Un Particolare In Più

di Giulia K Monroe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. UN MONDO FATTO DI BUGIE [✔] ***
Capitolo 2: *** ALEXANDRA BLACK [✔] ***
Capitolo 3: *** ESSERE UNA BLACK [✔] ***
Capitolo 4: *** LA GRINGOTT [✔] ***
Capitolo 5: *** PARENTELE [✔] ***
Capitolo 6: *** FALSO SMISTAMENTO [✔] ***
Capitolo 7: *** IL SOSPETTO DI UNO SGUARDO [✔] ***
Capitolo 8: *** INCONTRO INASPETTATO AL LAGO NERO [✔] ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII - Cotto? Speriamo di no! ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX - Respiro di albicocca ***
Capitolo 11: *** Capitolo X - Tranquilla tra le sue braccia ***
Capitolo 12: *** Maledetto Sogno ***
Capitolo 13: *** Going Under ***
Capitolo 14: *** Una serata insieme ***
Capitolo 15: *** Lettere segrete e minacce ***
Capitolo 16: *** Keep Holding On ***
Capitolo 17: *** Uno scontro bagnato dal tramonto ***
Capitolo 18: *** Un angelo di nome Blaise Zabini ***
Capitolo 19: *** La festa di Halloween ***
Capitolo 20: *** Scritta di sangue ***
Capitolo 21: *** Only Time ***
Capitolo 22: *** Attimi di felicità ***
Capitolo 23: *** Fidati di me ***
Capitolo 24: *** Tutte le volte che ci sfioriamo ***
Capitolo 25: *** Vanity Witch ***
Capitolo 26: *** Voli, punizioni e... ***
Capitolo 27: *** Serpeverde Vs Grifondoro ***
Capitolo 28: *** Tragedy {segreti segreti e ancora segreti} ***
Capitolo 29: *** Draco {Malfoy} dormiens numquam titillandus ***
Capitolo 30: *** Il Club dei Duellanti ***
Capitolo 31: *** Piccolo errore di calcolo alla Guferia ***
Capitolo 32: *** Our Solemn Hour ***
Capitolo 33: *** Schiava di Malfoy ***
Capitolo 34: *** Il confine da non oltrepassare ***
Capitolo 35: *** Everybody makes mistakes {Happy Christmas} ***
Capitolo 36: *** Un nuovo ragazzo ad Hogwarts ***
Capitolo 37: *** Il momento più bello di sempre ***
Capitolo 38: *** Indagini su Luis Cabrisk ***
Capitolo 39: *** Il pigiama party delle Untouchable Ravens ***
Capitolo 40: *** Una serata pericolosa {parte #1} ***
Capitolo 41: *** Una serata pericolosa {parte #2} ***
Capitolo 42: *** La fine...? ***
Capitolo 43: *** L'ultimo addio ***
Capitolo 44: *** Affrontare le conseguenze ***
Capitolo 45: *** Amore fraterno ***
Capitolo 46: *** [AVVISO DI RITORNO] ***



Capitolo 1
*** PROLOGO. UN MONDO FATTO DI BUGIE [✔] ***










 














 
Non avevo mai pensato alle conseguenze a cui tutto quello avrebbe portato.
Mi ero limitato a fuggire, scappare lontano, con lei. Sinceramente, non sapevo nemmeno perché lo avevo fatto. Paura? Risentimento? Senso del dovere? Non lo so.
Sapevo solo di doverla portare lontana da quel mondo fatto di orrori e tristi verità, lontana da tutto e da tutti. Lontana dal dolore. Non sapevo che le conseguenze di quella scelta non avrebbero fatto altro che aumentare lo strazio della verità. Allora era troppo piccola per comprendere, troppo piccola per sapere, troppo piccola anche per soffrire. L’avevo protetta, ma a che scopo? Le avevo mentito per quattordici lunghi anni. E ora?
Il momento della verità è stato più brutale di quanto non avessi preventivato.
 “Tu non sei mia sorella” le ho detto.
Lei ha corrugato la fronte, incapace di comprendere quella dura realtà.
Le salde mura della sua vita sono solo un’illusione, destinata a cadere come un castello di carte malamente colpito dal vento.
Io sono quel vento.
Io, che ho cercato di salvarla dal dolore, che l’ho strappata alla sua vera vita, alla sua vera identità; io, che l’ho trascinata in questo mondo fatto di deboli bugie.
Io… Sirius Black.
Mi ha guardato come se fossi impazzito e ha riso a fior di labbra, scuotendo la testa. “Che stai dicendo Sirius?” mi ha domandato, con voce nervosa.
La ruga che le ha solcato lo spazio tra le sopracciglia è dura e ansiosa e non è scomparsa neanche quando ci ho passato sopra un dito.
Perdonami” ho sussurrato, guardandola negli occhi.
Quegli occhi grandi, sinceri, di smeraldo… così simili a quelli di lei.
Così simili a quelli di Lily Evans.
Ancora una volta, mi ha guardato preoccupata, poi ha sorriso, ha abbassato lo sguardo e si è portata una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio. “Smettila di scherzare, non è divertente” mi ha detto.
Magari fosse stato uno scherzo.
Avrei pagato tutti i Galeoni del mondo, perché fosse così.
Ho deglutito a fatica, nella speranza di cercare le parole migliori per dirle la verità, ma non ci sono riuscito. Allora mi sono avvicinato a lei e l’ho stretta forte tra le mie braccia. È in quell’istante che lei ha compreso. Ha capito che non stavo scherzando e che ciò che l’aspettava sarebbe stato più duro di quanto sarebbe stata in grado di sopportare.
Le ho accarezzato la testa, quindi l’ho allontanata da me e gli ho poggiato le mani sulle spalle. “Tu non sei una Black” ho rivelato. “Il tuo vero nome è Alexis… Alexis Lily Potter.”
Avevo cercato di tenerla lontana dal mondo, in quegli anni, lontana dalle notizie e dalla guerra. Le avevo detto che ci spostavamo così spesso solo per una questione di lavoro e non perché orde di Auror mi erano alle calcagna per un crimine che non avevo commesso e che non avrei mai potuto commettere.
Uccidere i miei migliori amici.
È per questo che non è rimasta particolamente scioccata dalla notizia di essere una Potter. Si è limitata ad annuire, ancora incredula e incapace di comprendere. “Tu chi sei, allora? E perché mi hai portata via alla mia vera famiglia?” mi ha chiesto e la nota di dolore che le ha attraversato gli occhi mi ha stretto il cuore.
Le ho raccontato la verità e ho visto la sua espressione mutare sotto i miei occhi: dapprima si è limitata a corrugare la fronte, accentuando la ruga tra le sopracciglia, poi ha stretto gli occhi e ha cominciato a mordersi il labbro inferiore. Alla fine, lucide gocce d’argento sono scese a rigarle le guance. Non ha detto nulla, si è limitata a fissarmi e a piangere, in un silenzio che è stato più rumoroso di mille grida.

 

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Capitolo 2
*** ALEXANDRA BLACK [✔] ***


                                           

Era una giornata piovosa. Le violente gocce d’acqua s’infrangevano con forza sui vetri delle alte finestre di Grimmould Place numero dodici… casa Black. La grande abitazione, nascosta all’occhio Babbano, ospitava ormai da quindici anni due persone e un vecchio elfo domestico.
«Uff…! Amo le giornate di pioggia, ma non sopporto dover restare chiusa qui dentro» si lamentò una ragazza mentre, seduta sul bordo interno di una delle grandi finestre a ogiva della sala patronale, osservava annoiata la piazzetta sottostante.
«Ti prego, Alexandra, non ricominciare» la supplicò l’uomo, con un sospiro che sembrò svuotarlo delle ultime forze rimastegli.
Alexandra si voltò a osservare il volto malinconico, ma ancora affascinante, del giovane padrino.
«Lo sai quanto vorrei poterti portare fuori da qui e quanto vorrei mostrarti il mondo esterno, ma…» L’uomo si sedette, con aria stanca e torturata, su una delle sedie poste ai lati della lunga tavolata in legno. Si portò una mano alla fronte e si sorresse la testa. «…non posso.»
Alexandra si alzò e si diresse verso di lui. «Lo so che non puoi.» Gli prese la mano che aveva sulla fronte e lo costrinse a guardarla. Sorrise debolmente, poi gli si sistemò sulle gambe e gli circondò il collo con le braccia, poggiandogli il viso su una spalla. «Perdonami, Sirius… non dovrei lamentarmi per ogni cosa. So benissimo che, se potessi, mi porteresti a vedere i posti più belli di questo mondo e dell’altro
Sirius le circondò le spalle con un braccio e le posò il mento sulla testa.
«Vedrai, un giorno la verità salterà fuori e finalmente potremmo fare tutto quello che abbiamo sempre desiderato! Ci riuniremo anche con lui e vivremo come una vera famiglia.»
L’entusiasmo e la fiducia della ragazza contagiarono anche il padrino che, con un sorriso appena accennato, annuì, regalandole una carezza sulla testa. «Sì, spero proprio tu abbia ragione» asserì pensieroso. Spostò lo sguardo oltre il vetro della finestra, il buio della notte era segnato solo dalla pioggia fitta.
Alexandra restò a osservarlo per qualche istante: i capelli neri e lisci gli sfioravano le guance e il collo; il viso, dai lineamenti ancora fieri ed eleganti, era segnato da numerose rughe d’espressione; lo sguardo, scuro e magnetico, lasciava ancora intravedere la furbizia del ragazzino che era stato.
Sirius voltò ricambiò lo sguardo di Alexandra, per niente sorpreso dal fatto che lei lo stesse osservando con tanta ammirazione. Non era raro che lo guardasse in quel modo, in fondo lui l’aveva cresciuta e salvata da un destino che l’avrebbe portata alla morte certa. Sirius era il padrino di Alexandra, ma anche una volta scoperta la verità sul suo passato, lei non poteva che considerarlo come un fratello maggiore.
Un altro fratello maggiore, ricordò, con un affetto che le scaldò il cuore.
«Sirius?» lo chiamò, dopo qualche altro minuto di silenzio. Lui la guardò, in attesa che continuasse. «Ecco… perché continui a chiamarmi Alexandra?»
«Alexis…» disse Sirius, pronunciando questa volta il vero nome della ragazza. «Tra poco più di un mese dovrai andare ad Hogwarts e lì nessuno dovrà conoscerti con il tuo vero nome. Ne abbiamo già parlato, no?»
La ragazza annuì, abbassando lo sguardo. «Sì: per tutti dovrò essere Alexandra Black, sorella minore del pluriomicida Sirius Black» rispose innervosita ma, quando si rese conto della cattiveria che aveva detto, storse il naso in una smorfia mortificata. «Scusa… scusami, Sirius… non volevo... non intendevo…» mormorò.
Sirius le alzò il viso, fino ad incontrare di nuovo il suo sguardo che, di un verde smeraldo, luccicava appena di tristezza. «Tranquilla, è tutto apposto. So che sei un po’ sotto pressione per tutta questa faccenda, ma non devi preoccuparti: andrà tutto bene.» Per la prima volta, sulle labbra di Sirius si dipinse un sorriso sincero che, accompagnato dalle precedenti parole, riuscì a rassicurare la figlioccia.
«Non si tratta proprio di pressione» rispose lei. «In realtà, ho paura. Paura di non essere all’altezza di ciò che mi aspetta. Molta gente mi chiederà di te e io temo di rivelare qualcosa. E se perdessi il controllo delle mie emozioni? Se qualcuno mi costringesse a rivelare che tu sei qui?» Ancora una volta si strinse a lui. «Io non voglio perderti, Sirius!»
Un moto di tenerezza dipinse il volto dell’uomo, che la strinse a sé. «Ascoltami, Alexis, tu sei una ragazza forte, brillante, intelligente, esattamente come tua madre.» Era davvero raro che Sirius le parlasse dei suoi genitori, così alzò il viso di scatto e incrociò il suo sguardo: era leggermente velato. «Lily era una persona generosa, amata da tutti. Era dolce, gentile, premurosa. E James…» Si fermò un attimo, perso in ricordi lontani, lo sguardo fisso in quello verde della ragazza, così simile al colore degli occhi della madre. «James ti ha invece donato il suo coraggio e la sua furbizia. Sei figlia di due persone meravigliose, Alexis… ricorda: se credi costantemente in una cosa, niente potrà impedirti di portarla termine.»
La ragazza sorrise, commossa. «Grazie» sussurrò, non sicura di riuscire ad aggiungere altro senza che la voce le si incrinasse.
Il bel momento fu interrotto da un leggero, seppur insistente, picchiettare alla finestra. Un gufo bianco e marrone, dalle penne arruffate, osservava desideroso l’interno della grande sala.
Alexis scese dalle gambe di Sirius e aprì la vetrata, lasciando che il maestoso gufo entrasse nel tepore della stanza. Questo fece qualche giro, molto vicino al soffitto, per poi lasciar ricadere una lettera nelle mani della ragazza. Lei guardò la busta entusiasta, mentre il piccolo “postino” si adagiava accanto al camino, nel quale ardeva una calda fiamma.
Le mani di Alexis si strinsero, tremanti per l’emozione, ai lati della bianca pergamena di cui era fatta la busta da lettera. «È arrivata» sussurrò. «È la lettera per Hogwarts!»
Raggiunse Sirius con una corsa saltellata e si poggiò con la schiena al bordo del tavolo, quasi fosse incapace di sorreggersi sulle proprie gambe.
«Sei sicura sia per te? Magari hanno sbagliato indirizzo» la prese in giro Sirius, con un ghigno ironico.
Lei gli rivolse una smorfia divertita. «Antipatico» disse di rimando e gli fece una linguaccia, per poi ridacchiare dell’espressione offesa del padrino.
Tornò a concentrarsi sulla busta da lettere, sulla quale spiccavano, chiare ed eleganti, di un verde smeraldino, le parole:
 
Signorina A. Potter
Londra
 
Non diceva nient'altro. Era ovvio, dal momento che nessuno sapesse, dopo la morte dei suoi genitori, dove abitasse. Era stata iscritta alla scuola il giorno stesso in cui era nata, così come il fratello. Poi, dopo l’accaduto e l’accusa ingiusta contro Sirius Black, era scomparsa insieme a lui. Erano molte le voci che giravano: alcuni dicevano che Sirius aveva ucciso anche lei; altri che lei stessa, per vendicarsi, lo avesse ucciso, e dopo di che si era suicidata; altri ancora pensavano che fossero nascosti da qualche parte, insieme. E così era, ma nessuno, neanche il più grande di tutti i presidi che Hogwarts avesse mai visto, Albus Silente, sapeva dove si trovassero. Alexis, dopo essere venuta a conoscenza della verità sulla sua identità, gli aveva mandato una lettera, dicendogli che era tutto apposto e che non dovevano cercarla, lei stava bene e si sarebbe presentata a scuola quando sarebbe giunto il momento. Non aveva messo nessuna informazione sul luogo in cui si trovava né se fosse insieme a Sirius o meno. Aveva solo ammesso di trovarsi a Londra, dal momento che il preside le aveva detto che dargli almeno un indizio sarebbe servito a far orientare meglio il gufo, il giorno che le avrebbero dovuto consegnare la lettera per Hogwarts. Glielo aveva rivelato solo dopo grande promessa di silenzio. Silente aveva capito le sue ragioni – in fondo, non aveva mai creduto che Sirius Black fosse veramente il pluriomicida che aveva tradito James e Lily Potter - e lui stesso le aveva suggerito di presentarsi a scuola sotto falso nome. Se fosse stata riconosciuta come Alexis Potter, troppe persone le avrebbero fatto troppe domande e lei era pur sempre una ragazzina di quindici anni, non sarebbe riuscita a reggere troppo stress. Certo, suggerirle di prendere il cognome del padrino non era stata una scelta molto saggia a suo parere, ma si fidava del giudizio dell’anziano preside. Le aveva detto che, dopo quello che aveva vissuto, meritava un po’ di tranquillità e l’assumere il cognome Black gliela avrebbe garantita. Nessuno avrebbe dato troppo fastidio alla sorella minore di un pluriomicida.
Alexis guardava la busta da qualche minuto ormai, ancora incredula.
Andrò ad Hogwarts, uscirò da queste quattro mura e finalmente conoscerò Harry!
Certo, lasciare Sirius le dispiaceva, ma sapeva che sarebbe tornata a trovarlo ogni volta che ci sarebbero state le vacanze.
«Alexis, non sei curiosa di vedere cosa c’è all’interno? Oppure preferisci consumare il tuo nome, continuando a fissarlo?» domandò ironico Sirius, facendola tornare alla realtà.
Le mani tremanti voltarono la busta, trovando a sigillarla un marchio in ceralacca color porpora, con uno stemma araldico: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grossa “H”. Era il simbolo distintivo di Hogwarts, con ogni animale che rappresentava le quattro casate in cui era divisa: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde.
Sirius le aveva raccontato tante cose sulle case e che sia lui che i suoi genitori erano finiti alla casa dei Grifoni. Lei sapeva già in che casa sarebbe finita e, sebbene quasi certamente non meritasse quella, sarebbe servita a coprire la sua falsa identità.
Passò l’indice sotto l’apertura, fino a staccare il sigillo. Con mani sempre più mal ferme, prese il primo foglio di pergamena, e lo aprì, rivelando altre parole scritte elegantemente, questa volta in nero.

 
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine di Merlino, Prima Classe, Grande Esorcista, Stregone Capo, Supremo pezzo Grosso, Confed. Internaz. dei Maghi)
 
Cara Signorina Potter,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzatura necessarie.
I corsi avranno inizio il 1° settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.

 
                                                                                                           Con ossequi,
Minerva McGranitt
                                                                                                                  Vicedirettrice
 
Rilesse quelle parole più di una volta, prima che la consapevolezza di quello che aveva letto la colpisse in pieno. Sulle labbra si dispiegò un sorriso ancora più largo dei precedenti, mentre spostava lo sguardo dalla pergamena a Sirius, che le sorrise di rimando. Senza dire una parola, tese le mani verso di lei, come chiaro invito di un abbraccio. Alexis non se lo fece ripetere due volte e, con ancora il foglio stretto in mano, si lasciò stringere al suo petto.
«Che bello, Sirius! Andrò veramente ad Hogwarts! Finalmente lo vedrò!»
Il padrino sciolse l’abbraccio e le accarezzò una guancia. «Sì, ma ricordati che lui non saprà che tu sei sua sorella…»
Alexis annuì. «Me lo ricorderò: mi basterà conoscerlo e potergli stare accanto, fin quando la situazione non si risolve.» Sorrise ancora, poi prese il secondo foglio nella busta e lo lesse con interesse. «E tutta questa roba, dove la trovo?» domandò, mostrandogli la pergamena con tutti i nomi di libri e oggetti che avrebbe dovuto comprare prima che iniziasse la scuola.
Sirius le afferrò un polso, per avvicinarsi la lista al viso, e la lesse più volte, facendosi pensieroso. «Io qui a casa ho qualcosa, come calderoni, provette, telescopi e bilance; ma per i libri di testo, gli abiti e la bacchetta, sarà un problema.» Alexis piegò la testa su di un lato, mentre il padrino rimuginava, pensando ad alta voce. «Si trova tutto a Diagon Alley, il problema è arrivarci. Non posso correre rischi. Però è l’unico modo… e poi-»
«Aspetta, aspetta, Sirius, frena! Non ti seguo!»
Sirius la guardò, storcendo il naso, mentre continuava a rimuginare mentalmente.
«Che cos’è Diagon Alley?»
Sgranò gli occhi, sorpreso: possibile che non gliene avesse mai parlato? Beh, sbadato com’era e con i problemi che avevano avuto, era molto probabile che si fosse dimenticato.
«Diagon Alley è come una grande cittadina, piena di negozi dove potrai trovare tutti gli oggetti che ti servono» spiegò spiccio, per poi tornare a rimuginare tra sé e sé.
In fondo, spiegarlo non era facile, come ogni cosa del mondo magico: era semplicemente troppo… troppo… semplicemente troppo!
«E come faccio ad arrivarci?» domandò ancora Alexis, ma Sirius non sembrava più ascoltarla. «Terra chiama Sirius!» sbottò lei, riportandolo alla realtà. «Saresti così gentile da spiegarmi che cosa ti passa per la testa? Non riesco a seguirti!»
Sirius lasciò cadere la testa all’indietro, sospirò e il suo sguardo incontro di nuovo quello della figlioccia. «Dobbiamo trovare un modo per farti arrivare a Diagon Alley, ma dobbiamo essere cauti e soprattutto non dobbiamo attirare l’attenzione di nessuno» cominciò a spiegare. «Non posso permetterti di andare da sola, in fondo non sai neanche la strada per arrivarci e anche se te la spiegassi non sono sicuro la troveresti. E poi di notte… è pericoloso. Io non posso…» Sembrava di nuovo stesse parlando con se stesso e non con lei. «Dovrei trasformarmi in cane e poi accompagnarla… Sì, credo sia la soluzione migliore. E poi, il Nottetempo potrebbe portarla al Paiolo Magico e da lì potrebbe prendere una stanza e poi la mattina…»
Cercando di seguire i ragionamenti contorti del padrino, Alexis assottigliò lo sguardo, sempre più perplessa, ma quando afferrò il senso delle sue parole, scattò in piedi come una molla, spaventando Sirius, che si riscosse dai suoi pensieri.
Dovrei trasformarmi in un cane e poi accompagnarla” aveva detto.
«Scordatelo Sirius! Non correrai simili rischi!» disse categorica, lo sguardo arrabbiato per il modo leggero che il padrino aveva di prendere le cose.
Lì fuori era pieno di Auror pronti a catturarlo e a portarlo ad Azkaban! Non poteva uscire da lì! Era troppo rischioso!
«Ma Alexis…» cercò di replicare Sirius, ma lei lo interruppe di nuovo, scuotendo la testa con vigore.
«Niente ma, Sirius! Non correremo rischi inutili! Manderemo Kreacher a comprare l’occorrente.»
«Non possiamo, Ci sono cose come la bacchetta, che sono personali. Devi esserci tu per forza.» rispose lui con altrettanto vigore.
«Allora andrò con lui» esclamò Alexis con fermezza, il tono che non ammetteva repliche di sorta.
Non voleva. Era fuori discussione. Non l’avrebbe accompagnata!
«Ma è irragionevole, Alexis! Andare in giro con un elfo domestico non è una cosa normale. Attireresti l’attenzione di tutti e non ne hai bisogno, credimi. Anzi, devi rimanere nell’anonimato» sbottò Sirius, esasperato dalla cocciutaggine della ragazza. In questo era identica a James: se si metteva in testa qualcosa, era difficile farle cambiare idea.
«No, no e ancora no! Non se ne parla.» Alexis scosse ancora la testa, le mani strette in due piccoli pugni.
Osservando il suo cruccio, Sirius non poté fare a meno di sorridere intenerito. Capiva perfettamente che era solo preoccupata per lui. Dopo quello che le era successo con James e Lily e suo fratello era ovvio che non avrebbe sopportato l’idea di perdere un’altra persona. E se questa persona era lui… no, non voleva nemmeno pensarci.
Sirius si alzò e la guardò dall’alto con quel sorriso che riusciva sempre a tranquillizzarla. Ciò la costrinse a sollevare le sue iridi determinate su di lui, ma non riuscì ad incrociare il suo sguardo perché lui la strinse a sé, in un abbraccio affettuoso.
«Non devi preoccuparti per me. Andrà tutto bene, devi fidarti» le sussurrò all’orecchio e le accarezzò i capelli.
«Ma…» cercò di protestare ancora lei.
Sirius la scostò senza sciogliere l’abbraccio, ma quel tanto che bastava per poterla vedere in viso. Quel suo sorriso rassicurante era ancora disegnato sulle sue labbra. «Niente ma. Non succederà nulla di male. E poi, il luogo dove devo accompagnarti non è lontano da qui, non correrei rischi inutili, sta’ tranquilla. So quello che faccio… sono pur sempre Sirius Black, io!» Le fece un occhiolino.
Alexis sembrò pensarci su, poi sospirò e si arrese. Socchiuse gli occhi e annuì.
Si era sempre fidata di lui e avrebbe continuato a farlo. Se Sirius diceva che sarebbe andato tutto per il meglio, lei gli credeva.
L’uomo la guardò soddisfatto, quindi sciolse l’abbraccio e le regalò un’ultima carezza su una guancia. «Va’ a riposare ora, piccola mia. I prossimi saranno giorni intensi.»
Alexis annuì di nuovo. Sistemate le lettere nella busta e dato un veloce bacio sulla guancia a Sirius, abbandonò la sala patronale, dirigendosi in camera sua.

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Capitolo 3
*** ESSERE UNA BLACK [✔] ***


                                             

Quella mattina a svegliare Sirius non fu una ragazzina sempre allegra e con il sorriso sulle labbra; furono invece i raggi di quel sole che, potente e brillante, aveva scacciato via le nuvole della sera precedente e si era loro sostituito. I fasci luminosi entrarono nella stanza, senza chiedere permesso al padrone di casa, che dormiva scomposto e con le lenzuola ormai rovesciate sul pavimento. Il viso disteso in un’espressione di totale rilassamento era coperto qua e là da qualche ciuffo ribelle di capelli, che calava a coprirgli gli occhi; eppure, questo non impedì ai raggi di raggiungerli e di colpirli, costringendolo a svegliarsi. Le palpebre si sollevarono lentamente e le iridi cercarono di abituarsi a quella luminosità improvvisa, non riuscendoci, vennero coperte da un braccio. Un grugnito innervosito si levò nel silenzio.
Sirius non aveva mai amato svegliarsi presto, neanche quando era ad Hogwarts. Ricordava ancora, con un sorriso amaro, le mattine in cui Remus Lupin, compagno di stanza e grande amico, cercava di tirarlo fuori dal letto e insieme a lui il suo migliore amico, James Potter, che dormiva anche di più.
Quei pensieri lontani e dolorosi lo costrinsero a riprendere conoscenza. Con poca voglia, spostò il braccio dagli occhi e li riaprì, trovandosi a fissare l’antico lampadario che pendeva dal soffitto.
Era ormai completamente sveglio, ma non aveva alcuna voglia di alzarsi. Il solo pensiero di poter incontrare il suo caro elfo domestico, che continuava a masticare tra i denti parole scortesi e poco rispettose ogni qual volta lo vedeva, gli faceva venir voglia di schiantarlo, e svegliarsi di cattivo umore quella mattina non era proprio il caso.
I suoi pensieri, quel giorno, non erano nostalgici o malinconici, come al solito, e non erano occupati dai volti dei suoi migliori amici e dal passato che avevano trascorso insieme. Quella mattina i pensieri di Sirius Black si incentravano su un futuro imminente.
Sebbene ci avesse pensato tutta la notte, davanti al camino della sala da pranzo, non era ancora riuscito a trovare una soluzione sicura per accompagnare Alexis a Diagon Alley. L’unica idea plausibile era trasformarsi in cane e sorvegliarla almeno fino all’arrivo del Nottetempo, che l’avrebbe portata dritta al Paiolo Magico, senza problemi. Una volta lì, arrivare a Diagon Alley sarebbe stato facile. Le avrebbe indicato i negozi più adatti per prendere l’occorrente e le avrebbe dato la chiave della sua camera alla Gringott, per prelevare il denaro – in fondo quella dei Potter l’aveva il figlio maggiore, al momento.  Tutto sarebbe andato per il meglio.
Si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì il familiare cigolio della porta che si apriva. Lo sguardo scivolò dal soffitto alla figura appena entrata. Incapace di non farlo, Sirius sorrise, mentre la ragazza gli si avvicinava e si sedeva sulla sponda del materasso.
«Buongiorno» lo salutò, mentre lui si tirava su.
«Buongiorno a te, principessa» rispose Sirius, e le accarezzò una guancia. «Dormito bene?»
Alexis annuì e si accoccolò al suo fianco. Sirius la strinse subito in un abbraccio.
Si sentiva sempre così serena quando era con lui e il pensiero di lasciarlo per un lungo periodo di tempo la preoccupava un po’. Aveva sempre vissuto con lui accanto, era sempre stato il suo faro nella notte, l’appiglio a cui sorreggersi ogni volta che sentiva che stava affondando. E ora, come avrebbe fatto senza di lui? Non voleva nemmeno pensarci né fare in modo che lui si accorgesse dei suoi dubbi e delle sue paure. Sapeva che, se glielo avesse chiesto, Sirius l’avrebbe anche seguita in capo al mondo, mettendo a repentaglio la propria libertà e la propria vita.
Per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Lo doveva a James e Lily, era il minimo che potesse fare per loro.
Ma Alexis gli voleva altrettanto bene, tanto che non l’avrebbe mai messo in condizioni di scegliere tra lei e la propria sicurezza.
Sirius sembrò percepire le preoccupazioni di Alexis solo attraverso il contatto delle loro pelli. «Qualcosa non va?» le chiese.
Alexis scosse la testa. «No, tutto bene… Tu? Sei riuscito a riposare almeno un po’?» domandò a sua volta, sviando il discorso.
«Abbastanza» rispose lui, e la osservò con attenzione: Alexis fissava il vuoto davanti a sé, persa in quei pensieri che non sembrava avesse alcuna intenzione di esternare. «So che c’è qualcosa che non va» insistette.
«No, sto bene, sul serio» glissò subito lei, ma il suo corpo, ora intrappolato contro quello di Sirius, si era irrigidito e a lui quel piccolo particolare non era di certo sfuggito.
«Sei preoccupata perché dovrai andare a Diagon Alley da sola?» tentò di indovinare Sirius.
«Un po’…» si arrese Alexis alla fine, anche se quella non era proprio la verità. In realtà la preoccupava doversi separare da lui, ma non glielo avrebbe rivelato neanche sotto Cruciatus, per non metterlo nella posizione di fare qualche pazzia.
«Sta’ tranquilla… andrà tutto bene. Sarà come un’avventura, divertente e spassosa!» cercò di rassicurarla. «Ma se non ti senti sicura, potrei sempre accompagnarti… fino a Diagon Alley, intendo» aggiunse guardingo, stringendola affettuosamente a sé.
Alexis scosse di nuovo la testa, questa volta con più vigore. «Neanche per sogno. È già tanto che ti permetta di accompagnarmi a prendere… a prendere… a prendere cosa?» domandò confusa: in effetti, non sapeva nulla di quello che era il piano del padrino per quella sera.
Sirius ridacchiò, intenerito dalla sua espressione – e soprattutto dal fatto che lei credesse di potergli permettere di fare qualcosa, come se fosse una sua scelta.
Nessuno dà ordini a Sirius Black, ragazzina.
«Ti spiegherò tutto più tardi. Tu pensa solo a preparare la borsa per il viaggio, d’accordo?»
«D’accordo» rispose, ma subito dopo si sollevò sulle ginocchia e gli puntò il dito indice contro il naso. «Però, non mi accompagnerai fino a Diagon Alley! Sarebbe troppo pericoloso» aggiunse risoluta, con uno sguardo che non non ammetteva alcun tipo di replica.
Sirius sbuffò, ma si portò una mano sul cuore, nel tipico segno del giuramento. «Va bene, va bene.» Alzò gli occhi al cielo.
Alexis sorrise soddisfatta e dopo averlo baciato su una guancia, uscì dalla camera, per andarsi a cambiare e lasciare a lui il tempo di fare lo stesso.
 
*
 
Una mezz’oretta dopo si rincontrarono, vestiti e presentabili, in sala da pranzo, che era già stata apparecchiata da Kreacher, con due piatti, due tazze fumanti (una di caffè per lui e una di tè caldo per lei) e alcune brioches dall’aspetto invitante.
«Per stasera» iniziò Sirius, versando un po’ di latte freddo nel suo caffè nero, mentre Alexis afferrava un cornetto, «usciremo a notte fonda, quando ogni lampione della zona sarà spento. Ti accompagnerò fino al secondo incrocio, in forma canina, e lì attenderò con te l’arrivo del Nottetempo.»
Alexis annuì, senza interromperlo. Non aveva idea di che cosa fosse un Nottetempo, ma lo avrebbe scoperto quella sera.
«Il Nottetempo ti porterà al Paiolo Magico, un piccolo pub che si trova nella periferia di Londra. Per la notte alloggerai lì. Poi, la mattina, chiederai la via per Diagon Alley. È tutto chiaro fin qui?»
Alexis annuì di nuovo.
«Bene.» Sirius si frugò nelle tasche dei pantaloni. Ne tirò fuori un bigliettino di pergamena bianco, piegato su se stesso, che porse ad Alexis. Al suo interno, con la grafia di Sirius stesso, c’erano segnati alcuni nomi:
 
Madama Mc Clan – Divise Scolastiche e simili.
Ollivander – Bacchetta magica.
Il Ghirigoro – Libri di testo.
 
«Sono i negozi migliori dove poter comprare ciò che ti occorre» le spiegò Sirius.
Alexis annuì ancora una volta, quasi incapace di parlare: più informazioni lui le dava, più si sentiva agitata ed euforica allo stesso tempo.
Sirius le prese una mano e dentro di essa ci lasciò cadere una piccola chiavetta in oro. Lei se la portò davanti agli occhi, osservandola confusa. «Che cos’è?»
«È la chiave della mia camera blindata alla Gringott, la banca dei maghi. Preleva tutto il denaro che ti serve per compare l’occorrente.»
L’espressione sul viso di Alexis sfumò dalla confusione alla contrarietà. «Non posso accettare, Sirius, quelli sono i tuoi soldi!»
«No, sono anche tuoi. In qualità di tuo padrino, ho il compito di provvedere alle tue spese. Come ho sempre fatto, d’altro canto.»
«Ma…»
«Niente ma! Si fa come dico io e basta» troncò Sirius. «Il numero della camera blindata è il 711.»
«Camera blindata numero 711, me lo ricorderò.»
«Bene.» Sirius si alzò. «Ora, se non ti dispiace, ho alcune faccende da sbrigare prima della partenza.» Si chinò in avanti per lasciarle un bacio sulla testa, poi uscì dalla stanza.
Alexis sospirò e osservò ancora la piccola chiave. Il cuore protestò con un piccolo singhiozzo e lo stomaco le si attorcigliò in un nodo, facendole passare l’appetito.
 
*
 
La giornata passò velocemente e la sera giunse presto. Subito dopo cena, Sirius si era ritirato di nuovo, dicendo di dover rifinire alcuni dettagli, mentre Alexis era corsa in camera, per mettere in borsa le ultime cose.
Dopo una doccia veloce, aveva raggiunto Sirius, che l’aspettava nell’atrio posteriore: non potevano uscire dall’ingresso principale, era troppo pericoloso e rischiavano di essere avvistati.
«Sei pronta?»
Alexis annuì e Sirius le si avvicinò e la strinse a sé. Il suo profumo di rose gli invase le narici, scaldandogli il cuore. Le accarezzò i lunghi capelli per qualche silenzioso minuto.  «Andrà tutto bene… andrà tutto bene…» le sussurrò con dolcezza.
Alexis gli sorrise e Sirius gli fece un occhiolino. Poi, chiuse gli occhi, curvò la schiena e si trasformò in un maestoso cane dalla folta pelliccia nera. Attraverso il suo sguardo di ghiaccio le trasmise tanto calore. Con un cenno del capo, la invitò a seguirlo fuori.
Appena fuori dalla villa, cominciarono a correre, sfruttando il favore delle tenebre per nascondersi nelle ombre. Superarono il primo bivio e raggiunsero il secondo, dove si fermarono.
Alexis si piegò sulle gambe, trafelata.
Rimasero in silenzio a fissarsi, come volessero imprimere nella loro memoria quello sguardo che non avrebbero potuto vedere per due giorni. Non si erano mai separati, da quindici anni, e la cosa risultava strana per entrambi. Ma era necessaria e li avrebbe preparati a quelli che sarebbero stati lunghi mesi di lontananza.
Quando il fine udito di Sirius avvertì lo stridere lontano di qualcosa che si stava avvicinando, rizzò le orecchie e guardò Alexis, indicandole la strada.
Il Nottetempo stava arrivando.
La ragazza si abbassò in fretta e cinse il corpo canino di Sirius, affondando il viso nel suo pelo. «Ti voglio bene, Sirius» gli sussurrò all’orecchio, mentre lui le strofinava il muso su di una guancia. Appena i fari del Nottetempo li illuminarono, fuggì lontano, svanendo tra le siepi.
Con uno stridere fastidioso, una grande autobus blu a tre piani frenò di botto davanti ad Alexis che, ancora a terra, si alzò in fretta e si tolse un po’ di terriccio dalle ginocchia. Nello stesso momento, lo sportello dell’autobus si aprì e un ragazzo fece la sua comparsa: aveva una corporatura esile, il viso rovinato dall’acne adolescenziale e i capelli castani nascosti sotto un berretto blu, abbinato alla divisa che indossava.
«Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Mi chiamo Stan Picchetto e sarò il vostro bigliettaio per questa notte» disse, con voce atona, evidentemente stanco di annunciare qualcosa che doveva aver già ripetuto miliardi di volte. Lo sguardo di Stan percorse la figura di Alexis con interesse e curiosità. «Cosa ci fa una ragazzina come te, in giro a quest’ora?»
«Devo andare al Paiolo Magico» si limitò a rispondere lei.
«D’accordo, ho capito: non sei una tipa di molte parole. Avanti, entra!» Stan le indicò l’interno del bus e, mentre lei saliva le scale, le strappò un biglietto e glielo diede.
Alexis non era mai stata una ragazza fredda, che stava sulle sue, ma, per evitare di essere riconosciuta o di rivelare qualche informazione incriminante, aveva deciso di assumere un atteggiamento indifferente e scostante, e soprattutto di parlare il meno possibile.
Lo stesso avrebbe dovuto fare una volta arrivata ad Hogwarts… doveva pur sempre fingere di essere una Black, in fondo.
All’interno, il bus era davvero strano: non c’erano file di sedili, ma letti disordinatamente collocati, sopra alcuni dei quali dormivano delle persone.
Seguendo le istruzioni di Stan Picchetto, Alexis si sedette su un letto, alla fine del bus. Poi, ad un ordine del bigliettaio, il Nottetempo partì a tutta velocità. Alexis dovette sorreggersi a un palo del letto per non rovinare in terra. Si affacciò dal finestrino e scorse, lontani, due occhi azzurri rassicuranti, che la guardarono con intensità, prima di sparire nel nulla.
Il viaggio sul Nottetempo non fu dei migliori, ma per lo meno arrivò a destinazione sana e salva.
«Il Paiolo Magico» annunciò Stan Picchetto, e indicò fuori dal finestrino.
Alexis seguì la traiettoria del suo dito, fino a trovare, sotto un’insegna con su disegnato un calderone e le scritte “Il Paiolo Magico”, una porta in legno. Si rimise la borsa tracolla e, con tre piccoli salti, scese gli scalini del bus e salutò il bigliettaio e l’autista con un cenno del capo e un breve “grazie”. Il Nottetempo richiuse le sue porte e partì a tutta velocità, sparendo nella notte.
La porta del Paiolo Magico si aprì con un cigolio. Tutti i presenti si voltarono a guardarla, di certo domandandosi che ci faceva una ragazzina, lì, a quell’ora della notte.
Nervosa, Alexis abbassò lo sguardo; poi, si ricordò di quello che le aveva detto Sirius.
Una Black non abbassa mai lo sguardo. Una Black ha un comportamento fiero e altezzoso. Una Black non mostra imbarazzo o paura a nessuno.”
Così scosse la testa e rialzò lo sguardo.
Quando fu sicura che non sarebbe inciampata e che le sue gambe l’avrebbero sorretta, si incamminò verso il bancone in legno e ci si poggiò con le braccia, cominciando nervosamente a tamburellare le dita sul ripiano. In realtà era solo tesa, ma quel gesto sarebbe benissimo potuto passare per irritazione.
L’uomo anziano dietro al bancone si avvicinò e la osservò titubante attraverso un paio di occhiali dalle spesse lenti. «Posso fare qualcosa per lei, signorina?» le chiese, sforzandosi di essere gentile e di non apparire troppo turbato.
«Mi occorre una stanza per la notte.»
L’uomo la guardò spiazzato e sbatté le palpebre. «Ho capito bene, signorina? Vuole pernottare qui?» ripeté non sicuro di aver afferrato il senso delle sue parole. Sperava di aver capito male e che in realtà quella piccolina stesse cercando i suoi genitori, che albergavano lì.
«Esatto» rispose lei con semplicità. Poi, vedendolo ancora indeciso, tirò fuori dalla borsa cinque Falci d’argento, che le aveva dato Sirius per pagare la notte al Paiolo Magico, e li mise sul bancone.
L’uomo la guardò sorpreso, ma percependo la determinazione nel suo sguardo, decise di non fare troppe domande. «Bene…bene…» farfugliò tra sé. Prese i cinque Falci e li ripose nella cassa, per poi afferrare un foglio di pergamena e una piuma nera. «Stanza numero tredici, ti accompagnerà Tom» le disse, e indicò, con un cenno del capo, un uomo brutto e tarchiato che si stava avvicinando. «Posso sapere il suo nome e per quanto tempo ha intenzione di rimanere qui?» aggiunse, cominciando a segnare alcune cose sulla pergamena.
«Mi chiamo Alexandra Black. Resterò qui per una sola notte.»
All’udire quel cognome, tutto il pub si congelò nel silenzio più totale. Sirius l’aveva avvertita che una reazione del genere fosse probabile, ma l’aria pesante che si era creata attorno a lei le calò lo stesso sul corpo come un macigno.
Si sforzò di restare calma, per evitare al panico di impadronirsi di lei, eppure, dentro di sé, il cuore aveva preso a battere frenetico. Sentiva tutti gli occhi puntati addosso, che le trafiggevano la schiena come mille e acuminate lame di ghiaccio.
Dopo la prima sorpresa, l’uomo si riprese e si affrettò a segnare nome e durata del pernottamento sulla pergamena. «La prego di scusarmi se ci ho messo tanto tempo, signorina Black! Ecco la chiave della sua stanza, le auguro la migliore delle permanenze presso la mia umile osteria» disse in fretta e a disagio, e le porse una chiavetta. Aveva d’un tratto assunto un atteggiamento così ossequioso che Alexis quasi temette di vederlo prostrarsi in una riverenza.
Lo guardò sconcertata.
Possibile che i membri della famiglia Black facciano questo effetto? Che mai hanno fatto per instaurare nella gente tanto terrore?
L’uomo tarchiato, che il proprietario del locale aveva detto chiamarsi Tom, le fece cenno di seguirlo, senza mai incrociare il suo sguardo, e con fretta cominciò a salire la scala che li avrebbe condotti al piano superiore. Alexis lo seguì, osservando di sottecchi la sala che si era ammutolita: tutti erano apparentemente concentrati su ciò che avevano di fronte, gli occhi fissi su piatti, bottiglie e ripiani di tavoli vuoti.
Una volta arrivata in camera, si chiuse la porta alle spalle e vi si poggiò sopra, sospirando stanca. Si trascinò accanto al letto e lasciò cadere la borsa sul pavimento, quindi si distese e si raggomitolò in posizione fetale.
Tutti quegli sguardi timorosi, tutto quel gelo: era questo che si sarebbe dovuta aspettare, una volta arrivata a Hogwarts? Che cosa avrebbe pensato la gente di lei, sapendo che era una Black e, ancora peggio, la presunta sorella minore di colui che tutti credevano un pluriomicida? I suoi compagni di scuola l’avrebbero guardata con disprezzo, disgusto, paura? Avrebbe dovuto sopportare tutto ciò? Non era sicura che sarebbe riuscita a farcela. Specialmente quando, incontrando suo fratello, avrebbe incrociato il suo sguardo carico di odio, che spettava alla sorella di colui che credeva avesse ucciso i suoi genitori. Come avrebbe fatto a resistere? Lontana da Sirius, oltretutto, che era l’unico in grado di risollevarle il morale e di farla stare bene. Cosa ne sarebbe stato di lei?
Non seppe mai quale fosse la risposta a tutte quelle domande – e, soprattutto, se ce ne fosse una. Qualche secondo dopo, vinta dalla stanchezza, si era addormentata.

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Capitolo 4
*** LA GRINGOTT [✔] ***


                                        
 
A svegliarla, la mattina seguente, fu il rumoroso sferragliare di una locomotiva sui binari, che passava a tutta velocità sotto la finestra della sua stanza. Alexis aprì gli occhi contro voglia e si stese supina. Si stropicciò le palpebre e, passandosi poi le dita sulle guance, si stupì di trovarle bagnate.
Ho pianto nel sonno?
In effetti, ricordava di aver sognato qualcosa, ma ogni volta che si sforzava di afferrarne i brandelli, questi le sfuggivano come sabbia tra le dita.
Si costrinse ad alzarsi e si diresse alla finestra. Scostò le vecchie tende e guardò il panorama fuori: era una bella giornata e il sole splendeva nel cielo.
Guardandosi nel riflesso del vetro, notò che era ancora vestita. Ricordò che, la sera precedente, si era addormentata prima di potersi cambiare, così andò in bagno, si spogliò e si fece una doccia veloce. Una volta pronta, uscì dalla camera e scese al piano terra.
Appena mise piede nel pub, calò di nuovo il silenzio. Le persone che l’avevano vista la sera precedente si concentrarono sulla colazione, mentre i nuovi arrivati la osservavano incuriositi, non riuscendo a capire il motivo di tanta tensione.
Alexis cercò di non badarci e si incamminò verso il bancone; calamitò su di sé tutta l’attenzione del barista. Questi, infatti, intento a servire una giovane coppia, non appena l’aveva vista avvicinarsi, li aveva lasciati perdere per servire lei. Non era molto contenta di quella reazione, ma non replicò: prima fosse uscita da lì e meglio era.
«Ha dormito bene, signorina Black?» le chiese il proprietario, augurandosi una risposta positiva.
Non appena sentito quel cognome, la giovane coppia, che la stava guardando male, si voltò e concentrò tutta la sua attenzione sul menù.
«Più che bene, la ringrazio per l’interessamento» rispose Alexis.
«Dovere, signorina, dovere» glissò lui, con un sorriso tirato. «Allora, cosa posso fare per lei? Gradisce qualcosa per colazione?» si affrettò ad aggiungere, sfregandosi le mani con fare nervoso.
Lei scosse la testa e cercò di guardarlo negli occhi, ma lui continuava a fissare il bancone.
Non voleva fargli del male, per Grindelwald! Va bene che aveva detto di essere una Black, ma questo era davvero esagerare. Sembrava che la ritenessero capace di uccidere con un solo sguardo. Era solo una ragazzina di quindici anni, non una spietata Mangiamorte sostenitrice di Lord Voldemort.
Si costrinse a restare calma e scosse la testa. «No, la ringrazio, non ho fame. In compenso, vorrei che mi indicasse la strada per Diagon A…»
Il barista non la lasciò neanche finire: uscì in fretta dal bancone e le fece cenno di seguirla. Sembra proprio che voglia liberarsi di me il più presto possibile – considerò Alexis.
«Ma certo, certo! Mi segua, signorina Black! Da questa parte!»
L’uomo la condusse in quello che sembrava il retro del locale. Era un vicolo cieco: un piccolo terreno rettangolare, circondato da un muro di spesse pietre. Per un attimo, Alexis pensò che il barista volesse prenderla in giro, ma visti i riguardi che sembrava avere verso di lei (verso Alexandra Black), le risultava abbastanza difficile pensare fosse veramente così.
«Faccia qualche passo indietro, signorina, per favore» la avvertì, mentre si avvicinava al muro. Lei seguì il consiglio e arretrò fino a toccare la porta con le spalle.
L’uomo tirò fuori la bacchetta dalla giacca che indossava e la puntò contro il muro. Colpì cinque o sei mattoni (Alexis non ne tenne il conto) e poi si ritirò vicino a lei. Il muro tremò per qualche istante, quindi i mattoni cominciarono a ritirarsi pian piano verso l’esterno, mostrando una larga via piena di gente.
L’espressione di Alexis era la sorpresa concretizzata: osservava la gente camminare frenetica, entrare in una miriade di negozi e uscirne con buste piene, pronta a dirigersi verso la prossima meta.
Poteva sembrare tutto così semplice e banale, a vedersi, ma lei sapeva che era magico.
Si voltò verso il barista che, incontrando il suo sguardo, chinò subito la testa. Lei alzò gli occhi al cielo, stufa di quelle reazioni così reverenziali, e sorrise. «La ringrazio di tutto, arrivederla» lo salutò, quindi gli diede e spalle e si mescolò alla folla nella grande strada.
E così, era quello il mondo dei maghi? Era ancora più fantastico di come lo aveva immaginato quando Sirius glie ne aveva parlato.
Prima di decidere la sua prima meta, si guardò attorno, interessata a ogni piccola cosa. Si fermò di fronte alla vetrina di un negozio di calderoni, poi davanti a quella di un negozio di animali e ancora di fronte a un negozio di oggettistica. Quello che catturò di più la sua attenzione, fu un negozio che vendeva ogni sorta di accessorio per il Quidditch. La vetrina era piena di ragazzi che guardavano con aria sognante un manico di scopa lì esposto.
Facendosi spazio, Alexis riuscì ad arrivare in prima fila e a osservare l’oggetto di tanto interesse: la Nimbus 2001. Onestamente, non riusciva a capire la differenza tra quella e le scope che aveva in casa: le sembrava solo più nuova.
Sirius le aveva raccontato molte volte del Quidditch: sia lui che James erano stati dei campioni, ai tempi in cui frequentavano la scuola. Ogni volta che le illustrava qualche partita, era sempre entusiasta e sembrava tornare il malandrino che era stato da giovane.  Eppure, Alexis sapeva che lei e quello sport non sarebbero mai andate d’accordo, lo sentiva a pelle. Sicuramente, l’amore del padre per il Quidditch doveva averlo ereditato suo fratello. Senza contare che lei soffriva terribilmente di vertigini.
Si allontanò dal negozio, per avviarsi alla sua prima meta: la Gringott. Ora c’era solo un problema: trovarla! Cominciò a guardarsi intorno, aspettandosi di scovare un negozietto con su scritto “Gringott”, ma, quando si trovò di fronte l’enorme struttura bianca, restò letteralmente di sasso. Era enorme! E il nome della banca spiccava, scritto in oro e a lettere cubitali, su quello sfondo di marmo: non ci si poteva proprio sbagliare.
Salì l’ampia scalinata e si introdusse all’interno: si ritrovò in una stanza maestosa, affollata di alte scrivanie in legno, dietro le quali si affaccendavano dei brutti folletti ben vestiti.
Si avvicinò a uno di quelli liberi e attese che le rivolgesse l’attenzione. Questi alzò lentamente lo sguardo e la osservò attraverso un paio di occhialetti da vista ad ellisse. «Camera?» chiese, senza tanti convenevoli, la voce gracchiante.
«711» rispose prontamente lei e frugò nella borsa, per prelevare la chiave. Gliela mostrò e il folletto uscì da dietro la scrivania, facendole cenno di seguirla.
Attraversarono la grande sala, fino ad arrivare a una fila di carrelli consumati posti sopra dei binari. Le aprì la portiera sgangherata e lei entrò, seguita da lui.
«Si tenga forte» l’avvisò con voce atona, appena prima che il carro partisse all’improvviso, a tutta velocità.
Correva per quei binari in tutte le direzioni: destra, sinistra, sopra, sotto, in obliquo. L’aria creata dall’attrito della velocità le feriva il viso e la costrinse a chiudere gli occhi lacrimanti. Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, il carro frenò violentemente, con uno stridere poco rassicurante.
Il folletto, tranquillo, scese dal mezzo e la invitò di nuovo a seguirlo, quindi si diresse verso una porta poco lontana.
Appena mise un piede a terra, Alexis sentì il terreno danzarle sotto i piedi e barcollò, rischiando di cadere all’indietro. Per fortuna, la sua schiena andò a sbattere contro qualcosa di solido alle sue spalle, che le impedì di rovinare sgraziatamente a terra. Quando un paio di mani l’afferrarono per le spalle, si rese conto che non era andata a sbattere contro qualcosa… ma contro qualcuno.
Si voltò imbarazzata a osservare chi l’aveva afferrata e si ritrovò di fronte un ragazzo alto e longilineo, con un viso affilato lasciato scoperto dai capelli chiarissimi, che erano tirati indietro da un’elegante mano di gel. I suoi occhi d’argento la fissavano impassibili e le sue mani, dalle lunghe dita affusolate, le stringevano con delicatezza le braccia.
Un tossicchiare insistente li costrinse infine ad allontanarsi.
Alexis si girò verso il folletto, che la guardava spazientito, tamburellando un piede a terra.
«Scusami, io…» Si voltò, per chiedere perdono per l’inconveniente, ma il ragazzo le dava ora le spalle e si stava allontanando verso il folletto che lo accompagnava.
Rimase imbambolata a fissare quell’ampia schiena, fin quando il folletto che accompagnava lei la strattonò per un braccio. «Vuole sbrigarsi?!» fece inacidito.
Alexis si lasciò trascinare fino alla porta della camera blindata.
«La lampada, prego» disse il folletto, porgendole la lanterna. Lei la prese e fece luce alla serratura. «La chiave, prego» ripeté il folletto con lo stesso tono, aprendo la mano dalle lunghe dita sottili e storte.
Alexis ci lasciò cadere la chiave dentro e il folletto si voltò, la infilò nella toppa e girò per quattro volte in senso orario e due in senso antiorario. La porta si spalancò, rivelando una montagna di monete luccicanti.
Wow, certo che Sirius è ricco…
Lasciò la lampada nelle mani del folletto ed entrò con cautela all’interno della camera. Si guardò intorno, osservando la miriade di monete, di varie dimensioni e colori. Sirius le aveva spiegato la differenza tra Galeoni, Falci e Zellini, e lei l’aveva imparata a memoria, per evitare brutte figure. Fece due conti e, considerando che un Falco valeva ventinove Zellini e che un Galeone valeva diciassette Falci, cominciò col prendere due manciate di Zellini, seguite da quattro manciate di Falci e cinque di Galeoni. Ripose tutto nella borsa tracolla –che cominciò a pesare - ed uscì dalla camera, lasciando al folletto il compito di sigillare di nuovo la porta.
Nello stesso istante, anche il ragazzo di prima uscì dalla propria camera blindata e Alexis non poté impedirsi di guardarlo di sottecchi. Era inevitabile, così come il pensare che fosse davvero un gran bel ragazzo.
Aveva vissuto tutta la sua vita reclusa all’interno di Grimmauld Place, da quando ne aveva memoria, era normale per lei entusiasmarsi per ogni piccolo dettaglio di quel mondo esterno, che le sembrava straordinario. In fondo, era la prima volta che un'altra persona, che non fosse Sirius, la toccava. Le sembrava ancora di poter sentire le sue dita stringerle piano le braccia e la sua schiena aderire contro il suo petto caldo.
Il ragazzo sembrò accorgersi del suo interesse, perché Alexis lo vide sogghignare divertito alla luce fioca delle torce che illuminavano la grotta sotterranea nella quale si trovavano. Le rivolse persino un’occhiata irriverente e lei, colta in flagrante, abbassò subito lo sguardo e fissò il terreno con innaturale interesse. Si sentì avvampare e le guance le si colorarono di un rosso evidente.
«Ecco a lei, signorina Black» disse il folletto, che l’aveva riavvicinata e le stava porgendo la sua chiave.
Com’era successo per tutte le volte precedenti nelle quali era stato pronunciato il nome “Black”, Alexis non si sorprese del fatto che il ragazzo le stesse ora rivolgendo la propria attenzione in modo ben più aperto di quanto non avesse fatto prima. Ciò che la stupì, invece, fu non leggere paura o timore reverenziale in fondo ai suoi occhi grigi, quanto piuttosto interesse e curiosità.
L’intensità nuova di quello sguardo la mise ancor di più in soggezione, così si affrettò a dargli le spalle e si rivolse al folletto. «Ehm… s-sì… grazie» farfugliò, quindi lo seguì all’interno della carrozza senza più guardarsi indietro.
Pur non essendo contenta di fare un altro viaggio su quel mezzo infernale, era sollevata di allontanarsi da quel ragazzo e dal suo sguardo insistente. Lui, dal canto suo, continuò a fissarla fino a che non la vide sparire oltre una ripida discesa.

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Capitolo 5
*** PARENTELE [✔] ***


                                              
Quando finalmente uscì dalla Gringott, Alexis aveva lo stomaco sotto sopra. Pensò che avrebbe dovuto prendere più monete, perché di tornare là sotto, per almeno un altro decennio, non ne aveva proprio intenzione. Si augurò con tutto il cuore che i soldi che aveva preso le bastassero a coprire tutte le spese previste.
Ripreso il controllo del proprio stomaco, e ringraziando mentalmente il fatto che quella mattina non avesse fatto colazione, si frugò nelle tasche della gonna, per prendere il fogliettino che le aveva dato Sirius la mattina precedente: la sua prossima meta era Ollivander, il miglior negozio di bacchette di tutto il regno magico.
Camminò per una decina buona di minuti prima di trovarlo, ma di certo il viaggio non fu noioso: ogni volta che si girava, notava qualcosa di nuovo che la sorprendeva, la faceva sorridere, la meravigliava. Ne scrutò l’interno curiosa, ma non vide nulla: era buio e la stanza sembrava abbandonata. Decise di entrare, per verificare se il negozio fosse davvero vuoto come appariva. Aprì la porta in vetro e questa urtò una serie di bastoncini metallici, appesi proprio sopra di essa, che produsse un tintinnio forte nel silenzio.
Era una stanzetta non molto grande, ammobiliata solo con un lungo bancone in legno, sopra il quale erano disordinatamente sparse alcune carte, e un’enorme scaffalatura ricolma di scatolette piatte.
Alexis si avvicinò al bancone, non appena si affacciò oltre di esso per vedere se ci fosse qualcuno, un rumore improvviso la fece sobbalzare.
Il proprietario del negozio, un uomo sull’ottantina, mingherlino e con paio di occhialetti dall’aspetto fragile, era arrivato trasportato da una scala che scorreva lungo tutta la libreria. «Non volevo spaventarla, signorina» si scusò e scese i pochi gradini. Si avvicinò al bancone e la scrutò con attenzione attraverso i fini occhiali che portava in modo precario sulla punta del naso adunco. «È qui per una bacchetta, immagino.»
Alexis annuì, ancora con lo stomaco sottosopra per il viaggio alla Gringott e con il cuore in gola per lo spavento.
«Bene, bene. Vediamo, posso sapere quel è il suo nome?»
«Alexandra Black» rispose lei per l’ennesima volta in quella mattinata. Sembrava che tutti lo facessero apposta, a sentirle dire quel falso nome, a farla mentire.
«Una nuova Black, dunque…» fece Olivander, pensieroso. La studiò per qualche altro istante, quindi si voltò e prese una delle tante scatoline che erano riposte sulla scaffalatura a parete. La aprì e la mostrò alla ragazza. «Acacia, piuma di fenice, nove pollici, flessibile. Simile a quella di Narcissa Black.» Gliela porse e Alexis la afferrò, stringendola incerta. «Su, su, la agiti!» la incitò il mago da dietro il bancone.
Lei la scrollò con un colpo di polso. Dalla punta venne fuori una scia luminosa, di un verde intenso, che andò a colpire una lampada poco distante. Questa si ruppe in mille pezzi.
Alexis la guardò sconcertata, quindi volse lo sguardo pietrificato verso l’uomo, che già scuoteva la testa.
«No, non è la sua» disse. Riprese la bacchetta e glie ne porse un’altra. «Provi questa: legno di noce, corde di cuore di drago, dieci pollici. Bellatrix Black.»
Ancora una volta, Alexis strinse la bacchetta tra le dita sottili e la agitò. La potenza del fascio di luce nera, che distrusse una bacheca appostata al muro, la fece volare all’indietro e finire in terra.
«Per tutti i troll, assolutamente no!» esclamò Ollivander. Raggiunse la ragazza e la aiutò a rimettersi in piedi: era terrorizzata!
Non avrebbe mai immaginato che scegliere una bacchetta fosse tanto traumatico… forse, anche di più della corsa sul carro della Gringott!
Osservandola ora più da vicino, Ollivander la scrutò curioso, soffermandosi sui suoi occhi. La fissò in quel verde intenso e si fece di nuovo pensieroso.
«Mi chiedo se…» mormorò tra sé e sé.
Tornò dietro al bancone, rovistò tra le varie scatoline e alla fine sembrò trovare ciò che cercava. Tornò da Alexis e le porse una nuova bacchetta.
«Chissà… salice, sibilante, dieci pollici e un quarto.»
Questa volta non aggiunse alcun nome.
Alexis la prese e questa volta non dovette neanche agitarla: una debole luce rossa uscì dalla punta della bacchetta, formando una cascata di stelle scintillanti.
È lei… - pensò, con un tuffo al cuore.
«Eccellente e straordinario» commentò Ollivander, «anche alquanto bizzarro, mi verrebbe da aggiungere.»
«Bizzarro?»
Alexis seguì l’uomo fino al bancone e ripose la bacchetta all’interno della scatola. Ollivander la prese e la chiuse con un nastrino, poi la mise in una busta.
«Già, davvero strano. Quella bacchetta è molto simile a quella di una persona che con lei ha ben poco a che fare. Anzi nulla, direi. Sono sette Galeoni.»
Alexis frugò nella borsa ed estrasse sette monete d’oro, che consegnò al negoziante. «Dice davvero? E chi sarebbe?»
«Un’eccellente strega, dai fluenti capelli rossi e dagli occhi splendidi come i suoi: il suo nome era Lily Evans» rispose Ollivander con un sorriso nostalgico e amareggiato.
Alexis sentì il suo cuore singhiozzare di nuovo. Gli occhi le si stavano velando di lacrime, così si incalzò a mostrare un sorriso di circostanza e a voltarsi. «Grazie e… arrivederla» si congedò, quindi uscì in tutta fretta dal negozio.
Mentre attraversava di corsa la strada affollata, sentì l’amara carezza di una lacrima rigarle una guancia, seguita da un'altra e un’altra ancora, che diventarono poi una moltitudine.
Mamma…
Le ci volle qualche giro dell’isolato, per calmarsi e riprendersi. Si controllò nel riflesso di una vetrina, fingendo di essere particolarmente interessata a un paio di pinze da cucina che si agitavano in una ciotola, e si asciugò le ultime lacrime sul bordo della manica.
Si voltò mentre tirava di nuovo fuori il bigliettino di Sirius: la sua prossima meta era “Madama Mc Clan”, per abiti e simili.
Alzando lo sguardo, si stupì di trovarsi già di fronte al negozio.  Si avvicinò alla vetrina e scrutò le varie divise scolastiche addosso ai manichini. Entrò. Mentre apriva la porta, catturò una parte del discorso di chi era all’interno.
«Possibile che tu sia cresciuto così tanto e in un solo anno?» esclamò la voce di una donna.
«A quanto pare» rispose una voce maschile, dal tono tediato. «Sbrighiamoci, non voglio stare qua tutto il giorno. Mio padre ha promesso di comprarmi la nuova Nimbus 2001, quando uscirò da questo posto.» Non sapeva a chi appartenesse quella voce, ma Alexis lo trovò subito molto antipatico.
«Suo padre dovrebbe comprargli un po’ di educazione» borbottò la donna, mentre dal retrobottega tornava nel negozio. Si accorse della ragazza, ancora impalata di fronte alla porta. «Prego, si accomodi! Sono nella stanza accanto! Venga pure!» la invitò, mentre afferrava una manciata di stoffa scura da un armadio.
Alexis la seguì verso il retrobottega, che altro non era che la sartoria.
Su di uno sgabello, con aria annoiata, c’era il ragazzo che aveva visto alla Gringott.
Quando i loro sguardi si incontrarono, un ghigno sorpreso e divertito gli colorò le labbra. Alexis si sentì avvampare senza alcuna ragione particolare.
«Accomodati pure lì, cara» disse Madama McClan, indicandole uno sgabello vuoto. «Finisco col signorino Malfoy e sono subito da te.»
Alexis annuì e si sedette sullo sgabello, a occhi bassi.
La sarta riprese a lavorare con sollecitudine alla divisa del ragazzo, fin quando una delle sue assistenti non si affacciò oltre la porta con un sacco di indumenti tra le braccia, chiedendo il suo aiuto. Madama McClan si defilò con la promessa di tornare entro breve e li lasciò da soli.
Alexis fece di tutto per ignorarlo: si guardò con interesse una macchia di fango sulla punta delle scarpe; osservò i quadri appesi al muro, analizzando con interesse una corsa di cavalli che si spostava di scenario in scenario, seguendo i vari dipinti; aveva studiato le divise scolastiche indosso ai manichini… ma alla fine non ce l’aveva fatta. Il suo sguardo, come un ago attratto da una calamita, si spostò sul ragazzo. Lui la stava scrutando apertamente, senza farsi alcuno scrupolo, una guancia ora poggiata contro una mano chiusa a pugno.
«E così…sei una Black» soffiò d’ un tratto.
Alexis sobbalzò sorpresa, perché non si era proprio aspettata che lui le parlasse. «Sì» rispose, ma non aggiunse altro. Aveva deciso di interloquire il meno possibile, per non destare alcun tipo di sospetto in merito alla sua identità.
«Non ti ho mai vista, alle cene di famiglia» osservò il ragazzo, senza mai toglierle gli occhi di dosso.
Ad Alexis il cuore singhiozzò nel petto.
Ha davvero detto famiglia? Non sarà mica un membro della famiglia Black, vero?
Alexis non sapeva nulla della vera famiglia di Sirius, se non che erano dei razzisti purosangue che lo avevano cancellato dall’albero genealogico per motivi che lei non riusciva proprio a comprendere. L’unico altro membro della famiglia Black che avesse mai incontrato, era il dipinto nascosto dietro una tenda a Grimmauld Place: la madre di Sirius. L’esperienza era stata così traumatica, che non si era più avvicinata a quel corridoio neanche per sbaglio.
«Sei stata fortunata» mormorò il ragazzo. «Le cene familiari sono una tale noia.»
Si alzò dallo sgabello e la raggiunse. Alexis dovette sollevare il capo, per continuare a guardarlo in faccia: non sembrava essere tanto più grande di lei, ma di certo era alto. «Comunque, io sono Draco Malfoy» si presentò e le porse una mano pallida. «Posso sapere, esattamente, con quale membro della famiglia Black ho il piacere di parlare?»
Alexis si alzò e, ignorando del tutto la mano che lui le stava tendendo, si chinò in un salamelecco quasi irrisorio. In fondo, se doveva recitare la parte di una Black di fronte a un presunto parente, tanto valeva farlo bene. «Lei è Alexandra Black, sorella di Sirius Black.»
Draco Malfoy assottigliò lo sguardo, ancora più interessato. «Oh, ora si spiega perché non ti ho mai vista prima d’ora» soffiò e i suoi occhi brillarono di curiosità ed eccitazione. «Sei la sorellina del mio famigerato cugino assassino di secondo grado.»
«Così sembrerebbe» mormorò Alexis e fu contenta che la sua voce non la tradisse, perché il suo stomaco stava bruciando d’ansia.
Quella rivelazione non le piaceva per niente: incontrare colui che avrebbe dovuto essere il suo presunto cugino di secondo grado… proprio la sua fortuna ci voleva.
E se sa che Sirius, in realtà, non ha sorelle?
Inorridita da quel pensiero, lo scacciò subito dalla sua testa. I suoi occhi, nel tentativo di evitare ancora lo sguardo indagatore di Malfoy, trovarono la sciarpa verde-argento abbandonata sullo sgabello sul quale era prima seduto. «Sei un Serpeverde?» domandò allora, sperando così di lasciar cadere il discorso della loro presunta e alquanto impossibile parentela.
«Mi pare ovvio» rispose lui secco. «Ci si aspetta che anche tu onori il nome della nostra famiglia, così oscenamente insozzato da quel traditore di tuo fratello.» Draco storse il naso in una smorfia, neanche gli fosse stata messa della Puzzalinfa sotto le narici.
Alexis strinse la mano in un pugno, col desiderio del tutto nuovo ed estraneo di scaraventarlo sul lungo naso di Malfoy.
Come osa…
«Eccomi qui, scusate davvero per l’attesa!»
L’ingresso di Madama McClan le impedì di mostrare a quell’arrogante, presunto cugino cosa ne pensasse di lui.
Malfoy le lanciò un’ultima occhiata, forse incuriosito dal modo in cui le guance di lei si erano d’un tratto accese. Le sorrise e lei lo trovò oltremodo irritante, quindi si trascinò di nuovo sullo sgabello e Alexis fece lo stesso.
Madama McClan lasciò cadere il materiale che aveva tra le braccia sulla scrivania, quindi tornò verso Draco e, con un colpo di bacchetta, rifinì la sua divisa. «Bene, signorino Malfoy: ho fatto, può andare.»
Il ragazzo si alzò e fece un semplice cenno col capo. Prima di varcare la soglia, si girò un’ultima volta verso Alexis, che stava facendo un grande sforzo per non guardarlo… e per non tirargli in testa un rocchetto di legno vuoto.
«Ci vediamo a scuola, allora…» la salutò.
Lei non rispose.
 
*
 
Finito che ebbe da Madama McClan, diede uno sguardo al biglietto di Sirius, che le indicava la sua ultima meta. Trovare la libreria non le fu difficile, le bastò seguire una folla di gente che si dirigeva eccitata dentro un grande negozio a due piani, parlando animatamente di un certo “scrittore famoso che si trovava dentro Il Ghirigoro, pronto a fare autografi.”
Alexis riuscì a intrufolarsi nella calca, ma non si preoccupò di oltrepassare la folla che si spingeva per vedere il famoso autore. In fondo, non le interessava.
Fu costretta a cambiare idea quasi subito.
«Non è possibile… è Harry Potter!» esclamò qualcuno, con stupore.
Alexis si congelò sul posto.
Cosa ha detto?
«Harry Potter?!» ripeté una voce, altrettanto incredula ed eccitata.
Harry… Harry è qui? Mio fratello…
Prima ancora di rendersi conto delle sue stesse azioni, Alexis si stava facendo largo tra la folla. La sua corporatura sottile le fu molto d’aiuto in quell’ardua impresa e, quando finalmente riuscì ad arrivare in prima fila, accanto a una ragazzina dai lisci capelli rossi, lo vide… e il suo cuore mancò un colpo. Sembrava la versione più giovane delle immagini nelle foto di loro padre, James Potter, con la sola differenza che dietro le lenti degli occhiali spiccavano due iridi di un verde brillante, identiche alle sue.
Gli occhi le si riempirono di lacrime per l’emozione e si coprì la bocca con una mano, per impedirsi di singhiozzare.
Harry…
«Un bel sorriso, Harry: insieme siamo la prima pagina!» disse l’uomo accanto a lui, ammiccando in direzione della macchina fotografica che immortalò il momento. Poi, quello che Alexis presumeva essere il famoso autore, fece una specie di monologo, ma le sue orecchie non avevano più udito.
Tutto era sparito e non esisteva altro che suo fratello, in quel momento.
Tornò in sé solo quando quegli occhi identici ai suoi si posarono su di lei con espressione cordialmente perplessa, facendole rendere conto del fatto che doveva starlo fissando in adorazione. Rimasero a fissarsi per qualche istante, prima che lo scrittore, tale Gilderoy Allock, consegnasse a Harry una pila di libri e lo rispedisse tra la folla.
Quando comprese che suo fratello si stava dirigendo esattamente nella direzione in cui si trovava lei, Alexis si voltò e si rinfilò tra la folla, senza preoccuparsi di spintonare qualcuno nella sua frettolosa fuga.
Non potevano incontrarsi, non così presto, o lei non sapeva se sarebbe stata in grado di trattenersi dal saltargli letteralmente addosso, stringerlo in un abbraccio soffocante, piangere contro il suo petto caldo, rivelargli ogni cosa.
Dall’alto, un paio d’occhi grigi la osservarono attraversare la folla.
Arrivata all’ingresso, Alexis non uscì, ma preferì piuttosto nascondersi dietro una grande libreria. Per buona misura, afferrò anche un tomo voluminoso e lo aprì a celare il suo volto.
Si affacciò da sopra il libro, scoprendo solo gli occhi, nel momento in cui sentì una voce strascicata, già fin troppo familiare.
«Scommetto che ti è piaciuto, Potter! Il famoso Harry Potter! Anche se entri in una libreria finisci in prima pagina» sputò con disprezzo Draco Malfoy.
Lo sguardo di Alexis si spostò rapido dagli occhi del Serpeverde a quelli del fratello, quindi scivolarono sulla ragazzina dai capelli rossi che prese parola. «Lascialo in pace!» sibilò, in difesa di Harry,
«Guarda, Potter, ti sei fatto la ragazza!» lo schernì Malfoy.
Ad Alexis fu subito chiaro che tra quel ragazzo e suo fratello non corresse buon sangue.
«Via, via, Draco, più garbato» lo rimproverò un uomo, che sembrava la copia sputata dello stesso ragazzo, solo con una trentina d’anni in più e capelli più lunghi. Dal modo confidenziale con cui l’aveva chiamato e con il quale gli aveva sfiorato la spalla, Alexis comprese che doveva trattarsi del padre. «Ah! Signor Potter: Lucius Malfoy» si presentò infatti, confermando la sua deduzione. «Finalmente ci conosciamo.»
Tese una mano e Harry gliela strinse, seppur senza alcun trasporto.
«Perdonami!» Lucius lo attirò a sé, senza alcuna gentilezza, e lo scrutò come fosse un antico manufatto. Con la punta del bastone che portava con sé, e che aveva all’estremità ritratta la testa di un serpente con la bocca spalancata, gli scostò la frangia, fino a riuscire a vedere la famosa cicatrice a forma di saetta.
Istintivamente Alexis andò a sfiorarsi la fronte, senza trovarci nulla; fu costretta a reprimere un brivido al pensiero che, quel maledettissimo giorno, avrebbe potuto esserci lei sotto le mani di Tu-Sai-Chi. E non era sicura che sarebbe riuscita a cavarsela con una semplice ferita.
«La tua cicatrice è leggenda… come d’altronde il mago che te l’ha procurata» sentenziò Lucius Malfoy, con tono quasi fiero.
Alexis dovette fare un grande sforzo per non lanciargli il libro in testa.
«Voldemort ha ucciso i miei genitori… non era altro che un assassino» rispose freddamente suo fratello e, quando lo sentì parlare per la prima volta, Alexis sentì i peli rizzarlesi sulle braccia: la sua voce era scura e profonda, calda… così diversa da quella di Malfoy e suo padre.
«Mmmh… devi essere molto coraggioso, se pronunci il suo nome… o molto sciocco!» esclamò il signor Malfoy con un ghigno, lasciandolo finalmente andare.
«La paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa.»
Lo sguardo di Alexis scivolò, insieme a quello di Lucius, sulla figura della ragazza che aveva parlato: aveva folti riccioli bruni che le incorniciavano un viso piccolo e paffuto.
«E tu devi essere… la signorina Granger! Sì, Draco mi ha detto tutto riguardo a te e ai tuoi genitori: Babbani, vero?» rispose informato l’uomo, scrutandola con sufficienza.
Alexis vide Hermione Granger stringere gli occhi con rabbia, mentre Lucius Malfoy passava ad osservare il resto delle persone che componevano il numeroso gruppetto.
«Capelli rossi, espressioni vuote, malandato libro di seconda mano: voi dovete essere i Weasley!» sibilò, prendendo un volume, dalla copertina parecchio consumata, dal calderone che aveva in mano la ragazzina dai capelli rossi.
Nessuno dei fratelli rispose o almeno non fece in tempo. Infatti, colui che doveva essere il signor Weasley, a giudicare dalla somiglianza con i ragazzi, si era avvicinato e, ignorando intenzionalmente Malfoy, suggerì: «Ragazzi, qui è una bolgia. Andiamo fuori» e cominciò a spingerli verso l’esterno.
Lucius non sembrava avere intenzione di lasciarlo andar via. Non senza averlo prima salutato alla maniera dei Malfoy. «Bene, bene, bene! Weasley Senor!» esclamò, fingendosi sorpreso di vederlo.
«Lucius» rispose l’altro, senza preoccuparsi di celare il fastidio di incontrarlo anche lì.
«Super lavoro al Ministero, Arthur: tutte quelle ispezioni extra! Mi auguro che le paghino gli straordinari. Anche se, a giudicare dalle condizioni di questo» e indicò il libro che teneva ancora in mano, «direi di no. A che le serve disonorare il nome stesso di mago, se poi non la pagano neanche bene?»
«Abbiamo idee molto diverse riguardo ciò che disonora il nome di mago, Malfoy» rispose prontamente il signor Weasley.
Alexis fu subito d’accordo con lui: quel Lucius Malfoy non le piaceva affatto. E ancora meno le piaceva il figlio, che aveva avanzato critiche simili nei confronti di Sirius.
«È chiaro» soffiò il signor Malfoy, con aria di chi la sa lunga. «Frequentare Babbani…   credevo che la sua famiglia non potesse cadere più in basso» aggiunse, e lasciò cadere il libro preso in precedenza nel calderone della più piccola dei Weasley. Allo sguardo attento di Alexis, non sfuggì che aveva messo due libri e non uno, ma non vi diede peso.
«Ci vediamo al lavoro» si congedò infine Malfoy e, voltandosi in un frusciare di mantello, uscì dal negozio.
Il figlio lo seguì, non prima di essersi però fermato davanti ad Harry e aver detto, con lo stesso tono del padre: «Ci vediamo a scuola.»
Quindi si voltò, ma prima di varcare la soglia, i suoi occhi intercettarono quelli della ragazza che ancora seguiva la scena semi-nascosto dal grosso libro. Un ghigno appena accennato e Malfoy uscì dalla libreria, senza aggiungere nulla.
Quando spostò lo sguardo dall’uscita del negozio al numeroso gruppetto che aveva spiato fino a quel momento, si ritrovò otto paia d’occhi a fissarla incuriositi. Soprattutto quelli di suo fratello, che già l’aveva notata in precedenza, in mezzo alla folla.
Alexis arrossì fino alla punta dei capelli e si nascose nuovamente dietro il libro, quindi si voltò e si inoltrò all’interno della libreria, per scappare da quelle occhiate.
E, soprattutto, per scappare da Harry.

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Capitolo 6
*** FALSO SMISTAMENTO [✔] ***


                                           
 
Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato, la partenza per Hogwarts era vicina. Mezz’ora e il treno sarebbe partito, pronto a lasciare il mondo Babbano e a immergersi nel mondo magico.
E Alexis non era ancora pronta… mentalmente si intende.
Non era ancora entrata nell’ordine delle idee che di lì a qualche ora si sarebbe ritrovata in quei luoghi che da bambina aveva sempre sognato di vedere, quando Sirius, per farla addormentare, le raccontava delle sue avventure con i Malandrini; e, soprattutto, non era ancora preparata al fatto che avrebbe visto suo fratello ogni giorno: questo le riempiva il cuore di gioia e, allo stesso tempo, glielo faceva frullare nel petto agitato. Avrebbe dovuto trovare un modo per stargli vicino senza rivelargli che era sua sorella e avrebbe dovuto fare in modo che non la odiasse per essere una Black e, soprattutto, per essere la sorella di colui che tutti ritenevano avesse ucciso i loro genitori. Non sapeva se sarebbe riuscita nel suo intento e questo le contorceva lo stomaco in un groviglio di ansia e paure.
Si trovava alla stazione di King Cross, con un paio di gambe molle più del burro sciolto e un cuore che rischiava di uscire violentemente dal petto. Chissà se poteva davvero succedere. Erano mai capitati casi di cuori che squarciavano petti e balzavano via?
Scosse la testa, cacciando via quei pensieri pessimistici, e si costrinse a calmarsi.
Era sola. Sirius aveva insistito tanto per accompagnarla, ma lei non aveva acconsentito: andava bene uscire di notte, ma di giorno, al centro di Londra, non se ne parlava proprio. A volte si stupiva della sconsideratezza del padrino!
Così, si era limitato a darle le informazioni necessarie per arrivare al binario 9 e ¾ -ripetendo più volte le cose, per essere sicuro che non si perdesse. Aveva tenuto un’espressione imbronciata per tutto il tempo, neanche fosse lui il ragazzino tra i due, ma quando era stato il momento di salutarsi, l’arrabbiatura era scomparsa e l’aveva tenuta stretta a sé per una buona mezz’ora.
Alexis si avviò verso la colonna in mezzo ai binari nove e dieci, come le aveva detto Sirius.
È meglio se vai di corsa, se sei agitata” – le aveva suggerito.
E così fece. Un ultimo, profondissimo respiro, si assicurò che nessuno la stesse guardando e cominciò a correre, spingendo il carrello. Sicura che non avrebbe funzionato, chiuse gli occhi, pronta all’urto contro la colonna, ma questo non avvenne e lei sentì il terreno continuare a scorrere sotto i suoi piedi veloci. Frenò solo quando sentì il rumore tipico di una locomotiva. Aprì gli occhi, trovandosi in un posto del tutto differente rispetto alla stazione di King Cross. Sopra la sua testa, un cartello rosso indicava la scritta “Binario 9 e ¾”. Ce l’aveva fatta!
Si guardò attorno, notando la folla di gente che si spintonava eccitata per entrare nel treno: genitori che salutavano più volte i figli, ragazzi che si sporgevano dai finestrini, carrelli pieni di valigie e di gabbie, gufi, gatti e rospi!
Si avviò, facendo attenzione a non urtare qualcuno o qualcosa. Alla fine, seguì una famiglia che portava i bagagli verso la coda del treno. Lasciò il carrello, con tutti i suoi effetti personali, a un uomo incaricato di sistemarli all’interno di un vagone e finalmente salì.
Percorse i corridoi, pieni di ragazzi affacciati ai finestrini che ancora salutavano o rassicuravano i genitori. Scrutando all’interno degli scompartimenti, vedeva gruppi di ragazzi scherzare e ridere, eccitati all’idea di cominciare un nuovo anno ad Hogwarts.
Lei sarebbe mai riuscita a crearsi un gruppo tutto suo?
Alla ricerca di un posto, non si era accorta di essere ormai arrivata ai primi vagoni. Con sua grande felicità, trovò uno scompartimento vuoto e lo occupò, prima che qualche gruppo potesse rubarglielo sotto il naso. Poco dopo, il treno partì.
Alexis restò a osservare le strutture delle case di Londra trasformarsi pian piano in una landa verdeggiante, che correva veloce sotto i suoi occhi, unendosi in modo uniforme con l’azzurro del cielo di quella splendida giornata.
Si perse in mille pensieri e fantasticherie e si ridestò solo quando sentì la porta del suo scompartimento aprirsi lentamente. Guardò le due ragazze, ferme di fronte alla soglia: avevano un aspetto famigliare e, solo quando una di loro parlò, si ricordò dove le aveva viste; erano le ragazze che stavano insieme ad Harry al Ghirigoro.
«Possiamo?» chiese quella più grande, indicando l’interno dello scompartimento. «Tutti gli altri sono occupati.»
Alexis sorrise e fece loro cenno di entrare. «Certo, nessun problema.»
«Grazie.»
Si accomodarono sui sedili di fronte a lei, sistemando le borse sul portabagagli sopra le loro teste. Alexis allungò il collo per guardare il corridoio, col cuore in gola: se loro erano lì, forse anche Harry...
«Stai aspettando qualcuno?» le chiese la ragazza più grande.
Alexis scosse la testa. «No, nessuno. Sono nuova di qui» rispose, agitata suo malgrado.
A quanto pareva, suo fratello non era con loro stavolta. Si sentiva insieme sollevata e dispiaciuta.
«Anche Ginny lo è» rispose la ragazza dai capelli bruni, indicando l’amica che sorrideva imbarazzata. Era la stessa che aveva difeso Harry contro Malfoy, in libreria. «Io invece sono Hermione Granger, piacere di conoscerti» si presentò, porgendole una mano.
Alexis la strinse. «Piacere mio, Alexandra.» Omise appositamente il cognome: aveva imparato, con il suo viaggio a Diagon Alley, che dire “Black” non era un buon biglietto da visita per fare nuove amicizie.
Passarono due ore insieme, parlando del più e del meno. Alexis cominciava a sentirsi finalmente a suo agio. A un certo punto, Hermione si era alzata, dicendo che doveva andare a chiedere una cosa a un’amica di Grifondoro, ed era uscita, lasciando lei e Ginny da sole.
«Sono un po’ agitata» disse quest’ultima, torturandosi le mani in grembo.
«Anch’io» rispose Alexis, «ma credo sia normale… il primo giorno in una nuova scuola fa sempre sempre un po’ paura.»
Ginny annuì. «Spero che finiremo nella stessa casa, sarebbe bello conoscere già qualcuno.»
Alexis mostrò un sorriso di circostanza, ma non replicò e tornò a guardare fuori dal finestrino, oltre il quale il panorama si era ridotto a un’uniforme macchia nera.
Non era tanto sicura che la speranza di Ginny avrebbe potuto avverarsi. Forse, in altre circostanze… ma non in quella.
Quando il treno cominciò a rallentare, Alexis indossò il mantello della divisa e Ginny la imitò. Tutta l’agitazione che era riuscita a dimenticare nelle ore del viaggio la colpì con violenza, facendole tremare le gambe. Forse sarebbe crollata in ginocchio, se Ginny non le avesse stretto la mano, infondendole coraggio e prendendo lei stessa forza da quel contatto. Alexis le sorrise e insieme scesero dal treno.
Nella confusione generale, una voce possente sovrastò tutte le altre. «PRIMO ANNO! PRIMO ANNO! DA QUESTA PARTE!»
Le due ragazze seguirono la voce, fino ad arrivare davanti a un uomo gigantesco. Lo guardarono dal basso stupite, mentre lui sorrideva al loro indirizzo, riuscendo subito a metterle a proprio agio. Una volta che tutti i primini si furono radunati, si incamminarono.
Furono portati in riva all’enorme lago che circondava il castello e fatti salire su delle imbarcazioni in legno, che ospitavano quattro persone. Alexis e Ginny salirono sulla stessa, insieme a un ragazzino dai capelli biondo cenere e una ragazza con due graziose treccine castane. Cominciarono la traversata sul pelo dell’acqua nera, che brillava sotto le luci intense dell’imponente struttura che avevano davanti.
Il castello di Hogwarts era molto, molto più bello di come lo avesse mai immaginato.
«È stupendo!» esclamò meravigliata Ginny, togliendole le parole di bocca.
Dopo quella che sembrò un’eternità, approdarono a riva e scesero dalle barche. Seguirono il gigantesco uomo lungo un viale che conduceva all’entrata principale del castello. Attraversando un enorme portone in legno, si ritrovarono in un ampio e maestoso ingresso, dove faceva bella mostra di sé una scala elegante, ricoperta di un tappeto rosso. Li fecero salire, poi svoltare a destra, fino ad arrivare davanti ad un’altra grande porta.
Ad accogliere i primini arrivò una donna con un cappello a punta e un paio di occhialetti portati sulla punta del naso. «Siamo pronti per accogliervi» annunciò con un sorriso. Si voltò e aprì la porta. Oltre di essa, c’era un’enorme sala con quattro tavolate disposte verticalmente, dov’erano seduti gli studenti delle diverse casate, e una posta in orizzontale, rialzata su di un piano, con tutti i professori.
Ginny strinse di più la mano di Alexis e, insieme agli altri primini, si incamminarono per il corridoio creato dai due tavoli centrali.
Tutti gli occhi erano puntati su di loro.
Uno in particolare seguiva interessato la figura della più giovane della famiglia Black.
Si fermarono davanti alla grande tavolata dei professori e, alzando lo sguardo, Alexis notò uno sgabello in legno, sul quale era riposto un vecchio cappello logoro.
«Quando chiamerò il vostro nome, verrete avanti e indosserete il cappello, che vi smisterà nelle varie case» spiegò la donna che li aveva accolti all’ingresso. Dispiegò una pergamena e si sistemò meglio gli occhiali sul naso. «Canon Colin.»
Il ragazzo dai capelli biondo cenere, che era salito sulla barca insieme ad Alexis e Ginny, si mosse titubante verso lo sgabello (rischiando tra l’altro di inciampare lungo i gradini) e si sedette. La professoressa gli mise il cappello sulla testa e, dopo qualche secondo, questo gridò: «GRIFONDORO!»
Un boato esplose dal tavolo centrale, sulla sinistra, mentre il piccolo Colin scendeva dallo sgabello e si andava a sedere tra i suoi nuovi compagni.
«Cherin Diamond!»
Questa volta, a muoversi dal gruppo, fu una ragazzina dai capelli corti e biondissimi, elegantemente acconciati. Si sedette sullo sgabello e le fu messo il cappello. Qualche secondo e, di nuovo, questo gridò: «SERPEVERDE!»
Questa volta le urla di approvazione provenivano dall’ultimo tavolo sulla sinistra e Diamond si accomodò alla tavolata sovrastata dagli stendardi verde-argento.
Andarono avanti per un po’, fino a che la professoressa non chiamò: «Weasley Ginevra!»
La ragazza strinse ancora di più la mano di Alexis, presa da un improvviso attacco di panico. Questa si voltò e le sorrise. Andrà tutto bene, le comunicò con lo sguardo. L’altra annuì e le loro mani si lasciarono.
Ginny si sedette sullo sgabello, più tesa di una corda di violino, tanto che, quando la professoressa le mise il cappello sulla testa, sussultò spaventata. Qualche secondo, che ad Alexis e alla stessa Ginny sembrarono un’eternità, e infine il cappello gridò: «GRIFONDORO!»
Un boato, ancora più assordante dei precedenti, esplose al tavolo dei Grifoni, mentre i fratelli Weasley fischiavano e urlavano, fieri della loro sorellina. Sollevata, Ginny si diresse verso la sua tavolata, non senza ringraziare l’amica, con uno sguardo che Alexis ricambiò con un sorriso e un cenno del capo.
Con tutta quella tensione e il sollievo provato dopo lo smistamento di Ginny, si era quasi dimenticata che quella “tortura” toccava anche a lei.
L’agitazione tornò con tutta la sua prepotenza, quando, per ultimo, la professoressa pronunciò il suo nome. «Black Alexandra!»
Il silenzio, al quale ormai si stava quasi abituando quando qualcuno pronunciava il cognome che ora indossava, calò all’interno della Sala Grande.
Alexis chiuse gli occhi e respirò lentamente.
Lo spettacolo ha inizio.
Con passo sicuro, infinitamente di più di quanto non lo fosse in realtà, salì le scale. Schiena dritta, mento alzato, sguardo fermo. Con eleganza, si posizionò sullo sgabello e attese che la professoressa le deponesse il capello sulla testa. Le bastò un secondo per setacciare con lo sguardo la sala e notare come tutti la guardassero basiti, spaventati, incuriositi. Un paio d’occhi in particolare catturarono la sua attenzione: Malfoy la stava fissando dal tavolo di Serpeverde e Alexis fu sicura che lo sguardo, che si era sentita addosso da che era entrata nella Sala Grande, appartenesse a lui. Distolse subito l’attenzione da lui e andò alla ricerca di un altro paio d’occhi, che si aspettava la guardassero furiosi, ma questi mancavano all’appello.
Dov’è Harry?
Non ebbe il tempo di trovare una risposta che una vocina estranea le entrò nella testa, facendola sobbalzare. «Oooooh! Guarda tu chi abbiamo qui: la sorellina di Harry Potter! Quale onore entrare nella sua mente, signorina Alexis! Mmmh… vediamo… mi è stato già detto cosa devo fare con lei, ma è sicura della sua scelta? Non si torna indietro» le disse il Cappello, nella mente.
Già, era davvero sicura? Era pronta a ciò che l’aspettava?
– pensò, con poca convinzione.
«Quanto coraggio vedo, in questo cuore… e quanta bontà d’animo! Pronta a sacrificarsi per il bene delle persone care. Stiamo commettendo un grande errore, l’ho detto a Silente!»
Il silenzio che seguì nella mente della giovane fece capire al Cappello che non sarebbe tornata sui suoi passi. La sua decisione era quella e niente glie la avrebbe fatta cambiare.
«Va bene, come vuole, signorina Potter… o dovrei dire, signorina Black! Prima che urli la casa da lei scelta, vuole sapere dove sarebbe finita, se le cose fossero andate diversamente?»
Sì! – pensò di nuovo Alexis, questa volta con più vigore.
«I tuoi genitori sarebbero stati fieri di te, piccola Grifondoro» le sussurrò con dolcezza nell’orecchio.
L’espressione composta, che era riuscita a mantenere fino a quell’istante, vacillò per un attimo, mentre il cappello gridava: «SERPEVERDE!»
Dal tavolo sulla parete di sinistra scoppiarono fischi, urla e applausi, ma Alexis non sentiva nulla. Si limitò a ringraziare mentalmente il Cappello e a reprimere una lacrima, insieme al suo vero io.
Si accomodò al tavolo delle Serpi e subito alcune mani si allungarono a stringere la sua, congratulandosi con lei e ripetendo più volte il suo cognome, come fosse qualcosa di cui andare estremamente fieri. Alexandra Black rispose con cenni rispettosi del capo, sorrisi appena accennati e qualche parola di circostanza.
Gli occhi sgranati di Hermione e Ginny la fissavano dal tavolo dei Grifondoro, incredule e incerte di quale fosse la reazione giusta da avere a quel sorprendente smistamento. Non ci voleva molto a capire che tra i Grifoni e le Serpi non corresse buon sangue: Sirius glie lo aveva accennato, ma non credeva ci fossero ancora tutti quei pregiudizi.
Voltando lo sguardo, si ritrovò ancora una volta a intercettare quello di Malfoy. Continuava a fissarla in quel suo modo aperto e sfacciato. Le sorrise in modo sinistro, ma lei non ricambiò e anzi lo ignorò per il resto della cena.
La serata passò abbastanza velocemente. Finito che ebbero, i Prefetti delle varie casate mostrarono ai primini come arrivare al loro dormitorio. Quello dei Serpeverde li condusse nei freddi e umidi sotterranei. Si fermarono davanti a un tratto di pietra squallido e vuoto.
«Per accedere alla Sala Comune, bisogna pronunciare la parola d’ordine in questo punto. Quest’anno è: Purosangue» spiegò il Prefetto, mentre dietro di lui il muro di pietre scorreva, come una porta, e lasciava libero l’accesso al ritrovo delle Serpi.
La Sala Comune era lunga e dal basso soffitto, interamente in pietra; da questo scendevano delle catene, sulle quali erano appese delle lanterne rotonde, in vetro verdognolo; gli stendardi verdi e argento erano appesi a delle eleganti colonne, che dividevano l’ingresso dalla vera e propria sala, fornita di due ampi camini in marmo, qualche divano elegante, rigorosamente verde, e qualche tavolino tondo.
Era un ambiente freddo, ma di indubbia eleganza.
«Il dormitorio dei maschi è sulla destra, quello delle ragazze a sinistra» spiegò ancora il Prefetto, con aria stanca e annoiata. «Vi conviene andare a riposare, domani vi aspetta una giornata impegnativa.» Con quell’ultimo, indifferente consiglio, si congedò, sparendo di nuovo al di là del muro di pietra dal quale erano entrati.
I primini cominciarono quindi a dividersi e a entrare nei propri dormitori.
«Black, vieni?» la invitò Diamond, la ragazza bionda che per prima era stata smistata a Serpeverde e con la quale aveva scambiato qualche chiacchiera durante la cena.
«Sì, arrivo tra un attimo! Devo fare una cosa veloce e ti raggiungo» rispose Alexis, facendole cenno con la mano di precederla. Diamond annuì e sparì insieme alle altre dietro la porta del dormitorio femminile.
Era rimasta sola, a farle compagnia solo lo scoppiettare allegro del fuoco nel camino. Si avvicinò a uno dei tavoli, contenta che fosse fornito di qualche pergamena, di un piuma e di una boccetta d’inchiostro. Si accomodò e alla luce fioca delle fiamme cominciò a scrivere la lettera per Sirius: gli aveva promesso di scrivergli non appena fosse arrivata.
Quando finì, lasciò che l’inchiostro si asciugasse, poi piegò il foglio e lo ripose nelle tasche del mantello: l’avrebbe inviata l’indomani mattina.
Stava rimettendo a posto il tavolino, quando qualcuno le si avvicinò, silenzioso come un’ombra tra le tenebre. Fredde dita affusolate si serrarono intorno al suo polso sottile, facendola sobbalzare. La boccetta d’inchiostro le cadde di mano e il liquido nero si sparse per tutto il tavolino. Si girò di scatto e si ritrovò a fissare il volto cesellato di Draco Malfoy.
Erano vicini. Troppo vicini.
Cercò di controllare il cuore che le era balzato in gola per lo spavento. «Ah, sei tu» mormorò.
Malfoy la scrutò dall’alto con un’occhiata curiosa. «Sembri delusa, aspettavi qualcun altro?»
«Non aspettavo di certo te» rispose lei. Si divincolò dalla presa delle sue dita gelide e lui la lasciò andare, senza forzare la sua presenza su di lei. «Volevi qualcosa in particolare?»
«No, solo salutarti.»
Alexis scrollò le spalle. «Sì, beh. Ciao, allora.» Senza aggiungere altro, lo superò, pronta a infilarsi nei dormitori femminili.
Malfoy non glielo permise. «Frena. Perché tanta fretta, Black?» La sua mano si era mossa di nuovo ad artigliarle questa volta una spalla, fermando il suo incedere rapido. «Non è questo il modo di trattare la famiglia, quello zotico di tuo fratello non ti ha insegnato le buone maniere?»
Più Malfoy parlava, più lei lo odiava.
Si rivoltò come una furia, sottraendosi alla sua stretta. I suoi occhi verdi lanciavano lampi e le sue guance arrossate fecero ghignare Draco con una sorta di malsano divertimento.
«Lascia Sirius fuori da qualsiasi nostro futuro discorso.»
«Ma guarda, ho toccato un tasto dolente, cuginetta?»
Alexis strinse la mano in un pugno e di nuovo, come da Madama McClan, provò il selvaggio desiderio di colpirlo. Si costrinse invece a calmarsi, non poteva farsi provocare così ogni volta che qualcuno parlava male di Sirius: doveva aspettarselo, dopotutto. Lui non era altro che un assassino, per gli altri.
Rilassò le dita e se le lisciò sul mantello, cercando di controllarne il lieve tremore. «No» rispose, facendo del suo meglio per mantenere un tono neutro, «ma su una cosa hai ragione: Sirius Black è uno zotico e un traditore e il fatto che condividiamo lo stesso sangue non significa che io debba essere accomunata a uno come lui.» Fece una pausa e lo squadrò. «O a uno come te» chiarì.
Il sorriso scivolò via dalle labbra di Malfoy e un guizzo nervoso gli fece ballare una guancia.
«Il fatto che i nostri genitori siano imparentati non significa che debba sentirmi legata a te in qualche modo, metà del mondo magico lo è, quindi non vedo perché tu debba prenderti tutte queste confidenze solo perché condividiamo una linea di sangue. Io non ti conosco e, da quel poco che ho visto» concluse, squadrandolo da capo a piedi ancora una volta, «non mi interessa nemmeno farlo.» Si girò e con tutta la dignità conferitale dal suo falso cognome, si ritirò nei dormitori femminili.
Solo quando si fu chiusa la porta alle spalle, si permise di crollare: le gambe non la reggevano più; era disgustata da sé stessa, per le cose orribili che aveva detto su Sirius, ma era anche orgogliosa per come aveva rimesso al suo posto quel viziato di un Malfoy. Sperava che, dopo aver messo in chiaro come la pensava su di lui, l’avrebbe finalmente lasciata in pace.
Beh… sbagliava.

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Capitolo 7
*** IL SOSPETTO DI UNO SGUARDO [✔] ***


                                      
 
Si era addormentata solo a notte inoltrata, quasi all’alba. Quando la sveglia suonò, quella mattina, Alexis Potter lanciò una maledizione mentale alla causa della sua insonnia: Draco Malfoy.
Non sapeva spiegarsi perché, ma aveva un brutto presentimento nei confronti di quel ragazzo: già solo il fatto che potesse smascherarla con un nonnulla, chiedendo a questo o quel parente informazioni su di lei (solo per scoprire che non esisteva nessuna Alexandra Black nel loro albero genealogico) bastava a farla stare come sul filo di un rasoio molto affilato. Forse, ma solo forse, non avrebbe dovuto essere tanto sgarbata con lui.
Si rigirò nel letto e tastò il comodino con una mano alla ricerca del pulsante che avrebbe zittito quella dannata sveglia. Non lo trovò: era una sveglia magica, ovvio, e non avrebbe fermato il suo frenetico trillare finché la sua proprietaria non avesse aperto gli occhi – gentile regalo di Sirius. Alexis imprecò tra i denti e sollevò le palpebre, fissando con odio quell’oggetto infernale. La sveglia smise subito di suonare e di spaccarle i timpani. Sospirò sollevata e si mise supina, quindi chiuse di nuovo gli occhi; ma ecco che la sveglia, appena abbassate le palpebre, riprese a suonare frenetica, quasi arrabbiata di essere stata presa in giro. «Sono sveglia! Sono sveglia!» biascicò frustrata e riaprì gli occhi. La melodia stridente smise di riempire il silenzio.
«È già ora di alzarsi?» chiese la sua compagna di stanza, con un mormorio impastato dal sonno.
Alexis voltò lo sguardo verso il letto di Diamond Cherin, scorgendo solo i folti capelli biondi spuntare da sotto le coperte. «A quanto pare» sbadigliò e si tiro su a sedere.
Aveva dormito pochissimo e aveva un gran cerchio alla testa.
Comincia proprio bene il mio anno ad Hogwarts…
«Vai prima tu in bagno?» domandò Diamond, con la chiara intenzione di non uscire da sotto le coperte per almeno un’altra oretta.
«Sì, sì» rispose Alexis. Si massaggiò le tempie e cercò le pantofole con i piedi, quindi si trascinò verso il bagno e ci si chiuse dentro.
Guardando la sua immagine nello specchio, quasi si spaventò: dire che aveva un aspetto terribile era farle un complimento. Pallida, con i capelli annodati e un paio di occhiaie violacee, sembrava la comparsa di uno zombie in un film horror Babbano di serie C.
Si stropicciò gli occhi e optò per una doccia ristoratrice. Uscita dal bagno, tre quarti d’ora più tardi, si sentiva rinata.
«Puoi andare, io ho fatto» comunicò a Diamond che, di malavoglia, si alzò e si diresse in bagno, biascicando un “grazie”.
Alexis si stava mettendo le scarpe, quando la sentì parlare da dietro la porta. «Sono arrivati gli orari delle lezioni, li ho messi sulla scrivania.»
Alexis si alzò e diede un’occhiata alle pergamene, cercando di annotare mentalmente le materie; ma erano davvero troppe, anche per una memoria fotografica come la sua, così si limitò a guardare le lezioni per quel giorno. «Solo due ore di Pozioni, oggi?»
«Sì, e solo perché il professor Piton è il nostro Capocasa. Il resto della giornata è dedicato a socializzare, conoscere meglio il posto e altre cavolate del genere» rispose Diamond prima di entrare nella doccia.
Alexis prese la pergamena dell’orario scolastico e la ripose nella borsa insieme al libro di Pozioni, quindi estrasse dal mantello la lettera per Sirius e la strinse tra le mani. «Diamond, devo sbrigare una faccenda. Ti precedo, ci vediamo a colazione» le urlò, sperando che l’altra l’avesse sentita. Le sembrò di udire un debole “okay” da sotto lo scroscio d’acqui, per cui prese la borsa e uscì dalla camera.
Quando entrò in Sala Comune, la trovò parecchio affollata, ma il suo sguardo non faticò a trovare la figura di colui che era causa della sua insonnia e del suo malumore mattutino. I loro occhi non ci misero molto a intercettarsi, nonostante lui stesse parlando animatamente con un altro ragazzo dai capelli scuri.
Draco Malfoy le fece un cenno col capo e lei si voltò, senza degnarlo nemmeno di una risposta. Con velocità, uscì dalla Sala Comune.
Draco sorrise.
 
*
 
Camminava a testa bassa, spedita.
Incontrarlo di prima mattina non aveva fatto altro che peggiorare il suo umore.
Perché continuava a cercare un contatto con lei? Non era stata sufficientemente chiara, la sera precedente? Meno voleva avere a che fare con quel presunto cugino, più lui sembrava invece volerla avvicinare a tutti i costi.
Oddio, le balenò come un fulmine a ciel sereno, e se in realtà lui già sap…
Non riuscì neanche a finire di formulare quel terribile pensiero che, svoltando l’angolo, andò a sbattere contro qualcuno. L’urto fu così violento e inaspettato che Alexis si ritrovò col sedere per terra prima ancora di capacitarsi di cosa fosse successo. «Ahia…» si lamentò dolorante, massaggiandosi il fondoschiena.
«Perdonami, va tutto bene?» domandò una scura voce maschile.
Alexis alzò il viso di scatto con occhi sgranati e incontrò un paio di iridi identiche alle sue che la guardavano ansiose attraverso un paio di lenti rotonde.
Harry!
Restarono a fissarsi per qualche istante in cui il tempo sembrò fermarsi.
Harry la scrutò con più attenzione e gli parve che qualcosa si palesasse di fronte a lui, ma con una consistenza fumosa che non riusciva ad afferrare.
Cos’è questa strana sensazione? – si domandò.
Con uno scatto, Alexis si rialzò in piedi. Aveva abbassato lo sguardo e del tutto ignorato la mano che Harry le stava offrendo. Non l’avrebbe guardato negli occhi un minuto di più o non sapeva quali sarebbero state le conseguenze. «Tutto apposto, sì!» rispose frettolosamente, quindi si piegò in avanti, quasi in un inchino. «Mi spiace esserti venuta addosso!»
«Tranquilla, non c’è problema.» Harry le sorrise e nell’attimo fugace che lei si permise di guardarlo, si rese conto di quanto somigliasse a James.
Papà…
Il cuore di Alexis singhiozzò. «Scusa, ora devo proprio andare» si congedò, la voce incrinata. Lo oltrepassò, senza più guardarlo, e corse via.
«Aspetta!» cercò di fermarla lui, ma Alexis finse di non sentirlo e girò l’angolo, sparendo alla sua vista.
Harry si piegò a prendere il libro che le era scivolato dalla borsa quando era caduta. Pozioni. Andava così di corsa che non si era neanche accorta di averlo perso.
Beh, glielo avrebbe restituito a colazione, così avrebbe avuto la possibilità di incrociare di nuovo quegli occhi che, in un solo istante, erano riusciti a farlo stare irragionevolmente bene.
Mentre correva, invece Alexis malediceva ogni cosa che le venisse in mente.
C’è qualcos’altro che può andar storto, stamattina?
Dopo aver chiesto indicazioni a una professoressa paffuta, dall’aria gentile, era riuscita a raggiungere la Torre Ovest, in cima alla quale era situata la Guferia. La stanza circolare era spoglia, ma nelle sue pareti erano ricavati centinaia di alloggi per altrettanti volatili, che sonnecchiavano nei loro nidi di paglia.
Alexis prese la lettera che aveva scritto per Sirius e la strinse forte a sé. Avrebbe voluto così tanto poter parlare con lui dal vivo, piuttosto che tramite lettera. Non era passato neanche un giorno e a lei già mancava. Sospirò e si fece forza, quindi si avvicinò a un gufo sveglio, che si stava ripulendo le piume, e gli legò la lettera a una zampetta. «Portala a Sirius» mormorò. Lo prese tra le braccia e, una volta vicino alla finestra, lo lanciò verso l’alto, aiutandolo a spiccare il volo.
Guardandolo andar via, Alexis pensò che le sarebbe piaciuto essere un uccello: libero di volare nell’aria e di andare dove più gli piaceva, senza complicazioni, preoccupazioni, bugie.
Si accorse che qualcosa non andava quando, scendendo le scale della Guferia, si accorse che la sua borsa era improvvisamente fin troppo leggera, come se fosse…
«Vuota» mormorò incredula, una volta che, in fondo alle scale, l’ebbe aperta.
Ma stiamo scherzando? Dove diavolo è finito il mio libro di Pozioni? Sono sicura di averlo preso!
Si guardò attorno e lo cercò con lo sguardo, per le scale, ma non lo vide. Doveva esserle scivolato, ma dove? Tornò in cima alla Gufiera, ma neanche lì ve ne era traccia.
Forse, aveva solo pensato di prenderlo, ma in realtà l’aveva lasciato tra gli altri libri...  Eppure, era certa di averlo messo nella borsa.
Per sicurezza, corse nei sotterranei. Nel tragitto a ritroso controllò anche i corridoi, senza trovarlo. Arrivata davanti al muro di pietre, pronunciò con fretta la parola d’ordine e si infilò nella Sala Comune, senza nemmeno aspettare che la porta si fosse del tutto aperta. Di corsa, non notò la figura ormai conosciuta di un Serpeverde dagli occhi di ghiaccio, quando gli passò accanto e si inoltrò nel dormitorio.
Draco guardò la porta che si era chiusa alle spalle, perplesso.
Quando Alexis tornò nella Sala, come una furia, e gli passò di nuovo accanto senza degnarlo di uno sguardo, proprio non riuscì a trattenersi. Le sue dita si serrarono appena sopra il gomito di lei e bloccarono la sua corsa. Per la frenata improvvisa, Alexis venne sbalzata indietro e quasi si scontrò con il suo petto.
«Se stai cercando metodi alternativi per dimagrire, potrei suggerirtene un paio più divertenti, Black» mormorò.
Alexis, troppo preoccupata per badare davvero a lui, neanche colse il doppio senso insito nella sua frase. «Sto cercando il mio libro di Pozioni. Lo avevo messo in borsa, prima di uscire dalla Sala Comune, ma è come scomparso» rispose tutto d’un fiato, quindi sgranò gli occhi. «Oddio, non è che mi ha rifilato una borsa magica, vero? Magari le cose che inserisco qui dentro spariscono chissà dove! No, dai… non puoi avermi fatto una cosa del genere!» esclamò tra sé e sé. Si liberò delle dita di Malfoy, che non la stavano stringendo che con una presa debole, e riaprì la borsa, infilandoci tutta la testa dentro. «Il professor Piton mi ucciderà il primo giorno di scuola» disse, dal fondo della borsa.
Draco la fissò, sempre più perplesso.
Quella sua strana cugina dispersa era più stramba di quanto avesse pensato. Eppure, di persone particolari che facevano parte della famiglia Black ne aveva conosciute. Sua zia Bellatrix, per esempio: quella era davvero fuori di zucca.
Sbuffò, mentre un mezzo sorriso gli piegava le labbra quasi contro la sua volontà. «Il professor Piton non ha mai ucciso nessuno perché non ha portato un libro a lezione» si ritrovò a mormorare.
Alexis riemerse dalla borsa, che evidentemente non era incantata, perché la sua testa era ancora al suo posto e non in una strana dimensione parallela. «Ne sei proprio sicuro?» borbottò.
Era… buffa. Ed era riuscita a strappargli un sorriso. «Abbastanza» rispose comunque, scrollando le spalle.
«Abbastanza? Abbastanza?!» ripeté lei, di nuovo nel panico. «Abbastanza non è abbastanza! Sono finita!»
«Se avevo dei dubbi su di te, direi che li hai dissipati» commentò Malfoy.
Alexis lo guardò con un sopracciglio levato.
«Sei completamente fuori di testa e tendi a melodrammatizzare ogni cosa. Sei una Black, al cento per cento.»
Oh, non sai quanto ti sbagli, caro il mio Malfoy.
«Senti, ti presto il mio, basta che la smetti di frignare e che me lo restituisci entro questa sera.»
Alexis lo guardò con tanto d’occhi. «Dici sul serio?!»
Forse, dopotutto, questo tipo non è così male…
«No, ti stavo prendendo in giro» soffiò lui con un ghigno divertito.
Ecco, come non detto. Questo tipo non è male, è peggio.
«In fondo, perché dovrei aiutarti?» aggiunse meditabondo. «Il nostro legame di sangue non conta nulla, giusto? Mezzo mondo magico è imparentato, non è così che hai detto ieri sera?» Si chinò e in un attimo le sue labbra furono all’altezza dell’orecchio di lei. «Inoltre, non sei stata per niente carina con me.»
Alexis lo guardò di traverso, quindi sbuffò e si allontanò da lui, ristabilendo le dovute distanze. «Mi stai solo facendo perdere tempo. Togliti di mezzo.»
Si voltò e fece per andarsene, ma ancora una volta la mano di Malfoy si serrò attorno al suo polso. «Aspetta!» disse di nuovo, con un tono così allegro e insopportabile che Alexis sentì il nervoso crescere come un pasticcio dentro al forno. «Scherzavo. Ti darò il mio libro, quindi ora datti una calmata.»
Lei lo fissò, ancora scettica. «E perché dovresti volermi aiutare?»
Il sorriso da gatto di Draco si allargò. «La famiglia è pur sempre la famiglia. E tu sei parte della mia, anche se stai dimostrando l’odiosa inclinazione di tuo fratello a essere una maleducata e una menefreghista.»
L’espressione sul volto di Alexis divenne di pietra, ma questo non lo convinse a smettere di sorridere in quel modo impertinente.
«Ops» aggiunse infatti, «argomento sbagliato, mi dispiace.»
Adesso lo picchio. Ora gli mollo un pugno sul naso. Lo faccio.
«Stai continuando a farmi perdere tempo» ringhiò invece, con quel poco di autocontrollo che ancora possedeva.
«Lo so» rispose serafico, «ma credo solo che io e te, per qualche strano motivo, siamo partiti col piede sbagliato. Quindi, per dimostrarti la mia assoluta buona fede, ti presterò davvero il mio libro. Considerati fortunata: di solito sono uno che prende, non uno che dà.»
Alexis fece una smorfia, ma non rispose, tanto era una battaglia persa con lui.
Non lo sopporto. Non lo sopporto, ma se mi caverà d’impaccio il mio primo giorno di scuola…
«Allora? Ricominciamo da capo?» disse Draco con un sorriso candido e si chinò di nuovo verso di lei. I suoi fini capelli biondi le sfiorarono la fronte quando invase il suo spazio vitale.
Alexis dovette fare un grande sforzo per non indietreggiare. O per non colpirlo con il pugno che stava preparando per lui da giorni ormai. «Vediamo.»
Draco sollevò un sopracciglio. «Vediamo?»
«Da come ti comporti» rispose Alexis e, incrociate le braccia al petto, fece finalmente un passo indietro.
Lui sorrise e annuì, quindi sollevò le mani. «D’accordo, mi sembra giusto.» Le fece un cenno col capo, invitandola a seguirlo. «Dai, vieni.» Si diresse verso il dormitorio maschile e, senza aspettarla, varcò la soglia.
Alexis sbuffò ma, seppur di malavoglia, lo seguì. Il corridoio che dava l’accesso alle varie camere era lungo e spoglio, diverso da quello del dormitorio femminile, che aveva stendardi e specchi ovunque. Evidentemente, le ragazze si erano date da fare per abbellirlo, a differenza dei ragazzi che senso estetico per quelle cose ne avevano davvero poco.
Seguì Draco nella stanza in fondo al corridoio, ma rimase sulla soglia, in attesa.
«Entra, non ti mangio mica» commentò infatti lui.
«No, grazie. Non mi fido di te.»
«Ragazza intelligente.»
Mentre Draco cercava il libro, Alexis si concesse di dare un’occhiata alla camera. Era diversa da quella che lei condivideva con Diamond: sulla destra c’era un armadio in legno laccato di bianco con due grandi specchi nelle ante centrali; subito accanto una scrivania faceva sfoggio di libri ordinatamente impilati e di una pergamena segnata da una grafia inclinata; all’angolo una bella poltrona di pelle verde faceva la sua figura, dando l’aria di aver richiesto una manodopera piuttosto costosa per la sua realizzazione. Eppure, il dettaglio più particolare era l’unico letto che occupava il centro della stanza.
Perché c’è un solo letto matrimoniale?
«Tieni.»
Alexis distolse l’attenzione dall’arredo per rivolgerla a Malfoy, che ora di fronte a lei le porgeva un libro dal titolo “Infusi e pozioni magiche”. Lo afferrò. «Grazie» disse, ancora distratta.
«Che c’è?»
«Nulla, mi piace la tua stanza. È elegante.» Draco ghignò, così lei aggiunse: «A differenza del suo abitante.» Lui sollevò un sopracciglio. «Non condividi la camera con qualcuno?» gli domandò allora, prima di riuscire a trattenersi. La curiosità era sempre stata uno dei suoi peggiori difetti. «So che, bene o male, tutti gli studenti sono riuniti in gruppi nelle varie camerate. Anch’io, per esempio, dormo con un’altra ragazza. Tu, invece, sembri avere una camera tutta per te… perché?»
Draco si trascinò sulla poltrona e ci si sedette. «Privilegi di essere un Malfoy. Mio padre è… piuttosto influente, mettiamola così» rispose, con un ghigno tutto soddisfatto. «L’anno scorso ci hanno provato a mettermi insieme ad altri studenti, è stata un’esperienza terribile. Ho fatto in modo che quest’anno non si ripetesse l’errore grossolano.» Si rimirò le unghie curate con interesse. «Posso chiedere che ne venga assegnata una singola anche a te, se vuoi. Sono sicuro che a mia madre farà piacere sapere che…»
«No» lo interruppe subito Alexis, forse con un po’ troppa veemenza e una voce un po’ troppo stridula, perché lui non sollevasse gli occhi su di lei con espressione intrigata.
Ci mancava solo che la famiglia Black al completo la sbugiardasse.
«Forse tu sei abituato a vivere come un moccioso viziato dai genitori, ma io sono fatta di tutt’altra pasta.»
Malfoy scattò in piedi come una molla. «Moccioso viziato? Come osi rivolgerti a me così? Forse non ti è chiaro di chi io sia.» Le sue guance si erano tinte di rosa.
«Oh, credimi. Mi è più che chiaro» replicò Alexis gelida.
«Forse dovrei spiegartelo meglio, allora» sibilò lui e fece un passo in avanti.
«No, non serve, davvero.» Alexis sorrise candida.
«Sai una cosa? Credo che mi riprenderò il libro. In fondo, non credo proprio che tu voglia essere aiutata da un moccioso viziato.» Draco si avvicinò di un altro passo.
Alexis però portò il libro dietro la schiena e si allontanò a marcia indietro. «A mali estremi, estremi rimedi» disse, con una scrollata di spalle. «Te lo renderò dopo le lezioni, promesso!»
«Cosa? No, fermati!» Prima che potesse afferrare la bacchetta e impastoiarle le gambe, Alexis si era già defilata.
Certo che corre veloce, su quelle gambe da gazzella che si ritrova.
«Brutta ragazzina insolente.»
 
*
 
Per fortuna, era ancora in tempo per la colazione, anche perché il suo stomaco aveva cominciato a brontolare già da un po’, così Alexis entrò nella Sala Grande e si diresse verso il tavolo sovrastato da stendardi verde-argento. Al tavolo dei Grifondoro, Hermione Granger e Ginny Weasley le rivolsero uno sguardo strano, che lei però ignorò: non capiva il loro comportamento e non aveva nemmeno alcuna intenzione di giustificarlo. Il fatto che fosse una Serpeverde non significava che fosse un mostro.
Vide Diamond che le indicava il posto vuoto accanto a lei, così la raggiunse. «Certo che ce ne hai messo di tempo» disse a mo’ di saluto, e addentò la sua brioche.
«Ho avuto un contrattempo» rispose Alexis. Scavalcò la panchina e posò il libro di Malfoy sul tavolo, cominciando a servirsi: moriva di fame. «Ho perso il libro di Pozioni e sono andata a cercarlo per tutta la scuola» spiegò, mentre si riempiva il piatto con due fette di ciambellone bigusto.
«Fortuna che sei riuscita a trovarlo: sai che figura, il primo giorno senza libri?» ridacchiò Diamond.
«Macché, magari» sbuffò Alexis sconsolata. «Questo non è il mio, me lo ha prestato Malfoy.» Fece una smorfia e addentò il ciambellone.
Diamond si produsse in un gridolino eccitato che le fece quasi andare la colazione di traverso. «Cosa, cosa, cosa?» squittì, mentre si allungava a prendere il libro e lo sfogliava con gesti febbrili e attenti, neanche fosse una reliquia sacra. «Sei proprio sicura che questo sia di Malfoy? Di quel Malfoy? Alto, biondo, meraviglioso...!»
Alexis la guardò stranita. Ci mancava solo che la sua prima e unica amica a Hogwarts avesse una cotta per quell’arrogante figlio di papà. «Ehm, sì? Almeno credo… quanti Malfoy esistono all’interno della scuola?»
Spero solo uno, non ne sopporterei di più.
«Solo uno!» confermò Diamond con un sospiro trasognato. «È unico, inimitabile, bellissimo, così sexy!»
Alexis le riservò un’altra occhiata stordita e scosse il capo. Decise di ignorare l’amica, mentre abbracciava il libro neanche fosse Malfoy in persona, e si versò del tè. D’accordo, Malfoy non era un brutto ragazzo, lei stessa aveva pensato che fosse bello, quando lo aveva visto la prima volta alla Gringott, ma quella scenetta le sembrava decisamente esagerata. Entusiasmarsi così per uno stupido libro…
Che tra l’altro gli ho praticamente rubato, ma sono dettagli, considerò, mentre beveva dalla tazza fumante.
«Come mai tanto entusiasmo, Cherin?»
Le due ragazze alzarono lo sguardo, osservando la figura che si era seduta davanti a loro. Un caschetto di capelli neri, pelle diafana, occhi scuri e un viso che ricordava quello di un carlino, con quel naso schiacciato e le labbra imbronciate. Era carina, comunque.
«Oh, Pansy!» esclamò Diamond, ancora con quel tono fastidiosamente petulante. «Guarda cos’ ho qui: un libro di Malfoy!»
Pansy Parkinson guardò il volume e tese le mani. Diamond glielo porse, ancora eccitata. «Dove l’hai trovato?» domandò, con malcelato interesse.
«Non l’ho trovato! Malfoy lo ha prestato a lei!» e indicò Alexis, che nel frattempo era tutta impegnata a riempirsi il piatto di un biscotto di ogni gusto; Sirius non glie ne volesse, ma non era mai stato granché come cuoco.
Subito, lo sguardo scuro e tagliente della Parkinson si posò su di lei e la fissò con una tale intensità che Alexis fu costretta infine a prestarle attenzione. Con un biscotto ficcato in bocca per metà e briciole sul mento, non appariva di certo al meglio.
Pansy ridusse gli occhi a due fessure e restituì il libro a Diamond, che riprese a sfogliarlo con bramosia. «Strano…» commentò diffidente. «Draco non presta mai niente di suo. È così geloso delle sue cose.»
Alexis le rivolse uno sguardo perplesso.
Qui c’è qualcun altro che mi sembra geloso delle “sue cose”, rimuginò.
«Lo so, non è straordinario? Sei fortunata, Alexandra!» esclamò Diamond ancora su di giri e le restituì il libro a malincuore.
«Se lo dici tu» bofonchiò Alexis, e lo ripose nella borsa.
«E così sei tu, la nuova Black.»
Alexis considerò Pansy solo con un’occhiata veloce, quindi si strinse in una spalla. «Sono io» confermò, tornando a concentrarsi sui biscotti: ma quanto cavolo erano buoni?
Pansy si alzò di scatto, facendo sussultare le altre due. Ad Alexis sfuggì un biscotto di mano e finì sul pavimento. Quando si chinò per recuperarlo, quello era magicamente sparito.
Come sono precisi, qui ad Hogwarts, pensò, tornando su, a casa con Sirius è sempre valsa la regola dei cinque secondi.
Guardò il vassoio: non ce ne erano più alla crema di nocciole. Maledizione, lo aveva lasciato alla fine apposta.
«Che succede?» domandò preoccupata Diamond.
«Devo sbrigare una cosa» sibilò Pansy spiccia. Sembrava d’un tratto furiosa. Senza aggiungere altro, si allontanò a grandi passi.
«Ma che le è preso?»
Alexis fece spallucce, e si gettò a capofitto su un cupcake alla nutella.
Era evidente anche alle candele che fluttuavano in aria che Pansy fosse innamorata di Malfoy. Beh, poteva stare tranquilla, perché Alexis non aveva alcuna intenzione di portarglielo via.
Tienitelo bello stretto, cara. E chi te lo tocca?
Una mano calda e grande le strinse con delicatezza una spalla, distogliendola dai suoi pensieri. Alexis si voltò verso chi aveva chiesto la sua attenzione e, ancora una volta, rimase del tutto spiazzata. Di nuovo, due paia di occhi verdi, identici, si scrutarono curiosi.
«Ciao» la salutò Harry. Sembrava imbarazzato, mentre toglieva la mano dalla sua spalla e la passava a scombinarsi i capelli.
Anche papà lo faceva sempre, nelle foto che mi ha mostrato Sirius.
«Ciao…» rispose lei, forzandosi a rimanere seduta e a non scappare di nuovo a gambe levate. Il cuore aveva cominciato a batterle a qualcosa come due milioni di chilometri al secondo.
Diamond guardò Potter con sufficienza e si alzò. «Ti aspetto in classe, Alex: non fare tardi» si congedò.
Alexis nemmeno la sentì. Il suo sguardo era ancora legato a quello del fratello.
«Volevo restituirti questo» esordì Harry e le porse un libro.
Alexis ebbe finalmente la scusa per spostare gli occhi da quelli di lui. «Ma è il mio libro di Pozioni» esclamò esterrefatta. «Dove… dove l’hai trovato?!»
«Ti è scivolato quando ci siamo scontrati» rispose Harry.
«Oddio, grazie! Mi hai salvata, dico davvero!» affermò, per un attimo dimentica di tutte le paranoie che la colpivano ogni volta che si trovava di fronte a lui.
Il suo sguardo cadde poi sulla figura che aveva appena varcato la soglia della Sala Grande e che ora li osservava da lontano, con un’espressione indecifrabile.
Malfoy.
Per una volta, fu contenta di vederlo: almeno aveva una scusa per allontanarsi da Harry. Non era ancora pronta a stargli accanto senza rischiare di rivelare qualcosa.
«Scusami, Harry! Devo restituire una cosa! Ci vediamo!» disse frettolosa, quindi ripose il suo libro nella borsa, estrasse quello di Malfoy, superò il fratello e si allontanò.
Harry la seguì con sguardo assorto.
Come conosce il mio nome? – si domandò, ma poi scosse il capo. Tutti conoscevano il suo nome, era pur sempre il Bambino Sopravvissuto. Eppure, perché in bocca a lei aveva un retrogusto tutto nuovo?
Alexis raggiunse Malfoy con passo svelto e gli si fermò davanti, quindi gli porse il libro.
Lui la fissò, senza accennare a riprenderlo.
«Non mi serve più» esclamò candida. «Grazie, comunque.»
Lo sguardo di ghiaccio scese dal viso di Alexis al libro che teneva in mano, per poi scivolare sulla figura ancora imbambolata accanto al tavolo di Serpeverde. «Cos’è? Preferisci il libro dello Sfregiato?» domandò d’un tratto irritato.
«Come?» fece lei disorientata.
«Non fingere di non capire, Black!» Gli occhi di Malfoy dardeggiarono di nuovo su di lei. «Cosa c’è, il libro di Harry Potter è meglio del mio? Anche il suo volume è famoso come lui?»
«Ma sei scemo o cosa?» sbottò Alexis, incredula. «Il libro che mi ha dato Potter è il mio! L’ha trovato in uno dei corridoio ed è gentilmente venuto a restituirmelo!»
Malfoy affilò lo sguardo, senza proferir parola. Si ritrovò il libro sbattuto tra le braccia.
«Non riesco proprio a capirti! Si può sapere che diavolo vuoi da me e dalla mia vita? Lasciami in pace» borbottò allora lei irritata. Lo superò con passo svelto, senza più voltarsi indietro.
Draco la guardò andar via, lo sguardo ancora affilato come lame di un rasoio.
Quanto odiava San Potter!

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Capitolo 8
*** INCONTRO INASPETTATO AL LAGO NERO [✔] ***


                                             
 
Era appena uscita dall’aula di pozioni, il passo svelto, il libro tra le braccia, la morte in viso.
C’era qualcosa che poteva andare per il verso giusto, in quella maledettissima giornata?
Durante le due ore di lezione, Alexis non aveva fatto altre che pensare a quel dannato di un Malfoy, ai suoi occhi di ghiaccio infuriati senza motivo e al suo ghigno scomparso nel nulla.
Ma che diavolo gli è preso, tutto d’un tratto? Che vuole da me? Perché non mi lascia un po’ in pace?
Non riusciva proprio a spiegarselo e quel comportamento ambiguo l’aveva costretta a non seguire una singola parola del professor Piton che, sorpresala con la testa fra le nuvole, l’aveva rimproverata e aveva tolto dieci punti alla sua casa; come se non bastasse, le aveva rifilato una punizione: avrebbe dovuto consegnargli, entro il giorno dopo, un tema sulla “Pozione Drizzacapelli”.
Le cose vanno di bene in meglio, Alexis. Qualcuno lassù ti sta punendo.
Era ora di pranzo, ma stranamente non aveva voglia di mangiare: l’abbondante colazione di cui si era servita le si era rivoltata nello stomaco per l’ansia e la frustrazione, così, si era diretta in biblioteca.
La grande sala, contenente centinaia di stretti corridoi creati da librerie stracolme di volumi di magia, era silenziosa e solo qualche pigro sfogliare di pagine riempiva la quiete.
Alexis si avvicinò al bancone, dietro il quale una signora dall’aspetto arcigno stava scribacchiando su un vecchio taccuino. «Ehm… mi scusi?» bisbigliò educatamente. La donna alzò gli occhi dall’agenda e la fissò da dietro un paio di lenti spesse come fondi di bottiglia. «Saprebbe indicarmi dove posso trovare i libri di pozione?»
La donna indicò con la testa un reparto alla sua sinistra, senza proferir parola. Alexis ringraziò con un cenno del capo e si avviò dove le era stato indicato. Imbracciò tre volumi piuttosto pesanti e a fatica si diresse verso il bancone, per la registrazione.
«È sicura di farcela?» domandò la bibliotecaria, parlando per la prima volta: Alexis non le sembrava in grado di fare un altro passo senza crollare.
«Sì, non si preoccupi» rispose però la ragazza, «prometto di riportarli entro questa sera.» Le diede il suo nominativo, che Madama Pince appuntò (con una certa velata curiosità, al sentire il cognome Black) su una delle colonne libere di una griglia segnata su una pergamena, quindi uscì con quell’enorme peso dalla biblioteca.
Stava attraversando i corridoi del terzo piano, diretta verso le scale che l’avrebbero condotta al seminterrato e quindi alla Sala Comune di Serpeverde, doveva aveva intenzione di studiare, quando la sua attenzione venne catturata dall’esterno del castello. Si avvicinò a una delle molteplici finestre e scorse l’immenso parco che circondava Hogwarts e le rive di un lago cristallino, illuminate dai raggi del sole di fine estate. Decise che studiare all’aria aperta, piuttosto che in quel freddo sotterraneo, fosse un’idea decisamente migliore.
Quando arrivò sulle rive del Lago Nero, un’ondata di aria calda la avvolse, facendole danzare i capelli nel vento. Si sistemò all’ombra di una grande quercia, posò i libri accanto a sé e prese il primo. Stava leggendo, con ben poco entusiasmo, l’indice del volume, quando un’ombra si disegnò sulle pagine, precedendo un saluto poco deciso.
«Ehi.»
Alexis sollevò lo sguardo, il cuore che mancava un battito al suono di quella voce. «Harry!» esclamò, con quella naturalezza che a lui piaceva tanto.
Harry Potter si era domandato, per tutta la mattina, perché il suo nome, pronunciato da lei, avesse note sconosciute e familiari al tempo stesso, tanto da regalargli una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Non era riuscito tuttavia a trovare una risposta. Si era allora recato sulle rive del Lago Nero, un posto tranquillo dove avrebbe potuto dar spazio ai suoi pensieri senza essere disturbato e, quando l’aveva vista, lì, tutta sola, all’ombra di quella quercia, impegnata nella lettura di un tomo enorme, aveva subito pensato a un nuovo segno del destino e non aveva potuto fare a meno di raggiungerla, per parlarle e per sentire di nuovo la sua voce.
«Ti hanno già dato i compiti? Il primo giorno di scuola?» domandò Harry, nel tentativo di intavolare una conversazione che gli portasse via un po’ di quell’imbarazzo che sentiva nel petto.
Alexis osservò il libro e mostrò un’espressione buffa. «No, devo fare un tema per punizione» confessò, con una smorfia.
«Per punizione? Il primo giorno?! chiese Harry ancora più scandalizzato. «Chi è quel mostro che punisce una studentessa del primo anno il primo giorno di scuola?»
«Il professor Piton» rispose lei con un sospiro.
Harry si produsse in un verso seccato. «Non mi stupisce. È proprio una gran testa di Troll!»
Alexis ridacchiò, ma scosse il capo. «No, è stata colpa mia. Mi sono concessa il lusso di distrarmi durante la prima lezione dell’anno, ma almeno ho sfatato un mito.» Harry le rivolse uno sguardo confuso, così lei aggiunse: «Avevo sentito dire che Piton non era severo con gli alunni della sua casa… beh, ora possiamo dire che non è vero.» Scrollò le spalle e le sue dita scesero a giocherellare con la cravatta verde-argento che pendeva sul suo petto.
«Il professor Piton è sempre così, non ti abbattere. Dispensa punizioni solo perché non ha niente di meglio da fare. Credimi, io ne so qualcosa» ammise Harry con un mezzo sorriso ironico. «Anch’io alla mia prima lezione ho ricevuto una bella punizione da lui. Da allora in poi, non ha smesso di tormentarmi» confessò.
«Mmm, bella prospettiva» commentò Alexis. «Almeno adesso siamo in due, dividerà la sua frustrazione equamente tra di noi.»
Harry ridacchiò e si passò una mano tra i capelli.
Lo stesso modo di fare di papà… no, Harry ha la dolcezza della mamma, non c’è arroganza nel suo atteggiamento.
«Ne dubito» disse lui. «Credo di essere il suo anti-stress preferito.»
«Mi impegnerò per toglierti un po’ di quest’onere dalle spalle allora, non è giusto che sopporti tutto da solo» rispose Alexis con un sorriso e gli mostrò un pollice all’insù.
Harry scosse il capo. «Vuoi farti notare sin da subito, eh?»
«Non credo mi serva andare in antipatia a Piton, per quello» borbottò, ben consapevole che la sua fama fosse già bella che consolidata dal cognome che aveva preso in prestito.
Harry le rivolse un altro sguardo perplesso, così lei si limitò a scrollare una mano e si concentrò di nuovo sul libro che aveva in grembo.
È sorprendentemente facile parlare con lui – considerò, con un po’ di buon umore che tornava a ghermirle lo spirito.
Harry le si sedette accanto e sbirciò le pagine che lei aveva preso a sfogliare. «Fammi indovinare… Pozione Drizzacapelli, vero?»
Alexis annuì con aria sconsolata: aveva trovato la pagina giusta, ma già dalle prime righe stava facendo difficoltà a comprendere le spiegazioni articolate della sua preparazione: Pozioni non sarebbe mai stata la sua materia preferita, assicurato.
«Non è corretto» borbottò dopo un po’, col malumore che tornava ad arrampicarsi come muschio sulle pareti. «Questa è materia del secondo anno, io sono solo al primo giorno del primo anno. Non si può fare ricorso, per una punizione del genere? In fondo, mica ho fatto esplodere un calderone!» Chiuse il labbro di scatto e abbandonò il capo contro il tronco.
Harry la fissò intenerito. «Purtroppo nessun ricorso, ma se vuoi, posso darti una mano.»
Alexis sollevò di nuovo le palpebre con una luce speranzosa negli occhi. «Saresti in grado di farlo?»
Lui apparve d’un tratto molto imbarazzato. «Beh, io non proprio, magari» ammise, «Pozioni non è proprio la mia materia. Ma c’è una mia amica che è bravissima, possiamo chiedere a lei, sono sicura che non le dispiacerà aiutarti.»
«Dici sul serio?»
Harry annuì entusiasta. «Lei è un genio, credimi. Ha i massimi voti in tutte le materie! Si chiama Hermione. Dai, andiamo che te la presento, tanto sicuro la troviamo in biblioteca a portarsi avanti con lo studio.» Si alzò da terra e le porse una mano.
Alexis la fissò, senza accennare a prenderla. «Hermione… Granger?» ripeté, incerta.
Hermione… non era la ragazza che aveva conosciuto sul treno, insieme a Ginny Weasley? Sì, era lei, quella con l’aria da so-tutto-io. Onestamente, non sprizzava di gioia all’idea di farsi dare una mano da lei: il suo comportamento non le era piaciuto. Dopo la cerimonia dello smistamento, non ci aveva neanche provato a darle il beneficio del dubbio, né lei né l’altra: sembrava che l’aver scoperto che fosse una Black e una Serpeverde avesse tracciato un confine ben preciso tra di loro. Appartenevano a due realtà diverse, non potevano mescolarsi. Alexis ci era rimasta molto male.
«La conosci?» le domandò Harry.
Lei scosse la testa, un po’ per rispondere, un po’ per scacciare i pensieri. Si rimise in piedi, ma ignorò la mano di Harry, che la riportò al suo fianco con un gesto impacciato.  «Scusami, ma preferisco fare da sola. Se già chiedo aiuto il primo giorno, non imparerò mai a cavarmela né a prendermi le mie responsabilità» disse e si chinò a raccogliere gli altri libri. «Inoltre, non voglio far perdere tempo alla tua amica… e nemmeno a te. Immagino avrete di meglio da fare che aiutare una primina, oltretutto di Serpeverde, con una stupida punizione» aggiunse, senza riuscire a impedirselo. «Ci vediamo in giro.» Si voltò e cominciò a incamminarsi di nuovo verso il castello, senza guardarsi indietro.
Harry la fissò andar via senza capire cosa avesse detto di male per farla scappare in quel modo.
Non le ho neanche chiesto come si chiama, rifletté con un sospiro.
 
*
 
Alle undici di sera, Alexis era ancora china sui libri. Per evitare di fare altri incontri spiacevoli, si era chiusa nella Sala Comune di Serpeverde subito dopo cena. Harry aveva provato ad approcciarla, ma lei aveva finto di non sentirlo. Non sapeva cosa le dava più fastidio: se il fatto che fosse amico di una ragazza fin troppo legata ai pregiudizi, oppure l’idea che anche lui potesse esserlo.
Eppure, non si è fatto problemi ad avvicinarti, anche se sei una Black e una Serpeverde.
Scacciò quel pensiero e riprese a concentrarsi sul tema: aveva ormai fatto un collage di informazioni trovate sui vari libri che aveva preso in prestito in biblioteca e, sebbene il risultato non fosse eccezionale, sperava che il professor Piton avrebbe almeno apprezzato il suo impegno. In fondo, ce l’aveva fatta con le proprie forze. E poi, nonostante quanto detto a Harry, non aveva alcuna voglia di cominciare l’anno scolastico nel mirino di un professore.
«Buonasera, Alexandra.»
Alexis sollevò il capo di malavoglia e lanciò un’occhiata per niente allegra al ragazzo che si era ora accomodato al tavolo al quale lei stava ultimando la sua punizione. Capelli biondi, occhi grigi, un sorriso beffardo.
«Ma tu non ti arrendi mai?» borbottò e tornò a concentrarsi sulla pergamena, come se lui non fosse ancora lì. «Non ti avevo detto di lasciarmi in pace?»
Malfoy sorrise, per nulla toccato dalle sue parole. «Imparerai col tempo che non mi piace prendere ordini.»
«Allora, ti prego, ti prego, stammi appiccicato per sempre e non lasciare mai il mio fianco» rispose Alexis con voce zuccherosa.
Malfoy sbuffò una mezza risata, ma non replicò al suo sarcasmo. «Ti ho vista oggi, con lo Sfregiato» se ne uscì invece. «Allora è vero che ti piace.»
Alexis sollevò di nuovo gli occhi dalla pergamena, la piuma sospesa su una parola lasciata a metà. «Che fai, ti metti anche a tampinarmi, adesso?» domandò scocciata.
«Non hai risposto alla domanda» fece lui, con sguardo serio.
Alexis avrebbe voluto fargli notare che in realtà non le aveva posto alcuna domanda, anzi la sua era sembrata una semplice affermazione, di cui era parso anche piuttosto sicuro. Quindi, perché disturbarsi a smentire? Se avesse creduto che aveva preso una cotta per suo fratello, magari avrebbe capito l’antifona e l’avrebbe finalmente lasciata in pace.
«E se anche fosse?» rispose, e scrollò le spalle. «Non vedo come questi possano essere affari tuoi.» Una goccia d’inchiostro scivolò in quel momento dalla piuma e una grossa chiazza scura andò a coprire la parola “porcosp” che era rimasta incompleta. «Oh, accidenti» imprecò, mentre si allungava a prendere un po’ di carta assorbente per pulirla prima che si asciugasse. Con lo sguardo concentrato sul tema, non vide Malfoy smettere di sorridere.
Lui si alzò e con calma la osservò dall’alto.
Alexis continuò a ignorarlo, mentre pregava di non dover riscrivere tutto da capo, perché le faceva male il polso, la testa e aveva solo un gran sonno. Fu costretta tuttavia a prestare nuovamente attenzione al ragazzo quando una sua mano pallida si posò accanto alla pergamena e il suo corpo si fece più vicino, curvandosi verso di lei.
Alexis sollevò lo sguardo per ritrovarsi il viso di Draco a un centimetro dal suo. Erano ora così vicini che le punte del loro naso si sfioravano.
La sorpresa la rese momentaneamente incapace di avere una reazione decente, perché se ne rimase lì, ferma come un’allocca, a fissare quegli occhi grigi screziarsi d’oro alla luce soffusa delle candele che brillavano sul tavolo.
«Accetta un consiglio spassionato: ti conviene dimenticarti di San Potter.»
«Come, scusa?»
Le labbra di Malfoy tornarono a stendersi in un sorriso storto. «Ho visto come lo guardi» mormorò. Sollevò una mano e le afferrò il mento, costringendola a tenere gli occhi incollati ai suoi. «Il tuo bel faccino si illumina tutto, che tenerezza.»
Alexis fece per sottrarsi alla sua presa, ma Malfoy le serrò le dita sulla mascella e le impedì di sfuggirgli.
«Forse, dopotutto, non stai mentendo» disse ancora, con sguardo assorto. Le sue dita da pianista ammorbidirono la loro presa, solo per risalire lentamente sulle sue guance. «E chi lo avrebbe mai detto che proprio tu, tra tutti, ti saresti presa una sbandata per Potter.» Draco ridacchiò, ma non c’era gioia in quel suono. «Ma dimmi» si chinò ancora, fino a portare le sue labbra all’altezza dell’orecchio di lei e poterle mormorare le successive parole direttamente lì, «lui lo sa chi sei tu? Lo sa che è stato tuo fratello a tradire i suoi genitori?»
Questa volta, Alexis scattò in piedi. Si sottrasse così bruscamente alla presa delle sue dita che si fece male al collo. La sedia si rovesciò dietro di lei, catturando l’attenzione di un paio di studenti dell’ultimo anno che giocavano a scacchi sul divano di fronte a uno dei camini accesi.
Malfoy la fissò senza fare una piega. Si limitò a stendere di nuovo la schiena e a torreggiare su di lei con quel suo sorriso sprezzante.
«Tu…» sibilò lei, con le guance livide di rabbia, «tu credi di sapere tutto, vero, Malfoy? La verità è che non sai proprio un cazzo. Né di me, né di…» tacque, perché per quanto voleva difendere l’onore di Sirius, non poteva sbilanciare in nessun modo.
Lui emise un fischio basso. «Attenta, Black. Qualcuno potrebbe pensare che ho toccato un nervo scoperto» insinuò.
Alexis strinse la mano e sentì l’intero braccio tremare.
Non devo cedere alle sue provocazioni.
Prese un profondo respiro e cercò di calmarsi. Malfoy la studiò con malcelato divertimento, ma lei decise che non gliela avrebbe data vinta di nuovo. Così non disse nient’altro; si girò, arrotolò la pergamena, fregandosene se ancora non era completamente asciutta, imbracciò i libri e senza degnarlo neanche di uno sguardo, lo superò.
Non so quale sia il tuo scopo, ma non starò ai tuoi giochetti.
Prima che potesse allontanarsi però, Draco fece scattare un braccio e di nuovo la afferrò, questa volta appena sopra il gomito. Lei cercò di sottrarsi a quel nuovo contatto, ma a lui bastò affondare le sue dita nella carne per trattenerla dove la voleva.
«Sai, Black. Più cerchi di sfuggirmi, più mi combatti… e più mi fai venir voglia di avvicinarmi» le mormorò di nuovo all’orecchio. «Di scoprire tutti i tuoi segreti.»
Alexis avvertì il suo fiato sfiorarle il collo e non riuscì a reprimere il brivido che le percorse le spalle. Lo guardò di traverso e sperò che questo bastasse a fargli capire quanto lo odiasse. Non funzionò, perché lui ghignò più ampiamente.
«Ti conviene ascoltare il mio consiglio, Black. Lascia perdere lo Sfregiato; anche se, in fondo, di cosa mi preoccupo? Tu potrai anche essere una Black atipica, non che la cosa sorprenda, considerando quel fallito di Sirius: in fondo, è stato l’unico della nostra famiglia a essere stato smistato a Grifondoro.» Draco storse il naso in una smorfia disgustata. «Ma Potter non accetterà mai una come te: per lui, tu sei feccia. Proprio come lo sono io.»
Alexis corrugò la fronte a quell’ultima affermazione, ma lui non diede spiegazioni. Finalmente le lasciò andare il braccio e si allontanò. Alexis seguì la sua schiena fin quando non la vide sparire dietro la porta del dormitorio maschile.
 
*
 
Draco Malfoy odiava Harry Potter.
E questo non era un segreto per nessuno.
La loro reciproca avversione era nata dalla prima volta che si erano incontrati, l'anno precedente. Draco gli aveva dato l'opportunità (o sarebbe meglio dire l'onore, secondo lui) di entrare a far parte della sua schiera di amici e il Bambino Sopravvissuto aveva osato rifiutare. Harry Potter aveva preferito l'amicizia di quello sfigato del suo migliore amico: Ronald Weasley, uno squallido ragazzino senza il becco di un quattrino.
E questo Draco non glielo aveva mai perdonato.
Tuttavia, il peggior torto che lo Sfregiato gli avesse potuto fare era stato quello di preferire addirittura quell'insopportabile so-tutto-io: Hermione Granger, una lurida Sanguesporco.
E da allora, per Draco era stata guerra.
Non perdeva mai occasione di stuzzicare il trio miracoli e di riversargli addosso tutto il suo odio e il suo disprezzo; se era incazzato e aveva voglia di sfogarsi, Harry Potter, il protettore degli sfigati, e i suoi squallidi amici erano le persone giuste con cui farlo. Per cui, tra lui e il gruppo di Grifondoro le liti erano all’ordine del giorno e tutti si erano abituati ai loro continui battibecchi, nei corridoi, durante le lezioni, nella Sala Grande.
Era inconcepibile quindi per lui che Alexandra Black, sangue del suo sangue, Serpeverde di stirpe purissima quanto la sua, sembrasse preferire la compagnia di quello sfigato di Potter piuttosto che la sua. Sarebbe stato nell’ordine naturale delle cose che lei fosse stata in sintonia con lui e non con un Grifondoro figlio di un’altra Sanguesporco da strapazzo. Eppure, da quando l’aveva conosciuta, quella sua presunta cugina di secondo grado non si era mai comportata come lui si sarebbe aspettato (e come lui avrebbe voluto) e questo lo intrigava e contemporaneamente gli mandava il sangue al cervello.
Come puoi preferire Potter anche tu?
No, per Draco non aveva alcun senso; ed era per questo che, quando entrò nella sua camera, pensò di non aver mai odiato Harry Potter come in quel momento.
«Draco, hai un'espressione terribile.»
Una scura voce maschile lo costrinse ad abbandonare i suoi pensieri.
Malfoy puntò lo sguardo sul suo letto e, invece di trovarlo vuoto, lo trovò occupato da quell’idiota del suo migliore amico. Blaise Zabini sceglieva sempre i momenti peggiori per importunarlo, doveva essere un suo potere innato.
«Lasciami in pace, non è aria» rispose scocciato, mentre si allentava la cravatta.
Blaise, che se ne stava elegantemente sdraiato supino, con la testa posata però ai piedi del letto piuttosto che sul cuscino, gli rivolse un incuriosito sguardo al contrario. «D'accordo, sei incazzato, di nuovo. Posso sapere il perché, questa volta?» gli domandò con un sospiro esasperato.
Draco fece spallucce. «Non so di cosa tu stia parlando» glissò, mentre si sbottonava i polsini della camicia.
«Sei sicuro? Non ti ho mai visto con un'espressione del genere.»
Draco Malfoy adorava Blaise Zabini, gli augurava tutto il bene del mondo, davvero, ma in momenti come quello lo odiava a morte. Odiava quella sua capacità di leggergli il viso come fosse un libro aperto, quando nessuno, neanche sua madre, era in grado di farlo. Blaise riusciva a carpire ogni tipo di informazioni anche dal più piccolo spostamento del suo sguardo o da un battere più lento delle ciglia o da un'impercettibile smorfia della bocca. La sua attenzione per i dettagli era maniacale e fastidiosa.
«Non mi va parlarne» si arrese, perché sapeva che continuare a negare non sarebbe servito a farlo desistere.
Blaise sollevò un sopracciglio e si mise a sedere. «D'accordo, non insisto.» Si stiracchiò e si alzò, quindi si diresse verso la porta, ma si fermò con la mano sul pomello. «Oggi qualcuno ha battuto il record di Potter dell’anno scorso» disse.
Potter, ancora lui.
Draco si sbottonò la camicia e la fece scivolare sulle spalle, senza guardare l’amico. «Che record?»
«Ti ricordi che l’anno scorso, alla sua prima lezione con Piton, si fece togliere dei punti?» Draco annuì. «Beh, quest’anno è toccato a noi. A quanto pare, la Black ha ben pensato di farci perdere dieci punti il primo giorno.»
«Sa farsi amare, non c’è che dire» borbottò Draco, ancor più di malumore che la conversazione fosse comunque andata a parare sull’argomento che lui aveva cercato di evitare.
«Non è tipo tua cugina?» chiese allora Blaise, abbandonando la porta e l’idea di andarsene
Draco sospirò e si passò una mano tra i capelli. «Cugina di mia madre, da quel che ho capito» borbottò, mentre il suo malumore sfociava in un bel mal di testa, che gli fece pulsare le tempie.
«Beh, vedi di rimetterla in riga» disse Blaise, «vorrei vincere la Coppa delle Case, almeno quest’anno.»
Draco scrollò ancora le spalle e, quando non aggiunse altro, Blaise finalmente si congedò.
Rimasto solo, si lasciò cadere sul letto, a braccia larghe.
Blaise aveva ragione: non glie ne fregava nulla della Coppa delle Case, in tutta onestà; con la sua ammissione nella squadra di Quidditch di Serpeverde, puntava più che altro a vincere la Coppa del Quidditch. Ma Alexandra Black aveva comunque bisogno di capire come funzionassero le cose ad Hogwarts e, soprattutto, come ci si dovesse comportare nei confronti di un Malfoy.
E chi, meglio di lui, avrebbe potuto farle un corso accelerato? 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII - Cotto? Speriamo di no! ***


Capitolo VIII - Cotto? Speriamo di no!
 
 
 
 
Camminava per i corridoi di un Hogwarts ancora dolcemente cullata dalle braccia di Morfeo. Erano pochi gli studenti che, mattinieri, si aggiravano già tra i passaggi illuminati dal tiepido sole autunnale. Il passo svelto, la divisa sporca tra le braccia, Alexis raggiunse i sotterranei, provando la solita sensazione di disagio non appena mise piede in quei corridoi. Davanti alla porta della Sala Comune di Serpeverde, un ragazzo alto, dalla pelle bronzea e i capelli corvini, aveva appena pronunciato la parola d’ordine e si accingeva a varcarne la soglia. Alexis lo vide da lontano, così affrettò il passo e gridò: «Aspetta! Aspetta! Ferma la porta!»
Il giovane si voltò immediatamente e mise una mano davanti al muro di petra, arrestandone la chiusura. La piccola Potter si infilò nell’apertura e si introdusse nella Sala Comune. «Grazie!» gli sorrise, poi si girò e raggiunse in tutta fretta il dormitorio femminile, scomparendo dietro la porta.
«Non c’è di che…» sussurrò di risposta il Serpeverde, inutilmente, dato che ormai la ragazza era andata via.
Ma, durante tutto il percorso fatto da lei, Blaise Zabini non l’aveva persa di vista neanche per un secondo, la nuova piccola preda del suo migliore amico, e aveva compreso perché, Draco Malfoy, ci tenesse già così tanto.
Raggiunta la porta della sua camera, Alexis abbassò piano la maniglia ed entrò in punta di piedi. Era presto ancora e sapeva che Diamond era una grande dormigliona, le sarebbe dispiaciuto svegliarla. Così, fece quanto più piano possibile e, con passo felpato, raggiunse il suo letto e vi poggiò accanto gli indumenti sporchi. Si stava girando, per controllare la sua compagna di stanza, quando la sua voce, in un misto di irritazione, preoccupazione e sollievo, la fece trasalire. «DOVE DIAVOLO SEI STATA?!?»
Alexis si voltò, facendo una mezza piroetta, per trovarsi di fronte alla figura di una sconvolta Diamond. Si era evidentemente svegliata da poco, i corti capelli biondi, solitamente ordinati in un elegante acconciatura, le incorniciavano il viso, scompigliati e crespi e i grandi occhi color nocciola,  ancora assonnati e delle profonde occhiaie nere, si infossavano nel viso pallido e magro. Aveva le labbra sporche di dentifricio e brandiva lo spazzolino da denti come fosse una bacchetta, riempiendo la stanza di goccie d’acqua. Si avvicinò con aria minacciosa ad Alexis, che si era fatta piccola piccola.
«Ehm… io… ecco…» farfugliò timidamente, mentre l’amica la sovrastava minacciosa e la guardava severa dall’alto. Poi, di sorpresa, la stritolò in un abbraccio.
«Mi hai fatta preoccupare così tanto, Alex!» esclamò sollevata, stringendola a sé come un peluche.
Alexis quasi non respirava, ma decise di non dire nulla.
Meglio non svegliar il can che dorme, si disse.
Dopo qualche minuto, Diamond sciolse l’abbraccio, rimanendole comunque vicina. «Si puo’ sapere che ti è successo? Dopo pranzo non ti ho più vista e nessuno aveva notizie di te! Sei così piccola e fragile che ho paura che anche una spinta possa farti crollare!»
Diamond la guardava con due occhi ansiosi, pieni di affetto, che ad Alexis ricordarono quelli di una mamma troppo premurosa, così sorrise e le accarezzò una guancia, per rassicurarla. «Tranquilla, sto bene! Sono solo svenuta perché non avevo mangiato niente ieri! Così mi hanno portato in infermeria e Madama Chips mi ha guarita! Ora mi sento più in forma che mai!» disse, facendo una piroetta su se stessa e mettendosi in una posa che doveva dimostrare forza.
Diamond ridacchiò. «Va bene, va’. Per questa volta ti perdono. Ma fammi un altro scherzo del genere, Alexandra Black, e non la passerai liscia!» la minacciò, brandendo di nuovo lo spazzolino.
«Sissignora!» esclamò Alexis, mettendosi sull’attenti.
Diamond annui’ soddisfatta e si voltò, per tornare in bagno e finire di lavarsi, mentre Alexis sistemava i libri nella cartella secondo l’orario di lezione previsto per quel giorno.
«Andiamo a colazione insieme? Sappi che non accetto un no, come risposta!»la apostrofò Diamond, affacciandosi dalla porta del bagno.
Alexis ci pensò su, poi sorrise e annuì.
Non aveva molta scelta e la lettera per Sirius poteva aspettare.
 
*
 
Quando Draco Lucius Malfoy e Blaise Eliàs Zabini fecero il loro ingresso nella Sala Grande, il solito e tormentato coro di sospiri femminili si levò dai quattro tavoli apparecchiati e già gremiti di gente. Le uniche ragazze che non si lasciavano andare a quella manifestazione di sciocchi sentimentalismi – a parte le giocatrici di Quidditch, che non pensavano minimamente all’amore, specialmente per quei due, e a qualche altra ragazza impegnata o stranamente disinteressata – erano Hermione Jane Granger e Ginevra Molly Weasley. La prima perché era occupata nella lettura di un grande libro – e perché, ovviamente, se provava qualcosa per quei due, era solo disgusto. La seconda perché ambiva a qualcosa di decisamente più vicino.
Ronald Bilius Weasley, seduto accanto al suo migliore amico, stava divorando tutto quello che gli capitava sotto tiro, con una voracità da far invidia ad un elfo domestico appena liberato e oltremodo affamato, ma le sue orecchie erano concentrate sul discorso dell’amico. Harry James Potter, infatti, stava raccontando ai compagni di una nuova conoscenza.
«Vedrete, vi piacerà! E’una vera forza! E’ così tenera e carina, che vi verrà subito voglia di abbracciarla!»
«Non sfedo l’ora di conscioscerla allora!» esclamò entusiasta Ron, sputacchiando qua e là pezzi di porridge.
Hermione alzò lo sguardo dal libro e osservò Ron, con un cipiglio disgustato. «Potresti finire di masticare, prima di parlare, Ronald?» lo rimproverò esasperata, chiudendo il volume e prendendo una brioche ripiena di marmellata alla zucca.
Per tutta risposta, Ron le fece una smorfia, per poi inghiottire un pasticcino e rivolgere di nuovo la sua attenzione su Harry. «Allora, come hai detto che si chiama, la tua nuova fiamma?» domandò ironico, dando una leggera gomitata all’amico.
Harry lo guardò in tralice, alzando gli occhi al cielo. Ginny, accanto ad Hermione, abbassò lo sguardo, rattristata, fissandolo nella tazza di tè fumante che aveva davanti.
«Lei non è la mia nuova fiamma!» protestò, eppure non poté impedirsi di arrossire appena. «E’ solo un’amica!»
Ron alzò un sopracciglio e, mentre ingoiava un bicchiere di succo di zucca, gli diede un’altra gomitata. «Si’, si’! Dicono tutti così!» e gli fece un’occhiolino.
Harry sospirò: contro quello zuccone del suo migliore amico non poteva averla vinta, specialmente quando si metteva in testa qualcosa.
«Allora, possiamo sapere chi è, la tua futura fidanzatina?» ghignò infatti Weasley. Gli piaceva prendere un po’ in giro Harry, non si arrabbiava mai e stuzzicarlo era divertente.
Purtroppo, non si divertiva allo stesso modo Ginny che, cotta del bambino sopravvissuto, non era troppo contenta di sentire che a lui potesse piacere un’altra. Così, stufa di quei discorsi, si alzò da tavola e corse via.
Fu in quell’occasione che Ginny trovò il diario segreto di Tom Riddle.
Hermione, capita la situazione, lanciò un’occhiataccia a Ron e gli affibiò un calcio negli stinchi, da sotto il tavolo. Poi, scosse la testa, esasperata, e sbuffando, seguì l’amica, con l’intenzione di calmarla.
Ron lanciò un gemito di dolore, tenendosi la gamba e guardando in cagnesco la figura della brunetta allontanarsi a passo svelto. «Ma che diamine gli è preso?» imprecò a denti stretti, massaggiandosi lo stinco.
Harry ridacchiò, stringendosi nelle spalle, ma non potè aggiungere altro, perché la sua attenzione fu catturata dalla coppia di ragazze che stavano entrando in quel momento nella Sala Grande e che andavano a sedersi al tavolo dei Serpeverde.
 
*
 
Quando Hermione Granger varcò, a passo svelto, la porta della Sala Grande, non notò la figura conosciuta - e poi disprezzata - di una ragazza di primo, Serpeverde. E, quando Alexis Lily Potter, meglio nota come Alexandra Walburga Black, vide la migliore amica di suo fratello passarle accanto senza degnarla nemmeno di uno sguardo, avvertì una fitta allo stomaco che salì fino a bruciarle il petto. Si voltò ad osservarla, mentre scappava via.
Se solo le cose fossero andate diversamente – o se solo Hermione Granger non avesse avuto quei pregiudizi sui Serpeverde – era sicura che loro sarebbero diventate ottime amiche.
Abbassò lo sguardo, rattristata, restando immobile per qualche minuto.
«Hey, Alex, tutto bene?» Diamond la prese per un braccio e la strattonò delicatamente, preoccupata dalla sua reazione.
Alexis rialzò lo sguardo e le sorrise, annuendo. «Si’, tutto a posto! Andiamo a sederci!»
Diamond la guardò sospettosa, poi scosse la testa e la trascinò al tavolo.
Con lo sguardo basso, persa di nuovo nei suoi pensieri, Alexis non avvertì i due sguardi che la osservavano da lontano: uno, smeraldino e incantato; l’altro, argenteo e minaccioso.
 
*
 
«Terra chiama Harry! Terra chiama Harry!» Ron, con nel piatto ancora più roba di quanta non ne avesse all’inizio, sventolò la mano davanti al viso dell’amico, improvvisamente fisso su di un punto lontano.
Harry scosse la testa, tornando a concentrarsi su Ron, l’espressione spaesata. «Eh? Che c’è? Che succede? Mi sono perso qualcosa?»
«Ti sei imbambolato, ecco che succede!» disse Ron, mettendosi in bocca un’enorme porzione di panettone farcito con canditi tutti i gusti più uno.
«Ah…» si limitò a rispondere Harry, tornando a concentrare la sua attenzione su Alexandra Black: la ragazza stava parlando animatamente con una biondina seduta al suo fianco, che agitava le mani in modo frenetico.
Ogni gesto di lei lo rendeva incapace di azioni e gli scaldava il cuore.
Il tenero modo di stringersi nelle spalle.
La dolcezza del viso quando si piegava di lato,
Il timido abbassarsi dello sguardo.
Il gesto di abituale imbarazzo, quando si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Ma il cuore di Harry andava letteralmente a fuoco, quando lei alzava lo sguardo sul suo e lo incontrava, come in quel preciso istante, sorridendo timidamente.
«…troppo cotto.» stava dicendo Ron al suo fianco, guardandolo di sottecchi per vedere se lo stesse ascoltando.
«Cosa?» chiese distratto l’amico, voltandosi finalmente verso di lui.
«Harry, si puo’ sapere dove hai la testa stamattina? Mi ascolti o no, quando parlo?»
«No, scusa…» confessò, con aria colpevole. «Che stavi dicendo?»
«Dicevo che questi pasticcini sono troppo cotti! Assaggiali, sanno di bruciato! Dovremmo andare a protestare giù in cucina!» ripetè, mettendogli un pasticcino di un marrone scuro sotto il naso.
Harry sospiròe lo assaggiò, ma, mentre masticava con lentezza quella morbida pastella, leggermente brucciacchiata, Harry Potter cominciò a pensare seriamente che forse Ron non aveva tutti i torti, quando diceva che era troppo cotto.
Ma non si riferiva di certo al pasticcino.
 
*
 
Se, quando gli occhi profondi di Alexandra Black incontravano quelli identici di Harry Potter, quest’ultimo avvertiva un caldo bruciore scaldargli il petto, a qualcun altro erano gli occhi ad ardere in modo pericolosamente minaccioso.
Draco Malfoy, seduto all’altro capo del tavolo di Serpeverde rispetto alla sua piccola preda, osservava i due piccioncini scambiarsi occhiate imbarazzate e teneri sorrisi.
Odio.
E i suoi occhi trafiggevano, irati, la schiena di quel maledettissimo maghetto da strapazzo che, troppo imbambolato (come un vero idiota) neanche lo notava.
Rabbia.
Poi, il suo sguardo scorreva sulla figura di lei, così dannatamente tenera, mentre abbassava lo sguardo e le sue guance prendevano quel delizioso colorito che gli faceva perdere il controllo.
Frustrazione.
Una mano andò a scegliere, con non curanza, un dolcetto viola e se lo portò alla bocca, mordendolo distrattamente.
Una smorfia.
Il bambino sopravvissuto si era girato di nuovo ad osservarla e, come fosse stata chiamata, Alexis aveva alzato il viso e l’aveva osservato di nuovo, stringendosi nelle spalle, imbarazzata.
Disgusto.
La mano che teneva ancora il piccolo pasticcino si serrò attorno ad esso, sbriciolandolo e lasciando sporco il palmo bianco.
Violenza.
«Se non ti piaceva, potevi darlo a me.» osservò Blaise Zabini al suo fianco, notando la fine poco decorosa che aveva fatto il pasticcino viola. Era l’ultimo… e a lui piacevano così tanto.
Un’occhiata furiosa da parte di Draco gli fece capire che non era in vena di battutine ancora. Lo vide prendere un tovagliolo e pulirsi la mano con rabbia.
Vederlo in quello stato era strano anche per Blaise, che lo conosceva meglio di tutti: Draco Malfoy, che era sempre così posato, elegante, controllato, freddo, che perdeva quelle caratteristiche per una ragazza qualsiasi, era una cosa assolutamente impensabile e, se qualcuno glielo avesse rivelato solo qualche giorno prima, gli avrebbe riso in faccia.
Invece, era successo.
Ma, non sapeva perché, Blaise non era poi così tanto sorpreso. Lui aveva sempre sostenuto che a Draco servisse una ragazza che lo addolcisse, diversa da tutte le sgualdrine che si portava dietro, ma Malfoy non gli aveva mai dato retta. Eppure, quella mattina, quando aveva visto Alexandra Black sorridergli per ringraziarlo, credeva di aver capito perché quella ragazzina stava diventando un’ossessione per il suo migliore amico.
Allungò una mano sul vassoio che aveva davanti e prese una fetta di panettone al miele, non potendo optare per i suoi dolcetti preferiti. Cominciò a spezzettarlo e a mangiarlo, mentre il suo sguardo correva da quello pericoloso di Draco alla figura dall’altra parte della tavolata, alla quale lui stava ostinatamente rivolgendo le sue attenzioni.
«Perché ancora così incazzato, Draco? Non ti sei sfogato abbastanza con la Parkinson, ieri notte?» domandò ghignando, sperando di tirare su di morale l’amico con qualche battutina sulla Serpeverde, ma l’occhiata agghiacciante che Draco gli lanciò, seguita da un grugnito, lo freddò sul posto, facendogli salire un brivido lungo la schiena che gli si fermò sulla nuca con un fastidioso pizzicore. Abbassò gli occhi blu sulla propria colazione e continuò a spezzettarla, senza avere davvero voglia di finirla. Provò a fare un ultimo tentativo. «Eppure, Pansy sembra distrutta questa mattina…» e la indicò con un cenno del capo, ma, di nuovo, l’amico non rispose e, quando Blaise si voltò per guardarlo, lo vide alzarsi e andarsene, con passo lento e strascicato, l’odio in viso.
 
*
 
Pansy Parkinson sedeva stranamente lontana da loro. Era circondata dalle solite amiche – altre ragazze che morivano dietro a Draco e che lui non aveva esitato a portarsi a letto – ma non partecipava all’animata conversazione che intercorreva tra queste. Aveva sul viso sciupato un’espressione stanca e abbattuta; i grandi occhi scuri, solitamente taglienti e maliziosi, non erano altro che uno specchio vuoto e opaco che osservava, senza interesse, la colazione; i corti capelli neri, solitamente lucidi e voluminosi, le ricadevano sul viso e sulle spalle, senza forma; i suoi gesti erano meccanici e privi di vita.
Pansy Parkinson era decisamente diversa dal solito.
E Blaise Zabini non era l’unico ad essersene accorto.
«Non ti sembra che Pansy abbia qualcosa di strano, oggi?» aveva domandato infatti Diamond, catturando l’attenzione di Alexis, concentrata fino a quel momento sul fratello. Portò gli occhi sull’amica e si strinse nelle spalle. «Non so, non ci ho fatto caso.» ammise, seguendo poi la traiettoria del suo sguardo fino ad incontrare la figura poco distante della Parkinson.
In effetti, ora che glielo faceva notare, Pansy Parkinson le sembrava molto diversa dal solito, sebbene l’avesse osservata poche volte, molte delle quali l’aveva solo intravista nei corridoi. Eppure, da quello che aveva potuto vedere, le era sembrata una ragazza fiera e orgogliosa, forte, sempre con un sorriso provocatorio sulle labbra fine, che nascondevano una fila di denti bianchi e regolari. Una ragazza elegante, di alta classe, sempre posata e di fredda educazione.
Eppure, quella mattina, sembrava decisamente un’altra persona.
Chissà che cosa l’aveva ridotta così… o chi.
Quando la maliconica Serpeverde si voltò a guardarla, sentendosi, con molte probabilità, osservata, le scoccò uno sguardo carico di odio e rabbia, che la fece rabbrividire e la costrinse a divergere gli occhi sulla brioche alle bacche di moratille che prese a sbriciolare con nervosismo.
Che fosse lei, la causa del suo evidente malumore?
«Secondo te, che le è successo?» domandò Diamond, tornando a guardarla.
Alexis si limitò a stringersi nelle spalle e a scuotere leggermente la testa. «Non ne ho idea».
La Cherin, che stava guardando di nuovo Pansy, sospirò. «Forse, dovrei andare a parlarle. Ti dispiace se…»
Senza neanche lasciarla concludere, Alexis scosse il capo e sorrise. «Non preoccuparti, vai tranquilla. Io finisco la colazione e vado a spedire una lettera».
«Sicura?»
«Si’, si’! Vai, su!» e le diede una leggera spinta, indicandole la ragazza.
Diamond sorrise e si alzò. «D’accordo, ci vediamo a lezione allora!»
Alexis annuì e la guardò andar via.
Concentrò di nuovo il suo sguardo sulla brioche, quando qualcuno le si avvicinò di nuovo.
Alzò lo sguardo e…
«E finisci tutta la colazione! Sappi che lo saprò, se avrai lasciato anche solo una briciola!»
Diamond, di nuovo accanto a lei, la guardava dall’alto con espressione severa e le stava puntando un dito sul naso.
«Mangerò tutto, promesso mammina!» le rispose e le due scoppiarono a ridere.
Poi, Diamond si allontanò di nuovo e prese posto vicino a Pansy.
Sembrava proprio una mamma in miniatura.
Era molto magra, ma la sua altezza andava a compensare quella apparente fragilità, perché tutto si poteva dire di Diamond Anne Cherin, tranne che non fosse una ragazza forte e di grande personalità. Nonostante fosse finita a Serpevere – e Alexis non riusciva a spiegarsi perché, visto il gran cuore e il buon carattere – era sempre gentile e cordiale con tutti e, soprattutto, era sempre pronta a dare una mano alle amiche. Poi, con quello sguardo scuro e profondo, sapeva infondere una serenità nelle persone che sembrava quasi ti facesse un incantesimo.
Ma presto, Alexis Lily Potter avrebbe capito perché Diamond Anne Cherin fosse stata assegnata proprio a Serpeverde, nonostante tutte le sue buone qualità.
Come promesso all’amica, Alexis finì tutta la sua brioche e bevve il suo tè alla fragola fino all’ultima goccia. Finalmente sazia e con la mente lucida, poteva scrivere la lettera a Sirius, senza preoccuparsi di far trapelare alcun sentimento negativo. Si alzò e il suo sguardo percorse la Sala Grande e, specialmente, il tavolo sovrastato dagli stendardi rosso-oro, alla ricerca del suo gemello smeraldino, e lo trovò subito, a ricambiare lo sguardo con un’intensità tale da farla arrossire.
A volte, quando la guardava così, una fitta allo stomaco la trafiggeva.
Loro erano fratelli, sì.
Ma lui non lo sapeva.
Lei voleva stargli accanto e trasmettergli tutto il suo affetto fraterno.
Ma sperava che lui non travisasse i suoi comportamenti.
Perché se Harry Potter si fosse innamorato di lei, le cose sarebbero state ancora più complicate di quanto già non fossero.
Lui avrebbe sofferto… e Alexis sarebbe morta, piuttosto che ferirlo.
Purtroppo per lei, non sapeva che quella terribile idea stava già prendendo forma anche nella mente del giovane Grifone.
Scacciò quel pensiero dalla testa, convinta che niente avrebbe turbato la loro amicizia e che Harry non potesse davvero innamorarsi di lei, e gli sorrise timidamente, alzando una mano in segno di saluto.
Proprio in quel momento, un forte e gelido profumo di pioggia la investì in pieno, entrandole con dolcezza nelle narici e diffondendolesi in tutto il corpo; le riempì i polmoni e le fece bruciare il petto, stringendole il cuore in una dolorosa morsa. Un brivido le percorse la schiena quando una fredda mano le si serrò attorno al polso, interrompendo quel gesto di saluto.
Per fortuna del suo assalitore, Ron, ingurgitato troppo in fretta una nuova fetta di panettone, cominciò a tossire, catturando completamente l’attenzione del bambino sopravvissuto. Bastò quell’istante e, colui che l’aveva fermata, la trascinò senza alcuna fatica in un angolo della Sala Grande, lontana dagli occhi di indiscreti testimoni.
Non lo aveva ancora visto in faccia, ma Alexis sapeva benissimo chi fosse il suo rapitore e non aveva bisogno di sentire la sua voce che le accarezzò il collo con un sussurro carico di astio, per capirlo.
«Chi stavi salutando, Black?»
Draco Malfoy.
Alexis si voltò di scatto, trovandosi faccia a faccia con quella Serpe.
Un peccaminoso angelo dagli occhi di ghiaccio e l’espressione arrogante.
Un angelo dannato.
Con il polso ancora serrato in quella morsa gelida, cercò di allontanarsi da lui e dal suo viso, troppo vicino.
Lui, ovviamente, non glielo permise. «Ti ho fatto una domanda, Black.» disse, il tono controllato e l’espressione impassibile. Gli occhi d’argento scesero su quelli smeraldo di lei e ne lessero la paura mista ad orgoglio insita in essi.
Rabbia e sofferenza.
«Non sono affari tuoi, Malfoy. E adesso, sei pregato di lasciarmi in pace.»replicò Alexis, il cui orgoglio era prevalso sul timore.
Degno di una vera Grifondoro.
Cercò di nuovo di allontanarsi, strattonando il braccio che lui teneva saldamente nella mano, ma il solo risultato che ottenne fu quello di farsi male.
«Stavi salutando Potter, non è vero?»
Rabbia.
La morsa sul suo polso si fece più salda e l’espressione sul viso di Malfoy divenne, se possibile, ancora più seria. Nel suo sguardo, una chiara nota di rabbia che lo faceva scintillare pericolosamente.
Sembrava impazzito.
«E se anche fosse? Te l’ho detto e te lo ripeto: non sono affari che ti riguardano.» e scandì bene l’ultima frase, come fosse davanti un bambino di tre anni e lo stesse rimproverando per qualcosa che non doveva fare.
Alexandra Black era brava a nascondere ciò che provava dietro parole sicure e cariche di orgoglio, ma quello che non sapeva era che Draco Malfoy l’aveva osservata bene e aveva capito che l’unica cosa che non poteva mentire di lei era il suo sguardo.
Due limpidi smeraldi, chiari e sinceri, incapaci di raccontar bugie.
Attraverso quel verde intenso, Draco Malfoy aveva compreso che la sua piccola Black esprimeva tutto ciò che provava: se era contenta, il suo sguardo si illuminava; se era triste, i suoi occhi si inumidivano; e se si muovavano irrequeiti, come in quel momento, era terribilmente spaventata.
Sofferenza e frustrazione.
Sul viso del bel Serpeverde, fino a quel momento gelido nella sua maschera di impassibilità, si dipinse un sorriso rassicurante, che non arrivò a scaldargli quello sguardo infuriato. E, sebbene la sua funzione fosse quella di calmare la ragazza, sortì esattamente l’effetto contrario.
Niente è più pericoloso di un serpente che si stringe sul tuo corpo, senza tirare fuori quei denti appuntiti intrisi di veleno mortale.
La stretta sul polso si fece meno pressante, ma la sua mano gelida era ben lungi dal lasciarla andare; anzi, con uno strano sguardo indecifrabile, Draco si portò la mano di lei su di una spalla e poi fece in modo che il braccio gli circondasse il collo. La mano libera le scorse lungo la schiena e poi, con poca pressione, la costrinse ad appiccicarsi a lui.
Con un braccio intorno al suo collo e l’altra mano poggiata sul petto, Alexis avvertiva chiaramente il battito calmo del suo cuore, in completa sintonia con quel respiro freddo che le si infilava nel colletto della camicia e le scendeva lungo la schiena. E, allo stesso modo, con una mano premuta sulla sua schiena, lui avvertiva chiaramente quel corpo esile e fragile tremare.
Questa volta, in un misto di paura ed emozione.
Un ghigno prese il posto di quel sorriso rassicurante, mentre il viso si piegava leggermente e la bocca andava a sfiorarle un orecchio, accarezzandone l’udito con quella voce maliziosa. «Oh, io invece credo che siano affari miei eccome, mia piccola e impertinente Black».
Il corpo di lei fremette ancora sotto le sue braccia e Draco soggnignò soddisfatto. Si distanziò leggermente, per permettersi di vederla in viso e di poter annegare in quelle pozze di smeraldo liquido; di potersi deliziare di quel caldo rossore delle sue guance;
di poter desidere quelle labbra piene e invitanti.
Che non avrebbe ancora osato assaggiare.
La mano libera – quella che non le stringeva la vita – andò a posarsi sul viso e prese a giocare con una ciocca ribelle, più lunga rispetto al resto della frangia, e gli occhi di Alexis, tremolanti e confusi, lo guardarono dal basso con timore, senza capire cosa volesse farle.
«Ricordi quello che ti ho detto ieri, Black?»
Lo sguardo di Maldoy tornò a scintillare di una luce pericolosa e si incastonò in quello di lei, che degluti’.
Alexis poteva sentire il cuore di lui battere calmo nel suo petto, mentre il proprio chiedeva freneticamente di uscire ed era sicura che anche lui potesse sentirlo.
Draco le lasciò cadere la cioccia su quegli occhi ingannevoli e, con una mossa lenta e studiata, le sfiorò il viso con una carezza. «O hai bisogno che ti rinfreschi la memoria?»
Restarono solo per una manciata di secondi a scrutarsi e a lasciare che i loro respiri si fondessero, ma a lei sembrò passare un’eternità prima che riuscisse a staccare gli occhi da quello sguardo penetrante e a voltare il viso di lato.
«No, grazie.» riusci’ finalmente a rispondere, manifestando una sicurezza incomprensibile, di cui si complimentò mentalmente.
Il sorriso pericoloso di Draco si allargò. «Bene.» mormorò, tornando ad avvicinare le sue labbra all’orecchio della ragazza. «Allora ricorderai anche che tu sei mia, Black.» soffiò, stringendola di più a sé.
Alexis balzò all’indietro e lo spinse via, riuscendo a sciogliersi dalla sua presa. «Io non sono di nessuno, Malfoy! E tanto meno sarò mai tua!» sbottò, rossa in viso e con il fiato corto; negli occhi le si era accesa una scintilla di orgoglio.
Draco sollevò un sopracciglio. «Vedremo.» C’era un tono di sfida nella sua voce e anche nel modo in cui tese una mano e le sfiorò il profilo della guancia, costringendola reprimere un nuovo brivido che, impertinente e traditore, le era salito lungo la schiena. «Ma ricorda una cosa: io ottengo sempre ciò che voglio.» La mano le sfiorò la mandibola, con lentezza, e infine scivolò di nuovo al suo posto. «Ed io voglio te, Alexandra Black».
La guardò intensamente per un’ultima frazione di secondo e poi la superò, abbandonandola lì, con il cuore che batteva a mille, il fiato corto e le gambe molli per l’emozione.
Poteva continuare a fare la sostenuta quanto le pareva, ma Alexandra Black, senza rendersene conto, stava già cadendo nella sua trappola.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo IX - Respiro di albicocca ***


Capitolo IX - Respiro di albicocca
 
 
 
 
Era passato un mese dall’inizio della scuola.
Alexis si era finalmente ambientata e non aveva più avuto forti crisi per la mancanza di Sirius.
Questo perché lui aveva trovato un modo sicuro per risponderle alle lettere.
A notte fonda, quando tutto il castello dormiva beatamente, lui compariva nel camino della Sala Comune di Serpeverde e loro si facevano una bella chiacchierata. Lei si metteva ai piedi del divano, vicina al piccolo fuoco, per scaldarsi, e lui la guardava, da Grimmould Place, con quello sguardo profondo che riusciva a tranquillizzarla.  Ogni giorno gli raccontava delle sue piccole avventure. Delle lezioni. Delle nuove amicizie. Ma soprattutto, gli parlava di Harry. Gli diceva che era uguale a James, fatta eccezione per quegli occhi di smeraldo, identici a quelli di Lily – e ai propri. Gli raccontava dei pomeriggi passati sulle rive del lago, a ridere, scherzare, rincorrersi. Gli confidava che, molte volte, doveva trattenersi dal rivelargli la verità e che, alcune volte, ci era andata molto vicina, ma si era sempre ripresa in tempo. Tutto sommato, non era male, il loro rapporto. Erano molto più che amici e passavano quasi tutti i pomeriggi insieme – lezioni, compiti e altri impegni permettendo.
Sirius era stato orgoglioso del suo figlioccio, quando Alexis gli aveva rivelato che era entrato a far parte della squadra di Quidditch, l’anno precedente, ed era diventato un ottimo cercatore, alla pari di suo padre, e che aveva fatto vincere la coppa del Quidditch alla sua squadra.
Si sentiva serena quando era con Harry e il fatto di poter vedere Sirius ogni sera le rendeva il suo soggiorno ad Hogwarts ancora più piacevole di quanto già non fosse.
Le cose, finalmente, cominciavano ad andare bene.
Anche il rapporto con Draco si era stabilizzato. Puntualmente, ogni giorno, il bel Malfoy la sottoponeva a qualche scherzetto impertinente o a qualche angheria e ormai lei ci aveva fatto l’abitudine. Aveva persino stretto amicizia con Blaise Zabini, il migliore amico del ragazzo, che sembrava divertirsi a prendere le difese della giovane Black, mandando Draco su tutte le furie.
Tra i corridoi di Hogwarts, ormai, quei tre camminavano sempre assieme – con grande invidia della popolazione femminile, che non vedeva di buon occhio la piccola erede dei Black. A Draco non piaceva lasciare Alexis – era incredibilmente geloso, nonostante loro non avessero alcun tipo di rapporto sentimentale – e Blaise si trovava bene con lei – era così minuta e fragile, che avvertiva un inusuale senso di protezione verso di lei. Per quanto riguardava la ragazza, se dapprima le era sembrato tutto solo una grande scocciatura, alla fine aveva dovuto ammettere che si trovava a suo agio, con quei ragazzi. Draco aveva imparato a diventare meno violento e dominatore e, a volte, riusciva persino ad esserle simpatico. Blaise, d’altro canto, riusciva a farla sorridere anche nelle giornate più buie.
Tutto sembrava andare per il meglio.
C’era solo un piccolo particolare che rovinava quella tanto agognata tranquillità.
L’amicizia di Alexis con il più coraggioso dei Grifondoro: Harry Potter.
Perché, ogni volta che Draco Malfoy scorgeva Alexandra Black e il Protettore degli Sfigati parlare, ridere e scherzare insieme, diventava di nuovo violento e aggressivo e torturava la povera ragazza, con quei metodi che la spaventavano e al tempo stesso le facevano battere inspiegabilmente il cuore nel petto.
Gli improvvisi sbalzi d’umore di Malfoy le facevano venire il sangue alla testa.
Un secondo prima la trattava quasi con normalità.  Il minuto dopo si divertiva a vederla tremare tra le sue braccia e le sue carezze sensuali, accompagnate da quel ghigno disarmante e quegli occhi perfidi.
Quando era riuscita a collegare i cambi d’umore con i suoi incontri con Harry, l’aveva comunicato a quest’ultimo e – dopo essere riuscita a dissuaderlo dall’andare a picchiarlo a sangue – avevano trovato un modo per ingannarlo.
Ogni volta che si incontravano, e che scorgevano Draco nelle vicinanze, cominciavano a maltrattarsi e a litigare furiosamente e lo scontro finiva sempre con un Alexis indignata, che si allontanava a passo svelto, e un Harry che si voltava dalla parte opposta e prendeva a calci qualcosa.
Avevano ripetuto quel giochetto per due o tre volte e il principe di Serpeverde sembrava esserci cascato.
Non sapevano quanto si sbagliassero.
E Alexis, lo avrebbe scoperto quel pomeriggio.
 
*
 
Era una bella giornata. Il vento tiepido dell’autunno passava tra i rami della foresta proibita, silenzioso, come un serpente invisibile, e faceva volare a terra, come piume di uccelli a cui terribili cacciatori tolgono la vita, foglie arancioni e secche, che si ostinavano a rimanere attaccate a quei rami ormai fragili che presto sarebbero rimasti nudi, in balia del freddo inverno. Al contrario, le foglie forti e larghe della grande quercia, sulla riva del Lago Nero, oscillavano al vento, ma rimanevano saldamente incollate a quei rami robusti e mai si sarebbero staccate, mostrandosi in tutta la loro imponente meraviglia, anche nelle più gelide giornate invernali.
Il sole, alto nel cielo, illuminava, con i suoi raggi, due figure sedute ai piedi di quel maestoso albero, scaldando i loro visi sorridenti e sereni.
«Posso venire sul serio?» domandò Alexis, gli occhi verdissimi scintillanti di gioia.
«Ma certo che sì! Mi farebbe molto piacere e in più, sono sicuro che mi porteresti fortuna!»
Rispose Harry, ammiccando fiducioso.
«Non mancherò allora, promesso!» esclamò Alexis, con un sorriso sulle belle labbra rosee.
«Fantastico! Prenderò il boccino d’oro solo per te!»
Alexis scoppiò a ridere e la sua risata, cristallina, frizzante, gioiosa contagiò anche il maghetto.
Rimasero tutto il pomeriggio, come era loro solito fare, a chiacchierare e scherzare.
Poi, all’improvviso, Harry balzò in piedi come una molla e la guardò con odio. La ragazza capì immediatamente e lo seguì a ruota.
Draco Malfoy era dietro di loro.
«Insomma, vuoi lasciarmi in pace, Potter?» sbottò Alexis, con voce infastidita.
«Io? Ma se sei tu che mi ronzi sempre intorno, Black!» rispose lui a tono, fissandola negli occhi, minaccioso.
«Ma che dici? Tu ti inventi le cose, Sfregiato! Io non girerei mai, e dico MAI, intorno ad uno come te! Ma dico, siamo impazziti?» replicò la Serpeverde, indignata dalle sue insinuazioni.
«Eppure mi sei sempre in mezzo ai piedi, come me lo spieghi, ragazzina?» controbbattè il bambino sopravvissuto, con tono arrogante.
«Ragazzina a chi, razza di fallito? Caso mai è il contrario! Sei tu che non ti stacchi mai dalla mia gonna! Hai qualche complesso mentale o sei solo semplicemente ritardato?»
Le voci dei due erano sprezzanti, l’odio si poteva palpare con la mano.
«Sarei ritardato solo se volessi essere amico di una come te, Black!» sputò Harry, arricciando il naso quasi con disgusto.
Alexis lo guardò dal basso e scoppiò in una risata fredda, senza gioia. «Ahah! Ma non farmi ridere, Potter! Non ti accetterei tra i miei amici neanche se fossi l’ultimo essere sulla faccia della terra!»
«La stessa cosa vale per me!»
«Bene!» ringhiò Alexis, digrignando i denti.
«Bene!» ripetè lui, gli occhi due fiamme ardenti.
Alexis, di spalle a Malfoy, sorrise con dolcezza ad Harry e gli fece un occhiolino. Poi si voltò, assumendo un’espressione mista di indignazione, odio e rabbia, e si allontanò a passo svelto.
Potter la imitò, seguendo la direzione opposta, non prima di aver rifilato un potente calcio ad una pietruzza ai suoi piedi.
 
*
 
Una scena noiosa e patetica.
Era questo che pensava Draco Malfoy, lo sguardo – due monete d’argento gelato, ribollenti d’odio – fisso sulle rive di quel lago che aveva segretamente ospitato quei due clandestini d’amore.
Sentì il sangue ribbollirgli nelle vene e i tendini sotto la pelle diafana irrigidirsi con odio, mentre le mani si chiudevano in due pugni così stretti da farne sbiancare le nocche.
Osservò con furore la schiena ampia del giovane cercatore, augurandogli una morte lenta e molto dolorosa.
Poi, il suo sguardo si spostò sulla figura minuta che con passo svelto,gli stava venendo incontro, lo sguardo basso, il viso contratto.
Gli occhi sereni.
Quegli occhi, che non sapevano mentire.
E che lo fecero scattare.
Quando Alexis gli passò accanto, fingendo di non vederlo, lui balzò in avanti e le strinse con forza un polso. Come sempre, la ragazza venne sbalzata all’indietro e poi trascinata con forza contro un albero.
«Ah!» gemette, sorpresa.
Alexis iaprì gli occhi (li aveva chiusi per il dolore causato dal contraccolpo) e si trovò il viso di Draco Malfoy ad un centimetro dal proprio, gli occhi grigi come nuvole cariche di tempesta, rabbiosi.
«Malfoy?!? Sei impazzito…?»
«Mi ritieni davvero così stupido, Black?» ringhiò lui, un sussurro gelido che le sfiorò il viso.
«Non capisco di cosa tu stia parlando…» rispose, fingendosi confusa.
In realtà sapeva benissimo a cosa si riferiva.
Cercò di scappare uscendo di lato.
Si sentiva come un topolino in gabbia e la cosav non le piaceva.
Ma, ovviamente, Draco non glielo permise.
Le sue mani scattarono con velocità, ai lati del viso della giovane, poggiandosi sul tronco, e le braccia tese, sottili ma muscolose, le bloccarono ogni via d’uscita.
Ancora una volta, i loro visi erano così vicini che i loro respiri si mescolavano e danzavano, incuranti dei rispettivi padroni.
«Sai benissimo di cosa sto parlando!» sbottò, con un altro ringhio carico d’odio.
I due smeraldi verdi tremarono, annunciando al ragazzo il timore imminente.
Una mano si mosse, come al solito, in una lenta carezza sulla guancia.
Perché quel dannato sguardo riusciva a piegarlo così?
Doveva essere forte!
Non doveva essere stregato da quegli occhi ammaliatori!
Bugiardi.
Le dita da pianista, che avevano tracciato il profilo della sua guancia, lasciando una scia bollente su di essa, si chiusero sul mento e la costrinsero a voltarsi di lato. La bella bocca del Serpeverde si avvicinò all’orecchio e la sua voce vellutata, e minacciosa, le accarezzò l’udito con la dolcezza del profumo delle rose selvatiche. Lo stesso profumo che lui, così vicino, poteva sentire dai suoi capelli corvini e morbidi.
«Non costringermi a farti del male… Non è questa la mia intenzione.» soffiò con delicatezza, prima di costringerla ad osservarlo di nuovo.
Il suo sguardo di ghiaccio osservò quegli occhi spauriti con bramosia e poi scese sulla bocca, indugiando qualche secondo su quelle labbra morbide e invitanti.
Gli ricordavano tanto due piccoli spicchi di dolce albicocca.
Chissà se anche il sapore era lo stesso.
Socchiuse gli occhi, impotente di fronte a quel desiderio crescente, e piegò il viso su di un lato, avvicinandosi lentamente.
Poteva sentire il respiro caldo di lei diventare sempre più affannato, contro le sue labbra, che lente e inesorabili, stavano annullando la poca distanza.
Stava quasi per sfiorarle ormai.
Sentiva quell’aria calda entrare nella sua bocca schiusa.
E ne respirò il dolce profumo.
Ricordava davvero quello delle albicocche.
Avrebbe voluto assaggiarle.
Morderle.
Mangiarle.
Divorarle.
Draco Malfoy non era mai stato un tipo dal grande auto-controllo, in queste situazioni.
Solitamente, si avventava sulle sue prede e ne divorava ogni parte del corpo, con bramosia.
Eppure, con lei, non ci riusciva.
Forse era il suo aspetto fragile, delicato.
Forse erano quegli occhi puri e privi di malizia.
Forse era qualcos’altro che il giovane Malfoy non aveva mai preso in considerazione.
Amore.
Tsè! Lui innamorato? Ma quando? Gli veniva da ridere al solo pensiero.
Lui non avrebbe mai amato nessuna.
Si sarebbe sposato solo per convenienza e per mantenere alto il nome di famiglia.
Però, lei è pur sempre una Black – fermati Draco! Ma che diavolo stai pensando?!? Tu non sei in grado di amare! Vuoi solo portartela al letto, come ogni altra ragazza della tua vita!
Eppure, perché non riusciva ad annullare quella distanza ormai minima, tra le loro labbra?
Aveva una voglia matta di assaggiarle.
Di sentirsi in bocca quel sapore di albicocca.
Ma non era ancora giunto il momento.
Dopo quelli che sembrarono secoli, si allontanò lentamente, riaprendo gli occhi e riassumendo piena coscienza di sé.
Quanto più a lungo si brama una cosa, tanto più dolce sarà quando la si otterrà.
Gli occhi argentei si fissarono in quello smeraldo liquido, imbarazzato e confuso.
La tintura cremisi sulle guance lo costrinse a reprimere un ghigno sfrontato.
Una carezza.
Un sussurro.
«Ricordatelo sempre Black: tu sei mia. E non ti cederò mai a Potter, chiaro?»
Un bacio malizioso su di una rossa gota.
Labbra fredde che si incontrano, delicate, con la calda pelle arrossata.
Seta su velluto.
Un bruciore piacevole sulla guancia di lei.
Un sapore delizioso sulle labbra di lui.
Un’occhiata confusa contro una soddisfatta.
Un saluto accennato con la testa.
Un ultimo sguardo d’intesa.
E poi, Draco Malfoy si allontanò, un sorrisino compiaciuto sulle labbra, lasciando la piccola Alexandra Black in uno stato di trance e confusione totale, con un cuore che chiedeva frenetico di abbandonare quel petto troppo piccolo per contenerlo e i polmoni che chiedevano aria con urgenza.
 
*
 
Erano ancora le cinque e non si avrebbe cenato prima di un’ora.
Di tornare al castello e di fingersi interessata alle conversazioni di qualche sua compagna di Serpeverde non le andava proprio.
Tutte quelle emozioni,l’avevano stremata.
Sembrava che il cuore avesse consumato tutte le sue energie, con ogni battito accellerato con il quale aveva colpito il petto.
Guardando il viale, che la separava dal castello, pensò che mai le era sembrato così lungo.
Non aveva le forze per farsi quella scarpinata e una piccola passeggiata intorno al lago, all’insegna della riflessione, non le avrebbe fatto male.
Così si incamminò, con passo lento e svogliato, lo sguardo fisso sull’orizzonte lontano di quell’enorme distesa d’acqua, che non sembrava avere fine.
Fece avanti e indietro per due o tre volte poi, stufa di quell’inutile camminata, si adagiò sotto la grande quercia.
Appena aveva poggiato la schiena sull’ampio tronco dell’albero, si era subito sentita serena.
Forse, per il fatto che quello, era il loro posto segreto. Il luogo dove fuggire, per stare insieme.
Come se, l’affetto del fratello fosse rimasto incatenato in quel punto preciso.
E improvvisamente, la stanchezza la colpì in pieno. Sentì le palpebre farsi improvvisamente pesanti,e il corpo perdere ogni sensibilità.
Ma sì. chiudo gli occhi solo un attimo… Giusto cinque minuti e poi torno dentro. –  si disse, mentre quelle ciglia nere e folte andavano a sfiorare con gentilezza le gote vellutate, celando dietro un sipario di morbida pelle due smeraldi luminosi.
E si addormentò.
 
Quando riaprì gli occhi, era notte fonda.
Una notte brutta, nera, senza stelle né luna ad illuminare il cammino che avrebbe dovuto intraprendere.
Come aveva fatto a dormire per così tanto?
Si alzò, lentamente, ancora più stanca di prima.
Si stropicciò gli occhi e si stirò, tendendo le braccia al cielo.
Era inizio inverno eppure, stranamente, vestita della sola divisa, non sentiva freddo.
Anzi, ora che ci faceva caso, non sembrava esserci proprio vento.
Un silenzio irreale circondava tutto il luogo. Gli albero erano immobili, come pietrificati. Le rive del mare sembravano una fina lastra di ghiaccio nero.
Si sentì improvvisamente strana.
Le mancava l’aria e le sembrava come se una forza invisibile la stesse trascinando verso il basso, facendo pressione sulle sue esili spalle e costringendola a piegare le gambe, contro la sua stessa volontà.
Voleva tornare al castello il prima possibile, tra le calde mura costernate da quadri animati e simpatici, che si voltavano ad osservarla e le parlavano, ogni volta che passava.
Voleva vedere qualcuno, chiunque.
Perché, all’improvviso, si era sentita estremamente sola.
Si voltò verso l’imponente struttura che, con le sue finestre illuminate, le avrebbe infuso coraggio e sicurezza, ma, quando si voltò, non vide altro che un’ombra lontana, maestosa, ma avvolta nell’oscurità.
Ogni luce del castello, era spenta: Hogwarts sembrava una fortezza abbandonata ormai da secoli.
Che diavolo stava succedendo?
Cominciò a fare qualche passo verso l’imponente scuola, ma più camminava, più quella sembrava allontarsi.
Le prese il panico e cominciò a correre, disperata.
Le gambe erano pesanti come blocchi di cemento armato.
Il respiro era affannato e, uscendo violentemente da quella labbra di rosa, quasi le faceva male.
Il cuore rimbombava nel petto, con un rumore sordo, che non riusciva a sentire.
Correva, correva, correva.
E alla fine…
 
BOOM!!!
 
Si ritrovò distesa per terra, con un gran dolore al fondoschiena, che aveva duramente picchiato il terreno umido del giardino, e un altro grande dolore alla fronte e al naso, che avevano colpito qualcosa di duro, freddo, spesso ma, soprattutto, inaspettato.
Si portò una mano sulla fronte, sfregandosi il punto in cui aveva preso quella botta violenta.
Sicuro si sarebbe arrossato e le avrebbe lasciato un bel bernoccolo nero.
Accidenti se faceva male!
Si rimise in piedi a fatica e, dopo aver barcollato un pochino, riaprì gli occhi, alla ricerca della cosa che l’aveva scaraventata a terra.
Ma quando le due iridi di smeraldo scrutarono la zona che la circondava, non videro nulla.
Il castello era davanti a lei, ancora lontano, ma il giardino che la separava da esso, ampio e immenso, non presentava alcun ostacolo.
Contro cosa aveva sbattuto, allora?
Sempre più impaurita da quella strana situazione, si avviò nuovamente su per la collina, con l’augurio di rientrare al castello quanto prima, ma, ancora una volta, andò a scontrarsi con qualcosa.
Camminava ora, per cui l’urto fu meno violento, ma quando, ancora una volta, riaprì gli occhi, non vide nulla. Tese una mano, incerta, sfiorando l’aria opprimente della notte e il suo palmo si scontrò con qualcosa di liscio e freddo, invisibile agli occhi, ma chiaramente percettibile al tatto. Anche l’altra mano raggiunse la prima, su quella lastra magica che le impediva di raggiungere il castello.
Ma che cosa stava succedendo?
Fu un attimo.
Un fruscio appena accennato dietro di lei, che la costrinse a voltarsi.
La paura aveva ormai preso il sopravvento e violenti brividi le scuotevano le spalle.
Poi, una voce.
«Vieni… vieni da me…»
La chiamò, come un’eco lontana.
Alexis si guardò attorno, con frenesia. «Chi sei?!?» domandò, con voce spaventata e acuta, più alta di qualche ottava rispetto al solito.
«Vieni da me…» si limitò a ripetere la voce.
Ora che lo notava, sembrava quasi un sibilo appena accenato.
Un alitata rauca e malvagia.
«CHI SEI?!? VIENI FUORI!» urlò, in preda al panico. Si frugò impacciata,nelle tasche della mantella della divisa che indossava e ne estrasse la bacchetta. La puntò davanti a sé.
La mano tremava.
«Vieni… vieni da me.» ripetè ancora una volta quella voce sconosciuta.
Le sembrava un sussurro lontano chilometri e, allo stesso tempo, una voce che le alitava alle spalle, sfiorandole il collo.
Senza controllo alcuno, le dita intorno alla bacchetta si rilassarono. Un secondo dopo, il piccolo legnetto magico giaceva in terra, riverso tra i mille fili d’erba.
«Vieni… vieni…» continuava a ripetere quella voce suadente e inqueitante.
Senza che lei potesse farci nulla, le sue gambe si mossero in avanti, lente, alla ricerca di quella voce che la chiamava con tanta insistenza e, mentre camminava, il paesaggio intorno a lei si confuse e divenne un'unica e indistinguibile macchia nera. Il vento si alzò improvviso, investendola in pieno, con tutta la sua forza. Si sentì come se qualcuno le avesse dato un forte pugno nello stomaco, eppure continuò ad avanzare.
Quella voce continuava a sussurrare, a chiamarla, e lei ne era inesorabilmente attratta.
Voleva sapere chi era che la cercava con tanta insistenza.
«Vieni…Vieni da me…»
Poi, un piccolo puntino luminoso fece la sua comparsa in mezzo a quel nero infinito. Più Alexis camminava, più il puntino bianco si ingrandiva, fino a divenire una grossa porta luminescente. La maniglia tonda riluceva, argentata e splendente. Intarsi perlati percorrevano tutta la facciata appena comparsa, creando strani giochi di luce. E poi, dall’altra parte di quell’uscio magico, di nuovo quella voce.
«Vieni… vieni da me… entra… diventa…»sussurrava.
Ancora una volta, senza controllo, la mano si mosse da sola e andò a sfiorare la maniglia, timorosa.
Era calda al tatto e morbida.
La girò lentamente e….
 
 
 
 
“AAAAAAAAAAAAH!!!!!”

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Capitolo 11
*** Capitolo X - Tranquilla tra le sue braccia ***


Capitolo X - Tranquilla tra le sue braccia
 
 
 
 
E poi, dall’altra parte di quell’uscio magico, di nuovo quella voce.
«Vieni… vieni da me… entra… diventa…»sussurrava.
Ancora una volta, senza controllo, la mano si mosse da sola e andò a sfiorare la maniglia, timorosa.
Era calda al tatto e morbida.
La girò lentamente e….
 
 
 
 
“AAAAAAAAAAAAH!!!!!”

 
 
 
 
 
 
Un’improvvisa luce bianca, così forte e abbagliante da far male agli occhi, la costrinse a ripararsi lo sguardo, mentre una raffica di potente vento la investiva prepotente, ferendola con lame acuminate. Sentiva le braccia, le gambe, l’addome, il torace, il viso, ogni parte del corpo, dolerle sotto quei colpi precisi e affilati, e poteva quasi sentire del sangue caldo scivolarle giù dagli innumerevoli graffi e macchiare la sua pelle.
Il suo sangue.
E poi, più nulla. Di nuovo.
L’oblio più totale l’avvolse, levandole ogni sensazione.
Non sentiva più dolore.
Non sentiva più rumore.
Non sentiva più niente.
Solo una voce, in lontananza, che riecheggiava in quell’oscurità e che ripeteva:
Troppo presto…Ma tornerò,
Poi, piano piano, tutti i sensi tornarono.
Prima il tatto, che le fece avvertire il pavimento duro sotto di sé.
Poi l’olfatto, che le fece sentire un fresco profumo di gelida aria invernale, che si divertiva a sferzarle il viso ancora inerme, che ciondolava di lato, su di una spalla.
Poi l’udito, grazie al quale riusciva ad ascoltare i battiti accellerati di un cuore – il suo cuore – che rimbombava nel petto ad una velocità fuori dall’ordinario.
Infine, quel battito venne sovrastato da un urlo spaventato, agghiacciato, che spezzò il silenzio di quella che era ancora una fredda serata.
Il suo grido di paura.
Il corpo scattò in avanti, come se una potente scossa elettrica lo avesse attraversato. Gli occhi si spalancarono, terrorizzati, senza riacquistare immediatamente la vista.
Il respiro affannato.
La fronte sudata.
Il corpo tremante.
Solo quando strinse gli occhi e poi li riaprì lentamente, guardandosi intorno, Alexis Lily Potter si rese conto che era stato tutto solo un sogno.
Un terribile incubo.
Respirava a fatica, come se qualcuno le avesse premuto un cuscino sul viso fino a quel momento. Sentiva il corpo tremarle con violenza e non riusciva a farlo smettere.
Si appollottolò su se stessa, stringendo le gambe al petto e circondandole con le braccia. Nascose poi il viso sulle ginocchia e chiuse gli occhi, ma non fu una mossa molto intelligente, perché non appena la vista le si oscurò, nella mente sentì chiaro il rimbombare di una voce.
Quella voce.
E rivisse tutta la scena.
La luce bianca.
Il vento.
Le lame acuminate che la ferivano e la facevano sanguinare.
Alzò di scatto il viso, di nuovo terrorizzata, e si affrettò ad abbassare lo sguardo sul proprio corpo. Esaminò con fretta le gambe, coperte fin sopra al ginocchio dalla gonna della divisa, e poi passò alle braccia: sotto la luce della luna, risplendevano di un bagliore candido, quasi fossero trasparenti… ma non c’era alcuna traccia di ferite né di sangue.
Quindi, era stato veramente solo un sogno?
Ripresa coscienza di sé, alzò il viso e si guardò attorno, con più calma: si trovava ancora nel giardino della scuola.
Il sole ormai era tramontato da un bel pezzo e aveva lasciato spazio alla luna, che pallida ed elegante, illuminava la superficie cristallina del Lago Nero, creando favolosi giochi di luce, ma lei, in quel momento, non era dell’umore adatto per perdersi nelle meraviglie che la natura notturna le stava offrendo. Si voltò di scatto per incontrare la figura possente e calorosa del castello.
E questa volta, la trovò.
Magnifica, come la prima volta che l’aveva osservata, con le finestre illuminate da un caldo bagliore e la superfice baciata dai pallidi raggi di luna.
Era lì e l’aspettava, in attesa di avvolgerla tra le sue braccia e di rassicurarla.
Non se lo fece ripetere due volte, mentre sentiva le lacrime bussare alla soglia degli occhi, e cominciare a scendere lungo le guancie, imperterrite. Ancora tremante, balzò in piedi e cominciò a correre.
Correva. Correva. Correva.
Correva nel modo più veloce che le sue gambe le consentissero di fare.
E non le importava del bruciore che avvertiva ai polpacci.
Né della milza che le doleva in modo atroce.
Né del cuore che martellava frenetico contro in petto.
Né dell’aria fredda che entrava e usciva dalla sua bocca aperta e le raschiava la gola.
Non le importava di nulla.
Voleva solo raggiungere l’interno del castello e vedere qualcuno.
Chiunque.
Le sarebbe andato bene anche vedere lo sguardo malizioso di Draco Malfoy in quel momento.
Le bastava solo vedere qualcuno e assicurarsi di non essere veramente sola.
 
*
 
Quella sera, Blaise Zabini passeggiava da solo per i corridoi di Hogwarts, risalendo la scalinata che dal sotterraneo portava alla Sala Grande, dove lo aspettava un laudo banchetto… o almeno, così sperava.
Erano quasi le nove e non era sicuro di trovare ancora qualcosa sulla tavola.
Era tutta colpa di quell’idiota di Draco, se non era riuscito a salire in tempo per la cena!
Lui e i suoi strani balzi d’umore!
Prima, era entrato nella Sala Comune tutto ghignante e soddisfatto. Poi, appena aveva udito in lontananza il nome “Potter”, era diventato una furia. Aveva sgritato con fervore i primini che avevano osato pronunciare quel nome e poi era sparito alla velocità della luce.
Da buon amico qual era – e temendo il peggio – Blaise lo aveva seguito, cercando di calmarlo.
Quando l’aveva trovato, era in corso, ovviamente, una schermaglia tra lui e il famoso Grifondoro. Era riuscito a portarlo via, prima che la McGranitt, o qualsiasi altro professore, avesse potuto vederli e metterli in punizioni.
Quando poi gli aveva chiesto che diamine fosse successo, Draco si era limitato a fare spallucce e ad uscirsene con una frase del tipo: “E’ Potter. Non ho bisogno di un motivo per attaccar briga con lui!” E poi se ne era andato, lasciandolo nel bel mezzo del corridoio come un povero demente.
Ah, se lo beccava, non l’avrebbe passata liscia stavolta!
Doveva smetterla di comportarsi da idiota!
E lui, che perdeva ancora tempo a preoccuparsi!
Che razza di ingrato.
La prossima volta col cavolo che perdeva la cena per lui!
Così, con un diavolo per capello ed un passo piuttosto affrettato, la testa concentrata su pensieri di vendetta, non si accorse, mentre metteva piede sull’ultimo gradino, della figura che correva verso di lui e che lo travolse in pieno.
«AAAAAAAAAAAAH!»
L’urto fu così violento e inaspettato, che entrambi rotolarono giù per le scale, finendo sdraiati sul freddo e umido pavimento dei sotterranei.
«Ma che cazzo…!» borbottò il ragazzo, alzandosi a sedere e massaggiandosi la testa, dolorante. Si sentiva tutto acciaccato. «Vuoi guardare dove vai, quando cammini?!?» abbaiò infuriato, voltandosi a guardare la figura che avrebbe dovuto render conto di tutti i suoi dolori. Ma, quando lo sguardo blu si incastonò sulla figura accanto a lui, rimase pietrificato: era una ragazza, ancora sdraiata in terra, con il viso nascosto tra le braccia; lunghi capelli neri, sconvolti, le coprivano la schiena dalle spalle esili e tremolanti e, nel silenzio, un chiario singhiozzare riempì il corridoio. Era impossibile non riconoscerla. «Alexandra…?» domandò preoccupato, mentre quella alzava il viso di scatto, fino ad incrociare la figura del Serpeverde: gli occhioni verdi erano rossi di pianto, mentre le lacrime ancora scorrevano lungo quelle guance arrossate; il petto si alzava e abbassava frenetico, singhiozzando alla ricerca di aria.
«Bl-Blaise…»
«Porco Godric Grifondoro, che ti è successo?»
Blaise si rimise in piedi e le porse una mano, aiutandola a rialzarsi. Alexis scosse il capo e si pulì le guance con i dorsi delle mani, abbozzando un sorriso dimesso.
Solo vederlo era riuscita a calmarla e a non farla sentire più sola.
Era stato tutto davvero un incubo, e nessuno era sparito.
Erano ancora tutti lì, che continuavano la propria vita, come se nulla fosse accaduto.
Perché nulla era accaduto.
«Che ti è successo?» domandò ancora Blaise, scrutandola.
Non le piaceva vederla così, se qualcuno l’aveva fatta soffrire o le aveva fatto del male, ne avrebbe pagato care le conseguenze.
Blaise Zabini era un ragazzo posato e dai modi eleganti, ma se gli si toccavano delle persone che lui riteneva importanti, si trasformava in tutt’altra persona e allora dovevi solo sperare di non trovarti sulla sua strada; la piccola Alexandra Black, con la sua timidezza e la sua fragilità, lo aveva conquistato subito, per lui era come una specie di sorella minore, che si sentiva in dovere di proteggere. Ovviamente, non provava null’altro oltre l’affetto e poi non avrebbe mai voluto fare un torto del genere al suo caro Draco. Perché, anche se quest’ultimo non l’avrebbe mai ammesso, Blaise aveva già capito che la più piccola erede dei Black non gli era affatto indifferente, anzi.
Alexis scosse di nuovo la testa. «N-niente… niente… n-non preoccuparti…» cercò di rassicurarlo, respirando piano, per calmarsi. «T-tu stai b-bene? Ti sei… ti sei fatto male?» si affrettò a domandare, per cambiare discorso.
«No, non preoccuparti: ci vuole ben altro per mettere K.O. uno come me!» replicò, avvicinandolesi e prendendole le mani, che cercavano ancora di nascondere e di bloccare le lacrime. «Ma tu non stai bene, Alex. Dimmi la verità, che ti è successo?»
Lei scosse ancora la testa, chiudendo gli occhi. «Nulla, sul serio…» mentì di nuovo.
«Se non avessi nulla non continueresti a piangere così.» osservò Blaise.
Lei aprì la bocca per replicare, ma poi la richiuse e abbassò lo sguardo. Le lacrime continuavano a scenderle con velocità lungo il viso, tracciandone il profilo e andando a congiungersi sul mento, in una goccia unica che ricadeva con lentezza sul pavimento.
Zabini la guardò ansioso e poi sospirò. Le si avvicinò e la cinse in un abbraccio rassicurante. Alexis alzò il viso sorpresa, ma lui la strinse di più a sé, facendole poggiare il viso su di una spalla e prendendo ad accarezzarle morbidamente i capelli. «Su, basta piangere ora… Va tutto bene. Ci sono io qui con te».
Alexis annuì e si aggrappò alle sue spalle, come in cerca di sostegno. Il petto di Blaise era così caldo e accogliente, le ricordava tanto quello di Sirius, eanche quegli occhi scuri e magnetici gli facevano lo stesso effetto. Forse era proprio per quella somiglianza con il suo padrino che aveva stretto una così bella amicizia con lui.
Stringendola a sé, il giovane Serpeverde la sentì stranamente fredda. «Sei gelida, ma dove sei stata?»
«Ero fuori. Mi sono addormentata e poi…» rispose, ma si fermò a metà frase, chiudendo gli occhi e stringendosi ancora di più a lui, con il bisogno di sentirsi avvolta da quell’abbraccio protettivo.
«E poi?» la incitò lui con un sussurro delicato. Alexis scosse ancora una volta la testa, nascondendo il viso contro il suo petto. «Perché non vuoi parlarmene? Così non posso aiutarti.» domandò con tono quasi ferito, che le strinse in cuore in una morsa.
«Non è niente di importante, sul serio…»
«Se non lo fosse, non saresti così agitata, non trovi?» controbatté e lei tacque.
Blaise sospirò ancora. Perché mai non voleva dirgli che le era successo? Di solito, non si faceva problemi a confidarsi con lui. Che si trattasse di qualcosa che le aveva fatto Draco? Sì, se così fosse stato, si sarebbe spiegato perché non voleva parlargliene. Di certo, non li avrebbe mai voluti mettere uno contro l’altro. Però, Blaise conosceva bene i metodi di avanche dell’amico e, se questa volta aveva esagerato, non l’avrebbe passata liscia. Già aveva in mente di dirgliene quattro, ma se aveva fatto qualcosa ad Alexandra, una bella lezione non gliela avrebbe tolta nessuno.
«C’entra qualcosa Draco…?» azzardò.
Lei aprì gli occhi di scatto a sentire quel nome e un brivido le corse lungo tutta la schiena, al ricordo di ciò che era successo – o meglio, stava per succedere – solo qualche ora prima. Poi si affrettò a scuotere la testa, temendo che l’improvviso tremare del suo corpo fosse frainteso dall’amico. «No! No!» esclamò repentina, allontanandosi dal suo petto per poterlo guardare in viso. Finalmente le lacrime cominciavano a smettere di rigarle le guance.
«Sicura?» Alexis annuì energicamente, riuscendo finalmente a  sorridere, e la cosa parve tranquillizzarlo.  «Allora, non vuoi proprio dirmi che ti è successo?» tentò un’ultima volta, cercando di cavarle qualcosa dalla bocca.
Alexis, per tutta risposta, sospirò e abbassò lo sguardo. «E’ una cosa stupida…» ammise infine, un po’ in imbarazzo.
«Non deve essere così stupida, se ti ha fatto piangere.» constatò Blaise, asciugandole le guance con gesti lenti e carichi di affetto.
«Sì invece!» replicò lei testarda, mordendosi il labbro inferiore.
«Ascolta, qualsiasi cosa sia successa, per quanto stupida possa essere, sai che puoi parlarne con me. Ti farà sentire meglio». Alexis sospirò ancora una volta, guardandolo negli occhi, indecisa. «Ascolta, facciamo così: andiamo in Sala Grande, se troviamo ancora qualcosa da mangiare, e mi racconti tutto lì, okay? Se invece la troviamo vuota, come temo, ci facciamo spedire qualcosa da mangiare in Sala Comune e ne parliamo con calma davanti al camino, affare fatto?» propose Zabini, porgendole una mano.
Alexis sembrò pensarci su, ma alla fine annuì e strinse le dita attorno a quelle di Blaise
 
*
 
Come sospettava, la Sala Grande era ormai vuota e non c’era più alcuna traccia di piatti o deliziose pietanze. Così, si fecero recapitare qualcosa nella Sala Comune – Zabini aveva parecchie conoscenze – e, comodi su uno dei tanti divani verdi, cenarono in tranquillità.
La Sala Comune, quella sera, non era molto affollata. In effetti, erano già le undici passate e molti studenti erano andati a dormire, all’insegna di una nuova giornata scolastica. Gli unici ancora in piedi erano delle ragazze del quarto anno, che ridacchiavano eccitate da chissà quale argomento e che, di tanto in tanto, lanciavano occhiatine maliziose a Blaise, che fingeva di non vederle; un gruppetto di ragazzini del prima anno, che si sfidavano ad un gioco di carte magiche; e qualche studioso, che ancora non aveva concluso i compiti.
Quando i due amici ebbero finito di mangiare e i piatti sporchi furono magicamente spariti, Zabini riprese il discorso. «Allora, me lo dici che ti è successo o devo mettermi in ginocchio a pregarti?» le chiese e fece proprio per piegarsi di fronte a lei.
Alexis ridacchiò e scosse la testa, come a dire che non era necessario arrivare a tanto. Si fissò le mani per qualche minuto, poi si portò le gambe al petto, raggomitolandosi sul divano, e infine si decise a parlare, fissando lo sguardo di smeraldo in quello di zaffiro. «Piangevo… per colpa di un sogno…» confessò, abbassando di nuovo gli occhi e fissandosi i piedi con innaturale interesse.
«Un sogno?» ripetè lui sconcertato.
«Te l’aveva detto che era una cosa stupida.» Alexis sorrise debolmente, stringendosi in una spalla. «Però… sembrava tutto così reale.» continuò, facendosi improvvisamente seria, mentre un’ombra le oscurava quegli occhi, solitamente scintillanti e allegri. Fissò lo sguardo nel camino lì vicino, dove scoppiettava vivida una calda fiamma. Blaise la fissò, curioso e preoccupato al tempo stesso. «Ero nel giardino e… all’improvviso si alzava un forte vento… e Hogwarts… era come abbandonata… e cercavo di raggiungerla, solo che c’era questa specie di… barriera, non mi permetteva di farlo.» cominciò a raccontare, fermandosi di tanto in tanto, mentre una nuova angoscia le attanagliava il cuore al ricordo. «E poi… quella voce…»
«Quale voce?» la interruppe Blaise, avvicinandolesi e prendendole una mano, per rassicurarla.
Alexis quasi non sembrò sentirlo e rimase con lo sguardo fisso sul fuoco. «Sembrava così vera, così reale… e mi chiamava… continuava a chiamarmi con insistenza… e poi, c’era una porta… e… quella voce maledetta continuava a chiamarmi da lì dietro e quando finalmente l’ho aperta, una luce bianca mi ha avvolto e ho avvertito… un dolore atroce. Era come se… fossi stata attraversata… da un migliaio di cristalli appuntiti».
Blaise le strinse di più la mano tra le sue, quando la vide cominciare a tremare.
Questa volta, Alexis sembrò sentirlo, perché si voltò lentamente verso di lui, gli occhi di nuovo lucidi. Respirò lentamente, prima di abbassare lo sguardo e concludere il racconto. «Poi, quando mi sono svegliata, ho sentito quella voce rimbombarmi nella testa e… continuava a ripetermi “Troppo presto… ma tornerò…”». Prima che potesse aggiungere altro, o che quelle lacrime riprendessero a scorrerle su quel visino d’angelo, Blaise la strinse di nuovo a sé, in un abbraccio protettivo e rassicurante.
«E’ tutto a posto ora, Alex. E’ stato solo uno stupido incubo, non c’è niente di reale in quelle parole. Sta’ tranquilla.» le sussurrò, accarezzandole la testa e cullandola.
Alexis sembrò tranquillizzarsi di nuovo e si accoccollò contro il suo petto, chiudendo gli occhi. «Grazie…»
 
*
 
Erano passati circa una decina di minuti, quando il muro in pietra della Sala Comune si aprì, scivolando su di un lato per lasciar entrare la figura elegante di Draco Lucius Malfoy. I capelli scompigliati, la camicia aperta sul petto bianco, la cravatta verde-argento allentata fecero scoppiare dei gridolini eccitati da parte delle ragazze del quarto anno, sebbeno fossero più grandi di lui. Blaise le guardò in tralice, mentre Draco ammiccava nella loro direzione, esaltandole in modo vergognoso. Avvistato l’amico, si diresse poi vicino al camino, stravaccandosi stanco su di una poltrona lì vicino. Zabini lo fissò impassibile, mentre lo sguardo argenteo percorreva la sua figura e notava la ragazza accoccolata sulle sue gambe. Il suo viso si fece duro per un momento, mentre contraeva la mascella e stringeva leggermente gli occhi. Eppure, a Blaise, quel particolare che durò meno di un secondo, non sfuggì, facendolo sogghignare.
«Non sapevo che mi tradissi con quella ragazzina: amico, mi deludi!» lo schernì Draco, una volta che fu in grado di riprendere il controllo delle proprie reazioni.
Non era scoppiato solo perché sapeva che Blaise non gli avrebbe mai fatto un torto simile e perché sapeva che tra lui e la sua piccola preda c’era solo un profondo legame di amicizia, quasi fraterna.
Eppure, sebbene fosse il suo migliore amico, non poteva che provare una fitta di gelosia, nel vederla così tranquilla tra le sue braccia. Era sicuro che, se al posto di Zabini ci fosse stato lui, Alexandra si sarebbe agitata, preoccupata che lui avesse potuto farle qualche scherzo.
Ma, in fondo, era colpa sua e del suo modo di fare.
Non riusciva mai a dirle una parola carina, né a farla sentire al sicuro. Anzi, molte volte gli sembrava che il suo pericolo più grande fosse proprio lui stesso.
E questo gli stringeva il cuore con una morsa dolorosa che si spargeva per tutto il petto.
«E’ molto meglio di te!» ribatté Blaise, con tono sagace.
Draco si finse sorpreso e alzò un fine sopracciglio. «Allora sono vere le voci di corridoio…» quasi cantilenò.
«Che voci?»
«Quelle che parlano della tua relazione sessuale con la Black!» ghignò divertito Draco, che lo stava evidentemente prendendo in giro. Se fosse stato vero, al posto del sorriso compiaciuto, Blaise Zabini avrebbe visto un bel pugno.
«Ma cresci un po’, Draco.» sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
«Comunque, se era stanca, perché non è andata nella sua stanza, invece di usare te come letto?» non riuscì ad esimersi dal chiedere Malfoy, colto di nuovo da una fitta di gelosia.
«Smettila di fare il geloso, coglione. Lo sai che non c’è niente tra me e lei».
«Geloso io? Di quella là? Tu stai dando i numeri.» replicò Draco, scuotendo il capo.
«Sì, certo. Ad ogni modo, si è addormentata senza alcuna previsione. Prima, mentre salivo per andare a cena, mi ha travolto, ed era a dir poco sconvolta. Piangeva e non la smetteva di tremare.» cominciò a spiegare Blaise, ma si interruppe, quando notò che l’espressione dell’amico si era fatta evidentemente più dura e tesa.
«Che le è successo?» si informò guardingo, i suoi occhi argentei scesero a fissarsi sul volto dormirente di Alexandra.
Zabini ghignò di quella reazione e ne fu compiaciuto per due motivi: il primo, era che lui, fortunatamente, non c’entrava nulla; il secondo che, ancora una volta, Malfoy si stava dimostrando interessato alla Black.
«Mi ha detto che era sconvolta per un sogno e per una voce che ha sentito dentro di esso, ma la cosa non mi convince molto.» ammise e Draco asserì, concordando con lui.
«Hai idea di cosa possa essere successo?»
«No, non ha voluto parlarmene».
Rimasero qualche minuto in silenzio e fu Blaise a riaprire la conversazione.
«Comunque, non mi è piaciuto per niente il tuo comportamento di oggi.» lo accusò lapidario, fissandolo con aria severa.
Questa volta fu il turno di Malfoy di sbuffare. «Oh, avanti Blaise! Non rompere! Volevo solo sfogarmi un po’ e Potter si è trovato casualmente sulla mia strada».
«Sì, proprio casualmente. Ed io sono un nato Babbano.» ribatté Blaise, storcendo il naso in una smorfia insieme infastidita e disgustata.
Draco non rispose, si limitò a mostrargli un sorrisone che ricordava quello del gatto del Chashire. Non gli andava proprio di subirsi una paternale da Blaise e, fortuna delle fortune, fu salvato in estremis da una bella rossa del quarto anno che, spinta dalle sue amiche, si era decisa ad avvicinarsi. Tossicchiò, per richiamare la sua attenzione, e Draco voltò lo sguardo per studiarla: era una ragazza non molto alta, magra, con le forme al punto giusto, che il maglioncino aderente e la corta gonnellina mettevano in evidenza; la lunga fiamma di capelli boccolosi le ricadevano su di una spalla, incorniciandole quel viso dalla carnagione rosea e gli occhi di ghiaccio; un naso leggermente appuntito, sovrastato da qualche lentigine, e una bella bocca carnosa, coperta da un pesante rossetto rosso, aperta in un sorriso, completavano la sua figura.
«Ehm… scusa Malfoy, potrei parlarti?» chiese con tono concupiscente, dando voce allo sguardo accesso, mentre un lieve rossore le colorava le gote.
Il ragazzo ghignò, alzandosi dalla poltrona. Aveva proprio voglia di parlare, quella sera, e un’occhiata alla sua piccola preda, comodamente appollottolata sulla gambe del suo migliore amico, tutta tranquilla, gliene diede la conferma. «Cert-» cominciò, lanciandole un’occhiata che valeva più di mille parole, mentre le ragazze, amiche della rossa, lanciavano, ancora una volta, gridolini eccitati.
Ma non riuscì a concludere la frase, perché Blaise lo interruppe. «Mi dispiace, ma il signor Malfoy è occupato al momento».
Draco si voltò a lanciargli un’occhiataccia di monito: se intendeva privarlo di una notte di sana conversazione, solo per fargli una romanzina, aveva capito proprio male.
Ma, quando si voltò, lo vide avvicinarsi con Alexandra in braccio. Un gesto fulmineo, e la piccola Serpeverde era tra le sue di braccia, che si accoccolava al suo petto e gli stringeva le braccia dietro il collo.
«Ma che…?» sussurrò Draco disorientato.
«Fatti perdonare.» sibilò di risposta Blaise, trafiggendolo con un’occhiata penetrante. Poi, si voltò verso la rossa che, sconvolta, guardava la scena, accompagnata dal ringhiare basso delle sue amiche. «Hai visto?» sorrise improvvisamente bonario Zabini. «Per questa notte niente chiacchiere.» la congedò con una pacca sulla spalla, mentre, stiracchiandosi stanco, entrava nel dormitorio maschile, non prima di aver rifilato un’ulteriore occhiata a Malfoy.
La rossa tornò dalle sue amiche, sbalordita e con un diavolo per capello, e si mise a borbottare con quelle, che cominciarono a lanciare occhiate di fuoco al Principe di Serpeverde.
No, aspetta. Ora che lo notava, le occhiatacce omicide non erano per lui.
Erano per la piccola ragazza che teneva tra le braccia e che si stringeva contro di lui, affettuosa.
Il suo sguardo si fece cattivo e lanciò un’occhiata agghiacciante al gruppetto, che smise improvvisamente di parlare, spaventato.
Malfoy voltò loro le spalle, stringendo di più a sé la sua piccola preda, ed entrò nel dormitorio femminile.
Sbagliò più di una volta stanza, ritrovandosi sommerso da gridolini eccitati e urletti isterici come “Draco Malfoy è entrato nella nostra stanza!WOW!”, o da cuscinate in pieno viso.
Questa volta, Blaise non l’avrebbe passata liscia! Altro che farsi perdonare!
Percorrendo il corridoio, alla disperata ricerca della stanza giusta, si fermò più volte ad osservare Alexandra e a chiedersi come facesse a non svegliarsi, con tutto quel baccano. Certo però che, a guardarla ora, era ancora più carina del solito, ma si avvertiva la mancanza di quello sguardo di smeraldo che riusciva ad incantarlo. La strinse di più a sé, protettivo, come se dovesse difenderla da qualcosa che, per una volta, non era lui stesso e, per tutta risposta, lei gli strinse di più le braccia attorno al collo, come a comunicargli che si sentiva al sicuro, seppur inconsciamente.
A quel pensiero, un caldo bruciore piacevole gli accarezzò il petto, mentre sorpassava la porta ben conosciuta della stanza di Pansy Parkinson.
Augurandosi di beccare la camera giusta, abbassò la maniglia di un’altra porta, avvolta nel buio. Strinse gli occhi, cercando di abituarsi alla mancanza di luce, e, quando scorse due letti, di cui solo uno occupato, capì di aver finalmente azzeccato stanza. Si chiuse piano la porta alle spalle, per evitare di svegliare Diamond, che se la dormiva alla grande nel suo letto, solo la folta chioma bionda che spuntava dalle coperte. A confermagli che quella era la sua stanza, fu la cartella tracolla in jeans, che la Black portava sempre con sé.
Si avvicinò a passo felpato al letto e, stringendola a sé con un solo braccio, scostò le coperte.
Ma guarda tu cos’era costretto a fare!
La adagiò sul materasso, con gentilezza, per non svegliarla.
La sentì solo mugugnare e poi rilassare la testa su di un lato, mentre alcune ciocche di capelli corvini le ricadevano sullo sguardo. Le levò le scarpe e la coprì. Poi restò a guardarla, affascinato.
Una piccola luce lunare, magica, dal momento che nei sotterranei non arrivava alcuna illuminazione naturale, le baciava il viso, lasciandolo risplendere di dolcezza.
La vide corrugare la fronte e cominciare a mugolare, agitata.
Che stesse facendo quel sogno di cui parlava Blaise?
Senza controllo, la sua mano si mosse a sfiorarle il viso, con delicatezza, togliendole le ciocche dal viso, una carezza dopo l’altra e, quando si accorse che, non appena l’aveva toccata, il suo viso si era di nuovo rilassato, avvertì una nuova fitta scaldargli il cuore.
Era bastato un freddo tocco delle sue dita per farla tranquillizzare.
Ancora una volta, sentiva che stava per perdere il controllo delle sue azioni. La schiena si piegò lentamente, fino a che il suo viso si ritrovò ad un centimetro da quello della piccola Black. Le loro labbra, ancora una volta, lasciarono unire due respiri, uno caldo e dal sapore di albicocca, l’altro gelido e dal sapore di pioggia. Socchiuse gli occhi lentamente e si avvicinò, per eliminare la minima distanza tra le loro bocche.
All’improvviso, sentì un chiaro rimbombare di qualcosa che picchiava contro una dura superficie. Come una boccino d’oro impazzito, che continuava a colpire un muro, con velocità.
Si ritrasse di scatto, guardandosi intorno, guardingo e spaventato.
E, quando capì che il rumore proveniva dal proprio petto, Draco Malfoy fu ancora più terrorizzato.
Aveva il respiro corto, come se avesse corso per un miglio senza mai fermarmi, e delle goccie di sudore freddo gli procuravano brividi lungo tutta la schiena.
Cos’era quella improvvisa sensazione di benessere?
Quell’improvviso desiderio di stringerla a sé, senza volere nient’altro?
Che diavolo gli stava succedendo?
Arretrò, spaventato da se stesso, e poi si precipitò fuori dalla stanza.
Che Blaise avesse ragione?
Il cuore, che gli martellava nel petto, sembrava volerglielo confermare.
 

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Capitolo 12
*** Maledetto Sogno ***


Salve a tutti!
Finalmente, dopo un vergognosissimo e oltragiosissimo ritardo, rieccomi qui con il 12esimo capitolo.
Chiedo perdono a tutti quelli che mi stanno seguendo, ma in questi due mesi (ebbene si, erano due mesi che non aggiornavo *si frusta* ç___ç) non ho avuto per niente ispirazione!
Inoltre ero occupata con l’apertura del mio nuovo GDR play by forum, per cui non trovavo un attimo per scrivere! ( se a qualcuno interessasse la cosa, il link è reperibile nella mia pagina^^ )Senza contare i compiti a scuola e il camposcuola, durante il quale ho provato a scrivere qualcosa nel viaggio, ma mi è uscita solo una paginetta scarsa.

Per cui scusatemi tutti quanti, sul serio T____T


Sperando che abbiate accettato le mie scuse e che quindi continuiate a seguirmi in questa mia folle – e lenta xD – impresa, passiamo al capitolo.
Bhe, ancora una volta mi vedo costretta a rimandare il capitolo dal titolo “Uno scontro bagnato dal tramonto”. Chiedo venia, ma come al solito, quando si tratta di me, niente va secondo i piani u.u Ogni volta che scrivo, mi si aggiungono pezzi ai quali non avevo pensato, e così mi ritrovo a scriverli. Poi, per non fare capitoli troppo lunghi – se no addio aggiornamenti – sono costretta a tagliare e a rimandare.
Comunque non temete, se non va “storto” qualcos’altro – e credo di no – il capitolo con quel titolo ci sarà tra due capitoli!
Inoltre, anche se è tanto che non aggiorno, purtroppo questo è solo un capitolo di passaggio, ma spero comunque che vi piaccia! Mi serviva per spiegare qualcosa in più del misterioso sogno e della situazione attuale della piccola Alexis all’interno della scuola.

Dal prossimo capitolo, tornerà l’amouuur <3

Inoltre, con questa settimana di vacanze, cercherò di portarmi un po’ avanti con i capitoli, in modo da ristabilire la frequenza di aggiornare almeno una volta alla settimana.
Prometto che non vi lascerò più per tanto tempo!

Infine, come al solito, ci tengo a ringraziare tutte le persone che mi stanno seguendo.
Grazie mille a tutti, sul serio!

3860 letture
49 preferiti
47 recensioni

So che magari per voi non è molto, ma per me è tantissimo!
Siete il mio piccolo orgoglio e sono fiera di scrivere per voi!

PS.
Un grazie speciale ad Ashley Snape e sguby89 per avermi inserita tra i loro autori preferiti!*___*

Bene, dopo questo poema, vi lascio finalmente alla lettura!
Spero vi piaccia!


Ada Wong







~Un Particolare In Più~






























Ancora una volta.
Stava sognando di nuovo.
Con la differenza, che questa volta, sapeva di farlo.
Eppure, continuava a sembrare tutto così reale, nonostante la testa continuasse a ripeterle che, ancora una volta, si trovava dentro quell’incubo maledetto, che da qualche mese a quella parte, continuava ad angosciarla.

Ogni notte.
La cosa peggiore, ora, era che, a differenza delle prime volte, quando si risvegliava, ricordava tutto.
L’ultima cosa che rimembrava era il sorriso rassicurante di Blaise, e poi, più nulla.

Il buio più totale.
L’oblio più nero, si dissolse quando aprì gli occhi. Ma questo non cambiò molto le cose. Riusciva solo a vedere la sua figura, abbracciata da un’oscurità agghiacciante. Sentiva il freddo penetrarle nelle ossa, e gelarle il viso. Si guardava attorno, sperando solo che, questa volta, fosse indolore.
E poi, di nuovo quella voce, che la chiamava, roca e sibilante al tempo stesso.
-…Vieni…Vieni da me…-
Continuava a ripeterle, malvagia e tentatrice. E le si infilava nel cervello, cattiva, rimbombandole con un eco infinito.
-NO!-
Urlò, scuotendo la testa. Era diverso dalla prima volta. Non si trovava nel giardino, ma nel nulla più totale, e questo, la fece sentire ancora più sola. Ma stranamente, viva. Il suo grido terrorizzato si disperse nel vuoto, senza alcun rimbombo.
Come se non l’avesse sentita, la voce le si infilò di nuovo nella testa, insistente.
-…Vieni…Vieni da me…-
Continuava a ripetere, ammaliatrice.
-No! Non voglio!-
Urlò ancora, ma quella insisteva. La chiamava con violenza e rabbia.
Poi, ancora una volta, ecco riapparire il puntino luminoso.
Lo guardò, e come se fosse stata sotto Imperius, cominciò a muoversi lentamente.
Si ritrovò per la seconda volta, di fronte all’ampia porta luminescente, finemente decorata.
E la voce la chiamò di nuovo. Con le stesse parole.
-…Vieni…Entra…Diventa…-
La piccola mano affusolata, si mosse lenta e sfiorò la superficie della maniglia calda.
Stava per aprirla, quando, come un flash improvviso, si ricordo della luce abbagliante, e delle lame acuminate che l’avrebbero investita e ferita, se avesse girato quella maniglia maledetta.
Ritirò la mano, quasi si fosse bruciata, e indietreggiò lentamente, sul viso, il terrore assoluto.
-Vieni!-
Le ordinò rabbiosa la voce, da dietro la porta. Ma lei scosse la testa ancora una volta.
-NO!-
Urlò, e si raggomitolò su se stessa, stringendo gli occhi e portando le mani a coprirsi le orecchie. Ma la voce, continuava a penetrarle nel cervello, dolorosa come un trapano.
-VIENI! APRI LA PORTA!!-
Urlava rabbiosa la voce sibilante. Alexis scosse ancora la testa.
-NO! NO! LASCIAMI STARE! BASTA! VATTENE VIA! LASCIAMI IN PACE!-
Urlò disperata, mentre copiose lacrime cominciavano a rigarle il viso, contratto dalla paura.
Singhiozzava, cercando di stringere, quanto più forte potesse, le mani sulle orecchie. Ma la voce continuava a martellarle nella testa, minacciosa.
Sentiva che le sarebbe scoppiato il cervello da un momento all’altro. Sentiva le tempie pulsare furiose, e la fronte attraversata da fitte continue.
Poi, all’improvviso, un tocco delicato le sfiorò una spalla. E una voce leggera, fredda ed elegante, sovrastò senza sforzo, gli urli minacciosi dell’entità che cercava di spingerla ad aprire la porta.
-Alexis…-
La chiamò. La ragazza spalancò gli occhi e fece per voltarsi di scatto, ma la persona dietro di lei, glielo impedì.
-Non voltarti…-
Le sussurrò, facendola alzare e restare di spalle.
-Chi sei…?-
Gli domandò, con voce rotta dal pianto e dai singhiozzi, poco più alta di un morbido sussurro.
-Non ha importanza chi sono io…-
Le rispose. Quel tono di voce, così freddo, sensuale, eppure carico di affetto, le era terribilmente familiare. Ma non riusciva a ricondurlo a nessuno. Eppure, lo conosceva, ne era sicura. Fece per voltarsi di nuovo, ma lui glielo impedì, abbracciandola da dietro, e circondandole la vita, con fare protettivo. La strinse a se, lasciando che la sua schiena, si scontrasse con quel petto marmoreo, provocandole un deja vu. Ma ancora una volta, come se avesse la mente bloccata, non riuscì a ricordare.
-Ogni cosa a suo tempo…-
Le sussurrò con dolcezza all’orecchio.
-Che sta succedendo…?-
Domandò ancora lei. Sentiva le lacrime ghiacciarlesi sulle guance, e diventare tante goccie di cristallo, che si infrangevano sul pavimento nero di quell’oblio.
-Non lo so…-
Ammise lo sconosciuto, con voce morbida.

Quella voce, che riusciva a farla tranquillizzare.
Alzò un braccio e le sfiorò il viso, asciugandole quelle lacrime d’argento che continuavano a scivolarle giù per le guance.
-Ma non voglio che tu pianga…-
Le sussurrò, stringendola di nuovo a se.
-Non farlo più…E io ti giuro che ti starò sempre accanto…Nessuno oserà farti del male, finchè ci sarò io a proteggerti…Ma tu, non piangere più…O il mio cuore non reggerà…-
Aggiunse, e a quelle parole, Alexis sentì il fiato fermarlesi in gola, e il cuore cominciare a pompare più sangue del necessario.
Restarono qualche minuto in silenzio, e poi, cattiva, quella voce maledetta riprese a tamburarle nella mente.
-…Vieni…Vieni da me…Solo varcando questa soglia…Non soffrirai più…-
Disse, e questa volta, la voce non era più sibilante e cattiva, ma morbida e vellutata.

Un’altra voce conosciuta.
Con lo sguardo perso, allungò una mano verso la porta, che riprese a brillare, eccitata.
Ma, di nuovo, il ragazzo dietro di lei, la fermò.
L’abbracciò, fermandole le braccia lungo i fianchi, e la strinse a se.
-Non farlo…-
L’avvertì ansioso.
-Perché…? Quella voce è così gentile…Mi promette la felicità…Perché non dovrei accettarla?-
Chiese ancora una volta Alexis.
-Non importa perché! Promettimi solo che non varcherai mai quella soglia! Promettimelo Alexis!-
La supplicò quasi, con voce tesa. Lei rimase qualche minuto in silenzio, poi annuì debolmente.
-Grazie…-
Le sussurrò all’orecchio. Poi sciolse l’abbraccio con lentezza.
Alexis approfittò della situazione per voltarsi, e vedere finalmente il volto di colui che l’aveva salvata. Ma quando i suoi occhi fecero per incontrare il viso del ragazzo, una luce bianca l’avvolse. Si riparò lo sguardo, temendo una nuova raffica di lame acuminate. Ma questa volta, solo un calore immenso, che l’avvolse, accompagnata da un dolce profumo.

