Homewrecker

di M a r t
(/viewuser.php?uid=179094)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1: Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** #2: Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** #3: Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** #4: Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** #5: Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** #6: Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** #7: Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** #8: Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** #9: Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** #10: Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** #11: Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** #1: Capitolo 1 ***


Minamisawa aveva sempre pensato che Angela fosse la cosa migliore che gli potesse capitare nella vita.
Era una ragazza molto carina: occhi verdi, capelli castani e un carattere abbastanza sopportabile, almeno il 5% delle volte. Ma, cosa più importante, era la figlia di un uomo importante.

I suoi genitori avevano fatto di tutto per far entrare il figlio nelle grazie della ragazza, in modo da poterne trarre dei vantaggi, e al viola andava bene così: in fondo, Angela era una ragazza con cui si poteva parlare e passare il tempo, anche se la maggior parte delle volte era costretto a sentirla parlare dei suoi problemi da ragazzina insicura o del fatto che avesse il seno troppo piccolo oppure del telefonino di ultima generazione che gli aveva regalato il suo adorato papà togliendogli dalle mani quel rottame che aveva prima –ovvero un cellulare talmente nuovo che doveva ancora segnarsi tutti i numeri dei suoi amici in rubrica e che probabilmente era uscito neanche un mese prima.

Inoltre lui ci guadagnava a stare in quella situazione: i genitori lo premiavano sempre, aveva il rispetto dei sui compagni senza dover essere maltrattato dal bullo di turno e, durante le vacanze –estive e non-, veniva scortato allegramente in ogni dove dai familiari della ragazza, godendosi tutto quello che ci poteva essere di bello nel posto dove andavano.

Per i voti a scuola non c’era nessun problema, anzi, il fatto che lui fosse bravo di suo aveva fatto salire la media scolastica di Angela e come segno di gratitudine i genitori della castana gli avevano regalato una macchina rossa fiammeggiante nuova di zecca.
 
Sicuramente Angela era la cosa migliore che gli fosse capitata e magari avrebbe ‘abusato’ della sua situazione economica e sociale per qualche altro anno, almeno prima di andare al college.

Questo aveva pensato quando, arrivato a casa della ragazza, aveva suonato il campanello, ritrovandosi sulla soglia della porta appena aperta la madre di Angela che gli sorrideva calorosamente e lo faceva entrare in casa.

Non si era mai preoccupato che qualcosa potesse andare storto, mentre quell’ochetta, piena di strani pensieri troppo stupidi per qualunque ragazzo poco interessato a lei, lo stringeva a sé in quel suo modo di abbracciarlo probabilmente copiato da qualche immagine su tumblr che dimostrava quanto l’amore, in realtà, fosse una menzogna.

Eppure quando la ragazza si staccò da lui indicando un ragazzino bassino, con la carnagione scura e i capelli azzurri che gli coprivano un occhio, spiegandogli che quello era suo cugino e che sarebbe rimasto a vivere da lei per qualche settimana, Minamisawa dovette trattenersi dal mostrare una smorfia contrariata.
Quel ragazzino non preannunciava niente di buono. Sembrava uno di quei mocciosi che avevano un carattere di merda.
Sorrise fintamente contento all’indirizzo dell’azzurro, il quale lo guardò truce per poi spostare lo sguardo da qualche altra parte della stanza.

Appunto.
 
- Norihito! Non essere scortese con il mio fidanzato! – urlò con la sua voce squillante Angela, attentando alla vita del suo povero timpano.
Strizzò leggermente gli occhi, cercando di reprimere l’istinto di portare una mano a massaggiare l’orecchio.

Di certo il nome ‘Angela’ non si addiceva di certo a quell’ochetta presuntuosa. Magari il suo aspetto poteva ingannare, ma era la solita ragazzina figlia di papà, con manie di protagonismo e capitano delle cheerleader, oltretutto sbruffona.
Poi con la vocetta stridula che si ritrovava, non si poteva di certo dire che fosse piacevole sentirla parlare 24 ore su 24, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Per un momento pensò con rammarico ai suoi genitori, poveri disgraziati.

Per un secondo si ritrovò a sperare che il cugino -Norihito si chiamava, da quel che aveva capito -non fosse come la cugina. Atsushi non sarebbe sopravvissuto a due viziati, era stato già abbastanza faticoso all’inizio dover abituarsi ad Angela e ad i suoi modi infantili, scortesi e ficcanaso da ragazzina-gelosa; se ora si intrometteva anche quel marmocchio lì, sarebbe stata l’apocalisse.

Si passò una mano tra i capelli, notando il volto della ragazza castana farsi rosso dalla rabbia mentre stringeva convulsamente i pugni e un leggero tic all’occhio faceva la sua entrata in scena. Ne sarebbe seguito uno spettacolino esilarante, constatò sorridendo debolmente.

La ragazza stava per parlare –ok, diciamo che stava per lanciare un grido degno di un soldato spartano- quando venne prontamente interrotta dal nanerottolo con la pelle abbronzata.
- Non ti azzardare ad urlare ancora, oca. – la voce era tagliente, anche se le parole erano uscite con sbuffo dalle sue labbra sottili, completamente diverse da quelle carnose e piene di rossetto alla ciliegia di Angela.
Minamisawa avrebbe voluto ridere sonoramente, ma dovette cercare di trattenersi anche questa volta. Non poteva interrompere i due cari cugini.
 
Si voltò verso Kurama, distogliendo l’attenzione dalla sua ragazza che tra qualche minuto avrebbe cominciato a dare in escandescenza. Si ritrovò immerso nei suoi occhi troppo scuri per avere un apparente colore, notando con piacere che, dopo qualche secondo, un leggero rossore si era fatto strada sulle gote abbronzate del minore. Sorrise malizioso.
L’altro distolse lo sguardo imbarazzato, infilandosi le mani nelle tasche dei jeans strappati.
 
Che strano ragazzino il cugino di Angela…
 
***
 
La signora Beats gli aveva chiesto di rimanere a cena da loro, più per un gesto di cordialità che per altro, e lui aveva accettato di buon grado, perché quella sera i suoi genitori non sarebbero stati a casa e perché di andare in qualche orrendo fast food del centro a massacrarsi lo stomaco mettendo a rischio il suo fisico asciutto, non era nei suoi piani.

Era seduto al solito posto del tavolo in legno scuro, accanto ad Angela ovviamente, senza ascoltare veramente quello che la sua ragazza diceva e lanciando qualche occhiata divertita all’indirizzo del ragazzo che si trovava nel posto di fronte al suo e che stava focalizzando tutta la sua attenzione sul piatto di carne e verdure varie che aveva davanti.

Il gomito sul tavolo e la testa posata in modo annoiato sul palmo della mano, mentre masticava a forza un boccone di quella bistecca troppo grande per un ragazzino tanto piccolino –o almeno così aveva pensato Minamisawa-.

Non sapeva che età dare a quello strano moccioso dai capelli troppo in contrasto con il colore della pelle e dallo strano comportamento.
Perché nonostante Atsushi sapesse di fare un certo effetto alle ragazze, era consapevole di farlo anche ai ragazzi. Quello che non si spiegava era come quel ragazzino dai modi tanto sgarbati potesse arrossire per un nonnulla.

Sentendosi osservato, il minore alzò gli occhi neri assottigliandoli alla vista del viola, che sorrise sghembo, facendolo sussultare impercettibilmente. Kurama tornò subito sulla sua bistecca, mangiandola con voracità e imbarazzato fino all’inverosimile.

Perché quello stronzo del fidanzato di sua cugina doveva essere così fastidioso?!
 
- Minamisawa? Mi stai ascoltando? – chiese stizzita la ragazza, neanche l’avesse chiamata in causa anche nella realtà e non solo nella sua mente.
Il ragazzo voltò il capo in direzione della castana, mettendo su uno dei più falsi e seducenti sorrisi del suo repertorio –enormemente vasto come repertorio, si- rispondendo che era ovvio che la stesse ascoltando.

Che bugiardo.

La ragazza sembrò avere un momento di esitazione, per poi ricominciare a sproloquiare sulla sua vita privata, sul fatto che ci fossero troppe ragazze con qualcosa di finto nella sua squadra di troiette con la gonna della divisa da cheerleader più corta rispetto a quando l’avevano ricevuta.

Quella ragazza poteva scriverci un testamento con tutte le cavolate a cui dava fiato.
 
Sospirò, sperando che l’ora di andare a casa sua non tardasse ad arrivare.
 
***
 
Indossò velocemente la giacca nera, tirandone fuori il telefono e guardando l’ora: le 22:00.
Sospirò, pregando che fuori non ci fosse qualche rapitore o qualche ladro mancato che volesse divertirsi a fargli prendere un colpo e a derubarlo.

- Sei sicuro di non voler rimanere a dormire qui, Minamisawa-kun? Potrebbe essere pericoloso andare a piedi a quest’ora… - la voce calda e preoccupata della signora Beats interruppe bruscamente i suoi pensieri, nonostante il tono della signora fosse dolce come il solito.

- Non si preoccupi signora, starò attento. – disse sorridendo.

- Oh, ti prego Minamisawa! Solo questa notte! – la voce acuta di Angela gli arrivò fastidiosamente alle orecchie, mentre due braccia gracili –mica tanto- lo avvolgevano neanche fossero i tentacoli di una piovra.

Ma perché quella ragazza doveva essere così appiccicosa?!
Cercò di staccarsela dolcemente di dosso, per quanto gli fu possibile dato che non ne poteva più di stare là dentro. Aveva bisogno di riposare il cervello dopo aver accumulato tutte quelle interessantissime informazioni gentilmente donategli dalla castana.

Sul divano rosso del salone, Kurama li fissava divertito, gustandosi la scena in ogni minimo dettaglio.
Preso da una strana fiducia nei confronti del suo possibile alleato contro quella piovra umana dalla voce da gallina –una piovrallina?-, si girò verso l’azzurro guardandolo supplichevole. In risposta l’altro si voltò dalla parte opposta a guardare la televisione accesa in un momento impreciso della serata.
 
Moccioso bastardo.
 
Fu l’unico pensiero che riuscì a formulare prima di arrendersi e accettare, controvoglia, l’invito dei Beats a rimanere a dormire lì.
Doveva trovare qualcosa da fare, altrimenti sarebbe impazzito davvero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’angoletto delle castagne gommose(?)
Ebbene si, eccomi di nuovo qui, a rompervi le pallocciole.
Stavolta mi sto cimentando in una long –priva di qualsivoglia senso logico- sulla MinaKura. Il mondo necessita di più MinaKura ewe
Come dire… Momo_chan mi ha minacciata, colpa sua uwu
No, ok, sono contenta di questo capitolo ed essendo il primo spero che sia piaciuto anche a voi e che vi stia invogliando a leggere –probabilmente no---
Non so se questa storia avrà una fine –per il momento non sono neanche sicura di un continuo ouo- e non vi prometto niente sugli aggiornamenti, quindi abbiate pietà di me uwu
Ora me ne vado, perché sono stanca e ho sonno *yawn*
 
Happy chestnut!  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** #2: Capitolo 2 ***


Mi scuso per la presenza di eventuali errori, dato che non sono riuscita a rileggere bene il capitolo.
Buona lettura :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Si rigirò nel letto, per quanto gli fu possibile, date le orribili circostanze in cui si trovava: Angela attaccata al suo braccio, con un piccolo rivolo di bava a penzolargli dalle labbra carnose e ancora sporche di lucidalabbra, e un sorriso ebete da quattordicenne innamorata.
Non che ci fosse chissà quale differenza di età. Avevano entrambi tra i sedici e  i diciassette anni, eppure la castana sembrava molto più piccola per certi aspetti del suo carattere, mentre il suo corpo era già formato facendola sembrare più grande di quel che sembrava.

Angela Beats era una ragazza ingenua e complicata, con troppi problemi infantili ed esistenziali, rinchiusa in un corpo che cresceva lasciandola indietro. A volte, quando Minamisawa ci pensava, gli veniva il dubbio di aver sbagliato con quella ragazza e che, se solo l’avesse voluta davvero conoscere, sarebbero potuti diventare anche amici. Angela era viziata e antipatica, la maggior parte del tempo –sempre-, e forse non riusciva a godersi appieno la vita, troppo presa dalle vocine nella sua testa che le ripetevano che non sarebbe mai andata bene a nessuno, ma era anche una ragazza dolce e premurosa con le sue amiche, soltanto con quelle più strette.

Ripensando a questo, Atsushi sospirò per poi distrarsi nel guardare la sveglia: le quattro del mattino.
Aveva dormito si e no tre ore, neanche consecutive, svegliato sempre dai versetti acuti della Beats che parlava nel sonno o del calore che gli procurava standogli appiccicata a quel modo.

Il ragazzo sospirò, deciso ad andarsene da quella camera, da quella casa e tornarsene alla sua, di abitazione, a dormire per dieci ore buone recuperando le sette ore di sonno perse e le tre in cui era stato costretto a sorbirsi i discorsi della ragazza accanto a lui, riducendo la sua materia grigia in un frappè gelatinoso.
 
Dopo un’ardua lotta contro le braccia appiccicose di Angela che, anche se pienamente incosciente, non era decisa a lasciarlo scappare via così facilmente, riuscì ad uscire da quel letto ad una piazza e mezza con le coperte bianche e il materasso morbido, troppo morbido per i suoi gusti.

Nonostante la castana avesse l’orribile fissazione per quei cuscini morbidi come uno zucchero filato, di quelli che quando ci poggi la testa rischi di rimanerci risucchiato dentro neanche fosse una sabbia mobile, doveva ammettere che avesse proprio dei bei gusti nell’arredare la sua stanza.
Le pareti erano di un celestino/indaco chiaro, i mobili bianchi e un grande armadio a specchio faceva bella mostra di sé in un lato della stanza. Il tutto era personalizzato con foto di infanzia e poster ben incorniciati sulle pareti, mentre sparsi in modo fintamente casuale c’erano dei pupazzi di vario genere.

Vicino al letto un comodino, dove vi erano la sveglia una lampada e una foto in una cornice di qualche anno fa. Nella foto Angela e un’altra ragazza dai capelli rossi, la carnagione chiarissima e gli occhi verdi. Quando aveva chiesto alla castana chi fosse quella ragazza lei gli aveva risposto solamente che era una sua amica e che dopo le medie non l’aveva sentita molto.

Si chiamava Cloé, ed erano sempre state migliori amiche. Poi qualcosa si era spezzato e a mano a mano che passavano gli anni non si erano più viste né sentite.
Quando Angela parlava di Cloé le venivano gli occhi lucidi e ripeteva sempre la stessa cosa di sempre: che era speciale.
Cloé e Angela erano migliori amiche, poi Cloé non era più riuscita a vivere con il comportamento possessivo e infantile della castana, e aveva rotto lentamente il rapporto, per non far soffrire l’amica. Così la pensava Minamisawa.

Non era mai stato un sentimentale, né si era mai preoccupato dei veri sentimenti di Angela, ma sapeva che tra quelle due ci fosse ancora qualcosa di vivo e che Cloé in cuor suo non avrebbe voluto abbandonare Angela.
Comunque, non erano problemi suoi. Prese di corsa il telefono, infilandolo nella tasca dei jeans stropicciati. Aveva dovuto dormire con quelli, dato che i pigiami del moccioso dai capelli azzurri erano troppo piccoli per lui.

Oh beh, grazie al cazzo. Pensò.

Quel ragazzino mi arriverà a malapena sotto una spalla.

Si fermò sulla porta della camera della ragazza, sospirando. Magari avrebbe dovuto scrivere un bigliettino ad Angela e spiegarle il motivo della sua assenza al suo risveglio, inventandosi qualche scusa. Dopo un secondo di esitazione decise che le avrebbe mandato un messaggio appena arrivato a casa: era sabato, e questo voleva dire che la ragazza avrebbe ronfato ancora beatamente fino a mezzo giorno.

Uscì frettolosamente, cercando di non svegliare nessuno, diretto verso la cucina: non sarebbe dispiaciuto a nessuno se avesse fatto colazione con quel che c’era in frigo.
Scese le scale, fischiettando dolcemente quando si accertò che nessuno poteva sentirlo in quel momento. Svoltò l’angolo ed entrò in cucina, trovandoci l’ultima persona a cui aveva pensato: Norihito.

Il nanerottolo era in piedi, davanti al frigo, vestito solo di un paio di boxer –che notò avessero disegnati sopra dei supereroi della Marvel- e di una canotta bianca evidentemente troppo grande per lui. Stava bevendo del latte direttamente dalla bottiglia quando, voltandosi verso di lui, si staccò spaventato dalla fonte di latte di plastica bianca, facendosi scendere qualche rivoletto del liquido dolciastro sul mento, ingoiando a fatica.

Minamisawa si fermò sul posto, fissandolo con innocente curiosità. Innocenza che venne malamente schiacciata da pensieri poco casti e puri su quel ragazzino troppo basso e con gli occhi troppo scuri.

Dopo essersi ripreso e aver raccolto tutte le sue facoltà mentali, si avvicinò all’azzurro assottigliando gli occhi magnetici. Successivamente, arrivato davanti a lui si chinò leccandogli lascivamente e gocce di latte che si trovavano sul collo e sul mento, facendo morire dalla vergogna il piccoletto.

- Che ragazzino problematico, non sai bere neanche una goccia di latte? – chiese tirandosi su e prendendo la bottiglia mezza vuota che Kurama aveva posato sul ripiano dietro di lui.

Quest’ultimo, cambiò subito la sua espressione da imbarazzata ad una poco rassicurante corrugando la fronte mentre una smorfia si dipingeva sul suo volto.

- Guarda che ho la tua stessa età, cretino. – sputò infastidito, perché no, non era la prima volta che veniva scambiato per un ragazzino delle medie.

