Unstoppable passion

di Denny_Volturi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piccoli ricordi ***
Capitolo 2: *** Cambiamento di programma ***
Capitolo 3: *** Scoperte inaspettate ***
Capitolo 4: *** Nuovi sentimenti ***
Capitolo 5: *** L'errore ***
Capitolo 6: *** Paure Nascoste ***
Capitolo 7: *** Passione o semplice follia? ***
Capitolo 8: *** Piccola rivincita ***
Capitolo 9: *** L'inaspettato ***
Capitolo 10: *** Gelosia e gli intrusi ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni ***
Capitolo 12: *** Può essere dolce la morte? ***
Capitolo 13: *** La passione e gli inganni. ***
Capitolo 14: *** Unstoppable passion ***
Capitolo 15: *** Stranezze ***
Capitolo 16: *** Precauzioni, amicizie e... Imprevisti ***
Capitolo 17: *** Le cose che non sai. ***
Capitolo 18: *** Dame e cavalieri ***
Capitolo 19: *** Dubbi e verità ***
Capitolo 20: *** Pensieri differenti ***
Capitolo 21: *** L'inizio di qualcosa ***
Capitolo 22: *** La missione ***
Capitolo 23: *** La scomparsa ***
Capitolo 24: *** Compromessi ***
Capitolo 25: *** Ritrovamento ***
Capitolo 26: *** Confessioni tra amici ***
Capitolo 27: *** Different passion 1 ***
Capitolo 28: *** Different passion 2 ***
Capitolo 29: *** L'essere scoperti ***
Capitolo 30: *** Un brusco addio ***
Capitolo 31: *** Conferme e nostalgie ***
Capitolo 32: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 33: *** L'arrivo ***
Capitolo 34: *** Nascita di una nuova famiglia ***
Capitolo 35: *** Quando tutto finisce, tutto inizia ***



Capitolo 1
*** Piccoli ricordi ***


Unstoppable passion

Piccoli ricordi.


Non ero mai uscito dal palazzo se non per girare nei d'introni del paese sotto l'ordine di Aro, c'era proibito oltrepassare Volterra ed uscire dal palazzo senza un motivo della quale Aro ne era a conoscenza ma quel giorno avevo voglia di allontanarmi e di cercare qualcosa di nuovo non so bene che cosa mi aspettassi però mi incamminai; girai parecchi paesi ma uno mi attirò completamente l'attenzione forse più che il posto era quella ragazza col suo modo di fare, camminava per andare chissà dove ma si notava chiaramente che la sua mente era in tutt'altro posto sembrava che sognasse mentre camminava ed era buffo ogni tanto prendeva e canticchiava qualcosa di melodico che forse non aveva nemmeno le parole ma nessuno sembrava sentirla nonostante il silenzio assoluto che regnava, era come un piccolo fantasma che vaga senza meta e senza essere visto per il paese. La osservai fino a quando non entrò in un negozietto poi decisi di girare il paese ed osservarlo meglio, dalla piazza mi ritrovai poi in un chiosco di gelati ed era pieno di bambini, piccole gole che correvano qua e là rincorrendo un pallone all'insaputa del pericolo, proseguii per non pensare troppo al sangue e alla sete che pian piano saliva, arrivai ad un parco pieno di ragazzi che avranno avuto la stessa età di quella ragazza o almeno così sembrava a me; mentre passavo tutte le ragazze non facevano altro che fissarmi dalla testa ai piedi e tra loro non smettevano di ripetere “com'è carino,chi è quel tipo? non è di qua, ma è davvero carino” e non evitai di sorridere per poi andare a sedermi sotto un albero lontano dagli occhi di quelle ragazze che stavano iniziando ad irritare siccome commentavano ogni minimo particolare di me senza sapere che io potevo sentirle ma tentai di concentrarmi su altri suoni e mi calmai chiudendo gli occhi.
Quando li riaprii trovai quattro ragazze che mi osservavano, mi ero concentrato sul canto di un passerotto e non le avevo sentite arrivare
"tu devi essere nuovo di qui..." mi disse una ragazza dai capelli biondi tinti

"come ti chiami?" stavo per rispondere quando mi sovrappose un'altra ragazza

"anni?" le fissai per un momento e sembravano dei rapaci che attaccavano la carcassa di un morto dopo una lunga attesa

"mi chiamo Alex e ho 17 anni" le ragazze sembravano affascinate da ciò che avevo detto ma penso che fosse perché erano curiose della mia voce, l'essere umano è strano da capire

"e da dove vieni?" mi chiese di nuovo la ragazza bionda

"sei fidanzato? Ne cerchi una?" parlarono altre due ragazze assieme, mi sentivo in imbarazzo con quella domanda non ero abituato ad un assalto simile; dopo un lieve sospiro decisi di rispondere “abito piuttosto lontano, sono qua solo in visita. E non sono fidanzato e sinceramente non è nel mio interesse” sembravano sconcertate per ciò che avevo detto

"ora se volete scusarmi devo tornare a casa...." e mi incamminai fino a quando non arrivai dietro al muro che corsi, case, abitanti e macchine nel loro complesso stavano bene e davano un senso di grande famiglia unita che quasi mi faceva sentire a disagio.
Tutto mi scorreva davanti, era meglio tornare a palazzo prima che Aro si rendesse conto che mancavo all'appello e prima che io combinassi un guaio ma qualcosa mi invitò a rallentare, era la ragazza che vidi entrare nel negozietto ma adesso si trovava seduta su una panchina in un parco piuttosto deserto ad osservare una bambina che si dondolava sull'altalena, i suoi occhi sembravano tristi ricordavano molto quelli di mia sorella quando ancora eravamo umani ed abitavamo in quel lurido orfanotrofio ormai da tempo, il solo pensarci mi stava rendendo nervoso, avevo rimosso quel ricordo da anni ormai ed adesso per via di una semplice umana me ne stavo ricordando ma non ero arrabbiato con lei; giocava con la bambina e ogni volta che gli volgeva lo sguardo gli mostrava un sorriso ma i suoi occhi continuavano ad essere spenti, non capivo se quella bambina fosse sua figlia o meno ma dai suoi atteggiamenti nei suoi confronti pareva di si, premurosa, gentile e tranquilla poi d'un tratto la prese per mano e iniziarono ad allontanarsi dal parco, pensavo che m'avrebbe visto lì immobile di fronte a lei ad osservarla, ogni suo movimento, ogni suo gesto non faceva altro che ricordarmi le notti, i pomeriggi in cui io e mia sorella stavamo abbracciati assieme cercando di sostenerci l'un l'altro per riuscire ad andare avanti, molto spesso mi sentivo inutile, incapace di fare da fratello,

"Jane... non son capace di proteggerti... faccio schifo come fratello..." gli dissi in lacrime, il dolore per non riuscire a proteggere l'unica cosa a cui tenevo era enorme

"sono un pessimo fratello....." quella volta che gli dissi ciò ricordo che mi diede uno schiaffo

"non dire stupidaggini.... sei il miglior fratello che abbia mai visto. Se fossi pessimo non saresti qui di nascosto.... ti voglio bene" mi abbracciò come se fossi stato il suo peluche, ricambiai subito ma sentivo che anche lei piangeva, dopotutto eravamo stanchi di quelle giornate passate separatamente, nel doverci vedere di nascosto pur di stare assieme, ma poi un giorno arrivò Aro

"non preoccupatevi.... tra pochi anni vi porterò via con me e potrete vivere felici per l'eternità vendicandovi anche di quel che vi hanno fatto"

quelle parole ci diedero la speranza di trovare una luce in fondo a quel tunnel oscuro.....

Pensare a ciò mi stava facendo male, se ero ancora umano avrei pianto senza sosta, dovevo ammazzare qualcuno, dovevo torturarlo fino a quando non avrebbe implorato pietà ma non potevo farlo o Aro avrebbe scoperto tutto, così tornai più velocemente possibile a palazzo giusto in tempo per lo spuntino che portò Heidi

"fratello! Dove sei stato?" mi disse una voce dalle spalle

"sorella! Non preoccuparti, ero in giro sui tetti... sai come sono fatto" e non riuscii a non abbracciarla il ricordo di quel che avevamo passato mi stava ancora tormentando, non appena vennero fatte entrare le persone e fu stato chiuso il portone divenni una belva, l'odio e il dolore del ricordo lo riversai su quelle persone, li torturavo togliendogli i sensi dell'udito per sentirli urlare perché non sentivano più nulla poi glielo facevo tornare, gli toglievo il senso del tatto per vederli cascare come sacchi di patate e nuovamente glielo facevo tornare fino a quando non mi stufai che li uccisi in breve tempo.
Quella notte non so come mai ma ripensai a quella ragazza, ai suoi occhi e al suo modo di fare, l'avevo già vista da qualche parte o forse era la mia mente che mi stava ingannando? Decisi che sarei tornato anche l'indomani pur di capire se l'avevo già conosciuta o meno e poi iniziava ad incuriosirmi, cambiava umore in poco tempo sembrava di vedere un licantropo inprigionato nel corpo di un'umana; quasi ogni giorno andavo in quel paesino per osservarla e capire meglio i suoi comportamenti e i suoi pensieri ma la cosa si rendeva sempre più difficile specialmente perché Aro sembrava si fosse reso conto che alcuni giorni mi allontanavo dal suo palazzo senza permesso e le prime volte ero anche tornato piuttosto teso, mia sorella a stento si avvicinava a me ed io ne sentivo la mancanza così decisi di parlargli

"sorella.... mi spiace di essere sempre così nervoso ultimamente, ma stanno riaffiorando vecchie ferite.... perdonami..." e la strinsi a me, avevo bisogno di un contatto con lei, era da tanto che non l'abbracciavo ero sempre fuori o troppo occupato per starle accanto come mio solito e lei ricambiò l'abbraccio senza esitare, cosa che mi tranquilizzò subito

"non preoccuparti.... se vuoi parlare sono sempre qua, lo sai" mi disse volgendomi un sorriso alla quale non potei far altro che ricambiare e prenderla per mano 

"oggi passerò tutto il tempo con te, mi sento in dovere di farlo se non ti spiace" le dissi portandola nella sua stanza per poi chiudere la porta e farla sedere sul suo letto, scoppiò in una risata divertita sembrava più piccola di me quando rideva ma anche per molte altre cose "ti voglio bene.... grazie per prima" 

"ti voglio bene anch'io. che ne dici di aiutarmi a scegliere il vestito per la festa di sta sera?" disse girando su sè stessa, rimasi a guardarla perplesso, mi ero completamente dimenticato della festa che aveva organizzato Aro

"te n'eri dimenticato vero?" sapevo che se ne sarebbe accorta, chi altri meglio di lei mi conosceva?

"se devo essere sincero.... si, mi si è proprio cancellato dal cervello" e feci un sorriso un po' goffo per l'enorme sbadataggine che avevo commesso

"dai, sei ancora in tempo. Comunque mi aiuteresti?" e si mise appoggiata al mio petto addolcendo gli occhi, sembrava di vedere uno di quei peluche che teneva sul suo letto o nel suo armadio per non farli trovare da Felix

"si, ti aiuto volentieri" e così l'aiutai riuscendo anche a prepararmi io stesso e la festa passò  piuttosto in fretta, non avevo nulla a cui pensare ma pensai che sarebbe stato meglio parlare con quella ragazza piuttosto che osservarla.

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Capitolo 2
*** Cambiamento di programma ***


Unstoppable passion cap 2

Cambiamento di programma.



Era passato quasi un mese da quell'assurda giornata e avevo tutte le intenzioni di andare a parlarci ma  Aro aveva capito il mio piano, ne ero certo siccome mi affidò missioni banali come aiutare Heidi a portare gli 'spuntini' a palazzo, controllare la situazione degli altri clan e cose del genere però si stavano rendendo noiose, non c'era qualcosa di subdolo o ingegnoso da fare e non ero l'unico a pensarla così anche Felix incominciava a stufarsi per la monotonia delle giornate, gli passava anche la voglia di allenarsi con me ma un giorno mentre ero in giardino con lui nel tentativo di incominciare uno scontro arrivò Suplicia a fermarmi
"Alec devi andare nell'ufficio di Aro.... ti vuole parlare, fa attenzione alle risposte che dai. E' piuttosto in collera...."
"d'accordo, vado subito allora..." così mi diressi nel suo ufficio senza esitazione "avevate bisogno signore?"
"Oh! Alec.... ben arrivato. Ho un compito da affidare a te e a Jane, lei ne è già al corrente e sta aspettando una tua risposta." disse congiungendo le sue mani mentre teneva gli occhi fissi su di me
"e di cosa si tratterebbe?" l'esperrione che assunse mi metteva curiosità, doveva essere qualcosa di strabiliante perchè i suoi occhi erano illuminati, compiaciuti di poter dire qual'era il piano che aveva escogitato
"ebbene dovrò iscrivervi in una scuola privata per tenere d'occhio un'umana.... quest'umana è importante per noi, l'abbiamo conosciuta ben 12 anni fa e già allora capii che sarebbe stato un'elemento utile come guardia solo che doveva crescere. Volevo aspettare ancora ma si sono intromessi i licantropi e non vorrei che lei finisse sotto la loro protezione." nel frattempo non faceva altro che sfogliare una carpetta piena di fogli con foto di ragazzi e ragazze per poi tirarne fuori una e porgermela
"quindi noi dovremmo assicurarci che lei non prenda troppa confidenza coi licantropi giusto?" e nel frattempo osservavo la foto, aveva i capelli castani e gli occhi azzurri come il cielo in piena estate eppure aveva uno sguardo che non potevo aver dimenticato, era la ragazza maledetta, l'avevo soprannominata così siccome ogni volta che l'osservavo finivano per riemergere ricordi e sensazioni che non sentivo da anni
"esattamente! E un'altra cosa, deve rimanere vi-va e non dev'essergli fatto alcun male." scandì la parola viva quasi per indicarmi che non dovevo farmi predere dalla rabbia e che avrei dovuto prestare molta attenzione a ciò che le accadeva poi  riprese la foto dalla mia mano e aggiunse "sarete nella sua stessa classe, ho convinto la preside a farvi entrare siete al quinto anno e ovviamente ho dato dei dati falsi. Tu ti chiami Alex e hai 18 anni, tua sorella si chiama Jennifer e ha la tua stessa età. Mi raccomando mi fido di voi due" e mi accompagnò alla porta, finalmente aveva finito di parlare.
Uscito dal suo ufficio mi diressi verso la stanza di Jane per discutere meglio su questo compito che ci aveva affidato ma alla fine mi fece capire che poteva essere divertente frequentare una scuola, avremmo passato più tempo insieme senza Aro od altri che potessero dividerci, avremmo potuto fare dispetti a chi volevamo e anche se ci cacciavamo nei guai non sarebbero mai stati un problema effettivo così nel pomeriggio ci dirigemmo in cartoleria per comprare il necessario della scuola, mi sentivo uno sciocco nel guardare cosa serviva e cosa no, a differenza di mia sorella io mi muovevo con più inpacciataggine come se non avessi mai fatto compre e alla fine mia sorella ne prese il comando, il mio incarico era quello di portare la roba fino al banco per pagare; quando ritornammo a palazzo incrociammo quel presuntuoso di Demetri che ci accolse con una risatina di divertimento ma gli arrivarono ben due ringhi, uno da parte mia e l'altro da Jane, poi mi avvicinai a lui
"sono ordini di Aro e per tua informazione starò in un posto pieno di ragazze la quale avranno occhi solo per me. A quanto pare me la spasserò parecchio!" e gli ricambiai la risata seguita poi da quella di Jane che aveva sentito tutto, ormai era abbituata nel sentirmi dire certe cose in presenza di Demetri, con lui non si riusciva a parlare d'altro a parte piccoli momenti per qualche missione affidata ma per il resto era come se la sua testa fosse semi-vuota e a quel pensiero feci un lieve sorriso prima di girare nel corridoio per entrare nella mia stanza, Demetri emise un ringhio di rabbia e me la risi non appena chiusi la porta, fare arrabbiare Demetri era divertente quasi un passatempo giornaliero.
Quando entrammo in classe tutti ci guardavano affascinati dal nostro aspetto, era sempre la stessa storia, quando un umano ti vedeva passare ne rimaneva inpnotizzato dal tuo aspetto ma a noi dava solo l'opportunità di avere uno spuntino facile da catturare anche se in quel caso non potevamo attaccare nessuno; guardavo ogni compagno e riconobbi subito i Quileute che ci fissavano sbalorditi, era difficile che noi Volturi ci mescolavamo tra la gente comune, poi vidi la ragazza seduta in fondo all'angolo vicino la finestra, anche lei mi guardava ma non era lo stesso sguardo degli altri, sembrava volesse capire chi ero solo guardandomi e come i nostri occhi si incrociarono si girò immediatamente a guardare altrove poi vidi mia sorella avviarsi per prendere posto ed io mi limitai a fare lo stesso, lei prese il posto affianco alla ragazza io fortunatamente trovai un posto dove potevo osservare mia sorella senza essere assalito da qualcuno. Tutti erano molto gentili nei nostri confronti ad esclusione dei Quileute naturalmente e come se non bastava la ragazza era in buoni rapporti con loro, il timore di Aro era fondato ma avevamo qualche speranza più che io ne aveva Jane, a inizio ricreazione aveva più informazioni di quanto pensassi ma l'ascoltai poco, recepii che si chiamava Denise aveva due sorelle e vedeva l'essere umano in un'ottica piuttosto strana considerato che era umana anch'essa ma a mia sorella stava simpatica proprio per quel motivo, finalmente un umano s'era accorto di ciò così aveva terminato il discorso; prima che finisse la ricreazione andai a fare un giro per la scuola e da ben dieci minuti sentivo qualcuno che mi seguiva così decisi di girarmi e trovai delle ragazze che ridevano e si spingevano l'una contro l'altra, forse avevano bisogno di qualcosa.... così rimasi a fissarle fino a quando non si avvicinò una di loro
"siccome sei nuovo ci chiedavamo se volevi essere accompagnato per un giro turistico della scuola prima del suono della campana" mi disse con un sorriso, portava i capelli corti a cascetto neri corvino ed i suoi occhi erano color cioccolato, era piuttosto carina come ragazza
"Margot giusto?"
"si, esatto!" disse arrossendo un po', vedere diventare le umane rosse per la vergogna mi iniziava a divertire e lasciai trapelare un mezzo sorriso
"non sono mai stato bravo nel ricordare i nomi, devi perdonarmi.... comunque farei questo giro molto volentieri" dissi sorridendo divertito, non appena dissi ciò si avvicinarono anche le altre ragazze, tutte pendevano ai miei piedi anche se non lo facevano notare parlando di com'era strutturata la scuola o cose simili
"vorresti il numero di qualche compagno? Sai per i compiti se magari rimani assente...." mi disse un'altra ragazza coi capelli biondi e gli occhi verdi smeraldo, era vestita molto provocante per i miei gusti e se qui ci sarebbe stato Demetri le avrebbe accontentate tutte dato che quella domanda sapevo che serviva per agganciarmi, le presi il viso per portarmelo a me
"molto volentieri. Che ne diresti di darmi il tuo e quello delle tue amiche nel frattempo?" i suoi occhi non facevano altro che guardare il mio volto e poi rispose con un debole si, mi ritrovai alla fine della ricreazione con quattro foglietti con su scritti i numeri di quelle ragazze che ovviamente loro avevano già salvato il mio, Aro l'aveva comprato il giorno prima, per l'esattezza l'aveva preso a tutti e tre per eventuali aggiornamenti speciali.
Quella sera mentre suonavo la chitarra vibrò quell'aggeggio, non l'avevo mai usato prima ma non si rivelò difficile

1 Nuovo messaggio
Da:   Margot
Ciao Alex, sono Margot la tua compagna di classe ricordi? Volevo sapere cosa ne pensavi della scuola
Ore: 22:30
 
Messaggio:
Ehi! Certo che mi ricordo quegl'occhi color cioccolato. Comunque non è affatto male sopratutto con ragazze come voi in circolazione.... Avrei un favore da chiederti se non ti spiace"
 

Nel frattempo ricominciai a suonare la chitarra con note che non avevano senso, poi vibrò

2 Nuovi messaggi
Da: Margot
Non mi spiace affatto. Dimmi pure :)
Ore: 22:37

Da: Jasmine
Ciao! Sono Jasmine, quella che ti ha chiesto se volevi i numeri.... Cosa fai di bello? Se ti serve un favore non esitare a chiedere
Ore: 22:38

Cascava proprio a pennello, avevo bisogno di favori e loro sarebbero state utili

Messaggio:
Volevo chiederti se potevi raccontarmi un po' della classe domani a ricreazione e magari anche qualcosa in più sulle altre ragazze.... sono piuttosto curioso
Destinatario: Margot

Messaggio:
Salve occhi verdi! Stavo suonando un po' la chitarra e capiti a proposito, volevo chiedere a qualcuno se potevo avere il numero di qualche altra compagna e compagno
Destinatario: Jasmine

Risposero più in fretta di quanto pensassi, evidentemente ero riuscito a conquistare e la cosa mi stava a meraviglia, avrei potuto chiedere informazioni senza dover andare dalla persona interessata

3 Nuovi messaggi:
Da: Margot
Ok, domani allora ti aspetto nel giardino che ne parliamo.
Ore: 22:44

Da: Jasmine
Wow! Suoni la chitarra?!? Comunque non è un problema, lo faccio io. Domani ti darò i numeri di qualche ragazzo così fai nuove amicizie ;)
Ore: 22:45

Da: Margot
Io ora vado a dormire se no domani non mi sveglio :) ci sentiamo a ricreazione, notte!
Ore: 22:47

Risi nel leggere il terzo messaggio, mi ero completamente dimenticato che per loro ero un'essere umano e avrei dovuto dormire

Messaggio:
Ok, allora a domani e grazie infinite. Notte e sogni d'oro.
Destinatario: Margot

Messaggio:
Si, la suono da quando ero piccolo. Grazie mille per l'offerta d'aiuto.
Destinatario: Jasmine

Mi stavo divertendo come non mai, l'indomani sarei riuscito ad avere delle informazioni adeguate su tutta la classe e come se non bastasse avevo due corteggiatrici, di solito sarebbe l'opposto ed era proprio questo che mi divertiva, non ero io a fare la prima mossa.

1 Nuovo messaggio
Da: Jasmine
Figurati :) ci sentiamo domani, ora vado a letto. Buona notte!!
Ore: 22:53

Messaggio:
A domani. Buona notte anche a te.



Note Autore: Ed ecco che ho scritto anche il 2° capitolo XD spero di avervi incuriosito coi primi due....
è la prima volta che ne scrivo e pubblico una e si noterà sicuramente XD
Se volete commentate così migliorerò il tutto :)
ah! Quasi dimenticavo, al momento non ho ancora deciso bene che scuola sia X°D spero vada bene anche se rimane ignota X°D
Ciaoo!!! Ci si sente per il prossimo capitolo u.u commentate please *^* 

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Capitolo 3
*** Scoperte inaspettate ***


Unstoppable passion Cap 3

Scoperte inaspettate


L'indomani a ricreazione Margot ed io andammo nel cortile della scuola e mi raccontò parecchie cose, tra cui una, che Denise era diventata più solitaria rispetto ai primi anni e che parlava di più con Jacob e Embry poi mi disse che secondo lei era nata una mezza storia tra loro perché andavano fin troppo d'accordo e quando li vidi, lei era là che rideva e scherzava con tutti i Quileute, sicuramente non sapeva chi fossero realmente; mi persi a guardarla ed ascoltarla ridere mentre veniva spinta qua e là da quei due
"dai!! Ahahah!!! La smettete! Andrà a finire che mi faccio male o casco e se succede mi vendico, lo sapete" in quel momento sembrava una piccola mocciosa che per difendersi usava le minaccie
"oook.... Come vuoi!" e la spinse un'altra volta contro Jacob che rideva a crepa pella ma come gli arrivò il peso della ragazza cadde in un tonfo; i due rimasero lì a terra inermi dal ridere, cercarono di rialzarsi aiutandosi a vicenda ma come ricominciavono a ridere non facevano che peggiorare la situazione, non sembravano accorgersi che metà delle persone li fissavano intenti a capire cos'avessero così tanto da ridere forse io ero l'unico ad averlo capito da quella distanza, ormai Margot non esisteva più, ero perso a fissare Denise incuriosito dal cambiamento che aveva quando stava in classe a quando stava con loro o da quando la vidi la prima volta; i suoi occhi erano cambiati, non erano spenti come quella volta o come nella foto, lì esprimevano esattamente ciò che provava e certamente era felice, serena forse anche se stessa. Penso che nulla sarebbe riuscito a portarla nel nostro palazzo, era più difficile di quanto pensavamo, Jane si era avvicinata per parlargli mentre c'erano ancora i Quileute e non facevano altro che guardarla come se dovessero attaccarla da un momento all'altro, solo allora mi accorsi che tra tutti loro mancava Sam, era troppo grande per fare l'alunno e la cosa mi mise tranquillo, un Quileute in meno e sopratutto il capobranco significava che non avrebbero potuto agire in modo losco come potevamo fare noi; Margot si mise davanti a me, forse aveva chiesto qualcosa e nemmeno l'avevo sentita, aveva parlato così tanto che ne avevo perso il connesso
"non mi stavi ascoltando vero? Comunque se ti interessa Denise hai false speranze." rimasi allibito da quello che aveva detto, sembrava aver capito che volevo informazioni su di lei
"aspetta un attimo.... quella ragazza non mi interessa, mi incuriosisce. Li trovo differenti. Comunque perché dici che avrei false speranze?" non volevo ammettere che avevo perso il filo del suo discorso o mi sarei ritrovato senza qualcuno che mi dicesse esattamente cosa mi interessava
"avevo ragione, non mi hai ascoltato. L'ho detto prima... da quando ha scoperto di essere adottata è cambiata, è più solitaria e la comprendo benissimo, non è facile una situazione come la sua. Per quanto riguarda le false speranze... bhe, è stata lei stessa a dire che avere un ragazzo non è nel suo interesse fino a quando non si è sistemato tutto ma penso che l'abbia detto per non far sapere che è assieme a Jacob o Embry" sembrava convinta di quel che diceva ma a me non era sembrato che provasse qualcosa per uno dei due o addirittura per entrambi, fino ad ora non li avevo visti nemmeno una volta stare abbracciati o qualcosa di simile
"a me non è sembrato... ma hai mai provato a chiederglielo? Magari è una tua impressione e nulla di più. Comunque ora andrei un po' da mia sorella, grazie infinite" e le sorrisi cordialmente prima di avvicinarmi a mia sorella che stava seduta in una panchina già ad aspettarmi
"fratello.... tu hai scoperto qualcosa? Io so solo che è piuttosto astuta come persona e se si arrabbia è meglio non stargli vicino. O almeno questo è quello che mi hanno detto altre ragazze" sembrava scocciata anzi ero sicuro che lo fosse, dover scoprire com'era un'essere umano per poi riferirlo ad Aro era snervante, avremmo affrettato il tutto portandola con forza a palazzo ma per Aro era sbagliato quasi pericoloso.
"ho solo scoperto che la famiglia con cui vive non è la sua.... è stata adottata." dissi ciò con disinvoltura e senza interesse, non era un'informazione utile poi la presi e le feci appoggiare la sua testa sul mio petto "sorella... dici avremo qualche speranza? E' sempre coi Quileute.... Comunque non la vedo astuta, la vedo molto come una persa nel suo mondo infantile, pieno di fantasie sciocche...."
"forse non dovremmo sforzarci così tanto.... Stavo pensando che forse se siamo semplicemente noi stessi sarà più facile. Hanno detto che è tutt'apparenza quella e che se vuole sa metterti fuori gioco solo con le parole...." le sue braccia si chiusero in un abbraccio che mi strinse piuttosto forte, se fossi stato umano avrei rischiato che mi spaccasse qualche costola, poi alzò il viso e mi fissò "penso che ti presenterò io a lei dato che tu non ti avvicini, così sapremo anche se è vero o meno" e lasciò trapelare un sorrisetto malignio fantastico
"ti adoro quando ti vengono in mente certe idee" e le accarezzai i capelli, poi la campana suonò e ci avviammo in classe.
Quando rientrammo rimasi bloccato sul luscio della porta e notai che mia sorella era sbalordita quanto me, Sam mancava nel gruppo perchè era un'insegnante di storia, il nostro insegnante pensavamo che sarebbe finità lì, il nostro piano, le nostre speranze erano cadute tutte in quell'istante, con lui come insegnante saremmo stati espulsi con facilità e quindi addio a tutto quanto; ci fece cenno di sederci nei nostri posti e rimase calmo per tutta l'ora, ogni tanto chiedeva se stavamo seguendo e nulla di più, si comportava come un normale insegnante non aveva fatto nulla di sgarbato ma forse si comportava così perchè eravamo arrivati da poco. Due volte alla settimana avevamo mensa e oggi era uno di quelli, la nostra classe aveva due tavoli riservati nella quale si suddividevano maschi in uno e femmine nell'altro, mia sorella sembrava essere a suo agio lì, parlavano di faccende femminili, io invece non sapevo bene come comportarmi, troppi licantropi riuniti in un solo punto ma il fatto di potergli togliere i sensi e che entrambi non potevamo attaccarci senza un motivo mi faceva stare tranquillo poi Jacob si sedette vicino a me
"perché siete qua? Che cosa volete da Denny?" rimasi sorpreso nel sentirmi chiedere quelle cose senza preoccuparsi che qualcuno potesse sentirci
"non sono affari vostri sul perché siamo qua e poi volevamo fare nuove amicizie, l'eternità è stancante sopratutto senza far nulla." dissi disinvolto portandomi le mani dietro la testa, mi emise un ringhio piuttosto alterato ed io me la risi "più di questo non puoi fare, che peccato...." ma sta volta era lui a ridere assieme ad Embry
"qua no ma fuori si. Fa attenzione a te e a tua sorella potreste finire male" disse Embry ma come gli uscì dalla bocca la parola sorella si ritrovò per terra con io sopra, nessuno doveva fargli del male anche se sapevo che sarebbe stato pressoche impossibile mi venne d'istinto reagire in quel modo
"nessuno si deve azzardare a far del male a mia sorella" tutti ci stavano fissando ed io ero furioso, l'avrei voluto uccidere ma non potevo, la mia mano fremeva per tirargli un pugno in faccia ma Jacob tentò di fermarmi invano, gli tirai una spinta che cadde per terra, Embry doveva morire; il mio braccio stava iniziando a fare pressione sul suo collo per non farlo respirare
"ritira immediatamente ciò che hai detto ed io lascio la presa." mi guardava terrorizzato e stava iniziando a cambiare colorito ma per me doveva morire
"fratello!! Fermati!!! Lascialo andare...." la voce di mia sorella mi fece alzare leggermente il braccio e pian piano Embry riprendeva colore
"non doveva dirlo. Ora può solo considerarsi morto..." l'ultima frase mi uscì  in un sussurro con un piccolo ringhio
"qualsiasi cosa abbia detto è meglio se lo lasci. Ti stanno guardando tutti...." mi rialzai lentamente e me ne ritornai in classe, presi un respiro profondo e mi calmai; sentivo le voci dei compagni che passavano in corridoio, non facevano altro che chiedere se Embry stesse bene e perché io avessi reagito in quel modo ma decisi di focalizzarmi sul rumore delle macchine che passavano, non volevo innervosirmi un'altra volta.
Finita la scuola uscii con Jasmine che mi passò altri numeri e c'erano sia maschi che femmine ma del suo numero nessuna traccia, chissà quanto avrei dovuto aspettare prima di averlo e porterci parlare senza che nessuno sentisse poi sentii Jane che parlava con qualcuno e si stava scusando per il mio comportamento
"sinceramente è stato piuttosto violento, insomma Embry non ha detto qualcosa di pesante da dover essere strozzato.... forse si ha sbagliato ma tuo fratello ha errato il doppio" era una voce di una ragazza, molto tranquilla nonostante parlasse male di me con lei, sembrava non preoccuparsi se mia sorella avrebbe potuto reagire sgarbatamente
"quando si tratta di me qualsiasi cosa sia diventa piuttosto impulsivo.... spero possiate perdonarlo" non capivo perché mia sorella continuasse ad essere cortese e a scusarsi con quell'insolente ma quando mi girai ne capii il motivo, era Denise quella con cui parlava
"impulsivo o no, deve stare attento.... comunque poi avrei alcune domande da farti senza che ci sia tuo fratello nei paraggi, se non spiace" pronunciava le parole 'tuo fratello' con disprezzo, disgusto sembrava che mi detestasse

"va bene. Ma dici adesso o più tardi?" rimaneva calma nonostante avesse notato anche lei il modo in cui aveva nominato quelle parole, ero sicuro che non faceva nessuna mossa solo perché era obbligata a comportarsi bene per attirarla a noi
"preferirei adesso se per Alex va bene" non avevo notato che erano arrivate già vicino a me e che quindi per un umano era facile poter sentire l'ultimissimo pezzo di conversazione, i suo occhi blu mi fissavano intenti a capire che cosa stessi pensando esattamente e allo stesso tempo cercavano di uccidermi, aveva desiderio di vendetta molto probabilmente per quello che avevo combinato o semplicemente mi odiava a punto tale da non volermi sulla faccia della Terra; strinsi le spalle, mi importava poco di cosa avesse da chiedere lei "allora io mi avvio già per andare a casa" e mi allontanai.
Quando tornai a casa dissi ad Aro quello che avevamo scoperto e per lui era tutto interessante, mi disse di continuare su questa strada perché secondo lui ben presto saremmo riusciti a portarla da noi nonostante i Quileute le stessero molto vicino poi mi diressi nella mia stanza, all'improvviso non facevo altro che a ripensare ai suoi occhi blu che mi osservavano volenterosi di sfidarmi poi dagli occhi mi comparve il suo viso sereno, affabile che rideva davanti a me come per sfida, mi era sfuggito quel particolare dei suoi occhi ma già quel giorno mi voleva stuzzicare, che cercasse la morte? Era piuttosto improbabile ma la domanda mi balzò alla mente lo stesso; improvvisamente lo sbattere della mia porta mi fece distogliere dai pensieri, sul luscio c'era mia sorella che mi fissava sconvolta e tentava di dirmi qualcosa, che Denise fosse stata investita? Che qualcuno l'aveva rapita? Le avevano fatto del male? Pensavo solo a lei e a che cosa gli potesse essere successo per ritrovarmi mia sorella così sconvolta.



Note Autore: Ed ecco qui anche il 3° capitolo =) devo dire che ho impiegato più tempo di quanto pensassi per questo capitolo XD
Ho avuto un classico 'blocco dello scrittore' >.< ma ce l'ho fatta +.+ ora è qui tutto per voi.
Spero piaccia il finale di questo capitolo..... XP ora vi starete mangiando le unghie suppongo =D
Commentate e al prossimo capitolo °^° Ciaooo!!! Dolci Morsetti a tutti e al prossimo capitolo  ^w^

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Capitolo 4
*** Nuovi sentimenti ***


Unstoppable passion-Cap 4 Nuovi sentimenti

Era lì difronte a me sconvolta, le parole non gli uscivano fuori, continuava a balbettare e l'uniche parole che gli uscivano erano "io... lei... è un disastro" così la presi portandomela in braccio e le sussurrai all'orecchio di calmarsi un attimo prima di dire esattamente cosa era successo anche se ero piuttosto agitato, stavano balzando alla mente troppe ipotesi, una peggio dell'altra e come se non bastasse mi sentivo preoccupato per LEI, era maledetta davvero: prima mi aveva fatto riaffiorare tutti i ricordi più orrendi che potessi avere ed ora aveva fatto sconvolgere mia sorella; la detestavo ma allo stesso tempo volevo esserle davanti per parlarle io stesso per dire "eccomi! Vuoi qualcosa di esilarante? Ci sono io!" ma non potevo pensare una cosa simile. LEI che mi detestava ed io che provavo lo stesso, non potevo pensare tutte e due allo stesso tempo eppure era così, che stessi iniziando a provare qualcosa per lei? Impossibile.... Il mio cuore era un pezzo di ghiaccio impossibile da scolpire per qualsiasi umana e se fosse capitato quelle rare volte sarebbero finite sotto le mie fauci, non potevo provare qualcosa per LEI, la detestavo ed ero incuriosito dal suo passato nulla di più. Poi mia sorella si alzò in piedi e mi fissò prendendo un respiro profondo
"lei... non so come... ma penso sappia tutto... ha incominciato a farmi domande strane..." la sua voce aveva ancora un filo di ansia, la fissavo intento a capire e riflettendo ad ogni singolo comportamento che aveva mostrato nei nostri confronti
"sorella... è impossibile. Se sapesse davvero chi siamo non si azzarderebbe nemmeno ad avvicinarsi a noi no?" forse erano domande che non si aspettava e perciò ne era sconvolta non trovando nemmeno i connessi più logici esistenti
"l'ho pensato anch'io inzialmente... però perché farmi domande su dove andavamo quando c'era il sole, come avevi fatto a spingere Jacob in quel modo.... mi ha pure chiesto perché abbiamo l'iride di un colore insolito e del perché nessuno sa dove abitiamo" parlava con voce sempre più debole e nel mentre si era messa le mani tra i capelli, non riusciva più a trovare risposta a nessuna di quelle domande; istintivamente la presi e l'abbracciae dandogli un lieve bacio sulla fronte ghiacciata
"semplice curiosità.... lo sai che a volte gli esseri umani sono impertinenti per via della loro curiosità, ma tu cosa gli hai risposto alle ultime due?" continuavo a stare calmo, non vedevo tutto quel pericolo, le accarezzavo il viso tentando di calmarla
"niente.... ho preso e me ne sono andata, erano troppe domande.... non sapevo più dove aggrapparmi" poi affondò il suo piccolo viso al mio petto ed io l'abbracciai per poi appoggiare il mento sopra la sua nuca
"vedrai che ti sbagli, era solo semplice curiosità. Ora non ci pensare, siamo qua a palazzo e lei non saprà mai nulla" e così le baciai di nuovo la fronte per poi vederla uscire dalla mia stanza molto più rilassata.
Passarono delle settimane da quel giorno e ormai eravamo ben integrati nella scuola, sembrava che quello accaduto qualche giorno fa fosse stato dimenticato da tutti completamente ed era meglio così; un mercoledì i Quileute mancavano e Denise si ritrovò sola a ricreazione così Jane ne approfittò per farmici parlare, ci dirigemmo verso il giardino; Denise era seduta su una panchina situata sotto un albero, era intenta a leggere qualcosa che sicuramente per lei era interessante dato che non si rese conto di noi fino a quando Jane non le parlò
"ehi Denny! Disturbo?" disse con voce solare, era strano vederla così quasi in procinto di gongolare su se stessa, sembrava felice all'idea di vedermici parlare, lei ormai aveva preso confidenza con Denise ma non così tanta da potersi definire amica
"no, tranquilla..." la sua voce era piuttosto tranquilla e lo dimostrava anche il suo volto siccome le aveva mostrato un sorriso amichevole almeno non detestava mia sorella
"volevo farti conoscere meglio mio fratello. Non avete ancora avuto un'occasione per parlarvi." mi sentivo a disagio nel sentire uscire dalle sue labbra certe frasi ma la ragazza non sembrava essere a disagio, rimaneva seduta sulla panchina a fissarci
"bhe so che si chiama Alex e ha la tua stessa età, insomma siamo tutti e tre in classe assieme...." poi si avvicinò all'orecchio di Jane e le sussurrò qualcosa con tono molto fievole che non riuscii a capire ma da come reagì Jane doveva essere qualcosa di buffo perché se la sogghignò poi si girò verso di me, avevo completamente dimenticato che avrei dovuto chiederle scusa per quel fatto di Embry ma proprio non ci riuscivo, per me se l'era meritato; stava iniziando a calare il silenzio, Denise non ci stava nemmeno guardando, era tornata a leggere e ne ero sollevato almeno avrei evitato quel discorso ma come tentai di parlare mi sovrastò
"se è qui per chiedere scusa di quel che ha fatto.... non sono io la persona adatta." non riuscii a capire se c'era acidità in quel che diceva o era normale come tono ma di una cosa era sicuro i suoi occhi non mi guardavano, rimanevano fissi sulla pagina
"io non debbo fare le scuse a nessuno. Lui ha sbagliato per primo non io. E poi quando si parla con le persone le si guarda in faccia, è un segno di rispetto" le parole mi uscirono con rabbia una dopo l'altra, avevo ragione io su quanto accaduto e non di certo quel fetido licantropo ma rimasi bloccato quando la vidi richiudere il libro e alzare lo sguardo lentamente, il blu dei suoi occhi non faceva altro che fissarmi con disprezzo, rabbia e superiorità, voleva farmi sentire inferiore a lei solo guardandomi
"per quelli come te, il rispetto non lo do nemmeno sotto tortura. Siete solo persone insulse che è meglio se mi girate alla larga o la prossima volta posso sputarti addosso per aver chiesto rispetto" il suo tono era rimasto immutato ma l'acidità me l'aveva fatta intendere molto chiaramente; era rimasta a fissarmi per qualche minuto poi riaprì il libro e ritornò a leggerlo come se non esistesse più nessuno, in quel momento la stavo odiando più delle altre volte, Jane rimaneva in silenzio a fissarci entrambi dopotutto non era coinvolta e nemmeno voleva immischiarsi
"perché? come sarei io?" ero diventato piuttosto arrogante con lei, incrociai le braccia in attesa di risposta, la vidi prendere un respiro profondo e richiudere il libro poi i suo occhi tornarono a fissarmi
"bhe... ti sei fatto una bella nomina qua... accalabbia-ragazze" disse quel nome in modo disgustato e facendomi notare le virgolette "quelli come te sono nullità o almeno è così che io le considero" aveva appoggiato il libro sulla panchina per rimanere a fissarmi con aria di sfida e la cosa iniziava a farmi divertire ma non seppi il motivo, volevo vederla arrabbiata come lo ero io in quel momento
"parli proprio tu! Almeno io mi fermo lì. Tu dici di non voler nessuno e poi te ne stai con Jacob e Embri che sembra viviate in un triangolo" stavolta ero io col tono di disprezzo, la vidi scoppiare in una risata come se avessi detto una stupidaggine ma poi dopo essersi messa composta tornò a fissarmi
"scommetto l'ha detto Margot.... come suo solito...." era tranquilla come se la cosa non fosse nuova
"come fai a dirlo?" intervenne Jane, aveva pensato la mia stessa domanda ma quando vidi il modo in cui gli rispose la detestai a morte, era tranquilla con nessun tipo di intonazione cattiva, le aveva rivolto addirittura un sorriso; aveva spiegato che già altre volte Margot aveva sparso voci simili su altre persone pur di farle litigare o tanto per metterle in ridicolo ma aggiunse che a lei non importava nulla di quello che le veniva detto alle spalle anzi si divertiva perché così avrebbe potuto giocare su questo particolare con gli altri, era veramente astuta e subdola come avevano detto alcune sue compagne
"comunque Jennifer non credo che lo farà mai con te, da quanto ho sentito le stai simpatica quindi puoi considerarti salva" le aggiunse ridendo poi si alzò in piedi per rientrare ma mia sorella la fermò, ormai ero diventato invisibile e non mi dava per niente fastidio
"poi avrei un favore da chiederti se non ti spiace...." poi si avvicinò all'orecchio di Denise e le sussurrò di essere un po' meno acida la prossima volta che avrebbe parlato con me ma la sua risposta fu di un insulso forse.
Suonò anche l'ultima campana ed io uscii dal cancello della scuola prima di mia sorella assieme ad altri ragazzi la quale parlavano di motorini o qualcosa così, Jane era in fondo alla folla intenta a parlare con Margot, Denise e Jasmine, ridevano e scherzavano per tutto il tempo fino a quando non si fermarono di fronte a me; Margot e Jasmine mi porsero un dolce saluto aggiungendo che ci saremmo visti domani ma Denise invece parlò solo con Jane porgendogli anche un quaderno poi arrivò con la sua faccia ad un palmo della mia solo per salutarmi ma come mi passò affianco sussurrò che non era così maleducata come le avevo detto a ricreazione. Quando ritornammo a palazzo Jane tirò fuori il quaderno di Denise e mi spiegò che erano gli argomenti di scuola che erano stati spiegati tre giorni fa quando eravamo mancati a causa del sole, si mise subito all'opera nel copiare tutto accuratamente e disse che quando avrebbe finito sarebbe andata a casa sua per riportarglielo "ti sta simpatica non è vero?" le chiesi improvvisamente
"se devo essere sincera si. Non si crea problemi nel mostrare com'è e i suoi pensieri mi piacciono molto" ogni parola emanva gioia, una gioia che non le sentivo da secoli, non tutti i mali vengono per nuocere, finalmente era felice dopo secoli di odio e tristezza "vorresti diventarci davvero amica, non è così?" la interruppi prima che potesse aggiungere altro, lei annuì solamente e poi tornò a copiare il tutto; quando finì era già tardo pomeriggio e venne chiamata da Caius per compiere un lavoretto così diede a me l'incarico di riportalo a Denise, mi porse anche un foglio con su disegnato dove si trovava casa sua e mi raccomandò di darle solo il quaderno senza combinare nulla. La casa si trovava quasi vicino al centro del paese, passai per il vialetto privato, avevo case sia alla mia destra che alla mia sinistra, l'una attaccata all'altra e una di quelle era casa sua ma come mi rivolsi la domanda di quale fosse sentii della musica provenire da una stanza e ciò mi stava distraendo, era musica rock con molti assoli di chitarra e basso, rimasi lì fermo ad ascoltare poi decisi di guadare in che casa fosse Denise; quando la trovai esitai un po' prima di suonare poi lasciai che il dito pigiasse quel bottone, attesi qualche minuto e poi mi aprì una donna piuttosto giovane, aveva i capelli mossi color rosso-castani che gli arrivavano fino alle spalle, i suoi occhi castani mi fissavano dubbiosi e curiosi mi affrettai nel parlare "salve.... avrei bisogno di sua figlia" sicuramente mi ero mangiato qualche parola, avevo fretta forse paura che anche lei potesse farmi qualche domanda
"oh... Se stai cercando Eleonora non è in casa, mi spiace" la sua voce era molto diversa da quella di Denise, la sua era molto più solare e da vera signora ma a me non piace affatto, quella di Denise invece si poteva convertire in note o almeno quando parlava tranquilla con mia sorella, aveva un non so che di melodico. A quell'affermazione però rimasi confuso mi era parso di suonare al campanello giusto "veramente stavo cercando Denise....." la donna mi guardò stupita, come se avessi detto qualcosa di anormale o di scandaloso
"ah.... è al piano di sopra... entra pure. Sicuramente non avrà sentito siccome ha lo stereo acceso col volume alto e si sta asciugando i capelli" parlava di lei con seccatura, sembrava non importarle molto su cosa stesse facendo e sembrava non sopportare il fatto che tenesse lo stereo così alzato; quando entrai vidi subito le scale che portavano al piano superiore, erano in marmo lucido e formavano una piccola elle, quando salimmo mi indicò subito sulla destra una porta e mi disse che era la stanza di Denise, affianco c'era un'altra camera da letto matrimoniale sicuramente era la stanza dei genitori invece alla mia sinistra c'era un piccolo corridoio che ti portava in una sala, la madre entrò in una stanza a sinistra del corridoio e dopo pochi minuti uscì con la borsa a tracolla
"Io purtroppo devo andare via.... Potresti dirle che sono uscita e di fare attenzione a sua sorella che sta dormendo sul divano?" era piuttosto affrettata così accennai un si senza aggiungere altro e lei mi ringraziò per poi uscire.
Bussai alla porta ma non mi sentì, proprio come aveva detto quella donna, così aprii la porta e lei era là vicino alla finestra, ogni minimo particolare che non avrei potuto vedere a scuola lo vidi in quel momento, le gambe, la schiena, i fianchi, tutto quanto era orrendamente attraente, non riuscii a resistere, le mie braccia la portarono a me in pochissimo tempo e le mie labbra si posarono sul suo collo; la mia mano iniziò a cercare invano la sua mentre le mie labbra non facevano altro che percorrerle il collo, il suo cuore batteva impazzito aveva desiderato queste attenzioni da chissà quanto tempo poi le sue mani iniziarono a passarmi tra i capelli, li afferrava per poi accarezzarli ogni suo movimento mi stava facendo impazzire, la detestavo eppure in quel momento la desideravo più di ogni altra cosa al mondo e il fatto di detestarla faceva aumentare il mio desiderio di possessione ma sentivo che anche lei provava lo stesso. Finalmente la mia mano prese la sua, si attorcigliarono una sopra l'altra appoggiate alla finestra, ogni parte del suo corpo era rovente, sembrava avere la febbre confronto alla temperatura che avevano altre persone ma la cosa non mi dispiaceva affatto, ogni cosa di lei mi stava uccidendo di desiderio, portai le mie labbra al suo orecchio "sei uno schianto...." le sussurrai poi le baciai lievemente l'orecchio per scendere poi a baciarle nuovamente il collo, non avevo sete di lei come sarebbe dovuto succedere ma bramavo il suo stesso corpo se non la sua stessa anima e lei voleva me quasi allo stesso modo
"resta con me per sempre" le dissi dolcemente portando nuovamente le mie labbra al suo orecchio, la sua mano sciolse la presa e tolse il braccio che la teneva stretta, si stava allontanando da me senza che me ne rendessi conto, una sensazione di vuoto stava per invedermi
"ti prego... tutto ciò è sbagliato se non pericoloso...." la sua voce era fievole e triste, sembrava non sapere quel che diceva ma non era così; i suoi occhi erano tristi per quel che aveva detto ma supplicavano che gli prestassi ascolto "adesso è meglio se esci dalla stanza...." mi disse con voce sottile e piena di tristezza.


