Samuel

di Akira Yuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scintilla ***
Capitolo 2: *** L'Inizio ***
Capitolo 3: *** L'ombra ***



Capitolo 1
*** La scintilla ***


Mi chiamo Samuel e sono figlio di un casato nobile quanto ricco. Qui, a Parigi, sono tra i pochi nobili che invece di oziare si dà da fare per aiutare i poveri. Purtroppo ce ne sono molti, e non mi vergogno a dire che ho più amici tra di loro che tra i ricchi.
Anche oggi, è l’alba, e io devo dirigermi in chiesa per la messa mattutina. Sì, vado spesso in chiesa, anche se non bado molto al fatto di andare in Paradiso o no.
Vesto di un elegante nero, con una giacca bianca. Infine un cappotto lungo accentua la mia portanza e la mia altezza (sono circa 1,85). Ho la carnagione chiara, per questo il nero non mi sta poi male. Infine un cappello nero ma non troppo vistoso copre i miei capelli neri e mossi. Non li tengo molto corti in realtà, mi piace che mi incornicino il viso. Ho gli occhi di un colore blu scuro.
In chiesa, di questi tempi, c’è sempre molta gente, ma io vado con calma, salutando tra le via del paese alcuni conoscenti. 
-Oh, Lady Angelique..-. La salutai, baciandole la mano e facendo la riverenza. Era una bella donna, anche lei di casato nobile: lunghi capelli castani e un viso angelico.
-Lord Samuel.. Che piacere incontrarla.. Anche stamattina in chiesa?-. Sorrideva. Lei non vi andava spesso.
-Già, anche oggi-. Sorrisi, era impossibile non farlo quando ti trovi davanti una così dolce fanciulla.
-Lord Samuel, non è che avete commesso un qualche crimine e volete redimervi?-. Mi prendeva in giro, ma scherzava.
Io le sorrisi, dandole corda: -Rubare il cuore di una così bella fanciulla è un crimine troppo grave per me..-.
-Oh, così mi farete arrossire..!-. Si coprì il viso con il ventaglio, ma era divertita, anche se non capivo se scherzava o diceva sul serio: aveva davvero le gote rossine.
-Ora è meglio se vi lasci, Lady Angelique, alla prossima..-. Andai via dopo che anch’ella mi ebbe salutato.
Partecipai alla messa. Anche il prete voleva aiutare un gruppo di poveri orfanelli, così cercava sostegno dai più nobili, ed io ero sempre felice di dare qualcosa per quei piccoli. Uno di quei orfanelli lo conoscevo, lo trovai qualche mese fa quando stavo rientrando a Parigi dal viaggio a Londra, era inverno e il poverino non aveva nulla. Lo salvai e lo feci rimanere da me per due settimane, ma poi dovetti portarlo all’orfanotrofio(problemi di famiglia).