L’altro fece una faccia sorpresa, non aspettandosi una risposta del genere. Poi spostò lo sguardo sulla bottiglia che teneva tra le mani, sorridendo sghembo.
Si portò l’oggetto contenente ancora mezzo litro di latte alla bocca, bevendone un po’, senza staccare il contatto visivo ripreso col minore.

Kurama lo guardava sorpreso, era sicuro che il maggiore stesse tramando qualcosa, era lì da neanche un giorno e aveva imparato una lezione fondamentale per sopravvivere in quella casa con sua cugina e sua zia: ma abbassare la guardia con il ragazzo della parente con le crisi isteriche.
Si irrigidì, preso alla sprovvista quando si ritrovò la bottiglia da cui stava bevendo il viola tra le labbra. Minamisawa gliel’aveva ficcata –nel vero senso della parola- in bocca, facendogli saggiare quel poco di latte che era rimasto mischiato ad un sapore dolciastro.

Quando Kurama si riprese dall’iniziale stato di shock, staccò la bottiglia dalle labbra non riuscendo ad impedirsi di arrossire fino alla punta dei capelli, sotto la risatina del viola.

Ovvio, per lui è divertente. Pensò rabbioso.

Stava per saltargli addosso e prenderlo a pugni, quando Minamisawa si girò, incamminandosi verso la porta di casa Beats, alzando una mano in segno di saluto.

- Ci si vede in giro, nanetto da giardino… - lo salutò divertito il viola, facendo stringere i pugni all’altro.

- E comunque… belli i boxer. – aggiunse prima di chiudersi la porta alle spalle, alludendo alla spettacolare biancheria intima di Kurama, di un colore blu e con tanti piccoli omini assomiglianti a Thor e Hulk della Marvel.

Il piccoletto arrossì, per poi diventare ancora più rosso –ovviamente dalla rabbia.

- Ma che… TORNA QUI BRUTTO BASTARDO! – l’urlo di Norihito arrivò fino alle orecchie di Atsushi, ormai fuori dalla proprietà dei familiari di Angela, e anche a quelle di tutto il vicinato che aveva smesso di dormire.
 
Minamisawa sorrise, continuando a camminare. Le mani in tasca, la giacca a coprirlo dal leggero venticello di metà settembre, accompagnato da qualche foglia dai colori caldi, nonostante il freddo che iniziava a ricoprire la città, aspettando l’arrivo di un ottobre piovoso, e le All Stars vecchie di due anni fa che si scontravano con l’asfalto, producendo il rumore di una foglia schiacciata ogni volta che ne pestava una.

Non sapeva del motivo delle sue azioni precedenti. Né aveva intenzione di scoprirlo.
Semplicemente, infastidire quel ridicolo ragazzino dai capelli azzurri lo divertiva, quindi perché non farlo?
Il suo era solo un gioco e poi, quel ragazzino era veramente strano, una sfida. Di sicuro con una persona lunatica come quella, era difficile annoiarsi.
E in quei giorni di monotonia con la sua fidanzata –giusto di nome, poco di fatto- aveva bisogno di qualcuno o qualcosa con cui distrarsi.

Arrivato a casa, di fronte al cancello nero del giardino, tirò fuori il mazzo di chiavi pieno di portachiavi inutili, secondo la sua sincera opinione, che gli aveva appioppato Angela che, a quanto pareva, era fissata –per non dire ossessionata- da quei cosi enormi e orrendi che occupavano solo spazio nelle tasche.

Entrò sbadigliando, sollevato solo al pensiero del pisolino divino che gli aspettava nel suo letto, senza esseri dalle indubbie parentele con piovre o galline che possano attentare alla sua povera vita.

Appena mise piede in giardino, una macchia nera e marrone con la lingua penzolante gli corse incontro, vogliosa di coccole e giochi dal padrone.
Tya, era il suo pastore tedesco, con oramai sette/otto anni sulle spalle, ma con il solito spirito giocherellone che aveva da cucciola.

Era una delle poche cose che lo facevano felice, sin da bambino, costretto ad un infanzia di falsi sorrisi, discorsi fatti e scuse assurde, anche quando non era colpa sua. E quando Atsushi si sentiva veramente triste andava da quella sua amica tanto speciale quanto buona, che non avrebbe mai potuto dirgli delle cattiverie e che mai lo avrebbe fatto sentire solo.
In Tya, Minamisawa aveva trovato un’amica con cui giocare senza farsi imporre delle regole, un’amica sincera con cui ridere di cuore.

Sorrise dolcemente all’indirizzo dell’animale peloso, carezzandogli il muso, mentre lei gli leccava la mano felice della sua presenza a casa.

- Ciao Tya. – la salutò abbassandosi quanto bastava per carezzargli il pelo morbido, nonostante la leggera vecchiaia del cane.

- Mi spiace, ma adesso non posso proprio giocare con te.- continuò tristemente, mentre il pastore tedesco gli leccava una guancia.

Il viola rise, cercando di staccare Tya da sé. Poi si rimise in piede e si avviò dentro casa, pronto a dormire anche sul divano se non fosse riuscito ad arrivare al piano di sopra, dove si trovavano le camere da letto.

Passando vicino alla cucina, notò un post-it di colore verde fluo sul frigorifero, probabilmente scritto di fretta, data la scrittura disordinata e sbrigativa.

 
Siamo tornati questa notte. Purtroppo non siamo potuti restare e siamo dovuti ripartire per qualche altro giorno. Questa mattina chiameremo noi i genitori di Angela per chiedergli di ospitarti durante la nostra assenza.
Divertiti :)
                                                                              I tuoi genitori’
 

Rilesse il bigliettino varie volte, prima di buttarlo definitivamente nel cestino, stizzito.
Questo significava che doveva stare a casa di quella sanguisuga della Beats ancora per qualche giorno?! Ma soprattutto, anche per qualche notte?!

Salì, velocemente le scale. Poco importava che i suoi genitori non ci fossero, loro non c’erano mai. La cosa grave era quello che avrebbe dovuto subire data la loro assenza.
Si buttò malamente sul letto, deciso a dormire, nonostante sapesse già di dover far i conti con un sonnellino tutt’altro che divino.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’angoletto delle castagne gommose
 
Salve ^^
Che dire? Questo capitolo lo avevo scritto venerdì, ma poi è andata via la luce e allora mi sono ritrovata con neanche mezzo capitolo in mano e l’altra parte tutta da riscrivere, uno shock.
Fortunatamente oggi sono riuscita a riscriverlo, e devo dire che mi soddisfa anche se avrei preferito mantenere quello che avevo scritto in precedenza TT^TT
Spero che comunque vi sia piaciuto, nonostante io non sia riuscita a trattenermi da scrivere la scenetta del latte tra Minamisawa e Kurama. Non penso di star correndo troppo, insomma, poi ho fatto intendere che Minamisawa ancora non ha chiaro il motivo delle sue azioni, ma che comunque per lui –almeno per il momento- è tutto un gioco.
Spero di essere stata chiara ^^
Non so quando aggiornerò, devo ancora sapere cosa faranno i nostri ragazzuoli(?) nel prossimo capiolo…
Grazie per aver letto –se lo avete fatto con gioia(?)-
 
happy chestnut!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** #3: Capitolo 3 ***


La testa azzurrina sprofondava nell’enorme cuscino bianco del suo letto, in un vano tentativo di soffocarci il volto ormai diventato di un rosso acceso. Sbatteva ritmicamente le gambe sul materasso che di conseguenza rimbalzava sotto al suo peso, provocando un rumore sordo.

Era da una mezz’ora che si trovava in quella posizione, rimuginando su quello che era accaduto prima, in cucina.
Quel bastardo gliel’avrebbe fatta pagare cara. Oh, eccome se l’avrebbe fatto.

Poteva affermare di non aver mai provato mai tanto imbarazzo, quel Minamisawa era… era… non sapeva bene come definirlo –nonostante molti soprannomi stavano vagando nella sua testa- ma sicuramente non era niente di buono.

Forse non aveva fatto niente di male, oltre che prenderlo in giro per la sua biancheria, anche se quella sottospecie di ‘allusione’ con la bottiglia del latte non si poteva proprio definire un’azione normale, ma questo dipendeva dai punti di vista.
E Kurama ne aveva di diversi.
 
Decise di alzarsi, constatando che erano quasi le cinque e che a quell’ora non sarebbe potuto di certo uscire di casa per fare una passeggiata. Magari avrebbe corso un po’, per sbollire la rabbia e l’imbarazzo che era cresciuto in lui grazie ad una certa testa viola.

Andò in bagno, portandosi una mano davanti alla bocca e sbadigliando sonoramente: una doccia gli avrebbe fatto bene, soprattutto se bollente.

Kurama amava il caldo, il calore afoso dell’estate e anche i piatti caldi, e per questo sua cugina Angela lo aveva sempre guardato storto, pensando che se in una giornata d’estate dove fanno quaranta gradi all’ombra uno si mette proprio sotto al sole, probabilmente non ha tutte le rotelle a posto. Ma c’era anche da dire che sua cugina era esattamente l’opposto di lui: amava il freddo e andare a sciare, ma soprattutto non sopportava le pietanze troppo calde che le scottavano la lingua, nonostante lei ci soffiasse sopra prima di portarle alla bocca.

Per quel che gli riguardava, lui non sapeva sciare –e non aveva intensione di imparare- quindi capitava che anche lui guardasse  storto la cugina.

Aprì il getto d’acqua, aspettando che diventasse calda. Si guardò intorno, notando le piastrelle verdognole sui muri del bagno e l’ampio lavandino di colore chiaro.
Era un bagno modesto per quella casa e di sicuro Norihito preferiva quello rispetto ad altri bagni della villa extra lusso dei suoi zii.

Si spogliò velocemente, non vedendo l’ora di mettersi sotto il getto d’acqua bollente della doccia, riuscendo a rilassare finalmente i muscoli tesi.
Kurama non aveva mai fatto un bagno in una vasca, anche se pensava che sarebbe stato strano trovarsi seduto invece che in piedi, ma era sinceramente curioso di farne uno.

Appena vide uscire il vapore dalla doccia, decise di entrare, tuffandosi letteralmente sotto la sorgente d’acqua beandosi di quanto fosse calda. Probabilmente lui la poteva trovare piacevole, ma qualunque altro essere vivente sulla terra si sarebbe ustionato dentro a quella doccia.
Rimase qualche minuto a bearsi delle gocciolone che correvano lungo il suo corpicino abbronzato e che gli bagnavano i capelli azzurri che a mano a mano diventavano più pesanti.

Prese lo shampoo solo quando si ricordò che doveva andare a correre e non ad oziare sotto l’acqua bollente, anche se avrebbe preferito la seconda scelta.
Fece uscire il liquido di colore bianco e profumato dall’enorme contenitore che, a quanto scritto sull’etichetta, era stato comprato in offerta, passandolo sulla zazzera di un colore pastello acceso, massaggiandone la cute.

Qualche minuto dopo si trovava fuori dalla doccia, con un asciugamano stretto in vita e un altro sopra la testa, mentre lo strofinava per asciugare l’acqua sui capelli.
Il corpo abbronzato, che fino a qualche minuto prima si trovava sotto un getto d’acqua a dir poco bollente, si scontrò con l’aria fredda che entrava dalla sua finestra, che aveva stupidamente lasciato aperta.

Decise di sbrigarsi, altrimenti si sarebbe preso una polmonite senza neanche aver messo ancora piede fuori casa.
Indossò una tuta, la prima che gli era capitata sotto mano, uscendo furtivamente dalla sua camera, cercando di non farsi scoprire. Sua zia era un'impicciona, e la maggior parte delle volte cercava di abbindolarlo a fare più cose, usando metodi contorti e ridicoli che gli facevano fumare il cervello.
Non c’erano dubbi che Angela fosse figlia di sua madre.
 
Mentre passava per la cucina, in cerca di una spremuta per fare almeno colazione, autoconvincendosi che qualche ora prima lui non si era fatto ficcare una bottiglia di latte in modo equivoco dalla testa di melanzana qual era il ragazzo di sua cugina, notò Leopold, il gatto siamese dei Beats, stiracchiarsi su una sedia della stanza.

Kurama si chiese che diamine di nome fosse Leopold, e perché si dovesse dare proprio ad un gatto. Il felino, sentendosi osservato, sollevò il musetto schiacciato con superiorità, scendendo dalla sedia soffiando quasi in modo stizzito in direzione del ragazzo, per poi fare un’uscita trionfale dalla cucina.

Nome di merda, carattere di merda. Pensò Norihito, deciso ad uscire da quel covo di pazzi il più presto possibile.
 


***
 


Stava correndo da qualche ora ormai, a parer suo, così decise di controllare l’orologio, notando amareggiato che in realtà avesse corso si e no una mezzoretta.
Con tutte le pippe mentali che si era formulato in testa, pensava di aver corso molto di più. Sospirò cercando di non pensare ai fatti avvenuti ore addietro.

Non pensare. Non pensare. Non pensare…

Continuò così, aumentando la velocità della sua corsa e.. andando inevitabilmente addosso a qualcuno, dato che teneva gli occhi chiusi –per non dire sigillati- sforzandosi di non pensare.

Si massaggiò la fronte, imprecando sommessamente.

- Ehi… tutto bene?- una voce abbastanza alta ma gentile gli fece alzare gli occhi, ritrovandosi un ragazzone pieno di muscoli poco più alto di lui con un cerotto sul naso, che gli porgeva la mano in segno di aiuto.

Probabilmente gli era finito addosso e non si era neanche scomposto più di tanto, mentre lui era caduto vergognosamente per terra. Decise comunque di accettare l’aiuto di quel ragazzo, alzandosi finalmente in piedi.

- S-si, grazie. Non mi sono fatto nulla.- balle, era caduto male e ora gli faceva male il culo e probabilmente il suo naso  sarà diventato rosso, dopo la botta presa contro i pettorali di pietra di quel tizio.
 
- Scusa se ti sono venuto addosso, non volevo.- disse l’altro grattandosi la nuca in evidente imbarazzo.

- Comunque piacere, io sono Kuramada Gouichi.- si presentò sorridendo il moro, porgendogli la mano, questa volta per altri motivi.

- Io mi chiamo Kurama Norihito.- rispose di rimando, leggermente sorpreso.

Era stato lui ad urtare Kuramada, non il contrario. O almeno questa era la sua versione dei fatti.
- Beh, è stato un piacere conoscerti.- disse Kuramada, per poi correre via salutandolo con un amichevole e fin troppo confidenziale “Ci si vede in giro, nanetto!”.

Era incredibile come tutti dovessero prenderlo in giro per la sua statura, anche se Gouichi lo aveva fatto in modo giocoso, come se sapesse che lui non era un moccioso delle medie.

Il moro incarnava perfettamente il classico bravo ragazzo, dalla grossa stazza e con i muscoli pompati, molto probabilmente stupido o con qualche rotella fuori posto.
 
Esci dalla casa dei matti e poi ti accorgi di essere finito nella città di questi. Pensò sconsolato, deciso ad andarsi a prendere una bella pagnotta con salame, per colmare la sua fame insaziabile dopo neanche un ora di corsetta.
 

 
***
 


Infilò le chiavi nella toppa, aprendo la grande porta in legno pregiato di casa Beats.

Erano più o meno le otto o le nove di mattina, non sapeva bene. Aveva deciso di perdere un po’ di tempo, cercando di non tornare a casa alle otto, cosciente che sua cugina di sabato era troppo pigra per alzarsi ad orari decenti e che avrebbe trovato solo sua zia sveglia, magari pronta a riempirlo di domande imbarazzanti come “Ti sono già cresciuti i peli pubici, piccolo di zia?” e cose del genere.

Si chiuse la porta alle spalle, senza guardare realmente dove stesse camminando.

D’un tratto sentì qualcosa di solido e abbastanza grande quanto un borsone sbattere contro i suoi piedi facendolo inciampare.
Probabilmente sarebbe caduto faccia a terra se non fosse stato per due braccia forti ma non grosse, che lo avevano sorretto appena in tempo.

Si aggrappò al suo salvatore pensando che non fosse proprio giornata, stava per ringraziare, prima di alzare lo sguardo, si intende.

- Moccioso, ma che hai? Non sai stare neanche più in piedi da solo?- la voce fastidiosa di Minamisawa gli arrivò alle orecchie facendolo arrossire e poi staccare di colpo.

- Che ci fai tu qui?!- chiese sulla difensiva.

- Non preoccuparti, piccolo hobbit, non devo farti da babysitter.- rispose divertito, il viola, incrociando le braccia al petto.

- Non sono un ragazzino, mettitelo in quella testa di melanzana del caz..- ma Atsushi non lo fece finire che gli mise una mano sulla bocca.

- Non si dicono le parolacce, non lo sai, moccioso? La mamma si potrebbe arrabbiare.- parlò Minamisawa in tono di scherno.

- E poi non insultare il colore dei miei capelli dato che i tuoi potrebbero essere quelli di un puffo.-.

- Che?!- chiese stralunato il minore.

- Anche se per la statura ci siamo pienamente.- continuò il viola, ignorandolo.

- CHIUDI LA BOCCA, CRETINO!- urlò Kurama arrabbiato.

- Oh andiamo, non te la sarai presa per così poco, no? Comunque ti toccherà sopportarmi per un po’ dato che dovrò stare in questa casa per un paio di settimane.- gli spiegò sbuffando Minamisawa.

- Sappi che la cosa, non piace neanche a me, quindi vedi di non rompermi le scatole, nanerottolo, perché non so se riuscirò a sopravvivere con tua cugina per tutto questo tempo, immagina se poi ti ci aggiungi anche tu, imbranato come sei.- disse tutto d’un fiato il maggiore, massaggiandosi le tempie.

- L’unico che rompe le scatole, qui sei t- - Kurama si bloccò. – Che vuol dire “non so se riuscirò a sopravvivere con tua cugina…” ? – chiese poi.

