Siamo sempre noi

di Himechan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il profumo dei fiori d'estate ***
Capitolo 2: *** Cade la pioggia ***
Capitolo 3: *** Lo sconosciuto? ***
Capitolo 4: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 5: *** Il mistero continua ***
Capitolo 6: *** Enigmi a catena ***
Capitolo 7: *** Immagine allo specchio ***
Capitolo 8: *** Oscurità splendente ***
Capitolo 9: *** Io ti salverò ***
Capitolo 10: *** La scomparsa ***
Capitolo 11: *** Salto dimensionale ***
Capitolo 12: *** Luce e tenebre ***
Capitolo 13: *** Proteggere Himechan ***
Capitolo 14: *** Rivelazioni ***
Capitolo 15: *** Siamo sempre noi ***



Capitolo 1
*** Il profumo dei fiori d'estate ***


Himi dormiva profondamente accanto al suo piccolo Pocotà che ronfava beato. All’improvviso, un piccolo bagliore dorato guizzò nella stanza, rischiarandola tenuemente; poi la strana luce si mosse rapidamente, come animata da vita propria e si tuffò dentro il leoncino di pezza emettendo una strana energia; qualche istante dopo balenò di nuovo fuori, magicamente, e scomparve di colpo.

                                              

                                                                       .  .   .

 

“Possibile che debba essere in ritardo anche il primo giorno di scuola?!” Himi correva a perdifiato, cartella in spalla e toast della colazione ancora in bocca. Come al solito non aveva sentito la sveglia, ma quella mattina, a quanto pareva era in buona compagnia “Ehi maschiaccio! Ehi!!! Attentaaaaaaa!!” Si girò di scatto e Dai Dai le passò a mezzo centimetro, filando come una scheggia sulla sua bicicletta e frenando di colpo poco più avanti. Le strizzò l’occhio con aria divertita.

Himi gli andò incontro, furibonda “Ma sei matto! Stavi per ammazzarmi!”

“E dai quanto la fai lunga!” Rise, provocandola “Dai salta su altrimenti farai ancora più tardi”.

Nonostante le avesse fatto prendere un accidente, decise di accettare il passaggio, si sedette dietro di lui e con aria di noncuranza replicò “Accetto solo perché sono in ritardo”

Daichi sogghignò tra sé e sé “Okay pronta? Reggiti forte!!”

Cominciò a pedalare a tutta velocità mentre lei gli si stringeva stretta stretta. Continuava a dirgli di andare piano, perché altrimenti si sarebbero schiantati da qualche parte, eppure in cuor suo capiva di non essere mai stata al sicuro come in quel momento. Si sentì di colpo, libera e felice di stare lì con lui. “Come vorrei che tutto questo non finisse mai…” Le sue parole erano talmente diverse dai suoi pensieri… Non aveva ancora trovato il coraggio di confessargli i propri sentimenti; non sapeva spiegarsene il motivo, forse aveva paura di rovinare la loro amicizia, o forse più semplicemente non ne era capace, o non era abbastanza forte. Fattostà che lei per lui rimaneva sempre quell’adorabile maschiaccio con il fiocco magico… o almeno era ciò di cui lei era fermamente convinta…

Arrivarono a scuola in pochi minuti, appena in tempo prima che suonasse la campanella e che entrasse il professore.

“Buongiorno a tutti ragazzi! Oggi vi presento una nuova compagna di scuola. Mi raccomando cercate di farla inserire nella classe nel migliore dei modi!” detto questo entrò una ragazza molto carina, minuta, dai lunghi capelli scuri, la pelle bianchissima, di porcellana, e dagli occhi di un colore particolarissimo: erano grandi e viola con tante piccole pagliuzze dorate. “Salve a tutti io sono Natsume Minako e mi sono trasferita da poco qui con la mia famiglia!”

Himi dal fondo del suo banco, mordicchiava una penna con aria pensosa, scrutando la nuova arrivata… Chissà perché quella situazione le pareva di averla già vissuta… Ma certo, come dimenticare Yuka, la cara amica di Dai Dai e tutto quello che era successo poi… Sembrava passata una vita da allora, e quanto ne era stata gelosa! Sorrise girandosi a guardare il suo amico tutto perso in chissà quali pensieri, guardando la ragazza ferma in piedi accanto al professore.

Minako si andò a sedere proprio vicino a lei e per un attimo i loro sguardi si incrociarono: Himi fissò quegli occhi di un viola tanto particolare, ma avvertì una sensazione curiosa, che non si seppe spiegare lì per lì. Solo quando le strinse la mano per presentarsi capì che la sensazione non era piacevole: aveva una mano gelida, come se nel corpo non le scorresse una goccia di sangue. Lei le sorrideva cordialmente, ma c’era qualcosa di freddo, e misterioso e molto molto strano che non la convinceva pienamente. “Tu sei Daichi non è vero?” chiese Minako a DaiDai con aria innocente quando si presentarono e lui assentì. Minako disse loro di essere la figlia di un importante uomo d’affari e che si era trasferita in città da pochissimi giorni: era figlia unica e non aveva molti amici, dunque sperava di farsene di nuovi qui. Tutti la trovarono molto carina e cordiale, tuttavia c’era qualcosa che a Himi non convinceva pienamente: non riusciva proprio a spiegarselo, perché a prima vista Minako non aveva nulla che non andava, ma era una sensazione strana che la lasciava inquieta.

Dai Dai invece sembrò subito molto colpito da lei, forse perché era affascinato dal fatto che avesse viaggiato così tanto, o perché aveva degli occhi così particolari ed espressivi, fattostà che per tutta la durata dell’intervallo non fecero che chiacchierare e anche dopo finite le lezioni lui si offrì di riaccompagnarla a casa in bicicletta.

Himi raccontò a Monica e Isabel, una volta uscite da scuola, l’arrivo di Minako e di come Daichi ne fosse rimasto così affascinato “Probabilmente è rimasto solamente incuriosito dal fatto che abbia già fatto il giro del mondo in così poco tempo.. Io non mi preoccuperei troppo fossi in te” le disse Isabel  con aria saggia “Già, quell’antipatico può fare ciò che crede… Non siamo mica fidanzati, no?!”

Monica e Isabel si guardarono con  aria complice, poi scoppiarono a ridere insieme… A volte la loro amica era talmente buffa! Era così chiaro quali fossero i sentimenti di Himi, eppure cercava sempre di nasconderli in qualche modo. Nonostante tutto rimaneva il maschiaccio di sempre. Tornando da scuola si fermarono in gelateria e davanti a una bella coppa di gelato al cioccolato, Himi si dimenticò in fretta di quegli occhi viola, della mano gelida e della strana sensazione.

 

Minako abitava in una casa bellissima, con un giardino molto curato e Dai Dai ne rimase molto colpito “ Cavoli che bella casa! Ma è enorme!” aveva le stesse fattezze della vecchia casa abbandonata, ma ovviamente questa era molto più recente e si vedeva che qualcuno vi abitava.

“Grazie per il passaggio Dai Dai! Ci vediamo domani a scuola!” gli fece un cenno con la mano e per un attimo lui potè sentire emanare dai suoi capelli color corvino il profumo dei fiori d’estate. Si sentì imbarazzato come mai gli era successo prima d’ora… Minako era talmente bella e femminile, ogni cosa che diceva o faceva era piena di grazia ed eleganza, e tutte le cose che gli aveva raccontato finora lo avevano affascinato enormemente. Gli pareva una creatura talmente diversa dalle altre, persino da Himi… Come se, come se provenisse da un altro mondo.. Sembrava più adulta e molto più sofisticata di loro, e tornando a casa non fece che pensare a lei e al profumo di quei capelli… Mai aveva provato una sensazione del genere, gli pareva quasi di camminare su una nuvola. Ma che gli prendeva? Si sentiva talmente strano, ma allo stesso tempo una sensazione di benessere sembrava pervaderlo. Quel viso lo tormentò per tutto il tempo sovrapponendosi a tratti con quello della sua piccola Himi…

 

Non appena entrò in casa Minako posò la cartella da una parte e si tolse le scarpe con un calcio; la casa era vuota, buia e silenziosa… come sempre del resto.

Quasi sobbalzò, avvertendo una presenza misteriosa accanto a sé.. Una figura comparve dalla penombra della camera… Il volto era oscurato… Minako si voltò a guardare quell’ombra seminascosta. “Allora, l’hai trovato?”

Lei assentì “Sì ed è il sogno più puro che abbia mai avvertito”.

“Bene. Allora procedi come sai”.

Lei sorrise. Un sorriso malefico. Di trionfo.

 

Questa è la mia prima fanfic sul mio anime preferito : ) Probabilmente non è un granchè, ma mi attirava troppo l’idea di continuare la bellissima storia di Himi e Dai Dai!

Ps Ho scritto anche il primo capitolo di un mio originale se vi va leggetelo! E criticateeee!! Si chiama Aldilà dell’infinito

 

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Capitolo 2
*** Cade la pioggia ***


“Sono tornata!” Himi era appena rientrata a casa, e dopo aver salutato la mamma alle prese con il suo ultimo romanzo, corse in camera sua per raccontare a Pokotà le novità del giorno. Il suo piccolo confidente! Solo a lui poteva rivelare certe cose… Sorrise fra sé e sé… Se le sue amiche avessero saputo che si confidava con un leone di pezza l’avrebbero presa per pazza, ma del resto la loro amicizia era un segreto da condividere solo con Dai Dai… Già Dai Dai… Erano un po’ di giorni che si comportava in maniera strana.. A volte sembrava evitarla di proposito, a volte le pareva assente, come se rincorresse  chissà quali pensieri.. Ultimamente aveva perso perfino quel suo fare così gioviale e allegro, e anche il suo amico Tetsu l’aveva trovato cambiato. E questo, forse era una banale coincidenza, ma succedeva da quando era arrivata la bella Minako dagli occhi viola, che di fatto pareva avere un forte ascendente su di lui. Più che gelosa, Himi continuava a sentire dentro di sé una sensazione negativa..Lei era gentile, ma fredda, cortese ma distaccata e poi una cosa che l’aveva colpita era la sua pelle chiarissima, lattea; evitava il sole come la peste e quando usciva indossava sempre dei graziosi cappellini colorati. Sembrava una bambolina di porcellana talmente era fragile, come se provenisse da un altro mondo…

“Ciao Pokotà! Sono tornata!” il leoncino di pezza era poggiato sul letto. Nessuna risposta. Strano.

“Pokotà?!” lo chiamò nuovamente, prendendolo tra le mani “Pokotà?! Sveglia Pokotà!”. Niente da fare. La fissava muto, senza alcun cenno. “Amico mio! Pokotà! Che ti è successo??” Himi lo guardò sconcertata, scuotendolo “Perché non parli? Mi stai facendo uno scherzo?”. Ma il leoncino la guardava senza vederla, come un normalissimo animale di pezza.

Le venne in mente una cosa. Provò a pronunciare la formula magica di trasformazione. Niente da fare. Il fiocco sembrava aver perso tutto il suo straordinario potere magico. Provò e riprovò. Chiamò di nuovo Pokotà. Nulla. E la penna, l’astuccio magico e il diario? Scomparsi nel nulla. Non poteva neanche entrare in contatto con Erika.

Di colpo si sentì perduta. Cos’era successo? Perché l’incantesimo si era spezzato? Non sapeva assolutamente che fare! Fece su e giù per la camera, pensierosa alla ricerca di una soluzione. Non era da lei abbattersi. Ne aveva passata tante, dalla trasformazione irreversibile, allo strappo del fiocco e alle mille avventure con Dai Dai… Gli venne in mente di chiamarlo, magari avrebbe potuto darle un consiglio, l’avrebbe tirata su di morale, l’avrebbe presa in giro e le avrebbe detto che tutto si sarebbe aggiustato. Ma sì tentar non nuoce.. Provò a chiamare a casa sua ma il fratellino gli rispose che non era proprio tornato. Chissà dov’ era finito. Ultimamente gli sfuggiva sempre, sembrava non avesse occhi che per la nuova arrivata e tutto il resto passasse in secondo piano.

 

Il giorno dopo, a scuola non riuscì affatto a concentrarsi e riuscì a parlare con il suo amico solo per pochi minuti durante l’ora di ginnastica. Gli parlò del guaio che le era capitato, ma le sembrò che lui l’ascoltasse distrattamente. Non era partecipe come sempre e alla fine le rispose in maniera vaga di cavarsela per una volta da sola “Brutto maleducato che non sei altro! Certo che farò a meno di te! Non ho bisogno del tuo aiuto!” Ma in cuor suo c’era rimasta male, e lui sembrava infischiarsene altamente.

Anche quel giorno Daichi si offrì di accompagnare Minako a casa dato che pioveva a dirotto, ma dato che lei non aveva l’impermeabile, lui le prestò il suo. Himi non si perse la scena e li guardò allontanarsi in bicicletta mentre lui le rivolgeva un cenno distratto di saluto con la mano.

Pioveva a dirotto quando arrivarono trafelati davanti casa di Minako.

“Grazie ancora per avermi accompagnato. Sei stato veramente gentile… Mah… Ecco non pensi che la tua ragazza possa esserne gelosa?”

Lui la guardò di traverso”La mia… cosa? Io non ho la ragazza!”

“Sarà…pensavo che Himi fosse la tua fidanzata..” gli rivolse un sorrisetto malizioso

“Scherzi? Io e lei siamo solo buoni amici tutto qui!”
”Okay… Sarà…” Si fissarono a lungo, incuranti della pioggia scrosciante.

Un lampo illuminò di colpo la città a giorno, poi il rombo del tuono li fece sobbalzare, e un attimo dopo Minako si rifugiò tra le bracca di Dai Dai. Lui rimase totalmente sorpreso da quel gesto inaspettato, mentre lei gli si stringeva stretta stretta e quasi senza accorgersene l’attirò ancora di più a sé. Minako alzò lo sguardo verso di lui, quegli immensi occhi viola tanto particolari “Daichi…”. Non ci fu bisogno di parole. Lei avvicinò il suo viso a quello di lui”Mina…”

Gli si offuscarono gli occhi. Di colpo gli apparve l’immagine della sua piccola Himi “Dai Dai non lo fare! Non lo fare! Non…” Sentì la sua voce. Ma fu un attimo. Poi scomparve. Il viso e la voce scomparvero nell’oscurità. Minako chiuse gli occhi, avvicinò le labbra alle sue e lo baciò. Lui avvertì una sensazione stranissima, prima di estremo calore, come se un’energia luminosa, potente e abbagliante gli avesse pervaso il cuore e fosse penetrato in tutto il corpo, e poi di improvviso svuotamento. Quando lei si staccò, lui si sentì come sopraffatto da una forza sovrannaturale. I suoi occhi avevano cambiato espressione. Erano cupi, senza luce, quasi privi di vita. La sensazione di profondo calore aveva di colpo lasciato spazio al gelo, al vuoto, ad un vuoto indefinibile.

“Ciao… E grazie ancora… Di tutto…” Minako gli fece una carezza sul volto, indugiando a lungo su una guancia. Lo guardava attentamente, gli occhi socchiusi e scrutatori. Lui invece di colpo sembrava fosse proiettato in un altro mondo, perso chissà dove, in un luogo oscuro, dimenticato dalla coscienza. “A domani allora”

“Sì. A domani” fece rispondendole quasi come un automa.

Si dimenticò persino di avere una bicicletta appoggiata al muro, e se ne andò a piedi vagando senza meta. Girò l’angolo e  all’improvviso andò a sbattere contro qualcuno che procedeva nel senso contrario. Che strani scherzi  fa a volte il destino… Era Himi. Sola, persa tra i suoi pensieri, tornava a casa. Lei lo guardò profondamente stupita. Era sotto l’ombrello. Lui era fradicio dalla testa ai piedi ma sembrava non importargliene  granchè.

“Dai Dai..” Aveva lo sguardo strano… Diverso… Non sembrava neanche lui

“Ma dove stai andando? E la tua bici?” Si preoccupava per lui. Cara dolce Himechan. Gli voleva bene. Anzi no. Lo amava. Fece per ripararlo sotto il proprio ombrello ma la sua reazione la spiazzò totalmente “Levati di mezzo!” e le diede uno spintone che per poco non la fece cadere.

Lei lo fissò con occhi increduli, ammutolita… “Ma sei impazzito?? Io mi preoccupo per te, e tu mi rispondi a quel modo?? Si può sapere che ti prende! Io non ti riconosco più!”

L’espressione che le rivolse la fece rabbrividire. Le rivolse due occhi vacui, incattiviti “Sai una cosa. Non ho mai sopportato le ragazzine petulanti” Ma il tono con cui lo disse non era di dolce presa in giro, come faceva di solito. Un comportamento del genere non era da lui. Era diverso. Era terribile, e per quanto la sua reazione fosse aggressiva le spezzava il cuore

“Stammi alla larga capito? Io… Io NON TI SOPPORTO PIU’!” La fissò con occhi che non gli appartenevano… Come se, come se nel suo cuore fosse sparito tutto l’affetto che provava per lei… come se non avesse un briciolo di umanità.

“Io… Io…” Non riusciva a parlare talmente era sconvolta “Io ti odio! Ti detesto!” e detto questo scappò via disperata in lacrime. Corse a perdifiato fino a casa  entrò senza neanche salutare e corse in camera sua gettandosi sul letto e affondando la faccia nel cuscino. Tremava da capo a piedi scossa dai singhiozzi. Non sapeva se per il freddo o per il dolore che provava.  Come avrebbe voluto sfogarsi con Pokotà o scrivere ad Erika e invece non poteva… Non c’era più nessuno. Di colpo si sentì terribilmente sola. Dov’ erano andati tutti i suoi amici? Perchè l’avevano lasciata sola? Sembrava come se tutte le cose importanti le stessero sfuggendo di mano… Non aveva più neanche il conforto del fiocco magico.

 

Non sapeva che qualcuno, molto, molto vicino la stava osservando.

“Il tuo dolore è la mia forza. Le tue lacrime sono la linfa che mi dà energia, e ciò che ti annienta mi rende potente. Cara Himeko non sai che questo è solo l’inizio per te.”        

 

 

Ho postato al volo  il nuovo capitolo della fanfic! Spero vi piaccia. Mi piange il cuore a creare una Himi così sofferta perché l’adoro, ma volevo darle un aspetto un po’ diverso. Si sa che soffrire per amore rafforza sempre tanto. (e io ne so qualcosa :((( )

Cmq grazie di cuore a chi commenta e anche a chi legge solamente e spero a presto! Ciaoooooooo!       

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Capitolo 3
*** Lo sconosciuto? ***


Nei giorni seguenti Himi e Dai Dai non fecero altro che ignorarsi totalmente e Manami e Ichiko*, vedendo la loro amica così triste e depressa la invitarono a fare un picnic al lago tutte e tre insieme.

Lei accettò con entusiasmo, perché nonostante tutti i problemi, non le mancava mai il buonumore e così domenica mattina partirono per la gita al lago. Era una giornata di sole stupenda e nonostante fosse da poco cominciato l’autunno faceva ancora caldo e si poteva fare il bagno. Si divertirono come matte tra bagni, risate e grandi mangiate: Manami aveva preparato un sacco di squisitezze, dagli arancini di riso, alle tamagoyaki* fino a  tanti piccoli coloratissimi e squisitissimi Wagashi*, e dopo mangiato decisero di fare una passeggiata in riva al lago. Ad un certo punto passarono vicino ad un ragazzo poco più grande di loro seduto su un telo, intento a dipingere qualcosa, probabilmente l’incantevole panorama del lago Kizaki. Sembrava molto concentrato, così assorto nella propria arte,tuttavia alzò per un attimo gli occhi verso di lei, allora Himi, a cui la faccia tosta non era mai mancata, gli andò vicino, curiosando su quello che stava facendo. Se ne stava tutto solo a contemplare lo specchio d’acqua d’argento davanti a lui. “Che bel disegno!”

Il giovane alzò lo sguardo sulle tre amiche e sorrise “Sì sono un pittore”. Aveva l’aria mite e molto dolce con quegli occhi scuri sognanti, i capelli folti e scuri arruffati come una criniera, l’espressione del viso gentile e cordiale, il sorriso timido. Chissà perché ad Himi sembrò di averlo già visto da qualche parte. “Purtroppo non si guadagna molto a dipingere… Ma a me piace, è il mio sogno e…” di colpo gli sembrò di vederci doppio e per un attimo gli parve di perdere i sensi. “Ehi… ehi tutto bene??” Himi lo guardò preoccupata, ma lui parve riprendersi quasi subito “Scusate… mah.. ecco sono due giorni che non mangio…” si scusò il giovane arrossendo, allora Himi frugò nella borsa delle loro provviste e tirò fuori quello che era avanzato dal loro pranzo “Tieni. Mangia qualcosa, altrimenti come potrai continuare i tuoi disegni così belli?”. Il giovane guardò stupito prima il cibo, poi la ragazza che glielo porgeva… “Io…bhe… non so che dire… Grazie!” Allungò una mano verso di lei e la sfiorò. Fu un attimo. Himechan avvertì una specie di scossa e successivamente una strana energia lieve, piena di calore, ma la sensazione durò pochi istanti.

Lo sconosciuto divorò in pochi istanti il cibo rimasto, poi accorgendosi di essersi ingozzato senza ritegno davanti lo sguardo divertito delle tre amiche, arrossì passandosi una mano tra i folti capelli scuri in un gesto pieno di timidezza. “Scusate, sono proprio un maleducato. Non mi sono neanche presentato. Mi chiamo Matsuyama!*”

“Molto piacere amico! Il mio nome è Himi e loro sono le mie amiche Manami e Ichiko!”

“Bhe, visto che siete state così gentili con me, posso sdebitarmi solamente facendovi un ritratto… Ovviamente non mi dovete nulla!”

“Davvero?? Che bello grazie!”

E così in pochi minuti disegnò un bellissimo ritratto delle ragazze sorridenti con lo sfondo del lago d’argento. Non c’era niente da dire. Matsuyama aveva veramente talento, e alla fine quando dovettero salutarsi ad Himi dispiacque veramente tanto. Era un tipo un po’ strano, misterioso, ma tuttosommato sembrava veramente innocuo e pareva di indole gentile. Alla fine decisero di tornare tutti insieme sul pullman. “Matsuyama ma tu dove abiti?” gli chiese ad un certo punto Himi mentre tornavano a casa.