Note Autore:
E così è finito anche il 4° capitolo... spero vi piaccia, commentate se volete *^*
purtroppo non so che scrivere quindi non ruberò altro spazio XD ma spero che la storia stia diventando interessante e piacevole da leggere u.u
Grazie infinite per aver letto fino a questo capitolo ^-^ Ciaooo!!! Ci sentiamo al prossimo capitolo ^-^

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Capitolo 5
*** L'errore ***


Unstoppable passion Cap 5 L'errore

"adesso è meglio se esci dalla stanza...." 
pensavo sarebbero state le sue ultime parole; ero stato uno stupido ad agire in quel modo, sapevo benissimo che mi detestava, perché pretendevo che fosse mia in eterno? Ma ripensando a quell'attimo di follia la desideravo ancora di più e ricordavo che anche lei in quell'attimo avrebbe voluto lo stesso. Non sapevo se andarmene definitivamente o uscire solo dalla stanza come aveva detto, "tutto ciò è sbagliato se non pericoloso...." erano parole che continuavano a girare per la testa dovevo sapere il perché, non m'importava più se mi detestava o meno, dovevo sapere il perché di quelle maledettissime parole così rimasi nel corridoio ad attendere fissando le pareti pieni di puzzle e foto di bambine, in alcune c'era anche lei, la riconoscevo anche se in tutte quelle foto aveva un sorriso solare cosa che era diventata rara da vedere, solo coi Quileute spuntavano fuori sorrisi del genere; dun tratto mi passò davanti, la sentii spegnere un'affare che loro chiamavano televisore poi si fermò davanti a me
"scommetto che vuoi parlare" la sua voce aveva ancora un lieve cenno di tristezza ma era calma, il battito del suo cuore sembrava quasi non esistere, aveva rallentato molto da quando ero uscito dalla stanza
"se non ti spiace si. Avrei alcune cose da chiederti sempre se vuoi. Altrimenti me ne vado, non è un problema" il mio tono era più pacato di quanto immaginassi, pensavo che senza volere sarebbe uscito un filo di tristezza come era successo a lei; mi fece cenno di seguirla e mi portò nel giardino dietro casa sua, ci sedemmo su un divano a dondolo, l'uno affianco all'altro, incominciò a farlo dondolare mentre attendeva in silenzio e fissava il cielo grigio, il suo sguardo non si sarebbe mai posato su di me, ne ero certo. Avevo un po' di timore nel chiedere ma poi esplosi e fermai il dondolio
"perché? Spiegami perché mi hai allontanato così.... in quell'istante mi desideravi... anzi, ci desideravamo. E non puoi dire di no perché son sicuro che è quello che stavi provando e hai sentito quello che provavo io" la mia voce era piena di amarezza e tristezza, non usavo più un tono del genere da secoli, da quando ero diventato vampiro. La fissavo cercando di capire che espressione avesse il suo viso ma lei continuava a fissare il cielo e ricominciò a dondolare
"l'ho detto... quello che stava accadendo è sbagliato. Chi mi assicura che tu non l'hai fatto per voler poi ottenere qualcosa?" a quella domanda i suoi occhi blu iniziarono a fissarmi qualcosa la rendeva sicura nel rivolgermi quella domanda ed io non avevo risposta
"so che cosa siete tu e tua sorella. L'ho sempre saputo dal primo giorno che siete arrivati" era seria, ma non ero sicuro che si riferisse al fatto che eravamo vampiri
"e che cosa saremmo?" le chiesi con un tono di sfida, non era un buon momento per iniziare una battaglia di parole ma il mio carattere mi portava ad essere così, ci stavamo fissando intenti a capirci solo con lo sguardo
"siete vampiri e quelli come voi si dissetano con gli umani. Per questo è sbagliato ma anche perché se siete qua e parlate molto spesso con me significa che volete qualcosa e nessuno può assicurarmi che tu abbia fatto quel gesto solo per divertimento. Io non sono un giocattolo o una bambolina che si manovra a piacimento" era arrabbiata, si era alzata e m'aveva puntato il dito contro come per minaccia; era tornata ad essere scontrosa e arrogante nei miei confronti solo con delle semplici domande ma sopratutto mia sorella quel giorno non si sbagliava, lei sapeva ed aveva scoperto tutto a nostra insaputa.
"se sai chi siamo e che cosa vogliamo perché continui a risponderci o a parlarci?" mi alzai anch'io e le andai dietro "sai che potrei farti del male in pochi attimi eppure continui ad essere arrogante nei miei confronti. Vuoi morire davvero in fretta" le sussurrai all'orecchio e in automatico rimase immobile davanti a me, il suo cuore iniziò a palpitare a più non posso ma poi si girò con aria sicura e di sfida, l'odio che provavamo l'uno per l'altro era tornato fuori
"continuo a parlare con tua sorella perché mi è simpatica e anche se è una vampira può essere un'amica fantastica solo che fino a quando non saprò che cosa volete esattamente farò attenzione. Per quanto riguarda te, sei tu che incominci a parlare e per educazione mi tocca parlarti altrimenti per me saresti invisibile. Il perchè di ciò te lo dissi a ricreazione, non credo hai bisogno di ripetizioni" rimasi sbalordito da quel che aveva detto, era davvero diversa dagli  altri esseri umani, sapeva di noi eppure non gl'importava e voleva essere amica di Jane, il suo tono verso la fine era tornato tranquillo sembrava di ritrovarsi un licantropo quando era ancora alle prime volte che si trasformava e sicuramente era colpa dei Quileute. Istintivamente le accarezzai i capelli e le sorrisi "mi detesti proprio.... comunque se consideri mia sorella come una vera amica non te ne pentirai, è quello che vuole." ero tranquillo, sentire che mi detestava alla fine era come essere considerati in un qualche modo da lei, rimasi qualche minuto con la mano tra i suoi capelli ma non riuscivo a capire perché non protestasse; mi risedetti sul divano a dondolo e la fissai "vuoi sapere i nostri veri nomi?" continuavo a rimanere calmo, almeno ora potevo evitare di sforzarmi ad essere umano quando c'era lei e forse sarebbe potuto tornare utile il fatto che lei sapesse benissimo chi eravamo. Annuì solamente e si sedette accanto a me, aveva preso un respiro profondo sembrava stanca di essere arrabbiata con me o di discutere "il mio vero nome è Alec e quello di mia sorella è Jane.... ora mi spiegheresti come facevi a saperlo già dal primo giorno?" era una domanda che continuava a girare e finalmente l'avevo chiesto
"questo non posso dirtelo.... mi spiace... forse in futuro, ma non ora" sembrava pensare se ciò che aveva detto era giusto o meno poi respirò profondamente un'altra volta e si rialzò in piedi "ora sarà meglio se ritorni a casa.... ci vediamo domani" la sua voce non aveva più nessuna intonazione, sembrava parlare senza sentimenti ma che emanavano un po' di calore poi mi fece cenno di seguirla e mi accompagnò fino all'ingresso in silenzio, forse stava pensando ma non ne ero sicuro. Rimanemmo fermi dalla porta per non so quanto tempo, stare accanto a lei sembrava che il tempo rallentasse; avrei voluto baciarla prima di andarmene ma qualcosa mi bloccò, mi fissava con aria curiosa quasi bambinesca e tendeva a mettermi soggezzione così le accentuaì un lieve sorriso "ci vediamo domani" le dissi mentre mi voltavo per uscire ma dopo pochi passi mi sentii prendere la manica della giacca, non capivo perché mi avesse bloccato, così attesi senza voltarmi nuovamente per guardarla
"potresti salutarmi Jane e chiederle se domani pomeriggio dopo la scuola può uscire con me? Perfavore..." l'ultima parola le uscì quasi a fatica, in un lieve sussurro che sentii solo perché ho un buon udito e anche se malvolentieri le risposi che l'avrei fatto poi me ne tornai a palazzo.
Il giorno dopo nessuno di noi si calcolava, era come se tutto fosse stato un sogno e nulla di più; durante la ricreazione passai un po' di tempo con Margot e Jane parlando di musica e ogni tanto di compiti, Margot ogni tanto mi lanciava delle occhiate come se mi volesse aggredire per baciarmi o cose del genere ma fortunatamente siccome eravamo in pubblico non poteva, le mostravo sorrisi un po' maliziosi solo per vederla arrossire e abbassare lo sguardo, era una bella ragazza con un corpo piuttosto carino ma non era il mio tipo, secondo Demetri esamino troppo le ragazze perché sono stato viziato troppo, che dovrei lasciar perdere i particolari e dovrei starci dato che son loro che corteggiano me ma quel compito lo lascio molto volentieri a lui. Al pomeriggio mi ritrovai solo, essere a palazzo senza mia sorella nei dintorni era strano, non succedeva da quando uscì per andare a prendere Edward e portarlo al cospetto di Aro, erano passati parecchi anni da quel giorno; mentre passeggiavo per i corridoi ripensando a quel lettore di pensieri e alla fine che avesse potuto fare, mi bloccai nel vedere cosa succedeva nella stanza di Felix siccome vedevo qualcosa muoversi e quando aprii meglio la porta scoppiai a ridere, Felix era accucciato a terra che giocava con un gomitolo di lana poi saltò sul letto per veder il gomitolo saltare assieme a lui e srotolarsi per poi ricadere in un solo filo sulla testa. Quando mi sentì ridere si girò di scatto col filo che gli pendeva davanti, sembrava di vedere un bambino
"che c'è?!? Mi stavo annoiando. Tutti possono fare le loro sciocchezze no?" la sua voce rintuonò per tutta la stanza, il suo volto era piuttosto serio e forse era anche un po' arrabbiato perché stavo ridendo di lui ma nonostante ciò continuavo a ridere indicandogli il filo che aveva sul naso e percorreva la testa; quando si guardò allo specchio iniziò a ridere, insomma vedere uno grande e grosso come lui con un filo in testa come un bambino con le stelle filanti non era normale ma anche il fatto di riderci sopra era strano, nel palazzo si rideva poco per via dei tre ma quando eravamo fuori per conto nostro le risate non mancavano. Durante il pomeriggio giocai anche a scacchi con Marcus e all'improvviso mi ritrovai per terra con mia sorella sopra, finalmente era tornata, mi era mancata ed anche io a lei poi mi prese e mi portò nella sua stanza che come sempre era piena di bambole di porcellana, non si era ancora stufata di tenerle lì sedute in quel tavolino con le tazze davanti, diceva che gli piacevano come soprammobili ma delle volte la ritrovai a giocarci come quando eravamo piccoli che mi toccava fare il cameriere
"guarda!!" la sua voce era euforica, piena di felicità, mi era saltata nuovamente addosso e mi mostrava il braccio con qualcosa che pendeva ma non riuscivo a capire bene siccome lo agitava, così la rigirai in modo che fossi io a bloccarla e le fermai il braccio;scoppiò in una risatina nel mentre che vidi il suo braccio, indossava un braccialetto d'oro con una mezza luna che pendeva e sopra c'era incisa una D
"me l'ha regalato Denny e nel mentre che me lo dava ha detto che il fatto che io sia una vampira non gli interessa. Non è fantastico? Questo significa che mi considera un'amica no?" aveva parlato piuttosto veloce per via dell'euforia anche i suoi occhi erano pieni di vivacità, vederla così mi rendeva felice anche a me
"credo proprio di si. Però Aro adesso vorrà che la convinciamo ad unirsi a noi perchè sicuramente verrà a sapere del bracciale." ci sedemmo l'uno accanto all'altro, rimase zitta per un po' ed ero certo che stesse pensando a cosa fare esattamente
"possiamo provare a chiederglielo. Adesso sono sua amica ed una richiesta così può parere normale senza che vadi a pensare che l'ho ingannata.... sarebbe orrendo, insomma finalmente ho un'amica come si deve." la sua voce continuava ad essere felice e mi fissava intenta a capire se l'avessi ascoltata o meno così le sorrisi e l'abbracciai a me per poi dargli un bacio sulla guancia
"è una cosa che puoi chiedere solo tu. Se lo farei io mi lancierebbe un libro in testa" e risi dopo essermi accorto della sciocchezza che avevo detto e nel contempo rise anche lei poi fece cenno di sì col capo.
Venerdì durante la mensa Jane tentò di chiedere a Denise se le sarebbe piaciuto diventare una di noi ma disse che non gli interessava, che gli piaceva essere quello che era e nulla di più, Jane insistette per quasi tutta l'ora della pausa pranzo ma la risposta era sempre la stessa così si arrese ma come arrivò vicino a me disse che avrebbe atteso qualche giorno e poi gliel'avrebbe richiesto aggiungendo qualcosa di interessante; quel pomeriggio io uscii con Jasmine tentando ancora di farmi dare il numero di Denise ma non c'era verso, cambiava continuamente discorso o semplicemente mi rispondeva che senza il consenso di lei non me l'avrebbe dato così alla fine ci ritrovammo a parlare di tutt'altro riguardante a fidanzati e cose così; mi disse addirittura quanti ragazzi aveva avuto e perché era stata lasciata o li aveva lasciati, parlò di Margot che assieme a lei erano riuscite ad avere ragazzi già fidanzati con altre poi il SUO nome saltò fuori, era stata solo con un ragazzo che lasciò dopo neanche tre settimane perché non gli piaceva come si comportava quando erano da soli e poi non ebbe più nessuno a parte qualche cotta per certi ragazzi ma tutto si fermava lì. Stare con Jasmine era abbastanza piacevole ma qualcosa mancava sempre; ci fermammo in un bar sulla strada e ci sedemmo fuori a parlare di cose irrilevanti, il mio sguardo correva sul posto e sulle persone, c'erano delle coppie che passeggiavano mano nella mano sotto gli alberi situati lungo il marciapiede, persone che decidevano dove andare, genitori che portavano i loro bambini al parco accanto e poi comparve qualcuno che conoscevo. LEI, la maledetta ragazza della quale ero ossessionato, per non so quale motivo, era abbracciata a Jacob che si sorridevano a vicenda, erano così armoniosi assieme quasi da fare invidia a qualsiasi altra coppia; avrei voluto prendere Jacob e lanciarlo lontano, piegarlo a metà dal dolore se non ucciderlo direttamente non capivo nemmeno io perché avessi quei pensieri ma era come se mi sentissi tradito, ferito in un qualche modo così preso dall'impulsività, dalla rabbia e dalla vendetta mi portai Jasmine vicino e la baciai davanti a tutti, anche davanti a LEI. Sentivo i suoi occhi blu addosso, mi stavano uccidendo era come se Jane stesse usando il suo potere su di me, ero confuso eppure continuavo a baciare Jasmine, lei quasi mi assalì ma si contenne non appena sentì un fischio provenire da un gruppo di ragazzi; dun tratto vidi Denise correre a più non posso con Jacob che le stava dietro tentando di fermarla ma ormai non me ne importava più, ora avevo una ragazza splendida dagli occhi verdi a cui pensare e proteggere, lei non era che un'amica di mia sorella alla quale non stavo simpatico.
Durante le ricreazioni passavo il tempo con Jasmine, finalmente Denise non era più tra i miei pensieri ma credo che alla fine non riuscissi a pensarla perché per quattro giorni si assentò da scuola, aveva preso la febbre piuttosto alta ma non me ne preoccupavo, per gli umani ammalarsi è allordine del giorno; un pomeriggio di quelli andai a casa di Jasmine, era una villa enorme, con stanze lussuose e ben tenute, la cucina comunicava subito con la sala da pranzo che si affacciava al giardino, percorsi tutta la casa poi mi portò in camera sua, aveva un letto matrimoniale con le coperte d'orate, un'armadio enorme color nocciola e sulle mensole c'erano suvenir o statuine varie. Mi persi ad osservare la stanza nei minimi dettagli fino a quando non sentii la sua mano prendere la mia, era tiepida in confronto al calore che emanava Denise ma anche il suo cuore palpitava abbastanza, si appoggiò con la testa sulla mia spalla "ti amo" mi disse con voce bassa e dolce, non sapevo che risponderle sentivo che io non ricambiavo a pieno, continuava a mancarle qualcosa, non era lei che volevo ma bensì qualcun'altro che però non sarei mai riuscito ad avere e perciò lei ne era il rimpiazzo. Le sue mani incominciarono ad avanzare sul mio petto sbottonando i primi bottoni della maglia ma fortunatamente tutto venne interrotto dalla madre che la chiamò dal piano di sotto, come uscì dalla stanza tirai un sospiro di sollievo e poi qualcosa iniziò a suonare. Era il suo cellulare, sul display comparve un nome, Denny, automaticamente le chiusi la chiamata e poi memorizai il suo numero sul mio cellulare; quando Jasmine tornò le dissi che Denise l'aveva provata a chiamare così fu impegnata il tempo necessario per potermene andare senza che succedesse qualcosa della quale me ne sarei potuto pentire, mi accompagniò fino all'ingresso e poi mi diede il numero di Denise dicendomi che il giorno dopo sarebbe andata a casa sua e che in caso di mancata risposta da parte sua avrei potuto messaggiare sul cellulare di Denise.

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Capitolo 6
*** Paure Nascoste ***


Unstoppable passion Cap 6 Paure nascoste

Per stare con Jasmine trascuravo mia sorella ma sapevo che non era del tutto sola, aveva Denise che le faceva compagnia durante la ricreazione, i pomeriggi riuscivo ad alternarli in modo che non si offendessero o si odiassero e quel giovedì sarei rimasto a palazzo per fare compagnia a Jane ma quando entrai in camera sua non c'era nessuno, la stanza era completamente deserta; la cercai per tutto il palazzo ma non c'era nessuna traccia di lei, così chiesi a Cornius, quel giorno era di guardia al portone, mi rispose che era uscita per andare a casa di Denise, aveva usato parole diverse per intendere la ragazza ma non fu difficile, solo lei era conosciuta a palazzo come "piccola richezza" o "futura guardia", erano i nomi che utilizzava Aro per farsi intendere dagli altri. Dopo aver ringraziato Cornius mi diressi nelle mie stanze, avrei passato un po' di tempo da solo riflettendo su cosa volevo veramente e su cosa mi aspettavo di ottenere agendo in quel modo, pensare a così tante cose non faceva altro che crearmi altra confusione in testa e mi ritornava in mente quel giorno a casa di Denise, il suo corpo tra le mie braccia se non la sua stessa anima tra le mie mani, dovevo assolutamente distrarmi; presi la chitarra ed iniziai a suonare, erano note piuttosto armoniose e calde proprio come la voce di Denise, anche il suono della chitarra mi faceva pensare a lei e al fatto di noi due soli in quella stanza riemergeva sempre di più, le note iniziarono a diventare più dolci pensare alle sue mani tra i miei  capelli, al modo in cui mi teneva per avermi a se mi faceva sentire importante e da quel tratto le note si rincorrevano l'una con l'altra sempre più velocemente ma usavo sempre toni alti ma quando saltarono alla mente i ricordi dell'odio che provavamo reciprocamente iniziai ad usare toni bassi e cupi, ormai le avevo composto una canzone, sapevo anche che titolo darle e che parole avrei inserito. Presi un foglio e in grande scrissi: la ragazza maledetta, questo sarebbe stato il titolo di quella canzone; scrissi anche qualche frase qua e là lungo tutto il foglio, passai sicuramente delle ore nel trascrivere tutto poi ritornai alla chitarra per provare se avevo scritto correttamente e quando ebbi finito decisi di andare a vedere se era tornata Jane. La trovai in giardino intenta a parlare con qualcuno o almeno era così che pensavo ma quando guardai meglio era abbracciata a Felix con le loro labbra incollate, le mani di Felix non facevano altro che tenerla sempre più stretta in segno di possessione, le percorrevano il viso e lei ricambiava accarezzando i suoi capelli o standogli sempre più abbracciata; stavo esplodendo di rabbia, sapevo che entrambi provavano qualcosa l'uno per l'altro ma chissà da quanto tempo la loro storia andava avanti a mia insaputa, sapevo di potermi aspettare una cosa simile e pensavo di essere pronto ad accettare tutto, "sapere e pensare di essere pronti" parole che chiunque era capace di dire ma quando si trattava di agire veramente non si sapeva più nulla e l'essere pronti crollava in un attimo. Avevo pensato di aggredirlo, farlo soffrire togliendogli i sensi ma poi mi sarei fatto odiare da Jane così saltai su alberi e tetti, correndo come un matto con una destinazione indefinita ma da qualcuno sarei andato, avevo bisogno di parlare ma delle altre guardie non mi potevo fidare, più che di loro stessi non mi potevo fidare dei loro pensieri con Aro che li teneva sotto controllo semplicemente toccandoli; pensai a Jasmine ma non sapeva cos'ero realmente e per l'ora che s'era fatta sarebbe stato inspiegabile la mia apparizione sotto casa sua, l'unica persona rimasta era Denise, colei che mi odiava ma che molto probabilmente non avrebbe tratto nulla a suo vantaggio ne l'avrebbe detto a qualcuno, l'unico problema era che avrebbe potuto chiamare i Quileute e io sarei potuto morire subito dopo. Alla fine mi ritrovai sotto casa di Denise ed era già l'una e mezza del mattino, non ero sicuro di trovarla sveglia ma tentare non mi sarebbe costato nulla; perlustrai tutta la casa in cerca di una finestra aperta e finalmente ne trovai una del piano superiore, entrai cercando di fare meno rumore possibile e mi ritrovai in uno stanzino piuttosto affollato. Alla mia destra c'era un'armadio a scaffali pieno di libri e medicine in un'altro scompartimento, alla mia sinistra c'erano due scrivanie con sopra dei computer e davanti a me c'era un secondo armadio dove c'erano due scaffali nel mezzo che contenevano statue di folletti e un piccolo giardino zen, la porta invece era nella parete sinistra in fondo e non appena la vidi mi ci diressi subito; ero nel corridoio e senza fare il minimo rumore entrai nella stanza di Denise ma nel suo letto non c'era, "dov'è? Che sia andata a dormire fuori?"  non appena finii di rivolgermi quelle domande sentii dei rumori provenire dal piano di sotto e molto probabilmente provenivano dalla cucina. Mi fermai sugli scalini che si affacciavano alla cucina, un'ombra girata di spalle stava bevendo e capii immediatamente di chi si trattava nonostante fosse in pigiama, come potevo dimenticare quelle forme? Ma non era per quello che ero venuto e non me ne doveva interessare più, lei aveva Jacob e io avevo Jasmine, ero lì solo per sfogarmi con qualcuno che sapeva cos'ero e della quale ero sicuro di potermi fidare
"ti devo parlare" le dissi all'improvviso e sotto voce, la vidi sobbalzare e girarsi per guardarmi
"a quest'ora? Non ne possiamo parlare domani a ricreazione?" sembrava seccata del fatto che dovevamo parlare ma ero certo che era anche arrabbiata perché le avevo fatto prendere un colpo
"non è una cosa che si può rimandare.... ho bisogno di parlarne adesso se non ti spiace...." avevo sperato che almeno lei mi avrebbe prestato attenzione in una cosa simile ma forse mi stavo sbagliando, la rabbia stava aumentando invece che diminuire
"ma scusa, non puoi parlarne con qualche amico vampiro che abita con te a palazzo? Sai com'è.... se ancora non lo sai gli umani dormono a differenza di voi" anche se parlava a bassa voce l'acidità non le mancava affatto anzi era aumentata rispetto a quando parlava di giorno
"non posso.... riguarda mia sorella e loro potrebbero dirglielo per poi portare il tutto a loro vantaggio.... tu sei l'unica con cui posso parlare" parlavo in modo piuttosto agitato, nervoso ma era per tenere la rabbia a freno almeno per un po'; non ero sicuro però che avesse seguito per filo e per segno le mie parole perché rimase un minuto in silenzio fissandomi poi si passò una mano tra i capelli andando poi a massaggiarsi il collo
"solo perché sei suo fratello.... avanti. Andiamo in camera mia e mi racconti..." molto probabilmente accettò di ascoltarmi perché aveva paura che insistessi sul fatto di parlarle; mi fece strada fino alla porta di camera sua poi si voltò e mi fece cenno di parlare a bassa voce, avevo dimenticato che divideva la stanza con una sorella, la vidi sedersi sul letto e appoggiare la schiena sul lato dell'armadio che stava attaccato alla testa del suo letto per poi coprirsi con le coperte e farmi cenno di sedermi davanti a lei. Quando mi sedetti vidi i suoi occhi blu, sembravano brillare al buio, non facevano altro che osservarmi intensamente, presi un respiro profondo e iniziai a spiegarle cosa era successo, come ero entrato e quello che avevo provato nel momento in cui avevo visto Jane baciarsi con Felix, parlai per svariato tempo e lei rimase in silenzio attendendo che finissi tutti i miei ragionamenti; le vidi alzare il capo ed osservare il soffitto poi parlò, il suo tono era pacato, mi spiegò che non dovevo far altro che parlare sia con Jane che con Felix e chiarire l'accaduto senza arrabbiarmi perché in fondo anche lei vuole una sua vita e che potevo stare tranquillo sul fatto di essere dimenticato da Jane siccome era una cosa impossibile per via del nostro legame che si è instaurato nei secoli, parole che mi diedero conforto e mi fecero calmare, forse di notte era più dolce di quando le parlavo di giorno. Mentre parlavamo all'esterno non faceva altro che piovere senza sosta, mi persi a guardare il pavimento intento a pensare ma poi sobbalzammo entrambi per colpa di un tuono improvviso, sentii il suo respiro diventare irregolare e quando alzai gli occhi per guardarla vidi che era intenta ad osservare la finestra e a spostarsi sempre di più verso il muro, come se volesse diventare invisibile per chi si sarebbe affacciato dalla finestra perché grazie all'armadio si veniva coperti abbastanza ma tutto ciò non aveva alcun senso
"che ti prende? Qualcosa non va?" mi avvicinai a lei in modo da poter sentire se avrebbe bisbigliato o meno, si era rannicchiata su se stessa con la testa tra le gambe e la schiena attaccata all'angolo tra l'armadio e il muro; inizialmente non ricevetti nessuna risposta, sentivo solamente il suo cuore che batteva veloce come quello di una lepre, sicuramente aveva paura ma non avevo idea di che cosa la spaventasse così tanto, insomma cosa c'era di più terribile di un vampiro?
"la finestra da dove sei entrato.... è ancora aperta vero?" parlava con un filo di voce, era la prima volta che la vedevo spaventata per qualcosa e in un certo senso mi addolciva, vederla così inerme e debole la rendeva quell'umana fragile che non mostrava mai, l'avrei voluta stringere a me il più possibile ma le risposi semplicemente di si e che sarei andato a chiuderla ma come mi alzai per avviarmi mi bloccò prendendomi la manica della maglia
"non lasciarmi sola..... ti prego..... ho paura...." la sua voce faticava sempre di più ad uscire, singhiozzava, i suoi occhi non facevano altro che fissarmi implorando di rimanere lì poi rintuonò un altro tuono e lei incominciò a piangere silenziosamente
"ehi.... sta tranquilla, appena ho chiuso la finestra torno subito. Farò più in fretta di quanto tu creda, promesso." la mia fronte era appoggiata alla sua e nel mentre le accarezzavo i capelli ma la sua mano non si decideva di lasciarmi la manica, scosse addirittura la testa in segno di disapprovazione "hai qui davanti a te l'essere più pericolo e non lo temi.... cosa ci sarebbe là fuori di più terribile?" tentavo di rimanere col tono pacato per evitare di turbarla ancora di più, poi la vidi alzarsi in piedi
"ti prego..... andiamo insieme, non voglio rimanere sola..... i demoni sono più terribile.... loro mi cercano...." sembrava stesse delirando ma sapevo benissimo che non era altro che la paura a farla parlare in quel modo così le presi la mano e andammo assieme a chiudere la finestra, poi le baciai la guancia bagniata, era un gesto che facevo anche con mia sorella quando eravamo in orfanotrofio, mi sembrava di riaverla davanti solo un po' più cresciuta ma per il resto era uguale, spaventata e triste nello stesso modo; ritornammo in camera e lei ritornò nascosta nell'angolo, mi sedetti affianco a lei accarezzandogli la testa ribadendogli che i demoni non esistevano ma dopo l'ennesimo no da parte sua prese un respiro profondo e mi fissò
"uccisero mia madre proprio sotto i miei occhi.... ricordo che pioveva tanto, inizialmente avevo paura solamente dei tuoni e ne avevo dimenticato il perché ma poi è riemerso tutto..... venni nascosta da mia madre nell'armadio, aveva detto che ci cercavano e mi volevano.... sai allora avevo solo 3 anni non penso avrei dovuto capire così tanto eppure....." aveva la voce che continuava a tremare, stava piangendo mentre le parole gli scorrevano veloci, le accarezzai nuovamente il viso e l'abbracciai
"adesso riposa. Vedrai che non arriveranno. Ma almeno sai chi è tuo padre? Magari è ancora vivo...." sentii la sua mano appoggiarsi al mio petto per distanziarmi leggermente da lei, il blu dei suoi occhi era lucido, probabilmente avrebbe voluto ricominciare a piangere
"se riposo potrebbero approfittarsene.... ogni volta che c'è un temporale come questo preferisco rimanere sveglia. Comunque non so esattamente chi sia mio padre, sono due le possibilità ma ho poche prove per sapere chi è" il suo battito stava incominciando a riprendere regolarità ma continuava a rimanere rannicchiata nell'angolo mentre mi fissava, il suo tono stava tornando pacato e caldo come lo era inizialmente
"se vuoi rimango qua a controllare così tu puoi riposarti" ero vicino al suo volto tanto da sentire il suo respiro venirmi contro al viso
"se solo provi ad allungare le mani o cosa ti riduco in cenere." sembrava essere tornata in se, l'aveva detto con il suo tono personale, lo utilizzava solo con me; non riuscii a trattenere una risata, da prima che aveva paura ora sembrava aver ripreso coraggio, alzai le mani in segno di innocenza e le vidi spuntare un piccolo sorriso ma svanì piuttosto in fretta
"rimarrai fino a quando non mi sveglio vero?" aveva parlato tra le coperte come se si stesse vergognando per ciò che stava dicendo poi si sdraiò lasciandomi uno spazio per farmi sedere; attese in silenzio osservando ogni mio movimento nel sedermi accanto a lei
"quando aprirai gli occhi mi ritroverai esattamente qui. Promesso" gli sussurrai tutto ciò all'orecchio nel mentre che gli accarezzavo il viso ancora un po' umido, le sentii uscire un debole grazie e poi calò il silenzio. Passai ore a pensare sull'idiozia che stavo per fare, con quale diritto avrei potuto fare un gesto simile? Ero assieme a Jasmine ora e Denise non era altro che un'amica eppure iniziavo a bramare tutto di lei; il suo collo nudo rivolto verso di me, il suo respiro tranquillo ed innocente perso in chissà quale sogno, il battito del suo cuore così melodioso, mi perdevo ad ascoltare ogni minimo rumore che provenisse da lei anche mentre vagavo per la stanza curiosando tra i suo oggetti, amava leggere e disegnare e stando nella camera lo si notava molto di più per via dei libri sparsi per la scrivania e disegni tutti raggruppati in un quaderno poi dun tratto qualcuno iniziò a farneticare nel sonno, rivolsi uno sguardo a Denise ma non era lei che emetteva tutti quei suoni, era la sorella che dormiva nel letto sopra ad agitarsi e a discutere nel sonno ma dopo pochi minuti tornò il silenzio. Mi avvicinai nuovamente a Denise, era inutile evitare di starle lontano proprio ora che potevo starle vicino senza che nessuno potesse dire nulla; le accarezzai i capelli per poi con le dita scorrerle il viso, le labbra ed infine il collo poi le mie gelide labbra si posarono lì dove pochi secondi prima erano state le mie dita, con le labbra piuttosto vicine alla sua pelle risalii il collo fino ad arrivarle all'orecchio "Prometto che sarai mia" le sussurrai, avevo fatto quel gesto folle a cui avevo pensato, non ero riuscito ad evitarlo.
Il mattino seguente notai che lei era la prima a svegliarsi in casa e aveva il compito di svegliare sua sorella che andava alle medie, restavo al piano di sotto appoggiato alla porta attendendo che lei scendesse; quando scese mi rivolse un sorriso e poi aprì immediatamente la porta prendendo le chiavi della macchina e di casa "solitamente non darei passaggi a tipi come te. Ma oggi ne farò un'eccezione" detto ciò dopo aver richiuso la porta di casa, mi fece cenno di salire in macchina, era la prima volta che ci salivo sopra ed ero un po' a disagio ma con la musica e lei che canticchiava qualche parola non sembrava essere tragico viaggiare seduti invece che correre come mio solito. Mi spiegò ogni tipo di indicazione stradale e anche come funzionava un'affare di nome semaforo che cambiava colore, prima arancione poi rosso ed infine verde; era di buon umore, doveva aver fatto dei sogni stupendi per risvegliarsi così solare anche nel rivolgermi la parola "Alec...." sentire il mio vero nome uscirle come melodia dalla bocca mi fece rabbrividire, era la prima volta che mi chiamava sul serio e senza esitare mi voltai a guardarla e gli risposi con un semplice dimmi, eravamo fermi in macchina sotto ad un semaforo che segnava rosso.
"facciamo così. Io non dirò nulla di ciò che è accaduto stanotte se tu non dirai a nessuno di come mi son comportata io.... scommetto che ti sembravo ridicola" erano parole ben meditate forse era da tutta la mattinata che ci stava pensando; sentii la macchina ripartire, mi persi a guardare il paesaggio dal finestrino, tutto aveva una prospettiva differente da come la vedevo io
"non mi sembravi affatto ridicola. Sei un'essere umano ed è normale avere paura di qualcosa. Sai mi preoccupava il pensiero che non temessi nulla" continuavo a guardare fuori mentre ridevo assieme a lei per l'ultima frase detta, sapevamo entrambi di detestarci e il fatto che mi potessi preoccupare di lei non era di certo reale "ma tu vedi sempre tutto in questo modo?" la domanda mi uscì spontaneamente, mi ero sentito come un bambino curioso per aver visto qualcosa di nuovo e di fatto la sentii ridere e poi emise un debole si; quando arrivammo vicino la scuola mi lasciò scendere lontano da tutti in modo che provenissimo da due strade diverse e nessuno sarebbe venuto a sapere. La giornata a scuola passò più in fretta del solito, ma il fatto di non parlare con mia sorella mi stava irritando; mi osservava senza tentare di avvicinarsi per rivolgermi la parola, preferiva stare sola piuttosto che avvicinarsi a me ma quando fu il momento di tornare a casa le parlai per tutto il tragitto e le dissi del fastidio che avevo provato nel vederla così attaccata a Felix e del fatto che poteva dirlo che s'erano messi assieme. Poi fu lei a parlare, a spiegarmi che non l'aveva detto per paura che potessi arrabbiarmi siccome ero già nervoso di mio e così alla fine sistemammo tutto, era difficile litigare per noi due dopo quello che avevamo passato insieme; Aro ci accolse calorosamente come suo solito da quando avevamo preso quest'incarico, evitavo ogni minimo contatto con lui, non volevo venisse a sapere di quello che provavo per la futura guardia e delle cose che erano successe tra me e lei e forse se ne stava rendendo conto ma non gli turbò molto in fondo sapeva che lo odiavo per avermi trasformato nell'essere che ero ora e della quale sarò per sempre.
I giorni passavano e Jasmine stava iniziando a stancarmi, rivolgeva troppe domande per poi non ascoltare nemmeno la risposta siccome mi sovrastava e parlava dei suoi problemi ma ai miei occhi erano futili, senza gravità anzi ero sicuro che lei non sapeva minimamente cosa significasse la parola problema; parlammo anche di quello che c'era da portare per la gita che si sarebbe tenuta fra tre giorni e fortunatamente dovevamo andare verso i monti e non c'era il terrore che potesse spuntare il sole, saremmo rimasti lì per quattro giorni. Saremmo state due classi e purtroppo io e mia sorella ci saremmo ritrovati con tutti i Quileute assieme durante la gita dato che Sam si era candidato come nostro accompagnatore assieme ad un'altra professoressa; quando tornammo a palazzo Jane non faceva altro che vagare per il palazzo riempendo la sua valigia, era entusiasta all'idea di dover stare fuori palazzo per quattro giorni consecutivi ma a me spaventava il fatto della notte, avrebbero potuto scoprire che noi non dormiamo mai ma quando glielo dissi mi rassicurò dicendo che avrebbe dormito nella stanza assieme a Denise e Margot e che se era necessario avrebbe chiuso gli occhi in attesa del silenzio assoluto.

Note Autore: Ed eccoci arrivati al 6° capitolo.... E forse è venuto anche piuttosto lungo rispetto agli altri X°D
Spero però che sia piacevole leggerlo e mette curiosità *^* aspetto qualche commento, brutto o bello che sia non importa.
Premetto che ancora non so a quanti capitoli arriverò, forse arriverò a 20 come soltanto a 15 =D lo si vedrà in futuro u.u
Ciaoooo!!! Grazie mille per aver letto la mia storia -^ ^- commentate please *^* ciaooo!!! Baci baci

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Capitolo 7
*** Passione o semplice follia? ***


Unstoppable passion Cap 7-Passione o semplice follia? Passione o semplice follia?

Il pomeriggio seguente uscii con Jasmine, inizialmente andava tutto bene, lei in braccio a me che parlava ed io coi pensieri altrove senza che lei se ne rendesse o almeno era quello che pensavo; dun tratto si alzò di scatto e incominciò a discutere sul fatto che non le prestavo più tutte quelle attenzioni che gli prestavo all'inizio, che gli rispondevo sempre a sinonimi e che le sembrava la evitassi, non sapevo esattamente che fare ne cosa dire ma alla fine mi alzai in piedi e le andai vicino "mi spiace... non volevo trascurarti così ma ho altri pensieri e mi sento un po' confuso" sembravano parole sincere ma in realtà sapevo bene quello che volevo solo che era meglio che la tenessi stretta ancora per un po'. Poi arrivò il giorno della partenza e tutta la classe era in subbuglio, c'era chi saliva e scendeva in continuazione dall'autobus prendendo i posti per l'amico o l'amica e naturalmente i Quileute occuparono gli ultimi posti in fondo, Denise era seduta un posto avanti a loro, guardava già fuori dal finestrino intenta ad ascoltare la musica e poi di fianco a lei si sedette Margot, iniziarono a parlare ma non prestai ascolto; io presi uno dei posti avanti assieme a Jasmine che mi prese la mano e si appoggiò con la testa sulla mia spalla, poi sbuffò quando vide che ero intento a guardare dove si fosse seduta mia sorella ma fortunatamente non era vicina a nessun maschio così presi un respiro profondo e mi rilassai. Il viaggio durò delle ore e qualcuno si addormentò compresa Jasmine, mi perdevo a guardare le montagne meravigliato dello spettacolo che perdevo ogni volta correndo per arrivare nei posti indicati; avevamo fatto anche delle soste e Jasmine ne approfittava per stare in disparte e baciarci ma penso che Denise e qualcuno dei Quileute ci aveva visto per svariate volte. Ed infine arrivammo all'enorme baita che avrebbe ospitato le due classi.
Tutti avevano sistemato le loro valigie nelle proprie stanze per poi ritrovarsi nella sala e fare l'appello nuovamente; come primo giorno della gita saremmo andati a visitare dei musei sulla storia di quel posto ed io non prestai molta attenzione a quello che veniva detto, visitammo anche il paese con tutto il suo folclore e ci lasciarono girare per il paese da soli e Jasmine mi prese con se per girare i negozi, sembravo un robot che seguiva fedelmente il suo creatore e la cosa mi iniziava ad irritare. Io non prendo i comandi da un'essere umano, ne tanto meno da una ragazza. Alla fine la presi per il braccio e la portai nei posti che dicevo io e con stupore notai che ne era felice del gesto che avevo compiuto; la sera fu una meraviglia, ci ritrovammo tutti quanti in una stanza a parlare di cose futili ma che mettevano allegria, ci stavamo conoscendo meglio come classe anche se nessuno, a parte i Quileute e Denise, sarebbe stato al corrente che io e Jane eravamo vampiri. Mi stavo divertento molto e lo stesso valeva per Jane, finalmente potevamo essere quei ragazzi innocenti e allegri invece di sembrare cupi e superiori. Qualcuno senza che i professori se ne rendessero iniziarono a bere troppo e ci fu qualcuno dell'altra classe che se ne approfittò della situazione e lo stesso fece anche il mio compagno di stanza ma la cosa non mi turbò affatto; rimasi fuori tutta la notte con mia sorella accanto, fissammo l'orizzonte pensierosi poi le parlai di quel che provavo per Denise o almeno quello che pensavo e stranamente ne sembrava felice ma non so se stesse dicendo la verità o era semplicemente un modo sarcastico per poi farmi cambiare idea. L'indomani ci divisero in gruppi, distribuendoci delle bussole e una cartina del posto, avevano organizzato un'escursione a gara e chi avrebbe raggiunto il parco naturale per primo gli sarebbe stato conferito l'onore di decidere cosa fare l'ultimo giorno di gita; io venni messo in gruppo con Jasmine, Denise, Embry e Jared  la quale mi iniziarono a guardare piuttosto seccati. Mia sorella invece andò a finire in gruppo con Margot e altri due, l'unico gruppo dispari era il nostro ed ero certo che Sam l'avesse fatto apposta, sistemare i gruppi in quel modo, c'era il vantaggio che mi detestavano in tre e per di più c'era Jasmine; ci posizionarono tutti in punti diversi del paese e poi diedero il via, inizialmente fu semplice uscire dal paese ed incamminarsi nel bosco, la bussola e la cartina sembravano non servire, Jared e Embry erano davanti come se fossero i capi di una spedizione e Denise li seguiva a ruota ridendo ogni tanto ma non riuscivo a capire perché se la ridesse così tanto. Jasmine era affianco a me, avevamo un'andatura goffa e lenta, per me era difficile muovermi in certi luoghi senza sfruttare le mie capacità; iniziavano ad esserci salite sempre più ripide e qualche volta mi toccò spingere Jasmine per riuscire a farla salire, nessuno di quei tre mi dava una mano anzi vedevo Denise che rimaneva a fissarmi mostrando un mezzo sorriso di divertimento; l'avrei assalita, sapeva come farsi detestare senza problemi era davvero impossibile che me ne stessi innamorando e sopratutto che lei avrebbe potuto ricambiare. Dun tratto si fermarono a consultare la bussola e la mappa, vidi quegl'occhi blu fissarmi e poi passarono su Jasmine
"si vede che non siete abituati all'avventura" disse in un modo sarcastico al quanto irritante, voleva colpirmi in un qualche modo era una Quileute a tutti gli effetti
"io odio la montagna" rispose Jasmine seccata ma avevo notato che anche a lei quella battuta non gli era piaciuta affatto.
"allora perché non rimanevi a casa?" disse Jared senza distogliere gli occhi dalla mappa e per via del mio udito riuscii a sentire sia Embry che Denise trattenere una risata
"sarà meglio andare avanti invece che parlare di queste piccolezze. E poi ce la stiamo cavando molto bene. Piuttosto siete sicuri della strada che state prendendo?" era impossibile evitare di rispondere e notai che rimasero perplessi nel sentirmi porre quella domanda; Jasmine mi prese la mano e non faceva altro che fissarmi, entrambi aspettavamo una risposta da loro tre ma l'unica cosa che si sentiva era il silenzio e i loro battiti. Dopo pochi minuti ricominciammo a camminare e finalmente la strada s'era stabilizzata, a volte bisognava agrapparsi a qualche ramo ma nulla di più; qualche volta rimanevo a fissare Denise, si trovava a suo agio lì come nessun altro, la vedevo aggrapparsi a rami per aiutarsi in alcune salite, toccare alberi e fissare le fronde muoversi col vendo. Quando ci fermavamo perché così riprendessero fiato e si rifucillavano di bere e qualcosina da mangiare vedevo Denise chiudere gli occhi e restare immobile ma non riuscivo a capire se stesse ascoltando i rumori della natura o si rilassava solamente sentendo il vento che gli spostava i capelli come se fosse qualcuno ad accarezzarglieli; ci saremmo fermati quattro volte prima che ricominciassimo a parlare
"Denise fa attenzione ai serpenti e a certi insetti, mi raccomando" era stato Embry a parlare mentre rideva, sembrava volerla spaventare o semplicemente prenderla in giro
"non preoccuparti. Sto evitando i posti dove potrebbero rintanarsi." stava ridendo anche lei poi si voltò verso Jasmine "non hai paura dei serpenti vero?" sentii il cuore di Jasmine accellerare impaurito non appena aveva nominato la parola serpenti e quando la guardai era sbiancata, Denise era davvero perfida, si divertiva nel veder spaventata Jasmine eppure sapeva benissimo cosa significasse avere paura di qualcosa e la vergogna nel farlo sapere agli altri
"ecco...." Jasmine rispose con un lieve sospiro, non sapeva se ammettere la sua paura o meno, lo si capiva dai suoi occhi colmi di incertezza
"dai, non preoccuparti. Il minimo che possono fare è strisciare sui tuoi piedi e attorcigliarsi contro" in quel momento non si riusciva a capire se bisognava prenderlo sul serio o meno siccome la voce di Embry aveva avuto un'iclinazione un po' divertita. Improvvisamente mi ritrovai Jasmine in braccio mentre aveva urlato a scuarcia gola
"qualcosa è strisciato ai miei piedi!!!" la sua voce era tremante ma sopratutto acuta e infastidiva parecchio, la tenevo in braccio guardando per terra ma naturalmente non c'era nessuna traccia di qualche serpente; quando la rimisi per terra sentimmo Denise e Embry scoppiare a ridere e dopo poco si aggiunse anche Jared
"ci sei cascata in pieno. Qua gli unici serpenti sono biscie innocue e per di più temono l'uomo quindi non si avvicinerebbero minimamente" disse Jared divertito mentre continuava a ridere insieme agli altri due, poi Denise si avvicinò a noi "mi spiace averti spaventata così.... solo che dovevi vedere la tua faccia. Insomma spero non te la sarai presa, era uno scherzo per alleviare la tensione di prima" dapprima che rideva tutto dun tratto era tornata seria, era sincera su quel che aveva detto ma conoscendo Jasmine, per quel tempo che la stavo frequentando era arrabbiata e non voleva sentire ragioni
"siete senza cervello. E poi vorreste condurre voi il gruppo? Secondo me non sapete nemmeno dove ci troviamo in questo istante, branco di analfabeti" il suo tono era più strillante dell'urlo precedente ma con l'aggiunta del fatto che era arrabbiata
"sappiamo benissimo dove siamo e non manca molto all'arrivo. Dobbiamo solo sorpassare questo pezzo e poi è fatta" disse Jared mostrando il punto che dovevamo attraversare e dalla cartina sembrava piccolo e senza insidie ma come avanzammo di qualche passo ci toccò risalire un paio di roccie; le prime furono semplici da risalire ma l'ultima era piuttosto alta e Jasmine faceva fatica a salire nonostante gli stessi dando una mano, Denise porse la mano per aiutarla a salire ma si rifiutò e nell'evitare la mano rischiò di cadere. Mi stava scivolando completamente dalle mani ma vidi Jared prenderla in tempo e portarla su, quando toccò a me pensavo di dover fare tutto da solo così iniziai a studiare la roccia per capire dove potermi aggrappare riuscendo a sfruttare il fatto che fossi vampiro senza dare nell'occhio
"puoi saltare liberamente. Non sta guardando" la sua voce era amichevole come quella mattina dopo il temporale, forse s'era stufata di vedermi faticare in quel modo oppure si era divertita abbastanza nel torturarmi, erano le due ipotesi che mi giravano per la testa; quando ero salito vidi Embry e Jared intenti a rimproverare Jasmine per il gesto folle che aveva compiuto, Denise invece era intenta a fissarmi quasi meravigliata, i suoi occhi blu in mezzo al bosco spiccavano come due zaffiri in mezzo a tanti smeraldi ma dopo poco ricominciammo a camminare.
"luridi esseri, insignificanti e senza testa. Moriste all'istante" la sua voce era acida, piena di rabbia e disprezzo ma lo disse a bassa voce però non riuscii a capire a chi si riferisse ma poi qualcosa mi fece balzare.
Denise si voltò improvvisamente, il suo volto ero scuro ma si vedevano benissimo i suoi occhi blu intenti a fissare Jasmine in modo aggressivo quasi intenti ad attaccarla
"prova a dire un'altra cosa simile e non vedrai nemmeno la fine di questo bosco!" stava urlando, era la prima volta che urlava con così tanta rabbia, sembrava che gli potesse uscire un ruggito o un ringhio da un momento all'altro, aveva colto di sorpresa tutti ma Jasmine rimaneva impassibile anzi la vidi alzare le spalle in segno di non curanza, non gli importava nulla.
"stai passando il limite Jasmine. Non è la prima volta che ti comporti così. Dovresti ringraziarli che ti hanno salvato." il suo volto era molto vicino a quello di Jasmine, era leggermente inclinato verso destra, avevo paura che potesse morderla da un momento all'altro ma non riuscivo a spiegarmi il perché di questa paura. Jasmine sicuramente non riusciva a percepirne il pericolo, continuava a ridergli in faccia in modo provocatorio
"fa attenzione a come ti muovi.... potresti  accidentalmente cascare in qualche dirupo e casualmente nessuno vede" aveva accentuato la parola accidentalmente facendo ben intendere le sue vere intenzioni, non sapevo se dire qualcosa o meno e sia Embry che Jared erano nella mia stessa situazione
"perché avresti tutto questo coraggio? Tu che non sai nemmeno da dove vieni realmente? Forse tua madre era una psicopatica ed è per questo che tu sei così" non appena Jasmine finì di dire ciò si ritrovò piegata a metà dal dolore, se non fosse che ero un vampiro non sarei riuscito a vedere bene il pugno tirato da Denise nel suo stomaco, come se non bastasse la fece cadere per terra e stava per tirargli dei calci; Denise era fuori di sè, non riuscivo più a riconoscerla, era cambiata completamente. Prima che potesse tirare i calci a Jasmine la fermai passando le mie braccia sotto le sue e portandola verso di me, Embry e Jared tirarono su Jasmine dicendole sotto voce che sarebbe stato meglio se avrebbe chiesto scusa ma non aveva intenzione di collabolare e Denise era sempre più arrabbiata, ero sicuro che riuscisse a sentire tutto perfettamente come me; sentivo il suo corpo contorcersi per tentare di liberarsi della mia presa, il suo cuore martellava impazzito desideroso anch'esso di poterla attaccare, la sua voce non faceva che uscirle semi soffocato in procinto di ringhiare piuttosto che parlare, continuava a ripetere che dovevo lasciarla e che doveva ammazzarla e stava incominciando a liberarsi in un qualche modo. Indietreggiai fino ad appoggiarmi con la schiena contro un albero, stavo iniziando a far fatica nel tenerla ferma e Jasmine con certe parole non faceva che peggiorare la situazione; non so perché ma in quel momento avevo dimenticato del mio potere, era da un po' che non lo usavo e probabilmente era per quello, infine la strinsi di più a me e le inizia a sussurrare all'orecchio di calmarsi, di lasciarla perdere. Inizialmente sembrava non contare, poi sentii il suo corpo rilassarsi pian piano, il mio fiato non faceva che posarsi sul suo orecchio ripetendo di calmarsi; le sue mani sfiorarono i miei capelli dolcemente per poi ritornare al loro solito posto, il suo battito aveva preso un ritmo diverso, ricordava molto il battito di quella notte che aveva passato in lacrime. Jared e Embry iniziarono ad avvicinarsi a Denise cautamente ed io la lascia andare non appena sentii il suo bisogno di doversi sedere; non appena si avvicinarono vidi che si stringeva su se stessa, i suoi occhi erano lucidi colmi di lacrime da versare ma quando Jared gli chiese come si sentiva lei scosse solamente la testa e avanzò verso la bussola e la cartina. Embry rimase accanto a lei abbracciandola qualche volta e tutte quelle volte volevo andare a levare quel braccio da loro due; quando arrivammo a destinazione fummo i penultimi tra tutti i gruppi ma nessuno s'era accorto di cosa era successo tra noi, eravamo riusciti a non far trapelare nulla rimanendo sorridenti e scherzosi come sempre o almeno loro tre.
Quella sera saremmo stati tutti assieme nel salone per decidere meglio cosa fare l'ultimo giorno ed alcuni s'erano seduti accanto al camino acceso, altri sul tappeto aspettando di esserci tutti per parlare per poi passare al divertimento ma qualcuno mancava, anche Jacob se n'era accorto infatti l'avevo visto avvicinarsi a Margot e chiedergli dov'era Denise e come sospettavo non sapeva nulla della discussione di quel pomeriggio; andai affianco a Jasmine che continuava a sfoggiare un sorriso piuttosto divertito, ero certo che fosse per il fatto che Denise non s'era presentata e pensare solamente che qualcun'altro si stesse divertendo con Denise in un modo piuttosto grezzo mi irritava, sapevo quello che aveva passato realmente e il dolore che si provava nel perdere qualcuno. Purtroppo i ricordi, le sensazioni che speravo di aver perso riuscivano sempre a riaffiorare con un piccolo gesto o avvenimento da parte di quella ragazza ed era questo più di tutto che me la faceva detestare come il primo giorno che la vidi. Quando dissi a Jasmine di andarle a chiedere scusa non aveva fatto altro che cambiare discorso ma poi insistetti così tanto che rispose dicendo di avere ragione lei e che per nessuna ragione avrebbe chiesto scusa a Denise, non appena finì la frase la uccisi solo con lo sguardo, doveva dire una semplice parola, nulla di più, eppure sembrava costarle una fatica immensa così preso forse dalla rabbia mi avviai nel corridoio che portava alle stanze; non capivo bene perché stessi andando nella stanza dov'era Denise ma volevo controllare come stava ad ogni costo, probabilmente il fatto di vedere i suoi occhi colmi d'ira per aver insultato qualcuno a lei caro mi dava dispiacere nonostante non la sopportassi molto per certi suoi atteggiamenti nei miei confronti.
Bussai alla porta di quella stanza così silenziosa da lasciar pensare che fosse vuota
"è aperta..." la sua voce uscì in tono tranquillo e disinvolto, forse era intenta a far qualcosa e di fatti la ritrovai seduta sul letto a leggere
"ah sei tu.... Cosa c'è?" era piuttosto arrabbiata nei miei confronti ma ormai era abitudinario rivolgersi così con me in quel modo anche se questa volta sapevo perché era nervosa così non esitai a risponderle
"volevo solo sapere come ti sentivi e chiederti scusa da parte di Jasmine" i suoi occhi erano diventati due fessure, continuava a fissarmi come se avessi detto qualcosa di rivoltante o di sbagliato
"dovrebbe essere lei a chiedermi scusa, invece che farmi venire il suo bambolotto" voleva colpirmi in un qualche modo per sfogare tutta la sua rabbia e a mio malgrado gli riuscì perfettamete; come potevo sembrare lo schiavo di quell'umana? Sentivo la rabbia, la sete e qualcos'altro invadermi il corpo, i denti iniziavano a fare male siccome li tenevo pressati per non assalirla; Denise continuava ad osservarmi in silenzio ma il suo sguardo valeva più di mille parole, per lei era incominciata una sfida, se non una vera battaglia su chi riusciva a far arrabbiare per primo l'avversario o lo sfiniva
"almeno potresti farmi la cortesia di rispondere alla mia domanda... Sai se non mi vuoi parlare ti toccherà farlo per forza dato che al cellulare dovrai pure rispondere. Se poi lo trovo spento c'è sempre il telefono della stanza" l'avevo presa in contropiede e senza rendermene le stavo mostrando il foglietto col suo numero scritto sopra, continuavo ad agitarlo davanti al suo naso in attesa che rispondesse
"non provarci nemmeno! Avanti, dammelo per favore" lo disse con un tono che non riuscii a capire bene, era tra nervoso e gentile contemporaneamente, la sua mano era aperta intenta ad aspettare che le venisse posto il bigliettino
"se lo vuoi devi venire a prenderlo" nel mentre le sorrisi compiaciuto della sua reazione, in pochi attimi si era alzata col tentativo di strapparmelo dalle mani, sembrava aver dimenticato che potevo correre più veloce di lei ed impedirgli di prenderlo ma c'era un qualcosa di divertente nel vederla saltare col tentativo di strapparmelo dalla mano che tenevo alta; ogni tanto le toccavo il fianco per farla ridere, soffriva il solletico ed era ottimo per evitare che riuscisse a prendere quel biglietto ma sopratutto per vederla ridere, girammo per la stanza ma poi improvvisamente dietro di me non sentii altro che il vuoto seguito subito dopo dallo sprofondare in qualcosa di morbido. Ero caduto sul letto e con me era caduta anche Denise che si ritrovò sopra di me ma era troppo concentrata sull'afferrare il bigliettino per capire bene cosa stesse accadendo
"preso!" gli uscì quasi a fatica, gli mancava il fiato per quanto aveva riso e saltato fin'ora; era spostata leggermente più su, l'unica cosa che riuscivo a vedere era il suo collo, candido e profumato come non mai, il suo odore mi stava impregnando le narici e quel collo non faceva altro che richiamarmi. Alla fine cedetti e posai le mie gelide labbra sul suo collo, scattò in piedi all'istante e la vidi tremare un'attimo
"cosa stai cercando di fare? Se te ne sei dimenticato tu sei fidanzato" mi guardava sbalordita ed il suo tono era piuttosto freddo e deciso
"per lei non provo nulla. Io voglio te" sembrava disprezzassi il fatto di volerla ma in realtà non era così, ero arrivato davanti al suo volto in pochi secondi, ci separavano si e no due centimentri, non sapevo bene cosa fare ma poi lei si allontanò di qualche passo da me
"sei fidanzato con Jasmine.... l'hai baciata così tante volte" era amareggiada e forse anche gelosa del fatto che avessi baciato prima qualcun'altro invece che lei, mi riavvicinai nuovamente a lei e la fissai intensamente
"io voglio te e nessun'altra" l'avevo sussurrato avvicinandomi sempre di più alle sue labbra ed infine la baciai senza esitazione; inizialmente mi ero preparato ad aspettare uno schiaffo ma quel che ricevetti fu molto più piacevole. Le sue mani si aggrapparono a me ricambiando il mio bacio, stava lasciando che le mie mani li prendessero i capelli, l'accarezzassero molto possessivamente; indietreggiai pian piano senza staccare le mie labbra dalle sue, avevo atteso quel momento da giorni parsi secoli ai miei occhi, mi appoggiai al muro e iniziai a scivolare via dalle sue labbra per scenderle al collo. Il suo cuore batteva impazzito, cantava entusiasto di ciò che stava accadendo, il desiderio di volerci entrambi era riemerso e con esso era sorta la passione, una passione che sarebbe diventata inarrestabile; sia le mie mani che le sue ci sfilarono le maglie inconsciamente, non stavo pensando ne ragionando e lo stesso faceva lei, ascoltavamo solamente i sentimenti, ci stavamo lasciando andare a quella passione. Le mie mani scesero fino ai suoi glutei e la sollevai  per poi metterla velocemente a sedere su di un comò posizionato in modo che guardasse i piedi dei letti ma che fosse ben visto dalla porta, aveva anche uno specchio a mezza luna appeso sopra e potevo vedere il rosso dei miei occhi emanare desiderio di possessione e di fame nei suoi confronti; avevo iniziato a prendere respiri sempre più profondi per annusarla, non odorava d'umana ne tantomeno di licantropo, aveva un'odore tutto suo e molto particolare ma così piacevole anche per la mia fame. Le baciai il petto quasi vicino al cuore, mi strinse a se e poi portò le sue labbra al mio orecchio "non provare ad andare oltre" il suo sussuro uscì come melodia nonostante avesse usato un tono minaccioso, la fissai portandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi la baciai nuovamente
"non oltre..." le mostrai il mio solito mezzo sorriso e sta volta notai che il suo cuore iniziò a battere ancora più forte ma fu lei a ribaciarmi e a intrecciare la sua mano con la mia, era tutto così favoloso. Mi sentivo importante, ero riuscito ad averla e non me la sarei fatta scappare per nessuna ragione, lei sarebbe stata mia; eravamo così presi l'uno dall'altro, dai nostri sentimenti, da quel momento che avremmo voluto non finisse mai che nessuno dei due si rese conto che qualcuno aveva aperto la porta e ci stava osservando già da qualche minuto in silenzio ma anche se me ne fossi accorto non m'importava nulla, avevo lei tra le mie braccia, le sue labbra incollate alle mie era questo che veramente m'importava. Averla nel modo più egoistico che esista, essere geloso di lei nel modo più assoluto, detestarla perché provavo tutto questo, perché l'amavo seriamente o semplicemente perché stavo diventado folle a causa sua?

