BCP - Natale a Monteriggioni

di RobynODriscoll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un banchetto rumoroso ***
Capitolo 2: *** Emilia - Una promessa ***
Capitolo 3: *** Rosa - Sedie vuote ***
Capitolo 4: *** Martino - Nuovo orizzonte ***
Capitolo 5: *** Veronica - Futuri alternativi ***
Capitolo 6: *** Agamennone - Ci sarai ***



Capitolo 1
*** Un banchetto rumoroso ***


NdBlackFool: 
Buone Feste a tutti voi! 
Ieri sera, in pieno clima natalizio, ho pensato di postare un breve start sulla pagina facebook di BCP. Le poche righe che seguono ritraggono Bianca in una situazione famigliare e tranquilla...visto che qualcuno ha risposto alla mia chiamata, ho pensato di far seguire a questo prologo-flash i brevi dialoghi che ho stilato in base alle richieste :) Se volete suggerirmi altri possibili dialoghi siete i benvenuti, ma vi invito a farlo direttamente sulla pagina facebook, siccome mi pare di aver capito che il regolamento di EFP vieti di farlo tramite recensioni. Vi lascio il link qui:
https://www.facebook.com/pages/Bianca-come-il-Peccato-Assassins-Creed-II-Fanfic/191084377576858?fref=ts
Vi auguro una serena fine di anno, e un buon inizio 2015!
Laura.
 

Il camino è acceso nel laboratorio di Villa Auditore. Nella stanza accanto il banchetto di Natale è ancora in corso, ma Bianca si è ritirata un momento, per riprendersi dalla confusione di voci, risate e brindisi. Suo padre non lo ammetterebbe mai, ma adora ospitare questo genere di celebrazioni: può ubriacarsi abbastanza per cantare impunemente e assordare tutti senza che nessuno si lamenti troppo. 
Anche il calice di Bianca si è svuotato molte volte, stasera. Bartolomeo dice che il vino fa latte, e lei ne ha bisogno per nutrire il piccolo Ezio. E' con lui che ora è si ritirata Bianca, lo culla mentre il bambino sugge pigramente dal suo seno. E' grande ormai, ha già un anno, ma lei continua ad allattarlo quando è lontana dalle missioni: la aiuta a ricostruire un legame con lui, ogni volta. Gli accarezza i ricci biondi: si stanno già scurendo. Chissà se diventeranno neri come quelli di suo padre?
Bianca alza lo sguardo, e si accorge della figura che la guarda sulla porta.



Chi sarà mai? Ogni capitolo contiene una risposta diversa. Spero apprezzerete!
 

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Capitolo 2
*** Emilia - Una promessa ***


Richiesto da Ilaria.

Emilia.
 
 "Milla? Hai bisogno di qualcosa, tesoro?"
La bambina guarda Bianca in una maniera serissima, che le strappa un sorriso.
"Posso stare qui con te, zia? Mi fanno male le orecchie."
A quell'affermazione, Bianca non riesce a trattenere una risata. Il sussulto del suo petto fa staccare il piccolo Ezio dal suo seno. Il bambino stringe le labbra con muta disapprovazione, prima di riprendere a succhiare.
Emilia è ancora ferma sulla porta. Bianca le fa cenno di chiuderla e di sedersi accanto a lei. La piccola sembrava non aspettare altro: ubbidisce e si arrampica con agilità. Quasi cinque anni...a Bianca sembra trascorso un giorno da quando si è trovata in una situazione simile, con Veronica che allattava una Milla di pochi mesi. Si arrampicano veloci sul muro della vita, questi bambini. Chissà cosa vedranno dalla cima, quando la raggiungeranno.
"Costanza non è brava come Ezio" borbotta infine la piccola, dopo un'attenta osservazione del cuginetto. "Lei urla e strepita se non fai quello che vuole."
Bianca si stringe nelle spalle. "Tu fai quello che vuole tua sorella e nessuno si farà male. E' la strategia che uso con tua madre."
"Ma la mamma è la mamma. Stanzi invece è piccola."
"Hai ragione. Allora, la prossima volta che Stanzi fa i capricci fai finta di non sentirla." Bianca si morde le labbra per non sorridere di nuovo, e pensa: questa è la strategia che usa tuo padre con Veronica.
Dopo un concentrato assenso con la testa, Emilia poggia la tempia sulla spalla di Bianca. "E' bello che sei a casa, zia. Mi manchi quando non ci sei."
Bianca avverte una piccola puntura al petto. Volta la testa, per baciare la fronte della nipote.
"Quando avrò messo Ezio a letto, ti va di uscire in cortile a guardare le stelle?"
Emilia alza un sopracciglio. Bianca sa che sta per seguire una richiesta.
"...e se le guardiamo sul tetto?"
Le sorride. "Solo se prometti di non dirlo alla mamma."
Milla le offre il mignolo, e Bianca lo intreccia al suo.
"Promesso."