Lui parve cadere dalle nuvole a quella domanda, come se la cosa che lei gli avesse chiesto fosse strana. “Oh… Io? Bhe io… dove capita…” Alzò le spalle con aria semplice come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma in realtà a lei parve che la domanda lo avesse lasciato un po’ spiazzato… come se le avesse risposto la prima cosa che gli passava per la testa.

“Ma come…non hai una famiglia… una casa?”

“Hmm.. sì certo, ma vedi i miei genitori sono morti tanto tempo fa e io e mio fratello siamo cresciuti da nostra zia…” si vedeva che era imbarazzato ma lì per lì Himi non ci fece molto caso. “In questo periodo ho deciso di girare per un po’ il paese facendo l’autostop, raccontando il Giappone attraverso tutti i miei disegni”. Viaggiare, girare il mondo all’avventura… Come le ricordava qualcosa… qualcuno… Dai Dai… Anche a lui piaceva fare lunghi viaggi sulla sua bicicletta e portarle sempre un pezzetto di tutto ciò che ammirava e che gli rimaneva impresso nel cuore… Ma questo accadeva quando le voleva bene, quando erano amici, quando era sé stesso e non quel mostro di odio che era diventato… Una vita fa. Come le mancava.. La sua assenza la riempiva di dolore e ogni volta che ci pensava sentiva come se le strappassero un po’ della sua anima. Ormai era passato quasi un mese da quando era arrivata Minako, da quando lui era cambiato così radicalmente e da quando il suo amico Pokotà non parlava più, ma non riusciva ancora ad abituarsi a questa nuova condizione. Ci pensava sempre e vedere tutti i giorni Daichi ignorarla o rivolgerle di tanto in tanto uno sguardo pieno di livore, la riempiva di tristezza.

“Ehi Himi… Himi?!” Matsuyama la distolse dai propri pensieri mostrandole tutti i disegni che finora aveva raccolto nel suo lungo viaggio. Erano veramente belli e pieni di poesia: le mostrò i tramonti della baia di Ago e l’imponenza delle montagne Takami, i ciliegi in fiore del parco di Shiretoko, le acque vorticose del fiume Shinanu, la neve di Hokkaido e persino il ritratto di una splendida ragazza che indossava un kimono dai colori vivaci e sgargianti. Aveva viaggiato moltissimo ma il viaggio più bello, a detta sua, era quello che ancora lo aspettava dietro l’angolo.

Matsuyama le ricordava moltissimo il Dai Dai dei bei tempi andati, così allegro, strambo e pieno di vita e per un attimo sentendolo parlare le parve di riascoltare la voce di Daichi come se si fosse sovrapposta alla sua… “Dai Dai…”.

Matsuyama alla fine scese alla loro stessa fermata: stava facendo buio e il ragazzo non aveva la minima idea di dove poter andare. Probabilmente si sarebbe cercato un ostello o qualcosa del genere, ma Himi, inaspettatamente gli propose di fermarsi a casa sua per quella notte. Avevano fatto amicizia in pullman e lui gli sembrava veramente un tipo a posto. Lui rifiutò gentilmente l’invito ma lei insistette: Matsuyama l’aveva totalmente ipnotizzata con i suoi mille racconti avventurosi e con i suoi disegni pieni di sentimento e aveva voglia di continuare a sentirseli raccontare. Non sapeva spiegarsene il motivo ma gli dava sicurezza, come se fosse una persona che conoscesse da tanto tanto tempo, un amico a cui avrebbe potuto confidare tutti i suoi segreti. Alla fine lui accettò, ma le promise che si sarebbe fermato a dormire solo per quella notte e il giorno dopo sarebbe ripartito.

Quando arrivarono a casa sua sorella Aiko stava aiutando la mamma a preparare la cena mentre il papà e la piccola Yucci apparecchiavano.

Himi annunciò a casa la visita di un ospite: la famiglia si precipitò all’ingresso a vedere di chi si trattava e rimasero parecchio stupiti nel vedere quel ragazzo alto e magro , con lo zaino in spalla e un’ampia cartella sotto il braccio accanto ad Himi.

“Matsuyama?! Sei proprio tu?” sua madre guardandolo sembrava incredula.

Che cosa?? Sua madre lo conosceva?

“Salve a tutti!” Matsuyama sembrava perfettamente a suo agio, lì in mezzo al loro.

“Oh che bella sorpresa! Matsuyama non ci aspettavamo proprio di vederti!” suo padre gli corse incontro e lo abbracciò.

Himi si chiese se i suoi non si fossero impazziti all’improvviso. D’accordo essere ospitali, ma questo era veramente troppo! E poi come facevano a conoscere il nome del suo nuovo amico?

Anche Aiko e Yumeko sembravano conoscerlo da una vita. “Piccola Yucci ciao!” La bambina gli volò in braccio tutta felice come se lo avesse già visto e gli volesse un gran bene.

Non ci capiva più niente. Ma che diavolo succedeva? Possibile che lei fosse l’unica ad aver conosciuto Matsuyama per la prima volta proprio quel giorno?

Tutti sembravano molto felici per quella visita inaspettata, e sembravano volere un gran bene al nuovo arrivato. Tutti erano a loro agio e di colpo sembrò che si fossero scordati di lei per accogliere il ragazzo. Himi si sentì completamente spiazzata, ma del resto ultimamente nella sua vita capitavano solo cose strane e inspiegabili. Stavolta però voleva vederci chiaro. Chi era davvero Matsuyama? Perché tutta la sua famiglia sembrava conoscerlo da sempre?

Ora doveva darle una spiegazione, e doveva essere molto più che convincente.

 

* Sono i nomi originali di Monica e Isabel. Inizialmente le ho chiamate con il nome dell’anime ma poi mi sembrava più giusto riportare il loro bellissimo nome manga.

*Le  tamagoyaki sono delle frittatine ripiegate a forma di parallelepipedo

* I Wagashi sono dolci giapponesi a base di farina di riso, cereali e crema di fagioli rossi di soia. La forma varia in base alla stagione, così come i colori, e a vederli mi viene l’acquolina in bocca..

* Questo è per il mio eroe, il mio amore   Hikaru Matsuyama

 

Eccomi qui a postare per voi il nuovo capitolo della fanfic! Spero vi piaccia! Ringrazio sempre chi ha la pazienza di leggere e commentare e soprattutto ringrazio  Vanessa Mae che ha composto le fantastiche colonne sonore delle mie amate Sailor  e che mi sono di grande ispirazione quando scrivo : ))

Arigatò! Baciiiii e a presto!

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Capitolo 4
*** Sogno o realtà? ***


Cenarono tutti insieme, e Himi per il momento, decise di fare finta di niente, sorridendo alle battute di suo padre, fingendo di conoscere alla perfezione tutti gli aneddoti che riguardavano Matsuyama. Dal canto suo, il ragazzo sembrava sentirsi completamente a proprio agio lì a casa sua, come se davvero avesse conosciuto la sua famiglia da anni e non fosse mai stato uno sconosciuto.
Alla fine saltò fuori che lui era il figlio di alcuni vecchi amici di famiglia (non ben identificati) e che per una terribile disgrazia erano morti in un incidente stradale quando Matsuyama era solo un bambino. Chissà perché ad Himi la storia puzzava di bruciato e non la convinceva neanche un pò: lui diceva di essere venuto spesso a trovarli a casa, mentre lei non ricordava assolutamente di averlo mai incontrato. Né adesso, né mai.
Terminata la cena, Matsuyama aiutò a sparecchiare e dopo mangiato si fermò con papà Taro a bere sakè. Era cordiale e simpatico a tutti, ma Himi non perse una sola mossa e quando lui annunciò di volersene andare a letto lo seguì di nascosto fino in camera, richiuse la porta dietro di sé, e lo mise con le spalle al muro. Lui parve sorpreso da quell’irruzione improvvisa, del resto ora come ora nulla era come sembrava.
“Poche storie, con me non attacca! Adesso mi spieghi IMMEDIATAMENTE chi sei e come fai a conoscere tutta la mia famiglia!” Riecco la Himechan combattiva e determinata di sempre.
Si aspettava una reazione del genere: conosceva la piccola Himechan da quando era una bambina e sapeva che se voleva una cosa la otteneva ad ogni costo e con qualsiasi mezzo.
Sorrise come se non fosse minimamente turbato da  quella richiesta. Lo immaginava. La situazione era alquanto paradossale. “Mi dispiace che tu l’abbia presa male… ma vedi… io ti conosco molto bene… ti conosco come forse mai nessuno abbia fatto… Probabilmente neanche il tuo amico Dai Dai!”. Sembrava calmissimo e la fissava dritta negli occhi.
“Eh?! Ma come?? Come… Come fai a conoscere Dai Dai? Io non ti ho mai parlato di lui…” Era sconvolta e incredula.
“Himi…Io so tutto di te. So che ti sembra strano e assurdo, anch’ io probabilmente al tuo posto reagirei così ma devi capire… O meglio, per te il tempo delle spiegazioni non è ancora arrivato.”
“Il tempo delle spiegazioni?! Ma tu sei pazzo! Avanti dimmi chi ti manda! Non sei un terrestre non è vero? Cos’è uno scherzo di Seyalley? O forse è Erika che ti manda per dirmi finalmente perché il fiocco non funziona e Pokotà non… parla più”. Ricordando il suo piccolo amico di pezza le vennero quasi le lacrime agli occhi. Quanto le mancava confidarsi con lui, quanto avrebbe avuto bisogno dei suoi consigli ora che anche Daichi sembrava essere così distante…
“Ti manca Pokotà… Non è vero?!” Lo sguardo di Matsuyama si era fatto gentile e tenero. Capiva quanto lei tenesse a quel leoncino e soprattutto quanto l’addolorasse l’allontanamento inspiegabile di Dai Dai.
“Mi spieghi cosa vuoi da me? Chi sei? E come fai a conoscere ogni aspetto della mia vita… Io… Io non capisco”
“Himechan, devi sapere che le cose che vedi non sono come sembrano. A volte è necessario guardare oltre la propria realtà e solo allora si riescono a capire tante cose.”
“Io… non ti seguo… Che vuoi dire?”
“Per ora nulla. Te l’ho detto non è ancora il momento. Ti prego abbi fiducia in me e capirai.”
Matsuyama aveva uno sguardo diretto, schietto e sincero… sincero… sincero… nel guardarlo Himi si sentì come ipnotizzata e in trance… Pareva come se le forze la stessero abbandonando di colpo.

Si risvegliò che era nel suo letto di sempre, e le parve come se avesse dormito per anni. Si sentiva fiacca e stordita.
Aiko la chiamò per svegliarla e dirle che era pronta la colazione. Aveva un mal di testa atroce e non ricordava più niente, a parte il fatto che l’ultima immagine che aveva avuto era quella degli occhi di Matsuyama… già… Matsuyama… Alla fine non era riuscita a sapere niente di lui. Le aveva solo detto che doveva fidarsi… già fidarsi. Ma perché? Cosa c’era che la minacciava?
Si lavò e si vestì in fretta e scese per la colazione.
“Matsuyama ancora non si è svegliato?” chiese a sua sorella  mentre si versava un bicchiere di spremuta.
Aiko la guardò in maniera un po’ strana “Ti senti bene? Chi sarebbe questo Matsuyama?”
“Ma… Come… Non vi ricordate? Matsuyama… Quel ragazzo che è venuto a cena a casa nostra ieri sera!”
Papà Taro distolse per un attimo gli occhi dal giornale e la guardò incuriosito “ Himi chi sarebbe questo ragazzo?”.
Himi non sapeva che dire. “Himi ha un fidanzato nuovo e non ce lo ha detto!” Anche Yucci che beveva il suo succo di frutta non si ricordava minimamente di lui.
“Mamma almeno tu ricordi…”
Mamma Hanako sorseggiava il suo caffè con aria assonnata. Quella notte era rimasta sveglia fino a tardi per terminare il capitolo del suo romanzo. “Cara, io ormai non distinguo più quale sia la finzione del mio libro e quale sia la realtà… comunque non mi pare di aver mai sentito nominare questo ragazzo… Probabilmente te lo sarai sognato!”. Già… Finzione e realtà… Sogno… Di colpo le venne in mente qualcosa. Finì di mangiare in tutta fretta e salì di corsa in camera di Matsuyama. Il letto era intatto. C’era solo un disegno sopra. Ma era lo schizzo che lui aveva disegnato per lei, Manami e Ichiko al lago Kizaki. Ma allora non era stato un sogno… E allora perché nessuno si ricordava di lui? E Matsuyama dov’era finito con tutti i suoi misteri?
Pensava a questo, mentre si incamminava a scuola e ad un certo punto le parve di distinguere in lontananza, un giovane bere ad una fontanella.. Lo riconobbe subito. Ma sì era lui! Matsuyama!
“Ehi! Ehi Matsuyama!” Lui fece per voltarsi verso di lei che gli correva incontro, ma non appena la vide scappò.
“Ehi… Fermati! Aspetta! Dove vai? Devo parlarti!!! Fermati! Matsuyama! Matsu…” Girò l’angolo dove il ragazzo aveva svoltato, ma di lui nessuna traccia. Sembrava essersi volatilizzato nel nulla.
Andò a scuola piena di pensieri e di dubbi, e per tutto il resto della giornata non riuscì più a concentrarsi sulle lezioni. Come avrebbe voluto parlarne con Dai Dai ma lui ormai faceva praticamente coppia fissa con Minako.
All’uscita salutò Manami e Ichiko e si incamminò verso casa: non si accorse che qualcuno la seguiva.  
Si girò.
Daichi.
Di colpo si sentì imbarazzata ad avercelo davanti. Era da tanto tempo che non parlavano un po’. Non si spiegò come le venne ma le parole le uscirono da sole. “Dai Dai… Io… io vorrei parlarti”
Lui la fissò con uno sguardo indecifrabile “Okay, ma sbrigati di cosa si tratta?”
Fecero la strada insieme uno accanto all’altra come ai vecchi tempi e lei le spiegò di quello che le era capitato. Episodi strani continuavano a susseguirsi a ripetizione. E lei non riusciva a spiegarsene il motivo.
“E’ molto strano che Erika non si possa più mettere in contatto con te!” Di colpo sembrava sinceramente interessato ai suoi problemi, come sempre, come se non fosse mai successo nulla.
“Davvero io non riesco a capire come…”.
Fu un attimo.
“Attenta!!”
Prima che potesse rendersene conto, Dai Dai l’aveva spostata con un gesto improvviso, proteggendola con il proprio corpo. Entrambi finirono per terra appena un attimo prima che un grosso ramo che si era staccato improvvisamente da un albero cadesse addosso ad Himi. Se non fosse stato per i riflessi prontissimi di Dai Dai il pesante ramo l’avrebbe centrata in pieno.
Il cuore le batteva all’impazzata, contro quello di Dai Dai: non sapeva se per lo spavento improvviso o per il fatto che si ritrovava all’improvviso tra le sue braccia, a pochissimi centimetri dalla sua faccia, a un soffio dai suoi occhi. Si guardarono a lungo, in silenzio, i loro cuori che battevano all’unisono… Quante cose avrebbe voluto dirgli… Quante…
Fu lui a  rompere il silenzio. Si staccò bruscamente da lei, arrossendo come un bambino “Stai bene? Ti sei fatta male?”
Himi si accorse che le faceva male una caviglia; nella caduta se l’era storta, ma probabilmente senza l’intervento di Dai Dai le sarebbe andata molto ma molto peggio.
Provò a camminarci, ma solo poggiarla le procurava dolore, allora lui non se lo fece ripetere e con un gesto rapido se la issò sulle spalle. Himi era leggera come una piuma.“Ehi… Ehi non c’è bisogno! Ce la faccio benissimo da sola! Mettimi giù!” esclamò colpendolo di pugni sulle spalle, arrossendo fino alla radice dei capelli.
“Zitta rompiscatole… Non puoi camminare con quella caviglia! Cavolo, sei pesante però” ridacchiò per prenderla in giro. Come ai vecchi tempi. “Mi domando chi ha potato quell’albero, abbiamo rischiato veramente grosso!”
E così, nonostante le sue proteste Dai Dai la riportò personalmente in braccio a casa. Come era bello stare appoggiata con la testa dietro la sua schiena, si sentiva talmente sicura e felice che di colpo i problemi parvero dissolversi. “Dai Dai… Se tu sapessi come ti voglio bene!”. Lui avvertì la sua dolce stretta dietro di sé e provò una strana sensazione di calore… La sua piccola Himi… Era forse tornato ad essere sé stesso?
Fecero il tragitto in silenzio senza parlare più molto. Lo spavento era stato grande ma la gioia di riavere Dai Dai con sè ancora di più.
Voleva dirgli ciò che provava, ora era il momento.
Arrivarono a casa e lui la lasciò delicatamente davanti la porta.
“Io… Non so…Non so come ringraziarti… tu… oggi mi hai praticamente salvato la vita” Stavano l’uno di fronte all’altra, immobili.
Coraggio Himechan è il momento.
“Daichi! Dai Dai! Salve!”. Una voce alle loro spalle.
Minako sembrava spuntare magicamente dal nulla. “Passavo di qui per caso, e sempre per caso mi chiedevo se vi andava di andare al luna park! Sapete ho avuto dei biglietti gratis e…” Le guardò la caviglia che si stava leggermente gonfiando “Oh povera Himi ma che ti è successo?”. Sembrava cadesse dalle nuvole. Ad Himi non era sfuggito lo sguardo di ghiaccio che Minako aveva rivolto a Dai Dai. Lui si era irrigidito di colpo. Non era un caso che lei fosse comparsa all’improvviso. Himi ne aveva quasi la certezza.
Minako gli prese il braccio e lo attirò verso di sé. Daichi sentì di nuovo un energia strana, un senso di svuotamento completo. I suoi occhi ridiventarono freddi e distanti come sempre.
“Himi non sta bene, non può venire.  Bhe allora ciao ci vediamo domani” tagliò corto lui in tono sbrigativo, come se ora non vedesse l’ora di andarsene e dimenticare la tenerezza di poco prima. In un attimo il Dai Dai dolce e affettuoso di sempre sembrava svanito.
“Ma come io.. Io…”
“Mi dispiace, allora cerca di riguardarti cara e mettici un po’ di ghiaccio!” le consigliò Minako allontanandosi sotto braccio a Dai Dai. Li vide andare via senza riuscire a dire una parola.
Possibile che quello fosse stato un altro sogno? Che Dai Dai fosse stato così tenero e pieno di premure? No… Era stato tutto talmente reale… E poi era arrivata lei… E i suoi occhi viola.
Tutte le sue certezze di colpo cancellate con un colpo di vento.
Quella sera non riuscì a chiudere occhio: si girava e rigirava nel letto, e solo quando riuscì ad addormentarsi le parve di sentire una voce… Era Dai Dai e le sussurrava all’orecchio “Andrà tutto bene… Non sei più sola…Ci sono io adesso” ma forse no, si sbagliava era Matsuyama che le diceva che doveva fidarsi. Che doveva solo aspettare e avere fiducia perchè il tempo delle spiegazioni non era ancora arrivato.

Rieccomi a postare a tempo di record (tra un pezzo di noiosissima tesi, una mangiata di castagne e una nuotata in piscina J ) il mio nuovo capitolo! Purtroppo ho scoperto troppo tardi che il nome Minako in realtà è anche quello della mitica Marta alias Sailor Venus ma ormai il “danno” è fatto!
Ringrazio come sempre chi recensisce, chi legge anonimamente (fatevi avanti se ci siete!) e chi ha messo la fic tra le preferite! Grazie a tutti!
 Baciiiiiii

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Capitolo 5
*** Il mistero continua ***


Himi guardava fuori dalla finestra, con aria pensierosa. Nel giro di un mese le cose si erano stravolte radicalmente: Pokotà era diventato un comunissimo pupazzo di pezza, il fiocco magico aveva perso tutto il suo potere, Erika era sparita assieme al diario e all’astuccio magico, e poi l’arrivo della strana Minako, e l’ancor più assurdo atteggiamento di Dai Dai… E infine il misterioso Matsuyama che compariva all’improvviso, e poi si volatilizzava come un sogno improvviso. E poi negli ultimi giorni si erano susseguiti una serie di inquietanti episodi che l’avevano parecchio turbata: da principio il ramo che per poco non le cadeva addosso, e successivamente, le era capitato prima di scivolare dalle scale passate a cera, poi per poco improvvisamente non le era finita addosso l’acqua bollente del bollitore del thè. L’ultimo episodio del giorno era stato un pesante vaso caduto da un davanzale, subito dopo esserci passata sotto. Erano episodi che non riusciva spiegarsi: sembrava come se il destino o qualcosa del genere si fosse accanito costantemente su di lei ma che per un ancor più misterioso motivo ci fosse sempre, qualche mano invisibile a proteggerla.

E tutto questo da quando era arrivata lei. Rivolse uno sguardo verso Minako: seguiva con attenzione la lezione, come se nulla fosse, eppure continuava a non piacerle per niente. Era sempre così taciturna e misteriosa: solo Dai Dai sembrava capirla veramente, ma il rapporto che avevano non era come quello che c’era fra loro ai vecchi tempi. La sensazione che aveva era che Daichi fosse come soggiogato da lei, come se quando c’era lei il suo comportamento cambiasse radicalmente; difatti quando l’aveva protetta dall’albero caduto le era sembrato che fosse tornato normale e che si fosse scordato delle cattiverie che le aveva detto, invece quando era in compagnia di Minako era come se cambiasse personalità, diventando una specie di automa o di burattino nelle mani della sua padrona.

Himi non vedeva niente di buono in quello strano rapporto, e poiché era curiosa e testarda di natura decise di seguirla mentre tornava a casa. Voleva saperne di più su quella ragazza dai capelli neri come l’ebano. Era diventata una specie di ossessione ormai.

Così, dopo la scuola, quando la vide andarsene da sola,  decise di seguirla discretamente a distanza di sicurezza. Minako fece la strada a piedi normalmente, si fermò solo per acquistare qualcosa in un negozio di dolciumi: lì per lì sembrava non esserci nulla di strano, sembrava una ragazza normalissima, come tante. Ad un certo punto però le parve di averla persa di vista. Sembrò come se fosse scomparsa nel nulla. “Accidenti!” pensò Himi “Me la sono fatta sfuggire”. Ma non se ne riusciva a spiegare il motivo, visto che non si era distratta neanche per un attimo.

