'Cause You Were Mine

di Nanek
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dublino-Mullingar ***
Capitolo 2: *** Thinking out loud ***
Capitolo 3: *** 'Cause you were mine ***



Capitolo 1
*** Dublino-Mullingar ***


Dublino-Mullingar
 
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I have loved you since we were 18
Long before we both thought the same thing
To be loved, to be in love
All I can do is say that these arms were made for holding you
I wanna love like you made me feel
When we were 18
 
 
Dublino.
E respiro l’aria fredda, l’aria che mi manca, l’aria che non ho dimenticato mai.
Freddo.
Che mi graffia la pelle, le guance rosse, il naso congelato, le labbra coperte dalla sciarpa di lana blu che mi ha fatto nonna, i capelli biondi nascosti, gli occhi lacrimano, gli occhi azzurri.
Il fumo che faccio uscire dalla mia bocca, una sigaretta che non posso dimenticare, nella noia dell’attesa.
Il solito bus.
Il solito numero giallo che si vede da lontano, la mia mano lo chiama, si ferma, mi porterà in quelle vie che non posso proprio togliermi dalla testa.
Verde.
Bianco.
Alberi alti.
Grigio.
Bianco.
Strade non chiare.
Giallo.
La luce dei fari dell’autobus.
La luce dei lampioni di casa.
Un cartello.
Scritte nere.
Mullingar.
Sono a casa.
E tu?
Tu non ci sei.
Rumore di passi.
I miei piedi che calpestano la via.
Quel paesino così sconosciuto.
Ma ora ha un nome degno, grazie a te.
Locali aperti, finestre luminose.
Il buio fuori, il vento che non vuole andarsene, la mia ombra che avanza lentamente, rompendo il silenzio.
Quel bar è ancora aperto, il nostro bar.
Nel silenzio rimbombano i miei ricordi.
Le risate, le bottiglie che si scontrano, i gomiti che battono sul legno di un tavolo.
I tuoi occhi azzurri, leggermente arrossati.
Le tue dita tra i tuoi capelli biondi, ti tieni la testa che pesa più del solito, la senti calda e neanche ti accorgi di avere il pavimento sotto i piedi.
Il tuo sorriso, quello vero, quello che hai cambiato, mentre ti rivolgi a me.
Le tue guance, quel rossore e la tua voce che mi ripete quanto hai bevuto.
Quel bar è ancora aperto, le birre non sono finite, quel tavolino vicino alla finestra è ancora libero, il camino emana calore.
E sai che c’è?
C’è che manchi te.
Cammino verso quel quartiere.
È grigio, è anonimo, è nostro.
Le case a schiera, le auto nei rispettivi parcheggi.
Non ci sono ragazzi nella via, è buio, fa freddo, tutti si rintanano.
Ma nei miei ricordi ci sei tu.
Sotto quel lampione, sul lato sinistro, terza casa, bianca dal tetto rosso.
Sei lì, mi guardi severo.
È tardi, lo so, ma non ho potuto fare prima di così, lo sai, no?
Poi sorridi.
Apri le braccia, mi accogli al caldo, mi tieni stretta per paura che io possa scappare.
Non scappo, te lo giuro, torno tardi, ma torno.
Passo vicino a quel lampione.
Lo supero.
Sento freddo.
E sai che c’è?
C’è che manchi te.
Arrivo a casa, finalmente.
Quarta casa, bianca dal tetto rosso.
Vicino alla tua.
Ma sai che c’è?
C’è che, in casa tua, manchi te.
Fisso il mio portico, la neve pesa ma non troppo.
Fisso quel punto, dove le tue mani hanno preso le mie.
Nei miei ricordi, tu sei lì e non è più inverno.
Hai una camicia, a quadri.
I soliti jeans che non vuoi buttare.
Sempre quel sorriso, il sorriso che cambierai.
I capelli biondi, gli occhi azzurri, le guance rosse, la mano sulla mia, mentre l’altra mi spinge più vicina.
E poi sento, sulle labbra, le tue.
Sono calde, sono morbide.
Mi baci piano, mi accarezzi la schiena.
Sento il tuo profumo, sento il vento estivo che mi scompiglia i capelli, sento le tue labbra sulle mie e provo ancora quei brividi.
“Vado a X Factor”, dici tra un bacio e l’altro, quella voce che non potrò mai scordare.
Un rumore rovina tutto.
Ed è di nuovo inverno.
E sai che c’è?
C’è che manchi te.
Non sei sotto al portico di casa mia.
Non sei a casa.
Non sei sotto quel lampione.
Non sei al solito bar.
Londra.
Odio questo nome.
Tu, invece, lo ami.
Lo ami così tanto che hai lasciato me.
Non importa, mi ripeto.
Va tutto bene, mi convinco.
Passerà, mi dicono.
Ci sono io, mi rassicura lui, l’altro, che non sei tu.
Sono solo ricordi, mi calmo.
Però sai che c’è?
C’è che manchi te, Niall.
 