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Capitolo 3
*** Rosa - Sedie vuote ***


Richiesto da Laura.

Rosa.
 
 "Scusami. Non sapevo fossi qui."
Il sorriso di Rosa è stanco. Bianca la ferma con un gesto della mano.
"Resta, ti prego. Ho bisogno di compagnia adulta...le conversazioni a gorgoglii mi stanno dando alla testa!"
Rosa sorride. Chiude la porta alle proprie spalle, e cerca una sedia. La sistema vicino al fuoco.
Quante rughe. I capelli sbiancati, che non si cura nemmeno più di coprire come i primi tempi. Nel riflesso delle fiamme, i segni sono più evidenti. Rosa non è più una donna giovane, ma buona parte di quei marchi li ha impressi a fuoco il dolore. D'istinto, Bianca stringe suo figlio un po' di più. Quante cose capisce, ora che ha Ezio. Quanto più forte le appare sua madre, per le ordalie che ha dovuto affrontare.
Natale è una di quelle ordalie. Il momento in cui si dovrebbe rendere grazie di ciò che si ha, è diventato quello in cui si fa la conta di ciò che manca. Delle parole non dette. Delle sedie vuote alla tua tavola. 
Eppure, Rosa sorride sempre. Un sorriso gentile, che non ha nulla a che fare con la grinta di un tempo. 
"E' grande, sai. Dovresti svezzarlo."
"Simza dice che gli fa bene. Che il mio latte lo renderà più forte."
Rosa rotea gli occhi al soffitto. "Io ti ho abituata al cibo solido il prima possibile, ed eri una bambina robustissima."
Bianca sa che non deve controbattere quando sua madre le offre i propri consigli su come tirare su il figlio. Si limita ad ascoltare, e poi a fare, come sempre, di testa sua. Alle volte, lo ammette, dà la colpa a suo marito. Io avrei voluto seguire il tuo consiglio, mamma, ma Martino non è d'accordo... sa che l'ascendente del genero su Rosa ha sempre la meglio in ogni caso: gli basta sorriderle e ogni piccolo dissapore passa in secondo piano. Fortunato lui.
"E Vanni? L'hai svezzato presto?"
Inutile girarci intorno: è un nome che aleggia sempre tra di loro, e in ogni ricorrenza la sua presenza si fa più forte. Lo dice con gentilezza, Bianca, per darle a intendere che non c'è nessuna velata rivendicazione in quella domanda. Solo voglia di parlare di lui.
Rosa capisce le sue intenzioni. Porta lo sguardo sul focolare. 
"Avrei voluto, ma non me lo ha permesso. Quel testone! Faceva i capricci fino a che non lo accontentavo, fino ai due anni non si addormentava se non al mio seno."
"Non lo ricordo, sai?"
"Eri molto piccola, Bianca."
"Di solito mi ricordo tutto. Anche di quell'età."
"Forse credi di ricordare. Alle volte si confondono racconti di altri, e perfino sogni, con ricordi veri. Soprattutto quando si è così giovani."
Bianca sorride, ma con una lieve inquietudine. E se la sua storia fosse tutta sbagliata? E se i ricordi che ha dell'infanzia fossero stati manipolati in quelli che avrebbe voluto avere? Forse il suo bisogno di dare un senso alle cose l'ha spinta a cambiare i dettagli. Forse non è l'osservatrice che si è sempre ritenuta.
Fa davvero differenza, dopo tutto?
Quali siano i motivi che li hanno spinti fin lì, questo è il risultato. Non la meta, no...ma la strada che stanno percorrendo ora, frutto delle scelte del passato. A volte vorrebbe sapere dove porterà. A volte si gode semplicemente il viaggio.
Bianca prende la mano di Rosa, e in un silenzio ovattato, spezzato dai suoni della festa in sottofondo (Dio, suo padre suona come una capra sgozzata) e dal ritmico ciucciare del piccolo Ezio, le due donne restano a guardare le fiamme. E in quel calore soffuso Bianca trova la sua risposta.
E' il ricordo che riempie le sedie vuote alla tavolata di Natale. E comunque sia andata, qualunque sia il motivo che le ha lasciate abbandonate, c'è da ringraziare che siano state accostate alla nostra tavola.
 

