Vermillion hair

di _Miokie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** There's a new fish in town ***
Capitolo 3: *** Devil May Cry ***
Capitolo 4: *** Oh, what a good beginning! (?) ***
Capitolo 5: *** It wasn't the perfect day... ***
Capitolo 6: *** Demons. ***
Capitolo 7: *** Midnight nightmare ***
Capitolo 8: *** What th- ?! ***
Capitolo 9: *** Another mission ***
Capitolo 10: *** Sexy night, sexy devils. ***
Capitolo 11: *** Confessions of my subconscious ***
Capitolo 12: *** Home sweet home ***
Capitolo 13: *** Vermillion ***
Capitolo 14: *** Hair ***
Capitolo 15: *** More than life itself ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciaooooo!! Sono Lilith e sono eccitatissima perché questa è la prima FF che pubblico sul sito. (anche se l'ho dovuta ripostare per motivi tecnici).
Per quelli che avevano già recensito il primo capitolo gli consiglio comunque di rileggerlo perché ho apportato alcune modifiche :)
Chiedo scusa in anticipo per gli errori di cui non mi sono accorta -per la seconda volta- XD 
Per il resto, spero che vi piaccia :D


Prologo.


Sangue, c’è sangue dappertutto. Sui muri, per terra, sui mobili. Gli schizzi arrivano fino al soffitto e l’odore ferroso e salato mi riempie le narici facendomi girare la testa.
Il lungo corridoio davanti a me sembra infinitamente lungo ed è immerso nel buio.
Ho paura.
Inizio ad attraversarlo a passi lenti e incerti, le assi di legno scricchiolano sotto i miei piedi nudi.
Fingo di non vedere gli occhi maligni e splendenti che compaiono e illuminano passo a passo la mia strada, ma so che sono lì attenti e vigili cosicché non faccia niente di più di camminare. Aumentano sempre più di numero mano a mano che avanzo e immobili mi fissano.
Ho tanta paura.
Delle ombre mi tagliano la strada più volte sfiorandomi il viso, il petto e le braccia, ma è così veloce che non faccio in tempo a spaventarmi perché me ne accorgo soltanto qualche attimo dopo.
Davanti a me una luce si accende, illuminando una porta di legno a cui manca la maniglia, ma non è quello che mi colpisce per primo.
Sono le impronte insanguinate di mani che noto per prime, sono fresche e ancora alcune gocce del liquido rosso scivolano lungo le venature della porta.
La mia mano, tremante, si sovrappone ad una delle impronte sul legno e va a spingere la porta che cigolando si apre con angosciante lentezza.
La luce entra nella grande stanza davanti a me, è il salotto di casa mia e nonostante sia illuminato in minima parte ho visto quanto basta.
Si sente un urlo, straziato e agghiacciante di una bambina e solo dopo aver avvertito il male alla gola capisco che sono io che ho gridato.
Altri occhi maligni si accendono nella stanza, che sovrastano i corpi morti che ci sono a terra circondati da un lago di sangue.
- Mamma? … Papà?- sussurro sommessamente, ad un volume di voce così basso che quasi non mi sento eppure quelle due parole sembrano rimbombare nell’intera stanza.
O forse è nella mia testa quel riverbero.
Non posso fare a meno di fissare quei due corpi e riconoscere in loro i tratti dei miei genitori: i capelli vermigli di mia madre che si confondono col colore del suo stesso sangue e gli occhi azzurri di mio padre che congelati nel momento del suo ultimo respiro, spalancati sembrano fissarmi.
Nell’ombra di quella stanza, gli occhi che si aprono aumentano di numero e delle figure che avanzano entrano nella luce rivelando i loro corpi. Corpi che non somigliano neanche lontanamente a quelli di un essere umano.
Corpi di demoni.
Mi porto la mano alla bocca e indietreggio fino a che una superfice viscida non mi blocca la strada.
Non voglio voltarmi.
Quando mi giro l’unica cosa che vedo sono ancora quegli occhi gialli e malefici che mi guardano famelici nell’attesa di poter mangiare la mia anima. Chiudo gli occhi.
Quando li riapro sono nel letto.
“L’hai sognato di nuovo” mi dice il mio inconscio.
Già ho fatto di nuovo quel sogno, ho perso il conto oramai di quante volte quella scena ha accompagnato le mie notti da quando ero una bambina di sette anni.
La cosa brutta di questo sogno è che non è solo un’invenzione della mia mente.



L'angolo di Lilith.
Speriamo che questa sia la volta buona *incrocia le dita* spero tanto che vi sia piaciuta e in ogni caso aspetto le vostre recensioni per consigi critiche e quant'altro :D
Adios Kids ;D

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Capitolo 2
*** There's a new fish in town ***


There' a new fish in town

Accidenti, ha ricominciato a piovere, ha smesso appena cinque minuti fa’ maledizione! Non hanno fatto in tempo ad asciugarsi neanche le punte dei miei capelli. È tutto il giorno che piove, anzi, ora che ci penso sono cinque giorni che non fa che piovere, infatti questo brutto tempo ha rallentato parecchio il mio viaggio. Le gocce si fanno sempre più fitte e io sto girovagando per le strade di una città che non conosco neanche.
Alzo appena gli occhi dal suolo, in cerca di un posto dove rifugiarmi finché non finisce l’ennesimo diluvio.
Non lontano da dove mi trovo scorgo un locale, lo raggiungo ed entro dentro di fretta, sotto gli occhi curiosi e impauriti della gente, che evidentemente ha avuto la mia stessa idea di mettersi al riparo. Alla mia vista alcune madri hanno ignorato la pioggia e hanno preso per mano i figli portandoli via.
Come dargli torto, vedere una ragazza che va in giro con una spada di un metro e trenta non è certo molto rassicurante.
Mi metto seduta al bancone poggiando la spada di fianco a me e posandoci sopra il mantello, facendo attenzione che nessuno veda ciò che vi nascondo dentro. Se vedessero anche le pistole qualcuno potrebbe veramente spaventarsi e preferirei evitarlo.
Un uomo grassoccio, con addosso un grembiule sporco e sudicio, da dietro al bancone si avvicina :- Ehi, cosa sei venuta a fare qui dentro?-
Gli dedico un leggero sguardo disinteressato:- Fuori sta piovendo a dirotto. - rispondo atona, avvicino il mento alle mani rette dai gomiti poggiati sul banco color giallognolo sbiadito, anche se una volta probabilmente è stato bianco.
- Non gradiamo la feccia qui. - continua con tono ostile.
L’affermazione mi irrita non poco ma riesco a nascondere tutto dietro un sorrisetto sghembo. – Cosa ti fa pensare che lo sia? - faccio andare il mio sguardo dall’uomo alla spada e viceversa, come se fosse una cosa del tutto normale andare in giro con un’arma del genere.
Frego il menù da sotto il naso di quello che sta alla mia sinistra e ignorando le lamentele inizio a scorrere i nomi dei piatti. Pochi a dire la verità e anche poco invitanti.
Una donna spunta dietro al tizio di prima e sembra la sua fotocopia volta al femminile. – Davvero ragazzina esci di qui e non causarci ulteriori fastidi -
La sua voce è fastidiosissima, roca e catarrosa, dalla sigaretta che tiene stretta tra le labbra si dovrebbe capire il perché.
L’aria si fa all’improvviso pesante e la puzza di chiuso diventa nauseante. Tanto che la testa prende a girarmi vorticosamente e sono costretta a massaggiarmi le tempie con le mani.
- Prima mi fate mangiare qualcosa e prima posso andarmene! – Sbotto.
Ordino la prima cosa che vedo sul menù e chiedo di far presto con quanto più garbo mi è possibile.
Cerco anche di distrarmi in qualche modo, pensando al viaggio, alle ricerche che ho fatto e i risultati ottenuti.
Ormai da mesi vado di città in paese cercando degli impieghi che mi interessassero, in cerca di soldi per campare ma soprattutto informazioni, che mi hanno portato ad una chiara conclusione: i demoni in circolazione stanno diventando sempre più forti.
Una notizia del genere di solito non fa’ né caldo né freddo ad un normale Devil Hunter, ma non è così per me. Lavorando in solitario questo non mi è di vantaggio, già ci devo mettere tutto il mio impegno per sconfiggere un demone di solito, ma ora che le cose stanno peggiorando così, non è il caso di rimanere da sola, devo solo trovare qualcuno
che lavori con me. Potrei trarne molto vantaggio anche per l’alloggio, finalmente potrei stabilirmi in una città, non importa quale sia o quanto grande sia la casa, fin ora mi sono pagata l’affitto nei motel con i soldi delle ricompense che mi davano i cittadini dopo aver adempiuto al mio dovere di Hunter, senza contare poi le spese per i mezzi di trasporto, la manutenzione delle armi e il cibo. Mi rimaneva ben poco da spendere in fronzoli e la maggior parte dei vestiti che porto nel mio borsone mi sono stati donati al posto dei soldi.
La vista mi ritorna più nitida e la testa non mi gira più. Riapro gli occhi ritrovandomi davanti una coppa di gelato con fragole.
- E questo? – chiedo leggermente disorientata.
- E’ uno Strawberry Sundae, l’hai ordinato pochi minuti fa, cosa sei idiota? - l’acidità nella sua voce mi fa venire voglia di picchiarlo a sangue, ma distolgo la mia attenzione da lui e la sposto sul cibo che mi ha propinato.
Fisso ancora un po’ la coppa e stranamente ha un’aria commestibile. Nella speranza che sia davvero mangiabile inizio a mangiarlo a piccoli assaggi.
Il tizio sbuffa impaziente - Muoviti a finirlo, non mi va di cacciarti a calci davanti ai clienti. -
Lo ignoro totalmente e mi concentro sul gelato. Non ha un sapore cattivissimo in effetti, continuo ad ingoiare quella dose massiccia di zuccheri con più foga mentre l’omone
dall’altra parte se ne va con un grugnito animalesco che gli scappa fuori dalla bocca. E anche la donna sembra essersi volatilizzata. Faccio spallucce e continuo a mangiare, chi se ne frega, una seccatura in meno.
- Dove pensi di andare con quella grande spada? Io penso di saperlo – Una voce di ghiaccio giunge al mio orecchio e un brivido mi percorre tutto il corpo.
Raddrizzo la schiena senza distogliere lo sguardo dal gelato che inizia già a sciogliersi. – Ah sì e dove starei andando? -
- Nell’unico posto dove un’arma del genere potrebbe servire e ovviamente sto parlando della Devil May Cry - Giro la testa e guardo negli occhi il mio interlocutore. Occhi azzurro-ghiaccio esattamente come i miei, con la differenza che i suoi sono spenti come la sua espressione di totale indifferenza. Non deve avere più di una quarantina d’anni.
E i suoi capelli sono tutti bianchi e tirati all’indietro col gel. I suoi vestiti invece sono di tonalità blu e dallo stile tendente all’orientale.
Chi sei tu e cosa vuoi da me? Perché mi hai rivolto la parola?
- Cos’è questa Devil May Cry? - Il nome non mi è nuovo ma non ricordo dove o in quale circostanza abbia potuto sentirla.
- E’ il motivo per cui una ragazza armata di una spada anti-demoni dovrebbe andarci -
E’ misterioso, troppo per i miei gusti. Mi faccio più vicina. – Sii più preciso. – Forse ho capito di cosa sta parlando, ma non mi fido abbastanza.
Sospira e mi trattengo dal farlo anche io.- Quando sarai lì chiedi di Dante - con un’ improvvisa fretta si alza dalla sedia ed esce dal locale. Senza neanche rendermi conto di come o quando sono fuori anche io. Lui è di spalle davanti a me ma non accenna a muoversi perché sa che l’ho seguito.
Lì sotto la pioggia fortissima, lui non mi degna di uno sguardo, rimane immobile come una statuo col capo inclinato verso l’alto.
- Perché mai dovrei fidarmi? Come fai a sapere che sto cercando qualcuno? -
- Me ne sono accorto anche io, sono più forti e sono sempre di più - se ne va. No ha aggiunto altro, se ne va e basta, mi lascia lì con la spada in una mano e il mantello sotto braccio. Non mi ha detto neanche dove si trova questa Devil May Cry, che suppongo sia davvero quello che sto cercando. Se con la sua ultima frase era riferita ai demoni allora ho già capito tutto.
Mi avvolgo di nuovo nel mantello e riporto in spalla la Justice, riprendendo a camminare. Non ho idea per dove finché non mi fermo di scatto rischiando di scivolare sul marciapiede inondato d’acqua. Lui è appena caduto dal cielo e mi è piombato davanti oppure ho le allucinazioni?
- Dimenticavo di dirti di non dire a Dante che ti ho mandato io - Mi oltrepassa ma io, con un movimento secco del braccio, lo afferro per un manica.
- Dove si trova? -
- In un vicolo di periferia, a Nord della città - allento la presa e lui istantaneamente scivola via con estrema lentezza, ma quando mi volto già non c’è più.
Mi porto il bordo del mantello sopra la bocca e faccio mente locale cercando di capire dov’è il Nord e di conseguenza da che parte devo andare.
 

Sto camminando da almeno un quarto d’ora. La frangetta rossa, rimasta scoperta dal cappuccio è completamente zuppa e le gocce mi ricadono sulle guance. Spero che manchi poco.
Ancora mi balena nella mente l’immagine dell’uomo di prima nella tavola calda -A proposito non ho pagato il conto prima di uscire!- la sua aria così misteriosa e indifferente mi hanno lasciata perplessa e non poco. Se non fosse scomparso ben due volte all’improvviso gli avrei anche chiesto il perché di quelle informazioni. Non mi conosce neanche, cosa lo ha spinto a farlo?
Le case e i negozi si fanno di meno a occhio, forse sono arrivata. Di vicoli non è che ce ne siano molti e ormai credo sia meglio chiedere informazioni a qualcuno. Qualcuno che non si spaventi non appena  vede me o la spada.
Una ragazza sta camminando nella direzione opposta alla mia e questa, ignara del freddo sta andando in giro in pantaloncini corti e camicetta (neanche abbottonata del tutto). La prima cosa che noto di lei sono le cicatrici che ha su tutto il corpo e poi mi accorgo che in spalla porta un’arma impossibile da descrivere, l’unica cosa ovvia è che è quasi più grande della mia spada.
La fermo subito, lei fa sicuramente al caso mio.
- Scusami! Ho bisogno di un’indicazione e forse tu puoi darmi una mano -
I suoi occhi (che mi accorgo solo ora che sono uno marrone e uno celeste) mi guardano prima perplessi ma poi più interessati dopo che hanno fatto caso alla mia di arma – Sì, dimmi pure -
- Sto cercando un posto che si chiama Devil May Cry. - attenta ad usare un tono di voce il meno disperato possibile nonostante lo sia del tutto, dopo aver attraversato mezza città a piedi.
Le scappa un sorrisetto, poi mi indica la direzione da dove lei è venuta. – Non sei molto lontana, devi andare in quella direzione e prendere il secondo vicolo a destra. -
La ringrazio almeno cento volte, poi mi metto a correre lungo la strada che lei mi ha appena spiegato.
Giro a destra. Alla fine di quel vicolo completamente grigio e tetro c’è un’insegna sopra ad una porta, in cima a delle scalette di pietra.

 
Devil May Cry.



L'angolo di Lilith
Sì ho pubblicato il VERO inizio della storia !! *applausi* Spero che vi sia piaciuto, non è che fossi tanto soddisfatta all'inizio ma non volevo farvi aspettare tanto, quindi... eccolo qua tutto per voi!!! Recensite in tanti, vi prego! Ho bisogno di tanti consigli! Grazie grazie grazie :D
Baci baci, Gossip g... -ehm- Lilith.

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Capitolo 3
*** Devil May Cry ***


Devil May Cry

Quell’insegna a neon alla fine del vicolo da un’aria piuttosto tetra a quel posto, qualche lettera che ogni tanto si spegne per poi riaccendersi ronzando in coro alle altre. Sono di quel rosso acceso, strano. Un rosso…
Sangue. Simile a quello dei miei capelli.
La pioggia si fa sempre più rada fino a scomparire totalmente e dopo che l’ultima goccia è caduta al suolo, sembra che il silenzio più totale sia caduto sull’intero isolato. Solo il ronzio dell’insegna continua a spezzarlo.
Tensione. C’è tensione nell’aria e si impadronisce di me, facendomi camminare rigida come un pezzo di legno.
Una volta arrivata davanti alla porta abbasso il cappuccio e quasi simultaneamente un brivido mi percorre la schiena. Ansia.
E’ strano che mi senta così, di solito non mi faccio troppi problemi in certe situazioni. Eppure c’è questa maledetta aria inquieta che mi innervosisce.
Sussulto quando davanti a me si apre la porta. Un signore di mezz’età varca la soglia poco prima di accorgersi che ci sono io quasi in iperventilazione davanti a lui a bloccargli la strada.
Si ferma davanti a me e mi osserva lisciandosi i baffi.
- Dante aspettavi qualcuno? - Chiede rivolgendosi verso l’interno del locale. Il signore torna dentro lasciando la porta aperta: oltre a lui nella stanza c’è un’altra persona seduta dietro ad una scrivania, ma l’ombra all’interno mi impedisce di vederlo nel dettaglio.
Dante. Forse ho fatto bene a fidarmi di quello là.
Si sente una breve conversazione all’interno dello studio e l’uomo di prima esce fuori come un fulmine lasciando sempre dietro di sé l’uscio spalancato. Scansandomi con un:- Mi scusi signorina - se ne va senza rallentare il passo.
Dall’ombra del locale emerge un uomo, dai capelli argentei che gli ricadono davanti alla fronte e sul collo e occhi azzurri e splendenti. La cosa che mi colpisce subito è la somiglianza impressionante che ha col tizio del locale!
- E tu chi saresti? - la sua voce, però, è calda e roca. Non come quella dell’altro: fredda e distaccata.  
Mi squadra da capo a piedi soffermando leggermente lo sguardo sulla spada. Mi ripone la domanda poco dopo dato che non ho proferito alcuna parola.
- E-ehm - Balbetto - Mi chiamo Beatrix - Il silenzio di tomba cala di nuovo mentre lui è ancora occupato a fissarmi con quell’aria così seria e indagatrice.
- Cosa vuoi? - Chiede ancora. Ma stavolta sono io che lo sto studiando a fondo mascherando la mia curiosità con la soggezione, quei capelli bianchi, le iridi di ghiaccio, la mascella squadrata e quella voce così calda e seducente. Non sembra umano.
Deglutisco a vuoto e il nodo che ho in gola e (per qualche oscuro motivo) allo stomaco si sciolgono, riuscendo con la poca lucidità mentale che mi rimane ad assumere un’aria seria e quasi nello stesso momento il suo sguardo, prima apatico, si fa’ più interessato.
- Se sei chi mi hanno detto allora puoi darmi una mano - Lo guardo dritto negli occhi senza alcun indugio - Tu sei un cacciatore di demoni giusto? -
-Sì e deduco che lo sei anche tu- si poggia allo stipite della porta con le braccia incrociate davanti al petto, facendo risaltare i suoi muscoli ben visibili da sotto alla maglia nera a maniche lunghe.
-Esatto e ho bisogno di parlare con te di una cosa importante- sembra darmi più retta adesso.
Si scansa dalla porta e mi fa entrare. - Non ti preoccupare se goccioli a terra - mi dice.
Lui con molta poca grazia si lascia cadere sul divano che sta nello studio davanti ad un tavolino, su cui sopra sono appoggiate delle riviste spiegazzate. A parte questi due nella stanza non c’è molto: un tavolino da biliardo, una sedia ed una scrivania su cui ci sono un telefono e altre riviste, poi in un angolo semi buio dello studio ci sono un juke-box, una chitarra elettrica e una batteria. Questi pochi oggetti fanno sembrare la stanza più grande di quel che è in realtà e anche più polverosa, inoltre lì dentro regna l’odore di chiuso asfissiante che mi fa girare la testa.
Mi stringo nel mantello, nella stanza fa’ freddo esattamente come al di fuori. Se non di più.
Con un cenno della mano mi invita a sedermi accanto a lui. - Di cosa mi devi parlare? -
Con molto garbo rifiuto l’invito e rimango in piedi davanti a lui. - Immagino ti sarai accorto che stanno aumentando i demoni in circolazione. E immagino anche che ti sarai accorto che molti sono più forti rispetto a qualche tempo fa. -
Dalla posizione rilassata di prima passa ad una più composta, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la bocca a sfiorare le dita. - Ora che mi ci fai pensare sì. - Dice assorto in chissà quali pensieri.
- Bene, per me che sono una Devil Hunter senza una dimora fissa questo è un problema, ultimamente mi sono ritrovata spesso a combattere in viaggio, questo mi ha fatto rendere conto del fatto che non posso continuare da sola e che ho bisogno di collaborare con qualcuno -
Un mezzo sorriso si forma sulla sua bocca: - E quel qualcuno sarei io giusto? -
- A dire la verità non stavo cercando te di preciso, mi ci hanno mandato qui. - Cerco di rimanere sul vago e lui non insiste neanche più di tanto nel voler sapere chi sia stato a farmi il suo nome.
- Comunque non devi sentirti costretto, se non vuoi una donna tra i piedi non me ne faccio un problema: torno al motel a prendere la mia roba e sparisco dalla città - dico chiaro e tondo, mi pare ovvio che non voglio essere d’intralcio a nessuno. Lui però si alza in piedi e con pochi passi è di fronte a me, osservandomi ancora meditativo.
Mi da’ una pacca sulla spalla con un’espressione allegra in volto:- Non sono entusiasta all’idea di lavorare ancora con una donna, ma non mi sembra giusto abbandonarti così al tuo destino di vagabonda - dice scherzoso e con una punta di strafottenza, in ogni caso sorrido. Meglio evitare rapporti scontrosi già da ora.
- Però, Beatrix… - continua. - Prima dovrai dimostrarmi quel che sai fare e come te la cavi. Perché sono tutti capaci a portarsi un’arma dietro e dire di essere dei cacciatori di demoni - Non sai quanto hai ragione Dante, lo so anche io questo e tempo fa’ da bambina innocente ne ho dovuto pagare le conseguenze. - Al prossimo incarico che arriverà, tu verrai con me e mi dimostrerai quello di cui sei capace. - si volta e va verso la sua scrivania, prende una rivista a caso e, abbandonandosi sullo sgabello inizia a sfogliarla.
- Ti ringrazio molto - mormoro - Torno al motel adesso, ripasso domani mattina? - Colgo un mugugno e lo prendo per un sì. Esco dallo studio e una volta chiusa la porta dietro di me tiro un sospiro di sollievo.
Mi sento più leggera, finalmente ho una probabilità di potermi stabilire in un posto e stare al sicuro. Ora sono molto più tranquilla, anche perché Dante sembra essere in gamba. Deve esserlo se è riuscito a mettermi così in soggezione, non tutti ci riescono in effetti. Spesso e volentieri sono arrogante, ma lo faccio specialmente per evitare che qualcuno si prenda troppa confidenza. Momenti di goffaccine e timidezza come quello di prima capitano raramente e solo se sono particolarmente agitata. Posso dire però che è andato tutto più che bene, almeno fino ad ora.

 La porta del Motel si apre con il solito “din-din” del campanello, fastidioso e irritante a livelli cosmici.
Mi faccio ridare la chiave della stanza e salgo al piano superiore passando dalle scale però. Quella gabbia per uccelli in fondo al corridoio non la prenderei mai, neanche se fosse ragione di vita o di morte.
Faccio girare la chiave nella serratura e questa emette un suono metallico e stridente da far accapponare la pelle. Stupidi Motel economici del cavolo!
Poggio la spada al muro e mi butto sul letto sbuffando.
Vorrei dormire, ma ho paura di rifare quel sogno. Dove rivivo la scena della morte dei miei genitori, uccisi da dei demoni. Demoni troppo forti perché mio padre, Devil Hunter di scarsa bravura, potesse uccidere. Vedendolo di mio padre si poteva dire qualsiasi cosa tranne che fosse un Cacciatore di Demoni, era una persona troppo ingenua per poterlo essere, infatti la fine che ha fatto è stata proprio mentre cercava di proteggere mia madre da delle creature che cercavano delle anime con cui cibarsi. Quella notte si sono prese quelle dei miei genitori, lasciando i loro corpi in mezzo al sangue che inondava la stanza con una grande macchia rossa che si allargava sempre di più sul pavimento.
Una scena del genere vista da una bambina di sette anni non può che traumatizzarla a vita. Grazie al cielo non sono mai stata debole di cuore e in parte l’ho superata. In parte.


L'angolo di Lilith 
Scusatemi tantisssimo per avervi fatto aspettare così tanto, ma nonostante le vacanze di natale non ho avuto tempo e l'ho voluto anche riguardare bene.
Oddio, nonstante la sudata fatta ancora non mi sentivo sicura di pubblicarlo, però non volevo farvi aspettare troppo... Spero comunque vi sia piaciuto e non dimenticatevi di recensire, specialmente per darmi consigli e critiche dato che non è da molto che scrivo U///U.

Al prossimo capitolo! 
Baci baci, Lilith.

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Capitolo 4
*** Oh, what a good beginning! (?) ***


E buongiorno anche a te, ennesima giornata di pioggia che mi farà inzuppare da testa a piedi nel giro di dieci minuti. Le gocce che sbattevano insistenti sul vetro incrinato della finestra mi hanno svegliato dallo stato di dormiveglia in cui ero entrata da poco.
Oltre alla pioggia oggi c’è anche vento forte e io mi devo fare mezza città a piedi. Benissimo!