Profumo di pioggia.
Quando aprì gli occhi di scatto, venne investita dalla luce artificiale di un sole, che annunciava che era ormai mattina.
E contemporaneamente, in un’altra stanza, qualcun altro si svegliava, confuso e con il cuore che martellava nel petto.



~~~

Era passata una settimana dalla nottata in cui il sogno le era apparso per la seconda volta, con quel particolare in più. E, da quando aveva fatto quella promessa al ragazzo sconosciuto, non l’aveva più sognato. Anche se ogni sera, prima di andare a dormire, la sua mente vagava nella fantasia, alla ricerca disperata di ricongiungere quella voce, quel tocco gelido e quell’odore di pioggia, a qualcuno che conosceva. Ma niente, era del tutto inutile. Quando sembrava stesse per arrivare alla soluzione, il volto del ragazzo le sfuggiva dalla testa, svanendo lontano.

Erano le dieci di un lunedì mattina di un Ottobre ormai inoltrato, e mentre Piton illustrava su di una lavagna, gli ingredienti da usare per la pozione del giorno, Alexis, ancora una volta, non ascoltava una minima parola, persa nel ricordo di quel sogno maledetto. Si risvegliò dai suoi pensieri, solo quando Diamond, seduta accanto a lei, le affibbiò una gomitata su di un braccio. Si voltò a guardarla stranita, ma non fece in tempo ad aggiungere nulla, perché una nera ombra minacciosa, le si parò davanti. Si voltò lentamente, fino a ritrovarsi il volto di un furente Piton, ad un palmo dal suo.
-…ma sono sicuro che la signorina Black potrà sorprenderci, questa volta, non è vero?-
Sibilò ad un centimetro dal suo naso, gli occhi neri come dorsi di scarafaggi, ardenti più del fuoco.
-Dato che si ritiene così esperta nel preparare questa pozione, dal momento che trova inutili le mie spiegazioni, confido nel fatto che, almeno per una volta, potrà prendere “Eccezionale”, e riparare a tutti i disastri passati, vero, signorina Black?-
Aggiunse, schioccandole un’occhiata furente, prima di voltarsi e di far apparire, con un colpo di bacchetta, tutti gli ingredienti necessari per la “Pozione del ghiaccio”, sulla cattedra.
Alexis sospirò, distrutta. Non aveva ascoltato una sola parola della lezione, e ora era nei guai fino al collo. Altro che Eccezionale! Sarebbe stato un miracolo se fosse riuscita a prendere un altro Scadente!
-Bene, potete cominciare…-
Strascicò il professore, sedendosi dietro la scrivania e cominciando a scrutare i suoi alunni, con un perfido ghigno sulle labbra fine.
Tutti gli studenti, si trascinarono fino alla scrivania e presero il necessario. Lo stesso fecero Alexis e Diamond – per fortuna si lavorava a coppia.
Fu quando la Black stava misurando, con un contagocce, un liquido gelido e argenteo, che l’amica aprì la conversazione, commettendo un grosso sbaglio.
-Ehi Alex, stai bene? Mi sembri un po’ stanca…-
Osservò preoccupata, mentre inseriva, uno ad uno, gli ingredienti precedentemente tagliuzzati e miscelati, all’interno del liquido blu che ribolliva nel calderone. La moretta alzò lo sguardo, sorpresa, ma poi sorrise, scuotendo la testa leggermente.
-Sto bene, non preoccuparti!-
Le rispose, sfogliando una pagina del libro e seguendo le istruzioni che non aveva sentito da Piton.
-Devi mescolarlo con quest’erba, ora…- le suggerì Diamond, passandogliela – ma sei sicura che sia tutto a posto? Ultimamente mi sembri assente…-
Insistè. Alexis scosse la testa ancora una volta, mentre inseriva l’erbetta tritata nella ciotolina e mischiava il tutto.
-Sto bene, sul serio…. è solo un po’ di sonno arretrato, nulla di più, sta tranquilla!-
Ripetè, versando il liquido ottenuto in un ampolla contenente una strana melma verdastra. Riprese il contagocce, e lo riempì. Lesse velocemente il libro, e poi cominciò a versare il liquido ottenuto nel calderone, una goccia alla volta.
-Sicura sicura?- domandò ancora la bionda – Non è che hai litigato di nuovo con Draco? –
Appena quel nome lasciò le labbra dell’amica, per raggiungere il suo udito, le dita che stringevano il contagocce, fecero una pressione più forte del previsto, e una decina di gocce, scivolarono nel pentolone, tutte insieme.
-Oh no!-
Alexis ritirò la mano, spostando lo strumento sul tavolo, ma il danno, ormai, era fatto.
Guardò Diamond mortificata, mentre la pozione, invece di diventare azzurra, assumeva uno strano color mattone. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo allarmato, quando la pozione cominciò a bollire e a salire rapidamente verso il bordo.
-Ehm…Professore…?-
Lo chiamò la bionda, preoccupata.
Piton alzò lo sguardo dal registro e la fissò scocciato.
-Che succede, signorina Cherin?-
Strascicò, annoiato.
-Ehm…dovrebbe venire…un secondino…qui…-
Mormorò, dando un’occhiata alla pozione, che ora aveva preso a produrre una strana schiuma giallastra. Il professore sbuffò, e si avvicinò al tavolo.
-Che altro ha combinato, signorina Black?-
Domandò stizzito, osservandola con espressione di sufficienza.
Scrutò l’interno del pentolone, appena in tempo per vederlo esplodere davanti ai suoi occhi, e investirlo in pieno, ricoprendo lui e le due ragazze, con una melma appiccicosa e maleodorante.
Dopo l’esplosione, tutta la classe scoppiò a ridere, non aiutando la reazione del docente, oltremodo furioso. Era così arrabbiato, che quasi si poteva vedere il fumo uscirgli dalla testa, sciogliendo la sostanza marroncina. Gli occhi neri lanciavano fulmini e saette, che si riversavano, irrimediabilmente, contro Alexandra Black, un disastro ambulante. La sua peggior disgrazia. Era addirittura peggio di Neville Paciock!
La ragazzina, d’altra parte, lo guardava mortificata, solo i grandi occhioni verdi, che spuntavano da sotto quella maschera improvvisata. Diamond, accanto a lei, faceva scorrere lo sguardo da lei, al professore, temendo seriamente un omicidio immediato.

Per fortuna che gli sguardi non potevano uccidere.
-
Sono…sono mortificata…-
Mormorò Alexis, abbassando lo sguardo e arrossendo di vergogna, nonostante nessuno potesse notarlo.
- Pulirò il disastro da me combinato, signore…-
Aggiunse, estraendo la bacchetta dalla borsa. Stava per agitarla davanti al professore, che sembrava ormai fatto di pura pietra, quando la mano di questo scattò, fino a serrarle un polso.
-Ovviamente. Ma non con l’utilizzo di questa: ha già combinato troppi danni.-
Sibilò, furente. Le confiscò la bacchetta, riponendola all’interno della sua mantella.
-Mai, e dico mai, in tutta la mia carriera scolastica, ho visto un Serpeverde, un componente della casata dei Black, più incapace di lei. Ma infondo, non tutti comprendono la nobile e sottile arte di creare pozioni. E non mi aspetto che lei lo faccia, visto le parentele con Sirius Orion Black. Vero, signorina?-
La fissò con odio, prima di voltarsi verso la classe e di tuonare.
-E VOI CHE FATE, RAZZA DI IMBECILLI? LO SPETTACOLO E’ CONCLUSO! FINITE LE VOSTRE POZIONI!-
E con un incanto si ripulì, lasciando le ragazze e il loro banco, cosparse del disastro che avevano combinato.
Alexis sospirò, lasciandosi cadere su di una sedia, lo sguardo lucido. Diamond si sedette accanto a lei, mettendole una mano sulla spalla.
-Mi dispiace…Prenderai un brutto voto per colpa mia…-
La biondina sorrise da sotto la melma e scosse la testa.
-Tranquilla, non è niente…!-
Le rispose, rassicurante, mentre si puliva la faccia con un fazzoletto, e ne offriva uno anche ad Alexis. La moretta cercò di sorridere, come ringraziamento, e cominciò a passarsi il fazzoletto sul viso, ripulendolo dalla melma che l’aveva investita. Cercò di pulirsi anche i capelli e la camicetta della divisa, alla bene e meglio, ma non ci riuscì granchè.
Quando, finalmente, la campanella suonò la fine dell’ora, tutti i ragazzi si affrettarono a lasciare un’ampolla con la pozione creata, sulla cattedra, e ad uscire velocemente. A nessuno piaceva particolarmente restare in quell’aula, neanche ai Serpeverde. E alla prospettiva di passare un pomeriggio chiuse lì dentro, Diamond e Alexis non facevano certo i salti di gioia.
Si stavano per mettere a sistemare il disastro che avevano combinato, quando Piton si avvicinò a loro e le scrutò con un ghigno, la piccola Black in particolare.
-Signorina Cherin…So che lei non è responsabile di questo disastro…Infondo i suoi voti parlano da se…Per cui puo’ andare. Sono sicuro che alla signorina Black non dispiacerà mettere a posto il casino che lei stessa, ha combinato. Non è vero?-
E schioccò un’occhiataccia alla ragazza, che annuì, remissiva.
-Si signore.-
-Ma…-
Cercò di replicare Diamond, ma uno sguardo furente di Piton, la fece tremare e accettare la decisione. Si abbassò a prendere la cartella e guardò l’amica con rammarico.
-Mi dispiace…-
Le sussurrò, mentre si metteva lo zaino in spalla e usciva dalla classe.
Piton le lanciò un’occhiata ancora furente, e uscì dall’aula a sua volta, lasciandola sola.
Alexis alzò lo sguardo verso il soffitto, dal quale pendevano bianche ragnatele, che si intrecciavano tra loro in eleganti posizioni. Sbuffò. Si guardò intorno e si mise al lavoro.
Prese uno straccio e una bacinella da un armadietto e riempì l’ultima con dell’acqua. Intinse il panno nel recipiente, lo strizzò delicatamente e cominciò a passarlo sulla scrivania. Cercava di pulire quanto meglio potesse, ma, con la sola acqua, era davvero difficile lavare via quello schifo.
Sospirò.
Certo che lì sotto c’era davvero un silenzio spaventoso.
Nessun rumore dall’alto sembrava riuscire a penetrare quelle spesse e fredde mura di pietra.
Quella calma sembrava quasi irreale. E terribilmente agghiacciante.
Le sembrava di essere diventata sorda.
E tutto quel silenzio, le riportava alla mente quell’incubo maledetto, facendole battere il cuore nel petto, impaurito.
Fece rumore due o tre volte, spostando le sedie o il banco, solo per assicurarsi che avesse ancora l’uso dell’udito.
Certe volte era davvero sciocca! Quello era solo un sogno, e ora sapeva di trovarsi nella realtà, e con un compito poco gradevole da svolgere, e anche in fretta, se non avesse voluto saltare il pranzo.
Si rimise al lavoro, ma di nuovo, quel silenzio tetro, le mise addosso l’angoscia.
Sospirò ancora una volta.
Si guardò intorno con circospezione.
Riprese a pulire.
Niente, non riusciva a tranquillizzarsi. E le strane creature imbottigliate, che la guardavano dagli scaffali, non contribuivano certo a rassicurarla.
Distolse lo sguardo da quei mostri “sotto vuoto”, e si concentrò di nuovo sul tavolo, accorgendosi che erano circa dieci minuti che continuava a pulire lo stesso punto.
Scosse la testa e si spostò, cominciando a passare il panno sull’altra parte del tavolo.
Eppure, quel silenzio, ancora una volta, l’avvolse, facendola quasi tremare.
Non ne poteva più!
Si schiarì la voce, con decisione, e prese a canticchiare.
Almeno, il rumore della sua voce che intonava una melodia qualsiasi, l’avrebbe aiutata a rilassarsi e a cancellare quel silenzio maledetto.

[ Watch all the flowers
Dance with the wind
Listen to snowflakes
Whisper your name
Feel all the wonder
Lifting your dreams
You can fly

Fly to who you are
Climb up on your star
You believe you'll find
Your wings
Fly
To your heart ]


Un ragazzo, dall’espressione perennemente ghignante, stava scendendo le scale dei sotterranei, per arrivare all’aula di Pozioni. Il professore gli aveva comunicato che aveva un compito per lui, e che lo aspettava nella sua classe.
Stava per aprire la porta, quando aveva sentito una dolce melodia catturargli l’udito e bloccare ogni suo movimento. Restò lì dietro, ad osservare un’esile ed elegante figura, danzare al ritmo di quella canzone che lei stessa stava intonando.


[ Touch every rainbow
Painting the sky
Look at the magic
Glide through your life
A sprinkle of pixie dust
Circles the night you can fly

Fly to who you are
Climb upon your star
You believe you'll find
Your wings
Fly
You can fly
To you heart.]

Era incantevole.
Era elegante.
Era luminosa – nonostante si trovasse in un luogo così buio.
Era lei.
Semplicemente lei.
La sua piccola Alexandra Black.

E si muoveva sinuosa, piroettando qua e là intorno al tavolo che stava, probabilmente, ripulendo.
Era bella persino quando faceva le pulizie.
Distolse lo sguardo dalla sua figura, solo quando avvertì un’aura minacciosa avvicinarglisi alle spalle e affiancarlo.
Un battito di mani riempì il silenzio del luogo, quando Alexis concluse la canzone, cosa che la fece voltare di scatto.
La figura nera e furente di Severus Piton, si avvicinava lentamente a lei, a grandi passi, mentre le mani battevano una contro l’altra, in un applauso evidentemente sarcastico.
Accanto a lui, solo più dietro, camminava un dannato biondino di sua conoscenza, che la osservava con sguardo strano.
-Ma brava, signorina Black, davvero Eccellente.-
Proferì con tono ironico il professore, ghignando perfido.
La moretta abbassò lo sguardo, imbarazzata e strinse il panno sporco tra le mani.
-Sono sicuro che sarebbe stata meglio in una di quelle scuole private per babbane, quelle dove ti imparano l’ inutile spreco del cantare, non trova anche lei? Magari lì sarebbe riuscita a prendere almeno un voto decente, che ne pensa?-
La osservò dall’alto con uno sguardo sprezzante ed un ghigno odioso, mentre lei, terribilmente mortificata, stringeva con forza il piccolo panno umido e si tratteneva per non piangere.

Non davanti a lui.
Con lo sguardo abbassato, vide Piton spostarsi verso il tavolo da lei pulito e osservarlo in silenzio.
-Però, è brava anche con le pulizie. Se dovesse essere bocciata ha ben due lavori assicurati nel mondo babbano, non è contenta?-
Sogghignò trionfante, mentre lei sentiva gli occhi pizzicarle sotto il familiare
impulso di quelle lacrime che premevano per uscire.

Da quando era arrivata ad Hogwarts, era diventata davvero una piagnucolona, non c’era che dire.
-In ogni caso, non sono venuto qui per mortificarla…-
Proferì ironico, tanto che lei alzò il viso, fino ad incontrare quello sguardo nero, che la osservava divertito. Fu costretta a mordersi forte la lingua, per non rispondergli.
Sentiva lo sguardo argentato di Draco osservarla con insistenza, ma non aveva il coraggio di intercettarlo, per vederne l’espressione.
Forse era divertita. Infondo amava vederla in difficoltà.
O magari era schifata. Una serpeverde purosangue che non era in grado di sostenere neanche il primo anno ad Hogwarts.
Oppure, era semplicemente apatica. Infondo, cosa poteva davvero interessarle di una come lei?
Lui voleva solo farla soffrire, finchè non fosse riuscito a portarsela a letto.

E poi l’avrebbe abbandonata.
Quei pensieri non facevano altro che aumentarle la voglia di scappare via, lontana e di piangere in pace, da sola.
Avrebbe voluto fuggire, prendere il primo espresso per Londra e tornare da Sirius.
Non le importava come.

In quel momento, voleva solo rivederlo, perché lui era l’unico veramente in grado di capirla.
Si, c’era Blaise, ma già il fatto che fosse amico di quell’idiota di Malfoy, non la rassicurava molto. Chissà quante grasse risate si facevano alle sue spalle. Sparlando di lei, della sua fragilità, della sua inutilità, del fatto che ogni due per tre piangeva.
E poi c’era Harry. Oh Harry. Mai come in quel momento aveva desiderato raggiungerlo e dirgli la verità. Ma quel poco di lucidità che le era rimasta, le impediva di farlo.
Non ce la faceva più.
Voleva scappare.
Andare via.

Si, era una codarda. Scappava davanti alle più piccole difficoltà.
Ma lei sul serio, non poteva continuare così.
Quel sogno maledetto le faceva venire i nervi a fior di pelle già di prima mattina, senza contare le notti nelle quali dormiva malissimo.
Draco continuava a tormentarla con i suoi tira e molla. Un minuto prima era gentile, il secondo dopo la trattava male, e subito poi cercava di baciarla. La stava facendo impazzire.
La scuola non andava granchè bene, a causa dell’incubo, che non le permetteva di concentrarsi durante le lezioni. E la sera, era troppo stanca per pensare ai compiti.
E ora, ci si metteva anche Piton, con quell’ironia del cavolo che non divertiva nessuno.

A parte lui, ovviamente.
Non chiedeva molto.
Solo di essere lasciata in pace.
Voleva andare via da quei sotterranei freddi e inaccoglienti e rinchiudersi in camera, per non uscire più per tutto il giorno.
-Il motivo per cui sono qui e sto sprecando il mio prezioso tempo per lei…-
Riprese il professore, distogliendola dai suoi pensieri e costringendola a trattenere ancora le lacrime, mentre lo guardava dal basso, con uno sguardo quasi furioso, che lo divertiva sottilmente.
-E’ per darle la possibilità di recuperare al suo disastro di oggi…e a tutti quelli precedenti…-
Alexis corrugò la fronte, non capendo e sbarrò leggermente gli occhi, sorpresa.
-Dato che in questi giorni mi sento magnanimo…Ho deciso di affidarle un tutor che l’aiuti in quest’impresa…impossibile…e ho scelto il mio miglior alunno…-
Allungò una mano verso Malfoy e lei finalmente incontrò il suo sguardo.
Quell’argento stranamente furioso, divenne totalmente apatico quando incontrò lo sguardo brillante e velato della ragazza. Un ghigno leggero gli colorò le labbra, senza però illuminare gli occhi.
-Il signorino Malfoy è il mio miglior alunno e confido nel fatto che seguirà quanto le dirà, non è vero, signorina Black?-
Domandò Piton retoricamente, mentre lei si affrettava a distogliere lo sguardo dal ragazzo per portarlo su quello del professore.
-Certamente signore.-
Rispose, abbassando lo sguardo.
-Molto bene, entro domani mattina voglio la sua pozione completa, signorina Black. E il signor Malfoy la aiuterà…-
Ordinò Piton, ma fu interrotto dal biondino, che sbarrò gli occhi e balzò in avanti.
-Entro domani mattina? Ma c’è il quidditch oggi pomeriggio! Quando vuole che la aiuti?-
Protestò contrariato, osservandolo furioso. Piton si limitò a ghignare e a scoccare un’occhiata eloquente ad Alexis.

Lo aveva fatto apposta! Quel dannato!
-I suoi impegni extra-scolastici non mi interessano, signor Malfoy. Entro domani mattina, o la prima partita del campionato la vedrà dagli spalti!-
Draco strinse le mani in due pugni, gli occhi fiammeggianti per l’ira. Cosa che non fece che compiacere ancora di più Piton, che con un nuovo ghigno si voltò e raggiunse l’uscita.
-Spero sia tutto chiaro, a domani!-
Fece per uscire, ma Alexis fece qualche passò e lo chiamò, fermandolo.
-Aspetti signore, la mia bacchetta?-
Chiese. Lui si limitò a guardarla con un sopracciglio alzato e poi si voltò indignato.
-La riavrà solo se riuscirà ad ottenere un voto decente nella pozione.-
E poi scomparve dietro la porta.
Sia Draco che Alexis rimasero in silenzio ad ascoltare i passi di Piton allontanarsi lentamente.
Lei fissava la porta e si concentrava per non piangere.
Lui scuoteva la testa, incazzato. Non poteva privarlo del quidditch per aiutare una primina!
Anche se era la sua Alexandra, la cosa non cambiava!
Quando non si sentirono più rumori, il biondino si voltò furioso e diede un calcio ad un sedia, rovesciandola. Alexis si voltò spaventata e lo guardò osservare il pavimento, con occhi lampeggiante. Deglutì e socchiuse gli occhi. In silenzio mise a posto la bacinella con l’acqua e il panno. Poi, si avvicinò di nuovo a Malfoy e lo osservò in silenzio. Lo vide chiudere gli occhi, per calmarsi e non saltarle addosso. Se fosse stata un ragazzo – o semplicemente non fosse stata lei – era sicura che non si sarebbe fatto tanti scrupoli nel tirarle un paio di calci nel fondoschiena.
Quando li riaprì, erano ancora più furiosi di prima e la inchiodarono sul posto, lampeggiando come saette.
-Non intendo saltare il quidditch per te, chiaro?-
Sibilò arrabbiato.

E non fu tanto il tono che usò a farle male, tanto il suo contenuto.
Le era arrivato dritto in viso come uno schiaffo inaspettato, lasciandole un dolore immenso.
Ma certo, lei non era più importante del quidditch per Malfoy.
Lei non era più importante di nulla, nella vita del principe delle serpi.
Era solo un altro nome femminile da aggiungere alla sua lunga lista.

Nulla di più.
Lo sapeva benissimo anche da se, ma allora perché sentirgli dire una frase del genere, sicuramente dettata dalla rabbia, le aveva fatto così male?
Perché sentiva che il cuore aveva smesso di batterle e avvertiva solo un atroce dolore che dilaniava il petto?
Perché le lacrime si facevano sempre più insistenti e diventavano più forti di lei?
Abbassò lo sguardo e strinse le mani in due pugni.
Doveva resistere.
Non voleva mostrarsi debole a lui, ancora una volta.

Non voleva.
Rimasero in silenzio, finchè non fu lui a parlare di nuovo.
-Faremo tutto stanotte e non mi importa se sarai stanca o cosa, non ti permetterò di mandarmi a monte la prima partita del campionato, solo perché non hai voglia di impegnarti, chiaro?-
Aggiunse, fuori di sé dalla rabbia al solo pensiero.
Finalmente era stato preso come cercatore della squadra di Serpeverde e poteva finalmente far vedere a tutti, e anche a lei – soprattutto a lei - di valere molto di più di San Potter. Non potevano impedirgli di giocare per una cazzata come quella!
Fu allora che Alexis non ci vide più. Alzò di scatto il viso, lo sguardo terribilmente lucido e furente.
-Scusa tanto se non siamo tutti dei geni come te! Hai perfettamente ragione: il tuo prezioso allenamento di quidditch è più importante di una stupida come me! Va e non preoccuparti per me, non ho bisogno del tuo aiuto!-
Urlò, piegandosi a prendere la tracolla e sorpassandolo velocemente, mentre le prime lacrime cominciarono a rigarle il viso.
-E lasciami in pace!-
Aggiunse con voce rotta dal pianto, prima di uscire dall’aula come un razzo e dirigersi verso i dormitori, dai quali non sarebbe uscita più per tutto il giorno, lasciandolo lì, da solo.
Ma che diavolo gli aveva preso?
Perché l’aveva trattata così?
Si voltò e diede un altro calcio ad un banco, rovesciandolo in terra.
Strinse le mani in due pugni e poi si lasciò cadere su di una sedia, prendendosi la testa tra le mani.

Era un’idiota.
E pensare, che quando l’aveva vista ballare e cantare, solo poco prima, e aveva scoperto che era lei la ragazza alla quale doveva dare ripetizioni, si era sentito al settimo cielo.
Avrebbe avuto l’occasione di passare un po’ di tempo con lei, lontano da quell’idiota di Potter.
E invece, aveva mandato tutto a monte.
Erano state le sue ultime parole a risvegliarlo da quella rabbia cieca.
Lasciami in pace” gli aveva detto.
E gli era sembrato, che stesse piangendo.
Al solo pensiero, sentì il cuore stringersi in una morsa e affibiò un potente pugno al banco più vicino.
-Maledizione!-
Sussurrò ancora più furioso di prima.

Non voleva vederla piangere. Mai più.
Odiava quando piangeva.
Ogni volta che la vedeva con gli occhi lucidi, sentiva un dolore pazzesco, mai provato prima, dilaniargli il petto.
Anche quando Piton la stava schernendo poco prima, e aveva osservato quegli occhi meravigliosi farsi lucidi, aveva avvertito l’incontrollabile desiderio di spaccargli la faccia e di difenderla.
E allora, perché proprio lui aveva reagito così?
Non si sarebbe mai perdonato di essere stato la causa del suo pianto.
Lui, che avrebbe ucciso anche suo padre, pur di non vederla più piangere.
Non sapeva il perché di quell’improvviso senso di protezione.
Era stato da quella mattina.
Dopo quello strano sogno, del quale ricordava poco e niente.
Si era svegliato subito con una strana sensazione in corpo.
Poi, quando l’aveva vista in quello stato, quella sensazione era aumentata, lasciandogli il desiderio di picchiare chiunque la facesse soffrire.
Si sarebbe dato una lezione da solo, per averla fatta piangere.

Ma niente sarebbe stato più doloroso, del ricordo di amare lacrime che rigavano quel viso.





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x elita: Ciao! Mi scuso personalmente per il vergognoso ritardo, mi dispiace ç___ç Comunque, sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto! Il rapporto tra Alex e Blaise piace molto anche a me, mi diverto a scrivere di loro ^^ E anche delle crisi di Draco XD come avrai letto, in questo capitolo ne ha un’altra! (muahuaha come son sadica xD). Comunque, per quanto riguarda la scoperta che Alexis è una Potter, come ho detto nell’introduzione iniziale, con me nulla è certo! Quando ti avevo risposto tempo fa, secondo i miei calcoli doveva tipo avvenire in questo capitolo (ovvero il 12). Poi, ho cominciato ad aggiungere altre cose ed è slittato terribilmente lontano xD Guardando gli schemi, è il capitolo numero 45 (O__O), ma ripeto, con me niente è sicuro! Potrebbe avvenire prima, o anche dopo, ma non credo aggiungerò altro, sta già avendo troppi capitolo (80 secondo il mio calcolo O___O”). Quindi, mi dispiace, ma solo seguendomi potrai saperlo, e spero continuerai a farlo!*___* Per quanto riguarda Ginny, c’entrerà eccome, anche se ora non sembra, vedrai che le cose si avvicineranno di più alla trama originale man mano che proseguirò con il racconto! Bhe, spero che questo capitolo ti sia piaciuto e mi scuso ancora per la lunga attesa ç___ç continua a farmi sapere cosa ne pensi!

Un bacione, Ada =*

x HermioneForever92: Tesoraaaaa ç____ç Perdono per il ritardoooo! ç___ç Mi dispiace tantissimo! Ti ringrazio per recensirmi sempre e per sostenermi con i tuoi complimenti!*_* Per quanto riguarda la rivelazione del sogno, purtroppo andrà per le lunghe, per cui se vuoi saperne di più ti basta continuare a seguirmi! Spero che questo atteso capitolo ti sia piaciuto e che mi farai sapere cosa ne pensi!

Un bacione, Ada =*

x BabyAle92: Grazie mille per i complimenti e per aver aggiunto la mia ficcy ai preferiti, mi hai resa felice^^ Continua a seguirmi e farmi sapere che ne pensi, mi raccomando ^.-

Un bacione, Ada =*

x _bambolina_: Ciao cara! Grazie per aver recensito anche il capitolo scorso e per i complimenti *//////* Grazie mille davvero! Rispondendo alla tua domanda, si seguirò anche la trama originale, ma questo si vedrà più in là! Spero quindi che continuerai a seguirmi e farmi sapere che ne pensi!

Un bacione, Ada =*

x alice brendon cullen: Amoraaaaaa! *la abbraccia piangendo* scusa per il ritardo ç_______ç sempre colpa di quella maledetta scuola! T______T (e della mancanza di ispirazione lo ammetto ^^”). Comunque, grazie per essere sempre qui a recensire e a farmi sapere che ne pensi! Grazie per sostenermi, per sopportarmi e per farmi sempre tanti complimenti!*_____* Per quanto riguarda la scena piccante tra Alexis e Draco, dovrai aspettare ancora temo…come hai visto in questo capitolo le cose non volgono al meglio per i due. Inoltre sto cercando di costruire al meglio la trama di questa storia e sconvolgerla subito con loro due già così innamorati da “fare qualcosa” non mi attira molto xD Prometto però che nel prossimo capitolo ci saranno delle cosucce dolci e interessanti! Inoltre, non vorrei cimentarmi in qualcosa più grande di me, scrivendo scene che non saprei gestire e quindi deludere te e le altre. Ma prometto che quando mi sentirò pronta, lo farò, promesso!^^

Bhe, che altro dirti se non ancora grazie di seguirmi! Mi raccomando, continua a farmi sapere che ne pensi!

Un bacione, Ada =*

x piccola_puffola: Grazie mille per i complimenti, ecco il dodicesimo capitolo,spero tanto che ti sia piaciuto!*___* Continua a farmi sapere che ne pensi!

Un bacione, Ada =*

PS. La canzone cantata da Alexis è “Fly To You Heart” di Selena Gomez, tratta dalla colonna sonora del film di Trilli *_*

Per chiunque volesse ascoltarla, ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=2ViGx1iHtkQ&NR=1

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Capitolo 13
*** Going Under ***


Salve a tutti!
Rieccomi qui con un nuovo capitolo!
Innanzitutto Buona Pasqua e Pasquetta a tutti!
In questa settimana mi sono impegnata per riuscire a sfruttare il tempo libero che avevo a disposizione, per mandare avanti questa storia, ma purtroppo questo capitolo si è rivelato più lungo del previsto e così ho dovuto tagliarlo a metà, spero non me ne vogliate ç___ç
Tuttavia, quello seguente è già in fase di scrittura, quindi credo che non dovrete aspettare molto per leggerlo!
Intanto vi lascio a questo, che è piuttosto lungo (il più lungo di questa ff, ben 20 pagine word!)
Anche qui, ancora una volta, mi sono cimentata nel cambiare punto di vista e ho esaminato un po’ tutti i personaggi, spero quindi vi piaccia, perché mi sono impegnata molto per scriverlo e vorrei dedicarlo a tutti voi che mi seguite!

Alle fantastiche ragazze che mi recensiscono e mi tirano su il morale con quelle loro parole così belle!
A coloro che inseriscono la mia storia tra i preferiti.
E anche a quelli che leggono “di nascosto”, senza sbilanciarsi.
Grazie a tutti, siete fantastici!

Ora vi lascio alla lettura!
Un bacione immenso

Ada Wong








~Un Particolare In Più~






























[ Now I will tell you what I've done for you,
50 thousand tears I've cried.
Screaming, decieving, and bleeding for you,
And you still won't hear me.
Going under.

Evanescence – Going Under ]



Da quando era scappata dall’aula di Pozioni, per rinchiudersi nella sua stanza, non aveva più smesso di piangere. Era lì, ferma, appallottolata sul letto, mentre luccicanti gocce d’acqua le rigavano il viso e macchiavano il cuscino. Si stringeva, con forza, le gambe al petto, cercando di reprimere il dolore e di cacciare indietro quelle maledette lacrime.
Ma era tutto inutile.
Le parole di Malfoy le rimbombavano nella testa, continuando ad aprire una voragine dolorosa, dove avrebbe dovuto esserci un cuore, che batteva furioso, in cerca di vendetta.
Non meritava quel trattamento. Non lo meritava affatto.
Pensava che Malfoy avesse capito il suo stato d’animo, dopo la strigliata di Piton e l’ennesimo fallimento scolastico. E invece niente. Se ne era fregato e l’aveva persino rimproverata, facendole intendere che per lui, contava meno del Quidditch, uno stupido sport che lei aveva sempre odiato.
Ma infondo, cosa si aspettava? Che la tranquillizzasse? Che la prendesse tra le braccia e la consolasse, dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio?
No, Malfoy non era quel tipo di persona, e lei lo sapeva bene.

“Non è nella mia natura cercare di tranquillizzare le persone, Black…”
Le aveva detto una volta. E aveva ragione. L’unica cosa che era capace a fare era metterla in difficoltà e farla sentire a disagio.
Stava solo giocando lei, doveva metterselo in testa!
Eppure, anche se cercava di convincersi di ciò, non riusciva a levarsi dalla testa il suo viso, le sue parole, i suoi occhi, la sua voce, il suo respiro freddo, che le sfiorava il viso ogni volta che, per parlare, si avvicinava troppo.
Voleva andare via.
Voleva tornare da Sirius e lasciarsi coccolare dalle sue braccia.
Non chiedeva nient’altro.

Quella scuola – e quelle bugie – la stavano soffocando.

Erano ormai le due passate e il pranzo era finito da un pezzo. Eppure, Diamond non aveva visto Alexandra alla tavola dei Serpeverde. Preoccupata che l’amica avesse saltato un pasto – sempre la solita lei - si diresse nell’aula di Pozioni, a vedere se fosse ancora lì – e magari, a darle anche una mano.
Ma non c’era.
Il tavolo dove avevano lavorato insieme era perfettamente pulito, anche se un banco ed una sedia erano rovesciate in terra.
Chissà cosa era successo.
Si affrettò a rimetterli a posto con un incantesimo e poi uscì dall’aula, alla ricerca dell’amica.
Forse, era già andata alle lezioni del pomeriggio. Controllò l’orario: Trasfigurazione con i Grifondoro. Ma si, doveva essere già in aula.

Alexandra diventava stranamente di buon umore, quando si facevano lezioni con la casa rosso-oro.
Così, senza pensarci due volte, si diresse al quarto piano e come una furia, entrò nel bel mezzo della lezione.
Era in ritardo, come al solito.
Senza dare troppo peso all’occhiataccia della McGranitt, che la scrutava da dietro quegli occhialetti fini, poggiati sulla punta del lungo naso, e al bisbigliare pettegolo dei compagni di classe, si guardò intorno, cercando una figura dai capelli scuri e gli occhi di smeraldo.
Non era neanche lì.
Dove diavolo si era cacciata?

Restò in piedi nel bel mezzo dell’aula, come un’idiota, lo sguardo perso in mille pensieri tragici sulla fine dell’amica. Borbottava qualcosa su morti causate da pozioni o da un banco che, casualmente, le si era rovesciato contro.
- Ha intenzione di disturbare ancora a lungo la mia lezione, signorina Cherin?-
Domandò indispettita la McGranitt, incrociando le braccia al petto e osservandola con sguardo severo, che si trasformò in pura rabbia quando la ragazza la zittì con un gesto della mano, che ricordava tanto il movimento dello scacciare degli insetti fastidiosi.

Se solo gli sguardi avessero potuto uccidere, quel giorno ci sarebbero già stati ben due omicidi.
La McGranitt sembrava diventata una teiera bollente, rossa come un pomodoro, fumava dalla testa e dalle orecchie, le labbra arricciate e gli occhi che mandavano fulmini e saette. Se non avesse avuto abbastanza autocontrollo, la bacchetta che stringeva nelle mani si sarebbe irrimediabilmente spezzata. O nella peggiore delle ipotesi, avrebbe semplicemente schiantato quella piccola impertinente.
Quando Diamond si rese conto di quello che stava succedendo – e soprattutto di quello che aveva appena osato fare – sbarrò gli occhi e osservò una furiosa donna, dall’espressione che la invecchiava ancora più di quanto non lo fosse già, avvicinarlesi con passo lento e misurato, fin troppo calmo. Trattenne il fiato insieme a tutti i suoi compagni di classe, in attesa della sua morte. La McGranitt le si posizionò davanti, sovrastandola e facendola diventare piccola piccola. Le sorrise forzatamente e…
-FUORI DA QUI!!!!-
Le urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, tanto da spettinarla con la sola forza dell’ugola, e farla volare via fuori dall’aula.
La porta si chiuse con violenza, facendo crollare a terra in quadri appesi sulla parete interna dell’aula – con conseguenti lamenti da parte dei dipinti.
Diamond osservò la porta chiusa sconvolta, mentre un brivido le percorreva tutta la colonna vertebrale.
Da dentro l’aula, sentiva ancora la McGranitt gridare infuoriata sull’indecenza, la maleducazione e i punti che avrebbe tolto a Serpeverde a causa di quell’impertinente.
La biondina si allontanò all’indietro, lentamente, quasi avesse paura di fare rumore, e poi, appena svoltato l’angolo, si allontanò come una furia,lasciandosi una scia di fumo alle spalle.

Harry James Potter e i suoi due migliori amici – Ronald Bilius Weasley ed Hermione Jane Granger – stavano passeggiando per il giardino di Hogwarts, dopo essere usciti – miracolosamente indenni – dalla lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure. Quell’idiota del loro nuovo professore – Gilderoy Allock, un mito sui libri, un disastro nella realtà – aveva ben pensato di fare una lezione un po’ più movimentata, per non annoiare troppo i suoi studenti con lunghi monologhi sull’argomento del giorno. E così, aveva catturato – o meglio, aveva fatto catturare – un numeroso gruppo di simpatici Folletti Della Cornovaglia e aveva avuto la splendida idea di scatenarli in classe, lasciando loro il delizioso compito di distruggergli l’aula e lo studio.
Non c’era che dire, una genialata unica nel suo genere.
Inoltre, combinato il disastro, non si era neanche degnato di dare una mano a rimettere tutto a posto, ma aveva incaricato tre tipi a caso di riordinare il casino che lui aveva prudentemente scatenato.
Un amore di professore, senza alcun dubbio.
E così, con i capelli tutti scompigliati e le divise strappate, avevano deciso di prendere una boccata d’aria, tanto per quel giorno, non avevano altre ore di lezione, fortunatamente.
Ma Hermione, come suo solito, era contraria a quel bighellonare senza meta e senza scopo, e li stava rimproverando, spiegandogli che avrebbero fatto meglio ad andare in Sala Comune e cominciare i compiti.
-Vi ricordo che dobbiamo stilare un tema di trentacinque centimetri sugli effetti positivi e negativi della Mandragola, per Erbologia; poi dobbiamo studiare la Storia della nascita degli Elfi per Storia Della Magia e in più, imparare l’incantesimo di Difesa Contro Le Arti Oscure che oggi, per quel piccolo inconveniente, non siamo riusciti a praticare e…-
Stava enumerando la brunetta, tenendo il conto dei compiti sulle dita della mano.
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo disperato.
Amavano Hermione come se fosse una sorella – o meglio, Ron ne era segretamente cotto da un anno ormai, anche se non l’avrebbe mai ammesso – ma quando cominciava a tormentarli con i compiti, l’avrebbero volentieri spedita a fare un bel bagno nel Lago Nero.
- Avanti Herm! Siamo appena usciti da una fuoriosa guerra contro dei dannati Folletti, abbiamo il diritto di riposarci un po’!-
Esclamò esasperato Ron, alzando le braccia con un gesto molto teatrale.
Ma Hermione sospirò e scosse la testa.
- Se non vi mettete di impegno fin dall’inizio dell’anno, vi ritroverete alla fine, con troppe materie da recuperare. E non vi aspettate che quest’anno sia io ad aiutarvi! –
Proferì decisa, guardandolo dal basso con occhi severi, le mani sui fianchi.
- Harry! Diglielo anche tu che ci meritiamo una pausa! –
Ron interpellò l’amico, nella speranza di ricevere man forte contro quegli scuri occhi severi che non ammettevano repliche.
Harry sorrise mesto all’indirizzo dell’intransigente amica e stava per rispondergli che Ron aveva ragione, ma non fece in tempo. Infatti, appena aprì le labbra per pronunciare parola, una piccola furia dai corti capelli biondi, lo investì in pieno, facendolo ruzzolare in terra come un sacco di patate.
Rotolarono entrambi per qualche metro, e quando si fermarono, Harry si trovò disteso con la schiena in terra, un corpo non esageratamente pesante sdraiato sul suo.
Diamond si puntellò sui gomiti e si alzò a sedere, massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
-Ahia, accidenti! Ci mancava anche questa!-
Imprecò a denti stretti, massaggiandosi la nuca e scompigliandosi ancora di più i capelli.
-Ti dispiacerebbe levarti? Non sei un peso piuma…-
Sentenziò il Bambino Sopravvissuto, sotto di lei. La biondina sbarrò gli occhi e abbassò lo sguardo fino ad incontrare quello smeraldino del ragazzo.

Incredibilmente simile a quello della persona che stava cercando con tanta fretta.
Quando l’alba della comprensione sorse nella sua mente, e si rese conto di chi aveva appena investito, balzò su in piedi con la velocità di un felino e si distanziò dal “Trio Miracoli”, quasi essere a contatto con loro facesse venire l’urticaria.
Hermione la guardava con un sopracciglio alzato, indispettita da quella reazione.

Neanche avessero avuto il vaiolo di drago!
Ron, decisamente più lento di comprendonio, la osservava senza capire.
Harry fece leva sulle braccia per tirarsi almeno su a sedere, e si sistemò gli occhiali sul naso, che gli si erano storti nella caduta. Riacquistata la vista, osservò la ragazza che aveva davanti. Aveva una strana espressione: un misto tra angoscia, fretta e fastidio.
Ora che la guardava bene, le sembrava di conoscerla.
Aveva corti capelli biondi, tutti scompigliati, che le incorniciavano il viso pallido e trafelato dalla corsa. Gli occhi scuri, si muovevano irrequieti, passando da Hermione a Ron, poi a lui stesso, che la osservava dal basso. La cravatta verde-argento era storta e allentata e la gonna della divisa, troppo corta, ne lasciava scoperte le belle gambe.

Ma certo! Non era la ragazza che stava sempre con Alexandra?
Assottigliò gli occhi, per guardarla meglio e stava per proferire parole, quando questa riprese a correre, oltrepassandoli, senza degnarli di ulteriori attenzioni.
Aveva perso fin troppo tempo.
Hermione la seguì con lo sguardo, allontanarsi, mentre Ron aiutava Harry a rimettersi in piedi.
- Poteva almeno scusarsi! Tutte uguali queste serpi! –
Dichiarò arrabbiata la brunetta, con tono di voce abbastanza alto, quasi avesse voluto che la ragazzina la sentisse. Harry si limitò a guardarla e a sospirare, scuotendo la testa.
E quasi l’avesse veramente sentita, Diamond arrestò la sua corsa e si fermò di botto, con un pensiero baluginante nella mente.

Alexandra stava sempre con quell’imbranato del mito dei Grifoni!
Si voltò velocemente e tornò sui suoi passi, fermandosi a qualche metro di distanza – non fosse mai che si avvicinasse troppo a dei Grifondoro.
-Potter!-
Lo chiamò, quasi urlando.
Harry si voltò, con le sopracciglia inarcate in un’espressione confusa.
Hermione imitò l’amico, solo che il suo cipiglio era scocciato.
Ron seguì gli altri, ma non è che ci stesse capendo molto.
-Hai per caso visto la Black?-
Gli domandò tutto d’un fiato, così velocemente che persino quel genio della Granger dovette pensarci su prima di capire.
Ma appena Potter aveva sentito il cognome “Black”, un campanello d’allarme gli si era acceso nella mente. Corrugò la fronte, preoccupato, mentre gli occhi di smeraldo si facevano improvvisamente seri.
-No, perché?-
Chiese a sua volta, ma Diamond si limitò a lanciare qualche maledizione a bassa voce e scappare di nuovo via, in tutta fretta, seguita da uno sguardo sempre più irritato della Grifoncina e da uno sempre più confuso del rosso.
-Ma che le è preso a quella? Non solo ti investe come una furia e se ne va senza nemmeno scusarsi, ma pretende anche che tu sappia dove sia quell’altra serpe della sua amica! –
Sbottò Hermione con uno sbuffo, scuotendo la testa contrariata.
- Sembrava avere una certa fretta…-
Cercò di giustificarla Ron, che, finalmente, cominciava a capirci qualcosa.
Ma un’occhiataccia dell’amica lo fece tacere.
- Chissà per quale strana idea quella là credeva che tu sapessi dov’è la Black, eh Harry? –
Domandò la brunetta, ma il ragazzo non sembrava averla sentita.
Continuava a fissare, con sguardo vacuo, il punto in cui era sparita Diamond, e a rimuginare mentalmente.
In effetti, non aveva visto a pranzo Alexandra, quel giorno.
Di solito era sempre vicina a quella biondina o a Zabini, ma quel giorno non c’era.
L’aveva cercata, come sempre, per scambiarsi l’occhiata d’intesa che concordava il loro incontro giornaliero alla Quercia, sul Lago Nero, ma non l’aveva trovata.
Lì per lì, non aveva dato molto peso alla cosa. Magari era in ritardo o aveva avuto altro da fare.
Ma lo sguardo preoccupato di quella ragazza, l’espressione agitata che aveva il suo viso e la fretta con cui era scappata, avevano innescato un sensore d’allarme all’interno della sua testa.

Che le fosse capitato qualcosa?
Hermione e Ron si scambiarono un’occhiata d’intesa e la ragazza lo scosse leggermente, tirandolo per un braccio.
- Ehi Harry, tutto bene? –
Gli chiese Ron, con voce tesa.
Non gli piaceva per niente l’espressione seria che aveva assunto così all’improvviso.
Come se fosse stato risvegliato nel bel mezzo di un sogno ad occhi aperti, Harry scosse la testa e si voltò verso gli amici.
- Devo controllare una cosa, ci vediamo in Sala Comune! –
Disse sbrigativo, prima di lasciare in terra la cartella con i libri e correre via, seguendo la ragazzina di poco prima.
- Harry! –
Cercò di chiamarlo Hermione, ma non lui la sentì e sparì esattamente come Diamond. La riccia si voltò ad osservare Ron, con un cipiglio misto tra confusione e rabbia.
- Ma che gli è preso? –
Il rosso si limitò a stringersi nelle spalle e a scuotere la testa.
- Non ne ho idea. –

Camminava con passo lento e strascicato, l’espressione impassibile, i muscoli del viso così contratti, da indurirne i lineamenti solitamente eleganti. Il pallore lunare del suo viso d’angelo, era scurito dall’ombra rabbiosa che gli colorava quella maschera di marmo che teneva sul volto. Solo gli occhi davano la sensazione di qualcosa di incredibilmente vivo.
E furioso.
Due monete argentee, due frammenti di diamante ghiacciato, due fredde pietre lunari.
Immobili, impassibili.

E pericolosamente serie e luminescenti di ira.
Era probabilmente colpa – o merito – loro, se ogni persona che lo incontrava per i corridoi, si zittiva immediatamente e si ritraeva contro la parete, lasciandolo passare.
Perché se quel giorno ti fossi trovato sul cammino di Draco Lucius Malfoy, nemmeno Merlino e tutti i maghi più potenti avrebbero potuto salvarti da una visita all’Ospedale San Mungo.

Se ti andava bene.
Sembrava appena uscito da un furioso duello contro Lord Voldemort in persona.
I capelli biondi e fini, solitamente trattenuti da una mano di gel, gli ricadevano, disordinati e arruffati – tanto che avrebbero potuto far concorrenza a quelli di Harry Potter – sul viso, nascondendo in parte quegli occhi di ghiaccio, che brillavano pericolosi. Il mantello della divisa giaceva su di una spalla, trattenuto da due dita, tutto polveroso e lacerato, e andava a coprire lo strappo sulla manica della camicia, che penzolava inerme sul suo braccio. Anche sui pantaloni, solitamente stirati e inamidati, c’erano tracce di polvere e di strappi.
Cos’era, i professori di Hogwarts si erano messi d’accordo per farlo innervosire, quel giorno?
Non bastava che avesse problemi suoi per la testa?
Già gli ordini e le minaccie di Piton gli avevano rovinato la giornata.
Ora ci si era messo anche quell’imbecille del nuovo professore di Difesa Contro Le Arti Oscure.

Che andassero a morire, lui e i suoi maledetti folletti!
Non appena quel pazzo scervellato li aveva lasciati liberi per l’aula, aveva approfittato della confusione per sgattaiolare via, aveva altro a cui pensare che a quei cosi minuscoli e bluastri. Aveva scaraventato in terra i libri per scacciare qualche folletto ed era corso all’uscita, così veloce che neanche Blaise Zabini, compagno di banco, l’aveva visto.
Alcuni folletti però non se lo erano lasciato sfuggire e si erano divertiti a tirargli i capelli e a strappargli i vestiti.

Con un furioso colpo di bacchetta, li aveva spediti nel giusto posto.
Inoltre, come se non bastasse tutto ciò, non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione arrabbiata – e ferita – della Black. Il modo in cui quegli occhi sinceri, quelle pozze di smeraldo nelle quali stava imparando a perdersi, l’avevano guardato, gli avevano fatto più male di una Maledizione Cruciatus. E se poi ripensava alle calde lacrime che gli scorrevano sul viso e al tono rotto della sua voce quando gli aveva detto di lasciarla in pace, rischiava di perdere il controllo e di spaccare qualsiasi cosa gli fosse capitato sotto mano – oggetto o uomo che fosse.
Così, con un diavolo per capello e un’espressione a dir poco spaventosa, si stava dirigendo verso i dormitori, per darsi un’aggiustata e prepararsi per il Quidditch.
Aveva decisamente bisogno di distrarsi un po’, e un allenamento sulla sua fedele Nibus 2001, lo avrebbe aiutato a scaricare in nervi.
Arrivato finalmente in camera, gettò il mantello polveroso e rovinato sul pavimento e poco dopo, la camicia andò a fargli compagnia. Si stava slacciando la cintura, quando qualcuno entrò nella sua camera, aprendo la porta di botto.
Lo sguardo infuriato che lanciò alla soglia della porta, avrebbe pietrificato chiunque.

Tranne lui, ovviamente. Blaise Zabini.
- Eccoti finalmente, sono ore che ti cerco! –
Esagerò il ragazzo, chiudendosi la porta alle spalle e osservando il biondino, che gli restituiva l’occhiata, con uno sguardo in tralice. Poi si voltò e si tolse le scarpe.
- Sarebbe buona educazione bussare, prima di entrare nella stanza di qualcuno – mormorò Draco, abbandonando le eleganti scarpe polverose, accanto agli altri indumenti. Gli elfi domestici avrebbero avuto un bel po’ di lavoro da fare - Specialmente nella mia. –
- L’ho mai fatto? –
Rispose tranquillo Blaise, stendendosi sul grande letto a due piazze e incrociando le mani dietro la testa.
- Dovresti imparare allora –
Rimbeccò il Principe delle Serpi, mentre si spettinava i capelli ancora di più, per togliere la polvere.
- Se non ti conoscessi bene, oserei dire che i folletti hanno avuto la meglio su di te! –
Sogghignò il moro, per poi sbadigliare e stiracchiarsi.
L’unica risposta di Draco fu un’occhiataccia molto espressiva.
- E se non ti conoscessi bene, direi anche che la mia presenza qui non è gradita.-
Aggiunse Zabini, alzando le sopracciglia, con espressione pensierosa, quasi offesa.
- L’hai detto tu, non io. –
Si limitò a replicare il biondo, prendendo la divisa di Quidditch dall’armadio.
Blaise smise di sorridere e i suoi occhi di zaffiro si fecero improvvisamente seri. Scattò su a sedere, incrociando le gambe e ricambiò lo sguardo, con espressione dura.
- Che è successo? –
Gli domandò. Nella sua voce, così come sul suo viso, non c’era più aria di ilarità.
Draco si limitò a ricambiare l’occhiata per qualche secondo, con espressione fredda e tagliente, apparentemente indifferente.

Solo nei suoi occhi di ghiaccio, bruciava la fiamma della rabbia che lo stava consumando voracemente dall’interno.
Si voltò, senza rispondere, e prese ad infilarsi la maglia della divisa.
- Draco… -
Lo chiamò, con seria dolcezza, lo sguardo che non lasciava andare la schiena che il ragazzo gli dava.
- Lasciami in pace Blaise, non mi va di parlarne. –
Rispose secco Malfoy, con voce dura, rabbiosa, che disorientò l’amico.
Blaise Zabini era un tipo che amava scherzare, ma sapeva quando era il momento di ridere e quando quello di stare seri. E soprattutto, sapeva quando era il momento di andare via e di lasciare il suo migliore amico, Draco Malfoy, da solo.
- Come vuoi, amico…-
Si limitò a dire, alzandosi dal letto e imboccando l’uscita della stanza.
- Se hai voglia di parlare, sai dove trovarmi. –
Aggiunse con tono sottile, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Draco rimase immobile per qualche secondo, poi prese in mano il libro di incantesimi, aperto sulla scrivania, e lo lanciò forte contro il muro, scalfendo la calce e lasciando un buco sulla parete.
- Maledizione… -
Mormorò con rabbia, prima di emettere un profondo ringhio liberatorio e appoggiarsi con la schiena al muro, prendendosi la testa tra le mani.

Ma che diavolo gli stava succedendo?

Si allontanava, pensieroso, dalla Sala Comune dei Serpeverde, le mani in tasca, l’espressione corrucciata, gli occhi di zaffiro seri e concentrati.
Chissà cos’era successo per far imbestialire così tanto Draco.
Non lo aveva mai visto così arrabbiato.
Così frustrato.

Così triste.
Perché lui, Blaise Zabini, che lo conosceva fin da quando era alto un calderone o poco più, aveva visto il suo sguardo.
Ed era uno sguardo, sì infuriato, pericoloso.
Ma infondo, all’interno di quello specchio che nessuno riusciva mai ad oltrepassare, c’era anche una nota ferita.

Ed era quella, a scatenare tutte le altre reazioni.
Si ritrovò a sospirare, con espressione stanca, mentre si passava una mano sugli occhi e se li stropicciava.
Quei dannati folletti, uniti agli strilli incontrollati delle Mandragole e aggiunti alle ragazzine che gli stavano sempre alle calcagne con sguardo adorante, lo avevano sfinito.
Forse avrebbe fatto meglio a tornare nel dormitorio e a stendersi un po’ sul letto. Aveva bisogno di riposo.
Fece dietro front, ma qualcuno gli andò a sbattere contro, rischiando di farlo cadere in terra.
Per fortuna, lui era più robusto di Harry Potter, e questo evitò una nuova caduta alla ragazza, che venne intrappolata da un paio di robuste braccia e un petto caldo ed ampio.
- Ehi, attenta a dove vai! –
Esclamò Blaise, sciogliendo lentamente l’abbraccio e assicurandosi che, dopo la botta, la ragazza riuscisse a stare in piedi.
Diamond scosse la testa, leggermente disorientata e si portò una mano sulla fronte.
Quando i suoi occhi scuri incontrarono quelli gentili e profondi di Blaise, arrossì fino alla punta dei capelli e rischiò di cadere di nuovo in terra, se il ragazzo non l’avesse sorretta.
Scosse ancora una volta la testa, lasciando che i corti capelli – ormai senza più forma ne ordine – le ricadessero davanti al viso.
- Scusami Zabini! –
Esclamò leggermente imbarazzata, mentre si riportava indietro, con un gesto della mano, quella chioma corta, ma indomabile.
- Tranquilla, è tutto ok! –
Sorrise lui, con tono gentile, che la fece arrossire di nuovo.
- Dove andavi così di corsa? –
Diamond sbarrò gli occhi, come se avesse visto un fantasma e sbiancò.
- Accidenti, non posso perdere tempo, devo trovarla! –
Esclamò agitata, sfuggendo alla stretta di Blaise, che la stava ancora sorreggendo. Fece per scappare, ma il ragazzo la fermò, prendola dolcemente per un braccio.
- Aspetta! Chi devi trovare? –
Domandò, piegando il viso su di un lato. Lei non si preoccupò neanche di arrossire, questa volta, e si limitò ad agitarsi.
- La Black! L’ho cercata ovunque, ma non riesco a trovarla! –
Blaise assottigliò lo sguardo, assumendo un chiaro cipiglio preoccupato, che si manifestò con la leggera ruga d’espressione che solcò lo spazio tra le sue sopracciglia.
- Alexandra? –
Mormorò, così a bassa voce che sembrava si stesse riferendo più a se stesso, che alla ragazza.
Diamond annuì energicamente.
- L’hai vista per caso?-
Blaise scosse la testa e lei sbuffò, angosciata.
- Hai controllato bene dappertutto?-
Lei annuì di nuovo, convinta.
- Sei passata anche in Sala Comune? –
Dal colorito bianco che assunse il suo viso, Blaise intuì che quello era l’unico – ovvio – posto in cui non era andata a cercarla.
Sghignazzò, mentre vide le guance di Diamond passare da un bianco smorto ad un rosso vivo, in una frazione di secondo.
Le lasciò andare il braccio divertito, mentre lei si lanciava letteralmente sulla strada che portava ai dormitori, lasciandosi dietro una scia di polvere e un “grazie” urlato.
Blaise si limitò a guardarla scomparire e con un sorrisetto incrociò le braccia al petto.

Alexandra era sparita.
Draco era incazzato.
Le cose cominciavano ad avere un senso.

Doveva essersi addormentata, perché quando riaprì gli occhi, si sentì decisamente disorientata. Li strinse un paio di volte, per abituarli alla luce artificiale della stanza e vi passò una mano sopra, stropicciandoseli.
Erano ancora umidi di lacrime.
Sbadigliò, mentre tendeva un braccio verso il comodino accanto al letto, e lo tastava, alla ricerca del cassetto. Lo aprì e prese un grazioso specchio, incornicato da intarsi argentati. Se lo portò davanti al viso, e quasi sussultò.
Aveva un aspetto terribile.
I capelli, solitamente folti e lucenti, erano un nodo unico, impastati ancora della sostanza giallastra che aveva fatto esplodere a Pozioni. Il viso era di un bianco smorto, che la faceva somigliare pericolosamente ad un cadavere. Cosa accentutata dalle profonde occhiaie che scurivano gli occhi, stanchi e ancora umidi di lacrime. Le guance arrossate e le labbra gonfie – aveva il vizio di mordersele, quando piangeva – completavano quell’orrenda figura.
Chiuse gli occhi, sospirando e posò lo specchiò sul letto, tirandosi su a sedere, con una fatica immane, quasi il suo corpo fosse diventato improvvisamente di cemento.
Lo sguardo, arrossato dal pianto, andò a posarsi sulla camicetta sporca e poi percorse il poco spazio che la separava dal bagno.
Avrebbe fatto meglio ad andare a farsi una doccia, magari riusciva a risvegliarsi e a levarsi quella maschera cadaverica che aveva al posto del viso.
Fece per alzarsi, ma poi sbuffò.
Era terribilmente stanca che anche alzarsi le costava una fatica immane.
Abbandonò la testa sul muro e socchiuse gli occhi, stringendosi le gambe al petto. Stava quasi per riaddormentarsi, tanto era stanca, ma un rumore di passi frettolosi che percorrevano il corridoio, la costrinse a destarsi. Si affacciò oltre la spalliera del letto, per vedere la porta della camera spalancarsi e lasciare entrare la figura trafelata e agitata di Diamond.
Sembrava aver appena finito una maratona. Era rossa in viso, con il fiato corto, la fronte imperlata di sudore, i capelli scombinati e la divisa tutta storta.
- TU! –
Le urlò contro, indicandola con un dito tremante.
Alexis sbarrò gli occhi e si fece piccola piccola, nascondendosi dietro la spalliera del letto, solo gli occhi che spuntavano da quella protezione improvvisata..
La biondina si chiuse la porta alle spalle e le si avvicinò, con passo lento e controllato.

In quel momento, le ricordava tanto la McGranitt.
Si affiancò al letto e la osservò dall’alto, minacciosa.
- Dannata…! –
Sibilò a denti stretti, guardandola con sguardo incandescente.
Si chinò verso di lei, con un gesto così brusco, che le sembrò volesse picchiarla.
Alexis chiuse gli occhi, per reazione, ma non avvertì alcun dolore.
Trannè quello pressante di due braccia che la stringevano, decisamente troppo forte, e le toglievano il respiro.
- Mi hai fatta preoccupare tantissimo! –
Esclamò Diamond, cominciando a stritolarla in un abbraccio troppo impetuoso, che le spezzava le costole.
- Coff! Coff! Dia…Diamond! Non riesco a respirare…!-
Rantolò la Black, dandogli dei deboli colpetti alla schiena. La ragazza sciolse immediatamente l’abbraccio e sorrise imbarazzata.
- Scusa… -
Proferì, scompigliandosi i capelli. Poi il suo sguardo si riaccese in una nuova furia.
- Anzi no! Niente scuse! Non te le meriti! –
Esclamò additandola con espressione accusatoria.
Alexis sbattè più volte le palpebre, senza capire.
- E’ tutto il giorno che ti cerco! Non sei venuta a pranzo! –
La rimproverò, sventolandole l’indice davanti al viso.
La mora abbassò lo sguardo, con espressione colpevole.
- Non avevo fame… -
Si limitò a rispondere, accompagnandosi con delle spallucce.
- E che mi dici della lezione di Trasfigurazione? Non eri neanche lì! –
- Non ci sei andata neanche tu, se è per questo…-
Fece notare, indicandola con un gesto del capo. Lei le sventolò la mano davanti al viso, con aria frettolosa e incurante.
- La McGranitt mi ha cacciata…-
Rispose, con tono indifferente.
-Ti ha cacciata? –
Chiese l’altra, sgranando gli occhi.
- Si, sono piombata nel bel mezzo della lezione per cercare te… Devo aver fatto qualcosa che l’ha infastidita…O forse è solo mancanza di sesso!-
Sbottò, sedendosi con modi poco eleganti, sul suo letto.
- Diamond! –
Protestò Alexis, ma quella la zittì di nuovo, con un gesto della mano.
- Ma si, si! Piuttosto, non cambiare argomento: perché non sei andata a lezione?-
Puntualizzò, mentre cercava di ravvivarsi i capelli e incrociava le gambe, sul letto.
Alexis si morse il labbro inferiore, abbassando lo sguardo e osservando in maniera particolarmente interessata lo specchio sul letto, che rifletteva il bianco soffitto.
- Non avevo finito i compiti… -
Mentì, con una scrollata di spalle, ma Diamond la guardò con espressione dura.
- Non mentire: li avevamo fatti insieme –
Alexis si voltò ad osservarla e lei ricambiò il suo sguardo con seria compostezza.
Ancora una volta si morse il labbro inferiore e poi sbuffò.
Lo sguardo di Diamond si addolcì e la ragazza si alzò dal suo letto, per sedersi su quello dell’amica e osservarla con espressione preoccupata.
Ora che la guardava bene, aveva una pessima cera.

Sembrava quasi che avesse…pianto.
- Qualcosa non va, Alex? –
Le domandò ansiosa, tendendo una mano e accarezzandole un braccio.
La mora la guardò, indecisa, e poi si limitò a sorridere mesta e a scuotere la testa.
- No, sto bene, sul serio. Sono solo un po’ stanca, tutto qui…-
- Sicura? –
Alexis annuì e l’altra si limitò a sospirare, per poi sorriderle a sua volta.
- Ascolta, non ti fa bene rimanere chiusa qui dentro. Fuori è una giornata bellissima, perché non ti dai un’aggiustatina e non vieni con me?–
Le domandò in tono gentile, portandole una ciocca di capelli dietro le orecchie.
La moretta sospirò e la guardò indecisa.
- Dove andiamo? –
Le domandò poi, e lo sguardo di Diamond si accese, insieme ad un sorriso. Balzò in piedi e le prese le mani, entusiasta.
- Ti ricordi di Kain Montague? –
Le chiese, gli occhi nocciola che brillavano come stelle.
- Mmm…Credo di si…-
Rispose Alexis, aggrottando le sopracciglia, nel tentativo di ricordare.
- Non è quello del quarto anno? –
Diamond annuì energicamente.
Si, forse aveva capito chi era. Un ragazzo alto e muscoloso, dalla carnagione bronzea, i capelli scuri, lunghi e disordinati e un paio di occhi neri come carbone, che l’avevano sempre messa a disagio, ogni volta che li incontrava.

Sembravano così terribilmente vuoti.
Anche se, tutto sommato era…
- Davvero uno schianto di ragazzo, non trovi? –
Esclamò la bionda, arrossendo leggermente e scuotendo la testa con fare emozionato.
- Vedi, ci ho parlato un po’ e mi ha detto che gioca nella squadra di Quidditch! –
Aggiunse, entusiasta. Poi, cominciò ad elencare una serie di aggettivi per definire lui e tutti gli altri ragazzi della squadra, ma Alexis non la sentiva più.
Era diventata impercettibilmente rigida e il suo sguardo si era perso nel vuoto, mentre un peso le aveva schiacciato il cuore, riportandola alla realtà.

E al suo dolore.
Non intendo saltare il Quidditch per te, chiaro?
Le aveva detto, con voce tagliente e carica di rabbia.
Le mani si strinsero attorno a quelle di Diamond, ma riuscì a controllarle e a non stritolarle.
All’improvviso, la voglia di uscire dalla stanza le era passata.
- Allora, andiamo? –
Le domandò la ragazza, risvegliandola e cercando di tirarla su, per le braccia.
- Cosa? –
Proferì Alexis disorientata, scuotendo la testa e tornando alla realtà.
- Ma mi ascolti quando parlo? –
Sbuffò esasperata Diamond, inarcando le fine sopracciglia.
- No, scusa…-
- Ti stavo dicendo che Montague mi ha invitata a vedere il primo allenamento di Quidditch di Serpeverde dell’anno! Accompagnami! Inoltre, ho saputo che Malfoy è stato scelto come nuovo Cercatore, sarà contento di vederti! –
Esclamò, aggiungendo un tono e un sorrisetto malizioso, sull’ultima frase.
Ma lei non ci fece nemmeno caso. Aveva di nuovo lo sguardo perso nel vuoto.
Lentamente, si ritrasse contro il muro e lasciò andare le mani dell’amica, scuotendo la testa.
- No, scusa…Non ho voglia di venire…-
Mormorò, portandosi le gambe al petto e fissando un punto imprecisato al di sopra della spalla di Diamond.
- Ma coooome! –
Si lamentò la biondina, spalancando gli occhi e la bocca, con un’espressione mista di delusione e stupore.
- Ho altro da fare, scusa…-
Ripetè la mora, senza tono.
Diamond sbuffò e si avvicinò al suo letto, prendendo una spazzola dal comodino e cominciando a pettinare i capelli, per dargli un aspetto più presentabile.

Non riusciva a capire cosa ci fosse di più importante – e interessante – di guardare la squadra di Serpeverde giocare a Quidditch.
Guardò in tralice la Black, con espressione imbronciata e con un colpo di bacchetta di sistemò trucco e capelli.
- Allora sei sicura di non voler venire? –
Tentò ancora, sbattendo le ciglia, allungate a regola d’arte dal magico mascara.
Alexis sorrise e scosse la testa.
- No, preferisco riposarmi ancora un po’ e farmi una bella doccia –
Diamond sporse il labbro inferiore e poi si strinse nelle spalle.
- Come vuoi! Guarderò anche per te! –
Esclamò, facendole un occhiolino e poi uscì dalla stanza con la stessa velocità con la quale era arrivata.

L’aveva persa di vista quasi subito. E da allora, si era limitato a girare a vuoto per i corridoi della scuola, specialmente in zona Sotterranei, nella speranza di incontrarla per chiederle spiegazioni.
Sperava solo che Alexandra stesse bene.
Stava ripercorrendo per la quinta volta il corridoio davanti alla Sala Comune di Serpeverde, quando, finalmente, l’aveva vista uscire, con un aspetto un po’ meno caotico di prima.
- Cherin! –
La chiamò avvicinandolesi. Lei si fermò di botto e si irrigidì, squadrandolo da capo a piedi.
- Potter. –
Si limitò a rispondere, alzando un sopracciglio. Harry le sorrise imbarazzato, leggermente a disagio.
- Ehm…ecco…finalmente ti ho trovata…-
Disse, grattandosi la nuca con fare nervoso.
Non sapeva come chiederglielo. Infondo, non era normale che un Grifondoro si preoccupasse tanto per una Serpeverde.

E soprattutto, che un Potter si preoccupasse tanto per una Black.
- Una mossa Potter, avrei da fare! –
Sibilò Diamond, evidenziando la fretta con un continuo picchiettare del piede sul pavimento. Sbuffò, vedendo che non riceveva risposta – infondo era passata solo una manciata di secondi – e si rincamminò, superandolo.
- Ehi no! Aspetta! –
La richiamò, deciso. Era davvero insopportabile quella ragazzina! Come faceva Alexandra a considerarla la sua migliore amica?
Diamond si limitò ad alzare un braccio e a sventolare la mano con fare frettoloso.
- Sta bene. –
Si limitò a dire, prima di salire le scale e scomparire alla vista del maghetto.

Non capiva proprio perché si preoccupasse tanto per Alexandra.
Harry sospirò, sollevato e sorrise.
Menomale.

Il pomeriggio passò in fretta – molto di più della mattina – e l’ora di cena sembrò arrivare in un baleno.
La Sala Grande era già gremita di gente, che si affollava intorno alle quattro tavolate e si rifocillava dopo la giornata, più o meno impegnativa che fosse stata.
Quella sera, il cielo incantato della Sala, mostrava una bella volta stellata, e una pallida luna piena, che brillava così potente e maestosa che sembrava quasi che i suoi soffusi raggi raggiungessero davvero i volti degli studenti impegnati a mangiare.
Blaise Zabini – stranamente non in compagnia di Draco Malfoy – se ne stava seduto in mezzo ad un gruppo di primine, che lo guardavano con sguardo adorante e pendevano letteralmente dalle sue labbra, ad ogni gesto o movimento che facesse.
Un coro di sospiri si levò quando si versò del succo di zucca nel calice dorato.
Gridolini eccitati esplosero quando se lo portò alla bocca per bere.
Fremiti corsero lungo le piccole schiene, quando posò di nuovo il calice sul tavolo.

Ok, si stava decisamente innorvosendo.
Lui amava essere adorato e tutto, e questo non era certo un segreto.
Ma quella sera, non era dell’umore giusto.
Era impaziente, frustrato, pensieroso.
Rischiò di perdere la calma quando si passò una mano fra i capelli e udì un coretto di approvazione schiamazzante.
Chiuse gli occhi, cercando di controllare l’impulso di Avada Kedavrizzare qualcuno, che si manifestava nella vena che, pericolosa, pulsava sulla sua tempia.
Blaise Zabini era un ragazzo tranquillo e pacato, che difficilmente si lasciava andare a manifestazioni di rabbia o a scenate. Era sempre così posato ed elegante, con quello sguardo profondamente sereno e quelle labbra sempre dispiegate in un sorriso di apprezzamento verso la popolazione femminile.
Ma quando era preoccupato per qualcosa – o per qualcuno – diventava incredibilmente irrequieto e gli effetti dello stare troppo tempo con Malfoy junior, cominciavano a farsi vedere.
Per fortuna, arrivò in suo aiuto una biondina che ormai aveva imparato a riconoscere e un sorriso gli distese le labbra, facendo sospirare di nuovo le sue ammiratrici.
Cercò di ignorarle e le fece cenno di avvicinarsi. Lei sorrise e diede un bacio a fior di labbra al ragazzo che l’accompagnava – un certo Montague, se non sbagliava – e lo raggiunse, mentre quello si accomodava con gli altri ragazzi della squadra di Quidditch.
- Ehilà Diamond! –
La salutò, mentre lei cercava di farsi largo tra la folla di fan che circondavano Blaise. Lui ridacchiò, vedendola in difficoltà e guardò le sue ragazze con uno sguardo che avrebbe sciolto anche l’acciaio.
- Scusate ragazze, potete lasciarci un attimo soli? –
Domandò con gentilezza, mandando un bacio in loro direzione. Queste sospirarono adoranti e si allontanarono, continuando a guardarlo da lontano – ma non prima di aver imbruttito Diamond, che finalmente riuscì a sedersi di fronte al ragazzo.
- Ma quante te ne porti dietro? –
Sospirò la biondina, lisciandosi la camicetta con un gesto teatrale.
- Non abbastanza…-
Ridacchiò Zabini, lanciando una fugace occhiata alle primine, che esplosero in gridolini esagerati. Diamond alzò gli occhi al cielo, con uno sbuffo divertito.
- Tu invece ne hai scelto uno a quanto pare –
Sghignazzò il ragazzo, indicando Montague con il mento. Lei seguì il suo sguardo e sorrise al Cacciatore di Serpeverde.
- Non esattamente… -
Rispose vaga, con una stretta di spalle.
- Che vuoi dire con “non esattamente” ?-
Blaise alzò un sopracciglio, con espressione divertita e Diamond lo guardò un po’ disorientata. Da quando avevano tutta questa confidenza? Non si parlavano spesso, di solito. Solo qualche saluto di circostanza quando stava con Alex… Ma certo, si ritrovò a pensare con una fitta di gelosia, voleva sapere di lei e stava cercando di metterla a suo agio.
- E’ un tipo carino. –
Si limitò a dire, concentrando lo sguardo su una coscia di pollo che si era appena messa nel piatto.
Lui si guardò attorno, leggermente a disagio e mangiò una mollica di pane – altro coro di sospiri – cercando di prendere tempo.
- Era in camera… -
Proferì all’improvviso Diamond, lo sguardo fisso su di una patata al forno che aveva appena infilzato con la forchetta. Iniziò a mangiucchiarla, quando Blaise alzò lo sguardo su di lei e annuì con il capo.
- Stava bene? –
Le domandò, improvvisamente serio.
- Non lo so…Lei ha detto di star bene e che è solo un po’ stanca…Ma aveva una faccia stravolta…Non era solo stanca…No, c’era di più…-
Rispose, posando la forchetta sul piatto e guardandolo con occhi preoccupati, che si specchiavano in gemelli zaffiro, della stessa espressione. Non disse nulla, e lei lo prese come un incitamento a continuare.
- Aveva gli occhi umidi e le guance arrossate…Sembrava essere appena uscita da una crisi di pianto…Le ho proposto di uscire dalla stanza e di venire con me, per vedere gli allenamenti di Quidditch. Ma appena ha sentito quella parola, è diventata improvvisamente rigida e triste e ha detto di voler restare a riposare…Per me c’è qualcosa sotto…-
Concluse, con un sospirò stanco, ravvivandosi i capelli.
- Ha saltato anche la cena…-
Aggiunse preoccupata, guardandosi intorno.
- Anche Draco. –
Si limitò a riflettere Blaise, stringendo lievemente gli occhi e studiando la cosa.
- E’ successo qualcosa! –
Esclamarono insieme e poi balzarono in piedi, quasi fossero uno lo specchio dell’altra.
- Vado a cercarlo! –
- Vado a cercarla! –
Proferirono all’unisono e si gettarono verso la porta della Sala Grande, sotto lo sguardo scioccato delle fan di Blaise e di Kain Montague.

Dopo che Diamond se ne era andata, Alexis si era ristesa sul letto, di nuovo stanca e si era riaddormentata. Si era svegliata solo verso sera, quando la luce artificiale della stanza si era spenta e aveva lasciato posto ai pallidi raggi di luna, magici.
Le sfiorarono il viso, con una fredda carezza che la fece trasalire.
Così dolce, così lenta, così piacevole.
Spalancò gli occhi, che brillarono nel buio della camera. Si sfiorò la guancia.
Non era stato lui a toccarla.
Sospirò, asciugandosi un’altra lacrima che era sfuggita al suo controllo. Si mise a sedere sul letto e si stiracchiò, guardando l’ora sulla sveglia magica posata sul comodino. Erano le 6.00. Sbadigliò e si alzò, dirigendosi in bagno con passo lento e svogliato. Si spogliò e si infilò sotto la doccia. Dovette stare un’oretta buona sotto il getto dell’acqua, per togliersi la sostanza appiccicosa che aveva tra i capelli. Ma quando uscì, era come nuova. Prese una divisa scolastica pulita, limitandosi a indossare la camicetta e la gonna, senza il maglione. Infondo, doveva andare a combattere con una pozione, era sicura che avrebbe sudato sette camice – e non solo quella che indossava.
Si asciugò i capelli, che lisci e vaporosi, le incorniciarono quel viso ormai rinato. Solo il rossore degli occhi ne segnava ancora la stanchezza e il lungo pianto.
Prese il libro di Pozioni e lo mise nella tracolla in jeans. Fece per prendere la bacchetta, e con orrore, si ricordò che Piton gliela aveva sequestrata e gliela avrebbe restituita solo in caso fosse riuscita a raggiungere almeno la Sufficienza con la pozione.
Sospirò, affranta, ed uscì dalla stanza, senza nemmeno prendere la mantella.
Quando Diamond sarebbe entrata in camera, l’avrebbe trovata irrimediabilmente vuota.
Solo un biglietto sulla scrivania

“ Sono fuori. Non preoccuparti per me. Ci vediamo domani. Notte.”


Gli allenamenti di Quidditch erano finiti da un pezzo, ma lui aveva preferito continuare ad allenarsi da solo, nonostante fosse ormai buio. Aveva lasciato andare il resto della squadra, poi aveva liberato di nuovo il boccino d’oro, era salito calvacioni alla sua scopa ed era partito all’inseguimento. Aveva dovuto catturarlo circa una decina di volte prima di essere completamente sicuro di aver scaricato i nervi.
Quando toccò terra, si sentì rinato.
Era di nuovo lui. Forte, determinato, freddo, ma di certo non meno pericoloso.

Solo più controllato.
Ora doveva andare dalla sua piccola Black e fargli capire chi comandava.
Draco Lucius Malfoy non amava ricevere ordini, figuriamoci seguirli.
Lasciami in pace
Gli aveva urlato con disprezzo. Ghignò a quel ricordo e si leccò le labbra con la punta della lingua, mentre si incamminava verso il castello.
Se avesse ancora osato trattarlo come quella mattina, e farlo stare così male tutto il giorno, ne avrebbe pagate care le conseguenze.

Ci avrebbe pensato lui a farla piangere e a farla urlare, ma non nel modo che credeva lei.
Perché mai, come quel giorno, Draco Lucius Malfoy si era sentito così debole e vulnerabile.
Arrivato al castello, erano le 6 passate. Non aveva fame, per cui si diresse nel dormitorio e si fece una bella doccia ristoratrice, pensando a quale punizione avrebbe potuto infliggere alla sua bella Black.
Indossò la divisa scolastica e si asciugò i capelli, lasciandoli liberi dalla solita mano di gel. Fini e lisci gli ricaddero sul viso, andando a coprirgli elegantemente lo sguardo, tornato freddo specchio di ghiaccio. Si mise la bacchetta nel cinturino dei pantaloni ed uscì dalla stanza. Mentre si dirigeva verso l’aula di Pozioni, si ricordò di aver lasciato i libri di Difesa Contro Le Arti Oscure in aula, dopo averli scaraventati in terra. Così, cambiò metà e si diresse prima lì.

Almeno, avrebbe avuto più tempo per pensare ad una punizione da infliggere alla sua piccola preda.

Quando arrivò nell’aula di Pozioni, quasi sperò di vederlo.
Ma lui non c’era.
Doveva aspettarselo, infondo lei stessa gli aveva detto di lasciarla in pace.
Eppure, covava ancora la speranza di vederlo già lì, con quell’espressione irrisoria – tipicamente sua - dipinta sul viso, gli occhi freddi, che le bruciavano sulla pelle, le labbra perfette, dispiegate in un ghigno dannatamente sensuale. Era per quello che, anche se aveva avuto il pomeriggio libero, aveva preferito fare la pozione di sera.
Faremo tutto stanotte e non mi importa se sarai stanca o cosa
Aveva detto. E lei, nella futile speranza di vederlo, aveva seguito quel suo ordine.

Ma Draco Malfoy non era lì, quella sera.
Strinse con forza la bretella della borsa, tanto che le mani le tremarono violentemente. Chiuse gli occhi, per combattere contro la voglia di piangere ancora.
Uno sbuffo fioco lasciò le sue labbra, mentre si imponeva di restare calma e mantenere la concentrazione.

Non poteva permettersi di sbagliare, quella sera.
Si sistemò sul suo banco e fece per prendere la bacchetta dal cinturino della gonna, per accendere qualche candela e il fuoco sotto il calderone.
Con orrore, ricordò ancora una volta, che non l’aveva.
Sbuffò di nuovo, cercando di trattenere la crisi di nervi che l’avrebbe costretta ad urlare.
Tremando leggermente, girò lo sguardo in cerca di una torcia. L’unica fonte di luce proveniva dal freddo corridoio. Uscì dall’aula e staccò una fiaccola dal muro per poi metterla sul tavolo e fare un po’ di luce. Notò che gli ingredienti per la pozione erano tutti sulla cattedra, ma imprecò, quando vide che non c’era l’etichetta sulle ampolle.

Come diavolo faceva a riconoscerle?
Già le sarebbe stato difficile di giorno, figurarsi con quel buio.
Si ficcò un pugno in bocca e lo morse così forte da lasciare una rossa impronta di denti. Sentiva che le lacrime stavano tornando a pizzicarle gli occhi, fastidiose e frettolose di uscire. Si lasciò cadere su di una sedia e abbandonò la testa all’indietro, chiudendo gli occhi respirando piano, per calmarsi.
Lo aveva fatto apposta, quel bastardo di Piton. Le aveva tolto le etichette e la luce, perché sapeva che da sola non ce l’avrebbe mai fatta e che sarebbe stata costretta a chiedere aiuto al suo pupillo.

Ma lui non era lì.
Sbuffò e riaprì gli occhi solo quando fu sicura di riuscire a controllare le sue azioni. Si piegò e prese il libro di pozioni dalla tracolla che giaceva in terra. Lo aprì e si mise la torcia quanto più vicino potesse per leggere.
- Pozione del Ghiaccio…-
Lesse con voce tremante. Respirò lentamente, reprimendo un singhiozzo.
- Ingredienti…Dieci litri di acqua fredda….Sette cubetti di ghiaccio…Alghe Marine congelate…-
La luce della fiaccola era così tenue, che leggere le richiedeva un grande sforzo e già aveva mal di testa.
Un vento maligno le si infilava nella maglietta e la faceva rabbrividire, facendole maledire il momento in cui era uscita dalla stanza senza maglione e cappotto.
Ma la goccia che fece traboccare il vaso, fu una folata d’aria più forte, che si accanì contro la torcia, spegnendola e lasciandola al buio.
Fu allora che il dolore formicolante che provava alla bocca dello stomaco esplose con un ringhio carico di frustrazione e che le lacrime si affollarono, cadendo in tempesta sulle pagine del libro.
Senza avere la forza di alzarsi, chinò il viso sul banco, nascondendolo tra le braccia e pianse ancora.
Pianse così tanto, da stancarsi.

E addormentarsi.

Aveva stretto il biglietto tra le mani, stritolandolo ed era uscita fuori dalla stanza, correndo via come una furia. Era uscita dalla Sala Comune, veloce come un razzo – era incredibile quante energie avesse in corpo quella ragazza – e si era messa alla sua ricerca.
Quando lo vide svoltare un angolo, accellerò e lo raggiunse con un grido.
- Zabiniiiii!!! –
Blaise si voltò e la guardò, preoccupato, corrergli incontro.
- Cherin, che è successo? –
Le domandò, offrendole un braccio come appoggio, che lei accettò.
- Questo! –
Proferì ansante, mostrandogli il foglietto che aveva tra le mani. Il ragazzo lo prese e lo lesse velocemente.
- Devo trovare Draco… -
Disse lapidario, con un sospiro. Diamond alzò il viso, con espressione ansiosa e lui le sorrise, scuotendo la testa.
- Sta tranquilla, vedrai che non è nulla di grave… -
La rassicurò, prima di darle un’affettuosa carezza sulla testa e sorpassarla, alla ricerca dell’amico.

Era maledettamente tardi!
Era questo che pensava Draco Malfoy mentre, con passo svelto, si dirigeva verso i sotterranei.
Di tutte le sere disponibili, quella doveva decidere di rompere proprio quella sera?

Che andasse al diavolo!
Imprecando una maledizione dopo l’altra, scendeva rapidamente le scale, saltando agilmente alcuni gradini. Si sarebbe messo a scivolare sui corrimano, se questo non lo avesse reso troppo ambiguo. Spintonava, senza preoccuparsene, tutte le persone che gli impedivano il passaggio, ammucchiate sulle scale in attesa di arrivare ai loro dormitori.
Era dannatamente in ritardo!
Sì, voleva punire la sua piccola preda, lasciandola ad attendere, ma non intendeva fare così tardi!
Era solo andato a riappropiarsi dei suoi libri di Difesa Contro Le Arti Oscure, cosa ne poteva sapere che lì, in agguato, lo attendeva qualcuno?
Era entrato tranquillo nell’aula, con passo lento, pregustando già le piccole – e dolci – torture che avrebbe inflitto alla Black, e aveva trovato lei.
Una lunga chioma fiammeggiante, deliziose efelidi sulle guance, occhi di ghiaccio e decisamente un bel corpo. Che un tempo, gli avrebbe fatto piacere esaminare, se non avesse avuto per la testa quel paio di occhi smeraldini, feriti.
La ragazza gli aveva confessato il suo amore e in poche parole si era offerta a lui. Rifiutarla, non era stato così difficile come avrebbe pensato. E quegli occhi di ghiaccio, che lo avevano osservato feriti, non lo avevano scalfito minimamente.

Non era stato neanche lontanamente paragonabile all’effetto che gli aveva fatto un altro sguardo.
Si era girato, con i libri sotto braccio e aveva imboccato l’uscita dell’aula, con ghigno tutto da dedicare alla sua bella Black.
Ma il movimento sinistro che aveva sentito provenire dalle sue spalle, non gli era piaciuto per niente.
Si era voltato appena in tempo, per vedere la ragazza puntargli la bacchetta contro e, con le lacrime agli occhi, gridare.
“ Diffindo! “
Colto di sorpresa, Malfoy non aveva potuto fare altro che scartare di lato, ma l’incantesimo era riuscito a colpirlo in viso, lasciandogli un profondo graffio sulla guancia sinistra.
Lo sguardo che le lanciò successivamente, avrebbe gelato anche l’inferno.
E con lei, non aveva di certo avuto effetto diverso.
Era rimasta immobile, solo la mano che tremava convulsivamente, stretta attorno alla bacchetta. Le lacrime continuava a scendere copiose, mentre un lieve singhiozzare le abbassava e alzava il petto freneticamente.
E piangeva non solo più per la rabbia o per il dispiacere.

Piangeva per la paura.
Paura di quello che Malfoy avrebbe potuto farle, dopo un simile affronto.
Ma quello si limitò a inchiodarla con uno sguardo molto eloquente e a ghignare, poi si era voltato ed era scappato via, così veloce che sembrava strano che un secondo prima si trovasse nella stanza.

Solo una goccia di sangue sul terreno, confermava la sua presenza.
La ragazza si era accasciata al suolo e aveva cominciato a piangere e ad urlare senza sosta.
Doveva ringraziare il cielo, che Draco Lucius Malfoy avesse altro per la testa, quella sera, o non se la sarebbe cavata così a buon mercato.

Ma gliela avrebbe pagata. Malfoy avrebbe pagato per l’umiliazione che le aveva inferto!
E ora, lui correva, diretto nei sotterranei, con un unico pensiero fisso nella mente: Alexandra Black. Sperava con tutto se stesso, che fosse ancora lì, ad aspettarlo.
Che diavolo le aveva fatto, quella piccola impertinente, per ridurlo in quello stato?
Aveva appena svoltato l’angolo che lo conduceva dritto ai Sotterranei, quando era stato fermato da una voce.
- Draco! –
Aveva urlato quel tono familiare. Si era voltato, ansante e aveva visto la figura di Blaise avvicinarglisi a grandi passi.

Sperava proprio che non volesse fargli una paternale sul suo comportamente, perché era leggermente di fretta.
- Che c’è? –
Domandò impaziente e quello gli scoccò uno sguardo stufo, che poi si trasformò in seria e composta preoccupazione.
- Alexandra è…-
Cominciò a spiegare, ma si dovette fermare, quando lo vide sorridere. In modo strano. Non era un ghigno. No, era qualcosa di molto di più.
- Sto andando… -
Gli sussurrò con voce calma, prima di dargli una leggera pacca sulla spalla e correre di nuovo via.
Blaise lo guardò confuso, poi scosse la testa e cominciò a ridere da solo.

Non aveva mai visto Draco con un espressione così serena in volto.
Merlino solo sapeva, quello che aveva in mente, ma la cosa non lo preoccupava. Quel sorriso era stata una chiara comuncazione per lui.
E soprattutto, ora aveva la certezza che Alexandra stava bene.

Quando era entrato nell’aula di Pozioni, aveva sentito il mondo crollargli addosso.
Lo sguardo argenteo brillò nell’oscurità, furioso e ferito, mentre le labbra – dalle quali uscivano veloci fiotti d’aria – perdevano la piega del ghigno sfrontato e sensuale, per lasciare il posto ad un espressione seria, scalfita nel marmo che era diventato il suo viso, indurito dai muscoli della mascella, contratti.
Lei non era lì.
Strinse la mano in un pugno, così forte che sentì le unghie perforargli il palmo della mano, ma non se ne preoccupò.
Chiuse gli occhi per calmarsi ed evitare di distruggere l’aula di Pozioni.

Piton non avrebbe gradito.
Respirò lentamente e quando riaprì gli occhi, questi scintillarono pericolosamente.
Prese in mano la bacchetta e la strinse forte.
-Lumos.-
Recitò e la punta della bacchetta brillò, rischiarando leggermente la stanza.
Avanzò lentamente e si avvicinò alla cattedra, per controllare il contenuto della fiala, con la pozione che la Black aveva – probabilmente – preparato il pomeriggio. Non si fidava molto del risultato, visti i precedenti.
Non che – a quel punto – gli interessasse qualcosa dell’andamento di quel piccolo impiastro, ma non voleva perdere la faccia con Piton.
Inoltre, se la pozione non era ben fatta, poteva dire addio alla prima partita del Campionato di Quidditch, cosa che non poteva assolutamente permettersi.
Illuminò la cattedra, facendo luce sugli ingredienti ancora intatti sulla scrivania.

Non si era neanche presa la briga di provarci, allora!
Si ritrovò a pensare, mentre un ringhio profondo, proveniente dal petto, lasciava le sue labbra, rabbioso. Tutta quella situazione stava vanificando il suo lungo allenamento di Quidditch.
Doveva averlo fatto come sorta di vendetta per come l’aveva trattata.
Infondo, forse, a lei un altro voto insufficiente a pozioni non le cambiava molto.
Mentre sapeva che per lui era fondamentale che lei raggiungesse un voto decente.
- Maledetta… -
Mormorò, fuori di se dalla rabbia. Un altro ringhio e poi si voltò di scatto verso il pentolone.
A quanto pare, doveva fare tutto da solo!

Ma questa, non gliela avrebbe fatta passare liscia.
Le avrebbe dato lui un valido motivo per piangere, stavolta.

Si avvicinò a grandi passi all’unico calderone rimasto nell’aula e illuminò il tavolo della proprietaria.
E quando la punta della bacchetta illuminò una figura poggiata al banco, sentì il suo cuore mancare un colpo.
Era una ragazza, dall’aspetto minuto e così fragile, che non provare il desiderio di proteggerla era impossibile.
Una lunga cascata di capelli corvini si riversavano sulle braccia conserte e sul viso, abbandonato su di esse.
La carnagione così diafana, era resa quasi trasparente dalla luce fioca della bacchetta.
Lunghe ciglia nere coprivano quei due smeraldi che sapevano incantare, andando a sfiorare leggermente la pelle sotto l’occhio, umida e arrossata.
Senza controllo, sentì il suo braccio muoversi e la sua mano andare a sfiorarle il viso con gentilezza, raccogliendo tra quelle dita sottili e affusolate, lacrime amare, che gli strinsero il cuore e gli provocarono una serie di fitte che si diffusero per tutto il petto.
Tracciò il profilo di quella guancia liscia – e incredibilmente morbida al tatto – fino ad incontrare le sue labbra con lo sguardo.

Piccoli spicchi di albicocca, socchiusi e invitanti.
Sentiva il suo corpo muoversi senza controllo alcuno, mentre, ancora una volta, si ritrovava ad avvicinare il suo viso a quello di lei. Così vicino, da sentire il dolce respiro di albicocca entrargli in bocca e riempirgli il petto, guarendolo da dolorose fitte.
Dio solo sa cosa quella sera fermò Draco Malfoy dal rubare un bacio ad Alexandra Black.
Forse la sua espressione dolcemente addormentata.
Forse le lacrime che ancora le bagnavano le guance.

Forse, perchè voleva baciarla solo quando anche lei avrebbe potuto ricordare.
Fatto sta che, in quel momento, Draco Malfoy riuscì ad avere così tanto auto-controllo, da allontanarsi lentamente e lasciarla dormire, autoinfliggendosi un dolore assurdo.
Si limitò ad accarezzarle ancora la guancia e a scostarle i capelli da viso, per riporli, con gentilezza, dietro le orecchie.

Era stranamente fredda.
Il suo sguardo scese a controllarle il vestiario e notò che era coperta solo da una camicetta troppo leggera.
Sospirò, quasi intenerito da quella sbadataggine, e si levò il maglione, posandoglielo delicatamente sulle spalle. Poi, riprese a sfiorarle il viso con morbide carezze.
Mentre un sorriso sincero dipingeva quelle labbra che erano abitutate a piegarsi solamente in ghigni sprezzanti e altezzosi, abbandonò di malavoglia quei piccoli gesti, per accendere, con un gesto di bacchetta, alcune fiaccole e rischiarare la stanza.
Rimase ad osservarla, ma non avrebbe saputo dire per quanto tempo.
Guardava il suo profilo dai lineamenti delicati – e ancora un po’ da bambina – teneramente rischiarati dalla luce tremolante della candela che aveva affianco.
Controllava, con serenità, il petto e le spalle alzarsi e abbassarsi al ritmo di un respiro regolare.
Il suo sguardo cadde sulla mano destra, chiusa leggermente a pugno. Assottigliò gli occhi per vedere meglio, e notò che sul dorso c’era una rossa impronta di denti, che ne scalfivano la pelle delicata.
Tese una mano e accarezzò la sua che, immediatamente, si dischiuse e andò ad intrecciarsi, con naturalezza, a quella del ragazzo.
Lo sguardo argenteo corse sul viso della Black, e la vide ancora dolcemente addormentata, solo che adesso la sua espressione si era fatta più rilassata.
Respirò piano, avvertendo uno strano dolore al petto, stranamente piacevole.
Restò a guardarla ancora, prima di districare con gentilezza le loro dita e cominciare a preparare la pozione, lanciandole, di tanto in tanto, qualche occhiata, quasi avesse paura di vederla scomparire sotto i suoi occhi.

Era sua, e non l’avrebbe lasciata a nessun altro.

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x HermioneForever92: Ciao!^^ E così, eccoti qui un nuovo capitolo, spero ti sia piaciuto^^ Mi fa piacere che tu abbia notato il riferimento al basilisco, in quella frase, perché era quello il mio intento, anche se non tutti potevano capirlo! Bhe, come al solito, grazie mille per i complimenti e continua a farmi sapere che ne pensi ^.-
Un bacione, Ada =*


x elita: Ehilà!^^ Giuro che mentre leggevo la tua recensione, mi sbellicavo da sola dalle risate, tanto che i miei mi avranno presa per matta xD Hai visto, comunque, stavolta ho postato presto!^.- Come al solito, grazie per i complimenti, riescono sempre a sollevarmi il morale! Comunque si, dovrai aspettare così tanto prima che qualcuno lo scopra, mi dispiace *diventa piccola piccola davanti alla parcella dello psicologo* Non è colpa mia!ç___ç Sono i capitoli che se ne vanno per i cavoletti loro *li rincorre* xD
In ogni caso, spero che continuerai comunque a seguirmi, anche se dovrai frequentare uno psicologo xD Mi farebbe piacere anche scambiare due chiacchiere via msn, così magari ti faccio io da psicologa e non devi pagare nessuno xD
Bhe, spero come al solito che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi, un bacione, Ada =*


x _bambolina_: Ciao!^^ Eccoti il nuovo capitolo, hai visto che stavolta non ci ho messo tanto? ^.- Grazie mille per i complimenti che mi fai *///////* *si inchina, onorata*
Bhe, spero che questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere che ne pensi!
Un bacione, Ada =*


x alice brendon cullen: Ehi!^^ Ecco qui il nuovo capitolo, questa volta sono riuscita a postarlo in un tempo decente! Spero ti sia piaciuto, fammi sapere che ne pensi!
Un bacione, Ada =*


PS: Per tutti coloro a cui andasse di parlare via msn con me, per scambiare due chiacchiere da scrittore a scrittore ( o lettore xD) il mio contatto è: juja_heart@hotmail.com
Aggiungetemi, se vi va ^.-

Al prossimo capitolo!
Ada

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Capitolo 14
*** Una serata insieme ***


Salve a tutti!

Ecco finalmente il quattordicesimo capitolo.
Come al solito mi scuso con tutti i miei lettori per il ritardo.
Prometto sempre che cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana, ma poi per un motivo o per l’altro non riesco mai a mantenere fede a questo impegno.
Vi chiedo sinceramente scusa.
Vorrei davvero essere così rapida negli aggiornamenti, ma purtroppo non ci riesco.
Sia perché l’ispirazione va e viene.
Sia perché cerco sempre di scrivere al meglio per voi, e di non fare capitoli corti.
Sia perché con la fine della scuola, i compiti in classe si accumulano e non ho un attimo di respiro.
Ma sto approfittando delle ore di lezione in cui interrogano gli altri per continuare a scrivere, e così sono finalmente riuscita a finire il quattordicesimo capitolo.
Spero comunque mi perdoniate e mi comprendiate per i miei ritardi.
Cercherò, questa estate, di stabilire il ritmo di una volta a settimana.
Farò il possile.

Bhe, vi lascio alla lettura, altrimenti mi dilungo troppo e finisco per annoiarvi!
Vi auguro come al solito buona lettura!
E spero vivamente che questo capitolo vi piaccia!

Finalmente torna l’amour <3
E le cose tra Alexis e Draco cominciano a farsi un po’ movimentate!
Ma non vi anticipo nulla!>___<

Fatemi sapere che ne pensate!


Un bacione.

Ada Wong.



PS. Siamo a

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53 Recensioni


Grazie mille a tutti.








~Un Particolare In Più~





























Freddo e buio.
Insensibilità e leggerezza.
Senso di vuoto e tranquillità.
Ma anche una strana agitazione.
In una semplice parola: C o n f u s i o n e.
Dove si trovava?
Sapeva di avere gli occhi chiusi e il corpo abbandonato in uno stato di rilassamento che non permetteva ad alcun muscolo di fare il minimo movimento.
Stava dormendo?
Probabilmente.
Stava sognando?
Non avrebbe saputo dirlo con certezza.
Era come se stesse fluttuando nel nulla. I piedi non toccavano alcuna superficie e penzolavano inermi, cullati dolcemente da quel gelido vento che le sferzava il viso, con lente carezze taglienti.
Che le stava succedendo?
Quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi, tutto le fu estremamente – e terribilmente – chiaro.
Le palpebre si sollevarono con lentezza e prima che gli occhi si abituassero al buio ci volle qualche secondo. Quando riuscì finalmente a guardarsi intorno e a muovere la testa, si sentì precipitare in un baratro senza fine, come se qualcuno avesse tagliato quei fragili fili che la tenevano sospesa. Aprì le labbra per urlare, ma le sue corde vocali non produssero neanche un piccolo gemito. Continuava a precipitare, risucchiata da una forza incredibile, che non voleva lasciarla andare. Aveva gli occhi spalancati, ma era come se li avesse chiusi. Non vedeva nulla, non sentiva nulla. Stava forse morendo? Era quella la sensazione che si provava, quando l’anima abbandonava il corpo per finire chissà dove?

Quando era piccola, aveva paura di morire. Sognava spesso qualcuno che arrivava da lei, durante la notte e la uccideva. Era il suo incubo ricorrente.
Poi, quando era cresciuta, aveva capito che c’era ben altro di cui aver paura al mondo e che forse, a volte, la morte era l’unica via di fuga.

Si era quasi rassegnata a quel pensiero.
Prima o poi, tutti moriamo, è inevitabile.
Era questo che si ripeteva, riuscendo a cacciar via la paura.
E quando sarebbe arrivato il suo momento, lo avrebbe accettato.

Ma allora, perché aveva così paura?
Non voleva morire, no.
Voleva vedere ancora Sirius, per poterlo abbracciare e confortarsi nel suo calore.
Voleva dire ad Harry tutta la verità e lasciarsi stringere da lui, ritrovando un affetto fraterno al quale era stata sottratta con troppa brutalità.
E poi, voleva stare con lui.
Voleva avere la possibilità di farsi perdonare per la scenata di quel giorno.
Voleva abbracciarlo, baciarlo.

Voleva semplicemente amarlo.
Calde lacrime cominciarono a scendere lungo le sue guance, per poi volare via, portate in alto dall’aria. Chiuse gli occhi e si arrese all’evidenza, rilassando il corpo e continuando a cadere.
A cadere.
E a cadere.
D’improvviso avvertì uno strano calore avvolgerla, mentre sentita il vento farsi sempre meno violento e la sua corsa rallentare delicatamente.
Aprì gli occhi e vide sotto di se, un bellissimo campo verdeggiante, cosparso di rose blu, che mandavano un delizioso odore.
Rimase a contemplare quello scenario splendido, rapita.

Era il paradiso?
Poi, la presa di coscienza di quello che stava per succedere, le fece gelare il sangue nelle vene. Si sarebbe schiantata al suolo, o nella peggiore delle ipotesi, sarebbe stata trafitta da quelle spine maledette che decoravano le magnifiche rose.
Chiuse gli occhi, pronta all’urto.
Continuava a scendere e a scendere e a scendere e poi…

Nulla.
Non sentì più nulla, se non una morbida distesa sotto di se e delicati fili d’erba che le sfioravano le gambe e le braccia nude, solleticandole.
Aprì di nuovo gli occhi, lentamente, quasi avesse paura di vedere ciò che la circondava.
Ma lo splendido paesaggio che aveva potuto ammirare dall’alto, era ancora lì, di fronte a lei. Si tirò su a sedere, lentamente, affondando le mani in quell’erba soffice.

Non era spinosa, non faceva male. Anzi, provocava una strana sensazione di benessere.
Si guardò attorno, confusa.
Che stava succedendo?
Dove si trovava?
Il suo sguardo scese sulla sua figura, notando di indossare solo un abito leggero, estivo, bianco.

Estremamente candido.
Chi l’aveva vestita così?
Dove l’avevano portata?
Cosa volevano da lei?
Gli occhi si spostarono sul prato, notando le belle rose e le spine che la circondavano. Curiosa, avvicinò la mano ad una di esse e la sfiorò con la punta dell’indice.
Nessun dolore. Nessuna ferita.

Era come se quelle spine non esistessero.
- Finalmente sei arrivata… -
Una voce alle sue spalle, estremamente gentile e vellutata, la fece trasalire, mentre si voltava ad osservare la figura che si stava lentamente avvicinando, con passo elegante e cadenzato.
Era una donna.

Una bellissima donna.
Delicata come le ali di una farfalla.

Una lunga massa di ricci capelli fiammeggianti, divisi in boccoli ordinati, le ricadeva su di una spalla, appositamente acconciati da un fermaglio di rose blu, e le incorniciava quel viso, piccolo e dalla perfetta forma ovale.
La pelle rosea, era priva di imperfezioni, più colorita solo sulle guance carezzevoli.
Gli occhi erano due smeraldi caldi e brillanti, che trasmettevano gentilezza ed infinito calore, che le scaldava il petto.
Il naso era perfettamente diritto e sovrastato da qualche leggera efelide, che ne accentuava l’eterea perfezione.
Le labbra, due petali di rossa rosa, si aprivano in un sorriso affabile e raffinato, dall’infinita dolcezza.
Le spalle, piccole ed eleganti, erano lasciate scoperte dal bel vestito che le fasciava il corpo in modo sublime. Di un nero lucido, aderiva divinamente alla pelle, rimarcandone le forme oltre modo perfette.
Il colore scuro del suo abito avrebbe dovuto stonare con la delicatezza e la purezza di quel luogo di pace, e invece, si equilibravano dolcemente, sembrando una cosa sola.

Era semplicemente bellissima.
Sembrava quasi una dea.

Ma forse, era una dea.
Infondo, Alexis credeva veramente di trovarsi in paradiso.
La cosa che però, la incuriosì più di tutte, era la rosa rossa che la bella donna portava sul petto, a sinistra.

Non c’erano altre rose di quel colore in tutto il campo.
Fu quando la misteriosa dama le si fermò davanti e le sorrise con gentilezza, che lei si risvegliò, quasi fosse stata incantata dalla sua bellezza.
- Chi sei? –
Riuscì a domandare, udendo finalmente il suono della sua voce, che risultò bassa e scordata, in confronto a quella angelica della dea.
- Una persona che vuole aiutarti a dimenticare il dolore…-
Sorrise, porgendole una mano per farla rialzare.
Alexis mosse lentamente il braccio, finchè la sua mano non andò a posarsi sul palmo aperto che la bella donna le stava offrendo.

Aveva una pelle così morbida e vellutata.
La dea la tirò leggermente, aiutandola a rialzarsi e poi le sorrise ancora.
- Dove ci troviamo? –
Le chiese, guardandosi intorno leggermente spaventata. La donna sembrò accorgersene, perché rise a fior di labbra e le posò una mano sulla guancia, con un gesto gentile e materno.
- Alexis, non aver paura…Qui nessuno ti farà più del male…-
Le rispose con tono rassicurante e la moretta la guardò, socchiudendo leggermente le labbra.
- Come sai il mio nome? -
- Oh, piccolina mia…Io so tantissime cose su di te…-
- Ah si?-
- Si…-
Le sfiorò il viso con una carezza delicata, mentre lei rifletteva, scegliendo forse quale fosse la miglior domanda da fare per prima.
- Perché? –
Si limitò a dire poi. La dea ridacchiò divertita e il suo tono delicato le accarezzò l’udito, più dolce del miele.
- Sei tu ad avermi chiamata, è per questo che so tante cose su di te…So qual è il tuo dolore e so cosa devi sopportare ogni giorno della tua vita…Le bugie, la paura di non farcela, sentimenti troppo forti…-
Alexis sembrò pensarci su, cercando di mettere ordine a tutte quelle informazioni che la stavano solo facendo confondere di più.
- Questo è un sogno? –
Domandò poi.
- Non esattamente. –
Si limitò a rispondere la dea, sorridendo.
- E allora, che cos’ è?-
-Un posto che ho creato per aiutare le persone a dimenticare i propri dolori…Te l’ho detto, qui nessuno ti farà più del male…-
Le regalò un’altra carezza, sfiorandola appena con la punta delle dita.
- Come ti chiami? –
- Non ho un nome definito…Di solito sono gli altri a darmelo, perché non provi tu? –
Alexis sembrò pensarci un po’ su, poi un sorriso dolcissimo le si allargò sulle labbra.
- Posso chiamarti Lily? –
La dea piegò il viso su di un lato, con un’espressione intenerita, ma non sorpresa, quasi se lo fosse aspettato.
- E’ il nome della tua mamma, vero? –
Le domandò con gentilezza, pur conoscendo la risposta. La moretta si limitò ad annuire.
- Ti manca, non è così? –
Annuì ancora una volta, poi sorrise mesta.
- So che anche se non c’è fisicamente, mi è vicina lo stesso…-
La dea annuì a sua volta e si avvicinò lentamente, stringendola in un abbraccio delicato e confortante.
- Ora ci sono io qui con te, piccolina mia…Non soffrira più, te lo prometto…-
Alexis si rilassò in quell’abbraccio materno che mai aveva avuto la possibilità di ricevere, poi si distanziò delicatamente, guardandola in viso.
C’erano così tante cose che avrebbe voluto sapere.
Così tante, che non riusciva a sceglierne una.
Alla fine, il suo sguardo si posò sulla rossa rosa che decorava il vestito.
La fissò a lungo, studiandola e scoprì, con orrore, che non era un semplice ornamento.
Sembrava quasi che il gambo della rosa penetrasse quella pelle così candida e perfetta e la lacerasse all’interno, raggiungendo il cuore.
La dea sembrò accorgersi di quello sguardo e le accarezzò i capelli.
- Qualcosa non va? –
Le domandò con delicatezza.
Alexis ci pensò un po’ su, poi indicò la rosa.
- Non ti fa male? –
Le domandò con tono ansioso. La dea sorrise e le sfiorò dolcemente una guancia, scuotendo la testa.
- No, è la cosa più bella che ho…E’ grazie a lei se riesco ad aiutare le persone a dimenticare il dolore.-
La moretta la guardò stupita e la donna piegò il viso su di un lato.
- Vuoi toccarla? –
Le domandò, con espressione strana, irrimediabilmente seria.

Ma Alexis non ci fece caso.
- Posso? –
Le chiese educatamente e la dea sorrise affabile, annuendo.
La ragazza sollevò il braccio, incerta.
Con lo sguardo puntato sulla rosa, non notò l’espressione della sua dea.

Non c’era più niente di bello o gentile nel suo volto trasfigurato dall’eccitazione.
La mano si muoveva lenta e le dita si tendevano timorose, annullando sempre di più la distanza con i petali della rosa.
Stava per sfiorarli, quando una voce carica di ansia la risvegliò.
Era una voce elegante, fredda e turbata al tempo stesso, che la chiamava.
Si voltò di scatto, riconoscendola ma accorgendosi un secondo dopo di non sapere realmente di chi fosse.
Dandole le spalle, non vide l’espressione rabbiosa della dea e il lampo di odio che attraverso quegli splendidi occhi smeraldini, così simili a quelli di Alexis.
- Alexis…-
La richiamò la dea, il tono di nuovo melodioso e gentile.
La ragazza si voltò a guardarla e questa le sorrise, donandole una nuova carezza.
- Dobbiamo separarci, ma ci rivedremo presto, te lo prometto…-
Le disse e Alexis corrugò la fronte.
- Cosa? Perché? Dove stai andando? –
Le chiese ansiosa, mentre sentiva l’odore di rose e il calore del luogo abbandonarla di nuovo e lasciarle una sgradevole sensazione nel petto.
- Ci rivedremo, è una promessa! –
Ripetè la dea, cominciando ad indietreggiare.
- No, aspetta! –
Alexis la inseguì, ma il pavimento sotto di lei andò in frantumi, e mille schegge di vetro cominciarono a colpirla, dandole quella dolorosa sensazione di essere ferita.
Chiuse gli occhi e portò le mani davanti al viso, a mo’ di protezione.
Sentiva quelle schegge di cristallo colpirla con violenza e tracciarle profondi graffi che, secondo lei, sarebbero rimasti a vita.

Dieci. Cento. Mille cicatrici.
Ma quando la sfuriata finì e la calma tornò padrona del luogo, riaprendo gli occhi, Alexis notò – ovviamente - di non avere neanche un graffio.
Si guardò attorno per scoprire di essere finita di nuovo in quel luogo maledetto, senza luce, senza calore.
Solo il buio che la circondava e il freddo che l’avvolgeva, facendola rabbrividire, mentre il vento le sfiorava la schiena, oltreppassando con facilità il tessuto troppo leggero del vestito bianco.
Poi, di fronte a lei, brillante e imponente come sempre, c’era quella porta.
E dietro di essa, ancora quella voce.
- Vieni…Vieni da me…-
Le ordinò con tono sibilante e immediatamente, lei si piegò sulle ginocchia, rannicchiandosi su se stessa e chiudendosi le orecchie con le mani, mentre serrava violentemente gli occhi.
- No…Non di nuovo…-
Mugugnò disperata, mentre sentiva le lacrime spingere contro le palpebre e fuoriuscire senza problemi, rigandole le guance.
Rimase lì a piangere per un tempo che le sembrò veramente infinito, ma in realtà non era passata che una manciata di minuti scarsa.
Si riprese, solo quando sentì un tocco gentile e delicato sfiorarle la schiena con gentilezza e poi posarlesi su di una spalla, trasmettendole pace e tranquillità.

Accompagnata da un fresco profumo di pioggia.
Era lui, ne era sicura.
Il ragazzo misterioso.
Si passò, con fretta, i dorsi delle mani sulle guance, per asciugarsi le lacrime. Ma lui le prese gentilmente i polsi, costringendola fermarsi. La tirò su con facilità, accarezzandole le braccia con gesti lenti e gentili.
Lei lasciò un sospiro tremante, prima di socchiudere gli occhi.
- Se prometto di non aprire gli occhi…Posso girarmi? –
Lui rimase in silenzio e poi, lentamente, la voltò.
Con gli occhi chiusi, potè sentire meglio il buon odore che emanava e che la inebriava, facendole battere forte il cuore.
Sentì la sua mano avvicinarsi lentamente al suo viso e sfiorarle le guance con la punta delle dita, con gesti lenti e delicati, mentre raccoglieva quelle lacrime amare che le avevano bagnato il viso.
Sorrise, mentre, con gesti lenti e timorosi, alzava le braccia e le posava contro quel petto marmoreo e liscio. Si avvicinò e poggiò il capo su di una spalla, la fronte che aderiva perfettamente nell’incavo della clavicola. Lo sentì tendere le braccia, che andarono a circondarle la vita, con una stretta così salda – tuttavia estremamente dolce - che le tolse il respiro. Lasciò scivolare una mano lungo il petto, accarezzando l’addome e andando a sfiorargli un braccio, alla ricerca della sua mano. Quasi le avesse letto il pensiero, lui abbassò il braccio, tenendola stretta con l’altro. Le andò a sfiorare il dorso, con delicatezza, prima che lei intrecciasse le dita alle sue.

Anche se non poteva vederlo, qualcosa le diceva che stava sorridendo.
Le sollevò il braccio, le mani ancora intrecciate, e l’avvicinò a se, tanto che i loro respiri si mescolarono dolcemente. Sentì la sua fronte fredda e vellutata posarsi delicamente sulla propria. Restarono così, fermi, a crogiolarsi l’uno nel profumo dell’altra per non si sa quanto tempo.
Poi, lentamente, Alexis aprì gli occhi, spezzando quell’incantesimo.

Ma lui non scomparve, non subito almeno.
Ebbe solo il tempo di incontrare le sue labbra, morbide e invitanti, piegate –come aveva immaginato- in uno splendido sorriso, prima che una luce bianca l’accecasse e la costringesse a tornare alla realtà.

Buio.
Freddo sulle gambe.
Uno strano calore sulle spalle.
Odore di spezie.
Rumore di qualcosa che bolle.
Una fiamma accesa.
Stava lentamente riacquistando tutti i sensi.
L’ultimo a tornare, come ovvio che fosse, fu la vista.
Aprì lentamente gli occhi, sbattendoli più volte per riacquistare la percezione oculare.
Non ricordava nulla, neanche chi fosse a momenti.
Alzò piano la testa, guardandosi intorno disorientata. Poi richiuse gli occhi, troppo stanca per pensare, e riaffondò il viso nelle braccia.
Voleva solo dormire ancora…
Intanto, nella sua mente cominciarono a fomularsi fiochi ricordi.

Chi era?
Alexis Lily Potter, conosciuta al momento come Alexandra Walburga Black.
Dove si trovava?
Ad Hogwarts, più precisamente nell’aula di pozioni.
Perché?
Piton le aveva ordinato di fare una pozione, altrimenti l’avrebbe bocciata…

Una pozione.
Bocciatura.

L’aveva fatta?
Si risvegliò di scatto, alzando velocemente la testa, con fare allarmato.

Accidenti! Si era addormentata!
Trattenne il fiato, per non urlare disperata, e sbarrò gli occhi.
Poi si ributtò sul banco, prendendosi la testa tra le mani e buttando fuori tutta l’aria.

Era un caso disperato, non c’era rimedio alcuno a ciò.
Si massaggiò le tempie, cercando di calmarsi o sarebbe scoppiata di nuovo in lacrime.
Qualcuno nella stanza ridacchiò senza gioia.
- Bentornata tra noi, bella addormentata…-
Sussurrò con tono sarcastico, ma gentile.
Alexis sbarrò di nuovo gli occhi, alzando il viso di scatto, fino ad incontrare la sua figura.
Ci mise qualche secondo per metterlo a fuoco, ma sapeva che si trattava di lui.
Era in piedi, a qualche passo da lei e leggeva con attenzione il libro di pozioni, mescolando il contenuto all’interno del calderone.

Era venuto!
Sentì uno strano calore scaldarle il petto, felice di quella constatazione, mentre il cuore compiva un’improbabile capriola.
Poi, si ricordò di come l’aveva trattata male quella mattina e del fatto che, per colpa sua, era stata a piangere tutto il pomeriggio.
Tutto il suo disappunto e la sua rabbia si manifestarono in un’unica parola sprezzante, a metà tra l’indignato e il sorpreso.
-Malfoy?!?-
Si alzò di scatto, puntando le mani sul banco e ignorando il giramento di una testa che protestava per il movimento improvviso.
- Che diavolo ci fai qui?-
Draco si voltò a guardarla, con un sopracciglio alzato, e poi prese a frammentare un cubetto di ghiaccio.
- Mi sembra ovvio. Faccio ciò che mi è stato chiesto di fare. –
La sua risposta fredda e atona l’avrebbe fatta rabbrividire, se non fosse stata troppo arrabbiata.
- Ovviamente, altrimenti addio caro Quidditch, non è vero? –
Mormorò con tono controllato e volutamente sprezzante.
Lui si limitò a sospirare e continuò a leggere.

Non voleva litigare ancora con lei.
Alexis sbuffò e lo affiancò, guandandolo dal basso con sguardo infastidito.
- Mi sembrava di averti detto che non volevo il tuo aiuto! –
Ricordò, incrociando le braccia al petto e lo vide ghignare leggermente.
- E da quando io seguirei un tuo ordine? –
Domandò, voltandosi lentamente a guardarla e lanciandole un’occhiata penetrante, che la fece vacillare.
Scosse la testa con violenza: non l’avrebbe incantata.
Gli diede una spinta e riuscì miracolosamente a spostarlo – ma era sicura che fosse stato lui a lasciarglielo fare.
- So cavarmela da sola! –
Precisò indignata, cominciando a prendere le alghe che si trovavano nel barattolo e a versarle nella pozione. Ma lui le prese il polso, con una stretta gelida e delicata, fermandola appena in tempo.
- A me non sembra…Quelle non vanno buttate dentro la pozione da sole, ma devi prima mescolarle col ghiaccio.-
Spiegò il biondino con tono affabile e saccente, tinto da una nota divertita.
Alexis scrollò bruscamente il braccio, riuscendo a sfuggire alla sua presa, e mormorò qualcosa di poco carino, che lo fece sorridere ancora di più.
Gli diede le spalle, e prese a tagliare, con violenza, le alghe.

Draco ebbe quasi l’impressione che stesse pensando a lui, invece che alle alghe.
- Lasciami in pace! –
Gli ripetè poi, mentre continuava a muovere ritmicamente il braccio, dall’alto verso il basso, colpendo durantemente quelle povere alghe.
Lui la osservò in silenzio, poi fece scattare il braccio in avanti e la bloccò, prima che potesse distruggere il tavolo. Le prese di nuovo il polso, soltanto che questa volta le sue dita furono più decise e la stretta più ferrea, quasi da farle male.
- Non posso. –
Si limitò a rispondere, con voce fredda e priva di tono, che le accarezzò l’udito come una lama tagliente.
Alexis rimase bloccata, incapace di muoversi.

Incapace di respirare.
La mano si strinse convulsimante intorno al coltello, così forte da tremare leggermente. Ma fu costretta a riaprire le dita e a lasciarlo cadere sul tavolo, quando la stretta intorno al suo polso si fece più violenta, facendole male.
Si ricordò di prendere aria solo quando sentì il petto bruciarle, e lasciò uno sbuffo tremante.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi lei si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo.

Non posso, le aveva detto.
Cos’era, prima la trattava male e adesso sperava di cavarsela così a buon mercato?
Sentì il sangue confluire di nuovo al cervello e – con un coraggio inaspettato – si voltò rabbiosa verso di lui.
- Che diavolo intendi dire con….-
Ringhiò, ma non riuscì a terminare la frase perché lui rafforzò la stretta sul suo polso e se la trascinò addosso, con tanta violenza da strapparle un gemito di protesta, mentre si scontrava con il suo petto marmoreo.
I loro visi erano incredibilmente vicini, tanto che lei poteva benissimo sentire il suo freddo respiro sfiorarle le guance e infilarsi nel colletto della camicia, facendola rabbrividire.
Draco aveva un’espressione così seria, da farle quasi paura.
Poi, inaspettatamente, ghignò.
Ma non era un ghigno divertito ne sarcastico.

Era un ghigno quasi sadico.
Le si avvicinò ancora, tanto che le loro labbra quasi si sfiorarono, ma lui si guardò bene dal non toccarle veramente.
- Tendi a dimenticare le cose un po’ troppo facilmente, mia piccola Black…-
Le sussurrò e lei, con le labbra schiuse, potè sentire il suo respiro di pioggia entrarle nella bocca e scenderle giù per la gola, raggiungendo il petto e costringendo il cuore a tremare violentemente.
Il biondino alzò la mano e le sue fredde dita bianche e sottili andarono a posarsi sulla guancia della ragazza, arrossata e terribilmente calda. Il suo sguardo argenteo si soffermò su di essa, osservandola mentre le sue dita ne tracciavano il contorno, con una lentezza e una delicatezza che la fecero tremare. Percorsero tutta la linea della mandibola e tracciarono il profilo del collo, prima di andarsi a chiudere su di esso, con una mossa così rapida che Alexis temette che volesse strozzarla. Invece, la presa rimase delicata ma la costrinse ad avvicinarsi ancora di più a lui e piantargli gli occhi nei suoi.
- Tu sei mia Black, mettitelo in testa.-
Sibilò, prima di sorridere con espressione strana e passarle la mano dietro il collo, afferrandola con dolcezza dietro la nuca e costringendola e posare il capo su di una spalla.

In quell’incavo formato dalla clavicola che sembrava fatto apposta per lei.
Abbassò la testa, per trovarsi alla sua altezza, e si avvicinò al suo orecchio.
- E non osare mai più rivolgerti a me come hai fatto oggi…Te la farei pagare molto cara…E questo era solo un assaggio.-
Sussurrò con tono estremamente dolce, che a lei suonò tanto di minaccia.
Un brivido le corse lungo la schiena, facendolo sogghignare.
Poi la lasciò andare lentamente, regalandole un’ultima carezza sulla guancia, solo con la punta delle dita. Infine si voltò e tornò a tagliuzzare il ghiaccio.
Alexis rimase immobile, incapace di muovere un solo muscolo.
Tremava leggermente, le gambe sembravano non volerla sostenere e il cuore le martellava forte nel petto, seguito da un capogiro che le faceva vorticare la stanza intorno.
Aveva lo sguardo puntato sulla sua schiena e osservava la stoffa della camicia bianca aderirgli perfettamente al corpo, delineandone quei muscoli tesi e scattanti, da perfetto giocatore di Quidditch.
Rimase in silenzio, abbassando poi lo sguardo e cominciando a sfregarsi le mani sulle braccia, accorgendosi improvvisamente di avere freddo.
- Allora, hai intenzione di restare lì per tutta la serata o vieni a darmi una mano a finire la tua pozione? –
Domandò Draco con tono seccato, voltandosi a guardarla.
E quando la vide tutta tremante di freddo, sbuffò rumorosamente, tanto che lei arrossì.
Il biondino spostò lo sguardo sul banco dove era lei poco prima e si piegò a raccogliere qualcosa che poi le lanciò addosso, con un gesto poco carino.
- Mettitelo o prenderai un raffreddore. –
Proferì secco, voltandosi e continuando a mescolare la pozione.
Alexis abbassò lo sguardo sul maglione che il ragazzo le aveva lanciato, poi tornò a guardare lui e finalmente fece caso al fatto che anche lui indossava solo la camicia.
- Ma… -
Protestò, facendo un passo. Ma lui, intuendo già cosa gli avrebbe detto, la fermò con un gesto brusco della mano.
- Mettilo senza fare tante storie. Io sto bene così. -
Rispose secco, tritando insieme ghiaccio e alghe.
Lei rimase ad osservarlo incerta, poi una nuova folata di vento la convinse.
Abbassò lo sguardo sul maglione e poi se lo infilò.
Le stava grande, ovviamente.
Le maniche erano più lunghe di una mano intera e arrivava a coprirle fino alle ginocchia.
Però era estremamente caldo e morbido.
E profumava di pioggia fresca.

Profumava di lui.
Arrossì a quel pensiero e scosse la testa, per cacciarlo via.
Si arrotolò goffamente le maniche e lo raggiunse, senza più protestare e seguendo i suoi consigli.

Erano le due passate, quando finalmente finirono la pozione. La lasciarono freddare per il tempo necessario, prendendosi qualche minuto di meritato riposo.
Erano seduti in terra, uno accanto all’altra, così vicini che le loro spalle si sfioravano di tanto in tanto, costringendo il cuore di lei a battere sempre più velocemente e a pompare tanto di quel sangue, che si riversava irrimediabilmente sulle sue guance.
Sprofondò di più nel colletto del maglione, nascondendosi e lasciando scoperti solo gli occhi, che si scrutavano attorno con circospezione.
C’era un silenzio davvero irreale, interrotto solo qualche volta dallo scoppiettare pigro del fuoco improvvisato che Draco aveva acceso per riscaldarsi.
Alexis puntò lo sguardo su quelle fiamme che danzavano lente e con armonia.
Quell’aula era davvero fredda e terribilmente silenziosa.
Eppure, questa volta, non ebbe paura di quel silenzio.

Semplicemente perché c’era lui.
Prese un grande respiro, inebriandosi, ancora una volta, di quel profumo di pioggia.
Il suo.
Arrossì di nuovo, prima di voltare, con fare non curante, lo sguardo su di lui.

Era semplicemente perfetto, nella sua fredda eleganza.
Le ciocche di morbidissimi capelli – lasciate libere dalla mano di gel – si riversavano dolcemente sullo sguardo, lambendone le guance.
Gli occhi, due monete di argento fuso, brillavano nell’oscurità, fissi su quel piccolo falò.
Erano così seri e freddi, che sembravano poter gelare quelle calde fiamme.

Aveva una gamba distesa e l’altra piegata, e sul ginocchio aveva posato un braccio, la cui mano penzolava inerme, rilassata.

Sembrava assorto in chissà quali pensieri.
Lo vide ghignare, soddisfatto, all’improvviso.
Doveva essersi accorto che lo stava fissando.
Alexis si affrettò ad abbassare lo sguardo e sprofondò ancora di più nel colletto del maglione, rossa fino alla punta dei capelli.
Puntò gli occhi sul fuoco, e sospirò, lanciandogli, di tanto in tanto, qualche occhiata di sottecchi.
Aprì le labbra, come per dire qualcosa, ma poi ci ripensò e abbassò lo sguardo sulle mani, che teneva strette in grembo. Poi lo guardò ancora, cercando di risultare quanto più vaga potesse, infine lasciò un altro sospiro e puntò lo sguardo sul pavimento.
Passò qualche altro minuti di silenzio, prima che riuscisse a prendere coraggio e a parlare.
- Grazie…-
Riuscì a mormorare poi, gli occhi leggermente lucidi che cercavano di guardare l’angolo più lontano da lui.
Draco si mosse e le loro spalle si sfiorarono, costringendo il cuore di Alexis a fare un’altra capriola nel petto.
La osservò così intensamente che, se anche lei non lo stava guardando, poteva avvertire i suoi occhi scrutarle il viso.

Attimi di caldo silenzio riempirono la stanza.
Alexis deglutì a fatica, lasciando che uno sbuffo, quasi tremante, uscisse dalle sue labbra.
Sentiva chiaramente il suo sguardo, fissarla con un così grande vigore, che la pelle delle guance le stava andando a fuoco, mentre un brivido le sfiorava, maligno, la colonna vertebrale.
- Dovere. –
Si limitò a rispondere Draco, ma il tono con cui lo disse, era di una freddezza strana.

Diversa.
Non cattiva, ne apatica.
Era semplicemente diversa.
Diversa dal tono che era sempre stata abituata a sentire.
Si voltò lentamente, fino ad incrociare il suo sguardo, che la osservava ancora con la stessa intensità di sempre. Il cuore cominciò a martellarle nel petto, così furioso da farle male e assordarla completamente.

Non esisteva più nulla, se non l’argento liquido dei suoi occhi.
Aveva anche smesso di respirare, e il dolore che le bruciava il petto, era la conferma che i polmoni chiedevano urgentemente aria.
Ma non le importava.
Era incapace di muoversi e di pensare in quel momento.

Una sua sola occhiata era in grado di immobilizzarla completamente.
Rimasero a guardarsi per un tempo che – almeno a lei – parve infinito.
Aveva ripreso a respirare, solo perché altrimenti sarebbe collassata.
Ma oltre al petto, non si muoveva nient’altro.
Trovò persino il coraggio di sorridere, timida, mentre si stringeva nelle spalle e nascondeva il viso arrossato nel maglione.

Fu quella semplicità e quella docilità che lo fecero vacillare.
Qualcosa – seppur per una piccola frazione di secondo – cambiò nello sguardo di Draco.
Un qualcosa di ancora troppo astratto per essere definito davvero, ma lei lo notò, e il suo cuore mancò un colpo, singhiozzando come un motore scarico di una macchina troppo antica.
Fu lesto a nascondere quel piccolo cambiamento, distogliendo lo sguardo e alzandosi in piedi bruscamente.

Ma non sapeva che ormai era troppo tardi.
Respirò pesantemente, quasi avesse il fiato corto, poi, senza aggiungere nulla, si riavvicinò al calderone e prese a mescolare la pozione.
- E’ pronta. –
Mormorò, questa volta col solito tono biascicato che, però, aveva un qualcosa di evidentemente forzato.
Alexis restò a fissare in silenzio la sua schiena, ridacchiando divertita, mentre si alzava e lo raggiungeva.
Insieme versarono il liquido – di un bell’azzurro cristallino – in un ampolla e mentre Draco, con un colpo di bacchetta, rimetteva in ordine, Alexis applicava un’etichetta col suo nome sulla boccetta e la posava, delicatamente, sulla scrivania.
- Ce l’abbiamo fatta…-
Sussurrò, con una certa soddisfazione.
Almeno ora Piton non avrebbe potuto bocciarla e Draco avrebbe potuto giocare la sua partita di Quidditch.
Il biondino le si avvicinò e guardò l’ampolla, incrociando le braccia al petto.
- Vorrai dire che IO ce l’ho fatta! –
Precisò, con aria di superiorità.
Lei si voltò a guardarlo e gli diede una leggera spinta sul braccio.
- Presuntuoso! –
Lo rimproverò, facendogli una linguaccia. Poi scosse lentamente la testa e sorrise, in quel modo che sapeva disarmarlo.
Lui, per tutta risposta, sbuffò pesantemente e alzò gli occhi al cielo.
Poi si voltò a guardarla e la inchiodò di nuovo, togliendole il respiro.
Le sorrise in un modo deliziosamente malizioso, mentre avvicinava lentamente il proprio viso a quello di lei, guardandole la bocca con bramosia.
Si avvicinò così tanto, che le loro labbra quasi si sfiorarono, per la seconda volta in quella serata. Ma lui, ancora una volta, si guardò bene dal non toccarle davvero.
Le sorrise ad un centimetro dalle labbra e si spostò su di un lato, lasciando che le loro guance si sfiorassero, in un modo dannatamente studiato.
- E’ anche per questo che hai perso la testa per me, mia piccola Black…-
Le sussurrò, portando una mano a regalarle una leggera carezza sulla guancia.
Poi la sorpassò, cominciando ad incamminarsi verso l’uscita.
Quando riprese la concezione del tempo e dello spazio, ma soprattutto, quando riuscì di nuovo a respirare a riprendere in controllo del proprio corpo, sentì le guance avvamparle.
Si voltò di scatto, stringendo i pugni e gli urlò dietro.
- Non è vero! –
Draco ridacchiò soddisfatto, e la sua risata leggera si diffuse per tutta la stanza, scaldandole il cuore.
- Bugiarda! –
Replicò, con tono ammonitore, mentre alzava una mano al cielo e le faceva segno di seguirlo.
Alexis sbuffò pesantemente e gli corse dietro.

Stavano passeggiando per i corridoi bui e terribilmente silenziosi.
Era logico, era quasi le tre, ormai erano tutti tra le braccia di Morfeo.
Camminavano uno a fianco dell’altra, la bacchetta di Draco che illuminava la strada, sotto protesta dei quadri che venivano malamente svegliati – e anche prontamente ignorati.
Non si parlavano, e non era di certo per rispetto al sonno dei dipinti.
Lui sembrava essere tornato il Draco Malfoy di sempre, freddo e composto.
Alexis, dal canto suo, era troppo tesa per poter spiccicare parola. Si limitava a mordersi il labbro inferiore e a torturarsi le mani in grembo.
E così, nel silenzio, raggiunsero le porte del dormitorio.
Fu lui a pronunciare la parola d’ordine – lei non ci sarebbe riuscita, aveva la bocca completamente asciutta.
Entrarono nella Sala Comune, ormai deserta.
Alexis si guardò attorno, sospirando, tesa.
Fu lui a rompere il silenzio e farla sobbalzare leggermente.
- Sei in grado di raggiungere la tua camera, o ti devo accompagnare anche lì? –
Domandò sarcastico, con aria superiore.
Lei fece una smorfia e gli lanciò un’occhiataccia, completamente dimentica dell’agitazione di un secondo prima. Ma quando incontrò quegli occhi argentei osservarla di sottecchi, di nuovo con quel qualcosa di terribilmente astratto, fu costretta a sorridere.

E l’espressione del viso di Draco, a quella visione, si ammorbidì.
Alzò lentamente una mano e le sfiorò una guancia con una lenta carezza.
- Vai a dormire. –
Le mormorò, con tono stanco.

Non avrebbe resistito ancora a lungo. Non poteva chiederglielo.
Soprattutto quando sorrideva in quel modo candido, dolce, ingenuo, semplice.

Lei annuì, arrossendo sulle gote e gli diede un buffetto su un braccio.
- Anche tu. –
Rispose.

Ancora una volta quel sorriso.
Basta.
Era una tortura.
Va via.
Va via Alexandra Black.
Va via prima che sia troppo tardi.

Draco ghignò e la osservò dall’alto, alzando entrambe le sopracciglia.
- Non credo che andrò a dormire. Probabilmente c’è qualche ragazza in attesa nella mia camera...-
Proferì pensieroso, per poi lanciarle un’occhiata di sottecchi.

Non sorrideva più.
Perché non sorrideva più?

Alexis abbassò lo sguardo e i lati delle sue belle labbra si piegarono leggermente, in un’espressione mesta.
- Allora va da lei, e smettila di perdere tempo con me…-
Rispose con un fil di voce, mordendosi il labbro inferiore.

Quell’espressione triste era peggio del sorriso radioso.
Basta.
Smettila.
Non stuzzicare il Serpente.

Draco sogghignò.
-Cos’è, sei gelosa per caso? –
Alexis alzò il viso di scatto, con un’espressione mista tra l’indignato e l’imbarazzato.
- Cosa? Non ci sperare Malfoy! –
Rimbeccò, voltandosi e incamminandosi verso la porta del dormitorio femminile

Quell’espressione imbronciata.
Quella scintilla spenta nei suoi occhi.
Quelle labbra morbide, piegate all’ingiù.
Troppo tardi.
Il Serpente era stato svegliato.

Aveva appena poggiato la mano sul pomello della porta, quando la raggiunse.
Due mani si poggiarono sugli stipiti della porta, mentre le braccia, snelle e dai muscoli scattanti, le bloccavano ogni movimento, intrappolandola.
Alexis rimase pietrificata qualche secondo, prima di voltarsi lentamente e ritrovarsi schiacciata tra la parete e il corpo di Draco.
Erano così vicini, che i loro sguardi si perdevano, i loro nasi si sfioravano e i loro respiri si mescolarono.
Sentì il cuore cominciare a batterle furioso nel petto, rimbombando così forte, che era sicura che anche lui lo avrebbe sentito.

Tum. Tum.
Lo sentiva eccome.
Piccolo e fragile, come lei.
Ma così dolce era il suo suono.
Come il tono della sua voce.
La sua voce timida.
La sua voce triste.
La sua voce arrabbiata.
La sua voce felice.
Lo voleva.
Lo pretendeva.
Era suo e di nessun altro.

Lentamente, senza controllo, annullò la distanza tra i loro corpi, e tra le loro labbra.
Le sfiorò con un gesto dolcissimo, quasi timoroso di farle male.

Era così docile e delicata, che aveva l’impressione che anche un tocco di un’ala di farfalla avrebbe potuto ferirla.
Cominciò a baciarla con una tenerezza infinita, che le fece perdere ogni contatto con la realtà.
Sentiva solo le sue labbra muoversi delicatamente sulle proprie e sfiorarle solo, senza bramosia, senza fretta.
Era un bacio dolce, tenero.

Strano, soprattutto se dato da un tipo come Malfoy.
Draco alzò una mano e cominciò ad accarezzarle una guancia, con gesti lenti e gentili, sentendola bollire sotto le sue dita gelide.
Più passavano i secondi, e più il bacio si faceva intenso e le labbra più esperte.
Alexis sentì la punta della lingua di Draco sfiorarle con incertezza il labbro inferiore, chiedendo l’accesso. Tremò leggermente, prima di schiudere le labbra e lasciarlo entrare.

Era una sensazione bellissima.
Il respiro freddo le entrò in bocca, scendole dolcissimo giù per la gola, mentre la lingua di lui prendeva a giocare, timidamente, con la sua.
Aveva paura di farle del male, ma non sapeva quanto avrebbe resistito.
Più le sfiorava le labbra, la lingua, il palato, e le accarezzava la guancia, più sentiva l’eccitazione crescere.
La voleva.
La pretendeva.
Era sua e di nessun altro.

Approfondì improvvisamente il bacio, che da dolce e gentile, divenne violento e possessivo.
La spinse contro il muro, schiacciandola tra la porta e il suo corpo.
La baciava con urgenza, con desiderio, completamente fuori controllo.
Le morse persino il labbro inferiore, strappandole un gemito di protesta.
Appena quel piccolo tono raggiunse il suo orecchio, si staccò immediatamente, con poca delicatezza.
Avevano entrambi il fiato corto.
Alexis si portò una mano al petto, per controllare che il cuore le battesse ancora, perché aveva dato un colpo così forte, che non riusciva più a sentirlo.
Draco abbassò il capo, nascondendo lo sguardo dietro i capelli.
Tremava leggermente, cercando di racquistare il suo solito auotcontrollo.

Dannazione! Si era eccitato solo baciandola! Non era mica un ragazzino inesperto! Che diamine gli aveva fatto quella streghetta?
Quando fu sicuro di riuscire a controllarsi, alzò di nuovo il viso, senza guardarla.
- Vattene: lo dico per il tuo bene…-
Mormorò, ancora con il fiato corto.
Un brivido le percorse la schiena, mentre comprendeva che, se voleva “uscirne viva” quella sera, era meglio se seguiva il suo consiglio.
Deglutì e lo guardò di sottecchi, prima di far scorrere la mano sulla porta e trovare la maniglia. Girò lentamente il pomello e si addentrò nel corridoio dei dormitori, richiudendosi la porta alle spalle.
Ancora scossa, si lasciò cadere in terra, con il cuore che batteva furioso come le ali di un’uccellino chiuso in una gabbia troppo piccola.
Si portò una mano alle labbra, e le sfiorò, socchiudendo gli occhi.
Poteva sentire ancora il suo respiro lambirle le labbra, la bocca, la gola.

Il cuore.



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x HermioneForever92: Grazie come sempre ^.- Spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi! Un bacione, Ada =*



x elita:
Ehilà! Scusami per il ritardo, ma spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo!^.^ Hai visto che risvolti tra Alex e Draco ci sono stati?*____* Per quanto riguarda la DiamondxBlaise ancora non lo so, è tutto molto incerto X”D…Vedremo come si sviluppano le cose tra loro ^^… Mi dispiace per il tuo msn…*si mette un velo nero e va a visitare la tomba*…Nooo, anche gli alcolisti anonimi X”D…E’ tutta colpa mia, devo essere terribile XD…Spero che questo capitolo ti aiuti un po’ *da pacche affettuose sulle spalle*
Bhe, come al solito fammi sapere che ne pensi =*
Un bacione, Ada=*

PS: Ho aggiunto il prologo alla storia, fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 15
*** Lettere segrete e minacce ***


Salve a tutti!

Eccovi il quindicesimo capitolo!
Spero che vi piaccia!^^
Finalmente le cose iniziano, a mio avviso, a farsi più interessanti – o meglio, più piccanti x”D- e mi auguro che appreziate ^___^
Questo capitolo ho dovuto tagliarlo in due, perché altrimenti veniva troppo lungo!
Quindi il sedicesimo capitolo è già in fase di scrittura, per cui non tarderò molto a postarlo!
Vorrei sapere, come sempre, che ne pensate di questo capitolo, perché è grazie a voi, alle vostre recensioni e al vostro sostegno che questa storia va avanti!
Per cui, forza e coraggio!
Infondo non ci vuole molto a scrivere una recensioncina, no?

Dedicate due minutini del vostro tempo per fare contenta una piccola scrittrice alle prima armi *___*

Buona lettura.


Ada Wong








~Un Particolare In Più~





























[This could be the start
Of something new
It feel
s so right
To be here with you
And now looking in your eyes
I feel in my heart
The start of something new
]

Non era riuscita a dormire quella notte.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, riviveva ogni scena di quella serata.
Il vederlo, nel preparare la pozione, con la sua innata eleganza; la litigata; la sua espressione fredda e terribilmente seria; le sue mani che le bloccavano il polso con fermezza, costringendola ad avvicinarglisi e a piantare gli occhi nei suoi; le sue parole di minaccia, dolci più del miele; le sue mani che le sfioravano il viso e le sue labbra che la baciavano con gentilezza, prima di cedere il posto ad una violenza possessiva.
Se si sfiorava i contorni della bocca, poteva ancora sentire il suo gelido respiro riempirle la gola, scendendo al cuore che, a quei pensieri, cominciava a dimenarsi, emozionato.
Finchè, quel battito frenetico non la costringeva a spalancare gli occhi e respirare piano, per riprendere il controllo.
Quando poi si calmava, richiudeva gli occhi, cercando di riposare.

Ma era tutto inutile.
Le immagini le scorrevano davanti, come un filmino di una pellicola vecchia, in bianco e nero, e l’intero processo si ripeteva.
Non c’era nulla che riuscisse a farle distogliere quei pensieri dalla testa.
Aveva provato a tenere gli occhi aperti, e a fissare la magica luce lunare che si intravedeva dalla finestrella del sotterraneo. Ma dopo poco, si rendeva conto di fissare il vuoto, mentre la mente le proiettava altre immagini.

Uno sguardo profondo.
Aveva provato allora a voltarsi e a stringere il cuscino, nascondendoci il viso dentro, mentre si liberava dal groviglio di coperte che le stavano soffocando le cosce.
Parole cariche di malizia sussurrate al suo orecchio.
Aveva provato a chiudere gli occhi e ad immaginarsi un campo di Puffole Pigmee che rotolavano, e aveva preso a contarle.
Arrivata però alla centoventunesima, una visione le aveva straziato la mente.

Un dolce bacio, in quel morbidissimo campo.
Era stata costretta a spalancare gli occhi e a lanciarsi il cuscino sulla faccia, disperata.
Maledetto Malfoy!
Il peggio, però, era stato quando, finalmente vinta dalla stanchezza, era riuscita ad addormentarsi.

E aveva sognato.
E per la prima volta, aveva rimpianto il solito sogno nell’oscurità, con la porta brillante e la voce sibilante che la chiamava.
Si era ritrovata sdraiata in un letto che, evidentemente, non era il suo.
Era grande, morbido, comodo, fresco. L’odore di pioggia che profumava le lenzuola le aveva invaso le narici, facendole battere il cuore.
Aveva socchiuso gli occhi e aveva scoperto, con orrore, di trovarsi nella stanza di Malfoy – riconosceva l’armadio bianco, con il grande specchio.
Diede un’occhiata alla sua immagine riflessa e scoprì di indossare solo la biancheria intima. Spalancò gli occhi, imbarazzata, e cercò di coprirsi, tentando di afferrare la coperta con le mani, e di portarsela fin sopra la testa.
Ma quando cercò di abbassare le braccia, non ci riuscì.
Delle cinghie la tenevano legata per i polsi e le impedivano ogni movimento.
Cominciò ad agitarsi, quando, nello specchio, intravide un’altra immagine riflessa, oltre la sua.
Lo riconobbe, anche se il buio della stanza non avrebbe dovuto permetterglielo.

Il baluginare della luce di una piccola fiammella sui suoi capelli platinati, fine e dorate corde di violino armonioso.
Lo scintillare sinistro di uno sguardo intenso e accesso, freddo metallo fuso.
Il malizioso guizzo di un sorriso, ghigno maledettamente sensuale.

Lo osservò avvicinarsi lentamente alla sponda del letto, e sedersi, lasciando piegare morbidamente il materasso.
Il suo sguardo argenteo scese ad osservare il suo corpo semi nudo, che bruciava sotto quell’occhiata così penetrante. Poi si spostò ad esaminarla in viso: si soffermò sulle labbra, guardandole con bramosia, prima di arrivare ai suoi occhi e fissarla intensamente.
Alexis arrossì fino alla punta dei capelli.
Lui sorrise, beandosi di quella visione, e le si avvicinò, sovrastandola e sistemandosi sopra di lei. Poggiò le mani sul cuscino, ai lati della sua testa, e le gambe gli si stinsero intorno a quella vita morbida, ma sottile.
Ora, non respirava proprio più, e non le importava granchè dei polmoni che chiedeva urgentemente aria.
Draco prese ad accarezzarle una guancia, con gesti lenti e premurosi. Poi si piegò, avvicinando il suo viso a quello di lei, e lasciò che le loro guance si sfiorassero.
- Ti avevo avvertita di andare via…Non mi hai voluto ascoltare, e ora ne pagherai le conseguenze, mia piccola Black…-
Le soffiò in un orecchio, con voce suadente e lasciva, che le fece rizzare i peli sulle braccia.
Lui sorrise ancora, mentre scendeva ad accarezzarle un braccio e poi le mordicchiava gentilmente una spalla, lasciandola gemere appena, per protesta.
Protesta che, fu subito soffocata da un bacio intenso e violento.

E s t r e m a m e n t e P o s s e s s i v o.
Quelle labbra fredde e dal sapore di pioggia, si impadronirono delle sue, e le costrinsero ad aprirsi, per lasciar entrare indisturbata la lingua, che prese ad accarezzare la sua compagna, in un gioco di intrecci e rincorse, dal sapore di albicocche bagnate di rugiada.
Era un bacio così violento, da non lasciarla neanche respirare.
Sentiva i polmoni bruciarle, mentre emozioni indefinite le esplodevano nella bocca, ma soprattutto nel petto.
Però, le mancava l’aria.
Sentiva che sarebbe svenuta se non l’avesse lasciata respirare.

Eppure, non voleva che quel bacio finisse…
Si ritrovò, suo malgrado, a spalancare gli occhi e a tirarsi a sedere di scatto, mentre portava una mano al petto e respirava affannosamente, di nuovo nel suo letto, nella sua stanza.
Di nuovo nella realtà.
Una goccia di sudore freddo le accarezzò la schiena, passando leggera tra le scapole, come un brivido.
Maledetto Malfoy!
Si ributtò nel letto, prendendosi la testa tra le mani e cominciando a scuoterla con violenza.
Non era possibile!
Che diavolo di sogni faceva ora?!?

Rimase sdraiata, con lo sguardo fisso sul soffitto, il cuore a mille e il sonno che, ormai, era andato a farsi Avada Kedavrizzare.
Restò ad osservare il vuoto, respirando lentamente, come se stesse cercando di scongiurare un’imminente crisi isterica.
Una cosa fu certa: non chiuse più occhio, quella notte.
Si limitò ad incrociare le mani sul ventre, mentre puntava lo sguardo sulla piccola finestrella, dietro la quale, pallidi fasci lunari, stavano lasciando il posto a caldi raggi dorati, che la colpirono lentamente, diffondendogli un piacevole riverbero per il viso.
Lanciò un’occhiata al letto di Diamond, e la vide appallottola sotto le coperte, solo un caotico ciuffo di biondi capelli che sfuggiva da sotto le lenzuola.
Poi, il suo sguardo si spostò sul comodino accanto al letto, e lesse l’ora sulla sveglia magica.
Le sei e mezza.
Sospirò, tirandosi su a sedere e stiracchiandosi pigramente.
Non aveva dormito per niente, ma stranamente, non era affatto stanca.
Decise di farsi una doccia e di uscire a farsi un giro, tanto rimanendo a letto non concludeva nulla, se non continuare a rimuginare su quelle immagini e quei pensieri che le tornavano a tormentarle la mente, con dolce insistenza.

Inoltre, se non voleva subirsi le ire della sua cara compagna di stanza, era meglio se non la incrociava, quella mattina.
Quando uscì dalla camera, erano appena le otto.
Il castello era avvolto in un silenzio così irreale, da far paura. Le fredde mura in pietra, sembravano cigolare sinistre, mentre spifferi di gelido vento sfilavano abili tra fessure antiche.
Morfeo aveva ancora il controllo di tutti i dormitori, e vegliava protettivo su ogni corpo appallottolato, sbracato o supino che riposava in morbidi e caldi letti, che non avrebbero abbandonato molto presto.

Era sabato.
Le otto di un freddo sabato mattina invernale.
E lei, reduce da una notte insonne, si accingeva a varcare le soglie del suo dormitorio, per entrare nella Sala Comune di Serpeverde.
Ovviamente vuota.

O almeno, così avrebbe dovuto essere.
Quando si chiuse la porta del dormitorio alle spalle, una dolce folata di gelido vento le sfiorò le gambe, alzandole lievemente la gonna plissettata della divisa, che danzò intorno alle sue cosce, prima di tornare a posarlesi sulle ginocchia.
E portato da quella folata di vento, un leggero fruscio le accarezzò l’udito, costringendola ad alzare lo sguardo.
C’era qualcuno, chino su un tavolino, intento a scrivere una lettera.
Quelle dita pallide, da pianista, stringevano delicatamente una bella piuma nera, tracciando gesti precisi su un’immacolata pergamena bianca.
Lettere affusolate ed eleganti si accostavano una dopo l’altra.
Non una sbavatura, non un errore.

Perfetta.
Il viso chino era concentrato e serio, scalfito in una maschera di ghiaccio, e gli occhi, meraviglioso argento liquido, scorrevano veloci sulla lettera, delicatamente nascosti da ciuffi platinati che, morbidi, gli scendevano sulla fronte, sfuggendo alla mano di gel e riversandosi a lambire quei lineamenti affilati ed estremamente eleganti.
Rimase ad osservarlo, in silenzio, col fiato sospeso e il cuore che prendeva a batterle furioso nel petto, convinta del fatto che non l’avesse sentita arrivare.
Dovette ricredersi, quando lo vide ghignare soddisfatto, un secondo prima di alzare lo sguardo verso di lei e incatenarlo al suo.
Si sentì avvampare in viso, mentre arrossiva evidentemente in zona guance.
Aprì le labbra, per dire qualcosa, ma si limitò a trarre un sospiro tremante, riprendendo aria.
Lui sogghignò, soddisfatto di quella reazione e si leccò le labbra, con un gesto del tutto casuale.
- Buongiorno. –
Le disse poi, lasciando scivolare lo sguardo sulla sua bocca, ancora semi aperta nella disperata ricerca d’aria. Poi tornò a concentrarsi sulla lettera, annotando un’ultima cosa, prima di deporre la piuma nel calamaio e rileggerne il contenuto.
Alexis deglutì a fatica, cercando di portare ordine nel caos che aveva al posto del cervello, mentre tentava di far uscire qualcosa di lontanamente sensato dalle sue labbra, incredibilmente aride.
- Buongiorno…-
Riuscì a rispondere poi, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore.

Merlino, quanti si sentiva stupida!
Riportò lo sguardo su di lui e lo vide farle cenno di avvicinarsi, schioccando le dita.
Un ordine silenzioso, al quale non poteva che obbedire.
Respirò lentamente, cercando di non avere una crisi di nervi e si avvicinò con studiata cautela, mentre lui piegava la lettera e la inseriva in una busta, sopra la quale spiccavano, nere ed eleganti, le parole “Narcissa Black Malfoy”.
- E’ arrivata una lettera per te. –
Le comunicò con tono distaccato, leccando i bordi della sua busta da lettere, con un gesto lento e non programmato, ma che a lei suscitò un brivido lungo la colonna vertebrale.

Non poteva guardarlo senza ricordarsi del sogno fatto nell’unico momento in cui il sonno aveva preso il sopravvento.
Dolci carezze sulle braccia.
Un piccolo morso sulla spalla.
Parole di dolce minaccia.
Un bacio intenso e violento.

Abbassò lo sguardo sulla busta da lettere, che portava il suo nome e la fissò con intensità, cercando di scacciare quei pensieri peccaminosi che le erano baluginati in mente.
La prese tra le mani e la aprì lentamente, mentre lui la ignorava, mettendo a posto, con un gesto fluido della bacchetta, il calamaio e la piuma.
La lesse con attenzione e un’espressione ansiosa le si dipinse sul viso, mentre le mani si stringevano in due pugni, ai lati della lettera che veniva malamente stropicciata.
Draco alzò lo sguardo su di lei e la scrutò in viso.
- Cattive notizie? –
Domandò con tono indifferente, mentre si alzava dal tavolino e l’affiancava.
Lei scosse lentamente la testa e ripiegò la lettera.
- E’ di Piton…Dice che vuole vedermi. –
Spiegò con voce incolore, con una calma che non le apparteneva mentre l’agitazione infuriava in quegli smeraldi sinceri.

Incapaci di mentire.
- Vuoi che ti accompagni? –
Le chiese, piegando il viso su di un lato, per poterla osservare meglio.
Alexis era così ansiosa, da non meravigliarsi neanche di quella gentilezza improvvisa. Si limitò ad asserire, abbassando lo sguardo e dirigendosi verso l’uscita del dormitorio.
Lui la seguì, spingendola gentilmente, una mano che le sfiorava la schiena con delicatezza.

Arrivarono all’aula di pozioni neanche cinque minuti dopo, e Alexis maledisse ancora una volta di trovarsi nel sotterraneo, ad un centimetro da quella porta.
Guardò i battenti in legno indecisa, mordendosi il labbro inferiore, fino a strapparsi quasi la pelle delicata.
Draco la osservò di sottecchi, prima di lasciar scivolare la mano giù dalla sua schiena e andarla a poggiare sulla porta, aprendola lentamente. Si girò poi a guardarla, facendole cenno di entrare.
La vide socchiudere gli occhi e trarre un respiro profondo, prima di avanzare incerta, a piccoli passi. Si richiuse la porta alle spalle e le fu subito accanto.
Non la prese per mano, per rassicurarla, come avrebbe fatto chiunque.
Lui si limitò a sfiorarle il dorso con la punta delle dita, e questo le infuse più coraggio di una salda stretta. Si voltò a guardarlo e gli sorrise. Per tutta risposta, lui le fece un cenno col capo e la spinse gentilmente in avanti, davanti alla scrivania.
Alexis incespicò goffamente, rischiando di rovinare in terra, ma riuscì a tenersi in equilibrio, evitandosi un’ulteriore figuraccia. Non potè però fermare il rossore familiare che le dipinse le guance, quando lo sentì sbuffare, alla ricerca di una maschera per una risata che non avrebbe voluto rivelarle.
Si avvicinò alla cattedra e cominciò a torturarsi le mani in grembo, mentre osservava la sedia di Piton, che le dava le spalle.
Si schiarì educatamente la voce, per richiamare l’attenzione del professore, ma quello non sembrò neanche sentirla.
- Professor Piton…-
Provò ancora, con voce flebile, timida.
Ma ancora una volta, fu ignorata.
Piegò allora il viso su di un lato, sbirciando al di là della sedia. Corrugò la fronte e fece il giro della scrivania, portandosi davanti alla sedia.

Vuota.
Si lasciò andare ad un profondo sospiro di sollievo, mentre socchiudeva gli occhi e si portava una mano al petto, cercando di controllare i battiti del cuore.
- Non c’è…-
Comunicò a Draco e quello alzò gli occhi al cielo, avvicinandosi alla scrivania.
- Qui c’è qualcosa per te. –
Le disse, prendendo la bacchetta poggiata sul ripiano del tavolo e cominciando a rigirarsela tra le dita. Alexis lo raggiunse e lo guardò torvo, prima di impossessarsi di un nuovo biglietto sul tavolo. Lo dispiegò e ne lesse il contenuto.
Di nuovo, sul suo viso si dipinse un’espressione.
Draco la studiò, cercando di decifrare quello stupore che, lentamente, stava lasciando spazio ad un sorriso luminoso.
- Ce l’ho fatta…-
Mormorò, tremando quasi per l’emozione.
- Ce l’ho fatta! –
Ripetè di nuovo, questa volta quasi urlando. Si voltò verso Draco, che la scrutava con espressione insondabile, e gli sventolò il biglietto davanti al viso.
- Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! –
Continuava a ripetere, saltellando sul posto. Lui fece scattare un braccio in avanti e le prese il polso, bloccandola con gentilezza. E mentre lei continuava a saltellare, lui prese il biglietto con l’altra mano e ne lesse il contenuto. Recitava solo tre semplici parole:
Oltre Ogni Previsione.”
Doveva essere il voto che aveva preso, ma Piton non si sarebbe mai abbassato a dirglielo di persona.
Sogghignò, soddisfatto, mentre lei prendeva a danzare allegramente. La sua mano le lasciò il polso, accarezzandone il palmo e stringendosi poi alla mano di lei. La guidò in un’elegante piroetta e poi, con uno strattone, se la portò addosso.
Il colpo fu così deciso, che Alexis si ritrovò schiacciata tra il suo petto, ampio e marmoreo, e il braccio che ora le premeva delicato sulla schiena, prima che potesse rendersene conto. I loro visi erano di nuovo così vicini, che i loro respiri si confondevano, si mischiavano, si rincorrevano.
Il sorriso le scivolò via lentamente dalle labbra, lasciando spazio ad un’espressione stupita, mentre il cuore cominciava a batterle furioso nel petto, come succedeva ormai ogni volta che si trovavano troppo vicini e che lui la osservava con quegli occhi intensi, desiderosi.
Non seppe dire quanto tempo rimasero così, semplicemente a fissarsi, uniti in quell’abbraccio che valeva più di mille parole.

La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva.

Occhi intensi in occhi dolci.
Desiderio contro imbarazzo.
Decisione e timidezza.
Argento fuso insieme allo smeraldo.
Una carezza.
Un sospiro.
Un’altra carezza.
Piccole ali nere di farfalla che intrappolano il brillante smeraldo.
Un sorriso di vittoria.

Le lasciò un’altra carezza sulla guancia, sfiorandola appena con la punta delle dita, prima di chinare il viso e di avvicinarlo a quello di lei.
Alexis poteva sentire il suo freddo respiro dal sapore di pioggia, sfiorarle maligno le labbra umide, costringendola a rabbrividire.

Piccoli tremiti di un’emozione troppo forte per un corpo così piccino e fragile.
Si abbassò ancora, tanto che i loro nasi si sfiorarono gentilmente. Mosse il viso e continuò ad accarezzarle il naso con la punta del proprio, gli occhi socchiusi che non accennavano a lasciare quel viso rosso e tenero.
Avvicinò la sua bocca a quella di lei, che attendeva, intrepida.
Sfiorò appena quelle labbra di dolce albicocca, mentre con la mano risaliva lungo la schiena e giungeva alla nuca, che afferrò con dolcezza, costringendola a piegarsi indietro.
Si chinò di più e poggiò le labbra su quelle di lei, ma rimase fermo.
Aprì gli occhi, e osservò le sue palpebre tremare e le sue ciglia gettare piccole ombre sugli zigomi deliziosamente arrossati.
Le poggiò la mano libera sulla guancia e prese ad accarezzarla con le nocche, sfiorandola appena e procurandole piccoli brividi lungo tutto il corpo. Alla fine si posò sulla mandibola e percorse tutta la linea del viso, fino a scendere lungo il collo e riappropiarsi della schiena. La spinse di più contro di se, facendo aderire meglio le loro labbra, ancora ferme, immobili, in quel bacio casto.
La sentì schiudere la bocca e sospirare.
Ghignò e accarezzandole i capelli le sussurrò.
- Congratulazioni…-
Poi si riavvicinò e le stampò un bacetto a fiori di labbra, veloce e puro, prima di allontanarsi lentamente, senza sciogliere l’abbraccio.
Alexis rimase ad occhi chiusi per qualche altro secondo, prima di riapirli e mostrare la confusione imbarazzata di quegli smeraldi sinceri.
Lo vide sorriderle soddisfatto, prima di lasciarle un’altra carezza a fior di dita sulla guancia e di sciogliere l’abbraccio.

La piccola Alexandra Black era finalmente sua. E di nessun altro.
Poi, silenziosamente, le porse la sua bacchetta.
Lei abbassò lo sguardo sul piccolo bastoncino di legno e poi, con una mano ancora tremante per l’emozione, lo prese e lo mise nel cinturino della gonna.
Il silenzio che era sceso, era ben diverso dal silenzio spaventoso a cui era abituata.

Era un silenzio piacevole, caldo, pieno di emozioni.
Un silenzio che lei non avrebbe saputo interrompere.

Infatti, fu lui a farlo.
- Andiamo a mangiare. –
Si limitò a dire, con voce incolore, dandole velocemente le spalle e precedendola.
Alexis si lasciò andare ad un sospiro tremante e sorrise imbarazzata, guardando l’ampia schiena del ragazzo rilassarsi sotto il suo sguardo.
Infine, ripresi i contatti con la realtà, lo seguì con una piccola corsa.

Prima di andare in Sala Grande, Draco le comunicò che doveva spedire una lettera. Alexis decise di accompagnarlo, tanto a quell’ora non ci sarebbe stato ancora nessuno a fare colazione.
Arrivarono alla Guferia circa mezz’ora dopo – a volte avere per scuola un castello enorme come Hogwarts non era proprio un vantaggio. Senza contare che, oltretutto, le scale decidevano un po’ da se dove portare.
Draco si avvicinò ad un maestoso gufo, dalle piume stranamente nere. L’animale lo guardò con due occhioni profondi, e tubò infastidito di essere svegliato e di essere mandato a fare un lungo viaggio, specialmente nel freddo di quell’inverno che era ormai alle porte. Il ragazzo gli sorrise rassicurante e gli sfiorò il capo con la nocca dell’indice, in un gesto di affettuose scuse.
- E’ importante…-
Gli mormorò, mentre gli legava la lettera alla zampetta. Il gufo sembrò capirlo, perché alzò un’ala, facilitandogli il lavoro. Poi gli beccò delicatamente l’indice, in segno d’affetto.
Alexis guardò la scena con un moto intenerito.
Draco Malfoy era un ragazzo freddo, calcolatore, burbero.
Un ragazzo che, a detta sua, non amava la compagnia.
Un ragazzo che avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di ottenere ciò che voleva.

Per poi riuscirci brillantemente.
Si, Draco Malfoy era decisamente un cattivo ragazzo.
Ma, guardando quella scena – il gufo che tubava allegro, mordicchiandogli un indice pallido; il sorriso che gli dipingeva quelle labbra così perfette da sembrare disegnate; l’espressione serena dei suoi occhi gelidi – Alexis non potè fare a meno di pensare che Draco Lucius Malfoy era veramente un cattivo ragazzo.
Ma era una splendida persona.
Anche se, il più delle volte, tendeva a dimenticarlo anche lui.
Quando il biondino si mosse, prendendo tra le braccia il fiero gufetto nero, Alexis si riscosse, tornando alla realtà. Si affrettò ad abbassare lo sguardo, conscia del fatto che era stato ad osservarlo con sguardo trasognato, e arrossì violentemente.
Si diresse veloce ad una delle grandi finestre senza vetro della guferia e finse di essere assorta nello splendido panorama che le si presentava davanti.
Era davvero bello, in effetti.
Si affacciava sul Lago Nero, che tanto meraviglioso quanto inquietante, brillava sotto i raggi del freddo sole invernale, la cui luce, così debole e pallida, neanche riusciva a scaldarle il viso, minacciato dal gelido vento che le sferzava le guance. All’orizzonte si disperdevano antiche catene di monti, dietro le quali avanzavano, nere e minacciose, grandi nubi cariche di pioggia.
- Verrà a piovere…-
Mormorò, assorta tra i suoi pensieri.
Non le piaceva la pioggia. La rattristava parecchio.
Le ricordava le giornate passate a Grimmould Place, da sola, con Sirius che non si sa dove spariva.
Draco l’affiancò per guardare a sua volta le nere nuvole rabbiose, e lei sobbalzò sentendolo improvvisamente vicino.
Lui la ignorò e si limitò ad asserire.
- Già… Andiamo a mangiare, ho fame. E’ da ieri a pranzo che non tocco cibo. –
Sentenziò, stiracchiando pigramente le braccia, prima di voltarsi ed incamminarsi verso le scale.
Alexis lo guardò allontanarsi e sorrise tra se e se, seguendolo.
Ma prima che potesse varcare la soglia dell’entrata, qualcuno che le tirava delicatamente un lembo della maglia, la costrinse a voltarsi.
Davanti a se, svolazzava un piccolo gufo grigio, dalle penne tutte arruffate. Alexis corrugò le fronte, guardandolo confusa e questo le mostrò la zampetta, alla quale era legata una pergamena. Si gettò un’occhiata alle spalle, per controllare che Draco fosse già sceso, quindi sfilò delicatamente il laccetto e prese la lettera tra le mani. Le bastò un’occhiata veloce per capire chi fosse il mittente: Sirius.
Un sorriso luminoso le si dipinse sulle labbra, mentre stringeva la lettera al petto, in un abbraccio silenzioso. Il gufo però la destò, frullando le ali impanziente.
- Oh, si scusa…-
Mormorò Alexis frugando velocemente nella borsa e tirando fuori tre biscottini che Diamond le aveva lasciato sul comodino la sera prima. Glieli porse e quello li beccò uno per uno, prima di scuotere le ali e adagiarsi in uno scompartimento.
Alexis si ripulì la mano dalle briciole, osservando curiosa la lettera.
Sentì un tuffo al cuore, quasi uno strano presentimento.
Non sapeva perché, ma aveva paura di aprire quella lettera.
La osservò deglutendo.
Stava per aprirla, quando…
- Black! Che stai combinando?-
La voce di Draco alle sue spalle la fece sobbalzare. Doveva essersi accorto che non l’aveva seguito ed era tornato su.
Alexis si voltò velocemente, nascondendo la lettera dietro la schiena e cercò di sorridere.
- Si arrivo, scusa! –
Il biondino alzò gli occhi al cielo.
- Muoviti. –
Ordinò con tono seccato, invitandola con un gesto del braccio a precederlo.
Lei armeggiò in tutta fretta con le mani, dietro la schiena, e infilò la pergamena tra le calze e le mutandine, prima di sorridergli imbarazzata e precederlo.

Alexandra Black e Draco Malfoy, non erano le uniche persone che quella notte non avevano dormito per niente.
Harry James Potter aveva avuto lo stesso spiacevole inconveniente, che il russare forte di Ron non aveva aiutato a lenire.
Così, alle sette e mezza si era alzato per disperazione e dopo una doccia veloce, era sceso in Sala Comune. Quella era presso che vuota, fatta eccezione per una persona che, rannicchiata su una poltrona vicina al fuoco, leggeva attentamente un libro, che reggeva con una mano, mentre con l’altra prendeva appunti, stilando una frase dopo l’altra sulla pergamena bianca che teneva distesa sulle cosce.
- Buongiorno…-
Sbadigliò Harry, stravaccandosi sul divanetto accanto alla poltrona.
- Harry! –
Esclamò sorpresa la ragazza, alzando gli occhi dorati dalla pergamena, per gettarli sulla figura trasandata del migliore amico.
- Che ci fai già in piedi? Sono solo le otto di Sabato mattina! –
Aggiunse, aggrottando le fine sopracciglia.
Hermione Jane Granger conosceva bene il suo migliore amico, e sapeva che c’era qualcosa non andava se Harry James Potter, il pigrone di turno – dopo, ovviamente Ronal Bilius Weasley – si svegliava così presto di sabato.
- Non ho dormito bene…-
Grugnì il ragazzo, con una smorfia, mentre lasciava andare la testa all’indietro, sul bracciolo del divano e si toglieva gli occhiali, per stroppicciarsi gli occhi.
Hermione annotò un’ultima cosa sulla pergamena, prima di arrotolarla e chiudere il libro di scatto. Si sistemò meglio sulla poltroncina, avvicinando il viso al bracciolo dal quale pendeva la testa di Harry.
- Qualche problema, Harry? La cicatrice ti fa di nuovo male? –
Domandò preoccupata. Il Bambino Sopravvissuto aprì gli occhi, per ritrovarsi il viso della sua migliore amica che lo fissava al contrario, una ruga ansiosa che le solcava lo spazio tra le sopracciglia fine. Scosse la testa, con un sorriso rassicurante.
- No, Herm…La cicatrice è a posto. Sono solo un po’…preoccupato…-
Ammise con un certo imbarazzato, tirandosi finalmente su a sedere. Incrociò le gambe sul divano e guardò la ragazza di sottecchi.
- Preoccupato? –
Ripetè Hermione senza capire, piegando il viso su di un lato.
- Cos’è, non hai capito ancora la pozione che ha spiegato Piton ieri? Perché se vuoi posso spiegartela ancora… -
Propose la Grifoncina, ma Harry sorrise e scosse la testa.
- No, non è per scuola che sono preoccupato…-
Rispose, abbassando lo sguardo.
Harry James Potter era un tipo veramente coraggioso, come suo padre. Ma quando si trattava di problemi di cuore, era più timido di sua madre.
Hermione gli lanciò un’occhiata indagatoria, cercando di cogliere qualcosa da quell’espressione lievemente imbarazzata. Poi sospirò e scavalcò lo spazio che c’era tra la poltroncina e il divano, per sedersi accanto ad Harry ed accarezzargli un braccio, con fare rassicurante.
- Che c’è che ti preoccupa Harry? Sai che a me puoi dirlo…-
Sorrise la brunetta e lui ricambiò, stringendole affettuosamente una mano.
- Lo so, Herm…E’ solo che…-
Mormorò, abbassando di nuovo gli occhi e lei gli strinse di più la mano.
- Che?-
Lo incitò la ragazza, piegando il viso su di un lato per poterlo guardare meglio in viso.
- Che non gradiresti, ecco! –
Borbottò alla fine Potter, lanciando un’occhiata al fuoco che, pigro e lento, danzava nel camino.
- Ah. –
Si limitò a rispondere Hermione, che doveva aver capito per cosa – o meglio per chi – il suo migliore amico era così preoccupato. Si irrigidì impercettibilmente, mentre spostava lo sguardo sulla finestra e la osservava, senza vederla veramente.
- Ancora la Black, Harry? –
Chiese con tono incolore e il moro si voltò per guardarle, l’espressione del viso evidentemente indurita.
- Si…-
Si limitò ad asserire il ragazzo, mordendosi il labbro inferiore.

Si, era preoccupato proprio per la Black.
Tutto il giorno prima non si era vista ne a pranzo ne a cena, e le espressioni preoccupate di Blaise Zabini e Diamond Cherin non l’avevano di certo aiutato a tranquillizzarsi.
Inoltre, anche Draco Malfoy aveva saltato la cena.

Oh, se scopriva che le aveva fatto qualcosa di male, quella serpe…
Si ridestò dai suoi pensieri, quando Hermione riprese a parlare, la voce altisonante più alta di qualche ottava.
- Oh per l’amore del cielo Harry! Stiamo parlando di Alexandra Black! Una Serpeverde! E’ amica di Malfoy e Zabini, le persone che più si divertono a renderci la vita impossibile, hai presente? –
Sbottò Hermione, tornando finalmente a fissarlo.
- Lo so…-
Bofonchiò Harry, ritirando le mani ormai rimaste senza compagne, dal momento che Hermione le aveva tolte e le aveva posate sui fianchi, con quell’aria materna e severa.
Quella frase gli aveva provocato una fitta al petto e il dolore gli si era propagato fino alla gola, che era diventata improvvisamente arida.

Lo sapeva benissimo anche da se che Alexandra Black era quanto di peggio potesse esistere per lui – escludendo quelle oche di Pansy Parkinson e delle sue amiche.
Ma nei pomeriggi trascorsi insieme, lei non era affatto una Serpe.
Lei era semplicemente una ragazza.
Bella, gentile, simpatica, solare.
Capace di fargli tornare il sorriso sulle labbra.
Capace di scaldargli il petto con una sola occhiata del suo sguardo.
Quello smeraldo che gli ricordava tanto qualcuno, ma che non era ancora riuscito a ricordare chi.

Hermione sembrò rendersi conto di aver usato parole troppo dure, così avvicinò di nuovo le mani a quelle del ragazzo e le strinse con delicatezza, prendendo ad accarezzargli i dorsi con il pollici.
- Scusami Harry…-
Il Bambino Sopravvissuto alzò lo sguardo sull’amica e sorrise, scuotendo la testa.
- E’ okay Hermione, non preoccuparti…Hai ragione, lei è una Serpe, e io sono uno stupido..-
Mormorò, prima di alzarsi e arruffarsi i capelli.
- Tu non sei uno stupido Harry…-
Ribattè Hermione, ma lui non sembrò sentirla
Cancellata l’espressione truce dal viso, si voltò verso di lei e le sorrise, radioso come sempre.
- Andiamo a svegliare Ron! Comincio a sentire un certo languorino…!-
Hermione prese i libri sul tavolo e se li mise sottobraccio.
- Vado a posare questi, vi raggiungo subito.-
E sparì dietro la porta del dormitorio femminile, con la sensazione di aver esagerato un po’ troppo, quella volta.

Camminavano distanti l’uno dall’altra. Sembrava quasi che nemmeno si conoscessero, ma lei sapeva che non era così. Che c’era molto di più di quello che rivelavano le false apparenza.
E questo le bastava.
Draco aveva una camminata lenta e strascicata, quasi anche quel piccolo e facile gesto l’annoiasse troppo. Osservava quell’ampia schiena irrigidirsi, per poi rilassarsi di nuovo, e i muscoli scattanti – da perfetto giocare di Quidditch – guizzare appena sotto la stoffa immacolata della camicia.
Stava varcando le soglie della Sala Grande, quando qualcuno la afferrò con forza per un braccio e la portò via, così velocemente che non ebbe nemmeno il tempo di urlare.
Quando si fu resa conto della situazione, si trovava già con il sedere sul freddo pavimento di un corridoio deserto. Ma come ci era arrivata, non avrebbe saputo dirlo.
Aprì gli occhi, per trovarsi davanti ad un muro minaccioso di cinque ragazze, che la guardavano dall’alto con aria di superiorità sprezzante, le mani sui fianchi, gli occhi di fuoco che, se avessero potuto l’avrebbero incenerita.
A capo di quel gruppetto, c’era lei: Pansy Parkinson.

Bella e letale come sempre.
Sogghignò, prima di farsi da parte e far avanzare una ragazza che si trovava dietro di lei.
Era più grande – sembrava una studentessa del quarto anno. Una lunga fiammata di boccoli le ricadeva su di una spalla, mentre taglienti occhi di ghiaccio la fissavano con odio dall’alto.

Che volevano da lei quelle tipe?
- Tu sei Alexandra Black, giusto? –
Le domandò, con disprezzo. Alexis corrugò lievemente la fronte, prima di annuire.
- Si, sono io. –
Rispose, tentando di assumere un comportamento altezzoso, mentre cercava di rialzarsi. Ma subito, quella la spinse di nuovo in terra, premendogli un piede su di una spalla.
- Ehi! –
Protestò Alexis, lanciandole un’occhiataccia, ma quella la gelò sul posto.
- Noi non abbiamo paura di te, Black! Non è il tuo cognome che fa di te una persona da temere, e nemmeno il fatto che tu sia la sorella minore di un pluriomicida! –
Soffiò la rossa, incrociando le braccia al petto.

“Sirius non è un assassino!” Avrebbe voluto urlare, ma ebbe la prontezza di mordersi la lingua e di tacere.
Loro non potevano sapere.
- Devi smetterla di ronzare vicino al Principe, non meriti le sue attenzioni! –
Aggiunse, mentre Pansy, accanto a lei, le scoccava un’occhiata penetrante e carica di rabbia, che la fece rabrividire.
- Inoltre, Draco è già fidanzato con Pansy! –
La Parkinson ghignò mentre annuiva lentamente e la squadrava da capo a piedi. Le si mise di nuovo davanti, per poterla guardare meglio negli occhi e riversarle tutta la potenza del suo odio.

Si, se gli sguardi avessero potuto uccidere, Alexis sarebbe morta ancora una volta.
- E’ così, mia cara. –
Le disse, con tono falsamente dispiaciuto, mentre si inginocchiava per poter essere alla sua altezza.
- Draco è come un bambino capriccioso: quando vede qualcosa che non puo’ avere, si intestardisce e la vuole ad ogni costo. Poi, quando l’ha ottenuta, l’abbandona, per tornare tra le mie braccia. E’ successo già così tante volte, mia piccola e ingenua Alexandra, tu non sei certo la prima…-
Le soffiò con cattiveria, mentre il suo sguardo si accendeva in un’espressione quasi spiritata.
Alexis la guardava impassibile, cercando di non far trasparire nessuna delle molteplici emozioni che sentiva esploderle nel petto.

Rabbia.
Tristezza.
Solitudine.

Deglutì, stringendo una mano in un pugno, così forte, che le unghie le si conficcarono nel palmo. Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto andare via lontano da lì.
In un posto dove nessuno poteva ferirla ancora.
Si morse il labbro inferiore, mentre cercava di non lasciar uscire quelle lacrime che le lucidavano lo sguardo.
Pansy ghignò soddisfatta, mentre allungava una mano e le prendeva una ciocca di capelli tra le dita.
Avrebbe voluto schiaffeggiarla, e allontanarla da se, ma era come se tutte le forze, in quel momento, l’avessero abbandonata.
Se la portò sotto il naso, e poi mormorò.
- Sei solo un giocattolino, Black. Presto finirai nel dimenticatoio anche tu: Draco è troppo grande per giocare ancora a lungo…-
Le ripose la ciocca dietro l’orecchio, mentre le si avvicinava e le sussurrava.

- Ma infondo, di cosa mi preoccupo? Voi siete solo cugini, o sbaglio? –
E la guardò con aria eloquente, prima di rialzarsi, con innata eleganza, e soprassarla, lasciandola in terra.
Si morse così forte il labbro inferiore che sentì la delicata pelle strapparsi e il sangue riempirle lentamente la bocca, con il suo amaro sapore di sale e ruggine.
Pansy aveva ragione e lei lo aveva sempre saputo.
Lei, per Draco, era solo la nuova avventura.
Lo sapeva benissimo fin dall’inizio, ma allora perché si sentiva così male?
Perché non riusciva più a muoversi?
A pensare?
A respirare?
Sentì una lacrima sfuggire al suo controllo e scivolarle lungo la guancia, ma la lasciò scorrere.
Con lo sguardo vacuo, non vedeva più nulla di fronte a se.
Si riscosse solo quando sentì una voce altezzosa rompere il silenzio.
- Hai capito quindi, ragazzina? Devi stare lontana dal Principe! –
Alexis alzò lo sguardo sfocato sulla figura della rossa dagli occhi di ghiaccio, che la osservava dall’alto con aria minacciosa. Si limitò a fissarla, senza vederla veramente.
Indispettita dal suo silenzio, quella si piegò e la prese per il colletto della camicia, strattonandola.
- Hai capito?!? –
Le ripete ad un soffio dal viso.
Alexis sbattè più volte gli occhi, prima di tornare alla realtà.
La guardò dritta in quegli occhi di ghiaccio, che si assottigliarono pericolosamente.
Si squadrarono, prima che lei la alzasse di botto, tenendola sempre per il colletto della camicia.
- Hai capito?!? –
Ripetè con rabbia e Alexis, deglutendo, si limitò ad annuire.
- Lasciami! Mi fai male! –
Si lamentò poi, mentre cercava di togliersi le mani dal colletto.
Con uno strattone, la rossa la risbattè per terra, con rabbia.
E mentre picchiava il sedere sul terreno freddo, una piccola pergamena ripiegata sfuggì dalla sua gonna, e si riversò sul pavimento, poco lontano da lei.
Lo sguardo di tutte le ragazze andò a posarsi su di essa e mentre Alexis si girava, per vedere cosa avesse catturato la loro attenzione, sentì la rossa dire:
- E questa cos’è? –
Estrasse la bacchetta e la puntò contro la lettera. Alexis spalancò gli occhi, mentre il panico si impadroniva di lei.

La lettera di Sirius!
La rossa pronunciò il “Wingardium Leviosa” per poter prendere la pergamena, ma Alexis, con uno scatto di cui non si credeva capace, si fiondò sulla lettera e la strinse forte in una mano, impedendole di levitare.
La reazione esagerata sembrò accendere ancora di più la curiosità della rossa, che ghignando si avvicinò lentamente ad Alexis e la scrutò con intensità.
- Cosa nascondi, piccola Alexandra? –
Le domandò con tono mellifluo, mentre le schiacciava la mano sotto una scarpa e la stritolava con rabbia.
Alexis gemette, ma non lasciò la presa sulla lettera.
Non poteva farlo, o sarebbe successo qualcosa di irreparabile
Non poteva arrendersi e farsi scoprire, non dopo che era riuscita a nascondere la verità anche davanti allo sguardo intenso di suo fratello.

Aiuto…Qualcuno mi aiuti!

-Draco?-
Il biondino si voltò a guardare Blaise con aria assorta, mentre sceglieva un pasticcino dal vassoio che aveva davanti, senza troppo interesse.
- Sì, Blaise?-
Domandò distratto cominciando a mangiucchiare un biscotto alla zucca.
- Dov’è Alexandra? –
Gli chiese, con tono falsamente non curante. Malfoy gli lanciò un’occhiata in tralice.
- Mi stai prendendo in giro, Blaise? –
Rispose, levando in alto un fine sopracciglio elegante.
- No, Draco. Sono serio. –
Il moro levò a sua volta un sopracciglio. Draco assottigliò lo sguardo, con espressione leggermente irritata.
- Va bene che ti ho detto che non devi guardarla, ma non dovevi prendermi così alla lettera! –
Sogghignò, prendendosi un altro biscotto alla zucca. Blaise lo fissò con insistenza.
- Draco: io Alexandra non la vedo. –
Ribadì il moro, incrociando le braccia sul tavolo e guardando l’amico con aria interessata.
Draco sbuffò, lanciandogli un’occhiata raggelante.
- Blaise, mi stai innervosendo! Smettila di dire cazzate! Alexandra è esattamente qui, accanto a me! –
Sbottò, indicando un posto accanto al suo.
Blaise levò in alto un sopracciglio, con aria leggermente preoccupata.
- Draco, caro…Voltati, per favore…-
Gli sussurrò con delicatezza, meritandosi un’altra occhiataccia.
- Fottiti Blaise! –
Gli rispose, voltandosi con aria infastidita.

Ma il posto accanto al suo, era vuoto.
Sbarrò gli occhi, voltandosi lentamente verso Blaise.
- Dove diavolo è finita? –
Domandò, con voce controllata. L’altro corrugò la fronte e subito lo sguardo di Draco andò al tavolo dei Grifondotro, per risplendere con odio sulla figura del Bambino Sopravvissuto.
Eppure, accanto a lui, c’erano solo quei beoti dei suoi due migliori amici, che se la ridevano e se la scherzavano.
Percorse allora tutto il tavolo di Serpeverde, ma anche lì, di lei, non vi era traccia.
Blaise posò delicatamente una mano sulla spalla dell’amico, davvero preoccupato.
- Draco, ti senti bene? Guarda che sei entrato in Sala Grande da solo…Alexandra non era con te…-
Gli comunicò, e quello lo osservò come se fosse un alieno. Poi sbarrò gli occhi e scattò in piedi, correndo verso il corridoio principale, sotto lo sguardo di un basito Blaise Zabini.

Chi capiva quel ragazzo, era bravo!
Corse per il grande ingresso, guardandosi intorno con foga e investendo, senza preocuparsene, i piccoli primini ancora assonnati.
Si ritrovò, alla fine, in un corridoio secondario, vuoto e sentì delle voci femminili cariche di rabbia.

E poi, la sua.
Spaventata.
Irritata.
Un grido di protesta.
Un gemito.
Corse più veloce che poteva verso quelle voci, fino a ritrovarsi in un corridoio buio e stretto.
Un muro di tre ragazze si stringevano intorno ad altre due: una era raggomitolata per terra e l’altra, le stava schiacciando una mano con insistenza.
Per qualche strana ragione, rimase bloccato, in un primo momento, senza avere la capacità di reagire o di pensare.
Sentiva solo il sangue ribollirgli nelle vene e andargli velocemente al cervello, con una forza d’odio indescrivibile.
- Avanti Claire, lasciala stare: non ne vale la pena! –
Squittì una delle ragazze, biondina e piuttosto magra, che tentò di prendere per un braccio la rossa che stava torturando la povera Alexis.
- No, Ashley! Non finchè non mi darà quella lettera! –
Rispose Claire, continuando a girare il tacco della scarpa sulla mano chiusa in un pugno.
- Mai! –
Ringhiò Alexis, stringendo i denti per non urlare da dolore.
- Piccola impertinente! Vorrà dire che passerò alle maniere forti! –
Ghignò la rossa, estraendo la bacchetta e puntandola sulla Serpeverde.
Alexandra sbarrò gli occhi, prima di chiuderli, pronta al dolore.
- Petrificus Tot…-
Cominciò a pronunciare, ma una voce rabbiosa la interruppe appena in tempo.
- Expelliarmus! –
Ringhiò Draco con potenza, colpendo la mano di Claire che slittò indietro, lasciando cadere la bacchetta molto più lontano.
Le altre tre ragazze gridarono spaventate e ebbero la giudiziosa reazione di scappare via a gambe levate.

Le avrebbe lasciate andare, per il momento.
Sapeva perfettamente chi erano.

Alexis aprì gli occhi e, con espressione spaventata, percore la figura del suo salvatore, prima di incontrare quegli occhi di ghiaccio, seri e rabbiosi come non li aveva mai visti.
Erano quasi ciechi, per quanto odio vi era dentro.
L’espressione del viso, calma e apatica, metteva ancora più paura.
-Draco!-
Esclamò sorpresa, ma lui non sembrò sentirla, mentre fissava intensamente la rossa davanti a lei.
- Spostati! –
Ordinò con voce secca a Claire, puntandola con la bacchetta. Ma quella, pietrificata, non si mosse di un passo.
- Spostati, ti ho detto! –
Ripetè Draco, con voce alterata, avanzando di un passo.
Ma Claire non si mosse.
- STUPEFICIUM!-
Ringhiò allora il biondino e Claire venne colpita in pieno petto e scaraventata lontano, addosso ad un muro.
Alexis osservò la scena spaventata e gridò quando l’incantesimo colpì la rossa e la lanciò contro un muro. Deglutì, prima di tornare a guardare Draco, che ora osservava lei, con quello sguardo poco stabile.
Alla fine ripose la bacchetta e gli tese una mano.
- Vieni qui…-
Le disse con voce morbida, carica di dolcezza.
La moretta lo guardò per qualche secondo, poi si alzò in fretta e lo raggiunse, buttandoglisi tra le braccia.
Lui la strinse forte a se, passandole un braccio intorno alla vita e stringendole la testa contro il suo petto. L’abbracciò così forte da strapparle un gemito di protesta, ma non gli importava.
- E’ tutto ok, ora…Non ti faranno più del male, te lo prometto. –
Le sussurrò all’orecchio e lei annuì debolmente, mentre calde lacrime cominciavano a rigarle il viso, sfogando un misto di emozioni che aveva accumulato nel giro di neanche cinque minuti.

No, Pansy aveva torto.
Lei non era solo un giocattolino…
Lei non era solo un passatempo…
Lei non sarebbe stata abbandonata…

Dopo qualche minuto, Draco sciolse l’abbraccio, senza però lasciarla veramente. Si distanziò quel tanto che bastava per poterla vedere in viso e asciugarle lentamente tutte quelle lacrime che le bagnavano le guance arrossate.
Alla fine avvicinò il suo viso a quello di lei e le posò la fronte sulla sua.
- Ripetilo…-
Le sussurrò all’improvviso, con voce roca.
Alexis sbattè le palpebre, senza capire, mentre lui continuava ad accarezzarle le guance e a raccogliere le lacrime tra quelle dita pallide e affusolate.
- Ridillo, per favore…-
La supplicò quasi, socchiudendo gli occhi.
- Ripeti il mio nome…-
Alexis lo guardò sorpresa, mentre si mordeva il labbro inferiore e il cuore cominciava, ancora una volta, a scatenarsi.
Si strinse a lui e nascose il viso sulla sua spalla.
- Draco…-
Mormorò, con voce tremante. Lui le prese il viso tra le mani e la costrinse ad avvicinarglisi di più.
- Ancora…-
La supplicò di nuovo, ad un centimetro dalle sue labbra, tanto che quel fiato di fredda pioggia le entrò in bocca e la fece fremere.
- Draco…-
- Ripetilo all’infinito…-
Le ordinò con dolcezza, chiudendo gli occhi e avvicinandosi ancora di più alle sue labbra, tanto che ora era costretta a mormorarglielo lì il suo nome.
- Draco…Draco…Draco…-
Riprese, con voce delicata, ma fu interrotta da un violento bacio possessivo che le stroncò le parole in bocca.

Un bacio dolce e intenso.
Un bacio violento e gentile.
Un bacio possessivo e urgente.
Un bacio dal sapore di pioggia e albiccocca.
Un bacio dal sapore di calde lacrime e amaro sangue.

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x elita: Ehilà! E’ sempre un piacere per gli occhi e per il cuore vedere che continui a seguirmi e recensirmi! Se non ci fossi tu, forse avrei gettato la spugna…Ma sapere che ho almeno una fan tanto accanita mi fa tornare la voglia di scrivere, perché so, da lettrice, cosa significa aspettare con impazienza un nuovo capitolo ed essere felicissima, quando questo viene postato. Per cui, la mia è una storia senza pretese, se non quella di strappare un sorrisino alla giornata di chi legge, e sapere che con te questa cosa funziona, mi fa davvero piacere! Grazie per continuare a seguirmi!*_____*
Passando alle domande:
1. A quella dell’età ti sei già risposta da sola XD Infatti mi ero resa conto anch’io che erano troppo piccoli, per cui ho preferito cambiare le età che stravolgere il racconto. Alexis quindi ne ha quindici – e questo spiega il suo imbarazzo anche per un bacio più spinto – mentre Draco –giovane, ma già esperto *muahauhua* - ne ha sedici, così come Harry e compagni.
2. Per quanto riguarda ciò che sa Harry, ora ti spiego subito: Harry sa di avere una sorella minore, ma nessuno gli ha mai raccontato la verità. Ovvero, sa che è scomparsa insieme ad un certo Sirius Black, un pluriomicida, ma nessuno gli ha mai detto che lui è il suo padrino ne che è accusato di aver ucciso i suoi genitori. Infatti, lui lo scopre al terzo anno.
Spero di essere stata chiara, se hai ancora qualche dubbio, chiedi pure!^___^
Mi raccomando, continua a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi!
Un bacione, Ada =*

x Djinn: Ehilà! Benvenuta nella mia storia, è sempre un piacere leggere di nuove persone che si appassionano alla storia! Grazie mille per i tuoi complimenti *////*
Eccoti il nuovo capitolo, spero sinceramente che ti piaccia, fammi sapere, mi raccomando!
Un bacione, Ada =*

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Capitolo 16
*** Keep Holding On ***


Salve a tutti!

Ecco un nuovo capitolo della Storia che procede più a rilento di tutte.
Vi chiederei di scusarmi per i miei ritardi e per i miei aggiornamenti maledettamente discontinui, ma l’ho fatto talmente tante volte che credo che ormai anche voi siate stufi di leggere le mie scuse tra le presentazioni.

Per cui, bando alle ciance e apriamo le danze.
Spero che questo capitolo vi piaccia^____^
Il prossimo –e questa volta dovrei riuscire a postare con un margine di tempo decente- sarà molto più movimentato, per cui se ne prospettano delle belle!
Intanto, accontentatevi di questo, come al solito abbastanza lungo, così da farvi perdonare la mia assenza prolungata xD

Fatemi sapere che ne pensate, come sempre, mi raccomando!^.-

Un Bacione =*

Vostra affezionatissima Ada Wong.

PS: Prima di lasciarvi alla storia, vorrei ufficialmente ringraziare le 53 persone che hanno aggiunto la mia storia alle loro preferite e che –mi auguro – mi seguano, anche se non lasciano commenti!

Grazie di tutto, sul serio!

1 - 13ste
2 -
13_forever
3 -
19sunflower88
4 -
AdelinaBlaBla
5 -
alice brendon cullen
6 -
ArY_EnGeL
7 -
Ashley Snape
8 -
BabyAle92
9 -
bella95
10 - bluesky
11 - cartoon95
12 - cesarina89
13 - Cullen_is_a_hero
14 - dark angel of silence
15 - delfina
16 - DiNozzo323
17 - elita
18 - Elly 11
19 - gareggiare
20 - gargi89
21 - HelenaDB
22 - HermioneForever92
23 - hikari92
24 - kairi4ever
25 - kamura86
26 - kirapotter
27 - Lars Black
28 - la_regina
29 - lella23

30 - leo miao
31 - Mae
32 - MaryLisa
33 - Melikes
34 - miao13
35 - mikelina
36 - nina92
37 - piccola_puffola
38 - pulcino
39 - ros46
40 - rosanna90
41 - sackiko_chan
42 - samuel87
43 - Sathia
44 - scheggia94
45 - sesshy93
46 - temmyKaos
47 - themina
48 - whitewolf88
49 - writerprincess

50 - Yaku
51 - zanna
52 - _bambolina_
53 - _kristy_








~Un Particolare In Più~






























[ You're not alone
together we stand
I'll be by your side
you know i'll take your hand
when it gets c
old
and it feels like the end
there's no place to go you know i won't give in.

Keep holding on ]




Quando le loro labbra si lasciarono, lentamente, avevano entrambi il fiato corto.
Si scrutarono per qualche istante.
Lo sguardo di lui deciso e soddisfatto.
Quello di lei ancora leggermente confuso e imbarazzato.
Alexis chinò il capo, prima di avvicinarsi di nuovo a Draco e nascondere il viso in una spalla, mentre le mani, chiuse in due pugni tremanti, andavano a posarsi su quel petto liscio e marmoreo.
Lui la strinse a se, con un gesto di protezione automatico, passandogli entrambe le braccia intorno alla vita, così forte da strapparle un piccolo gemito soffocato.
- Me la pagheranno cara, lo giuro. Non permetterò a nessun altro di torcerti anche solo un capello…o di sfiorarti con una carezza. Tu sei mia!
Le sussurrò all’orecchio, con un tono così freddo e carico d’odio, da farla rabbrividire.
- La pagheranno. –
Ripetè, stringendosela ancora di più al petto, mentre andava a sfiorarle, con la punta delle dita, il dorso arrossato di quella mano che era stata malamente torturata e che ora si stringeva timidamente in un pugno, stropicciandogli lievemente la camicia.
Tornò a stringerle la vita, mentre con l’altra mano le spingeva il viso contro il petto.
Alexis rimase immobile, quasi incapace di respirare, mentre quell’inconfondibile e freschissimo odore di pioggia le invadeva le narici, scaldandole il petto. Lo sentì lasciar scivolare una mano lungo il suo fianco, soffermandosi sul cinturino della gonna. Afferrò la bacchetta e fece per estrarla, quando lei, allarmata, fece correre la mano su quella di lui, fermandolo. Si scostò dal petto quel poco che bastava per riuscire a vederlo in viso.
Quegli occhi d’argento – freddo metallo della consistenza di specchio – erano fissi su un orizzonte lontano e immaginario, quasi fossero ciechi e non riuscissero a vederla, nonostante la stesse stringendo possessivamente tra le sue braccia.
Si voltò lentamente, per seguire la traiettoria di quello sguardo rabbioso, e incontrò la figura ancora svenuta di Claire, addossata alla parete.
Sentì la mano di Draco irrigidirsi sotto la sua, e stringersi di più attorno alla bacchetta con rabbia, il fuoco negli occhi che, se avessero potuto, avrebbero incenerito la rossa.
Alexis si voltò di nuovo verso di lui e lo guardò dal basso, con espressione angosciata.
- Draco…-
Cercò di richiamare la sua attenzione e sembrò riuscirci. Lo sguardo argenteo scese su di lei e si incatenò a quello smeraldo, provocandole un brivido.
Lui sembrò leggere la paura nei suoi occhi, perché la presa intorno alla bacchetta si fece meno intensa. Tuttavia, non la lasciò.
- Sta tranquilla. –
Le disse, con voce carica di dolcezza, tuttavia semplicemente atona. Dolcezza che, non andava a scaldare quello sguardo di ghiaccio, ancora cieco, ancora folle.
- No, Draco…Non farle del male…-
Gli sussurrò, con una nota di supplica nella voce. La mano di lui si strinse di nuovo attorno alla bacchetta, convulsamente, e lei fu allontanata leggermente, mentre il braccio che la teneva stretta in vita, scivolava via, raggiungendo il fianco del ragazzo.
La guardò con un’espressione indecifrabile, un sopracciglio lievemente alzato, le labbra tirate, lo sguardo ancora cieco. Alexis si morse il labbro, facendo uscire altro sangue dalla piccola spaccatura. Draco allungò una mano verso la sua bocca e vi poggiò l’indice sopra, con delicatezza, per impedirle di farsi ancora del male. Ve lo passò sopra, con lentezza, bagnando il polpastrello di sangue. Poi se lo portò alle labbra e succhiò il liquido rosso, ancora con la stessa espressione atona.

Con la stessa espressione così ferma, da mettere paura.
Si leccò le labbra con la punta della lingua, e poi sorrise, senza riuscire tuttavia ad illuminare lo sguardo.
Eppure, il suo sorriso, così bello, così dolce, così gentile, riuscì quasi a rassicurarla.
Draco avvicinò di nuovo la mano al suo viso e le accarezzò una guancia, sfiorandola con la punta delle dita.
L’indice ancora umido, tracciò una scia rovente.
- Non avere pietà di loro, Alexandra…Quando loro non ne hanno avuta per te…-
Mormorò, scendendo ad accarezzarle la mandibola e proseguendo poi per tutto il profilo del collo. Alla fine, lasciò cadere di nuovo il braccio al suo fianco, inerme.
- Impara ad essere una vera Serpe…-
Aggiunse, mentre finalmente, lo sguardo si accendeva e bruciava in quello di Alexis, che perse letteralmente il controllo del suo cuore.

Sarebbe esploso, lo sentiva.
La guardava con un’intensità tale, da farla sentire come se stesse per morire.
Lentamente, la Black lasciò cadere la sua mano, lasciando quella del ragazzo libera di prendere la bacchetta. Lui le sorrise ancora, prima di allargare l’altro braccio.
- Vieni qui. –
Le ordinò poi, con un sussurro carico di dolcezza.
Lei lo guardò per qualche secondo, e poi si lasciò stringere di nuovo tra le sue braccia.

In quel luogo caldo e protettivo. Rassicurante.
Draco le pose di nuovo la mano sul capo, spingendola delicatamente contro il suo petto, mentre l’altra estraeva la bacchetta dal cinturino della gonna e la puntava in direzione di Claire, che si stava, piano piano, riprendendo.
Abbassò il viso, fino a ritrovarsi con la bocca vicina al suo orecchio.

- Impara a difendere ciò a cui tieni di più…Anche a costo di ferire chi ti circonda…-
Le sussurrò, prima di stringerla ancora di più a se, e fissare lo sguardo sulla rossa, che aveva ormai aperto gli occhi e lo guardava allarmata.
La paura dipinta sul viso.
- Oblivion.
Mormorò Draco e un fascio di luce trasparente andò a colpire direttamente la fronte di Claire, che dopo un urlo strazianze, cadde a terra, come un sacco vuoto.
Alexis chiuse gli occhi, spaventata da quell’urlo che le aveva fatto accapponare la pelle. Nascose di nuovo il viso contro il petto del ragazzo e quello la strinse con una presa ferrea, bloccandole quasi il respiro nello sterno.
- Tranquilla. E’ tutto finito. –
Le sussurrò all’orecchio, prima di lasciarle un bacio a fior di labbra sulla tempia.
Lentamente, le ripose la bacchetta nel cinturino e la lasciò andare, allontanandola con delicatezza dalle sue braccia.
Alexis lo guardò dal basso, cercando di leggere oltre quello sguardo di ghiaccio, che seppur fosse tornato quello di sempre, non permetteva ad alcuno di fare altro che non fosse specchiarsi. I suoi occhi vacillarono leggermente, mentre sceglieva le parole più adatte da dire.
- Che…Che le hai fatto?-
Gli domandò poi, con un sussurro. Lui le sorrise, rassicurante, e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Nulla, non preoccuparti. Non le ho fatto alcun male. –
Le rispose e la vide corrugare la fronte. Passò un dito su quella piccola ruga, cercando di lisciarla, per poi regalarle un’altra carezza sulla guancia.
Alexis fece per voltarsi, lentamente, per vedere cosa fosse realmente successo. Ma lui non glielo permise. Le portò una mano sotto il mento e, prendendolo tra due dita, la costrinse a fissare lo sguardo su di lui.
- Sta tranquilla. Fidati di me. Sarà come se non fosse successo nulla.
- Ma…-
Tentò lei, la voce ridotta a poco più che un timoroso sussurro.
- Niente ma. Non preoccuparti. E ora andiamo a mangiare, ho fame. –
Sentenziò perentorio, mentre la lasciava finalmente libera e si voltava, con una disinvoltura spaventosa.
La ragazza rimase a fissarlo allontanarsi, indecisa. Fece per girarsi, e controllare quello che era successo a Claire, ma fu bloccata di nuovo.
- Alexandra: andiamo! –
La riprese Draco, voltandosi a lanciarle un’occhiataccia. Lei tornò a fissarlo e annuì debolmente, decidendosi a seguirlo.


Quando Harry, Ron ed Hermione fecero la loro comparsa in Sala Grande, questa era già abbastanza piena, nonostante fossero solo le nove e mezza di un Sabato mattina invernale.
Sembrava che nessuno fosse riusciuto a dormire.
Draco Malfoy li aveva appena superati a gran velocità, senza nemmeno degnarsi di fermarsi a fare le solite battutine di scherno.
Ron ed Hermione lo fissarono allontanarsi, con un’espressione tra lo sconcertato e il sollevato.
-Sta tramando qualcosa, quello lì.-
Proferì Ron sospettoso, tornando a concentrare l’attenzione sul tavolo dei Grifoni, sopra il quale c’erano, come sempre, tante leccornie per sfamare il suo stomaco senza fondo.
-Mh…Sì lo penso anch’io.-
Rispose Hermione, un po’ pensierosa, mentre guardava Harry, cercando di decifrare la sua espressione: era misto tra sconforto e rabbia.
- Non c’è neanche stamattina…-
Mormorò il Bambino Sopravvissuto, lasciando scorrere lo sguardo sul tavolo di Serpeverde e riuscendo a scorgere solo il viso di Blaise Zabini, piuttosto sconcertato.
-Chi?-
Domandò curioso Ron, cercando di seguire la traiettoria del suo sguardo. Harry si riscosse subito, sorridendo un po’ imbarazzato, mentre si sistemava gli occhiali sul naso.
-No, nessuno: riflettevo tra me e me!-
Si affrettò a rispondere, con una risatina nervosa.
-Su andiamo a mangiare!-
Esclamò poi, trascinando i due amici alla tavola rosso oro, mentre Hermione gli lanciava un’occhiata penetrante carica di significato.
Lei aveva capito eccome a chi si riferiva: sempre lei, Alexandra Walburga Black.
Il trio si sedette al tavolo e, subito, Ron cominciò a riempirsi il piatto di qualsiasi cosa, come se non mangiasse da settimane. Più Hermione lo guardava, più si chiedeva come fosse possibile che uno stomaco umano riuscisse a digerire tanta roba.
Scosse la testa, rassegnata, mentre prendeva la brocca con il the al lampone e ne versava un po’ a se e un po’ ad Harry.
-Tieni, ti farà bene.-
Gli disse, porgendogli la tazza. Il ragazzo le sorrise e la prese, soffiandoci un po’ prima di bere.
-Hermpiogne…Ne pversi un pfò anche a mep..?-
Ron stava parlando, come al solito, con la bocca piena. La ragazza lo guardò con un cipilgio disgustato.
-Ronald: quante volte devo ripeterlo che non si parla con la bocca piena? Prima ingoia e poi chiedi!-
Esclamò esasperata, alzando gli occhi al cielo e riempiendogli la tazza di the. Gliela porse e si prese un biscottino da un vassoio. Incominciò a mangiarlo mentre leggeva un libro che si era portata con se, lanciando, di tanto in tanto, qualche occhiatina verso Harry, per scorgerlo, ovviamente, con espressione assente, mentre si girava ansioso, qualche volta, ad osservare la porta per vedere se Lei arrivava.

Niente da fare, lo avevano perso ormai.
Hermione non approvava per niente quello strano sentimento - molto più simile all’amore che all’amicizia, ma ben lontano dal primo in effetti- che l’amico provava per quella stupida serpe. Non che fosse gelosa: lei ed Harry erano solo amici. Ottimi amici, sia chiaro. Ma niente di più. E se lui era felice, anche lei ovviamente lo era. Eppure, non riusciva a farsi piacere la Black. Forse perché era una Serpeverde. Forse perché era sempre in compagnia di quell’odioso, viscido di Malfoy. Forse perché aveva paura che lei, da brava Serpe qual era, avrebbe potuto ferirlo. Insomma, per un motivo o per l’altro, non riusciva affatto a farsi piacere quell’Alexandra, nonostante Harry continuasse a ripeterle che lei era diversa, che lei era sì, una Serpeverde, ma il cappello doveva aver sbagliato, perché lei aveva decisamente un cuore e un animo da Grifondoro. Impossibile! Si diceva Hermione: il cappello non sbagliava mai.
-Hermione?-
Qualcuno richiamò la ragazza, distogliendola dai suoi pensieri.
La brunetta alzò lo sguardo dorato, per notare Ron che la osservava: questa volta aveva ingoiato prima di parlare.
-Si?-
Le domandò accigliata, non sicura che la frase del rosso fosse partita da lì.
-Ehm…Mi chiedevo se oggi potevi aiutarmi con il tema di erbologia…-
Le chiese poi, abbassando lo sguardo.
No, non si era persa neanche una parte del discorso.
-Ron! Quel tema ci è stato assegnato ben due settimane fa! Possibile che tu debba sempre ridurti all’ultimo?!?-
Lo rimproverò contrariata, lanciandogli un’occhiata mista tra l’esasperato e l’infuriato. Andava sempre a finire così: lui oziava tutto il tempo e rimandava i compiti fino alla fine e poi, lei era costretta ad aiutarlo. Non che la cosa le desse fastidio, era sempre un ottimo ripasso per la lezione, però così non avrebbe mai imparato a cavarsela da solo! Lei ai G.U.F.O e ai M.A.G.O non ci sarebbe stata per aiutarlo, e nonostante mancassero ancora tre anni per il primo e cinque per il secondo, lei già se ne preoccupava e avrebbero fatto bene a preoccuparsene anche Ron ed Harry e ad imparare a diventare un po’ più responsabili, invece che fare sempre affidamente su di lei!
Avrebbe voluto dirgli queste cose, ma quando sollevò lo sguardo su quello scuro di Ron, che la guardava con occhi da cucciolo bastonato, evidentemente rosso in zona guance e zona orecchie, si limitò a sospirare sconfitta.
-Mi aiuterai…?-
Domandò speranzoso. Hermione alzò gli occhi al cielo.
-Ma si, certo Ron.-
Rispose infine e lo sguardo del ragazzo si illuminò, insieme ad un sorriso sulle labbra.
-Oh grazie Hermione! Sei la migliore!-
Esclamò il rosso, riprendendo a mangiare.
-Si, si…-
Mormorò la brunetta, tra l’esasperato e il divertito, mentre scrollava la mano.
Poi tornò a guardare Harry.
-Serve una mano anche a te, Harry?-
Gli domandò, sicura che la risposta fosse affermativa. Quando mai Harry si anticipava i compiti? Certo, non era pigro come Ron, ma di certo non poteva vantarsi un così grande studioso!
Ma Harry non le rispose, troppo preso a contemplare qualcosa – o meglio qualcuno – che stava varcando le porte della Sala Grande.
Draco Malfoy fece il suo ingresso attirando, come al solito, lo sguardo sognante di molte ragazzine. Senza degnarle di un’occhiata, si diresse, con quel passo lento e strascicato, al tavolo di Serpeverde.
Subito dopo di lui, ecco Lei seguirlo, varcando con passo lento e un po’ malmesso, la soglia della Sala Grande: Alexandra Walburga Black.
Aveva un’aria un po’ sconvolta: i lunghi e setosi capelli neri, erano scompigliati, come se si fosse svegliata e non li avesse pettinati. Aveva un’espressione atterrita e i suoi occhi di smeraldo fissavano il pavimento. La divisa era tutta storta, a partire dalla cravatta, per finire con uno dei due calzini abbassato. Sembrava che fosse appena uscita da una guerra.
Avanzò incerta, seguendo Draco, ed Harry la osservò metà sollevato – nel vedere che comunque, tutto sommato stava bene – e metà preoccupato: che le era successo?
Il suo sguardo, carico di rabbia, corse subito alla figura del biondino che si era appena fermato e si era girato a guardarla, attendendo che lo raggiungesse.

Dio, quanto lo odiava! Sembrava trattarla come un cagnolino e lei, stupida, che obbediva!
Strinse una mano in un pugno, così forte che sentì le unghie conficcarglisi nel palmo. Ebbe l’irrefrenabile tentazione di estrarre la bacchetta e schiantare Malfoy: chissà cosa le aveva fatto, per ridurla così!
Ma fu fermato da un’occhiata di Alexandra stessa, che alzò lo sguardo timido e affranto su di lui e lo osservò per un lungo istante, prima di sorridergli rassicurante. Sembrava avergli letto la rabbia nello sguardo gemello e avesse cercato di tranquillizzarlo.
Ovviamente, a Draco Lucius Malfoy e al suo occhio argenteo, attento e inquisitore, non sfuggì la cosa, così tornò indietro, agguantò Alexandra – la sua Alexandra – per un polso e la trascinò al tavolo, non prima di aver lanciato un’occhiata raggelante a Potter che, ovviamente, restituì con interessi.

Prima o poi, quei due sarebbero venuti alle mani. Anzi, alle bacchette.
-Harry? Harry?-
Il Bambino Sopravvissuto si riscosse, l’espressione buia a segnargli il bel viso.
Guardò Hermione disorientato, senza vederla veramente.
-Ehi! Amico, sei ancora con noi?-
Ron gli strattonò un braccio, mentre inghiottiva un pasticcino alle Moratille.
Harry si voltò a guardarlo e scosse la testa, riprendendosi.
-Ehm…sì, scusate. Stavo solo… Che dicevate?-
Domandò, ancora un po’ pensieroso, mentre cercava di non guardare Hermione che, era sicuro, lo stava fissando con aria di rimprovero.
-Hermione ti stava dicendo che ci aiuta col tema di erbologia oggi!-
Rispose Ron, sputacchiando un po’ di torta. Poi inghiottì e si ripulì la bocca, guardando Hermione con un sorrisone. La ragazza alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta.
-Oh grandioso. Bhe, grazie Hermione!-
Disse Harry, senza troppo entusiasmo mentre, ancora, cercava di evitare lo sguardo severo dell’amica e si nascondeva dietro la tazza di the, lanciando, di tanto in tanto, qualche occhiata al tavolo delle Serpi.

Alexis fu trascinata al tavolo, dove Draco la lasciò sedere poco delicatamente e senza convenevoli, tra lui e Zabini, che li guardava ancora basito, come se il tempo trascorso non avesse mutato la sua espressione neanche minimamente.
Lo sguardo del Principe, ancora irritato per ciò che era successo poco prima – cosa accentuata anche dall’occhiata insistente di quell’odioso, buono a nulla di un Grifondoro – si concentrò su di un orizzonte lontano e immaginario, cercando di riprendere il suo solito auto-controllo.
Blaise lo osservò preoccupato, ma avrebbe chiesto spiegazioni solo più tardi, sicuro che, una domanda ora non avrebbe fatto altro che irritarlo ancora di più e non avrebbe prodotto alcuna risposta.
Si voltò invece verso Alexandra, che sedeva in mezzo ai due, ancora un po’ scombussolata. Il suo aspetto e la sua espressione atterrita gli suggerivano che l’incazzatura latente di Draco aveva a che fare con lei. Forse, tentando di chiedere spiegazioni alla ragazza, avrebbe avuto più successo.
-Piccola, che diavolo ti è successo? Sei un disastro!-
Le disse apprensivo, accarezzandole un braccio e catturando, quindi, la sua attenzione.
Alexandra si voltò, fino ad incontrare lo sguardo blu di Blaise, che la fissava preoccupato.
-Aspetta!-
Esclamò, prendendo la bacchetta e puntandogliela contro. Con un incantesimo semplice semplice, i suoi capelli tornarono quelli lisci ed ordinati di sempre e anche la divisa si mise a posto, come se fosse stata appena lavata, stirata e inamidata.
-Molto meglio!-
Rimuginò il moro tra se e se, tutto compiaciuto, mentre rinfoderava la bacchetta.
Alexis, finalmente, si riscosse, e i suoi occhi si illuminarono in un sorriso.
-Grazie Blaise…-
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre guardava i dolci per la colazione, senza avere veramente intenzione di mangiare. Nonostante non toccasse cibo dalla mattina precedente, aveva lo stomaco completamente chiuso: tutta colpa di Pansy Panrkinson e di quelle oche starnazzanti delle sue amiche. Tuttavia, trovò la forza per versarsi un po’ di latte di mandorle caldo nella tazza e fingere di sorseggiarlo.
-Dovere.-
Si limitò a rispondere Blaise, affrettandosi a prendere uno di quei pasticcini viola che a lui piacevano tanto, prima che Draco, irrimediabilmente, li prendesse e li distruggesse uno per uno, come era solito fare quando era così inevitabilmente incazzato.
Se lo portò a quelle belle labbra piene e prese a mangiucchiarlo, mentre uno stuolo di ragazzine, che come sempre gli stava attorno, sospirava con tanto di cuoricini volanti.
Alexis lo guardò di sottecchi, con un sorrisino divertito, mentre lui rivolgeva alle civettuole un sorriso seducente, così stupendo da poter concorrere con quello di Gilderoy Allock, il nuovo insegnate di difesa contro le arti oscure e cinque volte vincitore del premio per il sorriso più seducente dell’anno, secondo la Gazzetta Del Profeta.
Sorseggiò ancora un po’ di latte alle mandorle, mandandolo giù a fatica: sembrava che il suo stomaco si rifiutasse di ingerire qualsiasi cosa che non fosse semplice aria.
Ripensò alla risposta di Blaise: dovere, le aveva detto. Perché, ultimamente, tutti le dicevano quella parola? Prima Draco, ora Blaise: cos’è che avevano tutti in dovere con lei? Bha, non riusciva a spiegarselo.
Zabini lanciò un bacio in direzione delle ammiratrici, che si sbracciarono per prenderlo, facendo la lotta tra loro, nonostante, da acchiappare, non ci fosse proprio nulla in realtà. Poi, rivolse di nuovo la sua attenzione ad Alexandra e la osservò con quello sguardo apprensivo, che le ricordava un po’ quello di un fratello maggiore.

Un po’, quello di Sirius.
Si voltò a guardarlo, con un sorrisino dipinto ancora sulle labbra.
-Allora, che ti è successo piccola? Chi ti ha ridotto in quello stato pietoso?-
Le chiese, con la dovuta delicatezza, sfiorandole il palmo della mano che, se ne era accorto, era stranamente rosso, come se qualcuno l’avesse pestata violentemente.
La moretta aprì la bocca, incerta se dire la verità o meno. Boccheggiò e balbettò un po’, senza sapere bene cosa dire.
-Ehm…Ecco…-
Farfugliò, mordendosi il labbro inferiore, un po’ agitata.
Blaise corrugò la fronte e le si avvicinò, facendole cenno di continuare, quando un colpo improvviso fece saltare entrambi, costringendoli a raddrizzare le schiene e a voltarsi verso Draco, che aveva prontamente sbattuto una mano sul tavolo, chiusa in un pugno così violento che le nocche erano impallidite e sul palmo si intravedevano quei piccoli tendini e quelle sottili venuzze azzurrine. Lo sguardo, argento ghiacciato, era fisso su quello blu di Blaise, con un’espressione dura e carica di significato.
-Non qui, Blaise.-
Lo ammonì, con un sibilo così freddo che Alexis sentì un brivido salirle lungo la schiena, mentre si voltava ad osservarlo e scorgeva quello sguardo infuriato e pericoloso.
Zabini annuì, come a dire che aveva recepito il messaggio e poi passò a squadrare la moretta, con sguardo profondo e indagatorio, che la mise in soggezione. Quasi fosse riuscito a leggere ciò che era successo negli occhi del Principe di Serpeverde, ora anche lui aveva un’espressione seria e irritata, tanto che le sue piccole ammiratrici lo osservarono col fiato sospeso, prima di allontanarsi, col cuore infranto, quando lui lanciò loro un’occhiata truce.
Alexis abbassò lo sguardo, confusa, e fissò il suo riflesso deformato nello specchio di latte che, ovviamente, non era riuscita a finire. Si sentiva un po’ a disagio in mezzo ai quei due, che avevano delle espressione spaventose in viso, così fredde e taglienti, eppure entrambe maledettamente belle.

Possibile che quei due riuscissero a risultare affascinanti anche quando erano arrabbiati?
Si, evidentemente era possibile.

La ragazza deglutì, prima di ricordarsi di avere la lettera di Sirius nella tasca della gonna: doveva ancora leggerla. Sarebbe stata una buona scusa per allontanarsi.
-Ehm…Scusate ragazzi, devo fare una cosa…-
Buttò lì, neanche troppo convinta, mentre si alzava.
Ma non fece in tempo neanche a scavalcare la panca, che una mano di Draco le si serrò attorno al polso e la tirò giù, neanche troppo delicatamente, costringendola a risedersi.
-Devi mangiare prima.-
Le ordinò, atono ma imperioso, mentre le metteva un piatto pieno di dolcetti sotto il naso.
Alexis guardò prima il ragazzo e poi il piatto e lo stomaco si contorse, rischiando di farla rimettere proprio davanti a loro.
-Non ho fame, grazie…-
Rispose, allontanando il piatto con una mano e facendo per rialzarsi, ma Draco la tenne saldamente giù, facendo appena pressione sul suo polso.
- Mangia. –
Le ordinò di nuovo, spingendole ancora il piatto sotto il naso.
Lei, testarda, scosse la testa, allontanandolo di nuovo.
- No, non mi va…-
Insistettè, nauseata.
Malfoy le schioccò un’occhiata infastidita, mentre le riportava il piatto vicino, per l’ennesima volta.
- Devi mangiare, o rischierai di collassare prima della fine della giornata: è da ieri mattina che non tocchi cibo! –
La rimproverò, con uno sguardo serio che non ammetteva repliche.
-Che ne sai?-
Gli domandò lei, corrugando la fronte e studiandolo di sottecchi.
-Non ha importanza…-
Lasciò cadere così quella frase, detta con tono un po’ spento, prima di spingerle di nuovo il piatto sotto il naso.
- Mangia!-
Le ripetè e lei scosse la testa: il solo pensiero di mettere qualcosa in bocca le faceva rivoltare lo stomaco.
-Black, non costringermi ad imboccarti, perché non sarebbe carino!-
Rimbeccò minaccioso e lei sbarrò gli occhi, voltandosi ad osservare Blaise.
-Credimi lo farebbe…Ti conviene mangiare.-
Le disse, con un ghignetto divertito dipinto sulle labbra che, tuttavia, non illuminava lo sguardo ancora impensierito.

E cattivo.
Alexis tornò a guardare il biondino, che le scoccò un’occhiataccia carica di significato. Deglutì e sospirò, abbassando lo sguardo sul piatto. Riluttante, allungò una mano e prese un biscottino al miele, osservandolo come se fosse qualcosa di alieno.
Su Alexis, puoi farcela. Che sarà mai?
Si ripeteva, mentre, con grande sforzo, si costringeva a mordicchiare quel biscottino e ad ingoiarlo. Mandare giù i primi due o tre bocconi, quando si ha lo stomaco chiuso, è sempre la cosa più difficile. Poi, quando superi questa fase, diventa tutto più semplice.
Infatti, dopo aver ingoiato tutto il primo biscotto, sentì lo stomaco brontolare e aprirsi in una voragine, annunciandole che aveva bisogno di cibo e subito anche. Stupita di quanto affamata potesse essere, cominciò a mangiare tutto ciò che Draco le aveva messo nel piatto. Nell’ordine: tre biscotti al miele, un cornetto alla marmellata di zucca, due pasticcini alle moratille, un bignè alla crema di fragoline di bosco e addirittura due dei dolcetti viola che Blaise le aveva generosamente donato. Il tutto accompagnato da due abbondanti tazze di latte alle mandorle.
Draco la osservò mangiare soddisfatto mentre, dopo aver rinunciato a mangiare una brioshe, che aveva solo disintegrato per la rabbia, si accendeva una sigaretta al cocco e alla cannella e ne passava una anche a Blaise.
Alexis lanciò loro un’occhiata contrariata, non era sicura che si potesse fumare in Sala Grande. Ma non si azzardò a dire nulla, rimanendo occupata a finire la sua tazza ancora fumante di latte.
Non passò neanche mezzo minuto, che ecco che la McGranitt, con tanto di cappello e aria severa, si avvicinava a passo svelto al tavolo di Serpeverde e, con un gesto secco della bacchetta, spegneva entrambe le sigarette.
-E’ vietato fumare all’interno dell’istituto e voi, Malfoy, Zabini, dovreste saperlo bene ormai. Meno dieci punti al Serpeverde.-
Dichiarò, prima di dirigersi verso la grande tavolata e di scambiare qualche parola con il professor Piton, che annuì apaticamente e guardò nella loro direzione.
Draco sbuffò sonoramente e lasciò ricadere la sigaretta ormai inutilizzabile tra le macerie di crossaint.
-‘Fanculo!-
Esclamò, ancora più irritato, mentre Blaise, più elegante, si limitava a far sparire la sua sigaretta con un incantesimo.
Alexis lo guardò di sottecchi, e avrebbe voluto dire qualcosa, ma la sua attenzione fu catturata dall’ingresso della Sala Grande dove, una piccola furia in capelli biondi, stava varcando la porta.

Merda!
Pensò, poco fine. La vicinanza di Malfoy non faceva sempre bene.
Diamond Anne Cherin sondò tutta la tavolata di Serpeverde con lo sguardo e, quando, finalmente, trovò il suo obbiettivo, vi si diresse a passo di marcia.
Alexis sbarrò gli occhi e si affrettò a scavalcare la panchina, con un gesto così fulmineo, che Malfoy non fece neanche in tempo ad agguantarla per un polso e fermarla. Si voltò, invece, ad osservarla stranito, così come Blaise.
- Che diavolo ti prende Black? –
Domandò, irritato e lei scosse la testa, indietreggiando di qualche passo.
- Niente…Devo solo…Scappare!-
Urlò quasi l’ultima parola, prima di correre via, come una furia, facendo tutto il giro e passando accanto al tavolo dei Grifondoro, dall’altra parte della Sala, per poi uscire in tutta fretta, cercando di seminare Diamond-piccola-furia-mode-on.
Draco e Blaise rimasero ad osservare il punto in cui era sparita, un po’ confusi.
-‘Fanculo anche a lei!-
Sbottò poi il biondino, infastidito più di prima, mentre si alzava e, insieme a Zabini, si dirigeva fuori dal castello, in giardino, per andare a fumarsi una sigaretta senza ‘rotture di coglioni’ come le definiva lui.

Era riuscita a seminare quella furia inarrestabile di Diamond, solo dopo dieci minuti buoni di corsa e ora, si nascondeva in un corridoio deserto, vicino alla torre di Grifondoro: era sicura che alla biondina non sarebbe mai venuto in mente di cercarla in un posto così lontano – senza contare che si trovava nell’altra ala del palazzo rispetto alla Sala Comune di Serpeverde.
Non aveva voglia di affrontare la sua compagna di stanza: non quella mattina per lo meno. Ne aveva già viste abbastanza per i suoi gusti.

E pensare che la giornata era appena iniziata.
Però, di subirsi anche una paternale da Diamond sul perché non era tornata la notte precedente, sul dove era stata, sul perché non l’aveva avvertita eccetera eccetera, non le andava proprio. Non in quel momento. Avrebbe aspettato che si calmavano le acque, perché quando quella piccola furia era arrabbiata, solo allora usciva davvero il suo lato di Serpe e a volte, metteva quasi paura.
Alexis si addossò contro la parete e, solo dopo aver controllato bene che non ci fosse nessuno in arrivo, prese la lettera di Sirius dalla tasca e se la dispiegò davanti al viso: era tutta stropicciata, ma era ancora completamente leggibile.

Mia Piccola Alexandra, mi auguro che le cose lì ad Hogwarts procedano bene. Per lo meno meglio di come stanno andando a me. Ti prego, non allarmarti per quello che leggerai, perché ti assicuro che io sto bene e sono in salvo: non ti mentirei mai su di una cosa del genere. Non ne sarei in grado e tu lo sai.
Non so come, né perché, ma gli Auror hanno deciso di fare un’altra visitina a Grimmould Place, dopo tutti questi anni. Non penso sospettino davvero qualcosa, ma credo sia pura precauzione. Fatto sta che sono dovuto sparire e ora mi sto nascondendo come meglio posso anche se, purtroppo, non ho idea né di dove andrò né di cosa farò.
In ogni caso, ti prego di restare tranquilla, soprattutto se non sentirai miei notizie: per come stanno le cose ora, è molto meglio che non mandi lettere a destra e a manca, potrebbero rintracciarmi facilmente.
Ho dato ordini precisi a Kreacher: non parlerà neanche sotto minaccia di morte e giustificherà l’accoglienza della casa con qualche scusa plausibile. Non preoccuparti, non verranno mai a sapere di noi.
Perciò stai tranquilla e goditi il tuo anno ad Hogwarts, con tuo fratello e con i tuoi nuovi amici.
Ti prego solo di una cosa: non cercarmi e non fare cose stupide per tentare di contattarmi o di sapere come sto.
Non mettere in pericolo la tua felicità e la tua vita per me.
Ti ho già tolto troppo e non me lo perdonerei mai se ti privassi di qualcos’altro.
Ti chiedo solo un’ultima cosa: credi in me ancora una volta.

Andrà tutto bene.
Ti contatto appena riesco a liberarmi degli Auror, te lo prometto.
Intanto: non cercarmi, Alexandra. E’ importante sia per me che per te, chiaro?

Felpato.

Alexis lesse quella lettera più di una volta, prima che l’informazione le penetrasse bene nel cervello.
Auror a Grimmould Place.
Non era possibile.
Sirius era di nuovo in pericolo.
Perché proprio ora?
Non avrebbe avuto sue notizie chissà per quanto tempo.
Chi mai avrebbe potuto sapere che Sirius era ancora lì?
Non poteva contattarlo.
Una lacrima le scese lungo la guancia.
Non poteva cercarlo.
Subito seguita da un’altra.
Non poteva sentirlo.
E un’altra ancora.
Le chiedeva di fidarsi di lui.
Fino a diventare una miriade che si riversavano sul foglio malamente stropicciato.
Ci sarebbe riuscita?
Alzò il viso verso il soffitto, respirando lentamente e cercando di calmarsi, e di levare tutti quegli aghi che le si stavano conficcando nel cuore, uno dopo l’altro, come i mille dubbi e le mille incertezze che le si stavano affollando nella mente, crudeli e insistenti.
Doveva farlo. Per lei. Ma soprattutto per Sirius.
Lasciò un sospiro tremante, portandosi la lettera al petto e stringendola forte a se.
-Sirius…-
Chiuse gli occhi, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Poi, un rumore concitato di passi che si avvicinavano, la costrinse a riaprire gli occhi e a puntarli all’altra estremità del corridoio.
Con passo svelto e il respiro affannato, c’era Lui.
I capelli più scompigliati del solito, gli occhiali storti, il cravattino allentato.
Harry James Potter veniva nella sua direzione, il sorriso che illuminava lo sguardo, non appena l’aveva scorta.
Alexis lo osservò avvicinarlesi, ma quando si rese conto di avere tra le mani ancora la lettera di Sirius, si voltò velocemente.
Ad Harry morì il sorriso sulle labbra per quella reazione, mentre rallentava il passo, desolato.
L’aveva rincorsa non appena l’aveva vista scappare dalla Sala Grande, seguita a ruota da quel piccolo demonietto della Cherin. Purtroppo, l’aveva persa di vista quasi subito.
Era rimasto a cercarla, ma quando non l’aveva trovata, sconsolato, era tornato in Sala Grande dove, insieme a Ron ed Hermione si era diretto nella torre del Grifondoro, per farsi aiutare con il tema di erbologia.
Poi, quando l’aveva vista, infondo al corridoio, non aveva resistito alla tentazione di andare a salutarla: era davvero troppo tempo che non la vedeva e, oltretutto, voleva assicurarsi che andasse davvero tutto bene.
Ma, quando l’aveva vista voltarsi di scatto, non appena lo aveva notato, aveva sentito il suo cuore mancare un colpo.
Perché quella reazione improvvisa e rigida?
Non voleva forse incontrarlo?
Lo stava evitando?
Harry strinse forte le mani, in due pugni, arrabbiato e frustrato.
Poi fece dietro front: se non voleva vederlo non l’avrebbe di certo costretta lui!
Alexis armeggiò velocemente con la bacchetta, estraendola e puntandola sulla lettera di Sirius.
-Lettera Evanesca!-
Sibilò e un raggio dorato partì dalla punta del piccolo bastoncino di legno, colpendo la pergamena e riducendola, lentamente, in cenere.
Poi, si affrettò a voltarsi di nuovo verso il fratello, con un sorriso, ma lui le dava le spalle e si allontanava, con passo di marcia.
Rimase un po’ interdetta, ad osservare quella schiena ampia e i muscoli testi delle spalle, visibili sotto la camicia bianca.
Poi scosse la testa e lo rincorse.
-HARRY!-
Lo chiamò e lui, subito, si voltò, per vederla correre verso di lui.

Subito, una morsa gli scaldò il petto.
Era…Bellissima, ecco.
Alexandra Black era bellissima secondo Harry Potter.
Non avrebbe potuto avere un pensiero più sbagliato.
Se solo avesse saputo…
Se solo avesse saputo chi era davvero la ragazza che gli stava venendo incontro…
Se solo avesse saputo…

-Alex!-
Esclamò il moro sorpreso, l’espressione un po’ da ebete che era un misto tra la confusione e l’imbarazzo – e la miscela delle due non è mai un viso troppo intelligente.
La ragazza gli sorrise, sinceramente contenta di vederlo: la sua sola compagnia riusciva a rasserenarla, così come lo specchiarsi in quegli occhi di smeraldo che, per lei, avevano sempre una tonalità protettiva e amorevole.

Dio, non vedeva l’ora di dirgli che era sua sorella!
Voleva urlarlo al mondo e lasciarsi stringere tra le sue braccia, per poi piangere insieme a lui.
Piangere e ridere, fino allo stremo.
Purtroppo, quel momento era ancora lontano, specialmente con la brutta situazione che stava vivendo Sirius: no, doveva resistere.
Harry ricambiò il sorriso, ancora un po’ imbarazzato.
- Allora Alex, che fine avevi fatto? Sono due giorni che non ti vedevo in giro…-
Le chiese, portandosi una mano dietro la nuca, con un movimento impacciato.
Alexis si morse il labbro e fece una smorfia, arricciando il naso.
-Sono stata poco bene…-
Buttò lì, sventolando la mano in un gesto che somigliava a quello dello scacciare degli insetti fastidiosi.
- Inoltre Piton mi ha dato l’ennesima punizione, ma…-
Aggiunse e poi prese a frugare nella tasca della gonna, dalla quale estrasse un piccolo fogliettino, che dispiegò davanti al naso di Harry.
- Ta-Daaan!-
Annunciò, mentre il ragazzo si sistemava meglio gli occhiali e leggeva un ‘Ogni Oltre Previsione’. Sembrava la calligrafia piccola ed elegante di Piton.
- E’ il mio voto per l’ultima pozione fatta!-
Confermò Alexis, entusiasta.
Un sorriso malandrino – che somigliava terribilmente a quello di James Potter – gli dispiegò le labbra, prima che si avventasse sulla ‘piccola Black’ e le circondasse la vita con le braccia, prendendola di slancio in braccio e facendole fare un giro a mezz’aria.
La ragazza urlò, sorpresa, ma poi prese a ridere come una scema: sembrava quasi che lui sapesse già di essere suo fratello e che si comportasse come tale.
Quel pensiero le scaldò il cuore, mentre, tra una risata e l’altra, si aggrappò forte alle sue spalle, stringendolo quasi in un abbraccio.
-Grande!-
Urlò soddisfatto il Bambino Sopravvissuto, stringendole la vita con impeto e facendole fare ancora un giro, ridendo come un matto a sua volta.
-Harry! Harry…!-
Cercò di richiamarlo, tra le risate: ci voleva proprio un incontro con suo fratello, dopo quella pessima mattinata.
-Dai, mettimi giù!-
Ridacchiò ancora, scuotendo la testa: quel ragazzo era proprio matto!
Harry le fece fare un altro giro, prima di posarla delicatamente in terra. Tuttavia, la stretta attorno ai suoi fianchi non si allentò.
Non subito almeno.
Mentre lei lasciava scivolare le mani lungo il suo petto, il ragazzo la scrutò dall’alto, con un’occhiata profonda e penetrante che, subito, la fece sentire a disagio.
Sembravano gli occhi di Draco Malfoy, quando la osservava prima di farle qualche dispetto o di…baciarla.

Santo Iddio!
Suo fratello stava per baciarla!

Alexis sbarrò gli occhi, prima di scattare indietro e liberarsi facilmente della stretta di Harry, sfruttando l’effetto sorpresa.
Il ragazzo la guardò stranito, corrugando la fronte e lei si limitò a ridacchiare, imbarazzata e…schifata!
Insomma, Harry era davvero un bellissimo ragazzo, non c’erano dubbi su questo ma…ma era suo fratello, per le mutande di Merlino e di tutti i maghi!
Il moretto dovette guardarla qualche secondo, prima di comprendere a pieno ciò che era successo. Poi, abbassò lo sguardo, con un’espressione mista di malinconia, rabbia e frustrazione.
-Scusa…-
Si limitò a mormorare e lei, in quel momento, si sentì morire.

Dio, che cosa aveva fatto?
Era stata solo una grande egoista e solo adesso se ne rendeva conto a pieno, mentre lo guardava stringere le mani in due pugni, così stretti da sbiancare le nocche.
Aveva voluto stargli accanto e dargli tutto il suo amore fraterno senza però rivelargli chi era. Era piuttosto ovvio che, la cosa, potesse essere fraintesa.

Dio, che stupida che era stata!
E ora, Harry avrebbe sofferto perché lei non poteva ricambiare in alcun modo quel sentimento nascente.
Semplicemente perché lei era sua sorella.
Mai, come in quel momento, Alexis desiderò dire ad Harry la verità.
Ma – e si maledisse mille e mille volte – non lo fece.
Non poteva.

Lei non…Non poteva.
Deglutì a fatica, mordendosi il labbro inferiore e avvicinando, titubante, una mano al braccio del ragazzo, sfiorandolo appena con la punta delle dita.
- Harry…?-
Lo richiamò con un filo di voce e lui, lentamente, alzò lo sguardo, fino ad incontrare il suo gemello.

E il suo cuore mancò un colpo.
Quello sguardo smeraldino, identico al suo, stava soffrendo.
Non c’era traccia del sorriso che la illuminava ogni volta che lo vedeva.
Non c’era traccia del rossore che le dipingeva le gote.
Ne delle fossette deliziose che adorava sfiorare.
Tutto in quel visino stava soffrendo: a partire dalle belle labbra piegate all’ingiù, alla curva desolata del nasino fino agli occhi, leggermente lucidi.

Si, Alexandra Black stava soffrendo: ma perché?
Era stato lui quello rifiutato e, invece, sembrava lei quella devastata, come se qualcuno di molto cattivo le stesse lacerando il petto e le stesse pugnalando il cuore più di una volta, senza pietà.
La stessa sensazione che provava lui, nel vederla così.

Non lo sopportava!
Voleva rivedere il suo sorriso: aveva bisogno di quel dannato sorriso sereno, che riusciva a farlo star bene! Ne aveva bisogno come una droga, non se ne poteva separare!

La guardò per un lungo periodo, poi il suo sguardo si addolcì e alzò una mano, per sfiorarle una guancia pallida con la punta delle dita.
-Tranquilla, è tutto ok.-
Sospirò Harry, con tono rassicurante, prima di sorridere appena.
Alexis lo guardò ansiosa, poi si limitò ad annuire lentamente, mordendosi ancora una volta il labbro inferiore.
Il Bambino Sopravvissuto si allontanò di un passo, ma subito lei gli prese un braccio, trattenendolo per la manica della camicia, con espressione atterrita e terrorizzata.

Terrorizzata che suo fratello, dopo questo, la odiasse e la lasciasse da sola, senza volerla vedere mai più.
Harry lasciò scorrere di nuovo lo sguardo su di lei, confuso e quando vide la sua espressione, una scossa gli trafisse il cuore: sembrava ancora più piccola e indifesa del solito, e la cosa gli faceva venire una voglia matta di stringersela al petto, ma prese la saggia decisione di non farlo.
Si limitò invece a prendersi la testa con una mano e ad addossarsi ad una parete.
Poi cominciò a ridere, forse per il nervoso, continuando a darsi dello stupido mentre, ancora, Alexis lo tratteneva per una manica.
- Ok! Ok! –
Si arrese alla fine, parlando tra se e se.
Si voltò ad osservare la ragazza e le lasciò un buffetto affettuoso su di una guancia.
Il sorriso era tornato a splendere sulle sue labbra.
-Mi accontenterò di esserti amico, per ora…-
Le comunciò, avvicinandolesi pericolosamente al viso e sorridendo malandrino.
-Ma se un giorno deciderai di darmi una chanche, io ci sarò, ricordatelo Black!-
Aggiunse, sfiorandole la fronte con un bacio, prima di liberarsi facilmente della sua stretta e di voltarsi, per poi alzare la mano in segno di saluto.
-Ci vediamo oggi pomeriggio alla Quercia sul Lago, se mi dai buca un’altra volta ti vengo a cercare, ti ho avvertita!-
Salutò, con una punta di cattiveria minacciosa, ma poi si voltò a farle un occhiolino e lei scoppiò a ridere, annuendo.
Non gli importava se Alexandra Black non ricambiava i suoi sentimenti: ma non poteva privarlo del suo sorriso così famigliare, l’unico in grado di riuscire a farlo stare bene.
A farlo sentire…a casa.
Alexis lo guardò allontanarsi, prima di sospirare stanca.

Sì, era proprio il figlio di loro padre: mai, come in quel momento, Harry le era sembrato più identico a James.
Ed era sicura che, se Sirius fosse stato lì con loro, avrebbe confermato.
Sirius…Le cose si stavano complicando un po’ per tutti.
Per quanto ancora avrebbero resistito?

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x sackiko_chan: Hai visto che alla fine ho aggiornato?xD Grazie mille per i complimenti^_____^ Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere^.-


x elita: Dimmi la verità: temevi che ti avessi abbandonata, eh?xD E invece no, eccomi qua con il nuovo capitolo! Non posso di certo abbandonare una ragazzotta dolciosa come te che mi commenta sempre e mi rende tanto tanto felice eh eh! Allora, rispondendo punto per punto alla tua recensione *rotola*: la vendetta è iniziata in questo capitolo, come hai visto *muahuahau* Dracuccio non poteva restare impassibile e – da come avrai capito – poi Blaise darà una mano [Accidenti, Spoiler! Spoiler! Sssssh…Tu però non dirlo a nessuno XD] Bhe, se adori questo lato protettivo del Principe, allora questo capitolo dovrebbe piacerti *ghghgh* E inoltre, ecco svelato il misterioso contenuto della lettera! Spero di non aver deluso le tue aspettative >____<. Per quanto riguarda lo scoprire Alexandra, ho una buona notizia per te: il capitolo in cui dovrebbe avvenire non è più il 45 (XD) ma il 28, un bel passo avanti no?^____^ Bhe, spero che questo capitolo sia stato di tuo gradimento e che tu voglia, come sempre, dirmi cosa ne pensi!
Ci sentiamo presto!
Un bacione, Ada =*


x Raffuz: Grazie mille per i complimenti!*/////* Eccoti il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto: fammi sapere che ne pensi, mi raccomando ^.-


x Save: Grazie caraH <3 Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Fammi sapere che ne pensi ^.-


x xLory: Grazie milleeee <3 Eccoti il nuovo capitolo: mi auguro che ti sia piaciuto! Fammi sapere, mi raccomando! ^.-


x Minnieinlove:
CuginaH cara <3 Ecco il nuovo capitolotto! Non sono veloce come te ad aggiornare, ma alla fine ce la faccio, hai visto? xD Continua a seguirmii!!!! Bacione!

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Capitolo 17
*** Uno scontro bagnato dal tramonto ***


Salve a tutti!

Eccovi il diciassettesimo capitolo!
Avete visto, questa volta son stata veloce, ma non preoccupatevi, il capitolo è lungo lo stesso! Ben 18 pagine word, posso dire di essere soddisfatta di me questa volta ^____^
Bhe, finalmente, dopo tanta attesa, ecco il capitolo che porta il nome ‘Uno scontro bagnato dal tramonto’, godetevelo!
Vorrei annunciare che, salvo cambiamenti che spero di non dover apportare, ho uno schema preciso di tutti i capitoli futuri e in tutto dovrebbero essere 45, per cui non preoccupatevi, avrete ancora molto da leggere xD
Inoltre, vorrei dedicare questo capitolo alla mia gemellina Michela, che ha cominciato a seguire questa storia e mi aiuta con gli errori e con i capitoli ed è, quindi, diventata la mia Beta Reader!

Gemy, questo capitolo è tutto per te, ti voglio un bene infinito! *_____*
Grazie per tutto!
Soprattutto per vederti Harry Potter 800 volte insieme a me xD

Beh, spero che il capitolo vi piaccia e, come al solito, mi farebbe un’enorme piacere sapere che ne pensate!
Rendetemi felice*________*

Un bacione e buona lettura!

Ada Wong



SPAZIO PUBBLICITA’

Ancora una volta, ci tengo a pubblicizzare il mio forum personale, all’interno del quale troverete tante informazioni su questa fic e sulle altre che sto scrivendo!
Inoltre, ci sono disegni, lavori grafici e altro ancora, proprio su questa fic!
Se siete curiosi, fateci un salto e lasciatemi un salutino^^

Ancient Rose [Ada Wong Portfolio]

Grazie anticipatamente a tutti coloro che verranno a trovarmi!^___^








~Un Particolare In Più~






























[See the devil on the doorstep now
Telling everybody
Oh just how to live their lives
]




Un altro mese era passato ormai, e anche Ottobre era arrivato alla sua fine, pronto a lasciare il posto al freddo inverno, che avrebbe abbracciato malevolo le mura di Hogwarts, senza però riuscire a penetrarle.
I giorni, nella scuola di magia e stregoneria più famosa del mondo, erano passati in modo sereno, ma anche abbastanza strano, soprattutto per Alexandra Black.
Subito dopo il giorno dell’ ‘incidente’ con le oche, era venuta a sapere che le cinque ragazze – tranne ovviamente Pansy Parkinson – erano state trovate accasciate in varie parti del castello e la loro memoria, era stata totalmente cancellata. Fortunatamente l’incantesimo non era partito da mani adulte, quindi per Silente e per gli altri insegnanti, ristabilire l’ordine era stato facile e le quattro oche avevano riacquistato i loro ricordi. Tuttavia, non si erano azzardate ad avvicinarsi neanche più di un passo alla piccola Black. L’unica che, ancora, le lanciava occhiate di gelido odio, era Pansy, ma, per il momento, si era limitata solo a quello.
I rapporti con suo fratello andavano a gonfie vele e, almeno una volta alla settimana, si incontravano sotto la grande Quercia in riva al Lago Nero, dove staccavano la spina e si limitavano a rilassarsi, felici di poter stare insieme – anche se, purtroppo, le motivazioni erano ben diverse. Harry, da quel lontano giorno in corridoio, non aveva più cercato di baciarla o di avere altri strani approcci con lei, però, a volte, il modo in cui la guardava, la metteva un po’ a disagio. Ma andava avanti, cercando di ignorare quelle occhiate profonde e sviando sempre il discorso, prima ancora che avesse la possibilità di nascere. E, fino ad allora, tutto era sembrato procedere per il meglio.
Con Draco, invece, era tutta un’altra storia. La loro ‘relazione’ –se poi, davvero così poteva essere definita- non era ufficiale, nè agli altri, nè tanto meno a loro. Continuavano a comportarsi come sempre: un battibecco di qua, una tortura maliziosa di là, un bacetto a fior di labbra strappato nei corridoi, una carezza di sfuggita ad una guancia o ai capelli, e tanti complici scambi di sguardi.
Alexis non riusciva a capire se stavano insieme o meno, perché Malfoy Junior non ne faceva mai parola. E lei, non aveva quasi il coraggio di chiederglielo, per non rischiare di rovinare quel rapporto che, tutto sommato, le piaceva.
Come ormai, innegabilmente, le piaceva lui.

E tanto anche.
Le piacevano i suoi capelli fini e platinati, così morbidi al tatto.
Le piaceva la sua pelle bianca e vellutata, sempre perennemente gelida.
Le piacevano i tratti del suo viso, eleganti ed affilati.
Le piacevano i suoi occhi, argento ghiacciato della consistenza di specchi.
Le piaceva la sua bocca, così gentile quando incontrava le sue labbra, morbida ed esperta.
Le piaceva la sua voce, carica di gelida malizia, eppure così deliziosamente bella, che le accarezzava l’udito in modo sublime.
E le piaceva il suo profumo: quel fresco odore di pioggia appena versata, a volte mischiato all’odore della cannella e del cocco delle sue sigarette, che la faceva andare in Paradiso.
Sì, era innegabile ormai che a lei, di Draco Lucius Malfoy, quel piccolo Demonio senza scrupoli, piaceva ogni cosa. E non poteva evitarselo.

Era esattamente il 31 Ottobre, quando accadde il Disastro. Il primo di molti altri.

La scuola era tutta occupata nei preparativi per la festa di Halloween che si sarebbe svolta quella sera, in Sala Grande.
Stranamente, quell’anno non era successo ancora nulla di grave o pericoloso – da ricordare invece, il Troll dell’anno precedente – così, il corpo insegnanti aveva deciso di organizzare una festa per dare un po’ di svago agli studenti.
Per cui, tra sistemazione della Sala Grande, ordini in cucina, scelta di costumi, inviti e fabbricazione di dolci, l’intero corpo studentesco era in visibilio.
E la stessa identica cosa, era anche per le due compagne di stanza Diamond Anne Cherin e Alexandra Walburga Black.
-Hai già deciso da cosa ti travestirai stasera?-
Chiese la prima, mettendo a posto i libri dell’ultima lezione fatta.
Alexis si voltò a guardarla, lasciando perdere il proprio armadio, e storse naso e bocca, in un’espressione poco convinta.
-Veramente no…Tu invece?-
Domandò a sua volta, tornando a riporre la divisa pulita in uno dei cassetti.

-Obviously, my Dear!-
Esclamò entusiasta, mostrandole un abito rosso e bianco.
Alexis corrugò la fronte, piegando il viso su di un lato, per poterlo vedere da un’altra prospettiva.
Era un vestitino corto, a quadretti bianchi e rossi, con un corpetto senza maniche, tutto merlettato, e una gonna pomposa, con tanto di velo a balze sotto, ma talmente corta da poter coprire a malapena il fondoschiena. Sulla gonnellina c’era un grembiulino bianco, con tanto di ciliegie come decorazione. Abbinato al tutto, c’era una lunga mantella rossa, con tanto di cappuccio.
-Che..che cos’è?-
-Il vestito di Cappuccetto Rosso, Darling! Io mi travestirò da lei e Theodore sarà il mio bel lupone cattivo!-
Ghignò Diamond, con una nota maliziosa nella voce e una scintilla sinistra che le accendeva lo sguardo scuro.

Degno di una vera Serpeverde.
Theodore Nott era l’ultima conquista di Diamond: dopo Kain Montague c’erano stati Marcus Flint, Adrian Pucey, Terence Higgs, Chandler Warrington e altri due- di cui Alexandra non ricordava il nome-, ma nessuno era durato più di una settimana.
Ora erano sette giorni pieni che stava con Theo e, a quanto diceva lei, andava tutto benissimo, era decisamente l’uomo della sua vita, lo avrebbe sposato!
Dopo le prime due volte, Alexis aveva smesso di dar peso alle sue parole: diceva così ogni volta che se ne trovava uno nuovo.
-Non è eccitante?!?-
Esclamò la biondina, saltellando sul posto e stringendosi l’abito addosso, quasi abbracciandolo.
Alexis ridacchiò e scosse la testa.
-Sì, suppongo di sì…-
Rispose, chiudendo le ante dell’armadio e lasciandosi cadere, stanca, sul letto.
Diamond le si avvicinò di soppiatto e poi, si accovacciò ai piedi del materasso, con un sorrisino malandrino per niente rassicurante. La punzecchiò su di un braccio, con l’indice.
-Tu invece, ci vai con Dracuccio bello?-
Chiese, con tono pettegolo, aggiungendoci una risatina maliziosa, come ogni volta che si ritrovavano a parlare del bel biondo.
Alexis si voltò a guardarla e, di nuovo, fece una smorfia.
-Non è obbligatorio andarci a coppie, no?-
Rispose, un po’ seccata.
Diamond alzò entrambe le sopracciglia e poi si strinse nelle spalle, punzecchiandola di nuovo.
-Non ti ha invitata, vero?-
Chiese ancora, con voce cantilenante, lasciando penzolare la testa prima da un lato e poi dall’altro.
Alexis si voltò a lanciarle un’occhiataccia e poi si tirò su a sedere, fissando la finestra, oltre la quale, la magia, lasciava intravedere una giornata nuvolosa.
No, in effetti Malfoy non l’aveva invitata alla festa, e la cosa le bruciava un po’.
Si scambiavano baci e carezze, ma non stavano insieme.
Erano complici di occhiate che solo loro potevano vedere e conservare, ma lui non la invitava neanche ad una stupida festa di Halloween.
Non credeva che si vergognasse o desse peso alle insinuazioni di molti, sul lato ‘incestuoso’ della loro relazione, dal momento che lei avrebbe dovuto essere la cugina della madre di Draco.
Ma allora, non capiva cosa c’era che non andava.
E la cosa, la rattristava e la innervosiva allo stesso modo.
Aveva declinato l’invito di molti ragazzi – primo fra tutti quello di Harry – nella speranza che fosse Lui ad invitarla, ma non lo aveva fatto.

Insomma, lei non era una bambolina alla quale dedicare attenzioni di tanto in tanto, e che diamine!
Basta, aveva deciso: appena lo vedeva, lo avrebbe affrontato e gliene avrebbe dette quattro!
Si alzò in piedi, e si diresse verso la porta.
-Non bisogna presentarsi a coppie, per forza.-
Ribadì, prendendo la borsa da sopra il comodino.
-Non abbatterti, piccola Black, vedrai che oggi ti invita!-
Sghignazzò Diamond, alzandosi da terra e prendendo a sua volta la cartella.
Alexis alzò gli occhi al cielo e si strinse nelle spalle, uscendo.

Alla fine, Diamond aveva avuto ragione e Alexandra lo aveva scoperto quel pomeriggio stesso, subito dopo pranzo.
Si trovava nella Sala Studio, con Diamond e, insieme, stavano finendo i compiti di Storia Della Magia. L’intera aula era avvolta nel silenzio e il motivo era principalmente uno: Severus Piton.
Dal momento che, con la festa di Halloween, poco voleva avere a che fare, era stato incaricato di sorvegliare gli studenti che si sarebbero recati lì il pomeriggio, per fare i compiti assegnati.
C’era il pienone, a dire il vero: tutte e quattro le tavolate delle Case erano stranamente occupate.
Al tavolo di Grifondoro c’erano Harry, Ron ed Hermione e, quest’ultima, bisbigliando, stava evidente spiegando qualcosa agli amici. Accanto a loro, Ginny stava svolgendo gli stessi compiti della Black e della Cherin, china su un grosso tomo di Storia Della Magia.
Alexis stava sottolineando una frase importante sulla ‘Rivoluzione dei folleti del 309’, quando le porte della Sala si spalancarono, producendo un gran rumore nel silenzio.
Tutti alzarono la testa e la voltarono verso lo studente che, incurante delle occhiate, avanzava con passo lento e cadenzato, quasi annoiato.
Il professor Piton lo guardò per un lungo istante, prima di voltarsi e continuare a leggere il compito che uno studente di quinto anno gli aveva consegnato in precedenza.

Chi poteva essere, se non Lui?
Draco Malfoy avanzava, scivolando quasi sul pavimento, con il suo passo elegante. I suoi occhi incontrarono subito la figura che lo interessava, intenta a scribacchiare distratta su di una pergamena. Gli si avvicinò, silenzioso come un gatto, prima di sbattere la mano aperta sul tavolo, giusto accanto a lei, facendola sobbalzare e costringendola a prestargli attenzione.
Alexis si voltò lentamente, per ritrovarsi il viso mozzafiato dell’ultimo erede dei Malfoy a pochi centimetri dal suo, che la guardava con quella serietà spaventosa, che la faceva sentire quasi nuda. Se ci aggiungete anche il fatto che tutti gli occhi erano puntati spudoratamente su di loro, troverete comprensibile il fatto che la piccola Potter desiderasse sparire sotto terra, risucchiata da sabbie mobili improvvisate.
Il biondino la fissò per un lungo momento, che non dovette durare più di qualche secondo scarso, ma che a lei sembrò una vera e propria eternità.
-Black: tu e io andiamo alla festa insieme stasera.-
Proferì repentorio, con una voce che non ammetteva repliche.

Non era un invito, nè una gentile richiesta: era un ordine.
Alexis lo guardò dal basso, e boccheggiò: Dio, sbagliava o oggi il suo profumo era più buono del solito?
Draco la fermò prima che potesse proferire anche solo ‘A’.
-Non è una domanda, Black. Per cui non accetto un no come risposta.-
La informò, e ghignò malizioso, prendendole una ciocca di capelli e portandosela sotto il naso. Prese un lungo respiro, imprimendosi nelle narici quel buonissimo odore di albicocca che aveva sempre indosso. Poi gliela ripose con delicatezza dietro l’orecchio, lasciandole una carezza sulla guancia, che fece rabbrividire lei e sospirare tante altre ragazze nella stanza.
Si avvicinò di più al suo viso, tanto che le punte dei loro nasi si sfiorarono.
-Ah: se hai già un cavaliere per il ballo, disdici. Se ha da ridire, mandalo da me, Tiger e Goyle saranno felici di…aiutarlo a comprendere.-
Sibilò le ultime parole con cattiveria, mentre si bagnava, maliziosamente, le labbra con la punta della lingua. Rimase ad osservarle la bocca, con bramosia, ma non la sfiorò neanche, allontanandosi subito dopo.
Alexis lo guardava imbambolata, troppo occupata a controllare i battiti del suo cuore per spiccicare parola.
-A stasera allora.-
La salutò con semplicità, voltandosi e ripercorrendo tutta la Sala, senza badare alla moltitudine di occhi che lo fissavano.
Poi, quando si trovava sulla soglia della porta si voltò e la fissò di nuovo.
-Ah, quasi dimenticavo: il tema di stasera sarà vampiri in maschera, per noi. Il tuo vestito è già nella tua camera.-
E con queste parole, uscì dalla Sala, senza degnare più nessuno di ulteriori attenzioni.
Alexis riprese a respirare solo quando l’ultimo ciuffo di capelli platinati abbandonò la sala, accasciandosi poi sulla sedia, stanca e con il batticuore.

Maledetto Demonio di un Malfoy!
I bisbigli presero tutti intorno a lei, concitati, mentre qualcuno, di tanto in tanto, le lanciava qualche occhiatina indiscreta e lei si sentiva avvampare, desiderando di sparire in quel momento.
Si chinò sui libri e finì di scrivere la frase che aveva sottolineato.
Diamond le si avvicinò maliziosa.
-Uuuuh…Che ti avevo detto?-
Ammiccò, facendole un occhiolino.
Alexis le lanciò un’occhiataccia e sprofondò con il viso nel libro.
Un rumore improvviso fece zittire tutti: questa volta proveniva dalla tavola del Serpeverde.
Pansy Parkinson aveva l’odio dipinto in viso, che le sformava quei lineamenti solitamente eleganti. Si alzò, rifilò un’occhiata carica di rabbia alla Black, e poi uscì di corsa dalla Sala.
E di nuovo, tutti ripresero a parlottare.
‘E’ gelosa, è evidente!’
‘Ma chi si crede di essere quel Malfoy?’
‘Lo odio!’
‘Io lo trovo fantastico…’
‘Beata lei, pagherei tutti i Galeoni del mondo per essere al suo posto…’
‘Ma non erano cugini?’
‘Bhe si sa che i purosangue si sposano tra parenti infondo!’
‘La Parkinson era furiosa.’
‘Quell’Alexandra è proprio strana, però…’
Un nuovo rumore interruppe quei bisbigli fastidiosi: questa volta era stato Harry James Potter a chiudere un libro di scatto e ad uscire dalla Sala.
Un secondo e gli studenti parlottavano di nuovo.
‘Che gli è preso a Harry?’
‘Sarà geloso della Black: ho visto che le ronza sempre intorno!’
‘Sì, certo che è proprio sculata ‘sta qui!’
‘Già, arriva il primo anno e si prende i meglio! Dannata!’
‘Sta a vedere che tra poco pure Zabini le striscerà ai piedi!’
‘Noooo! Il mio Blaisuccio no!’
‘E’ tutto merito del cognome che porta, perché poi non è tutto ‘sto granchè!’
‘Solo il cognome? Perché, le amicizie?’
‘Già, è compagna di stanza della Cherin, chissà quante ne combinano insieme quelle due!’
‘E’ vero! La Cherin ha un ragazzo nuovo ogni settimana, ma come fa?’
Ancora una volta, una botta secca lasciò tutti interdetti. E questa volta, era Alexandra Black a lasciare la Sala, innervosita e con un diavolo per capello.

Ma che andassero tutte all’Inferno quelle oche da strapazzo!

Con passo svelto, Alexis percorreva i corridoi gremiti di gente eccitata per la festa di quella sera. Lei era solo un misto di emozioni contrastanti tra loro: era felice, perché finalmente Draco l’aveva invitata alla festa; ma era anche arrabbiata, per il modo poco gentile che aveva utilizzato e con il quale la trattava sempre; era nervosa, per la serata che le si prospettava davanti; ma aveva anche un diavolo per capello, per colpa di quelle pettegole starnazzanti che, appena succedeva qualcosa, cominciavano a elaborare piccoli scoop, quasi ne avessero strettamente bisogno per vivere.
Lei, invece, aveva solo bisogno di calmarsi e rilassarsi, e c’era solo un posto dove poterlo fare: la Quercia ai piedi del Lago Nero.
Il loro posto.
Ed è proprio lì che, con passo affrettato, si diresse.
Quando arrivò, però, ai piedi della Quercia c’era già qualcuno: sdraiato supino, con le mani intrecciate sullo stomaco, i capelli scarmigliati e gli occhiali storti, sonnecchiava pigramente Harry Potter.
Alexis sorrise nel vedere quella scena, e poi gli si sedette accanto, piano, per non svegliarlo. Rimase ad osservarlo, stupita di scoprire, ogni volta, quante cose aveva in comune con Lily e James.
Ma soprattutto, con lei.
Lo stesso taglio d’ occhi, grandi e un po’ allungati, la stessa curva del naso e il medesimo sorriso, solo che il suo, a volte, era maledettamente più malandrino.
Sperava con tutta se stessa che Harry non si soffermasse mai ad osservarla tanto a lungo come invece era solita fare lei, perché altrimenti, le somiglianze, sarebbero state alquanto evidenti – e anche un po’ ambigue, a dirla tutta.
Il moretto aprì pigramente un occhio, osservando di sottecchi la giovane Black, che si limitò a sorridere, timida.
-Da quanto sei qui?-
Le chiese sbadigliando, e stropicciandosi gli occhi prima di rimettersi dritti gli occhiali.
-Da un po’…-
Ammise lei, mentre si poggiava con la schiena al tronco, subito seguita da lui, che si tirò su a sedere.
-Potevi svegliarmi!-
Si lamentò il giovane e lei si strinse nelle spalle.
-Dormivi così bene…!-
Si giustificò, ridacchiando.
-Non pensavo di trovarti qui, oggi.-
Ammise poi, guardandolo di sottecchi.
-Neanche io, veramente: credevo che fossi occupata con i preparativi per stasera.-
Rispose Harry, con tono duro, accompagnato da una smorfia infastidita.
L’aveva irritato parecchio la patetica scenetta di Malfoy, e si era avviato alla Quercia solo per stare in pace con se stesso, senza pensieri, o altro.
Alexis spostò lo sguardo, fissandolo sull’orizzonte lontano del Lago Nero, dove il sole stava, già, lentamente, calando. Eh sì, le giornate si erano proprio accorciate.
-Non ho molto da fare, veramente. Pare che qualcuno abbia già scelto tutto per me.-
Disse, un po’ scocciata, accompagnando le parole con una smorfia contrariata.
-Dovrò solo mettermi il vestito e truccarmi. Niente che non si possa fare con una buona oretta!-
Si strinse nelle spalle, sospirando.
Harry rimase ad osservarla un po’, poi sbuffò rumorosamente e si prese la testa con una mano, poggiandola sulla fronte, quasi avesse bisogno di sostegno.
-Perché ti fai controllare così a bacchetta da Malfoy, Black? Non ti da fastidio che lui ti tratti come una bambolina di pezza con la quale pulirsi le scarpe di tanto in tanto?-
Sbottò, infuriato, voltandosi a guardarla con espressione rabbiosa, ma controllata.
Lei si limitò a ricambiare lo sguardo, un po’ interdetta.
Le facevano male quelle parole, anche se sapeva che erano dette per gelosia, le facevano male. Forse, perché erano esattamente le stesse che lei, a volte, si formulava nella mente, senza avere davvero la forza – o il coraggio?- di rispondersi.
Boccheggiò appena, senza sapere bene cosa rispondere, ma non ebbe neanche il tempo di farlo.
-Cos’è, ti ha fatto qualche incantesimo o ti minaccia in qualche modo? Perché altrimenti, non riesco proprio a capire perché ti fai trattare in questo modo!-
Alexis si morse il labbro inferiore, mentre Harry le rivolgeva una lunga e profonda occhiata, quasi cercasse di studiarla.
-No…non è assolutamente così, anzi! Devi credermi…-
-E allora?-
-Allora…è un po’ complicato da spiegare, Harry…-
Rispose con tono delicato, abbassando lo sguardo e puntandolo, con innaturale interesse, sulle proprie mani, che si stava torturando in grembo.
-Il tempo non mi manca di certo.-
Rimbeccò secco, incrociando le braccia al petto e inchiodandola con un’occhiata dura.
Alexis deglutì, senza avere la forza per rispondere.
Che pretendeva che gli dicesse?
Non lo sapeva nemmeno lei perché permetteva a Draco di trattarla così – non che, a ben vedere, potesse scegliere.
Forse era perché…
-Ti piace Malfoy?-
Le domandò a bruciapelo e lei alzò il viso di scatto, per incontrare quegli occhi smeraldini, ancora arrabbiati ma evidentemente feriti.
Una morsa dolorosa le strinse il cuore con violenza, lasciandola senza fiato e costringendola, ancora, a boccheggiare.
-N-no..! Cioè, io…Non lo so!-
Balbettò insicura, prendendo a torturarsi una ciocca di capelli che le scendeva morbidamente ad incorniciare il viso.
Harry la guardò per qualche altro secondo, poi spostò lo sguardo sull’orizzonte lontano del Lago Nero e sospirò, stanco. Abbandonò il capo contro il tronco della Quercia e socchiuse gli occhi.
-Lasciamo perdere.-
Disse infine e lei non aggiunse altro, limitandosi ad abbassare lo sguardo e a torturarsi il labbro inferiore.
Stava andando tutto a rotoli, ogni giorno di più.
Ogni volta che i due fratelli sfioravano quell’argomento, finiva sempre peggio.
Per quanto ancora avrebbe dovuto mentire?
Per quanto ancora avrebbe dovuto soffrire e farlo soffrire?
Non ce la faceva più.
Fu Harry a riaprire la conversazione, dopo qualche minuto buono di silenzio, e, questa volta, sia i suoi occhi che la sua voce erano più calmi e gentili.
-Scusa…Non dovrei fare queste scenate di gelosia ogni volta: tu non mi appartieni.-
Proferì, sorridendo mesto.
-Evidentemente essere rifiutato una sola volta non mi è bastato…-
E ridacchiò senza troppa gioia, imbarazzato, mentre portava la mano a scompigliarsi i capelli.
Alexis lo guardò indecisa, poi, di slancio, gli circondò il collo con le braccia, e si strinse a lui, in un abbraccio carico di affetto. Nascose il viso in una spalla del ragazzo, che, colto di sorpresa, non ricambiò subito la stretta. Rimase un po’ così ferma, e solo quando lui le circondò la vita con le braccia, afferrandola con una presa salda e urgente, alzò il viso, quel tanto che le bastava per far si che le loro guance si sfiorassero, in una dolcissima carezza.
- Harry: capirai, te lo prometto…Ma ora non posso parlare, non posso dirti nulla: ti prego.-
Gli sussurrò, prima di metterglisi di fronte, per poterlo guardare in quegli occhi che la osservavano perplessi e preoccupati.
Fece per chiedere il significato di quelle parole, ma lei lo fissò seria e scosse lentamente la testa. Poi, gli lasciò un bacio a fior di labbra sulla fronte, prendendogli il viso tra le mani, prima di sciogliere l’abbraccio.
Harry rimase a fissarla, un po’ imbambolato. Doveva essere arrossito, perché lei ridacchiò allegra, lasciandogli un buffetto su di un braccio per farlo riprendere.
Alla fine, le sorrise di rimando, un po’ malandrino e le si avvicinò pericolosamente al viso.
-Saprò aspettare, Alexandra Black: te lo prometto.-
E, imitandola, le prese il viso tra le mani e le lasciò un bacio leggero sulla fronte, prima di allontarsi e ammiccare in sua direzione.
Lei ridacchiò e poi, si accoccolò accanto a lui, con un sorriso dolcissimo sulle labbra, che gli scaldò il cuore.
-Sono davvero felice di averti conosciuto, Harry…-
Disse, piegando il viso su di un lato e guardandolo dal basso, appoggiata ad una sua spalla. Il moretto la osservò con un sorriso, sempre malandrino, e le sfiorò una guancia con la punta dell’indice.
- Ah sì? E perché mai?-
Domandò sornione, ridacchiando leggermente, pur conoscendo già la risposta.
-Bhe…Mi piace stare con te, mi rende serena. Mi fa stare bene. Mi rende semplicemente, felice…-
Rispose, quasi in un sussurro, come se avesse paura che rivelarlo a voce appena più alta, avrebbe potuto rovinarne il significato che voleva imprimergli.
Sincerità.
Affetto.
Felicità.
-E’ la stessa cosa anche per me…-
Asserì lui, osservandola con un sorriso molto simile al suo.
Questa volta fu il turno di Alexis, di meravigliarsi e fare la sorniona.
-Dici sul serio?-
-Obviously, My Dear!-
Rispose, scimmiottando la Cherin e strappandole una risatina bassa e divertita.
Ridacchiò anche lui, prima di tornare serio e di fissarla con intensità.
Questa volta, però, era un’intensità diversa dal solito.
Non era la stessa che poteva scorgere anche negli occhi di Draco Malfoy.
Sembrava quasi…fraterna.
-No, seriamente. Quando sto insieme a te, riesco a dimenticare ogni problema…Ultimamente mi capita spesso di essere triste, ma tutto sembra sparire di fronte al tuo sguardo…Aspetto questi piccoli attimi rubati dei pomeriggi della settimana, per poterti rivedere e stare semplicemente bene.-
Confessò, senza avere paura di guardarla negli occhi.

<< Guardami negli occhi e non avere paura di oltrepassare il mio sguardo.
Guardami dentro e non spaventarti della confusione che troverai.
Guardami con amore ed entra nel mio cuore, ma non ti soffermare:
Vai più a fondo, arriva alla mia anima.
Solo così scoprirai che sono sincero, quando dico di amarti.
>>


- Certo, ho Ron ed Hermione e sono veramente dei grandi amici, ma loro non riescono a capire. Non come sei capace di capirmi tu! Sembra quasi che tu abbia vissuto il mio stesso passato e lo leggo nei tuoi occhi, così simili ai miei…E il tuo sorriso…Il tuo sorriso è quasi una droga per me Alexandra: e non lo dico perché provo attrazione per te o per farti piacere!-
Si interruppe, chiarendo quel punto con un gesto perentorio della mano.
- Il tuo sorriso mi è quasi necessario per andare avanti, dal primo giorno che ti ho vista, al Ghirigoro. –
Alexis aprì appena le labbra, sempre più sorpresa da quelle parole.
-Mi avevi notata?-
Domandò con un sussurro smorzato, non riuscendo a trattenersi.
-Sì, ti ho notata. – annuì – vicino a Ginny. Avrei voluto domandarti tante di quelle cose quel giorno, sebbene non ti avessi mai vista prima. Eppure, il tuo sguardo mi aveva mosso qualcosa dentro. Qualcosa che ancora adesso non so ben definire…Quasi un senso di familiarità.-
Ammise, fissandola e poi sorrise mesto.
-Ma questo non è possibile, tu sei una Black infondo.-
Alexis deglutì a vuoto, con la gola improvvisamente arida.
-Già…-
Rispose, mordendosi quasi a sangue la lingua, per non buttarglisi di nuovo tra le braccia e rivelargli tutta la verità.

“Harry, io lo so quello che provi, perché sento la stessa cosa anch’io! Io sono tua sorella!”
Avrebbe voluto dirgli, ma invece decise di tacere.
Masochista del cavolo.
Sarebbe stato tutto più facile, se glielo avesse rivelato.
Ma non poteva.
Non poteva!
Doveva pensare a Sirius.
Doveva farlo per lui.
Harry la guardò per un lungo istante, prima di continuare.
-Però il tuo sorriso…Il tuo sorriso è l’unica cosa in grado di farmi dimenticare tutti gli anni passati in solitudine che sono stato costretto a vivere, non chiedermi perché, è così e basta…-
Rivelò, con un sussurro pacato e dolcissimo, prima di lasciargli una carezza gentile, che le percorse tutta la linea della guancia, facendole singhiozzare il cuore.
-Per questo ti ringrazio…Alexandra Black.-
E le sorrise, mentre lei respirava piano, temendo che le sarebbe preso un infarto molto presto, con il cuore che andava a mille e il fiato che le entrava a tratti, quasi tremante.
-Ti mancano, mamma e papà…?-
Domandò poi lei all’improvviso con un sussurro smorzato, senza pensarci.
Quando si rese conto di ciò che aveva detto, si morse violentemente la lingua, sperando che Harry non facesse troppo caso né alle sue parole, né al suo tono, né tanto meno alla malinconia evidente che aveva attraversato i suoi occhi, veloce e dolorosa come un lampo a ciel sereno.
Lui la guardò sorpreso, strabuzzando prima gli occhi, per poi assottigliarli con studiato accorgimento.
Aveva detto proprio “mamma e papà”?
E perché lo aveva fatto con quella familiarità, con quell’affetto, con quella malinconia, con quel viso triste?
-Come…?-
Le chiese, con un fil di voce, osservandola incerto.
Alexis abbassò lo sguardo e strinse le mani, nervosa.
-…uhmmm…quello che volevo dire…è se ti mancano i tuoi…genitori…-
Mormorò, cercando di dare un tono disinvolto a quelle parole.
Si sforzò poi di sorridere e tornò a guardarlo.
-Ma forse, sono stata un po’ troppo invadente…Infondo non sono affari miei: scusa la domanda, non so che mi sia pr-- -
-Tutti i giorni…-
Asserì Harry, stroncando sul nascere quel fiume di scuse.
Lei lo guardò stupita, tanto che, le labbra, si socchiusero.
-Cosa…?-
Chiese, con voce così bassa che non era sicura che Harry l’avesse davvero sentita.
-Mi mancano tutti i giorni…-
Ripetè lui, con quel sussurro carico di amarezza e sincerità.
Lei lo guardò e sentì gli occhi pizzicarle sotto la fastidiosa forza di quelle lacrime che, ormai, scorrevano su sul viso un po’ troppo spesso.

Decisamente troppo.
Il suo cuore singhiozzò ancora, facendole alzare ed abbassare il petto di scatto, prima che quest’ultimo prendesse dolorosamente fuoco, quasi fosse attraversato da una miriade incontabile di piccoli aghi incandescenti. Le interiora, le si contorsero nello stomaco, rischiando di farla vomitare.
Abbassò lo sguardo, socchiudendo gli occhi per evitare alle lacrime di bagnarle il viso, mentre, come al solito, si mordeva il labbro inferiore.
-Ma…chi mi manca di più…-
Continuò poi Harry, il cuo sguardo, che scavava insondabile nei suoi occhi, sembrava essere diventata dolorosamente cieco.

-E’ mia sorella…-
Alexis alzò il viso di scatto, fino ad incontrare quello sguardo smeraldino, carico di dolore e frustrazione. Si sentì mancare, di fronte a quegli occhi così sinceri, così malinconici.
-Tua sorella…? Per…perché proprio lei?-
Riuscì a domandare, con un moto curioso e atroce, che la stava distruggendo velocemente.
Lo sguardo di Harry si accese di nuovo, e un sorrisino mesto e triste gli dipinse le labbra.
-Perché so che lei è ancora viva…Anche se non me la ricordo, io posso sentire che è vicina…Alexis non è morta e un giorno tornerà da me…Lo so, è così e basta.-
Rispose, sicuro delle sue parole.
Alexis si morse il labbro inferiore con quanta più forza poteva, per non piangere ancora.
Ma non ci fu niente da fare.
Le lacrime le gonfiarono prepotenti gli occhi e poi, appena le ciglia si chiusero lentamente, vennero rilasciate, senza dare alcuna possibilità di essere controllate od ostacolate, mentre scivolavano giù lungo tutto il profilo della guancia, fino ad incontrarsi con le gemelle, sul mento, per poi ricadere, lente e inesorabili, sulle mani strette in grembo.


Piccole gocce di cristallo, prodotte da smeraldi sinceri, che sfuggono a nere ali di farfalla, troppo delicate per rinchiudere un dolore così forte.

Harry guardò quella scena, sorpreso.
E addolorato.
Vederla piangere, gli metteva addosso angoscia e tristezza.
Non voleva più vederla così triste.
Voleva raccogliere tutte le sue lacrime e gettarle via, lontane, dove lei non avrebbe più potuto trovarle.

Ma era come paralizzato.
Perché in quel momento, Alexandra Black, gli sembrava terribilmente familiare.

Con quello sguardo verde pieno di tristezza.
Quelle labbra piccole, umide di lacrime.
Quelle guance arrossate e piene di lunghe scie lucenti sotto i raggi di sole.
Ma chi?

Chi gli ricordava?
Fu un attimo.
Un flash nella sua mente.
Un album.
Una foto.

Quale foto?
Non riusciva a ricordare.
Aveva quel volto così familiare davanti agli occhi.
Ma chi era?
E perché, vederla così, gli scaldava il cuore, oltre a fargli provare una fitta di dolorosa malinconia?

E nostalgia?
La mano, senza controllo, si mosse automaticamente e, con gentilezza, raccolse le lacrime, lasciando dolci carezze.
Dio, quanto gli faceva male, vederla così!
Avrebbe preferito morire, che continuare a guardarla soffrire in quel modo.

-Mi…mi dispiace Harry…io…-
Singhiozzò, ma lui non la lasciò finire perché, istintivamente, protese le braccia verso di lei e la strinse forte a se, lasciandole nascondere il viso sul suo petto, mentre le accarezzava, con gesti lenti e rassicuranti, i lunghi capelli.
- Ssssh…tranquilla Alexis...-
La moretta, al sentire quel nome, sbarrò gli occhi e alzò il viso di scatto, guardandolo con un misto di terrore e sorpresa.
-Mi hai chiamata…?-
Harry sorrise colpevole, e scosse lentamente la testa.
-Scusa…E’ che a volte ho come l’impressione che mia sorella ti somiglierebbe molto…Non chiedermi perché, sento che è così…I tuoi occhi, le tue espressioni, il tuo carattere…Venderei la mia anima a Grindelwald se questo farebbe di te la mia sorellina…-
Le rivelò, con un sorriso sincero, mentre le prendeva una ciocca di capelli e gliela deponeva dietro l’orecchio, asciugandole altre lacrime che avevano preso a scorrere sul bel visino.
Alexis lo guardò indecisa: no, non poteva continuare così.

Lei doveva dirglielo.
Suo fratello aveva il diritto di sapere!

Si morse il labbro inferiore, poi gli prese la mano che le stava accarezzando una guancia, e la fermò su di essa, prendendola tra le sue e strusciandoci contro, socchiudendo gli occhi.
- Harry…-
Riaprì lentamente gli occhi, per fissarli in quelli del fratello.
Lui corrugò la fronte, ma non disse nulla.
Alexis lasciò un sospiro, tremante, si umettò le labbra e…
-Ma che scenetta commovente!-
Li interruppe una voce sprezzante, fredda e strascicata, accompagnata da un leggero battito di mani.
Lo sguardo di Harry si spostò oltre le spalle della sorella, con espressione cattiva.
La moretta si voltò velocemente, per trovarsi davanti la figura elegante – e terribilmente vuota – di Draco Malfoy, che avanzava con passo lento e cadenzato.
Alexis si alzò, barcollando un po’, mentre, con fretta, si asciugava le lacrime con i dorsi delle mani. Il Grifoncino la seguì, e le si mise accanto.
-Lasciaci in pace Malfoy!-
Ringhiò il moro, fulminandolo con lo sguardo.
Il biondino gli si avvicinò, e gli si mise di fronte, puntando quello sguardo bollente d’odio in quello rabbioso di Harry.
-Non credo proprio: tu hai qualcosa che mi appartiene.-
Ghignò, lanciando un’occhiata carica di significato ad Alexis, che osservava la scena dal basso, lasciando scorrere lo sguardo da Harry a Draco e poi di nuovo ad Harry, preoccupata.
-Ma davvero? Alexandra non è tua!-
Ribattè il Bambino Sopravvissuto, con voce tesa, fronteggiandolo minaccioso.
Draco scoppiò inaspettatamente in una fredda risata.
-Ti illudi invece che sarà mai tua, Potter?-
Sputò con disprezzo, fissandolo con un’occhiata decisa.
Harry deglutì, assottigliando pericolosamente lo sguardo, attraversato, solo per un secondo, da una nota ferita.

E consapevole.
Si sarebbero fatti male, molto male.
Doveva intervenire, fare qualcosa.
Qualunque cosa!
Si infilò in mezzo ai due, costringendoli a distanziarsi, dando le spalle ad Harry.
-Io non sono, né sarò mai di nessuno, chiaro? Smettetela di fare i bambini!-
Sbottò, un po’ infastidita, lanciando un’occhiataccia ad entrambi.
Draco ghignò arrogante e, con velocità, le serrò una mano intorno al polso.
-Tu sei mia, Black!-
Ribadì e poi, con uno strattone violento, fece per portarsela addosso.
Ma Harry glielo impedì, prendendolo per un polso e allontanandolo dalla ragazza, per poi fronteggiarlo di nuovo, ponendolesi davanti, quasi a modi protezione.
-Lasciala in pace!-
Sibilò, assottigliando pericolosamente lo sguardo.
-Come hai osato?!?-
Sbraitò Draco, colto di sorpresa, per poi estrarre la bacchetta e puntarla con rabbia contro il petto di Harry.
-Malfoy! No!-
Urlò spaventata Alexis, ma non fece in tempo a fare nulla.

L’aveva chiamato Malfoy.
Malfoy.
Non Draco.
Malfoy.

Lo sguardo del biondino si riempì di rabbia, mentre, con un gesto veloce, roteava la bacchetta.
-Stupeficium!-
Urlò, riversando in quell’unico incantesimo tutto il suo odio.

Il suo odio verso Harry Potter.
Un potente fascio di luce rossa colpì Harry in pieno petto, che, colto di sorpresa, non fece neanche in tempo a difendersi. Venne invece sbalzato qualche metro più indietro, cadendo pesantemente in terra e rotolando sull’erba .
Alexis si voltò ad osservare il fratello, inorridita.
-Harry!-
Esclamò, e fece per corrergli vicino, ma una mano di Draco che, ancora, si serrò intorno al suo braccio, le impedì ogni movimento e la costrinse ad uno strattone forzato, che la fece scontrare con il suo petto.
Draco avvicinò il viso sul suo, poggiandolo su di una spalla, e le sfiorò la guancia con le labbra.
-Non ci provare Black. Non costringermi a far del male anche a te.-
Sussurrò, con voce morbida e pericolosamente minacciosa, mentre le sfiorava una tempia con la punta della bacchetta.
-Lasciami andare, Malfoy!-
Sbottò lei, troppo preoccupata per il fratello, per essere impaurita dall’atteggiamente del biondino che, sempre più furioso, le strinse la presa attorno al braccio.
Alexis cercò di divincolarsi, facendosi solo più male.
-Tu sei mia, Black! Solo mia.-
Ribadì ancora, con un sussurro roco, tracciando il profilo del suo viso con la bacchetta.
-Expelliarmus!-
Improvvisamente, la mano di Draco venne sbalzata indietro, ma riuscì a trattenere la bacchetta, lasciando andare Alexis, che barcollò in avanti, richiando di cadere.
Alzò lo sguardo e vide che Harry stava puntando il Principe delle Serpe con la bacchetta.
-Harry!-
Lo rimproverò, lanciandogli un’occhiata allarmata.
-Tu, brutto…-
Ringhiò Draco dietro di lei e gli puntò la bacchetta contro a sua volta.
Si fronteggiavano, con sguardo minaccioso, le espressioni indurite dall’odio e dalla rabbia, che ne contraeva ogni muscolo, ogni guizzo di piccole vene, che pulsavano pericolose.
Alexis, al centro, lasciava scorrere lo sguardo da uno all’altro, sempre più preoccupata.
-No, fermatevi! Non fate sciocchezze! Vi espelleranno! Vi farete male!-
Urlò, nel panico più totale, cercando di farli ragionare.
Ma quelli, non sembravano neanche sentirla.
Gli sguardi quasi ciechi si studiavano con cautela.

Con determinazione.
Con rabbia.
Con odio.

-Everte Statum!-
Urlò Draco all’improvviso, e un raggio di luce blu la sfiorò, senza toccarle nè farle del male, e si diresse veloce verso Harry, che scartò di lato, evitando di essere colpito.
-Locomotor Mortis!-
Urlò subito dopo, e un altro fascio di luce, questa volta dorata, la sfiorò quasi, puntando verso Malfoy.
-Protego!-
Gridò quest’ultimo, e l’incantesimo si infranse su di una barriera invisibile.
Guardò il Bambino Sopravvissuto, con odio, e poi avanzò di qualche passo, superando Alexis e mettendosela dietro le spalle, per poi distanziarsi di qualche altro metro.
-Sta indietro.-
Le ordinò repentorio, tenendo sotto tiro Harry con la bacchetta, che faceva lo stesso.
-Non vorrei che questo idiota ti ferisse accidentalmente.-
Potter gli scoccò un’occhiataccia, ma non protestò: era d’accordo, non voleva che Alexandra ci andasse di mezzo.

Quella era una faccenda tra loro due.
-Languelingua!-
Urlò poi Harry, ma Draco si spostò di lato.
-Diffindo!-
Rispose all’attacco, e un raggio nero partì dalla sua bacchetta. Harry cercò di evitare il colpo, lanciandosi di lato, ma l’incantesimo lo colpì di striscio, lacerandogli la parte sinistra della maglietta e aprendogli qualche graffio.
Si rialzò subito da terra e, ansimante, guardò l’avversario con odio.
-Petrificus Totalus!-
Gridò, e un raggio azzurrino partì verso Draco che, con un nuovo ‘Protego’ si difese facilmente.
Basta, non potevano continuare così!
Doveva fermarli, e subito!
Draco stava per alzare la bacchetta e lanciare il prossimo incantesimo, quando Alexis gli corse dietro e lo prese per il braccio, strattonandolo.
-No! Dai! Basta! Fermatevi! Basta ho detto!-
Gridò angosciata, cercando di allontanare il biondino.
-Lasciami andare Black!-
Ordinò lui, perentorio, tentando di scrollarsela di dosso, prima che Potter gli lanciasse un incantesimo a tradimento. Ma, involontariamente, nel scuotere il braccio, mise troppa violenza e il gomito colpì forte sul naso della ragazza, che venne sbalzata indietro, cadendo sul pavimento.
Sbattè il sedere in terra, cacciando un gemito di dolore.
Quando riaprì gli occhi, la scena che aveva davanti le fece raggellare il sangue nelle vene.
Draco ed Harry la osservavano, arrabbiati, spaventati, pietrificati.
Quasi temessero che le fosse successo qualcosa di irreparabile.
Così, si affrettò a rialzarsi, barcollando un pochino, e alzò le braccia, scuotendole freneticamente.
-S..Sto bene! Sto bene! Non è successo nulla!-
Gridò, agitata e preoccupata per la reazione che tutto ciò avrebbe potuto avere sui due.

Specialmente su Harry.
Ma loro continuavano a fissarla, con espressioni vuote e apprensive.
Fu allora che avvertì qualcosa colare dal suo naso.
Si portò una mano sopra la bocca, fiorando le narici e fu costretta a chiudere gli occhi per il dolore. Quando li riaprì, le sue dita erano sporche di sangue.

Si era rotta il naso.
O meglio, Draco le aveva rotto il naso.

Ma l’aveva fatto involontariamente, ne era sicura!
Spalancò gli occhi, intuendo il perché di quel gelo improvviso e si affrettò a ripulirsi con entrambe le mani.
-S…Sto bene! Non è niente! Davvero!-
Ripetè, agitata.
Ma, invece di ripulirsi, stava solo peggiorando la situazione, spargendosi il sangue su tutte le labbra e sul mento, tingendosi anche le mani.
Cercò allora di nascondere il tutto, coprendosi bocca e naso con le mani.
Ma non servì a molto.
Harry fu il primo a riprendersi, mentre il suo sguardo si accendeva di pura ira.
Puntò la bacchetta contro Draco che, ancora più pallido del solito, la fissava con espressione assente, senza reagire.
-Petrificus Totalus!-
Urlò Harry, un raggio azzurro colpì Malfoy di spalle, congelandolo sul posto.
-No!-
Gridò terrorizzata Alexis, mentre Harry si avvicinava al corpo pietrificato, con passo di marcia, e lo guardava furioso dritto negli occhi.
-Brutto figlio di puttana!-
Sbraitò, e gli assestò un potente pugno in bocca, che fece volare il biondino qualche metro più dietro.
-HARRY!-
Urlò ancora la piccola Black, guardandolo scandalizzata.
Potter fissava con odio il corpo di Malfoy riverso sul pavimento, ansimando stanco.
Doveva aver messo in quel pugno tutta la sua potenza.
Alexis lo fissò sgomenta, poi si voltò e raggiunse Draco.
-Malfoy! Malfoy, svegliati!-
Lo scosse, ma quello era rigido come un pezzo di legno.
Estrasse la bacchetta e gliela puntò contro.
-Finite Incantatem!-
Mormorò con velocità, e un raggio rosa si diffuse per tutto il corpo del biondino, che le scoccò immediatamente un’occhiata furente.
Si alzò a sedere e si pulì la bocca, dalle cui labbra spaccate usciva del sangue.
Harry gli puntò ancora la bacchetta contro, pronto a scagliargli un altro incantesimo al primo passo falso.
Alexis si voltò a guardarlo, angosciata, poi tornò ad osservare Draco.
-Sei ferito…-
Affermò, allungando una mano per sfiorargli il labbro spaccato.
Lui le schiaffeggiò la mano, infastidito, senza nemmeno guardarla.
-Non mi toccare.-
Sibilò, furioso, continuando a tenere lo sguardo fisso su Harry.
-E così questo è il famoso coraggio dei Grifondoro: ti faccio i miei complimenti, Harry Potter!-
Proferì Draco con cattiveria, lanciandogli un’occhiata carica di significato, mentre si alzava da terra – elegante anche in quelle condizioni – e si sistemava la cravatta.
-Attaccare un nemico alle spalle: il cappello deve aver sbagliato, tu saresti stato un Serpeverde perfetto!-
Ghignò, cattivo, pulendosi un rivolo di sangue che gli scendeva sul mento, con il dorso della mano.
Harry boccheggiò sorpreso e la mano che stringeva la bacchetta tremò pericolosamente.
-No…Non è vero.-
Mormorò, deglutendo.
Lui era un Grifondoro.

Sì, un Grifondoro.
Eppure, l’aveva scelto lui: il cappello avrebbe voluto mandarlo a Serpeverde.
A Serpeverde.
Non a Grifondoro.

-Oh sì invece, Potter!- affermò il Principe, incrociando le braccia al petto. –Tradire i tuoi ideali. Per chi poi? Per una Serpeverde. Per una Black.-
Sibilò maligno, lasciando scorrere lo sguardo su Alexis, che lo guardava, ancora inginocchiata in terra.
-Dimmi, Potter: lo sai chi è lei? Il cognome Black non ti dice nulla?-
Proferì serafico, tornando a guardarlo.
Harry corrugò la fronte, ma non fece in tempo a proferire parola.
-Malfoy: no!-
Lo interruppe Alexis, guardandolo dal basso con espressione disperata, i capelli che le coprivano parte del viso e il sangue che ancora le sporcava naso, bocca e mento.
Lui non la degnò neanche di un’occhiata, e rimase impassibile, concentrato sul Bambino Sopravvissuto.
-Allora, Potter?-
Harry fissò la ragazza per un lungo istante, e poi tornò a guardare Draco, abbassando la bacchetta.
-Di cosa stai parlando?-
Chiese sospettoso, assottigliando lo sguardo.
Draco si finse sopreso, e aprì le belle labbra, piegando il viso su di un lato, mentre alzava entrambe le sopracciglia.
-Ma come? La tua cara Alexandra non te ne ha mai parlato? Eppure mi sembravate così…intimi!-
Sostenne, con una nota cattiva nella voce calma e controllata.
Harry scoccò un’occhiata alla moretta, ma quella continuava ad osservare Draco, disperata.
-Che vai dicendo Malfoy?-
Sibilò irritato, scoccandogli un’occhiataccia.
Quello si esibì in un sorriso angelico, mentre si stringeva nelle spalle.
-Non lo sai davvero! Bhe, non mi stupisco: mentire deve essere una sua specialità.-
Rispose cattivo, assottigliando lo sguardo che brillò con odio.
-Smettila di dire stronzate e parla!-
Sbottò irrequeito il Grifondoro.
-Alexandra è la sorellina del mio caro cuginetto: Sirius Black, ti dice qualcosa questo nome, Potter?-
Ghignò maligno, mentre quello lo osservava, sconcertato, prima che l’informazione penetrasse appieno nella sua mente.
-Basta! Basta, ti prego! Per favore Draco…-
Gridò Alexis, guardandolo dal basso, mentre nuove lacrime le stavano scivolando giù per il visino dall’espressione di supplica.
Al sentire il suo nome, il biondino finalmente si voltò a guardarle e – si maledisse mille e mille altre volte – il suo cuore si fermò di botto, nel vederla così.
Ringhiò quasi, prima di prenderla per un polso e tirarla su con violenza.
-Mi hai rotto.-
Le sibilò cattivo ad un centimetro dalle labbra, prima di darle un forte strattone e trascinarla via, lasciando Harry a fissare il vuoto, troppo occupato ad elaborare quella notizia shokkante.

La trascinò al limitare della foresta oscura, senza degnarsi di sentire le sue proteste sul fatto che le stava facendo male al polso.
La spinse con violenza contro un albero, lasciandola gemere per protesta, mentre le lasciava finalmente il braccio e le dava le spalle.
Alexis lo osservò spaventata, massaggiandosi il polso dolorante. Poi, sobbalzò, quando lo vide assestare un potente pugno ad un albero non troppo robuso, che si abbozzò, lasciando la sua mano perfetta cosparsa da una miriade di schegge di legno, che prese a sanguinare.
La moretta trattenne il fiato, guardandolo preoccupata, mentre lui si voltava e la inchiodava con un’occhiata terribilmente vuota.
Le si avvicinò, lento e pericoloso, e la osservò per qualche minuto. Poi, con uno strattone, la allontanò dal tronco e la prese per i capelli, dietro la nuca, tirandola quel tanto che gli bastava per poterla sovrastare con il viso.
-Hai finito di giocare, Black.-
Proferì e la voce atona e priva di sentimento, con cui pronunciò quella frase, la rese ancora più pericolosa che se l’avesse urlata, rabbioso.
Alexis lo guardò in viso, con timore.
Le pietre di luna opache, che aveva al posto degli occhi, sembravano prive di vista.
Alexis cercò di indietreggiare, spaventata, e lui glielo permise, lasciando la presa sui suoi capelli.
-Draco…?-
Mormorò, con un fil di voce. Ma lui non sembrava sentire.

Quando un Serpente non morde, è solo allora che devi avere veramente paura.
Un rumore secco, di legna spezzata, si diffuse in tutta la foresta, che nel silenzio, risuonò forte e chiaro, accompagnato da un’eco che non sembrava voler smettere di diffondersi.
Il piede della ragazza aveva calpestato, involontariamente, un rametto secco, riverso sul terreno e quel piccolo e insignificante rumore, era entrato nelle orecchie del biondo, con il suo continuo eco, rimbalzando nella sua mente, come una pallina da ping-pong impazzita, e lo aveva costretto a destarsi.
Lo sguardo riprese il colore del ghiaccio più freddo, e divenne più affilato della lama di una spada di cristallo.
E si puntò, con velocità, su quello verde e impaurito, che si stava allontanando.
La sua occhiata d’odio puro, la immobilizzò sul posto.
Sentì le gambe farlesi improvvisamente pesanti, come macigni che non potevano essere spostati. Ma al tempo stesso, le sentiva deboli e incapaci di sorreggere il suo peso.
Il suo corpo si era fatto immobile, tanto da sembrare una bella statua di marmo. Eppure, lo sentiva tremare chiaramente. Ogni tendine, ogni lembo di diafana pelle, era scosso, come percorso da una continua scossa elettrica.

Scossa lanciata da quegli occhi furiosi e penetranti.
Era sicura che, insieme al suo corpo, anche il suo cuore si fosse fermato. E contemporaneamente, lo sentiva battere veloce contro il petto, così forte, da far male. Il suono sordo, ma potente, le tamburellava nelle orecchie, togliendole l’udito.
Le mancava l’aria, ma avvertiva il suo respiro veloce, immetterle ossigeno puro nei polmoni.
Mai, come in quel momento, aveva provato tanta paura di Draco Malfoy.

Incredibile, quello che puo’ generare uno sguardo infuriato, rivolto ad un cuore che sa di aver sbagliato.
Imbrogliato.
Mentito.

Dopo quelli che sembrarono decenni, passati a guardarsi, finalmente Draco si mosse.
E Alexis avrebbe preferito che non lo avesse mai fatto.
Lento e inesorabile, come la morte, le passò accanto.
E la oltrepassò.
Non uno sguardo.
Non una parola.
Quel silenzio valeva più di mille sguardi e di infiniti fiumi di parole.

E poi, se ne andò.
Lasciandola sola.
Con un buco nero, nella parte sinistra del petto.
Le gambe le tremarono violentemente e traditrici, la lasciarono cadere a terra.
Le ginocchia picchiarono nel terreno umido della foresta, ma lei non ne avvertì il dolore.
Le mani si strinsero sulle ginocchia, con forza. Le unghie le si conficcarono nei palmi, ma non sentiva nemmeno questo.
Il respiro le si era fatto improvvisamente corto, e sentiva il petto bruciarle, chiedendo ossigeno con urgenza.
Come se il cuore, si fosse veramente fermato, e avesse smesso di pompare il sangue necessario per la vita.
Non si era mai sentita così.
Avvertì le lacrime pizzicarle sugli occhi, e non ne ostacolò la fuoriuscita.
Le lasciò scorrere, una dopo l’altra, sul bel visino arrossato.
Lasciava che si unissero sul mento, e poi scivolassero copiose sul terreno, macchiandolo come una violenta pioggia.
Perché non l’aveva sgridata?
Perché non l’aveva schernita?
Perché non l’aveva minacciata?
Perché non l’aveva torturata?
Perché non si era comportato come al solito?
Cosa c’era stato di diverso, questa volta?

Perché, l’aveva abbandonata?

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x sackiko_chan: Ehilà! Eccoti qui il nuovo capitolo, dopo solo una settimana, contenta?^____^ Spero sinceramente che ti sia piaciuto!! Innanzitutto, come al solito, grazie mille per i complimenti *////* Son davvero felice che il mio Draco ti piaccia ^-^ Anch’io lo immagino esattamente così: cattivo fuori, ma davvero buono infondo, specialmente con le persone che ama! Per quanto riguarda il momento della verità, ci sarà esattamente tra dieci capitoli, riuscirai a resistere? xD Ma sì, infondo non son poi così tanti, no?^-^ Bene, ora ti lascio con la speranza che vorrai farmi sapere che ne pensi! Inoltre, mi farebbe immensamente piacere se facessi anche un salto sul forum, se ti va^.-
Un bacione, Ada =*

x Minnieinlove: CuginaaaaaH!<3 Spero che questo capitolo ti sia piaciuto anche se, purtroppo, Ron ed Hermione non si son visti…Dai, più in là faranno molte più apparizioni, promesso!^.- Comunque no, mi dispiace, il piccolo Blaise non prova interesse per la Alex, la vede più come una sorellina e la cosa è decisamente reciproca xD Quindi dovrai accontentarti di Malfoy che, probabilmente, in questo capitolo ha dato il peggio di se *muahuah* Speriamo che si riprenda in seguito >____<
Bhe, ti lascio! Un bacione <3


x elita: Eccola la mia recensistrice più accanita! *le corre incontro e la spupazza* Son contenta di vedere che nonostante i miei tempi, continui a seguirmi!! Hai visto, stavolta ho aggiornato presto e con un capitolo bello lungo! Spero ti sia piaciuto!^________^
Fammi sapere che ne pensi, come al solito, e magari fai anche un salto sul forum se ti va, mi farebbe piacere ^.-
Un bacione, Ada =*


x Elly11: Ehilà! Benvenuta nella mia storia, mi fa sempre piacere di vedere nuove lettrici che recensiscono, grazie! Bhe, hai visto ho aggiornato abbastanza velocemente, no? Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che vorrai farmi sapere che ne pensi!^.-
E grazie mille anche per aver consigliato la mia storia a Shin *O* Ne sono onorata!
Bhe, se ti va fai un salto sul forum, mi farebbe piacere!
Un bacione, Ada =*

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Capitolo 18
*** Un angelo di nome Blaise Zabini ***


Salve a tutti!
Eccovi il diciottesimo capitolo, dopo una settimana esatta!!
Sono stata brava, vero?^____^
Bhe, questa volta non ho nulla dire, se non: godetevi il capitolo!
Purtroppo questo è solo di passaggio, ma ho deciso di fare capitoli un po’ più corti per poter postare più frequentemente! (Il mio ‘capitoli più corti’ sottointende almeno 10 pagine word, per cui non preoccupatevi XD Sono piuttosto logorroica, quindi i miei capitoli non saranno mai corti, comunque!^___^)

Bhe, non mi resta che augurarvi buona lettura!
Mi raccomando, fatemi contenta e ditemi che ne pensate!

Un bacione

Ada Wong


PS:
Grazie mille ufficialmente a tutti quelli che mi seguono e che mi recensiscono!
Non vi ringrazio in ogni capitolo, ma è ovvio che vi adoro tutti, dal primo all’ultimo!
Infondo, cos’è uno scrittore senza i suoi lettori?

Nulla.
Se questa storia continua ad andare avanti, è solo per voi!
Per cui, grazie!
Grazie mille!
Grazie di cuore! <3
E siamo a:

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Grazie mille a tutti! Sul serio!
Non so più come dirvelo!

Ancora una cosa, prima di lasciarvi alla lettura:

Se qualcuno è interessato all’apertura di un forum (sul circuito forumfree/community) nel quale poter postare le proprie storie o fan fiction, partecipare a sfide interne a colpi di fan fiction o di grafica e conoscerci meglio e cose simili, mi contatti, perché vorrei una mano! –per recensione, via e-mail o via msn (Juja_heart@hotmail.com) come preferite!
Grazie per l’attenzione.








~Un Particolare In Più~






























Draco Malfoy camminava, a passo di marcia, lungo i corridoi di Hogwarts, diretto verso il dormitorio di Serpeverde.
Aveva lo sguardo assente, perso nel vuoto.

Niente di più pericoloso.
Dopo aver schiantato ben cinque primini – tra cui anche una ragazzina – che avevano avuto il coraggio di sbarrargli la strada, si era infilato veloce nei sotterranei, ed era entrato nella Sala Comune.
Questa era piena ed eccitata per la festa che sarebbe iniziata di lì a poco.
Tutte le ragazze mandavano gridolini eccitati, confrontandosi i vestitini succinti e i ragazzi ammiravano trasognati le loro forme poco coperte.
Blaise Zabini era in piedi, al centro esatto di un cerchio composto da uno stuolo di ragazzine che, adoranti, lo stavano ammirando, occhieggiando civettuole, con gli sguardi ridotti a cuoricini volanti.
Il bel moro stava appunto comunicando loro che, non avendo potuto sceglierne una perché erano tutte così carine e dolcissime, aveva deciso di portarle tutte insieme, scatenando il contento generale, quando scorse Draco entrare nella Sala, con uno sguardo a dir poco assassino. Alzò una mano, per salutarlo, ma quello neanche lo degnò di un’occhiata e, scontrandosi violentemente contro due ragazzi che parlottavano vicino all’ingresso, si infilò di corsa nei dormitori.
Blaise lo guardò preoccupato e si fece largo tra le sue spasimanti, promettendo di tornare quanto prima. Poi, si precipitò dietro l’amico, entrando nel momento esatto in cui questo si chiudeva la porta della sua camera alle spalle, con un gesto carico di evidente rabbia.
Il moretto si avvicinò alla porta, un po’ titubante: non gli piaceva mai affrontare Draco quando era così incazzato.

E fuori controllo.
“Guai in vista…”
Pensò, mentre bussava con eleganza innata.
-Dra…?-
Lo chiamò, ma un boato poco rassicurante fu l’unica risposta che ricevette.

Al diavolo l’educazione!
Spalancò la porta, fino a ritrovarsi davanti ad un Draco Malfoy a dir poco fuorioso, con il fiato corto, che aveva appena distrutto lo specchio dell’armadio con un potente pugno, e ora la mano -già coperta di scheggie di legno, notò Zabini- sanguinava copiosa, gocciolando sul pavimento.
- Mio Dio…-
Mormorò, gettando un’occhiata anche alla stanza, completamente sottosopra.
Draco era in piedi, con lo sguardo fisso sul vuoto, che incrociava, probabilmente, la sua immagine distorta in quei pochi frammenti di specchio che erano riusciti a rimanere incollati all’armadio. I capelli, scompigliati, gli ricadevano disordinati sul viso. Dalle labbra, spaccate e gonfie, usciva più di un rivolo di sangue, che colava lentamente sul mento, fino a gocciolare in quella pozza già alimentata dalle ferite sulla mano.
Blaise rimase ad osservarlo, poi si avvicinò lentamente – cercando di evitare i frammenti di specchio tagliente riversati sul pavimento – e lo preso per un braccio, scuotendolo con delicatezza.
-Draco…?-
Lo chiamò di nuovo, ma quello non sembrò nemmeno sentirlo.
Continuava a fissare il vuoto, le spalle che, per la rabbia, tremavano leggermente.
Blaise gli diede un altro strattone.
Niente.
Lo scosse più forte.
Niente.
-Cazzo Dra! Che diavolo è successo?!?-
Sbottò alla fine, voltandolo con uno strattone violento e costringendolo a guardarlo in viso.
I suoi occhi sembravano un cielo plumbeo, grigio e terribilmente vuoto.

Un cielo calmo, prima di una tempesta distruttiva.
Blaise vacillò di fronte a quello sguardo: non l’aveva mai visto così furioso.
Questo perché, di solito, Draco Lucius Malfoy riusciva sempre ad ottenere quello che voleva.
Bastava anche solo pensarlo, e il giorno dopo lui aveva già conquistato ciò che desiderava.
Che si trattasse di un nuovo gioco, di un manico di scopa, di una cravatta nuova.

O di una ragazza.
Quell’anno, per la prima volta in vita sua, il Principe delle Serpi si trovava ad affrontare una cruda verità: non poteva sempre ottenere quello che voleva.
Sembrò riscuotersi all’improvviso, e Blaise lo capì dal cambiamento della sua espressione.

E del suo sguardo.
Non c’era più traccia di vuoto o turbamento nel suo viso, solo una pura maschera di ghiaccio, che ne deformava quasi i lineamenti perfetti, rendendoli più duri e più affilati del solito.
Con uno spintone si allontanò da Blaise.
-Lasciami in pace!-
Sibilò pericoloso, lanciandogli un’occhiataccia.
Poi si voltò, e strinse la mano ferita in un pugno, lasciando gocciolare altro sangue sul pavimento.
Affibiò un potente calcio alla testata in ferro battutto del letto e quasi la ruppe.
Se si era fatto male – cosa che sicuramente era – non lo diede a vedere e la sua espressione rimase impenetrabile
Blaise lo osservò in silenzio, mentre lo vedeva marciare con rabbia vicino alla scrivania, dove, con un gesto rapido, scaraventò tutti i libri e le pergamene a terra.
Poi si bloccò, lo sguardo fisso sull’unica cosa che era rimasta sul ripiano del tavolino.

Una maschera.
Era bella, elegante ed argentata.
Il contorno degli occhi era brillantato da una serie di piccole pietruzze, incastonate, mentre dell’argento fuso e colato era stato lavorato ad opera d’arte, e creava dei piccoli e sinuosi intarsi su tutta la maschera. Bordata interamente da una strana decorazione – anch’essa argentata -, la cosa più bella e più particolare era lo smeraldo al centro della fronte, che brillava quasi di luce propria.
Draco la prese con la mano ferita, sporcandola di sangue.

Deturpandola quasi con odio.
La strinse con violenza, ma non riuscì a scalfirla, ovviamente.
Così la lanciò in terra con rabbia, e poi la schiacciò sotto la suola della scarpa, spaccandole prima il naso, e poi deformando gli occhi.
Il piccolo smeraldo si staccò e rotolò sul pavimento, fino a fermarsi, una volta incontrata la punta delle scarpe eleganti di Blaise, che fissava la scena interdetto.
Si piegò e raccolse la piccola pietruzza, mentre il biondino continuava a sfogarsi sulla maschera, che continuava a calpestare con rabbia, finchè, l’unica cosa rimasta di essa, non erano che un mucchio di piccoli frammenti, che andarono a fare compagnia allo specchio.
Blaise si rialzò in piedi, studiando il piccolo smeraldo, brillante nella sua mano.
Quello smeraldo così simile ad un paio d’occhi che al biondino facevano andare il sangue alla testa, anche un po’ più del necessario.

E allora comprese.
-Draco…Dov’è Alexandra?-
Domandò, puntando lo sguardo sul biondino, che ansimava stanco. Immediatamente, si voltò a guardarlo, con espressione carica di rabbia, odio.

E frustrazione.
Con due grandi e veloci passi, coprì la distanza che li separava e lo prese per il colletto della camicia – che sporcò di sangue. Gli si avvicinò così tanto che i loro nasi si sfiorarono e i loro occhi si specchiarono perfettamente.
Argento gelido contro zaffiro liquido.
-Non.Pronunciare.Più.Quel.Nome.-
Sibilò, sputando ogni parola quasi con controllata difficoltà.
Poi gli diede un altro spintone e lo lasciò andare, dandogli velocemente le spalle e dirigendosi verso la porta del bagno.
Zabini rimase a fissarlo impassibile, mentre quello si poggiava stanco allo stipite e posava la mano sul legno bianco, lasciandola scivolare lentamente e macchiando la porta di sangue cremisi.
-Alexandra è una puttana…-
Aggiunse con rabbia, il veleno in corpo.
Blaise lo guardò interdetto, poi, inaspettatamente, scoppiò in una fredda risata, che fece voltare l’amico.
-Ma certo! Per una volta qualcuno non ti da ciò che vuoi, e tu fai il diavolo a quattro!-
Proferì il moro, quasi con disprezzo.
-Dio, Draco: mi sembri un bambino capriccioso al quale i genitori non vogliono comprare un giocattolo inutile!-
Lo sguardo argenteo perse l’odio e la rabbia, che si sostituì ad un’espressione sorpresa.
Poi si assottigliò di nuovo, indignata e ferita nell’orgoglio, prima di abbassarsi.
Le mani si strinsero in due pugni violenti.

Altro sangue sul pavimento.
-Sta zitto…-
Mormorò, con rabbia, ma Blaise non lo sentì neanche.
-Perché non vai a piangere da tuo padre, come ogni volta! Magari scopri che anche Alexandra ha un prezzo e riesci a fartela comprare proprio come una bambolina di pezza!-
Continuò, con tono calmo e serafico, eppure velenoso e tagliente come la zanna di un basilisco.
-Sta zitto…-
Ripetè Draco, le cui spalle ora, tremavano ancora più violentemente di prima.
-Draco: le persone non si comprano! L’amicizia non si compra! L’affetto non si compra! L’amore: NON SI COMPRA!-
Ringhiò le ultime parole, ma Draco era scattato molto prima, consapevole di quanto quelle parole fossero sincere.

E di quanto – cazzo!- facessero male.
-STA ZITTO!-
Senza rendersene conto, era balzato in avanti e aveva assestato un bel pugno potente proprio sul naso perfetto di Blaise, che sorpreso, non era neanche riuscito a difendersi e lo aveva preso in pieno.
Barcollò un po’ all’indietro, tenendosi il naso sicuramente rotto, dal quale cominciò ad uscire un rivolo di sangue.
Draco lo guardò, ansimante, con lo sguardo spalancato, shokkato da quello che aveva fatto.
Zabini gli restituiva la stessa occhiata, sorpreso da tale reazione.
Poi, inaspettatamente, scoppiò di nuovo a ridere e il biondino lo guardò senza capire.
-Ma bravo: spero che tu ti sia sfogato, amico!-
Ridacchiò, poi tornò serio all’improvviso e coprì la distanza con un solo lungo passo.
Questa volta fu il turno di Malfoy di essere preso per il colletto della camicia.
-Ricordati Draco: io per te ci sarò sempre, perché ti conosco e so come sei fatto. Ma se continuì così, rimarrai solo.-
Gli alitò ad un centimetro dal viso, prima di allontanarlo con una spinta così forte, che lo fece cadere in terra.
-Ci vediamo alla festa, Dra!-
Lo salutò, mentre con un gesto elegante della bacchetta si puntava il naso.
-Epismendo!-
Poi si voltò e uscì dalla stanza, lasciando Draco a fissare la porta chiusa.
Rimase lì, seduto per terra, per un lasso di tempo che nemmeno lui avrebbe potuto definire.
Forse passarono più di venti minuti.
O magari, neanche uno.
Ma a lui sembrò di stare pensando da sempre.

Blaise aveva ragione.
Fottutamente ragione.
Eppure, non poteva farci nulla. Lui era quello: prendere o lasciare.
E comunque, per lui, Alexandra Black rimaneva una puttana.
Un secondo prima arrossiva di fronte a lui, e il suo cuore batteva forte quando le si avvicinava più del dovuto – sì, riusciva a sentirlo ogni volta, per quanto andava veloce – e il minuto dopo, eccola lì, a civettare come una scema con quell’idiota di San Potter.
Oh, ma gliela avrebbe fatta pagare. Eccome se gliela avrebbe fatta pagare!
Nessuno si prendeva gioco di Draco Malfoy e poi la passava liscia.

Nessuno. Neanche lei.
Si alzò da terra, e con un colpo veloce della bacchetta, rimise tutto in ordine: lo specchio tornò intatto, i libri e le pergamente si rimpilarono sulla scrivania, le coperte riavvolsero il letto e la moquette verde assorbì le numerose gocce di sangue, senza lasciare danni.
Gli unici cocci che rimasero tali, furono quelli della maschera, che Draco ignorò prontamente, infilandosi nel bagno per farsi una doccia.
Uscì mezz’ora dopo, e nessuno avrebbe mai detto che, solo un’ora prima, era stato coinvolto in ben due liti, che erano entrambe sfociate alle mani.
L’unico vago ricordo era il labbro inferiore, leggermente gonfio, sul quale figurava un bel taglio profondo e arrossato. Per il resto, era impeccabile nel suo abito da vampiro – non mascherato, ovviamente – e quelle labbra maltrattate riuscivano a dargli un’aria maledettamente più affascinante.
Intercettò lo sguardo di Blaise, che, nonostante stesse sorridendo alle sue ammiratrici, era insolitamente serio. Ma passò oltre, dirigendosi verso la sua vera preda. La acchiappò per un polso, togliendola dalle gambe del ragazzo che stava abbracciando.
- Tu vieni alla festa con me.-
Ordinò perentorio, e per tutta risposta, la ragazza si limitò a guardarlo confusa.
-C-come…?-
Domandò, con un balbettio interdetto, non sicura di aver capito bene.
-Poche storie, Pansy. Era quello che volevi, no?-
Rispose brusco e, quando l’informazione penetrò, la Parkinson si esibì in un urletto eccitato, che catturò tutta l’attenzione della Sala.
-Certo che ci vengo al ballo con te!-
Gridò contenta, e gli si attaccò al braccio sinistro, molto simile ad una piccola piovra.
Draco sbuffò, infastidito, ma subito le cinse la vita con un braccio e, insieme, varcarono la porta della Sala Comune, sotto lo sguardo sbalordito di tutti.
Non passò neanche mezzo minuto che tutti, pettegoli, presero a parlottare.
Blaise Zabini alzò lo sguardo al cielo, e finse di ascoltare le sue molteplici accompagnatrici, lo sguardo fisso sul freddo muro in pietra, speranzoso di vedere entrare Lei.

Alexis era appena uscita dall’infermeria, e si teneva un fazzoletto sporco di sangue sotto il naso. Madama Chips era riuscita ad aggiustarglielo in un attimo, ma aveva detto che il sangue avrebbe continuato ad uscire ancora per qualche minuto, così stava continuando a tamponarsi, mentre si dirigeva, con passo lento e stanco, verso la Sala Comune di Serpeverde.
I corridoi erano già gremiti di gente mascherata, che si stava dirigendo in Sala Grande per la festa.

La festa.
L’aveva quasi dimenticata.
Bhe, una cosa era certa: l’invito di Draco non era più valido.
Tanto, ora che ci pensava, non aveva neanche voglia di andarci.
L’unica cosa che desiderava, in quel momento, era potersi rannicchiare nel suo letto sotto le coperte, e lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo.
Chissà, magari sarebbe riuscita a sognare di nuovo quel luogo paradisiaco, dove la sua dea personale l’avrebbe aiutata a cancellare ogni dolore.
Quando entrò in Sala Comune, stropicciandosi gli occhi arrossati con una mano, e continuando a tenere il fazzoletto sotto il naso con l’altra, tutti gli sguardi si puntarono automaticamente su di lei, facendola sentire a disagio.
Si guardò attorno, senza capire, e avanzò lentamente, mentre intorno a lei, prendevano concitati quei bisbigli che ormai la accompagnavano un po’ ovunque.
‘Sta uno straccio, poverina…’
‘Sì, guarda come sono rossi gli occhi: dev’essere stata a piangere tutto il tempo…’
‘Sapete che vi dico: se lo merita! Così impara a tenere due piedi in una scarpa!’
‘Sì, sono d’accordo con lei!’
‘Ma siete delle vipere!’
Alexis cercò di ignorare tutti quei sussurri e i suoi occhi si puntarono, automaticamente, in quelli blu di Blaise, che, appena l’aveva vista entrare, si era alzato e l’aveva osservata ansioso, quasi temesse che lei potesse crollargli davanti da un momento all’altro.
-Alexandra…-
La sua voce scura superò quella di tutti, che immediatamente si zittorono, pronti ad osservare la scena, per poi spettegolarne alle spalle.
La moretta cercò di sorridere, ma tutto quello che le riuscì fu una smorfia strana, triste e malinconica. Fece per dire qualcosa, ma il ragazzo le si avvicinò a grandi passi e la prese per le spalle, quasi volesse aiutarla a reggersi in piedi.

Perché Alexandra Black non gli era mai sembrata così fragile come in quel momento.
-Non qui…-
Le sussurrò ad un orecchio e la scortò fin dentro il dormitorio, lanciando occhiate infuocate a chiunque osasse dire qualche ‘A’ di troppo.
La lasciò andare solo quando entrarono nella sua stanza e lei appurava – con sollievo – che Diamond era già andata alla festa e probabilmente già si stava ‘infrattando’ da qualche parte con quel Nott.
Fece qualche passo in avanti, barcollando un po’, e si trascinò fino allo specchio posto sopra la scrivania di Diamond. Si osservò: era un vero disastro! I capelli si erano arricciati con l’umidità; il naso, la bocca e il mento erano ancora incrostati di sangue seccato e marrognolo, e altro continuava a colare; gli occhi erano gonfi, spenti e terribilmente arrossati; e la divisa, neanche a spiegarlo.
-Piccola…che cosa è successo?-
Lo sguardo smeraldo corse sullo specchio, fino a trovare la figura di Blaise che la osservava apprensivo, ancora in piedi, sulle soglia della porta.
Alexis sospirò e posò il fazzoletto sulla scrivania, con un gesto stanco.
-Ho litigato con Draco…-
Rispose, accennando ad un sorrisino mesto e ad un’alzata di spalle, mentre trafficava nei cassetti della scrivania e tirava fuori un fazzoletto pulito.
-Siediti pure.-
Gli disse poi, facendo un cenno verso il suo letto e andando in bagno, dove sciacquò il fazzoletto e cominciò a ripulirsi del sangue seccato.
Blaise si guardò intorno, poi si sedette come gli era stato detto.
-Immaginavo. Il suo pugno sul naso quando ti ho nominata è stato molto eloquente.-
Proferì, con tono leggero, e quando Alexis fece capolineo dalla porta del bagno, con un’espressione stupita, ridacchiò leggermente.
-Ti ha davvero picchiato?-
Domandò incredula e lui annuì tranquillo, come se fosse la cosa più normale del mondo.
-Merlino: ma è terribile!-
Esclamò sconcertata, avvicinandoglisi e sedendosi sul letto a sua volta.
-E tutto per colpa mia…mi dispiace…-
Avvicinò una mano al suo viso, per controllare che fosse tutto a posto, ma lui gliela prese e la fermò.
-Non preoccuparti: sto bene. Tu piuttosto, perché tutto quel sangue?-
Domandò, indicandogli la pelle appena sotto il naso, ancora incrostata di sangue.
Lei sospirò e abbassò lo sguardo.
-Una gomitata…di Draco…-
Ammise e lo sguardo blu di Blaise si accesse all’improvviso, traboccando di bollente ira.
-Draco ha fatto cosa…?-
La sua voce tremava leggermente, quasi cercasse di controllare una grande rabbia.
Balzò in piedi, ma Alexis lo fermò, prendendogli una mano.
-No, aspetta! Non l’ha fatto apposta, sul serio! –
Blaise la guardò in tralice, sospettoso, poi sospirò e si sedette di nuovo. Le pose una mano sulla guancia e gliela accarezzò, portandole indietro i capelli.
-Alex…Vuoi dirmi che cosa è successo, esattamente?-
La ragazza sospirò e si alzò dal letto, ponendosi di nuovo davanti allo specchio. Riprese a pulirsi la bocca e il mento con il fazzoletto.
-Alexandra?-
La richiamò, e lei ricambiò lo sguardo dal riflesso nello specchio.
-Ero al lago…con Harry. E stavamo parlando: solo parlando! Ma Draco deve aver travisato le cose e…si è esibito in una scenata di gelosia. Harry non si è fatto sottomettere e come al solito hanno finito per litigare. Hanno duellato un po’, e quando ho cercato di fermarli mi sono beccata una gomitata…Per tutta risposta, Draco si è beccato un pugno in bocca da Harry. Ecco tutto –
Rispose semplicemente, con tono incolore, mentre finalmente riusciva a levarsi il sangue dal mento, per poi passare al naso.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, fino a che Alexis non intercettò di nuovo lo sguardo di Blaise, che la fissava serio, nel riflesso dello specchio.
Sbuffò e si voltò, lanciandogli un’occhiataccia contrariata.
-Cosa? Che c’è?-
Domandò esasperata e lui continuò ad osservarla per qualche altro secondo, prima di tenderle un braccio e farle cenno di avvicinarsi e sedersi accanto a lui.
Lei lo guardò indecisa, poi sospirò e fece come le era stato silenziosamente detto.
Senza dire nulla, Blaise le prese il fazzoletto bagnato dalle mani e, delicatamente, cominciò a pulirle il nasino e la bocca, facendola arrossire un po’.

Si sentiva tanto una bambina alle prese con un papà un po’ troppo apprensivo.
Un papà che, ormai, non aveva più.
O che, meglio, non aveva mai avuto veramente.

Deglutì, un po’ imbarazzata, ma non si sottrasse alle cure del moro, che continuò a tamponarla con delicatezza.
Dopo qualche altro minuto di silenzio, finalmente Blaise riaprì la conversazione, precedendola con un sospiro.
-Alex…Sai che Draco è un po’…apprensivo quando si parla di te…Anzi, sarebbe meglio dire un po’ troppo geloso. Ma non lo fa con cattiveria: lui ci tiene veramente a te, come non ha mai tenuto a nessun’altra ragazza in vita sua. Neanche a Pansy.-
Cominciò, e lei abbassò lo sguardo, stringendosi le mani in grembo.
-Sì, lo so.-
Mormorò consapevole, mentre una fitta dolorosa le colpiva il cuore, come il fendente di una spada di un abile guerriero.
-Allora…Perché continui a vederti con Potter, nonostante sai bene che a lui dia fastidio? Ti diverte vederlo arrabbiato?-
Alexis alzò lo sguardo smeraldino di scatto, sorpresa da quelle parole e dalla durezza con cui erano state pronunciate. Scosse violentemente la testa, sfuggendo alla medicazione del ragazzo.
-No! Assolutamente no!-
-E allora, perché gli fai questo? Quel Potter è più importante di Draco?-
Le domandò ancora, sondandola con uno sguardo penetrante.
Lei fece per dire qualcosa, ma poi sospiro e abbassò lo sguardo, con espressione malinconica.
Blaise ne approfittò per riprendere a pulirla delicatamente.
-Scusa le mie domande, non sono fatti miei. E’ solo che…vorrei capire. Vorrei capire se quello che dice Draco è la verità o se è solo così accecato dalla gelosia da non vedere la realtà.-
Spiegò, girando il fazzoletto dalla parte pulita e continuando a tamponarla.
-E’…è una cosa complicata Blaise.-
Gli rispose, mordendosi il labbro inferiore.
-Alex: guardami un attimo.-
La ragazza alzò lo sguardo su quello di Blaise, che le sorrise appena.
-A te piace Draco?-
Le domandò, e lei arrossì tutta insieme, sorpresa da tale domanda.
-Bhe…Io, n-non lo so! Insomma…C-che domande sono?-
Balbettò imbarazza, spostando di nuovo lo sguardo sul pavimento.
Il ragazzo ridacchiò divertito e finì di pulirla.
- La cosa più difficile è ammetterlo a se stessi. La strada, poi, è tutta in discesa.-
Le disse, facendo evanescere il fazzoletto sporco.
-Ma io l’ho già ammesso a me stessa.-
Rivelò, alzando di nuovo lo sguardo e sorridendo mesta, con un bel colorito sulle guance.
-Sì, Draco mi piace. E tanto anche…-
Aggiunse imbarazzata, ma poi sospirò e la sua espressione si spense, malinconica.
-Ma ormai non ha più importanza…Se c’era anche solo una possibilità di stare insieme, ora non c’è più…-
Mormorò, improvvisamente stanca, alzandosi dal letto e andando alla finestra, per vedere le stelle del cielo magico brillare luminose.
-Non dire così, Alex…Vedrai, tutto si risolverà.-
-No! Non questa volta, Blaise. Ho visto i suoi occhi…Mi ha guardata…Come se fossi una cosa disgustosa…Nel suo sguardo ho letto che avrebbe voluto urlarmi in faccia…-
Poggiò una mano sul vetro, lasciandola scivolare lentamente.
-PUTTANA!-
Gridò all’improvviso, facendo sobbalzare il Serpeverde.
-Era questo che avrebbe voluto dirmi…Ma la sua occhiata è valsa più di mille parole…Il suo silenzio è stato più doloroso di una pugnalata dritta al cuore…-
Si lasciò cadere in terra, accasciandosi lentamente, troppo stanca per restare ancora in piedi. Blaise le corse subito vicino, e le si inginocchiò accanto, preoccupato.
Non stava piangendo. Non quella volta.
Ma l’espressione vuota dei suoi occhi era più triste e terrificante di mille lacrime.
-Che cosa devo fare, Blaise?-
Domandò poi, con voce rotta, voltandosi a guardarlo, con lo sguardo lucido.
Il ragazzo sentì una morsa stringergli il cuore, e avvicinò una mano al suo viso, accarezzandolo dolcemente.
-Perché non provi dirglielo? Perché non gli dici quello che senti per lui?-
Alexis alzò lo sguardo su di lui, sorpresa e spaventata.
-Cosa…? No! Io…Non posso!-
Scosse la testa, con violenza, e lui la prese per le spalle, per fermarla e poterla guardare in viso.
-Perché no, Alexandra? Lo vedo quanto ci tieni a lui! Lo leggo nei tuoi occhi: ogni volta che lo vedi, si illuminano radiosi; ogni volta che lui non c’è, sono pensierosi e un po’ tristi; quando litigate, come ora, diventavo vuoti e terribilmente sofferenti!-
Le disse serio, scuotendola un po’, quasi volesse farle capire l’importanza e la verità di quelle parole.

Ma lei lo sapeva che erano vere: e lo leggeva in quegli zaffiri, caldi e preoccupati.
Blaise Zabini: che ragazzo splendido.
-Draco è uno stupido! Un’idiota! Un menefreghista! E un gran testardo! Non capisce che non è solo lui a soffrire, ogni volta che bisticciate. Non capisce che a soffrire siete in due! Alexandra tu devi dirglielo!-
La supplicò quasi, con tono disperato, ansioso e preoccupato, con un’intensità tale da farle provare i brividi.
-Questo amore vi sta distruggendo…-
Sospirò infine, lasciandole andare le spalle e abbassando lo sguardo.
Alexis rimase ad osservalo, una morsa dolorosa che le scaldava il petto, le bloccava il respiro in gola e le stringeva il cuore.
Non sapeva che dire, quindi si limitò ad abbassare lo sguardo a sua volta, e a stringersi le mani in grembo, così forte che sentì le unghie perforarle il palmo.
-Perché…? Se dici di tenere così tanto a lui, perché non puoi rinunciare a Potter?-
Le domandò poi.

Un’altra pugnalata, dritta dritta nel cuore.
Respirò a tratti, boccheggiando, quasi avesse improvvisamente l’asma, e Blaise la guardò preoccupato.
Poi scosse la testa, così violentemente che tutti i capelli le si riversarono sulle spalle, coprendole il viso.
-Mi dispiace…Mi dispiace, ma non posso. Per quanto bene voglia a Draco – e credimi gliene voglio davvero tantissimo – io…io non posso rinunciare ad Harry. Non posso!-
Rispose, prendendosi il viso tra le mani, e cominciando a scuotere di nuovo la testa.
-Ti prego…Ti prego Blaise, non chiedermi spiegazioni…Io non posso dartele! Ti prego…Ti prego…-
Continuò a sussurrare, mentre si piegava con il busto in avanti e si accasciava a terra, stringendosi lo stomaco con un braccio, quasi avesse bisogno di vomitare.

In effetti, era così che si sentiva in quel momento.
Blaise la osservò addolorato, poi si piegò a sua volta, e la prese tra le braccia, stringendola e cullandola.
-Scusami…Perdonami: non ti farò più domande…Te lo prometto…-
Le sussurrò, accarezzandole i capelli e lei si aggrappò forte alle sue spalle, annuendo.
-Non piangere…-
Alexis si staccò quel tanto che bastava per poterlo vedere in viso, e lui notò che sì, aveva gli occhi lucidi, ma non una sola lacrima solcava il suo viso.
-Non sto piangendo…-
Sorrise mesta, sciogliendo l’abbraccio.
-Non voglio più piangere: in questi due mesi ho versato anche più lacrime del necessario.-
Si strinse nelle spalle e Blaise le sorrise, lasciandole un buffetto sulla guancia.
-Brava! Così ti voglio, sempre allegra è sorridente!-
Alexis sorrise più ampiamente, e si lanciò di nuovo addosso a lui, stringendolo forte.
-Grazie Blaise…-
Gli sussurrò e lui e lasciò un bacio a fior di labbra sulla tempia.
-Figurati, piccola: per te ci sono. Sempre.-
Rimasero a coccolarsi un po’, poi Blaise diede un’occhiata all’orologio che portava al polso e quasi sobbalzò.
-Caspita! Sono già le nove e mezza: la festa è iniziata da un po’!-
Esclamò, sciogliendo l’abbraccio e alzandosi in piedi, aiutando anche lei a rialzarsi.
-Tu vieni, vero?-
Le domandò poi, scrutandola con occhio critico e di rimprovero.
Lei storse la bocca, per tutta risposta.
- Non so…Sinceramente, non me la sento…-
Ammise, stringendosi le braccia al petto, quasi in un abbraccio solitario.
Blaise la guardò contrariato, corrugando le sopracciglia fine e ben curate.
- E poi, non ho neanche più un cavaliere…-
Aggiunse, stringendosi nelle spalle e sorridendo mesta.
-Ah: ma a questo si rimedia subito! Sono sicuro che in molti vorranno uscire con te, Alexandra Black!-
Rispose Blaise sornione, alzando le sopracciglia per due volte, in un’espressione maliziosamente buffa, che la fece ridacchiare.
-E poi, se per qualche stranissimo caso nessuno volesse venire con te, io mi offro volontario: sempre se vuole, Mylady!-
E si esibì in un ichino, che la fece ridacchiare ancora di più.
- Credetemi, venire al ballo con lei sarebbe un onore, Mylord!-
Ribeccò ironica Alexis, e lui fece un’altra riverenza, come ringraziamento.
-Ma non credo che il tuo fan club sarebbe d’accordo e, sinceramente, avere già tre nemici in un giorno mi basta e mi avanza!-
Ridacchiò, portandosi una mano a coprire educatamente le labbra, mentre lui storceva la bocca e soppesava le sue parole, ritenendo che, in effetti, le sue care ragazze non avrebbero gradito.
- E comunque, non ho un abito…-
Concluse la moretta, con un sospiro e un’alzata di spalle, allargando casualmente le braccia.
Blaise la osservò con uno sguardo furbo, e poi si voltò verso il suo letto, indicandole un pacchetto plastificato all’angolo.
-Io non direi.-
Rispose, alzando un sopracciglio e sollevando un’angolo delle belle labbra.
Alexis corrugò la fronte e si avvicinò al letto, scrutando il pacchetto.
Era un vestito elegante, rosso e nero. Lo tirò fuori dalla busta e se lo dispiegò davanti, guardandolo ammirata.
Era un abito da sera, sullo stile dark. Aveva un corpetto rigido, senza spalline, decorato con del merletto e delle roselline. La gonna era lunga, e scendeva morbida, tagliata appena da uno spacco laterale neanche troppo profondo. Abbinati ad esso c’erano un mantello nero e un paio di dècolletè con il cinturino.
Poi, il suo sguardo cadde su un oggetto poggiato sulla coperta.

Una maschera.
Era color porpora, decorata da roselline rosse. Gli occhi erano bordati da piccoli diamantini, brillanti e sul lato destro c’era un fiore, contornato da tante piume nere.
Alexis adagiò il vestito sul letto e la prese tra le mani, esaminandola.

“Ah, quasi dimenticavo: il tema di stasera sarà vampiri in maschera, per noi. Il tuo vestito è già nella tua camera.”
Le aveva detto Draco solo quella mattina, si ricordò.
E ora, era tutto cambiato.
Sospirò e lasciò cadere la maschera sul letto.
-E’ il vestito che mi ha regalato Draco…Non posso indossarlo.-
Disse, di nuovo triste.
Blaise la osservò un po’, poi scosse la testa.
-Invece lo metterai eccome!-
Ribeccò, avvicinandosi all’abito ed esaminandolo con occhio critico.
-Come?-
Alexis lo guardò confusa, mentre lui estraeva la bacchetta e la puntava contro il vestito.
-Aspetta e vedrai…Una modifica qua e una là…Oh sì, Draco si pentirà amaramente di non averti portata al ballo stasera: sarai la più bella di tutte, vedrai…-
Rimuginò tra se e se, agitando la bacchetta. Il vestito levitò e ad ogni colpo di bacchetta, si andava man mano modificando. Dal corpetto uscirono due eleganti maniche, che si arricciavano sulle spalle. La gonna si lacerò in un altro spacco, dal lato opposto di quello che già c’era, ed entrambi divennero molto più audaci. Ed infine, anche il colore cambiò: da un rosso sanguigno, ad un argento pallido, simile al colore delle stelle.
Finito, il vestito nuovo si adagiò di nuovo sul letto, sotto lo sguardo incantato della ragazza.
-Come hai fatto?-
Domandò in un sussurro incredulo, e Blaise si voltò a guardarla, sorridendo soddisfatto.
-Non sono mica stato rinominato ‘ragazzo più elegante di tutta Hogwarts’ per nulla, mia cara!-
Rispose fiero, poi si guardò intorno, quasi gli mancasse qualcosa.
Alexis lo fissò, piegando il viso su di un lato, fin quando il viso del ragazzo si illuminò. Si frugò nelle tasche e ne tirò fuori qualcosa di piccolo, che tenne sul palmo. Gli puntò la bacchetta contro e mormorò qualcosa, finchè quello non brillo.
-Prendi la maschera.-
Le ordinò, con un sorrisetto strano sulle labbra. Alexis fece come le era stato detto e gli porse la maschera.
Blaise lasciò levitare il piccolo oggettino – che adesso la ragazza poteva vedere e riconoscere come un delizioso smeraldo, così simile ai suoi occhi – e, con un altro incantesimo, lo incastonò sulla fronte della maschera, che cambiò colore, diventando anch’essa argentata, come il vestito.
Alexis la guardò, sempre più meravigliata, e Blaise ripose la bacchetta, soddisfatto di se stesso.
-Indossala.-
Le disse, indicandola, e la ragazza annuì, andò davanti allo specchio e se la mise.
Appena l’ebbe indossata, una strana luce argentata la accecò per un attimo. Poi, quando riaprì gli occhi, la sua immagine nello specchio rifletteva sì lei, ma con due splendide ali. Argentate ovviamente. Si voltò per guardarle meglio, e scosse le spalle, riuscendo persino a muoverle.
-Ma…Ma Blaise! Sono fantastiche!-