 


Note di Nanek
E… niente.
Non lo so cosa sia sta roba, è qualcosa di strano.
In caso, se fa così schifo, la cancello, non preoccupatevi ^^
Ringraziate Niall, ieri notte mi ha tenuta sveglia con questo pensiero in testa.
Grazie anche solo per aver letto <3
Nanek

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Capitolo 2
*** Thinking out loud ***


Thinking out loud

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We took a chance
God knows we tried
Yet all along, I knew we’d be fine.

 

Quelle urla si sentono da qui.
Voci.
Urla.
Cori.
Piedi che battono per terra.
Ritmo.
Le nostre canzoni che non stiamo cantando.
Canzoni senza musica.
Noi dobbiamo ancora salire su quel palco.
Eppure il concerto lo hanno già iniziato.
Più di mille persone lo hanno cominciato.
Ragazze, principalmente.
Alcune le ho viste, prima.
Alcune hanno il mio nome sulla fronte.
Alcune hanno urlato il mio nome con tutta l'aria che hanno dentro.
Alcune hanno pianto.
Alcune mi hanno sorriso.
È durato così poco.
Eppure ho notato così tante cose.
Eppure, mi è parso di vederti.
Non eri tra le prime, su quelle rampe.
Ho visto di sfuggita quegli occhi blu.
Gli occhiali neri.
I capelli biondi.
Il solito cappello.
Eri tu.
O almeno credo.
Non sono sicuro di questo, non ero sicuro.
Ho rallentato il passo.
Ho scatenato urla più forti.
Ti ho cercato ancora.
Ho sentito il cuore in gola.
Una ragazza mi ha preso la giacca.
Mi ha strattonato un po' verso di lei.
Le ho sorriso.
Lei ha cominciato a piangere.
Sono tornato a cercarti.
Ma mi hanno trascinato dentro.
Ho continuato a voltarmi.
Ho cercato i tuoi occhi.
Le urla mi hanno trovato.
Tu non c'eri più.
O, forse, non ci sei mai stata.
Sono in camerino ora.
Solo.
Il mio riflesso quasi mi spaventa.
Come se avessi appena visto un fantasma.
Gli occhi che fissano il vuoto.
Le labbra socchiuse.
La voce mi muore in gola al pensiero di te.
Non riesco a concentrarmi.
Eppure dovrei scaldare le corde vocali.
Ho troppe persone da rendere felici con la mia voce.
Eppure non mi concentro.
Tremo.
Le mani tremano.
Non riesco ad alzarmi da questa sedia.
Sono chiuso dentro questa stanza anonima.
Non mia.
Le pareti grigie.
Niente che ricordi la mia stanza.
La luce è spregevole.
Irritante.
Come lo è il pensiero di te.
Vedo i tuoi occhi.
Mi sembra di tornare indietro.
Sono passati anni.
Cazzo.
Sono passati anni.
Eppure riesci ancora a ridurmi cosi.
I tuoi occhi.
Blu.
Seri.
Grandi.
Colmi di tristezza.
Come se il mio senso di colpa dovesse sempre ricordarmi il male che ti ho fatto.
Ti ho chiesto scusa.
Mille volte.
Non hai mai voluto accettare la mia amicizia.
Ti ho supplicato di capirmi.
Di ragionare.
Di capire.
Di darmi ragione una buona volta.
Non ce l'avremmo mai fatta.
Non sarebbe stato possibile.
Sono troppo lontano, ora.
Non sarei mai tornato in tempo.
Non mi sarei mai fatto trovare in quel locale.
Né sotto quel lampione.
Né sotto il portico di casa tua.
