Perché lei era una ragazza ricca di contrasti

di LisaTWD
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nel mio io non c'era solo ciò che si vedeva ***
Capitolo 2: *** Diciamo che da te non me l'aspettavo ***
Capitolo 3: *** Comprendermi, non era facile ***
Capitolo 4: *** Perchè era tutto quello che mi serviva ***



Capitolo 1
*** Nel mio io non c'era solo ciò che si vedeva ***


"Allora, che ne dite, stessa ora domani?"
Disse Moccicoso con un tono che non ammetteva declini. Arrivarono difatti consensi da parte di tutta la squadra; meno Astrid, che invece sussultò, quasi le avessero annunciato chissà quale avvenimento travolgente:
"D-Domani?! Domani... Domani non posso!..."
Era stata particolarmente frettolosa a rispondere, e questo poté solo fare incuriosire ancora di più la sua migliore amica, (che si aggiudicava il posto da una delle migliori pettegole di tutta il Liceo di Berk). Questa dunque replicò incuriosita, con una calma e una scioltezza che non rappresentavano la sua curiosità: "Come mai?"
Astrid deglutì a fatica il sorso d'acqua che stava bevendo e iniziò a battere sul bicchiere.
Diventò più nervosa, e il suo ragazzo lo notò. Erano rare le situazioni in cui lei si sentiva a disagio, di solito lui tra la coppia lasciava trapelare sentimenti che nessun'altro avrebbe dovuto conoscere. Si preoccupò.
E se ci fosse stato in ballo qualcosa di grosso?
Doveva calmarsi, momentaneamente, altrimenti lei avrebbe capito che lui aveva già dedotto qualcosa.
La ragazza dagli occhi azzurri si scostò i lunghi capelli dorati della frangia dall'occhio, un altro segno del suo nervosismo: "Sai com'è... ehm... essere capitane della squadra femminile di pallavolo,... e di calcio..." "...E di rugby" Terminò la frase Tufo, alzando gli occhi al cielo: non era certo la prima volta in cui la sportiva si vantava della sua atleticità e dote smisurata per le attività fisiche.
"Certo, certo, anche quello"- esclamò, sentendosi nuovamente sicura di sé. Doveva ammettere che era un vero e proprio piacere raccontare dei propri successi.
"Quindi ci stai dicendo che non ci degnerai della tua presenza, di nuovo?- era già la terza volta, e in una sola settimana, quella- Ma si può sapere che cosa dovete decidere, tu e le tue compagne, tutto il tempo?"
"Questa è l'ultima riunione, prima del campionato, e abbiamo deciso le strategie varie.. avendo poi tre team a cui pensare..."
"Ok, hai espresso il concetto, ci siamo capiti- Il gemello prese lo skateboard mentre continuava a ruminare come una capra la chewing-gum che aveva in bocca da un'oretta quasi- Allora ci si becca". Finì poi voltandosi e salutando con una mano, mentre la gemella e altri due uomini li seguivano.
"Andiamo, Astrid, ti accompagno a casa"- Disse il moro mentre tirava fuori le chiavi della macchina e si avviava verso il veicolo. La fidanzata annuì svelta, ricambiando con un sorriso; ma appena si trovò di fronte alla macchina, la mano si bloccò sulla portiera. "Una curiosità soltanto...- continuò la donna- che giorno è della settimana oggi?"
Mentre Hiccup saliva in macchina, le rispose di sfuggita "Giovedì... perché?"
Appena si voltò per guardare Astrid, lei non c'era già più, e la vedeva correre allontanandosi a scheggia dalla macchina del ragazzo "Astrid?!"
"Devo fare una cosa prima di tornare a casa!" replicò svelta mentre la borsa le sbatteva sulle gambe. La giovane sparì sotto il portico di cemento, mentre lui rientrò in auto, dicendosi, confuso: "Ok..."
 

