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di Mark_JSmith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


La mattina è sempre la parte che odio di più della giornata. Sono troppo stanco per fare qualsiasi cosa e sicuramente non ho nè le forze nè la voglia di procurarmi da mangiare. Ma devo farlo se voglio far sopravvivere me e mio fratello, ciò che mi rimane della mia famiglia. Sono passati otto anni da quando i miei genitori si unirono alla "lotta al tiranno" di cui tanto blaterava mio zio, e da quel giorno non ho più avuto notizie di loro. Avevo 11 anni e Kyle ne aveva solo 5. Per noi è stata dura andare avanti senza nessuno che ci coprisse le spalle. 
A malavoglia mi alzo dal letto, mi avvicino all'armadio e pigramente indosso una felpa nera col cappuccio, l'ideale per andare nei boschi oggi, nonostante sia solo l'inizio di settembre l'inverno ha deciso di arrivare con anticipo e la mattina fa già troppo freddo per i miei gusti. Dall'armadio prendo anche il vecchio fucile di mio padre, cacciare con l'arco sarebbe più sicuro ma sono mesi che non abbiamo contatti con altre persone e quindi non ho paura di attirare  attenzioni indesiderate sparando, poi cacciare col fucile è decisamente più facile e veloce. Metto ai piedi gli scarponi e mi avvicino all'uscio "Matt" sussurra una voce alle mie spalle
"Kyle cosa ci fai già sveglio? Sono le 5 torna a dormire"
"Volevo darti questo sai, come regalo di compleanno" dice porgendomi un pacchetto incartato approssimativamente.
Già il mio compleanno.. In famiglia non abbiamo mai festeggiato i compleanni, nè il mio nè quello di Kyle, ma lui non deve ricordarsene visto che ogni anno fa di tutto per trovare qualcosa da darmi.
"Grazie Kyle" gli dico abbozzando un sorriso e prendendo il piccolo pacchetto dalle sue mani. Dopo alcuni strati di carta di giornale mi ritrovo con in mano un pacchetto di sigarette.
"Kyle ma cosa?" Gli chiedo stupito
"Ho visto che alcune volte cercavi dove papà teneva le sue, l'altro giorno ho trovato questo pacchetto nel mobiletto in cantina e pensavo fosse un bel pensiero" 
Kyle sembra essersi rattristato, forse non era la reazione che si aspettava da me. In effetti sarei un bugiardo a non ammettere la mia dipendenza dalla nicotina, ed essendo diverse settimane che non fumo è un regalo più che azzeccato. Scompiglio i capelli di Kyle con una mano e mi inginocchio quanto basta per essere all'altezza dei suoi occhi color nocciola "Grazie Kyle davvero, è un gran regalo" dico sorridendo. Kyle risponde al mio sorriso con uno sbadiglio "dai ora torna a letto che è presto e sei ancora stanco" lo intimo
"Va bene, ci vediamo dopo, buon compleanno Matt ti voglio bene"
"Anche io" rispondo accompagnandolo con gli occhi fino alla porta di camera sua. Una volta che sono sicuro sia tornato a letto -lo sento chiaramente dagli scricchiolii delle vecchie assi del pavimento del primo piano- mi carico il fucile in spalla e vado in cucina, dove prendo la scatola di fiammiferi coi quali di solito accendo il fuoco per cucinare le poche cose che riesco a catturare, sfortunatamente per noi non c'è un granchè da cacciare nei boschi vicino a casa e sono poche le volte in cui torno con una bella preda. 
•••
Mi chiudo la porta di casa alle spalle e mi accendo una delle sigarette che mi ha regalato Kyle, al primo tiro sento il fumo grattarmi in gola e la sensazione mi fa sorridere.
Dio, devo proprio decidermi a smettere di fumare.
Dopo alcuni passi verso il bosco mi volto per osservare la nostra casa, una vecchia villetta di campagna a due piani abbandonata al limitare di un bosco in mezzo ai campi quasi del tutto incolti, ad eccezione del nostro piccolo orto, dipinta di un ormai sbiadito color avorio che la fa sembrare ancora più brutta di quello che è già in realtà. 
Mi volto verso il bosco e riprendo a camminare, il cielo è già chiaro, e fra non molto vedró sorgere il sole. Finisco di fumare e dopo aver lanciato via la sigarette afferro il fucile con entrambe le mani e lo carico. Più mi inoltro nel bosco e più il silenzio in cui mi ritrovo mi fa sentire a casa. Ormai sono mesi che non incontro nessuno con delle notizie di quel che succede in città e tutto quel che so si basa su quanto mi veniva detto dai miei genitori e da quel che mi disse Dave, un profugo della città che incontrai mesi fa nei boschi. In parole povere: è un casino. 
Per parlare di quel che è successo devo tornare con la mente a molti anni fa quando i miei discutevano sul da farsi. Da quanto ricordo dei loro discorsi la popolazione mondiale continuava a crescere e lo spazio sulla terra non bastava più per tutti. inizialmente i governi avevano pensato di colonizzare i pianeti dello spazio, ma l'idea fu bocciata per i costi eccessivi. Così i governi mondiali decisero di ricorrere ad una soluzione decisamente più drastica, il periodo che i miei genitori chiamavano col nome "Anno del Macello". In poche parole i governi avevano creato un virus che causasse la morte dei 5/7 della popolazione mondiale, qualcosa tipo 6 miliardi di persone, in un tempo brevissimo e senza causare sofferenze nell'individuo infetto. I governi avevano fatto in modo di rendere determinate persone immuni, loro erano i migliori, le persone che avrebbero ricreato il mondo, le persone che da quanto dicevano vivono in città. Ma c'è stato un intoppo nei loro piani e il virus non si è manifestato in maniera letale in tutti gli individui infetti, una parte di loro infatti è sopravvissuta diventato quindi immune al virus. Da quanto ne so io, o meglio, da quanto ne sapevano i miei il virus sarebbe stato efficace solo per una generazione, le persone nate dopo gli "Anni del Macello" sarebbero state immuni al 100 per cento. Le persone sopravvissute al virus sono state "cacciate" come prede, erano un pericolo e andavano eliminate. Ma nonostante la propria potenza il governo non poteva ucciderli tutti e loro si sono organizzati per avere la vendetta sul governo che li voleva morti, e da quanto ne so i miei genitori sono andati con questo gruppo di ribelli, ad appiccare fuoco a delle bandiere del governo, a fare atti vandalici di poco conto e non so che altro..
Questo però accade solo in città, permettendo a me è Kyle di vivere in campagna senza nessuno che voglia ucciderci.
Mentre con la mente ripercorrevo le informazioni che avevo sul mondo il mio corpo si muoveva d'istinto e senza essermi accorto del viaggio mi ritrovo al fiume dove io Kyle, in assenza di acqua corrente, ci laviamo. Mi chino per ber bere e osservo il mio riflesso sulla superficie increspata dell'acqua che scorre verso la città, i capelli, di un color castano troppo chiaro per i miei gusti, mi ricadono in modo disordinati sulla fronte e sugli occhi, che dovrebbero essere azzurri ma oggi mi sembrano proprio grigi. Dopo aver visto il mio riflesso nell'acqua decido che è meglio mettere il cappuccio per nascondere, almeno in parte, il disordine dei miei capelli (come se qualcuno potesse acorgersene). 
Alzo lo sguardo dal fiume appena in tempo per vedere sull'altra sponda una cerva che sta bevendo, finisco di mettere il cappuccio e lentamente prendo il fucile da terra.  Il colpo è già in canna e sto prendendo la mira, quando all'improvviso un rumore alle mie spalle fa andare in allerta la cerva e la fa scappare. Impreco ma sono deciso a non lasciami scappare una preda così gustosa, sto per premere il grilletto quando qualcosa da dietro mi colpisce e mi fa cadere in acqua.
Ecco perché non sono bravo a caccia, mi concentro troppo su una preda senza stare attento a quel che mi succede attorno, la cerva era scappata per un rumore ma io ero troppo attento a lei da non accorgermene, probabilmente un cinghiale deve essermi venuto addosso spingendomi in acqua. 
Riemergo dalle profondità del fiume inspirando a pieni polmoni una volta a galla, ma sulla sponda del fiume ad attendermi non c'è un cinghiale bensì una ragazza che in ginocchio e ansimando mi fa segno di andare da lei
"Muoviti!" Mi dice sottovoce facendo segno con la mano.
In fretta attraverso la poca distanza che ci separa e raggiungo il punto in cui ero, prima che cadessi, o meglio, che mi spingesse in acqua.
"Si può sapere che ca.." Non faccio in tempo a finire la frase che la ragazza mi butta a terra tappandomi la bocca con la mano
"Non parlare e non muoverti" mi ordina sussurrando.
Da questa posizione posso osservarla con attenzione, ha i capelli biondi e lunghi, così lunghi che raggiungono quasi il mio naso ora che è inginocchiata su di me, e gli occhi verdi e splendenti, come se riuscissero a intrappolare la poca luce che ci raggiunge dalle fronde degli alberi. Ha un maglione aderente con un piccolo scollo che lascia intravedere la fine delle scapole (dove riesco a notare una striscia nera sulla pelle come se fosse un marchio) e che le accentua le curve dei fianchi stretti.
Ma che sto facendo? 
Basta che arrivi una ragazza carina e io lascio scappare la cena mia e di Kyle?
Mi alzo di scatto facendola cadere a terra e stavolta sono io a tapparle la bocca (che è composta da due carinissime labbra sottili) e a sedermi su di lei. 
"Poverina peserà 20 chili in meno di me, potrei farle male" penso fra me e me, così mi sposto dal suo busto e mi siedo sul terreno accanto.
"Adesso tu mi spieghi perché hai fatto scappare la mia cena e perché mi hai buttato nel fiume, ok?" Le sussurro all'orecchio così vicino alla sua faccia tanto che riesco a sentirla inspirare ed espirare mentre parlo.
Lei annuisce e lentamente io sposto la mano dalla sua bocca permettendole di parlare e di sedersi davanti a me.
"Posso spiegarti" comincia lei
"Comincia allora"
"Sono una Lìber"
"Una cosa?"
"Una Lìber!" ripete lei come se la cosa fosse ovvia "Sono un membro di un gruppo che si oppone al governo chiamato Lìber, così va meglio?" 
"Si si non mi importa la storia della tua vita" o forse si? "Ma da quando in qua voi come diavolo vi chiamate.."
"Lìber" ripete lei
"Si ho capito! Da quando voi Lìber avete il diritto di spingere la gente in acqua mentre caccia?"
"Se tu avessi sparato ci avrebbero scoperto!"
"Ma scoperto chi! Sono mesi che giro nei boschi e sei la prima persona che trovo!"
"Grazie" risponde sorridendo
Non capisco se è stupida o cosa
"Ma grazie di cosa!?" Dico alzando la voce
"Shhh!" Mi fa segno lei portandosi il dito alla bocca
"Loro mi stanno cercando" aggiunge indicando una colonna di fumo alle mie spalle.
Una colonna di fumo più o meno alla fine del bosco.
All'inizio del sentiero che prendo ogni mattina.
Dove c'è la nostra villetta abbandonata.
Dove c'è Kyle che dorme mentre mi aspetta.
"Kyle!" Urlo alzandomi e prendendo il fucile da terra comincio a correre verso casa.
La ragazza mi urla qualcosa che non sento, le sue parole sono coperte dal rumore dei miei passi veloci sui rami a terra e dal battito del mio cuore che sento rimbombare in testa. 
"Fa che stia bene fa che stia bene fa che stia bene" continuo a ripetermi in testa mentre corro a perdifiato verso casa.
Dopo qualche minuto arrivo alla fine del sentiero, con un braccio dolorante per aver sopportato il peso del fucile e con il fiatone per la corsa. Poi lo vedo, poi vedo loro.
Kyle è nel giardino appena fuori dall'ingresso di casa, con le mani sopra la testa, il labbro sanguinante e le lacrime agli occhi, davanti a lui uomo che gli punta la pistola alla testa mentre gli chiede qualcosa che non riesco a sentire, dietro a Kyle la casa va in fiamme e due uomini controllano che l'incendio non si propaghi al bosco. Sono un totale di tre uomini, di cui uno sicuramente armato.
Poi non so che succede, l'uomo armato colpisce Kyle violentemente col calcio della pistola facendolo cadere a terra assieme ad un grido di dolore.
Non posso sopportare oltre.
Esco dal bosco e corro verso l'uomo, lo scoppiettio dell'incendio nasconde fortunatamente il rumore dei miei passi, e in men che non si dica gli sono addosso. Dalle sue spalle gli colpisco la rotula col calcio del fucile rompendogliela, l'uomo cade senza capire chi o cosa l'abbia colpito, appena tocca terra gli punto un piede sul torace con tutta la forza che ho e gli punto il fucile in faccia.
Premi il grilletto, forza.
Guarda cosa ha fatto a Kyle uccidilo!
Ma non sono un assassino, così giro il fucile e gli assesto un colpo alla tempia con il calcio, facendogli perdere i sensi. 
Nel momento in cui mi alzo da terra gli altri due uomini si voltano ed estraggono da sotto la giacca le loro pistole, istintivamente mi lancio su Kyle facendogli da scudo e chiudo gli occhi.
Sento partire tre colpi e uno deve avermi colpito alla spalla di sfuggita, infatti brucia e sento il sapore del sangue in bocca, ma riesco a muoverla. Appena apro gli occhi vedo i corpi dei due uomini a terra e dietro di noi la ragazza di prima con la pistola fumante in mano.
Vedo che sta dicendo qualcosa, ma non riesco a capire, Kyle, ora in piedi davanti a me, mi sta parlando ma non lo sento. Faccio per alzarmi ma il mio corpo non reagisce e cado rovinosamente su quello che fino a ieri era il giardino intatto di casa mia. 
L'ultima cosa che vedo sono le fiamme che divorano i resti di casa nostra, i resti di tutto ciò che mi rimaneva e che mi collegava ai miei genitori. 
Poi vengo circondato dalle tenebre.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mi risveglio assieme al bruciore della guancia. Apro gli occhi, la ragazza sconosciuta mi sta schiaffeggiando con faccia preoccupata, una ciocca di capelli biondi le cade sul viso coprendole l'occhio destro e lei lo sposta dietro l'orecchio prima di colpirmi ancora con forza.
"Mi sono svegliato puoi anche smetterla ora" le dico abbozzando un sorriso
"Ciao" mi risponde lei spostandosi da sopra il mio petto "Pensavo non ti saresti svegliato più"
"Esagerata, alla fine il proiettile non mi ha neanche preso"
"Ah ma non era un proiettile quello, era un sedativo"
"Un sedativo? Perché mai avrebbero dovuto sedarmi?" Le chiedo
"Prontoo!" Dice lei battendomi la testa col pugno "te l'ho detto prima che erano qua per me, te non interessi a nessuno"
Le ultime sue parole mi colpiscono duramente, ovvio che interesso a qualcuno c'è Kyle che si preoccupa per me.