Sarei arrivato tardi.
Ti saresti stancata di me.
Ti saresti fatta del male.
E per cosa?
Non dirmi che sono un idiota.
Non ripetermi che non credevo in noi due.
Non ripetermi di averti solo presa in giro.
Mi dispiace.
Te l'ho sempre detto.
Mi dispiace.
Ma non credevo di arrivare così lontano.
Non credevo fosse possibile.
Ma sono qui.
Questo è quello che ho sempre desiderato.
E ho sempre desiderato renderti felice.
Lasciarti non voleva dire distruggerti.
Volevo proteggerti.
Volevo renderti libera.
Volevo darti la vita che meriti.
Non sopporto l'idea che tu, ora, mi odi.
Non sopporto l'immagine che mi resta di te. Non sopporto l'ultima immagine di noi insieme.
Occhi blu.
Odio.
Lacrime.
Tristezza.
Delusione.
Labbra verso il basso.
Singhiozzi.
Mani che mi spingono via.
Voce che trema.
Mi dispiace.
Un sussurro.
Poi te ne vai.
«Niall, cinque minuti» mi avvisano.
Sobbalzo.
Mi sono perso nuovamente in mille pensieri.
Mi alzo di scatto.
Non ho più voglia di pensare.
Mi guardo allo specchio.
Occhi azzurri.
Tristi.
Vuoti.
Non posso piangere.
Non posso deludere chi mi aspetta.
Tossisco.
Schiarisco la voce.
Sento il cuore che batte troppo forte nel petto.
Ma non è felicità.
Non è ansia.
Non è emozione.
Non è voglia di cantare.
Sei tu.
Sei tu e i tuoi ricordi.
Sei tu e ti odio.
Sei tu e mi rendi troppo vulnerabile.
Sei tu e sta crescendo un desiderio.
Una voglia.
Un qualcosa che ho sempre tenuto all'oscuro.
Ho paura.
Temo quello che può succedere.
Però...
Voglio vederti.
Voglio essere certo di averti davanti ai miei occhi.
Voglio averti vicino.
Lo voglio davvero.
Ma temo la tua reazione.
Ma voglio farlo.
Il senso di colpa non mi lascia mai.
Voglio vederti.
Lo farò.
Tornerò da te.
Ti sussurrerò poche parole.
Avrò paura della tua reazione.
Ma lo farò lo stesso.
«Mi manchi».
E scivola lieve dalle mie labbra.
Un sussurro.
«Cosa, Niall?»
Forse così silenzioso non è.
Forse l'ho detto a voce troppo alta.
«Niente, pensavo a voce alta».
Niente.
Ma tornerò da te.
 


Note di Nanek
Ebbene sì.
Ho voluto farmi del male, invece di studiare, ho deciso che questa non poteva essere solo una os.
Sarà una mini long, ultra mini, avrà solo 3 capitoli, quindi questo è il penultimo.
Pov Niall, questo.
Sempre poche parole, neanche 800.
Non lo so che mi prende, ma questo biondo sa sempre arrivare nei momenti meno opportuni.
Grazie anche solo per aver letto <3 grazie a chi ha recensito <3
Nanek

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Capitolo 3
*** 'Cause you were mine ***


'Cause you were mine

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So kiss me where I lay down, my hands press to your cheeks
A long way from the playground
I have loved you since we were 18
Long before we both thought the same thing
To be loved, to be in love
All I can do is say that these arms were made for holding you
I wanna love like you made me feel
When we were 18