Note Autore: Volevo ringraziare tutti coloro che stanno leggendo la mia fan fiction, spero sia sempre più interessante e che non annoi X°D
Finalmente è stato postato il 7° capitolo e mi scuso per la lunga attesa ma ero indecisa sul da farsi. Ed alla fine ecco il risultato e devo dire che mi piace un mondo l'ultima frase che ho scritto XD non pensavo sarebbe uscita una cosa del genere ahah!! Recensite, fatemi sapere che ne pensate *^*
Adesso vi saluto ed inizierò a scrivere il prossimo capitolo. Ciaoo!! ^^ ci sentiremo prossimamente. Baci e morsetti *w*

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Capitolo 8
*** Piccola rivincita ***


Unstoppable passion-8°Cap Piccola rivincita

"non ti accontenti di due? Ora ti fai anche il mio ragazzo?" era la voce di Jasmine, lei aveva aperto la porta. Stava immobile a qualche passo di distanza da noi ed aveva richiuso la porta, attendeva una risposta da Denise ma non aveva nessuna intenzione di distaccarsi da me; non capivo bene che cosa stesse facendo, continuava a respirare a fondo tenendo il suo naso appoggiato al mio collo. Mi stava annusando e sembrava voler tenere ben saldo nella mente il mio odore. Osservavo Jasmine solo con la coda dell'occhio e notai che stava iniziando ad arrabbiarsi per via di un suo continuo tamburellare di dita sul braccio, gli stava infastidendo il fatto di non ricevere nessuna risposta da entrambi
"ora togli le tue mani da lui e smettila di baciarlo in quel modo" la sua voce era acuta e fastidiosa, lo stesso tono che aveva avuto quel pomeriggio; in realtà Denise era solo appoggiata sul mio collo ma dalla postazione in cui si ritrovava Jasmine pareva mi stesse baciando e anche se l'avrebbe fatto davanti a lei non avrei protestato minimanente. Sentii il respiro di Denise allontanarsi lievemente da me per riuscire a vedere Jasmine negli occhi
"e se non volessi fare quello che dici tu?" la sua voce era meravigliosa, non l'avevo mai sentita parlare seriamente mentre sfidava qualcuno a parole per farlo cascare nella sua trappola o qualsiasi cosa avesse pensato e in quell'istante avrei voluto baciarla, dirgli di quanto era stupenda con quel piccolo sorrisetto impertinente e con quel modo di parlare ma qualcosa mi tratteneva anzi mi aveva interrotto ancor prima di parlare
"non ti basta avere già due ragazzi con la quale spassartela?" Jasmine continuava ad essere arrabbiate e più il tempo passava, più aumentava la sua rabbia; Denise continuava a stare calma ed anche il suo cuore faceva lo stesso ma come muovevo un dito, anche solo per accarezzargli la mano invisibile agli occhi di Jasmine, ecco che riprendeva a martellare impazzito dalla gioia e desideroso di ricambiare. Poi dun tratto iniziò a ridersela
"mi spiace.... quando si tratta di ragazzi sono piuttosto viziata" stava prendendo in giro Jasmine in un modo così affascinante che ne rimasi catturato; non faceva altro che ridersela divertita da quella situazione ed ero sicuro che si stesse vendicando di qualcosa riguardante al passato, i suoi occhi, il suo modo di fare perfino la sua risata facevano ben intendere la sua soddisfazione nel vendicarsi
"adesso che cosa ridi? Sei una serpe! Alex è il mio ragazzo e non puoi averlo!!" la sua voce diventava sempre più acuta e con un piccolo groppo in gola, forse anche lei aveva notato che era solo rivendicazione ciò che stava facendo Denise e forse mi stavo illudendo nel pensare che io le piacessi veramente ma quando la vidi ridere nuovamente ebbi un'esultazione, mi sembrò di risentire il mio cuore battere, con lei era un continuo rinascere di emozioni. Denise si stava divertendo come se fosse tutto un gioco e solo il pensiero che la prendesse così mi rendeva felice perché se mai sarei riuscito a convincerla di passare l'eternità con noi Volturi avrei avuto qualcuno capace di tenermi testa e di non annoiarsi coi miei giochi di parole.
"Alex!!! Perché continui a star lì tra le sue braccia?!? Puoi anche levarti da lei. Avanti Alex!!" la sua voce era diventata impertinente, mi stava rendendo nervoso e come se non bastasse, mi stava comandando come un bambolotto. Denise aveva ragione al riguardo; agli occhi degli altri sembravo il suo burattino fedele. Jasmine tentò di prendermi il braccio per levarmi da quella posizione ma lo allontanai non appenà mi toccò; gli occhi verdi di Jasmine mi guardavano incredula mentre sentivo il battito di Denise accellerare e la sua mano che tentava di levarsi da me ma la strinsi immediatamente. Quegli occhi blu mi fissavano cercando un cenno su che cosa stessi pensando ma in quell'istante non avevo alcun pensiero se non quello di averla per me e di voler eliminare Jasmine dalla mia vita per sempre; incominciai ad accarezzare i capelli di Denise toccandogli anche lievemente la guancia poi mi volsi a guardare Jasmine
"in realtà eri solo un rimpiazzo. Non mi è mai interessato nulla di te. Dovevo solo trovare un modo per raggiungerla, nulla di più" la mia voce non aveva alcuna intonazione o almeno era così che mi pareva, spostai Denise verso di me e appoggiai lievemente la mia testa sul suo petto; il suo battito invase la mia testa, il suo calore era così confortevole che sembrava di essere tra le braccia di mia madre nei momenti cupi e quando ricordai ciò mi iniziai a sentire un po' vulnerabile
"stai mentendo.... Ti deve aver soggiogato in un qualche modo" la sua voce iniziava ad uscirle a fatica, forse voleva piangere ma se sarebbe successo ne sarei stato felice, era distrutta da tutto ciò che stava vedendo e sentendo. L'ho sempre detto, gli esseri umani sono deboli con tutti quei sentimenti e quei sogni a cui credono enormemente eppure LEI è riuscita a dimostrarmi il contrario e forse a far riemergere quel lato di me che non rivelo mai e del quale ne ho perso la conoscenza.
"lei non ha fatto nulla. Ha solo ceduto" dissi baciando lievemente il petto di Denise, la quale mi accarezzo i capelli dolcemente e prima di voltarmi per osservare Jasmine gliene porsi un altro "Sono io che l'ho provocata. Te l'ho detto. Tu eri solo un rimpiazzo fino a quando non sarei riuscito ad averla" avrei ripetuto quella frase all'infinito pur di sentirmi convinto che fosse così e senza rendermi conto tenevo Denise a contatto col mio corpo, d'altronde sono l'essere più possessivo che esista e in quel momento lei era il mio gioiello alla quale tenevo silenziosamente; quel gesto le fece venire il batticuore, il suo respiro era diventato instabile, agitato e Jasmine continuava a rimanere nella stanza a fissarci incredula. Dopo un minuto Denise mi allontanò il giusto per poter scendere dal comò ma non quanto bastava per poter evitare di toccarmi poi si avvicinò a Jasmine
"tra amici e ragazzo c'è un'enorme differenza. Come c'è anche differenza tra ragazzo e giocattolo" aveva assunto la stessa posizione di quel pomeriggio, ero di nuovo all'armato che la potesse attaccare ma ripensando a come gli erano uscite le parole ero certo di poter stare tranquillo; parlava in modo pacato ma ben vendicativo, era difficile descrivere in che modo stesse parlando e se fosse realmente tranquilla o meno. Jasmine continuava a stare in silenzio mentre fissava Denise che le girava intorno come se la stesse studiando per aspettare una minima reazione da parte sua; dopo qualche minuto Denise si fermò davanti a Jasmine e le prese il colletto della sua maglia ed incominciò ad accarezzarglielo "allora..... Cosa si prova nel vedere il proprio ragazzo tra le braccia di un'altra?" aveva ripreso a sfidarla e anche se non potevo vederlo, immaginai quel piccolo sorriso da sfida che aveva qualche attimi prima
"solo perché era tra le tue braccia non è nulla.... Non mi ha dato nessuna sensazione...." parlava con molta più fatica, non riusciva a trovare un modo per non cedere e Denise lo sapeva benissimo, di fatti si avvicinò a me fino ad arrivare con la faccia al mio collo poi le sue labbra inziarono a baciare le mie; stava provocando entrambi, sia Jasmine a reagire, sia me nel resisterle o nel rispondergli al bacio. Alla fine scelsi la seconda, inziai a baciarla portando le mie mani tra i suoi capelli ma poi iniziò a distogliere le sue labbra dalle mie e porse la mano davanti per poi girarsi verso Jasmine
"e adesso? Sicura che non provi nulla?" era terribilmente stupenda nonostante fosse così crudele ma avevo capito che comportarsi così aveva uno scopo; Jasmine incominciò a singhiozzare lievemente e poi iniziò a negare con la testa "lo sapevi da sempre che sono una persona che non appena trova l'occasione si vendica con gl'interessi.... avresti dovuto riflettere quel giorno invece che portartelo a letto. Lui era il mio ragazzo come ora era Alex per te" accentuava miliardi di parole, acida e divertita contemporaneamente; la sua vendetta si era conclusa magnificamente ma non riuscivo a capire se mi aveva usato solamente oppure provava realmente qualcosa per me. Jasmine iniziò a piangere e stava per andarsene quando dalla mia bocca uscì il suo nome ed entrambe si voltarono a fissarmi; il mio corpo si diresse automaticamente di fronte a lei "prova solo a dire in giro ciò che hai visto sta sera o comunque che l'ho baciata e ti assicuro che tu non tornerai mai più a casa. Ti farò patire le pene dell'inferno" avevo così tanta rabbia nei confronti di Jasmine, una rabbia diversa però da quella che provavo nei confronti di Denise, che feci scoppiare tutto quanto semplicemente con quella frase; nessuno doveva sapere quello che era accaduto nella stanza sopratutto perché non sapevo se le interessavo veramente o meno ma anche perché non volevo che giungessero ai Quileute, l'avrebbero potuta allontanare ancora di più. Dopo che Jasmine uscì dalla stanza, Denise andò a sedersi sul letto dov'era rimasto semi aperto il suo libro e lo riprese tra le mani per riporlo dentro la sua valigia
"forse sarà meglio che esci anche tu dalla stanza prima che incomincino a sospettare veramente" la sua voce era pacata, bassa e non mi volgeva nemmeno lo sguardò così le andai vicino, le accarezzai il viso la quale arrossì lievemente e poi posai dolcemente le mie labbra sulle sue per poi starle col fiato vicinissimo; entrambi potevamo sentire il respiro del altro "sarà il nostro piccolo segreto" le dissi prima di allontanarmi dalla stanza e non appena mi ritrovai nella sala le mandai un messaggio
Messaggio:
Il biglietto col numero era un pretesto per farti arrabbiare ;p
spero potrai perdonarmi ma è divertente vederti così.... in fondo è una cosa che fai anche tu no?
Destinatario: Denise

attendevo impaziente una sua risposta, qualsiasi essa fosse; non m'ero reso conto però che tutti erano fuori a divertirsi e dopo poco mi persi ad osservare mia sorella, la quale entrò per chiedermi di unirmi a loro ma in quell'istante il mio cellulare vibrò
1 Nuovo messaggio
Da:   Denise
Non so... forse ti perdonerò. Sai com'è, mi hai fatto arrabbiare parecchio.... cosa mi daresti in cambio del mio perdono?
Ore: 22:00

A quel messaggio inziai a ridere e Jane non ne riusciva a capire il motivo, era curiosa di sapere perché ridessi ma decise di non indagare ed andò direttamente fuori dicendomi che quando avrei finito di messaggiare l'avrei ritrovata la fuori. Le risposi un si piuttosto distratto, anzi a dir la verità era pensieroso; pensavo a come risponderle e poi tutto venne da se. Dopo una decina di minuti le diedi la buona notte e raggiunsi mia sorella che era con gli altri, mi venne anche chiesto dov'ero stato ma risposi che ero rimasto in camera mia per fare le valigie siccome non volevo avere il peso di farle il giorno dopo; infine la serata passò velocemente e tutti a parte Jane e me si addormentarono lasciandosi cullare dai loro stessi sogni. Non sapevo se parlarne a Jane dell'accaduto o meno ma alla fine non le dissi nulla forse per gelosia o più semplicemente per puro egoismo; parlammo anche di lei ma era sul fatto di come farla venire a palazzo, non se n'era dimenticata, semplicemente non voleva portarla a chissà quale condanna prima della fine della scuola siccome vedeva che ci teneva enormemente. Alla fine arrivò l'alba e Jane tornò nella sua stanza, rimasi solo ad osservare quella palla infuocata sorgere in un'immensa distesa bianca e verde; mi incammina per andare verso la strada che portava al paese ma qualcosa o meglio, qualcuno mi stava seguendo. Sentivo i suoi passi avanzare ogni volta che avanzavano i miei ma si fermarono appena scesero gli scalini della baita e in quel momento mi voltai per vedere di chi si trattasse; vuoto assoluto davanti a me, non c'era nessuno, probabilmente avevo scambiato un'altro rumore per dei passi.

Note Autore: Ecco a voi l'8° capitolo!!!!! (*o*)/  Sono già a buon punto anche col 9° così lo posterò un po' prima rispetto a questi due.
Mi scuso per il ritardo della pubblicazione di entrambi ma ho avuto da fare e trovare il tempo per scrivere iniziava a rendersi un po' problematico XD
Ora vi saluto u.u GRAZIE infinite per aver letto ed essere riuscito/a a sopravvivere fino a questo punto ahahah!!!! XP  Spero continuerete a leggere...
Recensite *^* e alla prossima!!!! Baci baci ^^

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Capitolo 9
*** L'inaspettato ***


L'inaspettato Note Autore: Eccomi qui!!  Scusate l'immensissimo ritardo >-< ma la qui presente ha perso tutti i dati del 9° capitolo... sfortuna eh? ç-ç  Bhe anche se corto sono riuscita a riscriverne un'altro pezzo anche se ben differente dal precedente XD
Buona lettura e alla prossima ^^



L'inaspettato.

"Sarà il nostro piccolo segreto"....
Rumori di passi e...
Nulla... Poi rumori, parole e poi di nuovo vuoto...
Era quasi passato un mese dalla gita eppure per me non era che passato un giorno, ricordavo tutto così chiaramente.
"Non avvicinarti mai più a lei, lurido succhiasangue!"
Quella voce non mi era mai stato difficile riconoscerla, era naturale che fosse Jacob e sapevo anche di chi parlava ma in quell'istante volevo evitare di comprendere; LEI sarebbe stata mia se non che lo era già, non m'importavano le sue minacce. Ma poi tra una risposta e l'altra LEI arrivò...

"Smettetela! Andrà a finire che sveglierete tutti. Perfavore Jacob calmati, non puoi rischiare di trasformarti proprio qui. Se si vuole concludere qualcosa lo si farà parlando e non attaccandosi. Così non si risolve ok?" Era apparsa così rapidamente in mezzo a noi che non riuscii a comprendere come avesse fatto ne se ero stato io a non accorgermi che lei si stesse avvicinando a noi ma in quell'attimo avevo priorità maggiori che pensare a tutto ciò.
Quando salii sull'autobus fu Jacob ad invitarmi a sedere in uno dei posti in fondo assieme a Denise e gli altri Quileute, tutti gli occhi erano su di me, ero certo che tutti sapessero cosa stava per accadere quella mattina.

Più ricordavo e più sentivo il sangue ribollire, come aveva potuto tenermelo nascosto? Perchè non aveva mai detto a nessuno della sua vera natura? Perchè? Ma tutte quelle domande non avevano risposta, lei stessa me lo rivelò quel pomeriggio non a parole ma bensì a gesti.

"Ehi! Dove stai andando?" Ero curioso affrettava il passo sempre di più verso l'uscita del paese in cui ci eravamo fermati con la scuola, sembrava cercare qualcosa il che non faceva che incrementare la mia voglia di saperlo
"Lo scoprirai, non preoccuparti" più rispondeva a quel modo più sentivo il desiderio di prenderla fra le mie braccia e non lasciarla più ma poi arrivati in posto piuttosto appartato si sedette su una panchina e mi osservò dalla testa ai piedi con occhi che non riuscivo a decifrare ma poi parlò
"Mi son scocciata di giocare, di fingere di non sapere e sopratutto di non capire quello che mi succede attorno" la sua voce non aveva intonazioni, era seria e concentrata su quello che diceva come se avesse premeditato tutto quanto.

Ora tutto si faceva più chiaro...
"ti prego... tutto ciò è sbagliato se non pericoloso...."
quella frase... come potevo averla dimenticata? I suoi occhi così tristi ora avevano un significato. LEI che tanto desideravo era tutt'altro che umana.

"So perchè Aro vuole avvicinarsi a me, so che è per via della mia natura." I suoi occhi non si scollarono dai miei ma erano vuoti
"Spiegami che cosa saresti, mi stai solo rendendo sempre più confuso e nulla di più" Non resistevo più, non ero in grado di decifrarla in quell'istante e il fatto che lei mi rivelasse perchè Aro la bramasse così tanto mi interessava.
"In queste vene scorre sangue di lupo Alec. E non intendo metaforicamente. Solo a differenza di Leah io non riesco a trasformarmi, che mi arrabbi o che ci siate voi vicini non mi accade nulla. Continuo a rimanere con le mie fragili sembianze." Sembrava straziata da tutto ciò, come se il suo unico desiderio fosse proprio quello di potersi trasformare come gli altri.
"Scusa il problema quale sarebbe? Forse sembra che scorre solo perchè sei la sorella di Jacob ma in realtà non è vivo. E poi non è meglio così?" Come finii di dire ciò saltò in piedi sulla panca per poi fare un salto ed afferrare il ramo dell'albero situato dietro
"E questo come lo spiegheresti? Ho tutto a parte trasformarmi. Come se il processo si fosse interrotto a metà. Ma ciò può far si che io possa resistere al vostro veleno. Se mi mordete non muoio ma nemmeno invecchio e forse la mia forza si incrementa se non che possa diventare capace di nuove cose. E' questo che Aro brama" Detto quello smise di dondolarsi sul ramo e se ne andò lasciandomi lì immobile a ripensare a tutto ciò che mi aveva appena detto...
Ero sdraiato sul letto da ore a rimembrare tutto quanto così decisi che era ora di prendere e andare a trovarla, la sua visione mi avrebbe tolto ogni dubbio e ogni preoccupazione.
"Mi scusi c'è Denise?" anche questa volta aveva aperto sua madre e con disprezzo mi rispose che era andata a lavorare. Iniziai a correre per raggiungere la piccola osteria dove lavorava così da poter stare in sua compagnia e quando entrai la vidi là, indaffarata dietro il bancone a servire bibite a tutti gli umani che si sedevano.
"Indaffarata eh?" gli dissi ridendo
"Abbastanza, comunque pensavo che non mi avresti più rivolto la parola" era fredda, piuttosto distaccata rispetto alle altre volte. Così rimasi in silenzio ad osservarla fino alla fine del suo turno.
"Credo che da domani mi trasferirò a casa di Jacob. Ormai quella non è più casa mia." Fissava il vuoto mentre diceva ciò sembrava come incerta del gesto poi le mie labbra si posarono sulle sue
"In questi momenti sei stupenda" e vidi finalmente un piccolo sorriso spuntargli sulla bocca.

Il tempo passava, la scuola era finita ed Aro iniziava a spazientirsi, la ragazza non era ancora venuta una volta qui e come se non bastasse i Cullen erano appena stati qui. Non so bene che cosa volessero ma di certo non era una cosa che andava a nostro vantaggio e come se non bastasse avevano portato con loro un'altro licantropo; avrebbe abitato assieme al resto dei Quileute per imparare a controllarsi di più. Toccò a me accompagnare i Cullen e il licantropo dai Quileute, quando arrivai all'entrata del sentiero incontrammo subito Denise, le sue guance erano rosee come se avesse corso fin'ora e di fatti dopo un respiro profondo parlò
"Scu-sate ma de-vo ripren-dere fia-to." tutti quanti ridemmo nel vederla così rossa ed intenta a riprendere fiato solo per poterci parlare
"Bhe scusa prima riprendi fiato e poi parla no?" tutti ci voltammo verso il licantropo, non aveva parlato per tutto il tragitto, anzi non aveva mai parlato. Così dopo poco Denise diede l'ultimo respiro profondo e ricominciò a parlare
"Scusate davvero ma ero dall'altro capo della città e vi ho sentiti arrivare. Ma.. Tu chi sei?" ed inclinando leggermente la testa osservò il ragazzo che continuava a stare affianco ai Cullen
"Piacere Ryan" a quel gesto Denise soffocò una piccola risata e poi porse la mano "Denise, piacere. Quindi, siete venuti solo per portare lui qui?" Guardava i Cullen incuriosita ed io nuovamente ero scomparso dalle sue attenzioni, la gelosia non faceva che incrementarsi; IO dovevo essere fra i suoi pensieri IO ed IO soltanto.
Fu così che i Cullen spiegarono ai Quileute l'incontro che ebbero con Ryan e del perchè l'avevano portato qui, anche lui come il resto dei licantropi si trasformava ma non riusciva a controllarsi bene come ormai avevano imparato a fare. Dopo qualche minuto riaccompagnai i Cullen da Aro e mi occupai di tutti gli altri incarichi che mi affidò; qualcosa però mi distraeva e non qualcosa di stupido. Quel ragazzo e lei, si guardavano in modo strano ma non era possibile; lei era solo curiosa nulla di più ma poi ogni volta che stavamo insieme riusciva sempre ad andarsene per stare con loro anzi con LUI. Qualcosa stava cambiando oppure ero solo io a vedere ciò? Forse era per il fatto che mi ero allontanato non appena avevo saputo la verità oppure era lei?

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Capitolo 10
*** Gelosia e gli intrusi ***


Gelosia e gli intrusi cap. 10 Gelosia e gli intrusi.

Da quando era incominciata l'estate non facevamo altro che rimanere a palazzo, spesso anche ad annoiarci ma finalmente da una settimana il sole aveva deciso di darci tregua ed io e mia sorella ne approfittammo per andare da Denise; non ero sicuro di volerla vedere ma Jane insistette così tanto che non potei non accontentarla. Percorremmo a tutta velocità l'intera strada che portava dal palazzo all'osteria in cui lavorava, con la macchina ci sarebbe voluto quasi un giorno ma per noi due ore erano anche più che sufficienti; quando arrivammo lì non uscì che una nota di stupore per lo spettacolo che stavamo assistendo, girasoli... da quando eravamo vampiri difficilmente vedevamo i girasoli, fiori che senza il sole non possono vivere ed una volta eravamo anche noi così ora il sole non è altro che il nostro nemico, per colpa sua siamo destinati a nasconderci in eterno per non essere riconosciuti. Furono delle grida a distrarci
"Ti ho detto che non m'interessa!" non si sentiva nulla a parte quelle grida, come se tutti coloro che erano all'interno della locanda erano intenti ad assistere alla scena; ripetevano sempre la stessa frase e il tono era sempre più arrogante e spazientito, il SUO tono dimostrava quanto il suo istinto avrebbe voluto eliminare colui o colei che la infastidiva. Io e Jane ci scambiammo uno sguardo ma non appena tentai di dire qualcosa lei era già dentro a cercare di comprendere l'accaduto; tutta la gente faceva finta di non guardare ma stava in silenzio pur di ascoltare tutto ma di Denise continuava a non esserci traccia fino a che non la vedemmo uscire dalla cucina seguita da Edward ed altri.
"Sarà meglio per te e per gli altri no?" il tono di Jacob cercava di essere il più comprensivo possibile ma continuavano a ronzargli come mosche cercando una risposta nel suo silenzio che sicuramente la sua pazienza stava arrivando al limite fin che non arrivò davanti a noi e si fermò a fissarci.
Vidi il suo volto dipingersi di un mezzo sogghigno che solo una volta vidi ma che mi rapì particolarmente, la sua mente aveva pensato a qualcosa che sicuramente sapeva che avrebbe dato fastidio agli altri
"Mi son ricordata di aver organizzato un'uscita con Jane e Alec. Se ne parla quando torno ok?" tutti pensavano che avrebbe reagito in modo diverso per il movimento rapido che aveva fatto nel voltarsi verso Jacob e Edward, invece ne uscì solamente un sorriso tranquillo come se nulla l'avesse spazientita; Jacob ed Edward si guardarono increduli, anche loro come noi non sapevano nulla di quest'uscita anche se Jane iniziò a stare al gioco.
"Quindi si può andare?" chiese mia sorella con impazienza, probabilmente più per curiosità sull'accaduto che per il resto e Denise colse la palla al balzo e ci accompagnò fuori lasciando all'interno dell'osteria Jacob, Edward ed Alice; raggiungemmo la macchina di Denise che ci invitò a salire e a stare con lei per l'intera giornata
"Ti stavano infastidendo così tanto?" chiese mia sorella ancora curiosa su cosa poteva essere successo ma la sua risposta non fu che un semplice gesto di indifferenza e un lungo sospiro poi prima che potesse arrivare il lungo silenzio imbarazzante parlò
"Cercavano di spiegarmi perchè non sia buona l'idea di andare a fare visita ad Aro ma non ho intenzione di ascoltarli" Jane guardò prima il mio volto inespressivo poi quello di Denise, entrambi non sapevamo che dire ma quello che poteva capitare se lei veniva lo sapevamo benissimo; la sua risata spezzò il silenzio creatosi da poco e il rumore della macchina che continuava ad andare continuò ad accompagnarci per tutto il tempo
"A quanto pare quest'idea sconvolge tutti ma credo che se non lo farò andrà a finire che ci andrà a rimettere gente che non c'entra nulla" il suo sguardo era perso chissà a quale ricordo o a quale pensiero complicato, continuava a  guidare come se conoscesse la strada del posto a memoria ma il silenzio iniziò a scendere molto più intensamente di fatti non ci accorgemmo nemmeno di essere arrivati davanti una piccola casetta semi trasandata circonda da immensi alberi.
"Di solito qui ci vengo quando voglio stare sola ma è bello, posso correre o stare seduta ad ammirare il cielo senza che nessuno venga a disturbarmi" sembrava voler spezzare quel lungo silenzio che avevamo trascorso tutti e tre in macchina ma sopratutto dimenticare l'accaduto
"Sai a quello che andresti incontro andando a parlare con Aro?" cercava di non trapelare la sua preoccupazione ma come fratello gemello non mi era impossibile notarlo, come me sapeva benissimo che Aro una volta che lei sarebbe entrata non l'avrebbe più lasciata uscire, il bottino ecco cos'era secondo lui e Marcus; Denise sembrava riflettere sulla domanda di Jane con molta attenzione, così pensierosa da farmi salire sempre più una gran voglia di lei, desiderio sfrenato con una gelosia incredibile che potesse poi finire nelle mani di altri.
"Se non verrò però potrebbe fare di peggio o almeno così ho capito in tutto questo tempo. Quindi meglio parlargli subito e mettere le cose in chiaro." ne parlava con così tanta sicurezza e facilità, come se affrontarlo non sarebbe stato nulla, come se avesse visto di peggio rispetto a lui ma non era così, Aro era Aro ed ancora adesso è così. Però se sapevo che la mia risposta avrebbe portato al peggio allora sarei stato lontano da tutto, lontano da lei e da ogni cosa che le riguardasse.
"Non puoi prenderla con tanta semplicità! Aro se ti vede poi sta sicura che non ti farà più uscire da palazzo. Potrai dire addio a Jacob, Embry e gli altri anche quell'insulso del nuovo arrivato che sembra piacerti così tanto." il mio tono era più aspro e nervoso che mai, sentii l'istinto di dover ribaldare tutto quello che incontravo ma per mantenere la calma iniziai a correre dritto all'interno del bosco senza sapere bene dove andavo
"Alec!" le grida di Jane e Denise non facevano che essere sempre più lontane ma non sarei tornato indietro per nulla al mondo o almeno non in quell'istante.
Alberi, foglie che cadono e ancora alberi, riuscivo a vedere solo quello poi un'odore si inoltrò nelle mie narici....
Demitri? Che ci faceva nei paraggi? E soprattutto perchè andava nella parte opposta alla mia?
Ero sicuro che si trattasse di una coincidenza fino a che il suo odore non ritornò da me
"Devo dire che non è niente male il nuovo gioiellino. Devo ricredermi, se vuoi hai dei bei gusti pivello" il suo tono in quell'istante non mi rassicurò affatto, era sarcastico ma deliziato allo stesso tempo come se da un momento all'altro potesse prenderla e mangiarsela ma LEI non doveva essere toccata da nessun'altro all'infuri di me e chi volevo io.
"Stalle alla larga." mi uscì come un sibilo a denti stretti, stavo lasciando trapelare troppo specialmente davanti a lui ma come cercai il punto dove si trovava lui era già andato via. Non sapevo bene cosa fare, tornare indietro o lasciar perdere? Alla fine la risposta venne da sè, Jane mi aveva trovato ma qualcosa nel suo volto lasciava trapelare la preoccupazione; anche lei aveva sentito Demitri nei paraggi e come se non bastasse lei e Denise si erano separate tempo prima per cercarmi. Entrambi sapevamo la vera natura di Demitri se non mangiava belle ragazze non era contento ma il fatto che Aro aveva sempre ordinato di tenerla viva lasciava spazio a tutt'altro intento da parte sua.
"Non ha il cellulare con se? Potresti provare a chiamarla, tanto se la vuole trovare di certo non gli serve il suono della chiamata" a differenza di me Jane riusciva a trovare prima la soluzione di tutto, era questo che adorava Aro oltre al fatto di poter causare dolore immaginario a chiunque. Quando chiamai non riuscii nemmeno a sentire un segno di aggancio che rispose immediatamente
"Pronto?" sul momento esitammo, non eravamo stati capaci di comprendere se si trattasse veramente di lei oppure no poi mia sorella prese in mano il cellulare mentre iniziammo ad inoltrarci nella sua ricerca
"Denise sei tu?"
Silenzio e poi risata... ecco cosa ci fù subito dopo.

Note Autore: Lo ammetto il 9° capitolo è un po' indecente >-< Ma ecco qualcosa di meglio per rifarvi il "palato" XD Spero vi sia piaciuto, commentate mi raccomando ^^ Ciao!!

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Capitolo 11
*** Rivelazioni ***


Rivelazioni.

Quella mattina avevo preparato ogni cosa per poter partire ed andare a Volterra, volevo conoscere Aro e porgergli delle domande, credevo fosse semplice curiosità ma forse è stata solo una semplice idiozia. Avevo studiato tutto con cura, anche i più piccoli dettagli ma i Cullen mi colsero alla sprovvista; improvvisamente si presentarono a casa di Jacob, la quale oramai era diventata anche mia, dovevano riferirci qualcosa di estremamente importante o almeno così sembrava dal volto cupo e serio che avevano ma in quel momento per me erano cose inutili poichè avevo tante altre risposte da cercare. Ascoltavo a malapena quello che diceva Carlisle anche se sapevo che parlava di me, del mio sangue, delle mie cellule, insomma del mio stesso corpo e delle teorie su come poteva essere successa una cosa del genere ma ogni parola sfuggiva dalla mia mente come se sfuggisse alla verità che anch'essa conosceva...
"Sei sicura di quello che vuoi fare?" era una voce mielata con un'intonazione preoccupata ma sapevo benissimo di chi si trattava, solo lui poteva aver capito che cosa volessi fare.
"Edward quando imparerai che detesto essere letta? E comunque si, penso sia la cosa migliore" ma a differenza sua, io parlai ad alta voce e tutti si girarono verso di me con fare interrogatorio; mi ero fregata anzi mi aveva fregata, Jacob non esitò a chiedermi che cosa intendevamo ed Edward come un perfetto spione raccontò tutto, in quel momento volevo vederlo morto, avevo l'occasione per scoprire svariate cose ma a causa sua ogni cosa stava per essere rovinata. Iniziarono a chiedermi perchè pensassi quelle cose, che dovevo stare sotto la loro protezione, ma io sapevo difendermi benissimo da sola, sapevo in che guaio mi sarei caccia, o almeno così credevo... Finalmente al pomeriggio mi lasciarono sola sopratutto perchè andai a lavorare, non facevo che portare piatti e sparecchiare tavoli ma fortunatamente la gente iniziò a diminuire verso le tre del pomeriggio. L'unico dispiacere fu che verso la chiusura arrivarono Jacob, Edward ed Alice per rammentarmi che non dovevo e tentavano di spiegarmi ogni pericolo al quale potevo andare incontro, ma non faceva che salirmi la rabbia, così d'improvviso sbottai davanti a tutti i clienti.
"Ti ho detto che non m'interessa!" la mia voce uscì più acuta e nervosa di quanto pensassi, volevo cancellarli sulla faccia della Terra, poichè non erano loro a dirmi cosa dovevo o non dovevo fare, e per me parlare con Alec, Jane ed incontrare Aro non era tutto questo danno. Non appena pensai ciò, Jane ed Alec spuntarono dal portone dell'osteria incuriositi probabilmente dalle urla, così ne approfittai per liberarmi di quei tre prima che potessero rivolgermi altre domande; Jane fortunatamente resse il mio gioco e mi aiutò ad uscire da quell'orribile situazione. Era strano che Edward non avesse capito che avevo inventato tutto o forse se ne rese conto, ma volle lasciarmi in pace; fu una domanda al quale non ebbi mai risposta. Ci ritrovammo tutti e tre in macchina senza una meta precisa o almeno così era inizialmente, ma poi dun tratto mi venne in mente il posto in cui avevo conosciuto i Quileute e nel quale andavo ogni volta che volevo fuggire da tutto....

"Una ragazza non dovrebbe avventurarsi nel bosco, specialmente di notte" era una voce calda e maschile ma non riuscivo a percepire da dove provenisse, più mi voltavo e più vedevo che non c'era nessuno; improvvisamente spuntò un ragazzo sotto la luce fievole della luna, era un ragazzo moro e alto col corpo piuttosto atletico, sembrava uscito da chissà quale telefilm. Avrei voluto spaventarmi e scappare, invece rimasi ad osservarlo come se qualcosa di lui fosse familiare
"Per caso il gatto ti ha mangiato la lingua?" disse ridendo ma il mio unico gesto fu un cenno di capo negativo, avevo troppe idee per la testa che non riuscivo a trovare modo per rispondergli. Senza accorgermene m'ero appoggiata al tronco di un albero e m'ero messa ad osservare il cielo stellato escludendo del tutto quel misterioso ragazzo che continuava a fissarmi.
"Ti ho fatto così paura che non parli?" aveva un tono sempre più piacevole e caloroso, mi sembrava di stare a casa, ma sembrava anche preoccupato dalla mia reazione così accennai di nuovo col capo che non era così e finalmente riuscii a parlare
"E' difficile che qualcuno conosca questo posto... Pensavo di essere sola come sempre. Invece..." non feci in tempo a finire la frase che ci pensò lui stesso
"Invece ci sono io a spaventarti." continuava a ribadire che m'aveva spaventato il che iniziai a ridere, come poteva spaventarmi? Non poteva di certo trasformarsi in un qualcosa di pericoloso. Dun tratto qualcosa iniziò a muoversi dietro dei cespugli, riuscivo a vedere qualcosa di folto e peloso ma non poteva che essere un orso per la sua taglia, però non riuscivo a provare paura nonostante cercassi d'averla qualcosa continuava a ripetermi che lo conoscevo, che non poteva farmi alcun male. Quel folto pelo di colore grigiastro sparì e arrivò un altro ragazzo anch'esso moro ma meno altetico e più basso rispetto al primo; si avvicinò al ragazzo e gli sussurrò qualcosa che lo fece scoppiare di risate ed aggiunse che probabilmente avevo qualcosa che non andava dato che non avevo mostrato nemmeno un minimo di paura. Decisi di ignorarli e di chiudere gl'occhi per catturare tutta la luce possibile della luna che filtrava attraverso le foglie, ascoltando l'ululato del vento e il canto di una civetta; non sò che cosa avesse di particolare tutto ciò, ma ogni volta mi portava la tranquillità
"Ehi Jacob, dici che è svenuta o si sia addormentata? Certo che è strano... a guardarla assomiglia molto a tua madre per non parlare dell'odore che emana, te ne sei accorto?" mentre parlava non faceva che toccarmi il fianco come se potessi scattare da un momento all'altro ma quello che ne uscì fu solo un cumulo di risate, non faceva che farmi il solletico fino a quando non m'alzai in piedi
"Ok, spiegatemi... Cos'avrebbe il mio odore? La doccia l'ho fatta stamattina" ed incrociai le braccia quasi offesa ma uno dei ragazzi cercò di sdramattizzare subito il tutto dicendo che era particolare e mi chiese che profumo usassi; tutto ciò continuava ad essere strano, sentivo che appartenevo ad un mondo il quale anch'essi ne facevano parte ma non comprendevo il perchè di tutto ciò.
"Perchè siete qui? Insomma perchè continuate a parlarmi se credete che sia pazza? Ho sentito mentre parlavate che per voi non sono normale. Bhe non credete di essere tanto meglio, girare a torso nudo durante la notte non è da tutti" era riapparsa la mia solita sfrontatezza, era una parte di me che non aveva fatto altro che cacciarmi nei guai ed ancora una volta c'era riuscita; i due si guardavano increduli ed ogni tanto mi riguardavano come se avessi detto una blasfemia.
"In realtà non l'abbiamo detto, lo stavamo pensando"


Fu così che scoprii che potevo leggere nei loro pensieri o almeno questo lo credevo prima di scoprire che ero metà come loro e che leggevo solo i pensieri del branco e nulla di più....

"Io sono Jacob e lui è Embry. Ci spiace di non esserci presentati prima." la sua voce continuava ad essere cordiale nonostante avessimo appena scoperto che leggevo i loro pensieri, fino a quando non iniziarono ad apparirmi immagini di qualcuno che correva veloce verso la mia auto; sembrava avere intenzioni ostili e malvagie allo stesso tempo ma tutto quello scorrere mi fece venire la nausa al punto tale da rimettere il niente
"Qualcosa non va? Stai poco bene? Avanti rispondi..." era Embry che parlava o almeno è questo che mi dissero al mio risveglio; ero svenuta ma non perchè avessi la febbre alta o quant'altro. Qualcosa m'aveva sfinita a tal punto da farmi crollare...
"Qualcosa... Gira tutto... Cos'è successo?" ero così stordita da non riuscire nemmeno a comporre  una frase, ma la cosa divertiva alquanto i due poichè li sentivo soffocare qualche risata
"Sei tu quella che dovrebbe spiegarci che cosa t'è successo. All'improvviso sei caduta a terra!" disse Embry mostrando il terreno
"Bhe... Ecco... Vedevo tutto quanto muoversi, cioè... Lasciamo stare, starete pensando che sono da ricoverare" dissi sospirando e mi risedetti sotto l'albero, la testa aveva ripreso a darmi fastidio; iniziavano ad esserci pensieri che non erano i miei e come se non bastasse vedevo altri alberi muoversi ad una velocità strabiliante "Perchè si muove tutto?" dissi solo questo prima di ritrovarmi di nuovo svenuta.
Al mio risveglio il sole era appena apparso all'orizzonte e un sacco di ombre non facevano che osservarmi
"Starà bene?" "E' strana come ragazza non trovate?" erano un trio di voci tutte insieme che parlavano quasi senza sosta, fin che non sentii una mano posarsi sulla mia fronte ed accarezzarmi un po' il viso "Credo si stia riprendendo" disse un'altra voce; cercavo di comprendere a chi appartenessero tutte quelle voci, ma solo due riuscivo a capire che appartenevano ai ragazzi di quella notte
"D-dove sono? Perchè siete ancora qui?" cercavo di rialzarmi lentamente evitando che la testa potesse nuovamente girare ma non appena m'accorsi che ero tra le braccia di Jacob feci uno scatto così rapido che non capii nemmeno io come avessi fatto ad essere in piedi
"Certo che sei strana... svieni nel bel mezzo di un bosco e ci domandi perchè siamo rimasti qui. Ma lo sai che hai dormito fino all'alba?" Embry sembrava sempre più sbalordito dalle mie reazioni, di fatti la sua voce sembrava volesse insinuare che fossi una malata mentale ed io non tolleravo certe accuse
"Premetto che il mio cervello è sanissimo e non sò che cosa mi sia capitato. Ho visto gl'alberi muoversi a velocità stratosferica, come se fossi io che corressi ad una velocità assurda. Ho sentito pensieri che non erano i miei. E mi chiedi perchè ho dormito fino all'alba? Secondo te posso saperlo? Certo che sei ignorante quanto tutti gl'altri." avevo un tono piuttosto arrogante e arrabbiato, per me erano sconosciuti che si befeggiavano del fatto che mi fossero successe cose strane, ma di certo non m'ero ancora accorta che in realtà c'erano già tutti i Quileute al rapporto; solo quando mi voltai per andarmene verso la macchina mi resi conto che c'erano più ragazzi di prima "Cos'è un raduno mattutino?" non appena posi questa domanda scoppiarono tutti quanti a ridere; fu Sam ad avvicinarsi per primo chiedendomi che cos'avessi visto esattamente, mi credeva a pieno e questo mi faceva piacere, ma quando finii la spiegazione il suo volto e quello degl'altri si dipinse di incertezze e di sguardi che solo loro comprendevano
"Hai mai avuto la sensazione che qui fosse il tuo posto? Cioè ti sentissi bene come non mai?" stavolta era Jacob che mi riempiva di domande, sembrava non smettere più di essere curioso di qualcosa che non riuscivo a comprendere
"Bhe... Si. Quando vengo qui ritrovo sempre la tranquillità ma... questo cosa centra con il fatto delle immagini?" continuavo ad essere perplessa, non avevano nulla in comune le immagini con il posto o almeno era questo che pensavo fino a quando non comparve un lupo; era maestoso e piuttosto grande, era quasi più alto di me e non faceva altro che fissarmi. Aveva un pelo lucente e folto di colore marroncino chiaro, quasi sabbia, morivo dalla voglia di poterlo abbracciare o accarezzare e non facevo che perdermi a quel pensiero fino a quando non sentii qualcosa... o meglio una voce
"Bhe se vuoi puoi abbracciarmi, non mordo" sul momento tentavo di fuggire da quelle voci fino a  quando non sentii la testa ed il cuore reclamare pietà e di lasciarsi andare a tutto quello che stavo assistendo.
Alla fine Sam mi spiegò cosa fossero in realtà e che molto probabilmente io avevo lo stesso dna poichè potevo sentire e parlare con loro attraverso i pensieri; avevo finito col passare interi pomeriggi con loro nella tentazione di farmi trasformare in lupo, ma ogni volta non accadeva nulla. Così un giorno, arresi del fatto che non mi trasformassi, decisero di chiamare Carlisle e fu lì che li conobbi tutti; comprese le loro storie e del perchè tutti quanti s'erano ritrovati in Italia. Reneesme aveva chiesto se potevano visitare l'Italia insieme a Jacob, il quale era uno pseudo fidanzato per lei, ma Edward non si fidava a lasciarli soli per via di una certa famiglia... I Volturi...