Esclamò entusiasta, levandosi la maschera e correndo ad abbracciarlo.
Lui la strinse a se e sorrise.
-Sono contento che ti piaccia, piccola! E’ il mio regalo per te: vedrai, le cose si sistemeranno, è una promessa.-
Alexis sciolse l’abbraccio e lo guardò dal basso, annuendo con un sorriso.
-Sì! Grazie Blaise, non so che farei senza di te!-
Si strinse la maschera al petto, contenta e lui le lasciò un buffetto su di una guancia.
-Su: adesso preparati! Non hai più scuse per declinare il mio invito!-
Le disse e lei ridacchiò annuendo di nuovo.
-D’accordo! D’accordo! Tu va, però: ti raggiungo alla festa!-
Ordinò, spingendolo lentamente fuori dalla camera.
Blaise si lasciò trascinare e una volta sulla soglia, si voltò a guardarla con un sorrisino malandrino.
-Alexandra Black: se non ti vedo alla festa entro mezz’ora, sappì che verrò a cercarti con la bacchetta spronata!-
La minacciò e lei gli fece una linguaccia.
-Ci sarò Blaise: promesso.-




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x miyuko: Geeeeeemi!!!ç____ç Ormai sei partita e chissà quando leggerai questa risposta e questo nuovo capitolottoç____ç Mi manchi tanto! Torna prestooo!! <3


x Elly 11: Ehilà! Sono felicissima di rivederti cara! E grazie mille per i tuoi complimenti, sono io ad adorarti per le recensioni che mi lasci *___* Hai visto, ho aggiornato presto di nuovo, contenta?^^ Passando alle tue domande:
1- Vol I sul titolo sta a significare “Volume Primo”, perché –in teoria, ma molto in teoria- dovrei scrivere ben 6 racconti, in cui ripercorrerei tutti e 6 gli anni di scuola di Harry, modificati però con l’aggiunta della sorellina. Ma fin’ora è solo un progetto lontano, per il momento mi auguro di riuscire a finire questa XD
2- I capitoli, secondo la mia ultima revisione, dovrebbero essere 45, ma il problema è che ogni tanto mi si aggiunge qualche capitolo, o ne divido a metà uno, quindi aumentano o diminuiscono a seconda di ciò che scrivo. Non lo so per certo ancora comunque. Diciamo che ruotano tra i 45 e i 50, capitolo in più capitolo in meno.
Spero di essere stata chiara, se hai altri dubbi non esitare a chiedere^.-
Fammi sapere che ne pensi di questo nuovo capitolo, mi raccomando!
Un bacione, Ada =*

x Minnieinlove: Cara cuginettaH, il tuo odio per Malfoy supera quasi il mio amore per questo personaggio XD Addirittura preferiresti l’incesto con quel *coso* di Harry? XD In ogni caso, mi dispiace, ma per la festa dovrai aspettare il prossimo capitolo *maledice la storia che se ne va un po’ per i cavoletti sua*, ma per lo meno ci saranno i tuoi Ron ed Hermione!^____^ Continua a seguirmi cuginaH!!<3


x sackiko_chan: Ehilà! Son sempre contenta di leggere le tue recensioni! Sapere che il capitolo scorso ti è piaciuto tanto mi fa davvero contenta! Spero che anche questo sia stato all’altezza delle tue aspettative! Purtroppo i due ancora non si sono chiariti, ma non preoccuparti: io amo gli happy ending ^-^ Questa volta son stata veloce a postare, visto?
Bhe, fammi sapere che ne pensi, come al solito!
Un bacione, Ada =*


x elita:
*rotola leggendo la recensione* Cara elita: io adoro le tue recensioni! Sono un boccasana per ogni momento in cui l’ispirazione scarseggia o l’umore è nero! Sul serio, mi diverto tantissimo a leggerle e, soprattutto, mi rende contentissima il fatto che la mia storia ti appassioni tanto! Non credevo potesse mai accadere!*la guarda commossa e poi l’abbraccia* Comunque hai visto, ho aggiornato presto no? E il prossimo capitolo sarà dedicato interamente al ballo, per cui non perderlo perché ce ne saranno delle belle!^.-
Bhe, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu voglia, come sempre, lasciarmi una delle tue recensioni del buon umore^____^
Un bacione grande grande, Ada =*


x VoldiSplatter:
Ciao CaraH e benvenuta nella mi storia! Ti giuro, quando ho letto la tua recensione avevo gli occhi che brillavano! Mi hai resa contentissima con tutte quelle belle parole, sul serio! Son davvero contenta che la storia ti abbia appassionata e che tu abbia deciso di seguirmi e di farmi sapere che ne pensi, grazie mille!<3
Ho notato dalla recensione che hai un debole per il caro Blaise, allora questo capitolo ti sarà sicuramente piaciuto parecchio!*____* Bhe, almeno lo spero^___^
Comunque sì, hai ragione, i maschi sono dei deficienti cronici, e il mio Draco ne è l’esempio più palese XD Per fortuna Blaise è un piccolo angelo custode che puo’ sistemare tutto! (Lo adoro anch’io *ghghgh*) Per quanto riguarda il feeling tra lui e Diamond, non saprei ancora sinceramente. La storia si evolverà da sola e staremo a vedere! Anche se, in effetti, sono molto simili: entrambi con stuole di corteggiatori che non si fanno scrupoli ad utilizzare – anche se Blaise ha il suo piccolo fan club che lo sostiene ovunque vada XD
Per quanto riguarda la tua domanda, in teoria dovrebbe essere così. Dovrei ripercorrere tutti gli anni, ma per il momento è solo un progetto lontano! Intanto, mi auguro di riuscire a finire questa prima parte! XD
Bhe, spero quindi che continuerai a seguirmi e che mi farai sapere che ne pensi anche di questo capitolo, con un’altra meravigliosa recensione!
Grazie mille ancora, cara!
Un bacione enorme, Ada =*

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Capitolo 19
*** La festa di Halloween ***


Salve a tutti!

E ancora una volta, incredibilmente, riesco a postare dopo solo una settimana!
W-O-W, sto riuscendo a mantenere fede al mio impegno, non vi sembra strano?XD
Ma un motivo a tutta questa velocità c’è –a parte che non ho molto da fare, evidentemente –EHM: e siete voi!
L’altra volta mi avete lasciato ben 7 recensioni!
Bhe, UAO *-*
Mi diverte moltissimo leggerle e poi rispondervi, e mi danno una carica incredibile per scrivere!

Quindi, se dovete rigraziare qualcuno per questi aggiornamenti veloci, bhe, ringraziate proprio voi stessi!
E vi ringrazio anch’io! Siete la mia inesauribile –speroXD- fonte di ispirazione!
Spero continuerete a seguirmi e farmi sapere numerosi che ne pensate!
Ne ho davvero bisogno!*____*

Passando a me – sto notando che questi spazi autore iniziali stanno diventando sempre di più quasi un diario personale xD Spero non vi dispiaccia se condivido le mie cose con voi, mi farebbe piacere che conosceste anche l’autrice –pazza e abbastanza scema XD- dietro la storia! (Sempre se qualcuno legge mai le mie presentazioni, cosa che a volte dubito un po’ O.O). Comunque, dicevo: in questa settimana, a dispetto di quel che sembra, sono stata abbastanza impegnata, soprattutto perché una delle mie migliori amiche parte e va un anno in America (ç_______ç mi mancherà tantissimo…Ho bisogno di tanto affetto in questo momento ragazze mie *sob e sigh*).
Però, son riuscita a finire il capitolo per tempo e inoltre, come promesso, è lungo come al solito! Ben 14 pagine word *si applaude da sola soddisfatta*
Vi giuro, ho scritto ovunque: in autobus, in macchina, mentre camminavo per strada! (c’è il mio fidato quadernino che chiede pietà ormaiXD)
E proprio l’ultima parte di questo capitolo, è stata scritta a casa della mia best, alle 4.30 del mattino, mentre ero sdraiata sul letto e lei e un’altra mia amica deliravano XD
Quindi, se vi sembra strano, è colpa dell’insonnia, la poca luce, la stanchezza e il delirioxD
Comunque, ovviamente, l’ho rivisto la mattina dopo e spero di essere riuscita a renderlo presentabile! Fatemi sapere XD
Oddio, questa presentazione sta diventando lunga e io ancora non ho finito di scrivere ciò che voglio…Qualcuno avrà mai la forza di arrivare a leggere fin qui?
Spero di sì, perché ora si passa al capitoloxD
E’ finalmente quello del tanto atteso ballo di Halloween, per cui: godetevelo!
E’ stato molto impegnativo e soprattutto pieno di emozioni che spero di essere riuscita a trasmettere nelle parole, e spero che leggendolo proverete esattamente ciò che voglio.

Fatemi sapere, son curiosa di vedere se son migliorata o meno!

Ancora un’ultima cosa, prima di lasciarvi:

Dedico questo capitolo a mia CuginaH (Minnieinlove qui su EFP).
Perché mi sostiene sempre.
Perché da quando legge la mia fic vuole sempre il seguito e mi assilla su msn dandomi la carica per scrivere.
Perché scrive delle storie stupende su Ron ed Hermione, che mi fanno amare questa coppia nonostante non mi piaccia normalmente.

E soprattutto, le dedico proprio questi due personaggi, che muovo e plasmo solo per lei!
Quindi, il Ron e l’Hermione della mia fic appartengono a mia cuginaH e a mia cuginaH soltanto!

Spero che la prima parte, dedicata solo a loro, ti piaccia!

Ti voglio bene Morena <3

E ora, finalmente, buona lettura!

Lasciatemi tanti commenti, mi raccomando!^-^

Un bacione enorme a tutti!

Ada Wong.

-SPAZIO PUBBLICITA’-

Non uccidetemi, vi prego XD
Volevo solo dirvi due cosucce ancora e poi giuro che sparisco e vi lascio al capitolo!
La prima è che il forum di cui vi parlavo il capitolo scorso è stato aperto, per cui vi lascio il link attraverso il quale potrete raggiungerlo!
Venite a farci un salto, mi farebbe davvero piacere!
Inoltre, ribadisco ancora, che ho bisogno di Staff o semplicemente di una mano, quindi tutti coloro che vorranno saranno i benvenuti e avranno i miei personali ringraziamenti!

www.crazylittleflowers.forumfree.net

La seconda cosa, invece, riguarda la mia prima traduzione!
E’ una Lucius/Narcissa, della bravissima Random Ravenclaw91!
Il link lo trovate nella mia pagina!
Se amate questa coppia, fateci un salto!^-^







~Un Particolare In Più~




























Hogwarts era sempre stata famosa per le sue splendide e magnifiche feste, sfarzose, eleganti.
Perfette.
Ma quella sera molti studenti, entrando in Sala Grande, avevano pensato che quell’anno Albus Silente e tutto il corpo insegnanti avevano dato davvero il meglio di loro.
La Sala era stata sgomberata dai quattro tavoli che erano stati sostituiti con dei banchetti addossati alle pareti, sui quali troneggiavano ogni sorta di leccornia, dolciumi, caramelle, pasticcini, bevande, biscotti…
Gli stendardi delle case erano scomparsi, lasciando la visuale al soffitto stregato, che mostrava una notte buia e nuvolosa, con una spettrale luna piena avvolta da una fitta nebbia rossiccia, che rendeva l’atmosfera tetra e inquietante.

Degna di Halloween.
Ogni tanto qualche fulmine improvviso squarciava il cielo incantato, illuminando a giorno la Sala che, in penombra, era appena rischiarata dalle deboli fiammelle tremanti che si affacciavano da occhi minacciosi e bocche mostruose intagliate su quelle zucche enormi che fluttuavano allegre.
C’erano davvero tutti alla festa: gli studenti delle quattro case si mescolavano tra loro, scambiandosi occhiate, battute e risate, e altri ancora continuavano ad entrare affollando la Sala Grande, che sembrava sempre e comunque enorme.
Erano tutti mascherati, persino Albus Silente e Minerva McGranitt indossavano delle graziose maschere che coprivano i loro visi, mentre osservavano soddisfatti il risultato del loro duro lavoro.
Erano anche riusciti ad ingaggiare una band: purtroppo le Sorelle Stravagarie e Celestina Warbeck erano già impegnate, ma avevano trovato un simpatico gruppo di scheletri ballerini, che ora erano sul palco e stavano accordando i loro strumenti, vestiti di smoking eleganti e cilindri.
Per quanto riguardava gli studenti, bhe, avevano dato fondo a tutta la loro fantasia: c’erano travestimenti di ogni tipo! Principi e principesse, lupi mannari e fantasmi, fate ed elfi, personaggi di fiabe e racconti –i più frequenti erano i personaggi di Beda il Bardo-, vampiri e troll e qualcuno si era persino vestito da Dissennatore.

Era tutto veramente fantastico.
Mancavano solo i fantasmi veri a girare tra gli studenti e ad infestare la Sala.
Ma Harry, Ron ed Hermione – che stavano varcando le soglie della Sala Grande proprio in quel momento – sapevano bene dove si trovavano tutti: alla festa di complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa. Dove, in effetti, avrebbero dovuto trovarsi anche loro.
- Non saremmo dovuti venire qui, Harry! Hai promesso a Nick che saremmo andati al suo cinquantesimo complemorte! –
Stava appunto ricordando Hermione, ma fu costretta a rimangiarsi le sue stesse parole, di fronte alla magnificienza e alla sfarzosità della festa, che la lasciò letteralmente senza fiato. Gli occhi dorati brillarono dietro la maschera rosa che indossava, mentre si fermava a contemplare il cielo stregato, le zucche fluttuanti e la miriade di colori che danzavano in pista.
Non aveva mai partecipato ad una festa più bella.
Ron ed Harry si scambiarono un’occhiata divertita.
-Dicevi Herm?-
La canzonò Ron, dandole una leggera gomitata ad un braccio.
E, quando quegli occhi caldi si voltarono ad osservarlo, ancora dolcemente meravigliati, il ragazzo non potè impedirsi di balbettare qualcosa di poco comprensibile, mentre arrossiva evidentemente in zona orecchie.
Hermione era bellissima, quella sera. Era questo che pensava, mentre si perdeva in quelle pozze dorate, che ora lo stavano osservando un po’ confuse.
Era vestita da ballerina, con un tutù rosa confetto che le fasciava perfettamente il corpo, aprendosi in una gonna pomposa e velata. I capelli erano stati raccolti in uno chignon e solo alcuni ricci le ricadevano davanti al viso, sfiorando la maschera che nascondeva parte del volto, ma non quegli occhi splendidi, in grado di scaldargli il petto.
E lui, travestito da grosso e tonto Troll, sfigurava così tanto accanto a lei.

Non sarebbe mai stato alla sua altezza.
- Ron? Ron, ti senti bene?-
Gli domandò all’improvviso, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Lui la guardò vacuo, con espressione persa.
- Non sarà mai mia…-
Bofonchiò trasognato, mettendo il broncio e poi, ignorandola, si diresse verso il buffet, con passo strascicato e spalle basse.
Hermione lo guardò sconcertata, il viso piegato su di un lato e lo sguardo che seguiva la sua figura che si allontanava.
- Ma che gli è preso così all’improvviso?-
Corrugò le sopracciglia fine dietro la maschera, e osservò Harry che, nel suo inquietante travestimento da zombie, stava facendo spallucce.
-Sarà stata solo la fame: su raggiungiamolo!-
Esclamò, prendola sotto braccio.
-Ok, ok! Ma stiamo giusto un po’, eh! Dobbiamo andare alla festa di Nick! Hai promesso Harry!-
Ricordò ancora, ripresasi dallo stupore iniziale.
Harry la guardò e annuì con un sorrisone, trascinandola al banchetto accanto a Ron che, ripresosi a sua volta, si stava già ingozzando di qualsiasi cosa trovasse nei piatti davanti ai suoi occhi.
Hermione lo guardò di sottecchi e sospirò, senza toccare cibo.
Le si era chiuso lo stomaco.

“Non mi vede neanche…”
E pensare che si era fatta bella solo per lui!
Stupido, stupido Ron!

Neanche Harry toccava cibo: in verità non aveva poi così molta fame. Il trucco da zombie gli permetteva di coprire le ferite dello scontro con Malfoy di quel pomeriggio, ma non le cancellava dalla sua mente.
Né lui, né le sue parole.
Né tanto meno cancellava Alexandra Black.
Non era arrabbiato con lei. O meglio, non lo era ancora.
Aveva solo bisogno di capire.
Se lei era veramente chi Draco Malfoy sosteneva che fosse, allora forse avrebbe potuto rivelarle dove si trovava sua sorella.
Aveva bisogno di quante più informazioni possibili e avrebbe fatto qualsiasi cosa per estorcergliele.

Qualsiasi cosa.
Prese un bicchiere di succo di zucca e setacciò la Sala con lo sguardo, alla ricerca di una figura minuta e dai capelli neri. Ma c’era davvero troppa gente, non sarebbe mai riuscito a trovarla così!
Vampiri Mascherati” aveva detto Malfoy quella mattina.
Ma certo! Alexandra sarebbe stata sicuramente in sua compagnia. Se trovava quella serpe maledetta, trovava anche lei.
Lasciò il bicchiere sul tavolo e, con una scusa veloce, si congedò da Ron ed Hermione, immergendosi nella folla e sparendo dalla loro vista.
-Ma dove va tanto di fretta?-
Domandò esasperata la ragazza, lasciandosi cadere su di una sedia. Ron alzò lo sguardo dal piatto di cibo che stava trangugitando e fece spallucce.
- Nompn lo sho…!-
Biascicò, come sempre con la bocca piena. Lei gli lanciò un’occhiataccia da sotto la maschera e lui ingoiò il pasticcio di mele che stava mangiando, prima di sorriderle sornione. Poi le si avvicinò e si sedette sulla sedia accanto alla sua.
-Sarà andato a divertirsi, non essere in pensiero per lui, Herm!-
La rassicurò Ron, lasciandole un buffetto sulla spalla.
-Sì, lo so! Ma ti ricordo che dobbiamo andare alla festa di Nick! Harry ha promesso! P-r-o-m-e-s-s-o!-
Ribadì per la centesima volta e il rosso alzò lo sguardo al cielo, esasperato, allargando le braccia in un gesto casuale.
-Eddai Hermione! Lascialo divertire per una sera! Dovresti provarci anche tu! Sciogliti un po’!-
Le disse, facendo qualche goffo passo di ballo da seduto, che la fece ridacchiare.
Alzò lo sguardo al cielo e scosse la testa, divertita.
-E ok…Ma solo un po’!-
Ribadì severa, voltandosi a guardarlo e lui le fece un sorrisone.
Si guardarono per qualche istante, fissi in quegli occhi che entrambi ritenevano bellissimi e così profondi che avrebbero potuto perdercisi per ore intere.

Il problema è che ancora non lo sapevano.
Improvvisamente qualcuno alle loro spalle tossicchiò divertito, costringendoli a voltare lo sguardo.
- Hai visto Fred?-
-Certo George! Non sono carini insieme?-
-Decisamente sì!-
I gemelli Weasley si avvicinarono sornioni a Ron ed Hermione, con due sorrisetti maliziosi, mentre quei due arrossivano in modo evidente.
-Andate al diavolo…-
Borbottò Ron, che era diventato di un delizioso cremisi in zona orecchie.
-Buonasera Fred, George!-
Li salutò più educata Hermione, ma l’occhiataccia imbarazzata che lanciò al loro indirizzo fu molto più che eloquente.
I gemelli, vestiti da due famosi personaggi delle fiabe di Beda Il Bardo, che Hermione non conosceva, ridacchiarono divertiti, poi si accostarono al fratello minore e gli diedero una pacca sulla spalla.
-E bravo Ronald!-
-Finalmente ti sei dichiarato ad Hermione!-
-Lo sapevamo!-
-Lo abbiamo detto fin dall’inizio!-
-A quando le nozze?-
Se avesse potuto, Ron li avrebbe schiantati subito. Ma perché si divertivano sempre a metterlo in imbarazzo e a prenderlo in giro?
-Io non mi sono dichiarato proprio a nessuno! A me Hermione non piace! Lei è solo un’amica! Un’amica, chiaro?-
Sbottò, rosso di rabbia e di vergogna e lanciò un’occhiata di supplica ad Hermione, il cui sguardo, dietro la maschera, era diventato improvvisamente cupo, quasi triste.
-Sì, come no!-
Lo rimbeccò George.
-Staremo a vedere!-
Ridacchiò Fred, e poi si allontanarono insieme, esclamando qualcosa su una scommessa da fare.
Ron si lasciò cadere di nuovo sulla sedia, con uno sbuffo sonoro e infastidito.
Poi guardò Hermione, che ora stringeva le mani in due pugni sulle ginocchia e aveva lo sguardo basso.
Probabilmente l’avevano messa in imbarazzo, quei due idioti dei suoi fratelli!
Ma certo! Come si poteva pretendere che a lei sarebbe mai potuto piacere un tipo come lui?
La guardò di sottecchi, un po’ imbronciato.
-Scusali Herm: lo sai come sono fatti, parlano a vanvera!-
Borbottò nervoso, lanciandole qualche occhiata.
Lei sospirò e sorrise mesta, scuotendo la testa.
-Non preoccuparti: è tutto okay.-
Poi abbassò di nuovo il capo, gli angoli delle labbra inspiegabilmente rivolti verso il basso.
Sentiva lo sguardo gonfiarlesi di lacrime, ma si sforzava di tenerlo basso, per non scoppiare a piangere come una bambina. Eppure sentiva il cuore stringersi in una morsa dolorosa, scaldandole con violenza il petto.
Lei sapeva benissimo che per Ron non era altro anche un’amica, eppure non riusciva ad ingoiare quel brutto nodo che le chiudeva la gola da quando lo aveva sentito dire quelle parole.
Rimasero entrambi in silenzio per qualche minuto, mentre il chiasso della festa li avvolgeva. Ma nessuno dei due lo sentiva veramente, troppo assorti nei propri pensieri. Ron, ancora a disagio, si guardava intorno con aria non curante, lanciandole qualche occhiata di sottecchi di tanto in tanto.
Era diventata improvvisamente triste e silenziosa, come se qualcuno le avesse detto di nuovo qualcosa di spiacevole, come quando quell’idiota montato di Malfoy aveva osato chiamarla ‘Sporca Mezzosangue’.
Solo che questa volta non riusciva a capire da dove venisse il suo improvviso malumore, e quindi non sapeva proprio che fare.
Tentò due approcci molto goffi, ma incespicò nella sua stessa lingua, non riuscendo neanche a catturare la sua attenzione.
Alla fine, dopo l’ennesimo sospiro da parte della ragazza, prese coraggio.

Non ce la faceva a vederla così!
Respirò a fondo, si gonfiò il petto e…
-H-HERMIONETIVADIBALLARECONME?-
Le urlò quasi, con foga, buttando insieme tutta l’aria e sputando anche un po’. Ma, contemporaneamente il rimbombo di un tuono incantato coprì la sua voce, ed Hermione si voltò a guardarlo, rimasta alla prima parte della frase.
Corrugò la fronte, piegando il viso su di un lato.
-Cosa? Come dici, Ron? Non ho sentito.-
Gli rispose, indicando con un cenno del capo il soffitto. Un fulmino li illuminò a giorno, e lui potè notare che i suoi occhi dorati rilucevano, quasi di una strana speranza.
Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli, e arrossì di nuovo in zona guance.
-Ehm…mi chiedevo…se…vol…evi..b…lla…e…co…n…me…-
Farfugliò confusamente, senza guardarla in viso.
Hermione si avvicinò di più con l’orecchio, per poterlo sentire.
-Come dici, Ron? Non ti sento!-
Ripetè e il ragazzo sbuffò, in evidente difficoltà.
-OH MISERIACCIA! TI HO CHIESTO SE VUOI BALLARE CON ME, E CHE CAVOLO!-
Urlò, ma in quel momento la band aveva appena finito di suonare il suo primo pezzo, e il silenzio regnava sovrano.
Ovviamente, tutti avevano sentito.
Si voltarono a guardare la coppietta, Ron in piedi, che ansimava affaticato ed Hermione che lo guardava dal basso, sorpresa, con gli occhi spalancati e le guance deliziosamente arrossate.
Ron si girò e, quando vide tutti gli occhi puntati su di loro, arrossì violentemente, tanto che tra i capelli e il viso non si notava più la differenza.
Qualcuno tra la folla fischiò. Ron avrebbe giurato che si trattava di Fred e George.
-Viva la delicatezza Ronald!-
Urlarono infatti i gemelli, ma poi cominciarono a far circolare gli studenti che, divertiti, tornavano a ballare sulle note della musica che la band aveva ripreso a suonare.
Ron si passò una mano sul viso, rosso di vergogna, e si lasciò cadere pesantemente sulla sedia.
-Oh miseriaccia…-
Borbottò, senza avere il coraggio di guardare Hermione in viso. Era sicuro che era in imbarazzo come non mai: ma quanto poteva essere stupido???
Si maledisse mille e mille altre volte ancora, finchè una risata non lo interruppe.
Era bella, candida e divertita, un po’ imbarazzata, ma comunque dolcissima.
Era la risata di Hermione, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Alzò lo sguardo, impacciato, e la vide sorridere, ancora rossa per via dell’imbarazzo.
Ma i suoi occhi erano raggianti, e risplendevano di nuovo.
-Sei unico Ron…!-
Esclamò, scuotendo la testa e poi si alzò, porgendogli un braccio.
Lui la guardò dal basso, confuso e ancora imbarazzato.
-Che c’è? Non vuoi più ballare?-
Lo sguardo dorato si spense di nuovo, perdendo un po’ della brillantezza acquistata, e il braccio si abbassò, lento.
Ron la osservò e poi si alzò velocemente, inciampando nelle sue stesse scarpe e rischiando di finirle addosso.
Poi senza aggiungere altro – limitandosi a borbottare qualcosa di poco compresibile – la prese per mano e la trascinò sulla pista da ballo, dove, imbarazzatissimi e goffissimi, cominciarono a ballare.

Harry, che aveva assistito a tutta la scena, ridacchiava divertito, mentre li osservava ballare, Ron che ogni tanto pestava involontariamente i piedi di Hermione; ed Hermione che sorrideva rassicurante alle scuse sommesse del rosso.
Li lasciò alla loro privacy, mentre si immergeva di nuovo nella folla, alla ricerca del biondo bastardo e della Black.
Ogni tanto qualcuno lo fermava e gli parlava un po’. Dopo neanche un minuto, Harry inventava una scusa e si congedava.

Sua sorella prima di tutto.
Si muoveva abile tra le persone, aprendosi varchi impossibili e superando ostacoli apparentemente invalicabili e inseminabili come le gemelle Patil, che puntualmente rispuntavano fuori cinque minuti dopo che le aveva congedate, facendogli saltare quasi i nervi.
Dopo una buona mezz’ora che girava tra quei vortici di danza e vestiti – cavolo, non ricordava che la Sala Grande fosse tanto…Grande!- riuscì finalmente a scorgere una testa platinata accompagnata da una figura più minuta e mora.
Con ultimo sforzo e un’ultima sudata, riuscì a raggiungere Malfoy e la sua banda.
Erano appartati in un angolo della Sala, come se mischiarsi con tutti gli altri fosse una cosa troppo poco nobile per dei purosangue come loro Serpeverde.
C’erano Theodore Nott che stava appartato con una biondina e se la stava letteralmente mangiando con un bacio – Dio, che andassero a fare le loro sporche cosine da qualche altra parte! Si ritrovò a pensare Harry, disgustato. Ad un’occhiata più attenta, potè notare che la ragazza in compagnia di Nott era Diamond, la migliore amica di Alexandra.
Però, si dava da fare la piccoletta.
Su un divano accanto al loro c’era un’altra coppia: una ragazza con una lunga e fiammeggiante massa di boccoli era seduta sulle ginocchia di un altro compagno, che Harry riconobbe con Montague, cacciatore della squadra di Quidditch di Serpeverde.
Su di un divano molto più ampio invece, c’era Blaise Zabini, circondato da una serie di ragazzine che sospiravano adoranti ad ogni suo piccolo movimento e che pendevano letteralmente dalle sue labbra per ogni minima parola pronunciata. Sembrava un po’ ansioso però, e continuava a lanciare occhiate insistente all’ingresso della Sala Grande, quasi aspettasse qualcuno.
E poi, in piedi, con l’aria un po’ scocciata – e le labbra gonfie, notò soddisfatto il Grifondoro- c’era Draco Malfoy, che probabilmente era stato costretto dalla piccola Black a fare un giro di danza.
No, aspettate: ma quella al fianco di Malfoy non era Alexandra!
Era quella vipera di Pansy Parkinson, che si avvinghiava al braccio del compagno con avidità e fierezza, quasi volesse mostrare che il ragazzo era suo e di nessun’altra.

E Alexandra dov’era?

Un fulmine squarciò il cielo stregato e illuminò a giorno la sala, dirigendosi esattamente all’entrata ed illuminando una figura che, dopo essersi affacciata timidamente da uno stipite della grande porta, stava per entrare, proprio nel momento in cui la musica cessava.
Era incredibile il tempismo che avevano quegli scheletri nel terminare una canzone!
Tutti si voltarono a guardare la misteriosa figura appena entrata.
E tutti, dal primo all’ultimo, non poterono fare a meno di ammirarla ed essere colpiti da una tale visione.
Era una figura minuta ed elegantissima, fasciata da un vestito argenteo, intarsiato da roselline dello stesso colore, così luminoso che sembrava risplendere di luce propria.
Il corsetto aderiva perfettamente a quel busto dalle forme gentili, un po’ rotonde e ancora infantili, e le maniche le ricadevano perfettamente sulle spalle, appena arricciate, quasi a voler creare un qualche richiamo a delle splendide rose. La gonna lunga scendeva morbida lungo le gambe, che snelle e graziose, erano lasciate in vista dai due profondi spacchi laterali, che le scoprivano fino a metà della coscia. Ai piedi indossava due eleganti decoultè con il cinturino, di un bianco candido e con qualche centimetro di tacco a spillo. E poi, come ultima cosa, ma di certo non meno importante né meno incantevole, aveva due splendide ali argentate, che le spuntavano fuori dalla schiena e scendevano morbide a sfiorarle le braccia e le gambe, con eleganza, seguendola in ogni suo movimento.

Un piccolo e grazioso angelo sceso in terra.
Era questo che pensava la maggior parte delle persone, che continuavano a fissarla, increduli e meravigliati, mentre lei, con passo lento e timido, avanzava con il capo chino, troppo imbarazzata per preoccuparsi di tenere un portamento elegante e dignitoso.
Ma non ne aveva bisogno: il suo splendido vestito parlava per lei.
Nessuno riusciva tuttavia a riconoscerla, perché il viso – lasciato scoperto dai capelli, acconciati elegantemente, che si raccoglievano in un fermaglio argenteo sulla nuca – era coperto fin sopra il nasino da una splendida maschera, dietro la quale facevano capolineo due sorprendenti occhi smeraldini, più luccicanti della pietruzza vera che la maschera aveva incastonata sulla fronte.
Ed eccoli di nuovo: tutti i bisbigli concitati intorno a lei; chi la guardava affascinato; chi la guardava invidiosa; chi le rivolgeva sorrisi seducenti; e chi la guardava con disprezzo.
La band degli scheletri, rimasta meravigliata anch’essa, riprese a suonare, riattirando l’attenzione degli studenti che, di malavoglia trascinati dalle proprie compagne, ripresero a ballare, lasciando perdere il piccolo angelo che era appena entrato e che, ora, si guardava intorno un po’ sperduta e infinitamente imbarazzata.
Solo due persone nella Sala erano riusciti a riconoscerla subito: Harry Potter, che aveva notato immediatamente quello sguardo così simile al suo, che aveva cercato di intercettare per tutta la serata; e Blaise Zabini, che si era appena alzato, lasciando le sue molteplici accompagnatrici da sole – e meritandosi per questo un coretto di delusione – e che ora si stava dirigendo con passo sicuro verso la nuova arrivata.
Una mano ferma e gelida gli si posò però sulla spalla, fermandolo.
-Chi è?-
Mormorò Draco, lanciandole un’occhiata penetrante.
Blaise si voltò a guardarlo, con un sopracciglio alzato e un sorrisino compiaciuto sulle labbra. Alzò entrambe le sopracciglia, in un’espressione tetralmente sorpresa.
-Ma come Draco, tu mi chiedi chi…?-
Gli si fece vicino, fino a che non potè sussurrargli nell’orecchio.
-Non riconosci neanche più ciò che sostieni ti appartenga?-
Sibilò cattivo, con tono così basso che solo lui avrebbe potuto sentirlo, e poi, dopo avergli scoccato una gelida occhiata più che eloquente, scivolò via, diretto verso la ragazza angelo.
La presa attorno al calice in vetro si fece così violenta, che si frantumò in mille pezzi e piccole schegge di vetro trafissero quella mano già duramente maltrattata.
-Draco! Guarda cos’hai combinato! Accidenti!-
Lo rimproverò Pansy, prendendo un tovaglioso e cominciando a medicargli le nuove ferite.
Ma lui non la stava neanche a sentire, lo sguardo argenteo, gelido e ribollente d’ira, era fisso sull’angelo, che ora sapeva essere la sua piccola Alexandra Black.

Harry aveva cercato di raggiungerla, ma Blaise aveva fatto prima e, presala a braccetto, l’aveva trascinata via, lontano dallo sguardo del mago, che ora si ritrovava a maledire tutti i maghi e le streghe esistiti perché l’aveva persa di nuovo.

Alexis si lasciò docilmente condurre fino al centro della pista da ballo, cercando di ignorare tutte le occhiate che ancora le lanciavano i presenti. Poi Blaise si fermò e si voltò a guardarla con un sorriso rassicurante. Le lasciò andare il braccio e la prese per mano, facendola esibire in una lenta piroetta. Poi si chinò, e le sfiorò appena il dorso della mano, con le labbra.
- Permettete questo ballo, Milady?-
La ragazza sorrise, ancora deliziosamente rossa in viso, e poi si esibì un elegante inchino, prendendo un lembo della sua gonna.
- Ma certo, Monsieur!-
Blaise si aprì in un sorriso luminoso e la guidò in un’altra piroetta, per poi avvicinarsela e farle mettere le mani sulle proprie spalle, mentre lui le cingeva dolcemente la vita. Alexis si morse il labbro inferiore, un po’ imbarazzata, e poi incrociò le mani dietro il collo del bel moro.

E cominciarono a danzare lentamente.
- Sei bellissima.-
Le sussurrò e lei gli regalò un altro sorriso luminoso.
Sì, esatto, così: Blaise Zabini voleva vederla sorridere e basta! Era stufo di vederla sempre imbonciata con le lacrime agli occhi per colpa di quell’idiota di Draco!
- Grazie…E’ tutto merito tuo.-
Gli rispose, facendo un cenno al vestito e scuotendo le ali dietro la schiena.
-Sì, hai ragione: è tutto merito mio!-
Appurò, atteggiandosi a superiore, e poi ridacchiò, facendole fare un’altra piroetta, prima di riprenderla per la vita.
-No, non è vero…Non è l’abito che ti rende così speciale, Alex. Sei tu e nient’altro!-
Le rivelò con affetto e lei ridacchiò, poggiandosi sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi e lasciandosi guidare in quel lento pieno di tenerezza, di dolcezza.

Di semplice affetto.
Poi, però, fu costretta a riapirli, quando un varco nella folla gli fece notare Lui.
Draco Malfoy era in piedi, vicino ad un gruppetto di ragazzi seduti su dei divani, intenti a baciarsi e fare chissà quale altra cosa. Alexis riconobbe anche Diamond, sdraiata sul divano che si lasciava spolpare da Nott. Bhe, per lo meno stavolta sembrava durare.
Tornò a concentrarsi sulla figura del biondino, senza riuscire ad evitarlo in alcun modo, come se lui fosse la calamita che attraeva il suo sguardo, incontrollabile.

Era bellissimo ed estremamente elegante.
Più del solito, si intende.
I capelli erano tirati indietro da una mano di gel, e solo alcuni ciuffi ribelli gli sfuggivano, lambendone il viso più pallido del solito, dai lineamenti affilati e taglienti.
Gli occhi avevano una strana sfumatura – un po’ annoiata forse, si ritrovò a pensare la Potter, con un moto di affetto – ma risplendevano comunque gelidi e argentei, come stelle brillanti in una notte scura, caratterizzati dalla loro consistenza di specchi.
Le labbra gonfie e arrossate, sul quale figurava un bel taglio verticale e profondo – un bel ricordo lasciatogli dal fratello – non ne sfiguravano la bellezza, ma riuscivano a renderlo così maledettamente affascinante.

E sexy.
E la camicia bianca che aderiva perfettamente al suo corpo, mettendone in risalto i fasci di muscoli scattanti da giocare di Quidditch, e i pantaloni neri e lucidi, che ne fasciavano le lunghe gambe, lo rendevano la visione più bella che avesse mai potuto ammirare.
Rimase a guardarlo, con il batticuore, fino a che Lui non alzò lo sguardo sul suo, e la osservò per qualche secondo, prima di incenerirla con odio.

Il cuore di Alexis mancò un colpo.
Gli occhi argentei scesero ad osservare qualcosa al suo fianco, e la moretta, scioccamente, lo seguì.
E quel che vide le fermò di nuovo il cuore.
Attaccata al suo braccio, come un piovra appiccicosa, c’era lei.
Pansy Parkinson.
Tutta sorrisi maliziosi e fossette sulle guance, ‘coperta’ da un vestitino rosso, striminzito, che le aderiva così tanto a quel corpo mozzafiato, da sembrare quasi una seconda pelle. Le copriva a malapena il fondoschiena e lasciava scoperto gran parte del florido decoultè, che premeva spudoratamente contro il braccio del biondino. A completare la sua figura, degli stivalazzi in pelle, con un tacco vertiginoso, rossi, che le coprivano fin sopra il ginocchio, e un paio di piccole corna che spuntavano dal caschetto corvino.
La vide ridacchiare frivola, prima di passargli un dito sul petto, lasciato scoperto dai primi bottoni della camicia sbottonati, e poi scendendo languidamente fino agli addominali.
E ancora risolini idioti.
Alexis deglutì a fatica, senza riuscire a staccare lo sguardo.
Poi Draco si piegò e le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Allora lei si voltò e intercettò lo sguardo verde di Alexandra, che li scrutava da dietro la maschera.
E le sorrise.
Non un sorriso normale.
Non era bello.
Non era dolce.
Non era fine.
Era quanto di più cattivo avesse mai potuto vedere sul viso di una ragazza.
Cattivo, subdolo e meschino.
Le si allargava da un’orecchio all’altro, mentre gli occhi le scivolavano addosso, neri come dorsi di piccoli scarafaggi, soddisfatti.
Si appiccicò su Draco, quasi a volerle far capire che era come le aveva detto in quella fredda mattinata di inizio ottobre: Draco era suo, e di nessun’altra.
E anche se giocava un po’ con qualche nuova ragazzina, alla fine tornava da lei.

Sempre.
Alexis sentì un nodo attorcigliarle la gola, e il suo cuore diede uno spasmo decisamente più forte quando Lui le cinse la vita, e l’attirò a se, con prepotenza e possessione, prima di trascinarla sulla pista, dove cominciarono a ballare, in modo spudoratamente osceno. Specialmente lei, che approfittava di ogni buona occasione per strusciarglisi addosso.
Le mani della piccola Black si strinsero sulla camiciola di Blaise, stroppicciandola, mentre si tratteneva dal piangere ancora.
-…ndra…Alexandra…?-
Riuscì a distogliere lo sguardo solo quando sentì la voce di Zabini chiamarla e riuscire a catturare la sua attenzione dopo svariati tentativi.
Lo sguardo smeraldino, lucido e angosciato, si specchiò in quello di zaffiro, che la osservava preoccupato.
Rimasero ad guardarsi per qualche minuto.
-Andrà tutto bene, Alex…Vedrai…-
Le sussurrò rassicurante, e lei annuì, per poi nascondere il suo viso sulla spalla di Blaise e continuare a lasciarsi condurre da quella danza.
Non avrebbe saputo definire per quanto tempo rimasero così, semplicemente a ballare, ma era sicura che fu per più di una canzone. Poi, Blaise si fermò e lei fu costretta a riaprire gli occhi. Un ragazzo aveva appena poggiato una mano sulla spalla del moro e gli aveva sorriso amichevolmente.
-Mi concedi la tua dama per un ballo?-
Gli domandò, ammicando in direzione di Alexis, che arrossì.
Blaise lo squadrò da capo a piedi, studiandolo con un sopracciglio alzato, poi si voltò ad osservare la moretta, in una muta domanda e in cerca di un’approvazione nel suo sguardo. Lei sorrise e annuì, e Blaise le posò un’ultimo bacio a fior di labbra sul dorso della mano, prima di lasciarla al giovane e scomparire nella folla, soddisfatto.
Il ragazzo che aveva preso la sua mano era carino, ma niente di eccezionale, e aveva un sorriso accattivante e bianchissimo. Era vestito da pirata, con un trucco pesante intorno agli occhi, capelli lunghi che gli ricadevano sulle spalle, di un castano scuro, e un grosso cappello. Le fece un’inchino e poi, dopo averla guidata in un’elegante piroetta, se la portò addosso, stringendola e cominciando a danzare.
-Piacere di conoscerti, sono Terry Steeval, Corvonero.-
Le sussurrò all’orecchio. Lei sorrise imbarazzata, senza saper bene cosa dire. Stava per rispondere, quando qualcun altro interruppe la loro danza, chiedendo un ballo con il piccolo angelo argentato. Steeval l’abbandonò di malavoglia, e lei si lasciò condurre in un’altra piroetta, e giù a danzare di nuovo.
Continuò così per ben cinque canzoni, alternandosi da un ragazzo all’altro. Da un ballo all’altro. Dopo Terry Steeval c’erano stati Zacharias Smith, Ernie MacMillan, Roger Davies, Cormac McLaggen e persino i gemelli Weasley, che l’avevano trattenuta in un ballo a tre, in cui si era divertita davvero.
Poi, l’ultima ‘conquista’ era stato un certo Oliver Baston – portiere del Grifondoro, non ricordava male – quando fu interrotta per l’ennesima volta.
Ormai abituata a passare da un paio di braccia ad altre, sospirò e si isibì in un inchino, per congedare il suo ultimo accompagnatore.
Era stanca, veramente, e aveva una mezza idea di rifiutare il nuovo invito per andarsi a sedere e a bere qualcosa.
Ma quella voce, così calda, così profonda, così famigliare, glielo impedì.
-Scusami Baston, mi concederesti un ballo con l’Angelo?-
Il ragazzo si voltò e sorrise smagliante.
-Ma certo Harry! Ecco, è tutta tua!-
Fece un’occhiolino ad Alexis e le lasciò la mano in quella del Grifondoro, che gli fece un cenno di ringraziamento, prima di dedicarsi alla piccola Serpeverde.
Alexis lo guardò dal basso, sorpresa, le labbra di albicocca leggermente schiuse.
-Harry…-
Il ragazzo la osservò in silenzio, poi si chinò a sfiorarle la mano con un bacio veloce, e senza dire nulla, la guidò in una nuova pirotta, e poi se la trascinò addosso, stringendole la vita con delicatezza. La moretta gli posò le mani sul petto e cominciarono silenziosamente a danzare.
Dopo qualche minuto, la ragazza prese coraggio e con un sospiro, alzò il viso per poter vedere il fratello in faccia.
-Harry…Sei arrabbiato con me?-
Gli domandò, leggendo nella sfumatura dura dei suoi occhi smeraldini.
Lui non rispose, si limitò ad allontanarla di nuovo e a guidarla ancora in una piroetta. Poi se la portò di nuovo addosso, e si abbassò vicino al suo orecchio.
-No…Ho solo bisogno di capire.-
Le sussurrò lentamente, prendendola per una mano e allontanandola di nuovo, prima di farla ricadere tra le sue braccia.
-Capire?-
Mormorò lei, cercando ancora di scrutarlo in viso. Ma lui non glielo permise e la guidò in un casquè, prima di tirarla su con eleganza e farle poggiare il viso su di una spalla, premendole leggermente una mano sulla nuca.

Però, non sapeva che Harry fosse così bravo a ballare.
Il ragazzo si abbassò, fino a che le sue labbra non incontrarono di nuovo l’orecchio della Black.
-Sì…Alexandra, se sei davvero la sorella di Sirius Black, tu saprai sicuramente dove si trova! Devi dirmelo.-
Alexis rabbirividì per la serietà e la durezza che aveva usate nel tono di quelle parole.
Riuscì a distanziarsi e finalmente potè vederlo in viso. Ma era sicura che era stato lui a lasciarglielo fare, perché ora si muovevano meccanicamente in quel lento, senza seguire il ritmo, troppo occupati a scrutarsi negli occhi, alla ricerca di una verità che era impossibile svelare.
-Co..cosa?-
Mormorò sconcertata la moretta e l’occhiata di Harry si fece, se possibile, ancora più penetrante.
-Devi dirmelo, Alexandra. Devi dirmi dove si trova Sirius Black! Lui ha mia sorella, capisci? Nessuno sa dove si trovi, tu sei l’unica che potrebbe saperlo! Devi dirmelo, sei la mia unica speranza…-
Ora, la sua voce, si era incrinata, diventando quasi supplichevole, così come il suo sguardo, disperato.
Alexis balbettò qualcosa di poco comprensibile, nel panico più totale.
Aveva preso a tremare, lo sguardo aveva assunto una chiara nota angosciata e un groppo le si era formato nella gola, mentre nello stomaco sentiva le budella contorcersi.

E ancora, una gran voglia di vomitare la colse all’improvviso.
-Ha…Harry..I..Io…Io….Io…non…Io non…-
Balbettò, in preda agli spasmi.
Il petto si alzava e si abbassava ad un ritmo insostenibile, quasi non riuscisse a respirare bene. Sembrava colta da un’attacco d’asma.
Ma Harry cercò di ignorarlo, autoinfliggendosi un dolore assurdo, che gli squarciò il cuore in due.

Sua sorella prima di tutto.
Sua sorella prima di tutto.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere un’informazione.
Qualsiasi cosa.
La prese per le spalle e la scosse leggermente, poi le circondò la vita e le portò addosso, stringendole il capo sul suo petto, quasi cercasse di farla smettere di tremare così tanto.
-Alexandra, so che lo sai…Devi dirmelo! Ti prego…Ti prego…Sei l’unica persona che potrebbe aiutarmi a riabbracciare mia sorella…l’unica persona…Ti prego…-
Le bisbigliò nell’orecchio, con tono angosciato, distrutto.
Ma lei non riusciva neanche quasi più a parlare.
Qualcosa, dentro di lei, si stava squarciando.
Era una sensazione terribile.
Come se qualcuno dall’interno le stesse lacerando ogni organo con un coltello rovente, squarciandola senza pietà.
Sangue. Spargeva sangue dappertutto, quella creatura malvagia dentro di lei.
Le aveva bucato i polmoni, che ora si riempivano di sangue.

Il sangue che piangeva il suo cuore, dilaniato.
“Basta! Fatalo smettere! Fate smettere questo mostro!”
Pensava Alexis, mentre cercava di ingoiare quel groppo che le impediva di respirare.
Aria. Aveva bisogno di aria, subito.
-Io…Io non lo so…Non lo…-
Mormorò in preda al panico, e Harry la afferrò forte per le spalle, e se l’allontanò quel tanto che bastava per poterla guardare in viso.
-Alexandra, dimmi la verità, ti prego! Dimmi che non lo sai guardandomi negli occhi!-
Le urlò quasi, disperato, mentre lei respirava a tratti.

Basta! Fatelo smettere!
Il mostro continuava a colpire duramente il suo cuore, trafiggendolo con un cacciavite e poi tirando via violentemente, strappandola, dilaniandola, ferendola.
Fermate quel mostro!
Si rispecchiò negli occhi del fratello, che la guardavano angosciati, stanchi, distrutti.
Un fulmine squarciò il cielo, illuminando la stanza a giorno e lei, in quegli occhi, vide il mostro che la stava distruggendo.

Che li stava distruggendo.
Quel mostro era lei: Alexis Lily Potter.

Distolse lo sguardo di scatto, per non essere più costretta a specchiarsi in quegli occhi e a rivedere il mostro che continuava squartarla dalla testa ai piedi.
E quello che vide, illuminato a giorno da un altro fulmine, le diede il colpo definitivo.
Draco Malfoy l’aveva osservata con odio puro per un lungo istante.
Poi aveva trascinato a se Pansy Parkinson con violenza.

E l’aveva baciata.
Il mondo le era crollato addosso in quel preciso istante. E tutto aveva preso a vorticarle intorno.
Harry che la scuoteva, continuando a chiedere una verità che non poteva dargli.
Draco che baciava con passione Pansy Parkinson.
La musica scatenata del gruppo che aveva preso a suonare pezzi rock per far divertire tutti gli studenti.
I fulmini che avevano cominciato a cadere a ritmo di musica, illuminando tutto a tratti.
Non respirava, voleva uscire da lì. Voleva andare via.

Via. Lontano.
Si voltò a guardare Harry, con occhi vacui e poi, con una spinta, si distanziò da lui, urtando una coppia che stava ballando lì dietro.
-Ehi!-
Protestò quella, ma lei non la sentì neanche e guardò Harry, dispersa.

Distrutta.
-Io…io…non…io…io non…-
Balbettò ancora, mentre, senza che nemmeno se ne fosse resa conto, le lacrime avevano cominciato a bagnarle il viso, scendendo veloci e infinite.
Lo osservò per un lungo istante, poi si voltò e, velocemente, cominciò a farsi largo tra la folla, correndo via.
-NO! ALEXANDRA FERMA! DOVE VAI?-
Le urlò dietro Harry, e si lanciò alla rincorsa, scontrandosi con tutti gli studenti affollati, senza neanche neanche fermarsi a chiedere scusa.
Mentre correva via, Alexis aveva un solo pensiero in testa: voleva respirare! Andare via! Voleva correre lontana da tutto e da tutti!

Non ce la faceva più!
Con lo sguardo sfocato e lucido di lacrime, puntato unicamente sul pavimento, il piccolo angelo non notava quello che gli stava attorno, e quando uscì frenetica dalla Sala Grande non si fermò neanche a guardarsi indietro.
Così, non notò Draco Malfoy staccarsi duramente dalla Parkinson e allontanarla con un gesto brusco, quasi disgustato.

Da se stesso.
Fece per avviarsi dietro Alexis, quando Blaise Zabini gli si parò davanti, con aria dura e minacciosa, battendogli una mano sul petto, per farlo indietreggiare.
-Basta così Draco! Per oggi direi che hai fatto anche abbastanza danni.-
Sibilò minaccioso, e poi si voltò, correndo via anche lui alla ricerca della giovane Serpeverde.

-ALEX…ALEXANDRA, FERMATI!-
Urlava Harry Potter nei corridoi, seguendo quella piccola figura argentata che correva via, lasciandosi dietro solo una scia di lacrime amare.
-FERMATI! ALEXANDRA! TI PREGO, FERMATI!-
Ma lei continuava a correre, con il fiato corto, il cuore – morto - che doleva in modo atroce, i polmoni che chiedevano urgentemente ossigeno, il petto che bruciava in maniera insostenibile, le gambe stanche e gli occhi appannati, lei continuava incessantemente a correre.
Ma Harry era più veloce e, con uno scatto finale, riuscì a raggiungerla e ad agguantarla per un braccio, fermando la sua corsa.
Alexis si dimenò, cercando di liberarsi, ma lui, con uno strattone, riuscì a voltarla.
Il fermaglio argenteo, che le teneva i capelli, cadde in terra, slegando i boccoli corvini, che ondeggiarono intorno al viso bagnato da calde lacrime, sgorganti da quelle pozze liquide di smeraldi disperati.
Per un lungo minuto, l’unico rumore che riempì il silenzio del corridoio fu quello de tintinnare del fermaglio sul pavimento.
Harry sentì una fitta perforargli il cuore, nel vederla così: i capelli riversati sul viso, gli occhi tristi, le lacrime che bagnavano le guance rosse e il fiato corto.
-Alexandra…che..?-
Ma lo sguardo della ragazza si indurì all’improvviso dietro la maschera. Con uno strattone si liberò della presa di Harry e si tolse la maschera, che lanciò con rabbia per terra, riducendola in mille pezzi. Le ali andarono in frantumi insieme ad essa.
-LASCIAMI IN PACE HARRY! IO NON SO NULLA DI TUA SORELLA!-
Gli urlò, stringendo i pugni vicino ai fianchi.
Ora, senza più maschera o ali, dell’angelo magnifico entrato in sala non era rimasto che un vago ricordo.
Il vestito aveva smesso di scintillare, e ora sembrava un sacco vuoto e lacerato in più punti per via della corsa disperata.
I capelli le ricadevano confusi davanti al viso.
E lo sguardo era duro, gelido.

Quasi cattivo.
Il mostro era apparso di nuovo.
Eppure Harry non riusciva ad odiarla, o a considerarla tale.
E quelle lacrime amare che continuavano a sfiorarle il viso ne erano la conferma.
Il suo sguardo si addolcì, assumendo una nota frustrata, mentre alzava lentamente una mano e le sfiorava una guancia, cercando di asciugarle le lacrime.
-Scusami Alex…io…-
Mormorò, ma lei si ritrasse, quasi scottata.
Lo guardò per un lungo istante, cercando di imprimere odio nel suo sguardo, e poi si voltò, per correre di nuovo via, lontana da lui.

Non voleva continuare a ferirlo.
Non più.

Eppure, Harry aveva chiaramente visto la sfumatura triste, distrutta, devastata di quello sguardo verde, un secondo prima che scappasse via.
No, Alexandra non lo odiava.
C’era qualcosa di molto più…pronfondo e nascosto sotto.
E lui avrebbe scoperto cosa, in un modo o nell’altro.

Quando finalmente riuscì a trovarla, era seduta sui freddi scalini in pietra, all’ingresso di Hogwarts. Non indossava più le scarpe, che erano state lanciate qualche scalino più giù e la lunga gonna aveva uno strascico strappato, che doveva aver rovinato durante la sua corsa folle. Le gambe erano raccolte al petto e circondate dalle braccia. Il viso, coperto in parte dai capelli ormai sciolti e totalmente caotici, era affondato nelle ginocchia. Le spalle tremavano leggermente e la schiena e le braccia, lasciate scoperte dal vestito, erano ricoperte da un sottile strato di brividi.
Blaise la osservò in silenzio per qualche minuto, con il cuore che si stringeva e il petto che doleva nel vederla ridotta così.
Si tolse la giacca e, delicatamente, gliela pose sulle spalle nude, coprendola e facendola sussultare.
Alexis si voltò ad osservarlo, il viso sfiorato dai pallidi raggi di luna che risplendeva a causa delle lacrime che continuavano a scendere copiose.
-Ah…Sei tu.-
Mormorò, stringendosi nella giacca alla ricerca di calore, accorgendosi solo in quel momento di quando avesse freddo.
Poi si voltò ad osservare una stella lontana, con un interesse che, ovviamente, non aveva.
Blaise le si sedette accanto e fissò a sua volta un punto, senza vederlo veramente.
Dopo un po’ si schiarì la voce, con velato nervosismo, e si voltò finalmente a guardarla.
-Come stai?-
Le domandò piano, con tutto il tatto di cui era capace. Lei si voltò ad osservarlo di nuovo, lo sguardo vuoto, l’espressione assente. Si sforzò persino di sorridere, ma il risultato fu una smorfia molto scadente e malinconica.
-Domanda di riserva?-
Blaise si strinse nelle spalle e poi le accarezzò il viso con la punta delle dita, tirandole indietro quelle ciocche di capelli che le ricadevano sullo sguardo triste. Poi cercò di sorriderle rassicurante, e le circondò le spalle con un braccio, stringendola forte a se. Alexis rimase a fissare un punto indefinito, mentre posava il capo sul suo petto e si abbandonava in quella protezione così dolce e gentile. Lui posò il mento sulla sua testa e prese ad accarezzarle un braccio con gesti lenti e carichi d’affetto.
-Vedrai Alex…Tutto si sistemerà…Passerà…Ci vuole solo tempo…-
Alexis sospirò e sorrise mesta.
-Sì…Solo tempo.-


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Alcune note post-capitolo (ora mi uccidono XD)

1. So che Harry, Ron ed Hermione sarebbero dovuti essere alla festa di Nick dalle sette di sera, ma Harry mi serviva necessariamente al balloXD Diciamo che alla festa ci è andato dopo aver lasciato Alexis nel corridoio.
2.Lo so, lo so: Harry non è un ballerino provetto nella realtà XD Ma in un universo alternativo dove ha una sorella potrebbe, no?XD

3. Lo so, cosa starete pensando: io odio Alexis XD Ma non è così, giuroç___ç Non la faccio soffrire apposta…Però vi prometto che dal prossimo capitolo avrà un po’ di tranquillità! E di momenti dolciosi *___*
4. Per quanto riguarda il prossimo capitolo, non assicuro di riuscire a postare in tempo. Mi aspetta una settimana di latino e di preparativi, perché poi il 22 parto e vado una settimana in Germania con la mia MogliaH *0* Ma vi prometto che scriverò anche sulle montagne russe –Europa Park sto arrivando*O*- se sarà necessario XD
Per cui, non abbandonatemi eh è.é

Anzi, lasciatemi tante recensioni per farmi sentire che mi siete vicini e che mi sostenete!
Vi preeeeego*_____*

E ora, finalmente, passiamo alle recensioni!



x Minnieinlove: CuginaaaH! Bhe, che dire, il capitolo ti ha fatto dannare un po’, ma finalmente eccolo! Ed eccoti anche una scena dolciotta tra Ron ed Herm! Spero ti sia piaciuta, sia quella che la dedica! Fammi sapere come al solito^.^
Un bacione enorme!

x VoldiSplatter: Mia Carissima Voldi, io ti A-D-O-R-O! Cioè, UAO! La tua recensione mi ha fatta emozionare, con tutti quei particolari, tutte quelle cose scritte! E’ davvero…davvero..UAO, non ho altre paroleXD Per cui grazie! Grazie mille! E così eccoti il nuovo capitolo! Non mi uccidere ti prego, non la faccio soffrire apposta la piccola Alexç___ç Ma vedrai, dal prossimo capitolo ci sarà un po’ di felicità e di serenità anche per lei, promesso! Comunque spero ti sia piaciuto e che ti abbia fatto provare le emozioni che volevo! E anche qui c’è molto Blaise, ed è davvero un caro caro ragazzo XD Infatti è ormai il migliore amico della Alex!^0^ Inoltre c’è stata la descrizione completa del vestito, spero ti sia piaciuto! E comunque sì, Blaise le ha modificato il vestito e quindi anche il travestimento. Non poteva più indossare l’abito da vampira, perché non andava con Draco al ballo. E quindi Blaise le ha regalato un vestito da Angelo, perché Alexis gli ricorda molto un piccolo e fragile angioletto! E, per quanto riguarda Draco, ha fatto decisamente lo stronzo. Ma alla fine, l’ha capito anche lui di aver esagerato: però la gelosia gli da alla testa XD Nel prossimo capitolo si rifarà, vedrai ^.-
Cioè, quando ho letto che avevi stampato l’immagine della mia fic, per attaccarla sul diario e scriverci tante cosine vicino, mi sono davvero emozionata! Cioè: GRAZIE! Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere! Sono davvero onorata che la mia fic ti piaccia così tanto! *si inchina profondamente* Poi voglio sapere che ci hai scritto vicino eh è___é….me curiosaaaa *_______*
Per quanto riguarda l’attrice che fa Diamond, è Elisha Cuthbert! Quando l’ho vista la prima volta, l’ho trovata fantastica per la mia Diamond! E’ decisamente lei!XD L’unica differenza è che l’attrice ha gli occhi azzurri, mentre Diamond li ha scuri, ma vabbhè, photoshop aggiusta tutto XD
Bhe, non ho altro da dire (e ci mancherebbe, ho scritto un poema XD) se non che spero vivamente che il mio capitolo ti sia piaciuto e aspetto un’altra super recensione da te!
TI ADORO!
Un bacione enorme, Ada <3

x LaJoChAn: Innanzitutto, benvenutissima tra le mie recensitrici (termine inventato dalla sottoscrittaXD) sono davvero felice che la storia ti sia piaciuta e che tu abbia deciso di lasciarmi una recensione! Addirittura definirti mia fan, ne sono onorata davvero! Grazie! Sì, Draco, Harry e company sono tutti al secondo anno, però, come ho detto nella presentazione all’inizio della storia, l’età di frequentazione di Hogwarts nella mia fic, non è pertinente all’originale. Il primo anno, infatti, si frequenta a 15 anni (che è l’età di Alexis), quindi Draco e gli altri hanno 16 anni, non 12^^
Bhe, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere mi raccomando ^.-
Un bacio, Ada =*

x alexandra611: Ehilà Alex (hai il nick come il nome della mia protagonista XD), la tua recensione mi ha resa davvero felicissima! Sono contentissima del fatto che la mia fic ti sia piaciuta così tanto da fartela leggere tutta insieme! E così, eccoti il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto almeno quanto gli altri! Sì, anch’io adoro Draco e infatti ho scelto proprio lui per la mia Alexis^.^ E’ decisamente stato uno stronzo in questo capitolo, ma dopo si rifarà, promesso!^.- Spero quindi che continuerai a seguirmi e che mi farai di nuovo sapere che ne pensi, per me è importante!!
Un bacione, Ada =*

x elita: Ciao mia carissima elita, come al solito la tua recensione del buon umore è andata a segno! Mi ha fatta sorridere e continuare a scrivere! Ok, non mi odiare per questo capitolo…E non mi mandare Freddy Krueger (ma si scrive così ‘Freddi Crugher’XD?) a casa di notte per farmi squartare..ç___ç…non lo faccio apposta a far soffrire la Alex…mi serve ai fini della storia, giuro…*si nasconde dalle ire di elita*…Vedrai: al prossimo capitolo ci sarà un po’ di felicità e serenità anche per lei, lo prometto!
Eh sì, Draco è stato un vero stronzo in questo capitolo (Draco:”Ehi! Sei tu che crei i copioni, io mi limito a recitare, quindi non dare sempre la colpa a me!” Ada:”Zitto, torna a cuccia!*da botta in testa e nasconde il corpo*)…Ehm, dicevamo?XD Ah sì, Draco è stato un vero stronzo, ma vedrai che dal prossimo capitolo si riprenderà di nuovo ^.^ Infondo, alla fine se ne è reso conto anche lui di aver esagerato! Comunque dice che accetta volentieri il tuo invito agli alcolisti anonimi, ultimamente si sta sbronzando troppo XD E anche Harry vorrebbe aggiungersi, poverini li sto trattando proprio male xD
Bhe, spero che questo capitolo ti sia piaciuto e che, come al solito, tu abbia voglia di lasciarmi una delle tue stupende recensioni!
Un bacione, Ada =*

x yuukimy: Ehilà Elena, intanto ti do il mio benvenuto tra le mie recensitrici! *abbraccia affettuosamente* e poi…bhe UAO sono io a dirlo, per la recensione che mi hai lasciato…Cioè, mi hai fatto venire i brividi e mi hai fatta emozionare con tutte quelle belle parole! Sono felicissima e onoratissima di riuscire a farti sognare con la mia piccola fan fiction! E spero di riuscirci sempre e di non deluderti mai!
Allora, questo capitolo ti è piaciuto? Fammi sapere, mi raccomando, per me è importante l’opinione di una lettrice così cara!*_____*
Un bacione e spero vivamente di risentirti, Ada =*

x miyuko: Geeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeemi!! Eccotelo il nuovo capitoloooo!! Spero ti sia piaciuto, fammi sapere che ne pensi *abbraccia*…e buon viaggio! Mi mancherai *sob*

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Capitolo 20
*** Scritta di sangue ***


Salve a tutti!
Ecco finalmente il ventesimo capitolo!

E’ arrivato con molto più ritardo di quanto mi aspettavo, ma alla fine è arrivato!
Purtroppo non è granchè e nonostante sia un mese che non aggiorno, è solo un capitolo di passaggio. Serve solo a contestualizzare in che momento della storia originale siamo e a stabilire meglio il rapporto tra Blaise e Alexis –nonostante credo che tutti lo abbiate ormai capito XD Inoltre serve anche a farvi capire cosa ne pensa Hermione della piccola Potter ma….BASTA! Non vi anticipo nulla XD
Comunque il prossimo capitolo dovrebbe arrivare in tempi abbastanza brevi perché per metà è già scritto. E vi farà battere il cuore così tanto da farmi perdonare questo privo di emozioni…Ma basta la finisco di spoilerare!

Devo dire che trovare dal ritorno delle mie vacanze ben 11 recensioni mi ha resa davvero felicissima*___________*
E’ il numero più alto di recensioni per un capitolo che ho mai ricevuto.
Grazie mille a tutti per il vostro caloroso sostegno!
Spero di vedervi in tanti anche in questo, nonostante non sia proprio all’altezza degli altri. Ma aspetto comunque di sapere cosa ne pensate voi!
Mi raccomando, non abbandonatemi perché ora con l’inizio della scuola ho bisogno di ancora più sostegno per continuare la storia!

Quindi vi lascio alla lettura!^-^
Le risposte alle vostre numerose recensioni sono come al solito in fondo!

 

 

Un bacione enorme
Vi amo tutti! <3

 

Ada Wong.

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 























 

 

 

 

 

Avevano passato una buona mezz’ora sui gradini fuori da Hogwarts.
Quasi fuori dal mondo, in un universo fatto solo per loro.
In un universo dove il soffrire era cosa ben lontana.
E l’amicizia prevaleva su ogni frammento di dolore.
Poi, il gelido freddo autunnale, annunciatore dell’arrivo dell’Inverno, li aveva costretti a risvegliarsi e a lasciare, di malavoglia, quel piccolo spazio di paradiso, in cui erano rimasti, in silenzio, a illudersi che tutto andava bene.
Dove Lei aveva dimenticato la realtà e si era sorretta all’unica ancora di salvezza, al suo unico faro in quel buio cammino fatto di fragili bugie, dolore ed illusioni.
E ora, Alexandra Walburga Black e Blaise Elìas Zabini, camminavano fianco a fianco per i corridoi vuoti del castello, diretti verso la Sala Comune di Serpeverde.
-Sei sicura di riuscire a camminare da sola? Mi sembri un po’ instabile…-
Osservò il ragazzo apprensivo, scrutandola mentre barcollava un po’ sopra i tacchi a spillo, neanche troppo alti.
Alexis scosse la testa, con un sorrisino spento, mentre si appoggiava al muro.
-Sì, tranquillo…E’ solo un po’ di stanchezza. Non cadrò di certo solo per un po’ di sp..--
Ma non fece in tempo neanche a finire la frase, che ecco che il suo piede scivolava, rischiando di farla finire con il sedere sul pavimento e le gambe all’aria.
Per fortuna Blaise fu veloce e, sportosi in avanti, la afferrò per un braccio, tirandola indietro e impedendole di rovinare in terra e costringendola quindi a scontrarsi con il suo petto.
-Dicevi?-
La schernì il ragazzo, con un ghignetto divertito, mentre lei bofonchiava qualche scusa, arrossendo imbarazzata.
Poi guardò il pavimento e notò il perché della sua quasi caduta: le mattonelle erano in un mare di…acqua!
-Accidenti, ma qui è tutto allagato!-
Si lamentò Alexis, alzando le scarpe ormai zuppe. Anche Blaise la imitò, cominciando a maledire chissà quale antico mago perché le sue scarpe italiani e pregiatissime si erano rovinate.
Si stava girando, già con un sorrisino di scherno, pronta a fargli qualche battutina, ma qualcosa, prima, catturò la sua attenzione.
Era stato un movimento veloce, di un’ombra forse.
Qualche fantasma?
Eppure, le era sembrata così concreta.
Fissò il fondo del corridoio, dal quale veniva l’acqua, assottigliando lo sguardo con fare sospettoso.
Che diavolo stava succedendo?
Senza dare alcuna spiegazione a Blaise, proseguì lungo il corridoio, dapprima con passi lenti e incerti, poi sempre più veloci, finchè non si ritrovò a correre, con il rischio di scivolare sull’acqua e di cadere in terra.
-EHI! ALEXANDRA, MA DOVE STAI ANDANDO?!?-
Le gridò dietro Zabini, restio a raggiungerla e a bagnarsi anche l’orlo dei pantaloni che era riuscito miracolosamente a salvare.
Ma la ragazza non lo sentì, troppo presa dalla foga di quella corsa.
Con il cuore a mille e il respiro affannato, le sembrava di stare correndo da ore, quando invece, per raggiungere la fine del corridoio ci voleva solo un minutino scarso.
Aveva una strana sensazione. Sgradevole, che le contorceva le budella nello stomaco.
Svoltò l’angolo e…
-AAAAAAAAAAAH!-
L’urlo spaventato squarciò il silenzio, disturbato solo dal rumore lontano della festa.
Blaise sobbalzò, preoccupato.
E, mandate al diavolo le sue scarpe e i suoi pantaloni, si lanciò alla rincorsa della Black, raggiungendola neanche dieci secondi dopo.
La trovò accasciata in terra, in una pozza d’acqua.
Poteva dire addio anche alla sua preziosa giacca.
-Mio Dio…Alexandra!-
Si piegò velocemente, prendendola per le spalle e scuotendola leggermente.
-Alex? Alex mi senti? Apri gli occhi, avanti!-
Blaise continuava a scuoterla, in preda al panico.

Che fosse…morta?
-Dannazione Black! Apri questi cazzo d’occhi!-
La distese di nuovo a terra e cercò di sentirne il polso e il respiro.
Entrambi regolari. Forse solo un po’ accelerati rispetto alla norma, ma tutto a posto.

Era viva.
La scosse ancora, riprendendola per le spalle.
Piano, quella strinse finalmente gli occhi e li aprì lentamente, guardandosi intorno confusa.
-Grazie al cielo stai bene!-
Esclamò sollevato il moro.
-Bla…Blaise, che è successo?-
Sussurrò, tramortita, mentre il ragazzo l’aiutava a tirarsi su, mettendola a sedere.
Aveva un’improvviso mal di testa.
-Non lo so: dovresti essere tu a dirmelo…Sei corsa via all’improvviso e poi ti ho sentita urlare. Quando sono arrivato eri svenuta.-
Le spiegò e lei strinse gli occhi, scuotendo la testa.
-Sono svenuta? Come? Io…Io non me ne sono resa conto…Ricordo solo di aver visto un’ombra infondo al corridoio e così sono venuta a dare un’occhiata e poi…e poi…-
E qui la testa prese a farle male di nuovo, costringendola a prendersela tra le mani.
- Poi? –
La incitò Blaise, guardandola corrucciato.
-…Poi…Ho visto qualcuno! C’era qualcuno qui! –
Ricordò all’improvviso, non riuscendo però a focalizzare il volto di colui o colei che aveva visto. Il mal di testa si fece più forte, prendendola con un dolore lancinante che le lasciò sfuggire un gemito di protesta.
-Chi era, Alex?-
Mormorò preoccupato il ragazzo, ma lei scosse la testa.
-Mi dispiace…Non me lo ricordo…So solo che c’era qualcuno qui! Proprio di fronte a questo muro…-
Sussurrò, aprendo gli occhi.

Se non si sforzava di ricordare, il dolore svaniva.
Puntò lo sguardo sulla parete nominata, ma la sua espressione divenne di pietra, atterrita e terrorizzata allo stesso modo.
Trattenne il fiato all’improvviso, portandosi una mano davanti alla bocca, inorridita, sotto lo sguardo ansioso di Blaise.
-Alex? Che succede? Cos’hai ricordato?-
Domandò apprensivo e urgente, scuotendola leggermente.
Con sguardo spento e spaventato, lei si voltò lentamente a guardarlo, senza vederlo davvero.
Poi, senza proferire parola, indicò la parete di fronte.
Blaise seguì la traiettoria indicatagli, fino ad incontrare ciò che aveva tanto shokkato la Black.
Sui freddi massi in pietra, rischiarata solo dalle fiaccole ai lati del corridoio, brillava una scritta cremisi, che colava lentamente sul muro, fino a gocciolare sul pavimento.
Il ragazzo la guardò atterrito a sua volta, alzandosi lentamente da terra e prendendo Alexis per un braccio, aiutandola a fare lo stesso.
Rimasero entrambi a fissare il muro per un tempo infinito.
Alla fine, fu Blaise a parlare.
-La Camera dei Segreti è stata aperta. Temete, Nemici dell’Erede…-
Lesse, con un filo di voce.
Alexis respirò piano, quasi incapace di controllare i battiti del suo cuore.
-E’ scritto col sangue…-
Piagnucolò spaventata, tirando Blaise per una manica.
Il ragazzo si voltò a guardarla e ora, con i capelli scombinati e nascosta quasi completamente dalla sua giacca, che le sarebbe andata comodamente circa due volte, Alexandra gli sembrava ancora più piccola, tenera e indifesa del solito.
Cercò di farle un sorriso rassicurante, ma non dovette essere molto coinvincente, perché lei tornò a guardare la scritta, inorridita.
Blaise la osservò per un po’, poi, ripreso il suo solito auto controllo la strattonò gentilmente per un braccio.
-Dobbiamo andarcene, Alex…Se ci trovano qui finiamo nei guai…-
Le sussurrò con cautela, cercando di riscuoterla dallo stato di trance in cui era caduta.
Lei si voltò a guardarlo, l’espressione atterrita e ancora vuota. Poi annuì lentamente, incapace di fare altro.
Stavano finalmente per andare via, quando delle voci lontane bloccarono la loro corsa.
-Harry, che diavolo è successo? Io non ho sentito niente…-
Non fecero in tempo neanche a voltarsi, che passi concitati li raggiunsero, subito seguiti da ‘Il Trio Miracoli’.
Alexis si girò fino ad incontrare la figura di suo fratello, che la osservava trafelato e un po’ malinconico, probabilmente al ricordo della loro ultima litigata, avvenuta neanche due orette prima.
-Harry…-
Tentò lei con un sussurro, ma fu interrotta dalla voce di Hermione che, indicando il muro inorridita, gridò:
-Guardate!-
Harry e Ron voltarono immediatamente lo sguardo, seguendo la traiettoria indicata dal dito della Grifoncina e incontrando la scritta sanguinolenta.
Trattennero il fiato, mentre Blaise cercava di trascinare via Alexis, prima che accadesse il peggio.

Ma non fece in tempo.
Infatti, dopo lo stupore iniziale, Hermione si voltò di scatto verso Alexis, puntandole minacciosa un dito contro. Gli occhi dorati lanciavano fulmini e saette.
-TU! Sei stata tu a scrivere queste cose, non è vero Black?!?-
La piccola Serpeverde sgranò gli occhi sorpresa, colta alla sprovvista.
-Co..cosa?! Ma che vai…?-
Balbettò, cercando di difendersi, ma era ancora troppo scossa dagli ultimi avvenimenti per poter rispondere a tono. Hermione le si avvicinò aggressiva, i capelli sparpagliati sulle spalle e le guance arrossate dalla rabbia.
-Non mentire, brutta piccola figlia di una Mangiamorte!-
Ruggì ed Harry fece per richiamarla, perché in effetti ora stava davvero esagerando. Ma la sua voce fu sovrastata da quella di Blaise che, messosi in mezzo alle due, puntò la Grifoncina con espressione seria, prendendo, ovviamente, le difese di Alexis.
-Ehi! Piano con le offese, Granger! Non parlare di cose che non conosci, potresti fare andare in tilt quel piccolo cervello mezzosangue che ti ritrovi!-
Frecciò cattivo e la ragazza impallidì visibilmente, sorpresa e indignata.
-Ma come ti permetti?!?-
Ruggì Ron, intervenendo in difesa di Hermione, paonazzo in viso. Estrasse la bacchetta e la puntò contro il petto del moro.
-Fossi in te non lo farei, Lenticchia. Sappiamo tutti come è andata a finire l’ultima volta.-
Sogghignò divertito al ricordo dell’incantesimo ‘Mangia Lumache’ che aveva tentato di lanciare contro Draco e il rosso strinse convulsivamente la mano attorno alla bacchetta.
I due si fissarono in cagnesco per un lungo periodo.
Alla fine fu Harry a sbloccare la situazione, prendendo l’amico per una spalla e trascinandolo via.
-Su ragazzi, smettetela. Non ne vale la pena.-
Li rimproverò, lanciando un’occhiata in tralice a Blaise, che ricambiò e si voltò ad osservare Alexandra.
-Stai bene, sì?-
Domandò apprensivo, scrutandola con occhi penetranti. Lei annuì, stringendosi nella giacca bagnata. Blaise la osservò indeciso, poi le scostò un ricciolo bagnato dalla fronte, accarezzandole il viso con fare rassicurante.
-Ci occuperemo di questo in seguito, ora faremo meglio a tornare al dormitorio o prenderai un brutto raffreddore.-
Sussurrò e lei si ritrovò ad annuire di nuovo.
Senza degnare il trio di ulteriori attenzioni, fecero per incamminarsi, ma ancora una volta furono costretti a fermarsi.
Questa volta fu la voce di Ron a interrompere il silenzio e a catturare la loro attenzione.
-Cos’è quell’affare che pende…là sotto?-
Domandò, con voce improvvisamente inorridita, nella quale si avvertì un chiaro tremolio mal nascosto.
I due Serpeverde si voltarono e tutti incrociarono la figura rigida di qualcosa che penzolava appesa ad un braccio dell’unica torcia che illuminava il corridoio buio e la scritta.
Harry si avvicinò, ma inciampò in una pozzanghera –si vedeva proprio che erano fratelli- e rischiò di finire in terra. Per fortuna, Ron ed Hermione accorsero in suo aiuto, impedendogli di finire con il sedere sul pavimento.
Alexis osservò la cosa appesa e mosse qualche passo, indecisa, lasciandosi Blaise alle spalle, che la osservava contrariato, senza sapere bene cosa fare.
Furono i due fratelli, quindi, ad avvicinarsi per primi all’oggetto ed entrambi sobbalzarono, trattenendo il fiato.
-E’…è la gatta di Gazza…E’…Mrs. Purr…-
Riuscì a constatare la moretta, con voce fioca e tremante, evidentemente shokkata.
Anche il resto di quel gruppetto male assortito si avvicinò e tutti rimasero a fissare la figura appesa, troppo scossi per dire qualcosa.
Fu di nuovo Ron ad interrompere il silenzio, prendendo la voce da chissà quale parte remota di sé.
-Andiamocene via.-
Proferì perentorio, con voce traballante e insicura, cominciando ad indietreggiare e prendendo Hermione per un braccio, quasi volesse proteggerla.
Harry si voltò a guardarli, con espressione insicura.
-Non sarebbe il caso di aiutarla…?-
Domandò non troppo convinto e Alexis staccò finalmente lo sguardo dalla gatta, posandolo sul fratello e annuendo leggermente.
-Sì…Forse dovremmo vedere se è morta davvero o se…-
Propose, ma Ron scosse la testa deciso.
-Date retta a me! Non ci conviene farci trovare qui.-
Insistette deciso, cominciando a trascinare via Hermione, che era rimasta ancora allibita dalla cosa e che ogni tanto lanciava qualche occhiataccia carica d’odio alla Black, ritenendola fautrice di quell’orribile avvenimento.
-Mi costa molto ammetterlo, ma concordo con Lenticchia…Prima ce ne andiamo di qui e meglio è per tutti! Lasciamoci questa brutta storia alle spalle: noi non vi abbiamo visto qui stasera e voi non avete visto noi, d’accordo?-
Asserì Blaise, agguantando Alexandra per un polso e avvolgendola protettivo.
Ron annuì, completamente d’accordo e Harry fece lo stesso, prima di cominciare ad allontanarsi.
Avevano compiuto appena qualche passo, quando un tuono lontano rimbombò per tutto il corridoio, annunciando la fine della festa.
Alexis sobbalzò spaventata, aggrappandosi a Blaise, mentre Hermione lanciava un grido sorpreso.
Il moro prese la Black per le spalle e la guardò con fermezza.
-Andiamo via: subito.-
Ordinò perentorio, cominciando di nuovo a trascinarla via, accelerando così tanto il passo che a lei risultò difficile riuscire a stargli dietro.

Ma non sapevano che ormai era troppo tardi.
Un gruppo di studenti spuntò da dietro l’angolo, con un concitato brusio, ancora eccittati per la festa, e quasi li investì, costringendoli a tornare indietro.
Harry, Ron ed Hermione si trovarono nella stessa situazione, costretti a tornare davanti alla scritta sanguinante.
Gli studenti mascherati cominciarono ad affollarsi per tutto il corridoio, mentre gli occhi stanchi si precipitavano a leggere l’orribile scritta sanguigna sul muro per poi osservare, con occhio critico e spaventato, il gruppetto male assortito di cinque sventurati che si erano inevitabilmente ritrovati circondati, senza avere alcuna possibilità di fuga.
Gli sguardi di tutti, però, si concentrarono immediatamente su Harry Potter e i suoi due amici, che sicuramente suscitavano più scalpore sotto una scritta simile rispetto a due Serpeverde.
Così, agendo nell’ombra, Blaise agguantò Alexis per un braccio e la trascinò tra il gruppo di studenti, nascondendo lei e se stesso da occhiate indiscrete e accusatorie.
La ragazza si voltò a guardarlo stranita.
-Blaise che stai…?-
Ma lui non la lasciò finire e le premette una mano sulla bocca, costringendola a tacere.
Lei mugugnò qualcosa di protesta, ma Blaise la inchiodò con uno sguardo severo, premendo di più la mano sulle labbra.
Poi la avvolse con un braccio, quasi volesse nasconderla.
-Ssssh…Nessuno ci ha notati, se restiamo nell’ombra non potranno accusarci.-
Le sussurrò nell’orecchio con tono subdolo, stringendola di più per la vita.
Alexis lo guardò dal basso, ancora con la mano premuta sulla bocca.
Lo sguardo esprimeva angoscia e contrarietà: non le andava di lasciare suo fratello nei guai. Certo, loro non c’entravano nulla, ma neanche Harry, Ron ed Hermione avevano alcuna colpa, infondo erano arrivati anche dopo di loro.
Ma l’occhiataccia di Blaise la convinse a desistere dall’opporre qualsiasi resistenza, mentre un brivido bastardo le scuoteva le spalle.
Blaise era buono e caro. Un angelo, con le persone a cui voleva davvero bene – e Alexis era contenta di potersi considerare decisamente tra di esse.
Ma con tutti coloro che lui non riteneva degni neanche di baciargli la suola delle scarpe, era davvero meschino.

Era davvero….Serpeverde.
E mentre la piccola Potter si trovava suo malgrado ad osservare la scena dall’ombra, una voce si alzò nel silenzio, riempiendo il corridoio.
- Temete, Nemici dell’Erede! La prossima volta tocca a voi, mezzosangue.-
Quel tono di disprezzo, con quella sfumatura beffarda.
Quella voce fredda e spietata.
L’avrebbe riconosciuta tra mille.
Era la sua.
Quella di Draco Malfoy, che si era fatto largo tra la folla e ora, bello come solo un angelo dannato avrebbe potuto essere, torreggiava fiero e sprezzante tra gli altri studenti che al suo confronto non apparivano che semplicemente anonimi.
Con i capelli un po’ scombinati, baciati dal riflesso aranciato delle tremule candele,  gli occhi argentei ardenti di cattiveria e quelle labbra gonfie e ferite, Draco Malfoy non le era mai sembrato più bello.
E mentre lo osservava rapita, senza avere la possibilità di parlare o di muoversi, notò anche che accanto a lui c’erano Theo e Diamond abbracciati come due neo sposini.

La Parkinson non c’era.
Sapeva che non era esattamente il momento né il luogo adatto per essere felice, ma non potè impedire al suo cuore di fare una capriola improbabile quando aveva constato che quella puttanella della Parkinson non era più schifosamente appiccicata al suo braccio.
Avrebbe anche sorriso, se Blaise non avesse avuto ancora la mano sulla sua bocca.
E forse, era meglio così.
Non era certo la situazione migliore per sorridere.
Di una cosa però doveva essere sincera: Blaise li aveva nascosti davvero bene. Nessuno si era accorto di loro, neanche il bel biondino al cui occhio attento non sfuggiva mai nulla.
Era un momento di stallo, in cui nessuno osava dire o fare qualcosa. Harry, Ron ed Hermione erano sotto gli occhi di tutti e lanciavano occhiatacce cariche di odio verso il Principe di Serpeverde, che sogghignava soddisfatto, con disprezzo palpabile.

Odiava Harry Potter e la sua cricca.
Li odiava con tutto se stesso.

La situazione si riscaldò soltando quando una voce gracchiante e rauca interruppe il silenzio e forse sarebbe stato meglio che non lo avesse mai fatto.
-Che cosa succede qua? Che cosa succede?-
Argus Gazza, il vecchio tutto fare scorbutico del castello, arrivò sul luogo facendosi largo a spallate tra la massa di studenti che ancora guardava inorridita la scritta e…
-La mia gatta! La mia gatta! Cos’è successo a Mrs Purr?-
Il gridò terrificato di Gazza si diffuse nel corridoio, mentre lui appurava quello che già in precedenza i fratelli Potter avevano notato.
-Tu! Tu! Sei stato ad uccidere la mia gatta. Sei stato tu ad ucciderla! Io ti ammazzo! Io…-
Urlò in preda alla rabbia il vecchio Magonò, puntando i suoi occhi viscidi su Harry e afferrandolo violentemente per le spalle.

No! Non era stato Harry! Lui era innocente!
Alexis lo sapeva benissimo perché quando era arrivata la scritta già c’era!
Fece un passo in avanti, quasi volesse urlarlo disperata, ma le braccia di Blaise la bloccarono ancora una volta, spietate.
-Gazza!-
Prima che Alexis potesse anche solo provare a ribellarsi alla forza di quella presa –senza, ovviamente, ricavarne alcun risultato – la voce di Silente sovrastò le urla isteriche di Gazza, mentre l’anziano preside si faceva largo tra la folla, seguito da un corposo gruppo di insegnanti. Si avvicinò alla gatta e la staccò dal muro.
-Seguimi Gazza…E anche voi signor Potter, signor Weasley, signorina Granger.-
Ordinò con tono calmo, cominciando a incamminarsi.
Ma il Professor Allock si fece avanti, con aria fiera e baldanzosa.
-Il mio ufficio è il più vicino, signor Preside…qui al piano di sopra…la prego di fare come se fosse a casa sua…-
-Grazie Gilderoy.-
Rispose Silente, cominciando a farsi largo tra la folla che, ammutolita e inorridita dallo spettacolo, non aveva idea né di cosa fare, né di cosa dire. Tutti speravano solo che si trattasse di un brutto scherzo di Halloween.

Uno scherzo di pessimo gusto.
E mentre gli studenti si appiattivano contro le mura per lasciar passare insegnanti e trio miracoli, si sentì un bisbigliare concitato.
Hermione, rossa in viso dalla rabbia, stava inveendo contro Harry.
-Dobbiamo dirglielo! Non puoi proteggerla così, non dopo quello che ti ha fatto!-
-Zitta Hermione. Non farne parola con nessuno o io…-
-Fare parola con nessuno di cosa, signorina Granger?-
La voce atona di Severus Piton interruppe il loro battibeccare sussurrato, mentre li sovrastava da dietro, le mani incrociate al petto, l’aria di superiorità sprezzante, un sopracciglio levato verso l’alto.
Harry lanciò un’occhiataccia all’amica, ma quella la ignorò e raccolto tutto il suo coraggio da Grifondoro, alzò lo sguardo fiero.
-Non eravamo soli davanti a questo muro. Quando siamo arrivati Alexandra Black e Blaise Zabini erano proprio qui davanti!-
Confessò decisa, con rancora.
Oh no, se lei finiva nei guai, quelle serpi maledette non l’avrebbero passata liscia.
E non le interessava se adesso Harry la stava incenerendo con un’occhiata di fuoco.

Quel che era giusto era giusto.
Piton la osservò con un cipiglio sorpreso, mentre anche Silente si era fermato ad osservare la scena, prima di andare alla ricerca della coppia che ora, lasciata scoperta dalla folla che si era immediatamente diradata intorno a loro, fissava il gruppetto e gli insegnanti con aria colpevole.
-Merda! Puttana di una mezzosangue questa me la paghi…-
Sussurrò Blaise, lanciandole un’occhiataccia carica d’odio.
Da un’altra parte, invece, Alexis fissava il pavimento e si torturava le mani in grembo, rossa di vergogna. Alzò lo sguardo solo un attimo, per intercettare l’occhiata sopresa di Draco, che li guardava con un cipiglio confuso, non capendo.
Silente si avvicinò alla coppia.
-E’ vero ciò che dice la Signorina Granger?-
Domandò con tono tranquillo, fissando Alexis dall’alto con quegli occhi così chiari e sinceri che mentirgli sarebbe stata una vera e propria calugna.
-Sì, signor preside…Ma noi non c’entriamo nulla! Quando siamo arrivati era già così!-
Si affrettò a rispondere, alzando quegli smeraldi angosciati sul viso del mago.
-Sì, come no…-
Il sussurro sarcastico di Hermione si sentì chiaro nel silenzio opprimente, facendole meritare un’occhiataccia carica d’odio da ben quattro persone – Harry, Draco, Blaise e Diamond.
Il preside guardò Alexis e poi si voltò.
-Seguitemi anche voi Zabini, Black. Meglio parlarne in tranquillità.-
E si dileguò nella folla seguito di malavoglia dal trio e dai Serpeverde.
Draco lanciò un’occhiata inquisitoria a Blaise e quello si limitò a fargli un cenno con la mano, come a dirgli che gli avrebbe spiegato tutto dopo. 

Quando arrivarono nello studio di Allock, quello continuava a ripetere frasi sconnesse e vanitose su contro incantesimi improbabili che secondo i cinque studenti neanche esistevano.
Il preside lo ignorò prontamente, deponendo Mrs. Purr sulla scrivania stracolma di foto di Allock che guardarono l’animale disgustati. Poi prese un gran respiro, quasi ne avesse strettamente bisogno per decidere bene cosa fare, si stropicciò gli occhi da dietro gli occhiali a mezzaluna e infine si voltò. Il suo sguardo ricadde immediatamente su Alexandra e Blaise.
-Dunque, la signorina Granger sostiene di avervi visto sulla scena prima del loro arrivo. Cosa ci facevate in quel corridoio e perché non eravate alla festa?-
Alexis e Blaise si guardarono e poi fu lei a sospirare e a prendere parola.
-Siamo stati alla festa e Potter puo’ confermarlo…Io e lui abbiamo persino ballato insieme.-
Il preside si voltò verso il bambino sopravvisuto, alla ricerca di conferma.
Harry annuì.
-Sì è vero. Ho visto anche Zabini: era in compagnia di Malfoy, Nott e altri Serpeverde.- asserì. – e poi…-
Ma si bloccò, guardando incerto Alexandra senza sapere bene cosa dire.

Infondo, mica poteva raccontare della loro litigata, no?
-Sì, signor Potter?-
Lo incitò Piton, lanciandogli un’occhiataccia inquisitoria.
Harry guardò ancora Alexandra, indeciso e fece per rispondere. Ma fu lei a parlare, precedendolo.
-Poi io e Potter abbiamo avuto una discussione. Lui voleva sapere di mio fratello Sirius e potete immaginare quanto abbia potuto darmi fastidio sentir parlare di quel buono a nulla. Così, irritata, ho abbandonato la festa. Avevo assoluto bisogno di aria.-
Raccontò, e il suo tono fu così freddo e sicuro che anche lei non ci si riconobbe affatto.

Chi era a parlare?
Di certo non Alexis Lily Potter.
No.
Era il mostro.
Sempre lui.

Infondo, a stare tanto tempo con i Serpeverde, forse stava diventando davvero una di loro.
Il pensiero le fece male in qualche modo, pensando a ciò che avrebbero detto di lei i suoi genitori se fossero stati vivi e se lei si fosse comportata in quel modo.
Già, ma i suoi genitori erano morti e molte cose erano andate in un verso completamente diverso.
Silente la guardava in silenzio interessato e la Black poteva quasi leggergli una nota divertita nello sguardo azzurrino. Lui sapeva benissimo che gli stava mentendo ma non disse né fece nulla. Si limitò ad osservarla.
A disagio, lei distolse lo sguardo, tornando a dedicare la sua attenzione su Piton.
-Ero seduta sui gradini dell’ingresso di Hogwarts quando Blaise mi ha trovata.-
Il professore di pozioni si girò a guardare Blaise che annuì, come a confermare la versione della compagna.
-Sì, quando l’ho vista andar via mi sono affrettato a seguirla e l’ho trovata seduta sui gradini. Siamo rimasti lì fuori insieme per una mezz’oretta. Diciamo che Alexandra era un po’ alterata per tutta questa faccenda così l’ho aiutata a sfogarsi. Stavamo tornando al dormitorio quando…-
Ma anche lui come Harry prima si fermò, guardando Alexis con fare indeciso. Lei ricambiò lo sguardo e poi tornò a fissare il professore.
-Abbiamo trovato il pavimento completamente bagnato e poi infondo al corridoio ho visto qualcuno. L’ho seguito, ma quando sono arrivata sul posto, non c’era più nessuno. Chi avevo visto era sparito, lasciando dietro di sé solo quella scritta orrenda…E Mrs. Purr…-
Spiegò con una tranquillità che in realtà non sentiva, ma si appurò di omettere alcuni dettagli, come il fatto che lei aveva visto in faccia l’autore, ma non lo ricordava dopo essere svenuta.
Hermione le lanciò un’occhiata ancora diffidente. Non credeva affatto alla versione raccontata dalla Black, ma non disse nulla. Infondo non spettava a lei crederle o meno.
-Avevamo appena trovato la scritta, quando sono arrivati Potter e i suoi.-
Aggiunse Zabini.
Piton si voltò a guardare i tre odiosi grifoni.
-E voi, invece, cosa ci facevate in quel corridoio? Perché non eravate alla festa?-
Domandò con tono sospetto.
Harry, Ron ed Hermione si lanciarono in una serie di spiegazioni confuse.
-Eravamo alla festa di complemorte di Nick quasi senza testa! C’erano un sacco di fantasmi…Loro potranno dirvi che eravamo là…!-
Piton li scrutò non troppo convinto e poi si voltò a guardare il preside, che fece spallucce in un atteggiamento davvero buffo, specialmente se pensato su di lui.
-Innocenti fino a prova contraria, Severus.-
Annunciò pigramente e il professore si limitò a fissarlo senza aggiungere altro.
Per un po’ calò un silenzio pensieroso che fu rotto all’improvviso da un lamento di Gazza.
-La mia gatta è stata uccisa! Qui ci vuole una bella punizione!-
Gridò inferocito, lanciando un’occhiata omicida ai cinque ragazzi.
Silente si voltò a guardarlo con apprensione e sorrise rassicurante.
-Non è morta Argus: è stata pietrificata…-
Spiegò con tono pacato.
Gazza lo guardò incerto e balbettò qualcosa di poco comprensibile.
-Peccato che non fossi presente: conosco il contro incantesimo che l’avrebbe risparimata!-
Si vantò Allock, meritandosi un’occhiataccia da parte di tutto il corpo insegnanti e dei cinque studenti.
Silente lo ignorò ancora, andando vicino a Gazza e battendogli una mano sulla spalla.
-Riusciremo a riportarla in vita, Argus. Da quel che so la professoressa Sprite ha una fiorente coltivazione di Mandragole. Non ci vorrà troppo a fare l’antidoto per la pietrificazione.-
Spiegò bonario, facendo un cenno verso la professoressa di erbologia, che sorrise rassicurante a sua volta. Gazza si limitò a singhiozzare sommesso.
Poi il preside dedicò di nuovo l’attenzione sui cinque studenti, facendo un cenno verso l’uscita dello studio.
-Bene ragazzi, potete andare ora. Solo un’ultima cosa…-
I ragazzi si fermarono immediatamente, pronti ad ascoltare.
Ma il preside si concentrò solo su Alexis, scrutandola con un’occhiata seria e penetrante, quasi avesse voluto leggerle nella testa le risposte a quelle domande che voleva porle.

-Signorina Black…C’è per caso qualcosa che vuole dirmi?-
Le chiese con tono tranquillo.
Alexis lo osservò per un lungo secondo, che a lei sembrò davvero un’eternità in cui valutare le possibilità di dirgli davvero qualcosa o tacere.
In effetti,c’erano davvero tante cose che avrebbe voluto rivelare e di cui parlare.
Come per esempio chiedergli quanto ancora avrebbe dovuto mentire a suo fratello. O se avesse qualche notizia di Sirius, che ormai non sentiva più da un mese. O parlargli delle difficoltà scolastiche, per non parlare dei problemi con Harry e Draco.
E poi, voleva anche raccontargli di quei strani sogni che ormai la tormentavano ogni notte: la voce dietro la porta brillante; il ragazzo misterioso; la dea del campo di rose blu; e la sensazione che tutto fosse dannatamente reale.
Ma nel guardare quegli occhi azzurrissimi dietro le fine lenti a mezzaluna, inaspettatamente una sola parola lasciò le sue labbra.

Semplice.
Fredda.
Concisa.
Falsa.

-No.- poi si sforzò di sorridere innocente –Niente signore.-
Mentì ancora e il preside la scrutò impassibile facendola deglutire.

Che sapesse che stava spudoratamente mentendo?
Ma infine Silente sorrise bonario e allargò semplicemente le braccia.
-Bene, allora. Potete andare e mi raccomando, dritti ai dormitori. E dimenticate questa brutta serata: sarà solo lo scherzo di Halloween infantile di qualche alunno annoiato…-
E seguiti da queste parole, gli studenti lasciarono lo studio di Allock, dirigendosi alle proprie Sale Comuni senza proferire parola alcuna.

 

 

 

 

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x miyuko: Finalmente ecco il nuovo capitolo Gemy! So che non è granchè, ma spero che non sia completamente da buttare ç____ç

 

x 13_forever: Ciao e benvenuta nella mia storia^-^ Sono contenta che la mia lunghissima introduzione non ti abbia annoiata e che anzi ti sia piaciuta! Fa piacere sapere che a qualcuno interessa anche della scrittrice dietro la storia XD E ovviamente sono strafelice del fatto che anche il capitolo ti sia piaciuto!
Passando a rispondere alla tua domanda: Alexis non puo’ dire ad Harry di essere sua sorella perché per lui sarebbe uno shock. Se all’inizio non l’aveva fatto solo mossa dal consiglio di Silente che voleva darle quella tranquillità che presentarsi come Alexis Potter non le avrebbe dato, ora ha paura della reazione del fratello nel constatare che lei è proprio la sorellina che lui cerca tanto. Diciamo che credo che in queste situazioni ci voglia sempre tanto tatto e Alexis sta cercando il momento e il modo migliore per dirgli la verità.
Il fatto che Sirius sia però di nuovo sotto caccia da parte degli Auror non le semplifica le cose perché teme che venendo allo scoperto possano costringerla ad aiutarli a catturare Sirius.
Spero di essere stata abbastanza chiara e se hai altri dubbi non esitare a chiedere, mi raccomando!^^
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante non lo annoveri affatto tra i miei preferiti. Continua a farmi sapere che ne pensi, mi raccomando!=)

 
x PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Grazie mille per i complimenti!^^ Anche se in ritardo, eccoti il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto, fammi sapere, ci tengo!

 
x VoldiSplatter: Mia carissima e adoratissima Voldi chiedo immensamente scusa per il ritardo *si prosta* Come al solito, leggere le tue recensioni-papiri mi fa sempre piacerissimo! Le recensioni così lunghe come le tue e piene di dettagli sono quelle che mi danno la spinta maggiore e sempre più voglia di scrivere e continuare questa storia! Per cui un GRAZIE è davvero d’obbligo! Sono stracontentissima di vedere che il capitolo scorso ti sia piaciuto tanto e spero che questo nuovo non abbia deluso le tue aspettative in maniera eccessiva ç___ç Mi farò perdonare con il prossimo, promesso! E’ già in fase di scrittura e arriverà molto presto! E lì Draco…Sssssh! Non posso spoilerare XD Bhe, dato che Blaisuccio ti piace tanto, spero che apprezzi questo capitolo almeno per lui e per la sue crescente apprensività *lol* e anche per il suo improvviso lato serpeverde *mooolto sexy secondo me XDXD* Okay, la smetto di fare la scema… E’ che le tue recensioni mi fomentano tantissimo!!! Amo leggerle e poi risponderti, sul serio! E’ una cosa che mi fa sentire fiera di ciò che scrivo per il fatto che a te piaccia tanto da spingerti a lasciarmi queste meravigliose recensioni!
Per quanto riguarda il pezzo del karaoke, se ne avrò occasione lo inserirò sicuramente!
Poi, quando avrai scritto qualcosa intorno all’immagine, voglio sapere cosa eh u___u
Vabbhè e dopo quest’altra rispostona, mi accingo a lasciarti sperando che tu nel frattempo non mi abbia abbandonata e che abbia voglia di lasciarmi un’altra delle tue recensioni-papiro che mi rendono strafelicissima*____*

 
x elita: Ciao cara! Chiedo perdono per il ritardo del capitolo ç___ç *si frusta*
Comunque sto bene sì, un po’ stanca e stressata, ma bene! Tu?
Sono felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto e spero che, nonostante questo non sia granchè, tu abbia come sempre voglia di farmi sapere che ne pensi!
Ho riferito ad Harry il tuo messaggio, sta cominciando a prepararsi per venire.
Draco, dopo la brutta notizia, ha cominciato a sbronzarsi di brutto e non vuole più recitare nella mia storia.
Ma lo sto riportando sulla retta via e vedrai che dal prossimo capitolo si farà perdonare eccome! >___<
Bhe, ti aspetto allora, sperando che almeno un po’ questo capitolo ti sia piaciuto! 
 

x le_montagnine: Bhe, devo dire che leggere la tua recensione mi ha lasciata piacevolmente sorpresa!*O* Grazie mille per le belle parole che mi hai detto, mi hanno aiutata tantissimo con la stesura di questo e del prossimo capitolo –che arriverà a breve.
Intanto spero che questo ti sia piaciuto e che non abbia deluso le tue aspettative!
Mi auguro che tu e tua sorella vogliate ancora seguirmi e farmi sapere che ne pensate, mi rendereste davvero felice! =)

 
x sackiko_chan: Eccoti il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto, fammi sapere mi raccomando, ci tengo! =)

 
x xLory:
Grazie mille per i complimenti carissima!*___* Eccoti il nuovo capitolo, dimmi che ne pensi, mi raccomando!!

 
x Minnieinlove: Cuginetta cara finalmente ecco il nuovo capitolo! Anche qui c’è una piccola spruzzata di Ron/Hermione –quanto è protettivo il tuo RonRon *lol* e che lingua lunga Herm XD-
Spero ti sia piaciuto e sono stata davvero contenta che la dedica ti sia piaciuta!
Aspetto di sapere che ne pensi!!

 
x alexandra611:
Ecco il seguito mia cara! Mi auguro che ti sia piaciuto nonostante a me non dica molto…Spero comunque di rifarmi con il prossimo capitolo, che arriverà a breve! Intanto mi auguro che tu continui a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi!
E grazie mille per i tuoi complimenti!!!!^___^

 
X Elly11:
Mia carissima Elly, non sai che gioia leggere la tua recensione! Sul serio, mi ha fatta emozionare tantissimo!*OO* Sul serio hai letto tante volte ogni mio capitolo??? La cosa non puo’ che rendermi fiera e orgogliosa! Ti adoro per questo>____<
E non ti preoccupare non mi sono affatto addormentata: sono le recensioni lunghe come le tue che mi danno la spinta per continuare a scrivere questa storia!
Dunque, spero che il capitolo ti sia piaciuto e che tu voglia ancora farmi sapere che ne pensi!!

 

 

 

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Capitolo 21
*** Only Time ***


Salve a tutti!
Finalmente eccomi tornata!
Vi sono mancata? Spero di sì, almeno un po’.

Mi scuso come al solito per il ritardo, ma con l’inizio della scuola non ho più un momento libero! E conciliare compiti a casa, uscite con gli amici, impegni di tutti i giorni e la scrittura è davvero difficile! Ma finalmente, in questa fredda Domenica, sono riuscita a finire il nuovo capitolo!
Ed è anche bello lungo, mie carissime lettrici!

Ben 22 pagine di pure emozioni che spero proverete!*____*
Quindi spero di riuscire a farmi perdonare per il ritardo e ovviamente aspetto come al solito tante belle recenzioni – 7 la volta scorsa, siete carinissime, vi adoro <3
Bhe, questa volta non mi dilungo troppo con la mia vita privata, ma vi lascio subito al capitolo, perché direi che è decisamente il caso, no?

Per cui buona lettura, spero di vedervi numerose in recensioni per il mio ritorno!! *____*

 
Baci
Ada Wong!

 

 Ps. Ok, era tutta una finta, perché in realtà ho alcune cose da dire prima di lasciarvi davvero al capitolo.
La prima è una cosa che mi ha molto toccata e infastidita.

Vi parlo di plagio.
Ebbene sì, questa storia che ormai va avanti da quasi un anno, è stata plagiata proprio da una delle mie lettrici *che aveva aggiunto la mia storia tra i preferiti*
Ora non farò il nome dell’autrice, perché ho già dichiarato tutto all’amministrazione e provvederanno loro a prendere provvedimenti se lo riterranno necessario.
Quello che voglio dire a questa mia lettrice, che sicuramente leggendo capirà, è che il plagio è una brutta bestia. Rubare idee, lavori e parole altrui è davvero una cosa schifosa, perché non solo ti svilisce, ma rattrista molto anche chi come me si è impegnato e continua ad impegnarsi per creare una storia originale che faccia provare tante emozioni.
Solo questo, e basta.
Anzi, chiedo scusa a tutte le altre mie lettrici per questo sfogo, ma sinceramente quando ho letto parti completamente identiche mi sono sentita davvero male.
Ho avuto una rabbia dentro che penso che, in quanto scrittrici come me, possiate ben comprendere.

 

Le altre cose che vorrei dirvi sono per il mio spazio pubblicità!
Ho cominciato a postare una Lucius/Narcissa ‘Pieces Of A Broken Life’ basata sulla Big Damn Table, la trovate sul mio profilo!
A breve arriverà il nuovo capitolo e mi farebbe piacere trovarvi numerosi lì come qui, specialmente se vi piace la coppia!
Questo perché ho davvero bisogno di sostegno per scrivere ben 100 capitoli!
*Sono pazza? Forse giusto un po’ xDxD*
Poi ho postato anche una shot originale, fatta per un contest, che mi farebbe piacere leggeste e commentaste *sempre se volete farmi contenta eh xD*. Si chiama ‘The Other Side’ e la trovate sul mio profilo!

 
Ah, ovviamente commentate numerossissimi anche questa eh XDXD

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 























 

 

 

 

 

[Who can say where the road goes,
Where the day flows, only time?
And who can say if your love grows,
As your hearth chose, only time?]

 





Era passata una settimana dalla notte di Halloween.
La scritta sanguinosa era stata sulla bocca di tutta la scuola e al centro di ogni lezione, dove gli studenti facevano quante più domande possibili agli insegnanti, per saperne qualcosa di più. Ma tutti si limitavano a rimanere molto vaghi.
Solo la prima domenica mattina di Novembre, la curiosità per l’argomento sembrò scemare.
Però, la situazione di qualcuno non andava affatto migliorando, anzi.
Per Alexis Lily Potter quella settimana era stata un vero e proprio inferno. Era stata al centro di pettegolezzi più strani insieme ad Harry. Erano in molti a sostenere che l’erede di Serpeverde fosse lei. Infondo era una Black e apparteneva alla casata verde argento. E il fatto che si trovasse proprio sotto la scritta nel momento sbagliato, sembrava solo una grande bugia che Blaise Zabini continuava ad alimentare, smontando con rabbia e male parole tutte le supposizioni maligne che gli studenti osavano fare in sua presenza.
Ma, nonostante questo grande aiuto da parte del bel moro, la situazione era davvero insostenibile. Non poteva camminare tranquilla per i corridoi che ecco che strani coretti maligni o bisbigli concitati la seguivano come un’ombra.

Non ce la faceva più!
E poi, ogni sera, passavano ore prima che riuscisse ad addormentarsi. E quando finalmente cadeva vittima del sonno, ecco che quei sogni maledetti la agitavano e la facevano svegliare ancora meno riposata.
Alexandra Black si stava spegnendo lentamente sotto gli occhi di Blaise Zabini e Diamond Cherin, che non sapevano proprio cosa fare per aiutarla.
Per non parlare poi del fatto che ormai né Harry né tanto meno Draco le rivolgevano più parola.
Non uno sguardo.
Non una piccola attenzione per sbaglio.

Niente.
E la cosa la faceva stare ancora più male.

Senza contare che un’altra settimana era passata e lei non aveva ancora ricevuto alcuna notizia di Sirius. E più i giorni passavano, più lei ne sentiva la mancanza. E la sensazione che qualcuno lo avesse catturato…o gli avesse fatto del male…o lo avesse…ucciso…la faceva stare tanto male da costringerla al vomito.
Ormai non mangiava più nulla – se non le poche cose che riuscivano a portarle Blaise e Diamond dopo cena, ovvero lo stretto necessario per vivere – e non usciva più dalla sua stanza, saltando lezioni su lezioni e rimanendo tutto il giorno nel letto, con lo sguardo fisso nel vuoto e senza la forza né la minima voglia di fare qualcosa.

Desiderava solo essere lasciata in pace, nient’altro.
Le uniche persone che voleva vedere – e le uniche che andavano a trovarla, in effetti – erano proprio Blaise e Diamond che, ogni sera e in ogni momento libero della giornata, andavano a farle compagnia, cercando di tirarla su di morale.
Purtroppo, con scarsi risultati.
Solitamente si lasciava prendere in braccio dal moro, che se la metteva sulle gambe e la stringeva a sè come una bambina. E lei piangeva, piangeva, piangeva…senza che loro potessero riuscire a calmarla.
Poi, vinta dalla stanchezza, crollava tra le sue braccia e si addormentava profondamente.
La mettevano dentro il letto e poi, tempo un’oretta scarsa, e cominciava ad agitarsi nel sonno. Mugugnava, si lamentava, cominciava a contorcersi e a sudare e poi piangeva e strillava. La prima volta Diamond si era spaventata così tanto che era corsa a chiamare immediatamente Blaise. Arrivato in camera questo l’aveva scossa e l’aveva svegliata bruscamente. Ma lei, aperti gli occhi, si era limitata a guardarlo con un sorrisino spento, quasi non si rendesse davvero conto della situazione, e poi si era voltata e si era riaddormentata.
Poi, ogni notte era la stessa storia e Diamond, nonostante avesse cercato di chiederle cosa c’era che la preoccupava tanto, alla fine ci aveva rinunciato e si era limitata a svegliarla ogni volta che le succedeva.

Ma non si poteva andare avanti così ancora per molto.
Poi, Alexis non lo ammetteva, ma c’era un’altra persona che in effetti voleva vedere.
E quella persona era proprio Draco.
Da quella sera non si erano più parlati e lui, ogni volta che la vedeva, si limitava ad ignorarla con una freddezza tale da farle tremare il cuore. E poi, stava ogni giorno con una ragazza diversa, stava diventando peggio di Diamond!
Blaise cercava di rassicurarla che lo faceva soltanto per ferirla e per farla ingelosire.

E Alexis si ritrovava irrimediabilmente a pensare che ci riusciva benissimo.
Ormai erano sette giorni che non lo vedeva e il pensiero che stesse con qualcun’altra l’angosciava e la riempiva di rabbia e tristezza.

Era Domenica sera quando accadde il peggio..

Erano le nove quando Blaise e Diamond bussarono alla porta della camera di Alexandra.
Quando entrarono la trovarono seduta sul letto con le gambe raccolte contro il petto e lo sguardo fisso nel vuoto. Quando li sentì, si voltò a guardarli e Blaise le sorrise rassicurante, come sempre.
-Ehi Alex…-
La salutò, avvicinandosi lentamente al letto.
-Ehi…-
Si limitò a rispondere lei, accennando ad un sorrisino triste.
La voce era fievole e un po’ rauca, tipica di chi non è abituata ad utilizzarla per tanto tempo.
Il ragazzo si sedette accanto a lei e le accarezzò una guancia con la punta delle dita.
-Allora, come sta oggi la mia bella principessa?-
Le domandò con tatto e lei si voltò a guardarlo con espressione vuota. Gli occhi erano puntati su un orizzonte lontano e immaginario e sembravano spaventosamente ciechi.
Si era sciupata tantissimo: il viso era di un bianco smorto, magro e scavato da due profonde occhiaie. E le labbra erano secche e violacee, segno di chi era stato e continuava a stare ancora male. Si limitò a stringersi nelle spalle, molto debolmente, quasi anche quella piccola azione le costasse uno sforzo immenso.
Anche Diamond si avvicinò al letto e Alexis notò che teneva un vassoio tra le mani, con la sua cena, probabilmente.
-Guarda un po’ che cosa ti ho portato!-
Esclamò allegra, porgendole il vassoio.
C’erano tre fette di pane cotto a legna, un bicchiere di latte freddo e una ciotola con della zuppa.
Zuppa rossa, probabilmente di pomodori, dentro la quale galleggiava qualcosa di indefinito.
In realtà l’aspetto era decisamente invitante, ma, nelle condizioni in cui si trovava, Alexis non avrebbe saputo darne un’altra descrizione.

Il solo guardarla le dava la nausea.
Osservò la zuppa, poi Diamond e Blaise e infine si alzò di scatto dal letto, correndo verso il bagno.
Si chinò sulla tazza e vomitò anche l’anima.
Diamond abbassò lo sguardo, stringendo le mani ai lati del vassoio, in un gesto di rabbia impotente. Blaise si alzò elegantemente dal letto, con un sospiro. Lasciò una carezza rassicurante sulla testa della biondina e poi entrò nel bagno.
Si sedette sul pavimento, accanto ad Alexandra, le mise una mano gelida sulla fronte e le scostò i capelli dal viso imperlato di sudore, dandole un’immensa sensazione di benessere.
-Alex…Per quanto ancora hai intenzione di continuare così…? Ti stai autodistruggendo…-
Mormorò preoccupato, prendendo a massaggiarle la schiena con gesti lenti e circolari.
Lei tossì, prima di respirare irregolarmente, come se fosse stata colta da un improvviso attacco d’asma.
-Forse dovremmo portarti in infermeria…-
Tentò per l’ennesima volta il moro, continuando a massaggiarla. Ma ogni volta che glielo proponevano, lei scuoteva la testa e opponeva resistenza.
E così fu anche questa volta.
Quando si sentì in grado di muoversi, senza rigettare anche l’intestino, scosse la testa con fermezza.
-No…Non voglio…Sto…Sto bene…E’ solo…-
Rantolò, alla ricerca di un asciugamano con il quale ripulirsi la bocca.
Blaise l’aiutò ad alzarsi, prendendola per la vita, e la mise vicino al lavandino.
Sempre tenendole i capelli lasciò che si sciacquasse la faccia e si lavasse i denti, osservandola nel riflesso del grande specchio di fronte a loro.
-E’ solo cosa, Alexandra?-
Sussurrò, accarezzandole la schiena con gesti ampi e rassicuranti.
Lei prese un’asciugamano e se lo passò sul viso, per poi abbassare lo sguardo.
-Niente…Non è niente…-
Mentì con un mormorio bassissimo.
Blaise la girò improvvisamente, prendola per le spalle e scuotendola.
Sul bel viso l’espressione era angosciata e arrabbiata.
-Smettila di mentire Alex! Cosa c’è che non va? Cosa c’è che ti preoccupa tanto? Perché ti stai distruggendo in questo modo? Non puo’ essere solo per Draco, perché se è così giuro che lo vado a prendere a calci in culo fino a farlo arrivare qui…!-
Gli urlò disperato, gli occhi di zaffiro ansiosi.
Lei si limitò ad osservarlo dal basso, senza espressività. Poi abbassò lentamente lo sguardo e solo poche parole lasciarono le sue labbra.
-Draco…No…Ti prego…Non lo disturbare…Non per me…Non ne vale la pena…-
Mormorò e le frasi erano così cariche di dolore che Blaise le poteva sentire una ad una attraversargli il petto e colpirgli duramente il cuore.

Stava decisamente delirando.
Lasciò la presa sulle sue spalle e la strinse forte a sè, in un abbraccio che la avvolse protettivo, lasciandole affondare il viso su quel petto ampio e muscoloso.
Prese ad accarezzarle i capelli con gesti lenti e premurosi.
-Smettila di dire sciocchezze…-
Le sussurrò in un orecchio, quasi a modi ninna nanna. 
Senza che se ne fosse resa nemmeno conto, lucide lacrime avevano cominciato a rigarle le guance e adesso stavano macchiando il petto del giovane Zabini che, incurante di ciò, continuava a cullarla.
Poi le lasciò un bacio a fior di labbra sulla tempia e la strinse per la vita, prendendola in braccio. Lei si lasciò andare tra le sue braccia, abbandonando il viso su di una spalle e circondandogli il collo con le braccia, come una bambina alla ricerca di affetto e protezione.
Blaise la strinse a sé e la riportò in camera, dove Diamond li attendeva impotente, seduta sul letto, con una sigaretta in mano che aveva preso a fumare per scaricare il nervosismo.
Il ragazzo si sedette sul letto della mora e se la tenne sulle gambe, coccolandola con gesti carichi di affetto.
-Peggiora di giorno in giorno…Non possiamo lasciare che continui così.-
Constatò Zabini, accarezzandole le guance e asciugandole dalle lacrime.
Diamond si morse il labbro inferiore, stringendo la sigaretta tra le dita tremanti.
-Già, ma cosa possiamo fare, Blaise? Cosa? Io…Io non so più dove mettere le mani! Non mangia nulla e rimette sempre nonostante non tocchi cibo. La notte dorme malissimo e si agita ogni volta di più. Diventa sempre più difficile svegliarla…-
-Domani, volente o nolente, la portiamo in infermeria…Non sentirò ragioni. La trascinerò per i capelli, se necessario.-
Diamond asserì con il ragazzo, completamente d’accordo.
E poi rimasero in silenzio, mentre Blaise continuava a coccolare la piccola Black che, lentamente, dopo aver pianto ancora e ancora, si addormentò tra le sue braccia.
Si alzò con delicatezza, tenendola in braccio, e poi la mise sotto le coperte, coprendola per bene. Infine le lasciò un bacio sulla fronte bollente.
Si diresse verso l’uscita e sulla soglia della porta si voltò a guarda Diamond con sguardo apprensivo.
-Se questa notte hai bisogno, non farti scrupoli a chiamarmi, ok?-
La biondina asserì e poi gli fece un cenno con la mano, come augurio di buona notte. Lui fece lo stesso ed uscì dalla camera.
Diamond finì la sigaretta, poi si alzò e depose un fazzoletto bagnato sulla fronte e sugli occhi dell’amica, sperando di alleviarle almeno un po’ il dolore. Poi si lavò, si cambiò e si mise nel letto, augurandosi di riuscire a dormire e che Alexandra non avesse un altro attacco di panico. 

Futile speranza.

Precisamente alle due e mezza del mattino, Diamond fu costretta ad aprire gli occhi di malavoglia. Si guardò intorno, disorientata dalla tipica sonnolenza di chi è stato svegliato nel bel mezzo di un sonno profondo.
Prima che riuscisse a connettere, dovette passare un minuto buono.
Poi, finalmente, il mugugnare agitato di qualcuno la costrinse a destarsi del tutto.
Si alzò lentamente, preoccupata, e si avvicinò al letto dell’amica.
Alexandra era stesa sulla schiena e mugugnava parole incompresibili, contorcendosi un po’, stringendo gli occhi e corrugando la fronte.
La biondina avvicinò una mano al suo braccio e la sfiorò delicatamente, come faceva sempre.
-Alex…Svegliati: è solo un brutto sogno…-
Le sussurrò delicatamente, ma quella non sembrò sentirla.
Continuò a mugugnare e poi, all’improvviso, spalancò gli occhi con un sobbalzo, facendo spaventare Diamond che si ritrovò costretta a soffocare un grido.
La moretta annaspò e agitò le braccia sulla testa, quasi stesse affogando in una profonda distesa d’acqua. E poi, con un lungo lamento, lasciò cadere le braccia sui fianchi, pesantemente, e il viso ricadde su di un lato.
La Cherin la osservò preoccupata per qualche secondo, ancora pietrificata e con il cuore che batteva a mille. Poi, ripresasi, le mise le mani su di una spalla e la scosse.
-Alexandra, devi svegliarti…-
Ribadì con un po’ più di decisione. Ma quella riprese a contorcersi e a lamentarsi sempre con tonalità maggiore. Sembrava quasi che stesse soffrendo davvero sotto una Maledizione Cruciatus.
Presa dal panico, Diamond la scosse più forte.
-Alexandra svegliati! Svegliati!-
Urlò quasi, cercando di sovrastare quei lamenti che stavano diventando quasi grida.
E poi, parlò.
-NO! NO! LASCIAMI STARE! LASCIAMI STARE! NON VOGLIO! NON VOGLIO!-
Continuava a gridare e Diamond la schiaffeggiò senza sapere più cosa fare.
Ma niente, non ne voleva sapere di svegliarsi.
In preda quasi ad un attacco epilettico, Alexis cominciò a piangere e poi a ripetere un nome.

Il suo nome.
-DRACO NO! DRACO…DRACO…-
Diamond indietreggiò, trattenendo il fiato.
Poi corse fuori dalla stanza come un furia, muovendo le gambe più veloce che poteva.
Rischiò anche di inciampare ma alla fine riuscì a fare irruzione nella camera di Blaise che, come Draco, dormiva da solo.
La biondina si avvicinò al suo letto, guardandolo affannata nella poca luce proveniente dal corridoio.
Blaise, svegliato dal botto prodotto dalla porta che si apriva, la guardava stranito da sotto le coperte.
-Diamond…? Che diavolo stai…?-
Domandò ancora con un piede nel mondo dei sogni.
Da appena svegli, giustamente, non è che si riesca a connettere molto.
-Blaise devi venire! Alexandra…lei…non riesco più a svegliarla…aiutala ti prego…è…è…trema tutta…ti prego…e continua ad urlare disperata…e chiama Malfoy…continua a chiamarlo…aiutala, ti prego!-
Gridò senza più fiato, tanto agitata che non si era nemmeno resa conto di aver cominciato a piangere.
Blaise balzò fuori dal letto, completamente dimentico del sonno e si precipitò fuori dalla stanza con un ruggito.
-Ora basta con tutta questa storia! Adesso Draco mi sente! E se non mi spiega cosa cazzo sta succedendo, gli spacco la faccia!- 

Quella notte, Draco Lucius Malfoy non era riuscito a chiudere occhio, troppo agitato per un motivo sconosciuto persino a lui. Così, quando Diamond Anne Cherin e Blaise Elìas Zabini fecero irruzione in camera sua, non sembrò neanche eccessivamente sorpreso.
Era seduto sul bordo del letto, con un’espressione così vuota negli occhi d’argento da mettere angoscia il solo guardarli. Li fissò impassibile, mentre loro lo osservavano agitati e preoccupati.
-Draco! Devi venire! Alexandra è…-
Gridò Blaise trafelato e confusionario, agitando velocemente le mani.
Come se uno scorpione lo avesse punto alla parola ‘Alexandra’, balzò in piedi, gli occhi di specchio improvvisamente vivi e ardenti. Senza neanche lasciarli spiegare, si precipitò fuori dalla stanza, improvvisamente ansioso, come se tutta l’agitazione sconosciuta, che non lo aveva fatto dormire, avesse trovato il suo apice.
Alexandra Black.
Un nome.
Una preoccupazione.

Un sentimento. Inutile negarlo ancora.
Poteva ignorarla quanto voleva e andare a letto con tutte le ragazze di Hogwarts, ma ormai, nella sua testa – e perché negarlo ormai, anche nel suo cuore – c’era solo lei.
E lo aveva sempre saputo. Non sapeva spiegarsi come o perché, ma era sempre stato così, fin dalla prima volta che aveva incontrato quegli occhi smeraldini così caldi.

Così meravigliosamente suoi.
E mentre attraversava la sala comune, si sentì una totale merda.
Per come l’aveva trattata da quel giorno al Lago e dalla sera di Halloween.
Non meritava la sua indifferenza né di stare così male.
Perché nonostante Alexis glielo avesse proibito, Blaise gli aveva parlato di lei.
Di quanto stesse male, soprattutto per lui.
E lui che in tutta la settimana non era andato a trovarla neanche una volta.

Sì, era una totale merda.
E se le fosse successo qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.
Mai.
Arrivato al dormitorio femminile, spalancò la porta della camera della Black, senza preoccuparsi di non fare rumore nel cuore della notte.
Si catapultò letteralmente vicino al suo letto e ciò che vide gli bloccò il respiro alla bocca dello stomaco.
Il suo cuore mancò un colpo.
Alexandra era sdraiata nel letto e sembrava essere stata colta da un improvviso attacco di panico. Il corpo era scosso da violenti spasmi e si contorceva, quasi fosse sotto Maledizione Cruciatus. Le coperte erano diventate un groviglio caotico e si attorcigliavano intorno alle coscie, soffocandole quasi. E il viso era la sofferenza concretizzata. Era contorto in un’espressione di puro dolore, coronato dai capelli neri che, lasciati sciolti, si aprivano a ventaglio sul cuscino. Lucide gocce rigavano le guance arrossate, sgorgando dagli occhi chiusi così stretti da creare piccole rughe sulla fronte e sulle palpebre. Le belle labbra di albicocca erano socchiuse e lasciavano uscire piccoli sbocchi d’aria discontinui e mugugnii decisamente incomprensibili.

Stava soffrendo.
E queso faceva soffrire anche lui, in un modo davvero devastante.
Blaise spalancò la porta della camera, facendo irruzione e osservando l’amico, subito seguito da una Diamond trafelata.
Draco era in piedi, accanto al letto, con un’espressione così sofferente, quasi quanto quella della piccola Black.
Sembrava un cucciolo bastonato.
Allungò un braccio e le sfiorò delicatamente una guancia, raccogliendo una piccola lacrima. Poi passò ad accarezzarle la fronte, lisciando la piccola ruga tra le sopracciglia fine. Proseguì per il profilo del naso e poi scese sulle labbra, sfiorandole morbidamente, La ragazza mugugnò qualcosa di poco comprensibile, prima che la sua espressione si rilassasse lentamente sotto le sue carezze.
Fu la voce di Blaise ad interrompere la magia del momento.
-Draco! Dobbiamo portarla in infermeria!-
Gridò agitato, risvegliandolo.
Il biondino ritrasse immediatamente la mano, quasi si fosse scottato. Osservò ancora la ragazza corrucciare la fronte, quasi contrariata di quel distacco improvviso.
Senza proferire parola, la prese in braccio di slancio, come fosse una leggera e fragile piuma, stringendola forte a sè, quasi avesse paura che scomparisse da un momento all’altro, lasciandolo a mani vuote.
In quell’abbraccio protettivo, il corpo di Alexis si rilassò, smettendo di tremare. Si accoccolò contro quel petto ampio e marmoreo, poggiando la testa sulla cavità creata dalle ossa della clavicola.

In quello spazio che sembrava essere fatto apposta per lei.
E poi, cadde in un sonno profondo e tranquillo.
Draco si voltò verso Blaise e Diamond, con espressione disperata e angosciata. Poi li superò velocemente, precedendoli lungo la Sala Comune e tutto il percorso verso l’infermeria. 

Quando Madama Chips aprì la porta dell’infermeria, quella sera, si ritrovò davanti uno spettacolo più unico che raro. Sulla soglia c’era un gruppetto di quattro studenti, dalle espressioni ansiose e dal fiato corto.
Al centro stava Draco Malfoy, con i capelli platino tutti scompigliati che si alzavano da una parte, quasi fossero sorretti dalla lacca, mentre il resto ricadevano disordinati, coprendogli parte del viso e soprattutto gli occhi. Era vestito solo di un paio di boxer neri, piuttosto aderenti, cosa che mise l’infermiera oltremodo in imbarazzo. Teneva in braccio una ragazza – che la donna riconobbe come Alexandra Black. Sembrava profondamente addormentata, con il viso nascosto in parte nel petto nudo del giovane Malfoy, in parte dai capelli che le coprivano anche le spalle. Vestiva di una camicia da notte piuttosto leggera, che lasciava scoperte le gambe. Era di un rosa pallido e, quasi trasparente, lasciava intravedere l’intimo di pizzo bianco.
Alla loro destra c’era Blaise Zabini, che aveva l’innata capacità di essere elegante e perfetto anche a quell’ora della notte. Era anche lui a petto nudo, ma aveva avuto la decenza di indossare dei pantaloni di un pigiama di pregiato tessuto blu, sicuramente firmati da qualche stilista italiano. Nonostante l’ora tarda, non sembrava essere reduce di una notte di sonno o che altro. Persino i capelli erano perfettamente in ordine, quasi se li fosse pettinati durante il tragitto.
E poi, a completare quello strano quartetto di Serpeverde, c’era Diamond Cherin, con il viso arrossato per lo sforzo della corsa, i capelli più caotici del solito e una maglietta grigia piuttosto larga, che ne nascondeva le belle forme e la copriva fin sopra il ginocchio.
Madama Chips li guardò un po’ basita, sbattendo le palpebre stanche più di una volta.
-Per amor di Merlino! Che è successo?-
Esclamò dopo essersi ripresa e riassumendo tono ed espressione professionali.
-E’ per Alexandra…Lei è…Bhe, non sappiamo di preciso cosa abbia ma…-
Spiegò in maniera un po’ confusionale Blaise, agitando le mani in maniera frenetica.
L’infermiera non lo aveva mai visto così agitato.
-La aiuti! SUBITO!-
Ruggì Malfoy, con un tono misto di autorevolezza, rabbia e frustrazione, interrompendo i balbettii confusi dell’amico.
Madama Chips si voltò a guardarlo, un po’ offesa dall’ordine impertinente che quel ragazzino le stava imponendo. Poi scese ad osservare la ragazza che stringeva possessivamente al petto e che ora aveva ripreso ad agitarsi e a mugugnare frasi cariche di angoscia e dolore.
-Portatela dentro.-
Ordinò secca, invitandoli ad entrare, e il gruppetto eseguì inoltrandosi nella penombra dell’infermeria illuminata appena da qualche candela.
La donna indicò loro un lettino vuoto, sul quale Draco adagiò dolcemente Alexis, che continuava a tremare come una fragile foglia vittima d crudeli venti autunnali. Poi le posò una mano sulla fronte e scese ad accarezzarle una guancia scendendo lungo tutto il profilo della mandibola e del collo.
Infine la coprì con il lenzuolo rannicchiato ai piedi del letto e la guardò disperato e angosciato mentre ancora si contorceva in preda agli spasmi.
Blaise e Diamond rimasero ad osservare la scena in disparte mentre Madama Chips si avvicinava al letto e le posava un fazzoletto bagnato sulla fronte e sugli occhi. Questo sembrò darle sollievo perché smise di sussultare e sul suo corpo rimase solo un po’ di tremolio.
Così, mentre l’infermiera tornava vicino all’armadietto e cercava qualche medicinale, Draco estrasse la bacchetta e fece comparire un piumone caldo, di un verde scuro intarsiato da eleganti ornamenti argentati –probabilmente lo aveva trasportato direttamente dalla sua camera.
Si avvicinò di nuovo ad Alexandra e la avvolse delicamentamente dentro, cercando di scaldarla.
Quando Madama Chips tornò accanto a loro, stringeva un bicchiere in una mano e la bacchetta nell’altra.
-Su su! Andate a riposarvi, ragazzi. E’ tardi e domani avete lezione! Non preoccupatevi per la signorina Black: è in ottime mani!-
E sorrise rassicurante al loro indirizzo.
Blaise e Diamond annuirono rispettosi e si apprestarono ad uscire dall’infermeria.
Draco invece rimase fermo ad osservare la sua piccola Alexandra, ancora tremante come un fagottino avvolto dalle coperte.

Non l’avrebbe abbandonata ancora.
Madama Chips gli si avvicinò e lo prese delicamente per un gomito, cominciando a spingerlo verso l’uscita.
-Vada a riposare, signorino Malfoy. Alexandra è al sicuro ora…-
E sorrise ancora.
Ma lui la trafisse con un’occhiataccia di ghiaccio raggelante. Si liberò facilmente della presa, con uno strattone, completamente dimentico del rispetto e della buona educazione. Scosse violentemente la testa, scombinandosi ancora di più i capelli.
L’infermiera sussultò indignata, fulminandolo con un’occhiataccia severa.
-Signorino Malfoy!-
Lo rimproverò seccata, arricciando le labbra fine.
Lui la osservò rabbioso, poi abbassò lo sguardo, quasi rammaricato.
-Mi lasci restare…La prego…-
Mormorò con tono di sottomissione.
Vedere un Malfoy – specialmente Draco – ridursi persino a supplicare per una ragazza era una cosa davvero rara, se non addirittura altamente impossibile.
Eppure, Madama Chips era la seconda volta che vedeva un Malfoy tanto in ansia per una Black. Aveva potuto assistere ad una scena simile circa una ventina di anni prima, quando era ancora una tirocinante. E le persone che aveva visto erano proprio Lucius Malfoy e Narcissa Black.
Intenerita da quell’improvvisa manifestazione d’affetto e dal ricordo della giovane coppia, l’infermiera sorrise comprensiva e sospirò.
-D’accordo, ma dovrà aspettare fuori mentre faccio i controlli necessari, ok?-
Dracò alzò il viso di scatto, poi annuì con espressione vacua, lanciando un’ultima occhiata ad Alexandra prima di uscire al seguito di Blaise e Diamond.
Appena la porta si chiuse alle loro spalle, Draco restò a fissarla ansioso, prima di prenderci a passeggiare avanti e indietro, con passi così pesanti e violenti che sembrava voler scavare una fossa.
Blaise e Diamond lo osservarono preoccupati, poi si scambiarono un’occhiata d’intesa.
-Draco…?-
Tentò il moro, mettendogli una mano sulla spalla. Quello si voltò a guardarlo con un’espressione truce e carica d’angoscia.

Un’espressione che Blaise non gli aveva mai visto in viso prima d’ora.
Il biondino sospirò stanco, prima di socchiudere gli occhi e passarci una mano sopra, a stropicciarli. Si poggiò con la schiena al muro e si lasciò cadere in terra, non preoccupandosi del pavimento gelido sotto di sé.
-Voi andare pure…Voglio restare solo io a farle compagnia.-
Mormorò improvvisamente debole, quasi fosse stato svuotato di tutte le sue forze. Eppure la sua voce risuonò chiara dell’ordine impressovi.
Blaise annuì comprensivo e Diamond lo imitò con un sorrisino mesto.
-Ok. Come preferisci allora…A domani.-
E si allontanarono seguiti da un gesto di saluto da parte del Principe di Serpeverde. 

Non seppe dire quanto tempo era passato da quando stava lì, sdraiato in terra.
Forse si era anche addormentato.
Fatto sta che, quando Madama Chips aprì la porta dell’infermeria, gli sembrò che fosse passato un secolo.
-Ora può entrare…Si è calmata.-
Gli comunicò con un sorriso, invitandolo di nuovo ad entrare.
Draco annuì e si alzò velocemente, immergendosi ancora nella penombra della stanza.
Ora anche accanto al letto dove riposava tranquilla Alexis c’era una candela che gettava ombre sinistre sul suo volto rilassato e abbandonato su di un lato.
-Ha solo un po’ di febbre, nulla di grave. Deve essere successo qualcosa che l’ha preoccupata ad un punto tale da farla ammalare. Era così in ansia per qualcosa, che il suo fisico non ha retto lo stress. Era agitata per qualche incubo provocato dalla temperatura troppo alta, ma domani starà già meglio: non deve preoccuparsi.-
Spiegò Madama Chips con delicatezza, mentre Draco si avvicinava alla ragazza e la osservava, ancora ansioso, muovendo la mano in una carezza che le sfiorò un braccio.
-Ora, non voglio sapere nulla delle vostre vite private, signorino Malfoy, ma la pregherei di proteggerla meglio da se stessa, se ci tiene davvero a lei come dimostra. Non so quali siano stati i problemi tra di voi o il rapporto che avete, fatto sta che da quando è uscito dalla stanza, lei non ha fatto altro che pronunciare il suo nome…-
Rivelò con tatto,avvicinandoglisi.
Draco si voltò ad osservare l’infermiera di scatto, sorpreso dall’affermazione. Poi, senza profer parola, annuì lentamente, stringendo le mani in due pugni.

Che stupido idiota che era stato.
Lui e la sua gelosia!
Chiamava il suo nome e non quello di San Potter.

Madama Chips lo guardò alzando entrambe le sopracciglia e poi gli battè una mano sulla spalla.
-Vi lascio soli, confido nel fatto che saprà prendersi cura di lei, signorino Malfoy. Per qualsiasi cosa sono a due porte da qui, chiaro? E non faccia troppo tardi, mi raccomando…-
Lo redarguì con una severità gentile, prima di sorridere e lasciare la stanza.

Draco prese posto accanto al letto, su di uno sgabello, e rimase così, semplicemente ad osservarla. Quasi volesse imprimersi nella mente tutti quei dettagli che in quella lunga settimana non aveva potuto stupidamente vedere.
Dio quanto era stato scemo.
E tutto solo per una stupida gelosia!
Si odiava!

Allungò una mano fino a poterle sfiorare il viso con la punta delle dita. Ne tracciò delicatamente il contorno, scendendo lungo il profilo del naso, per poi passare alle guance ancora umide di pianto. Continuò per tutto il profilo del collo, poi scese per la spalla destra e lungo tutto il braccio, fino ad arrivare a sfiorare il polso e il dorso della mano. Indugiò qualche secondo sulle dita e poi le intrecciò alle sue, avvicinando le loro mani congiunte al proprio viso e poi sfiorando quella di lei con le labbra.
Che cosa le era successo?
Come si era ridotta?
Come la aveva ridotta?

Le lasciò andare la mano, come se all’improvviso non si ritenesse più degno di tenerla e di starle accanto.
Non dopo tutto quello che le aveva fatto.
Una settimana di intera indifferenza, mai uno sguardo, neanche una parola per sbaglio.
L’aveva tratta come una perfetta sconosciuta, anzi, anche peggio.
La aveva fatta sentire inutile.

Inesistente.
Ogni volta che la incontrava nei corridoi e la vedeva, con quell’espressione triste e vuota, ignorava spudoratamente il colpo che sentiva al cuore, si girava e baciava la prima ragazza  che trovava. E poi, la osservava soffrire, ritenendosi soddisfatto.
Solo ora che la vedeva sdraiata inerme in quel lettino d’infermeria si rendeva conto di quella che era sempre stata la realtà.
Non si era sentito soddisfatto neanche una volta dopo aver baciato qualcuna, né tanto meno dopo essersela portata a letto.
Si sentiva solo per quello che era: una totale e schifosa merda.
Perché era inutile negarlo ormai: per quanto potevano essere belle e seducenti le ragazze che aveva sfruttato per farla stare male, nessuna di loro era lei.

L’unica che veramente voleva con sé.
E se all’inizio credeva il suo solo un capriccio per avere qualcosa che non poteva ottendere facilmente, ora si rendeva conto di quanto Alexandra significasse per lui.
Il suo sorriso, la sua voce, i suoi occhi, il profumo dei suoi capelli, il suo corpo, tutto di lei gli piaceva tanto da renderlo pazzo.

Non si era mai sentito così.
E se quei giorni avevano ridotto quasi all’insanità mentale un tipo controllato come lui, non osava immaginare come si potesse essere sentita lei, così piccola, così fragile, così estremamente emotiva e sensibile.
No, in realtà lo sapeva benissimo, perché Blaise gli raccontava ogni giorno nei minimi dettagli come peggiorava la situazione della piccola Black, nella speranza di smuoverlo. Ma lui niente, orgoglioso e testardo non aveva mai ceduto.
Fino a quella sera, quando finalmente quella molla che aveva cercato di trattenere era scattata.
Ma ora, accanto a lei, così indifesa, non si sentiva degno di starle vicino e badare a lei per proteggerla, quando il primo sintomo di malessere era proprio lui stesso e il suo stupido comportamento.
Sospirò e poi le lasciò un’ultima carezza sul viso.
Un addio?
Non proprio, ma forse era meglio se non si faceva vedere più in giro da lei, dopo tutto il dolore che le aveva procurato, tanto da costringerla alla febbre alta e al delirio.
Sì, sarebbe stato decisamente meglio.
Lei lo avrebbe dimenticato e non avrebbe più sofferto.
E lui?
Lui avrebbe ignorato il dolore, indossando quella maschera di indifferenza che si era costruito per bene in quei sedici anni di vita.
Un ultimo sguardo a quel viso angelico e poi, con un sorrisino triste sulle labbra, si alzò dallo sgabello, voltandogli le spalle.
Si stava dirigendo verso la porta, ma fu costretto irrimediabilmente a fermarsi.
Un mugugnio indefinito catturò la sua attenzione, costringendolo a voltarsi immediatamente a ritornare sui suoi passi.
Alexandra aveva di nuovo corrugato la fronte, stretto gli occhi e ripreso ad agitarsi.
-Non andare…non andare via, non lasciarmi!-
Lagnò in preda al panico, agitando le braccia verso l’alto e liberandosi delle coperte, quasi queste la stessero soffocando in un mortifero abbraccio.
Ansioso per quella ricaduta, Draco le prese le mani tra le sue e le strinse forte, posando le labbra a sfiorarle le nocche.
Erano gelide nonostante i piumoni e la temperatura calda dell’infermeria.
-Sono qui, sono qui…Non me ne vado, tranquilla. Ma ora calmati…-
Le sussurrò, lasciando che il suo respiro le accarezzasse le dita, contratte in due pugni.
La moretta mugugnò ancora qualcosa di imprecisato, si lamentò e sussultò.
-Calmati…Calmati, ti prego…-
Sussurrò ancora il biondino e finalmente lei, quasi avesse davvero sentito quelle parole, si tranquillizzò, rilassando la fronte e gli occhi e lasciando ricadere il viso su di un lato, che si ricoprì di alcuni ciuffi di neri capelli.
Draco sospirò sollevato, mentre le rimetteva le mani al caldo, sotto le coperte, e le sfiorava il viso, scostandole i capelli dagli occhi.
Si rimise seduto sullo sgabello, osservandola dormire tranquilla mentre le accarezzava il viso con gesti carichi di affetto.
Passò qualche altro silenzioso minuto, prima che la fronte della giovane si corrugasse di nuovo sotto le sue carezze. Le labbra si storsero in una smorfia contrariata.
-No…No, non ancora…E’ così buio qui…E freddo…Ho paura…Fa male! FA MALE!-
Urlò angosciata, cominciando a muovere la testa di scatto, gli occhi di nuovo tanto contratti da formare piccole rughe ai suoi lati. Nuove lacrime cominciarono a rigarle le guance arrossate.
-…Draco…?Draco…?-
Mormorò tra i singhiozzi, contorcendo il corpo sotto le coperte.
Di nuovo allarmato, il biondino si alzò di scatto dallo sgabello e si mise sul letto, sopra di lei, chiudendole la vita tra le sue gambe, per farla stare ferma.
Poi le prese il viso tra le mani e cominciò ad accarezzarle le guance con le dita, con gesti lenti e ansiosi.
-Ssssh…Calmati Alexandra…Calmati…Sono qui. Sono qui con te…-
Le sussurrò, ma lei mugugnò ancora e le belle labbra umide di pianto tremarono in un sospiro.
-Dove…? Draco dove sei…? Non lasciarmi…Non lasciarmi qui da sola, non andartene…-
Sussurrò ancora in preda al panico sotto lo sguardo angosciato del Principe,che la osservava dall’alto senza sapere bene cosa fare.
Le accarezzò ancora le guance, poi, lentamente, avvicinò il suo viso a quello di lei, fino a che le punte dei loro nasi non si sfiorarono e i capelli platino non le solleticarono morbidamente la fronte. Puntò quelle iridi argentee negli occhi di lei, quasi oltre quelle palpebre chiuse riuscisse a vedere gli splendidi smeraldi celati. La osservò senza fiato, studiando ogni minima smorfia e poi scese lentamente a sfiorarle ogni piccola ruga d’ansia con le labbra, lasciando una lunga e dolce scia di baci. Cominciò dalla fronte, per scendere poi sulle tempie, sulle guance, sulla punta del naso e infine sulle labbra, che baciò con dolcezza e passione, senza violenza né possessione.

Quel bacio erano parole non dette.
Scuse sommesse per il male procuratole.
Tenerezze soffuse non scambiate.

Che si riassumevano in un’unica, importante frase.
-Io sono qui per te, Alexandra.-
Gliela sussurrò proprio lì, su quelle labbra di albicocca che tanto aveva imparato a desiderare.

E ad amare.
Lei contrasse ancora la fronte e riprese a piangere, mugugnando qualcos’altro di incomprensibile.
Allora Draco le prese di nuovo il viso tra le mani e la baciò ancora, quasi con disperazione, sperando che la smettesse di agitarsi tanto.

Di soffrire tanto.
E le labbra gli si riempirono del sapore dolciastro di quelle lacrime d’argento, misto al delizioso profumo di albicocca di cui solo lei poteva essere padrona.
E poi…Ancora un altro sapore.
Era salato e umido e si mischiava perfettamente a quello dolciastro che aveva assaporato fino a quel momento.

In un perfetto misto agrodolce.
Come loro.

E fu costretto a staccarsi di scatto da quei morbidi spicchi di albicocca, quando con un sussulto si rese conto che il nuovo sapore apparteneva a lui.
Lasciò scivolare via una mano dal volto ancora sofferente della giovane giovane Black, per portaselo su una guancia e sfiorarla tremante e incredulo.
Il nuovo sapore apparteneva decisamente a lui.

E alle sue lacrime.
Draco Malfoy stava piangendo.
Senza che nemmeno se ne fosse reso conto, le lacrime avevano cominciato a scorregli sulle guance quando baciandola aveva avvertito una fitta al cuore e un brutto pensiero che gli avevano rivelato che lei non si sarebbe più svegliata da quello di stato di trance.
E che la colpa sarebbe stata solamente la sua e di nessun altro.
E se davvero le fosse successo qualcosa di irrimediabile, non se lo sarebbe mai perdonato.

Mai.
Con le guance rigate di pianto scese di nuovo a baciarla, sentendo un disperato bisogno di farlo.
Un disperato bisogno di lei.
E sulle labbra le sussurrava parole di scuse e le chiedeva di risvegliarsi, di tornare da lui. Tutto in un mormorio incomprensibile tra un bacio e l’altro.
Fino a che, finalmente, Alexandra non smise di agitarsi e le lacrime fermarono la loro funesta rincorsa su quella pelle arrossata.
Draco la sentì sospirare sulle sue labbra e allora aprì gli occhi di scatto, allontanandosi quel tanto che gli bastava per poterla vedere in viso.
La sua espressione si era finalmente rilassata e sulle belle labbra, un po’ arrossate dai baci urgenti ricevuti, era persino apparso un sorrisino.
Un sorrisino decisamente sereno.
Che si fosse finalmente svegliata?
Asciugandosi in fretta le guance con i dorsi delle mani, Draco prese ad accarezzarle la fronte, scostandole i capelli.
-Mia piccola Alexandra…Sei sveglia?-
Le sussurrò con dolcezza, sfiorandole una guancia.
Ma lei non rispose, continuando beata a dormire.
No, non si era svegliata, si era solo tranquillizzata.
Sollevato comunque, Draco le prese ancora il viso tra le mani e le lasciò un bacio a fior di labbra sulla fronte, prima di smontare dal letto e riprendere posto sullo sgabello.
Rimase ancora ad osservarla, cominciando però ad avvertire i primi brividi di freddo.
Bhe, era anche normale: erano le quattro del mattino ed era autunno inoltrato, era ovvio che le temperature fossero molto basse. Senza contare che lui –per tutti i dannati mezzosangue! – era solo in boxer!
E per quanto non gli sarebbe affatto dispiaciuto mettere in difficoltà in quel senso la piccola Black, non gli pareva il caso di farla morire d’infarto appena riaperti gli occhi.
Sì, perché lui le sarebbe rimasto accanto giorno e notte, finchè non si sarebbe decisa a riaprire quei meravigliosi occhioni di smeraldo che sapevano incantarlo.
Così estrasse la bacchetta e fece comparire un paio di pantaloni lunghi di un pigiama in seta nero, che ovviamente gli calzavano come ad un Dio dell’antica Grecia. Non indossava mai le maglie per dormire, gli sembrava quasi di soffocare dentro il tessuto, quindi non si premurò di far comparire anche quella.
E poi, rimase lì, semplicemente ad osservarla.
Qualche volta gli sfiorava un braccio con una carezza, oppure le scostava qualche ciocca di capelli dal viso, così, giusto per farle sentire che era ancora lì.

Che, dopo tutto, le era ancora accanto e lo sarebbe stato per sempre.
Passò così una buona mezz’oretta, prima che Alexis parlasse di nuovo.
Ma questa volta non lo fece con mugugnii o lamenti e il suo viso non si deformò in un’espressione di dolore.
Si fece solo improvvisamente preoccupato.
-Draco…?-
Lo chiamò, quasi cercandolo.
Il ragazzo si sporse immediatamente sul letto, prendendole una mano tra le sue e avvicinandosela alle labbra.
-Sono qui. Sono qui, Alexandra…-
Gli occhi d’argento guizzarono preoccupati sul viso della giovane e la videro sorridere.

Serena e felice.
-Sei davvero qui.-
Constatò con tono gioioso, sottovoce, e ridacchiò.
-Dove siamo?-
Gli domandò poi, rilassando il viso su di un lato.
Draco strinse la presa attorno alla sua mano e sorrise mesto.
-In infermeria…Ti sei sentita male, stanotte…Ma perché non apri gli occhi?-
Alexis corrugò la fronte.
-Cosa…?-
-Guardami, Alex…Ti prego.-
Il tono di voce che usò non era supplichevole, ma in qualche strana maniera, ci si avvicinava molto.
La moretta rimase in silenzio per qualche attimo e poi scoppiò inaspettatamente a ridere.
-Smettila di scherzare, Draco! Mi prendi sempre in giro e io che ti do retta…-
E rise ancora. Il ragazzo corrugò la fronte e la guardò preoccupato, non riuscendo a capire. O ci vedeva male, oppure la Black aveva gli occhi chiusi e il viso girato dall’altro lato rispetto a lui. Che andava blaterando? Che fosse ancora il delirio della febbre?
O forse era lui che era solo stanco.
-Alex…?-
-No, sul serio: che posto è mai questo?-
Domandò seria e Draco la guardò veramente preoccupato.
Ora che la osservava bene però, a parte le belle labbra che si muovevano per parlare, sembrava che Alexandra stesse ancora…dormendo! E probabilmente sognando…
-Dove ti trovi?-
Provò a domandarle allora, stringendole la mano con affetto.
Alexis rise di nuovo, divertita.
-Come dove sono? Qui accanto a te, no? Non vedi, mi stai anche tenendo per mano! Non ti piace questo posto, Draco? E’ così tranquillo…C’è tanta pace qui. E ci sono molte rose blu, forse anche troppe, non trovi? Però mi piacciono le rose blu…-
Raccontò, ridacchiando di tanto in tanto. Se non fosse stata sdraiata in un lettino di infermeria, Draco era sicuro che sarebbe apparsa molto carina in quel momento, e che avrebbe zompettato felice di qua e di là, come una bimba in un mondo fatto di zucchero e giochini.
-Ti piacciono le rose blu…-
Ripetè, registrando l’informazione. La ragazza annuì e sorrise.
-Sì, è il fiore che preferisco…Ma tu che cosa ci fai qui? Questo luogo dovrebbe essere solamente mio…E’ il mio piccolo angolo di Paradiso, tu non dovresti affatto essere qui…-
Si lamentò, storcendo la bocca. Poi si morse il labbro inferiore, indecisa, e Draco ridacchiò divertito: riusciva ad essere tenera anche nel bel mezzo di un sogno.
Senza riuscire a trattenersi, le lasciò andare la mano e le accarezzò il viso con la punta delle dita.
-Forse lo so perché sono qui con te, mia piccola Alexandra…-
Le sussurrò in un orecchio, con voce carica di dolce sensualità.
Nonostante stesse dormendo, il corpo della ragazza ebbe un sussulto e fu attraversato da un brivido. Draco le accarezzò una spalla e poi un braccio, fino a riprenderle la mano e portarsela alle labbra.
-S-sì? E perché…?-
Tentennò Alexis, scossa da un altro brivido.
Il biondino ridacchiò ancora, sfiorandole le nocche.
-Forse sono un angelo…Il tuo angelo custode.-
Le sussurrò di nuovo, prima di lasciarle un lento bacio sul dorso della mano.
La ragazza rabbrividì di nuovo e poi sorrise, rossa in viso.
-Davvero?-
Soffiò, senza più voce né fiato.
Draco sorrise e le accarezzò di nuovo una guancia, con un gesto lento e carico d’affetto.
-Lo sono…Se tu vuoi che io lo sia.-
Le rivelò con dolcezza e lei sorrise ancora, prima di rilassare di nuovo il viso su di un lato.
-Mmm…-
Fu l’unica risposta che uscì poi dalle sue labbra, prima che si voltasse e si appallottolasse, dandogli la schiena.
Draco sbuffò divertito e rimase ad osservarla respirare, finalmente tranquilla e libera dalla schiavitù di quegli incubi che l’avevano fatta tanto agitare e ammalare.
Passò qualche minuto di silenzio, in cui gli unici rumori erano quelli regolari del respiro di Alexis e quelli sordi di due cuori che battevano decisamente all’unisono.
Poi, all’improvviso, la moretta mugugnò qualcosa, prima di parlare di nuovo.
-Draco…?Sei ancora qui?-
Mormorò con voce impastata dal sonno.
Il ragazzo la osservò.
-Mmh.-
Asserì, guardandola di sottecchi.
-Cogli le rose blu per me?-
Gli domandò, con un pizzico di divertimento nella voce.
Draco ridacchiò e fece spallucce.
-Se vuoi, per te lo farò.-
Rispose con un sorriso.
-Sai cos’altro mi piace, oltre le rose blu?-
Rise Alexis.
-Cosa?-
-L’odore di pioggia.-
-L’odore di pioggia?-
-L’odore di pioggia.-
Ripetè, sospirando.
-Strano odore…Sei la prima a cui lo sento dire. Bhe, non che ci sia qualcosa di male, insomma…E’ originale, davvero.-
Rimuginò lui, piegando il viso su di un lato.
Più la conosceva e più si rendeva conto di quanto la sua piccola Black fosse speciale.
Alexis rise divertita.
-E sai perché mi piace?-
-Perché?-
Domandò interessato.
-Perché è l’odore della pelle di una persona molto importante per me.-
Draco corrugò la fronte, non gli piaceva la piega che stava prendendo quella conversazione.
-Di chi?-
Alexis ridacchiò ancora, il tono che Draco aveva usato annunciava imminente rabbia causata da una gelosia divoratrice.
-Lo vuoi sapere davvero?-
-Sì.-
Rispose secco, quasi scocciato.
Lei rise di nuovo, divertita.

-Il tuo.-
Sussurrò imbarazzata.
-E’ il tuo odore, quello grazie al quale potrei riconoscerti anche ad occhi chiusi.-
Rivelò e Draco la fissò incredulo.
I battiti del suo cuore aumentarono all’improvviso e si ritrovò a ringraziare che Alexandra fosse girata di spalle, altrimenti avrebbe dovuto trovare una scusa plausibile per spiegare quel colorito che gli aveva imporporato leggermente le guance solitamente diafane.
Rimase in silenzio, senza sapere bene cosa dire e soprattutto per paura di avere la voce incrinata da quella strana sensazione di calore e benessere che gli aveva scaldato il petto.

Maledetta Black, che cosa diavolo gli aveva mai fatto?!?
Passarono altri minuti di silenzio, prima che…
-Draco?-
-Mmh.-
-E a te cos’è che piace?-
Il biondino la guardò sorpreso, rendendosi conto solo qualche secondo dopo che non poteva vederlo.
Così sbuffò sonoramente, apparentemente annoiato dalla domanda.
Non rispose, non subito.
Poi, dopo averci pensato, finalmente trovò una risposta per niente banale.
-Le albicocche.-
Asserì con convinzione.
-Le albicocche?-
Ripetè lei in una domanda, come aveva fatto lo stesso ragazzo poco prima.
-Le albicocche.-
Confermò lui, con tono atono.
Alexis sembrò pensarci su un po’, senza aggiungere altro. Draco rimase ad osservarla incuriosito e con uno strano sorrisino sghembo dipinto sulle labbra perfette.
-E perché proprio le albicocche?-
Domandò dopo un po’, la voce strascicata.
Draco rimase in silenzio qualche minuto e nascose una risatina divertita in uno sbuffo quasi annoiato.
-Alexandra? Non volevi che ti raccogliessi delle rose blu?-
Chiese sornione, alzando un fine sopracciglio.
-Cosa?-
Alexis sembrò tornare improvvisamente alla realtà e si schiarì la voce con fare teatrale.
-Ehm…Oh sì…Giusto, le rose…Ehm…Bhe, raccoglile allora, no? Guarda quante ce ne sono in questo bellissimo campo…-
Esclamò un po’ a disagio. Se fosse stata sveglia, Draco era sicuro che si sarebbe portata i capelli dietro le orecchie e avrebbe preso a lisciarli, come faceva sempre quando era incredibilmente nervosa.
-Alexandra?-
-Mmh…?-
-Guarda che lo so che sei sveglia…-
Sbuffò Draco divertito, sfiorandole una spalla con la punta delle dita.
La ragazza rabbrividì e mugugnò.
-Non è vero…-
Mormorò con uno sbadiglio lamentoso.
-Smettila di fingere…-
Cantilenò il biondino, accarezzandole i capelli che si aprivano a ventaglio sul cuscino.
Alexis mugugnò ancora.
-Non sto mentendo…-
Poi sbuffò e ridacchiò senza riuscire a trattenersi.
-Ok…giusto un pochino!-
Ammise, decidendosi finalmente a girarsi. Lo sguardo smeraldino trovò immediatamente quello argenteo, che la ricambiò scintillando. Le belle labbra di albicocca di aprirono in un sorrisino timido, mentre le guance si imporporavano deliziosamente di quella tonalità che a Draco piaceva tanto.
Rimasero ad osservarsi per un po’, senza sapere bene che cosa dire.
Fu lei, questa volta, ad interrompere il silenzio.
-Ehi…-
Sussurrò imbarazzata.
-Ehi.-
Rispose lui semplicemente, avvicinando una mano al suo viso e prendendo ad accarezzarle i capelli, attorcigliando una ciocca intorno all’indice, quasi a farne un bel boccolo.
-Come ti senti?-
Domandò apprensivo, scrutandola con un’occhiata ansiosa.
Alexis si morse il labbro inferiore.
-Come qualcuno a cui è appena stato inflitto un Cruciatus…-
Sospirò, socchiudendo gli occhi e scuotendo leggermente la testa.
Draco continuò ad osservarla angosciato, mentre attorcigliava il boccolo con delicatezza, finche lei non tornò a guardarlo con un sorrisino spento.
Fu allora che allontanò la mano dai capelli, congiungendola con l’altra e portandosela alle labbra, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Chinò il capo e lasciò che i biondi capelli disordinati calassero a coprirgli gli occhi.
-Mi dispiace…Alexandra, mi dispiace…-
Mormorò sincero, stringendo le mani così forte da far sbiancare le nocche. Lei lo guardò costernata, senza sapere cosa dire. Si limitò ad osservarlo, gli occhi lucidi.
-E’ tutta colpa mia se sei ridotta in questo stato…Io non merito di starti accanto…Non dopo quello che ti ho fatto! Sono stato un completo idiota…Non lo meritavi…Non lo meritavi affatto…-
Sussurrò più a se stesso che a lei, sbattendo la fronte sulle nocche.
Alexis lo guardava incapace di reagire, come se quel peso che sentiva sul cuore le impedisse qualsiasi movimento. Provò ad allungare una mano per sfiorargli le sue, ma appena si mosse fu costretta a fermarsi, perché Draco aveva sollevato il capo e la aveva inchiodata con un’occhiata disperata.

Quell’argento solitamente gelato era ora una liquida e sincera pozza in cui perdersi.
-Ma è tutta colpa tua!-
La accusò, quasi con un ringhio profondo che la fece sobbalzare. La trafisse con un’occhiataccia carica d’odio, ma poi, immediatamente, il suo sguardo si addolcì di nuovo e la mano corse a cercare quella di lei, stringendola con affetto e portandosela vicina alle labbra.
-Non ci capisco più nulla…Non so cosa tu mi abbia fatto, so solo che ti desidero come non ho mai desiderato nessun’altra…-
La vide tremare leggermente e farsi tesa, mentre le guance diventavano di un bel cremisi. Allora ridacchiò divertito.
-Tranquilla, non in quel senso…Non fraintendermi: non è che io non ti desideri anche in quel senso, ma non era ciò che intendevo. Io desidero che tu sia solo mia e di nessun altro. Quando ti vedo con un altro ragazzo mi monta dentro una rabbia così grande che vorrei spaccargli la faccia! Ogni volta che qualcuno ti si avvicina troppo, non so spiegarmi il perché, ma c’è come una molla che mi scatta dentro e mi fa desiderare che quella persona sparisca per sempre…-
Alexis lo ascoltava sorpresa, gli occhi spalancati e le labbra dischiuse.
-Io non…-
Mormorò confusa, ma lui la interruppe, stringendole la mano tra le sue.
-Se quella persona poi è Potter, la gelosia mi consuma velocemente come veleno nel sangue. E non è propriamente perché è lui, San Potter, coloro che tutti amano e che tutti stimano.-
Sputò con disprezzo, stringendo gli occhi fino a farli diventare due fessure scintillanti d’odio.
- No. All’inizio credevo fosse solo per questo, perché tu preferivi lui a me, come tutti gli altri. Perché ancora una volta l’essere il famoso Harry Potter gli aveva reso possibile rubarmi qualcosa con semplicità. Ma poi ho realizzato che non era questo…Ciò che mi dava fastidio di vederti con lui eri tu. Le tue espressioni. Alexandra, quando sei con lui, sei luminosa come mai. Ti brillano gli occhi e il tuo sorriso è così bello e sincero da farmi venire il batticuore. E la tua risata allegra mi riempie il cuore e nello stesso tempo me lo distrugge. Perché quando sei con me, non riesci ad essere così spontanea…Quando sei con me diventi rigida, nervosa…Sembra quasi che tu abbia paura di me e questa è sempre stata una cosa che mi ha fatto male, perché mi rendevo conto che la colpa di questo tuo comportamento era la mia e di nessun altro. Così ho provato ad allontanarti, ma tu mi comparivi sempre davanti. Hai cominciato ad essere un’ossessione e più non potevo averti, più ti desideravo. E poi, quando ti ho scoperta ad abbracciare San Potter non ci ho più visto, perché ho capito che stavo per perderti. Che lo Sfregiato aveva vinto ancora una volta. E questo ha scatenato le mie reazioni…E quando ti ho vista difenderlo, ho capito che io ti avevo già persa e così ho voluto distruggerti. Ho desiderato che soffriste entrambi e ci sono riuscito. Devo ammettere che vederlo lì, con quella faccia da ebete, mi ha dato una grande soddisfazione.-
E qui si esibì in un ghigno degno di Salazar Serpeverde in persona. Dopo, quasi immediatamente, il sorriso gli scivolò via dalle labbra, mentre abbassava lo sguardo, improvvisamente cupo.
- Ma poi, aver incontrato i tuoi occhi disperati e tristi mi ha fatto morire. Ignorarti per tutta la settimana è stato devastante, desideravo morire ogni volta che ti avvicinavi. Ma non volevo mai più rivolgerti la parola, perché ero convinto che così sarei riuscito a dimenticarti…Ma Blaise continuava a dirmi quanto stessi male e la cosa non faceva che peggiorare di giorno in giorno. E più mi ostinavo a starti lontano, più desideravo venire da te e dimenticare tutto ciò che era successo. Ma non ci riuscivo…Forse sono davvero cattivo come tutti sostengono. Perché una piccola parte di me godeva nel sapere che stavi soffrendo come avevo sofferto io.-
Sputò l’ultima frase con rabbia, prima di rialzare lo sguardo su quello di Alexis, che lo osservava angosciata e dispiaciuta.
Poi, inaspettatamente, Draco le sorrise.

Ed era il sorriso più bello e sincero che gli avesse mai visto sulle labbra.
E anche il più malinconico.

- Ma la verità era che non provavo alcuna soddisfazione e quando stanotte Blaise ti ha nominata, la molla che avevo frenato è scattata in tutta la sua potenza e mi ha fatto correre da te. Non c’era nient’altro nella mia testa…Nient’altro che te e il desiderio di vederti, stringerti, averti. E…ti giuro, quando ti ho vista in quelle condizioni, ho temuto che non ti svegliassi più. Ho creduto che il cuore mi si fermasse quando chiamandoti non reagivi…-
La presa intorno alla mano si fece più salda, mentre con bisogno urgente le sfiorava le nocche con le labbra, per sentire quell’odore e quella morbidezza che erano solo sue.
Alexis lo osservava tremando, mentre ad ogni parola il suo cuore perdeva un colpo.
-Draco io…-
Mormorò e lui alzò il viso di scatto, osservandola ansioso. Avvicinò una mano al suo viso e le sfiorò una guancia, raccogliendo le lacrime che non si era nemmeno resa conto di stare versando.
- Non mi sono mai sentito così...Non ho mai provato quello che provo per te con nessun’altra ragazza…Non so cosa significhi ciò con precisione né cosa mi stia accadendo…Ma c’è una cosa di cui sono certo ed è che ti voglio. Alexandra io ti voglio. Voglio che tu sia mia e di nessun altro.-
Dichiarò serio, inchiodandola con uno sguardo impenetrabile, mentre continuava ad accarezzarle le guance per asciugarle dal pianto.
Lei rimase in silenzio per qualche minuto, senza riuscire a spiccicar parola. Si mordeva il labbro inferiore e si torturava le mani in grembo, sinceramente scossa.
Socchiuse gli occhi e un sospiro tremante lasciò le sue labbra.
-Draco io…Io non immaginavo che provassi ciò…O forse, non ho mai davvero pensato ad altro che non fosse me, perché forse sono solo una grande egoista. E’ vero, non meritavo di essere trattata come hai fatto in questa settimana. Il vederti ignorarmi con facilità e passare con altrettanta semplicità da una ragazza all’altra mi ha annientata. Credevo di morire ogni volta che ti incrociavo in corridoio e non mi degnavi neanche di uno sguardo. I tuoi occhi non mi lanciavano neanche occhiatacce cariche d’odio o di delusione. Mi sarebbe bastato anche questo, ma l’essere ignorata in quel modo mi ha fatto ancora più male. Mi ha fatto sentire invisibile e inutile. E mi ha fatto male soprattutto il pensiero che per te non contassi davvero nulla. Che fossi stata solo un giochino, la novità, un passatempo per non annoiarti durante il periodo scolastico. Ma forse, ciò che mi faceva stare più male di tutto, era la consapevolezza che meritavo di essere trattata così. Nonostante la mia testa mi dicesse che non avevo fatto nulla di male, per meritarmi la tua indifferenza, il mio cuore era consapevole che me l’ero cercata e che ora meritavo di soffrire come stavo soffrendo. La verità è che credo di aver capito la tua rabbia e ciò ha alimentato la mia nei tuoi confronti. Quello che davvero non capivo era che non odiavo te per farmi soffrire, ma odiavo me stessa per essere la causa del tuo comportamento. Ogni volta che ti vedevo abbracciare qualcuna o scambiarti effussioni con un’altra mi sentivo uno schifo. Mi faceva così male vederti con loro da costringermi al vomito…Soprattutto quando al ballo di Halloween sei andato con la Parkinson…E quando vi ho visti baciarvi sotto il riflettore, in quel modo così appassionato e pieno di desiderio, ho creduto davvero di morire…-
Draco la osservava silenzioso come aveva fatto lei prima, continuando ad accarezzarle le guance con gesti carichi d’affetto e di apprensione.
-Alexandra, Pansy non conta niente per me…Quella sera l’ho usata solo per farti soffrire e la mia non è una banale scusa…Perché l’unica con cui voglia davvero stare sei tu.-
Ribasì serio, sospirando un po’ in difficoltà.
Alexis sorrise, annuendo.
-Sì e ora lo so…Ma quello che cercavo di dirti è che il tuo comportamento mi ha fatto capire come ti senti tutte le volte che mi vedi con Harry. Il perché della tua rabbia, del tuo odio, della tua aggressività. Sinceramente, avrei spaccato volentieri la faccia a quelle oche che ti giravano intorno!-
Dichiarò seria, riprendendo le stesse parole usate poco prima dal ragazzo, cosa che lo fece ghignare d’orgoglio: la sua piccola Black stava crescendo.
La ragazza sorrise, ma poi abbassò lo sguardo, improvvisamente triste di nuovo.
-Draco…Io vorrei poterti dire che Harry per me non conta nulla e rassicurarti come hai fatto tu…Ma non posso, perché ti mentirei…-
Il biondino la guardò con un’occhiata impenetrabile, facendosi improvvisamente impassibile. Lentamente le mani scivolarono via dal viso di lei, per ricongiungersi in grembo, nuovamente strette in due pugni così violenti da far sbiancare le nocche.
Alexis alzò lentamente il viso per vederlo con gli occhi vuoti puntati su un orizzonte lontano e immaginario, l’espressione di pietra. Allora si sporse dal letto e avvicinò le sue mani a quelle del ragazzo, che prese ad accarezzare con dolcezza, finchè non riuscì di nuovo a catturare la sua attenzione. Allora gli sorrise sincera.
-Draco, ascolta…Ti ho chiesto se fossi il mio angelo custode e tu mi hai risposto che se volevo, lo saresti stato…Ebbene sì, io lo voglio.-
Lo guardò dritto negli occhi, seria a sua volta. Lui si limitò a scrutarla, senza capire dove volesse arrivare.
-Poi mi hai chiesto di essere tua e tua soltanto…E io ti rispondo che io sono già tua e di nessun’altro. E se tu lo vorrai, lo sarò per sempre. Quello che provo per te non lo provo per nessun’altra persona al mondo. E’ qualcosa di indescrivibile che mi rende felice quando stiamo insieme, mi rattrista quando siamo lontani e mi rende gelosa quando ti vedo con un’altra. Questo perché l’unica persona con cui vorrei stare e di cui vorrei essere, sei tu. Tu, non Harry.-
Chiarì, prendendogli una mano tra le sue e portandosela su di una guancia, per poi strusciarsela sopra. Lui la osservò con espressione addolcita, e le accarezzò il viso con il pollice.
-E poi c’è Harry…-
Ed eccolo irrigidirsi di nuovo. Alexis gli strinse di più la mano contro la sua guancia e ci si strusciò di nuovo contro, quasi a volerlo rassicurare.
-Ma per lui è una storia diversa…Il sentimento che provo per Harry non è neanche lontanamente paragonabile a ciò che provo per te! Il bene che voglio ad Harry è un bene…fraterno, ecco. Mentre per te non è assolutamente fraterno, decisamente no…!-
E ridacchiò imbarazzata, arrossendo leggermente mentre si strusciava ancora contro quel palmo ora stranamente caldo e accogliente.
-Io non posso dirti molto, Draco…Ma ti chiedo solo una cosa...-
Alzò lo sguardo smeraldino su quello argenteo che la osservava serio, e lo fissò con espressione intensa e sincera.
-Fidati di me…-
Gli disse con voce intensa, carica di emozione.
-Perchè sul serio, io non provo nulla per Harry e…-
Ma prima che ricominciasse a parlare, Draco si alzò e le si avvicinò così tanto che i loro nasi quasi si sfiorarono. La mano che teneva sulla guancia scivolò sulle labbra, sulle quali premette delicatamente l’indice, zittendola.
-E’ okay Alex…Non mi devi alcuna spiegazione: mi hai chiesto di fidarmi di te e ho deciso di farlo. Io mi fido di te, Alexandra Black.-
Le sussurrò serio e il suo respiro gelido, quel respiro che lei aveva imparato tanto ad amare, le sfiorò deliziosamente le labbra, come non faceva ormai da troppo tempo. Poi le riprese il viso tra le mani e posò la fronte su quella della ragazza, osservandola intensamente e con sguardo liquido.
-C’è solo un’ultima cosa che ti chiedo di fare, Alexandra…Dimmi che mi vuoi. Dimmi che mi desideri e che sarai mia e di nessun altro al mondo.-
Mormorò, socchiudendo gli occhi con espressione persa.
Alexis lo osservò imbarazzata, consapevole che Draco sentisse benissimo i battiti oltremodo accellerati del suo cuore. Sorrise e socchiuse gli occhi a sua volta, facendo aderire meglio le loro fronti.
-Draco Lucius Malfoy…Io ti voglio e ti desidero come non ho mai desiderato nessun altro. E voglio essere tua e tua soltanto…Per cui non lasciarmi andare…Non abbandonarmi più…-
Gli sussurrò ad un centimetro dalle labbra e lui sorrise, chiudendo completamente gli occhi e annullando la distanza tra le loro bocche, che si unirono lentamente, perfette come tasselli di un puzzle.
-Sei mia Alexandra Black…Mia e di nessun altro e non ti cederò mai a nessuno…-
Le mormorò, prima di cominciare a baciarla con urgenza, schiudendole immediatamente le labbra e prendendo a giocare con la sua lingua, in un appassionato insieme di rincorse, intrecci e morsi dolci più del miele fuso su un morbido letto di cioccolata bollente.
E questa volta non ci fu gentilezza, ma solo bisogno urgente da parte di entrambi di sentire l’altro.

Di sentirsi desiderati.
Di sentirsi solo e unicamente loro.
E di nessun’altro.

E mentre continuavano a baciarsi con quella passione piena di un sentimento indescrivibilmente meraviglioso, si accarezzavano i capelli, le guance, le spalle, le braccia, qualsiasi cosa, per sentirsi davvero loro e per accertarsi che non sarebbero spariti da un momento all’altro, rivelandosi solo un mero ed effimero sogno.
Non seppero dire quanto tempo durò quel momento.
Forse attimi infiniti.
O forse deboli secondi.
Ma sinceramente non gli importava poi molto.
Ora c’erano loro – il loro amore? – e nessun’altro.
La dimensione temporale era decisamente la cosa che meno gli interessava al mondo.
E quando finalmente si lasciarono, schiudendo entrambi le labbra, avevano il fiato corto e i cuori che battevano all’unisono, così velocemente da sembrare che volessero sfondare le casse toraciche e ricongiungersi per coronare il loro sentimento.
Draco la osservò, deliziandosi come sempre di quel rossore tipico delle sue guance, che prese ad accarezzare morbidamente con un sincero e bellissimo sorriso dipinto sulle labbra perfette.
Sorriso che Alexis ricambiava in pieno, gli occhi lucidi per l’emozione provata.
Era come se con quel bacio fosse finalmente tornata a vivere.
E lo stesso valeva per lui, decisamente.
Restarono ad osservarsi per altri momenti infiniti, finchè lui non distolse lo sguardo, schiarendosi la voce.
-Direi che è ora che vada e che ti lasci riposare…-
Affermò, tornando a guardarla con quel sorriso sereno, alzandosi in piedi e sfiorandole la fronte con un bacio.
-Dormi e riprenditi, mia piccola e bella Black…-
E poi si voltò, avviandosi verso l’uscita dell’infermeria.
Ma fu costretto a fermarsi ancora prima di compiere mezzo passo, perché una mano piccola e affusolata lo aveva preso per le dita e ora lo tirava con delicatezza.
Draco si voltò per trovarsi davanti una visione deliziosa che gli fece battere il cuore e lo fece arrossire involontariamente.
Alexis era seduta in ginocchio sul letto, le coperte abbandonate sul fondo del materasso. Vestita solo di una leggera camicia da notte –che lasciava intravedere la biancheria di pizzo bianco e che lasciava scoperte le gambe – e con i capelli sparpagliati sulle spalle, le gote arrossate e gli occhi lucidi, sprizzava sensualità da tutti i pori.
E la cosa peggiore era –e Draco Malfoy lo sapeva bene- che non se ne rendeva minimante conto, ingenua com’era.

Quella sera l’autocontrollo del Principe di Serpeverde fu messo decisamente a dura prova.
-Draco…Rimani qui con me, stanotte…Non lasciarmi…-
Sussurrò, con tono quasi supplichevole, che fece mancare un colpo al cuore del ragazzo.
Il biondino deglutì in difficoltà come non era mai stato in vita sua e la guardò un po’ indeciso. Alexis si morse il labbro inferiore e piegò il visino su di un lato, facendolo fremere.
-Per favore…Io…-
-E okay, d’accordo!-
Sbottò brusco, lanciandole un’occhiataccia indefinibile.
Le labbra della moretta si aprirono in un sorriso luminoso, mentre gli faceva spazio nel lettino. Draco sbuffò, cercando di calmarsi, e si sdraiò accanto a lei, tirando le coperte a coprire entrambi.
Alexis lo osservò con un sorriso contento e gli si avvicinò, fino a posare la fronte bollente sul suo petto nudo e socchiudere gli occhi, la mano chiusa in un pugno abbandonata sulla spalla di lui. Decisamente teso –Dio, come si sentiva stupido in quel momento- le cinse la vita con un braccio e la strinse a se, per farle sentire che gli era accanto, e le prese la mano, accarezzandole con l’altra il viso, con gesti lenti e carichi di affetto.
-Grazie…Grazie Draco. Ti adoro...-
Sussurrò la ragazza, prima di cadere vittima del sonno, sentendosi serena e protetta da ogni pericolo del mondo.
Draco la osservò dormire, troppo teso per chiudere occhio.
E davvero, la cosa peggiore, era che lei non si era per niente resa conto di quanto la situazione potesse essere difficile per lui.
Draco Malfoy che stava al letto con una ragazza senza farle nulla?
Era impossibile da pensare, ma per lei, quella notte, non fece nulla.
Rimase solo ad osservarla e ad accarezzarle il viso.
Perché ora, l’unica cosa che contava, era che stavano insieme e che non avrebbe più permesso a nessuno di portargliela via.

Poi, il resto, sarebbe venuto da sé.
Perché per una volta, Draco Malfoy non aveva alcuna fretta di consumare quel rapporto.
Voleva viverlo in pieno, perché questa volta Draco Malfoy aveva davvero perso la testa per una ragazza.

E quella ragazza ora era finalmente e totalmente sua.
E di nessun altro.

 

 

 

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x elita: Ehilà elita, eccoti finalmente il seguito! Spero sinceramente che ti sia piaciuto e aspetto un’altra tua stupenda recensione! Comunque sì, ovviamente Alexis ha visto Ginny, come tutti sappiamo, ma lei non lo ricorda e scopriremo in seguito il perché xD Ed Hermione sì, ha decisamente esagerato, ma vabbhè, come si dice c’est la vie *lol*…Allora, ti è piaciuta la ribalta di Draco??? Spero vivamente di sì, fammi sapere, un bacione enorme!=)


x Elly 11:
  Ciao Elly, allora com’è andata la verifica di matematica e geometria? Spero sinceramente bene, perché vorrei ritrovarti qui a leggere la mia fan fiction che finalmente sono riuscita ad aggiornare! Quindi spero che potrai lasciarmi una recensione per dirmi cosa ne pensi di questo nuovo capitolo *hai visto che questa volta è bello lungo e pieno di emozioni?* Per quanto riguarda Alexis e Hermione amiche, vedremo in seguito, per il momento il loro rapporto rimarrà un po’…teso!

 
x Ashley Snape:
Ehilà, che bello rivederti! Grazie mille per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere >___<

 
x le_montagnine:  Ele, Isa io vi adoro! Sul serio, la vostra recensione mi ha messo il buon umore e mi ha fatto fare tante sincere risate, siete simpaticissime! Vi invidio, anch’io vorrei avere una sorella con cui condividere le mie cose, e invece sono figlia unicaç___ç Ma vabbhè, sorvolando su ciò XD Finalmente sono riuscita a postare il nuovo capitolo e spero che vogliate farmi sapere che ne pensate, come al solito! Rispondendo alle vostre domande:
- Sì, Alexis e Harry si somigliano, ma a nessuno verrebbe sinceramente in mente che una Black Serpeverde e un Potter Grifondoro possano avere un qualche legame di parentela, quindi nessuno si pone sinceramente il problema. Anche perché alla fine a vederli sempre insieme è solo Draco.
-Sirius al momento è ancora disperso, come avete potuto leggere, ma più in là tornerà, promesso!
-Draco direi che in questo capitolo si è riscattato, no? Vi è piaciuto??*____* Spero vivamente di sì!!
Dunque ora vi lascio e spero di ritrovarvi entrambe a recensire e a farmi sapere che ne pensate *noooo Ele non mandare la Isa in ospedaleeee* xDxD
Un abbraccio forte forte ad entrambe!

 
x Minnieinlove: Cara cuginaH, Hermione non sarà villana come dici tu, ma quando ci si mette sa essere un bel peperino xD Comunque sì forse ho un po’ esagerato, ma mi serviva per far capire come Hermione consideri Alexis *la odia proprioxD* Comunque come c’è scritto in più di una mia introduzione, l’età di frequentazione di Hogwarts non è pertinente all’originale, e pur essendo Harry, Draco e co al secondo anno, hanno 16 anni, mentre Alexis, al primo ne ha 15, tutto chiaro?xD

 
x miyuko: Geeeeeeeeeeeeemy, finalmente dopo un intero pomeriggio son riuscita a concludere il capitoloooo!! Ora goditelo e fammi sapere che ne pensi –TITTO (XD)

 
x BlackFra92:
 Ciao Carissima e benvenuta tra le mie lettrici/recensitrici <3<3 Son contenta che la storia ti piaccia e spero che anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento!*O* Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando! Un bacione, Ada =*

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Capitolo 22
*** Attimi di felicità ***


Salve a tutti!

Finalmente eccomi di nuovo!
E’ passato un altro mese prima di postare questo capitolo, ma vi giuro, in questi tempi duri non riesco ad andare più veloce di così.

Spero che la mia lentezza non vi spinga ad abbandonarmi ç_______ç
Anche perché ormai questa fan fiction ha raggiunto un anno di vita!!

*stappa lo champagne e inonda tutte le sue carissime lettrici*
Ed è proprio grazie a voi se continua, dopo un lungo anno, ad andare avanti!

Dai che finalmente siamo a metà dell’opera!
Continuate a sostenermi, mi raccomando, perché ne ho davvero bisogno!*______*

 Passando a parlare un po’ della mia frenetica vita *ripeto, questa introduzione iniziale sta diventando quasi un diario per me, mi aiuta a sfogarmi, davvero XD*
La scuola è un inferno, siamo solo a Dicembre ormai eppure già non vedo l’ora di andare in vacanza!
Vi dico solo che questa settimana ho avuto interrogazione di italiano, compito di latino e compito di filosofia!
Mentre per la prossima mi si prospetta compito di italiano, compito di fisica, interrogazione di latino, interrogazione di chimica, interrogazione di inglese, interrogazione di filosofia e compito di matematica! Una cosa da tagliarsi le vene insomma!ç____ç
Però resisterò, lo prometto!

E se voi carissime mi lasciaste tanti commentini mi rendereste davvero felici e mi allietereste questa brutta settimana che mi si prospetta!
Ma intanto ora cercherò di godermi questo week-.end nella vegetazione più totale XD
Credo ne approfitterò per scrivere un po’, dato che come vedete sono parecchio impegnata durante la settimana!
Ma devo ammettere che la mia lentezza nell’aggiornare non è dovuto solo alla scuola *anche se maggiormente è colpa sua…*

Infatti sto seguendo contemporaneamente 6 storie differenti, di cui due postate qui, una che arriverà a breve. Quindi tra un capitolo in una e un uno in un’altra sono davvero nei casini XD
Però sto cercando, ovviamente, di dare la priorità a questa e a ‘Pieces Of A Broken Life’ che come sempre vi invito a seguire, se vi piace la coppia Lucius/Narcissa –a breve arriverà il 5 capitolo. Mi farebbe davvero piacere^-^
Facendo qualche anticipazione sulla fan fiction che posterò in seguito, è sul fandom di Twilight.
Sono andata sabato a vedere New Moon e l’interpretazione di Jacob da parte di Taylor Lautner mi ha fatto davvero emozionare e battere il cuore, cosa che mi ha spinto a cominciare una fic su di lui.
Sarà una Jake/Nuovo Personaggio, ma niente di troppo impegnativo.
Una storia scritta senza alcuna pretesa, solo per mettere su ‘carta’ le mie idee.
Sarà una long-fic ma di certo non lunga come questa.
Al massimo saranno una ventina di capitoli.
Comunque, quando la inserirò, non mancherò di comunicarvelo!

E spero che se vi piace il fandom e soprattutto il personaggio, vogliate seguirmi anche in questa ulteriore impresa!

 Inoltre per il mio solito spazio pubblicità, vi comunico che ho postato la mia prima one-shot scritta a quattro mani con la mia cara cuginaH *Minnieinlove*
E’ una Ron/Hermione, se vi piace la coppia leggetela e commentatela così ci fareste davvero piacere^____^

Dunque vi lascio il link:

 Beat Of My Heart

 

Prima di lasciarvi davvero, vi rinnovo come sempre l’invito al mio forum personale, dove potrete trovare tante novità, disegni, lavori grafici, schede ecc… su questa e le altre storie!
Spero vivamente di vedervi!

 Ada Wong Portfolio

 

 

Ora vi lascio finalmente alla lettura per il tanto atteso capitolo!
Un po’ corto rispetto al solito(son 12 pagine word) ma spero comunque che vi piaccia!

Fatemi sapere che ne pensate!

 

Un bacione enorme a tutti.
Ada Wong

 

 

 

PS. Davvero io non so più cosa dire per ringraziarvi!
Spero che i miei capitoli bastino!
Siamo arrivati a più di 100 recensioni!!

Vi adoro tutti, davvero <3

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 























 

 

 

 

La notte era passata velocemente e il buio nero del cielo stava lasciando posto ad uno splendido e chiaro azzurro.
L’alba stava sorgendo lentamente, pigra come quella foglia che placida si staccava dal Platano Picchiatore, per volare leggera sul pelo del Lago Nero e creare sotto di sé tanti piccoli cerchi concentrici.

L’inverno era decisamente alle porte.
La gelida aria mattutina sfiorava leggera i caldi raggi di sole, creando una luce lieve e soffusa che si riversava come calda pioggia sul dorso est dell’imponente castello di Hogwarts, la scuola di magia e stregoneria più famosa e prestigiosa della Gran Bretagna.
La soffusa fascia dorata si insinuò abile tra le finestre chiuse e superò, senza difficoltà alcuna, le sottili tende bianche dell’infermeria.
Volò sinuosa lungo tutto la stanza, fino ad arrivare a colpire delicata i visi di due giovani, abbracciati in uno dei tanti letti.
Il ragazzo dormiva solo apparentemente, i fini capelli biondi che ricadevano sul viso dai lineamenti eleganti e perfetti. Le lunghe ciglia arrivavano a sfiorargli gli zigomi, ma la mano che lenta si muoveva ad accarezzare un braccio della ragazza che teneva stretta a sé, rivelava che in realtà era sveglissimo.
Lei era rannicchiata al suo fianco: i lunghi capelli d’ebano si aprivano a ventaglio in parte sulla spalla di lui, in parte sul cuscino. Il viso piccolo e dalla perfetta forma ovale, si poggiava su quel petto ampio e marmoreo che, caldo e accogliente, la ospitava protettivo.
Le loro mani si stringeva intrecciate, vicine al viso di lei e al cuore di lui, sul quale la
ragazza poggiava ignara l’orecchio.

Alexis Potter e Draco Malfoy non erano mai stati così vicini come in quella fredda mattinata di Novembre.

Tum.
Tum Tum.
Tum.
Tum Tum.
Cos’era quel rumore, proprio ora?
Stava dormendo così bene, non le andava di svegliarsi.
Si sistemò meglio sotto le coperte, stringendo con noncuranza la mano di Draco, delicatamente.
Tum. 
Tum. Tum.
Tum.
Tum. Tum.
Di nuovo quel rumore, sordo e regolare.
Chissà cos’era.
Avrebbe voluto aprire gli occhi per controllare, ma era troppo stanca.
Così si accoccolò meglio contro il petto del ragazzo, stringendo gli occhi.
Quel piacevole tepore era così rassicurante che le sembrava di essere protetta da tutti i pericoli del mondo.
Eppure c’era qualcosa che la turbava impercettibilmente, cosa che si manifestò con disappunto sulla ruga tra le fine sopracciglia.
Mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre cercava di afferrare i brandelli di quel sogno che le sfuggivano come sabbia tra le dita.

E se fosse stato davvero tutto un mero ed effimero sogno?
Se tutto ciò che credeva di aver vissuto la notte precedente in realtà fosse stato solo frutto della sua immaginazione?
Non sarebbe stata di certo la prima volta che si risvegliava, trovandosi ad abbracciare il cuscino, quando credeva di essere stretta tra le sue braccia.

Tra le braccia di Draco Malfoy.
Tum.
Tum Tum.
Tum.
Tum Tum.
Ancora quel rumore, costante, basso.
Piacevole però.
Sembrava un cuore che batteva.
Si accoccolò ancora di più contro quello che sperava essere davvero il suo petto, stringendo gli occhi.
Forse quei continui battiti che udiva erano semplicemente colpa di qualcuno che, insistente, bussava alla porta della sua camera.

No, non voleva crederci.
Non poteva credere che tutto ciò che aveva provato e vissuto solo qualche ora prima, fosse solo frutto di un meraviglioso sogno.
Una morsa dolorosa le strinse il cuore a quel pensiero, facendola rabbividire.

Non avrebbe sopportato un’altra illusione ancora.
Non avrebbe più aperto gli occhi, se ciò le avesse dato la certezza che sarebbe rimasta per sempre lì, accanto a lui.
Si strinse di più contro Draco, rannicchiandosi su quel petto caldo e accogliente.
Il ragazzo la guardò dall’alto, sfiorandole la testa con un bacio.
-…xandra…? Alexandra?-
La chiamò con un sussurro gentile, lambendole una guancia con l’indice, in una carezza lenta e affettuosa.
Alexis mugugnò qualcosa, stringendo di più gli occhi.
-No…Non voglio…-
Si lamentò con un mormorio impastato dal sonno.
La risatina divertita di Draco le accarezzò l’udito come il più dolce suono che avrebbe mai potuto sentire in quel momento. E vibrò chiara nel petto, che si alzava e abbassava al ritmo regolare di quel respiro freddo che, ora lo sentiva chiaramente, le solleticava la fronte.
-Mia piccola Black, svegliati…-
Le sussurrò in un orecchio, accarezzandole il profilo del viso per poi scendere lungo il collo sottile.
Un sorriso spontaneo nacque su quelle labbra di albicocca, piene e invitanti, mentre due smeraldi sinceri si aprivano sul mondo, brillando sotto la soffusa luce dei raggi albeggianti.
Alexis dovette sbattere le folte ciglia più volte prima che gli occhi stanchi si abituassero alla luce del sole.
Ma quando sollevò il viso e il suo sguardo incontrò quello argenteo di Draco Malfoy, brillarono di felicità, completamente dimentichi del sonno.
-Buongiorno…-
Mormorò, arrossendo lievemente.
Draco le regalò un sorriso e le sfiorò uno zigomo con l’indice.
-Buongiorno.-
Le rispose tranquillo, passando ad accarezzare il braccio che le aveva sfiorato per tutto il tempo.
Draco non aveva dormito per niente quella notte, eppure non sembrava affatto stanco.

Anzi, ad Alexis sembrava più bello e perfetto che mai.
-Come ti senti?-
Le domandò apprensivo, continuando a sfiorarle il braccio e stringendole l’altra mano con affetto.
La ragazza non dovette neanche pensarci su.
Sorrise, radiosa come non era più da tempo, e i suoi occhi brillarono ancora una volta di felicità.
-In Paradiso.-
Rispose con un sussurro sincero e dolcissimo.
-Grazie per essere stato qui con me, stanotte.-
Draco la guardò serio e poi le scostò i capelli dalla fronte con una lenta carezza.
-Dovere.-
Si limitò a rispondere.
Se c’era una cosa che Alexis aveva imparato a conoscere di Draco era che quando si sentiva imbarazzato, tendeva a chiudersi in se stesso, quasi avesse paura di rivelare ciò che davvero provava.
Ma a lei andava bene così: un giorno avrebbe imparato ad accettare i suoi sentimenti e allora avrebbero gioito insieme delle loro scelte.

Poi accadde qualcosa che mai si sarebbe aspettata.
Lo guardò dal basso e scrutò ogni particolare di quel viso d’angelo peccaminoso.
Si soffermò su quelle labbra perfette e carnose, con il desiderio di sentirle sue.
E poi, senza sapere come, il suo corpo si mosse da solo e annullò la poca distanza tra i loro visi, sfiorandole con le proprie, delicatamente, in un bacio dolce e semplice, senza osare tuttavia spingersi oltre.
Aprì gli occhi, rossa in viso, e lo guardò seria, il cuore che frullava le sue ali in petto, frenetico.
E poi, finalmente, lo disse.
- Draco…io…io credo…di amarti..-
Non era che un semplice sussurro, eppure era così carico di sentimento ed emozione, che a lui arrivò in pieno come una freccia dritta nel cuore, che gli fece mancare un colpo.
La guardò incredulo, in un primo momento, non sicuro di aver sentito bene.
Ma quegli smeraldi sinceri e sfolgoranti urlavano quelle parole così semplici ma cariche di un significato così denso da rendere chiunque incapace di controllare le proprie reazioni.
-Cosa hai detto?-
Lo sguardo serio di Draco bruciò nel suo, con un’intensità tale da farla tremare.
Arrossì di nuovo violentemente sotto la potenza di quell’occhiata carica di consapevolezza ardente.
-Hai sentito benissimo…Non farmelo ripetere…-
Mormorò a disagio, balbettando qua e là, per poi nascondere il viso, imbarazzatissima, sul petto del giovane.
Draco continuò ad osservarla, rendendosi conto ogni secondo di più quali fossero le caratteristiche tanto speciali che gli avevano fatto perdere la testa per lei.
Alexandra Black era bella.
Ma non di una bellezza effimera o volgare, tipica delle ragazze che aveva sempre conosciuto.
Era una bellezza semplice e timida, senza alcuna presunzione.
Una bellezza delicata come il petalo di una di quelle rose blu che a lei piacevano tanto.
Ed era fragile, ma possedeva una dolcezza elegante come una farfalla che ha appena scoperto la gioia di volare.
Ma soprattutto era vera e sincera.
E quegli occhi verdi – quei frammenti di chiaro smeraldo – lo rendevano incapace di respingerla.
Incapace di non volerla.

Incapace di non amarla.
Le sfiorò il viso con la mano, fino a raggiungere il mento e prenderlo con delicatezza tra le dita. Le sollevò lentamente il capo, fino a che quegli smeraldi sinceri non incontrarono quelle monete argentee, liquide di desiderio.
Si guardarono in silenzio, per attimi che sembrarono infiniti.
-Io non credo di amarti, Alexandra Black…Ne sono sicuro.-
Soffiò poi lui, prima di annullare di nuovo la distanza tra le loro labbra e coinvolgerla in un  nuovo bacio.
Un bacio desiderato, colmo di ardente passione.

Un bacio colmo di amore.
Quando si lasciarono, avevano entrambi il fiato corto e il cuore che batteva furioso nel petto.
Ad Alexis vorticava anche un po’ la testa, per l’intensità dell’emozione provata.
Si guardarono ancora, mai davvero sazi l’uno dall’altra.
Alla fine Draco le sorrise, bello e sincero come non lo aveva mai visto.

Felice, finalmente.
E la consapevolezza di essere lei il motivo della sua felicità, le riempiva il cuore, che esplodeva in una continua rincorsa di battiti e le scaldava piacevolmente il petto e le faceva frullare le farfalle nello stomaco.
Draco le sfiorò una deliziosa guancia arrossata con la punta delle dita.
-Ora devo andare…-
Le sussurrò, i loro visi ancora così vicini che il suo respiro gelido le sfiorò le labbra umide di baci.
Alexis lo guardò per un secondo e poi scosse freneticamente la testa, lasciando che i neri capelli le si riversassero disordinatamente sul viso e sulle spalle.
-No, non andare…-
Si lamentò mettendo il broncio e accoccolandosi contro il suo petto.
Draco sogghignò divertito e le accarezzò i lunghi capelli.
-Non fare i capricci mia bella Black…-  
Le mormorò in un orecchio, scendendo ad accarezzarle la schiena, quasi in un punto provocatorio, ma si fermò appena in tempo –con grande autocontrollo- e risalì a sfiorarle i capelli.
La piccola Potter rabbrividì, ma non si arrese.
Si era appena svegliata da un sogno meraviglioso per rendersi conto che era tutto reale.

Che il suo paradiso era lì, accanto a lei.
E che per una volta non aveva bisogno di cercarlo nella sua mente.
-Hn…-
Fu la sua unica risposta lamentosa, mentre saliva a circondargli il collo con braccia, il viso ostinatamente nascosto su di una spalla di lui che, al contatto così diretto, fremette leggermente.
-Dai, non andare via…Rimani qui con me…-
Miagolò lei maledettamente sensuale.
Cominciava a capirci qualcosa quella piccola peste inesperta.
Draco sogghignò ancora, divertito.

Voleva la sfida?
E che sfida fosse.

Sarebbe stato così sensuale che avrebbe ceduto in pochi istanti con quella strategia.
Scese di nuovo ad accarezzarle i capelli, per poi stringerla possessivamente a sé con un braccio, circondandole la vita.
-Ti ho sempre detto che non ti conviene giocare con me, mia piccola Black…-
Le sussurrò malizioso nell’orecchio, con una punta di studiata cattiveria che la fece rabbrividire.
Le prese i polsi, allacciati dietro il suo collo, e la allontanò da sé senza difficoltà alcuna, quasi fosse una fragile bambolina di porcellana.
Alexis lo guardò imbronciata, ma gli occhi, quei meravigliosi occhi di polvere di stelle, sorridevano contenti e furbi.

Quanto era bella la sua piccola Black in quel momento?      
Con i capelli neri sparpagliati sulle spalle.
Gli occhi di smeraldo scintillanti di felicità.
Le gote deliziosamente arrossate.
Il labbro inferiore sporto in avanti.
E quel corpo piccolo, ma che gli mozzava il fiato, fasciato solo dalla leggera camicia da notte.

Dio, quanto la desiderava.
L’avrebbe fatta sua, in quel momento, se avesse potuto.

Invece si limitò a ghignare, prendendole i polsi con una sola mano e portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio con l’altra.
-Perché perderesti ancora prima di cominciare…-
Concluse, avvicinandosi di nuovo così tanto al suo viso, che i loro nasi si sfiorarono e il respiro gelido di quelle parole le scese delizioso lungo la gola.
E poi la baciò di nuovo.
All’inizio un bacio lento.
Semplice.
Delicato.
Quasi, come sempre, avesse paura di farle del male anche solo sfiorandola in modo più deciso.
Fu lei a prendere l’iniziativa questa volta, sfiorandogli il labbro inferiore con la lingua, mentre, liberati i polsi dalla stretta per nulla convinta, gli posava le mani sul petto, lambendogli le spalle forti, le braccia sottili, il petto marmoreo, i capelli fini…
Il bacio si fece improvvisamente carico di desiderio, abbandonando ogni dolcezza.
E le lingue si trovarono immediatamente, in un gioco di rincorse, intrecci, dolci carezze e innumerevoli ed eleganti danze.
Draco le prese il viso tra le mani, quasi per sentirla ancora più vicina.

Ancora più sua.
E Alexis continuava a sfiorargli ogni parte del corpo alla quale arrivava, con carezze lente e cariche di una sensualità che, sinceramente, non si riconosceva.
Ma infondo, cosa importava?
Nella mente obliata da quel bacio possessivo, nulla aveva più importanza.
Se non loro e il loro amore.           
Poi, improvvisamente, Draco le lasciò andare il viso e le sue mani corsero a fermare quelle di lei, prendendola di nuovo per i polsi e bloccandola con una presa ferrea.

Se avesse continuato così, sarebbe impazzito.                       
Continuando a baciarla con quell’ardore, con quella passione, catapultò lentamente la situazione, finchè non fu lei a trovarsi distesa con la schiena sul letto.
Le strinse delicatamente la vita tra le gambe, trattenendole i polsi sulla testa, mentre continuava a baciarla, quasi con violenza.
Ma non era una violenza cattiva.
Non era intenzionata a farle del male.
Solo a farle perdere il controllo del proprio cuore –sarebbe esploso presto, lo sentiva- e delle proprie emozioni.
Ma soprattutto, per marchiarla, ancora una volta, come propria e di nessun’altro al mondo.
Le lasciò andare le labbra per scendere a baciarle morbidamente il collo, lasciando una scia di baci lungo tutto il profilo del viso.
Erano baci sensuali e provocatori, che la fecero fremere di paura ed emozione.
Poi, lentamente, Draco tornò ad impadronirsi di quelle labbra di albicocca che tanto amava, divorandole vorace, mai dissettato davvero da sapore che avevano.
Quando si lasciarono, lentamente e con delicatezza, avevano entrambi il fiato corto, ma Alexis stava decisamente peggio.
Respirava con una velocità assurda per tornare ad avere un battito cardiaco regolare.

Ma al tempo stesso, non si era mai sentita meglio di così.
Draco le sorrise sornione, come un gatto, decisamente più veloce a riprendersi.
-Stai mettendo a dura prova il mio auto-controllo, bella Black…E’ meglio che vada…O non so quello che potrei farti ora…-
Dichiarò minaccioso, eppure il sorriso che gli illuminava lo sguardo argenteo parlava da solo.
Alexis avrebbe voluto fermarlo di nuovo, ma si limitò ad annuire, ancora senza fiato.
-Ci vediamo dopo.-
Proferì poi secco, lasciandole andare i polsi e sfiorandole il viso in una carezza, con la punta delle dita.
Si guardono ancora per qualche minuto, poi lui smontò dal letto e senza guardarsi indietro, uscì dall’infermeria, con il cuore leggero e finalmente completo.
Alexandra rimase a fissare la porta chiusa, con ancora il cuore fuori controllo.

Eppure, ora, anche lei si sentiva finalmente completa.
E, con il sorriso sulle labbra e il cuore che ancora frullava frenetico contro le costole, si riaddormentò.
E il dolce sapore di fredda pioggia la accompagnò nei suoi sogni.

Stava sognando.
Lo sapeva benissimo, questa volta ne aveva la certezza matematica.
Il fattore principale che le confermava questo pensiero, era il luogo.
Si trovava in un bellissimo campo, sul quale la luce lunare faceva sfoggio dei suoi soffusi e pallidi raggi, che le illuminavano il viso come una fredda pioggia di diamanti scintillanti.
Era seduta accanto a qualcuno, poggiata con il viso su di una spalla.
Era lui, il ragazzo che spesso l’aveva aiutata nei suoi incubi.
Il profumo di pioggia fresca era inconfondibile.
Eppure, sebbene sapesse di conoscerlo, nei suoi sogni non riusciva mai a ricordare chi davvero fosse.

Nonostante lei sapesse chiaramente chi era.
Come al solito, non riusciva a vederlo in viso.
Con il capo poggiato ad una sua spalla, stava osservando le lucciole e le piccole fatine luminose che si rincorrevano in una danza elegante, davanti ai loro occhi.
Dopo quella che sembrò una silenziosa ma piacevole eternità, Alexis socchiuse lo sguardo con un sorriso gentile.
-Verrà mai il giorno in cui mi dirai chi sei…?-
Gli domandò, con un sussurro carico di delicatezza.
Lo sentì sorridere divertito, mentre lanciava con eleganza i petali di quella margherita bianca che aveva preso tra le mani, lasciando che il vento leggero di quella splendida nottata li portasse a danzare con le lucciole e le fate.
-Ma certo, Alexis…Prima di quanto immagini.-
Soffiò con voce sottile, mentre abbandonava nelle braccia leggere del vento anche lo stelo ormai privo di florida bellezza.
Poi lo vide voltarsi lentamente e lambirle il viso con una carezza, prima di prenderglielo tra le mani e stringerlo delicato, quasi stesse sfiorando un oggetto fragilissimo.
Alexis alzò lentamente lo sguardo, fino ad incontrare quelle labbra perfette, che si aprivano in un sorriso sincero.
E poi scorse il naso, diritto, piccolo, elegante.
Stava per arrivare allo sguardo e risolvere l’enigma, quando… 

Bom!

-Ehi…Fai piano, non vorrai svegliarla!-

-Scusa, non l’ho fatto apposta.-

Alexis si voltò, abbandonando il ragazzo, per vedere chi ci fosse lì con loro.

Ma l’unica cosa che vide furono le fate e le lucciole luminose continuare a muoversi nella loro danza elegante.
Chi è che aveva parlato?
Eppure, quelle voci le erano davvero familiari.
-Alexis…?-
Il misterioso ragazzo ricatturò la sua attenzione, tanto che lei si voltò di nuovo ad osservarlo, tornando a guardare quelle labbra perfette e carnose, quel naso elegante e poi… 

-Sono contenta di vederla finalmente serena…-

-Sì, anch’io…Povera piccola, mi ha fatto davvero preoccupare ieri sera…-

Ancora quelle voci, che la costrinsero a voltarsi, di malavoglia.
Il ragazzo misterioso sbuffò, non davvero infastidito.
Quasi intenerito.
Le prese di nuovo il viso tra le mani e la voltò, avvicinandolesi così tanto che lei non riuscì a metterlo a fuoco.
Le loro labbra si sfiorarono in un bacio veloce.
-Torna dai tuoi amici, Alexis…-
Le soffiò.
E in un attimo, la ragazza si ritrovò ad abbracciare l’aria. 

Il sole era ormai alto nel cielo azzurro di quella splendida mattinata, quando Alexis Lily Potter riaprì i suoi occhi, ritornando lentamente alla realtà.
I raggi, più luminosi rispetto a prima, invadevano quasi violenza l’infermeria, risplendendo con forza sulle pareti e sull’intero arredamento bianchissimo.
E arrivarono, lenti e inesorabili, a colpirle il viso, costringendola a destarsi di malavoglia da quel sonno piacevole che stava finalmente consumando dopo una settimana di sofferte notti.
Aprì lentamente quegli occhi simili a brillanti smeraldi incastonati, ma ci volle un po’ prima che riuscisse ad abituarsi alla luce intensa e a mettere a fuoco le immagini.
Non era sola e questo lo aveva capito quando quelle voci, piccoli sussurri che non erano sfuggiti al suo sonno leggero, avevano interrotto il suo sogno magico.
Qualcuno le sfiorò delicatamente una guancia.
-Alex…Sei sveglia?-
Le chiese una voce maschile, carica d’ansia gentile.
Ancora con un piede nel mondo dei sogni, la domanda le arrivò all’orecchio bassa, quasi fosse stata formulata a chilometri di distanza da lei.
Strinse di nuovo gli occhi, prima di mugugnare qualcosa di poco preciso e sollevare le braccia al cielo, stiracchiandosi.
Quando, finalmente, riuscì a tenere gli occhi aperti e a mettere a fuoco ciò che le stava intorno, li vide.
Seduti su due sgabelli, accanto al letto, c’erano Blaise e Diamond.
Sorrise al loro indirizzo, radiosa come uno di quei tanti fasci luminosi che le sfioravano il viso.
-Ehi, ragazzi…-
Sussurrò, ancora tramortita dal sonno appena interrotto.
Le espressioni ansiose che avevano segnato i loro visi stanchi, si erano rilassate subito dopo quel meraviglioso sorriso.
Blaise si era lasciato cadere pesantemente sullo schienale dello sgabello, sospirando sollevato, mentre socchiudeva gli occhi e si portava una mano a coprirli, con un sorriso confortato.
La reazione di Diamond era stata più drastica.
Senza sapere nemmeno lei il perché, era scoppiata a piangere rumorosamente, prima di fiondarsi sul letto e stringere Alexis a sé, rasserenata dal fatto che la sua piccola amica si fosse finalmente ripresa.
Per calmare quella furia dai capelli biondi ci vollero ben dieci minuti e altri dieci per convincerla a lasciar andare Alexandra, che stava soffocando in quell’abbraccio stritolatore.
Tornati ognuno al proprio posto, i tre ragazzi si guardarono in silenzio, prima di scoppiare a ridere, senza riuscire a trattenersi.
Era così bello stare lì, con loro.
Con loro che si preoccupavano così tanto per lei.
Con loro che avevano sempre tante attenzioni.
Con loro che, nel modo più semplice e bello, le volevano bene.
E poi tra le risate, scesero le lacrime.
Le guance arrossate di Alexis Lily Potter si rigarono di argentee stille brillanti, lasciate cadere da quei deliziosi smeraldi, ora liquide pozze in cui perdersi.
E prese a singhiozzare forte, senza controllo, destando l’immediata serietà dei ragazzi che aveva dinanzi.
L’infermeria si fece silenziosa di risate e colma solo di singhiozzi.
Blaise e Diamond la guardarono preccupati, temendo per un’improvvisa ricaduta.
Com’era potuto succedere?
Eppure fino a pochi secondi prima sembrava stare così bene.
Zabini si alzò cauto dallo sgabello, avvicinandolesi e asciugandole le lacrime.
-Alex…Principessa, che ti prende? Ti senti male?-
Le domandò appensivo.
La ragazza lo guardò dal basso, le lucide lacrime che le rigavano quel visino piccolo erano un affronto per il cuore.
Stava per dire a Diamond di andare a cercare Madama Chips, quando qualcosa in lei lo bloccò.
Era il suo sguardo.
Quando lo zaffiro incontrò lo smeraldo tutto fu improvvisamente chiaro.
Quelli non erano occhi sofferenti.
Non erano occhi tristi.
Erano occhi colmi di una felicità così grande da non poter essere trattenuta in alcun modo.
E poi, Alexis gli sorrise.
Un sorriso ampio tra le lacrime di gioia.
Quello era il sorriso più bello e sincero che Blaise Elìas Zabini avesse mai visto in vita sua.
Così meraviglioso da far battere il cuore non solo a lui, ma anche alla biondina dietro, che osservava la scena preoccupata.
Alexis scosse la testa e chinò il capo, senza mai smettere di sorridere.
-Sto…Sto bene…è solo che…-
Balbettò tra i singhiozzi sommessi, prima di rialzare il viso verso i due ragazzi.
I raggi di sole che le sfioravano le guance, facevano brillare i diamanti di lucido pianto e la rendevano bellissima, come una piccola e deliziosa dea dimenticata.
-…Che sono felice…!-
Esclamò alla fine, continuando a piangere rumorosamente contenta.
Diamond e Blaise la osservarono sorpresi, mentre un piacevole calore scaldava loro i petti. Poi sorrisero all’indirizzo di quella piccola Serpeverde e la abbracciarono affettuosi.
Diamond pianse ancora e Blaise le coccolò entrambe, come bambine. 

<< I veri amici amano condividere i momenti
preziosi che la vita riserva loro,
come le piccole cose dell'esistenza
per cui vale la pena di vivere ogni giorno.
>>

 

Quando la porta dell’infermeria si aprì, producendo nel silenzio riempito solo dai singhiozzi il tipico rumore di una serratura che scatta, i tre sciolsero l’abbraccio.
Asciugandosi le lacrime con i dorsi delle mani, Alexis, di fronte alla porta, fu la prima a vedere la figura eterea di Draco Lucius Malfoy, appoggiato con le spalle ad essa.
Un sorriso le illuminò il visino, rendendola, se possibile, ancora più graziosa.
-Ehi, giù le mani, lei è solo mia!-
Proferì con voce profonda e minacciosa.
Ma negli occhi d’argento era evidente la nota divertita che li colorava.
Blaise e Diamond si voltarono a guardarlo, il primo con un sorrisetto malizioso sulle labbra piene, la seconda ancora con le lacrime ad inumidirle gli occhi.
-Cazzo Blaise, che hai detto per ridurle in questo stato pietoso?-
Domandò poi, sogghignando serafico all’indirizzo del moretto.
-Semplice: ho comunicato loro che stavi arrivando.-
Rispose con semplicità, scrollando le spalle.
Quando Draco lo mandò gentilmente in quel posto con un gestaccio, sghignazzò divertito.
Anche Diamond e Alexis scoppiarono a ridere, non riuscendo più a trattenersi.
-Bene, direi che è ora che noi togliamo il disturbo, giusto Cherin?-
Se ne uscì Blaise molto vago, lanciando un occhiolino malizioso ad Alexandra, che abbassò il viso, arrossendo lievemente.
Diamond si voltò a guardarlo confusa e poi scosse la testa, lasciando che i biondi capelli corti le frustassero il viso.
-Ma coooome? Finalmente Alex sta bene, voglio restare un po’ con lei!-
Si lamentò, voltandosi a guardare l’amica che sorrise divertita.
Blaise le lanciò un’occhiata disperata, mentre si alzava elegante dallo sgabello e la prendeva delicatamente per un braccio.
-No, Diamond. Noi dobbiamo andare…a fare quella cosa.-
Proferì deciso, piantandole lo sguardo sicuro nel suo.
-Quale co…?-
Cominciò a domandare, ma quando gli zaffiri blu si puntarono per un secondo sulla figura del biondino poggiato ancora alla porta, l’alba della comprensione sorse finalmente in lei.
-Aaaaah! Sì! Quella cosa!-
Proferì ad alta voce, recitando in modo davvero pessimo.
Si voltò verso Alexis e la strinse a sé affettuosa, prima di lasciarle un bacio sulla guancia.
-Dopo mi racconterai…-
Le sussurrò maliziosa in un orecchio, facendole un occhiolino.
Alexis abbassò lo sguardo imbarazzata, ridacchiando leggermente.
-Ci vediamo più tardi Alex.-
La salutò Blaise, accarezzandole il profilo del viso con la punta delle dita.
La ragazza annuì con un sorriso e i due Serpeverde lasciarono la stanza, sotto lo sguardo di un divertitamente spazientito Draco. 

Quando la porta dell’infermeria si chiuse, finalmente Draco potè rilassarsi e sorridere, bello come mai, in direzione della sua piccola Black, che gli sorrise di rimando.
Con un’eleganza fluida, le si avvicinò, incantandola.
-Finalmente soli…-
Proferì, sedendosi sul letto.
-Già…-
Rispose lei, improvvisamente nervosa.
Ora che si era cambiato, che i capelli erano stati, come sempre, trattenuti da una mano di gel, alla quale solo pochi ciuffi sfuggivano, riversandosi sul viso e sullo sguardo argenteo, e che i raggi di sole gli baciavano quel profilo perfetto ed elegante, Draco le sembrava ancora più bello del solito.

Che strani giochetti poteva fare il cuore alla mente, quando questa si convinceva di essere finalmente innamorata.
Era come essersi svegliata da un sogno meraviglioso e scoprire che la realtà era ancora meglio.
Le sembrava di essere stata, fino a quel momento, solo un piccolo fiorellino chiuso alla luce del sole, ma che finalmente raggiunto dai raggi di luna, aveva aperto i suoi petali, mostrandosi in tutta la sua meravigliosa bellezza.

Lui.
Era Lui, Draco Malfoy, la sua luna.

Le avvicinò una mano al viso e la sfiorò delicatamente, come fosse la cosa più fragile e preziosa che avesse mai avuto.
La mano piccola e affusolata di lei corse sopra quella grande e gelida, fermandola sopra la guancia. Poi, con un sorriso, socchiuse gli occhi.
Draco rimase ad osservarla, quasi incantato.

Non poteva crederci che, finalmente, fosse sua.
Le prese la mano e se la portò alla labbra, sfiorandola con delicatezza.
Lei lo osservò imbambolata, arrossendo esageratamente.
Quando l’argento di quegli occhi dal taglio elegante si scontrò con lo smeraldo, il cuore cominciò a batterle frenetico in petto.
Fu costretta a distogliere lo sguardo, temendo che un infarto fulmineo l’avrebbe lasciata morire sul colpo.
Con un sospiro tremante, fissò interessata una bianca mattonella.
-Sei…Sei stato un po’ scortese a mandarli via in quel modo…-
Proferì poi, cercando di sbloccare quella situazione che la stava soffocando.
Dio, quell’occhiata così penetrante le faceva perdere il controllo delle proprie emozioni.

Possibile che bastasse così poco, con lui, per farla sentire completamente nuda?
Con la coda dell’occhio lo vide ghignare, mentre le lasciava la mano e tornava a sfiorarle il viso.
Si mise in ginocchio sul letto, costringendola a voltarsi, e le si avvicinò così tanto che i loro nasi si sfiorarono inevitabilmente.
-Dici?-
Le soffiò ad un centimetro dalle labbra, senza tuttavia sfiorarle davvero.
Lasciò che fu il suo respiro a baciarla per lui.
Alexis lo guardò nervosa e si morse il labbro inferiore.
-Non riesco a ragionare se mi sei tanto vicino…-
Riuscì a mormorare, prima di arrossire di nuovo.
Draco sogghignò soddisfatto, leccandosi le labbra con la punta della lingua.
Le portò una mano sul viso, prendendo ad accarezzarle una guancia e tirandole delicatamente indietro i capelli.

Era così bella quando arrossiva in quel modo.
-Davvero?-
La provocò, incatenandola con lo sguardo. Si fece ancora più vicino e lasciò che le punte dei loro nasi si scontrassero, in un misto di tenerezza e sensualità.
Senza più voce, l’unica cosa che Alexis fu in grado di fare, fu annuire lievemente.
Il sorriso di Draco si allargò. Sembrava quasi che partisse da un’orecchio e finisse all’altro.
-Bhe, allora un punto per me.-
Mormorò, prima di socchiudere gli occhi e annullare completamente la distanza tra le loro labbra.
Le sfiorò con delicatezza, continuando a lambirle la guancia con gentili carezze.
Fu un bacio breve, ma di certo non meno carico di amore di tutti gli altri.
-Ho una sorpresa per te…-
Le mormorò sulle labbra, prima di allontanarsi lentamente.
Alexis lo guardò disorientata e curiosa, rossa in viso e con il cuore che batteva violento contro le costole.
Avrebbe mai smesso di fargli quell’effetto?
Sinceramente, sperava di no.
Draco le sorrise ed estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni.
La puntò sul letto e mormorò qualcosa.
Dalla punta del bastoncino uscì una luce celestina che si accumulò sulle coperte, sotto lo sguardo curioso della ragazza.
Lentamente il bozzolo di luce assunse forma e dopo aver brillato per qualche secondo, scomparve in mille scintille, lasciando posto ad un enorme e meraviglioso bouquet di rose blu, raccolte in una sottile carta bianca.
Alexis guardò il mazzo meravigliata e un sorriso le si allargò lentamente sulle labbra, gli occhi che scintillavano felici.
-Draco…E’…E’…-
Si voltò a guardarlo e, senza sapere come esprimersi meglio, si lanciò verso di lui, circondandogli il collo con le braccia.
E lo ringraziò nel modo più dolce che conoscesse.
Lo baciò ancora e ancora.
Lo sentì sorridere sulle sue labbra, quando si lasciarono.
Alexis si morse il labbro inferiore e prese il bouquet tra le braccia, osservandolo ancora stupita.
Draco la guardò contento e le sfiorò la guancia con la punta delle dita.
-Sono felice che ti piaccia…Ma la sorpresa non finisce qui…-
Alexis corrugò la fronte, piegando il visino su di un lato.
Il ragazzo le fece un occhiolino, prima di prendere a frugare tra le rose blu.
Estrasse un bigliettino bianco che le porse con un ghignetto soddisfatto.
Alexis lo prese e lo scrutò curiosa.
Stava per aprirlo quando Madama Chips entrò nell’infermeria interrompendo i due piccioncini e cacciando Draco per fare tutti i controlli necessari per accertarsi che la Black stesse davvero bene.
Alexis osservò la scena divertita e arrossì quando Draco le lanciò un’occhiata penetrante.
Poi ripose lo splendido mazzo di rose blu sul comodino –sotto lo sguardo divertitamente mal celato dell’infermiera – e nascose il bigliettino sotto il cuscino.
Si lasciò fare tutti i controlli medici e potè finalmente leggere il contenuto del biglietto solo un’ora dopo, finalmente sola.
Lo prese e lo aprì lentamente, rivelando la bella calligrafia nera ed elegante di Draco.
 

“Stasera ti porto in un posto speciale. Non dire nulla a nessuno, sarà il nostro piccolo segreto."

 

 

 

 

 

 

 

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x Minnieinlove: CuginaH carissima, sono contenta che il capitolo precedente ti sia piaciuto tanto! Spero vivamente che anche questo ti sia piaciuto altrettanto!!^___^ A breve aggiornerò di nuovo anche la storia di Lucius e Cissy! Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando! E aggiorna presto la tua storia è_____é che la sto aspettando con ansia^^

 

x BlackFra92: Ehilà carissima Fra! Eccoti finalmente il nuovo capitolo!^____^ Grazie mille per i complimenti che mi hai fatto, sul serio */////* sei un tesoro!^w^ E se ti piace la Saga di Twilight e magari preferisci un certo lupacchioto, ti invito a leggere la fic che posterò in seguito!^___^
Passando a rispondere alla tua domanda: Alexandra non dovrebbe essere la presunta sorella di Narcissa, ma la presunta cugina *perché dovrebbe essere la sorella di Sirius e Sirius e Cissy sono cugini*. Comunque sì, Narcissa sa, e se tu ben ricordi qualche capitolo indietro Draco mandò una lettera alla madre. Ancora non ho rivelato il contenuto della lettera e della risposta, ma non preoccupati, saprai tutto a tempo debito ^___^
Spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia voglia di farmi sapere che ne pensi, per me è importante!!^____^
Inoltre se vuoi vieni a visitare il mio forum e magari iscriviti anche, mi farebbe davvero piacere!
Un bacione enorme =*

 

x elita: Carissima elita, finalmente rieccomi!! Con un po’ di ritardo alla fine sono riuscita a postare il nuovo capitolo! Se ti è piaciuto lo scorso allora spero che anche questo ti sia piaciuto altrettanto!^______^ Son contenta che tu abbia deciso di non uccidermi, anche perché se no niente seguito di questa storia ù___ù Tra breve aggiornerò anche Pieces Of A Broken Life, la Lucius/Narcissa, ti aspetto anche di là allora!!^-^
Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando!!^____^
Per quanto riguarda la tua domanda, come ho detto più volte, questa storia dovrebbe teoricamente dividersi in ben 6 volumi differenti, di cui questo è il primo, perché dovrebbe ripercorrere tutti i libri! Però è solo un progetto, per il momento mi accontento di finire questo XD
Ora ti lascio e spero di sentirti presto!
E vieni anche sul mio forum se ti va!
Un bacione enorme!=*
 

x Melikes: Ciao carissima! Innanzitutto benvenuta in questa storia!^^ E grazie mille per la lunga recensione dettagliata *mi piace tantissimo leggerne di così* e per i complimenti!
Già, la situazione era davvero critica, ma come hai visto ora le cose stanno nettamente migliorando e finalmente c’è un po’ di felicità anche per i nostri piccoli protagonisti!
Per il Draco OOC, non saprei.
Infondo, nel libro non abbiamo mai visto un Draco veramente innamorato. E io ritengo che pur essendo freddo, orgoglioso e sprezzante, quando entra in gioco l’amore tutto cambia!
Non credi?^^
Spero comunque che questo capitolo ti sia piaciuto almeno quanto l’altro e che tu abbia voglia di farmi sapere che ne pensi anche questa volta, per me è importante!^^
Inoltre, se ti va, vieni sul mio forum, mi farebbe davvero piacere!!
Un bacione enorme=*

 
x ArtemisLover: Ciao carissima e benvenuta in questa storia!! Grazie mille per i complimenti! Son davvero contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto tanto! E sono orgogliosa di essere riuscita a descrivere la situazione e di essere riuscita a trasmetterti le emozioni che desideravo! Ecco a te il nuovo capitolo, spero davvero che ti sia piaciuto!!^O^
Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando ^___^
E se ti va, vieni sul mio forum, mi farebbe piacere!!
Un bacione enorme =*
 

x le_montagnine: Oddio ragazze, ve l’ho già detto che vi adoro?? Mi sa di sì, ma ripervelo non guasta: IO VI ADORO! Le vostre recensioni mi fanno ridere e mi rendono davvero contenta!! Riescono a dedicarmi piccoli attimi di puro divertimento in questa grigia vita scolastica che mi sta uccidendo *avete visto quanti compiti e interrogazioni che ho?ç__ç*
Comunque vi invidio un po’: avere un fratello maggiore è una cosa che ho sempre desiderato, ma ahimè non è possibileç___ç Quindi tenetevelo stretto il vostro perché siete fortunate ^O^ Comunque Ele se vuoi te la adotto davvero la Isa! E adotto anche te*w* Quanto mi piacerebbe avere due sorelle come voi!!*____*
Comunque sono davvero contenta che il capitolo precedente vi sia piaciuto!! Isa davvero lo hai stampato e letto durante la pausa pranzo? Ne sono onoratissima*____*
Bhe spero vivamente che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto altrettanto!!
E spero che, ovviamente, vi vada di lasciarmi un’altra delle vostre bellissime recensioni!!
Inoltre mi farebbe piacere se veniste sul mio forum, così potremmo anche conoscerci meglio!^____^
Un bacione enorme, spero di sentirvi presto!=* 
 

x miyuko: Geeeeemy!! Eccotelo il nuovo chappy *anche se tu in qualità di mia beta reader l’avevi già letto xD* Fammi sapere dunque che ne pensi!! Bacioneeee =*

 
x PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Eccoti il nuovo capitolo carissima!!^___^ Grazie mille per i complimenti >/////<. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!^____^
Fammi sapere che ne pensi!!
Un bacione =*

 
x _bambolina_ :
Carissima!! Eccoti finalmente il nuovo capitolo! Mi scuso per il ritardo, ma come hai potuto leggere nella presentazione, sono stata super impegnata!
Grazie mille per tutti i complimenti che mi hai fatto, mi hanno resa davvero felice*___*
Spero che anche questo nuovo capitolo intriso di smancerie romantiche ti sia piaciuto!
Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando, per me è importante!^-^
Inoltre, se ti va, vieni sul mio forum, mi farebbe immensamente piacere!!
Un bacione enorme =*

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Capitolo 23
*** Fidati di me ***


Dopo quello che si puo’ definire davvero un vergognosissimo ritardo, eccovi il seguito di questa fan fiction.
Non ho parole per scusarmi con voi, ma ve lo avevo promesso: questa storia non rimarrà inconclusa, ma verrà portata a termine, anche se dovessi metterci un altro lungo anno –e spero di no.
In ogni caso, se qualche lettrice/lettore è ancora rimasto fedele a questa storia e ancora sta aspettando il seguito, bhe eccovelo.
Chiedere ancora scusa non servirebbe a nulla, quindi vi lascio a questo tanto atteso capitolo, ringraziandovi di cuore per il sostegno che avete mostrato fin’ora e che continuate a mostrare.

 

Grazie con tutto il mio cuore per:

 Oltre 15mila lettura
32 Seguiti
70 Preferiti
116 Recensioni

 

E’ soprattutto per voi che ho deciso di non abbandonare questa fic!
E neanche tutte le altre storie che ho qui su EFP e che vi invito a leggere, lasciandovi i link.

 

Pieces Of A Broken Life

[Harry Potter]

Trama: Narcissa Black Malfoy non era quella che si poteva definire, esattamente, una donna felice.
Nella sua vita ne aveva passate davvero tante, decisamente troppe.
Questa che vi racconterò – anzi che Narcissa Black stessa, detta affettuosamente Cissy da quelle persone che, di affetto e amore da donare ne avevano davvero poco, vi racconterà – non sarà una storia veramente felice.
Ma neanche interamente triste.
Questa sarà LA Storia.
Sarete pronti, voi, per ascoltarla?
Sarete abbastanza coraggiosi da arrivare fino in fondo, per rivivere quello che mai nessuno dovrebbe provare sulla propria pelle?

***
-Ogni sospiro ci porta via un frammento di felicità, non lo sapevi?-
-No, non lo sapevo...Come fai a prendere questa cosa del matrimonio così semplicemente?-
-Non credo che se mi mettessi a sbraiatare cambierebbe qualcosa.-
-No, in effetti. Ma ti renderebbe più umano...Questa sera sto abbandonando molti frammenti di felicità.-
-Li recupereremo insieme. Questa è una promessa.-
-E…E se qualcosa andasse storto? Se non riuscissi ad innamorarmi di te, Lucius? Io…Io non voglio finire in un matrimonio senza amore come mia madre!-
-Non succederà. Fidati, Cissy: riuscirò a farti innamorare di me.-

 

 

Queens Park ~ Il Viale Dei Sogni Infranti

[Originale]

Trama: Cybil Rose è la figlia di un illustre duca d'Inghilterra, erede al trono in quanto la famiglia reale non ha più discendenti diretti e suo fratello Chris ha apertamente dichiarato di non voler diventare re - che poi, visto il suo caratteraccio, è meglio così. Manca poco meno di un anno all'incoronazione ufficiale e così la ragazza è costretta a restare chiusa in casa, per imparare tutto ciò che è bene sapere per una futura regina. Eppure, non è che la vita di una principessa sia tutta rose e fiori! E le lezioni sembrano più una sorta di prigionia forzata alla quale il padre la sottopone e dalla quale, spesso e volentieri, fugge via, coperta dal fratello, per far visita a Londra. Solo che, proprio durante una delle sue 'gite', si imbatte in tre tipi poco raccomandabili, che cominciano ad importunarla. Per lo meno fino a quando non arriva in suo aiuto un giovane misterioso, molto forte, che la salva.
Ed è qui che inizia la nostra storia. Una storia lunga e complicata. Una storia fatta di amore, amicizia, affetto, bugie, illusioni e inganni che vi accompegneranno fino alla fine del viale dei sogni infranti.

***
Feci per voltarmi, quando una voce mi fece sobbalzare, spaventandomi.
-Ti sei svegliata.-
Osservò qualcuno.
Non conoscevo la sua voce, però mi era familiare. Era calda, bassa, ma al tempo stesso calibrata e priva di vera espressività.
Colta di sorpresa scattai a sedere, guardandomi intorno allarmata. Ero a casa di uno sconosciuto, nel suo letto e c’era un buio agghiacciante delle mie ultime ore, di cui non ricordavo nulla, non potete biasimarmi se reagii in quel modo.
-Sta tranquilla, sei al sicuro ora. –
Mi rassicurò e, ignorando il capo giro e il dolore che riprendeva a torturarmi la testa, riuscii a trovare la sua figura. Appoggiato allo stipite della porta che avevo intravisto precedentemente, con le braccia incrociate al petto, il capo abbandonato su di un lato e la frangetta sfilacciata di capelli neri e rossi che gli accarezzava la guancia destra, nascondendo appena l’occhio, c’era Lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 























 

 

 

 


[Fidati di me
Ho sbagliato anch'io
Quando per paura non ho fatto a modo mio
Fidati di me
Non buttarti via
Anche se il regalo di un miracolo non c’e’
Almeno fidati di me.]

 

 

 

 

La mattina era passata abbastanza velocemente, se si considerava il fatto che era rimasta a fissare il soffitto bianco dell’infermeria per tutto il tempo.
Non aveva più sonno e la sua mente vagava negli ambiti più fantasiosi della sua immaginazione, mescolando ricordi e sogni che le facevano battere il cuore e la facevano sorridere come un’ebete.
Si sentiva decisamente bene e fosse dipeso da lei si sarebbe alzata immediatamente e sarebbe andata a lezione – aveva perso fin troppi giorni di scuola in quell’ultimo periodo. Ma Madama Chips era stata chiara: non l’avrebbe lasciata uscire da lì fino al giorno dopo.
Il corpo è molto più vulnerabile dopo il malessere che durante!’
Aveva risposto, indignata dalle proteste che Alexis aveva avanzato. Poi se ne era andata, raccomandandole di riposare, perché ne aveva bisogno.
Ma dopo aver letto il messaggio di Draco, non era neanche riuscita a pensare di chiudere occhio, troppo emozionata.
Sperava solo che riuscisse a convincere Madama Chips a lasciarla andare per quel pomeriggio: le sarebbe dispiaciuto spostare la serata. Già mezza giornata le sembrava un’attesa troppo lunga!
Ora stava aspettando Diamond, che era andata a trovarla dopo pranzo e che adesso era corsa a prenderle un vestito per la serata –appena aveva saputo dell’invito di Draco, era partita con uno sproloquio di spiegazioni eccitate, nelle quali aveva dato una serie di motivi del perché, del come e del quando, affermando che non importava quel che diceva quella ‘vecchia zitella della Chips’; lei doveva andare, quella sera, e aveva bisogno di aggiustarsi, di farsi bella e di avere un vestito elegante che ‘togliesse il respiro a quel superbo di un Malfoy’. E senza lasciarla neanche ribattere, era corsa via alla ricerca di ‘quel vestito fantastico comprato qualche settimana prima ancora mai messo e che sarebbe stato perfetto’

Diamond era sparita ormai da un buon quarto d’ora, quando la porta dell’infermeria si aprì di nuovo. Aspettandosi di vedere l’amica con chissà quale vestito elaborato ed esageratamente elegante tra le mani, si costrinse ad assumere un’espressione a metà tra il disperato e il divertito. Ma il sorriso le scivolò via dalle labbra, perché la figura minuta e dai biondi capelli che si era immaginata, nella realtà era stata sostituita da quella di un ragazzo alto, con scompigliati capelli neri e inconfondibili occhi verdi.
Suo fratello, il famoso Harry Potter, era lì, di fronte a lei, e la osservava contrito e teso.
-Ciao Alex…-
Il tono di Harry era sommesso, eppure conservava quella sfumatura piacevolmente calda che la faceva sentire bene. Sempre.
-Ciao…-
Si limitò a rispondere al saluto. Anche il suo tono era piuttosto timido ed evidentemente a disagio.

Com’erano potuti arrivare a quei livelli?
-Posso…?-
Le domandò, indicando lo sgabello vicino al suo letto che, pochi minuti prima, era stato occupato da Diamond.
Alexis si sforzò di sorridere e annuì, invitandolo ad avvicinarsi. Harry seguì l’invito, con un cenno del capo, e prese posto, non prima di aver rifilato un’occhiata indiscreta al bouquet di rose blu, poggiate sul comodino. Chissà perché, ma credeva perfettamente di sapere chi gliele avesse regalate. Storse le labbra, al pensiero, e tornò a guardare la ragazza, che aveva abbassato lo sguardo sulle mani che si stava torturando in grembo. Sospirò, cercando di assumere un comportamento gentile, perché non voleva vederla triste di nuovo, come quella sera.
-Come stai?-
Riuscì a domandare dopo qualche minuto di teso silenzio.
Alexis alzò il viso, lentamente, e ancora una volta tirò un sorrisino sulle belle labbra. Prese un respiro profondo, quasi cercasse le parole giuste per rispondere a quella semplice domanda.
-Bene, adesso.-
Proferì poi, non trovando niente di meglio da dire. O di più veritiero. E’ vero, era stata decisamente male nell’ultima settimana; ma ora, si sentiva in paradiso.
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, scrutando il fratello di sottecchi.
-E tu?-
Gli chiese poi, con tono delicato.
Harry non le sembrava ancora arrabbiato o deluso, come quella sera, però aveva ancora un’espressione strana…tesa, ecco.
Lui si limitò a sorridere mesto e a stringersi nelle spalle.
-Bene, suppongo.-
Nessuno dei due aveva mai sostenuto una conversazione più forzata e la cosa faceva male ad entrambi.
Come potevano quelle insignificanti incomprensioni, nate da piccole bugie non dette, rovinare quello splendido rapporto che erano riusciti a costruire in quei mesi?
Forse, si ritrovò a pensare Alexis con dolore, non era così salda come riteneva, la loro amicizia. Ma, infondo, come avrebbe potuto esserla? Era basata su un amore fraterno non compreso; bugie ed illusioni inesistenti; corti pomeriggi di chiacchiere futili. Come aveva potuto sperare di riuscire a ricreare un rapporto famigliare, senza dirgli realmente chi lei fosse? E come faceva, ancora, a nascondergli la verità in modo tanto spudorato?

Per Sirius. Lo faceva per Sirius.
Sì, quanto avrebbe ancora potuto illudersi con quella scusa? Non lo faceva per Sirius. Non solo, per lo meno. Infondo, cosa avrebbe rischiato il suo amato padrino, se Harry e solo Harry avesse saputo la verità? Sarebbero solo stati più felici, nel loro affetto, e nessuno avrebbe più sofferto.
Ma, arrivata a quel punto, forse, non riusciva più a smettere di fingere di essere quella che non era. E affrontare la dura realtà che le si prospettava davanti, le sembrava davvero faticoso; specialmente se pensava che ogni cosa costruita fino ad allora, sotto la falsa identità di Alexandra Walburga Black, sarebbe andata inevitabilmente in frantumi, al cospetto della verità. E allora, niente più Serpeverde; niente più Blaise; niente più Diamond; niente più dell’Harry che aveva conosciuto; e, inoltre, niente più Draco.
Conoscendo tutto l’odio che il Principe provava per suo fratello, non poteva di certo sperare che tutto restasse come ora, una volta che fosse saltata fuori la verità.
Una volta che lui l’avrebbe vista come Alexis Lily Potter, sorella minore del suo più acerrimo nemico.
Quel pensiero la colse, improvviso, come uno schiaffo in pieno viso.
Draco l’avrebbe voluta ancora, dopo?
E se lui si fosse solo innamorato di Alexandra Black e avesse poi odiato Alexis Potter?
No, non era possibile.
Alexandra e Alexis erano la stessa persona. Solo con nome diverso. Infondo, un semplice nome non poteva cambiare le cose.

O sì?
Decise di non pensarci, perché non era il momento adatto e ora, voleva solo vivere la felicità che l’aspettava. Al futuro e alle sue conseguenza, avrebbe pensato poi.
Non ora. Poi.
Tornò a guardare Harry, con un sorrisino teso sulle labbra. Prese coraggio e…
-Alex io…-
-Harry io…-
Parlarono contemporaneamente, comprendosi l’uno con l’altra.
Erano proprio fratelli, non c’era niente che potesse negarlo.
Si guardarono ancora imbarazzati, finchè Alexis non cominciò a ridacchiare, subito seguita dal moro. E quelle semplici risatine, si trasformarono presto in vere e proprie risate. Sane; rilassanti; di totale sfogo; e insieme a qualche lacrima, portarono via anche la tensione accumulata che, come per effetto di un qualche incantesimo, scomparve, lasciando dietro di sé solo un amaro retrogusto presto dimenticato.
-Prima tu.-
Lo invitò Alexis, con un cenno della mano, mentre si asciugava una piccola lacrimuccia annidata all’angolo dell’occhio destro. Harry le sorrise e annuì, poggiando le mani sulle ginocchia e piegandosi appena in avanti. Poi, si fece serio all’improvviso, mentre nei suoi occhi calava un’ombra un po’ malinconica.
-Alex…Io volevo scusarmi. Per come mi sono comportato la sera della festa di halloween. Non avevo alcun diritto di dirti quelle cose o di forzarti a parlare in quel modo.-
Aveva abbassato lo sguardo, forse perché non aveva il coraggio di guardarla negli occhi, mentre una nota ferita gli storceva appena le labbra.
Alexis trattenne il fiato; sentiva il cuore venir attraversato da un’improvvisa fitta, tanto dolorosa da farle mancare il respiro.
-Harry io…-
Cercò di interromperlo, ma quello rialzò lo sguardo sul suo, inchiodandola con un’occhiata seria, facendole intendere che preferiva non essere interrotto, altrimenti non sarebbe riuscito a dire ciò che voleva. La ragazza si morse il labbro inferiore e questa volta fu lei, remissiva, ad abbassare il capo. Harry sembrò prendersi del tempo per riflettere sulle parole giuste da dire.
-Avrei dovuto farlo prima, lo so. E’ passata una settimana, da quella sera e non ho giustificazioni. E’ solo che…-
Sbuffò, prendendosi la testa con una mano. Alexis avrebbe voluto avvicinarsi a lui e dirgli che andava tutto bene, ma, per qualche strano motivo, sconosciuto persino a lei, non riuscì a muoversi e si limitò ad osservarlo di sottecchi; il dolore gli esplodeva nel petto: non ce la faceva a vederlo stare così male.
Che doveva fare?
-Ogni volta che ti vedevo, nei corridoio…Volevo fermarti, chiederti scusa e far tornare tutto come prima. Mi piaceva il rapporto che avevamo, davvero…E, nonostante io sapessi che i miei…-
Si morse le labbra, in evidente difficoltà. Alexis si sporse appena, allora, e gli prese una mano tra le sue, stringendola forte. Harry alzò il viso e le regalò un sorrisino spento.
-…i miei…sentimenti…non potranno mai essere ricambiati…-
E qui lanciò un’occhiata mista tra frustrazione e rabbia al boquet di rose.
Alexis si sentì morire.
- Mi ero abituato. Lo ho accettato, sul serio. Ma dopo quella sera…Dopo averti trattata in quel modo…E dopo aver visto la tua espressione io…Ho pensato che non avresti più voluto saperne di me. Questo pensiero mi bloccava e la paura di averti…persa, anche solo come amica, mi ha impedito di vederti o parlarti o chiederti scusa.-
Aveva detto quelle parole senza quasi prendere fiato, come se all’improvviso qualcuno gli avesse dato la forza necessaria a confidarsi; temeva che, se si fosse fermato anche solo per un attimo, l’avrebbe persa e allora addio al discorso che si portava dietro da giorni, provato e riprovato fino alla nausea davanti allo specchio del bagno di Mirtilla Malcontenta, con quella fantasmina fastidiosa a ridere alle sue spalle.
Le prese le mani tra le sue, portandosele vicino alle labbra, e finalmente la guardò dritta negli occhi – quegli occhi così inspiegabilmente simili ai suoi.
-Per favore, perdonami Alexandra.-
Proferì quelle parole con così tanta forza emotiva, che lei le aveva quasi sentite attraversargli la pelle e procurarle quel brivido maligno che le era risalito lungo la schiena, facendola tremare appena. Un sospiro abbandonò le sue labbra, fioco. Gli lasciò le mani e si sporse appena dal letto, scostando le coperte che ancora la tenevano al caldo. Poi si avvicinò al fratello e lo strinse a sé, circondandogli il collo con le braccia.
-Oh Harry…Non hai niente da farti perdonare, davvero. Io non ce l’ho con te. Non ce la potrei mai avere con te.-
Gli sussurrò all’orecchio, sincera.

Come avrebbe mai potuto avercela con il suo adorato fratellone?
Dopo un primo momento di sorpresa, Harry ricambiò l’abbraccio, stringendola forte per la vita e trascinandosela quasi in braccio. Le mise una mano tra i capelli, improvvisamente felice di risentirla così vicina. In quella settimana passata lontano da lei, si era sentito vuoto, come se una parte di sé che l’aveva completato quando la prima volta aveva incontrato quegli occhi smeraldini, gli fosse stata strappata via con violenza.
-Ma io…-
Non sapeva il perché, ma sentiva il bisogno di protestare a quella gentilezza. Come poteva non avercela con lui? Le aveva rovinato quella che si prospettava una serata speciale; l’aveva ferita; l’aveva fatta piangere; e l’aveva ignorata per tutta la settimana; come poteva quella ragazza così piccola, che ora lo stringeva forte, avere un cuore così grande?
-Niente ma. Sul serio, non hai nulla da farti perdonare. La tua reazione era più che giustificata…Volevi solo sapere qualcosa di tua sorella.-
Si fermò dopo quella frase, limitandosi a stringerlo con più forza, quasi sentisse il bisogno di sentirlo vicino, come mai prima.
-Anch’io avrei reagito così, al tuo posto…-
Un sospiro tremante lasciò le sue labbra, mentre Harry la allontava delicatamente da sé. La guardò negli occhi e le sorrise, con quell’espressione che a lei piaceva tanto e che la faceva sentire davvero felice.

Draco era l’unica altra persona a riuscire a renderla felice solo con la forza del sorriso.
Le accarezzò una guancia, con un gesto carico d’affetto.
-Sì, forse hai ragione. In ogni caso, non avrei mai dovuto reagire in quel modo. Infondo, se tu avessi saputo qualcosa di mia sorella e tuo fratello, me lo avresti detto subito.-
Non era una domanda, ma una semplice affermazione. Dietro quello sguardo sereno e intenso, si poteva leggere una chiara affermazione: mi fido di te.
Alexis lo fissò per qualche istante, in silenzio. Mai, come in quel momento, si era sentita tanto a disagio di fronte a quegli occhi. Si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo, prima di tirare un sorrisino coraggioso.
-Già…-
Si limitò a sospirare poi, voltando la testa verso la finestra e osservando i pigri raggi di quel sole invernale infrangersi deboli sulla superficie del lago cristallino, in lontanza.
Era tutto così estremamente difficile.
Che cosa doveva fare?
Emozioni contrastanti la scombussolavano, rendendola incapace di prendere una decisione.
Il coraggio: ecco cosa le mancava veramente, in quel momento. Forse, stava proprio bene tra i Serpeverde, perché una Grifondoro non avrebbe tentennato tanto di fronte alla possibilità di dire la verità ed essere forte.
Quello era il momento giusto per dire la verità: c’erano solo loro, i fratelli Potter, e nessun altro a poterli disturbare. L’argomento verteva su quel punto doloroso che si sarebbe potuto risolvere con poche parole, rendendo tutto più semplice da gestire.
Sì, doveva dirglielo, era la cosa giusta da fare. Doveva farlo per Harry e anche per se stessa. Più avrebbe aspettato e più le conseguenze sarebbero state disastrose, lo sapeva.
Prese un respiro profondo e socchiuse gli occhi, prima di rialzare il viso su quello del fratello, che ancora la osservava sorridente. Deglutì.
-Signor Potter, ancora qui? L’orario delle visite è finito da un pezzo! La signorina Black ha bisogno di riposare: ha passato una nottataccia.-
La voce alterata e leggermente gracchiante di Madama Chips riempì il silenzio dell’infermeria, stroncando sul nascere quella verità che, finalmente, le stava per uscire facilmente dalle labbra. Sconsolata, si voltò a guardare l’infermiera, rendendosi conto che non avrebbe più trovato il coraggio che aveva raccimolato in quei brevi istanti di silenzio.

Oh, sia dannato il pessimo tempismo di quella donna!
Harry si strinse nelle spalle, con espressione colpevole, mentre Madama Chips lo prendeva delicatamente per un gomito, invitandolo ad uscire.
-Sì, vado, vado! Ciao Alex, rimettiti presto.-
Esordì spazientito, scuotendo la testa e avviandosi verso la porta.
Alexis, impotente, lo guardò allontanarsi.
Quando era ormai in procinto di varcare la soglia, però, il ragazzo si voltò.
-Vengo a trovarti più tardi.-
Le sorrise con dolcezza, ma lei scosse la testa.

Più tardi, volente o nolente Madama Chips, lei non ci sarebbe stata in quel lettino.
-No, Harry, preferisco riposare. Madama Chips ha ragione, ho dormito veramente poco e sono stanca.-
Mentì, assumendo un’espressione mesta, con la quale storse appena le labbra, sperando di risultare convincente. Il Grifondoro sembrò restarci male, perché abbassò lo sguardo con una nota ferita, pensando, con una fitta di gelosia, che per Draco Malfoy non sarebbe stata stanca. E, in effetti, era davvero così.
-Sante parole!-
Se ne uscì l’infermiera, prendendo dei medicinali dall’armadietto e avvicinandosi ad Alexis.
-Però Harry- aggiunse la moretta, prima che il ragazzo potesse uscire –Ci vediamo domani, solito posto e solita ora.-
E sorrise, solare come ormai non la vedeva più da tempo. Il ragazzo la osservò con un’occhiata sorpresa, che si sciolse in un’espressione decisamente addolcita. Annuì, senza aggiungere altro che non fosse un occhiolino d’intesta e un’alzata di pollici. E poi uscì, lasciando la ragazza e l’infermiera alle prese con i medicinali.
Quando fu di nuovo sola, alla fine, Alexis si addormentò sul serio, tanto l’appuntamento era per quella sera e lei voleva essere quanto più in forze possibile; inoltre, non l’avrebbe mai detto, ma era davvero stanca.

 

[ Non credere che non ci sia
 Un'altra strada in fondo a questa bugia]

 

Fu un tocco lieve, una carezza gentile sulla guancia, a risvegliarla.
Lentamente, lasciò il mondo dei sogni controvoglia e aprì gli occhi. Sbattè le palpebre un paio di volte, costringendosi a sollevarle: si era sempre chiesta perché a volte le sembrassero tanto pesanti.
-Torna da me, mia piccola Black.-
Le sussurrò una voce gentile. Quel respiro freddo le sfiorò l’orecchio, facendola rabbrividire appena. Sorrise, riuscendo finalmente a rivelare quegli smeraldi sinceri, che vagarono per la stanza, fino ad incontrare la sua figura.
-Draco…-
Mormorò, la voce ancora impastata dal sonno.
Incontrare il suo viso d’angelo la fece svegliare completamente.
Il ragazzo le prese una mano e se la portò al viso, sfiorando il dorso con una carezza delle belle labbra.
-E’ ora di andare.-
Le rammentò, scoccandole un’occhiata intensa; lo sguardo argenteo bruciò, carico di aspettativa.
-Mmm. Dove andiamo?-
Alexis si tirò su a sedere, lentamente, coprendo un grosso sbadiglio con la mano.
-E’ una sorpresa.-
La ragazza si voltò a guardarlo, ancora assorta nella classica confusione di chi si è appena svegliato. Quando, finalmente, l’alba della comprensione si decise a sorgere, spalancò gli occhi e arrossì leggermente.
-Draco!-
Esclamò, quasi si fosse resa conto solo allora di non trovarsi più in un sogno. Il biondino ridacchiò appena.
-Bentornata tra noi.-
La schernì poi, alzando le sopracciglia eleganti.
Alexis si prese la fronte con una mano, scuotendo appena la testa; i morbidi boccoli scuri, ora incasinati in un groviglio senza fine, le si riversarono sulle spalle.
-Oddio scusa! Dovevi portarmi in un posto speciale stasera e io mi sono messa a dormire! Perdonami! Sono un disastro…-
Squittì dispiaciuta, dandosi mentalmente della stupida. Aveva deciso di concedersi un riposino, proprio per essere presentabile quella sera, ma aveva finito per farsi proprio una bella dormita: doveva essere stata più stanca di quanto non avesse immaginato.
Draco la osservò, sottilmente divertito. Si avvicinò al suo viso e la prese gentilmente per i polsi, scostandole le mani. La guardò serio.
-Sì, sei un disastro.-
La rimproverò con tono secco. Lei fece per abbassare lo sguardo, mortificata, ma lui si avvicinò ancora, annullando quasi completamente la poco distanza che li separava. Come ogni volta che si trovavano tanto vicini, il cuore di Alexis prese a battere frenetico.

Il tempo passava, ma certe cose non sarebbero mai cambiate.
-Ma ti amo anche per questo.-
Aggiunse con un morbido sussurro che si depositò su quelle labbra che poi si premurò di sfiorare appena con le sue.
Un bacio sfuggente, ma non meno dolce.
Alexis lo guardò, deliziosamente rossa in viso, gli occhi scintillanti per l’emozione, un sorriso bellissimo sulle labbra di albicocca. Draco le regalò una carezza su di una guancia, portandole indietro una ciocca di capelli decisamente ribelli. Poi si piegò e prese una busta ai piedi del letto, che le mise in grembo.
-Siamo ancora in tempo, comunque, per cui non metter su quel broncio. Diamond ti manda questa con tutti i suoi migliori auguri.-
-Auguri per cosa?-
Il biondino sghignazzò, senza rispondere, e fece spallucce.
-Ha detto che voleva portartelo lei stessa, ma quando è venuta a trovarti, questo pomeriggio, dormivi come un drago durante il letargo.-
Alexis gonfiò appena le guance, ancora rosse, e aprì la busta, con un cipiglio curioso. C’erano dei vestiti, un paio di scarpe, una trousse e qualche boccetta contente liquido non meglio identificato. Lanciò un’occhiata confusa al ragazzo, che scosse la testa, come a dire che non sapeva nulla. Poi si alzò dal letto, guardandola dall’alto.
-Direi che è ora che tu vada a prepararti.-
Le indicò la porta del bagno dell’infermeria con un cenno del capo. Alexis annuì, ma poi corrugò la fronte.
-Ma se Madama Chips venisse a controllarmi e non mi trovasse?-
Domandò, piegando il capo su di una spalla, l’espressione corrucciata.
Draco le lanciò una lunga occhiata, un fine sopracciglio alzato ad indicare il suo pensiero su ciò.
-Ti interessa davvero di quella vecchia zitella?-
-No, ma…-
-Comunque se ne stanno occupando Blaise e Diamond: tu pensa solo a vestirti.-
La interruppe, scrollando le spalle e voltandosi.
-Ti aspetto fuori, non farmi attendere troppo.-
E si incamminò verso l’uscita, lasciandola sola nell’infermeria con tutte le cianfrusaglie che Diamond le aveva messo in quella bustina, evidentemente stregata.
Rimase a fissare la porta, come un’ebete, per almeno due minuti buoni; un sorrisino idiota le si allargava da un orecchio all’altro.
Alla fine, riuscì a tornare alla realtà, e convincendosi di essere meno emozionata e impaziente di quanto non si sentisse, si chiuse in bagno.

Ne uscì circa un’oretta dopo, completamente rinata. Si era fatta una calda doccia ristoratrice, utilizzando i vari prodotti che Diamond le aveva mandato: quella lozione alle more le aveva districato i nodi dei capelli in un secondo, e aveva reso la sua indomabile chioma, lucida e profumata, divisa in una morbida cascata di boccoli neri, che lei aveva ora raccolto sulla nuca, con un grazioso fermaglio argentato; solo alcuni riccioli sfuggivano in modo studiato dall’acconciatura, sfiorandole il viso appena truccato. Diamond, che non poteva essere lì in carne ed ossa, le aveva mandato un piccolo foglio illustrativo, dal quale era uscita una lei in miniatura e le aveva spiegato come truccarsi: aveva utilizzato tonalità chiare e aveva dato risalto soprattutto allo sguardo, aggiungendo addirittura una linea di eyeliner. Doveva ammettere, che il risultato, le piaceva davvero.
Quando rientrò nell’infermeria, Diamond era accanto al suo letto, dove qualcuno era ora sdraiato al suo posto. La ragazza alzò lo sguardo sulla piccola figura che si stava avvicinando, con espressione incuriosita, e non riuscì ad impedire al suo cuore di mancare un colpo. Alexis era veramente e incredibilmente bella, in quel momento: con i capelli raccolti e il corpo fasciato da quel vestito verde –il suo, tra l’altro-, tanto attillato da riuscire a mozzare il fiato persino ad una come lei, che aveva decisamente altri gusti; senza spalline, lasciava scoperta la pelle bianca, e si stringeva lungo i fianchi, per poi ammorbidirsi sulla gonna, che le sfiorava le cosce ad ogni suo passo; un paio di scarpette dello stesso colore del vestito –sempre sue- e con qualche centimetro di tacco, completavano la sua figura.
Diamond scosse la testa e le sorrise raggiante, schiarendosi la voce.
-Sei uno splendore!-
Esclamò, correndole incontro e abbracciandola.
Alexis sorrise e ricambiò l’abbraccio.
-E’ tutto merito tuo. Grazie…per questo.-
E allargò le braccia, indicandosi. La biondina le lasciò un buffetto su di un braccio e le fece un’occhiolino.
-Devi darmi la tua biancheria e la camicia da notte, tesoro.-
La informò poi, con sguardo insondabile. Alexis sbarrò gli occhi, in un misto di imbarazzo e confusione.
-Perchè?-
Aggrottò le fine sopracciglia. Diamond sbuffò e si avvicinò a lei, prendendole la busta dalle mani e cominciando a rovistare dentro.
-Non abbiamo molto tempo, non fare domande.-
La liquidò, prima che potesse provare a replicare. Preso quello che cercava, lo lanciò alla figura nel letto, che ora Alexis si era finalmente voltata ad osservare.

Quasi non le prese un colpo.
Sdraiata in quel letto che prima aveva occupato, c’era proprio lei: Alexis Lily Potter.
Le rimandava un’occhiata divertita degli occhi smeraldini, con i capelli scuri scombinati ad opera d’arte.
-Ma che…?-
Se Diamond non l’avesse sorretta per un gomito, in quel momento, sarebbe sicuramente scivolata in terra. La Alexis nel letto rise sguaiatamente e anche la biondina si concesse una risatina.
-Dovresti vedere la tua faccia, Alexandra!.-
La schernì divertita, continuando a ridacchiare. La ragazza si voltò a guardarla, ancora spaventata.
-Che…Che cos’è quella cosa nel letto?-
Balbettò confusa, indicando l’altra sé che ancora rideva.
-Ehi, piano con le offese piccola.-
La riprese quella, con un cipiglio ora severo, ma ancora chiaramente divertito. La vera Alexis si voltò a guardarla, gli occhi di nuovo sbarrati. Sbagliava o quella era la voce di…
-Blaise?!?-
Gridò quasi, scioccata. Okay, adesso le aveva veramente viste tutte.
-Ma che diavolo sta succedendo?-
Sbottò poi, voltandosi verso Diamond sempre più confusa.
-Lui è il nostro diversivo per questa sera.-
Le spiegò, facendo un cenno nel capo in direzione di Alexis-Blaise.
La ragazza si voltò di nuovo ad osservare l’altra sé e vi si avvicinò, titubante, non sicura di aver capito bene.
-Blaise?-
Lo chiamò, avvicinandosi tanto al suo viso che sembrava volesse baciarla. In realtà, cercava solo di scrutare la verità nei suoi occhi smeraldini.
-Sei davvero uno schianto, piccola.-
Le rispose con un’occhiolino, facendola arrossire di botto.
-Oddio! Se tu sei me, allora hai visto…-
Deglutì, sbarrando gli occhi.
Che Blaise l’avesse vista …nuda?!?
Si prese il viso tra le mani, nascondendolo e scuotendo la testa, per scacciare quel terribile pensiero che le era baluginato nella mente.
Blaise le prese i polsi, delicatamente, e la costrinse a guardarlo. Un sorrisino rassicurante si allargava su quelle labbra di albicocca.
-Tranquilla, Alexandra Black: non ho dato neanche una sbirciatina sotto i vestiti. Anche se la tentazione era forte…-
Sghignazzò, facendo per abbassare lo sguardo verso il petto, lasciato appena scoperto dall’enorme camicia che doveva essere di Blaise. Diamond gli diede uno scappellotto sulla nuca, costringendolo a desistere da quell’intento giocoso.
La vera Alexis sospirò, sollevata, e poi ridacchiò.
-E ora, aiutami a spogliarlo…spogliarla…spogliarti…o insomma, hai capito!-
Sbottò la biondina, mentre, con un incantesimo, legava un panno intorno agli occhi di Blaise. Alexis annuì e insieme fecero indossare all’altra sé la sua biancheria.
-Oddio, fa impressione vedersi in carne ed ossa, davvero…-
Una volta che ebbero finito di rivestire Blaise, questo si riaccomodò nel letto.
-Ma come avete fatto?-
Domandò esterrefatta Alexis, voltandosi a guardare il ragazzo trasfigurato in se stessa.
-Pozione Polisucco: ne avevo rubata un po’ a casa dei miei, prima di venire qui.-
Spiegò Diamond, facendo spallucce.
-E perché trasformare Blaise e non te, che sei una ragazza? La cosa mi avrebbe messa decisamente meno a disagio.-
-Ehi, tesoro: non sei l’unica ad avere appuntamenti galanti a quest’ora della notte.-
Le rispose la ragazza, alzando un fine sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
-Anche io avevo da fare, veramente…Ma quello stronzo mi ha obbligato. Mi dovete un favore enorme, tu e lui.-
Intervenì Blaise, scuotendo la testa con fare indignato. Alexis si voltò a guardarlo, sorridendo dispiaciuta.
-E a proposito di appuntamenti: ti converebbe andare, se non vuoi suscitare le ire dello stronzo prima nominato.-
Le rammentò Diamond, ridacchiando divertita.
La moretta arrossì, come se si fosse ricordata solo allora della serata che l’aspettava.
Annuì frettolosa e abbracciò Diamond e Blaise.
-Grazie di tutto ragazzi, sul serio.-
Cherin sorrise, facendole un’occhiolino.
-Buona serata e tanti auguri.-
Sogghignò maliziosa, meritandosi un’occhiataccia.
-Divertiti piccola, te lo meriti.-
Aggiunse Zabini, con un cenno del capo.
La Potter sorrise raggiante ed uscì dall’infermeria in tutta fretta.

Il buio corridoio, sembrava essere vuoto: non c’era traccia del ragazzo che avrebbe dovuto aspettarla. Guardò a destra e a sinistra, ma niente.
Dov’era finito?
Fece qualche passo, nel freddo della notte; prese la bacchetta – che aveva inserito nel cinturino legato in vita. La agitò davanti a sé, facendo per pronunciare l’incantesimo per la luce, quando una mano fredda le si posò sulle labbra, mentre l’altra la stringeva per un polso e la costringeva a fare qualche passo indietro, prima di scontrarsi contro un petto ampio e muscoloso. Non riuscì ad impedirsi di gemere, spaventata.
-Questa non ti servirà, stasera.-
Le sussurrò una voce gentile e maliziosa nell’orecchio.

La sua voce.
Le sfilò la bacchetta dalla mano, prima di togliere la sua dalla bocca e farla voltare, con una mezza piroetta. Alexis si trovò stretta tra il petto liscio di Draco e il suo braccio che le circondava la vita. Il suo profumo dolcissimo la investì, stordendola.
Gli sorrise, nervosa, mentre lui le sequestrava la bacchetta e la riponeva vicino alla sua, nel cinturino dei pantaloni.
-Finalmente soli, mia bella Black. Ti sei fatta attendere.-
Le soffiò sulle labbra, lanciandogli una lunga occhiata, tanto penetrante da metterla a disagio. Poi, prima che lei potesse cominciare con il suo mare di scuse, le occupò le labbra con un bacio molto più che eloquente e che a lei mandò il cuore e il cervello in tilt.
-Questo era per me.-
Sghignazzò, allontanandosi appena dal suo viso, per poterla ammirare meglio.
Quella sera, la sua piccola Alexandra, era veramente bellissima. Riusciva a far battere il cuore anche ad un tipo freddo e controllato come lui.
Le accarezzò il viso, intrecciando il pallido indice nel boccolo che le sfiorava la guancia. Poi, fece apparire una bella rosa blu, che le posizionò sopra l’orecchio.
-E questo è per te.-
Le sorrise, bello come mai. Era vestito con una camicia bianca, che gli scendeva sulle spalle in modo perfetto, e lasciava scoperto parte del petto bianco e liscio; i pantaloni neri gli fasciavano le lunghe gambe snelle, attillati, e delle scarpe lucide ed eleganti completavano l’abbigliamento.
-Grazie.-
Alexis sorrise, piegando il viso su di un lato e stringendo appena gli occhi. Due fossette molto carine si formarono sulle sue guance rosse. Draco non riuscì ad impedirsi di strapparle un altro bacio. Poi si distanziò da lei, facendo qualche passo indietro.
-Dimmi, Black: tu ti fidi di me?-
Le domandò, con voce intensa e liquida, che le scivolò addosso come un velo di morbida seta. Alexis lo guardò sorpresa e si riavvicinò a lui. Lo osservò dal basso, con sguardo deciso, mentre lui la studiava con un’occhiata impassibile. Gli circondò il collo con le braccia e si alzò in punta di piedi; questa volta fu Alexis Potter a rubare un bacio a Draco Malfoy. Poi, sorrise lì, sulle sue labbra.
-Sì.-
Sussurrò semplicemente, e il classico colorito imbarazzato le scaldò le guancie.
Draco sorrise a sua volta, stringendola a sé in maniera piuttosto possessiva, prima di divorarle le labbra con un altro bacio passionale.

Era impossibile per lui resisterle, quando arrossiva in quel modo così impacciato e tenero.
Poi si allontanò di nuovo e le porse una mano.
-E allora, mia piccola Black, vieni con me.-

 

 

[Non credere che non ci sia
Un’altra aurora in fondo a questa follia.

Fidati di me
Ho sofferto anch’io
Quando per coraggio ho visto il mondo a modo mio.
Fidati di me
Non buttarti via
Anche se il regalo di un miracolo non c’è
Almeno fidati di me.]

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

x miyuko: E così, gemina, ecco finalmente il nuovo capitolo! Non l’hai betaradeggiato, ma ultimamente non te li passo più i capitoli, non me ne volere x3 Però attendo comunque la tua opinione su questo, completamente nuovo anche per te!

 

 

x le_montagnine: Isa e Ele, mie sorelle preferiti, mi dispiace tantissimo per il ritardo ç___ç Sono imperdonabile, ma spero che voi riusciate a passare sopra a questa cosa e a tornare a recensirmi e seguirmi come prima, perché vi adoro *_* Dunque, spero davvero che questo tanto atteso capitolo vi sia piaciuto J Per quanto riguarda Sirius, non preoccuparti Ele, perché presto farà la sua comparsa in tutto il suo magico splendore *w* Vi voglio bene ragazze, davvero *le abbraccia forte*

 

 

x Minnieinlove: Cuggia mia adorata, come promesso ho sia recensito la tua storia (*O*) che aggiornato la mia! Spero davvero che ti piaccia questo nuovo capitolo e aspetto con ansia il tuo!! <3

 

x Melikes: Oh la tua recensione è stata davvero bellissima –anche se, visto tutto il tempo passato, probabilmente neanche la ricordi ç__ç Volevo comunque ringraziarti, perché sono state anche le tue parole e i tuoi complimenti ad aiutarmi nella stesura di questo nuovo capitolo, destinato altrimenti a rimanere incompleto. Quindi scusami immensamente per questo mio ritardo, ma spero mi perdonerai e deciderai di continuare a seguirmi *_* Inoltre, se ti piacciono le situazioni molto zuccherosecaramellose, ti consiglio entrambe le storie a cui ho fatto pubblicità di sopra, perché ti piacerebbero sicuramente!*O* Ti lascio con un bacione e con la speranza che riuscirai a perdonarmi questo ritardo e che deciderai di continuare a seguirmi!

 

x ly4ever: Scusarmi anche con te per il mio oltraggioso ritardo è d’obbligo, specialmente quando mi avevi scritto che questa era una tra le tue storie preferite in assoluto. Mi dispiace davvero tanto ç__ç In ogni caso, alla fine, lottando anche con i denti, sono riuscita a riprendere in mano questa storia ed ecco finalmente il nuovo capitolo! Spero ti piaccia, davvero, e che riuscirà a farmi perdonare almeno in parte. Se deciderai di continuare a farmi sapere che ne pensi, ne sarei davvero onorata <3

 

x elita: Eccola qui, una delle mie recensitrici preferite *si mette in ginocchio chiedendo perdono* Mi dispiace davvero taaaaanto per il vergognoso ritardo, riuscirai mai a perdonarmi?ç___ç Spero di sì, perché ho deciso di impegnarmi seriamente per portare a termine questa storia per te e per chi come te mi sostiene con tanto ardore! Quindi, spero tornerai a seguirmi, perché con le tue parole riesci sempre a mettermi tanta carica! Mi auguro dunque che questo attesissimo capitolo ti sia piaciuto! Un bacione enorme, ti voglio bene, davvero <3

 

x SasuSaku4ever (PiKkOlA_mAnGiAmOrTe): Scusami anche tu per questo oltraggioso ritardo ç___ç Spero che questo capitolo che si è fatto attendere davvero troppo, ti sia piaciuto! Mi auguro che tornerai a seguirmi, decidendo quindi di perdonarmi *___*                  

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Capitolo 24
*** Tutte le volte che ci sfioriamo ***


Salve mie care lettrici!
Eccomi con il nuovo capitolo, dopo neanche una settimana!
In teoria, avrei voluto postarlo lunedì, ma non sono riuscita a farvi aspettare!
Insomma, la volta scorsa mi avete lasciato ben 10 recensioni *.*
Ma insomma: io vi A D O R O!
Anche se era passato tanto tempo voi non mi avete abbandonata, vi ringrazio davvero di cuore!
E poi, mi avete lasciato dei commenti davvero lunghissimi ò___ò
*è tutta emozionata*

Quindi grazie, davvero <3
Bhe, finalmente eccovi il capitolo del tanto agognato appuntamento: godetevelo!
Spero sinceramente che non deluda nessuna aspettativa, ce l’ho messa davvero tutta per scriverlo!
Quindi, vi lascio alla lettura *.*

 Un bacione enorme

 

Giulia
–sto cominciando ad apprezzare il mio vero nome, ultimamente, quindi piacere x3-

 

 

 

PS. Vorrei dedicare questo capitolo a cinque persone in particolare:

 

a terryborry: che è approdata da poco in questa fanfics e alla quale do un caloroso benvenuto! Che si è letta tutta la lunga storia *ben quasi 300 pagine* in pochi giorni! Che mi ha fatto intendere che si è letta anche tutte le mie lunghe presentazioni e risposte! E che mi ha scritto una recensione che mi ha lasciata davvero senza fiato. Grazie, davvero!

 

a elita: che da quando ha cominciato a leggermi, mi segue un po’ ovunque, qualsiasi sfida io decida di affrontare; che mi lascia sempre le sue ‘recensioni del buon umore’, che mi fanno sorridere tanto; grazie, ti voglio bene <3

 

a Misery13: che mi segue qui e anche nell’altra mia storia originale, lasciandomi commenti sempre molto dettagliati, che mi fanno sentire fiera di ciò che scrivo; che si è definita addirittura ‘mia accanita lettrice’, cosa di cui sono oltremodo onorata; grazie carissima, spero di non deluderti mai *-*

 

a le_montagnine: le sorelle più frizzanti di tutto il sito, che mi fanno sempre sorridere con i loro commenti intrecciati! Che avevano mandato una squadra di recupero per trovarmi; che si sono addirittura stampate un mio capitolo, per leggerlo durante la pausa pranzo; che hanno scritto una storia su Sirius che mi sto impegnando a leggere e a recensire in ogni capitolo! Vi voglio davvero bene, ragazze, anche se ci conosciamo solo attraverso delle parole, per me questo è più che sufficiente <3

 

a Melikes: che mi ha lasciato una recensione lunghissima! Che mi ha rassicurata sul fatto di non dovermi sempre scusare per la mia lentezza; che commenta i miei capitoli parte per parte; e che mi ha detto che non smetterà mai di seguirmi! Grazie davvero *.*

 

 

 

E ovviamente, tutta la mia storia, è dedicata a voi che mi seguite!
A chi mi recensisce sempre;
A chi mi aggiunge tra i suoi autori preferiti;
A chi aggiunge questo storia tra preferiti, seguiti e ricordati;
A chi legge, restando in un silenzio lo stesso apprezzato;
E a te, che sei arrivato a leggere questa storia fin qui e che, spero, mi accompagnerai fino alla fine e che vorrai farmi sapere anche cosa ne pensi *non esser timido e lasciami un commento, te ne sarei infinitamente grata ;D*

 

 

 

 

 

 

 

 

 


~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

 























 

 

 

 

[ Perchè ogni volta che ci tocchiamo, ho questa sensazione
E ogni volta che ci baciamo, giuro di riuscire a volare
Non riesci a sentire il mio cuore che batte così veloce?
Voglio che questo finisca, ho bisogno che tu sia accanto a me
Perchè ogni volta che ci tocchiamo, sento la staticità
E ogni volta che ci baciamo, raggiungo il cielo
Non riesci a sentire il mio cuore che batte così?
Non posso lasciarti andare.
Ti voglio nella mia vita]

 

 

 

 

Nulla.
Non vedeva più nulla.
Appena aveva preso la mano di Draco, questo l’aveva fatta voltare e le aveva legato una benda sugli occhi, per nasconderle anche il percorso verso la sua sopresa.
Lei si era limitata a sorridere, capendo solo allora il perché di quella domanda: ‘Ti fidi di me?’
Sì, si fidava di lui, con tutta se stessa.
-Tranquilla, non ti faccio andare a sbattere. Vieni avanti.-
Le diceva di tanto in tanto, mentre la guidava lungo i corridoi bui del castello. Alexis lo seguiva, stringendogli una mano con entrambe le sue. Faceva passi piccoli e instabili –sia per il fatto di essere praticamente cieca, sia per il fatto che indossava un paio di scarpe tutt’altro che comode. Oh, mannaggia a Diamond: non aveva decoultè verdi con il tacco meno alto?
Mentre camminava, con il cuore in gola per l’emozione, si ritrovò a pensare che non aveva mai notato come, senza la vista, gli altri sensi fossero nettamente più forti: riusciva a sentire chiaramente il calore e la morbidezza della mano di Draco; o il suo profumo di pioggia fresca, che la stordiva appena.
Così, non riuscì ad impedirsi di sobbalzare, quando un rumore –come di una pietra che scivolava sul pavimento, a pochi centimetri da lei – si diffuse nel silenzio. Avrebbe gridato spaventata, se Draco non le avesse premuto la mano sulla bocca e non l’avesse stretta a sé, cullandola appena.
-Ssssh…E’ tutto apposto, sono stato io.-
Le sussurrò in un orecchio, sfiorandole una guancia con le labbra. Lei sorrise, nervosa.
-E’ difficile, con questa benda.-
Si lamentò e Draco le riprese la mano, riiniziando a guidarla.
-Fidati di me.-
Le ripetè ancora, mentre un freddo vento li accoglieva, sorprendendola.
-Dove siamo?-
Corrugò le fine sopracciglia, fermandosi titubante.
-Vieni.-
Si limitò a risponderle, mentre la trascinava di nuovo, gentilmente. Lei fece qualche altro passo incerto.
-Attenta ora, scendiamo dei gradini.-
La avvertì, mentre le si metteva di fianco e le circondava la vita con un braccio, aiutandola.
Alla fine della scalinata, Alexis era ormai sicura di trovarsi fuori da Hogwarts, ma da quale parte fossero usciti, non avrebbe saputo dirlo: forse, era anche per quello che aveva voluto bendarla. Mentre avanzavano nel freddo della notte, col vento che le sferzava il viso e i fili d’erba umida che le sfioravano le caviglie nude, un dubbio la assalì, costringendola a fermarsi. Draco si voltò verso di lei, preoccupato.
-Qualcosa non va?-
Alexis rimase in silenzio, a mordersi le labbra. Aveva lasciato andare la mano del ragazzo e ora si torturava le sue, in grembo.
-Tu ti fidi di me?-
Fu lei a domandarglielo, questa volta. Se non avesse avuto gli occhi bendati, probabilmente avrebbe abbassato lo sguardo, nervosa. Invece, si limitò a torturarsi un ricciolo sfuggito all’acconciatura. Draco sospirò e le si avvicinò, avvolgendola in un abbraccio che la fece sussultare appena, per la sorpresa. Le sfiorò una guancia con la sua, avvicinando le labbra all’orecchio.
-Certo che mi fido di te, mia bella Black.-
Il tono intenso con cui aveva proferito quelle parole le fece scorrere un brivido lungo tutta la schiena.
Dio, ora che era così vicino, il suo profumo fresco la ubriacava quasi.
-E allora perché mi hai bendata? Non volevi che vedessi quale strada avremmo fatto per uscire dal castello?-
Non riuscì a trattenersi e le due domande uscirono veloci e confuse.
Draco si distanziò appena e la osservò per un silenzioso istante. Poi, inaspettatamente, scoppiò in una fredda risata, mentre scioglieva l’abbraccio.
-Sciocca di una Black: come ti vengono in mente certe cose?-
La schernì, sfiorandole il viso con una carezza.
-Ma allora perché…-
Ma non riuscì a concludere la frase, perché le sue labbra vennero occupate da quelle del biondo, che le lambì con un piccolo, dolce bacio.
-E’ solo una sorpresa, Alexandra: rilassati e fidati di me.-
Le sussurrò sulla bocca, prima di prenderla per mano e guidarla attraverso il giardino.
Alexis non protestò più.
Non avrebbe saputo dire quanto spazio avessero percorso, perché con gli occhi bendati e lui così vicino, aveva decisamente perso la concezione del tempo. E poi, riusciva ancora a sentire quelle labbra morbide sfiorare le sue, e questo non le permetteva molto di badare al resto.
Alla fine, Draco si fermò e Alexis quasi sbattè contro la sua schiena. Il ragazzo si voltò e le posò le mani sulle spalle. Un rumore strano, come un fruscio irrequieto, riempiva il silenzio della notte.
-Ora, aspettami qui: torno subito.-
Le ordinò e lei si limitò ad annuire con un sorrisino, mentre lo sentiva allontanarsi.
Rimase sola, con solo quel suono insistente a farle compagnia. Essere bendata era una cosa veramente fastidiosa: non poter vedere quanto accadeva intorno la rendeva oltremodo nervosa.
All’improvviso, le sembrò di stare aspettando da un’eternità.
-Draco…?-
Lo chiamò, nervosa, voltando il capo da una parte all’altra, piuttosto inutilmente.
Lui non rispose.
-Draco, dove sei?-
Tentò di nuovo, allungando le mani davanti a sé e compiendo qualche incerto passo in avanti. L’erba umida ancora le sfiorava le caviglie, mentre il vento le scompigliava i capelli.
Ma, ancora una volta, il ragazzo non rispose.
Fece qualche altro passo in avanti, alla cieca.
-Malfoy, sappi che se stai scherzando, questo gioco non mi piace…-
Mormorò stizzita, stringendo le mani, ora lasciate abbandonate sui fianchi. Avanzò ancora e una folata di vento più forte la investì, spazzandole indietro i capelli lasciati ricadere sul viso, subito seguita da un forte rumore frusciante.

E poi, dal suo grido.
-ALEXANDRA NO! SPOSTATI DA LÌ!-
La voce di Draco era lontana, alla sua destra.

Ma che diavolo stava succedendo?
Corrugò le fine sopracciglia e si decise ad abbassare la benda: voleva capire che stava accadendo. Ma, appena riaperti gli occhi, quello che vide non le piacque affatto: era a pochi metri dal Platano Picchiatore, che agitava funesto i suoi rami ormai spogli. E una manciata di questi si stava dirigendo verso di lei, a tutta velocità, con l’intenzione di scaraventarla lontano. Non riuscendo più a muoversi, strinse forte gli occhi e, istintivamente, portò le mani davanti al viso, in una sorta di protezione.
Poi, venne colpita.
Ma non come aveva immaginato: era come se qualcuno le si fosse lanciato addosso, placcandola, e l’avesse scaraventata in terra, costringendola a finire con la schiena sul terreno umido. Picchiò la testa, ma il dolore era sicuramente meno acuto di quello che avrebbe provato se quei rami l’avessero colpita.
Disorientata, riaprì piano gli occhi, per trovarsi Draco Malfoy cavalcioni su di lei, con un’espressione a metà tra il preoccupato e il sofferente, che la guardava dall’alto, i capelli biondi che scendevano scombinati, sfuggendo ormai alla mano di gel che li aveva precedentemente trattenuti. I rami del platano picchiatore passarono a pochi centimetri dalle loro teste, investendoli solo con un una forte folata di vento.
Rimasero ad osservarsi per qualche silenzioso minuto, entrambi incapaci di fare altro che non fosse respirare.
-Stai bene?-
Le domandò infine lui, sfiorandole i capelli con una carezza apprensiva. Lei annuì lentamente, ancora leggermente scossa.
-Io…sì, credo di sì.-
Draco sospirò e si puntellò sui gomiti, per poi toglierlesi da sopra e mettersi seduto accanto a lei.
Era affannato e Alexis, mentre si tirava su a sedere a sua volta, massaggiandosi la nuca, capì che doveva aver corso fin da lei, per riuscire a spingerla via prima che i rami la ferissero.
-Grazie, mi hai salvata.-
Mormorò, osservandolo di sottecchi, con il cuore che le batteva fuorioso nel petto. Lui si limitò a scuotere la testa e a scrollare appena le spalle, mentre estraeva la bacchetta e la puntava su qualcosa alle spalle della ragazza.
-Ecco dov’era, maledetta.-
Mormorò, lanciando un incantesimo ad una radice vicina.
Immediatamente, il Platano Picchiatore smise di agitare la sua funesta chioma spoglia.
Draco si voltò, per osservare il risultato del suo incantesimo, e fu allora che Alexis lo notò: illuminato dai raggi di quella luna, che, piena e pallida, brillava nel cielo scuro della notte, si vedeva chiaramente che la manica sinistra della camicia di Draco era stata strappata; e sotto di essa, sulla pelle bianca del braccio, sfigurava un enorme sfregio, fresco e sanguinante.
-Oh mio Dio!-
Esalò, inorridita e preoccupata.
Draco si voltò a guardarla, con un cipiglio confuso.
-Che succede?-
Le lo prese per il braccio, delicatamente, costringendolo a farsi più vicino, per poter esaminare meglio la ferita; il sangue scendeva in più rivoli e aveva ormai sporcato la camicia.
-Draco! I rami del Platano Picchiatore ti hanno colpito! Dobbiamo andare in infermeria, subito!-
Esclamò apprensiva, lanciandogli un’occhiata angosciata.
-Mi dispiace…Se io fossi rimasta ferma, come mi avevi detto, a quest’ora tu…e tutta co…-
Mormorò, abbassando il capo e mordendosi violentemente il labbro inferiore.
-Non dirlo e non pensarci neanche. Non è colpa tua.-
La interruppe, con tono seccato; con uno strattone infastidito, si liberò della presa della ragazza, senza riuscire a trattenere una smorfia di dolore, che gli storse appena le labbra fine.
-E’ un graffietto da niente. Non preoccuparti.-
Aggiunse, serio e deciso, alzandosi in piedi e porgendole la mano non insanguinata, per aiutarla ad alzarsi.
Lei lo guardò dal basso, titubante.
Prese la mano e il ragazzo la tirò su senza alcuno sforzo, portandosela quasi addosso. Alexis barcollò un pochino e poi si distanziò, premendogli le mani sul petto ampio.
Draco la guardò dall’altro con un’occhiata impenetrabile dei suoi occhi gelidi – era chiaro come il sole che cercava di nasconderle il dolore che gli correva lungo il braccio insanguinato e la cosa le faceva davvero male. Alzò un braccio e la sfiorò in viso, riponendole le ciocche di capelli sfuggite all’acconciatura, ormai distrutta, dietro l’orecchio.
-Mi dispiace. Ti sei sporcata tutta. Dovevo stare più attento.-
Mormorò assorto, ma lei scosse la testa.
-Non dire sciocchezze e non cambiare argomento: quella ferita non è una cosa da niente! Devi fartela medicare o rischi di prendere qualche infezione!-
Esclamò decisa e questa volta fu lui a scuotere la testa. Sorrise appena, senza riuscire tuttavia ad illuminare gli occhi, che rimasero privi di espressione.
-Black: sto bene, davvero. Non è niente.-
Fece per sfiorarle il viso, con la punta delle dita, ma lei si scostò brusca, facendo un passo all’indietro. Draco la guardò confuso, mentre lei abbassava il capo e stringeva le mani in due pugni, accanto ai fianchi.
-Smettila di atteggiarti a supereroe.-
Mormorò, improvvisamente triste. Un sospiro tremante le lasciò le labbra, mentre se le inumidiva appena con la lingua, nervosa.
-Io non voglio…- si morse il labbro, in difficoltà -…che tu ti mostri a me sempre così perfetto e indistruttibile.-
Draco la fissò sorpreso, ma quando lei alzò il viso di scatto, per incontrare il suo sguardo, questo era tornato freddo e impassibile. Lo osservò per un lungo istante, prima di fare un passo in avanti e colmare la distanza prima creata. Gli depositò una mano sulla guancia, costringendolo a prestarle attenzione.
-Io voglio conoscere ogni cosa di te.-
Soffiò, con voce morbida e improvvisamente dolce, appena velata dall’imbarazzo.
-Non solo i tuoi lati positivi.-
Mosse la mano in una lenta carezza, finchè le dita non gli sfiorarono le labbra.
-Voglio che tu mi mostri anche i tuoi difetti.-
Scese ad accarezzargli il collo bianco, fino a percorrere tutta la linea della clavicola e poi i muscoli del petto.
-Perché voglio imparare ad amarli anche più dei pregi.-
Sorrise timida, mentre si avvicinava a lui e gli posava il viso sul petto, vicino al cuore, per riuscire a sentire i suoi battiti.
-E quando stai male, voglio che tu me lo dica. O quando sei preoccupato, voglio che tu ti sfoghi con me.-
Ormai la sua voce non era più che un morbido sussurro, ma in quella notte silenziosa, cullata solo dal freddo vento, si propagava chiaramente, con tutto il suo infinito amore.
Si aggrappò alle sue spalle, stringendolo forte.
-Draco, io voglio sapere tutto, tutto di te. Tu fai così tanto, preoccupandoti, proteggendomi, amandomi e io, a volte, mi sento…inutile.-
A quel punto, il ragazzo non riuscì a trattenersi oltre e, come se si fosse appena risvegliato da un coma, le circondò la vita con il braccio non ferito, stringendola forte contro di sé. Abbassò il viso, fino ad essere con le labbra vicino all’orecchio.
-Non dire cazzate. Tu non sei inutile, affatto. Non lo saresti mai, per me.-
Mormorò, con tono cupo. Poi si allontanò leggermente, per poterla vedere in viso, e le accarezzò una guancia.
-Vuoi sapere tutto di me? Allora devi sapere che ti voglio. Adesso.-
Quelle parole uscirono come un ordine intenso, che le scivolò sulla pelle con quel respiro di pioggia. Lo guardò per un lungo e silenzioso istante, prima di alzarsi appena in punta di piedi e, dopo avergli poggiato le mani sul petto, annullare completamente la distanza tra i loro visi e le loro labbra. Si fusero, come solo la nutella con la panna avrebbero saputo fare; o il burro d’arachidi con la marmellata; perfetti, nel loro intreccio di lingue; dolcissimi, nel loro sapore di albicocca fresca di rugiada. E le labbra si mordevano in modo delicato; e le carezze si assorbivano con morbida gentilezza, in infiniti attimi che avvolsero entrambi, portandoli al di là dell’universo. Al di là di tutto.
Alla fine, dopo un incipit deliziosamente delicato e un seguito possessivamente violento, si tornò alla gentilezza iniziale. Draco le depositava piccoli baci, facendo scivolare le sue labbra su quelle torturate della ragazza, mentre, con una mano, le sfiorava la guancia e i capelli. Poi, si allontanò appena, per riaprire gli occhi e osservarla fare lo stesso.
-Cazzo.-
Mormorò sulle sue labbra, con sguardo indecifrabile. Lei corrugo le fine sopracciglia.
-Il braccio fa un male Gramo!-
Si lamentò finalmente, stringendo gli occhi e storcendo appena la bocca. La ragazza lo guardò preoccupata, scostandosi appena, e lui riaprì un occhio, scrutandola.
-Sono abbastanza sincero, così?-
Alexis scoppiò in una risata allegra, circondandogli il collo con le braccia e stampandogli un altro bacino a fior di labbra.
-Sei perfetto. Grazie.-
Mormorò. Poi si allontanò appena, per vederlo farle un’occhiolino.
-E ora è meglio se andiamo in infermeria, sul serio. E’ davvero una brutta ferita, quella.-
Lo prese per mano, ma lui non si mosse e, anzi, la tirò appena, costringendola a voltarsi. Appena lo fece, con cipiglio confuso, lui le posò una mano sulla guancia, sorridendo appena.
-No, per favore. C’è una cosa che ho fatto per te e voglio che tu la veda.-
Sussurrò, ma lo sguardo di lei corse sulla ferita sanguinante.
-Ma il braccio…-
-Mi fa un male da Maledizione Senza Perdono, sì. Ma farebbe più male il rimpianto di una serata non conclusa.-
La interruppe, avvicinandosi al suo viso e poggiando la fronte su quella di lei. La guardò dritta negli occhi.
-Il ricordo del dolore se ne andrà; quello di una serata passata con te, rimarrà indelebile.-
Le soffiò, ad un centimetro dalle labbra, sincero – e anche un po’ sornione: sapeva che con la dolcezza si conquistava ogni donna, e a volte, tendeva a farne uso solo per ottenere ciò che voleva; un comportamento non molto onorevole, ma infondo, lui era Draco Malfoy.
Alexis non riuscì a fermare il sorriso che, spontaneo, le colorò le labbra, insieme al rossore tipico che le scaldava le guancie. Il cuore prese a batterle frenetico nel petto, tanto che pensava sarebbe riuscito a sfondarle la cassa toracica per raggiungere quello di lui. Si chiese se riuscisse a sentirlo.
-Sì, riesco a sentire ogni battito del tuo cuore. Il mio cuore.-
Si corresse, quasi le avesse letto nel pensiero. Le passò una mano tra i capelli, accarezzandola.
-Quindi, non preoccuparti per il mio braccio: starà bene. Ora, andiamo.-
Alexis lo guardò indecisa, disorientata e stordita. Poi, alla fine sorrise, scuotendo la testa.
-Sei un gran testardo.-
-No, sono un Malfoy.-
Si limitò a risponderle, con una scrollata di spalle.
-E ora andiamo, prima che questo dannato albero riprenda a muoversi.-
Fu lui, questa volta, a prenderla per mano. E fu lei, questa volta, a non muoversi.
-Aspetta!-
Lo fermò, mentre districava le loro dita e si chinava a prendere qualcosa dal terreno. Quando tornò da lui, stringeva la benda tra le mani.
-Voglio che tutto sia come l’avevi programmato.-
Soffiò con un sorriso. Draco la guardò piacevolmente sorpreso – la sua piccola Black non avrebbe mai smesso di stupirlo; e non sapeva quanto avesse ragione.
Prese la benda e lei si voltò, mentre lui, ancora una volta, gliela legava intorno agli occhi, per poi prenderla per mano e condurla dove voleva.
Ad Alexis non importava poi molto dove la stesse portando: se lui era al suo fianco, anche l’inferno sarebbe andato bene.

Nel buio della benda, si lasciò docilmente condurre: si abbassò, camminò, fece più di una rampa di scale. Poi, finalmente, si fermarono di nuovo.
-Alohomora.-
Mormorò Draco e lo scattare di una serratura si diffuse nel silenzio del luogo. Il vento freddo aveva smesso di colpirla, quindi immaginò di trovarsi al chiuso ora.
-Vieni, siamo arrivati.-
Il ragazzo le si mise alle spalle e le pose una mano sulla schiena, spingendola all’interno di un luogo piacevolmente caldo. La porta alle loro spalle si chiuse con un debole clic, ma questa volta non sobbalzò. Si limitò a sorridere, un po’ ansiosa.
Senza più dire nulla, Draco armeggiò con la benda, fino a riuscire a toglierla, lasciandola scivolare lentamente.
-Ora puoi aprire gli occhi, mia bella Black.-
Le soffiò in un orecchio e lei sorrise più apertamente, annuendo. Le palpebre si sollevarono appena, sbattendosi un paio di volte su quegli smeraldi sinceri, prima che lei riuscisse a mettere a fuoco quel che aveva intorno. E, appena lo fece, rimase letteralmente senza fiato.
Si trovavano in una stanza piccola e decisamente accogliente; dalla forma rettangolare, era completamente ricoperta di legno, sia il pavimento lucido che le mura; sulla parete più lontana, c’era un enorme camino di mattoni, nel quale scoppiettava vivida una calda fiamma; lì vicino, gettati in terra, c’erano parecchi cuscini azzurri. L’ambiente era in penombra, rischiarato dal fuoco del camino e dalle molteplici candele che profumavano l’ambiente di rosa; ma non erano solo quelle a mandare quel profumo inebriante: sparsi per la stanza, in una scia che conduceva al letto matrimoniale, e anche sopra di esso, c’erano una miriade di piccoli petali di rosa blu.
Alexis avanzò di un passo, la bocca spalancata, coperta da una mano tremante. Gli occhi di smeraldo scintillavano in un modo incredibile.
-Per tutti i Troll di montagna…-
Fu l’unica cosa intelligente che riuscì a dire. Ok, non proprio intelligente, ma non poteva chiedere di più al suo cervello, in quel momento.
Draco la guardò, con un ghignetto divertito, e poi la prese per mano, facendola sobbalzare appena: era rimasta così meravigliata da quel posto, che sentirlo all’improvviso l’aveva spaventata.
La condusse sul letto dove, tra i petali del suo fiore preferito, si sedettero. Il ragazzo non disse nulla, si limitò a fissarla. Lei ancora si guardava intorno, con gli occhi spalancati.
-Tu sei pazzo.-
Riuscì a sussurrare dopo una manciata buona di minuti, mentre si voltava, finalmente, ad osservarlo. Lui si strinse nelle spalle, con indifferenza, e poi le sorrise divertito.
-Sono fiero di esserlo…-
Sbuffò, avvicinandosi improvvisamente al suo viso. Sogghignò e le sfiorò una guancia con le dita fredde, beandosi del suo calore.
-…di te.-
Aggiunse dopo, sfiorandole le labbra con un bacio veloce. Poi si allontanò di nuovo, passandosi la punta della lingua sulla bocca. Fissò un punto lontano, come se, all’improvviso, fosse in difficoltà. Alexis lo guardava ancora stupita, con il cuore che le martellava furioso nel petto.
-Non sono bravo con le parole, dovresti averlo capito ormai.-
Esordì, mettendosi le mani sulle ginocchia e sbuffando.
-Blaise dice che non si puo’ comprare tutto con il denaro: forse ha ragione. Ma non conosco altro modo per farlo.-
Sorrise mesto, a disagio, mentre si passava una mano tra i capelli, che ormai gli ricadevano sullo sguardo.
-Questo è l’unico modo che conosco…per dirti grazie.-
Alexis sorrise e si avvicinò a lui, posandogli la testa su di una spalla e sfiorandogli il braccio non ferito, con l’indice, ripercorrendo tutti i muscoli tesi.
-Tu non hai bisogno di ringraziarmi. E tutto questo è…pazzesco e meraviglioso.-
Lo interruppe, sentendosi goffa all’improvviso. Lui si voltò ad osservarla, alzando la mano ed accarezzandole il viso, con la punta delle dita.
-Sì, invece. Devo dirti grazie per aver portato un po’ di luce nella mia vita.-
Riuscì a dirlo in modo sincero e disinvolto, guardandola dritta negli occhi, e questo la rese ancora più felice: era quella la parte di Draco che voleva imparare a conoscere ed amare; la parte che teneva più nascosta, la più semplice.
Sorrise, senza avere parole da dire. Temeva che, con la sua goffagine, avrebbe solo rischiato di rovinare l’atmosfera. Così fece la cosa più naturale che potesse: si sollevò appena e lo baciò, trasmettendogli in quel morbido modellarsi di labbra, tutte le cose che non avrebbe saputo dire a voce.
Passarono qualche minuto, semplicemente a coccolarsi. Poi, lo sguardo di lei corse sulla ferita, ancora sanguinante del braccio. Sbuffò e si alzò.
-Non hai voluto andare in infermeria, ma almeno permettimi di curarti come meglio posso.-
Insistette, meritandosi un’occhiataccia. Poi, però, alla fine, Draco le porse il braccio, con un gesto brusco e infastidito e lei sorrise, soddisfatta.
Lo esaminò, un po’ ansiosa, ma non poteva fare molto con la camicia sopra. Abbassò lo sguardo, arrossendo leggermente.
-Dovresti toglierla…-
Mormorò imbarazzata, portandosi un boccolo, sfuggito all’acconciatura, dietro l’orecchio.
Lui sollevò un sopracciglio e poi ghignò, divertito.
-Toglimela tu.-
Ordinò quasi, con tono privo di vera espressività. Alexis alzò lo sguardo di scatto, gli occhi sbarrati.
-Come, scusa?-
Domandò sorpresa, assumendo un delizioso colorito sulle guance. Lui, per tutta risposta, si strinse nelle spalle, con un gesto incurante.
-Sei tu che vuoi curarmi: fai bene il tuo lavoro.-
La schernì serio, senza guardarla. Alexis ebbe l’impressione che si stesse trattenendo dallo sghignazzare divertito.

Bastardo di un Malfoy!
-E d’accordo.-
Bofonchiò nervosa, senza avere il coraggio di guardarlo in viso. Si concentrò sui bottoni della camicia che, dopo un profondo respiro incoraggiante, cominciò a far passare per le asole. Si sentì incredibilmente goffa: le mani tremavano appena, e faticava a far uscire i bottoni; le asole le sembravano troppo piccole e lei troppo maldestra. Si vergognava da morire. Alla fine, riuscì a togliere anche l’ultimo bottone e aprendo entrambi i lembi, si ritrovò a fissare il petto bianco, ampio e muscoloso del giovane Serpeverde: era evidente che si impegnava nel Quidditch; i fasci di muscoli e nervi lo confermavano chiaramente.
Passato il primo nervoso iniziale, gliela sfilò lentamente, scoprendo prima le spalle forti e poi, facendo attenzione alla ferita, gliela tolse definitivamente, lasciandola ricadere alle sue spalle.
Ok, era ufficiale: Draco Malfoy a petto nudo era decisamente mozzafiato.
Cercò di non rimanere troppo a fissarlo, altrimenti sarebbe passata per una stupida quindicenne affamata di sesso: cosa che, in nessun modo o circostanza, era o sarebbe stata.
-Ecco fatto.-
Mormorò, per spezzare quel silenzio carico di tensione. Draco fissava le fiamme pigre del caminetto, senza mostrare un reale interesse. Sembrava lontano, in quel momento: chissà a che stava pensando.
In realtà, si stava trattenendo per non saltarle addosso: sentire quelle piccole mani inesperte sfilargli la camicia, gli aveva provocato una reazione intensa che cercava di mantenere a bada. Non era il momento, decisamente.
Alexis si frugò nel cinturino della gonna, per estrarre la bacchetta e, non trovandola, ricordò che lui gliela aveva sequestrata.
-Draco…-
Mormorò, cercando di risvegliarlo dal suo stato di apparente assenza, ma lui non diede segno di averla sentita. Sospirò, nervosa, e si avvicinò di più a lui, proprio quando questo stava voltando la testa nella sua direzione. Si ritrovarono in una situazione piuttosto imbarazzante: lui a petto nudo e lei tanto vicina da poterlo sfiorare, in ginocchio sul letto, con il vestito corto che lasciava scoperta buona parte della coscia. La ragazza deglutì e quando vide le guance di lui –incredibile ma vero- tingersi appena, non riuscì a trattenere una risatina divertita.
-Ma allora anche tu sei in grado di arrossire!-
Lo prese in giro e lui sbarrò gli occhi, voltandosi immediatamente dall’altra parte.
-Cazzo Black: non hai vestiti un tantino più lunghi?-
Si difese, con tono brusco. Ma Alexis aveva capito di essere riuscita ad imbarazzarlo e la cosa segnò un punto nel suo piccolo orgoglio personale.
Ridacchiando ancora, sottilmente divertita, si avvicinò di nuovo a lui e il suo viso gli sfiorò una spalla. Quando il ragazzo si voltò di nuovo a guardarla, con un cipiglio nervoso, lei sorrise dolcissima, conservando una nota dannatamente sensuale.

Maledetta Black!
Si piegò appena, con uno sguardo malandrino – degno di James Potter – e, lentamente,  lasciò scorrere le dita sul ventre scolpito, i cui muscoli si irrigidirono al suo passaggio, prima di infilare la mano nel cinturino e prendere la bacchetta, che gli sfilò con un gesto fluido. Lui si limitò ad osservarla dall’alto, sforzandosi di rimanere fermo e impassibile: quella piccola serpe stava mettendo a dura prova il suo auto controllo – che, già di per sé, non era decisamente forte.
-Che cosa stai facendo?-
Le chiese, con tono quasi meccanico, lanciandole un’occhiataccia. Lei si limitò a sorridere e a stringersi nelle spalle, per poi allontanarsi, in modo studiatamente lento.
Quando aveva imparato ad essere così…intraprendente, non lo sapeva neanche lei.
Lo guardò innocente, sventolando appena la bacchetta.
-Mi serviva questa.-
Se ne uscì, con tono innocente. In realtà, dentro al petto, il cuore le stava gridando dietro un insulto dietro l’altro, perché non riusciva più a battere ad un ritmo regolare.

Atteggiamento da Grifone, cuore decisamente fifone.
Draco la osservò impassibile, le sembrava un po’ arrabbiato, così decise di smetterla con i giochetti e abbassò lo sguardo sul suo grembo.
-E ora pensiamo alla tua ferita.-
Tentò di spezzare il silenzio. Puntò la bacchetta sul letto e la agitò appena.
-Ferula.-
Pronunciò, e una lunga benda uscì dalla punta del bastoncino.
Ne strappò una parte e poi, ci puntò la bacchetta sopra.
-Aguamenti.-
Dell’acqua bagnò la stoffa.
La strizzò appena, in terra, macchiando il parquet, ma non se ne curò. Si avvicinò al braccio che il Serpeverde le stava porgendo e, delicatamente, cominciò a ripulire la ferita, con gesti meticolosi. Lo squarcio era lungo e profondo qualche millimetro, ma non sembrava essere troppo grave, per fortuna. Alla fine, dopo averlo disinfettato alla meglio, passò a bendarlo con la fascia.
-Ti fa male?-
Si informò, mentre fermava la benda con un nodino piccolo. Draco si voltò, finalmente, a guardarla.
-Un po’, ma è sopportabile.-
Si limitò a rispondere, scrollando le spalle. Lei lo osservò dal basso, con espressione tesa. Poi, gli depositò un bacino all’altezza della ferita. Il ragazzo la osservò sorpreso, ma non riuscì ad impedire ad un piacevole calore, di scaldargli il petto.
-Così farà meno male.-
Sussurrò, sorridendogli imbarazzata. Lui annuì, socchiudendo appena gli occhi.
Alexis osservò quel viso perfetto e, preso tutto il coraggio che aveva in corpo, si riavvicinò al braccio e gli depositò un altro bacio. Poi, lentamente, sotto lo sguardo sorpreso del biondino, cominciò a risalire, sfiorandogli la spalla nuda, l’incavo del collo, la mandibola, una guancia e infine le labbra, che rapì con un bacio dolce e intenso, che lui non esitò a ricambiare, infilandogli una mano nei capelli. Erano in una posizione un po’ imbarazzante, di nuovo: lui ancora seduto, e lei inginocchiata, con le mani che premevano sulle spalle forte; i loro corpi, vicinissimi.
All’improvviso, Draco scattò e, agile come un felino, ribaltò la situazione.
Alexis si ritrovò imprigionata tra il letto e il corpo del giovane Malfoy, che le bloccava i polsi sopra la testa e le stringeva le ginocchia attorno alla vita, continuando a divorarle le labbra. Si allontanò appena solo per proferire una frase.
-Pensavo che, ormai, avessi imparato a non giocare con me…perdi prima ancora di iniziare la danza.-
E riprese a morderle le labbra, per poi scendere con baci roventi lungo la guancia, nell’incavo del collo, sulle spalle lasciate scoperte dal vestito. Alexis non riuscì a trattenere un sospiro, mentre lui ripercorreva la sua scia.

Dio, se la voleva. Ma non poteva…insomma: Alexandra aveva quindici anni e, nonostante lui si fosse dato da fare già a quell’età, lei le sembrava troppo piccola e fragile. Non poteva fare sesso –no, non sesso, amore, si ripetè nella mente- con lei, purtroppo. Non era una di quelle sgualdrine che si portava a letto e basta: lei era Alexandra Black. La sua Alexandra Black e per lei e la sua candida purezza, avrebbe resistito. Non l’avrebbe macchiata.
Risalì a baciarle il viso ma, quando avrebbe dovuto sfiorarle le labbra, si limitò a depositarle un bacino sulla punta del naso.
Brama 0. Amore 1.
Sogghignò divertito.
-Torna da me, mia bella Black.-
Alexis riaprì gli occhi, decisamente stordita, e sorrise oltremodo imbarazzata. Il cuore, ormai, l’aveva letteralmente mandata a Notturn Alley. Draco le sfiorò il viso con una carezza e poi si rialzò, ricomponendosi e riinfilandosi la camicia. Non la guardò ancora, perché così, sdraiata sul letto, e con quell’aria dolcemente disorientata, aveva un aspetto terribilmente invitante.
-Vieni, andiamo a mangiare: sarai affamata.-
Le propose, quando fu sicuro di riuscire a controllare le sue reazioni. Alexis si era rimessa seduta e stava controllando che il cuore riuscisse ancora a battere in modo regolare.
Per tutte le mutande di Merlino: in quel momento, stretta contro il suo petto muscoloso, aveva desiderato che Draco non si fermasse mai. Era possibile avere già pensieri del genere, alla sua età?
Scosse la testa, decidendo di non pensarci e sorrise, annuendo appena. Ora che ci faceva caso, un po’ di fame l’aveva davvero.
Draco si alzò dal letto e le porse una mano, invitandola a sedersi al piccolo tavolino tondo, che prima non aveva notato.
E cenarono, tra una presa in giro, una chiacchierata, dolci scambi di sguardi e qualche risata.
Poi, si buttarono sui cuscinetti accanto al caminetto, dove Draco stappò una bottiglia di champagne che aveva l’aria di essere molto costosa. Ne versò un po’ in due bicchieri e poi ne porse uno ad Alexis, che sorrise. Il ragazzo alzò il calice al cielo.
-A te, Alexandra Black: per riuscire a portare luce nella mia vita.-
Brindò, con un sorriso bellissimo. Anche Alexis alzò il calice e lo fece tintinnare contro quello del ragazzo.
-A noi: e che questo sia il primo di tanti bei momenti passati insieme.-




 
 

 

*

 

 

 

x le_montagnine: E’ un piacere per gli occhi e per il cuore rileggere le vostre recensioni, ragazze! Bhe, che dire? Molto l’ho già detto nella prima parte e spero abbiate apprezzato la dedica!*.* Per quanto riguarda la squadra di recupero, tenetela comunque vicina, non si sa mai mi dovessi riperdere *speriamo di no, in questi giorni son riuscita a concludere ben due capitoli xD* Spero che anche il tanto atteso appuntamento abbia soddisfatto ogni vostra aspettativa e, come al solito, voglio sapere che ne pensate x3
Un sondaggio su più boni di HP? *.* Mha, la mia classifica verte in questo stato al momento *mostra una piccola diapositiva proiettata su un muro, in cui Draco, Lucius, Sirius e James fanno a botte per ottenere il primo posto* XD Non so chi scegliere tra loro, forse Draco supera tutti –cosa che mi ha spinto a scrivere una ff con lui protagonista maschile, ma anche gli altri stuzzicano la mia enorme fantasia XQ___
Ron all’ultimo posto dite? Mmm, io non lo trovo così brutto xD Avrei messo Peter Minus…o Tiger e Goyle xD o Silente *rotola*
Bhe, che altro dirvi? Come voi mi rinnovate i complimenti, io vi rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti e vi dico che, sul serio, vi adoro con tutta me stessa *.*
Se vi va, rinnovo anche l’invito al mio personal forum (http://adawong.forumfree.it/) se volete farci un salto, mi piacerebbe conoscervi anche all’infuori delle recensioni! Inoltre lì potete trovare di tutto sulla storia e anche sulle altre che sto scrivendo ;D
Ora vi lascio, se no viene più lunga la risposta del capitolo x3
Un bacione enorme! <3

x elita: Ben ritrovata, carissima! I tuoi commenti sono sempre un toccasana! Spero che la mia dedica ti sia piaciuta, e lo stesso per il capitolo! *.* Ti ho anche mandato una mail per ringraziarti personalmente per aver recensito anche la mia shot su Kodocha, ma li rinnovo qui: grazie, grazie, grazie! Tu dici che ci saranno guai per la nostra Potter, ora che i due sono così vicini? Chissà, chi vivrà vedrà, si dice, infondo xD Intanto, goditi questo appuntamento e i momenti felici che passeranno insieme! Per il dopo…non ti resta che continuare a seguirmi xD
Ci sentiamo presto dunque, un abbraccio forte forte!

x mantovanina: Oh, che piacere leggere un tuo commento anche a questa storia! Ben ritrovata, quindi x3 Sono davvero onorata che tu abbia letto anche la mia presentazione, pensavo a nessuno interessasse dell’autrice xD E grazie mille per i complimenti a questa storia e a Queens Park –che tra l’altro ho aggiornato giusto qualche giorno fa ^^. So come ci si sente ad arrivare all’ultimo capitolo e a rimanere a secco, per cui ecco qui quello nuovo, spero ti piaccia *___* Non pensavo di riuscire a catturare tanto una lettrice, quindi sono davvero contentissima di sentirtelo dire –o di vedertelo scrivere, sarebbe meglio xD
Per quanto riguarda il momento in cui verrà fuori tutta la verità, ti basterà continuare a seguirmi, per saperlo, e spero vivamente che tu lo faccia, continuando a farmi sapere cosa ne pensi –sai, sono abbastanza recensioni dipendente, ne ho bisogno per scrivere *rotola*
Quindi grazie ancora, davvero, e a presto! *___*

x PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: E chi non vorrebbe essere al posto di Alexis?*.* Io per prima, sinceramente x3 Comunque, grazie mille per i complimenti *Oddio, addirittura scrittrice formidabile?o////o…vuoi farmi proprio morire di infarto xD*
Bhe, spero allora che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Fammi sapere come sempre eh: un bacio!

x Minnieinlove: Allora cuggia, sono perdonata?*____* Spero di sì, perché ci ho messo davvero tutta me stessa per scrivere questo tanto atteso appuntamento!
Anch’io voglio il vestito verde di Alex e soprattutto le sue scarpe *le sto cercando disperatamente x3* E soprattutto Blaise: mi va bene anche se non diventa me *rotola*
E tu, sbrigati ad aggiornare, che son curiosa ù___ù
Un bacione =*

x terryborry: Per le mutande di tutti i Mangiamorte e di Lord Voldemort anche! Nessuno mi aveva mai scritto una recensione tanto lunga ò___ò *va in iperventilazione*
Ok, cerco di stare calma e di riprendermi *cielo, sono davvero emozionata x3*
Allora, andiamo con ordine, altrimenti rischio di fare un casino dietro l’altro!XD
Innanzitutto, credo di aver già detto molto con la dedica che ti ho fatto di questo capitolo –e spero, con tutta me stessa, che tu l’abbia apprezzata! Anche se sei nuova della storia, mi hai lasciato una delle recensioni più belle che io abbia mai letto in tutto il tempo che posto qui su EFP, quindi un mega G R A Z I E è decisamente d’obbligo!
In ogni caso, ti rinnovo il mio benvenuto all’interno della mia storia!
Sono davvero contenta che questo ‘ribaltamento’ della storia sia, secondo te, ben fatto e sono anche onoratissima che tu abbia letto ogni mia presentazione o risposta!
Tu disegni delle tue storie?*.* Anch’io faccio qualche disegno, ma alla fine mi sono dedicata alla scrittura perché la sento più mia! Se ti va, potresti farmi qualche disegno dei personaggi di questo storia, ne sarei non onorata: di più! E, ovviamente, li posterei qui, per farli vedere a tutti *___* Se vuoi, davvero, mi renderesti felicissima!
Per quanto riguarda Draco: mi hai reso davvero davvero contenta, dicendomi che riesco a muoverlo bene!*_* Ho sempre paura di renderlo fuori dai canoni, dandogli un carattere diverso…invece, se tu dici che riesco a gestirlo bene, ne sono veramente felice!
Per Alexis: sì, è una piagnucolona x3 Ma in questo capitolo, niente lacrime, hai visto?xD Spero che, già da qui, stia uscendo un po’ fuori il suo caratterino, perché ora basta esser solo sottomessa da Draco: anche se, secondo me, è una cosa che le piace, infondo XD
Blaise e Diamond: anch’io mi diverto moltissimo a muoverli insieme e a far invertire tanto i loro caratteri a seconda dei personaggi con cui vengono a contatto; c’è stato un periodo in cui pensai di farli fidanzare, ma alla fine ho gettato via l’idea: sono perfetti così, impicciare tutto con l’amore, rovinerebbe ogni cosa! E poi, sì Diamond con Nott piace anche a me x3 E Blaise non puo’ certo rinunciare al suo fedele fan club, giusto? XD
Per quanto riguarda il momento della verità, per sapere cosa succederà ti basta continuare a seguirmi: e spero vivamente che tu lo farai, continuando a lasciarmi tante recensioni come questa che, sul serio, mi hanno resa l’autrice più felice del sito *_*
E poi, hai visto che non ti ho fatto aspettare tanto? Finalmente hai letto del tanto atteso appuntamento e spero di non aver deluso le tue aspettative! Il campo di rose blu non c’era, ma ci sei andata vicino, perché i petali erano sparsi ovunque :3
Ora, finalmente, passo a rispondere alle tue domande –e non preoccuparti, fa sempre piacere riceverne, significa che la storia interessa davvero *.*:

  1. Allora, Harry e Alexis hanno un anno di differenza, circa: ad essere specifici, hanno circa 10 mesi di differenza; Harry è nato il 31 Luglio del 1980, mentre Alexis il 17 Maggio del 1981 –Lily sarebbe rimasta incinta un mese dopo aver partorito Harry. Quando Lily e James sono morti, dunque, Harry aveva un anno, ed Alexis aveva circa cinque mesi –sono morti il 31 Ottobre 1981. Quando io dico ‘gemelli’, probabilmente mi riferisco ai loro sguardi *non credo di averlo mai usato per altre occasioni*. I loro occhi, infatti, sono gemelli, essendo entrambi verde smeraldo, come quelli di Lily! Spero di essermi spiegata bene ^_^
  2. Voldemort conosce Alexis, ovviamente: quando ha ucciso Lily e James, c’era anche lei in casa, ma ovviamente ha cercato di uccidere prima Harry, perché era quello il suo obiettivo. Ma, come ben sappiamo, non è riuscito a farlo: quindi non ha avuto neanche il tempo di toccarla Alexis. Per quanto riguarda il fatto che cerchi di portarsela dalla sua parte, non è proprio proprio così, se ti riferisci al sogno che fa Alexis, bhe non posso rivelarti nulla, ma seguendo i capitoli si arriverà allo scioglimento di questo enigma, ovviamente! Inoltre, Voldemort ha cercato di uccidere Harry perché nato il 31 Luglio, seguendo la profezia. Alexis, essendo nata il 17 Maggio, pur essendo la sorella del ‘Prescelto’, non c’entra nulla^^
  3. Come spiegato nella risposta precedente, Alexis non ha alcun compito, in realtà. E’ semplicemente la sorellina del bambino sopravvissuto: non ha poteri speciali, né una missione da compiere. E’ una normale ragazza che ha avuto la ‘sfortuna’ che il fratello fosse il prescelto. Per il resto, non deve fare nulla x3 Questa mia scelta è stata dettata dal fatto che non volevo creare una cosìddetta ‘Mary Sue’, che avesse grandi capacità e grandi missioni. E’ un personaggio normale, che ho cercato di rendere quanto più reale possibile ai fini della trama: non è perfetta ed è piena di difetti –piange sempre, come hai fatto notare tu; non è brava a scuola; non riesce a dire la verità neanche alle persone che ama. E’ dunque una ragazza normale, come anche Hermione o Ginny!

Spero di aver risposto a tutte le tue domande, in modo esaudiente! Se avessi ancora qualche dubbio, non esitare a chiedere, sono qui apposta, onorata di risponderti!
Dunque, finalmente ti lascio con un bacione enorme e, ancora un grazie mega-galattico!*__*

x sackiko_chan: Eccoti il nuovo capitolo: hai visto che non ti ho fatto attendere tanto questa volta?*_* Spero ti sia piaciuto almeno quanto quello precedente e grazie mille per tutti i tuoi complimenti! Sono felice che Draco e Alexis ti piacciano come coppia *ho sempre paura che la gente non la apprezzi, perché Alex è un nuovo personaggio, e non sempre vengono accettati!*
Dunque, goditi la serata della coppietta!
Un bacione e fammi sapere che ne pensi, mi raccomando=)

x Misery13: E come potrei mai scordarmi di te? Che cara che sei, a dare un commento così completo, io ti adoro, davvero *_* Per questo, e anche per seguirmi sempre, ti sei meritata la dedica del capitolo: spero ti abbia fatto piacere, davvero *.*
Come sempre, non posso che rinnovare i miei ringraziamenti! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto –nonostante fosse più leggero, come dici tu^^- e anche di essere riuscita a farti ridere con l’idea di Blaise/Alex, era il mio obiettivo x3
Comunque hai visto che non ti ho fatto aspettare tanto per il nuovo capitolo? *leva Missy dalle spine e la mette su un comodo letto, vicino a Sirius che al momento è fuori dalla storia, così lo puo’ consolarex3*
Allora, spero che ti sia davvero piaciuto questo tanto atteso appuntamento! Ci ho messo tutta me stessa *_*
Per quanto riguarda Sirius: tornerà, te lo prometto; dovrai solo pazientare ancora un po’, ma *spoilerando >.<* farà la sua comparsa in tutto il suo *giovane(?)* splendore! Ma non ti anticipo niente, altrimenti rovino la sorpresa x3
Quindi, fammi sapere come sempre che ne pensi e, se ti va, vieni a fare un salto sul mio forum, mi farebbe un immenso piacere! (http://adawong.forumfree.it/)

x Melikes: Che bello rivederti! Son contenta che anche tu non mi abbia abbandonato e che asserisci di non farlo mai, grazie davvero *_* Spero che la dedica ti sia piaciuta, te la meritavi tutta! Grazie anche per tutta la tua compresione per i miei ritardi: ma questo volta niente scuse, ho postato molto presto, proprio per ringraziare chi, come te, non mi ha abbandonata nonostante tanti mesi di silenzio stampa x3
Finalmente il tanto atteso appuntamento è stato fatto: spero di non aver deluso le tue aspettative! Io mi sono divertita davvero a scriverlo e ne sono piuttosto soddisfatta *_*
Per quanto riguarda il momento della verità: bhe, dopo tutto il casino che ho combinato, non si poteva mica risolvere così facilmente x3 Sono una a cui piace mettersi in difficoltà da solaXD
Comunque, arriverà prima o poi, non disperare! E sì, dovrebbe essere un bel momento riunione con Silente davanti. *Forse…Chissà…Non lo so: non anticipo nulla x3*
Dunque, per saperlo, ti basta continuare a seguirmi, ovviamente, e farmi sapere che ne pensi!*____*
Se ti va, passa sul mio forum, mi renderesti felice (http://adawong.forumfree.it/)
Un bacione enorme <3

x miyuko: Ecco di già il nuovo capitolo! Spero che anche con l’occhio pizzicorante riuscirai a leggere e a recensire! Spero ti sia piaciuto il tanto atteso primo appuntamento! Un bacio.

 

 


PS (per tutte le lettrici): non sento più i polsi, dopo tutte queste lunghe risposte, ma ne sono orgogliosa.

GRAZIE!

GRAZIE DAVVERO!

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Capitolo 25
*** Vanity Witch ***


Ed eccomi qui!
Sto mantenendo fede al mio impegno queste settimane, avete visto?
Se mi impegno ce la posso fare anch’io xD
Certo, sto trascurando un po’ di cosine a cui dovrei prestare attenzione *tipo studiare per l’esame della patente* però devo dire di essere soddisfatta della mia velocità e anche –strano ma vero- dei miei nuovi capitoli!
Indi per cui, non mi resta che lasciarvelo leggere senza, per una volta, finire in sproloqui senza senso sulla mia vita XD
Solo una cosa: il prossimo capitolo farà ritardo, perché finalmente anche Giulia va in vacanza *_* Cercherò comunque di non far passare un mese, tranquille u.u
Ho cinque ore e mezza di treno, scriverò qualcosa dai x3
Dunque, leggete e fatemi sapere, come sempre, che ne pensate!

I vostri commenti e i vostri complimenti mi donano sempre un po’ di allegria!

 

Un bacione enorme e buone vacanze a tutte/i voi! <3

 Giulia

 

PS. Questo capitolo è un omaggio alla grandissima Savannah, che ha coronato il sogno di molte delle scrittrici di questo sito: pubblicare un racconto originale in pagine e inchiostro! Chi ha letto le sue ff qui su EFP capirà a cosa mi riferisco quando parlo di omaggio! Le auguro tutta la fortuna del mondo, sperando, nella mia piccola modestia, di riuscire un giorno a diventare come lei.

 

 

 

PPS. Vi lascio i link ad alcuni disegni fatti dalla mia gemy (miyuko, qui su EFP) che rappresentano i miei PG! Spero vi piacciano ;D

Alexis Lily Potter: http://img245.imageshack.us/img245/3664/img006wg.jpg
 
Chibi Alexis: http://www.youimages.org/public/images/181326Alexis.jpg
Diamond Anne Cherin: http://img33.imageshack.us/img33/9707/img008jy.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Narcissa Black Malfoy camminava a passo svelto lungo il corridoio dell’enorme villa, in cui viveva con il marito Lucius, il figlio Draco e l’elfo domestico Dobby.
E malediceva il buon nome di Lord Voldermort, perché in casa sua, in quel momento non c’era nessuno di loro! Possibile che quando servissero, sparivano tutti?
Ok, Draco era anche giustificato: era a scuola da mesi ormai e non lo avrebbe visto fino alla fine dell’anno, dal momento che Lucius aveva preferito farlo rimanere, anche per le vacanze natalizie, a Hogwarts, il luogo sicuramente più sicuro, di quei tempi. Lui era quasi sempre lontano da casa per affari di lavoro: dopo aver elargito un’ingente somma di denaro, molti anni prima, per convincere il Ministero della sua innocenza – per comprarla, sarebbe meglio dire – continuava a fare dei piccoli favori ai potenti del settore, solo per assicurarsi un posto nel mondo per il loro futuro e quello del figlio. Per tutti i dannati mezzosangue: non aveva nulla in contrario su questo, ma se qualche volta si fosse dato pace e avesse trascorso un po’ di tempo con sua moglie, non sarebbe di certo crollato il mondo!
E poi, c’era quell’inutile essere di Dobby: l’elfo domestico più inefficiente del mondo magico! Aveva chiesto a Lucius di liberarlo e prenderne un altro: sicuramente Kreacher, l’elfo della sua defunta zia e che ora apparteneva a quel buono a nulla di Sirius, nascosto chissà dove, come un vecchio e lurido cane – oh, avesse fatto le scelte giuste, quando aveva potuto, ora non si sarebbe ritrovato a scappare come un impotente Babbano -, sarebbe stato molto più servizievole. Quell’orrendo coso di Dobby, le poche volte in cui era presente, combinava più guai che cose giuste: aveva più dita stirate, orecchie bruciate e ferite da frusta – Lucius, quando era nervoso, ci andava giù pesante…Narcissa non approvava, ma non aveva il coraggio di ribattere – che altro. E poi, le uniche e rare volte in cui serviva, non lo si trovava da nessuna parte – cosa che, ultimamente, succedeva più spesso del solito.
-DOBBY!-
Tuonò ancora, mentre scendeva le imponenti scale che portavano all’ingresso principale. Il tempo di scendere l’ultimo gradino e l’enorme porta di ingresso, interamente intagliata nel legno, si aprì, lasciando entrare una figura alta e dal portamento fiero ed elegante.
- Narcissa.-
La voce fredda di Lucius Malfoy riempì il silenzio, colmato appena dall’eco dell’urlo della donna. In un turbinare di veli di gonna e di boccoli biondi, la Black si voltò verso suo marito, con l’espressione sorpresa ancora leggermente accigliata.
-Lucius!-
Esclamò stupita, avvicinandoglisi mentre lui si sfilava il mantello nero, con un gesto fluido.
-Dobby!-
Al richiamo del vero padrone, l’elfo domestico fece la sua comparsa, con un piccolo ‘pop’. Si chinò tanto, che il naso lungo sfiorò il pavimento.
-Ai suoi ordini, signore.-
Gracchiò con voce titubante, mentre Lucius lasciava ricadere il mantello tra le sue mani.
Narcissa sbuffò arrabbiata, lanciandogli un’occhiataccia.
-Si puo’ sapere perché diavolo quando lo chiamo io non compare?-
Si lamentò stizzita, stringendo la lettera che teneva tra le dita fine, con espressione frustrata. Lucius si voltò a guardarla, con entrambe le sopracciglia fine sollevate.
-Dici davvero?-
Si informò, con voce apparentemente disinteressata. Il piccolo elfo tremò, mentre ripiegava il mantello.
Narcissa sospirò e scosse la testa, dopo aver lanciato una lunga occhiata all’elfo. Aveva ancora un briciolo di pietà, per sua immensa fortuna.
-Lascia stare.-
Mormorò, stringendo le braccia al petto. Lucius la osservò per qualche secondo silenzioso.
-Dobby, va. Ti voglio nel mio studio tra un’ora e se non ci sarai, non sarò di nuovo tanto clemente. E quando mia moglie ti chiama, ti ho ripetuto mille volte che devi obbedirle come se fossi io a chiamarti, sono stato chiaro?-
Il tono con cui disse quelle parole era apparentemente calmo, ma nascondeva una sottile minaccia che l’elfo conosceva bene.
-Sì, signore. Dobby è dispiaciuto di non aver obbedito alla Signora. Dobby andrà a bruciarsi le dita dei piedi, per questo.-
Si mortificò, chinandosi ancora tanto da toccare terra anche con le orecchie da pipistrello.
Lucius lo liquidò con un gesto infastidito della mano e l’elfo scomparve, così come era apparso.
Narcissa fissò il marito, che si concentrò finalmente su di lei. Le si avvicinò, sfiorandole il viso con una carezza delle dita gelide. Poi le stampò un rovente bacio sulle labbra. Solo allora lei si concesse di sorridere e lo sguardo di ghiaccio si sciolse appena in un’espressione più morbida.
-Dove sei stato?-
Gli domandò, mentre lui le accarezzava i lunghi capelli e la stringeva a sé, passandole un braccio intorno alla vita; le mise la guancia sulla tempia.
-Affari di lavoro, come sempre.-
Le rispose, in modo semplice e sbrigativo. Non amava parlare con la moglie di quelle cose: non ne andava molto fiero, ma doveva farlo per lei e per loro figlio.
Narcissa sospirò, un po’ delusa, e gli posò una mano sul petto.
-Come mai cercavi Dobby?-
Si informò con un mormorio, sfiorandole i capelli con le labbra.
-Draco mi ha mandato una lettera, un po’ di tempo fa. Ma con tutta la confusione di pergamene che arrivano in questa casa, l’ho trovata solo oggi.-
Alzò il viso per poterlo guardare negli occhi e scorgere la sua espressione lontana, come sempre. Chissà a che stava pensando, ora. Era da un po’ che Lucius le sembrava distante, come quando si era unito al Signore Oscuro. Sospirò, disegnando una linea immaginaria sulla camicia di tessuto pregiato del marito.
-Dovremmo dire a chi ci scrive, di darci un taglio. La ‘Gazzetta del Profeta’ e ‘Il Settimanale delle Streghe’ chiedono ancora un’intervista per sapere cosa significhi essere sotto Imperius del Signore Oscuro. Ti rendi conto?! Ci tempestano ancora, dopo sedici anni!-
Sbottò, premendogli entrambe le mani sul petto e facendo per allontanarlo, un po’ alterata. Ma lui non glielo permise e le strinse entrambe le braccia intorno alla vita, costringendola a restare in quell’abbraccio, che la fece gemere appena. Con sguardo vuoto, le depositò un bacio sulla tempia e poi le mise il mento sulla testa, cullandola un pochino.
-Dimmi: che ti ha detto Draco nella sua lettera?-
Si informò, ignorando del tutto il discorso precedente.
Narcissa sbuffò contrariata: non c’era alcun modo per affrontare quell’argomento con Lucius.
-Mi ha chiesto una cosa davvero strana.-
Sospirò, arrendendosi. La stretta di Lucius si fece meno ferrea, mentre la distanziava per guardarla negli occhi, con un cipiglio confuso. Non la interruppe, incitandola silenziosamente ad andare avanti, mentre le accarezzava appena una guancia.
-Voleva sapere se avessi una cugina di nome Alexandra. Dovrebbe essere la sorella minore di quel buono a nulla di Sirius e avere quindici anni.-
Spiegò, rimuginando su un pensiero che le era venuto ora in mente.
Lucius la fissò, alzando un sopracciglio.
-Come mai vuole saperlo?-
Narcissa scosse la testa.
-Non lo so, non ha specificato. In ogni caso, non ricordo di avere una cugina con quel nome.-
-E allora?-
Lucius corrugò la fronte. Lei fece spallucce.
-Nulla, gli ho scritto una lettera di rimando in cui gli comunico di non ricordare affatto questa Alexandra. Mi serviva Dobby per fargli recapitare la lettera: è passato più di un mese da quando mi ha inviato questo messaggio e utilizzando il gufo, arriverebbe ancora più tardi.-
Spiegò, mentre Lucius scioglieva l’abbraccio.
-Capisco.-
Le sfiorò di nuovo le labbra con un bacio veloce, prima di sfiorarle i capelli e superarla.
-Comunque, non darla a Dobby: quell’elfo fa più danni che cose giuste.-
Affermò, con tono annoiato.
-Puoi darla a me: domani vado a scuola per vedere la partita di Quidditch di Draco.-
La informò, mentre saliva l’enorme scalinata, per andare al piano superiore. Narcissa fissò stupita la sua ampia schiena, prima di rincorrerlo per i gradini. Con la gonna lunga e ingombrante, rischiò di inciampare, ma, fortunatamente, Lucius si voltò in tempo e l’afferrò per un gomito, impedendole di rovinare giù per le scale – i riflessi che lo avevano reso capitano della squadra di Quidditch di Serpeverde, a suo tempo, non l’avevano di certo abbandonato con l’avanzare dell’età. La fissò e un lampo divertito gli attraversò lo sguardo argenteo.
-Sta attenta, Cissy.-
La rimproverò, ma il tono che aveva usato era dolce e gentile.
Il cuore di Narcissa mancò un colpo: quanto tempo era che non la chiamava in quel modo? Che non usava quella voce? Che non le sorrideva?
Bofonchiò qualche scusa, nervosa e felice. La risata di Lucius si diffuse in quella casa che era sempre troppo vuota e silenziosa.
-Il tempo passa, ma tu rimani sempre la mia piccola e maldestra Narcissa.-
Se ne uscì, sfiorandole il viso con una carezza, prima di riprendere a salire gli scalini.
La donna rimase a fissarlo, meravigliata e con il cuore che le pulsava forte nel petto, facendola sentire finalmente…viva.
Scosse la testa, dopo qualche secondo, tornando alla realtà, e riprese a seguirlo lungo il corridoio che conduceva al suo studio.
-Vai a trovare Draco?-
Gli chiese affannata, dopo averlo raggiunto. Lui si limitò ad annuire, mentre apriva la porta dello studio e ci entrava. Narcissa si accodò, introducendosi nella stanza.
-Portami con te, per favore!-
Se ne uscì e Lucius quasi cadde dalla sedia, sulla quale si stava accomodando. Alzò il viso su quello triste della moglie, che lo fissava speranzosa, con la lettera stretta tra le mani piccole e affusolate, portate al petto.
Sospirò e si mise seduto, poggiando i gomiti sul ripiano della scrivania e prendendosi la fronte tra le mani.
-Narcissa…-
-Ti prego!-
Lo implorò quasi, mentre si avvicinava alla scrivania e si abbassava verso di lui, per poterlo guardare in viso, le mani poggiate sul tavolo cosparso di documenti e lettere.
Lucius rimase in silenzio, poi si umettò le labbra e una mano si mosse lenta ad accarezzare il dorso di una di quelle della moglie.
-Cissy, mi dispiace. Non posso portarti con me e lo sai. Hanno già cercato di ispezionarci casa per trovare qualcosa di sospetto e i nostri sotterranei sono pieni di prove che potrebbero incarcerarmi con un soffio. Tu devi restare qui.-
Lo disse nel modo più dolce che conoscesse, mentre le prendeva la mano e la stringeva forte.
-Non lasciarmi qui da sola, di nuovo…-
Mormorò lei, abbassando lo sguardo e mordendosi forte il labbro inferiore. Gli sembrò di vedere una lacrima scivolare lungo il viso scarno, ma non ne era sicuro, perché si era nascosta dietro i capelli.

La cosa, comunque, gli fece un male d’inferno.
Le lasciò andare la mano, bruscamente, e si girò con la poltrona, dandogli le spalle.
-Narcissa, non ti porterò con me. Fine del discorso.-
Il suo tono si era fatto improvvisamente gelido, duro e con un pizzico di disprezzo. Si era voltato, per non vederla ancora in viso: da Mangiamorte aveva imparato a mentire e a trattare male le persone, per ottenere ciò che voleva.
-Lascia la lettera sulla mia scrivania e vattere, ora. Devo occuparmi di alcuni affari.-
La liquidò scostante e giurò di aver sentito un debole singhiozzo, che gli si conficcò nel petto come un’acuminata spilla di ghiaccio. La ignorò, perché aveva imparato a convivere col dolore da tempo, ormai.
Narcissa non disse nulla. Si limitò a fare quanto detto dal marito, senza protestare: sapeva che sarebbe stato inutile e non voleva vedere Lucius arrabbiato. Poi, mentre si allontanava per uscire, la sua voce la costrinse a fermarsi.
-Chiederò a Judice di venire a farti compagnia per il tempo che starò fuori, d’accordo?-
Si voltò per osservare il marito, che ora si era di nuovo girato e la fissava con un’occhiata impenetrabile.
Narcissa si limitò ad annuire, socchiudendo appena gli occhi.
Judice era la madre di Blaise Zabini e la conosceva fin da quando i loro figli erano piccoli e si erano ritrovati a giocare insieme in una festa dell’alta società. Poteva considerla più o meno come un’amica: per lo meno c’era, quando aveva bisogno di lei. Non avevano gli stessi gusti: quella donna parlava sempre di fama, sesso, soldi e trucchi, argomenti che a lei non interessavano poi molto. La fama che aveva, sinceramente, la odiava; il sesso? Solo con Lucius, ma preferiva chiamarlo amore –per quanto ne fosse rimasto nel loro rapporto; i soldi non le interessavano così tanto, ma forse solo perché ne era piena e non sapeva più cosa farci; e il trucco? Lo usava, ma non ne faceva una ragione di vita.
Ma, nonostante tutto, era meglio di niente.
Chi aveva inventato il proverbio ‘meglio soli che da Mangiamorte accompagnati’ evidentemente non aveva mai provato la vera solitudine.
Alla fine, dopo un lieve inchino rispettoso, Narcissa si voltò, ma proprio sullo stipite della porta, si fermò di nuovo. Un lampo le aveva attraversato la mente, all’improvviso.
Si girò verso il marito, con espressione corrucciata.
-In ogni caso, quello che mi chiedeva nella lettera Draco…è impossibile.-
Riflettè, la mente lontana che elaborava i ricordi.
Lucius la guardò confuso.
-Perché?-

-Perché a quanto dice lui, questa Alexandra avrebbe quindici anni e dovrebbe essere nata un anno dopo Draco, dunque nel 1981. E questo non è possibile: mio zio Orion è morto nel 1979, subito dopo la scomparsa di mio cugino Regulus…-
 

 

 

