Una pagina bianca

di Dacchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Raisha ***
Capitolo 2: *** Non si abbraccia! ***



Capitolo 1
*** Raisha ***


Freddo, freddo, freddo.
Sta anche cadendo l'acqua fredda.
A volte vorrei avere la pelle pelosa degli animali al posto della mia.
Lei aveva detto che qui fa caldo.
Lei aveva detto di andare qui e di farlo di corsa, che poi mi avrebbe raggiunta.
Però non mi era piaciuta la sua faccia quando ha preso il suo ramo e ci aveva legato alle estremità una corda.
Però mi fido di lei, tornerà presto.
Deve tornare.

Ma... Perché fa ancora così freddo?
Perché le loro pelli sono così colorate?
Perché non sembrano aver freddo?
E perché mi guardano così male?

Finalmente trovo una porta dove altri entrano ed escono, quindi decido di farlo anch'io.
Una volta dentro, noto subito una giovane dai capelli rossi e un paio di occhi dorati che mi viene incontro con una specie di strana pelle.
Come l'avrà ottenuta?
Ha uno sguardo freddo, apatico.
Forse dovrei averne paura.
Ma non mi importa.
Fa troppo freddo.
E quella pelle sembra così calda...

< Hem... Milady, che vi è accaduto..? > mi chiede senza guardarmi.
La sua faccia diventa stranamente più rossa, chissà perché.

Lancio uno sguardo pieno di gratitudine verso quella ragazza che mi ha passato la pelle.
Esclamo sollevata un < Grazie! > mentre mi fiondo sulla pelle avvolgendomi in essa è sfregandomela sulla mia, di pelle.

Poi abbasso il capo, guardandomi i piedi nudi.
< Ha cominciato a piovere e faceva troppo freddo nella foresta... > confesso colpevole < Così sono venuta qui... >
Do per scontato che sappia che 
< Venite a scaldarvi... > mi dice indicando il camino.
Ha un tono fermo.
Una voce bassa e roca.

Mentre la seguo si fa pensierosa per un attimo.
Poi richiama un ragazzo con un cenno < un latte caldo anche, grazie > e mi scosta una sedia di un tavolo vicino al fuoco < hemmm prego, accomodatevi vicino al fuoco... >.
Non me lo faccio ripetere e mi siedo sorridendole per ringraziarla e vedo il suoi occhi dorati che, dopo avermi studiata, si sofferma sui miei occhi.
Ha un'espressione apatica che stona con il rossore nelle sue guance, ma non ci faccio caso.

< Mah... Come mai... > mi chiede sedendosi a sua volta < Come mai non indossate nulla? >.
Beh, è ovvio il perché. < Non ho una pelliccia come gli animali > faccio spallucce < ma spero che torni presto il caldo >.
< Beh... > fa perplessa < Se non la si ha la ci si procura... > rivela spiazzandomi < No? >.
< E come si fa? > le chiedo curiosa. 
Come si può avere una pelliccia come quella degli animali?
Avere quella del piccolo lupo rosso sarebbe fantastico...

Nel mentre arriva il garzone con i due bicchieri pieni di uno strano liquido bianco e li da a Raisha.
< Tenete... > me ne allunga uno.
< Che cos'ha quest'acqua? > le chiedo portandomelo alle labbra e bevendone un breve sorso.
< È caldo! > mi dico da sola, stranita da quel fatto.
Non caldo che brucia ma mi scalda piacevolmente.
Ed è anche buono!
Chissà perché non lo bevevamo mai.
Faccio per berne un'altro sorso ma la sua successiva domanda mi blocca.

< Come vi chiamate intanto?>.
Abbasso il capo < Non lo ricordo... >.

< Io sono Raisha, fante dell'esercito elfico, > si presenta riaccendendo la mia curiosità < Qualsiasi aiuto voi abbiate bisogno non temete a chiedere... >.
< Cos'è un fante? > le chiedo < E un esercito? >.

Come mai sa tutte queste cose?
Perché Lei non me le ha mai dette?

< Hemmm... > esita un attimo, incassando le mie domande, prima di ricominciare a parlare < Cacciando... O... Comprandosi dei vestiti... > si indica il petto e la pelle che mi ha dato prima < Come questi... >.