Atsushi scrollò le spalle, per poi lasciarlo solo, senza una risposta decente.

Non si era mai sentito più confuso. Si, ok, sua cugina non era la ragazza con cui passare le giornate senza voler passare al suicidio, ma essendo il suo fidanzato, Minamisawa non dovrebbe essere felice di passare del tempo con lei?

Quella storia puzzava di bruciato, e non erano le lasagne di sua zia.

Decise comunque di non farci troppo caso. Non erano cavoli suoi e la vita amorosa di Angela era, appunto, di Angela.
Sospirò, deciso a farsi un’altra doccia calda, giusto per rilassarsi definitivamente.

Sarebbero state settimane lunghe, forse anche troppo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’angoletto delle castagne gommose
 
Salve :D
Sappiate che sono pronta per eventuali linciaggi e altre cose, e vi chiedo scusa per il super ritardo ma sinceramente avevo poca fantasia e non sono riuscita a trovare il tempo di scrivere questo capitolo.
 
Lo posto adesso perché da me oggi non c’era scuola causa allagamenti improvvisi e piogge a random, non so se mi spiego.
Voglio precisare che l’incontro tra Kurama e Kuramada non è fatto proprio per caso o per un momento di noia, ma poi lo capirete da soli u.u si, cambio discorso da un momento all’altro
Sono contenta di questo capitolo, più che altro perché è stato un parto che per altro XD anche se non ha proprio una grande importanza nella storia, ma i capitoli “intermezzi” servono, quindi fateci l’abitudine perché farò in modo che Minamisawa sia un lunatico del cavolo, anche per avvicinarmi nel loro rapporto appena accennato che hanno nell’anime. O almeno come lo vedo io.
 
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto :D
 
A presto –si spera--- 
 
happy chestnut <3
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** #4: Capitolo 4 ***


ATTENZIONE!
A causa del poco tempo che ho potuto dare alla realizzazione di questo capitolo, mi scuso in anticipo per la presenza di eventuali errori. Spero che comunque il capitolo sia di vostro gradimento.
Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Infilò frettolosamente la divisa scolastica di colore blu chiaro, con una specie di fulmine giallo sulla manica e i bottoni del medesimo colore, non curandosi del fatto che forse era leggermente spiegazzata.

Il lunedì era arrivato in modo irruento –come sempre del resto- e lo aveva costretto a svegliarsi alle sei del mattino, orario in completo contrasto rispetto a quello del giorno precedente.

Kurama era una di quelle persone che dormono fino a mezzogiorno, nel weekend, e che cercano di poltrire fin che possono in quei giorni di pace, prima di farsi travolgere dall’inizio di una nuova, infernale e noiosa, settimana di studio.
Prese velocemente la cartella bianca, uscendo dalla stanza e fiondandosi al piano di sotto per prendere il pranzo che sua zia si era gentilmente offerta di preparare a tutti e tre. Si, anche per il bastardo.

Norihito stava cominciando a provare un certo risentimento verso quel ragazzo troppo alto per lui e con un ego più grande persino di quella casa. All’inizio lo trovava solo fastidioso, ma sembrava come che lo avesse preso di mira e… gli dava davvero sui nervi.
Ogni occasione era quella giusta per prenderlo in giro o per farlo diventare color pomodoro, sia dall’imbarazzo che dalla rabbia, ovviamente.
 
Probabilmente Minamisawa ci trovava gusto e, chissà, magari neanche lui trovava simpatia per il minore, senza un apparente motivo.
Una cosa era certa, però: Kurama non sarebbe mai più uscito con sua zia, sua cugina e l’altro per fare compere il qualche centro commerciale. Era stata l’esperienza più brutta della sua vita, una cosa da non ripetere mai più.

Un brivido gli percorse tuta la spina dorsale ricordando con orrore come Minamisawa lo avesse sputtanato in ogni singolo istante, seguito a ruota da Angela, mentre la signora Beats correva dietro a sconti, vini pregiati, branzini a metà prezzo e profumi, una miriade di profumi.

Quella donna non si accorgeva mai di niente, avrebbero potuto derubarla davanti ai suoi occhi senza che lei se ne rendesse conto.
 
Si avviò in cucina, cercando di scacciare malamente ogni singolo ricordo della domenica trascorsa in compagnia di quelle bestie demoniache. Di certo, una bellissima coppia.
 
Entrò nella stanza, notando subito una Angela completamente truccata, sveglissima, intenta a messaggiare con chissà quale delle sue innumerevoli amiche, comunemente chiamate schiave.

Quando prima erano scesi per fare colazione, se la ricordava in un modo nettamente differente a quello che vedeva ora.
Che fosse sveglia, lo era, ma aveva della bava che le usciva dalla bocca e i capelli tutti arruffati, mentre si teneva al caldo in una vestaglia che poteva considerarsi il pelo di una pecora.

Adesso, invece, aveva i capelli perfettamente legati in una coda da cavallo, nessuna traccia di rivoli di bava, solo qualche chilo di trucco ben messo sulla faccia senza più alcun segno di sonnolenza. Nonostante sua cugina si truccasse molto, più per insicurezza verso il suo aspetto, che per altro, riusciva a metterselo in modo talmente corretto, che non sembrava quasi per niente esagerato. Ma calchiamo comunque quel “quasi”.

Indossava la divisa da cheerleader blu con un fulmine sul davanti giallo, con delle calze color carne e una felpa simile a quella dei giocatori di baseball dei colori della scuola.
Minamisawa, al suo fianco, si sistemò il ciuffo con nonchalance, prendendo un sacchetto e porgendoglielo con un sorriso sghembo.
Kurama lo guardò torvo, prendendo il pacchetto contenente il suo pranzo con leggera titubanza.
 
- Magari con il pranzo cucinato da tua zia riuscirai ad alzarti un po’, no?- scherzò, per poi girarsi, mettendo la tracolla sulla spalla avviandosi verso la porta, seguito immediatamente da sua cugina, che si attaccò istintivamente al suo braccio, continuando a messaggiare.

L’azzurro respirò pesantemente, dicendosi che non poteva ucciderlo di prima mattina, altrimenti poi Angela avrebbe ucciso lui e quella ragazza era veramente sadica, per non dire pazza.
Decise di seguirli, a debita distanza, pronto a subirsi le solite cose da: “Ma tu sei nuovo?” o “Guarda che le medie sono dall’altra parte, ragazzino” eccetera.
 


 
***
 

 
 
Scomparsi. Minamisawa e Angela erano scomparsi nel nulla, senza che lui se ne accorgesse.

Probabilmente sua cugina lo aveva fatto apposta per non farsi vedere in sua presenza, che stronza.
Non erano mai andati molto d’accordo, tranne quando erano piccoli, ma non si aspettava che lo abbandonasse così al proprio destino in quella scuola a dir poco che enorme.

Nonostante fosse spaventato dalla situazione e riconoscendo le sue scarse doti di orientamento, decidendo comunque di ignorarle, cominciò  a vagare per l’edificio, dove erano presenti solo pochi studenti dato l’orario.

Era ancora presto e quindi avrebbe avuto qualche minuto in più per capire dove andare. Inoltre a quell’ora era difficile trovare qualche odioso bullo in giro per i corridoi, quindi sarebbe stato anche al sicuro da note e sospensioni durante il primo giorno in quella scuola.
 
La statura minuta di Kurama era sempre stata come una calamita per i delinquenti di qualunque istituto e il suo carattere scontroso non aiutava di certo la sua posizione svantaggiata, per certi versi.
Sapeva difendersi, ovviamente, oramai aveva dovuto imparare da sé, ma ogni volta finiva o dal preside o con una bella dona di demerito sul registro di classe, seguito da una ramanzina esemplare sul fatto che i professori ci sono sempre per gli alunni e bla bla bla.
 
Di certo i professori c’erano, ma non per gli alunni.
 
Dopo un quarto d’ora passato a camminare senza meta, rigirandosi confusamente il foglio con la piantina della scuola dove vi erano scritti anche i suoi orari e la sua classe, Kurama decise di chiedere indicazioni alla prima persona che sarebbe passata di lì, cercando di ignorare il suo orgoglio che gli urlava di non fare figure di merda.
 
Si guardò intorno, notando due ragazzi, probabilmente della sua età, che parlavano animatamente. Ok, solo uno parlava, l’altro rimaneva zitto, arrossiva qualche volta e poi abbandonava il suo mutismo per richiamare il suo amico, mentre l’altro sghignazzava e gli parlava –urlava- con enfasi in modo entusiasta.

Decisamente quel ragazzo non era normale per essere così di buon umore di lunedì mattina. Kurama non era mai di buon umore di lunedì mattina, anzi, Kurama non era mai di buon umore punto e basta.
 
Si avvicinò al duo, celando l’enorme imbarazzo che cercava di imporporagli le guance abbronzate.

- Ahem… Scusate? Potrei avere delle indicazioni per…- non riuscì neanche a finire la frase che il ragazzo moro, quello che parlava di più, gli prese il foglio dalle mani, sghignazzando.

- Ma certo ragazzino! Le scuole medie sono proprio qui di fronte!- esclamò ridendo, beccandosi una gomitata da parte del compagno dai capelli rossicci.

- Hamano! N-non mi sembrano c-cose da d-dire queste!- balbettò in un semi-rimprovero, prendendo il foglio dalle mani dell’amico che continuava a sorridere come un ebete.
E Kurama dovette servirsi di tutto l’auto controllo che aveva in corpo per non spaccargli a faccia.

- Sei in classe con noi, se vuoi…- stava per dire il ragazzo coi codini rossi, prima di essere interrotto dal moro, che doveva chiamarsi Hamano, a quanto aveva capito.

- Ti facciamo fare un giro! Vieni con noi su!- urlò contento, circondando con le braccia i colli dei due ragazzi, facendo un po’ di fatica con l’azzurro.

- Ti piacerà stare qui! Comunque io sono Hamano Kaiji, molto piacere!- si presentò con euforia, trascinandoli nella direzione dove si trovava la loro aula.
Norihito lo guardò storto. Prima lo prendeva in giro e poi si presentava come se fossero diventati amici? Non ci stava capendo più niente.

- I-io sono Hayami Tsurumasa.- si presentò balbettando il rosso, cerando inutilmente di staccarsi dalla presa ferrea di Hamano, mentre arrossiva in modo quasi dolce.

- Io sono Norihito Kurama e se non mi lasci andare ti spezzo il braccio.- decise di presentarsi anche lui, per cordialità più che altro, anche se con quella minaccia finale non si poteva dire che fosse stato proprio gentile.

 
Il moro li lasciò andare, cominciando a ridere fortemente, per poi ricominciare a camminare, seguito di malavoglia dall’azzurro e con titubanza e imbarazzo da Hayami.
 


***
 


Hamano parlava, parlava davvero troppo per i suoi gusti e lo faceva in modo così confuso e veloce che era difficile stargli dietro. L’unica cosa che aveva capito era che gli stava simpatico e che insieme al rosso era riuscito a pescare una ventina di pesci.

Successivamente, aveva perso il filo del discorso.

Hamano e Hayami non erano poi così male, nonostante uno fosse l’opposto dell’altro riuscivano a stare insieme e ad essere buoni amici.

- Avevo pensato di prendere un gelato, anche se faceva tanto freddo, ma comunque volevo un gelato e all’inizio lo volevo alla nocciola ma poi ho scelto quello alla fragola perché pensavo fosse più dolce, anche se a me il gelato alla fragola fa schifo; fatto sta che mi sono girato e ho incontrato questa ragazza che mi ha riconosciuto e mi ha chiesto se fossi Hamano Kaiji del quarto anno e io gli ho risposto di si, perché non mi piace mentire, così…- Hayami si infilò le cuffie cominciando a scarabbocchiare su di un foglio dall’origina ignota, senza ascoltare l’amico, che oramai era partito in quarta.

Quel discorso poi, glielo aveva fatto talmente tante volte che se l’era imparato a memoria.
 
- Mi ha chiesto se avrei fatto i provini per lo spettacolo teatrale e io le ho risposto che non lo avrei fatto perché sarebbe venuta anche Angela Beats del quinto anno e che se avessi voluto prendere la parte da protagonista mi avrebbe ucciso pur di farla avere al suo adorato fidanzatino…- d’un tratto l’attenzione di Kurama venne attirata dalle parole del moro, che si dondolava sulla sedia con le braccia dietro la testa.

- Cosa?- chiese titubante.

Sua cugina? In uno spettacolo teatrale? Con… Minamisawa?
Gli venne da ridere in un modo svogliato, di gusto, all’immagine di un Minamisawa Atsushi che recitava in calzamaglia e con qualche ridicolo accento francese.

- Angela Beats, la ragazza più stronza, pettegola e infantile di tutta la…-

- È mia cugina.- disse cercando di trattenere a stento le risa.

- Non ci posso credere!- urlò il moro deglutendo.

- Tu… Lei… Cugina… Eheheh, mi dispiace per quello che ho detto io…- Hamano si grattò la nuca imbarazzato.

- Non ti preoccupare, anche io la trovo una stronza, pettegola e infantile ragazzina.- lo rassicurò Kurama, incrociando le braccia la petto.

-Semplicemente mi sembra strano che Angela voglia partecipare ad uno stupidissimo spettacolo teatrale.- pensò a voce alta, incuriosendo Hayami, che intanto si era tolto le cuffie, da dove si potevano ancora sentire le note di una canzona a lui sconosciuta.

- Beh, ho sentito dire che gli studenti dell’ultimo anno potevano scegliere se partecipare o meno a qualche attività extra curricolare…- iniziò il rosso, per poi arrossire di botto quando i due compagni si voltarono nella sua direzione, dandogli tutta la loro attenzione.

- Io ho sentito che non sarà solo uno spettacolo teatrale, ma bensì un musical!- affermò in modo solenne Hamano, alzando un dito in aria, in modo teatrale.
La risata divertita di Norihito vibrò nell’aria, cristallina e realmente stupita.

Tutto ciò era esilarante, davvero. Sua cugina Angela, in un musicale. Insieme a testa di melanzana.
Sarebbe andato a vederli, poco ma sicuro.
 
- Ad Angela piace la musica e cantare a squarciagola in giro per casa, ma non credo proprio che parteciperà di sua spontanea volontà a queste audizioni.- disse, cercando di calmarsi e asciugarsi le lacrime che gli si erano formate ai lati degli occhi per il troppo ridere.

- Se allora è così avrà fatto una scommessa con qualche ragazza della sua squadra di cheerleader o  probabilmente con Midori Seto, quella ragazza è una vera iena…- rispose convinto il moro, con il suo tono di voce troppo alto per spettegolare come stavano facendo loro.

- H-hamano non g-gridare! Se t-ti sente ti f-fa nero!- Hayami tremava leggermente, mentre rimproverava il compagno che intanto sghignazzava.
Non diede troppo peso alle parole del rosso, né al fatto che stesse tremando. Quel ragazzo si sarebbe spaventato anche davanti ad una formica, ed era tutto dire.
 
La campanella suonò annunciando l’inizio delle lezioni, mentre folle di studenti appena arrivati si preoccupavano di entrare nelle loro classi prima dei professori.

Buttò un’occhiata fuori dalla porta, notando che qualche metro più in là vi si trovava quel deficiente di Minamisawa, anche lui diretto nella propria classe.
Sbuffò contrariato, deciso a guardare il foglio degli orari per scoprire con quale materia avrebbe dovuto iniziare quell’orribile lunedì.
Strinse i denti.

Matematica.

 
Fantastico, davvero fantastico.















 
L’angolo delle castagne gommose
 
Buonasera popolo! ^^
Finalmente sono riuscita a postare, amatemi uwu *viene linciata*
Bene! Finalmente il trio delle meraviglie si, quello formato da Kurama, Hamano e Hayami si è ricongiunto! Ç.Ç
Anche questo era un capitolo ‘di passaggio’ diciamo, più che altro perché devo far entrare in scena dei personaggi che mi saranno utili per creare situazioni  imbarazzanti tra Minamisawa e Kurama ewe
E boh, sono troppo contenta perché nel prossimo capitolo di One Piece arriva anche Ace e io sono piena di feelings—
E inoltre ci sono anche Smoker e Crocodile, festeggiamo ewe <3<3
Spero comunque che vi sia piaciuto questo capitolo! Nah, non penso proprio che vi sia piaciuto ma me ne convinco piano piano(?)


happy chestnut! <3

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** #5: Capitolo 5 ***


Rigirò un paio di volte la gomma da cancellare ancora perfettamente bianca, se non per qualche segno grigio dovuto alle cancellature fatte nell’ora di arte nella quale aveva dato sfogo alla sua vena artistica, facendola battere ritmicamente sul banco, aspettando con ansia il piacevole suono della campanella che avrebbe dichiarato la fine delle lezioni.

Neanche la stava seguendo più la spiegazione. Guardava dritto davanti a sé, fissando un punto vuoto sulla schiena di Hayami, seduto di fronte a lui.

Il ragazzo dai capelli rossicci prendeva meticolosamente appunti su tutto quello che usciva dalla bocca della loro professoressa, non tralasciando neanche un sospiro uscito dalle labbra screpolate e al contempo stesso carnose della donna.

Hamano, al suo fianco, dormiva come un bambino dietro ad un libro di testo, messo lì come scudo per proteggere il suo sonno felice e pieno di qualsiasi stranezza.

Erano passate svariate settimane dal suo primo giorno di scuola in quella città e ogni giorno di più sentiva la mancanza del suo letto soffice e caldo. Le palpebre gli stavano diventando pesanti, la lezione era fin troppo noiosa e la voce della prof era talmente dolce e calda che sembrava cullarlo.