Distesa, o quasi, su quel letto striminzito, mi passa quasi la voglia di alzarmi per andare a prepararmi, nonostante sappia che Dante mi sta aspettando alla Devil May Cry. Eppure il mal tempo fa sembrare anche quel letto scomodo e con le lenzuola bucate, il posto più comodo del mondo.
Alla fine mi arrendo, anche perché fissare il soffitto ammuffito inizia ad annoiarmi, e vado al bagno. Mi do una lavata veloce e mi sistemo. Purtroppo però, anche con quel cerchietto nero, i miei capelli non potranno mai sembrare in ordine. Specialmente per la frangetta che ricade da un lato coprendomi gran parte della fronte e dell’occhio sinistro.
Mi guardo più attentamente allo specchio, poggiandomi con le mani sul lavandino. Ho l’aria stanca, sono anche più pallida del solito. Invece di ventiquattro anni ne dimostro dieci o quindici di più.
Mi stacco da quell’orribile riflesso e mi cambio velocemente la maglia, mettendomene una nera e aderente. Ritorno come un fulmine nella camera e la zaffata di odore di chiuso mi sovrasta. In un secondo mi ritrovo con la schiena contro la porta del bagno, seduta per terra a tenermi stretto tra due dita il setto nasale. Ci mancava solo il calo di pressione questa mattina! Ma dopo una nottata quasi in bianco, sembra il minimo che possa succedermi.
Lentamente mi stendo sul pavimento, facendo aderire la schiena sul linoleum bluastro e, sempre con molta calma, alzo le gambe facendo poggiare i piedi sul muro davanti a me.
Cerco di fare dei respiri profondi mentre tra il pollice e l’indice mi tengo saldamente la base del naso. L’altra mano invece, vaga sul pavimento alla ricerca della bottiglia d’acqua che l’altra notte ho lasciato vicino al letto alle mie spalle. E quando le mie dita incontrano la plastica della bottiglia, la afferro e me la porto vicino, in attesa di potermi riprendere.
Piano piano inizio a riprendere colore e a sentirmi leggermente meglio.
Provo a poggiarmi di nuovo sulla porta del bagno e con un braccio mi sollevo, anche se a fatica. Prendo piccoli sorsi d’ acqua e anche la testa non mi gira più.
Lancio un’occhiata alla scatola bianca e blu sul comodino e forse è quasi ora di andare a fare una visita dal medico. Purtroppo per me le medicine non si rigenerano nella confezione ma soprattutto i miei sbalzi di pressione si stanno facendo sempre più frequenti e la cosa è alquanto preoccupante.

Incappucciata e il bordo del mantello a coprirmi mezza faccia con le intemperie non accennano a fermarsi, prego solo in un miracolo.
Miracolo che però non si è realizzato visto che busso da dieci minuti alla porta dell’agenzia ma nessuno mi risponde.
- Dante! Ci sei? Puoi aprirmi per favore!! Sono Beatrix!!- ma nulla, mi sgolo a più non posso ma la porta è mai stata aperta da nessuno.
La cosa positiva è che nel vicolo non arriva il vento quindi sono solo costretta alla pioggia insistente e gelida.
Poggio la schiena contro il muro noncurante del mantello che si sta bagnando e aspetto che qualcuno arrivi ad aprirmi la porta iniziando a colpire con la suola di ferro degli anfibi la porta di legno, vecchia di chissà quanti anni.
Che Dante non sia ancora arrivato non mi stupisce, in fondo sono le nove di domenica mattina.
Però mi stupirebbe ancora meno che si sia addormentato davanti alla scrivania o sul divano. In fondo nell’ultima settimana che sono venuta qui sono state più le volte che l’ho trovato in quello stato che quelle dove stava tranquillamente seduto a parlare al telefono o ad ascoltare vecchi dischi rock dal suo juke-box. Un tipo molto tranquillo, dice Morrison, io dico che semplicemente non ha niente di meglio da fare e che ha davvero molti pochi contatti con la gente. Non che io sia diversa dai lui, anzi. Forse io ho avuto molti meno approcci con le persone rispetto a lui, quindi in parte posso anche capirlo ed è per questo che non mi sono mai arrabbiata con lui. Non è da me arrabbiarmi in generale, mi irrito sì, ma non perdo mai le staffe. Come ad esempio nella locanda il primo giorno che sono stata in città. Già quel tizio mi dava sui nervi di per sé, in più si è messo a parlare su quanto fossi inappropriata nel suo locale. Se avesse continuato ancora gli avrei mostrato volentieri cosa volesse dire essere inappropriati con l’aiuto della mia fidata Justice.
Oh cavolo no, La Justice! Me la sono dimenticata in motel, maledizione!
Di corsa faccio per tornare indietro ma appena svoltato l’angolo mi imbatto in Morrison. Sia lodata la sua presenza nei momenti più opportuni!
-Beatrix! Sei rimasta di nuovo fuori?-
-Sì, ma non è questo il problema. Ho lasciato la mia spada in motel e oggi dovevo lasciare la stanza. Devo assolutamente tornare a prenderla prima che…-
-Va bene ho capito, ci penso io.- Posa le sue mani sulle spalle e mi allunga un mazzetto di chiavi. –Ci penso io, tu entra nello studio, altrimenti rischi di prenderti un malanno.-
Afferro le chiavi e torno verso la Devil May Cry.


Dentro fa molto più caldo e una volta chiusa la porta alle mie spalle mi faccio assalire dal confortante tepore mentre mi libero del mantello e degli anfibi bagnati, poggiandoli sul termosifone accanto all’ingresso.
Dante non è nello studio, forse in camera.
Salgo le scalette che portano nel retro del locale dove ci sono poche stanze: un bagno, una cucina e due camere da letto.
Una delle due stanze ha la porta semiaperta e dentro, su un letto spoglio di qualsiasi lenzuolo, dorme placidamente Dante. Ancora con i vestiti del giorno prima, se ne sta steso a pancia su. Un braccio che penzola fuori dal materasso e l’altro sull’addome, il petto che si alza e si abbassa al ritmo dei suoi respiri profondi. Faccio per passare oltre e dirigermi verso la cucina ma il pavimento di legno scricchiola sotto i miei piedi. Sento mugugnare nella stanza accanto e quando mi volto c’è Dante seduto sul letto a stropicciarsi gli occhi.
-Abbiamo il sonno leggero?- commento scherzosa. Anche se in realtà non mi sento in vena di scherzi: un pavimento che scricchiola ti sveglia subito, ma una ragazza che bussa alla tua porta urlando di aprirti no eh?
Lui anche ha un’aria molto poco divertita. Non deve essere stata una nottata facile anche per lui.
-Vuoi un caffè?- gli chiedo. Si limita ad annuire e a ristendersi sul letto, con un braccio sul viso. Sorrido leggermente e vado in cucina.


Quando torno con le due tazze in mano sento la voce di Dante nello studio mentre parla al telefono. Scendendo le scalette vedo anche che è arrivato Morrison e la mia spada è poggiata sul tavolo da biliardo.
In fretta poggio i due caffè sulla scrivania e vado a controllare che la lama o l’impugnatura non si siano bagnati sotto la pioggia. Per fortuna no, tiro un sospiro di sollievo e ringrazio Morrison.
-Ti devo un favore, sono molto legata alle mie armi.- lui mi rivolge un sorriso cortese e mi porge la tazza di caffè che mi ero preparata poco prima.
Mi siedo sul divano a gambe incrociate prestando attenzione alla telefonata di Dante.-Nella periferia sud? Certo, allora verremo oggi pomeriggio a dare un’occhiata, dica ai residenti di quella zona di rimanere chiusi dentro casa.- dice con tono serio. Eppure sulle labbra ha un sorrisetto strano, che si amplia quando lo guardo interrogativa. Se fosse un nuovo lavoro allora sarebbe un guaio: i demoni non avrebbero potuto scegliere giorno peggiore per uscire allo scoperto. Dopo il calo di pressione, non sono molto in forze.
Dante chiude la telefonata e prima di iniziare a bere il suo caffè si strofina le mani febbricitante.
-Oggi pomeriggio ci sarà il tuo “esame di ammissione”- così usa chiamarlo, neanche fosse un’accademia. –Ora però dimmi- continua –Adesso che hai lasciato la tua stanza in Motel dove andrai?- Lasciato non è proprio il termine adatto, perché in pratica mi hanno buttato fuori a calci. Non ne potevano più di vedermi andare avanti e indietro con spadoni affilati in spalla e tutto il resto dell’artiglieria.
-Dovrò cercarmi un altro posto, ho visto che ci sono altri Motel in questa zona, così sarò più vicina all’agenzia.-
Vedo i due uomini guardarsi per qualche secondo, poi il sorriso di Dante si amplia ancora. -Facciamo così, se lavorerai con me, vivrai qui. Ho una stanza in più e posso benissimo darla a te-.
Lì per lì non me la sarei aspettata una richiesta del genere, però in fondo se dovessimo diventare colleghi non farebbe che comodo no? Specialmente per il mestiere praticato, dove gli incarichi possono arrivare anche nel bel mezzo della notte. –Va bene- dico e finisco il mio caffè.

Verso l’ora di pranzo Morrison è andato via dicendoci di chiamarlo una volta tornati alla Devil May Cry dall’incarico, lasciandomi così, sola con Dante e la pizza. Da una settimana che passo le mie giornate qui, credo di non aver mai mangiato altre cose oltre la pizza. Per fortuna non sono esigente in fatto di gusti e mi accontento di quello che ho sul piatto.
-A che ora andiamo sul posto?- chiedo distrattamente mentre addento la terza fetta di una prosciutto e funghi che è da leccarsi i baffi.
-Giusto il tempo di sistemare alcune cose dopo pranzo.-
Così è stato infatti, dopo aver mangiato quella pizza gigante che sembrava non finire mai, Dante ha chiamato Morrison per avvisarlo che lasciavamo il negozio, ha indossato la sua giacca rosso cremisi e io il mio mantello col cappuccio a coprirmi fin sopra gli occhi.
Spade in spalla e pistole nelle fondine, ci siamo avviati verso il luogo dell'incarico. Praticamente dall'altra parte della città, fortunatamente non troppo grande da non poterla attraversare a piedi. La cosa più seccante è la pioggia che non ha mai cessato un istante di scendere a secchiate.
Raggiungiamo un luogo spento con tante case ammucchiate su un lato, mentre nell'altro pochi negozi o palazzi inutilizzati con finestre rotte e muri semi distrutti.
Al primo fruscio ci giriamo di scatto, la mano già pronta sull'elsa. Un altro fruscio alle nostre spalle e ci voltiamo ancora.
Occhi gialli, ridotti a due fessure maligne che ci fissano famelici.



L'angolo di Lilith!
Sì, lo so sono pessima. Per questo capitolo vi ho fatto aspettare tantissimo, chiedo umilmente venia ç___ç *va nell'angolino*
Spero che riusciate a perdonarmi e che sopratutto vi sia piaciuto, recensite in tanti e fatemi sapere quanti svarioni grammaticali-ortografici ho fatto e che non ho visto.

Baci, Lilith.

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Capitolo 5
*** It wasn't the perfect day... ***


It wasn't the perfect day...

Un raggio di luce mi offusca la vista, ha finito di piovere e le nuvole si diradano lasciando che il sole illumini tutta la strada che resta comunque tetra quanto prima.
Dante si porta una mano davanti al viso. - Ci pensi tu da sola? Non sembra molto forte.- mi dice a mezza voce.
Stringo la mano intorno all'elsa della Justice, sento le pietre ornamentali che si imprimono nella pelle leggermente sudata del palmo.
-Come preferisci. - scosto il lato sinistro del mantello dietro la spalla e da lì, partono dei leggeri riflessi. Dante se ne accorge e si volta appena per scorgere ciò che porto nascosto con gelosia.
-Artiglieria pesante? - sogghigna beffardo anche se in realtà è evidente che sta nascondendo la sorpresa.
Prendo in mano una delle due pistole e l'argento di questa si infrange contro il sole irradiando tanti piccoli riflessi adamantini.
Faccio un passo avanti e Dante è già sparito.
"Chiama se serve una mano" mi ha detto prima di salire sul tetto della casa al nostro fianco con un solo balzo.
-Ora siediti per favore, e goditi lo show- gli dico sorridendo beffarda.
Punto l'arma dritta avanti a me e sparo il primo colpo, il demone però si scansa fulmineo e me lo ritrovo ad una manciata di centimetri dal viso.
-...Cazzo- apre le enormi fauci emettendo un verso stridulo e metallico che per poco non mi perfora i timpani.
-Vuoi una mentina per caso? - sparo ancora centrandolo dritto in gola – Ho solo quelle molto forti però!-
Il mostro si allontana dolorante. Sfodero la spada mentre conto i passi che ci separano.
- Mi dispiace che non siano di tuo gradimento...- con uno scatto mi faccio in avanti e inizio ad attaccare il demone, con fendenti sempre più energici e centrandolo in punti sempre più dolorosi, partendo dai muscoli degli arti, fino ad arrivare alle articolazioni e i tendini. Lo sbatto a destra e a manca facendogli perdere il senso d'orientamento finché non cade a terra, ma so che ancora non è abbastanza per sconfiggerlo.
Il sangue esce fiotti dalle sue ferite, credo di avergli lacerato delle vene molto grandi e qualche arteria. L'orode ferrugginoso mi riempe le narici e sono costretta ad allontanarmi. Ma non basta, il liquido rosso gocciola anche dalla lama della mia spada e decido di rinfoderarla. Prendo un'altra pistola. Una per i bersagli lontani e una per quelli vicini: Cain e Abel in coppia sono perfette e micidiali, queste insieme hanno la stessa potenza della Justice da sola o di Eve, la terza pistola, l'asso nella manica. È ancora troppo presto però per rivelarla.
Faccio partire una raffica di colpi che vanno tutti a segno, l'ultimo dritto nell'occhio. L'essere si porta una mano sul viso per il dolore lancinante e altro sangue inizia a scorrergli tra le dita.
Mi urla contro tutta la sua rabbia, si sgola e si incazza come la bestia che è, mi guarda furioso. Vorrebbe uccidermi con la sola vista, ma ha un'arma molto più letale, artigli e zanne affilati come rasoi. La cosa positiva è che non è uno di quei demoni che usa una strategia per attaccare. Lui attacca e basta, non pensa. Agisce.
Mi fiondo su di lui e con un calcio lo faccio volare in in aria, ripongo le pistole nel mantello e sguaino la spada cercand di non pensare al sangue che ne macchia la lama, con un salto lo raggiungo e ricomincio a ferire la sua carne in profondità. Alla fine lo sbatto al suolo, riprendo le pistole in mano e finisco i proiettili del caricatore centrandolo sullo sterno.
Quando torno a terra, mi allontano di diversi metri.
-E' tosto lo stronzetto...- sibilo seccata quando mi accorgo che è ancora vivo. Mi pulisco uno schizzo di sangue dalla guancia lasciando la scia rossastra.
-E' un demone del caos ed è al minimo delle sue capacità. Ti conviene farlo fuori prima che raggiunga il massimo della forza.-
-Parli bene tu, te ne stai in platea a fare lo spettatore!-
Lo sento ridere di gusto e un mezzo sorriso affiora sulla mia bocca.
Mi rifaccio di nuovo avanti, ma stavolta la lotta è più movimentata, non solo il demone riesce a parare alcuni miei colpi ma tenta degli affondi con gli artigli anche lui. Cerco di schivarli tutti ma con l'ultimo mi colpisce sul braccio scaraventandomi contro un muro. Nonostante l'impatto però riesco a reggermi sulle gambe, ma sul braccio ho una grande ferita da cui fuoriesce tanto, troppo sangue.
Un'altro urlo squarcia l'aria, ancora più forte di prima.
-Taci maledizione!- grido con tutto il fiato che ho in gola.
-Beatrix!- sento la voce di Dante urlare, è in piedi sul tetto davanti a me, la mano già pronta a sfoderare la sua spada.
Barcollo per un secondo e cado di sedere a terra. Quando il demone finisce di straziarsi recupero subito le pistole e mi rimetto in piedi, troppo in fretta forse e dopo un capogiro mi ritrovo di nuovo per terra. -Merda!- mugugno. Si avvicina, lentamente. Il più velocemente possibile ricarico le pistole e cerco di rallentarlo sparandogli agli arti inferiori. Ma quel coso si incazza ancora di più e accelera il passo. Maledizione!
Ha l'artiglio già pronto per attaccarmi e alla fine decido che è il momento di tirare fuori Eve.
Riprendo la spada, riponendo le pistole nel mantello e aspetto... aspetto che si avvicini.
Tre metri, due metri, un metro... ORA!
Proprio nell'istante in cui sta per attaccarmi con la spada gli trancio via l'arto, dopodiché punto la lama al suolo e con uno slancio mi rialzo in piedi. Con un braccio mi reggo sulla spada e con la mano libera tiro fuori una pistola, la punto alla tempia del demone.
-E tanti. Cari. Saluti.- Premo il grilletto. Un bagliore bluastro si accende e il demone si accascia al suolo all'istante, riducendosi in un mucchio di polvere.
Scuoto leggermente la testa. Poggio la spada sulla spalla e mi giro verso Dante.
Sorrido strafottente. -Allora ti è piaciuto lo... spet...tacolo...- la mia voce si affievolisce sempre di più e alla fine rovino di ginocchia a terra, ma prima che io finisca con la faccia sull'asfalto due braccia mi afferrano.
Non era decisamente giornata per una missione.


-Dante-

Già dal momento che ha iniziato a barcollare ero pronto ad intervenire in qualsiasi istante.
Ho seguito attentamente ogni suo movimento, fino a quando non l'ho vista tirare fuori la terza pistola e un bagliore mi ha obbligato a chiudere gli occhi per qualche secondo. Quando li ho riaperti il demone non c'era più. Beatrix mi sta guardando con un sorrisetto soddisfatto.
-Allora ti è piaciuto lo... spet...tacolo...-
Ho fatto appena in tempo a prenderla quando l'ho vista cadere in avanti.
L'ho fatta stendere su una panchina lì vicino in attesa che si riprendesse. Nel frattempo ho recuperato la pistola e la spada che aveva lasciato cadere a terra mentre perdeva i sensi. La spada l'ho poggiata dietro alla panchina mentre la pistola l'ho studiata, rigirandomela tra le mani. Con le dita passo sopra l'incisione che c'è sul lato, in caratteri corsivi vi è scritta la parola "Eve", contornata da alcuni piccoli ghirigori.
Quella luce tendente al blu che all'improvviso si è accesa quando ha sparato, mi ha incuriosito molto. Se l'ha usata all'ultimo momento forse c'è un motivo, ma sopratutto più guardo quest'arma e più sono certo che non sia una pistola comune come possono essere Ebony e Ivory o le altre due che lei ha usato.
Estraggo alcuni proiettili dal caricatore, eppure sembrano normalissimi tranne per il fatto che pesano un po' di meno.
Finita l'ispezione sento il rombo di un motore avvicinarsi. Una moto si ferma in mezzo la strada davanti a noi, inutile dire che è Lady che non appena ha scoperto della battaglia con un demone in un quartiere semi-sperduto della città ha deciso di accorrere sul luogo, ovviamente in ritardo.
Scende dalla sua moto e mi osserva curiosa, poi passa alla ragazza e accenna un sorriso che arriva ad accendere anche i suoi occhi bicromici.
-Non ha retto?- chiede scherzosa.
-Al contrario, se l'è cavata più che bene. E' crollata solo dopo aver ucciso il demone. Mi dispiace che tu sia arrivata in ritardo, è stato uno show molto coinvolgente.-
La brunetta si avvicina e mi fa alzare dalla panchina. -Togliti. Quando una persona sviene gli si dovrebbero tenere le gambe alzate e stringere la base del naso con due dita.- e da brava infermiera improvvisata ha eseguito all'istante la procedura appena citata. -Chiama Morrison- continua lanciandomi il suo telefono - la porteremo in agenzia.-.
Morrison è arrivato una decina di minuti dopo la chiamata e ci ha aiutato a spostare Beatrix e le armi dalla panchina alla macchina e dalla macchina allo studio. Subito dopo Lady si è occupata della ragazza, mentre io mi sono messo alla scrivania ad esaminare meglio la pistola, smontandola e osservandone i pezzi.
-E' della ragazza?- mi chiede Morrison affiancandomi.
Annuisco senza distaccare gli occhi dai pezzi.
-Sembra una normalissima M1911 simile alle tue due pistole-
-Sì è esattamente quel che sembra, una normale M1911 che quando spara emette luci bluatre- Mi gratto il mento pensieroso.
-Forse sono i proiettili che dovresti controllare...-
Una voce smorzata giunge dal divano.
- S-sono semplicemente dei proiettili anti-demone- Beatrix, ancora un po' frastornata si sta alzando a sedere con l'aiuto di Lady che le tiene un braccio intorno alle spalle.
-Proiettili anti-demone?- la curiosità colpisce anche Morrison che si avvicina a lei chiedendole di più su quell'arma.
La rossa sorride all'impazienza improvvisa dell'uomo ma dopo poco scuote la testa in segno di diniego. -Non so dirti più di questo. Quell'arma l'ha costruita mio padre tempo fa e non ho avuto l'occasione di saperne di più.- ha fatto un sorriso triste con gli occhi persi nel vuoto di un vecchio ricordo molto vivido. Uno di quei ricordi che sai non potranno mai abbandonarti.
Beatrix in quel momento mi ha fatto capire che per alcune persone le memorie di momenti felici possono andar via con più facilità, mentre le riminescenze del passato che ti hanno lasciato quel segno indelebile e doloroso non possono svanire così. E' questo quel che ho letto nel suo sguardo.
Morrison comprensivo le ha dato una pacca sul ginocchio e dopo essersi alzato ha ripreso la sua giacca dall'appendiabiti e se n'è andato.
-La tua stanza di là è pronta, se magari vuoi riposarti un po'...-
-No, grazie, magari fra un po'... mi sono appena svegliata. Però gradirei un bicchiere d'acqua, mi sento la gola secca.-
Ho fatto per alzarmi ma Lady mi ha preceduto rispingendomi sul divanto con una leggera spinta della mano.
Mentre lei è in cucina ne approfitto per chiedere una cosa a Beatrix.
-Come mai non hai avuto l'occasione di chiedere a tuo padre a proposito della pistola?-
E' trasalita all'istante, d'un tratto s'è trasformata in un pezzo di ghiaccio. Si passa la mano sulla fronte, senza scostare, però, di un millimetro il ciuffo che le va a coprire l'occhio sinistro.
-Un'altra volta Dante, non ora- mi risponde in un mormorio. Sembra così piccola in questo momento, debole potrei dire.
-Ah, già. Spero non ti dia fastidio, però ho cercato nella borsa se avevi qualche medicina ma ho trovato solo una scatola di un farmaco per la pressione vuota.- Lady ritorna in salotto e porge un bicchiere colmo d'acqua alla ragazza.
Prende un lungo sorso d'acqua fresca prima di risponderle:- No, tranquilla. In fondo nel borsone ci sono solo vestiti. Comunque dovrei andare in farmacia a comprare di nuovo quelle pillole.-
-Ti capita così spesso di svenire da dover prendere un farmaco?- la guardo stupito. In fondo è giovane e doversi già ingozzare di medicine non deve essere il massimo.
-Ho frequentemente cali di pressione improvvisi e la medicina che prendo serve a mantenere la mia pressione sanguigna regolare. Comunque può anche dipendere da altre cose, tipo se l'aria in una stanza è viziata oppure gli sbalzi improvvisi di caldo e freddo. Poi c'è il sangue che è sempre meglio che ne veda il meno possibile. Ma se sono distratta posso anche non farci caso.-
-Ci vuole coraggio a fare la Devil Hunter in queste condizioni.- commento ridendo. Anche lei fa una risata sommessa e un po' roca. Svuota il bicchiere con un'altra sorsata e me lo restituisce.
Lentamente e con l'aiuto sia mio che di Lady si è alzata dal divano e l'abbiamo aiutata a portare le sue cose in camera.
La sua stanza è affianco alla mia è sempre stata arredata con mobili normali e che si addicono al resto del locale: ovvero un sacco di polvere dappertutto.
Un letto, un'armadio, una scrivania una libreria e qualche mensola. Poi se avesse voluto aggiungere qualcosa ci avrebbe pensato lei.
Appena entrata Lady è corsa ad aprire la finestra per far cambiare l'aria.
Beatrix si è seduta sul letto, ha accarezzato con il palmo della mano la coperta blu e poi mi ha sorriso lievemente. Sembra così docile senza il mantello e la spada sulla spalla.
Con un gesto del braccio le ho indicato tutta la stanza.
-Benvenuta alla Devil May Cry, Beatrix!-



L'angolo di Lilith!
Fiuuu... e anche questo capitolo è andato! Sono così fiera di me per non avervi fatto aspettare troppo.
Sono molto preoccupata per le recensioni che riceverà questo capitolo perché non ho mai descritto una scena di lotta in vita mia e spero vi sia piaciuta! In ogni caso fatemelo sapere con una recensioncina piccina piccina :3
In più per questo capitolo ho una sorpresina per voi !!
L'idea me l'ha data Hera85 proponendomi di farvi vedere un mio disegno (ebbene sì Lilith non sta tutto il giorno solo a scrivere u.u) di beatrix e di come l'ho pensata per questa storia. Spero di non aver infranto la vostra idea del personaggio e se così fosse vi chiedo scusa ç___ç




In quanto disegni sono molto autocritica e questo poteva venire meglio, ma è l'unico che puà renedere bene l'idea del personaggio.
Piccole precisazioni: l'impugnatura della spada dovrebbe essere più lunga e mancano le pistole purtroppo...