Tace per un istante, pensierosa.
Continuo a bere quella strana acqua bianca.
< Ah, quindi queste strane pelli sono vestiti? > esclamo sorpresa.
Come si caccia? Come si fa?
Sono curiosa ma attendo, non sembra che abbia finito di parlare.

< È latte... Non acqua... > mi spiega <  l'acqua disseta solo... mentre questo, un poco nutre... >.

Tace di nuovo, cercando le parole per spiegarsi.
< Latte, capito > finendo di berlo < È buono! > trillo felice mentre appoggio il bicchiere sul tavolo.

< Partiamo dall'esercito... > conclude < È un gruppo di persone, come me e te, > ci indica < Che si prepara per difendere la casa loro e degli altri > rubandomi un dolce sorriso < Che abitano nella città... Da eventuali pericoli, come altre persone che Attaccano... O demoni... O... Bestie... da qualsiasi cosa... >.
Fa una pausa, troppo breve per permettermi di intromettermi nel discorso.
< Il fante è una scelta di una persona, > mi spiega < Ci sono persone che difendono la città a cavallo, chi sa seguire piste e tracce... > si indica < E chi, come me, invece, sceglie di difendere la città preferendo il il contatto diretto con l'avversario... >.

Quindi tace, osservandomi paziente.
Aspetto un attimo prima di parlare io, in modo da sentire se ha altre cose da dire.
Dato che non riprende la parola, le vomito addosso tutte le domande che mi sono nate nel suo dire.
< Cacciando? Comprandosi? Cosa vuol dire? Cosa sono i demoni? E le bestie? E cosa intendi con "contatto diretto con l'avversario"? Cos'è un avversario? >.

La vedo prendere un gran respiro, prima di fermarsi a riflettere per qualche istante.
< Dunque... Cacciare... > cerca le parole adatte < Hum... Un lupo caccia una lepre... Per mangiare... > mi spiega raggelandomi.

< Ma... > balbetto tremante < Ma... > per poi alzarmi di scatto < Ma è orribile! > esclamo orripilata < C'è... C'è veramente chi lo fa? > avevo visto degli animali mangiare carne... Ma era carne morta! Non erano animali! < T... Togliete la vita... Per mangiare? >

Scrolla le spalle < Beh... È natura... Come i lupi, le linci... Alcuni tipi di uccelli.... È natura... C'è preda e predatore... > si indica < Io un giorno potrei essere uccisa e mangiata da un lupo o da un orso... > comincio ad indietreggiare < Loro al contrario di noi mangiano anche altri predatori... > mi spiega < Noi mangiamo solo carne di animali erbivori... Che mangiano erba... > si alza lentamente < Credo... >.

Ecco, adesso mi mangia...
Mi fermo solo perché sbatto contro qualcosa.

< Hei... > mi richiama < Guarda che ti scotti... > indicando dietro di me.

Mi giro e vedo il fuoco a due passi da me, ero stata bloccata da una sporgenza del camino.

< Siediti... > aggrotta le sopracciglia < Scusa se ti ho turbata... > deglutisce.

Obbedisco, tornando al mio posto.
Abbasso la testa, sentendo una folle paura invadermi.
Continuo a lanciare, di tanto in tanto, delle occhiate verso la rossa.
Non voglio esser mangiata...
Ho paura... Tanta paura...
Vorrei che Lei fosse qui...
Saprebbe cosa fare...

La vedo tentennare < Hei... > mi richiama < Non mangio mica anche voi... >.
Sento la tensione calare di colpo.
Sarei caduta se non fossi stata seduta, molto probabilmente.
< Noi siamo come i cani in questo... > mi rivela < Non mangiamo i nostri simili o altri predatori... > scrolla le spalle con noncuranza < Non voglio farti male >.
La sua voce è cambiata.
Ha addolcito la voce e si è messa davanti a me.

< Ti fermo una stanza qui in locanda, > guardandomi negli occhi.
< Cos'è una stanz... > comincio a chiedere ma mi anticipa.
< Un posto dove puoi dormire all'asciutto e al caldo... > mi spiega < E domani... > indica la pelle che mi avvolge < Se ti fermi ancora, ti porto qualche vestito... > mi sorride < No fatto con animali, tranquilla... Ci sono vestiti che sono fatti anche in altri modi... >.