Una volta finita, uscì dalla chiesa e tornai alla mia villa.
-Alfred, hai preparato tutto?-. Alfred era il mio fedele cameriere, mi era sempre stato vicino.
-Si, mio signore. Ah, ho una lettera per voi-. Si avvicinò e me la diede.
La lessi.
La accartoccia e la posi nella tasca della mia giacca. Subito dopo entrai nella carrozza e mi feci portare alla mensa dei poveri, lì consegnai un po’ del cibo che avevo fatto comprare da Alfred e dopo aver salutato alcuni amici, tornai sulla carrozza.
-Mio signore..-. Il cocchiere mi chiamò.
-Sì?-.
-La riporto a casa?-.
-No.. Portatemi da Lady Butterfly..-.
-Si, signore-. Partimmo. Lady Butterfly è una misteriosa donna che raramente esce dai cancelli della sua villa. Noi ci siamo conosciuti per caso e da quel momento ci siamo sentiti spesso. In realtà è anche mia parente, mia cugina, ed ora io dovevo parlarle.
Arrivammo dopo poco meno di una mezz’ora. Scesi dalla carrozza e velocemente mi feci ricevere da lei nella sala da thè. Dovetti aspettare un po’, ma poi lei arrivò: era vestita splendidamente di ogni tonalità di rosa e viola. I lunghi capelli biondi raccolti in un elegante chignon.
-Lord Samuel.. Che piacere avervi qui..-. Si sedette sul divanetto davanti a me.-Prego, accomodatevi..-. Chinai la testa per ringraziarla e mi sedetti.
-Desiderate una tazza di thè?-. Chiese lei.
-In realtà.. Sono qui per parlarle di una cosa..-.
-Mh? Certo.. Ditemi pure.-
Presi la lettere accartocciata e cercai di renderla più leggibile, poi gliela passai. Lei la lesse attentamente.
-Oh.. Beh, è tanto che non vi vedete-. Commentò lei.
-E stavo meglio così-. Le dissi.
-Lasciatelo venire, non dovrete fare molta attenzione a lui, state tranquillo Lord Samuel..-.
-E’ solo che.. Non vorrei facesse una delle sue-.
Lei si alzò. -State tranquillo.. Oh, a proposito, avete già conosciuto mia nipote?- Sorrideva, contenta chissà per quale motivo.
-Oh, è qui in città? No.. Non ancora, ma sarò ben lieto di conoscerla-. Le sorrisi e mi alzai.
-Comunque riguardo lui state tranquillo.. Al massimo vi darò una mano io-.
Feci riverenza. –Non saprei come ringraziarla..-.
-Ahahah.. Tu pensa a conoscere mia nipote!-. Era divertita. Io le sorrisi e poi la salutai. Uscì dalla villa e feci per salire sulla carrozza, quando la vidi: una carrozza era ferma accanto alla mia e da quella stava scendendo una ragazzina: capelli lunghi e ribellamente tenuti sciolti, erano come una folta criniera di riccioli castani, l’abito era sublime (anche se non raggiungeva la delicatezza di quello di Lady Butterfly), la sua pelle era candida e morbida.
Una volta scesa, sono sicuro di aver sentito il dolce odore della ciliegia.
Il vento si alzò e le fece svolazzare quei morbidi capelli, permettendomi di vedere i suoi occhi: ambra. Un colore davvero raro.
-Mio signore?-. Il cocchiere mi guardava un po’ preoccupato poiché stavo immobile a fissarla, ma lui mi aiutò a tornare con i piedi per terra.
Ella mi passò vicina, non rendendosi nemmeno conto di me.
Io salì sulla carrozza, tornando a casa.

Durante il viaggio non smisi di pensare a lei. A lei e ad uno strano desiderio.
Ricordai le parole ditemi da un blasfemo: “Ti conosco, e tu non sei di certo ciò che dai a vedere. E presto lo scoprirai!”
Smossi la testa. No, mi stavo facendo condizionare troppo dalle parole di mio fratello.

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Capitolo 2
*** L'Inizio ***


Quel pomeriggio lo passai più o meno tranquillamente, tuttavia quella vsione mi aveva davvero scosso. Erano le otto di sera, l’ora di cena, ed io ancora non ero tornato alla villa, impegnato com’ero a leggere e firmare carte varie. Tornai velocemente a casa e mangiai qualcosa veloce, ma per me era ancora presto per andare a dormire, così decisi di fare ancora un ultimo giro per la città.
Diversi negozi erano ancora aperti, ma io mi limitavo a guardare le vetrine.
Suonarono le campane. Siamo vicini alla santa Pasqua, e ogni sera il prete faceva una messa. Visto che molta gente vi andava, decisi di farlo anche io per stanotte.
Durante la messa, il prete chiese se vi fossero volontari per leggere una parte della Bibbia. Una ragazza alzò la mano e si avviò verso il leggio davanti all’altare: era lei. I capelli ancora sciolti che le ricadevano ribelli sulle spalle e sulla schiena come una criniera. Il vestito semplice, bianco e rosa.
La guardai per tutto il tempo che lesse, rapito dalla sua dolce voce.
Purtroppo quel momento durò troppo poco: lei finì e tornò a sedersi.
Poco dopo la messa finì e io mi alzai uscendo. Mi guardai indietro e la vidi uscire con una sua amica. Notai che la sua amica mi indicava, e quella dolce fanciulla mi guardò. Mi si avvicinarono.
-Buona sera, Messere..-. Ella sorrise, incurvando quelle dolci e rosse labbra.
-Buona sera..-. Mi svegliai dal mio torpore.
-Ahaha… Voi siede Lord Samuel vero?-.
Io annuii. –Sì, sono io.. Voi siete la nipote di Lady Butterfly?-.
Ella annuì. Era così bella.
La sua amica le disse qualcosa all’orecchio, poi ella mi guardò.
-Perdonatemi ma devo correre.. Ahah, alla prossima-. Andò via con la amica e scortata da qualche guardia. Io la guardai fino a che la sua figura non sparì ai miei occhi.
Tornai a casa anche io.
Quella sera non riuscii a dormire.