"Kyle!" Urlo provando ad alzarmi senza successo
"Fermo Matt non puoi ancora muoverti" mi dice lei "Kyle è qua e sta bene"
"Kyle!" Urlo di nuovo io ispezionando il bosco con lo sguardo
"Matt!" Risponde lui alle mie spalle "Matt sono qui tranquillo sto bene" aggiunge sedendosi davanti a me.
Ora che non ho più la vista offuscata dal sedativo noto che Kyle ha un occhio nero e un taglio sul labbro e sulla fronte che hanno smesso di sanguinare da un po', credo.
"Quanto sono rimasto incosciente?" Chiedo a Kyle
"Qualche ora, ma Sophie si è presa cura di te e di me" risponde
"Sophie?" Chiedo
"Si è così che mi chiamo" risponde la ragazza accanto a me "piacere di conoscerti Matt"
"Si si.." Mi accorgo di riuscire un po' a muovere le gambe e a fatica mi siedo in una posizione più comoda "ora se non ti spiace Sophie, ti spiacerebbe dirmi, anzi dirci, perché casa nostra è stata bruciata?" Le chiedo cercando il pacchetto di sigarette che avevo in tasca "Cerchi questo?" Dice lei sventolandomi in faccia il mio pacchetto "il fumo uccide sai?" Aggiunge "Mi hanno appena sparato alla spalla, quindi direi che la morte per il fumo non mi spaventa ora come ora" le rispondo strappandoglielo di mano, poi prendo un fiammifero dalla tasca interna della felpa e mi accendo una sigaretta inspirando profondamente.
"Non ti hanno sparato" mi dice Sophie
"Cosa?" Domando io liberando una nuvola di fumo che si disperde per l'aria con forme bizzarre
"Ti hanno solo iniettato un paralizzante"
"E la differenza quale sarebbe, scusa!?"
"Il paralizzante che ti hanno iniettato ha agito sul tuo sistema nervoso bloccando ogni segnale elettrico che il cervello inviava ai tuoi muscoli, lasciando peró attiva ogni attività necessaria alla sopravvivenza dell'organismo" spiega lei
"Si ma in ogni caso mi hanno sparato e non so neanche il motivo!" Rispondo alzando la voce
"Ragazzi" Kyle ci richiama alla realtà
"Che c'è?" Rispondiamo in coro io e Sophie
"Mi sa che dobbiamo andare" aggiunge indicando un punto nel cielo, dove una macchia scura si avvicina sempre più velocemente a noi, non capisco se sia un elicottero, un aereo o che altro, ma so che dobbiamo andarcene e in fretta.
"Dobbiamo andare" dico io provando ad alzarmi, per fortuna che il sedativo ha smesso di fare effetto, altrimenti sarei dovuto rimanere seduto lì completamente indifeso.
"Ce la fai a camminare?" Chiede Sophie preoccupata, è strana l'espressione che assumono i suoi occhi, sembra che sia realmente interessata alle mie condizioni
"Ce la fai a camminare o no!?" Mi richiede lei un po' spazientita
"Si si" rispondo io con un colpo di tosse. A fatica mi alzo e appena sono completamente in piedi i miei occhi si posano sui resti fumanti della nostra casa.
E ora che facciamo?
Ricaccio indietro le lacrime, devo essere forte come si aspetta Kyle, perché potrò aver perso tutto ma finché lui è con me, finché ho ancora la mia famiglia, posso ancora andare avanti.
"Ora che facciamo Matt?" Mi chiede Kyle "la casa è andata e non abbiamo altro posto dove andare"
Spengo la sigaretta sull'erba ancora umida del bosco e la schiaccio con lo scarpone.
"Non importa dove andare, ma ora come ora dobbiamo sparire da qui, ormai non è più sicuro" gli rispondo
"Io so dove andare" interviene Sophie "non è il massimo ma per un paio di giorni potrebbe andar bene".
•••
Non so perché Kyle fosse d'accordo con lei, per essere un'estranea ha accettato in fretta la sua idea, troppo in fretta. Sono già diverse ore che camminiamo e da tempo abbiamo abbandonato la parte del bosco che conosco. Il sole è ormai alto nel cielo, sarà circa mezzogiorno, Sophie cammina davanti a me e a Kyle coi capelli biondi che le svolazzano sulle spalle ad ogni passo.
"È carina eh?" Mi fa Kyle sottovoce toccandomi il fianco col gomito "Kyle non è il momento per pensare a certe cose"
"Non ho detto nulla di che, ho detto solo quello che penso e secondo me sei del mio stesso parere"
In effetti ora che la guardo meglio è veramente carina, ma non posso farmi distrarre da certe cose, non ora, così scaccio il pensiero dalla testa.
"Lo ammetto è carina" poi mi fermo e afferro Kyle per le spalle "ma anche se è carina non sappiamo chi è o cosa voglia da noi, stamattina degli uomini hanno provato ad ucciderci per lei, è quel tipo di ragazza che porta solo guai" gli dico
"Kyle, Matt, vi muovete?" Ci urla lei ormai molto più avanti di noi "Arrivo" risponde Kyle correndo subito al suo fianco
"Non ti aspettiamo Matt!" Aggiunge lei una volta che Kyle l'ha raggiunta.
"Che palle" dico fra me e me, e con uno scatto li raggiungo in fretta.
Passano diversi minuti in cui Kyle e Sophie parlano animatamente, poi Kyle aumenta il passo e rimaniamo da soli io e lei.
Chissà quali strane idee si è fatto, penso sorridendo.
"Quindi.." Esordisce lei
"Cosa?"
"Vivete voi due da soli?" Mi chiede toccandomi il fianco col suo, la sua è una camminata ciondolante che crea un'immagine quasi tenera nel complesso.
"Si" rispondo freddo
"Come mai?"
"I nostri genitori sono morti quando io e Kyle eravamo piccoli" mento io, non mi piace che la gente sappia la verità, non mi piace ricordare a me stesso che i miei genitori hanno preferito combattere una stupida battaglia contro chissà cosa piuttosto che crescere me e mio fratello. "Mi spiace" dice lei intristendosi, poi dal nulla si ferma e mi abbraccia. Era da troppo tempo che nessuno mi abbracciava, è una sensazione piacevole, bella.
Contraccambio l'abbraccio e poggio il mio mento sulla sua spalla.
-Che stai facendo?- Chiede una voce nella mia testa
-Una bella ragazza ti fa gli occhi dolci e tu subito ti lasci incastrare così?- Sciolgo l'abbraccio e lei mi bacia sulla guancia "stai tranquillo, non siete più da soli ora"
Mi allontano di qualche passo da lei "e chi sarebbe con noi ora? Tu?".
"Si, e non solo c'è anche il mio gruppo di Lìber che sarà ben pronto ad accogliervi a braccia aperte".
A sentire queste parole tutto il buon umore che avevo svanisce, non sono rimasto otto anni nascosto per unirmi poi ad un gruppo di ribelli che combatte per motivi a me sconosciuti, non metteró Kyle in pericolo per un suo capriccio..
"Senti apprezzo il pensiero ma..".
La mia frase viene interrotta da un urlo..
"Kyle!" Dico cominciando a correre nella direzione del suono "Kyle!" Urlo più forte. Dopo qualche passo mi ritrovo nel punto dove c'è Kyle, una mano alla bocca, le lacrime agli occhi e con la mano libera che indica a terra..
Kyle ha appena trovato un cadavere..
L'uomo è sulla quarantina, con lunghi capelli neri e riccioli che cadono in un modo disordinato sulle sue spalle, la faccia è schiacciata nel terreno, in quella che credo essere una pozza del suo stesso sangue. Osservando meglio noto che l'uomo ha la divisa squarciata su un fianco, dove si vede chiaramente il foro d'ingresso di un proiettile, al collo ha una piastrina; faccio per leggerla ma Sophie mi trattiene il braccio "fermo" mi dice.
"Che c'è?".
"Lo conosco, o meglio, lo conoscevo" risponde con la voce tremante "si chiamava Robert, era il comandante dell'unità di spionaggio dei Lìber da dove vengo io, conosco sua figlia, ha 13 anni" poi si porta le mani al viso e comincia a piangere. Da dietro Kyle mi spinge verso di lei e stavolta sono io ad abbracciarla. Appena le mie braccia incontrano i suoi fianchi lei butta la faccia sul mio petto e comincia a singhiozzare. Mentre le accarezzo la schiena ripetendole che andrà tutto bene ripenso a stamattina, non riesco a credere che la ragazza che ho fra le braccia è la stessa che ha ammazzato due persone a sangue freddo per salvare la vita mia e di Kyle, per salvare due sconosciuti, mentre ora che singhiozza sul mio petto mi sembra così fragile tanto che ho paura di romperla stringendola troppo. Forse sono stato troppo duro con lei, in fondo non solo io e Kyle abbiamo la vita difficile in questo mondo, l'unica cosa è che noi non abbiamo nessuno da piangere, e forse questo non è un male..
Dopo qualche minuto Sophie smette di piangere "dobbiamo andare ora" dice con voce tremante. Non riesco a smettere di guardarle gli occhi, anche se sono arrossati per il pianto rimangono di un colore verde che mi rapisce "fra non molto farà buio ed è meglio trovare un rifugio e della legna per stanotte" aggiunge riportandomi alla realtà..
"Si hai ragione!" Rispondo sciogliendo l'abbraccio col quale eravamo ancora legati..
"Se siamo fortunati dovremmo riuscire a trovare una grotta abbastanza grande per tutti e tre" dico cominciando a camminare assieme a Kyle..
Dopo qualche passo mi volto per vedere se Sophie ci seguiva e vedo come lei abbia messo il corpo di Robert in modo che le braccia fossero allargate seguendo la linea delle spalle, come se dovesse occupare più spazio possibile, poi gli prende qualcosa dalla tasca, dice due parole che non riesco a sentire e si incammina dietro di noi..
•••.
Il sole è ormai tramontato da tempo e l'unica fonte di luce proviene dal piccolo fuoco attorno al quale siamo seduti noi tre, fortunatamente qualche ora fa abbiamo trovato questa grotta, come la definisce Sophie, (per me è solamente un buco grande appena quanto basta per tre persone di piccola statura) adatta per passare la notte e siamo abbastanza lontani sia da casa nostra, o ciò che ne rimane, sia, per quanto dice Sophie, dal campo dei Lìber dove siamo diretti, quindi dovremmo avere una notte abbastanza tranquilla, ma per sicurezza io e Sophie ci siamo organizzati per fare dei turni di guardia mentre Kyle dorme. Lei voleva coinvolgere anche lui nei turni, ma per me è troppo piccolo anche se ha 13 anni e non voglio che abbia in mano un arma, è troppo giovane per dover uccidere qualcuno, anche se è necessario per la nostra sicurezza. .
Da dopo che abbiamo trovato il cadavere di Robert Sophie è stata in silenzio per quasi tutto il viaggio, nonostante la conosca solo da stamattina ho capito fin da subito che è il tipo di persona.. Bhe come dire.. Un po' logorroica. Appena vedo che Kyle si è addormentato mi sposto accanto a lei "Chi era l'uomo di questo pomeriggio?" Chiedo forse troppo direttamente, è la prima volta che parlo con una persona che non sia Kyle o qualche viaggiatore incontrato nei boschi e il tatto è una di quelle qualità che mi mancano..
"Era un amico dei miei genitori" spiega lei "fin da piccola l'ho trattato come se fosse il fratello di mio padre, mio zio insomma. Probabilmente oggi è morto per colpa mia" sento la sua voce tremare e ho paura che possa ricominciare a piangere, così la stringo a me e lei appoggia la testa sulla mia spalla mentre col braccio mi cinge la schiena "perché sarebbe colpa tua?" Le chiedo "eri da tutt'altra parte".
"Due settimane fa sono stata rapita" la notizia mi lascia completamente senza fiato "facendo parte della squadra di spionaggio dei Lìber sono dovuta andare più volte in territorio nemico per scoprire qualcosa, in quelle missioni però noi non siamo a squadre perché sarebbe troppo facile trovarci, ma essendo da sola sono stata una preda facile. Io lavoravo nella stessa squadra di Robert, o meglio Robert era il capitano della mia squadra e da quando ha scoperto che mi era successo qualcosa deve aver provato a cercarmi ovunque finchè loro non l'hanno trovato e ucciso" queste ultime sue parole mi rimbombano nella testa..
Ucciso..
È così. La gente fuori dalla nostra villetta si uccide per motivi che nemmeno conosco. Chi ha ragione, chi ha torto, sono tutte cose che non so. .
Da che parte staró? .
Odio terribilmente questa mia ignoranza..
"Avete un bel legame" dice Sophie riportandomi alla realtà.
"Cosa?" .
"Tu e Kyle, avete un bel legame, mentre eri privo di sensi Kyle mi ha raccontato molto di te, di voi e di come ti sei preso cura di lui ogni giorno da quando i vostri genitori vi hanno abbandonato".
"Quindi sai che..".
"Si, so che prima mi hai mentito. Ma non sono arrabbiata per questo, cioè alla fine sono cose vostre personali e non volevo insistere troppo." Lei mi ha raccontato tutta la storia riguardo Robert senza farsi problemi, mentre io ho mentito riguardo i miei genitori, mi sento terribilmente in colpa..
"Hei" mi dice lei prendendomi il mento con le dita e spostandomi la faccia di fronte alla sua "non c'è problema non sono arrabbiata" aggiunge sorridendo. .
Lei mi tiene ancora il mento stretto fra le dita, siamo così vicini che sento l'aria calda che espira sul collo. Mi guarda fissa coi suoi occhi verdi che hanno recuperato il colore normale senza più il rossore, causato dalle lacrime..
Il fuoco scoppietta..
Come se non avessi più il controllo del mio corpo mi avvicino a lei, e lei fa lo stesso. .
Continuo a guardarla e lei continua a guardare me, poi chiude gli occhi e si avvicina ancora. .
I nostri nasi si sfiorano, chiudo gli occhi anche io. I nostro respiri ormai sono sincronizzati. .
Lei espira, io espiro..
Lei inspira, io inspiro..
Ormai tutta la distanza che c'era fra noi sembra essere svanita, è come se la conoscessi da sempre, come se ogni fibra del mio corpo non avesse aspettato altro che lei..
"Forse dovrei dormire" dice lei improvvisamente allontanandosi da me Ho addosso la stessa orribile sensazione che si ha quando ci si sveglia durante un bel sogno.
"Si, faccio io il primo turno di guardia" dico alzandomi e andando verso l'ingresso della grotta, dove avevo appoggiato il fucile. .