Un sorriso si estende rapidamente sul mio volto.
Non dovrò più sentire il freddo!
E non ucciderà animali per farlo!
Mi lancio contro di lei, stringendola con tutte le mie forze.
< Grazie! > esclamo commossa e felice.
La sento irrigidirsi.
< Mah... No... Niente... > balbetta appoggiandomi una mano sulla spalla.

Comincio a sentire la stanchezza.
O forse è la debolezza dovuta dal freddo, non so.

Mi scosto da lei e mi stiracchio.
La vedo distogliere lo sguardo ma non capisco il perchè.
Sento improvvisamente freddo, come quando ero entrata in questa strana caverna.
Abbasso lo sguardo e vedo la pelle a terra.
Mi chino e la raccolgo, riavvolgendo in essa.

< Hemm non è buona abitudine stare in giro... Hem nudi... > balbetta imbarazzata < Ecco... È... Humm... Imbarazzante... Non si usa ecco... Si usa coprirsi... >.
< Perchè? > chiedo < Cosa vuol dire imbarazzante? >.

Non mi risponde.
Quindi mi guardo in giro, cercando un ceppo senza quegli strani contenitori per il cibo e l'acqua.
Noto che l'acqua, in molti di essi, è colorata.
A volte di un rosso più o meno scuro.
Altre di un giallo ambrato o acceso.
Ma vedo anche un ceppo libero, vicino al fuoco.
Mi dirigo verso di esso e comincio a stendermici sopra.

< No no... > mi richiama sospirando < Aspetta ti faccio accompagnare dal garzone... >.
Annuisco
La vedo girarsi verso un ceppo più grande e massiccio, rispetto agli altri, dove un ragazzo sta maneggiando alcuni contenitori più o meno trasparenti con le stesse acqua che ci sono in quelli dei tavoli.
< Io adesso devo andare, > mi spiega < Spiego bene all'oste la situazione e quando hai sonno, se esci, ritorna qui... >.
Lo vedo accorrere e mettersi a parlare per un po' con la rossa, mentre mi rialzo.
Chissà che si stanno dicendo.

 < Segui il ragazzo... > mi spiega < È bravo, ti porterà nella stanza di cui ti parlavo prima... Mhm....? > quindi mi saluta < A domani intanto... A presto >.
< Ciao > le sorrido < E grazie ancora > salutandola con la mano.

Non aspetto di vedere se mi risponde, ho troppo sonno.
Mi volto e seguo il ragazzo al piano di sopra.
Una volta che mi ha portato nella stanza, mi getto nel letto.
Ho corso per molto tempo dopotutto, un po' di riposo me lo merito.
Chiudo gli occhi e mi addormento.

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Capitolo 2
*** Non si abbraccia! ***


Chissà cosa voleva dire.
Cosa vuol dire imbarazzante?
Perché diventava continuamente rossa?

Queste domande mi hanno tormentato da quando mi sono svegliata.
Avrei voluto pensarci fino a quando non sarebbe arrivata una risposta.
Ma ho fame e freddo.
E qui non ci sono bacche.
Nè fuoco.
Così sono scesa.

Noto un grosso essere che mi sta guardando.
È enorme.
Ha una faccia dura.
La pelle scura come la pelle di molti animali.
Ha i capelli che sembrano quasi corde.
Delle ossa sono attaccate alle estremità.
È strano.
Mi avvicino a lui.
Mi incuriosisce troppo.

< Cosa sei? > gli chiedo.

< Cosa sono? > mi chiede incredulo < Non si vede? Un troll! Mai visto uno, ragazza? >.

Abbasso lo sguardo colpevole e scuoto la testa.
< No, non li ho mai visti > risollevo lo sguardo studiandolo < Cosa sono i troll? > gli chiedo.