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Capitolo 6
*** Demons. ***



-Dante-

Lady se n'è andata non appena ha iniziato a far buio e ci siamo ritrovati io e Beatrix nello studio senza un bel niente da fare.
Ogni tanto le ho chiesto come si sentisse e lei mi ha risposto sempre: -Sto bene, non preoccuparti.-
Eppure mi sembra ancora un po' pallida e debole, il leggero rossore che ha sulle guance di solito non è ancora tornato, però sembra molto tranquilla. Forse per riprendersi del tutto ha bisogno di un po' di riposo ma mi ha già detto di non essere stanca e preferisco non insistere.
Ad un certo punto la sua attenzione è catturata dagli scaffali di fianco alla scrivania, sui quali sono disposti in modo molto disordinato alcuni libri che, a dire la verità, non ho mai aperto in vita mia.
Ne ha scorso i titoli e dopo averne scelto uno ha iniziato a sfogliarlo con attenzione, a giudicare dalla copertina sembra un libro di arte.
-Ti interessano queste cose?- le chiedo indicando il volume.
-Mi piace disegnare- dice semplicemente sorridendo. Richiude il volume e se lo mette sottobraccio.
-E sei brava?-
-Non posso dirlo di certo io, dovresti essere tu a giudicare i miei disegni- Mi ha portato in camera sua e dal borsone ha tirato fuori una cartellina piena zeppa di fogli e foglietti, alcuni strappati da chissà dove e altri riattaccati con lo scotch dopo essere stati trappati in mille pezzi.
Me li fa' osservare bene, certi disegni sono dalle linee ben definite e studiate con meticolosità, altri sono dei semplici schizzi fatti al momento.
-Sono molto belli- ho commentando sfogliando le varie opere. -Hai un vero e proprio talento-
E' arrossita leggermente stringendosi nelle spalle. Quindi è questa la Beatrix che non tutti conoscono, è questo che lei cela sotto il mantello e dietro la lama di una spada che porta il nome di Giustizia. In realtà, sotto la stoffa scura e macchiata di sangue, nasconde una ragazza normale, un po' timida che disegna per esprimere le sue emozioni e a giudicare dai soggetti rappresentati pare non siano tutte allegre e felici: mani insanguinate che stringono con forza una rosa piena di spine, occhi che piangono lacrime di sangue.
Ma uno in particolare mi attrae: una donna, che giuro potrebbe essere Beatrix dieci anni più vecchia, che stringe a sè una bambina dai lunghi capelli, voltata di spalle e della quale non si può scorgere il volto. Tutt'intorno è contornato di macchie scure e rose appassite.
Ho riposto tutti i fogli nella cartella lasciando fuori quest'ultimo. Ora che siamo soli forse può rispondere a qualche mia domanda.
-E' mia madre- mi ha detto indicando la donna e successivamente la bimba -Questa invece sono io, è uno degli ultimi fra i pochi ricordi che ho di lei.-
-Cosa le è successo?- Mi sistemo meglio sul letto per poterla ascoltare più attentamente.
Sospira. -Dante...-
-Senti, posso comprendere che tu non voglia rivivere certi momenti della tua infanzia che a quanto pare non è stata molto allegra, ma io ho bisogno di capirti. Devo capirti.- Detta così la frase suonava parecchio male, perciò dopo essermi schiarito la gola ho continuato: -... Da oggi noi vivremo insieme, sotto lo stesso tetto. E credo che sia abbastanza importante instaurare già da subito un rapporto di fiducia reciproca. E davvero, mi sento un'idiota a fare certi discorsi perché è difficile anche per me fidarmi così facilmente delle persone ma se in questo momento io posso farlo con te, allora puoi farlo certamente anche tu con me.-
Mi guarda quasi esasperata sistemandosi sul letto a gambe incrociate.
Fa un profondo respiro e mi guarda con i suoi occhi di ghiaccio fissi nei miei.
-I miei genitori sono stati uccisi diaciassette anni fa' da dei demoni.- dice d'un tratto.
-Non ho molti ricordi di loro, so solo che ho gli stessi occhi azzurri di mio padre e i capelli vermigli di mia madre. Mi hanno detto che somiglio in modo impressionante alla mia mamma ed è solo grazie a questo che riesco a rappresentarla...-
-E sei diventata Devil Hunter per vendicare i tuoi genitori?-
Fa' una risata cupa.-No, non sono così sciocca da vivere la mia vita inseguendo demoni a destra e a manca per un torto che ho subito. Il motivo è un'altro.-
-Quale?-
Un altro respiro profondo:-Uccido i demoni sulla terra perché quelli nella mia testa non possono morire.- la sua voce è ancora più tetra della risata di poco fa' e di nuovo nei suoi occhi intravedo un ricordo terribile. Un peso gigantesco per una ragazza così giovane.
La guardo ad occhi sbarrati mentre si fissa le mani strette in grembo.
-Cosa vuoi dire scusa?- Riesco a boccheggiare.
-E' molto semplice. Si tratta di un mio sogno ricorrente, un'incubo per la precisione. Dove rivivo ripetutamente la scena dell'ultima volta che ho visto i miei genitori: il lungo corridoio della mia vecchia casa imbrattato di rosso, le ombre che mi avvolgevano e mi accompagnavano, il mare di sangue dove li trovai, dei demoni nascosti nell'ombra che soddisfatti osservavano il loro operato con i loro occhi maligni e assetati di altro sangue e anime. Mi inseguono da quando sono bambina e non hanno mai smesso di invadere i miei pensieri, non appena cala la notte, nel preciso istante in cui mi abbandono al sonno tutti quei ricordi si rifanno vivi così nitidamente da spaventarmi come la prima volta. Succede che in alcuni sogni sono più immagini in disordine che si susseguono velocemente, ma per la maggior parte delle volte tutto va nell'ordine preciso in cui è successo: da quando percorro il corridoio, a quando trovo la porta semi chiusa macchiata di impronte rosse scarlatte ancora fresche, all'immagine dei miei genitori accasciati al suolo e infine quando mi volto e dietro di me e trovo con i denti digrignati e il viso contorto in una smorfia diabolica, un demone che ancora non ha placato il suo appetito di anime. Non ricordo come feci a salvarmi ma so solo che se avessi esitato un solo secondo di più io... -
Bruscamente il racconto viene interrotto da un singhiozzo e solo in quel momento mi accorgo che sta piangendo. Troppo concentrato sulla sua terribile storia non ho fatto caso alle lacrime che stanno scorrendo copiosamente sulle sue guance e la mano tremante che tiene a coprirsi la bocca.
-Scusami...- dice sommessamente, la sua voce è appena udibile alle mie orecchie e inizia ad asciugarsi le lacrime col dorso delle mani.
Un po' esitante le poggio una mano sulla spalla nuda, lasciata scoperta dalla sottile bretella della canottiera grigia sgualcita che indossa come pigiama. In una settimana non mi sono mai accorto di quanto magra fosse, non ai livelli di anoressia, però è senza dubbio sorprendente che un corpicino così possa combattere contro i demoni. Sussulta di nuovo, scossa dall'ultimo singhiozzo.
Una specie di senso di colpa mi pervade, per averla praticamente costretta a raccontarmi la sua triste storia e per averle fatto rivivere quei terribili momenti della sua infanzia.
-Scusami tu invece, non avrei dovuto insistere.-
Si è voltata con un sorrisetto imbarazzato, nonostante le guance arrossate e gli occhi umidi.
-Lo hai detto tu che dobbiamo fidarci l'uno dell'altro no?-.
Senza neanche accorgermene l'ombra di un sorriso è affiorato sul mio viso.


-Beatrix-

-Lo hai detto tu che dobbiamo fidarci l'uno dell'altro no?- gli ho rivolto una specie di sorriso nonostante avessi ancora gli occhi inumiditi dalle lacrime e le guance tutte rosse.
In un primo momento Dante è rimasto interdetto ma poi ha ricambiato, i suoi occhi di ghiaccio si sono come sciolti.
Senza pensarci una seconda volta gli ho circondato le spalle in un'abbraccio un po' timido, che lui ovviamente non si aspettava. Dopodiché mi sono alzata in piedi e ho fatto per andare in cucina ma lui mi ha fermato afferrandomi per il polso.
-Ma quindi con chi hai vissuto dopo la morte dei tuoi genitori?- mi chiede.
-Sono stata affidata a mia zia. E ho vissuto con lei fino ai diciassette anni, poi sono scappata di casa lasciandole solo un biglietto dove le ho chiesto di non cercarmi da nessuna parte. Ha accettato la cosa tranquillamente. Adesso le mando una lettera ogni mese e lei risponde sempre. Anche se spesso mi manca una figura familiare.-
-Quindi non l'hai più rivista da quando sei scappata?-
-No, ho viaggiato tanto e non ho mai avuto tempo. Però ora che sono in un posto fisso posso finalmente mettermi da parte qualche soldo per andare a trovarla.-
-Sembri seriamente disposta a lavorare, mi piace questa cosa. Ho fatto bene ad accettarti come socia.-
Ci sorridiamo entrambi. O meglio, io faccio un sorriso ampio, un po' imbarazzato per avermi chiamata "socia", mentre lui il solito mezzo sorrisetto che lascia appena intravedere i denti bianchissimi.
Il mio stomaco, all'improvviso, si è fatto sentire in modo prepotente e di certo in un momento poco opportuno. Sono scoppiata a ridere e sono uscita dalla camera seguita da Dante.
Andiamo a mangiare qualcosa in cucina. Non ci sediamo neanche a tavola, una cena veloce con dei panini fatti al volo. E mentre io rimango poggiata sul mobile sotto la credenza lui sta dall'altra parte della piccola stanza poggiato sul muro accanto alla porta, entrambi mangiamo in silenzio.
-Tu invece che mi dici del tuo passato? Di sicuro è più allegro del mio.-
Soffoca una mezza risata -Non è molto interessante a dire la verità.-
-Menti Dante, ti si legge in faccia che in realtà non hai voglia di parlarne. Ma non posso essere solo io a parlare del mio passato, no? Anche io voglio saperne di più su di te.-
Silenzio.
-Andiamo, hai vissuto quasi il doppio di me. Di sicuro hai più da raccontare e dubito che possa essere poco interessante la tua vita, non è da tutti aprire un'agenzia di sterminio demoni.-
Ha finito di mangiare, spazza via dai suoi vestiti le briciole e fa per andarsene.
-Un'altra volta ok? Per oggi ne ho abbastanza di storie tristi-
Sussulto leggermente, evidentemente mi sono sbagliata a pensare che il suo passato potesse essere meno deprimente del mio.
Lo seguo fuori dalla stanza mentre penso a cambiare argomento.
-Ehm... Abbiamo qualche altra commissione sull'agenda?-
Lui volta appena il viso per scorgermi oltre la sua spalla.
-No, siamo liberi per i prossimi giorni. Ti va di fare qualcosa? Se vuoi ti faccio fare un breve tour della città, così potrai orientarti meglio in futuro.-
-Per me va bene, ma prima che te ne dimentichi devo ricordarti una cosa...-
Si volta con sguardo interrogativo. -Cosa mi starei dimenticando?-
-...I soldi per il lavoro di oggi!-
Un accenno di risata trapela dalle sue labbra. -Tranquilla li ho già ritirati. La tua parte è sulla scrivania in camera tua.
-Perfetto! Allora domani ne approfitto per comprare qualche vestito nuovo.-
La sua risata si trasforma in uno sguardo quasi implorante. -Oh Dio, no...-
-Tranquillo non ci metterò tanto, comprerò lo stretto necessario.-
Il suo viso si rilassa leggermente rimanendo però, ancora un po' preoccupato.
Subito dopo quella breve conversazione ci congediamo e andiamo ognuno nella propria stanza.
Mi butto a peso morto sul mio letto. Ed una strana sensazione mi pervade al pensiero che questo adesso è il mio letto, che questa è le mia stanza e che da oggi vivrò qui, in questa casa insieme ad un uomo albino col nome di un poeta del milleduecento e con il quale collaboro in un'agenzia di Devil Hunter
Mi metto a sedere e rimango per un po' così, con i miei pensieri che vagano.
Non ho idea di come abbia fatto ma alla fine mi sono ritrovata a chiedermi se il muro che divide le nostre stanze è abbastanza sottile per poterci parlare attraverso.
Spinta dalla curiosità, do' un paio di colpi sul muro adiacente alla stanza di Dante.
-Che c'è?- Grugnisce lui dall'altra parte.
-Che figata!-
Un'altro grugnito. -Davvero ti emozioni per delle pareti sottili?-
-No. Però pensa che figata, possiamo parlare tranquillamente senza che uno invada la privacy dell'altro.-
-Non so quanto ti convenga ciò. Non credo ti farebbe piacere essere al corrente di ogni volta che porto una donna nel mio letto.-
Arrossisco violentemente al pensiero di Dante a letto con la prima che capita, per fortuna che non mi può vedere.
-Per fortuna ho il sonno pesante.-
-Ecco brava, ora a nanna ragazzina.-
Gli rivolgo una linguaccia molto poco cortese mettendomi sotto le coperte.
-Buonanotte Dante...-
In risposta ho ottenuto solo il suo russare.


L'angolo di Lilith!
Eeeeee[...]eee ce l'abbiamo fatta anche con questo chapter!! Hallelujah! Avevo paura che non sarei mai riuscita a finirlo... Più che altro perché ad un certo punto mi sono ritrovata con un serio blocco e non sono riuscita a scrivere niente! Ma grazie al cielo mi son sbloccata e ho terminato anche questo.
Ditemi che non vi ho fatto deprimere... n-non era mia intenzione d-davvero!! *va nell'angolo *
Cooomunque spero davvero che vi sia piaciuto, recensite in tanti e alla prossima!

Baci,
Lilith.

P.s.: No... stavolta niente disegno u.u

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Capitolo 7
*** Midnight nightmare ***


Con la fronte imperlata di sudore e le mani tremanti mi sono ritrovata a sedere sul letto.
Il respiro affannato. Credo di aver urlato quando mi sono svegliata all'improvviso, nel bel mezzo della notte.
Mi sono girata verso sinistra per scendere dal letto, ma quando ho incontrato il muro mi sono ricordata che questa non è più la stanza del motel, ma quella della Devil May Cry.
Rigiratami verso destra ho poggiato i piedi sul pavimento ghiacciato. Mi passo una mano sulla fronte per asciugarmi parte del sudore e poi ho preso a massaggiarmi le tempie per fermare il giramento di testa dovuto al brusco risveglio.
Anche le gambe tremano e infatti, non appena provo ad alzarmi rovino di ginocchia in avanti.
-Ahia- Mugugno. Mi metto seduta per terra, in attesa che termini il giramento di testa.
Sento bussare alla porta -Ehi stai bene? Posso entrare?-
-Ehm... sì, entra pure.- La porta cigola appena e Dante mi guarda poggiato allo stipite, è un po' assonnato eppure lo sguardo si trasforma in preoccupato non appena mi vedi per terra.
-Cos'è successo? Adesso non mi dirai che sei anche sonnambula.- si avvicina a me e mi aiuta ad alzarmi e dato che le gambe non vogliono collaborare, sono costretta a reggermi a lui.
Non mi ero mai accorta di quanto alto fosse e di quanto caldo e accogliente potesse essere il petto di un uomo. Col viso arrivo giusto lì e la mano, poggiata involontariamente proprio sopra il suo cuore, sente un battito, leggermente accelerato. Cos'è, ti emoziona avermi così vicina? Andiamo lo so che non sei il tipo. O forse ti sei spaventato nel vedermi per terra in quello stato pietoso. E' più probabile questa della prima, di sicuro.
-Allora?- incalzi mentre mi prendi in braccio notando il tremolio delle mie gambe che mi impedisce di camminare.
Nel momento in cui mi sollevi faccio un piccolo versetto leggermente acuto, causato dalla sorpresa dovuta al tuo gesto.
In ogni caso cerco di rispondergli senza fargli notare il mio enorme imbarazzo.
-Ehm... no, non sono sonnambula. Ho solo avuto uno spiacevole risveglio e il mio corpo ha deciso di fare come gli pare per un po', nulla di grave.-
Mi ha poggiato sul letto e poi si è portato all'altezza del mio viso piegandosi sulle ginocchia.
-Sei sicura di star bene? Hai la fronte e il collo sudati e il viso è un po' arrossato.- poi con un gesto velocissimo mi ha afferrato una mano -Sono gelate. Non è che hai la febbre?-
D'istinto mi sono ritratta da quel contatto inaspettato. -No, sto benissimo, non ti devi preoccupare e poi le mie mani sono sempre gelate.- e poi ho le guance rosse perché non mi aspettavo di essere presa in braccio da te, caro il mio Dante.
-Eppure dal fisico si potrebbe dire che sei una che si ammala spesso.- continua posandomi il palmo sulla fronte. Mi scosto di nuovo dal suo tocco e lo guardo accigliata. Ok che è preoccupato per la mia salute, ma così è un po' eccessivo.
-Senti infermiera, sto benone. Ma di sicuro potrei sentirmi meglio se mi portassi un bicchiere d'acqua.- Ho detto con tono secco.
-Bene, allora visto che stai bene vattelo a prendere da sola il tuo bicchiere d'acqua- si è alzato e si è diretto verso la porta, con un'aria piuttosto contrariata.
In quel momento però sono stata io ad afferrargli una mano, l'ho stretta fra le mie e con lo sguardo l'ho pregato di non andarsene.
Gli incubi rendono tutti deboli, anche persone che sembrano apparentemente forti. Ma nessuno è veramente forte, o almeno non lo è da solo. E in questo momento stare da sola non mi aiuta, voglio qualcuno vicino a me. Voglio Dante vicino a me.
-Aspetta.- Ho mormorato – Rimani qui-.
Lui si è voltato e poi si è seduto sul letto. -Ti ho sentita urlare. Hai avuto quell'incubo che mi hai raccontato?- con la mano libera dalla mia stretta mi ha scostato alcune ciocche dal viso, scoprendomi l'occhio sinistro, perennemente coperto dalla frangetta rossa.
Il mio sguardo si è incupito e tende verso il basso.
-Sì.- Ho risposto sommessamente.
Dante ti prego non guardarmi così, non guardarmi come se fossi una bimba da consolare. Già provo abbastanza pena per me stessa, ma se tu mi guardi in quel modo con quei tuoi occhi di ghiaccio peggiori solo la situazione. Fammi sentire meglio, di' qualcosa, sdrammatizza. Voglio solo dimenticare per un minuto di essere me stessa, solo per un minuto.
I nostri occhi si incontrano, ghiaccio nel ghiaccio. E allora non posso farci più niente. Mi sento così piccola davanti a te.
Piccola, indifesa e debole.
Quandomani non sono stata debole? Lo sono sempre, anche quando maneggio la mia spada e le mie pistole con fierezza. Quelle sono solo un mezzo per non permettere di essere ferita fisicamente. Ma come posso difendere il mio cuore e la mia mente? Non certo con delle armi.
Questa è in realtà Beatrix, una ragazza debole. Niente di più e niente di meno.
Poggio la testa sulla sua spalla, mentre mi rigiro tra le dita la sua mano, studiandola e accarezzandone il dorso.
-Credi di riuscire a riaddormentarti?- mi chiede dandomi un buffetto sulla guancia.
-Forse.- mormoro e in quel momento mi sono stretta più vicina a lui. - Ma non ti garantisco che riuscirò a dormire più di un paio d'ore...- Diciamo anche che non dormirò affatto, è raro che riesca a riaddormentarmi una volta sveglia, ma non posso mica farlo rimanere nella mia stanza tutta la notte.
-Allora posso anche rimanere un po', almeno finché non ti sarai addormentata.- E detto questo, con estrema delicatezza (aggiungerei anche insolita per un tipo come lui) mi ha sistemato sulle sue gambe, neanche fossi veramente una bambina.
-Sai... E' alquanto imbarazzante questa situazione, ho ventiquattro anni e non cinque. Posso addormentarmi anche senza essere cullata.- dico arrossendo violentemente. Eppure lui non accenna a lasciarmi. Ma nonostante mi stia lamentando non posso nascondere che è proprio una bella sensazione, credo di non provare una cosa del genere da tanto, troppo tempo.
-Sei veramente leggera sai? Ti offendi se ti chiedo quanto pesi?-
-A quindici anni ero anoressica, adesso arrivo a stento ai cinquanta chili...- Confesso in un sussurro.
-C'è anche da dire che non sei un po' bassina. Se non fosse per i tuoi capelli rosso semaforo sarebbe molto facile perderti in una folla... Sei un piccolo semaforo rosso- E mi da un'altro buffetto in testa.
Mi allontano leggermente per vederlo meglio in viso -Sei sicuro di non essere tu quello che ha bisogno di dormire? Stai delirando.- Ha sorriso, ma non ha contestato come suo solito. E io ho posato di nuovo la testa sulla sua spalla. Stavolta però, col naso a sfiorare l'incavo del collo e così mi sono ritrovata, nel giro di pochi secondi, estasiata dal suo profumo. Se c'è una cosa che ho sempre amato sono i profumi, specialmente degli uomini. Il dopobarba, l'acqua di colonia e tutte quelle altre essenze mi hanno sempre mandato letteralmente fuori di testa.
Niente di meglio di un buon profumo per farmi rilassare e già ho un'aria più assonnata, tanto che pure Dante, convinto che mi sarei addormentata da un momento all'altro, mi ha poggiata sul letto con la stessa delicatezza con cui prima mi aveva sistemata in braccio a lui. Io comunque non ho lasciato la sua mano e alla fine, dopo averla rimirata più e più volte ho lasciato che le nostre dita s'intrecciassero e poi mi sono raggomitolata su un lato in attesa che mi addormentassi, sempre con la sua mano stretta nella mia.
Con le palpebre che già si stanno facendo pesanti ho sussurrato un -Grazie- e mi sono addormentata poco dopo. O meglio sono entrata in uno stato di dormiveglia che comunque mi ha aiutato a riposarmi per poter affrontare la giornata successiva con la giusta dose di energia.
Non so quanto vera potesse essere l'ultima cosa che ricordo di quella notte, ma credo d aver sentito qualcosa di morbido e leggermente umido posarsi sulla mia fronte poco prima che Dante uscisse dalla mia stanza. Che mi avesse dato un bacio?


La risposta alla mia domanda è arrivata non appena mi sono svegliata questa mattina.
Nel tentativo di stropicciarmi gli occhi, col dorso della mano sono andata a sfiorare un pezzo di stoffa situato sulla mia fronte.
Dante prima di andarsene si è preoccupato di mantenermi la fronte fresca, nel caso in cui avessi davvero la febbre.
Leggermente inumidito con dell'acqua fresca, ormai diventata tiepida col passare delle ore.
In effetti ora sto molto meglio di stanotte, forse avevo sul serio qualche linea di febbre, ma ormai ha poca importanza. Mi sono tirata giù dal letto e dopo una veloce rassettata e una doccia rigenerante sono entrata nello studio, vestita con un paio di shorts chiari e una maglia bianca con le maniche a tre quarti, un po' strappata ai bordi ma ancora troppo nuova da esser buttata via. E' comunque normale che durante alcuni combattimenti dei vestiti vengano danneggiati (non c'è jeans nel mio borsone che non abbia le ginocchia strappate).
Ho trovato Dante seduto sul divano con una tazza in mano che, molto gentilmente gli ho strappato via per poter dare un sorso dello squisito caffè che vi è dentro. Quel locale non è certo un cinque stelle, ma la macchinetta del caffè che ha in cucina è un miracolo sceso in terra!
-Buongiorno!- ho detto restituendogli la tazza con un'aria stranamente ilare, molto diversa da quella di questa notte, quasi totalmente dovuta al fatto che mi ero appena risvegliata da un'incubo.
Oppure potrebbe essere causato dal mio solito cambio repentino di umore, sarà che sono cancro con ascendente gemelli e che quindi posso cambiare totalmente stato d'animo da un momento all'altro quasi senza rendermene conto, fattostà che ora che sono più allegra del solito ne voglio approfittare per contagiare (o almeno tentare di farlo) anche il mio coinquilino.
Ed è così che gli ho proposto, dopo vari attimi di silenzio dove lui non ha accennato a rispondere al mio saluto ma mi ha semplicemente fissata, come se stesse anche lui aspettando che gli proponessi qualcosa:
-Usciamo?-
In quel momento, ha posato la rivista che teneva nell'altra mano e si è alzato in piedi.
-Prima dobbiamo aspettare una persona, non ci vorrà molto... dovrebbe essere qui a momenti. Dopodiché potremo uscire.- E mi ha oltrepassato andandosi a sedere alla scrivania dove ha preso in mano un'altro giornale che ha iniziato a leggere distrattamente. -Piuttosto, come ti senti?-
-Bene, sto molto meglio adesso e grazie per questa notte...- ho risposto.
-Dovere mio.-
Mentre aspetto la visita di Dante, decido di disegnare un po'. Vado a prendere ciò che mi serve dalla mia stanza e mi riposiziono sul divano e lascio che la matita scorra sul foglio, disegnando linee, onde e tratti delicati ma decisi. Osservo il mio soggetto con attenzione, cercando di ricopiarne i contorni alla perfezione.
Tanto sono presa dalla mia opera che, quando sento bussare alla porta sussulto leggermente. E nel frattempo che Dante va ad aprire, io ripongo tutte le mie cose e le riporto in camera, avrei terminato il disegno una volta tornata a casa.
Rientrata nello studio ho trovato Dante intento a parlare con una donna, bellissima aggiungerei. Ha dei lunghi capelli biondi, la pelle candida e degli occhi magnetici da gatta. Questa sembra essere molto in confidenza con Dante data la vicinanza dei loro corpi e la disinvoltura con cui si muove per lo studio.
Mentre parla, il suo sguardo si sposta su di me e subito si interrompe.
Mi squadra da testa a piedi con una certa aria di sufficienza, o almeno così mi è parso:- E' questa la ragazzina di cui mi hai parlato?- ha detto ritornando a guardare Dante.
Sentendomi tirata in causa, li ho raggiunti al centro dello studio lei mi ha osservato ad ogni passo fatto verso di loro.
-Piacere, mi chiamo Trish- e mi ha allungato la mano che ho stretto timidamente.
-Sono Beatrix, il piacere è mio.- mi ha sorriso, stendendo le sue labbra di ciliegia. Mi chiedo quanti uomini abbia imbambolato quel suo sorriso così seducente.
-Io sono un' amica di Dante, mi ha detto che tu sei la sua nuova collega, spero vi troverete bene insieme.- Il termine "amica" non mi ha convinto molto, in parte per il tono con cui la detto e in parte perché ho notato come si comportano l'uno con l'altro, è ovvio che i due sono o sono stati intimi.
Ho ricambiato il suo sorriso e mentre continuano a parlare, mi allontano di qualche passo fingendo di gironzolare per la stanza ma comunque prestando attenzione alla loro conversazione. Nulla di particolare, semplicemente ha voluto riferire a Dante che fuori città stanno aumentando sempre più le apparizioni di demoni, molto spesso parecchio pericolosi. Probabilmente avevano parlato precedentemente della faccenda.
-Capisco, ma comunque da quel che si dice, il fenomeno si estende solo a questa regione. Giusto Beatrix?-
-Sì Dante, mi sono accorta dell'aumento di loro solo quando sono entrata in questa zona. Ho girato parecchio e non mi sembra di aver notato la stessa cosa da altre parti.-
Trish, che per tutto il tempo non ha fatto altro che tenermi d'occhio in ogni movimento, se n'è andata poco dopo, dicendo che avrebbe presto aggiornato Dante sulla situazione.
Non so perché ma non appena Dante ha chiuso la porta alle spalle della donna ho tirato un sospiro di sollievo.
-Sono tutte così le tue conoscenti? No perché vorrei prepararmi in caso di altre visite.-
-Non ti preoccupare. Trish è un demone è normale che faccia quest'effetto-
Alla parola "demone" gli occhi hanno rischiato di uscirmi dalle orbite per la sorpresa e Dante non ha potuto fare a meno di notarlo e non è riuscito a trattenere una risata.
-Sbaglio o volevi uscire?- ha detto poi, iniziando a prendere il cappotto di pelle.
Ho annuito e sono andata a mettermi gli anfibi e una felpa leggera grigia.
-Andiamo- ho detto una volta pronta. L'ho afferrato per un braccio e l'ho trascinato fuori, impaziente di visitare la città.