Non so cosa stava per succedere, ma so che non era questo quello che mi aspettavo..
Sophie si alza e mi raggiunge all'ingresso della grotta "buonanotte" mi dice, poi si alza sulle punte e mi da un bacio un po' troppo lungo sulla guancia, poi velocemente si sdraia accanto a Kyle e chiude gli occhi. Col fucile sottobraccio vado all'ingresso della grotta e mi siedo con le spalle contro il muro, prendo dalla tasca una sigaretta e l'accendo osservando con occhio attento il bosco immerso nell'oscurità..
•••.
Il mio turno di guardia è quasi finito, butto altra legna sul fuoco in modo che rimanga vivo e poi mi ritrovo a guardare Sophie che dorme. Non so perché ma continuo a fissarla. Il suo petto sale e scende seguendo il ritmo del suo respiro..
Cosa stava succedendo prima?.
Che sensazione era? .
Amore?.
Mi scappa una risata soffocata che si disperde nel bosco silenzioso..
19 anni senza che tu veda una ragazza e poi ti 'innamori' della prima che trovi? Dai Matt non sarai mica serio..
Rido ancora, mi sento quasi un pazzo quando parlo nella mia testa da solo, ma penso che in confronto a quello che succede qua fuori è nulla..
"Ti diverti a fare la guardia?" Dice Sophie con la voce di chi si è appena svegliato e aprendo a fatica gli occhi, spero non si sia accorta che la stavo fissando.
"Un po' si dai, non è noioso come dicevi" dico provando ad abbozzare un sorriso.
"Sei stanco Matt?" Chiede lei mettendosi a sedere, ha diverse ciocche di capelli che le ricoprono gli occhi, ma con cura lei le riposiziona ognuna al proprio posto, come se fosse una cosa che fa ogni giorno..
"No" rispondo io, ma vengo tradito da uno sbadiglio che fa trasparire la mia reale stanchezza..
"Dai via a dormire qualche ora, è il mio turno adesso dormi" e più che una richiesta sembra un ordine, così senza protestare vado a mettermi nel posto che prima occupava lei, mi sdraio accanto a Kyle e prima di chiudere gli occhi ripenso al bacio che stava per darmi e nella testa cominciamo a venirmi in mente le cose che avrei potuto dire o fare. Ma anche a ripensarci adesso è inutile e senza che io me ne accorga sto già dormendo..
•••.
Sono in una stanza buia, senza finestre o luci, quando la mia vista si abitua alla scarsa luminosità mi accorgo che davanti a me c'è un tavolo. Su questo tavolo ci sono dei pezzi, non so di cosa siano, ma non so come usarli questo è poco ma sicuro. Poi una mano mi afferra la spalla e mi costringe a girarmi. La stanza è scomparsa, ora sono davanti a casa, sta bruciando, ancora, solo che stavolta Kyle non è in giardino in ginocchio, è dentro casa. Lo sento urlare. Comincio a correre verso l'ingresso poi sento uno sparo e cado a terra "mi hanno preso ancora col sedativo" penso, poi mi guardo la gamba. Un fiume di sangue esce senza fermarsi da quello che prima era il mio ginocchio. Non riesco a rialzarmi. Poi le sento, le urla di Kyle diventano risate sempre più forti, si trasformano in ghigni che mi gelano il sangue nelle vene, poi lo vedo. Vedo Robert che mi guarda dall'alto in basso, la sua ferita ancora aperta e sanguinante. Poi dalla fondina estrae una pistola e me la punta alla fronte, sento il freddo metallo premere sulla mia pelle "morire liberi è il modo migliore per lasciare questo mondo" dice. Poi preme il grilletto. Quando apro gli occhi non sono più davanti a casa, sono nella grotta dove mi sono addormentato, solo che sono già in piedi, Sophie davanti a me che mi guarda e mi bacia, un bacio lungo appassionato. Poi mi slaccia la felpa e la lancia via, non sento freddo, mi giro e vedo che Kyle non c'è, ma la cosa non mi preoccupa. Stavolta sono io a baciarla e subito le sfilo la maglietta e lei fa lo stesso a me. Le sue mani partono a toccarmi dal mio collo e lentamente arriva fino ai miei fianchi, nel punto in cui cominciano i pantaloni, la guardo negli occhi, lei guarda me. Vorrei baciarla ancora, e penso che lo faró. Mi avvicino a lei per sentire il sapore delle sue labbra di nuovo solo che adesso mi colpisce con un pugno sul naso..
Mi risveglio col naso dolorante..
Mi guardo intorno e vedo il braccio di Kyle posato sul mio collo e non posso fare a meno di sorridere al pensiero di cosa stavo sognando e di come lui l'abbia interrotto colpendomi involontariamente. Gli sposto il braccio lungo il fianco e mi giro dall'altro lato osservando l'ingresso della grotta. Sophie è ancora lì a fare la guardia, la silhouette messa in risalto dal movimento irregolare della luce del fuoco..
Oddio quel sogno mi ha rovinato..
Fra le mani stringe qualcosa, non è la pistola che è saggiamente riposta nella fondina, decido di non indagare oltre e che per oggi ho già invaso abbastanza la sua privacy. Chiudo gli occhi e torno a dormire, sperando fra me e me di riprendere il sogno da dove l'avevo lasciato..
•••.
Mi sveglio più tardi del solito, il sole è già sorto e illumina il bosco intorno alla grotta. I resti carbonizzati del fuoco continuano a rilasciare nell'aria una puzza di bruciato che ormai ha impegnato i nostri vestiti. Mi alzo e stiro ogni muscolo del mio corpo, ho le spalle indolenzite a causa del contatto prolungato col terreno roccioso e faccio fatica a muovere la spalla destra, quella a cui hanno 'sparato'. Esco dalla grotta socchiudendo gli occhi a causa del sole, Kyle è seduto lì fuori e sta provando a colpire un albero con dei sassi che raccoglie da terra..
"Buongiorno Kyle" gli dico prendendo una sigaretta dalla tasca e accendendola, il buon giorno si vede dal mattino e questo è il modo di cominciare una giornata che preferisco..
"Ciao Matt" mi risponde senza distogliere lo sguardo dal bersaglio che vuole colpire. Osservo il bosco intorno a noi "dov'è Sophie?" Chiedo "Stamattina abbiamo trovato un fiume poco lontano da qui e credo sia andata a lavarsi" .
Un pensiero malizioso mi sfiora la mente ma lo faccio sparire subito espirando una densa nuvola di fumo che si disperde nell'aria mattutina..
"Vi siete baciati?" .
"Cosa!?" Chiedo tossendo, per la sorpresa della domanda il fumo mi è andato di traverso in gola. Vedo che il tatto non manca solo a me in famiglia, e la cosa un po' mi consola..
"Tu e Sophie, vi siete baciati dopo che mi sono addormentato?" Richiede voltandosi con un sorrisetto malizioso in faccia .
"Ma stai zitto" gli dico ridendo e scompigliandogli i capelli "non sono cose a cui dovresti pensare" aggiungo.
"Si ma sono cose a cui TU dovresti pensare invece" aggiunge ridendo. La sua risata è contagiosa e mi ritrovo a ridere con lui..
"Voglio ridere anche io" è Sophie che è appena arrivata, i capelli oggi sono raccolti in una treccia ancora umida che le cade dietro le spalle e che lascia vedere le orecchie lievemente a sventola..
"No niente stavamo solo parlando.." Inizia Kyle.
-non vorrà mica spifferare tutto!?-.
"Parlando di come lui abbia una mira veramente pessima" lo interrompo io prima che possa dire altro..
Fortunatamente Kyle sembra non voler mettermi in difficoltà con Sophie, per ora..
"Bhe vorrei vedere te centrare quell'albero là in fondo con un sasso" risponde Kyle indicando un albero lontano da noi..
"Già sembra parecchio difficile" commenta Sophie..
Senza pensarci raccolgo da terra un sasso e lo scaglio con forza in direzione dell'albero, la mia mira è migliore di quella di Kyle e il sasso va a colpire il tronco dell'albero..
"Niente male!" commenta Sophie.
"Se non avessi una bella mira io è Kyle saremmo morti di fame da un pezzo" rispondo con un sorriso.
Lei ricambia il sorriso e i nostri sguardi si incrociano fino a quando Kyle non interrompe il silenzio "non dovremmo andare?".
"Già" dice Sophie con un colpo di tosse "se tutto va bene stasera arriveremo alla base".
Non sono ancora sicuro se seguirla sia la cosa giusta ma sicuramente io è Kyle ora non abbiamo un posto dove stare e seguendola magari potremmo dormire notti tranquille..
Io è Kyle cominciamo a camminare dietro Sophie, che ci precede con la stessa andatura spensierata e ciondolante di ieri. Da dietro Kyle mi afferra la maglietta e mi attira alla sua altezza "potresti evitare si mettermi in imbarazzo ogni volta che la incontri?" Mi sussurra all'orecchio.
"Ci proverò" gli rispondo ridendo, poi lo afferro per le spalle e insieme seguiamo Sophie..
•••.
Dopo diverse ore di marcia il bosco diventa sempre meno fitto, e da quanto mi sembra la temperatura è calata di qualche di qualche grado, e per restare più al caldo mi metto il cappuccio in testa, odio sentire freddo alle orecchie. .
“Tutto a posto Kyle?” gli chiedo .
“Fa freddo” mi risponde lui.
“Tranquilli siamo quasi arrivati” dice Sophie voltandosi verso di noi e sorridendoci. I nostri occhi si incontrano per una frazione di secondo, non posso fare a meno di fissarla, coi suoi occhi sembra quasi essere in grado di leggere la parte più intima e profonda di me. Poi lei si volta e i miei occhi si staccano dai suoi. Kyle deve essersi accorto del modo in cui la guardavo, mi colpisce il fianco col gomito e appena mi volto verso di lui mi fa l’occhiolino.
“Ma smettila” gli dico ridendo e spingendolo, con affetto, lontano da me.
Sophie, che ha visto la scena, si mette a ridere continuando a camminare davanti a noi. Spero soltanto di non essere arrossito, ma in ogni caso preferisco evitare l’imbarazzo di ammetterlo e mi volto, in modo da dare le spalle a Sophie, per osservare il paesaggio. Tutto intorno a noi ci sono montagne con le vette innevate e i ripidi pendii, alcuni monti sono così alti che le nuvole mi imediscono di vederne la cima.
"Dove siamo?" chiedo rivolto a Sophie
"Siamo quasi arrivati" risponde lei
"Non intendevo in quel senso" dico soffocando una risata "Intendevo dove siamo nel mondo?" aggiungo
"Non posso rivelartelo questo, sai alla fine ci conosciamo da solo un giorno e queste sono informazioni riservate"
E' strano il modo in cui mi parla ora, è.. Fredda. Pensavo che dopo ciò che è successo l'altra sera i fosse creato una specie di legame fra di noi, ma sembra quasi che più ci avviciniamo al campo, più lei voglia mettere le distanze fra me e lei.
"Siamo arrivati" dice lei fermandosi e interrompendo i miei pensieri . Soltanto ora mi accorgo che stiamo seguendo un sentiero creato da qualcuno e che poco più avanti il bosco finisce.
"Abbiamo delle guardie sulla parte più alta dell'accampamento, quindi uscirò prima io, poi voi due, uscite lentamente e non fate cose stupide!" mentre Sophie dice l'ultima parte della frase mi fissa come se io fossi propenso a fare cose stupide.
"Va bene" risponde Kyle anticipandomi "Dicci pure quando uscire"
"Ok" risponde lei avviandosi verso la fine del bosco
"Matt.." Kyle mi chiama tirandomi la manica
"Dimmi"
"Ho paura" ammette lui abbassando lo sguardo verso terra "e se queste persone non fossero buone e ci facessero del male?"
Mi inginocchio in modo da essere alla sua altezza "Tranquillo Kyle, è normale avere un po' di paura, ma dobbiamo fidarci di lei per ora, e fidati di me, non permetterò che ti accada nulla di male" gli dico alzandogli il mento con le dita "Lo giuro"
"Grazie" mi risponde Kyle abbracciandomi
"Figurati" gli dico "Ora vai Sophie ha fatto segno di uscire" aggiungo scompigliandogli i capelli, poi insieme ci incamminiamo nella stessa direzione di Sophie.
Appena usciamo dal bosco l'immagine che ci accoglie è sconvolgente. Il campo-base di cui parlava Sophie è costruito in mezzo a due montagne altissime e l'ingresso è un enorme muro in cemento armato alto non so quanto, ma devo dire che era decisamente alto.
Poi si scatena l'inferno in men che non si dica.
Sophie urla verso al muro che non siamo pericolosi, Kyle mi chiama e mi indica la spalla. Faccio appena in tempo a vedere un punto rosso luminoso, quando qualcosa mi colpisce alla spalla e, per la forza dell'impatto, cado rovinosamente a terra.
"Merda" riesco a dire prima che il mio corpo impattasse al suolo.
La mia vista comincia ad offuscarsi, e le ultime cose che vedo sono i profili di Kyle e Sophie che risaltano in contrasto col cielo azzurro privo di nuvole.
Non posso fare a meno di notare che sia Kyle che Sohie stanno piangendo, vorrei poter dire a tutti e due che andrà tutto bene, ma non ne sono sicuro neppure io, e mentre vengo trascinato sempre di più verso le tenebre, la mia mente ritorna sull'immagine di casa mia che va a fuoco.
-Proprio una bella immagine con cui morire- penso fra me e me, e allo stesso tempo ripenso a quante volte ho perso i sensi nelle ultime 48 ore, due volte. Due volte sono già troppe, poi perdo il contatto col mondo reale e vengo trascinato nel buio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Fino al momento in cui se ne sono andati, i miei genitori hanno provato in ogni modo possibile a farmi credere nell'esistenza di un'entità superiore la quale potesse spiegare il motivo per il quale ci troviamo in questo mondo, ma io non ci ho mai dato troppa importanza.
Per questo motivo mi sento quasi spaventato quando, riaprendo gli occhi, mi ritrovo in una stanza completamente bianca.
"Sono morto?" chiedo ad alta voce fra me e me
"No, ma ci sei andato veramente vicino" risponde una voce maschile alle mie spalle.
Faccio per voltarmi ma solo in quel momento mi rendo conto che ho le caviglie legate al pavimento, e le braccia legate al tavolo davanti a me, inoltre sono seduto e i miei vestiti non sono quelli con cui sono uscito, ma sono stati scambiati con una tuta e una maglietta grigia.
"E' un modo strano per accogliere un fuggitivo, non credi?" domando rivolto alla figura dietro di me.