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Capitolo 4
*** Martino - Nuovo orizzonte ***


Richiesto da Arianna

Martino.
 
"Eccove qua."
Lo sguardo di Martino mentre scivola nella stanza passa da malandrino - e lievemente obnubilato dal troppo bere - a tenero. Sembra non essersi mai abituato alla vista di Bianca che allatta il loro bambino. Una volta le ha detto che gli sembra un miracolo. Perché io, pure se me ce mettessi con tutto l'impegno, nun potrei mica daje er latte. Ma a te te viene naturale. E Bianca ha risposto: Ed è per questo che io sono sua madre e tu suo padre, e non viceversa.
Ora Martino ha in mano due calici, e dall'odore fragrante Bianca sa già cosa contengono.
"Vino speziato?" Le si accende lo sguardo. Non c'è niente che ami di più di questa stagione, le scalda la gola e il cuore. Martino sorride.
"Solo er mejo pe' la donna mia."
Le allunga il calice, e nel farlo le lascia un bacio sulla guancia. Poi si siede sui talloni, di fronte allo scranno su cui siedono la moglie e il figlio. "Come sta 'r rampollo de casa Semeraro?"
Lascia un bacio anche sulla guancia di Ezio, con uno schiocco rumoroso. Il bambino protesta, divincolandosi e rilasciando un lieve gemito. Bianca ride. 
"Puoi biasimarlo? Puzzi di vino."
Martino ammicca. "Pure te, mammina, sa'?"
"Ma io lo nutro, non può ribellarsi."
Lui sospira con aria tragica. "Povero me! Battuto da'e zinne de mi moje."
Bianca scocca un'occhiata divertita allo scollo della sua camicia, e al farsetto slacciato più per dare sollievo alla pancia compressa da troppo cibo che per il caldo. 
"Non preoccuparti, anche tu ne stai mettendo su due mica male."
"Che stai addì? Me so' pure rimesso sotto co' allenamento."
"Sarà."
"Me sembra che l'articolo nun l'apprezzi de meno, comunque."
La risposta che sale alle labbra di Bianca non è di quelle che le farebbe piacere dire ad alta voce con suo figlio presente. Quindi, si limita ad un sorrisetto seducente. 
"Ne discuteremo più tardi, quando avrai messo a letto il pupo."
Martino risponde con un ghigno malizioso, che manda uno spasmo al ventre di Bianca. "Se 'o faccio, poi tu metti a letto me?"
Non attende la sua risposta, e si siede a terra, con il gomito abbandonato sul bracciolo dello scranno di lei. Beve una lunga sorsata di vino, e Bianca pensa: Non è detto che ti lascerò raggiungere il letto, mio caro. Di nuovo, ricorda a se stessa la presenza del bambino, il suo peso addosso, il suo odore di latte. Credeva che questo avrebbe coperto tutto il resto. Credeva che la donna si sarebbe arresa alla madre...così non è stato. 
L'arrivo di suo figlio non ha messo a repentaglio il suo mondo come credeva. L'ha stravolto, sì, ma ora che il terremoto sta scemando in scosse di assestamento più o meno prevedibili si rende conto che le piace il modo in cui il suo orizzonte è cambiato. Ciò che era importante c'è ancora, e ciò che non c'è più evidentemente non era così importante. Non lo sembra, comunque, adesso che ha i suoi due uomini accanto. 
Dicono che finché allatterà Ezio è improbabile che resti incinta di nuovo. 
E' qualcosa di non detto tra loro, ma Bianca sa che Martino ne è consapevole. Stanno ancora attenti, per quanto possono, anche se le erbe che un tempo l'hanno fatta disperare di poter concepire non sono più state toccate. Sa che suo marito vuole una famiglia numerosa, così come lui sa che per lei le missioni nella Confraternita sono una priorità.
C'è tempo, e Bianca è ambiziosa. Vuole entrambe le cose. Vuole farle funzionare insieme. 