Poi un rumore sordo, un rimprovero urlato con voce acuta e i suoi occhi si spalancarono facendolo tornare alla realtà: Hamano aveva cominciato a russare. Poco male, avrebbe continuato a dormire anche fuori dall’aula.

Kurama avrebbe voluto fare lo stesso. Era da parecchi giorni che non dormiva bene e andava a letto tardi. Non era lo studente modello che la sua famiglia avrebbe sempre desiderato che fosse e ovviamente tutti i docenti più stronzi se li era beccati lui.

Studiava fino a tardi, cercando di capire qualcosa in quei mattoni che gli avevano confermato fossero libri, con scarsi risultati. Varie volte Minamisawa, sotto richiesta di Angela probabilmente, gli aveva offerto il suo aiuto, ma lui aveva rifiutato categoricamente.

Tra lui e il viola si era creato un rapporto di sfida e odio appena accennato, più dalla sua versione che da quella di Atsushi che lo trovava più uno scherzo che altro.
Comunque, l’azzurro ignorava quali fossero gli scopi finali del maggiore, continuando a trattarlo male e studiando per conto proprio.

Anche Hayami gli aveva proposto il suo aiuto, seguito a ruota da un Hamano più euforico del normale, ma li aveva entrambi liquidati con un “Non ce n’è bisogno; è una questione tra me e lui.”.
E lì per lì Hayami non ci aveva capito un bel niente.

Fatto sta, che i suoi voti erano bassi -tranne quelli di arte in cui pareva cavarsela molto bene-, aveva bisogno di dormire e la campanella era suonata, facendo alzare dalle sedie tutti i suoi compagni come molle, con lo zaino in spalla pronti a tornarsene a casa.

Fece con calma la cartella, notando che Hamano era tornato in classe e stava facendo la stessa cosa, mentre Hayami si era messo a pulire la lavagna, più per sfizio che per altro.

Quel ragazzo era la forma più pura del classico scolaro senza la minima sbavatura: educato, ordinato, intelligente, sempre preparato a qualunque domanda e infintamente disponibile, sempre e comunque.
Si voltò verso il moro al suo fianco, con la cartella in spalla e un sorriso più grande della propria faccia stampato in volto. Ecco, lui era proprio l’opposto del rosso.

Hamano era, appunto, la persona più vicina alla definizione di “eterno ribelle”: cappelli disordinati, divisa spiegazzata con la camicia che usciva fuori dai pantaloni e il primo bottone a partire da sopra saltato, voti scolastici disastrosi e infinite note sul registro. Adesso che ci pensava, chissà perché il ragazzo dalla carnagione color caffè gli aveva offerto anche il suo aiuto, dato che sarebbe stato palesemente inutile.

Ma Hamano Kaiji non era una di quelle persone che pensano a quello che gli succede intorno, non si preoccupa più di tanto, prende la vita come viene e se vuole impegnarsi lo fa, e con ottimi risultati.
Anche lui si impegnava, certo.

E malapena arrivo alla sufficienza.
 
Uscì sbuffando, seguendo i due amici per i corridoi della scuola, rimasti quasi deserti.
C’erano dei corsi pomeridiani frequentati da una gran parte di studenti e lui si chiese che cosa cavolo avessero in testa quei poveri cretini per voler restare dentro quell’inferno a sprecare i loro pomeriggi. Si morse la lingua, dicendosi mentalmente che se ci fossero stati dei corsi di recupero oltre a quegli stupidi “Club della Scienza” o altre cose del genere, lui si sarebbe iscritto senza problemi.

Sentì delle risate e qualcuno che parlava con la voce troppo alta a qualche metro da loro e alzò la testa spostando lo sguardo dietro alle figure di Hayami e Hamano che si erano fermati di colpo.

Lui aveva continuato a camminare, voltando la testa verso i due e alzando un sopracciglio confuso, poi spostò lo sguardo di fronte a sé e vide un ragazzo enorme, grande tanto quanto un armadio –probabilmente dell’ultimo anno- che rideva come se gli avessero raccontato la cosa più buffa e divertente di questo mondo. Al suo fianco, stretto al collo in modo giocoso da un braccio del ragazzone, c’era un ragazzino del secondo anno che rideva nervosamente, quasi confuso da un gesto così affettuoso. O almeno così sembrava.
 
- Ci si rivede, eh?- una voce roca gli entrò nell’orecchie, mentre la risata del colosso là davanti si fermava di colpo.

Il ragazzo del quinto anno lo scrutò, come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza.
Kurama voltò lo sguardo verso il punto dove aveva sentito provenire la voce che, pensò, fosse diretta a lui. Spalancò leggermente gli occhi trovandovi quel tale che aveva urtato qualche settimana prima, Kuramada.

- Ciao.- disse semplicemente, corrugando la fronte. Intanto Hayami e Hamano si erano avvicinati a loro, più per il volere del moro che per curiosità.

- Penso che adesso sia un po’ difficile pensare che sei un ragazzino delle medie, giusto?- chiese retoricamente il maggiore, ridendo.
 
Gli venne spontaneo sorridere, in modo leggero, sereno. Gouichi aveva una bella risata.

- Vi conoscete?- una voce possente proveniente dal ragazzo più alto che teneva ancora stretto a sé quel ragazzino del secondo anno, li fece destare.

- Si, diciamo di si.- rispose Kuramada, voltandosi – Lui è Kurama Norihito. – lo presentò, indicandolo.

L’altro lo guardò curioso, per poi sorridere portando un pollicione ad indicarsi da solo.

- Molto piacere, io sono Amagi Daichi.- disse, per poi scoppiare a ridere, strattonando il ragazzino che teneva stretto.

Aveva dei capelli violetti, non come quelli di Minamisawa, più chiari, di un viola più semplice rispetto a quello leggermente rossiccio del maggiore.
Sbatté un paio di volte le palpebre: che diamine c’entra adesso Minamisawa?

- Ancora qua, nanerottolo?- un brivido gli percorse tutta la colonna vertebrale.
Non è possibile. Si disse mentalmente.

Davanti a lui, con le mani nelle tasche e il sorriso più bastardo che avesse mai visto, Minamisawa lo osservava, lo scrutava, aspettando una reazione.

- Non ci vedi più, idiota.- aveva corrugato la fronte appena aveva visto quel suo brutto muso pararglisi davanti.

Hayami trattenne il fiato, dietro ad Hamano che se la rideva sommessamente.

- Mh? Lo conosci Minamisawa?- chiese Amagi, diventando serio e curioso a tempo stesso.

- Certo che lo conosco: è il cugino di Angela.- rispose allargando il ghigno sulle sue labbra.

Kuramada si voltò in direzione dell’azzurro, seriamente stupito. Poi sorrise avvicinandosi al minore e scompigliandogli i capelli.

- Capisco.- disse semplicemente per poi voltarsi e dileguarsi insieme ad Amagi e l’altro ragazzo.
 
Minamisawa fece una leggera smorfia, provando una leggera morsa allo stomaco e un fastidio crescere in lui, notando l’evidente rossore sulle guance dell’azzurro.

Solo lui poteva divertirsi a far imbarazzare Kurama, diamine.

Non si rese neanche conto di quanto quel pensiero fosse egoista e pieno di insensata gelosia, semplicemente si voltò incamminandosi verso il cancello della scuola.
Sapeva però, che era indubbiamente caduto in una situazione di merda.
 

***
 
 
Quando era tornato a casa aveva evitato di incontrare o parlare con sua cugina, cosciente che l’avrebbe ucciso solo con uno sguardo appena avrebbe abbassato un po’ la guardia.

Angela aveva il ciclo e questa era di certo una cosa catastrofica. La ragazza era già abbastanza irascibile di suo, inoltre durante questi “giorni speciali” tendeva ad entrare in fasi depressive seguite da quelle piene di gioia, per poi arrivare a quelle dove cominciava a mangiarsi barattoli di Nutella grandi quanto una casa guardando trailer di film horror.

Non si era stupito più di tanto poi, quando dopo esser uscito dal bagno per mettersi il pigiama, aveva visto Minamisawa Atsushi steso sul suo letto, con gli occhi chiusi e il respiro regolare.

Sarebbe stato anormale per chiunque riuscire a sopportare Angela in quei momenti di delirio puro, persino per il suo fidanzato.
Si avvicinò al corpo del viola, pensando che stesse dormendo, stando in quella posizione. Il cellulare vicino alla testa di Minamisawa si illuminò, avvertendo dell’arrivo di un nuovo messaggio. Si avvicinò per prenderlo, sapendo che probabilmente non erano affari suoi ma sapendo anche che non gliene importava un fico secco: era troppo curioso.

Si allungò con un braccio, piegandosi un po’ col busto in avanti, e poggiando una mano vicino al fianco del maggiore, cercando di non svegliarlo.
Quando riuscì finalmente a prendere l’agognato oggetto elettronico si sentì prendere di peso e sbattere contro il proprio materasso.

Minamisawa a quattro zampe sopra di lui, ghignava trionfante, mentre lui intanto cominciava ad arrossire per la posizione alquanto scomoda in cui si trovavano.

- Sappi che ero sveglio, sottospecie di un puffo.- gli fece notare il viola, allungandosi per riprendersi il telefono.

Kurama lo allontanò dalle sue grinfie, più per vendicarsi dell’assurdo nomignolo che per altro, cominciando a dimenarsi.
Pessima idea. Minamisawa aveva finito per sbilanciarsi, dopo essersi preso un bel calcio sul ginocchio finendogli completamente addosso.
 
Norihito arrossì, spalancando gli occhi.



Le labbra di Minamisawa sapevano di ciliegia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’angolo della castagna gommosa.
Amatemi perché li ho fatti baciare ewe
No, ok, prima di tutto mi scuso perché non è che sono in ritardo; di più.

Purtroppo non ho avuto molto tempo per scrivere e il tempo che avevo l’ho sprecato per guardare gli streaming di Criminal Minds –programma di cui mi sono infatuata--- e comunque non avevo neanche un briciolo di ispirazione.
Ma poi mi è venuta questa botta di genio e allora mi sono messa a scrivere c:

Sinceramente non volevo farli baciare così presto, ma l’arrivo di Kuramada doveva portare un po’ di casini e allora ecco qua cosa ne è uscito lol

Spero vi sia piaciuto
Al prossimo aggiornamento <3
 
happy chestnut
 
 
 


 
VOMITO ARGOBALENI PER MORGAN E REID CHE SONO SHIPPABILI AWAW

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** #6: Capitolo 6 ***


ATTENZIONE!
Non ho riletto questo capitolo, se ci sono errori/orrori ditemelo, fatemelo
sapere e correggerò tutte le schifezzuole che ci sono. Chiedo scusa in
anticipo.
Buona lettura.












Sentiva le labbra morbide di Minamisawa sulle proprie e tutto ciò era assolutamente sbagliato. Non che avesse qualche razzia verso le persone dello stesso sesso che si scambiano effusioni, sinceramente non gliene fregava niente di chi amasse chi, ma in un primo istinto si era ritrovato a non voler interrompere il contatto.

Anzi, avrebbe benissimo continuato a tenere la bocca incollata a quella del viola.
E questi pensieri lo spaventarono talmente tanto da spintonare via il maggiore facendolo finire in piedi ad indietreggiare per riprendere l'equilibrio.

Si mise una mano sulla bocca, sgranando gli occhi.
Minamisawa, intanto, aveva reagito molto meglio rispetto a lui: stava poggiato allo stipite della porta, poco distante dal luogo dell'accaduto, con le braccia incrociate e lo sguardo altrove. Aveva l'aria pensierosa e quando corrugò la fronte non poté non dar a vedere la sua preoccupazione.

Perché, ad un certo punto, si era chiesto perché lo avesse respinto?

Era stato un bacio più che casuale, un imbarazzante incidente di cui non fare parola con nessuno. Anche perché se l'avesse detto ad Angela non sapeva come avrebbe reagito. C'era l'eventualità che ridesse e li prendesse in giro a vita e quella che avrebbe staccato la testa a entrambi per poi nascondere le prove del delitto.

Tremarono entrambi a quel pensiero.

Kurama era rosso in viso, probabilmente per l'imbarazzo, ancora con la mano a coprirgli la bocca e gli occhi bassi, non più spalancati come prima.
Minamisawa sospirò, avvicinandosi all'azzurro.

- Non dobbiamo dire nulla di questo... Fatto, ad Angela. Siamo d'accordo?- disse Atsushi, porgendogli una mano in modo di affermare quel piccolo "patto".

Kurama annuì, stringendogli la mano senza guardarlo in faccia, ancora troppo imbarazzato.

Sapeva che doveva rimanere un segreto e che, in quanto tale, se lo sarebbe dovuto portare fino alla tomba, ma tenere quel miscuglio di emozioni confuse e spaventate tutte per sé, non la trovava una cosa allettante, ecco.

Comunque non volle rimangiarsi la "parola" data e avrebbe stretto i denti, se necessario.
Kurama non era una persona che amava parlare molto di sé o di quello che faceva o gli succedeva durante il giorno. No, lui era quel tipo di persona che ascolta, commenta e ti parla dei suoi gusti musicali o del suo colore preferito solo se gli viene chiesto.

È una persona riservata e non ama la gente che gli ronza troppo intorno, ma ama essere stretto in un abbraccio ogni tanto e ridere con i suoi pochi e veri amici.
E se avesse avuto problemi a tenere quel rospo, beh, avrebbe comprato un insulso diario da femminucce innamorate e con la mania delle treccine, scrivendoci su i suoi più profondi dilemmi.

Minamisawa, intanto, si era diretto verso la porta ed era uscito senza battere ciglio, probabilmente ad abbracciare ed illudere sua cugina.
Perché Kurama lo sentiva, sentiva che quel ragazzo dagli occhi magnetici e una vasta gamma di sorrisi -di cui la maggior parte, falsi- non era sincero con i sentimenti di Angela e che la stesse sfruttando.

La ragazza non aveva mai avuto una relazione seria, dato il suo carattere e le sue manie di egocentrismo cronico, ma da quando si era presentato Atsushi alla sua porta la vedeva più sorridente, quasi radiosa.

Ed Angela, anche se non sembrava o se sembrava poco seria, i suoi complessi ce li aveva, nonostante fosse bella e anche simpatica per certi versi e certi canoni di simpatia di circa il 70% dei ragazzi di oggi.

Si chiese se lui facesse parte di quel trenta percento rispettabile e gentile, quello poco notato dalle ragazze normali e molto notato dalle altre, quelle ragazze timide e riservate che non avrebbero mai fatto la prima mossa.

Perché, sarà anche vero che gli opposti si attraggano, ma bisogna anche vedere quanto sono opposti.

E con questi pensieri per la testa, l'azzurro decise di saltare la cena, perché non voleva mangiare in compagnia di quei due, sicuro che avrebbe vomitato tutto dopo.

Si mise il pigiama -un vero pigiama, non quello composto da mutande taglia bimbo nove-dieci anni e canotta stropicciata-, infilandosi sotto le coperte e tastando la morbidezza del caldo piumino.

Si addormentò quasi subito, nonostante fosse molto presto, desideroso di staccare la spina un po' prima, rispetto alle altre giornate.




***


Il risveglio non fu dei migliori, dato che la sveglia non aveva suonato e lui era in ritardo di mezz'ora. Avrebbe potuto saltare la scuola ma gli dispiaceva dover disturbare sua zia, dopo, per farsi firmare la giustificazione.

Nonostante quella donna fosse più matta della figlia si stava prendendo una grossa responsabilità e lui non voleva di certo fargliela pesare, ecco.

Così si era trovato a saltellare letteralmente fuori di casa mentre si infilava una scarpa, con la cinta della divisa slacciata, la cravatta annodata in un modo orripilante e una merendina in bocca. La vicina gli aveva urlato contro, dandogli dello svergognato.

Tsk, 'ste vecchie. Farfugliò tra sé e sé, correndo verso la scuola, una volta sistematosi.

Angela e Minamisawa erano usciti qualche minuto prima di lui, ignorando completamente la sua presenza. Kurama un giorno li avrebbe fatti marito e moglie, erano una coppia del male perfetta. E poi li avrebbe presi a "sprangate sui denti" come diceva sempre sua cugina.

D'un tratto gli venne in mente che, quest'ultima frase della ragazza, era decisamente poco rassicurante.

Arrivato a scuola, però, non riuscì a trovare Hamano e Hayami nel cortile, mentre correva verso il suo armadietto, e sperava vivamente che fossero già andati in classe, nonostante Hamano facesse sempre qualche storia per entrare per ultimo.
Il moro vantava di una certa scaramanzia personale.

Prese i libri che gli servivano, arrivando in classe giusto in tempo. Il professore arrivò quando era già seduto al suo posto, al sicuro da rimproveri per ritardi di un millesimo di secondo.

Alcuni professori sono strani, pretendono rispetto e poi non lo danno, alcuni sono maniaci dell'ordine e altri avrebbero potuto fare gli strilloni, quelli che vendono i giornali urlando come sciagurati, in un'altra vita.
E poi c'erano quei professori che erano buoni e gentili, che pretendevano un certo studio ma che comunque ti seguivano con costanza e pazienza.
Ma il professore che era entrato in classe era uno di quei professori occhialuti, con il naso piccolino e gli occhi resi grandi dalle lenti spesse, con i capelli sistemati da un lato come se una mucca ci avesse leccato sopra e con un completo per ogni giorno della settimana. Era uno di quei professori che sono precisi nella loro vita e pretendono che anche quella degli altri sia precisa.

Un vero rompi coglioni, in poche parole.

Comunque, appena fu entrato, il professore si mise dietro alla cattedra, senza degnare nessuno di uno sguardo, tenendo saldamente tra le braccia mingherline una cartellina verde acido e nella mano dell'altra una valigetta marrone scuro che poggiò sulla superficie in legno chiaro.