L'uomo non risponde e decide finalmente di rivelarsi entrando nel mio campo visivo, indossa un'uniforme blu con vari stemmi attaccati al taschino, i capelli grigi sono rasati e tenuti in ordine, gli occhi sono nascosti da un paio di occhiali da sole molto scuri. Avrà all'incirca poco più di una quarantina di anni.
"Sei simpatico lo sai?" mi dice lui prendendo la sedia davanti a me sedendosi.
"Non sono in molti a dirmelo sai" rispondo ironicamente io.
Mi volto, per quanto mi è possibile, e esamino la stanza in cui mi trovo.
Un cubo formato pareti perfettamente bianche, ad eccezione di un muro che è formato da uno specchio, in cui vedo il mio riflesso che mi osserva. Ho gli occhi arrossati e i capelli in disordine. Quanto darei per potermi fare una doccia. In un angolo c'è un secchio vuoto, non c'è bisogno che mi spieghino a che serva..
"Ti ho fatto una domanda, rispondi!" mi dice in tono autoritario l'uomo davanti a me.
"Scusa, mi stavo facendo i cazzi miei" rispondo fissando i suoi occhiali nel punto in cui penso ci siano i suoi occhi. Non importa se gli risulto arrogante, e non mi importa nemmeno di usare espressioni volgari, in fondo Kyle era l'unico motivo che mi impediva di parlare come uno scaricatore di porto.
Kyle.
"Dov'è Kyle?" chiedo direttamente all'uomo seduto davanti a me.
"Chi?" risponde lui
"Kyle! Mio fratello, siamo arrivati assieme al vostro campo prima che voi decideste di spararmi per chissà quale cazzo di motivo"
L'uomo ride, poi con molta calma si toglie gli occhiali, rivelando due occhi marroni con delle borse sotto gli occhi. Deve essere parecchio che non si fa una sana dormita, penso.
"Abbiamo sparato ad un comico vedo" dice alzandosi ed avvicinandosi a me.
"Dov'è Kyle" chiedo di nuovo io.
L'uomo si posiziona alla mia sinistra e mi sussurra all'orecchio "Tu non hai il diritto di fare domande, stronzetto"
"DOVE CAZZO E' MIO FRATELLO" urlo colpendo il tavolo (quel poco che mi è permesso dalle catene) coi pugni.
Non mi sono mai sentito tanto in gabbia, ho perso mio fratello, non posso andare a cercarlo e uno stronzo mi sta facendo il terzo grado senza un apparente motivo dopo avermi incatenato ad un tavolo.
L'uomo accanto a me si alza con un sorrisetto e fa scrocchiare le nocche "Dovete sempre rendere tutto più difficile voi" poi mi colpisce violentemente lo zigomo con un pugno.
Il dolore si propaga a tutto il corpo e sento il sapore del sangue riempirmi la bocca. Sento montare in me la rabbia e la esprimo nell'unica maniera che mi è permessa, mi volto verso il mio "boia" e gli sputo un misto di saliva e sangue davanti alle scarpe. La macchia scarlatta sul pavimento è l'unico colore presente nella stanza candida oltre al blu della sua divisa.
L'uomo, stupito dal mio gesto, mi colpisce di nuovo nello stesso punto, ma stavolta deve avermi rotto il labbro, infatti il sangue comincia a scendere lentamente dal lato della bocca, poi tutto soddisfatto del suo lavoro torna a sedersi davanti a me, pulendosi le nocche sporche del mio sangue con un fazzoletto bianco che si macchia subito di rosso.
"Il tuo nome" gli dico cercando di non sputare sangue parlando "come diavolo ti chiami?"
"Io sono il comandante in carica di questo posto, il mio nome è Capitano David Colars, e ti conviene rivolgerti in maniera adeguata quando ti trovi a parlare con un uomo del mio rango" risponde
"Che si fotta il tuo rango" gli dico avvicinando la mia faccia alla sua, una cosa stupida da fare, infatti David mi colpisce ancora con un pugno, stavolta sul naso, che comincia a sanguinare a sua volta.
Mi volto verso lo specchio per vedere come sono ridotto.
Tutto il lato destro della mia faccia è ricoperto da un livido violaceo, un filo di sangue mi scende dall'estremità destra della bocca, e un rivolo di sangue esce anche dal naso. Ormai la t-shirt che mi hanno dato è macchiata in più punti dalle macchie del mio sangue. Avvicino il volto alle mani incatenate e provo a pulirmi per quanto posso, ma non ottengo alcun risultato se non quello di sporcarmi anche le mani.
"Tocca a te ora" mi dice David "Come ti chiami?"
Lo guardo fisso negli occhi e provo a mettermi in una posizione composta che non lasciasse trasparire il dolore, e la rabbia, che provavo.
"Matt" gli rispondo "Il mio nome è Matt"
"Il tuo cognome?"
"Non ho più un cognome"
"Come mai?" chiede
"Se volevi sapere la storia della mia vita avresti dovuto comprare la mia biografia" gli rispondo cercando di caricare d'odio quella frase.
David fa per alzarsi e io temo che possa colpirmi di nuovo, ma poi improvvisamente si ferma, guarda con aria scocciata verso lo specchio e si risiede.
"Abbiamo altri modi per farti parlare sai?"
"Meno male, cominciavo a pensare che questo posto manca di fantasia. Anche questa stanza guarda" dico facendo un cenno alla parete alle mie spalle "Io lì avrei messo un bel quadro" aggiungo
"Se non rispondi alle nostre domande andremo a chiederle a tuo fratello, ma non saremo gentili come lo siamo stati con te.."
"Bella gentilezza devo dire" lo interrompo
" ..a lui faremo sputare ogni cosa che sa su di te, e per farlo non penso che abbia bisogno di avere tutte le dita attaccate" aggiunge lui con uno sguardo che è un misto fra follia e disprezzo.
"Non oserete.. E' soltanto un bambino!" urlo di rimando io
"E allora non fare il bambino Matt e rispondi alle mie domande!" mi risponde lui alzando la voce "Prenditi le tue responsabilità! Sii uomo" aggiunge.
Vorrei continuare a fare resistenza, ma l'idea che questo pazzo possa fare a Kyle quello che ha fatto ora con me mi da il voltastomaco, e mi fa paura. A malavoglia decido che dovrò rispondere alle sue domande.
"Non mi ricordo il mio cognome, da quando i miei genitori sono scomparsi non ha più avuto importanza per me".
David sembra soddisfatto da quella risposta, e dopo qualche secondo di pausa si alza e si avvia verso la parete alle mie spalle, dove immagino ci sia la porta.
"Aspetta" il rumore dei passi di David si blocca dietro di me "Dov'è Kyle? Come sta?" chiedo.
"Lui sta bene" mi risponde "a differenza di te ha detto la verità, ed ora è libero"
Non faccio in tempo a riaprire bocca che il rumore di una porta che sbatte mi fa capire che sono tornato da solo nella stanza.
Passo qualche minuto legato al tavolo ripensando alla conversazione avvenuta poco prima, quando improvvisamente le catene si aprono sia sui polsi che sulle caviglie e vengono assorbite da un buco nel pavimento. Appena mi sono liberato del tutto mi alzo finalmente da quella sedia e mi massaggio i polsi. "Fanculo" dico osservando i tagli sui polsi provocati dalle catene. "FANCULO!" urlo stavolta colpendo con un calcio la sedia che va a colpire lo specchio-parete, crepandolo.
Per sgranchire le gambe comincio a camminare in tondo per la stanza, non so per quanto tempo sono stato bloccato ma le mie capacità motorie -fortunatamente- non ne hanno risentito.
La terza volta che ripercorro il cerchio immaginario che ho creato sul pavimento, mi accorgo che accanto alla porta, dalla quale è entrato e uscito David, qualcuno ha lasciato per terra uno zaino. Non avendo nulla da fare mi fiondo sul nuovo arrivato, curioso di saperne il contenuto. Appena prendo lo zaino noto che hanno rimosso la zip. Devono avere un'alta considerazione di me se pensano che potessi evadere utilizzando soltanto una zip dello zaino. Soffoco una risata, poi mi ricordo che sono da solo e allora comincio a ridere di gusto, lasciando uscire tutto quel mix di emozioni che provo. La risata improvvisamente diventa un singhiozzo e senza che me ne renda conto sto piangendo stringendo lo zaino come se fosse l'unica cosa che possa alleviare la mia sofferenza.
Piango per la mia casa ormai bruciata, piango per Kyle che è chissà dove "libero", piango per i miei genitori dei quali non so più nulla. Nello stesso modo improvviso in cui il mio pianto è cominciato, finisce, lasciando spazio a tutta la rabbia che mi ha causato l'incontro con David. Scaravento lo zaino contro lo specchio, che va a sbatterci violentemente riversando il suo contenuto a terra.
In preda alla rabbia sferro un pugno al muro.
Sono debole.
Sferro un altro pugno, stavolta più forte.
Non sono capace di proteggere Kyle.
Colpisco il muro ancora una volta sporcandolo con una macchia del mio stesso sangue.
Tiro un pugno al muro, stavolta più forte degli altri, e devo avere esagerato, infatti all'impatto non riesco a trattenere un urlo di dolore.
Credo di essermi lussato un paio di nocche. Saggiamente decido di smetterla e mi siedo a terra e, mentre mi massaggio la mano destra, il mio sguardo si posa sul contenuto dello zaino, ormai sparso sul pavimento. Una coperta, una maglietta pulita, una bottiglietta d'acqua e due panini avvolti da una carta trasparente. Appena vedo i panini sento i morsi della fame e mi chiedo da quanto tempo non mangio, così mi alzo e vado a recuperare ciò che è uscito dallo zaino, mettendolo in maniera ordinata sul tavolo. Come prima cosa decido di saziarmi, e mangio i due panini velocemente, accompagnati ogni tanto da qualche sorso d'acqua.
Finita la mia misera cena decido di cambiarmi la maglietta, mi da fastidio sapere che indosso qualcosa di sporco (mi da fastidio sapere che ho addosso qualcosa sporco del mio stesso sangue). Mi sfilo la vecchia t-shirt e la lancio nello stesso punto in cui si ritrova la sedia. Il mio sguardo indugia per qualche secondo sulla mia immagine riflessa nello specchio, una grossa macchia violacea mi ricopre gran parte della spalla sinistra, mi avvicino allo specchio per osservare meglio la ferita. Poco sopra la scapola c'è un segno, che ricorda quasi una puntura di un calabrone, dal quale si diramano per qualche centimetro delle venature in rilievo di color nero. Provo a toccare la puntura e subito mi maledico quando scopro che mi causa più dolore di quanto potessi immaginare. Do le spalle allo specchio e mi infilo la maglietta nuova, sempre dello stesso colore, poi prendo la coperta e mi sdraio sul pavimento dalla parte opposta della stanza, decidendo che forse mi conviene dormire per provare a riprendermi da quanto successo.
•••
"Svegliati principessina!" urla qualcuno toccandomi il fianco con lo scarpone. Apro subito gli occhi e mi metto seduto contro la parete, guardando l'uomo che ho davanti dritto negli occhi.
"Buongiorno anche te" gli rispondo mettendomi in piedi. La persona che ho davanti non è David, è molto più giovane (sarà più grande di me solo di 5-6 anni) ma ha lo stesso taglio di capelli e gli occhi color nocciola sono rivolti verso di me con la stessa espressione rabbiosa che David mi aveva dedicato ieri. Il ragazzo prende da dietro le spalle due paia di manette e me le lancia ai piedi. "Mettitele" mi ordina "Prima alle caviglie e poi ai polsi" osservo le manette per qualche secondo e poi torno a fissare quella che penso sia la mia guardia.
"Mi stai prendendo in giro?" chiedo colpendo le manette col piede facendole scivolare sul pavimento verso il soldato.
"Ho detto mettile!" dice rilanciandole verso di me e puntandomi la pistola al volto "o le cose si metteranno male" aggiunge.
"Mi aspettavo che almeno mi portaste la colazione in camera oggi, sai dopo il trattamento che mi avete riservato ieri, pensavo di non essere uno qualunque" non so perchè ma far arrabbiare queste persone mi fa sentire un po' meglio.
"Brutto figlio di putt.."
"FERMO" lo interrompe una voce alle sue spalle, qualcuno doveva essere entrato mentre noi stavamo parlando "Ha già fatto abbastanza il Capitano Colars ieri, non voglio passare tutto il giorno a medicarlo, ho altre cose da fare io"
La guardia arretra di qualche passo e si volta verso il medico "Non vuole mettersi le manette" dice
"Fa niente, lavoreremo senza" aggiunge "E ora fuori! Devo poter lavorare senza che voi due vi scanniate come cani rabbiosi"
La guardia fa esce dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Nella stanza restiamo solo io e quello che, da quanto ho capito, dovrebbe essere il medico, che mi rendo conto solo ora essere una ragazza. Avrà all'incirca la stessa età della guardia, forse qualche anno in meno, i capelli neri sono raccolti in una treccia che le ricade sulla spalla sinistra, e gli occhi di un azzurro intenso, sono "nascosti" dietro ad un paio di occhiali da vista che fa risaltare i tratti delicati del volto, indossa un camice bianco che le arriva fin sopra la caviglia, e i bottoni sul colletto aperti sembrano quasi creare una scollatura sul suo seno voluminoso.
"Hai intenzione di fare cose stupide?" esordisce lei
"Come?" chiedo io
"Hai qualche strana idea?"
In effetti qualche strana idea me la sono fatta, ma non è nulla che voglio dirle così direttamente.
"No" rispondo io
"Allora" dice lei raccogliendo da terra le manette "Queste credo proprio che non ci serviranno" aggiunge facendo girare le manette un paio di volte attorno al dito e poggiandole poi sul tavolo.
Non so il motivo, ma ciò che è appena successo non sta facendo altro che ingigantire le "strane idee" che ho avuto prima.
"Togliti la maglietta" mi ordina lei
"Eh!?" rispondo io colto alla sprovvista dal suo ordine improvviso.
"Togliti la maglietta, devo vedere se sta guarendo la spalla"
Senza aggiungere alcuna risposta mi tolgo la maglietta e lei si avvicina subito, guardando il segno lasciatomi dal "comitato di accoglienza".
"Le venature in rilievo si sono ridotte.. e il punto di ingresso si sta sgonfiando.. bene bene... Ti fa male?" chiede lei schiacciando improvvisamente la puntura facendomi urlare per il dolore.
"Lo prendo come un si" aggiunge lei
"Puoi rivestirti ora".
Mi rimetto in fretta la maglietta, mentre lei prende dalle tasche del camice delle garze e delle pomate e le appoggia sul tavolo.
"Se sei d'accordo ora io comincerei col controllare la mano, poi passiamo alla faccia" dice voltandosi verso di me con della garza nella mano sinistra ed un tubetto nella destra.