Il giorno dopo mi alzai più tardi: mi addormentai all’alba. Quando andai a fare colazione Alfred mi guardò un po’ preoccupato.
-Mio signore, tutto bene? Sembrate stanco..-.
-E’ perché lo sono.. Non ho dormito molto stasera-.
-Posso chiederle perché?-.
-Non riuscivo a dormire.. Non so perché-. Mi alzai e me ne andai nello studio. Mi sedetti sulla poltrona e chiusi gli occhi, sperando di riposare almeno un po’.
Non fu così: subito dopo Alfred venne a chiamarmi, qualcuno voleva vedermi. Mi alzai e andai alla sala principale e lì vidi Lady Butterfly.
-Oh.. Lady Butterfly, cosa vi porta quest’oggi da me?-.
-Ahaha.. Non nascondermelo! Lo so che hai incontrato mia nipote-. Era divertita e le si leggeva in viso una sorta d’aria di sfida.
-Ah, sì, ieri sera..-. Mi avvicinai a lei.- Posso offrirle qualcosa?-.
-No, non mi fermerò molto, grazie. Allora, Lord Samuel, come vi è sembrata??-.
-Ah.. Vediamo..-. “Bellissima, assolutamente perfetta, Afrodite è nulla in confronto a lei, la sua voce batte quella della musa Calliope, i suoi occhi sono più profondi dell’ambra vera, la sua pelle è delicata come il fiore di un ciliegio e le sue labbra…”. Mi ripresi.
-Ah.. E’ molto carina-. Dissi infine. Mi sentii un bugiardo, ma non potevo dire altro..
-Carina? Solo?-. Sembrava un po’ delusa.
-Ah.. No, ecco.. In realtà è molto bella.. Non credo di aver mai visto fanciulla più bella..-.
-Ah! Lo sapevo che mi nascondevi qualcosa!-. Sorrise vittoriosa.
“Peccato che non sai cosa..”, pensai, ma subito scossi la testa.
-Beh, ora che lo so posso andare… Grazie del vostro tempo, Lord Samuel-. Fece una lieve riverenza e andò via. La guardai andare via ma poi tornai al mio studio.
Avevo lasciato le tende chiuse, era quasi tutta buia la stanza. Passai vicino allo specchio grande per andare verso la poltrona, ma davanti a quello mi girai e guardai il mio riflesso. Ero stanco e sentivo qualcosa dentro di me vacillare, ma per un attimo vidi il mio riflesso sorridere malignamente. Mi allontanai di scatto, ma era tutto normale… Che stessi impazzendo? O era solo un’allucinazione data dal sonno?