“Stavi forse cercando me?”. Una voce alle sue spalle, subito dietro di sé la fece sobbalzare dallo spavento. Si voltò di scatto. Minako era proprio dietro di lei e la guardava con occhi indagatori e incredibilmente gelidi. “Io… Ecco… Vedi…” Ma come diavolo aveva fatto a scoprirla? Eppure le pareva di essere stata molto discreta nel seguirla. Tutto in Minako era assurdo e irrazionale.

“Io passavo di qui per caso e…”

“Se volevi seguirmi potevi anche dirmelo” Le rivolse un sorriso che però le sembrò falso e privo di calore.

“Guarda che ti sbagli, io non…”

“Bhe non importa, comunque se ti va puoi venire a casa mia. Ti va un thè con dei biscotti? Li ho comprati proprio nel negozio qui vicino! Ma immagino tu lo sappia già!” Rise. Era evidente che si stava prendendo gioco di lei, ma Himi non se lo fece ripetere e colse la palla al balzo. Magari ne avrebbe saputo di più su di lei.

“Okay, se ti fa piacere… va bene”. Andava dritta dritta nella tana del lupo. O almeno questo era quello era ciò che credeva.

Tuttavia, quando arrivarono a casa di Minako, dovette ammettere che tutto lo sembrava fuorché la casa di un essere malvagio o di qualcosa di simile. Era una stupenda villa su due piani, immersa nel verde, piena di fiori e alberi: assomigliava tanto alla casa abbandonata, almeno come struttura ma per il resto Himi non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.

Entrarono in un ingresso ampio ed elegante ma ciò che la colpì fu il fatto che tutto l’ambiente fosse avvolto in una strana penombra: le imposte erano socchiuse in modo che si creasse uno strano contrasto di luci ed ombre, come in una specie di caleidoscopio in bianco e nero.

Himi si guardò attorno con grande attenzione, alla ricerca di un dettaglio, di un particolare, di qualcosa di strano, ma le parve che non ci fosse nulla di bizzarro al di fuori di quella penombra irreale ed eccessiva. Nell’aria si respirava la lieve fragranza delle rose; Minako si muoveva per la casa leggera e silenziosa come una farfalla. “Prego accomodati sarò da te nel giro di un minuto”. Himi si sedette sul divano, poco distante da lei un bellissimo gatto siamese acciambellato sulla poltrona la fissava con i suoi occhi di ghiaccio. Si sentiva a disagio e un po’ impaurita in quella casa così austera e silenziosa, ma si disse tra sé che doveva rimanere e avere coraggio se voleva scoprire qualcosa sul conto di Minako.

All’improvviso le parve di sentire una lieve melodia, dolce e bellissima composta da qualcuno che stava suonando il pianoforte. Si chiese chi potesse essere così abile a creare un suono così leggero e rilassante che la proiettò quasi in un altro mondo: ascoltando la musica immaginò uno specchio d’acqua calmo, un cielo d’estate e un paesaggio quieto e riposante. Le sembrò quasi di sognare di essere altrove, in quel posto che la melodia le ispirava, e solo quando tutto tacque bruscamente, si ritrovò proiettata di nuovo nella realtà.

Minako era ricomparsa con un vassoio dove erano serviti squisiti biscotti al cioccolato e due tazze di thè fumante. Sedette sulla poltrona dopo averle offerto la merenda. Il gatto si andò subito a rifugiare sopra le sue gambe. Lei gli accarezzò il morbidissimo pelo color caffellatte. Ora Himi si sentiva scrutare da ben quattro profondissimi occhi indagatori.

“Ho sentito suonare qualcuno il pianoforte! Era molto bravo!” disse nervosamente per rompere quel silenzio imbarazzante. Minako era un tipo di poche parole, ma i suoi occhi parlavano da soli. “Ah sì… L’hai sentita anche tu… La melodia intendo!” Minako beveva il suo thè bollente come se niente fosse, senza spiegarle chi era stato a suonare così bene, continuandola a scrutare con un’espressione indecifrabile.

“Mi fa piacere ricevere ogni tanto qualcuno… Sai non ho molti amici a parte Daichi, intendo”. Non le sfuggì una specie di luce cattiva che per un attimo le passò negli occhi. Era evidente che l’aveva fatto apposta a ricordarglielo.

“Ah sì?! E come mai?” le chiese in tono fintamente disinteressato. In realtà moriva dalla voglia di saperne di più.

“Bhe mio padre è sempre in giro a causa del suo lavoro, e io e mia… “ si fermò un momento come se di colpo si fosse ricordata qualcosa. Minako le aveva detto di essere figlia unica.

“Tua… madre?”

“No, lei è morta quando ero molto piccola” abbassò gli occhi sul gatto senza smettere di accarezzargli il pelo.

“Mi… mi dispiace” le rispose sinceramente, eppure in fondo in fondo continuava ad avvertire uno strano presentimento. I dubbi l’assillavano.

“Insomma a causa dei suoi continui trasferimenti io non ho mai il tempo di instaurare qualche amicizia… però…però spero di rimanere qui a Kazetaki un po’ di più del previsto”. Poi le venne in mente qualcosa.

“Senti Himi. Posso farti una domanda?”

Himechan non riusciva a bere il thè talmente era bollente, mentre lei lo sorseggiava tranquillamente come se niente fosse.

“Dimmi pure.” Si sentiva ancora più tesa e a disagio.

“Ti secca molto che io esca con Dai Dai?”

Himi si irrigidì immediatamente. Perché le faceva quella strana domanda? Cosa voleva da lei?

“Ma no! Che dici! Assolutamente no! Dai Dai può fare quello che vuole e…” mentre lo diceva provò una piccola stretta al cuore.

“Davvero? Bhè allora non ti dispiacerà sapere che io e lui, ecco ci siamo baciati” le rivolse un sorriso malefico, quasi sadico. Sembrava che ci godesse a farle male, a ferirla nel suo punto più sensibile. Del resto lei conosceva ogni minimo dettaglio della vita di Himechan, e sapeva molte più cose di quanto lei minimamente sospettasse.

“No, affatto io…” ma in cuor suo avrebbe voluto darle uno schiaffo su quel bel visino di porcellana. Ma da dove spuntava? Cosa diavolo voleva da lei e da Dai Dai? E perché si intrometteva in quel modo? E chi era che aveva suonato quella melodia così dolce e soave?

Di colpo si sentì nauseare da quegli occhi indagatori, da quel profumo di rosa, da quella casa buia, persino da quei biscottini con il thè. Voleva solo scappare il più lontano possibile da Minako, così con una scusa si congedò frettolosamente.

Ecco qual era il brutto presentimento che avvertiva: Minako le trasmetteva una energia negativa semplicemente per il fatto che lentamente, e inesorabilmente le stava portando via la cosa più magica e preziosa che possedesse al di là dei suoi poteri. Il suo amore Dai Dai. Questa era la spiegazione di tanta negatività. O almeno così pensava.

Minako guardò Himi andarsene in fretta, spiandola da dietro la tendina della finestra. Una voce, alle sue spalle la ridestò dai suoi pensieri. Una risatina divertita. “L’hai veramente spaventata poverina! Temo che quella ragazzina non tornerà per un bel po’”.

Minako si girò indispettita“Si può sapere come ti è venuto in mente di metterti a suonare mentre c’era quella saputella in casa? Per poco non ti scopriva!”

La voce rise ancora più divertita “Figurati… E che cosa le avresti spiegato? Che avevi una sosia con i capelli corti?”

 

 

Allora spero che anche questo capitolo della fic vi piaccia! Devo dire che non ho nulla di preparato, l’ispirazione mi viene di getto, e le situazioni e i personaggi si vengono piano piano delineando in testa sempre con maggior chiarezza, questo probabilmente perché amo scrivere e soprattutto perché amo questo anime! Ringrazio come sempre chi legge anonimamente, chi recensisce, e chi ha messo la storia tra i preferiti!!

Obrigado! E baci a tutti!!

Himechan

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Capitolo 6
*** Enigmi a catena ***


Himi fece la strada di casa in tutta fretta con un bruttissimo presentimento nel cuore, pensando a quello che le aveva detto Minako: lei e Dai Dai si erano baciati… Non poteva crederci.. Ma allora perché, perché lui era stato così gentile quel giorno? Lui le aveva salvato la VITA! Ma nonostante questo si comportava in maniera strana e soprattutto non le aveva confidato nulla. Si sentiva in un certo senso (anche se non ne aveva il diritto visto che non era il suo fidanzato) tradita e ingannata dal suo più caro amico, dal ragazzo che amava segretamente. Non poteva credere che tutto fosse davvero finito. Era talmente sovrappensiero che non si accorse che qualcuno camminava in senso opposto al suo, e ci andò a sbattere con violenza.
Questa era la seconda volta che le capitava. Sembrava come se il destino volesse darle una mano a risolvere i suoi problemi.
Era Dai Dai.
“Ehi maschiaccio, si può sapere dove hai la testa?” la rimproverò lui non appena si accorse che era lei.
“Ah… Sei tu…” Himechan non sapeva che fare: parlargli di nuovo o fare finta di niente?
Decise per la prima opzione: del resto non si era mai tirata indietro davanti le difficoltà.
“Stavi andando da qualche parte? Sai vorrei parlarti di una certa una cosa…” gli chiese lei con finto disinteresse.
Lui ci pensò un po’ su: fra un’ora Tetsu e gli altri lo aspettavano per la partita di calcio, ma decise che il tempo per lei poteva trovarlo.
“Okay dimmi pure!”
“Ti va se andiamo alla casa abbandonata?”. Il loro posto segreto. Era da tanto che non ci tornavano insieme.
“La… Casa abbandonata? E che posto sarebbe mai?
Himi lo guardò incredula, come se non avesse capito bene quello che lui le aveva appena detto.
“Ehi ma sei impazzito? Ma stai scherzando? La casa abbandonata! La NOSTRA casa abbandonata!” Ne avevano combinate di tutti i colori lì dentro! Possibile che lui non si ricordasse niente? Ma che gli prendeva? Un momento lo sentiva più vicino che mai e l’attimo dopo lui già non c’era più… Sembrava come se una mano invisibile e implacabile manipolasse a proprio piacimento la mente, i pensieri e le sensazioni di Dai Dai.
“Non so di cosa stai parlando comunque va bene andiamo dove vuoi, ma sbrighiamoci!” le rispose lui seccamente. Ecco che ridiventava freddo e gelido. Aveva un comportamento talmente strano e volubile che lei continuava a non capirci niente.
Camminarono insieme, senza dirsi una parola, e quando arrivarono alla “loro” casa segreta le parve come se non fosse cambiato niente. Dai Dai rimase un attimo a guardarsi intorno, come se quel posto gli fosse tanto familiare ma al tempo stesso non gli fosse rimasto impresso alcun ricordo. Himi non riusciva a spiegarsi come quello della casa fosse uno dei tanti ricordi che misteriosamente Daichi aveva cancellato dalla sua mente.
“Che strano posto…” mormorò lui facendo attenzione a dove metteva i piedi tra le erbacce.
Himi gli fece strada precedendolo e aprì la vecchia porta scricchiolante.
Dentro era buio, ma subito si accorse della presenza di qualcuno all’interno. C’era una fioca luce che proveniva dal soggiorno, e si sentivano degli strani rumori provenire proprio da lì. Le batteva forte il cuore dallo spavento di trovarci qualcuno, ma ancora prima che se ne accorgesse, Dai Dai l’aveva superata, passandole un braccio intorno alle spalle, come per proteggerla da un pericolo invisibile. Ora che erano così vicini, di nuovo, poteva sentire il suo respiro, il suo dolce profumo, la sua forte stretta piena di calore. Per un attimo brevissimo, chiuse gli occhi, il cuore che le batteva a tonfi sordi nel petto, le guance di colpo in fiamme, e desiderò con tutta l’anima di essere sola con lui, tra le sue braccia. Per sempre.
“Shhh… Zitta…” le bisbigliò lui tra i capelli, senza però, apparentemente, provare quelle emozioni fortissime che provava lei. Si guardava intorno, guardingo e sospettoso.
Avanzarono piano piano, nella tenue luce del caminetto scoppiettante che qualcuno aveva acceso per scaldarsi un po’, senza fare rumore. Qualcuno si era appisolato sul divano… e quel qualcuno era…
“Matsuyama!” esclamò Himi ad alta voce, profondamente sorpresa da quella visione completamente inaspettata. Erano giorni che era scomparso nel nulla, senza lasciare traccia e ora se lo ritrovava nascosto nella casa abbandonata?! Ma come faceva a conoscere quel posto? Quella era sempre stata un’esclusiva sua e di Dai Dai… Nessun altro sconosciuto sapeva come entrarci, a meno che anche lui ne conoscesse l’esistenza… Eppure era così strano… Matsuyama non era del posto.
Il ragazzo si ridestò in tutta fretta, i capelli arruffati, la faccia assonnata… Si era accampato lì da giorni, evidentemente, visto che si era sistemato molto bene.
“Himechan!”
“Ehi ma voi due vi conoscete?” Daichi continuava a non capire dove lei volesse arrivare.
“Credevo che fossi ripartito e invece… ma insomma si può sapere che ci fai qui? Come hai fatto a trovarti questo rifugio?” Matsuyama le doveva un mucchio di spiegazioni, ma non sarebbe stato facile estorcergliele. Del resto già a suo tempo le aveva spiegato che lui sapeva un mucchio di cose, ma che il famoso tempo delle spiegazioni non era ancora arrivato.
Lo avevano scoperto. Ma forse se lo aspettava, o comunque attendeva che prima o poi lei si sarebbe fatta viva. Come le era mancata!
“Io e Matsuyama, ci siamo conosciuti al lago! Lui è un pittore e…” non seppe come continuare, perché in realtà non sapeva cosa dirgli visto che anche per lei Matsuyama era un enigma ingarbugliato. I due giovani si fissarono a lungo: Dai Dai non se ne seppe spiegare il motivo ma provò la stessa sensazione di Himi quando lo aveva incontrato per la prima volta… Gli pareva già di conoscerlo, o comunque che lui lo conoscesse molto bene, come se avessero vissuto tante esperienze precedenti tutti e tre insieme. Quando gli strinse la mano per presentarsi capì che la sensazione era giusta.
“Ehi ma io ti conosco… Io ti ho già visto da qualche parte” gli disse continuandolo a fissare con attenzione, cercando di ricordare, ma Matsuyama era arrossito come un bambino. “No ti sbagli, evidentemente mi hai scambiato per un’altra persona!”. Niente era ciò che sembrava.
Himi guardò alle spalle del ragazzo ed ebbe quasi un tuffo al cuore. Sul divano c’era un piccolo schizzo dove erano disegnati lei e Dai Dai, insieme. Ma come faceva già a conoscerlo? E come sapeva che lei e Daichi si frequentavano? A suo tempo le aveva detto di sapere molte cose anche su di lui ma non riusciva a capire come avesse fatto.
Matsuyama si accorse che l’occhio le era caduto sul disegno, e frettolosamente lo nascose, riponendolo insieme agli altri suoi ritratti. “Aspetta un attimo ma tu… Tu come facevi a sapere che…” Matsuyama prese in fretta tutte le sue cose, senza troppe spiegazioni “Mi dispiace aver occupato di nascosto il vostro rifugio segreto!” Matsuyama aveva la dolcezza e la timidezza di un bambino. Questo suo lato la intenerì molto.
“Un momento! Ma come fai a sapere che questa… sì insomma questa è la nostra casa segreta? “ Himi lo guardava con occhi di fuoco e lui si sentiva messo alle strette, con le spalle al muro.
Quanto avrebbe voluto dirle la verità… Se solo avesse saputo, molte cose si sarebbero spiegate da sole, ma non poteva ancora dirle niente… Erika prima della fine era stata molto chiara. Sapeva di poter contare su di lui, ma al momento opportuno. Per ora era necessario che continuasse a rimanere nell’ombra per non attirare troppo l’attenzione. Attendeva solo una mossa ben precisa.
“Himi ti prego io non posso dirti niente. Mi dispiace che tu mi abbia scoperto così, se vuoi andrò via da qui, ma per favore non chiedermi più di quanto io non possa dirti!” Guardò Dai Dai in tono quasi supplichevole. Era necessario che lei non sapesse nulla, altrimenti se lei avesse scoperto tutto  non l’avrebbe più lasciato andare. Ne era sicuro.
“Ma lo capisci che tu non puoi farmi rimanere così! Tu sai qualcosa di tutto quello che sta succedendo! Perché non puoi? Perché non puoi parlare?” gridò quasi con le lacrime agli occhi.
Matsuyama abbassò lo sguardo, senza riuscire a sostenere quegli occhi così grandi alla ricerca della verità. Si sentiva impotente davanti a quella richiesta così evidente. “Smettila! Io non posso! NON posso lo capisci! E’ inutile che continui a chiedermelo! Tu non immagini tante cose… Se tu sapessi… Se tu sapessi… Io non posso permettere che ti accada nulla di male… Io..” guardò Dai Dai come se avesse voluto parlare anche con lui.
“Scusate io… Devo andare… E’ meglio…!” ma Himi lo fermò prendendolo per un braccio. “Okay, va bene. Io voglio fidarmi di te e di quello che dici… ma ecco se vuoi, insomma non c’è bisogno che tu sparisca o che ti nasconda… Non puoi parlare, d’accordo, parlerai al momento opportuno, ma ti prego, NON te ne andare… Io non lo so perché ma tu… Tu mi ricordi qualcosa… qualcuno… Non voglio che tu te ne vada. Se vuoi puoi rimanere qui nella casa, vedrai nessuno saprà che sei qui se non vuoi essere disturbato”. Matsuyama le rivolse un sorriso esitante “Dici sul serio?”
Himechan annuì.
“Niente più domande?”
“Niente più domande. Almeno per il momento!”. Gli rivolse un sorriso fiducioso e lui sembrò tranquillizzarsi.



Allora eccomi a postare un nuovo capitolo! Qualcosa si comincia ad intuire, ma non posso assolutamente darvi altri indizi : P ! Al primo che indovina chi è Matsu ricchi premi e cotillons!  : )) Fatemi sapere se il continuo vi piace e come al solito ringrazio tutti i miei recensori per i complimenti alla fic e i lettori anonimi ( vero socia ? : )).

Um abraço carinho !
Himechan


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Capitolo 7
*** Immagine allo specchio ***


Alla fine restarono per un po’ con Matsuyama che sembrò da subito entrare in sintonia con Daichi: chiacchierarono a lungo dei viaggi che avevano fatto, dei posti meravigliosi che avevano visto, delle avventure che avevano vissuto, e ad Himi sembrò come se si conoscessero da sempre. Da tanto, tanto tempo. Per sdebitarsi dell’ospitalità in quella casa segreta regalò loro il ritratto che aveva disegnato , quasi avesse avuto un curiosissimo presentimento.

“Cavolo sei davvero bravo!” esclamò Dai Dai rimirando il disegno. Himi era arrossita: si sentiva talmente bene lì, davanti il caminetto scoppiettante, al calduccio, mangiucchiando coloratissimi kompeiti *assieme al ragazzo che amava e a quello sorridente, con la chioma arruffata come quella di un leone… Un leone… un leone… un leoncino?? No non era possibile. Era impossibile che quello fosse… Scosse la testa. Tutti quegli strani episodi la stavano facendo diventare completamente matta!

Rimasero lì a chiacchierare del più e del meno praticamente tutto il pomeriggio e alla fine, quando se ne andarono promisero a Matsuyama che sarebbero andati a trovarlo il giorno dopo: ormai era chiaro che, per qualche oscuro motivo, non sarebbe ripartito per un po’.

Nel frattempo si era fatto buio e Daichi si ricordò solamente dopo che erano usciti di essersi completamente dimenticato della partita di calcio con Tetsu e gli altri ragazzi della scuola!

“A quest’ora Tetsu mi avrà dato per disperso! Accidenti domani a scuola chi lo sente!” esclamò in tono scanzonato mentre camminavano con Himi fianco a fianco, accompagnandola a casa. Sembrava essere tornato tutto come prima. Lei sorrise piano, nell’oscurità; le dispiaceva che avesse saltato la partita ma in fondo le era piaciuto passare un pomeriggio spensierato in compagnia di Dai Dai. Anche se ultimamente le pareva strano e distaccato, a volte quando tornava normale, stare con lui era come stringere tra le mani una gemma preziosa dalle mille sfaccettature colorate.

“Alla fine non siamo più riusciti a parlare! Però è simpatico quel tuo amico… Secondo me è innamorato di te!” rise incrociando le braccia dietro alla testa, dicendolo con aria indifferente. Himi arrossì violentemente poi si girò a guardarlo furiosa “Ma sei IMPAZZITO? Io e Matsuyama ci siamo visti una sola volta, lo conosco a malapena e… “ ma si era accorta che lui, sghignazzando la stava prendendo palesemente in giro.

“Senti…” ora la sua voce si era fatta lieve, come il suo respiro.

“Uh?!”

“Posso farti una domanda?”. Camminava a testa bassa, profondamente intimidita da quel momento.

“Dimmi pure”

“Perché ultimamente sei… sei… ecco…”

“Che vuoi dire?”

“Pensi di comportarti sempre così bene nei miei confronti?” Si era accorta di essere diventata paonazza dall’imbarazzo. Voleva sapere a tutti i costi perché un momento Dai Dai era quello giocherellone e burlone di sempre, e l’attimo dopo ridiventava freddo e glaciale al punto di trattarla malissimo. Non scordava quel giorno, sotto la pioggia quando lui aveva detto di non sopportarla più. Quello sguardo vacuo gli era rimasto impresso a fuoco nel cuore. Prima o poi i nodi dovevano pur venire al pettine.

“Non capisco… Perché come mi dovrei comportare?”

Himi sospirò con aria paziente. “Non ti ricordi neanche di come mi hai risposto più di una volta?”

“Veramente… No…”

“Oh Santo Cielo, Dai Dai ma stai parlando sul serio o è uno scherzo dei tuoi?”

“Mai stato più sincero! Lo giuro!”.

Continuava a non capirci niente. Probabilmente si era rimbambito del tutto. Non ricordava alcuni particolari importanti che a volte sembravano riaffiorare e a volte sembravano ripiombare nell’abisso della sua coscienza.