"Come fate a sapere della mano?" chiedo
"Lo specchio" risponde lei indicandolo con un cenno dell testa "da una parte si può vedere dall'altra, come un vetro, ma dall'altra sembra uno specchio. Davvero non lo sapevi?"
"Non ne avevo proprio idea.." commento io
"Dammi la mano" mi ordina lei.
Allungo la mano verso di lei, che subito l'afferra lasciando cadere per terra la garza, e la osserva con attenzione "Sei fortunato, non c'è nulla di rotto, ma se fossi in te eviterei di ripetere questa esperienza, se così possiamo chiamarla" dice raccogliendo la garza da terra e cominciando a fasciarmi la mano.
"Da quanto sono qui?" chiedo
"Non posso rispondere a nessuna delle tue domande"
"Non posso nemmeno sapere il tuo nome?" ribatto io "In fondo tu sai il mio ma io non so il tuo, non lo trovi ingiusto?" domando ironicamente.
Lei soffoca una risata "Finito!" mi risponde "In un paio di ore dovrebbe ridursi il gonfiore sulle nocche ed entro due giorni sarà guarita del tutto" aggiunge raccogliendo le sue cose e andando verso la porta.
"Grazie mille.."
"Laura" mi interrompe lei "mi chiamo Laura Grass" aggiunge chiudendosi la porta alle spalle.
"Piacere di fare la tua conoscenza Laura" dico alla stanza ormai vuota.
•••
Che palle.
Non avrei mai immaginato che non aver nulla da fare tutto il giorno potesse essere così noioso. La mancanza di finestre non mi fa capire che ore sono, e peggio, non mi fa capire da quanto tempo sono rinchiuso qui dentro.
Dopo un'attesa che mi pare essere durata anni, ma ,per quanto ne so, potrebbe essere durata soltanto alcune ore, qualcuno apre la porta, ma non sono nè David nè Laura. Questa volta è un uomo, avrà una quarantina di anni, i capelli neri gli ricadono sopra gli occhi anch'essi neri, ma la cosa che più mi colpisce è la sua andatura, infatti zoppica.
L'uomo ha in mano dei fogli che appoggia sul tavolo prima di sedersi.
"Io sono il dottor Alan Fort, e se non ti dispiace avrei delle domande da farti, se non ti dispiace sederti" dice indicandomi la sedia ribaltata in fondo allo specchio-vetro incrinato.
Incuriosito dalle domande che deve farmi raccolgo la sedia e mi posiziono dall'altra parte del tavolo davanti a lui.
"Da come hai reagito con la dottoressa Grass ho capito che non sei un soggetto violento, quindi non ho il motivo di doverti chiedere di ammanettarti" mi dice sorridendo.
"Ci sta guardando qualcuno?" chiedo voltandomi verso lo specchio.
"Si, ma questa sarà una semplice chiacchierata, e se ti comporterai bene potrò rispondere ad alcune tue domande" risponde rivolgendomi un sorriso sincero, non so perchè ma quest'uomo mi ispira fiducia.
"Perchè sono qui?" gli chiedo.
Alan scoppia a ridere, poi appena smette mi fa cenno di no col dito
"Prima devo farti IO delle domande e POI risponderò alle tue" poi torna a guardare i fogli "Sei pronto?"
"Sì" rispondo io "Risponderò a qualsiasi domanda pur di avere delle risposte"
"Perfetto" commenta Alan "Ti chiami Matt giusto?"
"Sì"
"E' un soprannome? Un diminutivo di Matteo, Mattia, Mattew o altro?"
"No, è solo Matt"
"Perfetto.. E sei venuto fin qui con Sophie, una dei nostri, e Kyle giusto?"
"Sì, sono venuto qui con Sophie e mio fratello" rispondo
"Okay, okay.. Come ti senti Matt?" chiede Alan accavallando le gambe.
"In che senso?" chiedo io stupito da quella domanda
"Stai bene? Hai fame, sete, sonno e così via?"
"Sono disorientato" rispondo
"E come mai?"
"Sono rinchiusa in questa stanza da non so quanto senza nemmeno saperne il motivo"
"Sei qui dentro da tre giorni" mi corregge Alan
"Solo?"
"La concezione umana dello scorrere del tempo viene alterata quando questi non ha modo di poter accertare le sue ipotesi sull'effettivo susseguirsi del giorno e della notte" mi spiega lui recitando questa frase come se fosse una filastrocca.
"Che tipo di dottore sei, Alan? Laura prima era un medico, tu invece?" chiedo appoggiando i gomiti sul tavolo.
Alan scoppia a ridere. "Sicuramente non hai mai interagito con persone che non fossero Kyle giusto?" chiede lui "Sono uno psicologo" aggiunge
"Uno psicoche?" chiedo io confuso
"Uno psicologo, ovvero un dottore che studia la psiche dell'uomo, i suoi atteggiamenti e cose del genere, ma non sono qua a darti lezioni, quindi se vuoi potrai chiedermelo più avanti. Ora.." sfoglia qualche foglio, poi si ferma su uno con una grossa immagine in bianco e nero che lo ricopre quasi del tutto.
"Sai cos'è questa?" mi chiede porgendomi la foto.
L'immagine sembra quasi essere basata sul busto di una persona, solo che sono visibili tutte le ossa che compongono il petto e parte degli organi che ci sono dentro.
"Sembra essere un busto umano ma con disegnati sopra le ossa e gli organi" rispondo io.
"Quasi giusto" mi risponde Alan entusiasta "Questa è un'immagine a raggi X di una cassa toracica, pardon, della tua cassa toracica"
Mi sento più confuso che prima e il dottore deve essersene accorto "Te l'abbiamo fatta quando eri privo di sensi" mi chiarisce "Ora dimmi, sai cos'è questo" dice indicandomi una macchia scura sulla parte superiore del cuore.
"E' il cuore giusto?" non so se la mia è una domanda o una risposta.
"Quasi, ora dimmi" prende il foglio successivo e lo mette accanto alla mia cassa toracica "Ci sono delle differenze fra queste due?"
Osservo con attenzione i fogli. Quello a sinistra, il mio, sembra avere dimensioni maggiori rispetto a quello di destra, per il resto sono identici, tranne che quello di sinistra non ha la macchia nera sul cuore.
"Quello di sinistra" dico indicando col dito "sembra essere più piccolo del mio, quindi immagino che sia di una persona più magra"
"Altro?" mi domanda
"Bhè.. quello a destra è più pulito del mio, infatti non è sporco qui" aggiungo indicando il cuore sul dito.
"Perfetto!" esclama Alan alzandosi dalla sedia.
"Ora che te ne sei accorto posso andare avanti" dice venendo dalla mia parte del tavolo "Questa è la tua radiografia" dice mettendo una mano sulla foto di sinistra "Mentre questa è quella di Kyle" aggiunge mettendo una mano sulla destra.
"Ma la cosa importante che volevo notassi è questa" prende la mia foto dal tavolo e fa un cerchio col dito sopra la macchia nera.
"Questo, non è una macchia, è un dispositivo che tu hai, mentre Kyle no"
"Aspetta! Un dispositivo sul cuore? Com'è possibile!?" senza rendermene conto mi sono alzato dalla sedia e sono arretrato di qualche passo, lontano dal tavolo, lontano da quella foto che, da quanto dice, dimostra che qualcuno mi ha installato un dispositivo sul cuore.
"Matt calmati" mi dice Alan, il suo tono è calmo e pacato, ma non riesco a calmarmi.
"Calmati un cazzo Alan! Cos'è quella roba" urlo indicando la foto che lui tiene ancora in mano.
"Questo" mi dice lui alzando la voce per coprire la mia "E' il motivo per il quale sei rinchiuso qui! Questo è il motivo per cui ti hanno sedato prima che entrassi! Questo è il motivo per il quale nessuno qui si fida di te!" appena smette di urlare il silenzio cala nella stanza per qualche secondo.
"Questo è un Tèlos!" aggiunge.
"E i Tèlos sono presenti solo nelle persone che vengono dalla città!"

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


"Cosa?" chiedo sconvolto alzandomi di scatto dalla sedia
"Calmati" mi dice Alan "Siediti e parliamone con calma" aggiunge indicandomi la sedia davanti a lui.
"Col cazzo!" gli rispondo urlando "Ora mi spieghi tutta 'sta merda riguardo ai Tèlos, o come diavolo si chiamano quei cosi, o giuro che ti spacco la faccia a pugni" senza acorgeermene sto arretrando sempre di più.
"Sei spaventato e sei sulla difensiva Matt, ti spiegherò tutto con calma, ma prima devi calmarti anche tu" ripete indicandomi nuovamente la sedia vuota davanti a lui.
"Parla!" gli urlo contro.
"TU VIENI DALLA CITTA'!" mi urla di rimando lui alzandosi di scatto dalla sedia "ma tuo fratello no, e questa è una buona notizia" aggiunge mettendosi a posto la camicia, tornando a sedersi in maniera composta.
Comincio a respirare velocemente, e cado a terra -io vengo dalla città!-
-Kyle non è mio fratello-
Subito Alan mi si avvicina e mi fa girare a pancia in su.
"Matt calmati! Stai andando in iperventilazione" Io non riuscivo a rispondergli, avevo il respiro affannato come dopo aver corso per un pomeriggio intero, e cominciava a girarmi la testa. "Matt, fai come me. Inspira, espira, inspira, espira" Io cominciai a seguire le indicazioni di Alan e lentamente il mio respiro tornò normale.
"Ora non sei nelle condizioni di ragionare" mi disse lui sbuffando "Ripasserò più tardi" aggiunse raccogliendo le sue cose e uscendo dalla stanza sbattendosi rumorosamente la porta alle sue spalle. Io provai ad alzarmi, ma il mio corpo sembrava non voler seguire ciò che la mente ordinava e caddi a terra. Strisciai verso l'angolo della stanza e mi sedetti. Sentivo il bruciore delle lacrime dietro agli occhi. Provai a trattenerle, ma una lacrima riuscì ad uscire lo stesso, e mi riga tutta la guancia prima di cadere a terra. Raccolsi le gambe al petto e nascosi la faccia fra le ginocchia, non voglio che chiunque mi sta osservando possa vedermi così. Poi il controllo che ho su di me va in frantumi, e mi lascio scivolare nel sonno, accompagnato dal pianto.
•••
Quando mi risveglio noto che sul tavolo qualcuno ha messo dei panini e una bottiglietta d'acqua. A fatica mi rialzo, pulendomi la faccia con la maglietta, e mi siedo davanti al cibo. Scarto il panino e gli do un morso, assaporandomelo al meglio. Era un po' che non mangiavo e la fame cominciava a farsi sentire. Quando ho finito il panino mi accorgo che accanto alla bottiglia d'acqua c'è un pacchetto di fazzoletti. "Simpatici" dico volandomi verso lo specchio e lanciandogli il pacchetto addosso. Tutto ciò che sapevo si era rivelato falso, il mio mondo mi era appena crollato addosso, non ero in vena di farmi quattro risate.
Improvvisamente qualcuno bussa alla porta e la apre di qualche centimetro.
"Permesso? Matt posso entrare" era Alan, ne riconoscevo la voce.
"Alan, non sono un pazzo e sono intrappolato qui. Non c'è bisogno che ti dia il permesso per entrare, fallo e basta" gli risposi.
Quando ebbi finito di parlare Alan entrò, aveva un grosso sorriso stampato sulle labbra.
"Come stai?" mi chiese sedendosi davanti a me
"Saltiamo i convenevoli e andiamo al dunque" gli dissi io puntando i gomiti sul tavolo "Qual è il motivo di tutta quest'allegria?" gli chiesi
"Ti porto buone notizie, Matt."
"E cosa aspetti a dirmelo?" dissi io svitando il tappo dalla bottiglia "Sono giorni che mi date solo notizie di merda" aggiunsi bevendo un lungo sorso d'acqua
"Sarò franco, hanno deciso di liberarti. Sono convinti che tu non sapessi tutta la storia, quindi ti ritengono una vittima, e non un pericolo"
"Perfetto" risposi io "E quando pensavate di farlo"
"Ecco.. In realtà ci sarebbe un piccolo problema"
"Ti pareva.. Quale sarebbe questo 'problema'?"
"Quello" mi disse puntandomi il dito al petto "Finchè sei qui il Tèlos non ci crea problemi perchè non riesce a comunicare con l'esterno, ma non appena sarai uscito sarà in grado di comunicare con la città, e questo per noi rappresenta un pericolo" mi rispose "Ma" aggiunse esaltato "Possiamo rimuoverlo, o meglio disattivarlo, rendendolo del tutto inutilizzabile"
In tutto questo mi sono reso conto di non sapere come funzionano i Tèlos, nè di cosa siano in grado di fare.
"Cos'è un Tèlos?" gli chiedo "So che ce l'hanno solo le persone della città, ma non so nulla di concreto oltre a questo"
Come risposta da Alan ottengo uno sbuffo "E' vero, non ti ho spiegato nulla a riguardo perchè non eri nelle condizioni di ascoltare ieri" aggiunge "I Tèlos sono dei radiodispositivi installati al momento della nascita in ogni persona della città. Come hai visto ieri, hanno una forma di insetto e sono applicati direttamente sul cuore, questo per impedire che la gente possa pensare di toglierselo. La funzione principale dei Tèlos è quella di monitorare le persone. Il loro numero, la loro età e via dicendo. In ogni Tèlos, infatti, c'è un timer. Una volta che la persona in cui è installato compie 60 anni e un giorno, il Tèlos si chiude sul cuore, trafiggendolo con le sue zampe e uccidendo l'individuo"
"E' una cosa orribile!" dico io
"Sì, lo è. Ma in questo modo la città riesce a controllare il numero di individui in maniera impeccabile, ogni persona è registrata e così facendo riescono a sapere con precisione maniacale come dividere le risorse"
"E' una cosa stupida" intervenni irritato
"No Matt, non è stupida. E' più che intelligente, ma non ha morale. Ed è per questo motivo che non tutti sono d'accordo con le idee della città"
Fra noi due cadde il silenzio.
"Toglietemelo" dissi io rompendolo.
"Ne sei sicuro?" mi chiese Alan.
"Ne sono più che sicuro, sono disposto a tutto pur di tornare libero. E sinceramente l'idea che quel coso possa decidere la mia morte mi mette un po' in ansia"
"Voglio essere sincero con te, Matt" mi disse Alan sottovoce avvicinandosi a me "alcune persone non sopravvivono al trattamento, è estremante doloroso e complicato"
"Sono pronto a prendermi le mie responsabilità" risposi convinto "Quando cominciamo"
"Subito" mi rispose Alan, poi si voltò verso lo specchio e disse ad alta voce "Collaborerà, non c'è bisogno che venga prelevato con la forza" poi voltatosi verso di me aggiunse "Non proverai ad aggredirmi vero?"