Ezio succhia ancora, pacato e soddisfatto. Sembra sempre soddisfatto, il loro bambino. Bianca spera che sappia, in qualche modo, che stanno facendo di tutto perché si senta sempre così.
"Sto pensando di iniziare a svezzarlo, dopo le feste."
Lascia cadere l'idea tra di loro con leggerezza. Con tutte le sue implicazioni.
"Sarà dura. S'è abbituato bene."
Martino non coglie, o finge di non farlo. Bianca beve un lungo sorso di vino speziato, e lascia che il calore si allarghi fino al cuore.
"Diamante mi ha chiesto di raggiungerla a Firenze. Ha bisogno di un luogotenente per rimettere in riga le bande di briganti nelle campagne, e farli affiliare alla nostra causa."
"Suona come 'n lavoro de diplomazia."
"Lo è."
"Nun eri te quella che preferiva l'azione alla diplomazia?"
"I gusti cambiano." Bianca appoggia al coppa sul tavolo accanto allo scranno - non può berne un sorso di più, sente la gola impastata e la testa annebbiata. Abbandona la nuca sullo schienale. "E imparare la diplomazia è un passaggio necessario."
Per diventare Mentore. Questo non lo dice, ma suona chiaro a tutti e due. Volta il capo, vede la sommità della testa di suo marito, i ricci neri che brillano di rosso nella luce del focolare. 
"Trasferiamoci a Firenze. Un anno, forse due. Ci sarebbero molte missioni attive per te, ed io potrei..." Si stringe nelle spalle. "Be', si tratterebbe per lo più di pianificazione, non interagirei direttamente con i briganti. Sarebbe un lavoro tranquillo, e mi lascerebbe tutto il tempo di dedicarmi alla famiglia."
Martino alza lo sguardo su di lei. I suoi occhi sono così neri stanotte. 
"Che stai cercando de dirme, Biancarè?" la sfida. L'ha capito benissimo. Che sfacciato.
"Sto cercando di dirti" gli fa eco lei, arricciando il naso "che voglio fare un altro bambino con te."
Lui la guarda con dolcezza. Alza una mano per accarezzarle il viso, le labbra. "Sei sicura, Bià?" Il suo tono cambia, diventa basso e roco. "Vojo di', fosse pe' me 'o farei pure ora...se 'n ci fosse 'r pupo de mezzo!" Ride piano, poi torna serio. Si umetta le labbra. "Nun vojo che me accontenti, devi volello pe' davero. Pe' te. Sennò finisce che te ne penti..."
Bianca inclina il viso contro la sua mano, ne bacia le dita. 
"Lo voglio per davvero, per me. E lo sai, mi sono pentita di molte cose in vita mia..." Stringe un po' più forte Ezio al suo seno. "Ma di lui, mai. Di voi, mai. Siete la cosa migliore che mi sia mai successa."
Martino tace per un momento. Sembra commosso. Sembra felice. 
"E alora famolo, core mio. Annamo affà 'sto pupo novo a Firenze...te porto sul lungo Arno de notte a vedè 'e stelle, e da cosa nasce cosa..."
Bianca ride. 
"Come siamo romantici, Semeraro Martino!"
Lui si stringe nelle spalle. "Nun te posso mica di' quer che c'ho intezione de' fatte davanti a Eziuccio nostro! Devo 'ndoraje 'a medicina."
Bianca finge di voler chiudere le orecchie al bambino. "Non ascoltarlo, Ezio! Non c'è nessuna medicina."
"Solo tante pappette, da domani 'n poi!" Martino fa una pernacchia sui piedi del piccolo, che lascia per un attimo il suo pasto per gorgogliare contento. E' il momento, meno poetico, per il ruttino: mentre Bianca guarda suo marito camminare per la stanza con il figlio sulla spalla, annebbiata dal vino ed euforica per la decisione presa, sa che ha fatto la scelta giusta. 
Un salto nel buio, con Martino accanto, ha sempre la certezza di un atterraggio dolce, e il sapore di una nuova avventura.