Non appena ritornai alla realtà capii d'essere osservata sia da Jane che da Alec, evidentemente m'ero soffermata troppo tra i miei pensieri, ma tutto ciò che avevo ricordato non aveva fatto altro che alimentare la mia convinzione; andare a parlare con Aro e trovare un accordo o qualcosa del genere sarebbe stata l'unica soluzione, ma quando ne parlai a loro anch'essi ebbero quasi la stessa reazione. Alec lo vidi sfrecciare via con parole che all'inizio nemmeno compresi "Non puoi prenderla con tanta semplicità! Aro se ti vede poi stà sicura che non ti farà più uscire da palazzo. Potrai dire addio a Jacob, Embry e gli altri anche quell'insulso del nuovo arrivato che sembra piacerti così tanto." li aveva elencati tutti, anche Ryan ma quello che non riuscivo a spiegarmi era il perchè di quelle parole uscite con così tanto disprezzo; Jane ed io senza esitare iniziammo la sua ricerca e nel mentre cercava di spiegarmi perchè avesse reagito a quel modo o almeno per quanto ne avesse compreso. Alla fine ci dividemmo per affrettare la ricerca, Alec non conosceva il posto e nemmeno Jane ma se avrebbe continuato a correre all'impazzata si sarebbe imbattuto certamente  nei Quileute e perderlo non era ciò che desideravo... Desiderare... Era un'enorme parola o almeno lo era prima che lo incontrassi, siccome  riuscivo solo a pensare al fatto che non potessi trasformarmi come gl'altri, credendomi un difetto. Ma quando lo vidi la prima volta qualcosa scattò in me, provavo tutto ciò che non avevo provato da tempo e volevo rivolgergli la parola ma allo stesso tempo c'era qualcosa in me che m'avvertiva che era meglio girargli alla larga. I giorni passavano e m'accorgevo sempre più che lui era nei dintorni fino a quando non lo incontrai a scuola.
Non facevo altro che correre cercando di avvisare Jacob che se per caso li avesse incontrati avrebbe dovuto avvisarmi, anche se come m'aspettai rispose che non erano affari suoi di ciò che era appena accaduto; continuavo a correre senza sosta con la speranza di incontrarlo ma non c'era traccia di lui da nessuna parte, avrei setacciato tutto il bosco se era necessario, ritrovarlo era quasi un dovere anche se sul momento avevo completamente scordato che potevo trovarlo facilmente con l'olfatto.
Poi dun tratto scivolai giù in un dirupo, stavo pensando a diverse cose che non m'accorsi di dove fossi e di che cosa ci fosse davanti a me; feci tutta la discesa col sedere assieme alle mani che cercavano di frenare quella rapida discesa. Fortunatamente la corsa finì in fretta siccome riuscii a saltare ad un ramo che si trovava poco più in alto della mia testa; le mani non facevano che bruciarmi ed ero certa che fossero tutte sbucciate ma dovevo risalire e tornare indietro, non avevo tempo per controllare come stessi, tanto sarebbe passato in fretta. Iniziai ad arrampicarmi su per il dirupo aggrappandomi a rami ed alberi ancora troppo piccoli per crescere grandi e forti come gl'altri situati nel resto del bosco; le mani non facevano che bruciare sempre di più ma oramai ero quasi arrivata in cima e da lì avrei potuto continuare la mia ricerca. Non aveva molta importanza come stessi, quello che più mi preoccupava era se per caso Alec e Ryan si sarebbero incontrati; Ryan era stato strano fin dall'inizio come ragazzo e cercavo di passarci più tempo per riuscire a comprendere che persona fosse, ma ogni qualvolta che tentavo di sentire ciò che pensava tutto taceva come se non fosse come loro eppure si trasformava e correva veloce quanto loro, che fosse un'ibrido come me? Eppure stare vicino a lui mi rendeva tesa nonostante fosse come noi, invece stare accanto ad Alec mi dava una sensazione alquanto strana ma per Jacob era meglio che stessi con uno come Ryan che come Alec, anche perchè si trattava di uno delle guardie dei Volturi e non di un vampiro qualsiasi; mentre pensavo a ciò e continuavo a scrutarmi in giro alla ricerca della SUA presenza, involontariamente frugai nella tasca, ma a mia sorpresa non c'era il cellulare. Ero certa che l'avessi perso da qualche parte nel bosco, ma non ero certa di dove e come fosse caduto dalla tasca. Controllai in fondo al dirupo ed anche per metà percorso che avevo fatto in precedenza ma non c'era nemmeno l'ombra del cellulare, così tornai dove io e Jane c'eravamo divise. Pensavo si trovasse lì siccome m'ero arrampicata su un albero per cercare di intravederlo, ma ciò che trovai fu solo desolazione e il sentore che le mie gambe stavano cedendo dalla stanchezza. Mi sedetti a terra senza ripensarci ed iniziai a riprendere fiato ed energie, avevo corso troppo e il mio corpo ne stava risentendo, anche se ero per metà licantropo non avevo la costanza che potevano avere tutti gl'altri. Dun tratto sentii dei passi avvicinarsi a me, senza pensarci iniziai a fiutare l'aria con la speranza di sentire il SUO odore ma questo era completamente diverso, pensavo d'averlo già sentito, ma non ne ero certa.
"Dovrebbero sapere che è pericoloso lasciarti sola, specialmente se ci sono io in ricognizione" era una voce piuttosto fine ma la cordialità non era di certo il suo intento; ogni intonazione faceva intuire quanto potesse essere malizioso tutto ciò e di quanto fosse eccitato all'idea di avermi trovato. Così alzai gl'occhi giusto per guardare chi fosse e nulla di più, ero troppo stanca per poter scappare o ribellarmi, se mai ce ne fosse stato il bisogno. Iniziai ad osservarlo dai piedi alla testa: aveva una corporatura piuttosto snella e ben definita, un pettorale da classica persona semipalestrata e piuttosto alto ma quello che più affascinava era la postura; continuava a stare con una mano dietro la schiena come se stesse servendo in un ristorante di lusso, la schiena eretta perfettamente così da potergli dare la figura di uno piuttosto importante e tutto ciò aveva un qualcosa di familiare ma non riuscivo a ricordare dove l'avessi visto fino a quando non arrivai a guardarlo negl'occhi. Erano rossi, un rosso che sembrava bruciare chissà quale ardore o pensiero, un rosso che non avrei potuto dimenticare facilmente; era là quel giorno di pioggia, fu lui ad osservare l'armadio nel quale mi ero nascosta e quel giorno avevano lo stesso colore e la stessa emozione di quando ci stavamo osservando in attesa di qualcosa. Quel giorno non era riuscito a trovarmi ed ero riuscita a fuggire ma non questa volta, era già dietro di me che mi teneva stretta a sè
"Cos'è troppa paura per muoverti? Eppure secondo Aro sei così preziosa..." non faceva che sussurrarmi all'orecchio accentuando la parola preziosa e facendosi sentire che passava la lingua tra le sue labbra come se avesse una fame costante e infinita; avrei voluto liberarmi, ma avevo ancora il fiato per la corsa ed ora aveva iniziato ad avanzare la paura e i ricordi di quella giornata in cui persi i miei genitori....

"Denise nasconditi nell'armadio e non muoverti di lì qualsiasi cosa accada. Ricordati che la mamma e il papà ti hanno sempre voluto un mondo di bene" mi disse baciandomi la fronte e lasciandomi col mio orsacchiotto dentro l'armadio; volevo piangere e chiedergli di nascondersi anche lei ma non appena sentii delle voci e dei rumori che non conoscevo, rimasi ferma a fissare dall'armadio rigato che cosa stesse accadendo. Quell'armadio era sempre stato il mio nascondiglio preferito, io potevo vedere chiunque ma loro non potevano vedere me e di solito ci andavo per giocare con mia madre a nascondino; quella volta però fu diverso, sentii urla e vidi mia madre accascarsi a terra...
Tutti quei ricordi erano offuscati e in disordine ma potevo benissimo ricordare lo sguardo di quel demo... di quel vampiro, era rimasto a fissare l'armadio e forse la colpa era stata del mio piccolo singhiozzo per trattenermi dal piangere; fortunatamente venne richiamato subito al rapporto e dovettero andare via così che ebbi il tempo di andare verso quello che era il corpo di mia madre
"Scappa... Piccola mia... Prima c-che... Brucino vi-va... Anche te... Sai dov'è l-l'uscita segreta v-vero?" faceva fatica a parlare ma tentava comunque di tranquillizzarmi ed io accennai un debole si ma non volevo separarmi da lei, avrei voluto rimanere lì pur di stare nelle sue braccia
"Non fare c-così... Ve-vedrai che andrà t-tutto bene.... Ora và!" a quel comando non potei che correre e andare nella cantina, aprire la porta che sembrava un semplice muro e percorrerne tutto il sentiero fin che non arrivai all'uscita e mi ritrovai lontana qualche chilometro da casa; vidi tutto quanto bruciare ed anche le mie lacrime non smettevano di sgorgare fino allo sfinimento.


Fu il suo respiro a riportarmi fuori dai ricordi, respirava sempre più profondamente il mio odore fino a quando non sentii la sua lingua posarsi lievemente sul mio collo; a tal gesto rabbrividii, percepivo chiaramente la sua sete nei miei confronti, non era la stessa sensazione che mi diede Alec quando quel giorno posò le sue labbra nello stesso punto... Dovevo fuggire dalla fame di quel vampiro, sapevo che avrei potuto ucciderlo ma fuggire era la soluzione migliore; mi teneva per i polsi ma più tentavo di liberarmi da quella presa più la sua stretta si faceva forte
"E' inutile che tenti di sfuggirmi, ho voglia di assaggiare qualcosa di nuovo e tu capiti a proposito" arrivò con le labbra all'orecchio per poi sussurrarmi qualcosa di incomprensibile, forse in un'altra lingua che non conoscevo; continuavo a sentirmi priva di energia e come se non bastasse era già in procinto di mordermi ma qualcosa lo bloccò o meglio lo spinse via.
"Lei è mia! L'ho addocchiata prima io" parlava a denti stretti come se volesse ringhiare ma quello che mi domandavo era da dove fosse spuntato e del perchè di tali parole. L'aveva scaraventato a terra e si era avvicinato rapidamente a me per annusarmi anch'esso fino in fondo, ogni muscolo del mio corpo non faceva che rimanere teso dalla paura; per anni avevo pensato che non ci sarebbe stato niente di più spaventoso dei demoni che avevano ucciso i miei genitori ma scoprire che erano vampiri e ritrovarmene uno e mezzo davanti ed addirittura affamati, doveva essere molto più pericolo di quanto potessi aspettarmelo. Entrambi si guardavano in attesa che uno dei due attaccasse per primo senza preoccuparsi della mia presenza o meglio entrambi cercavano di avere lo stesso idendico cibo e per me era il momento adatto per tentare una fuga; iniziai a correre verso quello che sarebbe stato il sentiero che m'averebbe riportato alla macchina ma non appena pensai di essermi allontanata da loro senza farmi scoprire percepii qualcosa di pesante cadermi addosso e sentire il freddo del terreno. Ryan mi era saltato addosso prendendomi di soppiatto, afferrò i miei polsi e mi rigirò verso di sè facendomi sbattere, anche se lievemente, la schiena a terra
"Dove credevi di scappare? Tu sarai il mio pasto, non mangio da giorni e sono stufo di quel tuo odore così invitante e non poterlo nemmeno assaggiare" il suo sguardo era gelato e nero come il suo cuore, continuava a parlare col sorriso di chi aveva la vittoria e leccandosi le labbra continuava ad annusarmi "Devi essere davvero squisita" Non appena finì di dirlo venne scaraventato a terra dal vampiro per poi sentirmi sollevare e prendere per il colletto così che potessi vedere chiaramente in faccia anche lui
"Siamo in due a volerti mangiare ma solo uno di noi lo farà veramente e quello sarò io" rideva compiaciuto per qualcosa che solo lui comprendeva ma per me tutto ciò era percepito come pericolo enorme e la mia mente senza tanti ripensamenti non faceva che chiamare Jacob all'infinito come se piangesse al mio stesso posto; cercavo soccorso ovunque ma ciò che trovavano i miei occhi era solo desolazione ed entrambi l'avevano compreso benissimo e non facevano che sogghignarsela felicemente
"Devo ammettere che Alec ha buon gusti. Perdere tempo così... Significa che sei davvero speciale come dicono" pronunciava il SUO nome come se fosse una nullità, un qualcosa di piccolo ed insignificante ma per me solo io potevo considerarlo e farlo sentire tale; il SUO nome mi metteva agitazione ogni volta, ma in quel momento sentivo che se sarebbe stato lì avrebbe fatto qualcosa, nonostante il fatto che ci odiassimo era sempre pronto ad aiutarmi nei momenti critici. Pensare ad Alec ed i Quileute mi faceva stare bene ma in quell'istante non fu che una distrazione, improvvisamente mi ritrovai Ryan che iniziava a leccarmi il palmo della mano destra per risalire fino al collo e il vampiro che continuava a leccare lentamente la mano sinistra; avevo ancora un po' le ferite delle mani aperte e questo per loro era l'inizio.... Cosa sarebbe successo dopo? Mi avrebbero litigato fino a che non mi avrebbero staccato a pezzi e mangiata un po' per uno? O semplicemente mi avrebbero uccisa prosciugandomi da tutto il mio sangue? La paura stava prevalendo.... "Jacob dove sei? Fratellone!!!! Ti prego aiutami... Fratellone... Fratellone perdonami...."


Note autrice: Ed ecco qui l'11° capitolo! Scusate l'enorme pausa ma prometto che eviterò di farne altre così lunghe. Spero che vi piaccia e mi raccomando recensite ^^ Ciaooooo!!!!!!!!

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Capitolo 12
*** Può essere dolce la morte? ***


capitolo 12 Può essere dolce la morte?

Non facevamo altro che seguire l'odore di Demitri, arrivare a lui ci avrebbe portato a LEI. Aveva trovato il suo cellulare e ci ingannò facendoci credere che l'aveva già trovata ma aveva dimenticato dettagli per noi essenziali; se avremmo corso più in fretta l'avremmo trovata ancora viva e con nessuno intento a mangiarla, o almeno lo speravo. L'odore di Demitri ci riportò nel punto in cui Jane e Denise s'erano separate ma continuava a non esserci traccia ne di LEI ne di Demitri, non facevamo che guardarci attorno sperando di intravederla ma pareva si fossero volatilizzati; provammo ad andare poco più avanti e ritrovammo le sue chiavi a terra, non appena le raccolsi fummo colti alla sprovvista da un urlo il quale fece spaventare tutto il bosco. L'urlo era agghiacciante, anche se non possiamo, quel giorno sentimmo il sangue raggelarci, eravamo certi che si trattasse di Denise...


"Fratello proveniva da laggiù. Forse..." deglutiva molto lentamente e i suoi occhi non facevano che fissarmi terrorizzati dal pensiero che potesse essere troppo tardi, ma non volevo ascoltarla, non poteva essere morta, doveva essere qualcun altro, non poteva essere LEI così piena di sè da sfidarmi senza averne terrore.


"Sorella niente forse. Sono sicuro che è ancora viva." Non volsi nemmeno per un attimo lo sguardo verso Jane, dovevamo raggiungere quel grido alla svelta e senza timori. Ma non appena arrivammo la scena fu agghiacciante, Demitri assieme a Ryan non facevano che prenderla e ferirla lentamente pur di gustarsela tranquillamente un po' ciascuno, tentava di scappare ma ogni qualvolta ci provava veniva ferita di più, sembravano divertiti nel torturarla a quel modo; improvvisamente Demitri si accasciò a terra addolorato e mia sorella gli comparve davanti, era infuriata, nessuno doveva permettersi di infrangere regole e sopratutto provare a far del male a chi ritenesse simpatico, lo stava facendo soffrire più di quanto lui stesse facendo soffrire Denise. Mi avvicinai a Ryan e lo privai di ogni senso escluso l'udito solo per potergli suggerire codeste parole: "Sarai punito con medesimo trattamento e ne avrò sicuramente l'onore di occuparmene. Soffrirai più di chiunque altro" non appena finii di pronunciarle lo feci accasciare a terra privo di sensi e mi diressi verso Denise ormai stremata al suolo; mi accostai affianco a lei e gli scostai da davanti agli occhi una ciocca di capelli, i suoi occhi continuavano a guardarmi pieni di gratitudine ma la paura continuava a brillargli come se ne avesse altre che gli stavano giungendo. Non facevo che osservarla in silenzio fino a quando non compresi che tentava di alzarsi, almeno quanto bastasse per stare seduta, così l'aiutai cercando di non farle alcun male e solo lì m'accorsi dell'odore forte e intenso di sangue che emanava; era dolce e caldo quanto lo era il suo sorriso ma non potevo farmi venire strane idee, non in quel momento, così non feci che tentare di scappare da quella tentazione anche se Jane era nella mia medesima situazione e Demitri se ne accorse, iniziò a ridere per poi osservarci ed iniziare a parlare in latino: "Nemmeno voi riuscirete a resistere a quell'odore così invitante. Invece di aggredire me perchè non la assaggiamo ancora un po', se muore una scusa plausibile per Aro la si trova." continuava ad avere il suo solito tono spavaldo e seccante, stavo per aggredirlo quando qualcosa afferrò la mia giacca e mi volsi a guardare di chi si trattasse, era Denise. Tentò di parlare ma non appena lo fece tolsi l'udito a Demitri, lui non avrebbe dovuto sentirla altrimenti l'avrebbe ritrovata ogni volta che voleva; aveva atteso un mio cenno o qualcosa che secondo lei valeva a dire che poteva parlare: "Arriveranno a momenti.... Sarà meglio che ve ne andiate o non avranno tanta pietà" la sua voce non aveva intonazioni ne emozioni, sembrava che fosse stata privata della sua stessa anima ma i suoi occhi continuavano a parlare, voleva veramente che la lasciassimo lì sola ma anche Jane si rifiutò: "Mi spiace Denise ma dobbiamo risolvere questa cosa. Altrimenti quell'ammasso di pelo, cioè quei lupi potrebbero attaccare la casata. Poi Aro penserà al resto." Non appena disse le ultime parole Denise fece una piccola risata ed iniziò ad alzarsi in piedi per poi appoggiare la schiena contro un albero; la sete nei suoi confronti improvvisamente si fece più intensa, vedevo ogni sua ferita richiudersi lentamente facendo si che scorressero su tutte le ferite piccole gocce di sangue, una più deliziosa dell'altra. Senza rendermi conto ero stato lontano da lei fino a quel momento e tentai di avvicinarmi ma fummo circondati da lupi enormi, ringhiavano contro di noi ed avanzavano cercando di lasciare uno spazio tra loro e Denise fino a quando non comparve un lupo ancora più grosso e di color marrone; quel lupo si diresse verso Denise ed iniziò ad annusarla e leccarla quasi tutta, piangeva continuando a mantenere le orecchie basse, forse per preoccupazione o forse perchè aveva percepito il suo dolore. Non appena Denise lo abbracciò esso riprese la sua forma umana e potemmo notare che si trattava di Jacob, non facevano che sussurrarsi parole fino a che Jacob non giunse improvvisamente davanti a noi e mi puntò il dito: "Tu! Chi poteva esserci in mezzo se non voi? Avevo lasciato correre il fatto che vi parlavate anche perchè mettermi contro voi Volturi non è mia intenzione ma adesso... Prova solo a presentarti una volta all'osteria o a parlargli a scuola e ti ridurrò in pezzi personalmente. Non importa se poi dovrò affrontare tutta la casata, lei non verrà da nessuna parte e potete anche riferirlo al vostro capo. Lei fa parte della nostra famiglia non della vostra." il suo tono era sempre più nervoso e feroce, tentava di mantenere la calma tenendo i denti stretti ma non appena finì di parlare si ritrasformò e prese Denise via con sè.
Rimasi ad osservare il punto da cui erano scomparsi i lupi, come se fissare quel punto l'avesse fatta ritornare lì, ma non c'era che silenzio; fu Jane a riportarmi alla realtà distogliendomi da chissà quale pensiero, dovevamo riportare Demitri a palazzo, avvisare Aro di quanto accaduto e portargli al cospetto Ryan. Non appena arrivammo fu Marcus ad accoglierci, ma non appena vide che sia Demitri che un perfetto sconosciuto erano scortati da noi come dei malfattori, affrettò il passo ed andò a convocare Aro senza esitazione; percorremmo il lungo corridoio per arrivare al salone dove i tre ci attendevano, Demitri iniziò ad innervosirsi, si agitava nonostante Jane lo tenesse dai polsi e continuava a ripetere che avrebbe rivelato a tutti che eravamo diventati troppo sensibili alla ragazza ma ciò non turbava ne me, ne Jane, avremmo trovato la giusta giustificazione per il nostro comportamento. Fui il primo ad entrare con ancora Ryan sulle spalle, lo posai a terra davanti ai tre attendendo che mia sorella entrasse con Demitri, il quale avanzava molto lentamente; Aro scese dalle scale e si posò davanti a me, inspirò sentendo tutti gli odori che avevamo, poi dun tratto parlò al mio fianco: "Esigo spiegazioni. Come mai la ragazza non è ancora entrata una volta a palazzo? E codesta persona a terra svenuta chi sarebbe?" il suo tono non faceva che essere disgustato da Ryan, lo muoveva leggermente col piede come se fosse infettato o qualcosa del genere. Dun tratto Caius balzò affianco ad Aro e lo interruppe nel stuzzicare colui che giaceva a terra


"Fratello, è un licantropo. O almeno così pare. Sarebbe meglio che rimanga lì dov'è. Comunque Alec e Jane esigiamo una risposta del vostro comportamento." i suoi occhi non facevano che guardarmi, anche se nominavano Jane aspettavano sempre una mia risposta poichè lei è la punta del diamante della casata; continuavo ad osservarmi attorno poi non appena vidi il sorriso di mia sorella decisi di parlare


"Ebbene, colui che giace a terra ha aggredito la futura guardia col tentativo di portarla alla morte. Nonostante ciò era in comune accordo con Demitri. Fortunatamente siamo arrivati in tempo anche se dopo pochi istanti sono arrivati i Quileute. Ora a causa di tali gesta sia io che Jane dubitiamo sul fatto di poter riavvicinarci alla ragazza." Non appena finii di parlare Aro prese Ryan con se dicendo che l'avrebbe interrogato e che sarei stato incaricato assieme a Felix nel doverlo uccidere, nel mentre Marcus prese Demitri con se dicendo che se ne sarebbe occupato lui assieme a Caius; non appena tutti sparirono dal salone io e Jane ci abbracciammo, sapevamo che ben presto Aro avrebbe preteso di più da noi e che l'attesa non era la sua indole, ma prima bisognava ritrovare il modo di potersi avvicinare a Denise senza che i Quileute fossero nei paraggi.
Quella stessa notte fui richiamato nel salone da Heidi dicendo che era arrivata l'ora dell'esibizione, ovvero Ryan sarebbe stato giustiziato; venne staccato pezzo per pezzo, offrendogli tutta la sofferenza possibile e nonostante chiedesse pietà davanti ai miei occhi continuavo a proseguire divertito nel sentire la sua paura aumentare ogni qualvolta un pezzetto del suo corpo veniva staccato e accantonato al centro della stanza per poi dargli fuoco; non appena la cerimonia finì, fu il turno di Demitri, nessuno seppe però quale fu la sua punizione, lo vidimo solo entrare in una stanza insieme ai tre e nulla più.

Era l'alba ed avevo appena raggiunto il sentiero che mi avrebbe portato da LEI, ma a mie spese ebbi un'amara sorpresa, tutti i Quileute pattugliavano l'intera zona; non avrei mai potuto rivolgerle la parola in quelle condizioni, ma dovevo parlarle, dovevo vedere i suoi occhi, rubare il suo sguardo pieno di odio ma anche d'amore che provava nei miei confronti. Scappai il prima possibile, tornando sui miei stessi passi; non doveva vedermi ne dovevo farmi scoprire, ma non appena fui abbastanza lontano da LEI e sopratutto dai Quileute qualcosa mi scosse leggermente, tentando invano di farmi solletico al petto. Ricordai del cellulare che continuavo a tenere nella tasca interna della giacca, sicuramente era mia sorella che mi domandava dove fossi corso così di fretta... Ma non appena aprii il messaggio qualcosa scongelò quel cuore e quell'anima che ritenevo congelate in eterno 

1 Nuovo Messaggio
da:   Denise
Anche se ti sei nascosto tra gl'alberi, non significa che sei invisibile. O almeno per me non lo sei, specialmente se fai una cosa del genere. Comunque fra qualche minuto sarò sola, Nessie ha convinto tutti a fare una piccola gita fuori città fino a tardi.... Se vuoi potremo incotrarci nel bosco dietro casa.
Ore: 6:10

Nonostante la mia velocità era riuscita a vedermi passare accanto alla sua finestra, avevo aspettato il momento propizio per poter solamente assaporare il suo profumo, non potevo più ribellarmi a ciò che realmente provavo. Era chiaro come il sole, come il suo sorriso che ero stato rapito da LEI e da tutto ciò che le appartenesse; quel pomeriggio gliel'avrei confessato, gli avrei detto tutto quello che sentivo e l'avrei avuta per me nel modo più egoistico che potesse esistere.

Messaggio:
Perchè non dovrei volerlo? Verso le 7 sarò lì.
Destinatario: Denise

1 Nuovo Messaggio da:   Denise
Potrebbero essere tanti i motivi per non volerlo. Comunque appena potrò uscire arriverò lì.
Ore: 6:30

Aveva risposto dopo un bel po' di tempo ma immaginavo già il perchè di tale gesto così mi limitai semplicemente ad avviarmi nel luogo prestabilito per attendere l'ora d'incontro, senza mandarle nessun'altro messaggio, fortunatamente l'attesa non fu molta, siccome già verso le 7 la vidi uscire di casa ed avviarsi nel bosco per raggiungermi; mi era facile notarla, specialmente se mi trovavo sull'albero più alto ed anche il più distante dal territorio dei Quileute.
Quando arrivò al punto stabilito iniziò a cercarmi gridando che percepiva il mio odore e che nascondermi non sarebbe servito a niente, di fatti continuava a girare attorno ad un albero secolare poichè aveva compreso dove mi trovavo ma non il mio punto esatto; dopo avergli lasciato fare quasi tre giri attorno all'albero decisi di scendere e le comparvi davanti senza che lei sell'aspettasse, ciò che ne uscì fu sublime. Il suo battito accellerò di colpo, il suo respiro si bloccò immediatamente ed i suoi occhi diventarono blu acceso e grandi.
"Spaventata?" mostravo un sorriso compiaciuto, sapevo che avrebbe fatto di tutto per mascherarlo
"No, solo sorpresa." mentre lo disse incrociò le braccia e si girò dall'altra parte come una bambina offesa; la sua risposta non fece che aumentare il mio divertimento e la mia voglia di LEI.
Però la magia di quei pensieri, di LEI fra le mie braccia ed unicamente per me furono interrotti dalla sua voce: "Volevo ringraziarti per ieri e che mi dispiace per il fatto dei lupi" era titubante mentre parlava e non faceva altro che fissare il terreno, come se le parole che mi diceva le avesse scritte lì: "C'è una cosa però che volevo dirti..." iniziò a respirare profondamente ed ad avvicinarsi fino ad arrivarmi ad un palmo dal naso: "Ecco... credo... credo di provare qualcosa per te... Però ciò non dovr..." prima che potesse continuare a parlare, la baciai spingendola contro l'albero; non potevo continuare a tenermi tutto dentro.
La desideravo più di chiunque altro, LEI era ciò che bramavo, era anche il suo sangue che m'attirava; quel dolce pulsare di vene nel collo non facevano che alimentare la mia fame, ma un'inarrestabile passione mi distoglieva da qualsiasi pensiero. Le sue mani non smettevano di accarezzare i miei capelli, mentre le mie avevano già tracciato ogni linea del suo corpo; improvvisamente tutte le preoccupazioni e le sofferenze svanirono, ed il suo petto caldo e sensuale era pressato col mio. Ci eravamo ritrovati a terra, l'uno sopra l'altro e le sue mani stavano già togliendo quella maglia che separava il mio gelido petto dal suo; il vederla nuovamente in intimo, tra le mie braccia e sotto il mio gelido corpo, suscitò nuovi desideri, ancora più grandi dei precedenti...
Infine la mia bocca iniziò a baciarla dalla pancia fino ad arrivare al collo, ero certa che l'avrei morsa, volevo sentire il sapore del suo sangue, ma da predatore improvvisamente mi ritrovai preda...
La sua lingua percorse ogni tratto del mio collo, fino a quando non sentii un dolore agghiacciante, molto simile a quello che provai quando venni trasformato solo che questo era involontario e pieno di desiderio; era il morso più bello che potessi ricevere, volevo che non smettesse ma al tempo stesso avevo il terrore di non vivere più la mia dannata vita...
Quel dolore così dolce sarebbe cessato o sarei rimasto intrappolato per sempre da quella passione? Dovevo protestare oppure si sarebbe accorta da sola di quello che stava accadendo?

Note autrice: Finalmente, dopo una lunghissima attesa ecco il 12° capitolo ^^ Mi raccomando recensite, buona lettura e al prossimo capitolo!!!! ^.^



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Capitolo 13
*** La passione e gli inganni. ***


capitolo 12 La passione e gli inganni.


Continuavo a restare immobile preda di quel desiderio inverso della quale potevo percepire ogni singolo sentimento che provava nei miei confronti, fino a quando non mi ritrovai distante una decina di metri da dov'eravamo e la vidi rimettersi la camicia velocemente per probabilmente fuggire lontano da me; questa volta però non l'avrei lasciata svanire com'era successo le altre volte.
"Non ti lascerò andar via questa volta..." glielo dissi sottovoce tenendola per il polso, mi sarei lasciato mordere nuovamente se era necessario a farla restare vicino a me, ma il suo volto rimaneva a fissare tutto ciò che era all'infuori di me.
"E' la prima volta che succede... Non credevo fosse vero...Ti stavo per uccidere! E tu mi dici che non devo andare via..." la sua voce era tremolante e preoccupata come lo erano i suoi occhi che avevano iniziato a guardarmi dopo aver ricordato che avrebbe potuto uccidermi senza problemi, ma dovevo tranquillizzarla, così dissi la prima cosa che mi passò per la testa:
"Può darsi, ma come vedi sono qui. Non m'importa cosa stava per accadere. Se non avessi morso tu per prima, l'avrei fatto io." glielo dissi così tranquillamente che speravo l'avrebbe fatta sentire meglio ma il suo cuore non faceva che ripetermi il contrario, continuava a battere irrefrenabilmente, così la strinsi a me con tutta la forza che avevo.
"Non sò che cosa tu mi abbia fatto dal primo giorno che ti ho vista, ma non ti lascierò scappare nuovamente... Specialmente se dov'esse essere per sempre..." non riuscivo a comprendere bene da dove derivavano tutte quelle parole, mai avevo permesso ad una ragazza di vedere questo lato di me, ma LEI, LEI non era le altre, LEI era completamente diversa...
"Avrò tutto il veleno che vorrai, ma rimani con me... Se fosse anche solo per sentire ciò che provi mi lascerei mordere anche ora..." non riuscii a non sussurrargli quelle cose; ero stato rapito così tanto da quelle sensazioni che il dolore sentito inizialmente era stato completamente cancellato. Però desideravo che dimenticasse l'accaduto così da poterla vedere sorridere ancora, ma non avevo idee, così la presi in braccio e la portai lontano.
"Dove mi stai portando?" la sua voce non era arrabbiata, ne spaventata, sembrava semplicemente curiosa e ciò mi rasserenava, significava che l'accaduto poteva dileguarsi molto facilmente, ma dovevo star attento a movimenti e parole.
"Nel mio rifugio, se è così che lo vogliamo chiamare. Però voglio che da ora tu chiuda gl'occhi." inizialmente mi fissò con aria perplessa ma dopo poco chiuse gl'occhi e mise il volto appoggiato al mio petto in modo che probabilmente non vedesse più niente; quando arrivammo vicino al posto le tolsi la vista e la posai a terra, così che potesse seguirmi a piedi: "Siamo quasi arrivati. Scusa se ti ho privato della vista ma non vorrei che sbirciassi." ero un po' imbarazzato, era difficile che mi scusassi con qualcuno all'infuori di mia sorella per aver utilizzato i poteri, ma a quelle parole mi rivolse un sorriso affabile; l'essere privata della vista sembrava non dispiacerle, così presi la sua mano ed iniziai a farle strada, fino a che non arrivammo davanti ad un'enorme casa, la quale accanto aveva tutto il bosco e delle splendide aiuole.
"Siamo arrivati. Devi tenere ancora chiusi gl'occhi però, altrimenti potrebbe infastidirti ritornare a vederci tutto dun tratto." avevo la voce dolce, come se stessi parlando a mia sorella, anzi nemmeno con lei avrei mai avuto un tono di voce simile, e nel mentre gli accarezzai il volto e le restituii la vista; inizialmente la vidi guardarsi attorno, non ne sembrava molto interessata ma poco dopo si girò e sorridendomi mi chiese se si poteva entrare. Avevo imparato che le architetture medievali e ottocentesche di alta borghesia la affascinavano e le definiva raffinate; non appena vide l'interno rimase sbalordita.
"Puoi perlustrare tutta la villa, se vuoi. Sò quanto ti piacciono queste strutture." non appena finii di dirlo iniziò ad entrare in tutte le stanze, osservava tutto con attenzione cercando di non saltare alcun particolare; passò mezz'ora ed aveva già perlustrato tutto il piano terra, dalla sala al giardino interno, poi passò al piano di sopra e prima di fermarsi passò altre due o tre stanze. Si era soffermata nella mia stanza preferita ed iniziò a guardarsi attorno con molta calma: "E' spettacolare questa stanza, per non parlare della casa stessa." nel mentre che parlava si sedette sul letto e accarezzò le lenzuola pensierosa
"Non ti senti solo ad avere un rifugio così grande senza poterlo condividere con nessuno?" fu in quell'istante che mi riavvicinai sedendomi al suo fianco per poi osservarla per rispondergli: "Ora non sono solo. E poi era quello che cercavo, un posto dove poter fuggire da tutte le regole e rimanere coi miei pensieri" d'istinto le accarezzai il volto e con delicatezza posai le mie labbra sulle sue; quel bacio rispetto agl'altri era dolce e raffinato, erano così anche le nostre mani che non facevano altro che percorrere il corpo dell'altro. Quel piccolo desiderio nascosto s'era trasformato in un'arrestabile passione, i nostri corpi erano nuovamente a contatto l'un con l'altro e potevo sentire nitidamente il suo battito accellerare ogni qualvolta le mie labbra sfioravano il suo petto; dun tratto le sue calde mani scesero fino al bacino e iniziarono a sbottonare il pantalone mentre le mie non fecero altro che sollevare quella splendida gonna che indossava con sensualità. Eravamo privi di ogni pensiero e preoccupazione, ciò che oramai contava era il poter essere lì, soli, con io dentro lei e tutte le sensazioni che ci avvolgevano; era la prima volta che mi concedevo così tanto, ma soprattutto, era la prima volta che provavo una passione così forte da essere inarrestabile. Non sò per quanto tempo continuammo, ma ogni volta che si emetteva anche un solo piccolo gemito era come se tutto ricominciasse da capo, fino a che la voglia irrefrenabile fu momentaneamente colmata; eravamo l'uno accanto all'altro ed i suoi occhi mi fissavano pieni di dolcezza, desiderio ma con una punta d'odio
"Sei la corruzione e la tentazione fatta a persona..." disse ciò con imbarazzo e per non farsi vedere rossa si nascose sotto le coperte, ma ne uscì poco dopo per rimettersi l'intimo; vedere quel gesto mi diede una morsa allo stomaco, volevo prenderla e levargli nuovamente l'intimo ma notai la sua stanchezza, così mi limitai a fare lo stesso per poi andare a baciarle la fronte e farla sedere nuovamente sul letto
"Se per questo lo sei anche tu. E non mi dispiace affatto." la mia voce era bassa e delicata, ma il mio volto mostrava la malizia con il solito sorriso che le avrebbe dato fastidio; in quell'istante però si limitò solo a darmi un bacio vicino le labbra e a ricambiare quel sorriso infilandosi sotto le coperte e chiudendo gl'occhi per riposarsi. Rimasi ad osservarla per qualche minuto, aveva il volto sereno e il suo respiro era così regolare che sembrava cantasse assieme ai suoi battiti; nel frattempo mi rimisi i pantaloni ed andai nel terrazzo che affacciava al giardino interno a riflettere, ero incredulo su tutto quello che era successo, su tutte quell'emozioni provate la quale erano contrastanti fra loro; il non desiderarla morta ma volerla proteggere, l'odiarla per tutto quello che mi faceva provare e che tutto questo aveva fatto si che arrivasse tra le mie braccia e potessi averla in tutto.
Dun tratto ricordai del morso che m'aveva dato ed andai nel bagno per controllare se si notasse qualcosa, ma fortunatamente sembrava non fosse accaduto nulla, così sarebbe potuto rimanere il nostro piccolo segreto; improvvisamente iniziò a suonare il mio cellulare dalla tasca del pantalone, lo presi e risposi: "Pronto?" non avevo nemmeno controllato chi fosse ma riconobbi subito che era Aro da come parlava: "Alec, mio prediletto. Dove sei? Dovevamo parlarti ma quando ti abbiamo mandato a chiamare non c'eri." aveva un tono tranquillo ma sapevo che una risposta sbagliata avrebbe causato la mia fine: "Mio signore, sono in un posto assieme a Denise. Sto cercando di far riacquistare fiducia nei miei confronti." era la menzogna più grande che potessi raccontare, ma d'altronde era l'unica scusa plausibile alla quale poteva credere.
"Benissimo! E come procede?" sembrava deliziato da ciò che avevo detto ma quello che per me contava era il fatto che c'aveva creduto.
"Molto bene signore, presto la potrò portare al vostro cospetto." non appena finii di dire quella frase la mia testa non faceva che pensare al fatto che quel presto non sarebbe mai arrivato e che avrei trovato qualsiasi scusa pur di ritardare il loro incontro. Quando la chiamata finì decisi di andare da Denise per vedere se dormiva ancora, ma quando mi voltai la ritrovai davanti a me, vestita e con lo sguardo incredulo e triste; nel vedere quello sguardo così addolorato e pieno di rabbia mi bloccò completamente, non sapevo ne che fare ne cosa dire, qualsiasi cosa avessi detto probabilmente non m'avrebbe creduto.
"Ti odio... Ti odio con tutta me stessa!" il suo volto era rigato dalle lacrime ed il mio sguardo non faceva che fissarla impietrito; ricevetti anche uno schiaffo da parte sua, era arrabbiata con me ma quello che mi stava ferendo erano le sue parole...
"Tu... Tu non hai fatto che raccontarmi menzogne!" continuava a gridare e a fissarmi attendendo forse un mio gesto, ma mi mossi solamente quando la vidi uscire completamente dalla villa
"Aspetta! Denise! Lo so che può sembrare così..." ero riuscito a fermarla prima che potesse andare via dal sentiero, ma la sua reazione non fu altro che dirmi di stargli lontana e di non cercarla ne fermarla perchè ogni mia spiegazione non era altro che una menzogna; non volevo lasciarle il braccio per nessun motivo ma dopo poco mi pentii della scelta, sentii come un piccolo ringhio fuoriuscire dalla sua gola e vidi i canini prendere una forma leggermente accentuata
"Ti ho detto di starmi lontano. Ti odio. E se non lasci subito il mio polso giuro che non sarò affatto docile. E' finita. Non sarò più quella che conoscevi." non appena finì di parlare prese il mio braccio e sollevandomi da terra mi lanciò contro un masso; non feci in tempo a rialzarmi che lei mi risollevò da terra prendendomi per il collo e avvicinò la sua faccia alla mia.
"Sei uno sporco mentitore, proprio come tutti gl'altri. Se proverai a cercarmi ancora ti ucciderò. Quelli come te meritano solo questo." La ragazza che in quel momento mi ritrovavo davanti non era più la MIA Denise, ma era l'altra parte di Denise che non conoscevo, quel lato che tutti noi celiamo ma che tende ad emergere non appena qualcosa di grave succede. Cercavo di uscire da quella stretta presa, ma era tutto totalmente inutile, era più forte di Felix e di qualsiasi licantropo si fosse presentato davanti; così tentai invano di spiegarle il tutto, ma non appena arrivai alla fine della spiegazione mi ritrovai una ventina di metri lontano da lei con la faccia a terra, quando la rialzai però LEI non c'era già più. Ero certo che avesse corso il più veloce possibile ma non sapevo ne la direzione ne la meta, così iniziai ad inseguirla con l'olfatto; riuscii ad andare avanti per un bel po' di tempo ma arrivato ad un ponte, il suo odore svanì come per incanto, forse era in uno dei suoi soliti posti che lei adorava per poter pensare, ma girandoli tutti non la trovai. Dopo diverse ore di ricerca mi arresi e tornai a palazzo, lì avrei chiesto aiuto a Demetri, la quale sicuramente l'avrebbe ritrovata in breve tempo; non appena pensai a come parlargli di ciò lo vidi che camminava lungo il corridoio.
"Demetri! Devo chiederti un favore." a quelle parole arrivò immediatamente al mio fianco e mi squadrò dalla testa ai piedi, sapevo già cosa stesse per dire, in fondo l'avevo fatto punire per ciò che aveva commesso ed ora io stesso gli stavo chiedendo un favore.
"Ascolta, sò i nostri disappunti e quant'altro. Ma se mi farai questo favore ti farò diminuire la punizione che Aro t'ha inflitto. Non l'ho mai fatto ma questa volta ti prego..." parevo un poveraccio che chiedeva aiuto a tutti i passanti per un'elemosina e questo non faceva che bruciarmi dentro ma dovevo e volevo ritrovarla al più presto e lui era l'unico che poteva aiutarmi.
"Quindi ora, non solo mi stai pregando, ma dovrei anche aiutarti? E su cosa? Per ottenere poi cosa?" era sempre più infuriato ma non m'importava, ero certo che alla fine avrebbe accettato di aiutarmi così tentai il tutto e per tutto.
"Si tratta di Denise... Devi aiutarmi a ritrovarla. Sta certo che con questo gesto la tua punizione sarà dimezzata." non appena finii di dire ciò iniziò a scrutarmi dalla testa ai piedi nuovamente e si mise a ride di buon gusto:
"Scusa non ce la fai a trovarla sola, Mister io stò solo cercando di farla amica? Si capisce benissimo che non è così. Potrai farla franca ad Aro ma non per sempre stanne certo." era sempre più presuntuoso e spavaldo, anche se detestavo ammetterlo non aveva tutti i torti ad esserlo e nonostante tutto gli ringhiai per poi dirgli che se non ci avessi già provato non sarei mai venuto a chiedere aiuto a lui; alla fine scosse la testa ed accetto di aiutarmi ad alcune condizioni, avrei fatto ridurre la sua punizione ed avrei ammesso che ero un'incapace nel ritrovare le persone scomparse.
Non appena lasciammo il palazzo iniziò a correre ed io dietro di lui, passammo tutti i posti che avevo perlustrato e passammo anche per la villetta nella quale eravamo stati, fino ad arrivare ad un lago distante parecchie miglia dal punto in cui l'avevo vista sparire; per tutto il tragitto non avevamo proferito parola ma quando la trovò l'unica cosa che mi disse era che si trovava lì e che sarebbe ritornato immediatamente a palazzo. Senza esitazione mi avvicinai cautamente a Denise, la quale era seduta sotto un salice piangente con la testa appoggiata sulle ginocchia.
"Denise.... Perfavore.... C'è stato un grosso equivoco... Quello che è successo tra noi oggi, non erano menzogne... Io... Insomma non permetterei mai che finissi in mani che non sono all'infuori delle mie. A mala pena accetto quelle di Jacob." nel mentre che proseguivo a parlare decisi di avvicinarmi ancora un po' così da poterle sollevare il viso e guardarla negl'occhi. "Ti prego... Credimi..." ma tutto ciò che dissi svanì non appena il suo viso si voltò di scatto verso destra e si alzò bruscamente da terra.
"Crederti? Per tutto questo tempo non sono stata altro che uno strumento di gioco e divertimento! Quello che è successo stamattina... Non è stato altro che soddisfazione personale per te! Facile parlare dopo quello che ho sentito e dopo tutto quello che è successo. Vattene ti ho detto! Vattene e non farti più sentire!" La sua collera cessò solo dopo che mi diede nuovamente uno schiaffo e tutto quanto crollò in un pianto; nel vederla a quel modo tutto iniziò a crollarmi davanti, tutto il calore che avevo acquisito stava iniziando a scomparire completamente e le sue parole che continuavano a ripetere di odiarmi non facevano altro che distruggere il tutto. Non volevo arrendermi, non volevo perderla per sempre, ma non volevo nemmeno continuare a farla soffrire, così le accarezzai lievemente la testa e le sussurrai che sarei svanito dalla sua vita ma che se mai avrebbe voluto riavermi sarei stato lì nuovamente per lei; le voltai le spalle e mi avviai verso palazzo con solo un pensiero per la testa, ero stato uno sciocco nel cacciarmi in un guaio simile e nell'essermi arreso. Quando arrivai a palazzo mia sorella mi venne incontro abbracciandomi e dicendomi che gli dispiaceva, ma non comprendevo a cosa si riferisse e nemmeno glielo chiesi, proseguivo per il corridoio pensando solo a LEI e al voler rintaranarmi dentro la mia stanza; non appena arrivai vicino al salone venni invitato ad entrare nella stanza da Marcus, il quale era in compagnia di Caius e Aro. Tutti e tre i Signori mi osservavano con disprezzo e non riuscivo a comprendere quale fosse il motivo di tale sguardo nei miei confronti così rimasi ad osservarli a braccia conserte attendendo che uno di loro dicesse qualcosa; finalmente Aro sciese dal trono e mi venne davanti per poi iniziare a parlare:
"Alec, ci è giunta voce di un certo tuo comportamento non consono nei nostri confronti. Ovvero che avresti mentito nel voler portare l'umana qui ma bensì che faresti di tutto pur di ritardare i tempi. Confermi queste voci?" nel mentre che parlava aveva iniziato a girarmi attorno scrutandomi dalla testa ai piedi ed attendendo così una mia reazione; sapevo chi era stato a raccontare tutto ciò o a farlo vedere ed ero certo che per qualche strano motivo c'era entrata di mezzo anche Jane ed essendo due le voci, non avevo più modo di smentire.
"Si, mio signore. Lei non è un oggetto ne è di vostra proprietà. Lei è m..." tentavo di mantenere la voce il più bassa e calma possibile ma qualche ringhio dalla mia gola iniziò a trasalire e prima che potessi finire la frase Aro mi prese la mano e vide tutto quello che avevo passato, pensato e provato per LEI.
"Quindi è così che stanno le cose. Avresti disobbedito per accontentare dei tuoi insulsi capricci. Come se non bastasse, mi avresti mentito per poterla tenere in segreto. Sai cosa significa, vero Alec?" chiese in modo ironico, tutti sapevano cosa succedeva a chi si prendeva gioco di lui, era in collera per il mio comportamento e lo capii dal fatto che fu lui stesso a prendermi per la giugulare e a lanciarmi per tutta la sala fino a quando non iniziai ad urlare dal dolore poichè aveva iniziato a spezzarmi ogni singolo osso. Infine venni portato nella mia stanza, ero felice di rivederla, ciò significava che la mia tortura era quasi al termine o era già terminata, ma non appena vidi Aro che m'osservava mentre venivo aiutato nel sedermi sul letto compresi che forse aveva altro da dirmi o farmi.
"Alec. Quanto alla punizione per i tuoi oltraggi non è ancora terminata. Rimarrai senza cibo per un mese intero e siccome potresti fuggire sarai incatenato al muro del tuo stesso letto." nel mentre che spiegava vennero messe delle catene, ovviamente ben resistenti, al muro ed io gli venni incatenato assieme. Non appena la stanza si svuotò inziai a gridare il nome di Demetri che dopo pochi istanti comparve in stanza ridendo di gusto al mio incatenamento.
"Tu in realtà non eri andato via, non è così? Sei stato ad origliare tutto il tempo non è vero?" ero pieno di rabbia e tentai invano di avvicinarmi a lui per poter ferirlo, il quale poi si avvicinò a me divertito.
"Può darsi. Ora però sono certo di una cosa. Potrò ottenere ciò che voglio. Sai ad essere dei bugiardi ci si ritrova come te. Sbaglio o adesso lei ti odia? Avrà sicuramente bisogno di un'altro appoggio." mentre parlava continuava a ridersela ed a mantenere il suo tono da spavaldo, ero certo che mi stesse provocando ma non doveva nemmeno avvicinarsi a LEI, ne tanto meno doveva parlarci.
"Non osare... Non provare minimamente a sfiorarla. Se scopro che le hai anche solo parlato, giuro che appena sarò libero mi sbarazzerò di te personalmente. E poi lei non mi..." al solo pensiero della parola odiare rividi il suo volto colmo di rabbia e tristezza.
"Non ti odia? A me è parso di si." disse ridendo mentre andava via dalla stanza; non avrei mai permesso che si avvicinasse a LEI, ma anche il rimanere incatenato lì mi lasciava poche possibilità... Che cosa sarebbe accaduto in quel mese in cui ero intrappolato? Sarebbe veramente andato da lei? Speravo che tutte queste domande avessero risposte che per me sarebbero state positive... LEI era mia e di nessun'altro.

Autrice:
Ed eccovi il 13° capitolo ^^ Spero vi piaccia e vi spinga a continuare a leggere la mia FF. Mi raccomando recensite, buona lettura e al prossimo capitolo!!!! ^.^ Detto questo volevo ringraziare i miei lettori fissi, perchè senza di voi non avrei mai proseguito questa FF; quindi grazie di cuore a tutte!! Baci e abbracci.



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Capitolo 14
*** Unstoppable passion ***


capitolo 14 Unstoppable passion.