~~~

 

 

Se c’era qualcuno a cui non poteva sfuggire neanche il più nascosto pettegolezzo, ad Hogwarts, quella era Coolen Careye, con le sue più fedeli amiche, Cameron Touchfeel, Charlie Liplose, Cleo Keenhear e Chantelle Noseypark. Rinominate inizialmente le F.C. – abbreviazioni sciocca del soprannome ‘Five C’ -, ora erano note in tutta la scuola come ‘Untouchable Ravens’. Corvonero, del quinto anno, erano tutto quello che i ragazzi vogliono e tutto quello che le ragazze desiderano essere: purosangue, belle, ricche, intelligenti e amate. Avevano uno stuolo di corteggiatori secondo solo a quello di Blaise Zabini – ma lui, infondo, era il Re degli affari di cuore. Avevano il potere ad Hogwarts e nessuno osava mai contraddirle.
Perché?
Dirigevano una rivista segreta che veniva pubblicata ogni Domenica mattina, e di cui solo gli studenti erano a conoscenza – veramente, qualcuno sospettava che Silente ne sapesse qualcosa, ma si divertivano a credere che anche a lui piacesse leggere i loro articoli.
A nessuno conveniva andare contro quelle cinque brillanti studentesse, perché potevano distruggerti in un solo secondo, con poche righe. Vanessa ‘Senza Cervello’ Fleming, era stata costretta a rimanere chiusa in camera sua per più di un mese, per la vergogna. L’articolo ‘Un cervello? A che vi serve! Fate come Vanessa Fleming: vendetelo a un Troll!” era stato sulle bocche di tutti fino alla fine del loro terzo anno.

Vanity Witch era conosciuto da tutti gli studenti e veniva portato avanti da tre anni ormai. Non c’era ragazzo di Hogwarts che non lo comprasse per leggere i risultati delle partite di Quidditch, clandestine, organizzate nei parchi nascosti dalle colline, appena fuori Hogsmeade; né ragazza che non facesse i salti mortali per avere tutte le copie e informarsi sui pettegolezzi più succulenti all’interno delle varie case: amori scoppiati; coppiette nuove; tradimenti e triangoli imbarazzanti. Senza contare che, chi acquistava le prime dieci copie della settimana, riceveva un regalo in omaggio, di produzione diretta delle Untouchble Ravens, che avevano ormai avviato una catena vera e propria di prodotti per il corpo e la bellezza, firmata UT – in concordanza anche con il suo significato latino ‘affinche’. Di fatti, il loro slogan recitava ‘Affinchè ogni ragazza possa diventare tutto ciò che desidera essere’. Erano molti i prodotti che vendevano – perché non si limitavano a regalarli in omaggio con le prime uscite; avevano una attività commerciale molto proficua: shampoo e lozioni agli estratti di ogni frutto, balsami districa-nodi-impossibili, creme anti-brufoli, spray auto-abbronzanti, smalti allunga-unghie, rimmel infoltisci-ciglia e molto altro ancora. I prezzi del loro listino erano piuttosto cari, per questo un sacco di ragazze facevano a botte, la Domenica mattina, per riuscire ad avere una delle prime dieci copie.
Diamond Anne Cherin, primo anno, Serpeverde, era una di quelle.
Ma quella Domenica mattina di fine Novembre, non dovette affrontare nessuna squinternata avversaria, perché, in occasione del centesimo numero di Vanity Witch, le Untouchble Ravens avevano deciso di dare un regalo omaggio per ogni numero venduto.
Così, si prese tutta la calma necessaria, per avviarsi ai piedi della torre posta al lato ovest del castello. Superò la lustra porta nera, senza maniglia, della Sala Comune di Corvonero, e si infilò in un corridoio buio, nascosto all’occhio di chi non ne conosceva l’esistenza. Era un vicolo cieco, alla fine del quale c’era un’enorme specchio. Osservò la sua figura riflessa con poco interesse, passando una mano a scompigliare i biondi capelli. Poi, estrasse la bacchetta da sotto il mantello nero e la puntò contro il suo riflesso: solo chi conosceva il Vanity Witch avrebbe saputo che dietro quello specchio apparentemente normale, si nascondeva l’accesso alla piccola edicola clandestina.
-Finite Incantatem.-
Mormorò e lo specchio si infranse, lasciando solo la cornicie dorata a fare da riquadro al freddo muro in pietra.
Le Untouchable Ravens erano studentesse davvero brillanti – non a caso erano finite tutte a Corvonero. Per entrare in quel luogo clandestino, che se scoperto sarebbe potuto valere loro persino l’espulsione, dal momento che c’era di mezzo anche traffico commerciale illecito, non bastava spezzare quel semplice incantesimo di illusione. Chiunque, poteva essere in grado di farlo e si sarebbe ritrovato di fronte ad un muro liscio e vuoto, senza nulla di particolare. Ma se si conoscevano a fondo tutte le procedure, allora bastavano solo altre due mosse e l’accesso sarebbe stato garantito.
Diamond, ovviamente, le conosceva.
Si guardò intorno, per accertarsi che nessuno le fosse dietro, e si piegò sul pavimento, scostando appena la cornice dal muro. Dietro di essa, al centro, nella parte più bassa, si poteva notare una mattonella dall’intonacato appena più lucido. Ci puntò la bacchetta contro.
-Pietra evanesca.-
Mormorò e la pietra scomparve, lasciando al posto di essa, nell’incavo ormai vuoto, una minuscola porticina, grande all’incirca quanto una noce. Diamond ridacchiò: non aveva mai saputo spiegarsi perché, ma quella via d’accesso così piccolina l’aveva sempre divertita. Si puntò la bacchetta alla testa.
-Diminuendo.-
Un calore un po’ fastidioso la avvolse, e quando riaprì gli occhi, la porta era addirittura più alta di lei.
-Alohomora.-
Lo scatto della serratura le permise di girare la maniglia ed entrare nell’enorme stanza, dove persone giganti circolavano confusionarie. Si chiuse la porta alle spalle, sigillandola dall’interno con un ‘Colloportus’. Dall’altra parte del muro, nel vicolo cieco, lo specchio si stava già ricomponendo. Si ripuntò la bacchetta contro e con un ‘Engorgio’ tornò alle sue dimensioni normali.
-Diamond!-
Una ragazza dai cortissimi capelli a spazzola, di un acceso blu elettrico, si avvicinò a lei, sventolando una mano in segno di saluto.
-Charlie.-
La salutò, prima di venir travolta da un abbraccio. La piccola fialetta che teneva nella mano si versò appena su una ciocca di capelli della bionda che, istantaneamente, si colorò di blu.
-Ops! Scusa…-
Ridacchiò, mordendosi le carnose labbra. Diamond si osservò la nuova ciocca e scosse la testa, sorridendo.
-Però, carino.-
Commentò divertita.
-E’ vero? E’ una nuova lozione, appena sfornata! E puo’ essere mescolata facilmente allo ‘Shampoo taglio-perfetto’!-
Esclamò Charlie entusiasta, scuotendo la testa per mostrare la sua nuova, appariscente, acconciatura.
-Vedo.-
-Ne vuoi comprare una bottiglietta? E’ una nuova uscita, ma, per te, la mettiamo a metà prezzo! Solo 10 Falci!-
Propose, ma Diamond fece segno di diniego, gesticolando frettolosamente.
-No, ti ringrazio: vorrei tenere il mio colore, per il momento! Ma se decidessi in un cambio, spero che l’offertà sarà sempre valida!-
Charlie scrollò le spalle e sorrise, come a dire che lo sconto, per lei, era sempre concesso.
Diamond era una delle clienti favorite dalle Untouchable Ravens: non mancava mai di comprare uno dei loro nuovi prodotti e, solitamente, era la prima a riuscire a comprare il numero settimanale di Vanity Witch.
Charlie si allontanò, andando da un’altra giovane che era appena entrata e travolgendo anche questa con un abbraccio che, accidentalmente, colorò un’altra ciocca blu. Guardandosi intorno, Diamond notò che tutti, in quella sala, avevano almeno una ciocca colorata e ridacchiò della cosa.
-Charlie non cambierà mai: farebbe di tutto per far pubblicità a un nuovo prodotto.-
Osservò una voce calda e seducente. Diamond si voltò ad osservare la ragazza bruna che aveva parlato, e che si trovava dietro un enorme scrivania, intenta a contare monete. Le si avvicinò, poggiandosi sul ripiano in legno con la schiena.
-Vedo che gli affari vi vanno a gonfie vele, Coolen!-
La Corvonero sorrise, scuotendo la massa di capelli castani, divisa in morbidi boccoli lucenti.
-Invece io vedo che tu te la sei presa con comodo, oggi.-
Ribattè, notando l’orario: solitamente Diamond era nel loro studio dalle sei e mezza del mattino. La biondina scrollò le spalle.
-Oggi è la centesima uscita: sapendo che avreste dato un omaggio per ogni giornalino venduto, mi sono concessa di dormire un po’ di più.-
Spiegò, osservando come tutti gli altri studenti si affollassero nella piccola sala, intenti a comprare quella o questa cosa.
-Già. A proposito, l’hai poi usata quella lozione alle more che ti ho regalato la scorsa volta? E’ uno dei nostri migliori prodotti!-
Si informò Coolen, alzandosi dalla scrivania. Diamond la seguì, scuotendo il capo, mentre la ragazza si arrampicava su di una scaletta, per prendere il nuovo numero di Vanity Witch da darle.
-No, l’ho dato ad una mia amica, forse la conosci: Alexandra Black.-
Le rispose, scuotendo le spalle con nonchalance.
-In ogni caso, era veramente portentosa: i suoi capelli neri erano lucidi e morbidi come mai prima!-
Si congratulò, ma la giornalista non la ascoltava più. Al sentire quel nome era quasi svenuta, rischiando di cadere dalla scala. Afferrò il numero e saltò giù, ponendosi davanti a Diamond.

-Quell’Alexandra Black?-
Sibilò, con uno strano scintillio negli occhi dorati.
La notizia sembrava aver scatenato l’interesse generale, perché ora tutte e cinque le Untouchable Ravens la circondavano, avide di sapere.
-Ehm…Credo di sì: la conoscete? Non mi aveva detto che veniva anche lei a rifornirsi da voi.-
Coolen scosse la testa, con un bel sorriso sulle labbra lucide.
-No, è una delle poche studentesse a non interessarsi della nostra rivista o dei nostri prodotti!-
Fu Cameron a rispondere: anche i suoi occhi azzurri brillavano, quasi eccitati.
Diamond corrugò le fine sopracciglia.
-Ho provato a cercare di venderle un ombretto che facesse risplendere i suoi occhi, ma non ha ceduto neanche al mio miglior prezzo!-
Si lamentò Charlie, imbronciando la bocca.
La Serpeverde ci stava capendo sempre di meno, ma quando fece per domandare il perché di tutto quell’entusiasmo –non credeva possibile, infondo, che fosse solo perché lei era una Black, sorella di un pluriomicida – Coolen si esibì in un sorriso degno di Salazar in persona, mettendole la rivista davanti agli occhi, tutta soddisfatta.

A Diamond Anne Cherin, quasi non venne un infarto.
Sulla copertina della sua rivista preferita, figurava la foto mobile di un rovente bacio tra Draco Lucius Malfoy e Alexandra Walburga Black. Il titolo – verde argento, in omaggio alla casata dei protagonisti – recitava: ‘Malfoy e Black: sboccia di nuovo l’amore per questi due nomi.’

Che Draco e Alexandra stessero ormai insieme, era evidente a tutta la scuola. Ma leggerlo sulla rivista Vanity Witch era stato come ritrovarsi la verità sbattuta violentemente in faccia.
Quella Domenica mattina di fine Novembre, molti studenti e molte studentesse, leggendo l’articolo, ebbero una crisi. Ce ne furono di diverse: rabbia, gelosia, odio, frustrazione, tristezza.
Harry Potter aveva avuto una crisi di totale shock, che lo aveva costretto a restare immobile, con lo sguardo perso nel vuoto e la bocca a muoversi come un pesce fuor d’acqua, per dieci minuti buoni, con Ron che cercava di farlo riprendere ed Hermione che sbraitava continui ‘io l’avevo detto!’
Pansy Parkinson venne colta da una crisi di pianto violenta, mentre lanciava il giornalino appena comprato dalla finestra e si rintanava nella sua stanza, subito seguita da Millicent Bulstrode, Claire Smeaton e Ashley Cardwell, che cercarono di calmarla e consolarla.
Nel dormitorio maschile, invece, erano Draco Lucius Malfoy e Blaise Elìas Zabini ad avere delle pesanti crisi. Il primo era colto da una rabbia palpabile con le dita, che serviva a mascherare un imbarazzo che avrebbe preferito non provare; il secondo, aveva una crisi davvero violenta…di risate! Non riusciva a smettere di rotolarsi sul letto, ululando in modo osceno e abbandonando ogni barlume di eleganza. Teneva tra le mani la rivista aperta all’articolo principale.
-“…e poi, finalmente, dopo tanti tira e molla, il giovane Malfoy e la bella Black hanno ceduto all’evidenza e…” Oddio: questa è bella! –  sghignazzò senza pudore. –“…e si sono lasciati andare ad una dolce relazione: riuscirà Malfoy, questa volta, a trattare bene la sua nuova pr…”-
Non riuscì a finire la frase, perché Draco gli lanciò il libro di incantesimi contro, senza però riuscire a prenderlo, perché Blaise era rotolato di nuovo, continuando a ridacchiare divertito.
-Io le ammazzo…Le Untouchable Ravens sono finite.-
Sibilò, scrocchiando le dita e riprendendo a creare un solco sul pavimento davanti al letto, facendo avanti e indietro, lo sguardo argenteo brillante d’ira, che progettava una vendetta peggiore dell’altra.
Blaise ululò più forte, mentre la porta della stanza si apriva, lasciando entrare Alexis e Diamond: la biondina aveva la sua copia tra le mani, segno che avevano già letto l’articolo. La Black era leggermente arrossata sulle guancie, ma a differenza di Draco, non aveva assolutamente l’aria indispettita: sorrideva persino. Diamond, invece, osservava il biondino con un cipiglio a metà tra il curioso e il divertito, mentre quello continua a ripetere ‘le ammazzo…le ammazzo…le ammazzo.’
La moretta si schiarì la voce, facendogli notare la sua presenza. Blaise, continuava a spanciarsi dalle risate.
Draco si voltò finalmente a guardarla e gli occhi affilati si spalancarono appena, sopresi. Con due passi furiosi fu davanti a lei e l’aveva presa per le spalle.
-Le ammazzo.-
Ripetè con un sibilo sicuro, a modi saluto forse, quasi non fosse in grado di pronunciare altre parole, e fece per superarla. Ma lei ridacchiò, per tutta risposta, e lo prese delicatamente per un braccio, costringendolo a fermarsi e a prestarle di nuovo attenzione.
-Suvvia Draco, non prendere sempre tutto così sul serio!-
Lo schernì, sghignazzando. Lui le rivolse una lunga occhiata accigliata, un po’ minacciosa.
-Che cosa?-
Soffiò, assottigliando lo sguardo argenteo, che brillò pericoloso. Alexis scosse la testa, esasperata.
-E’ solo un innocente articolo!-
Scrollò le spalle, sorridendogli. Draco le lanciò un’altra occhiataccia. Come sottofondo, le risate di Blaise ancora riempivano la stanza.
Il biondino la prese di nuovo per spalle e la inchiodò con uno sguardo deciso e furioso, che la fece fremere appena.
-Un innocente articolo un corno! – sibilò, ad un centimetro dalle sue labbra – Sono cose nostre e quelle impiccione non dovevano permettersi! Ora siamo sulla bocca di tutta la scuola!-
Alexis alzò un fine sopracciglio e, ancora una volta, scrollò le spalle, distanziandosi appena.
-Hanno detto solo la verità. E poi, che importa se tutti lo sanno?-
Domandò sorpresa, incrociando le braccia al petto con aria impunita, in un’espressione che a Draco sembrò molto tenera. Si riavvicinò a lui e lo osservò dal basso, e questa volta fu lei a far quasi sfiorare i loro visi. I suoi occhi verdi brillavano di una strana malizia.
-Cos’è, ti vergogni del nostro rapporto? Oppure, hai paura di quello che la gente pensa, Malfoy?-
Lo schernì, sorridendo come una vera malandrina. Draco alzò un sopracciglio biondo, con espressione sorpresa e orgogliosa. Le sue braccia corsero a circondarle la vita, in una presa tanto forte da farle sembrare di essere stretta tra delle sbarre di ferro. Avvicinò il viso al suo, fino quasi a sfiorarle le labbra.
-Non osare tanto con me, Black. Non ho paura di fartela pagare.-
Le sibilò cattivo, sulle labbra. Eppure, lo sguardo d’argento si era fatto all’improvviso meno serio e minaccioso, mentre osservava quello di lei. Alexis lo fissò decisa, senza dare manifestazioni di cedimento. Aveva ancora le braccia incrociate al petto, cosa che li teneva distanti, nonostante lui la stesse abbracciando.
-E io non ho paura di te.-
Ribattè risoluta, posandogli le mani sul petto, per distanziarlo. Le sue dita affusolate sfiorarono la pelle liscia e muscolosa del ragazzo, lasciata scoperta dalla camicia aperta. Potè sentire ogni tendine contrarsi, sotto il suo tocco.
-Ma davvero?-
La sfidò, avvicinandoglisi così tanto al viso, che ora lei era stata costretta a piegare il collo all’indietro e lui la schiena in avanti. Era una fortuna che la tenesse stretta a sé, altrimenti, in quella posizione, sarebbe certamente caduta in terra.
-Uuuuh: tira un’aria che sembra gridare ‘Fuori dai piedi!’-
Li interruppe Blaise, che si era alzato dal letto e aveva raggiunta una divertita Diamond, che si gustava la scena.
-Mi sai che hai ragione, Zabini. Vi lasciamo soli, piccioncini da copertina.-
Marcò le ultime parole con una risata e scomparve insieme al ragazzo, prima che i due suddetti piccioncini decidessero di schiantarla con un doppio colpo ben sincronizzato.
Alexis aveva voltato la testa verso la porta e ora sorrideva divertita. Draco però, era ancora maledettamente serio. Sciolse la presa di un braccio, tenendola stretta a sé con l’altro e le prese il mento tra le dita, costringendola a guardarlo di nuovo.
-Non ti ho dato il permesso di non prestarmi attenzione.-
Sibilò, con tono laconico, lanciandole un’occhiataccia carica di significato. Alexis alzò un fine sopracciglio nero.
-Non credo di aver bisogno del tuo permesso, Malfoy.-
Annunciò, con alterigia. La presa intorno alla sua vita si fece più ferrea, strappandole un gemito sorpreso.
-Non ti conviene sfidarmi, Black.-
La avvertì, passandole le dita su di una guancia; lo sguardo insondabile e lontano.
-Non ho paura di te.-
Ripetè lei, sicura, scandendo bene ogni singola parola.
Draco si avvicinò ancora di più al suo viso e la mano tornò a stringerle il mento, con forza. Fece aderire le loro fronti, inchiodandola con un’occhiata intensa.
-No?-
-No.-
Il guizzo di un ghigno gli colorò le labbra.
-Bugiarda…-
Mormorò, abbassandosi ancora e costringendola a piegare le gambe. Le accarezzò il naso con la punta del proprio, senza mai chiudere gli occhi, tanto affilati da sembrare brillanti monete d’argento. Lei si aggrappò ai lembi della sua camicia, per non cadere.
-E’ la verità: io non ho paura di te.-
Ribadì, con un’occhiata orgogliosa. Ma, nonostante tutte quelle belle parole, in realtà le era davvero difficile ragionare quando lui era così vicino: specialmente ora che aveva avvicinato le labbra alle sue e le stava sfiorando lentamente.
-Sicura?-
Mormorò, chiudendo gli occhi e mordicchiandole il labbro inferiore.
-Sì.-
-Bhe, dovresti averne, invece.-
Non la lasciò neanche ribattere, perché appena lei aprì la bocca per dire qualcosa, lui ne approfittò per lasciar scivolare dentro la lingua, che prese a giocare con quella di lei con veemenza, violenza quasi. La mano le lasciò andare il mento e il braccio si serrò attorno alla vita, schiacciandola di più contro il suo corpo statuario. La sollevò senza alcuno sforzo, mentre lei si aggrappava forte alle sue spalle, i cui muscoli affioravano forti e decisi. La trasportò contro il muro, per poi depositarla a terra e prenderle il viso tra le mani, per approfondire quel bacio aggressivo. Con l’urgenza di sentire il suo corpo sotto il suo, le infilò un ginocchiò tra le gambe, costringendola ad aprirle, mentre le mordeva il labbro inferiore, facendole uscire un gemito di protesta, sorpresa, che lo costrinse a staccarsi bruscamente da lei: trattenersi stava diventando sempre più maledettamente difficile.
Rimasero a fissarsi per qualche secondo, riprendendo fiato.
-Ti sei sfogato?-
Gli domandò, con voce rotta, le guance arrossate.
-No.-
Fu la secca risposta, mentre la imprigionava di nuovo contro il muro e le rapiva le labbra.
-Sono arrabbiato.-
Le mormorò, tra un bacio e un altro.
-Lo so.-
-Quelle impiccione maledette me la pagheranno cara.-
-No, non lo faranno.-
Draco si staccò da lei, scrutandola con un’occhiata un po’ annebbiata.
-Oh sì, invece.-
Affermò, sicuro di sé, riprendendo a baciarla. Fu lei a distanziarsi adesso, premendogli le mani sul petto.
-Oh no, invece. Non te lo permetterei.-
E riposò le labbra su quelle morbide del giovane, che però si spostò di lato, lasciando che le loro guance si sfiorassero.
-E come intenderesti fermarmi, Black?-
Lei lo guardò di sottecchi e fece scorrere le dita lungo tutto il petto, infilando la mano nella camicia e sentendo i muscoli irrigidirsi sotto il suo tocco.
-Ho i miei assi nella manica.-
Gli sussurrò all’orecchio, cominciando a lasciargli una scia di dolci baci sulla guancia, fino ad arrivare a sfiorargli la mandibola.
Da quando stavano insieme – due settimane, ormai – Alexis era diventata molto più sciolta ed esperta, lasciando quasi sempre da parte la timidezza e la goffagine. Questo non le impediva però di perdere ogni briciolo di lucidità, quando il profumo di Draco la inebriava, né riusciva ad impedirsi di tremare appena o di far frullare il suo cuore nel petto, tanto forte da farle male. Lui non rispose, si limitò a stringerla forte a sé e a sollevarla da terra, tanto che lei fu costretta ad allacciargli le gambe intorno alla vita, per non cadere. La spinse contro il muro, mentre le riprendeva il mento tra le dita e la costringeva a voltarsi di nuovo verso di lui, per poterla baciare con rabbiosa dolcezza. Si allontanò di nuovo, con il fiato corto, e posò la fronte su quella di lei, socchiudendo gli occhi.
-No…Non ci siamo proprio.-
Mormorò pigramente, allontanandosi dal muro e costringendola a tornare per terra.
-Quante volte te lo devo ripetere di non giocare con me, piccola Black?-
Si esibì in un sorrisino strano, mentre le serrava di nuovo la vita con un abbraccio impetuso, strappandole un verso di soffocata sorpresa.
-Che cosa intendi fare?-
Sussurrò la ragazza: doveva ammettere che, in quel momento, un po’ di paura la provava davvero; Draco aveva un’espressione strana, per niente rassicurante. Non le rispose e scosse la testa, strusciando le fronte contro quella di lei e facendole un po’ male.
-Draco…?-
Cercò di chiamarlo, ma lui si limitò a ghignare più lentamente.
-Seconda regola per vivere in armonia con un Malfoy… –  se ne uscì, con tono neutro –…Mai sfidarlo.-
Alexis lo osservò dal basso, con un’occhiata preoccupata. Aveva smesso di accarezzarlo e ora le sue mani erano ferme sul petto e si stringevano appena sui lembi della camicia aperta.
- E quale sarebbe la prima?-
Ebbe quasi paura di chiederglielo, mentre deglutiva. Il sorriso di Draco si fece ancora più ampio mentre, con uno slancio per niente faticoso, la sollevava ancora e se la metteva in spalla, trattenendola per le gambe.
-La prima mi chiedi, impertinente Black?-
Alexis cominciò ad agitarsi, tempestandogli la schiena di deboli pugni e cercando di muovere le gambe, imprigionate dalle braccia del ragazzo.
-No! Lasciami giù, Draco!-
Urlò, ma non riuscì ad impedirsi di ridacchiare appena. Oh, avrebbe riso ora, ma quando avrebbe visto ciò che l’aspettava non sarebbe stata più così tanto divertita.
-La prima regola per vivere in armonia con un Malfoy…-
La ignorò, aprendo la porta della sua camera con un calcio e avviandosi per il corridoio.
-Mai dirgli che non lo temi.-
 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

x Lione94: Ciao Chiara e benvenutissima in questa storia! Sono stata davvero contenta di leggere la tua recensione, perché vedere nuove persone che si appassionano alla storia e passano un po’ delle loro giornate a leggere qualcosa scritto da me, è sempre una grande soddisfazione! Per cui grazie mille, davvero!*_*
Sono contenta che la mia idea ti sia piaciuta: quando ero più piccola, ho sempre fantastico su una possibile sorellina di Harry –almeno non sarebbe stato il povero ragazzino destino ad essere per sempre senza famiglia- e quando mi sono resa conto che potevo, in effetti, scriverla, tutta la storia ha cominciato a formarsi nella mia mente, quindi non mi restava altro da fare che prendere il pc e cominciare a metterla giù! E così ho fatto: non avrei mai immaginato, poi, che a qualcuno sarebbe potuta piacere davvero! Quindi, vedere che non solo i vecchi appassionati, ma anche nuove persone si apprestano a leggerla, fa sempre un immenso piacere! Inoltre, Draco è un personaggio che adoro –come molte qui, in effetti x3- e quindi, come potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di farlo mettere con Alexis?xD
All’inizio avevo paura che il personaggio non piacesse, specialmente con Malfoy…un sacco di gente ha pregiudizi per i nuovi personaggi, ma alla fine a qualcuno è piaciuta la mia idea e ne sono davvero felice! Per il resto, le reazioni di Harry e Draco alla verità, non ti resta che aspettare qualche capitolo, e finalmente la realtà verrà rivelata – o almeno in parte, ma non spoilero u.u
Spero dunque che tu continui a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi!
Grazie ancora per il tuo commento.
Un bacione, Giulia.

x elita: Oh carissima, sono contentissima che la dedica ti abbia fatto piacere *___* Era il modo più grande che conoscevo per dirti grazie di sostenermi sempre! E grazie anche per essere venuta sul mio forum, sei stata l’unica *è commossa*
Dunque, che dire? Questo nuovo capitolo è stato sicuramente meno romantico del precedente, ma io ne sono soddisfatta, tu che ne dici? Va bene?*_*
Infondo, si dovrà pur tornare alla vita normale, no?XD
Povero Draco, non gli do un secondo di pace :3 Però sto cercando di farlo rientrare nel personaggio, perché con tutte quelle smancerie avevo paura di averlo fatto uscire un po’ troppo! Meglio riportarlo con i piedi per terra e la mente di un vero Malfoy, non credi?u.u
Ordunque, non mi raccomando neanche di farmi sapere che ne pensi, tanto so che lo farai di certo!^_^
Ti adoro!

x PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Grazie mille come al solito per tutti i tuoi complimenti!*___* Sono davvero onorata del fatto che la mia storia ti piaccia davvero! Grazie! Con le tue parole mi rendi davvero felice!!! E Draco…bhe, penso che anche se in questo capitolo non sia molto dolce…sia molto….SBAAAAV XQ____ non credi anche tu?XD

x terryborry: Udio! Un’altra mega recensione *___* Non puoi immaginare quanta felicità possano darmi le tue recensioni lunghissime! Sono davvero onorata che tu dedichi tanto tempo a lasciare un commento alla mia storia! Grazie, davvero grazie! Come potrei non rispondere con una mega-risposta, ad una recensione del genere? Non mi sembrerebbe giusto! Come tu ti impegni a lasciarmi i tuoi commenti, il minimo che io possa fare –oltre a postare nuovi capitoli in tempi ragionevoli- è risponderti in modo adeguato!^^
Dunque, un altro grazie è decisamente d’obbligo per i tuoi complimenti! Sono contenta di riuscire a muovere Draco bene anche in situazioni romantiche come quelle del capitolo scorso! Ma, in questo, come hai potuto vedere, ho deciso di farlo tornare quanto più Malfoy possibile, infondo non mi sembra il tipo da essere sempre zuccheroso con la sua ragazza, giusto?!x3 Inoltre, ho cercato di far uscire un po’ di più anche Alexis, che ne pensi? Infondo, mica può essere sempre sottomessa da Draco, no? Deve farsi valere XD
Per quanto riguarda i disegni, allora, non vedo decisamente l’ora di vederli *____* Spero quindi che troverai presto lo spinotto, perché mi renderesti davvero onoratissima!*O*
Inoltre, sono felice di essere riuscita a rispondere in modo esaudiente a tutte le tue domande e non esitare a farne di nuove, quando ti sorgono XD
Dunque, mi accingo anche io a salutarti, ritenendomi ancora una volta onoratissima del fatto che continuerai a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi! E non preoccuparti, la tua lunghissima recensione è apprezzatissima, quindi scrivi pure tutto quello che vuoi, senza preoccuparti della lunghezza: non puo’ far altro che bene!
Ti lascio con un bacione enorme e tanto affetto!
Giulia.

x Melikes: Tranquilla, siediti e preparati una tazza di camomilla: non è un miraggio, né un miracolo, né un colpo di sole: ho davvero aggiornato di nuovo dopo solo una settimana xD Sembra incredibile anche per me, ma è così ò.ò
Dunque, ora che ci siamo entrambe riprese dalle sorpresa (XD) passo a ringraziarti infinitamente per i tuoi commenti pieni di complimenti e dettagli! Sei una delle poche persone che mi recensisce con così tanta cura dei particolari, dunque direi che la mia dedica dello scorso capitolo sia più che meritata!^o^ E’ il minimo che possa fare per ringraziarti del tuo sostegno –oltre che, ovviamente, aggiornate il più velocemente possibile!
Per quanto riguarda lo scorso capitolo: sono davvero contenta che ti sia piaciuta l’idea della benda; anche io l’ho provata sulla mia pelle e per questo ho voluto inserirla! Inoltre, è proprio vero che è una grande prova di fiducia! Per quanto riguarda l’intimità della stanza, ad un certo punto ho pensato che i personaggi si sarebbero mossi da soli e avrebbero deciso di fare cose non consone alla sua età, e molte persone che mi seguono mi hanno fatto intendere che avevano sperato in qualcosina in più di un bacio violento e una scia fino al collo, ma non me la sono sentita perché Alexis ha solo quindici anni. Lo so che nella realtà ci sono un sacco di ragazzine che, al giorno d’oggi, consumano rapporti sessuali anche prima di quest’età, ma non volevo che la mia Alexis fosse una di quelle. Inoltre, ho voluto dimostrare che l’amore che Draco prova per lei, va ben al di là del solo desiderio fisico e questa, per me, è una grande prova che lui ha affrontato e superato! E sapere che tu sei d’accordo con me, mi rende davvero felice!
Per quello che mi hai detto della scena del platano picchiatore, come posso non arrossire, me lo spieghi?>//////< Le tue parole sono stupende, così tanto che quasi non credo di meritarle davvero! Quindi grazie mille! Davvero grazie grazie grazie! Non saprei più come dirtelo!*è commossa*
Ordunque, spero che anche questo nuovo capitolo, dove si torna alla vita di tutti i giorni, ti sia piaciuto! Ti lascio con un bacione enorme <3
Giulia.

x miyuko: Ma geeeeemy!!!>___< Sì, sei una maniaca ù___ù Forse aveva ragione Simone, dovevamo regalarti QUELLO per il compleanno XP Comunque no! Non possono, Alexis ha solo quindici anni e non voglio che si trasformi in una puttanella qualsiasi u.u
Quindi per la scena ‘conclusiva’ dovrai aspettare e tanto anche *fa pernacchia*
Intanto, anche se l’hai già letto in anteprima, eccoti il nuovo chap!;D

x le_montagnine: ahauhauhauahuahauXD Come si puo’ non ridere con tutte le cose che mi scrivete?!? Siete una forza, davvero XD Riuscite a risollevarmi il morale anche nelle giornate più buie davvero x3 E comunque, Ele, devi ammettere che Isa ha ragione: come non sbavare con Draco a petto nudo?*ç* Io sbavavo mentre scrivevo *ç* *vabbhe, forse sono io che non sono normale xD*
Comunque, eccomi con il prossimo capitolo! Allora, vi è piaciuto?*_* Secondo la mia modesta opinione di piccola scrittrice, anche in questo chap Draco è molto SBAAAAV XQ___ Voi che ne dite?*____*
Inoltre, per Sirius, tra poco tornerà alla ribalta, quindi non temere Ele! Inoltre mi sono fermata a leggere perché in questi giorni sono stata davvero impegnata, ma appena torno dalla vacanza riprendo a leggerla, promesso!*O*
Bhe, che altro dire?
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Vi lascio un bacio enorme!
Giulia.

x Jiuliett_Cullen: Ehilà! Benvenutissima nella mia storia!*___* E grazie mille davvero per i complimenti e per la lunga recensione! Sono sempre decisamente gradite!*O*
Oddio: addirittura un monumento?>/////< Così mi farai credere di essere davver brava, quando non mi ritengo affatto tale!x3 In ogni caso sono davvero onorata che la mia storia ti sia piaciuta tanto! Te la sei letta addirittura tutta in un solo giorno, rinunciando ad andare al mare?*_* Bhe, wow: ti faccio i miei più sinceri complimenti, perché la storia, fin’ora, ha quasi 300 pagine XD Comunque non potrei essere più contenta per le tue parole, significa che la storia ti è piaciuta davvero! Inoltre, vedo che sei una pro-Draco al 100%, mentre il povero Harry non ti è molto simpatico xD Bhe, in ogni caso, ne vedremo ancora delle belle, tra i nostri tre protagonisti…e quando verrà il momento della verità…xD Non dico nulla, non amo spoilerare! Per saperlo, infondo, non ti resta che seguirmi, e dalla recensione che mi hai lasciato, sono sicura che continuerai a farlo e a farmi sapere che ne pensi, vero?*_*
Spero che questo capitolo e il Draco in esso ti sia piaciuto *ç* Fammi sapere!
Comunque tranquilla, non mi hai annoiata affatto!*___*
Amo leggere recensioni così lunghe, per cui: Grazie mille, davvero *-*

 

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Capitolo 26
*** Voli, punizioni e... ***


Ecco il nuovo capitolo!
Già vi annuncio che, probabilmente, il prossimo arriverà in ritardo, perché ancora non l’ho iniziato >___<
Ma, per il momento, sono abbastanza presa dal mio racconto originale che, fino a cambio idea, non posterò più qui su EFP, per evitare, in futuro, malintesi con qualche casa editrice a cui vorrei proporlo!
Per il resto, spero vivamente che questo capitolo vi piaccia *_*
Io mi sono divertita molto a scriverlo!
E ieri, mi ci sono messa davvero d’impegno per finirlo e postarvelo!

Come al solito, fatemi sapere che ne pensate, che per me è sempre importantissimo! *O*

 

Vorrei inoltre dare un grazie davvero speciale alla mia gemy, che mi ha fatto qualche altro disegnuccio dei personaggi della storia!
Vi posto i link dove potrete vederli, spero vi piacciano anche questi *_*

 

Chibi Pansy Parkinson -Capitolo della festa di Halloween:  http://adawong.forumfree.it/?t=41893648 
Coolen Careye –si legge Colèn, tra l’altro x3:  http://adawong.forumfree.it/?t=49659761

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XVI: Voli, punizioni e…

 

 

 

 

 

 

 

-No, dai! Lasciami andare! Mettimi giù! Ci stanno guardando tutti! -
I corridoi gremiti di studenti si aprivano in due ali, al loro passaggio, fatte di sguardi attoniti, risolini frivoli e mani indicanti. Molti stringevano Vanity Witch tra le dita, segno che non era rimasto quasi nessuno all’oscuro della loro già evidente relazione. Qualcuno fischiava, al loro passaggio, e altri battevano le mani. I più arditi si azzardavano addirittura a fare qualche commentino provocante, che sembrava imbarazzare tanto Alexis, quanto scivolare senza alcuna consequenza su Draco. Si limitava ad avanzare, stringendo le braccia in una presa ferrea attorno alle gambe della ragazza, che continuava ad agitarsi, furiosa.
-Cosa c’è: ti vergogni del nostro rapporto, Black?-
La scimmiottò, con tono serio, senza dare alcun segno di cedimento o sforzo, nel trasportarla sulla spalla, mentre si muoveva come un’ossessa.
-Ma stiamo dando spettacolo! Non eri tu quello arrabbiato perché siamo sulla bocca di tutti?!?-
Uscirono dai sotterranei, per ritrovarsi nell’ingresso principale, dove i vari studenti si fermarono ad osservare la scena, divertiti. C’erano persino le Untouchable Ravens, sedute sui gradini della scalinata principale, tutte intente a godersi lo spettacolo da loro originato.
-Infatti sono arrabbiato.-
Rispose con tono incolore, voltandosi verso il gruppetto di Corvonero e lanciando loro un’occhiata penetrante. Coolen gli sorrise impertinente, facendogli addirittura un cenno con la mano.
-Siete davvero perfetti insieme!-
Squittì eccitata, battendo le mani.
-Lo sapete che non ve la lascio passare questa, vero Coolen?-
Esordì e l’intera hall si ammutolì, per seguire quello che si prospettava uno scontro epico: Draco Lucius Malfoy, erede di una delle più potenti e antiche casate del mondo magico, Principe di Serpeverde e decisamente cattivo ragazzo di nomina, contro le cinque ragazze con più potere all’interno della scuola, capaci di piegare chiunque con poche righe di un articolo.
-A buon rendere, Malfoy.-
Si limitò a rispondere Coolen, ammiccando lievemente, arrogante.
-Contaci.-
Draco si esibì in un sorrisino e scosse appena la testa, voltandosi verso l’uscita di Hogwarts. Adesso che lui dava loro le spalle, Alexis –che si era momentaneamente calmata- poteva vedere le famose giornaliste, che ricambiarono l’occhiata divertite. Coolen le fece addirittura un’occhiolino, come a dirle ‘Bella scelta, tesoro’.
Quando il ragazzo aprì le enormi ante dell’entrata, riprese ad agitarsi, tempestandogli la schiena di deboli pugni.
-Ehi! Draco, fermo! Dove stiamo andando?-
La presa attorno alle sue gambe si fece più ferrea, mentre il Principe superava l’uscio e scendeva i pochi gradini in marmo.
-Stai cominciando ad annoiarmi, Black: sta zitta o ci penso io a farti chiudere quella bella boccuccia.-
La avvertì, con aria minacciosa. Alexis balbettò qualcosa e poi gonfiò le guance, offesa, fermandosi e lasciandosi trasportare, mentre incrociava le braccia sulla spalla del biondo.
-Silenzio, finalmente.-
Sospirò quello, avanzando per il giardino.
L’aria fredda del mattino invernale li accolse, colpendoli con carezze tutt’altro che piacevoli.
-Sai che, quando ti ci metti, sai essere davvero petulante?-
La riprese Draco. Lei non rispose, voltando il viso dall’altra parte rispetto a lui, che si lasciò andare ad una risata divertita.
Alla fine, arrivarono nei pressi del campo di Quidditch, dove Draco si introdusse. Solo quando furono al centro dell’arena, la lasciò andare.
-Eccoci qui.-
Alexis non rispose, incrociando le braccia al petto e assumendo un’aria offesa, accentuata dalle labbra corrucciate e dall’occhiata severa che gli stava lanciando da sotto le folte ciglia scure.
-Lo sai che quando sei arrabbiata diventi ancora più carina, Black?-
Sogghignò, allungando una mano per sfiorarle il viso; ma lei sbuffò e si scostò brusca, facendo qualche passo all’indietro. L’occhiata che Draco le lanciò, arrabbiata e infastidita da quel gesto, la fece tremare appena.
-Si puo’ sapere che diavolo ti è saltato in mente?!? – sbottò poi lei, scuotendo la testa per riprendersi – Mi hai fatto passare per una stupida davanti a tutta la scuola!-
Draco alzò entrambe le sopracciglia, scrutandola impassibile.
-Per quello non avevi bisogno del mio aiuto.-
Se ne uscì, con tono ironico. Alexis sbuffò di nuovo, rumorosamente.
-Oh, ma vai al diavolo, Malfoy!-
Lo salutò, con tono irritato, facendo per superarlo, arrabbiata.
Lui, ovviamente, non glielo permise.
Il suo braccio scattò di lato, bloccandola sul posto; a lei sembrava di essere andata contro una sbarra di ferro.
-Dove credi di andare?-
Aveva usato una voce strana per proferire quella domanda: era un misto di rabbia e insofferenza, condita con un pizzico di gelido ordine.
-Lontano da te.-
Si limitò a rispondere lei e fece per superarlo di nuovo. Ma la presa del suo braccio le si strinse attorno alla vita e la costrinse a finire intrappolata contro il suo petto muscoloso.
-Oh, io non credo proprio, Black. Tu resti qui.-
Ordinò, con dolcezza, mentre le metteva una guancia sulla tempia, stringendola forte a sé.
Alexis cercò di fare la sostenuta, ma alla fine, seppur ancora infastidita dal suo comportamento, si arrese e si lasciò cullare da quelle braccia forti e accoglienti.
-Perché siamo qui?-
Sospirò, cercando di alzare un braccio per potergli posare la mano sul petto. Lui allentò appena la presa, permettendoglielo. Chinò il capo per poterla osservare bene in viso e le sfiorò una guancia con la punta gelida delle dita. Lo sguardo argenteo era strano, un misto di emozioni indecifrabili, che combattevano tra loro.
-Sono arrabbiato.-
Le rispose, abbassandosi quel tanto che gli bastava per poter far aderire le loro fronti.

Rabbia.
-Ho notato.-
-No, sono davvero arrabbiato.-
Contrasse la mascella e il guizzo di un muscolo gli attraverò una guancia tesa.

Fastidio.
-E allora? Questo non spiega perché mi hai trascinata fin qui con la forza.-
Gli fece notare, seria.
Lui sorrise appena, socchiudendo gli occhi, e ripercorse tutto il profilo del suo viso, con gesti lenti e premurosi, quasi avesse paura di farle del male con una carezza appena più decisa.

Gentilezza.
-Quante cose che non sai di me, bella Black.-
Mormorò, le labbra premute tra i capelli morbidi. Alexis strinse le mani sulla camicia, abbassando lo sguardo, e fece per rispondere: quante cose che lui non sapeva. Ma il ragazzo la precedette.
-Quando sono arrabbiato, ci sono solo due cose che riescono a farmi calmare.-
Le spiegò, sussurrando ogni parola con tono lento e strascicato. Avvicinò il viso a quello di lei, che potè vedere chiara la nota di rabbia che gli offuscava lo sguardo. Le sfiorò il naso con le labbra, e poi scese a depositarle su quelle morbide della ragazza.
-Una di queste due cose, sei tu.-
Le mormorò sulla bocca, prima di rapirla con un bacio all’inizio dolce e delicato, poi violento e possessivo, che la sorprese, lasciandola letteralmente senza fiato. Era come se, con quell’intreccio di lingue e modellarsi di labbra, volesse farle comprendere l’intensità e la verità delle parole che aveva appena pronunciato. Le leccò, avido, come se ne avesse una necessità incontrollabile, per tenere a bada la rabbia che ancora verteva a livelli esorbitanti, a causa di quelle impiccione Corvonero.
Fu lei a distanziarsi, alla fine, oltremodo affannata e con le labbra appena gonfie e livide.
-Ok, credo di aver capito cosa intendi. – sussurrò, senza più fiato –Sei decisamente arrabbiato.-
Lui sorrise appena, divertito, e fece aderire ancora le loro fronti, sfiorandole il profilo del collo con la punta delle dita, gli occhi ora chiusi, come se stesse assaporando ogni minima sensazione data dalla loro vicinanza.
Alexis si prese del tempo per tornare a respirare normalmente, le mani che ancora si stringevano appena sul tessuto pregiato della camicia bianca di Draco.
-E poi… – continuò lui, con un sussurro appena – l’altra cosa che mi aiuta a scaricare i nervi è volare.-
La informò, riaprendo gli occhi, che ora scintillavano di una nota eccitata, senza tuttavia riuscire a scacciare l’ombra che ancora li oscurava. Quando la comprensione sorse finalmente, Alexis spalancò appena gli occhi.
-Ecco perché mi hai portata qui!-
Esclamò, dandosi della sciocca per non esserci arrivata da sola. Lui ghignò appena, fissandola da vicino con un’occhiata impenetrabile.
-Quindi, dal momento che sei molto arrabbiato, vuoi che io ti osservi volare! – aggiunse, illuminandosi in un sorriso allegro – Potevi dirmelo: non c’era bisogno che mi trascinassi con la forza!-
Il ghigno di Draco si allargò appena, mentre le sfiorava i capelli con le labbra.
-No, quello era solo per punirti della tua lingua lunga.-
Le rispose divertito. Lei mise il broncio e lui le lambì la bocca per un nuovo bacio.
-In ogni caso, non ti ho portata qui per guardarmi volare.-
Precisò, distanziandosi appena, senza tuttavia sciogliere l’abbraccio. Il suo sguardo si sollevò verso il cielo plumbeo, indifferente. Alexis aggrottò la fronte.
-Credo di non capire, allora.-
Confessò e Draco tornò a guardarla, con un sorriso.
-Rifletti, mia bella Alexandra: hai capito che sono molto arrabbiato, giusto?-
Lei annuì.
-E io ti ho spiegato che ci sono solo due cose che riescono a calmarmi e, forse, a convincermi dal non fargliela pagare a quelle pennute ficcanaso.-
-Sì: io e…– sbarrò gli occhi, capendo all’improvviso – No! Assolutamente no!-
Spinse le mani sul petto e lo allontanò e lui glielo lasciò fare, districando l’abbraccio e guardandola dall’alto con un sorrisino per niente rassicurante.
-Non ti stavo mica chiedendo il permesso: te lo stavo comunicando.-
Rispose lui, con tono asciutto, avanzando di un passo e tendendo una mano per sfiorarla. Alexis scosse la testa e indietreggiò, allontanandosi.
-No! No! E ancora NO! Malfoy, sul serio io…-
Andò a sbattere contro il muro degli spalti e lui, silenzioso e sinuoso come una vera serpe, la raggiunse e la imprigionò.
-Malfoy? – sibilò, avvicinandosi al suo viso – Oggi mi hai chiamato troppe volte in questo modo e la cosa mi da oltremodo fastidio.-
La avvertì con tono di sottile minaccia.
-Per cui: non ti conviene farmi incazzare ancora di più. Tu, ora, ti farai un bel giretto con me.-
Alexis strinse gli occhi e scosse la testa.
-No…per favore, qualsiasi cosa ma il volo no! Io…odio volare! Non ne sono capace!-
Dichiarò, leggermente isterica per la tensione.
-Sì, lo so. Ho visto la tua prima lezione di volo: sei peggio di quella Mezzosangue della Granger.-
Sputò con una luce cattiva nello sguardo. Poi sorrise, dolce come il veleno di acromantula.
-Ma non mi interessa.-
Asserì asciutto, sfiorandole le labbra con un bacio al quale lei avrebbe voluto sottrarsi, infastidita.
-Ora, tu mi aspetti qui. Vado a prendere la mia Nimbus 2001 e arrivo.-
Si allontanò da lei, con un sorrisetto sulle labbra fine.
-E non provare a scappare, saprei sempre dove trovarti.-
La minacciò, scendendo negli spogliatoi.
Lei lo guardò scomparire dietro le scalette, con le mani strette in due pugni, abbandonate lungo i fianchi, e il viso rosso per la rabbia.
-Ma neanche per sogno!-
Sputò indignata e si voltò, dirigendosi a passo svelto verso l’uscita del campo. Si sarebbe messa a correre volentieri, ma non lo fece.
Non avrebbe mai volato su di una dannata scopa, neanche con Draco: lei aveva davvero una paura terribile delle altezze! Lui poteva essere arrabbiato quanto gli pareva, ma non l’avrebbe portata in cielo!
Era ormai in prossimità dell’uscita ma, ovviamente, non l’avrebbe mai raggiunta.
La sua voce, infatti, carica di delusione e astio, la costrinse a fermarsi.
-Dovresti imparare ad essere più obbediente, Alexandra Black.-
Si voltò appena in tempo, per vederlo partire a tutta velocità, calvalcioni della sua scopa, la schiena piegata in avanti e lo sguardo sicuro e luminoso. Sbarrò gli occhi e fece per scappare, ma lui fu, ovviamente, più veloce e, raggiuntala, la afferrò per la vita con un braccio e la costrinse a sedersi davanti a lui, prima di partire a tutta velocità verso l’alto.
Un urlo disumano e spaventato squarciò il silenzio di quella tranquilla domenica di fine Novembre.
Quando Draco fermò la scopa a mezz’aria, a parecchi metri dal suolo, Alexis stava ancora gridando, agitandosi impaurita. Le mise una mano sulla bocca e lei mugugnò terrorizzata, muovendosi ancora di più e minacciando pericolosamente la stabilità della scopa. Il ragazzo la strinse di più a sé.
-Se ti agiti così, non fai che peggiorare la situazione e cadremmo entrambi.-
Le sussurrò in un orecchio e lei sbarrò gli occhi.
-E tu non vuoi che accada, vero?-
Aggiunse, con tono cupo, e lei scosse lentamente la testa, deglutendo e fermandosi.
-Bene, così va molto meglio. Ora ti levo la mano dalla bocca, ma tu prometti di non sbraitarmi contro.-
Alexis lo guardò, con un misto di preoccupazione e serio terrore nello sguardo di smeraldo. Ma, appena le dita eleganti del Serpeverde scivolarono via dal suo viso, lei prese ad urlargli in faccia.
- SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI E’ PRESO, MALFOY?!? FAMMI SCENDERE DA QUI, SUBITO!-
Strillò, in preda al panico, ricominciando ad agitarsi di nuovo e tempestandogli le spalle con deboli pugni.
-E menomale che ti avevo detto di non sbraitare…-
Sospirò, prendendogli i polsi con una sola mano, per fermarla, mentre l’altro braccio ancora la teneva stretta per la vita.
-Vuoi stare ferma, per tutti i dannati mezzosangue?!?-
La rimproverò infine, lanciandole un’occhiataccia. Lei lo osservò in tralice, in un misto di paura, rabbia e disperazione. Draco le si avvicinò al viso, sfiorandola con una carezza affettuosa della guancia.
-Potresti cercare di smetterla di agitarti e fidarti di me?-
Le sussurrò in un orecchio, con dolcezza, strofinandole il naso su tutto il profilo del viso.
Ma lei si scostò brusca –rischiando, tra l’altro, di sbilanciarsi troppo e di cadere, se lui non l’avesse trattenuta con un braccio- e scosse la testa.
Non è che non si fidasse di lui: ma non riusciva a ragionare molto con tutta la paura che aveva, in quel momento. E il vento del primo inverno, che sferzava feroce nel cielo e che faceva tremare la scopa, non era di certo rassicurante.
-Lasciami andare, Malfoy…Non voglio stare qui.-
Lo supplicò quasi, nascondendo il viso contro il suo petto.

E quelle semplici parole, per Draco, furono peggio di una pugnalata al cuore.
Non si fidava di lui?
Alexis chiuse gli occhi, tremando.

Non.
E le sue mani si aggrapparono disperate alla sua camicia ormai stropicciata.
Si.
Lo sguardo argenteo si perse nel vuoto, lontano, disconnesso.
Fidava.
Si allontanò da lei, la mascella tanto contratta da creare il guizzo di un muscolo sulla guancia.
Di.
La stretta intorno alla vita della ragazza si fece all’improvviso debole, come se avesse deciso di non tenerla più, rischiando di farla cadere.
Lui.
Alexis sbarrò gli occhi, quando sentì il suo braccio abbandonarla.
-Draco!-
Strillò, nel panico, stringendo le dita sottili sulla camicia e nascondendo il viso contro il suo petto. Lui sembrò risvegliarsi e il suo sguardo scese, lento, ad osservare la ragazza ora serrata a lui. Un sorriso amaro gli colorò le belle labbra.
-Ah: ora è Draco, Black?-
Soffiò, con un pizzico di cattiveria, senza accennare a riafferrarla. Anzi, si chinò appena in avanti, costringendola a fare lo stesso e sbilanciandosi appena, facendole cacciare un urlo terrorizzato.
-Che fai…? Per favore, portami giù…-
Draco sospirò amareggiato, scuotendo il capo.
-Tu non ti fidi di me, Black.-
Mormorò deluso, sfiorandole appena i capelli con le labbra. Non era una domanda, ma una vera e propria constatazione, che la colpì con la forza di uno Stupeficium sparato in mezzo al petto, a pochi centimetri di distanza, lasciandola senza fiato. Per un momento, di fronte all’insoddisfazione della sua voce, dimenticò persino di trovarsi a parecchi metri da terra, sospesa nella sua peggiore paura.
-Come puoi stare insieme a me?-
Aggiunse Draco, con tono strascicato e lontano.
Alexis alzò il viso di scatto, come colpita da uno schiaffo, e lo guardò con gli occhi sbarrati. Lo sguardo d’argento non la ricambiava, fisso su un orizzonte lontano e immaginario, fermo e gelido come fiamme ghiacciate.
-Che cosa?-
Sussurrò lei, senza fiato. Poi scosse violentemente la testa, rischiando di cadere, ma non se ne preoccupò.
-Non è come dici tu, Draco…Io mi fido di te.-
Il ragazzo chinò il capo, per osservarla, e la guardò con espressione impenetrabile, priva di emozione.
-Dimostramelo.-
Le ordinò, il tono duro e ferito.
-Aggrappati a me con tutte le tue forze e permettimi di volare con te.-
Alexis lo guardò indecisa, poi chiuse gli occhi e annuì. Gli passò le braccia intorno al collo, stringendolo forte a sé. Gli posò il viso nell’incavo tra il collo e la spalla, sfiorandone il profilo con il naso.
-Io mi fido di te.-
Gli ripetè con un sussurro sincero.
Lui sorrise appena, mentre le circondava di nuovo la vita con un braccio e la stringeva a sé, con una presa ferrea.
Si chinò quel tanto che gli bastava per raggiungere il suo orecchio.
-Lo so. Ma farti credere il contrario era il modo più facile per farti stare buona.-
Le soffiò con voce derisoria.
Poi, si chinò in avanti e partì a tutta velocità, lasciando che una sequela di insulti da parte della mora, si perdessero in un grido.

Appena i suoi piedi toccarono di nuovo terra, si precipitò a scendere dalla scopa. Tremava tutta e le gambe minacciavano di abbandonarla da un momento all’altro. Draco, al suo fianco e ancora cavalcioni della sua Nimbus2001, sorrideva sereno.
Quando fu sicura di riuscire a controllare le reazioni del suo corpo, Alexis si voltò verso di lui, gli occhi lampeggianti.
-Sei uno stupido!-
Gli gridò contro, infuriata, per poi voltarsi e allontanarsi. Draco la osservò divertito, seguendola con la scopa e volandole accanto.
-E dai Alexandra: non dirmi che non ti sei divertita almeno un po’.-
La schernì e lei si girò a fronteggiarlo, gli occhi sbarrati.
-Di-divertita?!? Hai corso come un matto! Credevo che ci saremmo andati a schiantare!-
-La fiducia che riponi in me è davvero commovente.-
La osservò, alzando un fine sopracciglio. Lei sbuffò, scuotendo la testa, ancora spaventata.
-Qui non c’entra niente la fiducia, Draco! – sbottò, stringendo i pugni tanto forte da farsi male – Volare è una cosa che mi terrorizza e tu non mi hai voluto ascoltare!-
Si girò e si rincamminò per il campo, verso l’uscita. Il biondino continuò a seguirla sopra la scopa.
-Guarda il lato positivo: io mi sono sfogato e ora sono di ottimo umore.-
-Sono contenta per te, Malfoy, perché il mio umore è pessimo invece, adesso, grazie a te!-
Lui sbuffò e la superò, mettendolesi davanti a sbarrandole la strada. Allungò una mano ad afferrare la sua, mentre scendeva finalmente dalla scopa.
-E’ stato davvero così terribile, volare con me?-
Le domandò, avvicinandolesi e accarezzandole una guancia con le nocche. Lei cercò di opporre resistenza a quel contatto, ma alla fine, sotto quello sguardo incupito, cedette e sospirò.
-No, non così terribile.-
Draco sorrise appena, soddisfatto, e le circondò la vita con le braccia, stringendola delicatamente a sé.
-Ma non mi piace volare…E tu corri troppo!-
Si lamentò, cingendolo a sua volta e posando una guancia sul petto. Draco ridacchiò appena, divertito: però, doveva ammettere che sentiva il cuore davvero leggero a vederlo così sereno.
-Scusami. – mormorò, poggiandole le labbra sulla fronte – La prossima volta cercherò di andare più piano, d’accordo?-
Alexis alzò il viso di scatto, premendogli le mani sul petto e distanziandolo.
-Quale prossima volta?!-
Domandò retoricamente, con un urletto isterico, gli occhi sbarrati. Draco non riuscì a trattenere una risata, che si diffuse leggera per il campo.
-Andiamo, devo darti una cosa.-
La prese per mano e, ancora ridacchiando, la riportò all’interno del castello. 

Quando rientrarono nella Sala Comune di Serpeverde, nessuno fece alcun commento.
Una cosa abbastanza positiva di quella casa, era che non si amavano poi molto i pettegolezzi, specialmente quelli riguardanti i propri compagni.
Non c’era molta gente: un gruppetto di ragazzine stava discutendo dell’oroscopo di Vanity Witch, sedute ad un tavolino, e furono le uniche a lanciare loro occhiate sognanti, come se avessero voluto trovarsi nella stessa situazione; il resto era raccolto attorno ad un divano vicino al camino: c’era Diamond, accoccolata in braccio a Nott –avevano addirittura raggiunto il felice mese insieme!-; alcune ragazzine che circondavano Blaise Zabini; Marcus Flint e Chandler Warrington occupavano un’altra poltrona; e al centro, in piedi, c’erano Tiger e Goyle, intenti a raccontare una barzelletta.
-Il capo-ufficio del ‘Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici’ manda tutti i giorni due suoi impiegati a comperare il quotidiano. I due però, privati delle loro scope, sono costretti a percorrere un lungo sentiero in salita tutte le mattine presto per procurargli il giornale… -
Draco fece per trascinarla in camera, dopo essersi scambiato un’occhiata d’intesa con Flint e Warrington, ma Alexis lo fermò.
-Rimaniamo un po’ qui con loro: quanto tempo è che non stai un po’ tra amici? Io, sinceramente, troppo.-
Propose, con un sorriso. Draco la fissò alzando un fine sopracciglio, ma quando lei lo osservò dal basso con la migliore espressione convincente che potesse assumere, lui sbuffò e socchiuse gli occhi, annuendo e lasciandosi trascinari vicino al gruppo. Alexis prese posto vicino a Diamond, che si era staccata da Nott e le aveva indicato un posto accanto al suo, mentre Draco si era accomodato vicino a Zabini, tra il suo piccolo fan club.
-Uno propone all’altro: “Ho un’idea! Senti, lunedì andiamo in edicola, poi compriamo sette giornali diversi, La Gazzetta del Profeta, Trasfigurazione oggi, Il Cavillo, Il Settimanale delle Streghe, Il Cercatore, L’urlo della Banshee e Occhi d’Oracolo, e poi gliene diamo uno per ogni giorno della settimana.” “Ma dai, se poi se ne accorge?” “Io dico di no, e poi cosa ci costa? Proviamo!”-
Continuò Goyle, gesticolando per dare enfasi al discorso.
-Allora, come è stato essere al centro dell’attenzione dell’intera scuola?-
Le chiese Diamond con un sussurro, mentre Theo la salutava con un cenno della mano.
Alexis si strinse nelle spalle.
-Un po’ imbarazzante, ma spero che tutti se ne dimentichino presto.-
-Lunedì i due vanno in edicola, acquistano sette giornali diversi e iniziano a dare al capo-ufficio ogni giorno una rivista diversa, ma tutte datate lunedì. Il lunedì va tutto liscio. Il martedì va tutto liscio. Il mercoledì va tutto liscio. “Che cosa ti avevo detto?” dice il primo all’altro “Lo vedi che non si accorge di niente?” Il giovedì, ormai sicuri di sé, gli ripropongono un altro giornale di lunedì. Il venerdì va tutto liscio. Il sabato va tutto liscio…-
Blaise si voltò verso Draco, sogghignando appena.
-Allora, Dra?-
-Che?-
Mormorò il biondino di risposta, accendendosi una sigaretta e passandone una anche all’amico.
-Come intendi fargliela pagare alle Untouchable Ravens?-
Il biondino scrollò le spalle.
-Non lo so: puo’ darsi che decida di lasciarle perdere, per stavolta. Alla fine, l’articolo non dice nulla che tutti non sapessero già e poi non mi importa: se ad Alexandra sta bene, va bene anche per me.-
Asserì, buttando una nuvola di fumo lontano dalle testoline del fan club di Blaise, che lo guardò ammirato. Gli posò una mano sulla spalla, con un gesto di compiaciuta ammirazione.
-Questo sì che è amore, amico mio!-
Scosse la testa con fare teatrale, portandosi una mano al cuore, meritandosi una gomitata nello stomaco.
-La domenica…sentono un urlo. “Acc, hai visto che se ne è accorto!” borbotta il più fifone dei due. I due entrano a testa china, pronti alla terribile lavata di capo. Il capo-ufficio ha i giornali aperti alla pagina della cronaca, appoggiati l’uno a fianco dell’altro.-
Alexis spostò lo sguardo su Draco e Blaise, e ridacchiò quando vide il primo affibiare una gomitata al secondo. Poi, i loro sguardi si incontrarono, bruciando l’uno nell’altro per qualche secondo intenso; lei sorrise con dolcezza, stringendosi in una spalla, prima di tornare a fissare Goyle, che stava finendo la sua barzelletta. Draco la fissò per qualche altro secondo e poi, anche lui, si rinconcentrò sull’amico.
-Lui indica i giornali sul suo tavolo e sbotta: “E poi dicono dei Babbani! Guardate qui: un tipo è andato a sbattere con la sua scopa contro lo stesso lampione sia lunedì, che martedì, che mercoledì, che giovedì, che venerdì, che sabato: dico io, sempre contro lo stesso lampione!”- 

La mattinata era passata abbastanza in fretta e il pomeriggio tanto atteso era presto giunto: la partita di Quidditch Serpeverde contro Grifondoro avrebbe avuto inizio dopo un’ora. Appena Goyle aveva finito di raccontare la sua barzelletta e il silenzio aveva avvolto la Sala Comune per qualche freddo minuto, Draco si era alzato e aveva afferrato Alexis, portandola in camera sua. Gli aveva detto di volerla alla partita –glielo aveva ordinato, veramente, cosa che le aveva fatto sorgere spontanea la domanda che chiedeva se Malfoy fosse in grado di chiederle una cosa con gentilezza, senza imporgliela. Poi, le aveva tolto, con delicatezza, la cravatta della divisa e l’aveva sostituita con una delle sue, che adesso la ragazza portava al collo, fiera e felice.
Così, una parte di me ti starà sempre accanto.
Le aveva detto e lei, adesso, annusando il dolce profumo di pioggia di quella morbida stoffa liscia, non poteva che sorridere contenta, crogiolandosi nel batticuore che le prendeva, ogni volta che pensava a Draco.
Con la testa fra le nuvole e il passo baldanzoso, diretta allo stadio di Quidditch, non si rese conto della figura che veniva dal senso opposto e, irrimediabilmente, le finì addosso. Fu come andare a sbattere contro un’elegante colonna, che la sbalzò all’indietro, prima di farla finire con il fondoschiena sul pavimento gelido.
Massaggiandosi la schiena, strinse gli occhi.
-Mi scusi…-
Mormorò a disagio, ma quando alzò lo sguardo verso l’alto, si ritrovò di fronte l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere. Le porse la mano, per aiutarla a rialzarsi.
-Si è fatta male?-
Le domandò lui, gli occhi d’argento che scendevano ad osservarla; il viso affilato incorniciato dai lisci capelli biondi.

Lucius Malfoy.

 

 


*

 

 

 

 

LaJoChAn: Grazie mille per i tuoi complimenti *_* Sapere che c’è sempre qualcuno di nuovo a cui piace la mia storia è un vero onore! Spero dunque che anche questo capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia voglia di farmi sapere ancora che ne pensi J
Un bacione!

 
terryborri: Ecco cosa aveva in mente Draco! E’ tornato un po’ Malfoy, che dici? ù___ù Beh, come al solito, sono davvero contentissima che il capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo non sia da meno! E, sono curiosa di vedere i tuoi disegni, non appena li avrai fatti *_*
Per quanto riguarda la tua domanda: è esattamente come in ‘Harry Potter e La Camera dei Segreti’! Per il momento è poco più che spirito e tornerà solo attraverso il Diario ^_^
Ti mando anche io tanti bacini e spero che, come sempre, vorrai farmi sapere che ne pensi *_*

 
PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: AhuahauhauahXD A chi lo dici: anche qui da me solo water…Magari abitiamo nella stessa zona XD Anch’io vorrei conoscere qualcuno come Draco ç___ç Invece mi tocca solo immaginarmelo e scrivere di lui in questa ff per far sognare tante sperate lettrici x3
Spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere, mi raccomando ;)
Un bacione
:)

 
elita: Mia carissima elita, che mi hai persino raggiunta sul forum *fa una statua per questo*, certo che avrai una copia di Vanity Witch e con l’omaggio, ovviamente ù___ù Informerò Coleen di mandarti una versione speciale solo per te *annuisce convinta*
Spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere, mi raccomando
J
Ti mando un bacione enorme!

 
Lione94: Carissima, che bello rivederti tra le recensioni *_* Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto! Muovere Lucius e Narcissa mi è sempre piaciuto, tanto che ho provato la BDT per la loro coppia, ma seguendo troppe cose contemporaneamente, al momento è ferma >.< Per quanto riguarda Dobby, hai indovinato! Stava seguendo le mosse di Harry per cacciarlo da Hogwarts!
L’idea del tuffo nel lago nero non era male, tanto che avevo pensato di inserirla, ad un certo punto!*_* Ma, alla fine, ho preferito fare così, spero di non averti delusa >___< In ogni caso, la conserverò per il futuro, sicuramente *_*
Beh, spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando
:)
Per quanto riguarda la tua ff, appena avrò tempo prometto di leggerla e di lasciarti una mega-recensione *_*
Un bacione! 


Misery13:
Mia carissima e dolcissima Missy, che mi hai raggiunta non solo sul mio forum personale, ma anche su quello del GDR, come posso io ringraziarti?*_* Il massimo è postare un nuovo capitolo di Un Particolare In Più, dunque eccotelo! ^_^ Per quanto riguarda Queens Park, come hai visto, forse non lo aggiornerò più qui su EFP, nonostante sia arrivata al nono capitolo…ma ho già spiegato tutto nell’intro! Spero non me ne vorrai, tutt’al più, per te, potrei fare un’eccezione e mandartelo via posta, se vorrai leggere il seguito in anteprima!
Comunque è ovvio che, scrivendomi queste recensioni fantastiche, tu mi faccia piacere e mi renda davvero felice *_*
Per il momento, Draco e Alexis sono ancora salvi, vedremo nel prossimo capitolo…La nostra sfortunata protagonista ha appena incontrato Lucius e…uh uh uh, niente anticipazioni ù___ù *in realtà non lo sa neanche lei*
Spero, dunque, che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto!
Mi prendo gli auguri per la patente *ho l’esame domani ç__ç* e ti lascio un bacione enorme!
:)
 

Juliett_Cullen: Oh cara, grazie mille per la tua recensione *_* Leggerla mi ha fatto tornare il buon umore! Addirittura due statue? Così mi vizi però è___é…XD
Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, proprio come i precedenti!
Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando
:)
Un bacio!!

 
e_montagnine: *fa un profondo inchino ed erige una statua alla Ele per essersi iscritta al suo modesto forum* Grazie milleeee *_* E’ grazie a quella piccola presentazione sul mio forum, che adesso c’è questo aggiornamento! Spero che basti, come ringraziamento da parte mia *_*
Come al solito, le vostre recensioni combinate sono fortissime e mi fanno sbellicare dalle risate XD
Per quanto riguarda la verità e Lucius, non ci crederete, ma avevo pensato a qualcosa del genere inizialmente °_° Un po’ banale, forse, ma il modo in cui Draco dovrebbe venire a scoprire la verità l’ho programmato un po’ diverso *sogghigna sadica*
In ogni caso, questo ff si scrive un po’ da sola, quindi vedremo che succede!
Spero che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e aspetto, come sempre, i vostri bellissimi commenti!*_*
Mi prendi gli auguri per l’esame –lo do domani ç___ç- e vi lascio un bacione enorme!
:)

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Capitolo 27
*** Serpeverde Vs Grifondoro ***


Come promesso nella mail che ho mandato a tutte/i voi lettrici/lettori, eccomi tornata!
Lo so, come sempre è passato davvero troppo tempo, ma oramai la smetto di scusarmi, penso che anche voi siate stufe di leggere le mie giustificazioni x3
Penso, però, che l’importante sia dare un degno finale a questa storia e, anche se oramai va avanti da ben due anni (wow, non ci credo che sono due anni che mi diverto in compagnia di Alexis, Draco, Blaise, Harry, Diamond e tutti gli altri ç___ç), la fine non è ancora vicina xD
Ma spero che voi continuiate a seguire questa storia insieme a me, anche se dovesse durare un altro anno! *_*
Detto questo, vi lascio immediatamente al tanto aspettato capitolo, facendo solo dei ringraziamenti ufficiali a tutte le persone che hanno recensito (siamo arrivati a 151 recensioni, davvero: non me lo sarei mai aspettato *_*), a tutti quelli che hanno aggiunto e che aggiungeranno la mia storia tra preferiti/seguiti/ricordati, e a tutti coloro che, nel silenzio, continuano a seguirmi.

Grazie mille a tutti! <3

 Dunque, spero che questo nuovo capitolo vi piaccia!

Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando! In questo periodo di totale stress scolastico, ho davvero bisogno delle vostre recensioni per andare avanti con la scrittura!

 
Un bacione.

 

Giulia.

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

Capitolo XXVII
Serpeverde VS Grifondoro

 

 

 

 

 

 

Ancora con il fondoschiena sul freddo pavimento e le mani immobilizzate nell’atto di massaggiarsi la parte dolorante, Alexis Lily Potter osservava, con enormi occhi di smeraldo, aperti nell’espressione più stupita che possedesse, Lucius Malfoy.
E non era perché catturata dalla sua matura bellezza affascinante; né per i lisci capelli che sembravano catturare, con lieve bagliore argenteo, tutti i raggi del sole che entravano a scaldare il corridoio; e neanche per quello sguardo affilato e tagliente, che era così simile a quello che aveva ormai, incondizionatamente e senza remore, imparato ad amare.
Solo che, ritrovarsi il padre del suo ormai ufficiale ragazzo, nel corridoio, all’improvviso, avrebbe scioccato chiunque.
Lucius la osservò dall’alto, un fine sopracciglio sollevato; le labbra fine appena serrate. Con una gentilezza che non gli apparteneva più da anni, ormai, si chinò appena in avanti e le porse una mano affusolata, ricoperta da un guanto di pregiata pelle nera. Più in imbarazzo di quanto avesse desiderato sentirsi, Alexis posò le piccole dita sul palmo dell’uomo, che le strinse delicato e la sollevò, senza sforzo, lanciandole un’occhiata strana.

Che fosse il padre di Draco, non c’era alcun dubbio.
La ragazza ritirò la mano, a disagio, e mentre le guance le si tingevano appena di un rosso timido, gli occhi le si abbassarono verso il pavimento, osservando, con un interesse evidentemente innaturale, la punta lucida delle scarpe nere di Lucius.
-Mi dispiace, signore.-
Si scusò, stringendo le mani in grembo.

Bel modo di conoscere il padre del proprio ragazzo.
-Tranquilla. Solo, la prossima volta, stai più attenta a dove metti i piedi.-
Si limitò a risponderle lui. La sua voce era dura ed elegante al tempo stesso, e suonava fredda come cristalli di ghiaccio appena infranti su un pavimento di marmo.
Alexis annuì, per poi rialzare lo sguardo su quello del signor Malfoy, la cui attenzione, ora, era stata catturata da qualcosa alle sue spalle.

O peggio, qualcuno.
La voce che la raggiunse, un istante dopo aver formulato quel pigro pensiero, le fece salire un brivido lungo tutta la spina dorsale e, contemporaneamente, le gelò il sangue nelle vene.
-Padre.-
Era carica di rispetto, in quella semplice parola, appena strascicata. Alexis si voltò di scatto verso Draco e i capelli, divisi in morbidi boccoli ordinati, tanto scuri da sembrare dolci grappoli di more, le danzarono sulle spalle. Il ragazzo si avvicinò con passo lento e sinuoso, affiancandola; non si manifestò in alcun gesto di affetto, solo una semplice occhiata e un veloce sfiorare di gelide dita sul piccolo dorso.
-Draco.-
Lo salutò Lucius.
Il ragazzo si voltò verso Alexis e, privo di qualsiasi espressività, si limitò a fissarla.
-Vedo che hai conosciuto mio padre.-
Asserì, senza apparente interesse. Lei lo osservò, scegliendo di non correggere la sua frase con il più giusto “Veramente gli sono appena finita addosso.”
Non fece in tempo a rispondere in un modo più adeguato, che Lucius la precedette.
-Chi è la tua amica, Draco?-
Gli domandò e la sua voce, carica di esperta apatia, risuonò come il più severo ordine, impossibile da disobbedire.
Alexis lanciò un’occhiata al ragazzo; poi si voltò verso il padre e le sue labbra di albicocca si tesero in un sorriso delicato.
-Alexandra Black, piacere di fare la sua conoscenza.-
Si presentò, garbata, accennando ad un inchino appena e porgendogli la mano. Lucius la squadrò, con un’occhiata a metà tra lo stupito e l’infastidito e non accennò a ricambiare la stretta; la gentilezza l’aveva consumata tutta con il gesto di poco prima. La piccola mano pallida rimase sospesa nel vuoto per qualche secondo, prima che la sua proprietaria distogliesse lo sguardo, nervosa, e la riportasse al suo fianco. Solo sentire le dita di Draco che la sfiorarono appena, per una frazione di secondo, riuscì a farla calmare.
-E’ così è lei, Alexandra Black.-
Il tono con cui lo aveva detto, non lasciava presagire nulla di buono. Alexis alzò lo sguardo, fino ad incrociare l’occhiata diffidente di Lucius Malfoy.

Smeraldo coraggioso contro argento sprezzante.
-Sì.-
Fredda e concisa, la sua voce era risuonata anche troppo sicura, nel silenzio pomeridiano del corridoio. Gli occhi decisi si erano voltati a fronteggiare Lucius Malfoy, le iridi luminose colorate di sfida. L’uomo si era limitato a fissarla, impassibile; lo sguardo di specchio era sceso a studiarla con una lunga occhiata a metà tra lo stupore e l’irritazione.
Dopo essere riuscita a sostenere quegli occhi autoritari per quasi un minuto, Alexis distolse lo sguardo e, lenta, si voltò verso Draco, che osservava il padre con espressione dura; gli occhi rilucevano di una strana scintilla, impotente; la mascella contratta lasciava guizzare un muscolo teso su di una guancia pallida. La ragazza ebbe la voglia improvvisa di alzare una mano e sfiorare quel tendine, per lisciarlo delicatamente; riuscì a controllarsi, non ritenendola una mossa saggia.
-Ehm…Vado sugli spalti, tu e tuo padre avrete cose private di dirvi. Io…Buona fortuna per la partita.-
Si limitò a dire, catturando la sua attenzione per il solo istante che serviva a lanciarle un’occhiata strana e ad annuire appena. Lei gli sorrise e poi si voltò verso Lucius, con un inchino rispettoso, che suonava tanto di ironia mal celata.
-E’ stato un piacere conoscerla, signor Malfoy.-
Lo salutò. L’uomo non ricambiò, limitandosi a fissarla, ora pensieroso.
Un’ultima sfiorata delicata di dita affusolate su di un palmo contratto a pugno, e Alexis corse via, dirigendosi verso il giardino di Hogwarts.
Dopo qualche minuto di costretto silenzio, Draco si voltò a fronteggiare il padre, le mani ancora strette in due pugni, tanto contratti da far risaltare i tendini e le vene azzurrine sotto la pelle diafana.
-A cosa devo l’onore di questa visita, padre?-
Il tono era meno freddo di quanto avesse desiderato, troppo remissivo e rispettoso per mostrarsi con la sua vera intenzione. Lucius abbassò lo sguardo su quello del figlio e gli sorrise magnanimo.
-Sono venuto per vederti giocare a Quidditch.-
Mormorò, ancora con il pensiero lontano. Poi, gli occhi – di un argento meno vivo, quasi sbiadito, rispetto a quelli del figlio – brillarono di una luce cattiva. Un ghigno sghembo gli colorò le labbra mentre, lentamente, si abbassava appena, per essere alla stessa altezza di Draco.
-Devi permettermelo, dopo che ho speso fior di Galeoni per comprarti l’ammissione.-
Soffiò, con voce vellutata, dolce come veleno di acrumantola.
Gli occhi di Draco si ridussero a due fessure; serrò la mascella tanto forte da farsi male; le mani si strinsero con tanta violenza, che perse la sensibilità alle dita.
In quel momento, avrebbe voluto dirgli tante cose; ma se c’era una cosa che Draco Malfoy aveva imparato di suo padre, era che credeva poco alle parole e pretendeva solo fatti. Così, ingoiò un fiume di frasi e insulti, accrescendo la rabbia che sentiva scatenarsi nel petto, attraversato da lunghe e calde fitte dolorose.

Avrebbe sfogato tutto alla partita, dimostrando a suo padre e a tutti coloro che ne dubitavano che lui, l’ammissione, se l’era meritata davvero, con o senza la sua generosa donazione.
Lucius lo scrutò negli occhi per qualche altro secondo, prima di sollevarsi e sorpassarlo, con disinteresse.
-E mi raccomando, non rendere questo mio viaggio fino ad Hogwarts privo di senso.-
Aggiunse. Draco neanche si voltò a guardarlo; le spalle avevano preso a tremargli appena, per la rabbia.
-E la mamma?-
Riuscì a domandare infine, quando fu sicuro di riuscire a controllare il tremolio della sua voce. Lucius si arrestò, ma entrambi rimasero di spalle, senza degnarsi ulteriori attenzioni che semplici parole.
-Sarebbe voluta venire, ma non ha potuto.-

Non glielo hai permesso.
Avrebbe voluto rispondere il ragazzo, ma preferì, saggiamente, tacere. Quelli erano discorsi privati, da non affrontare certamente nel corridoio di una scuola dove, chiunque, poteva udirli.
-Ho capito.-
Si limitò quindi ad asserire, traendo un profondo respiro, che lo aiutasse a dissipare la rabbia.
-Ti ha scritto una lettera e mi ha chiesto di consegnartela.-
Aggiunse Lucius e, solo allora, Draco si voltò di scatto, ritrovandosi a fissare la schiena ampia del padre, sulla quale ricadeva, con eleganza, una mantella nera di pregiato tessuto.
-Una lettera?-
Si informò e Lucius si strinse nelle spalle, con nonchalance, riprendendo a camminare.
-Te la darò finita la partita…non vorrei creare futili distrazioni.-
Asserì apatico, scomparendo dietro l’angolo e lasciando Draco da solo, con una rabbia in corpo paragonabile quasi a quella che aveva provato, tempo addietro, nel venir rifiutato dal famoso Harry Potter, o nel vedere Alexandra Black difendere quel buono a nulla.

Un potente pugno saziò il silenzio.

L’aria gelida della stagione invernale fece maledire mentalmente il buon nome di Merlino ad Alexis che, salendo la scalinata degli già affolati spalti del campo di Quidditch, si era ritrovata investita da un vento che, oltre a scombinarle i capelli in maniera improponibile, le aveva quasi assiderato le gambe, coperte solo da uno strato leggero di calze chiare.
-Ehi, Alex! Siamo qui!-
Diamond si era alzata e ora sventolava le braccia energica, indicandole un posto accanto al suo. La raggiunse, con una certa fatica nel passare tra gli studenti già seduti ed emozionati per la partita. Stendardi, striscioni e manifesti volteggiavano in aria per opera di qualche fedele tifoso e i colori delle due squadre si libravano nel cielo, quasi a competere anche loro.

Verde contro Rosso.
Oro contro Argento.
Serpeverde contro Grifondoro.
Harry contro Draco.

Sarebbe stata una partita interessante, anche se Alexis avrebbe, in cuor suo, tifato per entrambe le squadre. Non poteva scegliere, in fondo, tra l’amore per il fratello e quello per il ragazzo.
Prese posto accanto a Diamond e subito sotto Blaise. La bionda la abbracciò con entusiasmo e lui si limitò a sorriderle e a lasciarle una carezza sulla testa.
-Che giornata eh!-
Esclamò Diamond, che da brava tifosa brandiva una bandiera enorme e aveva due strisce di colore verde e argento su entrambe le guance. Nott, ancora ufficialmente il suo ragazzo, era seduto accanto a lei e le lanciava qualche bruna occhiata, a metà tra il divertito e l’esasperato. Sì, bhe, Diamond Anne Cherin faceva quell’effetto a tutti.
-Già…Una giornata importante.-
Asserì Alexis, con aria pensierosa.
-E’ la prima volta che ti vedo ad una partita di Quidditch, Black.-
Osservò Nott e lei si voltò a guardarlo, sorridendo pigramente; i suoi pensieri erano lontani, rivolti ancora ai due Malfoy.
-Sì, è la prima volta, in effetti. Ma Draco mi ha praticamente obbligata a venire.-
Annuì, lasciandosi andare ad una risata un po’ forzata che riuscì a contaggiare tutto il gruppo.
-Non ha ancora imparato a chiederti le cose con la dovuta gentilezza, vero?-
Sogghignò Blaise e lei piegò il capo all’indietro per poterlo vedere e poi scosse la testa, con un sorriso più vero.
-Ci riuscirà, non demoralizzarti.-
La rassicurò, lasciandole un buffetto sulla guancia. Lei si limitò ad annuire.
-In ogni caso…ti manca ancora una cosa: non puoi fare il tifo per il tuo Malfoy così!-
Dichiarò Diamond, lanciandole una lunga occhiata. Alexis si voltò a guardarla, la fronte corrugata. La biondina non gli diede il tempo di replicare che già stava frugando nella sua borsa. Niente riuscì ad impedirle di disegnare due strisce verde-argento sulle guance della povera Potter.
-Ecco, ora sei perfetta!-
Trillò soddisfatta, battendo le mani. Alexis scosse la testa e sospirò divertita.
-Grazie davvero, Diamond.-
Asserì con un’ironia che non venne colta. Quella si limitò a darle una pacca sulla spalla, tutta soddisfatta; poi si voltò verso Blaise, circondato come sempre dal suo “piccolo” fan club, che occupava quasi tutta la fila di spalti sopra. Il sorriso che gli rivolse era tutt’altro che rassicurante – e un ringhiare profondo scaturì da qualche dolce boccuccia femminile.
-Tocca a te ora, Zabini.-
Ghignò maligna, avvicinandosi con le mani sporche di trucco. Blaise spalancò gli occhi, prima di lanciarle un’occhiataccia minacciosa.
-Prova a toccare il mio bellissimo viso con…quella roba…e potresti trovarti senza dita, Cherin.-
La avvertì, tirandosi appena indietro per non venir sfiorato neanche per sbaglio.
-Oh. Che. Paura.- lo schernì, ridacchiando e avvicinandosi ancora –Dai, fatti bello per la tua squadra!-
Blaise tirò indietro un lembo di mantello che rischiava di venir sporcato.
-Cherin: io sono sempre bello.-
Puntualizzò, passandosi una mano tra i capelli. Quando la biondina si avvicinò ancora, lui balzò in piedi, per tenere il viso ad almeno trenta centimetri d’altezza rispetto alle mani di Diamond.
-Nott, ferma la tua ragazza o potrei farle del male!-
Lanciò un’occhiata al ragazzo, che sghignazzò divertito.
-Paura del trucco, Blaise?-
-E se la tua ragazza rimanesse senza dita, che ne dici, Theodore?-
Frecciò serio, facendo per estrarre la bacchetta.
-Non oseresti davvero, Zabini.-
Lo sfidò, lo scintillio d’ilarità ancora acceso negli occhi scuri.
-Mi conosci, Nott: ucciderei per un viso perfetto. La fortuna è che io lo abbia già.-
Sogghignò, prendendosi il mento con una mano e facendo sospirare il suo fan club. Diamond, ignorando le loro battute, si stava avvicinando ancora, quando Theodore prese la saggia decisione di circondarle la vita con le braccia e riportarla seduta. Non credeva che Blaise avesse davvero intenzione di farle del male…ma quando si trattava di lui, niente era certo.
Diamond si dibattè tra le sue braccia e si calmò solo con un profondo bacio e il permesso di colorare almeno le guance di Theo.
Alexis si era limitata a ridere di quella situazione, senza intervenire; la sua attenzione, infatti, era appena stata catturata da una figura ammantata di nero, che si era seduta tra i professori: Lucius Malfoy. Le sembrò che guardasse in sua direzione, ma forse era solo paranoica.
Si riscosse solo quando sentì due mani sfiorarle appena le spalle e poggiarle sopra qualcosa di morbido, profumato ma soprattutto…caldo. Si voltò, per lanciare un’occhiata di gratitudine verso Blaise, che le aveva prestato il suo mantello.
-Stavi tremando.- si giustificò con un sorriso –Dovresti imparare a vestirti un pochino più pesante, piccola Black: già sei cagionevole di salute, così troverai la morte molto presto!-
Scherzò e lei rise, scuotendo la lunga chioma di boccoli.
-Scemo!-
Gli diede un leggero colpo su di una gamba e lui le fece una smorfia.
Poi, veloce come un fulmine a ciel sereno, un’idea le balenò nella mente. Si accostò di più contro le gambe di Blaise, poggiando le braccia incrociate sulle coscie e voltandosi quasi completamente – meritandosi per questo occhiatacce e maledizioni sussurrate; gli fece cenno di avvicinarsi con il viso, per dirgli una cosa. Lui si accostò, le eleganti sopracciglia corrugate.
-Tu conosci il padre di Draco?-
Gli domandò, sottovoce. Lui la guardò sorpreso, chiedendosi in cuor suo, da dove gli fosse spuntata quella curiosità. Alla fine alzò entrambe le sopracciglia e scrollò le spalle.
-Sì, certo.- si limitò a rispondere, con semplicità; poi sogghignò divertito –Tu e Draco già pensate alle presentazioni ufficiali?-
La prese in giro, ma lei non ne rise. Abbassò lo sguardo e un rosso vivo le colorò le guance pallide, andando a contrastare in modo osceno con quelle strisce verde-argento.
-L’ho conosciuto oggi.-
Sussurrò, mordicchiando il labbro inferiore, a disagio.
Blaise strabuzzò gli occhi.
-Che?!-
Squittì incredulo. Lei gli fece cenno di abbassare la voce e, guardandosi intorno, fu contenta di vedere che il chiasso avesse coperto quel gridolino.
-Ssssh…Abbassa la voce. – lo rimproverò – Comunque, non credo di avergli fatto una buona impressione.-
Aggiunse, prendendo a torturarsi le mani in grembo. Lui la guardò accigliato.
-In che senso?-
Alexis storse le labbra.
-Gli sono finita praticamente addosso.-
Blaise dovette fare uno sforzo enorme per non scoppiarle a ridere in faccia.
-Bel modo di presentarsi.-
Non riuscì però a trattenersi dal prenderla in giro, meritandosi per questo un’occhiataccia. Alexis sospirò e poi mise il broncio, avvilendosi sulle sue ginocchia.
-E’ stato un incidente.-
Biascicò, gonfiando le guance, prima di lasciarsi andare ad un altro respiro profondo. Blaise ridacchiò, intenerito, e le accarezzò la testa.
-E mi ha guardata come se fossi la cosa più…intuile del mondo.-
Aggiunse, socchiudendo gli occhi. Lui le prese il mento con una mano e la costrinse a guardarlo.
-Alexandra, non avvilirti: Lucius Malfoy guarda così chiunque.-
La informò con un sorriso e lei non potè fare a meno di ricordarsi di come, alla stessa maniera, avesse riservato il medesimo sguardo anche a Draco, che era suo figlio.