Tacquero per alcuni istanti e stava per dirle qualcosa quando si accorse che due piccoli occhi fosforescenti nell’oscurità li stavano osservando da sopra un muretto proprio accanto a loro, poco sopra le loro teste. Con un balzo improvviso l’essere misterioso stava per saltare addosso ad Himi ma Daichi prontamente l’ aveva già  scostata, riparandosi il viso con un braccio. Sentì un forte bruciore sulla mano mentre si accorgeva che a graffiarlo era stato solamente un gatto. “Maledetto gattaccio!” esclamò lui, soffiandosi sulla bruciatura. “Tutto okay?” le chiese ma Himechan non gli rispose. Era rimasta come ipnotizzata dagli occhi del felino che la guardava con un’espressione talmente umana, talmente penetrante, e talmente gelida da farla rabbrividire.

“Himi?! Himi mi ascolti? Stai bene?”.

“Io… Uh?! S-sì. Sto bene grazie…”. Guardò meglio il felino che le stava di fronte e la fissava sfrontato, con aria di sfida. Lo avrebbe riconosciuto tra mille: al collo portava un minuscolo campanellino a forma di cuore, lo stesso che aveva notato al siamese di Minako. Non c’era dubbio, era proprio il suo. Si domandò che ci facesse così in giro come un gatto randagio, ma prima che potesse finire di ragionare, quello era già sgattaiolato via, scomparendo misteriosamente.

“Ti sei fatto male?” gli chiese lei con aria preoccupata e ancora parecchio turbata.

“No, figurati, è solo un graffio!” si schernì lui sghignazzando; in realtà gli bruciava da morire.

“Non credo proprio!” istintivamente gli prese una mano tra le sue. Tacquero per un istante, arrossendo d’imbarazzo e di tenerezza l’uno verso l’altra. Accorgendosi del suo gesto, si staccò bruscamente da lui, come fosse stata fulminata. “Vieni…vieni a casa! Devi assolutamente disinfettarti!” così alla fine lo costrinse a medicarsi a casa sua, anche se Daichi si era mostrato parecchio riluttante all’idea.

“Guarda che non era veramente il caso!” esclamò lui imbarazzatissimo mentre lei pazientemente gli tamponava il brutto graffio con un pezzo di ovatta imbevuto di disinfettante” AHIA! Cavolo bruciaaaaaaa!!”

“Zitto fifone, altrimenti ti sentiranno tutti in casa!” Himechan rise. In realtà erano soli. La mamma e il papà erano usciti a fare compere, e a quanto ne sapeva Yumeko era a giocare a casa di una compagna di scuola e Aiko era fuori con Koichi. Gli piaceva da matti prenderlo in giro, come del resto lui faceva con lei… un tempo, quando tutto era normale…

“Questa… Questa è la seconda volta che mi salvi da qualcosa…” fece lei con voce un po’ più dolce, quasi un soffio. Del resto Dai Dai si era sempre fatto in quattro per aiutarla a tirarsi fuori dai guai. Nonostante avesse sempre quegli atteggiamenti da rompiscatole, sapeva che era gentile e leale. Daichi aveva un cuore d’oro e il fatto che a volte, soprattutto quando c’era accanto a lui Minako, diventasse gelido e cattivo non gli impediva di tirare fuori il meglio di sé quando erano soli. A volte le pareva come se una strana mano invisibile condizionasse la sua mente e le sue parole, ma in realtà il buono e la generosità e la lealtà che c’erano in lui prevalevano su quella specie di… “Incantesimo”. Era la prima volta che Himi ci pensava. E se lui fosse stato vittima di qualche oscuro sortilegio? Se qualcuno lo avesse, che so, ipnotizzato per fargli una specie di lavaggio del cervello? Di colpo le venne in mente il viso di Minako, e i suoi occhi viola scrutatori… Ma no… Non era possibile. Era stata a casa sua proprio quel pomeriggio e, a parte quella misteriosa melodia al pianoforte suonata da chissà chi, non aveva notato niente di strano. Probabilmente era la gelosia nei confronti di Minako a farle pensare il marcio di lei. Ecco qual’era la spiegazione. Tutto qui.

“Se non ci fossi io probabilmente staresti in una marea di guai!” ridacchiò lui.

“Zitto!” esclamò lei passandogli il disinfettante sulla pelle viva, con sadico piacere.

“AHI!”

“Così impari ad essere sempre così villano!”

Si alzò e andò a riporre l’ovatta e l’alcool. Lui le venne dietro “Mi spieghi poi alla fine di cosa volevi parlarmi? Non ne abbiamo più avuto il tempo!”.

Le venne in mente quello che le aveva rivelato Minako: lei e Daichi si erano baciati?

Scacciò quel brutto pensiero dalla mente. Per quel giorno le emozioni erano state fin troppe.

Prima la visita inaspettata a casa di quella ragazza misteriosa, poi quella melodia dolcissima, poi Matsuyama nella loro casa segreta, e poi il gatto che per poco non le saltava in testa con un balzo… Era stanca di tutti quegli strani avvenimenti.

“Niente lascia perdere. L’ho dimenticato… Ti va un bicchiere di succo d’arancia?”

“Volentieri…La sai una cosa… Sei adorabile con quel fiocco, anche se non hai più i tuoi poteri magici…” le disse improvvisamente, con un sorriso pieno di dolcezza, guardandola da dietro il bicchiere che sorseggiava, con occhi diversi, che non gli aveva mai visto. Se non li avesse mai conosciuti, avrebbe detto che quelli erano gli occhi di un ragazzo innamorato.

Lei lo fissò con espressione sorpresa, poi si girò dall’altra parte, dandogli le spalle, fingendo di trafficare con il succo d’arancia, per non mostrargli il proprio imbarazzo.

“Grazie..” le mani le tremavano impercettibilmente e il cuore le batteva all’impazzata. Si sentiva le guance in fiamme. Perché non diceva niente? Perché non faceva una delle sue solite battute divertenti? Quel silenzio era pesante come un macigno.

“Himi…”
”S-sì?!” Dai Dai si era avvicinato lentamente dietro di lei e piano piano aveva allungato una mano ad accarezzarle i capelli. Lei si voltò di scatto come se fosse stata folgorata da una scarica elettrica e quasi senza accorgersene gli mollò un ceffone in piena faccia.

Per un attimo rimase incredula, per l’assurdo gesto che aveva fatto, con la mano a mezz’aria, come una stupida.

“Scusami io… Io …Non so che mi è preso” mormorarono entrambi all’unisono.

“E’ meglio… meglio che vada! Grazie ancora e… ciao!” esclamò arrossendo sia per lo schiaffo rimediato che per il forte disagio, dopodiché senza neanche aspettarla andò alla porta e uscì frettolosamente.

STUPIDA, STUPIDA E ANCORA STUPIDA. Himi cominciò a darsi tanti piccoli pugni in testa.

Si può sapere che le era preso? In fondo lui aveva fatto un gesto pieno di innocenza… e lei se l’era presa per così poco. Assurdo.

Andò in camera sua e si fermò per un attimo davanti lo specchio.

La figura che vide era quella di un’ adolescente, con i capelli biondi, corti da maschiaccio… ma con quel fiocco era così adorabile… Adorabile… Adorabile… Si passò una mano tra i capelli, scrutandosi con attenzione, poi si sistemò il fiocco, tra mille e mille pensieri.

“Hai un fiocco così bello…”

Una voce dietro di sé l’avvolgeva. Una figura si riflesse con lei nello specchio. Era identica a Minako solo che aveva i capelli corti come i suoi,  corvini come la notte. E un fiocco, identico al suo, ma nero dai riflessi blu. La sosia le circondava le spalle da dietro, con le braccia, parlandole all’orecchio con voce suadente, fissando lo specchio con un’espressione ammaliatrice.

“Un fiocco così bello… Dovresti usarlo meglio sai?!” le parlò all’orecchio, sussurrandole qualcosa, ed Himi l’ascoltò in silenzio come ipnotizzata, e trasportata in un’altra dimensione.

 

 

* I kompeiti sono una sorta di dolciumi caramellati importati in Giappone dal Portogallo

 

 

 

Allora miei cari lettori qui la situazione è alquanto ingarbugliata… Quando Daichi sembra essere tornato quello di sempre lei lo allontana e ora c’è questa sosia a consigliarle bene come agire… Ma in realtà nulla è come sembra… Io non vi dico niente. Muta sono XD

Spero sempre che la fic vi piaccia e ormai, sarò ripetitiva, ma ringrazio sempre tutti quelli che recensendo e leggendo apprezzano la fic! Senza di voi probabilmente non sarei così motivata ad andare avanti!

Dunque bacetti a tutti e alla prossima!!!

 

Himechan

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Capitolo 8
*** Oscurità splendente ***


Nel leggere il capitolo mi piacerebbe che ascoltaste una musica: è tratta dalla battaglia finale di Sailor moon stars. Potete trovarla su Youtube cercando Sailor Neptune's Death Song. E’ una melodia breve ma stupenda anche se molto commovente;  ho scritto di getto il capitolo ascoltandola. Spero che vi lasci le stesse emozioni che ha lasciato a me, e magari anche di più. Buona lettura!


Respirava affannosamente, il fiato corto, come se gli mancasse l’aria nei polmoni… Stava peggio, sempre peggio e loro si sentivano del tutto impotenti, o quasi… Nella dimensione oscura erano soli,  e LUI stava sempre più male… La sua anima nera stava quasi per scomparire e loro non avevano ancora portato a termine la missione.
Minako comparve al suo cospetto, silenziosamente assieme all’altra sua metà; erano avvolte dal colore della tenebra, nel silenzio più assoluto. L’unico suono era vicino e dolorosamente forte: il suo respiro affaticato, quasi rantolante, prossimo alla fine. Ne erano consapevoli.
“Allora, perché… Perché ancora non avete con voi quello che cerchiamo?”. Una voce, carica di rabbia e di disappunto, nell’oscurità le fece quasi tremare.
Potevano vedere solamente i riflessi scintillanti della sua folta capigliatura blu come la notte più oscura e senza luna e lo scintillio dei suoi occhi viola.
“Avverto un’energia negativa mia regina… Qualcosa che ci impedisce di agire…”
“SILENZIO! Non voglio più sentire scuse! Non abbiamo più molto tempo e lo sapete. LUI non aspetterà ancora per molto…”.
Le due gemelle si guardarono con un’espressione dolorosamente consapevole: fu Minako a parlare per entrambe.
“Mia regina non permetteremo MAI che finisca così. Noi… Io…” gli occhi dello stesso colore dell’ametista, le si riempirono di lacrime. Quanto odio, e quanto rancore serbava nel cuore! “Io sono disposta a sacrificare la mia vita per la causa… Se solo… se solo la mia anima servisse a salvarlo… se solo…” si morse il labbro inferiore ferendoselo quasi a sangue. Ma la sua anima era oscura, dal sapore di cenere e inutile per Lui. Per salvarlo occorreva un cuore puro come una sorgente, qualcuno che custodisse un sogno romantico, un sogno gentile che lo nutrisse e lo portasse a riprendere l’energia vitale che piano piano scivolava via dal suo fragile corpo. Qualcuno come quella ragazzina dal fiocco magico che per tante volte era riuscita a sfuggirle: aveva una luce splendente che le rifulgeva negli occhi, lo aveva capito subito, da quando l’aveva vista… Del resto erano legate da qualcosa di inscindibile, qualcosa che andava aldilà di ogni razionale pensiero. E quel pensiero era Erika. Era lei ciò che le univa, mentre con la sua gemella il rapporto era ancora più stretto, intenso, quasi vitale. Hanae era l’altra faccia di Himechan, ma la stupida ancora non lo sapeva.
Minako si avvicinò a Lui e gli prese una mano tra le proprie, portandosela alle labbra gelide come il ghiaccio dei poli. “Resisti… Ti prego resisti… Manca poco ormai” non riusciva a vederlo bene talmente gli occhi le offuscavano le lacrime. “Ti giuro che ti salverò… Costi quel che costi…” Lo baciò tra i morbidi capelli poi si voltò a fissare l’ombra della regina alle sue spalle con occhi di fuoco.
“Voi dovete solo impossessarvi di ciò che ci è sempre appartenuto. Nient altro”. La voce di lei era secca, brutale. Non lasciava condizioni. “E’ stata lei… E’ stata lei a ucciderlo lentamente… E io non avrò pace finchè la nostra vendetta non sarà placata”.
Minako e Hanae si inginocchiarono abbassando il capo, di fronte a quegli occhi scrutatori così simili ai loro. “La tua vendetta è anche la nostra, regina. Non lasceremo intentato il nostro compito”.  Rivolsero un ultimo sguardo a Lui, che giaceva inerte, senza quasi più vita. Minako giurò che ce l’avrebbe fatta, anche se quella fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto nella vita,e detto questo sparirono nell’oscurità senza attendere ulteriori ordini.

Di colpo si ritrovarono proiettate, magicamente e improvvisamente nel grande soggiorno della villa misteriosa. Hanae era al pianoforte e suonava una melodia straziante, come un orrendo presagio di morte, muta senza dire una parola. Come sempre. Lei era la sua ombra, la sua metà, l’altra faccia della medaglia. Chiudeva gli occhi lasciandosi trasportare dal dolore quasi fisico che quelle note provocavano.  Minako era alla finestra guardando pensosa, senza vederle, le nuvole alte nel cielo.
Hanae terminò il suo pezzo d’improvviso, con un accordo dissonante che riecheggiò da ogni parte. Il gatto, appisolato sul divano scattò all’improvviso e corse a rifugiarsi chissà dove.
“Non abbiamo più molto tempo…” mormorò Hanae fissandosi il palmo delle mani, tremando impercettibilmente.
“Che intenzioni hai?”. Fissò la sua gemella dai lunghi capelli corvini con aria seria, tesa.
“Impossessarmi della sua anima, gliel’ho giurato ed è ciò che farò”. Lo disse piena di orgoglio, sprezzante del pericolo. Ormai niente le faceva più paura; le tenebre erano il suo unico conforto, dopo la cacciata, il buio il suo unico amico, l’odio il suo compagno di viaggio. Solo la sua gemella poteva capire i suoi sentimenti pieni di vendetta.
“Sai che non sarà facile… Lei ha la principessa del Regno della Magia che in qualche modo la protegge, attraverso quel Daichi e il suo stupido amico. Finora tutti i tentativi di manipolare la sua mente non hanno dato i risultati che speravamo”.
“Erika è morta capito!! Non la devi nominare MAI più!” urlò guardando sua sorella con un’espressione piena di livore e odio represso. “Non potranno proteggerla ancora per molto. Vedrai che non appena la sua energia sarà definitivamente spenta riusciremo a manipolare la mente di quel ragazzo…” tremò non appena pronunciò queste parole.
“S-sì, ma sai questo cosa comporterà… Voglio dire sai cosa vorrà dire quando l’energia vitale di Erika sarà definitivamente spenta… LUI sarà perduto per sempre… E non ci sarà…. Scampo”.
“Zitta! Non devi neanche dirlo! Io porterò a termine la missione perché è questa la mia vita! Siamo stati condannati a vivere nella tenebra e se sarà destino io morirò nella tenebra, ma LUI NO! LUI deve vivere, per noi, per la nostra gente, il nostro popolo che vaga senza meta nell’abisso. LUI sarà il nostro futuro…la… la nostra unica speranza di salvezza”. Gli occhi di Minako brillavano di una luce nuova, piena di forza e coraggio e disperazione. Il ricordo di Lui le inondava il cuore di tristezza ma anche di un sentimento strano, nuovo, a cui non sapeva dare un nome. Era un sentimento diverso da quello che provava per gli altri esseri, a cominciare dai terrestri.
“D’ora in poi non potremo più fallire, lo sai… Abbiamo pochissimo tempo ormai prima che si spenga definitivamente…”
“Principessa…” Hanae si alzò e le andò accanto “Ho paura…”
Lei neanche la guardò, continuando a fissare il vuoto davanti a sé “Quando tutto questo sarà finito e noi avremo la nostra rivincita  le TENEBRE torneranno a SPLENDERE”. Le prese una mano tra le proprie e la baciò “Non temere, Hime-chan* la vendetta è vicina…”.

“Dormi… Dormi un sonno senza sogni…  L’oscurità tornerà a splendere quando i tuoi occhi si apriranno e noi torneremo a vivere…” Lei gli baciò la fronte gelida, e poi i capelli color della notte, come i suoi, come quelli delle principesse. Lo prese delicatamente tra le braccia: era un peso talmente leggero e fragile che per un attimo temette si potesse frantumare al suo stesso tocco…
“Dormi angelo delle tenebre, la tua anima ci ha salvato, per proteggerci, non ancora a lungo… ma il tempo della vendetta è giunto…Ormai… E ora Svegliati angelo delle tenebre… Svegliati prima che sia troppo tardi”.
Cominciò a cullarlo gentilmente, cantandogli all’orecchio una tenerissima nenia… Se l’avessero vista in quell’istante, avrebbe solamente dato l’idea di una creatura come tante, che stringeva al cuore l’essere che più “amava” al mondo… Ma… Amare? Non conosceva il senso di questa parola anche se ne aveva sentito parlare da persone molto diverse da lei…Sapeva solo che era un sentimento negativo, altamente distruttivo e loro non avevano mai potuto permetterselo. Dalla cacciata, il loro popolo era stato costretto a vagare in un incubo oscuro, senza fine da quando Lui aveva chiuso gli occhi. Ora la sua anima diventava sempre più invisibile e impalpabile.
La sua voce era lieve, e lo accompagnava gentilmente nei luoghi più oscuri e remoti della Galassia, ovunque il suo pensiero ora fosse… Poi di colpo si interruppe e si voltò verso una tenue luce…
Lei riposava sotto una teca invisibile, i lunghi capelli color oro sparsi attorno la testa, come un aureola di luce accecante… ma la luce si faceva sempre meno vivida e con lei moriva l’energia di Lui… In un certo senso pur essendo tanto diversi erano indivisibili e legati da un destino comune… Terribile e ineluttabile… Perché la vita di Lei era legata alla fine di Lui e viceversa. Non c’era scampo.
La principessa aveva gli occhi chiusi, sembrava dormisse un sogno incantato, protetta da una debolissima luce dorata, ormai al crepuscolo, ed era bellissima. Odiava quella bellezza così rifulgente, e odiava il suo Mondo e le creature che vi abitavano.
Era Lei la causa di tutto… Il principio del loro vagare senza meta, ma presto il Cerchio sarebbe stato chiuso. Per l’eternità.


*No non sono impazzita, semplicemente Hime-chan in giapponese vuol dire principessa : )) Ma ovviamente ogni riferimento a fatti o persone NON è puramente casuale!!



Allora cari lettori, direi che questo capitolo è un po’ particolare sia per il tono molto malinconico, che per l’atmosfera il più lontana possibile dalle “normali” situazioni che vi ho descritto finora… Diciamo che il senso di questa parte, e più in generale nella mia fic è che non possiamo giudicare una persona in maniera completamente negativa o positiva… In ognuno di noi c’è una parte “più oscura” e una più limpida, e questo capitolo mi serviva per far comprendere come anche nelle azioni di un  personaggio che può risultare più odioso di altri, ci siano delle motivazioni profonde, magari inspiegabili. Questo è quello che succede a Minako… Probabilmente il suo personaggio non è così nero come sembra… chissà…E quel Lui sarà la sua vera motivazione??Questo non posso e non voglio dirvelo.
Per le mie recentrici: Grazie di cuore a tutte voi!!
Per Shoujina94 spero tu abbia risolto i tuoi problemi a scuola : )) Grazie per i complimenti e poi vedrai da te se Matsu è veramente un personaggio positivo o meno.
Per Shirin: Grazie anche a te cara, sono contenta che la fic ti appassioni!
Per Barbidoluzza: Ho  fatto prima che potevo a scrivere il seguito, spero ti piaccia  : ))
Per Australia: Sono  davvero contenta che la fic ti piaccia tanto, le tue recensioni piene di allegria mi fanno veramente piacere!
E naturalmente grazie a Luisina, sempre puntuale e dolce nei suoi commenti! Grazie carissima presto avrai tutte le risposte alle tue domande : ))

Baci baci a tutti!!

Vostra Himechan

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Capitolo 9
*** Io ti salverò ***


“Tetsu! Tetsu passa la palla!” Scarta l’avversario, corri sulla fascia, tira di potenza… Goooooool!!
Dai Dai era il più forte della squadra e con lui in campo vincevano praticamente quasi sempre! Himi lo guardava seduta insieme a Manami e Ichiko sul prato; si erano fermate a pranzo a scuola finite le lezioni per guardare la partita di calcio tra la squadra del loro istituto e la scuola di un altro distretto. Manami ovviamente non aveva occhi che per il suo Tetsu e non perdeva tempo a incoraggiarlo, gridandogli che non doveva mollare, che era il più bravo di tutti. Da quando stavano insieme, la sua amica Manami era diventata molto meno timida e molto più espansiva e lei e Tetsu formavano davvero una coppia ben assortita e molto affiatata.
Dopo aver segnato Dai Dai rivolse lo sguardo verso il gruppetto di ragazze e in particolare verso Himechan che aveva la bocca piena di arancini di riso! Lui le rivolse un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro, e dopo essere stato travolto dall’entusiasmo dei compagni per la rete segnata le fece il gesto di vittoria a forma di v alzando l’indice e il medio. “Ehi maschiaccio se continui a mangiare in quel modo diventerai più grassa di una mongolfiera!!!!!” le gridò dal campo per prenderla in giro come sempre. Le andò di traverso l’arancino e per poco non si strozzò ma stranamente non gli disse niente, anzi arrossì fino alla radice dei capelli; non riuscì a capire se per lo sforzo di tossire per non soffocarsi o per l’imbarazzo, o per il pensiero del giorno prima, quando lui le aveva accarezzato i capelli e le aveva detto che con il fiocco era adorabile, o probabilmente per tutti questi motivi insieme.
“Brutto maleducato che non sei altro…” borbottò a denti stretti, mentre le sue amiche ridacchiavano e la prendevano in giro impietosamente… Poi dopo un attimo di arrabbiatura ci pensò un po’ su e sorrise tra sé e sé “Adorabile mascalzone… Ti adoro…” Da un po’ ormai lo guardava con occhi diversi, più adulti, non più gli occhi di un’amica, ma quelli di una ragazza innamorata… irrecuperabilmente… irrimediabilmente. “Dai Dai… Ma che sta succedendo…”.
“Himeko?! Ehi Himeko?!” Una voce la riscosse dai propri pensieri. Si girò. Solo Lei la chiamava con il suo nome per intero.
 In piedi davanti a lei c’era Minako: dovette ammettere che era molto carina con i lunghissimi capelli scuri raccolti in una pratica coda di cavallo, il fisico snello e flessuoso messo in risalto dai pantaloncini e da una maglietta sportiva. Sotto il braccio reggeva un pallone da pallavolo.
“Senti ci mancherebbe un elemento nella squadra di pallavolo! Ti va di unirti a noi?” Glielo chiese con un sorriso innocente, veramente innocuo ma che a lei, istintivamente non piacque. Ci riflettè un attimo, si voltò a guardare Dai Dai alle prese con un avversario che tentava di togliergli la palla senza troppi complimenti, poi tornò con lo sguardo verso Minako “Okay, ci sto!”
“Ma Himi non finisci di guardare la partita? Con Tetsu e Dai Dai avevamo deciso di andare tutti insieme a prenderci un frappè?!” Manami restò parecchio delusa dall’abbandono dell’amica, ma Himi le strizzò l’occhio “Tranquilla, aspettatemi ci sarò anch io!” e detto questo s’alzò dandosi una ripulita alla gonna dell’uniforme e alzandosi le maniche, con aria battagliera e combattiva, come sempre. “Okay andiamo! SONO PRONTA!”.
Non si accorse del sogghigno malefico che aveva Minako quando si allontanarono insieme.