Non appena scomparve da davanti ai miei occhi non riuscii più a trattenermi ed iniziai a piangere senza sosta, pensando costantemente a tutto quello che avevamo passato, a tutte quelle volte che istintivamente m'ero fidata di lui ed avevo confessato ogni cosa... Come aveva potuto mentirmi così spudoratamente? Perchè comportarsi a quel modo se era tutto un'inganno? Più continuavo a domandarmelo e più continuavo a piangere, ma dovevo farmi forza, dovevo continuare ad andare avanti. Infondo dovevo aspettarmi tutto questo e poi avevo detto che non l'avrei più voluto rivedere ne sentire, quindi avrei potuto nuovamente ricominciare o almeno era questo che mi continuavo a ripetere ogni volta. Quando ritornai a casa Jacob e gl'altri tentarono di comprendere cos'avessi che non andava, ma non appena mi videro ridere e scherzare come se nulla fosse iniziarono a non farmi più domande; forse ero riuscita a far comprendere loro che non era successo niente, ma ero certa che con una persona non ero riuscita a scamparla e quello era Edward. Quella sera erano tutti riuniti a casa di Jacob per festeggiare, Quileute e Cullen, festeggiavano un nuovo anno di pace che correva fra di loro; si brindava, si cantava e si rideva ma i miei pensieri non facevano altro che essere indirizzati su Alec ed Edward preoccupato si avvicinò a me e mi prese in disparte.
"E' successo qualcosa di grave mentre eravamo via?" chiese gentilmente mentre mi posava una mano sulla spalla attendendo che parlassi siccome ci stavamo andando a sedere lontano da tutti.
"Sono successe tante cose... Ho addirittura assaggiato il sangue di un vampiro..." dissi abbassando sempre più il mio tono di voce e trattenendomi dal piangere, ma fu tutto invano; scoppiai in lacrime nascondendo la faccia tra le ginocchia mentre inziavo a ripensare a tutto quello che era accaduto.
"Sono una stupida.... Una completa stupida..." dissi mentre continuavo a piangere; Edward vide tutto l'accaduto e non potè far altro che stringermi in un abbraccio.
"Non sei stupida Denny. Semplicemente ti sei fidata di lui. Può essere anche che stesse mentendo ad Aro." disse cercando di consolarmi mentre mi accarezzava lievemente la testa. Alla fine passai il resto della festa in camera mia dicendo che stavo poco bene ed Edward mi diede una mano a reggere il gioco, fortunatamente anche se avevamo i nostri disaccordi era sempre pronto a sostenermi nel fuggire dagli interrogatori di mio fratello e degl'altri ragazzi.
Passarono due o tre giorni dall'accaduto ed avevo già ricominciato a sorridere e riavere la forza che avevo prima, mi ero promessa che non avrei più pianto dopo quelle tre sere perchè non ne valeva la pena, non mi aveva nemmeno cercata; anche se ero stata io a dirglielo volevo che comunque mi tentasse di parlare per vedere di spiegarmi la verità nel caso in cui le mie teorie erano sbagliate. Continuavo a lavorare tutte le sere, volevo tenermi i soldi da parte per fare un viaggio fuori Italia, lontano da tutti i pensieri ed i ricordi che continuavano ad assillarmi ed oltre a quello avevo un sacco di feste da passare coi Quileute tra i loro compleanni e l'addio al nubilato di alcuni di loro.
Passavano i giorni e di Alec oramai non ce n'era nemmeno più l'ombra, pensavo che avesse seriamente seguito alla lettera ciò che avevo detto e a tal pensiero iniziai a sentirmi sia triste che felice, l'amavo ma ciò che aveva fatto era stato terribile e il non vederlo mi serviva per dimenticarlo e tentare di cercare qualcun'altro da poter amare; passò la seconda settimana ed era una sera come tante, o almeno così credevo... Stavo uscendo tranquillamente dal locale in cui lavoravo quando iniziai a sentirmi osservata, spiata da qualcuno, così corsi verso la mia auto quando improvvisamente sentii una voce da dietro: "Devo ringraziarti. Non credendo alle sue bugie finalmente ho potuto vendicarmi." era una voce fievole ma piena di rabbia e divertimento, ma non comprendevo di cosa stesse parlando così mi voltai per guardare di chi si trattasse; quando mi voltai però notai con dispiacere che era tutto deserto, nemmeno un topo si stava aggirando nei paraggi, allora di chi era quella voce? Di cosa si era vendicato? E con chi? Iniziavo a sentirmi nervosa, continuavo a percepire che qualcuno m'osservava ma non comprendevo dove fosse, fino a quando non arrivò ad un palmo dal mio naso.
"Aveva proprio ragione, sei una ragazza davvero interessante e che cambia facilmente espressione." disse tenendomi alzato il volto con due dita e porgendomi un sorriso divertito, malizioso e perfido, era completamente diverso da quelli che mi volgeva Alec; non sopportavo chi come lui si comportava da persona superiore a me, come se poteva ottenere tutto ciò che voleva.
"Non azzardarti a muovere un'altro muscolo." dissi ringhiando mentre gli tenevo le braccia; poco prima avevo afferrato il suo polso ed avevo fatto in modo di stare dietro di lui tenendogli fermi i polsi e se mai avesse mosso un muscolo l'avrei solo fatto soffrire, ma non sembrava minimamente terrorizzato da ciò siccome rideva divertito.
"Vendicato di cosa? Che sarebbe successo ad Alec?" gli chiesi schioccando i denti vicino al suo orecchio, mi stavo innervosendo sempre di più, tra la sua risata e, la preoccupazione che fosse successo seriamente qualcosa ad Alec non sapevo cosa fosse peggiore.
"Allora hai capito di cosa parlavo e di chi sono." disse cessando di ridere, non avevo potuto scordare il volto di chi aveva assaggiato il mio sangue torturandomi.
"Certo che sò chi sei. Ora rispondi prima che sia io a farti soffrire." dissi mentre iniziavo a tirargli le braccia a tal punto da stendere tutti i sui nervi.
"Semplicemente morirà affamato, chiuso nella sua stanza e con il cuore a pezzi. Si merita un trattamento simile quel marmocchio viziato." disse ridendo siccome a quelle parole avevo mollato completamente la presa; ero rimasta senza parola, significava che in realtà quando diceva che stava mentendo a loro era vero e che tutto quello che era successo lo faceva perchè m'amava e non per quello stupido piano. A quei pensieri il mio volto iniziò a rigarsi di lacrime, non m'importava che quell'essere orribile di nome Demetri mi vedesse e sentirlo ridere non fece che farmi perdere completamente la ragione; improvvisamente lo presi per il collo e lo sbattei a terra, gli saltai addosso e gli tirai un pugno sul volto, poi lo ripresi nuovamente per il collo ed iniziai a fargli pressione fino a quando non iniziò a riempirsi di linee che assomigliavano a crepe.
"Portami da lui o giuro che la tua vita immortale finisce qui!" dissi ringhiando e facendo uno scatto come se volessi lanciarlo nuovamente, ma vidi che i suoi occhi si stavano riempendo di terrore così lo posai a terra lasciandolo cadere.
"Allora?" dissi irritata.
"Ti porterò da lui solo se poi andrai al cospetto dei Signori. Anche perchè noteranno la tua presenza." disse scontrosamente mentre si rialzava.
"Come vuoi. Ma ora portami da lui! Immediatamente!" dissi urlandogli in faccia, a quel gesto prese e mi fece cenno di seguirlo; corremmo per svariati chilometri fino a che non arrivammo ad un'immensa villa, la quale era piena di guardie ovunque ed incominciavo a pensare che si trattavano davvero bene essendo a capo di tutti i vampiri. Mi fece entrare da un vicolo probabilmente secondario che ci fece spuntare direttamente nelle stanze delle guardie.
"E' in questa stanza. Non vorrei molto farlo dato che si meriterebbe di peggio, ma solo perchè così posso portarti al cospetto dei Signori." disse con aria di superiorità e rimanendo al fianco della porta per essere sicuro probabilmente che non appena avrei finito di parlargli o qualsiasi altra cosa avessi voluto fare sarei andata da Aro.
Entrai lentamente nella stanza lasciandomi la porta alle spalle, era tutto completamente buio tranne un piccolo spiraglio di luce che arrivava ai piedi del letto.
"Alec..." lo chiamai con voce bassa mentre mi posizionavo davanti al letto così che potessi vederlo, era incatenato al muro, privo di forze e forse anche privo di sè stesso o di una coscienza poichè non si mosse minimamente.
"Scusa... Avrei dovuto crederti... Perdonami per averti respinto a quel modo..." dissi mentre iniziavo a singhiozzare e senza tante riflessioni corsi ad abbracciarlo piangendo sul suo petto.
"C-come hai fatto ad arrivare qui? E' pericoloso...." disse a bassa voce mentre i suoi occhi increduli e neri non facevano che fissarmi.
"Diciamo che mi son fatta aiutare." dissi mentre allentavo le catene attorno ai polsi cercando di far meno rumore possibile.
"Non dovresti starmi così vicino con tranquillità.... Sono affamato e non sò se..." lo fermai prima che potesse finire la frase appoggiandogli un dito sulle labbra, desideravo ardentemente i suoi baci e le sue carezze che non appena finii di allentare anche la seconda catena lo baciai piena di quel desiderio che  avevo assopito in quei giorni; inizialmente sembrava non voler ricambiare, forse per paura di farmi del male ma quando gli iniziai a slacciare la camicia mi afferrò per i polsi e mi lasciò cadere all'indietro sul resto del letto ed iniziò a baciarmi la pancia per poi mettersi sopra di me e baciarmi con lo stesso desiderio che avevo io nei suoi confronti, ma non appena si avvicinò con le labbra al mio collo qualcosa lo bloccò immediatamente.
"No... Non posso..." disse indietreggiando e mettendosi a sedere contro la parete, aveva sete e il mio battito non faceva che aumentargli quella fame; mi avvicinai a gattoni da lui e gli accarezzai il volto.
"Puoi... Sò che rischieremo ma devi cibarti... E poi sono certa che saprai quando fermarti." dissi mentre lo abbracciavo nuovamente ed andai a posare le labbra sul suo orecchio.
"Se non lo farai volontariamente ti costringerò." dissi sussurrandoglielo nell'orecchio e come finii di dire ciò sentii un dolore lancinante al collo mentre le sue mani iniziarono a ricambiare quell'abbraccio lasciando trapelare tutta la possessione che aveva nei miei confronti.
"Non lasciarmi mai più...." disse mentre mi lasciava nuovamente cadere sul letto e con le labbra bagnate ancora dal mio sangue mi baciò con passione, poi la sua lingua mi sfiorò le labbra per poi leccarmi il collo dove avevo ancora la ferita del suo morso; le sue mani avevano incominciato a delineare tutto il mio corpo, avrei voluto che fosse come l'ultima volta ma prima che potesse incominciare tutto qualcuno bussò alla porta.
"Il nostro Signore Aro sta iniziando a perdere la pazienza. E' ora che tu vada a parlargli." era una voce scocciata ma comprendevo benissimo il perchè di tanta seccatura; quando guardai Alec aveva lo sguardo triste ed interrogatorio così gli diedi un bacio e mi misi seduta sul letto.
"Non preoccuparti, devo solo parlargli così che ti assolvano la punizione." dissi sorridendogli e dirigendomi verso il lavello per levare le traccie di sangue rimaste; non appena le levai andai verso la porta mentre lui stava immobile, seduto su quel letto a fissarmi con la paura che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo visti; quando uscii Demetri era lì che m'aspettava con la schiena appoggiata al muro e le braccia incrociate, non appena lo guardai prese e mi iniziò a fare strada per andare da Aro. Non l'avevo mai visto e quella sarebbe stata la prima volta e speravo fosse anche l'ultima, avevo ansia e terrore perchè non sapevo minimamente che tipo di persona mi sarei ritrovata davanti; quando arrivammo al suo cospetto vidi Demetri inchinarsi a lui senza proferire parola mentre io rimasi in piedi a fissarlo, avevo un sacco di domande da fargli oltre a far togliere Alec dalla punizione, che non sapevo minimamente da dove cominciare a parlare, anche se fu lui ad accogliermi come se fosse stato da tanto tempo che ci conoscevamo.
"Carissima. E' passato davvero tanto tempo dalla prima volta che eri venuta qui. Devo dire che il tempo ti ha reso ancora più affascinante." disse prendendomi la mano e lasciando trapelare un sorriso quasi deliziato per poi baciarmela mentre si inchinava e poi iniziò ad osservarmi; rimanevo perplessa su quanto dicesse, perchè aveva detto dopo tanto tempo? Ero stata realmente già una volta qui dentro? Erano domande che ero certa avrei posto a tempo debito, ma adesso avevo altre priorità.
"Sò già che immaginiate perchè io sia qui. Vi offrirò i miei servigi in cambio di alcune cose. La prima è che assolvete Alec dalla punizione, la seconda è che io sia libera di andare e venire dal palazzo a mio piacimento, altrimenti potrebbe scoppiare un'ulteriore guerra tra clan. La terza è che Alec possa venire con me ogni qualvolta lo voglia. E' logico che dormirò sia qui che dai Quileute, sempre che voi non vogliate provocare una nuova guerra. Ed è anche giusto che se io non sia qui ma abbiate bisogno dei miei servigi io venga all'istante ad eseguirli." dissi inchinandomi a lui con la speranza che accettasse l'accordo.
"Un'altra guerra non è nei nostri piani. Se ci assicurerai che i Quileute non ci importuneranno e che porterai con onore il nostro simbolo allora l'accordo sarà stipulato." disse con tono serio avvicinandosi per prendermi il volto tra le mani e farmi rialzare.
"Per quanto riguarda Alec però non possiamo concedergli tutti questi privilegi. Ha osato prendersi gioco di noi Signori, ne comprendi l'importanza vero?" chiese quasi con tono dispiaciuto, ma si comprendeva che era sarcasmo tutto quel dispiacere così non esitai a rispondere:
"Si, comprendo benissimo. Ma è anche grazie a tale bugia se io sono qui ad offrirvi i miei umili servigi."
A tali parole Aro sorrise in modo affabile e mi scostò una ciocca di capelli da davanti al volto.
"Sei preziosa per noi. Ed i tuoi servigi saranno alquanto utili. Alec sarà perdonato del gesto folle compiuto ma dovrai rimanere qui per qualche giorno." disse mentre ritornava a sedersi sul suo trono e mi lasciò andare via dalla stanza per andare da Alec. Corsi senza esitare nella sua stanza, il quale lo trovai chino sul letto con le coperte abbracciate a se
"Si può sapere che fai con le coperte? Non mi dire che immaginavi fossi io perchè sarebbe terribilmente orribile." dissi ridendo e non appena chiusi la porta mi ritrovai avvolta tra le sue braccia, era un'abbraccio meraviglioso che mi stava facendo sentire al settimo cielo, era da tanto che non sentivo il suo respiro lento vicino all'orecchio.
"Pensavo non saresti più tornata. Non pensavo nemmeno che m'avresti mai perdonato per non averti raccontato nulla. Mi spiace che tu abbia dovuto soffrire così proprio quel giorno..." disse tenendomi sempre più stretta a se ed anche io feci lo stesso, m'era mancato tantissimo e stando lì, soli, in quella stanza mi lasciava domandare com'ero riuscita ad illudermi di poter stare senza lui; nel pensare ciò non esitai un attimo di più e lo baciai con tutta la passione che avevo e lui ne ricambio il pensiero indietreggiando pian piano per poi sedersi sul letto portandomi a sedere su di lui. I suoi occhi rossi come il sangue, accesi di passione non facevano che osservami ed il cuore sembrava dover esplodere dall'eccitazione nel poter sentirlo così vicino; avevo un'immensa voglia di lasciarmi andare nuovamente a quella passione che c'aveva avvolti l'ultima volta e mentre Alec mi baciava sul collo per poi passare a baciarmi vicino alla scollatura della maglia, quella voglia non faceva che aumentare e farsi padrona.
"Ti amo... Se non ti perdonassi sarei solo una stupida... Voglio essere solo ed esclusivamente tua come tu devi esserlo per me..." dissi mentre lo feci sdraiare sbottonandogli nuovamente la camicia e provocandolo illudendolo che l'avrei baciato; dun tratto mi afferrò i polsi e riuscì in un qualche modo a bloccarmi facendomi sbattere leggermente la schiena contro la parete libera davanti al letto.
"Tu sei mia. Che tu lo voglia o no." disse mordendomi con le labbra l'orecchio mentre le sue mani iniziarono a sollevarmi la maglia che tolse rapidamente per poi passare a sbottonare i pantaloni lasciandomeli cadere lentamente; iniziai a baciargli il collo mentre gli levavo la camicia ed iniziai ad accarezzargli i pettorali, era così stupendo che faticavo ancora a credere di essere tra le sue braccia, di poter sentire le sue mani accarezzarmi il corpo per poi sollevarmi comprimendomi al muro mentre mi baciava in mezzo al seno mozzandomi il fiato. Riuscivo a percepire tutto ciò che provava nei miei confronti e ciò continuava ad alimentare quella passione rendendola inarrestabile, permettendo così che il mio cuore non cessasse mai di accellerare; le sue mani si accinsero a stringermi nuovamente in un abbraccio per poi riportarmi sul letto.
Le sue labbra si posarono delicatamente nello stesso punto in cui m'aveva morso e potei sentire la sua lingua percorrerne tutto il tratto per poi allontanarsi e posare i suoi occhi color rubino su di me.
"Finirai col farmi impazzire. Mi attrai a te ogni attimo di più." disse prima di ribaciarmi nuovamente e levarsi i pantaloni per poi posarsi lentamente su di me, stavo per essere completamente sua com'era successo quel giorno, quando tutto venne interrotto dallo squillare del mio cellulare; avevo scordato di avvisare Jacob ed ovviamente non ritrovandomi a casa nonostante fosse notte fonda stava iniziando a preoccuparsi, così tentai di prendere il cellulare ma Alec m'afferrò per il polso e con la lingua iniziò a tracciare una linea che partiva dal linguine per arrivare fino alla gola e baciarmi lievemente il collo. A quel gesto mi sentii pervadere dai brividi che dimenticai completamente il cellulare e lasciai che nuovamente i nostri corpi stessero a contatto sentendo ogni minima parte di lui dentro me, magico e pazzesco, era questo che sentivo; mi toccava e mi rendeva importante come non mai, avevo iniziato anche ad ansimare ed ad avere il respiro sempre più irregolare. Speravo che quella serata non sarebbe mai finita, sarei rimasta in quella posizione per ore pur di sentirmi sua totalmente; non m'importava se sarebbero sfuggiti dei gemiti per l'eccitazione, ero sua e lo sarei stata tutte le volte che avrebbe voluto.
Ero ancora sdraiata quando lui smise e mi iniziò a guardare preoccupato; non sò per quanto continuammo a fare l'amore, sapevo solo che ciò che non avevo provato la prima volta lo stavo provando in quel momento e che i suoi occhi erano diventati neri come la pece.
"Credo sia meglio se vado a cibarmi..." disse abbassando lo sguardo ed iniziando ad allontanarsi da me.
"Ci sono io. Per quanto sangue ti serve per cibarti non m'ucciderai." dissi sedendomi e guardandolo dolcemente; non volevo rimanere sola nella sua stanza, ne volevo che si allontanasse da me nuovamente.
"Non... non voglio ferirti... E poi è già tanto che la prima volta non l'ha scoperto nessuno." disse venendomi ad accarezzare il volto, ma io desideravo che mi mordesse, desideravo sentirlo mio. Non comprendevo bene perchè mi potesse piacere un tale dolore eppure avevo iniziato a pensare che se l'istinto che aveva lui era lo stesso che ebbi io quel giorno allora doveva essere magnifico, ma anche orribile poichè si sà di poter fare male all'altra persona.
Trascinai Alec verso di me ed iniziai a baciarlo mordendogli il labbro.
"Questo non è valido però... Mi stai tentando spudoratamente." disse volgendomi un sorriso malizioso.
"Lo so... Nessuno si accorgerà del morso." dissi ribaciandolo nuovamente trascinandolo sempre di più verso di me, il quale dopo poco non resistette ed iniziò a ricambiare il bacio tornando nuovamente sopra di me accompagnandomi poi verso la testa del letto così da potermi sedere.
"Non è alquanto orribile che io mi cibi di te?" domandò sorridendomi tristemente mentre mi accarezzava il volto.
"No, sono io che ti sto dicendo di farlo. Comprendo la tua sete e... Non sò perchè ma... In un certo senso che tu beva il mio sangue mi piace... Anche quando ti sei cibato prima, nonostante avessi sentito dolore per me è stato fantastico..." dissi arrossendo e chinando la testa per non guardare il suo sguardo che forse mi stava prendendo per matta, ma sollevò leggermente il mio volto e mi sorrise.
"Potrei non farmi più scrupoli dopo quello che hai detto lo sai?" disse sorridendo maliziosamente con lo sguardo sempre più assetato e possessivo nei miei confronti.
"Sono tua e farei qualsiasi cosa per te. Anche essere il tuo piccolo spuntino." dissi baciandolo, il quale ricambiò e subito dopo i suoi denti affondarono nel mio collo; non appena sentii che stava iniziando a bere il mio sangue, lo strinsi di più a me e posai le mie labbra sul suo collo, desideravo poter morderlo anch'io, ma ingerire una quantità elevata di veleno che circolava nel suo corpo non sapevo cos'avrebbe potuto causare. Quando si allontanò dal mio collo ed iniziò a fissarmi rimase dubbioso del perchè avessi un'espressione combattuta e intenta a trattenersi da qualcosa.
"Ho esagerato vero?" chiese preoccupato, ma limitai a scossare la testa in segno di negazione.
"Allora....?" stava per formulare una domanda quando probabilmente comprese perchè tenessi le mani sulla bocca ed iniziò a sorridere in modo provocatorio.
"Ora sei tu che tenti di resistere o sbaglio." disse sorridendomi per poi proseguire a parlare:
"Come tu concedi a me, io concedo a te. Ma per te sarà solo questa volta e magari delle volte rare. In fondo penso sia un processo alquanto diverso." disse infine levandomi le mani dalla bocca e tornando con la lingua sulla ferita aperta.
Improvvisamente sentii i suoi denti affondare nuovamente, ma sta volta beveva molto più lentamente tanto da sembrare che non bevesse affatto ed io venni pervasa da una sete sconosciuta, avevo assaggiato solo una volta il suo veleno eppure mi sembrava di averlo bevuto così tante volte che quando lo morsi non esitai nell'iniziare a bere; lui fu il primo a levarsi ripulendomi la ferita con seduzione e dopo poco riuscii anch'io a distogliermi dal bere quel veleno così dolce da farmi perdere la testa.
Quando i nostri sguardi si incrociarono vidi l'espressione di Alec cambiare radicalmente, sembrava affascinato da qualcosa e si lanciò in un bacio passionale nonostante le nostre labbra fossero impregnate l'una del sangue dell'altro; non appena ci distaccammo da quel bacio sentii piombarmi la stanchezza addosso, dovevo dormire ed Alec vededomi faticare nel tenere aperti gl'occhi mi ridiede l'intimo e non appena entrambi ce lo fummo rimessi e ci fummo sciacquati dal sangue rimasto, mi rimboccò le coperte.
"E' ora che tu riposi. Ti amo." disse dandomi un bacio lieve sulle labbra andandosi a sdraiare affianco a me così da potermi accarezzare il volto.
La mattina dopo lo ritrovai vestito ed intento a scrivere qualcosa.
"Che stai facendo?" chiesi curiosa; non appena sentì la mia voce si voltò sorridente e venne a baciarmi.
"Buongiorno amore." aveva una voce dolce e premurosa, per non parlare dei suoi occhi che erano di un rosso intenso con delle piccole striature arancioni.
"Sarà meglio che messaggi o chiami Jacob. E' da stamattina che prova a chiamarti." disse sedendosi ai piedi del letto non appena mi porse il cellulare; annuii e sbloccai il cellulare, con stupore notai che aveva provato a chiamarmi ben cinque volte, era davvero il caso che lo chiamassi.
"Jacob..." non feci in tempo a parlare che iniziò ad alzare la voce così forte che non avevo nemmeno bisogno di tenere il cellulare vicino all'orecchio.
"SI PUO' SAPERE CHE FINE HAI FATTO?!?!?! E' DA QUANDO HAI FINITO DI LAVORARE CHE SEI FUORI!!! LO SAI QUANTO IO MI SIA PREOCCUPATO?!?!?!" gridava a perdifiato, sfogandosi probabilmente anche di tutta quella preoccupazione che aveva veramente provato non vedendomi rientrare a casa la sera prima.
"Jacob... Adesso calmati... E' tutto a posto. Ieri sera alla fine sono andata a casa della mia collega di lavoro per fare quattro chiacchiere e poi siccome l'orario s'era fatto davvero irragionevole si è proposta di ospitarmi. Infatti anche oggi e domani rimarrò da lei, ha detto che vuole portarmi a fare dei giri e vuole che l'aiuti con dei suoi problemi di cuore." dissi cercando di essere il più credibile possibile, ma poi qualcosa o meglio, qualcuno mi fece bloccare il respiro improvvisamente; Alec aveva iniziato a passare la lingua sul mio collo per poi posarne lievemente le labbra.
"Che succede? Denny?" sentii Jacob dall'altro capo del telefono chiamarmi sempre più preoccupato, ma quel bacio aveva scombussolato tutti i miei pensieri.
"Nulla... E' che mi ha appena mostrato un souvenir strepitoso." dissi cercando di apparire il più felice possibile e a tale gesto probabilmente mi credette siccome lo sentii tirare un sospiro.
"La prossima volta però almeno rispondi. O fammelo sapere un po' prima. E se sai quando ritorni dimmelo. Qui stavano iniziando a preoccuparsi tutti." disse ritornando tranquillo e lasciandosi sfuggire nuovamente un sospiro; ci fu una breve pausa di silenzio poi iniziò a rammentarmi di quanto mi voleva bene fino a che non chiuse la chiamata.
"Dovevi proprio provocarmi in quel momento?" chiesi ad Alec afferrandolo per il colletto facendolo sdraiare sul letto per andargli sopra e baciarlo appasionatamente; non appena le nostre labbra si separarono lo strinsi in un'abbraccio, era mio e di nessun'altra, così come io ero sua.
"Credo sia ora che tu vada a fare colazione." disse baciandomi ed aiutandomi a scendere dal letto; mi rivestii velocemente ed uscimmo dalla stanza mano nella mano. Lasciavo che fosse lui a guidarmi, ma più osservavo i corridoi e più mi sembravano familiari; mentre Alec mi guidava non facevo altro che osservarmi attorno e quando arrivammo davanti alla segreteria mi irriggidii tutta dun tratto. Il bancone dove c'era dietro una donna alquanto indaffarata l'avevo già visto, anche se in dimensioni gigantesche; ero già venuta qua durante una gita scolastica e dove tutti avevamo stretto la mano ad il proprietario della villa, Aro.
La mia mente stava inziando a ricordare quei momenti che avevo completamente offuscato, il giorno in cui strinsi la mia mano ad Aro per la prima volta, il suo sguardo identico a quello che aveva porso ieri, meravigliato, affascinato e deliziato nell'avermi difronte, anche l'aver detto quella frase ma venni poi riportata alla realtà da una voce.
"Denny!!! Mi fa piacere vedere che stai bene." disse una voce femminile abbracciandomi improvvisamente da dietro e quando mi voltai riconobbi che era Jane; le porsi un sorriso enorme, ero felice di vederla così allegra, ma improvvisamente sentii avvicinarsi qualcuno da dietro e quando mi voltai vidi un'enorme vampiro davanti ai miei occhi.
"Scommetto che è lui Felix." dissi ridendo e porgendo un sorriso a Felix, siccome Jane mi aveva dato conferma accennando un si con la testa.
"Piacere Denise. Ora scusate ma avrei fame, quindi incominciamo ad affrettare il passo." dissi andando a spingere Alec da dietro, il quale si fermo di colpo per poi prendermi in braccio e portarmi in cucina. Era già tutto quanto preparato, così presi ed incominciai a mangiare senza esitare mentre Alec si sedette di fronte a me e Jane iniziò a parlare:
"Comunque stanotte dev'essere successo qualcosa da qualche parte. Perchè c'è stato per un breve momento un forte odore di sangue che poi è svanito dopo poco." disse con disinvolura, fortunatamente nessuno aveva compreso da dove veniva, ma io ed Alec non potemmo fare a meno di scambiarci uno sguardo comprensivo; anche se avevo finito di mangiare rimanevamo lì seduti mentre io raccontavo come avevo fatto a venire qui e di come avevo messo quasi al tappeto Demetri, a tal dichiarazione sentii tutti e tre ridersela.
"Sei davvero incredibile. Avevano ragione entrambi, conoscerti fa bene all'animo." disse Felix, non aveva parlato fino a quel momento, ma sentirmi dire una cosa simile mi diede gioia, almeno non gli ero antipatica.
Rimanemmo quasi tutto il pomeriggio insieme fino a quando non vennero convocati per una missione ed io mi allontanai sola con Alec per entrare nella stanza di sua sorella che m'avrebbe prestato dei vestiti; stavo raccontando ad Alec dei ricordi che mi stavano riafforando passeggiando per il palazzo quando venimmo fermati da Demetri.
"E così stanotte vi siete dati alla pazza gioia. Sai Alec che è proibito fare determinate cose, eppure vedo che non hai perso tempo. Le sue grida si sentivano per tutto il palazzo ed anche Aro le ha sentite." disse sorridendo malignamente, a tali parole iniziai a trattenermi dal volerlo attaccare, era un'insolente donnaiolo.
"Non sono affari tuoi di ciò che facciamo o non facciamo. Anche perchè ad Aro non deve interessare, altrimenti potrei dimenticare casualmente l'accordo che è stato stipulato. Ed ora è meglio che tu sparisca da davanti i miei occhi prima che ti metta al tappeto nuovamente." dissi trattenendo un righio; Alec non faceva che tentare di mantenermi calma il più possibile, scontri che fossero all'infuori dell'arena di allenamento erano alquanto proibiti. Avevo un sacco di regole da imparare a palazzo e quei tre giorni sarebbero serviti come insegnamento; avevo Jane, Alec e Caius come insegnanti ma ogni momento con Alec era buono per andare in una stanza soli e lasciarci andare senza esitazione, la nostra passione ogni giorno cresceva senza sosta.
Durante quei tre giorni iniziavo a sentirmi diversa, come se qualcosa che fosse rimasto a tacere per tanto tempo stesse riaffiorando, come se la mia parte da lupo si stesse indebolendo, ma speravo che tutto ciò fosse solo un'impressione; adoravo essere ciò che ero, anche se iniziavo a sentire lentamente la mancanza di qualcosa e forse era perchè lì non mi sentivo comunque completamente a casa. Sapevo qual'era e non riuscivo a non pensare come potessero stare tutti, fortunatamente anche l'ultimo giorno passò ed andai a porgere i miei saluti ad Aro, che mi accolse felicemente dicendo di fargli avere mie notizie non appena sarei arrivata a casa e di ripassare fra qualche giorno.
Ero ansiosa di tornare a casa, non sapevo nemmeno se il mio odore fosse impregnato da quello di Alec e quindi venissi scoperta o meno e se Jacob credesse ancora alla storia della mia collega, ma avrei avuto le risposte quella sera stessa; non appena mi congedai dalla piccola riunione avuta con Aro andai in camera di Alec, ma sfortunatamente non c'era. Aveva lasciato una lettera scritta dicendomi che se non lo avessi trovato in stanza probabilmente era andato a cibarsi, ma che però sarebbe tornato presto; ne approfittai per fiondarmi sotto la doccia e lavarmi per bene mentre canticchiavo felicemente motivetti senza senso.
Ero completamente immersa nei miei pensieri che non m'accorsi minimamente che qualcuno entrò nel bagno fino a quanto non sentii delle mani gelate cingermi i fianchi per poi accarezzarmi tutto il corpo e qualcuno iniziare a respirare lentamente vicino al mio orecchio.
"Tornato... Ti spiace se voglio averti un'ultima volta prima che tu ritorni a casa?" la SUA voce era tra il dolce ed il malizioso, un tono che mai sarei riuscita a porgere resistenza e di fatti lasciai che le sue mani scrutassero ancora una volta tutto il mio corpo.
"Perchè dovrebbe dispiacermi? E poi ci vedremo in questi giorni. Non sparirò." dissi sogghignandomela mentre lo spingevo verso il muro e non appena la sua schiena si appoggiò ad esso incominciai a baciarlo quasi da perdere il fiato, lasciando che l'acqua continuasse a scorrere su di noi; passarono svariati minuti nel lasciare che i nostri corpi continuassero ad entrare in contatto, provocando così un piacere insormontabile e un desiderio sempre più profondo.
Era tutto dannatamente stupendo, proprio come lo era lui ed ogni suo gesto, carezza e bacio; restammo con l'acqua che scorreva su di noi mentre eravamo immersi nella nostra passione per svariato tempo e quando stetti per uscire Alec corse nel prendermi l'accappatoio aiutandomi ad indossarlo come un vero gentiluomo per poi baciarmi lievemente il collo.
"Ti amo alla follia." disse sussurandomelo all'orecchio, provocandomi così i brividi lungo tutta la schiena; lo baciai nuovamente ed andai a prendere i nuovi vestiti che avevo comprato il giorno prima assieme a Jane ed Alec, erano una maglia di color blu oltremare con la scollatura a V ed una gonna a balze nera con le panta corte assieme ad un paio di ballerine. Fu lui ad asciugarmi e pettinarmi i capelli, sembrava sognarlo da tanto e così lasciai che fosse lui a giostare il tutto fino a quando non mi andai a vestire.
"Allora? Come stò? Ti piace?" dissi facendo un piccolo giro su me stessa sorridendo e come risposta ricevetti un enorme abbraccio che quasi mi lanciò in aria per poi riprendermi e baciarmi.
"Sarà meglio che vada ora. Se vuoi puoi accompagnarmi fino alla mia macchina." dissi sorridendogli e prendendogli la mano alla quale ricambiò e attorcigliò le sue dita alle mie portandomi poi verso l'uscita della stanza ed incamminandoci verso l'uscita del palazzo. Con mio stupore vi ci ritrovai Jane sorridente e che non appena arrivai a metà strada corse verso di noi per poi abbracciarmi.
"E' un peccato che tu vada. Ma ci rivedremo quando torni o ti verremo a trovare noi." disse sorridendomi e salutandomi un'ultima volta; a tal gesto iniziai a domandarmi perchè per i Cullen loro fossero spietati e crudeli, avevano sentimenti, emozioni e bellezze proprio come loro, ma forse ero l'unica nel vedere queste cose.
Alec infine mi accompagnò fino alla macchina e si raccomandò di fargli sapere come sarebbe andato l'incontro con mio fratello, sapeva che ero in ansia e spaventata nell'incontrarlo; erano passati solamente tre giorni, ma sentendo ogni tanto i loro pensieri non facevano che essere preoccupati per me ed anche se li rassicuravano continuavano a rimanere in ansia.
Misi in moto la macchina ed iniziai a viaggiare per il ritorno a casa avvisando Jacob con il pensiero e ne sentii come un coro generale; arrivata a casa parcheggiai la macchina come mio solito nel garage, ma quando aprii la porta di casa ritrovai tutte le luci spente con il silenzio che incombeva, che Jacob stesse dormendo? O era successo qualcosa? In fondo nell'arrivare a casa non avevo incontrato nessuno, eppure sembravano morire dalla voglia di rivedermi. Che avessero percepito il mio odore come un nemico? Che avessero scoperto qualcosa mentre arrivavo? Erano domande che a quel buio così grande e quel silenzio così fastidioso, continuavano a frullarmi in mente mentre continuavo ad osservarmi attorno. Tentai di accendere la luce, ma fu tutto invano; era come se fosse stata staccata la luce. Che fosse realmente accaduto qualcosa al mio ritorno? Che qualcuno fosse riuscito a sbarazzarsi di loro?


Autrice:
Ed eccovi il 14° capitolo ^^ Spero vi piaccia e vi spinga a continuare a leggere la mia FF. Mi raccomando recensite, buona lettura e al prossimo capitolo!!!! ^.^ Detto questo volevo ringraziare i miei lettori fissi, perchè senza di voi non avrei mai proseguito questa FF; quindi grazie di cuore a tutte!! Baci e abbracci.



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Capitolo 15
*** Stranezze ***


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Stranezze.



Iniziavo a pensare seriamente che fosse successo loro qualcosa mentre ero andata verso il contatore per vedere se non fosse che in realtà era saltata la luce o qualcosa di simile mentre gli altri in realtà erano andati da tutt'altra parte, ma quando fui nel salotto che m'avrebbe portato al contatore fui accecata da una luce improvvisa e mi ritrovai circondata da tantissime braccia.
"SORPRESAAA!!!" gridarono tutti insieme rischiando quasi di assordarmi mentre continuavano ad abbracciarmi; i Quileute mi avevano fatto una sorpresa? E perchè mai? Che cos'avevo fatto?
"Sorpresa? Scusate per cosa? Son solo mancata tre giorni, non mi sembra di essere stata via tanto." dissi sincera cercando ancora di capire a cosa si riferissero ed a tale frase li sentii ridere mentre si distanziavano permettendomi finalmente di respirare decentemente, siccome iniziavo a sentirmi quasi soffocare in quell'abbraccio caloroso.
"Pensavo ti ricordassi la data del nostro primo incontro, anzi dell'incontro che hai avuto con me e Embry scoprendo di far parte del branco." disse Jacob avvicinandosi mentre rideva per arrivare poi ad abbracciarmi e trascinarmi poco più avanti mostrandomi così una torta con un pacchettino adagiato al suo fianco.
"E questo? Sapete che regali improvvisi mi mettono a disagio... Non dovevate..." dissi osservandoli uno ad uno, notando però nei loro occhi quanto fossero felici del regalo che m'avevano fatto e non appena tirai un sospiro mi sentii trascinare ancora una volta da Jacob che mi portò sul retro della casa dov'era all'estita un'intera tavola di cibo e dove ci aspettavano tutti i Cullen; ero felice di vederli tutti intrepidi e pieni di gioia nel vedermi, ma allo stesso tempo stavo iniziando a sentirmi a disagio e nervosa preoccupandomi se qualcuno si potesse accorgere dell'odore che probabilmente avevo addosso. Mi sentivo strana così come credevo che il mio odore fosse diverso dal solito, ma dall'atteggiamento che avevano avuto tutti probabilmente non erano altro che mie paranoie; stavano tutti prendendo posto lasciandomi lo spazio per restare al centro di tutto con davanti la torta ed il regalo che cercavo a tutti i costi di evitare d'aprire, ma Alice arrivò di fianco a me e porgendomi il regalo mi porse un sorriso per poi parlare:
"Su aprilo! Non vediamo l'ora di vedere la tua espressione. E' un qualcosa che non potresti, ne vorresti mai rifiutare." la sua voce era dolce come il miele e delicata come una fata, d'altronde non avrei mai potuto immaginarla con voce diversa, sarebbe stato troppo riluttante ed a quel pensiero sentii Edward ridere; nonostante cercasse di essere il più discreto possibile evitando di farmi notare quanto sentisse i pensieri di tutti con quella piccola risata compresi quanto in realtà avesse appena sentito ogni mio pensiero e preoccupazione. Ciò probabilmente avrebbe fatto si che chiedesse spiegazioni.
"E va bene... Aprirò il regalo." dissi tutto ciò accompagnato da un lungo sospiro mentre avevo iniziato a scartare il regalo e quando ebbi finito rimasi di sasso, immobile a guardare ciò che avevo davanti. Era una nuova carta d'identità.
"Io..." ero rimasta sorpresa, erano riusciti a cambiarmi il cognome in Black proprio come Jacob così da attestare la nostra fratellanza ed a tal pensiero mi trattenni a stento dal piangere per poi abbracciare Jake ed a seguire tutti gl'altri.
"Grazie ragazzi... Non dovevate, ma è la cosa più bella che potessi mai ricevere." dissi sorridendo mentre davo l'ultimo abbraccio a Edward che prima di allontanarsi mi sussurrò che avrebbe voluto domandarmi alcune cose senza dire ne di cosa, ne di quando, ma sapevo benissimo quali fossero nonostante non leggessi anch'io nei suoi pensieri.
"Allora iniziamo col tagliare la mia torta? Ovviamente la prima fetta la taglierò grande e solo per me!!" dissi ridendo sentendo l'espressione contrariata di Seth e Embry che non avevano fatto altro che attendere il momento della torta per tutta la serata e dopo diverse risate e mangiate la serata si concluse con delle storie dell'orrore attorno ad un fuoco; fu in quel momento che Edward ne approfittò per stare in casa con me e parlare, anzi chiedermi ciò che voleva mentre lavavo i piatti per non trovarmeli la mattina dopo e rischiare di non averne la minima voglia di farli.
"Immagino già cosa tu mi voglia chiedere Ed... Sai che non ho mai mentito a Jake eppure due giorni fa l'ho fatto. Ho detto che ero andata a casa da una mia collega e sarei rimasta lì per qualche giorno, invece..." dissi quasi distrattamente mentre posavo anche l'ultimo piatto lavato sul lavello accertandomi che non cadesse a terra; probabilmente rimasi per qualche istante in silenzio siccome Ed incitò quell'invece lasciato sospeso al vuoto e dopo aver preso un grosso respiro mi voltai verso di lui per poi riprendere a parlare:
"Sono stata dai Volturi ed ho stretto un accordo con Aro... Posso andare a mio piacimento a palazzo con la parola che ad ogni sua richiesta io sia disponibile anche se mi trovo qui, ma sopratutto che tenga i Quileute alla larga da loro. E tutto questo l'ho fatto perchè potessero liberare Alec... Ho scoperto che non mi prendeva in giro dicendomi tutte quelle cose, che era in realtà Aro quello che illudeva a parole. Ho avuto anche un lieve scontro contro Demetri." dissi fermandomi di colpo quando notai Edward irrigidirsi probabilmente dallo stupore o dalla preoccupazione nel vedere tutto ciò che stavo dicendo anche nella mia mente senza che tralasciassi dettagli.
"Non so come tu sia riuscita a far tremare Demetri dalla paura. Nonostante non abbia un potere che lo aiuti a combattere, non teme nemmeno il più grosso dei suoi avversari ed arriva a pareggiare quasi la mia velocità, per non parlare dell'astuzia che a volte ha da perfetto segugio qual'è." disse col volto scuro e serio rimanendo a fissarmi ancora alquanto perplesso.
"Probabilmente fai bene a non rivelare nulla a tuo fratello, probabilmente combinerebbe dei guai. Specialmente venendo a sapere che hai dato parola ad Aro che presterai i tuoi servigi. Comunque per quanto riguarda la tua preoccupazione sull'odore di oggi non si è sentito nulla, emani il tuo solito profumo anche se sarà meglio che non ascolti più quella strana sete che hai. Non sappiamo cosa possa succedere dopo." il suo volto non aveva minimamente cambiato espressione e comprendevo perchè tanta preoccupazione e serietà, di fatti m'ero limitata a sedermi e fissarlo parlare ed annuire infine per poi vederlo porgermi un sorriso dolce alla quale ricambiai e m'invitò a tornare fuori siccome aveva sentito nei pensieri di Jake che stava iniziando a preoccuparsi siccome ero entrata a lavare i piatti senza dire nulla e pensava che fossi offesa per qualcosa; infine la serata si concluse con un'enorme foto di gruppo e dopo aver salutato i Cullen e gli altri ragazzi entrai in casa con Jake dandoci giusto la buonanotte.
Il giorno dopo mi alzai presto così che mi iniziai a preparare con calma e quando ebbi finito Jake uscì dalla sua stanza ancora barcollante dal sonno; andai velocemente da lui e gli diedi un lieve bacio sulla guancia vedendolo rabbrividire per un'istante mormorando che avevo le labbra gelate.
"Scusami... Io ora vado via, ho un sacco di cose da fare oggi. Devo dare la notizia alla mia amica dello splendido regalo quindi non tornerò nemmeno per pranzo dato che lavorerò." dissi tutta di fretta e così senza attendere risposta lo salutai e richiusi immediatamente la porta alle mie spalle, ripresi fiato solo quando fui seduta comodamente sulla mia auto per poi metterla in moto ed andare, questa volta realmente, dalla mia amica; le raccontai della scusa che avevo usato per stare sola dicendole che se mai le avesse chiesto qualcosa a riguardo, m'avrebbe appoggiato in pieno. Avevo tralasciato tante cose, a partire da cos'ero andata a fare e di tutto ciò che per un umano poteva essere solo uno shock e sopratutto morte certa da parte dei Volturi; passai la giornata a lavorare spensierata, ricordando quelle tre gironate passate al palazzo, di come Alec mi aveva insegnato le regole che vigevano a palazzo, di come in realtà esisteva una differenza sociale tra alcuni di loro nonostante li ritenevo tutti delle guardie sotto il comando dei tre signori.
Avevo iniziato a fare notti alterne così da non destare sospetti a Jacob, alle volte passavo due giorni prima di tornare a palazzo alle volte soltanto uno, ma era l'unico modo perchè non comprendesse nulla e quel giorno decisi di passarlo interamente a palazzo; mi sentivo strana, man mano che quei pochi giorni erano passati stavo iniziando a sentire il palazzo come la mia vera casa, ma una parte di me gridava che era esattamente l'opposto mandandomi sempre più in confusione. Quando arrivai a palazzo venni avvisata dalla segretaria che da quel giorno avrei seguito periodicamente degli allenamenti di combattimento per assicurarsi la mia incolumità e probabilmente farmi diventare più forte; senza esitazione andai dritta in arena pensando che avrei trovato il mio amato Alec, ma quando vi entrai la mia felicità crollò in un attimo e cercando di mantenere la disinvoltura mi avvicinai a lui.
"Che ci fai tu qui?" domandai al segugio che mi fissava sorridente e con aria da beffardo, a quella vista fremevo dalla voglia di strappargli il volto se non staccargli la testa direttamente e probabilmente i miei occhi facevano comprendere bene le mie intenzioni siccome quel presuntuoso iniziò a ridere.
"Di certo non sono qui per farti un dispetto. Aro mi ha incaricato di farti da insegnante nel combattimento. Non che ne abbia voglia dato i nostri precedenti. Ma gli ordini sono ordini e poi se mi dovesse mettere in missione con te ho bisogno che tu ti sappia difendere da sola altrimenti potresti diventarmi un peso." era la prima volta che il suo volto mostrava serietà in ciò che diceva, ma il suo pavoneggiare non mancava mai; si sentiva e si voleva credere importante e a tale pensiero alzai le spalle con indifferenza rispondendo così anche alle sue parole per poi avvicinarmi di poco a lui.
"Ti ricordo che una settimana fa quasi hai tremato di terrore di fronte a me. E comunque se son questi i voleri di Aro non posso oppormi. Vediamo se sarai in grado di insegnarmi qualcosa anche se non vedo cosa dato che Alec m'aveva già spiegato diverse cose." affermai con disinvoltura guardando Demetri dritto negl'occhi con aria quasi di sfida ma alla quale sembrò non rispondere, quando d'improvviso si fece più vicino.
"Non credere che non abbia provato a replicare. Ma i signori hanno ragione. Tu come me non hai poteri d'attacco come possono essere considerati quelli di Jane, Alec o di Felix. Noi dobbiamo badare sulla difesa, sulla nostra agilità, sull'astuzia, sulla nostra velocità e riflessi. Per cui siccome ho sempre addestrato le nuove reclute prive di poteri d'attacco, ho il compito ed il dovere di farlo anche con te." disse con aria disinvolta e questa volta con meno vanto, ma con fierezza in ciò per cui era stato incaricato; osservandolo in quell'istante mi venne da domandarmi se tutto quel vanto non fosse stato altro che un pretesto per sentirsi importante siccome in realtà non lo era e che forse tutto ciò avrebbe potuto svelare un Demetri diverso. Un Demetri che solo pochi conoscevano, che solo Felix riusciva a notare.
"Ti credo sulla parola e vediamo cosa sei capace di insegnarmi. Sappi solo che non sono persona facile alla quale insegnare." dissi cercando di mettere da parte l'astio che s'era creato per via dei suoi comportamenti nei miei confronti, in fondo se dovevo servire Aro avrei dovuto per forza andare d'accordo anche con lui.
"Vediamo prima cosa sai fare nel caso mi presentassi alle tue spalle..." sibilò sparendo improvvisamente e percependolo dietro di me l'afferrai per il collo e tentai di lanciarlo ma la sua mano m'afferrò il polso e stringendolo si rigirò in modo da mettermi il braccio dietro la schiena.
"In questo momento avrei nettamente vinto. Sapevi che ti ero dietro ma hai atteso che tentassi di afferarti per attaccare. Sarebbe stato meglio se ti giravi verso di me e ti saresti abbassata tirandomi un colpo basso piuttosto forte in modo da farmi piegare e potermi prendere per il collo." spiegò senza esitazione tenendo sempre il mio braccio in quella posizione scomodissima e presa dalla rabbia perchè m'aveva bloccata mi rigirai velocemente verso il lato opposto al braccio e gli afferrai il collo con la mano libera per vedere poi il suo volto mostrare un sorriso divertito e sentire il mio braccio essere libero pian piano dalla sua presa.
"Noto che sai già come contrattaccare in alcuni casi... Penso che in fondo sarà divertente insegnarti il combattimento." disse rimanendo tranquillo e senza preoccupazioni a fissarmi negl'occhi attendendo che lo lasciassi andare, cosa che feci dopo poco rimanendo a fissarlo perplessa, non sembrava affatto colui che aveva tentato di mangiarmi o quello spavaldo che veniva a parlarmi solo per mandarmi in bestia; passammo diverse ore nel bloccarci a vicenda, lasciando che alle volte mi spiegasse i giusti movimenti che dovevo eseguire sentendo le sue gelide mani percorrere i lineamenti del mio corpo. Il suo tocco era diverso da quello di Alec, il suo era privo d'interesse ed era solo a scopo insegnativo eppure riusciva a mandarmi in escandescenza; l'unico che poteva toccarmi era Alec e quando per una seconda volta mi spiegò le cose mi spostai leggermente da lui per poi riprendere l'allenamento, ad un certo punto però iniziai a sentirmi la testa vuota quasi in preda a dei giramenti e intenta a cercare di comprendere cosa mi stesse succedendo riuscì a cogliermi di sorpresa colpendomi dritto allo stomaco facendomi tossire leggermente. Non stava usando la forza contro di me, eppure quel colpo improvviso mi aveva rivoltato lo stomaco e fatto tossire, facendomi quasi peggiorare la nausea.
"Demetri..." avevo il fiato spezzato, iniziavo a sentirmi malissimo, la gola era in fiamme mentre il mio stomaco non la smetteva di replicare di avere fame e come se non bastasse piano piano sentivo come dei fremiti percorrermi lungo tutto il corpo.
"Demetri... credo sia meglio fermarsi. Non credo... di star b..." non riuscii a finire la frase che improvvisamente mi inginocchiai a terra ed iniziai a rimettere sangue. Perchè vomitavo sangue? Perchè la gola stava iniziando a bruciarmi inesorabilmente? Perchè mi sentivo addirittura puzzare? Ero terrorizzata, non era mai successo prima d'ora, che cosa mi stava succedendo? Senza accorgermente avevo smesso di rimettere, ma continuavo a fissare quel sangue rosso come le iride dei Volturi terrorizzata e piena di confusione; sentivo Demetri chiamarmi probabilmente preoccupato e dopo diversi secondi mi voltai a fissarlo.
"Perchè? Perchè ho appena rimesso del sangue?" gli domandai con voce tremante tenendomi la mano davanti alla bocca e rimanendo a fissarlo dritto negl'occhi.
"Non pensavo di averti dato un colpo così assestato... Son stato attento a non farti alcun tipo di male." disse con tono confuso ed iniziando a ricapitolare ogni suo movimento che aveva fatto contro di me, lo si comprendeva dagl'occhi e dall'espressione a cosa pensava, ma non era colpa sua. Non era stato il suo colpo, ne sentivo di avere lesioni gravi da qualche parte. No, c'era qualcosa di diverso. Mi stava succedendo qualcosa, qualcosa che forse avrei dovuto ascoltare quando Carlisle mi spiegava su cosa dovevo porre attenzione, quel giorno in cui non ascoltai praticamente nulla di tutto ciò che disse; ero così persa a quei pensieri che non m'accorsi di Alec che irruppe in arena e scaraventò Demetri per terra.
"CHE LE HAI FATTO?? E' SOLO IL PRIMO GIORNO DI ALLENAMENTO E GIA' LA VUOI AMMAZZARE?!?!?" era furioso, quasi fuori di se e aveva urlato così forte da procurarmi fastidio in quell'istante e come se non bastasse il suo ringhio stava iniziando a innervosirmi; improvvisamente lo vidi tornare all'attacco verso Demetri e d'impulso mi misi fra loro vedendo lo sguardo di Alec perplesso e sempre più infuriato.
"Non è colpa sua amore... Non mi ha fatto alcun male. E' qualcos'altro... Credo d'avere qualc..." non compresi se fu per lo sforzò nel correre o per un'altro motivo ma improvvisamente ritornai a rimettere sangue ed a quel gesto la mia gola non faceva che aumentare il bruciore; continuavo a vedere il sangue a terra e sentirmi percorrere da dei fremiti, avevo paura e d'improvviso tutto quanto iniziò a girare fin che non mi ritrovai tra le braccia di Demetri che avevo tenuto dietro la schiena per tutto il tempo.
"Ha bisogno di un dottore. Di Carlisle. Porto Denise immediatamente da Aro così che acconsenta nel far venire Carlisle, tu nel mentre raccogli quel sangue prima che possa attirare qualcuno." lo sentivo dare dritte ad Alec con disinvoltura, ma chiamare Carlisle non era ciò che volevo; cercavo di parlare e di alzarmi per levarmi dalle braccia di Demetri, ma iniziavo a sentirmi priva di forze e quel bruciore non stava cessando, anzi stava iniziando ad espandersi.
"Non puoi decidere tu ciò che bisogna fare, ne prendo ordini da gente come te!" Alec era corso vicino a noi e ringhiava a Demetri infastidito dal suo comportamente e preso probabilmente anche dalla gelosia.
"Se vuoi sprecare tempo e rischiare che sia troppo tardi accomodati. Ma poi non venire ad incolparmi perchè magari l'hai persa definitivamente." la sua voce era forte e decisa, rimbombava nella mia testa; aveva detto parole che nemmeno io ne nessun'altro si aspettava, stavo visibilmente così male da ipotizzare addirittura che sarei morta? Avevo la mente così piena di confusione e terrore, volevo sentire la voce di mio fratello, dei ragazzi, ma era tutto vuoto e ciò che ne convenì fu solo un forte mal di testa che mi porto ad avere ancora la nausea; riuscii a vedere il portone del salone dove c'erano i Signori, ma a causa di quel mal di testa persistente non riuscii a comprendere cosa si dicessero fino a quando non mi sentii mettere a sedere su una sedia ed il volto di qualcuno fissarmi, faticai nel mettere a fuoco e comprendere chi fosse. Ero stata tra le braccia di Demetri tutto quel tempo? Perchè lui e non Alec? Al solo pensiero tremai visibilmente.
"Sarò di ritorno fra poco. Cerca di resistere. Alec tra poco sarà qui." disse sorridendomi per poi svanire improvvisamente, tentai di voltarmi per osservarmi attorno, ma era così faticoso e quel bruciore continuava a persistere; avevo bisogno di sdraiarmi, di qualcosa di freddo, di Alec e quando pensai al suo nome sentii il suo profumo avvicinarsi fino a che non sentii la sua mano iniziare ad accarezzarmi i capelli e portarmi il volto sulle sue gambe.
"Spero arrivino veramente in fretta... Cerca di resistere amore mio..." l'aveva sussurrato al mio orecchio baciandomi lievemente la guancia e senza accorgermi avevo chiuso gl'occhi per un po', forse anche più di un po'; ero riuscita a sognare, ma era tutto così orribile, non riuscivo più a sentire i Quileute, ne facevo più parte di loro e quando nel sogno arrivai a parlare con Jacob che sembrava deluso da me feci un salto lontano da Alec aggrappandomi alla colonna del letto poiche quel balzo m'aveva procurato un lieve giramento.
"Per un attimo temevo che non avresti più riaperto gl'occhi. Ti ho portato in camera non appena ti ho visto chiudere gl'occhi. Comunque sarà meglio tornare nel salone, Carlisle è appena arrivato e vuole visitarti immediatamente." disse accarezzandomi dolcemente il viso e dandomi un bacio sulle labbra per poi prendermi per mano ed accompagnarmi al salone. Che avrei detto a Carlisle una volta arrivata davanti a lui? Che cosa avrebbe pensato? Quando entrai vidi Carlisle osservarmi dubbioso ed il mio sguardo non era altro che perso nel vuoto, erano ore che tentavo di sentire sentire i pensieri dei Quileute, ma dentro la mia testa non c'era altro che vuoto.
"Denny che cos'è successo? Come ti senti?" domandò Carlisle avvicinandosi a me con cautela, ma i miei occhi non facevano che osservare chi aveva in realtà alle sue spalle, Edward. Ero terrorizzata e lui stava leggendo ogni mio pensiero, ogni mio sforzo nel provare a chiamare Jacob.
"Non li sento più... Ho qualcosa che non va... Non li sento più..." dissi lasciandomi cadere a terra in preda alla disperazione iniziando a piangere portandomi le mani alla testa per l'imminente dolore che aveva iniziato ad arrivare.
"Carl dobbiamo fare qualcosa, le brucia la gola ed ora le fa male anche la testa per non parlare del fatto che non riesce più a sentire i Quileute come faceva prima." disse Edward osservandomi tristemente e cercando di capire quanto me cosa stesse succedendo fino a quando non iniziai nuovamente a rimettere sangue iniziando sempre più a sentire il mio odore diverso.
"Quante volte ha rimesso il sangue da quando mi avete chiamato?" domandò Carlisle con fermezza prelevando anche un piccolo campione di quel sangue che giaceva a terra; guardai lievemente Alec per comprendere se stesse rispondendo, ma i suoi occhi sembravano dipinti dal terrore e non faceva che rimanere immobile a fissarmi con quegl'occhi fino a che non sentii avanzare dei passi e l'odore di Demetri farsi sempre più vicino.
"Questa è già la terza volta. Eravamo in arena quando ha rimesso la prima volta, così come anche la seconda. Ma questa volta ha un'odore diverso, più intenso rispetto alle altre volte. Son stato cauto nel colpirla, ma forse ho esagerato." erano parole sincere e continuava a farsene una colpa, ma lui non centrava era tutt'altro ciò che avevo dentro, ciò che mi stava facendo stare a quel modo.
"Grazie Demetri. Era essenziale che mi raccontassi ciò. Ma non è tua la causa. Deve aver mangiato o bevuto qualcosa che non doveva in questi giorni. Pensavo che la mia teoria fosse sbagliata, ma a quanto pare è anche fin troppo azzeccata. Aro devo portarla immediatamente all'ospedale, ha bisogno di una trasfusione di sangue da parte di suo fratello che già mi sta aspettando là. Se non ci sbrighiamo la si potrebbe anche perdere. Col tuo permesso ti chiedo se è possibile avere qualcuno del tuo corpo di guardia da portare con me, avrò bisogno d'aiuto." le sue parole non facevano che aumentare il mio terrore iniziando così a farmi tremare nuovamente e come se non bastasse Edward era sparito da un po', probabilmente era andato lui a chiamare Jacob per farlo andare già all'ospedale. Mi sentivo sola.
"D'accordo Carlisle. Mi fido di voi. Avrete a vostra disposizione Demetri. Avete bisogno di qualcuno di veloce e che possa rintracciare chiunque vi serva in poco tempo. Così che potremmo essere aggiornati anche noi in poco tempo, spero siate d'accordo." disse Aro probabilmente non volendo realmente una risposta da Carlisle siccome fece un lieve cenno di mano a Demetri.
"Allora noi andremmo. Demetri prendi Denny e andiamo. Ci vedremo più tardi Aro." non comprendevo come Carlisle riuscisse a parlare con Aro con così tanta disinvoltura, ma soffermarmi a quei pensieri per lo meno mi distraeva dal terrore che in realtà avevo per me stessa, a quei pensieri di quella gola che continuava a bruciare, ma improvvisamente persi coscienza per breve risvegliandomi già sul lettino e sentendo Carlisle di ordinare a Jacob e Demetri di tenermi ferma poiche dovevo avere una trasfusione di sangue ma opponevo resistenza. Perchè il mio corpo non voleva tale trasfusione? Perchè si muoveva senza il mio permesso? Volevo stare bene, volevo poter risentire mio fratello e gl'altri Quileute. Non volevo perdere me stessa, non volevo rinunciare ad essere quel che ero, non volevo rinunciare ne ai Quileute ne a quella parte di me che apparteneva ad Alec. Ma con quella trasfusione che cosa mi sarebbe accaduto? La mia mente era così piena nuovamente di confusione, il mio corpo non era più il mio e piano piano iniziai a sentire un dolore agghiacciante con un qualcosa di odiosamente caldo inoltrarsi tra le mie vene provocandomi così un tremore improvviso per poi finire tutto quanto nell'oscurità. Così buio e infinito, cosa stava succedendo? Che me ne stessi andando? No, non volevo lasciare Jacob, Alec, i Quileute, i Cullen e tutti coloro che stavo imparando a conoscere. Eppure mi sentivo così debole da continuare a rimanere in quell'oblio scuro e senza fine. Forse era giunta davvero la mia fine.