Non doveva essere per niente facile essere il figlio di Lucius Malfoy.
Quella constatazione, comunque, non riuscì a farla sentire meglio e un nuovo sospiro abbandonò le sue labbra di albicocca.
-Per quanto mi odierà?-
Blaise ridacchiò, scombinandole i capelli, la cui forma era già stata messa a dura prova dal vento invernale.
-Mah…Una decina d’anni e potrai sperare in un saluto cordiale.-
La prese in giro, sghignazzando. Riuscì a farla ridere e si meritò anche un pizzicotto sulla coscia.
-Grazie, Blaise.-
-Figurati, piccola.-
Ebbero solo il tempo di sorridersi, prima che Madama Bumb si levasse in alto, sulla sua scopa, per attirare l’attenzione di tutti.
Alexis si voltò, per osservare le due squadre entrare in campo, cavalcioni delle proprie scope. Il suo sguardo fu catturato da due figure in particolare: i cercatori.
Avevano lo stesso ruolo, ma non sarebbero potuti apparire in modo più diverso.
Harry James Potter era sicuro, mentre con decisione si teneva cavalcioni della sua scopa da corsa; il vento finiva il compito di scompigliarli i capelli e i muscoli della pelle bronzea si contraevano esperti per assecondare i suoi movimenti; la divisa dorata e scarlatta, scendeva perfetta sul suo corpo allenato, regalandogli una luminosità degna del sole.
Draco Lucius Malfoy era leggiadro e sedeva sulla sua fiammante Nimbus 2001 con un’eleganza innata; i capelli erano trattenuti dalla solita mano di gel, lasciando scoperto il viso pallido e dai lineamenti affilati; la divisa verde e argento delineava ogni muscolo teso dell’ampia schiena, donandogli il fascino e la raffinatezza della luna.
C’era solo una cosa che li rendeva uguali: lo scintillio carico di eccitazione e serietà negli sguardi accesi.
Erano come due facce della stessa medaglia, così vicini eppure così diversi.

Il giorno e la notte.
Il sole e la luna.
Il dolce e il salato.

Il grifone e il serpente.

Chi avrebbe vinto?
Madama Bumb, dopo le solite raccomandazioni, diede finalmente inizio alla partita.
Seguendo i movimenti veloci dei giocatori e la brutalità con cui alcuni di loro si colpivano o lanciavano le varie palle, Alexis si chiese come poteva la gente apprezzare quel gioco; a lei, sinceramente, non piaceva. Ma, forse, era solo influenzata dal fatto che odiava la violenza e odiava volare, due caratteristiche necessarie, per apprezzare a fondo il Quidditch. Tutti, intorno a lei, urlavano e incitavano la propria squadra alla vittoria; Theodore grugniva, di tanto in tanto; Diamond urlava e saltava – abbracciandola stretta- ogni qual volta Serpeverde segnava un punto –e quella era già la nona volta; il fan club di Blaise schiamazzava come uno stormo di civette in calore, mentre lui osservava impassibile la partita, limitandosi ad applaudire con eleganza ogni volta che la Pluffa entrava nell’anello dei Grifondoro. Dal canto suo, Alexis teneva gli occhi incollati su Harry e Draco, pregando gli dei che non cadessero dalla scopa…o non si facessero troppo male. Però, doveva ammettere che osservarli era qualcosa di ipnotico; possedevano un carisma e una sicurezza che riusciva a trasportarti e incantarti, mentre volteggiavano qua e là per il campo, alla ricerca del Boccino D’Oro. Ogni tanto si fermavano e li vedeva scambiarsi qualche battuta – sicuramente di scherno, conoscendoli. Per lo meno, la cosa rassicurante era che non potevano buttarsi giù dalla scopa a vicenda…o almeno lo sperava!
Poi, all’improvviso, una delle palle marroni cominciò a seguire Harry per tutto il campo. Allarmata, Alexis si voltò verso Blaise, che osservava la scena interessato.
-Che cos’è quella cosa? E perché si comporta così?-
Gli domandò, cercando di far passare la sua preoccupazione come semplice curiosità. Blaise abbassò lo sguardo per osservarla e le sorrise.
-Quello, mia cara Alexandra, è un bolide. Sono palle molto violente e pare che il nostro Potter se ne sia beccata una proprio insistente…-
Le spiegò, cantilendando l’ultima parte della frase e tornando a guardare la partita, con una strana luce negli occhi di zaffiro.
-Spero che gli faccia male, così per un po’ non saremmo costretti a vedere la sua brutta faccia in giro.-
Grugnì Theodore; Tiger e Goyle, al suo fianco, risero tonti, annuendo.
Alexis trattenne il fiato e si fece, di colpo, interessatissima alla partita; Harry era abile e fuggiva al bolide con maestria, ma quello sembrava non volersi arrendere e lo seguiva violento, scontrandosi con gli spalti e distruggendo parte del perimetro del campo; quando Harry sfrecciò vicino alle tribune di Serpeverde, il bolide si schiantò poco distante da Alexis e compagnia, facendo schiamazzare il fan-club di Blaise.
-Sfregiato, attento a dove vai! Fatti ammazzare, ma non ci coinvolgere!-
Gridarono Tiger e Goyle agitando i grossi pugni minacciosi.
Alexis li ignorò e, respirando lentamente, seguì le mosse del fratello; adesso sia lui che Draco sfrecciavano vicini: dovevano aver visto il Boccino e si erano lanciati all’inseguimento; peccato che il Bolide stesse loro alle calcagna.
Ansiosa, Alexis si alzò in piedi e si avvicinò al bordo degli spalti, per poter seguire ogni mossa.
-Merlino…-
Sospirò tesa: non sarebbe più andata a vedere una partita di Quidditch; c’era da starci male!
Malfoy e Potter scomparvero al di sotto degli spalti; il bolide entrava ed usciva dai teloni sottostanti, con violenza.
Fu questione di qualche minuto, poi la scena le bloccò il cuore per qualche secondo.
Draco era stato quasi lanciato fuori con violenza e aveva sbattuto forte sul terreno di gioco, dove si era accasciato senza più muoversi. Tutti avevano trattenuto il fiato e Alexis aveva cacciato un urlo terrorizzato, portandosi entrambe le mani alla bocca.
-Oh Signore...!-
Esclamò e il suo sguardo preoccupato si mosse verso la figura di Harry, che ancora sfrecciava in aria, seguito dal bolide che, il tempo di un battito di ciglia, gli si era fiondato sul braccio, rompendoglielo; poi Harry era caduto al suolo a sua volta ed era rimasto a terra.
Alexis non sentì della vittoria del Grifondoro, perché Blaise la scosse gentilmente, prendendola per un braccio.
-Vieni, andiamo.-
La esortò, tirandola lungo le scale e scendendo poi in campo.
Alexis scese dagli spalti con il cuore che le martellava nel petto, tanto violento e assordante, da cancellare ogni altro rumore circostante. Quasi non sentiva la mano di Blaise, che le premeva decisa appena sopra il gomito, guidandola fino al muretto che li separava dal campo. La aiutò a scavalcare e insieme percorsero la strada che li separava da Draco, ancora disteso in terra, privo di coscienza.
Quando Blaise la lasciò andare, per correre dall’amico, lei, quasi smarrita e confusa, rimase ferma, per qualche secondo, in mezzo al campo. Si guardò attorno spaesata e il suo sguardo preoccupato scivolò dalla figura di Draco a quella di Harry, ancora preso di mira da Bolide.

Qualcuno doveva fermare quel coso prima che finisse per spaccargli anche la testa!
 Indecisa sul da farsi, si guardò attorno agitata, per vedere se qualche insegnante si stesse accingendo ad aiutare il fratello. Si svolse tutto in pochissimi secondi, ma a lei sembrò che il tempo si fosse congelato e che la scena, privata di suoni e colori, procedesse ad una lentezza esasperante. Non vide nessuno correre in aiuto di Harry, perché lei e Blaise erano gli unici ad aver già invaso il campo, dal momento che Draco era caduto prima del Grifondoro. In preda al panico, fece per estrarre la bacchetta dal cinturino della gonna, ma qualcuno la precedette.
-Finite Incantatem!-
Urlò una decisa voce femminile. Un raggio di scintille d’argento andò a colpire il Bolide, che espolse in mille piccolissime parti.
La scena riprese colore e il chiasso dello stadio la colpì come una violenta ondata di fiamme. Hermione, che aveva pronunciato l’incantesimo, stava correndo da Harry, subito seguita da Ron, dall’enorme Hagrid e da tutti i membri della squadra, che si affrettatono a scendere dalle scope e a circondarlo preoccupati.
Un sospiro di sollievo lasciò le labbra di Alexis, che osservò la scena rincuorata. Il suo sguardo si soffermò prima sulla figura di Harry, dolorante, ma finalmente salvo; poi si andò a posare sul viso di Hermione Granger, che ricambiò l’occhiata con espressione tra l’infastidito e il confuso. La Potter si limitò a sorridere appena e a farle un gesto di assenso, che sperava fosse interpretato come il segno di ringraziamento che era.
Poi, si voltò e, di nuovo agitata, si precipitò verso Draco, ancora sdraiato in terra e privo di sensi. Si inginocchiò accanto a lui con tanta foga, da sbucciarsi le gambe, ma non se ne preoccupò.
-Draco! Draco, svegliati!-
Lo chiamò allarmata, chinandosi appena e scuotendolo per una spalla. Quello non accennò a riaprire gli occhi e l’unico movimento che fece, fu quello involontario della testa, che ciondolò su di lato; i capelli scompigliati gli si appiccicarono sulla fronte, appena lucida di sudore, e le chiare ciocche andarono a coprire parte del volto.
-Draco…-
Provò ancora, dandogli uno schiaffetto sul viso, ma la situazione non cambiò. Ansiosa, alzò il viso di scatto verso Blaise, chinato accanto a lei.
-Blaise! Che cos’ha?!-
Il ragazzo si voltò a guardarla, l’espressione del bel viso tesa.
-Sta tranquilla, Alex. E’ solo svenuto: sono sicuro che non è nulla di grave.-
Cercò di rassicurarla, poggiandole una mano sulla spalla.
Un sospiro tremante lasciò le sue labbra, mentre prendeva il viso di Draco tra le mani e lo accarezzava gentile, togliendogli le ciocche di capelli dalla fronte. Poi si guardò intorno, sperando di vedere qualcuno che accorresse in loro aiuto: vana speranza. I compagni di squadra, che ancora volavano intorno a loro, non sembravano minimamente interessati alla salute del loro cercatore, e si limitavano a guardarlo dall’alto con occhiate di disprezzo, affibiandogli solo la colpa della loro perdita. Severus Piton era l’unico che si stava dirigendo in loro direzione, ma con passo lento e strascicato, come se avesse a disposizione tutto il tempo del mondo.
Ma lo sguardo di Alexis andò a cercare una persona in particolare, con una certa urgenza. E quando la trovò, un colpo secco le fece singhiozzare il cuore: Lucius Malfoy, ancora seduto sugli spalti dei professori, guardava la scena con un’indifferenza che rasentava il disprezzo; poi, senza neanche preoccuparsi della salute del figlio, si alzò e, con un elegante volteggiare di nero mantello, uscì dal campo, senza guardarsi indietro.
Sconvolta, rimase a fissare la postazione vuota, chiedendosi che razza di genitore immondo potesse fregarsene a tal punto del proprio figlio. Senza che se ne fosse davvero resa conto, una mano le si strinse in un pugno tanto violento, da farlo tremare convulsivamente. Un groppo enorme le chiuse le vie respiratorie, facendole trattenere il fiato. Le ciglia le si inumidirono appena.
Fu in quel momento che un mugugnio di Draco la risvegliò, costringendola a voltarsi verso il ragazzo.
-Draco!-
Si chinò verso di lui, accarezzandogli piano una guancia. Quello strinse appena gli occhi e poi li aprì: pozze d’argento tanto profonde e vuote da crearle un sussulto doloroso nel petto.
-Alex…andra…?-
Mormorò appena. Il suo sguardo era puntato su di lei, ma sembrava non vederla davvero.
-Sono qui.-
Alexis gli prese una mano e se la portò alle labbra, sfiorandola con un bacio delicato.
Un sorriso amaro dipinse le labbra del biondino.
-Aveva ragione…Ho comprato anche questa…-
Aggiunse stanco, in un sussurro roco. La ragazza corrugò la fronte, ma prima che potesse chiedere spiegazioni, Draco svenne di nuovo, accasciandosi su di un lato.
Sconvolta, Alexis si voltò a guardare Blaise, che stava scuotendo la testa, contrariato: forse lui aveva capito cosa significassero quelle parole, ma non le sembrava il momento giusto per chiederglielo. Si limitò a fissarlo, senza sapere cosa fare, cosa dire.
-Portatelo in infermieria.-
Severus Piton, finalmente ‘accorso’ in loro aiuto, aveva pronunciato quelle semplici parole, con tono di duro rimprovero. Aveva guardato Blaise e poi, si era allontanato, incurante.

Ma che diavolo avevano tutti quanti? Possibile che la perdita di una partita avesse più valore della salute di uno studente? Di un compagno? Di un amico?
Blaise sospirò e si chinò in avanti per prendere Draco tra le braccia. Lo sollevò senza fatica e lanciò un’occhiata ad Alexis, ancora seduta in terra.
-Andiamo.-
Si limitò a dire, prima di voltarle le spalle e cominciare ad incamminarsi.
La moretta lo guardò, poi si alzò in piedi, ma non lo seguì subito. Si girò invece verso la squadra di Serpeverde, con gli occhi di smeraldo che lanciavano saette.
-Si puo’ sapere che razza di persone meschine siete?! Cosa avete da guardare con tanto disprezzo?! Invece di starvene a volteggiare su quelle maledette scope dovreste scendere e preoccuparvi per la salute di un vostro compagno! Come diavolo fate a…-
Cominciò a rimproverarli, gli occhi lucidi e le mani strette in due pugni lungo i fianchi; ma la voce di Blaise la interruppe quasi subito.
-Alexandra, lascia perdere! Non sono affari che ti riguardano: andiamo.-
La richiamò, voltandosi a lanciarle un’occhiataccia. Lei lo guardò confusa e ferita, aggrottando la fronte. Lo sguardo di Blaise era deciso e non ammetteva repliche di alcuna sorta. Alexis sbuffò arrabbiata e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata disgustata alla squadra, voltò loro le spalle e raggiunse Blaise.

 

L’infermieria non era mai stata così affolata come quel tardo pomeriggio di metà Novembre. Oliver Baston, portiere del Grifondoro, era stato il primo ad essere dimesso: era stato colpito dallo stesso Bolide che aveva seguito Harry per quasi tutta la partita, ma, fortunatamente per lui, pur avendo fatto decisamente una bella caduta in picchiata contro il suolo, non si era fatto eccessivamente male e Madama Chips – santa donna! – era riuscita a rimetterlo in sesto in un attimo. Discorso diverso valeva per Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy, entrambi distesi su due lettini dell’infermieria: il primo, per un brillante intervento del professor Allock, si ritrovava senza ossa del braccio destro; il secondo aveva un forte mal di testa – l’aveva sbattuta nella caduta – e un misterioso squarcio sul braccio, che si era riaperto durante la partita e che sanguinava abbastanza copiosamente. Accanto al letto di Potter si raccoglieva, in cerchio, tutta la squadra del Grifondoro, insieme ai suoi due, immancabili, migliori amici; erano così tanti, che Madama Chips faceva fatica a trovare una via d’entrata per curare il suo paziente.
Al contrario, invece, accanto al letto di Malfoy c’erano poche persone: Tiger e Goyle che, nonostante non brillassero di intelligenza, si mostravano sempre degli amici sinceri; Blaise Zabini, elegantemente seduto su di uno sgabello; e, ovviamente, Lei, Alexandra Black. Era accomodata sulla sponda del letto e osservava Draco agitarsi appena senza emettere il minimo lamento. Di tanto in tanto, lei sollevava una mano a sfiorargli appena il viso, ma dal momento che aveva l’impressione di dargli quasi fastidio, cercava di trattenersi, per quanto possibile, dal farlo. Nel frattempo, aveva intrecciato le sue dita a quelle del biondo, che, da sotto le lenzuola, le stringeva la mano tanto violentemente da farle male; ma non le importava: se le sarebbe fatte rompere tutte, le ossa delle dita, se ciò fosse servito ad aiutare Draco nel suo dolore e nella sua battaglia interna.
Ogni tanto, il ragazzo apriva gli occhi e la guardava accigliato e lei, allora, si limitava a sorridere calma; Draco sospirava frustrato e poi tornava a chiudere gli occhi, stringendoli quasi, a volte, come colpito da nuove, dolorose fitte.
Madama Chips lo aveva già curato, fasciandogli la testa e disinfettandogli il braccio, per poi bendare, meticolosamente, anche quello. Ora, dopo essersi occupata anche di Potter, si era riavvicinata al letto del Serpeverde e aveva porto un bicchiere ad Alexis.
-Glielo faccia bere, signorina Black: servirà ad alleviare il dolore alla testa.-
Le spiegò. La ragazza annuì e prese l’infuso caldo tra le mani: aveva un aspetto invitante, sembrava thè, ma aveva un odore un po’ aspro, che le fece arricciare il naso.
Si voltò verso il biondo.
-Draco?-
Il ragazzo aprì un occhio, osservandola impassibile.
-Mmm.-
Si limitò a rispondere. Tenendo la tazza con una sola mano, allungò l’altra a sfiorargli il viso, con una carezza gentile.
-Dovresti bere questa medicina: Madama Chips dice che ti aiuterà a rimetterti.-
Gli spiegò, offrendogli la tazza bollente.
Draco la fissò per un lungo momento, prima di cominciare a tirarsi su, con qualche difficoltà: il braccio ferito gli faceva ancora un male gramo.
Blaise alzò lo sguardo su di lui, pronto ad alzarsi per aiutarlo, ma Tiger e Goyle lo precedettero, cercando di agevolarlo goffamente, prendendolo per le spalle.
-Lasciatemi! Ce la faccio da solo.-
Li rimproverò brusco,scrollandoseli di dosso e cercando poi di nascondere la nuova fitta che gli aveva tirato tutti i tendini del braccio. Sommessamente, i due tornarono a sedersi sulle sedie, con il capo chino,  borbottando qualche scusa.
Alexis ebbe voglia di rimproverarlo, ma, sinceramente, non se la sentì proprio. Per una volta, avrebbe lasciato correre i suoi modi scortesi: era più che giustificato.
Senza dire altro, Draco allungò una mano e le prese la medicina dalle mani, cominciando a sorseggiarla. Il suo viso fu attraversato da un’espressione disgustata solo per un momento; poi, silenzioso, bevve tutto l’infuso, senza mai lamentarsi.
Alexis rimase a fissarlo e, scendendo ad esaminare il braccio fasciato – lasciato scoperto dalla divisa malamente strappata dall’infermiera per curarlo -, si sentì improvvisamente in colpa. Quello squarcio se l’era procurato a causa sua, per difenderla. E ora, per colpa sua, non solo Draco aveva perso un’ importante partita – la prima del campionato contro Grifondoro –e contro Harry -  e l’unica che suo padre Lucius sarebbe mai andato a vedere -, ma si ritrovava anche in un lettino dell’infermieria, con una, per fortuna, mancata commozione cerebrale, e con un braccio completamente infermo.
La mano, ormai lasciata libera dalla morsa violenta, andò a stringersi in un piccolo pugno tremante, che andò a fare compagnia all’altro, sulle ginocchia. Alexis abbassò lo sguardo, e anche la piccola ombra di quel sorriso incoraggiante che aveva rivolto a Draco, sparì in un’espressione malinconica. Le labbra, ormai piegate in un morbido broncio triste, si aprirono appena per lasciar uscire un fiotto d’aria malinconica.
-No.-
Quella semplice e secca affermazione la distolse dalla trama complicata dei suoi pensieri, costringendola ad alzare il viso verso Draco, che ora la guardava impassibile. Lo fissò di sbieco per qualche secondo, corrucciando appena la bocca.
-Cosa…?-
Mormorò, come se all’improvviso avesse perso anche le forze per parlare. E pensare che era lui quello che aveva sbattuto la testa!
Draco le lanciò un’occhiataccia densa di significato.
-Conosco quell’espressione.-
La rimproverò, il tono di voce tanto freddo e strascicato da farle salire un brivido lungo la spina dorsale. Alexis lo osservò per pochi secondi, prima di riabbassare lo sguardo e puntarlo, con innaturale interesse, sulle mani che ancora stringeva quasi convulsivamente in grembo. Non rispose.
-Smettila, o giuro che uso tutte le forze che mi sono rimaste per sbatterti fuori da qui.-
La minacciò duro, allungandosi appena per afferrarle un polso.
Lei rimase in silenzio, limitandosi a mordersi appena il labbro inferiore; fu costretta a prestargli di nuovo attenzione, quando la morsa sul suo braccio si fece più ferrea, facendole quasi male. Gli lanciò un’occhiata di sottecchi e lui la tirò appena.
-Guardami.-
Ordinò conciso, e quando lei girò, finalmente, il viso, le lasciò andare il polso e le posò la mano su di una guancia.

Lo smeraldo lucente si specchiò nell’argento ghiacciato.
-Non è colpa tua. Non pensarci neanche per un istante.-
La guardò deciso e, stranamente, sereno.

Una carezza di conforto.
Un dolce sorriso d’albicocca.

La mano piccola ed affusolata andò a posarsi su quella grande di Draco, per farla aderire meglio contro la guancia. Gli depositò un piccolo bacio sul palmo.


Quando Madama Chips cominciò a mandare via gli studenti del Grifondoro, anche Blaise, Tiger e Goyle si avviarono all’uscita. Alexis, però, andò a parlare con l’infermiera, e dopo un piccolo dibattito, riuscì ad ottenere ciò che voleva.
Tornò da Draco, che ancora seduto con la schiena contro la testata del letto, osservava il vuoto con espressione indecifrabilmente lontana. Quando Alexis si sedette sulla sponda del letto e gli prese una mano, allora lui si voltò a guardarla, con un cipiglio ancora duro, risultato delle sue riflessioni.
-Ho parlato con Madama Chips: questa sera potrai già tornare in camera tua.-
Gli comunicò, con un sorriso raggiante.
Draco sollevò entrambe le sopracciglia, sorpreso.
-Dici sul serio?-
Alexis annuì.
-Come hai fatto a convincere quella vecchia bisbetica?-
Sibilò, meritandosi un lieve colpetto alla mano, che lo fece sorridere di sbieco.
-Ho promesso che ti saresti riposato e che ti avrei impedito di andartene a zonzo per il castello.-
Draco le lanciò un’occhiata divertita.
-Pensi davvero di potermi fermare, se io decidessi di non rispettare le regole?-
Lei ridacchiò allegra, scuotendo la massa di boccoli.
-Oh sì, mio caro. E poi, posso sempre contare sull’aiuto di Blaise.- lo minacciò, assumendo un’aria severa – Potrai anche essere più forte di me, ma conciato come sei, non credo riusciresti a superare Blaise.-
Lo schernì soddisfatta, annuendo convinta. Lui si limitò a fissarla neutro, senza aggiungere altro.
Quando Madama Chips si schiarì la voce, Alexis capì che era proprio ora di lasciare Draco al suo meritato riposo. Si alzò in piedi, lasciandogli un’ultima carezza sul dorso della mano.
-Riposati, Draco: ne hai bisogno.-
Lo salutò con un sorriso, piegandosi appena in avanti per lasciargli un bacio sulla fronte fasciata.
-Vengo a trovarti stasera.-
Promise poi, sussurrando quelle parole che le labbra ancora non avevano lasciato la sua fronte.
Si tirò su, ma lui scattò appena in avanti, agguantandole un polso e costringendola a piegarsi di nuovo. Si trovarono faccia a faccia, ad un centimetro di distanza.
-Bada bene, Black: sono davvero incazzato oggi.-
Soffiò, lambendole la bocca con il respiro. Lei sorrise, sapendo bene cosa significassero quelle parole.
-Lo so.- si avvicinò, colmando la poca distanza, e gli stampò un veloce bacio a fior di labbra. -Ti amo.-
Draco la osservò, poi l’ombra di un sorriso gli dipinse finalmente lo sguardo, rimasto vuoto fino a quel momento.

 

 

-*-

 

 

Lione94: Ed ecco, finalmente, il nuovo capitolo! Beh che dire, se non che spero sinceramente ti piaccia almeno quanto gli altri! Inoltre, ti ringrazio davvero per tutti i tuoi complimenti di sempre e per continuare a seguirmi *_* Spero, ovviamente, che avrai voglia di commentare anche questo nuovo capitolo, per farmi sapere che ne pensi ;) Ti mando un grosso bacione, con la speranza di sentirti presto!

le_montagnine: Ok, credo che sia la vostra la Squadra di Recupero che è venuta a casa mia e mi ha minacciata di continuare la storia a suon di Bazooka xD Comunque, a parte gli scherzi, eccomi finalmente tornata! Mi siete mancate davvero tanto L E io, vi sono mancata? :3 Beh, che dirvi, se non GRAZIE, come sempre, per essere qui con me!
Ma com’è che la Isa si fa sempre male?! Mi sa che devo adoperarmi per regalarti un amuleto anti-sfortuna, altrimenti, di questo passo, rischio di perderti °_° E tu, Ele, sii più buona con al tua sorellina ù___ù Comunque, sul serio, ve l’ho mai detto che vi adoro? Ah. Aspettate, dalla regia mi comunicano che l’ho fatto almeno una decina di volte…Ehm…Vabbeh xD In ogni caso, quanto vorrei adottarvi *_* Mi piacerebbe avere due sorelle esuberanti e simpatiche come voi! *le abbraccia*
Dunque, a parte questo, spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto! Mi sono dovuta sforzare un po’ per riprenderlo in mano, ma alla fine ce l’ho fatta: ho detto che questa storia avrà una fine e quindi la fine ci sarà! E spero che voi continuiate ad accompagnarmi con i vostri commenti fino al giorno in cui, in fondo al capitolo, ci sarà quella magica parolina! Ora vi lascio con un bacione e con la speranza di sentirvi presto! <3

Misery13: Mia carissima Missy: eccolo, finalmente, il nuovo capitolo! Mi perdoni per lo stra-mega-ritardo? *_* Spero di sì, perché mi dispiacerebbe se mi abbandonassi ç___ç Ma tu non lo farai, vero??? XD
Beh, che dirti comunque: grazie mille per i tuoi commenti super dettagliati! Li adoro, davvero! E grazie anche per il consiglio sull’espressione ‘alzò il fine sopracciglio’! Cercherò di moderarmi, lo prometto ;)
Per il resto, sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero vivamente che anche questo sia stato altrettanto di tuo gradimento!*_*
E grazie mille anche per le tue parole su Queens Park *_* Davvero, se mai uscisse in libreria, andresti a comprarlo?ç____ç Sono commossa, sul serio *abbraccia forte forte*

PiKkOlA_mAnGiAmOrTe: Oh carissima *_* Grazie mille per i tuoi complimenti! *_*  Sono sempre davvero apprezzati! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e spero che anche questo sia stato di tuo gradimento!

elita: Anch’io ora mi sto facendo insegnare da Dobby qualche metodo di auto-punizione per il ritardo…ma tu mi perdonerai, vero? *_* Anche perché so che ami la mia storia e i miei Draco e Alexis, quindi sono sicura che mi perdonerai perché ho pubblicato, finalmente, un nuovo capitolo x3
Comunque, sono contenta che la barzelletta di Goyle ti abbia fatto ridere XD Mi sono divertita anch’io a scriverla!
Per quanto riguarda il finale struggente dello scorso capitolo, ecco come si è risolto *_* Lucius non è abbonato a Vanity Witch, ma chissà perché ho l’impressione che zio Voldy, forse… ahauhauahuahaXD
Beh, spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto quanto gli altri!
Un bacione e alla prossima <3

Enris: *____* Oh Mio Dio! Per tutte le mutande di Merlino e anche per quelle di Voldemort! La tua recensione è fantastica! Quando ho finito di leggerla, avevo i brividi lungo tutta la schiena! Quasi mi veniva da piangere! Ho apprezzo ogni tuo singolo commento e ho fatto tesoro dei consigli che mi hai dato! Sinceramente, ad oggi, annovero questa tra le migliori recensioni che io abbia mai ricevuto. Cosa posso dirti, se non GRAZIE? Grazie, davvero. Ogni singola cosa del tuo commento mi ha resa orgogliosa: il fatto che ti piaccia il mio Draco, così particolare, eppure, come dici tu, stranamente non OOC; il fatto che non ritieni la mia Alexis una Mary-Sue, ma che a volte – a volte?XD- è un po’ frignona (sto cercando di darle una scossa, perché è venuto il momento di smetterla, in effetti, di farla essere troppo fragile!); del cambio di carattere di Diamond e Blaise, così diversi nei confronti di amici e nemici. Insomma, TUTTO della tua recensione mi ha fatto davvero piacere. Sono rimasta talmente tanto senza parole che, sinceramente, a questo punto, non so più cosa dire. Spero solo che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto almeno quanto gli altri!*_*
Per la tua domanda: il momento tanto atteso, ci sarà esattamente tra cinque capitoli! Non dovrai aspettare ancora molto, dunque *_* Anche perché, mi sono ripromessa di cercare di aggiornare massimo una volta ogni due settimane e spero di riuscirci!
Ora, ti lascio con un grosso bacione e con la speranza di sentirti presto
:3

miyuko: Gemina, hai visto che alla fine ce l’ho fatta a finire questo nuovo capitolo! Dai che questa storia non rimarrà inconclusa! Anche lei –prima o poi °_°- vedrà una fine xD

Keira_Lestrange: Waaa! Benvenuta nella mia storia! Fa sempre piacere leggere nomi nuovi *_* Grazie mille per i tuoi complimenti, spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto! Fammi sapere che ne pensi, mi raccomando *_*

 

 

 

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Capitolo 28
*** Tragedy {segreti segreti e ancora segreti} ***


 Un anno fa, a quest’ora forse, non ricordo precisamente, mi accingevo a postare il primo capitolo di questa storia.
La avevo in mente da tanto tempo, ma non avevo mai avuto il coraggio di metterla per iscritto, né tanto meno pubblicarla.
Conobbi EFP quasi per caso: avevo quindici anni quando ancora cercavo delle fan fiction su Beyblade e approdai su questo sito, senza avere la minima idea che, tre anni dopo, mi sarei ritrovata a scrivere queste parole.
Amavo leggere le fan fiction, ma non avevo mai pensato di scriverne, anche perché preferivo concentrarmi su storie originali.
Poi, entrai nel vortice di questo meraviglioso mondo e, da allora, non ne sono più uscita.
Scrissi il primo capitolo di ‘Un Particolare In Più’ quasi tutto d’un fiato, con uno stile un po’ immaturo e, esattamente il 13 Novembre 2008, lo postai qui.
Ricordo che ricevetti tre recensioni e otto preferiti e mi sembrava davvero tantissimo, all’epoca, per un capitolo di una scrittrice sconosciuta e di una storia che aveva un personaggio originale, e non la solita Draco/Hermione che tutti – me compresa – amano visceralmente. La cosa mi diede coraggio e continuai a scrivere, così veloce che in una settimana pubblicai una cosa come sei capitoli – cosa che, in seguito, come molte di voi che mi seguono da tempo sanno, non sarebbe più successo xD
La storia cominciò a prendere me per prima e continuai a scrivere e a scrivere e a scrivere.
Ma, nonostante tutto, non avrei mai davvero immaginato che dopo due anni sarei stata di nuovo qui a scrivere l’ennesima presentazione di un capitolo.
E questo lo devo specialmente a tutte voi che, anche se io sono lenta e incostante, continuate a seguirmi, imperterrite e tenaci, regalandomi sempre un sorriso e scaldandomi il cuore.

 Per cui grazie, davvero.
Grazie.
Grazie.
Grazie, semplicemente.

 Grazie, perché non avrei mai immaginato di poter raggiungere:

 163 recensioni – di cui 11 solo per il capitolo scorso *_*
82 preferiti
7 ricordati
59 seguiti

 Vorrei ringraziarvi uno per uno, ma purtroppo, per mancanza di tempo e di spazio, non mi è propriamente possibile.
E, dal momento che l’unico modo che conosco per dirvi GRAZIE è continuare a scrivere e a postare nuovi capitoli, è con immenso piacere che mi impegno a scrivere questa storia fino all’ultimo capitolo.

Perché scrivere per me è una cosa fantastica.
Ma scrivere anche per voi è davvero un grandissimo onore.

 

 Un bacio enorme

 Vostra affezionatissima Giulia.

 

PS: Questo capitolo, ovviamente, è dedicato a tutte voi che mi seguite, ma specialmente alla mia Petty che, inaspettatamente, ha letto questa fan fiction ed è diventata una mia piccola, grande lettrice. Grazie Giulia, davvero :3

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 



Capitolo XXVIII
Tragedy
{segreti, segreti e ancora segreti}

 

 

 







 

Prima di uscire dall’infermieria, Alexis si era fermata in mezzo alla sala, rivolgendo un’occhiata ad Harry che, rimasto solo, la guardava con un sorrisino mesto. Gli fece un semplice cenno con il capo, come silenzioso augurio di rimettersi al più presto, e con un sorriso gentile lasciò la stanza.
In corridoio si riunì a Blaise, Tiger e Goyle, che ora conversavano con Nott e Diamond; quest’ultima, appena la vide, le corse incontro e la strinse in un abbraccio.
-Oh tesoro! Come stai? E Draco?-
Domandò ansiosa, prendendogli una mano tra le sue e portandosela vicina al petto.
-Io sto bene. Draco non ha nulla di grave, fortunatamente. E stasera potrà già tornare nel dormitorio.-
Comunicò al gruppetto, lanciando un’occhiata a Blaise, che annuì pensieroso. Alexis lo fissò per qualche istante, non riuscendo ad evitarsi di chiedersi cosa nascondesse, perché, da quando si erano allontanati dal campo di Quidditch, le era sembrato che fosse diventato cupo e taciturno. Come se mille preoccupazioni gli affollassero la mente e lo tenessero occupato in complicate congetture che lei non avrebbe, forse, mai conosciuto davvero.
Non ebbe il tempo per farsi altre domande, perché, all’improvviso, la sua attenzione fu catturata dallo scintillio argenteo di una chioma fluente, appartenente a quella figura poco distante, che, ammantata di nero, si allontanava con passo lento ed elegante lungo il corridoio. Alexis si divincolò dalla presa di Diamond e lasciò il gruppetto, liquidando tutti con un semplice ‘scusate ragazzi, devo andare: ci vediamo dopo.’ Tutti si guardarono perplessi; solo Blaise Elìas Zabini la seguì con lo sguardo, mentre una mano gli si stringeva in un pugno impotente.

 

-Signor Malfoy! Signor Malfoy, aspetti!-
Correndo, riuscì a raggiungere l’uomo che, con una lentezza quasi esasperante, si fermò e si voltò a guardarla, l’espressione altezzosa e irritata. La osservò dall’alto per un lungo momento, nel quale lei si sentì attraversare da una lamina di ghiaccio.
-Signorina…Black.-
Si limitò a rispondere, esitando scettico sul cognome. Alexis, ancora con il respiro appena accelerato, deglutì.
-Se ne sta andando?-
Chiese, raccogliendo tutto il suo coraggio. Lucius levò un sopracciglio.
-Sì.- disse. –Posso fare qualcosa per lei? Sa, sarei piuttosto di fretta.-
Aggiunse con tono seccato, guardandola quasi con disprezzo.
Senza che se ne rendesse nemmeno conto, le mani lungo i fianchi le si strinsero in due pugni e le unghie le si conficcarono nel palmo, facendole appena male. Questo le diede la forza necessaria per affrontare l’uomo.
-No. Per me no. Ma per suo figlio, decisamente.-
Affermò concisa, lo scintillio sicuro degli occhi a coronare l’espressione seria e il tono austero. Questa volta, Lucius sollevò entrambe le sopracciglia. Sembrava stupito e al tempo stesso quasi oltraggiato da tutta quell’impertinenza. Le lanciò un’occhiataccia carica di significato, ma lei la ignorò bellamente e, alzando il mento fiera, aggiunse. – Vuole andarsene senza nemmeno essere passato a vedere come sta?-
-Io sono un uomo molto impegnato, signorina Black.- rispose con calma, allargando appena le narici, con superbia. – E mio figlio è un ragazzo forte.-
Alexis corrugò entrambe le sopracciglia e, di nuovo, sentì le unghie perforarle la carne, in modo doloroso. Si costrinse a rilassare le dita, per scoprire che facevano davvero male.
-Ma…!-
Cercò di protestare, piccata.
-Non immischiarti in affari che non ti riguardano.-
La bloccò duro, dimentico delle buone maniere, e le lanciò una nuova occhiata di minaccia. Poi, senza aggiungere altro, le diede le spalle e si avviò per il corridoio, lasciandola sola, con un grosso formicolio alla bocca dello stomaco.
Aveva compiuto circa cinque o sei passi, quando si fermò all’improvviso.
-Ah, a proposito…-
Se ne uscì, girandosi di nuovo. Il mantello gli volteggiò intorno al corpo, mentre tornava sui suoi passi. Alexis lo osservò dal basso, l’espressione arrabbiata velata dalla perplessità. Non disse nulla, ma si limitò a fissarlo, le braccia raccolte al petto, tanto strette che quasi poteva sentire il cuore battere contro di esse. Lucius aprì la giacca nera che indossava sotto il mantello, e frugò nel taschino interno, fino ad estrarre una lettera. La osservò per un lungo istante, poi la porse alla ragazza, che la fissò confusa.
-Potresti consegnare questa a Draco? Gliela manda sua madre, ma come ho già detto, non ho proprio il tempo per consegnargliela di persona.-
Aveva usato un tono calmo e gentile, che le mise addosso uno strato di brividi peggiore che se le avesse urlato contro le peggiori minacce di morte. Inoltre, il sorrisino sghembo che gli aveva incurvato le labbra fine, non prometteva nulla di rassicurante.
In ogni caso, Alexis allungò una mano e prese la busta. Sulla pergamena bianca spiccava, scritto in un nero lucidissimo, dalla bella calligrafia ordinata, il nome di Narcissa Malfoy. La fissò per un secondo, prima di rialzare lo sguardo su Lucius, limitandosi ad annuire appena.
-Bene. Mi raccomando, leggila con lui. – le ordinò quasi, lanciandole una lunga occhiata indecifrabile. – Sono sicuro che il suo contenuto potrebbe…sconvolgerlo, e tu mi sembri molto legata a mio figlio. Sono certo che saprai come…aiutarlo.-
Spiegò, esibendosi di nuovo in quel sorriso tutt’altro che rassicurante. Poi, con un ultimo cenno della mano, si voltò nuovamente e sparì dietro l’angolo.
Alexis rimase ferma, a fissare il corridoio vuoto. Poi scese ad esaminare la busta, riflettendo sulle parole di Malfoy: che diavolo conteneva quella lettera? E perché Draco avrebbe dovuto leggerla con lei? Quale verità tanto sconvolgente si nascondeva dietro quel sottile strato di pergamena?

 

Fuori dal castello, imperversava una violenta pioggia invernale, che si abbatteva insistente contro i vetri delle finestre; nuvole scure avevano occupato il cielo e, ora, l’unica luce che illuminava i corridoi della scuola, a parte quella delle fiaccole che pendevano dalle mura, era quella di sporadici lampi in lontananza. Il freddo sembrava penetrare le spesse pietre di Hogwarts e spirare con gelida cattiveria, come un’invisibile serpente.
Alexis Lily Potter, diretta di nuovo all’infermiera della scuola, stringeva ancora la lettera di Narcissa Malfoy tra le mani e la fissava con una strana sensazione di agitazione nel petto. Sembrava quasi che sperasse di riuscire a leggere attraverso la busta, per scoprirne il misterioso contenuto. Per due volte, già, si era fermata e l’aveva voltata, pronta a staccare il sigillo di ceralacca nero, con l’inconfondibile stemma dei Malfoy; ma si era trattenuta, dicendosi che, dopo tutto, non erano affari suoi. La avrebbe consegnata a Draco e poi, se lui avesse voluto, l’avrebbe letta in seguito.
I corridoi del castello erano stranamente vuoti e questo conferiva loro un aspetto leggermente inquietante. Dovevano essere tutti a cena, si disse Alexis, continuando a camminare. Poi, all’improvviso, nel silenzio accompagnato solo dalla melodia della pioggia, un singhiozzare indistinto la fece sobbalzare appena. Si fermò e rimase in ascolto: i singulti erano ora più chiari e sembravano provenire dal corridoio alla sua destra. Lenta e silenziosa, voltò l’angolo, ma non vide nessuno. Eppure, sentiva distintamente quel pianto, nonostante, era abbastanza evidente, si cercasse di nasconderlo. Il respiro sussultava, come se si tentasse di trattenere il fiato, per fare quanto meno rumore possibile, ma il petto, che evidentemente sussultava nello sfogo del pianto, non glielo permetteva.
-C’è qualcuno?-
Domandò cauta, facendo qualche piccolo passo verso il corridoio.
Nessuno le rispose.
Avanzò ancora, ma riuscì ad individuare quella figura solo quando un lampo, caduto piuttosto vicino, illuminò il corridoio a giorno. Era una ragazza minuta, che se ne stava rannicchiata dietro alla statua di Honoria Nutcombe – Fondatrice della Società per la Riforma delle Streghe. Non sembrava averla sentita arrivare: aveva il capo chino contro le ginocchia rannicchiate al petto; le braccia circondavano le gambe e le piccole spalle erano scosse da una serie di violenti singulti; riuscì a riconoscerla grazie ai capelli, quella massa rossa, che sembrava catturare appena ogni debole luce di fiammella.
-Weasley…?-
La chiamò esitante, avvicinandolesi cauta.
Ginny alzò la testa di scatto, come se fosse stata percossa da una violenta scarica elettrica, e i capelli le si riversarono, in parte, sul viso; gli occhi erano enormi, spalancati in un’espressione terrorizzata, e il castano scuro era quasi completamente inglobato dalla pupilla spaventosamente dilatata; lucide lacrime le velavano lo sguardo arrossato, e scendevano ad inumidirle le guance pallide del viso scarno, sul quale le lentiggini spiccavano livide; continuava a tremare.
Alexis ebbe un sussulto, nel vederla così, e trattenne il fiato.
-Ginny…- esalò, osservandola con aria preoccupata –Per amor di Merlino, che ti è successo?-
Si piegò sulle ginocchia, per essere alla sua stessa altezza, e fece per posarle una mano sulla spalla, ma quella si ritrasse di più contro il muro, quasi scottata. La piccola mano pallida, rimasta sospesa nel vuoto, andò a posarsi sul pavimento freddo. Ginny continuò a fissarla sconvolta, senza rispondere.
-Stai tranquilla…Voglio solo aiutarti…-
Cercò di rassicurarla, ma quella si appiattì di più contro il muro. Poi, l’espressione stravolta mutò, all’improvviso, lasciando spazio ad una rabbia incontrollabile.
-Nessuno te l’ha chiesto, Black!-
Le ruggì, assottigliando lo sguardo e affrettandosi a ripulirsi le guance. Si alzò di scatto, dandole velocemente le spalle. Spiazzata, Alexis la osservò dal basso, un fastidioso dolore che le pungeva il cuore.
-Ginny…-
Si alzò a sua volta, lentamente, e osservò la piccola schiena, ancora scossa da qualche singhiozzo malamente trattenuto. Sospirò.
-Ascolta, lo so che io e te non siamo…amiche. Ma se tu avessi bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, voglio che tu sappia che puoi contare su di me, comunque.-
Le disse, la voce gentile, ma determinata.
Ginny non le rispose e un silenzio carico di tensione le avvolse.
Poi, lo sguardo di Alexis cadde sul pavimento, dove c’era, aperto, un piccolo diario dalle pagine giallastre. Guardò Ginny e poi, silenziosa, si piegò, per osservarlo.

Che cos’era? Il suo diario segreto?
Allungò una mano per sfiorarlo e una sensazione spiacevole le avvolse il braccio, fino ad arrivare al cuore e stringerlo in una morsa dolorosa. Un’esclamazione sorpresa le uscì dalle labbra, senza che riuscisse a controllarla. La Weasley si voltò allora a guardarla e i suoi occhi cambiarono tre diverse espressioni nel giro di due secondi: confusione, paura e rabbia.
-No!-
Urlò con violenza, piegandosi velocemente e dandole una spinta sulla spalla, che la fece cadere con il sedere sul pavimento. Si affrettò a chiudere il diario e a stringerselo contro il petto, improvvisamente affannata, come se avesse percorso chilometri. Rimase ferma, a fissare il vuoto; Alexis, sconvolta, notò che deglutiva ripetutamente, come se si stesse sentendo male all’improvviso.
-Non puoi aiutarmi…-
Sibilò, con tono tanto velenoso da poter fare concorrenza a quello di Draco Malfoy, quando era arrabbiato. Alexis venne scossa da un brivido, che le attraversò la schiena come un serpente di morte.
Ginny si rialzò di scatto e le diede le spalle: tremava di nuovo.
-Nessuno puo’ aiutarmi!-
Affermò e le sembrò che stesse piangendo di nuovo. Poi, senza darle la possibilità di replicare, corse via, sparendo dietro l’angolo. Alexis si alzò in tutta fretta e cercò di raggiungerla, ma quando svoltò nel corridoio, non la vide più.
Preoccupata, rimase a fissare il vuoto; istintivamente, la mano le si strinse a pugno, stroppicciando appena la lettera di Narcissa.
-Accidenti!-
Esclamò, dispiegandola di nuovo.
La osservò con un sospiro, ricordando le uniche parole che aveva letto nel diario.

“Liberati di lei”

 

Quando rientrò in infermiera, Draco non c’era più. Evidentemente, insofferente come al suo solito, aveva obbligato Blaise a portarlo fuori il più presto possibile. L’immagine di quella scena la fece ridacchiare, con un moto di tenerezza.
-Un galeone per il pensiero che ti fa tanto ridere-
Alexis alzò lo sguardo, percorrendo tutta la stanza, fino ad incontrare la figura di suo fratello; Harry Potter sedeva con la schiena contro la testata del letto, lo sguardo verde acceso da un sorriso divertito, che si era illuminato solo vedendola.
-Harry!-
Si avvicinò al letto, ridacchiando appena, e prese posto sullo sgabello abbandonato lì accanto.
-Come ti senti?-
Harry si strinse nelle spalle.
-Mah…Sicuramente non benissimo. Il dolore al braccio mi sta uccidendo, ma sopravviverò.-
Le fece un’occhiolino e lei sorrise appena, piegando il viso su di un lato. Allungò una mano e, delicata, gli sfiorò la fasciatura con la punta delle dita, in una carezza lieve. Un calore piacevole si diffuse nel petto del giovane mago.
-Quel Belido aveva decisamente qualcosa che non andava: ero alla partita e ho visto come ti rincorreva! Non capirò molto di Quidditch, ma non credo che quelle palle siano programmate per spezzare le braccia ai giocatori, o sbaglio?-
Sollevò il viso per poter osservare Harry, ma quello era diventato improvvisamente rosso e tremava. Alexis lo guardò preoccupata, temendo che si stesse sentendo male, ma quando quello scoppiò in una fragorosa risata, comprese che stava solo cercando di trattenersi. Confusa, corrugò le sopracciglia.
-Cos’hai da ridere, ora?-
Harry cercò di risponderle, ma scosso dalle risate, non ci riuscì e si limitò a portare il braccio non ferito a tenersi la pancia.
Alexis imbronciò la bocca, incrociando le braccia al petto.
-Cos’è, qualcuno ti ha lanciato un Rictusempra e non me ne sono accorta?-
Domandò piccata e, dal momento che lui continuava a ridere, si allungò a dargli un pizzicotto su di una gamba.
-Ahi!-
Si lamentò, riuscendo a tornare apparentemente serio, anche se qualche singhiozzo ancora gli scuoteva le spalle.
-Allora, si puo’ sapere cosa ho detto di tanto divertente?-
Lui sembrò sul procinto di ricominciare a ridere, ma un’occhiataccia di Alexis lo convinse a desistere. Si schiarì la voce, cercando di darsi un contegno, e portò una mano ad asciugarsi gli occhi dietro gli occhiali.
-Beh, che non capisci nulla di Quidditch è più che evidente.-
Dichiarò, ridacchiando di nuovo. Alexis alzò il mento, fiera.
-E con ciò?-
-Prima di tutto, è Bolide e non Belido.-
Precisò con un’occhiata divertita, facendola arrossire. Borbottò qualcosa di poco chiaro, portandosi i capelli dietro le spalle.
-Comunque, puo’ capitare che un Bolide – e qui marcò la parola, meritandosi una linguaccia – prenda di mira un giocatore; ma i miei compagni di squadra e anche Hagrid, sono convinti che qualcuno lo abbia manomesso per farmi del male. Non sono proprio poche le persone che sarebbero in grado di farlo: Ron asserisce che, secondo lui, è stato Lucius Malfoy…-
Spiegò, ma su quell’ultima frase si fermò, guardandola indeciso: in fondo, era del padre di Draco che stavano parlando e, stando alle ultime notizie di Vanity Witch, lui ora stava con Alexandra. Una fitta di gelosia lo costrinse a stringere la mano in un pugno, ma questo non fece altro che procurargli una fitta di dolore, che lo fece gemere appena.
Alexis lo guardò con un sorriso e gli passò le dita sul dorso della mano, scambiando quel gesto per la rabbia nei confronti di Malfoy.
-Beh: anche se fosse stato lui, alla fine sei stato tu a spuntarla. Grifondoro ha vinto la partita, no?-
Harry alzò lo sguardo su di lei, sorpreso da quelle carezze e da quelle parole, e quando lei gli sorrise, sentì il petto andargli a fuoco.
-Già!- anche lui sorrise, vittorioso –Chissà come brucia questa sconfitta a Malfoy!-
Aggiunse, con un pizzico di soddisfazione nella voce. Lei sospirò e si strinse nelle spalle.
-Gli passerà: so che per voi il Quidditch è fondamentale, e un giorno qualcuno di voi dovrà spiegarmi il perché…- e qui Harry rise – ma, in fondo, una sconfitta non è così grave. Si rifarà alle prossime partite e alla prossima sfida Serpeverde contro Grifondoro, saremo noi a vincere, quindi preparati!-
Lo minacciò, alzando il mento con un pizzico di orgoglio Serpeverde: era pur sempre la sua casata, anche se per sua scelta.
Harry ridacchiò e scosse il capo.
-Staremo a vedere, Black. Intanto comincia a leccare le ferite per questa perdita.-
La schernì, meritandosi per questo una smorfia. 
 

-Allora…- cominciò Harry – ho letto su Vanity Witch che tu e Draco…-
Alexis ridacchiò, leggermente a disagio. Non era esattamente l’argomento di cui avrebbe scelto di parlare con suo fratello.
-Anche tu leggi Vanity Witch?!?-
Esclamò divertita, cercando di sviare immediatamente il discorso. Lui arrossì lievemente.
-No! Non è come sembra! E’ Ginny che lo compra…Sai, la sorella di Ron!-
Si giustificò frettoloso, portando la mano a scompigliarsi ancor di più i capelli. Alexis ridacchiò; poi, improvvisamente, come colpita dallo stesso fulmine che, poco lontano, illuminava a giorno l’infermieria, si fece seria.
-A proposito di Ginny…-
Proferì e lo sguardo teso andò ad incrociare quello del fratello.
-Sì?-
-Sai, prima di venire qui…L’ho incontrata, in corridoio. E…mi è sembrata davvero sconvolta…Che tu sappia, è successo qualcosa di grave?-
Mormorò, torturandosi le mani in grembo. Il viso turbato della più piccola dei Weasley, inondato da quelle lacrime spaventate, l’aveva davvero preoccupata.
Harry si fece serio all’improvviso, riflettendo su quelle parole. Lo sguardo di smeraldo andò ad incrociare un orizzonte lontano e immaginario.
-Non saprei…Ultimamente Ginny è un po’ strana, lo hanno notato tutti nel dormitorio. Se ne sta sempre da sola e parla molto poco. Ron dice che è solo molto timida, ma Hermione è convinta che ci sia dell’altro sotto.-
Le spiegò e lei asserì pensierosa.
-Capisco…Beh, allora speriamo non sia nulla di grave.-
Concluse, cercando di sorridere. Sapeva perfettamente che c’era qualcosa di profondo sotto e non riusciva assolutamente a togliersi dalla testa l’espressione sofferente del suo volto, né tanto meno le sue parole, rabbiose e impaurite. Nessuno mi puo’ aiutare, aveva detto. Eppure, in quel momento, non se la sentiva di parlarne ancora con Harry: non voleva farlo preoccupare, quando doveva già rendere conto al suo braccio del dolore.
Il ragazzò si limitò ad annuire.
L’improvviso e violento picchiettare contro il vetro di una delle finestre dell’infermieria, li fece trasalire. Voltandosi, notarono che fuori, nella pioggia che imperversava, mandando giù tutta l’ira di Grindelwald, c’era un piccolo gufetto dalle penne arruffate.
-E’ la tua civetta?-
Si informò Alexis, ma Harry scosse il capo.
-No, non è la mia. Ma sembra essere molto impaziente.-
La ragazza si alzò dallo sgabello e corse ad aprirgli. Il piccolo gufo volò nella stanza, portando con sé una forte ventata di aria gelida e pioggia simile a piccole lamine di ghiaccio. Alexis richiuse le ante con non poca fatica.
-Accidenti che bufera!-
Si lamentò, passandosi un braccio sulla fronte, per asciugarsi dalle gocce di pioggia che l’avevano investita in pieno.
Sia Harry che Alexis alzarono il viso verso il soffitto, dove il piccolo gufo stava volando, forse ancora infreddolito e agitato dal temporale. Alla fine, sembrò decidersi e, planando in direzione della ragazza, le lasciò cadere una busta umidiccia nelle mani.

Non c’era il mittente.
-A quanto pare è per te.-
Osservò Harry con un sorrisino.
-Già…-
La ragazza corrugò leggermente la fronte.
-Ammiratore segreto?-
La stuzzicò e lei rispose con una linguaccia.
-Non c’è scritto chi la manda…-
Fissò incuriosita la pergamena appena umida, lisciandola con le dita.
-Beh, aprila, no?-
Propose Harry e lei, assorta in chissà quali pensieri, annuì appena.
Girò la busta e sollevò la linguetta, semplicemente inserita all’interno della parte sottostante; non c’era alcun sigillo di ceralacca a chiuderla. Estrasse il foglio di pergamena e se lo dispiegò davanti.

E, in quel momento, sentì il cuore mancare un colpo e poi singhiozzare all’improvviso.
Come se, dopo anni di inattività, avesse ripreso improvvisamente a battere e ci mettesse qualche secondo di troppo a trovare il giusto ritmo.
Mille farfalle le si gonfiarono nello stomaco, producendo un piacevole solletico all’altezza dello sterno.
Un brivido le corse lungo tutta la schiena, come la gelida carezza della morbida mano della Morte.
I suoi occhi, improvvisamente grandi smeraldi lucenti, correvano lungo quelle poche righe confuse, senza riuscire a leggerle davvero.
Le parole, terse di nero, con qualche sbavatura frettolosa, avevano una grafia decisamente inconfondibile.

La sua grafia.

Rimase in silenzio ad osservare quelle poche affermazioni, sentendo il cuore gonfiarlesi contento.

 

<< Alexis, sto bene.
Mi manchi.
Spero tu stia passando un felice anno.
Ci vediamo presto, promesso.
Felpato.
>>



 

Alexis deglutì, sentendo gli occhi inumidirlesi sotto la forza delle emozioni che l’avevano travolta.
Sirius era vivo e stava bene.
Avrebbe decisamente saltato dalla gioia, ma la domanda che la richiamò alla realtà la fermò dal farlo appena in tempo.
-Alexandra? E’ tutto ok?-
La voce di Harry la colpì come un Bombarda sparato in pieno petto, facendola trasalire.
Veloce, si voltò verso di lui: i lunghi capelli neri le ondeggiarono sulle spalle, incorniciando il viso ora deliziosamente arrossato sulle guance; gli occhi erano grandi e, meravigliosamente turbati, risplendevano appena alla luce fioca della candela posta sul comodino accanto al letto. Lo osservò per interminabili minuti, un po’ disorientata, tanto che Harry ebbe di nuovo voglia di chiederle se fosse tutto apposto; ma lei scosse la testa prima, costringendosi ad assumere un atteggiamento che la facesse tornare normale agli occhi del fratello. -Oh sì, è tutto ok.-
Rispose, sforzandosi di sorridere.

No, non si dovette sforzare. Il sorriso che le aprì le belle labbra era spontaneo ed esprimeva tutto quello che, in quel momento, provava nel cuore.
Harry le lanciò un’occhiata diffidente, piegando il viso su di un lato.
-Sei sicura? Per un attimo mi sei sembrata davvero turbata.-
Alexis annuì lentamente, spostando lo sguardo alla sua destra.
-No, sto bene Harry, davvero. E’ solo che…la lettera mi ha lasciata un po’…spiazzata, ecco tutto.-
Si giustificò, stringendosi nelle spalle. Harry la studiò, ma alla fine si limitò a sorriderle.
-Chi te la manda?-
Domandò curioso. Alexis, che stava tornando accanto ad Harry, si fermò di botto. Ancora una volta gli occhi le si spalancarono.
-Ah.- si limitò a dire, sbattendo le palpebre all’improvvisa ricerca di una scusa plausibile –Ehm…E’…-
Si portò una mano alla tempia e si passò le dita tra i capelli, nervosa. Poi, un’idea improvvisa le attraversò la mente come un lampo di salvezza divina.
-E’ di mia cugina Narcissa…Sai, la madre di Draco.-
Improvvisò, portandosi la lettera dietro le spalle e trafficando per sostituirla con quella che le aveva dato Lucius poco prima. Riavvicinandosi al letto e sfruttando l’oscurità parziale dell’infermieria aprì la busta e la mostrò ad Harry, che la fissò confuso.
Sul lato della lettera spiccavano, scritte in nero, le lettere che componevano l’elegante nome di Narcissa Malfoy. Ringraziò il cielo che sulla busta non comparisse anche il nome di Draco, a cui la lettera era inviata.
-Mi sembrava di aver capito che non c’era mittente.-
Gli fece notare, sollevando un sopracciglio scuro.
Alexis arrossì, abbassando lo sguardo, e mise la sua testa sottosopra.
-Ah…Ehm…Non l’avevo notato con il buio, prima!-
Si giustificò frettolosa, ridacchiando.
Lo sguardo che Harry le rivolse era tutto fuorchè convinto.
-E perché mai Narcissa Malfoy ti scriverebbe una lettera?-
Alexis si strinse nelle spalle e fece un gesto con la mano che ricordava quello per scacciare degli insetti fastidiosi.
-E’ sua routine mandarmi insulti mensili contro quel buono a nulla di mio fratello.-
Si limitò a rispondere, scrollando le spalle. Si complimentò con se stessa per il tono tranquillo e veritiero che era riuscita a tirar fuori.
Harry la squadrò con un’occhiata ancora diffidente.
-Se ti ricopre di insulti, tu perché sorridevi?-
-Sai come si dice, no? Ridi per non piangere!-
Replicò, ridacchiando nervosa. Lui, non del tutto convinto, sembrò voler fare altre domande, ma lei non gli diede il tempo di replicare ancora.
-Merlino, come si è fatto tardi!- esclamò sbrigativa, balzando di nuovo in piedi dallo sgabello sul quale si era appena riaccomodata –Perdonami Harry, ma ora devo proprio andare! Ho un sacco di compiti da finire!-
Si giustificò, stroncando di netto quella discussione scomoda.
Gli sorrise con dolcezza e si chinò a sfiorargli la fronte con un veloce bacio.
-Mi raccomando, rimettiti presto, Campione del Grifondoro.-
Lo salutò, facendogli un’occhiolino. Lui si limitò a sorridere e ad annuire.
E mentre Alexandra Black lasciava l’infermieria, lo sguardo del giovane Potter non la lasciò neanche per un secondo, chiedendosi quali segreti si nascondessero dietro le sue parole poco convincenti.

Quella faccenda gli piaceva davvero poco.
 

L’aveva davvero scampata per un pelo.
Come diavolo le era venuto in mente di dire ad Harry che la lettera era da parte di Narcissa Malfoy?
Mentre passeggiava per i corridoi, diretta ai sotterranei del castello, si diede della stupida almeno una ventina di volta. Forse, anche una trentina.
Arrivata al secondo piano, decise di fare una capatina veloce al bagno. Era sempre stranamente vuoto e molte ragazze dicevano che era a causa del fantasma di una ragazzina che girava sempre da quelle parti; Alexis non l’aveva mai vista e, sinceramente, sperava di non incontrarla proprio quella sera: aveva accumulato fin troppe emozioni in quella giornata, che potevano bastarle almeno per la prossima settimana.
Fu in quel bagno desolato che decise di riprendere la lettera di Sirius per poterla leggere con più calma. Non che dicesse chissà cosa, ma voleva solo sincerarsi di aver interpretato bene le sue parole. Le rilesse più e più volte, e la successiva sentiva il cuore farsi pesante e poi leggero, e di nuovo pesante.

Come una nuvola carica di pioggia che si libera per poi tornare nuovamente piena.
Ed ogni volta avvertiva le lacrime affollarle gli occhi, per poi scendere lungo le guance arrossate e macchiare la pergamena, non appena batteva le palpebre.
Lucide stille di cristallo, che raccontavano la felicità e il sollievo.
Lentamente, scivolò sul pavimento, raccogliendo le gambe al petto.
E pianse, semplicemente.
Felicità fusa ad angoscia e tensione.
Sospiri di conforto e liberazione.
Finalmente, le cose cominciavano ad andare per il verso giusto.

Dopo una decina buona di minuti, si tirò su e si asciugò le guance con i dorsi delle mani. Dopo aver dato un’ultima occhiata alla lettera, la fece evanescere.
Nel rimettere la bacchetta nel cinturino, lasciò scivolare la lettera di Narcissa Malfoy, che cadde sul pavimento umido del bagno. Veloce, si piegò a raccoglierla, prima che l’acqua filtrasse all’interno della busta, rovinando la lettera. Rialzandosi, la guardò indecisa, rigirandosela tra le mani. Voltandola, notò il sigillo dei Malfoy diviso a metà nel punto preciso in cui l’aveva forzato per aprirlo.

La linguetta superiore, leggermente sollevata, la invitata a sbirciare l’interno, come una porta socchiusa dalla quale una striscia di luce disegna un pallido percorso sul pavimento.
Lenta, la sua mano si mosse verso l’apertura e dita esitanti ne sfiorarono il bordo, con titubanza. Sospirò.
Ora o mai più.
Serrò gli occhi ed infilò la mano nella busta, estraendo la lettera e dispiegandosela davanti al viso. Restò ferma per qualche minuto, ascoltandosi respirare. Poi, piano, aprì prima un’occhio e poi l’altro, come se procedere con calma le desse meno colpa per farsi gli affari di Draco.
Ma, in fondo, era il suo ragazzo: gli affari di lui erano gli affari di lei.
Con quella magra consolazione, si decise finalmente a leggere il suo contenuto.


- Draco, paga pegno.-
Stabilì Blaise Zabini, con voce risoluta, picchiettando l’indice sulla federa del cuscino sul quale era poggiato. Draco Malfoy sbuffò scocciato e mise un Galeone al centro del letto.
-Piatto ricco mi ci ficco!-
Esclamò Diamond con un sorriso, voltando una carta da gioco dal mazzo che teneva in mano.

Sei di inferi.
Scrutò le carte degli avversari con meticolosa attenzione.
-Entro questa sera, Cherin.-
La incitò Blaise, tamburellando le dita sulla coperta.
-Non mettermi fretta.-
Rimuginò meditativa; poi si illuminò in un sorriso vincente.
-Scusami tesoro.-
Disse rivolta a Nott, prima di affibbiargli la sua carta e le tre successive che scartò.
Theodore grugnì, arricciando il naso. Diamond gli fece gli occhi dolci, innocente. Il ragazzo girò una carta: Dieci di Ippogrifo.
- Che carta inutile!-
Borbottò contrariato, prendendo una carta dal mazzo centrale e ad aumentando dunque quelle del proprio.
Blaise sogghignò soddisfatto e girando la sua carta, sorrise trionfante.
-Jolly, ragazzi miei!-
Esclamò raggiante, mostrando la carta con tutti e quattro i semi: Ippogrifo, Centauro, Inferi e Lepricani. Draco alzò gli occhi al cielo, abbandonandosi contro la spalliera del letto; Diamond sbuffò rumorosamente e Nott grugnì di nuovo.
Blaise osservò la situazione.
-Entro questa sera, Zabini.-
Lo rimbeccò la bionda, alzando il mento fiera. Il ragazzo gli lanciò un’occhiata di sufficienza.
-Visto che hai tanta fretta, Cherin…-
Acconsentì, spostando tutto il suo mazzo su quello di Diamond, che lo fulminò con lo sguardo.
-Molto simpatico, davvero.-
-Lo so, mia cara.-
Sghignazzò, soffiandosi sulle unghie e spazzolandosele poi su di una spalla. Per tutta risposta ricevette una linguaccia.
-Malfoy, sta a te.-
Mormorò Nott, ma Draco non sembrò sentirlo; lo sguardo assente era puntato su di un orizzonte lontano ed immaginario, perso in chissà quali pensieri.

Blaise Elìas Zabini aveva l’impressione di immaginare a chi fossero rivolti.
Gli diede un pizzicotto sul braccio ferito, facendolo trasalire per il dolore.
-SEI SCEMO O COSA?! HAI DEI VERMICOLI AL POSTO DEL CERVELLO?!? MI HAI FATTO MALE, CAZZO!-
Gli urlò contro, spettinandolo con la sola forza dell’ugola. Blaise si limitò a fissarlo impassibile, sistemandosi i capelli con le dita.
-Tocca a te.-
Si limitò a ribadire, l’aria di superiorità gli conferiva una bellissima espressione, che Draco Malfoy avrebbe volentieri preso a pugni da quel momento fino alla fine dei secoli; e anche oltre.
-Non mi interessa nulla di questo gioco, basta! Sono stufo!-
Sbottò, lanciando le carte sul pavimento con aria infastidita, e tornò a fissare la porta.
Diamond e Theodore dovettero fare un grande sforzo per non sbottare a ridere, risparmiandosi così un sicuro Avada Kedavra.
Blaise alzò gli occhi al cielo e con un colpo di bacchetta recuperò le carte sparpagliate sul pavimento.
-Draco, non è che se continui a fissare la porta farai arrivare prima il momento in cui la tua piccola Black ne varcherà la soglia.-
Lo informò, con la pazienza di un genitore che spiega al proprio figlio perché è sbagliato rubare le Gelatine Tutti I Gusti +1 al compagno di giochi.
Draco gli lanciò un’occhiataccia che avrebbe gelato l’inferno, ma non Blaise Zabini.

L’aveva mai detto che, quando riusciva a leggergli dentro in quel modo, lo odiava dal profondo del suo cuore?
Sbuffò, alzando il braccio non ferito per mandare il suo caro amico di infanzia in un posto non proprio piacevole.
-Mi chiedo solo che fine ha fatto. Ormai sono le dieci passate: la cena è finita da un pezzo.-
Mormorò assorto, con la voglia improvvisa di alzarsi e andarla a cercare, per poi fargliela pagare.

Nessuno faceva stare in pensiero Draco Lucius Malfoy.
La mano provvidenziale di Blaise lo fermò ancor prima del tempo, posandoglisi sulla spalla.
-Vedrai che sarà qui a momenti. Magari ha trovato traffico.-
Scherzò, meritandosi un’altra occhiataccia. Poi Draco sospirò e abbandonò il capo contro la parete dietro di sé. Blaise gli depositò di nuovo le carte in grembo.
-E ora gioca, Malfoy.-
Ordinò risoluto.
Draco girò un’altra carta dal suo mazzo, diede una veloce occhiata ai mazzi degli avversari, e poi la riposò nel suo.
-Draco, paga pegno.-


 

Voleva morire.
In quel preciso istante.
Che qualcuno entrasse in quel bagno in quel momento e le lanciasse un Avada Kedavra contro.

Le mani tremanti si stringevano ai lati della pergamena, stropicciandola appena. 
La bocca era terribilmente spalancata, tanto che la mascella aveva cominciato a dolerle senza che se ne rendesse conto davvero.
Gli occhi erano enormi e sconvolti, le pupille dilatate che inglobavano quasi il verde, lasciandone solo un vago ricordo a far da contorno all’espressione ansiosa.
 

Adesso capiva perfettamente tutte le parole che Lucius Malfoy le aveva rivolto.

"Mi raccomando, leggila con lui…Il suo contenuto potrebbe sconvolgerlo…”

Deglutì a vuoto, dal momento che aveva la bocca completamente arida.
Un bruciore fastidioso le graffiò la gola, appena acido.

E comprendeva anche l’esitazione nel pronunciare il suo cognome.

“Signorina…Black.”

Il cuore cominciò a batterle forte nel petto, tanto da assordarla.
Un velo di pesante angoscia la avvolse crudele, simile ad un Pietrificus Totalus, dandole la sensazione di non potersi più muovere.

O la diffidenza con cui la guardava; e la forzatura nel pronunciare il suo nome.

“Così è lei, Alexandra Black.”

Un dolore acuto all’altezza del cuore.
Le interiora che le si contorcevano nello stomaco. 

Lucius e Narcissa Malfoy sapevano.

Alexis si piegò in avanti e vomitò sul pavimento.

 

 

-Oh! Ma.Che.Schifo!-
Una fastidiosa vocetta stridula si introdusse all’improvviso nel bagno delle ragazze del secondo piano. Alexis, seduta in terra con la schiena contro il muro, gli occhi socchiusi, la fronte madida di sudore e la lettera ancora stretta in una mano, neanche aprì gli occhi per vedere chi fosse. Continuò a respirare lentamente, cercando di riprendere il controllo delle proprie emozioni, e soprattutto di calmare il terribile mal di testa che le premeva contro le tempie, come se il suo cervello cercasse di uscire dal cranio con violenza.
-Alexandra Black! Sei tu ad aver rovinato il pavimento del mio bagno?-
Strillò Mirtilla Malcontenta, indispettita dall’essere stata apertamente ignorata.

Taci, stupida ragazzina.
-Andrò in giro a dire a tutti quello che hai fatto, Black!-
Fai un po’ come ti pare, ho cose ben peggiori di cui preoccuparmi ora.
Il fantasma fluttuò nell’aria, fissandola con aria imbronciata.
-Andrò dal tuo bel Malfoy e gli dirò che te ne stai buttata in mezzo all’acqua del bagno!-
Cantilenò maligna, con una risatina fastidiosa.

Basta che te ne vai.
Sempre più indignata, Mirtilla cominciò ad urlare.
-ALEXANDRA BLACK E’ COME IL FRATELLO! UNA POVERA PAZZA PEZZENTE!-

Adesso è veramente troppo!
Alexis balzò in piedi, sfoderando la bacchetta e puntandola contro il fantasma, che ghignò soddisfatto. Gli occhi lucidi erano pieni di rabbia e risentimento. La mano le tremava pericolosamente.
-Ti ho colta sul vivo, Black?-
Cantilenò Mirtilla, svolazzando di qua e di là.
-Vattene. Ora.-
La minacciò Alexis, rivolgendole la bacchetta.
Quella ridacchiò divertita.
-Non puoi farmi del male: io sono già morta.-
Le ricordò, assumendo un’espressione malinconica.
-Quel pazzo di mio fratello conosceva molti incantesimi, tra cui quelli contro i fantasmi.-
-Non è vero!-
-Vuoi sfidare la sorte?-
Con un movimento di polso, fece per lanciare una qualche sorta di incantesimo improbabile, ma Mirtilla si defilò prima, urlando a pieni polmoni – o per lo meno, allo spirito che di essi ne rimaneva – e si tuffò dentro un gabinetto, sparendo dalla sua vista.
Ancora livida e tremante per la rabbia, Alexis abbassò la bacchetta e si accasciò di nuovo sul pavimento, rannicchiandosi contro le ginocchia, un braccio premuto sullo stomaco e i capelli che si aprivano a ventaglio sul pavimento.
Cercò di calmarsi e di riprendere ragione di sé. Quando fu sicura di riuscirci, si rimise in piedi e si avvicinò al lavabo: dallo specchio rotto, vedere il suo riflesso la fece quasi sussultare. Bianca come neve sporca e calpestata; scarna come legno malamente intagliato; occhi gonfi di lacrime, marcati da profonde occhiaie violacee; la bocca secca e marroncina; i capelli scarmigliati, appiccicati contro la fronte, imperlata di sudore freddo.
Si poggiò con entrambe le mani ai lati del lavandino, chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo. Si sciacquò il viso con un po’ d’acqua fresca, riuscendo a ritrovare un minimo di lucidità.
Quando fu sicura di essersi ripresa, guardò di nuovo la lettera.

Draco non doveva assolutamente leggerla.
Non doveva sapere la verità.
Non in quel modo, per lo meno.
Doveva essere lei a confessarle ogni cosa, quando fosse venuto il momento giusto.

 
-Lettera Evanesca.-

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 


x Lione94: Come sempre, non posso che ringraziarti infinitamente per le tue belle parole! Riescono sempre a portare un sorriso sulle mie labbra! Per quanto riguarda Draco, in realtà sono sincera, non ricordo se anche nel libro si fa male, ma nel film sicuramente: infatti sta in infermeria dopo la partita, se ricordi, che si lamenta e Madama Chips gli fa ‘Non si lamenti Signor Malfoy!” o qualcosa del genere XD L’unica differenza è che nella mia ff Draco è ferito al braccio, piccolo regalino del Platano Picchiatore di qualche capitolo dietro. Questo spiegherebbe anche perché non è riuscito a vincere la partita e gli da un’uscita di scena più dignitosa rispetto a quella originale xD
Per quanto riguarda invece Queens Park: ho deciso di non postarlo più su EFP, infatti credo che a breve lo toglierò, perché preferivo conservarlo inedito per una –si spera- possibile futura pubblicazione! In ogni caso sono arrivata effettivamente al decimo capitolo e sul mio forum personale c’è. Se ti va di leggerla, basta che mi raggiungi lì ;)
Detto questo, spero vivamente che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto! Visto che sono riuscita ad aggiornare con regolarità dopo solo una settimana?*_*
A presto, un bacione
:)

x elita: Oh mia carissima elita, i tuoi commenti sono sempre una gioia per il cuore *_* Sapere che hai addirittura posticipato la tua uscita per leggere il nuovo capitolo non puo’ che rendermi davvero umilmente onorata. Sul serio, non avrei mai e poi mai pensato di riuscire a far piacere così tanto questa fan fics e la cosa mi rende davvero felicissima!
Come hai visto anche in questo nuovo capitolo, Lucius è proprio un bello stronzo x3 E’ diverso da quello di ‘Pieces Of A Broken Life’, semplicemente perché qui è già un uomo adulto che si adopera per i suoi interessi e quelli della sua famiglia: è sempre lui, sostanzialmente, ma non potevo farlo gentile come l’altro, non sarebbe stato da lui XD
Per quanto riguarda la lettera, mi dispiace, ma Alexis ha preso il sopravvento e l’ha fatta – giustamente – evanescere xD Quindi la verità che speravi di vedere in questo capitolo è praticamente scomparsa xD Mi dispiace anche che non ci siano stati momenti dolciosi tra Alex e Draco, ma il prossimo capitolo sarà incentrato solo ed esclusivamente su di loro, quindi spero di colmare questa mancanza *_* Per quanto riguarda Sirius, in parte ha già fatto una sua piccola comparsa in questo capitolo, anche se solo via lettera. Il suo ritorno ufficiale e da sempre promesso ci sarà –salvo modifiche- tra circa sette capitoli. Più vicina è invece, per la tua gioia, la scoperta della verità su Alexis da parte di qualcuno…tra quattro capitoli ^_^
Beh, non mi resta che augurarmi che il nuovo capitolo ti sia piaciuto e ringraziarti ancora per il tuo appoggio di sempre! Un bacio
J

x Misery13: Questa volta non ho ritardato molto, anzi sono stata parecchio puntuale – una sola settimana di distanza! Spero comunque che, nonostante ciò, il capitolo sia altrettanto bello lo stesso! Ti ringrazio, come sempre, per seguirmi *_* Per Queens Park, non preoccuparti, prenditi tutta il tempo che vuoi: la scuola è uno stress che uccide tutti .__. Ti capisco benissimo :3 Per quanto riguarda Blaise, ammetto di aver scoperto dopo l’inizio della ff che, in realtà, era di colore XD Ma, comunque, non l’ho mai definito bianco °_° Credo di aver sempre detto che è abbronzato! Poi, se mi sbaglio, correggimi XD
Un bacione
:)

x Jojo_Chan: Grazie mille per i tuoi complimenti, davvero :) Continua a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi, mi raccomando!

x googletta: Uh cielo, ma sei una lettrice giovanissima, complimenti *_* Comunque no, fortunatamente non sono morta XD Mi ero solo presa un periodo di pausa, perché con la scuola trovare anche il tempo per scrivere, soprattutto qualcosa di soddisfacente, è davvero difficile! Ovviamente, ti ringrazio davvero tanto per continuare a seguirmi e per i complimenti che mi hai fatto *_* Per quanto riguarda la formalità della mail, è così perché è una mail standard che mando a tutti i miei lettori ^^
Per quanto riguarda la tua domanda: sì, è a volumi. In teoria, dovrebbero essere sette volumi, che ripercorrerebbero tutti e sette gli anni di scuola di Alexis. Ma è un progetto molto ambizioso e, per il momento, miro a finire il primo, che si sta rivelando più lungo e complesso del previsto xD
Dunque, ti lascio, ringraziandoti ancora e sperando che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto :D Fammi sapere, mi raccomando! Un bacio
:)

x terryborry: Eccoti qui il nuovo capitolo! Spero ti sia piaciuto! *_* Purtroppo per noi – e per fortuna per Alexis – la lettera non è finita nelle mani di Draco, altrimenti…XD
Grazie mille per continuare a seguirmi e a farmi sapere che ne pensi, davvero *_*
Hai più fatto qualche disegno poi?*_*
Un bacio
:)

x Books: Ecco il nuovo capitolo, questa volta in perfetto orario XD Mi dispiace non essere riuscita ad inserire una scena tra Alexis e Draco, ma provandoci mi era venuto un capitolo di venti pagine, così ho preferito tagliare prima! In ogni caso, per farmi perdonare, il prossimo capitolo sarà incentrato solo su di loro, contenta?*_*
Ti ringrazio tanto per continuare a seguirmi, spero che questo capitolo ti sia piaciuto comunque
J Grazie anche per i tuoi complimenti! Un bacio :)

x Enris: Mia carissima Enris, solo un matto potrebbe non apprezzare le tue fantastiche recensioni *_* Sul seio, ogni volta che le leggo, mi rendono umilmente orgogliosa delle mie storie! Per cui ti ringrazio davvero <3 Comunque, speriamo di non portarla avanti davvero per un altro anno XD Oggi questa fan fiction compie due anni e mi sembra davvero tantissimo °_° Comunque, sono davvero contenta che continueresti a seguirmi, per cui, ancora, grazie, grazie grazie!  In ogni modo, ecco il nuovo capitolo, in perfetto orario, non trovi? Solo una settimana dopo, spero di averti fatto un regalino abastanza bello per ringraziarti delle tue recensioni! Spero davvero ti sia piaciuto, anche se Draco e Alexis non stanno insieme, ma il prossimo capitolo sarà, finalmente, dedicato solo a loro due ^^
Un bacione
:)

x Minnieinlove: Oh CuggiaH mia, grazie come sempre :3 Per quanto riguarda la scena smielosa da Herm e Ron, vedrò di inserirla il prima possibile, per il momento è abbastanza difficile la situazione, come vedi xD

x le_montagnine: Uhuhuh! La vostra squadra di soccorso mi è stata davvero utile *_* Per quanto riguarda il mistero della lettera, è stato svelato in questo capitolo! Spero non me ne vogliate, ma non si poteva farglielo scoprire così, in fondo ç___ç Però, non preoccupatevi, finalmente – per noi, per Alexis mica tanto…forse x3- la verità è vicina! La nostra piccola Potter non potrà reggere ancora per molto, non trovate? ù__ù
Comunque, adottatemi *__* Anche virtualmente va bene, non voglio rubare la camera a nessuno >___< Io sono una brava bimbetta!*_* Ma voi di dove siete?^^
Anyway, avete visto che stavolta non vi ho fatto aspettare tanto? Solo una settimana *_* Quindi, non mi resta che augurarmi che anche questo capitolo vi sia piaciuto e vi aspetto, come sempre, con una delle vostre fantastiche recensioni! Grazie di tutto, davvero :3
Un bacione!

x LuciaTigre: Come dico sempre alle nuove arrivate: Benvenutissima in questa storia! Grazie per i tuoi complimenti, spero che anche questo nuovo capitolo ti sia piaciuto :)
Fammi sapere, mi raccomando! Un bacione <3

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Capitolo 29
*** Draco {Malfoy} dormiens numquam titillandus ***


Ed eccomi di nuovo qui, ancora puntuale!
Siete contente?*__*
Ho visto che EFP ha fatto un sacco di cambiamenti, dunque devo un attimo capire come funziona il tutto: spero solo di non fare qualche casino XD
In ogni caso, non preoccupatevi, perché i nuovi capitoli li avrete sempre e comunque, anche attraverso mille difficoltà! >__<

Da questo aggiornamento non utilizzerò più la pagina del capitolo per rispondere alle singole – e amatissime – recensioni che mi lasciate, ma proverò ad utilizzare il nuovo metodo di risposta, sperando di riuscire ad inviare il commento di replica a tutte quante.
Beh, vi ringrazio come sempre per tutti i commenti che mi lasciate, sia qui su EFP, che sul forum e anche via mail: vi adoro, davvero *__*
Come promesso, ecco a voi un capitolo INTERAMENTE dedicato a Draco ed Alexis: spero sinceramente vi piaccia, ce l’ho messa tutta e a me soddisfa molta :3
Ora vi lascio alla lettura, che ho il mio gatto in braccio e scrivere con lui è un po’ un’impresa xD

Fatemi sapere che ne pensate, come sempre <3

 

 Un bacione

 Giulia.

 

 PS. Ne approfitto per rinnovare l’invito a nuove e vecchie lettrice per venire sul mio forum personale: ho rinnovato la grafica ed ora è dedicata proprio a questa fan fiction! Fateci un salto se siete curiosi o volete semplicemente lasciarmi un salutino in TAG ;)

 

 http://adawong.forumfree.it/

 




 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

Capitolo XXIX
Draco {Malfoy} dormiens numquam titillandus






 

 

Draco Malfoy lanciò le sue carte sul pavimento per l’ennesima volta, subito seguito da Diamond Cherin e Theodore Nott. Stavolta, Blaise Zabini non protestò; un sorriso trionfante gli allargava le belle labbra da un orecchio all’altro, mentre si piegava in avanti e raccoglieva tra le braccia il mucchietto di denaro lasciato al centro del copriletto.
-Giocare con voi è stato un piacere, ragazzi miei!-
Esordì allegro, intascando quindici zellini, venti falci e cinque galeoni.
-A quando la prossima partita?-
Si informò sornione, meritandosi due occhiatacce – Draco Malfoy era di nuovo preso a fissare la porta; ancora un po’ e sarebbe caduta al suolo, incenerita.
-Ah, Zabini: io con te non ci gioco più! Ho perso sette falci e un galeone e questo equivale ad almeno tre prodotti settimanali delle Untouchable Ravens in meno!-
Si lamentò Diamond, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio. Blaise si allungò per posarle una mano sulla spalla.
-Avanti Cherin: non si puo’ sempre perdere nella vita; magari, in un futuro, anche tu vincerai.-
La prese in giro, con tono solenne, meritandosi l’ennesima occhiataccia della serata.
-Quando si gioca con te, difficilmente si vince.-
Bofonchiò Nott, il tono di voce cavernoso e stanco.
Blaise sogghignò, portandosi una mano sotto il mento e raccogliendolo tra il pollice e l’indice distesi.
-Beh, Theo, sai come si dice no: fortunati nel gioco, sfortunati in amore!-
Recitò melodrammatico.
-Ma tu sei fortunato in tutti e due!-
Sbottò esasperata Diamond, agitando le braccia. Blaise la guardò, fingendosi sorpreso di tale scoperta.
-Oh, hai ragione Cherin!-  dichiarò stupefatto, dandosi un lieve colpetto sulla fronte con il palmo –Io sono l’eccezione che conferma la regola!-
Dopo quella indegna affermazione – a parere di Diamond e Nott -, Blaise Zabini fu costretto ad abbassarsi per evitare due cuscinate in pieno viso.
La porta della camera si aprì lentamente, catturando l’attenzione del gruppetto e, specialmente, quella di Draco Malfoy, il cui sguardo si era fatto, se possibile, ancora più duro.
Alexandra Walburga Black entrò nella stanza, con un sorrisino remissivo sulle labbra di albicocca.
La prima cosa che tutti notarono era che non indossava la divisa scolastica. Era stata sostituita da un paio di jeans attillati e un maglioncino nero, che scendeva morbido a coprirle ogni forma. La seconda, era la pettinatura: i morbidi boccoli erano umidi, come se si fosse appena fatta la doccia, ma non avesse finito di asciugarsi i capelli, e raccolti in una coda di cavallo; i ciuffi che, di solito, sfuggivano all’elastico e ricadevano eleganti sulle guance, erano tenuti fermi da un cerchietto nero. L’ultima cosa, era la perfezione eterea del suo viso: levigato e lucente, appena rosato in modo delizioso sulle guance.

Alexandra Black non era mai stata così bella come in quel momento.
E Draco Malfoy se ne accorse immediatamente.
E non per il primo batticuore che aveva avuto nel vederla.
E né per il brivido che gli era salito lungo la schiena.

In lei c’era qualcosa di spaventosamente diverso.
Glielo leggeva in quegli occhi, appena troppo aperti, e dalla pupilla leggermente dilatata; dall’espressione di incertezza che gli trasmettevano; dal sorriso delicato che rivolgeva al gruppo, quasi stanco e forzato.
Le sembrava un’altra persona e la cosa non gli piaceva per niente.
Serrò la mascella con un movimento impercettibile e il guizzo di un nervo teso affiorò sulla sua guancia, mentre spostava lo sguardo indifferente su di un punto indefinito alla sua sinistra.
Alexis se ne accorse, ma si limitò a sorridere di nuovo.
-State facendo una festa e non mi avete invitata?-
Domandò con tono leggero, incrociando le braccia al petto.

Teneva la bacchetta in una mano, cosa che costrinse Draco a prestarle di nuovo attenzione.
-Sai che grande festa…- borbottò Diamond che, a differenza di Malfoy, non aveva notato nulla di strano in lei, a parte l’esagerata bellezza; ma, in fondo, si era detta che avesse deciso di rendersi più carina proprio per accontentare il suo Lui: quale ragazza non avrebbe fatto la stessa cosa? -Zabini ci ha ripulito le tasche con uno stupido gioco di carte! Sei fortunata ad essere arrivata solo ora!-
Blaise lanciò un’occhiata divertita a Diamond, stringendosi nelle spalle.
-Non ti era sembrato tanto stupido all’inizio, quando stavi vincendo. Avresti dovuto saperlo che perdere è un rischio del gioco.-
La rimbeccò con aria solenne, annuendo convinto.

Questa volta il cuscino lo colpì in pieno viso.
Alexis ridacchiò divertita, scuotendo il capo.
Trovare quell’aria di normalità era stato come una piacevole brezza primaverile sulla pelle e l’aveva fatta sentire immediatamente più leggera.
-Che gioco è? Mi piacerebbe vederlo!-
Esclamò divertita e Blaise le lanciò uno sguardo accondiscendente.
-Ma certo, mia cara, è semplice! Vieni a seder…-
-Perché stringi la bacchetta?-
La voce di Draco, che aveva interrotto il discorso di Blaise, risuonò distante e terribilmente vuota.

Come i suoi occhi: terribili specchi ciechi.
Tutti si voltarono a fissare il ragazzo, che puntava la Black come se cercasse di trapassarle la testa e vedere cosa ci fosse dentro. O forse, in quel momento, voleva trapassarla e basta. Poi tornarono a guardare Alexandra e la bacchetta che teneva in mano, come se ci avessero fatto caso solo in quel momento.
Lei corrugò la fronte, piegando appena il viso su di un lato.

Perché si stava comportando così, ora?
Quell’occhiata la gelò sul posto, portandola in un’inferno di ghiaccio tagliente.

Rimase in silenzio qualche secondo, poi si girò verso la porta ancora aperta.
Silenziosa e frettolosa, la mano di Draco si mosse sotto il cuscino e afferrò la bacchetta.
Alexis si voltò ad osservarlo e sorrise, questa volta con più sincerità.
-Oh. Ti ho solo portato la cena!-
Spiegò e, con un elegante movimento di polso, introdusse due vassoi nella camera che, sotto l’effetto del Wingardium Leviosa, volteggiavano a mezz’aria.

Draco Malfoy spalancò gli occhi, interdetto, e le sue narici si allargarono appena.
Alexis lo notò e lo fissò confusa, stringendosi appena in una spalla.
-Sai, ho pensato che avessi fame.-
Aggiunse con un sorriso, posando entrambi i vassoi sulla scrivania, prima di riporre la bacchetta nella tasca dei jeans.
Malfoy la studiò per qualche secondo, assottigliando lo sguardo, e si riprese solo quando Blaise gli diede una leggera pacca sulla spalla.
-Hai visto, amico? Ti preoccupavi tanto e lei, invece, ha ritardato solo per te! Ah, se non è amore questo!-
Sospirò, portandosi una mano sul cuore.
Alexis ridacchiò, leggermente imbarazzata, e Diamond annuì, completamente d’accordo.
-Taci.-
Borbottò invece Draco, lanciandogli un’occhiataccia contrariata, che fece scoppiare in risate tutto il gruppo.

Lo sguardo argenteo andò a posarsi sul viso etereo della sua Black, mentre una strana sensazione che gli pesava sul petto, gli faceva salire fastidiosi brividi alla base della nuca.
Rilassò le dita intorno alla bacchetta e la posò, senza tuttavia allontanare la mano.

-Come mai non indossi la tua divisa, Alex?-
Si informò Diamond, con un sorriso malandrino che le andava da un orecchio all’altro. Lei le prestò attenzione e il suo dispiegarsi di labbra aveva qualcosa di esasperato.

Solo Lui aveva notato la nota incrinata che aveva colorato il suo sguardo di smeraldo.
-Oh. Ho avuto un piacevole incontro con quel simpaticone di Pix, che mi ha semplicemente riempita di Puzzalinfa dalla testa ai piedi.- mentì, gesticolando per indicarsi le parti del corpo. –Così mi sono andata a fare una doccia, ma gli elfi domestici rimettono le divise pulite al loro posto solo la mattina, così mi sono dovuta arrangiare.-
Si strinse nelle spalle, sospirando in un misto di amarezza e divertimento.

C’era anche liberazione da qualcosa che Lui non riusciva a carpire completamente.
Alexis alzò lo sguardo verso il biondo e notò che non la stava guardando.
Gli occhi di diamante erano rigidi e impassibili, puntati su un particolare sicuramente trascurabilissimo.
La linea dura delle labbra fine continuava con il guizzo di nervo che affiorava sulla pelle bianca della guancia.
Una fitta al cuore. L’angoscia che calava a premere sul petto e faceva tremare appena il sorriso artificioso delle sue labbra.

Diamond alzò le braccia al cielo, nella perfetta simulazione di uno sbadiglio.
-Vabbeh: a questo punto direi che è ora di andare, tesoro.-
Lanciò un’occhiata d’intesa a Theodore, che ancora imbronciato per la perdita, annuì cupo. Si alzarono dal letto.
-Buona notte cari!-
Li apostrofò Diamond, lasciando un bacio sulla guancia dell’amica.
Doveva averle sussurrato qualcosa di strano e concupiscente, perché lei era arrossita e le aveva tirato un pizzicotto sul braccio, prima di lasciarla uscire.

Blaise Zabini stese le gambe sul letto, poggiando la testa sulle mani intrecciate dietro la nuca e osservò la mora con un sorrisino, del tutto indifferente al fatto che forse lei e Draco volevano avere un po’ di privacy. Alexis si limitò a sorridergli di nuovo, ancora leggermente rossa in viso per quell’affermazione di cui solo lei e la Cherin erano a conoscenza.
Draco Malfoy continuava a tenere il viso fermo, leggermente girato alla sua sinistra.
Blaise Zabini si domandò mentalmente se non gli sarebbe venuto un brutto torcicollo. Decise che non gli importava abbastanza per prendersi qualche brutto gestaccio od occhiate molto eloquenti. Guardando invece Alexandra, le sembrava leggermente a disagio. Si era portata una mano a spostare una ciocca di capelli dalle spalle, accorgendosi solo dopo che erano tutti raccolti dietro il cerchietto. Si era morsa quindi il labbro e aveva preso un profondo respiro, quasi cercasse di trovare il coraggio che aveva improvvisamente perso.
Di sottecchi, Draco la studiava, chiedendosi che cosa c’era che non andasse in lei e perché, ora, avvertiva uno strano sentore d’allarme, che ogni suo piccolo gesto sembrava lanciare.
Alexis si voltò verso la scrivania e rimase qualche secondo ad osservare il cibo sui due vassoi. Poi si schiarì la voce, tesa.
Perché?
-Ho portato un po’ di cose…Sai, mi sono resa conto di non conoscere ancora bene i tuoi gusti in ambito gastronomico!-
Sembrò volersi giustificare di qualche colpa commessa, che al biondo però sfuggiva.

Che fosse ancora per la ferita?
Ridacchiò nervosa, senza voltarsi e senza sapere cosa dire, perché il silenzio che aveva seguito le sue parole le aveva bloccato lo stomaco.
-Io prenderei volentieri uno di quei dolcetti viola.-

Che qualcuno faccia Santo Blaise Zabini, subito.
La ragazza si voltò ad osservarlo, con un sorriso grato sulle labbra. Annuì e prese il piattino, portandoglielo. Blaise ne scelse uno con meticolosa attenzione.
-Dovresti provarli, Black: sono un delizioso strato di zucchero, con un morbido cuore di miele amaro. Sai, è una confettura molto rara: la producono solo i Bilywig!-
Le spiegò, con un tono di voce molto pubblicitario. Alexis sorrise e ne scelse uno, mordendolo.

La dolcezza dello zucchero e il sottofondo amarognolo del miele le scesero lungo la gola, riuscendo a farle inghiottire quel groppo che le bloccava quasi il respiro.
E, con una strana luce negli occhi, si ritrovò inevitabilmente a pensare che quel dolcetto era proprio come Loro: il dolce e l’amaro che, insieme, si sposavano terribilmente e inaspettatamente bene.

-Perché non ne provi uno anche tu, Draco? Magari riesce ad addolcire quella pillola acida che hai stasera al posto delle corde vocali!-
Lo schernì Blaise, con aria indifferente, mentre prendeva il vassoio dalle mani di Alexis e glielo metteva sotto il naso. Malfoy si voltò a guardarlo, lanciandogli quell’occhiataccia che avrebbe gelato anche l’inferno, ma che sul moro non aveva mai sortito alcun effetto. Poi, il suo sguardo scivolò sulla figura sorridente di Alexandra Black.

Gli smeraldi, tinti di uno strano disagio, vacillarono appena e Lui, ancora una volta, si chiese il dannato perché.
Si voltò di nuovo verso Blaise, con aria improvvisamente impassibile.
-Perché tu e tuoi biscotti non andate a farvi un giro fuori da qui?-
Il sibillo delle ultime parole le procurò un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.

Avrebbe giurato di sentire una gocciolina di sudore freddo solcarle lo spazio tra le scapole.
Una domanda che si fecero entrambi: perché tutta quella tensione, all’improvviso?

Blaise Zabini sorrise sornione, prendendo un altro dolcetto dal vassoio e stringendosi nelle spalle. Con un gesto estremamente elegante, si alzò dal letto, fluido come un nastrino di pregiato raso.
-D’accordo, me ne vado, brutto antipatico!- lo redarguì, alzando il mento fiero –Però questi li porto via con me, così impari ad essere tanto scorbutico!-
Prese il vassoio alzandosi dal letto, entrambe le sopracciglia accuratamente sollevate. Prese un dolcetto e lo depose nella mano della ragazza.
-Ti servirà per addolcirti la serata: non credo potrai aspettarti tanto zucchero, visto l’andazzo.-
Comunicò, indicando il biondo con la testa, che sbuffò rumorosamente, infastidito.
-Comunque – continuò, ignorandolo – è Fondotinta-nascondi-imperfezioni delle Untouchable Ravens, quello che hai in viso?-
Si informò curioso, passandole l’indice su di una guancia.

Fondotinta cosa..? Perché Alexandra usava quella roba, ora?
Draco le lanciò un’occhiataccia e lei annuì.
-Sì, ne ho preso un po’ da Diamond: lo decantava tanto, volevo provarlo!-
Asserì con un sorriso.

Per provarlo. Non di certo per nascondere livide occhiaie e un pallore improponibile.
E, certamente, non aveva usato neanche il Collirio-Occhi-Limpidi per far passare il rossore.
Assolutamente.

-Carino, dovrei provarlo anch’io.- Affermò Zabini accondiscendente –Non che il mio viso abbia bisogno di questi trucchi per essere perfetto.-
Aggiunse, con un sorriso smagliante che rivolse a se stesso dallo specchio dell’armadio.
Draco Malfoy grugnì disgustato, scuotendo il capo.

Come faceva a considerarlo il suo migliore amico era un mistero anche per lui a volte.
Vicino alla porta, Blaise depose altri due dolcetti sulla scrivania.
-Temo che te ne servirà più di uno, piccola Black. Buona…-
L’ennesimo cuscino che mirava al suo viso fu scartato abilmente e ricadde sul pavimento.
-…Fortuna!-
Concluse, defilandosi prima che Malfoy decidesse di lanciargli contro qualche anatema, anzi che un semplice guanciale.

La sua risata, leggera e cristallina, si librò delicata nell’aria, come tanti battiti d’ala di farfalle colorate, che gli solleticarono lo stomaco e gli indurirono lo sguardo.
Si alzò in piedi con l’eleganza di una fata. O forse, era solo lui a vederla come tale.

Alexis si chinò a prendere il cuscino.
-Che tipo Blaise: o lo ami o lo odi; non puoi concepire sentimenti diversi per quel ragazzo!- Esclamò divertita, mentre stropicciava appena il guanciale, prima di porlo a Draco –Ecco qui.-
Di nuovo, il ragazzo non la guardava.

Puntura al cuore. No, una vera e propria fitta.
Occhi di granito dall’emozione insistentemente svuotata.

Alexis lo osservò, poi sospirò.
Mille parole non dette che sfuggivano via con un semplice respiro.
Si schiarì la voce, tesa, e si voltò verso la scrivania, che raggiunse.
-Allora, cosa vuoi per cena? – cercò di intavolare un discorso – Ti ho portato delle braciole di maiale, coscie di pollo, patate al forno, zuppa di piselli, pasticcio di carne…forse ho esagerato davvero – considerò, mentre enumerava i piatti sulla punta delle dita. -…pane bruscato, torta di melassa e i dolcetti viola. Ma Blaise ce ne ha lasciati solo tre!-
Ridacchiò, a disagio, voltandosi a guardare il ragazzo.
Fisso, continuava a non rivolgerle neanche un’occhiata, come fosse improvvisamente distante anni luce.

Un dolore improvviso alla bocca dello stomaco.
La voglia di voltarsi e rigettare ancora l’anima.
E se Lui…sapesse?
Se Lucius Malfoy lo avesse, a dispetto di ogni previsione, messo al corrente del contenuto della lettera che lei, tanto saggiamente, aveva deciso di far evanescere?
Il mondo che andava in frantumi; scheggie di vetro che, come in quel sogno ormai lontano, la colpivano maligne all’altezza del petto.
Sul cuore.

Raccolse tutto il coraggio che possedeva in corpo – stupita ce ne fosse ancora – e avanzò di un passo. Gli occhi indecisi puntati sul suo viso contratto in una smorfia indifferente.
-Draco…?-
-Dove sei stata?-
La sua voce, improvvisa e inaspettata, frecciò nell’aria come una scheggia di ghiaccio e la ferì con la potenza di un pugno in pieno stomaco.

Un brivido le catturò le spalle, maligno.
Smeraldi sinceri e sfumati incontrarono finalmente monete d’argento gelato, cielo uggioso di stralci di nuvole cariche di pioggia.

Ancora, Alexis imitò il gesto di portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ricordandosi solo dopo che li aveva costretti in una coda. Arrossì, sentendosi una stupida.
-Te l’ho detto: Pix mi ha fatto uno scherzo e sono dovuta andare a farmi una doccia; poi son passata nelle cucine per portarti qualcosa da mangiare.-
Disse, e si complimentò con se stessa per essere riuscita ad usare un tono tranquillo e colloquiale.
Draco la fissò, impassibile.
-E prima?-
Ancora, il guizzo di un nervo teso affiorò sulla guancia bianca.

La voglia irrefrenabile di allungare un dito e sfiorarlo, esattamente lì, su quel lieve rigonfiamento.
Alexis Potter lo guardò, non capendo dove volesse andare a parare.
Quanto sapeva?
Cosa sapeva?
O più semplicemente, sapeva?

Sperando di sbagliarsi, incrociò le braccia al petto.
-Perché questo terzo grado, Malfoy?-
Protestò, piegando il viso su di un lato.
-Non hai risposto alla mia domanda.-
Si limitò a ripetere lui, irremovibile.

Cosa doveva dirgli?
Inventarsi un’altra scusa? Dire la verità? Raccontare della lettera di un parente? Di Harry?

Tra tutte le verità, scelse il male minore.
E che Merlino me la mandi buona.
Sospirò, abbassando lo sguardo.
-Sono tornata in infermeria, ma tu eri già stato dimesso. Così, mi sono intrattenuta per un po’ con…- esitò, studiando la sua espressione; e sperò che le sue parole, bastassero -…Harry.-
Confessò, stringendosi nelle spalle.
Vide la mascella serrarglisi e il nervo farsi più teso. La mano che teneva sotto il cuscino, ancora, si strinse in un pugno, che gli procurò ondate di dolore per tutto il braccio. Eppure, lo sguardo fermo non vacillò neanche per un secondo.
-Potter.-
Disse semplicemente, sputando quella parola con l’acidità del vetriolo.
Alexis sospirò.

Sollievo ed esasperazione, in un connubio doloroso.
Si avvicinò al letto e si piegò sulle ginocchia, guardandolo dal basso.
Smeraldo ora sincero, colmo di irridente diniego.
La mano piccola andò a posarsi su quella grande e terribilmente fredda, e la coprì con un tocco gentile.
-Avanti Draco, non essere arrabbiato con me. Non sono venuta qui per litigare, ma per stare con te.-
Mormorò con dolcezza, sorridendogli sincera.

Era di nuovo lei, nonostante la perfezione troppo eterea del suo viso, che poco gli piaceva.
La preferiva quando era semplicemente Lei, con le sue guance arrossate dal freddo, le sue labbra umide e gli occhi vispi.

Draco la fissò, senza dire una parola.
La durezza del suo sguardo ancora ne congelava l’espressione, ma adesso il mare burrascoso era stato quasi sostituito da un grigio cielo terso.
-Mi perdoni?-
Sussurrò, piegando il viso su di un lato, muovendo le dita gentili in un’altra carezza sul dorso pallido.
Ancora, Draco non rispose.

Piccoli denti bianchi che mordevano le labbra morbide.
Un pizzo di eleganti ciglia che si chiudevano a raccogliere gli smeraldi malinconici.

Alexis si rialzò in piedi e sospirò.
-D’accordo, se non vuoi perdonarmi, allora me ne vado!-
La buttò sullo scherzo, con un tono teatrale che ricordava molto quello di Blaise Zabini.
Incrociò le braccia al petto e gli diede le spalle, sollevando il mento con aria di stizza.

Un sospiro morbido e spazientito, segnalatore di una piccola vittoria, aleggiò nell’aria, e a Lei sembrò di sentirlo accarezzarle la schiena.
Alexis Lily Potter si voltò appena, per studiare l’avversario di sottecchi. Draco la guardò impassibile, prima di chiudere gli occhi e passarsi una mano sulla fronte.
-Tu mi farai impazzire.-
Mormorò, più a se stesso. Poi, lanciandole una nuova occhiata, aprì un braccio a modi invito.
-Vieni qui.-
Disse semplicemente.

E quella mera affermazione venne accolta da un sorriso luminoso, che accendeva i suoi occhi di un bagliore unico, quasi accecante.
Alexis salì sul letto e si accoccolò al suo fianco, poggiandogli il viso su di una spalla. Il braccio del ragazzo corse a circondarle la vita e la strinse a sé.
E rimasero così, ad assorbire ognuno il calore dell’altra.

Piccole carezze e complici scambi di sguardi. Sorrisi che racchiudevano parole non dette, soffici come come una pioggia di delicati petali di ciliegio.
Accorgersi di quella particolare piega della labbra, che gli conferiva sempre un’aria di elegante superiorità.
Notare la singolare forma appena allungata dei suoi occhi, che le regalavano un’espressione innocente e docile, in ogni occasione.
Rendersi conto di quanto il suo sguardo, di un grigio capace di sfumare dalla freddezza della neve all’intensità dell’argento liquido, somigliasse ad un terso cielo autunnale, quando i raggi del sole scaldavano l’ambiente, ogni qual volta la sua mente fosse lontana.

-A cosa pensi?-
La voce tranquilla della ragazza si perse nel silenzio piacevole, senza disturbarlo, ma riempiendolo con infinita dolcezza.
Draco, che le aveva tolto l’elastico dai capelli, lasciando i boccoli ora asciutti liberi di ricaderle alle spalle mentre lui li accarezzava con delicata meticolosità, chinò il viso per poterla guardare.
-A tante cose.-
Rispose semplicemente, riponendole un ricciolo ribelle dietro l’orecchio, approfittandone poi per lasciarle una carezza sulla guancia.
-Ti va di dirmene una?-
Draco sorrise appena e la morbida piega di quelle labbra sensuali le procurò un lieve batticuore.

La mano che lei teneva poggiata sul petto caldo e duro, venne coperta da quella grande di lui, che intrecciò le loro dita.
-Mi sto chiedendo com’è possibile…- fece una pausa, quasi cercasse le parole giuste per esternare il suo pensiero -…che io abbia perso la testa per te in questo modo.-
Alexis sorrise. Un sorriso tanto ampio che gli occhi le si strinsero appena, andando a creare due deliziose fossette sulle guance, che Draco lisciò con la punta dell’indice. Lo guardò e poi poggiò meglio la testa sulla sua spalla, in quello spazio tra le ossa della clavicola che sembrava essere stato creato apposta per lei. Socchiuse gli occhi.
-Me lo chiedo anch’io…Ma poi mi dico che inutile pensarci, per certe domande non c’è riposta. E’ così e basta.-
Quando riaprì gli occhi, Draco la stava di nuovo guardando con quel sorriso disarmante che sembrava essere in grado di rivolgere solo a lei.

Così gentile e sincero, che persino quelle monete d’argento, solitamente freddi dischi di granito, si illuminavano di una luce nuova e limpida.
Restarono a guardarsi, ancora.
Il silenzio che li avvolse era piacevole come una cascata di raggi di sole sulla pelle.

Sarebbero rimasti così per sempre.
Semplicemente loro.

Draco le si avvicinò e le posò un bacio sulla fronte, delicato come fiumi di parole non dette.
Carinerie che lui non riusciva ad esternare.
Gentilezze che dalle sue labbra scaturivano solo sotto forma di bacio e raramente di affermazioni.
Una bocca che sapeva essere il veleno più dolce di sempre.

Alexis si strinse di più a lui, quasi annuendo a quel grazie che forse, non era mai stato neanche pronunciato.

 

-Allora, non hai fame?-
Gli chiese lei dopo qualche silenzioso minuto. Draco abbassò lo sguardo su quello della ragazza e un sorriso malandrino gli dispiegò le belle labbra.
-Solo di te.-
Mormorò, chinando appena il capo e lasciando che i fili dorati dei suoi capelli scendessero, morbidi, a solleticarle la fronte.

Mille battiti d’ali nel petto.
Draco le sfiorò il naso con il proprio, scendendo verso le sua labbra, che cominciò a sfiorare dolcemente, in piccoli baci delicati. Alexis gli sorrise sulla bocca, prima di voltare il viso. Le labbra del biondo le lambirono la guancia, lente e sensuali. Lei ridacchiò e neanche il Fondotinta-nascondi-imperfezioni riuscì a celare il rossore delle sue gote.
Piccole chiazze bollenti sfiorate da labbra morbide e gentili.
-Scemo.-
Mormorò imbarazzata, dandogli un leggero colpetto su di una spalla. Il sorriso di Draco si trasformò in una smorfia divertita che assunse un’aria contrariata quando lei sciolse l’abbraccio e scese dal letto. Non disse nulla, ma si limitò a fissarla impassibile mentre si avvicinava alla scrivania e prendeva due dei dolcetti che le aveva lasciato Blaise, prima di tornare a rannicchiarsi tra le sue braccia che, pronte, la accolsero di nuovo.
-Assaggia almeno uno di questi!-
Gli propose con un sorriso, porgendoglielo.

Come resistere alla dolcezza soffusa di quella bocca morbidamente piegata?
Draco prese il dolcetto viola tra le mani e lo studiò, prima di morderlo. Doveva riconoscere che Blaise, almeno in fatto di dolci, avesse degli ottimi gusti.
Alexis osservò il suo pasticcino e lo aprì a metà, studiandolo.
-Non trovi che ci somigli?-
Mormorò poi, pensierosa, mentre prendeva un pezzo e lo mangiava. Draco la guardò confuso, un sopracciglio biondo alzato; doveva prenderla come un’offesa o cosa?
-In che senso, scusa?-
Alexis ridacchiò di nuovo, raccogliendo un po’ di miele sull’indice.
-Il dolce e l’amaro in un connubio perfetto.-
Si limitò a rispondere, ammirando la goccia ambrata che colorava il suo polpastrello; poi alzò lo sguardo su Draco e lui, ancora una volta, le sorrise, semplicemente.

L’espressione serena faceva somigliare i suoi occhi ad un grande cielo limpido, trasparente, bellissimo.
Le circondò il polso con le dita e, silenzioso, senza mai staccare il suo sguardo da quello di lei, la costrinse, delicatamente, a portarsi il dito alla bocca e a spalmarsi il miele sulle labbra, come una sorta di rossetto improvvisato. Poi, lentamente, piegò il viso  e annullò la poca distanza che li separava; le sfiorò le labbra nel più dolce dei modi e poi, avidò, le leccò il miele e andò alla ricerca della sua lingua, per completare quel connubio dolce-amaro che era semplicemente perfetto.
E altri baci; e altre coccole.
Il silenzio che scese, di nuovo, ad accogliere i loro respiri e i battiti irregolari dei loro cuori innamorati.

Draco la strinse di più contro di sé, mentre le accarezzava il viso con la punta delle dita e le poggiava una guancia sui capelli. Le azioni erano quasi automatiche ormai, come se le sue mani, le sue braccia, tutto il suo corpo fossero nati per compiere quei piccoli gesti importanti. Lo sguardo lontano fissava un orizzonte imprecisato, che andava sicuramente al di là del ricamo del letto baldacchino, immerso in chissà quali intricati pensieri.
Un labirinto di memorie e congetture dalle quali difficilmente anche lui stesso sarebbe riuscito ad uscire.
-Allora…- se ne uscì dopo un po’, la voce fredda e incolore, così diversa dal tocco delicato delle sue mani – che dice lo Sfregiato? Si vanta del suo enorme di dietro per il fatto di aver vinto la partita?-
Si informò con tono di acido disprezzo. Alexis arricciò il naso in una smorfia contrariata e fece per allontanarlo appena, ma lui non lo permise, premendola contro di sé.
-Veramente è più concentrato a non pensare al dolore del suo braccio…-
Rispose, sollevando entrambe le sopracciglia e posandogli le mani aperte sul petto. Fu il turno di Draco di storcere il naso e un sorrisino sghembo, non davvero divertito, quanto più infastidito, gli colorò le labbra.
-Oh, povero Potty!- esclamò con tono di scherno –Come se fosse l’unico ferito ad un braccio!-
Le scoccò un’occhiata eloquente e lei alzò gli occhi al cielo, sospirando.

La sua mano gentile si era spostata ad accarezzarle i capelli.
-Sicuramente è l’unico che è caduto nelle mani del Professor Allock e che quindi, ora, si ritrova senza un osso.-
Replicò, cercando, per quanto le fosse possibile, di incrociare le braccia contro il petto. Draco sghignazzò, questa volta davvero divertito.

Gli stava proprio bene a quell’idiota di San Potter.
Alexis gli diede un pizzicotto sulla guancia.
-Non c’è nulla da ridere!-
Lo rimproverò, imbronciando le labbra.
-Oh sì, invece. Così impara ad avere una storia d’amore con un bolide!-
Sogghignò, mentre ricambiava il pizzico con una carezza sulla guancia, sfiorandola solo con la punta delle dita.
-Ma che cosa dici!-
-Osi difenderlo, Black?-
La voce improvvisamente minacciosa aveva cancellato completamente il tono ilare e le sue labbra avevano assunto una piega severa.

Gli occhi d’argento ancora rilucevano di quel sorriso incontrollabile che nasceva direttamente dal cuore.
Le braccia scesero a circondarle entrambe la vita, con una presa ferrea, ma che non le fece male. Alexis non rispose, limitandosi ad aggrottare le sopracciglia e a gonfiare le guance. Lui le scoccò un’occhiataccia eloquente, mentre scendeva a posare la fronte su quella della ragazza, strofinandole appena l’una contro l’altra.
-Chi tace acconsente.- mormorò, avvicinandosi alle sue labbra, ma sfiorandole solo con il respiro –Dunque, stanno così le cose?-
Socchiuse gli occhi e le accarezzò il naso con la punta del suo. Alexis si ritrasse appena, per quanto le fosse possibile muoversi in quella stretta che la premeva contro il suo petto ampio e accogliente. Gli posò le mani sulle spalle, spingendolo appena e costringendolo a riaprire gli occhi, l’espressione sempre più contrariata.
-No, Malfoy: chi tace, sta semplicemente in silenzio.-
Rimbeccò, alzando un sopracciglio e sollevando il mento, con aria di superiorità. Draco la fissò impassibile per qualche secondo, il grigio torbido dei suoi occhi privo d’espressione.

Il sogghigno improvviso delle sue labbra che non prometteva nulla di buono.
-Questa la paghi, ragazzina.- minacciò con un soffio, sfiorandole appena le labbra – Te la faccio passare io la voglia di essere tanto irriverente.-
La scintilla che gli attraversò lo sguardo, come un lampo generato da nuvole cariche di pioggia, le colpì il cuore, facendola fremere.
Fulmineo, Draco scattò in avanti, sciogliendo la presa attorno alla sua vita. Le sue dita eleganti scesero a circondarle i polsi, mentre la spingeva contro il materasso, facendola sdraiare. Le si mise cavalcioni, imprigionandole i fianchi tra le gambe e bloccandole le braccia sopra la testa. I capelli biondissimi scesero a coprire appena lo sguardo che la osservava annebbiato.
La tempesta che si placava dolcemente in quel mare verde, ora decisamente agitato.
Le labbra, dolce velluto, che scendevano a sfiorarle le guance calde, prima di rapirle la bocca in un bacio.
Quel bacio delicato presto dimenticato tra le spire violente di quella passione con la quale si era introdotto tra le sue labbra e le aveva cercato la lingua, in un intreccio impetuoso, che le aveva tolto il fiato.

Quando aveva fatto leva sulle braccia – ignorando il dolore della ferita – per non pesarle addosso, senza tuttavia lasciar andare i suoi polsi, lei aveva il respiro corto, le guance accesse e gli occhi limpidi che cercavano, insistentemente, i suoi.
Come se non ne fosse mai sazia davvero.
Draco si piegò di nuovo in avanti e Alexis, istintivamente, socchiuse di nuovo gli occhi e alzò il viso, per raggiungere nuovamente le sue labbra; ma lui non la baciò, rimase fermo a fissarla e quando lei aprì di nuovo gli occhi, la nota disorientata e delusa che li colorava, gli fece sorridere il cuore, anche se le sue labbra rimasero perfettamente immobili.
La guardò per qualche altro secondo, in silenzio.
-Io sono un Malfoy: devi portarmi rispetto.-
Esordì con un caldo sussurro, che sembrava provenire direttamente dal suo petto. Alexis lo osservò, cercando di riprendere coscienza di sé.

Lo sguardo torbido di desiderio non colmato ci mise qualche secondo di troppo a tornare ardente di orgoglio. Decisamente Grifondoro.
Prese un grande respiro e alzò un sopracciglio, fiera.
-E io sono una Black: come la mettiamo?-
Ribattè con alterigia, ostentando un coraggio che era tutta apparenza.

E Lui lo aveva capito benissimo, perché la nota affettuosa del suo sguardo era eloquente più di mille parole non dette.
La sua piccola Black…

Draco sorrise e questa volta non c’era alcuna traccia minacciosa sulle sue labbra. Si chinò su di lei ma, ancora una volta, non la baciò. Si limitò a guardarla dritta negli occhi, sfiorandole il naso.
-L’ultima volta che una Black ha sfidato un Malfoy, sono nato io.-
La avvisò risoluto, facendole spalancare appena gli occhi, sorpresa.
Approfittò di quel momento per rapirle di nuovo le labbra, infilandole la lingua in bocca, che andò immediatamente a danzare con quella di lei.

Una piccola battaglia amorosa anche tra loro; un prevalere di una sull’altra, con chiaro monito del vincitore.
E mentre la sua mente veniva di nuovo intorbidita e ubriacata da lui, dal suo profumo, dal suo calore, dalla sua passione, una parte remota del suo cervello si trovava a formulare un pensiero scomodo, che venne immediatamente dimenticato.
L’ultima volta che un Potter ha sfidato un Malfoy, i due si sono giurati odio eterno.
Quando si allontanarono di nuovo, fu lei a parlare.
-Scemo.-
Lo rimproverò con un sussurro, riprendendo fiato.

E lui, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
Alexis rimase ad osservarlo affascinata, trovandosi a riflettere sul fatto che, forse, non lo aveva mai visto così sereno come in quel momento.
La morbida piega delle labbra sensuali, che lasciavano scoprire la dentatura bianca e regolare; gli occhi socchiusi che scintillavano di un’espressione pura, che non ricordava di avergli mai scorto in viso; il petto che singhiozzava appena; la musicalità soffice della sua risata, che la cullava come brezza primaverile.
La voglia improvvisa di baciarlo e di sentirlo Suo.

Lenta, lasciò scivolare i polsi dalla sua presa ormai inesistente; si alzò appena, per colmare la distanza che li separava con un bacio che non poteva più aspettare; gli allacciò le braccia al collo in un impeto che non si riconosceva, ma che non riusciva più a domare.
Sorpreso, Draco si lasciò guidare da quella passione che lo aveva decisamente colto alla sprovvista. Poi, corse a circondarle le spalle con un braccio, mentre le prendeva la nuca con una mano, infilandole le mani tra i capelli e piegandola appena verso il basso, per avere la possibilità di approfondire ancora di più il contatto sfrenato delle loro lingue.
La spinse di nuovo contro il materasso e le sue labbra si spostarono ad accarezzarle il viso, il mento e poi, ancora, le rapirono la bocca. Alexis alzò le mani per intrecciarne una ai suoi capelli; l’altra andò ad artigliargli una spalla, mentre lui scendeva a morderle appena il collo, scostandole il collo alto del maglione.

Labbra fredde ed esperte che lambivano una pelle giovane e morbidissima.
Un sospiro che colmava il silenzio.
Qualcosa che si spezzava nel petto di Lui.
Qualcosa che cresceva nel petto di Lei.
Ansia.
Aspettativa.
Trepidazione.
Paura.
Mille baci ancora.
Le mani di Lei che scendevano a sfiorare i musoli delineati sotto la maglia del pigiama.
Le dita di Lui che correvano a sollevarle appena il maglione, per poter sfiorare la pancia calda.
Lei che tremava sotto il suo tocco.

Draco si allontanò appena. Alexis aveva smesso di sfiorarlo e ora lo tratteneva semplicemente per le spalle, il corpo scosso da continui brividi delicati. La guardò in viso, dove le guance arrossate spiccavano, rendendola bellissima; i capelli neri si sparpagliavano sul letto, disordinati; ma i suoi occhi, ciò che a Draco piaceva di più, erano chiusi; terribilmente stretti, tremavano appena.
Draco sospirò appena, intenerito, e sorrise. Le sue dita corsero ad accarezzarle una guancia.
-Alexandra, guardami.-
Ordinò con dolcezza. Lei aprì lo sguardo, disorientata. Il ragazzo si limitò a sorriderle ancora, prima di scendere a baciarle di nuovo le labbra gonfie, piano questa volta.
-Ti amo.-
Mormorò sulla sua bocca e il respiro tremante d’emozione che le uscì dalle labbra fu la risposta più eloquente che potesse aspettarsi. Poi, di nuovo, Alexis lo baciò.

E rimasero semplicemente così, a coccolarsi e a crogiolarsi del loro amore. E, ancora una volta, Draco fu soddisfatto di se stesso.
Amore 2 – Brama 0.

 

Erano entrambi sdraiati sotto il piumone. Alexis si era accoccolata accanto a lui, poggiandogli il viso sul petto caldo, vicino alla mano che Draco teneva lievemente stretta tra le sue dita. Il suo braccio le circondava la vita, in una posizione che conservava, sempre, qualcosa di estremamente protettivo; era come se, comunque, cercasse di difenderla da tutti i pericoli del mondo. Ed era così che si sentiva lei, tra le sue braccia.
La calma e il silenzio li avvolgevano piacevoli, cullandoli dolcemente tra le spire benevole della notte, che avrebbero, inevitabilmente, passato insieme.
-Alexandra?-
La ragazza, che con gli occhi chiusi si stava godendo il tepore del suo petto e che si accingeva ad entrare nel mondo dei sogni, si limitò a mugolare come risposta.
-Tu non mi stai nascondendo nulla, vero?-
Le domandò, il tono di voce lontano e incolore, che conservava una nota remota di incertezza.

Alexis non era sicura fosse solo per il fatto che lei era in procinto di addormentarsi.
L’ansia la colse comunque, stringendole il cuore con una morsa che le scaldò il petto, dolorosa.

Non aprì gli occhi, nonostante ora si sentisse completamente sveglia.
-Io ti amo, Draco.-
Si limitò a mormorare, sperando che gli bastasse come risposta.

E gli bastò.
Le accarezzò il braccio con la punta delle dita, prima di sfiorarle la fronte con un bacio delicato, che la accompagnò nel sonno.
-Buonanotte, amore mio.-
Le sembrò che le avesse detto, ma forse era stata solo l’illusione dei suoi sogni.

Solo a notte fonda Draco Malfoy si sarebbe svegliato, scosso da un incubo e, per un solo istante prima di riaddormentarsi, gli sarebbe baluginato in mente che Lei non aveva risposto alla domanda.

 

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Capitolo 30
*** Il Club dei Duellanti ***


Ed eccovi il nuovo capitolo!
Spero sinceramente vi piaccia, io mi sono divertita molto a scriverlo :3
Mi auguro anche che, queste scene di intreccio con la storia vera, non risultino noiose, ma che anzi, con un quel particolare in più qual è Alexis, siano di vostro gradimento!
Annuncio già da ora che il prossimo capitolo arriverà con qualche giorno di ritardo, perché questa settimana parto, quindi non so quanto potrò scrivere e, comunque, non avrò internet per postare! Ma vi prometto che appena torno, cercherò di postare ^_^
Purtroppo sono molto di corsa, quindi vi lascio direttamente alla lettura!

Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!

 
Prima di lasciarvi, ringrazio tutti ufficialmente per seguirmi!
Grazie per le 198 recensioni
Grazie per gli 87 preferiti
Grazie per i 10 ricordati
Grazie per i 67 seguiti

 
E grazie a te, che sei arrivato a leggere questa storia fino a qui e continui a seguirmi!

 

 

 

 

 

 

 

 


 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

Capitolo XXX
Il club dei duellanti

 

 

 

 

La notizia che Colin Canon, primo anno, Grifondoro, era stato pietrificato durante la notte, aveva fatto il giro di Hogwarts e il lunedì mattina, a colazione, tutta la Sala Grande già ne parlava.
Al tavolo di Corvonero, Coolen Careye e il resto delle Untouchable Ravens parlavano in modo piuttosto concitato, non tanto preccupate per quanto successo o per la loro sorte – in fondo, erano delle purosangue, non correvano alcun rischio – quanto più incentrate nello stilare una bozza per il nuovo articolo di Vanity Witch. Già vedevano il titolo sanguinare a lettere cubitali sulla testata: ‘Camera dei Segreti: verità o strascico di un brutto scherzo?’
Avevano, inoltre, già progettato lo spazio pubblicitario per i loro nuovi prodotti: amuleti, ciondoli, bracciali e quant’altro, incantati con magie che avrebbero protetto i loro proprietari. Dal momento che la loro creazione era stata ultimata da poco e che, quella, era una notizia segretissima, ovviamente tutti ne erano già a conoscenza.
Seamus Finnigan aveva già comprato un talismano enorme, che ora teneva legato alla cintura e che tintinnava fastidiosamente ogni volta che faceva il minimo movimento.
Penelope Light si era munita di un anello dalla pietra rossa, che le era costato ben cinque Galeoni.
Hannah Abbott indossava una collana un po’ pacchiana, ma che la faceva sentire al sicuro, mentre passeggiava per i corridoi del castello.
Millicent Bulstrode era andata a comprare un piccolissimo orecchino nero, che ora portava all’elice dell’orecchio sinistro, e che passava inosservato agli occhi di tutti i Serpeverde, purosangue, suoi compagni di casa. 

Al tavolo dei Grifondoro, Harry Potter fissava assonnato una scodella di porridge, ascoltando disinteressato il discorso di Ron ed Hermione. La ragazza, china su un grosso tomo già di prima mattina, stava adesso scuotendo la testa, lasciando che i riccioli caotici le si riversassero sulle spalle.
-Io non ci credo a queste cose, Ron!- obiettò indignata, facendo schioccare la lingua sul palato; non aveva neanche alzato lo sguardo, che rimaneva concentrato sul libro di Storia della Magia – Se qualcosa dovesse cercare di attaccarmi, non sarà di certo uno stupido amuleto a proteggermi, ma solo l’intelletto e la capacità di esercitare incantesimi!-
Concluse sicura, annuendo per dare enfasi alle sue parole.
-Ma Hermione! Potrebbe essere una sicurezza in più!- ribadì Ron, ingerendo l’ennesima porzione di uova e pancetta – E’ per il tuo bene! Se non funziona, pazienza, ma se dovesse funzionare ti terrà fuori dai guai!-
Hermione alzò lo sguardo dal libro per rivolgergli un’occhiataccia scettica.
-Per tenermi fuori dai guai, dovrei semplicemente stare lontana da voi!-
Decretò, tornando poi a ripassare l’emancipazione delle streghe del 1940. Ron balbettò qualcosa e le sue orecchie assunsero una particolare sfumatura, che andava dal rosso al violetto. Si voltò a guardare Harry in cerca di aiuto, esasperato, e quello sorrise appena, mesto, stringendosi nelle spalle.
-Beh, non puoi darle tutti i torti.-
Concordò e Ron sbuffò rumorosamente, tornando ad afferrare un pezzo di pancetta e ad infilarsela in bocca, contrariato.
Quando Neville Paciock si avvicinò al trio, persino Ron smise di mangiare. Una scia maleodorante invadeva l’aria come una patina irresistibilmente nauseabonda, contaminando il buon profumo di dolci e zucchero che aleggiava invece lungo il tavolo. Il ragazzo, rosso in viso, portava un grosso talismano viola appeso al collo, un corno legato alla cintola dei pantaloni e teneva tra le mani grassocce un’enorme cipolla verde.
Lavanda Brown e Calì Patil esalarono un verso schifato e si allontanaro dal tavolo dei Grifoni a tutta velocità.
-Ciao ragazzi!-
Li salutò Neville, ignorando le due compagne di casa che erano corse via alla velocità della luce, come se avessero visto un Dissennatore nudo.
-Ehm…ciao Neville.-
Hermione sorrise, a disagio, buttandosi poi a capofitto nella lettura; il naso, incollato alle pagine del libro, cercava di cancellare ogni traccia di cattivo odore inalando il profumo delle pergamene antiche che a lei tanto piaceva. Harry accennò ad un semplice cenno con la mano, mentre prendeva un piccolo cupcake al cioccolato e cominciava ad annusarlo con interesse. Ron, del tutto privo di tatto, si era invece tappato le narici.
-Per le mutande di Merlino: ti sei immerso in un bagno agli aromi di puzzalinfa, questa mattina, Neville?-
Esclamò disgustato, meritandosi un’occhiataccia di Harry. Hermione sferrò un calcio sotto il tavolo, diretto alla gamba di Ron.
-Ahia!-
Si lamentò Harry e la ragazza lo guardò dispiaciuta, mimando delle scuse con la bocca.
Neville, invece di sentirsi in imbarazzo, sorrise allegro.
-Oh no, Ron: ho semplicemente comprato questa!- e mise la grossa cipolla verde sul tavolo.
Una folata di odore decisamente raccapricciante investì l’aria, facendo rizzare i peli sulle braccia di metà Sala Grande.
-Ehm…precisamente, che cos’è quella cosa, Neville?-
Domandò Harry, i cui occhi, dietro le lenti rotonde, avevano cominciato a lacrimare pericolosamente. Neville ridacchiò tutto soddisfatto.
-E’ una cipolla magica! Il suo cattivo odore tiene lontano il malocchio ed ogni sorta di mostro! E’ una protezione contro quella cosa che ha attaccato Colin.-
Annuì convinto e lo sguardo scuro di Ron parve accendersi. Si voltò verso Hermione, che osservava l’ortaggio in un misto di nausea e disapprovazione.
-Ehi Herm: perché non ne prendi una anche tu? Poi puzzerai un po’, ma almeno sarai al sicuro!-
Ribadì.

Questa volta il calcio lo colpì in pieno stinco.

 -E poi, c’è chi osa contraddire l’affermazione che Grifondoro è spazzatura.-
La voce strascicata di Draco Malfoy costrinse il quartetto a voltare lo sguardo verso la sua figura. Passò di fianco a loro, algido ed elegante, senza degnarli di ulteriori attenzioni che non fosse quella piccola e acida provocazione. Il naso era arricciato in una smorfia disgustata e un ghigno pigro gli incurvava le belle labbra. Dietro di lui, Blaise Zabini aveva tirato fuori dalla giacca una fialetta e ora era tutto concentrato a passarsi quell’essenza sotto le narici.
-Oh, ma vattene al Diavolo, Malfoy!-
Fu la risposta di Ron, i cui occhi, ora, scintillavano di rabbia. Draco si voltò a considerarlo con un’occhiata veloce.
-Con piacere: almeno non sarò più costretto a vedere il vostro brutto muso e a sentire la vostra puzza.- disse laconico, dirigendosi con passo lento verso il suo tavolo.
-Per tutti gli elfi domestici: siete un affronto per l’olfatto e per la vista!-
Aggiunse Blaise Zabini, indignato, mentre continuava a sventolarsi gli odori sotto al naso.
-Detto da uno come te, Zabini, è un gran complimento.-
Si limitò a frecciare calma Hermione, lanciandogli solo una breve occhiata.
-Almeno io so riconoscere la differenza tra un paio di mutandine da ragazza e un paio di mutandoni da nonna, Mezzosangue.-
Ribattè tranquillo e Ron avvampò indignato al posto della ragazza.
-Come osi, razza di brutto…!-
Intervenne, scattando in piedi e portando la bacchetta alla mano. Harry si alzò a sua volta, per trattenerlo: non gli pareva il caso di scatenare una rissa davanti a tutta la scuola.
-Weasley, cambia repertorio.-
Lo schernì Blaise, considerandolo solo un gesto della mano che sembrava tanto quello di scacciare degli insetti molesti.

Ma, in fondo, per Blaise Zabini, loro erano degli insetti molesti.
Hermione, rimasta in silenzio per qualche minuto ad assorbire il colpo di quell’ennesima frecciata al suo essere nata-babbana, si voltò verso il Serpeverde, con un sorriso gentile e inaspettato.
-Io, almeno, Zabini, sono in grado di contare senza l’ausilio delle dita.-
Blaise sogghignò.
-Se dovessi usare tutti i punti neri che hai sul viso, Granger, credo che imparerei a contare fino ad un numero estremamente grande.-
Considerò con voce annoiata. Hermione si limitò a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo.
-Se hai finito di offendere, Zabini, avrei cose decisamente migliori da fare che stare a sentire te.-
Draco, che si era fermato ad osservare il piccolo battibecco, sogghignava divertito.
-Granger, Blaise non ha bisogno di offenderti ancora: per quello ci ha già pensato Madre Natura, facendoti nascere Mezzosangue.-
Asserì con tono strascicato, arricciando il naso con una smorfia disgustata, che non era propriamente solo a causa della cipolla di Neville.
Gli occhi blu di Ron si accessero di rabbia, mentre scavalcava il tavolo e, come una furia, estraeva la bacchetta e la puntava al petto di Malfoy.
-Ripetilo, se hai il coraggio, brutto figlio di un Mangiamorte!-
Sibilò rabbioso. Draco lo osservò impassibile, limitandosi a sollevare un sopracciglio, con aria di sufficienza.
-Abbassa la bacchetta, Weasley.-
Lo avvertì Blaise, che aveva estratto l’arma a sua volta e ora la puntava alla tempia del rosso.
Alexis Lily Potter, che era appena entrata in Sala Grande, aveva osservato la scena con un’occhiata raggelata: ma che diavolo stavano combinando, ora?
Corse incontro al gruppo, preoccupata.
-Che sta succedendo qui?-
Si informò, esaminando la situazione e facendo scorrere lo sguardo da Draco ad Harry; da Ron a Blaise; e infine su Hermione, che la considerò con un’occhiata veloce.

Nell’aria aleggiava una tensione simile a quella di una corda di violino che, se tirata giusto un millimetro di più, sarebbe saltata inevitabilmente, arricciandosi su se stessa.
Nessuno le badò.
Harry, che aveva scavalcato il tavolo a sua volta, si era posto accanto a Ron e gli aveva poggiato una mano sulla spalla.
Malfoy si limitò a sogghignare, lo sguardo d’argento acceso da una scintilla sinistra.
-Quale parte non ti è chiara, Weasel? Quella in cui affermo che la tua preziosa mezzosangue è solo uno scherzo della natura?-
-Draco!-
Lo riprese Alexis, scandalizzata.
Ron avvampò di rabbia e, dimenticata la magia, si gettò addosso a Malfoy, pronto a colpirlo in pieno viso con un pugno furioso.
I due fratelli Potter intervennero contemporaneamente, parandosi in mezzo ai due per separarli, prima che la situazione degenerasse più del dovuto.
-Adesso basta, Ron. Ignora questo idiota, lo sai che farebbe di tutto pur di riempire un po’ la sua misera vita.-
Disse Harry serio, posando entrambe le mani sulle spalle di Ron. Hermione, che aveva osservato il ragazzo segretamente colpita da tanto ardore nel difenderla, gli sfiorò il braccio con una mano, in una carezza gentile e riconoscente.
-Harry ha ragione, Ron. Lascia perdere.-
Nel frattempo, Alexis aveva preso Draco per entrambi i polsi e lo aveva guardato con aria determinata.
-Basta così, Draco.-
Lo rimproverò e quando lo sguardo argenteo scese ad incontrare quello smeraldo autoritario, quasi gli prese un colpo. Allargò appena le narici, mentre le agguantava una mano e la trascinava via, senza degnare il trio di ulteriori attenzioni.
-Black: devi smetterla di frequentare Potter, dico sul serio.- la minacciò, mentre si sedeva al tavolo dei Serpeverde; poi le lanciò un’occhiata capziosamente inorridita – Stai assumendo le sue stesse espressioni.-

 

Stavano lasciando la Sala Grande, quando Alexis si fermò ad osservare il tavolo di Corvonero, dove le Untouchable Ravens stavano ora esibendo la loro collezione di oggetti protettivi ad un gruppo di primine. Charlie Liplose alzò i suoi occhi di giada sulla ragazza e le sorrise, facendole cenno di avvicinarsi; i suoi capelli cortissimi sfoggiavano un rosa acceso, catturando ogni luce presente nella sala. Alexis si voltò ad osservare Draco che, poco più in là, stava discutendo con Flitt, probabilmente in merito alla prossima partita di Quidditch. Lo lasciò ai suoi affari per dirigersi verso il tavolo delle ragazze più in voga della scuola.
-Ehi, Black! Che onore vederti al nostro tavolo.-
La appellò Coleen, con un sorriso fugace, prima di tornare a spiegare ad una ragazzina di tassorosso come funzionasse il cerchietto di raso che le stava mostrando. Alexis rispose al saluto con un cenno del capo e si accomodò accanto a Charlie, che le stava insistentemente indicando un posto.
-Ciao, Charlie.-
La ragazza sorrise e le fece un occhiolino, prima di passare a sfiorarle i boccoli, con una carezza gentile della mano.
-Stai ancora usando il nostro shampoo alle more, vero?-
Domandò entusiasta, avvicinandosi per annusarle i capelli. Alexis annuì.
-Sì, devo ammettere che è ottimo. Nessun prodotto era mai riuscito a districare così bene i miei capelli! Come avete fatto?-
-Eheh…Trucchi del mestiere, Black!-
Ribattè, facendole un altro occhiolino. Alexis sorrise, divertita.
-Allora, in cosa posso esserti utile?-
Le domandò, allargando un braccio per mostrarle vari amuleti e accessori disposti su di un panno nero aperto sul tavolo.
-Che cosa hai?-
Si limitò a rispondere, vagliando gli oggetti con un’occhiata pensierosa.
-Oh, molte cose: ma non credo che a te servano questi talismani, Black.-
Alexis corrugò le sopracciglia, voltandosi a guardarla. Charlie sorrise e si passò una mano tra i corti capelli rosa.
-Sono oggetti per aiutare i nati-babbani in caso di attacco da parte di qualsiasi cosa si stia muovendo nella scuola.- spiegò, prendendo un ciondolo e rigirandoselo tra le dita abili –Tu sei una purosangue, forse una di quelle che hanno il sangue più pulito in tutta la scuola, insieme a Malfoy. Le vostre famiglia si sono addirittura unite per preservarne l’illibatezza!- aggiunse, lanciandole un’occhiata eloquente e strana, che la costrinse a distogliere lo sguardo.
–Dunque, non ne hai assolutamente bisogno, giusto?- concluse, tornando a sorridere accomodante.
Alexis storse appena le labbra, fissando un braccialetto d’argento davanti a lei.
Era bello: un piccolo serpente fiero che si snodava tra un rovo di rose.
Si ritrovò inevitabilmente a pensare che lei non era propriamente così al sicuro, perché non era propriamente così pura. Lei non era una Black, ma una Potter. E, a differenza del suo presunto padre, Orion Black, il suo vero padre, James Potter, non aveva sposato una purosangue, ma una…nata-babbana; la più bella e la più brillante nata-babbana dei suoi tempi, Lily Evans, ma pur sempre, come dicevano in molti, una Sanguesporco…Lei, dunque, Alexis Lily Potter, era decisamente una Mezzosangue, esattamente come suo fratello. E se…
La mano di Charlie le sfiorò un braccio, delicata, costringendola a tornare alla realtà. Alexis alzò lo sguardo su di lei e quella le accarezzò il dorso della mano destra che lei non si era nemmeno resa conto di stare stringendo con tanta violenza da farne sbiancare le nocche.
-C’è qualcosa che ti preoccupa, Alexandra Black?-
Le domandò, con tono improvvisamente dolce e sensuale, avvicinandosi appena e osservandola con sguardo languido. Alexis corrugò entrambe le sopracciglia, chiedendosi mentalmente cos’era quella confidenza improvvisa. Lei e Charlie Liplose, come il resto delle Untouchable Ravens, non avevano poi questo grande rapporto; dopo l’uscita dell’articolo su lei e Draco su Vanity Witch avevano scambiato qualche chiacchiera nei corridoi del castello e lei, ogni tanto, si intratteneva con loro per comprare qualche prodotto a Diamond, ma nulla di più. Perché ora quella avvenente ragazza la guardava con sguardo famelico e malizioso?
-Sai, se hai qualche problema, posso aiutarti a risolverlo…-
Mormorò con tono concupiscente, scendendo ad osservarle le labbra e sorridendo.
Alexis spalancò gli occhi, a disagio, e cercò di allontanare il viso da quello di Charlie, che si era fatta decisamente troppo vicina.
Ma che intenzioni aveva quella?
-Charlie: smettila di provarci con Alexandra. Lei è etero ed è mia.-
La voce annoiata e allo stesso tempo divertita di Draco Malfoy intervenne a salvare la piccola Potter, che sospirò sollevata quando la ragazza le lasciò andare la mano e si allontanò, imbrociando le labbra lucide.
-Peccato.-
La sentì mormorare, mentre le scoccava un’occhiata più che eloquente. Alexis deglutì e si affrettò ad alzarsi dalla panca, frastornata.
-Ehm…E’ stato un piacere parlare con te, Charlie.-
La salutò, il tono di voce improvvisamente acuto; si affiancò a Draco, leggermente rossa per l’imbarazzo.
-Il piacere è stato tutto mio, dolcezza.-
Rispose quella, soffiandole un bacio con la mano. Draco alzò gli occhi al cielo e cinse la vita di Alexis con un braccio, prima di portarla via.
-Black, prima o poi ti metterò un marchio di appartenenza.- sentenziò con aria a metà tra il minaccioso e l’ironico, mentre uscivano dalla Sala Grande –Ora anche le ragazze cercano di portarti via da me.-
Alexis ridacchiò, ancora a disagio per quello che era appena successo, e si voltò a guardarlo.
-Non sapevo che Charlie fosse, insomma…-
Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in difficoltà. Draco abbassò lo sguardo su di lei, un’espressione malandrina a colorargli le labbra.
-Gay?-
Le suggerì, con un’occhiata divertita. Lei annuì e lui ridacchiò appena.
-Sì, beh…Diciamo che segue molto le tendenze.-
Si limitò a rispondere, sfiorandole il viso con una carezza. La mano di Alexis corse a fermare quella del ragazzo, per tenerla premuta contro la sua guancia.
-Nessuno può portarmi via da te, comunque: io sono tua, ricordi?-
Disse semplicemente, piegando il viso su di un lato.
La memoria di entrambi corse veloce a quella notte lontana, in infermeria. 

“Non mi sono mai sentito così...Non ho mai provato quello che provo per te con nessun’altra ragazza…Non so cosa significhi ciò con precisione né cosa mi stia accadendo…Ma c’è una cosa di cui sono certo ed è che ti voglio. Alexandra io ti voglio. Voglio che tu sia mia e di nessun altro.”

 “Draco, ascolta… mi hai chiesto di essere tua e tua soltanto…E io ti rispondo che io sono già tua e di nessun’altro. E se tu lo vorrai, lo sarò per sempre. Quello che provo per te non lo provo per nessun’altra persona al mondo. E’ qualcosa di indescrivibile che mi rende felice quando stiamo insieme, mi rattrista quando siamo lontani e mi rende gelosa quando ti vedo con un’altra. Questo perché l’unica persona con cui vorrei stare e di cui vorrei essere, sei tu.”

 “C’è solo un’ultima cosa che ti chiedo di fare, Alexandra…Dimmi che mi vuoi. Dimmi che mi desideri e che sarai mia e di nessun altro al mondo.”

 “Draco Lucius Malfoy…Io ti voglio e ti desidero come non ho mai desiderato nessun altro. E voglio essere tua e tua soltanto…Per cui non lasciarmi andare…Non abbandonarmi più…”

 “Sei mia Alexandra Black…Mia e di nessun altro e non ti cederò mai a nessuno…”

 
Draco sorrise e il suo sguardo si rilassò nel momento in cui lei gli sfiorò il palmo con le labbra.
-Finalmente lo hai capito, piccola Black.-
Mormorò assorto.

Il grigio dei suoi occhi sembrava un torbido cielo annunciatore di dolce neve.
Alzò l’altra mano per sfiorarle il viso con le nocche, prima di scendere a sfiorarle le labbra con un bacio delicato. Alexis sorrise e gli circondò la vita con le braccia, lasciando affondare una guancia sul petto caldo coperto dal maglione morbido della divisa invernale.
Il profumo di pioggia, fresco e inebriante, la avvolse, proprio come le braccia snelle che le circondarono tenere le spalle.
-Come mai eri al tavolo dei Corvonero, comunque?-
Si informò Draco. Lei si strinse appena nelle spalle.
-Ero curiosa di vedere cosa stavano vendendo. Ti sembrerà una sciocchezza, ma non mi dispiacerebbe avere uno di quegli amuleti come protezione.-
Il ragazzo chinò il capo per osservarla con un cipiglio interdetto; i capelli biondi scesero appena a coprirgli lo sguardo.
-Ma a te non serve quella robaccia. Sei una purosangue, non hai nulla da temere.-
Disse, corrugando la fronte. Lei si limitò a sospirare, abbassando appena lo sguardo.

Non sarebbe stato tutto molto più semplice se lei avesse detto la verità fin dall’inizio?
Quella che era sembrata una buona idea per tenersi lontana dai guai e dallo stress, si stava rivelando piena di consequenze decisamente più sfibranti.

-Non credo che le Untouchable Ravens sarebbero molto contente del sentirti definire le loro invenzioni robaccia.-
Rispose infine, buttandola sul ridere. Draco si strinse nelle spalle, incurante.

Lo sguardo d’argento scese ad osservare il viso piccolo e dall’espressione lontana e pensierosa, rivoltò con innaturale interesse verso il pavimento.
Draco non aggiunse nulla, ma si limitò a stringerla di più contro di sè, come per farle capire silenziosamente che non doveva temere nulla,comunque.
Lui le sarebbe stato accanto, sempre.
L’avrebbe protetta, sempre.
 

Quando scesero nell’ingresso principale di Hogwarts, sembrava che tutti gli studenti delle quattro case si fossero dati appuntamento in quel luogo: molti parlavano tra loro, concitati, ed altri cercavano di sbirciare oltre il cospicuo muro di compagni che si affacendavano di fronte alla bacheca degli studenti.
-Cos’è tutta questa confusione?-
Draco si voltò a guardare Alexis e si strinse nelle spalle, con eleganza.
-Non ne ho idea.-
Si limitò a rispondere, mentre la stringeva un po’ contro di sè per evitare che qualche mal capitato la travolgesse per sbaglio.

Infondo, lei, era così piccola…
Draco si guardò intorno, con aria circospetta, fin quando non vide l’algida e prestante figura di Blaise Zabini fare capolineo tra la folla, emergendo anche tra gli studenti più grandi, grazie al suo considerevole metro e ottantre. Si avvicinò ai due ragazzi e dopo aver sorriso gentile ad Alexis, scoccò un’occhiata accesa al ragazzo.
-Draco…l’hanno ufficializzato.-
Si limitò a comunicare. Alexis corrugò le sopracciglia, piegando il viso su di un lato.

Adesso, anche lo sguardo argenteo aveva preso a brillare di pura aspettativa.
-Cosa?-
Domandò lei confusa e Draco chinò il capo per osservarla, l’ombra di un sorriso a colorargli le labbra. La cinse appena di più per la vita, con impeto.

-Il club dei duellanti.- 
 

 
Quella sera stessa, la Sala Grande era gremita di studenti. I quattro tavoli dove le diverse case sedevano durante i pasti erano spariti, lasciando vuota gran parte dell’enorme stanza. L’alta volta, su cui compariva un cielo incantato, si disegnava in diversi nuvoloni neri, che minacciavano un’improbabile pioggia. Qualche scarica elettrica attraversava la coltre scura, illuminando a tratti l’enorme palco dorato che era stato allestito ad un lato della Sala e attorno alla quale si raccoglievano tutti gli studenti, già armati di bacchetta e un po’ infantilmente agitati per quella prima lezione di combattimento.
Il primo turno, quelle delle otto, spettava al primo e al secondo anno, quindi, per la prima volta, Alexis si ritrovava a seguire una lezione al fianco di Draco Malfoy e Blaise Zabini, che la guidarono esattamente ai piedi del palco, aprendosi un varco tra la folla a suon di spallate e maniere decisamente poco gentili. Avrebbe voluto protestare per quella loro continua prepotenza, ma decise che era meglio tacere, se non voleva ricevere due occhiatacce gratuite.
Anche Harry, Ron ed Hermione erano in prima fila, dal lato opposto rispetto al loro.

I due sguardi di smeraldo si incontrarono con irridente naturalità e i due fratelli si sorrisero, mentre lei alzava una mano in segno di saluto.
Draco Malfoy, accanto a lei, sembrava non aver notato quel complice scambio di sguardi; solo Blaise Zabini aveva notato l’espressione frustrata e rabbiosa che aveva fatto scintillare quegli occhi di ghiaccio che, un secondo dopo, erano tornati ad assumere la loro solita sfumatura di noia e indifferenza.
C’erano bisbigli concitati tutti intorno al misterioso palco; chi si chiedeva in cosa consisteva quel ‘Club dei duellanti’; chi non vedeva l’ora di imparare qualche incantesimo da combattimento; chi si domandava quale professore avrebbe loro insegnato a difendersi.
-Secondo voi chi ha organizzato questa cosa?-
Stava appunto domandando Diamond che, grazie a Nott – ancora, miracolosamente, il suo ragazzo ufficiale- era riuscita a raggiungere Alexis e gli altri. La ragazza si strinse nelle spalle, scuotendo appena la testa.
-Ho sentito dire che, a suo tempo, Vitious fu un campione di questo Club.-
Rispose Blaise e Draco annuì, ancora pensieroso.

Un guizzo di nervo teso sulla guancia bianca denotava che, ancora, Harry Potter stava lanciando fugaci occhiate in loro direzione.
-Esisteva già in passato, il Club dei Duellanti?-
Si informò Alexis e Blaise mosse il capo in un cenno d’assenso.
-Sì, ma da quel che ho sentito dire, lo cancellarono qualche anno dopo la sua fondazione, perché era diventato motivo di bische clandestine e duelli che spesso sfociavano in piccole risse tra gli studenti.-
Alexis lo osservò interessata, ma non fece in tempo ad aggiungere altro perché, in quel momento, una voce profonda e vanagloriosa interruppe ogni altro sussurrare nella Sala.
-Avvicinatevi! Avvicinatevi! Mi vedete tutti? Mi sentite tutti?-
Gilderoy Allock, in un completo color prugna, che fece gemere il buon gusto di Blaise Zabini, camminava sul palco improvvisato con aria soddisfatta e altezzosa, come se stesse facendo una di quelle sfilate babbane per la nuova collezione invernale di…ridicolezza. I capelli color miele scendevano ad incorniciargli il viso e il sorriso – vincitore di cinque edizioni per il sorriso più seducente del Settimanale delle Streghe – che rivolse agli studenti fece levare un coro di sospiri da parte della popolazione femminile.
Draco Malfoy si ritrovò a pensare che, nonostante fosse suscettibile al fascino di quell’idiota di Potter, almeno Alexandra Black non adorava quel pallone gonfiato.
Altrettanto fortunato non poteva ritenersi Theodore Nott, dal momento che Diamond Cherin aveva più volte dichiarato che sarebbe volentieri passata dalla camera da letto del tanto famoso professore.
Blaise Zabini, dal suo canto, non riusciva assolutamente a spiegarsi come quel tipo potesse avere tanto successo con le donne: non era nemmeno la metà affascinante di quanto non fosse lui!
Harry Potter aveva sul viso l’espressione più atterrita che Alexis Potter gli avesse mai visto, cosa che la fece ridacchiare appena, divertita. Draco Malfoy le lanciò un’occhiata di sottecchi, ma non commentò; a farlo per lui fu la mano che si strinse appena attorno alla bacchetta.
-Molto bene.- disse il professore, fermandosi in mezzo al palco. – Il professor Silente mi ha dato il permesso di fondare questo piccolo Club dei Duellanti perché possiate allenarvi, nel caso doveste difendervi, come è capitato a me innumerevoli volte. Per ulteriori particolari, si vedano i lavori da me pubblicati.-
E ammiccò in modo civettuolo, facendo levare un altro coro di sospiri.

Per la prima volta, in vita loro, Harry Potter e Draco Malfoy avevano lo stesso pensiero per la testa: avrebbero vomitato molto presto.
-Permettete che vi presenti il mio assisente: il Professor Piton!-
Allock si voltò ad indicare l’estremità del palco dal quale stava salendo un serissimo Severus Piton. Il volto pallido era l’unica macchia bianca nella sua figura interamente ammantata di nero. I suoi occhi dardeggiavano, oscillando tra la noia e il fastidio.
-Mi dice di intendersi un po’ dell’arte del duello e molto sportivamente ha accettato di collaborare per una breve dimostrazione, prima di iniziare. Niente paura, ragazzi…quando avrò finito avrete ancora il vostro insegnante di pozioni tutto intero, non temete.-
Ridacchiò in modo frivolo, del tutto indifferente all’occhiata gelida che Piton gli aveva appena lanciato.
-Bisogna vedere se avremo ancora il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, dopo.-
Bisbigliò Malfoy e Tiger e Goyle, appena dietro di loro, risero tonti. Blaise si limitò ad asserire, completamente d’accordo.
Allock si slacciò il mantello scuro, con eleganza, e lo lanciò in mezzo alla folla, con un gesto molto teatrale –neanche fosse stato Lorcan d’Eath, cantante rubacuori, in parte vampiro.
Calì Patil e Susan Bones fecero quasi a botte per riuscire a prenderlo; alla fine, sotto gli occhi divertiti di tutta la sala, decisero semplicemente di dividerlo, specialmente per nascondercisi sotto per la vergogna.
Allock fu l’unico a lanciare loro un sorriso bonario e seducente, prima di voltarsi verso il professore di Pozioni, che lo fissava decisamente alterato.
Si posero l’uno di fronte a l’altro e Allock cominciò a spiegare la posizione adatta per tenere le bacchette in un duello regolamentare. I due si guardarono negli occhi e si fecero un inchino: quello di Allock sembrava un profondo e maestoso sbilanciarsi di pomposità; Piton si limitò a fare una specie di cenno con il capo. Si diedero le spalle e si allontanarono, contando dieci passi, prima di voltarsi per fronteggiarsi.
-Al tre, ci lanceremo i primi incantesimi. Nessuno dei due mirerà a uccidere, naturalmente.-
Disse Allock con un sorriso tutto fossette. Malfoy sbuffò.
-Peccato: Piton farebbe un favore al mondo dello stile; nessuno l’ha avvertito che il viola è passato di moda?-
Commentò sottovoce Blaise Zabini e Alexis si voltò a lanciargli un’occhiata a metà tra il divertito e l’esasperato; poi tornò a fissare il palco. I due professori si stavano ora puntando con le rispettiva bacchette.
-Uno…Due…Tre…-
-Expelliarmus!-
Al grido di Piton e ad un suo elegante movimento di polso, un raggio di luce scarlatta partì dalla sua bacchetta e si scagliò, con tutta la sua potenza, addosso a Gilderoy Allock che, incapace di reagire o difendersi, venne colpito in pieno; volò giù dal palco e sbattè contro la parete, finendo in una poco decorosa posizione, che prevedeva ai suoi piedi di essere all’altezza dei volti dei giovani studenti.
Ci fu un trattenere di sospiri femminili generale. Draco Malfoy, Blaise Zabini, Theodore Nott, Vincent Tiger, Gregory Goyle e Diamond Cherin dovettero fare decisamente un grandissimo sforzo per non sbottare in una fragorosa risata nel silenzio.
Dall’altro lato del palco, Hermione Granger saltellava appena, agitata, dicendo qualcosa che Alexis non comprese. Dai sorrisi di Harry e Ron, però, capì che loro non erano poi tanto dispiaciuti o preoccupati per l’avvenimento. Per quanto riguardava lei, non sapeva cosa pensare: se quello era il professore che avrebbe dovuto insegnargli a proteggersi da un possibile attacco, allora erano messi davvero bene.
Allock, nel frattempo, si era rimesso in piedi e, con gambe tremanti, era tornato sul palco; i capelli sparati in aria erano solo un altro piccolo dettaglio aggiuntivo della sua ridicolezza.
Prese a fare uno sproloquio sulla banalità dell’incantesimo lanciato, vantandosi di azioni che, secondo molti dei presenti, esistevano solo in quella testa color miele. Alla fine, stufo, Piton decise che era ora di finirla con le dimostrazioni e che si poteva iniziare con la lezione vera e propria e con l’imparare come bloccare un incantesimo ostile.
Gli studenti vennero divisi a due a due e ad Alexis sembrò che il professore di Pozioni si divertisse un sacco a formare le coppie più strane e divergenti.
Harry Potter finì contro Draco Malfoy – ed Alexis si ritrovò solo a sperare che non si facessero eccesivamente male.
Ron Weasley fu messo con Seamus Finnigan ed Hermione Granger con Millicent Bulstrode, che la guardò in cagnesco.
Blaise Zabini venne accoppiato con la piccola Ginny Weasley e Diamond Cherin finì contro Lavanda Brown.
Infine, Alexis Lily Potter si trovò a condivedere il suo primo duello con Lei.

Pansy Parkinson.
Gli studenti si disposero in due file, uno di fronte all’altro, come aveva ordinato il professor Allock.
-…e inchinatevi!-
Stava aggiungendo. Alexis, senza staccare lo sguardo da quello dell’avversaria, chinò appena il capo, e lo stesso fece la Parkinson.

I suoi occhi scuri erano un pozzo senza fondo, nel quale perdersi era una cosa pericolosa e decisamente spaventosa. Un lungo precipitare senza fine, di quelli nei quali puoi solo augurarti di non trovare mai davvero il fondo, altrimenti l’impatto con le lame ghiacciate e taglienti che lì si collocano puo’ toglierti ben più di quanto tu sia disposto veramente a perdere.
Le belle labbra velenose si mossero in un sussurro ostile, che le fece correre un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.
-Finalmente regoliamo i conti, Black.-
Alexis deglutì appena, ma si sforzò di alzare il mento, fiera come solo una Black avrebbe potuto essere; gli occhi di smeraldo, racchiusi tra le fessure irriverenti e contornati da quel pizzo elegante, brillarono di pura indifferenza. Senza risponderle, le voltò le spalle e compiuti i dieci passi si girò a fronteggiarla.
-Bacchette in posizione!-
Gridò il professore e tutti gli studenti sollevarono il braccio.
Alexis e Pansy Parkinson si misurarono con l’espressione di due gatte pronte ad attaccarsi.
-Al mio tre, lanciate l’incantesimo di disarmo al vostro avversario…soltanto per disarmarlo, naturalmente…non vogliamo incidenti. Uno…due…tre…-
Alexis, che era concentrata sull’avversaria, sobbalzò all’improvviso quando la voce carica d’astio di Draco Malfoy aveva sovrastato quella del professore, lanciando un’incantesimo che aveva colpito Harry con una forza inaudita, spedendolo per terra. Si voltò per osservare la scena, gli occhi spalancati di preoccupazione.

Si sarebbero ammazzati!
Non fece neanche in tempo a formulare un altro pensiero, che un raggio di luce violetta la colpì in pieno petto, con la potenza di una testata d’Ippogrifo. Le mancò il respiro e prima che si rendesse conto del dolore, era già finita contro la parete alle sue spalle e si era accasciata al suolo. Tossendo appena, rialzò il viso da sotto le braccia per trovarsi Pansy Parkison con la bacchetta di nuovo puntata contro, gli occhi scuri accesi di soddisfazione e le labbra dispiegate in un ghigno di pure cattiveria.
-Pensa per te, Black, ti conviene!-
L’avvertì, prima di muovere il braccio e gridare un altro incantesimo, che partì con violenza dalla sua bacchetta e caddè nel punto esatto dove Alexandra Black si era trovata solo il secondo precedente, prima di scartare abilmente di lato. Finì contro le gambe di Neville Paciock che, inciampando su di lei, cadde in terra evitando l’incantesimo di disarmo di Justin Finch-Fletchley.
Dopo essersi scusata, si rimise in piedi e si voltò verso la sua avversaria.
-Expelliarmus!-
Gridò, ma il suo incantesimo andò a vuoto, perché la Parkinson scartò abilmente su di un lato.
-Densaugeo!-
Un raggio marrone partì dalla bacchetta di Pansy, diretto contro la bocca della piccola Potter, che alzò il braccio disegnando un arco davanti a sé.
-Protego!-
Il fascio si infranse con violenza sulla debole barriera, costringendola ad indietreggiare.

Sia ringraziato Sirius Black per averle insegnato quell’incantesimo di difesa.
Dopo essersi ripresa, ripuntò velocemente la bacchetta su Pansy.
-Expelliarmus!-
Urlò decisa ma, accovacciandosi, la Parkinson evitò di nuovo l’incanto, che si infranse contro il muro alle sue spalle.
-Smettila di scappare Black e affrontami!- sbraitò, i corti capelli arruffati che scendevano ad incorniciarle le guance accesse e lo sguardo ostile –Exculcero!-
Un altro raggio, questa volta di un rosso scurissimo, si diresse contro Alexis che, di nuovo, disegno un arco nell’aria.
-Protego!-
L’incantesimo si infranse ancora contro la barriera, ma la sua violenza fu più potente della protezione inesperta e si creò uno spazio per penetrarla e colpirla di strascico ad una gamba. La pelle candida si arrossò immediatamente, come fosse entrata in contatto con un ferro rovente, pungendole dolorosa.
-Maledizione…- imprecò, stringendo i denti – Levicorpus!-
Questa volta fu il colpo di Alexis ad andare a segno e Pansy venne sollevata per un piede e messa a testa in giù, ma non si arrese: anche da quella posizione puntò la bacchetta contro l’avversaria.
-Dominusterra!-
Il raggio color mattone colpì il terreno sotto Alexis che, come scossa da un terremoto improvviso, cadde con il sedere a terra.
-Finite Incantatem!-
L’urlo di Piton mise fine alla pazzia in cui si era riversata l’intera Sala Grande.
La terra sotto Alexis si fermò e Pansy Parkinson cadde di botto. Nel caos in cui era caduta l’intera sala, la Parkinson alzò di nuovo la bacchetta, pronta ad inferire un colpo.
-Diffin…-
-Expelliarmus.-
Potente e concisa, nella confusione del momento, la voce di Blaise Zabini si alzò poderosa e un fascio di luce scarlatta colpì violento la mano di Pansy, la cui bacchetta schizzò in alto per finire nelle mani del ragazzo.

Un mare di alterigia e superiorità contro un pozzo d’odio e umiliazione.
-Direi che basta così.-
La rimproverò duro, lanciandogli un’occhiataccia. Poi si voltò verso Alexis e le porse una mano per sollevarla in piedi come fosse una piuma.
-Tutto bene?-
Le chiese apprensivo, mentre lanciava distrattamente la bacchetta di Pansy verso la proprietaria, che avanzò quasi strisciando sul pavimento per riprendersela.
Alexis, un dolore bruciante all’altezza del ginocchio, annuì appena, con un sorriso. I capelli arruffati le cadevano disordinati sul viso pallido e le guance accesse apparivano come sprazzi di calda tempera.
Si guardò intorno, tornando improvvisamente alla realtà e notanto che lei e la Parkinson non erano le uniche ad aver inscenato un combattimento che andasse ben oltre il semplice disarmo.
C’era una strana nebbiolina verde che appestava la zona, facendola tossire. Neville Paciock e Justin Finch-Fletchley erano abbandonati sul pavimento, ansanti; il viso del Grifondoro sembrava un pomodoro bagnato di sudore. Ron Weasley era vicino all’avversario e lo stava aiutando a rialzarsi. Hermione Granger e Millicent Bulstrode avevano abbandonato le loro bacchette sul pavimento e la Serpeverde stava strattonando l’avversaria con una salda presa sui capelli arruffati. Solo il provvidenziale intervento di Harry Potter, che aveva lasciato Draco Malfoy a riprendersi dalle risate che lo avevano colto con l’ultimo incantesimo, riuscì a separare le due ragazze.
-Oh santo cielo!-
Alexis Lily Potter si ritrovò a pensare che, per la prima volta, Gilderoy Allock avesse detto una cosa sensata.
Il professore cominciò a girare tra gli studenti, esaminando i vari danni dei duelli appena conclusi. Alla fine sospirò, scuotendo la testa, e i capelli biondi gli incorniciarono la fronte.
-Penso che sia meglio che vi insegni a bloccare gli incantesimi ostili…Proviamo con una coppia di volontari…Potter, Weasley, venite voi?-
I ragazzi si apprestarono a salire sul palco, intorno al quale si erano di nuovo riuniti tutti gli studenti. Alexis, sospinta da una mano gentile di Blaise, era ora tra lui e Draco, che guardava il bambino sopravvissuto con rabbia, il guizzo di un nervo teso a tirargli la guancia bianca.
-Pessima idea, professor Allock.- intervenne Piton, avanzando sul palco –La bacchetta di Weasley provoca danni con gli incantesimi più semplici: spediremmo Potter in infermeria in una tabacchiera.-
Sentenziò, con l’aria di uno a cui l’idea non dispiaccia poi molto. Alexis storse le labbra in una smorfia contrariata, seguendo le mosse del professore con un’occhiata infastidita
-Potrei suggerire qualcuno dei miei? Malfoy, magari?-
Esordì retoricamente, voltandosi verso il biondino e facendogli cenno di salire.
Un sorriso strano si dipinse sulle labbra di Draco che, con una scintilla sinistra e per niente rassicurante nello sguardo, scavalcò il palco.

Piccole dita pallide cercarono di afferargli la mano, per non si sa bene cosa fare, poi. Trattenerlo forse; implicare una mutua supplica; ma afferrarono solo un ciuffo d’aria e ricaddero inermi, prima di piegarsi su se stesse, come morbidi fuscelli, e conficcare le unghie nel palmo.
Istintivamente, Alexis si avvicinò a Blaise, che la accolse con un braccio attorno alle spalle.
Harry Potter e Draco Malfoy si trovarono l’uno di fronte all’altro, gli occhi fissi che lanciavano saette e avvertimenti.

Argento, della resistente e impenetrabile fattura degli specchi, contro Smeraldo, liquido monito di una forza della pietra temprata.
-Bacchette in posizione!-
Ordinò Allock e i due, senza smettere di fissarsi, alzarono le  bacchette e fecero un lieve inchino.
-Paura, Potter?-
La voce di Draco Malfoy era una pura cascata di dolce ghiaccio, che frecciava nell’aria come una violenta brezza invernale. Il ghigno sulle labbra illuminava gli occhi di un bagliore quasi accecante.
Harry, impassibile, si limitò a stringere appena lo sguardo; anche i suoi occhi erano accesi di un’emozione indecifrabile.
-Ti piacerebbe.-
Ribattè tranquillo. Si diedero le spalle e si allontanarono di dieci passi.
Uno.

La tensione che le cadeva sulle spalle come un mantello troppo pesante da sostenere.
Due.
Gli occhi ansiosi che seguivano ogni impercettibile movimento.
Tre.
I battiti del suo cuore che frullava frenetico nel petto.
Quattro.
Il suono tanto forte da martellarle nelle tempie e toglierle l’udito.
Cinque.
Un tremito che le scuoteva le spalle, costringendo Blaise a stringerla appena.
Sei.
Deglutire faticosamente, per ingerire il timore.
Sette.
La paura improvvisa.
Otto.
L’ansia. La preoccupazione.
Nove.
Pessima idea permettere ad un Malfoy e ad un Potter di sfidarsi a piede libero.
Dieci.
Si sarebbero uccisi.
Al via del professor Allock, cominciò la battaglia. Ogni incantesimo che scaturiva da entrambe le bacchette, ovviamente, non mirava a disarmare l’avversario, ma a fargli quanto più male possibile.
Non riusciva a guardare senza impedire al suo cuore di fermarsi definitivamente.
Alexis si voltò verso Blaise e nascose parte del viso contro il suo petto.
-Si uccideranno…-
Mormorò sconsolata, strusciando appena la fronte contro il maglione morbido e profumato.

Un nuovo schianto annunciava che uno dei due era finito a gambe all’aria. Non aveva il coraggio di voltarsi per vedere chi fosse.
Blaise la strinse un po’ di più.
-Tranquilla, al massimo Potter si ritrova di nuovo senza un braccio.-
Sentenziò calmo e Tiger e Goyle risero, facendo il tifo per il loro capo.
Alexis si irrigidì e, lenta, si voltò ad osservare la scena con un’occhio solo.

Come un dente che fa male e che la lingua corre sempre a stuzzicare, così il suo sguardo andava a sfiorare ciò che al cuore doleva.
Harry Potter e Draco Malfoy per sempre nemici.

Draco, in quel momento, stava sollendo rapidamente la bacchetta.
-Serpensortia!-
Gridò con rabbia e dall’esplosione violenta della sua bacchetta nacque un lungo serpentone, nero e minaccioso, che si alzò fluido, sibilando famelico e guardandosi intorno.
Alexis trattenne il fiato e Blaise si tirò indietro, portandola con sé per levarla dalla traiettoria dell’animale.
Draco Malfoy sorrise, tutto soddisfatto. Harry si limitò a fissare l’animale, indietreggiando appena, indeciso.
-Non ti muovere, Potter…- intervenne Piton, avanzando verso il serpente e superando Draco, che osservava la scena con una sinistra allegria –Ci penso io a mandarlo via…-
Fece per muovere la bacchetta, ma il professor Allock lo interruppe, ponendosi davanti ad Harry.
-Mi consenta, professore.- puntò la propria bacchetta sul serpente – Volate Ascenderai!- Un raggio azzurrino colpì l’animale, che venne sbalzato in aria, prima di ricadere al suolo. Ovviamente arrabbiato, l’enorme serpente si snodò su se stesso, alzandosi e puntando il primo ragazzo alla sua destra: Justin Finch-Fletchley che, spaventato, rimase immobile.
La mano di Alexis strinse forte il braccio di Blaise, aggrappandocisi quasi, mentre osservava la scena angosciata.
Poi, all’improvviso, Harry Potter cominciò a sibilare. Lo guardò stranita e spaventata parlare quella lingua indecifrabile, fatta di sussurri decisi e strascicati.

Un brivido le corse lungo la schiena, mentre Blaise Zabini, lo sguardo a metà tra lo stupito e il guardingo, la stringeva appena a sé, quasi in un gesto inconsapevole.
Il serpente spalancò le fauci e poi si voltò verso Harry.
-Vipera Evanesca!-
Un raggio bianco partì dalla bacchetta di Piton, colpendo la coda dell’animale, che si dissolse come carta bruciata.

La tensione in Sala Grande era ora palpabile; sembrava di poterla tagliare con un coltello.
-A che gioco stai giocando?!-
Sbottò Justin, ancora sotto shock. Tutti gli altri non aggiunsero nulla, ma nel silenzio del momento, solo occhiate spaventate rivolgevano la loro attenzione al Bambino Sopravvissuto. Anche la stessa Alexis, con gli occhi appena spalancati, osservava il fratello, preoccupata e agitata. Ma prima che lei, o chiunque altro, potesse aggiungere qualcosa, Ron Weasley ed Hermione Granger lo portarono via dalla lezione.

 

-Harry Potter è un rettilofono.-
Blaise Zabini, seduto su una delle poltrone in morbido tessuto verde della Sala Comune di Serpeverde, tirò una boccata di fumo dalla sigaretta alla vaniglia e guardò Draco Malfoy, che seduto sul divano accanto ad Alexandra Black, fissava il vuoto con sguardo talmente duro che sembrava volerlo solidificare e poi distruggere con violenza; i gomiti sulle ginocchia e le mani incrociate sotto il mento davano una dura compostezza anche al suo corpo teso.
-Cos’è un rettilofono?-
Chiese Alexis, che era accucciata con le gambe raccolte al petto e una guancia posata sulle ginocchia, il viso rivolto verso Blaise, entrambe le sopracciglia corrugate.
-Un rettilofono è colui che riesce a comunicare con i serpenti, parlando la loro lingua: il serpentese.-
Fu Theodore Nott a parlare che, su un altro divanetto ancora, aveva abbandonato la schiena e poggiato una caviglia sul ginocchio e abbracciava Diamond Cherin con un solo braccio, cingendole appena le spalle.
-Se non sbaglio, anche Salazar Serpeverde era un rettilofono.-
Constatò la biondina, alzando lo sguardo verso Nott, come a ricevere conferma. Quello chinò il capo ad osservarla e fece un cenno d’assenso.
-Ora tutti penseranno che Potter è l’Erede di Serpeverde.-
Constatò Blaise, facendo una smorfia contrariata e buttando fuori un’altra volutta di fumo. Draco Malfoy serrò la mascella, con violenza, tanto che il guizzo di un nervo teso gli gonfiò la guancia bianca; non disse nulla.
-Ma non puo’ esserlo!-
Sbottò Alexis, spalancando gli occhi, preoccupata.
Harry Potter, Grifondoro e difensore dei più deboli, salvatore del mondo magico, suo fratello, l’Erede di Serpeverde che stava seminando il panico nella scuola?
Un brivido le scosse le spalle al solo pensiero.

Impossibile.
Decisamente.

Quando si accorse di tutte le occhiate perplesse che il gruppo le stava lanciando, Alexis abbassò lo sguardo imbarazzata e non si accorse di Draco che quasi si stritolava le dita sotto il mento, per il nervoso.
-Insomma…-
Cercò di salvarsi, ma ad intervenire a suo favore fu una voce del tutto inaspettata.
-Potrebbe esserlo, per quel che ne sappiamo.-
Era stata Pansy Parkinson a parlare. Era seduta sui tavolini poco dietro di loro e, insieme a Claire Harvey, Ashley Russel e Millicent Bulstrod, che imprecava da sola con un piccolo orecchino nero, che si era rotto, aveva creato una nebbiosa cappa di fumo, visto che tutte le ragazze tenevano una sigaretta in mano.

Fortunatamente, Severus Piton non era un capocasa troppo severo, con i suoi pupilli.
Tutti gli sguardi si spostarono sulla Parkinson e Draco Malfoy storse le labbra in una smorfia contrariata. Alexis le lanciò un’occhiata stranita, stringendo appena lo sguardo. Pansy non la degnò di ulteriori attenzioni e ciccò nel posacenere sul tavolo.
Visto che non sembrava avere intenzione di completare quell’affermazione, Alexis si costrinse, riluttante, a riaprire la conversazione.
-Che intendi dire?-
Senza nemmeno calcolarla, lo sguardo di Pansy Parkinson si concentrò sul viso duro di Draco Malfoy, che ancora fissava il vuoto assorto; ma lei sapeva che la stava ascoltando, e anche bene. Tirò su un’espressione altezzosa e prese un’altra boccata di fumo dalla sigaretta che stringeva tra le dita sottili.
-I legami di sangue delle famiglia Purosangue possono essere ricondotti quasi tutti ad antenati comuni. La famiglia Potter era una delle casate più pure del mondo magico, prima che quell’idiota del padre dello Sfregiato cominciasse ad assumere pesantemente polvere di Artigli di Drago e decidesse di sposarsi una lurida sanguesporco, si intende.-
Sputò con indifferente cattiveria. Istintivamente Alexis strinse la mani in due pugni, tanto violentemente che sentì le unghie perforarle il palmo e la pelle sopra le nocche tirare dolorosamente. Si morse la lingua fin quasi a far uscire il sangue per non rispondere.

Il dolore per controllare la rabbia.
Draco Malfoy, per la prima volta da quando si erano seduti, si voltò lentamente a lanciarle un’occhiata e vide in quello sguardo di smeraldo una rabbia che scintillava pericolosa.
La stessa rabbia della stessa sfumatura che aveva avuto Harry Potter quando, quella volta al Lago Nero, avevano litigato furiosamente e gli aveva mollato un pugno in pieno viso.
Una strana consapevolezza lo colpì in pieno stomaco, senza sapere davvero a cosa fosse riferita. Sentì un brivido di rabbia e insensatezza scuotergli appena le spalle. Avrebbe voluto prenderla violentemente per le braccia, portarla via, sbatterla contro il muro e farla sua, per cancellarle quell’espressione dal viso che, senza che riuscisse a capirne il motivo, lo faceva sentire così strano. Ma, ovviamente, rimase fermo e non disse nulla, tornando a fissare il vuoto.
-In ogni caso, non è così impossibile che  lui discenda da Salazar Serpeverde in persona.-
Concluse Pansy, finendo la sua sigaretta e prendendone un’altra.
-Non diciamo stronzate.-
La voce di Draco Malfoy, fredda, indifferente e pericolosamente controllata, berciò nell’aria come una stilla di ghiaccio, ferendo tutti i presenti con la sua tagliente intensità. Alexis si voltò a guardarlo, corrugando le sopracciglia.
-Lo Sfregiato, l’Eroe del Grifondoro, l’Erede di Serpeverde? Ma stiamo scherzando?!-
La sua risata, sprezzante e velenosa, suonò come corde di violino suonate da una scheggia di vetro. La piccola Potter rabbrividì.
-Sono stanco di sentire tutte queste cazzate.-
Sentenziò, alzandosi di scatto e voltandosi verso la Parkinson, che raggiunse, senza degnare Alexis di alcuna considerazione. Si avvicinò a Pansy e le prese la sigaretta dalle labbra, con un gesto brusco. Se la mise in bocca e uscì dalla Sala Comune, sotto lo sguardo sconcertato di tutti. Alexis rimase ad osservare la parete atterrita, con un peso sul cuore. Non si era nemmeno resa conto di stare tremando appena, fino a quando Blaise non prese il posto di Draco sul divano e la cinse con un braccio intorno alle spalle, sfregandole una mano all’altezza del gomito e sorridendole rassicurante.


  
Era mezzanotte passata ormai. I corridoi erano bui e ombre sinistre sembravano allungarsi su ogni muro, rendendole quell’esplorazione ancora più difficile. Era come avere migliaia di piccoli occhi puntati contro, che spiravano a ritmo di quel vento che, maligno, la faceva rabbrividire. Con la bacchetta spianata e la punta illuminata, Alexis vagava ora per i sotterranei, con passo felpato e il cuore che le batteva timoroso nel petto.
Draco, dove sei?
-Lo sai che, con i tempi che corrono, girare da sola, specialmente di notte, è pericoloso?-
La sua voce, del tutto inaspettata, la fece sobbalzare appena. Era dolce e calma, ma conservava sempre quella nota di profonda freddezza, che le accarezzava la pelle come un fiocco di neve. Si voltò nella direzione da cui era venuta, esaminando la parete che, fino ad un secondo prima, avrebbe giurato essere completamente vuota e inglobata da inquietanti ombre. Draco Malfoy era poggiato contro il muro, le caviglie incrociate e le braccia conserte; la punta luminosa della bacchetta gli lanciava morbidi riflessi argentei sui capelli e tenere macchie di luce sul viso bianco. I suoi occhi luminosi sembravano ora sereni.
-Ti stavo cercando.-
Rispose Alexis, senza avvicinarsi, ma limitandosi a guardarlo.
-Lo so.-
Draco si staccò dal muro con fluida eleganza e fece un passo, tendendole la mano in un tacito invito. Lei sorrise sollevata e si avvicinò, intrecciando le proprie dita a quelle del ragazzo che, tirando lievemente, se la portò addosso, avvolgendola in un abbraccio. Le aprì una mano dietro la nuca, spingendola lievemente contro il suo petto. Alexis chiuse gli occhi, crogiolandosi nel calore quasi innaturale che il suo corpo sembrava emanare ogni volta che la stringeva a sé.
Sapeva di sicurezza e protezione.
-Perché sei andato via?-
-Avevo bisogno di riflettere.-
Una carezza sui capelli, delicata.
-Mi hai fatta preoccupare.-
Draco la prese per le spalle, piano, e la distanziò appena, per poterla osservare negli occhi.
L’argento irriverente brillava appena di un sorriso nascosto.
Soddisfazione e tenerezza.
Le sfiorò una guancia con le nocche e senza aggiungere nulla, si chinò a sfiorarle le labbra, in quel bacio che conteneva la stessa dolcezza di quelle scuse non pronunciate, ma che le aveva sentito sussurrate nel proprio cuore.
Quando si allontanarono, Alexis sorrise e Draco le prese una mano, facendole scivolare tra le dita un piccolo pacchettino di velluto nero. Se lo portò davanti al viso, osservandolo curiosa.
-Cos’è?-
-Aprilo.-
Si limitò a rispondere il ragazzo. Alexis lo guardò divertita e lui la incoraggiò, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Con mani un po’ malferme, sciolse il fiocchettino di raso bianco e aprì la scatolina.
All’interno, posato su di un lettino di morbida seta, c’era un braccialetto d’argento.
Un serpente fiero che si snodava attorno ad un rovo di rose.
-Draco, ma questo è…-
Sussurrò incredula, tremando appena.
-Ho visto che lo guardavi oggi.-
Rispose con una scrollata di spalle, indifferente. Alexis sorrise e gli gettò le braccia al collo, con un impeto tale e inaspettato, che Draco fu costretto a cingerla per la vita e sollevarla appena per non sbilanciarsi troppo all’indietro e far cadere entrambi. La ragazza si allontanò appena e lo baciò con foga, in un intrecciarsi di lingue e urgenza che lo sorprese, ma al quale rispose senza alcuna remore.
Quando la posò di nuovo per terra, le prese il braccialetto dalle mani e lei gli porse il polso, al quale lui l’allacciò.
-Non credo molto nel suo potere, ma se ti fa stare più tranquilla…-
Alexis sorrise, circondandogli la vita con le braccia e poggiando il viso sul petto.
-Grazie.-
Draco sorrise e la strinse a sé, poggiandole una guancia sui capelli.
-Comunque, non devi temere nulla. Io ti proteggerò, sempre, te l’ho promesso.-
Mormorò, con sguardo assorto. Lei sorrise e annuì.
E nessuno dei due si rese davvero conto che quella promessa, in realtà, non era che solo il ricordo di un sogno lontano.
Quando una ragazza e un ragazzo, sconosciuti a loro stessi, si erano ritrovati in un buio denso e spaventoso. La ragazza stava piangendo  e Lui, cingendola da dietro e asciugandole le lacrime, le aveva fatto questa promessa:

 
“Non voglio che tu pianga…Non farlo più…E io ti giuro che ti starò sempre accanto…Nessuno oserà farti del male, finchè ci sarò io a proteggerti”

 

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Capitolo 31
*** Piccolo errore di calcolo alla Guferia ***


Bene, un po’ in fretta e in furia riesco a finire questo capitolo.
Non rivelo nulla per non rovinarvi la sorpresa, ma spero davvero che vi piaccia!
Ammetto, che è stato davvero difficile scriverlo e ancora non mi convince al 100%, ma aspetto di sentire le vostre opinioni, per cui non siate timide e commentate numerose *___*
Ringrazio come sempre tutti voi che mi seguite:

siamo arrivati ad oltre 200 recensioni
Vi    A D O RO!

 

Godetevi il capitolo!
Un bacione :3

 

 

Giulia.

 

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXI
Piccolo errore di calcolo alla Guferia

 

 

 

 

 

Il serpente si snodava fiero, avvolgendosi intorno ad un rovo di fitte spine e rose colorate di rugiada. Le spire violente non lo ferivano e la sua serica pelle d’argento brillava sotto il sole.
Ne era incantata.
-…e quindi, ha detto la professoressa Sprite che oggi primo e secondo anno avranno la lezione di erbologia in comune!-
Alexis alzò lo sguardo dal braccialetto che si allacciava elegante al suo polso e fissò Diamond che, accanto a lei, stava scegliendo un pasticcino dal vassoio.
-Tu cosa ne pensi?-
Si strinse nelle spalle, allungando una mano per prendere una fetta di panettone con canditi tutti i gusti + 1.
-Potrebbe essere interessante. In fondo, fare lezione con gli studenti più grandi è divertente-
Blaise Zabini le lanciò un’occhiata diffidente.
-Dovrei interpretarlo come un complimento o come un’offesa?-
Alexis ridacchiò, facendogli una linguaccia.
-Tu che ne pensi, Draco?-
Draco Malfoy, che fissava un pasticcino con aria assorta, si voltò a guardare Diamond e scrollò le spalle.
-Le lezioni sono tutte una palla, ma almeno così avrò qualcosa di interessante con cui…distrarmi.-
Lanciò un’occhiata densa ad Alexis, che arrossì appena.
-Scemo.-
Lo rimproverò con un sorriso, dandogli un lieve colpetto su di una spalla. La mano di Draco corse a circondarle il polso, delicata, e la trattenne.
-Devi smetterla di insultarmi, Black, o prima o poi deciderò di vendicarmi e, allora, Dio solo sa quello che potrei farti.-
Minacciò con voce morbida, l’ombra di un sorriso sull’espressione divertita.
Alexis fece una smorfia contrariata, gonfiando poi le guance. Draco portò la mano libera a premerle, facendole corrucciare le labbra in un’espressione buffissima.
-E’ inutile che mi guardi così. Ricordati che tu sei mia e di te ne faccio quel che voglio.-
Dichiarò con un sussurro, l’espressione serafica. Poi le strappò un bacio a stampo.
Quando fu libera dalla sua presa, Alexis incrociò le braccia al petto e alzò il mento, fiera.
-Non ricordo di aver mai concordato con la seconda parte della tua affermazione.-
Rispose, e il ragazzo le lanciò un’occhiata indifferente, come a sottolineare che, la cosa, poco lo tangeva.
Qualcuno si schiarì la voce, facendoli tornare alla confusione della Sala Grande.
-Se avete finito di fare i piccioncini…ci saremmo anche noi.-
Li informò Blaise Zabini, non capacitandosi del fatto che qualcuno non gli prestasse attenzione. Diamond, accanto a lui, annuì vivacemente. Era da sola, perché la sera prima aveva litigato con Nott e lei l’aveva messa un po’ sul tragico, lamentandosi che il suo matrimonio – Alexis si chiedeva quanto quella ragazza fosse in grado di volare con la fantasia-  era rovinato e che non avrebbe mai più trovato l’amore. Peccato che, quella mattina, avesse già fatto gli occhi dolci ad almeno due Corvonero e tre Serpeverde.
Quella ragazza era davvero incorregibile, ma la Potter era convinta che, tempo qualche giorno, avrebbe perdonato Theo; o, almeno, lo sperava: lui sembrava caduto in una cupa depressione e, seduto accanto a Tiger e Goyle, fissava ora il piatto con sguardo assorto. Povero ragazzo, ad essersi intrecciato con una tipa tutto pepe come Diamond Anne Cherin. Era un po’ come innamorarsi di Blaise Elìas Zabini: uno struggersi di dolore eterno, dal momento che lui non poteva amare una sola ragazza, ma aveva il dovere di amarle tutte allo stesso modo.
Draco Malfoy ignorò l’amico, rubando un piccolo cupcake al cioccolato dal piatto di Alexis.
-Ehi!-
Si lamentò la ragazza, cercando di riappropiarsene, ma Draco fu più veloce e se lo mise in bocca.
-Così impari a contraddirmi.-
L’avvertì, ostentando un’occhiata orgogliosa.
Blaise Zabini sospirò, decidendo di dedicarsi alle sue piccole fan, che schiamazzarono contente quando rivolse loro la parola. Diamond Cherin scosse il capo, esasperata, e si andò a sedere vicino a Theodore Nott. Tempo qualche minuto e i due si alzarono, lasciando la Sala Grande mano nella mano. Alexis Potter immaginava di sapere in che modo Diamond avesse dato a Nott la possibilità di farsi perdonare.
Ridacchiando divertita, Alexis allungò una mano e rubò un biscotto alle mandorle dal piatto di Draco.

 

 

Il cielo, quella mattina di inizio Dicembre, era un’immensa distesa uniforme; il grigio terso era tanto chiaro e luminoso da far male agli occhi senza l’ausilio del sole, che era sparito chissà dove, dietro quella coltre densa.
Cielo da neve.
-E’ mai possibile che non riusciate ad essere puntuali nemmeno una volta?-
La voce alterata di Hermione Jane Granger si levò nel silenzio, sovrastando l’unico frullare d’ali di stormi di uccelli neri che si libravano sopra le loro teste. Camminava a passo spedito lungo il giardino, diretta alla serra numero tre per la lezione di erbologia. Lei e Ron ed Harry – che la seguivano con passo lento e assonnato -, erano terribilmente in ritardo, almeno secondo lei. Quella prima ora si prospettava già difficile di per sé: una lezione sperimentale da condividere non solo con Serpeverde, ma anche con i primini delle rispettive case! In quell’ultimo periodo, Hermione si era spesso trovata a pensare che i professori di Hogwarts ne sapevano una più di Grindelwald in persona: prima, Gilderoy Allock scatenava il panico nella sua prima lezione, lanciando contro gli studenti un gruppo cospicuo e dispettoso di Folletti della Cornovaglia; poi veniva organizzato il Club dei Duellanti, nel quale aveva rischiato di trovarsi senza numerose ciocche di capelli per colpa di Millicent Bulstrode, e ora quello! Era decisamente il momento che si dessero una calmata, o il suo stress, già a livelli abbastanza alti a causa dello studio, l’avrebbe davvero lasciata pelata.
-Eddai, Hermione! E’ solo qualche minuto di ritardo!- si lamentò Ron, trascinandosi come uno zombie ambulante. – E poi, non solo ci hai fatto saltare la colazione, ma ora pretendi anche che ci mettiamo a correre di prima mattina?-
La ragazza, senza fermarsi, si voltò a lanciargli un’occhiataccia da sopra la spalla destra.
-Non sono io che vi ho fatto saltare la colazione, Ronald!- precisò indignata –Se solo voi imparaste a svegliarvi qualche minuto prima, tu avresti la tua colazione nello stomaco e io sarei già seduta al banco, pronta a seguire la lezione!-
Ron Weasley si voltò a guardare il suo migliore con aria disperata e quello si limitò a coprire un grosso sbadiglio con la mano.
-Da quando è uscita dall’infermeria per quell’incidente con la Pozione Polisucco mi sembra più suscettibile del solito, non trovi?-
Gli bisbigliò all’orecchio e Harry si limitò a stringersi nelle spalle non trovando, nella confusione mentale del tentativo di risvegliarsi, un qualcosa di più intelligente da dire che non fosse un grugnito stanco.

Notte da Grifoni, mattina…
Hermione Jane Granger non era mai stata una ragazza rilassata, specialmente quando si trattava dell’ambito scolastico; molto spesso, sia Harry che Ron, si erano ritrovati a pensare che dovesse seriamente rivedere le sue priorità: già al primo anno, aveva dichiarato che essere esplusa da Hogwarts sarebbe stato peggio che morire. Ma, in quell’ultimo periodo, sembrava più nervosa del solito: si guardava sempre intorno con aria circospetta, occupava le sue giornate studiando come una matta, e saltava non appena qualcuno la sorprendeva alle spalle o le sfiorava un braccio per richiamarne l’attenzione.
Harry Potter, lanciando un’occhiata assonnata all’amica, si ritrovò a chiedersi se tutta quella faccenda della Camera dei Segreti non la stesse facendo diventare paranoica: in fondo, come non mancavano mai di far notare quegli idioti di Malfoy e Zabini, lei era una nata-babbana e, come tutti loro, era in pericolo. Quel dannato Erede di Serpeverde stava seminando il panico nella scuola: molti studenti, in verità, apparivano agitati e cadevano facilmente preda di qualche crisi isterica, ma vedere Hermione Granger, la sua migliore amica, stare in quelle condizioni, lo faceva riflettere e star male allo stesso tempo.
In molti avevano sospettato che l’Erede di Salazar fosse lui, il Bambino Sopravvissuto, ma Harry sapeva bene di c’entrarci ben poco con quella storia: sì, aveva scoperto di essere un rettilofono e il cappello parlante avrebbe voluto assegnarlo a Serpeverde, ma questo non provava nulla, giusto? E poi, a meno che non fosse diventato sonnambulo o psicopatico, non ricordava affatto di essersene andato in giro a pietrificare Mrs Purr e Colin Canon e a scrivere scritte sanguinolente sulle mura della scuola.
La seconda candidata per il ruolo di Erede ufficiale era stata la piccola Alexandra Black: figlia di una famiglia dal nome tanto nobile quanto spaventoso, era arrivata solo quell’anno ad Hogwarts e faceva proprio parte della casata delle serpi. Eppure, chiunque la conoscesse appena un po’, avrebbe di certo capito che lei, così dolce e così fragile, sarebbe stata incapace di far del male persino ad un Bilywig che minacciasse di pungerla.
Alla fine, secondo Harry Potter e i suoi due migliori amici, il colpevole di tutto ciò non poteva che essere una maledetta serpe che tanto odiava i Mezzosangue: Draco Malfoy. Discendente delle due famiglie più potenti e antiche del Mondo Magico, era figlio di Lucius Malfoy che, secondo i tre, aveva aperto la Camera dei Segreti cinquant’anni prima e poi aveva detto a Draco come farlo. Così, grazie alla Pozione Polisucco creata dalle abili mani di Hermione Granger, lo avevano interrogato, ma non avevano cavato un’acromantula dal buco. Nonostante lo odiasse con tutte le sue forze, Harry Potter doveva ammettere che Malfoy gli era sembrato sincero quando, pur insultando lui e tutti i suoi amici, aveva detto di non sapere nulla di quella faccenda; in fondo, conoscendolo, non si sarebbe di certo risparmiato di vantarsi davanti a quei tonti dei suoi migliori amici.
Quindi, ora, erano punto e a capo. Nessuna informazione sull’Erede di Serpeverde e la tensione che tanto irrigidiva l’amica raggiungeva, come un involucro di rami e spine, anche lui.
Hermione affrettò il passo e Ron imprecò sottovoce.
-Insomma Hermione, potresti andare più piano? Mi fanno male le gambe!-
Si lamentò Ron e la ragazza si voltò a considerarlo con un’occhiata fulminante.
-Sai Ron, un detto babbano recita: ‘Chi è causa del suo mal, pianga se stesso!’-  disse, senza fermarsi né rallentare l’andatura – Per cui, meno lamentele e accelera il passo!-
Ronald Weasley fissò la schiena della ragazza con un’occhiata confusa, poi si voltò a guardare Harry, per trovare un po’ di amichevole conforto; ma quello si era fermato qualche metro dietro di lui e, ora, osservava due ragazze che, poco distanti da loro, correvano verso la serra numero tre.
-Accidentaccio a te, Diamond! Non potevi fare pace con Nott questo pomeriggio?-
Imprecò Alexandra Black, stringendosi nella sciarpa verde-argento per cercare riparo dal vento gelido che le sferzava il viso mentre correva accanto all’amica.
-Oh, non ti lamentare, Alexandra! L’amore non può aspettare e tu dovresti saperlo bene!-
La rimbeccò, con una recitazione melodrammatica degna di lei, lanciandole un sorriso malizioso, mentre si risistemava il nodo della cravatta. Alexis arrossì appena sulle guance e non solo per il freddo.
-Questo non c’entra nulla…-
Borbottò e Diamond Cherin scoppiò in una risata divertita.
-Chi arriva per ultima alla serra è perdente come una Grifondoro!-
La sfidò la bionda, accelerando il passo. Alexis storse il naso, ma fece per raggiungere l’amica, quando i suoi occhi incontrarono quelli caldi di Harry Potter, che la stava fissando a pochi metri. Non riuscì ad impedirsi di sorridere e rallentò, alzando una mano in segno di saluto.
-Per questa volta te la lascio vincere, Cherin!-
Urlò dietro alla ragazza, prima di fermarsi del tutto.

In fondo, Lei era una Grifondoro.
Diamond si voltò a considerarla con un’occhiata di superiorità e quando scorse il vero motivo per cui l’amica si era fermata, si limitò a brontolare qualcosa di poco chiaro e, roteando gli occhi, superò Ron Weasley ed Hermione Granger che, ancora discutendo sui proverbi babbani, si apprestavano ad entrare nella serra.
Alexis Potter corse invece incontro al fratello che l’accolse con un sorriso gentile.
-Ciao Harry!-
Esclamò, trafelata dalla corsa.
-Ciao Alex, tutto bene?-
La ragazza annuì.
-Sì, tutto apposto! Tu, invece? Il braccio è guarito?-
Si informò, allungando una mano per posargliela sull’avambraccio.

Un calore dolcissimo proveniente da quelle dita delicate gli percorse il braccio e lo scaldò, nonostante il freddo duro dell’inverno penetrasse nella carne e gli gelasse la pelle sotto i vestiti.
Harry sorrise e i suoi occhi, dietro le lenti rotonde, si illuminarono appena. Distese il braccio e strinse la mano.
-Come nuovo!- dichiarò, alzandolo verso il cielo –Madama Chips sarà anche petulante, ma sa fare bene il suo lavoro.-
Alexis annuì e si incamminò verso la serra con Harry che gli passeggiava accanto. Alzando il viso verso il cielo, non potè fare a meno di notare quanto quella volta tersa e grigia promettesse un candido manto bianco.
-Nevicherà.-
Sospirò, intrecciando le mani dietro la schiena. Harry si voltò a guardarla e rimase in silenzio, semplicemente a fissare il profilo delicato che lei gli offriva e che quell’accecante cielo le illuminava di sprazzi argentati.

Irresistibile sensazione di allungare una mano e sfiorarle il naso con gentilezza.
Proibito desiderio peccaminoso che era stato convinto di aver arginato già al suo primo rifiuto.
La carne debole.

Chiuse le mani in due pugni tanto violenti che solo sentire le unghie perforargli i palmi riuscì a distoglierlo da quei pensieri e quando lei si voltò a guardarlo, con lo scintillio interrogativo negli occhi di smeraldo, lui si limitò a sorriderle con la fredda gentilezza che si riserva ad uno sconosciuto.
-Mi piace la neve.-
Si limitò a risponderle, mentre riprendevano di nuovo a camminare e lui, con sguardo assorto, fissava l’entrata della serra ormai vicina.
-Anche a me.-
Concordò Alexis. Poi si voltò e, improvvisamente, lo prese per mano, facendolo sobbalzare appena per la sorpresa.

Dita piccole e fragili che si intrecciarono ad una mano grande e calda, appena indurita dagli allenamenti di Quidditch, così diversa da quella elegante e affusolata che aveva la caratteristica di essere sempre e comunque gelida.
Harry la fissò con un cipiglio confuso e lei si limitò a sorridere tanto ampiamente che gli occhi, ridotti a due fessure, brillarono divertiti.
-Ci conviene sbrigarci se non vogliamo che la professoressa Sprite ci levi qualche punto! E’ molto indulgente, ma non così tanto.-
Disse e, sempre tenendolo per mano, lo trascinò all’interno della serra con una piccola corsetta.
Quando i due fratelli entrarono nella stanza di vetro, un silenzio sorpreso li accolse. La professoressa Sprite, che era già entrata in classe, li osservò con un sorriso rabbonito, che comunicò loro che non avrebbero fatto perdere punti alle loro case.
-Signorina Black, signor Potter: siete un po’ in ritardo, ma ancora in tempo per ascoltare la lezione! Se volete prendere posto a quel banco lì- li accolse, indicando un banco vuoto in prima fila –Sarete la prima coppia di questa classe sperimentale!-
Annunciò.

Un bicchiere di vetro andò in frantumi e l’acqua si sparse sulla scrivania di Draco Malfoy, insieme al sangue che usciva ora dalla sua mano destra.
Alexis sobbalzò appena, spaventata, e il suo sguardo corse a cercare quello di Draco che, ora, era rigidamente fisso sulla propria mano ferita, che sanguinava appena.
-Signor Malfoy, stia attento, per Amor di Merlino!-
Lo riprese la professoressa, lanciandogli un’occhiata preoccupata.
Malfoy non si voltò neanche a guardarla e si limitò a scrollare le spalle e la mano.
Alexis lo osservò ansiosa, mentre Harry la guidava al loro banco, posto alla sinistra di quello del Serpeverde. Dietro di loro, Pansy Parkinson fece comparire una benda e, richiamando l’attenzione di Draco con un debole tocco sulla spalla, gli sorrise timida e lo aiutò a fasciarsi la ferita.

Un dolore caldo e pungente le si allargò sul petto e il cuore venne colto da una fitta secca.
Gelosia: il tuo nome è Amore.

Alexis voltò le spalle ai due ed estrasse il blocco degli appunti e la piuma dalla cartella, riponendoli sul banco.
-Allora, ragazzi, in questa lezione sperimentale di erbologia impareremo ad addestrare piccoli bonsai di Platano Picchiatore.-
Esordì la professoressa Sprite, indicando gli alberelli legati nei vasi posti su ogni banco.
-Qualcuno sa dirmi quali sono le proprietà di questo particolare albero?-
Hermione Granger e la sua immancabile manina scattorono verso l’alto.
-Sì, signorina Granger?-
-Il Platano Picchiatore è un albero magico capace di muoversi se viene toccato. La sua furia, che aggredisce chiunque gli si avvicini, muovendo i grossi rami bitorzoluti nell’aria, viene placata solo premendo una sorta di bottone posto nelle radici. Ogni Platano ha un suo piccolo nodo particolare…-

Alexis, osservando la miniatura dell’albero davanti ai suoi occhi, si ritrovò inevitabilmente a ricordare quella sera lontana in cui Draco l’aveva condotta davanti al maestoso Platano del giardino di Hogwarts. Rimembrava perfettamente come i suoi rami si agitassero nell’aria e, specialmente, la ferita che avevano saputo infliggere al braccio del ragazzo quando l’aveva salvata.
Inevitabilmente, il suo sguardo scivolò sulla figura del biondino, che ancora fissava la propria mano fasciata, come volesse incenerirla.
Blaise Zabini, seduto accanto a lui, si chinò lievemente verso il compagno.
-Cerca di controllarti, Draco.-
Gli sussurrò all’orecchio, evidentemente riferito alla sua precedente reazione. Draco, senza nemmeno voltarsi, scrollò velocemente le spalle e i suoi occhi si puntarono sulla Black, che ora, dritta e orgogliosa, gli rivolgeva le spalle.
-Molto bene, signorina Granger: dieci punti al Grifondoro.-
Hermione sorrise soddisfatta e Diamond Cherin, all’ultimo banco della fila di destra, la scimmiottò, facendo ridacchiare le compagne di Serpeverde.
-D’accordo, ragazzi: ora formerò le coppie e poi cominceremo a lavorare…-
Alla fine, a Draco Malfoy venne affidata una primina di Grifondoro, piccola e biondina, che gli rivolse un’occhiata da cerbiatto ammaliato; fu costretta immediatamente a borbottare contrariata quando lui la incenerì con lo sguardo. Erano seduti esattamente dietro Potter e la Black.
Blaise Zabini venne accoppiato con Demelza Robins, Grifondoro, e Diamond Cherin finì al banco proprio con Hermione Granger.
Quasi tutti insoddisfatti di quelle coppie insensati, la lezione cominciò tra lo scontento generale e le lamentele borbottate.

La professoressa Sprite spiegò loro quello che dovevano fare e tutti cominciarono a slegare i piccoli Platani, che cominciarono a muoversi agitati.
-Ehi! Questo Palatano mi ha appena frustato!-
Si lamentò Ron, sventolando la mano verso l’alto. La professoressa si limitò a considerarlo con un’occhiata quasi disperata, poi si rivolse alla classe.
-Bene, ragazzi: il vostro compito di oggi è collaborare con il compagno che vi è stato affidato e trovare il nodo segreto della vostra pianta. Mi raccomando, fate attenzione, perché i Platani possono essere parecchio cattivi.- e lanciò uno sguardo verso Ronald Weasley, che arrossì in zona orecchie.
Sorridendo, Harry Potter si voltò verso la Black.
-Io provo a tenerlo fermo, tu cerca il nodo.-
Propose e Alexis annuì. Il ragazzo prese la bacchetta e la puntò contro il piccolo Platano.
-Immobilus.-
Mormorò, cercando di imitare l’incantesimo che aveva eseguito Hermione nella prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure per fermare gli impazziti Folletti della Cornovaglia.
I rami del piccolo Platano sembrarono fermarsi, ma continuarono a tremare violentemente, come nello sforzo di liberarsi di quella magia.
Alexis tese le mani e sbirciò le piccole radici che affondavano nel terreno umido, alla ricerca del nodo che l’avrebbe fermato.
All’improvviso, qualcosa le colpì la schiena più volte, distraendola.
Voltandosi, notò che sul pavimento c’erano dei pezzetti di rami di Platano.
Lasciò scorrere lo sguardo sulla pianta di Draco Malfoy che, ora, senza quasi più rami fruscianti, se ne stava immobile, torturata e poi bloccata.

 

 

Quando, finalmente, a parere di molti studenti, la lezione di erbologia si concluse, era ormai mezzogiorno passato. Harry Potter, salutando la Black con un sorriso luminoso, tutto soddisfatto di quella mattinata – e, probabilmente, anche l’unico – si incamminò verso il castello con Hermione Granger – che sembrava avere un diavolo per capello a causa della Cherin – e Ronald Weasley – che ancora si lamentava per le ferite riportate dalle frustate dell’albero.
Alexis Potter, che si era riunita a Diamond, stava facendo lo stesso percorso, qualche metro più dietro, quando qualcuno l’afferrò per un polso, costringendola a fermarsi.
Voltandosi, si trovò davanti la figura slanciata e rigida di Draco Malfoy, al quale lanciò un’occhiata confusa, corrugando entrambe le sopracciglia.
-Dobbiamo parlare.-
Si limitò a dire e, alle orecchie di lei, risuonò quasi come un ordine. Chinò la testa su di un lato.
-Ehr..D’accordo.-
Asserì confusa, scuotendo appena il capo. Si girò a considerare Diamond che, sorridendo, scrollò le spalle e corse da Pansy Parkinson, il cui sguardo, se avesse potuto, li avrebbe uccisi entrambi seduta stante.
Senza aggiungere altro, Draco Malfoy la trascinò con sé, brusco.
Le dita pallide che le si stringevano sul polso sembravano una manetta di ferro troppo stretta.
-Draco…Mi stai facendo male….-
Si lamentò lei dopo un po’, cercando di stare dietro al suo passo lungo e affrettato.
Senza nemmeno voltarsi a considerarla, il ragazzo continuò a trascinarla.

Ma la stretta della sua mano divenne appena meno pressante, trasformandosi in una presa gentilmente violenta.
Si fermò solo quando raggiunsero il limitare della Foresta Proibita.
Alexis osservò la sua schiena, preoccupata.
Era rigida e tesa e rigonfi fasci di nervi gli tiravano appena la camicia immacolata.
Non si stupiva di certo che le sue mani fossero sempre così fredde: le era sempre sembrato che Draco vestisse in modo un po’ troppo leggero.
-Draco? Che succede?-
Chiese, quasi intimidita da quel silenzio che era calato tra di loro, opprimente come una notte scura senza luce.
La stretta attorno al suo polso si fece nuovamente più dura, mentre si voltava di scatto e la trascinava contro il tronco di un albero, sul quale le fece poggiare la schiena, violento, ma senza farle davvero male.
Alexis trattenne il respiro, quasi spaventata.
-Draco, ma che ti prende…?-
Mormorò, cercando quello sguardo argenteo che sfuggiva come un vento implacabile.

Tempesta agitata di mari impetuosi che lasciano scaricare fulmini rabbiosi nelle sue onde furiose.
Draco Malfoy chinò il viso e, senza incrociare mai lo sguardo di lei, la baciò.
Un baciò rude e violento, che le lasciò sfuggire un gemito di protesta costretto a morire tra il loro duro modellarsi di labbra. Le morse il labbro inferiore per costringerla ad aprire la bocca e lasciar scivolare dentro la lingua, senza alcuna gentilezza. Non la lasciò respirare neanche un attimo, intrecciandosi a lei come un serpente dolcissimo e velenoso. Le leccò il palato, esplorò la lingua, le morse le labbra con violenza e attirò la lingua di lei nella sua bocca, succhiandola con una dolcezza rabbiosa.
Si allontanò da lei, brusco, solo quando la sentì sussultare appena sotto le sue dita. Solo allora, si concesse di guardarla finalmente in viso: respirava a tratti, aveva le guance accesse, le labbra gonfie e livide e  gli occhi sfavillanti di eccitazione e paura.
Allentò la presa attorno al suo polso e, improvvisamente gentile, le accarezzò l’interno, dove le vene azzurrine correvano sulla pelle diafana, pulsando agitate.
Alexis alzò lo sguardo, per trovare finalmente quello torbido e offuscato di Draco, che la osservava rabbioso, la piega dura della mascella che faceva guizzare un nervo sulla guancia bianca. Lo sentì sospirare e il suo fiato di pioggia le accarezzò le guance, caldo e delicato. Sembrò riprendere il controllo delle sue emozioni e si chinò di nuovo, per poggiare la fronte su quella della ragazza, gli occhi chiusi.

-Odio il modo in cui ti guarda.-
Sibilò, con cattiveria, e la presa intorno al polso si fece di nuovo ferrea.
Alexis osservò i lineamenti del suo viso vicino, contratti. Alzò la mano libera e gliela posò sul petto, leggera.
Senza aprire gli occhi, Draco sollevò la mano e la poggiò su quella della ragazza, stringendola lievemente.
-Draco, guardami.-
Mormorò, riacquistando fiato e sicurezza. Senza darle retta, lui le prese entrambi i polsi e glieli portò sopra la testa, bloccandola.
Alexis rimase impassibile, a fissarlo.
-Tu sei mia, Black. E Potter non deve osare sfiorarti neanche con lo sguardo.-
Mormorò rabbioso, con tono cavernoso.

Una fitta di dolore che partiva dalla bocca dello stomaco e si riversava sul cuore, facendogli perdere un colpo prezioso.
Un sospiro di albicocca che sfiorava deliziose labbra umide di baci.

Alexis cercò di divincolarsi da quella presa, ma Draco non glielo permise, tenendola bloccata.
-Draco, guardami.-
Ordinò ancora e lui, lentamente, quasi riluttante, riaprì gli occhi per fissarli in quelli della Black.

Pozze d’argento fuso di odio profondo. Scintillante specchio rabbioso. Cieca torbidità di tempesta implacabile.
Alexis lo osservò determinata, gli occhi di smeraldo seri, le guance ancora arrossate.
-Ora, lasciami andare.-
Lui le lanciò un’occhiataccia carica di risentimento.

Piccole tracce di indecisione nelle striature argentate di quel liquido torbido.
-No.-
-Ma mi stai facendo male.-
-Non mi interessa.-
Alexis sbuffò e scosse la testa. Poi, inaspettatamente, sorrise appena.
-Perché devi essere così geloso?-
Lo schernì e gli occhi di Draco si aprirono appena.

Grigio scuro e denso, quasi offuscato.
Le sue labbra si distesero appena in un ghigno sfrontato e lui chiuse di nuovo gli occhi. Lentamente, le lasciò andare i polsi e lei fu libera di abbassare le braccia. Senza lasciarle il tempo di fare altro, le circondò la vita con impeto, stringedola con forza e strappandole un altro gemito sorpreso. La costrinse a finirgli addosso e le premette la testa contro la spalla, senza tuttavia farle alcun male.
Lui non gliene avrebbe fatto, mai.
-Non solo geloso, solo estremamente possessivo per le cose che mi appartengono.-
Chiarì serio e lei alzò gli occhi al cielo. Posandogli entrambe le mani sul petto caldo, forzò appena contro la sua presa per distanziarsi in quell’abbraccio e guardarlo in viso.
-Mi stai implicitamente dando della cosa, Malfoy?-
Gli fece notare, alzando un sopracciglio, con aria offesa. Draco si chinò a guardarla senza divertimento negli occhi, il guizzo di un nervo infastidito che ancora gli induriva la mascella.
-Hai capito perfettamente quello che volevo dire, Black.-
La riprese e lei scosse la testa, lasciandosi di nuovo stringere al petto.
-Sei uno sciocco.-
Lo rimproverò, circondandogli la vita con le braccia a sua volta e poggiandogli una guancia contro il petto. Draco chinò il viso per sfiorarle una tempia con le labbra.
-Qui, l’unica sciocca, sei tu. Ti diverte così tanto vedermi arrabbiato?-
Si informò con voce rauca, che vibrò nel suo petto, e lei non riuscì a trattenere il brivido che le corse lungo tutta la colonna vertebrale. Draco la strinse di più a sé e si stupì di quanto potesse sentirla rilassarsi sotto le sue dita.
-No, ma diventa sempre più difficile non farti arrabbiare.-
Osservò e lo sentì lasciare andare uno sbuffo, a metà tra lo spazientito e il divertito.
Draco sorrise appena, socchiudendo gli occhi e poggiando il mento sulla testa della ragazza.
-E non ti sei mai chiesta perché?-
Mormorò.

Una frase semplice e carica di complicati significati nascosti che neanche lui aveva scoperto davvero.
Una dichiarazione strana e forte, come la fitta dolorosa che le squarciò il petto.

Alexis deglutì e si distanziò da lui, che la osservò dall’alto, lo sguardo improvvisamente cieco e lontano. Gli posò entrambe le mani sulle spalle, con un tocco delicato, e lui la lasciò andare, sciogliendo l’abbraccio. Le sue braccia inermi si posarono lungo i propri fianchi.
Una traccia d’odio che gli colorava lo sguardo duro.
Alexis fece un passo all’indietro, come per allontarsi, e Draco non fece nulla per impedirglielo, limitandosi a fissarla impassibile.
Lei lasciò scivolare le mani dal suo petto, che ora vibrava lievemente sotto il suo tocco gentile. Poi, lentamente, percorse tutta la linea tesa dei muscoli delle braccia, fino a sfiorare l’interno del polso, esattamente come aveva fatto lui poco prima, e soffermarsi sulla mano destra, accuratamente fasciata.

Lampo d’odio anche nella tempesta marittima di quel verde quasi innaturale.
Sospirò.
-Anche io odio il modo in cui ti guarda.-
Affermò poi e, inaspettatamente, alzò il viso di scatto e, con la determinazione nello sguardo, gli lasciò andare il polso per lanciargli le braccia al collo, di slancio, e cercare le sue labbra, che baciò con la stessa foga che aveva utilizzato lui poco prima.
Sorpreso, Draco fu costretto a circondarle la vita con le braccia e a sollevarla appena, per non far cadere entrambi. E si lasciò baciare, docilmente soddisfatto, mentre rispondeva alla durezza di quelle labbra sdruggevoli, mordendole di nuovo la bocca e lasciando scivolare la lingua all’interno, in movimenti veloci ed espliciti, intrecciandola a quella di lei e attirandola nella propria.
La posò di nuovo contro il tronco dell’albero e interruppe il bacio con un gesto secco; questa volta anche lui aveva il fiato corto. Le prese il mento tra le dita, con una forza gentile, e la costrinse a voltare il viso su di un lato.
-Devi smetterla. Devi smetterla di giocare in questo modo con me, Black.-
La avvertì con voce roca e lei rabbrividì di nuovo. Le posò le labbra su di una guancia e cominciò a lasciarle una lenta scia di baci sensuali, fino ad arrivare all’incavo del collo, che prese a succhiare con rabbia delicata. Poi, quando fu soddisfatto, le girò nuovamente il viso e le rapì le labbra in un nuovo bacio aggressivo.
-Te l’ho detto…- Sussurrò, quando si allontanò dalla sua bocca, rimanendo comunque a pochi centimetri dal suo viso arrossato e, di nuovo, intimidito da tanta violenza. Draco sorrise lievemente, in quello che sembrava un ghignetto divertito -…prima o poi deciderò di giocare anch’io sul serio e finirai per farti davvero male.-
La dolcezza di quelle parole era paragonabile solo al modo tenero in cui ora la stava osservando, mentre le tracciava il profilo di una guancia con le nocche.
-Sei uno sciocco, Draco Malfoy-
Si limitò a rispondere lei e lui scoppiò inaspettatamente a ridere, circondandole di nuovo la vita con le braccia e stringendola ancora a sé.
-E’ per questo che mi sono innamorato di te.-
Affermò con un’altra risata e Alexis gli diede un colpettino sul petto, prima di lasciarsi andare anche lei e allacciargli le braccia intorno alla vita.

Era così bello, stare con lui.
Rabbia. Dolcezza. Odio. Delicatezza. Gelosia. Amore.
Tanti sentimenti contrastanti in quella miscela agrodolce che tanto la faceva sentire desiderata.
La semplicità di ogni gesto, dettato dall’istinto e guidato dal cuore.

Socchiuse gli occhi e respirò il suo profumo inconfondibile che, ogni notte, la cullava nei ricordi e la guidava in quei sogni che, ormai, erano tutti per lui.
E rimasero così, semplicemente.
Nessuna parola, più di quelle effuse manifestazioni, avrebbe più potuto dargli salde certezze.

E, all’improvviso, un fiocco di neve le sfiorò il viso.
Dolce, come il sorriso che lui le rivolse, quando sollevò lo sguardo meravigliato.
E un altro fiocco cadde dal cielo, impigliandosi tra i capelli biondi, subito seguito da un altro e un altro ancora, che divennero presto una moltitudine infinita.

L’aveva detto che era tempo di neve.
Si allontanò da Draco e lui la lasciò semplicemente andare, perché sapeva che non sarebbe fuggita via questa volta. Alzò le braccia verso il cielo e accolse quelle piccole gocce ghiacciate con una risata divertita, mentre cominciava a volteggiare nel manto di neve che, veloce, stava già invadendo il parco di Hogwarts.
Draco si limitò ad osservarla, ritrovandosi a pensare che Alexandra Black riusciva a tramettergli un calore inspiegabile anche con tutto quel freddo.
Poi, improvvisamente, una palla di neve lo colpì in piena schiena, costringendolo a voltarsi.
Tornare alla realtà dopo quegli attimi, fu quasi disorientante, ma la seconda palla che gli arrivò in pieno viso lo costrinse a risvegliarsi completamente.
-Blaise.-
Avvertì, mentre il moro, che li aveva ormai raggiunti – anche da un po’ di tempo, sicuramente – insieme a Diamond, Tiger, Goyle e Nott, gli tirava ancora della neve.
-Sei morto!-

E la battaglia ebbe inizio.

 

 

Quando tornarono al dormitorio, erano tutti completamente fradici. Così, si separarono per andare ognuno nella propria stanza a cambiarsi, altrimenti avrebbero preso un brutto raffreddore. Dopo essersi fatta una doccia calda e aver lasciato il bagno a Diamond, Alexis prese una pergamena nascosta nella sua borsa, una lettera, e se la mise nel mantello. Poi, indossò di nuovo la sciarpa, celando quel marchio rosso di appartenenza che Draco Malfoy le aveva fatto poco prima.
-Diamond, vado a spedire una lettera, ci vediamo dopo, d’accordo?-
Dopo aver ricevuto un urlo d’assenso in risposta, uscì dalla camera e si diresse alla Guferia.
Gli altri Serpeverde si incontrarono in Sala Comune poco dopo e quando Draco Malfoy chiese alla Cherin dove fosse Alexandra, decise di seguirla, perché voleva farle una proposta.

Natale in casa Malfoy.
La raggiunse e la trovò che stava ancora salendo gli ultimi gradini che portavano alla Gueferia. Aveva lo sguardo assorto e non si era evidentemente accorta della sua presenza. Teneva una lettera tra le mani e la stava leggendo. Così, quando Draco le si avvicinò, silenzioso come un gatto, lei continuò ad ignorare la sua presenza. E quando il ragazzo allungò una mano per rubarle la lettera, sobbalzò spaventata e cacciò un urlo terrorizzato, voltandosi di scatto, con gli occhi spalancati colmi d’orrore.
Draco sghignazzò divertito: le piaceva sempre metterla in difficoltà.
-Certe volte sei così buffa, amore. Sembra che tu abbia appena visto Tu-Sai-Chi in persona.-

Peggio.
Si ritrovò a pensare Alexis, mentre si sforzava di sorridere appena e rilassare lo sguardo.

Non aveva neanche notato il modo in cui l’aveva chiamata.
-Ero…Ero sovrappensiero e mi hai spaventata.-
Si giustificò, deglutendo.

Lo smeraldo sincero dei suoi occhi, quasi completamente inglobato dalle pupille enormi, tremava impercettibilmente, come la mano che gli porse.
-Ora, saresti così gentile da ridarmi la lettera?-
Cercava di apparire serena, senza troppi risultati

Lo sguardo grigio di stralci di nuvole nere cariche di pioggia, scese a studiarla, improvvisamente dimentico di ogni ilarità.
-Tu stai tremando…-
Osservò stranito e lei si limitò a stringersi nelle spalle.
-Ho semplicemente freddo.- si giustificò, porgendogli di nuovo la mano, insistentemente – Se mi ridai la lettera, vado a consegnarla e torniamo giù, al caldo, d’accordo?-
Piegò il viso su di un lato, sorridendo ancora.

Una folata di vento gelido le spazzò la frangetta all’indietro, scoprendo completamente lo sguardo inquieto che brillava di autentico terrore.
Draco corrugò entrambe le sopracciglia.
-Che cos’è che ti preoccupa tanto, Alexandra Black?-
Domandò con un’occhiata assorta, mentre prendeva la lettera e se la dispiegava davanti al viso, per leggerla e cercare di capire quale fosse la fonte della sua improvvisa paura.

Che qualcuno la minacciasse?
-NO!-
Urlò Alexis, lanciandosi in avanti per riprendere la lettera.
Ma, disgraziatamente, il piede le scivolò sul gradino ghiacciato dalla neve e si sbilanciò in avanti. Draco alzò il viso dalla lettera, di scatto, e vide la scena quasi al rallentatore. Allungò una mano per afferrarla, ma riuscì a prendere solo la stoffa della sua sciarpa, che le scivolò tra le dita.

E poi, Alexis cadde giù dalle scale.
Rotolò fino al pianerottolo inferiore, sul quale sbattè violentemente la testa.
E poi, inerme, si afflosciò al suolo.
Draco Malfoy strinse la lettera in una mano e corse giù dalle scale, rischiando di inciampare a sua volta.
-Alexandra!-
Esclamò preoccupato, prendendola tra le braccia e controllando i danni.
Una volta appurato che era solo svenuta, la prese in braccio di slancio, stringendola a sè con fare protettivo. 
Le sfiorò il viso con le labbra, chiudendo gli occhi e respirandone il profumo, ansioso.
Poi, incuriosito, mentre si avviava verso l'infermeria, riprese la lettera.

Che diavolo conteneva quella lettera da spaventarla tanto?
La lesse e, fermandosi di botto con un colpo secco al cuore, non si rese subito conto che, quell’esclamazione preoccupata che aveva sospirato poco prima, sarebbe stata l’ultima che avrebbe pronunciato con quel nome.

 

 

 “Sirius.
Sono davvero contenta che tu stia finalmente bene.
In questi mesi ho davvero temuto di non vederti mai più.
Immagino che non passeremo il Natale insieme, vero?
Riesco a capirlo, ma mi auguro che, almeno, tu possa passarlo in tranquillità.
Harry è esattamente come lo immaginavi.
Somiglia molto a papà, almeno da come me lo hai sempre descritto.
Non potrei desiderare un fratello migliore.
Mi sta sempre accanto, nonostante ancora non sappia la verità su di me.
Non vedo l’ora di informarlo, ma lo farò solo quando tu mi assicurerai di essere davvero al sicuro.
Aspetto presto tue notizie, allora.
Mi manchi anche tu. 

Alexis.”

 

 

Un moto d’odio nello sguardo d’argento.
La stretta intorno all’esile corpo che si faceva tanto forte da rischiare davvero di spezzarla in due.
Il volto che si chinava verso il viso disteso della Black.
No, di Alexis Lily Potter.
Le labbra che, furiose, lasciavano un bacio su quelle semi aperte di lei.
Come se questo fosse servito a cancellargli il sapore amaro che gli aveva riempito la bocca, come veleno.
-Potter. Sei una schifosa bugiarda.-

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Capitolo 32
*** Our Solemn Hour ***


Bene, ecco finalmente il tanto atteso nuovo capitolo!
Lo so, mi sono fatta desiderare, ma spero che siate ancora tutte vive e che nessuna di voi abbia tentato suicidio a causa mia!
Anche perché sarebbe un peccato perdersi questo capitolo ù___ù
Per questa volta, rimando le chiacchiere a fine capitolo, perché ora è decisamente il caso che vi concentriate sulla storia!
Quindi:

BUONA LETTURA!

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXII
Our Solemn Hour

 

 

 

 

 

{ Santus Espiritus redeem us from our solemn hour
Santus Espiritus insanity is all around us
Santus Espiritus is this what we deserve?
Can we break free
From chains of neverending agony }

 

 

{ Spirito Santo redimici dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }

 

 

 

 

 

 

 

La testa le doleva in una maniera decisamente atroce.
Nel buio della sua confusione mentale, non ricordava nulla.
Era lì, di nuovo.
Il freddo.
Il vuoto.
Quel senso di sospensione e oppressione contemporanei che la facevano sentire morta e viva al tempo stesso.
L’irrealtà e la consapevolezza di trovarsi in un sogno.

Quel sogno.
E poi, la preoccupazione improvvisa che le riempiva il petto come un liquido caldo e maligno, che si inoltrava tra i suoi polmoni, impedendole quasi di respirare.
E, ancora, una fitta dolorosa all’altezza della nuca, in quella linea immaginaria di sutura del cranio.

Era come se qualcuno cercasse di aprirla in due per giocare un po’ con il suo cervello.
Ansiosa e in attesa, alla fine venne inghiottita dal vuoto e scomparve. 

Poi, si svegliò.

 

Alexis Potter strinse gli occhi, come disturbata da una luce troppo forte. Si girò su di un fianco e mugugnò qualcosa di poco chiaro. I capelli sciolti le finirono sul viso, fastidiosi, e alcune ciocche le si legarono attorno al collo sottile, dandole l’impressione di stare soffocando. Prese un respiro profondo, per immettere aria nei polmoni, come se avesse ancora la sensazione che fossero imbevuti di veleno. Si voltò di nuovo, gli occhi ancora serrati, e un dolore lancinante all’altezza delle tempie la bloccò. Mugugnò ancora.
-Dra…Draco…?-
Lo chiamò, improvvisamente ansiosa.

Si sentiva così sola.
Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi, perché aveva paura di esserlo davvero.
 

Sola.

 

Poi, all’improvviso, delle dita fredde e delicate le sfiorarono una guancia, spostandole le ciocche sfuggenti dal viso.
-Sono qui.-
La sua voce era come una ventata di aria gelida che la investiva dopo quelle che le sembravano essere state ore chiusa nel caldo e nel dolore dell’Inferno. Esattamente come quelle carezze che le percorrevano tutta la linea del viso, tenere, fino a soffermarsi sul collo, indugiare un pochino, e poi tornare a ripetere l’intera operazione, con meticolosa attenzione a non lasciarsi sfuggire neanche un dettaglio.
Alexis sorrise appena e, piano, quasi timorosa, aprì gli occhi.
-Sei davvero qui…-
Sussurrò, come se, per qualche strano motivo che non ricordava, lui non dovesse affatto stare lì.
-Dove altro potrei essere?-
Si limitò a risponderle e lei, ancora, sorrise. Si voltò completamente, per poterlo guardare meglio.
Draco Malfoy era seduto sulla poltrona della sua camera, che di solito occupava l’angolo vicino alla porta del bagno, ma che ora era stata spostata accanto al letto. Lasciandole un’ultima carezza sul viso, aveva adesso poggiato i gomiti sulle cosce e la osservava semplicemente. I capelli biondi che, come sempre, sembravano catturare ogni piccolo riflesso di luce nella stanza, brillavano appena, come spruzzati da una cascata d’argento; gli occhi erano fissi sul viso di lei, con mal celata ostizionazione, e splendevano quasi di luce propria, con morbidi riflessi di specchi; le mani, intrecciate ora davanti alle labbra, erano tanto strette da far sbiancare le nocche già pallide e coprivano la bocca che, chissà per quale strana ragione, Alexis immaginava essere marcate da quella stessa linea che gli induriva anche le mascelle.
Guardandolo, Alexis Potter non potè impedirsi di pensare che Draco Malfoy non le era mai sembrato più bello di così.
Ma era una bellezza particolare, come quella di una statua di marmo di qualche antico Dio greco.

Una bellezza vuota e quasi…inquietante.
Il cuore cominciò a batterle nel petto, agitato.
Scosse la testa, come a cacciare ogni strano pensiero dalla sua mente, e un dolore acuto le si scaricò su entrambe le tempie. Stringendo appena gli occhi, si portò una mano alla fronte e, sfiorandola, scoprì che era stata fasciata.
-Ho…Ho un gran mal di testa. Che è successo?-
Domandò, cercando di fare dei respiri abbastanza profondi che le permettessero di controllare il dolore.
-Sei scivolata dalle scale e hai battuto la testa contro la balaustra.-
Si limitò a spiegare Draco, senza muoversi.

Solo la sua voce, che si era appena spenta nel silenzio, e il suo petto, che si alzava ed abbassava al ritmo del suo respiro calmo, davano la sicurezza che lui fosse di carne e sangue e non di marmo.
Alexis spalancò gli occhi, preoccupata, e si tastò la nuca con le dita. Le mani di Draco corsero a fermare quelle di lei e le presero per i polsi con una stretta gentile, costringendole ad allontanarsi dalla ferita.
-Tranquilla, non è niente di grave.-
Ancora una volta, la sua voce risuonò vuota alle orecchie di lei, come un baratro profondo senza fine in cui temeva di precipitare molto presto.
Alexis gli scoccò un’occhiata di sottecchi, piegando il viso verso una spalla, ma non riuscì a catturare quello sguardo d’argento neanche per un istante.
-Menomale…Solo io posso essere tanto sbadata.-
Si sforzò di sorridere appena.
Draco non le rispose e nemmeno la guardò: adesso, i suoi occhi ciechi erano fissi sul riflesso dello specchio nell’armadio.

All’improvviso, fu come se uno strato di ghiaccio fosse sceso a congelare un muro, che si era costruito tutto intorno al corpo statuario di Lui.
Un muro invisibile e robusto, come quello che, tempo prima, l’aveva separata da Hogwarts, il posto che aveva sentito come sicuro.
Ora, di nuovo, qualcosa di impalpabile e resistente le dava l’impressione di essere allontanata da ciò che riteneva un luogo sicuro, in cui essere protetta da tutti i pericoli del mondo: Draco Malfoy.
E, ancora, il senso di oppressione e solitudine, minaccioso e freddo, esattamente come quel sogno maledetto.

Alexis si portò le braccia al petto, stringendosi i gomiti con le mani, in un abbraccio solitario. Lentamente, senza smettere di osservare il viso del ragazzo, si tirò su a sedere, sperando che in una posizione diversa, il suo petto le sembrasse meno pesante e che riuscisse a respirare meglio e a calmarsi.
Come se si fosse riscosso da un pensiero troppo profondo anche solo per essere riafferrato con la punta delle dita, Draco si voltò ad osservarla, di scatto, facendola quasi sobbalzare. I loro occhi si studiarono per un solo istante, poi lui distolse lo sguardo e allungò le mani sulle spalle di lei.
-No, resta giù.-
Si limitò ad ordinare e la punta di evidente minaccia che sibilava nel suo tono tranquillo le fece aggrottare le sopracciglia. Senza dire altro, lui le premette le mani sulle spalle e la costrinse a sdraiarsi di nuovo. Alexis gli lanciò un’occhiata confusa e contrariata.

La malinconia dei suoi pensieri che fuggiva come sabbia bianca tra le dita e la preoccupazione che risplendeva chiara come marmo alla luna.
-Draco…E’ tutto a posto?-
Gli domandò alla fine, voltandosi di nuovo su di un fianco per poterlo osservare meglio in viso.
Lento, come un serpente che studia la sua vittima, Draco Malfoy alzò il viso e, finalmente, i suoi occhi – gelide stalattiti di argento – le sfiorarono il viso, prima di tuffarsi in quello smeraldo cupo, ora un po’ preoccupato. Un sopracciglio biondo si levò verso l’alto.
-Sì, amore. Perché me lo chiedi?-
Il tono innocente con cui lo disse lasciava trapelare una convinzione piuttosto illusoria, che le fece battere il cuore nel petto.
Quella parola – quell’appellativo tanto dolce – le lambì l’udito con tenerezza e lei sentì le guance cominciare a scottare sotto la pressione dei suoi sentimenti.
Con una carezza gentile, Draco le sfiorò le gote rosse, dandole un fresco senso di sollievo; poi, percorse la linea sottile del collo e l’osso della spalla, causandole un lieve brivido; proseguì lungo tutto il braccio, in silenzio, lo sguardo fisso sulle sue dita pallide che, dopo aver lambito le vene azzurrine del polso e l’elegante serpente che attorno ad esso si allacciava maestoso, andavano a sfiorare il palmo di lei e poi, si chiudevano delicate, catturandole le dita. Rimase semplicemente così e lei lo fissò, con una strana agitazione nel petto: aveva il viso chinato e i capelli biondissimi, lasciati liberi dalla solita mano di gel, scendevano ad incorniciargli il viso affilato e coprivano quello sguardo che, nonostante tutto, brillava di una luce strana, mentre ombre minacciose sembravano volteggiare tra l’argento dell’iride e il nero opaco della pupilla appena dilatata.
All’improvviso, la presa attorno alla sua mano si fece più ferrea, fino a diventare una stretta violenta e dolorosa; ci mise un po’ a realizzare la cosa, ma quando l’informazione raggiunse il cervello, un gemito soffocato le lasciò le labbra, costringendola a chiudere gli occhi.

Le sembrava che avesse intenzione di frantumarle, improvvisamente, tutte le ossa della mano.
-Draco…Mi stai facendo male…-
Si lamentò, il tono di voce timido e basso, subito seguito da un altro gemito.
Di botto, come se si fosse risvegliato da un incubo, Draco alzò lo sguardo e, senza passare per il suo viso, i suoi occhi si puntarono su di un orizzonte lontano e immaginario, mentre, brusco, le lasciava andare la mano, che ora pulsava dolorante.

Il vuoto freddo che, però, avvertì sulla pelle appena arrossata, fu quasi più doloroso della stretta precedente.
Senza prestarle attenzione, Draco si portò, di nuovo, entrambe le mani incrociate davanti alla bocca, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
-Non era mia intenzione.-
Si scusò semplicemente, senza tuttavia dare segno di esserne davvero dispiaciuto.
Il suo era un tono freddo e apatico, di quelli che si rivolgono solitamente agli sconosciuti dopo averli casualmente urtati per strada.
Respirando a fondo, Alexis si mise a sedere, poggiando la schiena sul muro alle sue spalle e, questa volta, Draco neanche la guardò per impedirle di alzarsi. Lei si portò la mano al petto e sentì il cuore battere velocemente, impaurito, mentre si massaggiava il palmo e le dita malamente torturate.

Che cosa gli era successo?
Perché si comportava in quel modo, ora?

Deglutendo, si sforzò di guardarlo di nuovo in viso e, preso coraggio, si schiarì appena la voce, forse per richiamare la sua attenzione o per darsi un po’ di contegno; inoltre, sentiva di avere la gola improvvisamente e dolorosamente arida.
-Draco, che cosa ti prende?-
Seria e preoccupata, la sua domanda venne lasciata ricadere in un vuoto carico di tensione, così forte che a lei sembrò di poter sollevare le dita e toccarla.

Anche se, l’unica cosa che avrebbe voluto sfiorare, in quel momento, sarebbero stati quei capelli che gli coprivano lo sguardo che lei avrebbe voluto rivelare con una carezza, che avrebbe mandato quei ciuffi fastidiosi dietro la sua fronte.
-Non c’è niente che vuoi dirmi?-
Le domandò invece, senza risponderle né voltarsi a guardarla, ma rimandendo immobile, come la statua di marmo che a lei dava l’impressione di essere.
Alexis corrugò la fronte e assottigliò lo sguardo, studiandolo.
-No, perché?-
Rispose sicura, ma lui non le lasciò il tempo di dire altro.
-Tu non mi stai nascondendo nulla, vero?-
Le chiese ancora, senza guardarla.

I suoi occhi, fissi sulla parete vuota di fronte a sé, avevano la lucentezza inquietante di quei raggi di un sole invernale, che lento e insistente berciava tra le nuvole grigie e intorpidiva con la sua bianca luminescienza.
Ancora, Alexis lo fissò, sbattendo più volte gli occhi, ora improvisamente enormi di apprensione. Nel solo secondo in cui le palpebre le celarono la vista, un flash improvviso le apparve davanti agli occhi, come se nel buio denso della sua memoria un fulmine avesse illuminato una stanza che, prima di allora, avrebbe detto stoltamente vuota.
C’erano loro due, in quello stesso letto, stretti l’uno contro l’altro.
Lui le aveva cinto i fianchi con un braccio, trascinandola accanto a sé con fare protettivo e Lei gli aveva poggiato il viso sul petto caldo, accogliendo con un sorriso ogni sua piccola carezza.
E, allora, nel cuore della notte riempito da un silenzio dolce e piacevole, Lui le aveva fatto quella stessa domanda.
“Tu non mi stai nascondendo nulla, vero?”
E Lei, senza scomporsi troppo, non aveva mai davvero risposto, ma Lui non aveva dato troppo peso alla cosa, per lo meno fino a quel momento.

Alexis scosse appena la testa.
-No…-
Rispose, incerta, assottigliando lo sguardo.

Le sembrava che qualcosa di infinitesimalmente importante stesse sfuggendo alla sua vista, come se ce l’avesse davanti al naso ma non riuscisse a vederla.
-Nei sei convinta?-
Ripetè Draco, con la pazienza di un genitore che cerca di convincere il figlio ad ammettere le sue colpe.
Alexis piegò il viso su di un lato, improvvisamente stanca e un tantino spazientita.
-Ma certo!- sbottò, allargando le braccia spazientita –Che ti prende, così all’improvviso?-
Draco, di nuovo, si voltò a guardarla, ma con una lentezza esasperante, e i suoi occhi distanti sembrarono non vederla davvero, come se fossero improvvisamente diventati ciechi. La fissò senza guardarla e alzò una mano per sfiorarle il viso con una carezza distratta. Poi, le premette, delicato, le dita su quella guancia bollente che a lui piaceva tanto e, senza chiudere gli occhi, si alzò dalla poltrona e si piegò per poterla baciare, lambendole appena le labbra.
-Dovresti dirmelo tu…-
Le soffiò sulla bocca umida, facendola rabbrividire; poi scivolò via da lei, lasciandola sola sul letto, con sguardo smarrito. Lo osservò darle la schiena e piegò il viso su di un lato con aria interrogativa; lo vide avvicinarsi alla scrivania, pigro come un gatto, e allungare una mano per prendere una semplice pergamena.
Draco fissò la lettera per qualche secondo.
-…Alexis.-

 

 
{ In my darkest hours
I could not foresee
That the tide could turn so fast to this degree
Can't believe my eyes
How can you be so blind?
Is the heart of stone, no empathy inside?}

 
{ Nelle mie ore più buie
Non potevo prevedere
Che la marea avrebbe potuto trasformarsi così velocemente
Non posso credere ai miei occhi
Come puoi essere così cieco?
E’ il cuore di pietra, senza alcuna empatia?}

 

 

 

Una tempesta di neve gelida infuriava fuori da Hogwarts, picchiettando sulle numerose finestre dell’imponente castello e ricoprendo di un soffice manto bianco ogni centimetro di quel piccolo – ma neanche tanto – angolo di mondo.
Una tempesta diversa, ma ugualmente forte e devastante, si agitava nello stesso momento nel cuore di Alexis Lily Potter.
Seduta su di un letto baldacchino troppo grande, avvolta appena dalle spesse coperte di un morbido verde scuro, fissava il suo carceriere come un’impotente babbano di fronte a Lord Voldemort in persona.
Adesso era lei a sembrare un’antica statua di marmo, ma poco aveva dell’eterea bellezza di una dea greca.
Il viso era diventato improvvisamente bianco, ma non era il bianco candido della neve appena scesa sul giardino di Hogwarts; era un bianco sporco, come quello della neve consumata e calpestata da scarpe e carrozze sulla via che collegava il castello al vicino villaggio di Hogsmeade.
Gli occhi erano enormi sul viso piccolo e il loro verde, tinto da chiare striature sorprese e angosciate, spiccava in modo spaventoso sulla pelle ora terrea delle guance.
Le labbra, improvvisamente sottili e aride, tremavano appena, alla ricerca di aria o di parole che il cervello non sembrava volerle affatto fornire.
-Co…Cosa?-
Riuscì a mormorare dopo un po’.
La sua voce era fioca e appena udibile, tanto che si chiese se fosse riuscito a sentirla.
Draco Malfoy, dopo interminabili minuti, si voltò lentamente a guardarla di sbieco, gli occhi scuri e spenti.
Alexis trasalì quasi per quella sola occhiata e si inumidì le labbra, prima di deglutire e raccogliere gli ultimi barlumi di coraggio Grifondoro che le erano rimasti in corpo.
-Co…Come mi hai chiamata?-
La voce roca e incerta  si disperdeva nel silenzio quasi irreale che si era creato tra di loro.
Inaspettatamente, Draco sorrise.

Ma era un sorriso strano che, mai, sarebbe arrivato ad illuminargli lo sguardo cupo.

-Alexis.-
Rispose semplicemente, con una dolcezza del tutto fuori luogo e che, decisamente, non gli apparteneva.
Un altro brivido le percorse l’intera colonna vertebrale, come se la mano inesorabilmente fredda del destino la stesse sfiorando appena, maligna.
Lo sguardo di Draco la puntò per un solo istante, prima di scendere lento sulla lettera che stringeva tra le mani e osservarla con innaturale calma e interesse.
-Non è forse questo il tuo vero nome?-
Rialzò gli occhi dalla pergamena e, ancora, inchiodò la ragazza con un’occhiata densa e penetrante che però non le arrivò dal momento che era impegnata ad osservare la lettera che lui teneva dispiegata davanti a sé.

Quella lettera.
Forte e violenta, come una Maledizione Cruciatus sparata da pochi centimetri di distanza, sentì il cuore e le interiora cominciare a contorcersi in una lotta disperata senza fine, che le fece mancare il fiato.
E la consapevolezza la investì in pieno petto.
-Tu sai.-
Semplice e concisa, quell’affermazione si prese tutto il tempo che le serviva per depositarsi nel silenzio solido che avvolgeva l’atmosfera e, soprattutto, per prenetrare in Lei con la durezza di uno schiaffo in pieno viso, rendendola, solo dopo la sua pronuncia, davvero cosciente della verità.
Draco la fissò e, ancora, le sue labbra si piegarono in quel sorriso malsano. Incrociò le braccia al petto e si posò con i reni al bordo della scrivania.
-Eh già, cara piccola Potter.-
Sputò le ultime parole quasi con riluttanza, prima di stringersi nelle spalle, con aria falsamente colpevole.
-Io so.- schioccò le labbra appena, con indifferenza, e levò entrambe le sopracciglia verso l’alto. –E grazie a questa.-
E sventolò appena la pergamena, poi se la fermò davanti al viso, leggendola ancora.
Alexis strinse entrambe le mani a pugno e quella che il ragazzo aveva prima quasi stritolato le mandò una scossa di dolore, costringendola a gemere appena. Draco non si voltò neanche a guardarla.
-Le tue parole per quel cane di mio cugino mi hanno quasi commosso.-
Commentò invece, con cattiveria, e l’ombra di quel sorriso anomalo gli distorse ancora le labbra in una smorfia tutt’altro che divertita.
Alexis spalancò gli occhi e pensare e parlare fu un tutt’uno, come se dal cervello alla bocca non ci fosse più il passaggio alla ragione.
-Non ti permettere!-
Sibilò con rancore e gli occhi di smeraldo scintillarono di quella coraggiosa minaccia che venne inevitabilmente lasciata ricadere nel vuoto. Draco alzò lo sguardo dalla pergamena e le rivolse un’occhiataccia carica di odio, che la bloccò nella posizione appena sbilanciata in avanti che aveva assunto senza rendersene conto, per contrastarlo. Alexis deglutì e respirò lentamente, prima di rimettersi a sedere, inginocchiata, e abbassare lo sguardo sulle proprie mani strette in grembo.
Ancora, il silenzio li avvolse, sdruggente e ignobile.
-Non ne avevi il diritto.-
Quella semplice frase non fu più di un semplice mormorio risentito, che echeggiò stanco tra di loro. Draco, ancora, la osservò scettico: sedeva sul letto, con le mani tanto strette da far sbiancare le nocche, i capelli neri disordinatamente riversi sulle spalle e sul viso che teneva ora chinato a celare gli occhi; tremava impercettibilmente.

Stretta al cuore.
Ignorarla fu più facile, questa volta, grazie alla rabbia che andava a coprire ogni altra cosa.

La sua risata cristallina e inaspettata la fece trasalire, costringendola a rialzare lo sguardo di scatto e a puntarlo sul viso irridente e rabbioso di Draco Malfoy.
-Di fare cosa, di grazia?-
Si informò, con voce gentile e distaccata.
Alexis strinse le mani in modo talmente violento che sentì persino i tendini del polso venir tirati sotto la pelle sottile. Affilò lo sguardo, stizzita, e arricciò le labbra.
-Di leggere quella lettera.-
Sentenziò dura, lanciandogli un’altra occhiataccia.
Draco si fece serio all’improvviso, costringendola a trattenersi dal sobbalzare.
Non aveva idea di come fosse stato possibile, ma un secondo prima, sul suo viso, c’era un’espressione di schernito giubilio, e il secondo dopo, l’impassibilità tediosa della austerità gli aveva indurito ogni lineamento e i suoi occhi d’argento erano diventati scuri e minacciosi.
-Non ne avevo…-
Draco lasciò ricadere le mani sui fianchi e strinse, violento, le dita attorno alla lettera, che venne malamente stroppicciata da quel pugno rabbioso.
L’occhiata che le rivolse era tanto dura che lei temette che sarebbe esploso da un momento all’altro, scaraventandole quel pugno dritto dritto in viso.

E non avrebbe potuto biasimarlo, per quello.
In effetti, il desiderio c’era davvero e lo avrebbe anche fatto, se la persona che si trovava ora davanti non fosse stata quella di cui era maledettamente innamorato.
La fissò con odio e contrasse i muscoli della mascella per trattenersi dal fare qualcosa di decisamente pericoloso. Inaspettatamente, scoppiò di nuovo a ridere e Alexis sobbalzò spaventata: Draco stava cambiando espressioni e atteggiamenti così repentinamente che a lei sembrò fosse impazzito sul serio e lo sguardo un po’ folle che le rivolse sembrava volerglielo confermare. Istintivamente, spostò la schiena all’indietro, intimorita.
Draco avanzò di un passo, ma si fermò subito dopo e si limitò a fissarla ancora.
-Ma certo. In fondo, quali diritti posso mai avere su di una persona che non è quella che credevo fosse?-
Sibilò con studiata cattiveria.

Un pugno violento in pieno stomaco le avrebbe decisamente fatto meno male.
Sbattè gli occhi più di una volta, per costringersi a ricacciare indietro le lacrime, e boccheggiò come un pesce fuor d’acqua.
Lui la osservò senza scomporsi minimamente.
-Questo…Questo non c’entra nulla.-
Borbottò, spostando lo sguardo sulla propria spalla, ferita.
Draco sbuffò appena e avanzò di un altro passo.
-Ah no?- la schernì, corrugando la fronte in uno sforzo che sembrava troppo grande –Per quanto tempo avresti continuato a mentirmi?-
Si informò con tono disinteressato, come se la risposta non lo tangesse minimamente.
Alexis fu costretta a rialzare lo sguardo sul viso di Draco, ma quello, ora, non la guardava più. Gli occhi, scuriti da ombre minacciose, erano di nuovo fissi su di un punto indefinito alla sua destra. Sospirò e si morse le labbra, tanto forte, che sentì il sangue entrarle in bocca con il suo sapore ferroso. Tremò impercettibilmente.
-Fino a quando non sarei stata certa che Sirius fosse stato al sicuro.-
Rispose, tutto d’un fiato, come se avesse paura di perdersi qualche brandello tra un respiro e l’altro.
Draco, ancora una volta, si voltò di scatto e le lanciò un’occhiataccia cattiva e carica di risentimento. Per un momento, lei ebbe come la sensazione che le avrebbe urlato contro le peggiori bestemmie che avrebbero costretto persino Salazar Serpeverde e Grindelwald a redimersi dai loro peccati.
Invece, si limitò a respirare piano e a chiudere gli occhi.
-Bene.-
Sputò brusco, prima di lanciare la lettera a terra e prendere la bacchetta che aveva poggiato accanto a quella di Alexis sulla scrivania.
Per un secondo soltando, ebbe paura che gliela avrebbe puntata contro e l’avrebbe schiantata o le avrebbe fatto qualcosa di molto peggio. Invece, la rivolse contro la pergamena.
-Incendio!-
Pronunciò con un ringhio basso, di gola, e un potente fascio rosso fuoriuscì dalla sua bacchetta, andando a colpire la piccola lettera, che si consumò tra le fiamme.

L’Inferno.
 

 

{ Time keeps on slipping away and we haven't learned
So in the end now what have we gained?}

 { Il tempo continua a scivolare via e noi non abbiamo ancora imparato
Così, alla fine, che cosa abbiamo guadagnato?}

 

 

Nei molteplici caminetti di Hogwarts, pigre fiamme consumavano enormi ciocchi di legno che Rubeus Hagrid, guardiacaccia del castello, si era premunito di far ricevere agli elfi domestici, che li avevano poi ordinatamente impilati accanto ai camini delle Sale Comuni delle quattro casate. Con il gelo che imperversava fuori dalle mura, in quella serata fredda e consumata dal vento, erano molti gli studenti che si riunivano davanti alle fiamme, alla ricerca di calore e conforto accompagnato da allegre chiacchiere e bevute malandrine e clandestine.
Il fuoco che ardeva sul pavimento della camera di Malfoy, però, non serviva nemmeno minimamente a scaldare il ghiaccio che si era quasi solidificato tra di loro. E non era di certo alimentato da robusti ciocchi di legno, ma da un sottile strato di pergamena e da una rabbia incommensurabilmente pericolosa.
Le minacciosa lingue di fuoco si agitavano nell’aria densa e gli illuminavano il viso pallido, gettandogli lunghe ombre sotto gli occhi e sinistre sfumature scure su tutto il profilo affilato.
Draco Malfoy fissava le fiamme assorto, come se stesse contemplando una stupenda opera d’arte. Poi, senza spostare lo sguardo, parlò di nuovo.
-Tutto mi sarei aspettato da te, tranne che fossi una bugiarda.-
Mormorò con voce strana, forse più rivolto a se stesso che non a lei, che si limitò a fissarlo, senza avere il coraggio neanche di respirare ulteriormente.
-Eppure, pensavo davvero di conoscerti.-
Sbuffò e un sorrisino, questa volta malinconico, gli incurvò le labbra. Lo sguardo d’argento brillò alla luce delle fiamme che, lentamente, si stavano spegnendo sotto i loro occhi.
-Chissà su quante altre cose hai mentito.-
Rimuginò ancora e, questa volta, il tono della sua voce si era fatto duro, esattamente come il nervo teso che gli aveva deturpato la guancia bianca, facendo muovere le ombre in modo ancora più spaventoso.
-La mia identità è l’unica cosa su cui non ho detto la verità.-
Trovando il coraggio in chissà quale remota parte di sé, Alexis lo fissò con un’ostentata sicurezza che, ovviamente, non le apparteneva neanche un po’.
Voltandosi a guardarla, Draco Malfoy la trovò irrimediabilmente troppo simile ad Harry Potter: con gli occhi verdi accesi d’orgoglio e fermezza e i lineamenti del viso induriti dalla serietà delle sue convinzioni.