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Capitolo 3
*** L'ombra ***


Dopo un’oretta di riposo decisi di alzarmi e fare un giro: era troppo presto ancora per pranzare. Mi preparai indossando una lunga giacca nera e andai facendomi accompagnare in città dal mio cocchiere. Qui c’era sempre vita e oggi addirittura il mercato.
Le bancarelle erano graziose, molte vendevano cose da femmine oppure mobili o aggeggi vari.. Poi c’erano le bancarelle di dolci, di carne e pesce. Stranamente oggi ‘era anche un mercante di animali: vendeva adorabili scimmiette, criceti, gattini o cani. Mi avvicinai e osservai alcuni pappagalli coloratissimi, poi passai ai piccoli cuccioli di cane poi ancora ai micini. Ne vidi uno tutto grigio che se ne stava da parte: aveva un occhio ambra e uno azzurro.
-Scusi… quanto verrebbe quello?-. Guardai il mercante.
-Oh quello grigio? 30!-.
Annuii. –Lo prendo..-. Gli diedi i soldi e me lo fece prendere dalla gabbia: era piccolo e morbidoso. Lo strinsi a me e salutai il mercante. Per tutto il tempo che camminavo lo coccolavo e il piccolo alzava sempre più il volume delle fusa.
Passai dall’orfanotrofio e mentre scambiavo due parole con la proprietaria lasciai il cucciolo alle coccole dei piccoli. Le lasciai un offerta, per poi salutarla e andarmene dopo aver ripreso il piccolo.
D’un tratto vidi una palla rimbalzare per strada: dei bambini stavano giocando quando per sbaglio la palla gli era sfuggita. Il bambino più grande stava correndo per prenderla all’incrocio, non vedendo una carrozza.
Il cocchiere cercò di fermare i cavalli all’ultimo minuto, appena vide il bimbo. Ma i cavalli si impaurirono per l’improvviso colpo del cocchiere così si alzarono davanti al bambino. Corsi, laniandomi verso il bambino e facendolo abbassare, così che i cavalli non potessero colpirlo.
Tutto si calmò.
-Cocchiere ma cosa..!?-. Riconobbi quella voce. Una giovane fanciulla scese dalla carrozza per rimproverare il cocchiere che si scusava con me.
Mi alzai guardando il bambino. -Tutto bene?-.
-Sì.. Grazie signore!-. Sorrisi e lo feci tornare dai suoi amici. 
Sorrisi e mi tolsi la polvere dalla giacca tenendo il micio su una mano, poi la guardai.
Era lei, la nipote di Lady Butterfly.
-Oh mio Dio, state bene Lord Samuel??-. Mi si avvicinò preocupata.
-Si si.. State tranquilla..-. Le sorrisi.
Sorrise anch’ella ma poi la sua attenzione fu catturata dal micio che cercava di prendermi una ciocca di capelli. Si coprì le labbra con le mani.
-Mio Dio che carino…-.
-Ah.. E’ il mio nuovo gatto.. Le piace?-. Sorrisi, sorpreso dal fatto che fosse rossina in viso.
Lei annuì continuando a guardarlo.
Capii e glielo passai. –Potete toccarlo..-.
-Davvero.??-. Lei sorrise e lo prese coccolandolo.
Sorrisi nel guardarla, nel vedere con quanta dolcezza accarezzava il piccolo.
Fui attraversato da un brivido.
Dopo poco lei mi guardò.
-Mi spiace per l’accaduto… Ma se vuole oggi sono dalla mia zia, la invito volentieri per un thè-. Sorrise.
Il mio cuore battè forte. –Sì.. Ne sarei onorato-.
Lei annuì e mi rese il piccolo.
-A dopo allora!-. Sorrise, salutandomi e se ne andò.
La guardai andare via.
Dopo poco decisi di tornare a casa anche io.
Pranzai da solo, come sempre, ma almeno stavolta le fusa del piccolo mi fecero compagnia.
In seguito andai nello studio a compilare delle carte. Durante il mio lavoro fui incuriosito dal piccolo che si guardava allo specchio girando la testa, come se non capisse qualcosa.
-Che fai piccolo..?-. Lui continuava e io tornai alle mie carte.

Alle 16:00, partì per andare alla villa di Lady Butterfly. Mi ero cambiato e portai con me il piccolo, sapevo che le avrebbe fatto piacere.
Arrivai in una mezzora. Lady Butterfly e sua nipote già mi aspettavano nella salotto dove avevano allestito un bellissimo ed elegante tavolo con tazze pregiate e quant’altro.
-Lady Butterfly, quale onore esser qui..-. La salutai sorridendole.
-Per me è sempre un piacere averti, Lord Samuel-. Sorrise e mi accompagnò al tavolo, dove mi sedetti. Era un tavolo circolare. Sua nipote era già seduta.
-Fanciulla.. Vi ho portato una cosa così che possiate sorridere un po’..-. Sorrisi mostrandole il piccolo.
Lei si coprì le labbra sorpresa ma felicissima e lo prese per coccolarlo.
-Grazie, Lord Samuel!-.
Le sorrisi.
Durante questa merenda, parlai spesso con entrambe e scoprì il suo nome: Ambra. Un nome azzeccato dati i suoi bellissimi occhi ambra.
Dopo poco però arrivò il cameriere.
-Mia Signora, c’è una visita per lei-.
-Oh, deve essere lui.. Vi lascio soli-. Lady Butterfly sorrise e si alzò, per poi salutarmi ed andar via.
Ora io e lei eravamo soli.
-Adoro troppo i cuccioli..-. Mi confessò mentre coccolava il piccolo.
-Vi capisco.. Anche a me piacciono molto-.
-E’ il vostro primo gatto?-. Mi chiese. Io annuii.
-Sì.. Non ho animali.. Però come l’ho visto me ne sono innamorato..-. Lei sorrise divertita.
-Sapete come prendervene cura?-. Sorrise.
-Ah.. Ecco.. Ora che ci penso no.. Non basta dargli da mangiare?-.
Lei sorrise divertita, vedendomi un po’ in difficoltà.
-Ahahha… No no.. Venite, ho un libro che dice come occuparsi dei gatti, ve lo posso prestare-. Si alzò.
-Oh.. Vi ringrazio..-. Mi alzai e la seguii.
Uscimmo dalla sala e salimmo le scale, percorrendo un lungo corridoio per poi entrare in uno studio-salotto con grandi librerie e moltissimi libri. Al centro della sala un tavolino con due libri sopra e due divani. Vicino alle finestre invece una scrivania con molti fogli sopra.
-Qui è dove studio.. Perdonate il disordine-. Sorrise, ma i miei occhi non videro disordine.
Posò il piccolo sul tavolino, ma questo si buttò sul divano e lì si mise a riposare. Intelligente il piccolo, ha subito capito che lì era più morbido.
Ambra si mise a guardare una libreria cercando il libro.
-Mh.. Dovrebbe essere qui..-.
-Tolgo il piccolo dal divano.. Non vorrei spelasse..-. Mi avvicinai al piccolo e lo presi.
-Eccolo!-. Ambra corse verso di me ma inciampò.
-Attenta!-. La presi ma il piccolo mi sfuggì di mano facendo perdere l’equilibrio anche a me. Cademmo sul divano, io sopra di lei.
-Mh.. -. Le avevo dato per sbaglio una testata… -Lord Samuel..?-.
Io ero sdraiato su di lei.. Non riuscivo a muovermi. Tremavo un poco non sapendo perché.
-Sì.. Ambra..?-. Alzai lo sguardo e la vidi, rossa in viso. Quella visione di lei mi fece passare davanti agli occhi una serie di immagini di lei ed io.. Sbattei le palpebre. No, mi ero immaginato tutto.. Non potrei mai pensare certe cose di lei!
Mi alzai subito e la aiutai a mettersi a sedere.
-Lady Ambra.. Perdonatemi..-. La guardai inginocchiandomi davanti a lei.
-Ah.. -. Si coprì il viso con un cuscino, e ammetto di aver riso a quel gesto. –Ecco a te!-. Mi passò il libro.
-Oh..-. Mi alzai e lo presi. –Grazie..-. Ella ancora si copriva.
-Ehm.. Forse è meglio se vado.. Vi riporterò il libro al più presto, e grazie per oggi..-. Presi il piccolo e andai via dopo aver salutato anche Lady Butterfly.
Fuori era già il tramonto.. Avevamo parlato molto.
Attesi la mia carrozza per cinque minuti poi mi feci riportare a casa.