Autrice: Eccoci qui col 15° capitolo di questa storia. Come avrete letto ci son state alcune svolte "imprevedibili" ma che spero vi emozioneranno ^^ Con questo vi saluto e mi scuso per la lentezza nell'aver scritto questo capitolo. Arrivederci e alla prossima!!! :*

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Capitolo 16
*** Precauzioni, amicizie e... Imprevisti ***


capitolo 16-Preoccupazioni, amicizie e... Imprevisti Autrice: Salve miei cari lettori, volevo ringraziarvi per tutto quello che fate, sia che la leggete, sia che la recensite. E prima di farvi leggere il capitolo piuttosto atteso, volevo informarvi che ho cambiato il mio nickname X°D Detto ciò vi ringrazio ancora per tutto il vostro sostegno, baci e abbracci Denny <3


Preoccupazioni, amicizie e... Imprevisti.


"Denny... Denny mi senti? .... Denny... "
Era una voce femminile che continuava a rimbombarmi nella testa, sembrava chiamarmi preoccupata ma non comprendevo a chi appartenesse; volevo risponderle e raggiungerla, ma sembrava così distante. D'improvviso il suo continuo chiamarmi iniziò a riportarmi a quella che era la realtà, a farmi uscire da quello che pensavo fosse un tunnel senza alcuna via d'uscita.
"Leah? Leah sei tu? Oh ti prego, dimmi di si..."  pensai improvvisamente sperando di percepire una risposta e di fatti iniziai a sentire la sua felicità nel sentirmi risponderle.
"Aspetta... Ma... Perchè sei in forma di lupo? Sta succedendo qualcosa?"  le domandai improvvisamente vedendo tutto ciò che stava pensando e provando; non si fidava di chi c'era nella stanza, non voleva essere indifesa stando in forma umana e dopo ciò aprii istintivamente gl'occhi alzandomi velocemente a sedere provocandomi un giramento di testa incredibile.
"Jacob dov'è? Cos'è successo? Perchè sono con delle fiale attaccate? E perchè mi guardate tutti come se fossi resuscitata dal mondo dei morti?" ero in preda al panico più totale, non ricordavo più cosa fosse successo dopo che venni tenuta stretta da Jacob e Demetri, ricordavo solo che il mio ultimo pensiero era la paura di morire; d'improvviso l'enorme muso di Leah comparve al mio fianco e cominciò a riempirmi di baci sentendola ripetere che era felice di sentirmi finalmente parlare.
"Jacob ora è fuori a cena con gl'altri. Dopo che hai perso coscienza non appena Carl ti ha iniettato il sangue di Jacob hai iniziato a tremare parecchio per poi cessare il tutto improvvisamente. Però il tuo cuore batteva ancora quando hai perso coscienza, nonostante avesse cessato di battere durante quei tremori. Leah è arrivata subito dopo sentendo i pensieri di Jacob e non si è mai mossa da dov'era impedendo a chiunque di avvicinarsi." spiegò una voce che si stava avvicinando al mio fianco rimanendo a distanza, era inconfondibile il tono e il suo modo di parlare; Edward era sempre stato diretto con le spiegazioni, una delle motivazioni per la quale andavo d'accordo con lui.
"Quindi... Leah... Sarà meglio che pranzi!" dissi con un tono di rinprovero, ma non appena vidi i suoi occhi guardarmi teneramente con le orecchie abbassate non resistetti nell'abbracciarla rischiando di farmi male con le fiale ancora attaccate alla mia mano per poi sussurrarle un grazie pieno d'affetto.
"E' il minimo che avrei potuto fare... Ero preoccupata così come lo sono tutti gl'altri. Ma mangierò solo dopo che ti sarai alzata dal letto e ci andremo insieme. Non mi fido a lasciarti con quelli." disse quasi nervosamente osservando qualcuno nascosto poco più in fondo e quando m'accorsi di chi fossero mi feci prendere dall'agitazione e dalla felicità che non sapevo come riuscissi a stare ferma su quel lettino quando avrei voluto correre e saltargli addosso, era lì che m'osservava in silenzio con affianco Demetri che fissava fuori dalla finestra.
"Ora sarà meglio che uscite tutti. Leah se vuoi puoi rimanere, ma devo levarle le flebo e controllare che si sia realmente ripresa." disse con tono riverente Carlisle mentre si avvicinava a me controllando le flebo ed infine ad ascoltare il mio battito cardiaco; senza esitazione erano usciti tutti e Carlisle potè finire di visitarmi senza che avessi distrazioni di nessun tipo e quando finalmente mi tolse da tutti quei fili scesi dal letto barcollando solo per poco venendo affiancata da Leah preoccupata che potessi cadere.
"Sai, hai fatto veramente prendere un bello spavento a tutti. Pensavo che l'ultima teoria che avevo approdato fosse la più sbagliata, ma a quanto pare non era così. Devi fare attenzione a ciò che bevi e mangi, non devi farti mordere assolutamente da un vampiro altrimenti come è successo quasi due giorni fa, i due virus iniziano ad entrare in conflitto tra loro cercando di distruggersi all'interno e per evitare che il tuo corpo subisca danni scatta un meccanismo di rifiuto. Pensavo fosse una teoria troppo assurda per essere vera, ma quando poi provai a iniettarti il sangue di Jacob, Edward ha iniziato a dire che i tuoi pensieri erano diversi dalle tue azioni. Ora sei di nuovo stabile, entrambi i virus hanno la stessa quantità. Ma se dovessi sentire la necessità di mordere per bere del sangue o del virus vampirico credo sia meglio che lo eviti per un po'. Ovviamente ti terrò sottocontrollo per vedere se sarà il caso di eliminare uno dei due virus o fare in modo che coesistano. Comunque ora io e Leah usciamo. Penso tu abbia bisogno di parlare in privato con diverse persone." disse infine Carlisle porgendomi un saluto ed una carezza per poi allontanarsi con Leah che mi guardò un'ultima volta ribadendomi che per qualsiasi cosa sarebbe arrivata all'istante; rimasi a sedere su quel lettino chiedendomi se sarei dovuta uscire o sarebbe arrivato qualcuno e dopo poco sentii bussare, così incitaii chiunque fosse ad entrare con la speranza che fosse Alec, ma vi trovai tutt'altra persona.
"Demetri?" domandai confusa nel vederlo avvicinarsi con cautela rimanendo però a debita distanza.
"Non sembri molto felice di vedermi. Suppongo ti aspettassi tutt'altra persona... Ma è andato a cibarsi, probabilmente anche per rabbia." disse sorridendo e sentendolo ridere per la prima volta con naturalezza; era meglio quando era così che quando assumeva quell'aria da casanova tutto pavoneggiante.
"Effettivamente speravo di vedere Alec, di poterci parlare... Comunque grazie e scusa per quanto successo..." dissi con imbarazzo abbassando lievemente lo sguardo sulle mie mani appoggiate ancora al lettino.
"Era mio dovere. Sei stata male mentre ero io presente, se me ne disinteressavo Aro avrebbe anche potuto condannarmi a morte. E poi credo di doverti io delle scuse." disse schiarendosi la voce con un colpetto di tosse ed iniziando nuovamente ad osservare la finestra per poi avvicinarvi e proseguire a parlare vedendo il mio volto perplesso.
"Quella volta che mi divertii con l'altro ragazzo. Sinceramente non è stato un comportamento... Nobile, ma non ero propriamente in me. Il tuo odore era ed è tutt'ora troppo invitante, un richiamo per qualsiasi gola che abbia sete. Quindi per tutto ciò credo sia giusto che io mi scusi e tieni ben a mente che io non mi scuso facilmente, specialmente con una ragazza." disse infine voltandosi per guardarmi e spontaneamente gli mostrai un sorriso; anche se a modo suo era stato gentile ciò che aveva detto.
"Lo terrò a mente, non preoccuparti." dissi infine ridendo e vedendogli spuntare un lieve sorriso, come se quella risata lo stesse facendo sentire sicuro di qualcosa; era davvero strano come i suoi comportamenti cambiassero a seconda dell'occasione, chissà cos'aveva passato o cosa pensava per comportarsi ogni volta in quel modo così riluttante che non faceva altro che fargli perdere credito a tal punto da non avere amici a parte Felix. Rimanevo persa a domandarmi quelle cose mentre fissavo il vuoto fino a quando non venni riportata al presente dalla sua stessa voce che diceva che a momenti sarebbe arrivato Alec e quindi era giusto che lui se ne andasse; non ebbi nemmeno il tempo di salutarlo che sparì e dopo poco sopraggiunse la voce di Alec che mi diceva che sarebbe entrato. Quando lo vidi mi sentii come piena di energie ed adrenalina tanto da dovergli saltare addosso senza esitazione, quel gesto lo fece ridere ed iniziò a stringermi a se sempre più annusando il mio profumo.
"Mi sei mancato... Avevo bisogno di te più di qualsiasi altra persona. Perchè hai lasciato che mi portasse lui al cospetto di Aro?" gli domandai infine guardandolo negl'occhi vedendo la sua espressione cambiare improvvisamente e distogliere il suo sguardo dal mio provocandomi una fitta enorme al cuore.
"Io... Ero immobilizzato dalla paura di perderti... Dopo tutto quello che avevamo passato perderti è ora l'unico pensiero che non fa che tormentarmi... Avrei dovuto portarti io al cospetto di Aro, ma Demetri è più veloce di me e in quel momento aveva la mente molto più lucida della mia." ammise quasi con riluttanza mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento ed alle sue parole mi sentii ancora peggio di quanto non mi sentissi prima; con cautela gli accarezzai una guancia costringendolo a guardarmi e gli sorrisi per poi baciarlo sulle labbra.
"Ora però sono qua ed anche in perfetta forma. Avrei lottato per poter continuare a vivere e restare con te e con la mia famiglia." dissi stringendomi leggermente su me stessa lasciando che le sue braccia mi circondassero e mi tenessero stretta a lui.
"Sono felice che tu sia ancora qui... Ora però è meglio che usciamo e vai a mangiare insieme a Leah, altrimenti continuerà a rimanere a digiuno rischiando uno svenimento." disse porgendomi un lieve sorriso mentre mi accompagnava fuori da quella stanza con un braccio attorno alla vita; anche se ero felice nell'essergli affianco continuavo a vederlo e sentirlo strano nei miei confronti, ma probabilmente era veramente a causa di quanto mi fosse accaduto. Rimanevo a pensarci costantemente nel mentre che continuava ad accompagnarmi fuori, fino a quando non vidi Jacob e senza esitazione mi gettai in corsa verso di lui che stava facendo lo stesso.
"Mi stava iniziando a mancare la tua parlantina nei miei pensieri quando sono in forma di lupo. Fortuna che l'idea di Carlisle ha funzionato. Senza te saremmo stati decisamente meno allegri." disse tutto dun fiato prendendomi per la vita e facendomi girare assieme a lui per poi rimettermi a terra disordinandomi i capelli.
"Scusa Jake se non rimango con voi, ma c'è una ragazza. Anzi due ragazze, che muoiono di fame e se non vuoi sentire le lepriche del mio stomaco assieme a quelle di Leah sarà meglio che ci lasci andare." dissi ridendo e abbracciandolo nuovamente mentre rideva per la battuta; mi affrettai a salutare tutti dicendo che ci saremmo visti subito dopo e frettolosamente io e Leah ci dirigemmo in un ristorante a buffet. Avevo una fame enorme, paragonabile a quella di Embry o Jaret quando Emily preparava i dolci.
"Bene Leah. Prepariamoci a fare capanna alle nostre pancie. Comunque grazie per essermi stata accanto e per aver continuato a chiamarmi." dissi mentre ci sedevamo in un tavolo piuttosto appartato.
"Denny sai che non avrei mai potuto abbandonarti. Nei momenti più difficili tu ci sei stata per me, anche quando non sapevo cosa fare con Seth e le sue infatuazioni amorose. Siamo amiche, ma fai anche parte della piccola famiglia che s'è creata nel branco." disse porgendomi un sorriso ed alzandosi assieme a me per prendere da mangiare; avevamo riempito i piatti intenzionate a mangiare in abbondanza, se non fino allo scoppio e fu di fatti così. Passai un pranzo con lei ridendo e scherzando, ignorando tutto ciò che era accaduto fino a poco prima, non avevamo voglia di ricordare, di pensare che magari tutto si sarebbe potuto ripetere, ne che avevo rischiato di non far più parte, anche se solo per metà, del branco; quando uscii dal ristorante insieme a Leah ci ritrovammo davanti tutti i Quileute contenti finalmente di rivedermi sorridere, che fossi riuscita a far mangiare Leah e senza esitazione ci trascinarono a fare un giro per poi improvvisamente lasciarmi sola con mio fratello.
"Edward mi ha raccontato diverse cose mentre ti stavi riprendendo. A partire da dov'eri in realtà quei giorni in cui dicevi di stare assieme alla tua collega fino allo spiegarmi che per Alec hai stretto un patto coi Volturi. Sinceramente non capisco come tu abbia potuto farlo. Sono esseri spietati e sono dei succhiasangue." disse infine bloccandosi in mezzo alla strada e fissarmi sconcertato da quanto aveva saputo; tirai un lieve sospiro mentre osservavo il cielo per poi ritornare a fissarlo come stavamo facendo diversi secondi prima ed iniziai a parlare:
"Lo so che per te è da incoscienti, ma Aro stava tenendo Alec incatenato nella sua stessa stanza privandogli di cibarsi completamente poiché gli ha disubbidito mentendogli sul fatto che non era riuscito ancora a riavvicinarsi a me e convincermi ad entrare a far parte del suo corpo di guardie. Glielo dovevo e in più lo amo, non avrei mai permesso che continuassero a tenerlo in quel modo." dissi sincera mentre rimanevo a fissarlo domandandomi su cosa stesse pensando e sperando che non s'arrabbiasse, ma il suo volto sembrava privo di espressione fino a quando non arrivò Demetri proprio mentre sembrava che Jacob stesse per dirmi qualcosa.
"Scusate l'interruzione, ma avevamo dato parola ad Aro che se ti saresti svegliata ti avremmo portata con noi a palazzo. Ho già parlato con Carlisle e verrà anche lui con noi poiché deve parlare con Aro." parlava in tono autoritario e il più tranquillo possibile, aveva addirittura fatto un inchino spontaneo nel mentre che aveva chiesto scusa; a quelle parole e quei gesti non potei che rimanere immobile a fissare sia lui che Jacob, il quale non sembrava molto d'accordo sul fatto che rientrassi a palazzo proprio quel giorno.
"D'accordo Demetri. Allora saluto tutti e poi rientriamo a palazzo." dissi volgendogli un sorriso nonostante l'idea di rientrare così presto in quel posto non era delle più allettantenti, avevo voglia di rivedere la mia stanza, di passare l'intera serata con mio fratello e gl'altri per poi svegliarmi il giorno dopo e correre insieme a loro.
"Salutali pure con calma, io ed Alec ti aspetteremo al vicolo che porta al palazzo." disse infine prima di correre via probabilmente per andare a raggiungere Alec; non appena fui certa che non ci fosse nessuno abbracciai Jacob con enfasi.
"Non vorrei propriamente andarci, ma magari non vorrà che mi fermo lì. Comunque non devi preoccuparti per me. D'ora in poi starò più attenta a tutto." dissi mentre Jacob ricambiava quell'abbraccio e mi fece promettere che avrei prestato attenzione e la prossima volta gli avrei detto la verità col rischio di litigarci, ma almeno ne sarebbe stato al corrente prima; appena uscimmo da quel vicolo incontrammo tutti gl'altri che non facevano altro che aspettarci e senza esitazione li salutai uno ad uno dicendogli che sarei tornata presto e che dovevo solo dare dimostrazione che ero viva veramente. Carlisle ed Edward dopo che salutai tutti vennero con me da Alec e Demetri, ma come me anche Edward notò quanto Alec fosse piuttosto freddo nei miei confronti nonostante si notava la mia allegria e la mia piena guarigione; quando entrammo a palazzo ci guidarono immediatamente nella sala conferenze dove ci attendevano i tre signori e all'unisono ci inginocchiammo al loro cospetto, o almeno questo è quello che fecimo io, Alec e Demetri mentre Carlisle e Edward si limitarono a porgergli un lieve inchino.
"Ero certo di rivedervi in piena salute mia cara. Ma anche se sembrate in forma ho da chiedervi di rimanere qui per almeno tre giorni, così da potermi assicurare io stesso della vostra totale guarigione." disse Aro mentre scendeva i gradini per avanzare verso di noi e porgermi un sorriso attendendo una mia risposta.
"Rimarrò qua dandovi prova della mia totale guarigione, ma devo andare a casa momentaneamente per prendere dei cambi ed avvisare che sarò assente." dissi rimanendo inghinocchiata al suo cospetto nonostante iniziassi a sentirmi agitata nel sentirmelo vicino e pensando che non avrebbe mai accettato, ma con stupore mi lasciò andare immediatamente per andare a prendere ciò che mi serviva insieme a Demetri poiché di Alec non si fidava ancora; uscii dalla sala salutando Carlisle ed Edward che erano rimasti lì siccome dovevano dire qualcosa ad Aro mentre Alec uscì insieme a noi, ma non mi degnò nemmeno di uno sguardo, nemmeno quando mi diressi verso il portone d'uscita scoprendo che Jacob era lì fuori ad aspettarmi.
"Jake? Aspettavi che uscissi? Comunque non posso tornare a casa, cioè posso, ma solo per prendere alcune cose e dovrò rimanere qui per almeno tre giorni. Aro vuole assicurarsi che sto veramente bene." dissi tutta dun fiato tenendo lo sguardo fisso sul pavimento sperando che Jacob pazientasse su tutto ciò e nonostante il suo sospiro provocato dal fatto che non gli andava molto a genio decise comunque di accettare il tutto e lasciò che Demetri venisse con noi, ma lo fece aspettare all'inizio della strada che portava alle case; appena tornai in casa mi sdraiai per qualche secondo sul letto, mi mancava tantissimo la mia stanza, nonostante era solo da qualche giorno che non la vedevo, ma sembrava essere passata un'eternità. Presi qualche vestito di ricambio con alcune tute ed infine la mia trouce di trucchi e misi tutto in una borsa tentando di non sgualcire nessun vestito, volsi un ultimo sguardo alla mia stanza ed infine mi avviai all'uscita di casa per salutare nuovamente Jacob e raggiungere Demetri che m'aspettava in silenzio in fondo alla strada.
"Non mi aspettavo di vederti così obbediente nei confronti di mio fratello." dissi ridendo mentre ci avviavamo nuovamente a palazzo, ma non ebbi risposa per quanto avevo detto, nemmeno un gesto, una smorfia, tutti sembravano avere un comportamento diverso dal solito; rimasi a domandarmi perchè tutti fossero così strani, così attenti ad ogni mio movimento, ma la risposta me la diedi non appena Carlisle ed Edward mi raggiunsero nel corridoio.
"Denise rimarrò qui per questi tre giorni in cui starai a palazzo per controllare che tutto proceda correttamente. Anche se sembri stare davvero bene e tutto sembra aver ripreso il suo corso naturale, non vorrei ci fossero degli effetti negativi che si manifestano in ritardo." mi disse Carlisle sincero e salutandomi infine per andarsi a preparare una stanza mentre Edward rimase per qualche minuto con me rassicurandomi su quanto avevo pensato, dicendo che era un qualcosa di passeggero siccome avevo rischiato grosso e che si sarebbero tutti trasferiti nelle vicinanze per permettermi di stare dove volevo senza tanta difficoltà, grazie anche al consenso di Aro; ero grata di avere Edward come amico, a volte le sue spiegazioni rispondevano a miliardi e miliardi di dubbi che mi sorgevano anche se a volte mi sentivo come se il suo potere fosse invadente, ma era bravo anche in questo, manteneva la discrezione su tutto e se volevo parlargliene, accettava più che volentieri di ascoltarmi. Alla fine salutai anche Edward ed iniziai ad avviarmi nella stanza di Alec per poter così sistemare quelle poche cose che avevo portato lasciando che Alec m'osservasse in silenzio mentre rimaneva seduto sul letto, ma non appena misi via anche l'ultima cosa iniziai a gattonare sul letto per poi arrivargli vicinissima al suo volto e baciarlo, il quale ricambiò dopo qualche secondo anche se sembrava sforzarsi nel volermi allontanare da lui; passai l'intero pomeriggio nel tentare di stargli il più vicino possibile ma ottenni solo qualche attenzione in più quando giunse la sera. Probabilmente era ancora terrorizzato all'idea di perdermi, ma la mattina successiva mi svegliò portandomi la colazione e sembrò comportarsi come tutte le altre volte, addirittura ammise che il fatto che fosse Demetri ad allenarmi gli dava fastidio, però, nonostante tutto questo percepivo il comportamento di tutti quanti alquanto attento e pieno di precauzioni nei miei confronti; passai momenti pieni di noia siccome a causa di quanto successo m'avevano proibito anche d'allenarmi, ma col passare del primo giorno iniziai a non resistere nel far nulla e nel girare a vuoto per il palazzo, così all'insaputa di tutti mi recai in arena ed iniziai a sfogare la mia rabbia di tutto ciò su un fantoccio cercando di non romperlo il più possibile.
 "Non dovresti allenarti dopo quanto successo." mi disse una voce alle spalle e d'istinto, causato da quella rabbia repressa, mi voltai improvvisamente e tentai di colpire chiunque avesse detto quella frase, ma ritrovai il mio pugno bloccato da una mano.
"Direi che il proibirti di allenarti non ti sia garbato alquanto." disse sorridendomi lievemente ed a quelle parole tirai un lieve sospiro pieno di nervoso e strattonai il braccio per levare il pugno dalla sua presa.
"Non è l'avermi proibito di allenarmi, è come vi comportate tutti quanti che inizia ad infastidirmi. Io sto bene Demetri. Sono in perfetta salute, mi sento più carica di prima. Potrei spaccare l'intera arena se volessi. Eppure tutti voi non la smettete di trattarmi come se fossi sul punto di morte." dissi alzando leggermente il tono della voce e rompendo totalmente il fantoccio che avevo alle mie spalle provocando una risata da parte di Demetri.
"Lo vedo. Rompere quel fantoccio senza pietà rischiando di rompere anche ciò che ne è dietro non credo lo riesca a fare qualcuno di ammalato. Comunque cercano solo di essere premurosi, vedere un umano che vomita sangue per alcuni di noi non è una cosa da tutti i giorni." disse ridendo e cercando probabilmente di farmi tornare calma, ma ero così piena di rabbia perchè ignorata da Alec che quelle parole non mi sembravano altro che parole buttate al vento e probabilmente Demetri se ne accorse poiché si mise in posizione d'attacco davanti a me.
"Avanti, vediamo se sei veramente guarita. Dovrai schivare ogni mio attacco, corretto o subdolo che sia. Ovviamente tu potrai fare medesima cosa." disse sorridendomi mentre indietreggiava leggermente e fece segno di avvicinarmi; dopo pochi secondi mi misi in posizione d'attacco come lui e tentai in tutto e per tutto d'attaccarlo, ma ogni volta riusciva a schivare e parare ogni mio colpo così come io riuscivo a fare medesima cosa. Sembrava una lotta senza fine, non c'era perdente, né c'era un vincitore; saremmo potuti stare ore a scambiarci quei ruoli, ma ad un tratto rimasimo fermi a fissarci mentre lui mi teneva fermo un braccio ed io una sua mano. Rimanevo a fissare i suoi occhi rossi che non facevano che ricordarmi quella notte dentro l'armadio, dove solo lui s'era accorto probabilmente della mia presenza solo con un'unica differenza... Il suo sguardo non era più come le altre volte, sembrava triste, lontano anni, se non secoli da dov'eravamo, così come lo sembravano essere anche i suoi pensieri. Chissà a cosa stava pensando e perchè rimanevamo fermi a fissarci senza fare più nulla. Che cosa sarebbe successo una volta che la sua presa m'avrebbe lasciato? E se fosse successo qualcosa che non avrei mai potuto cancellare cos'avrei fatto? E poi perchè sarebbe dovuto succedere per forza qualcosa? Lo stomaco a tali pensieri non stava facendo che andare in subbuglio, chissà Alec cosa stava facendo in quell'istante...

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Capitolo 17
*** Le cose che non sai. ***


17° capitolo-Le cose che non sai.

Le cose che non sai.

Tutto quel silenzio iniziava a darmi fastidio e il suo sguardo non faceva che suscitarmi preoccupazione. Nonostante non fosse passato nemmeno un minuto, parevano secondi infiniti dove la mia mente non faceva altro che domandarsi cosa stava pensando e perchè non si decidesse a mollare la presa sul mio braccio come avevo fatto io.
"Demetri..." sussurrai il suo nome quasi con terrore, ma che venne tramutato in stupore in un attimo. Ci aveva impiegato meno di un secondo nel darmi un bacio tra la guancia e le labbra. Che cosa significava quel gesto? E perchè continuava a fissarmi? A quelle domande e alla rabbia che provavo verso me stessa per non essermi accorta di quello che stava per fare, gli afferrai il polso e lo feci cadere a terra per poi posargli il piede sul petto.
"Non provare mai più a fare una cosa simile. Spiegami a cosa stavi pensando perchè se rammenti bene io sono impegnata con Alec." dissi in tono freddo e distaccato continuando a fare pressione sul suo petto col piede. I miei occhi non facevano che guardarlo pieni di rabbia mentre i suoi erano tra l'incertezza e probabilmente un'imbarazzo inspiegabile.
"Allora?" domandai sempre più nervosa lasciando che potesse alzarsi da terra.
"Lo ricordo anche fin troppo bene che stai insieme a lui. Semplicemente..." sembrava intenzionato a dire qualcosa, ma allo stesso tempo sembrava faticare nel trovarne il modo.
"Semplicemente? Ascolta, detesto i giri di parole. Chi pensa di prendermi in giro e chi sostiene di essere l'essere onnipotente o che sia fin troppo narcisista. Quindi se hai qualcosa da dire, dilla. Chiaro?" ero troppo arrabbiata per dargli veramente il tempo di rispondere ed anche se avesse detto qualcosa probabilmente non l'avrei ascoltato realmente.
"Nulla... Mi dispiace. Avrei dovuto fare più attenzione a dove stavo finendo." disse frettolosamente prima di sparire completamente dall'arena senza nemmeno un saluto. Sentirgli dire che gli dispiaceva e vederlo andare via così mi provocò una piccola ferita al cuore, nonostante tutto era un bravo vampiro anche se aveva dei modi di fare a volte poco sopportabili. Fissai il vuoto dell'arena per diverso tempo, sarei dovuta andare da Alec per parlargli e comprendere perchè si comportava a quel modo.
Iniziai a girare per tutto il palazzo, fino a quando non lo ritrovai in un salotto assieme a Jane.
"Scusate l'interruzione, ma dovrei parlare qualche minuto con Alec. Prometto di restituirtelo in fretta." dissi sorridendo a Jane e trascinando Alec lontano da lì. Quando fui certa di essere abbastanza lontana lasciai andare il suo braccio notando quanto i suoi occhi fossero pieni di dubbi. Non avrei perso tempo, gli avrei detto subito ciò che pensavo e così dopo un breve sospiro iniziai a parlare:
"Alec inizio ad essere stufa. Sto bene e lo sai anche tu. Altrimenti non sarei riuscita a spostarti minimamente da dov'eri. Eppure sei distante, freddo e triste quando stai con me. Voglio sapere cos'è successo, perchè sono sicura che qualcuno ti ha detto qualcosa. Altrimenti non mi spiego tutto questo." dissi abbassando infine lo sguardo verso il pavimento, ma dopo poco la sua mano alzò leggermente il mio viso in modo che potessi vedere i suoi occhi.
"Non è nulla di cui devi preoccuparti. Non volevo sembrarti così, semplicemente ho molto da fare in questi giorni e l'averti rischiato di perdere mi ha scosso alquanto. Per non parlare del fatto che da domani sarò in missione per un po' di tempo e il sapere che tu magari verrai qualche giorno e starai sola con Demetri non è dei migliori pensieri." disse baciandomi con passione rubandomi tutto il fiato che avevo nei polmoni. Era un bacio stupendo, quasi da favola, ma che svanì dopo poco poiché dovette andare da sua sorella che l'aveva iniziato a chiamare urgentemente. Passai il resto della giornata in biblioteca immergendomi nella lettura cercando di non dar peso alle domande che continuavano a girarmi per la testa e quando arrivò la sera ne fui sollevata. Almeno avrei dormito, ma cosa più importante l'indomani sarei andata via da palazzo e sarei potuta tornare a casa dagli altri e dalla mia amata stanza.
Il mattino seguente mi ritrovai Alec seduto al mio fianco che non faceva altro che accarezzarmi i capelli e quando mi vide aprire gli occhi, mi diede il buongiorno dandomi un lieve bacio sulle labbra, ma non sarebbe rimasto con me ancora per molto; era vestito di tutto punto con il mantello e ciò significava solamente una cosa, missione di massima importanza. Attese che mi vestissi e mi accompagnò fino alla piccola cucina che veniva usata alle volte anche dalla segretaria per non farla allontanare troppo da palazzo quando servivano i suoi servigi, ma che stava diventando mia abitudine riempirla di cibo per avere qualcosa da mangiare senza dover uscire ogni volta a comprarla o portandomi tutto da casa. Riuscì a rimanere fino a quando bevvi anche l'ultimo sorso di latte caldo che m'ero preparata, ma poi scomparve salutandomi con un lieve bacio sulla guancia sentendomi sussurrare: "Ci rivedremo tra un paio di giorni."
Rimasi a fissare la tazza vuota per qualche minuto ripensando a quel breve istante in cui era stato con me, ma sarei dovuta ritornare presto coi piedi per terra, sopratutto quando sentii arrivare Edward e Carlisle.
"Ultimo giorno di controllo." disse Edward ridendo sentendo quanto fossi grata che quei tre giorni fossero passati in fretta.
"Tu ridi, ho passato tre giorni pieni di noia assoluta. E si vede lontano chilometri che sto bene." dissi sincera mentre osservavo Carlisle prendere fuori una siringa e qualche altro attrezzo.
"Sicuramente stai meglio. Ma un piccolo esame del sangue è meglio farlo." disse Carlisle senza scomporsi minimamente e volgendomi un piccolo sorriso quando vide che l'osservavo con disapprovazione, specialmente perchè avrei dovuto aspettare l'esito prima di poter uscire da palazzo.
"Non preoccuparti, Carl ha fatto in modo che avremo l'esito per il primo pomeriggio così che potrai essere a casa prima di cena." mi disse Edward sorridendomi mentre mi porse una mano sulla spalla.
Fu tutto alquanto breve e non appena li salutai sparirono immediatamente lasciandomi nuovamente sola in quella cucina, ma avevo una valigia da fare e non potevo permettermi di perdere altro tempo nel fissare il vuoto. Iniziai a dirigermi verso la stanza di Alec sentendo all'improvviso la voce dei Quileute; erano contenti che fossero finalmente passati tre giorni e non la smettevano di ripetermi che aspettavano con ansia il mio rientro tanto da iniziare a rendermi piena di adrenalina ed ansia più di quanta ne avevo avuta quella mattina.
Senza rendermene il pomeriggio passò piuttosto in fretta, probabilmente siccome passai il resto del tempo in biblioteca cercando libri antichi che parlavano di leggende e miti. Ne avevo aperti tre o quattro sulla scrivania per poterli mettere a confronto quando venni finalmente chiamata dalla segretaria dicendomi che Aro voleva vedermi e che la mia valigia era stata portata al portone. Non c'era tempo da perdere, mi ripetei a mente correndo verso la porta della sala dove mi stavano aspettando i Signori.
Non feci in tempo a bussare che la porta si aprì immediatamente.
"Ti stavamo aspettando mia cara." disse Aro scendendo dagli scalini ed avvicinandosi a me.
"Spero non abbiate atteso molto. Carlisle vi ha detto com'è andata la visita?" domandai senza esitazione cercando di non sembrargli sfacciata rischiando così di giocarmi la possibilità di uscire immediatamente e di rientrare a casa.
"La visita di Carlisle è stata solo la conferma di tutto. Ieri Demetri stesso ci ha comunicato dei tuoi miglioramenti, così come Alec e tante altre guardie. Volevamo solo accertarci che anche per il nostro beneamato dottore fosse vero e a quanto pare è così. Di conseguenza ci vedremo tra qualche giorno, è giusto che anche vostro fratello stia un po' con voi." disse fingendosi interessato a Jacob, ma erano tutte scene che interpretava a memoria per potermi tenere buona e per poter evitare scontri o guerre inutili. Nonostante detestassi le menzogne e chi fingeva come lui preferivo che fosse tutto così, almeno avevo ciò che volevo... Potevo scegliere quanto stare con mio fratello e quanto con loro, bastava che eseguivo i loro ordini e per ora non se n'era presentata ancora l'occasione e ciò non mi dispiaceva.
"Ritornerò sicuramente fra qualche giorno." dissi senza aggiungere altro e volgendo un inchino verso tutti e tre per poi voltarmi e correre fuori dalla sala andando inizialmente a cercare Alec, ma quando ricordai che era andato in missione mi bloccai di colpo in mezzo al corridoio e sospirando leggermente andai al portone e presi la valigia senza indugi aprendo infine il portone con enfasi.
"Luce e aria!" dissi non appena uscii completamente dal palazzo e senza rifletterci troppo mi diressi alla mia macchina e la misi in moto raggiungendo così casa mia. Assaporavo già l'odore della mia stanza, il calore con la quale mi avrebbero accolto tutti, ma d'improvviso mi balzò alla mente quello strano bacio di Demetri e il fatto che non l'avevo più rivisto da quel momento. Che avesse capito e se ne vergognasse? A quell'ipotesi scoppiai a ridere, era impossibile, per com'era il suo carattere non se ne sarebbe mai vergognato e poi stavo tornando a casa, non potevo farmi ritrovare pensierosa e malinconica.
Il viaggio in macchina durò poco e quando scesi Jacob non mi diede nemmeno il tempo di posare il secondo piede a terra che mi prese in braccio facendomi fare un giro su me stessa.
"Finalmente ti hanno lasciata andare, pensavamo di dover venire noi a prenderti per essere sicuri che ti lasciassero uscire." disse ridendo e posandomi delicatamente a terra.
"Non si sarebbero mai permessi di tenermi in ostaggio. Ma almeno sono finalmente riusciti a comprendere che sto realmente bene. Ho passato tre giorni di pura noia." ammisi ridendo mentre prendevo il mio zainetto per poi voltarmi e notare che anche gli altri erano arrivati per salutarmi e come solito Embry e Jared non si lasciarono sfuggire l'occasione per sfidarmi in una corsa e lanciare le loro solite battute, ma appena arrivata non ne avevo la minima voglia di correre e senza indugi rifiutai la sfida rimandandola al giorno dopo. La serata con loro passò anch'essa in fretta, tra risate e un banchetto degno di loro attorno ad un fuoco acceso all'aperto; quando giunse notte fu Sam a farci rendere conto di quanto in realtà stavamo facendo tardi ed a quel richiamo ci salutammo tutti dandoci la buona notte per poi andarci a coricare tutti nei propri letti. Quando la mia testa si posò finalmente serena sul cuscino mi addormentai all'istante dormendo più profondamente di quanto immaginassi, tanto da non svegliarmi nemmeno col canto del gallo del giorno successivo.
Fu Jacob a svegliarmi dicendomi che era già mattina tarda e che se volevo fare colazione dovevo sbrigarmi perchè altrimenti Embry e Jared non me ne avrebbero dato il tempo siccome volevano fare assolutamente quella gara, così senza farmi ripetere tutto nuovamente uscii dal letto con un piccolo salto e spinsi Jacob fuori dalla stanza così da cambiarmi e mettermi una tuta piuttosto comoda.
"Tanto dovranno aspettare che digerisco la colazione o starò male." dissi mentre andavo a sedermi nel piccolo tavolo incominciando a mangiare delle fette biscottate con la marmellata.
"Appunto che starai male sarà più facile per noi vincere." disse improvvisamente una voce proveniente dalla finestra della cucina e quando alzai gli occhi dalla fetta biscottata riconobbi che si trattava di Jared.
"Quello si chiamerebbe barare, quindi siete costretti ad aspettare almeno cinque minuti." dissi sorridendo per poi finire di fare colazione ed uscire da casa. Riuscii a fargli attendere quei cinque minuti nonostante si misero a supplicarmi in coro di poter iniziare già la corsa e quando incominciammo a gareggiare correndo in mezzo al bosco iniziai a notare quanto gli allenamenti di Demetri mi avevano migliorata; muovermi tra gli alberi sembrava molto più semplice, avevo più agilità rispetto a prima e i miei movimenti erano molto più sciolti e veloci, tanto che ero arrivata ad avere probabilmente la stessa velocità di Edward nel correre e come immaginavo fin dall'inizio vinsi la corsa senza tanta fatica.
Passai diversi giorni con loro ritornando anche a lavorare scusandomi dell'assenza fatta senza preavviso scoprendo che Jacob era andato a parlare col mio capo precedentemente dicendogli che ero stata poco bene improvvisamente finendo all'ospedale e che quindi mi sarei ripresentata non appena sarei stata meglio. Stavo iniziando a passare le giornate in modo tranquillo decidendo che nel mio giorno di riposo sarei ritornata a palazzo così da far vedere che non mi ero scordata di loro, ma sopratutto per andare a rivedere Alec e stringermi fra le sue braccia sperando che tutto ciò che era successo in quei tre giorni fosse stato completamente dimenticato e fosse ritornato tutto come prima.
Nel giorno di riposo mi diressi a palazzo come avevo programmato, quando ci entrai mi diressi immediatamente dalla segretaria dicendogli di porgere i miei saluti ai tre Signori e senza perdere altro tempo inziai ad andare verso la stanza di Alec, ma quando arrivai quasi alla sua porta lo sentii parlare:
"Non credo di poter andare avanti così... Non sono nemmeno sicuro di provare la stessa cosa che provavo prima... Forse dovrei lasciarla... Heidi secondo te cosa dovrei fare?" aveva una voce confusa e triste ma che fosse confuso o meno stava comunque pensando di lasciarmi. Perchè doveva farlo? E perchè ne stava parlando con Heidi e non con sua sorella o Felix? Ora si spiegavano i suoi comportamenti, forse iniziava ad amare un'altra. Forse si stava iniziando a stancare di me. A quei pensieri iniziai a correre in direzione della sala dove avrei trovato sicuramente Aro, dovevo sciogliere i patti, dovevo andarmene e non mettere più piede in quel palazzo, ma correndo urtai contro qualcuno alla quale però non chiesi nemmeno scusa.
"Ehi! Fermati un secondo! Almeno uno scusa potevi dirmelo." disse una voce alle mie spalle dopo che m'aveva afferrata per il polso.
"Non sono in cerca di liti... E se non ti spiace avrei una certa fretta. Devo rompere l'accordo con Aro così che posso tornarmene a casa e non mettere più piede qui." dissi iniziando ad irritarmi sentendo che la sua stretta era diventata più decisiva e sempre più convinta a tenermi lì.
"Dovrebbero avertelo spiegato che una volta che sono stati stretti dei patti con Aro non si può tornare indietro..." mi rispose con tono pacato, sapevo di parlare con Demetri e il fatto che mi stesse fermando non faceva che irritarmi ulteriormente mentre le parole che avevo sentito da parte di Alec non facevano altro che rimbombarmi nella testa.
"Purtroppo me l'hanno spiegato..." dissi con un sospiro cercando di mantenere la calma e di non perdere il controllo piangendo o arrabbiandomi improvvisamente, ma quel trattenere stava incominciando a farmi tremare tanto che sentii Demetri lasciarmi il polso improvvisamente.
"Ascolta, non so cosa sia successo ma devi calmarti. Anche perchè il tuo tremare non mi piace per niente." sembrava seriamente preoccupato per come il mio corpo continuava a tremare e d'improvviso afferrò la mia mano iniziandomi a trascinare verso la cucina mentre io continuavo a stare in silenzio tremando dal nervoso iniziandomi a sentire le mie stesse mani sempre più fredde.
"Ti preparo una bella tisana calda e mi dici cos'è successo. Non è affatto rassicurante che le tue mani si ghiaccino a quel modo mentre tremi. Non so se aspettarmi di vederti trasformata in uno di quei ca.... Lupi o che diventi una di noi." disse precipitosamente mentre mi lasciava accomodare sulla sedia per poi andare immediatamente a riempire una teiera mentre probabilmente aspettava una mia parola.
"Non penso siano cose che ti riguardino. Ne che io possa fidarmi di te." dissi guardandolo finalmente in faccia in modo brusco mentre si sedeva di fronte a me.
"Ti ricordo che sei sotto il mio insegnamento e se non so da cosa scaturisce una tua reazione simile potrei anche ritrovarti nel bel mezzo di una missione accasciata al suolo tremante." disse osservandomi quasi con sfida cercando di insistere sul farmi parlare.
"Tu non sei affatto come ti mostri, non è così? Vuoi davvero sapere cos'è successo? Bene... Non farò mai più in vita mia una sorpresa a qualcuno. Volevo presentarmi all'improvviso davanti ad Alec come sorpresa e invece lo ritrovo in stanza a parlare con Heidi! Avrei accettato se fossero stati argomenti di qualsiasi genere anche del più banale. Ma mai avrei pensato che l'avrei sentito dire che forse era meglio che mi lasciasse siccome forse non mi ama nemmeno più. E ciò significherebbe solamente che sono arrivata ad imprigionarmi sola nel dover stare ad obbedire qualcuno." dissi tutto dun fiato accentuando tutti quei forse con rabbia ed infine appoggiai il volto sulla tavola iniziando a respirare sempre più lentamente.
"Bere quella tisana ti aiuterà a calmarti un po'. E comunque è mio dovere mostrarmi indifferente a tutti, altrimenti c'è chi si potrebbe approfittare di ciò. Stando qui ho imparato ad essere solo me stesso con Felix e nessun'altro a costo di farmi odiare da tutte le altre guardie, ma io ho il mio grado da mantenere e mostrandomi gentile come realmente sarei non ha fatto altro che farmi rischiare di perdere il mio posto. Penso che se sono ancora considerato importante da Aro è grazie sopratutto a Felix, così come per lui fino a poco tempo fa." disse tranquillamente mentre mi posava la tazza calda di fronte al mio volto ancora appoggiato al tavolo. Non appena alzai il volto incominciai a fissarlo in silenzio incominciando a bere la tisana con molta calma e facendo attenzione a non bruciarmi mentre ripensavo a quello che m'aveva appena detto. Aveva spiegato una delle motivazioni per il quale era sempre con un atteggiamento presuntuoso verso gli altri e perchè probabilmente non si mostrava realmente per com'era. Chissà cos'aveva passato realmente e chi era stato a fargli perdere così drasticamente la fiducia negl'altri, ma parlando di ciò compresi che cercava un modo per distrarmi completamente dalla situazione.
"Spero di non aver sbagliato con la dose di zucchero." disse improvvisamente riportandomi con la mente a quel reale momento, facendomi accorgere che la tisana era dolce al punto giusto e che però non aveva minimamente chiesto quanti cucchiaini di zucchero volessi.
"Come facevi a sapere quanto zucchero ci andava?" domandai stupita ed a quella domanda lo sentii trattenersi dal ridere rendendomi ancora più curiosa su come avesse potuto indovinare.
"Veramente è semplicissimo. Le donne dai tre ai quattro cucchiaini perchè amano la dolcezza, mentre gli uomini dall'uno ai due cucchiaini poichè devono mantenere la loro amarezza. O almeno questo era ciò che mi avevano insegnato. Se una dama detestava la dolcezza significava che era spietata e crudele, priva d'amore e di un cuore caldo come tutte le altre dame." disse sorridendomi mentre continuava a fissarmi mentre bevevo la tisana.
"Da quello che hai appena detto dovrei dedurre che prima di essere un vampiro facevi parte della servitù di dame e grandi signori." dissi distogliendogli lo sguardo ed incominciando ad osservare la tazza.
"Posso farti una domanda forse inopportuna?" gli domandai quasi incerta sperando che mi lasciasse formulare la domanda. Ero piena di curiosità su come fosse la vita di quei tempi e su come l'aveva vissuta lui. Con Alec non ero mai riuscita a fargli una domanda simile siccome passò diverso tempo rinchiuso in un orfanotrofio.
"Ti concedo di farmi questa presunta domanda inopportuna." disse sistemandosi meglio sulla sedia ed incrociando le braccia.
"Com'erano le dame di quei tempi? Anche se maggiormente ero curiosa di sapere come viveva la servitù. Insomma i film non penso raffigurino realmente quei tempi." dissi ritornando a fissare la tazza alquanto imbarazzata attendendo però una sua risposta.
"Premetto che ho vissuto diverse epoche come membro della servitù anche da vampiro prima di incontrare Aro. Ma quando ero umano probabilmente notavo maggiormente le differenze. Di fatti c'erano sia dame di buon cuore che dame solo piene di egoismo e vanità. Per alcuni della servitù era facile proseguire e mantenersi il posto garantendosi così un tetto e del mangiare, ma io non ero di certo come adesso. Posso riassumermi con una sola parola, ribelle. A costo di ricevere frustate al posto del cibo mi rifiutavo di accettare incarichi subdoli o privi di umanità. Alcuni della schiavitù erano perennemente incaricaricati a pulire casa, mentre altri a servire le dame e i signori, altri invece addirittura diventavano maggiordomi. Io invece ricevetti anche incarichi di uccidere degli amanti, dei ragazzi di cui le loro figlie s'erano innamorate." disse fermandosi improvvisamente, forse per riflettere o forse per aspettare una mia parola.
"Inizia a non piacermi più quell'epoca." ammisi sincera ed a quella affermazione lo vidi sorridere.
"Erano tanti gli incarichi che potevano affidarti. E se eri di bell'aspetto come capitò a me ed altri della schiavitù le dame sole o comunque che rimanevano diverso tempo lontane dal marito chiedevano qualche piccola soddisfazione in cambio di alloggio più confortevole e cibo migliore, col rischio però che i loro mariti col tempo lo scoprissero e ti cacciassero di casa o che ti volessero far uccidere. Altre dame invece chiedevano di accompagnare le loro figlie durante la scelta del fidanzato per i matrimoni combinati in modo che i meno coraggiosi fuggissero alla vista di un'accompagnatore casuale più attraente di loro. Rifiutando tanti incarichi di questo genere però non feci che ritrovarmi sempre più in mezzo alla strada o venduto ad altri a poco prezzo, così imparai ad accettare incarichi di ogni genere rinunciando anche di potermi creare una famiglia. Ma alla fine come me, penso che tutti qui a palazzo hanno avuto un passato piuttosto drastico o comunque difficile." concluse infine tirando un piccolo sospiro, come se fosse stato contento di raccontarmi parte del suo passato e probabilmente grazie a ciò comprendevo meglio perchè spesso aveva quegli atteggiamenti narcisisti tanto da mandarmi il disgusto.
"Su l'ultima cosa che hai detto non posso che essere d'accordo con te. Però se non avessi incontrato parecchie persone del genere, ma solo persone gentili probabilmente ora saresti molto più simpatico." dissi volgendogli un sorriso mentre mi alzavo per prendere una seconda tazza di tisana, ma venni fermata poco prima da lui che prese ed incominciò a servirmi dell'altra tisana.
"Probabile... Ma erano rare le dame di buon cuore. Sicuramente se tu fossi stata la figlia di una gran dama avrei obbedito ad ogni ordine imposto pur di rimanere sotto il tuo stesso tetto." disse infine porgendomi un sorriso piuttosto strano, ma che non faceva realmente comprendere cosa volesse affermare con quella frase. Avrebbe obbedito ad ogni mia richiesta egoista o qualsiasi altra richiesta che fosse? Anche la più perversa? Stavo per domandargli se mai avesse obbedito ad ogni mia richiesta quando improvvisamente arrivò la segretaria avvisandoci che Aro ci attendeva tutti quanti nella sala conferenze, così senza esitazione ci precipitammo nella stanza accorgendoci di essere i penultimi ad entrare dentro quell'enorme salone.
Attendemmo qualche secondo in modo che tutti potessero fare silenzio ed Aro potesse incominciare a parlare, sembrava volesse dire qualcosa di molto importante e probabilmente per lui lo era veramente siccome annunciò con enfasi che tra due giorni avrebbe dato una festa invitando tutti i membri del suo clan anche i meno importanti immettendo però un'ospite speciale. Non appena disse la parola 'ospite speciale' si creò un piccolo vociferare ed io volsi un lieve sguardo a Demetri, quasi preoccupata su chi fosse e come suppose quella preoccupazione l'ospite speciale ero io e il cavaliere che m'avrebbe accompagnato sarebbe dovuto essere altrettanto importante, ma cosa più importante avrei avuto un'infinità di riflettori addosso assieme ad occhi rossi pronti a squadrarmi dalla testa ai piedi per capire come fossi e perchè Aro m'aveva fatto entrare nel suo clan. Fortunatamente ci congedò in fretta per permetterci così a tutti quanti di invitare chi volevamo, ma io non sapevo minimamente cos'avrei dovuto fare e mentre ero immersa in quei pensieri venni interrotta improvvisamente dalla voce di Demetri.
"Allora che farai? Chiederai ad Alec di accompagnarti alla festa?" mi domandò con tranquillità mentre rimaneva affianco a me cercando di mantenere il mio stesso passo.
"Sinceramente non lo so... Probabilmente aspetterò che sia lui a farlo..." ammisi abbassando leggermente la testa e tirando un piccolo sospiro.
"Credo d'aver bisogno di rifletterci... Scusami e grazie per quello che hai fatto prima... Avevo bisogno di calmarmi..." dissi frettolosamente e con imbarazzo, preoccupata che aggiungesse altro corsi via senza nemmeno salutarlo. Che avrei dovuto fare? Provare ad invitare Alec o attendere che lo facesse lui fino all'ultimo giorno? In fondo dormivo ancora nella sua stanza, ma dopo quanto avevo sentito m'avrebbe mai invitata? E che vestito avrei dovuto indossare? Chi ci sarebbe stato di sconosciuto a quella festa? E Demetri sarebbe comunque venuto?