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Capitolo 5
*** Veronica - Futuri alternativi ***


Richiesto da Giulia.

Veronica.
 
 
Veronica ha in braccio la sua ultima nata, Costanza. Ha due mesi in più di Ezio, è riccia e bionda come lui. C'è chi li scambia per gemelli quando li vedono giocare insieme, anche se la piccola è molto più avanti di lui nello sviluppo. Parla con proprietà incredibile - ha iniziato a otto mesi soltanto; cammina, anche se traballando un poco, e smania sempre per lasciare la mano della madre e vedere il mondo.
Veronica sorride - è una vista meno rara, di questi tempi. Culla la sua bimba addormentata e dice: "Ho già vissuto questa scena. A parti inverse però."
Bianca le fa cenno di entrare. "Io non ti darò nessun consiglio non richiesto sull'amore, sappilo."
Veronica si avvicina al focolare, il passo ritmato da una silenziosa ninna-nanna. "Per forza. Io so già tutto a riguardo."
Bianca le fa una smorfia, a cui Veronica risponde con una linguaccia.
Dentro, sono ancora le due ragazzine che amavano bisticciare tra loro.
Bianca accarezza i ricci di Ezio, e sospira. "Siamo diventate due noiose neo mamme, tutte poppate e pisolini."
"Parla per te. Io non sono affatto noiosa."
"Ti sfido a iniziare un discorso che non contenga le parole Emilia e Costanza."
Veronica ci pensa per un istante. "Intendi nell'inizio, o per tutta la durata?"
Si guardano, ridono piano. Bianca sussurra divertita:
"Dove sono finite le terribili Assassine che terrorizzano schiere intere di Templari?"
"Si addormentano quando togliamo le lame celate. Ma sono sempre pronte a risvegliarsi, non temere. Non sia mai che i Templari riposino troppo bene."
Un silenzio. I versetti soddisfatti di Ezio e il respiro di Costanza.
"Quanto sarebbero state diverse le nostre vite, se non avessimo intrapreso questa strada?"
I grandi occhi scuri di Veronica si posano su di lei. "Da dove viene questa domanda?"
Bianca distoglie lo sguardo. "A volte me lo chiedo. Tu no?"
L'amica si umetta le labbra. "Il punto di svolta, per me, è stata la fuga con Francesco. Se non avessi fatto quella scelta, probabilmente mi sarei ritrovata sposata a quattordici anni con un vecchio bavoso mercante. Avrei dovuto sopportare di dividere il suo letto per qualche anno, ma mi avrebbe lasciata vedova presto, possibilmente con qualche figlio ad ereditare il nome di una vetusta casata mai sentita fuori Venezia...mi sarei presa un sacco di amanti giovani e prestanti. Forse qualcuno sarebbe stato un templare. E poi..." Un sorriso le distende le labbra. "Un giorno, un giovane e affascinante Assassino avrebbe fatto irruzione dalla mia finestra. Mi avrebbe interrogata per sapere di più delle amicizie templari della mia famiglia...io, con il mio intelletto superiore, sarei riuscita a batterlo in astuzia. Probabilmente lo avrei intrappolato nelle mie stanze...e avrei scoperto che si chiamava Agamennone Marescotti." Una risatina. "Lo avrei tenuto come mio schiavo d'amore, e saremmo vissuti per sempre felici e contenti alla faccia di tutti i Credo di questo mondo."