Il giorno dopo Hiccup si accorse di non essere stato l'unico ad avere notato uno strano comportamento in Astrid, anzi, dopo la partita, fu l'argomento principale, se non l'unico discusso, al bar.
"Sapevo ci stesse nascondendo qualcosa! Se solo saprei che cosa..." Esordì Moccicoso
"Già, e se imparassi ad usare il congiuntivo un insegnante di italiano non morirebbe ogni volta che ti sente parlare"
"Non iniziare a scocciare, ciccione. Io il congiuntivo ho tutto il diritto di non usarlo; è proprio quello che attira le ragazze e..."
"...Tornando ad Astrid" Replicò frettoloso il ragazzo dagli occhi verdi per evitare che mezzo negozio si voltasse verso di loro.
"Bisogna pedinarla!" Esclamò Tufo trionfante, alzando un braccio verso il cielo in segno di vittoria. La risposa degli altri quattro fu chiara e tonda, seguita da motivazioni come violazioni della privacy e simili.
"No"
A proposito di queste Hiccup e Gambedipesce si persero in discorsi relativi alla facoltà che il più robusto stava frequentando, ovvero informatica, che sembravano legarsi benissimo al ripasso delle lezioni per l'interrogazione che ci sarebbe stata il giorno seguente.

Quella sera Hic pensò e ripensò allo spunto di Testa di Tufo. E dovette ammettere che dopo un po' non pareva più una così brutta idea.

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Capitolo 2
*** Diciamo che da te non me l'aspettavo ***


Si sarebbe messo nei guai. Lo sapeva bene. Astrid gliele avrebbe fatte sentire quella sera, se lo avesse scoperto.
Ma ormai la stava seguendo, non conosceva la zona in cui la fidanzata si era imboscata, e non sarebbe riuscito a tornare a casa da solo. Il suo senso di orientamento (se così potevasi definire) non lo avrebbe di certo aiutato, ed era troppo tardi per voltarsi e fare finta di niente.
Avrebbe dovuto pensare ad una via di fuga, se si fosse pentito.

La ragazza evidentemente non si era accorta della sua presenza; se così fosse stato, a quell'ora non sarebbe riuscito a reggersi in piedi. Quindi non solo non l'aveva identificato, ma non sapeva neanche che qualcuno la stesse seguendo.
Perché, come già detto, non era tipa che si faceva pedinare.


Quando si ritrovò davanti a quella che era stata
"la riunione della squadra di pallavolo" e "gli allenamenti delle partite di calcio", non poté far altro che rimanere basito. Non sapeva veramente che cosa dire... non se lo aspettava. Non che lei non potesse..., certo... ma era rimasto lievemente in soggezione.
Quasi automaticamente andò a sedersi su una panchina vicino all'entrata di quell'edificio, mentre rimuginava.
Dopotutto, aveva un senso. Era plausibile che lei cercasse quel tipo di sfogo, probabilmente lo stress che subiva per l'essere triplice capitana era difficile da mantenere. Si era semplicemente trovata un passatempo... più delicato.

 

Passarono un paio di ore, e finalmente lei aprì la porta ed uscì di fretta, scendendo saltellando i gradini dell'uscio della scuola. La pioggia batteva, ma non ferocemente, così era solo in cappuccio della felpa a nasconderle il viso, lasciando però il termine della treccia che portava di lato inumidirsi.
Andò a sbattere contro una maglietta fin troppo familiare per non riconoscerla, e non ebbe nemmeno il tempo di mormorare un: "Scusi".
"Team Furia Buia, XXII edizione dei giochi dei Draghi- teoria"
Sussultò: "H-Hiccup?" Lei alzò lo sguardo. Le labbra di lei erano socchiuse. Non sapeva come agire nemmeno lei. Se tirargli un pugno ben assestato ed urlargli contro o se scappare come un'indifesa alla quale era stata tolto il dono più prezioso custodito. La reazione che uscì dalle labbra fu più che inaspettata.
"Che ci fai qui?"
Lui riaprì gli occhi che aveva socchiusa quando aveva visto che lei stava per iniziare il suo discorso, aspettandosi qualcosa che lo avrebbe stordito un attimo.
Ma solo la sua incantevole voce era quello che si udiva, oltre al battere della pioggia.
Astrid sospirò: "Senti, non ho voglia di impazzire, sono sfinita. Andiamo a casa"
Lui annuì, e la bionda iniziò a dirigersi verso la propria casa. Hic ricordò ciò che si trovava nella sua tasca, e così iniziò ad aprire l'ombrello, affrettandosi verso la ragazza,che non appena le si avvicinò, alzò gli occhi al cielo.
"Queste stupidaggini le puoi comprare solo su internet, vero?"
"Ho pensato che prima o poi ci sarebbe potuto servire..."
Quella piccola faccia innocente marcata un lieve sorriso non avrebbe potuto essere sgridata. Appoggiò rassegnata il capo sulla spalla di lui, mentre egli le cingeva con un braccio la vita. La coppia si allontanava serena sotto l'ombrello per due. Astrid avrebbe pensato dopo alle eventuali complicazioni che ne sarebbero ricavate da quella visita inaspettata.