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Capitolo 18
*** Dame e cavalieri ***


capitolo 18 -

Autrice: Salve a tutte/i e ben ritrovate/i!!! Prima di lasciarvi immergere nella lettura volevo dirvi che il mio nick è rimasto lo stesso di sempre quindi potrete dimenticare completamente ciò che vi dissi la volta scorsa. Con questo volevo anche ringraziarvi perchè mi leggete e recensite, ma volevo ringraziare una persona in particolare che in questo capitolo mi ha aiutato tantissimo. Grazie Chrissie, spero di poterti rendere il favore un giorno. Detto ciò vi auguro buona lettura e mi raccomando recensite ^-^ Ciaoooo!!!! <3 <3


Dame e cavalieri.

Avevo deciso di attendere che Alec mi chiedesse di essere la sua dama ma sembrava evitarmi in tutti i modi, anche quando incominciai a tentare il tutto e per tutto per attirare la sua attenzione, ma quando giunse la sera del secondo giorno iniziai a riporvi quasi tutte le speranze incominciando a pensare che come soluzione a tutto non mi sarei presentata alla festa e che avrei passato la serata in biblioteca tra i libri o costringendomi a dormire.
In quei due giorni avevo evitato tutti a palazzo e quando giunse la mattina di quella gran festa che ci sarebbe stata alla sera mi convinsi che sarei andata io a chiedere ad Alec di farmi da cavaliere, ma non si fece trovare da nessuna parte, sembrava come scomparso, a quel punto mi arresi completamente convincendomi che non avrei messo piede a quella festa; rimasi convinta di ciò anche quando ricevetti un pacco regalo con una lettera da parte di Aro che mi ricordava che l'ospite speciale sarei stata io e che all'interno di quel pacco vi avrei trovato l'abito.
Osservai la scatola diverse volte prima di aprirla, ero curiosa di vedere che abito m'avesse regalato Aro per quella serata e sopratutto se fosse stato capace di indovinare i miei gusti, e quando lo tirai fuori dalla scatola ne rimasi come incantata; sembrava appartenesse ad una gran dama del settecento e quella seta rossa della quale era fatto l'intero vestito con i suoi pizzi bianchi nelle maniche e nelle balze non facevano che dargli un'aria piuttosto aristocratica. Il corpetto rosso invece era decorato con un motivo di rose nere con un nastro di seta dello stesso colore di quest'ultime e se stretto a dovere riusciva probabilmente a tenermi alto il seno così che potesse creare un effetto balconcino del tutto naturale, mentre dal punto vita, dove finiva il corpetto, partiva una vaporosa gonna a due strati. Lo strato superiore riportava lo stesso motivo del corpetto, fermato al centro da una spilla raffigurante una rosa nera facendo si che aprisse in due morbide onde laterali che lasciavano scoperto lo strato inferiore completamente di seta rossa che arrivava a toccare il terreno.
Era un abito a dir poco meraviglioso, non indossarlo per non presentarmi a quella festa iniziava a dispiacermi, ma non avevo un'accompagnatore e presentarmene senza poteva rivelarsi oltraggioso se non sconveniente. A quei pensieri riposi tristemente il vestito dentro la scatola riflettendo sul da farsi e verso il primo pomeriggio decisi di andare a parlare con Demetri curiosa di sapere quali fossero le sue intenzioni per quella festa, ma girando per il palazzo non potevo che continuare a riporre speranza sul fatto che Alec potesse chiedermelo all'ultimo minuto, così mi misi in attesa fino a poche ore prima dall'inizio della festa.
Allo scoccare dell'orologio che segnava le sette, iniziai a dirigermi velocemente verso la stanza di Demetri per poi bussare quasi silenziosamente sulla porta.
"Demetri sono Denise." dissi non sentendo nessuna voce provenire dalla stanza quando bussai, ma quando dissi il mio nome la porta si aprì leggermente senza però ricevere nessuna parola nuovamente. Quasi per paura che potessi trovarvi qualcosa di scandaloso, iniziai ad aprire la porta sempre più lentamente.
"Puoi entrare ed accomodarti sul letto se vuoi." era la sua voce ma sembrava provenire da tutt'altra stanza così sempre con esitazione iniziai ad entrare nella sua stanza. Anche se illuminata solo dalla luce del tramonto potevo vedere quanto la sua stanza fosse perfettamente intonata con lui e quanto fosse diversa da quella di Alec.
"Ti raggiungo fra un secondo. Nel frattempo puoi parlare. Come mai qui?" domandò mentre lo sentivo indaffarato nel cercare o probabilmente sistemare qualcosa nell'altra stanza. Anche se gli interni erano differenti ero certa che le stanze fossero progettate tutte allo stesso modo e che quindi quella stanza in cui si trovava lui non era altro che il bagno. Ma cosa ci faceva là? E che cosa stava combinando?
"Beh... Ero venuta per sapere se avevi già invitato qualcuna per la festa di stasera e se quindi ci saresti andato." dissi fingendomi disinteressata mentre continuavo ad osservare il tramonto che si poteva ammirare dalla sua finestra.
Improvvisamente sentii i suoi passi provenire dal bagno e quando mi voltai per vedere se fosse realmente uscito dal bagno o si fosse solo spostato di pochi passi me lo ritrovai a torso nudo con un asciugamano attorno al collo. A quella vista divenni improvvisamente rossa ed istintivamente distolsi lo sguardo con rapidità dal suo addome alla finestra, la quale continuava a disegnare quel fantastico tramonto.
"Scusa se ti avevo aperto a quel modo, ma quando hai bussato ero appena uscito dalla doccia. E sinceramente aprirti in asciugamano o in boxer senza tanti scrupoli non credo t'avrebbe fatto poi ritornare a parlarmi." disse ridendo mentre finiva di asciugarsi i capelli con l'asciugamano.
"Comunque non ho invitato nessuna ragazza o vampira alla festa. In fondo anche rimanere qua in stanza non cambierà nulla. Invece suppongo che se tu sei qui e nemmeno sei preparata significa che Alec non ti ha chiesto nulla, vero?" domandò tranquillamente avviandosi verso l'armadio per poi aprirlo e cercare probabilmente qualcosa.
"A dire la verità, mi ha come evitata tutto il tempo senza quasi rivolgermi una parola. E sinceramente non ci tengo ad andare in quella sala completamente sola, quindi anche se sarei l'ospite più importante della festa non penso che mi presenterò." ammisi con tranquillità sospirando lievemente per il silenzio che si stava andando a creare.
"Se non ti presenti alla festa non credo che Aro te lo perdonerebbe facilmente. E poi non è propriamente vero che sei sola. Io in fondo ho la serata libera." disse con un tono quasi di indifferenza ed alle sue parole rimasi a fissarlo perplessa.
"Avresti voglia di farmi da cavaliere per tutta la sera? Lo sai che ci vuole un bel coraggio?" gli domandai ridendo sperando che però fosse realmente serio su quanto aveva lasciato intendere.
"Di certo non sono un codardo. E poi sarà piacevole farti da cavaliere anche perchè questa festa è stata organizzata apposta per te." disse iniziando a guardare l'orologio per poi guidarmi fuori dalla porta della stanza.
"E' meglio se vai a prepararti, mancano si e no due ore all'inizio di tutto. Verrò a prenderti non appena mancheranno pochi minuti." disse sorridendomi mentre mi disordinava i capelli per poi lasciarmi andare a cambiare.
Non facevo che ringraziare a mente il fatto che si fosse proposto nell'accompagnarmi, desideravo provare quel vestito e vedere chi altri ci fosse oltre alle solite guardie incontrate a palazzo. Senza perdere altro tempo andai ad immergermi completamente sotto la doccia bollente e non appena finii, iniziai ad asciugarmi i capelli il più velocemente possibile poichè mancava già un'ora se non mezz'ora dall'arrivo di Demetri. Pensare che fosse Demetri il mio cavaliere e non Alec mi metteva alquanto a disagio, ma quando ritornarono a mente le parole di Alec mentre parlava con Heidi ed i suoi comportamenti tenuti negli ultimi giorni non potei che biasimarmi per la mia scelta fatta. Per Aro era importante la mia presenza e chi avrei scelto come cavaliere non gli avrebbe fatto alcuna differenza e poi, per come Demetri si stava comportando negli ultimi giorni non potevo che considerarlo un ottimo amico alla quale fare affidamento.
"Denise sono Chelsea. Aro mi ha chiesto di passare da te per vedere se avevi bisogno di aiuto." disse una voce improvvisa che proveniva dalle mie spalle dopo che probabilmente aveva bussato ma che non avevo sentito a causa dell'asciugacapelli.
"Chelsea!! Effettivamente una mano mi servirebbe... Non ho la minima idea di come acconciarmi i capelli, per non parlare del trucco e di questi maledettissimi bottoncini dietro la schiena che non riesco ad allacciare!" dissi tutto d'un fiato ed iniziando ad agitarmi poichè non riuscivo a chiudere gli ultimissimi bottoni.
"Direi che l'ansia ti stia giocando brutti scherzi." disse ridendo mentre mi finiva di abbottonare il vestito al mio posto ed inziando a stringermi il fiocco davanti in modo che il seno si alzasse leggermente.
"Dai Denise, vedrai che andrà tutto a meraviglia e sarai perfetta per la serata." disse sorridendomi vedendomi probabilmente ancora agitata e preoccupata per la serata, in fondo ci sarebbero state tantissime persone ed io non ero certa di riuscirmi a muovere in un vestito simile, ma soprattutto di sapere come comportarmi.
"Non so nemmeno come mi devo comportare... E poi ci saranno tantissime persone che mi guarderanno e mi studieranno dall'aspetto, io detesto essere al centro dell'attenzione." dissi sospirando quasi con disperazione mentre mi portava a sedere di fronte a lei per incominciare a truccarmi.
"Di questo non devi preoccuparti. Tu comportati naturale ed andrà tutto bene. In fondo è solo una festa e poi il tuo cavaliere sono certa che ti aiuterà." disse ammiccando e lasciandomi voltare verso lo specchio per guardarmi.
Quando vidi il mio riflesso faticai quasi a riconoscermi; nonostante m'avesse truccato in modo delicato, tutto l'insieme era in perfetta armonia con l'abito dandomi maggiormente l'aria di una gran dama ed a quel pensiero per un breve istante ritornò alla mente la frase di Demetri:
"
Sicuramente se tu fossi stata la figlia di una gran dama avrei obbedito ad ogni ordine imposto pur di rimanere sotto il tuo stesso tetto."

Nel ricordare quelle parole iniziai ad avere il battito accellerato e come se non bastasse le mie gote iniziarono a prendere un colorito sempre più roseo.
"Denise. Io ora devo andare, Afton mi starà sicuramente aspettando. Per qualsiasi cosa anche durante la festa potrai venirmela a chiedere tranquillamente." disse volgendomi un ultimo sorriso prima di lasciarmi nuovamente sola in quella stanza. Rimanevo a fissarmi davanti allo specchio pensierosa e preoccupata su come sarebbe andata la serata quando sentii bussare alla porta; senza perdere altro tempo andai ad aprire la porta consapevole di chi vi avrei trovato e con un piccolo sospiro uscii dalla stanza richiudendomi la porta alle spalle.
"A quanto pare Aro non ha badato a spese. Sarebbe stato un vero peccato se non ti fossi presentata e quindi non l'avresti indossato." disse mentre mi porgeva il braccio da vero gentiluomo attendendo che vi ponessi sopra la mia mano.
"Sinceramente così non mi stai aiutando affatto. Sono in iper tensione e iper agitata. E se proprio devo dirla tutta io non so nemmeno ballare. Sono capace di inciampare anche sui miei stessi piedi in queste situazioni." dissi a perdifiato mentre ci incamminavamo per raggiungere la sala al piano superiore.
"Se ti agiti per una festa del genere non oso pensare se dovessi mai sposarti cosa combineresti. Comunque non preoccuparti, farò in modo che non inciampi sui tuoi stessi piedi ed imparerai a ballare molto prima di quanto tu immagini. In fondo sta sera sono il tuo cavaliere, di conseguenza è un mio dovere aiutarti." disse ridendo di gusto mentre continuava a guidarmi verso la sala.
Osservavo l'entrata della sala con timore cercando di rilassarmi il più possibile nonostante iniziassi a domandarmi cosa pensassero gli altri vedendomi.
"Ora rilassati e si te stessa. Farò si che non ti senta osservata nemmeno una volta." mi sussurrò all'orecchio non appena varcammo la soglia, entrando così, in un mondo completamente diverso. Mi sentivo come teletrasportata in tutt'altra epoca, un'epoca che potevo solamente sognare ed immaginare grazie ai film o ai libri che m'avevano sempre fatto compagnia.
"Signori e signore, volevo ringraziarvi per la vostra presenza qui sta sera e annunciare così l'inizio di questa festa meravigliosa. Buon divertimento a tutti voi." annunciò Aro che risiedeva su di un rialzo della stanza di giusto tre scalini ma dalla quale scese velocemente prendendo una dama per mano ed aprendo così le danze proprio come si faceva nel settecento.
Rimanevo a guardare tutti i presenti prendere posto ed incominciare così a ballare unendosi ai tre signori in completo silenzio trasportati solo dalla melodia che echeggiava per la stanza. In mezzo a tutti quegli invitati potei scorgere Felix e Jane che ballavano assieme notando quanto Jane si sentisse a suo agio in tutto questo ma soprattutto a come fosse bella rispetto a tutte le altre vampire presenti nella stanza.
Improvvisamente Demetri mi fece un piccolo inchino davanti a me porgendomi la mano come invito, inizialmente avevo timore ma lui stesso m'aveva assicurato che m'avrebbe aiutato, così presi e con decisione gli posai la mano sulla sua sentendogliela poi stringere e trascinarmi così in mezzo alla sala poggiando l'altra mano sul punto vita incominciando a farmi ballare dolcemente.
"Credo di dovermi ricredere su parecchie cose. Se vuoi sai essere un buon amico." dissi a bassa voce mostrandogli un sorriso alla quale ricambiò mentre continuavamo a ballare. Era strano come i nostri sguardi rimanevano fissi l'un l'altro, ma soprattutto era strano che non m'accorgessi realmente se qualcuno mi fissava o meno.
Passammo diverso tempo a ballare in silenzio ma ad un tratto venne interrotto dal cambio di canzone e Demetri mi accompagnò ad un tavolo situato in un angolo della sala dove erano distribuite con raffinatezza diverse leccornie per chi come me era umano o almeno, per chi aveva bisogno di mangiare cibo umano. Riuscii a finire di mangiare l'ultimo stuzzichino che avevo scelto quando Aro ritornò su quel piccolo rialzo fermando così tutto quanto.
"Miei cari, siete qui sta sera a festeggiare un'avvenimento molto importante. Come alcuni di voi sanno e come altri invece si saranno accorti, abbiamo un nuovo membro fra noi. Ed oggi questa festa è stata organizzata in suo onore, come cerimonia ufficiale nell'entrare a far parte del nostro clan." annunciò con enfasi attendendo che arrivassi al suo cospetto. Non appena feci un lieve inchino al suo cospetto mi mostrò un sorriso soddisfatto e fiero mentre Caius prendeva una scatolina dalla sua tasca.
"Denise, come tutti i qui presenti e dinnanzi a loro dovrai prestare giuramento di solenne fedeltà al clan. Dovrai servirci e rispettarci, noi, tuoi signori eterni che t'abbiamo accolto nella nostra casata. Giuri tutto questo ora e in vincolo in eterno?" domandò Aro in trepida attesa di sentire una mia risposta.
"Giuro solenne fedeltà, di rispettarvi e servirvi in eterno mio signore." dissi inchinandomi nuovamente a lui mentre apriva la scatolina con all'interno la collana con raffigurato il loro stemma.
Non appena la prese in mano iniziò subito a sistemarmela al collo per poi sussurrarmi all'orecchio che nonostante il giuramento fatto i nostri accordi non sarebbero cambiati minimamente.
"Con questo, miei cari ospiti, vi invito ad aprire nuovamente le danze e vi ricordo che potrete servivi ai tavoli posizionati negl'angoli nel caso aveste dei leggeri languorini." disse infine congiungendo le mani quasi emozionato da quanto era appena accaduto.
Senza indugi e senza riflessioni feci un piccolo inchino verso i tre signori e mi diressi direttamente verso Demetri che non aveva fatto altro che aspettarmi in silenzio osservando tutto quanto.
"Benvenuta tra noi." disse porgendomi un sorriso mentre mi portava un po' distante da tutti fingendo di ballare così da poter passare tranquillamente in mezzo agli ospiti ed arrivare in fondo alla sala dove poco più avanti c'erano i tavoli.
"Mi allontano qualche secondo verso il tavolo laggiù. Vuoi che ti porto qualcosa al ritorno?" mi domandò quasi con dolcezza. Anche se esteriormente non lo mostravo, ero come sbalordita dal suo comportamento e dai suoi gesti. Era un'ottimo cavaliere e sapeva comportarsi come un vero gentiluomo, iniziavo a comprendere perchè le gran dame lo richiedessero in quel modo.
"Per ora no, ma grazie lo stesso del pensiero." gli risposi sorridendo mentre lo guardavo allontanarsi verso il tavolo e in quel frangente iniziai ad osservarmi attorno in modo molto più accurato.
La prima cosa che notai fu quanti vampiri in realtà ci fossero al cospetto di Aro, come Jane e Felix fossero felici di passare quella serata a quel modo, così come lo erano Chelsea ed Afton, ma in mezzo a tutto quel vociferare non potei non evitare di riconoscere la voce di Alec. Compresi che stava parlando con qualcuno, ma con chi? E da quando era nella sala? Ma soprattutto perchè non m'aveva invitata?
Iniziai a cercare dove potesse trovarsi infiltrandomi tra gli ospiti e quando lo vidi potei comprendere cosa diceva, ma sopratutto con chi parlava. Era in compagnia di Heidi che ballavano elegantemente in disparte e come se non bastasse diceva che m'avrebbe lasciato quella sera stessa. Non m'aveva invitato e m'aveva evitato solo per lei? Ed era deciso a lasciarmi proprio quella sera? A quei pensieri mi sentii pervadere dalla rabbia ma soprattutto dalla tristezza. Volevo uscire da quella sala e tornarmene a casa, ma non potevo o almeno non con Aro che mi teneva sotto sorveglianza, non con Demetri che stava facendo di tutto per tenermi compagnia. Decisi così di dirigermi verso la piccola terrazza che dava sul giardino interno del palazzo, almeno avrei respirato aria fresca e sarei riuscita probabilmente a ritrovare la calma per poter almeno proseguire la serata.
"Sapevo che non ti avrei ritrovata dove t'avevo lasciata, ma suppongo anche che sia succeso qualcosa per sospirare così tanto." disse Demetri alle mie spalle mentre si portava a venirmi di fianco.
"Lasciamo stare... L'ho visto qualche secondo fa con Heidi e ammetto di essere su tutte le furie per questo. Ma non voglio pensarci né voglio rovinare la festa, peccato che mi stia anche annoiando e quindi pensarci mi viene spontaneo." dissi abbassando sempre più il tono della mia voce mentre continuavo a fissare il giardino lasciando spazio al vociferare degli ospiti.
"Per la noia si può fare qualcosa. Ovviamente non possiamo uscire da qui fino a quando Aro non avrà annunciato il terminare della festa. Quindi potremmo fare ciò che facevano un tempo i gransignori a queste feste monotone e noiose." disse affiancandomi completamente ricevendo così uno sguardo interrogatorio da parte mia.
"Devi sapere che quando accompagnavo alcune dame a feste di questo genere, c'erano altre coppie che per non annoiarsi iniziavano ad imitare personaggi più importanti di loro. Potremmo fare lo stesso anche noi." disse rimanendomi a fissare in attesa di qualcosa.
"Sembra interessante. E chi dovremmo interpretare?" domandai con un tono quasi scettico.
"Semplice. Tu una gran dama di estrema importanza mentre io il tuo umile servitore non che tuo cavaliere in questa noiosissima festa." disse ridendo per poi volgermi un inchino.
"Allora milady siete d'accordo con me?" mi domandò porgendomi la mano come quando m'aveva chiesto di ballare silenziosamente ma in modo del tutto raffinato e pieno di fascino.
"Certamente milord, ma m'aspetto che mi serviate con umilità." dissi sorridendogli e porgendogli la mano raddrizzando la schiena così da darmi una figura più importante e sembrando che mi dessi chissà quale arie, ma dopo poco scoppiai a ridere insieme a lui.
"D'accordo, la dama egocentrica non è per me." dissi continuando a ridere per poi lasciare che Demetri mi guidasse nuovamente dentro la sala e ballassimo nuovamente continuando però a parlare ogni tanto cercando di non ridere rumorosamente.
Finalmente il tempo stava iniziando a scorrere più velocemente ma a causa di questo iniziavo a sentirmi sempre più stanca e con i piedi completamente a pezzi.
"Demetri avrei bisogno di sedermi almeno un po'..." gli sussurrai all'orecchio e senza che dovessi aggiungere altro mi portò immediatamente verso una panchina così che potessi sedermi con tutta tranquillità.
Anche se seduti continuavamo a recitare quei piccoli ruoli commentando anche degli ospiti, ma ad un tratto venimmo interrotti da Aro che si rivelò preoccupato del fatto che fossimo a sedere da un po' di tempo. Quando gli spiegai come mai mi dovetti fermare e del perchè eravamo ancora seduti sembrò comprendere a pieno le mie motivazioni suggerendomi di andare a dormire così che potessi essere in ottime forze il giorno dopo, ma più che un suggerimento era un ordine siccome incaricò Demetri di accompagnarmi nella mia stanza.
A quell'ordine non protestai nemmeno e lasciai che Demetri mi guidasse all'uscita della sala pensando a quella stanza che non era mai stata mia, ma che in realtà apparteneva solamente ed esclusivamente ad Alec. Non appena pronunciai a mente il suo nome venni pervasa da dei piccoli brividi lungo tutta la schiena, come aveva potuto fare tutto questo? Mi domandai arrestandomi improvvisamente mentre scendevamo le scale per poi voltarmi verso Demetri.
"Non voglio dormire nella stanza di Alec. Preferisco che mi lasci dormire in giardino, ma nella sua stanza sta sera non ci ritorno, né ci ritornerò la sera dopo." dissi mentre lo fissavo negl'occhi notando la sua incredulità per quanto stavo dicendo.
"Non puoi dormire in giardino. Ti potresti ammalare e soprattutto in quanto tuo cavaliere non sarebbe cortese farti realmente dormire all'aperto. Piuttosto ti ospito in camera mia." disse iniziandomi a trascinare verso la sua stanza senza che io potessi realmente dargli una risposta. Non appena arrivammo nella sua stanza mi fece sedere immediatamente sul letto così da poter andare a richiudere la porta e lasciarmi togliere le scarpe.
"Avevo i piedi completamente a pezzi.... Comunque non voglio crearti disturbo quindi rimarrò giusto il tempo che i piedi si riprendano ma poi andrò a dormire da tutt'altra parte." dissi mentre m'osservavo i piedi siccome mi sentivo completamente a disagio.
"Non mi create nessun disturbo milady, potrete anche dormire qui nella mia stanza tutte le volte che vorrete. Come le dissi già in passato obbedirei a qualsiasi ordine per voi." disse improvvisamente tornando a recitare come avevamo fatto per tutta la serata ed a quelle parole iniziai a ridere.
"Se davvero obbedireste ad ogni mio ordine allora voglio che voi mi baciate. Qui ed ora." dissi con tono provocatorio e probabilmente di sfida, ma con l'idea che non avrebbe mai eseguito realmente il mio ordine e sarebbe solo scoppiato a ridere.
Fu un attimo breve in cui i nostri occhi si incrociarono realmente per poi ritrovarmi le sue labbra sulle mie che mi cercavano e mi chiamavano più di quanto non avessi immaginato. Era un bacio che non avevo mai sentito in vita mia, un bacio dolce e pieno di sensazioni che non erano per niente comparabili a quei baci scambiati con Alec. No, il suo era completamente diverso. Non era pieno di egoismo e possessione, avevano quella nota di desiderio che non faceva che richiamarmi a se fino a farmi sdraiare completamente sul letto ricambiando quel bacio con la stessa intensità.
Per un breve istante iniziai a pensare e pregare che proseguisse, che realizzasse quel piccolo sogno perverso che stavo iniziando ad avere su di lui e subito dopo potei sentire le sue labbra scendere fino al bordo del corpetto, dove le sue mani avevano iniziato a slacciare quel fiocco che tanto aiutava a sorreggere il seno tornando infine a posare nuovamente le sue labbra in un punto poco più sopra del corpetto proprio dove la collana avrebbe dovuto poggiare.
"D-Demetri... Io... Io non so se quello che stia accadendo è giusto..." sussurrai a fatica rischiando di mangiarmi quasi tutte le parole. Sentivo il desiderio ardermi dentro, volevo che non si fermasse, che tutto ciò proseguisse, ma se doveva capitarmi ciò che m'era capitato con Alec... Non volevo soffrire nuovamente.
"Sono andato troppo oltre vero?" mi domandò osservandomi intensamente cercando probabilmente di comprendere cosa pensassi e dopo poco distolsi il suo sguardo arrossendo ed annuendo in tutta risposta alla sua domanda.
"Forse è meglio che tu vada a dormire. Ti lascio la chiave della stanza così se per caso hai paura che possa farti qualcosa mentre dormi o che entri qualcun'altro potrai chiudere la stanza a chiave." disse con tono quasi di amarezza mentre si spostava da sopra di me così da permettermi di sedermi su quel letto, ma quando gli vidi porgermi la chiave gli richiusi la mano istintivamente.
"Non ho di questi timori. So di potermi fidare. Solo ti prego, non far entrare Alec nel caso arrivasse. Non voglio vederlo e tanto meno parlarci. E poi quello che è accaduto ora è solo a causa mia... Non... Non avrei dovuto spingere il gioco oltre..." dissi con un certo imbarazzo evitando il suo sguardo in tutti i modi.
"Sei proprio una ragazza dal cuore nobile." mi disse porgendo un lieve sorriso mentre posava la chiave sul comodino che era accanto al letto.
"Lascerò lo stesso la chiave qui, anche perchè non resterei qua." disse dirigendosi immediatamente verso la porta d'uscita.
"Demetri la stanza è la tua. Non voglio che ti costringi a stare fuori dalla tua stessa stanza per un mio capriccio. Io dormo tranquilla anche se tu stai qui, l'importante è che poi tu non mi prenda in giro per come potrei comportarmi mentre dormo. Sai potrei anche sbavarti tutto il cuscino." dissi ridendo cercando di fargli comprendere che la sua presenza non m'avrebbe cambiato nulla. A quelle parole lo vidi trattenersi una risata e sedersi ai piedi del letto sospirando lievemente.
"Se ti fa piacere che rimanga qui, rimarrò... Ora però infilati sotto le coperte e riposa." disse osservandomi mentre mi coprivo rannicchiandomi quasi su me stessa, ma riposare era una parola grande. Avevo tanti pensieri per la testa, Alec che oramai aveva preso la sua decisione e mi voleva lasciare, Demetri che aveva iniziato a rivelarsi un'amico. Ma la cosa che più continuavo a pensare era il bacio che c'era stato qualche attimo prima. Dovevo essere distrutta dalla rabbia e dalla tristezza per quello che avevo sentito dire da Alec, eppure me n'ero come fatta una ragione e probabilmente Demetri stava iniziando ad interessarmi in modo differente, però... Se fosse stato anche lui come Alec? E se quel bacio l'avesse dato solo perchè stavamo scherzando? Allora perchè sembrava sentirsene così in colpa? Perchè sembrava comportarsi diversamente con me? Che anche lui mi stesse prendendo in giro e si stesse divertendo alle mie spalle? No, non sembrava affatto divertirsi prendendosi gioco di me, altrimenti perchè darmi la chiave della sua stanza... A quei pensieri crollai definitivamente nel sonno ma dalla quale venni svegliata improvvisamente da un forte rombo che fece vibrare quasi tutta la parete.
"So che è lì dentro Demetri! Lasciami entrare e sopratutto inizia a farti gli affari tuoi!" gridò qualcuno al di fuori della stanza. Riconobbi la sua voce e il fatto che sembrasse in collera iniziò a farmi rabbrividire. Perchè Alec si trovava lì fuori e cosa stava succedendo? Rimanevo in silenzio ascoltando ciò che succedeva tentando quasi di non respirare.
"Mi faccio gli affari miei. Semplicemente non voglio che tu la svegli per motivi del tutto futili. E soprattutto non voglio che la riporti nella tua stanza. Lei stessa ha detto di non voler restare nella tua stanza, né tanto meno di volerti parlare o vedere. Quindi vattene prima che inizi ad arrabbiarmi seriamente." nonostante il tono alquanto alterato sembrava voler mantenere la calma ma soprattutto cercava di mantenere il tono basso probabilmente per evitare di svegliarmi, ma non poteva immaginare che in realtà stavo ascoltando tutto.
"Le devi aver detto sicuramente qualcosa per farla convincere di dormire nella tua stanza. Che le hai fatto? Sei stato sempre un bravo adulatore ciarlatano, devi averle ricamato una bellissima storia per essere riuscito a trarla nella tua tana." notavo il suo disprezzo in quelle parole e probabilmente l'accannimento con la quale lo criticava.
"Vedo che con i secoli la tua convinzione non si è spostata di una virgola. Se lei è lì dentro è solo perchè LEI l'ha voluto. Io non costringo nessuno, né gioco con le persone come te. Sai, lei non è stupida come pensi. Ne tanto meno è sorda. Io mi sto solo comportando di conseguenza. Non ho bisogno di fingere, non ho bisogno di mentire." a quelle parole iniziai a domandarmi a cosa si riferisse, sembrava prendere in considerazione qualcosa del passato, qualcosa che ancora non sapevo ma che probabilmente m'avrebbe spiegato tante cose. Cos'era successo? A cosa si riferivano le loro parole così accusatorie? Che avessero dietro una spiegazione per il loro continuo disaccordo? Che riguardasse anche al fatto che Demetri non si fidasse più di nessuno? Iniziavano a sorgermi tante domande ed il loro discorso non faceva che essere ascoltato da me in silenzio cercando di comprendere meglio a cosa si riferissero e sperando che la situazione non degenerasse e rimanesse solo a parole.

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Capitolo 19
*** Dubbi e verità ***


capitolo 19 Autrice: Ciaoo!!! Come avrete notato il mio nickname è cambiato e quindi volevo scusarmi per tutta questa confusione del nick ed augurarvi una buona lettura ^^ Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere e alla prossima ^^ Baci e abbracci, Denny ❤ 


Dubbi e verità

"Basta Alec! E' ora che inizi a prendere in seria considerazione ciò che ti ha detto Demetri. Ho deciso di venirci da sola dicendogli di non volerti vedere, né parlarti. Ma a quanto pare non capisci. Per non parlare del fatto che non hai nemmeno il coraggio di dirmi le cose in faccia. Ma non preoccuparti, ci penso io." dissi mostrandogli un sorriso quasi affabile per poi avvicinarmi a lui di pochi passi.
"Tra noi, non esiste più nulla. Sei libero di startene con chi vuoi ma non provarmi a parlare mai più. Ed ora è meglio che tu te ne vada o non avrò esitazione nell'andare a lamentarmi con Aro e farti rinchiudere nuovamente nella tua stessa stanza." sibilai nervosa ritornandomene in stanza, senza nemmeno badare se andasse via, sbattendomi la porta alle spalle appoggiandovi la schiena contro.
Ero andata su tutte le furie ma questo a causa di quello che avevo sentito qualche attimo prima e di quello che stava per accadere...

Dopo che Demetri l'aveva iniziato a provocare sentii chiaramente Alec ringhiare sommessamente probabilmente per non arrabbiarsi ulteriormente.
"Nemmeno io ho mai avuto bisogno di mentirle. Devo solo parlarle di cose che non ti riguardano. Quindi fammi entrare." disse in un sibilo.
"La risposta è di nuovo no. Te lo ripeto, lei non vuole vederti e nemmeno parlarti. Ed è inutile che continui ad accusarmi. Non sono stato io a parlare con Heidi dicendo che volevo porre fine alla relazione con lei. Nè tanto meno son stato io a farle passare la voglia di partecipare alla festa. Per non parlare del fatto che non ero io il cavaliere che voleva, attendeva tutt'altra persona. Peccato che aveva altre donne da ammirare, altrimenti il poverino sarebbe stato deriso probabilmente. In fondo ha bisogno di una vera dama al suo fianco e non di un'ibrido, non è così?" domandò Demetri con fare arrogante e presuntuoso. Sembrava essere ritornato ad indossare quella maschera che non vedevo né sentivo da giorni, probabilmente era stato Alec la causa del suo cambiamento radicale.
"Taci!! Non sei nella posizione per poter commentare qualcosa che non ti riguarda." il tono di Alec era sempre più arrabbiato e alto, ma ciò che iniziò a preoccuparmi fu il breve silenzio che incominciò ad aleggiare il quel corridoio intravedendo una lieve nebbia raggiungere lo spiffero che c'era sotto la porta. Sapevo cos'avrebbe fatto così corsi ad aprire immediatamente la porta... Era ora che sapesse... Che parlassi...

Nel ricordare quel breve istante cominciai a sentirmi le gambe sempre più deboli, così mi lasciai scivolare lungo la porta fino a quando non toccai il pavimento. Avevo appena lasciato ciò che io pensavo d'amare, colui con la quale avevo concesso tutto e avevo permesso di conoscere ogni mio segreto più nascosto... Com'era possibile che tutto ciò stava accadendo realmente? Speravo che fosse tutto quanto un incubo, ma anche se provavo a convincermi di ciò sapevo benissimo che non era altro che la realtà.
"Demetri? ... Sei ancora lì fuori?" domandai quasi in un sussurro, rimanendo seduta a terra con la schiena contro la porta e cercando di percepire qualche movimento o parola da parte sua.
"Si, sono qui. E' tutto a posto?" mi domandò con gentilezza sentendolo avvicinarsi di qualche passo alla porta ed a quella domanda non potei che sentirmi ancora più a pezzi. Nulla era veramente apposto, avevo tante domande e ancora non potevo credere alle parole che io stessa avevo usato contro Alec difendendo Demetri a spada tratta .
".... Lui è ancora lì?" domandai senza dargli una risposta ed incominciando a rialzarmi leggermente.
"No, se n'è andato." lo disse con tono tranquillo, come se tutto questo non l'avesse scalfito nemmeno di poco. Ma chissà se fosse tutto realmente vero o fosse anch'essa una maschera per non farmi sentire peggio.
A quei pensieri aprii la porta di scatto e l'osservai dritto negl'occhi cogliendo così quella piccola nota di preoccupazione che aveva nei miei confronti.
"Mi dispiace di averti coinvolto in qualcosa che avresti potuto benissimo evitare ed anche di aver sbattuto la porta di camera tua... Non era una reazione che avrei dovuto fare così liberamente come se la camera mi appartenesse." dissi abbassando leggermente lo sguardo e tirando un lieve sospiro sentendomi ancora carica di adrenalina e con la voglia di piangere per il resto della notte.
"Per quanto mi riguarda, potevi anche staccarla e sbattergliela in faccia che non m'avrebbe dato fastidio. Eri piuttosto arrabbiata e probabilmente sconvolta sentendoci discutere a quel modo, anche se non ho idea da quand'è che tu ci stavi ascoltando." disse appoggiandosi allo stipite della porta osservandomi mentre andavo a sedermi sul letto come se fossi stata completamente esausta.
"Ho iniziato a sentire tutto dopo che uno di voi ha colpito probabilmente la parete... E da quanto era infuriato ho dedotto fosse stato lui." ammisi sospirando lievemente per poi proseguire a parlare:
"Ti infastidisce se rimango qui a dormire? Ho bisogno assolutamente di chiudere gli occhi e riposare..." dissi sbadigliando improvvisamente.
"Se nessuno t'avesse svegliato staresti ancora dormendo, quindi direi che non m'infastidisce. Levo il disturbo e ti lascio riposare tranquillamente. Ci vedremo appena sarai sveglia." disse volgendomi un sorriso e voltandosi per andare via, ma stare sola non m'avrebbe aiutata affatto. Avevo bisogno di sentirmi in compagnia per poter riposare realmente, altrimenti sola non avrei fatto altro che prestare attenzione a qualsiasi rumore che provenisse all'interno di quella stessa stanza con la preoccupazione che fosse Alec o qualcun'altro che veniva per importunarmi.
"Dormirei più tranquilla sapendo che ho compagnia in camera. E poi non è nemmeno sicuro che mi riaddormenti dopo quanto successo." dissi mentre mi infilavo sotto le coperte ed aspettando che mi rispondesse.
La sua risposta non fu altro che chiudere la porta e venire a sedersi nel posto affianco al mio per poi volgermi un lieve sorriso e volgermi nuovamente la domanda se fosse tutto a posto. Avrei voluto rispondere di si, ma il mio stesso corpo iniziò a tradirmi. Gli occhi iniziarono ad appannarsi e il respiro a farsi sempre più irregolare poichè tentavo di trattenere il tutto, finendo così a piangere silenziosamente girandomi di scatto dalla parte opposta alla sua; improvvisamente la sua mano iniziò ad accarezzarmi i capelli e ciò che riuscii a dire poco prima di addormentarmi fu che l'indomani sarei stata meglio.

"Esaudirò ogni tuo volere, anche il più egoistico." mi sussurrò all'orecchio mentre mi accompagnava in una stanza lussuosa, appartenente di certo ad una dama di grande importanza.
"Allora voglio che tu mi abbia. Qui ed ora." sussurrai maliziosamente mentre lo trascinavo all'interno della stanza fino a lasciarmi cadere sul letto con lui sopra. A quel gesto il suo sorriso divenne improvvisamente malizioso e le sue labbra iniziarono a reclamare le mie fino a che non scesero lungo tutto il collo ed arrivarono alla scollatura del mio vestito mentre la sua mano aveva iniziato a percorrermi tutta la gamba alzandola leggermente verso di sé per poi farla appoggiare sulla sua natica. Era tutto piacevole ma con chi ero realmente? Perchè non comprendevo chi fosse e sembrasse solo un volto scuro? Poi improvvisamente vi comparse un viso e m'alzai di scatto dal letto col fiatone....