“Miaaaaaaa!” Himi era davvero in gamba, aveva carattere e grinta e dava una mano a tutte le sue compagne di squadra con generosità. Minako si trovava dall’altra parte della rete, nella squadra delle titolari e quando si ritrovarono faccia a faccia sotto rete le lanciò un sorriso equivoco, pieno di sarcasmo. “Complimenti, biondina… Te la cavi bene per stare nella squadra delle riserve…”.
Himi le lanciò un’occhiata truce e incattivita. “Si può sapere che vuoi da me ? Perché ti diverti a provocarmi? ” le disse a denti stretti. “Io non provoco proprio nessuno, carina… Sei tu che continui a soffrire di queste strane manie… di persecuzione… Dovresti invece imparare ad accettare le situazioni” Ancora quel sorriso diabolico. Era evidente che ci godeva da matti a innervosirla ancora con la storia di Dai Dai.  Himechan avrebbe avuto una gran voglia di strangolarla con la stessa rete del campo! Minako aveva il potere molto poco regale di portarla a picchi di nervosismo estremo, difatti non riuscì a concentrarsi per tutto il resto della partita, sbagliando un colpo dopo l’altro. Ad un certo punto, si trovava di nuovo proprio di fronte a Minako quando quest ultima schiacciò una palla molto violenta, nella sua direzione, ad una velocità fuori dal normale, tanto che Himi neanche riuscì a distinguerne la traiettoria. Un bolide rapido come un proiettile le piombò in piena faccia, senza neanche lasciarle il tempo di spostarsi o di ricevere la palla. L’ultima immagine che ebbe prima di crollare a terra svenuta fu Minako che spiccava, leggera come una gazzella, un salto oltre la rete, schiacciando con una potenza incontrollata. Alle sue spalle il sole che le oscurava la  figura, accecandola, creando un netto contrasto con l’ardore del sole e il suo profilo nero… Poi l’oscurità l’avvolse totalmente.

“Dove… Dove sono… Sto forse sognando?” Era buio, non vedeva nulla all’infuori di una tenue luce dorata… lontana... Avanzò lentamente, esitando…
“Segui la luce…” una voce la guidava. “Fidati di me… Segui la luce, non avere paura, coraggio Himechan…”. La voce di donna era gentile, suadente, dolce come una nenia infantile… Le ricordava tanto quella di sua madre quando le raccontava le favole, da bambina, prima di farla addormentare… Ma questa era ancora più tenera, innocente, ipnotizzante…
All’improvviso si ritrovò a percorrere una specie di sentiero, stretto, di una lunghezza infinita ed esasperante… Sembrava che quella luce non arrivasse mai, le pareva di camminare ma allo stesso tempo di non riuscire ad arrivare mai alla meta… “Continua ad avanzare… Non temere… Loro ti aspettano”.
“Loro chi? Io non capisco? Chi sei? Cosa vuoi tu da me?” le chiese lei, con voce strascicata, come se stesse per piombare in un sonno senza fine. Ed effettivamente le pareva di essere sfinita, nonostante avesse mosso solamente pochi passi, di non avere più forze. Si sentiva stremata e priva di energie, ma la voce la incitava a proseguire, a continuare, perché Loro, alla fine della strada la stavano aspettando. “Coraggio Himechan, ancora un piccolo sforzo…”. E finalmente arrivò al punto preciso sprigionato dal bagliore dorato, o almeno così le parve.
Guardò meglio e vide venirle incontro Erika… Proprio lei? Possibile? Possibile.
Si stropicciò bene gli occhi per capire se quella visione era vera o meno, ma quando li riaprì lei era ancora di fronte a lei.
“Erika… Erika amica mia! Sei tu! Sei PROPRIO tu!!” di colpo le sembrò che le fossero tornate tutte le forze… Fece per andarle incontro ed abbracciarla, ma lei le tese una mano, con aria seria, a fermarla. “Fermati Himi. Prima devo dirti una cosa”. Si guardarono a lungo, l’una negli occhi dell’altra, riflettendosi come un’immagine allo specchio, tanto erano identiche, poi lei parlò. “Himi, devi restituirmi il fiocco”.
“Erika… Ma… Come? Che dici??  Io ho talmente tante cose da chiederti! Perché il fiocco non ha più tutto il suo potere magico, e Pokotà non parla più… E io… Non potevo mettermi più in contatto con te… Oh Erika mi è sembrato di impazzire!! Ma perché vuoi che ti ridia il fiocco? Qual è il senso di tutto questo?” era ansiosa di sapere ma lei scosse la testa. “Non posso dirtelo… Fidati… E’… E’ per il tuo bene… Dammi il fiocco… Dammelo… Ora…” Fece per avvicinarsi e di colpo, l’espressione che le lesse negli occhi fu quella di un essere diabolico, che veniva da un posto completamente diverso da quello di Erika… Qualcuno o qualcosa di oscuro… Che NON era Erika!!
“Fermati! Non toccarmi!” gridò facendo un balzo indietro, ma nel voltarsi si andò a scontrare con qualcuno che stava proprio dietro di lei.
Lei sogghignò. Minako le rivolse un sorriso di trionfo… Ma no… Non era lei…Si sbagliava, perché aveva i capelli corti, proprio come i suoi, e aveva un fiocco proprio come quello che portava, solamente dello stesso colore della notte. Hanae… L’immagine allo specchio… L’altra sua metà. “Come ci si sente a fare i conti con sé stessa Himechan?!” La voce di Erika, era cambiata. Al suo posto era comparsa Minako. Non riusciva più a muoversi e si sentiva imprigionata dalla morsa delle due gemelle. “Non devi avere paura, piccola Himechan… E’ come se tu avessi il terrore di te stessa… Ma fra poco il tuo tormento sarà placato”. Himi si sentiva del tutto impotente. Le gambe paralizzate, non riusciva a muovere più un muscolo del corpo. Si sentiva gelare.
L’unico pensiero che le venne in mente lo rivolse a Dai Dai “Aiutami… Aiutami… Ti prego…”.
Fu un attimo, e di colpo non riuscì a capire se quello era stato solo un sogno o la realtà.
“Himi! Himi!” Qualcuno la chiamò. Una voce dolcemente familiare.
 Lui. LUI!!
“Ehi… Ehi tu! Si può sapere che stai facendo?”.
Dai Dai aveva fatto irruzione trafelato all’interno dell’infermeria della scuola. Appena finita la partita gli avevano detto che Himi aveva perso i sensi dopo una pallonata ricevuta particolarmente violenta, così, senza pensarci un attimo era corso da lei, per vedere come stava.
L’aveva trovata semi incosciente, sdraiata sul lettino, che farfugliava qualcosa, mentre Minako tentava di strapparle il fiocco dai capelli.
Lei accortasi di essere stata scoperta, afferrò il fiocco, gli diede una violenta spinta e scappò via. “Ehi! Ehi Minako… Ma che diavolo… Fermati!!!”.
Fece per andarle dietro per farsi restituire il fiocco magico di Himi ma poi una voce, poco più che un sussurro lo chiamò… “Dai Dai... Sei… Sei tu? Sei venuto a salvarmi?”.


Mie care lettrici siamo arrivati ad un punto di svolta. Per la prima volta Himi si è trovata faccia a faccia con le due gemelle. Allora, come avrete capito in questa fic non si sa mai dove finisce il sogno, e dove comincia la realtà… Chi è davvero malvagio, e chi no… Chi è vero e chi è solo una proiezione della nostra mente… (probabilmente in questo sono un po’ pirandelliana : )) Direi che meno male che c’è il nostro Dai Dai a togliere la piccola Himi dai guai, che finalmente pare essere rinsavito… o forse no? Non posso dirvi proprio niente, ma spero solo continuate a seguire la fic con l’entusiasmo di sempre!
Ringrazio particolarmente i miei carissimi recensori
Per LUISINA: Carissima grazie sempre per le tue recensioni così attente e puntuali, sono felice che il mio modo di scrivere ti piaccia tanto!
Per AUSTRALIA: Porta pazienza e avrai tutte le risposte alle tue domande! : )
Per SHIRIN: Grazie, di cuore. Con poche parole sei riuscita a farmi capire quanto hai apprezzato il capitolo precedente!,
Per SHOUJINA94: Io scrivo con il cuore perché è qualcosa che mi rappresenta, qualcosa che amo fare profondamente e spero il risultato sia degno dell’amore che ci metto!  : )
Per ANGIERICCIO: Grazie anche a te per i complimenti! Io felice : )))
Per BARBIDOLUZZA sono contenta che il mio stile ti piaccia, e per scrivere veramente bene ti consiglio di leggere tutto quello che ti capita, imparando piano piano a criticare ciò che è buono da ciò che non vale molto. Leggi,scrivi e sii sempre curiosa di imparare, e vedrai che riuscirai a trovare uno stile particolare, unico, il Tuo!

Ringrazio chi ha messo la fic tra i preferiti e chi anche solo leggendo apprezza il mio lavoro!! Grazie a tutti!!!
E a presto!!!!

Baciiii
Vostra Himechan

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Capitolo 10
*** La scomparsa ***


Stavolta la musica che ha ispirato questo mio capitolo si chiama Struggle for pleasure, l’autore è Wim Mertens. Se ne avete voglia e possibilità cercate questa musica su Youtube e nel frattempo leggete… Diciamo che questa può essere molto simile alla melodia che la principessa Hanae suona al pianoforte.
Buona lettura!




“Himi?! Himi?! Come ti senti?” La voce era lontana…ma il viso che riuscì a distinguere le era familiare… Mise a fuoco i contorni e piano piano si accorse che era Dai Dai, chino su di lei che la guardava con un’espressione tesa e preoccupata…
“Dai… Dai… Sei venuto a salvarmi?” gli chiese quasi in un soffio.
“Svegliati Himi è stato tutto un brutto sogno! Che ti hanno fatto?” Il pensiero corse subito a Minako che le aveva preso il fiocco.
“Non lo so… Io… Io credo di… aver preso una bella botta in faccia… Io…E’ stata Lei non è vero?!” I suoi occhi dicevano molto di più di mille parole…
“Scusa… ma lei… chi?” intervenne Manami giunta trafelata in infermeria insieme a Daichi e Ichiko. Dai Dai le fece cenno di tacere, poi gentilmente chiese alle due ragazze di uscire un momento dall’infermeria.
Quando furono di nuovo soli, lui la aiutò a sedersi sul lettino: non ci fu bisogno di dirle niente… Si era già passata una mano tra i capelli e si era accorta di non avere più il fiocco.
“E’ stata Lei!” Ripetè ad alta voce “E’ stata Lei non è vero?!” disse cercando di alzarsi, ma la botta che aveva preso era stata particolarmente violenta e per un attimo le parve che tutta la stanza le girasse intorno. Sarebbe caduta se due braccia salde non l’avessero sorretta prontamente… Di nuovo si ritrovarono a pochissimi centimetri dai loro occhi, i cuori che battevano all’unisono. Daichi la fissò con un’aria molto seria mentre l’aiutava a mettersi di nuovo seduta.
“E’ stata Minako a rubarmi il fiocco non è vero?!”gli chiese a bruciapelo, con un’espressione incattivita sul volto.
Lui abbassò la testa evitando il suo sguardo
“Guardami Dai Dai! E’ stata LEI?”
“Sì, ma non so spiegarmene il motivo… Magari le piaceva e l’ha preso in prestito, e…” ma sapeva benissimo che la scusa non reggeva assolutamente, in realtà nel gesto di Minako c’era molto, troppo di più di quello che lui minimamente sospettava… Himi invece aveva colto molti più segnali di lui che in genere era quello più sveglio,capace sempre di intuire al volo quando le cose non funzionavano.
“Dai Dai! Devo assolutamente riprendermi il fiocco! C’è qualcosa che io non riesco a capire! Credimi sono convinta che Minako non sia ciò che voglia far apparire! Sono sicura che lei nasconda molte più cose di quanto noi crediamo!”
Lui la fissò con aria scettica; a volte le pareva che Himi galoppasse troppo con la fantasia “Secondo me tu corri troppo… Minako è una ragazza particolare, è vero, ma non credo sia cattiva… Piuttosto non credi che la pallonata ti abbia dato alla testa?” ridacchiò passandole una mano sulla fronte, per stemperare la tensione del momento.
“E invece non capisci proprio niente!!!” gli gridò in faccia riacquistando di colpo tutta l’energia.
“Sto parlando sul serio, IO! E voglio scoprire assolutamente tutto di quella lì! Lei mi odia, lo sento, non fa altro che provocarmi, io sento che c’è qualcosa che non va, non mi piace… non mi è MAI piaciuta!” Lo fissò dritto negli occhi, con un’intensità che rivelava molto più di tante parole.
Daichi socchiuse gli occhi sogghignando in maniera beffarda “Senti un po’ non è che per caso sei un tantino gelosa di Minako… Perché credo che tutto questo accanimento sia un po’ eccessivo…”
”Io gelosa ? E di cosa sentiamo?”
Incrociò le braccia con aria di sfida, fissandolo come un grosso cane rabbioso.
Lui alzò le spalle, incrociando le braccia dietro la testa “Dicevo così per dire… Sai Minako è una ragazza molto carina e molte ragazze sono invidiose del suo successo!” .
Un ceffone rapido e inaspettato gli si stampò dritto dritto in faccia a zittirlo di colpo “Tu non capisci un bel niente! Quella lì ti ha stregato con i suoi begli occhi, e ci sei cascato come uno scemo! Non vuoi credermi? Fai come ti pare! Ora vado subito a parlare con Minako per saperne di più e a farmi restituire il MIO fiocco. Ti saluto caro!”
“Ma dove vai! Aspetta vengo con te!”. Lui cercò di fermarla, afferrandola per un braccio, ma lei si divincolò con uno scatto improvviso, guardandolo con occhi di fuoco.
“Lascia stare. Me la cavo benissimo da sola!”. E detto questo, riacquistando tutta la propria lucidità aprì la porta e uscì sbattendola furiosamente.

Si recò dritta dritta a casa di Minako, decisa a farsi restituire ciò che le apparteneva e a scoprire finalmente cosa si celava dietro quei begli occhi viola e quel visetto da principessina delle nevi.
La ricordava bene: era una villa splendida, molto simile alla vecchia casa abbandonata.
Il grande cancello era aperto, così vi entrò senza chiedere permesso, a grandi passi, l’aria combattiva di chi è deciso a non farsi mettere i piedi in testa. Suonò alla porta. Nessuno però venne ad aprirle. Provò nuovamente. Nessuna risposta. All’improvviso si accorse che la porta era socchiusa, così la spinse un po’, e dopo averci pensato un attimo decise di entrare. L’interno era buio. “C’è nessuno?” Ma l’unica risposta che ebbe fu quella di un prolungato, inquietante e  assordante   silenzio. Poi d’un tratto le parve di udire una lieve melodia al pianoforte… quasi in lontananza… soffusa… Come se qualcuno la stesse aspettando… Di nuovo la stessa melodia armoniosa che aveva potuto ascoltare la prima volta che aveva messo piede lì dentro. Camminava lentamente, avanzando cautamente nella penombra della stanza, guardandosi intorno con aria guardinga, quando all’improvviso qualcosa le passò tra le gambe, veloce come una saetta facendola quasi cadere. Il gatto la fissò a lungo, con quegli occhi fosforescenti, e carichi di un’espressione misteriosa quasi umana, per poi sgattaiolare chissà dove. Tirò un lungo respiro, il cuore le batteva all’impazzata quando  di colpo le si proiettò di fronte l’immagine di Minako dritta in piedi accanto a sua sorella Hanae, la gemella dal fiocco scuro e i capelli corti, al pianoforte. Era lei l’autrice di quella musica così incantevole e allo stesso tempo piena di una strana, frenetica inquietudine; Himi le fissò entrambe, ammutolita, senza dire una parola, in quel momento le parevano tanto due creature di un’altra dimensione. Minako aveva lunghi capelli scuri, sciolti in tutta la loro bellezza, in una cascata nera come la notte, lucenti come l’ebano, rendendola quasi una creatura fuori dal normale… la pelle di porcellana, i grandi occhi d’ametista di velluto; Hanae invece era seduta, rapita dalla propria ispirazione artistica. D’improvviso la melodia cessò, e lei ebbe un sussulto. In un attimo si ritrovò frugata dentro da quattro occhi indagatori profondi come l’abisso oscuro di un oceano.
Fu Minako la prima a parlare. Era sempre lei quella che aveva le parole per entrambe. Hanae taceva. Ora erano tutte e tre faccia a faccia.
“Sei arrivata, finalmente. Ti stavamo aspettando” le disse con calma, pronunciando le parole tranquillamente, scandendo bene ciò che diceva. In mano stringeva il suo fiocco
“Stavi cercando questo per caso?” le domandò mostrandole il fiocco rosso, stringendolo tra le dita come un prezioso trofeo, un sorriso beffardo, arrogante, di sfida stampato sul viso.
“Ma come… come… A cosa ti serve il mio fiocco? Minako CHI SEI? Cosa vuoi da me?” Continuava a cercare delle risposte. Affannosamente. Inutilmente.
Minako continuava a fissarla con quegli occhi scrutatori pieni di mistero.
Le parole che pronunciò furono brevi. “Cosa voglio?”. Un attimo di silenzio. “IL TUO CUORE”.
Himi rimase come paralizzata nel sentire quelle parole, dette con voce stranissima, prive di umanità.
“E ora tu…” le si avvicinò lentamente, guardandola con espressione diabolica, carica di malvagità suadente. Himi all’improvviso, non riusciva più a muovere un muscolo del corpo. Si sentiva come stretta da una morsa invisibile ma ugualmente implacabile. Hanae, alle spalle della sorella la fissava con un’espressione indecifrabile. “Tu… farai come io ti dico…” allungò una mano su di lei, toccandole la fronte con il palmo. Himi di colpo non riusciva più a muoversi né a emettere un solo fiato, si sentiva improvvisamente svuotata, senza forze
“Himi!!!!!! NOOOOOOO!!” Una voce alle sue spalle la fece quasi riemergere dal baratro senza fine in cui stava precipitando. Chi sei… Chi… Sei… LUI… Ancora lui.
DAI DAI.
L’aveva seguita di nascosto, senza farsi vedere; voleva proteggerla e sapeva che in qualche modo si sarebbe cacciata in qualche guaio.
La prese prontamente tra le braccia, scaraventandola via con un gesto rapido e deciso e venendo investito in pieno dal potere oscuro e malefico irradiato in tutta la sua potenza accecante da Minako. Quel potere travolgente, potente e altamente distruttivo lo centrò completamente, investendolo e lasciandolo sopraffatto a terra senza più vita.
Himi non capiva più nulla. Era a terra, tramortita, la testa le doleva da morire, ma la sua anima era salva. Dai Dai, poco distante da lei era riverso a terra, immobile.
 “Stupida ragazzina…” mormorò Minako tra i denti. Hanae guardò la sorella inorridita per quello che era successo, poi spostò gli occhi su Himi e infine,  senza dire un fiato si dileguò nell’oscurità.
Riacquistata la propria lucidità Himi corse immediatamente da Dai Dai, ma Minako fu  più veloce di lei e con un solo rapidissimo gesto lo prese tra le braccia. Il suo peso, al tocco delle sue dita era leggero e impalpabile come l’aria.
“Fermati! Lascialo andare! E’ me che vuoi!  Lui non c’entra! Lui non… Lascialo!!!!”
Minako la fissò con occhi pieni di disprezzo, colmi di odio, ma anche di orrore e di disgusto “Tu non… Tu non sai quello che hai fatto. Lui non…” Si chinò con lo sguardo su Dai Dai che apparentemente sembrava senza più vita, poi tornò a guardare la sua rivale “Ora lui viene con me”e detto questo sparì di colpo, dissolvendosi assieme a Dai Dai in una cascata accecante di luce.
 “Dai Dai no!!!” Himi cercò di afferrarlo appena prima che lui sparisse con lei, ma tutto ciò che le rimase tra le mani, fu solamente un piccolo lembo della sua giacca.
“Torna indietro!! Torna indietro!!” gridò con quanto fiato avesse in gola, ma davanti e dietro di sé il nulla. Sbattè i pugni a terra, sentendosi completamente impotente, bagnandosi la faccia di lacrime. Era stato tutto così improvviso e inaspettato, Minako aveva detto di volere il suo cuore e adesso aveva portato via con sé Dai Dai. Ma dove? In quale oscuro posto dell’universo? Perché ormai era chiaro che lei non appartenesse ad una razza umana… ma allora… Allora cosa c’era sotto…
Di colpo le parve di nuovo che due occhi la scrutassero. Si girò di scatto e si trovò a fissare… Matsuyama. Comparso all’improvviso, silenziosamente. La scrutava senza dire una parola guardandola con occhi dolorosamente consapevoli che rivelavano molto più di mille parole.