E irrimediabilmente troppo diversa dalla ragazza che aveva imparato ad amare.
Digrignò i denti e strinse la mano con così tanta forza che, se anche avesse avuto una sfera di duro metallo tra le dita, l’avrebbe ridotta in semplice polvere.
-E dovrei fidarmi delle tue parole, ora?-
Disse con disprezzo, sputando ogni parola come fosse veleno ardente nella sua bocca.

Quella bocca che, pochi giorni prima, in quello stesso letto, lei aveva definito essere il veleno più dolce di sempre.
Ma che, adesso, le sembrava semplice veleno corrosivo e violento.

Chiuse gli occhi, per assorbire il dolore che quelle parole le avevano causato, e respirò lentamente. Le palpebre strette tremarono appena, poi, trovando ancora dell’altro coraggio – la sua parte Grifondoro non era mai scomparsa – balzò in piedi di scatto.
Draco si limitò a lanciarle un’occhiata inquisitoria, alzandosi a sua volta dopo aver spento gli ultimi barlumi di quelle fiamme ormai ridotte a semplice cenere.
Si fronteggiarono e si studiarono come due creature pronte a scagliarsi l’una contro l’altra.

La leonessa che si muove cauta a difendere ciò che le è più caro davanti al serpente che striscia elegante, pronto a morderla con una semplicità disarmante. Il veleno che sarebbe entrato in circolo senza avere più assolutamente nulla di dolce e che l’avrebbe portata alla morte.

 
L’ultima volta che un Potter ha sfidato un Malfoy i due si sono giurati odio eterno.

 
Voleva davvero che tutto finisse così, semplicemente?
Il cuore diede una violenta scarica nel petto, annunciandole che no, non voleva.

 

{ Are they themselves to blame
The misery, the pain?
Didn't we let go?
Allowed it,let it grow
If we can't restrain
The beast which dwells inside
It will find it`s way somehow, somewhere in time }

 

{Sono essi stessi la colpa
La miseria, il dolore?
Non dobbiamo andare?
Accettato, lascia che cresca
Se non riusciamo a trattenerla
La bestia che dimora all’interno
Troverà la sua strada in qualche modo, da qualche parte nel tempo}

 

 

Alexis strinse le mani in due pugni e prese l’ennesimo profondo respiro della serata. Poi, lo lasciò andare con uno sbuffo violento e si voltò di scatto, allargando le mani in un gesto spazientito.
-Dio, Draco! E’ solo uno stupido nome! D’accordo, sono Alexis Potter, sorella minore scomparsa di Harry Potter, e allora?-
Scoppiò con rabbia, girandosi di nuovo a fronteggiarlo.
Draco la fissò impassibile, come se neanche la vedesse.

Iridi d’argento della consistenza più dura e veritiera degli specchi bugiardi.
Alexis riportò le braccia lungo i fianchi e strinse di nuovo le mani. Poi, con piccoli passi carichi di frustazione, si avvicinò al ragazzo e alzò il viso per guardarlo dal basso della sua statura. Gli prese una mano gelida tra le sue e lui la lasciò fare, senza opporre alcuna resistenza. Se la portò al petto, appena sopra il seno sinistro, e la strinse piano.
-Questo non cambia ciò che sono, né tanto meno quello che provo per te!-
L’affermazione, iniziata con ardore, si era affievolita sulle ultime parole e le dita fragili si erano strette appena di più attorno a quelle gelide del ragazzo.

La determinazione nello sguardo di smeraldo lo fece trasalire appena.
Potter.

-Quello che provi per me…-
Il mormorio di Draco era assorto e debole, lontano come se lui si fosse trovato a distanza di anni luce da lei, direttamente su di un altro pianeta…o in un altro mondo.
All’improvviso, lo sguardo opaco – grigio metallo sporco – si accese spaventosamente; luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata. Fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; ignorando la cosa, l’aveva poi trascinata contro l’armadio e l’aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
-Se era solo uno stupido nome, perché non me lo hai detto?!?-
Ringhiò, a metà tra il frustrato e il furioso, inchiodandola con un’occhiata che, forse, avrebbe convinto persino Lord Voldemort a non compiere un solo movimento incauto.
Alexis lo fissò, spaventata, e trattenne il fiato, come se avesse paura che anche il minimo accennare di un movimento lo avrebbe indotto ad esplodere definitivamente.
-Perché non ti sei fidata di me?!-
Aggiunse, rabbioso, e alzò il braccio con una mossa così violenta che lei, per un attimo, ebbe l’impressione che stesse per colpirla; lui, invece, scaraventò un pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall’aria smossa; le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio alle sue spalle, incrinandolo. Alexis spalancò gli occhi, sobbalzando, ora decisamente intimorita, e solo allora si permise di respirare, perché il petto le bruciava dolorosamente.
Senza muoversi di un solo millimetro, Draco abbassò solo il capo e i capelli biondi scesero a velargli lo sguardo, che ora brillava furioso e incontrollabile.
-Perché…?-
Mormorò ancora, scuotendo il capo, come per cacciare qualche fastidioso pensiero che gli era balenato in mente. Alexis lo osservò in silenzio, deglutendo a vuoto, dato che aveva la gola completamente arida.
-Non potevo farlo.-
Rispose debolmente e fece per alzare le braccia e posargliele sul petto, con la voglia irresistibile di sentire la stoffa liscia della camicia sotto le sue dita; ma non lo fece e le riportò ai suoi fianchi.
Lento, Draco rialzò lo sguardo per fissare i suoi occhi, nuovamente ciechi, in quelli di lei. La studiò per qualche breve istante, pensoso, senza ancora accennare a muoversi da quella posizione: una mano ancora le artigliava la spalla e l’altra se ne stava chiusa a pugno contro lo specchio incrinato, il sangue che già colava d qualche taglio sulla pelle perfetta.
-Non potevi farlo o non volevi farlo, Alexis Potter?-
Sussurrò con tono controllato, sfidandola a mentirgli con la sola potenza dello sguardo.
Ogni volta che pronunciava il suo nome, in un misto di amarezza e disprezzo, le sembrava di ricevere uno schiaffo in viso, doloroso e bruciante come cinque dita di Troll stampate sulla guancia.
Alexis si morse il labbro inferiore e lo osservò indecisa, prima in un occhio e poi nell’altro; infine, abbassò lo sguardo, colpevole.

In fondo, niente le aveva davvero impedito di rivelare la verità, tranne la sua stessa volontà.
Ed ora, era pronta a pagarne le conseguenze.

-Come immaginavo.-
Ancora una volta, il sussurro sprezzante di Draco le sfiorò il viso, ma le sembrava solo un’eco distante. Deglutì, senza alzare lo sguardo, e rimase semplicemente immobile, senza sapere cosa aggiungere. Respirò lentamente e chiuse gli occhi, mentre un dolore sordo le si allargava come una macchia sul petto nell’esatto istante in cui lui le lasciava andare la spalla, che le doleva ora in modo insopportabilmente sottile. Lento, Draco scivolò via da lei, come un serpente che ritrae le sue spire.

Solo momentaneamente.
La mano, ancora chiusa a pugno, le sfiorò delicata il viso e lei, voltandosi a guardarla, notò che molteplici rivoli di sangue percorrevano le dita ancora serrate e il dorso teso sul quale spiccavano in modo quasi esagerato le sottili vene.
Ebbe la voglia irrefrenabile di allungare una mano e medicargli quell’ennesima ferita, ma, ancora, rimase semplicemente ferma ad osservarlo mentre le rivolgeva le spalle, senza degnarla più di ulteriori attenzioni. Le gambe le tremavano violentemente, ma nonostante tutto, riuscì a non crollare al suolo, stanca.
Draco fece qualche passo verso la scrivania, fissandosi la mano con aria assorta, come se stesse rimuginando su qualcosa di decisamente importante.
-Ma almeno ora è tutto più chiaro.-
Sentenziò, dopo quella che doveva essere stata una lunga riflessione complicata.
-Molte cose tornano al loro posto.-
-Di che stai parlando?-
Alexis aggrottò le sopracciglia e si staccò dallo specchio, facendo un piccolo passettino in avanti, ma rimanendo comunque a debita distanza. Non voleva di certo che il pugno che aveva frammentato lo specchio, frammettasse anche le sue ossa.
Sapeva, in una parte consistente di sé, che Draco non le avrebbe mai fatto del male; ma, non sapeva come avrebbe potuto reagire se avesse dato libero sfogo alla sua rabbia.

C’era una linea sottile tra l’amore che provava per lei e la rabbia che lo consumava di continuo, quando era geloso, quando le cose non andavano secondo i suoi piani, quando lei lo sorprendeva…e Alexis si augurò di non sorpassarla mai o non sapeva quello che Draco avrebbe effettivamente potuto farle.
Malfoy rimase in silenzio, poi, dopo quelli che sembrarono infiniti e dolorosi attimi, si voltò nuovamente a fronteggiarla e, di nuovo, quel sorriso malsano gli aveva piegato le belle labbra. Lo sguardo d’argento era più tagliente di una lama appena affilata.
-Della tua ossessione per Potter, tanto per cominciare.-
Decretò, con uno strano tono di tetro divertimento. Lei sbarrò appena gli occhi e lui non le diede il tempo di avere nessun’altra reazione. Veloce, le fu subito davanti, tanto che Alexis quasi non si accorse del movimento che aveva compiuto nell’avvicinarsi. Alzò nuovamente una mano e, ancora, ebbe paura che stesse per schiaffeggiarla, ma lui si limitò a prenderle il mento tra le dita, con forza, costringendola ad alzare il viso per guardarla bene negli occhi. Un po’ di sangue le sporcò una guancia e la stretta dolorosa la fece gemere appena.

Era così diversa da quella con la quale le aveva preso il viso quella stessa mattina, a colazione, prima di rubarle un bacio dispettoso.
Lo osservò in soggezione in quegli occhi carichi di rabbia e di un’ilarità un po’ folle, che la preoccupava seriamente.
-Gli prenderà un infarto quando scoprirà di essersi infatuato della sua sorellina!-
Ghignò deliziato e le iridi si accessero di un luminoso sollazzo. Poi scoppiò in una risata sferzante, mentre lei lo fissava, ora, decisamente terrorizzata.
-Non glielo dirai…-
La sua non era una vera e propria affermazione, somigliava più ad una domanda mal celata da una speranza decisamente fioca.

Come il respiro che lasciò le sue labbra socchiuse.
Draco alzò un sopracciglio e la fissò dall’alto con ancora quel ghigno inqueitante e ammiccò appena.
-Potresti essere davvero una Black, sai?-
Disse, invece di risponderle. Le lasciò andare il mento e sollevò le dita per accarezzarle, lentamente, tutto il profilo della guancia. Lei rabbrividì.
-Bella e perfida come una rosa nera cosparsa di spine.- mormorò, sfiorandola di nuovo, con delicatezza –Bisogna stare attenti a come maneggiarti, altrimenti si rischia di restare feriti.-

Sottile doppiosenso in quella frase piena di alterigia che le fece mancare un colpo secco al cuore.
Draco la osservò, lasciando un’ultima scia umida di sangue sulla sua guancia, poi si ritrasse di colpo, come scottato.
Peccato che anche lui, Draco Malfoy, non avesse fatto attenzione e si fosse lasciato pungere.
Pensieroso, portò l’indice alle labbra e lo succhiò appena, come se avesse davvero ricevuto una piccola puntura sul polpastrello. Poi, lo abbassò per posarlo sulle labbra di lei e premere su quello inferiore con forza, costringendola ad aprirle. Le accarezzò la piccola ferita che lei si era procurata poco prima e il sapore aspro del sangue di lui le entrò nella bocca.
-Deliziosa.-
Commentò, dilatando appena gli occhi.
Alexis lo osservò dal basso, senza muoversi.

Non oltreppassare quella linea.
Draco le lasciò andare le labbra e le sue dita le sfiorarono la mandibola e poi il collo; percorsero la spalla e si fermarono sull’avambraccio, che strinsero con rabbia, facendola gemere di nuovo. Senza curarsene, la costrinse ad alzare il braccio, in modo che fosse vicino al proprio viso.
-Ecco perché ti serviva questo.-
Sentenziò.
Alexis spostò appena lo sguardo per osservare l’elegante braccialetto che si allacciava al suo polso esile: il serpente sembrava ora contorcersi tra le spire violente delle rose che lo circondavano, come se stesse soffrendo a causa delle sue spine. Era come se, all’improvviso, non riuscisse più a snodarsi fiero nel rovo e avesse deciso di morderlo e stracciarlo con violenza.

Una fitta al cuore e subito dopo alla bocca dello stomaco.
Alexis strinse gli occhi, quando la presa di Draco si fece ancora più violenta.
-Piccola sudicia Mezzosangue.-
Mormorò e, brusco, la lasciò andare, quasi schifato.

L’ennesimo colpo al cuore.
Si prese l’avambraccio con l’altra mano e lo massaggio, lenta, indietreggiando di un passo per allontanarsi da lui.
Piccola sudicia Mezzosangue, l’aveva chiamata.
Deglutì e dovette fare davvero un’enorme sforzo per combattere contro le lacrime che spingevano, con urgenza, per scivolarle lungo le guance.
Draco le diede le spalle e si poggiò con entrambe le mani alla scrivania, artigliandone il bordo. Inarcò la schiena all’indietro e si prese il tempo necessario per riordinare le idee.
-Lo voglio sapere.-
Esordì poi, con voce stanca. Lentamente, Alexis alzò il viso per guardare la schiena rigida del ragazzo e aggrottò le sopracciglia.
-Che cosa?-
Mormorò incerta.
-Perché non me lo hai detto?-
Di nuovo, una nota rabbiosa si era insinuata nella sua voce liquida e pastosa al tempo stesso, scivolandole addosso come un monito taciturno.
Deglutì e si portò le braccia al petto, stringendosi i gomiti con forza.
-Io…avevo paura.-
Ammise, poi sospirò e si voltò a sua volta, puntando il suo sguardo sul riflesso frammentario dello specchio rotto nell’armadio.
-Paura?-
Fece eco lui, con tono distratto e solo in fondo sopreso.
-Di questo.-
Draco si voltò per lanciarle un’occhiata, ma ad accoglierlo trovò solo la sua schiena rigida e quelle piccole spalle che, ora, tremavano appena.
Alexis chiuse gli occhi e una lacrima le scivolò sul viso, ma la spazzò via decisa, con un gesto repentino della mano. Accolse il silenzio di Draco come un invito a continuare.
-Del fatto che, se te lo avessi detto, le cose tra noi sarebbero cambiate.- sospirò e riuscì a sento a trattenersi dal far scivolare un’altra lacrima. – Che, una volta scoperta la verità, tu avresti deciso di allontanarti da me…-
-E dunque, avresti continuato a mentirmi in eterno?-
La interruppe lui, con inaspettata delicatezza. Alexis avrebbe voluto rispondegli che sì, avrebbe continuato a mentirgli in eterno, se questo le avesse assicurato che lui le sarebbe rimasto accanto per sempre. Ma non fece in tempo a formulare quel pensiero.
Draco sorrise amaro e scosse il capo e lei riuscì a vederlo dal riflesso dello specchio.
-Dai davvero così poco valore a quello che provavo per te?-
Aveva parlato al passato.

Un altro, violento, colpo al cuore.
Alexis deglutì e repirò piano, chiudendo forte gli occhi e abbassando il capo, senza avere il coraggio di parlare ancora o sarebbere, irrimediabilmente, scoppiata in lacrime.
La mano di Draco si strinse in un pugno violento.

Altro sangue sul pavimento.
Lo scintillio rabbioso nel suo sguardo d’argento.
L’inferno e la tempesta di ghiaccio, insieme.

Veloce, si avvicinò a lei e la prese per le spalle, costringendola a voltarsi di scatto. Lei lo guardò allarmata in quegli occhi ora completamente ciechi, mentre la prendeva brusco per i polsi e la trascinava sopra il letto, dove la scaraventò con poca gentilezza. Senza darle il tempo neanche di reagire, le fu sopra in un attimo. Le allacciò i polsi sopra la testa, con una stretta tutt’altro che delicata, e le prese il mento con l’altra mano, prima di chinarsi a rapirle le labbra con quel bacio rabbioso e carico d’odio. Senza alcuna premura, la costrinse ad aprirle le labbra, con un morso che la fece gemere, e di certo non per il piacere. La sua lingua andò ad esplorare, prepotente, tutta la bocca di lei, per poi strofinarsi furiosa contro l’altra. La mano scese a sfiorarle il collo e poi si infilò sotto il maglione della divisa, strattonando i bottoni della camicetta con rabbia e strappandoli dalle proprie asole. Introdusse la mano dentro e il contatto delle sue dita gelide con la pelle calda del seno tondo lo fecero fremere, mentre scendeva a morderle appena il collo.

Il serpente che, se non riesce a snodarsi fiero tra il rovo di rose e spine, le straccia con violenza, ferendosi a sua volta.

Un singhiozzo ruppe il silenzio e qualcosa nel petto di lui si dilaniò, mentre le alzava brusco il maglione, tenendola ferma grazie alle gambe che aveva intorno alle sue coscie. Finì di strappargli la camicetta e le sollevò il reggiseno, andando a sfiorare, anche con le labbra, i piccoli seni lattei.
Un altro singhiozzo, questa volta più forte.
Il corpo di lei che tremava sotto il suo tocco, violentemente.
Poi, il suo sospiro.
-Smettila...Draco, ti prego.-

La supplica di un angelo al demonio che lo sta deturpando con rabbia.
Qualcosa che si lacerava nel petto di Lui.
 

 

{ Will we remember all of the suffering
`Cause if we fail it will be in vain}

 {Ci ricorderemo tutte le sofferenze
Perché se falliremo, sarà stato tutto inutile}

 

 

 Draco Malfoy si alzò di scatto e si sollevò appena per poterla osservare, gli occhi dilaniati dallo stupore.
Alexis lo guardava, tremante sotto di lui.
I capelli neri si riversavano, caotici, sul piumone scomposto, e le bende intorno alla testa le davano un’aria malata.
Le guance accesse brillavano di quelle gocce di rugiada che le rigavano copiose e spaventate.
La bocca, livida e gonfia, tremava appena, spaventata.
Il maglione arrotolato fin sul petto, la camicetta malamente strappata e il corpicino scosso, come una bambina ignara che veniva presa da un maniaco e violentata.

Un mostro, come lui.
Ecco in cosa era in grado di trasformarlo, lei.
L’Angelo puro che sottometteva il Demone peccaminoso, che arrivava a tutto pur di renderla Sporca come Lui.
Lui, che se voleva qualcosa, la otteneva sempre, in un modo o nell’altro, anche con la violenza.

Alexis singhiozzò ancora e lui la guardò in viso, un dolore sordo che gli esplodeva nel petto.

Gli occhi di smeraldo sembravano un mare in tempesta, furioso e umiliato.
Come si era sentito Lui.

Le si avvicinò e lei, istintivamente, chiuse gli occhi, scossa. Lui si limitò a sistemarle nuovamente il reggiseno e a tirarle giù il maglione. Poi scese dal letto, lasciandole il tempo di riprendersi e prendendosi lui stesso del tempo per calmarsi e per ragionare. Le diede le spalle e si poggiò con la fronte contro lo specchio, chiudendo gli occhi e insipirando profondamente.
Lo aveva sempre detto: lo avrebbe fatto impazzire e ci era quasi riuscita.
Alexis deglutì e si mise a sedere, stanca e ancora, decisamente, scossa.
Draco Malfoy, il ragazzo che amava e che avrebbe, incondizionatamente, continuato ad amare, l’aveva appena quasi violentata.
Ancora tremando, si passò una mano tra i capelli, forse non ancora del tutto cosciente di ciò che era, veramente, appena successo. Aveva solo un pensiero in mente e solo la forza per portarlo a termine. Con sguardo spento e vuoto, come se non si rendesse davvero conto delle proprie azioni, si alzò dal letto e barcollò leggermente; poi, si avvicinò alla scrivania e sfiorò la sua bacchetta, che impugnò. La osservò per qualche silenzioso secondo, poi si voltò verso Draco e gliela puntò contro.
-Perdonami, amore…-
Mormorò e la agitò lentamente.
-Obli…-
-Expelliarmus!-
La voce di Draco era stata come un’eco lontana e distruttiva. Quando si rese conto che l’aveva osservata muoversi dal riflesso dello specchio, la bacchetta le era già saltata via di mano, finendo tra le dita di Malfoy, che si era girato a fronteggiarla. Lo sguardo che le rivolse era tanto violento da distorcergli ogni lineamento nel viso in una smorfia di rabbia. Solo per un secondo, l’argento vivo si spense in un’espressione malinconica e ferita, mentre scendeva ad osservare la bacchetta di Alexis, che stringeva ora tra le dita.
-Non riesci a fidarti di me fino a questo punto.-
Mormorò e la sua non era una domanda, ma una vera e propria constatazione.
Alexis deglutì e indietreggiò di un passo. Poi, senza pensare alle conseguenze, si gettò contro la porta, pronta a scappare. Fu allora che, di nuovo, Draco alzò il viso di scatto e le lanciò un’occhiata carica di autentico odio.
-Non così in fretta, amore.-
Le puntò la bacchetta contro, agitandola con violenza.
-Incarceramus!-
Il grido esplose prima che lei potesse raggiungere la maniglia della porta. Una serie di corde spesse le si legarono attorno alle gambe, facendola cadere rovinosamente in terra, e altre le si strinsero sui polsi, impedendole ogni movimento. Il tempo di un secondo e Draco le fu addosso.
-Volevi andare da qualche parte, amore?-
La schernì e lei lo guardò a metà tra lo spaventato e l’impavido.

La giusta e degna sorella di San Potter.
Draco se la caricò in spalla e la mise sul letto, prima di rimettercisi di nuovo sopra, la bacchetta ancora spianata a tenere sotto tiro quel viso impertinente. Si chinò appena e il suo naso sfiorò quello di lei, solo che, questa volta, non c’era nulla di romantico in quel gesto.
-La mia pazienza ha un limite, Potter, e con tutte le stronzate che hai fatto oggi, l’hai decisamente esaurita.-
Sentenziò e le sue parole le tagliarono le labbra come piccoli stiletti di cristallo.
-Visto che non fidi di me, faremo a modo mio: da oggi sarai mia schiava.-
Decretò serio, prendendole il mento con la mano e stringendo appena.
Alexis spalancò gli occhi, sconcertata, ma lui non le diede il tempo di replicare.
-Qualsiasi cosa io ti chieda di fare, dovrai eseguirla. Se trasgredisci alle mie regole o il tuo servizio non mi soddisfa, dirò a tutti la verità sul tuo conto, sono stato chiaro?-
La minacciò e la presa attorno al suo mento si spostò sul suo collo sottile, stringolo appena. Alexis annuì appena.

Quante stronzate che si possono fare quando si è guidati dalla rabbia. O dalla paura. E loro due lo sapevano benissimo.
-Bene. Non ti dovrai mai allontanare da me e, soprattutto, non dovrai più rivolgere la parola a quell’idiota di Potter. Anzi, a tuo fratello…-
Ordinò, lanciandole un’occhiata severa, mentre un ghigno che rasentava il sadico gli si allargava sulle labbra perfette.
-Ma questo è ingiusto!-
Sbottò lei, senza riuscire a trattenersi e meritandosi, per questo, un’occhiataccia piuttosto eloquente.
-Non mi sembri nella posizione adatta per parlare di giustizia, né nelle condizioni di replicare ai miei comandi.-
La schernì, alzando un sopracciglio e prendendole di nuovo il mento tra le dita, con forza.
-A meno che tu non decida di dire tutta la verità…- osservò pensoso, ma poi sghignazzò senza allegria –Ma non credo affatto lo farai…-
Le lanciò un’occhiata dolce e melliflua, sfiorandole una guancia con le dita.
-Da oggi dormirai qui: ti voglio sempre accanto, così potrò chiederti ciò che voglio, in qualsiasi momento.-
Ordinò ancora e lei aggrottò le sopracciglia. Senza curarsene, lui si piegò in avanti e le strappò un bacio, facendo schioccare rumorosamente le loro labbra.
Poi le sorrise, perverso, e si alzò dal letto. Le puntò la bacchetta contro e lei chiuse gli occhi, temendo che le avrebbe fatto del male. Lui si limitò a liberarla dalle catene.
-Hai paura di me ora, piccola?-
La schernì divertito, prima di prendere il mantello della divisa e gettarselo alle spalle. Poi si avviò verso la porta e, prima di aprirla, le gettò un’occhiata da sopra la spalla, del tutto indifferente.
-Resta qui e non ti muovere. Non ti conviene disobbedirmi, fidati, o la prossima volta non basteranno tutte le suppliche del mondo a fermarmi.-
La minacciò con dolcezza, rivolgendole un sorriso affabile. Poi si voltò e aprì la porta.
-E’ un piacere fare affari con te, amore.-
Concluse, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandola lì.

Sola.
Spaventata.
Arrabbiata.

Alexis osservò la porta, mentre la disperazione e la consapevolezza di tutto ciò che era appena successo la colpivano in pieno, con la forza distruttiva di un uragano.
Si accoccolò su di un fianco e si mise le nocche tra i denti, stringendole forte per non urlare d’isteria.

E solo allora, si concesse di sfogarsi in un pianto silenzioso e doloroso. 

Chi è causa del suo mal, pianga se stesso, avrebbe detto Hermione Granger, attingendo ad uno dei tanti proverbi babbani.

 

 

{Sanctus Espiritus, redeem us from our solemn hour
Sanctus Espiritus, insanity is all around us
Sanctus Espiritus, is this what we deserve?
Can we break free

From chains of never-ending agony?}

 

{ Spirito Santo redimici dalla nostra ora solenne
Spirito Santo la pazzia è intorno a noi
Spirito Santo è questo ciò che ci meritiamo?
Possiamo liberarci
Dalle catene di un’agonia senza fine? }

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Ebbene sì, eccoci qui.
Finalmente posso dare libero sfogo a ciò che ho da dire!
Innanzittutto, credo sia stato uno dei capitoli più impegnativi che abbia mai scritto, tanto è vero che ho avuto un blocco incredibile di due settimane, fino a ieri, che mi sono messa al computer e non ho staccato il sederino dalla sedia fino a che non ho inserito l’ultima parola. E, stranamente, devo dire che sono parecchio soddisfatta del risultato ottenuto. Direi che, per me, è decisamente annoverabile tra i capitoli migliori che io abbia mai scritto.
E’ stato difficile idearlo e scriverlo, perché raccontava uno dei pochi episodi che sono sempre esistiti della fan fiction, da quando ho deciso di scrivere questa storia. Sapevo che il primo a scoprire della vera identità di Alexis sarebbe stato Draco; sapevo che lo avrebbe scoperto tramite una lettera e che la lettera l’avrebbe presa dopo che lei sarebbe scivolata dalle scale della Guferia; sapevo che Draco l’avrebbe ricattata e l’avrebbe resa sua schiava. Dunque, l’idea c’era tutta, ora bisognava solo metterla per iscritto, stando attenta a non esagerare troppo le cose né a mettere qualche dialogo o reazione sbagliata al momento sbagliato, perché trovo che, arrivati a questo punto della storia, dato il rapporto che è cresciuto tra Alexis e Draco, questo è un momento davvero delicato. Quindi, ce l’ho messa davvero tutta per renderlo quanto più reale possibile e spero di esserci riuscita. Come spero di avervi trasmesso quelle stesse emozioni che io, quasi tremando, provavo mentre mettevo per iscritto tutte le frasi di questo capitolo.
Spero quindi che vi sia piaciuto e di non aver deluso nessuna aspettativa: in fondo, quando si lascia una conclusione come quella del capitolo scorso, c’è sempre l’attesa e la paura di non riuscire a raggiungere le aspettative di tutti. Ma la storia deve andare così, io voglio che vada così, quindi spero sinceramente di non aver deluso nessuno!

 
Passando ad alcune note del capitolo – sì, sarà una cosa lunga oggi, ma credo di meritarmelo il mio spazio dato il capitolo lassù ù___ù:

 
1.La canzone che da il titolo al capitolo e della quale ho preso le parole, è Our Solemn Hour dei Within Temptation. Se la volete ascoltare, la trovate qui
à http://www.youtube.com/watch?v=p4h1wciz45o

2. Quando Draco di riferisce a Sirius chiamandolo cane non è assolutamente perché  lui sa che è un animagus, ma è semplicemente un insulto.

3. Draco chiama Alexis Piccola sudicia Mezzosangue perché, effettivamente, lei lo è,    esattamente come Harry. Infatti, nella traduzione italiana è stato sbagliato il termine, perché Hermione non è un Half-Blood, ma una Mud-Blood, ovvero una Sanguesporco, perché ha entrambi i genitori babbani. Harry – e quindi anche Alexis- sono nati da un Purosangue e una Sanguesporco, quindi ne consegue che loro sono Mezzosangue.

4. Quando Alexis guarda il braccialetto, non è che esso sia veramente cambiato, è solo che a lei, in quel momento, non sembra più un elegante serpente che si snoda tra il rovo di rose, ma le sembra che esso stia combattendo con esse.

 

 

Dunque, con questo credo sia tutto, gente!
Passo ai ringraziamenti finali, perché credo sia d’obbligo!

 

Grazie mille alle 13 fantastiche ragazze che hanno recensito il capitolo scorso :3

 E in particolare a DreamWanderer, che mi ha scritto un commento che mi ha lasciata, letteralmente senza fiato! Grazie tesoro <3

 E grazie a tutti gli altri, perché è solo grazie a voi che questa storia è arrivata ad avere:

 

Oltre 26.000 letture
221 recensioni
89 preferiti
14 ricordati
75 seguiti

 

 Grazie mille a tutti, davvero <3

 

Ci sentiamo prossimamente!
Buon 2011 a tutti, se non ci sentiamo prima :3

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Capitolo 33
*** Schiava di Malfoy ***


Ok.

Sono leggermente sbalordita.
No, ma che dico!
Sono esageratamente sbalordita!*___*

Cioè, 21 recensioni solo per lo scorso capitolo!
Sono ancora emozionata al pensiero: è il numero più alto di commenti che ho ricevuto per un solo capitolo!°___°
Davvero, grazie mille a tutti per l’affetto e l’entusiasmo con cui continuate a seguirmi!
Quando, due anni fa ormai, iniziai a scrivere il primo capitolo di questa storia, giuro che non mi sarei mai e poi mai immaginata di riuscire a ricevere addirittura 21 recensioni per un solo capitolo!
Né, di riuscire ad avere, in totale, a storia ancora da concludersi, ben 250 commenti!

Grazie, grazie, grazie!
Sono sempre un po’ in imbarazzo in questi casi, perché ho sempre l’impressione che un mio semplice GRAZIE non sia abbastanza per ripagarvi dell’affetto che mi trasmettete tramite i vostri commenti.
Sul serio, io vi adoro, dal primo all’ultimo!
Adoro chi commenta sempre e chi sporadicamente, i nuovi arrivati che riescono a leggersi 400 pagine di fan fiction in una sola botta –complimenti, davvero!-, chi mi aggiunge tra le sue autrici preferite, chi aggiunge questa storia a preferiti, ricordati e seguiti, e anche coloro che, in silenzio, continuano a leggere e ad apprezzare questa mia piccola storia!
Poi un grazie davvero speciale alle 21 persone che si sono prese un po’ del loro tempo per lasciarmi un commento allo scorso capitolo ( Books; gufetta_95; Lione94; Misery13; Zakurio; le_montagnine; Panta Rei; jececca; terryborry; harmon8y9; Enris; miyuko; BeggyStar; elita; edlla; Minnieinlove; brando; googletta; _bambolina_; pulcino; FrankyDamix )

G R A Z I E  davvero, infinitamente grazie!
Per ogni parola che mi avete lasciato, per avermi fatto capire di essere riuscita a scrivere il capitolo che volevo, per l’affetto delle vostre frasi e per il sostegno che mi regalate con ogni lettera pigiata sulle vostre tastiere per lasciarmi un commento!

 Ora, passiamo a questo nuovo capitolo: ammetto di essere un po’ preoccupata.
Il capitolo in sé mi piace, ho dovuto tagliarlo perché già così erano 19 pagine e aggiungere le ultime due parti che mi ero prefissata sarebbe stato allungarlo ancora di più e forse rischiava di diventare troppo pesante!
Il mio problema è che dopo un capitolo come ‘Our Solemn Hour’, ricco di emozioni e molto apprezzato da tutti voi, ho paura che questo qui non ne sia all’altezza, risultando un po’ deludente e non rispettando le vostre aspettative.
Beh, spero sinceramente che non sia così. Anche per questo capitolo, come per quello scorso e tutti gli altri prima, ci ho messo tutta me stessa, quindi spero vi piaccia *_*

E, ovviamente, sarebbe un sogno vedervi nuovamente tanto numerosi a commentare!

 
Mi scuso se questa presentazione è un po’ disconnessa con le parole, ma non mi sento troppo bene…
Quindi, dopo questa lunga prefazione, vi lascio a leggere il capitolo :3
Un bacione enorme<3

 

Giulia.

 

 
PS. Ho creato un profilo su facebook per questo account di EFP, dove poter interagire con chi mi segue e magari, di tanto in tanto, aggiungere qualche spoilerata sui nuovi capitoli di ‘Un Particolare In Più’. Se vi va di aggiungermi, ne sarei davvero onorata!
Questo è il link al profilo
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~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXIII
Schiava di Malfoy

 

 

 





Anche il campo di rose blu era completamente innevato e la cosa la sorprese.
Eppure, stranamente, non sentiva affatto freddo, nonostante fosse vestita solamente di una camicia da notte estiva, di bianca seta, piacevole contro la sue pelle.
Come era finita lì, sinceramente, non se lo ricordava affatto.
Non ricordava nulla, veramente. Come se fosse stata Obliviata più di una volta, ripetutamente. Una fitta alle tempie sembrava volerle confermare la cosa.
Alexis Potter si guardò intorno, smarrita: non aveva memoria di nulla, se non di quello splendido campo innevato, come se la sua vita l’avesse vissuta interamente lì.

Eppure, era felice.
Con un sorriso sulle belle labbra, si alzò in piedi, leggera come non si era mai sentita in tutta la sua vita. Volteggiò tra i fiocchi di neve, sollevando le braccia al cielo per raccoglierli nei palmi: erano soffici e delicati, ma assolutamente non freddi, come invece si sarebbe aspettata. La cosa la fece ridere divertita, come una bambina. Chiuse gli occhi e lasciò che la neve le accarezzasse il profilo delle guance.
Poi, l’odore della legna bruciata le solleticò il naso, costringendola a voltarsi appena.

Odore di casa.
Le aveva sempre ricordato Sirius: le sere passate davanti al caminetto a Grimmould Place, accanto a lui che le raccontava le avventure dei Malandrini, conservavano sempre un posto speciale nel suo cuore.
Un posto a cui nessuno avrebbe mai potuto avere accesso.
Aprì gli occhi e si trovò davanti ad una casetta di campagna. Era piccola e interamente in legno e dava l’idea di essere terribilmente accogliente. Dal piccolo comignolo fuoriusciva una lunga nuvola nera, che si perdeva nel cielo buio di quella notte priva di stelle.
Per un solo momento, ebbe quasi la certezza che aprendo la porta avrebbe trovato Sirius ad accoglierla: i capelli neri che scendevano in ciocche eleganti a coprire di sfuggita lo sguardo arrogante e le sopracciglia oblique.
Dimenticata la neve, si precipitò all’ingresso della casetta e sbirciò l’interno dalla piccola finestrella illuminata: all’interno c’era una donna intenta a cuocere qualcosa in un calderone. La osservò per qualche minuto, poi la donna alzò il viso e intercettò il suo sguardo. Le sorrise, come solo lei sapeva fare, e le fece un cenno con la mano, invitandola ad entrare. Senza farselo ripetere due volte, Alexis aprì la porta e si introdusse nella casa, dove un caldo accogliente l’avvolse piacevole.
La donna le si avvicinò: aveva una lunga massa di capelli boccolosi, di un rosso tanto intenso da far male e due occhi spaventosamente verdi e materni.
-Ben tornata, piccola Alexis.-
La salutò, porgendole una mano. Senza rispondere, la Potter si limitò a sorridere e le prese la mano, lasciandosi condurre al tavolo che occupava un lato della stanza. La bella dea, come l’aveva rinominata lei stessa tempo prima, le porse una scodella e la riempì con il contenuto del calderone.
-Ecco, mangia: devi essere affamata.-
Alexis sorrise ancora, quasi incapace di parlare. Si sedette composta e prese il cucchiaio che la donna le porgeva. Lo immerse nella ciotola, ma scattò immediatamente indietro, come scottata. Cacciò un urlo e balzò in piedi, rovesciando la sedia.

Era…sangue?
La donna le rivolse un’occhiata strana, corrugando le eleganti sopracciglia.
-Qualcosa non va, tesoro?-
Alexis si voltò a guardarla, gli occhi enormi sul visino pallido.
-È…È sangue quello!-
Urlò, con una punta d’isteria nella voce incrinata.
La dea piegò il viso su di un lato e si avvicinò alla ciotola, che prese tra le mani. Poi, inaspettatamente, scoppiò in una risata delicata che ebbe il potere di farla tranquillizzare immediatamente.
-Ma no, sciocchina! E’ solamente zuppa di pomodori.- la schernì, scuotendo il capo e porgendole di nuovo la scodella –Vedi?-
Alexis chinò lo sguardo sul liquido rossastro e ora, in effetti, aveva tutta l’impressione di essere un’ottima e calda zuppa di pomodori. Sbattè le palpebre più di una volta e poi si prese la fronte con una mano, accasciandosi sulla sedia che la dea aveva di nuovo tirato su.
-Perdonami, Lily…Devo essere proprio stanca.-
Si scusò, mordendosi appena il labbro inferiore. Si tastò delicata le tempie, come sorpresa di non trovarci qualcosa che invece avrebbe dovuto esserci. Un nuovo dolore alla base della cute la convinse a desistere dal ricordare.
La dea le sorrise e le si avvicinò, prendendole delicatamente i polsi.

Un flash, nella sua memoria, le fece dolere il petto.
Mani bianche che le sfioravano i polsi in una presa gentile, per toglierle le dita da quella ferita.

Sobbalzò, spalancando gli occhi, come se solo in quel momento si fosse resa conto di una cosa importantissima che però, appena incrociò lo sguardo di smeraldo, dolce e materno, della sua dea, dimenticò completamente, lasciandosela scivolare via come sabbia bianca tra le dita.
-C’è qualcosa che ti preoccupa, mia piccola Alexis?-
Le chiese ansiosa, prendendole il viso con una mano e costringendola ad alzare il mento, per poterla guardare.

Occhi d’argento davanti ai suoi, carichi di odio e frustrazione, che sostituirono quelli della dea che lei aveva rinominato Lily, come sua madre, per un solo istante e basta, prima di tornare ad essere il nulla vuoto nella sua memoria inesistente.
La guardò con occhi vacui e scosse appena il capo.
-No. Non me lo ricordo.-
Mormorò, corrugando le sopracciglia nello sforzo. La donna la strinse a sé, premendole il viso contro il petto, pericolosamente vicino al punto in cui la strana rosa rossa le penetrava la carne bianca e perfetta.
Sorrise e di un sorriso un po’ folle.
-Esatto.-
Le sibilò all’orecchio, prendendo a sfiorarle i capelli con gesti lenti e misurati.
Poi, all’improvviso, qualcuno bussò alla porta della piccola casetta.
La dea si voltò di scatto, dando le spalle ad Alexis che la sentì chiaramente…ringhiare?
Accadde tutto troppo velocemente perché lei ci capisse qualcosa. Il mondo prese a vorticarle intorno, la porta esplose e la dea scomparve.
La sua attenzione fu catturata da un dolore acuto al polso: era come se qualcuno di molto forte le stesse stritolando la pelle. Alzò il braccio e vide il braccialetto diventare sempre più piccolo, creando quasi un solco sul suo polso.

Il serpente si snodò dal rovo di spine e le sibilò contro, maligno, prima di emanare una luminescenza accecante ed esplodere in piccoli frammenti.
Poi, scomparve anche lei, nell’oblio della dimenticanza. 




 

Alexis Potter si rigirò nell’enorme letto, muovendo le mani alla disperata ricerca di libertà dal pesante groviglio di coperte che quasi la soffocavano. Mugugnò qualcosa di indefinito e scosse la testa più volte, prima di spalancare gli occhi, che brillarono di puro terrore. Si alzò a sedere di scatto, come fosse stata improvvisamente punta da un inferocito Ricciocorno Schiattoso. I capelli le si riversono sul viso, in ciocche scomposte e disordinate; aveva il fiato corto, come se si fosse appena svegliata da una lunga corsa.
Una corsa per scappare da quel sogno maledetto.
Socchiuse gli occhi e respirò lentamente, portandosi una mano al petto.
Inspirare.
Espirare.
Calmarsi.

Il mondo le vorticò leggermente intorno, come lamentela della testa ferita che protestava per quello scatto così brusco. Si prese tutto il tempo necessario per stabilizzarsi e si portò le mani, dalle dita gelide, ad accogliere le guance bollenti, trovando sollievo.
Deglutì e riaprì gli occhi, piano, solo quando fu sicura che le immagini non le traballasero più davanti. Si guardò intorno e il ricordo della sera precedente la colpì.

Come uno Schiantesimo in pieno petto.
Si liberò del groviglio di coperte che le stavano ancora soffocando le cosce e raccolse le gambe al petto, nascondendovici il viso sopra.
Che cosa aveva fatto?
Battè la fronte contro le ginocchia, ignorando il dolore alle tempie.
Stupida.
Stupida.
Stupida.

-Stupida!-
Esclamò infine, dando l’ennesima capocciata. Si mise poi le dita tra capelli e piegò la testa all’indietro, sbattendo appena contro il muro.

Ancora dolore.
Ignorarlo nuovamente.

Si rimise le mani sulle guance e si diede qualche colpetto, sperando in chissà quale grazia divina che, lo sapeva, non sarebbe mai arrivata.
Poi, all’improvviso, spalancò di nuovo gli occhi.

Draco!
Si voltò di scatto ad osservare l’altro lato dell’enorme letto in cui, la sera prima, si era addormentata piangendo.
Lo fissò per qualche istante, poi sospirò e allungò una mano.

Una fitta al cuore.
Le dita tremanti sfiorarono il cuscino e ricaddero miseramente nel vuoto. 

Lui non c’era.

Sospirò e socchiuse di nuovo gli occhi, stringendo le mani in due pugni che artigliarono il bordo del piumone, stropicciandolo appena.
Era arrabbiato.
Ragionevolmente ed esageratamente incazzato.
E ora, sapeva tutto.
La verità: un’arma a doppiotaglio, che poteva ferire la prigioniera e il carceriere in qualsiasi momento.
Bastava solo una mossa più azzardata per superare il confine.
Lei, sua schiava.
Dove li avrebbe portati quella storia?

Alexis riaprì gli occhi, sentendosi improvvisamente stanca e svuotata di tutte le forze, come un palloncino sgonfio, che non ha più la forza di librarsi nell’aria. Pigra, si alzò dal letto e si diresse in bagno, dove si tolse la benda ormai scomposta e si sciacquò il viso, prima di osservare il suo disastroso riflesso nello specchio: i capelli erano gonfi e privi di forma, gli occhi vuoti e scavati nel viso troppo pallido, le labbra gonfie della violenza subita. Un brivido le percorse la schiena, al ricordo della prepotenza con cui Draco l’aveva toccata.
Quasi violentata.
Le venne da piangere, di nuovo, ma si trattenne coraggiosamente e alzò il mento, lanciandosi un’occhiata fiera al di là dello specchio. Contro ogni logica razionale, le venne da sorridere: si ricordava Blaise Zabini, in quel momento, sempre pronto a lanciarsi affascinanti occhiate da ogni superficie riflettente del castello – che stesse impazzendo? Scosse la testa e frugò nei cassetti del mobiletto, alla ricerca di una spazzola: trovò solo un piccolo pettine e si accontentò, utilizzandolo come meglio poteva per sbrigliarsi i capelli che ora, leggermente elettrici, le si alzavano da una parte all’altra, indomabili.
Capelli di una Potter.
Si diede qualche pizzicotto sulle guance, per ridarsi colorito, e poi tornò in camera. Si guardò intorno, mettendo le mani sui fianchi, senza sapere che cosa fare. Guardò la porta, indecisa: andare a prendere una divisa pulita – cambiarsi la camicia strappata, magari – non sarebbe stata una cattiva idea.
Resta qui e non ti muovere. Non ti conviene disobbedirmi, fidati, o la prossima volta non basteranno tutte le suppliche del mondo a fermarmi.”
Le parole di Draco le attraversarono la memoria e un brivido violento le scrollò le spalle.
Scosse la testa per l’ennesima volta, per cacciare la sensazione terribile che le opprimeva il petto ad ogni ricordo di quella dannata serata.

Draco dormiens numquam titillandus.

Recitava il motto di Hogwarts e forse era meglio dargli retta.

Non voleva di certo attirarsi ulteriormente le ire del drago.
Si guardò intorno, ancora, senza sapere cosa fare. Poi, il suo sguardo si concentrò sul letto disfatto.
“Da oggi sarai mia schiava”
Sbattè le palpebre, un po’ perplessa per il pensiero che le era baluginato in mente.
Una schiava.
Rimuginò, poi alzò lo sguardo al cielo e prese il piumone, gettandolo ai piedi del letto.
Una schiava era dedita alle faccende domestiche, no?
Stava sprimacciando un cuscino, quando la porta della camera si aprì, facendola sobbalzare appena. Si voltò di scatto per osservare Draco Malfoy entrare nella camera e richiudersi la porta alle spalle, come se lei neanche ci fosse.
Senza guardarla né rivolgerle un saluto, si levò il mantello e lo lanciò sopra la sedia; si allentò la cravatta e si sbottonò la camicia, frizionandosi i capelli con una mano, distrattamente.
Aveva il viso pallido e profonde occhiaie scure gli scavano appena gli occhi spenti.

Doveva essere stato sveglio tutta la notte, chissà dove.
Alexis deglutì appena, mentre lui si toglieva le scarpe e le lanciava sotto la scrivania, dove presto le raggiunsero anche la cravatta e la camicia. La ragazza gli voltò le spalle, leggermente rossa in viso: anche se l’aveva quasi violentata, non poteva di certo impedirsi di pensare che, comunque, Draco Malfoy fosse dannatamente bello, con i muscoli dell’addome che tiravano in modo sublime la pelle bianca, dove i duri allenamenti di Quidditch, iniziati molto prima, a casa sua, lo avevano forgiato.
Scosse ancora la testa e si riconcentrò sul cuscino, che depositò sul letto, prima di coprirlo con il lenzuolo. Draco la oltrepassò e si infilò nel bagno, come se lei neanche ci fosse. Poi, tornò indietro e le lanciò uno sguardo perplesso dalla porta del bagno.
-Si puo’ sapere che diavolo stai facendo?-
Alexis sobbalzò spaventata perché non si era assolutamente aspettata di sentire la sua voce.

Quel tono freddo e ancora decisamente arrabbiato, velato appena da una confusione comprensibile.
Si tirò su, raddrizzando la schiena, e alzò il mento, fiera, senza voltarsi a guardarlo. Rimase a fissare il suo riflesso nello specchio, perché, in effetti, non aveva il coraggio di affrontarlo a viso aperto.
Mai lasciare al serpente la possibilità di incantarti con il suo sguardo serafico o potresti ritrovarti morsa e avvelenata prima che riesca a rendertene conto.
Si schiarì appena la voce, ostentando quel coraggio che, oramai, le apparteneva solo per facciata.
-Ti sto sistemando il letto.-
Si limitò a rispondere, secca.
Draco le fissò la schiena con insistenza, sollevando un sopracciglio.
-E perché?-
Questa volta fu il turno di Alexis di aggrottare la fronte; incrociò le braccia al petto, leggermente stizzita.
-Hai detto che dovevo essere tua schiava. Non è forse questo quello che fanno le schiave?-
Fredda e tagliente, la sua voce berciò nel silenzio con autentico orgoglio e gli occhi di Draco bruciarono sorpresi. Senza degnarlo di ulteriori attenzioni, Alexis si piegò di nuovo e continuò a sistemare il letto.
-Smettila.-
Il tono imperioso del ragazzo le fece salire un brivido lungo tutta la schiena e la gelò sul posto. Deglutì e strinse le mani in due pugni.
-Sei una stupida.- la rimproverò, atono, e lei si voltò, finalmente, a fronteggiarlo, con le sopracciglia corrugate nello sforzo inutile di comprenderlo –Ho detto che saresti stata mia schiava, non un elfo domestico.-
Le fece notare, poggiando la testa sullo stipite della porta e osservandola con un’occhiata infastidita. Alexis sbattè le palpebre ripetutamente e le sue guance assunsero una deliziosa tintarella.

No, non deliziosa.
Bugiarda.
Odiosa.
Maledetta.
Dannata… mente deliziosa.

Draco Malfoy strinse gli occhi pericolosamente a quel pensiero e un nervo teso affiorò sulla guancia bianca.
Infido angelo ammaliatore.
Lei deglutì e indietreggiò di un passo, spaventata dalla cattiveria improvvisa e gratuita di quello sguardo che, fino ad un giorno prima, l’aveva sempre guardata con protettiva gentilezza e fermo desiderio. Abbassò il viso e prese a contorcersi le mani, nervosa, mentre borbottava qualcosa di poco chiaro. Senza degnarla di ulteriori attenzioni, Draco si chiuse in bagno.
Alexis si prese la fronte tra le mani ed ebbe voglia di strapparsi tutti i capelli. Poi, pensò che sarebbe stato ancora più rilassante strappare quelli di Malfoy. Magari a morsi.
Si lasciò ricadere a peso morto sul letto e si massaggiò le tempie: era sinceramente preoccupata per quello che l’aspettava.

Un inferno, sicuro, dal momento che il suo carceriere era un demonio vestito da angelo.

Quando il Demonio uscì dal bagno, aveva un aspetto decisamente migliore: i capelli erano stati trattenuti dalla solita mano di gel e il viso pallido non recava alcuna traccia della nottata bianca che aveva affrontato. Alexis lo studiò di sottecchi, sollevandosi lentamente dal letto, e lui, senza degnarla di attenzioni, aprì l’anta dell’armadio, scansando i residui dello specchio con un gesto non curante del piede, coperto di nuovo dalle scarpe lucide. Scelse una camicia e se la infilò, con la pigra lentezza di chi non ha nulla da fare. Poi, si annodò la cravatta al collo e infilò il maglioncino grigio.
Quello stesso maglioncino che lei, ultimamente, adorava sfiorare con le dita, per sentirne la morbidezza incredibile e il calore che solo lui sapeva regalarle.
Strinse le mani in due pugni, a quel pensiero, che le faceva solo male.
Lanciandogli un’altra occhiata di sottecchi, le venne spontaneo domandarsi che cosa avesse intenzione di chiederle.
Che cosa ne sarebbe stato di loro.

A quale caro prezzo si protegge un segreto.
-Andiamo.-
Le ordinò all’improvviso e lei, di nuovo, sobbalzò sorpresa, come se non si aspettasse che lui le rivolgesse ancora la parola.
-Do…Dove?-
Domandò, incerta, scattando in piedi.
Draco Malfoy sorrise con fredda gentilezza.
-Ma a colazione, amore. Dove se no?-
La schernì e il tono mellifluo delle sue parole le scese sulla pelle come una ventata gelida e tagliente. Rabbrividì e abbassò lo sguardo, deglutendo appena.

Quella situazione non le piaceva. Non le piaceva per niente!
Poi, come ricordatasi di un elemento importante, alzò il viso di scatto e Draco si limitò ad osservarla impassibile.
-Ma non posso andarci così…Insomma, mi serve un’altra camicia.-
Mormorò, tirandosi giù il lembo del maglione con le mani, come per nascondere la pelle bianca della pancia che era inevitabilmente rimasta scoperta.
Draco sogghignò appena, tanto che, per un momento, lei temette davvero per il peggio.
Poi, si girò e, sbuffando, prese una sua camicia dall’armadio e gliela lanciò.
-Ecco. Vestiti e andiamo, ho fame.- 




 

Se era vero che ogni specchio rotto portava sette anni di guai, Malfoy ne aveva in abbondanza per tutta la vita.
Forse anche di più.
Era questo quello che pensava Blaise Zabini, mentre gli studiava la mano malamente fasciata.
Scosse il capo, leggermente esasperato, e alcune ciocche di capelli neri calarono a coprirgli lo sguardo.

Un coro di sospiri si levò alla sua destra.
Con un gesto elegante della mano abbronzata ricacciò le ciocche al lato del suo viso e poi si allungò a prendere uno dei suoi dolcetti viola, prima che Draco decidesse di ridurli tutti nuovamente in briciole.
Un altro coro di sospiri si sollevò alla sua sinistra.
Draco Malfoy lanciò un’occhiataccia al piccolo fan club personale di Blaise Zabini, mentre l’idolo in questione rivolgeva loro un sorriso seducente.
Inutile dire che, nuovamente, le piccole ochette schiamazzarono entusiaste.
-Dì loro di smetterla o sarò io a rivolgergli qualche parola.-
Crucio…o Avada Kedavra, magari.
Blaise si voltò a lanciargli un’occhiata offesa.
-Malfoy, se sei stressato, sei pregato di non sfogarti sulle mie gioie.-
Lo rimproverò e le piccole primine – ma anche qualcuna più grandicella, se vogliamo dirla tutta – fecero una linguaccia al biondino, tutte soddisfatte.
-Non mi sembra che io mi sfoghi su Alexandra, quando sono nervoso.-
Aggiunse, alzando il mento con aria indispettita e allungando una mano per capovolgere la tazzina che aveva di fronte; subito, una piccoletta dai capelli rossi gli versò del the e lui le regalò un sorriso distratto che la fece arrossire.
Draco gli lanciò un’altra occhiataccia, che però cadde nel vuoto, dato che Zabini, sotto richiesta, era tutto preoccupato ad insegnare alle sue fanciulle come bere del the in perfetto stile inglese. Lo mandò mentalmente al diavolo più di una volta, prima di pulirsi la mano dalle briciole dell’ultimo biscotto che aveva, involontariamente, stritolato.
Alexandra Bl…No, Alexis Potter, seduta accanto a lui, fissava il proprio piatto con innaturale interesse, spezzettando una briosche senza avere davvero l’aria di una che volesse mangiarla. Poco distante, Pansy Parkinson e la sua banda di ochette starnazzavano divertite ad una barzelletta di Goyle che, sicuramente, non avrebbe fatto ridere nessun altro che delle teste vuote come loro. Diamond Cherin aveva preso posto al tavolo dei Corvonero e parlava in modo concitato con Charlie Liplose, facendogli venire in mente che forse, la biondina, dopo aver provato gran parte della fauna maschile di Hogwarts, voleva passare anche all’altra sponda. Chissà cosa ne avrebbe pensato Nott che, quella mattina, a colazione, non c’era.

Che fosse rimasto traumatizzato dalla notizia che forse la sua ragazza volesse diventare lesbica?
In effetti, tempo addietro aveva avuto il mezzo sospetto che la Cherin fosse attratta dalla piccola Alexandra Black ma, fortunatamente per lui, Alexandra…no, Alexis Potter, era convintamente etero.
Strinse la mano in un pugno, al ricordo di quel nome che forse era solo un nome; o forse, segnava qualcosa di più profondo al quale, sinceramente, non aveva neanche voglia di pensare.
Certo, se la Cherin si fosse davvero rivelata lesbica, sarebbe stato un colpo di scena: aveva dovuto farsi gran parte della popolazione maschile di Hogwarts per capirlo?
Beh, anche Blaise tendeva a farsi tutta la fauna femminile della scuola, solitamente, e non era minimamente intenzionato ad avere una relazione fissa, ma questo non significava affatto che lui fosse gay. No…?
Spalancando appena gli occhi, Draco si voltò verso Blaise che continuava a tenere la tazzina da the a mezz’aria, il mignolo rigorosamente alzato come una regina. Lo fissò e deglutì.
-Ehm…Blaise?-
Il ragazzo si voltò a guardarlo con un’occhiata di sufficienza, infastidito dall’essere stato interrotto proprio nella parte migliore della sua spiegazione.
-Sì, Malfoy?-
Draco lo osservò per qualche istante e Zabini restituì l’occhiata con un sopracciglio alzato.
-Tu non sei gay, vero?-
C’era quasi una nota di sottile panico nella voce di Draco, a quel pensiero: per Salazar, lo aveva visto più volte nudo Blaise che Alexis! – e nessuno pensi male.
Il moro lo fissò impassibile, come se quella domanda non fosse neanche degna di una risposta.
-Draco, gioia dei miei occhi.- cominciò, posando la tazzina con innaturale calma e girandosi di nuovo verso di lui per mettergli una mano sulla spalla. Malfoy deglutì ancora, seguendo le dita dell’amico con lo sguardo. –Per quanto tu possa essere incredibilmente affascinante, mi dispiace deluderti: non sei il mio tipo.-
Draco allargò gli occhi, preoccupato. Blaise gli sorrise in modo seducente, alzando una mano a sfiorargli una guancia, sotto lo sguardo preoccupato del piccolo fan club: insomma, Blaise Zabini, il loro idolo, non poteva essere gay!
-Certo, se tu fossi un pochino più in carne, con due gambe chilometriche, una lunga massa di capelli biondi e un florido paio di tette, allora forse potrei cambiare idea.-
Lo schernì, dandogli un pizzicotto sulla guancia. Draco fece una smorfia e gli schiaffeggiò la mano.
-Ah ah, divertente Blaise, davvero.-
Il moro si strinse nelle spalle.
-A domande stupide, risposte stupide. Dì, ti sei fatto una dose di Artigli di Drago stamattina? Perché se è così e non mi hai invitato, potrei seriamente offendermi.-
Draco storse le labbra in un’altra smorfia e Zabini gli diede una pacca confortevole su di una spalla.
-Mi dispiace, mon ami, ma sono etero ed intendo restarci. Non potrei fare un torto così grande al genere femminile, non ti pare? So che anche tu sei rimasto affascinato dalla mia bellezza smodata, ma dovrai cercare altrove.- lo schernì, scuotendo i capelli con fare vanitoso – Prova a chiedere ad Ernie Macmillan, gira voce che lui apprezzi molto…-
Ma non concluse la frase, perché Draco gli mollò un ceffone sulla nuca, come chiara risposta che a lui, degli altri maschi, non interessava proprio una zucca secca.
Blaise si strinse nelle spalle e tornò ad occuparsi delle sue ‘gioie’, che sospirarono sollevate alla notizia che il ragazzo che amavano e veneravano era convintamente etero.
Alexis Potter, che aveva sorriso di quella scena di tenera quotidianità, come se tutto quello che fosse successo la sera prima fosse, momentaneamente, solo un ricordo lontano, che poteva venir tranquillamente archiviato, non aveva comunque detto una parola. Ora, tra l’altro, la sua attenzione era stata catturata dall’entrata in Sala Grande del “Trio Miracoli”: Hermione Granger, come sempre in prima fila, con un grosso tomo tra le braccia, Ron Weasley, che si trascinava dietro di lei coprendo un grosso sbadiglio e, infine, Harry Potter, il cui sguardo, come attratto da una forza incontrastabile, era andato immediatamente a cercare quello della Black, che aveva sorriso appena, come semplice saluto.
-Versami del latte.-
La voce di Draco, al suo fianco, la fece trasalire. Si voltò verso di lui e gli lanciò un’occhiata confusa.
-Come, scusa?-
-Versami del latte.-
Ripetè lui, impassibile, mostrandole la tazza vuota. Alexis lo fissò stranita e poi il suo sguardo scivolò sulla caraffa del latte, che si trovava decisamente a pochi centimetri dalle mani di Draco. Non potè impedirsi di sollevare un sopracciglio.
-Non avevi detto che non mi volevi come tuo elfo domestico?-
Si informò accigliata.
Draco sorrise, sollevando appena un angolo delle belle labbra. Alzò una mano, con un gesto lento e calibrato, e le accarezzò il viso solo con la punta delle dita, facendola rabbrividire.
-Amore, amore, amore…Quante cose che devi imparare, ancora.-
Mormorò con sguardo assorto. La sue dita si mossero lente lungo tutto il profilo del collo e poi si intrecciarono ad una ciocca dei capelli corvini. Gli bastò tirare appena, perché lei fosse costretta a farsi più vicina.
-Non lamentarti.- le soffiò nell’orecchio, ammonendola per il fatto di aver appena emesso un gemito di dolore e protesta; poi le lanciò un’occhiata di sbieco. –Prova a disobbedirmi ancora una volta e sarà l’ultima cosa che farai sotto il nome dei Black, sono stato chiaro?-
Aggiunse sibillino e lei spalancò appena gli occhi, guardandolo di sottecchi, poi annuì appena. Draco le si avvicinò ancora e le regalò un bacio delicato sulla guancia.
-E ora sorridi, amore, non vorrai che gli altri si insospettiscano, vero?-
Alexis scosse lentamente il capo e si voltò a guardarlo, le labbra tirate in un sorrisino spento. Draco mise il broncio.
-Puoi fare di meglio.-
Le suggerì e lei non riuscì a trattenersi dallo sbuffare, meritandosi un’occhiataccia e un’altra tirata di capelli. Alexis chiuse gli occhi e quando li riaprì mostrò al ragazzo un sorriso luminoso.

Il cuore mancò un battito.
Quel sorriso, così bello e così sincero come tanti altri che gli aveva rivolto e del quale si era innamorato.
In realtà falso, bugiardo, maledetto, come tanti altri…?

Draco ghignò appena e si avvicinò a rubarle un rumoroso bacio a fior di labbra.
-Brava…-
Le mormorò sulla bocca, prima di lasciarla andare bruscamente. Si voltò e si versò il latte.
-Alla tua, amore.-

 

 

 

Alexis e Draco si erano separati all’ingresso della Sala Grande, diretti ognuno ad una diversa classe a seconda dell’orario di lezioni. La Potter era ora in compagnia di Diamond, che continuava a parlare di qualcosa che, sinceramente, non aveva la minima intenzione di stare a sentire. Così, con aria assorta in pensieri tutt’altro che rassicuranti, si limitava ad annuire o a negare, di tanto in tanto, a seconda delle occhiate che l’amica le rivolgeva durante il suo discorso, fatto con un’enfasi tale da costringerla ad agitare le mani per aria.
Magari li avesse avuti lei i suoi frivoli problemi.
Nonostante non stesse ascoltando una sola parola, non le era poi così difficile immaginare di cosa Diamond stesse parlando: ragazzi o trucchi; o alla possibilità di esplorare nuovi orizzonti sessuali, avrebbe pensato Malfoy.
Alexis sospirò e scosse lievemente il capo, ritrovandosi a pensare che non aveva assolutamente la minima voglia di seguire una lezione, in quel momento; se poi ci aggiungeva che si trattava di due ore di Pozioni, il desiderio diminuiva notevolmente.
Con l’umore che si ritrovava e tutti i pensieri che aveva in testa, avrebbe sicuramente fatto un’altra pessima figura con il professor Piton, che le avrebbe assegnato chissà quale altra punizione o avrebbe tolto altri punti a Serpeverde, facendole meritare mille occhiatacce dai suoi compagni di casa.

In certe situazioni, neanche il cognome Black poteva salvarla.
Erano appena scese dalla scalinata principale e si stavano dirigendo verso i sotterranei, quando una mano gelida le afferrò il polso con decisione, costringendola a fermarsi.
Alexis si voltò, a metà tra l’infastidito e il curioso.

Davanti a lei c’era, ovviamente, Draco Malfoy – chi altri, se no?
Corrugò le sopracciglia in una muta domanda, perplessa.
-Ciao, Draco!-
Lo salutò Diamond, con un’allegria che, per i due, era decisamente fuori luoghi. Il ragazzo si limitò a considerarla con un breve cenno del capo, prima di tornare a concentrare tutta la sua attenzione sulla Potter, che ancora lo osservava con la fronte aggrottata. La guardò per un lungo istante, senza dire nulla.

Solo Alexis si accorse che, in fondo a quell’occhiata impassibile, bruciava una luce strana, spaventosa, folle.
Ne ebbe paura.

Deglutì e la presa attorno al suo braccio si fece appena più insistente, a prova del fatto che Draco aveva letto la sua paura e le stesse silenziosamente comunicando che la sua reazione non era accettabile. Si costrinse allora a sorridere appena e chinò il capo verso una spalla.
-Tutto bene, Draco? Ti serve qualcosa…?-
Si era sforzata di mantenere il tono più normale che avesse, ma non era riuscita ad impedire alla sua voce di tremare appena sulle ultime parole, cosa che le fece meritare un’ulteriore stretta al polso. Non osò emettere neanche un sospiro e il sorriso le si congelò semplicemente sul viso.
Senza risponderle, Draco socchiuse gli occhi e quando sollevò il viso si concentrò su Diamond.
-Scusami Cherin, potresti lasciarci…?-
La domanda era solo una forma di gentilezza, perché era chiaro l’ordine sottointeso. Lentamente, Alexis si voltò ad osservare l’amica e in quel momento desiderò con tutta se stessa che Diamond la conoscesse così bene da cogliere il suo sguardo allarmato e capire che c’era qualcosa che non andava.

Purtroppo, Diamond Anne Cherin non era propriamente la migliore amica modello.
Tendeva sempre di più a preoccuparsi di se stessa che non degli altri e raramente faceva caso a tutto ciò che la circondava.
Era egocentrica ed egoista, a volte.
E forse, semplicemente troppo Serpeverde.

In ogni caso, non notò l’occhiata di sottile supplica che la mora le aveva lanciato e si limitò a sorridere, un po’ maliziosa.
-Ma certo, Malfoy.-
Ammiccò, come se avesse capito tutto di quella situazione, e diede una leggera gomitata al fianco di Alexis, mostrandole poi il pollice all’insù, prima di sgattaiolare via, verso i sotterranei, ridacchiando come una scema.

Per un momento, Alexis Potter desiderò non aver mai scelto Serpeverde come sua casa di appartenenza; sarebbe benissimo potuta andare a Grifondoro, proprio come Sirius. Era sicura che Hermione Granger o Ginny Weasley avrebbe colto al volo la sua occhiata.
Quel pensiero improvviso le fece male.
Era come desiderare di voler cancellare ciò che era successo in quei mesi, come se tutte le scelte fatte fossero state sbagliate; come se anche il suo rapporto con Draco, fosse stato solo un errore, al quale, tornando indietro nel tempo, avrebbe voluto riparare.
Se si fosse presentata ad Hogwarts con il suo vero nome…Se avesse scelto Grifondoro…Se avesse stretto amicizia con Hermione Granger…Se si fosse lasciata stringere da suo fratello, invece che da Draco Malfoy…

Un’altra fitta di dolore, ancora più forte, e questa volta non solo al petto, ma anche al polso che Malfoy aveva stretto duramente per costringerla a farsi appena più vicina al suo viso.
Tornare alla realtà fu disorientante e trovarsi il soggetto dei suoi pensieri tormentati ad un centimetro dal viso non fu di certo di grande aiuto.
-Dove credevi di andare?-
Il soffiò di quelle parole le sfiorò, malavolo, le labbra.
Alexis scosse appena il capo, costringendosi a cancellare ogni strana congettura dalla mente, e corrugò ancora le sopracciglia, muovendo freneticamente lo sguardo per non lasciarsi catturare da quell’argento vivo.
-A lezione…?-
Rispose titubante e Draco sorrise appena, chinandosi per trovarsi esattamente a qualche millimetro dal viso della ragazza; le posò la mano libera sotto il mento, per costringerla a guardarlo negli occhi.
-Sbagliato.- mormorò, socchiudendo appena le palpebre e inspirando profondamente, come se stesse annusando un profumo inebriante –Non ti avevo forse detto che ti volevo sempre accanto a me?-
Aggiunse e il tono della sua voce era chiaramente velato da una sottile minaccia.
-Sì, ma…-
Prima che potesse concludere la frase le dita di Draco le si premettero sulle labbra, costringendola a tacere. Il ragazzo rimase immobile per qualche secondo, con ancora gli occhi socchiusi. Lei si limitò a guardarlo, preoccupata. Poi, lentamente, lui allontanò il viso e le lanciò un’occhiata strana – forse, di dolce minaccia -, intimandole di non contraddirlo ancora. Le lasciò andare le labbra e le accarezzò una guancia, deponendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Niente lezioni per te oggi, amore. Vieni con me.-
Sorrise di quel sorriso strano, che a lei faceva davvero paura, e le lasciò andare il polso per intrecciare le dita a quelle della ragazza, con una presa gentile ma salda, come tacito monito a non provare a sfuggirgli – come se le fosse anche solo possibile pensare di farlo.
Alexis si lasciò condurre, guardandolo con un’occhiata a metà tra il nervoso e il dispiaciuto.

Odiava il modo in cui lui la chiamava: amore, quando quel sentimento, ora come ora, sembrava non avere quasi più senso tra di loro. 



 

 

L’aveva lasciata andare solo quando erano usciti in giardino, dopo aver fatto una veloce visita ai dormitori, dove Draco l’aveva costretta ad indossare un suo maglione pesante – che ora arrivava a coprirle appena sopra le ginocchia, vista la differenza di statura – e una morbidissima sciarpa grigia, che profumava dolorosamente di lui.
Ora, camminavano in silenzio nella neve, affondando lievemente in quella coltre bianca e gelida. Draco le era davanti e sembrava quasi passeggiare da solo, non prestando alcuna attenzione a lei, che quasi faticava a stare dietro al suo passo lungo. Dovette raggiungerlo con una corsetta, per non allontanarsi troppo.
-Do…Dove stiamo andando?-
Gli domandò trafelata, mettendoglisi di fianco e alzando il viso per poterlo guardare. Il profilo che Draco le offriva era serio e altezzoso e non cambiò minimamente alle parole della ragazza. Neanche le rispose, limitandosi a rimanere con lo sguardo fisso davanti a sé, ad osservare quella che doveva essere la sua meta.
Alexis sospirò e abbassò lo sguardo: tutto avrebbe accettato, in quel momento, ma la sua indifferenza era decisamente la cosa peggiore.

C’era un peso sul suo cuore che l’avrebbe schiacciato molto presto.
Draco la condusse fino al campo di Quidditch e la lasciò al centro di esso, come quella ormai lontana mattinata, dopo l’uscita del loro articolo su Vanity Witch.
Non c’era bisogno di vederlo tornare dagli spogliatoi con la scopa da corsa in spalla, per capire che aveva intenzione di volare…con lei.
Alexis deglutì e, istintivamente, mosse un passo indietro.
No.
Non di nuovo.
Perché di tante cose aveva scelto proprio quella?

Sapeva che odiava volare e sapeva che soffriva spaventosamente di vertigini.
Appunto, si ritrovò a pensare poi, dandosi mentalmente della sciocca.
Draco sapeva benissimo quali erano le sue paure e, adesso, scoperta la verità, non sembrava volersi fare alcuno scrupolo per utilizzarle a suo vantaggio.

La vendetta del serpente, dolorosa e lenta come il suo veleno nel sangue.
Il ragazzo la raggiunse e le scoccò un’occhiata molto spasmodica quando la vide indietreggiare ancora, con gli occhi spalancati. La squadrò da capo a piedi, con un’impassibilità terrificante; poi, le diede le spalle e prese la scopa, sulla quale si mise cavalcioni, dando una leggera spinta con i piedi per cominciare a fluttuare.
-Sali.-
Ordinò brusco, senza voltarsi a guardarla nuovamente.
Alexis rimase immobile ad osservargli la schiena tesa e le spalle larghe, senza avere davvero intensione di seguire quelle parole. Indietreggiò di un altro passo, scuotendo lievemente la testa, e il fruscio dell’erba del campo calpestata si propagò nel silenzio, facendogli intuire i suoi movimenti, nonostante non potesse vederla.
-Sali, ho detto.-
Ripetè, con una nota dura nel tono di voce, basso e gutturale, come un ringhio rabbioso. Lei sobbalzò appena e strinse gli occhi, prima di avvicinarsi lentamente alla scopa. Allungò le dita per sfiorare il manico di legno e abituarsi all’idea di quello che stava per fare.

Per Salazar…
Mentre si metteva cavalcioni della scopa, si ritrovò a pensare che avrebbe voluto avere la forza e il coraggio di ribellarsi, in quel momento.
Perché continuare ad assecondarlo, in fondo?
Bastava andare da Harry e raccontare tutta la verità e quella tortura sarebbe finita.
Draco non avrebbe più avuto niente per tenerla legata a sé e lei avrebbe potuto finalmente allontanarsi da lui.

Ma che cosa stava dicendo?
Ancora, una fitta all’altezza del ventre.
Lei non voleva assolutamente allontanarsi da Draco. Non dopo tutto quello che avevano passato insieme. Non dopo che, finalmente, si erano resi conto dei loro sentimenti – dopo tre sofferti mesi di agonie e dispiaceri.
E se si fosse ribellata alle sue imposizioni, rendendosi libera dalla sua momentanea schiavitù, non aveva effettivamente idea di quello che sarebbe successo a loro.
Forse, si sarebbero allontanati per sempre, irrimediabilmente.
E lei, non voleva.

Si strinse alla schiena di Draco, correndo a circondargli la vita con le braccia in una presa ferrea e lui, fortunatamente, non protestò. Premette la guancia contro di lui e chiuse forte gli occhi.
Poi, Draco partì a tutta velocità, senza darle nemmeno il tempo di essersi davvero abituata all’idea del volo. Presero quota in pochi secondi, con il vento che li feriva tagliente e fischiava nelle loro orecchie. Alexis si strinse di più contro di lui, perché stavano continuando a salire pericolosamente e lei si sentiva tirata giù dalla forza di gravità e temeva sinceramente di scivolare dal manico e precipitare verso la morte sicura.
Continuavano a salire e a salire, fino a che, con una manovra brusca, che le fece contorcere le budella nello stomaco, Draco cambiò rotta. Deglutì, stringendo gli occhi al tal punto da farsi male. Ora le sembrava di procedere in picchiata verso il basso e il vento quasi le si congelava sul viso, facendola tremare per il freddo e per la paura.
-Dra…Draco, ti prego…-
Mormorò spaventata, ma non era sicura che lui l’avesse sentita o, se l’aveva fatto, era certa che l’avrebbe ignorata.

Perché avrebbe dovuto preoccuparsi di lei, piccola bugiarda?
Draco continuò nella sua folle corsa, con le braccia di lei che si stringevano convulsive attorno alla sua vita e il piccolo corpo ancorato alla sua schiena che tremava con forza. Il suo sguardo d’argento bruciò di indecisione, rabbia e frustrazione, mentre compiva un’altra manovra pericolosa e la sentiva sussultare dietro di sé. Sbuffò, scocciato, e lasciò il manico con una mano, facendo compiere alla scopa un piccolo sobbalzo, senza però accennare a rallentare.
Alexis mugolò spaventata e quasi non si rese conto della mano di Draco che, per un secondo soltanto, si era sollevata a sfiorare il dorso della sua, stretta sul ventre del ragazzo, prima di tornare a sorreggere il manico e spronare la scopa al massimo della velocità, con rabbia, verso la sua meta.
Quando cominciarono a rallentare, le sembrò di avere un leggero capogiro e si strinse ancora più forte contro la schiena di Draco, senza tuttavia accennare a riaprire gli occhi. Alla fine, dopo quello che le era sembrato il viaggio più lungo di tutta la sua vita, la scopa planò dolcemente fino a fermarsi, annunciandole che erano di nuovo sulla terra ferma. Troppo scossa, non riuscì a muoversi e se ne rimase semplicemente lì, ancorata a quel corpo che, nonostante tutto, riusciva a darle sicurezza.
-Guarda che puoi lasciarmi, ora. Siamo arrivati.-
Le comunicò ma lei scosse la testa contro la sua schiena, stringendosi ancora di più.
-Potter, lasciami.-
Le intimò severo, facendola sobbalzare. Riluttante, sciolse la presa delle sue braccia, sentendole improvvisamente indolenzite. Si allontanò lentamente, contenta, per lo meno, di sentire il terreno sotto i propri piedi.

Beh, non proprio il terreno.
Aprì gli occhi che era ancora seduta sulla scopa e ciò che vide le fece sbalzare il cuore in gola e spalancare gli occhi, che brillarono di puro orrore.
C’era una distesa immensa, davanti ai suoi occhi, completamente imbiancata dalla neve che aveva infuriato su Hogwarts per tutta la notte. Il giardino si estendeva a perdita d’occhio e il Lago Nero scintillava appena sotto i raggi soffusi di quel sole che, faticosamente, si faceva largo tra le nuvole grigie del cielo. Da lì, poteva vedere tutto: le numerose serre dove si tenevano le lezioni di Erbologia; le fronde degli alberi scuri della Foresta Proibita, che si muovevano minacciose e frusciavano sinistre, nascondendo, forse, cose decisamente peggiori; la casetta di Hagrid, dal comignolo della quale usciva una densa nube di fumo nero, segno che il caminetto era stato acceso per riscaldare l’ambiente.
Con il cuore in gola e gli occhi ancora spalancati, Alexis si portò una mano al petto, inorridita.

Draco Malfoy l’aveva portata sul tetto più alto di Hogwarts.



 

 

Senza che fosse ancora riuscita a fermare la corsa folle che il suo cuore aveva intrapreso ormai da un po’, scese dalla scopa, con una lentezza quasi esasperante, cosa che spinse il giovane Malfoy a sbuffare infastidito. Non le aveva neanche porto una mano, per aiutarla a scendere, e la cosa stava rendendo tutto molto più faticoso.
In fondo, non se lo meritava il suo aiuto.
Una volta che fu sicura che i suoi piedi non scivolassero sulle tegole ripide del tetto, Alexis lasciò andare il manico di scopa e Draco lo ritrasse bruscamente, poggiandolo poi in terra. Senza muoversi di un solo millimetro, la ragazza si voltò ad osservarlo mentre, con una tranquillità decisamente spaventosa, si metteva a sedere accanto alla sua Nimbus 2001 ed estraeva una sigaretta dal portasigarette in argento che aveva preso dalla sua tasca. Un colpo di bacchetta e l’odore dolciastro di cocco e cannella bruciate si mischiò al profumo freddo dell’inverno e della neve. Senza dire una parola, Alexis si abbassò lentamente e si rannicchiò su se stessa, portando le gambe al petto e stringendole con le braccia.
Bastava non guardare giù.
Bastava non guardare giù e tutto sarebbe andato per il meglio.
Bastava non…

Come la lingua che continua a tormentare un dente dolorante, così lo sguardo di smeraldo scese a controllare la vista ai suoi piedi: erano terribilmente in alto; se fosse caduta da lassù, neanche il medimago più bravo del San Mungo avrebbe potuto salvarle la vita.
Un brivido le scosse violento le spalle.
Mugugnò disperata e affondò il viso sulle ginocchia, stringendo forte gli occhi.
Mai far arrabbiare un Malfoy.
Ignorandola, Draco continuò a fumare e il suo sguardo grigio, così simile al cielo plumbeo di quella giornata, si perse all’orizzonte, senza concentrarsi su alcun dettaglio particolare.
Gli aveva mentito.
La sua piccola Alexandra Black…No, la sua piccola Alexis Potter, gli aveva mentito e ancora non riusciva a capacitarsi della cosa.
E ogni volta che si ritrovava a pensarci, un moto di rabbia tanto forte lo coglieva quasi di sorpresa, togliendogli ogni barlume di lucidità.
Si era sentito annientato, quando aveva letto quel nome.
Lei, la ragazza che lo aveva catturato con il suo sorriso e la sua timidezza.
Lei, la ragazza che lo aveva fatto disperare in quei mesi, perché diversa da tutte le altre.
Lei, che aveva dovuto conquistare tra mille difficoltà.
Lei, così pura ed innocente che accanto a lui desiderava solo un abbraccio.
Lei, che pur cedendo al suo fascino aveva combattuto fino allo stremo, prima di cedere a quel corteggiamente spietato e possessivo.
Lei, che aveva imparato ad amarlo esattamente come lui aveva, senza alcuna remore, imparato ad amare lei.
Lei, che non si era fidata di lui abbastanza da raccontargli la verità.
Lei, che aveva dato così poco valore a quello che lui provava nei suoi confronti.
Lei, che come una perfetta Potter, era solo una piccola Mezzosangue bugiarda.
Lo aveva preso in giro.
Lo aveva incastrato.
Lei, rosa di tutti i peccati più innocenti, lo aveva accarezzato con i suoi petali setosi e poi, a tradimento, lo aveva stretto tra le sue spine velenose.
Gliel’avrebbe pagata.
Nessuno si prendeva gioco di un Malfoy e la passa liscia.
Nessuno.
Neppure lei.

Draco Malfoy strinse la mano in un pugno tanto forte che la sigaretta si spezzò irrimediabilmente in due parti inutilizzabili. Lo sguardo d’argento scese ad osservare il danno fatto, con indifferenza, mentre riapriva le dita indolenzite – doveva averle strette tanto violentemente da un po’ ormai, senza rendersene conto – e lasciava scivolare via i residui della sigaretta.
Alexis si era ora voltata a guardarlo, perché concentrarsi su di lui l’avrebbe di certo aiutata a non pensare all’altezza. Aveva disteso una gamba e portato l’altra al petto, sul ginocchio della quale aveva posato il gomito. Teneva l’altra la mano vicina al fianco, le dita aperte a sorreggere il peso di quel corpo che sembrava esile solo all’apparenza, ma che possedeva muscoli tesi e rigidi fasci di nervi che lo rendevano decisamente forte – e lei aveva potuto sperimentarlo la sera prima, quando era riuscito a bloccarla senza alcuno sforzo. Il viso era apparentemente tranquillo, ma al suo sguardo attento non sfuggiva la linea dura delle sue mascelle, accentuata dal nervo gonfio sulla guancia bianca; gli occhi bruciavano di qualche pensiero rabbioso e non le fu difficile immaginare a chi fosse rivolto. I capelli biondi, ormai liberi dalla mano di gel, dopo il bel volo, si agitavano inquieti nel vento invernale, danzandogli intorno al viso con un’eleganza quasi impossibile.
Ogni volta che lo guardava, Alexis Potter non poteva non pensare a quanto quel ragazzo fosse bello.

Così  d o l o r o s a m e n t e  bello.
Ebbe l’impulso di allungare una mano e intrecciarla a quella che lui teneva distesa sulle tegole. Le sarebbe piaciuto poter saggiare la pelle vellutata del dorso e sentire le dita gelide e affusolate tra le sue.
Ma, fortunatamente, la distanza le impediva di raggiungerlo, cosa che le diede la forza di rimanere ferma, al suo posto. Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, poi si voltò di nuovo a guardarlo.
-Malfoy?-
Non sapeva perché era di nuovo passata al cognome, ora, ma sentiva quasi che era giusto così perché, improvvisamente, il ragazzo che aveva davanti le sembrava solo uno sconosciuto.
Draco non si voltò a guardarla, ma lei riuscì a notare lo stesso il lampo ferito che aveva attraversato i suoi occhi per un istante solamente. No, forse se lo era solo immaginato, perché ora il suo sguardo era completamente svuotato di ogni emozione.
-Che cosa vuoi?-
Brusca, la sua voce tagliò l’aria con gelida cattiveria, regalandole l’ennesimo schiaffo morale della giornata. Strinse di più le braccia attorno alle gambe, come se le volesse inglobare nel petto e sparire per sempre.

In un luogo dove non avrebbe più dovuto soffrire ancora.
Si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia, sforzandosi di non guardare il panorama sotto di sé che, in un luogo più sicuro del tetto della scuola, avrebbe forse trovato affascinante.
-Per quello che vale…mi dispiace.-
Mormorò e sentì gli occhi velarlesi appena di lacrime che, miracolosamente, riuscì a ricacciare indietro.

O forse era stato solo il vento a congelargliele prima che scivolassero sulle guance arrossate.
Attese in silenzio una risposta che, forse, sapeva non sarebbe mai arrivata.
-Amore, guardami.-
Inaspettata, la voce di Draco aleggiò nell’aria con una dolcezza sorprendente, che la convinse a rialzare lo sguardo immediatamente. Il ragazzo la stava ora guardando e sulle sue labbra figurava un sorrisino appena.
Lento e pigro come un felino, Draco gattonò vicino a lei e le si mise di fronte, con le ginocchia poggiate sulle tegole ma le coscie distese, in modo da torreggiare su di lei.
Continuava a sorridergli con gentilezza, mentre avvicinava una mano al suo viso e le sfiorava una guancia, arrossata dal freddo. Si avvicinò tanto che i loro nasi si sfiorarono delicatamente.

Il cuore di Alexis si gonfiò appena di gioia…
-Non penserai che delle semplici scuse possano basta, vero?-
…e poi si ridusse alla dolorosa dimensione di una nocciolina.
La ragazza lo guardò atterrita, spalancando gli occhioni verdi sul viso improvvisamente pallido. Draco le sorrise ancora e i suoi occhi bruciarono di soddisfazione.
-L’ho sempre pensato che fossi una piccola sciocca, amore.-
Un altro schiaffo morale diretto al suo cuore, mentre quelle dita gelide, da elegante pianista, le accarezzavano la guancia con tenerezza, dove lei sentiva invece il dolore graffiante di un colpo ben assestato.

Sì, era questo che voleva vedere nei suoi occhi.
Tristezza.
Delusione.
Umiliazione.
Le stesse cose che aveva provato lui di fronte a quella verità rivelata da una lettera traditrice.

Alexis non disse una parola, forse perché era troppo scioccata anche solo per pensare di aprire bocca e parlare.
Draco continuava a sorridere in quel modo arrogante e a sfiorarla con carezze che promettevano solo un dolore acuto e fastidioso. Poi, le sue dita fredde scesero a lambirle il collo e le presero la sciarpa che portava al collo, snodandola con lentezza. Lei si limitò a guardarlo, senza capire cosa avesse intenzione di fare.
Quando le sfilò la sciarpa, lei sentì il freddo pungente dell’inverno attaccarle la pelle sensibile del collo e, istintivamente, si strinse nel colletto del maglione che, come la sciarpa, profumava maledettamente di lui.
Draco la osservò con un sorrisino strano, prima di allontanarsi lentamente e sollevare la mano. Le dita attorno alla sciarpa si allentarono e il pregiato pezzo di cashmere finamente lavorato si librò nell’aria, con la delicatezza di una farfalla. Alexis la seguì con lo sguardo, fino a che essa non si impigliò in un pinnacolo del tetto e cominciò a volteggiare come una bandiera.
Draco, che si era rimesso seduto accanto alla scopa, si voltò a lanciarle un’occhiata tutt’altro che rassicurante.
-Valla a riprendere.-
Le ordinò cattivo, mentre le labbra si aprivano in un ghigno malevolo.
Alexis abbassò il viso di scatto, incrociando lo sguardo argenteo e determinato che il ragazzo le stava rivolgendo.
-Che cosa?!-
Urlò quasi, solo che, per la mancanza di fiato, la voce le uscì tremula e stridula come il suono di una corda di violino suonata da un drago.
Draco non si scompose minimamente.
-Valla a riprendere.- ripetè deciso, reclinando appena la testa. –E’ un ordine.- aggiunse infine, sottolineando la cosa per marcare tutti i sotto sensi che essa conteneva.
Alexis sgranò gli occhi e il suo visino si fece ancora più pallido.
-Ma l’hai fatta volare via apposta!-
Protestò, mentre metteva giù le gambe e artigliava i lembi del maglioncino con le dita. Draco le rivolse un’occhiata arrogante.
-E allora?-
-E allora te la vai a riprendere da solo!-
Sbottò al limite della sopportazione, gli occhi che scintillavano e le guance improvvisamente rosse per lo sdegno.

Era così bella quando si arrabbiava.
-Bene.-
Si limitò a rispondere Draco, apatico.

Come bene? Era stato così semplice?
Alexis aggrottò le sopracciglia, mentre una brutta sensazione si faceva largo dentro di lei, allargandolesi nel petto come una macchia di sangue.
Senza rivolgerle più lo sguardo, Draco si alzò lentamente, alzando le braccia verso l’alto per stiracchiarsi pigro. Si mise alla sinistra della sua scopa.
-Su!-
Ordinò e la Nimbus2001 saltò nella sua mano che, pronta la accolse. Poi, con eleganza, si mise cavalcioni di essa.
-Che cosa stai facendo?-
Si informò Alexis preoccupata, guardandolo dal basso. Draco si voltò a considerla con un’occhiata di sufficienza.
-O mi riprendi la sciarpa o io ti lascio qui.-
Dichiarò e sorrise soddisfatto quando la vide sbiancare di nuovo.

Sofferenza e paura.
-Non oseresti davvero!-
Replicò decisa, ma la nota in fondo al suo sguardo era tinta di una chiara insicurezza.

Lui era un Malfoy.
E quando voleva qualcosa lo otteneva, sempre, in un modo o nell’altro.

-Non sfidarmi.-
La avvertì, improvvisamente serio. Si voltò in avanti e si diede una spinta con i piedi, cominciando a salire verso il cielo. Alexis sbarrò gli occhi, terrorizzata, e scattò in piedi.
-Va bene! Va bene!-
Urlò e Draco si voltò a guardarla, fluttuando ad un metro d’altezza.
Aveva di nuovo le guance rosse e gli occhi scintillavano di puro terrore.

Deliziosa.
-Vai.-
Le ordinò duro, scoccandole un’occhiataccia. Lei lo guardò dal basso, ma compreso che non avrebbe ricevuto nessuna grazia divina – non dal Principe delle Serpi, per lo meno- deglutì e sospirò. Si riabbassò lentamente e si mise gattoni, cominciando ad avanzare verso il pinnacolo che, a lei, sembrava decisamente troppo lontano.
Draco la seguì con lo sguardo, attento: la vide avanzare lentamente lungo le tegole e fermarsi di tanto in tanto, mentre una folata di vento più decisa le faceva volare i capelli davanti al viso; si accucciava su se stessa e se li ritirava indietro, prima di tornare a gattonare indecisa. Alla fine, riuscì a raggiungere il pinnacolo.
Alexis alzò lo sguardo e allungò una mano per prendere la sciarpa, inutilmente: il pinnacolo era abbastanza alto e lei avrebbe dovuto almeno mettersi in piedi per riuscire a raggiungerlo. Si voltò a lanciare uno sguardo di supplica a Malfoy ma quello, impassibile, si limitò ad osservare le sue mosse. Chiuse allora gli occhi e si ancorò al pinnacolo, sollevandosi lentamente. Una volta che fu sicura di essere stabile, allungò di nuovo il braccio, ma alla fine dovette sollevarsi in punta di piedi per aggrapparsi alla sciarpa e tirarla giù. Quando la ebbe finalmente tra le mani, sospirò di sollievo. La strinse tra le dita con rabbia e, quasi dimentica dell’altezza, si voltò a fronteggiare Draco, che la osservava soddisfatto.
-Contento?-
Gli urlò contro, arrabbiata, e lui ghignò prepotente, alzando un sopracciglio.
-Sì, molto.-
Rispose divertito; ma non era propriamente per la sciarpa, quanto per il fatto che, mentre si arrampicava, una folata di vento più forte le aveva sollevato la gonna, mostrandogli le mutandine di pizzo nero che indossava.
-Bella biancheria, amore. Stasera vorrei avere il piacere di esaminarla più da vicino.-
La schernì e lei arrossì di vergogna, alzando un pugno verso l’alto con fare minaccioso.
-Porco!-
Gridò indignata e fece per raggiungerlo.

Magari poteva attuare quel piano di strappargli i capelli con i denti.
Infuriata e con lo sguardo concentrato sul viso del giovane, non si rese conto che il suo piede si incastrava in una tegola mancante. Si fermò quando non riuscì più a muoversi e si voltò a guardare la sua scarpa incastrata tra due tegole. Tirò appena, ma non riuscì a disincastrarsi. Draco la guardò e un’ombra preoccupata gli attraversò lo sguardo.
-Che succede?-
-Mi…Mi sono incastrata. Aiuto!-
Mormorò lei, nello sforzo di tirare via il piede da quella trappola. Draco sbuffò e alzò gli occhi al cielo: ma se la poteva scegliere una ragazza più imbranata?

Uno strano calore gli pervase il petto, doloroso, ma lo ignorò prontamente.
-Aspetta, arrivo.-
Biascicò con tono infastidito, volandole pigramente accanto.
Ma prima che riuscisse a raggiungerla, Alexis aveva tirato più forte ed era riuscita a disincastrare il piede. Il problema era che, con lo sforzo compiuto, era stata sbalzata indietro e ora, sotto gli occhi spalancati di Draco Malfoy, era scivolata all’indietro e stava rotolando lungo tutte le tegole…fino al bordo.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
L’urlo terrorizzato di Alexis riecheggiò nel silenzio e uno stormo di uccelli neri si levò dalla Foresta Proibita, scomparendo immediatamente dietro le nuvole plumbee. Draco osservò la scena quasi al rallentatore, il grido che lo trapassava come una pugnalata dritta allo stomaco.
Senza sapere come o perché, il suo corpo reagì, piegandosi in avanti e facendo scattare la scopa. Quando si rese conto, con orrore, che non l’avrebbe raggiunta in tempo, si lanciò dalla scopa, picchiando forte con la spalla sulle tegole e prese a scivolare a sua volta. Allungò le mani per prenderla, ma le sfuggì più volte, mentre si avvicinava sempre di più al bordo del tetto.

Quando la vide scivolare oltre di esso, si sentì morire.
Con uno sforzo immenso, la raggiunse appena in tempo e, allungato il braccio, riuscì a prenderla per un polso prima che cadesse inevitabilmente verso il vuoto.
Rimasero fermi per un solo istante, ad assorbire la gravità della situazione: Draco era piegato oltre il bordo del tetto, con una mano che lo artigliava, il busto che sporgeva quasi completamente e un braccio disteso a tenere il polso di Alexis che, inerme e spaventata, penzolava.
Compiendo uno sforzo enorme – che gli costò un dolore acuto di tutti i muscoli della spalla – Draco riuscì a tirarsi su insieme alla ragazza che, per contraccolpo, gli cadde addosso.
Rimasero entrambi fermi, distesi sulle tegole innevate del castello, con il fiato corto e i corpi tremanti. Senza neanche rendersene conto, Draco la strinse forte a sé, mentre un senso di gelo gli circondava il cuore. Alexis strinse forte gli occhi e le lacrime cominciarono a rigarle il viso, mentre, tutta tremante, stringeva le dita sul morbido maglione del ragazzo. Passarono qualche minuto buono a rendersi conto che erano ancora vivi per puro miracolo. Lui deglutì e le sfiorò i capelli, delicato, non capacitandosi del fatto che l’aveva quasi persa.

E questa volta per davvero.
Alexis tirò su con il naso e, lentamente, alzò lo sguardo per osservare Draco.
-Mi…Mi hai appena salvato la vita.-
Mormorò incredula e lui abbassò lo sguardo per incrociare quello smeraldo liquido e spaventato che gli diede uno scossone forte al cuore.
-Già…Hai un altro debito nei miei confronti, ora.-
Nonostante le parole gelide, Alexis sentì chiaramente la sua voce tremare provata. Non disse nulla e lui, senza alcuna cattiveria, le sfiorò il viso con una carezza, raccogliendole le lacrime tra le dita. Poi, le lambì la fronte con un bacio delicato mentre, con gesti lenti e misurati, si alzava in piedi e la prendeva per le mani per aiutarla a fare lo stesso. Richiamò la scopa e, questa volta, la aiutò a salire, mettendosela davanti.
-Andiamo.-
Disse semplicemente e, mentre lei si aggrappava forte al suo collo, nascondendo il viso nella sua spalla, lui si sollevò in volo e la ragazza potè chiaramente sentire il suo cuore battere agitato nel petto.
-Draco…per favore.-
Mormorò, ma lui non la lasciò finire e la strinse di più a sé con un braccio.
-Andrò piano, non preoccuparti.-

Il volo del ritorno fu molto più tranquillo.

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Capitolo 34
*** Il confine da non oltrepassare ***


Ok.
Sono quasi due mesi che non aggiorno.
Questo nuovo capitolo non mi convince.
Ed è lungo solo dieci pagine.
Mi dispiace, sul serio, ma meglio di così non sono riuscita a fare ç___ç
Diciamo che in questo periodo non ho avuto un minimo di ispirazione, tra la scuola e tutti gli impegni giornalieri, quindi per quasi due mesi non sono stata in grado di scrivere neanche una frase. Credo che questo mi abbia allontanata dai progressi che avevo fatto negli ultimi tempi in ambito della scrittura, quindi, nonostante non ritenga che questo capitolo sia proprio a cestinare, mi rendo conto da sola che non è minimamente paragonabile ai suoi due predecessori che, almeno dal mio punto di vista, sono i capitoli migliori che io abbia mai scritto in questa fan fiction.

Ad ogni modo, aspetto come sempre le vostre opinioni, per vedere se riuscirete a smentirmi anche questa volta (:
Bene, ora la smetto di ammorbarvi e vi lascio al capitolo!
Spero che, nonostante tutto, vi piaccia! *_*

 
Ci terrei a ringraziare chi continua a seguirmi dopo tutto questo tempo.
Davvero ragazze, siete diventate tantissime!
18 recensioni solo per lo scorso capitolo, riuscite davvero a farmi emozionare, ogni volta che leggo un vostro singolo commento!

Grazie, grazie, grazie e ancora mille volte grazie!
Se questo capitolo è qui, ancora una volta, è solo per voi e per l’affetto che le vostre parole mi trasmettono *_*

 

Questo capitolo è per ognuna di voi che è qui, a leggere.
Grazie <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXIV
Il confine da non oltrepassare

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era passata una settimana da quel giorno. Il ricordo di quel volo spericolato e di quella caduta spaventosa era ancora impresso nella sua memoria e, qualche volta, era tornato a tormentarla nel sonno, accompagnato da una visitina a quel luogo ameno dove la sua dea personale la faceva sempre sentire bene. Non aveva mai capito il significato di quei sogni, ma, sinceramente, non l’aveva neanche più cercato: riuscivano a tranquillizzarla e questo era tutto ciò che aveva bisogno di sapere.
La situazione con Draco non procedeva granchè bene: l’aveva lasciata in pace solo il giorno seguente all’incidente, poi aveva ricominciato a darle il tormento con le sue battutine e le sue richieste, obbligandola ad accompagnarlo agli allenamenti di Quidditch o a fargli compagnia in biblioteca quando doveva studiare.
Agli occhi di tutti, i due sembravano semplicemente felici: era difficile vederli separati, oramai, e passavano gran parte del loro tempo – lezioni permettendo – insieme. Solo Blaise Zabini aveva avvertito qualcosa di strano e innaturale nei loro comportamenti, ma aveva deciso di farsi i boccini suoi, perché di discutere con Draco proprio non gli andava. Inoltre, aveva già tanto da pensare per decidere quale abito indossare al cenone di Natale.
Il venticinque Dicembre era ormai prossimo e la McGranitt, all’inizio delle vacanze, era passata a prendere i nominativi di chi sarebbe rimasto ad Hogwarts quell’anno: nella lista c’erano anche Harry Potter, Ron Weasley, Hermione Granger, Draco Malfoy, Diamond Cherin, Blaise Zabini e Alexandra Black. Alla piccola Potter sarebbero piaciuto davvero andarsene per un po’ da quella scuola, allontanarsi da quell’ambiente che diventava ogni giorno più opprimente, trovare un po’ di tranquillità mettendo distanza tra lei e Draco ed Harry. Purtroppo, dopo l’ultima lettera, non aveva più avuto notizie di Sirius e, in ogni caso, non aveva un posto dove andare; senza contare che, ovviamente, Draco le aveva proibito di andarsene e l’aveva costretta a restare lì con lui.
Sarebbe mai arrivato il momento in cui sarebbe riuscita ad avere una vita normale e tranquilla?
Ormai, cominciava a dubitarne seriamente.






 

 

La biblioteca, quel sabato pomeriggio, era quasi deserta; solo alcuni studenti dell’ultimo anno studiavano, diligenti, occupando un tavolo nell’angolo più lontano dall’ingresso.
Era la prima giornata soleggiata dopo una settimana di intense nevicate, così la maggior parte del corpo studentesco era uscito a godersi l’illusione del calore. I raggi di quel sole bugiardo filtravano attraverso la grande finestra e andavano ad illuminare due teste chine su libri e pergamene: Draco Malfoy e Alexis Potter – per tutti Alexandra Black- sedevano ad uno dei tavoli, apparentemente assorti dal loro studio. Di tanto in tanto, Madama Pince, con uno spirito incredibilmente impiccione quel giorno, lanciava loro delle occhiate, studiando quei movimenti che sembravano di normale quotidianità, ma che al suo occhio di falco risultavano per quel che erano: incredibilmente forzati e meccanici.
Alexis sospirò per l’ennesima volta, in quel pomeriggio, socchiudendo gli occhi e abbandonando la piuma nel calamaio: era inutile continuare e cercare di capire perché mescolando sangue di drago e occhi di serpente si rischiasse un’esplosione catastrofica.
Si posò una mano sulla fronte e poi se la passò lentamente sugli occhi, stropicciandoli appena. Aprì un po’ le dita per poter sbirciare Draco di sottecchi: era concentrato sul testo di Trasfigurazioni, il profilo basso illuminato dai raggi di sole che filtravano dalla finestra appannata e gli occhi socchiusi, velati appena dalle ciglia.
Sapeva che lo stava guardando, ma non accennò neanche il minimo cambio di espressione; il suo sguardo rimase concentrato sugli appunti che stava diligentemente trascrivendo su una pergamena nuova. Alexis sospirò ancora e girò il viso, rivolgendolo alla finestra; per quanto a lungo avrebbe dovuto sopportare quella situazione? Le sembrava di essere tornata all’inizio di quell’anno scolastico, quando la mancanza di Sirius le gravava sul cuore come una pietra troppo pesante, il rapporto con Harry era incerto e la voglia di dire tutta la verità era travolgente e dolorosa; quando Draco la trattava male e la comandava con intimidazioni e minacce, pur di averla al suo fianco e renderla sua; quando a scuola tutto andava male e i voti colavano a picco, come Folletti della Cornovaglia tramortiti da uno Schiantesimo.

Non ce la faceva più.
-Vai.-
La voce di Draco, atona e incolore, la riportò alla realtà. Alexis scosse il capo e corrugò la fronte, confusa.
-Cosa?-
-Vattene.- ripetè lui con lo stesso tono, senza alzare lo sguardo dal libro e continuando a trascrivere gli appunti. –Mi deconcentri.-

Uno schiaffo avrebbe fatto sicuramente meno male di quelle parole.
Era lui a costringerla ad andare a studiare con lui in biblioteca! Era lui a volerla al suo fianco in ogni momento! E ora la trattava così? Lei lo deconcentrava?
Indignata, Alexis aprì le labbra e strinse gli occhi; fece per dire qualcosa, ma poi ci ripensò: non gliela avrebbe data vinta, era stufa dei suoi giochetti.
Senza dire una parola, raccolse le sue cose con calma, si mise la borsa tracolla ed uscì dalla biblioteca con passo deciso e sguardo determinato. Solo quando fu sulla soglia della porta, Draco si voltò a guardarla e notò il tremore oramai incontrollabile di quelle spalle esili. Una volta in corridoio, Alexis cominciò a correre e le lacrime che le scorrevano sulle guance non avrebbe saputo fermarle neanche se ne fosse andato della sua stessa vita.




 



 

Gli studenti rimasti ad Hogwarts per le vacanze natalizie non erano molti, come al solito, quindi i quattro tavoli delle casate erano spariti per lasciar posto ad un unico lungo tavolo al centro della Sala Grande. Alcuni gruppetti di ragazzi già si erano riuniti attorno alle meravigliose pietanze e mangiavano chiecchierando allegramente tra di loro.
Coleen Careye e Charlie Liplose erano le uniche delle Untouchable Ravens ad essere rimaste a scuola quell’anno, ma il loro piccolo commercio non si era fermato, anzi procedeva con piccole promozioni natalizie e grandi sconti per le socie – ma anche i soci – più fedeli. Ovviamente, Diamond Cherin era una di queste e, separatasi da Nott con un focoso bacio, si era diretta dalle due Corvonero e aveva preso posto accanto a loro, cominciando a confabulare fittamente di ragazzi e cosmetici.
-Secondo TeenWitch, l’anno prossimo torneranno di moda i colori metallici, come l’oro e l’argento, brillanti e audaci! Abbinati a pajettes e modelli asimetrici…Dovremmo organizzarci per creare cosmetici che si abbinino alle nuove tendenze, decisamente.-
Comunicò Coleen con tono pensoso, mentre sfogliava la rivista di moda e adocchiava un vestitino striminzito, aderente e di un bel color oro, con una sola spallina, perfetta anteprima della moda dell’anno oramai imminente.
-Oro e argento, uh?- registrò Charlie, prendendo uno specchietto dalla borsetta che aveva in grembo e osservandosi i capelli, ancora corti e sparati in tutte le direzioni, dal bel color rosa acceso. –Mi piace, stavo giusto pensando di cambiare tinta ai capelli e l’argento si sposerà bene con il mio incarnato niveo! Questa sera mi metterò al lavoro per creare una nuova gamma di TintaIstantanea dai colori metallici! Sarà un successone!-
Diamond ridacchiò e scosse il capo, avvicinandosi all’amica e rimirandosi a sua volta nello specchio.
-Credo che una ciocca dorata potrei farmela anch’io, farebbe risaltare i miei occhi, no? Che cosa ne pensi?-

Che tu sia una stupida oca, ecco cosa ne penso.
Hermione Granger, che passava dietro il gruppo di ragazze proprio in quel momento, si trattenne dall’esprimere ad alta voce la sua opinione o avrebbe rischiato di scatenare la Seconda Guerra Magica a colpi di rossetti volanti e piegaciglia assassini. Si voltò invece ad osservare Ron al suo fianco, che con la solita pigra eleganza trascinava i piedi come uno zombie ambulante e sbadigliava distratto senza neanche degnarsi di coprirsi la bocca enorme. Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non gli disse nulla: era Natale e a Natale si è tutti più buoni. E poi, forse era quell’atmosfera festiva o forse l’odore dei capelli di Ron, appena lavati e lasciati poi tutti scompigliati, ma sentiva uno strano calore nel petto, che si allargava ogni volta che lui le rivolgeva un’occhiata assente.
I due si accomodarono affianco ai gemelli Weasley, quanto più lontani dalle Untouchable Ravens, e Ron cominciò subito ad abbuffarsi, improvvisamente rianimato dalla deliziosa visione di tutto quel cibo. Hermione dovette coprire un sorriso spontaneo dietro un bicchiere di succo di zucca, mentre Fred e George cominciavano a fare le loro solite battute, per prendere in giro il fratello e scatenare i risolini di Lavanda Brown e Calì Patil, sedute nell’esatto centro tra il gruppo e le Untochable Ravens, in modo tale da tenere a portata di orecchio ogni battuta dei gemelli e ogni nuova tendenza del prossimo anno.
Harry Potter, che era entrato al seguito dei suoi due migliore amici, li aveva abbandonati poco dopo, quando aveva notato Alexandra Black fare il suo ingresso in Sala Grande e camminare lungo la tavolata alla ricerca di un posto. Senza pensarci troppo, l’aveva raggiunta, fermandola semplicemente poggiandole una mano su di una spalla. La ragazza era allora trasalita spaventata e si era voltata ad osservarlo di scatto. Solo quando lo sguardo verde aveva incontrato il suo gemello, allora si era rilassata appena.
Alexis lo guardò dal basso, per qualche secondo solamente, poi puntò lo sguardo in un punto indefinito oltre le spalle larghe del fratello, priva di qualsiasi espressione.

Vuota.
-Ah, sei tu.-
Atona e appena strascicata, la voce solitamente allegra della ragazza sembrava ora quella stanca e perennemente annoiata di Draco Malfoy: forse la piccola Black stava passando decisamente troppo tempo con quella maledetta serpe.
Harry la osservò dall’alto, senza scomporsi minimamente alla freddezza con cui lo stava trattando, simile a quella gentilezza senza calore che si riserva solitamente ad uno sconosciuto.
-Alex, penso che noi due dovremmo parlare.-
Esordì semplicemente, con tono caldo e tranquillo.

Ancora, uno schiaffo doloroso in pieno viso. Le budella che si contorcevano nello stomaco. Il cuore che si fermava di botto, come il suo respiro.
Alexis rialzò gli occhi di scatto e l’espressione che il suo volto aveva ora assunto colpì il petto del giovane Potter con una scarica di dolore: era un misto di disperazione e sofferenza. Gli venne voglia di alzare una mano e accarezzarle il profilo delle guance, ma lei fece un passo indietro, bloccando quell’azione ancora prima che fosse stata in grado di nascere.
-Harry io…-
Iniziò, ma una voce alle sue spalle la fece trasalire, stroncando di netto quel discorso che, già da solo, avrebbe abbandonato le sue labbra con una difficoltà indescrivibile.
-E di cosa, di grazia, sfregiato?-
Come sempre, non aveva bisogno voltarsi a guardarlo, per capire chi avesse avanzato quella domanda sfrontata: il tono sarcastico e strascicato erano un marchio di riconoscimento già abbastanza evidente; lo sguardo duro di Harry e il braccio forte che le circondò il fianco, costringendola a scontrarsi appena con un petto marmoreo furono solo una futile conferma a ciò che già sapeva dalla prima sillaba che la aveva interrotta. Alzò appena la testa per poterlo guardare in viso: Draco non la degnò di un’occhiata e continuò a guardare Harry con un sorriso arrogante.
-Draco.-
Si limitò a mormorare, con un soffio leggero, la mano appena aggrappata alla camicia immacolata. Solo allora il ragazzo chinò il capo per guardarla, ma gli occhi che le rivolse erano ciechi e privi di qualsiasi sentimento.

Un dolore acuto che squarciava il petto dall’interno.
-Ciao, amore.-
La salutò con un’inaspettata allegria, mentre le rivolgeva un sorriso pigro, da gatto. La strinse improvvisamente di più a sé e chinò il capo per annullare la distanza tra le loro labbra e colmare il vuoto con un gelido bacio rovente, che le tolse il respiro.

E l’anima.
Harry Potter sentì un colpo esplodergli nel petto e il posto che prima era occupato dal cuore era ora semplicemente cenere bruciata di fuochi artificiali e dannatamente dolorosi. Una mano gli si strinse incontrollabilmente in un pugno, che avrebbe volentieri scaraventato sul volto di Draco Malfoy. Ma quella fu l’unica reazione che si permise di avere, mentre spostava lo sguardo impassibile oltre i due, con un auto-controllo decisamente fuori dal comune: anni sotto le cattiverie continue dei Dursley lo avevano decisamente forgiato bene.
Quando il biondo si staccò rudemente dalla giovane Black, la ragazza aveva il fiato corto, le gote accese, le labbra gonfie e lo sguardo appena umido.

Un ulteriore fuoco artificiale esplose nel suo petto, nero come la morte.
Senza scomporsi minimamente, Harry riportò la sua attenzione su Malfoy che, per nulla provato, lo osservò alzando un sopracciglio verso l’alto, mentre con il braccio cingeva di più la vita di Alexandra, come se volesse sottolineare a chi la ragazza appartenesse.
Come se Alexandra fosse un trofeo tra di loro.
Come se il bacio di cui aveva dato spettacolo non fosse già stato abbastanza evidente.

Come faceva la Black a stare con un tipo come Malfoy, proprio non riusciva a spiegarselo. Lei era così dolce, gentile e indifesa e lui così rude, violento e bastardo.
Alexandra Black non avrebbe mai trovato la felicità se avesse continuato a stare con Draco Malfoy.
Lui, Harry Potter, era decisamente il tipo perfetto per lei, dal suo punto di vista.

Lo sentiva che quando stava in sua compagnia lei si trovava bene, ma allora perché non aveva scelto lui?
-Allora?-
Lo incalzò Draco, con espressione di superiorità.
-Non sono affari che ti riguardano.-
Si limitò a rispondere Harry, ora anche il suo tono era completamente apatico.
-Ah no?- le labbra di Draco si aprirono in un sorrisino inquietante – Se non lo avessi notato, Potter, io e Black stiamo insieme. Dunque, tutto ciò che è affar suo e anche affar mio.-
Alexis, ancora stretta tra il braccio di Draco e il suo petto, alzò il viso verso il ragazzo e lo guardò contrariata, assottigliando appena lo sguardo.
-Non credi che dovrebbe essere lei a scegliere in quali affari puoi immischiarti?-
Gli occhi di Alexis scivolarono sulla figura del fratello, spaventosamente tranquillo.
Nel frattempo, attorno ai tre, si era creata una piccola folla di curiosi, che osservava l’ennesimo battibecco tra i due esponenti più famosi di Grifondoro e Serpeverde. Fred e George Weasley, insieme a Coleen Careye e Charlie Liplose già scommettevano sull’esito di quello scontro.
-No, affatto.-
Rispose Malfoy, altrettanto calmo, e Alexis alzò il viso di scatto verso di lui, spingendogli le mani sul petto e facendo pressione per allontanarlo, senza troppi risultati.
-Draco!-
Lo riprese, le guance accese d’orgoglio. Il ragazzo si voltò lentamente a guardarla e, con finta ingenuità, la osservò sorpreso.
-Sì, amore? Hai qualcosa da obiettare? – le domandò, tremendamente dolce – O forse hai qualcosa da nascondere? Qualche segreto di cui ci vuoi rendere partecipi, per caso?-
L’occhiata eloquente che le rivolse le attraversò il petto come una scarica elettrica ad altissima tensione, che le fece tremare appena le spalle. Rinunciò a districarsi dalla sua presa ferrea, perché si stava facendo solo più male, e si limitò ad artigliargli la camicia con le dita, le mani che tremavano appena, così come il suo sguardo.
-Perché ti comporti così?-
Mormorò ferita e lui le sorrise, ignorando del tutto la folla ed Harry. La guardò per qualche lungo istante, come se fossero stati da soli al centro del nulla; alzò una mano e le sfiorò una guancia, prima di prendergli un polso con una stretta salda.
-Così come, amore?-
Si informò con tono innocente, stringendo appena le dita attorno al piccolo polso e facendole sfuggire un gemito di dolore.
-Ahi…Mi stai facendo male…-
Si lamentò, stringendo appena gli occhi.
Prima che potesse rendersene conto, venne liberata brutalmente dalla presa e dal braccio che le stringeva la vita. Aprendo gli occhi, capì che Harry era intervenuto e l’aveva liberata dalle spire maledette di quel serpente furioso.
-Adesso stai esagerando!-
Lo aggredì, gli occhi ardenti come smeraldi gettati nel fuoco dell’inferno. Ora, Draco ed Harry erano uno di fronte all’altro, dal momento che il giovane Potter si era frapposto tra Malfoy e la piccola Black.
-Sei patetico.- si limitò a rispondere il biondo, con tono pacato, prima di sghignazzare con disprezzo. – Tanto scioccamente infatuato di una ragazza che non potrà mai essere tua!-
Sputò con cattiveria, l’argento vivo dei suoi occhi che sprizzava cattiveria da ogni scaglia metallica.
Harry spalancò gli occhi, sorpreso, e il gruppo di studenti attorno a loro trattenne il fiato. Il moro si sentì avvampare all’improvviso e un delizioso rossore gli tinse le guance altrimenti smorte. L’odio nel suo sguardo sarebbe stato paragonabile solo alla violenza con cui un suo pugno si sarebbe scagliato dritto sul naso lungo di Malfoy, se solo Alexis non si fosse messa in mezzo tra i due, con le braccia aperte.
-Harry, no!-
Il ragazzo si fermò appena in tempo e le lanciò un’occhiataccia, ma non fece nulla.
-Non scatenate una rissa qui, non ne vale la pena! I professori vi stanno guardando e aspettano il minimo cenno per buttarvi fuori!-
Cercò di farli ragionare, voltandosi anche a lanciare uno sguardo a Draco, che la osservò con un sorrisetto fastidioso. Tornò poi a fissare Harry, che la osservò per qualche istante, prima di scuotere la testa amareggiato e passarsi una mano tra i capelli. Senza dire un’altra parola, si voltò e fece per incamminarsi tra la folla e andare via.
-Ti fai comandare così, Potter?- lo provocò Draco, meritandosi per questo l’ennesima occhiataccia da parte di Alexis –Cos’è, hai paura?-
Harry si fermò e si voltò appena, per considerarlo solo con la coda dell’occhio.
-No, è che non mi spreco per uno scarto umano come te.-
Si limitò a rispondere. Il sorriso scivolò via dalle labbra di Draco e un’espressione indignata gli dipinse il viso, mentre dei risolini dei Grifondoro si facevano largo nel silenzio.
-Come osi, brutto…-
-Che sta succedendo qui?-
L’ala destra della folla si aprì spintonata dal passaggio di Blaise Zabini, che nel suo metro e ottantatre spiccava su tutti, insieme ai gemelli Weasley. Si pose al centro di quel cerchio improvvisato e osservò la scena con occhio critico, prima di lisciarsi la giacca con le mani.
Draco, ringalluzzito dall’arrivo dell’amico, sorrise di nuovo, arrogante, e incrociò le braccia al petto, lanciandogli un’occhiata divertita.
-Potter non riesce ad accettare il fatto che Alexandra sia MIA e che mai nella sua vita potrà sperare di averla. Povero sfigato.-
Scosse la testa con fare rassegnato, il sorriso sbruffone sulle labbra. Alexis si voltò a guardarlo di scatto, i pugni stretti lungo i fianchi.
-Draco!-
Lo riprese scandalizzata, ma il suo rimprovero venne sovrastato dalla voce di Harry, che era tornato alla carica, mai così arrabbiato.
-Adesso basta!-
Ringhiò, alzando un braccio, pronto a scaraventare il tanto atteso pugno sul naso di Malfoy.
Alexis vide la scena quasi al rallentatore, gli occhi enormi sul viso pallido.

Doveva fare qualcosa!
Ancora, si mise in mezzo ai due e, con una forza di cui non si credeva capace, posò le mani sul petto del fratello e lo spintonò indietro con violenza, disorientandolo per qualche secondo. Harry la guardò confuso, aggrottando la fronte e Alexis gli rivolse un’occhiata decisa e orgogliosa.
-No, Harry. Basta tu. Se volevi parlarmi, fallo adesso e poi vattene. Ho perso già troppo tempo e odio questi teatrini.-
Quella frase venne lasciata ricadere nel silenzio freddo che si era appena creato. Tutti trattennero il respiro e Draco Malfoy fischiò, sollevando entrambe le sopracciglia, meritandosi un’occhiata strana da parte di Blaise.
Hermione Granger, che aveva raggiunto l’amico insieme a Ron e ai gemelli, arrossì di disappunto.
-Come si permette, quella maledetta serpe?- sibilò con rabbia, anche se tutti poterono sentirla perfettamente nel silenzio. – Ora gliela fa…-
Il suo discorso fu interrotto da Ron, che le aveva poggiato delicamente una mano sulle labbra e, con espressione stranamente seria, l’aveva osservata e aveva scosso la testa, come a dirle che non era il momento.
Alexis deglutì e il suo sguardo si puntò su di un punto indefinito alle spalle del fratello.

Non ce la faceva a guardarlo, non con quello che stava per dirgli.
Merlino, si sarebbe odiata a vita per averlo fatto.
Ma era l’unico modo per…Neanche lei sapeva più giustificarsi.
Bugie su bugie, un muro che prima o poi sarebbe crollato, mettendo tutti nei guai.
Sirius…

Sbuffò e strinse le mani in due pugni, fino a che non sentì le unghie perforarle i palmi.
-No, guarda, non mi importa. Qualunque cosa fosse, non credo meriti la mia attenzione. Non mi cercare più, non rivolgermi più la parola, lasciami in pace ed esci dalla mia vita, sono stata chiara?-
La sua voce era atona e tagliente come una katana appena affilata ed Harry accusò il colpo quasi come un automa, senza sentirne davvero il dolore.
Ciò che, in effetti, gli faceva più male, era osservare quegli occhi di smeraldo ora ciechi e impercettibilmente lucidi.

Gli stava mentendo.
Alexis si voltò, prima che lui potesse accertarsi che le lacrime che le velavano lo sguardo fossero reali e non che la sua mente le avesse create per attutire il dolore delle parole.
Alexis guardò Draco dritto negli occhi, ostentando un orgoglio spaventoso, gli occhi ora evidentemente lucidi.

Stavolta la katana affondò dritta nel petto di Draco, facendogli spalancare appena gli occhi.
-Spero che tu sia soddisfatto adesso.-
Sibilò con rabbia, prima di passare in mezzo a lui e Blaise e farsi largo in mezzo alla folla, per uscire e allontanarsi da tutti.
Draco rimase a fissare il vuoto, il sangue che sgorgava dalla ferita interna del suo cuore.
-Per niente.-
Mormorò, abbassando lo sguardo, mentre la folla si diradava e cominciava a bisbigliare concitata e a spettegolare su quanto appena successo.
Harry fu il secondo a lasciare la sala, non prima di essersi scontrato accidentamente con Malfoy. Ron ed Hermione lo seguirono a ruota, preoccupati.
Blaise, ancora interdetto da quanto appena successo, si riscosse solo quando tutti ripresero il proprio posto e continuarono a mangiare tra i bisbigli. Lanciò un’occhiata a Draco e lo prese per una spalla, voltandolo con violenza. I suoi occhi erano fini e bruciavano d’ira.
-Non so cosa cazzo tu abbia in mente, ma vedi di darti una calmata! Alexandra non merita questo trattamento.-
Lo rimproverò duro, artigliandogli una spalla. Draco lo osservò impassibile, poi gli schiaffeggiò la mano e se lo scrollò di dosso infastidito.
-Lasciami in pace Blaise e non immischiarti in faccende che non ti riguardano.-
Si limitò a rispondere, prima di voltarsi e abbandonare a sua volta la Sala Grande. 





 

 

 
Liberarsi di Diamond era stato meno difficile del previsto: aveva preso il suo momentaneo trasloco in camera di Draco come l’ennesima manifestazione del profondo legame d’amore che li univa e non aveva fatto troppe domande. Inoltre, così, avrebbe avuto la stanza libera per le sue nottate con Theodore.
Così, Alexis aveva gettato nella cartella qualche camicia pulita, insieme a due gonne e un maglioncino, una spazzola per capelli e lo spazzolino da denti. Accennando solo ad un veloce saluto con la mano, aveva lasciato la camera e una Diamond intenta a passarsi uno smalto azzurro sulle dita dei piedi. Si era poi diretta in camera di Draco, senza neanche fermarsi a salutare Blaise, che si limitò a seguirla con lo sguardo, al di sopra delle testoline sospiranti delle ragazze che lo circondavano.

Tutta quella faccenda puzzava decisamente di bruciato.
Quando si trovò davanti alla porta della stanza di Draco, la fissò per qualche momento, senza sapere bene che cosa fare. Chiuse gli occhi e prese un grande respiro, cercando di calmare il cuore che aveva preso a frullargli violento nel petto.
Odiava quella situazione.
Si passò una mano tra i capelli, scompigliandosi la frangetta, e poi bussò.
Nessuno rispose.
Girò la maniglia ed entrò piano nella stanza, osservandola nella penombra offerta dalla tremula fiammella di due candele poggiate sulla scrivania.
-Draco…?-
Lo chiamò, assottigliando lo sguardo per poter vedere meglio. L’unica risposta che ottenne fu lo scorrere dell’acqua proveniente dalla doccia che Draco si stava, probabilmente, facendo. Sospirò e abbandonò la borsa sulla poltrona all’angolo, cominciando a sistemare i vestiti che aveva lanciato alla rinfusa nel bagaglio per uscire quanto prima dalla propria stanza, prima che Diamond avesse potuto avere la brillante idea di farle qualche domanda scomoda. Aveva appena finito di ripiegare le camicie, quando la porta del bagno si aprì. Alexis si girò e quasi le prese un infarto: Draco Malfoy, appoggiato allo stipite della porta, la osservava con uno sguardo strano, i capelli bagnati che gocciolavano sul viso e il corpo statuario, coperto solo dall’asciugamano legato in vita, completamente cosparso di mille stille che riflettevano ogni minima sfumatura del fuoco delle candele.

Una visione peccaminosa e dannata.
Sentì il viso andarle letteralmente in fiamme e la stanza le sembrò improvvisamente troppo piccola; era come essere diventata claustrofobica in un secondo ed essere poi stata rinchiusa in uno stanzino minuscolo con altre tre persone.
Non respirava.
Draco la squadrò con una lentezza esasperante, poi si mosse e, senza degnarla di ulteriori occhiate, le diede le spalle, dirigendosi verso il suo armadio.
-Ah. Sei qui.-
Disse poi con una nota di disprezzo, come se la cosa non fosse abbastanza evidente.
Alexis si risvegliò e buttò fuori tutto il fiato che aveva trattenuto, permettendo all’aria di tornare a circolare liberamente nei suoi polmoni. Deglutì, perché all’improvviso sentiva la gola decisamente secca e dolorante. Serrò la mascella e alzò il viso, orgogliosa come una vera Grifondoro.

Come una vera Potter.
-Sì.-
Si limitò a rispondere, dura, ostentando un’incredibile alterigia, che stupì lei per prima: la voce non aveva tremato neanche un po’, ma era stata decisa in quell’unica parola.
Certo, era corta, ma almeno era un inizio.
Draco si girò lentamente ad osservarla, abbandonando l’interno dell’armadio che stava scrutando alla ricerca di qualcosa da mettersi. Il ghigno sensuale che le rivolse era decisamente poco rassicurante e la costrinse a deglutire.
Si avvicinò di un passo, lento come un felino che studia la sua preda.

La guardava con un’intensità tale, che lei si sentì morire dentro, incenerita dalle fiamme di un inferno maledetto, che la consumava lentamente e dolorosamente.
Draco fece un altro passo.
E la luce sinistra dei suoi occhi cambiò, diversamente colpita dalle tremule candele, diventando spaventosamente divertita.
Un altro passo ancora.
Le goccie che scivolavano lungo i fasci di nervi e i muscoli testi delineavano ogni sfaccettatura del suo fisico asciutto e perfetto, così potente da poterla ridurre in frantumi in qualsiasi momento.
L’ennesimo passo.
Ora la distanza di un altro ultimo passo li separava.
Alexis indietreggiò, spaventata da quel silenzio e da quell’occhiata.
Draco la studiò, passandosi la lingua sul labbro inferiore.
-Spogliati.-
Alexis spalancò gli occhi, ora decisamente terrorizzata. Sentì un mancamento e fu solo grazie alla poltrona dietro di lei che non rovinò in terra. Appoggiò una mano sul bracciolo e si sorresse, senza avere la forza di staccare lo sguardo da quello maledettamente serio di Draco.
-Che cosa?!?-
La voce le uscì in un misto di indignazione e paura, acuta e altisonante, priva di fiato.
Lui si limitò ad alzare un sopracciglio, le labbra ancora dispiegate in quel sorriso sfrontato.
-Spogliati, ho detto.-
Ripetè con tranquillità. Gli occhi di Alexis, se possibile, divennero ancora più grandi sul visino improvvisamente pallido. Scosse la testa, prima lentamente, poi, stringendo gli occhi, la scosse con foga, lasciando che i capelli le scivolassero sul viso.
-Ma non ci penso proprio! No!-
Si rifiutò decisa, la voce ancora acuta. Indietreggiò di un passo e si scontrò con il muro.

Era in trappola, di nuovo.
E ci si era messa da sola.
Di nuovo.

Draco sollevò entrambe le sopracciglia, leggermente sorpreso, ma il sorriso arrogante non lasciò mai le sue labbra.
-Ho capito.-
Il ghigno gli si allargò, orribile e bellissimo.

Poteva qualcosa di così bello essere tanto spaventoso?
Si avvicinò, colmando la distanza che li separava con un solo lungo passo.
Alexis tremò, gli occhi ancora spalancati.
-Vorrà dire che ci penserò io.-
Mormorò, poggiando le mani sul muro, ai lati del suo viso. Chinò appena il capo per poterla guardare bene negli occhi, lo sguardo deciso e annebbiato.
Alexis si strinse di più contro il muro, come se avesse potuto indietreggiare ancora o diventare talmente piccola da poter sparire.
-Cosa?- soffiò, il terrore che fuoriusciva con ogni suo respiro –Non puoi!-
Draco sogghignò, divertito, e lasciò scivolare una mano dal muro fino al suo viso, per prenderle il mento con una stretta violenta.
-Sì che posso.-
Sussurrò serio, con una punta di cattiveria. La sentì trattenere il respiro e avvertì il corpo tanto vicino, tremare.

Smeraldi enormi, carichi di angoscia e ricordi che ora, come vecchi filmini in bianco e nero, scorrevano davanti ad entrambi.
La violenza che l’aveva colto e con la quale l’aveva trascinata sul letto.
Baciata.
Deturpata.
Quasi violentata.
La paura nel petto di lei.
Il dolore dilaniante nel petto di lui.
Adesso, come allora e come sempre.
Loro due, insieme, Malfoy e Potter, mai più sbagliati.

Draco le lasciò andare il mento e sollevò il braccio con un gesto brusco, tanto che lei temette volesse farle qualcosa di orribile, come strapparle di nuovo la camicetta o buttarla sul letto con uno spintone violento. Strinse gli occhi, impaurita, ma l’unica cosa che avvertì fu una carezza gentile sulla guancia, tenera come quelle che lui le regalava prima di tutto quel disastro.
Uno strano calore, in fondo al cuore, come non ne sentiva più da giorni.
Draco le si avvicinò ulteriormente, passandole l’altro braccio intorno alla vita e stringendola appena, mantenendo comunque la distanza sufficiente per poterla osservare in viso.
Alexis si ritrovò a contatto con quella pelle liscia e umida, che profumava di buono, di pulito.

Il cuore accelerò i suoi battiti.
Draco chinò il capo e le sfiorò la tempia cone le labbra, in un bacio delicato.
-Adoro anche il profumo della tua paura.-
Mormorò pensieroso, costringendola ad aprire gli occhi per guardarlo. Lui le sorrise appena, senza alcuna punta di cattiveria.

L’argento liquido sembrava ora una pozza di antica malinconia che le fece stringere il cuore.
La lasciò andare e le prese il viso tra le mani. La guardò ancora e, lento, si avvicinò. Lei sorrise appena a sua volta e socchiuse gli occhi, pronta a colmare la poca distanza che li separava con quel bacio tanto atteso, che già assaporava dolce sulle labbra, per cancellare la violenza delle ultime settimane.
Rimasero fermi per qualche minuto.
Poi, alla fine, l’unica cosa che sfiorò le sue labbra fu il respiro freddo della risata sprezzante di Draco, che si allontanò velocemente, lasciandole andare il viso e abbandonandola in quella posizione sognante, da sola.
Alexis aprì gli occhi, disorientata e con il cuore ridotto in pezzi.
Senza degnarla di ulteriori attenzioni, Draco si vestì in fretta e uscì dalla stanza, lasciandola lì con solo il gelo a circondarle quel luogo caldo che, una volta, aveva occupato il suo cuore.

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Capitolo 35
*** Everybody makes mistakes {Happy Christmas} ***


~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

Capitolo XXXV
Everybody makes mistakes {Happy Christmas}

 

 

 

 

 

 

Alexis Lily Potter si sentiva davvero uno schifo.
Il che, ultimamente, non era una novità per nessuno, figurarsi per lei stessa.
Il tempo passava in fretta e, contemporaneamente, le giornate sembravano non trascorrere mai abbastanza velocemente.
L’agonia che aumentava.
Il dolore che esplodeva.
L’indifferenza che indossava.

Natale era arrivato senza che lei nemmeno se ne fosse resa davvero conto. Era stata Diamond a farglielo notare, quella stessa mattina, quando l’aveva svegliata con un sorrisone enorme e le aveva fatto gli auguri, prima di porgerle un pacchetto regalo.
Subito, la cosa l’aveva fatta sentire terribilmente in imbarazzo, perché lei non aveva comprato regali per nessuno – non si era nemmeno accorta che il 25 Dicembre era già arrivato, come avrebbe potuto?
Diamond non se l’era presa troppo e si era limitata a darle della sbadata, ma non aveva aggiunto altro, se non un’ insistente richiesta di aprire il pacco che le aveva regalato. Alexis aveva sorriso a disagio e poi aveva annuito appena, scartando la scatola verde brillante: all’interno c’erano un paio di stupende scarpe nere, con un tacco improponibilmente alto.
- Se vuoi farmi un regalo…- le aveva detto Diamond, dopo essersi lasciata abbracciare – Indossale questa sera alla festa! –
Alexis aveva corrugato la fronte, chinando il capo su di un lato.
- Festa…?- si informò, sollevando un sopracciglio.
Diamond sbuffò e scosse la testa, dandole una pacca sulla spalla.
- Ma dove hai la testa, in questi giorni, Alexandra Black? – le domandò retoricamente e Alexis si ritrovò a pensare che avrebbe voluto saperlo anche lei – La festa di Natale! Silente l’ha annunciato ieri sera a cena! Ricordi? –
Veramente no, non se lo ricordava affatto, ma si limitò ad annuire pensierosa, posando la scatola delle scarpe sul letto.
Era passata una settimana da quando aveva litigato con Harry e dall’ultima volta in cui aveva avuto una conversazione quasi civile con Draco. Aveva lasciato la sua camera da qualche giorno ormai, ma lui, stranamente, non le aveva detto nulla.

Ormai, quasi non si parlavano più.
“Adoro anche il profumo della tua paura.”
Le aveva sussurrato, prima di quel bacio mai saziato, che ancora aleggiava sulle sue labbra, bruciante come ghiaccio sulla pelle.
Poi, non si erano più rivolti parola, semplicemente.
Probabilmente, si era ritrovata a pensare Alexis, Draco si era stancato persino di giocare con lei e aveva deciso di rompere, definitivamente, ogni rapporto.
Il pensiero le faceva sempre mancare il respiro e appesantire dolorosamente il petto.
Dopo tutto quello che aveva fatto, lo aveva perso lo stesso…

-…non ho forse ragione? –
La voce contrariata di Diamond la fece tornare bruscamente alla realtà.
Alexis si voltò lentamente a scrutare l’amica, lo sguardo, ancora vacuo, che cercava di cancellare definitivamente brandelli di ricordi.
- Che cosa? – le chiese, sforzandosi di focalizzare la sua figura.
Diamond, stretta ancora nella maglia enorme che portava al posto del pigiama, la stava guardando con le mani poggiate sui fianchi. Aveva un’espressione decisamente infastidita sul viso, ma dal momento che non aveva sentito una sola parola di quello che le aveva detto, non avrebbe saputo decifrare se fosse per lei o per altro.
- Ma mi stai ascoltando? – sbuffò, prima di avvicinarlesi e picchiettarle appena le nocche sulla tempia sinistra – Toc. Toc. C’è ancora qualcuno in casa? –
Alexis socchiuse gli occhi e sospirò, mentre le scostava la mano e le dava le spalle, stringendosi le braccia al petto.
- Piacerebbe saperlo anche a me…- mormorò, più a se stessa che non a Diamond, che si limitò a fissarla, accigliata.
- Ehi…- le si avvicinò e le poggiò una mano sulla spalla – Va tutto bene? –
Alexis si sforzò di sorridere e si girò nuovamente ad osservarla, annuendo piano.
- Io…Sì, non preoccuparti. – disse semplicemente, stringendosi nelle spalle – Stavi dicendo? –
Diamond la scrutò dubbiosa, poi scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.

Un giorno o l’altro, Alexandra Black si sarebbe fatta del male da sola, se lo sentiva.
Le aveva sempre dato un po’ fastidio il fatto che non riuscisse a confidarsi con lei, come se non si fidasse abbastanza o non la ritenesse in grado di custodire un segreto o di consolarla, nonostante lei ci fosse sempre stata.
Ma non l’avrebbe mai pregata di raccontarle i suoi problemi: se Alexandra non voleva parlarne con lei, non si sarebbe di certo cruciata da sola.
Se non la riteneva abbastanza importante da sfogarsi con lei, erano affari che, alla fine, non le importavano affatto.

Diamond sollevò le sopracciglia con fare altezzoso e spostò il peso del suo corpo tutto sulla gamba destra.
- Dicevo che trovo decisamente ingiusto che Silente ci abbia avvisati della festa con un solo giorno d’anticipo! – si lamentò, dando l’impressione di non essersi mai preoccupata per l’amica – Insomma, io devo pur decidere che cosa mettermi, no? –

 

 

 

 

 
 

 

Blaise Zabini non era mai andato particolarmente d’accordo con Diamond Cherin, ma trovava che il suo disappunto sul poco preavviso dato per la festa che si sarebbe tenuta quella sera era decisamente giusto.
Avrebbe passato tutta la mattinata a scegliere il completo giusto da indossare.
Mentre aveva trasformato la sua stanza in un esplosione di vestiti di ogni sorta e li scrutava tutti, indossandoli e osservandosi poi allo specchio, che aveva incantato perché gli desse pareri sinceri, qualcuno bussò alla porta.
- Chi è? – si informò con voce scocciata: odiava essere interrotto nel bel mezzo di una sfilata importante come quella che stava facendo in quel momento.
La voce che rispose da dietro la porta era bassa e delicata e la riconobbe immediatamente.
- Sono Alexandra, posso entrare? –
Blaise sorrise, ammirandosi allo specchio.
- Vieni pure, ma stai attenta a dove metti i piedi una volta che sei dentro. – l’avvertì, mentre si sfilava la giacca azzurra e ne infilava una nera, sistemandosi il colletto.
Alexis aprì piano e si infilò nella stanza, chiudendosi poi la porta alle spalle.
- Wow. – fu la prima cosa che disse, mentre guardava, stupita, il trionfo d’abiti sparsi ordinatamente per la stanza: c’erano interi completi sul letto, camicie sulla sedia e sulla scrivania, cravatte appese al baldacchino e scarpe appaiate sul pavimento. Il suo sguardo fu poi attirato dalla figura di Blaise, che adesso si stava rimirando in un completo verde bottiglia, tirandosi i lembi della giacca, che gli fasciava le spalle ampie in modo perfetto.
- Ehilà, Alex! – la salutò, lanciandole un’occhiata e un sorriso dal riflesso nello specchio
- Fammi un favore: portami la cravatta verde trifoglio. –
Alexis corrugò la fronte e annuì, avvicinandosi al letto baldacchino, stando attenta a non calpestare le numerose scarpe.
Le cravatte erano divise per colori – ce ne saranno state almeno una cinquantina appese, tanto che Alexis si chiese cosa diavolo dovesse farcene -, quindi si avvicinò al cospicuo gruppo di quelle verdi, che differivano solo per alcune tonalità. Sinceramente, non avrebbe saputo decifrare quale di quelle fosse verde trifoglio, quindi, dopo averle osservate per qualche secondo, ne prese una a caso.
- No, no, non quella. – l’avvertì Blaise, mentre si sistemava il colletto della giacca – Hai preso la cravatta color verde foresta. – le spiegò paziente.
Alexis corrugò la fronte e scosse la testa, rimettendo a posto la cravatta e prendendone un’altra, ma ancora, Blaise la interruppe, prima che potesse tirarla giù.
- No, quella è verde salvia. – le si avvicinò e, sollevando il braccio, prese la cravatta giusta – Sei un disastro con i colori, Black. – la schernì, meritandosi un’occhiataccia a metà tra lo scettico e il divertito.
- Scusami tanto se non conosco la differenza tra verde foresta e verde trifoglio! – borbottò, imbronciando le labbra. Avrebbe voluto sedersi e incrociare le braccia al petto, ma fu costretta a fare solo la seconda cosa, perché il letto era cosparso di vestiti che, certamente, non sarebbero dovuti essere nemmeno sfiorati, figuriamoci stropicciati.
Blaise ridacchiò e le diede un buffetto sulla guancia, rivolgendole uno sguardo intenerito.
- Sai mettere una cravatta? – le domandò poi, porgendole il sottile pezzo di pregiata stoffa.
Alexis annuì e gli passò la cravatta dietro al colletto della camicia, poi prese a fare il nodo.
- Non ti sembra un po’ esagerato cominciare a prepararti? – gli chiese divertita, lanciandogli un’occhiata ammiccante dal basso – Insomma, sono solo le nove del mattino e la festa ci sarà almeno tra dodici ore! –
Blaise si strinse nelle spalle.
- Ho avuto decisamente poco preavviso e ho bisogno di tempo per raggiungere la perfezione. – sogghignò, mentre Alexis finiva di stringere la cravatta e gli dava un colpetto scherzoso sulla spalla, scuotendo la testa.

Se c’era una cosa che, ne era sicura, non sarebbe mai cambiata, quello era Blaise Zabini.
- Fatto. – annunciò semplicemente lei, arretrando di un passo.
Blaise si tirò appena i lembi della giacca e poi fece un giro completo su se stesso, fermandosi un secondo a rimirarsi nello specchio.
- Allora, come sto? – domandò, scrutandosi con un’occhiata critica.

- Oltve ogni pvevisione, Monsieuv Zabinì.
Gracchiò lo specchio, con voce femminile e altezzosa.
Alexis dovette fare davvero uno sforzo enorme per non scoppiare a ridere all’accento francese dello specchio incantato.
Blaise, invece, sembrava tutt’altro che divertito, mentre scuoteva il capo contrariato, lasciando ad alcune ciocche la possibilità di ricopirgli lo sguardo; si ravvivò i capelli con una mano, passandosi poi le dita sul viso, amareggiato.
- Lo sapevo che il verde bottiglia per un completo non andava bene…- mormorò assorto, scrutandosi scettico. – Solo Oltre ogni previsione, che delusione.-
Alexis ridacchiò, portando una mano a coprirsi educatamente le labbra. Gli si avvicinò, comparendo al lato dello specchio, e gli poggiò una mano sul braccio, con affetto, guardandolo dal riflesso.
- Per me sei Eccezionale. – affermò sorridendo – Non dar retta a questo specchio. –
- Ehi! – protestò l’oggetto, con tono indignato – Non vovvai mica pavlave, con quei capelli ovvibili che ti…-
- Finite Incantatem. – mormorò pigramente Blaise, puntando la bacchetta sullo specchio, che si spense immediatamente.
Si voltò ad osservare Alexis e le rivolse un’occhiata grata.
- Grazie, principessa, le tue parole mi sono sempre di grande conforto. – asserì.
La ragazza annuì, facendogli un’occhiolino.
- Sono qui pev questo, Monsieuv Zabinì. – lo schernì, imitando lo specchio con un pessimo accento francese e ridacchiando divertita.
Blaise scosse la testa e cominciò a sciogliere il nodo della cravatta, pronto a provare un nuovo completo.
- Come va con Draco? – le chiese all’improvviso.

Un tuffo al cuore.
Annegare nel dolore sordo che le provocava anche solo sentire il Suo nome.

Alexis si strinse nelle spalle, con non curanza, e si voltò, improvvisamente interessatissima ad una delle camicie bianche e inamidate accuratamente riposte sulla sedia.
- Come al solito. – si limitò a rispondere, piatta.
Blaise fissò quelle spalle esili contrarsi improvvisamente e un sentimento, misto di rabbia e dispiacere, lo costrinse a sbuffare infastidito, mentre si toglieva la giacca.
- Non mi direte mai che cosa è successo, vero? – esordì serio, slacciandosi i polsini della camicia – Che cosa ha combinato, questa volta? –
Alexis sorrise appena, amara.

Per una volta, non era assolutamente colpa di Draco e ne era ben consapevole.
- Ci stiamo solo prendendo una pausa di riflessione. – rispose, allungando una mano per lisciare la stoffa morbida delle camicie, con aria innaturalmente assorta.
- E questa pausa a cosa porterà? –
Alexis scosse la testa e si strinse nuovamente nelle spalle.
- Magari lo sapessi…- sospirò, socchiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo.

Aveva bisogno di aria per calmare il suo cuore, uscito improvvisamente fuori controllo.
Blaise lasciò cadere il discorso e si limitò a storcere le labbra in una smorfia contrariata, mentre faceva scivolare via la camicia e ne indossava un’altra, azzurrina.
Il silenzio li avvolse per qualche istante, pesante e carico di tensione. Senza voltarsi a guardarlo, Alexis lo vide trafficare, con la coda dell’occhio. Alla fine, quando si accorse che la stava fissando, mentre le porgeva qualcosa, si voltò a guardarlo.
- Buon Natale, Alexandra. – soffiò con un sorriso.
Alexis lo osservò stupita e sentì gli occhi inumiderlesi incontrollabilmente. Deglutì e trattenne il respiro, mentre Blaise piegava il viso su di un lato e le avvicinava l’enorme scatola, sfiorandole poi il viso con una carezza così tenera da aiutarla a ricacciare indietro le lacrime.
- Grazie…- mormorò, sforzandosi poi di sorridere a sua volta – E buon Natale anche a te, Blaise. – nuovamente, come le era successo con Diamond, si sentì terribilmente in imbarazzo e abbassò lo sguardo – Io…Mi dispiace, ma…-
Blaise scosse il capo e le posò l’indice sulle labbra, prima che potesse continuare.

Aveva già capito.
- Tranquilla, va bene così, davvero. Vederti sorridere di nuovo è già un regalo abbastanza grande. – la rassicurò, lasciandole un altro buffetto sulla guancia, pronto ad asciugare la lacrima che, incontrollabile, le aveva sfiorato il viso.
- Grazie, Blaise. Non ti merito, davvero…- sussurrò con un sospiro, abbassando il capo e osservando l’enorme pacco che adesso stringeva tra le braccia.

Non meritava nessuno di loro.
Blaise.
Diamond.
Draco.
Harry…

- Ehi. Tu meriti questo e molto altro, principessa. – le disse, sollevandole il mento e costringendola a guardarlo.
Le rivolse un sorriso sincero, al quale lei non potè fare altro che rispondere con un altro sorriso bagnato dalle lacrime.
- Su, su, non fare così ora. Vieni qui. – le sussurrò, stringendola in un abbraccio e facendole nascondere il viso contro la sua camicia.
Alexis cercò di fare resistenza, poggiandogli le mani sul petto e spingendolo appena.
- Così ti macchierò la camicia! – protestò, trattenendo un singhiozzo.
- Sono pronto a sacrificarla. – asserì Blaise con un sorrisino divertito e riuscì a farla ridacchiare.
Si allontanò da lui, asciugandosi le guance con i dorsi delle mani; poi, Blaise le fece posto sul letto, spostando i numerosi completi su di un lato. Alexis si sedette, l’enorme pacco sulle gambe.
- Aprilo, sono curioso di vedere la tua espressione. – sogghignò, gli occhi di zaffiro che brillavano di un’aspettativa sinistra.
Alexis gli lanciò un’occhiata in tralice.
- Mi devo preoccupare? –
Blaise ridacchiò e scosse il capo, facendole un cenno con la mano e invitandola ad aprire il pacco.
Alexis tornò ad osservare il regalo e, lentamente, sfilò l’enorme fiocco blu e aprì la scatola: all’interno, compostamente ripiegato, c’era uno splendido abito da sera rosso.
- Per Salazar…- mormorò stupita, tirandolo fuori e distendendoselo davanti agli occhi.
- Esatto. – concordò Blaise, annuendo con un sorriso soddisfatto.
- E’ semplicemente…Wow. – sussurrò, alzandosi in piedi per poterlo rimirare meglio – Non ho parole, Blaise. Io…-
- Dì solo che lo indosserai questa sera alla festa.- la interruppe, avvicinandolesi e prendendole il vestito dalle mani, per farglielo osservare meglio.
- Alla festa…?- mormorò lei, improvvisamente titubante.

Non aveva molta voglia di andarci.
Non aveva il coraggio di affrontare Draco ed Harry; o, più specificatamente, la loro indifferenza, che doleva come punture maligne e velenose.

- Alla festa. – ripetè Blaise, osservandola dall’alto con un’occhiata seria, che non ammetteva repliche.
- Blaise, io…- cominciò, ma lui non la lasciò finire.
- Me lo devi, Alexandra Black. Come regalo di Natale. – la incastrò, ghignando improvvisamente maligno – L’espressione di Draco quando ti vedrà con questo vestito sarà davvero il regalo più bello che tu possa farmi. –
 

 

 

 

 

 

 



 

Le feste ad Hogwarts erano sempre spettacolari, anche quando erano pochi gli studenti rimasti nella scuola e ancora di meno le ragioni per essere felici e festeggiare – Colin Canon era ancora in infermeria, pietrificato, e a lui si era aggiunto anche Justin Finch-Fletchey.
Eppure, Silente riusciva sempre a trasformare umori grigi e malinconici in sorrisi e divertimento, grazie alle sue feste che avevano sempre qualcosa di magico – e non solo, ovviamente, grazie agli incantesimi.
La Sala Grande era bellissima: tutto era stato ricoperto da un morbido manto bianco, alto qualche centimetro, che brillava sotto la luce soffusa delle decorazioni natalizie, degli abeti colorati e delle lampadine fluorescenti; la cosa particolare di quella distesa innevata era il fatto che, in realtà, fosse solo una montagna di zucchero finissimo e profumato.  L’enorme tavolo che, in quei giorni, occupava il centro della Sala Grande e che si era sostituito ai soliti quattro tavoli della diverse case, era scomparso a sua volta, lasciando lo spazio per la solita pista da ballo improvvisata, nella quale già parecchi studenti stavano sfogando le proprie inibizioni al ritmo della musica che proveniva da chissà dove. Completavano quell’atmosfera natalizia gli enormi bastoncini di zucchero, a strisce bianche e rosse, che si innalzavano dal pavimento qua e là e i numerosi fiocchi che pendevano dal soffitto incantato, che mostrava una notte scura e innevata, semplicemente magica.
Draco Malfoy se ne stava seduto ad uno dei rotondi tavolini ghirlandati, insieme ad una ragazza di cui nemmeno conosceva il nome e che continuava a chiacchierare ininterrottamente, fastidiosa e civettuola.

L’aveva invitata solo per colpire Alexis Potter, ma adesso, quella che la mattina gli era sembrata un’ottima e perfida idea, si stava rivelando una pessima scelta.
Draco Malfoy avrebbe dovuto imparare dai suoi errori e ricordarsi più spesso che, nessuna, per quanto bella e attraente, era come lei.

L’aveva osservata per tutta la serata, l’odio negli occhi.
Tutt’altro nel cuore.
Rabbia.
Gelosia.
Amore.
Come sempre.

Se ne stava lì, in piedi, a volte da sola, a volte in compagnia di Diamond e Blaise, e a volte circondata da ragazzi che non conosceva, ma che avrebbe voluto schiantare senza alcun ripensamento.
Era semplicemente bellissima ai suoi occhi e questo gliela faceva odiare ancora di più.
Nonostante il suo cuore fosse pieno di altri sentimenti, decisamente.

Indossava un vestito rosso, senza spalline, che metteva in risalto la pelle bianca e levigata del petto e delle braccia; era corto – anche troppo, per i suoi gusti, considerando il modo in cui gran parte dei maschi allungavano il collo per osservarla – e la fasciava in modo davvero perfetto, tanto che sembrava essere stato cucito apposta per lei. Ricadeva in piccole balze volteggianti, con una cintura nera che evidenziava la vita stretta, abbinata alle vertiginose decolletè, che la slanciavano e la rendevano più longilinea, nonostante in realtà lei fosse piuttosto bassina.
Era semplicemente deliziosa ed era doloroso vederla sorridere in quel modo.
Il viso risplendeva luminoso sotto le luci natalizie, fresco del sorriso che aleggiava sulle labbra di albicocca e che, decisamente, non era rivolto a lui.
L’ennesimo colpo al cuore.
I capelli nerissimi erano stati raccolti in una lunga treccia che ora scendeva su di una spalla, contrastando in modo sublime con la pelle nivea.
Doveva smetterla di guardarla.
Aveva un fiore rosso sull’orecchio, intrecciato alle ciocche che, dispettose, avrebbero voluto incorniciarle il viso e scendere a sfiorarne le guance rosee.
Esattamente come premevano di fare le sue dita, ora violentemente serrate intorno al calice che, miracolosamente, ancora non era andato in frantumi.
C’era una decisa linea di eyeliner che le allungava gli occhi.
Quegli occhi di smeraldo, incredibili, che ora brillavano di divertimento alla battuta di uno dei gemelli Weasley.
Dannati Weasley, non sarebbero nemmeno dovuti essere ammessi ad Hogwarts, esattamente come quegli stupidi Sanguesporco che loro tanto amavano.
Sanguesporco e Mezzosangue.

Proprio come lei, deliziosa ai suoi occhi.
Il suo peccato più intimo.

Che razza di bastardo, il destino: far innamorare lui, un Malfoy, di una sporca Mezzosangue.
Una Potter.
Una bugiarda.
Lo avrebbe volentieri preso a calci in culo se solo avesse potuto.

Draco Malfoy scosse la testa e si fece una violenza esagerata per costringersi a distogliere lo sguardo da lei. Si concentrò invece sulla sua accompagnatrice, una bella Serpeverde bruna, dagli occhi scuri e i tratti orientali. Le rivolse un sorriso strano, poi tese una mano e la invitò silenziosamente a ballare.
 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva cercato di ignorarlo per tutta la serata, ma i suoi sforzi erano stati decisamente inutili.
I suoi occhi, attratti come sempre da quella calamita invisibile, andavano a ricercare la sua figura tra la folla.
Draco Malfoy volteggiava sulla pista da ballo, tenendosi ben stretta tra le braccia una ragazza molto graziosa.
Storcere la bocca in una smorfia, le labbra ridotte ad una linea sottile.
Era bello, come sempre: indossava un completo interamente bianco ed estremamente elegante, macchiato solo dalla camicia nera, appena aperta sul petto a rivelare la pelle dura, contro la quale le piaceva sempre appoggiarsi.
E dove, adesso, era un’altra testa bruna ad appoggiarcisi.
Colpo al cuore, cattivo.

I capelli biondi erano stati trattenuti dalla solito mano di gel, che lasciava scoperto il viso perfetto e metteva in risalto gli occhi grigi, seri e impenetrabili.
Le labbra peccaminose, che lei adorava sentire accarezzare le proprie, si erano ora avvicinate all’orecchio della Serpeverde sconosciuta e le avevano sussurrato qualcosa che l’aveva fatta ridere frivola.

Deglutire e scuotere la testa.
Sospiro.

Alexis Potter si strinse le braccia al petto, obbligandosi a voltarsi e a dare le spalle a quella scena che, lentamente, la stava consumando dall’interno.
Un fuoco pigro e dannato.
- Idiota. – affermò qualcuno alle sue spalle, ma lei non ebbe bisogno di girarsi per vedere chi fosse. – Deficiente. Coglione. Imbecille. Stronzo. Bastardo. – aggiunse, con una serie di altri epiteti coloriti e imprecazioni sibilate.
Tutte rivolte ad una sola persone, che adesso aveva appena sfiorato le guance della bruna attraente, che teneva tra le braccia, con le labbra.
Occhi di ghiaccio fissati, però, su di una schiena bianca, lasciata scoperta dal vestito rosso.
Rosso sangue.
Rabbia.

- Lo ammazzo. Gli spacco la faccia. –
Alexis si girò quel tanto che le bastava per poter osservare Blaise Zabini, accanto a lei, incenerire con lo sguardo quello che si presumeva essere il suo migliore amico.

Un migliore amico decisamente ottuso.
Alla fine, dopo un’intera giornata passata a scegliere l’abito più adatto, aveva indossato un completo blu scuro, che metteva in risalto lo sguardo incredibile e gli fasciava perfettamente le spalle larghe.
Blaise Zabini era davvero bellissimo.
Probabilmente, se non fosse stata perdutamente innamorata di Draco Malfoy, il moro Serpeverde le sarebbe piaciuto.
Ma a chi non piaceva, in fondo?
Bello, spavaldo, spiritoso e gentile.
Il ragazzo perfetto.
Non proprio il ragazzo perfetto di cui innamorarsi, visto che era un donnaiolo perso e un narcisista irrecuperabile.
Ma, forse, decisamente migliore di quello stronzo, bastardo, vendicativo e rabbioso di Malfoy.
No.
Decisamente no.

Alexis sorrise amaramente tra sé e sé a quei pensieri, ritrovandosi ad ammettere che, nonostante tutto, lei avrebbe preferito sempre Draco Malfoy a Blaise Zabini.
Sempre.
Alzò una mano e la posò sul braccio del moro, catturando la sua attenzione.
- Non è necessario, davvero. – gli disse, riferita alle affermazioni poco precedenti.
Blaise, stranamente non circondato dal gruppo di fan, decimate dalle vacanze natalizie, le rivolse un’occhiata strana dall’alto.
- E’ uno stronzo. – sentenziò ancora, duro, e lei si strinse nelle spalle e sorrise appena, scuotendo la testa.
Blaise sospirò e socchiuse gli occhi, accarezzandole il viso con la punta delle dita.
- Non capisce un cazzo, davvero. Sei bellissima. – le sussurrò, avvicinandosi per stamparle un bacio sulle fronte.
Alexis sorrise, lasciandosi stringere da quell’abbraccio confortante.
- Grazie, Blaise. Davvero. – mormorò, abbandonando il capo sulla sua spalla.
Lui la tenne stretta per un po’, poi sciolse l’abbraccio e la prese per mano.
- Andiamo a ballare: sono sicuro che verrà divorato dalla gelosia vedendoti stretta tra…-
Esordì, ma Alexis scosse la testa e gli poggiò la mano libera sul petto, spingendolo delicatamente per allontanarsi.
- No, Blaise…- lo interruppe, abbassando lo sguardo – Non mi va. – sospirò, sciogliendo anche la presa della sua mano – Io…E’ meglio che vada, non me la sento di restare ancora qui. – aggiunse, allontanandosi di un passo.
Blaise la guardò dall’alto con espressione contrariata.
- Ma… - cercò di fermarla.
- Starò bene, Blaise, davvero. Ho solo bisogno di stare un po’ da sola. – gli sorrise e gli posò entrambe le mani sulle spalle, sollevandosi poi sulla punta dei piedi per depositargli un bacio delicato sulla guancia – Grazie. – mormorò, prima di scoccargli un ultimo sguardo grato e di allontanarsi.
Blaise sospirò e si passò una mano tra i capelli, innervosito.

Draco Malfoy era un vero coglione.
 

 

 

 

 



 

 

L’aveva osservata per tutto il tempo, abbracciarsi e scambiarsi baci affettuosi con Blaise.
Odio.
Aveva stretto di più la giovane che teneva tra le braccia e l’aveva fatta volteggiare nel più sensuale dei modi, ma Alexis non gli aveva più rivolto nemmeno uno sguardo.
E ora, dopo aver salutato Zabini, si stava allontanando tra la folla, fino a scomparire dalla sua vista.

Draco Malfoy lasciò andare la sua accompagnatrice, lasciandola da sola al centro della pista.
Si faceva schifo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se ne stava andando, facendosi largo tra la folla abbastanza facilmente. Qualche coppia ballava, altri si ammucchiavano intorno ai divanetti rossi, alcuni favorivano del laudo banchetto, ma, in generale, non era molta la gente rimasta ad Hogwarts.
Anche lei avrebbe desiderato non esserci.
Per passare il Natale con Sirius, magari.

Scosse la testa, per scacciare quei pensieri, e si diresse verso l’uscita, decisa a rintanarsi in camera, dove sarebbe potuta stare definitivamente sola con i suoi pensieri. Aveva quasi raggiunto l’enorme porta, quando qualcuno le sfiorò delicatamente il braccio nudo, prima di agguantarlo con una presa salda e gentile, che la costrinse a fermarsi. Contrariata, Alexis si voltò e spalancò gli occhi quando riuscì a vedere il volto di colui che l’aveva afferrata.
- Harry…- sussurrò, improvvisamente atterrita.
Il fratello le rivolse un’occhiata strana da dietro le lenti.

Un misto di amarezza e dolcezza che le fece male al cuore.
Rimasero a fissarsi per qualche istante, le dita di lui che le si stringevano appena sopra il gomito.
- Balla con me. – le disse secco.
Alexis lo fissò indecisa, passando a guardare prima un occhio e poi l’altro. Si morse il labbro inferiore, pensierosa, poi socchiuse gli occhi e scosse la testa, cercando di districarsi dalla sua presa per allontanarsi e andare via.

Non ce la faceva ad affrontarlo quella sera.
- No, Harry…Io non…-
- Solo un ballo. – la interruppe, agguantandola di nuovo e abbassando appena il viso, in modo tale che lei fosse costretta ad osservare solo quelle iridi spaventosamente uguali alle sue.
Alexis deglutì e storse le labbra, poi scosse nuovamente la testa, cercando di mostrarsi decisa, ma lui la precedette, impedendole di aggiungere qualcosa.
- Mi hai detto di non rivolgerti più parola: si puo’ ballare anche in silenzio. – sentenziò, con espressione dura, che sembrava non ammettere repliche.

L’ennesimo colpo al cuore della serata.
Perché suo fratello voleva avere ancora a che fare con lei, dopo le cose orribili che gli aveva detto?

Alexis sospirò e lo fissò indecisa, poi socchiuse gli occhi e annuì appena.
- Solo un ballo, Harry. – concesse arrendevole.
Harry annuì a sua volta, mostrandole il primo sorriso luminoso della serata, e poi la trascinò al centro della pista da ballo dove, dopo averla stretta delicatamente tra le braccia, cominciarano a danzare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il primo bicchiere della serata era appena andato in frantumi, ferendo e sporcando di champagne la mano bianca di Draco Malfoy.
Blaise, seduto su di una poltrona, accerchiato da qualche ragazza che lo fissava sognante, gli rivolse un’occhiata di sufficienza, prima di voltarsi e tornare a parlare con le sue piccole gioie su quanto tempo ci avesse messo per scegliere quel vestito che, a parar loro, gli stava davvero divinamente.
Draco distolse lo sguardo dai due fratelli Potter, che ora ballavano in mezzo alla Sala, per posarlo sulla mano, che ora, sanguinante e appiccicosa, tremava appena.

E di certo non solo per il dolore.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, mentre una bella Corvonero del terzo anno, che aveva cercato di rimorchiarlo, si allontanava inorridita. Estrasse la bacchetta, che teneva nel taschino interno della giacca bianca, e se la puntò sul palmo: un piccolo incantesimo e la pelle tornò candida e priva di ferite.
Santa donna sua madre, che quando era piccolo gli aveva insegnato come curare i tagli lievi che era solito farsi sulle ginocchia un giorno sì e l’altro pure.
Draco ripose la bacchetta e il suo sguardo si puntò nuovamente sulla coppia felice, che volteggiava elegante davanti ai suoi occhi.
Un nervo bianco gli increspò la guancia e una luce arrabbiata gli colorò le iridi grigie.
Odio.
Ma verso chi, davvero?
Lui, la risposta, la conosceva fin troppo bene.

Meditò sul da farsi, poi si alzò dal divanetto, deciso ad interrompere quel momento gioioso che tanto lo stava facendo corrodere all’interno.
Fuoco lento e pigro, che brucia nell’anima.

 

 

 

 



 

 

 
Le sembrava così strano starsene lì, stretta tra le braccia di suo fratello, che l’abbracciava delicato all’altezza della vita, senza osare fare altro. Nemmeno la guardava, mentre se ne stava poggiato con il mento sopra la sua testa, gli occhi verdi, che lei non poteva vedere, ma che immaginava essere assorti in chissà quali pensieri, puntati su di un orizzonte lontano e immaginario. Si ritrovò a sospirare appena ed Harry la strinse un po’ di più, facendole poggiare il viso sulla sua spalla. Alexis sorrise e abbandonò il capo contro il fratello, chiudendo gli occhi e beneficiando del suo calore, davvero piacere contro la pelle fresca del suo viso.
C’era una bella canzone, che accompagnava i loro movimenti, e Alexis si ritrovò a pensare che quella melodia delicata e quelle parole fossero dannatamente adatte a lei.

 

“I'm so scared that the way I feel, 
Is written all over my face
When you walk into the room, 
I wanna find a hiding place.
We used to laugh, we used to hug, the way that old friends do.
But now a smile and a touch of your hand, 
Just makes me come unglued.
Such a contridiction, do I lie or tell the truth.
So complicated, I'm so frustrated.
I wanna hold you close, I wanna push you away, 
I wanna make you go, I wanna make you stay. 
Should I say it.
Oh, I want you to know.
But then again I don't. It's so complicated.”

 

Sono così spaventata che il modo in cui mi sento
Sia scritto sulla mia faccia
Quando tu entri nella stanza
Vorrei solo trovare un posto dove nascondermi.
Siamo soliti ridere, abbracciarci, come fanno dei vecchi amici.
Ma ora tu sorridi e mi sfiori la mano,
E questo mi fa allontanare.
E’ una tale contraddizione, dovrei mentirti o dirti la verità?
E’ così complicato, sono così frustrata
Vorrei tenerti vicino, vorrei mandarti lontano
Vorrei lasciarti andare, vorrei che restassi.
Dovrei dirtelo.
Vorrei che tu lo sapessi.
Ma alla fine non lo ce faccio. E’ così complicato.”

 

 

 

Parole perfette, come se qualcuno le avesse letto nel pensiero e avesse deciso di aiutarla ad esprimersi. Avrebbe voluto alzare il viso di scatto, guardare Harry negli occhi, prendergli le guance tra le mani e dirgli di ascoltare bene quelle parole, perché raccontavano tutta quella verità che lei non era in grado di dirgli.
Paura.
Indecisione.
Vigliaccheria.
Malessere.

Alexis sospirò ancora e alzò le mani per stringerle intorno alla vita di Harry, come se aggrapparsi a lui e a quel momento sarebbe servito a darle la forza necessaria per confessare.
Coraggio.
Aprì le labbra, indecisa, ma poi si limitò a sussurrare poche semplici parole.
- Should I say it. Oh, I want you to know. But then again I don't.
It's so complicated.-

 

 




 

 

 

Blaise Zabini si era alzato dalla poltrona rossa – considerando che stonava decisamente con il suo completo blu notte – e aveva preceduto quell’idiota del suo migliore amico, prima che avesse la possibilità di fare qualche altra stronzata e rovinare la serata di Alexandra Black, ora finalmente sorridente tra le braccia di quello scemo di Potter, che gongolava quasi, sognante.
Contenti loro.
Gli si era messo davanti, sbarrandogli la strada, e Draco lo aveva guardato con espressione confusa, l’ira che deturpava ancora la guancia destra.
- Che cosa vuoi, Blaise? Non è proprio aria. –
Zabini non si scompose minimamente, limitandosi ad incrociare le braccia al petto.
- Non ti permetterò di rovinarle anche questa serata. – sentenziò serio, scoccandogli un’occhiata densa di significato.
Malfoy sollevò un sopracciglio e gli rivolse uno sguardo strano.

Era un misto di interdizione e rabbia, che gli bruciava quasi le iridi.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. – rispose innocente e si accinse a superarlo.
Blaise scosse la testa e si spostò, impedendogli di sfuggirgli.
- Sai benissimo di cosa sto parlando. – affermò duro.
Draco aprì le labbra, indignato, e storse il naso in una smorfia.
- Togliti dalle palle, Blaise. – gli intimò, avanzando di un passo e scoccandogli un’occhiata minacciosa.
Il moro lo osservò dall’alto, impassibile.
- No. – rispose semplicemente.
Draco era visibilmente spiazzato, come se qualcuno gli avesse appena rivelato che Salazar Serpeverde era l’amante segreto di Godric Grifondoro.
- Blaise, è l’ultima volta che te lo dico: levati dal cazzo. – ruggì quasi e fece per superarlo di nuovo, ma Zabini allungò una mano e gliela premette sulla spalla, spingendolo indietro con decisione.
Malfoy barcollò appena e l’espressione disorientata che assunse il suo viso venne immediatamente sostituita dalla rabbia più nera. Prese un profondo respiro e cercò di calmarsi, altrimenti avrebbe potuto benissimo spaccare la bella faccia di Blaise con un pugno dritto lungo il suo naso perfetto. Quando riaprì gli occhi, per puntarli su quelli del suo presunto migliore amico, il suo viso e le sue mani erano nuovamente rilassate, ma le iridi promettevano tutto tranne che calma.
- E’ la mia ragazza. – sibilò, avvicinandoglisi nuovamente, tanto che i loro nasi quasi si sfioravano, mentre si lanciavano occhiate minacciose e scure.
Blaise ghignò cattivo e sollevò un sopracciglio.
- Ma davvero? – lo schernì, arricciando le labbra – Te ne ricordi solo quando ti fa comodo, Malfoy? –
Draco barcollò all’indietro, come se Blaise lo avesse colpito di nuovo, anche se in realtà quello non si era mosso di un millimetro. Lo fissò interdetto, poi allargò le narici e i suoi occhi si accesero di una luce pericolosa. Con un solo lungo passo, gli si avvicinò di nuovo e lo agguantò per il colletto della giacca, costringendolo a farglisi più vicino.
- Non parlare di cose che non capisci. – gli intimò serio, sputando le parole con tono controllato.
Blaise lo fissò negli occhi, decisamente stufo.

Draco era il suo migliore amico ma era anche un ragazzino.
Aveva decisamente bisogno che qualcuno gli desse una lezione.
E perché quella lezione non fosse troppo umiliante, forse doveva subirla proprio da lui, Blaise Zabini.

Il moro ghignò sprezzante, senza allontanarsi.
- Ah sì? Altrimenti che fai, vai a piagnucolare da tuo padre? – gli sibilò cattivo – Mi sembrava di averti già detto che con i soldi non si può compr…- ma non fece in tempo a concludere la frase.
Draco Malfoy, inaspettatamente, aveva tirato il capo all’indietro e poi lo aveva colpito con una testata.
 

 

 

 

 



 

 

La canzone era appena finita e Alexis si era districata dall’abbraccio di Harry, guardandolo dal basso un sorrisino appena. Era pronta ad andare via, perché non ce la faceva davvero più.
Il suo cuore le gridava di restare con lui e di dirgli tutta la verità.
La mente invece la ammoniva di allontanarsi, prima che avesse potuto fare qualcosa di cui si sarebbe irrimediabilmente pentita.

Non fece in tempo nemmeno a formulare un saluto dignitoso, che la sua attenzione venne attirata da un suono sordo e da respiri trattenuti; poi grida soffocate e urletti isterici.
Alexis corrugò la fronte e, poggiando una mano sul braccio che Harry ancora le stringeva attorno alla vita, si sporse appena oltre di lui.

Quello che vide, le gelò il sangue nelle vene.
Un gruppo di studenti erano radunati nell’angolo dei divani e osservavano la scena preoccupati e scioccati almeno quanto lei.
Draco Malfoy appena tirato una capocciata a Blaise Zabini, che era indietreggiato, barcollando e tenendosi la fronte con una mano, gli occhi contratti per il dolore.
- Oh mio Dio…- sussurrò Alexis, spalancando gli occhi preoccupati sul viso adesso atterrito.
Harry si voltò a guardare la scena a sua volta: adesso Zabini era partito alla ribalta e aveva appena tirato un cazzotto dritto dritto sul naso lungo di Malfoy, che era stato costretto ad indietreggiare e a mulinare le braccia per non cadere con il sedere sul pavimento.
Sogghignò divertito: se l’era meritato, quella maledetta serpe.
Alexis, d’altra parte, non sembrava per niente divertita; era rimasta immobile, lo sguardo enorme fisso sui due che, adesso, aveva ripreso a spintonarsi.

Ma che diavolo di fine facevano i professori, ogni volta che servivano?
Alexis si districò dall’abbraccio di Harry e fece per correre da loro, ma il fratello la trattenne, prendendola nuovamente per un braccio e costringendola a voltarsi di scatto.
- Non andare. – gli disse, terribilmente serio – Finirai solo per farti del male. Lasciali sbrigare da soli le loro faccende. –
Alexis lo fissò interdetta, poi corrugò le sopracciglia e, con un gesto secco del braccio, se lo scrollò di dosso.
- No, Harry. Non cercare di fermarmi. – lo avvertì decisa, poi gli diede le spalle e, tacchi vertiginosi permettendo, corse dai due.

Chissà perché era convinta di sapere il motivo per il quale i due stavano litigando.
- Fermi! Fermi! – urlò, quando fu abbastanza vicina a loro perché potessero sentirla.
Nessuno dei due sembrò prestargli particolare attenzione, mentre si davano un altro violento spintone a vicenda, che li costringeva ad allontanarsi; approfittando della momentanea distanza, Alexis si mise in mezzo, allargando le braccia fin quasi a sfiorare i loro petti. Sia Blaise che Draco si fermarono, ma i loro sguardi non si posarono mai sulla figura della ragazza al centro, rimasero fissi gli uni negli altri, rabbiosi.
Alexis lanciò un’occhiata prima al moro, poi al biondo, smarrita e infastidita.
- Si puo’ sapere che diavolo vi è preso? – si informò alterata – Che state facendo? –
Blaise ghignò e una luce cattiva – come non gliene aveva mai viste – gli attraversò lo sguardo di zaffiro.
- Mi accingo ad impartire una bella lezione al tuo cosiddetto fidanzato. – disse semplicemente, con voce incolore, marcando le ultime parole.
Alexis si voltò a lanciargli un’occhiata confusa, entrambe le sopracciglia corrugate.
- Se c’è qualcuno che sta per prendere un paio di calci in culo, quello sei tu! – rispose Draco, alterato, in un ringhio furibondo.
Alexis voltò il capo di scatto per osservare il biondo: aveva gli occhi ridotti a due linee sottili, che brillavano di rabbia, e le guance appena rosate.
- Ma davvero? – lo schernì Blaise – Sei solo un chiacchierone o hai intenzione di concretizzare le tue minacce? – lo provocò, avanzando di un passo, tanto che la mano ancora sollevata di Alexis gli si posò automaticamente sul petto.
- Blaise! – lo riprese, scioccata, lanciandogli un’occhiata degli enormi occhi spalancati dal basso.
- Vieni qui e te lo dimostro. – rispose a tono Draco, facendo un passo in avanti a sua volta, minaccioso.
Adesso, anche la mano destra di Alexis si posava su di un petto: quello di Draco Malfoy.
- Adesso basta! -  li ammonì stanca, facendo pressione su entrambe le braccia per costringerli ad allontanarsi; mettendoci tutta la forza che possedeva, riuscì a spostarli appena, costringendoli ad indietreggiare di un passo. Poi, si voltò verso Blaise, dando la schiena a Malfoy – Tutto questo non mi sembra necessario. – aggiunse seria.
Blaise abbassò il capo e i suoi occhi scuri si fissarono in quelli angosciati e arrabbiati della ragazza.
- Io invece ritengo che sia necessario eccome. – replicò duro – Il tuo ragazzo è un coglione e tu lo sai bene, Black. – aggiunse, tornando a guardare Draco oltre le sue spalle.
Alexis potè sentire Malfoy avvicinarsi minaccioso, perché era quasi come se un’aura di potere si fosse mossa con lui, calda e opprimente, e adesso le sfiorava la schiena, intimidatoria.
- Adesso mi hai rotto il cazzo. – soffiò infatti Draco, con un sibillo controllato.
- Smettetela, tutti e due! – esplose alla fine lei, esasperata, poi si voltò di nuovo a lanciare un’occhiataccia a Zabini – Vattene, Blaise. – gli ordinò con un gesto secco della mano, che gli indicava la Sala.
Blaise la guardò per qualche istante, poi sbuffò e si passò una mano tra i capelli, ma questa volta nessuna delle ragazzine che gli giravano attorno solitamente si azzardò ad emettere anche solo un sospiro.

Era calato il silenzio e tutti gli occhi della Sala erano puntati su di loro.
- D’accordo. – assentì Blaise, facendo una smorfia sprezzante con le labbra e lanciando un’occhiataccia in direzione di Draco – Sei fortunato che sia intervenuta lei a parare il tuo prezioso culo, altrimenti a quest’ora sarebbe stato ripetutamente sbattuto sul pavimento. –
- Adesso ti ammazzo. – promise Malfoy e fece per superare Alexis, che però si voltò e gli poggiò entrambe le mani sul petto, fermandolo.
- Draco, no! – poi si girò nuovamente verso Blaise, gli occhi ridotti a due fessure – Vattene. Adesso. – gli ringhiò contro.
Blaise la considerò con un’occhiata strana, poi diede loro le spalle e si allontanò.
Alexis lo fissò, fino a quando non scomparve tra la folla di studenti, che ricominciò a muoversi lentamente, lasciando ai due la loro meritata privacy. Sospirò e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi, poi abbassò entrambe le mani, levandole dal petto di Draco, che non disse nulla e si limitò a fissarla dall’alto, l’espressione del viso improvvisamente vuota quando lei sollevò il capo per poterlo osservare.
- Che diamine stavate facendo? – gli domandò, con un sospiro stanco.
Lui la osservò impassibile, poi, senza rispondere, sollevò la mano e fece per sfiorarle il profilo del viso con la punta delle dita, con una carezza alla quale lei, però, si sottrasse bruscamente.

Dolore bruciante sulle dita bianche e sulla guancia rossa.
Alexis lo guardò dal basso, gli occhi verdi lucidi di rabbia e qualcos’altro di indefinito, poi scosse la testa.
- No. Non questa volta. – gli disse, prima di voltarsi e allontanarsi, lasciandolo da solo.

 

 



 

 

 

 

 

Era uscita da una delle enormi finestre della Sala Grande e si era ritrovata in un balcone ampio, dalla forma semicircolare, che affacciava sul giardino. Non sapeva nemmeno che il castello fosse provvisto di terrazzi in quell’area, ma non le importava,
Voleva solo prendere un po’ d’aria.
Se ne stava affacciata oltre la ringhiera in marmo bianco, le braccia intrecciate sul corrimano e i capelli, stretti ormai in una treccia disfatta, che sventolavano sulla spalla.
Sentiva freddo e testimoni ne erano quei piccoli brividi che le si annidavano sulla pelle bianca delle braccia, la parte maggiormente esposta a quel gelido vento invernale, che le sferzava il viso con colpi decisi e ben assestati che spazzavano via le brevi scie tracciate dalle uniche lacrime che non era riuscita a trattenere.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse che se ne stava lì, da sola. Non sapeva neanche a che cosa avesse pensato per tutti quei lunghissimi minuti – ammesso che la sua mente fosse stata davvero attraversata da qualche nozione completa e coerente.
Rumori di passi leggeri, alle sue spalle, la costrinsero a tornare alla realtà, ma Alexis non si mosse né diede segno di aver avverito la presenza che, ora, le si era avvicinata alle spalle. Qualcosa di caldo e morbido le avvolse le spalle, piacevole, e la sua schiena, irrigidita dal freddo, si rilassò appena in quell’odore famigliare e confortevole.

Pioggia.
Alexis abbassò lo sguardo e si strinse nella giacca bianca, chiudendosi i lembi con entrambe le mani. Tuttavia, non si girò per osservare Draco che, ora poteva vederlo con la coda dell’occhio, si era poggiato a sua volta contro la ringhiera e osservava assorto l’orizzonte scuro della notte.
- Come stai? – le domandò all’improvviso, con voce delicata.
Alexis strinse le labbra in una smorfia.
- Te lo dico quando lo capisco. – mormorò semplicemente, per poi sospirare e girarsi, poggiando la schiena contro la ringhiera, senza mai guardarlo in viso.
Draco si limitò ad assentire con un verso pensieroso e non aggiunse nulla.
Se ne rimasero in silenzio per minuti che sembravano ore e ore che sembravano secondi labili e sfuggevoli. Muti, in quelle domande non pronunciate che aleggiavano sulle loro labbra. Zitti, in quei sentimenti che premevano sul cuore.
- Mi dispiace. –
Due semplici parole che, pronunciate da quelle labbra, erano decisamente sorprendenti ed estremamente piacevoli.
Alexis spalancò gli occhi, che brillarono verdi nel buio della notte. Lentamente, si girò a guardare Draco che, però, se ne rimase con lo sguardo fisso sull’orizzonte, l’espressione rilassata del viso dava l’impressione che fosse assorto in pensieri più complicati di lui.
Avrebbe voluto sussurrare qualcosa, ma quando aprì le labbra per parlare solo un sospiro lasciò la sua gola. Rimase a fissarlo stupita, fino a quando, con un sorriso amaro, Draco non si voltò a guardarla a sua volta, l’espressione serena.

Il suo cuore perse un battito e singhiozzò rumoroso.
Sollevò una mano e, lentamente, le sfiorò il viso con la punta delle dita, delicato e, questa volta, lei non fece nulla per sottrarsi a quella carezza.
Fortunatamente, non avrebbe potuto sopportare un altro rifiuto.
Si guardarono negli occhi, semplicemente.
Grigio nel verde.
Smeraldo nell’argento.
Nuvole e mare.

Poi, sempre lentamente, come se avesse avuto paura che un movimento più brusco avesse potuto rovinare l’atmosfera strana che li circondava, Draco Malfoy si piegò leggermente, senza mai chiudere gli occhi. Le si avvicinò tanto che la condensa fredda dei loro respiri si confuse, creando piccole spirali bianche tra le loro bocche.
All’improvviso, un piccolo tintinnio gioioso li costrinse ad alzare il viso: magicamente, dal cielo stellato, scese un piccolo ramoscello dai fiori candidi, che si depositò esattamente sopra le loro teste. Draco sorrise appena e lo sfiorò con l’indice, facendolo tintinnare di nuovo. Poi, tornò a guardare Alexis, che lo osservava piacevolmente stupita, le guance arrossate dal freddo e gli occhi brillanti come non li vedeva più da tempo. Si abbassò ancora, avvicinandosi di più al suo viso, e le sfiorò una guancia con le nocche, delicato.
- Vischio…- le sussurrò sulle labbra, prima di socchiudere gli occhi e annullare definitivamente la distanza tra le loro labbra.
Fu un bacio dolce, lento e delicato, che le fece immediatamente perdere ogni contatto con la realtà e trasformò il suo cuore in un’esplosione di battiti e singhiozzi, dolorosi e piacevoli.
Si presero del tempo per sfiorarsi, fino a quando, completi e senza più fiato, si allontanarono lentamente. Rimasero a fissarsi, le fronti che aderivano e gli sguardi che si scrutavano.
Piano, Draco sollevò di nuovo una mano e le sfiorò il viso con il dorso, studiando la scia immaginaria appena lasciata; poi, tornò a guardarla in quegli occhi sorprendentemente verdi e sorprendentemente brillanti di una luce che la rendeva deliziosa. Le si avvicinò nuovamente e le diede un altro bacio leggero.
- Va da lui. – le sussurrò poi, semplicemente, guardandola prima in un occhio e poi nell’altro, apprezzando ogni piccola sfumatura di verde intorno alle pupille.
Alexis sbattè le palpebre, tornando alla realtà, e lo fissò interdetta, le fine sopracciglia arcuate in una muta domanda. Draco le sorrise e le sfiorò nuovamente il viso con una carezza.
- Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro, fidati di me, per una volta. – mormorò ancora, socchiudendo gli occhi e appoggiando di nuovo la sua fronte contro quella della ragazza.

L’ombra inquieta e ferita che gli aveva attraversato lo sguardo per un solo secondo l’aveva fatta tremare e il cuore le si era stretto talmente tanto che aveva temuto di sentirlo scomparire, per lasciare poi un vuoto freddo e spaventoso.
Sorrise e sentì gli occhi inumiderlesi ancora, sotto la potenza di quei sentimenti che sembravano aumentare in ogni istante.
Era possibile provare qualcosa di più grande dell’amore?
Lentamente, sollevò entrambe le mani e gli prese il viso tra le dita fredde, costringendolo a riaprire gli occhi per prestarle attenzione: l’espressione frustrata del suo volto scomparve non appena i loro sguardi si incontrarono. Alexis si alzò in punta di piedi, così da potergli sfiorare il naso con il proprio, in una carezza intima e delicata.
- Mi fido…- gli mormorò sulle labbra, senza mai staccare gli occhi da quelli grigi di Malfoy – Mi sono sempre fidata. – aggiunse, con un sorrisino mesto, prima di annullare nuovamente la distanza tra le loro bocche in quel bacio carico di passione e urgenza, che sempre li consumava da dentro.
Poi, gli rivolse un ultimo sorriso luminoso e, sfilatasi la giacca, tornò dentro la Sala Grande con una corsetta.
Draco Malfoy la osservò allontanarsi, mentre si riponeva la giacca sul braccio e sollevava una mano a sfiorarsi le labbra, sulle quali aleggiava ancora, inconfondibile, il suo sapore.
 

 

 

 





 

 

 

Ritrovare Harry, fortunatamente, non era stato difficile: la Sala Grande si era quasi svuotata ormai e sulla pista da ballo non c’era praticamente nessuno, cosa che le rendeva più semplice vagliare l’intera stanza; se ne stava seduto su uno dei divanetti rossi, in compagnia di Hermione Granger e Ron Weasley. Senza pensarci due volte, si avvicinò a loro con una piccola corsa e interruppe il loro discorso, senza preoccuparsene minimamente.
- Scusate! Posso rubarvelo per un attimo? – domandò ai due, poggiando una mano sul braccio di Harry e stringendolo delicatamente, per poi voltarsi ad osservarlo con un sorriso luminoso.

L’espressione di quel viso così sereno gli fece mancare un battito.
Hermione Granger le lanciò un’occhiata sconcertata.
- Come? – si informò confusa, ma non fece in tempo ad aggiungere altro, perché Ron la precedette.
- Ma certo, fa pure! – esclamò entusiasta, guardando Harry con espressione strana e poco ci mancò che si sporgesse per dargli una gomitata.
Alexis sorrise e annuì.
- Grazie! –
Poi tirò il fratello per il braccio, costringendolo ad alzarsi; tuttavia, lui non la seguì, ma si limitò a prenderla per mano e a fermarla, obbligandola a voltarsi e a lanciargli un’occhiata confusa.
- Che stai facendo? – le domandò, improvvisamente serio.

C’era qualcosa che non andava in quella ragazza: un minuto prima non gli voleva rivolgere nemmeno parola e adesso eccola lì, sorridente e gioviale, che lo tirava per la manica con una famigliarità che gli faceva dolore il petto.
Fiamma bruciante in fondo a ricordi sepolti chissà dove.

Alexis si limitò a sorridere mesta e a guardarlo dal basso, con espressione improvvisamente timida.
- Solo un ballo. – gli disse, utilizzando le stesse parole che Harry le aveva rivolto in precedenza.
Poi, senza aspettare la risposta, si voltò e riprese a camminare.

Le loro mani, intrecciate, che lo costringevano a seguirla, docile.
Alexis si fermò al centro della pista da ballo e si girò a guardare il fratello.
Il sorriso che le si apriva sulle labbra era dolce e delicato.
Esattamente come lei.

Lo guardò dal basso, poi gli prese le braccia e gliele fece poggiare all’altezza della vita, mentre lei si aggrappava alle sue spalle con entrambe le mani e abbandonava il capo contro il suo petto.
Istintivamente, Harry la strinse a sé e gli poggiò il mento sul capo, socchiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da quella melodia, ora dolce e delicata, che li accompagnava in quel ballo intimo e privato.

Come se ci fossero solo loro all’interno della Sala Grande.
Rimasero in silenzio per un po’, semplicemente ad assorbire l’uno il calore dell’altra.
Poi, Alexis riaprì lentamente gli occhi e si distanziò quel tanto che le bastava per poterlo osservare in viso, senza tuttavia sciogliere l’abbraccio.
- Harry…- cominciò e il fratello abbassò il capo per poterla osservare negli occhi, i capelli neri che, scompigliati, ricadevano a sfiorargli la fronte e la cicatrice che rappresentava quel maledetto giorno; istintivamente, Alexis alzò una mano e la punta delle dita andò a sfiorare, delicata, i ciuffi disordinati e poi la pelle deturpata, prima di scendere in una carezza leggera lungo la guancia e tornare a posarsi sulla spalla – Io devo chiederti scusa. – sospirò e si costrinse a sorridere – Mi dispiace per il modo in cui mi sono comportata con te in quest’ultimo periodo. Non te lo meritavi. Ma tu sei così buono con me, nonostante mi conosci solo da qualche mese…e io mi sono comportata veramente male. Spero che, un giorno, riuscirai a perdonarmi tutto quello che ti ho fatto. –

Parole forti e sincere, le sue, che si riferivano a qualcosa di molto più grande e complesso.
Bugie.
Segreti.
Cose celate e verità non ancora dette.
Loro, fratello e sorella.
Non era così difficile da dire, no?

Alexis chiuse gli occhi e si poggiò nuovamente contro il petto di Harry, che la strinse di più a sé.
- Io non ce l’ho con te, Alex. – mormorò dopo un po’, la bocca premuta inaspettatamente contro la sua fronte – Non so perché, ma non potrei mai avercela con te. C’è qualcosa, qui dentro – e si indicò il petto – che me lo impedisce. – Harry sospirò e la strinse ancora di più – E’ vero, ti conosco solo da qualche mese, ma credimi Alexandra, a me sembra di conoscerti da molto più tempo…-
- Forse perché è davvero così…- si lasciò sfuggire lei e questa volta non cercò in nessun modo di cancellare o ritirare le sue parole.
Strinse gli occhi un’ultima volta, poi si allontanò appena dal suo petto e sollevò il viso per poterlo guardare negli occhi.

Occhi verdi, così simili a quelli di Lily Evans.
Occhi verdi, così simili ai suoi.
Alexis Lily Potter.

- Harry…Io devo dirti una cosa…-
Era pronta.
Era il momento.

Alexis chiuse gli occhi e sorrise.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La musica si interruppe all’improvviso e un nero cupo li avvolse.
Alexis aveva ancora le labbra aperte in quella frase che non avrebbe più lasciato la sua bocca.

Harry, io sono tua sorella.
I due fratelli si separarono, guardandosi intorno circospetti, mentre qualcuno cominciava a tirar fuori le bacchete e a illuminare la sala con una serie di Lumos.
Un fulmine squarciò la volta incantata e illuminò a giorno l’ingresso della Sala Grande.

Fu allora che li vide: due occhi blu, profondi e magnetici, terribilmente famigliari.
Alexis spalancò gli occhi, scioccata, e indietreggiò di un passo.
- Non è possibile…- mormorò.
Doveva aver visto male, non poteva davvero…
La luce tornò all’improvviso, cogliendo tutti i presenti di sorpresa. Gli studenti si guardavano intorno frastornati, quando una cascata di neve zuccherata cominciò a scendere su di loro e la musica intonava un Jingle Bell in chiave rock, rivelando che tutto era stato organizzato da quel pazzo di Silente, che ora orchestrava stravagantemente la piccola band di folleti rimasti nell’ombra fino a quel momento.
Alexis, però, non prestava attenzione a nulla di tutto ciò: il suo sguardo spalancato era ancora fisso sull’ingresso, dove era sicura di aver visto qualcuno che era decisamente impossibile fosse lì.
Harry, ancora accanto a lei, la riprese per mano, facendola sobbalzare spaventata.
- Ehi, Alex: non avrai avuto mica paura, vero? – la schernì divertito, mentre faceva per riprendersela tra le braccia – Stavi dicendo? –
Ma Alexis si distriscò dalla sua presa e lo fissò, ancora leggermente sconvolta. Poi indietreggiò.
- Scusami Harry io…Non mi sento troppo bene, devo andare! – buttò lì.

Stupida bugiarda.
Poi, senza attendere sue risposte né dare altre spiegazioni, lo superò e corse via, sotto l’occhio stranito non solo del fratello, ma anche di Draco Malfoy, che si era appena riappacificato con Blaise Zabini.
Alexis attraversò le enormi ante e si ritrovò nel corridoio buio e freddo.
Si guardò intorno e corse verso destra, la direzione che le sembrava la figura avesse preso. Si avvicinò all’angolo del corridoio, con il cuore che le batteva a mille nel petto.
- Sirius…?- mormorò nell’ombra, ma quando svoltò, rimase decisamente delusa.

Il corridoio era, come ovvio che fosse, completamente vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

Salve a tutte!
Dite la verità: mi avevate dato per dispersa, non è forse così?
In effetti, mi sono data per dispersa io stessa, quindi voi siete completamente giustificabili!
Però, contro ogni logica e contro ogni previsione, sono di nuovo qui a postare, finalmente, questo nuovo capitolo della fan fiction più lenta e lunga della storia di EFP. O magari no, ma non lo so, fatto sta che se arrivo a Novembre di quest’anno che non avrò ancora concluso questa storia – come è probabile che sarà, conoscendomi – la fan fiction - e tutti noi con lei – festeggerà i tre anni! Wow, sinceramente non mi sembrano affatto tre anni quelli che sono passati da quando aprii il mio piccolo quaderno e cominciai a scrivere il primo capitolo. Il tempo passa davvero in fretta.
Tanto in fretta che io, tra quattro giorni, avrò la prima prova d’esame di maturità e, invece di ripassare, me ne sto qui a concludere questo capitolo della fan fiction e a postarvelo. Non devo stare troppo bene, ma l’importante è che, finalmente, la storia ha ripreso ad andare avanti!

Spero che questo capitolo, come sempre, vi sia piaciuto – ammesso che, dopo tanto tempo, ci sia ancora qualcuno che mi segue, ma spero di sì :3
Beh, beh, beh: che dirvi?
Finalmente Draco e Alexis sembrano aver fatto pace! Per una volta è stato lui a fare il giusto passo – anche se ci sono volute le mani di Blaise per farglielo capire u.u
Alexis si stava finalmente per rivelare, ma non poteva essere tutto così semplice, non vi pare? Se in questi due anni avete imparato a conoscermi, allora sapete quanto mi piace incasinare la vita dei miei personaggi!

Si accettano scommesse: per voi a chi appartenevano i misteriosi occhi blu che Alexis ha intravisto nel corridoio? Se li è solo immaginati o c’era davvero qualcuno nascosto nel buio?
Fatemi sapere le vostre ipotesi tramite un commentino, sono sempre curiosa di conoscere i vostri pensieri riguardo questa fan fiction!

 

Bene, vedo che mi sto dilungando tantissimo, ma è sempre così: è troppo tempo che non posto e un sacco di cose da dirvi, quindi se non vi interessa nulla di me, ma solo della storia, potrete anche saltare queste note – anche se mi farebbe piacere che le leggeste u___u

 

1. Comincio col fare un po’ di pubblicità: una mia carissima lettrice, EleanorMair qui su EFP, mi ha reso davvero onoratissima cominciando a scrivere un piccolo spin-off di questa fanfiction! La cosa mi ha reso davvero felicissima e oltre a rinnovarle i miei più sinceri ringraziamenti (*_*) le faccio la dovuta pubblicità: la storia si concentrerà su di un personaggio originale da lei inventato, Lilith Lestrange, che se la dovrà vedere con problemi di cuore nei confronti del nostro bel Zabini. E’ stato postato proprio oggi il prologo, quindi vi invito a leggerla, perché merita! La potete trovare a questo link:

 

 

…Odi et Amo… di EleanorMair

 

 

 

 

 

2. Nell’ultimo mese, mentre mi concentravo sulla fine di questo capitolo – che avrò riscritto almeno tre volte, dato che non mi soddisfaceva mai – ho pubblicato una storia originale, divisa in cinque brevi capitoli, per un totale di venti pagine. E’ una storia alla quale tengo davvero tantissimo, perché nonostante sia corta, almeno a mio modesto parere è intensa; inoltre sono orgogliosa perché, per una volta, ho portato a termine una storia con più capitoli – sembra strano persino a me!
Quindi, se vorrete leggerla – vi prenderà massimo un quarto d’ora – e poi farmi sapere cosa ne pensate tramite una recensioncina, mi rendereste davvero felicissima!
Vi lascio il link, sperando dal profondo del cuore che vi piaccia:

 

 

L’ultimo bacio della Morte

 

 

 

 

 

 

3. Ancora pubblicità ad un’altra mia storia – sì, ne seguo troppe; su EFP due, in realtà? In realtà cinque e anche qualcuna in più, che ho bloccato personalmente, altrimenti rischiavo di uscire fuori di testa. Questa fan fiction che sto pubblicizzando ora era già stata postata precedentemente su EFP con il titolo ‘Pieces Of A Broken Life’ ed era una Lucius/Narcissa regolata dalla BDT. Dopo averla rimossa e averla revisionata, ho ricominciato a pubblicarla, con un nuovo titolo ‘Walk Through The Fire’. Quindi, se qualcuno la seguiva allora oppure ama la coppia o semplicemente ha voglia di seguirmi anche in quest’altra fan fiction, sarà ben accolto! Vi lascio, come di consuetudine il link:

 

 

Walk Through The Fire

 

 

 

 

 

4. Ultimamente sono davvero fissata con il Wrestling, quindi, tra le tante cose che scrivo, ho cominciato a cimentarmi anche in una fan fiction sulla WWE. Non so se a qualcuna di voi piaccia, ma io pubblicizzo lo stesso, male che vada mi tirate tutte pomodori perché mi sono appassionata a qualcosa che non concepite xD Purtroppo, non mi è possibile pubblicarla qui, perché EFP non ammette fanfiction su atleti e/o sportivi. Ma, se a qualcuna dovesse interessare, potete trovarla sul mio forum personale o, semplicemente, chiedetemi il link tramite recensione o tramite mp, sarò felicissima di darvelo (:

 

 

 

 

 

5. Parlando di cose inerenti ad Un Particolare In Più: non ho idea di quando posterò il prossimo capitolo, dal momento che sono praticamente sotto esami e non toccherò la storia almeno per le prossime tre settimane. In compenso, se siete delle curiosone e vi piace avere un po’ di spoiler, potete sempre aggiungermi su facebook e curiosare tra le mie cose, nonché avere la possibilità di leggere qualche piccola citazione dei nuovi capitoli o altro che inserisco di tanto in tanto! Inoltre, sulle mie note autore qui su EFP c’è la lista completa dei capitoli della fanfiction, con tanto di titoli, quindi potrete curiosare e fare le vostre congetture personali su cosa essi andranno a raccontare!
Vi lascio il link al profilo di facebook, ditemi chi siete se mi aggiungete, così posso riconoscervi (:

 

Ada Wong su Facebook

 

 

6.  Vi lascio i link a due canzoni: la prima è quella di cui ho riportato il testo durante il primo ballo di Alexis e di Harry. La seconda la ascoltavo mentre scrivevo il secondo ballo tra i fratelli e secondo me leggere quella scena con questa melodia sotto è tutta un'altra cosa! (:

Complicated - Carolyn Johnson
Only Hope - Mandy Moore

 

 

 

 

 

Bene, credo di essere arrivata alla fine – finalmente, direte voi, sempre ammesso che qualcuno sia arrivato a leggere fino a qui. Se lo avete fatto davvero e mi lascerete un commentino, scrivetemelo, magari decido di premiarvi con un regalino o con uno spoiler sul prossimo capitolo!
Ora vi mando un bacione enorme e ringrazio veramente con tutto il cuore chi segue questa fan fiction:

 

GRAZIE!

 

Per:

 

293 recensioni (di cui 17 solo per lo scorso capitolo *_*)
94 preferiti
17 ricordati
108 seguiti

 

 

GRAZIE!!

 

 

Alla prossima – spero presto e con buone notizie sul risultato dei miei esami!
Giulia.

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Capitolo 36
*** Un nuovo ragazzo ad Hogwarts ***


~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXVI
Un nuovo ragazzo ad Hogwarts

 

 

 

 

 

 

 

- Chi sei? –
Il suo sussurro si perse nel buio, senza lasciare nessuna eco.
Era di nuovo lì, in quel posto maledetto ma, questa volta, non era da sola.
Nel vuoto nero del nulla, rischiarato dall’unica fonte di luce che proveniva dalla porta brillante che si stagliava imponente, come al solito, alla sua sinistra, c’era un ragazzo. Non il solito ragazzo, di cui non riusciva a scorgere il viso; era qualcun altro, che ora la stava fissando con un sorriso malandrino sulle labbra piene.
Alexis piegò il capo su di un lato, portando una mano a trattenere i capelli sulla nuca, perché il vento gelido di quel posto glieli stava facendo svolazzare fastidiosamente intorno al viso.
- Chi sei? – ripetè, sconcertata, mentre avanzava di un passo e si avvicinava al ragazzo misterioso, che si limitò a sghignazzare, come se avesse udito qualcosa di estremamente divertente.
Senza risponderle, lui alzò una mano e le sfiorò il viso con una carezza gentile.

Un calore famigliare le si allargò nel petto, facendole mancare il respiro.
Era doloroso e…piacevole.
Sì, era piacevole, il suo tocco.

Pietrificata dalle sue carezze, Alexis non riuscì a fare nient’altro che non fosse respirare, mentre il ragazzo si avvicinava tanto al suo viso che il suo fiato caldo andò a sfiorarle le guancie, ora decisamente rosse sotto quei polpastrelli gentili.
- Sappi solo che io so chi sei, Alexis Potter. – sussurrò quello, abbassandosi fino a che i loro visi non si trovarono alla stessa altezza.
Alexis spalancò gli occhi e fece per indietreggiare, scottata da quella rivelazione improvvisa, ma lui la prese per l’avambraccio, impedendole di scappare.
- Che…? – mormorò lei disorientata, ma il ragazzo si limitò a ridacchiare di nuovo, mostrandole poi un sorriso sghembo e dannatamente famigliare.
Poi, tutto scomparve nell’oblio consueto.

E solo quegli occhi profondamente blu accompagnarono il resto dei suoi sogni.

 

 

 
 

 

 

 

 

Alexis Potter aprì gli occhi, in quella fredda mattinata di Santo Stefano, svegliata da quel raggio di sole magico che filtrava attraverso la finestra della sua camera. Un braccio corse a coprire gli occhi, mentre un verso infastidito lasciava la sua gola, simile ad un borbottio incomprensibile persino a lei. Si rigirò nel letto, stringendo il cuscino tra le braccia e affondandoci il viso dentro, mentre si tirava le coperte fin sopra la testa, beneficiando del calore di quel sonno tanto bruscamente interrotto.
Erano settimane che non dormiva così bene.
Strinse gli occhi, cercando di riaddormentarsi e di riafferrare i brandelli di quel sogno che non ricordava ma che, inspiegabilmente, le faceva sorgere un sorriso sulle labbra.
Sirius.
Alexis corrugò la fronte e sbattè le palpebre contro il cuscino, confusa.
Perché mai gli era venuto in mente Sirius, adesso?
Non stava sognando di lui, di questo ne era certa.
Però…c’erano due occhi blu e profondi che giravano continuamente nella sua memoria inconscia.

Identici a quelli che aveva visto la sera precedente nel buio del corridoio, fuori dalla Sala Grande.
Gli stessi che aveva sperato – in un misto di orrore e gioia – appartenessero proprio al suo padrino.

Alexis scosse la testa, con un sorrisino amaro sulle labbra, e si mise supina, lasciando ai raggi di sole la possibilità di investirla in pieno e di svegliarla completamente.
Che sciocca: Sirius non poteva essere ad Hogwarts.
Si passò una mano a stropicciarsi gli occhi e si tirò lentamente su a sedere, mentre si guardava intorno, disorientata, ma stranamente sveglissima.
Diamond non c’era: probabilmente aveva passato la notte con Theo a festeggiare in un modo tutto loro la notte di Natale.
Quel pensiero le riportò alla mente lei e Draco: si erano baciati sotto il vischio, questo significava che lui le aveva perdonato tutto? Sperava sinceramente di sì, non avrebbe potuto sopportare il ritorno ad una situazione di indifferenza e rabbia.

Si augurava che tutto quello che era successo la sera precedente non fosse solo frutto di un sogno bellissimo e irrangiungibile, perché questo l’avrebbe decisamente portata ad una crisi di nervi.
Si alzò dal letto e si concesse una doccia calda, che lavasse via ogni pensiero scomodo e l’aiutasse ad iniziare bene quella nuova giornata.
Aveva lasciato Harry nel bel mezzo del ballo per seguire quello sguardo misterioso, che credeva appartenere a Sirius ma che, ora più che mai, riteneva di aver solo immaginato. Sperò che non se la fosse presa troppo, ma conoscendolo, forse l’avrebbe ritenuta solo ancora più strana di quanto già non pensasse che fosse, niente di più.
Alexis uscì dalla doccia, sentendosi leggera e serena. Si asciugò, si vestì ed uscì dal dormitorio.
Felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando Alexis Potter uscì dal dormitorio femminile si ritrovò di fronte a Draco Malfoy, che si era appena chiuso la porta delle camerate maschili alle spalle.
Il tempo sembrò fermarsi a quel momento, mentre entrambi si scrutavano con occhiate dubbiose, sospettose. Si avvicinarono con circospezione, raggiungendosi al centro della Sala Comune, interamente vuota.
- Buongiorno. – lo salutò lei, sollevando una mano in segno di timido saluto, mentre accennava ad un sorrisino appena.
Draco le rivolse uno sguardo sereno, mentre le sfiorava delicatamente le vene del polso, prima di stringerlo morbidamente tra le dita e portarselo alle labbra, per sfiorarne il palmo.
- Buongiorno. – le sussurrò di rimando, ammiccando.

Era tutto un po’ strano, ma bellissimo: ritrovarsi, semplicemente.
Draco le lasciò andare il polso e le sfiorò il viso con una carezza, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Dormito bene, Alexis Potter? – mormorò, avvicinandosi al suo orecchio.
Alexis sbarrò gli occhi e fece un passo all’indietro, per potergli lanciare un’occhiataccia, mentre le sue mani correvano a premersi sulla bocca di lui.
- Ssssssh. Ma sei matto?! E se qualcuno ti sente? – sibilò allarmata, sollevandosi in punta di piedi per arrivargli a pochi centrimetri dal viso.
Gli occhi di Draco assunsero un’espressione divertita, mentre lei poteva sentire le sue labbra piegarsi in un sorriso sotto i suoi polpastrelli. Lui sollevò le mani e la prese per i polsi, costringendola a lasciar libera la sua bocca. La osservò dall’alto, con un ghignetto, trattenendola ancora per i polsi, prima di chinare il viso e far aderire la sua fronte a quella di lei.
- Ho controllato che non ci fosse nessuno nei paragi. Fidati di me, per una buona volta. – la schernì, lasciandole andare un polso per punzecchiarle una guancia con l’indice.
Alexis storse le labbra in una smorfia, poi sollevò il viso per sfiorare il naso di Draco con il proprio.
- Mi fido. – borbottò remissiva, guardandolo negli occhi.
Poi sorrise e annullò la distanza tra le loro labbra con un bacio, al quale lui rispose immediatamente, mentre le circondava la vita con le braccia e la stringeva a sé.
- Mi hai perdonata? – gli domandò, mentre lo abbracciava a sua volta e gli poggiava una guancia contro il petto.
Lo sentì sorridere appena, mentre sollevava una mano e le sfiorava i capelli.
- E tu? – gli chiese a sua volta, costringendola a sollevare il capo.
Alexis lo guardò dal basso e sorrise, prima di alzarsi nuovamente in punta di piedi e riprendere a baciarlo, questa volta con più passione.

L’intreccio delle loro lingue, tenero e urgente, era una risposta più che eloquente.
- Stanotte ti ho sognata. – le disse lui all’improvviso, mentre si allontanava da lei quel tanto che gli bastava per poterla guardare in viso.
Alexis corrugò le sopracciglia e sorrise, divertita.
- Ah sì? – si informò – E cosa facevamo? –
Draco ridacchiò tra sé e sé, mentre prendeva a sfiorarle il viso con carezze lente e assorte.
- Mi eri vicina, come adesso. – raccontò, lo sguardo improvvisamente lontano – E io ti stavo stringendo. – aggiunse e le sue braccia corsero ad abbracciarla nuovamente, facendola aderire di più contro il suo corpo e costringendola a ridere appena – Poi…-
La guardò dall’alto e, lento, chinò il capo fino a che le loro fronti non aderirono e poi cominciò a lambirle il naso con la punta del proprio.
- Ti sfioravo in questo modo e…- scese ancora di più, finchè le sue labbra con si sfregarono delicatamente contro quelle di lei – ti baciavo.–
E la baciò di nuovo, prima di allontanarsi e prendere a lasciarle una piccola traccia di baci sulla guancia, ora improvvisamente rossa e accaldata.

Riusciva a sentire il cuore di lei contro il proprio petto.
Batteva così forte che quasi poteva avvertire i colpi sulla pelle.
Aveva quasi l’impressione che, se avesse sollevato una mano, sarebbe stato in grado di accoglierlo tra le dita e accarezzarlo dolcemente, come adesso stava accarezzando lei che, piccola e fragile, come sempre, aveva già il respiro accelerato e tremava impercettibilmente.
La amava e niente gli avrebbe fatto mai cambiare idea.
Draco Malfoy amava Alexis Potter.

Sorrise tra sé e sé a quella constatazione e avvicinò le labbra all’orecchio di lei, per sussurrare poche parole.
- E poi…- concluse, con un mormorio roco – Facevamo l’amore. –
Alexis spalancò gli occhi e le guance diventarono, se possibile, ancora più rosse. Lentamente, si voltò a guardarlo e scorse, in quegli occhi grigi, una luce maliziosa.
Draco le sorrise semplicemente, sfiorandole il viso.

Quando assumeva quell’espressione innocente e candida diventava ancora più bella, ai suoi occhi.
Tanto irresistibile che, se solo non avesse avuto tanto auto-controllo, avrebbe desiderato prenderla immediatamente e divorare quelle piccole labbra spalancate.
No.
Calma e auto-controllo.

Inaspettatamente, Draco scoppiò in una risata divertita e la lasciò andare.
- Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, Alexis. – la schernì, mentre le dava le spalle e cominciava ad incamminarsi verso l’uscita della Sala Comune.
Alexis lo fissò con occhi ancora sbarrati, le gambe che le tremavano per l’emozione. Lo seguì con lo sguardo, osservando le sue spalle muoversi appena per la risata che, ancora, aleggiava nell’aria.
Ripresasi, strinse le mani in due pugni e scosse la testa.
- Draco! – lo riprese, fingendosi indignata, ma non riuscendo ad impedirsi di ridacchiare divertita a sua volta.
Poi lo seguì con una corsetta, lo prese sottobraccio e insieme varcarono la soglia.

Le piaceva davvero il modo in cui il nome Alexis lasciava le sue labbra.
Era…bello.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Sala Grande era tornata completamente normale: non c’era più traccia di neve zuccherosa, bastoncini enormi di zucchero o decorazioni natalizie eccessive. I soliti abeti erano ancora ai lati della sala e l’unica enorme tavolata, che raggruppava l’intero corpo studentesco rimasto a scuola per le vacanze, era tornata ad occuparne il centro. Non c’erano molte persone sedute a gustare la lauta colazione di sempre, ma Harry, Ron ed Hermione erano già seduti ad un lato del tavolo e discutevano fittamente di Godric sapeva solo cosa.
Comunque, quando Alexis varcò la grande porta in compagnia di Draco Malfoy, Harry distolse la sua attenzione dal discorso dei suoi due migliori amici e puntò le sue iridi – sempre verdissime dietro le lenti rotonde – sulla ragazza, che salutò con un cenno gioioso della mano. Alexis gli rivolse un ampio sorriso e sventolò la mano a sua volta.

Uno strano grugnito – non meglio definibile – la costrinse a distogliere la sua attenzione dal fratello.
Per posarla su Draco Malfoy.

Il ragazzo, che le camminava vicino, aveva un’espressione infastidita sul viso, cosa resa evidente dalla nota stonata dei suoi occhi e dall’arricciarsi capriccioso di labbra.
Alexis sospirò e scosse la testa, cosa che spinse Draco a lanciarle un’occhiata obliqua e curiosa.
- Hai intenzione di mettermi il muso ogni volta che mi rivolgo ad Harry? – gli domandò, non veramente infastidita; sembrava più mossa da un moto di strano divertimento – Pensavo che avevamo superato quella soglia da un pezzo, ormai. –
Malfoy storse la bocca in una smorfia e socchiuse gli occhi, continuando a scrutarla di sottecchi. Si strinse elegantemente nelle spalle.
- E’…difficile. – le confessò, mentre si avvicinavano lentamente alla parte del tavolo occupata dagli altri Serpeverde.
Alexis piegò il viso su un lato, osservandolo con una luce confusa negli occhi.
- Cos’è che è difficile? – si informò, corrugando le sopracciglia.
Draco chinò il capo per osservarla e i suoi occhi pensierosi non sembrarono vederla davvero. Scosse la testa, mentre si accomodavano sulla panchina.
- Non mi sembra una buona idea parlarne qui, mia piccola Black. – le mormorò, avvicinandosi al suo orecchio, per poi lanciarle un’occhiata carica di significati.
Alexis comprese, specialmente dal modo in cui marcò il suo cognome falso, che non era decisamente il momento di chiarire determinate cose.

Non davanti all’intera Sala Grande.
Scrollò le spalle e scosse la testa, mentre si appropriava di un toast, di due fette di bacon e di succo di zucca, che servì anche a Draco. 

La Sala Grande si riempì celermente degli studenti rimasti ad Hogwarts e anche tutti gli insegnanti avevano presto occupato il tavolo loro riservato.
Coleen Careye e Charlie Liplose si erano avvicinate a Blaise – che era arrivato poco dopo Alexis e Draco e che aveva preso posto accanto a loro – e ora gli stavano mostrando il nuovo catalogo di prodotti post-natalizi, che il moro scrutava con interesse.
Tra Abbronzature Istantanee Anti Inverno, Creme Anti-Brufoli da cenoni festivi e Pasticche Dimagrandi Elimina Grassi, Alexis consumò la sua colazione.

Il sorriso che le colorava le labbra le dava un’aspetto finalmente sereno, che scaldava il cuore di Draco Malfoy come una calda fiamma piacevole, che cresceva nel suo petto ogni volta che lei, ingenua, si sporgeva appena per scambiare qualche parola con le due Corvonero o con Blaise e lo sfiorava casualmente con un braccio, con il petto e con i capelli, che profumavano sempre di more.
Mentre beveva il succo di zucca che lei gli aveva premurosamente versato, il suo sguardo – per distrarsi dalla figura a lui vicino, che rischiava di farlo impazzire – si posò su Diamond Cherin. Con un corrugare di sopracciglia, Draco si domandò perché mai la primina Serpeverde non fosse con loro a discutere delle ultime mode, argomento che sembrava adorare almeno quanto Zabini. La Cherin se ne stava invece in disparte e parlava fittamente con Pansy Parkinson e la sua combriccola di Coccatrici (*).
Draco storse il naso in una smorfia e si voltò, per chiedere spiegazioni ad Alexis – che avessero litigato?
Ma non fece in tempo a dire nulla, perché il tintinnio di posate su di un calice catturò l’attenzione di tutta la Sala Grande.
Silente si era appena alzato in piedi ed aveva raggiunto l’elegante leggio dal quale era sempre solito fare i suoi annunci; non appena le sue mani ossute ne sfiorarono la superficie elaborata, il gufo intagliato sul davanti spalancò, maestoso, le sue ali, e frullò il capo.
- Buongiorno a tutti quanti! Vedo che l’appetito non vi manca, nonostante il lauto banchetto di ieri sera…- sorrise bonario, con una luce divertita negli occhi azzurrini, che spiccavano dietro le solite lenti a mezzaluna che portava sul naso lungo – Prima che tutti vi disperdiate a godere di questi ultimi giorni di vacanza, vorrei fare un annuncio importante e vorrei che tutti quanti mi ascoltaste. Non è vero, signorina Cherin? –
Diamond, che stava ancora parlando fittamente con Pansy, si riscosse e raddrizzò la schiena, arrossendo piccata. Puntò gli occhioni nocciola sul volto dell’anziano mago, che le sorrise accondiscendente, mentre lei annuiva appena, imbarazzata.
- Stupido vecchio…- mormorò la Parkinson accanto a lei, ma nessuno sembrò udirla.
Silente riprese a rivolgere lo sguardo all’intera Sala.
- Hogwarts è lieta di ospitare, per questa seconda metà di anno scolastico, un nuovo studente. – annunciò, lasciando a tutti il tempo di elaborare la notizia; ma prima che qualcuno potesse cominciare a mormorare ipotesi, riprese il discorso, catturando nuovamente l’attenzione degli studenti – Si è trasferito questo inverno e frequenterà l’ultimo anno con noi, dopo essere stato studente, negli anni precedenti, della Scuola di Magia e Stregoneria Americana. Spero che lo accogliate con il dovuto calore. – e lanciò un’occhiata obbliqua ai Serpeverde presenti. – Ed ora, date il benvenuto a Luis Cabrisk! – annunciò, allargando le braccia.
Da un angolo della Sala, dietro il tavolo degli insegnanti, si mosse un ragazzo che nessuno aveva notato fino a quel momento. Era alto e slanciato, elegante ed ipnotico nella sua camminata lenta e nel mondo in cui il mantello della divisa di Hogwarts gli ondeggiava alle spalle; aveva capelli nerissimi che, alla morbida luce del sole incantato della volta, conservavano qualche strano riflesso blu, e che, lisci e lunghi, gli sfioravano le spalle larghe e ne incorniciavano il viso; l’espressione del suo volto era di gentile arroganza, mentre sorrideva in direzione del Preside, che lo accolse accanto a sé.
Era bello, decisamente.

Un ventunenne affascinante e misterioso. (**)
Quando l’applauso che l’aveva accolto – più caloroso del previsto, specialmente da parte delle studentesse – si spense sotto il comando di Silente, il ragazzo sorrise e chinò appena il capo, in segno di ringraziamento.
Nel frattempo, la McGranitt aveva portato il vecchio Cappello Parlante e uno sgabello era stato fatto levitare accanto al nuovo studente. Sembrò trattenersi dal ridere, mentre si accomodava e il cappello gli calava sulla testa, nascondendo lo sguardo.

Che trovasse ridicola quella pratica di smistamento?
Magari, in America, avevano altre usanze.

Il silenzio avvolse la Sala Grande, mentre il cappello meditava tra sé e sé. Alla fine, aprì le sue pieghe simili a labbra.
- GRIFONDORO! – annunciò con un grido e la parte di tavolo occupata dai Grifoni esplose in battiti di mani entusiastici, ai quali si unirono i Tassorosso e i Corvonero – un po’ meno entusiaste le Untouchable Ravens perché quel bocconcino non era stato assegnato alla loro casa.
Alexis si unì ai battiti, con un sorriso sulle labbra, ma né Blaise né Draco si mossero, come la maggior parte dei Serpeverde.

Beh, certe cose non si potevano proprio cambiare.
Quando gli venne tolto il capello, il nuovo studente aveva uno strano ghigno soddisfatto che colorava le labbra piene; dopo essersi scambiato uno sguardo con Silente, questo gli diede una pacca incoraggiante sulla spalla e lui annuì, scendendo dal ripiano rialzato per raggiungere gli altri studenti.
Si fermò solo per un attimo, in mezzo alla Sala, ma tutti lo notarono.
Il suo sguardo si posò sulla figura di Alexandra Black, che lo osservò con espressione confusa.

Eppure, quando i suoi occhi incontrarono quelli del misterioso studente, il cuore le si fermò all’improvviso.
Erano blu.
Incredibilmente e profondamente blu.
Identici a quelli che, la sera precedente, aveva scorto nel buio.

Il ragazzo le sorrise e le fece un occhiolino, prima di prendere posto accanto al gruppo di Grifondoro, che lo accolse con pacche sulle spalle e strette di mano.
- No! Non di nuovo! – si sentì gridare da una voce femminile, disperata all’idea che anche il nuovo studente si fosse subito interessato alla più piccola della famiglia Black.
Tutti si voltarono verso la Tassorosso del sesto anno che aveva pronunciato quell’affermazione frustrata, per poi scoppiare a ridere divertiti.
Il nuovo studente, un po’ sconcertato, fissò incuriosita la bruna Tassorosso, che avvampò di vergogna e arrossì letteralmente quando lui le strizzò un’occhio.
Alexis aveva lanciato uno sguardo stranito alla ragazza, sbattendo ripetutamente le ciglia, confusa.

Che aveva voluto dire?
- Lo conosci? –
La voce dura di Draco Malfoy la costrinse a voltarsi e ad abbandonare i suoi pensieri. Puntò lo sguardo sul suo viso, ora indurito da un’espressione evidentemente infastidita.

Non gli era piaciuto per niente lo spettacolino del nuovo arrivato nei confronti della sua ragazza.
Chi diavolo si credeva di essere?

Strinse la mano che teneva attorno alla forchetta, tanto violentemente che le nocche sbiancarono.
Alexis gli rivolse un’occhiata pensierosa, poi scosse il capo e tornò ad osservare il nuovo studente, che sembrava aver stretto amicizia con Harry Potter. Scosse lentamente la testa, rivolgendo di nuovo lo sguardo a Draco che, però, non la ricambiò.
- No. Non l’ho mai visto prima d’ora. – confessò sicura, corrugando le sopracciglia.

Luis Cabrisk: non era un nome famigliare, per niente.
 

 

 


 

 

 

 

 

La settimana di vacanza passò in fretta ed Hogwarts tornò ad essere quella popolosa e allegra di sempre. Natale e Capodanno sembravano aver alleggerito i pensieri di tutti gli studenti, che adesso sembravano quasi non pensare più alla misteriosa Camera dei Segreti e al pericolo delle pietrificazioni, anche perché dopo Justin Finch-Fletchey, nessun altro era ancora stato aggredito e la cosa faceva sperare per il meglio.
Alexis aveva ripreso in mano la sua vita: le cose con Draco andavano per il verso giusto dalla sera di Natale – avevano raggiunto la felice pace di due settimane senza scontri di sorta! – e anche il rapporto con Harry sembrava essere tornato quello speciale di sempre. Aveva persino trovato il tempo per spedire una lettera a Sirius, nella quale gli raccontava tutte le ultime novità, parlando specialmente di quel nuovo ragazzo arrivato ad Hogwarts i cui occhi, la sera della festa, aveva scambiato per quelli di Sirius stesso. Glielo scrisse, perché il ricordo la faceva sorridere e, sicuramente, anche il padrino avrebbe provato un moto di tenerezza leggendolo e lei era sicura che, ovunque si trovasse, Sirius avesse bisogno di sentire che lei gli era vicina con il cuore, sempre.
Tra la possessività esagerata di Draco – con la quale aveva imparato a convivere, cominciando persino ad apprezzarla -, i pomeriggi passati con Harry e l’inizio delle lezioni, Alexis non aveva avuto praticamente alcuna occasione per poter conoscere il nuovo studente, ma la cosa non compariva di certo nella sua lista delle priorità, al momento.

Ma il destino, che se ne fregava delle sue liste mentali, li fece incontrare quel pomeriggio stesso.
La giovane Potter si stava dirigendo a passo svelto verso l’aula di incantesimi, con il libro stretto al petto. Era appena uscita, nemmeno troppo indenne, da una lezione di Pozioni nella quale – non potendo contare sull’appoggio di Diamond che si era seduta vicino ad un’altra compagna di Serpeverde – aveva combinato il solito casino, con il risultato che ora la sua borsa penzolava nella doccia, in attesa che la maleodorante miscela lasciasse almeno in parte il tessuto in jeans.
Avrebbe dovuto considerare l’idea di chiedere a Draco di darle qualche altra lezione privata di Pozioni, perché lei non era proprio capace a crearne.
Il pensiero le riportò alla mente quella notte ormai lontana, nella quale Malfoy, con mano abili, l’aveva aiutata a recuperare un brutto voto.
E poi, di ritorno dall’aula di Pozioni, l’aveva inchiodata contro la porta e poi l’aveva baciata.
Per la prima volta.
Il loro primo bacio.
Era ancora bollente sulle sue labbra, mai cancellato dai numerosi contatti che avevano avuto in seguito.
Il sapore di quel primo sugello sarebbe rimasto sulla sua bocca e sulla sua lingua per sempre.

Sorrise tra sé e sé di quelle considerazioni: chissà cosa avrebbe pensato Draco di lei, se gliele avesse rivelate; era sicura che l’avrebbe presa in giro con quella dolcezza disarmante, mista ad una sensualità arrogante, che era solo sua.
Si sfiorò le labbra con le dita, mentre voltava l’angolo, la testa fra le nuvole.

Fu per questo, probabilmente, che si scontrò violentemente contro il petto di qualcuno che – di fretta a sua volta, questo era evidente dalla durezza dell’impatto – veniva dalla direzione opposta.
Senza che riuscisse ad impedirselo, Alexis Potter si ritrovò con il sedere sul pavimento.
Aveva stretto gli occhi per il contraccolpo, ma quando li riaprì, si ritrovò a spalancarli completamente.

Davanti a lei, un po’ disorientato dallo scontro imprevisto, con la camicia aperta a rivelare il petto bianco e la cravatta storta e allentata, c’era Luis Cabrisk.
Aveva il capo piegato e si stava massaggiando il punto in cui lei si era duramente scontrata; i capelli neri, lunghi e lisci, gli coprivano l’espressione del viso, ma quando rialzò la testa, i suoi occhi blu si spalancarono a loro volta, brillando di sorpresa.
Si scrutarono, forse per qualche secondo di troppo, perché Alexis sentì le guance arrossire di vergogna e si affrettò a distogliere lo sguardo, a disagio.
- Scusami, io…Non guardavo dove stavo andando e…- si giustificò, passandosi una mano tra i capelli.

In quel gesto usuale che era sempre solita fare quando era nervosa.
Il ragazzo sorrise e la guardò dall’alto, scuotendo appena il capo e lasciando che le ciocche sfuggenti gli sfiorassero il viso.
- Non preoccuparti: è colpa mia, avrei dovuto prestare più attenzione. – la interruppe.

Aveva una voce calda e bassa, un po’ roca e sensuale, ma non sembrava che lo stesse facendo a posto.
Doveva essere il suo tono normale, che le attraversò il petto come una strana scarica di dolore.

Alexis si sforzò di sorridere, ancora imbarazzata, e si voltò per poterlo osservare.
Ma quando il suo viso fu tornato sulla figura del giovane, sobbalzò quasi, spaventata: Luis si era piegato sulle ginocchia e la stava scrutando a pochi centrimetri di distanza, tanto che i loro nasi quasi si sfioravano.
Da quella ridicola distanza, Alexis potè notare che i suoi occhi erano veramente blu, tanto profondi da sembrare non avere alcuna fine; aveva un viso elegante, con delle labbra che ora erano piegate in un sorriso strano, a metà tra l’incuriosito e il soddisfatto.
D’istinto – anche se con un po’ troppo ritardo – si ritirò indietro, allontanandosi da quel viso perfetto, che la stava studiando con una strana arroganza.
- Ho…Ho qualcosa che non va? – gli domandò, titubante, mentre sentiva le guance prendere velocemente calore.
Il ragazzo sghignazzò tra sé e sé e scosse la testa.
- Assolutamente. – disse, prima di tirarsi nuovamente su e porgerle una mano, per aiutarla a rialzarsi.
Alexis fissò il palmo bianco, titubante, poi posò le dita sulla mano del giovane, che le strinse con delicatezza.
Non si era aspettata che sotto quell’aspetto elegante si nascondesse una forza tale da riuscire a sollevarla con un solo braccio, senza sforzo.

Ma, soprattutto, quello che non si era assolutamente aspettata era che il ragazzo se la trascinasse addosso, stringendosela tra le braccia e facendole aderire una guancia contro il petto atletico.
Troppo sorpresa da quell’abbraccio improvviso, Alexis non riuscì a muoversi subito. Si lasciò cullare quasi, dolcemente, dal ragazzo, che, con una innaturale familiarietà, aveva preso a sfiorarle appena le braccia, lento e delicato.
Aveva un profumo fresco, di fiori e di primavera.
Quando si rese effettivamente conto della situazione, spalancò gli occhi e gli premette entrambe le mani sulle spalle, costringendolo ad allontanarsi. Lo guardò dal basso con un misto di risentimento e imbarazzo, al quale lui rispose semplicemente con un sorriso arrogante.
Alexis fu costretta ad abbassare lo sguardo e borbottò un ‘grazie’ biascicato, non troppo contenta del comportamente del nuovo arrivato.

Ma chi si credeva di essere?
Si chinò per raccogliere il libro di incantesimi, che nell’impatto era caduto per terra, ma lui fu più lesto: si era piegato con un gesto fluido e aveva preso il tomo, per poi porgerglielo con un sorrisino.
Alexis lo prese e se lo strinse al petto.
- Scusami per la mia maleducazione. – esordì lui, all’improvviso, con una gentilezza che sembrava quasi d’altri tempi. Alexis corrugò la fronte, ma lui non le diede il tempo di replicare – Non mi sono ancora presentato: sono Luis Cabrisk.- e le porse una mano.
La fissò per qualche istante poi, armeggiando per reggere il grande libro con un solo braccio, porse la sua e la strinse lievemente.
- Alexandra Black. – si presentò a sua volta, ostentando una certa sicurezza nel pronunciare quel nome.

Fredda e orgogliosa come solo una vera Black avrebbe potuto essere.
Luis le rivolse un sorriso abbagliante e si portò la mano alle labbra, prima di sfiorarla delicatamente, senza mai smettere di guardarla negli occhi, neanche mentre si chinava appena per raggiungere il dorso roseo.
- Piacere. – mormorò, con tono strano, prima che il sguardo assumesse una sfumatura indagatoria – Sei la sorellina di Sirius Black, non è vero? –
Era una domanda diretta, ma non la colpì particolarmente: erano mesi che si fingeva la sorella minore del suo padrino, quindi non si scompose. Si limitò ad annuire appena, mentre lasciava scivolare via la mano dalla presa ormai inesistente delle dita affusolate di Cabrisk.
Luis si limitò a rivolgerle un altro sorrisino sghembo, prima di chinare appena il capo, in un cenno di saluto.
- Ci vediamo in giro allora, Alexandra. –
Aveva un modo di pronunciare il suo nome che era oscuro e vibrante e che le accarezzò la pelle ancor prima delle dita del giovane che, leste e sfuggevole, le rubarono una carezza sulla guancia; prima che Alexis avesse la possibilità di fare alcunchè, Luis si era già dileguato oltre l’angolo.
Ancora perplessa da quanto appena successo, sbattè le palpebre decisamente disorientata e si sfiorò la guancia sulla quale il misterioso studente le aveva lasciato una breve carezza.

“Ma chi diavolo si crede di essere?”
Si domandò ancora, sentendo la rabbia montarle dentro all’improvviso. Scosse la testa, per scacciare l’immagine del ragazzo dalle mente  e si avviò per il corridoio, diretta versa l’aula di incantesimi per la quale era già, oltremodo, in ritardo.
Due occhi scuri e ben truccati seguirono i movimento della giovane dall’ombra.
Un sorriso malsano colorò labbra rosse e velenose.
 

 

 

 


 

 

 

 

 

“Ci vediamo in giro allora, Alexandra.”
Le aveva detto Luis prima di congedarsi.
E mai parole erano state più veritiere.
Alexis lo aveva incontrato per tutto il giorno, in ogni angolo immaginabile del castello e ogni volta lui sembrava trovare una scusa per rivolgersi a lei, anche che si trattasse di un semplice saluto.

La cosa la stava facendo ammattire!
Mentre procedeva verso la Biblioteca, per prendere in prestito un libro di Difesa Contro Le Arti Oscure – il professor Allock aveva affidato loro il compito di scrivere un tema su come difendersi da una strana creatura che il loro libro neanche menzionava e che era decisamente di dubbia esistenza – si scrutava intorno ansiosa, quasi timorosa di vedersi sbucare Luis Cabrisk davanti agli occhi, all’improvviso, con il suo sorriso accattivante e il suo sguardo arrogantemente blu.
Le stava dando il tormento.
Non era sicura fosse tanto per il suo aspetto fisico – come invece avrebbe pensato Draco Malfoy se fosse venuto a conoscenza delle vicende giornaliere – quanto più per il fatto che fosse la presunta sorella di Sirius Black: ad ogni incontro, quello non continuava che rimarcare il suo nome completo, con una sottile e fastidiosa ironia, che le stava veramente facendo saltare i nervi.
Era mai possibile che non potesse avere un lungo periodo di tranquillità?
Era talmente tesa, che quando qualcuno le sfiorò il braccio, con delicatezza, sobbalzò.
Le dita che, inizialmente, l’avevano solo lambita, si erano adesso strette appena sopra il gomito, con forza – sebbene sembrassero ben conoscere il limite che si dovevano imporre per non farle alcun male. Con uno strattone, la mano misteriosa la costrinse a voltarsi e lei, nella furia del momento – e nella convinzione che si trattasse di nuovo di Luis – si girò con il braccio teso e la mano spalancata, pronta a colpire quel viso strafottente con uno schiaffo. Le sue dita si scontrarono chiaramente con qualcosa, ma non fu assolutamente la guancia del profilo elegante del neo-Grifondoro.
Era stata un’altra mano ad accogliere la sua, con una stretta gentile e veloce, che l’aveva bloccata a mezz’aria nel gesto tentato. Alexis cercò di ribellarsi, dimenandosi nella stretta che, adesso, dal gomito era passata alla vita, dove un braccio l’aveva circondata quasi con prepotenza.
- Lasciami! Lasciami! – urlò, cercando di sottrarsi alla sua presa.
- Da quando sei diventata tanto manesca?
Il tono sorpreso di quella voce la costrinse a calmarsi immediatamente, mentre alzava il viso di scatto.

Gli occhi spalancati brillarono nella loro speciale tonalità di verde, mentre si posavano su quelle iridi che, dall’alto, la osservavano confuse.
Iridi grigie e perplesse.
Non blu ed arroganti.

- Draco! – esclamò, quanto mai stupita di ritrovarsi stretta al petto del Serpeverde.
Il suo ragazzo la stava fissando dall’alto, scrutandola con un’occhiata indecifrabile.
Alexis scosse la testa, per costringersi a tornare alla realtà.
- Oddio: scusami! Non avevo intenzione di colpire te…- mormorò, dopo aver poggiato la fronte contro la sua spalla.
- Voglio ben sperarlo. – le rispose con tono neutro, ma lei aveva imparato ad avvertire quando, come in quel momento, un sorrisino divertito aleggiava sulle sue labbra.
La mano di Draco aveva lasciato andare quella di lei - che automaticamente si era poggiata sul fianco snello del ragazzo - per insinuarsi nella folta chioma nera e impossessarsi del suo capo, che carezzò con lentezza.
- E’ troppo sperare che fosse per San Potter, vero? – le domandò, ma quando lei fece per alzare il viso di scatto e rispondergli a tono, lui non glielo permise, mettendo appena un po’ più di pressione sulla sua nuca, in modo da costringerla a rimanere con il viso premuto sul su  petto. Si chinò appena, finchè le sue labbra non raggiungersero l’orecchio della ragazza – Frena i tuoi bollenti spiriti, Potter…- l’ultima parola l’aveva bisbigliata talmente a bassa voce che lei aveva quasi fatto fatica a sentirla – Stavo solo scherzando. –
La sentì rilassarsi tra le sue braccia, mentre le sfiorava una guancia con le labbra, prima di scendere ad impadronirsi della sua bocca, che divorò con vorace dolcezza.
- Dobbiamo parlare. – le mormorò poi sulle labbra, dal quale si era allontanato appena giusto per il tempo di quelle due paroline, per poi riprendere a baciarla.
Nel farlo, si era piegato appena in avanti, tanto che lei era stata costretta ad allacciargli le braccia dietro al collo per sorreggersi a lui e non cadere.
- Dobbiamo proprio? – gli domandò e le sue parole morirono in un altro bacio.
Alla fine, Draco si costrinse a spostarsi, senza tuttavia allontanarla da sé. Se la strinse al petto con entrambe le braccia, mentre le poggiava il mento sulla testa e la cullava appena.
- Sì, mia bella Black…- le sussurrò, lanciando un’occhiata obliqua al gruppo di studentelle che passava lì accanto e che ridacchiò frivolo non appena li ebbero superati – Dobbiamo proprio.

 

 

 


 

 

 

 

 

 

Era un sole pigro, quello che splendeva nel cielo terso di quel pomeriggio. Se ne stava lì, già prossimo all’orizzonte, con quei raggi deboli e bugiardi che illuminavano poco e scaldavano ancora meno.
La neve si era quasi completamente sciolta, ma loro avevano dovuto comunque utilizzare la magia per spostare il mucchietto sporco che ancora inumidiva la panchina di marmo sulla quale, adesso, erano seduti.
O meglio, Alexis era seduta; Draco Malfoy era praticamente sdraiato, una gamba che poggiava sul terreno, l’altra rialzata sul sedile e la testa comodamente posata sulle coscie di lei.
Si erano recati in uno dei tanti giardini interni di Hogwarts, piacevolmente contenti di essere riusciti a trovarne uno abbastanza desolato: con il freddo, in fondo, era poca la gente che si concedeva scorrazzate fuori dal castello, quindi loro avevano potuto ottenere la loro tanto sperata tranquillità.
Draco Malfoy teneva gli occhi chiusi e Alexis aveva quindi la possibilità di osservarlo con tutta la calma possibile, senza che lui la notasse troppo imbambolata.

Comunque, sapeva perfettamente che lui era al corrente dell’essere studiato.
I raggi di quel sole bugiardo si riflettevano sui suoi capelli, sottili fili d’oro con i quali lei, neanche troppo attentamente, stava giocherellando, avvolgendoseli intorno alle dita piccole e delicate, oppure pettinandoli appena all’indietro: le piaceva di più quando, come in quel momento  li lasciava liberi dal gel.
Aveva un’espressione distesa e rilassata, il bel Malfoy – il tuo Malfoy, le ricordò una vocina nella testa, riempiendole il cuore con quella sensazione che trovava il suo confine preciso tra il piacere e il dolore. Le sue labbra erano distese in un sorrisino pigro, che si accentuò appena quando l’indice di lei, curioso, era sceso a sfiorargli il profilo elegante del naso e poi si era poggiato sulla bocca carnosa, che lui aveva corrucciato appena per poterle regalare un bacio sulla punta delle dita.
- Non dovevamo parlare? – gli rammentò Alexis, mentre lui sollevava una mano e si bloccava quella di lei sulle labbra, prima di baciarne il palmo e il polso.
Lentamente, aprì gli occhi per scrutarla con un’occhiata obliqua. Non le rispose, non subito per lo meno: le sue labbra rimasero impegnate a sfiorarle la pelle del polso, per poi risalire lungo la stoffa morbida del maglione che indossava, arrivare al collo, baciare la mandibola e, infine, dopo essersi poggiato con una mano sulla panchina per rialzarsi, rapirle le labbra.
- Sì, dobbiamo parlare. – concordò poi, soffiandogli appena sulle labbra umide di baci e facendola rabbrividire.
Strofinò un’ultima volta la bocca contro quella di lei, con un gesto carico di sensualità e dolcezza, e poi si mise a sedere, chinando appena il capo per poterla osservare meglio.
- E’ sempre colpa di quello stupido di Potter. – sentenziò poi, improvvisamente duro, ma neanche così tanto da spingerla a sentirsi veramente risentita – Se non fosse per lui, a quest’ora potrei baciarti, libero da qualsiasi inutile pensiero. –
Alexis gli lanciò un’occhiata stranita di sottecchi.
- Draco…- lo richiamò, spazientita, ma lui scosse la testa, prima di poterla lasciar finire.
- So chi è per te, Alex – sentenziò.

Da quando aveva saputo della sua vera identità, aveva preso a chiamarla Alex molto più spesso di quanto non facesse prima, perché, in un modo o nell’altro, era pur sempre un diminutivo del suo nome.
Poi sbuffò, quasi gli fosse difficile parlare con lei di quelle cose che gli frullavano per la testa.

E’…difficile.
Le aveva detto la mattina dopo Natale, ma lei non si era mai preoccupata di chiedere delucidazioni in merito. Ora, si sentiva un po’ in colpa per come lo aveva trascurato.
La sua mano corse a posarsi sul braccio di Malfoy e lui la accolse, coprendola con la propria, ma non si voltò a guardarla.
I suoi occhi rimasero ostinatamente puntati su di un’orizzonte che, per quanto si fosse sforzata, lei era sicura non sarebbe mai riuscita a vedere.
- Ma questo non significa che il mio atteggiamento nei suoi confronti cambierà. – continuò e la mano libera si artigliò appena al bordo della panchina – Nonostante tutto, non puoi chiedermi di accettarlo, né tanto meno di essergli…amico.
Aveva un’espressione dura sul viso e, anche se non poteva scorgerlo, era sicura che i suoi occhi stavano rilucendo di frustrazione, rabbia e forse, in fondo, anche odio.
Alexis sospirò e abbassò lo sguardo, non sapendo cosa aggiungere.

Non si era mai aspettata che Malfoy mettesse da parte le sue divergenze con Harry solo per lei. Non aveva mai pensato nemmeno di chiederglielo, perché sapeva quanto la cosa sarebbe risultata impossibile.
Eppure, saperlo così, da quelle stesse labbra che tanto amava baciare, le fece male lo stesso.
Draco Malfoy ed Harry Potter: nemici per sempre.

Senza che lei se ne fosse nemmeno resa conto, Draco si era di nuovo voltato a guardarla e ora le stava accarezzando, cauto, il profilo della guancia.
Aveva paura della sua reazione.
Aveva paura di perderla di nuovo, ma non aveva intenzione di porla davanti ad una scelta.
Quella era decisamente l’ultima delle cose che avrebbe voluto.
Il suo unico desiderio era quello di essere sincero nei suoi confronti e di mettere bene in chiaro le cose: la amava, come non aveva amato nessun’altra fino ad allora, ma questo non avrebbe mai potuto lenire l’odio che provava nei confronti di Harry Potter.

Alexis non disse nulla, ma neanche si sottrasse alle sue carezze, cosa che, almeno in parte, lo rincuorò.
- Quando hai intenzione di rivelargli che tu sei sua sorella? – le chiese all’improvviso, seppur con tono delicato che denotava un certo tatto.
Alexis alzò nuovamente il viso, in modo da poter di nuovo guardare Draco negli occhi. Lo osservò per qualche secondo, titubante e sorpresa dalla domanda. Poi scosse la testa e si voltò, sottraendosi alle sue carezze.
- Io…Non lo so.- ammise, mettendo i piedi sulla panchina e raccogliendo le gambe al petto, che circondò con le braccia; poggiò la guancia sulle ginocchia e si voltò a guardare Malfoy, che ora la osservava tranquillo. – Ci ho provato, tante volte, dico sul serio. – continuò, spostando lo sguardo e prestando attenzione ad una foglia dell’albero che li sovrastava e che, coraggiosa, era rimasta attaccata all’albero nonostante le insidie dell’inverno.
- E lui non ti ha mai ascoltata? – le chiese Draco, allungando una mano per sfiorare gentilmente il dorso di quelle di lei.
- No: Harry è un bravo ascoltatore. – ammise lei, stringendosi appena nelle spalle – Solo che, ogni volta che trovo il coraggio di confessare tutto, per un motivo o per l’altro desisto e scappo. – sospirò, ma Draco non smise di sfiorarle le mani, premuroso – Sono una vigliacca: altro che coraggiosa Grifondoro. – mormorò, più a se stessa che non al ragazzo, che però non si lasciò sfuggire quell’affermazione alquanto particolare.
- Che intendi dire? – si informò infatti, intrecciando le sue dita a quelle di lei.
Alexis tornò a guardarlo, ma aveva lo sguardo vacuo e non sembrava vederlo davvero.

Odiava quando la scorgeva con quell’espressione sul viso; c’era una fitta di dolore che partiva dritta dal suo cuore e arrivava a serrargli le mascelle e ad indurirgli lo sguardo.
Lei sorrise appena, amara.
- Forse, quello che ti dirò non ti piacerà granchè…- confessò – Non sono una Serpeverde; in altre circostanze il Cappello Parlante mi avrebbe affidata a Grifondoro. –
Lo sguardo di Draco assunse una sfumatura smarrita solo per un attimo, prima di tornare placido.
- Come una degna Potter. – sibilò gelido; le sue mani, tuttavia, non abbandonarono quelle della ragazza. – Perché sei tra i Serpeverde, allora? – si informò poi, apparendo sinceramente curioso.
- E’ stata una mia scelta: una Black tra i Serpeverde sarebbe stata più credibile e nessuno mi avrebbe dato troppo fastidio. – rivelò con semplicità.
Draco sembrò pensarci su un attimo, mentre districava le loro dita per portarsi la mano sotto il mento.
- Comunque, non sei mai stata molto credibile come Serpeverde. – rimuginò lui, che pian piano stava rimettendo a posto gli ultimi tasselli del puzzle. – Troppo gentile, troppo disponibile, troppo ingenua…-
- Troppo poco musona? – aggiunse lei, con un pizzico di divertimento nella voce.
Draco le rivolse un’occhiata obliqua, prima di sollevare di nuovo la mano e accarezzarle il profilo del viso con la punta dell’indice.
- La sfacciataggine non ti manca di certo, però. – le fece notare con un sogghigno.
Alexis gli fece una linguaccia, poi gli prese la mano e intrecciò nuovamente le loro dita.
- Chissà: se fossi stata smistata a Grifondoro fin dall’inzio, forse noi non saremmo nemmeno stati insieme a quest’ora. – mormorò, assorta nell’unione delle loro mani.
Draco se le portò sulle labbra e le baciò le nocche una ad una, senza mai staccare lo sguardo da quello di lei.
- E ti penti della scelta che hai fatto? – le chiese, improvvisamente serio.
Alexis sorrise e la risposta lasciò le sue labbra spontaneamente.
- No. – ammise, sincera – Potessi tornare indietro nel tempo, lascerei ogni cosa uguale ad ora, se avessi la certezza che condurebbe nuovamente qui, su questa panchina, accanto a te. – poi sembrò pensarci su e distolse lo sguardo, improvvisamente nervosa – Certo, forse sceglierei di dirti personalmente la verità, senza che tu lo venga a sapere da una lettera. – aggiunse, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Lo sentì ridacchiare appena, mentre le prendeva il mento tra le dita e la costringeva ad osservarlo di nuovo: adesso erano vicini e i loro respiri si accarezzavano, come le loro mani ancora legate.
- Sarebbe una scelta saggia. – concordò, sfiorandole il viso con una carezza – E comunque, anche se tu fosse stata una Grifondoro, questo non significa che non ci saremmo incontrati lo stesso. – le soffiò, ad un centimetro dalle labbra – Ho accettato il fatto che tu sia una Potter, come non avrei potuto accettare che il tuo cuore fosse Grifondoro?

Il cuore Grifondoro le esplose letteralmente nel petto, mentre spalancava gli occhi e le labbra, sopresa da quelle rivelazioni.
Draco, delicatamente meschino, approfittò del fatto che aveva aperto le labbra per infilarle la lingua nella bocca e prendere immediatamente ad intrecciarla con quella di lei, in un bacio allo stesso tempo violento e dolcissimo, che li lasciò senza fiato in breve tempo.
Si allontanò appena da lei solo per posarle la fronte sulla propria e guardarla attentamente negli occhi, come se potesse immergevisi dentro.
I suoi capelli biondi le solleticavano ora il viso, ed era una sensazione davvero piacevole.
- Non preoccuparti. – le mormorò all’improvviso, socchiudendo gli occhi e stringendola a sé con un braccio, mentre l’altra mano andava ad accarezzarle una guancia – Tuo fratello ti ha adorato ancor prima di sapere chi sei. Quando ti sentirai pronta per dirgli la verità, sono certo che lui sarà lieto di accoglierti a braccia aperte. –se ne uscì, con una dolcezza tanto improvvisa e delicata da farle singhiozzare doloramente il cuore nel petto.
Alexis sorrise e strusciò morbidamente la sua fronte contro quella di lui.
Rimasero così per qualche secondo, cullati dal vento freddo e dal calore piacevole dei loro corpi; poi, improvvisamente, Draco spalancò gli occhi, che brillarono di una strana luce maliziosa, accompagnando il ghigno delle sue labbra.
- E, a proposito di Potter…- mormorò, con un tono subdolo che non le piacque per niente; era incredibile come quel ragazzo potesse cambiare umore tanto repentinamente, quasi da spaventarla a volte. Draco ghignò – Gli prenderà un colpo quando verrà a sapere che la sua adorata sorellina è innamorata di Draco Malfoy. –
Alexis spalancò gli occhi a sua volta e lo allontanò con una spinta leggera, non riuscendo a trattenere un sorriso. Lui ridacchiò e lei tentò di lanciargli un’occhiataccia risentita.
- Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò, spingendogli nuovamente le mani sulle spalle.
Draco rise di nuovo, di quella risata cristallina che era così raro sentir lasciare le sue labbra, ma che era davvero bellissima. Senza farsi toccare dalle sue parole, la strinse di nuovo a sé e lei, istantaneamente, gli allacciò le braccia dietro al collo e lo cinse a sua volta, poggiandogli il mento sulla spalla.

- L’unico stupido di cui vorrei mai innamorarmi. –

 

 

 


 

 

 

 

 

Grazie a quell’amore del suo ormai ufficiale fidanzato, aveva passato tutto il pomeriggio a farsi distrarre dalle sue parole e dalle sue carezze ed aveva finito col dimenticarsi del compito di Difesa Contro le Arti Oscure – che avrebbe dovuto consegnare entro l’indomani. Così, dopo essersi lanciata in Biblioteca ed aver trovato il libro che le serviva, ora stava tornando verso i Sotterranei, pronta ad una nottataccia passata tra libri, inchiostro e pergamena.
Grazie davvero, Draco.
Comunque, per sentirsi meno in colpa, il ragazzo si era offerto di aiutarla con il compito, nonostante la prospettiva lo rendesse alquanto poco allegro.
“Preferirei passare il mio tempo con te in modi decisamente più…divertenti.”
Le aveva infatti sussurrato malizioso, passandole una mano sulla schiena.
Era stato con un’enorme violenza – e con grande disappunto di lui – che era letteralmente fuggita dalla Sala Comune per recarsi in Biblioteca.

I corridoi erano stranamente silenziosi, come se tutto il castello fosse già andato a dormire: improbabile, vista l’ora – erano solo le sette di sera. Probabilmente erano tutti scesi in Sala Grande per la cena.
Aprì l’enorme libro che aveva tra le braccia, cominciando a leggere l’indice per cominciare ad avvantaggiarsi, quando sentì un rumore sinistro provenire dalle sue spalle. Si girò di scatto, chiudendosi il libro contro il petto con un solo braccio, mentre una mano correva a serrarsi sulla bacchetta, nascosta sotto al mantello. Si guardò intorno, incerta, ma non vide nessuno. Procedendo all’indietro, continuò a scrutare le ombre, con aria guardinga.