Un odore invitante sembra provenire da qualche parte, facendomi brontolare lo stomaco.
Mi guardo intorno, in cerca di cibo.
Non lo trovo.
Appoggio una mano sullo stomaco, cercando di lenire la fame.
Riporto lo sguardo sul troll, attirata da un ticchettio di ossa, oltre che dalla mia curiosità.
Si sta massaggiando la testa.

< Non hai mai sentito parlare del popolo delle montagne? > mi chiede. Scuoto la testa.
< I troll sono una delle razze che popolano le quattro terre. > mi spiega < Io sono un troll delle rocce, un abitante dei monti Charnal. Siamo la razza più forte che esista. >.

Si alza in piedi.
È enorme!
La mia testa arriverà si e no alla sua pancia!
Chissà quanto mangia.
Rimango praticamente a bocca aperta.

< Come vedi, siamo anche i più alti, i più robusti... > riprende con orgoglio < Insomma, la migliore fra le razze delle quattro terre. >.

Abbasso lo sguardo colpevole.
< Scusa... > gli dico dispiaciuta < Lei non me lo ha mai detto...>.
Se non ho mai sentito parlare di loro, quante cose non so?

< E tu invece cosa sei ? > riprende < Non ho mai visto elfi con quei capelli così. Non avrai mica a che fare con quella robaccia.. La m… > si interrompe < Si insomma, poteri strani. >.

Che cosa sono?
Mi guardo e vedo lo stesso corpo di sempre.
Mi tocco le orecchie e sento la solita punta pronunciata.
Mi prendo una ciocca di capelli e ne vedo una parte rossa e una celeste.
+ Ne prendo un'altra e vedo che sono blu e verdi.
Mi gratto la nuca perplessa.
Lo guardo senza capire.

< Un'elfa credo > dico dubbiosa < Cos'hanno i miei capelli? > chiedo curiosa < E cosa sono i poteri strani? >.

Lo guardo sedersi con estrema cautela.
< Ti fa male? > chiedo riferendomi al suo modo di sedersi.

< Un elfa. > riprende senza rispondermi < Beh, di strano hai il colore dei capelli. > mi rivela < Di solito li ho visti biondi in tutte le tonalità. Fino a sembrare pallidi come i raggi della luna stessa, rossi come le fiamme o come il metallo che chiamate rame perfino nel raro colore nero per voi. Ma mai avevano tutti questi colori insieme. O usi delle bacche per dipingerli > mi spiega < oppure ti è stato fato un maleficio > mi guarda curioso < I poteri strani.. far muovere oggetti, lanciare sfere di fuoco, svanire nel nulla, lanciare malocchi e sortilegi, insomma quella roba da stregone! >

< Le bacche possono cambiare il colore dei capelli? > chiedo stupita quanto curiosa < Ne ho mangiate tante, sarà per quello >.
Non ho mai capito dove trovasse la carne Namine.
Io trovavo solo bacche e frutta...
Ma ci bastava quello che trovavamo.
Quest'ultimo pensiero mi dona un sorriso, prima di tornare a porre le domande che mi vengono in mente < Cos'è il metallo? >.
< A proposito.. > si gratta il mento con due dita < Ma Chi sei ? Intendo dire come ti chiami ? > mi chiede < Non me lo hai detto. >.
Ma ciò che mi stupisce di più e quello che dice sui poteri.
< C'è gente che può farlo? > chiedo esterrefatta.
Sparire.
Lanciare palle di fuoco.
Lanciare malocchi e sortilegi...
Un secondo < Cos'è un maleficio? > ricomincio < Un malocchio? Un sortilegio? E... >.

Vengo interrotta dalla sua domanda, che mi arriva solo ora.
Abbasso lo sguardo colpevole < Non lo so... > e riporto le braccia sui fianchi.

< Calma, calma ragazzina.. > porta le mani avanti < Una cosa per volta. Tu assomigli ad un’amica di mio fratello, > le rivela < Un’elfa dai capelli rossi che non ricordava più chi fosse. Ma davvero non sa chi sei ? > mi chiede perplesso < Non ricordi nulla? >.
Scuoto la testa tenendola bassa e ammettendo dispiaciuta < Lei non mi disse il mio nome >.
< Lei chi ? > si gratta il cranio incuriosito < Chi o cosa è questa lei che non ti ha detto il tuo nome? >.
< Namine! > esclamo sconvolta.
Possibile che nessuno la conosca?
Perché mi ha detto di venire qui allora?
Quando torna glielo chiedo!