Allora care lettrici eccoci qui! Intanto mi scuso per il ritardo nell’aggiornamento della fic ma ultimamente ho avuto un po’ di impicci universitari ç_ç Considerate questo nuovo capitolo come il mio regalo di Natale verso chi recensisce la storia, chi l’ha messa tra i preferiti e chi la legge anonimamente… Grazie di cuore a tutti voi, probabilmente senza il vostro supporto non sarei così motivata ad andare avanti : )
Vi auguro di passare delle feste serene con chi amate di più, e di realizzare per l’anno nuovo tutti i vostri desideri!!
Un bacio a tutti!!
Vostra Himechan

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Capitolo 11
*** Salto dimensionale ***


Arrivarono al cospetto della regina, offrendogli in dono il ragazzo incosciente. Lei scrutò a lungo le due principesse. Poco dietro di sé, una teca lievemente brillante, in cui riposava la principessa dai lunghi capelli color dell’oro. Nell’altra, LUI.
Minako e Hanae si inginocchiarono davanti alla creatura della distruzione e delle tenebre.
Le sue parole furono secche, gelide, brutali.
“Lei dov’è? Perché non è qui?”. Era molto indispettita e contrariata. I piani non procedevano come avrebbe desiderato. Nell’oscurità scintillavano solamente i suoi occhi, brillanti come tizzoni di fuoco.
Fu Minako la prima  a parlare, come sempre.
“Purtroppo per il momento abbiamo fallito mia regina, ma in compenso abbiamo preso il suo stupido amico… Lui sarà la nostra esca. Vedrai che Himechan non tarderà a seguirlo e a raggiungerlo… Lo raggiungerebbe in capo al mondo se potesse…” rivolse tra sé e sé un sogghigno malefico. Non riusciva davvero a comprendere il sentimento che legava quei due… Lei non aveva mai conosciuto un sentimento simile, né tantomeno le era mai passato per la mente che potesse essere qualcosa di unico, di speciale, di indistruttibile, qualcosa che andava aldilà del semplice interesse e della pura convenienza. Mai, neppure per il suo stesso sangue aveva provato qualcosa di simile da cui quei due erano legati… Illusi…Poveri illusi. L’amore? Una parola vaga, ne aveva sentito parlare da quegli stupidi terrestri… Le ragazzine che regalano i cioccolatini al ragazzo di cui sono innamorate il giorno di San Valentino, le coppiette che vedeva passeggiare al parco, mano nella mano, la carezza di una mamma al suo bambino… tutte sciocche e banali e inutili dimostrazioni di affetto. Le veniva la nausea. Tutto ciò era inconcepibile, talmente lontano dalla sua realtà e da quella della sua famiglia. Eppure dentro di sé serbava un segreto molto più grande… Quello… quello poteva chiamarsi…forse poteva chiamarsi… l’amore di cui tanto parlavano??? Lei per LUI avrebbe sacrificato la vita… se solo la sua anima lo avesse permesso gliela  avrebbe portata in dono… Allora… Allora questo poteva definirsi… Amore verso un suo simile?? Non lo sapeva… probabilmente  il suo era un sentimento molto più nobile ed elitario, nessuno avrebbe potuto comprenderlo, neanche la sua gemella Hanae dalla quale tuttavia era legata da qualcosa di indissolubile. Ma Lui…Lui…lo avevano sempre protetto…Lui era sempre stato così fragile fin da quando era venuto al mondo… sempre così etereo, e impalpabile con quei capelli tanto simili ai propri e  la pelle bianchissima, di porcellana… così piccolo ed indifeso. Lui. E Daichi ormai faceva parte del loro disegno malvagio. Non potevano più tornare indietro. Sarebbe tornato utile molto presto affinché la portasse dritta dritta dove avrebbero voluto.
Il piano dunque era chiaro. Attirarla con una trappola, farla scoprire, facendo in modo che lui la facesse fuori definitivamente.
“Voi NON avete minimamente capito! Non abbiamo più molto tempo….” Si girò verso di Lui, inerte e indifeso, creatura fragile e salvezza del loro popolo “Non abbiamo più tempo per tergiversare… Il tempo dei ripensamenti ormai è concluso. O portiamo a termine immediatamente la missione oppure…non ci sarà scampo…per nessuno di noi…. Sono stata abbastanza chiara??”
Minako si inchinò nuovamente “Sì mia regina…”. Nel cuore una dolorosa consapevolezza: la loro vita derivava da quella di Lui. Indissolubilmente. Il suo svegliarsi dall’oblio dipendeva solamente dall’ultima stilla di energia necessaria che avrebbero strappato dalla ragazzina dal fiocco magico. Dal suo sogno più grande che serbava nel cuore tanto gelosamente, un sogno puro e splendente che avrebbe dato nuova linfa per sempre, dando nuova vita e nuova speranza al loro regno ormai decaduto da tanto, troppo tempo. L’ora del riscatto era giunta.
“Portatemela qui. In un modo o nell’altro” disse la loro sovrana in tono perentorio. E il modo in cui lo disse non lasciava scampo ad alcuna replica o ripensamento.


“Matsuyama! Matsuyama!!” Himi gli corse incontro disperata stringendogli le braccia con le mani, scuotendole con forza. Lo guardò incredula, gli occhi sgranati, ancora incapace di comprendere pienamente ciò che era accaduto. Era stato tutto così rapido e improvviso che stentava a crederci. “Tu… Tu…Cosa ci fai qui? Come facevi a sapere che ero qui?” gridò con il respiro affannato, ancora scossa e spaventata dagli eventi.  “Sai qualcosa…Io lo so!! Tu devi dirmi cosa sai!! Devi parlare!! Devi parlare hai capito!” lo scuoteva con forza, rabbiosamente, ma lui sembrava quasi non avere reazione “Dai Dai è stato rapito, ti è chiaro questo? E io non Posso permettere che gli facciano del male!!” gridava in lacrime, in preda alla più cupa disperazione ma lui girò lo sguardo dall’altra parte, mordendosi il labbro inferiore per non guardare il viso della piccola Himi rigato di lacrime. Si odiava per questo, ma del resto i suoi poteri finivano lì…non aveva potuto far nulla perché le principesse portassero via con sé Dai Dai.
Era rimasto fermo, immobile, completamente impotente, aspettando che il dramma si compisse.
“Guardami!! Matsuyama guardami accidenti! Come facevi a sapere dov’era la casa di Minako? E come facevi a sapere che io e Dai Dai ci trovavamo qui?? Parla!! Hai capito??” gli ripetè incalzandolo, cercando di suscitare in lui una qualche reazione.
“Himi…Io..Non…” Si sentiva un vigliacco…non riusciva nemmeno a guardarla in faccia talmente si odiava… e lei in quel momento odiava lui per non aver impedito che Dai Dai venisse portato via.
“Tu sai come arrivare nel loro mondo non è vero? Tu lo sai non è così Matsuyama??” di colpo le venne in mente qualcosa… qualcosa di terribile e istintivo… e se… se lui fosse stato una creatura malvagia…né più né meno delle due gemelle? Una brutta sensazione la pervase improvvisamente in tutto il corpo, raggelandola.
“Ma-Matsuyama mi spieghi tu chi sei in realtà??”. Indietreggiò di un passo, con espressione dubbiosa, spaventata, incredula. Lui allungò una mano a toccarla ma lei si spostò come se fosse rimasta fulminata “Dimmi chi sei!”
“Fidati di me…” le disse lui, semplicemente tendendole una mano, guardandola con occhi improvvisamente gentili… “Fidati di me… Vuoi.?” I suoi occhi di velluto scuri erano dolci come una carezza sul viso… un viso… qualcosa o qualcuno che conosceva bene… “Matsuyama…io…io voglio solo…solo ritrovare Dai Dai… Non posso…” un nodo alla gola le impediva di parlare… era così scossa e tremante per quello che era successo… e tutto per colpa sua…ora lui chissà dov’era. Quasi senza accorgersene, impercettibilmente gli tese una mano, esitando, tremante, e lui gliela strinse con forza. Gliela prese tra le sue in una stretta salda e forte. Chiuse gli occhi. E fu un attimo. Un lampo. Una sensazione stranissima, di calore e leggerezza e incredibile tranquillità. Li riaprì di colpo e ciò che vide la lasciò senza fiato. Attorno a sé un paesaggio desolato, oscuro, pervaso da un silenzio assordante. “Matsuyama…?? Matsuyama??” Si guardò attorno, ma lui non c’era più. Così come era apparso così era scomparso. Si guardò il palmo delle mani ancora incapace di credere a tutto quello che stava capitando. Sul palmo della mano destra c’era scritto qualcosa…qualcosa… “Segui il sentiero di luce. Esso ti condurrà da Lui”. Il sentiero di luce?? Ma dove?? E cosa… Si voltò dietro di sé, alla ricerca di un punto di riferimento, di una luce, di qualcuno  o qualcosa che la guidasse in quel luogo tenebroso e oscuro. Davanti, accanto e dietro di sé il nulla. Non riusciva assolutamente ad orientarsi, né a trovare un qualche punto di riferimento, ma ormai era chiaro che fosse stato Matsuyama a trasportarla in qualche modo lì, grazie ai suoi misteriosi e indecifrabili poteri. Che fosse il segnale che tanto cercava?? Che non fosse solo un caso per cui si trovava in quel posto tanto strano e inquietante?
Poco più avanti nel buio più assoluto, le parve di scorgere una pallida luce color della ametista, che rischiarava appena l’ambiente circostante… Come una specie di guida, di lungo sentiero interminabile. Senza fine.
“Segui il sentiero di luce. Non esitare” dicevano le parole scritte sul palmo della mano con calligrafia nitida, precisa.  Forse, ovunque l’avrebbe condotta, ovunque l’avrebbe accompagnata, quel sentiero di luce fioca rappresentava la sua speranza,… la sua speranza di salvezza e quella di Dai Dai… Forse qualcuno la stava portando da lui…o forse era un gioco malvagio e perverso a cui la stavano costringendo le principesse delle tenebre, fattostà che doveva rischiare. Qualunque cosa sarebbe successa. Qualunque cosa sarebbe accaduta, ovunque sarebbe andata, nel cuore sentiva forte la certezza che quel sentiero fioco la portava alla risoluzione di tutto… al principio e alla fine della sua avventura… e alla ricerca di Dai Dai.

Eccomi finalmente, dopo varie vicissitudini a postare il nuovo capitolo… Lo so, lo so probabilmente mi starete odiando perché vi ho fatto aspettare tanto e perché vi lascio sempre sulle spine ^^ ma spero prossimamente di farmi perdonare  ^^ Purtroppo ultimamente gli impegni sono stati tanti, l’ispirazione poca e il tempo per dedicarmi alla fic ancora di meno… Perdono perdono ai miei carissimi e amatissimi lettori  : )))
Ringrazio come sempre le ultime recensioni di AUSTRALIA, ANGIERICCIO, BARBIDOLUZZA, SHOUJINA94 and last but not least la fantastica poetessa LUISINA… Vi adoro tutte quante e adoro anche chi apprezza la fic leggendola solamente e l’ha messa tra i preferiti!! Spero di risentirci presto!!!

Bacio grande.
Himechan

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Capitolo 12
*** Luce e tenebre ***


Prima della lettura, se ne avete voglia, andate su youtube, digitate Antonio Pinto Conscience e ascoltatela mentre leggete. Credo che questa melodia esprima perfettamente l’emozione del capitolo.



Si sentiva percorrere da una stranissima sensazione di freddo e vuoto e solitudine improvvisa. Il cammino lungo quel sentiero fioco, dalla flebile luce d’ametista sembrava non dovesse finire mai e questo le metteva addosso una strana inquietudine, un brutto senso di oppressione. L’unico rumore che riusciva a percepire era l’ululato di un vento gelido, tagliente, suo unico compagno in quella realtà tanto sconosciuta e apparentemente inanimata. Continuava a domandarsi come era stato possibile giungere fin lì, che posto era mai quello, e chi ce l’aveva condotta? L’unica certezza che possedeva nel cuore erano quelle poche parole impresse sul palmo della mano…. “Segui il sentiero di luce…esso ti condurrà alla meta”…alla meta…o alla sua metà?? Il suo cuore e la sua mente erano pieni di Dai Dai e della sua vita in pericolo. Per colpa sua ora chissà in quale dimensione lontana e oscura era capitato…In quel momento avrebbe avuto così tanto bisogno di lui, del suo sostegno, del suo calore, e invece si trovava a combattere da sola con quella solitudine inquietante e opprimente. Continuava a camminare senza una meta ben precisa, fin quando il sentiero non si interruppe bruscamente e lei si ritrovò in un’immensa distesa scura simile al mare d’inverno, cupa e desolante,
“Finalmente sei arrivata Himechan”
Una voce ben familiare risuonava, ma non riusciva bene a distinguere da quale direzione provenisse. Minako.
“Minako?” Si sentì per un attimo mancare il respiro, rotto solamente dai battiti violenti del proprio cuore. Il suo era terrore puro. “Sei Tu? Dove sei?? Come vedi hai visto… Sono qui… Esci fuori fatti vedere!” si guardò attorno, il cuore che batteva all’impazzata, avendo la tremenda paura che da un momento all’altro comparisse qualcuno che potesse farle del male. Davanti, dietro e intorno a lei il buio più assoluto.
“Fa paura trovarsi nella solitudine più completa…è vero Himechan??Principessa…” la voce continuava a parlarle, con quel tono derisorio e sadico. Minako era molto più vicina di quanto avrebbe creduto: la osservava attentamente con i suoi occhi viola in un punto imprecisato da dove si trovava la sua metà…la parte bella e nascosta del suo animo oscuro. “Fa paura trovarsi nel buio più assoluto…senza più una casa, gli amici, le persone a cui vuoi bene…fa paura trovarsi in un mondo ostile e sconosciuto… fa paura la SOLITUDINE? E’ vero Himechan?!” Lei provò una stretta al cuore e fu come se le mancasse la terra sotto i piedi…e in realtà era davvero così perché un istante dopo le parve di precipitare in un pozzo senza fondo, sospesa completamente in un tempo senza fine, in uno spazio indefinibile…”Minako?!”…Continuava a fissare il vuoto e all’improvviso sobbalzò di terrore quando dal buio più assoluto si guardò la punta dei piedi, e proprio sotto di sé un pavimento trasparente e sotto di esso, imprigionati, come una specie di città sommersa, una miriade di volti, donne, bambini, uomini, anziani, bloccati nell’ immobilità dell’eternità, nell’ultimo gesto prima di venire imprigionati in un buio senza fondo e senza fine.
Emise un grido soffocato quando si ritrovò davanti quella visione orrenda e subito dopo udì una risata perfida, malvagia che le fece venire i brividi “Cosa si prova a sentire la paura su di sé ora? Cosa? Cosa si prova Himechan ?” Non  sembrava mai soddisfatta nell’ infliggerle quella terrificante tortura psicologica, ma finalmente si decise ad uscire allo scoperto…lentamente…un passo alla volta, dal buio emersero due lampi di luce color ametista e poi, di colpo tutta la sua figura, completamente. Si ritrovarono faccia a faccia, finalmente…due parti della stessa medaglia… due essenze della stessa anima. Dal buio, appena dietro di lei, comparve anche Hanae, l’altro pezzo che completava l’incastro, guardandola con espressione indecifrabile, gelida, di altera e nobile superiorità.
Finalmente si ritrovavano faccia a faccia, l’una di fronte all’altra.
“Sei arrivata…Ti aspettavamo da molto tempo sai?!” Minako la guardò rivolgendole uno sguardo carico di livore e odio, poi sogghignò girandosi a guardare la sorella proprio poco dietro di lei, le braccia incrociate, l’espressione del viso corrucciata.
“Che…Che cosa cercate? Cosa volete da me?” Himi indietreggiò di un passo ma le parve di andare ad urtare contro qualcosa…o meglio contro qualcuno…Si voltò atterrita, sempre più spaventata da quel posto orrendo e infernale e si ritrovò occhi negli occhi con Minako…Ma non riusciva a spiegarsi il motivo…Lei un istante prima le era proprio di fronte e ora…si girò e davanti a lei c’era ancora Minako che con un ghigno di trionfo la fissava e poi si voltò a destra, un’altra Minako….e a sinistra un’altra ancora e vicino a sé…tutte la fissavano, in maniera indecifrabile, senza dire una parola…Sembravano tutte figure impalpabili, una uguale all’altra “Ti chiedi quale sia la vera principessa, eh Himechan? Sai che il segreto di tutto quanto è racchiuso nel tuo nome??!” Emise una risata che rimbombò nell’aria cupa e rarefatta “Si può sapere dove sei? Qual è la vera Minako? Esci fuori!”
Silenzio. “Minako è dentro di te, Himechan, e dentro di me” Una voce a lei  familiare le rispose, ma non riusciva bene a distinguere da dove essa provenisse…Eppure la avvertiva molto vicina a sé… Non aveva dubbi…Non poteva averne “Erika!” gridò e di colpo tutti gli ologrammi fluttuanti della principessa delle tenebre si dissolsero improvvisamente, così come erano comparsi e si ritrovò di nuovo sola…Stavolta le due gemelle erano di nuovo sparite nell’oscurità… Le parve di intravedere di solamente una luce flebile e rassicurante e si avvicinò lentamente a questa, cautamente, chiedendosi sempre di più come sarebbe potuta uscire da quella situazione assurda e alienante. Si avvicinò un passo alla volta e quello che vide davanti ai suoi occhi la lasciò senza fiato…Erika giaceva sotto una teca di cristallo…i lunghi capelli color dell’oro sparsi come una soffice aureola intorno alla testa…un flebile bagliore le illuminava pallidamente il corpo, che giaceva inerte, e immobile, le mani congiunte” Erika!!” Himi gridò accorrendo dalla sua amica che pareva dormisse un sonno molto profondo, ma al solo tocco della sua mano con la teca, si sprigionò una forza indescrivibile, di una potenza e di una energia inaudita che la sbalzò lontano facendola precipitare a molti metri di distanza….
Si ritrovò a terra, dolorante e sconvolta…ancora incapace di credere a ciò che aveva visto. Sentì di nuovo una risata perfida, malvagia, sprigionarsi nel vuoto di quello spazio “Credevi di poterla aiutare…piccola stupida…” Himechan si rialzò lentamente e girandosi di scatto si ritrovò di nuovo di fronte a Minako… “Non puoi fare niente per lei…” Ricomparve dall’oscurità…i lunghi capelli nerissimi fluttuavano attorno al suo corpo balenando riflessi azzurrini…indossava una lunga tunica stretta color della notte, i piedi scalzi… tra i capelli qualcosa…un fiocco forse…nero come la pece si confondeva in quella capigliatura folta e bellissima “Cosa hai fatto ad Erika!!! “ Himechan colta da un impeto di rabbia tentò  di andarle contro ma fu respinta da un onda di energia potentissima che proteggeva la principessa delle tenebre “Non puoi farci niente Himechan…Vedi, ora sei come un pesciolino nella rete…Ti stai dibattendo inutilmente…Non c’è scampo per te…Dai Dai è stato solo l’amo per farti cadere nella trappola…Ora…Ora l’hai capito?” Minako continuava a ridere sempre più divertita e trionfante “Dai Dai…Dove…Dove l’hai portato??? Tu…Gli hai fatto del male?? Ed Erika? Cosa…Cosa le hai fatto?” Himechan si sentiva del tutto impotente di fronte a quella forza malvagia che la contrastava in maniera così aperta e piena di odio….e poi fu un attimo…Lo vide comparire accanto alla sua metà oscura…Lui…Dai Dai…Eppure c’era qualcosa che gli diceva che non poteva essere lui fino in fondo perché…perché…il suo sguardo era spento e pieno di cattiveria e odio e livore.
“Ti chiedevi dove fosse il tuo amichetto…Ebbene eccoti accontentata…” Dai Dai era fermo immobile accanto a lei e indossava una lunga veste nera come la notte, oscura…come l’espressione dei suoi occhi, che gli dava qualcosa di sacro e terribile al tempo stesso.
Himi era incredula e incapace di fare o pronunciare qualsiasi parola.
“Ora…Hai qualcosa da dire? “ Minako rideva sadicamente, sempre più divertita guardando la reazione di quella ragazzina. Non si sarebbe mai aspettata di finire in quel posto per nessun motivo al mondo…e invece la fine di tutto e la rivelazione e il risveglio erano vicini più che mai…
“Perché?” gridò Himechan e la sua voce, il suo dolore e il suo grido rimbombarono nello spazio eterno e oscuro e infinito. Non c’era né inizio né fine…solo un grande vuoto…nei loro cuori e nelle loro coscienze
“Spiegami…spiegami solamente perché hai fatto tutto questo…” mormorò lei ansante…come se avesse compiuto uno sforzo sovrumano “Spiegami perché mi trovo qui…e cosa…” i suoi occhi si posarono nuovamente su Daichi, fermo immobile davanti a lei “Cosa…Perché lui…Cos’è che ti ha spinto a farlo…Solo questo di chiedo…Lascia stare le persone che amo…Lasciale tornare nel nostro mondo,…Ti supplico…” Lei era in ginocchio prostrata e impotente le lacrime agli occhi e la guardava con un espressione di coraggio mista a pietà e orgoglio. “Perché tanto odio? Perché tanta vendetta? Cos’è che ti ha spinto a questo?” le ripetè con occhi rivelatori, che chiedevano disperatamente di conoscere la verità.  Minako ebbe un sussulto poi si passò una mano sul viso candido come a proteggerlo “Non…non guardarmi così…Smettila!” mormorò avvertendo di colpo una strana sensazione, negativa profondamente negativa… Ma gli occhi di Himechan la trafiggevano come tanti pugnali “Non guardarmi in quel modo!” gridò scaricandole addosso tutta la sua rabbia e il suo odio e il suo livore trasformato in un raggio di energia potentissimo che la colpi in pieno, scaraventandola di nuovo lontano. Minako respirava affannosamente sembrava improvvisamente in difficoltà e in preda all’agitazione “Ora capirai cosa si prova a vagare nel nulla più assoluto…proverai il vuoto nel cuore…e il dolore…” si fermò un secondo “E il disprezzo verso colui che ami, il quale sarà il primo a tradirti!”
“Minako ti prego fermati!” mormorò Himechan sentendosi di colpo prima di forze e di energie…era strano…una sensazione curiosissima,  eppure non riusciva a muoversi…
“E’ la tua fine povera, piccola, stupida…” sogghignò lei, e un attimo dopo lo vide. Dai Dai mosse qualche lento passo verso di lei, lo sguardo perso chissà dove , senza più vita. Himi era a terra immobile e impotente, non riusciva a muovere un solo muscolo del proprio corpo “Dai Dai…Non…Non…”
“Chi più ami…Ti ruberà la vita…” Una voce lontana le rimbombava nelle orecchie.
Lui allora si chinò su di lei, appoggiando il peso su un ginocchio e per una attimo il loro occhi si fissarono, imprimendosi l’uno nell’altra…Quelli di lui erano inespressivi, inanimati, privi di qualsiasi calore…gli occhi di lei rispecchiavano il puro terrore che sentiva nel cuore…”Dai Dai…No….” Non riusciva neanche più a parlare, solamente a pensare ad un groviglio di sensazioni…Lui lentamente avvicinò le proprie labbra a quelle di Himechan…protese a darle un bacio mortale che avrebbe risucchiato in sé tutta la stilla vitale che serbava nel cuore “Non farlo…non farlo…ti prego…” sussurrò a bassa voce, ma lui non l’ascoltava, la sua coscienza vagava negli abissi più lontani e remoti.
“Addio…Himechan” disse solamente.
E poi fu un attimo.
Una lacrima gli scese lenta su una guancia, mentre le sfiorava le labbra in quel bacio che lei aveva sognato tanto diverso, da sempre…da quando lo aveva conosciuto per la prima volta… E lo aveva amato.
Un bagliore improvviso rischiarò tutto, e una violenta scossa li fece allontanare bruscamente l’uno dall’altra e la fece precipitare di nuovo. Per un attimo Himechan non avvertì nulla…forse era morta davvero…o forse no? Avvertì solamente una lieve sensazione di calore e di benessere mentre veniva circondata da una luce abbagliante che rifulgeva nel buio più assoluto.
Chi poteva mai aver emanato un’energia tanto forte e distruttiva? E lei dov’era? Perché non avvertiva più nulla?