L'angolo di Lilith!
Ciao a tutti ^^ dai stavolta non vi ho fatto aspettare molto, sono stata brava! All'inizio era venuto un po' cortino però poi sono riuscita ad aggiungere qualche cosina qua e là.
Come potete vedere il rapporto tra Dan e Bea si sta facendo poco a poco più intenso, ma tenete a freno la vostra indole da fangirl perché non vorrei fare le cose troppo in fretta, quindi procederò con calma :)
Spero vi sia piaciuto comunque e ringrazio tutti quelli che mi recensiscono e che seguono tutti i miei capitoli, è davvero importante per me.
Bene ora mi eclisso,


Peace.

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Capitolo 8
*** What th- ?! ***


Siamo tornati a casa nel pomeriggio, io che trasporto un paio di buste ed entrambi con lo stomaco pieno. Per pranzo ci siamo fermati in un ristorante in centro città, ha offerto tutto Dante, non mi ha fatto sborsare neanche un centesimo, dicendo col suo solito tono che non ammette repliche: "Hai speso abbastanza per oggi, i soldi che avanzano mettiteli da parte per altre eventualità".
Una buona parte del denaro guadagnato è andato in vestiti nuovi e avendone portati pochi nel mio bagaglio alcuni in più sarebbero necessari, anche perché ormai mi sono stabilita in un posto fisso, finalmente.
Sono andata subito a sistemare la mia roba nell'armadio in camera, mettendo tutto in ordine. Più tardi credo mi riproverò alcune cose, ho cercato di spendere meno tempo possibile nei negozi per non far annoiare Dante, per le taglie delle maglie sono andata molto a occhio quindi sarebbe bene controllare.
Una volta finito di mettere a posto la roba mi sono messa seduta sul letto, pensando alla Trish che ho conosciuto stamattina.
Di sicuro ha avuto a che fare con Dante in passato, e non mi riferisco solo al fatto che probabilmente sono stati colleghi di caccie di demoni.
In quel momento, quando uno strano pensiero attraversa la mia mente, ho sentito una strana sensazione allo stomaco e d'improvviso il volto mi si è tinto di rosso.
Beatrix cosa vai pensando? Piuttoso sbrigati a tornare nello studio!
Scuoto forte il capo e torno di là con il blocco da disegno. Per fortuna ho trovato il mio soggetto allo stesso posto di prima, così ricomincio il mio lavoro.
All'improvviso Dante, intento a leggere una delle sue riviste, rompe il silenzio creatosi con una domanda che mi lascia alquanto sorpresa.
-Allora, cosa ne pensi di Trish?-
La punta della matita si è spezzata contro il foglio, ho imprecato nella mia testa e ho alzato il viso incontrando i suoi occhi di ghiaccio che mi stanno squadrando, quasi come se si aspettasse già la risposta.
-Perché me lo chiedi?- rispondo temperando la matita.
Se devo essere sincera, Trish non mi va molto a genio, così come credo di non andare a genio a lei.
Il fatto che è un demone non c'entra niente, è solo che non mi è piaciuto il modo in cui mi ha guardata da subito.
Nascondendo un mezzo sorriso fa spallucce.-Curiosità- comunque non ha smesso di fissarmi, anzi sembra che stia cercando di leggermi nel pensiero guardandomi dritto negli occhi. E dato che non posso reggere il suo sguardo ritorno al mio disegno.
-Sai- ha continuato – Ora che mi ci fai pensare i vostri nomi hanno la stessa origine.-
-Come?- a quel punto ho drizzato di nuovo le orecchie scrutandolo attraverso i ciuffi di capelli che mi ricadono davanti.
-"Trish" deriva da "Beatrish" che guardacaso è una versione alternativa di "Beatrix" ed entrambi sono la traduzione del nome "Beatrice"- Ha fatto una breve pausa per notare una qualche reazione da parte di me, che invece non ho lasciato trapelare niente. -La trovo una cosa curiosa- un'altra alzata di spalle, per poi tornare alla rivista.
Non so perché ma improvvisamente non ho più voglia di disegnare, chiudo di scatto il blocco da disegni e lo lascio sul tavolino davanti a me. Mi avvio verso la mia camera, d'un tratto sono nervosa.
La cosa che mi preoccupa è che non capisco neanche io perché.
Mi fermo quando passo di fianco alla scrivania, c'è una cosa che devo chiedere a Dante e fremo dalla curiosità più di quanto voglia dare a vedere.
-Dante, ti offendi se ti chiedo che tipo di legame c'è, tra te e Trish?- di nuovo non lo guardo, semplicemente mi limito a fissare il pavimento vicino a lui.
Credo abbia sussultato alla mia domanda, chiude il giornale e si alza in piedi poggiandosi alla scrivania. -Più che offendermi non vedo perché possa interessarti.- dice atono e, nonostante le parole usate, non sembra essere seccato.
Sorrido lievemente -Curiosità...-
Anche lui contagiato dal mio sorriso, tende leggermente le labbra lasciando intravedere i denti bianchi.
Sospirò prima di cominciare a parlare. - Trish è mia amica da un po' ormai, però c'è stato un periodo in cui... eravamo un po' più amici – ha lasciato intendere calzando sulla parola "amici" – Perché me lo chiedi?- dice, stavolta è lui a copiare me.
-Non so, in fondo l'ho vista muoversi con molta disinvoltura...-
-Anche tu lo fai, eppure stai qui da poco più di una settimana...- mi interrompe. In effetti è vero quel che dice.
-E poi ho notato la vicinanza dei vostri corpi. Forse è solo una mia impressione perché ho vissuto con poche persone attorno, però in genere vedere due persone stare così vicini fa pensare che siano intimi o comunque hanno un legame molto forte che li unisce.-
Neanche mi sono accorta del suo movimento, tanto da sussultare quando me lo ritrovo davanti. Tanto vicino da poter sentire i bottoni della sua camicia premere contro il mio corpo ogni volta che inspira.
-Per vicini intendi, così vicini?- il suo viso dista solo pochi centimetri dal mio, la punta del suo naso a sfiorarmi la fronte. Le sue mani sono sospese nell'aria vicino ai miei fianchi. E i nostri occhi si incontrano. I miei sono spalancati dalla sorpresa i suoi invece sono seri, la fronte aggrottata, come se un pensiero stesse vagando per la sua mente e si stesse sforzando per cacciarlo via.
Occhi negli occhi.
Ghiaccio nel ghiaccio.
La mia bocca semi aperta e nessun suono che ne fuoriesce. Anche le sue labbra si schiudono e sento il suo respiro sfiorarmi la lingua.
E continua a guardarmi, dovrei dire qualcosa suppongo. Il punto è che non riesco a parlare. Come si fa a parlare? Non ricordo più niente. Non sono più sicura di niente.
L'unica cosa di cui sono certa è che gli occhi azzurri dell'uomo di fronte a me mi stanno intrappolando, impedendomi di poter fare qualsiasi cosa. Cerco di concentrarmi su altro, sulle ciocche di fili perlacei che ricadono sul suo viso, ma niente. La mia attenzione ritorna sempre alle sue iridi azzurrine, contornate di un blu intenso e con qualche sfumatura tendente al grigio.
Possono gli occhi provocare tutto questo in una persona?

-Secondo me sei gelosa...- dice all'improvviso.
E in un secondo tutta l'atmosfera creatasi, quel non so cosa che fa molto film romantico da quattro soldi. Quel momento squallido in cui i due si guardano come se esistesse solo l'altro. È finita. Andata in frantumi. In mille pezzi, come un vetro colpito da un proiettile.
- C-come? - sbatto più volte le palpebre riprendendomi da quella specie di stato di trance. Inizio a sentire caldo.
Ride.
Perché? Perché ride? Cosa diavolo sta succedendo?
Si allontana di qualche passo e mi volge le spalle.
-Non sei l'unica che sa osservare, sai?-
Solo ora realizzo cosa sta accadendo... Dante mi crede gelosa di Trish?!
- C-Che cosa?! Come ti salta in mente!- sbotto, forse con una voce troppo acuta.
Ride ancora e io sento sempre più caldo. Mi sfioro la guancia col dorso della mano e percepisco il calore della mia pelle.
Sono arrossita. Sono imbarazzata.
Sono una stupida.
Mi ha fatto semplicemente uno scherzo, io mi sono lasciata imbambolare da un paio di occhi e ora lui se la sta ridendo.
Ma quello che più mi fa rabbia è che lui mi crede gelosa di una donna che lui si è portato a letto.
Perché diavolo dovrei esserlo?! Non stiamo mica insieme io e lui!
Si rigira di nuovo verso di me, non sta più ridendo ma il sorriso non l'ha comunque abbandonato.
-Che c'è? Stavo scherzando Bea...- ha detto allungando la mano verso di me. Mi dà un buffetto in testa e mi scompiglia la frangia. Mi oltrepassa e va a sedersi sul divano.
-Comunque, non ti ho ancora risposto.- assumo un tono di voce più calmo, ma non riesco a voltarmi per guardarlo. -E spero che tu non ci rimanga male se ti dico che Trish non mi piace affatto.-
-Se il motivo è valido, non vedo perché dovrei...-
Faccio un respiro profondo per calmarmi, il sangue comincia a defluire dalle guance dandomi il mio solito colorito pallido.
-Non mi piacciono le persone che mi squadrano da testa a piedi e che si sentono una spanna sopra a tutto e tutti. Dante, io non permetto a nessuno di guardarmi dall'alto in basso, non più...- al termine della frase vado verso l'attaccapanni e afferro la felpa.
-Mi faccio un giro-
Dante improvvisamente allarmato si alza in piedi. -Ma dove vuoi andare? A breve pioverà.-
Non lo ascolto neanche. Indosso la felpa alzando il cappuccio ed esco di fuori, imbattendomi nell'aria fresca. Prima che Dante possa dire altro, chiudo la porta alle mie spalle.
Inizio a correre e mi fermo solo dopo aver girato l'angolo, ritrovandomi così sulla strada principale.
Dò un'occhiata al cielo. Dei grandi nuvoloni plumbei si stanno concentrando su tutta la città e la temperatura si sta abbassando. Alzo la zip della felpa, le mani in tasca e a grandi falcate inizio a camminare, non so dove sto andando. Ho bisogno solo di scaricare un po' di nervosismo.


-Dante-


-Ma dove vuoi andare? A breve pioverà.- mi sono alzato in piedi, ma lei non mi ha ascoltato. Ha indossato la felpa ed è uscita sbattendo la porta.
Sono crollato di nuovo a sedere sul divano, massaggiandomi le tempie. Ragazzine... tutte uguali.
Quando alzo lo sguardo, mi trovo davanti il blocco da disegno di Bea. Ora che ci penso, stava disegnando qualcosa stamattina, prima che arrivasse Trish e lo stava facendo anche fino a qualche momento fa.
Colto dal desiderio di sbirciare prendo in mano il blocco e inizio a sfogliare finché non arrivo all'ultimo disegno che non è ancora terminato, ma anche così sembra un'opera d'arte.
Sorrido. Ah, piccola Beatrix... stai attenta, non sai in cosa potresti cacciarti.
Suona il telefono.
Vado verso la scrivania e alzo la cornetta in fretta. Potrebbe essere un'altro cliente.
-Devil May Cry, chi parla?-
-Dante sono io, Morrison.-
-Ah ciao Morrison...-
-Sto per venire in studio, volevo sapere se c'eri. Ho un nuovo lavoro per voi due.-
Bene, nuovo lavoro, altri soldi. -Ok, ti aspetto.-
-Sarò lì tra poco-
-Ehi Morrison, aspetta un secondo!- Quasi mi dimentico che quella stupida è in giro per la città.
-Dimmi tutto-
-Prima di venire in studio, fai un giro nei dintorni e se trovi Beatrix ti do' l'obbligo di prenderla e ripostarla qui, con la forza se necessario.-
-Che c'è, non riesci a tenere a freno neanche una ragazzina di poco più di vent'anni?- L'ho sentito ridere dall'altro capo del telefono.
Chiudo la chiamata. Tu e le tue battutacce Morrison.
Nonè che sono preoccupato per Beatrix, è solo che se si prende un'accidenti sotto quella pioggi mi toccherà occuparmi della Devilm May Cry e allo stesso tempo occuparmi di una malata.


-Beatrix-


Dante aveva ragione, infatti. Pochi minuti dopo l'inizio della mia passeggiata ha iniziato a piovere, non forte, ma è comunque abbastanza fastidiosa e fredda.
Continuo a camminare con la testa bassa, per evitare che le gocce mi finiscano in viso.
Sento un clacson suonare insistente.
Mi volto e vedo una macchina che mi segue, guardo bene dentro i finestrini appannati.
E' Morrison!
-Ehi Bea!- Apre la portella della macchina ed esce fuori con un'ombrello, una volta raggiunta lo apre per ripararmi dalla pioggia che si sta facendo più insistente.
-Dante mi ha detto che ti trovavi nei paraggi- e ti pareva... -Ma con questa pioggia si è preoccupato per te, aveva paura che ti ammalassi-
Mi accompagna in macchina e mi fa sedere nel sedile del passeggero, dove mi rannicchio e inizio a strofinarmi le gambe. Fa freddo e io indosso dei miseri shorts.
-Scaldati un po'... - Dice accendendo l'aria condizionata calda – E' strano che la temperatura si sia abbassata così all'improvviso-
-Già...- ho mormorato.
Morrison è ripartito subito dopo per riportarmi alla Devil May Cry.
Spero che Dante non si sia arrabbiato, o saranno guai.



L'angolo di Lilith!
Sciao belli! Lo so che mi odiate perché ho aggiornato dopo secoli, ma essendo arrivata l'estate mi sono voluta riposare un pochino... Sono stata anche in vacanza e ho avuto pochissimo tempo per scrivere. Ma andiamo al capitolo...
Si inizia ad intuire qualche cosa o sbaglio? Ho paura di fare le cose troppo in fretta, però questo capitolo mi piace tanto com'è venuto, mi sarebbe dispiaciuto mettere una situazione del genere più avanti.
Ricordatevi di recensire, voglio sapere cosa ne pensate e mi scuso per eventuali errori :3
Immagino anche che avrete notato una ripetizione di quel pezzo "Ghiaccio nel ghiaccio", volevo subito mettere le mani avanti perché oltre a piacermi molto questa espressione, credo proprio che si rivelerà importante più avanti ;)
E questo è tutto :D


Sayonara people!

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Capitolo 9
*** Another mission ***


Siamo entrati nello studio leggermente bagnati, dai miei capelli penzolano alcune gocce di pioggia.
Morrison è andato subito verso la scrivania, oltrepassando un Dante alquanto contrariato seduto sul divano. Ha tirato fuori un foglio zuppo d'acqua dalla tasca dell'impermeabile e lo ha poggiato sulla scrivania.
Io sono rimasta vicino all'entrata con lo sguardo verso il basso, nel tentativo di evitare quello di Dante che se solo potesse mi avrebbe già disintegrato.
-Non lo rifare mai più. Mi hai fatto preoccupare- ha detto con il suo tono grave. E' davvero arrabbiato.
-Ho ventiquattro anni, posso andare a farmi un giro in città quando mi pare e piace, se ne ho voglia.-
-Non mi interessa, se ti succede qualcosa ne sono responsabile io!- alzi leggermente la voce. Credi di sembrare più autoritario così?
-Ripeto, ho ventiquattro anni, sono io l'unica responsabile di me stessa. E poi cosa vuoi che mi succeda? Ti sei dimenticato che caccio demoni e che maneggio pistole e spade come fossero clavette? Smettila di fare così Dante, ti prego. Ti comporti come un bambino.-
-Piantatela voi due! Vorrei parlarvi di una cosa seria se non vi dispiace!- sbotta Morrison d'un tratto.
Dante sbuffa pesantemente mentre io raggiungo Morrison alla scrivania.
Il foglio portato da lui sembra essere un volantino.
Un volantino di un night club.
-L'ho già visto questo posto- Ho indicato il nome del luogo scritto in cima al foglio e subito loro si sono voltati verso di me con sguardi sorpresi.
-Quando sono arrivata in città l'ho incrociato più volte. Non è molto lontano dal motel dove stavo prima.- Sentita la spiegazione, Morrison si è rilassato, l' altro invece è rimasto con la fronte aggrottata, probabilmente sovrappensiero.
-Ecco, stanno accadendo delle cose strane lì: molti uomini scomparsi e che sono stati visti per l'ultima volta mentre entravano lì dentro. Vorrei che per ora andaste solo a controllare, fate dei sopraluoghi e ditemi cosa succede là dentro. Dopodiché si vedrà il da farsi.-
-Molto bene.- Dante si alza in piedi con uno scatto, con poche falcate arriva alla scrivania e afferra il volantino.
Mi volto appena in tempo per vedere che sta andando a mettersi il cappotto di pelle e sistemarsi la rebellion sulla spalla. -Non si sa mai- .
Lo raggiungo per indossare il mantello ma lui mi ferma strappandomelo via dalle mani.
-Ah-ha tu resti qui.- mi dice con un tono che non ammette repliche.
-Come scusa? E perché mai?- rimango a guardarlo mentre ripone il mio mantello sull'attaccapanni.
-Innanzitutto perché sei uscita da sola facendomi preoccupare. E poi perché è solo un sopraluogo e non è necessario che ci andiamo entrambi.- Mi oltrepassa per andare alla scrivania e scambiarsi le ultime parole con Morrison, ma non riesco a sentirli perché parlano a bassa voce. Lo vedo controllare le pistole e lascia delle banconote sulla scrivania. -Se hai fame ordina una pizza.-
-Se è solo un sopraluogo, allora perché ci vai armato?- Mi posiziono davanti alla porta, con le mani sui fianchi. Non mi piace questa situazione, non ho intenzione di rimanermene qui con le mani in mano.
Mi raggiunge e si para davanti a me, sovrastandomi -Per precauzione, non succederà nulla. Fidati.- la sua voce, bassa e roca incalza su quell'ultima parola. Fa per aggirarmi, ma mi sposto insieme a lui -No Dante, te lo scordi, vengo anche io.- Lo guardo fisso negli occhi, cieca di rabbia.
-Ehm, ragazzi io vi lascio allora...- Dice Morrison sistemandosi il cappello in testa e dirigendosi verso la porta -Fammi sapere- mormora a Dante passandogli vicino. Lui si volta appena e annuisce, lo segue con lo sguardo finché non si è chiuso la porta alle spalle. Poi torna a guardarmi.
-Senti, non fare la bambina. E' una discussione che non ha senso. Io vado a controllare e poi, in caso si riveli necessario, andremo insieme a sistemare la situazione. Fine.-
-Dante qui quello che sta facendo il bambino sei tu, stai facendo tante storie solo perché sono uscita da sola e con un po' di pioggia.-
-Beatrix, vado da solo. Fine della storia, se non torno prima di mezzanotte raggiungimi là.-
E sei uscito dallo studio.
Non una parola esce dalla mia bocca, solo un ringhio di irritazione, qualche imprecazione indefinita. Afferro la prima cosa ch mi capita davanti, la stecca poggiata sul tavolo da biliardo, e la lancio contro la porta da dove se n'è andato poco prima quel pezzo d'idiota.
Mettere il muso perché sono uscita senza permesso, alla faccia dei quarant'anni Dante!
Il rumore della stecca che si spezza miseramente in due rimbomba nella stanza e mi costringe a tapparmi le orecchie.
Mi siedo sul bracciolo del divano nel tentativo di calmarmi, ma è inutile. Inizio a vagare per la stanza con passo nervoso.
Mi guardo intorno e mi fermo rendendomi conto di quanto la stanza risulti grande senza di lui che ci gironzola senza motivo apparente, sia che stia seduto alla scrivania mentre parla a quel vecchio telefono, con la sua voce bassa che risuona e si può sentire dalla cucina, sia che stia semplicemente a crogiolare sul divano con una rivista aperta su una pagina a caso, poggiata sulla faccia.
Vado in bagno, è meglio che mi faccia una doccia calda, prima spacchi qualcos'altro.


-Dante-

-Aveva ragione ad essere arrabbiata, a volte ti comporti come se avessi meno della sua di età.-
Sospiro esasperato:-Non ti ci mettere anche tu Lady, ho i miei motivi se sono voluto venire qui da solo. E poi si può sapere perché sei qua?-
Mentre mi dirigevo qui l'ho vista nel vicolo all'angolo del locale, intenta a tenere sott'occhio la porta. Ma ovviamente essendo un night club è ancora presto e quindi nessuno è ancora entrato o uscito.
Quando le sono andato in contro lei mi ha subito chiesto perché non ci fosse Bea con me, quindi le ho dovuto spiegare tutto.
-Ehi, io mi informo su cosa succede in questa città, è ovvio che io stia qui. Comunque riguardo alla storia di Beatrix, faresti bene a chiederle scusa non appena ci raggiungerà.-
-Lady, per l'ultima volta. Non. Ti. Impicciare.- L'ho trafitta con lo sguardo.
-Ok,ok.- Si è messa seduta per terra davanti a me.
-...Che stai facendo?-
Fa spallucce:-Aspetto. Il locale aprirà almeno fra un paio d'ore. Manca ancora un po' prima che si possa notare qualche movimento là dentro.-
-Vuoi dire che non c'è nessuno?-
Annuisce.
-Credo che andrò a dare un'occhiata.-


Mi sono messo a gironzolare lì intorno per un po', guardando attraverso le finestre, per capire se ci fosse qualcuno dentro. Ed in effetti qualcuno c'è. O forse sarebbe meglio dire qualcosa.
Sono demoni.
Sono tanti.
Ed anche apparentemente forti.
Sulle labbra mi sorge un mezzo sorriso.
Non c'è nessun modo di entrare subito. Dovò aspettare l'orario d'apertura, ma in effetti non mi dispiace molto.
Torno nel vicolo e trovo Lady esattamente dove l'ho lasciata.
-Vado a prendere Beatrix, ci vediamo fra poco.-
Anche lei sorride e l'occhio azzurro le si illumina come poche volte succede.
-Aspetta Dante...-


-Beatrix-

Esco dalla doccia calda riluttante. Il getto bollente è riuscito a calmarmi, tanto che sono rimasta molto più del dovuto sotto il doccino, lasciando che l'acqua scorresse sui capelli, il viso, il collo e la schiena come un dolce massaggio rilassante.
Mi asciugo i capelli in fretta, prima che possa prendermi un colpo.
Vado in camera e ancora avvolta dall'asciugamano mi stendo sul letto. Con un braccio a penzoloni e l'altra mano a tamburellare nervosamente sulla pancia.
Da quando sto qui, non che sia molto tempo alla fin fine, non sono mai rimasta sola. È una strana sensazione starsene qui, senza Dante che potrebbe sbucare da dietro un angolo all'improvviso.
Chiudo gli occhi per qualche secondo, ma quando li riapro sento le mie palpebre appesantite. Mi addormento in pochissimi secondi.


Mi sveglio di soprassalto quando sento il bussare insistente alla porta dello studio.
Realizzo qualche istante dopo. È tornato Dante.
Corro alla porta, la apro con forza.
-Se al posto mio ci fosse stato lui, sarebbe stato di gran lunga più interessante.- dice indicando me, semplicemente vestita di un'asciugamano bianco.
Davanti a me, con dietro la sua moto ancora col motore acceso, c'è Lady.
-E... Dante?-
-E' rimasto laggiù. Adesso tu ti cambi, ed in fretta visto che lì hanno aperto da un pezzo ormai, e andiamo là.-
Mi ha trascinato in camera dove mi sono cambiata velocemente, indossando gli stessi vestiti messi quella mattina.
Siamo montate in sella e nel giro di una manciata di minuti siamo arrivate. Abbiamo trovato Dante poggiato con le spalle al muro di un vicolo, quando ci vede arrivare ci raggiunge e mi aiuta a scendere dalla moto.
Lo guardo dritto negli occhi e gli mollo uno schiaffo.
Non ho potuto ignorare la risata di Lady alle mie spalle.
-Ma che diavolo...?!- si lamenta Dante massaggiandosi la guancia, lievemente arrossata.
-Non fiatare- Lo fulmino con lo sguardo.
-Te lo sei meritato- Dice Lady -Bea vieni con me, tu Dante puoi iniziare ad entrare-
Sento una specie di grugnito fuoriuscire dalle labbra serrate di Dante.
-Dai andiamo- Lady mi afferra per un braccio e mi porta con sè, non so perché ma la cosa non mi convince molto.