Qualcuno la stava osservando, se lo sentiva sulla pelle.
Fece per girarsi, decisa ad accelerare il passo per allontanarsi il più in fretta possibile da quel corridoio, mai così spaventoso, ma non fece in tempo.
Qualcuno la afferrò prepotentemente per la vita, sollevandola di peso senza difficoltà alcuna. La sua schiena si scontrò violentemente contro un petto ampio e muscoloso, che l’accolse a sé, gentile, a differenza della presa con la quale adesso la strava trascinando via, dopo averla sollevata senza sforzo. L’urlo che stava per cacciare le morì in gola, soffocato dalla mano calda che, adesso, le aveva serrata decisa le labbra.
Alexis cominciò a dimenarsi e a scalciare nel vuoto, mentre il libro le sfuggiva di mano e cadeva con un tonfo sordo sul pavimento.
Un secondo più tardi, nel corridoio era rimasto solo il volume di Difesa Contro le Arti Oscure, aperto.
 

 

 


 

 

 

 

 

Non aveva smesso un solo secondo di dimenarsi, tanto meno quando la figura sconosciuta che la teneva legata a sé – come se non si stesse nemmeno muovendo – era entrata in un’aula vuota e aveva serrato la porta con un Colloportus.
La stanza era buia e indubbiamente vuota: la poca illuminazione proveniva da un’ampia finestra lasciata aperta, dalla quale filtravano i raggi di una luna mai così piena e vicina, che rendeva l’atmosfera incredibilmente soffusa.
Alexis si dimenò ancora, decisamente terrorizzata, e il braccio che la stringeva per la vita parve ammorbidirsi appena, mentre la posava delicatamente a terra, senza tuttavia lasciarla andare né smettendo di premere la mano sulla bocca che aveva tentato, più volte, di morderla, senza risultato.
Lo sconosciuto la tenne stretta a sé, delicato come se fosse fatta di cristallo; sentì il suo viso avvicinarlesi da dietro, tanto che le loro guance si sfiorarono.
I capelli del ragazzo misterioso erano morbidi e profumavano di fiori freschi e primavera.

Un odore terribilmente famigliare.
- Se prometti di stare buona, allora ti lascio andare…- promise lui, con voce morbida e roca, densa e sensuale.
Alexis deglutì e un brivido le scosse le spalle, mentre annuiva appena.
Le sembrò di sentirlo sospirare sollevato, mentre, lentamente, lasciava scivolare via la mano dalla sua bocca e il braccio dalla sua vita; non perse tempo a sincerarsene comunque, perché appena ebbe il tempo di voltarsi, sollevò la bacchetta che ancora stringeva tra le dita tremanti.
- Diff…- cercò di pronunciare, ma il ragazzo fu decisamente più lesto.
Capite le sue intenzioni, aveva fatto scattare il braccio e le aveva serrato il polso tra le dita, con forza, allontanando la bacchetta dal proprio petto; le aveva storto appena il braccio, senza tuttavia farle troppo male. Si avvicinò tanto al suo viso, che adesso, anche nella luce fioca della stanza, lei potè vedere chiaramente il volto di chi aveva davanti: Luis Cabrisk, con i suoi occhi incredibilmente blu e la sua faccia di arrogante presunzione.
Alexis trattenne il respiro e un gemito involontario lasciò la sua gola, mentre lui la costringeva a lasciar andare la bacchetta.
- Questa non ti servirà…- mormorò, senza mai distogliere lo sguardo da quello verde di lei, che era come pietrificato.
Alexis sembrò trovare coraggio in una parte remota di sé, perché cercò di divincolarsi, senza troppo successo.
- Si puo’ sapere che diavolo vuoi da…- sbraitò, ma non fece in tempo a finire la frase.
Veloce, Luis le aveva artigliato una spalla e poi l’aveva spinta contro il muro, preoccupandosi però che l’impatto non fosse troppo duro.
La inchiodò lì, con uno sguardo serio e minaccioso, mentre sulle sue labbra si apriva un sorriso perfetto e freddo.
- Io conosco il tuo segreto - le soffiò, con voce morbida –
Alexis Lily Potter...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

(*) Le Coccatrici sono animali magici, combinazione tra un gallo e un drago (o un serpente); somigliano a delle galline giganti, per questo ho deciso di inserire questo termine di paragone per descrivere Pansy e le sue amiche: fa più linguaggio da mondo magico, no?

(**) Il nuovo ragazzo ha ventuno anni, dovendo frequentare il settimo anno, perché vi ricordo che, in questa storia, l’età di frequentazione di Hogwarts non è pertinente all’originale e il primo anno si comincia a quindici anni.

 

 

 

 

 

Salve a tutte!
Ecco a voi il nuovo capitolo di questa storia: spero vi sia piaciuto *_*
Come promesso, è arrivato non appena ho concluso i miei esami! Finalmente sono liberaaaaaaaa *______* Non ho idea di come sia andato, ma penso piuttosto bene! Vi farò sapere il risultato nel prossimo capitolo, promesso ;)
Purtroppo sono abbastanza di corsa, quindi mi limito a lasciarvi poche parole e una miriade di ringraziamenti, augurandomi che questo capitolo vi sia piaciuto almeno quanto i precedenti, perché io mi sono divertita molto a scriverlo!
Passando a delle comunicazioni importanti:
 

1. Adesso che è di nuovo estate e che potrò dedicarmi alla scrittura giornalmente, questa fan fiction verrà aggiornata una volta alla settimana, ogni sabato pomeriggio dopo pranzo. Ovviamente, avendo postato oggi questo capitolo, il prossimo non sarà questo sabato, ma sabato 9 Luglio!

 

 

2. Rinnovo il mio invito a seguirmi su facebook, dove potrete trovare foto, anteprime e spoiler su questa storia e sulle altre che sto scrivendo!

 

Ada Wong su Facebook

 

 

 

3. Faccio di nuovo pubblicità alla fanfiction di EleanorMair, spin-off di ‘Un Particolare In Più’ che ha come protagonista il nostro bel Zabini. Come fate a perdervela?

 

…Odi et Amo… di EleanorMair

 

 

 

 

4. Faccio un po’ di pubblicità anche alle altre mie storie online qui su EFP; se oltre la storia vi piace anche il mio modo di scrivere o il modo in cui muovo i personaggi, leggetele, mi rendereste veramente felice (:

 

 

L’ultimo bacio della Morte
Walk Through The Fire

 

 

 

 

Bene, dopo i soliti annunci, passo velocemente a ringraziarvi, perchè ve lo meritate davvero!
Grazie mille, infinitamente per:

 

Oltre 300 recensioni (non me lo sarei mai immaginato *_*)
100 preferiti
20 ricordati
113 seguiti

 

 

 

 

GRAZIE CON TUTTO IL CUORE PER SEGUIRE CON ME LE AVVENTURE DI ALEXIS POTTER!!

 

 

 

E un grazie speciale alle 15 persone che hanno recensito lo scorso capitolo!
A voi tutto il mio affetto <3

 

 

 

Ora scappo, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, per me è davvero importantissimo!! <3

 
Un bacione enorme a tutte :3
Giulia.

 

 

 

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Capitolo 37
*** Il momento più bello di sempre ***


Piccolo avvertimento pre-capitolo: questo che segue potrebbe essere definito un capitolo a raiting rosso, nonostante la fan fiction rimarrà di raiting arancione. Mi sembra giusto avvertire in caso di lettrici/lettori estremamente sensibili o in un età non adatta per leggere determinate scene. Non è nulla di volgare od eccessivo, ma è giusto darvi la possibilità di saltare l’ultima parte in caso non siate abbastanza maturi da poterla leggere.
Non ho voluto cambiare il raiting all’intera storia semplicemente perché molte lettrici sono ancora minorenni e non avrebbero la possibilità di continuare a leggerla, il che mi sembra un’ingiustizia, visto che ritengo la mia fan fiction per tutti; inoltre, scene “dettagliate” come quelle di questo capitolo non credo di scriverne ancora!
Detto questo, vi auguro come sempre buona lettura!
Le altre note saranno, come al solito, a fine capitolo!

Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Dedico questo capitolo a te, Eleanor.
Grande scrittrice.
Sorellina virtuale.
Persona veramente eccezionale.
Auguri per il tuo matrimonio!
Ti voglio bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXVII
Il momento più bello di sempre

 

 

 

 

-Io conosco il tuo segreto…Alexis Lily Potter.-

 

 

 

 

Il mondo le era crollato addosso in un solo istante.
Aveva sentito gli occhi spalancarsi, fino a farle davvero male; le labbra si erano socchiuse, trattenendo quell’aria fredda che, adesso, lentamente, stava buttando fuori con fiato tremante. Aveva preso a respirare a fatica, senza che se ne fosse nemmeno resa conto: il cuore le batteva frenetico contro il petto e le chiedeva urgentemente ossigeno, come se fosse stata appena colpita da un Cruciatus violentissimo.
Il ragazzo non aggiunse nulla alle sue parole.

Che cos’altro avrebbe mai potuto dire, in fondo?
Si limitò a fissarla dall’alto, il viso appena piegato verso quello della ragazza, che continuava a guardarlo con gli occhi sbarrati, ora leggermente lucidi. La teneva imprigionata contro il muro, una mano che ancora le artigliava la spalla e l’altra poggiata sulla fredda parete di pietra, accanto alla sua testa.
Alexis deglutì, fissandolo prima in un occhio e poi nell’altro, come se cercasse di trovare una risposta a tutte le domande che le si stavano affollando velocemente nella testa. Aprì le labbra parecchie volte, come se volesse dire qualcosa, ma non un singolo suono riusciva ad uscire da esse, che si richiudevano il secondo dopo, tremanti.
Luis continuava a fissarla con espressione dura, lo sguardo concentrato e attento anche al più piccolo movimento del viso di lei.

Attento al mondo smeraldino dei suoi occhi ora così grandi.
Improvvisamente, la piega rigida di quelle labbra perfette si rilassò e, inaspettatamente, il ragazzo scoppiò in una risata allegra, che la fece sussultare.
Era simile ad un latrato, che le accarezzava la pelle del viso con delicatezza.
Alexis corrugò la fronte, osservandolo dal basso, spaventata e confusa.
Luis si piegò appena in avanti, cercando di trattenere quelle risatine che ora gli scuotevano inspiegabilmente le spalle.
- Dovresti vedere la tua faccia adesso, Alexis!- la schernì divertito, tra le risata.
Le lasciò andare la spalla, facendo scorrere le dita affusolate sul suo collo sottile e sulla guancia, ancora rossa di indignazione e spavento. Poi si allontanò, ridacchiando ancora e portandosi un braccio a tenersi la pancia, mentre si poggiava con l’altra mano ad uno dei banchi.
Alexis lo fissò sempre più sconcertata: di certo non c’era alcuna ombra di divertimento sul suo viso pallido, chiazzato solo sulle gote, in maniera quasi violenta. Ora che Luis non la teneva più intrappolata contro il muro, si permise di fare un passo in avanti e di staccarsi dalla parete fredda, senza però avvicinarsi al ragazzo, ma mantenendo una distanza di sicurezza.

La sua bacchetta era abbandonata accanto a quella del Grifondoro, sul tavolo al quale lui si era ancorato per non barcollare a causa di quelle risate del tutto ingiustificate.
Le stava veramente facendo venire i nervi.

Deglutì titubante, le sopracciglia tanto corrugate nello sforzo di comprendere quello che stava succedendo, che cominciava a farle male la testa. Si avvicinò circospetta, fino a riuscire a sfiorare la sua bacchetta con le dita; Luis non fece niente per fermarla e continuò a ridacchiare, così lei ne approfittò per riappropiarsene e puntargliela contro.
Cabrisk non smise di ridere, ma i suoi latrati si fecero più lievi, mentre sollevava lo sguardo su quello di Alexis e le sorrideva di sbieco, inarcando un sopracciglio elegante.
La Potter pronunciò un Lumos e la punta della sua bacchetta si accese, illuminando il viso perfetto di Luis, che continuava a fissarla tranquillo.

Sembrava non temerla affatto, nemmeno adesso che gli stava puntando la bacchetta contro.
Era come se sapesse che lei non avrebbe mai potuto fargli del male.
Mai.

Alexis lo studiò per qualche silenzioso minuto, una strana fitta in fondo al cuore.
- Chi diavolo sei? E, ammesso che io sia davvero chi tu credi che io sia, come diavolo fai a saperlo? – gli domandò, ora più coraggiosa grazie alla bacchetta che stringeva quasi convulsivamente tra le dita.

Era bellissima, in quel momento, secondo lui.
I capelli neri erano sparpagliati intorno al viso pallido, le cui guance livide la rendevano veramente deliziosa.
Gli occhi poi erano identici a quelli di Lily Evans, ma avevano una determinazione che era tutta sua.
Di James Potter.

Luis si limitò a sorriderle e piegò nuovamente la schiena in posizione eretta, in modo tale da sovrastarla completamente; la guardò dall’alto, con un’occhiata strana, di cui lei però non ebbe paura.
L’unica cosa a farle veramente paura era la strana familiarietà di quello sguardo blu, pieno di dolcezza e comprensione.
Con una calma quasi esasperante, Luis incrociò le braccia al petto, senza smettere nemmeno per un secondo di fissarla.
Alla fine, dopo quelli che sembrarono momenti infiniti, si decise a parlare.
- Davvero non mi riconosci, Alexis? – le disse tranquillo, piegandosi nuovamente in avanti, fino ad arrivare con il suo viso all’altezza di quello di lei che, istintivamente, fece un passo indietro.
Luis le sorrise e allungò un braccio per poterle sfiorare il viso con una carezza alla quale lei non si sottrasse.
- Non avere paura, non voglio farti del male. – le sussurrò delicato, osservandola prima in un occhio e poi nell’altro – Non potrei mai fartene. –
Alexis abbassò appena la bacchetta, fissandolo dal basso intimorita e frustrata. La mano le tremeva visibilmente, tanto che la luce prodotta dalla punta della sua bacchetta vibrava tutta intorno a loro, crepitando debolmente nell’oscurità.
- Chi sei? – gli domandò ancora in un sussurro, il cuore che aveva preso a batterle tanto forte da farle veramente male.
Luis le sorrise, poi si allontanò e fece scivolare la mano sul ripiano del tavolo, per riappropiarsi della sua bacchetta, che strinse tra le dita. Alexis spalancò gli occhi e fece un passo all’indietro, rinsaldando la presa intorno alla propria bacchetta.
Il ragazzo scosse la testa, il sorriso che ancora gli piegava morbidamente le labbra.
- Tranquilla, non voglio farti del male. – le ripetè, mentre sollevava la bacchetta e la agitava nell’aria.
Nell’oscurità si formarono una serie di lettere, che crepitarono di una luce blu, così accesa da far quasi male agli occhi. Composero un nome:

 

L U I S      C A B R I S K

 

Alexis le fissò interdetta, senza capire; poi, Luis diede un altro piccolo colpo con la bacchetta e le lettere si mescolarono di nuovo, andando a formare un altro nome:

 

S I R I U S       B L A C K

 

Rimase almeno per qualche minuto buono ad osservare il nome che brillava con violenza davanti ai suoi occhi, ora enormi; la bocca le si era appena socchiusa nella sorpresa, mentre adesso aveva cominciato a scuotere la testa, incredula.
- No…Non è possibile…- mormorò con voce tremante, cominciando ad indietreggiare.
Le lettere si spensero lentamente, lasciandoli completamente al buio, rischiarati solo dalla luce della luna che filtrava a fatica dalle finestre.
Alexis deglutì e continuò a scuotere la testa, gli occhi spalancati che cominciavano a bruciarle. Luis non fece nulla, si limitò ad osservare i suoi movimenti, come se temesse che fare una mossa appena più azzardata avrebbe potuto farla collassare.
Alexis indietreggiò fino a che le sue spalle non si scontrarono con la fredda parete di pietra; la presa attorno alla sua bacchetta si fece sempre più debole, finchè il rumore del bastoncino sul pavimento non interruppe il silenzio, subito seguito dal suo rotolare qualche centimetro più lontano; senza smettere di guardarlo con occhi spalancati, si lasciò scivolare al suolo, raccogliendo istintivamente le gambe al petto.
- Non è possibile…- ripetè ancora, scuotendo la testa.

Si rifiutava di credere una cosa del genere.
Non era possibile.
Sirius ad Hogwarts?
Doveva stare sognando o quello doveva essere uno scherzo di cattivo gusto.

Luis le sorrise dall’alto, rassicurante, e si mosse lentamente, fino ad arrivarle davanti; si piegò sulle ginocchia e si chinò in avanti, per avere il viso alla stessa altezza di quello di lei, che continuava ad osservarlo con espressione aliena, come se gli avesse visto spuntare una testa d’Ippogrifo sulla spalla.
Forse, la cosa l’avrebbe scioccata di meno.
Sirius ad Hogwarts?

Con circospezione, Luis sollevò una mano e le accarezzò il profilo del viso con la punta delle dita.
In quel gesto usuale, che le fece immediatamente andare in fiamme il petto.
- Alexis, sono io. – le sorrise, continuando ad accarezzarla in quel modo decisamente famigliare – Va bene che sono di qualche anno più giovane, ma sono sempre io, possibile che tu non mi riconosca? – la schernì divertito.
Con quella voce che non le era mai sembrata così calda e rassicurante.
La voce di…

- Sirius…-
Il suo sussurro ebbe tutto il tempo di aleggiare nel silenzio e disperdersi nell’aria.
Luis – o meglio, Sirius – sorrise ancora e annuì, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Alexis cominciò a respirare a tratti, mentre un sorriso incredulo le si allargava sulle labbra. Sirius non ebbe il tempo per dire o fare nient’altro, perché lei scoppiò a ridere e poi cominciò a piangere, mentre si lanciava in avanti e gli circondava il collo con le braccia, stringendolo forte a sé.
Sirius la accolse immediatamente, cingendole la vita con un braccio e portando una mano a sfiorarle i capelli.

Erano diventati più lunghi dall’ultima volta che li aveva accarezzati, quella sera ormai lontana di cinque mesi prima.
Tremava, tra le sue braccia.
Singhiozzava e rideva.
Le spalle erano scosse da tremiti di pianto e di risate, contemporaneamente.
Le sue labbra erano aperte in un sorriso luminoso, contro la sua spalla, ma le sue guance erano bagnate di lacrime.
- Oddio…- mormorò incredula, la bocca premuta contro la stoffa morbida del maglioncino di Sirius.

Quell’odore, era proprio quello del suo padrino: aveva sempre saputo di fiori freschi e di primavera, un profumo che riusciva a farla sentire al sicuro da tutti i pericoli del mondo.
- Sssssh. Va tutto bene, piccola mia. Va tutto bene. Sono qui. – le sussurrò all’orecchio, stringendola di più e cullandola appena, mentre le poggiava il mento sulla testa e continuava ad accarezzarle i capelli e la schiena.
- Sei davvero…qui? – gli domandò con voce soffocata, distanziandosi appena, quel tanto che le bastava per poterlo finalmente vedere di nuovo in viso.
Colui che credeva essere solo uno studentello sconosciuto e spavaldo, Luis Cabrisk, la stava guardando dall’alto, con espressione serena e rassicurante.
Ora che lo osservava bene, si chiese come avesse potuto essere così cieca.
L’ovale del suo viso; i lineamenti eleganti; i capelli neri, lunghi fin sotto le spalle, che in ciocche sfuggenti gli ricadevano sulle guance e coprivano appena gli occhi; occhi blu e decisamente suoi.

Tutto richiamava a gran voce il suo padrino.
Sirius Black.

Sirius le sorrise e annuì appena, senza smettere né di guardarla né di sfiorarla con carezze lente, che adesso dai capelli si erano spostate al profilo del viso.
- Sono davvero qui. – confermò e non riuscì a frenare la risatina sommessa che lasciò le sue labbra.

La sua figlioccia appariva davvero disorientata ed era tenerissima, in quel momento.
Le voleva bene.
Se avesse mai avuto la possibilità di innamorarsi in un futuro roseo e fosse riuscito ad avere una famiglia – una famiglia vera e sua – e una figlia, era sicuro che le avrebbe voluto bene esattamente come ne voleva ad Alexis Potter.
Sirius sapeva di voler bene ad Alexis come se fosse davvero sua figlia.

La piccola Potter lasciò scivolare una mano dalla spalla del padrino per portarsela a coprire la bocca; sentiva le sue dita tremare appena a contatto con le labbra, ma non erano solo quelle ad essere scosse da un tremolio: poteva avvertire i brividi su ogni centimetro della sua pelle ed era sicura che anche i suoi occhi stessero tremando.
Ed era così, davvero.
Quegli occhi, che a Sirius avevano sempre ricordato la giovane Lily Evans, stavano tremando appena, immersi in quelle lacrime che li facevano brillare di una luce che, a dispetto di quel che avrebbe creduto, era semplicemente felice.
Alexis lo osservò in silenzio per qualche minuto, cercando di calmarsi e lasciando a Sirius la possibilità di asciugarle le guance con carezze lente e delicate. Poi, piano, come se temesse che facendo un movimento appena più brusco lui sarebbe potuto svanire nel nulla, sollevò entrambe le mani e gli prese il viso tra le dita, sfiorandolo delicatamente e studiandolo con un’occhiata quasi meravigliata. Le sue carezze si spostarono poi sul collo e infine sulle spalle, dove si adagiarono leggere.
E alla fine, Alexis sorrise semplicemente.

Sirius era di nuovo con lei.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era un bel fuoco sul pavimento, adesso.
Sirius l’aveva acceso per riscaldare e rischiare quell’aula decisamente troppo fredda e buia ed ora la sua luce aranciata illuminava entrambi, seduti vicini, come se in quel momento di ritrovo non fosse loro possibile allontanarsi di nuovo, dopo tanto tempo.
Lui sedeva con la schiena poggiata contro un banco alle sue spalle, una gamba distesa e l’altra piegata contro il petto, a sorreggere un gomito; la mano era impegnata a sfiorare il viso della sua giovane figlioccia, che si era rannicchiata al suo fianco e gli aveva poggiato una guancia contro la spalla, gli occhi socchiusi.
Non avevano idea di quanto tempo fosse passato in quel silenzio carico di affetto e nostalgia, ma non aveva importanza per nessuno dei due.
- E’ strano…- mormorò Alexis all’improvviso, senza riaprire gli occhi.
Sirius sorrise appena e chinò il capo per osservarla.
- Cosa? – si informò curioso.
- Averti qui. – rispose lei, aprendo gli occhi per lanciargli un’occhiata di sottecchi – Insomma, tu non dovresti essere ad Hogwarts. E’ pericoloso. Gli Auror ti cercano e io so che dovrei dirti di andare via, ma non ce la faccio…-
- E’ tutto ok, Alexis. – la interruppe lui, lasciandole un buffetto sulla guancia – Tu devi solo stare tranquilla e non preoccuparti per cose più grandi di te. Nessuno mi riconoscerà e gli Auror sono troppo impegnati nella loro assurda ricerca per capire che mi sto nascondendo proprio sotto i loro occhi. E poi, Silente mi ha assicurato che farà tutto ciò che è in suo potere per deviare ogni minimo sospetto. Ah, che grande uomo, Silente…-
- Silente sa che sei qui? Sa che tu sei…tu? – domandò Alexis incredula, alzando il viso e strabuzzando gli occhi.
Sirius ridacchiò appena e sorrise, annuendo.
- Sì. Deve aver saputo che ero in difficoltà e…beh, è stato lui a trovarmi e ad avere questa idea. Silente sa sempre tutto, io e James ci chiedevamo spesso come Salazar facesse. –
Sospirò, al ricordo del migliore amico, che trovava riflesso negli occhi determinati della sua figlioccia e del fratello, Harry Potter, che in quei giorni aveva avuto la possibilità di studiare da vicino; gli piaceva stargli accanto, perché gli sembrava di tornare indietro nel tempo e di…
Scacciò quei pensieri dalla testa, mentre una luce strana gli adombrava lo sguardo, che tornò a fissare assorto le fiamme pigre davanti a sé.
Alexis dovette comprendere i pensieri del padrino, perché gli si strinse improvvisamente addosso, cingendogli il braccio sul quale era poggiata e strusciandoci una guancia contro.
- Ti voglio bene, Sirius. – si limitò a dire, ma era tutto quello che aveva bisogno di esprimere e che lui aveva bisogno di sentire.
Sirius sorrise appena e annuì, tornando a guardarla.
- Te ne voglio anch’io, bambina mia. –
Si chinò appena e le depositò un bacio sulla fronte.
Alexis sorrise a sua volte e chiuse nuovamente gli occhi, abbandonandosi a quel calore confortante che lui era sempre stato in grado di donarle.
Rimasero in silenzio di nuovo, semplicemente ad assorbire l’uno la presenza dell’altra.
Fu lei a riaprire il discorso.
- Sirius, come fai ad avere questo aspetto…? – gli domandò curiosa, riaprendo gli occhi per poterlo nuovamente guardare.
Alla luce aranciata del fuoco che li stava riscaldando, il volto di Luis Cabrisk le appariva veramente magnifico.
Il suo padrino era bellissimo, ai suoi occhi, o per lo meno doveva esserlo stato da adolescente, perché a causa della guerra e delle persecuzioni degli Auror si era trascurato parecchio.

Eppure, la sua bellezza raffinata le era apparsa chiaramente anche nelle giornate più dure, perché sotto i capelli scarmigliati, la barba incolta e il fisico sciupato, Alexis era sempre riuscita a scorgere la luce di quegli occhi incredibilmente blu e l’arroganza di quel sorriso malandrino, che si dispiegava su labbra morbide e perfette.
Non per niente, quando Sirius le raccontava le sue avventure ad Hogwarts, con i suoi genitori, il saggio Remus Lupin e il codardo – verme – Codaliscia, affermava che i Malandrini erano tra i ragazzi più desiderati della scuola e, di certo, lui era il più bello e affascinante; e lei non poteva fare altro che credergli.

Sirius le rivolse un sorriso enigmatico, poi le punzecchiò una guancia con l’indice.
- Pozione dell’Età. – le rispose semplicemente – Silente me ne ha procurata in grandi quantità: mi basta berne un bicchiere ogni ventiquattro ore e il mio aspetto rimane quello di un ventunenne. – spiegò, annuendo soddisfatto.
Alexis corrugò le sopracciglia e si allontanò appena, per poterlo osservare meglio.
- Mi stai dicendo che questo è il tuo aspetto di…quindici anni fa?! – esclamò all’improvviso, spalancando gli occhi, decisamente sorpresa.
Sirius ridacchiò divertito e annuì, con espressione arrogante.
- Esatto, piccola mia. Hai l’onore di poter ammirare il tuo bellissimo padrino nel fior fiore dell’età! – rispose, tutto impettito, pettinandosi i lunghi capelli con le dita.
Alexis spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi, poi scattò all’indietro.
- ODDIO! – urlò inorridita, tanto che Sirius le lanciò un’occhiata preoccupata – E’ terribile! – piagnucolò poi, raccogliendo le gambe al petto e nascondendoci il viso sopra.
Sirius la osservò interdetto, poi gattonò fino da lei e le poggiò una mano sulla spalla.
- Ehi, Alexis: cos’è ad essere terribile? Spero non il mio aspetto, potrei non perdonarti un affronto simile. – la prese in giro, sorridendo appena.
Alexis mugugnò qualcosa contro le sue ginocchia, ma Sirius non riuscì a comprendere che cosa avesse detto. La sua mano scivolò sotto il viso della ragazza e la costrinse a rialzarlo, per poterla guardare negli occhi.
- Cosa ci sarebbe di così terribile? – le domandò di nuovo e, inaspettatamente, la vide avvampare.
- Prima di sapere che Luis sei…tu…provavo attrazione fisica per te! – ammise sconvolta e non avrebbe assolutamente voluto urlarlo, ma purtroppo non era riuscita a controllarsi.

Insomma, provare attrazione per un ragazzo più grande – considerando quanto Luis fosse affascinante – era una cosa del tutto normale; ma provarla per il suo stesso padrino – nonostante lui fosse decisamente bello da giovane – era veramente inaccettabile!
Si sottrasse di nuovo alla presa di Sirius e nascose nuovamente il viso dietro le ginocchia, le guance deliziosamente chiazzate dal rossore della vergogna, che adesso la stava consumando da dentro.
Sirius rimase ad osservarla in silenzio, poi la sua risata esplose simile ad un latrato, aleggiando nel silenzio e costringendola a sollevare il viso di scatto per lanciargli un’occhiata indignata.
- Ma no, prego: prendiamoci gioco del mio imbarazzo! – lo aggredì lei e Sirius cercò di trattenersi dal ridere, con pochi risultati.
Le si avvicinò, scuotendo la testa, e le circondò le spalle con braccio, stringendola affettuoso a sé.
- Ah, mia piccola Alexis, neanche tu riesci a resistere al fascino esorbitante del tuo bellissimo padrino! – sospirò divertito, con un tono decisamente da scemo.
Alexis gli lanciò un’occhiataccia, ma lui le sorrise, costringendola a sbuffare a ridere a sua volta.
- Siamo sicuri che quella Pozione dell’Età non abbia effetti collaterali anche sul cervello? – gli chiese stizzita, ma con una luce divertita nello sguardo verde.
Sirius la guardò dall’alto, affilando gli occhi.
- Che cosa vorresti insinuare, scusa? – le domandò di rimando, offeso.
Alexis si strinse nelle spalle e scosse la testa.
- No, niente. Era così, tanto per dire. – lo schernì, fingendosi indifferente.
Lui la punzecchiò su di un fianco, facendola ridacchiare per il solletico procuratole.
- Stare con le Serpi ti fa male. – sentenziò divertito.
Alexis si voltò e gli fece una linguaccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era ormai mezzanotte passata, quando Luis Cabrisk e Alexandra Black uscirono dall’aula vuota nella quale si erano rinchiusi quasi sei ore prima. Il tempo era veramente volato e i minuti si erano velocemente trasformati in ore senza che loro se ne fossero nemmeno resi conto. Avevano parlato di tutto: di quello che era successo durante quei mesi di lontananza; di come lei avesse passato i primi cinque mesi ad Hogwarts; di dove lui avesse trascorso quel tempo e di come fosse riuscito a sfuggire agli Auror sempre per un crine di Abraxan(*); del rapporto di Alexis con il fratello, complicato ed estremamente fragile per tutte le bugie sulle quali poggiava le sue solide basi; del dispiacere di Sirius per averla costretta a quella vita; del rimprovero delicato di lei, che gli aveva ribadito, per l’ennesima volta, che lui non doveva prendersi nessuna colpa.
Non lo avrebbe incolpato per nulla di tutto quello che le accadeva.
Mai.

Ora si trovavano nei corridoi vuoti dei sotterranei, davanti al muro che dava l’accesso al dormitorio di Serpeverde; Sirius aveva insistito per accompagnarla, perché non si fidava di lasciarla girovagare di notte per il castello.
- Allora, io vado. – gli disse Alexis, sorridendo e piegando il capo verso una spalla.
Sirius sorrise a sua volta e annuì appena, mentre allungava un braccio per lasciarle una carezza sulla guancia. La mano di lei corse su quella del padrino e la bloccò contro il suo viso, assorbendo il calore della pelle liscia.
- Sono contenta di averti qui, davvero. – sussurrò, lanciandogli un’occhiata felice dal basso.
Sirius districò la presa della sua mano, solo per poterle poggiare le sue sopra le spalle; si chinò appena, quel tanto che gli bastava per poterla osservare bene in viso, nonostante la fioca luce proveniente dalle candele tremule. Alexis gli sorrise e alzò una mano per mettergli una lunga ciocca nera dietro l’orecchio e approfittandone per saggiare ancora il calore del suo viso sulle dita. – Mi sei mancato, Sirius…- soffiò poi, mentre lui la stringeva affettuosamente a sé e poi le depositava un bacio delicato sulla fronte.
- Anche tu, figlia mia.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il muro di pietra si era appena chiuso alle sue spalle, separandola definitivamente da Sirius.
Non poteva ancora crederci.
Sirius, il suo adorato padrino, era lì ad Hogwarts con lei.
Questa era davvero una sorpresa magnifica.
L a   s o r p r e s a   p i ù   b e l l a   d i   s e m p r e.

Alexis sorrise tra sé e sé, portando una mano a coprirsi educatamente le labbra e poi scosse la testa, in segno di scherno, rivolto a Godric sapeva solo chi.
Sirius era completamente pazzo ad aver fatto una cosa del genere.
Si voltò, il sorriso che arrivava ad illuminarle anche lo sguardo, e si diresse al centro della Sala Comune, pronta ad andare a dormire.
Non vedeva l’ora che fosse l’indomani per poterlo vedere di nuovo.
Era così bello averlo di nuovo vicino.

Ridacchiò sommessamente, volteggiando persino, mentre allargava le braccia e poi se le stringeva al petto.
Tutto sotto gli occhi vigili di due persone, che erano sedute sul divano verde, accanto al camino, e che lei, ovviamente troppo presa dal ricordo di Sirius, non aveva nemmeno notato.
- Ecco la tua principessa. Vedo che sta piuttosto bene, è stato inutile preoccuparsi tanto. –
La voce scura di Blaise Zabini la costrinse a riaprire gli occhi di scatto, mentre sobbalzava spaventata e puntava lo sguardo sui due ragazzi, che ancora la fissavano.

C’era stato qualcosa di sprezzante nel tono del moro; qualcosa che arrivò a colpirla dritta nel petto, facendole mancare un battito.
Un altro battito lo perse quando, con orrore, prese coscienza della realtà delle cose: si rendeva praticamente conto solo in quel momento di essere completamente sparita per quasi sei ore, quando invece avrebbe dovuto semplicemente recarsi in biblioteca, prendere un libro di Difesa Contro le Arti Oscure e tornare da Draco, che la stava aspettando per aiutarla con lo studio.
Per Tosca Tassorosso!
Si era completamente dimenticata di Draco Malfoy: come era potuto accadere?

Quando la consapevolezza la colpì, simile ad un’ondata violenta, sentì il petto lanciare una scarica decisamente dolorosa, che quasi le tolse il respiro.
Era stato come essere colpiti da una marea improvvisa ed inaspettata, che le era entrata con violenza nelle narici e nella bocca, riempiendole i polmoni.
Sbarrò quasi inconsapevolmente gli occhi, mentre irrigidiva la mascella e deglutiva, sorpresa da se stessa. Abbassò il viso e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Non voleva incrociare i suoi occhi.
I suoi occhi grigi e decisamente tempestosi, che le bruciavano sulla pelle come fruste di fuoco punitore.

Rimasero tutti in silenzio per qualche minuto, poi Blaise sbuffò e si alzò in piedi, scompigliandosi i capelli con una mano.
- Beh, me ne vado a dormire: ho già perso le mie preziose otto ore di sonno e domani avrò due occhiaie spaventose, per colpa vostra. – sentenziò duro, lanciando prima un’occhiata a Draco – che se ne stava seduto in una posizione veramente rigida, con le mani strettamente intrecciate davanti alla bocca e gli occhi puntati sulla ragazza – e poi scivolando ad osservare di sottecchi Alexandra.
Sbuffò ancora e scosse la testa, prima di dirigersi verso il dormitorio maschile.
- Stavolta non farò niente per salvarti dalla sua furia. Te la sei meritata, Black. – le disse piano, mentre le passava accanto e poi spariva al di là della porta, lasciandoli completamente soli.

Oh lo sapeva benissimo di essersela meritata.
Lo aveva fatto aspettare per ore, conoscendolo aveva cominciato a preoccuparsi dopo soli dieci minuti, figuriamoci quello che avrebbe potuto pensare dopo quasi sei ore di assenza.
L’hai combinata grosso stavolta, Alexis Lily Potter.

Se ne rimasero in un silenzio così teso da gravarle sulle spalle; teneva ancora il capo chinato e lo sguardo basso, mentre adesso aveva preso a torturarsi il labbro inferiore e a storcere il naso in smorfie strane, che cercavano di arginare l’espressione triste che faceva violenza per disegnarlesi in volto. Era come se lei si stesse sforzando di mostrare un sorriso, ma le labbra si ostinavano a riassumere una piega colpevole. Sentiva lo sguardo di Draco scandagliarla lentamente, con un freddezza bollente che era solo sua e che le bruciava ogni singola parte del corpo.
Fiamme vendicatrici erano quelle che adesso le stavano, immaginariamente, accarezzando il viso con prepotenza.
Alexis deglutì e socchiuse gli occhi, prima di prendere un grande respiro e costringersi a rialzare il viso: doveva affrontarlo. Sollevò lentamente il capo e riaprì gli occhi, fino a che non riuscì ad incontrare la figura di Malfoy, ancora seduto in quella posizione rigida, che lo faceva somigliare ad una statua. Aveva un’espressione dura e impassibile dipinta sul viso, e l’unico cenno della rabbia che stava cercando di nascondere si manifestava nella piega severa delle sopracciglia e nella luce che brillava solo in fondo ai suoi occhi, fissi sul suo viso con un’ostinazione veramente lodevole; le sembrava che non battesse nemmeno le ciglia, come se avesse paura di perderla di vista anche per un infinitesimale secondo.
Si osservarono per qualche minuto, in silenzio, poi fu lei a prendere parola per prima.
- Draco…? – lo chiamò, chinandosi appena su di un lato, per poterlo scrutare da un’altra angolazione. Ma non fece in tempo ad aggiungere nient’altro, perché lui la interruppe immediatamente, come se la sua voce fosse riuscita a sbloccarlo.
- Dove sei stata? – gli chiese, brusco e diretto.
Alexis lo fissò, aprendo appena gli occhi.

Non poteva di certo dirle che aveva passato le ultime ore in compagnia di Sirius Black!
Deglutì e si umettò il labbro inferiore, mentre un lampo d’indecisione gli illuminava lo sguardo, improvviamente passato dall’avere un’espressione dispiaciuta ad una colpevole.
Draco doveva aver notato quel dettaglio, perché la piega dura delle sue sopracciglia si accentuò e i suoi occhi persero la consueta apatia per colorarsi di freddezza.
Ghiaccio sulla sua pelle.

- Io, sono andata in…biblioteca e…- farfugliò Alexis a disagio, mentre si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in quel gesto così famigliare che ormai denotava, ai suoi occhi, quanto la ragazza fosse nervosa.
Ma, di nuovo, non fece in tempo ad aggiungere nulla.
Con un verso frustrato, simile ad un ruggito che doveva provenire da una parte decisamente profonda del suo petto, Draco si alzò di scatto e la raggiunse con pochi passi furiosi, così velocemente che lei quasi non se ne accorse, troppo occupata ad osservare la ciocca di capelli che si stava torturando tra le dita. La agguantò per un polso, costringendola a prestargli attenzione.
Quando Alexis rialzò il viso, titubante, incontrò i suoi occhi.

Una tempesta appena cominciata, nella quale cadeva pioggia di rabbia e balenavano fulmini di frustrazione.
- Mi stai nascondendo qualcosa, Potter? – sibilò minaccioso, ad un centimetro dal suo viso, tanto che i loro nasi ora si toccavano.
Alexis deglutì e lo fissò negli occhi, prima di abbassare lo sguardo e sospirare.

Non poteva.
Non poteva mentirgli ancora.

Scosse lentamente la testa e quando rialzò il capo, per poterlo nuovamente guardare, aveva un’espressione sicura sul viso.
Draco vacillò per un solo istante davanti a quella fermezza e la stretta delle sue dita intorno al polso sottile di lei si fece appena più debole.
- No, Draco. – lo rassicurò, costringendosi a sorridere appena – Ma dobbiamo parlare. –
Il tono sereno della sua voce lo disorientò appena, mentre la presa della sua mano diventava improvvisamente gentile. Le rivolse un’occhiata strana, a metà tra l’arrabbiato e il confuso, mentre lei storceva le labbra in una smorfia strana e lasciava scivolare il suo polso dalla presa ormai inesistente, per poi intrecciare le sue dita a quelle di lui.
Senza aggiungere nulla, lo guidò fino al divano, sul quale poi si sedette, facendolo accomodare al suo fianco.
Alexis rimase in silenzio, assorta nei suoi pensieri, lo sguardo fisso sulle loro mani, ancora intrecciate.
- Dove sei stata? – gli domandò lui di nuovo, con tono brusco.

Eppure la stretta delle sue dita era gentile e delicata.
Alexis prese un altro profondo respiro.
- Sono stata con Luis. – cominciò e, dal momento che adesso aveva rialzato lo sguardo per poterlo vedere in viso, riuscì a scorgere chiaramente le varie espressioni che deformarono appena il volto di Draco: c’era stata la sorpresa, poi l’indignazione, infine la rabbia che si era manifestata anche nella stretta delle sue dita, che si era fatta improvvisamente violenta, facendole male. Cercando di rimanere calma e di ignorare il dolore al palmo stritolato, Alexis continuò a fissarlo negli occhi e alzò la mano libera per fermare il fiume di parole e minacce che, era sicura, stavano per lasciare le labbra di Malfoy. – Aspetta, aspetta! – esclamò, aprendo appena lo sguardo.
- Sono sei ore che ti aspetto, ma aspetterò ancora. – abbaiò quasi lui, assottigliando lo sguardo e assumendo un sorrisetto sarcastico, che non le piaceva per niente.
- Prima di cominciare ad arrabbiarti inutilmente, lasciami parlare e ascoltami fino alla fine. Per favore. – gli disse, accennando ad un sorrisino remissivo.
Draco non aggiunse nulla, si limitò a fissarla scettico, un sopracciglio sollevato.

La presa della sua mano però si allentò, facendo avvertire un formicolio a quella di lei.
- Conosco Luis da quando ero solo una bambina. Mi ha tenuto compagnia durante la mia infanzia e siamo sempre stati grandi amici. – cominciò a raccontare.
- Credevo di aver capito che non lo conoscessi. – la interruppe lui, rifilandole un’occhiata scettica.

Se stava di nuovo provando a mentirle, questa volta non l’avrebbe proprio perdonata.
Alexis annuì.
- Sì, infatti. Era quello che credevo anch’io. – concordò – E’ passato del tempo dall’ultima volta che l’ho visto e beh…è cambiato parecchio. Non era affatto come lo ricordavo. –

Il che era vero: l’ultima volta che lo aveva visto Sirius era un po’ più…grande e trasandato.
- Di certo non era un belloccio di ventun’anni. – borbottò Draco tra sé e sé, spostando lo sguardo di lato e serrando la mascella.
Alexis corrugò la fronte e lo osservò stranita, poi ridacchiò tra sé e sé.
- Non sarai mica geloso di Luis, vero? – lo punzecchiò, sporgendosi appena per potersi avvicinare al suo viso e osservarlo dritto negli occhi.
L’espressione di Malfoy si fece strana, come non gliene aveva mai viste: sembrava quasi…imbarazzato? Era mai possibile? Aveva corrugato le sopracciglia e, per un momento soltanto, Alexis avrebbe giurato di vederlo assumere un colorito appena più roseo sulle guance.
Comunque, come al solito, fu lesto a nascondere le sue emozioni e l’impassibilità tornò a regnare sul suo viso nello stesso momento in cui si voltava nuovamente per guardarla.
Aveva uno sguardo duro adesso, che cancellò tutta l’ilarità negli occhi di Alexis, che fece per indietreggiare, delusa.

Era ancora arrabbiato.
Stava per allontanarsi, quando lui la bloccò, prendendole la mascella tra le dita, con una stretta prepotente e gentile al tempo stesso. Le si avvicinò con una mossa veloce del capo, tanto che, solo per un secondo, lei temette che volesse prenderla a testate; invece, alla fine, si limitò a rubarle un bacio rumoroso, facendo scioccare le sue labbra su quelle di lei. Poi, senza allontanarsi troppo, la scrutò negli occhi.
- Dovrei esserlo? – si informò con tono indagatorio.
Alexis sorrise, appena disorientata, poi si sottrasse alla sua presa e scosse lentamente la testa.
- Assolutamente no. –

Decisamente no: come avrebbe potuto essere geloso di Luis? Era il suo padrino!
Draco parve rilassarsi appena, mentre poggiava una spalla contro lo schienale del divano e la osservava con un’occhiata obliqua.
- Comunque, non cambiare discorso. Ti sto ascoltando. – le disse poi, nuovamente duro.
Alexis annuì, assumendo un’espressione mesta.
- E’ stato lui a riconoscermi. Evidentemente non devo essere cambiata molto, nel tempo. – si schernì, scuotendo appena la testa e portandosi una mano sulla nuca.
Draco la studiò, assottigliando lo sguardo.
- E, di grazia, come avrebbe fatto a riconoscerti? Nessuno, a scuola, sa chi tu sia. Non avresti potuto essere una ragazza che le somigliava molto? – puntualizzò, sempre più sospettoso.
Fortunatamente, Alexis aveva abbassato lo sguardo, quindi lui non riuscì a scorgere il lampo preoccupato che le illuminò gli occhi; si riprese immediatamente e sollevò nuovamente il viso, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Quando ero molto piccola…- spiegò, con tono limpido e sicuro – Neanche io sapevo di essere…una Potter. – sussurrò l’ultima parola, guardandosi intorno con circospezione – Fino ai miei…dodici anni, mi sembra, ho sempre creduto di essere una Black. Lo sai che io ho vissuto con Sirius, vero? – si informò, piegando il viso su di un lato.
Draco annuì, ma non aggiunse nulla e lei lo prese come un invito a continuare.
- Beh, Luis mi conosceva con il nome Black e solitamente Sirius mi chiamava Alex, davanti agli altri, che è un diminutivo anche di Alexandra, il nome che porto ora. –
Draco la scrutò in silenzio, poi si portò due dita sul mento e prese a pizzicarselo, pensieroso.
- Ed è solo una coincidenza il fatto che lui adesso sia venuto qui ad Hogwarts? – le domandò, ancora non convinto del racconto della ragazza.

Era convinto che le stesse ancora nascondendo qualcosa e ciò lo rendeva decisamente irrequieto.
Alexis si strinse nelle spalle.
- Luis ha sempre viaggiato molto. – si limitò a dire.
Draco la scrutò ancora e lei sostenne orgogliosamente il suo sguardo, accennando persino ad un sorrisino. Alla fine, lui sospirò e socchiuse gli occhi, sventolando appena la mano.
- D’accordo. Ti credo. – sentenziò infine e il sorriso di lei si fece più luminoso.

In fondo, gli aveva raccontato la verità, a ben vedere. Aveva solo omesso il fatto che Luis fosse Sirius, il resto era completamente veritiero: conosceva Sirius sin da quando era una bambina e lui l’aveva sempre chiamata Alex Black davanti agli altri, perché fino ai suoi dodici anni, per proteggerla dal mondo, l’aveva nascosta con sé, facendole credere di essere una Black.
Draco le rivolse un’occhiata di sbieco, poi socchiuse gli occhi e scosse la testa, esasperato. Dal momento che aveva abbassato lo sguardo, non la vide mentre, di slancio, apriva le braccia e gli si gettava praticamente addosso, allacciandogli le mani dietro al collo. Colto di sorpresa, Draco fu costretto a circondarle immediatamente la vita per non farla cadere, mentre lui fu sbalzato appena all’indietro ed obbligato a sdraiarsi parzialmente sul divano. Senza dargli il tempo nemmeno di capire quello che stava succedendo, lei si chinò e prese a baciarlo, facendolo sorridere. Non ci mise molto, comunque, a prendere in mano la situazione: le mise una mano sulla nuca e la trattenne gentilmente, facendole chinare appena di più la testa per poterla baciare meglio, riuscendo ad accarezzarle l’intera bocca con la lingua, più in profondità. Poi, facendo appena un po’ di pressione, riuscì a sollevare la schiena, sempre senza smettere mai di baciarla; si ritrovarono nuovamente seduti poi, mentre prendeva ad accarezzarle una guancia, cominciò a costringerla ad abbassarsi lentamente, fino a quando la situazione non fu completamente ribaltata: adesso era lui a starle sopra: le aveva bloccato la vita tra le ginocchia e aveva poggiato le mani ai lati del suo viso, per non pesarle addosso, mentre continuava a baciarla, alternando giochi violenti con la lingua a piccoli bacetti sui contorni delle labbra, per poi tornare a mordere gentilmente quello inferiore.
- Ti amo. – mormorò lei, quando lui si spostò a baciarle l’angolo della bocca.
Lo sentì sorridere contro la sua pelle, mentre si spostava di nuovo e le catturava ancora le labbra. Poi, Draco si sollevò appena, quel tanto che gli bastava per posare la fronte su quella di lei, strusciandole appena l’una contro l’altra, delicatamente.
- Non pensare che questo basti a farti perdonare. – le sussurrò, ma sia nella sua voce che nei suoi occhi non c’era più alcuna traccia di rabbia.
Alexis si limitò ad osservarlo dal basso, le guance arrossate, il fiato corto e le labbra umide di baci.

Una fitta calorosa gli si allargò nel petto, costringendolo a sorridere appena.
Si chinò appena e le sfiorò nuovamente la bocca.
- Come punizione per avermi fatto preoccupare tanto…- le mormorò sulle labbra, guardandola attentamente – Verrai a dormire da me, questa notte. –
Alexis spalancò gli occhi, poi ridacchiò divertita, non appena lui la prese tra le braccia, mettendosi in piedi e tenendola stretta contro il suo petto.
- Ehi, Draco no! – cercò di protestare, allacciandogli le braccia dietro al collo, per non rischiare di cadere. – Dai, posso camminare da sola! –
Draco le lanciò un’occhiata obliqua, poi scosse la testa.
- E rischiare di farti scappare? No, mia bella Potter, non ci penso proprio. – disse lui risoluto, rivolgendole un sorrisino di scherno e avviandosi verso i dormitori maschili.
Alexis si dimenò appena.
- Ma non ho il pigiama! – rise, scuotendo la testa.
Draco si fermò e la guardò, i capelli scompigliati che calavano appena a coprirgli lo sguardo. I suoi occhi rilucevano di una luce strana, mentre un sorrisino per niente rassicurante gli piegava le labbra.
- Ma che peccato. – disse, riprendendo a camminare – Potresti sempre indossare una delle mie camice…- propose, prima di chinarsi appena, per arrivarle all’altezza dell’orecchio, che sfiorò con le labbra – Sai, in quel mio sogno, la indossavi…Prima che te la togliessi, ovviamente. – mormorò lascivo.
Alexis spalancò gli occhi e arrossì, nascondendo il viso contro la spalla di lui, che la strinse di più a sé, mentre si lasciava andare ad una risata divertita.
- Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò imbarazzata, dandogli un colpetto sul braccio con il pugno.
Draco rise di nuovo.
- Forse. – concordò divertito – Ma sono l’unico stupido di cui vorresti mai innamorarti. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ecco a te. –
- Spero che tu sia scherzando. –
Draco Malfoy era di fronte a lei, con un sorrisino divertito sulle labbra, e le stava porgendo una camicia di seta nera, che aveva tirato fuori dal suo armadio. Lui si limitò a sollevare un sopracciglio, senza aggiungere nulla, ma limitandosi a squadrarla da capo a piedi.
Alexis scosse la testa e lui si esibì in una smorfia.
- Se non vuoi metterla, vorrà dire che dovrai dormire in biancheria intima…il che non mi dispiace affatto: ma poi non chiedermi di fermarmi, perché non lo farò. – la avvertì, leccandosi il labbro inferiore e lanciandole un’occhiata carica di brama.
Alexis spalancò gli occhi e agguantò la camicia, borbottando qualcosa di poco carino, che lo fece scoppiare in una risata divertita. Si allontanò da lei, per sdraiarsi sul letto e godersi lo spettacolo: si accomodò con la schiena sul cuscino, le gambe incrociate e le dita intrecciate dietro la testa, in modo da avere la migliore visibilità. Alexis gli lanciò un’occhiataccia che era a metà tra l’imbarazzato, il divertito e l’arrabbiato. Alla fine sospirò e gli diede le spalle, cominciando a sfilarsi il maglioncino.
Draco, con occhi enormi e attenti, la osservò spogliarsi lentamente: il maglione finì presto sulla sedia, lasciandola coperta dalla camicetta, che le fasciava i fianchi morbidi e le ricadeva morbidamente sulla spalle; la vide armeggiare con i bottoni, che lentamente lasciarono le asole – nonostante lei gli stesse dando la schiena, riusciva a vederla benissimo nel riflesso e la cosa che lo divertiva era che lei sembrava non essersene accorta. Pian piano riuscì a scorgere il petto bianco, i seni piccoli, ma tondi, nascosti quasi completamente dal reggiseno azzurro – si chiese se avesse anche le mutandine dello stesso colore, mentre una vampata di calore, al pensiero, gli saliva direttamente dalle zone basse – e il ventre piatto, con un filo di pancia che lui trovava veramente adorabile.

Alexis Potter non era certamente perfetta, ma ai suoi occhi, era la più bella.
Lentamente, la camicia scivolò giù per le sue spalle, rivelando la schiena e le due piccole scapole, che fuoriuscivano appena; i capelli neri e lunghi andarono immediatamente a ricoprirla, ma lasciarono in vista una spalla bianca, sulla quale spiccava un piccolo neo, dalla forma davvero particolare.
Draco chinò appena il capo e si alzò, per poterlo guardare meglio.
- Lo sai, hai un neo davvero strano. – le disse, facendola sobbalzare.
Alexis, coprendosi con la camicia nera, gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla, le sopracciglia corrugate.
- Ah sì? –
Draco annuì e le si avvicinò, sfiorandole le spalle con la punta delle dita.

Il contatto con le sue mani fresche la fece rabbrividire.
Lui sorrise e le puntò l’indice sul piccolo neo scuro, scrutandola dallo specchio.
- Sì. Ha la forma di una rosa, è molto particolare. – le spiegò.
Alexis si girò appena, per poterlo osservare: spiccava sulla sua pelle chiara e aveva davvero la forma di una rosellina, ma non lo aveva ma  notato prima.
- E’ tanto strano? – gli chiese con una smorfia, tornando a fissarlo attraverso lo specchio.

Aveva le guance deliziosamente arrossate, che la rendevano ancora più bella ai suoi occhi.
Draco sorrise e si chinò appena; le scostò i capelli dal collo, con carezze lente, poi scese a sfiorarle la spalla con le labbra e infine scese a depositarle un piccolo bacio sul neo.
- Io lo trovo bellissimo. – le sussurrò e il suo respiro sulla pelle nuda e umida di bacio la fece rabbrividire appena.
Alexis lo scrutò nel riflesso, mentre lui sollevava appena lo sguardo e la osservava ammicante. Prese un grande respiro e gli sorrise, mentre, lentamente, si voltava e poi lo guardava dal basso, la camicia ancora stretta tra le dita, che la copriva appena.
Draco la osservò a lungo, poi prese ad accarezzarle una guancia, con sguardo assorto, e a spostarle i capelli dietro l’orecchio. Lei gli sorrise ancora, poi, lentamente, come se qualsiasi movimento troppo accentuato avesse potuto rovinare l’atmosfera, si sollevò in punta di piedi e annullò completamente la distanza tra le loro labbra.

Le loro lingue si trovarono immediatamente e si intrecciarono, dapprima lente e delicate, poi prepotenti e violente, ma in una tenerezza che toglieva il fiato.
Il petto le bruciava, ma era sicura che la lontananza dalle sue labbra avrebbe arso molto di più.
Aveva sete di lui e non poteva – e non voleva – allontanarsi.
Aveva bisogno di sentire il suo sapore in bocca.
Quel dolce ed inebriante profumo di pioggia, che il suo corpo, ora così vicino, emanava, ubriacandola ed annebbiandole la mente.
Il cuore le batteva furioso nel petto, ma nulla aveva più importanza in quel momento.
Solo lui.
Le sue labbra e le sue mani, che le avevano preso il viso tra le dita, per poterla tener ferma e avere la possibilità di approfondire ancora quel bacio.

Piano, senza smettere di sfiorarla nemmeno per un istante, Draco la strinse a sé, possessivo, e la fece girare, fino a quando non furono le spalle di lei ad essere rivolte al letto. Lentamente, la spinse piano all’indietro, facendo aderire di più i loro corpi.
La camicia nera che Alexis stringeva tra le dita era caduta poco dietro di loro, mentre lei gli aveva poggiato una mano sul petto e aveva infilato le dita dell’altra tra i capelli biondi.
Continuando a baciarla con quell’urgenza quasi impossibile, Draco la fece sedere sul letto e poi si poggiò in ginocchio ai lati delle sue gambe, costringendola, gentilmente, a sdraiarsi sotto di lui. Si sorresse sulle proprie braccia, per non pesarle addosso, mentre adesso era passato a baciarle l’angolo della bocca e poi il mento, la mascella, il collo e di nuovo la spalla, sul quale lasciò un piccolo morso, che la fece gemere appena. I suoi baci continuarono a spostarsi, fin quando le sue labbra non sfiorarono un braccio, l’incavo del gomito, il polso e la mano, che lei aveva sollevato appena e sulla quale depositò una serie di baci sui polpastrelli.
Era da lì che partiva la fiamma che le bruciava ogni terminazione nervosa del suo corpo.
Erano sensazioni che non aveva mai provato prima, ma che non la spaventavano.
Erano…piacevoli.

Draco ripercorse tutta la scia di baci all’indietro, per poi tornare a sfiorarle le labbra.
Aveva il suo sapore che scendeva giù nella gola.
Dolce, delicato e delizioso profumo di albicocca.
Il profumo della sua pelle.
Del suo respiro.
Di lei.

Si distanziò appena, solo per lasciarle la possibilità di riprendere fiato e per respirare a sua volta. La guardò in viso e fu piacevolmente sorpreso di scoprirla con gli occhi aperti ed un sorriso sereno sulle labbra, ora rosse. Aveva lo sguardo appena lucido, ma di una luce consapevole e felice.
La luce che voleva vedere sempre in quelle iridi smeraldine.
Sempre.
La luce che sembrava comunicare silenziosamente che lei era sua e che non sarebbe stata di nessun altro.
Mai.
E non perché lo temesse o perché l’avesse comprata.
Semplicemente perché lo amava.
Lo amava davvero.
E amava lui, Draco.
Non Malfoy.
Semplicemente Draco.

Le rivolse un sorriso e le sfiorò una guancia con una carezza lenta, lo sguardo assorto.
Alla fine la guardò dritta negli occhi, l’espressione serena.
- Se non vuoi farlo…- le sussurrò delicato – Fermami adesso. –
Lento, si chinò nuovamente per baciarla.
Alexis lo fissò per qualche momento, mentre si avvicinava.

Aveva i capelli scompigliati che calavano a coprirgli lo sguardo.
Quelle iridi grige che adesso risplendevano di una luce nuova.
Speranza e amore.
Per lei.

Alexis sorrise, poi socchiuse gli occhi e, prima ancora che lui si fosse completamente avvicinato, sollevò il capo e annullò la distanza tra le loro labbra, colmandola con quel bacio che sembrava urlare, in un sussurro carico di passione, lo voglio.
Lo sentì sorridere sulle sue labbra, mentre approfondiva il bacio e la sua mano correva a sfiorarle la spalla e il braccio, prima di intrecciarsi a quella di lei.
Nuovamente, scese ad accarezzarle il collo con le labbra e la sentì sospirare sotto di sé; i suoi baci tracciarono una scia bollente che, lenta, arrivò all’incavo dei seni. Cauto, Draco sollevò una mano e la depositò sopra uno di essi, ancora coperti dalla stoffa liscia del reggipetto. Si riavvicinò al suo viso e riprese a baciarla delicatamente, prima di cominciare ad esplorare con dita abili la pelle del seno; piano, le sollevò entrambe le coppe e prese a massaggiarla lentamente.

Un sospiro d’albicocca lasciò le sue labbra, depositandosi sulla lingua di lui, che l’accolse dentro di sé e la riempì col proprio respiro di pioggia.
Si allontanò appena solo per poterla osservare.
Era bellissima, con i capelli sparpagliati sul cuscino, le guance arrossate, gli occhi lucidi per l’emozione e i seni scoperti, che tremavano appena.
Draco le sorrise, poi la prese delicatamente per le braccia e la fece sollevare, in modo che gli fosse seduta di fronte, e la strinse a sé, prima di avvicinarlesi con le labbra all’orecchio.
- Ti amo…- le sussurrò all’orecchio, come per farla tranquillizzare.
Alexis sorrise e annuì impercettibilmente, mentre lui riprendeva a baciarla sul collo e poi, lentamente, scendeva ad impossessarsi dei suoi seni, che sfiorò dolcemente.

Lei li avvertì farsi sempre più rigidi, mentre la bocca di lui le lasciava tracce bollenti, che cominciarono a divorarla dall’interno.
Un fuoco piacevole che adesso saliva anche dal suo basso ventre, consumandola lentamente.

Un sospiro tremante lasciò le sue labbra, ma Draco lo raccolse immediatamente, tornando a baciarla, mentre le sganciava il reggiseno e poi, lentamente, glielo faceva scivolare dalle spalle e poi glielo sfilava, lanciandolo con grazia sul pavimento. Continuando a baciarla e tenendole una mano sulla guancia, la costrinse nuovamente a sdraiarsi. Poi, si allontanò, per guardarla dall’alto, e le sorrise rassicurante, mentre si sfilava il maglione dalla testa e lo lasciava andare accanto al reggiseno.
Alexis lo osservò dal basso: adesso aveva i capelli completamente scarmigliati, che scendevano ad incornicargli il viso, rosato sulle guance. Lo guardò mentre, senza mai smettere di fissarla negli occhi, cominciava a far scivolare via i bottoni della camicia dalle asole. Istintivamente, lei sollevò le mani e gli accarezzò le sue, per poi sorridergli timida e prendere a slacciargli la camicia, con movimenti un po’ goffi, ma che a lui gonfiarono il petto di una sensazione davvero piacevole.

Era la prima volta che la provava ed era bellissima.
Piano, Alexis gli aprì completamente la camicia, fino a rivelare l’addome muscoloso e il petto asciutto, frutto dei duri allentamenti di Quidditch. Con mani un po’ malfermente per l’agitazione, gli sfiorò lentamente ogni scalino del ventre, risalendo piano sul petto liscio e poi sulle spalle, dalle quali fece scivolare la camicia, per poi lasciare a lui il compito di lanciarla lontano da loro.
Draco la osservò con un sorriso, mentre si chinava nuovamente a baciarla.

I suoi capelli fini le solleticavano morbidamente la fronte.
Il suo petto duro si posava, leggero, sui suoi seni.
Il contatto delle loro pelli bruciava di un piacere proibito e sconosciuto, che le faceva formicolare ogni parte sensibile del corpo.

Alexis sollevò le mani e gli accarezzò le spalle, per poi scendere giù, lungo tutta la colonna vertebrale, mentre lui, che aveva ripreso a baciarle i seni, sospirava appena.
E non se ne vergognò.
Con lei non aveva bisogno di fingere di essere lo spavaldo Draco Malfoy.
Con lei poteva essere semplicemente se stesso, il Draco che nessuno aveva mai voluto vedere.
E che lei era riuscita a scorgere sotto le sue mille maschere e i suoi cento volti.

Le sorrise sul seno, poi scese a baciarle il ventre, mentre le mani di lei prendevano a sfiorargli i muscoli delle braccia, ora tese nello sforzo di non pesarle addosso.
Draco si puntellò sulle ginocchia, per prenderle a sfiorarle il ventre con le mani e poi, lentamente, le aprì la zip della gonna e la fece scivolare giù dalle gambe, lasciandola solo con le mutandine a coprirla.

Sorrise tra sé e sé, constatando che erano azzurre proprio come aveva immaginato.
Tornò a guardarla e la vide osservarlo, l’imbarazzo negli occhi, ma un sorriso morbido e sicuro su quelle labbra che, immediatamente, tornò a baciare, come se averle lontane anche solo per pochi istanti fosse doloroso.
Si intrattenne a giocare con la sua lingua, che attirò nella propria bocca; poi le succhiò le labbra, con urgenza, mentre le sue mani scendevano di nuovo a sfiorarle i seni e poi il ventre e, infine, arrivavano a sfiorarle l’elastico delle mutandine.
La sentì sospirare ancora e allora riprese a baciarla sensualmente all’angolo della bocca e poi sul mento, sul collo, e di nuovo sulle labbra, in circolo vizioso e inebriante. Scese, infine, di nuovo tra l’incavo dei seni e poi su uno di essi, sull’ombelico e infine, dolcemente, depositò un bacio sul bordo delle sue mutandine e poi scese giù cominciando a sfiorarle le gambe, che lei teneva appena rannicchiate; le baciò l’interno delle coscie, mentre la sentiva sussultare appena ad ogni nuovo contatto. Alla fine sollevò il viso e la guardò negli occhi.
Alexis lo osservò a sua volta, l’espressione a metà tra concentrazione e piacere.

Draco aveva gli occhi grigi illuminati quasi di una luce propria, che li rendeva bellissimi e accecanti.
Gli sorrise, in quel tacito assenso che era diventato sinonimo di tutti quei che non riuscivano a lasciare le sue labbra in nessun altro modo. Draco annuì impercettibilmente e, mentre con una mano riprendeva a sfiorarle una coscia, con l’altra faceva scivolare, lentamente, le mutandine, fino a che anche quelle non si ritrovarono sul pavimento.
Draco si sollevò, per poterla finalmente osservare, completamente nuda e mai più bella.
La vide diventare ancora più rossa in viso e allora scese nuovamente a baciarla, perché voleva farla sentire desiderata e voleva farle capire quanto bella lui la vedesse in quel momento.

I l   m o m e n t o   p i ù   b e l l o   d i   s e m p r e.
La baciò a lungo e senza fretta, mentre con le mani esplorava il suo corpo, con carezze gentili e piacevoli. Poi, le sue dita presero a lambire la sua femminilità, lentamente, e lei trattenne il respiro e chiuse appena gli occhi. Lui continuò a baciarla, prima sulle labbra, poi sulle guance, sulle palpebre, sulle sopracciglia, sulla fronte, sulle tempie, sul naso e di nuovo sulla bocca. Poi, si sollevò appena e la guardò dall’alto, mentre prendeva a slacciarsi i pantaloni: questa volta lei non gli diede una mano, perché era decisamente troppo emozionata e non sarebbe stata in grado nemmeno di togliere un bottone, dal momento che era sicura che le sue mani avrebbero cominciato a tremare in modo decisamente ridicolo. Draco non rimase deluso, anzi, continuò a sorriderle e mentre si sfilava i pantaloni, continuò ad accarezzarla rassicurante; alla fine, anche i suoi boxer neri fecero la stessa fine dei pantaloni ed andarono a fargli compagnia sul pavimento.
Alexis lo fissò dal basso, decisamente rapita: Draco era perfetto, ai suoi occhi, in quel momento, più di quanto non lo fosse stato in precedenza.
Il suo corpo atletico rifletteva la luce delle candele tremule, che creavano sulla sua pelle diafana dei giochi di luce ed ombra che lo rendevano davvero bellissimo; sollevò una mano e percorse una linea immaginaria, che congiunse le cavicole, la linea decisa che divideva il petto magro e ogni singolo scalino dell’addome. Lui la lasciò fare, traendo piacere dalle semplici carezze, inesperte ma eccitanti.

E il suo piccolo amico era completamente d’accordo con lui.
Alla fine, le prese la mano e se la portò alle labbra, baciandole il palmo e poi il polso, mentre si chinava di nuovo su di lei e si posizionava in mezzo alle sue gambe. Percorse il braccio, la spalla, il collo, la mascella, la guancia e infine le rapì ancora una volta le labbra. La sentì sorridere ancora prima che avesse la possibilità di farle quella muta domanda.
Posso?
Sì.

Senza smettere di baciarla, cominciò a scivolarle dentro, lentamente e con calma e quando la sentì gemere appena, si fermò, per darle il tempo di abituarsi quella intrusione.
Era lì.
Su quella soglia dove si deve sempre chiedere il permesso per entrare.
Su quella soglia che li separava per diventare una corpo solo.

Alexis, che aveva chiuso gli occhi, deglutì e repirò a fondo.
Era una sensazione veramente strana e un po’ dolorosa, ma era qualcosa di sopportabile.
Draco non si stava muovendo e le fu grato per questo, perché aveva bisogno di più tempo. Rimase con gli occhi chiusi, mentre lui si chinava appena e le baciava il collo e poi le rapiva dolcemente le labbra.
- Alexis…Guardami.- le sussurrò sulla bocca.
Esitante, lei riaprì gli occhi e il suo sguardo incontrò subito quello di Draco, che la osservava da vicino; i suoi capelli dorati scendevano a solleticarle la fronte e il suo respiro, affannato nello sforzo che stava compiendo, le accarezzava le guance accaldate. Incerta, sollevò una mano e gli sfiorò il viso con la punta delle dita.

Poi, gli sorrise.
Draco scese a baciarla di nuovo e, lentamente, oltrepassò quella sottile barriera.
Alexis trattenne il fiato ed ebbe un sussulto, ma lui non smise un secondo di baciarla e di accarezzarla e, di nuovo, non si mosse, rimase semplicemente dentro di lei, ad assaporarla.

Ad assaporare loro due.
Alexis prese dei profondi respiri, cercando di arginare il dolore che le era esploso all’intrusione di quel corpo nuovo.
Draco era dentro di lei.
E ora, mentre attendeva che lei si abituasse, aveva preso a baciarle il collo e poi i seni. Alla fine era risalito sulle sue labbra.
- Ti sto facendo male? – gli domandò delicato, mormorando quelle parole sulla sua bocca.
Alexis lo guardò dritto negli occhi.

Sì, le stava facendo male e lo vedeva dal lucido di quelle iridi verdi.
La baciò delicatamente, prima sulle tempie, poi sui capelli, all’angolo della bocca, mentre le accarezzava una guancia con gesti lenti e premurosi.
- Sto…bene.- disse infine lei e quando lui sollevò il viso per osservarla, Alexis si mosse verso di lui e, dopo avergli intrecciato le dita nei capelli, lo attirò a sé e prese a baciarlo con passione.

Solo allora lui, piano, cominciò a muoversi dentro di lei, delicato e premuroso.
- Ti amo. – le sussurrò sulle labbra.
Alexis sorrise.
- Ti amo. – mormorò a sua volta, mentre pian piano, si lasciava andare a quel calore doloroso che, lentamente, si stava trasformando in un piacere delicato.

Sorrisero entrambi, l’uno sulle labbra dell’altra.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

(*) Abraxan: è un cavallo alato della mitologia; informazione reperita da Harry Potter Lexicon, enciclopedia virtuale sul mondo creato dalla Rowling.

 

 

 

 

 

Salve a tutte!
Come promesso, questo capitolo è arrivato, puntuale, Sabato pomeriggio! Avete visto che quando mi ci impegno sono brava?
Ci sono un po’ di cose da dire alla fine di un capitolo come questo, quindi ora riordino le idee e scrivo tutto con calma – ammesso che qualcuno legga queste note, cosa di cui dubito, specialmente dopo la fine di questo capitolo xD

 

1.     Per le amanti del nostro bel Sirius Black, rieccolo fare la sua gloriosa comparsa! Molte di voi avevano già indovinato che lo spavaldo Luis Cabrisk era in realtà Sirius, quindi complimenti davvero, siete delle investigatrici nate! Spero che la ricomparsa di questo personaggio vi renda felici: a me, personalmente, sì! Vedrete quante ne combinerà, adesso che è tornato ad Hogwarts!

 

2.  Ebbene sì, dopo trentasette capitoli è arrivato il momento speciale di Alexis e Draco; sinceramente, non era assolutamente previsto: nella mia mente razionale tutto ciò doveva avvenire al sesto anno, quando, ragionevolmente, lei avrebbe avuto diciannove anni e Draco venti – sempre secondo il mio cambio; ma, quando ho scritto la scena del neo e l’ho immaginata, mi sono detta che Draco è pur sempre un ragazzo e non puo’ resistere a certi impulsi! Sarebbe letteralemente scoppiato! xD Ci ho rimuginato tanto, perché Alexis è un po’ piccola, però alla fine lo ama davvero Draco, e penso che fosse pronta davvero. Spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno e spero, ovviamente, che questa sorpresa inaspettata vi sia piaciuta! E’ la prima volta che descrivo una scena del genere, quindi vi prego di essere clementi…Spero comunque di essere riuscita a rendere tutto per il meglio: aspetto vostri pareri, mi raccomando, sono importantissimi!

 

3. Continuo a pubblicizzare lo spin-off di questa fan fiction – arrivata già al terzo capitolo -, scritto dalla bravissima EleanorMair e dedicata al nostro bel Blaise Zabini, come potete perdervela?

 

 

…Odi et Amo…

 

 

4. Sempre pubblicità al mio profilo facebook, dove potrete leggere spoiler in anticipo sui capitoli futuri, farmi domande inerenti alla storia e vedere immagini grafiche e disegni ;)

 

 Ada Wong su Facebook

 

 

5. Tempo fa avevo fatto un video per questa fan fiction: se volete vederlo e commentarlo, lo trovate qui:

 

 Un Particolare In Più – Video

 

 

 

 

 

E ringrazio, come sempre, tutte le magnifiche persone che leggono, recensiscono, aggiungono tra preferiti/seguiti/ricordati e mettono “mi piace” su facebook (ben 20 persone per il capitolo scorso, fatevi sentire con una recensioncina, mi rendereste veramente felice *_*)
Quindi, grazie ufficialmente col cuore per:

 

 

338 recensioni
104 preferiti
22 ricordati
121 seguiti
Più di 40mila letture!

 

E grazie anche alle stupende 31 persone che mi hanno inserita tra i loro autori preferiti!

 

 

Mando un bacione enorme a tutti e aspetto i vostri commenti, specialmente sul tanto atteso momento! (:
Giulia.




PS. Il risultato del mio esame di maturità è stato cento/100 (:

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Capitolo 38
*** Indagini su Luis Cabrisk ***


~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

A  _Mel_ e cosmita
Due angeli di ragazze che adoro
Per i loro commenti
Per la loro gentilezza
Per i minuti che dedicano a me e a questa storia

Grazie

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXVIII
Indagini su Luis Cabrisk

 

 

 

 

 

Quando Alexis Potter aprì gli occhi sul mondo, lo fece con un sorriso spontaneo, che le ammorbidì immediatamente la linea delle labbra carnose. Lanciò un'occhiata alla stanza di Draco, cercando di riprendere completamente i contatti con la realtà: era sdraiata nel letto a due piazze del suo fidanzato e loro due, poche ore prima, avevano fatto l'amore per la loro prima volta.
Arrossì un po' al ricordo, ma ridacchiò felice tra sé e sé, premendosi una mano sulla bocca per impedirsi di fare rumore e svegliare Draco. Si erano addormentati abbracciati e non si erano mossi affatto durante il sonno: erano ancora nudi e vicini e Alexis aveva la testa poggiata contro il suo petto asciutto.
Lentamente, sollevò il capo per poterlo osservare in viso: stava ancora dormendo, con i capelli biondi completamente sparpagliati sul cuscino e sulle guance, le ciglia scure che accarezzavano morbidamente gli zigomi eleganti e le labbra appena schiuse.
Ebbe un'incredibile voglia di baciarle.
Piano, alzò una mano e tracciò una leggera carezza sul petto, seguendo una scia immaginaria; Draco non si svegliò, così lei continuò a sfiorarlo e ad osservarlo, rapita dalla bellezza del suo corpo. Lentamente, arrivò a sfiorargli le labbra con la punta delle dita e, alla fine, si sollevò appena per poterlo baciare teneramente. Lui non sembrò nemmeno accorgersene e si limitò a mugugnare qualcosa nel sonno; Alexis, con il viso ancora vicino a quello di lui, sorrise appena e poi si alzò piano, sempre attenta a non fare qualche movimento troppo brusco che avrebbe potuto svegliarlo.
Stava dormendo così bene.
Si sedette sul bordo del letto e si stiracchiò pigra; poi, il suo sguardo fu catturato dal suo riflesso nello specchio dell’armadio: era completamente nuda. Arrossì un po’, pudica, e allungò una mano per prendere la camicia di Draco, abbandonata sulla poltrona poco distante. Ma non appena fece per alzarsi, una presa delicata le si serrò sul polso, costringendola a fermarsi. Alexis si voltò, il viso ancora deliziosamente rosso d’imbarazzo.
Draco Malfoy era ora sveglio, con un gomito poggiato sul cuscino e la mano a sorreggersi il viso; i capelli biondi e scombinati gli ricadevano in ciocche disordinate sulla fronte e sullo sguardo, che brillava di un sentimento facilmente riconoscibile come vera e propria felicità.
- Dove stavi andando? - le domandò, sollevando un sopracciglio.
Alexis si voltò appena e solo allora gli occhi di Draco si accesero di un’espressione decisamente più…languida.
Alexis Lily Potter era completamente nuda di fronte a lui e alla luce del giorno era, se possibile, ancora più bella: la pelle morbida e candida in contrasto sublime con i capelli neri e lunghi, che le coprivano appena i seni piccoli, ma tondi; e poi quel filo di pancia adorabile e le gambe lisce, ora strette a nascondere quello che la sera prima era stato, per la prima volta, totalmente suo.
La ragazza sorrise, un po’ in imbarazzo.
- Stavo semplicemente cercando qualcosa con cui coprirmi…- mormorò nervosa.
Averlo così, nudo, nel letto, non l’aiutava di certo a sciogliere la tensione.
Draco sghignazzò, ma il suo sguardo si ammorbidì, mentre le lasciava andare il polso e le sue dita le accarezzavano il braccio e poi le si infilavano tra i capelli; si impossessò della sua nuca e la costrinse a chinarsi nuovamente, per poi rubarle un bacio.
- E perché mai? - le soffiò sulle labbra umide con tono di scherno e con un sorriso, fissandola negli occhi da quella ridicola distanza.
Alexis si morse il labbro inferiore e poi si strinse in una spalla, timida.
Deliziosa.
Draco le sfiorò il viso con una carezza, poi la guidò a stendersi nuovamente sul suo petto; lei ci si accoccolò contro, sfiorandogli una spalla con le dita. La strinse a sé con un braccio e poi sollevò la coperta a coprirli entrambi.
- Vorrei che ogni mattina fosse così…- le mormorò, mentre le lasciava un bacio tra i capelli.
Alexis sorrise e sollevò il capo.
- Sì, anch’io. -

 

 

 

 




 

 

- Alex sta con Malfoy?! -
L’urlo indignato di Luis Cabrisk risuonò nel silenzio invernale, espandendosi con una eco incredibile tra i profili delle montagne che circondavano il Lago Nero.
Harry Potter, Alexandra Black e il nuovo studente di Grifondoro erano seduti sotto la grande quercia sulle rive del Lago Nero, come era loro solito fare da un mese a quella parte.
Erano diventati quasi inseparabili e passavano ogni momento libero insieme: sembravano comprendersi l’un l’altro proprio come una vera famiglia.
Era un trio veramente male assortito, secondo l’opinione pubblica del corpo studentesco di Hogwarts: tre ragazzi troppo differenti per essere davvero diventati tanto amici in poco tempo.
Alexandra Black era una Serpeverde, sempre in compagnia di quella sgualdrina - a detta delle ragazze delle altre case - di Diamond Cherin, anche se ultimamente non erano più state viste passare molto tempo insieme; inoltre, era la fidanzata di Draco Malfoy e questo la rendeva degna del titolo di Principessa delle Serpi, nonostante quel ruolo non le si addicesse proprio.
Harry Potter era il Bambino Sopravvissuto: Grifondoro fin dentro l’ultima parte della sua anima, era sempre pronto a dare una mano a chiunque ne avesse bisogno. Cercatore della squadra di Quidditch, era odiato da tutti i Serpeverde con tanto di sentimento assolutamente ricambiato, specialmente per il mondo in cui gli studenti verde-argento trattavano sempre lui e i suoi migliori amici.
Luis Cabrisk si era guadagnato, in poco tempo, la nomina di bello e tenebroso: nuovo studente del settimo anno, in un solo mese era diventato il sogno proibito di molte studentesse - scatenando l’indignazione di Blaise Zabini, che non accettava il fatto che nella scuola ci fosse qualcuno in grado di rivaleggiare con la sua bellezza ed eleganza - specialmente se quel qualcuno era uno stupido Grifondoro che non aveva nessuno senso dello stile, a partire dai suoi capelli decisamente lunghi e perennemente scombinati, assolutamente fuori moda.
Erano veramente uno più differente dall’altro, eppure sembravano aver trovato la loro stabilità e nessuno, dopo le prime volte, si era perso in troppi pettegolezzi sul loro conto.
- Harry, dimmi che stai scherzando! - lo implorò Luis, lanciandogli un’occhiata disperata.
Il giovane Potter scosse la testa e si strinse nelle spalle.
Alexis corrugò la fronte, contrariata.
- Ehi, che cos’hai contro Draco?- gli domandò, sollevando un sopracciglio.
Luis si voltò a lanciarle un’occhiata strana, che non avrebbe saputo ben decifrare.
- E’ un idiota! Insomma, non puoi davvero stare con lui, bambina! - le disse.
Quando erano insieme, Sirius aveva preso a chiamarla Alex - diminutivo di Alexis, ovviamente, non di Alexandra - o bambina, un nomignolo carino al quale nessuno faceva particolarmente caso, ma che significava decisamente molto di più di quello che chiunque avrebbe mai potuto pensare.
Harry annuì convinto, trovandosi totalmente d’accordo con Cabrisk.
In effetti, non si era mai spiegato perché ippogrifo Alexandra si era fidanzata con Malfoy. Insomma: erano così diversi!
Alexis incrociò le braccia al petto e storse le labbra in una smorfia.
- Tu neanche lo conosci, che ne sai di com’è? - protestò indispettita.
Sirius sarà pure stato il suo adorato padrino, ma non gli avrebbe permesso di insultare Draco, né di giudicarlo, specialmente quando non sapeva nulla di lui.
Odiava con tutta se stessa i pregiudizi.

Luis la fissò scettico, sollevando un sopracciglio e rivolgendole un’occhiata seria.
- Conosco la sua famiglia: fidati se ti dico che dovresti stare lontana da lui.- asserì, con espressione indecifrabile.
Alexis assottigliò lo sguardo e poi corrugò la fronte, ma non ebbe il tempo di aggiungere altro, perché Harry si inserì nel discorso.
- Conosci i Malfoy? - domandò curioso, piegando il capo su di un lato.
Luis si voltò a lanciargli un’occhiata di traverso, pensieroso, e Alexis lo fissò con occhi appena aperti, all’erta.
- Già, conosci i Malfoy? - ripetè, marcando ogni parola e guardandolo con espressione piuttosto eloquente.
Espressione che, però, quello sconsiderato del suo padrino non colse affatto.
- Ovviamente. Lucius Malfoy è una persona veramente terribile. Un Mangiamorte pusillanime; quando Voldemort se ne è andato, è tornato sui suoi passi, fingendosi pentito. Ma sono sicuro che, se mai dovesse tornare, andrebbe da lui strisciando come la serpe che è.- asserì con tono duro, lo sguardo perso su di un orizzonte lontano ed immaginario.
Alexis aveva spalancato gli occhi e sollevato entrambe le sopracciglia e adesso lo fissava con espressione decisamente sconvolta.
Harry, invece, sembrava piuttosto incuriosito da quel discorso. Nessuno parlava mai troppo di Voldemort, colui che aveva causato la morte dei suoi genitori e la sua dolorosa cicatrice sulla fronte, quindi se c’era qualcuno disposto a parlargliene era ben felice di poter prendere informazioni.
- Come fai a conoscere tutti questi dettagli su Lucius Malfoy, Luis? Certe voci arrivavano anche in America? - gli domandò curioso, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.
Alexis si voltò per lanciargli un’occhiata strana, poi tornò a fissare il nuovo studente, un sopracciglio sollevato e il capo appena chinato verso la spalla.
- Già, Luis, come fai a sapere tante cose sui Malfoy quando vivevi a chilometri di distanza da qui? - ripetè, sottolineando con cura ogni parola e lanciandogli più di un’occhiata d’avvertimento di sottecchi.
Sirius sembrò captare i messaggi subliminali che la sua figlioccia stava tentando di mandargli, perché i suoi occhi si allargarono appena, brillando di comprensione.
Alexis lo vide deglutire, improvvisamente a disagio, mentre si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio - era un gesto abituale che lei aveva ereditato proprio dal padrino.
- Oh beh…- farfugliò, senza guardare nessuno dei due in faccia - Sapete, certe notizie fanno proprio il giro del mondo! Il Wizard Times ha parlato della sconfitta di Voldemort e di tutti i seguaci catturati, così ho reperito le mie informazioni. - poi sembrò pensarci su, perché subito aggiunse - Ovviamente ero piccolo quando quel bastardo è scomparso, grazie a te Harry. - e sorrise in direzione del Bambino Sopravvissuto, che si limitò a stringersi in una spalla - Ma i miei genitori sono degli appassionati di Storia Moderna della Magia e così conservano le vecchie copie dei giornali, è per questo che sono tanto informato. - concluse, annuendo e complimentandosi con se stesso: era stato proprio bravo, la scaltrezza non gli era mai mancata di certo!
Alexis lo guardò sorpresa, entrambe le sopracciglia sollevate.
Luis le rivolse uno sguardo soddisfatto, tra le righe del quale potè leggere un chiaro “ti preoccupi per nulla, bambina.”
Lei scosse la testa e alzò gli occhi al cielo.
- Parli di lui come nessuno. - notò Harry all’improvviso, costringendo entrambi a voltarsi per prestare lui la loro attenzione.
- Come, scusa? - domandò Luis, corrugando la fronte, senza capire a cosa si stesse riferendo.
- Sì, insomma: chiami Tu-Sai-Chi, Voldemort, con il suo vero nome. Non sono molte le persone che osano farlo, al giorno d’oggi.- dichiarò pensieroso.
Alexis lo fissò per qualche istante, ma non disse nulla e si limitò a portare il sguardo su Sirius, che adesso guardava il figlioccio con una strana espressione dipinta in viso.
C’era il mare in una tempesta di frustrazione, nei suoi occhi blu.
- Non ho paura di lui. - affermò conciso, con sguardo serio e impenetrabile - Figuriamoci del suo stupido nome. Se solo non lo avessi fatto secco tu, ti giuro che io…- ma non proseguì, limitandosi a lasciare quella frase in un vuoto carico di rabbia e memorie dolorose, che aleggiarono nell’aria come promesse infrante.
Il silenzio che seguì quelle parole fu duro, accompagnato solo dal freddo gelido di quell’inverno che sembrava non voler avere mai fine.
Alexis respirò a fondo, torcendosi una ciocca di capelli.
- E comunque, tu non puoi stare con Malfoy! -
Il tono indignato e improvviso di Luis la colse alla sprovvista, facendola sobbalzare spaventata. Si voltò ad osservare il padrino con un’occhiata sconcertata.
- E tu non puoi continuare ad impicciarti dei miei affari ancora a lungo! - rimbeccò lei, orgogliosa, incrociando le braccia al petto.
- Io te l’ho sempre detto, Alex. Malfoy non è il tipo per te, dacci ascolto. - si intromise Harry, annuendo convinto.
Alexis gli lanciò un’occhiataccia, assottigliando lo sguardo e serrando le labbra.
Vide Luis annuire con la coda dell’occhio.
- Esattamente! - concordò infatti lui subito dopo - Insomma, potevi scegliere chiunque: ma proprio un Malfoy? Non sono persone raccomandabili, dovresti stare lontana da loro e non starci insieme, bambina! -
Alexis tornò ad osservare Sirius e lo guardò con un’occhiata carica di significati.
- Voi Draco non lo conoscete.- protestò, alzandosi e sistemandosi meglio la sciarpa verde-argento intorno al collo - E comunque io lo amo, quindi qualsiasi cosa diciate, non riuscirete a farmi allontanare da lui, per cui conservate il fiato per altro. - dichiarò decisa.
Luis ed Harry la fissarono dal basso, senza aggiungere nulla.
- Bene, detto questo io vi saluto: si è fatto tardi ed io ho un tema di Erbologia da preparare per domani! Ci vediamo questa sera a cena. - li salutò, sorridendo loro e sventolando la mano.
Poi si allontanò, avviandosi verso il castello.
Harry e Luis rimasero in silenzio a fissarla allontanarsi, poi Cabrisk si girò lentamente a fissare l’amico.
- Ho sentito bene?- domandò, con voce improvvisamente incerta.
Harry lo guardò a sua volta: gli sembrava che adesso Luis avesse perso colorito sulle guance.
- Insomma, l’ha proprio detto? - chiese ancora.
Harry corrugò la fronte.
-Che cosa?-
Luis deglutì, e la sua espressione fu quella di qualcuno costretto ad ingoiare un uovo di Acromantula.
- Alex ha detto di amare quello spocchioso di Malfoy?!?!-

 

 



 

 

 

 

…bisogna stare estremamente attenti agli effetti velenosi delle spine della Rosa di Tenebra, perché potrebbero paralizzare una parte del corpo all’istante e, se non viene curato in tempo, potrebbe persino causare una morte lenta e dolorosa, dovuta al passaggio del veleno nel sangue e, conseguentemente, nel cuore, che smetterebbe di battere…”
Alexandra Black era chinata su di una pergamena e stringeva tra le dita una piuma nera, con la quale stava scrivendo il tema di Erbologia, da consegnare il giorno dopo.
La Sala Comune di Serpeverde era abbastanza affollata, ma, fortunatamente per lei e per la sua concentrazione, la maggior parte dei ragazzi stava studiando, occupando gli altri tavolini, oppure seduti sui divani.
Stava intingendo la penna nell’inchiostro, quando due figure le si avvicinarono ai lati del tavolo, adombrandole la vista. Alzando lo sguardo, si accorse di essere stata affiancata niente di meno che da Draco Malfoy e Blaise Zabini; li fissò con aria incuriosita: il primo sembrava semplicemente annoiato, ma il secondo aveva un’aria decisamente seria sul viso, cosa che la spinse immediatamente a posare la piuma nel calamaio e a prestargli tutta la sua attenzione.
- Che succede? - domandò, piegando il viso su di un lato.
Draco rispose con uno sbuffo ed entrambi si sedettero sul tavolino, perché le sedie erano già state precedentemente prese da altri studenti.
- Questo idiota qua ha una cosa da chiederti. - se ne uscì Malfoy, con espressione davvero tediata, come se lui non volesse affatto essere lì.
Alexis corrugò le sopracciglia e lasciò scorrere lo sguardo su uno Zabini mai così serio.
Il ragazzo ignorò deliberatamente il commento di Draco e  si piegò appena in avanti, per poterle essere più vicino, e la guardò dritta negli occhi.
- Sì, devo farti una domanda estremamente importante e tu devi giurare di rispondere con la massima sincerità. - le disse, protendendo le mani per prendere quella della ragazza tra le sue e stringerla delicatamente.
Sempre più sconcertata, Alexis si limitò ad annuire.
- D’accordo, vedrò cosa posso fare. Ma ti avverto che mi stai spaventando. - aggiunse, sbattendo le ciglia un po’ disorientata.
Sentì Draco nascondere una risata in uno sbuffo e lo vide scuotere la testa con la coda dell’occhio.
Ma che c’era di così divertente adesso?
- Bene. Sappi che io mi fido di te, principessa. - continuò Blaise serio e lei tornò a prestargli nuovamente tutta la sua attenzione, annuendo convinta. - Dimmi, allora, e non aver paura di ferirmi. -
Alexis lo fissò sempre più allarmata…si stava davvero preoccupando adesso.
Blaise la guardò negli occhi, poi prese un respiro profondo.
- Il nuovo studente, Luis Cabrisk, è per caso più bello e attraente di me?! - chiese con tono solenne e una punta di dolore nella voce.
Alexis strabuzzò appena gli occhi e poi sbattè velocemente le palpebre, fissandolo sconcertata.
Aveva capito bene?
- Come…?- domandò stordita, corrugando entrambe le sopracciglia.
- Sì, insomma, trovi che quel Grifondoro del settimo anno sia più bello di me? Sai, temo che mi stia rubando un po’ di fan e questo non posso assolutamente tollerarlo! Tu sei una mia grande amica e so che sarai imparziale nel giudicare! Devo sapere, secondo te, che cosa ha lui più di me, perché questa situazione non mi piace per niente! - esplose Blaise, con tono un po’ isterico, che lo faceva sembrare spaventosamente una prima donna.
Blaise Zabini era davvero un ragazzo particolare: in certi momenti era l’uomo perfetto, bello e assolutamente maschio, sicuro di sé ed elegante; ma in situazioni come quella si chiedeva se non avesse mai avuto una tendenza omosessuale, perché era troppo attaccato a certe frivolezza; era peggio di una donna!
Alexis si ritrovò a spalancare la bocca in maniera decisamente poco elegante, poi scosse la testa e sollevò le mani, sottraendo la mancina dalla presa del ragazzo.
- No, non ne voglio sapere niente di queste cose, ok? - disse, a metà tra il divertito e l’esasperato - Insomma, ma che razza di domande sono queste?! - trillò poi, guardandolo ancora sconcertata.
E lei che si era aspettata chissà quale domanda sconvolgente!
Blaise la osservò con tanto d’occhi, poi si chinò ancora e la riprese per mano.
- Come che razza di domande sono? Domande vitali! Sii sincera Black, la tua risposta potrebbe distruggermi nell’anima! - recitò melodrammatico, stringendole la mano tra le sue.
- Ma che…? - cominciò Alexis, ma non fece in tempo a finire la frase, perché Draco, stanco, si era alzato e aveva presto Blaise per la collottola della camicia, costringendolo a staccarsi da lei e ad allontanarsi sotto il suo sguardo sconcertato.
- Lascialo stare Alex, non sta bene; forse ha assunto qualche dose di troppo di Artigli di Drago, stamattina. Ci vediamo a cena. - la salutò Draco, trascinando via un Blaise Zabini che, in quel momento, appariva davvero disperato.
Alexis fissò la scena ancora allibita.
Erano tutti impazziti.

 

 

 

 

 

 


 

- E così eri battitore nella squadra di Quidditch della tua scuola(*)? - domandò Ron curioso, afferrando una coscia di pollo dal piatto dorato al centro del tavolo e cominciando a trangugiarla, senza mai distogliere lo sguardo da Luis Cabrisk.
Il nuovo studente sedeva di fronte a lui, accanto ad Harry Potter che era altrettanto interessato alla conversazione; stesso discorso valeva anche per Calì Patil e Lavanda Brown, che non avevano mai smesso di mangiarsi il ragazzo del settimo anno con gli occhi, fingendosi invece prese dal suo - secondo loro noiosissimo - discorso sulle vecchie partite disputate.
Ma entrambe pensavano che aveva una voce così bella, che sarebbero state ad ascoltarlo per tutta la sera, anche se si fosse messo a parlare di Storia della Magia.
Luis sorrise e annuì, mentre afferrava a sua volta una coscia di pollo e cominciava a mangiarla, con la stessa voracità di Ron, tanto che Hermione, seduta accanto al rosso, lanciò loro un’occhiata di sottecchi e poi scosse la testa, riprendendo a leggere un grosso tomo che teneva aperto accanto al piatto, dal quale mangiucchiava delle patate arrosto molto distrattamente.
- Sì, detenevo il record per i giocatori della squadra avversaria abbattuti dai miei bolidi! - affermò orgoglioso.
- Sai, i miei fratelli sono gli attuali battitori di Grifondoro! - esclamò Ron, indicando Fred e George che, poco distanti, stavano ascoltando a loro volta i racconti di Cabrisk.
- Ma davvero? Mi piacerebbe venirvi a vedere giocare e se vi serve qualche consiglio, sono a vostra disposizione! - esclamò e i gemelli annuirono.
- Sarebbe fantastico, amico! -
- Vienici a vedere quando vuoi! -
Luis annuì e poi si voltò a guardare Harry.
- So che tu sei il cercatore di Grifondoro. - asserì, con una scintilla orgogliosa negli occhi blu - Buon sangue non mente mai. - aggiunse poi, facendogli un occhiolino.
Harry corrugò la fronte, ma non ebbe il tempo di dire nulla, perché Luis intuì la sua muta domanda e lo precedette.
- Tuo padre era il cercatore di Grifondoro quando veniva a scuola, no? -
Harry annuì e si tirò su gli occhiali.
- Sì, come fai a saperlo? -
Luis sorrise appena e poi scrollò le spalle.
- L’ho letto sui vari trofei esposti in bacheca. Sono sicuro che doveva essere proprio un campione! - asserì sicuro, regalandogli un altro occhiolino.
Il Bambino Sopravvissuto si limitò ad annuire e a sorridere, ma ancora una volta non potè aggiungere nient’altro, perché venne interrotto da un’altra voce.
- Se il suo talento era come quello del figlio, allora dubito che fosse un campione. - affermò Draco Malfoy dal suo tavolo, con tono strascicato e divertito, scatenando l’ilarità dei suoi compagni di casa.
Luis, senza scomporsi minimamente, si girò a lanciargli un’occhiata indifferente.
- E tu sai tutto di talento, non è vero? - gli domandò con calma, sollevando entrambe le sopracciglia con espressione di sufficienza.
Malfoy sogghignò.
- Ovviamente. - rispose pungente, assottigliando appena lo sguardo, ma senza mai smettere di ghignare.
- Lascialo perdere, Luis. - intervenne George Weasley, lanciando un’occhiata infastidita al biondissimo Serpeverde.
- Parla solo per invidia. - aggiunse Fred, annuendo.
Blaise Zabini proruppe in una risata agghiacciante.
- Invidia? - li schernì, mimando un colpo di tosse per nascondere altre risate - Insomma, ma vi siete visti? Non credo che Draco abbia qualcosa da invidiare a…voi. - disse, scoccando un’occhiata disgustata prima ai gemelli e poi a Luis, al quale regalò uno dei suoi migliori sguardi carichi di odio.
- A noi magari no. - se ne uscì Ron, poggiando l’osso ormai spolpato sul piatto - Ma ad Harry sicuramente sì: dobbiamo forse ricordarvi com’è finita la scorsa partita di Quidditch? -
Draco assottigliò lo sguardo e i suoi occhi brillarono di rabbia.
- Quella è stata solo fortuna. - digrignò, stringendo i denti.
- No, Malfoy: quello è talento. Dovresti cercare la parola sul vocabolario, forse solo così potresti saperne lontanamente qualcosa. - intervenne Hermione, senza nemmeno degnarsi di alzare gli occhi dal libro che stava leggendo.
I gemelli Weasley fischiarono entusiasti e Ron ed Harry sogghignarono divertiti.
Le guance di Draco si imporporarono appena, mentre le sue mani si stringevano in due pugni, che cominciarono immediatamente a tremare per la rabbia.
- Come osi, Mezzosan…- cominciò iroso, ma non fece in tempo a finire la frase.
Luis, che non aveva mai smesso di fissare il Serpeverde con aria seria, si era alzato in piedi di scatto e lo aveva afferrato per il bavero della camicia, costringendolo a sollevarsi a sua volta.
- Non ci provare nemmeno. - lo avvertì duro, guardandolo dall’alto con aria minacciosa.
Calì e Lavanda trattennero il fiato, mentre gli altri osservarono la scena con occhiate tese; Hermione aveva finalmente alzato lo sguardo dal libro e adesso guardava il nuovo studente con aria preoccupata.
Draco arricciò le labbra e il naso, guardandolo con disprezzo puro.
- E tu non toccarmi. - ribatté deciso, spingendogli le mani sulle spalle e costringendolo a lasciarlo andare.
Luis staccò le mani dalla camicia di Draco, ma non si allontanò da lui, rimanendo lì a fronteggiarlo.
I due si fissarono negli occhi, orgogliosi.
Nessuno dei due avrebbe mai abbassato lo sguardo.
Sirius si chiese mentalmente come diavolo poteva Alexis essere convinta di essersi innamorata di un tipo come Malfoy.
Se solo James Potter e Lily Evans fossero stati ancora vivi, era sicuro che non avrebbero assolutamente approvato un’unione del genere.
E nemmeno lui.

Luis contrasse duramente la mascella e i suoi occhi si tinsero di cattiveria.
Aveva un’improvvisa voglia di spaccare la faccia a Malfoy.
- Che sta succedendo qui? -
 La voce severa della professoressa McGranitt li costrinse a distogliere lo sguardo contemporaneamente, per puntarlo su quello nero e serio dell’austera donna.
- Niente, professoressa. - se ne uscì Luis, con tono candido - Io e Malfoy stavamo solo avendo un pacifico confronto d’idee. -
Aveva un’espressione da angelo, tanto che Lavanda e Calì si domandarono se gli sarebbero spuntate anche le ali e l’aureola.
La McGranitt lo fissò con un sopracciglio alzato, poi strinse le mani in grembo e scoccò un’occhiata anche al Serpeverde.
- Mi auguro allora che i vostri scambi di opinione rimangano pacifici, o mi vedrò costretta a togliere punti ad entrambe le vostre case e a mettervi in punizione, sono stata sufficientemente chiara?-
- Cristallina. - rispose Luis con un sorrisone.
Malfoy si limitò a borbottare qualcosa di poco chiaro, mentre rifilava un’occhiataccia a Luis e si metteva nuovamente seduto.
La professoressa annuì e dopo aver guardato di nuovo gli studenti con uno sguardo inquisitorio, si limitò a sistemarsi il mantello sulle spalle e a tornare al tavolo degli insegnanti, sperando di poter consumare il resto della sua cena in santa pace.
Senza smettere di sorridere, Luis si rimise seduto, lanciando solo un’occhiata vittoriosa nei confronti di Zabini - Draco gli voltava adesso le spalle, senza rivolgergli più alcuna attenzione. Blaise rispose con uno sguardo carico di odio, poi si voltò altezzoso, senza degnarlo di ulteriore considerazioni.
 

 

 

 


 

 

 

Quando entrò in Sala Grande - un po’ in ritardo perché aveva dovuto concludere il tema di Erbologia - Alexandra Black si chiese mentalmente se  sarebbe mai riuscita ad entrare lì dentro una volta, senza assistere a battibecchi tra Serpeverde e Grifondoro. Ma dovette ammettere a se stessa che quella era più un’utopia che una vana speranza.
Sospirando, si diresse verso la propria tavolata, pronta a prendere posto accanto a Draco, che al momento era occupato ad accoltellare con violenza una fetta di carne che aveva decisamente vissuto momenti migliori. Passando però accanto a Luis, fu costretta a fermarsi, perché dopo aver salutato con un sorriso sia lui che Harry, il primo l’aveva afferrata gentilmente per un polso.
Alexis corrugò entrambe le sopracciglia e chinò il capo per osservarlo incuriosita.
- Sì? -
Draco, nel frattempo, si era voltato ad osservare la scena con sguardo terribilmente impassibile, subito seguito da un Blaise mai così scocciato.
Luis li ignorò e i suoi occhi si concentrarono solo sul viso della ragazza, al quale sorrise luminoso ed angelico, scatenando i sospiri di più di una Grifondoro e di qualche Serpeverde.
Pansy Parkinson storse il naso, infastidita, e si chinò a bisbigliare qualcosa all’orecchio di Diamond Cherin, che guardò la Black con un’occhiata strana e poi si limitò ad annuire appena.
Le Untouchable Ravens, dal tavolo di Corvonero, osservavano la scena con tanto d’occhi, avide di collezionare notizie fresche per l’uscita del prossimo numero di Vanity Witch.
- Perché non ti siedi qui con noi?- la invitò Luis, spostandosi appena per farle spazio tra lui ed Harry, che si limitò a sorridere incoraggiante.
Hermione Granger sollevò nuovamente lo sguardo dal libro, per rivolgere un’occhiata scettica a Cabrisk, sottolineata dal sopracciglio oltremodo sollevato; poi scoccò un’occhiataccia ad Alexandra Black, ma non disse nulla.
Alexis guardò Sirius sconcertata e si sottrasse delicatamente dalla sua presa, per poi portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Io…No, è meglio di no. Preferisco mangiare al mio tavolo, non prendetela sul personale, davvero. - rifiutò, lanciando un’occhiata di sottecchi prima a Draco e poi ad Harry - Grazie, comunque. -
Fece per andarsi a sedere, ma Luis si alzò in piedi e le sbarrò la strada, rivolgendole un altro sorrisone accomodante e sfiorandole appena le braccia.
- Ma dai, Alex! Mangi sempre con le Serpi, se per una volta ti siedi tra di noi, non crolla mica il mondo! - puntualizzò, scoccandole un’occhiata strana dall’alto.
Alexis lo fissò, corrugando le sopracciglia, sempre più stranita.
Perché Sirius si stava comportando così, adesso?
- No, davvero. Magari do…- cominciò, sentendosi un po’ a disagio, ma non fece in tempo a terminare la frase, perché qualcuno la prese gentilmente per una spalla e la costrinse ad indietreggiare appena.
- Sai com’è: Alexandra è una di noi, per questo mangia tra le Serpi. - rimbeccò Blaise, che adesso si era alzato e l’aveva affiancata. - E poi mi sembra che ti abbia detto di no, quindi perché non la lasci stare? -
Alexis guardò Blaise preoccupata, poi rivolse un’occhiata anche a Draco, ma lui era ancora seduto e controllava la situazione dal basso. Appariva incredibilmente calmo e la cosa la metteva decisamente in allarme.
Deglutendo, tornò a prestare la sua attenzione a Zabini.
- No, dai, Blaise, non fa niente davvero. Lascia perdere…- cercò di tranquillizzarlo, sfiorandogli un braccio con la mano.
- Cosa sei tu, l’avvocato del diavolo? - lo prese in giro Luis, ghignando appena - Non era Malfoy il ragazzo della Black? Tu allora perché ti scaldi tanto? -
Blaise serrò la mascella e le sue spalle cominciarono a tremare appena per la rabbia.
Non lo sopportava quel belloccio da strapazzo.
Voleva rifilargli un potente pugno su quel naso perfetto, per poterlo deturpare per sempre.

Alexis si inserì tra i due, scoccando un’occhiata severa a Luis.
Ma che diavolo gli prendeva ora?
- Basta così. Luis, domani a pranzo mi siedo al vostro tavolo, contento? Ma ora smettila di fare il bambino. - lo rimproverò dura, mentre prendeva Blaise per una spalla e lo costringeva a risedersi.
Luis sbuffò e alzò le mani al cielo, in segno di resa.
- Va bene, va bene. - disse, scuotendo appena la testa; poi le sorrise e le porse una mano. -Però devi prometterlo!-
Alexis gli lanciò un’occhiata esasperata, poi scosse la testa e sbuffò.
- D’accordo. - concordò, stringendogli appena la mano.
Sirius era davvero strano: forse gli effetti di quella pozione agivano davvero anche sul cervello.
Comunque, non riuscì a non sorridergli di rimando, perché era sempre troppo contenta di averlo lì.
Luis strinse appena la presa sulla sua mano e poi, inaspettatamente, se la tirò addosso, sotto lo sguardo allibito della Sala Grande, che osservò la scena con le bocche spalancate.
Luis la abbracciò delicato e Alexis se ne rimase ancorata al suo petto, con gli occhi enormi per la sorpresa.
Le Untouchable Ravens fischiarono, ma furono le uniche ad emettere qualche suono, perché tutti gli altri osservavano la scena raggelati.
Draco Malfoy sarebbe esploso molto presto.
Blaise Zabini, accanto a lui, era il ritratto di un’elegantissima indignazione.
- Adesso gli spacco la faccia, a questo presunt…- ruggì a mezza bocca, facendo per alzarsi.
Ma, inaspettatamente, Draco gli mise una mano sulla spalla e lo costrinse a restare seduto. Blaise gli lanciò un’occhiata stranita, e il biondo si limitò a scuotere la testa.
- Lascialo stare. - fu l’unica cosa che disse, prima di voltarsi nuovamente e tornare a mangiare in tutta tranquillità.
Tutti lo fissarono sconcertati e Blaise balbettò qualcosa di poco comprensibile.
Luis gli lanciò un’occhiata scettica, poi si chinò appena a sfiorò una tempia di Alexis con le labbra.
- Però, credevo che il tuo ragazzo fosse più geloso…- mormorò pensieroso.
Alexis si allontanò da lui, meno brusca di quanto avrebbe voluto, e gli rifilò un’occhiataccia.
- A che gioco stai giocando? - sibilò disorientata.
Era arrossita parecchio, per l’imbarazzo.
Luis si limitò a rivolgerle uno sguardo strano e poi le sorrise.
- Non essere sempre così seria, Alexandra Black. Stavo solo scherzando un po’. - le disse, facendole un occhiolino e riaccomodandosi al suo tavolo.
Alexis lo fissò interdetta, poi scosse la testa e si sedette accanto a Draco.
 

 

 

 

 

 



 

Qualcuno bussò alla porta della sua camera, aprendola subito dopo, senza aspettare una risposta.
Draco Malfoy sollevò lo sguardo e incontrò la figura di Alexis Potter, che si stava chiudendo la porta alle spalle e lo osservava con un sorrisino dimesso.
- Ciao. - lo salutò, poggiandosi contro la porta.
- Ciao.- si limitò a rispondere lui, mentre si slacciava le scarpe e le riponeva nell’armadio.
Alexis lo osservò in silenzio, poi si avviò verso il letto e si sedette, lasciando le gambe ad oscillare nel vuoto.
- Sei arrabbiato? - gli domandò a bruciapelo, guardandolo di sottecchi.
Draco si era adesso spostato di fronte allo specchio e si stava frizionando i capelli con una mano, scombinandoli un po’ per togliere ogni residua traccia di gel. Le rivolse un’occhiata calma dal riflesso dello specchio e la vide dondolare i piedi e torturarsi una ciocca di capelli tra l’indice e il pollice. Un angolo delle labbra gli si piegò spontaneamente all’insù.
- No. - rispose semplicemente, voltandosi a guardarla e poggiandosi con i reni contro il bordo della scrivania - Dovrei? - aggiunse, incrociando le braccia al petto.
- No, assolutamente! - si affrettò a dire lei, scuotendo la testa convinta - E’ solo che…La scenata di Luis di questa sera…Io volevo…Non so che gli sia preso, davvero! Di solito non è così e…-
- Ehi, tranquilla. - la fermò lui, avvicinandolesi e prendendole il viso tra le mani, per costringerla a fissarlo - Non sono arrabbiato, dico sul serio.- la rassicurò, sorridendole appena.
Alexis sorrise a sua volta, mordendosi poi il labbro inferiore. Draco spostò il pollice a sfiorarglielo, per costringerla a lasciarlo andare, poi si chinò e le sfiorò morbidamente la bocca con un bacio.
- Vado a farmi una doccia. - le disse poi, allontanandosi appena ma continuando a tenerle il viso tra le mani - Dormi qui con me? -
- Sì. - sorrise Alexis, accarezzandogli una mano.
Draco annuì, poi si chinò a lasciarle un bacio sulla fronte.
Alla fine, dopo un’ultima carezza su di una guancia, si ritirò in bagno.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Non mi piace. - sentenziò Blaise Zabini, accendendosi l’ennesima sigaretta della serata.
Un profumo di viola e pino si disperse immediatamente nell’aria, profumando quella notte stellata, priva di luna.
- Ha un non so che di affascinante. - proruppe Coleen Careye, prendendo una boccata di fumo dalla sigaretta aromatizzata alle rose che teneva tra le dita.
Se ne stava seduta sul bordo del terrazzo, le lunghe gambe accavallate, incurante del pericolo di cadere di sotto.
Blaise Zabini, poggiato al muricciolo, si voltò per scoccarle un’occhiataccia.
- Per favore. Le mie orecchie non possono sopportare oltre certe assurdità. - disse, tornando a fissare il cielo.
- Non vi sembra davvero un tipo strano?- se ne uscì Charlie, che, seduta a terra, stava arrotolando una pergamena intorno a del tabacco aromatizzato all’arancia; la porse a Cleo Keenhear, che la ringraziò con un bacio soffiato sulla punta delle dita e se la accese subito dopo.
- Perché dici così? - si informò Cleo.
Charlie si strinse nelle spalle e cominciò a fare un’altra sigaretta, che questa volta porse a Cameron Touchfeel.
- Io sono d’accordo con lei. - annuì Cameron, accendendosi a sua volta la sigaretta. - Insomma, chi è davvero questo studente straniero? Non sappiamo nulla di lui e in queste settimane non siamo riuscite a reperire molte informazioni sul suo conto. -
- Sembra essere uscito dal nulla. - rimuginò Cleo, soffiando via una nuvoletta di fumo.
- Come un coniglio dal cappello di un mago babbano! - esclamò Chantelle Noseypark che, di certo, tra le cinque Corvonero, non era quella che brillava per intelligenza; in molti si chiedevano come avesse fatto a finire in quella casa, ma tanti affermavano che era caduta dalle scale di Hogwarts il secondo anno e che da lì era diventata un po’ stupida.
- Sì, Chantelle, sì. - sospirò Cameron, alzando gli occhi al cielo.
- E poi, è entrato subito in sintonia con Harry Potter.- ricordò Cleo.
- E sembra avere un forte legame anche con Alexandra Black, sono un po’ invidiosa!- aggiunse Charlie, che, ovviamente, visto il suo noto orientamento sessuale, non era di certo gelosia di Luis.
Chantelle le battè una mano sulla spalla.
- Draco mi ha detto che si conoscono da quando sono bambini e che lui ha sempre viaggiato molto.- riferì Blaise, senza mai staccare gli occhi dalla notte nera che si apriva di fronte a lui.
- Forse è per questo che è così difficile reperire informazioni plausibili su di lui. - rimuginò Cameron.
- No, c’è qualcos’altro sotto, me lo sento. - disse Coleen sicura - E il mio intuito difficilmente sbaglia. - si voltò a guardare Blaise - Ci sto, ti aiuterò nelle tue indagini, Zabini. -
Blaise solo allora si girò per guardarla e annuì distrattamente, inserendo una mano sotto il mantello ed estraendo un piccolo pacchettino di velluto nero, che posò sul balcone e poi allungò alla Corvonero.
Coleen lo prese e lo aprì: c’erano un mucchietto di Galeoni dentro.
- Non pretendevo di essere pagata. - gli disse, richiudendo il pacchettino.
Blaise si strinse nelle spalle e spense la sigaretta contro il bordo del balcone, prima di voltarsi e incamminarsi verso la finestra.
- Consideralo un finanziamento per i vostri prodotti. - si limitò a rispondere - Aspetto di venire a conoscenza dei vostri piani per le indagini, allora. - concluse, prima di sparire al di là del vetro.
Coleen lo fissò poi tirò il pacchettino a Charlie, che lo prese entusiasta, mentre lei spegneva la sigaretta a sua volta.
- Non ti deluderemo, vedrai.-
 

 

 






 

 

 

C’era silenzio.
Una calma quasi irreale, che la faceva sentire tranquilla e protetta da tutti i pericoli del mondo.
Protetta da quell’abbraccio confortante, che la stringeva a sé in un misto di tenerezza e possessività assoluta.
Alexis, poggiata contro il petto di Draco Malfoy, chiuse gli occhi per poter assaporare meglio il suo calore; sentiva il battito regolare del suo cuore cantarle nell’orecchio.
- Sei stato incredibilmente maturo oggi. - se ne uscì all’improvviso, senza riaprire gli occhi -Sì, insomma, con Luis intendo. Credevo che gli saresti saltato addosso, e invece…-
- Io mi fido di te. - fu l’unica cosa che rispose, mentre si chinava appena e le sfiorava i capelli con un bacio.
Alexis sorrise e si accoccolò meglio contro il suo petto.
- Ti amo. -
Draco non le rispose, ma non aveva bisogno di farlo, perché lei sapeva che lui provava lo stesso e in quei giorni glielo stava dimostrando come mai.
Poco dopo, Alexis si addormentò, e solo allora Draco Malfoy si concesse di tirare fuori da sotto al cuscino la mano che aveva fino in quel momento nascosto. Se la portò cautamente di fronte al viso e la osservò con una smorfia: era piena di tagli e tremava appena, ancora dolorante.
Voleva mostrarsi maturo e calmo di fronte a lei, perché si fidava davvero.
Ma non riusciva ad arginare la rabbia che lo attaccava, come sempre, incontrollabile, ogni volta che qualcuno la sfiorava davanti ai suoi occhi.
Per sfogarsi, aveva preso ripetutamente a pugni il muro della doccia, fino a che il dolore che provava alle nocche martoriate non era stato insopportabile e decisamente maggiore dell’odio che provava in fondo al cuore.
Lui si fidava con tutto il suo cuore di Alexis Potter.
Ma non si fidava assolutamente di Luis Cabrisk.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

(*) Non so se, davvero, Sirius Black fosse battitore di Grifondoro quand’era ad Hogwarts, perché nessuno ne parla. Probabilmente no, ma ho deciso di inserire ugualmente questa cosa: i Malandrini erano famosi e James Potter era cercatore, quindi perché Sirius non avrebbe potuto essere uno dei battitori? Non so voi, ma io ce lo vedo ;)

 

 

 

 

 

Salve a tutte!
Ecco a voi il 38esimo capitolo di questa storia!
Spero vi sia piaciuto!
Come già sapeva chi mi segue su facebook, non ho potuto aggiornare Sabato scorso per problemi legati alla mia salute e a quella del mio piccì, che è stato in riparazione tutta la settimana e mi è tornato, effettivamente, solo oggi!
Comunque, appena me ne sono rimpossessata, ho ultimato le ultime cose e mi sono affrettata a postarvi questo capitolo, come promesso!
Il prossimo arriverà tra una settimana esatta, non temete (: Intanto, continuerò a postare qualche spoiler sulla mia pagina facebook, quindi se qualcuna non mi avesse ancora aggiunta e desiderasse farlo, posto come sempre il link al mio profilo
--> 
Ada Wong 
Quando mi aggiungete, fatemi sapere chi siete, così che io possa riconoscervi!

 

Passando a questo capitolo: che ve ne pare? Vi è piaciuto? Vi ha fatto schifo? Fatemi sapete tutto, come al solito, tramite recensioni: ormai dovreste aver imparato che ne sono dipendente!
Scherzi a parte, spero davvero che sia stato di vostro gradimento!
Sirius comincia a manifestare la sua insofferenza nei confronti di Malfoy e Blaise non è affatto soddisfatto di questo nuovo studente che gli sta rubando le ammiratrici! E Draco, che cerca di mostrarsi tanto maturo agli occhi di Alexis, quando in realtà vorrebbe solo esplodere e prendere a pugni Cabrisk? E che mi dite delle Untouchable Ravens? Secondo voi che piano architetteranno per scoprire qualcosa sul misterioso studente?

Fatemi sapere, mi raccomando!

Ora vado, lasciando, come sempre, delle piccole note post-capitolo (leggetele! :D)

 

1. Pubblicizzo come al solito lo spin-off di questa fan fiction scritto da EleanorMair e avente come protagonista un personaggio da lei inventato - Lilith Lestrange - che avrà a che fare con il nostro bel Zabini, tutto condito dalle vicende di Un Particolare In Più, con la situazione di Draco ed Alexis sullo sfondo e molteplici parti incastrate che formano dei veri e propri missing moments di questa fan fiction. Che aspettate, dunque, a leggerla?

 

 

 …Odi et Amo… 

 

 

 

2. La mia fissa per il wrestling continua, così come la fan fiction che, da matta, ho deciso di scriverci sopra, coinvolgendo personaggi come CM Punk, Kane, Alberto del Rio ecc… ( se seguite la WWE saprete di chi sto parlando, altrimenti ignoratemi xD); per cui, se a qualcuno interessa leggere anche questo mio strano progetto, me lo dica, sarò felicissima di condividere la mia storia con voi! <3

 

 

3. Ne ho già parlato su facebook, ricevendo riscontri positivi, e ora lo propongo anche qui, giusto per vedere se qualcuno abbia voglia di prender parte a questa timida idea: se io indissi un concorso su Un Particolare In Più, con in premio spoiler sui capitoli futuri, qualcuno parteciperebbe? Si tratterebbe di scrivere una one-shot o qualcosa del genere, una cosa molto semplice, comunque, e assolutamente senza pretese! Se qualcuno avesse intenzione di partecipare, me lo faccia sapere con un mp o tramite recensioni, così, se davvero andasse in porto questa idea, stilerò bene tutti i particolari!
Mi raccomando, fatemi sapere!

 

 

 

Bene, credo di aver concluso, anche per oggi!
Come al solito, vi ringrazio dal più profondo del mio cuore per le vostre parole magnifiche e il sostegno che, dopo quasi tre anni, continuate a darmi!

Vi adoro, dal primo all’ultimo <3

 

 

Ci sentiamo al prossimo capitolo e, per chi mi ha tra i suoi amici, su facebook!
Un bacione <3
Giulia.

 

 

 

 

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Capitolo 39
*** Il pigiama party delle Untouchable Ravens ***


~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXIX
Il pigiama party delle
Untouchable Ravens

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La primavera faticava ad arrivare, nonostante fosse ormai alle porte. La brezza profumata di fiori aleggiava in quella giornata soleggiata, infiltrandosi nelle finestre lasciate socchiuse del castello di magia e stregoneria di Hogwarts.
Nei sotterranei, però, era decisamente tutt’altra l’aria che tirava.
- Dovresti seriamente darci un taglio. -
Draco Malfoy alzò lo sguardo su Blaise Zabini, al momento comodamente sdraiato sul suo letto. Poi scese ad osservarsi la mano che il moro stava adesso fissando e storse le labbra in una smorfia.
- Se me la taglio, potrei avere qualche difficoltà a fare le cose. - si limitò a rispondere, chiudendo le dita e trattenendo il respiro per il dolore.
Blaise alzò un sopracciglio e si mise seduto.
- Hai capito quello che intendevo. - lo rimbeccò, scuotendo il capo - Dovresti smetterla di prendere a pugni tutti i muri della scuola od ogni specchio che ti capita davanti. Prima o poi gli incantesimi cicatrizzanti smetteranno di fare effetto. - lo ammonì, lanciando un’altra lunga occhiata alla mano che Draco aveva adesso poggiato sulla scrivania e contro la quale stava facendo un incantesimo. - Anzi, a giudicare da quello che vedo, già cominciano a scarseggiare i risultati. -
- E’ tutto okay, davvero. Non devi preoccuparti. - borbottò Draco, senza staccare gli occhi dal dorso, ora avvolto da una leggera patina magica, color carne.
- Perché non provi a prendere a pugni qualcosa di più morbido? - gli suggerì Zabini, spostandosi una ciocca di capelli da sopra l’occhio destro.
- Come ad esempio la faccia di Cabrisk? - si informò Malfoy, lanciandogli un’occhiata di traverso e ridendo appena.
- Ad esempio. - concordò Blaise - Anzi, è un’ottima idea! Andiamo, ti accompagno! - decise, e fece per alzarsi, ma Draco scosse la testa, costringendolo a fermarsi.
- No, è meglio di no. Con tutta la rabbia che ho in corpo, potrei ammazzarlo. - decretò duro, stringendo di nuovo la mano in un pugno. Gemette ancora per il dolore.
Blaise sbuffò e incrociò le braccia e le gambe, poggiandosi con la schiena alla testata in ferro battuto del letto.
- Meglio. Nessuno lo piangerebbe, tranquillo. Se vuoi ti aiuto anche a nascondere il cadavere: ci sono tanti bei posti nella foresta proibita. - asserì, annuendo convinto.
Draco alzò nuovamente il capo per rifilargli un’occhiata scettica.
- Sembra che tu ci abbia pensato molto. - notò, tornando a concentrarsi sull’incantesimo alla mano.
Zabini si strinse nelle spalle.
- Comunque, Alexandra lo piangerebbe. E io non sopporterei di vederla stare male, ancora. Soprattutto a causa mia. - disse, con tono serio.
Blaise gli rivolse un’occhiata comprensiva, poi si gettò nuovamente con la schiena sul materasso, distendendo bene gambe e braccia e rimanendo a fissare il soffitto.
- Non mi piace, quel Cabrisk. - sentenziò, portando un braccio a coprirsi gli occhi.
- Lo so. -
- Ha qualcosa di strano. -
- Lo so. -
- E non mi fido affatto di lui. -
Draco sospirò: era almeno la decima volta, da una settimana a quella parte, che affrontavano quel discorso; ormai, persino i serpenti che adornavano il suo letto baldacchino conoscevano a memoria il loro pensiero riguardo il nuovo studente.
- Nemmeno io mi fido di lui, e lo sai. - rispose, dando un ultimo colpetto con la bacchetta per concludere l’incantesimo; si guardò la mano, rigirandosela davanti al viso: era come nuova. Strinse le dita soddisfatto, riponendo la bacchetta sulla scrivania.
Blaise spostò il braccio dagli occhi per rifilargli un’occhiata obliqua.
- Non ti fidi di lui eppure non prendi alcuna sorta di provvedimento! - lo accusò Zabini, tirandosi di nuovo su e sorreggendosi sui gomiti.
Draco alzò gli occhi al cielo.
- Che cosa vuoi che faccia, Blaise? - gli domandò esasperato.
Il moro sorrise angelico, piegando appena il capo su di un lato.
- Non so, potresti, ad esempio, spaccargli la faccia. - suggerì con tono mellifluo, sbattendo le palpebre.
Draco gli lanciò un’occhiata di traverso.
- Sì, certo. Così poi Alexandra spacca la mia di faccia. - chiosò intelligente, alzandosi dalla sedia e girovagando per la stanza alla ricerca di una cravatta pulita.
- Non lo farebbe mai. Non gli permetteresti di colpirti. - annuì sicuro Blaise.
Draco si limitò a guardarlo storto per un solo istante, senza nemmeno degnarsi di rispondergli.
- E poi, non sei geloso? Ormai, Alex passa più tempo con quegli idioti di Potter e Cabrisk che con noi. - rigirò il dito nella piaga, storcendo le labbra.
Blaise Zabini conosceva troppo bene Draco Malfoy e sapeva che quell’indifferenza matura che stava dimostrando a lui e alla bella Alexandra Black era solo una facciata.
Testimonianza ne erano le numerose ferite sulla mano che era costretto, continuamente, a curarsi.
Inoltre, sapeva sempre dove colpire, per smuoverlo.

Draco sbuffò e lasciò perdere la ricerca della cravatta, abbandonandosi a peso morto sulla poltrona all’angolo. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli.
- Io mi fido di Alexandra. - rispose, senza alzare lo sguardo.
Blaise lo fissò al contrario, di nuovo sdraiato sul letto.
- Ma è di Cabrisk che non ti fidi, giusto? - appuntò.
Draco scosse la testa.
- Per niente. -
- Ma non hai intenzione di fare nulla. - aggiunse Blaise, con tono evidentemente contrariato.
Malfoy si lasciò cadere contro lo schienale della poltrona e sbuffò sonoramente, stanco.
- Senti, se hai così tanta voglia di mettere Cabrisk al suo posto, perché non lo prendi tu a pugni? - se ne uscì, esasperato.
Blaise sollevò entrambe le sopracciglia e spalancò la bocca, indignato.
- Stai scherzando, spero! - esclamò, rotolando sul letto per potersi stendere sulla pancia - Non mi rovinerei mai le mani per uno come quello! - affermò, rimirandosi le lunghe dita da pianista, perfette e curate.
Draco scosse la testa e si prese la fronte con una mano: Blaise Zabini lo avrebbe fatto impazzire, un giorno di quelli.
- Parlando di cose serie. - proruppe Zabini all’improvviso, riassumendo un tono normale e controllato, che spinse Draco a sollevare nuovamente lo sguardo su di lui - Coleen Careye mi ha detto che stasera hanno organizzato un pigiama party nella Sala Comune di Corvonero. Ha chiesto di invitare te e la Black da parte sua. -
Malfoy annuì pensieroso, portandosi una mano a sorreggere la testa.
- E a cosa dobbiamo questa festa privata? - si informò, assumendo improvvisamente un’aria tediata.
Blaise si strinse nelle spalle, alzandosi dal letto e stiracchiandosi pigro.
- Farà parte del piano, suppongo. - rimuginò distrattamente.
Draco corrugò le sopracciglia.
- Piano? - gli fece eco, curioso.
- Sì. Ho chiesto alle Untouchable Ravens di reperire qualche informazione su Luis Cabrisk. Sono convinto che quel ragazzo nasconda qualcosa e ho intenzione di scoprire cosa. - spiegò, con una strana luce nello sguardo, mentre sventolava appena la mano, come a dire di non dare comunque troppo peso alla cosa.
Draco lo fissò mentre si dirigeva verso la porta, un sopracciglio sollevato.
- Tu non ti arrendi mai, vero Blaise? -
Zabini sogghignò appena, aprendo la porta.
- No, mai. - rispose, e uscì dalla stanza.

 

 





 

 

 

Quel giorno, Alexandra Black aveva pranzato al tavolo di Grifondoro, tra le battute divertenti dei gemelli Weasley, i racconti interessanti di Luis Cabrisk, le figuracce di Ron Weasley e le risate di Harry; persino Hermione Granger, dopo i primi minuti di fredda indifferenza nei suoi confronti, le aveva regalato qualche sorriso e una parolina qua e là.
-…e dovevate vedere Ron da piccolo alle prese con una scopa giocattolo! - esclamò Fred, che aveva già le lacrime agli occhi per il tanto ridere.
- Non riusciva nemmeno a sollevarsi da terra! - aggiunse George, ridendo a sua volta.
Ron lanciò loro un’occhiataccia, paonazzo ed oltremodo imbarazzato.
- Smettetela, non è vero! Ci ho messo qualche giorno, ma alla fine sono riuscito a volare! - protestò, battendo un pugno sul tavolo.
Hermione Granger, seduta accanto a lui, stava ridacchiando intenerita; gli mise una mano sul braccio e si sporse appena per poter osservare i gemelli.
- Oh, avanti Ron! Non essere sempre così permaloso! A me piacciono tanto i racconti su quando eri piccolo! - esclamò.
Ron divenne, se possibile, ancora più rosso di prima, tanto che tra la pelle solitamente chiara del viso e i suoi capelli non c’era adesso più alcuna differenza.
- Sì, non essere sempre così permaloso! - rimbrottarono in coro i gemelli, meritandosi per questo un’altra occhiataccia da parte del fratello più piccolo.
- Parli bene tu, che non hai nessun parente qui che possa metterti in imbarazzo in questo modo…- borbottò Ron, ma sembrava che solo il tocco della ragazza fosse riuscito a calmarlo.
Alexis sorrise e osservò Luis, che le fece un occhiolino e le lasciò un buffetto su di un braccio. Poi si voltò a guardare Harry e le sembrava che, adesso, mentre sorrideva divertito in direzione degli amici, un’ombra triste gli avesse oscurato lo sguardo.
Forse stava pensando a sua sorella.
A lei.
E a quanto gli mancava.

Il cuore le si strinse nelle petto, mentre abbassava lo sguardo e si mordeva il labbro inferiore.
Era in momenti come quello che si sentiva veramente male.
Che si sentiva una vera…stronza.

Sirius doveva aver intuito i suoi pensieri, perché le accarezzò un braccio, catturando nuovamente la sua attenzione; quando Alexis si voltò a guardarlo, Luis poté leggere la sofferenza e il rimorso decorare ogni striatura di verde delle sue iridi. Le sorrise incoraggiante e lei si limitò ad annuire appena e a sorridere di nuovo.
Poi, all’improvviso, lo sguardo blu di Cabrisk assunse un’espressione veramente cattiva, che la spaventò un po’. Corrugò le sopracciglia e piegò il capo su di un lato.
- Che…?-
Non fece in tempo a dire nient’altro, perché una mano le sfiorò la nuca e il secondo dopo i suoi capelli, tenuti legati da un fermaglio a forma di rosa, si riversarono sulle sue spalle, liberi da qualsiasi costrizione.
Alexis si voltò di scatto, ma l’unica cosa che vide fu Draco Malfoy allontanarsi verso la porta della Sala Grande, con in mano il suo fermaglio, che si stava rigirando tra le dita.
Non riuscì a non sorridere e poi, quando si accorse che quasi tutti gli sguardi di coloro con i quali stava pranzando erano rivolti a lei, arrossì appena, imbarazzata.
Luis sbuffò rumorosamente e accoltellò un pezzo di focaccia, portandoselo poi violentemente alla bocca e masticandolo furioso.
Alexis gli lanciò un’occhiata strana, a metà tra l’esasperato e il dispiaciuto; poi scosse la testa.
- Allora, qualche altro aneddoto su Ron? -
- E no! Basta parlare di me, ora!- urlò esasperato il rosso.

 

 

 

 

 

 

 


 

- Black! Black! -
Alexis si girò: dall’altra parte del corridoio le stava correndo incontro una scompigliatissima Charlie Liplose, che sventolava un braccio in segno di saluto.
- Ehi, Charlie! - la salutò, non appena l’ebbe raggiunta.
- Ciao! - rispose l’altra, poggiandosi contro una parete e riprendendo fiato dopo la corsa.
- Dimmi tutto. -
- Volevo dirti, per stasera…- cominciò la Corvonero, ma Alexis corrugò la fronte.
- Stasera? - la interruppe.
Charlie annuì.
- Sì, per il pigiama party in Sala Comune…- riprese, ma ancora una volta l’espressione confusa di Alexis la costrinse a tacere.
- Pigiama party? - le fece infatti eco la Black, piegando il capo su di un lato.
- Esatto. - confermò Charlie - Draco non te ne ha parlato? -
Alexis scosse la testa.
Draco non le aveva detto proprio nulla, ma in fondo neanche si erano ancora veramente fermati a parlare quel giorno.
Charlie scrollò le spalle e sventolò la mano nell’aria.
- Ad ogni modo: stasera io e le ragazze abbiamo organizzato un piccolo pigiama party nella nostra Sala Comune e tu sei invitata, così come Malfoy e Zabini. Ci sarete, non è vero? - le spiegò, sbattendo poi gli occhioni nocciola.
- Credo di sì. - ridacchiò Alexis e la Corvonero esplose in un gridolino entusiasta, che la fece ridere ancora di più.
Charlie Liplose era proprio un personaggio.
- Perfetto, allora ci vediamo stasera! Ora devo scappare, che devo invitare altre persone, tra le quali Cabrisk! E’ proprio carino, quel ragazzo, non trovi? Potrei anche decidere di cambiare nuovamente orientamento sessuale per lui, è davvero sexy! - esclamò con allegria, scuotendo appena la corta chioma, tinta adesso di un viola brillante.
Alexis arrossì appena alle parole della ragazza, abbassando lo sguardo nervosa: Luis Cabrisk era pur sempre il suo padrino sotto falsa copertura! Il fatto che le altre studentesse facessero continuamente certi apprezzamenti su di lui la metteva decisamente a disagio.
Charlie le lanciò un’occhiata indagatoria, assottigliando lo sguardo, ma non disse nulla, limitandosi a domandarsi mentalmente perché adesso la Black sembrava tanto nervosa: che Cabrisk, proprio come sospettava Blaise Zabini, avesse qualcosa da nascondere? Qualcosa che, in una qualche maniera, coinvolgeva anche Alexandra?
Non lo sapeva, ma quella sera, al party, lei e le altre Untouchable Ravens avrebbero fatto di tutto per scoprire la verità.
Senza aggiungere nient’altro, Charlie fece per andarsene, oltrepassando la Serpeverde e cominciando nuovamente a correre, quando la voce della ragazza la costrinse a frenare bruscamente.
- Charlie?! -
Si voltò, corrugando la fronte.
- Sì, Black? -
- Non mi hai più detto quello che volevi dirmi riguardo stasera. - le fece notare.
La Liplose si diede una manata sulla fronte e tornò sui suoi passi.
- Hai ragione, è che è stato deciso tutto all’ultimo minuto, quindi ho veramente una marea di cose da fare! - si giustificò, frenetica - Comunque, volevo informarti che stasera si accede rigorosamente in pigiama, niente vestiti, d’accordo? - concluse, prima di sventolare la mano e sparire nuovamente alla velocità della luce.

 

 

 

 

 




 

Alexis Potter stava camminando per i corridoi, diretta verso i sotterranei, quando vide Diamond svoltare l’angolo. Con un sorriso, si mise a correre per raggiungerla.
- Diamond! Ehi, Diamond! - la chiamò, svoltando l’angolo a sua volta.
La bionda si voltò a lanciarle un’occhiata incuriosita, ma appena l’ebbe raggiunta, ad Alexis scivolò il sorriso dalle labbra: era in compagnia di Pansy Parkinson e del suo gruppetto di Coccatrici, che la squadrarono con aria di superiorità.
Alla Parkinson non era mai andato giù il fatto che Draco l’avesse scaricata per quella nanetta insignificante; meditava ancora vendetta e il suo piano prendeva forma ogni volta che la vedeva e che l’odio la consumava da dentro. Dopo averla fulminata, tuttavia, si limitò ad ignorarla e le voltò le spalle, sollevando il mento con aria stizzita.
- Andiamocene, ragazze. - proferì con tono sdegnoso, incamminandosi per il corridoio.
Le altre ragazze la seguirono, ma Diamond rimase ferma a fissare Alexandra Black.
- Cherin? - la richiamò infatti Pansy, voltandosi a lanciarle un’occhiataccia.
La bionda si voltò a guardarla, poi sventolò appena la mano.
- Vi raggiungo subito, precedetemi pure. - le liquidò.
Pansy Parkinson storse il naso in una smorfia, ma non aggiunse nulla; si limitò a rifilare un’ultima occhiataccia alla Black e poi si voltò, invitando le altre a seguirla con un gesto secco della mano.
Alexis fissò il gruppetto allontanarsi con sguardo innervosito.
Non le aveva mai sopportate e avrebbe continuato a farlo.
- Allora, cosa c’è? - le domandò Diamond, riportandola alla realtà.
Ferita da quell’improvvisa freddezza, si voltò a guardarla: aveva incrociato le braccia al petto e sul viso aveva un’espressione veramente tediata, come se le scocciasse trovarsi lì.
Alexis arricciò il naso, contrariata: stare tanto tempo con quelle oche doveva averle fatto male. Si sforzò, comunque, di sorridere accomodante.
- Niente, volevo parlare un po’ con te: è tanto che non passiamo del tempo insieme. - le disse, stringendosi le mani in grembo.
La Cherin le riservò un’occhiata strana, che era a metà tra il risentito e il dispiaciuto, con una sfumatura di rabbia che poteva essere colta solo in fondo, come un retrogusto amarognolo.
- Te ne sei accorta presto. - le rispose acida, assottigliando lo sguardo.
Alexis abbassò appena il capo, come se fosse stata colpita da uno schiaffo in pieno viso.
- Lo so, ti ho trascurata un po’ in questi ultimi giorni, ma sono stata davvero occupata…con Draco e tutto il resto. - cercò di giustificarsi, ma la risata sottile di Diamond la costrinse a fermarsi e a sollevare il viso per poterla nuovamente guardare.
- Ultimi giorni? Alexandra, sono settimane che non mi rivolgi parola! - le fece notare e, adesso, quella sfumatura di rabbia prese possesso delle sue iridi nocciola, che brillarono appena; poi sembrò riprendersi, perché scosse la testa e i suoi occhi si spensero lentamente, assumendo un’espressione apatica. - No, senti, non fa niente. - sospirò, arrendevole, scompigliandosi i capelli - Sono contenta per te e per Draco, mi fa piacere che siate riusciti a chiarirvi. E sono anche contenta che tu abbia tanto legato con quel Cabrisk, davvero. - disse, sorridendo mesta. - Solo che, mentre tu eri occupata a fare tutte queste cose, anch’io mi sono trovata delle nuove amiche e…-
Sembrava nervosa adesso, mentre si torceva un capello, senza guardarla.
- La Parkinson e il suo gruppo di oche? - sbottò Alexis, senza riuscire a trattenersi.
Lo sguardo di Diamond si accese di nuovo, mentre la fulminava.
- Io non ho criticato i tuoi nuovi amici, come quel Grifondoro, quindi ti pregherei di non farlo con i miei. - ribatté acida, arricciando le labbra in una smorfia.
Alexis avrebbe voluto ribattere che bastava il tono con cui aveva pronunciato il nome Cabrisk per capire come la pensava su di lui, ma decise di non incrinare ancora di più quella conversazione. Si limitò ad alzare la mani in segno di resa.
- D’accordo. - disse semplicemente, ma non si scusò: non era di certo un segreto che tra lei e quella Coccatrice della Parkinson non corresse affatto buon sangue. - Comunque, volevo sapere se eri a conoscenza del pigiama party delle Untouchable Ravens di questa sera. - si informò, storcendo appena le labbra e sforzandosi poi di sorridere un po’.
Diamond annuì, incrociando nuovamente le braccia al petto.
- Sì, ho incontrato Coleen poco fa, mi ha invitata. - rispose pacifica, decidendo di deporre la bacchetta di guerra a sua volta.
- Pensavo che potremmo andarci insieme, così da recuperare un po’ del tempo perduto. - propose Alexis, con un sorriso conciliante.
Di nuovo, Diamond sembrò a disagio e tornò a tormentarsi una ciocca di capelli.
- Alex, mi dispiace, ma ho già detto a Pansy e alle altre che vado con loro…- disse, stringendo le labbra con aria mesta.
- Oh. - fu l’unica risposta che la Potter le diede.
- Però, ci vediamo lì, ok? E passeremo la serata insieme, comunque! - si affrettò ad aggiungere la bionda, come se volesse riparare alla cosa.
Alexis annuì distrattamente.
- Ok, come vuoi. - si limitò a dire.
- Bene, allora ci vediamo stasera! - esclamò Diamond, forse con decisamente troppo entusiasmo per non risultare totalmente forzato - Ora devo andare, ciao Alex! -
E si defilò.
Alexis rimase a fissare il vuoto per qualche secondo, poi sospirò e sventolò la mano.
- Ciao, Diamond…-
 

 

 

 

 

 


 

Aveva deciso di andare a seguire gli allenamenti di Quidditch di Serpeverde, perché quel giorno, escludendo la breve comparsa a pranzo, non aveva praticamente visto Draco Malfoy.
E pensare che erano fidanzati!
Si incontravano molto più spesso quando erano litigati.
Un vero Signore, il Destino, davvero.

Mentre rimuginava su quelle cose e su Diamond, che aveva avvertito veramente distante in quella brevissima conversazione avuta solo cinque minuti prima, si accinse a scendere le scale, per poter raggiungere il pian terreno ed uscire in giardino, per poi dirigersi verso il campo da Quidditch.
Con la testa fra le nuvole, arrovellata in pensieri sulla sua amicizia con la bionda Serpeverde e al suo nuovo rapporto con Pansy Parkinson, non si accorse che uno dei gradini - quello che stava per toccare - era letteralmente scomparso nel nulla, lasciando solo il vuoto di qualche piano sotto di sé. Alexis si ritrovò a poggiare il piede nell’aria e rischiò di cadere di sotto.
Ma, fortunatamente, due braccia muscolose la presero al volo, costringendola ad indietreggiare e riportandola sul pianerottolo, al sicuro.
- Oddio! - gridò, in preda al panico, guardando le scale con occhi enormi - Ho rischiato di morire! -
- Quinto gradino della scala del secondo piano: sparisce ogni lunedì, mercoledì e oggi, sabato. - recitò una voce familiare alle sue spalle.
Le labbra di Alexis si aprirono spontaneamente in un sorriso luminoso, mentre si girava tra le braccia del suo salvatore.
- Luis! - esclamò, guardandolo dal basso, gli occhi che brillavano di felicità pura, come ogni volta che lo vedeva.
Sirius sogghignò appena, sfiorandole il viso con una carezza.
- Se non ci fossi stato io, bambina. - la schernì divertito.
Alexis gli fece una linguaccia, strizzando un occhio.
- A cosa pensavi? - si informò poi, scrutandola con uno sguardo ansioso.
Lei scosse la testa e socchiuse gli occhi, prima di sorridere mesta.
- A niente di particolare…Ero solo un po’ soprapensiero per alcune cose riguardanti una mia amica di Serpeverde, nulla di cui preoccuparsi, davvero. - rispose, prendendogli una mano tra le sue - Ho saputo che stasera ci sarai anche tu al pigiama party delle Untouchable Ravens! - aggiunse poi, cambiando completamente discorso.
Sirius la scrutò per qualche secondo, con apprensione, poi si aprì in un ghignetto sfrontato.
- Esatto, bambina! Ho incontrato da poco quella ragazza di Corvonero…Quella con i capelli strani, tutti viola…!- esclamò pensieroso, portandosi una mano a pizzicarsi il mento.
- Charlie. - gli rammentò lei, annuendo.
Luis fece un cenno d’assenso con il capo.
- Sì, proprio lei. Il mio fascino ha colpito ancora! - esordì, con un sorrisone soddisfatto - Sono proprio magnifico, non c’è che dire! - si elogiò, sollevando entrambe le sopracciglia.
- Scemo! - lo rimproverò Alexis, dandogli una debole manata sulla spalla e ridacchiando divertita.
- Tutta invidia. - rispose lui, incrociando le braccia al petto e alzando il naso per aria, con aria di superiorità.
Alexis sbuffò e guardò il soffitto: il suo padrino era proprio un matto.
- Comunque, dove stavi andando? - le chiese poi, tornando a guardarla con un sorriso.
- Al campo da Quidditch: la squadra di Serpeverde si sta allenando. - disse lei, abbassando lo sguardo subito dopo.
Luis storse il naso in una smorfia contrariata e il suo sguardo si fece improvvisamente duro.
- Stai andando da Malfoy, non è vero? -
Il tono acido con cui l’aveva detto lasciava trasparire una convinzione piuttosto fastidiosa.
Alexis arricciò le labbra e sospirò, prima di tornare a guardare il suo padrino.
- Sì, sto andando da Draco. - ammise, stringendosi lievemente nelle spalle.
- Alex, sul serio, ma perché…- cominciò, ma lei sollevò una mano e lo fermò, prima che potesse continuare.
- Non ricominciamo con questa storia, per favore. - lo interruppe - Io sto con Draco e tu lo devi accettare, punto. Se mi vuoi bene davvero, imparerai a convivere con questa cosa. - gli disse, prima di lasciargli una pacca sulla spalla e sorpassarlo.
L’espressione del bel viso arrogante di Luis si distorse in una smorfia di rabbia e disgusto, mentre si voltava di scatto e agguantava la Potter per un braccio, delicatamente, costringendola a fermarsi e a girarsi, per prestargli nuovamente la sua attenzione.
La scrutò dall’alto con un’occhiata indecifrabile, poi le si avvicinò e si chinò, per poterle sussurrare quelle parole nell’orecchio.
- Io ti amo con tutto me stesso, bambina. Ma non chiedermi di accettare che tu stia con quel viscido di Malfoy, perché proprio non posso.(*) - le mormorò, prima di lasciarla andare ed allontanarsi.
Alexis rimase a fissare il vuoto e poi sospirò, deglutendo a fatica, mentre gli occhi le si inumidivano appena.
Ma perché doveva essere sempre tutto così complicato?

 

 

 

 

 

 

 


 

C’era una brezza fredda che spirava nei giardini di Hogwarts, strisciando tra l’erba e gli alberi come un serpente invisibile e arrivando a scompigliarle indietro i nerissimi capelli, la cui frangetta svolazzava fastidiosa. Alexis sollevò una mano e se la appiattì contro la fronte, maledicendosi per non essersi vestita in modo più pesante: indossava la divisa, ma non aveva messo su anche il maglione, perché all’interno della scuola faceva veramente caldo e, oltretutto, con la primavera ormai alle porte, non immaginava proprio di trovare un tale gelo in giardino!
Dandosi mentalmente della stupida, entrò nel campo da Quidditch: la squadra di Serpeverde si stava allenando duramente per il prossimo incontro del campionato, contro Tassorosso; secondo il parere di Draco, non erano una grande minaccia, ma dopo aver perso contro Grifondoro, non potevano proprio permettersi un’altra sconfitta.
Lo vide volteggiare nel cielo con eleganza, mentre saliva sugli spalti e si sedeva, giusto poco distante da un gruppo di ragazze, che schiamazzavano incitamenti e gridavano in favore dei loro beniamini.
Cercò di ignorarle, mentre si girava per tornare ad osservare il biondissimo cercatore, che sfrecciava a tutta velocità, inseguendo il boccino d’oro che, probabilmente, aveva già adocchiato. Non sembrava essersi accorto di lei, ma non gliene faceva una colpa, in fondo si stava allenando e poi lei non andava quasi mai a vederlo.
Malfoy era bellissimo, anche sul manico di scopa: la divisa verde-argento gli calzava a pennello, ondeggiando maestosamente intorno al suo corpo, ben teso in avanti per garantirsi più velocità; i capelli biondi venivano spettinati dal vento e gli frustavano elegantemente la fronte e le guance, senza però andare mai a coprire lo sguardo, che attento sul suo obiettivo, brillava di pura concentrazione.
Alexis lo osservò compiere manovre impossibili, trattenendo qualche volta il respiro per qualche azione più spericolata, nella quale temeva di vederlo schiantarsi miseramente contro il terreno o venir colpito violentemente da un ferocissimo bolide.
Erano ormai dieci minuti che era lì e solo in quel momento catturò una parte di conversazione delle ragazze sedute poco distanti da lei.
- Certo che Malfoy è proprio fantastico! - esclamò una di quelle, meritandosi tutta l’attenzione della giovane Potter.
- Sì: bello e bravo nel Quidditch! -
- Non dimentichiamoci che è anche ricchissimo e Purosangue! -
- E’ il partito perfetto, non mi dispiacerebbe riuscire a farlo innamorare di me!-
Alexis assottigliò lo sguardo e arricciò le labbra.
- Oh, io me lo farei volentieri anche se non fosse così ricco. Insomma, ma lo avete visto? Ha il viso di un angelo, ma la violenza di un demonio. E’ così tremendamente sexy! -
Alexis trattenne un ruggito, mentre incrociava le braccia al petto.
- Peccato che stia con quella lì, la Black. Non se lo merita davvero! -
- Già, lui è così bello e lei così…insipida! -
Alexis aprì le labbra, indignata, ma ancora non disse nulla: era evidente che quelle arpie non si erano accorte della sua presenza.
- Non è per niente alla sua altezza! Insomma, Malfoy poteva pretendere di molto meglio: la Black non è tutta questa bellezza! -
- Hai ragione, scommetto che è solo per il cognome che porta: lo sapete che lei e Draco dovrebbero essere cugini di secondo grado? -
Se c’era una cosa certa, era che Draco non la amava decisamente per il cognome che aveva.
Potter.

- Dici sul serio?! - si indignò una delle ragazze.
L’altra annuì, catturandosi l’attenzione delle amiche.
- Sì: la madre di Draco, Narcissa Black, è la cugina del pluriomicida Sirius Black, fratello di Alexandra! -
- Questa non la sapevo! -
- Nemmeno io! Pensa che vergogna per la madre di Malfoy avere un cugino del genere! -
Pensa che vergogna per le vostre di madri, ad avere figlie del genere!
Si incendiò Alexis, stringendo le mani in due pugni.
- Chissà, forse è per questo che quei due stanno insieme: magari Narcissa ha cercato di fare un matrimonio vantaggioso e riparatore! -
- Sì, deve essere così, non ci sono altre spiegazioni! In fondo, quella Black non è proprio un granchè: è bassa e non ha nemmeno un pizzico di generosità femminile in nessun lineamento del suo corpo! Neanche il viso, che è forse la sua parte migliore, è poi questa gran be…-
Oh no, adesso ne aveva proprio abbastanza!
Stampandosi in faccia una delle sue migliori espressioni minacciose, Alexis si schiarì rumorosamente la voce, catturando l’attenzione delle ragazze che, non appena si voltarono per guardarla, assunsero un’espressione a metà tra l’imbarazzato e l’indignato.
Lei e il gruppo si fissarono per qualche secondo poi, una di loro, una biondina dall’aria fragile, si voltò verso una delle amiche e le disse, nemmeno a voce troppo bassa.
- Avrà sentito quello che abbiamo detto? -
- Sì, lei ha sentito tutto. - rimbeccò immediatamente, sollevando un sopracciglio e arricciando le labbra, disgustata dal loro comportamento.
- Beh, è quello che pensiamo e noi non…- cominciò una di loro, con aria bellicosa e sicura.
Ma la sua espressione arrogante si tramutò in scoraggiamento e, subito dopo, una folata di vento gelido investì Alexis in pieno, facendole svolazzare i capelli davanti al viso.
Alexis sollevò una mano per riportarseli dietro le spalle, mentre si voltava circospetta.
Quasi le venne un infarto.
Draco Malfoy era ad un centimetro da lei e la scrutava sorpreso, svolazzando leggiadro sulla sua scopa.
- Sogno o son desto? - citò, guardandola con un sorrisino traverso.
Alexis corrugò la fronte.
- Conosci Shakespeare? - gli domandò sorpresa, dimenticandosi completamente del gruppetto di ragazze, che adesso fissava la scena, affamato di gossip.
Draco fece una smorfia.
- Non ne vado fiero. Era solo uno stupido Babbano, ma ammetto, e che Salazar non me ne voglia, che aveva un gran dono per la scrittura. Ma, sicuramente, se si fanno ricerche approfondite, si scoprirebbe che era discendente di una qualche famiglia di maghi. - disse, lanciandole poi un’occhiata rallegrata - Comunque, sei venuta a vedermi. - constatò, con una luce orgogliosa negli occhi grigi, ora luminosi come falci nuovi.
Alexis sorrise mesta e annuì, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Sì. Oggi non ci siamo visti per niente e io volevo farti una sorpresa. - disse e lo sguardo di Draco si accese ancora di più, mentre le sue labbra si piegavano in un morbido sorriso arrogante - E poi, avevo voglia di vederti. - aggiunse, arrossendo lievemente.
Malfoy la fissò dall’alto, pensando che Alexis Potter era sempre più bella ogni volta che la vedeva, specialmente in quel momento, con i capelli al vento e le guance rosse. Ebbe voglia di baciarla e non se lo fece certo ripetere due volte. Scattò in avanti con la scopa, tanto che lei fu costretta a sollevare il viso di scatto, spaventata; ma lui frenò appena in tempo e le rubò un delicato bacio a fior di labbra.
Quelle labbra morbide erano sempre in grado di farle venire i brividi lungo tutta la colonna vertebrale e, nonostante ne fosse passata di acqua sotto i ponti dal loro primo bacio, per lei era sempre un’emozione unica sentire la sua bocca sulla propria.
Il gruppo di ragazze trattenne il fiato, colmato da quella scena e invidioso fino all’ultimo centimetro dei loro capelli, ma Alexis nemmeno le sentì, troppo occupata, adesso, a fissare le iridi grigie di Draco, a pochi millimetri dalle sue.
- L’allenamento è quasi finito. - le mormorò sulle labbra - Vieni a volare con me. -
Alexis spalancò gli occhi e si distanziò da lui, fissandolo dubbiosa.
Aveva già volato tante volte con Draco, ma questo non era servito a lenire la sua paura delle altezze, anzi.
Fece per scuotere la testa, ma le ragazze li guardavano adesso, avide di sapere. Erano così allenate a farsi gli affari degli altri, che era sicura avessero sentito quello che Malfoy le aveva sussurrato sulle labbra.
Non voleva dare loro la soddisfazione di vederla rifiutare e poi di sparlare di lei e della sua paura; avrebbero sicuramente affermato che lei, che aveva il terrore di volare, non era di certo degna di essere la ragazza di Draco Malfoy, il campione di Serpeverde.
E lei era stufa di sentirle schiamazzare quelle scemenze.
Lei era degna di Lui.
Alexis Potter era degna di Draco Malfoy, più di tutte loro messe insieme.

Punta nell’orgoglio, si alzò in piedi di scatto e guardò Draco dritto negli occhi.
- Va bene! - disse e lo urlò quasi, tanto da far scappare dalle labbra del biondo una risatina divertita.
- Mi fa piacere vederti tanto entusiasta della cosa, mia piccola Black. - la schernì, facendola arrossire di più.
Le porse la mano e lei, un po’ meno coraggiosa di quanto si era sentita fino ad un secondo prima, la prese; Draco le strinse delicatamente le dita e la aiutò ad adagiarsi davanti a lui.
Alexis si sistemò come meglio poteva, ancorandosi alle spalle forti del ragazzo, che la strinse a sé con un braccio, mentre l’altro tornava a sorreggere il manico.
- Reggiti forte, mia coraggiosa Alex. - le mormorò all’orecchio, sfiorandole una tempia con le labbra.
Lei annuì e si strinse forte contro il suo petto; poi rifilò un’occhiata orgogliosa al gruppetto di ragazze e fece loro una smorfia, mentre quelle spalancavano le bocche indignate.
- Vi conviene chiuderle. - se ne uscì Malfoy all’improvviso, riservando loro un’occhiata distratta - Non vorrei dover prelevare il boccino dalle vostre gole! -
Alexis ridacchiò.
Dolce vendetta.
Ma la risata le morì in petto subito dopo, perché Draco si levò velocemente verso il cielo, lasciandosi dietro solo il ricordo lieve degli insulti poco educati delle ragazze.
 

 

 

 

 

 

 


 

Erano volati molto più in alto degli altri giocatori, molto più in alto del campo di Quidditch. Alexis aveva tenuto gli occhi stretti per tutto il tempo, ma quando aveva sentito la scopa fermarsi dolcemente e oscillare appena nell’aria, come un cullare delicato, e le labbra di Draco sfiorarle la fronte con un nuovo bacio, allora aveva riaperto gli occhi.
Il sole stava tramontando proprio in quel momento dietro i monti che circondavano il Lago Nero: i suoi raggi, ormai deboli contro l’incedere della notte, coloravano il cielo di un morbido arancione sfumato di rosa, soffuso e brillante al tempo stesso, che illuminava le nuvole bianche di ombre dolci e delicate.
- Wow. - fu la prima cosa che lasciò le sue labbra, mentre si aggrappava alle spalle di Draco e si voltava appena per osservare meglio lo spettacolo generoso che la natura stava offrendo loro.
Lo sentì sorridere, mentre poggiava il viso tra i suoi capelli e ne ispirava il profumo di more.
- Vengo sempre quassù, quando finisco gli allenamenti. Mi aiuta a rilassarmi. - le rivelò, stringendola appena di più a sé, con fare possessivo.
- E’ bellissimo. - sorrise Alexis, staccando lo sguardo dal tramonto solo per andare a cercare quello di Malfoy.
Il ragazzo la fissò dall’alto con un’occhiata intensa, resa ancora più brillante dai raggi di sole che gli baciavano delicati il profilo elegante. Cauta, Alexis staccò una mano dalla spalla di Draco e gli sfiorò il viso con una carezza, portandogli una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Senza mai smettere di cingerla con un braccio, lui portò l’altro a bloccarle delicatamente il polso e poi, piano, le baciò il palmo.
- Da quando sei diventata così coraggiosa, Potter? - le mormorò, con un ghignetto sghembo.
Alexis gli fece una linguaccia, poi gli circondò nuovamente il collo con entrambe le braccia e poggiò il capo contro il suo ampio petto, che immediatamente la accolse a sé, protettivo.
- Mi fido di te. - si limitò a rispondere lei, socchiudendo gli occhi.
Draco sorrise di nuovo, delicato, e l’abbracciò con forza, senza farle male; poi si chinò e la baciò nuovamente.
- Faresti una cosa per me? - le domandò poi, guardandola dritta in quelle iridi smeraldine che, adesso, alla luce aranciata del tramonto brillavano di una bellezza quasi dolorosa.
Senza pensarci minimamente, Alexis annuì, convinta del fatto che, per lui, ormai, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Il sorrisetto sghembo che gli si dipinse però sulle labbra, in seguito, non la rassicurò affatto e la fece pentire immediatamente di aver accettato la sua richiesta, senza prima informarsi in cosa consistesse.
- Prendi il boccino d’oro per me. - disse e Alexis quasi si strozzò con l’aria.
Strabuzzò gli occhi, mettendo su un’espressione sconvolta che era la fine del mondo.
- Che cosa?! - domandò con voce stridula, lanciandogli un’occhiata preoccupata che esprimeva perfettamente il suo pensiero: Draco Malfoy era forse impazzito?
Il ragazzo scoppiò in una risata divertita.
Era una di quelle sue risate fresche, che le scivolavano sulla pelle come carezze di seta.
Una di quelle risate che lui mostrava solo ai suoi amici più fedeli.
Che mostrava solo a lei.

- Non preoccuparti, ti guido io. - la rassicurò dolcemente, sfiorandole nuovamente le labbra con un bacio.
Alexis lo fissò un po’ stranita, ma lui si limitò a sorriderle, per poi aguzzare la vista.
- Dimmi, lo vedi? Solitamente gli piace nascondersi da queste parti. -
La ragazza assottigliò lo sguardo e si guardò intorno, senza mai staccare le braccia dal collo di Malfoy, che continuava a tenerla stretta a sé. Dopo una breve ricognizione, Alexis scosse il capo, sconsolata: non vedeva assolutamente nemmeno l’ombra del boccino d’oro.
- No, mi spiace. -
- Fai un piccolo sforzo, Potter. - la schernì lui, ma lo fece con tono delicato; aveva già avvistato il boccino da qualche minuto, il bel Malfoy. - In fondo, dovresti avercela nel sangue, no? Tuo padre non è stato uno dei migliori cercatori al suo tempo? Ed Harry, per quanto incapace e non assolutamente al mio livello, ha dimostrato di avere molto…lato B in questo ruolo. Sono sicuro che, se ti ci impegni, riuscirai a vederlo.-
Alexis storse le labbra in una smorfia poco convinta, poi si voltò nuovamente e assottigliò ancora lo sguardo, scrutandosi intorno.
Draco aveva ragione: suo padre e suo fratello erano considerati due campioni di Quidditch, come poteva lei non aver ereditato nemmeno un briciolo di bravura?
Guardò ogni singolo centimetro di aria attorno a sé.
Poi, finalmente, scorse qualcosa.
Era stato un debole sbrilluccicare, alla sua destra.
Un qualcosa che era scomparso il secondo dopo, ma che aveva spruzzato d’oro il cielo aranciato alle sue spalle.
La sua testa si mosse di scatto, come guidata da un istinto primordiale, e seguì quella che, adesso riusciva a scorgerla chiaramente, era una piccola pallina d’oro, dotata di piccole ali che si muovevano frenetiche, facendolo quasi rimbalzare di qua e di là nell’aria.
Alexis sorrise e puntò l’indice sul Boccino.
- Eccolo! - esclamò con un sorriso, soddisfatta del suo operato.
Draco sorrise a sua volta.
- Molto brava. - le mormorò all’orecchio. - Ora, reggiti forte, partiamo all’inseguimento! - aggiunse, con una nota bramosa che aveva colorato le sue iridi.
Alexis non fece neanche in tempo a domandare qualcosa, che Draco l’aveva stretta a sé e si era piegato in avanti, spronando la scopa a correre più veloce dietro la piccola pallina.
La ragazza aveva dovuto fare davvero uno sforzo enorme per non gridare e si era ancorata come meglio poteva alle spalle e al petto di Malfoy, contro il quale aveva anche nascosto il viso.
- Alexis: devi prenderlo tu, io ho entrambe le mani occupate! - le disse all’improvviso, costringendola ad aprire gli occhi di scatto e a fissarlo scandalizzata.
- Stai scherzando, vero?! -
Draco si limitò a sorriderle sornione e a scuotere la testa, per poi indicarle, con un cenno del capo, il boccino d’oro, poco distante da loro.
Alexis borbottò qualcosa di poco chiaro, che lo fece sorridere ancora di più.
Poi, lentamente, lasciò scivolare una mano dalla spalla di Draco e la tese, piano, davanti a sé, cercando di raggiungere quella pallina dorata, che schizzava davanti a loro come impazzita.
Le sue dita sottili si allungarono nell’aria, ma si chiusero nel vuoto parecchie volte.
- Ma è impossibile! - protestò frustrata.
Draco scoppiò nuovamente in quella risata cristallina, che le faceva battere il cuore nel petto ad una velocità davvero esagerata.
- Niente è impossibile, mia piccola Potter. Devi solo crederci di più. - le disse, baciandole la nuca.
Alexis sospirò poi, con un ultimo sforzo, si sbilanciò appena in avanti, tanto che Draco dovette tenerla stretta a sé per impedirle di scivolare.
La sua mano si chiuse.
Il boccino d’oro era tra le sue dita.
- Ce l’ho fatta…- mormorò incredula, aprendo appena la mano per poter osservare la piccola pallina, che adesso aveva richiuso le ali su se stessa. - Ce l’ho fatta!- ripeté poi con entusiasmo, voltandosi così in fretta da sbilanciare la scopa.
Draco ridacchiò divertito, mentre la stringeva di più a sé e riportava la scopa in equilibrio.
Alexis, adesso, ancorata al suo petto, gli stava mostrando un sorriso luminosissimo e il boccino, che teneva delicatamente tra le dita.
- Molto brava…- sussurrò, perdendosi nello smeraldo liquido dei suoi occhi -…amore mio.- aggiunse in un soffio, mentre si avvicinava alle sue labbra e le rapiva in un nuovo bacio.
Alexis si aggrappò forte alle sue spalle, rispondendo con vigore a quel morbido modellarsi di labbra e lingue.
Il boccino d’oro le sfuggì dalle dita, ma nessuno dei due se ne preoccupò minimamente.
 

 

 

 

 

 

 


 

Erano stati gli ultimi due a lasciare il campo da Quidditch e adesso si stavano dirigendo al castello.
Erano felici e si vedeva dall’espressione serena dei loro visi.
E dalle loro mani, delicatamente intrecciate.

- Tu hai qualcosa di mio. - rimuginò all’improvviso Alexis, voltandosi a lanciargli un’occhiata di sottecchi.
Si riferiva, ovviamente, al fermaglio a forma di rosa che il ragazzo le aveva preso a pranzo.
Draco sollevò un sopracciglio e poi sogghignò.
- Lo so. - si limitò ad asserire.
- Beh, lo rivorrei indietro. -
Draco si strinse nelle spalle con nonchalance
, poi si voltò e la inchiodò con un’occhiata strana.
- Te lo ridarò stasera al pigiama party delle Untouchable Ravens, ma dovrai guadagnartelo. - la avvertì serio, prima di ghignare e di girarsi, per tornare a guidarla verso il castello.
- Ehi! - protestò lei - Non ti pare che me lo sia già guadagnato abbastanza? Ho volato con te e ho preso il boccino! - gli ricordò, portandosi una mano sul fianco e osservandolo torva.
Draco le lanciò un’occhiata obliqua e poi sorrise divertito, prima di fermarsi.
- Oh, ma per quello ti ho già ricompensata abbastanza, non trovi? - le disse, e il suo sguardo indugiò maliziosamente sulle labbra carnose di lei.
Le guance di Alexis si tinsero di un delizioso color porpora e i suoi occhi brillarono di imbarazzo e felicità.
- Sei un cretino! - lo rimproverò, sorridendo, mentre gli dava una spinta leggera su di un braccio.
Draco ridacchiò e riprese a camminare.
- Stasera ti voglio con un pigiama…sexy. - le disse all’improvviso e quando si voltò ancora a guardarla, il suo sguardo grigio brillava di un’aspettativa imbarazzante.
Alexis deglutì e cercò di arginare il nervoso che la coglieva sempre quando lui le faceva qualche proposta indecente e le rivolgeva quelle occhiate maliziose.
- Se vuoi, vengo direttamente con una tua camicia. - lo schernì, sollevando un sopracciglio. - Così che tutti i ragazzi presenti alla festa potranno ammirarmi meglio. - aggiunse poi, con un sorrisino subdolo, mentre districava le loro mani e gli lasciava il tempo di assorbire la notizia.
Quando vide i suoi occhi incendiarsi di consapevolezza, si era già allontanata di qualche passo, le mani intrecciate innocentemente dietro la schiena, come una bambina.
- Allora, vado a prepararmi! - esclamò con un sorriso divertito.
Draco aprì le labbra indignato e il suo sguardo duro brillò di minacce.
- ALEXANDRA BLACK! - tuonò, cominciando a riaccorciare le distanze con lunghi passi, mentre le puntava un dito contro - Se solo ti azzardi ad indossare qualcosa di anche lontanamente indecente, sappi che non ti faccio uscire dalla camera, sono stato chiaro?! Niente pigiama sexy e niente camice, capito? - le sibilò minaccioso.
Alexis sorrise angelica e fece altri passi all’indietro, allontanandosi.
- Ci vediamo stasera, amore. - si limitò a salutarlo, prima di voltarsi e cominciare a correre dentro al castello.
- ALEXANDRA BLACK, TORNA QUI! NON TI AZZARDARE O SARO’ COSTRETTO AD AMMAZZARE TUTTI QUELLI CHE TI GUARDANO! ALEXANDRA!! -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

(*) Piccolo appunto: Sirius afferma di amare Alexis, ma è ovvio che il suo è un amore paterno. Ci tenevo a precisarlo, onde evitare strane incomprensioni ;)

 

 

 

 

 

Salve a tutti!
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto!
Oggi vado piuttosto di corsa, per cui dirò poche cose e lascerò la parola a voi.

Fatemi sapere che ne pensate o poi credo che il capitolo vi abbia fatto talmente schifo da non spingervi a lasciarmi nemmeno una recensioncina e ci rimango male ç____ç
Comunque, scherzi a parte, vi lascio i soliti annunci:

 

 

1 - Profilo di facebook per chi abbia voglia di comunicare con me e leggere spoiler sui capitoli futuri in anticipo; inoltre, lavori grafici e disegni! Mi trovate qui -->  Ada Wong 

 

2 – Pubblicità allo spin-off di Un Particolare In Più scritto da EleonorMair -->  …Odi et Amo… : leggetelo, mi raccomando, merita davvero!

3 – La scorsa volta, per chi lesse le note autore, avevo chiesto se qualcuno avrebbe voluto partecipare ad un concorso su Un Particolare In Più, con in premio spoiler vari: ebbene, visto le sorprendenti risposte positive, ho deciso di indirlo! Eccovi le regole da seguire e i vari premi!

 

1 – Ogni partecipante dovrà scrivere una one-shot; argomento di questa dovrà essere un missing moment di Un Particolare In Più da voi inventato e potrà riguardare qualsiasi personaggio della fan fiction che vorrete analizzare!

2 – Una volta che l’avrete conclusa, dovrete postarla qui su EFP e poi, tramite fb o tramite mp dovrete mandarmi il link alla storia, così che io possa leggerla e, ovviamente, recensirla! *_*

3 – La vittoria sarà decretata da un mio giudizio personale aggiunto a quello di un’altra mia carissima amica, che segue questa fan fiction con grande passione! E, ovviamente, da chiunque abbia voglia di aiutarmi – per farlo, basta che me lo comunichiate tramite messaggio privato qui su efp (: Inoltre, altro fattore, sarà il numero di recensioni che riceverete e le parole che vi hanno lasciato ;)

4 – Il concorso avrà ufficialmente inizio ora e si concluderà sabato 13 agosto! Quindi avrete due settimane di tempo ;) In caso, comunque, a qualcuna serva una proroga per qualche motivo, basta che me lo comunichi e vedremo cosa fare!

 

Ed ora passiamo ai premi!

1 classificato: nuovo capitolo in anteprima + 5 domande a piacere sulla trama futura della fan fiction.

2 classificato: nuovo capitolo in anteprima + 3 domande a piacere sulla trama futura della fan fiction.

3 classificato: nuovo capitolo in anteprima + 2 domande a piacere sulla trama futura della fan fiction.

Per tutti i partecipanti: un paragrafo del nuovo capitolo in anteprima + 1 domanda a piacere sulla trama futura della fan fiction.


Spero che sia tutto chiaro, in caso, chiedete pure (:

 

 

Ora scappo e grazie a tutti coloro che decideranno di partecipare a questo piccolo concorso *_*
Grazie infinitamente anche a tutti coloro che leggono, recensiscono, preferiscono, ricordano e seguono questa fan fiction *___*
Vi adoro!!

 

 

Alla prossima!
Un bacione <3

Giulia.

 

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Capitolo 40
*** Una serata pericolosa {parte #1} ***


~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Capitolo XL
Una serata pericolosa {parte #1}

 

 

 

 

 

 

 

 

Alexis Lily Potter era di fronte al proprio armadio, con in viso un’espressione veramente corrucciata. Fece scorrere lo sguardo sui capi intimi riposti sul ripiano di mezzo, poi sospirò.
Non aveva la più pallida idea di cosa indossare.
Possibile che dovesse farsi degli sciocchi problemi anche per un semplice pigiama?
Ah, le donne.

Infilò le mani nell’armadio e ne tirò fuori una camicia da notte blu, con le bretelline in seta azzurra e un ricamo delicato sulla gonna che, tirando le somme, sarebbe arrivata a coprirle al massimo metà cosce.
No, era da escludere, decisamente.
La ripose sullo scaffale e prese un pigiama: era bianco, ma aveva delle buffissime puffole pigmee rosa a decorare i pantaloni, mentre una enorme occupava tutto il davanti della maglietta. Arrossì immediatamente, al pensiero di quello che Draco avrebbe potuto dire vedendola indossare un capo del genere: l’avrebbe presa in giro a vita, se lo sentiva!
Scosse la testa, decisa, e lo ripose nell’armadio, nascondendolo sotto altri vestiti.
Oh, ma perché adesso doveva essere difficile anche scegliere cosa mettere ad un pigiama party?
L’amore ha sempre uno strano effetto sulle persone e su di lei aveva un ascendente davvero esagerato: non voleva che Malfoy la vedesse vestita come una bambina di dieci anni! Desiderava, invece, con un certo imbarazzo che cercava di arginare, che la trovasse attraente anche di notte.

Sospirò e si lasciò cadere a peso morto contro un’anta dell’armadio, mentre lanciava un’occhiata furtiva a quello di Diamond: peccato che la ragazza, per dormire, indossasse solo magliette extra-large.
Disperata, cominciò a prendere a testate l’anta, gli occhi chiusi.
Si sentiva davvero stupida in quel momento, ma non poteva farci nulla!
Dov’era Blaise, quando le serviva?

Frugò nel suo armadio per almeno un’altra mezz’ora e alla fine riuscì a trovare qualcosa di decente: era un pigiama semplice, interamente verde acqua, con pantaloni larghi e una camicia che si abbottonava sul davanti.
Per lo meno, considerò sconsolata, non c’erano puffole pigmee da nessuna parte.
Lasciò scivolare l’asciugamano che teneva intorno al corpo e si infilò le mutandine e il reggiseno, dal momento che era nuda, perché appena uscita dalla doccia. Stava per infilarsi la maglia, quando la porta della camera si aprì.
Pensando fosse Diamond che veniva a prepararsi, neanche si voltò.
- ‘Sera. - la salutò, ancora un po’ imbronciata per la loro conversazione di quel pomeriggio.
Ma la voce che le rispose, non era affatto quella della Cherin, e le fece immediatamente saltare il cuore in gola.
- Però, che spettacolo. Devo dire che hai proprio un bel…-
- Draco! - lo riprese, prima che potesse concludere, mentre si voltava a fronteggiarlo, rossa in viso per la vergogna.
Il ragazzo, poggiato contro la porta che si era chiuso alle spalle, aveva sul viso proprio un’espressione di bronzo, con un ghigno spavaldo sulle labbra e gli occhi grigi carichi di brama.
Occhi che, come sempre, la bruciavano da dentro.
- Buonasera, amore. - la salutò sfacciato, squadrandola da capo a piedi.
Alexis si strinse come meglio poteva nella camicia del pigiama, affrettandosi a chiudere i bottoni; fortunatamente, lei era piuttosto bassina, quindi la maglia arrivava a coprirle le parti intime, una volta aggiustata. Comunque, si affrettò ad indossare i pantaloni.
- Che…Che diavolo ci fai qui?! - sbottò poi, ancora imbarazzata.
Draco storse le labbra in una smorfia.
- Ma che bella accoglienza…- rimbrottò risentito, avvicinandolesi di un passo.
Indossava un bel pigiama in seta nera, che contrastava in modo sublime con il suo incarnato niveo e lo faceva somigliare ad un dio dell’eleganza.
- Comunque, ero solo venuto a controllare che cosa avevi intenzione di indossare. - aggiunse, facendo un altro passo verso di lei e squadrandola con un’occhiata critica, che la mise subito in imbarazzo.
- Beh, qui ad Hogwarts dovrebbero proprio mettere delle misure di sicurezza. - borbottò lei, stringendosi le braccia al petto - Non è normale che un ragazzo possa entrare tanto facilmente nel dormitorio femminile. -
Draco fermò la sua osservazione bramosa e le rivolse uno sguardo sorpreso.
Poi, inaspettatamente, scoppiò a ridere.
La sua risata, come sempre, la accarezzò come una brezza invernale e piacevole, che la fece rabbrividire appena.
Di piacere.

Alexis corrugò la fronte.
- Che ho detto di così divertente? - lo rimbeccò piccata - Scusa tanto se vorrei un po’ di privacy femminile. -
- Le misure di sicurezza ci sono. - la informò lui, divertito - Solo che io so come aggirarle. -
Quelle ultime parole gliele aveva sussurrate sulle labbra, perché si era avvicinato con una mossa fulminea e l’aveva sovrastata, costringendola a premere la schiena contro l’anta dell’armadio.
Alexis lo guardò dal basso, gli occhi di smeraldo che brillavano emozionati, le gote rosse e il respiro accelerato, come ogni volta che lui le era tanto vicino.
Draco poteva sentire il suo fiato delicato sfiorargli le labbra, che si inumidì con la punta della lingua, solo per poter assaporare meglio i brividi che quel respiro fresco sapeva procurargli.
La osservò per qualche silenzioso minuto ed entrambi rimasero semplicemente ad ascoltarsi respirare; poi, lenti, gli occhi di lui si posarono sulla scollatura della camicia del suo pigiama, che lasciava rivelare la pelle bianca e candida del seno, coperto dal reggipetto nero che riusciva ad intravedere sotto la stoffa verde acqua.
Deglutì e tornò a guardarla negli occhi, prima di chinarsi lentamente e sfiorarle le labbra con un bacio morbido; scese poi a lambirle l’angolo della bocca, la mascella e il collo, che torturò delicatamente.
- Draco…?- sospirò lei, socchiudendo gli occhi, mentre il ragazzo scendeva ora a baciarle la pelle del seno lasciata scoperta - Draco…non possiamo…noi…- mormorò lei, con poca convinzione.
Malfoy sbuffò contrariato e il suo respiro fresco andò a posarsi esattamente nel punto umido dove l’aveva baciata poco prima, sostituendo una carezza gelida, dove prima si stavano consumando delle fiamme divoratrici, che la fece rabbrividire di nuovo.
- Il pigiama…- lo sentì mormorare, con ancora il capo chinato.
Alexis piegò il viso su di un lato, ancora schiacciata tra il corpo di Draco e l’armadio.
Sentiva le guance pizzicare di rossore.
- Toglitelo. - aggiunse lui, autoritario, facendola quasi sobbalzare.
Fu sicura di strozzarsi definitivamente con il suo cuore, che le era finito in gola.
- Che…?! - se ne uscì, con una vocina acuta, gli occhi spalancati e le guance ancora più rosse.
Draco prese un profondo respiro, come se cercasse di calmarsi, poi indietreggiò di un passo, senza tuttavia allontanare le mani dall’armadio, in modo tale che le sue braccia, distese, la tenessero prigioniera.
- Togliti questo pigiama. - le ordinò di nuovo, senza guardarla - Non puoi venire alla festa vestita così, ti si vede tutto! - sentenziò e nella sua voce passò chiara una nota di fitta gelosia controllata.
Alexis corrugò la fronte, poi sbatté le palpebre, confusa.
Quando comprese, si diede mentalmente della sciocca.
Ma certo, intendeva “toglitelo” in quel senso!
Non nel senso che aveva creduto lei!

Si sentì arrossire ancora di più, a quella scoperta, mentre abbassava lo sguardo, ora veramente imbarazzata.
- Ma…veramente io…questo…credevo che fosse adatto, insomma…- balbettò nervosa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. - E’ così…insipido…e credevo che tu…che non ti sarei piaciuta, perché è troppo semplice…ma io volevo che tu…mi trovassi…carina, anche così…-
Draco alzò il viso di scatto e i suoi luminosi occhi d’argento la inchiodarono sul posto: aveva un’espressione strana sul viso e sembrava quasi…imbarazzato? Possibile?
La fissò per qualche istante, senza dire nulla: Alexis appariva così fragile e deliziosa, che gli era difficile mantenere il controllo delle sue emozioni; con i capelli sparpagliati sulle spalle, le guance rosse, lo sguardo tremante d’imbarazzo e…
- MALEDIZIONE! - tuonò all’improvviso, facendola trasalire di nuovo; sbatté il palmo aperto sull’anta dell’armadio, vicino al viso di lei, che trattenne il fiato, spaventata. - Dio, io non ti trovo solo carina! Per me sei eccitante qualsiasi cosa indossi, dannazione! - ammise, arrabbiato con se stesso, mentre chinava il capo e lo scuoteva freneticamente, cercando di respirare lentamente per calmarsi.
Alexis lo fissò con la bocca spalancata.
Le sue parole l’avevano investita in pieno e il cuore aveva cominciato immediatamente a martellarle nel petto, tanto violentemente da assordarla.
Non lo aveva mai visto così…impacciato.
L’amore rende tutti un po’ diversi e sa confondere come nessun’altra cosa al mondo.
Sorrise, intenerita, e sollevò una mano per accarezzargli una guancia e costringerlo a sollevare il viso: Draco aveva adesso le gote appena rosate d’imbarazzo e la cosa le procurò una dura scossa al cuore, che quasi le tolse il respiro.
- Se vuoi…ho un altro pigiama… - mormorò piano, guardandolo con un sorriso.
Draco non le rispose e si limitò ad indietreggiare, per lasciarle di nuovo la possibilità di muoversi e per tentare anche di calmarsi.
Quella ragazza era in grado di farlo veramente uscire fuori di testa.
Alexis si voltò e frugò nell’armadio, per poi tirare fuori il pigiama con le puffole pigmee, che si strinse al petto imbarazzata.
- Non ridere. - aggiunse poi, mentre glielo mostrava.
Lo sguardo di Draco si fece serio, mentre osservava le piccole decorazioni rosa su quel pigiama che, in effetti, di sexy non aveva nulla.
L’espressione tesa che gli aveva solcato il viso sparì immediatamente, mentre un ghigno sfrontato si faceva largo sulle sue labbra. Fece per ridacchiare, ma lei lo fulminò con lo sguardo, stringendosi nuovamente l’indumento contro il petto.
- Non ridere! - lo ammonì di nuovo, impacciata.
Draco le sorrise e le si avvicinò, sfiorandole il viso con una carezza.
- D’accordo. Stavo solo pensando che è davvero…adorabile. - sussurrò poi, chinandosi per sfiorarle le labbra con un nuovo bacio – E che solo io potrei fare pensieri poco…casti su di te anche con quello indosso. - aggiunse, mentre le puntava l’indice sulla fronte e spingeva appena, facendola arrossire ancora di più.
Alexis lo guardò dal basso con un sorrisino appena, ancora nervosa, poi scosse la testa e sospirò.
- Poi dì che non ti amo abbastanza. – lo accusò lei, facendogli una linguaccia.
- Chi l’ha mai detto? - si difese lui con un sorrisino, alzando le mani.
Alexis scosse di nuovo la testa, a metà tra l’esasperato e il divertito, poi cominciò a sbottonarsi la camicia.
Gli occhi di Draco si allargarono di nuovo, bramosi, mentre contraeva la mascella, tanto da farsi male.
- No. - la bloccò, mettendo una mano in avanti – Va’ in bagno, ti prego. Non puoi chiedermi di guardarti mentre ti spogli e poi pretendere che non ti faccia nulla! -
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I corridoi di Hogwarts, di notte, erano decisamente spaventosi.
C’era un silenzio tetro, che metteva addosso veramente un’ansia terribile.
Senza contare le ombre, che sembravano guardarti da ogni angolo oscuro, pronte a balzarti addosso e ad inghiottirti nelle loro tenebre.
La quiete che si respirava nel buio era qualcosa di veramente…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!-
Un urlo squarciò il silenzio, subito seguito da una serie di strani rumori e voci soffocate.
- Sssssssh! Zitte, brutte cretine, volete forse che ci scoprano?! -
Blaise Zabini si era appena voltato verso Pansy Parkinson e il suo gruppetto di amiche, che adesso, tutte rannicchiate in un angolo, tappavano la bocca ad una biondina, colei che aveva urlato. Scossero la testa tutte in contemporanea, con aria colpevole, mentre il moro rifilava loro un’occhiataccia dietro l’altra e masticava insulti tra i denti.
- Ma c’era un ragno enorme…- pigolò la biondina, meritandosi altre occhiatacce infastidite.
Alexis lanciò uno sguardo di sottecchi a Draco, che scosse la testa, mentre le cingeva il fianco e la guidava nell’oscurità.
Sembrava essere a suo agio, mentre si muoveva nelle ombre.
- Coccatrici del cavolo…- sentirono Blaise sibilare, mentre si rimetteva a capo di quel gruppetto male assortito.
C’erano Pansy Parkinson, con le sue amichette e Diamond; poi c’erano loro tre, Theodore Nott e qualche altro Serpeverde, di cui però Alexis non avrebbe saputo dire il nome.
Sentendo quell’insulto, le venne da ridacchiare, ma Draco le premette una mano sulla bocca, costringendola a tacere; poi si portò l’indice alle labbra e scosse lentamente la testa, prima di chinare appena il capo.
- Non vorrai mica attirarti le ire di Blaise, vero? - le sussurrò nell’orecchio, lanciando poi un’occhiata obliqua all’amico - Ultimamente è piuttosto nervosetto.-
- Guarda che ti ho sentito! - sibilò Zabini, voltandosi per fulminarlo.
Draco si limitò a fare una smorfia, poi strinse di nuovo Alexis e le rivolse un’occhiata, come a dire “te l’avevo detto.”
Questa volta, Alexis dovette premersi da sola la mano sulla bocca, per impedire al suo ridacchiare di riempire il silenzio.
E fu in totale silenzio - per la gioia di Blaise - che percorsero il resto della strada che li separava dalla Sala Comune di Corvonero. Si ritrovarono davanti alla sua porta, di un nero lucido; il corvo argentato - l’unica decorazione presente - aprì il suo becco di metallo ed emise un gracchio, dopo recitò il suo indovinello.
- Quattro lettere: anche se è piena non trabocca mai. -
Per entrare nella Sala Comune di Corvonero dovevano rispondere a quell’indovinello ma, si sa, le serpi privilegiavano per astuzia, non proprio per intelligenza.
- Bocca! - se ne uscì una del gruppo di Pansy, con voce stridula e decisamente troppo alta per i gusti di Zabini.
- Parola d’ordine sbagliata! - gracchiò il corvo, senza aprire la porta. - Quattro lettere: anche se è piena non trabocca mai. - ripetè poi.
Blaise si voltò a guardare la biondina - sempre lei, ma che aveva fatto di male per meritarsela!? - e la fulminò con lo sguardo.
- Ha detto quattro lettere! - le sibilò furioso e lei si rintanò dietro la Parkinson, che sbuffò.
- Che ne dite di…voce? - provò Diamond, piegando il capo per poter osservare, oltre la figura di Zabini, la reazione del corvo.
- Parola d’ordine sbagliata! - disse ancora il corvo e tutti si ritrovarono a sospirare.
Certo che le Untouchable Ravens potevano anche fornirgli la soluzione giusta in qualche modo, per tutti i dannati Grifondoro!
- Quattro lettere: anch…-
- Sì, abbiamo capito! - abbaiò Zabini, con i nervi a fiori di pelle.
Draco sbuffò una risatina, che costrinse Blaise a voltarsi per lanciargli un’occhiataccia.
- Lo trovi divertente? - soffiò, stanco - Invece di ridere, spremiti le meningi! -
Malfoy alzò gli occhi al cielo e non smise nemmeno per un secondo di sorridere sornione.
Alexis ci rimuginò sopra per qualche istante, fissando il corvo concentrata.
Anche se è piena non trabocca mai.
Che cos’era piena e non poteva traboccare?
Piena…
Ma certo!

Si illuminò in un sorriso e fece per rispondere, ma fu un’altra la voce che la precedette e che fornì la giusta risposta.
- La luna. –
Il corvo gracchiò ancora, ma questa volta non aggiunse nulla e un debole click di una maniglia inesistente fece intendere loro che la porta era stata aperta.
Tutti si voltarono verso la voce proveniente dalla loro destra, ma solo Alexis era riuscita a riconoscere immediatamente a chi appartenesse.
Dalle ombre fuoriuscì la figura elegante di Luis Cabrisk: i capelli sciolti gli ondulavano sulle spalle, ricadendo appena a coprire gli occhi attenti; indossava un pigiama blu, che metteva in risalto lo sguardo.
- Luis! – esclamò Alexis con un sorriso luminoso, senza riuscire a contenersi.
Non c’è neanche bisogno di dire che scatenò il putiferio.
Mentre il Grifondoro le sorrideva con dolcezza, Draco fu costretto a trattenere una specie di ringhio, che uscì fuori sotto forma di sbuffo, mentre la stringeva a sé possessivo, e Blaise si voltò a lanciarle un’occhiataccia, mentre si portava l’indice alle labbra.
- Ssssssssh! – la ammonì e Alexis chinò il capo e strizzò un occhio, in segno di scuse.
- Buonasera. – se ne uscì invece, serafico, Luis, sventolando appena la mano e facendo l’occhiolino al gruppo di Pansy Parkinson, che si sciolse in sospiri, fortunatamente silenziosi.
Blaise gli lanciò uno sguardo seccato, mentre incrociava le braccia al petto, stizzito.
- Si può sapere come diavolo facevi a conoscere la risposta? – sibilò velenoso.
Non riusciva proprio a concepire che quel Grifondoro da strapazzo fosse arrivato alla soluzione prima di lui!
- L’avrà rubata a qualche Corvonero. – insinuò Pansy, sollevando un sopracciglio e scuotendo le spalle con eleganza.
Alexis le lanciò un’occhiataccia, che però ricadde nel vuoto, dal momento che la Parkinson sembrava avere occhi solo per Cabrisk, nonostante le sue precedenti parole.
Blaise ghignò, soddisfatto della risposta della compagna di casa, ma anche le labbra di Luis si aprirono in un sorrisino di scherno.
- O, semplicemente – se ne uscì con voce tranquilla, rimirandosi le lunghe dita affusolate – un Grifondoro è più intelligente di una decina di Serpeverde messi insieme. –
Fece un occhiolino fugace alla Black, che però non reagì assolutamente.
Anche se Draco, che la conosceva bene, aveva notato la sfumatura divertita che le aveva colorato le iridi smeraldine.
La strinse di più a sé, come a voler marcare il terreno, ma lei non vi diede peso e si limitò a poggiargli il capo sul petto e a lanciargli un sorriso dal basso.
- Come osi, brutto…- sibilò Blaise, che aveva ormai perso la sua prodigale pazienza – Adesso te la faccio passare io la voglia di…- lo minacciò, tendendosi in avanti, un pugno chiuso nell’aria, pronto a scagliarsi contro il viso perfetto e odioso di Cabrisk.
Alexis fu lesta a sciogliersi dall’abbraccio di Draco e si affiancò a Zabini, poggiandogli una mano sulla spalla.
- Blaise…!- lo richiamò, ma quello si voltò a guardarla con il fuoco negli occhi di zaffiro.
- Altro che Blaise e Blaise! – inveì, alzando il tono della voce, senza preoccuparsi più del silenzio nel quale avrebbero dovuto rimanere – Tieni a bada il tuo amichetto, Black, o stasera non risponderò delle mie azioni! –
Alexis corrugò la fronte e deglutì, ma Luis la precedette, prima che lei avesse la possibilità di ribattere alcunché: si avvicinò di un passo, accorciando la distanza che lo separava dai Serpeverde.
- Siamo nervosetti questa sera, Zabini? – lo schernì, con un ghigno arrogante ed entrambe le eleganti sopracciglia sollevate.
Blaise si voltò di scatto verso l’avversario, gli occhi infuocati come due tizzoni ardenti.
- Sto per sperimentare un nuovo ottimo modo per sfogarmi! – ruggì arrabbiato, sollevando nuovamente il pugno e facendo per scagliarsi contro Luis, che non smise di sorridere orgoglioso nemmeno per un secondo.
Fortunatamente, Alexis si mise ancora in mezzo: di certo, se aspettava che Draco o un altro Serpeverde intervenisse in difesa di Luis Cabrisk, avrebbe fatto prima ad aspettare che Lord Voldemort cominciasse a dispensare Burrobirre ai Babbani.
Fermò di nuovo Blaise, il cui pugno rimase ben saldo nell’aria, fremente di saziare la sua fame di Grifondoro.
- Black, spostati. – le intimò, senza guardarla, ma continuando a fulminare Luis, che se la sorrideva beato.
- No. – rispose lei risoluta, scuotendo la testa.
La situazione venne salvata da una voce femminile ed indignata, proveniente direttamente dalla porta della Sala Comune di Corvonero, ora aperta a mostrare il volto contrariato di Coleen Careye.
- Volete fare piano?! – sibilò loro, squadrandoli da capo a piedi – I Tassorosso dall’altra parte del castello non hanno ancora sentito! – li ammonì, fermando quella faida imminente. – Su, svelti, entrate! – li invitò poi, scostandosi dalla porta e lasciando libero il passaggio.
Blaise e Luis si squadrarono ancora, orgogliosi.
Poi, decisero di deporre momentaneamente la bacchetta di guerra e tutto il gruppo varcò la soglia.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Sala Comune di Corvonero era completamente blu, spruzzata d’argento nei particolari più rilevanti.
Niente a che vedere con la freddezza di quella dei Serpeverde o con la calorosità di Grifondoro.
Eleganza era la parola d’ordine per descrivere quel ritrovo.
Era grande e circolare, molto ariosa. Alzando lo sguardo al soffitto si aveva la possibilità di vedere una volta a botte, dipinta di un bellissimo cielo notturno, puntellato di stelle argentee. Dal centro di esso scendeva un enorme lampadario, ornato di una miriade di cristalli lucenti, che riflettevano tutti i colori dell’arcobaleno sulle pareti scure della stanza, regalandole un aspetto…fatato. Le enormi finestre ad ogiva erano coperte da voluminosi tendaggi blu, bordati d’argento, lo stesso colore delle robuste corde che servivano, di giorno, a sollevarli. Solo una delle finestre era aperta, dando l’accesso ad un piccolo balconcino, nel quale studenti imbacuccati in felponi e sciarpe fumavano e chiacchieravano allegramente. Le numerose librerie in legno massiccio, traboccanti di tomi enormi, erano state magicamente spostate ai lati della stanza – nonostante essa non avesse alcuna sorta di parete rigida, ma solo morbide curve. I lunghi tavoli in legno scuro erano ricolmi di bevande e vivande ed erano molti i ragazzi che si affollavano per prendere whiskey incendiari o cioccorane riempite di ogni sorta di liquore.
Di certo, però, la cosa che catturò immediatamente l’attenzione di Alexis Potter, non appena ebbe messo piede nella Sala Comune, fu l’enorme statua al centro della stanza: era l’effige di una donna bellissima, interamente scolpita in marmo bianco e scintillante.
- Bella, non è vero? –
Alexis si voltò per osservare Coleen Careye, che adesso sorrideva al suo fianco, guardando la statua a sua volta.
- Bellissima. – concordò, annuendo.
- E’ Rowena Corvonero. – le spiegò, con tono sognante; poi sembrò riprendersi, perché il suo sguardo si accese e si puntò su due ragazzi che si stavano lanciando addosso qualche alcolico – NON OSATE SPRECARE LE BEVANDE IN QUESTO MODO!! – ruggì, perdendo tutta la sua eleganza – Scusa, Black: il dovere mi chiama. – le disse, lanciandole solo un’occhiata fugace, prima di partire alla carica verso i due studenti, tirandosi su le maniche del pigiama lilla che indossava – VE LO FACCIO LECCARE VIA DAL PAVIMENTO!!!-

Il gruppetto arrivato insieme alla Sala Comune si era presto disperso e ognuno si era dedicato a diverse attività: Pansy e il suo gruppetto di coccatrici si erano subito fiondate sugli alcolici, per poi scaricare tutto con sigarette in balcone; Luis si era intrattenuto in un discorso particolarmente interessante con la Cherin, che non aveva mai smesso di riservargli occhiate languide e sorrisini; le Untouchable Ravens parlavano con Micheal Corner e altri due studenti di Grifondoro e le loro risate accompagnavano la musica alta che si diffondeva magicamente per la sala, lasciando al cantante, in parte vampiro, Lorcan D’Eath la possibilità di accompagnare la loro serata con le sue melodie dallo stampo prettamente gotico.
Draco aveva lasciato Alexis da sola, ma solo per andare a prendere qualcosa da bere, e lei era rimasta ai piedi della statua, rapita dalla sua bellezza: la donna aveva un’aria elegante e gentile, con i lunghi capelli fluenti, le vesti lussuose e il diadema sulla fronte.
- Ecco, tieni. –
La voce delicata di Draco la costrinse a voltarsi: il ragazzo era adesso davanti a lei e le stava porgendo un bicchiere di Burrobirra, mentre stringeva nell’altra mano un cicchetto di whiskey incendiario per lui.
- Grazie. – sorrise, bevendone immediatamente un sorso e tornando ad osservare la statua con aria rapita.
- Ti piace proprio, eh? – le chiese Draco, affiancandola e sollevando il viso per poter guardare il viso di Rowena Corvonero a sua volta.
- La trovo bellissima. – rispose lei, annuendo.
Draco le si fece più vicino e si chinò appena, per fare in modo che le sue labbra si trovassero all’altezza dell’orecchio di lei.
- Per me, tu sei più bella. – le mormorò piano, senza guardarla.
Poi la superò, facendo finta di nulla e dirigendosi verso Theodore Nott, con il quale intavolò immediatamente una discussione banale e priva di importanza.
Alexis rimase imbambolata, le guance deliziosamente rosse: quando si comportava in quel modo riusciva a farla andare completamente in confusione!
Dannato Malfoy e le sue capacità da seduttore del cavolo.
Lei…
Lo amava proprio, non c’era niente da fare.

Blaise Zabini, silenzioso accanto a lei, si era guardato intorno con circospezione fino a quel momento; poi, quando aveva visto Coleen allontanarsi dal gruppetto e rivolgergli un’occhiata, aveva sfiorato la spalla della Black con una mano, costringendola a prestargli attenzione.
- Ti devo lasciare, non mi ti fai rapire, vero? –
Alexis ridacchiò e scosse la testa.
- Vai tranquillo. – rispose allegra.
Blaise le fece un occhiolino e poi si allontanò.
La Potter se ne rimase ai piedi della statua, con aria pensierosa, mentre finiva di sorseggiare la sua Burrobirra; il suo sguardo vagò poi per la sala, alla ricerca di visi conosciuti: un giovane Sirius stava adesso parlando con Charlie Liplose e i due sembravano davvero divertirsi un mondo; dall’altra parte della stanza, Blaise Zabini aveva raggiunto Coleen Careye e i due adesso stavano avendo una fitta conversazione, che li stava tenendo parecchio occupati; Draco era ancora in compagnia di Nott e i due, adesso, si stavano servendo di altri alcolici.
Tornò a fissare la statua, con aria assorta.
- Nessuno ha mai mostrato tanta ammirazione per la statua di Rowena. –
Era stata una voce delicata a parlare, il cui tono era leggermente svagato.
Alexis corrugò la fronte e si voltò: seduta su di una poltroncina in seta blu c’era una ragazza di Corvonero che stava leggendo una rivista – o almeno così sembrava, perché la stava tenendo al contrario. La osservò e poi tornò a rivolgere lo sguardo al viso sereno di Rowena.
- La trovo…Non lo so, non saprei spiegartelo. – le rispose.
- Oh, non c’è bisogno che lo fai! – disse quella con tono allegro – Capisco perfettamente cosa provi! –
Alexis si voltò a sorridere alla ragazza e si lasciò cadere sulla poltrona vuota accanto a lei, mentre quella abbassava la rivista, lasciandole la possibilità di guardarla in viso: aveva una foltissima massa di capelli biondi, che arrivavano a sfiorarle la vita, e un viso dall’espressione veramente particolare, resa un po’ sognante dagli enormi occhioni grigi.
- Sono…- cominciò Alexis, con tutta l’intenzione di presentarsi.
- Oh, so benissimo chi sei! – la interruppe quella, stringendole distrattamente la mano che le aveva porto – Sei Alexandra Black, anche se non mi sembri affatto una Black.- aggiunse, con aria particolarmente allegra.
Alexis sollevò un sopracciglio e storse le labbra, cercando di mostrarsi indignata, ma la cosa non le uscì molto bene.
- Io sono Luna Lovegood! – si presentò poi la Corvonero, riservandole un’occhiata obliqua e un sorrisino divertito.
- Piacere di conoscerti, Luna. – rispose Alexis, abbozzando un sorriso a sua volta.
Quella ragazza era strana, ma chissà perché, le era già simpatica.
Luna le rivolse un ultimo sguardo perso, poi tornò a concentrarsi sulla rivista che stava leggendo, nascondendosi dietro le enormi pagine, tenute al contrario.
Alexis la osservò incuriosita, piegando il viso su di un lato, quasi cercasse di leggere le informazioni scritte alla rovescia.
- Come fai a leggere…così? – le domandò all’improvviso, non riuscendo a trattenersi.
In fondo, era sola e si stava annoiando, e Luna sembrava promettere una compagnia piacevole.
La biondissima Corvonero sbucò nuovamente da sopra le pagine.
- E’ molto più comodo di quanto non sembri, in realtà. – le rispose, sempre con quel tono particolare, che la rendeva veramente deliziosa – Serve per catturare meglio ogni informazione che potrebbe sfuggire ad una lettura superficiale: dovendo concentrarti maggiormente a leggere, registri ogni tipo di notizia. – le spiegò, annuendo.
Alexis rimase veramente colpita da quelle parole: sembrava convinta delle sue teorie e la cosa la meravigliava; Luna le dava l’idea di essere una persona veramente eccezionale.
- Vuoi provare? – le chiese poi, rivolgendole un’occhiata strana.
Alexis sorrise e annuì, sporgendosi appena dalla poltrona per avvicinarsi alla Lovegood.
- Certo, devo ammettere che mi hai incur…-
- BLACK! –
Una voce squillante la interruppe, costringendola a voltarsi per prestare attenzione a Charlie Liplose, che si stava avvicinando a loro con un sorriso sulle labbra lucide di rossetto viola – intonato ai suoi particolarissimi capelli.
- Ehi, Charlie. – la salutò la Potter, sventolando la mano.
Charlie la prese per mano, ignorando completamente la compagna di casa seduta sulla poltrona vicina e con la quale la Serpeverde stava intrattenendo una conversazione.
- Devi venire con me, Alex: devo farti provare una cosa! – esclamò, cominciando a tirarla per le braccia e costringendola ad alzarsi.
- Eh? – domandò confusa la mora, corrugando entrambe le sopracciglia – Ma io, veramente stavo parlando…-
- Oh, ignorala, è solo Lunatica Lovegood. Non si offenderà di certo se la lasci da sola, anzi è probabile che nemmeno se ne accorga, svampita com’è! Ed ora vieni! –
- No, aspetta, io…- si voltò a lanciare uno sguardo dispiaciuto a Luna, che si limitò a sorriderle, per poi nascondersi di nuovo dietro l’enorme giornale.
Non fece in tempo a dire nient’altro, che Charlie l’aveva già trascinata al tavolo delle bevande e le stava porgendo un bicchierino con del liquido rossiccio.
Alexis lo osservò con una smorfia.
- Che cos’è? –
- Assaggialo: è buonissimo! – le disse semplicemente la Liplose, mettendole il bicchierino tra le dita.
La Potter se lo avvicinò al naso: profumava di rose, fragole e qualcos’altro che non avrebbe saputo identificare.
- Mi devo fidare? – domandò sospetta, osservando Charlie di sottecchi.
- Ma certo che sì, Alexandra Black! – rispose la Corvonero allegra.
Sembrava essere leggermente brilla e Alexis si domandò mentalmente quanto avesse già bevuto.
Osservò il liquido nel bicchierino, poi sospirò e fece per potarselo alle labbra, quando qualcuno le sfiorò la mano e glielo tolse dalle dite.
- Questo, se non ti dispiace, lo prendo io. –
La voce profonda di Luis Cabrisk seguì il gesto del suo padrone, che lanciò un’occhiata d’avvertimento ad Alexandra Black e bevve il liquido rossiccio tutto d’un sorso, per poi emettere uno strano verso, causato probabilmente dal bruciore alla gola dovuto all’alcolico pesante che la Liplose aveva cercato di rifilarle.
- Sei un guastafeste, Cabrisk! Per una volta che avevo convinto questa santarellina a bere qualcosa ed uscire dagli schemi! – si lamentò Charlie, assumendo un’aria imbronciata.
- S-santarella?!? – protestò Alexis indignata, spalancando gli occhi.
Ok: Charlie Liplose doveva decisamente aver bevuto qualche alcolico di troppo.
Luis scosse la testa con fare esasperato.
- Mi dispiace, Liplose, ma non posso permettere a questa signorina di bere. In fondo, ha solo quindici anni. – la informò, mentre circondava le spalle della figlioccia con una braccio – Se non ti dispiace, mi prendo anche lei. Tu, invece, dovresti prendere proprio una boccata d’aria. – le suggerì, prima di portare via la Potter dalle grinfie di quella Corvonero ormai priva di freni inibitori.
Charlie li osservò allontanarsi stizzita, poi strinse le mani in due pugni  e fece una linguaccia al loro indirizzo, voltandosi poi per prendere un altro bicchierino di whiskey.

Luis trascinò la Black lontano dal tavolo degli alcolici, sempre tenendole un braccio intorno alle spalle e stringendosela al petto. Alexis incespicò quasi per stare dietro ai suoi passi lunghi, aggrappandosi appena sopra il suo gomito per non cadere.
Nel camminare, passarono accanto a Draco e Theodore Nott, che erano ora seduti ad un tavolino e stavano chiacchierando distaccati di cose sicuramente non particolarmente importanti.
Fu un attimo.
Gli occhi grigi di lui si sollevarono dal bicchierino che stringeva tra le dita e si incrociarono a quelli verdi di lei.
Alexis lo fissò remissiva, aprendo appena gli occhi.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma Draco distolse lo sguardo e chinò il capo, per poi bere tutto d’un fiato il liquido nel cicchetto.

Luis continuò a trascinarla, allontanandosi dal tavolo, e solo allora lei si riscosse. Si voltò a guardare il giovane padrino con aria contrariata.
- Luis? – cercò di richiamare la sua attenzione, ma quello non sembrò nemmeno sentirla. – Luis? – riprovò, non con risultati diversi – LUIS FERMATI! – urlò alla fine, puntando i piedi per terra per fare resistenza.
Sirius sembrò finalmente sentirla, perché si fermò di botto, facendola quasi cadere con la faccia per terra; fortunatamente la teneva ancora per le spalle, quindi riuscì a trattenerla appena in tempo e a farla rimanere in piedi.
Alexis si districò subito dal suo abbraccio, con un gesto brusco, e gli si mise davanti, accigliata.
- Si può sapere che diavolo ti sei messo in testa?! – lo rimproverò irritata, mettendosi le mani sui fianchi.
Luis la guardò dall’alto, corrugando le fine sopracciglia con fare confuso.
- Di salvarti dalle grinfie di quell’ubriacona della Liplose? – rispose in una domanda retorica, piegando appena il capo.
Alexis scosse la testa e strinse appena gli occhi.
- Non intendevo adesso, ma in generale! –
Sirius la fissò senza capire, un sopracciglio sollevato ad indicare la cosa.
- Non ti seguo, bambina. –
- Perché ti comporti così? – sbuffò lei esasperata, prendendosi la fronte con una mano.
Luis le afferrò delicatamente il polso e la costrinse a guardarlo di nuovo.
- Così come, Alex? Non capisco a cosa tu ti stia riferendo. – le rispose, sinceramente preoccupato.
Alexis si sottrasse immediatamente alla sua presa e poi scosse di nuovo la testa.
- Sembra che tu ti diverta a dare spettacolo e a comportarti da ragazzo geloso! – gli fece notare con un sibilo, storcendo le labbra in una smorfia.
- Ehi, ma io sono geloso. – puntualizzò lui, senza afferrare il concetto.
Alexis gli si avvicinò tanto che i loro visi furono a pochi centimetri di distanza, mentre gli poggiava le mani sul petto. Lo guardò negli occhi, con sguardo allargato dalla preoccupazione.
- Ma non capisci? – gli sussurrò piano, quasi sulle labbra, in modo tale da essere sicura che solo lui potesse davvero sentirla – Non puoi fare la parte del padrino geloso qui ad Hogwarts e nelle tue condizioni. Qualcuno potrebbe cominciare ad avere dei forti sospetti su di te. Forti sospetti su di noi. E potrebbe travisare i tuoi comportamenti. –
Sirius la fissò, ora il suo viso era terribilmente serio.
- Qualcuno come Malfoy? – ribatté acido, storcendo il naso.
Alexis spalancò di nuovo gli occhi e, per un momento, abbandonò lo sguardo di Luis per intercettare la figura del biondo appena nominato che, però, al momento, fortunatamente, dava loro le spalle.
Furono gli occhi di zaffiro di Blaise Zabini ad intercettare quelli verdissimi di lei, e avevano una nota accusatoria e rabbiosa nelle sfumature scure.
Alexis si affrettò a distogliere lo sguardo e poi si allontanò immediatamente da Sirius, levando le mani dal suo petto velocemente, come se si fosse appena bruciata.
Luis rimase completamente impassibile e si limitò a continuare a fissarla dall’alto, con aria dura. Lei abbassò appena il capo, improvvisamente nervosa.
- Non è per lui. – disse dopo, assottigliando lo sguardo – Ma se qualcuno sospettasse qualcosa e scoprisse qualcosa, potresti ritrovarti in pericolo ed io non voglio che…- mormorò a mezza bocca, guardandosi intorno e stando attenta che nessuno fosse abbastanza vicino da poter catturare anche solo dei brandelli della loro conversazione.
Fortunatamente, la musica alta copriva completamente le loro parole.
Sirius sbuffò e la prese per le spalle, inchiodandola con un’occhiata decisa.
- Alex, sta’ tranquilla: non mi succederà nulla. – le disse semplicemente.
Poi fece per andarsene e sorpassarla, ma lei lo fermò, spingendolo appena per costringerlo a tornare davanti a lei.
- Solo un’ultima cosa: per favore, per favore, almeno per stasera fai il bravo! – lo implorò, congiungendo le mani nel tipico segno della preghiera.
Luis sospirò e annuì appena.
- Cercherò di fare il bravo, ma non ti assicuro niente, bambina. E, in ogni caso, dovresti smetterla di essere sempre così tesa: ti verranno le rughe ad avere sempre la fronte corrugata in questo modo. – la schernì con un sorrisino delicato, mentre le dava una piccola schicchera sulla fronte.
Alexis storse il naso in una smorfia.
- Tu, invece, ti preoccupi troppo poco. – soffiò risentita.
Sirius si limitò a farle un occhiolino e poi la superò, lasciandola sola.   

- Non ti da fastidio? –
Draco Malfoy sollevò lo sguardo su Theodore Nott, entrambe le sopracciglia sollevate.
- Che cosa? –
Theo storse le labbra in una smorfia e fece un cenno veloce con il capo, indicando qualcosa alle spalle del compagno. Draco si voltò lentamente ad osservare la scena: in un angolino della sala, quasi lontani da occhi – ed orecchie – indiscreti, c’erano Luis Cabrisk e Alexandra Black, che parlottavano abbastanza vicini.
Malfoy arricciò appena il naso; poi, lentamente, si voltò di nuovo ad osservare Nott con un’occhiata impassibile.
- Mi fido di Alexandra. – fu l’unica cosa che disse, mentre scrollava elegantemente le spalle.
Non faceva altro che ripeterselo da settimane, ormai.
Lui si fidava di Alexandra.
Ma stava cercando di convincere quelli che lo circondavano o se stesso?

- Contento tu. – rispose Theodore, lanciando uno sguardo scettico alla coppia e bevendo un sorso di liquore dal bicchierino che teneva tra le dita. – Comunque…- riprese poi, con tono pensieroso.
Draco sollevò nuovamente il viso per prestargli attenzione.
- Non ho mai capito che cosa ci trovi in lei. Nella Black, insomma. – disse, osservando la Serpeverde con aria corrucciata.
Malfoy lo fissò senza cambiare la sua espressione, che rimase distaccata ed indifferente.
- Non è particolarmente…bella. È carina, questo te lo concedo, ma con tutte le ragazze che ci sono ad Hogwarts, avresti potuto pretendere molto meglio. – considerò, abbandonandosi contro lo schienale della sedia e tornando a fissarlo.
L’espressione di Draco non era mutata minimamente: sembrava quasi scolpita in un marmo freddo e durissimo.
Solo i suoi occhi, in fondo, scintillavano appena di un sentimento indefinibile.

- Anche tu, eppure sei con la Cherin. – ribatté tranquillo e Nott quasi sobbalzò, perché, data la sua assoluta inerzia, non si era aspettato una risposta.
Sogghignò appena e scosse la testa.
- Nah, noi non stiamo davvero insieme. E poi, almeno lei me la da. – ammise serafico, guardando Draco di sottecchi con un’occhiata maliziosa.
Inaspettatamente, anche Draco si esibì in un sorriso sghembo.
- Ecco perché non potrai mai capirmi, Theo. –
Con eleganza si alzò e si avvicinò a Nott, chinandosi appena per potergli sussurrare quelle parole all’orecchio.
- E poi, almeno Alexandra la da solo a me. – mormorò, scoccandogli un’occhiataccia a metà tra l’orgoglioso e il velenoso.
Dopo di che non aggiunse altro e si congedò.
Guardandolo allontanarsi, Theodore Nott scosse la testa e un sorriso amaro gli piegò le labbra, che coprì immediatamente con un nuovo bicchiere di alcool.
Draco Malfoy era proprio cambiato: un tempo non avrebbe rincorso una ragazzina così…insipida ed impacciata; o magari sì, ma solo per piegarla al suo volere e poi abbandonarla, come aveva sempre fatto.
Ma adesso, a quanto pareva, le cose stavano diversamente.
Lei lo aveva cambiato.
O forse,
considerò malinconico, era stato Lui a cambiarlo.
L’amore.
Theodore Nott scoppiò a ridere da solo e scosse la testa, attirando l’attenzione di qualche studente, che lo guardò stranito.
Ah, quelle valutazioni così poetiche non erano proprio da lui: dovevano essere i fumi dell’alcool a parlare al suo posto, decisamente.

Pansy Parkinson si portò la sigaretta alle labbra e aspirò profondamente.
Il sapore del tabacco, misto all’essenza di rosa e verbena le scese in gola e le riempì successivamente le narici. Buttò il fumo fuori, con eleganza, gli occhi appena lucidi.
- Merlino, questa roba è proprio forte. – disse, arricciando appena il naso e voltandosi a guardare Cameron Touchfeel, che se ne stava poggiata con le braccia incrociate al bordo del balcone e teneva anch’ella una sigaretta tra le labbra carnose.
- Che ti avevo detto? È la roba migliore che puoi trovare, per lo meno qui ad Hogwarts. – le rispose con espressione soddisfatta, ammiccando appena; poi si voltò, fece un tiro dalla sigaretta e se la tolse dalle labbra, per poi poggiarsi con i reni contro il muricciolo del terrazzo . – Ora tocca a te: l’hai portata? –
Pansy si girò a sua volta e le lanciò un’occhiata di sottecchi. Poi annuì appena.
- Certo. –
- Bene. La useremo tra poco. – si limitò ad accordare Cameron, ammiccando appena.
Le sorrise e spense la sigaretta contro il bordo del balcone, rientrando nella Sala.
Pansy la osservò allontanarsi, poi si abbandonò di nuovo contro la balaustra di marmo e socchiuse gli occhi, mentre un ghigno le distorceva le labbra cariche di rossetto, tra le quali teneva nuovamente la sigaretta.
- Di che stava parlando la Touchfeel? –
Una voce si levò all’improvviso nel silenzio – i Corvonero dovevano aver fatto un qualche incantesimo alla Sala Comune, perché tutto il rumore e la musica alta che vi erano all’interno non fuoriuscivano minimamente all’esterno, lasciando il balcone nel silenzio assoluto di quella notte tranquilla. Era una voce fredda e strascicata e lei non aveva assolutamente alcun bisogno di aprire gli occhi per sapere a chi appartenesse. Le sue labbra rosse si aprirono di più, in un sorriso a metà tra il compiaciuto e il malizioso.
- Draco. – lo salutò tranquilla, togliendosi la sigaretta dalla bocca e buttando fuori una nuova nuvola di denso fumo stranamente rosato.
Malfoy le si avvicinò, lento e pigro come un gatto; lei schiuse appena gli occhi, solo per lanciargli un’occhiata di sottecchi: indossava un pigiama nero, in seta, che metteva in risalto tutta la bellezza della sua pelle bianca e perfetta e del suo viso elegante.
Del quale lei era sempre stata innamorata.
Con una fitta al cuore, si ricordò che, di pigiami costosi come quello, ne aveva visti davvero tanti, l’anno precedente.
Quante volte glieli aveva sfilati dalle spalle larghe, per poi scendere ad accarezzare le sue braccia muscolose e intrecciare le sue dita a quelle di lui?
Com’era possibile che tutto fosse finito a causa di quella…maledetta ragazzina?
Che cos’aveva Alexandra Black di così speciale, per Malfoy?
Glielo aveva portato via con una semplicità assurda e lei la odiava per quello.
La odiava con tutto il cuore.
E avrebbe fatto qualsiasi cosa per riprendersi ciò che era suo.
Qualsiasi cosa.

Senza lasciar trapelare nessuno di quei pensieri sull’espressione serafica del suo viso pesantemente truccato, Pansy aprì completamente gli occhi e squadrò Draco.
- Non hai freddo? – gli domandò con tono indifferente.
Malfoy scosse la testa e si poggiò contro la balaustra, accanto a lei, prima di voltarsi a guardarla.
- Dovresti saperlo che il freddo mi piace. – replicò tranquillo, sollevando appena il capo e lasciando che il vento, di quella primavera che faticava davvero ad arrivare, gli scompigliasse i capelli, che ondeggiarono morbidi sulla sua fronte.
Pansy sogghignò appena e intrappolò nuovamente la sigaretta tra le labbra, per poi voltarsi verso il ragazzo e allungare una mano, che gli poggiò sulla spalla e poi lasciò scorrere sul suo petto, lasciato scoperto dalla camicia appena sbottonata.
- Non è la sola cosa che ti piace, mi ricordo anche questo. – mormorò lasciva, con un sorrisetto a mezza bocca.
Senza girarsi a guardarla, Draco fece scattare la mano e le circondò il polso con le dita, in una presa ferrea, ma non violenta. Si limitò a scostarle la mano e poi la lasciò andare.
- Ricorderai anche, allora – aggiunse, lanciandole un’occhiata di sottecchi – che odio questi giochetti puerili. –
Pansy sbuffò e alzò gli occhi al cielo, scuotendo appena la testa e sollevando le mani in segno di resa. Prese nuovamente la sigaretta tra le dita e buttò fuori una nuova nuvola di fumo. Quando fece per riportarsela alle labbra, Draco le prese nuovamente il polso e la costrinse ad avvicinarla alla sua di bocca, per poter rubare una tirata. Poi glielo lasciò andare e sbuffò anch’egli una voluta di fumo rosa.
Pansy lo fissò con un sopracciglio sollevato, ma si finse indifferente, mentre si riportava la sigaretta tra le labbra.
In realtà, il polso le bruciava terribilmente, come ogni volta che lui le sfiorava una qualsiasi parte del corpo, e la sigaretta sapeva di lui e delle sue labbra, che non aveva più la possibilità di sentire modellarsi violentemente sulle proprie.
- Allora, di cosa parlava la Touchfeel? – ripeté Draco, incrociando le lunghe gambe.
La Parkinson si limitò a stringersi nelle spalle e a staccarsi dalla balaustra.
- Di un giochino che faremo a breve. – si limitò a rispondere enigmatica e fece per andarsene.
Non poteva chiederle di stargli vicino in quel modo e fingere di non provare nulla.
Ma lui la fermò, prendendola delicatamente per un braccio, e la costrinse a voltarsi di nuovo per prestargli attenzione.
- Spero non sia niente di pericoloso, Pansy. – l’avvertì, con aria improvvisamente dura.
Pansy si limitò a sorridere ambigua e si liberò della sua presa.
- Quando mai ho fatto cose pericolose, io? – si difese con finta innocenza, prima di stringersi in una spalla e lasciarlo da solo.
Draco la osservò allontanarsi, poi scosse la testa: aveva un brutto presentimento, ma sperava vivamente di sbagliarsi. 

- E allora? –
Blaise Zabini era poggiato contro una delle librerie addossate al muro e guardava Coleen Careye con sguardo attento, le braccia incrociate al petto, l’espressione tediata, ma vigile.
La ragazza scosse la testa, scoraggiata.
- Niente. Sia io che Diamond, così come Charlie, abbiamo provato ad attaccare bottone con Cabrisk ma non c’è stato nulla da fare: sembra solo un ragazzo qualsiasi, con la passione per le donne. – spiegò, lanciando uno sguardo furtivo al moro Grifondoro, che adesso stava chiacchierando allegramente con Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi di Tassorosso.
Blaise storse il naso in una smorfia infastidita.
- Ma tu sai che non è così, vero Careye? –
- Io lo so. – puntualizzò Coleen, tornando a fissare Blaise – Ma questo non basta a scoprire qualcosa su di lui. Sento che ha qualcosa da nascondere, ma sa bene come farlo.–
Zabini si passò una mano sul visto, stanco e frustrato, poi si scompigliò appena i capelli,  con un gesto nervoso.
- Non vi siete impegnate abbastanza! – la aggredì con un sibillo, inchiodandola con un’occhiataccia che sorprese la Corvonero.
Risentita, Coleen si strinse le braccia al petto e gli riservò uno sguardo altezzoso, spostando il peso del corpo tutto sulla gamba sinistra.
- Stai attento a come parli, Zabini, non sono obbligata a perdere il mio tempo con le tue congetture. – rispose acida, arricciando le labbra.
Blaise si esibì in una smorfia contrariata, poi chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.
- Fatelo bere di più. – suggerì, con una nota esasperata nella voce.
Coleen ridacchiò, inopportunamente divertita.
- Oh, si è già scolato parecchie cosine pesanti, eppure sembra più lucido che mai. Credo che, purtroppo per noi, regga molto bene l’alcool! –
Blaise imprecò a denti stretti, scuotendo il capo, sempre più nervoso.
- Mettete del Veritaserum in un bicchiere con del whiskey incendiario e fateglielo bere.- sibilò poi, con una strana luce negli occhi, un po’ folle.
Coleen si girò a guardarlo di scatto e i lunghi capelli castani le volteggiarono intorno alle spalle.
- Ma sei impazzito?! – sussurrò allarmata, spalancando appena gli occhi azzurri.
- Primo, non credo di averne; e secondo: è proibito! – dichiarò, scuotendo il capo incredula.
Blaise si limitò a fissarla con un sopracciglio sollevato; poi si chinò appena, per avere il viso alla stessa altezza di quello della Corvonero.
- Oh, e invece fare un festino in Sala Comune e dispensare alcool e fumo è permesso, non è vero, Careye? – la riprese con tono cattivo, esibendosi poi in una smorfia compiaciuta.
Coleen assottigliò lo sguardo e si allontanò di un passo, incrociando le braccia al petto.
- Questo non c’entra niente, è una cosa completamente diversa…- ribatté, a disagio.
- E in cosa, di grazia? – si informò Zabini, con espressione infastidita.
- Oh, suvvia, relax ragazzi miei! – si introdusse Cameron, che li aveva appena raggiunti – Non c’è bisogno di arrivare a tanto. – batté le mani sulle spalle di entrambi, che la fissarono scettici.
Cameron mostrò loro un sorrisone.
- La Parkinson ha portato voi sapete cosa. Siamo pronti per giocare. – 

Alexis si era diretta al tavolo delle vivande e, dopo aver preso una manciata di patatine, aveva deciso di tornare da Luna: le era dispiaciuto davvero averla lasciata così.
Ma, quando raggiunse le due postazioni, queste erano entrambe vuote e della Lovegood non c’era più neanche l’ombra.
Sospirò desolata, prendendo posta sulla poltrona e raccogliendo le gambe al petto.
Lei non era proprio adatta a quelle feste: non sapeva mai come inserirsi tra gli altri o cosa fare di preciso.
A volte, aveva come l’impressione di non sapersi divertire, e la cosa la amareggiava.

Guardandosi intorno, notò che tutti, più o meno, erano in compagnia e bevevano, ridevano, scherzavano.
Sirius era alle prese con Micheal Corner e una ragazza dai capelli rossi, di Tassorosso, e i due ragazzi sembravano starsi sfidando a braccio di ferro; forse, considerò, erano entrambi un po’ brilli.
Blaise continuava a parlottare con Coleen da inizio serata e Alexis si domandò mentalmente se tra quei due fosse nato qualcosa e se il bel Serpeverde avesse deciso di mettere la testa a posto, anche se ne dubitava parecchio.
Diamond si era avvicinata a Nott e i due, adesso, si stavano baciando con passione, lui seduto su di una sedia e lei a cavalcioni delle sue gambe.
Cameron Touchfeel ridacchiava accanto alla Parkinson, mentre questa estraeva qualcosa da una borsetta e gliela porgeva, anche se Alexis non avrebbe saputo dire di cosa si trattasse, ma non le interessava particolarmente.
Le dispiaceva che Harry non fosse stato invitato a quel piccolo pigiama party: era sicura che lui le sarebbe stato accanto, come sempre. Ma, a quanto pareva, le Untouchable Ravens prediligevano i ragazzacci e, forse, non volevano scatenare una qualche sorta di rissa in Sala Comune, riunendo studenti che, ovviamente, si odiavano.
Come Draco Malfoy ed Harry Potter.
Ma allora, non riusciva a spiegarsi come mai avessero deciso di invitare Luis Cabrisk: anche lui era in aperto conflitto con Draco, ma soprattutto con Blaise, la cosa non avrebbe potuto ugualmente degenerare?
Forse, considerò con un sospiro, ritenevano Zabini più maturo di Draco, sotto quel punto di vista.
E, in effetti, a parte la faida in corridoio, lui e Luis non si erano neanche parlati.
Alexis scosse la testa.
Era chiaro: lei non sapeva proprio divertirsi; si trovava ad una festa e se ne stava lì, da sola, appallottolata su di una poltrona a rimuginare sul niente.
Chinò il capo e poggiò la fronte contro le ginocchia, abbracciandosi le gambe.
Era proprio un caso irrecuperabile.
All’improvviso, una mano delicata si infilò nella fessura tra il suo braccio e il viso, prendendola gentilmente per la mandibola e costringendola ad alzare il capo e a voltare la testa.
Draco Malfoy era di fronte a lei e la osservava dall’alto, con un’occhiata strana, che non avrebbe saputo decifrare. Alexis fece solo in tempo a sorridere timidamente, che lui chinò la schiena e si avvicinò al suo viso, strappandole un bacio al tempo stesso rude e morbido.
Le sue labbra la sorpresero e a lui ci volle poco per infilarle la lingua in bocca e prendere a giocare con quella di lei.
Quando entrambi furono senza fiato, si allontanarono e lui rimase chinato a fissarla, compiaciuto, come sempre, dal rossore delle guance di lei.
Poi, Draco prese posto sul bracciolo della poltrona e le circondò le spalle con un braccio, costringendola a poggiare la testa contro il suo petto.
- Che ci facevi qui da sola? – le domandò piano, abbassando il capo per poterla guardare in viso.
Alexis si strinse in una spalla e le sue labbra si piegarono in un sorrisino obliquo.
- Aspettavo il mio principe. – rispose e il suo sorriso si allargò.
- Ah sì? Sono geloso, sappi che sono pronta a sfidarlo a duello, anche con le spade. – ribatté Draco con aria dura, ma l’occhiata che le rivolse era gentile e divertita.
Alzò una mano e le sfiorò delicatamente la guancia con la punta dell’indice.
Alexis ridacchiò e si accoccolò meglio contro il suo petto, socchiudendo gli occhi.
- Sei stanca? – le chiese apprensivo, continuando a sfiorarla con quelle carezze leggere.
Alexis scosse la testa e poi sospirò.
- No, ma ammetto di non sapermi divertire granché a feste come questa. – disse, con una risatina di scherno verso se stessa.
Draco la strinse di più per le spalle.
- Allora, andiamo via. – propose, guardandola dall’alto con un’occhiata serena.
- E dove? – domandò lei, alzando il viso per poterlo osservare.
- Dove vuoi tu. – si limitò a rispondere, alzandosi e porgendole la mano.
Alexis sorrise e poggiò le dita sul palmo che le era stato offerto; Draco la strinse delicatamente e poi la tirò su, senza alcuno sforzo.
Stavano per incamminarsi verso l’uscita, quando una voce li costrinse a fermarsi.
- Ehi, piccioncini, non potete lasciare la festa proprio adesso! – li riprese Charlie, che si avvicinò a loro con un sorrisone a trentadue denti. – Stiamo per iniziare il gioco!
Alexis corrugò le sopracciglia, piegando il capo su di un lato.
- Che gioco? – si informò Draco, poggiando un braccio attorno alle spalle della Potter.
Charlie sorrise sorniona.
- Il gioco della Bottiglia Magica. Non potete mancare! – comunicò loro con espressione enigmatica, prima di voltarsi e raggiungere gli altri ragazzi, che si stavano pian piano sistemando al centro della Sala.
Alexis si voltò ad osservare Draco, sbattendo ripetutamente le palpebre, un po’ confusa.
- Il gioco della Bottiglia Magica? – domandò incuriosita – Di che si tratta? –
Draco sbuffò e scosse appena la testa, quasi contrariato.
- E’ un gioco abbastanza scemo. – disse con aria annoiata – Ci si dispone tutti in cerchio, attorno alla Bottiglia Magica. Uno dei partecipanti comincia a girarla ed essa, quando si ferma, starà indicando un altro concorrente; poi, all’interno della bottiglia c’è una strana sostanza fumosa che, non appena vengono scelti i due partecipanti, si dirada e mostra un’immagine, indicando cosa i due ragazzi saranno costretti a fare. Infine, il ragazzo che è stato scelto per secondo gira la bottiglia e il gioco ricomincia. È stupido, ma per passare il tempo è abbastanza okay. – spiegò, lanciando un’occhiata alla bottiglia, già posizionata al centro del cerchio che i vari studenti stavano pian piano formando.
- Somiglia al gioco della bottiglia dei Babbani…- rimuginò Alexis, con tono pensoso.
Draco storse il naso in una smorfia e annuì.
- Sì, la differenza sta nel fatto che, qui, non hai alcuna possibilità di ritirarti: sei costretto magicamente a fare ciò che la bottiglia ha stabilito. – chiarì, guardandola dall’alto con un’occhiata più che eloquente, entrambe le sopracciglia sollevate.
- Oh.- fu il commento, un po’ basito, di Alexis. – E che succede se provi a sottrarti? –
- Si dice che gli unici che ci abbiano provato si siano svegliati il giorno seguente con il viso irrimediabilmente sfigurato. – le spiegò, arricciando il naso in una nuova smorfia. Alexis storse le labbra e trattenne appena il respiro, sorpresa e un po’ spaventata. - Comunque, non dobbiamo rimanere per forza: in fondo, ce ne stavamo andando, no? – le disse Draco, lasciandole un buffetto delicato su di una guancia.
Alexis lo guardò dal basso, poi si voltò ad osservare gli studenti accerchiati, con aria indecisa; infine tornò a rivolgere lo sguardo a Draco si morse appena il labbro inferiore, prima di sorridere accomodante.
- No, restiamo: sembra divertente. – annunciò, prendendo Draco per mano.
Lui la fissò dall’alto, un po’ titubante.
- Sei sicura? –
Alexis fece un cenno d’assenso con il capo e sorrise ancora.
Poi trascinò Draco in mezzo  al gruppetto di studenti; si sedettero in terra, la schiena poggiata contro uno dei divani.
Quando tutti gli studenti si furono sistemati intorno alla Bottiglia Magica – per convincere Luis Cabrisk ci erano voluti tutti gli occhi dolci delle Untouchable Ravens – e dopo che Pansy Parkinson ebbe introdotto brevemente le regole, il gioco ebbe inizio.
La prima a girare fu Diamond: la bottiglia vorticò su se stessa, poi rallentò e si fermò ad indicare Charlie Liplose, che emise uno squittio deliziato. Le due ragazze si avvicinarono alla bottiglia e guardarono all’interno: il fumo si diradò lentamente, mostrando l’immagine di un bacio. Arrossirono entrambe, ma poi, un po’ prese dai fumi dell’alcool, un po’ perché non potevano rifiutare, si avvicinarono lentamente. Prima si scrutarono negli occhi, poi si presero i visi tra le mani e si diedero un lungo bacio passionale, che fece applaudire la maggior parte dei ragazzi presenti. Non appena ebbero finito, si allontanarono affannate e poi si presero per mano, alzando le braccia al cielo ed esibendosi in un inchino, accolto da battiti di mani entusiastici e fischia d’approvazione.
Fu il turno di Charlie di girare la bottiglia e quando questa si fermò, andò ad indicare Micheal Corner che, stando a quanto stabilito dall’immagine all’interno del vetro, fu costretto a lasciarsi leccare una guancia dalla Corvonero, che lo fece nel modo più sensuale che conosceva, facendo arrossire il povero Grifondoro che, quando si ritrovò a dover girare la bottiglia, aveva ancora un po’ la testa tra le nuvole.
Questa volta, la prescelta fu Coleen Careye, alla quale Micheal dovette fare una domanda: le chiese se fosse innamorata di qualcuno, in quel momento, e lei fu costretta a rispondere, seppur senza mostrare alcuna vergogna, che non era innamorata di nessuno, ma che aveva sempre provato una grande attrazione nei confronti del Professor Piton, scatenando i commentini depravati dei ragazzi e gli schiamazzi sorpresi delle ragazze.
Coleen li ignorò, dando prova di grande eleganza, e girò la bottiglia: il prescelto, questa volta, fu Theodore Nott, con il quale la Corvonero dovette fare una gara di sguardi – che il tenebroso Serpeverde vinse senza troppe difficoltà, lasciando a Coleen solo la possibilità di alzare le mani in segno di resa e riconoscere onerosamente la sconfitta.
A Theodore Nott toccò fare una carezza lungo tutto il corpo ad Alexandra Black, che rimase rigida per tutta la durata della “punizione”, mentre Draco rifilava un’occhiataccia dietro l’altra al ragazzo, ammonendolo a stare attento a dove andava a sfiorarla.
Quando Theo si allontanò, Alexis poté tirare un sospiro di sollievo; si avvicinò al centro del cerchio e girò la bottiglia.
L’oggetto mulinò sul pavimento, poi rallentò e infine si fermò ad indicare Blaise Zabini, che si avvicinò alla ragazza con un sorrisone. Alexis gli sorrise di rimando ed entrambi si chinarono ad osservare l’immagine offerta loro: la nebbia si diradò e mostrò loro quello che dovevano fare.
Entrambi spalancarono gli occhi e si voltarono ad osservare Draco Malfoy, con aria preoccupata.
Il biondo li osservò di rimando, inarcando un sopracciglio.
- Beh? – li incalzò Diamond, curiosa di sapere.
Alexis si allontanò appena, abbassando lo sguardo.
Era arrossita, decisamente.
Blaise strinse un occhio in una smorfia e si passò una mano sul viso, con espressione indecisa.
Anche lui sembrava un po’ a disagio in effetti.
- Ci…dobbiamo baciare. – mormorò, lanciando un’occhiata obliqua verso Draco, che lo osservò, dapprima impassibile.
Poi, lentamente, la sua espressione si fece di ghiaccio e un nervo bianco gli deturpò la guancia.
- Non osare. – sibilò, guardando l’amico con aria minacciosa e facendo per alzarsi ed interporsi tra lui e la sua ragazza.
Non avrebbe permesso nemmeno a Blaise Zabini di baciarla.
Lei era sua e di nessun altro.

- Ma non possono rifiutarsi di farlo! – pungolò Pansy Parkinson, maligna – Altrimenti domattina si ritroveranno con il viso sfigurato! –
- Sono disposto a sacrificare la loro bellezza. – ribatté Draco, con aria folle.
Solo allora, contemporaneamente, Theodore Nott, Diamond Cherin, le Untouchable Ravens e qualche altro studente, si lanciarono addosso a Malfoy, costringendolo a restare seduto e tenendolo bloccato.
- Ehi, ma che…?!? – si dimenò il biondo, cercando di scrollarseli di dosso, con scarsi risultati. – Lasciatemi! Alexandra: NON OSARE! – li minacciò, ansimando per la fatica.
Alexis lo fissò indecisa, poi tornò a guardare Blaise, che la osservava con aria scoraggiata.
- Dovete farlo! Per la vostra incolumità! – ricordò loro Charlie, faticando a trattenere Malfoy per un braccio.
Blaise annuì e si avvicinò lentamente alla Black, che lo guardò dal basso, imbarazzata ed impotente.
- Mi dispiace, Draco: ma non posso permettere ad una forza magica di uno stupido gioco di sfigurare questo viso perfetto. – disse, con tono orgoglioso.
Poi guardò Alexandra e le mise una mano sulla guancia.
- Non preoccuparti, faremo subito. – le mormorò rassicurante – E poi, sempre meglio che sia io che qualcun altro, no? – la buttò sul ridere e la sua battuta sorbì l’effetto desiderato, perché lei sembrò sciogliersi appena e annuì.
- Scusami, amore. Sappi che penserò a te, comunque. – se ne uscì Alexis, osservando Draco.
Il ragazzo, che si stava ancora dimenando, si fermò di botto nel sentire le sue parole e la guardò stupito.
Poi, incredibile ma vero, arrossì appena.
- Guardatelo, che carino: il freddo Malfoy è arrossito! – esclamò Charlie, tutta entusiasta.
- Sì, è proprio vero! – si aggiunse Cameron, punzecchiandogli una guancia.
- Sembra un pomodoro! – commentò Diamond.
Con una mossa brusca e violenta, Draco si liberò della presa di tutti e li spedì sul pavimento.
- Oh, ma state zitti. – borbottò, ancora imbarazzato, mentre si sedeva con le gambe e con le braccia incrociate e fissava Alexis e Blaise – Che sia una cosa veloce o vi giuro che non la passerete liscia. – li minacciò, assottigliando lo sguardo.
Alexis rise e fu in quel momento di assoluta serenità che Blaise si chinò in avanti, le prese la nuca con una mano e se la avvicinò.
Poi la baciò.
Fu un bacio casto e veloce, appena uno sfiorarsi di labbra; lei quasi non ebbe il tempo di accorgersene, completamente colta alla sprovvista.
- Ecco fatto: visto che non è stato così terribile, principessa? – le disse, facendole un occhiolino.
Alexis lo fissò, ancora imbarazzata, poi scoppiò di nuovo a ridere, mentre tutto intorno a loro si alzavano le proteste dei compagni.
- Ehi, ma che bacio era? –
- Bacio?! Non era nemmeno un bacio! –
- Era uno sfiorarsi accidentale di labbra, una carezza sulla bocca! –
- Vogliamo la lingua! –
- Un bacio vero! –
- Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! Bacio! –
- SILENZIO!- esplose Malfoy, perdendo completamente la pazienza; si alzò così velocemente che nessuno poté impedirglielo, poi si avvicinò alla Black, le cinse le spalle con un braccio e la trascinò via dal centro, rimettendosi seduto nel cerchio e tenendosela ben stretta. – Lei è mia: se la toccate ancora, giuro che vi ammazzo. –
Alexis ridacchiò e si accoccolò contro il suo petto, ancora rossa in viso.
Draco la strinse per la vita, poi, dopo aver rifilato un’occhiataccia a tutti i presenti, chinò il capo ad osservare lei e le prese il viso con una mano, stringendo delicatamente sulle guance e facendole corrucciare le labbra.
- Sappi che, per questa sera, niente più baci: non voglio ritrovarmi a sfiorare indirettamente le labbra di Zabini. –
Alexis gli fece una linguaccia, poi si poggiò con il capo sul suo petto e il gioco continuò.
Non si era voltata nemmeno una volta a guardare Sirius e non aveva intenzione di farlo: aveva paura di vedere l’espressione – sicuramente contrariata ed arrabbiata – del suo viso.
Blaise si avvicinò nuovamente alla bottiglia e la fece girare con un elegante gesto di polso; l’oggetto vorticò, poi rallentò e si puntò niente di meno che su…
Luis Cabrisk.
Il Grifondoro guardò la punta della bottiglia con un sopracciglio sollevato, poi si passò una mano tra i folti capelli nerissimi e si avvicinò a Zabini con un sorriso arrogante.
La cosa preoccupante, però, era l’espressione sul viso del Serpeverde: soddisfatta e compiaciuta.
Come se già sapesse cosa la bottiglia avesse riservato loro.

Alexis si sporse appena in avanti, sempre restando nell’abbraccio di Draco, lo sguardo verde, puntato sui due ragazzi, velato leggermente da una preoccupazione più che comprensibile.
Anche le Untouchable Ravens osservavano la scena con sguardo attento; in particolare, Coleen Careye sembrava voler avvertire Zabini con un’occhiata carica di raccomandazione.
I due ragazzi si squadrarono, poi si chinarono entrambi per scoprire il responso della bottiglia: c’era un punto interrogativo nel mezzo.
Luis si lasciò andare ad un sospiro forzatamente sollevato.
- Bene, è solo una domanda: temevo di doverti baciare, Zabini. – se ne uscì, con tono disgustato.
Blaise gli fece una smorfia infastidita, ma i suoi occhi non persero mai quella scintilla soddisfatta che donava loro una luminosità quasi sinistra. Sogghignò.
“Parti piano: avrai la possibilità di andare a fondo durante tutto il gioco.” gli aveva suggerito Coleen.
Ed era quello che avrebbe fatto: sarebbe partito con una domandina semplice, di pura curiosità genuina.
- Allora, Cabrisk: come fai a conoscere Alexandra? –
Il silenzio avvolse l’intera Sala Comune, mentre tutti, avidi di sapere, rimanevano concentrati sui due.
Alexis si era sporta ancora di più in avanti, districandosi quasi dall’abbraccio di Malfoy, e aveva guardato Blaise con occhi spalancati.
Ma come diavolo gli veniva in mente di fare una domanda del genere?!?
Trattenne il fiato e il suo sguardo preoccupato si spostò sul viso di Sirius che, però, sembrava completamente rilassato.
Sorrideva addirittura con arroganza, mentre chinava il capo verso una spalla e incrociava le braccia al petto, lanciando un’occhiata di sottecchi alla figlioccia.
- Ma che domande sono, Blaise? – intervenne Alexis, senza riuscire a trattenersi.
Tutti si voltarono ad osservarla e, in quel momento, desiderò non aver parlato.
Draco la strinse di nuovo a sé, con un gesto protettivo, e chinò il capo per dirle qualcosa all’orecchio.
- Fa parte del gioco: qualsiasi domanda è lecita. – le spiegò, lanciandole un’occhiata penetrante.
- Sì, ma…- cercò di protestare.
Alexandra aveva veramente uno sguardo tormentato e Draco Malfoy si chiese perché mai fosse così preoccupata della risposta di Cabrisk: che le avesse mentito ancora?
- Tranquilla, Alex. – li interruppe Luis, con un sorriso rassicurante – Non è un problema per me rispondere a questa domanda, non preoccuparti. –
Alexis si girò a guardarlo, con aria dubbiosa, e lui le fece un occhiolino.
- Allora: si può dire che io conosca Alexandra da quando era in fasce. Le ho salvato la vita, una volta, e da allora ho vissuto sempre con lei: siamo stati insieme veramente a lungo, sin da quando lei era solo una bambina. Mi sono sempre preso cura di lei, quando i suoi non potevano farlo, e l’ho sempre considerata come una sorella minore da dover proteggere. – raccontò, con un sorriso delicato sulle labbra.
Rimasero tutti senza fiato, ad osservarlo, ammirati e stupiti dalla dolcezza delle sue parole.
Le Untouchable Ravens e Diamond sospirarono intenerite; Pansy Parkinson fece una smorfia – non sopportava proprio l’idea che quella ragazzina avesse tanti bei ragazzi pronti a proteggerla, specialmente quello che aveva sempre e solo considerato suo; Draco lo fissò inespressivo, poi scese ad osservare Alexis, che aveva sul viso un’espressione meravigliata, addolcita dalle labbra morbidamente piegate in un sorriso sincero e dagli occhi, che avevano ora assunto una tonalità sollevata.
Blaise era l’unico ad avere ancora un’espressione dura sul bel volto, che lo portò ad assottigliare lo sguardo, insoddisfatto e dubbioso.
- Che significa che le hai salvato la vita? – gli domandò un po’ brusco, cogliendo tutti di sorpresa.
Alexis spalancò di nuovo gli occhi, ma, ancora, Sirius si limitò a sorridere tranquillo, mentre si avvicinava alla bottiglia.
- Il tuo turno è finito, Zabini. Aspetta il prossimo, ora tocca me. – rimbeccò altezzoso, ammiccando arrogante.
Blaise avrebbe voluto dire qualcosa – o, in mancanza di argomentazioni valide, spaccargli la faccia a suon di pugni – ma prese la saggia decisione di desistere; rifilò un’occhiataccia carica di astio a Cabrisk e poi tornò al suo posto, accanto a Coleen, che, per calmarlo, gli mise una mano sull’avambraccio e gli fece cenno che c’era tempo, ancora.
La reazione calma del Grifondoro l’aveva sorpresa, questo era vero; ma, invece, quella di Alexandra Black l’aveva incuriosita e le aveva messo in testa una marea di folli dubbi, tra i quali, quello più accreditato era che, nonostante tutta l’arrogante sicurezza di Luis Cabrisk, quei due nascondessero ben più di quanto non fossero disposti ad ammettere.
Luis girò la bottiglia e, quando si fermò, questa stava indicando niente di meno che Pansy Parkinson, che sorrise, maliziosa ed impettita, e si avvicinò, gattonando sensualmente, al bel Grifondoro; entrambi si chinarono ad osservare la scena e, quando il fumo scomparve dal vetro, l’immagine mostrava loro un…
- Bacio! – trillò entusiasta la Serpeverde, mordendosi il labbro inferiore.
Era vero, Cabrisk non le era particolarmente simpatico, ma era veramente bello, e questo non poteva negarlo; inoltre, era deliziata dal fatto di poterlo baciare proprio davanti a quell’odiosa della Black: gelatina per Cioccorana.(*)
Luis si esibì in un sorrisino di scherno e si strinse nelle spalle, come a dire “se proprio devo.” Ma, ad essere sinceri, non sembrava poi così tanto dispiaciuto.
I due si avvicinarono, lentamente; poi, la Parkinson lanciò un’occhiata di sottecchi ad Alexis e vi impresse tutta la cattiveria maliziosa di cui era capace.
La Black spalancò lo sguardo e osservò la scena con espressione attonita: Pansy aveva infilato una mano nei folti capelli neri di Luis – di Sirius! – e lo aveva trascinato a sé, travolgendolo con un bacio carico di passione e doppi sensi più che espliciti, in un gioco di lingue vagamente osceno. Anche Cabrisk rispose con lo stesso trasporto – come biasimarlo? Dopo tutto, quanto tempo era che non baciava qualcuna? E poi, lui era pur sempre il Malandrini e Don Giovanni Sirius Black, per tutte le cavallette! – e le cinse la vita con entrambe le braccia, avvicinandosela e divorandole le labbra. (**)
Alexis fu costretta ad abbassare lo sguardo, le guance rosse per la vergogna.
Insomma: Luis Cabrisk era pur sempre il suo padrino!
Non ce la faceva ad osservare una scena simile.

Quando i due ebbero finito di dare spettacolo, erano entrambi affannati e si lanciarono occhiatine divertite e un po’ maliziose, mentre intorno a loro esplodevano battiti di mani entusiastici e fischia d’approvazione.
Alexis si ritrovò a sospirare, sollevata che quella scena disgustosa fosse finalmente terminata, e abbandonò il capo contro il petto di Draco che la strinse un po’ di più a sé.
Se, in effetti, aveva avuto ancora qualche dubbio nei confronti degli interessi di Cabrisk per la Black, adesso si era quasi convinto che davvero fra loro non ci fosse niente di più che affetto fraterno: nessuno avrebbe mai baciato una ragazza, come lui aveva fatto con Pansy, se provava qualcosa per un’altra ragazza.
La Parkinson si esibì in una smorfietta soddisfatta, mentre Luis tornava al suo posto e riceveva una poderosa pacca sulla spalla da due suoi compagni di Grifondoro.
In quel momento, un’ombra scura gli attraversò lo sguardo, mentre un flash di memorie antiche si faceva largo nella sua mente.
C’era stato un tempo, in cui aveva partecipato ad un altro festino, solo che era stato nella Sala Comune di Tassorosso; anche allora avevano deciso di passare il tempo con il gioco della Bottiglia Magica e a lui era capitata la stessa cosa: dover baciare un’avvenente Corvonero che, ovviamente, non aveva affatto disdegnato. Il loro bacio focoso era stato accolto da battiti di mani entusiastici ed urla e, quando era tornato al suo posto, c’erano stati i suoi amici a dargli delle pacche affettuose sulle spalle.
Remus Lupin.
E James Potter.

Una strana fitta al cuore gli fece trattenere il respiro e lo costrinse a tornare bruscamente alla realtà.
Merlino, perché?
Fu contento di notare che nessuno sembrava essersi reso conto della sua momentanea assenza mentale.
Il suo sguardo, quasi inconsapevolmente, andò a cercare quello verde di Alexis Potter.
Sempre così dolorosamente simile a quello di Lily Evans.
Se non ricordava male, quella sera anche lei e James erano stati costretti dalla Bottiglia Magica a scambiarsi un bacio e Potter ne aveva approfittato largamente, meritandosi poi uno schiaffo poderoso sulla guancia, che aveva riportato le cinque dita rosse fino al giorno seguente. Ma Sirius aveva sempre pensato che quel bacio aveva svegliato la Evans, perché da quel momento in poi, i due avevano appianato le loro schermaglie e avevano cominciato ad avvicinarsi.

La vide, ancora abbracciata a Draco Malfoy, ma notò immediatamente che c’era qualcosa che non andava.
Aveva sul visino tondo un’espressione atterrita, messa in evidenza dagli occhi spalancati e le labbra socchiuse; c’era qualcosa di terribilmente spaventato in fondo allo smeraldo sincero del suo sguardo e la cosa lo spinse ad entrare immediatamente sulla difensiva.
Che stava succedendo?

Luis guardò la bottiglia: indicava proprio Alexis e, tra le nebbie diramate appariva un punto interrogativo, segno che Pansy le aveva rivolto una domanda.
Ma che genere di domanda?
Non aveva sentito, perso nei suoi ricordi.