Allora, cerco di  schivare abilmente i vostri insulti (giustificatissimi ^^) per il mostruoso ritardo alla fic, ma purtroppo tra esami e impegni vari ho dovuto abbandonare Himi e Dai Dai nella cartella del mio pc  : (((  al loro destino… Cercherò di tornare ad aggiornare in maniera più regolare, ma non vi prometto niente perché  lavoretti vari e l’università mi stanno succhiando tutta l’energia vitale!!!  Diciamo che questo capitolo un po’ oscuro è una specie di tributo al mio anime e manga preferito (dopo Sailor ovviamente) che è Saint Seya… La visione un po’ macabra delle persone bloccate nell’eternità è un riferimento ASSOLUTAMENTE NON casuale al genio del male che è Cancer (il mio segno nonché custode della quarta casa dello zodiaco…scusate ma  in questi giorni sto guardando la saga di Hades e quindi sono facilmente e pericolosamente influenzabile ^^ )… Spero che il capitolo non turberà le vostre notti, in caso contrario siete autorizzati a cercarmi per dirmene quattro!!!
Veniamo ai ringraziamenti: come al solito un bacio speciale alle mie recentrici di fiducia Luisina tesora mia, Shirin, Angiericcio, Shoujina94, barbidoluzza e Australia e un abbraccio anche alle 14 persone che hanno messo la fic tra i preferiti!!! Grazie a tutti per leggere le mie pseudo composizioni e per la pazienza infinita!!!!
Bacio a tutti e speriamo di sentirci presto!!!

Vostra Hime

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Capitolo 13
*** Proteggere Himechan ***


Musica! Mia musa e fonte continua d’ispirazione e di scrittura… Stavolta melodia consigliata dolce e malinconica al tempo stesso. E’ un addio o forse un arrivederci. Da Youtube digitate Galaxia’s locket e buona lettura ^.^




Le pareva di essere sospesa in un’altra dimensione: tutto era leggero, immobile e impalpabile, indefinito e non riusciva a sentire più nulla. L’unica cosa che percepiva era una sensazione di assoluto benessere e beatitudine…forse qualcuno l’aveva portata via in qualche altro posto oscuro? Forse aveva sbagliato dimensione? O forse la sua anima si era semplicemente staccata dal suo corpo?  Una miriade di pensieri le turbinavano nel cervello, e allora si disse che quello era un buon segno, perché se riusciva ancora a pensare e a porsi delle domande, evidentemente non era ancora morta. Poi di colpo le parve d’intravedere quello stesso bagliore subito dopo che Dai Dai le aveva sfiorato le labbra con le proprie.
E da quella luce si materializzò lentamente, con un movimento lieve e impercettibile, una figura. Non riusciva a vederne bene i contorni ma le pareva fosse abbastanza alta, ma difficile da giudicare visto la luce che lo circondava…Himechan si fece schermo con la mano dalla luce per guardare oltre, e finalmente riuscì a mettere a fuoco l’immagine di qualcosa…qualcuno…Non credeva ai suoi occhi… deglutì un istante per rendersi conto meglio…quel qualcuno era…era… un immagine strana…di una persona in carne ed ossa, vivente, ritta davanti a loro. Hime si voltò per un istante e vide, poco più in là Dai Dai svenuto, e incosciente, poi i suoi occhi si spostarono di nuovo verso quella strana creatura.
Non riusciva a definirne l’età. Né il sesso e neppure se fosse magra o corpulenta. Sembrava un’entità senza tempo e priva di sostanza.
 Un lungo mantello color della notte, bordato di rosso lo copriva fino ai piedi e indossava un coprispalle dotato di piccoli aculei d’argento ed un elmo rosso rubino, con sopra una drago ad ali spiegate che gli copriva i morbidi capelli neri come la notte. Ciò che la colpì di più, però, fu il suo volto: coperto da una maschera blu notte con occhi neri, che gli dava un’espressione che lo rendeva remoto e inquietante. Himechan si ripromise di essere prudente e di non fare gesti avventati. E tuttavia anche se avesse voluto si era accorta di avere i muscoli completamente bloccati: si sentiva incapace di reagire, come un burattino con i fili spezzati.

Quella figura aveva un qualcosa di mistico e sacro insieme, e pur non avendo emesso un solo fiato incuteva un rispetto e una forte inquietudine che non si spiegava con nulla di razionalmente accettabile.
“Principe?” Era impossibile e allo stesso tempo incredibilmente vero. LUI era lì, di fronte a loro, immobile e vero. Possibile che la sua anima si fosse di nuovo riappropriata del suo corpo? “Principe…” Hanae e Minako accorsero verso quella creatura tanto impassibile e altera. Possibile che… che così di colpo…si fosse risvegliato?  Era assurdo…pazzesco…inspiegabile …Ma del resto…C’era mai stato qualcosa di veramente spiegabile in tutta quella storia?
Himi era immobile, ma non riusciva a capire se per il puro terrore di quello che le era appena accaduto o semplicemente perché una morte inconsapevole, che tuttavia la faceva ragionare e sognare,  l’aveva avvolta e ancora non se ne era resa conto.
La figura era immobile, di fronte a loro, poi di colpo, mosse qualche passo verso di lei, che era totalmente impossibilitata a compiere anche il minimo gesto. Avrebbe potuto fare di lei ciò che voleva. Non riusciva a reagire neanche con un’unghia del proprio corpo.
Era atterrita e di colpo si sentiva svuotata e senza forze: l’unica cosa che riusciva a percepire era un pericolo imminente, in agguato. Tremava impercettibilmente; calde gocce di sudore le scivolavano lente lungo le tempie in piccoli rivoletti. Le pareva che l’unico muscolo che funzionasse fosse il suo cuore che batteva all’impazzata, come se di colpo avesse voluto balzare fuori dal petto. Dunque non era ancora morta. O il suo era tutto un sogno? Cosa….cosa voleva farle? E perché? Di colpo quella figura fu pervasa da una strana aura dorata, scintillante, poi la sua mano si mosse lievemente, staccandosi dal fianco, e rivolgendosi con una lentezza esasperante verso il suo viso. Hime chiuse gli occhi pronta a ricevere quel tocco che poteva significare l’inizio o la fine.
“Fermati, Axios!”
Una voce a lei conosciuta vibrò nell’oscurità.
La figura si voltò.
Erika! Si era improvvisamente risvegliata dal suo lungo sonno, nello stesso istante in cui il principe misterioso si riappropriava della sua anima. Com’era stato possibile? Lei era addormentata nella teca di cristallo, non poteva ritrovare di colpo tutte le energie che lui le aveva succhiato, goccia a goccia in tutto quel tempo.
“Non farlo!”  Lo fissava con occhi imploranti, avvicinandosi lentamente, muovendo qualche passo incerto verso di lui. Hime continuava a non capire. Allora lei lo conosceva. Sapeva l’identità di quella creatura misteriosa. Conosceva il suo vero aspetto e chi si nascondeva dietro quella maschera.
Ma lui non l’ascoltò, e neanche potè intuire l’espressione dei suoi occhi nascosti dalla maschera, e prima che potesse accorgersene le scagliò addosso con un semplice cenno della mano un’onda di energia accecante
“Erika!”
Quello di Himi fu poco più che un grido strozzato, nell’oscurità, perché lo spaventoso fascio di luce l’avrebbe centrata in pieno se qualcosa non si fosse frapposto tra lei e l’onda di potentissima energia.
Qualcosa…o qualcuno… Non riusciva a riconoscerlo, poi però i suoi occhi si abituarono di nuovo alle tenebre e allora riuscì a mettere a fuoco l’immagine. Quindi lo riconobbe. Era…Matsuyama!
Possibile?
Possibile.
 Sì non c’era dubbio… Non poteva che essere lui…Ma cosa…cosa ci faceva lì? Perché… Non riusciva a capire quale connessione potesse nascondersi tra il ragazzo misterioso e la principessa del regno della magia, fattostà che lui respinse l’onda di energia facendo da scudo con il proprio corpo, proteggendo la principessa, prima di cadere stravolto, a terra.
 Erika lo fissò tremante, ancora incredula, e incapace di credere che Axios avesse rivolto il suo potere contro di lei,  e senza pensarci un istante, infischiandosene del pericolo e del fatto che si sarebbe esposta di nuovo ai suoi colpi, si chinò a prenderlo tra le braccia
“Oh no! No, non è giusto!!! No!!” gridò mentre calde lacrime le rigavano il viso e scendevano lievi, come gocce di rugiada sul volto di Matsuyama. “Perché lo hai fatto? Perché…”
Lui le sorrise gentilmente, un sorriso un po’ stanco e affaticato “Principessa….Pri…Principessa sono stato bravo eh?” le bisbigliò a bassa voce, gli occhi vacui.
“Io… Io…E’ stata tutta colpa mia… Solo colpa mia… Io non dovevo coinvolgere anche te in tutta questa storia… Non è giusto…”  Erika si sentiva schiacciata dal senso di colpa e dalle sue responsabilità.
Matsuyama le sorrise ancora, rivolgendole un sorriso gentile, poi le fece cenno di chinarsi ancora di più perché voleva dirle qualcosa. Lei ascoltò, poi annuì lentamente, gli occhi pieni di lacrime si fissarono verso Himi che, seppur sconvolta fissava quella scena incredula, senza parlare.
E fu un attimo.
Sentì di colpo i muscoli del proprio corpo tornare a muoversi nuovamente, avvertendo uno strano formicolìo e quasi senza accorgersene riuscì a muovere qualche passo verso di loro, senza che Axios, dritto di fronte a lei muovesse un dito.
“Ciao piccola Himi” Matsuyama le rivolse un sorriso tirato, ma gentile.
 Si vedeva che stava facendo uno sforzo terribile prima che le forze lo abbandonassero definitivamente “Piccola Himi…”
“Ma…Matsuyama!” mormorò lei incredula, le lacrime agli occhi come la sua gemella, ma lui allungò un dito ad asciugarle una lacrima, tremando, poi scosse lievemente la testa “No…Io…non…non chiamarmi così..”
Per un attimo non riuscì a capire cosa volesse dirle
“Io sono sempre stato vicino a te… fin da quando eri piccola…ricordi come giocavi con me? Quante volte mi hai tirato in aria, quante volte abbiamo riso e scherzato e quanti segreti mi hai raccontato?” deglutì a lungo, ora anche lui aveva le lacrime agli occhi. In fondo era stato bello quel periodo da umano.
Aveva imparato a piangere.
Himi strabuzzò gli occhi…no…non poteva essere.
Era assurdo e pazzesco.
 “Po..Pokotà?? Sei tu? Possibile?”
Possibile.
Erika annuì.
“ Trasformare Pokotà in un essere umano è stato il mio ultimo gesto prima di addormentami nel regno delle tenebre, e l’ho fatto perché ti proteggesse e ti stesse accanto. Ma non potevo pensare che… non avrei creduto a…” di nuovo gli occhi le si colmarono di lacrime, impedendole di parlare.
Lui le rivolse un sorriso mentre allungava a stringerle una mano “Io non ti ho mai lasciato…anche quando pensavi il contrario…Ed eri disperata perché ero tornato ad essere un semplice pupazzo di pezza. Ogni cosa, però, aveva un senso.” sorrise piano ma lei quasi non riusciva a vederlo talmente le lacrime le oscuravano la vista “Pokotà…ora non…non mi lasciare. Non puoi farlo ora…” L’unica cosa che le premeva ora era di non perderlo. Non le importava che quella rivelazione l’aveva sconvolta, e neanche le importava come fosse stato possibile che non si fosse mai accorta di niente. L’unica cosa che le importava è che il suo amico Pokotà tornasse da lei.
“Ho fatto di tutto per proteggerti. Ti avevo detto che dovevi fidarti di me. Non ti avrei MAI tradito. Anche quando Dai Dai è stato portato via… e tu…” tacque un istante “Ma ora non ha più importanza…Ora c’è Erika… E lei sa… lei sa tutto.” Le rivolse un ultimo sorriso, e per un attimo fu come percorrere insieme tutte le cose vissute assieme. Era stato il suo miglior confidente, e in ultimo il suo salvatore.
Un pupazzo di pezza.
No… molto di più.
Il suo più caro amico.
Una parte della sua infanzia… E lui ne portava via un pezzo con sé.
Gli strinse forte una mano ma lentamente, e inesorabilmente si accorse che questa diventava sempre più impalpabile e leggera, e piano piano la sua figura cominciò a scomparire in tanti piccole stille luminose.
“Sei grande ormai, Himi. Ora puoi farcela. Non hai più bisogno di me.” Mormorò lievemente prima di scomparire nell’oscurità.
“Oh No! NOOOOOO! Non è giusto! Amico mio!” Tentò di abbracciarlo, ma si accorse di stringere solamente sé stessa perché ormai del suo amico d’infanzia non rimaneva che un’aura luminosa che scomparve quasi subito.
Hime fissò incredula la sua gemella che la guardava con espressione infinitamente triste e impotente. Il dolore muto, misto all’incredulità negli occhi.
E ora? Cosa sarebbe successo?
“Ma che romantico quadretto”
Qualcuno applaudì lentamente, dietro di loro.
“Ma brave. E ora? Avete in mente qualche altro trucchetto per fuggire?” Minako le fissava con espressione beffarda, accanto al principe misterioso.
Erika prese per mano Hime rivolgendole uno sguardo complice e significativo “Fidati di me…”le bisbigliò e si rialzò lentamente guardandola con aria di sfida “Non voglio fuggire. Non l’ho mai fatto. Devi solo spiegarmi perché lo avete fatto. Le motivazioni che vi hanno spinto, e soprattutto perché lui”
Tacque un istante e rivolse una lunga occhiata a Daichi, disteso immobile, abbandonato.
“Perché?”
Per la prima volta Lui parlò.
E fu una sorpresa per tutti.
Per Hime ed Erika.
E per le sue sorelle.
“Per questo” e detto ciò si tolse lentamente l’elmo e scoprì la faccia.
Un volto molto conosciuto e inconfondibile.
Sotto la maschera…
La copia fatta e finita di Dai Dai.



Il termine Axios deriva dal greco antico e significa Colui che vale. Nel prossimo capitolo scopriremo il perché del nome e il destino di questa strana creatura ^^

So che molte si saranno chieste: ma questa folle che fine avrà fatto? Sarà stata risucchiata da un buco nero? Gli alieni l’avranno rapita? Ha vinto al superenalotto e si è trasferita a Bora Bora?
Bhè amiche mie purtroppo o per fortuna niente di tutto questo ^.^
Incasinatissima tra studio, lavoro e l’altra fic che sto scrivendo ho trovato finalmente un angolino per Hime e Dai Dai. In effetti mi mancavano troppo… Dunque dunque un po’ di nodi sono venuti al pettine. Che ne pensate? Prevedo un altro paio di capitoli prima del gran finale, sempre se avrete la pazienza di seguirmi e di non tirarmi pomodori marci e insulti ^.^ Ampiamente meritati credo, data l’attesa!
Passo ai ringraziamenti per le mie recentrici di fiducia BARBIDOLUZZA, ANGIERICCIO, SHIRIN E LUISINA e per tutte quelle che hanno letto e messo tra i preferiti la Fic.
Un bacione a voi tutte e spero prima del 2030 di tornare ad aggiornare, sempre ovviamente se ne avrete voglia e pazienza.

Baci!!!!!
Hime

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Capitolo 14
*** Rivelazioni ***