Poggiò i polpastrelli sulla cattedra, spostando il peso del busto leggermente in avanti, fissando -solo ora- con quegli occhietti vispi dietro le lenti degli occhiali, uno per uno i suoi alunni che erano rimasti in silenzio per tutto il tempo.

Poi si ritirò velocemente in dietro, si buttò sulla sedia sgangherata dei professori e aprì il libro di letteratura ad una pagina a caso e dopo aver guardato attentamente la pagina per circa cinque minuti buoni balbettava a gran voce il nome di uno dei suoi alunni, intimandogli a iniziare a leggere e quello cominciava a leggere, dopo aver guardato storto il professore.

Questa volta era toccato a una ragazza, stranamente. Yamana Akane.
Una graziosa scolara con due dolci trecce ad incorniciargli il volto grazioso, un po' timida e con una ormai storica cotta per il capitano della squadra di calcio: Shindou Takuto.

Kurama non aveva mai parlato con questo Shindou, ma da quanto raccontava la compagna, era un bravo ragazzo, amante del piano e rispettoso di tutto e di tutti. Akane gliene aveva parlato molto durante un compito che avrebbero dovuto svolgere insieme qualche mese fa e lui aveva ascoltato, perché oramai era abituato con sua cugina.

E poi Akane era una persona con cui si può passare del tempo piacevole. A volte pranzavano insieme, dopo la scuola, con Hamano e Hayami.

Era un'ottima fotografa ed era amica di una certa Aoi Sorano. Kurama le aveva detto che la conosceva e lei aveva sorriso timidamente perché pensava che fosse una cosa tanto per dire, ma in realtà l'azzurro la conosceva, Sorano, perché era nella squadra delle chearleader di Angela e lei parlava sempre male di quella ragazzina del secondo anno.

Girava voce che Aoi girasse sempre intorno al capitano della squadra di calcio e poi ci provasse spudoratamente con Tenma Matsukaze, il ragazzo più innocente di tutta la scuola.
All'inizio Norihito non aveva capito molto, ma quando Akane le aveva parlato di una specie di triangolo tra Matsukaze, Shindou e un ragazzo del secondo anno, Tsurugi Kyousuke, aveva deciso di lasciar perdere, perché non gli interessava e perché era tutto troppo complicato per lui.

Fatto sta, che Akane aveva cominciato a leggere e Kurama si chiedeva perché
questa volta il professore avesse iniziato da una ragazza, ripensando ai triangoli amorosi in cui Aoi metteva zizzania e a sua cugina che parlava tanto
male di quella ragazza.

Poi gli venne in mente Minamisawa e arrossì di botto, perché gli era venuto in mente quel mezzo bacio e questo non andava bene, perché Atsushi gli aveva detto che non doveva dirlo a nessuno e...

Ma che mi frega di quello che dice quel fesso!

Minamisawa stava solo scappando difronte al problema, nascondendo qualcosa alui e a sua cugina. Inoltre era da quando era successa quella cosa che si erano, effettivamente, evitati.
Se il viola voleva scappare, cavoli suoi, lui non sarebbe scappato. Avrebbe risolto il problema e ne avrebbe parlato con quella testa di melanzana.

Ad Angela non lo avrebbe raccontato, sia chiaro. Alla sua vita ci teneva eh.
Minamisawa non lo avrebbe di certo picchiato, almeno sperava, e comunque si sarebbe potuto difendere, ma sua cugina lo avrebbe preso a calci in culo per tutta casa, anzi, per tutta la città e lui non avrebbe potuto toccarla con un dito, perché le ragazze non si devono mai picchiare.

Kurama aveva dei sani principi morali, nonostante dal suo carattere ciò non si potesse dire di si, ma lui li aveva comunque e li seguiva.

Così, aspettò pazientemente la campanella della ricreazione, uscendo di corsa fuori dalla propria aula, appena questa suonò.

Passò per i corridoi in cerca di quell'egocentrico di un codardo, andando addosso un po' a tutto quello che gli capitava davanti, finché non prese in pieno qualcosa o qualcuno di decisamente duro. Gli venne un déjà-vu, anche se questa volta non si ritrovò spiaccicato a terra.

Alzò lo sguardo e vide il sorriso smagliante di Kuramada, sotto il cerotto che gli copriva il naso.
Gli era finito addosso -di nuovo- e questa volta il maggiore lo aveva tenuto stretto a sé, in una posizione decisamente imbarazzante.

- Ma buongiorno eh.- gli sussurrò il moro.

Kurama scattò, ritirandosi all'indietro, staccandosi dal ragazzo, rosso come un peperone.

- Ahem... Scusa.- disse solo, grattandosi la nuca, non avendo il coraggio di staccare lo sguardo dal pavimento in mattonelle della scuola.

- Oh ma non ti... - Kurama stava per finire di rispondere quando Kurama,
ricordatosi di dover cercare Minamisawa, scappò via correndo, lasciandolo basito.

Poi scoppiò a ridere.


***


Quando trovò Minamisawa, sul tetto della scuola, dovette stare almeno venti minuti con le mani sulle ginocchia e il busto in avanti a riprendere fiato.

Appena aveva spalancato la porta, Minamisawa era intento ad addentare la sua merenda, seduto per terra, e si era girato a guardarlo: era tutto rosso e sudato, aveva il respiro corto e, accidenti a lui, gli era venuto un pensiero talmente poco
casto che si spaventò di sé stesso. Perché non era normale, ecco.

- Hai... Hai intenzione di buttarti?- gli aveva chiesto l'azzurro e subito dopo si morse la lingua perché quella era una battuta davvero orribile.

- Che vuoi?- la sua risposta era uscita un po' impastata, dato che stava ancora masticando.

- Devo parlarti...- gli disse, raddrizzandosi e avvicinandosi al maggiore.

- E di cosa? Sappi che non so niente su strane cure per far crescere i nani. Prova ad annaffiarti.-

Kurama dovette trattenersi dal mollargli un pugno in faccia.
Fece un bel respiro, trovando le parole giuste da dire ed arrossì, perché tutta quella conversazione sarebbe cominciata a diventare imbarazzante.

Strinse i pugni e...

- Io ti piaccio?-















L'angolo delle castagne gommose.

Salve piccoli minimei ^>^

Ok, sono in ritardo di praticamente un mese. I'm sorry. *viene linciata*
Siate clementi, oggi è il compleanno yo.

Il capitolo è corto ma ho già in mente il prossimo e se il tempo e gli impegni me lo permetteranno riuscirò a postare un po' prima :33

Tra poco inizierà il serale di Amici OUO Non so voi, ma a me piace quest'anno e sinceramente mi rode che abbiano ritirato l'inedito dei Carboidrati D:
E so che non vene frega niente, ma Alessio mi fa tanto Kaku di One Piece e non so perché, non gli assomiglia per niente OAO

Vi informo che ho intenzione di cambiare un giorno, il mio nome da "Winnipeg_" a "s p a n k_", tanto per farvelo sapere.

Vabbuò, fatemene andare ùwù


Sempre più vecchia~

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** #7: Capitolo 7 ***


Silenzio.
Quel silenzio che rende le cose imbarazzanti, che sembra fermare il tempo per un istante. Un interminabile istante.

Kurama ha gli occhi chiusi, stretti tra le palpebre, e si vergogna, perché con tutte le cose che poteva dire se ne era uscito proprio con la più fraintendente.
Aveva la testa china e non osava guardare il ragazzo davanti a sé, che era rimasto alquanto stupito da tale domanda.

Perché, per la prima volta dopo tanto, troppo, tempo, Minamisawa Atsushi non sapeva come rispondere ad una domanda come quella. E di domande così lui ne aveva sentite tante, tantissime, da quando ne aveva memoria.

D'altronde, lui era uno di quei ragazzi che piaceva, che faceva prendere la prima cotta alle bambine delle elementari, che lo immaginavano come il loro principe azzurro.
Di azzurro, però, Minamisawa in quel momento vedeva solo un goffo e maleducato ragazzino, con la carnagione scura, le guance imporporate e l'imbarazzo crescente.

Distolse lo sguardo, cercando di non far caso al calore dovutoad un leggero rossore sulle proprie guance e sorridendo sfacciatamente al vuoto di fronte a lui.
Ci pensò su, roteò un paio di volte gli occhi in modo teatrale, sospirò, batté anche ritmicamente il dito per terra, pur di cercare di eliminare quella tensione che si stava creando.

Si riavviò i capelli, poteva rispondere, finalmente. Voltò il capo verso Kurama e quello che vi trovò non era proprio rassicurante:

Norihito lo fissava spazientito, ancora rosso in faccia, mentre si mordeva il labbro e aveva le guance gonfie. Una cosa adorabile, per chiunque guardasse da fuori.
Purtroppo Minamisawa si trovava dentro, e prima che potesse dire qualcosa il minore lo precedette, praticamente, urlando.

- Ma allora, vuoi anche un caffè?! No, dico, hai idea di quanto possa essere imbarazzante tutto questo?! 

Minamisawa boccheggiò, spalancanti di poco gli occhi ambrati.

- Sei veramente un idiota! Eh che cazzo, uno ti chiede una cosa, oltretutto questa cosa e tu che fai?! Ti metti a guardare il vuoto sorridendo come un ebete, logico! BRUTTO PEZZO DI DEFICIENTE MI VUOI DIRE O NO SE TI PIA--

Fortunatamente la mano di Atsushi impedì a Kurama di terminare la frase. 

- Smettila di gridare, vuoi che ci scoprano? 

La domanda era retorica, ovviamente, ma Kurama fece cenno di 'no' col capo, la fronte ancora corrugata dalla rabbia.
Provò a dire qualcosa, ma a causa della mano sulla sua bocca uscirono solo mugoli ovattati. Intanto il viola si guardava intorno circospetto, sperando che nessuno avesse sentito niente, anche se, trovandosi sul tetto le probabilità erano molto basse.


L'azzurro si dimenò, cercando di staccarsi dalla presa del viola, che oltre a tappargli la bocca lo aveva anche preso per un braccio, stringendolo al petto. Dopo gli scarsi risultati iniziali -che vennero accompagnati dai risolini divertiti di Minamisawa- il nanetto riuscì finalmente a liberarsi, distanziandosi dallo spilungone lì davanti.

- Io urlo quanto mi pare. - Kurama ci tenne a precisare una cosa tanto importante, lui che si stizziva per niente - E comunque, se tu non mi rispondi devo dedurre che la risposta sia affermativa e questo sarebbe imbarazzante per entrambi. 

Le guance che si erano "schiarite" avevano ripreso il precedente color rosso, e lo sguardo scuro del ragazzo aveva cominciato a vagare sulle sue scarpe un po' rovinate e continuamente slacciate.

Mai Minamisawa aveva incontrato ragazzo più imbarazzato da tali argomenti. Ma non argomenti maliziosi, il loro poi, non poteva definirsi tale. Quello era un discorso puro e semplice, di quelli odiosi ai quali non vorresti mai metter bocca, perché sai che le cose sono troppo serie e in realtà vorresti solo divertirti come in qualche vecchio film che hai visto il sabato sera in TV, senza pensare alle responsabilità e sparando frasi filosofiche su quanto sia bello passare l'estate con gli amici e altre cose del genere.

Ecco, quello era il tipo di discorso che Atsushi cercava sempre di evitare come la peste.

A salvarlo fu la campanella, che trillò vivacemente annunciando la ripresa delle lezioni. Oh, santa campana! Bastarda alle prime ore del mattino, quando il giardino si riempiva di studenti, e santa al pomeriggio, mentre vedeva gli stessi studenti urlarle entusiasti per l'agognato ritorno a casa.
E con un ottimo tempismo, chissà.


***





- Yo Kurama! Si può sapere dov'eri?

Hamano glielo chiese sorridendo, come sempre, mentre gli circondava con il braccio, in modo amichevole, le spalle e intrecciava i capelli tra le dita, quasi in un gesto automatico.
L'azzurro non rispose, ne aveva poca voglia e voleva tornarsene a casa.

Sarebbe stato troppo imbarazzante per lui incontrare Minamisawa all'ora dell'uscita. Inoltre, aveva bisogno di riposarsi, di oziare, e di mangiare tanto cibo spazzatura, semplicemente perché gli andava e perché sua zia aveva cominciato il suo periodo di insalatina. Preparava solo insalate, di tutti i tipi, perché diceva che facevano bene e che richiamavano la cucina italiana. 

Norihito non si era mai interessato tanto alla cultura italiana, nonostante gli piacesse da matti la pasta con il peperoncino, preferiva la cucina di casa sua. Comunque, a sua zia era preso il periodo di insalatina e le sue insalate facevano sempre, comunque e dovunque, schifo.

A volte metteva troppo sale, altre troppo olio e altre ancora era immangiabile e basta. Solo lei finiva il cibo nel suo piatto, per far vedere che forse, tanto immangiabile non era. Un po' a Kurama dispiaceva di questa cosa, perché sua zia era casalinga e se una casalinga non sa cucinare magari pensa di essere una casalinga a metà.

E pensò che, per farsi questi discorsi contorti -da solo, oltretutto- durante l'ora di inglese, doveva proprio avere il cervello fuso. Non era un asso in quella materia, ma neanche un somaro e la professoressa lo aveva sempre guardato dolcemente e con un sorriso di riguardo nei suoi confronti. Probabilmente era una cosa positiva, quella, ma l'azzurro, appena vedeva un sorriso spuntare sul volto della donna di mezza età, diretto a lui, non poteva che sentirsi a disagio.

La lezione era iniziata da poco, ma Hamano non si era smentito e chiedeva -anzi, pretendeva- una risposta a dove si fosse cacciato il suo amico per la pelle, dopo Hayami, durante la ricreazione. Aveva cominciato a chiamarlo con vari toni di voce per poi passare a lanciargli veri e propri palloni di carta grandi quanto una casa, fino ad arrivare ai tradizionali aeroplanini di carta.

Kurama aveva dovuto mettere la cartella sopra al banco e crearsi una muraglia con i quaderni e le penne, per evitare che uno di quegli aeroplani dall'indubbia forma gli finisse in un occhio, facendolo diventare cieco.
Insomma, cieco all'altro occhio.

Nonostante ciò, la lezione passò tranquillamente, come le altre ore di studio, fino alla fine delle lezioni. Adesso sorgeva il grande problema, ovvero cercare di evitare in tutti i modi possibili quella testa di melanzana.
Mise tutti i suoi libri e quaderni nella cartella, in modo lento, quasi a rallentatore e Hamano aveva preso ad imitarlo, ridendo, mentre Akane gli faceva qualche foto a tradimento e Hayami puliva la lavagna. I suoi amici non si facevano domande sul suo comportamento, meglio così, aveva intenzione di perdere un bel po' di tempo e se nessuno gli chiedeva spiegazioni tanto meglio.

Quando uscì dalla classe ci fu praticamente il putiferio: Akane lo aveva praticamente travolto alla vista del capitano Takuto, correndo dietro ad un albero del giardino, poco più avanti, e scattando fotografie alla velocità della luce, come una stalker, mentre Hayami e Hamano si erano ricordati che dovevano aiutare la signora del posto dove andavano a pescare a preparare i preparativi per una fiera dello sgombro o una cosa simile. 
In poche parole, far perdere del tempo anche ai suoi amici si era rivoltato contro di lui.

- Certo che ti sei scelto degli amici proprio strani...

Il ragazzino rabbrividì al suono di quella voce melodiosa tremendamente vicina al suo orecchio.

Merda.













Angolo autrice:

Yo~ 
Capitolo corto, forse, ma almeno sono riuscita a pubblicare un po' prima ^>^
Sinceramente non ho idea di come andrà a finire questa storia, è parecchio incasinata O/\O ma io non mollo e mi farebbe piacere sapere che ne pensate.

Sto scrivendo questa long come un esperimento e anche se dovesse andare bene, non aspettatevi una nuova long sfornata e pronta all'uso(?)
Dopo questa esperienza penso che mi dedicherò alle long tutta la vita yo~

Sono contenta di aver aggiornato, sto passando un periodo di depressione perché il cavallo che avevo in prova non ha passato l'esame di compravendita e io mi ero affezionata e non è la prima volta che mi succede e sto di merda-----

Spero che il capitolo vi sia comunque piaciuto ❤️️

Ciau~


DA NOTARE CHE SU ITALIA DUE FANNO I NUOVI EPISODI DI ONE PIECE E QUELLI DI NARUTO ( • H •)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** #8: Capitolo 8 ***


Kurama si voltò, cercando di non far trasparire il suo disagio, ormai divenuto costante, con la presenza di Minamisawa.
L'azzurro dovette alzare un poco la testa per guardarlo in faccia, data la differenza d'altezza tra loro, arrossendo bruscamente alla vista di un dolce sorriso da parte del viola.

Ma che cazzo.. - pensò distogliendo lo sguardo, sentendo un leggero dolore al collo a causa del movimento brusco.
Prima di arrivare in quella città come ospite di sua cugina, non arrossiva mai, e non solo così per dire, non aveva proprio motivo per arrossire! Adesso invece arrossiva ogni due per tre e per motivi a lui ancora ignoti. 

- Guarda che se arrossisci troppo poi ti scambiano per un pomodoro, eh.- lo punzecchiò Atsushi, toccandogli una guancia con l'indice, per poi ritirarlo velocemente a sé, soffiandoci sopra, in un gesto palesemente teatrale.
- Ah! Senti come scotta! Neh, nanetto, non è che ti sei preso la febbre?- il tono del viola sembrava quasi preoccupato, mentre corrugava leggermente la fronte priva di imperfezioni.

- Certo che no idio- - ma Kurama non riuscì a finire la frase, che Minamisawa lo prese per un braccio attirandolo a sé e poggiando le labbra sulla sua fronte, facendolo diventare ancora più rosso.

Arrossire stava diventando un déjà-vu parecchio scomodo.