Mi sfuggì una risata "Toglimi questo coso e basta Alan"
"Andiamo" disse alzandosi "Ora seguimi e stammi vicino"
Annuisco, e insieme ci dirigiamo verso la porta da cui è entrato. Alan la apre e finalmente abbandono quella stanza che è stata la mia cella. La porta è collegata ad un lungo corridoio con i mattoni in vista, sul soffitto a distanza regolare ci sono delle lampade accese che illuminano il corridoio con una luce pallida e tremolante.
"Pronto principessa?" mi urla una voce alle mie spalle
Mi volto e solo in quel momento mi rendo conto che avevo già sentito quella voce qualche giorno fa. Davanti a me, nella sua divisa mimetica, c'è David, con un ghigno sbilenco in faccia.
"Signore, se possibile vorrei che non stressasse il paziente prima del trattamento, non sappiamo come il suo corpo, e l'operazione, possano reagire allo stress" interviene Alan mettendosi fra me e David "Tranquillo Doc, voglio solo fare due chiacchiere col nostro ospite qua per vedere come si è trovato per ora da noi" risponde lui
"No signore sono rammaricato ma"
"Vai" interrompo Alan "Non abbiamo bisogno di intermediari" non volevo risultare debole davanti a David, io non sono debole.
"Ma Matt" ricominciò lui
"La strada la so anch'io strizzacervelli" stavolta ad interromperlo è stato Alan "Perchè tu non ci precedi e vai ad accendere tutte quelle macchine che sei tanto orgoglioso di possedere?" aggiunse.
Alan sbuffò, poi si volto e camminò a passo svelto lungo il corridoio.
Dopo pochi secondi non vedevo più la sua sagoma. Eravamo da soli. Io e David. Lentamente mi sto rendendo conto che non è stata una grande idea.
"Uff, finalmente se n'è andato" esordì David "E' bravo, ma a volte è veramente un peso averci a che fare" aggiunge
"Almeno lui è uno che riesce a comunicare a parole" lancio questa provocazione a David apposta, voglio vedere come reagisce.
Lui mi fissa e scoppia in una rumorosa risata. "Dai seguimi ragazzo" e comincia ad incamminarsi.
Rimango immobile per qualche secondo, stupito dalla reazione di David. -ma che diavolo gli è successo?- penso fra me e me, poi mi incammino a passo svelto fino a quando non torno al suo fianco.
"Senti" esordisce lui con voce profonda "Vorrei che tu capissi che quello che è successo in quella stanza era necessario" dice senza guardarmi negli occhi "Io qua ho delle responsabilità, e devo proteggere delle persone, tante persone"
"Perchè l'hai fatto?" gli chiedo io "Perchè non potevate mandare prima Alan e poi te?"
"Perchè non è logico. Sono entrato per primo io agendo violentemente, in modo che dopo con Alan in qualsiasi caso saresti stato più gentile e bendisposto, come con la dottoressa Grass" mi rispose lui.
Non rispondo, e per diversi secondi l'unico rumore che sento è quello dei nostri passi, accompagnato dal ronzio basso e costante delle lampade appese. "Ho parlato con Kyle" dice David "E' stato lui a spiegarci tutta la vostra storia, è stato lui che mi ha fatto credere alle tue parole"
Non so cosa rispondergli, e decido di rimanere in silenzio.
Improvvisamente David mi ferma e mi volta verso di lui. "Qui abbiamo bisogno di persone come te, abbiamo bisogno di persone che non hanno paura di prendersi qualche cazzotto in faccia pur di non arrendersi" appena finisce la frase scoppio a ridere, ripensando a ciò che era successo, e, con mia grande sorpresa, David comincia a ridere con me.
"Hai le palle, ragazzo." dice non appena smetto di ridere
"Spero che tu possa aiutarci almeno la metà di quanto io possa aver immaginato" aggiunge allungando la mano verso di me.
In questo momento devo decidere da che parte stare.
Sono un ragazzo senza cognome, senza famiglia.
So che sono nato nella città, so che ho un fratello, non di sangue, che devo proteggere.
So che non starò mai dalla parte di un governo che gioca con le vite delle persone come se fossero solo dei numeri su un inventario.
Afferro con decisione la mano di David.
"Però prima" rispondo "Vediamo di togliere questo coso dal mio cuore" "Ottima idea ragazzo" dice lui sorridendo e lasciandomi la mano.
Mentre camminiamo per il corridoio in silenzio, fra me e me, mi chiedo come sia possibile che io provi simpatia per l'uomo che ha rischiato di uccidermi a mani nude. Forse ho giustificato quello che ha fatto, ripensando a cosa fare io pur di difendere Kyle. Ancora poco, ancora un'utimo sforzo e finalmente l'avrei rivisto. E chissà forse dopo l'operazione avrei potuto rivedere anche Sophie.
•••
Dopo molto tempo e troppe svolte nei corridoi, che a me sembrano tutti uguali, finalmente io e David arriviamo ad una stanza con un cartello sul quale leggo "Laboratorio Alfa 7".
"Siamo arrivati?" chiedo io
"Sì, ora devi entrare da solo, a nessuno è permesso di entrare per evitare di creare dei disordini" mi risponde Alan "Sappi però che ti osserveranno dalla stanza accanto" agginge indicando la porta "Il vetro ti permetterà di vederli a tua volta"
"Va bene" dico io prendendo la maniglia della porta
"AH! Un'ultima cosa ragazzo. Non aspettarti nessun genere di preferenza. Sei stato trattato coi guanti oggi solo perchè hai fatto appello al mio buon cuore, ma quando uscirai da quella stanza" disse indicando la porta "Non sarai differente da nessun altro ai miei occhi" e detto questo ritornò sui suoi passi lasciandomi da solo.
"Non potevi essere più chiaro di così" gli urlo io ridendo.
Poi mi volto e apro la porta con decisione. La stanza in cui mi ritrovo non è per nulla simile alle quattro mura in cui sono stato rinchiuso nell'ultimo periodo, sulle pareti ci sono molti monitor e diversi apparecchi che emettono ronzii cosanti e di cui non conosco il funzionamento. Mi volto un paio di volte per abituare gli occhi alla luminosità più bassa rispetto a quella del corridoio. E i miei occhi finalmente rivedono mio fratello. Come aveva detto David, nella stanza c'è una specie di finistra tramite la quale si poteva assistere all'operazione, ed ora nella stanza accanto alla mia c'è Kyle.
"Kyle!" urlo andandogli incontro
"Kyle come stai!?" urlo di nuovo.
Kyle come risposta mi fa un sorriso e mi saluta con la mano, avvicinandosi al vetro.
"Stai bene?" gli chiedo, senza ottenere risposta.
"Non può sentirti" dice una voce alle mie spalle "Questa stanza è insonorizzata, si può solo vedere"
"Alan!" esclamo voltandomi verso di lui "Voglio che questa cosa finisca al più presto!" dico prendendolo per le spalle.
"Vedo che la grinta non ti manca" mi risponde sorridendo e zoppicando verso il centro della stanza
"Togliti la maglietta e siediti qui" mi ordina indicandomi una branda di cui non mi ero accorto.
Faccio come mi ha ordinato e, non appena mi sdraio sulla branda, mi blocca le caviglie ed i polsi con dei bracciali di cuoio, che non si rivelano essere dolorosi. "E questo a che servirebbe?" gli domando io realmente incuriosito da tutte queste forme di sicurezza. "Ah" esclama lui come se lo avessi riportato al mondo reale "Servono per te, la procedura è piuttosto... complicata" aggiunge schiacciando pulsanti su apparecchi via via sempre più vicini a me.
"A tal proposito" esclamo di nuovo io "In cosa consiste questa procedura?"
Al suono della mia domanda, Alan si blocca un secondo.
"Elettricità"
"Come?" chiedo
"Useremo un forte voltaggio per sovraccaricare il Tèlos e mandarlo in tilt"
"O cazzo..."
"Ma tranquillo, dovrebbe andare tutto bene"
"Come dovrebbe!?" urlo io alzandomi per quanto mi era possibile
"Ci sono stati casi in cui non ha funzionato del tutto"
-So già che mi pentirò di ciò che sto per chiedere, ma non riesco a tenere a freno la lingua-
"E cos'è successo?" domando ad Alan
"Non penso sia il momento adatto per discuterne Matt" mi risponde lui
"Ora, questi serviranno per monitorare i tuoi battiti cardiaci, pressione, attività nervosa eccetera eccetera" mi dice prendendo delle strane ventose e appiccicandomele in diverse zone del petto. Mentre Alan mi attaccava addosso gli ultimi rilevatori qualcuno batte col pugno sul vetro, mi volto in direzione del rumore. Nella stanza degli "ospiti" non c'è più solo Kyle, ma accanto a lui c'è una ragazza che lo tiene per mano.
"Sophie.." sussurro
"Come?" esclama Alan smettendo di maneggiare coi rilevatori
"No nulla" rispondo io "Ho solo tossito"
La bugia sembra convincerlo e tutto eccitato attacca l'ultima ventosa sul mio petto nella zona del cuore, poi si allontana da me. Mi volto di nuovo verso il vetro ad osservare la sagoma della ragazza che tiene per mano mio fratello, è esattamente come la ricordavo.
-scemo, guarda che sono 4 giorni che non la vedi, e sono di più dei giorni che hai passato con lei!-
dico fra me e me, ma scaccio via quel pensiero.
Durante tutto questo tempo devo averla fissata, perchè mi accorgo che mi sta sorridendo muovendo la mano salutandomi. Ricambio il saluto per quanto posso, poi torno a fissarla mentre parla con Kyle.
Dalla porta alle loro spalle entra un ragazzo, e saluta sia Kyle che Sophie, la quale lo abbraccia.
Non appena interrompono l'abbraccio lei lo bacia.
"Hai capito Matt?" la voce di Alan mi riporta alla realtà
"Sì" rispondo mentendo io.
"Perfetto, quindi niente antidolorifici o altro, siamo pronti"
"Aspetta! Perchè niente antidolorifici?"
Alan mi guarda con fare perplesso "Matt, ti ho appena spiegato, che a causa dell'elettricità che ti passerà in corpo qualsiasi antidolorifico che noi abbia in questo laboratorio è inutile"
Non gli rispondo e mi volto verso lo specchio, osservando il ragazzo appena entrato che cinge Sophie per le spalle, mentre lei tiene per mano Kyle.
"Matt" mi sussurra Alan all'orecchio "Ti chiederei di rimanere concentrato e di non guardarli se questo ti da fastidio"
"Come fai a saperlo?" gli chiedo voltandomi
"Sono uno psicologo, e inoltre non sono stupido. Poi vorrei ricordarti che sei monitorato" aggiunge indicando uno schermo con un piccolo cuore lampeggiante sull'angolo sinistro "E da quando Abe è entrato in quella stanza, i tuoi battiti cardiaci non hanno fatto altro che aumentare"
Mi sento stupido e ridicolo, e decido di non rispondere.
"Cominciamo" esclama Alan allontanandosi da me e andando a posizionarsi dietro ad uno degli schermi. Dopo aver schiacciato qualche tasto, dal soffitto comincia a scendere ronzando un macchinario, sembrerebbe quasi un lampadario se non avesse cinque aghi lunghi un dito puntati contro il mio petto.
"Stringi i denti Matt" mi sento dire da Alan.
La macchina si blocca, lasciando pochi centimetri fra gli aghi e la mia pelle, poi con uno scatto copre la distanza, e sento gli aghi penetrare nella mia carne. Mi lascio sfugge un urlo.
"Tutto bene Matt?" mi chiede Alan.
"Vai avanti" riesco a rispondergli a fatica.
"Matt ti avviso, adesso arriva il peggio" mi urla Alan.
Poi la macchina comincia a ronzare in maniera per nulla rassicurante, mi volto di scatto con la testa e mi trovo a fissare gli occhi di Sophie, esattamente un attimo prima che una violenta scarica di corrente elettrica mi facesse perdere i sensi.
•••
Al mio risveglio sono in un letto.
Un vero letto, finalmente.
Mi giro su un fianco ma rimango incastrato, così apro gli occhi.
"Attento Matt" mi dice una voce che riconosco subito
"Kyle" esclamo "Kyle" urlo sedendomi, e rompendo qualche tubo nel mentre, poi mi volto e lo vedo seduto accanto al mio letto, e lo abbraccio, senza dargli il tempo di aprire bocca.
"Stai bene" gli dico sciogliendo l'abbraccio.
"E' più strano che tu stia bene" mi risponde lui sorridendo, ora che ci faccio caso ha i capelli più corti, devono averglieli tagliati "Da quanto mi hanno detto hai avuto un brutto incontro col capitano Colars e poi quel trattamento con la corrente... E' stato bruttissimo"
"Non dirlo a me" gli rispondo sorridendo per alleggerire l'atmosfera.
"Sai che sei morto?" mi dice
"Come!?"
"Sì, per 15 secondi il tuo cuore ha smesso di battere, poi sei tornato a posto"
"O cazzo.." Kyle mi colpisce il braccio
"Matt le parole!" mi rimprovera
"Scusa" gli rispondo, poi dal nulla cominciamo a ridere insieme.
"Ah vedo che stai bene" dice Alan entrando improvvisamente nella stanza
"Ciao Alan" lo saluto io, poi lui si rivolge a Kyle. "Penso che tu non dovresti essere qui, o mi sbaglio?"
"Giusto" risponde li "Devo andare Matt, ci vediamo dopo" e sorridendo Kyle esce di corsa dalla stanza.
"Dove deve andare?" chiedo rivolto ad Alan
"A scuola" mi risponde lui "come tutti i bambini qui della sua età"
"Ci sono altri bambini?"
"Ci sono moltissime persone qui"
"Quanti?" chiedo
"Più di dieci mila"
Rimango stupito da quel numero. Dieci mila persone. Non è una cosa da poco.
"Dai fai in fretta" mi esorta Alan
"A far che?"
"La c'è un bagno" dice Alan indicando una porta "Staccati tutti i tubi che non hai rotto prima abbracciando Kyle e va a farti una doccia, senza offesa ma ne hai veramente bisogno"
Sorrido togliendomi qualsiasi cosa di dosso prima di alzarmi dal letto.
"Nel bagno troverai dei vestiti" aggiunge Alan "Dovrebbero essere della tua misura"
"Grazie" gli rispondo io chiudendomi la porta alle spalle.
Apro l'acqua nella vasca alla temperatura più calda possibile, poi mi svesto e rimango a fissarmi qualche secondo allo specchio. I miei capelli sono in disordine, sporchi e schiacciati di lato, ho un occhio nero e le occhiaie.