Bianca non può fare a meno di ridere. Sì, è un bel futuro alternativo.
"E tu?"
La domanda di Veronica la coglie inspiegabilmente impreparata. Credeva di averci pensato. Ora che si trova a doverlo dire ad alta voce, però, non ne è sicura.
"Il mio punto di svolta...risale alla giovinezza di mio padre, credo. Se la sua famiglia non fosse stata coinvolta nella congiura...penso che Ezio avrebbe sposato mia madre, in qualche modo. Presupponendo, certo, che si fossero incontrati comunque. Il che non è improbabile, lei era comunque un'Assassina." Si sforza di mandare la mente a quel passato mai esistito, di creare immagini che sembrino reali. "Mio fratello ed io saremmo stati legittimi, o almeno legittimati. Saremmo cresciuti negli agi. Niente arrampicate sui muri o salti della fede. Niente violenza. Naturalmente, i miei genitori avrebbero continuato a far parte degli Assassini...ma credo che avrebbero mantenuto quella parte della loro vita distante da noi. Forse Vanni non ci avrebbe tradito. E poi, naturalmente, io avrei sposato Nicola." Bianca ammicca, e Veronica inarca un sopracciglio.
"E Martino?"
"Non l'avrei mai incontrato, quindi come tradimento non vale."
"Sai che mi hai appena dato un'arma per ricattarti a vita, vero?"
"E va bene, e va bene, correggo la mia versione. Sarei stata ad un passo dall'altare con Nicola...ma poi avrei incontrato questo giovane affascinante spaccone dalle campagne vicino a Capodimonte, gli sarei caduta tra le braccia e saremmo fuggiti per allevare mucche sul lago di Bolsena. Fine della storia."
"Il primo finale alternativo è quello che vale. Credo che a tuo marito interesserà molto questa informazione."
"Che tu non gli darai."
"Dipende. Cosa ottengo in cambio?"
"La mia eterna gratitudine?"
Veronica alza gli occhi al soffitto, come a dire: certo.
"Penserò a un ricatto adeguato. Intanto, stai sul chi vive, Bianca Auditore."
Ezio sbadiglia, poi si lascia sfuggire un rutto incredibilmente sonoro per il suo corpicino. Bianca se lo porta sulla spalla, e intanto Veronica cerca di non ridere troppo forte per non svegliare Costanza.
Mentre massaggia la schiena del bambino, Bianca sibila: "Comunque buon Natale, Veronica."
Con un sorriso furbo, l'amica replica: "Buon Natale a te."

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Capitolo 6
*** Agamennone - Ci sarai ***


Richiesto da Roberta.

Agamennone.

Agamennone resta imbambolato a fissarla. Bianca è divertita dal suo pudore. Dopo tutto questo tempo, questi figli, questa vita, il suo amico è ancora capace di imbarazzarsi per delle sciocchezze. 