Il viola si staccò, constatando ad alta voce che di febbre, non ne aveva, nonostante lo sapesse già da sé.
Rimasero fermi per qualche secondo a fissarsi, prima che il minore si staccasse violentemente dal maggiore, mordendosi l'interno di una guancia sentendosi in completo imbarazzo.
Sarebbe stato inutile cercare di conversare pacificamente con lui, soprattutto ora che aveva la gola secca e il cuore che gli esplodeva in petto, così decise di sistemarsi la cartella in spalla, per poi guardarlo di sottecchi, prima di decidersi ad andare via.

- Addio.- borbottò senza pensarci e incamminandosi. 
Era talmente teso che sembrava un robot, esilarante agli occhi di Minamisawa, che lo seguì fino ad arrivargli di fianco, circondandogli il collo con il braccio, avvicinandolo a sé e continuando a camminare.

- Gnomo, ti ricordo che viviamo sotto lo stesso tetto.-

Odioso. Fu l'unico pensiero dell'azzurro, deciso a non parlare per tutto il tragitto.


***

Si buttò sul letto a pancia in giù, affondando il volto nelle coperte leggere del letto. Quella posizione, però, non durò molto e infatti, per mancanza d'aria, decise di voltarsi, con la schiena sul materasso fissando il soffitto con aria annoiata.

Tra poco sarebbe arrivata l'ora di cena, anche se, di mangiare un'altra insalata mista piena di sale, non ne aveva proprio voglia.
Apprezzava le idee bizzarre di sua zia, la sua fissazione nel provare ogni tipo di cosa, ma quelle insalate erano pessime e in più da circa una settimana campavano solo di quelle. A questo punto se non avesse mangiato affatto, sarebbe stato uguale, no? 

Magari sarebbe uscito più tardi, andandosi a comprare un panino in qualche fastfood. Il suo animo da carnivoro era cresciuto in quelle settimane, aveva bisogno di mangiare un po' di proteine, altrimenti sarebbe morto stecchito -o stecchino, dato che stava diventando come uno stuzzicadenti a forza di mangiare quelle due foglie di lattuga.(1)

Persino Minamisawa sembrava scocciato da tutta quella verdura. Non era un amante della carne quanto l'azzurro magari, ma di mangiare sempre le stesse cose dopo un po' si era stufato anche lui.
Angela invece sembrava l'unica felice di questa nuova "dieta" per rimanere in forma, non che ne avesse bisogno, ma probabilmente era una fissazione delle ragazze doversi vedere magre come un chiodo e affermare che il loro mostro sotto al letto non fosse una bambola deforme in cerca di ossa da spolpare, ma una dolce ed innocua bilancia piatta e, talvolta, persino di colore fosforescente se comprata in qualche mercatino. 

Chiuse gli occhi, cercando di riposarsi un po' dopo tutta quella pesante giornata. Tecnicamente non aveva fatto granché, quasi nulla, ma gli eventi e le continue "apparizioni" del viola lo lasciavano sempre con un peso addosso. 
Maledetto, sempre in mezzo ai piedi.

Stava proprio per addormentarsi, quando il bussare di una porta -della sua porta- lo interruppe proprio in quel momento "sacro" facendogli strizzare gli occhi in un gesto automatico e calcolato; era pronto a fingere di russare pur di scappare a quei vegetali immersi in polvere bianca che gli avrebbe fatto venire un ictus celebrale, o qualche malattia cardiovascolare(2).

Si rilassò, evitando di sentire altri rumori e impegnato a concentrarsi sul non farsi scoprire da nessuno. La porta venne colpita nuovamente e nessuna voce lo richiamò per la cena. 
Sarà che per la tensione di non essere scoperto sveglio, sarà che nessuno grido nevrotico di sua cugina su quanto fosse difficile la sua vita agiata e senza preoccupazioni avesse rotto la pace in quella casa da circa mezz'ora, ma quando sentì il rumore della porta aprirsi e chiudersi lentamente, quasi evitando di emettere qualche suono troppo brusco, e il rumore dei passi di qualcuno farsi sempre più vicino, a Kurama finì il cuore in gola pensando che si potesse trattare di un ladro, o di un maniaco o peggio ancora, di un assassino uscito da qualche programma televisivo con tanto di pistola e pugnale antico! 

Cercò di evitarsi di tremare, sentendo il peso di qualcosa poggiare sul materasso, ai lati dei suoi fianchi e un respiro caldo soffiargli improvvisamente sul collo.
Un vampiro! Ecco cosa poteva essere! 
I nervi di Norihito stavano per spezzarsi a causa di tutta l'ansia che stava accumulando, ma decise comunque di agire: non si sarebbe fatto mangiare da nessuno, neanche un orrido vampiro con gli occhi rossi e le zanne aguzze che respirava ad una spanna dal suo collo, magari pregustando il dolce sapore del suo sangue. Anzi, il salato sapore del suo sangue, dato il tema della cena di prima.

Raccogliendo tutta la forza di volontà che disponeva scacciò una piccola parte della paura che gli impediva di muoversi e alzò velocemente le braccia spingendo il corpo sopra di sé verso la parte del letto alla sua destra, invertendo così le posizioni ritrovandosi sopra al "vampiro".
In quel momento aprì gli occhi caricando un pugno, senza però scagliarlo contro qualcuno.

Il volto per niente confuso e divertito di Minamisawa si trovava sotto di lui, smentendo ogni singola convinzione precedente, e trovando quella sul "succhia-sangue" davvero idiota.

Un paletto di legno però lo userei volentieri anche su di lui

- Bu.- disse il viola, dopo qualche istante di silenzio.

- Misamisawa sei un idiota!- gli urlò in faccia l'azzurro, non sapendo se essere più arrabbiato o imbarazzato.

- Su su! Non fare il bambino! Il mio era solo un semplice ed innocuo scherzetto. - affermò l'altro, facendogli l'occhiolino.

Vuole proprio morire, eh. - pensò il minore non avendo abbassato il pugno di un millimetro.

- Giuro che ti amma-- Aspetta. Tu sapevi che ero sveglio?! - chiese stupito poi, spalancando i grandi occhi neri e, leggermente, anche la bocca.

- O eri sveglio o stavi sognando qualcosa di altamente perverso date le tue smorfie... Oppure facevi entrambe le cose... Per questo mi sono avvicinato. Volevo vedere la tua reazione sentendo un corpo vicino al tuo... Per un secondo o pensato che stessi per morire. Cosa pensavi che fossi?- domandò curiosamente divertito il maggiore alzandosi sui gomiti, avvicinandosi accidentalmente al volto dell'azzurrò incatenando i loro sguardi.

Kurama boccheggiò inizialmente, per poi scostare il suo sguardo da quello di Minamisawa alle sue labbra, corrugando leggermente la fronte in un'espressione crucciata e quasi indecifrabile.

- Un vampiro.- sussurrò soprappensiero, continuando a fissare le labbra sottili di Atsushi, che lo stava guardando di rimando con gli occhi socchiusi.

Fece scoccare la lingua, il viola, provocando un lieve sussulto da parte del minore che sbatté velocemente le palpebre per poi fare una leggera smorfia avvicinandosi al volto del maggiore.
Non seppe spiegarsi come le loro labbra si toccarono con tanta naturalezza, soprattutto dato che l'iniziativa era stata presa da Norihito, ora con gli occhi chiusi e stretti impegnato a concentrarsi sul sapore alla pesca dell'altro.

Si staccò quasi subito, l'azzurro, con un leggero porpore sulle guance, decisamente scarso rispetto a quelli che prendevano possesso del suo volto facendolo sembrare una mela matura simile a quella di Biancaneve.
Non ebbe il coraggio di incrociare il suo sguardo, Kurama, mentre Minamisawa sorrideva maliziosamente sollevandogli il mento con due dita e lasciandogli un bacio casto e dolce, senza pretese o secondi fini come di solito faceva con altre ragazze o con Angela quando voleva distrarsi dai suoi problemi.

Adesso che riusciva a saggiare le labbra dell'azzurro poteva effettivamente dire che, a differenza di tutte le sue aspettative, Kurama non sapesse per niente di puffo.
Quella volta che si baciarono per sbaglio non aveva potuto capire appieno il suo sapore, e quando pochi secondi prima gli aveva "stampato" le labbra sulle sue, si era rimosso prima che potesse godersi il dolce gusto di menta che aveva.

Si staccarono nuovamente, per poi riavvicinarsi con più coraggio di prima, baciandosi quasi con desiderio e frettolosamente, cercando sempre più maggiore contatto tra le loro bocche, avidi del sapore che l'altro portava, come un bambino che mangia la sua caramella preferita e ne vorrebbe subito un'altra.

La situazione degenerò quando le loro lingue si incontrarono, uccidendo tutti i propositi di fermarsi al più presto.
Li salvò la voce di Angela, che li chiamò per avvertirli che la cena era pronta e che se non si fossero sbrigati la carne si sarebbe freddata. 
Alla parola "carne" lo stomaco dell'azzurrò brontolò pesantemente, e i due si staccarono annaspando in cerca d'aria. Minamisawa ridacchiò divertito dal rumore che lo stomaco di Kurama emise, mentre quest'ultimo gli lanciò un'occhiataccia, sentendo le guance imporporarsi più di prima.

- Ti odio.- sibilò quando il suo respiro ritornò regolare.

- Certo, ho notato.- sogghignò Atsushi, prendendo Kurama in braccio e alzandosi dal letto, per poi rimetterlo a terra, godendo della loro differenza d'altezza.

- Non gongolare idiota.- lo ammonì subito il minore, incrociando le braccia al petto.

- Che scorbutico sei.- sbuffò il viola - Forza scendiamo, oggi finalmente si mangia qualcosa di vero!- esultò massaggiandosi il collo e incamminandosi verso la porta.

Kurama lo seguì con lo sguardo, prima di fare lo stesso anche con le gambe.

- Kurama.- lo chiamò il maggiore quando lo raggiunse, facendogli alzare lo sguardo.
Minamisawa aveva il volto cupo e non lo guardò negli occhi prima di parlare.

- Non dire a nessuno quello che è successo.- ordinò.

Non c'era niente nella voce di Atsushi in quel momento, sembrava quasi spenta e non sentiva ragioni. Non ci fu neanche bisogno che Kurama gli rispondesse, e forse fu quello a rendere il tutto più cupo e confuso.
Norihito seppe solo che un moto di rabbia e frustrazione si fece largo dentro di sé, dopo aver acconsentito tacitamente alla richiesta del viola.

Che schifo.








(1) battuta pessima, me ne rendo conto.
(2) sono andata a cercare su internet, e il troppo consumo di sale aumenterebbe veramente il rischio di un ictus celebrale, o di qualche malattia cardiovascolare o renale. Insomma, io non sparo cavolate e la madre di Angela vuole fare fuori tutti ~




Angoletto magico ~(*^*)~ 

Gente e non gente di Efp! Sezione fandom di Inazuma Eleven! Salve! 
È da un po' che non ci si sente, eh? 
So che praticamente nessuno aspettava un capitolo di questa long e io -da bastarda quale sono- ero anche disposta a sospenderla, dato il poco tempo e la poca ispirazione nella mia vida~

A mia discolpa posso dire che avevo gli esami e quindi non potevo mica mettermi a scrivere capitoli che non stavano né in cielo né in terra, portando alla commissione d'esame "L'ispirazione e la MinaKura, come poter salvare la prima disponendo dell'enorme potere della seconda?". 

Sappiate che ho spaccato i culi a tutti e che quindi adesso l'estate è cominciata anche per questa castagna che finalmente si può affermare un'Eccezionale Castagna del Liceo! 
I riferimenti a Danganronpa sono del tutto casuali eh.

Allora, mi sono resa conto che questa storia sta diventando parecchio un minestrone e sinceramente mi sono messa nella melma da sola creando tra i due protagonisti un rapporto di sentimenti più vaghi che mai. Chiedo il vostro parere e per favore siate sinceri: dovrei continuare questa storia? 

Scrivetemelo nelle recensioni, nei messaggi privati, pure su Twitter se vi va! Ma ditemi, dolci lettori, se secondo voi dovrei continuare o se la storia sta prendendo una piega veramente disastrosa.
Nonostante tutto sono molto fiera della storia in sé, essendo la mia prima e vera  long, e posso assicurarvi che ci ho messo tutto il mio impegno in ogni capitolo, in quest'ultimo ho impiegato qualche giorno a scriverlo, e sono molto contenta del risultato.

Nonostante abbia incasinato ancor di più le cose: tra i due si sta creando un certo legame, che si è formato dalla curiosità che entrambi mostrano l'uno verso l'altro, mascherandola dietro al proprio carattere. Minamisawa in questo capitolo è più "fluido" così come Kurama, perché il desiderio di un attaccamento l'uno verso l'altro si è ingigantito dopo l'evento del bacio avvenuto per pura casualità. 

Diciamo che sto aiutando i due protagonisti a comprendere i propri sentimenti utilizzando una serie di episodi idioti in cui decideranno o meno se lasciarsi andare alla propria impulsività, facendo la prima cosa che gli viene in mente. Ovvero quello che succede a Minamisawa per tutto il capitolo e quello che succede a Kurama solo quando si decide a baciare il viola, eliminando ogni pensiero razionale pur di soddisfare la sua impulsività. Ma comunque non riescono ancora a dare un nome al sentimento che si sta insidiando nei loro cuori(?).
È un casino, lo so. E probabilmente per come ho scritto la storia e il capitolo il messaggio che voglio dare non arriva, ecco perché vi ho chiesto aiuto.

Grazie mille per chi legge e per chi apprezza! Ditemi quello che pensate di questo capitolo! Critiche e consigli sono ben accetti! 

Buona estate ed

                                         happy chestnut
 
 
Ve piasa sta firmetta? A me ‘na cifra :3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** #9: Capitolo 9 ***


I giorni seguenti passarono velocemente e in modo tranquillo, almeno per quanto riguardò Minamisawa, che sembrava poter continuare ad avere un'esistenza felice e serena come se ciò che era successo tra di loro non ci fosse mai stato
Kurama si chiedeva come facesse, come potesse apparire così calmo e distaccato. Voleva credere che in realtà il viola non riuscisse a dormire la notte, che pensasse alle sue labbra durante le ore scolastiche perdendosi con lo sguardo nel vuoto, che sentisse come lui le stesse sensazioni ed emozioni contrastanti, perché a Norihito era piaciuto.

Quello stramaledetto bacio gli era piaciuto, e parecchio anche.

Il suo cervello l'avrebbe abbandonato presto, lasciandolo solo con un evidente tic all'occhio sinistro e un labbro inferiore rosso segnato dai continui morsi che non riusciva a smettere di dare preso dal susseguirsi di improvvisi attacchi di nervi.
Sentiva il bisogno di liberarsi da quell'enorme peso che gli gravava in modo fisico e psicologico.
All'inizio aveva preso in considerazione l'idea di scrivere tutte le sue frustrazioni in un diario segreto con tanto di lucchetto e chiave prontamente nascosta nella federa del cuscino, poi aveva pensato che fosse una cosa da insicure ragazzine organizzatrici di pigiama party favolosi, una cosa alla Angela insomma. Così aveva buttato il diario al secchio, constatando tristemente di aver sprecato denaro prezioso della sua vita.

Si era fatto forza, in fondo era un uomo ormai! Certo, dalla dubbia statura, ma pur sempre un uomo! E nessuno poteva prendersi gioco di lui, soprattutto un viziato perverso idiota coglione come Minamisawa Atsushi! 

Percorse velocemente i corridoi della scuola per raggiungere il posto meno affollato in cui poter pranzare. Le aule erano deserte, fatta eccezione per alcuni studenti poco amanti dell'aria aperta che Kurama di certo non biasimava, non faceva poi tanto caldo ormai e non si poteva sapere se avrebbe tirato vento improvvisamente, cosa che di sicuro dimezzava le sue probabilità di incontrare il fidanzato di sua cugina in luoghi aperti, probabilmente contrario all'immagine dei suoi capelli scompigliati a causa del tempo.

Non aveva intenzione di evitarlo, ovvio. Evitava una possibile sospensione dopo avergli tirato un possibile pugno su uno di quei deliziosi zigomi perfetti, o un possibile scambio di effusioni in un luogo pubblico con il rischio di essere scoperti.
E nonostante Kurama trovasse la seconda estremamente eccitante cercò di evitarsi di arrossire scuotendo violentemente la testa allontanando quei pensieri davvero poco razionali, lanciando improperi al maggiore, stizzito.

Continuò a camminare stringendo tra le mani il proprio pranzo senza guardare realmente davanti a sé, preso com'era dai suoi profondi ed imbarazzanti pensieri, andando addosso a qualcuno.
Beh, giusto per non dire "schiantandosi".

Spalancò gli occhi scuri, sorpreso, allentando la presa sul sacchetto trasparente contenente i tramezzini preparati da sua zia e scivolando all'indietro per l'improvvisa perdita di equilibrio. Strinse i denti e strizzò gli occhi in un atto istintivo quando capì che stava per cadere schiena al pavimento, prima di sentire una mano artigliare in maniera dolce ma potente il proprio braccio, facendolo sbilanciare in avanti anziché indietro.

Kuramada aveva un arto a circondargli la schiena, sorreggendolo, mentre con la mano dell'altro teneva la bustina contenente il pranzo del minore, segno che aveva salvato anche lui da quella che l'azzurro avrebbe definito in modo drammatico "morte certa".
Solo quando si accorse che era effettivamente stretto tra le braccia di un suo senpai, con il volto immerso nel suo petto muscoloso e le mani posate sulle sue spalle ampie, Norihito si ritrovò ad arrossire furiosamente sentendosi terribilmente a disagio ma senza la forza necessaria per riuscire a staccarsi da quella posizione.