Ma la spalla sta quasi bene, ora rimane soltanto un grosso livido, il colore non ispira nulla di buono, ma almeno sono sparite le venature in rilievo. Appena l'acqua ha raggiunto il livello ideale mi immergo in essa. Il contatto col liquido mi causa fitte in ogni mia ferita -quelle al petto causate dagli aghi fanno malissimo- ma è un dolore piacevole. E' il dolore che mi ricorda il fatto che sono libero. Stare nell'acqua calda è una sensazione piacevole, e in men che non si dica mi lascio trascinare dallo scorrere dei miei pensieri, facendo scorrere l'acqua quando diventa troppo tiepida per i miei gusti.
E' una sensazione fantastica.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Matt muoviti dai!" mi urla Alan da dietro la porta, colpendola più volte col pugno.
"Ho finito!" gli rispondo io "Dammi solo altri due minuti e arrivo" aggiungo voltandomi verso lo specchio. Indossavo i vestiti che Alan mi aveva portato e devo ammettere che non mi calzano così male, non che poi fossero qualcosa di elaborato. Un paio di jeans e un maglione pesante nero. Non il massimo della fantasia ma sono contento di essermi potuto togliere quell'orribile tuta grigia. 
Mi osservo un'ultima volta allo specchio, senza lo sporco di dosso il mio aspetto era decisamente migliorato.
Ma fra tutte le cose che mi ero lavato via con l'acqua, la sensazione migliore è stata quando ho realizzato che non ho più il Tèlos sul mio cuore, o meglio, il Tèlos c'è ancora ma è inattivo al cento per cento.
"Matt!" urla Alan battendo alla porta.
Mi volto, distogliendo lo sguardo dalla mia immagine riflessa, ed esco dal bagno.
"Eccomi!" esclamo annunciando il mio arrivo
"Finalmente" sospira Alan "abbiamo poco tempo e ci sono molte cose che dobbiamo mostrarti ora che sei dei nostri" aggiunge camminando verso l'uscita della stanza.
"Perfetto" esclamo seguendolo "Dove vuoi portarmi per iniziare?" domando curioso.
"Io? Da nessuna parte" risponde ridendo "Senza offesa Matt, ma ho cose più importanti che farti da guida turistica" aggiunge "Ma c'è qualcuno che si è offerto, anzi ha proprio insistito"
Non chiedo ad Alan chi sia questa persona perchè so già la risposta, e la cosa non mi piace per niente.
Appena usciamo dalla stanza dell'ospedale mi ritrovo davanti ad una piazza che mi sembra immensa. La pianta circolare è circondata da negozi che vendono ogni cosa immaginabile, libri, armi, utensili, vestiti e cose di cui non conosco l'utilizzo.
Ma la cosa che più mi colpisce è la quantità di gente che c'è. Non riesco a stimare quante persone siano, ma mi sento a disagio.  Improvvisamente Sophie sbuca dalla folla chiamandomi.
Alzo un braccio per salutarla, ma lei subito mi raggiunge stringendomi in un vigoroso abbraccio "Ciao Matt" dice non appena mi lascia libero "Come stai?" chiede
"Ora decisamente meglio" rispondo sforzando un sorriso.
Dalla folla esce un'altra persona, un ragazzo, il ragazzo che Sophie aveva baciato durante la mia operazione, se non sbaglio Alan aveva detto che si chiamava Abe. Il ragazzo si avvicina a noi e afferra la mano di Sophie, baciando quest'ultima sulla guancia.
"Matt" esordisce lei "Ti presento Abram"
"Piacere" dice lui porgendomi la mano destra
"Ciao" rispondo afferrandola
"Lui" aggiunse Sophie mentre noi di ci separavamo "è uno dei comandanti del 7° gruppo di fanteria" disse orgogliosa, lui fa il finto modesto e nega il tutto, ma non presto attenzione alle sue parole, per quanto mi riguarda non mi sta per nulla simpatico.
Poi finalmente dice le uniche parole che volevo dicesse fin da quando era arrivato ovvero "Va bhe ragazzi, io ho da fare ci vediamo dopo noi" rivolto verso Sophie "mentre noi ci vedremo in palestra... credo" rivolto a me stavolta.
Poi finalmente si allontana da noi.
"Cosa ne pensi?" mi chiede Sophie
"Di cosa?"
"Del nostro campo scemo" risponde lei colpendomi la spalla e cominciando a camminare davanti a me "Abbiamo un sacco di cose da vedere! Ma prima devi andare alla sede centrale per ritirare il tuo programma"
"Il mio programma?"
"Sì, ora che sei nei Lìber dovrai seguire anche tu una routine e dei compiti, ma stai tranquillo, prima di poter essere mandato in missione devi essere assegnato ad una squadra, e prima ancora devi superare un test che indicherà in che squadrone è meglio inserirti"
"Ah. Fantastico. E quanto dovrò aspettare?"
"Un paio di mesi"
"Solo?"chiedo stupito
"Considerando che ogni giorno rischiamo che muoiano delle persone, è già troppo tempo" mi risponde lei rabbuiandosi.
Dopo qualche minuto in cui entrambi non parliamo lei rompe il silenzio "Eccoci" dice "Entra pure da solo, io starò qua fuori ad aspettarti. E' giusto che cominci subito ad abituarti alle nostre cose" aggiunge sorridendo.
"Va bene" rispondo io avviandomi verso i gradini del vecchio edificio che ho davanti. La facciata è molto rovinata, sono presenti bruciature e mattoni in vista, troppo spesso per far sembrare l'edificio stabile, ma delle impalcature intorno ad esso annunciano che stanno lavorandoci, il che mi rende più ottimista. Apro la porta di legno spesso spingendola, e cercando al tempo stesso di non venire trafitto da una quantità incalcolabile di schegge. L'atrio in cui mi ritrovo non ha nulla da condividere con l'aspetto esterno dell'edificio, il pavimento era lucido e con diversi mosaici, posizionati esattamente sotto i lampadari sfarzosi, ma spenti. La luce infatti proveniva solo dai raggi del sole che penetravano attraverso le grandi finestre lungo le pareti, e nei punti più scuri è accesa solo qualche lampadina. Cercano in ogni modo di risparmiare le loro risorse.
"Hai bisogno" mi chiede una signora uscita da un ufficio che non avevo notato al mio primo sguardo.
"Sì" rispondo io sorridendo "Mi hanno detto di venire qua a ritirare il mio programma o qualcosa del genere"
"Oh ma certo caro" mi risponde sorridendomi a sua volta "seguimi" conclude avviandosi verso l'interno dell'ufficio e sedendosi dietro ad una grossa scrivania (doveva essere anche questa già dentro l'edificio, sembrava troppo pesante per essere spostata troppo)
"Dimmi ora, il tuo nome è?" chiede aprendo un cassetto della scrivania e mettendosi un paio di occhiali spessi.
La donna che ho davanti è sulla quarantina, i capelli scuri con qualche accenno al bianco, sono raccolti in modo disordinato dietro la testa, si vede che non tutti tengono al proprio aspetto fisico quanto me.
"Ti sei dimenticato il tuo nome?" mi dice ridendo, la sua risata è onesta, non c'è traccia di sarcasmo "Non sai quanti ragazzi appena arrivati sono stati così sconvolti da rimanere completamente paralizzati per giorni, come delle amebe"
"Come cosa scusi?" le chiedo
"Non ha importanza" rispose ridendo "Allora, il tuo nome dicevamo?"
"Matt" rispondo io
"Cognome?"
"Quello non lo so, e non è dovuto al fatto che sono qui" rispondo prontamente io
"Ho capito" dice lei perdendo tutta l'allegria che aveva in quel momento
"Sei quello che è venuto dalla città" aggiunge
"Non sono venuto dalla città" ribatto io cercando di mantenere la calma
La donna si volta e prende una tracolla da dietro la sua sedia
"Thò. Qua dentro c'è tutto quello che dovevo darti, non c'è bisogno che ti spieghi come funzionano, sono così elementari che persino un bambino è in grado di utilizzarli, figuriamoci un 'signorino' venuto dalla città"
Vorrei ripeterle che non vengo dalla città, ma subito lei comincia a far finta di leggere dei fogli, e io ne approfitto per uscire da quel posto.
Appena mi chiudo la porta della sede centrale alle spalle, Sophie si avvicina raggiante verso di me "Allora?" chiede " Cosa devi fare da domani?" 
"Non ne ho idea" rispondo io 
"Come mai?"
"Diciamo che non ho ricevuto grande accoglienza, così appena mi hanno dato questa" dico alzando la tracolla al livello degli occhi "ho preferito alzare i tacchi e chiedere ogni cosa a te" aggiungo ridendo
"Quella stupida Dolores" risponde lei scuotendo la testa "è solo una vecchia bisbetica, non dar peso alle sue parole."
Poi comincia a camminare in una direzione a caso.
"Matt vieni dai!" mi dice facendo segno con la mano di seguirla "Andiamo a vedere che ti hanno dato" e si incammina senza aspettarmi.
Dopo alcuni passi fatti correndo, la raggiungo, tenendo l tracolla attaccata al corpo con la mano, per evitare che ne uscisse qualcosa.
Finalmente, dopo qualche minuto,arriviamo ad una panchina davanti ad un edificio color ocra e Sophie si siede, io la imito e rimaniamo per quache secondo in silenzio osservando il sole che era appena visibile da dietro la costruzione.
"Questa" dice Sophie "è la scuola, i bambini del nostro campo vengono mandati lì, dove imparano a leggere e a scrivere per i primi anni, poi imparano tutto ciò che devono sapere sulla città e su come combatterla, attivamente o passivamente. Quando hanno finito gli studi vengono sottoposti al test che devi fare anche te e verranno assegnati al lavoro più adatto a loro"
"C'è Kyle a scuola ora! Me l'ha detto prima" esclamo avviandomi verso l'ingresso dell'edificio
"Fermo" dice Sophie afferrandomi per il braccio "C'è lezione ora" aggiunge ridendo "Non puoi fare irruzione così dal nulla per salutare Kyle"
Sconsolato mi siedo sulla panchina.
"Dai apri lo zaino vediamo che c'è dentro" esclama
Faccio quanto mi ha detto e appoggio le cose che trovo nello zaino sulla panchina,nello spazio che c'è fra me e lei.
La prima cosa che tiro fuori è un fascicolo "E' il regolamento del campo" mi informa Sophie
Subito dopo il fascicolo trovo, in una tasca, le sigarette che avevo con me.
"Finalmente" esclamo ridendo. Prendo una sigaretta dal pacchetto, prendo i fiammiferi (sono nell stessa tasca) e,dopo qualche tentativo, l'accendo, scacciando, in un qualce modo, tutto lo stress a cui sono stato sottoposto in questi giorni.
"Andiamo avanti" dice Sophie togliendomi la tracolla dalle mani e continuando a svuotarla lei.
"Questo è un Comter" dice sventolandomi davanti una specie di sasso completmente nero e perfettamente liscio.
"Un che?" chiedo
"Un 'Comunicatore via terra" Com-Ter" spiega lei "Tramite questo Comter tu puoi comunicare con chiunque altro ll'interno del campo, e puoi usarlo per inviare informazioni anche quando sei fuori dal campo, ma in quel caso devi essere abbastanza vicino affinchè il segnale si possa agganciare. Anche se, secondo me, la cosa che fa di più utile è la funzione mappa. Ti indica la tua posizione in maniera esatta all'interno del campo, così non puoi perderti."
"Interessante" dico io prendendo il Comter da lei e rigirandomelo fra le mani più volte
"Ma come faccio io a farlo funzionare" chiedo
Sophie scoppia in una tenera risata, una ciocca di capelli le cade sul viso e lei, con cura quasi maniacale la sposta subito dietro l'orecchio.
"Allora" dice placando la sua risata "prima di tutto devi sbloccarlo, metti il dito prima nel centro dello schermo, poi lo fai trascinare verso destra e poi verso sinistra, fino al limite dello schermo"
Io seguo alla lettera le sue istruzioni, non appena finisco il movimento lo schermo si accende.
"Sullo schermo" continua lei con la sua spiegazione "ci sono delle icone, sono 3: messaggi, mappe, note" aggiunge indicando il dispositivo "basta che tu ci tocchi sopra col dito e si apriranno, per scrivere invece basta scrivere le lettere come se usassi il tuo dito come penna lungo lo schermo"
"Va bene" rispondo espirandole il fumo addosso involontariamente
"Stronzo" esclama lei tossendo e colpendomi il braccio, poi si lascia sfuggire una risatina e capisco che sta scherzando.
"Dicevo" continua lei "Tutti i contatti sono già salvati dentro, i Comter sono nominativi, e nessuno è in grado di usare il Comter di un altro, infatti io non posso usare il tuo" mentre spiega questo prova ad aprire i messaggi, senza successo, per curiosità provo a toccare l'icona dei messaggi che si apre non appena il mio dito la sfiora "Visto?" esclama lei
"Stupendo" rispondo allibito
"Per trovare i contatti basta che entri nei messaggi e cerchi il nome della persone che vuoi contattare" mentre lei spiega io cerco fra i miei contatti il suo nome. Poi lo trovo e fra me e me mi sento meglio.
"Poi mentre lo usi imparerai bene ad usarlo" continua lei cercando altre cose nello zaino.
"Questo non poteva mancare!" esclama lei, poi estrae dalla tracolla un orologio da polso
"Ta-da!" esclama afferrandomi il polso "Così non sarai mai in ritardo" aggiunge allacciandomelo.
Quando è assicurato al polso rimango ad osservare il quadrante, le lancette segnavano 4 e 25.
"Sai leggerlo?" mi chiede Sophie
"Certo che so leggere l'orologio!" rispondo offeso "Non sono mica un ignorante"
"Scusa" mi chiede "Volevo solo esserne sicura" stavolta ad offendersi è lei, e a scusarmi sono io. Alle mie scuse lei risponde con un sorriso, poi veniamo interrotti dal rumore causato dai ragazzini che escono dalla scuola urlando e ridendo ad alta voce.
Subito mi alzo ed il mio sguardo corre in cerca di Kyle. Dopo aver cercato in ogni direzione finalmente lo trovo, è poco avanti la porta e sta parlando con dei ragazzini che avranno più o meno la sua età, poi finalmente si accorge di me, saluta i ragazzini con un movimento della mano e mi corre in contro.
Appena mi raggiunge non capisco se è lui ad abbracciare me o io ad abbracciare lui, ma entrambi siamo contenti della presenza dell'altro.
"Ciao Kyle" esclama Sophie alle mie spalle
"Ciao Sophie" risponde lui andando ad abbracciare anche lei.
Mentre loro due parlano del più e del meno io ne approfitto per rimettere nella tracolla tutto ciò che era sulla panchina, tutto tranne il Comter che metto in tasca.
"Matt oggi abbiamo fatto un sacco di cose stupende" esordisce lui
"Gli racconterai tutto mentre andiamo a casa" lo blocca Sophie 
"Casa?" chiedo 
"Si, ora che siete dei nostri vi è stato assegnato un piccolo appartamento per voi due, non è molto grande, ma nota positiva, è davanti al mio" mi risponde lei.