L'angolo di Lilith,


Buon Natale, Merry Christmas, Joyeux Noel, Feliz Navidad e Meri Kurisumasu a tutti!
Ancora una volta mi sono fatta desiderare, MA! Stavolta ho una giustificazione giustificabile (?) Ho iniziato una nuova long e mi sto dedicando molto a qualche One Shot e Flashfic, visto che mi occupano poco tempo (Seh, magari) e preferisco finire prima quelle e magari farvi aspettare un pochino di più per le long e dato che voi siete così amorevoli e gentili mi perdonate vero? -faccina cucciola-
Btw, immagino abbiate capito tutti cosa stia per succedere (zozzoni) nel prossimo capitolo accadranno moooolte cose (zozzoni x2) quindi non abbandonatemi e continuate a seguirmi -faccina cucciola x2-
Che dire, al prossimo capitolo people, aspetto le vostre recensioni **

Hasta la Vista! -sparisce-

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Capitolo 10
*** Sexy night, sexy devils. ***


-Lady, davvero? Non credo di essere la persona più adatta per fare una cosa del genere...- Mi lamento mentre indosso i vestiti (se così possono essere chiamati) che Lady ha trovato frugando nel camerino.
-Non hai nulla di cui preoccuparti, tu imita i miei movimenti ed andrà tutto bene. E poi non ci occuperà molto tempo, entreremo in azione entro un'oretta se non vado errato.-
Quel nome rimbomba nella mia mente e un brivido di rabbia si dirada lungo la schieda e le braccia.
-Hai detto... Trish?-
-Sì, l'ho chiamata io poco fa. Non si sa mai, è sempre meglio essere di più in situazioni del genere.-
-... Hai ragione-
Finisco di sistemare il top pieno di strass e lustrini, sembro più una palla da discoteca che una cameriera. Tra l'altro lascia scoperte molte più parti del mio corpo di quanto sia lecito.
Davanti a me compaiono un paio di scarpe, Lady le tiene sospese davanti ai miei occhi. Per quanto innocue possano sembrare un paio di scarpe, per me sembrano molto più pericolose di tutta la mole di demoni presente in quel locale.
-Muoviti ad indossarle, poi ci penso io ai nastri.- disse Lady. Quando nota però che io non sono assolutamente intenzionata a metterle, usa la sua forza. Mi spinge contro una sedia mettendomi a sedere e me le infila contro la mia volontà, intrecciando nei nastri neri intorno alle mie caviglie e legandoli saldamente.
-Come pensi che io possa combattere dei demoni se non riesco neanche a reggermi in piedi?-
-Non cominciare. Ora andiamo di là.- Mi tende la mano e mi aiuta ad alzarmi. Effettivamente non sono così alti, ma non sono neanche molto comodi.
Usciamo dal camerino e ci ritroviamo dietro ad un bancone. Ancora mi è sconosciuto come Lady sia riuscita a farci infiltrare come cameriere in un night club dove tutti i dipendenti sono demoni.
Lady prima di me afferra un vassoio ed inizia ad aggirarsi per il locale del tutto disinvolta: si avvicina a dei clienti, un gruppo di uomini di mezz'età ancora in giacca e cravatta, probabilmente appena usciti dall'ufficio, ci parla, gli lancia sguardi seducenti. E loro, non del tutto sobri per la maggior parte, accolgono le sue avances, proponendole di bere qualcosa con loro e facendo risate roche tipiche di chi ha alzato il gomito. Ho notato anche che qualcuno ha provato ad allungare le mani e lei, molto tranquillamente ha lasciato fare.
Devo trovare Dante, non potrei sopportare che uno sconosciuto mi tocchi in quel modo, meglio trovarsi una compagnia di cui fidarsi.
Al mio fianco compare un tizio in grembiule, il barista si suppone.
-E muoviti! I clienti vogliono essere intrattenuti prima che inizi lo spettacolo, se non trovi nessun tavolo libero vai nel privé.- Mi dice, in modo abbastanza seccato anche.
Frettolosamente inizio a girare per il locale, nella speranza di trovare Dante. Alcuni clienti hanno anche tentato di avvicinarmi ma io li ho del tutto ignorati. Niente sconosciuti ubriachi.
Nel frattempo cerco disperatamente di farmi vedere da Lady, forse lei sa dove si trova Dante e può dirmi dov'è, ma purtroppo per me (e molto probabilmente, purtroppo anche per lei) è occupata ad intrattenere quel gruppo di porci.
Il tizio di prima ricompare vicino a me.
-Trovato nessuno?-
-N-no...- rispondo continuando a guardarmi intorno.
-Allora vieni con me.- Mi afferra per un braccio e mi trascina via. Si ferma solo quando arriviamo davanti all'entrata di una stanza, una semplice tendina di perline, da cui proviene della musica soft molto... stimolante. Mi girò verso di lui e mi parlò molto chiaramente, a pochi centimetri dal viso.
-Mi raccomando, fallo bere. Fallo bere tanto, finché non vedi che si regge a stento in piedi. Tienilo impegnato fino a che non sta per iniziare lo spettacolo delle ballerine e poi portalo a sedere ad un tavolo, il tuo lavoro termina in quell'esatto momento.- Mi accorgo del ringhio che gli sale in gola mentre mi parla, con i denti digrignati e gli occhi ridotti a due fessure maligne.
Mi spinge via ed io entro di corsa nella stanza pregando qualche ignota divinità che dentro non ci sia un pappone obeso col bastone e i denti d'oro.
-Avevo espressamente richiesto una bionda, ma credo di potermi accontentare...-
Al solo sentire della sua voce ogni muscolo del mio corpo si è istantaneamente rilassato.
Seduto su un divanetto, in un punto non visibile dall'esterno, c'è Dante, intento a bere da un calice del vino rosso.
-Dante, meno male che sei tu!- mi siedo affianco a lui -Ti stavo cercando di là ma non ti trovavo.-
Gli scappa un mezzo sorriso, ma lo nasconde bevendo un sorso di vino. -Vedo che la rabbia di prima è sparita. Sei esile ma picchi bene, non che tu mi abbia fatto male, però mi ha sorpreso la tua veemenza.- E prende un altro sorso.
-Ti ricordo che con queste braccia ci prendo a cazzotti i demoni. Sarò esile ma comunque sollevo una spada che è più alta di me. Comunque...- mi avvicino di più a lui, abbassando il tono di voce. -Abbiamo un piano, o qualcosa del genere?-
-Sì, all'incirca.- anche lui più serio inizia a spiegarmi, mentre con dei piccoli movimenti circolari smuove il poco vino rimasto nel calice. -Fra un po' dovrebbe iniziare uno spettacolo, nulla di che, solo dell'innocente pole dance eseguita su quel palco da delle ballerine.- Con un gesto mi indica fuori dalla porta, una piccola parte di palco che si può intravedere. -Quando sarà iniziato, tutti i clienti saranno già ubriachi marci, dunque la maggior parte di loro non si accorgerà di tutto che accadrà durante il "gran finale".-
-E questo gran finale immagino comprenda i demoni...-
-Esattamente. Ogni singolo dipendente che vedi qui è un demone dalle forme umanoidi, questi appena finito lo spettacolo si accingeranno a divorare senza pietà ogni singolo uomo qui presente.-
Trattengo il senso di nausea che mi sale nel petto. -E le armi dove sono?-
-Qui dentro.- Con una nocca bussa sulla custodia di una chitarra, poggiata di fianco a lui. -Delle tue ho portato le tre pistole. Trish penserà alla tua spada, non preoccuparti.-
Sentiamo le perline della tenda spostarsi. E' Lady che entra con una bottiglia di vetro in mano ed un vassoio con due bicchieri e del ghiaccio dentro. Il solo colore del liquido all'interno della bottiglia non mi incoraggia, un marrone chiaro, quasi ambrato. Del Bourbon probabilmente.
-Trish è appena arrivata, si sta cambiando, farà parte anche lei dello "spettacolo".- dice poggiando tutto nel tavolino di fronte a noi. -Ah ragazzi fate attenzione, che qua di fuori c'è del personale che vi tiene d'occhio. Basta un errore e salta la copertura.- Ci dice con un filo di voce. Annuiamo e lei se ne va.
-Se ci tengono d'occhio significa che non sono stata molto convincente come cameriera, in effetti non sono mai stata una brava attrice...- sussurro, sdrammatizzando, ma con un sorriso nervoso.
-Ssh.- dice lui -Che se ci scoprono davvero è colpa tua- Con molta naturalezza mi prende per i fianchi e mi fa sedere sulle sue gambe. -Non ti preoccupare, non ho cattive intenzioni, ma almeno recitiamola bene la parte.-
Arrossisco vistosamente, infondo sapevo che sarebbe dovuto succedere qualcosa del genere.
-Non me ne approfitterò, lo prometto- e mi fa l'occhiolino, rendendo il mio rossore ancora più evidente. Mi avvicina a sè, facendomi poggiare sul suo petto. Non saprei come descrivere questa situazione, non è come se mi sentissi a disagio, però non posso neanche dire di essere del tutto tranquilla. Eppure solo stanotte eravamo nella stessa posizione di adesso, a parte l'imbarazzo però, stanotte non mi sono sentita così strana, forse perché troppo stanca, forse perché adesso la situazione è leggermente diversa. Stanotte ero in una tuta sgualcita e vecchia, adesso sono in abiti succinti e luccicanti e con ai piedi dei tacchi a spillo da capogiro.
-Ti è passata la furia di poco fa a quanto pare-
-Non esserne così sicuro, potrei rifilarti un altro ceffone quando meno te lo aspetti- gli ho risposto, senza poter fare a meno di ridere. -E comunque non pensare mai più di fare una cosa del genere. Mi hai lasciato completamente da sola per delle ore...-
-Ti sei addormentata...-
-Non c'entra niente- Mi sono raddrizzata per poterlo guardare in viso, entrambi con uno sguardo più serio. -Dante, io non sono tua figlia, né la tua sorella minore. Sono una tua collega, dunque se c'è un lavoro da svolgere, innoquo o pericoloso che sia, lo si fa insieme. Prima di addormentarmi in camera mia ho passato quasi un'ora sotto la doccia ed il resto del tempo gironzolando nello studio aspettando che tu ritornassi. Quando ho sentito bussare alla porta mi sono fiondata lì pensando che fossi finalmente tornato e speravo non fosse successo niente.-
-Soffri di ansia da separazione?-
-No, fammi finire... Dante devi capire, che una settimana, per una persona che ha passato anni della sua vita da sola, sono abbastanza da farla abituare di nuovo ad avere gente intorno. Lasciandomi da sola mi hai fatto rivivere in poche ore la sensazione asfissiante di rimanere soli. Mi capisci?-
Aggrotta la fronte -Non lo so. Forse sì.-
-Bene.- E più tranquilla mi sono adagiata di nuovo sul suo petto caldo -Dunque d'ora in poi non esiste più "Non vieni perché mi hai fatto arrabbiare". Ho passato da tempo la fase ribelle dell'adolescenza e non ho più bisogno di questi trattamenti, fortunatamente. Intesi?- Alzo la testa per poter incontrare il suo sguardo, non è serio come prima, ma è comunque teso. Forse anche lui si sente leggermente in imbarazzo in questa situazione?
Gli rivolgo un sorriso sincero, ed anche lui increspa le labbra in un mezzo tentativo di sorridere.
-Dai mettiti qua- mi sposta a sedere di fianco a lui -Vuoi un po' di Bourbon?- mi chiede prendendo la bottiglia ed un bicchiere.
-No grazie, non ne vado matta. E comunque...- Gli rubo il liquore dalle mani, per poi versarlo nel bicchiere che sta reggendo. -Sono io la cameriera del night club, sono io a far ubriacare te e non il contrario.- Gli strizzo l'occhio. Gli verso un po' del liquore e lo riappoggio sul tavolo.
Sento che sta cambiando la musica nell'altra parte del locare e le luci si sono fatte più soffuse.
-Sta iniziando lo show...- mi alzo in piedi -Dai andiamo.- Lo prendo per un braccio e lo porto di là.
Ci sediamo ad un tavolo, io sulle sue gambe.
-Qui la gente ci guarda- mi dice all'orecchio, facendomi venire la pelle d'oca sul collo -Forse dovremmo iniziare a...- inizia a far scorrere la sua mano contro la mia schiena. Eppure a giudicare dal suo sguardo non sembra del tutto convinto. Dante titubante con una donna? Ma cosa diavolo...
All'improvviso Lady appare di fianco a noi.
-Aspetta ad allungare i tentacoli, sottospecie di polipo.- dice prendendomi per un braccio. -Tu devi venire con me, c'è stato un leggero cambio di programma.-
-Che cosa...- non ho fatto in tempo a finire di parlare che lei mi ha già trascinato via.
Mi ha riportata nel camerino di prima. Si è voltata verso di me e con un gesto netto, ha dato uno strappo al davanti del top da me indossato, spargendo il pavimento di strass e lasciando alla vista il mio reggiseno.
-Mh. Speravo fosse di pizzo, ma a balconcino potrà andare comunque- dice squadrando il resto della roba che indosso.
-Lady, che succede?-
-Succede che dovremo far parte anche noi dello spettacolo.- Ci mettiamo in disparte per non farci sentire dalle ballerine. -Trish rimarrà sul palco, così lei penserà a far fuori quelli che staranno in quella parte di locale mentre noi con Dante penseremo al resto.-
Improvvisamente colta dal panico la fermo subito. Spettacolo? E cosa dovrei fare?! No tanto per sapere... -Scusami Lady ma che vuol dire che faremo parte dello spettacolo? Vuoi dire che dovremo...-
-Dovremo occuparci dei clienti ai tavoli, sai no... qualche mossa, ti strusci un po', metti in mostra le gambe. Cose piuttosto innocenti, nulla di cui preoccuparsi.-
-Abbiamo una visione diversa del concetto "innocente" devo fare la puttana?!-
-Siamo sotto copertura in un night club, cosa pensavi avremmo fatto?-
Il volto mi si tinge prima di rosso per l'imbarazzo e poi impallidisco dal panico. -Lady io non ho mai fatto una cosa del genere, per di più dovrei farlo con uno sconosciuto, di mezz'età ed ubriaco!-
-Fidati è meglio così, tu non preoccuparti, fai come faccio io. Faremo in modo di attaccare prima che le cose vadano per le lunghe.-
Con molta poca convinzione ma con una grossa spinta di Lady sono tornata nella sala. La musica si è alzata, qualche ballerina è già salita sul palco ed ha iniziato ad esibirsi e chissà com'è, dalla prima occhiata, l'unica parola a rimbombarmi nella testa è stata "troia". Eppure mi son dovuta anche rassegnare al fatto che per una sera dovrò essere "troia" anche io.
-Più è ubriaco, meglio è. Sarà meno reattivo ai tuoi movimenti e dunque, meno imbarazzante per te.- mi ha sussurrato all'orecchio Lady prima di allontanarsi.
Una volta armata di tutta la mia sensualità nascosta, sono andata alla ricerca di un cliente che non fosse già occupato con qualche altra cameriera.
Con sommo stupore (ed anche una morsa allo stomaco inspiegabile) ho notato Dante darsi da fare con una bionda, molto probabilmente tinta, che se non avesse indossato nessun indumento, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Uno strattone e mi sono ritrovata seduta sulle gambe di un tipo, che, senza tante cerimonie, ha iniziato a insinuare le sue mani in ogni parte scoperta (o quasi) del mio corpo. Decisamente una sensazione orribile. Vorrei tanto stargli lontana il più possibile dal viso dato che il suo puzzo di alchool misto a sigarette e probabilmente vomito, mi sta letteralmente stuprando le narici. Comunque, faccio buon viso ad un cattivissimo gioco e provo ad atteggiarmi. Riesco a scorgere Lady in un'angolo intenta a strusciarsi con molta nonchalance addosso ad un tipo che a quanto pare sembra gradire.
Cerco di imitarla. Allargo una gamba, così da ritrovarmi di fronte a lui, questi, quasi incosciente di ciò che accade, abbozza un sorriso. Prendendolo come un segno positivo inizio a muovermi su di lui, strusciandomi contro il suo corpo e nella speranza che al tizio non vengano strane idee.
Speranze andate perse quando questo qua perde completamente il controllo delle sue facoltà mentali ed inizia a palpeggiarmi abbondantemente e ad infilare le mani in posti poco consoni. All'imbarazzo inoltre si unisce il disgusto dato che le mani sudaticce del tipo aumentano la sgradevolezza, facendomi assumere un' espressione simile a quella di chi sta per avere un conato di vomito.
-Ehi amico, credo che sia il caso che tu ti dia da fare con un'altra. A quanto pare lei non gradisce.-
Le sue mani sudaticce si sono sfilate all'istante dai miei shorts ed io mi sono alzata subito in piedi così da potermi allontanare insieme a Dante che, per fortuna, è venuto a salvarmi dalle grinfie di quella sottospecie di essere umano. L'essere comunque non ha avuto tempo di lamentarsi perché a sostituirmi è subito arrivata la bionda che pochi attimi prima stava proprio insieme a Dante.
Si abbandona sulla poltrona ed io mi sistemo su di lui, puntando le ginocchia ai lati e sedendomi sulle sue gambe, rivolta verso di lui. Poggiandomi sui braccioli mi faccio in avanti verso di lui, mi avvicino al suo viso fino ad arrivare ad un centimetro dal suo orecchio. Ovviamente adesso dobbiamo portare avanti la messa in scena per un po' dunque, siamo entrambi costretti a fingere un po'.
-Grazie per avermi salvato da quello là, la faccenda si stava facendo piuttosto scomoda...- sussurro, facendomi scappare una risatina.
Delicatamente, con le mani inizia ad accarezzarmi le cosce. -Di nulla, avevo notato quel che stava succedendo e mi sono sentito in dovere di venire a salvarti.- Anche lui ride e piano piano, sfiorandomi solo con i polpastrelli inizia a salire, infilandosi sotto il top e massaggiandomi la pancia con movimenti lenti e leggeri. Come se avesse paura di toccarmi.
Allontana leggermente la testa e da' un'occhio al mio petto, lì dove lo strappo lascia alla vista il mio reggiseno a balconcino nero.
-Posso sapere cos'è successo? Spero non sia stato quello di prima...- aggrotta la fronte, decisamente contrariato.
-No tranquillo è stata Lady, se fosse stato lui non sarebbe ancora in grado di reggersi in piedi. Lo avrei personalmente riempito di bastonate.-
Continuiamo il nostro lavoro finché la musica non si arresta e le luci si spengono di colpo.
Tutti nella sala trattengono il fiato.
Riesco a vedere Dante solo perché ho il suo viso vicinissimo al mio, ci scambiamo uno sguardo d'intesa ed ancora prima che possa accendersi la luce d'emergenza nel locale, abbiamo già impugnato le nostre armi.
Dall'altra parte della stanza c'è Lady con in mano quel mega bazooka che dio solo sa dove può averlo nascosto e Trish sul palco, che molto suadentemente ha già atterrato una dozzina di demoni intorno a lei con le scariche elettriche che escono dalle sue mani. Con orrore noto che intorno a noi tutti i clienti presenti nel locale sono già morti, o sono comunque moribondi. L'odore del sangue satura l'aria.
Dante emette una risata a dir poco malvagia e molto divertita.
-Let's begin.-
In un solo centesimo di secondo si è scatenato il caos.
Le ballerine e le cameriere che poco prima ballavano sul palco o si aggiravano per la sala in modo molto sexy si sono trasformate in mostri simili ad arpie, con enormi fauci e più file di denti affilati come lame. Gli occhi malefici ed iniettati di sangue.
Lo stridio assordante delle loro grida riempie la stanza perforandoci le orecchie.
-Cristo! Se urlano ancora divento pazza.- urla a sua volta Lady tappandosi le orecchie.
-Allora diamoci una mossa a zittirle!- le rispondo.
E la lotta è iniziata sul serio.
Presi da soli questi diavoli sono piuttosto deboli, è possibile ucciderli con pochi colpi, anche con un solo fendente di spada se solo sapessi dov'è finista la Justice.
-Trish!- salgo sul palco e le do' una mano a far fuori i rimanenti là sopra.
-La tua spada sta sotto il bancone, dentro una custodia.-
-Grazie.- Con il suo aiuto e quello delle mie pistole mi faccio strada tra la mandria di arpie che si accalcano per attaccare, sono tante e questo rende la faccenda seccante. Parecchio.
Tranne per Dante, che pare si stia divertendo parecchio.
Per un istante, che è potuto rivelarsi fatale mi sono fermata a guardarlo mentre affronta tutti quei mostri in una volta. Lui si gira verso di me e con un colpo centra nella croce degli occhi un demone che mi stava per attaccare alle spalle.
-Non ti distrarre, muoviti a prendere la spada!- Mi urla per poi ritornare al suo lavoro.
Sparo al barista, anche lui trasformatosi, e scavalco il bancone mettendomi alla ricerca della custodia dentro la quale vi è la mia spada.
Una volta trovata sono tornata alla lotta. Con pochi fendenti riesco a far fuori più di una decina di demoni. All'inizio non sono sembrate così tante. Alcune dovevano essersi nascoste.
Sento un ringhio alle mie spalle e mi giro appena in tempo per tranciare in due la creatura che mi esplode in un mare di cenere e polvere in faccia.
-Merda!- Gran parte mi è finita negli occhi e non riesco a vedere più nulla, mi inginocchio a terra per proteggermi da eventuali attacchi e con le mani mi sfrego energicamente sugli occhi per pulirli dalla polvere.
-Beatrix!- Dante accorre da me, per coprirmi nel frattempo che mi riprendo.
Poco dopo, con gli occhi rossi e lacrimanti mi rialzo in piedi.
-Arpie del cazzo.- mormoro digrignando i denti.
-Tutto a posto?- Mi chiede Dante. Siamo schiena contro schiena, ci copriamo le spalle a vicenda.
-Non ti preoccupare, ci vedo.- nonostante la vista leggermente offuscata riesco ad affidarmi al resto dei sensi per captare i movimenti dei demoni intorno a me.
Vedo Trish spostarsi più a lato, la osservo mentre si guarda intorno e poi guarda in alto.
Quando sposto lo sguardo nello stesso punto in cui è diretto il suo mi viene un'idea.
-Lady! Spostati più a lato della sala, dobbiamo spingere i rimanenti al centro!-
Dante, capisce ed insieme a me inizia a tirare fendenti verso di loro, ma senza colpirli.
L'ultima manciata di mostri inizia ad indietreggiare, li facciamo arrivare fino al punto giusto.
-Al mio segnale, spostatevi all'istante e riparatevi!- Mi sposto più indietro e prendo Cain dal fodero. Prendo la mira accuratamente: bersaglio. La base che tiene appeso al soffitto il lampadario di cristallo.
-ORA!- Quando mi accerto che si siano ognuno in un posto dove non possono essere colpiti dalle schegge sparo e mi riparo anche io dietro una colonna.
In seguito allo schianto ed il rumore di centinaia di vetri infranti si è udito ancora per un po' lo stridio delle loro urla, fino a cessare del tutto, lasciando nella stanza un silenzio tombale.
Usciamo dai nostri ripari.
-Cliché fin troppo scontato, ma è stata comunque una buona idea. Non vedevo l'ora di farle smettere di strillare, mi fischiano ancora le orecchie!- dice Dante.
Lady ancora si guarda intorno con occhio vigile -Non ne è rimasto nessuno, sicuri?-
-No, non credo...- rinfodero spada e pistola. -Li abbiamo fatti fuori tutti- Mi abbandono su una sedia. -Forse è meglio che vada a cambiarmi.- armeggio con in nastri delle scarpe per riuscire a togliermi quei trampoli e facendo attenzione a non calpestare nulla che mi possa ferire i piedi, mi dirigo verso il camerino.


-Dante-

Nel frattempo che Beatrix si cambia, esco di fuori con le altre due ragazze. Trish mi ha salutato in fretta ed è andata verso la sua moto, è montata in sella e l'ha accesa attendendo che anche Lady la raggiungesse.
Quest'ultima mi ha oltrepassato senza guardarmi, ma io l'ho fermata per un braccio, facendola voltare verso di me.
-Ti serve qualcosa?- Mi ha chiesto, inclinando la testa da un lato.
-Quando sono uscito dal privé non ho visto nessuno.-
Per un solo momento, l'angolo della sua bocca si è alzato, mostrando un mezzo sorriso.
-Tu Dante ti guardi molto intorno, ma non vedi ciò che è vicino a te. Ho visto come ti guarda Bea, ho visto come la guardi tu. Vi conoscete da poco, eppure c'è qualcosa in voi, che probabilmente tu non vorrai ammettere, ma c'è. Non potrai ignorarlo. Non per molto almeno.-
E se ne è andata.
Mi poggio al muro del locale.
Lady, perché sei sempre così acuta?


-Beatrix-

Lady e Trish sono schizzate via, ognuna in sella alla propria moto, lasciando solo le tracce delle sgommate sull'asfalto e l'odore della gomma bruciata nell'aria.
Quando sono uscita, una volta ri-indossati i miei abiti ho trovato Dante ad aspettarmi poggiato al muro.
-Non ti metti gli anfibi?- mi chiede indicando i miei piedi nudi e gli stivali neri che porto in mano.
-No, mi fanno troppo male i piedi, non sono abituata a portare i tacchi.-
Sospira e si volge verso la direzione della Devil May Cry stiracchiandosi.
-Andiamo dai, è tardi. Immagino tu sia stanca.- dice, probabilmente notando il grosso sbadiglio fatto quando sono uscita.
-Ok- ed ho iniziato a camminare verso casa, calpestando la strada ghiacciata e leggermente umida, una sensazione piacevole e rilassante.
Dante cammina al mio fianco.
E' come se entrambi volessimo tenere le distanze l'uno dall'altro. Non siamo né troppo vicini da far capire che siamo insieme, né troppo lontani da far pensare il contrario. Ed è curiosa come cosa dato che non c'è nessun'altro intorno a noi.
Camminiamo per un po' immersi nel silenzio della notte fonda, alzo lo sguardo al cielo e non vedo neanche una stella.
-E' così triste...-
-Cosa?-
-Le stelle. Non si riescono a vedere neanche in periferia da queste parti.-
Anche lui alza lo sguardo.-Credo che siano le nuvole a coprirle, pioverà a breve.-
Infatti nel giro di pochi minuti ha iniziato a venir giù acqua a secchiate ed in lontanaza, col terrore negli occhi ho visto dei lampi. Mi sono infilata all'istante gli anfibi, in barba al dolore lancinante dei piedi ed ho iniziato a correre verso casa, con Dante a seguito.