« Neh, Kurama, dovremmo smetterla di incontrarci così.
Disse ridacchiando il maggiore, non migliorando la situazione in cui si trovava il ragazzo tra le sue braccia.

Tutto ciò era a dir poco assurdo. L'azzurro avrebbe voluto sotterrarsi, pensando che non sarebbe stato più in grado di guardare in faccia il suo senpai dopo quel momento così simile a quelli che si possono trovare tra le pagine di un manga yaoi e provandone un enorme dispiacere perché Kuramada era effettivamente l'unica persona normale che conosceva e con cui aveva avuto parecchie conversazioni piacevoli, potendolo considerare una specie di "amico". 

Quando si accorse di aver passato fin troppo tempo in quella posizione si staccò velocemente, riprendendosi il pranzo e facendo un inchino di scuse imbarazzato a morte.

« Si, credo di si...
Rispose senza pensare con un piccolo sorriso ad incurvargli le labbra, per poi riprendere la sua strada borbottando un "buon pranzo Kuramada-senpai" schizzando via lungo i corridoi sperando di trovare al più presto una via di fuga da quelle pareti così asfissianti.
Aveva bisogno d'aria fresca, subito.

Uscì nel cortile della scuola, facendosi strada tra gli altri alunni prima di trovare un luogo tranquillo e poco affollato dove potersi sedere per mangiare senza essere disturbato.
Prese una bella boccata d'ossigeno, sedendosi in un punto abbastanza tranquillo e non eccessivamente affollato del prato dell'immenso giardino.
Avrebbe volentieri passato quel momento di totale relax con i suoi amici, ma Hamano era stato convocato dal preside per un inappropriato uso degli utensili da cucina durante il corso di economia domestica, Hayami era rimasto in classe a causa di un fastidioso e pungente mal di gola e Akane era fin troppo presa dalle sue fotografie e dal capitano Takuto per potersi ricordare dell'esistenza del pranzo.

Addentò voracemente un tramezzino, masticando a bocca aperta velocemente e in maniera quasi arrabbiata data la sua espressione corrucciata, sembrava che tutti si fossero messi d'accordo per fargli venire un'emicrania.

« Non scappa mica quel tramezzino, Norihito~

La voce melodiosa nel suo orecchio lo face sobbalzare, rischiando di farlo strozzare con il suo amato cibo, e Kurama si chiese perché diamine doveva avere la fortuna di trovarsi Minamisawa alle spalle appena trovava un momento di pace.
Tossì e prima di parlare pensò seriamente a come rispondere, sapendo già di partire svantaggiato, perché il viola aveva sempre la risposta pronta, nascosta in qualche angolo del cervello.
Atsushi gli diede delle leggere pacche sulla schiena, facendolo scansare prontamente, spaventato dal suo tocco e dagli effetti che gli procurava. Indossava una cuffia nera morbida a proteggergli i capelli, ragion per cui si trovava fuori trasformando quel cinquanta percento di possibilità in un cento percento. Kurama grugnì infastidito evitando di posare il suo sguardo sul suo maledetto sorriso capace di illuminare una casa durante le festività natalizie.
Che diamine di pensieri.

« Non mi rompere idiota.
Sputò quelle parole imbarazzato, voltando il capo dalla parte opposta a quella del maggiore, per poi mordersi la lingua con stizza.
Wow, parole davvero dure. Velenose quasi.

Scacciò la vocina sarcastica nella sua testa, maledicendosi nuovamente per essersene creato una.
Cominciò a contorcersi le mani con nervosismo, mordendosi insistentemente il labbro inferiore facendolo diventare nuovamente rosso se non di più, sotto lo sguardo stupito e rapito di Minamisawa che non riusciva a concentrarsi su qualcosa che non fosse la bocca del minore, i suoi denti bianchi che catturavano ferocemente la parte inferiore di essa, per poi lasciarla riprendendola pochi istanti dopo in un segno evidente che esprimeva il suo disagio ma che fece solo seccare la gola del maggiore.

Il viola si avvicinò all'orecchio di Kurama, sussurrando all'orecchio qualcosa che gli fece spalancare gli occhi di sorpresa e di imbarazzo, imporporandogli le guance abbronzate e facendogli stringere la stoffa dei pantaloni della divisa intorno alle caviglie. Poi Atsushi sorrise sghembo, passando il palmo della mano sulla nuca del minore in una leggera carezza, alzandosi successivamente prima di tornare spedito in classe al suono della campanella che segnava la fine della pausa pranzo.
Ben presto tutto il cortile cominciò a liberarsi dai gruppi di studenti diretti nelle rispettive aule, mentre Kurama restò seduto a gambe incrociate sull'erba curata, scosso da leggeri brividi che gli percorrevano la schiena.
Strinse i pugni sui lacci verdi del prato tirandoli e strappandoli dal terreno.

« Stasera vieni in camera mia, se non verrai tu, verrò io.

Non sarebbe sopravvissuto a tutto quello, se lo sentiva.


















Angolo di una castagna dispiaciuta che vi prega di non ammazzarla augh:

Luglio. Dopo l'ultimo aggiornamento estivo, ecco che questa figlia di una marmotta rinasce dalle sue ceneri come una fenice alla fine di novembre, aggiornando finalmente la sua unica long povera d'attenzioni.




Salve- non uccidetemi.
So che volete farlo. Ma non fatelo.
Oppure non lo volete, non volete la mia morte e vi state solo chiedendo perché io sia tornata a rompervi i macarons con questa long ormai morta e sepolta, tra l'altro con un capitolo obbrobrioso che non si sa da dove cappero mi sia uscito, ma su, l'importante è che io sia tornata- ok, no, picchiatemi violentemente.

Allora, mh, cosa posso dire? Vi aspettavate ciò? Vi aspettavate che avrei messo una scena così awwww tra Kuramada e Kurama? Eheheh... In effetti nemmeno io mi spiego da dove sia nata questa sottospecie di crack che mi sto formando in testa.
Non vi preoccupate, non vi trollerò trasformando questa MinaKura in una 2Kura pure il nome della crack ho trovato help

Il capitolo è corto, probabilmente vi ha fatto schifo ma se fossi in voi mi chiederei cosa succederà nell'incontro tra Minamisawa e Kurama. Beh, si, me lo chiedo anch'io...

Con questi dubbi vi saluto, vi mando tanti baci e mi scuso per le recensioni di quei santi cristi a cui non ho risposto. Sono una persona orribile, lo so. Dovrei rispondervi perché siete due/tre, invece di non farlo, ma comprendetemi mi manca il time e la forza(?).
Grazie se avete aspettato il capitolo nonostante io sia una burina schifosa wut e spero di aggiornare presto, ma non siate troppo speranzosi, non vi fidate delle castagne a novembre(?)

happy chestnuts❤️️


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** #10: Capitolo 10 ***


L'ultima ora passò velocemente, fin troppo velocemente per Kurama che non voleva far altro che morire su quel banco di scuola sul quale aveva già lasciato i segni del suo passaggio, quali scarabocchi e disegni vari.
Se la bidella avesse scoperto la sua identità lo avrebbe di sicuro perseguitato per i corridoi dell'edificio scolastico facendogli passare la voglia di imbrattare i beni pubblici della scuola, facendolo arrestare per vandalismo. Ok, magari era esagerato pensarla così, magari si sarebbe preso solo una ramanzina di dieci o quindici minuti.
E Kurama cominciò a prendere davvero in considerazione di andare dalla bassa e grassoccia signora seduta nel corridoio, rivelandole i suoi "peccati" e accettando la punizione che meritava pur di perdere tempo e arrivare a casa tardi, giusto in tempo per la cena e per fare i compiti, filando a dormire evitando di doversi recare nella camera di Minamisawa.
Era un buon piano. Un ottimo piano. Se non fosse andato nella camera del viola, allora niente imbarazzo, niente problemi, niente baci, niente pippe mentali che torturavano il suo sonno, niente...

« Se non verrai tu verrò io...

Giusto. Minamisawa aveva preso in considerazione la sua codardia, togliendogli quella sua unica piccola ma al tempo stesso immensa speranza di salvezza da un attacco di cuore.
Merda.
Sarebbe morto, poco ma sicuro.


Sbuffò pesantemente, spalmandosi sul banco e sbattendoci lievemente la fronte bronzea, sperando di farsi male, magari qualcosa di non troppo grave, giusto un graffietto per impressionare Hayami, così da essere portato urgentemente in infermeria dove la signorina che ci lavorava era talmente paranoica che l'avrebbe portato al pronto soccorso d'urgenza, pensando ad una commozione celebrale o robe del genere.
Stava cominciando a diventare masochista, brutto segno. Decise di fermarsi dopo aver dato un colpo più forte rispetto agli altri e sentendo un dolore fastidioso attraversagli le tempie, facendogli emettere un gemito. Non sopportava proprio il dolore, quindi decise di cambiare nuovamente piano per ritardare il suo ritorno a casa.
Quindi, ricapitoliamo: no alla galera, no al pronto soccorso... Devo pensare a qualcosa di più semplice o finirò tra giri di droga o in Francia a fare il mimo-ladro d'opere d'arte.

Una mano calda e goffa si posò sulla sua spalla, facendolo sussultare prima di voltare il capo abbastanza da vedere il volto contratto in una smorfia di confusione e preoccupazione di Hamano che lo fece stupire: mai visto il moro così serio.

« Che c'è? 
Chiese cercando di apparire più naturale possibile, e non come se dovesse andare al patibolo, o più comunemente chiamato "casa".

Hamano lo fissò intensamente, mordendosi un labbro, per poi voltarsi verso Hayami poggiato allo stipite della porta della classe con le mani a stringere la tracolla della borsa e lo sguardo perso nel vuoto, tornando su di lui poco dopo. Sembrava strano: era davvero troppo serio per i gusti dell'azzurro che alzò un sopracciglio, come a ripetere la domanda appena fatta.
Vide il moro sospirare, passarsi una mano tra i capelli per poi fissarlo di nuovo, questa volta con l'intento di parlare.

« Ti ho- anzi, ti abbiamo visto strano in questi giorni... Io e Hayami intendo.
Si fermò, grattandosi una guancia e puntando nuovamente lo sguardo sul rosso, che questa volta ricambiò, solo per pochi secondi, prima di arrossire appena voltandosi a guardare fuori dall'aula.

« Quindi... Umh... Si insomma, se ci sono problemi sai che puoi parlarcene e che noi ci saremo sempre anche se abbiamo fatto amicizia da poco e probabilmente penserai che non dobbiamo impicciarci nella tua vita privata, ma vedi, ecco... 
Hamano cominciò ad arrossire, allentandosi il colletto della divisa in cerca d'aria e spostando lo sguardo nervosamente da una parte all'altra della stanza. Sembrava imbarazzato, probabilmente non era abituato a fare certi discorsi con Hayami, dato che per quanto ne sapeva lui quei due comunicavano con lo sguardo, e tutto ciò fece sorridere genuinamente Kurama, felice che l'amico si stesse sforzando così tanto per aiutarlo.

« Ho capito. 
Disse ridacchiando.

« S-sul serio? 

« Si, certo. In realtà c'è una cosa che mi turba ultimamente ma è ancora tutto troppo confuso... Ve ne parlerò, siete miei amici e non voglio avere segreti con voi, ma al momento non me la sento di parlare di qualcosa di cui non so ancora se preoccuparmi o meno. 

« Capiamo perfettamente. Sappi solo che se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, noi ci siamo e ci saremo, non ti giudicheremo e ascolteremo tutto ciò che vorrai dirci.
Hayami si era avvicinato, sussurrando quelle parole come se fosse un loro segreto, un qualcosa di intimo e personale, magico quasi.
Era il loro patto: si sarebbero sempre detti tutto, e Kurama sorrise a quel pensiero, sentendosi fortunato ad avere due amici così.

« Anche io ci sarò per voi, se vorrete confidarmi qualcosa.
Disse sorridendo, mentre gli altri due annuirono con il capo sorridendo dolcemente.

« Ah, a proposito di confidenze e segreti... Voi due non nascondete nulla? Tipo una relazione?
Chiese alzandosi dalla sedia, mettendo la tracolla in spalla e avviandosi verso la porta ridacchiando davanti alle facce rosse di Hamano e Hayami.

Bingo.


***



Salì gli scalini che lo separavano dall'ingresso di casa, cercando distrattamente le chiavi nella borsa. Era andato a casa di Hamano per fare i compiti, approfittando della presenza di Hayami che si era unito a loro dopo essere stato convinto dal broncio di un Kaiji più iper attivo del normale.
Non era mai stato a casa del moro prima, così quest'ultimo gli aveva mostrato ogni singolo angolo della sua dolce dimora.
La casa di Hamano non era molto grande, ma giusta per tre persone e molto accogliente, anche se la camera da letto dell'amico lo aveva leggermente traumatizzato. Non si aspettava di certo che fosse ordinata e pulita, ma ritrovarsi con un piede immerso nel mucchio dove Hamano buttava la biancheria sporca non poteva essere definita con il termine di "esperienza piacevole".

Quando riuscì ad afferrare le chiavi di casa le infilò nella toppa della porta e dopo averla aperta entrò silenziosamente, sperando di non trovare Minamisawa ad aspettarlo lì seduto vicino all'attaccapanni in legno chiaro.
Ovviamente il viola non c'era, così sospirando si tolse le scarpe e il cappotto trascinandosi lungo le scale.
Che cosa mi aspettavo? Sto diventando patetico...

Sbuffò esausto, grato del fatto che avesse finito tutti i compiti per il giorno seguente potendosi riposare sul suo comodo e profumato letto.
Continuò a trascinarsi, stavolta lungo il corridoio del piano superiore, fino alla sua stanza senza fare troppo caso alla musica proveniente dal bagno, sicuro che fosse semplicemente Angela che stava facendo un bagno caldo.
Le note di "I'm on fire" di Bruce Springsteen risuonavano ovattate, attutite dalle pareti spesse e dal suono strascicante della doccia. Kurama sorrise, adorava quella canzone, lo rilassava, e pensò che dall'ultima volta che si erano visti, sua cugina avesse mantenuto i suoi buoni gusti musicali, una delle poche cose che l'azzurro riusciva veramente ad apprezzare di lei.
Aveva le palpebre pesanti e l'unica cosa che voleva fare era buttarsi sul letto di pancia e recuperare le ore di sonno perse sotto il calore delle coperte calde e confortevoli.
Aprì la porta della sua camera, entrandovi e buttando la cartella in un lato della stanza per poi lanciarsi letteralmente sul letto, inspirando un dolce quanto familiare profumo di pesca.
Decise di non badarci troppo, accoccolandosi maggiormente al morbido piumone.
Stava per addormentarsi, stretto tra le accoglienti braccia di Morfeo, quando sentì la porta aprirsi facendo entrare l'aria fredda proveniente dal corridoio.
Qualcuno era entrato nella sua stanza e Kurama era sicuro che quel qualcuno stesse ghignando in un modo davvero da definire illegale.

« Quando ti ho detto di venire in camera mia davo per scontato che non avremmo solo dormito, Norihito~
La melodiosa voce di Minamisawa Atsushi, leggermente roca, rimbombò tra le pareti della camera insinuandosi prepotentemente nelle sue orecchie facendogli rizzare i capelli.

Il minore si mise seduto di scatto, perdendo l'equilibrio subito dopo data una certa confusione sul come stare dritti, probabilmente a causa dell'assopimento.
Posò lo sguardo sul viola che lo guardava con un sopracciglio alzato, appoggiato allo stipite della porta a braccia incrociate e con quel sorriso capace di uccidere.
Indossava dei pantaloni del pigiama grigi e il petto era nudo, i capelli resi leggermente umidi dalla doccia appena fatta. Minamisawa aveva un fisico asciutto, incredibilmente bello ed elegante, ma Kurama cercò di non fissarcisi troppo.

« Coglione.
Minamisawa ridacchiò appena, staccandosi dallo stipite e cominciando ad avvicinarsi all'azzurro con passo lento e cadenzato.

« Comunque, che diamine dici?! Questa è la mia stanza razza di spilungone, vedi di sloggiare!

« Oh ti prego, non inventare scuse. - rise ancora, facendo un gesto teatrale con la mano - Potrei comprarti un paio di occhiali però, dato che questa é la mia stanza. E non preoccuparti, non ho intenzione di farti andare via se il mio letto ti piace così tanto~
Minamisawa si avvicinò ancor di più, inginocchiandosi tra le gambe del minore così da poter arrivare alla sua altezza.

« Pensandoci bene, saresti davvero bello con degli occhiali...
Sussurrò il maggiore, prima di posare delicatamente le labbra su quelle di Kurama che sorpreso e stordito non riuscì a scansarlo.

Il viola era dolce, lo baciò lentamente, in un modo da far cariare i denti, e l'azzurro non poté far altro che volerne di più, di desiderare maggiore contatto fra le loro bocche.
Esitò prima di circondare il collo del più alto con le sue braccia magre coperte ancora dalla divisa scolastica.
Era strano. Kurama non aveva mai baciato nessuno come baciava Minamisawa, non gli era mai capitato di sentire il cuore scoppiargli nel petto quasi minacciasse di uscire per andarsi a fare un giro e il rossore invadergli le guance fino alle punte delle orecchie.
Sarebbe potuto rimanere per ore a baciare le labbra morbide del viola, anche solo in un contatto casto come quello, nella più completa tranquillità dell'enorme casa di cui erano ospiti.
La consapevolezza che Angela vivesse sotto il loro stesso tetto e potesse scoprirli anche in quel momento lo eccitava da morire facendolo vergognare, e lo spaventava al tempo stesso.