La Parkinson aveva un’espressione trionfante sul viso truccato e tutti fissavano la scena, avidi di sapere.
- Allora, chi si nasconde davvero dietro la dolce ed indifesa Alexandra Black? – ripeté Pansy, illuminando Sirius che, finalmente comprese il perché del terrore negli occhi della sua figlioccia.
Era sicuro che Pansy Parkinson non sospettasse nulla su di lei e sulla sua vera identità, ma che le avesse fatto quella domanda semplicemente perché credeva che Alexandra non fosse una ragazzina pura e delicata come sembrava, ma stesse solo recitando una parte – probabilmente per abbindolare Malfoy; il problema era che, posta in quel modo, la domanda aveva un’altra pericolosa risposta dietro e Alexis non si poteva assolutamente rifiutare di rispondere o il suo viso sarebbe rimasto sfigurato a vita.
Mentre meditava su cosa fare, la voce di Draco Malfoy interruppe la situazione.
- Ma che razza di domande sono queste, Pansy? Che intenzione hai di scoprire, con un interrogativo del genere? – sbottò, stringendo Alexis a sé con fare protettivo, la voce tesa.
Sembrava improvvisamente preoccupato e sulla difensiva, notò Sirius, come se…lui sapesse.
- La domanda è la mia e chiedo ciò che voglio. – rimbeccò la Parkinson, soddisfatta di essere riuscita a creare quell’atmosfera tesa; d’altro canto, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere e la cosa la deliziava: non avrebbe cambiato domanda neanche per tutti i Galeoni del mondo.
Il resto della Sala osservava la scena in silenzio e tutti, specialmente Blaise Zabini e le Untouchable Ravens, si stavano domandando se Alexandra Black avesse davvero qualcosa da nascondere.
- Fa parte del gioco, qualsiasi domanda è lecita. – si inserì Coleen Careye, ripetendo le stesse parole utilizzate dallo stesso Malfoy poco prima.
- Esatto. E la tua bella dovrà rispondere, se domani non vorrà ritrovarsi con il viso deturpato dalle cicatrici. Chissà se riuscirai ad amarla ancora, dopo. – lo schernì maligna la Parkinson, lanciandogli un’occhiata di sfida.
Draco strinse Alexis a sé, come volesse proteggerla, e rifilò a Pansy uno sguardo veramente cattivo, che la fece deglutire, spaventata.
Alexis stava ancora fissando la bottiglia, con sguardo vaco, in una situazione di stallo.
Che cosa doveva fare?
- Io…- cominciò, con un mormorio appena accennato, catturando l’attenzione di tutti.
Aveva improvvisamente lo sguardo lucido, come se la cosa le costasse una fatica immane.
No.
Non poteva permetterglielo.
Lui doveva proteggerla a qualsiasi costo.
Doveva proteggerla per loro.
Per lui.
Per James Potter.

- FINITE INCANTATEM! –
L’urlo di Luis Cabrisk squarciò il silenzio della Sala Comune, facendo sobbalzare tutti i presenti. Un fascio di luce grigia si schiantò con violenza sulla bottiglia, che esplose immediatamente in mille pezzi.
Pansy Parkinson gridò, mentre si lanciava all’indietro e si difendeva dalle schegge sollevando entrambe le braccia.
Quando il silenzio tornò a regnare sovrano, tutti quanti si voltarono ad osservare Luis Cabrisk, che adesso era in piedi, bacchetta alla mano, espressione violenta sul bel viso, respiro affannato.
- Ma che…? – sussurrò Charlie Liplose, spaventata.
Ma prima che qualcuno potesse anche solo fare un’altra considerazione, Luis Cabrisk si era voltato ed era uscito a tutta velocità dalla Sala Comune, sbattendosi violentemente la porta alle spalle e facendo tremare le mura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

(*) Gelatina per Cioccorana sta per il nostro “Pan per focaccia”, espresso ovviamente in termini consoni al mondo magico. E’ totalmente una mia invenzione, quindi se voleste utilizzarla in futuro nelle vostre fan fiction, inseriti i credits ;)

 

(**) No, non uccidetemi: non avrei mai voluto scrivere qualcosa riguardo questa coppia decisamente Crack come è Sirius/Pansy, ma la scena è venuta da sé e non ho potuto fare niente per impedirla! Non preoccupatevi, in futuro non ci saranno mai più scene riguardanti questi due personaggi insieme: lei è sempre innamorata di Draco e lui…beh, Sirius non può proprio abbassarsi a provare attrazione per una come la Parkinson!
Per quanto riguarda la passionalità del bacio, credo di aver già spiegato tutto all’interno della scena: Luis è un bel figliolo – e poi Pansy voleva far rosicare Alex, diciamocela! – e Sirius era in completa astinenza da quindici anni, ci stava tutto xD

 

 

 

 

Salve a tutti!
Ecco il capitolo 40 di questa storia!
Non mi sembra vero che mancano solo 10 capitoli e poi, finalmente, questa storia vedrà scritta la parola fine! Ormai cominciavo sinceramente a disperare di vedere il traguardo avvicinarsi! Forse, per il terzo compleanno di questa fan fiction ce la farò davvero a postare il tanto agognato epilogo! Quindi, resistete ancora un po’ insieme a me e tagliamo la linea di arrivo insieme! :D

 
Sono piuttosto di corsa, perché a breve dovrei uscire, ma non posso proprio non aggiornare, quindi vi lascio semplicemente qualche breve nota, sperando ovviamente che il capitolo vi sia piaciuto e che vi spinga a farmi sapere che ne pensate!

 

1 – Il concorso, come detto nello scorso capitolo, è ufficialmente cominciato! Le dolcissime _M e l_ ed elita hanno scritto le loro one-shot, che vi pubblicizzo:

 

 After All di _M e l_

 Mai più solo di elita

 

 

Leggetele, perché meritano davvero! *__*
Sono entrambe, come richiesto dal concorso, dei missing moment di questa fan fiction!
Se vi va, lasciate loro anche un commentino: saranno un metodo di criterio del giudizio finale!
Inoltre, magari, vi spinge a provare anche voi a partecipare al concorso: ricordo che ci sono numerosi premi anche per chi partecipa e non riesce a vincere, quindi fatevi avanti! Avete tempo un’altra settimana, perché il concorso chiuderà sabato 13 Agosto!

 

 

2 – Ho faticato davvero a concludere questo capitolo entro oggi – infatti è fresco fresco di scrittura xD – indi per cui, dal momento che la settimana prossima sarà piuttosto impegnata, vi avverto che il prossimo aggiornamento salterà di una settimana: verrà fatto Sabato 20 Agosto! Nel frattempo: recensite, recensite, recensite! (Fatemi contenta *_*)

 

 

 

3 – E, ancora, pubblicità allo spin-off di “Un particolare in più” scritto dalla bravissima  EleanorMair 

 

 

...Odi et Amo...

 

 

Leggete e commentate la sua storia, è un ordine è____é

 

 

4 – Una carissima ragazza, che io adoro dal profondo del mio cuore e che non smetterò mai di ringraziare *__*, ha fatto due disegni stupendi su questa fan fiction e, sebbene li debba ancora concludere, non posso che mostrarveli orgogliosa!
Grazie, Teresa <3
{E’ terryborry qui su EFP, andatela a cercare, è bravissima *_*}

 

Disegno 1

Disegno 2

 

 

Ditemi, sapete riconoscere a quali capitoli appartengono le due scene?*___*

 

 

 

Bene, ora scappo sul serio, o finisce che non riesco a postare prima di andare via!
Grazie a tutti quelli che mi seguono *____*
Un bacione enorme e a tra due settimane <3

 

 

Giulia

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Capitolo 41
*** Una serata pericolosa {parte #2} ***


cap41

~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

Capitolo XLI
Una serata pericolosa {parte #2}

 

 

 

 

 

 

 

L’intera Sala Comune di Corvonero era rimasta pietrificata dalla reazione improvvisa di Luis Cabrisk. Dovevano essere passati almeno cinque minuti, da quando il nuovo studente era esploso ed aveva abbandonato la stanza, con fare veramente arrabbiato, e nessuno aveva avuto ancora il coraggio di parlare. Stavano tutti fissando la porta che il Grifondoro si era violentemente sbattuto alle spalle, senza prestare alcuna attenzione alle proteste dei quadri che, per colpa dello scossone, erano scivolati in terra.
Blaise Zabini aveva sul viso un’espressione di puro sconcerto: entrambe le eleganti sopracciglia erano oltremodo corrugate, lo sguardo blu era ridotto ad una fessura scintillante di dubbio e le labbra erano appena schiuse.
Perché mai Luis Cabrisk era esploso così all’improvviso?
Pansy Parkinson aveva sollevato un sopracciglio e si era stretta le braccia al petto, oltremodo indispettita da quel comportamento violento: non solo la sua preziosa bottiglia era stata ridotta in frantumi – rischiando anche di ferirla con i suoi frammenti, che si erano dispersi nell’aria dopo l’incantesimo di Cabrisk -, ma non era nemmeno riuscita a carpire alcuna informazione su quella maledetta Black.
Che cosa importava a quel neo-Grifondoro della risposta di Alexandra Black?
Le Untouchable Ravens erano state le prime a rompere quel silenzio e, immediatamente, si erano radunate, cominciando a parlottare a bassa voce della situazione attuale.
Cosa nascondeva veramente Luis Cabrisk?
Era qualcosa collegato alla Black?

Diamond Cherin osservava ancora la porta con espressione confusa; dopo aver battuto diverse volte le palpebre, disorientata, si era voltata verso Theodore Nott, con una muta domanda stampata in viso, ma quello era stato solo in grado di fare spallucce e scuotere il capo.
Draco Malfoy teneva stretta Alexandra Black contro il suo petto, forse con una presa un po’ troppo violenta, perché il pugno chiuso, che si poggiava contro un fianco di lei, lasciando al braccio la possibilità di circondarle lo stomaco, tremava impercettibilmente.
Eppure, lei non sembrava nemmeno sentire la sua pressione, perché non protestò in alcun modo né cercò di divincolarsi: aveva lo sguardo verde enorme di apprensione, mentre fissava la porta con la bocca spalancata; era improvvisamente cerea in viso e dava l’impressione di qualcuno che era sul punto di svenire.
Chi si nascondeva veramente dietro Alexandra Black?
Quella domanda risuonò contemporaneamente nella testa di tutti i presenti, illuminandoli come un fulmine nella notte oscura; si voltarono, spaventosamente in contemporanea, a guardare la fonte di tutto quel subbuglio: Alexandra Black.
Ma, nel momento esatto in cui una decina d’occhi incontrarono quel visino angosciato, lei si alzò in piedi di scatto, sfuggendo facilmente alla presa di Malfoy che, ancora seduto in terra, la fissò dal basso con espressione indecifrabile.
C’era qualcosa di strano, in fondo ai suoi occhi; qualcosa che nemmeno Blaise Zabini gli aveva mai visto.
Alexandra non degnò nessuno di uno sguardo, se non Malfoy, al quale rivolse un’espressione a metà tra lo sconvolto e il triste.
Aveva gli occhi lucidi e questo gli fece quasi mancare il respiro nel petto.
Poi, senza dire una parola, Alexandra Black corse via, inseguendo probabilmente  Luis Cabrisk.
Tutti la fissarono confusi e sempre più sospettosi.
Alexandra Black e Luis Cabrisk avevano qualcosa da nascondere, ormai era chiaro a tutti.
Ma cosa?

I presenti si voltarono a guardare Draco Malfoy che, dall’espressione atterrita del viso, doveva sapere qualcosa; ma nessuno fece in tempo nemmeno a fiatare, perché anche lui si defilò presto, abbandonando la Sala.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva corso per i corridoi bui di Hogwarts, non preoccupandosi di nient’altro che di trovarlo; fortunatamente, non ci mise molto: le bastò seguire il rumore insistente di qualcosa che si abbatteva con rabbia contro il muro.
Cosa che, non appena ebbe svoltato l’angolo, scoprì essere il pugno, già martoriato, di Luis Cabrisk.
Se ne stava lì, da solo, nella penombra di una candela tremula, che illuminava a malapena il suo viso infuriato, nascosto da ciocche di lunghi capelli neri, che gli si appiccicavano sulla fronte madida di sudore. Era poggiato con una mano al muro e l’altra, chiusa in un pugno, tanto violento da far risaltare i tendini azzurrini sul dorso diafano, si stava scagliando ripetutamente contro i mattoni in pietra, con colpi precisi e rabbiosi: continuando di quel passo, avrebbe anche potuto scalfire il muro e creare un buco; peccato che, prima di distruggere i lucidi mattoni del castello, si sarebbe completamente frantumato le nocche che, già graffiata in più punti, erano completamente rosse di sangue, che sporcava il muro, colava lungo il suo palmo, macchiava il pigiama blu e cadeva in terra, con gocce che, nel silenzio della notte, risuonava con tetri “plic”.
Alexis rimase a fissarlo per quelli che, almeno a lei, sembrarono attimi infiniti; non sapeva cosa fare, cosa dire; quasi si era dimenticata anche come muoversi e come respirare.
Luis – Sirius, le tuonò sconvolta una vocina nella sua testa – non sembrava neanche averla notata e continuava a sfogare la sua ira con colpi forti e ben assestati.
Forse non sapeva cosa fare, ma di una sola cosa era completamente certa: doveva fermarlo, prima che la sua mano si fosse ridotta in frantumi.
Prese un respiro lento e profondo, poi deglutì a fatica e, piano, fece dei piccoli passi in direzione del padrino.
- Luis…? – lo chiamò, sottovoce, quasi avesse paura ad emettere un suono di qualche tono appena più alto.
Il moro non sembrò neanche sentirla, perché, imperterrito, continuò a scaraventare i suoi pugni contro la parete.
Alexis si avvicinò ancora di più, il cuore che, vuoi per l’agitazione, vuoi per lo spavento, vuoi per tutta quella situazione sempre più incasinata, le martellava violentemente nel petto.
Sembrava quasi andare in sincronia con i pugni di Sirius.
Tum.
Pugno.
Tum-Tum.
Cuore.
Tum. Tum. Tum.
Pugno. Cuore. Pugno.
Tum.
Cuore.

- Luis? – lo richiamò, sempre in un sussurro, e anche questa volta lui non la degnò di nessuna considerazione.
Plick.
Gocce di sangue che colavano dalla mano e cadevano sul pavimento.
Tum.
Pugno violento.
Tum-Tum.
Cuore.
Stomaco in subbuglio.
Vista sfocata.
Lacrime?
Reprimerle.
Respirare.

-Luis?- fece l’ennesimo tentativo di richiamare la sua attenzione, ma, ancora una volta, il ragazzo sembrò non sentirla e la ignorò prontamente, continuando a sfogare la sua rabbia contro il muro.
Ormai era così vicina che le sarebbe bastato allungare una mano per riuscire a sfiorarlo. Timidamente, prese coraggio e lo fece: sollevò il braccio e gli afferrò gentilmente il polso.
-Luis, basta così…smettila.-
Sirius sembrò riprendersi solo in quel momento: si voltò di scatto ad osservarla, quasi spaventato, come se davvero l’avesse notata solo in quel momento. I suoi occhi blu brillarono nel buio di un’espressione davvero terrificante: erano un misto di sorpresa, rabbia, frustrazione e confusione. La fissò per qualche istante, come se non riuscisse davvero a metterla a fuoco e a capire chi fosse.
Alexis sostenne la sua occhiata, con aria preoccupata, e strinse appena la presa attorno al polso del ragazzo, che tremava ancora violentemente sotto le sue dita.
Luis fece per sottrarsi bruscamente dalla presa della figlioccia, per tornare a concentrare la sua attenzione contro il muro ma, inaspettatamente, lei riuscì a trattenerlo e l’unico risultato ottenuto fu quello di farla appena barcollare.
-No, non ci pensare neanche a ricominciare. Ti stai facendo del male: guarda le tue nocche…-  lo fermò, abbassando poi lo sguardo sulla mano, ancora chiusa a pugno, sul cui dorso scivolavano copiosi rivoli di sangue.
Luis non disse nulla e si limitò a continuare a fissarla, senza prestare alcuna attenzione alle nocche precedentemente menzionate. Alexis rialzò lo sguardo per incatenarlo a quello apparentemente cieco del padrino e sospirò, muovendo delicatamente le dita per accarezzargli l’avambraccio.
-Capisco la tua rabbia, ma devi stare tranquillo…non è successo nulla di irreparabile e nessuno ha scoperto la verità: grazie al tuo incantesimo siamo salvi. – cercò di rassicurarlo, mentre gli mostrava un sorrisino evidentemente tirato e ancora nervoso –Certo, ora tutti avranno mille domande e sospetti su questa tua strana reazione, ma, in fondo, cosa importa? Lascia che parlino e facciano le loro congetture, questo non li porterà di certo a scoprire la verità. Quindi, sta’ tranquillo e smettila di voler prendere a pugni il muro, perché, comunque, non aiuterà a risolvere le cose. – gli disse e, man mano che parlava, il suo viso sembrava prendere consapevolezza delle sue stesse parole e si rilassava appena, lasciando risplendere gli occhi verdissimi di tenerezza e il sorriso scintillante di rassicurazione.
Luis continuò a fissarla imperterrito, quasi perso in un vortice di pensieri che gli adombravano lo sguardo. Alexis, continuando a sorridergli e ad accarezzargli il braccio, piegò il viso su di un lato e gli si avvicinò appena, come se cercasse di catturare l’attenzione dei suoi occhi.
-Ehi, mi stai ascoltando, almeno? – lo schernì, con tono quasi divertito. – Sirius…?- lo chiamò poi, con voce flebile.
Ma, non fece in tempo a dire altro.
Sembrava che, solo quel nome, appena sussurrato, fosse riuscito a risvegliarlo completamente.
La cosa successe troppo in fretta perché Alexis avesse anche solo il tempo di capire come Merlino avesse fatto a ritrovarsi con le spalle contro il muro, una mano di Luis che le artigliava un braccio e l’altra che si premeva duramente contro la sua bocca.
Incredula e scioccata, rimase a fissarlo impietrita, il cuore che le martellava nel petto per lo spavento.
Sirius, adesso, la sovrastava con fare rabbioso; i suoi occhi blu che, solitamente, le rivolgevano sempre sguardi affettuosi e carichi di un amore incommensurabile, la fissavano ora con una nota cupa e minacciosa, che li rendeva quasi ostili e…terrificanti.
Alexis non aveva mai avuto paura di Sirius – e come avrebbe mai potuto, in fondo? – ma, in quel momento, la terrorizzò.
- Non.Pronunciare.Più.Quel.Nome. – le sibilò freddo, ad un centimetro dal suo naso.
Il suo fiato le accarezzò le guance, improvvisamente accaldate, e la fece rabbrividire. Mugugnò qualcosa, agitata, e cercò di dimenarsi, ma la presa di Sirius si fece appena più decisa.
Anche se sembrava decisamente conoscere il limite di pressione da dover esercitare per non farle davvero male.
Non la lasciò andare e si avvicinò ancora a lei, tanto che i suoi capelli lunghi le sfiorarono la fronte.
- Hai capito?- le domandò, con tono duro.
Alexis lo fissò dal basso, adesso decisamente preoccupata, e si limitò ad annuire appena.
Solo allora lui lasciò scivolare via la mano dalle sue labbra, ma non si allontanò. Rimase lì, davanti a lei, a sovrastarla con quell’occhiata minacciosa, l’altra mano che ancora si stringeva quasi compulsivamente intorno al suo braccio.
- L-Luis…Mi stai facendo male…- si lamentò infatti poco dopo.
Sirius sembrò risvegliarsi davvero e completamente solo in quel momento.
Ma ci mise un attimo di troppo perché qualcuno, dal fondo del corridoio, aveva osservato la scena con occhi argentati che, adesso, rilucevano nel buio come stelle morenti.
-STUPEFICIUM!-
L’urlo rabbioso di Draco Malfoy si disperse nel corridoio, mentre il fascio di luce rossa che scaturiva dalla sua bacchetta si dirigeva velocemente verso Luis Cabrisk.
Fortunatamente, i sensi sviluppati di Sirius – dovuti alla sua controparte canina – lo avevano avvertito già da qualche secondo del pericolo imminente: così, era stato svelto ad estrarre la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e a formare un arco nell’aria, davanti a sé e ad Alexis, che aveva velocemente scostato dal muro per stringersela al petto con fare protettivo.
-PROTEGO!-
Il raggio rosso si infranse violentemente contro la barriera invisibile, riducendosi in mille scintille innocue, che volarono nell’aria e bruciarono velocemente, scomparendo nelle tenebre.
Alexis, adesso stretta contro il petto muscoloso di Luis Cabrisk, guardava Draco Malfoy con occhi enormi sul visino improvvisamente pallido: il ragazzo stava avanzando lentamente, con passi studiati e circospetti, la bacchetta minacciosamente puntata contro il Grifondoro, le dita che si stringevano attorno ad essa compulsivamente. Era teso e all’erta, con le spalle rigide e gli occhi grigi fiammeggianti di un’ira che,  difficilmente, sarebbe ancora riuscito a trattenere. Stava guardando Luis dritto in viso, come se non vedesse altro a parte quello.
Adesso che era entrato nel cono di luce proiettato dalla torcia più vicina, era chiaro che avesse corso per raggiungerli: i capelli erano tutti scompigliati e gli ricadevano sul viso in ciocche disordinate; le guance erano appena rosate e la bocca socchiusa, ancora alla ricerca di quell’aria che faceva alzare e abbassare velocemente il petto asciutto.
Alla luce aranciata delle fiamme, la sua espressione era ancora più spaventosa.
- Draco! – riuscì finalmente ad esclamare Alexis, dopo un primo momento di stallo e sorpresa.
Esattamente come Sirius prima, neanche lui sembrò sentirla, perché non le presto assolutamente attenzione.
Mentalmente, la ragazza si chiese se non fosse diventata invisibile.
Fece per allontanarsi dalla presa del padrino, ma quello non gliene diede la possibilità: strinse appena il braccio sulle sue spalle e la tenne stretta a sé.
Sottilmente ben consapevole di quanto ciò desse fastidio al più giovane dei Malfoy.
- Oh, ma bene! – se ne uscì poco dopo Luis, con tono stranamente gioioso – Il ragazzino sa lanciare anche incantesimi di livello superiore a quello del suo anno, ma complimenti! – lo prese in giro, accompagnando le sue parole con un lieve battito di mani.
Non lo teneva sotto tiro con la bacchetta, come invece stava facendo Draco, e questo simboleggiava chiaramente quanto poco temesse quella brutta copia di Lucius Malfoy.
Draco ignorò le sue parole, ma la sua mascella si contrasse appena.
- Lasciala andare. – fu l’unica cosa che disse, con tono imperioso, gli occhi che bruciavano ancora di ira.
Luis Cabrisk lo osservò, sollevando appena un elegante sopracciglio, con aria stupita. Poi, lentamente, il suo sguardo andò a posarsi su Alexis Potter, ancora stretta tra le sue braccia, che lasciava scorrere gli occhi dall’uno all’altro, con espressione decisamente angosciata.
La fissò per qualche secondo, fino a catturare completamente la sua attenzione: la sua figlioccia lo guardò dal basso, a metà tra il confuso e l’ansioso; piano, Luis alzò una mano e le portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, con una carezza.
Carezza gentile e rassicurante, per lei.
Carezza maledetta e odiosa, per Draco.

Il biondo fece un altro passo avanti, con fare minaccioso, senza mai smettere di puntare la bacchetta contro il Grifondoro.
Lo odiava, almeno quanto odiava Harry Potter.
No, forse, lo odiava anche di più.

Cabrisk sogghignò appena, sottilmente divertito da quella situazione: aveva proprio bisogno di sfogarsi e Malfoy faceva decisamente al caso suo; era sicuro che prendere a pugni la sua faccia sarebbe stato molto più divertente che fare a cazzotti con il muro.
Doveva solo provocarlo.
Lentamente, si voltò di nuovo a fronteggiarlo, stringendo un po’ di più Alexis e facendole aderire una guancia contro il petto.
- Lasciarla andare? – ripeté, con aria innocente – E perché mai? Perché sei tu ad ordinarmelo? – lo schernì, sogghignando beffardo. Poi, facendosi improvvisamente serio, aggiunse – A proposito, grande eroe che cerca di salvare una donzella che NON è in pericolo, ti rendi conto che se io non avessi avuto questi riflessi, il tuo incantesimo avrebbe colpito anche lei? – lo accusò, stringendo gli occhi.
Inaspettatamente, Draco sorrise.
- Un motivo in più per allontanarti da lei, non trovi? – rimbeccò sicuro.
Finalmente, dopo alcuni attimi di debole lotta, Alexis riuscì a sottrarsi dalla presa di Sirius, che la lasciò andare, mentre lei si poneva al centro esatto tra i due.
Era da un po’ di tempo a quella parte che si ritrovava sempre in quelle situazioni: era proprio stanca di avere a che fare con dei ragazzini che, alla minima incomprensione, scattavano sull’attenti e si dichiaravano guerra!
Li guardò decisa, le sopracciglia corrugate.
- Adesso basta così! Vi pare il caso di mettervi a litigare in mezzo al corridoio in piena notte? – li riprese, portando le mani, chiuse in due pugni, sui fianchi.
Entrambi la fissarono per qualche istante, quasi indecisi sul da farsi.
- Sì, a me pare proprio il caso, dato che il tuo ragazzo, qui, sembra avere delle rimostranze da fare. – se ne uscì Luis, avanzando di un passo, le belle labbra piegate in un sorrisino storto.
Alexis si voltò a lanciargli un’occhiataccia, ma non fece in tempo a replicare.
- Se tu imparassi a tenere le tue mani lontane dalle mie cose, non avrei assolutamente nessun problema. – rispose Draco, facendo anche lui un passo in avanti, la bacchetta ancora spianata.
Questa volta, fu il suo turno di meritarsi un’occhiataccia ammonitrice da parte della Potter, ma cadde completamente nel vuoto, perché lui stava fissando il Grifondoro, come se non vedesse altro.
- Dalle tue cose? – lo rimbeccò Luis, con una smorfia a metà tra il disgustato e lo stupito – Non sapevo che lei…- e qui sollevò una mano per sfiorarle un braccio, lentamente, cosa che costrinse Alexis a prestargli nuovamente tutta la sua attenzione, anche se solo per rifilargli un’altra occhiata storta -…fosse una cosa.-
Draco strinse gli occhi e la mano intorno alla bacchetta tremò appena, mentre la punta scintillava pericolosamente.
- E dimmi…- continuò Cabrisk, con un sorrisetto malsano – Te la sei comprata o l’hai conquistata con le tue…abilità? – si informò, inarcando entrambe le sopracciglia – Magari hai ereditato da tuo padre il suo più grande talento: strisciare e chiedere pietà, e non intendo come una fiera Serpe, ma come uno schifoso verme.-
- LUIS!- lo riprese Alexis, scioccata.
Si voltò immediatamente a fronteggiarlo e, mentre i capelli le ondeggiavano intorno al viso, per poi riposarsi sulle spalle, gli occhi brillavano di puro disappunto.
-Adesso stiamo esa…- ma non fece in tempo a concludere una frase.
Inaspettatamente, un raggio di luce marroncina l’aveva sfiorata, senza tuttavia colpirla né farle del male: le aveva solo smosso appena i capelli, centrando poi il suo obiettivo, Luis Cabrisk. L’incantesimo, fatto mentalmente, era decisamente poco potente, ma era riuscito a tagliare la guancia del Grifondoro, sulla quale adesso compariva una linea rossa che, immediatamente, cominciò a gocciolare.
Alexis osservò la scena, spalancando occhi e bocca, sconcertata e spaventata.
Poi, velocemente, si girò per guardare Draco: aveva la bacchetta ancora sollevata nel gesto di compiere quell’incantesimo non verbale(*) che, evidentemente, gli era costato uno sforzo enorme; aveva il fiatone, le guance arrossate e la fronte madida di sudore. Eppure, i suoi occhi scintillavano ancora di una rabbia incontrollabile, che aveva trovato il modo di uscire quando anche l’ultima goccia aveva fatto definitivamente fatto traboccare il vaso decisamente piccolo della sua pazienza.
-Draco…- sussurrò, ancora scioccata; il suo avrebbe dovuto essere un rimprovero, ma la sua voce era così flebile e priva di vera intenzione ammonente, che risultò più un debole sussurro stanco.
Lentamente, lo sguardo di Draco scese su di lei e, in quel solo istante, a lei sembrò che divenisse appena più caldo, come se il solo vederla, così vicina a lui, riuscisse a placarlo appena.
Sirius Black, nel suo corpo giovane e perfetto, era rimasto impietrito da quell’attacco improvviso. Senza più riuscire a vedere niente di fronte a sé, come se fosse stato improvvisamente inglobato in un’oscurità tutta sua, sollevò una mano e si sfiorò la piccola ferita: i suoi polpastrelli si bagnarono di sangue e, quando sollevò le dita per poterle osservare, il liquido luccicò al bagliore fievole della torcia. Le sue mani cominciarono a tremare, subito seguite dalle braccia e dalle spalle, alla ricerca di un controllo contro la rabbia che sarebbe molto presto svanito nel nulla.
Infatti, con un ruggito spaventoso, si riscosse da quel breve periodo di torpore e agguantò nuovamente la bacchetta, puntandola contro Malfoy.
- QUESTA ME LA PAGHI!! – urlò iracondo, pronto a scagliare un incantesimo.
Alexis, ancora una volta, fu lesta a girarsi. Facendo un passo in avanti, si parò di fronte al padrino e gli mise entrambe le mani sul petto, cercando di fermarlo.
- No! Luis, ti prego! Calmati! Lascia stare! – gridò, disperata, facendo scorrere una mano per afferrargli il polso e cercare di fargli abbassare la bacchetta, la cui punta già scintillava pericolosamente.
Gli occhi blu del Grifondoro si ridussero a due fessure lucenti d’ira, mentre si fissavano in quelle disperati della figlioccia.
- LASCIAR STARE?!? – abbaiò, il petto che tremava sotto la sua mano piccola – NON CI PENSO PROPRIO: QUESTO BASTARDO HA PESTATO LA CODA AL CANE SBAGLIATO! ORA REGOLIAMO I CONTI UNA VOLTA PER TUTTE! – sbraitò, cercando di sottrarsi alla presa resistente della ragazza.
Draco, appena dietro di loro, lo guardava con aria seria, la bacchetta spianata davanti a sé, pronto a scagliare incantesimi e a difendersi.
Se credeva di spaventarlo solo perché era più grande, allora si sbagliava di grosso.
A vincere non è mai il più grande, ma il più forte.
Suo padre gli aveva insegnato tante cose, con rigida severità, e tra quelle, c’era sì, anche lo strisciare, ma quello elegante dei serpenti che, subdoli, circondano le proprie vittime prima di stringerle in una morsa letale.

- Luis, no! Ti prego, ascoltami! E’ irragionevole! Qui, in mezzo al corridoio: è già un miracolo che non sia arrivato nessun insegnante e non ci abbia sbattuti fuori da Hogwarts a suon di incantesimi dove non batte il sole! Per favore, calmati!- lo implorò Alexis, artigliandogli la camicia del pigiama.
Cabrisk la fissò di nuovo, poi sorrise beffardo, mentre dirigeva il suo sguardo cattivo su Malfoy.
- Cos’è, non sai neanche difenderti da solo? Fai proteggere il tuo prezioso culo dalla tua fidanzatina? – lo schernì, arricciando le labbra.
- LUIS!! – lo riprese ancora Alexis, affannata dallo sforzo di tenerlo fermo.
- Adesso mi hai proprio stancato! – esclamò Draco, accorciando la distanza tra di loro.
Alexis, adesso quasi schiacciata tra di loro, si voltò, in modo tale da poterli fronteggiare entrambi: premette le mani sui loro petti e cercò di spingerli via, per allontanarli.
-Basta così! Siete ridicoli! Due ragazzini, ecco cosa siete! – protestò disperata, facendo pressione sui loro petti.
Stranamente, entrambi si lasciarono spingere all’indietro dalla sua debole pressione e si allontanarono di nuovo, senza mai smettere di squadrarsi e studiarsi.
Alexis si piegò appena sulle ginocchia, poggiando le mani sulle cosce e cercando di riprendere fiato: il cuore le batteva così velocemente nel petto che aveva bisogno di più ossigeno. Stava sudando, nonostante indossasse solo il pigiama e fosse pieno inverno: si tirò indietro i capelli con una mano, lanciando un’occhiata di sottecchi ad entrambi.
- Grazie. – se ne uscì, con tono evidentemente sarcastico.
Forse era finita.
O forse, ci aveva sperato troppo presto.

- Alexandra ha ragione. – cominciò Draco, voltandosi lentamente a fissarla, nonostante stesse evidentemente parlando con Luis. – Ci stiamo comportando da ragazzini: facciamo le cose da uomini quali siamo. O almeno, quale io sono. – frecciò, guardando di sottecchi l’avversario.
Alexis lo fissò preoccupata.
- Che…?- esalò, allarmata.
Non le piaceva il tono calmo che aveva assunto Draco, né tanto meno il fatto che Sirius si fosse placato così facilmente.
- D’accordo, uomo. – concordò Luis, con tono evidentemente ironico sull’ultima parola, mentre lo squadrava con diffidenza. – Tra un’ora, alle due, nel giardino interno. Porta la tua scopa da corsa e…il tuo secondo.
Alexis corrugò la fronte, guardando Sirius con espressione confusa; ci mise qualche secondo di troppo ad afferrare il senso di quelle parole.
Il tuo secondo.
La sfida era stata lanciata.

- Bene. – rispose secco Draco.
E accolta.
Alexis spalancò gli occhi per l’ennesima volta, proprio mentre la consapevolezza di quello che era appena successo la colpiva come un Cruciatus sparato a pochi centimetri dal petto.
Scosse la testa violentemente.
- Ma siete impazziti?! – li rimproverò ancora una volta, la voce più alta di alcune ottave, decisamente isterica. – Non potete farlo! –
Luis sollevò un sopracciglio e inarcò le labbra in un sorrisetto sarcastico.
- Scommettiamo? – la sfidò, prima di lanciare un’occhiataccia a Malfoy. – Ti conviene stare fuori da questa faccenda, bambina, o qualche incantesimo di questo idiota potrebbe colpirti per sbaglio: non confido molto nella sua mira. –
- Eppure, prima ti ho colpito in pieno. – rimbeccò Draco orgoglioso, indicando, con un cenno brusco del capo, il taglio ancora sanguinante sulla guancia di Luis, che, per tutta risposta, sorrise appena.
- Un colpo di fortuna. –
- No. – si intromise ancora Alexis, scuotendo il capo freneticamente – No! No! E no! Questa è una pazzia! Vi farete espellere! E vi farete del male! –
- Oh sì: lui si farà molto male. – concluse Sirius, con tono strano e cupo, fissando Draco con un’occhiata penetrante e seria. – Ti aspetto tra un’ora: vediamo se hai coraggio solo dietro la tua fidanzata. – lo schernì, poi si girò e, senza prestare più alcuna attenzione a nessuno dei due, sparì nelle tenebre, le spalle che, ancora, impercettibilmente, tremavano per la rabbia.
Alexis fissò il corridoio allibita, il cuore che le martellava fin dentro le orecchie, assordandola e stordendola.
- E tu, da che parte stai? –
Il mormorio di Draco la fece quasi sobbalzare ma, quando si voltò a fronteggiarlo, lui le dava le spalle e si allontanava a sua volta, lasciandola completamente da sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva preso la ragionevolissima decisione di non andare a quello stupido duello tra quei due stupidi ragazzini – altro che uomini! Tutto quello che avevano combinato e stabilito pochi minuti prima non aveva fatto altro che rafforzare la sua idea che quei due non fossero altro che due bambini capricciosi! – ma, alla fine, mentre passeggiava distrattamente per i corridoi bui di Hogwarts, le sue gambe, quasi inconsapevolmente, invece di portarla dritta ai sotterranei, nella rassicurante Sala Comune di Serpeverde, l’avevano ingannevolmente trascinata nel giardino interno della scuola, in quel posto dove Sirius Black, travestito dallo strafottente Luis Cabrisk, aveva invitato Draco Malfoy a raggiungerlo, con tanto di manico di scopa – si chiedeva poi a che diavolo servisse quest’ultimo – per un duello all’ultimo colpo di bacchetta.
Alexis Potter quasi si sorprese di ritrovarsi sotto la grande arcata che dava l’accesso al giardino.
Erano già tutti lì.
In quello spiazzo circolare, delineato dalle mura del castello e dagli alti alberi ancora spogli per via del duro inverno appena trascorso, c’erano Luis Cabrisk e Draco Malfoy, che si stavano studiando con occhiate dure; accanto a loro, Blaise Zabini, amico fidato ed ovvio secondo del Principe di Serpeverde, e poi – e nel constatarlo, Alexis spalancò gli occhi, scioccata – Lui, Harry Potter.
Harry Potter era il secondo di Sirius Black.
Alexis osservò la scena interdetta e, probabilmente, nessuno di loro l’avrebbe notata, se una folata di gelido vento non li avesse costretti a voltarsi. La videro che se ne stava lì, in cima alla piccola scalinata, con i capelli sciolti mossi al vento, che le frustavano lievemente le guance arrossate. La guardarono in silenzio, mentre lei, con espressione di indecifrabile delusione, li fissava uno ad uno, senza fiatare a sua volta e senza muoversi minimamente.
Solo la mano chiusa a pugno, che tremava accanto al suo fianco, ne denotava il vero stato d’animo: agitato, arrabbiato, sconfortato.
- Oh, bene, Black: sei venuta a goderti lo spettacolo? –
Inaspettata, la voce beffarda di Luis Cabrisk ruppe il silenzio.
Alexis, che fino ad un secondo prima aveva osservato Draco Malfoy, che aveva fieramente sostenuto il suo sguardo, si voltò di scatto a lanciare un’occhiata al neo-Grifondoro.
Il viso perfetto del suo giovane padrino le stava sorridendo quasi con sprezzo e questo le scatenò un dolore acuto all’interno del petto, mentre un groppo alla gola le impediva quasi di respirare.
Che cosa diavolo gli era successo?
Sirius non era mai stato così.
Era questo il vero volto del suo padrino?
Era così che era stato da giovane, con i Malandrini?
Così…beffardo, battagliero e…
Meschino?
O era solo Malfoy che, come sempre, sapeva tirare fuori il peggio dalle persone?
No, questo non lo giustificava affatto.

Alexis strinse entrambe le mani in due pugni tanto violenti che sentì le unghie perforarle dolorosamente i palmi; senza dire nulla, scese i pochi gradini a precipizio e poi, con passo calcato, si diresse dritta dal padrino.
- SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI SEI MESSO IN TESTA?!?- gli gridò, non appena fu abbastanza vicina da poterlo anche spingere per il petto, con violenza; colto di sorpresa, Luis barcollò all’indietro – SEI UNO STUPIDO! UN DEFICIENTE! NON SARESTI MAI DOVUTO VENIRE IN QUESTA SC…- inveì e cercò di colpirlo nuovamente al petto, con i pugni chiusi, ma qualcuno la afferrò per la vita, costringendola ad indietreggiare.
Alexis si dimenò, arrabbiata, cercando di sottrarsi alla presa.
- Alex: calmati, per amor di Grindelwald! –
La voce di Draco Malfoy, dietro le sue spalle, la fece trasalire e una nuova ondata di rabbia la colse in pieno. Con una forza di cui non si credeva capace, si sottrasse alle braccia del Serpeverde e si voltò di scatto a fronteggiare anche lui, che spinse indietro per allontanarlo.
- Lasciami stare! Tu: non pensare di essere meglio di lui! – gli sibilò, le labbra arricciate in una smorfia, la fronte corrugata e gli occhi verdi accesi dalla rabbia. – Se faceste un duello di imbecillità, non so chi fra di voi riuscirebbe a spuntarla! –
- Adesso stai esagerando, Alex: dovresti…- intervenne Blaise, mettendole una mano sulla spalla, per cercare di calmarla, ma lei nemmeno lo lasciò finire.
- No: tu dovresti imparare a farti gli affari tuoi, Zabini. – gli si rivoltò contro, scrollando la spalla e lanciandogli un’occhiataccia.
Poi diede le spalle a tutti e fece qualche passo, allontanandosi da loro. Si portò le mani sulla fronte e poi nascose il viso tra le dita, cercando di respirare e di calmarsi.
Rimasero tutti ad osservarla per qualche istante, un po’ interdetti.
Luis Cabrisk aveva un’espressione strana sul viso, ma nessuno la notò: sembrava quasi addolorato, mentre si massaggiava il petto, nel punto in cui Alexandra Black lo aveva colpito.
Gli faceva male vederla così: lui non avrebbe mai fatto niente che potesse ferirla o farla soffrire.
Ma non poteva fermarsi proprio ora.

Ignorandola, si rivolse nuovamente a Malfoy.
- Allora, si va? O hai troppa paura e vuoi scappare dal tuo paparino? – lo provocò, agguantando la scopa da corsa – rubata probabilmente dagli spogliatoi di Grifondoro, dal momento che lui non ne possedeva.
Draco, dopo aver lanciato un’ultima occhiata strana alle spalle di Alexis, si girò ad affrontare Luis, e con lui anche Blaise.
- Conduci e smettila di chiacchierare, o mi verrà il dubbio che sia tu ad avere paura. – rimbeccò, con un sorrisino di scherno.
Luis ridacchiò con sprezzo.
- Non sia mai detto. – e si mise a cavalcioni della scopa.
Nel frattempo, Harry Potter si era avvicinato all’unica ragazza presente e, delicatamente le aveva poggiato una mano sul braccio, catturando la sua attenzione.
- Ehi, Alex…?-
Alexis lasciò scivolare via le mani dal suo viso e lanciò un’occhiata di sottecchi al fratello che, adesso accanto a lei, la osservava con sguardo carico d’apprensione dietro gli immancabili occhiali dalle lenti tonde. Prese un profondo respiro e chiuse di nuovo gli occhi; quando li riaprì e tornò ad osservare il ragazzo, aveva un’espressione un po’ più serena sul viso.
- Sto bene, Harry: tranquillo. – lo rassicurò con un sussurro. – E’ solo che…tutta questa faccenda è assurda! Insomma, un duello? In piena notte? Ma stiamo scherzando?! E’ pericoloso e…-
Harry le mostrò un sorriso pacato, mentre le lasciava una carezza sulla spalla.
- Andrà tutto bene, nessuno di noi si farà male. – cercò di rassicurarla.
- Sì, come no. – rispose lei, lanciando un’occhiata al gruppo poco distante da loro; poi, il suo sguardo fu catturato dalla bacchetta che il fratello stringeva tra le dita. – Sei il secondo di Cabrisk. – non era una domanda, ma un’affermazione.
Lo sapeva, eppure aveva bisogno di sentirselo dire da lui.
- Sì. –
Alexis annuì, con espressione mesta.
- AVANTI, HARRY: NON ABBIAMO TUTTA LA NOTTE! – lo chiamò Luis, già in sella alla sua scopa.
Harry si affacciò oltre Alexis e annuì, lanciando poi un’ultima occhiata alla ragazza.
- E’ ora di andare. Tu vieni? –
Alexis fece una smorfia, arricciando il naso.
- Ho forse alternative? – si schernì, scuotendo la testa amareggiata – Forse, sono davvero l’unica garanzia che nessuno di voi si faccia davvero male.-
Harry sorrise appena e insieme si riavvicinarono agli altri tre, che erano già pronti a partire. Il Bambino-Sopravvissuto recuperò la sua Nimbus2000 e ci si mise cavalcioni. Alexis lo seguì a ruota, mettendoglisi dietro e stringendolo forte per la vita, non prima di aver però lanciato un’occhiataccia al padrino e al fidanzato.
Harry era rimasto un po’ sorpreso dal fatto che la Black avesse scelto di viaggiare insieme a lui, ma la cosa gli fece un immenso piacere che, subito, gli scaldò il petto con una morsa insieme dolorosa e deliziosa.
Draco Malfoy aveva osservato la scena e, il calore che aveva sentito lui nel petto, era stato solo di puro e acuto dolore.
- Bene, si parte. – sentenziò Luis Cabrisk e cominciò a librarsi in aria, immediatamente seguito da Zabini.
Draco, prima di raggiungerli e prendere quota, si avvicinò ai due fratelli Potter e si mise davanti alla loro scopa, impedendogli di partire.
Harry strinse immediatamente la bacchetta tra le dita, temendo che Malfoy avesse deciso di giocargli qualche brutto tiro e metterlo fuori gioco. Anche Alexis lo fissò, comparendo da dietro le spalle di Potter, e i suoi occhi verdi erano un misto di rabbia e confusione.
- Volevo solo dirti di andare piano: ha paura delle altezze. – lo avvertì, con tono neutro.
Poi, senza aggiungere altro, si librò in volo a sua volta e prese a seguire velocemente gli altri due.
Harry lo guardò un po’ interdetto, ma poi lo seguì, stando attento ai movimenti che faceva, per non creare fastidio alla ragazza che, adesso, si era stretta come meglio poteva contro la sua schiena ampia.
Per tutto il viaggio, Alexis se ne rimase con gli occhi chiusi e il cuore che le batteva forte in petto, mentre le parole e la voce di Draco Malfoy le risuonavano nelle orecchie.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il posto dove Luis Cabrisk li aveva condotti era un luogo che solo un Malandrino come lui avrebbe potuto conoscere.
Atterrarono in una specie di piazzale, nascosto tra i vari tetti alti di Hogwarts e delimitato da un muricciolo basso. La luce della luna, soffusa ed argentea, illuminava debolmente il luogo, dandogli un’aria leggermente mistica; c’erano tante ombre in cui nascondersi, considerò Draco Malfoy mentre, con algida eleganza, scendeva dalla scopa e si scambiava un’occhiata di intesa con Blaise Zabini.
Harry Potter, che aveva volato più lentamente rispetto agli altri, per non agitare Alexandra Black, atterrò in quel momento e, solo quando lei fu in grado di sentire il pavimento sotto i piedi, allora la presa intorno alla vita del fratello si allentò, e riaprì gli occhi. Mentre entrambi smontavano dalla Nimbus2000, Alexis si guardò intorno, considerando che, almeno, nessuno li avrebbe sentiti né visti, in quel luogo nascosto e sconosciuto. Comunque, Luis Cabrisk era adesso impegnato nel recitare una serie di incantesimi che permettevano loro una buona copertura, cosa che le diede il segno che, in fondo, non era proprio completamente impazzito e il suo cervello, almeno un po’, funzionava ancora.
C’era un vento freddo e tagliente, che le sferzava malamente le guance e le lasciava ondeggiare i capelli nell’aria, indifferente a tutti i suoi innumerevoli tentativi di rimetterli dietro le spalle.
Tutti i ragazzi avevano abbandonato le loro scope da corsa contro il muricciolo più alto e adesso si erano messi in posizione, due da un lato, due dall’altro, sguardi seri, bacchette già alla mano e corpi tesi.
Erano lì, pronti a quel duello che, ogni minuto che passava, a lei sembrava sempre più assurdo.
Li osservò con attenzione, mentre faceva qualche passo indietro e si stringeva le braccia al petto, cercando riparo da quei brividi che le scuotevano le spalle.
Brividi che, di certo, non erano proprio causati dal freddo.
Blaise Zabini sembrava essere quello più rilassato di tutti: se ne stava lì, al fianco di Malfoy, con aria tediata, il capo abbandonato su di lato, alcune ciocche di capelli neri che scendevano a coprirgli lo sguardo, l’unica cosa che denotava davvero la sua attenzione.
Harry Potter era evidentemente teso: aveva le spalle rigide e le dita della mano destra erano quasi convulsamente strette intorno alla bacchetta, tanto che le nocche pallide risaltavano sulla pelle bronzea; i suoi capelli ribelli si agitavano nel vento e i suoi occhi verdissimi scintillavano quasi di eccitazione dietro le lenti rotonde.
Draco Malfoy era l’incarnazione di un’algida e strafottente perfezione: il suo viso pallido, illuminato appena dai raggi di luna, rifletteva ombre quasi inquietanti, che circondavano lo sguardo serio e attento, scuro di concentrazione e freddo come marmo; i capelli biondi, liberi dalla mano di gel, scendevano a sfiorargli le guance affilate, e c’era una ciocca appena più lunga che, sospinta dal vento, andava delicatamente a poggiarsi sull’angolo delle sue labbra, sollevato per formare un sogghigno tranquillo e sfrontato.
Luis Cabrisk fu l’ultimo sul quale Alexis posò il suo sguardo contrariato: se ne stava lì, con le braccia incrociate al petto e la schiena dritta, come fosse il padrone del mondo; fiero, orgoglioso e combattivo, il suo sguardo blu rifletteva la voglia di brandire la bacchetta e spedire i Serpeverde direttamente nei viscidi sotterranei dai quali provenivano e nei quali, secondo la sua opinione, meritavano assolutamente di restare. I lunghi capelli neri gli ondeggiavano intorno alle spalle, sospinti da quel vento che, sempre più impetuoso ed incurante della Primavera ormai imminente, carezzava malignamente tutti loro, senza però riuscire a scalfire assolutamente la lastra di ghiaccio che sembrava circondarli, separarli e allo stesso tempo riunirli.
- Direi di non indugiare oltre. –
Fu proprio la voce sicura di Sirius Black ad interrompere il silenzio e, contemporaneamente, tutti e quattro i maghi portarono le proprie bacchette alle mani, pronti al duello.
Alexis prese un profondo respiro, mentre il suo sguardo fissava per l’ultima volta il viso del suo giovane padrino, chiedendosi mentalmente se, davvero, quella Pozione per l’Età che assumeva ogni giorno non avesse effetti collaterali anche sulla sua mente: poteva essere davvero tanto sconsiderato, il suo padrino?
Forse, considerò, avrebbe dovuto fare qualche ricerca in merito.
Ammesso che fossero riusciti ad uscire tutti vivi da quella situazione.
Uno schiocco improvviso la fece sobbalzare, subito seguito da un lampo di luce grigia che aveva illuminato debolmente l’oscurità della notte, dirigendosi, in un fascio informe, verso Draco Malfoy.
- INCARCERAMUS! –
Stranamente, solo adesso la voce di Sirius Black le raggiungeva l’udito, nonostante l’incantesimo fosse stato lanciato, evidentemente, prima.
Il duello era ufficialmente iniziato.
Alexis si permise di chiudere gli occhi per un solo istante, mentre congiungeva le mani davanti alle labbra.
Mamma, papà, se siete lassù e state guardando, fate in modo che nessuno si faccia male, ve ne prego!
Alexis riaprì gli occhi di scatto, appena in tempo per vedere Draco Malfoy compiere un arco con la bacchetta davanti a sé.
-PROTEGO!- urlò, e l’incantesimo di Luis si infranse contro la sua barriera, riducendosi in mille pezzi.
Senza indugiare o dare segni di insicurezza, Draco mosse velocemente il polso.
- FASTRUNOM! – urlò, ma dalla sua bacchetta, apparentemente, non uscì nulla.
Luis sghignazzò ed era pronto a fare una delle sue solite battutine sulla poca destrezza dei Malfoy, tanto purosangue quanto incapaci nell’usare qualsiasi tipo di bacchetta, quando spalancò gli occhi, sorpreso, e poi li strinse forte, portandosi entrambe le mani a coprire le orecchie. L’insulto che avrebbe voluto lasciare le sue labbra fu trasformato in un incomprensibile urlo lamentoso.
Alexis lo vide ripiegarsi su se stesso e scuotere freneticamente la testa. Fece un passo in avanti, preoccupata, e sarebbe voluta intervenire immediatamente, ma la voce di Blaise Zabini la fermò.
- Non azzardarti ad intervenire: è una cosa che riguarda loro! – urlò, puntandole contro la bacchetta.
Alexis spalancò gli occhi e si arrestò di botto, guardandolo con chiara sorpresa; Blaise aveva sul viso un’espressione che non gli aveva mai visto: rabbia, concentrazione e una qualche sorta di oscuro trionfo.
Quel volto di Serpente che mai aveva visto rivolgere a lei.
Nel frattempo, Draco, senza perdere tempo, aveva continuato ad attaccare Luis, stordito dall’incantesimo precedente.
-EVERTE STATIM!-
Un raggio di luce verde scuro si era diretto verso il Grifondoro che, però, grazie all’esperienza maggiore, aveva mosso il braccio a formare un arco.
- PROTEGO! – urlò, con ancora gli occhi chiusi e una mano che si tappava l’orecchio. – LACARNUM INFLAMARE! – aggiunse subito dopo, e, mentre ancora lo scudo magico era alto, una fiammata accecante si diresse dritta contro Malfoy che, per evitare di rimanere colpito, fu costretto a scartare di lato: il ritorno di fiamma, però, riuscì a bruciargli i pantaloni e a fargli una scottatura lieve sulla gamba, alla quale il ragazzo ruggì di dolore.
Intanto, Harry si era avvicinato ad Alexis e poi le si era posto di fronte, a modi scudo, puntando la propria bacchetta contro Zabini.
- Il tuo avversario sono io: lasciala fuori da questa storia e non azzardarti a minacciarla ancora. – lo avvertì, sicuro, gli occhi verdi che scintillavano, accesi dalla fiamma che, lentamente, bruciava nell’aria, consumandosi definitivamente.
- VENTUS! – urlò Draco, e il fuoco lanciato da Luis si ravvivò e poi si diresse prontamente verso il suo creatore, che fu costretto a lanciarsi di lato a sua volta, per evitare di essere ferito, mentre, contemporaneamente urlava – AQUA ERUCTO! – e un potente getto d’acqua andava a spegnere completamente la fiamma.
Quella momentanea distrazione diede a Draco la possibilità di attaccare ancora.
- TARANTALLEGRA! –
- PROTEGO! – rispose prontamente Sirius e il fascio di luce marrone si infranse contro la barriera magica. –Adesso mi ha stancato, ragazzino…- mormorò poi tra sé e sé, mentre si rimetteva in piedi e gli puntava la bacchetta contro.
Draco sogghignò, il peso del suo corpo trattenuto su una sola gamba, dato che l’altra gli doleva a causa della ferita provocata dal fuoco. La bacchetta era puntata contro Luis, pronto al prossimo incantesimo.
Ma Luis fece qualcosa di inaspettato.
- REDUCTO! – urlò all’improvviso, ma sbagliò completamente mira: il raggio di luce rossa non arrivò nemmeno a sfiorare Draco Malfoy, ma lo sorpasso deliberatamente, inserendosi semplicemente tra lui e Blaise e andando a colpire  il muricciolo basso alle loro spalle, che si disintegrò con un boato terribile, facendo sobbalzare tutti i presenti.
Draco guardò Luis con espressione beffarda, un sopracciglio sollevato e un ghigno sulle labbra.
- Cosa c’è, Cabrisk: sei già stan…- ma non fece in tempo a concludere la frase.
- DISMUNDO! – urlò rabbioso Luis e un raggio di luce nera come la morte si diresse contro Malfoy che, distratto, non fece in tempo a difendersi e venne colpito in pieno.
Il raggio nero si infilò direttamente nella sua fronte e lo trapassò, ma, apparentemente, non ebbe alcun effetto.
Draco lo fissò solo disorientato e arrabbiato con se stesso per essersi fatto cogliere di sorpresa. Blaise Zabini – che ancora si teneva sotto tiro con Harry – ridacchiò con sbeffeggiamento.
- Wow: ti ci sei anche impegnato, Cabrisk? – lo derise.
Ma aveva parlato decisamente troppo presto.
Alexis, che seguiva il duello da dietro le spalle del fratello, fu la prima a notare che, effettivamente, qualcosa non andava: Draco era diventato improvvisamente cereo in viso e aveva assunto un’espressione preoccupata che, secondo dopo secondo, era diventata letteralmente terrorizzata.
Era come se avesse visto Voldemort in persona.
Draco si girò di scatto verso un lato, poi verso l’altro, guardando cose che loro non potevano vedere.
- No…- lo sentirono mormorare, con tono spaventato.
Alexis non lo aveva mai visto così e un colpo secco le fece dolere il petto.
All’improvviso, Draco chiuse gli occhi e puntò la bacchetta contro un nemico invisibile.
- STUPEFICIUM! – urlò, con tono angosciato, mentre il raggio di luce rossa colpiva il nulla e si disperdeva nel cielo.
Luis Cabrisk sogghignò divertito, godendosi lo spettacolo.
- CHE DIAVOLO GLI HAI FATTO?! – urlò all’improvviso Alexis, cercando di raggiungere il padrino, gli occhi lucidi e sconvolti.
Harry la afferrò per un polso, impedendole di allontanarsi e mettersi nella mischia, e Luis nemmeno la guardò.
- FALLO SMETTERE! – gli ordinò, cercando di liberarsi dalla presa di Harry, senza alcun risultato.
- FINITE INCANTATEM! – urlò invece Blaise e il raggio di luce azzurrina si diresse verso Draco che, in quel momento, si era appena appallottolato su se stesso e aveva cominciato a dondolarsi sulla punta dei piedi, il viso nascosto sulle ginocchia e le orecchie coperte dalle mani. L’incantesimo lo colpì nuovamente alla fronte, ma lui non sembrò accorgersene, perché se ne rimase lì, tutto rannicchiato.
Alexis, con ancora il polso stretto lievemente dalle dita di Harry, si sporse verso di lui, preoccupata.
- DRACO! – lo chiamò, il tono disperato.
Non appena sentì la sua voce, Malfoy sollevò il capo di scatto, quasi sorpreso.
La guardò per qualche lungo istante: Alexis aveva i capelli riversati sul viso e gli occhi verdi scintillavano di preoccupazione ed ansia. Il solo vederla, in quello stato, gli fece desiderare di finirla là: l’unica cosa che, in quel momento, avrebbe voluto fare, era correre da lei e stringerla tra le braccia, sussurrandole che andava tutto  bene.
Non voleva vederla piangere.
Ma, purtroppo, Sirius Black, ancora troppo arrabbiato e carico di adrenalina, non era dello stesso avviso. Gli puntò la bacchetta contro ed urlò:
- IMMOBILUS! –
Il raggio blu colpì Draco e lo immobilizzò nell’atto di alzarsi in piedi; poi, senza aspettare oltre, continuò.
- STUPEFICIUM! – e il raggio di luce rossa lo colpì in pieno petto, spedendolo lontano, a scontrarsi duramente con il muricciolo.
- NO! – urlò Alexis.
- SECO! – pronunciò ancora Luis e una miriade di piccole ferite si aprirono velocemente su tutta la pelle perfetta di Draco Malfoy che, ancora immobilizzato, non dava segni di vita.
Solo nei suoi occhi grigi, ancora puntati in quelli di Alexis, si leggeva la sofferenza cupa.
- STUPEFICIUM! –
L’urlo inaspettato di Blaise Zabini sorprese tutti, Luis per primo che, immediatamente, venne scaraventato dall’altra parte della piazzetta.
Alexis lo osservò stupida, mentre Cabrisk si massaggiava il petto, dove adesso, dietro la camicia completamente strappata, figurava una brutta bruciatura.
Il resto, successe troppo in fretta, perché Alexis potesse davvero capacitarsi di tutte le azioni compiute dagli altri e da lei stessa in seguito.
Blaise, approfittando del momento di stallo, lanciò un altro “Finite Incantatem” su Draco Malfoy, che poté riprendere a muoversi; nessuna ferita si aprì più sulla sua pelle perfetta, ma quelle già presenti continuarono a sanguinare sotto i vestiti mal ridotti.  Poi, mentre l’amico cercava di riassumere il controllo del proprio corpo, si girò deciso verso Cabrisk, pronto a lanciargli un altro incantesimo, ma fu fermato.
- EXPELLIARMUS!- urlò inaspettatamente Harry Potter e il raggio di luce rossiccia andò a colpire direttamente la mano di Blaise Zabini, che fu costretto a lasciar andare la propria bacchetta, che rotolò qualche metro più in là.
E, fu in quel momento, che Alexis comprese che doveva assolutamente porre fine a tutto quello.
Luis Cabrisk si era rialzato da terra, il respiro affannato e il petto ustionato, ma sembrava soddisfatto, mentre puntava nuovamente la bacchetta contro Malfoy, che faticava a sollevarsi in piedi.
Poi, con un sorriso compiuto, lo disse:
- Gran bel colpo, James! –
Alexis quasi si strozzò con l’aria, mentre sollevava il viso di scatto verso il padrino e lo fissava allibita e terrorizzata allo stesso tempo.
Harry corrugò la fronte, disorientato, e si girò a sua volta ad osservare Luis Cabrisk.
- Cosa hai det…- fece per chiedere, ma Alexis non gliene diede il tempo.
Ormai da qualche minuto libera dalla presa di Harry, che l’aveva lasciata per lanciare l’incantesimo a Zabini, aveva afferrato la propria bacchetta e l’aveva puntata contro il padrino.
- EXPELLIARMUS! – gridò improvvisamente e il raggio di luce rossiccia centrò il sorpreso obiettivo, costringendo Luis a lasciare andare la propria bacchetta.
Il viso del giovane Sirius era la concretizzazione dello stupore, mentre si girava a considerare, per la prima volta, la sua figlioccia: Alexis lo fissava con espressione che era a metà tra l’arrabbiato, il frustrato e il deluso.
Un colpo al cuore fu l’unica cosa che, veramente, riuscì a riportarlo alla realtà.
- Adesso basta. – sibilò la ragazza, con tono controllato, le spalle che le tremavano visibilmente, gli occhi lucidi e le guance arrossate. – Hai vinto, lo scontro è finito: sei contento? – gli sputò contro, prima di voltarsi di scatto e raggiungere Draco, che era riuscito a sollevarsi e adesso se ne stava poggiato al muro, tenendosi una ferita piuttosto profonda sul braccio con la mano.
Sirius Black rimase a fissarla, senza fiatare.
Che cosa aveva fatto?
Che cosa diavolo gli era saltato in mente?
Perché si era comportato in quel modo?
Solo adesso, mentre osservava la sua figlioccia sostenere un Malfoy mal ridotto, si rendeva conto di quel che era appena successo.
Per colpa sua.
Come aveva potuto perdere la testa in quel modo?
Lui, che aveva il dovere di proteggerla dal dolore, ne era stato, per la seconda volta nella sua vita, la causa principale.
E poi: come diavolo gli era saltato in mente di dire una cosa del genere?
Aveva appena chiamato Harry…James.
Oh cielo.

Ancora dolorante, fece un passo verso i due ragazzi, che adesso avevano preso la scopa e si apprestavano a scendere.
- Alex…io…mi dis…- tentò di dirle, mortificato, ma lei si limitò a rifilargli un’occhiataccia carica di rabbia.
- Non mi interessa. Non ora. – sibilò ferita, poi aiutò Draco a montare sulla scopa, gli si mise davanti e, senza degnare più nessuno di uno sguardo, fece planare dolcemente la scopa e poi volò via.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando rientrarono nella Sala Comune di Serpeverde c’era ancora qualche studente in piedi, probabilmente tornato da poco dal pigiama party delle Untouchable Ravens.
Pansy Parkinson, che se ne stava seduta sul divano accanto alle ragazze che facevano parte del suo gruppetto, si girò immediatamente ad osservarli e quel che vide le fece spalancare gli occhioni scuri, circondati da un alone di trucco scuro e sbavato: Draco Malfoy camminava lentamente – e zoppicava anche -, poggiato ad Alexandra Black e Blaise Zabini, che lo sostenevano ai lati; aveva tutti i vestiti strappati e numerose ferite sanguinavano ancora.
Pansy balzò in piedi, preoccupata, e li raggiunse in un solo istante, come se si fosse smaterializzata.
- Che diavolo è successo?! – sbraitò, dirigendo subito il suo sguardo su quello stravolto della Black – Che cosa gli hai fatto?! – la accusò, puntandole l’indice contro.
Alexis strinse gli occhi in due fessure e fece per rispondere, ma Draco la precedette.
- Pansy, spostati. Ho già avuto parecchie rogne stasera, togliti dai piedi. – le ordinò, con voce strascicata e annoiata, evidentemente stanca e ancora conservante tracce di rabbia.
La Parkinson avrebbe voluto protestare, ma una sola occhiata glaciale di Malfoy la costrinse a desistere e a farsi da parte, mentre un brivido le attraversava la schiena.
Li guardò dirigersi, in silenzio, verso il dormitorio maschile e, mentre si portava il pollice alle labbra e lo mordeva nervosamente, cercando di trattenere le lacrime, desiderò con tutta se stessa che Alexandra Black avesse un futuro terribile.
E, se Grindelwald voleva, qualcosa che potesse portarla alla morte molto presto.
Pansy Parkinson non aveva mai odiato qualcuno così ardentemente in tutta la sua vita e quella mocciosetta gliela avrebbe pagata.
Oh, di questo era sicura.
Gliela avrebbe pagata.
 

Alexis e Blaise condussero Draco all’interno del corridoio del dormitorio maschile e, poi, una volta arrivati davanti alla porta della camera del moro, si fermarono.
- Ce la fai da sola? – le domandò Blaise, senza nemmeno guardarla, mentre provava a lasciare andare l’amico.
Alexis annuì e sostenne prontamente Draco che, comunque, cercò di sorreggersi come meglio poteva sulla gamba rimasta illesa.
- Bene. Me ne vado a letto: ho bisogno di una doccia. Qualsiasi cosa…- lasciò la frase a metà ed entrò in camera sua.

Non l’aveva mai guardata in viso, nemmeno per una volta.
Era arrabbiato ed anche con lei.
E non poteva dargli tutti i torti.

Alexis sospirò.
- ‘Notte, Blaise…- mormorò e, senza aggiungere altro, si diresse con Draco in camera di quest’ultimo.
Si chiusero la porta alle spalle e poi, piano, lei lo aiutò ad adagiarsi sul letto.
Draco fece una smorfia di dolore, mentre lei, piano, gli sfilava dalle braccia i brandelli della camicia ed esaminava attentamente le numerose ferite.
- Dovresti andare in infermeria…- bisbigliò preoccupata mentre si girava e andava a recuperare un asciugamano dal bagno, che inumidì con un po’ d’acqua.
Tornò da lui e, delicatamente, cominciò a passargli il panno sulle ferite, per ripulirlo dal sangue che, adesso, incrostava la pelle bianca.
- Non ce ne è bisogno, sto bene. – rispose lui secco, fissando un punto indecifrabile al di sopra della testa della ragazza.
Alexis sospirò e tamponò un profondo taglio sul braccio. Appena sotto di esso, ce ne era un altro, più piccolo e ormai cicatrizzato da tempo.

Quella ferita che si era procurato a causa del Platano Picchiatore per salvare lei.
Mentre continuava a ripulire il taglio nuovo, sfiorò con le dita quella minuscola traccia rigonfia.
- Draco, ti ricordi del discorso sul fatto di essere un Supereroe e di quello che ne penso…?- gli domandò tranquilla, accennando persino ad un sorrisino remissivo.
Sorriso che, però, lui non vide, troppo concentrato ad incenerire la parete oltre le sue spalle.
- Dovremmo davvero fare un salto in infermeria: Madama Chips ti curerebbe queste ferite in un ba…- cominciò, passando a ripulirgli il viso.
Ma, all’improvviso, Draco fece scattare il braccio e la afferrò per il polso, costringendola a fermarsi e a prestargli attenzione.
Alexis abbassò il viso per poterlo guardare negli occhi e corrugò la fronte confusa da quella reazione inaspettata.
Draco la stava adesso fissando per la prima volta da quando erano entrati in camera: aveva un’espressione seria e i suoi occhi grigi riflettevano solo ciò che avevano davanti e non ciò che celavano dietro.
- Perché ci hai fermati? – domandò a bruciapelo, con voce dura.
Alexis spalancò gli occhi, sorpresa, e sbatté ripetutamente le palpebre.
- Co-come? –
- Perché ci hai fermati? – ripeté lui, con più enfasi questa volta, mentre stringeva appena le dita intorno al suo polso esile. – Avrei potuto sconfiggerlo! Avrei potuto vincerti! –
- Cosa?! – sibilò lei, punta sul viso, mentre faceva uno scatto all’indietro e si sottraeva violentemente alla presa di Draco, facendosi anche piuttosto male. – Ma…Ma ti stai sentendo?! – esplose, rifilandogli un’occhiataccia ferita, mentre si portava le mani la petto e si massaggiava il polso - Vincermi?! Cosa sono, solo uno stupido trofeo?! –
Draco la fissò in silenzio, l’espressione vuota.
Alexis si morse il labbro inferiore e poi lo raggiunse di nuovo, inginocchiandosi davanti a lui per poterlo guardare bene in viso.
- Io sono già tua, Draco…- gli mormorò afflitta, portando una mano a posarsi sulla guancia di lui.
Malfoy la fissò per qualche altro istante, poi distolse lo sguardo e si sottrasse alla sua carezza con un gesto brusco del capo.
- Avrei potuto sconfiggerlo lo stesso…- borbottò contrariato, stringendo entrambe le mani in due pugni violenti e artigliando la coperta.
Alexis sbuffò, stanca, e si alzò in piedi, allontanandosi nuovamente, esasperata.
- No, non è vero! – protestò lei e quella mancanza di fiducia improvvisa lo colpì come uno schiaffo in pieno viso, che lo costrinse a voltarsi nuovamente a guardarla. – Lui è più grande e ha più esperienza di te! –
Draco strinse gli occhi e arricciò il naso, in un’espressione offesa e rabbiosa.
- Solo perché è del settimo anno?! – ringhiò lui, sporgendosi appena in avanti.
Alexis scosse violentemente la testa.
- NO! – gridò esasperata – Draco, tu non capisci! Lui è molto più grande di te! –
Draco la fissò, decisamente interdetto, e sollevò un sopracciglio, affilando lo sguardo.
- Di che diavolo stai parlando? – mormorò, improvvisamente più calmo e guardingo.
Alexis scosse di nuovo la testa e gli diede le spalle, nascondendo il viso tra le dita.
Le sue spalle tremavano appena.
- Hai rovinato tutto…- singhiozzò piano – Avete rovinato tutto. – si corresse, deglutendo a fatica – Io vi odio, vi odio! – ringhiò contro i palmi delle sue mani.
Draco, a quel punto, scattò in piedi, incurante del dolore, e la raggiunse con un lungo passo: la artigliò per le spalle e la costrinse a voltarsi.

- Potter, di che cazzo stai parlando? –
Le prese i polsi e le levò le mani da davanti al viso: stava piangendo e lucide lacrime le rigavano le guance rosse.

Il cuore di Draco perse un doloroso battito a quella visione.
- Alexis…- la richiamò, ma lei gli rivolse un’occhiata che era a metà tra il disperato e il rabbioso.
- Draco, Luis non esiste! E’ Sirius!-

 

 

 

 

 

 




 

 

 

 

 

(*) Draco, essendo solo al secondo anno, non dovrebbe essere in grado di fare incantesimi non-verbali; però, ho ritenuto che, in un momento di rabbia, in cui le emozioni sono forti e l’adrenalina sale alle stelle, lui, che ha ottimi rapporti con l’Occlumanzia e la Legilimanzia, avrebbe potuto scagliare un incantesimo non-verbale, seppure molto debole. Per questo, ovviamente, gli è costato parecchio sforzo.

 

Incantesimi poco conosciuti usati ed effetti:
-Fastrunom: crea un suono molto potente che stordisce il mago avversario.
-Ventus: genera una folata di vento.
-Dismundo: fa apparire strane visioni di mondi spaventosi,serve a far perdere i sensi o comunque la concentrazione di chi ne viene colpito;

 

 

 


 

Salve a tutte!
Ecco a voi, finalmente, dopo un mese di attesa, il quarantunesimo capitolo di Un Particolare In Più!

Dopo questa pausa estiva – arrivata in ritardo, visto che l’Estate è ormai praticamente giunta al termine, sebbene da questo caldo insopportabile non si direbbe – la storia è tornata per tenervi compagnia ancora, durante questo riinizio della scuola!
Io sto aspettando Ottobre per cominciare ufficialmente l’Università, quindi mi conviene approfittare del tempo libero che ho ancora in queste ultime due settimane per portarmi avanti con i capitoli, altrimenti ci ritroveremo punto e a capo e questa FanFiction non finirà mai xD

Mancano – ebbene sì, Signore e Signori – solamente 8 capitoli!
La fine, dopo tre anni, si avvicina sempre di più: a voi non fa strano? A me, sinceramente, tantissimo! Ma, dopo tutto questo tempo, è decisamente anche ora di mettere la parola fine a questa FanFiction e dedicarsi ad altri progetti che, oramai, stanno prendendo troppa polvere nelle cartelle del mio piccì e che meritano di venir portate avanti! Ma, ovviamente, la precedenza va a questa storia e, finchè non avrò concluso anche l’Epilogo, non toccherò nessun’altra storia! Poi, quando posterò anche l’ultimo capitolo, allora riprenderò in mano altri racconti e, ovviamente, li posterò qui: quindi spero di ritrovarvi tutti, in un modo o nell’altro, all’interno delle altre storie che pubblicherò :D

Bene, questa piccola digressione a parte, spero davvero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto! Ammetto di aver faticato molto per scriverlo e non è decisamente uscito fuori al meglio delle sue possibilità, ma spero di non aver deluso nessuno!
In ogni caso, anche per lanciarmi pomodori virtuali, fatemi sapere tutto con una recensioncina, mi rendereste davvero felice e mi fareste capire che voi ci siete ancora e che mi accompagnerete per mano fino alla fine di questo lungo cammino!

Vi ringrazio davvero, come sempre, per tutte le vostre meravigliose parole: ogni commento che mi lasciate, ogni messaggio privato che mi inviate, ogni “mi piace” che mettete su fb, ogni cenno della vostra presenta che mi lasciate sul mio profilo o sul mio forum personale mi rendono sempre felice e, soprattutto, onorata di scrivere per un gruppo di lettori meravigliosi come voi: siete tutto ciò che uno scrittore possa mai desiderare e, per questo, non smetterò mai di ringraziarvi e non smetterò mai di scrivere anche per voi, oltre che per me stessa. Grazie, semplicemente.

 

 

Ora, come al solito, prima di lasciarvi, un po’ di pubblicità:

 

1. Ultimamente mi sono molto dedicata al disegno, quindi, se qualcuno ne avesse voglia, vi lascio la mia pagina di DeviantArt :D

 

DeviantArt

 

 

 

 

2. Vi rinnovo sempre il mio personale invito a seguirmi sulla mia pagina Facebook e sul mio Forum, dove potrete trovare tante novità, spoiler, disegni, lavori grafici e molto altro su questa storia e sulle altre che mi diverto a scrivere!

 

 

Ada Wong su Facebook
Ada Wong Portfolio

 

 

 

 

3. Pubblicità doverosa alle FanFictions che hanno partecipato al Concorso su Un Particolare In Più; leggetele perché meritano tutte quante, dalla prima all’ultima, allo stesso modo! E un grazie ancora speciale a tutte le ragazze che hanno partecipato, regalandomi una serie di forti emozioni con le loro one-shot

 

 

 

After All di _M e l_
Mai Più Solo di elita
Io e te così simili, così uguali di saramichy
L'importante è che ti renda felice di Jessy Lupin
Ricordi... di Bibi_Potter

 

 

 

 

4. Come sempre, pubblicità anche allo spin-off della bravissima EleanorMair:

 

...Odi et Amo...

 

 

 

 

Bene, credo di aver detto tutto, quindi ora passo ai ringraziamenti finali :3

 

 

Grazie mille per:

 

 

424 recensioni (di cui 23 per lo scorso capitolo, vi adoro *_*)
128 preferiti
38 ricordati
173 seguiti

 

 

 

Fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo, mi raccomando :D

 

Un bacione immenso a tutti e alla prossima!

 

Giulia.

 

 

 

PS: Un grazie immenso e  particolare alle cinque ragazze che hanno lasciato un commento anche nel capitolo di AVVISO :D Quello l’ho cancellato, ma le vostre dolcissime recensioni le ho spostate nel capitolo precedente! Grazie, davvero

 

 

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Capitolo 42
*** La fine...? ***


~Un Particolare In Più~

 

 

Capitolo betato da Gwen__87
E dedicato a tutte le ragazze del gruppo di Facebook,
che non hanno mai smesso di credere in me e in questa storia.
Vi voglio bene.

 

 

Capitolo XLII
La fine…?

 

 

 

 

 

 

{ A drop in the ocean,
A change in the weather,
I was praying that you and me might end up together.
It's like wishing for rain as I stand in the desert,
But I'm holding you closer than most,
'Cause you are my Heaven.

 Ron Pope – A drop in the Ocean.}

 

 

 

- Draco, Luis non esiste! E’ Sirius!-

 

 

 

Draco la fissò con l’aria di uno che non aveva affatto afferrato il concetto.
E la gravità celata dietro di esso.
Sbatté più volte le palpebre, come se non riuscisse bene a metterla a fuoco. Poi, corrugò le fini sopracciglia e assottigliò lo sguardo, mentre ancora la teneva stretta per le spalle, senza fare eccessiva pressione.
Alexis era rimasta in silenzio, troppo sconvolta dalle sue stesse parole per ricordarsi anche solo di respirare.
Alla fine, dopo quelli che sembrarono momenti veramente infiniti, gli occhi di Draco assunsero una sfumatura di pura consapevolezza e quasi brillarono nella penombra della stanza, rischiarata solo da deboli luminelli di candele.
- Che cosa…? – sussurrò con tono incerto, scrutandola in viso, perplesso. – Che cosa hai detto? –
Alexis respirò forte con il naso e l’aria le invase dolorosamente i polmoni, mentre abbassava lo sguardo e si mordeva il labbro inferiore.
Delicatamente, Draco la scosse appena per le spalle.
- Che cosa hai detto? – ripeté, questa volta con più convinzione.
Alexis storse il naso in una smorfia strana e poi rialzò lentamente gli occhi, fino ad incontrare il viso, ora disegnato di preoccupazione, del ragazzo.
- Io… - cominciò, ma un rumore improvviso la costrinse a voltarsi di scatto verso la porta.
Era stato un suono sordo e debole, ma lei era sicura di averlo sentito.
- C’è qualcuno – se ne uscì, con tono mortalmente serio, fissando la porta chiusa.
Draco non le diede retta e la scosse appena per le spalle.
- Non c’è proprio nessuno, non cambiare discorso. Ripeti quello che hai detto. – la incalzò, con aria urgente.
Non poteva averlo detto davvero.
Doveva aver sentito male lui.
Per forza.
Cabrisk non poteva essere…

Alexis scosse la testa con vigore, indicando la porta.
- No, c’è qualcuno là dietro! L’ho sentito! – sibilò preoccupata.
E se…E se avessero sentito quello che aveva appena detto?
Draco la guardò stranito, poi sbuffò e le lasciò andare le spalle, mentre sollevava le mani in segno di resa.
- Va bene…ora controllo. –
Si avvicinò piano alla porta e la fissò per qualche secondo con indecisione poi, fulmineo, la spalancò rivelando…
Solo il corridoio del dormitorio completamente vuoto ed inglobato da un’oscurità ferita solamente dalla luce tremula proveniente dalla sua stanza.
- Non c’è nessuno. Te l’avevo detto. - asserì con tono placido, chiudendo nuovamente la porta e girandosi lentamente ad osservare la ragazza.
Alexis, adesso bianca in viso, lo fissò per qualche istant,e poi si afflosciò sul letto, mettendosi seduta e prendendosi la testa tra le mani.
Draco la studiò in silenzio poi, senza muoversi, parlò di nuovo.
- Alexis, guardami. -
La ragazza scosse la testa e chiuse le dita davanti agli occhi.
Lo sentì sospirare.
- Potresti ripetere quello che hai detto prima? Hai davvero detto…Sirius? - si informò guardingo sperando in una risposta negativa che, lo sapeva, non sarebbe mai arrivata.
Alexis respirò lentamente, torturandosi il labbro inferiore e poi, piano, come se non fosse più in grado di fare movimenti troppo bruschi, lasciò scivolare via le mani dal viso e sollevò il capo, guardando Draco dritto negli occhi.
Poi, sempre lentamente, annuì.
Malfoy la fissò ancora ma, diversamente da quello che si era aspettata, non appariva affatto arrabbiato. Sul suo volto poteva leggere solo una strana emozione di sofferenza mista ad un conflitto del quale, però, non avrebbe saputo definire i combattenti. Le si avvicinò con passi piccoli e calibrati, e lei si limitò a guardarlo, senza mai abbassare gli occhi neanche per un istante.
Non voleva più scappare.
Draco le arrivò a pochi centimetri di distanza, torreggiando su di lei che era seduta sulla sponda del letto. Poi, lentamente, si chinò sulle ginocchia e sollevò il viso per poterla guardare dal basso.
- Spiegati. - fu l’unica cosa che le disse.
Alexis sospirò e si mordicchiò ancora il labbro inferiore; alzò un braccio e tese le dita avvicinandosi al viso del giovane. Era come se volesse sfiorargli la guancia con una carezza, nella quale però non si produsse: la mano rimase sospesa nel vuoto solo per qualche secondo, poi si abbassò, tornando ad artigliare le coperte pregiate.
- Luis e Sirius sono la stessa persona. - cominciò, con tono stranamente tranquillo - Sirius è tornato ad Hogwarts sotto mentite spoglie per poter essere al sicuro dagli Auror che continuano a dargli la caccia e…- fece una pausa e deglutì, senza smettere di guardare Draco negli occhi neanche per un secondo -…e per starmi accanto.-
Malfoy continuò a guardarla e sul suo viso non passò mai alcuna espressione arrabbiata o delusa o schifata. Rimase semplicemente impassibile e calmo.
- Non so perché si stia comportando in questo modo…perché sia diventato così attaccabrighe, specialmente nei tuoi confronti. - continuò, storcendo le labbra in una smorfia che poi, inaspettatamente, si trasformò in un accenno di sorriso mesto -Sai, credo che tu non gli piaccia molto. Anzi: non gli piaci per niente.- affermò scuotendo il capo.
- Però…Sirius è il mio padrino, Draco, ed io non potrei mai, e dico mai, tradirlo o fargli del male o essere veramente arrabbiata con lui. - confessò scrutandolo attentamente negli occhi per cogliere una qualsiasi sfumatura di possibile reazione, ma, ancora un volta, non ve ne furono. - Mi ha cresciuta come se fossi sua figlia ed io…gli devo la mia vita. Riesci a capirlo questo, vero? -
Senza emettere un solo respiro, Draco annuì appena e fu lui ad abbassare lo sguardo per primo, forse perché non voleva farle leggere la nota stonata che, adesso, aveva sicuramente colorato le sue iridi fino a quel momento calme e controllate.
Solo allora Alexis sollevò nuovamente la mano e gli lasciò quella carezza sul profilo del viso, leggera e delicata. Senza guardarla, Draco le prese la mano con la sua e la fece aderire di più contro la sua guancia, schiacciandola con delicatezza. Ci si strusciò contro per qualche istante, poi la lasciò andare e si sollevò da terra, dandole le spalle.
Rimase ancora in silenzio, come se stesse cercando cosa poter dire in una situazione del genere.
Alexis gli lasciò del tempo per riflettere, ma quando i momenti silenziosi tra di loro si trasformarono in lunghi minuti, si alzò e lo raggiunse, fissando la schiena ampia che il ragazzo le stava ancora offrendo.
Non lo sfiorò nemmeno per sbaglio, ma lui sentiva la sua presenza avvolgerlo come una coperta calda e piacevole, nella quale avrebbe voluto stringersi per sempre.
- Sei arrabbiato? - gli chiese piano - Perché non ti ho detto prima di Sirius? -
Draco sospirò ancora poi, lentamente, si girò.
C’era l’ombra di un sorrisino dimesso sulle sue labbra e la cosa le fece frullare il cuore nel petto.
Scosse la testa, senza mai smettere di guardarla negli occhi, e poi sollevò le mani per poterle poggiare sopra le spalle di lei.
- No. - sussurrò in risposta, chinando appena il capo - Immagino che tu non potessi dirmelo. Dobbiamo andare a comunicarlo a Silente. – stabilì poi, con tono sicuro.
Disorientata, Alexis corrugò entrambe le sopracciglia e gli lanciò un’occhiata sospettosa.
- Silente sa già di Sirius. E’ lui che gli ha suggerito di venire qui. – lo informò, incrociando le braccia al petto.
Draco imprecò tra i denti qualcosa che lei non riuscì a comprendere, ma chissà perché non era sicura di voler davvero sapere cosa avesse biascicato.
- Quel vecchio è un incapace. Meno male che mio padre si sta adoperando per mandarlo via.(*) – mormorò, scuotendo appena la testa.
Alexis lo fissò infastidita, un fine sopracciglio sollevato ad indicare la cosa.
- Tuo padre sta cercando di mandare via Silente da Hogwarts?! – ripeté incredula – Ma è una pazzia! Hogwarts senza Silente non sarà più un posto sicuro! – urlò quasi con una nota isterica nella voce, mentre spalancava un braccio ad indicare chissà cosa alla sua destra.
Malfoy mise su una di quelle espressioni di sufficienza che le avevano sempre dato fastidio.
- Ah beh, invece ora è un luogo sicurissimo: studenti pietrificati, assassini sotto falsa copertura in giro per il castello…-
- SIRIUS NON E’ UN ASSISSINO!- lo interruppe immediatamente Alexis, arrabbiata.
Malfoy aprì nuovamente gli occhi e la scrutò in viso, con fare indeciso.
Alexis Potter se ne stava lì, rigida di fronte a lui, con le spalle che tremavano, le guance rosse di indignazione e gli occhi brillanti di furia.
Vederla così gli aveva sempre fatto male.
Sospirò e, lentamente, le si avvicinò di nuovo, cercando di calibrare i suoi movimenti.
- Alexis…siediti. - le disse infine con voce morbida, mentre lentamente la guidava a prendere nuovamente posto sulla sponda del letto.
La ragazza lo guardò con aria ancora interdetta, mentre lui si piegava sulle ginocchia e le prendeva entrambe le mani, stringendole delicatamente tra le sue.
- Tu lo sai chi è Sirius Black, non è vero? - le chiese con tatto, scrutandola con un’occhiata indagatoria.
Alexis sbatté le ciglia più volte, come se cercasse di mettere a fuoco qualcosa che, tra la nebbia della confusione mentale, le era difficile vedere.
- Che domanda è questa? E’ ovvio che io sappia chi sia! Ci sono cresciuta insieme! E’ il mio padrino. - asserì sicura annuendo con enfasi, ancora evidentemente arrabbiata per l’insinuazione precedente.
Draco storse il naso in una smorfia. All’improvviso, sembrava essere davvero in difficoltà, tanto che la cosa lo costrinse a distogliere lo sguardo e a posarlo sulle loro mani unite.
- Alexis…Sirius non è la persona che tu credi essere. - soffiò a bassa voce. - Lui ha tradito i tuoi genitori… ed ha ucciso dodici persone…-
La più piccola di casa Potter non gli diede neanche in tempo di finire: con una velocità improvvisa e raggelante si era bruscamente sottratta alla presa delle mani di Draco ed era scattata in piedi. Le guance rosse di disappunto, le dita strette in due pugni tremanti, abbandonati sui fianchi, e gli occhi rilucenti d’ira.
- Questa è una bugia! -  lo urlò quasi, con la voce più alta di parecchie ottave.
Draco non si scompose minimamente e, lento, si alzò in piedi pronto a raggiungerla. Ma, non appena fece per allungare le mani e sfiorarla con una carezza rassicurante, lei si discostò con un gesto secco e meccanico, rifilandogli un’occhiataccia.
Eccolo lì, quel dolore acuto che, come sempre, gli si allargava a macchia nel petto ogni volta che lei lo rifiutava.
Ogni volta che lo guardava in quel modo.
Ogni volta che sentiva di poterla perdere.

Draco la fissò, l’espressione del viso ora dura, ma ancora abbastanza calma da lasciare negli occhi qualche traccia di sereno dispiacere.
- No, Alex: questa è la verità. Lo sanno tutti che Sirius è un assas…-
- Non dirlo! - lo fermò con un sibilo, puntandogli l’indice contro. - Sirius non ha fatto nulla, né tanto meno ha tradito i miei genitori! La colpa non è la sua, ma di…-
- Per quanto tempo continuerai a tenere gli occhi chiusi davanti all’evidenza, Alexis? - la interruppe Draco con tono amaro - La verità è che Sirius Black ha causato la morte dei tuoi genitori! -
- NO! - urlò lei, quasi sull’orlo delle lacrime - Tu non capisci! E parli di cose che non conosci! Ti stai basando su una verità raccontata da occhi e bocche bugiarde! L’intero mondo magico ha dato la colpa a Sirius solo perché non sapeva come giustificare la loro incapacità nel fermare Voldemort! Siete voi che avete chiuso gli occhi di fronte a ciò che è veramente successo! -
Draco la raggiunse con un solo lungo passo e la prese per le braccia, scuotendola forte.
- E chi ti da la certezza che ciò che ti ha detto il tuo caro Sirius sia la verità? – insinuò, con tono cattivo e con gli occhi che adesso rilucevano di ira ed impazienza.
Perché si ostinava a non capire?
Alexis lo fissò dal basso con aria ferita e deglutì, trattenendo a stento le lacrime che premevano per uscire. Abbassò il capo e scosse la testa.
- Io lo so. Lui non mi mentirebbe mai. Non su qualcosa di così importante come la morte dei miei genitori. - mormorò, facendo un passo indietro.
Draco sciolse la presa violenta delle sue dita e lasciò che si allontanasse, fissandola con aria concentrata.
- Alexis, è il momento di crescere. Di affrontare la verità e di smetterla di vivere dentro una favola. Non puoi fidar…-
- Non farlo. - lo interruppe, senza nemmeno alzare lo sguardo.
Se ne rimase lì, ferma, con il capo chino e la frangetta sconvolta che le copriva lo sguardo; le spalle tremavano appena.
Draco rimase in silenzio fino a quando lei non decise di rialzare il capo. Ora la ragazza aveva sul viso un’espressione così seria e determinata da far brillare con potenza quegli occhi incredibilmente verdi.
Gli si fermò il cuore nel petto, vedendola così.
- Non farlo, Draco…- sussurrò, nella voce una chiara nota dolente - Non costringermi a scegliere, perché tra te e Sirius non sono sicura che sceglierei te. -
Lo disse così, senza inflessioni particolari nella voce. Poi, senza aggiungere altro, lo superò ed uscì dalla camera senza che lui potesse solo anche provare a fermarla.
Quella frase lo aveva completamente spiazzato.
Il dolore sordo che gli si allargava nel petto era qualcosa di insopportabile: avrebbe voluto strapparsi la pelle con le dita e poi stringere il cuore con una mano e gettarlo via, lontano, dove non avrebbe più avuto la possibilità di vederlo o sentirlo.
Non si era mai sentito così in vita sua.
Annientato.

Draco strinse le mani in due pugni e i suoi occhi brillarono di pura rabbia nell’oscurità della sua camera. Poi, con un gesto veloce ed iracondo si voltò verso la scrivania e gettò tutto quello che vi era sopra sul pavimento, rivoltando persino il tavolo e la sedia.
- MALEDIZIONE!! -

 

 

 

 

 

 



 

Era tardi ormai.
La Sala Comune di Grifondoro era completamente desolata, fatta eccezione per quell’unica persona che, seduta su di un divanetto di fronte al camino, fissava con aria assorta la pigra brace, unico ricordo delle calde fiamme che erano arse nel focolare.
Luis Cabrisk se ne stava lì, immobile. Le mani intrecciate di fronte alle labbra e gli occhi blu fissi nel vuoto.
Come aveva potuto comportarsi in quel modo?
Che cosa gli era passato per la testa?
Perché mai non era riuscito a fermarsi, quando aveva potuto?
Con quale coraggio aveva deliberatamente ignorato il viso angosciato di Alexis Potter, la sua figlioccia, per la felicità della quale avrebbe dato anche la sua stessa vita?
Poteva quell’insignificante vermicolo di Malfoy riuscire a trasformarlo tanto?
La gelosia paterna poteva arrivare davvero a sfiorare quei confini proibitivi?
Ma, in fondo, cosa ne sapeva davvero lui del concetto di famiglia?
Forse, come tutti i Black, era semplicemente destinato a rovinare tutto ciò che sfiorava con le sue dita insanguinate.
Insanguinate di sangue nero.
Come ogni Black.
Aveva sempre cercato di essere diverso; di essere una persona migliore.
Lui non era un Black e non lo sarebbe mai stato.
Lui era Sirius.
Punto.
Nient’altro che Sirius.
Un ragazzo - un uomo ormai - che forse, era dovuto crescere troppo in fretta e che nella sua vita aveva affrontato davvero tantissime difficoltà. E che ancora ne stava affrontando. E altre ne avrebbe affrontate.
Proprio come Alexis Lily Potter.
Lui lo sapeva bene, oh. Eccome se lo sapeva.
Eppure…

- Cabrisk? -
Una voce bassa lo distolse dai suoi pensieri, costringendolo a risvegliarsi da quello stato di momentaneo torpore nel quale era irrimediabilmente caduto.
Tornare alla realtà fu terribile e quasi doloroso.
Luis si girò lentamente ad osservare il ragazzo che, in piedi accanto al divano, lo osservava con aria inquieta: capelli neri disordinatamente scompigliati ed inconfondibili occhi verdi, uguali a quelli di lei.
Uguali a quelli di Alexis.
- Sì, Harry? -
Tranquilla, la sua voce era risultata distante e disinteressata persino alle sue orecchie e la cosa, effettivamente, lo disorientò non poco.
C’era qualcosa di strano che si muoveva dentro di lui.
Poteva sentirla strisciargli nelle vene, tanto bollente e dolorosa che avrebbe voluto strapparsi quei tubicini azzurri da sotto la pelle.
Sangue Black.

Harry sembrava decisamente in difficoltà mentre, evitando lo sguardo impassibile del compagno più grande, dondolava da un piedi all’altro con fare nervoso.
- Che cosa è successo poco fa? - riuscì poi a chiedere dopo qualche attimo di imbarazzato silenzio.
Luis lo fissò dal basso, un sopracciglio elegantemente sollevato a mostrare la sua curiosità.
- A che ti riferisci? - domandò di rimando, con gentilezza.
Harry si umettò le labbra e, finalmente, il suo sguardo scese ad incontrare quello blu di Cabrisk.
- Con Malfoy, intendo…e con Alexandra. - disse infine, sistemandosi gli occhiali, come se avesse bisogno di fare un movimento qualsiasi per distrarsi ed arginare il nervoso.
Non aveva mai saputo spiegarsi il perché, ma Luis Cabrisk era in grado di metterlo in agitazione con una semplice occhiata.
L’espressione del giovane Sirius rimase impassibile, ma i suoi occhi si spostarono ad osservare la brace nel camino, cercando di prendere tempo per esprimere al meglio ciò che aveva nella testa.
- Malfoy ha solo avuto ciò che meritava. - affermò con tono risoluto.
Non c’era il minimo segno di rimorso nella sua voce tagliente.
- E per quanto riguarda Alex…- Luis fece una pausa, prendendo un profondo respiro e passandosi una mano sugli occhi, come se fosse improvvisamente stanco. - Mi dispiace averla ferita, ma non rimpiango ciò che ho fatto. L’ho detto e non mi stancherò mai di ripeterlo: quel vermicolo di Malfoy meritava una lezione e, ad essere sinceri, meritava una punizione anche peggiore. -
- Mmm…- fu l’unico commento che Potter si concesse di fare, rimuginando sulle parole dell’amico.
Mentre faceva quel discorso, Luis non lo aveva mai guardato in viso; sembrava che i suoi occhi riuscissero a scorgere, nella brace ormai inesistente, un qualcosa di estremamente affascinante che Harry però non riusciva a vedere.
- Cosa c’è, non sei d’accordo? - si informò Luis, voltandosi finalmente ad osservarlo con un cipiglio appena infastidito. - Pensi che abbia esagerato? -
Harry lo fissò per qualche istante con fare indeciso, poi abbassò lo sguardo e scosse la testa.
- No. Hai perfettamente ragione. - concluse e non c’era segno di tentennamento nella sua voce.
Lui stesso avrebbe voluto impartire  da sempre una bella lezione a Malfoy e, in fondo al suo cuore, godeva quasi per quello che era successo solo mezz’ora prima tra i tetti del castello. Era completamente d’accordo con Cabrisk: Draco Malfoy meritava quel che Luis gli aveva inflitto.
Eppure c’era un altro pensiero che lo tormentava. Non riusciva proprio a toglierselo dalla testa.
Ci aveva provato e riprovato, ma niente, quello se ne restava lì, pigro, aleggiando nella sua mente e creando ipotesi su ipotesi, una più assurda dell’altra.
Doveva chiedere delucidazioni in merito o sentiva che sarebbe impazzito.

- C’è solo una cosa che vorrei chiederti Luis, ma…- cominciò e questa volta nel suo tono passò chiara una nota di incertezza.
Cabrisk sorrise accomodante.
- Avanti, sputa il rospo, Harry. Puoi chiedermi qualsiasi cosa…- lo incoraggiò, accentuando la cosa con un cenno della mano.
Harry storse le labbra in una smorfia ancora titubante, ma alla fine si decise ad esprimere il dubbio che lo stava lentamente consumando.
- Prima, durante il duello, tu mi hai chiamato…-
- James. Sì, lo so. - lo interruppe Luis, un sorrisino mesto aleggiava ora sulle sue labbra.
Harry annuì, portando una mano a scompigliare i capelli.
- Perché…? Era il nome di mio…padre ed io…- mormorò, con voce quasi incrinata.
Luis sorrise ancora e alzò una mano per fermarlo, prima che continuasse.
- Vedi, Harry…- cominciò, con tono improvvisamente nostalgico - Tempo fa avevo un amico, il migliore che potessi desiderare. Si chiamava James. – rivelò sottovoce, come se avesse paura di disperdere quel ricordo in parole vane che avrebbero potuto essere raccolte da sconosciuti indegni. - Preso dalla foga del momento ti ho chiamato in quel modo senza nemmeno rendermene conto. -
- Avevi un amico che si chiamava James? - questa volta fu Harry ad interrompere il compagno e nelle sue parole c’era uno strano doppio senso, che Sirius non avrebbe mai voluto cogliere. - Non è che era mio padre? Anche se mi sembra impossibile, vista la tua età…- continuò, ma Luis non lo stava più ascoltando.
Ed eccola lì, la fatidica domanda che non avrebbe mai voluto sentire.
Il dolore gli esplose nel petto al ricordo, costringendolo a mordersi la lingua per non emettere neanche il più piccolo guaito di sofferenza.

Sirius chiuse gli occhi e scosse la testa, alzando entrambe le mani in segno di resa.
Adesso era un sorriso freddo, quello che gli tirava le labbra quando rialzò il viso per osservare il figlioccio.
-Ehi, ehi! Frena l’entusiasmo ragazzo mio! Si è fatto tardi e, non so tu, ma io sono davvero stanco. - sviò il discorso, mettendo le mani sulle ginocchia ed alzandosi dal divano con un gesto fluido. - Avremmo tempo per discutere del mio passato. -
Gli sorrise ancora, con quel sorriso falso e forzato, mentre sollevava una mano e gli scompigliava appena i capelli.
- Buonanotte, Harry. - lo salutò e, senza dargli il tempo di replicare, si avviò verso i dormitori, chiudendosi presto la porta alle spalle.
- ‘Notte Luis…-

Era sempre stato bravo a sfuggire da situazioni scomode.
Quante volte aveva cavato d’impaccio sé stesso e quello scapestrato del suo migliore amico?
Sirius Black si chiuse la porta della propria stanza alle spalle e vi si poggiò sopra, con un’espressione stanca e torturata.
Già, il suo migliore amico.
James.
James Potter.

Sospirò e quel respiro profondo sembrò svuotarlo da dentro: si ripiegò su se stesso, come un involucro vuoto, e si trascinò in bagno. Con un debole colpo di bacchetta accese le candele adagiate sul ripiano del lavandino e, lentamente, si portò davanti allo specchio. Artigliò il bordo del mobiletto e sollevò lentamente lo sguardo: quasi si spaventò.
Era un riflesso quasi informe la figura che vedeva riflessa nel vetro: capelli corti e rovinati, occhi stanchi circondanti da occhiaie e rughe premature, barba incolta e un corpo coperto da cicatrici.
Sirius Black era lì, davanti a lui, in tutta la sua disgraziata realtà.
Si guardò per qualche istante soltanto poi, non riuscendo a sostenere il suo stesso sguardo torturato, chiuse gli occhi e scosse freneticamente la testa. Allungò un braccio ed aprì il mobiletto appeso accanto allo specchio, quasi alla cieca. Tastò tra i vari ripiani, fino ad afferrare una bottiglietta liscia. La tirò fuori e la guardò in controluce: il liquido all’interno era quasi finito.
- Dannazione…- imprecò debolmente, stringendo le dita attorno all’ampolla - Domani mi toccherà tornare da Mocciosus.-
Aprì la bottiglietta e, senza nemmeno più guardarsi allo specchio, bevve l’ultimo sorso della Pozione dell’età.

 

 

 

 

 

 

 

La mattina seguente, Alexis Potter aveva lasciato la Sala Comune di Serpeverde che aveva appena cominciato ad albeggiare.
Aveva bisogno di stare un po’ da sola con i suoi pensieri e sapeva che, solo a quell’ora, la scuola sarebbe stata pressoché deserta.
Quella notte, come era ovvio che succedesse, non era riuscita a chiudere occhio: dopo essersene andata dalla camera di Draco, era tornata nella sua stanza e, come un automa, si era infilata dentro il letto, per rimanersene poi ore ed ore a fissare il soffitto buio.
I pensieri le si erano affollati nella testa, rumorosi ed ingombranti, e non era riuscita a fare proprio nulla per scacciarli. Quelli se ne erano rimasti lì, come ombre minacciose che artigliavano la sua memoria e si allungavano fino a stringere il suo cuore in una morsa che, definire dolorosa, sarebbe stato un semplice eufemismo.

E quei pensieri non l’avevano abbandonata neanche adesso che vagava per i sotterranei, diretta alle scale che l’avrebbero portata in superficie. Sperava che magari un po’ di luce avrebbe potuto rischiarare la sua mente e farla stare meglio.
Ma lei per prima sapeva che quella era solo una vana speranza.
Stava passando davanti all’aula chiusa di Pozioni, quando la porta si aprì: la figura che ne uscì la costrinse a fermarsi di botto.
Un giovanissimo Sirius Black si chiuse l’anta di legno alle spalle, con delicatezza: stringeva tra le mani una piccola boccetta piena di liquido azzurrognolo.
Rimasero a fissarsi per qualche istante, non sapendo cosa fare o cosa dire. Il silenzio li avvolse e, per la prima volta nella loro vita, non c’era nulla di piacevole in quella calma. Si respirava aria di tensione, di paura, di rimorso e di colpa.
Dopo qualche istante, Alexis aprì le labbra e fece per dire qualcosa, ma Luis Cabrisk sollevò la mano libera e la fermò con un semplice gesto.
- Non qui. - le disse semplicemente.
La ragazza lo fissò e richiuse la bocca, mordendosi poi il labbro inferiore con fare indeciso.
Sirius si sforzò di sorriderle appena ma lei non ricambiò e rimase seria, le braccia ora incrociate al petto. Le porse una mano, come tacito invito a seguirla.
Dopo qualche breve istante di esitazione, Alexis prese la mano del padrino.

Si ritrovarono a passeggiare per il giardino di Hogwarts, giusto sul limitare del Lago Nero. Da quando erano usciti dalla scuola non si erano ancora rivolti parola. Adesso nemmeno le loro mani erano più legate; si limitavano a camminare l’uno accanto all’altra avvolti entrambi in pensieri che, in fondo, li univano mentalmente.
Quando arrivarono ai piedi della grande Quercia - la Quercia che, dall’inizio di quell’anno scolastico, era ormai ufficialmente diventata il luogo segreto dei fratelli Potter - Luis Cabrisk si fermò. Poggiò una mano sull’antico tronco e sospirò, negli occhi un’aria nostalgica.
- Lo sai, questo era anche il nostro posto. Io, James e Remus venivamo sempre qui quando volevamo rilassarci e stare da soli…- se ne uscì, ricordando i bei tempi passati con i Malandrini. - E’ proprio qui sotto che abbiamo ideato la Mappa del Mal…-
- Devi andartene. - lo interruppe Alexis.
Fredda, concisa, veloce, improvvisa.
La sua voce non aveva avuto neanche un minimo di esitazione.

Sirius si voltò a guardarla lentamente con entrambe le sopracciglia corrugate.
- Come hai detto? - mormorò, non sicuro di aver capito bene ciò che la figlioccia aveva appena proferito.
- Devi andare via. - ripeté lei, inflessibile, gli occhi verdi che scintillavano di sicurezza.
- Ma che…?-
- Restare qui è diventato pericoloso! - sbottò la Potter, distogliendo lo sguardo da quello improvvisamente ferito e sorpreso del padrino. - E tu non fai altro che comportarti come un bambino! - aggiunse stringendo le mani in due pugni. - Forse…forse non sei più fatto per stare qui. Forse, Hogwarts non è più il posto adatto a te. Forse, dovresti semplicemente andare via, trovare un posto più sicuro e nasconderti bene… io non sopporto…- ma non fece in tempo a finire.
- Basta così, ho sentito anche troppo. – sibilò Luis, gli occhi ridotti a due fessure scintillanti d’ira.
- Ma io…- cercò di protestare Alexis.
- Ho detto basta! Non voglio più ascoltare una singola parola di quello che hai da dirmi. Non mi sopporti più? Bene. Considerati libera dal mio peso. Da oggi in poi smetterò di preoccuparmi per te! - la aggredì con tono velenoso senza mai alzare la voce.
L’espressione distorta del suo viso rabbioso bastava da sola ad esprimere i suoi pensieri.
Spiazzata, Alexis fece un passo all’indietro e lo fissò con occhi ora enormi sul visino dispiaciuto.
- Ma la vita è la mia signorina, e sono io che decido ciò che ne voglio fare: tu non sei nessuno per potermi dare degli ordini. – concluse, prima di rifilarle un’ultima occhiataccia.
Poi si voltò e, senza aggiungere altro, si allontanò verso il castello con passi rabbiosi, lasciandola sola.
Alexis lo fissò andare via da lei, lo sguardo lucido e un peso sul cuore. Si morse il labbro inferiore e abbassò gli occhi, mentre una singola lacrima le accarezzava il viso.
- Io non sopporto l’idea di perderti…- concluse.
Ma, ormai, non c’era più nessuno ad ascoltarla.

 

 

 

 

 

 

L’aveva cercata per tutto il giorno, ma era riuscito a trovarla solo a pomeriggio ormai inoltrato.
La osservò da lontano, nascosto dietro l’ombra di un alto albero: Alexis Potter se ne stava lì, vicina alle rive del Lago Nero rannicchiata a terra, le gambe raccolte al petto e lo sguardo lontano.
Non riusciva a vederla bene in viso perché il vento le scompigliava i capelli che, inevitabilmente, andavano a nascondere la sua espressione, ma era sicuro che i suoi occhi stavano guardando qualcosa che andava persino oltre la sottile linea dell’orizzonte, che divideva le acque inquiete del lago dal cielo rosato dal tramonto.
Era sempre così bella, lei.
Così bella da togliergli il fiato.
Se era bella anche per il resto del mondo, Draco Malfoy non avrebbe saputo dirlo: magari non tutti sapevano apprezzarla per quel che era.
E cos’era, veramente, Alexis Potter?
Una bambina, ancora. Minuta, fragile, con la pelle lattea, i capelli neri perennemente scompigliati, il naso piccolo e le labbra morbide.
E poi gli occhi.
Quello sguardo verde smeraldo che l’aveva incantato sin dalla prima volta che i loro occhi si erano fortuitamente incontrati.
Quelle iridi avevano brillato anche nell’oscurità dei cunicoli della Gringott.
Draco Malfoy chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso, poggiando le spalle contro il tronco dell’albero. Prese un profondo respiro e poi la raggiunse. 

Alexis era persa nei suoi pensieri quindi non sentì i passi leggeri di qualcuno farsi sempre più vicini. Solo quando un’ombra scura le si disegnò addosso, circondandola, allora si riscosse e sollevò il viso. Lo fece lentamente, come se non ci fosse alcuna fretta.
Come se sapesse già di chi era la figura che torreggiava su di lei.
Alzò lo sguardo fino ad incontrare il viso impassibile di Draco Malfoy.
Si fissarono per qualche silenzioso istante; solo il rumore flebile del vento e il fruscio delle foglie della Quercia interrompevano la quiete apparente che si era instaurata tra di loro.
Senza dire nulla e senza mai distogliere lo sguardo, Alexis si alzò piano da terra, in modo da poterlo guardare meglio in viso.
Il silenzio che li avvolgeva era qualcosa di pesante ed opprimente, che nessuno dei due sarebbe riuscito a sopportare ancora a lungo.
Dovevano parlare.
Dovevano comunicare.
Fare qualsiasi cosa.
Ma non ci riuscivano.

Se ne rimasero semplicemente così, per lunghissimi minuti, uno di fronte all’altra, taciturni, immobili e mai così distanti.
Alla fine, fu Draco a prendere in mano la situazione.
Non ce la faceva più.
Alzò entrambe le mani in segno di resa e senza mai smettere di guardarla dritta negli occhi – quelle iridi che gli facevano sempre dolere il petto in maniera insopportabile - fece un passo all’indietro.
Alexis rimase ferma e non fece niente per cercare di fermarlo.
- Mi arrendo. – mormorò alla fine, con un sussurro stanco e doloroso. – Stare con te è troppo difficile. Io ti amo, davvero. Ma tu hai troppi segreti da nascondere ed io non riesco a sopportarne il peso. – dichiarò e nella sua voce non c’era stato il minimo cenno di esitazione.
Draco Malfoy era sempre stato così: spaventosamente bravo a nascondere ogni sua emozione. Dannatamente bravo ad indossare maschere e volti non suoi sopra il suo viso.
Maschere che Alexis era riuscita lentamente a togliere ma delle quali lui si era adesso riappropriato, con una velocità che era decisamente dolorosa.
Dolorosa, come la sensazione che le si era allargata nel petto: sentiva caldo dentro la pelle, come se un fiume di lava le si stesse muovendo all’interno del corpo. E c’erano tanti aghi che le si conficcavano nell’epidermide togliendole la capacità di respirare.

Si fece coraggio e prese un profondo respiro, deglutendo e cercando di inghiottire quel groppo che adesso, enorme, le chiudeva la gola. Alla fine annuì, semplicemente.
- Lo capisco. –
Ed era vero: lo capiva davvero.
Avrebbe voluto trovare la forza, dentro di sé, per ribellarsi alle parole di lui ma c’era una parte di lei che sapeva di essere nel torto. Che sapeva che lui aveva ragione e che non c’era più nulla a cui appigliarsi.

Prese un altro respiro profondo e strinse le mani in due pugni, per farsi forza.
- Va bene così. – aggiunse, anche se in cuor suo sapeva di star cercando di convincere se stessa, più che lui. – Quanto tempo mi dai per far scappare Luis? –
Glielo domandò così, a bruciapelo. Anche nella sua voce non c’era alcuna inflessione.
A forza di stare con Draco, aveva imparato ad essere un po’ Malfoy.
Draco la fissò impassibile, le mani adesso inserite nelle tasche dei pantaloni neri che indossava.
- Nessun tempo. – rispose, semplicemente.
Alexis spalancò gli occhi, perdendo tutta la fredda compostezza che era riuscita a guadagnarsi.
- Cosa?! Ma…! – cercò di protestare ma lui non gliene diede il tempo.
Fulmineo, accorciò nuovamente la distanza tra di loro, incombendo su di lei. La afferrò per le spalle e chinò il capo fino a ritrovarsi con il viso alla stessa altezza di quello di lei, poi inaspettatamente, annullò la distanza tra le loro labbra e la baciò.
Fu un bacio veloce ed urgente che riuscì a stordirla immediatamente; non durò molto e il modo in cui lui si allontanò fu brusco e le fece male.
Draco la fissò da quella ridicola distanza, con un’occhiata seria e penetrante che la mise subito a disagio. Poi, parlò di nuovo.
- Io non dirò niente Alexis, te lo prometto. Ma è l’ultima cosa che faccio per te, non chiedermi nient’altro. Mai più. – lo disse tutto d’un fiato, in un sussurro velocissimo, quasi avesse paura di perdersi qualche pezzo per strada tra il coraggio che diventava sempre più debole e il timore che opprimeva il suo petto.
Alexis deglutì e senza riuscire a dire nulla in risposta, si limitò ad annuire.
Il groppo che adesso le chiudeva la gola era enorme, come se qualcuno le stesse violentemente premendo le dita sul collo e stesse cercando di soffocarla.
Draco la fissò per un altro istante solamente.
Voleva imprimerselo nella mente.
Il suo viso.
La sua espressione.

I suoi occhi.
Poi, con un dolore che non aveva mai provato in vita sua e che gli stava dilaniando il petto dall’interno, sollevò una mano e fece per accarezzarle una guancia con la punta delle dita. Ma non la sfiorò nemmeno: il suo braccio si abbassò lentamente, insieme al suo sguardo.
Poi, piano, Draco Malfoy si allontanò da Alexis Potter; le diede le spalle e se ne andò.
Passi dolorosi che lo allontanavano sempre di più da lei.
Sempre di più dall’amore.
Passi dolorosi che, con ogni singolo incedere, calpestavano quel che ne restava della loro storia.
E ne segnavano, definitivi e dolorosi, la fine.

Alexis rimase ferma a fissare il vuoto che il ragazzo aveva lasciato dietro di sé.
Il vuoto che aveva lasciato dentro di lei.
Era stata forte e coraggiosa fino a quel momento ma adesso sarebbe crollata, lo sapeva.
E voleva farlo.
Voleva crollare.
Ne aveva quasi un bisogno fisico.

Una lacrima abbandonò i suoi occhi, ormai irrimediabilmente umidi, e scivolò lungo la guancia. Ne seguì un’altra, e un’altra ancora. Le contò, per tenere la mente occupata, fino a quando non divennero davvero troppe e decisamente incontrollabili.
E allora, finalmente, crollò.
Si accasciò per terra e nascose il viso tra le braccia, rimanendo semplicemente lì a piangere tutte le lacrime e a singhiozzare tutto il respiro che ancora aveva.
Non voleva vedere nulla: solo il buio.
Quel nero.

 

 

 

 

 

 

 

- Alexis…? Alexis, tesoro, smettila di piangere. Va tutto bene.-
Era stata una voce gentile a parlare, dolce, femminile ed estremamente materna.
Sapeva perfettamente a chi appartenesse.
Alexis alzò il viso di scatto sottraendolo dall’oscurità creata dalle braccia conserte sull’erba, e i suoi occhi immediatamente trovarono quelli caldi e rassicuranti della sua dea: Lily. La guardò sorpresa, le labbra appena schiuse e gli occhi ora spalancati sul visino ancora arrossato dalle lacrime precedente versate.
C’era riuscita.
Era tornata nel suo piccolo angolo di Paradiso.
Come avesse fatto, sinceramente non lo sapeva, ma non aveva tutta questa fretta di scoprirlo.
All’improvviso, si sentiva calma e in pace con tutto il mondo.
Non ricordava più nemmeno il motivo per il quale avesse pianto tanto.

- L…Lily…- mormorò, ancora incredula.
La sua dea personale le sorrise, rassicurante come sempre, e le sfiorò il viso con una di quelle carezze che riuscivano sempre a calmarla; era come se lei, solo attraverso quelle dita delicate, fosse in grado di infonderle un grandissimo senso di serenità.
Perché mai doveva stare male?
Non ce ne era alcun bisogno.
Nessuno meritava le sue lacrime.
Già, nessuno… ma nessuno chi?
Le sembrava di avere la testa incredibilmente leggera, come se qualcuno avesse rimosso qualche parte importante della quale, adesso, non aveva più alcuna memoria.
E, stranamente, la cosa non le importava.
Non voleva ricordare.
Ricordare era doloroso.

Con l’aiuto di Lily si rimise in piedi, asciugandosi le ultime lacrime che ancora tracciavano le sue guance. La bellissima donna, che era stata in silenzio fino a quel momento, si limitò a guardarla con quell’affetto materno che era solo suo e poi, delicata, la cinse in un abbraccio, stringendola forte a sé.
Alexis si lasciò andare contro quel petto morbido, che profumava di buono…che profumava di amore e di quella rosa rossa che, come sempre, se ne stava lì conficcata appena sopra il seno sinistro della sua dea personale.
Non aveva mai capito come facesse a non darle fastidio.
Lily le accarezzò i capelli per qualche altro minuto silenzioso, poi si abbassò appena per poterle poggiare il mento su di una spalla.
- Hai ragione, piccola mia. – se ne uscì, con voce morbida e vellutata, mentre continuava a sfiorarle lentamente i capelli. – Ricordare è doloroso. Perché farlo quindi? –
Alexis corrugò la fronte un po’ perplessa e poi si strinse nelle spalle, socchiudendo appena gli occhi e fissando ancora una volta la bella rosa rossa, adesso vicina al suo viso.
- Già, perché farlo…?- ripeté sotto voce, allontanandosi appena dall’abbraccio della donna.
Adesso aveva uno sguardo vacuo, concentrato solo su quel fiore inserito nel petto della dea.
Non sapeva perché, ma aveva una gran voglia di toccarlo, di verificare che fosse vero.
Voleva sentire i petali morbidi sotto i polpastrelli ed ubriacarsi di quel profumo dolciastro e sottile che, adesso, cullato dal vento leggero di quel suo personale Paradiso, le solleticava l’olfatto in maniera decisamente invitante.

Lily, ancora una volta, sembrò leggerle nel pensiero perché, dopo averle riposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio, le sorrise ancora e le indicò il rosso fiore sfiorandolo appena.
- Sei sempre stata attratta dalla mia rosa. – rimuginò e la sua voce delicata aveva assunto una tonalità quasi soddisfatta, alla quale Alexis, però, non fece alcun caso.
La piccola Potter si limitò ad annuire e a piegare il viso su di un lato per poter osservare il fiore da un’altra angolazione: più lo guardava e più le sembrava bello.
Ed invitante.
Lily la guardò ancora, quasi la stesse attentamente studiando. Poi, piano, si piegò sulle ginocchia, lasciando che lo sfarzoso vestito nero che indossava si aprisse a cerchio intorno a lei.
- Lo sai, Alexis: se vuoi, puoi prenderla. – le disse, sorridendo gentile.
Solo dopo quelle parole, Alexis sollevò il viso di scatto, fino ad incontrare gli occhi gentili della sua bellissima dea personale. Aprì un po’ le labbra, sorpresa, e la fissò per qualche secondo non del tutto convinta.
- Posso davvero…? – domandò dopo qualche secondo di titubante silenzio.
Senza aggiungere nient’altro, Lily si limitò a sorridere e, con delicatezza, la prese per mano e la guidò fino al suo petto, all’altezza della rosa. Alexis scese di nuovo ad osservare il rosso fiore poi, piano, allungò le dita.
Stava quasi per sfiorare uno dei morbidi petali, quando sentì un urlo rabbioso e disperato tuonarle nella testa.
- ALEX! ALEX! TORNA DA ME! TORNA DA ME, TI PREGO! – urlava la voce.
Spaventata, Alexis ritirò la mano con un gesto brusco e si guardò intorno allarmata.
Chi la stava chiamando con tanta urgenza?
Spalancò gli occhi e tornò a guardare la dea con aria angosciata: per un solo istante le sembrò che quel viso bellissimo e candido fosse distorto da una smorfia di odio e follia, che la rendeva brutta e…terrificante.
Alexis non ebbe il tempo di fare nient’altro perché un dolore lancinante le colpì la spalla destra costringendola a chiudere gli occhi e a piegarsi su se stessa. Urlò ed urlò ancora, perché le sembrava che qualcuno le stesse premendo un ferro incandescente sulla pelle.
Sembrava quasi che si stesse squagliando lentamente e dolorosamente. Non aveva mai sentito tanto male in tutta la sua giovane vita. Mai.
Gridò e pianse disperata, fino a che l’oblio non la accolse di nuovo tra le sue braccia – e questa volta, stranamente, erano davvero rassicuranti.

 

 

 

 

{Una goccia nell’oceano,
Un cambiamento nel tempo,
Stavo pregando affinchè potessimo finire con lo stare insieme.
Era come desiderare la pioggia mentre stavo nel deserto,
Ma ti sto tenendo più vicino che posso,
Perché tu sei il mio Paradiso.}

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*)Vi ricordo, come sempre, che questa storia è ambientata durante “La Camera Dei Segreti”. Dopo le tante pietrificazioni degli studenti Lucius Malfoy e il Ministro della Magia, Cornelius Caramel, vanno ad Hogwarts per arrestare Hagrid – accusato di aver scatenato la bestia misteriosa che starebbe creando tanto scompiglio nella scuola. In quella stessa occasione, Lucius consegna a Silente un mandato, in cui viene dichiarato che il preside deve abbandonare Hogwarts.

 

 

 

 

 *

 

 

 

Salve a tutte!
Finalmente, dopo uno dei miei soliti e vergognosi ritardi, ecco per voi, come promesso nel messaggio privato, il capitolo 43 di “Un Particolare In Più”!
Questa storia, come al solito, procede a rilento, ma oramai mancano solo sette capitolo e poi, potremmo finalmente scrivere tutte insieme la parola fine al fondo dell’epilogo! Quindi, per le più dubbiose, non avete nulla da temere: l’ho detto tante volte e non mi stancherò mai di ripeterlo:

QUESTA STORIA AVRA’ IL SUO FINALE!

 

Beh, che dire?
Sono sicura che, in questo momento, molte di voi – forse tutte! – vorrebbero staccarmi la testa a morsi: torno e in questo capitolo ne succedono davvero di tutti i colori (e che ci fosse una notizia positiva per la nostra Alexis! Litiga con Sirius, si lascia con Draco e poi…ebbene sì, non me ne sono mica dimenticata: il sogno misterioso è tornato e con lui, il Paradiso personale della piccola Potter e la sua Dea che, sempre più, assume volti di uno strano…Demone? Mah, chissà; il mistero del sogno sarà una delle ultime cose che verrà svelata in questa fan fiction, quindi dovrete pazientare ancora un po’, ma la storia è quasi al suo termine, quindi arriveranno presto – mi auguro! – tutte le risposte ai vostri dubbi!)

Per chi segue la nuova storia originale/romantica che ho cominciato a postare qui su EFP ormai da qualche settimana (Queens Park – Il viale dei sogni infranti; la trovate tranquillamente sul mio profilo), sa che ho cominciato ad adottare un nuovo metodo di risposta alle recensioni che mi lasciate: lo faccio tramite dei video che poi posto, regolarmente, sul mio canale YouTube!
Dal momento che questa idea ha avuto parecchio successo e sembra divertire voi lettrici, ho deciso che utilizzerò questo metodo anche per rispondere a tutte le gentilissime ragazze che, da adesso in poi, mi lasceranno un commentino sui nuovi capitoli! :3

Un motivo in più per recensire, non vi pare?

Beh, detto questo, io direi che è arrivato il momento di salutarvi!
Spero che il capitolo – nonostante il clima di tensione che si respira – sia stato di vostro gradimento: si accettano pomodori in faccia, fischia di disprezzo e quant’altro…solo, per favore: niente oggetti contundenti! In fondo, è Natale, no? **

Or dunque, questo capitolo è il mio personalissimo regalo di Natale per tutte voi!
Se volete fare un regalino anche alla sottoscritta, basterà qualche parola in un commento, saranno tutti apprezzatissimi!

 

Vi lascio alcuni links, dove potrete raggiungermi:

 

Gruppo su Facebook (per richiedere l’accesso, basta cliccare sul pulsante “Richiedi di iscriverti”! Qui dentro posterò tutte le news riguardanti “Un Particolare In Più” e tutte le mie altre storie; spoilers, immagini grafiche e molto altro ancora! Inoltre, è un luogo dove tutte quante potrete scrivere ciò che volete, scambiare opinioni varie e fare amicizia! Se vorrete raggiungere me e le dolcissime Fanciulle che già si sono iscritte, ne sarò più che onorata!)
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Queens Park – Il viale dei sogni infranti

 

 

E con questo, è davvero tutto gente!
Alla prossima (:

 

Vostra affezionatissima Giulia.

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Capitolo 43
*** L'ultimo addio ***


~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Capitolo XLIII
L’ultimo addio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Avanti, Alex… svegliati, ti prego…-
Luis Cabrisk se ne stava seduto su di uno sgabello, accanto ad uno dei lettini dell’infermeria dove, adesso, era stata adagiata colei che era da tutti conosciuta con il nome di Alexandra Black; le stava tenendo una mano tra le sue, congiunte quasi nel tipico gesto della preghiera, e le stava mormorando quelle parole sulle dita da almeno un’ora.
Dopo averla lasciata in malo modo sulle rive del Lago Nero, quella mattina, non aveva fatto altro che pensare a lei e alla loro assurda litigata: che cosa gli era preso, per comportarsi in quel modo? Da quando era tornato ad Hogwarts, non era più lo stesso: gli sembrava di essere tornato il giovane scapestrato di un tempo, con la differenza che, adesso, riusciva a vedere chiaramente cosa era giusto e cosa era sbagliato.
E i suoi comportamenti erano decisamente sbagliati.
Era come se conoscesse la differenza tra giusto e sbagliato…solo che preferiva sbagliare.

Lo sentiva, ogni volta che parlava, ogni volta che agiva in un determinato modo; dentro di sé, lo sapeva, eppure c’era qualcosa di incontrollabile, nella sua mente, che lo spingeva ad procedere in quel modo sconsiderato.
Le cose avevano cominciato a peggiorare sin dal suo arrivo ad Hogwarts.
Sin da quando aveva cominciato a prendere la Pozione Dell’Età che Piton gli rifilava almeno una volta alla settimana…
Già, la Pozione Dell’Età…
Era stato come un campanello d’allarme nella sua testa, quella rivelazione improvvisa…
Come aveva fatto a non pensarci prima?

Sirius aveva passato tutta la giornata in biblioteca, alla ricerca di informazioni sulla bevanda che Mocciosus gli stava propinando e, solo a pomeriggio inoltrato, aveva scoperto quella cruda e maledetta verità…
 

“La Pozione Dell’Età ha effetti solamente sull’aspetto fisico della persona che l’assume e ringiovanisce il corpo solo per una durata di ventiquattro ore. Basta un solo sorso per ritornare più giovane di almeno dieci anni. Se si desidera ringiovanire anche la mente, allora un solo ingrediente va aggiunto alla miscela: una spruzzata di polvere di ali di farfalla…Ha un sapore estremamente dolce, ma bisogna stare attenti alla quantità…”

 
Era questo che recitava il decimo libro di Pozioni al quale aveva fatto riferimento e, in quel momento, tutto gli era stato dannatamente più chiaro.
Piton stava aggiungendo quell’ingrediente segreto per vendicarsi di lui.
Maledetto, viscido, schifoso di un Mocciosus!
Oh, lo avrebbe detto a Silente, questo era chiaro.
Ma prima lo avrebbe fatto a pezzi con le sue stesse mani, su questo poteva starne certo!

Prima di tutto, però, aveva voluto trovare Alexis e spiegarle la faccenda: non poteva permettere che le cose tra di loro rimassero così! Lui le doveva una spiegazione ed ora che ne aveva una plausibile, era quasi contento di potersi andare a scusare con lei.
Non vedeva l’ora di stringerla di nuovo tra le braccia ed essere il conforto che le serviva sempre e costantemente.
Il suo istinto canino lo aveva guidato immediatamente sulle rive del Lago Nero, dove era certo che l’avrebbe trovata; ma quando era giunto accanto alla grande quercia, gli si era fermato il cuore nel petto.
Alexis era sì lì, ma era sdraiata a pancia in giù, con alcune foglie che le coprivano la schiena – segno che era rimasta lì per molto tempo – e il viso nascosto tra le braccia. Era corso immediatamente da lei, allarmato, e l’aveva girata, facendole poggiare la testa sulle sue gambe. Lei non si era svegliata e il suo viso, contratto da una strana e dolorosa sofferenza, si era limitato a ciondolare su di un lato, inerme; aveva provato a chiamarla, a schiaffeggiarla, ma non c’era stato nulla da fare: sua figlia non aveva mai aperto gli occhi.
Era così che, disperato, l’aveva presa in braccio e, correndo nel modo più veloce che le sue gambe gli avevano consentito, l’aveva portata in infermeria.
Madama Chips, dopo aver fatto tutti i controlli necessari, aveva dichiarato che la Black aveva avuto solo un crollo psicologico e che, fisicamente, le sue condizioni erano stabili. Comunque, se non si fosse svegliata entro l’indomani mattina, l’avrebbero trasferita al San Mungo, per fare tutti gli accertamenti medici.
Era per questo che, adesso, Luis Cabrisk se ne stava accanto a lei con aria torturata, aspettando – o sarebbe meglio dire sperando – che Alexis decidesse di riaprire gli occhi e tornare da lui.
Dopo quelli che, per Sirius Black, furono i minuti più lunghi ed interminabili della sua vita, Alexis Potter mugolò nel sonno e poi, lentamente, riaprì gli occhi.
Senza dire una parola, il padrino si limitò a guardarla con apprensione, mentre le stringeva appena di più la mano tra le sue. La ragazza sbatté le ciglia più volte, disorientata, poi, finalmente, voltò il capo ed incontrò gli occhi rassicuranti di Sirius Black.
- Sirius…- mormorò piano, guardandolo con aria adesso confusa.
- Sono qui, piccola mia, sono qui. – sussurrò lui, baciandole delicatamente le dita e andando poi a sfiorarle la guancia con una carezza. – E’ bello sentire di nuovo la tua voce…per un momento, ho temuto che non ti saresti più svegliata…-
- Che…che cosa? –
Alexis corrugò la fronte e si guardò intorno, cominciando a comprendere qualcosa solo in quel momento: scrutò l’infermeria – ormai fin troppo conosciuta – con sguardo assente, mentre prendeva lentamente consapevolezza del fatto che, di nuovo, era finita all’ospedale scolastico.
- Che cosa mi è successo, Sir…Luis? – si corresse all’ultimo, ritornando completamente alla realtà.
Si sentiva debole e spossata, come se avesse percorso migliaia di chilometri, in una corsa folle e sfrenata.
Sirius le sorrise appena, mesto, continuando ad accarezzarle i capelli.
- Io…non lo so, Alex. – ammise, con un sospiro. – Ero venuto a cercarti, per parlarti e per scusarmi del mio comportamento e, quando ti ho trovata, eri stesa a terra, sulle rive del Lago Nero, ed eri priva di conoscenza. Tu non ricordi niente? –
Alexis scosse la testa, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore, nervosa.
- No, mi dispiace…Non mi sono resa conto di nulla. Non so cosa sia successo. Madama Chips che dice? – si informò, tornando a guardarlo.
Sirius si strinse nelle spalle.
- Dice che, almeno fisicamente, è tutto a posto. Ha ipotizzato che potresti aver avuto un crollo psicologico e, in effetti, capisco che questo potrebbe essere colpa mia e…- fece una pausa e, questa volta, fu lui ad abbassare lo sguardo. – E mi dispiace, Alex. Lo sai che io non vorrei mai farti del male.-
Piano, Alexis si mise a sedere e gli prese una mano tra le sue, un sorrisino gentile adesso le piegava le labbra.
- Sì, lo so. – annuì, con fare rassicurante, accarezzandogli il dorso con gesti lenti e premurosi.
Lo sapeva che Sirius non le avrebbe mai fatto del male.
Come sapeva che lui non era un assassino.
Ed era questo il motivo per cui aveva litigato con Malfoy.
Già, Draco…Se avesse dovuto incolpare qualcuno, per il suo crollo psicologico, avrebbe potuto incolpare il suo ormai ex-fidanzato, e non di certo il suo padrino.
Anche se, in cuor suo, sapeva che la colpa di tutta quella situazione era solo di se stessa e di nessun altro.

Alexis sospirò e chinò il capo.
- Lo so che tu non mi faresti mai del male e…nemmeno io te ne farei mai. Ma stamattina ero seria. – proferì, rialzando lo sguardo e fissando il padrino dritto negli occhi. – Devi andartene da Hogwarts. Questo posto non è più sicuro per te. Ti prego, ti prego: dammi ascolto, per questa volta! – lo implorò quasi, sporgendosi dal letto per prendergli il viso tra le mani e fissarlo da pochi centimetri di distanza.
Quegli occhi verdi, quelle splendidi iridi di smeraldo, avevano sempre avuto la splendida capacità di parlare; e gli stavano parlando anche in quel momento, pregandolo di andare via, per il suo bene.
Per il loro bene.

Sirius la fissò per qualche altro secondo, in silenzio; poi, lentamente, la prese per i polsi e la costrinse ad allontanare le mani dalle sue guance. Intrecciò le loro dita e le fissò con sguardo assorto; infine, inaspettatamente, annuì.
- Lo so. Hai ragione, Alex. Tu hai sempre ragione. – ammise, tornando a guardarla con un sorrisino dimesso. – Hogwarts non è più un posto sicuro, per me. Ci sono troppe persone di cui non posso e non voglio più fidarmi. –
Il riferimento a Mocciosus era chiaro ma, non sapeva spiegarsi perché, non ebbe voglia di confessarglielo. Se lo sarebbe tenuto dentro, fin quando, un giorno, non avrebbe potuto assaporare la sua dolce vendetta.
- Partirò domani notte, questa è una promessa. Almeno per oggi, permettimi di restare accanto a te. – le mormorò, avvicinandosi al suo viso e lasciandole un bacio sulla fronte.
Alexis sorrise, sollevata, e gli circondò le spalle con le braccia, stringendolo forte a sé.
- Ma certo. Grazie mille. Ti voglio bene, Sirius…- gli mormorò, la bocca premuta su di una spalla.
Sirius la strinse forte a sé, coccolandola appena, e le depositò un bacio su di una tempia.
- Anch’io, piccola mia, anch’io. E ricorda, non importa cosa accadrà in futuro…io sarò sempre qui. –
Sollevò piano una mano e le posò l’indice sul petto.
All’altezza del cuore.

 

 

 

 



 

- Sei sicura di stare bene? Magari dovresti restare in infermeria per tutta la notte, sai, per sicurezza. –
- Sto bene, Felpato, non preoccuparti. –
Alexis sorrise in direzione del padrino mentre, seduta sulla sponda del letto, si rinfilava le scarpe.
Sirius la guardò dall’alto, le braccia conserte e le spalle poggiate contro la parete.
La ragazza si alzò e si sistemò il maglione e la gonna della divisa, per poi voltarsi verso Luis Cabrisk e tendergli una mano, che lui corse a stringere con delicatezza.
- Non preoccuparti, starò bene. – lo rassicurò, portandosi la mano ad una guancia e premendosela contro di essa. – E poi…-
- Sì, lo so. Devo proprio andare. – concluse Sirius per lei, passandosi una mano tra i lunghi capelli.
Alexis sorrise ancora ed annuì, lasciandogli andare la mano solo per potergli circondare la vita con le braccia e poggiargli una guancia contro il petto ampio ed accogliente. Anche lui la strinse a sé, con dolcezza, posando il mento sopra la sua testa e cullandola appena.
- Sarai al sicuro, vero? – gli domandò, artigliandogli il maglioncino della divisa.
Sirius si chinò appena per poterle sfiorare una tempia con un bacio.
- Ma sì, certo. –
- E mi scriverai una lettera, appena sarai fuori pericolo? –
- Ovviamente, piccola mia. –
Alexis annuì ancora e rimase abbracciata al padrino per qualche altro minuto, in silenzio, semplicemente ad assorbire il suo calore e l’amore che solo lui sapeva trasmetterle.
Nemmeno Sirius osò interrompere la quiete che era calata ad avvolgerli, piacevole e rilassante.
- Sai…- disse però dopo qualche minuto, senza smettere di cullarla. – Io non sono come mi hai visto in questi giorni; non sono prepotente, irresponsabile ed attaccabrighe. Io…-
- Lo so, Felpato, lo so. Non c’è bisogno che ti giustifichi, dico davvero. A me sta bene così. Ti voglio bene per quello che sei, non importa quanti aspetti della tua personalità ancora non conosco: tu sei tu, ed io ti accetterò sempre. – lo interruppe Alexis, sollevando il capo per poterlo osservare in viso.
Questa volta fu Sirius a sorridere e sollevò una mano per poterle accarezzare il profilo del viso.
- Quanto tempo nessuno mi chiamava con questo nome. – mormorò, gli occhi blu fissi in quelli della figlioccia persi in ricordi lontani.
- E’ ora. – rispose semplicemente la ragazza, sciogliendo piano l’abbraccio e tornando a stringergli la mano.
Il giovane Luis Cabrisk annuì e sospirò piano.
- Appena tutta questa faccenda sarà risolta…Appena saprò che sei di nuovo al sicuro…- proferì Alexis, alzando il viso per poterlo guardare direttamente negli occhi. – Dirò ad Harry la verità. Ho aspettato troppo tempo e le cose sono diventate sempre più difficile e complicate…Ma è giunto il momento di rivelarmi per ciò che sono; lui merita di avere una famiglia vera, qualcuno che si prenda cura di lui esattamente come tu ti prendi cura di me.-
Sirius sorrise, orgoglioso.
- Cercherò di mettermi al riparo quanto prima, allora. – disse semplicemente.
- Saggia decisione. – lo schernì appena, ridacchiando. – Allora, si va? –
Sirius le prese la mano e le sfiorò le nocche con una serie di piccoli baci.
- Si va. – 

Quando uscirono dall’infermeria, l’atmosfera nei corridoi bui di Hogwarts era decisamente calma.
Forse anche troppo calma.
Gli androni, illuminati solo dalle debole fiammelle delle torce, erano completamente silenziosi, come se qualcuno avesse applicato un incantesimo Muffliato sull’intero castello.
Alexandra Black e Luis Cabrisk si muovevano furtivi, cercando di nascondersi tra le ombre ed evitare improbabili incontri scomodi.
Ma, per tutto il secondo piano, non incontrarono proprio nessuno e la cosa era alquanto sospetta.
- Non c’è nessuno in giro…- osservò infatti Alexis, dopo aver attraversato l’ennesimo corridoio vuoto. – Che ore saranno? –
Sirius, poggiato contro una parete, scosse la testa e sollevò appena le spalle.
- Non so…Ad occhio e croce direi che saranno le dieci o giù di lì. – rispose, lanciando un’occhiata fugace ad una delle finestre, oltre la quale si intravedeva una notte grigia, che prometteva nera tempesta.
Avanzarono ancora lungo i corridoi, circospetti, fin quando non arrivarono sul pianerottolo delle scale che conducevano al piano inferiore.
- Strano…che siano già tutti nei dormitori? Sai, con il coprif…- cominciò Alexis, ma la sua considerazione venne interrotta da un brusio di sottofondo, che proveniva dall’altro lato del corridoio.
Sirius la prese per un braccio e la trascinò nell’ombra, mentre le faceva segno di tacere. Poi, si guardò intorno e, silenzioso, raggiunse l’angolo, oltre il quale si sporse: sembrava che la maggior parte degli studenti rimasti ad Hogwarts – e non erano molti, visto che quasi tutte le famiglie, dopo le vacanze di Natale, avevano deciso di non mandare i figli a scuola, visto il pericolo incombente delle pietrificazioni – fossero lì riuniti.
Tutti, notò Sirius con una certa curiosità, stringevano tra le mani le copie di quello che sembrava un giornalino di Gossip.
Alexis si sporse oltre l’angolo, facendosi largo tra il muro e il braccio del ragazzo. Osservò la scena, corrugando le sopracciglia fini con fare perplesso.
- Ma che sta succ…- ma non fece in tempo a concludere la frase.
- ECCOLI! LI ABBIAMO TROVATI! – urlò qualcuno alle loro spalle.
Luis Cabrisk e Alexandra Black sobbalzarono spaventati, mentre si voltavano di scatto: c’era un gruppo di ragazzi di Serpeverde, dietro di loro, che sembravano voler impedire che fuggissero.
Alexis e Sirius osservarono la scena sempre più interdetti mentre, istintivamente, lui le si metteva di fronte, a modi protezione, e la spingeva appena indietro.
Peccato che, adesso, fossero circondati.
- Che diavolo sta succedendo? – si informò Cabrisk, con tono aspro, squadrando gli studenti con un’occhiata minacciosa.
- Il tuo sguardo fa proprio paura…- se ne uscì una vocina sprezzante.
Alexis non ci mise molto ad individuarne la proprietaria: era Pansy Parkinson che, in mezzo alle Untouchable Ravens, aveva sulle labbra un sorriso di oscuro trionfo; gli occhi scuri avevano una nota quasi malsana, mentre rifilava un’occhiata soddisfatta in direzione della Potter.
-…è proprio quello di un assassino. – concluse, sghignazzando freddamente.
Luis Cabrisk si voltò a guardarla con espressione sorpresa e, dal momento che quella frecciata era arrivata in modo del tutto inaspettato, non riuscì a dire nulla.
Alexis spalancò gli occhi e la bocca, indignata.
- Ma di che stai parlando?!? – sbottò, sporgendosi da dietro le spalle di Sirius, agitando un pugno nell’aria.
Il ragazzo allungò un braccio e la bloccò, premendole una mano all’altezza dello stomaco e costringendola ad indietreggiare di nuovo.
Il suo cuore aveva cominciato a battere frenetico contro le costole, mentre la consapevolezza di quello che stava succedendo lo colpiva con la devastante potenza di Avada Kedavra.
Sirius deglutì, mentre serrava le mascelle e fissava lo sguardo in quello derisorio di Pansy Parkinson. Nessuno aggiunse nient’altro, fino a che Charlie Liplose, accanto alla Serpeverde, non lanciò una delle copie del giornalino ai piedi della coppia.
Alexis la fissò interdetta poi, dopo aver rifilato un’occhiata di sottecchi a Luis, si chinò lentamente a raccoglierla: era una copia di Vanity Witch.
Si rialzò, quasi al rallentatore, mentre girava il giornalino e fissava la copertina.
L’istante successivo, i suoi occhi divennero enormi sul visino improvvisamente pallido; le spalle presero a tremare quasi convulsivamente e dalle labbra uscì un sibilo fioco, qualcosa che sembrava molto un “Oddio”, ma nessuno avrebbe saputo dirlo con certezza.
Un secondo dopo, come se la rivista fosse diventata improvvisamente incandescente, la lasciò andare di botto e quella cadde in terra, rimanendo lì, ai suoi piedi, a fissarla.
Come l’emblema di tutte le bugie dette fino a quel momento.
Il titolo della copertina recitava:

 

“ALEXANDRA BLACK E LUIS CABRISK NON ESISTONO.
LORO SONO ALEXIS POTTER E SIRIUS BLACK.”

 
Il mondo prese a vorticarle intorno, mentre l’alba della comprensione sorgeva all’interno del suo petto, lenta e dolorosa, come un pugnale incantato che, con precisione, era andato a conficcarsi al centro esatto del suo cuore e, adesso, la sua ferita profonda stava lasciando la possibilità ad una macchia di caldo sangue di allargarlesi su tutto il petto.
Confusione.
Dolore.
Perdita.
Distruzione.
Ansia.
Pericolo.

Si trovavano in una situazione di stallo e, sinceramente, non avrebbe proprio saputo come poterne uscire; nessuno dei due lo sapeva, troppo occupati ad assorbire la gravità di quel momento.
Li avevano scoperti e, ormai, cercare un fioco tentativo di negare era del tutto inutile.
Lo sapevano bene.
Lo vedeva dalle espressioni schifate, arrabbiate e decise di tutti i compagni di scuola che, adesso, radunati in cerchio accanto a loro, li stavano fissando con un’intensità tale da sembrare volerli squagliare.

Alexis si guardò intorno, in preda al panico, girando su se stessa quasi freneticamente: le sembrava che tutti si stessero avvicinando, la stessero stringendo in una morsa soffocante.
Non respirava bene.
I suoi occhi ansiosi incontrarono la figura di Diamond Anne Cherin, che la fissava con un’espressione che definire semplicemente stupita era il più grande degli eufemismi; lo sguardo scuro era spalancato, così come le labbra macchiate di rossetto; continuava a passarsi una mano tra i capelli, rendendoli sempre più caotici, mentre l’altra stringeva la manica del maglione di Theodore Nott che, accanto a lei, la stringeva a sé con un braccio e scuoteva la testa, disgustato.
Confusione.
Alexis si girò alla sua destra e, immediatamente, incontrò le figure delle cinque Untouchable Ravens: avevano espressioni soddisfatte sui bei visi truccati; Coleen Careye, che era sempre stata una sorta di capo squadra, la guardava con un sopracciglio sollevato, mentre si stringeva nelle spalle, con un gesto che sembrava voler dire “Mi dispiace, ma ve la siete cercata.”
Distruzione.
La Potter deglutì e strinse gli occhi, scuotendo appena il capo e, quando li riaprì, questi si posarono sulla figura elegante di Blaise Zabini e, quello che vide le fece singhiozzare dolorosamente il cuore. Dapprima, il moro Serpeverde aveva fissato il giovane Sirius, con disprezzo e una certa soddisfazione: finalmente, il suo segretuccio era venuto a galla e adesso tutti sapevano chi era veramente.
Dolce vendetta.
Poi, i suoi occhi di zaffiro erano scesi ad osservare la figura spaventata della ragazza che era al suo fianco e che, adesso, lo guardava con una sorta di smarrita impotenza. La fissò per qualche istante soltanto, impassibile; sembrava quasi che lei avesse il bisogno di dirgli qualcosa, di spiegarsi, ma lui non glielo lasciò fare.
Non si sarebbe più lasciato ingannare da quel visino.
Alexandra Black, la ragazza alla quale aveva imparato a voler bene come ad una sorella, non esisteva più.
Non era mai esistita.
Era sempre e solo stata l’ombra nella quale una bugiarda si era nascosta e lui…lui non l’avrebbe perdonata.

Blaise distolse lo sguardo e tornò a posarlo su colui che si era spacciato per un nuovo studente di Grifondoro; incrociò le braccia al petto e mise su un sorrisino storto.
- Alla fine la feccia viene sempre a galla. – si limitò a considerare.
Dolore.
Gli occhi blu di Sirius scintillarono nel buio del corridoio, mentre si girava lentamente a considerare Zabini, con uno sguardo che definire omicida, questa volta, sarebbe stato decisamente appropriato. Ma era ancora troppo scosso per riuscire ad avere una reazione completa, quindi si limitò a fissarlo, mentre teneva ancora Alexis al sicuro, dietro di sé.
Lei, dal canto suo, continuava ad osservare la scena con frenesia: sembrava quasi impazzita. I suoi occhi non ci misero troppo a trovare la figura di Draco Malfoy e, in quel preciso istante, tutto il resto sembrò svanire: la folla attorno a lui divenne solo uno sfondo oscuro, nel quale lui, bianco dai capelli, alla pelle, alla camicia, spiccava inesorabilmente.
Il tempo sembrò fermarsi a quel momento: lo fissò, le lacrime che ormai riempivano quei pozzi di smeraldo; Draco non si mosse e si limitò a guardarla con una certa impotenza negli occhi grigi, carichi di tempesta. Sembrava sconvolto, proprio come lei; aveva i capelli biondi scombinati, le guance chiazzate di rosso e il fiato corto: sembrava quasi  che avesse corso per raggiungerli ma…fosse arrivato troppo tardi.
Alexis storse il viso in un’espressione insieme disperata e dispiaciuta: aveva stretto appena gli occhi, arricciato il naso e formato una specie di arco deformato con le labbra; piegò la testa su di un lato, scuotendola appena, mentre le prime lacrime, ad un suo battere di ciglia, cadevano sulle guance smorte.
Draco spalancò gli occhi e strinse una mano in un pugno, stropicciando la copia di Vanity Witch che teneva tra le dita.
Si sentiva male all’improvviso.
Non l’aveva mai vista così…arrendevole.
Alexis Potter, la sua Alexis Potter, si era sempre dimostrata una ragazza forte.
Niente e nessuno sembrava poterla spezzare, nemmeno il peso di tutti i segreti che era costretta a portare sulle spalle.
E allora, adesso, all’improvviso, cos’era cambiato?
Cosa la stava facendo crollare?
E perché lui, non era lì, ad impedirle di cadere e di farsi del male?
Non voleva vederla piangere…Mai.

Draco Malfoy deglutì, spaventato dalle sue stesse emozioni, e fece un passo in avanti, come se volesse raggiungerla.
Voleva davvero raggiungerla e stringerla forte tra le braccia.
Voleva…
Perdita.

- Giustizia. – un semplice sibilo bastò a distogliere l’attenzione di Alexis da Draco e a far arrestare quest’ultimo.
La ragazza si voltò verso l’origine odiosa di quella voce: Pansy Parkinson.
Aveva finalmente ottenuto ciò che voleva.
Se ne stava lì, di fronte a loro, con espressione altezzosa e il sorriso soddisfatto sulle labbra macchiate di rossetto.
Finalmente, era riuscita ad annientare Alexandra Black.
Ops: forse sarebbe stato meglio chiamarla col suo vero nome, Alexis Potter.

Pansy Parkinson non era mai stata più soddisfatta in tutta la sua vita: quella mocciosetta da quattro soldi aveva osato portarle via la cosa più importante, il centro del suo mondo.
E lei, adesso, le aveva portato via tutto il suo mondo.
Era uno scambio equo, in fondo, no?
E adesso che tutti sapevano la vera identità della Potter, era sicura che Draco non si sarebbe più fatto vedere in giro con lei; e sarebbe tornato, presto o tardi, tra le sue braccia Purosangue.

Alexis la fissò, l’odio nello sguardo inondato dalle lacrime, e, all’improvviso, capì.
La sera precedente, dietro la porta della camera di Draco, c’era davvero qualcuno che li spiava; qualcuno che aveva sentito la sua dichiarazione disperata.
E quel qualcuno era proprio Pansy Parkinson.

Alexis avrebbe voluto replicare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non ne ebbe la forza.
Nella sua testa c’era una confusione tale da renderle impossibile qualsiasi ragionamento.
Solo una nozione girava vorticosamente nella sua mente: Sirius era in pericolo.
- Allora, perché non piangi con il tuo padrino, adesso…- la schernì la Parkinson, attirandosi gli sguardi di entrambi gli scoperti. – Prima che lo portino ad Azkaban per gli omicidi commessi! – e poi rise, sprezzante, accompagnata da qualche ochetta del suo gruppo e da alcuni ragazzi tonti di Serpeverde.
Solo allora, qualcosa scattò in Alexis.
Si protese oltre Sirius, la bacchetta spianata puntata contro Pansy.
Nei suoi occhi smeraldo, ancora inondati dalla tempesta di lacrime, infuriava adesso un fuoco minaccioso d’odio.
- Oooooh…- la prese ancora in giro la Parkison, incrociando le braccia al petto e facendosi forte di tutte le presenze al suo fianco. – Anche tu hai manie omicide, Potter? –
-  SIRIUS NON E’ UN ASSASSINO! – sbottò, allo stremo della sopportazione, e la punta della sua bacchetta scintillò pericolosamente, riuscendo a togliere dal viso della Serpeverde quell’espressione di superiorità.
- Basta così, Alex…- la voce tranquilla di Sirius, alle sue spalle, la fece quasi sobbalzare.
Si voltò a fissarlo, interdetta da tanta calma.
- Ricordi: dobbiamo andare. Ora. – disse semplicemente, come se fossero soli in quel corridoio.
- Che…? – mormorò lei, disorientata.
Sirius la prese per mano e, senza lasciarla concludere, se la riavvicinò.
- Fidati di me. – sussurrò piano e poi si girò, lanciando un’occhiataccia velenosa al gruppo alla sua destra che, spaventato, si aprì lentamente, lasciando libero il passaggio.
Alexis lo fissò completamente disorientata ma, l’attimo dopo, il suo sguardo fu catturato da una figura che, fino a quel momento, non aveva notato.
Harry Potter era lì, in mezzo alla folla, e la stava fissando con espressione sconvolta.
Era deluso, amareggiato, quasi troppo frustrato da quella scoperta improvvisa per essere davvero arrabbiato.
Alexis sentiva le sue emozioni – le emozioni di suo fratello – attraversarle il petto come dolorose scariche elettriche e gliele leggeva così perfettamente in quegli occhi di smeraldo.
Occhi che, esattamente come i suoi, sapevano sempre parlare.
La…odiava…?
Sì, c’era un punto interrogativo alla fine della affermazione, seppur debole.
Era come se, anche lui, dovesse ancora prendere piena coscienza di quello che era successo.

Alexis lo guardò, gli occhi nuovamente gonfi di lacrime.
- Harry…- soffiò dolorosamente, guadagnando un passo verso di lui.
Adesso, sembrava completamente persa.
Sirius osservò la scena per un solo istante poi, più lucido di quanto non si sarebbe mai ritenuto, diede un piccolo strattone alla mano di Alexis e la costrinse a prestargli nuovamente attenzione.
- Non ora, Alex. E’ tardi. Noi dobbiamo…- e senza concludere la frase, la trascinò via, sotto lo sguardo incredulo, schifato e accusatorio degli studenti rimasti ad Hogwarts.
- SCAPPATE PURE, MA NON POTRETE NASCONDERVI A LUNGO: GLI AUROR STANNO ARRIVANDO E CON LORO I DISSENNATORI! E VENGONO PER TE, SIRIUS BLACK L’ASSASSINO! –
L’urlo di Pansy Parkinson si disperse nel silenzio del corridoio, accompagnando quella che, ora, era diventata la loro fuga.
Una fuga disperata.
 

 

 

 





 

Correvano da parecchi minuti ormai e Alexis non aveva la più pallida idea di dove fossero diretti; la sua mano era ancora stretta tra le dita di Sirius, che la guidava in passaggi oscuri e segreti del castello che a lei non era mai sembrato di percorrere.
Ma, in quel momento, non erano certo i meandri più nascosti di Hogwarts a preoccuparla.
Aveva tanti di quei pensieri nella mente, che le sembrava quasi di svenire; e si sarebbe volentieri lasciata cadere in un oblio ben più piacevole di quella realtà, ma non poteva proprio farlo: doveva continuare a correre e doveva farlo per Sirius Black.
Dopo quelli che sembrarono secoli passati a correre, Luis Cabrisk si fermò di botto alla fine di un corridoio e lei, colta di sorpresa, gli si scontrò sulla schiena, senza riuscire a frenarsi. Lui non sembrò accorgersene, comunque, mentre studiava la situazione con sguardo acuto.
- Sir…Che succ…?- cominciò a domandare, disorientata.
- Ssssssh…Deve essere qui…- mormorò lui tra sé e sé.
Alexis lo fissò sempre più confusa ed allarmata, mentre si lanciava occhiate circospette tutto intorno, aspettandosi di veder comparire Auror ed insegnanti all’improvviso.
Come avrebbe fatto se avessero davvero catturato Sirius e lo avessero portato via, ad Azkaban?
No, non voleva nemmeno pensarci.

Senza mai lasciarle andare la mano, Sirius cominciò ad attraversare quell’ultimo corridoio, ma questa volta lo fece con passo lento e per nulla sbrigativo. Silenziosa, Alexis lo seguì, docile come un Thestral, e non fece domande neanche quando lui, arrivato al limitare del passaggio, fece dietro-front e ripercorse l’intero corridoio. E ancora non disse nulla neanche quando ripetè l’intera operazione per ben tre volte.
Alla fine, non ci fu più bisogno di domande: al terzo passaggio, una maestosa porta apparve dal nulla, intagliandosi all’interno delle pietre del muro alla loro destra.
Alexis rimase a fissarla con occhi spalancati e Sirius si limitò a tirare un piccolo sospiro di sollievo.
- Eccola…- sussurrò.
- Sirius…Ma che…? –
- Non fare domande…Entriamo, svelta. – fu l’unica cosa che le disse, mentre la sospingeva verso la porta.
L’uscio si aprì automaticamente e loro si infilarono all’interno di quella stanza segreta. Non appena le ante della magica porta si chiusero alle loro spalle, l’ingresso scomparve totalmente, lasciando il corridoio del settimo piano di nuovo vuoto.
Nessuno sarebbe stato in grado di trovarli. 

C’era solo una luce fioca che illuminava la grande sala nella quale si trovavano.  Milioni di scaffali ripieni di cianfrusaglie e polvere: questo era il contenuto della stanza.
Alexis si guardò intorno, disorientata. Era troppo sconvolta dagli ultimi avvenimenti per poter formulare un qualsiasi tipo di pensiero concreto.
- Qui saremo al sicuro per un po’…- disse Sirius, avanzando lentamente e scrutandosi intorno con occhio vigile.
Alexis non lo sentì neanche. Da quando erano entrati, non si era mossa di un solo millimetro. Se ne stava là, in piedi, dando le spalle alla parete dalla quale si erano addentrati nella stanza, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Erano nei guai.
Oh, eccome se erano nei guai.
Non aveva idea di dove fossero finiti e di quanto quella stanza vecchia e polverosa avrebbe potuto proteggerli, ma prima o poi sarebbero dovuti uscire da lì e allora…avrebbero dovuto affrontarne le conseguenze.

Tremò al solo pensiero, socchiudendo gli occhi e prendendo un respiro talmente profondo che fu costretta a buttare fuori l’aria l’istante successivo.
Sirius, che aveva cominciato a camminare avanti ed indietro, non esente lui stesso da quei pensieri che turbavano la mente della sua giovane figlioccia, si girò a guardarla: Alexis era scossa da minuscoli brividi e il suo sguardo, arrossato dal pianto e ancora inondando da qualche lacrima ostinata, era fissato su di un orizzonte lontano e doloroso. Non fece in tempo a dirle assolutamente nulla, perché all’improvviso, lei cadde in ginocchio, come se un peso enorme le si fosse poggiato sulle spalle e lei, che era sempre così piccola e fragile ai suoi occhi, non era riuscita a sostenerlo.
E, in effetti, era davvero così.
Quale peso più grande esiste al mondo di quello di bugie e verità celate?

- Alexis?! – Sirius corse immediatamente da lei e le si inginocchiò accanto, circondandole le spalle con un braccio. – Che cos’hai? Ti senti male? –
Alexis socchiuse gli occhi e chinò il capo; entrambe le mani corsero a coprire gli occhi, dai quali ancora altre lacrime fuoriuscivano ora copiose. Scosse la testa, infilandosi le dita nei capelli ormai scompigliati e privi di qualsiasi forma.
- Abbiamo sbagliato tutto…Ho sbagliato tutto…- mormorò tra i singhiozzi. – Me lo merito…Tutto quanto…Sono una persona orribile…-
Sirius la fissò a pochi centimetri di distanza, senza sapere cosa fare o cosa dire. Era paralizzato da una serie di emozioni contrastanti tra di loro, che gli facevano desiderare quasi di morire.
Se lui fosse morto, forse Alexis avrebbe avuto una vita diversa.
Magari non migliore, ma non sarebbe stato costretto a vederla soffrire in quel modo di continuo.
Si era sempre illuso di averle reso la vita più semplice, sottraendola al suo destino, separandola da suo fratello, dal suo mondo e da quella dura realtà.
Ma forse, la campana di cristallo dentro la quale l’aveva nascosta per tanto tempo, illudendosi di regalarle una vita più semplice, adesso era semplicemente andata in frantumi e lei, che era stata rinchiusa lì dentro senza alcuna possibilità di scappare, adesso era l’unica a venire davvero ferita dalla miriade di piccoli frammenti di vetro, che le si riversavano addosso in una pioggia di bugie, falsità e terribili pene.

La abbracciò, stringendola forte a sé, perché era l’unica cosa che, in quel momento, Sirius sentiva di poter fare.
L’unica cosa giusta da fare.
- Sta’ tranquilla, Alexis…Vedrai che le cose si sistemeranno…- le sussurrò all’orecchio, cercando di tranquillizzarla.
Non sembrò funzionare, perché Alexis gli artigliò la camicia tra le dita sottili e scosse energicamente la testa, strusciando la fronte contro il petto che la stava dolcemente accogliendo.
- No, Sirius, non è vero! Niente andrà bene! – sbottò, allo stremo delle forze; alzò il viso per poter guardare il padrino dritto negli occhi: quello che lui vide fu la disperazione concreta di quelle convinzioni che, ora più che mai, coloravano quelle tempestose iridi di smeraldo. – E’ finita. Abbiamo mentito per tanto tempo e adesso non è rimasto più nulla da salvare! Ammesso che tu riesca miracolosamente a scappare, niente sarà più come prima! Forse, non potremo neanche più vederci, perché ora che sanno…gli Auror verranno a cercarti più numerosi ed ostinati che mai! Ed utilizzeranno ogni mezzo per scovarti…utilizzeranno me! –
Sirius la fissò, sentendosi impotente contro quel fiume di parole che, per quanto assurdamente male facessero, purtroppo per loro raccontavano solo il vero.
Avrebbe voluto stringerla di nuovo a sé, cullarla dolcemente tra le braccia e sussurrarle all’infinito che tutto si sarebbe risolto, che tutto sarebbe andato per il meglio.
Ma non poteva: era ora di smetterla con le bugie.
E quelle parole di conforto che avrebbe voluto rivolgerle, altro non erano che patetici tentativi di nascondere quella che era, ormai palesemente, la cruda realtà.
Probabilmente, niente sarebbe andato per il meglio, da quel momento in poi.
Niente.
Anche se, a volte, solo toccando veramente il fondo del baratro si può tentare una quanto mai miracolosa e coraggiosa risalita verso l’aria.

Alexis, senza sapere più cosa aggiungere, si accasciò semplicemente contro il petto di Sirius e continuò silenziosamente a piangere. Sirius riprese a coccolarla con quell’affetto paterno che sempre le rivolgeva, in ogni tipo di situazione.
Quell’affetto paterno che a lei era mancato come l’aria da quando era arrivata ad Hogwarts, mesi prima.
Quell’affetto paterno che aveva ritrovato da poco, ma del quale avrebbe mille e mille altre volte preferito sentire ancora la mancanza, perché questo avrebbe significato che Sirius sarebbe stato lontano da lì, al sicuro.
Ma questa, purtroppo, non era la realtà.
Nella realtà, in quel presente che Alexis stava tanto odiando, tutto era andato a rotoli.
Tutto.
Aveva distrutto ogni cosa.

Con Harry…Oh, non avrebbe mai dimenticato l’occhiata di puro sgomento che le aveva lanciato nel corridoio: aveva la chiara espressione di chi si sentiva tradito e umiliato dal suo migliore amico.
Da sua sorella.
E non poteva di certo biasimarlo se adesso lui la odiava. 
Alexis stessa si odiava da sola per quel che aveva fatto e lo sapeva benissimo di non poter più sperare nel perdono di nessuno.
Non in quello di Harry, fratello che aveva tenuto ostinatamente all’oscuro della sua vera identità, nonostante conoscesse perfettamente il suo bisogno viscerale di avere qualcuno da poter chiamare famiglia.
Non in quello di Blaise Zabini, che con il suo sguardo vuoto e privo di compassione era stato in grado di trasmetterle tutto il disprezzo che adesso provava nei suoi confronti.
Non in quello di Diamond Cherin, fidata amica che l’aveva sempre protetta e che si era sempre preoccupata per lei, ricevendo in cambio solo tante bugie e poca considerazione.
E di certo non poteva sperare nel perdono di Draco Malfoy, lui che aveva saputo accettarla, nonostante tutte le sue bugie e i suoi segreti, quegli stessi segreti che, inevitabilmente, lo avevano allontanato e che mai più lo avrebbero ricondotto da lei.
Forse, a quel disastroso punto, la soluzione migliore sarebbe stata…
- Alexis, dovresti venire via con me…-
Improvvisa, come un fulmine a ciel sereno, quella proposta che aveva solo vagamente sfiorato la sua mente, era stata pronunciata proprio dal suo padrino.
Alexis alzò il viso di scatto, gli occhi ancora velati dalle lacrime erano ora spalancati sul visino arrossato. Lo fissò, come se all’improvviso avesse visto una seconda testa di Troll spuntargli da una spalla.
- Che cosa…? –
Il sussurro fioco della sua domanda si disperse nel vuoto, aleggiando tra di loro come una nebbiolina densa e fastidiosa.
Sirius la fissò e all’improvviso non c’era più alcuna traccia di dubbio nei suoi occhi scuri.
- Vieni via con me. – ripetè, con una tranquillità che Alexis, in quel preciso istante, trovava del tutto fuori luogo.
Andare via…con Sirius?
- Ma come…? – mormorò ancora lei, come se non fosse più in grado di formulare una frase completa e di senso compiuto.
La testa le stava vorticando pericolosamente e tutti quegli assurdi pensieri che ora l’affollavano sembrava star cercando di spingere contro le pareti del suo cranio, come se volessero definitivamente sfondarlo.
Alexis ringraziò di essere già in ginocchio, altrimenti sarebbe rovinosamente scivolata al tappeto, come una triste marionetta privata dei suoi preziosi fili.
Sirius la osservò in silenzio per qualche minuto, come se avesse capito di doverle lasciare il tempo di assorbire quella proposta che, lui per primo doveva ammetterlo, appariva decisamente assurda.
Eppure, completamente plausibile.
Sollevò una mano e le sfiorò i capelli, spostandole le ciocche disordinate da davanti agli occhi.
- Pensaci, Alex…Non dovresti più pensare a nulla. Non dico che sarebbe una vita facile, non potrebbe mai esserlo. Saremo costretti a scappare e a nasconderci e non avremo mai certamente un attimo di pace. Dovremo vivere alla giornata, però…staremo insieme. Tutto tornerà ad essere come prima che arrivassi ad Hogwarts…solo tu ed io e nessun altro. Non posso prometterti una vita felice, né mi arrogo il diritto di assicurarti che starai meglio con me che qui o con tuo fratello, però ti prometto di darti il meglio delle mie possibilità; non ti farò  mai mancare nulla e sarò per te tutto ciò di cui avrai più bisogno, in ogni momento della tua vita. –
Alexis continuò a fissarlo con sguardo allucinato, come se non riuscisse a capire una sola parola di quel che Sirius le stava dicendo.
Le stava davvero chiedendo di lasciare tutto quanto…?
Poteva lasciare tutto e tutti?
Doveva…?

- Alexis, vieni via con me. –
 

 

 

 



 

 

La notte era nera come l’oscurità più densa e le nuvole minacciose si avvicinavano velocemente, annunciandosi cariche di pioggia.
- Allora, sei proprio sicura? Pensaci bene, Alex…da qui non si torna più indietro.-
Luis Cabrisk, ormai decisamente invecchiato nel corpo di quello che, ora tutti lo sapevano, era Sirius Black, se ne stava cavalcioni di una vecchia scopa da corsa che sicuramente aveva visto periodi decisamente migliori. Già fluttuava a mezz’aria, lontano mezzo metro dal cornicione della torre di astronomia.
Alexis lo guardò dal basso e adesso c’era l’ombra di un mezzo sorrisino sulle sue labbra tristi.
- Sì, sono sicura. – rispose, e dal tono della sua voce non trapelò alcuna fonte di incertezza: era ferma e convinta delle sue decisioni – Io…devo rimanere. Ci sono persone che ho deluso e alle quali devo delle spiegazioni. Scappare potrebbe essere più semplice ed una parte di me lo desidera con tutto il cuore…ma sento che non è la cosa giusta da fare. Non per me, non per Harry. Devo restare…-
Sirius la fissò con ammirazione ed ora anche le sue labbra erano piegate in un morbido sorriso. Si spostò appena, giusto per poter allungare una mano e sfiorarle il viso con una carezza leggera.
- Sei una ragazza coraggiosa, Alexis Lily Potter…i tuoi genitori sarebbero davvero fieri di te. E lo sono anch’io. –
Alexis sorrise più ampiamente e coprì la mano di Sirius con la propria, pigiandosela contro la guancia.
- Sirius…fa’ attenzione. – mormorò, gli occhi nuovamente lucidi.
C’era un nodo in fondo alla sua gola che quasi le impediva di respirare.
Il cuore batteva frenetico nel petto, assordandola e chiedendo urgentemente ossigeno.
Lasciarlo andare via ora…era un po’ come morire.
Non aveva la certezza che lo avrebbe rivisto ancora, un giorno.
Le cose non sarebbero mai più tornare come erano prima.

- Anche tu…- le rispose, avvicinandosi ancora e prendendole il viso con entrambe le mani; le diede un bacio delicato sulla fronte, sinonimo di un tanto dolce quanto sofferto addio.
C’erano mille parole non dette in quel gesto.
Mille parole che non avevano bisogno di dirsi.
Loro sapevano già.

- Ti amo, figlia mia…- (*)
A quell’affermazione appena sussurrata sulla sua fronte, Alexis sentì il nodo che aveva in gola sciogliersi e scoppiò nuovamente in lacrime. Gli lanciò le braccia al collo, rischiando persino di farlo cadere dalla scopa, e lo strinse forte a sé.
- Ti amo anch’io, Sirius…mi mancherai…-
Sirius la strinse a sua volta, ma brevemente. La distanziò quasi subito, tenendola ferma per le spalle, e la guardò un’ultima volta. Poi, senza aggiungere nient’altro, si mise bene in sella alla scopa, si girò e sparì nella notte nera.
Alexis rimase a fissare il vuoto davanti a sé per lunghissimi minuti.
Il panorama nero e desolato che aveva di fronte rappresentava decisamente in modo perfetto ciò che sentiva dentro al cuore.
Faceva male.
Faceva così male da non riuscire più nemmeno a sentire il dolore.

Le lacrime scorrevano sulle guance, infinite ed inarrestabili, e ormai non riusciva più nemmeno a distinguere quali fossero gocce di pianto e quali gocce di quella pioggia che, già da qualche minuto, aveva preso a scendere sul castello in maniera torrenziale.
Alexis si strinse le braccia al petto e si piegò appena su se stessa, come se cercasse di chiudersi a riccio; come se quello l’avrebbe aiutata a sentire meno dolore. Singhiozzava silenziosamente e le spalle tremavano in modo quasi compulsivo, coperte dalla massa di capelli neri ormai completamente zuppi.
Presa dal suo dispiacere, non si accorse di un rumore leggero alle sua spalle.
Passi incerti che calpestavano pozzanghere d’acqua, avvicinandosi lentamente.
Solo una voce, improvvisa e del tutto inaspettata, riuscì ad attirare la sua attenzione.
- Alexis…? –
La ragazza si girò di scatto, il cuore impazzito e gli occhi spalancati. Occhi che, immediatamente, andarono a posarsi sulla figura maschile davanti a lei. Schiuse la bocca e balbettò qualcosa. Alla fine, un solo, fioco sussurro lasciò le sue labbra.
- Harry.-
 

 

 

 

 




 

 

(*) Il “Ti amo” che Sirius e Alexis si dicono come ultimo addio va interpretato per quel che è: amore di un padre nei confronti di una figlia; niente di meno, niente di più. Ho voluto chiarire questo concetto per evitare strane congetture su possibili storie d’amore tra questi due: non preoccupatevi, è impossibile e non accadrà mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

E rieccoci qui, finalmente.
Sono passati mesi lunghissimi dal mio ultimo aggiornamento, ma la mia vita è stata davvero incasinata e questa storia, purtroppo, era l’ultimissimo dei miei pensieri…ora le cose sembrano essere tornate alla normalità e con l’estate piena ho più tempo per me stessa e per i miei hobby: così sono riuscita a concludere il nuovo capitolo e spero che, nonostante sia passato tantissimo tempo, voi siate ancora qui a leggere e che quel che avete letto vi sia piaciuto!
Siamo finalmente a -6 capitoli dalla fine di questa storia apparentemente infinita e pian piano tutti i nodi vengono al pettine: siamo alla resa dei conti tra Alexis e Harry, ma ancora tante cose sono irrisolte e in questi ultimi capitoli vedremo sciolto ogni dubbio, per cui resistete ancora un po’ e vedrete la parola FINE alla conclusione del cinquantesimo capitolo! (:

AVVISO IMPORTANTE: Chi mi segue sul mio gruppo di facebook (OneThousandStories) probabilmente già lo sa, per le altre: ho aggiornato con questo capitolo per una decisione presa dopo aver fatto un sondaggio sul suddetto gruppo, ma riprenderò a postare questa storia regolarmente – si spera- da Settembre!

Credo che sia tutto!
Ci tengo come sempre a ringraziare tutte quante per le parole che mi lasciate nelle recensioni, su facebook o per messaggi privati: non ho il tempo di fare un video per rispondere ai commenti lasciati sull’ultimo capitolo, perché è passato tanto di quel tempo che sarebbe un po’ strano, ma da Settembre tornerò a rispondere ad ogni vostra recensione tramite video o, in alternativa, usando l’apposita funzione offerta da EFP (:

Vi voglio bene!

 

 

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Capitolo 44
*** Affrontare le conseguenze ***


~Un Particolare In Più~







 
A Stefy Salerno e a Rosa d'Aiello, che hanno continuato a seguirmi su facebook e a tempestare di "Mi Piace" e commenti ogni notizia relativa a questa storia.
A Bianca LH Curotto, che "e poi ci sono io che la so a memoria e me la rileggo ogni due mesi (...) ogni tot incomincio a sentire la mancanza di Alexis e degli altri personaggi, quindi mi butto di nuovo a leggere (: Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver incominciato a scriverla."
Ad Alexis Lily, che su facebook ha scelto questo nickname proprio in onore della mia Alexis.
E a te, che sei ancora qui con me, con Alexis, con Draco ed Harry e tutti i personaggi di questa storia.
Grazie.
Dal profondo del mio cuore: GRAZIE.

 








Capitolo XLIV
Affrontare le conseguenze
 
 




 
- Alexis…? –
La ragazza si girò di scatto, il cuore impazzito e gli occhi spalancati. Occhi che, immediatamente, andarono a posarsi sulla figura maschile davanti a lei. Schiuse la bocca e balbettò qualcosa. Alla fine, un solo, fioco sussurro lasciò le sue labbra.
- Harry.-

 
 
 
 
 
Furono minuti di silenzio interminabili quelli che aleggiarono tra i due fratelli Potter dopo quel debole sussurro. In una sola, singola parola, in quel nome bisbigliato appena, vi era impresso tutto quello che Alexis non avrebbe saputo dire, a quel punto. Il tono era stato sorpreso, ma carico di angoscia e di dispiacere, come se quelle due semplici sillabe volessero esprimere tutte le scuse e l’amarezza che provava in fondo al cuore.
Harry Potter rimase a fissare la sorella con espressione indecifrabile; gli occhi erano completamente nascosti, perché la pioggia aveva appannato le lenti dei suoi immancabili occhiali. Ma, comunque, nebbia sarebbe stato quello che avrebbe visto davanti a sé in quel momento in ogni caso.
La pioggia continuava a scorrere su di loro, violenta ed interminabile, e bagnava i loro vestiti, appiccicava i capelli ai loro visi e sembrava creare un solido muro che li teneva lontani, separati come mai prima.
Alexis aveva ancora le labbra socchiuse e respirava lentamente, cercando di controllare  i battiti del suo cuore, ma era evidente che stesse perdendo quella battaglia. Alla fine, dopo quelli che sembrarono interminabili momenti di pura staticità, riuscì a muovere un solo, piccolo passo verso Harry.
- Harry, io… - cominciò, ma sembrò mancargli totalmente il coraggio, perché le altre parole, ammesso ce ne fossero, le morirono in gola, soffocate da un singhiozzo che le scosse violentemente il petto.
Non poteva farcela.
Inaspettattamente, anche Harry fece un passo verso di lei, ma, a differenza della sorella, non si fermò fino a quando non le fu di fronte, a pochi centimetri di distanza. La fissò, serio ed impassibile, ed Alexis fu costretta a sollevare il viso per poterlo guardare a sua volta.
Rimasero di nuovo in silenzio, a scrutarsi e studiarsi, non come se fossero due fratelli, ma quasi come se fossero due… nemici.
L’uno diffidente.
L’altra spaventata.
Alexis si umettò le labbra, anche se, effettivamente, non ce ne era alcun bisogno: erano già abbastanza bagnate a causa della pioggia che continuava ad abbattersi su di loro, come se cercasse di lavar via ogni peccato, ogni bugia… risultando però solo inutile e fallimentare.
- Mi… Mi… Mi… - sussurrò, ma ogni movimento della bocca sembrava doloroso e nessun’altra parola sembrava essere in grado di aggiungersi a quella piccola ed insignificante sillaba, ripetuta più e più volte.
Mi…
Che cosa voleva dire?
Mi dispiace, forse?
Mi puoi perdonare?
Mi ascolterai, mentre ti racconto la verità?
Mi vorrai ancora bene, dopo tutto questo?
Mi… odi?
Nessuna di quelle frasi, che tanto freneticamente le stavano vorticando nella testa, riuscì a lasciare le sue labbra. Ma non sarebbe successo nemmeno se ne avesse avuto davvero la forza, perché, all’improvviso, Harry si chinò su di lei e, semplicemente, la abbracciò.
Non disse nulla, nemmeno la guardò: si limitò a stringerle le braccia intorno alla vita e a premersela contro, come se avesse bisogno solo di ciò, in quel momento; non aveva voglia di sentire inutili parole o scuse banali: voleva solo abbracciare sua sorella, al resto avrebbe pensato poi.
Colta di sorpresa, Alexis se ne rimase immobile, in quella stretta confortante che, per la prima volta, la fece sentire davvero a casa; era calda e accogliente, come solo quella di Sirius aveva saputo essere prima di allora.
Forse, era la consapevolezza che Harry sapesse chi lei fosse davvero e quindi aveva un sentimento del tutto nuovo ad animare quel suo abbraccio.
O forse era solo lei che, libera dal peso delle sue menzogne, poteva davvero godersi l’affetto che quel petto ampio e caloroso sapeva adesso donarle.
E, in quel momento, non ci fu più alcuna pioggia, alcun vento, alcun freddo… c’erano solo loro due.
I fratelli Potter, finalmente riuniti.
Dopo qualche minuto, durante il quale Alexis aveva preso coraggio ed era riuscita a stringere il fratello a sua volta, fu proprio la ragazza ad interrompere il silenzio, non del tutto spiacevole a dire il vero, che si era creato tra di loro. Sollevò appena il capo, giusto per poterlo osservare in viso.
- Harry, io volevo dirtelo… davvero. E’ solo che… - cominciò, con un mormorio basso e dimesso.
Harry la fissò dall’alto, poi scosse la testa e le infilò una mano tra i capelli, spingendole il viso contro il suo petto e costringendola ad abbassare di nuovo il capo.
- Non ora, Alex. Non ora. – si limitò a risponderle, mentre le stringeva le dita sulla nuca, in un gesto di tenera familiarità. – Io… Non so se riuscirò mai a perdonarti per quello che mi hai fatto… E’ stato duro, per me, scoprire la verità in questo modo; insomma, mia sorella è stata sotto i miei occhi per tutto questo tempo ed io non me ne sono mai reso conto…  mi sono persino invaghito di lei. Tutto ciò è umiliante… -
Alexis sentì un colpo al cuore per ogni singola parola detta. Le sue dita si artigliarono al maglioncino ormai zuppo del fratello e tremarono.
- Mi dispiace… Non avre… - cercò di scusarsi, ma ancora una volta, Harry la strinse forte a sé, impedendole di continuare.
- Non voglio le tue scuse. Ma devi capire che mi servirà del tempo… Lontano da te. Devo riflettere, ma non stasera. – si chinò ancora, avvolgendola completamente nel suo abbraccio e poggiandole il mento su di una spalla. – Per stasera, lascia solo che ti abbracci.-
Alexis avrebbe voluto dire mille cose, in quel momento, ma capì che, forse, era meglio tacere.
Così se ne rimase lì, a farsi stringere in quell’abbraccio fraterno.
Lasciando ad Harry la possibilità di ricevere, per la prima volta in vita sua, del calore famigliare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando Alexis riaprì gli occhi si sentì riposata e leggera. Si stiracchiò pigra nel suo letto, godendosi il calore di quei raggi di sole magico che filtravano attraverso la finestra della camera da letto.
Posò la testa sul cuscino, sprofondando morbidamente, e socchiuse gli occhi.
Nello stesso istante, un pesante macigno le bloccò il respiro nel petto.
Dopo i primi attimi di smarrito benessere dato dal risveglio, il presente l’aveva investita con la forza di un uragano, costringendola nuovamente a spalancare le palpebre; con sguardo sbarrato, sentì il sangue defluire dalle sue guance e capì che doveva essere sbiancata all’improvviso; il cuore le batteva funesto in gola e contemporaneamente poteva sentirlo combattere contro le costole; le venne da vomitare e il mondo le vorticò attorno, rendendola consapevole di tutto ciò che era successo solo qualche ora prima: il suo più intimo segreto era stato rivelato ed ora tutti conoscevano la sua vera identità.
Nessuno l’avrebbe mai più chiamata Alexandra Black.
Nessuno avrebbe più temuto la sua presenza per via del suo cognome.
Tutti, ora, l’avrebbero vista come una sporca bugiarda che aveva ingannato il suo stesso fratello.
La perfida menzognera Alexis Potter, complice di aver lasciato fuggire l’assassino Sirius Black.
No! Sirius non era un assassino! E non avrebbe mai smesso di pensarlo né di difenderlo!
Mentre portava una mano ad artigliarsi la carne all’altezza del cuore, Alexis si chiese se non sarebbe stato meglio abbandonare tutto e andare via con Sirius… una parte di lei desiderava poter tornare indietro nel tempo e prendere quella decisione.
Ma, dentro di sé, sapeva quali erano i motivi che l’avevano spinta a restare.
Suo fratello, Harry Potter.
E Draco Malfoy.
Alexis si mise lentamente a sedere, passandosi una mano tra i folti capelli scombinati.
Lo aveva sempre saputo che un giorno avrebbe dovuto affrontare le conseguenze delle sue scelte… e quel momento era arrivato.
Avrebbe dovuto essere preparata, ma non lo era affatto.
Respirò a fondo e a lungo, cercando di arginare il dolore della consapevolezza e della preoccupazione che le attanagliavano la bocca dello stomaco e le si infilavano sotto pelle come mille aghi acuminati.
Quando la porta del bagno si aprì e Diamond si introdusse nella camera, Alexis alzò lentamente lo sguardo per osservarla. La compagna le riservò solo un’occhiata veloce, poi si voltò e cominciò a rovistare in modo brusco nel suo armadio.
Alexis avrebbe voluto salutarla e aprì persino le labbra per fare un tentativo, ma da esse non uscì altro che un fioco sospiro. Che cosa mai avrebbe potuto dirle?
Mi dispiace di averti mentito?
Mi dispiace di non essere la persona che credevi io fossi?
Possiamo ancora essere amiche?
Sapeva che le sue parole non sarebbero servite a molto e, in certe occasioni, forse la cosa migliore da fare è semplicemente tacere e lasciare che il tempo scorra e le ferite si rimarginino da sole.
Alexis si alzò dal letto e senza dire nulla si infilò nel bagno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’atmosfera in Sala Comune non era certo migliore di quella che aveva respirato in camera sua e ancor peggiore sarebbe stata quella dell’intero castello.
Alexis varcò la porta del dormitorio e non appena mise piede nella stanza di ritrovo dei Serpeverde tutti gli occhi corsero su di lei. Se ne rimase ferma solo per qualche istante, respirando piano e cercando di arginare il dolore che era tornato a gonfiarle il petto. Strinse le mani in due pugni e alzò coraggiosamente il viso, senza guardare nessuno in faccia.
Avanzò con passo sicuro in mezzo ai compagni della sua casata, mentre tutt’intorno a lei si accendeva un brusio fastidioso e concitato: stavano parlando di lei, l’additavano, l’accusavano.
Alexis cercò di ignorare ogni parola, ogni frecciatina, ma fu costretta a fermarsi quando i suoi occhi incontrarono la figura sempre elegante di Blaise Zabini.
La fierezza del suo sguardo di smeraldo si spense in un istante e le parve che il tempo si congelasse ed ogni altro suono  o figura scomparisse: al centro di un nero senza confini, vedeva solo Blaise.
Il ragazzo ricambiò il suo sguardo e in un primo momento parve sorpreso di vederla, come se non si fosse aspettato di incontrarla ancora.
Era così doloroso, averla lì, davanti agli occhi, e vederla sempre uguale, con il visino pallido e l’espressione triste, che sempre avevano acceso in lui il desiderio di proteggerla.
Eppure, quella ragazza che aveva di fronte non era più la sua amica Alexandra Black… non lo era mai stata.
Alexis fece un passo verso di lui, come se volesse raggiungerlo, e forse fu in procinto di dire qualcosa, di scusarsi, di giustificarsi, ma l’occhiata di totale indifferenza che Blaise le rivolse la costrinse a fermarsi e a desistere da qualsiasi intento.
La disprezzava.
Blaise Zabini la disprezzava e non aveva alcuna remore di farglielo capire.
L’istante dopo, il ragazzo le diede le spalle con un gesto di altezzoso disdegno e non la vide precipitarsi fuori dalla Sala Comune con le mani a coprirsi il volto.
Pansy Parkison scoppiò in una risata allegra e sprezzante, ma lo sguardo che Blaise Zabini le lanciò la costrinse a tacere di nuovo.
Draco Malfoy non era lì e Blaise non aveva la più pallida idea di dove fosse finito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alexis era accasciata contro una delle pareti in pietra dei corridoi bui dei sotterranei, lontana da occhi ed orecchie indiscrete; il viso, rigato da una miriade di lacrime, era coperto da entrambe le mani; le spalle sussultavano sotto la potenza di quei singhiozzi che le stavano lacerando il petto.
Andrà tutto bene.
Andrà tutto bene.
Continuava a ripetersi nella mente.
Passerà, tutto questo passerà.
Prima o poi tutti dimenticheranno.
Tutti perdoneranno.
Il rumore di passi severi che si avvicinavano la costrinsero a sollevare il viso dalle mani: i suoi occhi rossi incontrarono la figura ammantata di nero del professor Piton, che la osservò dall’alto con espressione impassibile.
Alexis si affrettò ad asciugarsi le lacrime, con gesti frettolosi, e chinò lo sguardo, sentendosi nervosa ed umiliata.
Piton l’avrebbe sgridata, le avrebbe detto che era disgustato da lei e dalle sue bugie, l’avrebbe trattata male, proprio come tutti gli altri, o forse anche peggio e avrebbe…
- Alexis? – la chiamò.
C’era una dolcezza improvvisa e del tutto inaspettata nella sua voce, cosa che la costrinse a rialzare nuovamente il capo.
Severus Piton le stava mostrando, sul viso pallido e inflessibile, un’espressione che avrebbe quasi osato definire… addolorata.
Era mai possibile?
Alexis trattenne il fiato in un singhiozzo che la scosse violentemente e Piton fece un passo verso di lei.
- Sta’ tranquilla, andrà tutto bene. – le sussurrò mentre calava su di lei e l’avvolgeva in un abbraccio delicato.
La sorpresa fu tale che le lacrime smisero di sgorgare dai suoi occhi, che si spalancarono, mentre il professore di pozioni – quello stesso professore che l’aveva sempre punita, dandole compiti supplementari e ore di lezioni straordinarie – la teneva stretta a sé, cullandola e carezzandole i lunghi capelli.
- Andrà tutto bene. – mormorò, poggiandole il mento sulla testa.
Alexis se ne rimase in quell’abbraccio confortante, senza riuscire a capire che cosa stesse succedendo.
Perché, ora, Piton si comportava in quella maniera?
Di tutte le reazioni che aveva prospettato da parte di insegnanti e compagni, quella proprio non se l’aspettava.
- P-professor… Professor Piton…? – lo chiamò Alexis dopo qualche istante, cercando di divincolarsi da quell’abbraccio che, sebbene trovasse inspiegabilmente confortante, la stava rendendo piuttosto nervosa.
Severus la distanziò e la guardò dritta negli occhi.
Quei meravigliosi occhi di smeraldo, che tanto dolorosamente gli ricordavano Lei.
Le poggiò le mani sulle spalle.
- Ascoltami, devo portarti in Presidenza. – disse e il suo tono sembrò tornare ad essere quello duro e apatico di sempre.
Alexis spalancò gli occhi e il panico le si dipinse in viso.
- Ma… ma io… Silente lo sapeva, lo giuro! Non ho fatto nulla di male… Non volevo…! – cominciò, lanciandosi in una serie di spiegazioni confuse, che avevano poco senso persino per lei.
Piton alzò un mano e la fermò.
- Lo so, lo so. Tutti noi insegnanti sapevamo di te, Alexis. –
La ragazza spalancò le labbra e sbattè ripetutatamente le palpebre, stordita.
- Sapevate? Tutti sapevate? – sussurrò incredula.
Ma certo, come aveva mai potuto pensare che Silente non avesse informato il corpo docenti della sua situazione?
Piton annuì.
- Ma allora perché devo andare in Presidenza? E’ per Sirius? E’ per lui? Perché io non lo so dov’è, non lo so! – si sarebbe messa ad urlare, se non si fosse trovata di fronte a Piton, che al solo sentire quel nome serrò la mascella; i suoi occhi neri divennero due fessure scintillanti e pericolose, animate da una rabbia che la spaventò.
- Non è per lui. – rispose gelido, affilando lo sguardo – Per lo meno, non direttamente. Ci sono degli Auror, la notizia della tua svelata identità è arrivata alle orecchie del Ministero, così come la fuga di Black e il fatto che Silente lo abbia nascosto ad Hogwarts. E’ stato il fatto decisivo che ha spinto il Consiglio a sollevare Silente dal suo incarico.(*) –
Alexis portò entrambe le mani a coprirsi le labbra, inorridita.
- Silente è stato… cacciato? – mormorò.
Il cuore le sprofondò in un buco nero dal quale difficilmente sarebbe riuscito ad evadere.
Si sentiva terribilmente in colpa.
- Sì, ma di questo non devi preoccuparti. Cercherò di parlare con Malfoy e capire perché… -
- Draco? – domandò Alexis confusa.
Piton scosse il capo.
- No, non Draco, ma suo padre. E’ stato lui a… - disse, ma poi si bloccò e scosse di nuovo la testa – Non sono cose che ti riguardano. Ora, devo portarti dagli Auror: avranno tante domande per te. –
Alexis caddè nuovamente vittima del panico.
- E che cosa vogliono da me? Che domande? Di cosa sono accusata? Mi vogliono arrestare? Sarò espulsa? –
Severus si inginocchiò, continuando a tenerle le mani sulle spalle; la guardò dritta negli occhi e la serietà del suo sguardo costrinse Alexis a tacere.
Era così uguale a Lily, in ogni sua espressione ed in ogni lineamento del viso.
La delicatezza del naso, la morbidezza delle labbra, la linea sottile del mento.
Così bella e così fragile, con le guance ora rosse e scintillanti di lacrime.
Senza riuscire a fermarsi, Severus sollevò una mano e le asciugò il viso con il dorso, lasciandole una carezza delicata.
Era come se avesse paura di toccarla.
- Non verrai espulsa né portata via. Saranno solo delle domande. Non permetterò loro di farti del male. –
Lui l’avrebbe protetta.
Alexis, senza logica alcuna, sentì che poteva fidarsi di quell’uomo e delle sue parole, così annuì piano.
Piton si alzò e le porse una mano, invitandola a prenderla per accompagnarla in presidenza.
E lei la prese.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Blaise Zabini non aveva visto Draco Malfoy per tutto il giorno; proprio quando aveva più bisogno di lui, di parlargli di Alexandra… di Alexis Potter, di tutto quello che era successo, lui pensava bene di sparire.
Poi, proprio quando aveva rinunciato a cercarlo, eccolo entrare come una furia dal muro scorrevole nella Sala Comune di Serpeverde.
Blaise gli si fece incontro, intenzionato ad afferrarlo per la collottola della camicia e a trascinarlo in camera, dove avrebbero finalmente affrontato un lungo discorso riguardo quella traditrice della Potter, ma non potè farlo.
Draco gli sfrecciò davanti, senza dargli la possibilità di proferir parola, e si fiondò su Pansy Parkinson, che se ne stava sul divanetto, circondata come sempre dal suo gruppetto di leccapiedi.
- SEI STATA TU, NON E’ VERO?! – la attaccò, afferrandola rudemente per le braccia e tirandola in piedi.
Nella Sala Comune scese il silenzio.
Pansy fissò Draco con occhi enormi e spaventati.
- Di… di che cosa stai parlando, Draco? – si informò, cercando di non apparire troppo intimorita e patetica.
La verità era che, in due anni che lo conosceva, Pansy Parkinson non aveva mai visto Draco Malfoy più furioso di così.
I suoi occhi grigi erano nuvole minacciose e cariche di tempesta, che la spaventavano, e le sue dita si artigliavano attorno alle sue braccia, facendole male.
- NON MENTIRE, STUPIDA PUTTANA CHE NON SEI ALTRO! ME L’HANNO DETTO QUELLE SGUALDRINE DI CORVONERO CHE SEI STATA TU! – gridò, completamente fuori controllo.
Pansy strinse gli occhi, impaurita.
- Io… non capisco. – mentì, mentre il cuore cominciava a martellarle furioso nel petto.
- Ah, non capisci? – sibilò Malfoy, ad un centimetro dal suo viso – Quindi, non sei stata tu ad andare a dire alle Untouchable Ravens che avevi sentito Alexandra Black affermare di essere in realtà la sorella di Harry Potter, vero? –
La Parkinson sbattè le palpebre e deglutì.
Alexandra Black.
Era sempre lei la causa di tutto.
La causa della sua infelicità e delle sue sciagure.
Non smetteva di tormentarla neanche adesso che era quella miserabile perdente di Alexis Potter.
Le guance della ragazza si accesero improvvisamente di rabbia e con un gesto secco riuscì a scrollarsi dalla presa di Draco.
- Sì, sono stata io. – rispose gelida, assottigliando lo sguardo e incrociando le braccia al petto – E sono stata così felice di farlo! Adesso tutti sanno chi è, compreso tu, Draco, e forse aprirai finalmente gli occhi e capirai che lei non va bene per te! Che lei è solo una sporca, bugiarda Mezzos… - ma non fece in tempo a concludere la frase.
Draco Malfoy aveva estratto velocemente la bacchetta e l’aveva puntata alla gola della Parkinson.
- Non osare. Non un’altra parola, Pansy, o giuro che saranno le ultime che pronuncerai. – la minacciò.
Pansy trattenne il fiato e le sue amiche squittirono.
Nessuno respirò o si mosse.
Beh, quasi nessuno.
Blaise Zabini agguantò Draco per una spalla e lo costrinse ad indietreggiare, togliendo Pansy dalle sue grinfie.
- Si può sapere che cazzo ti prende, eh Malfoy? – lo aggredì, seppur con tono controllato.
Draco gli rifilò un’occhiataccia rabbiosa, mentre le guance gli si chiazzavano di rosso.
- Non immischiarti in cose che non ti riguardano. – sibilò di rimando, stringendo la presa attorno alla bacchetta.
Blaise respirò piano.
- Ascolta, Draco… - cominciò cauto, come se temesse che qualsiasi gesto o parola avrebbero potuto farlo esplodere definitivamente – Lo so che sei arrabbiato, per tutta questa storia della Potter e ti capisco. Lei ci ha mentito ed hai tutto il diritto di volerti sfogare, ma cerca di darti una calmata: non è con Pansy che te la devi prendere, lei ha fatto solo ciò che è giusto e dovresti anzi ringraziarla per averti fatto scoprire che la ragazza che credevi di amare non esisteva. –
Malfoy lo fissò per un lungo istante, assorbendo le sue parole; poi serrò la mascella e, inaspettatamente, le sue labbra si aprirono in un ghigno.
I suoi occhi di ghiaccio sembravano poter essere in grado di lanciare fulmini e saette.
- Ringraziarla? – sputò velenoso – Non credo proprio. Le ha rovinato la vita ed io ora rovinerò la sua! – sbraitò, lanciandosi di nuovo alla carica, con la bacchetta spianata.
Pansy si rannicchiò dietro Blaise, che non si mosse da dov’era e spinse Draco ad indietreggiare, sfoderando la bacchetta a sua volta.
- Stai vaneggiando, Malfoy. Adesso abbassiamo le bacchette, ci calmiamo ed andiamo a parlarne in privato, va bene? –
- Tu non hai capito un cazzo, Zabini! – sbraitò, pieno di sdegno – Io sapevo chi era Alexis e le cose non dovevano andare così. Lei avrebbe parlato quando sarebbe stato il momento giusto. Avrebbe potuto spiegare il perché delle sue scelte… ma LEI! – tuonò ancora, puntando la bacchetta contro la Parkinson – Lei ha dovuto spettegolare e parlare di cose che non le competevano con quelle troiette di Corvonero ed ora…-
Draco dovette fare un respiro profondo per cercare di riacquistare il controllo.
Blaise lo fissò basito e bianco in volto.
- Tu… tu lo sapevi? – mormorò incredulo, abbassando la bacchetta.
Draco gli lanciò un’occhiata obliqua, mentre Pansy emergeva da dietro la schiena del moro e lo guardava con occhi lucidi e spalancati.
Come poteva lui aver già saputo e continuare a stare con lei?
Come poteva Malfoy stare con una mezzosangue come la Potter?
Non era possibile…
- TU MENTI! – gridò la Parkinson all’improvviso, facendo sobbalzare tutti i presenti. – TU NON POTEVI SAPERLO! NON POTEVI SAPERLO E VOLER STARE ANCORA CON LEI! PREFERIRLA A ME! –
Le lacrime avevano preso a scorrerle sul viso.
Draco e Blaise la guardarono, ma fu il primo a spezzare il silenzio: proruppe in una risata agghiacciante.
- Non sto mentendo, Pansy. Io lo sapevo ed ho comunque scelto lei, avrei scelto lei sempre. Sarai anche una Purosangue, ma non hai neanche un briciolo di quello che ha Alexis, cre… - disse sprezzante.
Pansy non lo lasciò concludere: si avventò contro di lui, dimenando le mani, come se volesse colpirlo.
- BUGIARDO! SEI UN BUGIARDO!  IO NON TI CREDO! IL DRACO MALFOY CHE CONOSCO IO NON SI SAREBBE MAI LASCIATO INGANNARE DA UNA SCHIFOSA MEZZOSANGUE! – gridò, in preda alla disperazione.
Blaise Zabini l’afferrò da dietro, sollevandola da terra ed impedendole di colpire Draco, che la guardava con un’occhiata che sarebbe stata in grado di raggelare persino l’inferno.
- Fermati, Pansy, per amor di Salazar! – provavano timidamente a calmarla le sue amiche.
La Parkinson continuò a dimenarsi nella stretta di Zabini.
- Un’altra parola, Pansy, una soltanto… - la minacciò Draco e la punta della sua bacchetta scintillò pericolosamente. - Tienimela lontana, Blaise, o giuro che la amazzo. – sibilò Draco, che ora tremava per la rabbia.
Blaise lo fissò, ma non ebbe il tempo di aggiungere nulla: Malfoy si voltò ed uscì con passi lunghi ed infuriati dalla Sala Comune, sotto lo sguardo attonito di tutti i suoi compagni.
- DEVE AVERLO STREGATO! GLI HA RIFILATO UNA POZIONE D’AMORE! E’ COSI’, LO SO! – urlava ancora Pansy, ma Blaise la scaraventò sul divano senza darle retta e si infilò nel dormitorio, sbattendosi violentemente la porta alle spalle.
Se era vero quel che Draco aveva detto e se lui conosceva già la vera identità di colei che si era presentata come Alexandra Black, allora perché ancora la difendeva?
Blaise Zabini entrò nella sua camera, si strappò il mantello della divisa di dosso e lo lanciò per terra.
C’era una strana sensazione che gli premeva nel petto, qualcosa che riguardava Alexis Potter.
Le aveva voluto bene, come ad una sorella, e per tutto quel tempo lei aveva mentito.
Come poteva Draco ancora difenderla e scaldarsi addirittura così tanto per lei?
Forse, dopotutto, la Potter aveva mentito solo sul suo nome, mostrandosi comunque per quel che era realmente: una ragazza allegra e spensierata, con il sorriso sempre sulle labbra ed una fragilità che aveva sempre spinto lo stesso Blaise a provare l’inspiegabile desiderio di proteggerla sempre.
Ma lei aveva mentito.
Aveva mentito.
Era una Potter, una Mezzosangue, sorella di quell’idiota di un Grifondoro, il bambino miracolato, l’eroe del mondo magico… e complice di quell’assassino di Sirius Black.
Oh, lui l’aveva sempre saputo che c’era qualcosa di strano in Luis Cabrisk: non avrebbe mai dimenticato la notte in cui lo aveva smascherato e l’espressione atterrita del suo viso sempre arrogante.
Alexis Potter aveva mentito anche su quello.
No, non poteva perdonarla.
Non poteva proprio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alexis era stata trattenuta nell’ufficio del Preside per tutto il giorno ed era riuscita ad allontanarsi dalle grinfie degli Auror solo a pomeriggio inoltrato, quando Severus Piton aveva decretato che le domande potevano bastare e che la Potter aveva detto tutto ciò che sapeva.
Alexis non si era mai sentita più felice di avere lui come insegnante.
E pensare che aveva sempre ritenuto che lui la detestasse!
Si era avvolta nel mantello della divisa e, sfruttando le ombre dei corridoi, si era allontanata fino a trovare l’ingresso, dal quale era uscita nella notte scura; aveva raggiunto il Platano Picchiatore, sfiorato con un incantesimo la radice nodosa e si era infilata nell’apertura in basso, percorrendo i lunghi corridoi fino alle scale che la condussero in quella stanza dove Draco Malfoy l’aveva portata quella notte di ormai tanti mesi prima… altro che mesi, ad Alexis sembravano passati secoli.
Il letto era ancora lì, in mezzo alla stanza, ma le lenzuola erano sparite, lasciando scoperto il materasso bitorzoluto e polveroso; il camino era freddo e vuoto, con ragnatele su ogni parete e cenere nel focolare.
Alexis si trascinò verso il letto e si lasciò cadere pesantemente su di esso, poi rannicchiò le gambe contro il petto e se ne rimase lì, con la testa china sulle ginocchia e gli occhi chiusi.
Le domande degli Auror continuavano a ruotarle nella mente.
“Dove sei stata, per tutti questi anni?”
“Che cosa facevi con l’assassino Sirius Black?” (e non importava quante volte lei si impuntava di precisare che loro si sbagliavano sul suo conto, che Sirius non era un omicida… quelli non parevano neanche sentirla).
“Perché hai mentito sulla tua identità?”
“L’assassino Sirius Black ti ha mai fatto del male?”
“Dove vi nascondevate?”
“Dov’è ora l’assassino Sirius Black?”
Non lo sapeva dov’era! Non lo sapeva! Ma anche se lo avesse saputo, di certo non lo avrebbe rivelato nemmeno sotto veritaserum! Si sarebbe tagliata la lingua, piuttosto che tradire Sirius!
Strinse le mani in due pugni e le braccia divennero come sbarre tremanti che avvolgevano con forza le sue gambe.
C’era così tanto dolore.
- Alexis…? –
Era stato poco più di un morbido sussurro quello che aveva interrotto il filo tormentato dei suoi pensieri, tanto che Alexis credette di esserselo solo sognato; ma, quando alzò lo sguardo, capì che non era stato affatto frutto della sua immaginazione.
I suoi occhi, stanchi ed arrossati, incontrarono la figura di Draco Malfoy.
Se ne stava lì, fermo, a guardarla dalla soglia della porta, come se non sapesse bene cosa fare.
Alexis sentì il nodo che aveva nello stomaco sciogliersi dolorosamente, mentre gli occhi le si velavano ancora di lacrime, sofferenti ed incontrollabili.
- Draco… - mormorò, con labbra umide dall’espressione piena di tristezza.
Malfoy la fissò: Alexis Potter appariva ancora più fragile di quanto non fosse mai stata prima di allora, con i capelli disordinati, il viso pallido e le guance brillanti di quelle lacrime che ora erano scese nuovamente a congiungersi sul mento.
Draco Malfoy sentì qualcosa spezzarsi nel suo petto.
Deve essere il mio cuore, pensò sentendosi male, il mio cuore che si frantuma.
Non ce la faceva a vederla così.
Senza più pensare, Draco agì: la raggiunse con lunghi passi furiosi e poi crollò su di lei, stringendosela al petto come se ne andasse della sua stessa vita.
Come se cercasse di proteggerla e farle da scudo con il suo corpo contro artigliate di demoni ed altri mostri che volevano ferirla.
- Va tutto bene, Alexis, va tutto bene. – mormorò con la bocca premuta tra i suoi capelli – Ci sono io, adesso. Ci penso io a te. Ti proteggo io.
Dopo la sorpresa iniziale, Alexis non riuscì a fare altro che scoppiare in un pianto disperato, che la scosse con violenza mentre sollevava le braccia e si aggrappava forte alle spalle di Draco; il ragazzo la strinse a sé con maggiore forza, come se volesse riuscire a fermare tutto quel tremore.
- Ho sbagliato tutto, Draco… ho sbagliato tutto! Non avrei dovuto mentire… adesso Diamond non mi rivolge più la parola, Sirius è scappato, Blaise non ne vuole più sapere di me ed Harry mi odia! – singhiozzò disperata.
Draco la cullò teneramente.
- Sssssssh. Sta’ tranquilla, Alexis, sta’ tranquilla. Risolveremo tutto, te lo prometto. Io risolverò tutto. Non devi preoccuparti. –
Alexis scosse la testa contro il suo petto, artigliandosi al tessuto pregiato della sua camicia, e continuò a piangere e a piangere.
Piangeva come non aveva mai pianto in tutta la sua vita e per Draco ogni lacrima equivaleva ad una coltellata che mandava in pezzi il suo cuore.
- Ehi… ehi: calmati adesso. – mormorò con dolcezza, sciogliendo l’abbraccio solo per poterle prendere il viso tra le mani; la sua pelle era così calda contro le sue dita gelide – Alexis, guardami.–
La ragazza sollevò lo sguardo offuscato, fino a che non incontrò quello grigio e torbido di Draco Malfoy.
- Fidati di me, andrà tutto bene. – promise.
Alexis respirò violentemente con il naso e un altro singhiozzo la scosse dal profondo, ma le sue parole sembrarono sorbire l’effetto desiderato, perché annuì e smise di piangere.
- Brava. – sussurrò Draco, accarezzandole il viso con i pollici per ripulirli dalle lacrime.
- Non… non sei più arrabbiato con me? – domandò lei, con voce flebile.
Draco sorrise e scese a sfiorarle la fronte con le labbra.
- No. Come potrei? –
In tutto quel dolore che sentiva dilaniarle il petto, quelle parole furono come un insperato raggio di sole nel bel mezzo di una tempesta, capace di ferire le nere nuvole ed illuminare un cammino tetro e dannato.
Alexis si strinse nuovamente contro il petto sempre accogliente di Draco, che la circondò nuovamente con le braccia, accarezzandole i lunghi capelli con gesti lenti e rassicuranti.
- Come hai fatto a trovarmi? –
Draco le sollevò il mento con due dita, costringendola nuovamente a guardarlo negli occhi.
- Io saprò sempre dove trovarti, Alexis Potter. Perché sei mia. –
Alexis spalancò gli occhi e schiuse le labbra, in un’espressione di genuino stupore che le fece brillare lo sguardo.
- Cosa…? – soffiò incredula, mentre il cuore le dava un colpo doloroso.
Ma non era lo stesso dolore che aveva provato fino a poco prima, nella solitudine e nel tormento.
Era quel dolore piacevole, in grado di farti stare bene e male nello stesso istante.
- Nonostante tutto…? –
Draco sorrise di uno di quei sorrisi rari, che sembrava saper rivolgere solo a lei. Si chinò verso le sue labbra.
- Ora e per sempre.
Poi la baciò.






(*)Ricordo, come sempre, che questa FanFiction è ambientata durante il secondo anno di Harry, quindi in "La Camera dei Segreti". Come ricorderete, prima della fine dell'anno, Silente viene sollevato dal suo incarico di Preside ed è Lucius Malfoy a comunicarglielo, dopo essere riuscito a convincere gli altri consiglieri della scuola.







 



Sì, lo so: è pazzesco, non è vero?
Un aggiornamento di Un Particolare In Più dopo più di un anno di completo silenzio.
Ero molto indecisa se postare o meno... ma non ho resistito. Il capitolo era pronto da qualche giorno, ormai, e il seguente è quasi concluso quindi: SORPRESA!
Non è un miraggio e non state sognando: Alexis Potter è tornata e vi terrà compagnia con gli ultimi capitoli di questa FanFiction, fino alla fine!
Non voglio dire nulla, per non rovinare questo momento, quindi mi limito a ringraziare ancora tantissimo tutte le persone che stanno leggendo queste parole: spero sinceramente che questo capitolo non vi abbia deluse... dopo un anno di aspettativa, mi auguro di essere stata ancora una volta in grado di regalarvi qualche emozione con questa storia!
Se tutto va bene, aggiornerò ogni lunedì pomeriggio: mancano pochi capitoli ormai, solamente cinque, quindi restate con me fino alla fine!
Lasciatemi un commentino, mi raccomando: spero di avervi resi felice con questa sorpresa, voi fate contenta me con tante recensioni <3
Un bacio e a prestissimo!
Giulia.

 

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Capitolo 45
*** Amore fraterno ***


~Un Particolare In Più~







Capitolo XLV
Amore fraterno
 
 
 
 
 
 
 
 
- Sei pronta? –
Alexis respirò piano, poi alzò lo sguardo sul viso di Draco Malfoy, che le stava accanto e la teneva per mano; la ragazza sorrise timidamente e annuì.
Avanzò di un passo, sicura, ma Draco la trattenne e la costrinse a tornare indietro, tra le sue braccia: non disse nulla, si limitò a stingerla al petto e a sfiorarle la tempia con un bacio.
Ci penso io a te. Ti proteggo io.
Alexis si aggrappò a quelle spalle forti, inspirando quel meraviglioso profumo di pioggia che proveniva da lui e che era sempre in grado di farle battere il cuore e di inebriarla.
Sciolto l’abbraccio, Malfoy la guardò negli occhi, intensamente, e alla fine la riprese per mano, sfiorandole ogni nocca con le labbra; le ripose una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le accarezzò il viso.
Poi, insieme, varcarono le soglie della Sala Grande.
 
Quando Draco Malfoy e Alexis Potter fecero il loro ingresso, tutti gli studenti, che già sedevano ai lunghi tavoli per la colazione, si voltarono ad osservarli.
Lo stupore generale fu seguito da una serie di bisbigli concitati, sussurri mal celati ed occhiate sgranate.
Dopo tutto quello che era successo… dopo tutto quello che si era scoperto, come poteva Draco Malfoy, principe di Serpeverde, erede di una delle famiglie più ricche e potenti dell’intero mondo magico e dal sangue puro dei Black e dei Malfoy, affiancarsi ancora a quella mezzosangue bugiarda di Alexis Potter?
- Ti rovinerai la reputazione, così… - mormorò Alexis, lanciando un’occhiata di disagio al suo fidanzato.
Malfoy ghignò e sollevò nuovamente le loro mani intrecciate per poterle baciare.
- Lascia pure che parlino: sai che mi importa? – rispose, con una scrollata di spalle, mentre l’accompagnava al tavolo dei Serpeverde e la faceva sedere accanto a lui.
Nessuno dei loro compagni osò rivolgere la parola alla ragazza, ma Draco si comportò con naturalezza: salutò Tiger e Goyle, parlò del Quidditch con Flitt e discusse di una notizia sulla Gazzetta del Profeta con Nott. Ogni qual volta qualcuno si girava a lanciare occhiate indiscrete o malevole ad Alexis, Draco si avvicinava a lei e le sfiorava una mano, le accarezzava i capelli, le baciava una guancia… come a volerla proteggere da quegli sguardi e far capire ai loro proprietari che una sola parola fuori posto e si sarebbero ritrovati senza occhi per guardare.
C’era eleganza e compostezza in un singolo movimento di Malfoy, ma questo denotava solo quanto controllato lui fosse, dando la terribile impressione che la più piccola cosa fuori posto avrebbe potuto farlo scatenare.
Quando Blaise Zabini varcò le soglie della Sala Grande, Draco alzò il viso per rivolgergli una lunga occhiata penetrante; poi, come se nulla fosse, lo salutò con una mossa del capo e gli indicò il posto vuoto accanto a sé. Blaise lo fissò, poi il suo sguardo si spostò sulla figura della Potter, seduta vicino a lui ed intenta a scegliere qualche pasticcino dal vassoio.
Quando anche lei alzò il suo viso per poter intercettare gli occhi del moro Serpeverde, quest’ultimo distolse immediatamente lo sguardo, fece un cenno di saluto con la mano a Malfoy e poi si andò a sedere lontano da loro.
C’era una fitta che gli aveva attraversato il cuore, non appena quei meravigliosi occhi di smeraldo lo avevano osservato… perché doveva aver mentito?
E come faceva Draco ad averle perdonato tutto così facilmente?
Alexis sospirò e abbassò il capo, mentre un’espressione triste si dipingeva sul suo viso, piegandole le morbide labbra all’ingiù.
- Blaise mi odia… - mormorò dispiaciuta.
Draco si girò nuovamente verso di lei e le circondò le spalle con un braccio, stringendosela al petto e accarezzandole i lunghi capelli.
- Nah, non ti odia. – cercò di consolarla – Ha solo bisogno di tempo per abituarsi all’idea: si sente ferito nell’orgoglio e sai che Blaise è un po’ particolare quando si tratta del proprio smisurato ego. Ma ti vuole bene, vedrai che saprà perdonarti. –
Alexis alzò il capo per guardare Draco e lo vide rivolgerle un sorriso.
- Tu dici? –
- Non dico: ne sono sicuro. Cambierà idea, dovessi lanciargli un miliardo di fatture sul viso per fargli capire che si sbaglia sul tuo conto. – asserì, scendendo nuovamente a sfiorarle la fronte con un bacio – Ed ora basta avere quel broncio! – aggiunse, lambendole la punta del naso con l’indice.
Alexis ridacchiò e strusciò una guancia contro il maglioncino morbido di Draco.
- Grazie. – sorrise infine, tornando a mangiare la sua colazione.
Draco la guardò rasserenato, poi si voltò e, senza che lei potesse accorgersene, lanciò un’occhiata rabbiosa nei confronti di Zabini, che si limitò a sollevare il naso per aria e tornare a parlare con il suo fastidioso fan club.
 
Tutto sommato, la mattinata sembrava procedere abbastanza bene: era difficile venir ignorata dalla maggior parte dei compagni – e soprattutto da Harry, che dal tavolo di Grifondoro si era limitato solamente a lanciarle un’occhiata e a salutarla con un cenno della mano, cosa che aveva aperto il via ad altri mormorii fastidiosi -, ma la presenza di Draco al suo fianco rendeva tutto più sopportabile, come se lui adesso condividesse il suo fardello e il peso da portare sulle spalle fosse notevolmente diminuito.
Andrà tutto bene.
Io risolverò tutto.
Le aveva detto Draco la notte precedente e lei ci credeva.
Sarebbe andato tutto per il meglio, perché con Malfoy al suo fianco e l’amore incondizionato che sentiva di provare, non sarebbe mai più stata da sola.
Sarebbe proceduto tutto liscio, se quando si stavano alzando dal tavolo per uscire dalla Sala Grande, la voce di Pansy Parkinson non li avesse raggiunti, costringendoli a fermarsi.
- Ma non ti vergogni neanche un po’ a far vedere ancora il tuo brutto muso qui ad Hogwarts, Potter? – il disprezzo nella sua voce era come una coltellata nell’aria, che sembrò catturare tutta l’attenzione del corpo studentesco, adesso silenzioso come un cimitero.
Draco si voltò furioso verso quell’arpia della Parkinson, con i pugni serrati.
Non gli aveva di certo perdonato di aver fatto la spia sulla vera identità di Alexis e aveva ancora in progetto di fargliela pagare amaramente.
- Non ricordi quello che ti ho detto ieri sera, Pansy? Un’altra parola e giuro su Salazar che…- sibilò, trattenendosi a stento dal puntarle nuovamente la bacchetta contro e schiantarla ripetute volte.
- No, Draco: lascia perdere. Non importa, davvero. – lo fermò Alexis, posandogli una mano sul petto e spingendolo indietro, senza degnare la Parkinson di una singola occhiata.
Si sentiva fin troppo al centro dell’attenzione senza bisogno di fare quel teatrino con la Parkinson… non le avrebbe dato corda.
Pansy sogghignò, incrociando le braccia al petto, mentre Draco si lasciava portare via dalla Potter.
- Sei diventato un rammollito, Malfoy. – sputò con indignazione – Sono sempre più convinta che quella pezzente della Potter ti abbia fatto qualche incantesimo o ti stia propinando un qualche filtro d’amore, altrimenti non mi spiego come qualcuno del tuo rango possa essersi abbassato a stare con un rifiuto del mondo magico come quello! –
Non darle corda.
Draco avrebbe voluto girarsi e farle ingoiare quelle parole a suon di cazzotti e poco importava che Pansy fosse una ragazza, ma Alexis lo trattenne ancora, stringendo le dita esili attorno al suo avambraccio; tuttavia, fu lei a voltarsi e a riservare alla Parkinson un’occhiata per la prima volta.
Non darle corda… o magari sì.
- Devi starmi confondendo con qualcun altro, Pansy. – rispose, con tono sostenuto – Non ho bisogno di incantesimi o filtri per farmi amare, io. – frecciò, scoccandole uno sguardo più che eloquente.
Magari ci si impicca da sola con la corda.
La Parkinson boccheggiò e il suo viso pallido divenne livido di rabbia.
- Non osare rivolgerti a me in questo modo, sporca Mezzosangue che non sei altro! – l’aggredì allora Pansy, con voce isterica, agitando i pugni nell’aria – Saresti dovuta andarti a nascondere insieme a quella feccia, quell’assassino di Sirius Black! –
Tasto sbagliato.
Prima ancora che Draco potesse reagire e chiuderle la bocca, Alexis si era voltata di scatto, aveva estratto la sua bacchetta ed ora la stava puntando contro il petto di Pansy, che sbarrò gli occhi per la sorpresa.
- Adesso basta! – sibilò e i suoi occhi sembravano in procinto di lanciare fulmini e saette – Osa ancora parlare di Sirius e giuro che ti rovino quella faccia da carlino che ti ritrovi! –
Pansy boccheggiò per l’indignazione e dai tavoli di Grifondoro e Corvonero si alzarono dei fischi di approvazione: la Parkinson non godeva di certo della simpatia di molti studenti.
Anche Draco ridacchiò, sentendosi orgoglioso che quella piccola ragazza battagliera che aveva di fronte fosse la sua fidanzata; le si avvicinò e le circondò la vita con un braccio, attirandola a sé, mentre le faceva abbassare la bacchetta e le sfiorava la guancia con un nuovo bacio che fece corrodere d’invidia Pansy.
- Calmati, amore: stiamo dando spettacolo, tutti gli occhi della Sala Grande sono puntati su di noi. – le sussurrò all’orecchio – Andiamo via, non vale la pena sprecare il nostro tempo con lei. –
Alexis, ancora tremante per la rabbia, lanciò un’ altra occhiataccia alla Parkinson, ma si lasciò docilmente condurre via da Draco.
- Sì, ecco, brava: vattene. Scappa come quel codardo di Black! – mormorò Pansy, ma non abbastanza a bassa voce perché Alexis non potesse sentirla.
La Potter non ci vide più dalla rabbia.
Mentre un calore d’ira le cresceva dallo stomaco, si espandeva nel petto e deformava il suo bel viso in una smorfia d’odio, si voltò, riuscendo a liberarsi dalla presa di Malfoy che, colto di sorpresa, non riuscì a trattenerla.Con occhi lucenti come tizzoni ardenti, Alexis eliminò la distanza che la separava dalla Parkinson.
Poi, inaspettatamente, riversò tutta la sua rabbia su di lei.
Con un gancio.
Le sue dita serrate si scontrarono violentemente contro la guancia di Pansy, che cadde con il sedere in terra, tenendosi il viso con entrambe le mani.
Alexis se ne rimase ferma a fissare il vuoto, il corpo ancora chinato in avanti, nel gesto che aveva appena compiuto, i capelli riversati davanti al viso, le guance rosse e il fiato corto.
Non poteva credere a quello che aveva appena fatto.
Lei, la dolce e timida Alexis Potter, aveva tirato un cazzotto a quella Coccatrice di Pansy Parkinson.
Beh, se l’era meritato, ecco!
Sgranò gli occhi, incredula, e respirò violentemente con la bocca, le dita ancora talmente serrate che adesso aveva cominciato a tremare.
Il mondo riprese a girare intorno a lei solo quando Draco l’affiancò e le poggiò un braccio sullo stomaco, costringendola ad indietreggiare.
Quando alzò il viso sconvolto su quello di Malfoy, vide che stava sghignazzando divertito.
- Bel destro, complimenti. – mormorò, leccandosi le labbra – Ricordami di non farti mai più arrabbiare, amore. –
Alexis lo guardò in un misto di risentimento e piacere, storcendo la bocca in una smorfia strana.
Le amiche di Pansy, tra le quali anche Diamond, erano le uniche che erano corse accanto alla Serpeverde, che ancora si teneva la guancia incredula, mentre lacrime di umiliazione le velavano gli occhi.
Alexis avrebbe provato rimorso per il suo gesto incontrollato, se solo la Parkinson non le stesse ancora rivolgendo uno sguardo di puro odio.
Ma quando l’aveva sentita parlare ancora di Sirius… non ci aveva visto più.
Lei non sapeva nulla sul suo padrino e non doveva mai più permettersi di nominarlo.
Nessuno avrebbe più infangato il suo nome.
Sirius.
Non.
Era.
Un.
Assassino.
Il resto della Sala Grande sembrava aver invece apprezzato il gesto della più giovane dei Potter, qualcuno aveva fischiato, altri applaudito.
No, Pansy Parkinson non doveva star simpatica a molta gente.
- Grandissima Potter! – gridarono i gemelli Weasley dal tavolo di Grifondoro.
Alexis si voltò ad osservarli e li vide rivolgerle i pollici all’insù; poi, la sua attenzione fu catturata da Harry, che se ne stava seduto accanto a loro: la fissava a sua volta ed era evidente che fosse stupito, eppure un sorrisino leggero dispiegava le sue labbra.
Il cuore di Alexis si riempì di gioia, anche se si sentì in colpa il secondo dopo… non avrebbe dovuto picchiare Pansy, per quanto odiosa o antipatica lei fosse. Non avrebbe proprio dovuto farlo.
Si girò nuovamente verso la ragazza, che adesso si era rimessa in piedi.
- Che sta succedendo qui? –
Alexis spalancò gli occhi, voltandosi verso la figura ammantata di nero del direttore della casa di Serpeverde, Severus Piton.
L’espressione di odio di Pansy Parkinson si trasformò in un ghigno trionfale, mentre si teneva ancora la guancia dolorante e si avvicinava al professore con occhi sofferenti.
- Professore… la Potter mi ha picchiata! – piagnucolò, simulando un singhiozzo – Io non so che cosa le sia preso… stavamo parlando e lei mi ha tirato un pugno! –
Alexis sbarrò gli occhi ed ebbe nuovamente voglia di spaccarle la faccia con un altro colpo. Draco Malfoy, accanto a lei, si irrigidì, così lo prese per mano e gli strinse morbidamente le dita, come a dirgli di non intervenire; lui la fissò dall’alto, poi le cinse le spalle con un braccio, come a volerla proteggere.
Severus guardò la Parkinson con un’occhiata di sufficienza, poi si voltò lentamente verso Alexis, che abbassò lo sguardo, remissiva.
- E’ vero, signorina Potter? – s’informò cauto.
Alexis annuì.
- Sì, ma ha cominciato lei! Mi ha insultata e…! – disse, rialzando il viso con espressione fiera e battagliera, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli severi di Piton, tacque: non c’erano giustificazioni per il suo comportamento.
Severus la fissò per lunghi istanti, poi si voltò verso Pansy.
- Signorina Parkinson, vada in infermeria e si faccia controllare da Madama Chips: sono sicuro che non è nulla di grave. – si limitò a dire.
Pansy sbarrò gli occhi, indignata.
- Ma… ma come?! – pigolò scioccata – Non la punisce? La Potter mi ha picchiata e lei non la punisce?! – inveì, puntando un dito tremante contro Alexis.
Draco la strinse di più a sé, incenerendo Pansy con un occhi di bragia.
– Bullstrode, Cherin: accompagnate la signorina Parkinson in infermeria. – rispose Piton piatto, senza voltarsi a guardarla e dirigendosi verso il tavolo dei professori.
Tutti rimasero interdetti dal comportamento del professore, ma nessuno osò dire niente, nemmeno la Parkinson, che sconfitta e umiliata, si lasciò portare via dalle sue compagne.
- Questa sì che è una novità… - mormorò Draco incredulo – Da quando sei entrata nelle grazie di Piton? Mi sembrava di ricordare che ogni occasione fosse per lui buona per metterti in punizione. –
Alexis si strinse nelle spalle, rivolgendo gli occhi verso il tavolo dei professori, dal quale Piton la stava ora guardando con serietà.
- Non lo so, è una novità anche per me. –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
- Harry! Harry aspetta! –
Harry Potter si fermò e si voltò: Hermione Granger e Ron Weasley gli vennero incontro con una piccola corsa e avevano entrambi il fiato corto.
- Ehi, ma dove te ne vai così di fretta? – domandò Ron, piegandosi sulle ginocchia. – Un minuto prima eri accanto a noi, in Sala Grande, poi mi sono voltato e tu eri sparito! –
Harry si strinse nelle spalle con non curanza.
- Avevo finito di fare colazione. – rispose semplicemente.
Hermione lo osservò per un lungo istante, poi scosse la testa.
- E’ per quello che è successo, vero? – chiese, cercando di assumere un tono delicato.
Harry non la guardò, il viso rivolto verso un punto indefinibile oltre le loro spalle.
- Non capisco di cosa tu stia parlando. –
- Oh, avanti Harry! Non puoi continuare a mentirci: ti conosciamo bene e sappiamo che ci stai male per tutta questa storia di Alexis! – sbottò Hermione, dando voce a tutte le sue preoccupazioni.
Il bambino sopravvissuto abbassò lo sguardo con aria colpevole, ma non disse nulla.
- Ancora non le hai parlato, vero? – domandò Ron, con ammirevole tatto.
Harry sospirò e passò una mano a scompigliare i capelli.
- Non so che cosa dirle. Anzi, sinceramente non ho proprio nulla da dirle in questo momento. – disse e la durezza della sua voce si riflesse nei suoi occhi con uno scintillio frustrato.
Hermione si morse il labbro inferiore.
- Ma è tua sorella… - cercò di farlo ragionare – Non puoi continuare ad ignorarla così. Le stai facendo del male e ne stai facendo a te stesso… -
- Beh: io sono suo fratello eppure lei non ha pensato nemmeno per un momento ai miei sentimenti quando mi mentiva un giorno sì e l’altro pure! – esplose Harry, stringendo le mani in due pugni rabbiosi – Perché ora io dovrei preoccuparmi di non ferirla? –
Hermione avrebbe voluto dire qualcosa intelligente e saggio per convincerlo a desistere da quella presa di posizione assurda, ma per la prima volta da che era arrivata ad Hogwarts, la studentessa più brillante del suo corso (e non solo!) non trovava nulla di appropriato da dire.
Inaspettatamente, fu Ron a prendere le redini del discorso.
- Lo so che sei arrabbiato, amico. – disse, poggiandogli una mano sulla spalla – E’ normale che tu lo sia, ma questo denota che tieni a lei più di quanto tu non sia disposto ad ammettere con noi e in fondo al tuo cuore lo sai bene! Credimi, so quanto è difficile avere una sorella minore: Ginny mi fa impazzire, sempre alle prese con quel diario e le sue cotte adolescenziali per te! – continuò, riuscendo persino a far sorridere il compagno – Ma le voglio bene e mi preoccupo per lei proprio perché è la mia sorellina. E Alexis è la tua, di sorellina. Sai che ho ragione. –
Hermione fissava Ron con tanto d’occhi, ammirata per quel discorso che proveniva direttamente dal suo cuore: per la prima volta, in vita sua, le sembrava di vedere l’impacciato e buffone Ronald Weasley sotto una luce diversa… arrossì a quel pensiero.
Harry non potè far altro che sorridere alle parole dell’amico e fece un cenno d’assenso con il capo.
-Su, va’ da lei: sono sicuro che ti starà aspettando. – concluse il rosso, prendendolo per le spalle e spingendolo nel corridoio.
Harry sorrise, a disagio ma col cuore leggero, e sotto la spinta di Ron cominciò a correre, come se avesse sempre saputo quello che doveva fare… ma avesse avuto bisogno di qualcuno che glielo ricordasse.
Ron ed Hermione non erano solo i suoi migliori amici.
Erano anche la sua famiglia.
E diventeranno anche la famiglia di Alexis, pensò, mentre correva verso l’uscita del castello, come se sapesse esattamente dove dovesse andare, ne sono sicuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alexis aveva riletto quella lettera più e più volte, poi l’aveva sventolata nell’aria per farla asciugare ed infine l’aveva arrotolata, stringendola morbidamente tra le dita.
Ora, doveva solo riuscire a trovare il suo destinatario.
Draco l’aveva lasciata in Sala Comune circa una mezz’oretta prima, perché era dovuto andare agli allenamenti di Quidditch per prepararsi per la prossima partita del campionato.
“Vieni con me.”
Le aveva detto, ma la Potter aveva declinato l’invito, asserendo che aveva alcune faccende da sbrigare.
“Starò bene, te lo prometto.”
Lo aveva rassicurato e allora Malfoy si era arreso, l’aveva stretta tra le braccia e l’aveva salutata con un lungo bacio.
Uscì dalla Sala Comune e trovò colui che cercava dopo dieci minuti, vicino all’entrata.
- Blaise! Ehi, Blaise! – lo chiamò, attirando immediatamente la sua attenzione.
Zabini, che era intento a parlare con alcune ragazze, si voltò lentamente in sua direzione.
- E’ Zabini, per te, ora, Potter. – disse con voce inflessibile, squadrandola da capo a piedi con un’occhiata densa ed impenetrabile.
Alexis sentì una morsa stringerle dolorosamente il cuore, ma non si diede per vinta.
- Volevo solo darti questa. – rispose, senza lasciarsi intimidire dalla freddezza con la quale la stava trattando; gli porse la lettera arrotolata, che era stata accuratamente chiusa con un nastrino di raso blu.
Blaise fissò la pergamena con aria scettica, un sopracciglio sollevato.
- Che cosa sarebbe? –
- Sono le mie scuse. – disse, con una sicurezza che fece vacillare l’espressione composta di Zabini – E’ tutto quello che ho da dirti. Ogni spiegazione. Si trova tutto qui dentro. So che non vuoi parlarmi e lo capisco, ma sentivo il bisogno di dirti queste cose e l’ho fatto. Ora puoi farne quello che vuoi: leggila, buttala, a me andrà bene comunque. –
Sorrise genuina, poi gli prese la mano e gli mise la lettera tra le dita, prima di correre via.
Blaise la fissò scomparire oltre l’ingresso e la sua espressione altezzosa si sgretolò lentamente, lasciando posto ad occhi feriti e labbra frustrate.
- Stupida, piccola… - mormorò tra sé e sé, stringendo con violenza la lettera nella mano chiusa in un pugno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Hermione sollevò lo sguardo dalla pergamena sulla quale stava trascrivendo i suoi appunti di Incantesimi e posò la piuma d’oca, fissando gli occhi pensierosi verso la finestra della Sala Comune.
Ron, che aveva smesso di fingere di studiare ormai da qualche minuto e giocherellava con i bordi del libro di Trasfigurazione, si voltò a guardarla di sottecchi, ritrovandosi a pensare che Hermione fosse molto graziosa, con quella massa incontrollabile di capelli caotici, il profilo perfetto del naso, le guance spruzzate d’arancio là dove il sole la sfiorava e gli occhi assorti.
- Pensi che sia riuscito a trovarla? – domandò all’improvviso, riscuotendo Ron dai suoi pensieri e facendolo sobbalzare.
- Come? – rispose arrossendo, temendo di essersi perso qualche parte del discorso.
- Alexis dico… credi che Harry sia riuscito a trovarla? –
Ron si grattò la nuca e fece spallucce.
- Non lo so, ma non è ancora tornato… magari stanno parlando proprio in questo momento. –
Senza staccare lo sguardo dal panorama fuori dalla finestra, Hermione annuì pensierosa.
- Sì, spero proprio sia così. – disse, poi sorrise leggermente – Sai, le tue parole di prima mi hanno colpita molto! – confessò, voltandosi a guardarlo con un luccichio ammirato negli occhi – Si vede che tieni alla famiglia… e a Ginny. –
Ron arrossì di nuovo e distolse lo sguardo.
- Sì, beh… E’ mia sorella, è ovvio che io tenga a lei! – borbottò imbarazzato ed ora anche le sue orecchie avevano assunto una deliziosa sfumatura di rosso, che fece sorridere Hermione ancora più ampiamente – Spero… spero che, con Alexis, anche Harry possa trovare qualcuno che gli stia sempre accanto… lui se la merita, una famiglia. – aggiunse, con tono assorto.
Ad Hermione salirono le lacrime agli occhi: senza preavviso alcuno, si lanciò su Ron e lo abbracciò.
- Hai ragione: Harry merita di essere finalmente felice! – esclamò e alcune lacrime di commozione bagnarono il maglioncino morbido di Ron che, nonostante lo stupito imbarazzo iniziale, si ritrovò a stringerla a sé con una naturalezza tale che gli sembrava che le sue braccia fossero nare per stringere Hermione.
- Spero solo che Alexis potrà perdonare il mio comportamento nei suoi confronti. – disse la ragazza dopo un po’, sciogliendo l’abbraccio e alzando le mani per asciugarsi il viso – Ma non potevo sapere che lei fosse la sorella di Harry… l’ho tratta malissimo e sono senza giustificazioni! Oh, e se lei non volesse essere mia amica? –
Hermione abbassò lo sguardo, mentre mille dubbi le attanagliavano la mente; allora Ron le sfiorò il viso con una carezza goffa, ma carica di apprensione, che la costrinse a rialzare il viso.
- Sono certo che lei accetterà le tue scuse, Hermione. – sorrise – E poi, come potrebbe non imparare a voler bene alla so-tutto-io più adorabile di Hogwarts?–
Hermione si sciolse in un nuovo sorriso inondato da lacrime.
Sì, le avrebbe chiesto scusa.
E lei ed Alexis sarebbero diventate ottime amiche, proprio come lo erano Hermione stessa ed Harry e Ron.
Si sarebbero voluti bene… proprio come una famiglia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La trovò nell’unico posto nel quale sapeva che lei sarebbe stata: ai piedi della quercia sulle rive del Lago Nero… il loro posto.
Alexis era seduta in terra, con le gambe raccolte e un libro tra le mani; quando le si avvicinò, lei alzò la testa di scatto e la sorpresa si dipinse sul suo viso.
- Harry! – esclamò, chiudendo il libro e alzandosi in piedi di scatto.
Harry Potter fissò la sorella con aria assorta, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.
- Ciao Alexis. – la salutò, con tono neutro – Possiamo… possiamo parlare? –
Senza pensarci due volte, Alexis annuì energicamente.
- Sì! Sì, sì… assolutamente! – disse e fece un passo verso di lui, che però la fermò, sollevando una mano.
Alexis lo fissò confusa, sentendo uno strano dolore scaldarle il petto.
- Però… - aggiunse Harry, riservandole un’occhiata seria e penetrante – Mi dovrai dire tutta la verità. Basta bugie. –
Alexis annuì ancora, questa volta con meno energia, ed abbassò lo sguardo, arrossendo nervosamente.
- Promesso: basta bugie.
Si misero a passeggiare intorno al Lago Nero e prima che qualcuno dei due osasse aprire quella conversazione dovettero passare lunghi minuti di silenzio teso ed imbarazzato.
Alexis sentiva il cuore scoppiarle nel petto e temeva seriamente che quello decidesse di uscirle dalla gola e scappare via, lontano.
Sarebbe voluta scappare anche lei, il più lontano possibile.
No, basta scappare, Alexis.
Basta bugie.
Alla fine, fu Harry a prendere coraggio e a spezzare il silenzio.
- Dove… dove sei stata tutti questi anni? – le domandò, senza guardarla e continuando a rivolgere lo sguardo pensieroso sulla strada che stavano percorrendo – Ho saputo della tua esistenza solo l’anno scorso, quando Hagrid è venuto a prendermi e mi ha raccontato ogni cosa di questo mondo e della mia famiglia. –
- I Dursley non ti hanno mai parlato di me? – chiese lei di rimando, piuttosto incredula.
Harry scosse la testa con espressione mesta.
- No, mai. – confessò, con rabbia velata – Non sapevo nulla di questo mondo… mi avevano persino detto che mamma e papà erano morti in un incidente d’auto. –
- Un incidente d’auto?! – trillò lei sconvolta, arrestandosi di botto e fissandolo come se avesse detto una bestemmia irripetibile; aveva avuto la stessa reazione spropositata di Hagrid, cosa che fece sorridere Harry – E’ inaudito! –
- Lo so. – rispose lui, con una scrollata di spalle – Ma non cambiare discorso: dove sei stata? –
Alexis sospirò e riprese a camminare, seguita dal fratello.
Non sapeva proprio da dove iniziare.
- Io ho vissuto con Sirius. – disse poi, come se questo fosse servito a spiegare tutto.
- Luis Cabrisk? – la interruppe Harry ed Alexis annuì.
- Lui… è il nostro padrino, Harry. – rivelò, ma la notizia non sembrò sconvolgere il fratello e lei prese il suo silenzio come un invito a continuare – Quando… quando Tu-Sai-Chi è venuto da te e da mamma e papà… io non ero con voi. Sirius non mi ha mai spiegato bene perché voi vi stesse nascondendo, ma è qualcosa che, evidentemente, aveva a che fare con te e non con me. Io non sono mai venuta a Godric’s Hollow, mamma e papà mi affidarono a Sirius e un altro loro amico, Remus Lupin. –
Nel raccontare si erano ormai fermati ed Harry la fissava con intensità ed interesse, ma lei rivolgeva gli occhi verso un orizzonte lontano ed offuscato.
- Quando Tu-Sai-Chi… uccise… -
Alexis si interruppe e prese un respiro profondo, cercando di arginare il dolore che come sempre le esplodeva nel petto al ricordo dei suoi genitori. Harry agiì d’istinto: sollevò una mano e intrecciò le sue dita a quelle di lei, come a volerle comunicare che le era vicino e la capiva.
- Conosco quella parte, puoi saltarla.-
Alexis sorrise debolmente e annuì come tacito ringraziamento, ricambiando la stretta del fratello.
- Beh, dopo quella sera, Sirius mi ha portata via, con sé. Lui… lui è accusato di aver ucciso dodici Babbani ed un mago, ma non è così! Sirius non è un assassino, è innocente: di questo non ho dubbi e, nonostante tutto quello che potrai sentire in giro, non averne mai neanche tu. –
Alexis avvolse la mano di Harry con entrambe le sue e la strinse con affetto e decisione, guardandolo dritto negli occhi con un’intensità tale che lui non potè fare altro che annuire e credere alle sue parole.
- Mi ha portata via perché sapeva che ci avrebbero messi dai Dursley e lui… beh, non voleva. Sapeva che papà li odiava ed ha cercato di fare il meglio per noi: avrebbe voluto prendere anche te e portarti via, ma quando è arrivato a Godric’s Hollow tu non c’eri più: Hagrid ti aveva già preso con sè. –
Erano tante informazioni, ma Harry le registrò nella sua mente come meglio potè. Alla fine annuì, come a dire che aveva compreso tutto, e sciolse la presa delle loro mani, riprendendo a camminare.
- Perché ti sei presentata qui come Alexandra Black? Perché mentire sulla tua identità? –
Seconda, inevitabile domanda. Alexis sospirò e riprese a camminare accanto a lui, torcendosi le dita dietro la schiena.
- E’ stata un’idea di Silente… e di Sirius. Speravano che se io fossi venuta ad Hogwarts sotto falso nome avrei passato un anno tranquillo. Gli Auror mi stavano cercando e stanno tutt’oggi cercando Sirius per portarlo ad Azkaban: se avessero saputo che io ero qui non mi avrebbero lasciata in pace… sarebbero tornati per farmi domande, avrebbero intercettato le mie lettere e non mi avrebbero permesso di trascorrere l’anno come una normale studentessa. Silente ha pensato che, dopo tutta una vita passata a scappare, forse mi sarebbe piaciuto avere un po’ di calma… ecco perché il cognome Black: nessuno avrebbe infastidito una Black, non quando fai parte di una famiglia così ricca e potente e purosangue. –
Harry si fermò di nuovo e rimase di spalle, come se non volesse guardarla in faccia. Alexis rimase dietro di lui, lo sguardo fisso sulle sue spalle ampie.
- E perché mentire anche a me? – disse dopo qualche secondo, con un mormorio ferito – Che bisogno c’era di nascondere anche a me, tuo fratello, la verità? Sai quanto ti ho cercato? Sai quanto ti ho aspettato? – erano domande retoriche: lei sapeva eccome, visto che Harry era solito confidarsi con lei su quanto la sua sorellina gli mancasse un giorno sì e l’altro pure.
Alexis abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. Dovettero trascorrere alcuni minuti di silenzio prima che riuscisse a formulare una risposta concreta ed accettabile.
- Io… non ho giustificazioni, per questo. – ammise, costringendo Harry a voltarsi nuovamente a guardarla: lei se ne stava lì, con quell’aria contrita e colpevole che  gli faceva dolere il petto in maniera incontrastabile – Ma devi capirmi, Harry: avevo paura! Se qualcuno lo avesse scoperto, sarebbe finito tutto quanto! E mi ero creata degli amici e… la vita ad Hogwarts stava procedendo bene: tu riuscivi ad accettarmi come se fossi tua sorella, anche se ancora non sapevi chi io fossi davvero! E poi… poi Sirius è venuto qui e tutto si è complicato. Ci sono state tante occasioni in cui avrei voluto e potuto dirtelo ma… perdonami Harry, non ho scuse né niente, posso solo chiederti di perdonarmi. –
Harry la guardò, ma dietro l’espressione impassibile del suo viso si poteva leggere l’amore per quella piccola ragazza che aveva davanti; l’avrebbe perdonata, di questo non aveva dubbi.
Come poteva non farlo?
Alexis era l’unica famiglia che aveva.
- Quello che non mi spiego è come abbiano fatto le Untouchable Ravens a scoprire la tua vera identità se tu non lo avevi mai detto a nessuno. – osservò Harry dopo un po’, scrutandola con un’occhiata indagatoria mentre lei arrossiva e abbassava nuovamente lo sguardo.
- Beh… - mormorò nervosa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio – C’è una persona alla quale l’avevo detto… - Harry corrugò la fronte, ma lei rispose alla sua muta domanda prima che lui potesse formularla - …Draco sapeva. –
Harry sgranò gli occhi e il suo viso divenne prima pallido e poi livido di rabbia.
- M-Malfoy sapeva?!? – strillò incredulo e risentito – Malfoy sapeva che tu eri mia sorella ed io no?! – adesso sembrava più una questione d’orgoglio.
Alexis storse il naso in una smorfia colpevole e socchiuse gli occhi, stringendo in una spalla e annuendo flebilmente.
- Malfoy sapeva. – ripetè Harry sconvoltò, togliendosi gli occhiali e passandosi una mano sugli occhi; poi, come se una scintilla si fosse accesa nel suo cervello, rinforcò gli occhiali e afferrò Alexis per le spalle, scuotendola – Quindi è stato lui? E’ lui che ha fatto la spia?! –
Alexis si affrettò a scuotere la testa con vigore.
- No, no! Non è stato lui, di questo ne sono certa! – esclamò con sicurezza.
- E come fai ad esserne tanto sicura? Malfoy è un vile, meschino… - ribattè il fratello, ma lei lo fermò prima che potesse continuare; si tolse dalla presa del fratello e lo afferrò per le braccia a sua volta, fissandolo dal basso con sguardo deciso.
- Non è stato lui, Harry. So che non mi tradirebbe mai perché lui… - arrossì violentemente, ma non abbassò mai lo sguardo, che fiero e deciso brillò di determinazione - … Draco mi ama. Non mi farebbe mai una cosa del genere.
Harry quasi si strozzò con l’aria, mentre apprendeva la verità dietro quelle parole che quasi gli  facevano più male di tutte le bugie e di tutte le informazioni che Alexis gli aveva fornito fino a quel momento.
- Che?! – fu l’unica cosa che riuscì a dire, troppo sconvolto per proferire qualcosa di più intelligente.
Alexis ridacchiò, senza riuscire a trattenersi.
- Tu… tu e Malfoy! – aggiunse Harry, con tono a metà tra il turbato e il disgusto. – Malfoy! –
- Ti sei svegliato presto, Harry. – lo schernì lei con un sorrisino.
- Ma è Malfoy! – si lamentò il ragazzo – E tu sei mia sorella! Malfoy con mia sorella! Mia sorella con Malfoy! Questo… questo è inaudito! –
Alexis nascose una nuova risata dietro una mano, poi si accostò di più ad Harry e lo fissò dal basso con un ghigno malandrino.
- E io amo Draco. – soggiunse, come se stesse riprendendo il discorso di prima.
Harry la guardò con occhi spalancati, poi scosse la testa e le prese il viso tra le mani.
- Se avessi saputo prima che eri mia sorella, non ti avrei mai permesso di avvicinarti a lui. – decretò con sguardo severo.
Alexis sorrise colpevole e si strinse in una spalla, sfiorandogli le mani con le proprie.
- Allora qualcosa di positivo nel non avertelo detto subito c’è. – lo provocò ed Harry le lanciò un’occhiataccia, ma adesso in fondo alle sue iridi di smeraldo non c’era più alcuna sfumatura arrabbiata: il ragazzo appariva sereno e… felice.
Strinse di più le dita sulle guance della sorella, costringendola a corrucciare le labbra in un’espressione buffa e deliziosa.
- Sappi che non lo accetterò mai, non sarò mai amico di quel viscido di Malfoy, nemmeno per te. –
Alexis arricciò il naso.
- Nemmeno Draco ha intenzione di diventare tuo amico, tranquillo. – rispose con un sorrisino ancora.
Harry la fissò intensamente, poi sbuffò e allontanò le mani.
- Ooooh… Sta’ zitta e abbracciami, sorellina! – disse infine, esasperato, calando su di lei per avvolgerla in un abbraccio tenero assolutamente confortevole.
Alexis si lasciò stringere contro quel petto ampio, il cui inconfondibile calore era sempre in grado di farla sentire a casa; una stretta morbida le serrò il cuore, ma con un dolore sordo e piacevole, che le fece formicolare lo stomaco fino a che le farfalle che in esso erano nate non uscirono dalle sue labbra sotto forma di una risata genuina, che costrinse Harry a stringerla di più a sé, come se non fosse abbastanza vicina.
Alexis gli cinse la vita a sua volta, strusciando una guancia contro il maglione morbido della divisa del fratello.
- Temevo che non te lo avrei mai sentito dire… - mormorò, mentre Harry prendeva a cullarla piano.
- Mmm? Che cosa? – le chiese, scostandosi appena per poterla vedere in viso.
Alexis sorrise ancora.
- Sorellina. Pensavo che non saresti mai riuscito a considerarmi tale. –
Harry la fissò con sguardo sorpreso, poi le sue labbra si sciolsero in un’espressione infinitamente dolce, che fece battere il cuore della giovane sempre più velocemente.
E di nuovo quel dolore piacevole.
Harry la abbracciò di nuovo, di slancio, premendole una mano sulla nuca, con un gesto di tenera familiarità.
- Ma che sciocchezze. – sussurrò dopo un po’ – Tu sei e sarai sempre la mia sorellina. Sei tutta la mia famiglia, Alexis. –
Alexis si aggrappò di nuovo alle sue spalle, mentre alcune lacrime scendeva a rigarle il viso, che lei nascose contro il petto del fratello.
- Anche tu sei tutta la mia famiglia, Harry. – mormorò, con la bocca premuta contro il maglione – Tu e Sirius. Un giorno ci costruiremo una vita insieme e saremo di nuovo felici. Io te lo prometto.
Harry non aggiunse nulla, si limitò a stringerla più forte e a calare il capo contro la spalla di lei, socchiudendo i suoi occhi che, a loro volta, erano diventati lucidi.





 


Ed eccoci di nuovo qui con un nuovo capitolo!
Sono piuttosto di corsa, quindi mi limito a ringraziare con tutto il cuore le 10 persone che, dopo tanto tempo, sono ancora qui e mi hanno dimostrato il loro affetto lasciando una recensione allo scorso capitolo! Se oltre a loro anche qualcun altro è ancora qui con noi, lasciatemi una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo: ormai ne mancano solo
4 alla fine, sostenetemi in questo finale che ancora ha da regalarvi molte emozioni, questa è una promessa!
Per il resto, vi invito a seguirmi sul mio gruppo di facebook (OneThousandStories) e se siete fan di questa FanFiction e specialmente di Lucius&Narcissa, leggete l'altra mia storia (Walk Through The Fire)
Bene, ora scappo: GRAZIE ancora a chi è qui a leggere e soprattutto a chi perderà due minutini del suo tempo per recensire, sapete quanto per me sia sempre importantissimo!
Un bacione e a prestissimo (:
Giulia.

 

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Capitolo 46
*** [AVVISO DI RITORNO] ***


Era il lontano 2008, quando ho cominciato a scrivere questa FanFiction.
All'epoca esisteva solamente EFP, oggi, nel 2021, Wattpad lo ha decisamente scalzato, eppure una parte di me, del mio cuore, è rimasta qui, dove tutto ha avuto origine.
Sono passati tantissimi anni da quando ho cominciato a scrivere e postare questa storia qui, eppure anche se l'ho conclusa ormai da tempo, non sono mai tornata qui a postarvela, ad aggiornarla con una versione un pelino migliore (per lo meno dal punto di vista stilistico, perché la trama, per quanto barbina, in alcune parti terribilmente insopportabile, in altre tediosa e fuori da ogni logico buon senso, come si confaceva a una FanFiction su Draco Malfoy scritta più di dieci anni fa, è rimasta sempre inviariata).
Ormai non so nemmeno se ci sia ancora qualcuno qui a leggerla, se troverò vecchi amici o se riuscirò a farmene di nuovi, ma postare gli ultimi capitoli di questa storia e concluderla anche qui su EFP mi sembra il minimo, è doveroso. Or dunque, eccomi qui.
Aggiornerò quanto prima i precedenti capitoli con una versione corretta e poi, finalmente, inserirò l'ultimissima parte.
Grazie davvero se sei ancora qui a leggere. Il fatto che io stia per pubblicare due romanzi cartacei è anche merito tuo, che mi hai sostenuta sin dai primissimi giorni.
A prestissimo,

Giulia.

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