Siamo arrivati completamente zuppi, da testa a piedi.
-Togliti la felpa e le scarpe e lasciale qui ad asciugare, non ho intenzione di passare la mattinata a pulire le chiazze d'acqua sul marmo.- Anche lui si è sfilato il cappotto e lo ha poggiato sull'appendiabiti, che ha poi spostato vicino al termosifone. Lì ho poggiato gli stivali, trovando con mia sorpresa dell'acqua anche lì dentro, gli ho passato la felpa e sono rimasta ferma davanti alla porta, con le braccia strette al petto nel tentativo di farmi un po' di calore.
-L'avessi saputo, non mi sarei fatta la doccia.- ho bofonchiato, ma Dante, dando poca importanza alla mia affermazione, ha indicato la stecca da biliardo per terra spezzata a metà.
-Che mi sono perso mentre ero fuori?- Non sembra arrabbiato, sembra solo curioso o quantomeno perplesso. Non è poi così facile riuscire a spezzare una stecca da biliardo.
Nel momento in cui ho aperto bocca per giustificarmi, un fragoroso tuono ha riempito l'aria.
Con un grido sono corsa in camera.
-Beatrix!- Dante mi ha raggiunto ridendo -Dimmi che non è vero. Hai davvero paura dei temporali?- ha continuato a ridere aggrappandosi allo stipite della porta.
-Beh, è strano?- L'ho guardato storto -Esci, devo cambiarmi.-
E se ne è andato continuando a ridere sotto i baffi.


Neanche sotto le coperte sono riuscita a trovare pace.
Ho passato almeno un'ora a rigirarmi nel letto, rabbrividendo ad ogni tuono. E dalla finestra nella parete di fianco riesco a vedere la luce dei lampi infrangersi nel cielo.
Ad ogni ruggito del cielo ha seguito un mio lamento indefinito, molto simile ad un mugugnio.
-Beatrix..?- mi ha chiamato Dante dall'altra stanza. -Tutto a posto?-
-Secondo te?- Mormoro seccata.
Il silenzio è calato per qualche momento.
-Dai, vieni qua.-
-Che... che cosa?-
-Hai sentito su, vieni qui, almeno stai più tranquilla.-
-O-ok...- Mi alzo lentamente dal letto. Le gambe mi tremano leggermente. Non sono sicura di aver capito bene cosa intendesse.
Mi ha chiesto di dormire con lui.
Apro la porta della sua camera. E' seduto sul letto, con parte delle coperte spostate.
Siamo tornati alle situazioni imbarazzanti?
Mi siedo accanto a lui, visibilmente a disagio e rossa in viso.
-Sdraiati, so che il letto è un po' piccolo, ma almeno so che sei più tranquilla qui con me, che di là da sola...-
Dante in realtà non è cambiato nulla, anzi. Forse sono più nervosa adesso di prima.
Mi sdraio, volgendogli le spalle e lui mi copre con le coperte. Sono calde. Piene del suo profumo. E' una strana sensazione, da farmi venire la pelle d'oca. Ma niente mi ha fatto effetto quanto il suo braccio che mi circonda e mi stringe a sé.
-Adesso rilassati.-
La fai facile tu.
Ogni volta che ho sussultato a causa dei tuoni, lui mi ha stretto un po' di più, carezzandomi la guancia col pollice ed ogni tanto sussurrando un "Sssh" al mio orecchio, provocandomi dei brividi sulla schiena che lui probabilmente deve aver scambiato per altri sussulti.
-Come mai ti spaventano le tempeste?- mi chiede.
-Ringrazia che non c'è una tromba d'aria là fuori, avrei potuto dare davvero di matto.-
-Sul serio Bea, di solito una paura del genere si ha quando si è piccoli. Tu oltre ad essere ormai cresciuta sei una Devil Hunter.-
Mi rigiro nel letto e mi ritrovo di fronte a lui. -Non sempre le paure hanno una spiegazione.-
-Mi stai dicendo che il tuo terrore per temporali e le tempeste non ha un suo perché?-
Faccio spallucce:-Può darsi che ce l'abbia, ma non ho molti ricordi di quando sono piccola, a causa del trauma avuto con la morte dei miei genitori, dunque se dovesse esserci una spiegazione per la mia irrazionale fobia, potrei non ricordarmela semplicemente.-
-...Capisco.-
-Adesso sono più calma, grazie Dante.- gli dico, stringendomi a lui.
Fa una lunga pausa.-Di niente. Buonanotte Bea.- Mi accarezza la testa.
-'Notte.-








L'angolo di Lilith!



Una parola: PARTO.
Questo capitolo è stato un parto! Dio mio.
Spero che non sia stato noioso, è venuto fuori parecchio lungo stavolta, credo di non aver mai scritto così tanto per un solo capitolo!
Però ho una spiegazione:
Da qui in poi ci saranno dei cambiamenti e quindi ho voluto mettere tutta questa vicenda in un solo capitolo così da poter cominciare già dal prossimo capitolo con in "nuovi fatti".
Niente spoiler giuro, ahahaha xD
E visto che ormai siamo arrivati a questo punto della storia, mi sento in dovere di ringraziare alcune persone: -ehm ehm-
Ringrazio BabyTaiga96 che ha seguito la mia storia da subito e che mi incita sempre (specialmente quando ritardo con gli aggiornamenti lol);
Ringrazio Bryulen che recensisce sempre, facendomi tanti complimenti (per i quali non ringrazierò mai abbastanza) ma che sopratutto mi capisce quando dico che sono troppo impegnata e spesso aggiorno dopo mesi, causa impegni e forze maggiori.
Ringrazio Hera85 che anche se ogni tanto si assenta, trova sempre tempo per leggere questo mio delirio messo in capitoli, ma che sopratutto mi scrive sempre qualche riga per commentare la storia.
Ringrazio anche Layla_Morrigan_Aspasia che mi segue e che nelle recensione corregge i miei errori grammaticali (per i quali mi scuso, ma purtroppo son pigra e spesso non rileggo prima di pubblicare ^^)
Infine ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e quelli che hanno aggiunto me tra gli autori preferiti! Grazie mille davvero!
Bene, ora buttate via i fazzoletti.
Il prossimo capitolo sarà un po' complicato da impostare dunque avviso già da ora un molto probabile ritardo.
Vi ricordo di recensire per sapere cosa ne pensate!



A presto!
Lilith.

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Capitolo 11
*** Confessions of my subconscious ***


Non ricordo molto di quel che ho sognato quella notte. La notte che ho passato avvolta nelle braccia di Dante mentre fuori la tempesta continuava ad infrangersi contro le imposte. I vetri tremavano sotto l'ululato del vento e le gocce di pioggia battevano forti insieme a qualche chicco di grandine che minacciava di infrangere in mille pezzi le finestre.
Piovve tantissimo quella notte, eppure da quando mi lasciai cullare dal dolce suono della sua voce, bassa e calda, ogni ricordo è diventato offuscato.
Quel di cui sono certa è che quella notte, per la prima volta dopo tanti anni, non ho avuto quell'incubo.
Il freddo delle ombre che oltrepassano il mio esile corpo di bambina è stato sostituito dal calore familiare ed accogliente del corpo di Dante.
Ma ora ogni volta che torno a dormire da sola, sento sempre più bisogno di quel calore vicino a me.
Sono passati diversi mesi ormai da quando sono arrivata alla Devil May Cry, in questo periodo di tempo siamo andati spesso in missione, sia da soli che in compagnia di Lady o Trish, o di entrambe. Siamo riusciti ad organizzare un piano fisso di attacco, coordinando i nostri movimenti e le nostre capacità. Il tutto è avvenuto nel modo più naturale possibile. Durante una lotta, uno sguardo o un semplice cenno basta a far capire ad entrambi cosa fare, dove andare e come agire. Lady mi ha spesso accennato a questa cosa, dicendo frasi del tipo "Lavorate in perfetta sincronia" oppure "Vi capite come se foste un'unica persona", il che mi ha fatto riflettere parecchio. Ho passato diverse notti insonni pensando a cosa potesse essere a legarmi così saldamente a Dante, che ci ha fatto avvicinare in un così breve tempo.
Non mi ci è voluto assai a capirlo, ma prima di ammetterlo ci ho impiegato parecchio, in parte per la mia testardaggine, in parte perché realmente risulta come una cosa assurda.
Quello che mi lega a Dante, fin dall'inizio non è solo una semplice complicità, come molti lo avrebbero inteso osservandoci una prima volta. Si tratta in realtà di un reagire alle azioni dell'altro in modo naturale, ho compreso quasi subito che una certa azione di Dante, anche un minuscolo gesto sta a significare qualcosa e dunque io devo comportarmi in un certo modo, allo stesso modo, lui si muove in funzione ai miei movimenti. Si tratta dell'amore che io provo per lui.
Progressivamente, a partire da una semplice simpatia che si può provare per un collega, che poi è diventato un sincero affetto per un amico, alla fine me ne sono innamorata.
È stato così stupido da parte mia, rendermi così vulnerabile e cedere a quel sentimento, nonostante la certezza che sarei rimasta ferita presto o tardi, è inutile negarlo. Succede sempre così, quando tieni troppo a qualcosa rischi di perderlo così velocemente da non accorgertene neanche, rimanendo puntualmente fregato.
Inoltre, a parte la paura, c'è anche la questione dell'età. Andiamo, come potrebbe reagire un quarantenne sentendosi dire da una ragazza di neanche venticinque anni che è innamorata di lui? Mi riderebbe in faccia senza dubbio.
Dunque sono arrivata alla conclusione che rivelargli i miei sentimenti per lui sarebbe la scelta peggiore, nonché la più umiliante da fare.
Ciononostante, non riesco per nulla a far finta che non sia così. Se solo Dante avesse un briciolo di perspicacia in più se ne sarebbe accorto già da un pezzo, ma è meglio che le cose rimangano così.
Nel frattempo, ho riempito il mio blocco da disegno, con un sacco di schizzi in cui lui è ritratto, ognuno diverso dall'altro. Ne ho fatto persino uno dove c'è lui con i piedi sulla scrivania, seduto sulla sedia in bilico su due gambe e sempre la solita rivista aperta sulla solita pagina ed appoggiata sul viso.
Ogni volta che ho potuto l'ho ritratto velocemente. Una volta mi ha anche beccato, ma io ho chiuso il blocco prima che potesse vedere la moltitudine di disegni lui ritraenti. Sarebbe alquanto imbarazzante.
Pur non avendo mai detto niente a nessuno di quel che provo per lui, Lady è riuscita a capirlo da sola, anche se neanche lei me l'ha detto esplicitamente.
Riguardo Trish invece, ho deciso di oltrepassare l'antipatia provata inizialmente, per passare ad un totale stato di indifferenza nei suoi confronti, o almeno è quel che provo a fare. Un'altra cosa che ho dovuto confessare a me stessa è che sono profondamente gelosa di come lei si comporta quando c'è Dante. Per quanto mi sia costato riconoscere l'innamoramento per Dante, nulla mi è costato di più che ammettere di essere gelosa di Trish. Ed è illogico, dato che effettivamente io e Dante non siamo fidanzati né nulla del genere. Dunque quando c'è lei tendo a non lasciar trapelare alcuna emozione, quando invece dentro le budella mi si ritorcono tanto da farmi venire i crampi allo stomaco. La cosa peggiore è che non posso far nulla per evitare che lei gli gironzoli intorno con tutta quella intimità.

E più ascolto i miei pensieri più mi sento stupida.


Per distrarmi in questi mesi ho scritto spesso, molto spesso, a mia zia. Le avrò inviato in tutto almeno una decina di lettere in cui le ho raccontato molte cose, tra cui l'andamento del lavoro in agenzia. Spesso le ho inviato una seconda lettera ancor prima che potesse rispondere a quella precedente e mentre le mie sono spesso lunghe almeno una pagina intera, le sue non hanno mai superato una manciata di righe dove più o meno ripete sempre le stesse cose: che le manco, vuole che torni a trovarla ma che allo stesso tempo è contenta che mi sia stabilita in una città, tra l'altro non molto lontana dal mio paese natale.
Un giorno Dante mi ha chiamato mentre stavo preparavo il pranzo in cucina.
L'ho raggiunto nello studio e l'ho trovato davanti alla porta con la posta appena arrivata tra le mani.
Mi porge una busta -Questa è per te, da parte di tua zia.-
La prendo e la apro strappandola da un lato. -E' strano, non le ho inviato nulla di recente.- ma quando tiro fuori il contenuto mi accorgo che non è una semplice lettera.

È un invito.

Ad una festa.

Per il mio compleanno.

Il 16 luglio.

Questo venerdì.

Esattamente fra tre giorni.

-Voglio morire...- mormoro abbandonandomi sul divano senza smettere di fissare l'invito tra le mie mani.
-Che è successo?- Dante si è avvicinato, evidentemente perplesso e mi ha preso dalle mani il cartoncino bianco e spesso che tengo tra le mani. Lo ha letto con un sopracciglio alzato rimirando l'invito avanti e dietro:-Beatrix Blanchard e accompagnatore...-
E dopo una lunga pausa in cui ha continuato ad osservarlo, ha commentanto semplicemente dicendo:-Mh, è in rilievo.-
Spalanco gli occhi allibita.-In rilievo? Mia zia mi ha appena invitata ad una festa a casa sua per il mio compleanno e tu te ne esci dicendo che la scritta è "in rilievo"?!-
-Hai ragione... in genere è il festeggiato che organizza le feste e spedisce gli inviti.- continua, prendendomi in giro. Mi lancia la lettera in grembo.-Non stai avendo una reazione un po' esagerata?-
-No, tu non capisci.- Mi prendo la testa tra le mani, massaggiandomi le tempie.
-Sarà... comunque se ci vuoi andare dimmelo, così ci organizziamo per partire.- va a sedersi alla scrivania dove inizia a sfogliare il giornale di oggi.
-No, non ci voglio andare. Le feste organizzate da mia zia sono terribili!- mi lamento sdraiandomi sul divano con la faccia contro i cuscini.
-Continuo a pensare che tu stia esagerando. E poi, pensandoci bene, è il tuo compleanno, credo che quell'invito sia solo una formalità. Devi andarci, è la tua festa in fondo.-
Mugugno dei versi di lamento contro il cuscino.
-Non capisco proprio perché ti lamenti, non può essere così male.-
Mi alzo di scatto.-Non hai idea di quel che sarà questa festa.- e torno in cucina.
-Quindi ci andremo?- mi chiede dallo studio, ricevendo però, solo uno sbuffo come risposta.


Abbiamo pranzato in silenzio. Io decisamente seccata e lui che tra un boccone e l'altro mi ha lanciato qualche sguardo.
-Dante che c'è?- gli domando alla fine, stufa di avere i suoi occhi addosso.
-Mi chiedevo soltanto perché non mi avessi detto che venerdì è il tuo compleanno.-
-Non vedo per quale motivo avrei dovuto farlo, è solo un compleanno. Non lo festeggio ormai da quando sono andata via di casa e a dirla tutta non capisco perché mia zia, così all'improvviso, abbia deciso di organizzare una festa per me.-
Bussano alla porta. Si alza per andare ad aprire mentre io inizio a sparecchiare.
-Vuoi qualcos'altro?-
-No sono a posto.-
Alla porta è Morrison, lo sento parlare con Dante mentre lavo i piatti e le posate. A quanto pare stanno discutendo riguardo il "lasciare l'agenzia chiusa per qualche giorno" e "se lui può prestargli la sua macchina per il viaggio". Nonostante io non abbia esattamente espresso il mio consenso di andare a quella stramaledetta festa, lui sta già organizzando tutto.
Non è che non voglia proprio andarci a questa festa, è che conoscendo mia zia, vorrà fare una cosa in grande. Molto in grande. Il che implicherà un sacco di invitato, la maggior parte dei quali io non conoscerò neanche di nome o di vista, insieme a tutte quelle cose sfarzose e superficiali che piacciono a lei.
Però Dante in fondo ha ragione.
È il mio compleanno in fondo.
Ed è tanto tempo che non vado a trovare mamma e papà.
-Così rischi di bucarlo il piatto...-
Sussulto quando Dante mi compare alle spalle, mi giro e lui sta osservando abbastanza divertito il modo in cui sto sfregando energicamente la stoviglia tra le mie mani.
Mi volto per nascondere il rossore sulle mie guance:-Ti serve qualcosa?-
-Solo delle tazze per il caffè- E dopo averle prese si mette a preparare il caffé.
-Non puoi più dire di no ormai...-
-Lo so-
Finisce di preparare il caffé per lui e Morrison.-Sapevo che comunque volevi andarci a quella festa...- mi dice tonrando di là.
"Lo so." penso.


-Lady, devo per forza provarmeli tutti?- Sarà la quarta volta che dico la stessa cosa, mentre indosso un'altro dei vestiti che Lady mi ha portato quel pomeriggio. "Le notizie girano subito" mi sono detta quando lei si è presentata con due buste stracolme.
-Senti, lo so che non hai voglia, neanche io ne ho se devo proprio dirtelo. Ma non puoi andare al tuo compleanno in jeans e t-shirt.- Mi risponde seduta sul mio letto a braccia incrociate, già pronta ad esprimere eventuali critiche su ciò che indosso.
-Ma allora perché non mi dai un vestito a caso e basta? Che bisogno c'è di provarli?-
-Perché se le cose si devono fare, allora vanno fatte per bene.-
Sbuffo. Tiro su la zip dietro e mi guardo bene allo specchio.
È un abito lungo e nero, con vari ricami sulla gonna e con qualche strass qua e là a donargli dei punti luce.
Lady alza un sopracciglio:-Levatelo immediatamente.- e riprende a frugare nelle buste, finché non tira fuori un altro abito che a vederlo sembra quasi dello stesso colore dei miei capelli.
-Questo dovrebbe andar bene.-
Me lo lancia ed io lo indosso velocemente.
Osservo il mio riflesso allo specchio, non mi sta poi così male, però...-Non credi che sia troppo rosso così? Sono un po' troppo appariscente.-
-Devi essere appariscente, è il tuo compleanno. E poi così risalta di più il tuo colorito pallido.-
-Infatti, sembro un cadavere.- replico storcendo la bocca.
-Smettila, non è vero. Tra l'altro lo spacco a lato ti slancia parecchio e col giusto paio di scarpe starai benissimo.-
-Lady non ti facevo così attenta a quel che una persona indossa.-
-Come ti ho già detto: se una cosa va proprio fatta, tanto vale farla bene.-
Faccio spallucce:-Se lo dici tu-
E anche se alla fin fine, questo vestito non mi sta poi così male, un presentimeno strano mi aggroviglia lo stomaco, facendomi ancora dubitare sul fatto che andare a questa festa sia una buona idea.





L'angolo di Lilith!
Vi ricordate quando esattamente otto giorni fa dissi che ci sarebbe voluto un po' prima del nuovo aggiornamento? Beh scherzavo! LOL
Ahahaha sinceramente non me l'aspettavo neanche io, ho iniziato a buttar giù qualche idea subito dopo aver pubblicato l'ultimo capitolo e nel giro di poco mi sono accorta di aver già riempito diverse pagine di file! XD
Ehehehehe finalmente ci siamo arrivati, quanti di voi aspettavano questo momento, eh? :3
Spero che vi sia piaciuta la prima parte un po' più introspettiva, spero di non risultarvi prolissa c.c
Fatemi sapere in una recensione cosa ne pensate, aspetto le vostre opinioni. Nel frattempo vado a lavorare al prossimo capitolo ;)


Al prossimo chappy,
Lilith.

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Capitolo 12
*** Home sweet home ***


Home sweet home

Il viaggio più lungo della mia vita.

Le sei ore in macchina più stressanti mai trascorse.

Non sono riuscita a dormire neanche dieci minuti, nonostante la sveglia alle quattro.
Anzi, sveglia la si chiamerebbe se solo avessi dormito. Sono stata tutto il tempo a fissare il soffitto questa notte.
Le valige preparate il giorno prima, ai piedi del letto. Così tentata di disfarle e non presentarmi alla festa. Di punto in bianco così, senza neanche avvisare.
Dante sembra abbastanza di buon umore invece, abbastanza da canticchiare sottovoce le canzoni che passano alla radio e battere a ritmo le dita sul volante.
Ogni tanto mi lancia un'occhiata veloce, per controllare se mi sono addormentata, dato che il silenzio non gli da' alcun indizio.

Non ci voglio andare.

Non voglio.

Perché ho accettato?

Cosa è successo quando ho detto di sì?

-Sto seriamente pensando che in un momento di mia distrazione tu mi abbia ipnotizzato per convincermi.- La prima cosa che dico dall'inizio del viaggio che non fosse un "Sì", "mh", "okay" semplicemente mimato con un cenno della testa o un'alzata di spalle.
-E con cinque ore e quaranta minuti stabilisci il tuo record personale di silenzio assoluto, complimenti Bea!- dice dopo aver controllato l'orologio sul cruscotto. Si volta appena per vedere la mia espressione totalmente indifferente alla battuta appena fatta. -Comunque no, e sono contento che tu lo abbia deciso di tua spontanea volontà- Ride, ma non è la solita risata.
-Non è proprio così, lo sai.-
-Beh qualcuno doveva pur smuoverti un po'- ride ancora, come prima. La sua risata naturale di solito è un po' roca e bassa, questa invece è più alta. Tesa.
-Ti sei messo ad organizzare tutto ancora prima che ti dicessi se volevo venirci oppure no, questo suona come forzatura.-
-Suona come organizzarsi per tempo, e conoscendoti, se non avessi fatto così avresti deciso il giorno prima come minimo.- Guardi fisso la strada, a qualche centinaio di metri, l'uscita. -Siamo arrivati. Da qui guidami tu.-
-Se ti dico che la riconoscerai appena la vedrai mi credi?-
-Questo dipende...-
-Ricordati di com'è fatto l'invito e prova ad immaginare.- Quel foglio di cartoncino con scritte e decorazioni in rilievo che era riuscito a rovinarmi la giornata.-Segui questa strada.-
Esegue in silenzio le mie indicazioni.
-Adesso prendi quella stradicciola sulla sinistra.-
-Casetta in campagna?- chiede svoltando sulla stradina sterrata in mezzo ai campi.
-Casetta non direi...-
Un colle più in là ci ritroviamo davanti alla residenza Blanchard.
Dante frena davanti al cancello, con un'espressione confusa ed allibita.
-Adesso più di prima mi chiedo perché tu non volessi venire.-
Sbuffo.-La vedi quant'è grande? Sarà piena di persone che non conosco e di un rango sociale che dovrebbe essere per intero preso e sterminato.- apro la portiera e vado ad aprire il cancello.
-Beh anche tu fai parte di questo rango sociale...-
Mi affaccio dentro dal finestrino aperto. -Non direi, io sono solo una cacciatrice di demoni.-
Sorride e rimette in moto per entrare. Io rimango fuori e cammino verso la porta, alla fine del vialetto.
Sono ancora in tempo.
Giro i tacchi e corro via.
Non se ne accorgerà nessuno.
-Non pensarci neanche.- compare di nuovo alle mie spalle prendendomi per un braccio.-Ho guidato per sei ore, se proprio vuoi scappare via almeno concedimi di riposare prima.-
-E' in questi momenti che mi pento di non avere la patente.-
Un passo. Due passi. Cinque. Dieci.
Il portone è davanti a me.
Allungo il braccio e suono.
Sento dei passi affrettarsi per venire ad aprire.
L'uscio si apre lentamente con un cigolio.
-Signorina l'aspettavamo.- la voce pacata seppur evidentemente lieta della mia presenza.
La cameriera dal viso fin troppo familiare si scosta su un lato per farci passare.
-Se mi lasciate le chiavi dell'auto ci occuperemo noi delle valige e di sistemarle nella vostra stanza.- Dante gliele fa cadere sulla mano mentre si guarda intorno.
-La signora Margaret vi attende in salotto.- ed in un secondo si è dileguata.
-Che te ne pare? Ed è solo l'ingresso.- Non che sia di dimensioni particolarmente grandi, ma rende abbastanza bene l'idea di quel che è il resto della casa.
Una grande vetrata di fronte alla porta, contornata da delle tende pesanti color rosso scuro. Il parquet quasi interamente ricoperto di tappeti e quadri grandi e piccoli qua e là.
-Non mi aspettavo tutto questo... specialmente la servitù.-
-Hai presente quel luogo comune della zia vecchia e ricca? Beh nel mio caso è così.-
-Ah, quindi questa non è casa tua.-
-Già, anche se praticamente ci ho vissuto.- Mi guardo un po' intorno per riportare alla mente i vari ricordi. Corro verso la finestra e scosto un lembo della tenda. Sorrido rimirando uno dei miei pasticci di bambina. Un bel scarabocchio fatto sulla carta da parati.
Ritorno subito al presente ed indico a Dante un corridoio. -Vieni.-
Come sempre è stata questa casa, così l'ho ritrovata. Neanche un angolo buio. Ovunque una finestra o un lampadario illuminano tutto.
Arrivati nel salotto, vedo la figura di mia zia che mi aspetta seduta sulla sua poltrona vicino alla finestra.
-Cara, ti trovo bene.- mi sorride, alternando lo sguardo tra me e l'uomo albino al mio fianco.
Qualsiasi cosa tu, cara zietta stia pensando, ti sbagli. E di grosso pure.
Le vado incontro e la abbraccio:-Anche tu stai bene zia.-
Il suo sorriso così candido e dolce incorniciato dalle rughe che scavano il suo volto mi fanno tornare bambina. -Buon compleanno, Beatrice.- Mi accarezza la guancia con la mano magra e delicata.
-Grazie-
-E' lui il tuo compagno?- mi sussurra all'orecchio indicando Dante ancora sulla porta.
-Collega, zia. È il mio collega.- la correggo tentando di non scoppiare a ridere.
Si avvicina e stringe la mano a mia zia. -Dante, molto piacere signora.-
-Oh il piacere è tutto mio, sono contenta che la mia nipotina si sia sistemata finalmente.-
-Zia.- La riprendo di nuovo -Siamo colleghi di lavoro.-
-Oh certo certo, era quel che intendevo!- ride, notando l'insistenza con cui la correggo.
Alla fine ci siamo messi a sedere sul divano a chiacchierare un po'. Nonostante le numerose lettere ce ci siamo mandate, abbiamo passato comunque molto tempo a parlare, mentre Dante è rimasto quasi sempre in silezio ad ascoltare in nostri discorsi.