Vengo strappata da questi pensieri da un rumore metallico.
Sollevo lo sguardo e noto uno grande contenitore ammaccato in più punti.
Il rumore era stato prodotto dalla mano del troll contro di esso.

< Questo è metallo. > mi rivela < Un materiale difficile da distruggere e lucente. Rame non ne ho con me ma è di colore rosso come.. > si guarda intorno.
< Come quello lì > indica una serie di piccoli pezzi rossastri appesi all'ingresso della nicchia con il fuoco.

Annuisco, facendogli capire che ho capito.

< Per quanto riguarda i capelli > mi spiega < non è mangiando le bacche che si tingono ma strofinandovi sopra il loro succo. >.

Afferro una ciocca dei miei capelli e me li metto in bocca.
Tento di succhiare via il succo ma aspiro solo peli che sputacchio via.
< No... > gli spiego perplessa < Sanno di peli e sono ancora così >.

< No, no.. > ghigna divertito < Il succo di bacca non lo manderai via così. > mi spiega < Ti dico una cosa. Aspetta un mese. Se vedi alla base dei capelli, nel punto vicino alla testa che cambiano colore, beh, allora sono dipinti con qualcosa. Se invece restano del colore che sono.. di certo ti hano lanciato un maleficio. > alza le spalle < O sei nata così. >.

Annuisco convinta < Farò così! >.

Però come faccio?
Quanto tempo dovrò aspettare?

Questi sono i miei pensieri mentre < Uh! > l'altro nota sorpreso < Hai strano anche il colore degli occhi. > ridestandomi dai miei pensieri.

Perché?
Cos'hanno i miei occhi?
Vuoi vedere che...

< Le bacche cambiano anche il colore degli occhi? > chiedo perplessa < E cos'è un mese? >.

< Le bacche non cambiano il colore degli occhi, no. > mi spiega < Un mese.. > riflette per un istante < Beh, sai quando la luce in cielo si spegne e diventa buio? Conta per trenta volte quando succede ed è passato un mese >.

Annuisco di nuovo.

< Per malefici e roba simile.. > riprende < Diciamo che c’è gente che ha poteri specialietti che voglia farti un dispetto, li usa ed ecco lì.. un tegame d’acqua bollente ti si rovescia addosso. >.

Lo interrompo perplessa < Cos'è un tegame? >.

< Cos’è un tegame? > ripete pensosamente per poi concludere < Una cosa in cui cuocere il cibo. > quindi riprende il discorso di prima < Oppure ti trasforma cambiandoti i colori dei capelli o ti costringe ad obbedirgli annientando la tua volontà. >.

No, aspetta, c'è gente che può farmi fare ciò che non voglio?
Questo pensiero mi fa rabbrividire.

Batte una mano sul tavolo, destandomi dai miei pensieri < Io odio queste cose. > mi rivela < Se vuoi saperne di più devi chiedere a uno studiosi in biblioteca. >.

Quante parole nuove!
< Cos'è uno studioso? > gli chiedo < E una biblioteca? >. Pensandoci, già che ci siamo gli chiedo anche < Cosa vuol dire imbarazzante? >.

Magari così non mi tormenterà più quella parola.
Dopotutto Rairai l'aveva detta come se fosse qualcosa di brutto...

< La biblioteca è un posto dove ci sono i libri, > risponde prontamente < Cose come questa > mostrando un gruppo di foglie bianche e quadrate legate tra loro < ma più grandi. In esse c’è scritto il sapere e vengono letti e scritti da gente che si definisce studioso. > mi spiega < In quanto ad imbarazzante.. beh, questa dovrebbe essere una situazione imbarazzante. Imbarazzo è quello che dovresti provare a non sapere queste semplici cose. > mi rivela < Non essere a tuo agio, non sentirti al tuo posto. >.

< Ah... > abbasso il capo < Si riferiva a questo... >.
Perché avrei dovuto sentirmi fuori posto?
O era lei a sentirsi fuori posto?
Devo chiederglielo!