I suoi passi fanno rumore.
Piedi che calpestano la neve.
La solita strada che la porta a casa.
Il solito bus preso a Dublino.
Il solito cartello bianco.
Lettere nere.
Mullingar.
Poi il tragitto a piedi.
Il solito.
Monotono.
Tragitto a piedi.
Da sola.
Il buio ad avvolgerla.
La stanchezza sulle spalle.
Il naso rosso e freddo.
Ma... C'è qualcosa di diverso.
Oggi c'è qualcosa di strano.
Ma lei non sembra accorgersene.
Non ancora.
Non prima di arrivare all'inizio di quella via.
Quel quartiere.
Anonimo.
Grigio.
Loro.
Un passo più vicino a quel momento.
Un passo e poi un altro.
Il vento freddo.
Capelli biondi nascosti nel berretto.
Il giubbotto verde.
Le mani in tasca.
Il cuore che batte forte.
Quel momento è arrivato.
Occhi blu che lacrimano.
Ma... Che sia davvero colpa del gelo?
«Hey.»
Quella voce.
Quel saluto.
E solo adesso si rende conto di essere sotto quel lampione.
Il lampione che lei ha sempre trovato vuoto in questi anni.
Il lampione a pochi passi da casa.
Occhi blu che si alzano.
Non fissano più la neve.
Non fissano più quel marciapiede.
Occhi blu che, dopo tanto tempo, si perdono in occhi azzurri.
Occhi azzurri che la luce fioca del lampione un po' nasconde.
Occhi azzurri che lasciano senza parole.
Sei tu?
Sei veramente tu?
Come può essere vero?

«Niall?» è tutto quello che riesce a dire.
Un sorriso.
Un sorriso che non è il suo.
Il suo nuovo sorriso.
Un gesto lieve del capo.
Annuisce.
Non emette un suono.
Cresce l'imbarazzo.
Ma sono l'uno di fronte all'altra.
Di nuovo.
Lui trema dentro.
Teme la sua reazione.
Teme uno schiaffo.
Teme le urla.
Teme ogni possibile reazione negativa.
Perché lui la conosce.
Sa bene com'è fatta.
Lei non perdona.
Lei non dimentica.
Lei sa essere cattiva.
Lei sa difendersi da chi la ferisce.
Ferirla significa perdere la sua fiducia.
E lui l'ha persa, molto tempo fa.
Eppure, c'è qualcosa di diverso.
C'è un momento.
C'è un sorriso appena accennato in quel volto coperto dalla sciarpa.
C'è un gesto inaspettato.
C'è un abbraccio.
Lei che lo avvolge tra le sue braccia.
Poggia la testa sul suo petto.
Lo avvolge stretto.
Mi sei mancato.
Ti ho pensato.
Tormenti ancora i miei pensieri.