Appena la lancetta dei secondi ha oltrepassato il dodici segnando l'una precisa, sulla soglia è apparso uno dei maggiordomi.
-Signorina Beatrice buongiorno e bentornata. Madame Margaret il pranzo è pronto.-
-Molto bene, grazie.- Risponde lei. Ci alziamo in piedi ed andiamo nella sala da pranzo.
Durante il pasto, ogni membro della servitù che compare mi rivolge un sorriso radioso accompagnato da un "Bentornata signorina".
-Vedo che non hai cambiato nulla alla casa zia.- commento dandomi l'ennesimo sguardo intorno.
-Ho voluto lasciare tutto com'era. Però ho dovuto far fare dei lavori di ristrutturazione nell'altra casa.-
Per un momento ho temuto che a Dante stesse andando di traverso il boccone.-Altra casa?-
-La casa dei miei genitori.- gli ho risposto lapidaria. -Cos'hai sistemato?-
-Oh ho fatto ricostruire il tetto ed ho levato la muffa dai muri nello scantinato.-
-Bene, spero non sia costato molto.-
-Una sciocchezza.- ride. Mi è sempre piaciuta la risata della zia. Cristallina ed acuta. Quasi come un coretto di campane.
Finito il pranzo sono arrivate le cameriere a sparecchiare insieme al maggiordomo.
-Se volete riposarvi la vostra stanza è pronta.- dice rivolgendosi a me e Dante.
-Grazie mille.-
Saliamo al piano di sopra. Un lungo corridoio che si estende sia a destra che a sinistra. Se non ricordo male verso sinistra ci sono gli alloggi dei domestici e le stanze mie, della zia e degli ospiti.
-Potrei sbagliarmi, ma mi sembra abbiano detto "la vostra stanza" ci hanno sistemato insieme?-
-Non ti sbagli. Mia zia quando ci si mette è testarda.- Mi dirigo verso l'unica porta che non si addice ai colori del resto della casa.
Completamente bianca. E sopra dipindo in corsivo con uno sgargiante rosso: "Bea"
-Deduco che questa sia la nostra stanza.-
-Se vuoi posso farne preparare un'altra.-
-Oh no, non preoccuparti, non voglio disturbare.-
-Guarda che non è un problema...-
-Bea. Va bene così. Inizio a pensare che non mi vuoi in camera con te, ti ricordo che abbiamo già dormito insieme.-
Colta dal rossore improvviso, apro frettolosamente la porta.
Come ti prende Dante di ricordarmi una cosa del genere all'improvviso?
Certe volte non ti rendi conto neanche di quel che dici.
-Che stanza carina.- commenta.
-Niente di che. Forse è la cosa più normale che si può trovare.- E neanche questa è cambiata quasi per niente. Quasi perché il mio letto ad una piazza era stato sostituito con uno più grande matrimoniale.
Ma per il resto è rimasta esattamente come era otto anni fa: la scrivania sotto la finestra, l'enorme libreria, l'armadio di legno bianco decorato da me con dei ghirigori floreali ed il vecchio pianoforte verticale scordato e polveroso.
-Sai suonarlo?- mi chiede scostando con una mano la polvere.
-Sapevo, ho preso lezioni per un po', ma poi mi sono stufata, è uno strumento troppo raffinato per me.-
Vado ad aprire il mio borsone, posto dai camerieri ai piedi del letto insieme al bagaglio di Dante.
-È l'ora della droga?- ridacchia mentre mi vede ingurgitare la pillola.
-Magari fosse solo una dipendenza guarda, mi risparmierebbe un sacco di disagi.-
-Disagi?-
-Come lo chiami tu svenire in classe nell'unico giorno in cui tutti i pantaloni sono a lavare e sei costretta per forza di cose ad indossare una gonna?-
La sua risata rimbomba nella stanza. -Ti è successo davvero?-
-...Purtroppo sì.- recupero il vestito per la festa e lo poggio sul letto. -Vado a darmi una rinfrescata, dopo se vuoi andiamo a fare due passi...-
-Non vuoi scappare vero?-
-No tranquillo, voglio solo farti vedere un posto.-









L'angolo di Lilith!

Sciao amisci! Quanto tempo eh? Ahah... ahaha... ahah.
È cortino lo so mi dispiace c.c però il prossimo sarà bello bello promesso **
volevo dirvi una cosina e avrei bisogno del vostro aiuto (specialmente da parte di chi abitualmente mi lascia le recensioni): innanzitutto ringrazio Kingblade che mi ha fatto rendere conto di ciò, ovvero che secondo lui Dante sia OOC, in effetti lo stavo pensando anche io inizialmente però non ero sicura se inserirlo tra le note, voi che mi dite? Ci si può passare sopra o è un must?
Aspetto i vostri consigli :3

Alla prossima amisci!

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Capitolo 13
*** Vermillion ***


Siamo usciti dal retro e siamo scesi in una stradina irregolare che porta ai piedi della collina. Non molto lontano dalla casa della zia, ai confini con un boschetto c'è una casetta.
-Quella è casa tua?-
-Sì, la casa dove abitavo con i miei genitori.-
-E' piuttosto piccola...-
-Rispetto all'altra casa? Beh sì hai ragione.- Anche se di per sè sembra una normalissima casetta di campagna, in legno chiaro, il tetto a spiovente ed una veranda. Ma che comunque a confronto con la mastodontica villa di zia Margaret, rimane una casupola di insignificanti dimensioni.
-Ma perché mi ci hai portato?-
-Io veramente volevo solo fare una visita, ti ho voluto portare per non farti rimanere da solo.-
Mi guarda scettico -Non ci credo. Qual è il motivo vero?-
Sospiro.-Okay, ecco era per farti vedere il luogo dove sono stati uccisi i miei genitori.-
Spalanca gli occhi sorpreso. -E perché scusa?-
-Beh era un po' che me lo chiedevo in effetti, volevo saperne di più sulla morte di mamma e papà e ho pensato che potessi darmi una mano, visto che siamo qua. Sempre che tu ne abbia voglia.-
Ci siamo fermati sotto un ciliegio, di fianco alla casa. Sotto l'albero, all'ombra dei folti rami, c'è una lapide.
"In loving memory of Tyrana and Jasper Blanchard" e sotto le rispettive date di nascita e morte.
-Se vuoi entrare a dare un'occhiata vai, io voglio rimanere un po' qua.-
-Ma come faccio a sapere dove...-
-Fidati, si capisce appena entri.-


-Dante-


"Si capisce non appena entri"
Ed infatti si è capito benissimo.
Avranno fatto anche i lavori di restauro negli esterni, ma dentro è evidente che sia rimasto come prima.
Ne sono certo perché le pareti e il pavimento sono interamente imbrattati di sangue. Schizzi, segni di trascinamento ed impronte.
Dall'entrata si arriva ad un piccolo atrio completamente distrutto, i mobili scaraventati in ogni angolo. Subito dopo c'è un lungo corridoio buio ridotto nelle stesse condizioni della stanza precedente: quadri quarciati per terra, un tavolino completamente rovesciato, dei fiori completamente seccati, i petali totalmente rattrappiti ed accartocciati su loro stessi, un vaso in frantumi ed una cassapanca aperta e ribaltata su un lato. La cassa è grande abbastanza da poter contenere una bambina di dieci anni. Controllo dentro e trovo alcuni capelli, insieme ad un lembo di stovva impigliato alla serratura.
-Hanno fatto nascondere Beatrix qua dentro e poi hanno cercato di difendersi combattendo contro i demoni.-
Continuo a percorre il corridoio, il cui pavimento è marcato dalla scia di due corpi trascinati, noto negli angoli e negli spigoli e negli angoli dei segni neri simi a bruciature.
Alla fine trovo una porta, oltre questa continua la scia del sangue, alla porta manca la maniglia ed è semi aperta.
Se quello nel corridoio e nell'entrata erano segni di lotta, qui vi era il totale caos degno di una lotta all'ultimo sangue. I suoi genitori devono aver lottato davvero fino all'ultimo per lasciare tutto questo casino. Non vi è un mobile integro, qualsiasi cosa è stata usata per difendersi oppure attaccare.
Esamino la stanza e trovo buttate in un angolo buio una pistola.
-Mi aveva detto che il padre era un Devil Hunter, anche se piuttosto scarso.-
Se non altro si sono difesi per quanto hanno potuto e sono riusciti a salvare la figlia, almeno lei.
Ora che ci penso se i genitori non fossero morti quel giorno, io non avrei mai incontrato Bea.
Una strana sensazione mi avvolge facendomi sentire leggermente in colpa per l'affermazione appena pensata, in fondo anche io so cosa significa perdere i genitori, e poi anche un inspiegabile sentore. Impossibile descriverlo. Quasi di malinconia, come se il non aver conosciuto Beatrix avrebbe fatto mancare qualcosa. Beh sicuramente quella ragazza di cambiamenti ne ha portati alla Devil May Cry, forse anche a me.


Uscito dalla casa l'ho trovata lì davanti alle due tombe dove l'ho lasciata poco prima. Seduta per terra, con le gambe strette al petto e il mento poggiato sulle ginocchia.
Mi siedo vicino a lei, rigirandomi nelle mani la pistola trovata in salotto.
-Credo che sia tua.- e gliela porgo.
-Cos'hai trovato oltre questa?-
-Un sacco di sangue e di mobili sottosopra, insieme a vari segni di lotta. Però non si può dire molto su quel che può essere successo, sono passati più di dieci anni...-
-Diciassette.-
-Ecco appunto, quasi vent'anni. Le uniche tracce utili sono ormai andate perse, mi dispiace...-
-Non è che volessi scoprire qualcosa in particolare.- dice osservando attentamente la pistola del padre -Volevo solo sapere cosa ne pensavi di quel che è successo.-
Le cingo le spalle con un braccio. -Penso che abbiano combattuto con tutte le loro forze pur di difendere la loro figlia, a costo di morire. Devi essere fiera di loro.-
-Lo sono.- Sorride, ma il suo sorriso non arriva agli occhi che malinconici scrutano ogni dettaglio dell'arma che tiene in mano.
-Sai, sono curioso di vedere l'armamentario di tuo padre.- Mi alzo in piedi -Dove tiene le sue armi?-
Già più su di morale, si alza anche lei e mi porta nel retro della casa, dove troviamo in basso una porta, che porta in un buio seppur spazioso magazzino posto sotto la casa.
Accende l'unica lampadina presente al centro della stanza che va ad illuminare tutta un'immensa collezione perfettamente catalogata di armi bianche ed armi da fuoco.
Con occhi luccicanti mi guardo intorno. -Mai viste così tante in una volta sola.- mormoro.
-Quello che gli piaceva di più del suo lavoro era reperire attrezzature da ogni dove, lui stesso ne costruiva molte, come ad esempio Eve, la mia pistola, è il risultato finale di molti suoi brevetti. Qui puoi trovare qualsiasi tipo di strumento il cui scopo finale è solo quello di uccidere demoni, più o meno potenti.-
-Tuo padre era un genio!-
-Sì, ma la maggior parte di queste- e con un ampio gesto indicò tutta la collezione – non le ha mai usate, o non ha mai saputo usarle. Per fortuna ho preso l'agilità da mia madre, altrimenti dubito che sarei qui ora a parlarne con te.- E per la seconda volta oggi mi son trovato a ringraziare i suoi genitori per averla resa così.


Siamo rientrati in casa e Bea per lasciarmi libera la sua stanza per prepararmi ha preso alcune delle sue cose, tra cui un'enorme porta abiti nero ed una piccola trousse, ed è andata a cambiarsi in un'altra stanza, lasciandomi detto che la stanza ha il bagno personale.
Non mi capita spesso di vestirmi elegante, infatti ho dovuto recuperare il completo che era rimasto abbandonato in una scatola impolverata nel ripiano più alto dell'armadio.
Non ho impiegato molto e dopo una veloce controllata allo specchio sono sceso al piano di sotto, nel salone che lentamente si stava riempiendo di persone ed in fondo, vicino al finestrone che da sul balcone c'è un piccolo complesso musicale dotato per lo più di archi. Niente rock stasera.
Tutti sono tirati a lucido e quasi nessuno è più giovane dei cinquanta-sessant'anni. Il solito tipo di persone che si può incontrare a questo tipo di eventi dedicati alla piccola nobiltà. Scendo le scale e cerco di non allontanarmi troppo da lì, visto che a momenti dovrebbe arrivare anche Beatrix, sempre che non ci voglia più del previsto.


-Beatrix-

Capelli sciolti raccolti, trucco leggero, marcato... E chi si era mai chiesta cose di questo tipo?
Per la prima volta, mi ritrovo seduta davanti ad uno specchio in biancheria intima e non ho la più pallida idea di come conciarmi per uscire da questa stanza.
Non che me ne sia mai fatta un problema. Per me truccarsi significa burrocacao e nient'altro.
Questa volta però devo presentarmi davanti ad un gruppo di invitati di un certo ceto sociale e sembrare anche bella.
Per fortuna, una delle domestiche, passando davanti alla porta leggermente socchiusa, ha deciso di entrare per vedere se avessi bisogno di aiuto e ne ho bisogno eccome!
In poco tempo mi ha sistemato i capelli, prima spazzolandoli e rendendoli lucenti e setosi e poi li ha intrecciati in qualche modo che non so neanche spiegarmi alzandoli tutti e contornando il tutto con un nastro nero legato con un fiocco morbido appena dietro la frangetta.
E, non ho idea di come sia successo, ma è riuscita a rendermi irriconoscibile con appena un velo di cipria, dell'ombretto, un po' di mascara ed un rossetto.
Non rimango a farmi troppe domande, sono anche in ritardo, sento già la musica provenire dal salone. Mi infilo il vestito rosso, le scarpe nere ed i lunghi guanti, sempre neri, di seta.
Faccio per andare via, quando una nuvoletta profumata mi travolge, facendomi tossire.
-E' meglio profumarsi o nessuno vorrà ballare con lei.- dice la donna scherzosa. Le sorrido e la ringrazio per avermi aiutato.
Attraverso velocemente il corridoio e prima di girare l'angolo per scendere le scale faccio un respiro profondo. Mi reggo saldamente allo scorrimano e inizio la discesa degli scalini. Su questi trampoli la scalinata sembra ancora più lunga ma mi faccio coraggio. Quasi tutti si sono voltati ed il mio viso non può far altro che arrossire, sorrido e continuo. Infondo vedo Dante, intento a bere dello champagne da un calice, ancora non mi ha vista.
Si volta quando ormai sono agli ultimi gradini. L'ho notate sgranare appena gli occhi, cosa che mi ha fatto imbarazzare da morire, ma subito dopo entrambi ci riprendiamo. Mi porge il braccio e ci dirigiamo al centro della sala, dove c'è mia zia Margaret intenta a parlare con alcune persone.
-Tesoro, sei davvero stupenda! E anche tu Dante, stai molto bene.- Ci dice estasiata non appena ci nota. Ci presenta alle persone con cui stava conversando e loro curiose ci guardano come se già avessero capito tutto.
-Dunque signorina Beatrix, il signor Dante è...- fa uno di loro.
-Il mio collega, lavoriamo insieme in un'impresa da qualche tempo.- concludo velocemente sfoggiando un vocabolario più elegante del solito.
-E di cosa vi occupate?-
Ma a questa non siamo preparati, di certo non possiamo ammettere con nonchalance di essere sterminatori di demoni.
-A breve inizieranno i balli, dunque preparatevi.- si intromette la zia salvandoci da quel breve attimo di panico. E si allontana insieme agli altri, lasciandoci soli in mezzo alla sala. Qualche uomo passando mi saluta e mi fa gli auguri ai quali rispondo cortese e sorridente pur non riconoscendo neanche uno di loro.
Mi accorgo che Dante è leggermente rigido.
-Che hai?- gli chiedo.
Si volta verso di me e mi sorride:-Sei molto bella, Beatrix.- e qualche attimo dopo inizia la musica.
-E' un tango, seguimi.- mi prende per un fianco, non dandomi tempo di rispondere. Poggio la mia mano sulla sua spalla e l'altra si unisce alla sua libera. Iniziamo a ballare. Ed insieme a noi, diverse altre coppie iniziano a volteggiare e a muoversi.
Che poi, tra tutti i balli possibile, per forza quello dove bisogna stare più attaccati? L'unico modo che ho per arrossire il meno possibile e non diventare un tutt'uno con il vestito ed i capelli, è di non guardarlo, per nessuna ragione al mondo, negli occhi.
Attualmente, per l'imbarazzo, il caldo che fa nella stanza e l'ansia dell'avere tutti gli occhi puntati addosso, sono a rischio evaporazione e se mi immergo in quelle pozze d'acqua cristallina, per me è la fine.
La sua mano poggiata sul fianco, il suo viso così poco distante dal mio, la vicinanza dei nostri corpi mi da alla testa. Se riesco ad arrivare fino alla fine del ballo senza cedere potrò ritenermi invincibile a (quasi) qualsiasi cosa.
Ci incrociamo con altre coppie e grazie ad una coordinazione che vista da fuori sembrerebbe programmata, facciamo cambio di partner per qualche momento. Sento gli occhi di Dante su di me, mi tiene d'occhio. Ma non posso perdere la concetrazione. Seguo la musica, seguo i passi di chi balla con me finché la mano dell'uomo con cui sto ballando non mi guida lontano da lui, fino a farmi tornare tra le braccia di Dante.
Per un secondo mi ha sfiorato la schiena, dove verso la fine della vertiginosa scollatura che mette in mostra la mia pelle lattea. In quel punto dove mi ha toccato sento una scia di fuoco trapassarmi la pelle, lasciano un'invisibile scottatura.
Il ritmo si fa sempre più incalzante, i passi sono più decisi. Non ricordavo di saper ballare così bene. Forse è grazie al mio compagno di ballo che sono più sicura.
Persa nei pensieri faccio l'errore madornale di alzare lo sguardo sui suoi occhi.
E' rilassato, ma allo stesso tempo si focalizza sui passi e la musica. La sua bocca è una linea dritta, le labbra si dischiudono appena per tirare un sospiro, quasi di liberazione.
Siamo in completo sincrono, i nostri respiri, i passi che si susseguono uno dopo l'altro, eseguiti seguendo alla perfezione la melodia, bassa e malinconica narrata da quegli archi la cui voce riempie tutta la stanza.
Almeno finché la sua voce non giunge al mio orecchio:-Lo sai fare il casquet?-
-Non saprei...-
-Allora fidati e basta.- Quel che è venuto dopo si è confuso nella mia testa.
Un passo, una giravolta e poi con uno svelto movimento la mia schiena si è inarcata all'indietro, sorretta saldamente dal suo braccio.
C'è anche qualcos'altro però.
Una sensazione che si è andata a mescolare insieme alle altre creando il caos totale nella mia testa.
Le mie labbra contro le sue.





L'angolo di Lilith!


EFFINALMENTECISIAMOARRIVATI! * cori di vuvuzelas *
La metà di voi saranno morti, spero di no perché sennò la colpa è mia e non voglio andare in carcere sono ciofane ancora °^°
Avrei voluto che la scena del ballo fosse più lunga, ma è stata abbastanza difficile da descrivere, ho sempre paura di essere ripetitiva e questa cosa mi blocca un po' c.c
Però voglio assolutamente sapere cosa ne pensate e se vi piace! Un pezzetto del capitolo è già scritto e sarà un po' diverso dagli altri.
A tra l'altro, ho modificato le info della storia (di nuovo lol) e ho specificato che la storia è OOC e che è anche un Otherverse, dunque per darvi una mezza idea i fatti sono narrati dopo le vicende dell'anime di Devil May Cry, così potete darvi un'idea più precisa ecco.
E poi volevo aggiungere un'ultima cosa. Ultimamente, nelle recensioni che mi arrivano, spesso mi sento dire che faccio passare troppo tempo tra un capitolo e l'altro e che questo fa disinteressare i lettori. A me dispiace molto, però ho bisogno della vostra comprensione, io oltre ai vari impegni che ho, a parte la scuola in questo periodo di vacanze, sì il tempo per scrivere ne ho, il putno è che arrivata a questo punto della storia ho bisogno di un certo tipo di impegno e non è sempre facile, oltretutto non è che l'ispirazione ce l'ho sempre. Magari all'inizio era più facile scrivere le cose a braccio, però adesso non è proprio così. Ho solo bisogno che voi mi capiate ecco...
Bene dai, adesso mi rimetto al lavoro con una One Shot che sto preparando e che non credo ci vorrà molto a finire (almeno spero^^).
Al prossimo capitolo miei prodi! (?)
Lilith (che ha anche ricambiato il nome)

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Capitolo 14
*** Hair ***


Le nostre bocche si sono sfiorate, per pochi secondi. E la musica si è fermata, oppure semplicemente sono io a non sentirla più. Mi hai aiutato a rialzarmi sorreggendomi con una mano sulla base della schiena, lì dove finisce la scollatura e l'altra intrecciata alla mia. Riesco a percepire la ruvidità dei suoi calli, presenti sui polpastrelli ed il palmo, attraverso i guanti di velluto. I miei occhi sono incatenati ai tuoi e insieme ai nostri sguardi si incontrano anche i nostri pensieri, non so cosa mi faccia sentire così sicura, ma ho la netta sensazione che stiamo pensando alla stessa cosa. E se così fosse allora capirei perché nessuno dei due riesce a coprire un'altra volta quei millimetri che ci separano.
-Qui c'è troppa gente...- mormoro continuando a mantenere il diretto contatto con i suoi occhi. -...Se non esco fuori rischio di svenire.-
Deglutisce. Si sposta di lato interrompendo il nostro contatto visivo e mi accompagna fino all'enorme terrazza. Lascia il mio braccio quando arriva alla portafinestra mentre io continuo fino alla balaustra di marmo. Mi sfilo i guanti e mi poggio coi gomiti sul bordo, prendendo in pieno viso il venticello serale che si sta alzando e che mi aiuta a districare i pensieri.


Dante... cosa sta succedendo?



-Dante-



She seems dressed in all the rings
Of past fatalaties



In quel vestito, di una tonalità di rosso appena più scura di quella dei tuoi capelli, che ti fascia i fianchi e lascia scoperta gran parte della tua schiena, vedo il sangue versato dalla tua famiglia tanto tempo fa'. Oh Beatrix, sembri così piccola e minuta e allo stesso tempo forte abbastanza da poter reggere qualsiasi peso sulle tue spalle, ed è quello che hai fatto fin'ora. Reggendo il peso di una vita fatta di incubi strazianti, dell'unica parte rimanente della tua famiglia che aspetta sempre e ansiosamente notizie di te e la curiosità, che quasi ti uccide, il bisogno di voler sapere chi ha ucciso i tuoi genitori e perché. Non me l'hai mai detto, ma io so che è così.



She continues to see
Climatic hands that press her temples and my chest



Solo per una notte, mi avevi detto, ti è accaduto di non rifare quell' incubo, che ti ha oppresso la mente fino quasi a farti impazzire nella notte. Quante volte sono rimasto sveglio fino a tardi, accanto a te a vegliarti mentre di dimenavi nel sonno rivivendo quelle terribili scene nella tua testa. Forse sai anche questo, probabilmente lo sai perché noto come mi guardi ogni volta, mi guardi come se sapessi del fatto che sono a conoscenza del tuo dolore, del tuo soffrire ogni santa notte. E stai ancora più male sapendo che io ti vedo in questo stato.
Ma siamo in due a soffrire, sai?
Piccola, vorrei poter fare qualcosa. Se potessi come quella notte di ormai diverso tempo fa, fermare il tuo continuo ciclo di terrore notturno.



She isn't real...
I can't make her real



E non sembri neanche vera vista da qui, la gonna del vestito che ondeggia, mossa dal venticello appena alzatosi, intorno alle tue gambe. Una visione, qualcosa di mistico che potrebbe scomparire da un momento all'altro trascinato via da quella stessa arietta estiva, all'improvviso, come per magia, lasciandomi qui solo come un povero idiota in preda ai suoi deliri. Eppure se non esistessi, farei di tutto per far si che tu possa essere qui, per farti diventare mia, qui vicino a me. E non cambierei nulla di te, ti farei così come sei, con la stessa sfumatura di rosso dei capelli, vermigli come il sangue di una ferita fresca. Con lo stesso taglio degli occhi che, vispi ed attenti scrutano ogni particolare intorno a loro. Lo stesso colore azzurro delle iridi nelle quali mi rispecchio perfettamente, che mi congelano impedendomi di opporti resistenza e in cui allo stesso tempo affondo come un mare che mi risucchia verso il fondo. Nulla cambierei in te Bea, i tuoi fianchi un po' larghi, le gambe magre e la vita stretta, il viso pallido ma che arrossisce facilmente, esattamente così ti rifarei. Perfetta, così come appari.
E forse è proprio per questo che non posso riuscirci, è più facile creare la perfezione anziché qualcosa con piccole ma comunque evidenti sbavature che rendono comunque il tutto ancor più reale e bello.


Beatrix, cosa sta succedendo?


La raggiungo. Tiene il volto coperto con le mani. Le sfioro la schiena col dorso della mano, è gelata ma allo stesso tempo sta andando a fuoco, un fuoco che le brucia dentro e che la fa tremare al mio contatto.
-Bea...- inizio, ma lei mi zittisce subito, voltandosi di scatto verso di me.
-Lo sapevo che non saremmo dovuti venire.- Non mi guardi neanche negli occhi, sguardo fisso verso il basso mentre sei intenta a torturare la stoffa dei tuoi guanti per il nervosismo. -Mi dispiace Dante.-
-Non vedo perché dovresti scusarti.-
-Perché... è così imbarazzante!- Ti copri di nuovo il viso e vieni scossa da un singhiozzo.
-Allora dovrei essere io a scusarmi- le afferro i polsi e catturo i suoi occhi nei miei, sono lucidi, ma non sta per piangere. -Ma non lo farò...- Continuo a fissarla, ma non pare ancora convinta. -Non è successo niente.- Sbagliato. È successo tutto. È come se avessimo racchiuso la storia dell'universo in tre secondi scarsi.
Alza gli occhi al cielo -Niente... certo...-
-Niente per cui tu debba farti venire una crisi di panico.- Da che pulpito direi, ma in questo momento l'unica cosa che posso fare è stringerla a me e lasciare che lei si aggrappi alla mia giacca e si nasconda contro il mio petto.
-Scusami...- mormora.
-Ancora?!-
Si allontana, stavolta è lei che cattura il mio sguardo, sembra già più serena, sorride timida. -No, intendevo per questa reazione esagerata.- Prende la mia mano ed inizia a giocare con le dita. -Quindi... adesso?- continua sottovoce.
-Beh, sai come si dice, carpe diem.- le sollevo il viso e intrappolo le sue labbra tra le mie.