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Capitolo 3
*** Comprendermi, non era facile ***


Erano sulla soglia della abitazione della bionda, si guardavano l'un l'altra pensierosi.
"Allora... a domani"
"MA MI VUOI SPIEGARE COSA TI ERA VENUTO IN MENTE, HADDOCK? Cosa avevi intenzione di fare, pedinandomi?! Un minimo di privacy non la posso avere, io?! Trooooppo complicato riuscire a tenere un segreto con te e gli altri quattro, fate di tutto per scoprirlo, dico bene?! Se avessi voluto che lo sapesse il mondo intero, non pensi l'avrei semplicemente detto?!"
Lui non sapeva seriamente che dire. Era rimasto spiazzato, come ogni qualvolta in cui in una discussione lui era il vero colpevole, e sapeva di esserlo.
Ma, chissà dove, in quel momento il ragazzo con la maglia "Team Furia Buia" era riuscito a far uscire un poco di convinzione dal suo tono di voce:
"Perché non ce l'hai detto, Astrid?- La bionda lo guardò sorpresa. La verità...era che quella motivazione era una troppo vacua per poter essere espressa senza un minimo di vergogna- Voglio dire..."
"Hic,...- l'altra esitò, mentre emanò un sospiro pesante, segno della sua debolezza emotiva in quel momento-
Sappiamo tutti benissimo che se qualcuno, nella scuola al di fuori di voi cinque, lo venisse a sapere... Per cosa passerei? Per la ragazza dura e forte che in realtà è semplicemente una che finge di essere tale, nascondendosi dietro ad una maschera che..."
"Ma se così fosse, sarebbe una delle più belle maschere con cui potresti coprirti. Se tu tieni a tutti e quattro gli sport che pratichi, e se credi profondamente in essi...- Hic le alzò il mento con la mano, per fare sì che lei lo guardasse negli occhi; e le strinse le braccia, come spronandola
Non te ne devi vergognare. Comunque la scelta è tua, se desideri"
Le carezzò la spalla, e le augurò la buona notte con un soffice bacio sulla guancia.
La bionda restò un momento interdetta. Neanche lei sapeva precisamente cosa si sarebbe inventata.
Ma a parer di lei, era a questo che servivano le notti.

E fu precisamente quel che fece. Riflettere.

"Io me la sono guadagnata la mia dignità! Le mie fatiche... credi sia stato facile aggiudicarsi e conquistarsi la fiducia di tutti?!"
Ormai era da ore che si rivolgeva ad un interlocutore immaginario. Scavando a fondo, però, era evidente quanto stesse intrattenendo una discussione con sé stessa.
Non era una donna semplice da comprendere, lei; si era chiesta già parecchie volte come facesse Hic a capirla così bene. Solo ad alcune persone mostrava il suo lato gentile e dolce, le persone a cui lei aveva ciecamente affidato la sua amicizia. Altrimenti era fredda, insensibile e reagiva in maniera indifferente; con però l'aggiunta di tutta la grinta che possedeva in corpo.
Lei attribuiva tutta quella rabbia alla mancanza materna, una figura femminile non vi era mai stata in casa Hofferson. E così lei si era dovuta arrangiare con quel poco che poteva fare, fino a  fare sì che sua padre potesse essere orgoglioso di lei.
Ma se non fosse stato così? Se quello veemente fosse stato il suo vero carattere, al quale però si attribuivano alcune "eccezioni", che sarebbero riuscite a sgretolare il suo cuore di pietra?
"No.
-replicò poi ferma. Aveva finalmente capito, adesso.-
Non ho iniziato a praticare uno sport diverso perché mi andava. Ma perché ne avevo bisogno.- trattenne un singhiozzo, mentre deglutiva velocemente e a fatica per ricacciarlo giù in gola- Io... non ce la facevo più ad essere così... così. Repressiva verso le novità, le piccole cure che mi sono sempre mancate. Era come se mi fosse stato tolto il diritto di possederle.- alzò gli occhi con aria di sfida, verso la Luna-
Ma le sto riconquistando. Lentamente. Non mi sono lasciata trascinare sul fondo del baratro.
No."
E così terminò il discorso, che ebbe fine esattamente come era iniziato. Finalmente, sapeva come era in realtà.