Sei il ricordo che amo e odio ricordare.
«Sono sorpresa di vederti, cantante» è l'unica cosa che riesce a dire.
Sorpresa, ma non felice.
Cantante, ma non Nialler.
E lui non capirà mai la falsità di quelle parole dette.
Non capirà mai quello che sta tentando di nascondere.
Non capirà mai quanta sofferenza è nascosta in quel finto abbraccio.
Poi lei tace ancora.
Lui si sente morire di nuovo.
«Ti va... Una birra?» suggerisce lui, perché stare in quel silenzio lo logora dentro.
È tornato per lei.
È tornato per vederla sorridere.
È  tornato...
Ma neanche lui sa davvero il perché.
*
Il solito tavolo vicino alla finestra.
Per due.
La solita birra davanti a lui.
La solita coca cola per lei.
«Niente birra, insomma» nota lui.
Lei annuisce.
«Non mi piace così tanto» afferma.
«Ne bevevi a litri, tempo fa»
«Forse fingevo che mi piacesse, perché piaceva a te»
«Non essere scema, ti piaceva, parecchio»
«Forse sono cambiata, tutti cambiano, non credi?»
Occhi azzurri che non osano guardarla.
Si sente le guance più rosse.
Si sente sotto accusa.
Ma lui non capisce del tutto il perché.
Lei sorride amara.
Non riesce proprio a sentirsi in colpa per quello che sta pensando.
Si sente cattiva.
Si sente acida nei suoi confronti.
Le ferite si sono aperte.
Lui avrebbe dovuto saperlo.
E, poi, mentre cala il silenzio tra di loro, si avvicina al loro tavolo una ragazza.
Sono due, per la precisione.
«Ciao, Niall» lo chiamano, salvandolo da quella situazione.
Lui sorride di getto.
Un sorriso che ama sfoggiare, adesso.
Chiedono una foto.
Lui è il loro idolo.
Lei lo fissa, sospira.
Alza gli occhi al cielo.
Lo guarda mentre si lascia toccare, ammirare, fotografare.
Non le piace tutto questo.
Non le piace come la loro intimità viene distrutta senza chiedere il permesso.
Poi, il culmine.
Una delle due gli dà un foglietto.
Lui lo prende, sorride.
Lei non ci crede.
Lei non lo capisce.
Le due ragazze se ne vanno.
Quella del biglietto si volta un'ultima volta.
Occhiolino.
Chiamami, detto tra le righe.
Lui sorride malizioso.
Poi, finalmente, si ricorda che lei esiste.
«Che te ne fai?» allude al numero di cellulare scritto su quel pezzo di carta.
Lui scrolla le spalle.
«Non lo so, magari un giorno»
Lei ride infastidita.
Non ci può credere davvero.
Gli ruba la bottiglia di birra.
Ne beve un sorso.
«Non avevi detto che non ti piaceva più?»
«Non dicevi che le troiette erano la vergogna dell'essere umano?»
Colpito.
Colpito dal passato.
Un altro sorso.
Lei appoggia la birra sul tavolo.
«Credevo che fossero solo cazzate, le schifezze che girano sul tuo conto»
E lei non riesce a nascondere il disgusto.
«Tutti cambiano, lo hai detto tu stessa»
Lei ride.
«Si spera in positivo, però»
«Non sono un mostro, non uccido nessuno»
«Hai rinunciato a te stesso»
«Sono sempre io, sono sempre Niall»
Lei sorride, lo guarda negli occhi.
«Vorrei che fosse davvero così. Ma il mio Niall era diverso da te»
E lui sente la rabbia.
«Non puoi capire il mio mondo»
Lei ride.
«Non credo di volerlo conoscere, visti gli effetti»
«Hai intenzione di continuare così per tutta la serata? Sono tornato per te, cazzo»
E lei torna seria.
«E chi ti ha chiesto di tornare?»
Cala il silenzio.
Un silenzio doloroso.
Se deve essere sincero non si aspettava rose e fiori con lei.
Ma non credeva di cadere nel vuoto.
Nel buio.
Logorato da ogni singola parola.
E lui sente di aver perso l'unica persona in grado di vederlo con Niall e basta.
«Tolgo il disturbo» dice lei, mettendosi frettolosamente il giubbotto.
Prende la sciarpa, qualche moneta per la bibita, scappa via senza lui possa dire qualcosa per fermarla.
La guarda, ma non parla.
La guarda e non riesce a fermarla.
Lei se ne va, uscendo dal locale.
Lui si sente un cretino.