* *


I suoi capelli, sparsi su tutto il cuscino sono come rivoli di sangue sul bianco tessuto.

È la fusione di due corpi, completamente diversi l'uno dall'altro.


Quello di lei, piccolo e magro, minuta e delicata sotto il suo tocco.


Quello di lui, robusto ed imponente su di lei, la schiena ampia alla quale lei si aggrappa, stringe forte la pelle con le dita, lasciando dei graffi lunghi ed arrossati.

Le loro labbra che non riescono a stare separate per troppo tempo, si bramano a vicenda, le loro lingue si incontrano e si accarezzano, si sfiorano e danzano insieme, al ritmo dei loro respiri, come loro poco prima nel salone a tempo con la musica.




Song: Vermillion - Slipknot



L'Angolo di Lilith!

Eeeeeeeeee indovinate chi è tornata dopo un'interminabile pausa estiva? Yeah, proprio la sottoscritta :3
So di non aver scritto molto stavolta, ma è anche vero che la storia è agli sgoccioli, preparatevi a dire ciao ciao a Vermillion Hair, ma non a me eh! Sono già pronta con nuove long da pubblicare una dopo l'altra (si spera, ormai sapete come son fatta, basti pensare che questa va avanti da quasi due anni D: ), comunque sarà in un fandom TOTALMENTE diverso dagli altri in cui mi sono cimentata, sarà un'ardua sfida, ma ce la metterò tutta :3
Lo so che cortino il capitolo però due righe di recensione sono sempre gradite ç^ç


Alla prossima,
Lilith

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Capitolo 15
*** More than life itself ***


La mattina dopo ci siamo svegliati come in una di quelle scene da film scontati.
Nudi, abbracciati sotto le coperte, con due sorrisi ebeti stampati in faccia e nessuna voglia di alzarsi.
La voglia, però, ce la siamo dovuta far venire perché avevamo in programma di partire in mattinata, così da tornare a casa nel pomeriggio sul presto.
Una cosa strana del "mattino dopo" è che non è stato per nulla imbarazzante trovarsi in quella situazione, era come se stessimo già insieme da mesi e mesi.
Abbiamo risistemato le valigie velocemente per poi scendere a fare colazione con mia zia che ci stava aspettando.
Alla chiacchierata sulla festa della sera prima non siamo potuti sfuggire e l'ho trovata così entusiasta che non ho potuto far altro che ascoltarla e commentare insieme a lei a riguardo.
-Tante persone mi hanno fatto i complimenti per come sei cresciuta bene. Dicono che l'aria universitaria ti faccia bene- ha detto con un sorrisetto nascosto dal fazzoletto di tessuto mentre si ripuliva le labbra bagnate di tè.
Dante mi ha guardato dubbioso:-Aria universitaria?-
-Non potevamo certo giustificare la mia assenza dicendo che ho vagato di città in città alla caccia di demoni senza una dimora fissa. Tutta la gente che hai visto ieri sera pensa che io stia studiando per la seconda laurea e vista la mancanza di parenti stretti che richiedono le foto della prima, ho un alibi di ferro.-
-Mi sembra giusto.-
Dopo la colazione sono andata a sbrigarmi in modo abbastanza veloce, mettendo a posto le ultime cose.
Dante mi ha aspettato all'uscita sul retro ed io sono appena tornata dal giardino con un mazzo di fiori appena colti.
Una volta posato davanti alla lapide quell'ultimo saluto ai miei genitori, senza un attimo di esitazione mi abbracci circondandomi la vita da dietro -Somigli davvero tanto a tua madre- dici osservando bene la foto rappresentante entrambi che sta sopra l'incisione dei nomi.
-Il naso e gli occhi li ho presi da papà.- rispondo con un sorriso accennato.
-Lo sai che non intendo quello, stupida.- ridi anche tu, pizzicandomi un fianco -Al di là dei tratti fisici, avete lo stesso sguardo. Un po' assente, ma determinato. Non guardate il presente, ma solo quello che è davanti a voi.- e mi stringi un po' più forte.
-Forse è per questo che mi faccio paranoie.- e ridiamo insieme un'altra volta.


Non lasciare mai la presa su di me, Dante.


L'intero viaggio del ritorno è stato uguale a quello dell'andata, ma anche completamente diverso.
Il silenzio ha regnato nella vettura, ma stavolta è un silenzio intimo, non tensione.
Anche se l'imbarazzo, almeno da parte mia, è tangibile e pare che lui ci provi gusto a colorarmi le guance di un lieve rossore.
Ogni tanto mi sfiora la spalla col dorso delle dita, mi passa la mano tra i capelli, oppure mi accarezza la coscia.
Vorrei riempire quel silenzio in qualche modo, ma quella paura di sgretolare l'atmosfera tranquilla non mi lascia parlare, eppure di cose da dire ne avrei.
Gli lancio qualche sguardo sottecchi, cercando di non farmi notare, giusto per scrutare la sua espressione totalmente rilassata. Raramente l'ho visto in questo stato di quiete assoluta.


Quiete finita quando, mentre ero in uno stato di dormiveglia con la testa poggiata sul finestrino, il suo pugno ha sbattuto sul volante, facendomi sussultare.
-Che succede?- gli ho domandato un po' stordita.
-Traffico.-
-Che pretendi dall'autorstrada di sabato all'ora di pranzo? E poi perché dovresti agitarti?-
-Ho solo voglia di rientrare al più presto.-
-E perché?-
E lo sguardo che mi hai lanciato, unito a quel mezzo sorriso, mi hanno fatto letteralmente balzar fuori il cuore dal petto.
Un'autentica faccia di bronzo, giusto per usare termini eleganti.
Alla fine si rassegna e, avendo constatato che il blocco stradale durerà parecchio, spegne l'auto.
Mi volto verso di lui e poggio pigramente la mano sulla sua spalla.
-Cosa vuoi fare quando arriviamo a casa?-
Anche lui si volta e ci guardiamo dritti negli occhi.
-Ho intenzione di rimettermi immediatamente al lavoro.-
-Perché la parola "lavoro" pronunciata da te somiglia più al concetto di "oziare sulla scrivania con un giornale sulla faccia"-
-Perché mi conosci abbastanza bene da sapere che in realtà è così- e mi ruba un bacio prima di rimettersi seduto dritto, ad osservare la fila di automobili davanti a noi, tante da non vedere neanche dove inizia la coda.
Anche io mi volto a guardare davanti a me, cominciando a pensare a mia volta cosa fare una volta rientrati.
Innanzitutto disfare i bagagli e preparare una cena sostanziosa, perché per quanto "le feste della gente con i soldi" siano eleganti e fastose, si mangia ben poco, innanzitutto perché per la maggiore si è costretti ad intrattenere discorsi riguardanti il mercato e la politica con gente vecchia e tirata a lucido, inoltre non si consiglia di ingozzarsi di cibo quando si indossa un vestito pericolosamente stretto in vita.
-Ah tra l'altro devo restituire il vestito a Lady.- ho pensato, accorgendomi solo dopo di averlo fatto ad alta voce.
-Ricordami di ringraziarla quando passerà a prenderlo.- commenti con un mezzo ghigno -Eri stupenda ieri sera- e quel ghigno è scomparso, stendendosi in un sorriso più luminoso e sincero. -Anche se senza eri decisamente meglio.- ed ecco che ritorna il ghigno.
Gli do una botta sul braccio -Dante!-
Intrappoli la mano con cui ti ho colpito nella tua, intrecciando le dita. -Non ti facevo così pudica.-
-Non ti facevo così idiota.- ed ho tirato via la mano dalla tua, incrociando le braccia sul petto.


Dopo qualche momento di silenzio, passato a rimuginare sull'immagine di Lady che mi asfissia di domande riguardo il viaggio, sempre però col suo modo di fare tranquillo e pacato, volto appena lo sguardo verso di lui.
-Cosa pensi che diranno gli altri quando sapranno?-
Fa spallucce:-Suppongo che Lady sarà contenta, Morrison invece credo che inizierà a farmi la predica sul fatto che ho quasi il doppio dei tuoi anni.-
-Quasi.- puntualizzo, come se facesse qualche differenza.
-Già, però a parte la perplessità e la preoccupazione iniziali, ne sarà felice.-
A fatica mando giù un nodo in gola prima di continuare il discorso:-E Trish?-
-Allora non deliravo quando ti dissi che eri gelosa di lei.- allunghi una mano per pizzicarmi il fianco. -Comunque non ne ho idea, persino io alle volte faccio fatica a capire quella là. Di certo non inizierà a strapparsi i capelli accusandoti di averle rubato l'uomo.-
-Allora ammetti di averci avuto una relazione!- esclamo puntandogli un dito contro, però la risata che mi scappa tra le labbra mi tradisce.
-Mi sembrava di essere stato chiaro su questo punto.- risponde serio, ma con l'ombra di un sorriso.
-C'è una certa differenza tra l'essere "l'uomo" di qualcuna ed essere "un po' più amici"- contesto io citando le sue stesse parole. -Preferisci il termine "amici con privilegi"? Anche se così non si spiegherebbe comunque una sua probabile reazione drammatica.-
Ride sommessamente:-Credo che dopo i quarant'anni non sia più permesso dire una cosa tipo "amici con privilegi".-
-Definiamola una cosa complicata e basta allora.-
-In realtà è stato tutto, meno che complicata...- ammetti tamburellando le dita sulla mia gamba.
-Allora non capisco...-
-Non è necessario che tu capisca.- ed afferri di nuovo la mia mano. -Piuttosto, a proposito di come reagirebbe Morrison.- e fai una pausa, voltandoti nella mia direzione. Lo sguardo è più serio e leggermente teso. Mi giro anche io.
-Per quanto possa essere esagerato un eventuale discorso riguardo l'età da parte sua. Tu... insomma, non ti mette neanche un po' a disagio la situazione?-
Inclino la testa da un lato perplessa:-No, dovrebbe?-
Sospiri:-Bea, potrei essere tuo padre.-
-Dante, credo che questa sia una delle nostre ultime preoccupazioni.-
-No, sono serio invece. Pensaci bene: se in futuro vorrai avere dei figli non sarà così facile, perché io sarò già abbastanza vecchio che le possibilità diminuiranno parecchio.-
-Stiamo davvero parlando di figli dopo neanche un giorno che siamo andati a letto insieme?- alzo un sopracciglio.
-Beatrix.- mi ammonisci notando che non ho intenzione di prendere il discorso sul serio.
-Dante.- ti imito, copiando lo sguardo accigliato che mi rivolgi.
-Cerca di pensare in modo sensato, per favore.-
-Senti, per come sono andate le cose, potremmo aver anche averlo concepito questa notte un figlio.- gli ribadisco, portandogli alla mente della mancanza di protezioni di cui ci siamo infischiati presi dall'intensità del momento. -Dante, davvero, se è proprio questo che ti preoccupa allora potrei anche avere un figlio adesso. Una casa c'è, i soldi non mancano di certo. Avere un bambino a venticinque anni non credo mi traumatizzerà la vita, mia madre ne aveva ventuno quando sono nata...-
Avrei voluto continuare il discorso, ma mi sono fermata a scrutare la tua espressione: seria, pensierosa, anche combattuta in parte.
-Comunque ci tengo a ricordarti che parlare di avere figli dopo neanche ventiquattr'ore che si è stati con una ragazza, non è il modo migliore per iniziare una relazione.- concludo volgendo un occhio alla strada, dove ho iniziato a notare un certo movimento. Anche lui se ne è accorto ed ha rimesso in moto.


-Comunque era solo a titolo informativo.- hai precisato poco dopo.
-Infatti, non penso che tu sia uno di quelli che si fanno di questi problemi.-
-Non più di tanto, mi preoccupo solo di quello che pensi tu riguardo questo.- ed hai stretto saldamente la mia mano. -Dalla notte in cui avesti quell'incubo e ti ritrovai sul pavimento bianca come un cadavere non ho pensato ad altro che a come cercare di proteggerti e mantenerti al sicuro, ammetto di aver esagerato delle volte, non volevo risultare rompipalle, volevo solo farti capire che per me stavi iniziando a diventare importante.-
-Quindi per te sono importante?-
Sollevi le nostre mani unite, e posi un bacio sul dorso:-Più della vita stessa.-


Il viaggio è continuato tranquillo, con lui che sfrecciava a tavoletta sulla strada ed io che mi addormentavo di tanto in tanto cullata dalla musica proveniente dalla radio.


Ad un certo punto punto però mi hai guardato ed io, senza avere la minima idea di cosa ti stesse frullando per la testa, ho ricambiato lo sguardo e ti ho sorriso.
Ho iniziato a preoccuparmi però, quando sul tuo viso è comparso l'ennesimo sorrisetto e contro ogni mia aspettativa, hai svoltato prendendo l'uscita dall'autostrada.
-Dante, non è questa la nostra uscita.- gli ho fatto notare, mancavano ancora diverse ore prima di arrivare.
-Lo so.- hai risposto semplicemente.
Il silenzio che ha seguito mi ha fatto riflettere di più sul dove stesse andando. E quel "dove" era una stazione di servizio, vicino alla quale era situato un piccolo motel.
Quando ci siamo fermati nel parcheggio, mi sono voltata con uno sguardo interdetto tra l'esasperato e il rassegnato:-Sei serio?-
Con un non so quale scatto felino sei uscito dalla macchina, hai fatto il giro e mi hai letteralmente tirato fuori intrappolandomi nel tuo abbraccio rendendomi del tutto incapace di reagire con un bacio a sfiorare le labbra.


Siamo entrati nella stanza di corsa e non abbiamo neanche fatto in tempo a chiudere la porta che già eravamo incollati uno all'altro. Uno scambio intenso e disordinato di baci, tanti da non separarci fino a che non mi è mancata l'aria.
Hai disegnato una scia con le labbra umide dall'orecchio fino alla spalla, poi al ritorno ti sei soffermato un po' di più sulla clavicola, dove alla fine è comparso un segno livido che difficilmente sarei riuscita a nascondere successivamente.
Senza indugiare un solo attimo ti sfilo la maglia per poi buttarla a terra, subito dopo anche la mia canottiera raggiunge il pavimento. Mi aggrappo alle tue spalle per finire poi completamente avvinghiata a te, le gambe attorcigliate intorno alla tua vita, le tue mani che mi sorreggono e il tuo corpo che mi preme contro il muro.
Ben presto sentiamo il bisogno fisico di maggiore vicinanza, mi abbandoni sul letto per poi fiondarti su di me, famelico. Mi spogli frettolosamente e butti i vestiti all'aria noncurante del caos che si sta creando sul pavimento.
Noncurante di tutto il resto.


È in quel momento che ho capito che la mia vita con Dante sarebbe dovuta continuare in quel modo, in mezzo al casino, dell'unione di due vite totalmente sbagliate, ma che insieme hanno potuto trovare armonia.
Non è importante se io ho venticinque anni e lui più di quaranta.
Non è importante se lui è un mezzo demone ed io solo un'umana.
Niente è importante se non noi, in questo momento, in ogni momento della nostra vita.


Solo noi, le mie dita intrecciate dietro la tua nuca.
E le tue mani che affondano nei miei capelli vermigli.






L'angolo di Lilith! (che ha cambiato nome in Miokie, ma okay, mi volete bene lo stesso vero? :3 )
Prima di disperarvi sappiate che questo NON E' l'ultimo capitolo, lo sarà il prossimo, ovvero l'Epilogo.
Quindi sì, effettivamente la vicenda principale è finita, però farò uscire un capitolo "speciale" per Natale (si spera) :3
Ebbene, ora più che mai sono curiosa di sapere cosa ne pensate di tutto questo popo di roba che ho partorito dalla mia mente malata *^* voglio tante tante recensioni e tanti tanti pareri su questi 14 intensi capitoli, come al solito non ho avuto molta voglia di ricontrollare, perciò in caso di errori di battitura/grammaticali/ecosìviadicendo chiedo umilmente scusa >A<
I ringraziamenti li farò nel finale, dunque non è ancora il momento di commuoversi gente!
Piuttosto, ho appena iniziato una raccolta di One Shot nella sezione degli EXO e abreve spero di poter iniziare una nuova Long che sto progettando da diverso tempo u.u

baci,
Lilith


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Capitolo 16
*** Epilogo ***


Finisco di addobbare l'albero ponendo sulla punta un bel fiocco rosso ricavato da dei nastri trovati nelle scatole delle decorazioni. Ci avevo perso un'intera mattinata tra quegli scatoloni polverosi per trovare delle palline di vetro di colori più o meno uguali, festoni che non fossero totalmente distrutti e grovigli di lucine non fulminate, alla fine sono riuscita a combinare qualcosa.
Salto giù dalla sedia per ammirare il mio operato e chiamo Dante dalla sua (nostra) camera.
-Dante ho finito, vieni a vedere.- e poco dopo compare sulla porta del corridoio affacciandosi curioso verso l'angolo dove ho posizionato l'albero, ovvero dove prima lui teneva gli strumenti musicali, che invece sono stati spostati nella mia (vecchia) camera da letto.
Il juke-box invece è stato risparmiato dallo spostamento, che avrebbe potuto provocargli danni ulteriori a quelli della vecchiaia ed in effetti da' un tocco retrò a quest'albero che tutto sommato è un'accozzaglia di rossi sbiaditi o meno e rametti mezzi spezzati.
-Questa roba, appena finite le feste, andrà tutta buttata. L'anno prossimo non ho intenzione di respirare di nuovo tutti quegli acari.- lo ammonisco indicando gli scatoloni dietro di me.
-Esagerata, non è così male.- commenta dando una seconda occhiata più da vicino.
-Ma non è neanche bello...- replico con un mezzo broncio.
-Ci tieni così tanto? È solo un albero...- mi guarda intenerito tendendomi un braccio.
-Sì ci tengo così tanto.- mi faccio accogliere nel suo abbraccio -L'albero che addobbavo a casa della zia era quasi il doppio di questo e ci mettevamo io e lei con le cameriere ed i maggiordomi a decorarlo, tutti insieme.-
-Ah ti aggrappi ancora ai ricordi d'infanzia?-
-Beh dopotutto Natale è la festa della meravigli negli occhi dei bambini e mi sento tornare piccola anche io quando si avvicina questa festa.-
Mi avvicino al divano, senza staccare gli occhi dai rami secchi, verdognoli e plasticosi.
-Ti immagini, fra qualche anno magari ci saranno davvero dei marmocchi incantati a vedere le luci che brillano e che si riflettono nelle palline di vetro.- Mi siedo a gambe incrociate chiamandolo vicino a me a braccia tese.
-Tempo al tempo Bea- mi prende tra le braccia posandomi in braccio a lui. -Per ora come marmocchia mi basti tu.- e mi stampa un bacio sulla guancia rossa dal freddo. Il riscaldamento dello studio si è rotto di nuovo e tra il venti dicembre ed il sei gennaio non c'è tecnico che possa passare, ovviamente, le vacanze sono per tutti dopotutto.
Sono passati quasi cinque mesi dal mio compleanno, dunque sono quasi cinque mesi che io e Dante stiamo insieme e fra qualche altro mese sarà passato un anno da quando mi sono trasferita.
-Cosa faremo il giorno di Natale?- gli chiedo arricciando le sue ciocche perlacee intorno alle dita.
-Tu cosa proponi?- risponde facendo la stessa cosa con i miei capelli.
-Non so, a dire il vero stavo pensando di andare dalla zia, ma non vorrei che si abituasse all'idea di visite così frequenti. Potremmo organizzare un piccolo pranzo qui con Morrison, Lady... Trish.-
Ci pensa un po' su per poi tirar fuori quel sorriso da faccia da schiaffi:-Potrebbe essere carino, ma... Trish? Sei sicura?-
Gli do uno schiaffo sulla spalla:-Smettila con questa storia!- ma non posso fare a meno di ridere, non è che abbia tutti i torti dopotutto, ma non posso neanche far finta che esiste.
Mi circondi con le braccia sulla vita e ci sdraiamo insieme sul divano.
-Se a te va bene, va bene anche a me.-
-Allora sentiti con loro e fammi sapere.-
-Senza fretta però...- mormori avvicinandoti pian piano alle mie labbra.
-Senza fretta.- acconsento, azzerando la distanza.


* Dante *

Abbiamo finito per farlo sul pavimento. Di nuovo. Perché i brividi trasmessi dal pavimento gelato in contrasto con i nostri corpi caldi sono molto meglio del divano.
-Dante…- mormora contro il mio collo -…ho freddo.-
La stringo contro il mio petto con le braccia intorno alla sua schiena:-Ma come non ti basto io a scaldarti?-
-No per niente.- si divincola dal mio abbraccio ed inzia a raccattare i vestiti seminati su tutto il pavimento intorno a noi.
-Ti rendi conto che mi stai privando del mio diritto di coccole post-sesso?- brontolo rimanendo sdraiato sul pavimento.
-Me ne farò una ragione.-
-Alla faccia dello spirito natalizio.-
-Non ho intenzione di prendere freddo solo perché dopo che lo facciamo ti scatta l’indole tenera.-
-…egoista.- borbotto rivestendomi rassegnato.
-L’egoista va a farsi un caffè, lo vuoi anche tu?- mi bacia l’angolo della bocca reggendosi sulle mie ginocchia.
-Sì grazie- riesco a rubarle un ultimo bacio intrappolandole il mento tra due dita ed il labbro inferiore tra i denti.


Torna poco dopo con due tazze fumanti in mano ed io la aspetto seduto sul divano, lei invece si siede a terra tra le mie gambe.
Sorseggiamo in silenzio la bevanda che ci riscalda le membra.
-Spero che queste vacanze passino in fretta, fa un freddo cane qui.- mi lamento strofinandole le spalle.
Inclini la testa all’indietro per guardarmi in faccia:-Da quanto tempo non passavi il natale in compagnia?-
-Sicuramente più di quanti ne abbia passati tu nella stessa situazione.-
-Ogni tanto cercavo di tornare a casa per le feste, ma spesso non ci riuscivo. O perché ero troppo lontana…-
-… Oppure perché avevi paura che saresti voluta rimanere.-
Ti immobilizzi a quelle parole, sorpresa dal fatto che abbia effettivamente abbia indovinato.
-Era anche per questo che non volevi andare per il tuo compleanno, giusto?-
-Sì… in parte. Ma in realtà ero seriamente terrorizzata dalla situazione che si sarebbe potua presentare alla festa.-
-Ma non puoi negare che ha avuto i suoi lati positivi andarci, no?- le sorrido e la bacio.
-Credi che non ci saremmo mai arrivati a questo punto se non ci fossimo andati?-
-Credo che ci avremmo messo molto più tempo.- le accarezzo la guancia arrossata, continuando a ringraziare silenziosamente quel giorno di inizio primavera in cui si presentò alla mia porta avvolta da quel mantello. Ringrazio come faccio da tutti quei mesi a seguire per quella persona che non so chi sia ma che l'ha portata da me, chiunque egli sia, gli sono debitore della mia stessa vita, che se non fosse stato per lui (o lei) avrei continuato ad andare avanti in solitudine ed adesso non avrei il suo piccolo corpo accanto al mio a scaldarci a vicenda. L'unica tonalità di rosso che avrei potuto riconoscere sarebbe stato solo quello scarlatto del sangue e non solo quello vermiglio die suoi capelli che scivolano tra le mie dita.
Prima ogni momento si susseguiva all'altro con pigrizia e monotonia di una routine che mi distruggeva dall'interno lentamente e senza che io me ne potessi rendere conto. Adesso invece ogni istante è importante se passato con lei al mio fianco.

Grazie.
Non so come avrei fatto senza di te.
-Ehi Bea...- lei mi guarda, poggiando la testa sul bordo del divano.
-Ti amo- due parole che escono dalla mia bocca con ua facilità e naturalezza che nenche io mi sarei aspettato da me stesso.
I suoi occhi si illuminano leggermente inclinandosi verso l'alto in un sorriso imbarazzato.
-Anche io.- risponde con un filo di voce.




Sulla cima di un palazzo, una figura si staglia, con lo sguardo di ghiaccio rivolto in lontananza verso la Devil May Cry.


-Di niente... fratellino.-







L'angolo di Miok!

SBAM! PLOT TWIST! Ahahaha non ve l'aspettavate eh? Beh neanche io lol.
L'ultima parte è stato un fuori programma scritto un po' di getto e che lascia nel finale un po' di mistero, avevo accennato che Vergil sarebbe tornato ma neanche io all'inizio sapevo bene come, diciamo che gli ho fatto fare giusto una comparsata di sfuggita perché sotto sotto ci stava dai ;)
Ebbene cari lettori, Vermillion Hair è giunta al termine. Questa è la primissima storia che ho iniziato a pubblicare qui ed è iniziata poco più di due anni fa, rileggendola mi sono accorta anche l'evolversi del mio stile di scrittura quindi sono molto contenta e soddisfatta del lavoro svolto.
Ci tengo anche a ringraziare tutti quelli che l'hanno seguita e sinceramente, vedere più di seicento visite le Prologo mi rende davvero orgogliosa di me stessa.
Ringrazio tutti quelli che hanno speso due minuti del loro tempo recensendomi, dandomi consigli ed anche lasciandomi delle critiche che ritengo sempre costruttive ed utili per migliorarmi. Stavolta non faccio nomi anche perché bene o male sono gli stessi che ringraziai già tempo addietro, spero solo che continuiate a seguirmi e ad interessarvi anche alle storie che pubblico negli altri fandom.
Non mi resta altro che ringraziarvi ancora ed augurarvi (anche se un po' in ritardo) un buon natale ed un felice anno nuovo!


Alla prossima!
Miokie.

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