< Tu hai bisogno di aiuto. > mi dice attirando la mia attenzione < Ci sono delle guaritrici brave alla locanda. Sono con me. Devi farti vedere secondo me. Magari ti fanno tornare la memoria. >.

Davvero possono?
Davvero?
< Cosa sono le guaritrici? > gli chiedo speranzosa < E la memor... >.

BOOM!

< AAAHHH! > urlo fiondandomi su di lui e stringendolo forte.
Sento le sue mani robuste che mi afferrano.
Paura paura paura paura paura.
Tremo in maniera incontrollata.
Mi scosta.

< NON.FARLO.MAI.PIÙ! > esclama severo < Avresti potuto farti male. Molto male. > mi rivela < Un troll è un guerriero ed agisce il più delle volte senza volerlo. Il tuo, per uno sconosciuto, può sembrare un attacco. > mi spiega < Insomma.. voglia di far del male a qualcuno. >.

Abbasso lo sguardo.
Vedo i miei capelli cadermi davanti agli occhi in una cascata multicolore.
< Ma io non volevo farti del male... > gli spiego dispiaciuta.

< Lo so. > mi rivela < Se avessi voluto farmi del male, a quest’ora non riusciresti a stare in piedi. >.

Cosa intende?
Non l'ho capito.

Non faccio in tempo a chiederglielo perché lo vedo fare un cenno verso il ragazzo.
Rairai l'aveva chiamato garzone, se non sbaglio.

< Quello che hai sentito è solo un tuono. > mi spiega < Il rumore della luce-che-cade-dal-cielo, il fulmine come dite voi. > Indica il terreno sopra di noi.

< Fa paura... > mi giustifico, sempre dispiaciuta.

< Le guaritrici invece sono delle persone che ti aiutano quando stai male. > riprende a spiegarmi < Ti aiutano a stare meglio. La memoria è quello che riesci a ricordare. Ad esempio come ti chiami. > si gratta il mento pensieroso < A pensarci bene devi trovare un nome. > mi suggerisce < Uno con cui farti chiamare. Il nome è ciò che siamo, senza diciamo che è come se non esistessi, se non fossi viva. Prova a cercarne uno che ti sembra bello. >.

< Ma io esisto... > replico mesta, ancora con il capo chino.

Sento il suo sguardo su di me per alcuni secondi, prima che riprenda a parlare.
< Io ti chiamerei Wig.. nella mia lingua vuol dire capelli finti. > ghigna divertito < Oppure Ildaite, per la mia gente significa ‘dai molti colori’. >.

Ascolto i due nomi rialzando il capo.
Vedo il garzone che si avvicina.
Bello Idalte!
Wig mi ispira poco, sembra quando mangi qualcosa come... Come i vermi!
Wig! Che schifo!
Oppure quando urli sorpresa.
Wiiiiigggg!

< Mi piace Idalte! > esclamo sorridendo.

Il troll annuisce e si volta verso il garzone.
Che faccia! Sembra Lei quando mi dice "orso" o "lupo"!
Devo correre anche ora?
Non sembra, gli sta passando alcuni sassolini lucenti.
Chissà a cosa servono.

< Lady Ildaite desidera mangiare. > mi indica < Latte e biscotti o qualsiasi cosa ella desideri. >.

Faccio un enorme sorriso.
Davvero posso mangiare ciò che voglio?
Ho tanta fame dopotutto!
Il garzone annuisce e ritorna dov'era prima.

< Lady Ildaite, io sono Tir Na Nog del Sangue di Ifreann. > si batte una mano sul petto < Devo andare al piano superiore a dare il cambio al mio compagno. Avviserò le guaritrici se volete vederle. Se ci incontreremo di nuovo, magari vi parlerò della paura >.

< Si > annuisco ripetutamente con entusiasmo < Si >.

Mi avvicino rapidamente verso di lui.
Voglio abbr...
No, meglio di no...
Mi fermo e abbasso il capo.
Lo vedo dirigersi verso le scale.
Vado verso il garzone.
Ho visto che ha messo dell'acqua bianca sul legno.
No, Rairai l'aveva chiamato latte.
Va beh, l'importante è che ora mangio!

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