«Tenga il resto» quasi urla, mentre poggia la banconota da venti, ricordandosi appena il giubbotto.
Esce dal locale.
Corre.
La vede che cammina con passo veloce.
«Fermati!» le urla.
Ma lei non sembra ascoltarlo, come sempre.
Le si avvicina sempre di più.
La raggiunge.
Riesce a vedere il fumo della sigaretta che lei sta fumando.
Le cinge le spalle.
La blocca.
Si guardano.
«Ho lasciato il biglietto sul tavolo» le dice.
Lei sorride ironica.
Si porta la sigaretta alla bocca.
Il fumo arriva al viso di lui.
«Vuoi un premio per questo?» lo sfida.
Lui si sente debole.
Si sente ferito.
«Non puoi trattarmi così, non dopo quello che abbiamo vissuto insieme, non me lo merito, lo sai»
Lei continua a fumare, non lo degna di uno sguardo.
«Ti ho dato anima e cuore, li ho usati entrambi, li uso entrambi quando si tratta di te» e quelle parole ricordano una canzone.
Una canzone che lei conosce bene.
«Provo affetto per i tuoi ricordi» confessa lei.
Getta la sigaretta a terra.
Cammina verso casa.
Lui non osa lasciarla sola.
Camminano vicini.
Verso quel quartiere.
Anonimo.
Grigio.
Arrivano a quel lampione.
«Dio sa che ci abbiamo provato»
La mano di lui si è intrecciata a quella di lei.
Il pollice l'accarezza.
Lei sussulta.
Lei si sente invasa di ricordi.
Sente le lacrime.
Sente le ferite bruciare.
Come fuoco.
«Menti» risponde.
Perché lui non ci ha provato davvero.
Perché lui ha scelto per entrambi.
Per lei.
Ha scelto di lasciarla.
Ha scelto di abbandonare la loro storia.
«Devo ancora trovare qualcuno che mi ami come mi hai amato tu a sedici anni»
E lei sorride.
Vorrebbe rispondere una cosa cattiva.
Vorrebbe chiedere se questo è il motivo per cui lui passa da una ragazza all'altra.
Ma non lo fa.
Non ne ha la forza.
Quelle dita intrecciate alle sue la rendono incapace di farsi valere.
È sempre stato così.
Lui riusciva a cambiarla.
Lui riusciva a renderla migliore.
Camminano ancora.
Lei vede casa di lui.
La finestra della sua stanza ha la tapparella ancora alzata.
Sorride.
Lui è a casa.
Lui è lì davvero.
Fino ad una settimana prima sentiva la sua mancanza.
Ma ora è lì.
Stringe la sua mano alla sua.
Cammina con lei.
Arrivano al portico.
Il portico che nasconde i ricordi di quel bacio.
La mano di lei si toglie dalla sua.
Cerca le chiavi.
Lui non sa cosa provare nel petto.
«Le mie braccia sono fatte per abbracciarti»
Confessa.
Un sussurro.
Un modo per farla voltare verso di lui.
«Ti amo da quando avevamo sedici anni»
Un sorriso.
Un sorriso di delusione.
Occhi blu che si specchiano in quelli azzurri di lui.
«Voglio amare davvero, voglio essere amato»
E le sue parole suonano come un discorso disperato.
Lo sente cadere.
Lo sente in difficoltà.
La sta perdendo davvero.
«Perché sei tornato, Niall?» e si avvicina.
I loro petti sono così vicini.
«Volevo vederti»
Deglutisce.
«Sono passati anni, Niall»
«E riesci ancora a farmi tornare da te»
Un sorriso.
Un sospiro.
Le dita di lui che cercano quelle di lei.
La mano libera di lui che osa avvicinarsi al viso di lei.
Le accarezza la guancia.
Le porta una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
La fissa serio.
Si sente tremare.
Si sente come a sedici anni.
Quando tutto era ancora possibile.
Lei non distoglie lo sguardo.
Resta immobile.
Si lascia accarezzare dal ragazzo dei suoi ricordi.
Cerca in tutti i modi di ricordarlo.
Quel ragazzo.
I denti imperfetti.
I capelli bassi e biondi.
Quel sorriso sincero.
Quelle guance rosse.
Quei vestiti che gli comprava sua madre senza il suo consenso.
Ma che lei amava davvero.
Eppure, davanti a lei, lui non c'è.
C'è un sorriso perfetto.
Ci sono capelli biondi alzati dal gel.
Ci sono mani decise, sicure.
Ci sono vestiti che lei ha sempre e solo potuto guardare nelle vetrine.
Ci sono sfumature d'azzurro diverse.
Sfumature irritanti.
Un ragazzo che ora può avere tutto quello che vuole.