"Stanzi e Milla dormono?"
"La piccola sì. Emilia è con Lisabetta. Le sta insegnando a giocare a scacchi."
Bianca sorride. Lisabetta è una creatura gentile e paziente, sta diventando una splendida ragazza. 
"Ti va di sederti qui con me, per un po'?"
E' una richiesta che ne contiene un'altra. 
Parliamo, noi due soli. E' troppo tempo che non lo facciamo.
Agamennone non si sente a suo agio, Bianca lo sente. Sarà il bambino, la situazione. Sarà che non hanno mai discusso davvero di ciò che è accaduto dopo il Serpente, troppo impegnati ad andare avanti per confrontarsi di nuovo su quella parte dolorosa del passato. 
Agamennone poggia le spalle alla porta. Sospira lievemente. 
"D'accordo."
Non si siede. Va al camino, vi mette dentro nuovi ciocchi, ravviva il fuoco. Bianca accarezza i capelli del piccolo Ezio, ha finito il suo pasto. Rimbocca la stoffa dell'abito e sistema alla meglio i lacci, prima di portarsi il bambino sulla spalla e iniziare a massaggiargli delicatamente la schiena. Gli lascia un bacio sulla guancia paffuta. In tutto questo tempo, Agamennone non l'ha ancora guardata.
Vede la sua schiena stretta e lunga, come un muro tra di loro. 
"Mi rendo conto che non ti ho mai chiesto scusa. Per Ravenna."
Lascia scivolare quelle parole tra le labbra, quiete, pacate. Agamennone volta il viso sulla spalla. Sembra sorpreso. Aggrotta le sopracciglia.
"Chiedermi scusa? Bianca, sono io che..." scatta in piedi. Fa per riprendere il discorso, poi si gratta la testa, distoglie lo sguardo. "Tu hai pagato un prezzo altissimo. Per me. Ed io non ti sono stato vicino...non come avrei dovuto."
"Mennone..."
Non era vero. Pur senza parlare, soltanto con la sua silenziosa presenza. Agamennone c'era sempre stato, in ogni momento più buio che Bianca potesse ricordare dopo la morte di Vanni. 
"E mi dispiace di averci messo tutto questo tempo, per dirtelo, ma ecco, non sapevo come...perché certe parole si incancreniscono tanto più le lasci dentro, ed era tanto più facile fingere che fosse tutto a posto, ma non lo è, vero? Tra di noi, intendo. Perdonami. E' colpa mia."
Dolce Mennone. Una volta aperta la diga, le sue parole fluiscono senza freni.
Bianca si alza, il bambino ancora tra le braccia. "E tu credi che se le cose tra di noi non fossero a posto ti avrei lasciato tenere a battesimo mio figlio? Scemo." Gli piazza il bambino tra le braccia, e Agamennone si scopre impacciato. Se sembra maneggiare le sue figlie con tranquillità e padronanza, verso il piccolo Ezio si mostra sempre un po' incerto. 
Agamennone guarda il piccolo, poi Bianca. 
"I nostri figli non ci assolvono da tutto. Abbiamo ancora una storia nostra, e degli sbagli alle spalle."
Lei non demorde. Gli poggia una mano sul braccio. "E' vero, ed è stata una storia difficile...ma una che abbiamo vissuto insieme. Tu ci sei sempre stato, quando ho avuto bisogno di te. So che non devo chiedertelo: ci sarai ancora. E' semplicemente così."
Inaspettatamente, vede gli occhi di Agamennone farsi lucidi. 
"Tu per me hai sconfitto le stelle."
Bianca sorride. "Te l'avevo promesso, ricordi?"
Agamennone la abbraccia. Il peso di Ezio è leggero tra di loro. 
"E' tutto a posto, davvero?"
Bianca gli lascia un buffetto tra le scapole. "Che idiota sei. Certo che lo è."
Un attimo di silenzio. 
"Anche tu ci sarai sempre, sorellina mia. Grazie al cielo."
Adesso è Bianca a sentire le lacrime che premono negli occhi. Ma non importa. Se scenderanno, sarà su un grande sorriso.

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