Hime fissò quel volto incredula. Lui era lì di fronte a lei, il Principe, la creatura misteriosa che si era risvegliata dal suo lungo sonno. E quel volto…Era perfettamente identico a quello di Dai Dai…
“Dai Dai…” Non sapeva come spiegarselo. Irrazionalmente era qualcosa che andava aldilà della sua immaginazione eppure ciò che vedeva era realtà…o forse solo apparenza?
“Ti stupisci cara Himechan?” sogghignò Minako avvicinandosi verso di lei di qualche passo ma Lui, senza dire una parola la fermò con un gesto secco del braccio. Perentorio e inaspettato.
“Principe Axios…”
“No. E’ una questione che non vi riguarda più” disse seccamente, senza lasciare spazio ad alcun tipo di replica. “Lasciate che lo faccia io…”
“Principe…”
“E’ una questione tra me….e Loro…” disse con voce dura, incolore, poi rivolse un sogghigno beffardo, odioso, ad Erika
“Principessa ti ricordi…di me?”
Erika lo fissò a lungo con espressione decisa, per nulla intimorita, sfidandolo apertamente.
“Certo che mi ricordo di te Principe Axios… Erede al Regno delle Tenebre… Tu,  io e le tue sorelle da bambini abbiamo condiviso molte cose. Praticamente tutto. Eravamo inseparabili.”
“Ricordi bene… Molto bene!” esclamò il Principe con aria di profonda superiorità smaterializzando istantaneamente, con un gesto rapido l’elmo dalle mani.
“E ricordi anche quello che è successo alla MIA gente quando il Gran Consiglio decise chi sarebbe stato l’erede legittimo al Regno della Magia?”.
Erika lo fissò, guardandolo con espressione determinata negli occhi.
“Lo ricordo”.
Hime non riusciva a capire ciò che Axios voleva dire. L’unica cosa buffa a cui riusciva a pensare in quel momento, per non essere completamente travolta da tutta quella serie di eventi inaspettati, era il fatto che Axios avesse le identiche fattezze di Dai Dai: sentirlo parlare in quel modo, provare quella strana inquietudine nel fissarlo e allo stesso tempo quello strano senso di tacito rispetto le dava una sensazione curiosa e allo stesso tempo terribile. Quella creatura appariva straordinariamente lontana dal suo caro, dolce, amorevole Daichi. Lui giaceva poco distante, immobile. Avrebbe voluto raggiungerlo ma aveva l’autentico terrore che se solo avesse provato a muovere qualche passo sarebbe accaduto ad entrambi qualcosa di irreparabile.
“Vedi cara, piccola…” ancora un sogghigno beffardo. Come se l’avesse letta nel pensiero, Axios le si rivolse  “Himechan… La tua amica principessa ti ha sempre tenuto nascosto il perché sia diventata regnante effettiva del Regno della Magia da cui proviene il Fiocco Magico… Ma ora te lo spiego io…Dopodichè ti informo che mi riprenderò tutto ciò che mi è sempre appartenuto, e questo comprende il TUO Fiocco e la TUA anima…e i TUOI sogni assieme a quelli del TUO stupido amico”.
“Axios…Non farlo…” lo supplicò Erika, implorante.
“Himi e Dai Dai non c’entrano niente. Prendi me… La tua energia è stata sufficiente per risvegliarti… Ora non hai più bisogno di loro. Lascia che ritornino sulla terra dalle persone che gli vogliono bene!” Stavolta la determinazione di Erika era tutta rivolta a proteggere i suoi più cari amici terrestri.
“Taci stupida!” le gridò Minako in maniera perentoria “Abbiamo aspettato secoli prima che il nostro destino si compisse realmente. Ora ci riprendiamo solo ciò di cui tu e la Tua gente ci avete privato”. Gli occhi viola di Minako brillavano come frammenti di onice brillante nell’oscurità improvvisa. Il loro Regno. Il buio. La tenebra.
Hime continuava a non capire e a spostare il suo sguardo prima su Erika e poi sui tre fratelli delle Tenebre. Le pareva tutto molto strano e irreale. L’unica cosa di cui era certa era del sacrificio e della sparizione del suo grande amico Pokotà e del fatto che voleva proteggere Dai Dai a tutti i costi.
Fu Axios a risvegliarla dai propri pensieri. “Sai cara, piccola, Himechan, immagino che Erika non ti abbia mai raccontato qualche piccolo particolare su come lei e la sua famiglia siano arrivati al potere nel Regno della Magia. Bhè te lo spiegherò io… Devi sapere che in realtà io, le mie sorelle e perfino la tua amica Erika abbiamo molti più anni di quanto in realtà sembri” sembrava molto deciso a raccontarle il loro passato e da dove provenivano.
Considerato che l’anno terrestre per loro corrispondeva a cinquanta anni del regno della Magia, ad occhio e croce, Axios, Minako e Hanae dovevano avere all’incirca settecento anni.
Hime ebbe un sussulto… eppure all’apparenza parevano suoi coetanei.
“C’era un tempo in cui la nostra Gente era unita a quella della Principessa Erika” usò il termine principessa con una punta di sarcasmo, mista a disprezzo.
“Un tempo in cui prosperità e armonia regnavano. Un tempo in cui era la nostra Gente, la nostra Regina a dominare… Poi però qualcosa è cambiato… Una parte degli abitanti del Regno della Magia si sono rivoltati contro di noi accampando diritti inesistenti… Cercando di usurpare il trono dei nostri regnanti… E tra questi c’erano Erika e la sua famiglia. Durante il consiglio popolare così si è deciso di detronizzare la Nostra Regina, per mettere a capo la famiglia della tua cara gemella. Noi siamo stati costretti all’esilio… A vagare senza meta nel nulla cosmico. Per anni e secoli…Cacciati brutalmente dopo tutto quello che avevamo fatto per il Regno della Magia… Cacciati come dei reietti…”
“E’ una menzogna!” replicò Erika in tono determinato “Hime non credergli! E’ una menzogna! La loro mente è stata plagiata dal Male nel preciso istante in cui hanno assunto il potere! Axios la vostra storia è molto diversa… Lascia… Lascia che io possa aiutare voi e la vostra Gente!”
“L’unica cosa che tu puoi fare è lasciare che la Vostra energia confluisca in noi, per poter essere finalmente immortali e dominare sul Regno!” le rispose Axios con un sogghigno malvagio e perverso. Ormai era chiaro che la loro mente fosse completamente controllata dal Male.
“Axios ricorda quali sono le tue origini! Ricorda la nobile stirpe del tuo nome! Non lasciare che il Male abbia la meglio su di voi!” esclamò Erika in tono pieno di passione e di sincerità “Sai perfettamente che possiamo regnare in armonia se perseguiamo insieme gli stessi obiettivi! La vostra Gente è stata costretta all’esilio dal consiglio regnante proprio perché soggiogati dall’Essenza del Male Supremo! Ma se vi ravvedete sapete benissimo che il Regno vi accoglierà!”.
A quel punto era evidente che la presenza di Dai Dai ed Hime fosse solo un pretesto per scatenare l’ira della famiglia delle Tenebre. Himi però non riusciva ancora a capire il suo ruolo fino in fondo.
Fu Erika, come se l’avesse letta nel pensiero, a spiegarglielo.
 “Tu e Dai Dai siete solo la reincarnazione terrestre della famiglia delle Tenebre. Nella nostra cultura tutti possiedono un essere umano che si è reincarnato nell’essenza di un abitante del Regno della magia. In questo caso Dai Dai è la copia terrestre di Axios, mentre tu sei quella di Hanae. Proprio così… Hanae era il tuo doppio, Hime, ma il tuo doppio malvagio dopo che il Fantasma Oscuro ha plagiato in negativo la natura della loro Gente. Minako invece rappresenta il mio doppio, la mia…” tacque un istante prima di parlare “La mia…parte negativa… Hanae, Minako e il Principe Axios non sono altro che la rappresentazione fisica della parte segreta e nascosta della coscienza di tutti noi…La nostra pars destruens… Quella negativa e subdola che si annida anche nella persona più amabile dell’universo.
Senza il Male non ci sarebbe il Bene. In un certo senso possiamo dire che… siamo complementari…”
Hime era rimasta completamente senza parole “Dunque…Dunque… Hanae…E’…Parte di me, nello stesso modo in cui Minako è parte di te? E Dai Dai…”
Non ci fu bisogno di altre spiegazioni.
Erika annuì gravemente in silenzio.
“Ma che brava maestrina! Hai finito ora la lezione?” esclamò Axios in tono sarcastico battendo le mani, rivolgendosi ad Erika con aria infastidita.
“Eliminare la tua amica sarà uno scherzo!” rise Hanae sprezzante “Il risveglio completo della nostra essenza ha bisogno del sogno puro di due terrestri. E questi terrestri siete tu cara Himechan e il tuo amichetto… E ora… Preparatevi a dare addio al vostro mondo!” gridò realizzando una sfera di potere corvino sul palmo della mano per poi scaricarlo addosso ad Hime.
Prima però che l’onda di energia potentissima la colpisse in pieno una barriera invalicabile piena di bagliori dorati la protesse in maniera provvidenziale.
Erika e il suo scettro le avevano fatto da scudo.
“Non ti permetterò di far del male ai miei amici!” gridò la Principessa fortemente risoluta.
“Togliti di mezzo Erika! Poi ci occuperemo anche di te!” esclamò Minako, convogliando il proprio potere oscuro assieme a quello di sua sorella e suo fratello.
L’energia oscura premeva sempre di più per sfondare la protezione di luce creata da Erika in una lotta apparentemente impari.
Il potere di tre energie negative, dettate dall’odio e da secoli di rancore erano convogliate in un unico, indistruttibile flusso malefico.
E stava per avere la meglio.
D’improvviso però il bagliore accecante e pieno di calore creato dallo scettro di Erika sembrò avere lentamente la meglio sul potere oscuro dei Tre.
“Ma cosa…” Hime neanche si era accorta di emanare un’energia proveniente diretta dal proprio cuore, e che accanto a lei si fosse di colpo materializzato Dai Dai che le sorrideva fiducioso, emanando lo stesso potere benefico. “Dai…Dai…” Si era risvegliato. Non riusciva a capire come, ma ora Lui era accanto a Lei.
Le prese una mano, annuendo, e lei comprese.
Stavolta erano pari.
Bene e Male.
Faccia a Faccia.
I loro Doppi negativi allo Specchio.
“Tornate in voi! La vostra guerra contro di noi è totalmente inutile!” gridò Erika utilizzando tutte le proprie forze per contrastare il potere negativo.
Una lotta senza esclusione di colpi.
Una lotta tra le parti esatte e speculari di qualunque essere.
E fu lentamente la forza scaturita dalle mani intrecciate di Himi e Dai Dai che ebbe lentamente la meglio su quella distruttiva dei tre fratelli delle tenebre.
La forza dell’Amore, che andava aldilà di qualunque logica di potere e di dolore e di Male.
Perché il Sentimento che li legava andava oltre la forza malefica generatrice di odio e rancore supremo.
E lentamente lo scudo di luce accecante ebbe la meglio su quello oscuro distruggendolo totalmente e polverizzandolo in una nube impalpabile.
Di colpo il silenzio regnò sullo scontro di battaglia.
Hime riaprì gli occhi proprio mentre veniva avvolta dal calore profondamente umano dell’abbraccio di Daichi “Stai bene?” le chiese lui a bassa voce facendole una piccola carezza tra i capelli.
Lei annuì senza dire una parola, poi entrambi si voltarono verso il loro Nemico.
I Tre Fratelli sembravano quasi aver cambiato aspetto, come se finalmente avessero acquisito parte della consapevolezza che tutto ciò in cui avevano creduto era sempre stato profondamente sbagliato.
Erika si avvicinò lentamente al Principe Axios e gli consegnò lo scettro tra le mani.
Poi con naturalezza pose le proprie mani su quelle di lui.
Axios, colui che vale, la fissò con una strana espressione, profondamente interdetta.
L’energia potentissima generata da Erika e dai due terrestri era arrivata al punto esatto di massima espansione prima che il danno fosse irreparabile.
“Non scordare mai l’origine del tuo Nome Axios” Il calore del suo tocco irradiò tutto il suo corpo.
L’intensità del suo sguardo gli trafiggeva l’anima.
L’anima tornata di colpo Pura e Splendente.
“Il…mio…nome…” Axios continuava a guardarla incredulo, come se di colpo avesse preso di nuovo possesso di tutte le sue facoltà cognitive.
“ORA possiamo regnare assieme. Di nuovo. La pars costruens è stata più forte della destruens… Ognuno è responsabile delle proprie azioni e del proprio destino… Possiamo farlo davvero. Come un tempo”
Ancora quella curiosa sensazione di calore e di tepore.
Axios era incredulo. Incapace di parola. Era come se le due parti contrastanti di sé, Bene e Male lottassero per avere il sopravvento. Ma la sensazione di benessere che emanava il cosmo della Principessa era così limpido che gli parve quasi di rinascere a nuova vita.
Lui e le sue sorelle.
Ed Erika comprese che l’incubo era finito davvero.


Dunque, dunque eccoci giunti verso la fine della storia. Devo ammettere che avrei potuto fare molto meglio, ma ci tenevo davvero a finirla. Ecco spiegate le figure di Hanae e Minako e soprattutto quella di Axios. Diciamo dunque che incarnano quella parte negativa che è presente in ognuno di noi, più che delle entità specifiche vere e proprie (la pars destruens come afferma appunto Erika). Dunque ho voluto dare un risvolto del tutto psicologico a questo finale a cui manca solamente un ultimo tassello che inserirò nell’ultimo capitolo.
Un abbraccio e un ringraziamento speciale alla carissima Ellephedre al cui cospetto mi inchino umilmente (grazie cara per aver recensito la storia^^ Ammetto gli evidenti limiti narrativi e spero magari in futuro di rivederla e migliorarla stilisticamente).
Ringrazio le mie recentrici di fiducia, la mia dolcissima gemellina Rei, la carissima Barbidoluzza (grazie, grazie tesoro per i complimenti ^^ me davvero felice!),  MewPaddy, le mie adorate fedelissime Shirin ed Angiericcio e  BabyDany94. Ovviamente un ringraziamento anche ai fantasmini che leggono e a tutti coloro che hanno messo la storia tra seguiti e preferiti. Voi siete la forza degli scrittori^^
Un abbraccio a tutti, Hime

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Capitolo 15
*** Siamo sempre noi ***


Ed eccoci qui, mie care lettrici, all’ultimo capitolo di questa fic. Innanzitutto mi scuso con voi per il ritardo, ma come sempre se l’ispirazione manca non c’è niente da fare. Questo capitoletto finale è nato di getto, istintivo, scritto con tutto l’affetto che ho per uno degli anime più belli della mia infanzia, e  tutto l’affetto che ho per voi, e per tutti i commenti che avete lasciato a questa storia.
Un ringraziamento particolare a tutti coloro che hanno inserito Siamo sempre noi, la mia prima fic e quella probabilmente a cui sono più affezionata, tra i preferiti e i seguiti, e un ringraziamento enorme alle mie recentrici adorate dalla mia gemellina Rei, alle carissime Shirin e Barbidoluzza (grazie per tutti i complimenti ^_^), a BabyDany94, alla grandiosa Ellephedre, e a tutti coloro che hanno lasciato un commentino alla mia storia.
Non sono brava a fare discorsi, per cui vi lascio alla lettura dell’ultimo capitolo, sperando vi piaccia, e vi lasci un pizzico di quella spensieratezza, se volete un po’ adorabilmente infantile, così caratteristica di questo splendido anime.

Arigatou!
Baci a tutti!
La vostra Hime





Una sensazione di benessere. Quiete. Calore, forse. Gli pareva di galleggiare, sospeso in un sonno senza fine, assieme alle sue sorelle. Minako e Hanae provavano la stessa meravigliosa sensazione, come se una forza piena di calore li avesse liberati da una schiavitù oscura. Per sempre. E in un certo senso era davvero così. Erika li aveva liberati dal Fantasma Oscuro che aveva ipnotizzato la loro mente, imprigionando in un sonno eterno la gente che si era ribellata al Regno. Aveva donato loro una nuova esistenza. Ricominciare daccapo: tre neonati, liberi finalmente dal potere malvagio, come tre boccioli rinati a nuova vita. Mai avrebbero ricordato quel passato tormentato, quel plagio delle loro menti, quell’appartenenza alle forze oscure, e finalmente avrebbero potuto condurre un’esistenza diversa, normale, quella normalità che avevano cercato, a loro modo, tentando di conquistare l’Universo intero. Nessuno avrebbe conosciuto la loro vera identità.
E con il potere restituito loro da Erika avrebbero condotto una vita molto diversa da quella a cui erano stati abituati. Avrebbero conosciuto cos’era Bene e avrebbero declinato l’esistenza al Male. Per Sempre. La loro anima era salva.
Poi grazie all’energia di Erika, Hime e Daichi riuscirono a teletrasportarsi sulla terra.
Hime si sentiva completamente stravolta dagli eventi, ma anche felice e consapevole che tutto fosse finito. Non riusciva ancora a credere che lei e Dai Dai fossero ancora vivi dopo quell’incredibile avventura nell’Altra Dimensione, ma ora l’unica cosa che le importava era che loro stessero bene… E se… Se non ci fosse stato Matsuyama a proteggerla…o meglio…il suo caro amico Pokotà… Erika dal suo sguardo lievemente corrucciato, nonostante la fine dell’incubo, capì immediatamente a cosa stava pensando. Hime sapeva perfettamente che ad attenderla, sul letto, ci sarebbe stato il suo adorato pupazzo di pezza. Ma stavolta non l’avrebbe salutata saltandole in braccio come faceva sempre. Lei non avrebbe potuto raccontargli quell’avventura incredibile: semplicemente perché Matsuyama, l’alter ego del suo piccolo amico si era sacrificato per la sua salvezza. E l’aveva fatto perché lei vivesse. Era stato un addio straziante il loro, ma forse anche giusto.
Perché in realtà Pokotà faceva parte della sua infanzia, della sua vita precedente, da ragazzina. Gli eventi l’avevano fatta maturare. Irrimediabilmente, e assieme a Pokotà finiva anche una parte fondamentale della propria esistenza.
Erika spiegò loro che cos’era successo alle anime dei tre principi delle Tenebre, ma di fatto quello più stupito sembrò proprio Dai Dai che pareva non ricordare assolutamente niente di tutto quello che era successo. Come se l’esistenza di Minako, e del suo sosia plagiato dal Male fossero un ricordo piuttosto vago perso in un angolo recondito della sua mente. Poi Hime si passò le dita tra i capelli e si rese conto che il Fiocco Magico era sparito. Dopo che Minako glielo aveva sottratto non le era più stato restituito, e anche questo era un fatto che la lasciò piuttosto rattristata.
“Credo che ora non ne avrai più bisogno” mormorò Erika con un sorriso lievemente malinconico. “Però potremo tenerci sempre in contatto con il Diario e la Penna Magica!”. Una minima consolazione visto che aveva perso i suoi poteri assieme al suo piccolo amico parlante.
Che fosse davvero questo il prezzo da pagare per una crescita improvvisa?
Quell’avventura l’aveva cambiata,inevitabilmente: aveva imparato a sue spese cos’è spirito di sacrificio, cosa è Male, e quanto il Male può essere più vicino di quanto tu non creda. Hanae aveva rappresentato la parte malvagia di se stessa, ed entrambe, ora, in un certo senso, rinascevano a una vita nuova.
Hanae, e assieme a lei Minako e il loro fratello Axios, come una piccola infante senza più memoria del passato, e lei stessa come una giovane adolescente senza più i “giocattoli” della sua stupenda infanzia.
“Non rattristarti… Prometto che tornerò presto a trovarti” le sorrise Erika e poi le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio “E ora penso sia proprio arrivato il momento di dirgli cosa provi per lui non ti pare?!” Le fece l’occhiolino “Qui la mia magia non potrà di certo aiutarti!”
Hime arrossì fino alla radice dei capelli mentre Erika si accingeva a tornare nel suo Mondo, avvolta da una nube dorata dalla luce accecante. “Mi mancherete!” esclamò ad entrambi “Hime sono sicura che te la caverai benissimo anche senza il Fiocco Magico… E tu Dai Dai non fare arrabbiare troppo la mia amica! Lo sai che morde!” Risero mentre con un ultimo cenno della mano, la Principessa si dissolveva per incanto.
Rimasero per un po’ in silenzio, senza sapere bene cosa dire, guardandosi con reciproco, stranissimo imbarazzo. Poi Dai Dai come se niente fosse si grattò la testa, e con tono vagamente imbarazzato le girò le spalle “Bhè a questo punto… può sembrare banale dirlo, ma tutto è bene quel che finisce bene…Ora ti riaccompagno a casa… Non vorrei facessi altri brutti incontri!”
Hime sorrise, guardandolo di sottecchi, camminare al suo fianco con le mani incrociate dietro la testa, e la sua solita andatura dinoccolata.
“Possibile che non ti ricordi niente?” gli fece lei dopo un po’.
“Assolutamente niente” ribattè lui.
“Neanche di Minako?!”
“Chi?!”
Lei ghignò trionfante. La smorfiosa dagli occhi viola.
“E di Axios? Proprio nulla, eh?!”
“Ancora?? Ti ho già detto di no!” sbuffò “Anzi mi sembra incredibile e assurdo che non ricordi nulla di un altro pasticcio in cui mi sono ficcato per causa tua!” sogghignò. Per poco lei non gli mollò un pugno nel fianco. Ma poi ci ripensò, e il suo sguardo divenne più dolce.
“E non ricordi neanche…” Quando mi hai sfiorato le labbra con le tue? Ma non disse nulla. Di certo non poteva ricordare quel loro lievissimo bacio, dato che era sotto l’influenza oscura, come tutto il resto che era successo.
“Ricordo solo di aver una gran fame!” esclamò all’improvviso sentendo il suo stomaco brontolare.
Hime alzò gli occhi al cielo. Al diavolo le smancerie. Con lui era impossibile avere un attimo di serietà. Ma a lei piaceva anche così. Con le sue follie, e perché c’era sempre. Come in qualsiasi momento. La sua sicurezza.
Prima di tornare a casa, dunque, si misero alla ricerca di una paninoteca, o roba simile, per mettere qualcosa sotto ai denti, poi però sembrò che a lui fosse venuto in mente qualcosa che sembrava davvero importantissimo “Aspettami lì” disse improvvisamente indicandole una panchina nel parco lì vicino. Hime lo fissò con espressione incuriosita “Che hai in mente?”
Lui si portò l’indice alle labbra e le strizzò l’occhio, poi senza dire una parola si allontanò rapidamente, così lei gli ubbidì, e andò a sedersi su una panchina dove poco distante dei bambini giocavano a pallone. Li fissò con un sorriso, mentre un tiepido sole le riscaldava il viso. Socchiuse gli occhi, assaporando di nuovo la normalità, la tranquillità di una giornata di primavera, le voci dei bambini, il rumore di una fontanella, il tepore di una giornata di sole, e distese le gambe davanti a sé, fissandosi i piedi, ancora incredula di tutto quello che era capitato. Sembrava passato davvero un battito di ciglia, e all’improvviso le parve che tutto ciò che di pazzesco era accaduto non fosse mai esistito.
E quando li rialzò incrociò due occhi color nocciola, sorridenti, e un volto allegro. Il suo volto allegro.
Daichi.
“Buon compleanno, Hime-chan!” le sorrise porgendole gentilmente un dorayaki: sopra ci aveva messo una candelina.
Che testa matta! Con tutto quello che era successo se ne era davvero dimenticata!
Il suo compleanno!
Il suo quattordicesimo compleanno! Le era completamente passato di mente mentre lui... lui se ne era ricordato!
“Ma come hai fatto…?” Himeko era totalmente spiazzata dalla sorpresa inaspettata.
“Semplice, perché ti cacci sempre nei pasticci!” Rise lui, accendendo lo stoppino con un fiammifero. Hime alzò un sopracciglio a fissarlo interdetta “Cosa c’entra scusa che io mi caccio sempre nei pasticci, con il mio compleanno?” ribattè acida.
Ecco qui. Le pareva strano che avesse avuto un pensiero fin troppo romantico per più di cinque minuti. Tornava ad essere sempre il solito villano.
Adorabile villano.
“Rompiscatole acida! E’ semplice. Me lo ricordo perché è passato esattamente un anno da quando credevamo che la tua trasformazione in Hikaru fosse irreversibile. Era la festa del tuo compleanno ti ricordi? Ed Erika si era sostituita a te” Ma lui l’aveva riconosciuta fin dal primo istante. Quei suoi occhi pieni di allegria, vitalità, gioia e brio non si dimenticavano facilmente. Non li aveva mai dimenticati. Rimanevano impressi nel cuore per sempre. E lui li amava ogni giorno di più. Quella sera, di un anno prima, quando aveva visto la sua Hime nel corpo di Hikaru, aveva capito di essersi innamorato di lei. Perché nonostante la trasformazione irreversibile, a lui non era importato poi molto che Hime non avesse più i suoi capelli biondi da maschiaccio, o il suo visetto da ragazzina dispettosa. La sua anima rimaneva sempre la stessa, ed era quella ciò che lui amava di più. Il suo spirito, la sua passione, la sua voglia di vivere, la sua energia.
Ed era passato un anno. Piccola, adorabile combina guai.
Gli piaceva festeggiare in quel modo così strambo, eppure significativo , con lei. E lei sola.
Hime lo fissò a bocca aperta “Caspita è vero!” Ricordava ancora quel giorno in cui si era sentita completamente perduta con una faccia e un corpo che non erano più i suoi, e se non fosse stato per il sostegno dei suoi amici, si sarebbe abbandonata alla disperazione.
“Un compleanno normale, no eh?! “ sghignazzò lui mettendole davanti al naso il dolcetto di marmellata.
“Coraggio esprimi un desiderio” le sorrise Dai Dai inclinando leggermente la testa con espressione stranamente tenera e gentile.
Hime lo guardò senza dire una parola, poi fece finta di pensarci un po’ su, perché in  realtà già sapeva cosa pensare. Lo aveva sempre saputo. Fin dal principio. Fin da quando lo aveva conosciuto.
E ora il suo desiderio più grande le stava proprio seduto accanto. Suo amico, suo pari, suo confidente, sua roccia. Senza di lui era perduta. E non solo perché fosse il suo migliore amico.
O almeno non più solo per quello.
Quattordici anni. Il tempo delle scelte e dell’adolescenza.
Era come se un periodo fosse finito per sempre: il tempo della spensieratezza, dei giochi, dell’infanzia fosse terminato per aprirsi a qualcosa di nuovo, magico, e incredibilmente affascinante. Il tempo del Fiocco Magico si era concluso. Adesso c’era qualcosa di diverso ad aspettarla… Forse con lui? Chissà… Gli sorrise con aria misteriosa. Lei lo sperava davvero, mentre si accingeva con un soffio energico a spegnere la sua candelina e a pensare che in fondo, nonostante gli eventi burrascosi, il trascorrere del tempo, anche quando sarebbero stati adulti, una parte del loro cuore sarebbe rimasta intatta a quei giorni meravigliosi, pieni di magici ricordi, e lei, magari un giorno, avrebbe potuto sorridere a quel pensiero, pensando che in fondo in una parte nascosta del nostro cuore niente cambia… Le circostanze cambiano. Le cose cambiano. Forse anche le persone cambiano. Apparentemente. Ma la parte bella, innocente e pulita no. Quella rimane. E nel suo cuore, per lei e Dai Dai, era più che convinta che avrebbe sempre potuto dire, nonostante tutto…Siamo sempre noi.



                                                                                                                                                    Fine

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