Non c'è più Niall.
Non c'è più il piccolo Horan.
C'è uno sconosciuto sotto quel portico.
C'è uno sconosciuto che le sta accarezzando la guancia.
C'è uno sconosciuto che neanche si rende conto di quella lacrima che lei ha appena lasciato scappare.
Perché lo sconosciuto ha gli occhi fissi sulle sue labbra.
Si sta avvicinando piano.
Piano ma deciso.
E lei sarà solo un ritorno al passato.
Passato che poi, però, verrà cancellato ancora.
Si allontana da quella figura.
Si stacca dal suo corpo.
Indietreggia.
Si ricorda quello che succederà domani.
Si ricorda della sua vera vita.
Si ricorda che lui è solo un ricordo che il tempo cancellerà.
«Sono cambiate molte cose, Niall. E noi non abbiamo più sedici anni»
«Eppure io provo le stesse cose»
Lui si avvicina ancora.
La mano di lei sul suo petto, a tenerlo lontano.
«Forse non è così per me, non te lo sei chiesto?»
«Perché vuoi rendere tutto così difficile?»
«Perché domani io e il mio ragazzo andiamo a vivere insieme»
Un tonfo.
Un peso.
Tutto sulle spalle.
Parole che pesano più del mondo.
Parole che lo fanno reagire come se fosse un pazzo.
«Come sai che lui è quello giusto?»
«Come puoi tornare dopo tutto questo tempo e pretendere che ci possa essere ancora qualcosa tra noi?» e lei alza la voce.
Lui si morde il labbro.
Ha bisogno di una risposta immediata.
Ha bisogno di una soluzione.
Non c'è più tempo, ora.
Non c'è tempo per pensare.
Non c'è tempo di riflettere.
Ha bisogno di una soluzione.
Ha bisogno di qualcosa di perfetto.
Il rischio è solo uno.
Il rischio è perderla per sempre.
Il rischio è non vederla mai più.
Il rischio è vivere con i soli ricordi.
Il rischio è non trovare più una persona come lei.
«Baciami»
L'unica cosa che riesce a dire.
Occhi blu che si scontrano con occhi azzurri.
«C-cosa?»
Balbetta.
Le mani di lui l'avvolgono.
I loro petti si uniscono.
I loro visi sono davvero così vicini.
«Baciami, ora, e se non provi davvero nulla, io sparisco. Sta volta per sempre.»
E lei non ha neanche il tempo di ribattere.
Non ha il tempo di dire nulla.
Le labbra di Niall si posano sulle sue.
Quelle labbra fine avvolgono le sue.
Sono fredde.
Sono morbide.
Sono come le ricordava.
Sono fatte per baciare le sue.
Chiudono gli occhi.
Le mani di Niall che le sfiorano le guance.
Il vento freddo che scompiglia i capelli.
Un bacio che cambierà le loro vite.
Un gesto così semplice.
Ma con un significato così importante.
Niall ha il cuore che batte troppo forte.
Cuore che teme di perdere chi ama.
Mentre lei, nella sua testa, non sa davvero cosa pensare.
Solo di una cosa è certa.
Con gli occhi chiusi... è di nuovo estate.
C'è di nuovo Niall con la camicia a quadri.
C'è di nuovo il suo sorriso.
Ci sono quei soliti jeans.
Ci sono quelle guance rosse.
C'è la sua voce che si rivolge a lei con fare gentile.
C'è quel profumo che non potrà mai scordare.
In questo bacio il suo Nialler c'è davvero.
E sai che c'è? C'è che in questo bacio ci sei te.
«Se deciderai di tornare da me, sarò sempre lì ad aspettarti.»
 






Note di Nanek
Che cos’è sto schifo?
Il finale di questa mini long.
L’ultima frase è di Niall se non si fosse capito lol.
Ci tenevo a dire che… ho chiesto a ben 5 persone un consiglio per sto capitolo… l’unica soluzione era il finale aperto.
Decidete voi, insomma, io non potevo prendere una decisione netta, avrei avuto 100 ripensamenti!!
Vi dico solo… grazie.
Grazie per aver dato una possibilità a questa storia.
Spero davvero che questo ultimo capitolo vi piaccia e non vi deluda, spero che la canzone 18 si sia vista in queste parole… spero di non aver rovinato tutto con queste ultime parole.
Grazie, grazie davvero per aver solo letto, mi rendete fe
lice <3
Nanek


 

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