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Capitolo 4
*** Perchè era tutto quello che mi serviva ***


~"Mia!"
L'ultimo sforzo, l'ultimo traguardo, l'ultimo gesto.
Si gettò letteralmente sul pallone, mentre quell'insieme di strisce gialle e blu piroettava in  aria. Respirò voracemente, in cerca di aria.
Sorrise soddisfatta quando la palla colpì il suolo avversario.
Esclamazioni di felicità arrivarono dal pubblico che osservava la partita, ed improvvisamente Decine di scrittori del giornalino del Liceo di Berk si aggrapparono alle giocatrici, che rilasciavano una testimonianza dopo l'altra. C'era chi però, non aveva molto tempo...
"Termina così l'ultimo match della stagione con vittoria delle Mortali Tempeste, che hanno giocato in casa, capitanate da Astrid Hofferson. Dicci, Astrid; cosa ne pensi di questo campionato...?" "Perdonami Heather, non posso restare un minuto di più;- corse spedita verso lo spogliatoio per acciuffare i vestiti buttati alla rinfusa, ed uscire correndo, facendosi strada tra la folla- ...Posso solo dire che sono orgogliosissima della nostra vittoria, ringrazio tutti quanti per il sostegno e constato che abbiamo avuto un ottimo gioco di squadra. Scusami, devo scappare, ho un altro team a cui pensare"
"Sono confusa, Astrid, le altre due partite sono già state ieri e l'altro ieri..."
"Ho un saggio di danza!" Gridò mentre si catapultava nella macchina del fidanzato.
E se fosse arrivata in ritardo? Non poteva permetterselo, sarebbe stato un anno di fatiche inutile, gettato. Ed è per questo che avrebbe sbraitato a Hic per tutto il tragitto di accelerare in continuazione.

Come telepatia, non appena lei entrò nell'automobile, Hiccup diede a tutto gas e sviò per le vie di quella piccola cittadina verso il centro del paese, alla Sala Grande "Sale per ogni vostro uso".
Consisteva in tutto e per tutto in un teatro, con platea e palcoscenico, ma veniva utilizzato anche per discorsi importanti da parte del sindaco della città o celebrazioni differenti.

Quando entrarono, arrivati addirittura in anticipo, Hiccup quasi si meravigliò dell'allestimento con cui era stata adornata la Sala quella serata. Avevano perfino cambiato le tende, che dall'usuale blu erano divenute rosse, con frange dorate. Lo stesso motivo ripercorreva e si distribuiva per tutto il salone.
Si stupì di come, gli scorsi anni, non si fosse accorto di tutto il trambusto che veniva provocato, e dalla improvvisa chiusura del locale; ma si seppe spiegare, in quanto il teatro non rappresentasse sicuramente una saletta per giovani.