Si staccarono per guardarsi negli occhi. Kurama carezzò i capelli ancora bagnati del maggiore senza staccare lo sguardo da quello magnetico del compagno, pensando che si dovesse sbrigare ad asciugarli invece di stare lì a baciarlo, perché altrimenti si sarebbe preso un malanno, e intanto sulle sue guance il rossore non diminuiva.
Atsushi le baciò entrambe con estrema dolcezza, sorridendo in un modo del tutto nuovo, completamente spontaneo, felice.

« Mi piaci quando arrossisci.
Gli carezzò uno zigomo con il pollice, facendogli distogliere lo sguardo e umettare le labbra imbarazzato.

« C-che cosa... Che cosa stiamo facendo?
Domandò in un sussurro strozzato, ricevendo un silenzio come risposta. Non se ne aspettava una in realtà, ma comunque ci sperava un po'. Non volle far morire la conversazione così, quindi continuò prima che il silenzio cominciasse a diventare deprimente.

« Non possiamo fare qualcosa del genere ad Angela... N-non puoi fare una cosa del genere alla persona che ami, lei-
Gli veniva da piangere, la voce uscì strozzata e lo sguardo vagò per la stanza senza trovare un punto dove posarsi, prima che Minamisawa lo interrompesse scoccandogli un bacio a fior di labbra costringendolo a guardarlo.

« Io non la amo.

Le sue parole gli rimbombarono in testa facendolo ammutolire. Sbatté le palpebre sorpreso, aprendo e chiudendo la bocca diverse volte, non trovando le parole giuste per esprimersi.
Poi Minamisawa lo baciò ancora e ancora, facendolo sdraiare sul suo letto, coprendolo con le coperte e stringendolo al suo petto ancora nudo, i capelli ancora umidi.
Riuscì a parlare solo per dirgli di asciugarseli per non ammalarsi il giorno dopo, costringendolo ad alzarsi per andare a prendere un asciugamano.

Quando il viola tornò indossava una maglietta e sorrideva sornione, strofinando l'asciugamano sulla sua chioma scura. Si avvicinò al letto, infilandocisi dentro e catturando nuovamente il minore tra le sue braccia cominciò ad addormentarsi, stanco e sorprendentemente contento.
Kurama si strinse maggiormente al suo petto, infossandovici il volto ancora rosso per l'imbarazzo e con un nodo allo stomaco.
Si sentiva un vero schifo, pensando a quando si fosse sentito felice alle parole del maggiore. Angela era insopportabile ma non si meritava una cosa del genere, tuttavia sapere che il cuore di Minamisawa fosse libero da ogni legame di quel tipo lo faceva sentire sollevato.

Che cugino di merda che sono.
















Dovute spiegazioni di una castagna:

Aloha bei saltimbanchi colorati~

Siete felici di questo aggiornamento improvviso? Eheh
Credo che possiamo definirlo un capitolo abbastanza lungo sbilanciamoci su e quindi potete anche regalarmi torte ora(?), inoltre possiamo vedere che la HamaHaya è presente come in ogni degna fanfiction MinaKura~ disperatevi perché saranno l'unica coppia gay di sfondo, dato che basandoci su un mondo comune e reale per la maggior parte alle superiori regnano coppie het. Eh si, lo so, è dura.

Ma parlando d'altro... Avete visto quanto fluff tra Kurama e Minamisawa?! :33 solo per voi, si~
La friendship del trio bassotti Hamano, Hayami e Kurama si lega ancor di più e io sono così felice perché li amo *piang*
Spero non ci siano errori e se ci dovessero essere perdonatemi ÇoÇ
Lo so che ad alcune di voi l'assenza di Kuramada in questo capitolo avrà fatto ballare la macarena, ma io sono malvagia e amo quell'ammasso si muscoli poco cresciuto(?) quindi lo vedrete presto, credo...

Nel caso lasciatemi un commentino che non ci muore nessuno ;D cercherò di rispondere alle recensioni il prima possibile!

Saludo ~

happy chestnuts ☂ piove çvç

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** #11: Capitolo 11 ***



Kurama Norihito non era mai stato un ragazzo mattiniero. Gli piaceva dormire, crogiolarsi tra le soffici coperte profumate e affondare il viso nel cuscino, sul quale facevano bella mostra chiazze di saliva che penzolava dalle sue labbra quelle rare volte che dormiva davvero bene.(1)
Capitava che la mattina dovesse correre da una stanza all'altra della casa per prepararsi e sembrare impeccabile almeno il minimo necessario per non essere ripreso da un docente scolastico, dimenticandosi così di fare colazione o di ringraziare sua zia per il pranzo nella borsa. Quindi quando ne aveva l'opportunità dormiva fino alle dieci e mezza di mattina per poi alzarsi frettolosamente al pensiero di sua madre con una scopa in mano che lo rincorreva per tutta casa.
Non era ancora l'ora x, però, quando alzò pigramente una palpebra infastidito dalla debole luce del sole che filtrava dalle tende color pesca della stanza di Minamisawa.
Kurama non si era preoccupato più di tanto quando si era reso conto di dove si era ritrovato a passare la notte, la sua attenzione si era posata invece sullo spazio vuoto al suo fianco. Aveva sbuffato rigirandosi dall'altro lato ricacciando indietro le lacrime e i sentimenti da femminuccia.
Sapeva di non doverci sperare più di tanto. Atsushi non era il tipo da preoccuparsi per gli altri, persino Angela non era riuscita a diventare la sua eccezione! Cosa si aspettava? Che lo svegliasse con un dolce sorriso e un bacio da film?

Accendi il cervello! Evitati sentimenti inutili! Tu lo odi, giusto?
Giusto?

Prima che potesse tornare a dormire, il rumore della porta che veniva aperta lo distrasse facendogli alzare leggermente il capo. Si strofinò un occhio, assonnato, tirandosi poi i capelli indietro scoprendo anche l'altro.
Gli ci volle una forza disumana per trattenere un sorriso. In piedi sull'uscio della porta della stanza di Minamisawa c'era quest'ultimo che reggeva un vassoio di legno chiaro contenente una tazza fumante -probabilmente di latte-, biscotti alla frutta e fette biscottate con la crema di nocciole.(2)
Si mise seduto poggiando con la schiena sulla spalliera del letto, i capelli ancora tirati indietro e disordinati, la faccia assonnata e adorabile, agli occhi del viola.

« Finalmente ti vedo tutti e due gli occhi contemporaneamente!
Disse Atsushi avvicinandosi al letto e poggiando delicatamente il vassoio sulle gambe del più piccolo. Aveva un sorriso smagliante dipinto in viso e per la prima volta da quando lo aveva incontrato, Kurama vide nei suoi occhi magnetici e dorati una scintilla di pura felicità.
Il maggiore sembrava un bambino curioso che giocava con le farfalle in giardino sotto il sole estivo. Brillava di luce propria e Kurama non riusciva a capacitarsi di come potesse essere ancora più bello di quanto non fosse già.
Si stupì quando sentì le labbra del viola posarsi sulla sua fronte scoperta prima di sussurrargli un dolce "buongiorno" con un tono da far cariare i denti. Al quale aveva risposto con un balbettio sommesso per poi ficcarsi in bocca uno dei biscotti alla frutta cercando di concentrarsi sul sapore della marmellata di albicocche. Si chiese se fosse solo una coincidenza che Minamisawa gli avesse portato proprio i suoi biscotti preferiti, dando successivamente colpa al bacio precedente che probabilmente lo aveva stordito.

Impossibile. Non lo sa quali sono i miei biscotti preferiti. È solo una coincidenza.

Bevve il latte caldo dentro la tazza capiente di un color rosa antico, beandosi della sensazione che il liquido bollente gli dava scendendo lungo la gola. Adorava le bevande calde, soprattutto ora che il freddo cominciava a farsi sentire. Alzò lo sguardo, sentendosi osservato, incontrando quello sorridente di Minamisawa che si era seduto sul bordo del letto, accanto a lui. Il maggiore rise debolmente, come a trattenersi, prima di pulirgli dei deliziosi baffi da latte con un tovagliolo.
Un'improvviso quanto familiare calore si impossessò delle sue gote, facendole andare in fiamme. Abbassò lo sguardo imbarazzato, addentando una fetta biscottata.

« Norihito~ ti va di uscire insieme oggi?
Il tono che aveva usato era spensierato ma esitante, segno che non stava progettando nulla. Quello che Kurama aveva davanti agli occhi era un Minamisawa Atsushi completamente disorganizzato è preso da emozioni nuove e contrastanti. Uno spettacolo più unico che raro, insomma.
Gli venne da sorridere all'idea di uscire insieme. Non gli piaceva uscire molto, in realtà, ma non avendo compiti da svolgere o cose da fare a casa, la compagnia del viola, per quanto irritante, sarebbe bastata per fargli venire la voglia di andare persino sulla luna. Il pensiero che lo fece esitare fu il fatto che Minamisawa era fidanzato, impegnato, preso, off limits. Non c'era nessuna possibilità che lo tenesse per mano, che lo abbracciasse in pubblico o che facesse qualsiasi altra cosa perché era già di un'altra persona. Kurama non aveva dimenticato quello che gli aveva confessato la sera scorsa, ovviamente, ma le cose non cambiavano. Il semplice fatto che Minamisawa non amasse Angela non significava che non avesse ancora bisogno di lei. E questo lo feriva, lo faceva sentire usato e considerato una nullità o, peggio, un intruso. Kurama era entrato nella vita di Angela e Minamisawa con la stessa velocità con la quale aveva scombussolato la loro relazione senza che la prima se ne rendesse conto. Aveva distrutto i piani di Atsushi e probabilmente avrebbe infranto il cuore della cugina. Si sentì molto come se fosse stato una di quelle sfascia-famiglie-per-caso che si vedevano in televisione.

« Non essere così.
Quindi rispose abbassando lo sguardo sul vassoio quasi completamente vuoto. La voce era fuoriuscita spenta e smorta, peggio di come aveva immaginato. Odiava quando le emozioni prendevano possesso delle sue capacità vocali, facendogli uscire solo suoni incrinati e lamenti.

« "Così" come?
Chiese il maggiore corrugando la fronte candida facendo scontrare le sopracciglia perfettamente curate dello stesso colore dei capelli.

« Come se fossimo una coppietta!
Esplose. Semplicemente esplose e prima che Minamisawa potesse parlare, lo interruppe ficcandogli un biscotto in bocca.
« Non nego che mi piaccia stare con te, dormire con te o baciarti, ora come ora sarebbe inutile cercare di affermare il contrario e quindi mentire, ma tu sei fidanzato con lei! E so che...

« Cosa?

« So che non la ami.

« E allora qual è il problema?
Brontolò il maggiore poggiando la fronte contro la sua, facendo sfiorare i loro nasi.

« Il problema è che so anche che non rinuncerai a lei per me. Non ancora almeno.
Non abbassò lo sguardo, costringendosi a fissare ancora i bellissimi occhi di Minamisawa, che gli rispondevano dispiaciuti.
Era la verità. Atsushi non era ancora disposto a mettere da parte i suoi piani con Angela per stare con lui. Eppure Kurama sapeva di essere diventato uno dei pezzi che servivano per completare la vita del viola tanto quanto lo era Angela, se non di più, e tutto ciò lo rendeva orgoglioso, era elettrizzato.

« Usciamo come amici, allora.
Propose Minamisawa, senza cambiare posizione. Un leggero sorriso si formò sul volto del minore che lo spinse leggermente con fare giocoso. Gli occhi scuri erano lucidi e non sapeva neanche dirsi perché. Minamisawa gli faceva provare sentimenti così dolorosamente familiari e reali che cominciava a sentire il bisogno di tenersi a qualcosa per non cadere. 

« Non potremmo mai essere amici. Non lo siamo mai stati e poi, lo sai, no? Gli amici non si guardano così.

« Se è per questo gli amici non si baciano. 

« Già.

« Però... Io vorrei tanto baciarti.

« Fallo.
Non seppe come quelle parole fuoriuscirono dalla sua bocca. Le guance si erano imporporate ancora, il respiro era irregolare e cominciava a fare davvero troppo caldo in quella stanza. Minamisawa lo guardò incerto, non sapendo se agire o meno. Lo volevano entrambi, ma non potevano continuare in quel modo, avevano bisogno di risposte, di certezze. 
E quale migliore certezza di un bacio? 

Le labbra si sfiorarono timidamente, prima di prendere confidenza l'un l'altra, le lingue giocavano a rincorrersi. Non era amore il loro, non ancora. Quella era la loro prima certezza, seguita poi da un'altra, ovvero il fatto che, nonostante non fosse amore, lo sarebbe diventato. La loro era un'attrazione, un piacersi sia fisicamente che psicologicamente. Angela era solo una pedina nei giochi di Minamisawa, Kurama no. 
Kurama era per il viola l'unica possibilità per uscire dal suo mondo noioso fatto di bugie, era ciò di cui aveva realmente bisogno. 
Il problema era che quest'ultimo non era una certezza. Nessuno poteva dirgli con sicurezza che l'azzurro sarebbe rimasto sempre al suo fianco, dopotutto l'insicurezza fa parte dell'essere innamorati o, nel loro caso, quasi innamorati. 
Si interruppero solo quando sentirono mancare l'aria nei polmoni, incatenando i loro sguardi carichi di emozioni. Le mani erano corse tra i capelli, afferrandoli e tastandone la consistenza e la morbidezza. Kurama si morse l'interno della guancia: le labbra di Minamisawa sapevano ancora di pesca.

« Non uscirò con te, non è ancora il momento.

« Aspetterai? Insomma, aspetterai che io lasci Angela?

« Si, te lo prometto, ma... Tu devi promettermi che lo farai.

« Lo prometto.
Sorrise, dandogli poi un castissimo bacio a stampo sulle labbra.
« Vuoi vedere un film?
Propose subito dopo, contento di vedere gli occhi del minore illuminarsi alla sua idea.

« Possiamo vedere "Eclipse"?

« Quello della saga di "Twilight"? Sei serio?

« Oh, e allora sentiamo, tu che film vorresti guardare?

« Uhm... Che ne dici di un Thriller?
Lo sguardo di Kurama si fece dubbioso: non aveva intenzione di rinunciare a vedere uno dei suoi film preferiti. Anche se e l'idea del maggiore lo stuzzicava parecchio, in quanto non aveva mai visto un thriller data il suo poco interesse per il genere; così alla fine si misero a guardare "L'ipnotizzatore"(3) sdraiati e accoccolati sul letto del viola.

Norihito dovette ammettere che la storia lo aveva preso molto, nonostante nutrisse già dei sospetti su chi avesse massacrato la famiglia del film. Nessuno dei due aveva parlato durante tutta la durata della pellicola. Minamisawa gli aveva carezzato i capelli dall'inizio alla fine e qualche volta aveva lasciato dei dolci baci sulle sue tempie, ricevendone qualcuno sulle labbra in risposta.
Era stato piacevole e Kurama lo avrebbe rifatto altre cento, mille volte, ma la mattinata terminò velocemente e sua cugina si svegliò giusto in tempo per l'ora di pranzo.
Angela uscì dalla sua camera sbadigliando, andando in bagno per lavarsi i denti. Entrò nella stanza del suo fidanzato senza bussare, sorridendo ingenuamente alla vista di Atsushi e Kurama intenti a giocare alla play station sdraiati sul letto del primo. Li salutò con un cenno della mano, prima di avvicinarsi e sistemarsi sul materasso, con la testa poggiata alla spalla del viola, per niente infastidita dalle urla e dai rumori provenienti dal gioco. Del resto era stata lei a prestarlo al suo dolce fidanzato.
Per una mezz'ora rimasero così, poi la signora Beats li richiamò per il pranzo che, dall'odorino proveniente dal piano di sotto, sembrava finalmente essere di cucina giapponese.
Angela posò un bacio sulle labbra del fidanzato, trascinando successivamente il cugino giù in cucina, mettendogli giocosamente un braccio intorno alle spalle.
Non era una novità che la ragazza fosse di così buon umore, dato l'arrivo del tanto agognato week end, ma tutto ciò rese solo l'umore dell'azzurro un totale schifo, mentre sentì che il senso di colpa lo divorava lentamente, chiudendogli lo stomaco.
Sperò solo che sua zia non se la prendesse quando, una delle poche volte che cucinava come tutta l'altra popolazione giapponese, non avrebbe toccato cibo.

E intanto il sapore di pesca si era impossessato delle sue labbra.







(1) Neanche due righe e già un primo punto, wow. No ok, volevo soltanto farvi presente che il modo di dormire di Kurama è, in realtà, il mio. Si, sbavo come un bulldog di taglia media quando dormo bene.
(2) In questo capitolo vi riempirò di questi punti muahahah ! Volevo solo dirvi che mi stava venendo una gran fame quando ho trattato di questa parte, ah, e che i biscotti sono questi e che non ho scritto Nutella solo perché non volevo fare pubblicità occulta lol
(3) Esiste davvero e a me è piaciuto molto quindi ve lo consiglio eccola la vera pubblicità occulta.



Dovute spiegazioni di una castagna:

Belli carciofini :B
So che sono in ritardo. Forse. Credo.
In realtà non lo so perché non c'era una data di scadenza quindi non lo so mh :/
Comunque, so anche che il capitolo non è propio lunghissimo, ma finalmente possiamo capire che cosa diamine provano questi papaveri eh? l'uno per l'altro *^*
È bello capirci qualcosa, si.

Non so che altro dirvi oltre a... GRAZIE CHE MI SOPPORTATE ANCORA, SIETE TROPPO BUONE E IO MI MERITEREI TUTTE LE LEGNATE DEL MONDO TTHTT
Grazie anche a chi recensisce e a chi legge soltanto TTHTT ve amo tutte/i che ne so magari ci sono anche ragazzi qui non si capisce aaaah

Adesso me ne vado perché sto sclerando incolpate gli abbracci di Rosita e Mulino
Ciao ~

happy chestnuts

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2401462