Nel tragitto verso casa passai dalla via principale della città coccolando il piccolo. Dovevo ancora dargli un nome.
Avevo caldo e aprì di poco una finestra. Nel passare da quella via d’un tratto sentì le urla di una donna.
-Cocchiere ferma!-. Lui si fermò.
-Mio signore, qualcosa non va?-. Mi guardò preoccupato ma io corsi fuori tornando indietro, per poi girare ad un vicolo.
Una donna era seminuda, i vestiti tutti stracciati e un uomo con i pantaloni calati e un coltello in mano.
-Ahahha! Preparati puttana!-. L’uomo la ferì col coltello per bloccarla, ma io mi fiondai su di lui, disarmandolo. La donna fuggì spaventata.
-Brutto stronzo.. Vorrà dire che mi divertirò con te!-. Mi attaccò, raccogliendo il pugnale e cercando di colpirmi, era molto veloce. Tuttavia riuscii a deviare il colpo, prendendogli la mano e colpendolo alla spalla con il suo stesso pugnale.
-Ahhhh!!-. Il suo urlo si sentì in tutto l’isolato. –Bastardo!-. Tentò di tirarmi un pugno, ma io evitai. Guardai la mia mano, era insanguinata, piena di sangue. Guardai lui che tornò all’attacco cercando di darmi un pugno.
Col pugnale lo colpii allo stomaco, trapassandogli il corpo e rompendogli una costola.
Lui mi guardò, non più feroce come prima ma terrorizzato.
Tolsi il pugnale dal suo corpo lasciandolo dissanguarsi a terra.
Lui mi guardò, esalando i suoi ultimi respiri. –P.. Perché sorridi..?-. Era terrorizzato da me.
Rimasi sorpreso da quella domanda e mi ripresi. E’ vero, mentre lo uccidevo sorridevo. Lo guardai.
-.. D..Demone..-. Detto questo morì.
Lasciai cadere il pugnale a terra.
Le mie vesti erano ricoperte di sangue. Mi guardai le mani insanguinate e guardai verso un angolo dove c’era stato buttato una specchio rotto. Io ero disperato eppure, vedendo il mio riflesso, io stavo sorridendo.
Scappai e veloce rientrai nella carrozza.
-Mio signore..?-. Il cocchiere stava per avvicinarsi alla finestra ma io chiusi la tendina.
-Partiamo!-.
Lui annuì e mi riportò a casa.

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