"Hic? Hiccup?!- la bionda gli stava sventolando la mano davanti al volto, si era totalmente incantato- Belle eh? Pensa che ci ha dato una mano anche tuo padre" "Quindi mio padre sapeva che..." "Era l'unico he assisteva e che assiste tuttora ai miei spettacoli. Non lo ringrazierò mai abbastanza, era come se mi sentissi a casa. E poi, Hic, un sindaco come si deve, esattamente come tuo padre, non si sarebbe perso un evento così. Non se l'è perso mai. Nemmeno un anno. Ogni..." "E non mi ha detto nul..." "Gliel'ho chiesto io... non penso ne avrebbe fatto parola comunque con te... Era... stupito talmente tanto la prima volta che, ogni anno che mi vede comunque è sempre... - Strinse i denti, e cambiò discorso-
Sul serio io sembro mio padre? Non ho davvero un briciolo di femminilità?"
Astrid aveva cambiato espressione, non era più la bimba eccitata per un saggio. Era uno sguardo rotto, spezzato, disilluso.
"Astrid,..."
"No, Hiccup! L'ho dichiarato esplicitamente a tutta la scuola, tutta Berk! Io non so se sono pronta..."
La zittì con un bacio veloce, e la guardò in una maniera tale che le trasmise abbastanza calma e sicurezza per potere pronunciare ad alta voce: "Nessun rimpianto. Hai ragione"
Si abbracciarono. Il moro parlò: "Tu non sei come tuo padre. Non starei qui se fossi come lui." "Aspetta solo che glielo vada a dire..." "Sai benissimo che hai fatto la cosa più giusta" Disse sviando l'argomento, e ridendo lui. Un riso contagioso, ma vero.

E si sorrisero. La voce dell'attrezzista risuonò: "Forza, Astrid!"
Ormai avrebbe dovuto indossare il suo magnifico costume, si erano trattenuti fin troppo. Mentre lei si allontanava l'altro inevitabilmente si accorse della meta particolare verso la quale la bionda si stava dirigendo. Hic alzò gli occhi al cielo: "Cioè, anche Skaracchio?! Ma ero l'unico che non lo sapeva?!" "Adesso lo sa tutta la città, perciò smetti di frignare!"

Il moro andò ad accomodarsi vicino a suo padre, che stupefatto, lo guardò. Dopo un attimo, però si sentì più sollevato, sicuramente da un enorme peso: "Benvenuto figlio, alla XXII edizione del saggio di danza della Berk Dance School"
"Astrid ti ringrazia, papà. Di tutto"
L'omone rise burbero: "Oh, ma sa che non ne ha bisogno, e che lo faccio senza problemi. Adesso silenzio. La tua fidanzata danza divinamente, e non devi perderti un solo movimento" Disse strizzandogli un occhio.


Che idiota! Era dovuto uscire durante il finale perché se li era dimenticati. Se lo sarebbe rimproverato per sempre.
Ricorse dentro la Grande Sala, ed inciampò proprio in lei.
"Quasi non ti riconoscevo, mi ero abituato a vederti con quel tutù indosso. Sei stata sublime, lo sai?"
"Grazie, Hic."
Fu spiazzata dal mazzo di fiori che le venne posto sotto al naso.
Il suo primo mazzo di fiori. Quanto aveva sognato quel momento. Ogni anno sapeva che non le sarebbe arrivato nulla; il sindaco Stoick faceva fa troppo per lei; mentre i genitori delle altre bambine facevano a gara a chi comperava il mazzo più grande o con più fiori alla figlioletta.
Il suo, semplicemente dall'amore della persona che gliel'aveva regalato, rappresentava uno dei gesti più belli che lui avesse fatto a lei.
Lo baciò, trasmettendogli tutta la gratitudine che un semplice "Grazie", non avrebbe potuto offrire.
Ma lei era testarda
"Ti sei perso il finale. Sai che avevo paura ti stessi annoiando e pensavo iniziassi a pensare che ti avrei costretto obbligatoriamente a venire e..."
E così lei continuò, camminando mano nella mano con il pazzo scellerato di cui si era innamorata.
Del resto...
Lui era sempre stato un cretino. Ma lei non desiderava altro. Voleva solo che quell'idiota le restasse sempre accanto.


Ovviamente all'ennesima richiesta da parte dei ragazzi di uscire il pomeriggio in cui il moro aveva scoperto la dedizione della fidanzata per la danza; lei aveva declinato. E lui anche. E a parere di lei, era stata la cosa più stupida e allo stesso tempo intelligente e altruista che il suo ragazzo le potesse fare.

-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-
Non riesco proprio a non ficcare le mie passioni nella fanfic, vero?
Capitolo più lungo che io abbia mai scritto O_O, uno di quei miracoli da nevicata.
Bene, Fine storia, spero sia piaciuta, se non è chiaro qualcosa (potrei essermi persa in diversi punti) chiedete pure :D
A_d_a

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