Poi prende Kyle per mano e cominciano a camminare spediti. Non sapendo la strada li seguo, cercando di non allontanarmi troppo da loro.
"Ti dicevo Matt.." Kyle riprende a parlare di quello che ha fatto a scuola in questi gorni, la maggior parte delle cose che ha fatto le conoscevamo già, ma lui è stupito di come loro le abbiano scoperte e approfondite. Era da tanto che non vedevo mio fratello così entusiasta.
Nonostante tutto mi sento felice anche io, ma cosa più importante, mi sento finalmente al sicuro.
•••
Sophie ci accompagna fino all'ingresso di casa nostra. 
Casa...
Rispetto alla nostra villetta il posto in cui siamo ora è grande neanche la metà, ma è sempre meglio di nulla. Diciamo che è più un appartamento. 
Dopo aver salutato Sophie, Kyle apre la porta con decisione e io lo seguo.
"Matt" mi chiama Sophie alle mie spalle
"Si?" rispondo voltandomi
"Stasera io e Abe andiamo a fare un giro per il campo, se vuoi puoi venire con noi senza problemi"
-piuttosto che uscire con voi due sentendomi il terzo in comodo, preferisco che David mi disattivi il Tèlos usando solo un cacciavite-
"No grazie" rispondo ignorando il commento fra me e me "Sono abbastanza stanco e penso che una notte di sonno tranquillo sia quello di cui ho realmente bisogno"
"Va bene" risponde lei mettendo il broncio "Nel caso cambiassi idea avvisami, abito solo cinque case più avanti io" poi si volta e continua a camminare.
MI chiudo la porta alle spalle e davanti a me, a metà della rampa di scale c'è Kyle che mi aspetta.
"Casa nostra è su" mi dice lui "qua ci abitano un sacco di persone, è come un condominio" aggiunge lui
"Un cosa?" chiedo io mentre comincio a fare le scale.
"Me l'ha spiegato un mio compagno a scuola, prima che succedesse tutto questo casino, c'erano persone che vivevano in case da soli, come noi, mentre altri vivevano in case molto più grosse, dove c'erano un sacco di famiglie che vivevano in parti di quella casa"
"Interessante" dico io
"Dove abitiamo noi è più in alto" aggiunge lui salendo le scale in fretta
Subito lo seguo, e dopo alcune rampe di scale arriviamo all'ultimo piano, accanto alla porta c'è una piccola tastiera con i numero da zero a nove, Kyle schiaccia alcuni tasti e la porta si apre.
Dopo che sono entrato mi chiudo la porta alle spalle, l'appartamento è diviso in quattro stanze, quella in cui mi trovo è il salotto con cucina annessa, un divano è posto davanti ad un piccolo camino, l'unica cosa che li divide è un piccolo tavolino. Su una parete c'è una libreria con alcuni libri, molti dei quali non ho idea di cosa trattino. Dando le spalle al camino c'è una grossa finestra rivolta verso est, lo capisco perchè il sole ora è dalla parte opposta, con un modesto balcone.
Voltatomi noto la cucina, ovvero un tavolo con quattro sedie vicino al piano cottura e al frigorifero.
Collegate al salotto ci sono tre porte, una conduce al bagno, molto simile a quello dell'ospedale, le altre portano alle camere da letto. 
"Questa è la mia" dice Kyle aprendo una porta.
La stanza è piccola, e arredata di poche cose, una libreria con dei libri (credo siano i libri di scuola di Kyle), un letto singolo ed una scrivania.
"Mi hanno detto di stare qui, l'altra stanza mi hanno detto che era tua" aggiunge lui avanzando verso la porta di camera mia.
Quando apre la porta ci ritroviamo in una stanza ancora più spoglia, infatti c'è solo un letto matrimoniale ed un armadio, per il resto è completamente vuota.
"La mia è meglio" dice Kyle ridendo.
Cogliendo la sua frase come una provocazione, lo afferro scherzosamente con un braccio e lo butto sul letto.
In men che non si dica ci ritroviamo a lottare sul letto, io lo afferro con prese cercando di bloccarlo e lui prova a libersarsi provando a difendersi. Alla fine però la mia forza ha la meglio e riesco a bloccarlo con un braccio dietro la schiena.
"Mi arrendo! Mi arrendo!" urla ridendo lui 
Lo lascio libero e poi mi butto sul letto accanto a lui ridendo.
"Ho vinto!" gli dico alzando il pugno
"Solo perchè sei più grande!" mi risponde lui lanciandosi accanto a me
Ora siamo entrambi sdraiati sul letto, immersi sia l'uno che l'altro nei nostri pensieri.
"Cosa ti hanno fatto quando eri in prigione?" mi chiede
"Nulla" rispondo io mentendo, non voglio far preoccupare inutilmente Kyle "Volevano soltanto essere sicuri che non fossi una spia della città"
"Ma perchè lo pensavano?"
"Perchè.." ero titubante.
Rivelare a Kyle che avevo il Tèlos, significava anche dirgli che io non ero realmente suo fratello, ho paura che così facendo avrei perso la persona a cui più tenevo.
"Kyle" gli dissi sedendomi sul letto "Non ci sono mai stati segreti fra di noi, vero?"
"Sì" mi rispose lui imitandomi e sedendosi sul letto a sua volta.
"Ecco" esordii io sospirando "Pensavano che venissi dall città perchè ho il Tèlos, i Tèlos sono"
"Dispositivi che controllano il numero e la durata di vita delle persone" disse Kyle interrompendomi.
Lo fissai stupito "Me l'hanno spiegato a scuola" aggiunse
"Ma tu non ce l'hai" continuai "Questo può voler dire che" mi bloccai un secondo e respirai profondamente.
"Forse io e te non siamo realmente fratelli" conclusi.
Fra di noi calò il silenzio. 
Un corvo volò davanti alla finestra e si posò sull'albero vicino.
"Matt" disse Kyle interrompendo il silenzio "Tu sei l'unica persona di cui mi ricordo. Fin da quando ero piccolo ti sei preso cura di me. Non importa ciò che dicono, per me sei e resterai mio fratello. Per sempre."
Con le lacrime agli occhi abbracciai Kyle.
"Ti voglio bene" gli dissi
"Anche io" rispose lui.
Dopo esserci separati dall'abbraccio Kyle cominciò a parlarmi delle cose che gli avevano insegnato in quei pochi giorni a scuola, io lo ascoltavo con interesse e, di tanto in tanto, lo interrompevo per fargli qualche domanda.
Il tempo passò in fretta e quando guardai l'orologio questo segnava già le sette e mezza.
"Cosa ne dici Kyle" gli chiesi interrompendolo "Mangiamo?"
"Sì" rispose lui entusiasta fiondandosi in cucina.
Io lo seguii, ma entrato in cucina mi sono reso conto che non sapevo nè cosa mangiare nè tanto meno come cucinarlo.
"Kyle?" lo chiamai "Ma per caso ti hanno anche insegnato a cucinare?"
"No" mi rispose
"Un conto è cucinare della carne sul fuoco, ma preparare qualcosa è competamente diverso" aggiunsi
"Tranquillo Matt, fra poco arriva Laura"
"Laura?"
"Si! Quando tu eri in prigione si è presa lei cura di me, cucinando e dormendo qui, per non farmi sentire da solo" rispose
-Che sia la stessa Laura che ho conosciuto io?- mi chiesi fra me e me.
Sto per chiedere a Kyle di più su questa donna, quando all'improvviso la porta si apre.
"E' permesso?" chiede una voce femminile che riconosco subito.
-E' lei- penso ridendo
"Ciao Laura!" urla Kyle correndole incontro.
"Ciao Kay risponde lei
"Kay?" chiedo io fissandola
"Sì! E' così che mi chiama lei! L'abbiamo deciso insieme" mi risponde Kyle sorridendo
"Kay cosa ne dici di cominciare a preparare la tavola mentre io scambio due parole con Matt?" gli consiglia Laura
"Vi conoscete?" mi chiede 
"Ci siamo incontrati per caso poco dopo che sono uscito dall'ospedale" rispondo mentendo
"va bene" commenta lui cominciando a maneggiare piatti e forchette.
Laura mi fa cenno di seguirla, e così faccio.
Lei mi porta in camera mia, e subito mi afferra il viso con le mani.
"E' bello anche per me rivederti" le dico mentre lei mi volta il viso prima da un lato, poi dall'altro.
"Incredibile" dice sottovoce lasciando la presa
"Cosa?" le chiedo
"Le ferite che avevi si sono praticamente rimarginate del tutto, rimane segno solo di quelle un po' più pesanti" mi rivela
"Meglio" rispondo "Così non dovrò dire a Kyle ciò che è successo realmente"
Lei mi guarda sorpresa "Non gli hai detto nulla?"
"Gli ho detto solo quello che meritava di sapere, il resto è una cosa che posso gestire da solo" le rispondo bruscamente
"Capisco" mi risponde lei "Andiamo a preparare ora, ti insegno come si fa"
Poi insieme usciamo dalla stanza.
Fortunatamente per tutto il resto del tempo che Laura rimane con noi, non fa nessun riferimento al mio trattamento o cose simili, così che la sua presenza si rileva quasi piacevole.
Kyle e lei trascorrono tutta la cena parlando di cose che lui ha appena studiato, a cui Laura aggiunge particolari che incuriosiscono Kyle.
In tutta la conversazione mi sento molto ignorante, loro due parlano di cose di cui io non mi sono mai interessato, e la cosa un po' mi turba. Ma da domani le cose cambieranno, infatti anche io comincerò ad essere informato ed addestrato. La cosa, oltre ad intimorirmi, mi eccita.
Quando è il momento per Kyle di andare a letto, domani deve svegliarsi per andare a scuola, io e Laura restiamo da soli.
"Ti spiace toglierti la maglietta?" mi chiede
Faccio come mi dice, sapendo già cosa avrebbe controllato. Appena mi tolgo la maglietta mi si avvicina e comincia a passarmi la mano sulla spalla.
"Straordinario" ripete
"Stessa roba di prima?" chiedo
"Solitamente perchè si ritirino le vene infette bisogna aspettare qualche settimana, ma in quattro giorni a te sono andate via quasi del tutto"
Non rispondo, e cala il silenzio fra noi. Lei continua a girarmi intorno, per vedere ogni singolo muscolo del mio corpo, come se stessi nascondendole qualcosa.
"Sei straordinariamente curioso Matt" mi dice avvicinandosi a me.
"Misterioso.." aggiunge. Ora era così vicina che i nostri corpi quasi si toccavano. 
"... affascinante..." continua facendo scendere le sue mani lungo il mio petto, fino a toccare la cintura dei miei pantaloni.
"...e..." aggiunge mettendo un dito nel passante della cintura
Non le lascio finire la frase e cado nelle sue provocazioni, la afferro per la vita e mi sporgo per baciarla.
Laura ridendo si volta, così mi ritrovo a baciare la sua guancia, poi mi da un colpo sulla nuca "E sei incredibilmente semplice" mi dice uscendo dal mio abbraccio
"E' così divertente giocare con te" aggiunge dirigendosi verso la porta sistemandosi la maglietta "Buonanotte" mi dice poi con un sorriso prima di chiudersi la porta alle spalle.
Mi ritrovo a ridere fra me e me, stupito da quanto fosse stato facile per lei prendersi gioco di me.
-Da oggi ci do un taglio- mi ripromisi rimettendomi la maglia.
Poi andai in camera mia, deciso nello scoprire cosa dovrò fare domani. Apro la tracolla e ne estraggo il fascicolo con le istruzoni sul campo e il mio pacchetto di sigarette, poi vado sul balcone.
E' una notte fantastica. La temperatura non ancora invernale mi permette di stare all'aperto senza dover mettere la giacca, mi siedo su uno sgabello ricavato da quello che mi pare essere un vecchio tronco e mi accendo una sigaretta, osservando il cielo stellato sopra di me.
Dopo qualche minuto passato a godermi quel panorama,approfitto della luce proveniente dall'interno della casa e comincio a sfogliare le pagine del fascicolo.
Salto la prima ventina di pagine che da il 'benvenuto ufficiale' (così è scritto) a chiunque ne fosse venuto in possesso e finalmente arrivo alla parte che mi interessava.
Su una pagina qualcuno a penna ha scritto "Matt" in alto a destra, sotto il mio nome una scritta a caratteri cubitali mi indica che su quel foglio era indicato il mio programma, infatti da mezza pagina in poi c'è una tabella, in cui le colonne sono i giorni, le file le ore.
Da quanto leggo dal quadrante del mio orologio oggi è Lunedì, seguendo la tabella domani dovrebbe essere Martedì. Non che cambi molto ciò che devo fare.
Ogni giorno infatti vedo scritte le stesse cose.
"ore 8-10: allenamento mattutino
ore 10-12: strategie militari
ore 12-13: pausa pranzo
ore 13-15: palestra/corpo a corpo
ore 15-18: simulatore"
E questo si ripeteva identico ogni giorno della settimana.
Trovato ciò che mi interessava comincia a sfogliare senza interesse le restanti pagine, le quali spiegavano come veniva prodotta l'energia, dove veniva reperito il cibo e come venivano divise le risorse per le varie famiglie che abitavano nel campo, il tutto mentre lentamente fumo l'ultima sigaretta della mia giornata. Mentre continuo a far muovere le pagine da una copertina all'altra, un foglio scivola per terra. Incuriosito poggio il libro e raccolgo quanto era appena uscito. E' una lettera, una lettera da Alan. 
"Caro Matt,
Spero che tu non ti sia fatto sopraffarre da quanto ti è accaduto in questi giorni. 
La nostra missione è più importante di quanto tu possa immaginare, sarei contentissimo se potessi vedere anche te combattere al fianco dei nostri uomini e portare a compimento la nostra causa, che salverà tutto ciò che rimane del mondo. 
Noi non siamo così. Non siamo bestie create unicamente per ammazzarci l'un l'altro e penso che tu questo lo sappia già.
Mi raccomando, non sottovalutare l'addestramento, è molto duro e alcuni potrebbero trattarti con un certo distacco, ma non preoccuparti.
Ora ricomincia una nuova vita per te e Kyle qui con noi.
Ti auguro il meglio di ogni cosa, e ti aspetto Mercoledì mattina alle 10 per un incontro (è già tutto in regola con i tuoi normali programmi non ti preoccupare)
-Alan"
Finito di leggere la lettera la rimetto con cura nel libro, per  non perderla.
Alzo lo sguardo verso il cielo "una nuova vita"..
Finisco di fumare la sigaretta e vado diretto nel mio letto, una buona dormita era veramente ciò di cui ora avevo bisogno.

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