"Che sogno assurdo..." pensai riprendendo tutto il fiato possibile ed incominciando ad osservarmi attorno notando che Demetri non era più nella sua stanza, ma soprattutto che il sole era già spuntanto da un po'. A quella vista incominciai a correre nella stanza di Alec per prendere le poche cose che avevo lasciato lì e per potermi così cambiare d'abito.
Sbrigai quelle poche cose in brevissimo tempo dirigendomi subito dopo nel salone delle conferenze, dovevo parlare con Aro e fargli una piccola richiesta alla quale non avrebbe certamente rifiutato. Quando arrivai davanti al portone incontrai Demetri che ne usciva piuttosto pensieroso, rischiando quasi che m'investisse nonostante camminasse a passo d'uomo.
"Che ci fai qui?" ci domandammo in coro stupiti e comprendendo quanto successo trattenemmo una lieve risata.
"Ho da porgere una richiesta ad Aro. Tu?" gli domandai incrociando le braccia in attesa di una risposta.
"Stavo per venirti a chiamare. Aro vuole parlarti o forse parlarci, non ne ho idea." disse alzando leggermente le spalle per poi tornare indietro ed aprire il portone lasciandomi entrare per prima.
"Volevate parlarmi Signore?" domandai porgendo un lieve inchino ad Aro sentendolo ridere di gioia quasi da passare per pazzo.
"Così efficiente e piena di grazia. Mi fa piacere potervi vedere in questo modo, nemmeno vostro padre era così obbediente." disse con tono superficiale, come se quella persona non fosse altro che nullità, ma chissà com'era in realtà. Ricordavo poco dei miei genitori e l'idea che per lui non contasse gran che non faceva altro che farmi ribollire il sangue e poi chi lo rendeva così sicuro che fosse stato proprio il vampiro al suo cospetto il mio vero padre?
"Stanotte ho sentito la discussione avvenuta tra voi ed Alec. Volevo chiedervi come mai avete minacciato Alec in quel modo. Fin ora non vi ho mai sentita così sicura di qualcosa che potesse andare contro di lui." disse Aro riportandomi momentaneamente con la mente a quella notte.
"Signore stava per fare del male a Demetri ingiustamente, non potevo stare in silenzio. Soprattutto perchè se non fosse stato per Demetri non mi sarei presentata alla festa poichè non avevo nessun accompagnatore. E se non sono ammalata anche questo è grazie a lui. Io volevo dormire in giardino siccome arrabbiata con Alec mentre Demetri si è offerto gentilmente di ospitarmi nella sua stanza." ammisi senza aggiungere altro. Non volevo sapesse interamente i dettagli del perchè avessi reagito a quel modo, ma anche se avevo detto ciò ne sembrava alquanto scettico.
"Demetri. Potete confermare quanto appena detto dalla signorina?" domandò con tono serio ed autoritario.
"Si mio Signore. Denise non voleva né vedere né parlare con Alec quella sera, così per evitare il tutto voleva dormire in giardino. Ricordando che poteva ammalarsi l'ho ospitata nella mia stanza." spiegò rimanendo con la testa china fino a quando non finì di parlare per poi volgermi un lieve sguardo, probabilmente d'intesa. Anche se silenziosamente mi stava aiutando a mantenere celato il fatto che Alec fosse stato il primo a volermi lasciare e che quindi tutto quanto era stato causato dalle sue stesse parole.
"Infatti, mio Signore, se sono qui è anche per chiedervi una stanza personale, così da poter avere anche il mio guardaroba personale." dissi guardando Aro con decisione vedendolo sorridere leggermente a quelle parole.
"Mia cara, devi sapere che con la cerimonia di ieri avevi già a disposizione l'opportunità di avere una stanza. Certamente il fatto che voi me l'abbiate richiesta personalmente mi rende felice. E con quello che abbiamo potuto udire questa notte ho deciso di accellerare i tempi. Di fatti come informavo qualche minuto prima con Demetri ho fatto preparare la vostra stanza al secondo piano non troppo lontano dalla biblioteca. Ovviamente avrete da riempire il guardaroba e se vorrete potrete migliorare la stanza come più vi aggrada. Demetri sapete già qual'è la stanza, quindi accompagnatela pure. In quanto a voi signorina se vorrete potrete iniziare a far compre già da oggi, troverete tutto nella vostra stanza naturalmente." concluse porgendomi un sorriso e facendomi segno di andare assieme a Demetri. Felicemente porsi un sorriso ad Aro inchinandomi lievemente ed incamminandomi assieme a Demetri per arrivare così alla mia futura stanza.
Certamente avere una propria stanza significava che per Aro ero entrata a far parte realmente del clan e che quindi ben presto m'avrebbe affidato qualche missione, ma ora tutto ciò non mi preoccupava affatto. L'idea che potessi avere un luogo dove poter star sola senza che fosse la biblioteca o il giardino iniziava ad entusiasmarmi.
Quando vi entrai potei notare che alla parete opposta alla porta vi erano due porte, una leggermente più grande dell'altra ed alla mia destra c'era un'enorme finestra che affacciava ad un  balcone di media grandezza, ma ciò che notai all'istante era la grandezza di quella stanza. Era probabilmente la stanza più grande che io avessi mai visto ed incuriosita da quelle due porte andai senza esitazione ad aprire quella più grande che assomigliava moltissimo a delle ante di un'armadio. Accendendo la luce vi compresi come mai quella somiglianza. Quella non era una stanza qualsiasi, quello era il mio intero guardaroba che avrei dovuto finire di riempire a mio piacimento. Osservando quella stanza non riuscivo a domandarmi come mai avesse voluto offrirmi una stanza simile e soprattutto con al suo interno un'arredamento da vera principessa.
"E'... E' una stanza da sogno. Forse anche troppo per me." dissi senza voltarmi mentre richiudevo la porta del bagno che avevo appena visto.
"Veramente è più che adatta a te. Sai, so quanto ti piacciono i passaggi segreti e qui ne hai ben due. Ovviamente Aro è a conoscenza di entrambi, ma è per questo che ha pensato di darla a te. Vieni ti mostro il primo passaggio segreto." disse improvvisamente Demetri entrando finalmente in stanza e prendendomi per mano per poi guidarmi fino alla parete accanto alla porta d'uscita dove vi era un mobile con sopra lo scomparto apposito per porvi dei libri o qualsiasi altro oggetto io volessi, aprendo infine i due sportelli del mobile potei scorgere una piccola strada che portava per chissà dove.
"Certo entrare è un po' scomodo, ma ai tempi della servitù erano piuttosto comodi passaggi di questo genere." spiegò Demetri mentre mi faceva strada aiutandomi ad entrare in quello che poi diventò un corridoio interamente di pietra.
Proseguimmo in silenzio per diverso tempo lungo quello stretto corridoio chiedendomi dove m'avrebbe portato e quando uscimmo scoprii di ritrovarmi nell'angolo più remoto della biblioteca.
"Non mi sarei mai aspettata di trovare dei passaggi segreti. E' una cosa fantastica." dissi guardandomi attorno ancora incredula.
"Aspetta di vedere il secondo." disse volgendomi un sorriso affabile. Stavo iniziando ad abituarmi ai suoi sorrisi pieni di gentilezza, tanto che preferivo vederlo sempre in quelle fattezze anche quando ricordavo la prima volta che lo incontrai.
Ripercorremmo quel piccolo corridoio ritornando così alla mia stanza per proseguire all'interno del mio guardaroba e sollevare una piccola botola che portava anch'essa ad un cunicolo sotterraneo, però questo a differenza del primo notai che era molto più buio e lungo. Camminammo probabilmente per un tempo maggiore rispetto a quando avevamo percorso il primo corridoio, ma questo aveva una fine completamente diverso. Aveva una seconda scala che ti riportava su lasciandoti spazio, una volta che avresti aperto la seconda botola, al verde completo.
"Ma... Questo è il giardino interno del palazzo." dissi iniziando a correre fuori lungo tutto il giardino.
"Sapevamo che ti sarebbe piaciuto. Aro farà sempre in modo che tu stia bene qui. In fondo vuole assicurarsi che tu gli mostri fedeltà assoluta nonostante la parentela coi Quileute. Quindi ti lascia giusto quella libertà da non ritrovarsi i licantropi contro." disse Demetri con disinvoltura mentre riapriva la botola ed a quelle parole non potei che annuire.
"Effettivamente la stanza mi piace tantissimo e supponevo che l'avesse fatto per qualcosa del genere. Comunque l'importante è che i patti si rispettino. Fino a quando lui rispetterà ciò, io manterrò la mia parola." affermai mentre rientravamo in quel tunnel per ritornare alla stanza.
Quando finalmente rientrammo notai ciò che fino a prima era sfuggito ai miei occhi, una lettera da parte di Aro. L'aprii velocemente leggendo tutto quanto a mente e tirando un piccolo sospiro scoprendo che non era altro che un augurio per la mia nuova stanza e la mia permanenza nella casata, ma ciò che mi lasciò stupita è che all'interno di quella lettera c'era anche una carta di credito a nome mio.
"Ogni membro importante della casata ne ha una. Per ora siamo solo io, Felix, Jane, Alec e Chelsea a possederne una." mi spiegò Demetri che era arrivato al mio fianco silenziosamente.
"Che ne dici di venire con me a fare compre? C'è anche il tempo ideale perchè tu non possa brillare." dissi voltandomi improvvisamente verso Demetri notandolo alquanto perplesso per poi dirmi che sarebbe andato a chiedere il permesso ad Aro per poter uscire da palazzo. Aprofittai di quella solitudine per fare un piccolo giro tra i corridoio e rimanere tra i miei pensieri, ma soprattutto per poter andare a mangiare qualcosa. Avrei scoperto cos'era successo tra Demetri ed Alec o comunque perchè quei due non andavano così tanto d'accordo.
"Ehi Denise! E' tutto a posto?" era una voce grossa e che sembrava piuttosto preoccupata.
"Ciao Felix. Certo. Mai stata meglio." dissi sorridendogli, ma mentendogli spudoratamente e probabilmente anche lui come tutti gli altri aveva sentito qualcosa poichè mi guardò con fare insistente facendomi così ammettere che non era altro che una bugia.
"Non sono triste se è questo che pensi. Mi sento solamente confusa. Inizio a ricredermi su Demetri, avevi ragione quando dicevi che era solo apparenza. Però non capisco perchè fare così. Insomma ho compreso che qualcuno gli deve aver fatto un torto, ma perchè ce l'aveva con me e perchè sembra avercela tanto con Alec? Per non parlare del fatto che Alec si è arrabbiato perchè dormivo nella stanza di Demetri quando lui aveva intenzione di dare un taglio alla nostra storia." dissi a perdifiato mentre ci sedevamo al tavolo della cucina sentendolo sospirare leggermente.
"Non credo che dovrei essere io quello a spiegare. Ma se chiederesti a loro probabilmente non te lo racconterebbero, o meglio, lascierebbero a metà tutta la verità." mi disse Felix mentre si sedeva di fronte a me.
"Vedi, il vero Demetri è quello con cui parli ora. Lui è sempre stato gentile con qualsiasi nuovo arrivato, anche coi gemelli lo era. Addirittura era il suo incarico quello di accogliere i nuovi arrivati e metterli sotto dura prova, era degno di fiducia secondo Aro. Col tempo però iniziavano ad accadere strani fatti. Allievi che si arrabbiavano senza un vero motivo con Demetri, Aro iniziava a non porvi più la fiducia che aveva prima e Demetri si ritrovò degradato." disse rimanendomi a fissare per poi riprendere con la spiegazione:
"Scoprii che Alec assieme a sua sorella non facevano altro che spargere false voci ed incastrare in ogni loro errore Demetri. Non c'era un vero perchè, probabilmente per poter diventare i beniamini di Aro o forse a causa del loro passato. Ma a causa di questo Demetri si ripromise a se stesso che non si sarebbe mai più fidato di nessuno a parte di me. Però sono felice di vedere che con te sta prendendo la stessa confidenza, anzi dovresti sentirti fortunata per ieri sera. Avevo provato a convincerlo di venire alla festa in mille modi ma non ne voleva sentire parlare e poi, all'inizio della festa lo ritrovo al tuo fianco. A nessuna donna avrebbe permesso di chiedergli qualcosa del genere quando mancavano due ore all'inizio della festa." disse ridendo leggermente sentendomi le gote leggermente rosse nel sentire che dovevo ritenermi fortunata.
"Comunque quando Alec dice che Demetri è un casanova in parte si sbaglia. Certo fino a poco tempo fa per passatempo intrappolava tante donne lasciandosi andare nelle vie del piacere per colmare la noia dei secoli, ma ha sempre sperato di trovare quella che lo rubasse completamente. Tutti qui abbiamo dei segreti che non vorremmo mai che venissero a galla e il fatto che lui si divertisse con le donne soddisfandole proprio come era obbligato a fare da umano è una questione che nemmeno dovrei svelarti." disse con un sorriso alquanto malinconico.
"E se non dovevi svelarmela allora perché me l'hai detta? E comunque i secoli sono tanti e l'immortalità lo è altrettanto. Io stessa mi domando come abbiate fatto a non impazzire per la noia di stare sempre dentro un palazzo.... Hai detto tempo fa, perchè?" a quelle domande vidi Felix fare spalluccie per poi alzarsi e spostarsi leggermente da dov'era.
"Perchè è da un bel po' di anni che non lo vedo o sento parlare di donne. Sembra voler solo cercare ciò che può farlo stare bene. E tutto questo te lo dico perchè ritengo sia il minimo che io possa fare per far si che Alec non distrugga la vostra amicizia. Anche se difficile da credere Demetri ci tiene al vostro rapporto, forse anche più di quanto lui stesso immagini." disse infine salutandomi con un cenno della mano e sparire dalla cucina.
Cosa volevano dire le parole di Felix? In che modo Alec avrebbe potuto distruggere ciò che stava nascendo tra me e Demetri? Di cos'era a conoscenza Felix per insinuare che Demetri tenesse tanto alla nostra amicizia? E se invece non si trattasse più di amicizia ma per lui era qualcosa di più?

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Capitolo 20
*** Pensieri differenti ***


capitolo 20 Autrice: Ehilà!!! Finalmente sono riuscita a finire questo capitolo alquanto... particolare XD Scoprirete leggendolo il perchè. Prima di lasciarvi immergere nella lettura però, volevo ringraziare Chrissie che mi ha convinto maggiormente nello scrivere questo capitolo. Detto ciò vi saluto e vi mando un grosso abbraccio virtuale e mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate cattivo o buono che sia!! ❤ ❤ Denny ❤ 

Pensieri differenti

Quando avevo conosciuto Alec pensavo che mai sarebbe accaduto tutto ciò... Che avrei perso la fiducia di Aro, ma soprattutto che qualcuno potesse approfittarsi di quella bontà che c'era in me per farsi strada. Avevo giurato vendetta. Una cosa piccola, innocua, ma che l'avrebbe segnato in eterno proibendolo della felicità che anche per poco avrebbe potuto provare. Questo era stato il mio pensiero costante anche quando venni a conoscenza di Denny. Mi sarei vendicato su di lei poichè stava diventando la cosa più importante per Alec... Pensai la prima volta, ma qualcosa nel suo odore aveva scaturito una fame incontrollabile nei suoi confronti.
Riuscii comunque a far punire Alec ed ottenere così quella piccola vendetta ma volevo farlo sapere anche a quella ragazza, in fondo se Aro la voleva tra noi un motivo doveva esserci. Non ci volle molto perchè lo scoprissi, bastò che le parlassi della punizione perchè lei si rivelasse realmente per quel che era. Non era umana, non era vampira, ma non era nemmeno un licantropo... Era qualcosa di indefinito. Un'ibrido che non avevo mai visto ma che sapeva combattere meglio di me e di chiunque altro e nonostante tutto venni incaricato ad addestrarla, ma perchè io? Perchè non poteva farlo quel nanerottolo che quella ragazza amava tanto? Avevo provato a protestare diverse volte ma Aro iniziò a parlarmi di una seconda possibilità, che mi avrebbe ridato il grado che avevo perso, perchè non accettare? In fondo avrei riavuto il rispetto di un tempo.
Fu da quel momento che imparai a conoscerla sul serio e probabilmente ad affezionarmici, nonostante tutto quello che le avevo fatto era stata disposta a darmi fiducia... Una fiducia che ben presto si trasformò in amicizia non appena mi scusai con lei per tutto quello che le avevo fatto, preoccupandomi anche della sua salute poichè scoprimmo che a causa della sua natura un morso di vampiro poteva ucciderla o renderla come noi, ma con una sofferenza maggiore.
Con il tempo m'accorsi che lei non era come i gemelli, né tanto meno come tutti gl'altri. Non aveva perfidia... solo quando le si toccava ciò che più aveva di prezioso al mondo, ovvero le persone più importanti per lei, diventava l'incubo peggiore per chiunque. Passando così tanto tempo con lei, iniziai a provare un certo interesse nei suoi riguardi, ma avevo bisogno di parlarne con qualcuno e l'unico con cui potevo non era altro che Felix. Peccato però, che il destino decise di farmici scontrare venendo così a scoprire che Alec aveva intenzione di lasciarla, anche se non avevo compreso da dove fosse sbucata iniziavo a chiedermi come Alec poteva pensare una cosa simile su di lei. Solo uno scellerato avrebbe deciso di lasciarla dopo tutto quello che era successo.
"Se tu fossi stata la figlia di una gran dama, avrei obbedito ad ogni ordine imposto pur di rimanere sotto il tuo stesso tetto." era ciò che le avevo detto di particolare, ma mai avrei immaginato che fossero parole vere. Probabilmente stavo iniziando a provare qualcosa che non era affetto, né tanto meno amicizia, qualcosa che forse nemmeno io sapevo dargli una vera e propria definizione, semplicemente avrei veramente esaudito ogni suo desiderio pur di vederla col suo sorriso così contagioso e privo di sofferenza, quando la vidi la sera della festa non potei che averne la conferma.
Qualsiasi dama sarebbe stata invidiosa nei suoi confronti. Il suo volto, il suo fisico messo in risalto dal vestito, il suo comportamento, persino il suo camminare emanava fascino portandomi i pensieri altrove.
Ballammo fino a quando Aro non la chiamò a sé per presentarla a tutto il clan facendole giurare solenne fedeltà. Come da dovere le diedi il mio benvenuto e la portai un po' distante da tutti per poter così andare verso Felix
con la scusa di prendere qualcosa al tavolo, siccome l'avevo visto lanciarmi occhiate incredule e piuttosto indagatorie durante la festa.
"Pensavo non ti saresti fatto vivo alla festa di stasera. Invece sei addirittura il cavaliere di Denny. Sta succedendo qualcosa della quale dovrei esserne a conoscenza?" mi domandò Felix non appena arrivò al tavolo mentre rideva porgendomi un calice ed allontanandoci leggermente da orecchie indiscrete.
"Non c'è nulla di particolare, avevi solo ragione quando dicevi che lei non centrava nulla con la mia vendetta, e sta sera sembrava piuttosto triste perchè Alec non l'aveva invitata, così mi sono offerto io... E' molto diversa dalle altre donne, ha qualcosa di particolare, ma ammetto che essergli amico non mi spiace affatto. Comunque ora scusa se ti lascio, ma la mia dama m'aspetta." dissi sorridendo a Felix dandogli subito le spalle e raggiungendo infine Denny che la ritrovai al balcone a sospirare.
Senza che io insistessi, Denny mi raccontò brevemente a ciò che aveva assistito ammettendo anche che si stava annoiando e sinceramente non era l'unica. Feste di questo genere non erano mai state adatte a me, infatti a quei tempi partecipavo ai giochi che facevano alcuni ricchi quando erano troppo annoiati. A quel pensiero decisi di proporglielo senza aspettarmi però che se ne interessasse, e quando mi chiese chi avremmo dovuto interpretare decisi di rendere il tutto alquanto simile a ciò che stavamo vivendo.
Lei, una gran dama di estrema importanza e che mai avrei potuto ottenere proprio per la diversa classe sociale, poiché, io, non ero altri che un suo umile servitore e visto solamente tale ai suoi occhi. Era molto similare a ciò che stavamo vivendo, io provavo qualcosa di più che affetto e pensavo che per me lei sarebbe sempre stato troppo, ma credevo anche che mi stessi sbagliando. Mentre lei non mi vedeva altro che amico e mi trattava da tale.
Quando tentò di imitare le grandi dame egocentriche non potei che ridere assieme a lei, non era proprio da lei quel comportamento, ma lo spettegolare sugl'altri invitati era qualcosa che le riusciva bene e che sapeva coinvolgermi abbastanza.
Passammo quasi l'intera serata cercando di ridere il meno possibile per non infastidire gl'altri, ma vederla così radiosa non poteva far altro che farmi sentire bene; aveva passato dei giorni probabilmente di puro inferno e questa serata non doveva essere un'altro giorno da aggiungere a tutti gl'altri.
Improvvisamente però, Denny iniziò a sentirsi stanca e senza che aggiungesse altro la portai a sedersi su una panchina per poi essere incaricato da Aro di portarla nella sua stanza, ma come rammentò lei stessa, quella stanza in realtà era di Alec e avrebbe dovuto incontrarlo, e pur di non farlo voleva dormire in giardino. Era disposta ad ammalarsi pur di non parlargli quella sera? Effettivamente ciò che le aveva fatto non era stato per niente corretto, ma lasciare che insistesse nel dormire in giardino era una cosa che non potevo tollerare. Dopo averle proposto camera mia non attesi nemmeno la risposta e la trascinai fino là, lasciandola andare a sedere, richiudendo la porta alle mie spalle mentre l'osservavo togliersi le scarpette in modo delicato ed in un certo senso sensuale.
Era davvero bella. In tutta la mia eternità non avevo mai visto né provato così tanta attrazione nei confronti di un'umana, ma anche quando provai a ricordarmi la mia vita da umano, non ricordavo minimamente delle dame con una bellezza simile o tanto meno paragonabile alla sua. Quando la vidi osservarsi i piedi come imbarazzata per il disturbo che secondo lei stava creando, decisi di ritornare al gioco di prima, sentendola infine, provocarmi dicendo che se veramente obbedivo ad ogni suo ordine avrei dovuto baciarla. Sapevo che per lei si stava trattando di interpretare e forse pensava che io non l'avrei mai fatto, ma per me non era più amicizia né tanto meno si trattava più di interpretare.
Improvvisamente posai le mie labbra sulle sue sentendomene sempre più attratto, a tal punto da baciarla con desiderio. Le sue labbra erano qualcosa di irresistibile, così come quel bacio che stava ricambiando con ardore. Potevo sentire il suo battito accellerare ogni qualvolta le mie labbra afferravano le sue, ma ciò non mi bastava più. Cominciai a scendere lungo il mento, baciandole il collo e la scollatura del vestito mentre la mia mano era andata a sciogliere il fiocco del suo vestito. Perchè non mi stava fermando? Perchè mi stava permettendo tutto ciò? Ma appena mi posi quelle domande venni come respinto da lei. Avevo superato quel limite che lei invisibilmente m'aveva posto. Come avevo potuto credere anche solo per un secondo che anche lei stesse desiderando lo stesso da parte mia? In fondo era stata delusa da poco, chi l'assicurava che io non avrei fatto lo stesso? A quei pensieri non volevo far altro che sparire completamente da lì, evitare il suo sguardo. Sicuramente m'avrebbe riempito d'insulti o almeno era questo che m'aspettavo, ed invece non voleva nemmeno che me n'andassi dalla stanza, l'unica cosa che mi chiese era quella di non far entrare Alec. Si fidava a tal punto che pensava che non le avrei fatto nulla, ma si sbagliava, non mi conosceva fino in fondo. Se solo avessi voluto, avrei potuto averla quella notte anche contro la sua volontà, eppure il pensiero che sarebbe stato contro la sua volontà mi rendeva nervoso ed infastidito. Era inutile che negassi l'evidenza anche a me stesso, il solo fatto che fosse frutto di un mio egoismo, mi faceva sentire un mostro. Se non mi voleva me ne sarei fatto una ragione e sarei rimasto per lei quell'umile servo, non che un amico.
Improvvisamente, durante la notte, il silenzio venne interrotto dal bussare alla porta.
"Sarà sicuramente Alec..." pensai mentre aprivo leggermente la porta, ma quando vidi Felix fui come sollevato e senza aprire ulteriormente la porta ve ne uscii fuori richiudendola immediatamente alle mie spalle.
"Qualcosa non va Felix?" domandai perplesso cercando di cogliere la sua espressione.
"A me non succede nulla. Sei tu quello che mi preoccupa un po'. Sei scomparso dalla festa dopo aver considerato tua dama, Denny. E non provare a dire che hai detto così perchè eri il suo cavaliere, ti conosco Demetri... Ed anche il fatto che sei uscito a quel modo significa che mi stai nascondendo qualcosa." disse indicandomi la porta dalla quale ero uscito e rimanendo davanti ad essa.
"Più che nascondere da te, sto nascondendo da Alec... Dopo aver accompagnato Denny fuori dalla sala l'ho ospitata nella mia stanza ed ora dorme lì." dissi a voce sempre più bassa cercando di schiarirla verso la fine siccome mi sembrava di aver perso completamente la voce.
"E comunque non l'ho considerata mia come credi. Ero il su... Insomma, gli ho fatto da cavaliere, di conseguenza lei era la mia dama per quella sera. Non ci trovo nulla di strano, tutto si ferma a semplice amicizia." dissi sperando che mi credesse. Non volevo ammettere che in realtà per me non era solo amicizia, faticavo nel farlo, figuriamoci nel dirlo a qualcun'altro. Evitai persino di raccontargli di quel bacio fugace ma della quale mi sentivo già dipendente.
Fortunatamente prese per buono ciò che gli dissi, ma rinviò la conversazione ad un giorno futuro in attesa di qualche mia mossa falsa. Attesi che Felix sparisse dal corridoio prima di entrare in stanza ma qualcosa bloccò la chiusura della porta.
"So che Denny è qui." disse una voce alquanto alterata. Nonostante tenessi la porta chiusa cercava di farsi largo per poter così entrare nella stanza.
"Non è affar tuo dove sia." dissi aprendo leggermente la porta e spingendolo leggermente per poter uscire e richiuderla immediatamente alle mie spalle.
"Avanti Demetri smettila di giocare. Lei dov'è? Dev'essere per forza in camera tua." disse con nervosismo. Notavo che cercava di mantenere il sangue freddo, eppure era una cosa che non gli stava riusciendo per niente.
"Inutile che insisti Alec. Anche se fosse in camera mia, non sono tenuto a dirtelo. Non vuole vederti e nemmeno vuole parlare con te, di conseguenza sono autorizzato a non riferire dove lei si trovi. Questa volta è diverso da ciò che accadde quel giorno nel bosco." dissi rimanendo davanti alla porta a braccia conserte.
Alec cominciò ad insistere diverse volte ma la mia risposta rimaneva sempre la stessa. Non l'avrei fatto entrare per nessuna ragione, non meritava di vederla. Non dopo che lei aveva passato giorni interi ad aspettarlo.
"Perchè la stai aiutando così tanto? Di la verità, ti stai innamorando di lei, non è così?!" domandò tentando di non gridare.
"Anche se fosse, sta' tranquillo che saresti l'ultimo nel venirlo a sapere. E se tanto ti fa piacere saperlo, la sto aiutando solo perchè lei non è come te. A differenza tua, lei ha un cuore davvero nobile." dissi sentendolo ringhiare a quelle parole e tirare un pugno sulla parete. Speravo che a quel gesto Denny non si fosse svegliata, ma in realtà era in silenzio ad ascoltare tutto.
Fu proprio lei a far cessare la lite e a difendermi contro Alec, ponendo fine anche alla loro storia, chiudendosi infine dentro la mia stanza.
Alec era davvero furioso per ciò che le aveva detto Denny, ritenendomi responsabile delle sue decisioni, e poco prima di andarsene mi sussurrò che la prossima volta non sarei stato così fortunato. Peccato che le sue parole non erano altro che vento per me, non m'importava cosa pensasse, né tanto meno quali fossero stati i suoi intenti futuri. Ora ciò che m'importava era come si sentisse Denny.
Ci mise poco a riparlare, ma di come si sentisse era un'argomento che non voleva affrontare e quando riaprì finalmente la porta notai che sembrava triste per qualcosa; di fatti, dopo poco, si scusò per il comportamento che aveva avuto nei miei confronti, ma ritenevo fosse normale una reazione simile. Lui voleva obbligatoriamente parlarle dopo che lei aveva atteso giorni interi il suo ritorno e l'avesse addirittura visto con un'altra. La tranquillizzai scherzandoci sopra ed infine la salutai, deciso che l'avrei lasciata sola nella mia stanza così che potesse riposare poichè visibilmente stanca, ma le sue parole erano piene di tristezza e in un certo senso di terrore. Non voleva rimanere sola. E vederla in quel modo non faceva che mandarmi il cuore in frantumi. Non comprendevo come ci riuscisse, eppure quell'espressione pesava come un grosso macigno e senza rispondere alla sua domanda andai a sedermi nel posto affianco al suo domandandole nuovamente se fosse tutto a posto.
Questa volta però ricevetti una risposta, anche se stava cercando di non farsi sentire, compresi che stava piangendo ed istintivamente le passai una mano tra i capelli accarezzandola dolcemente. Speravo che quella sua tristezza non durasse per sempre, che non pensasse in eterno ad Alec. Le prime volte avevo sperato che fosse realmente cambiato poichè sembrava follemente innamorato di lei, ma col passare dei giorni m'accorsi che non era assolutamente così. Forse inizialmente lo era stato, ma poi era passata in secondo piano e servire Aro ne era diventata la priorità maggiore.
Passai l'intera notte al suo fianco leggendomi un libro comodamente sdraiato, ma improvvisamente si fece largo tra le mie braccia appoggiando infine il suo volto sul mio petto stringendomi a se. A quel gesto sussultai leggermente, aveva il volto sereno nel stare a dormire in quel modo ed il suo calore non faceva che farmi sentire bene rendendo quella notte piacevole, piena di quelle sensazioni che avevo scordato quando entrai a far parte dei Volturi.
Non appena spuntò l'alba scappai completamente da quella stanza e da ciò che continuavo a provare standole così accanto. Fortunatamente venni distratto da Aro che mi convocò, ma quando arrivai dinnanzi a lui non fece altro che domandarmi di lei e di ciò che era successo quella sera. Avrei voluto evitare che prendesse la mia mano, così che quel bacio fugace rimanesse solo un ricordo simile ad un sogno appartenente a noi due, ma quando probabilmente arrivò a vedere tutto ciò, vidi dipingersi un sorriso sul suo volto. Che immaginasse già tutto? O forse era stato lui ad architettare ogni cosa ed era riuscito ad incastrarmi? O magari erano state tutte coincidenze col quale era riuscito a giocarci a pieno.... Era troppo strano che non avesse detto nulla, anzi m'incaricò di andarla a chiamare. Ma fu lei a precedermi, ritrovandomela davanti non appena uscii dal portone.
Alla fine anche quella giornata dovetti passarla interamente con lei. Non mi dispiaceva, questo era certo, ma vederla così serena e che sembrava non ricordare minimamente la sera precedente mi mandava in bestia. Come poteva sorridere così facilmente? Addirittura quando uscii con lei a fare shopping, io nemmeno riuscivo a proferire parola, mentre lei continuava ad andare in svariati negozi col sorriso sul volto e l'aria completamente serena.
Non riuscivo nemmeno a capire perchè l'avesse chiesto a me e non a Chelsea o alla segretaria. In fondo era imbarazzante, non ero nemmeno il suo compagno e darle consigli di vestiti o di altre cose, non era certo compito mio. Alla fine decisi di domandarglielo senza giri di parole mentre aspettavo che si cambiasse in camerino, ma la sua risposta mi lasciò letteralmente senza parole. Continuavo a pormi le stesse domande, ma una più di tutte cercava di farsi strada.... Si era veramente scordata ciò che era successo? Ma soprattutto, sarei mai riuscito a fingere anch'io pur di non allontanarla?

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Capitolo 21
*** L'inizio di qualcosa ***


capitolo 20 Autrice: Ciao a tutti! Finalmente eccomi qui con il capitolo successivo, anche se devo ammettere che è venuto alquanto lungo... Diciamo che forse è anche per farmi perdonare della lunga attesa XD Detto questo, spero vi piaccia ^^ Fatemi sapere che ne pensate, accetto anche le recensioni "cattive" di certo aiutano XD Ok ok, ora vi lascio leggere in pace. Ciao!! ❤ ❤ Denny ❤ 

L'inizio di qualcosa

"Perchè hai voluto fossi io a venire con te a fare shopping e non qualcun'altro?" mi domandò improvvisamente mentre mi cambiavo per provare dei vestiti.
"Diciamo che un po' volevo farmi perdonare per ieri, ma soprattutto perchè uscire fuori da quelle mura credo ti faccia bene." risposi mentre uscivo dal camerino sorridendogli.
"Dentro quelle mura siete costretti ad indossare maschere ed in un certo senso, perdete di vista voi stessi. E poi non eri obbligato a venire se non volevi." dissi alzando le spalle con disinvoltura mentre mi specchiavo per vedere come mi stessero addosso i vestiti che avevo scelto, intravedendo Demetri distogliere leggermente lo sguardo da me.
"Non è questo. Semplicemente sono un uomo e per queste cose sarebbe meglio che venisse con te l'amica o il fidanzato, non io." cercò di spiegare evitando di guardarmi.
Che si stesse imbarazzando? Scossi leggermente la testa a quella domanda, anche se c'era stato quel bacio tra noi, ero certa che non provasse imbarazzo in una situazione simile. Eppure qualcosa continuava a ripetermi che lo era, quasi come la sera prima, quando lo respinsi istintivamente poichè stava andando oltre al bacio.
Rimanevo a fissarmi allo specchio pensierosa, ma più che guardare me osservavo lui ed istintivamente mi accarezzai leggermente le labbra. Era stato così strano... Non avevo mai chiesto una cosa simile a nessuno, né tanto meno qualcuno era stato così stupido dal prendermi sul serio.
"Del vostro clan avrei potuto chiamare solo Jane e non credo fosse il caso." inizia a spiegare girandomi verso di lui.
"E poi preferisco un parere maschile che uno femmile. A volte le femmine possono essere invidiose e quindi dare cattivi consigli." continuai facendo un piccolo giro su me stessa notando che finalmente mi guardava.
"Allora? Meglio così o la maglia di un'altro colore?" domandai con un sorriso.
Avevo una maglia che andava dal bianco, che si trovava sulle spalle, al color pesca, per finire con una tonalità sempre più scura e la sua lunghezza arrivava giusto alle mie cosce, coprendo leggermente dei leggins neri al quale avrei abbinato delle ballerine bianche una volta comprati.
"Direi che è perfetta, ma anche blu o viola non sarebbero male." mi disse mentre continuava a guardarmi dalla testa ai piedi, probabilmente per studiarmi.
"Bene." dissi sorridendogli ed entrando nuovamente nel camerino.
Passammo diverso tempo all'interno di quel negozio ed alle volte era lui stesso a consigliarmi dei vestiti riuscendo a scacciar via quell'alone di imbarazzo iniziale. Anche se arrivati alla cassa ci pensò la cassiera a farmi salire l'imbarazzo poichè ci definì una coppia beccandomi un'occhiata da Demetri allusiva a ciò che m'aveva detto inizialmente.
Quando uscimmo da lì proseguimmo con altre spese senza sosta, ma dopo un po' sentii un leggero languorino allo stomaco e notai all'istante una gelateria.
"Potresti tenermi la busta? Mi si è aperto un bucanino nello stomaco ed un gelato non è affatto male." dissi sorridendo e senza attendere una vera risposta gli lasciai la busta con i vestiti, andando immediatamente in gelateria.
Quando uscii da lì vidi Demetri scuotere leggermente la testa e sospirare.
"Fossi umano te ne offrirei un po', ma non lo sei... Quindi niente." dissi alzando le spalle ed andando verso un parco per sederci, anche perchè vederlo continuare a camminare con tutte le mie buste in mano mi metteva a disagio.
"Detta con tutta sincerità non so nemmeno che gusto abbia. Ai miei tempi non esistevano ancora." disse ridendo mentre si sedeva affianco a me.
"Allora è un vero peccato. Non sai proprio cosa ti perdi." dissi ridendo mentre continuavo a mangiare il gelato ritrovandomi improvvisamente la faccia interamente dentro esso.
"Ora nemmeno tu puoi più mangiartelo." disse ridendo come soddisfatto di ciò che aveva fatto mentre mi continuava a fissare siccome intenta a ripulirmi la faccia pur di non sprecare il gelato, ma improvvisamente la sua mano si posò sulla mia guancia ed il suo volto si fece sempre più vicino al mio notando sempre più i suoi occhi rossi come rubini che continuavano a fissarmi.
A quello sguardo, a quel respiro che si incrociava col mio, non faceva che salirmi il desiderio di quel bacio così stupido, ma così pieno di tutto ciò che mi bastava per sentirmi completamente persa, e soprattutto, mi stava facendo sentire la mancaza di lui nonostante fosse davanti a me.
Ma come un sogno riuscii solo ad afferrarne l'essenza, poichè improvvisamente mi passò un fazzoletto per tutta la faccia come se fossi stata una bambina e dopo poco mi diede una piccola spinta sulla fronte.
"Sarà meglio tornare a palazzo." disse ridendo mentre prendeva tutte le buste senza nemmeno aspettarmi ed avviandosi per rientrare a palazzo.
Avevo sperato in un bacio, ma allo stesso tempo me ne sentivo terrorizzata. Come potevo essere già innamorata di qualcun'altro? Dovevo essere completamente stravolta per la decisione che avevo preso ed invece mi ritrovavo a pensare a quel bacio avuto e a quel desiderio crescente che era sbocciato non appena le sue labbra s'erano incrociate con le mie.
Però pensandoci... Avevo passato così tanto tempo con lui che dopo un po', anche il solo toccarmi per spiegarmi le cose mi rendeva nervosa, sentendomi invadere dal calore nonostante lui fosse freddo ed inoltre fu lui a rimanere con me quando avevo bisogno di tutt'altra persona.
Riflettendo a tutto quanto non m'accorsi nemmeno che nel seguirlo eravamo già arrivati in camera mia fino a quando non lo vidi posare tutte le buste e voltarsi per andarsene.
"Demetri aspetta..." dissi improvvisamente vedendolo fermarsi sulla soglia della porta.
"Grazie per avermi fatto compagnia." dissi vedendolo alzare leggermente le spalle come segno di non curanza.
"In fondo avevo bisogno di un'uscita." disse senza aggiungere altro e sparendo completamente da lì.
Impiegai del tempo a sistemare tutto, ma la mia mente non faceva che rimanere occupata a pensare ad ogni comportamento tenuto da parte di Demetri. Doveva provare qualcosa, non poteva essere solo mia tutta questa sensazione o almeno speravo fosse così...
Presa da quei pensieri non m'accorsi che bussavano alla porta ormai da diverso tempo, fino a quando non sentii la voce imponente di Felix  chiedermi se era tutto a posto ed in quel momento ripresi contatto con la realtà. Quando gli aprii la porta mi disse che Aro aveva bisogno di me e senza indugi iniziai a seguirlo ritrovandomi infine nell'ufficio di Aro vedendovi anche Demetri.
"Finalmente vi siete decisa ad arrivare." disse incrociando le gambe poichè seduto su una poltrona di fronte a me e Demetri.
"Vi ho convocata per mettervi al corrente che fra tre giorni andrete in missione con Demetri." disse iniziando a spostare dei fogli sulla scrivania come se li mettesse in ordine nonostante lo fossero già.
"Vedete... Mi è giunta voce che da un paio di giorni, in un locale, stanno organizzando delle riunioni segrete per podestare noi Volturi. Capite quindi la gravità dell'atto, anche se sconsiderato, che hanno deciso di intraprendere." disse osservandoci intensamente non aspettando realmente la risposta.
"Tutto quello che dovrete fare è andare là e riuscire in un qualche modo a capire le loro intenzioni o comunque scoprire chi siano. Tutto chiaro?" domandò invertendo il senso in cui erano incrociate le gambe rimanendo però a fissarci.
"Si, mio signore." disse Demetri rivolgendogli un piccolo inchino notando gli occhi di Aro puntare immediatamente su di me.
"E' tutto chiaro, ma potrei comunque porle una domanda?" dissi alquanto perplessa aspettando una parola od un cenno che mi lasciasse intendere che potevo porla, e di fatti dopo poco fu così.
"Perchè dovrei andarci io con Demetri? Non per qualcosa contro di lui. Solo non penso di essere la persona adatta." ammisi distogliendo leggermente lo sguardo da Aro.
"Mia cara, le motivazioni sono semplici. Tu devi ancora darmi prova di poter far parte del nostro clan. E questa missione arriva giusto in tempo. Demetri da solo lo scoprirebbero, è un membro conosciuto da parte di tutti i vampiri. Mentre tu sei stata vista da pochi e sentita parlare da tanti, quindi Demetri potrà passare in un certo qual modo inosservato. Grazie soprattutto al fatto che per chi non ti conosce sei una semplice umana." disse porgendomi un sorriso alquanto diabolico al quale rabbrividii non appena fuori da quella stanza.
"Insomma sarò una sottospecie di esca." dissi improvvisamente voltandomi a guardare Demetri che sembrava perso a pensare.
"Non fare quella faccia. Nessuno ti mangierà. Anche se come esca posso dire che sei appettitosa e stuzzichevole." disse pronunciando le ultime due parole con provocazione lasciando trapelare un sorriso del tutto malizioso rimanendo a pochi passi da me.
"Sei uno stupido." dissi mettendogli una mano davanti alla faccia ed allontanandolo da me proseguendo per il corridoio sentendolo ridere leggermente mentre se ne andava dalla parte opposta alla mia.
Alla fine la giornata si concluse brevemente ed andai a riposare in attesa che quei tre giorni passassero in fretta, ma quando il sole spuntò il giorno dopo sembrava che il tempo avesse rallentato nuovamente e così anch'io poichè iniziai a fare colazione con calma.
Ero ancora intenta a svegliarmi mentre mi preparavo la colazione quando sentii Demetri entrare nella cucina, ma l'unica cosa che riuscii a fare era porgergli un lieve saluto e tornarmene a sedere davanti alla mia tazza di latte caldo.
"Sai, fosse per me rischierei nuovamente la punizione pur di assaggiarti una seconda volta." mi bisbigliò improvvisamente all'orecchio sentendo la punta della sua lingua sul mio orecchio passare immediatamente sul mio collo. Era qualcosa di ipnotico e stuzzichevole al tempo stesso, sentivo i brividi percorrermi l'intera schiena. Se le sue labbra ed i suoi denti si sarebbero posati sul mio collo sarebbe stato un dolore dal piacere inebriante, tanto che solo per quel gesto sentivo il cuore come fuori di sè ed il mio corpo stava completamente andando in ebollizione.
"Non avresti il coraggio di farlo." dissi prendendolo alla sprovvista per il collo sbattendolo contro la tavola rompendo la tazza che vi era sotto.
"I miei insegnamenti a quanto pare hanno dato i suoi risultati. Ma potevi evitare di sporcarmi i capelli." disse ridendo, ma il mio volto era rimasto completamente serio ed i miei occhi non facevano che fissarlo persi in quel rosso del tutto seducenti.
"E tu non dovevi fare così mentre stavo facendo colazione." dissi lasciandolo andare notando che aveva i capelli completamente bagnati e senza dire nient'altro lo vidi andar via quasi col sorriso.
Finalmente riuscii a fare colazione, ma non appena sistemai la cucina decisi di andare da Demetri per assicurarmi che non se la fosse presa a male. In fondo erano passati pochi minuti ed anche se avevo intravisto un sorriso non ero certa che fosse vero.
Giunsi davanti alla porta di Demetri, intenta a chiedergli scusa, ma non appena la mia mano bussò alla sua porta mi ritornò in mente il bacio che ci fu stato due giorni prima, esattamente in quella stanza.
Come quel giorno la porta si aprì leggermente, però, diversamente da allora, entrai senza indugi e chiusi istintivamente la porta trovandomi poco dopo Demetri davanti a me con la camicia completamente slacciata.
"Come mai qui?" mi domandò in tono tranquillo rimanendo a fissarmi mentre pian piano mi avvicinavo a lui.
"Volevo essere certa che non te la fossi presa seriamente." risposi guardandolo negl'occhi notanto che si stava trattenendo probabilmente dal ridere per quanto avevo detto, ma i miei occhi non facevano che rimanere immersi, come persi, completamente nei suoi.
"Qualcosa non va?" mi domandò notando che non proferivo parola, ma a quella domanda scossi leggermente la testa e presi la decisione di agire d'impulso ed ascoltare quel magnetismo che sentivo verso di lui ritrovandomi alla fine a baciarlo con frenesia portandolo a cadere sul letto.
Non appena la sua schiena toccò il letto, sentii la sua mano percorrere la mia schiena sotto la maglia, sollevandomela mentre le sue labbra percorrevano tutto il mio addome. Questa volta non l'avrei fermato per niente al mondo, era qualcosa che desideravo e alla quale non riuscivo più a stare alla larga. Avevo bisogno delle sue mani sul mio corpo, delle sue labbra quasi possessive con le mie e che non smettevano di percorrere il mio intero corpo e di quella lingua, così umida, ma completamente ipnotica che provocava in me ogni perversione e desiderio sempre più forte.
Ero completamente sotto di lui senza la maglia e con le sue labbra sul mio collo mentre la sua mano non stava facendo altro che accarezzarmi procurandomi piacere, ma improvvisamente sentii bussare alla porta ed il panico cominciò ad assalirmi.
"Demetri sei in stanza?" sentimmo domandare da parte di una voce imponente che avremmo riconosciuto ovunque. Era Felix, e il sol pensiero che potesse comprendere qualcosa mi stava facendo prendere l'agitazione, ma improvvisamente Demetri posò un'indice sulle mie labbra allontanandosi da me con delicatezza e dandomi un lieve bacio sulle labbra andò alla porta che aprì leggermente, giusto per vedere l'amico.
"Si, sarei qui. Perchè?" domandò alquanto irritato sicuramente per l'interruzione.
"Scusa, ma cos'hai fatto? Sei tornato a portarti delle umane a letto?" domandò Felix senza alcun pudore, ma Demetri sembrò piuttosto confuso quasi quanto lo ero io, anche se guardandolo, aveva i capelli completamente in disordine ed i pantaloni erano sicuramente slacciati.
"Non penso sia una cosa di relativa importanza. Allora, si può sapere perchè sei qui?" domandò sempre più irritato sentendolo ringhiare leggermente.
"Eddai. Non ti ho chiesto nulla di così fastidioso. Anzi, perchè non mi fai vedere un po' com'è la ragazza con cui hai deciso di giocare? Mi sembrava strano che non ne ammaliavi una. Te le tenevi tutte nascoste per te eh? Astuto da parte tua." disse Felix sentendolo stuzzicare parecchio e cercando in un qualche modo di farsi largo senza usare però la sua forza sperando che Demetri l'accontentasse.
In quel frangente decisi di rivestirmi ed uscire dalla finestra del bagno sentendo Demetri schiantarsi letteralmente contro il muro e Felix irrompere nella stanza come una furia; fortuna che ero uscita in tempo dalla stanza ritrovandomi nel giardino interno del palazzo.
Una volta lì, incominciai a camminare a passi incerti, ripensando a come potesse essere possibile ciò che stava accadendo qualche minuto prima.
L'avevo solamente baciato d'impulso, ma tutto il resto avvenne con disinvoltura e naturalezza tale che al solo pensiero delle sue mani sul mio corpo non faceva altro che procurarmi brividi di piacere. Ero quasi finita col concedermi e coll'averlo se non fosse arrivato Felix, ma quell'interruzione era stata come una salvezza nonostante una parte di me la detestava completamente.
Rimasi per diversi minuti nel giardino ripensando ad ogni cosa sentendo quasi il suo odore su di me. Peccato dovessi riprendermi da tutte quelle sensazioni, nonostante avessi la tentazione di ritornare immediatamente da lui. Nel mentre provavo a paragonare tutto quello che stavo provando per Demetri a ciò che avevo provato stando con Alec o con il mio ex, ma niente era paragonabile, nemmeno di poco. Sentivo la mancanza di lui anche quando l'avevo davanti a me, riuscivo a perdermi nel suo sguardo in poco tempo ed anche se a volte ci discutevo non potevo che desiderare le sue mani, che almeno per un attimo, potessero sfiorarmi lievemente.
Alla fine decisi di rinchiudermi in camera saltando addirittura il pranzo, ma lo stomaco non sembrava nemmeno risentirne di tutto ciò nemmeno quando Jane irruppe in camera mia chiedendomi spiegazioni riguardanti il giorno precedente che uscii a fare shopping con Demetri ignorando completamente il fatto che glielo proposi davanti agli occhi di Alec.
"Jane c'è poco da spiegare. Tuo fratello si meriterebbe un trattamento peggiore se veramente vuoi saperlo. L'ho aspettato per giorni sperando specialmente, che il giorno del ballo, mi chiedesse di essere la sua dama, nonostante l'avessi sentito parlare con Heidi che aveva intenzione di scaricarmi. Quindi essere andata a far shopping con Demetri è veramente il minimo. E' un amico che mi è stato accanto anche più di te." dissi con rabbia al solo ricordare di ogni cosa, ma improvvisamente la vidi fulminarmi con lo sguardo e l'attimo dopo caddi a terra in preda al dolore.
Lottai con tutta me stessa per non urlare dal dolore atroce che stavo provando sperando che però tutto questo non lo sentissero i Quileute, ma a quel lieve pensiero sentii il dolore amplificarsi sempre più iniziando a contorcermi completamente. Non un urlo, non una lacrima. Avrei trattenuto il dolore fino allo sfinimento se fosse stato neccessario.
Improvvisamente percepii uno sbattere di una porta in lontananza ed il dolore cessare improvvisamente ma non feci in tempo a vedere chi fosse che svenni.
"Allora mi spieghi cosa ti è saltato in mente?" sentii domandare mentre riprendevo coscienza.
"Non sono tenuta a risponderti e se insisti ulteriormente colpirò anche a te. Quindi vedi di stare al tuo posto, segugio." disse una seconda voce che ero certa si trattasse di Jane.
"Sono anche fin troppo nel mio posto, mia cara. Ma ora te la vedrai tu con Aro e i Quileute. Perchè è di questo che ti dovrai solo augurare. Che nessuno di loro ha sentito il dolore di Denny." rispose di rimando Demetri, ma sentendo uno strano movimento da parte di qualcuno decisi di alzarmi nonostante mi sentissi ancora un po' debole e frastornata; quando li raggiunsi e notai che fortunatamente nessuno si stava attaccando mi appoggiai lievemente allo stipite della porta.
"Certamente mio fratello arriverà a momenti. Ma nessuno si deve preccopare. Sistemerò io la faccenda." dissi avanzando verso di loro notando l'espressione incredula nel volto di entrambi.
"Tu meticcia non dovresti nemmeno parlare. Non appena hai scaricato mio fratello ti sei subito fiondata su qualcun'altro." disse Jane con disprezzo lasciandomi completamente senza parole e ferendomi più di quanto il suo potere non avesse potuto fare.
A quelle parole, però, non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che la vidi al muro con le mani di Demetri attorno al suo collo.
"Smettila di fare la bambina presuntuosa. Sai anche tu come sono andate le cose." disse Demetri  ringhiandole, quando improvvisamente risentii un dolore lancinante e mi dovetti piegare a terra.
"Mettimi giù screanzato! O continuerò ad utilizzare il mio potere su di lei." minacciò Jane mentre continuava ad utilizzare il suo potere su di me fino a quando Demetri non la lasciò andare.
"Perchè sembri tenerci così tanto a lei? A te non è mai importato di nessuno." disse Jane alquanto alterata, come se tutto ciò le desse fastidio e tanto meno ci credesse.
"Semplice. Lei a differenza vostra mi è veramente amica." rispose con freddezza mentre mi raggiungeva forse per aiutarmi ad alzare ma oramai avevo fatto tutto completamente da sola e rimasi a fissare Jane che se ne andava arrabbiata.
"Sarà meglio che vada." dissi fissando leggermente Demetri ed incominciando ad incamminarmi verso l'uscita del palazzo.
"Dove dovresti andare?" mi domandò arrivandomi affianco.
"A sistemare la faccenda." risposi senza alcun sentimento in ciò che avevo detto ed iniziando a correre veloce per raggiungere i Quileute a metà strada.
Arrivai ad una radura non poco lontano da Volterra quando venni avvolta dalle braccia di Jacob.
"Allora stai bene. Si può sapere cos'è successo?" mi domandò piuttosto preoccupato sentendolo stringermi a sé.
Ricambiai quell'abbraccio con piacere, anche se erano passati pochi giorni mi mancavano già tutti quanti e in più avevo così tante cose da raccontargli correndo il rischio che si potesse anche arrabbiare.
"Ho litigato con Jane facendola arrabbiare... Mi dispiace che abbiate dovuto sentire tutto anche voi." dissi continuando ad abbracciarlo distaccandomi quando sentii arrivare qualcuno.
"Potresti scappare con noi, tanto saresti sotto la nostra protezione e loro non ti cercherebbero più. Perchè continui a star là che non fanno altro che farti del male?" domandò Seth mentre avanzava verso di noi ed a quella domanda sorrisi leggermente.
"Lo so che potrei. Ma se voglio sapere chi fosse mio padre devo stare per forza con l'assassino." spiegai alzando leggermente le spalle e sorridendo.
"E poi non tutti mi fanno del male. Ora però è meglio che ritorni là. Tanto fra due giorni sono di nuovo a casa." dissi con il sorriso ed andando a mettere in disordine i capelli di Seth per poi dare un'ultimo abbraccio a Jacob.
"Scusate ancora. Vi voglio bene." dissi prima di dargli le spalle e correre nuovamente a palazzo, ma una volta che chiusi il portone alle mie spalle mi sentii come crollare ogni cosa addosso.
Mi diressi in camera mia evitando di incontrare chiunque e non appena richiusi anche quella porta mi buttai sul letto stremata. Jane l'aveva presa sul personale come avevo trattato suo fratello e forse non m'avrebbe mai perdonato. Demetri stava diventando un richiamo continuo per me e quella che era la mia famiglia non poteva nemmeno sapere tutto quanto, ma la stavo ferendo immensamente. Mentre pensavo a tutto questo tirai un lieve sospiro lasciando che m'addormentassi ma dopo non so quanto sentii la mia porta richiudersi ed aprii gli occhi per vedere chi fosse.
"Scusa, non volevo svegliarti..." mi disse Demetri mentre si avvicinava e forse vedendo che lo fissavo completamente spaesata fece un lieve sospiro.
"Ero venuto a vedere se stessi bene. E' da tre ore che non ti muovi dalla tua stanza." spiegò mentre continuava ad avanzare e lasciandogli dello spazio sul letto risposi solo con un tono della voce per lasciare spazio al silenzio fino a quando non si sedette di fianco a me.
"Non dovresti preoccuparti così tanto per me." dissi rimanendo sdraiata a fissare il soffitto.
"Avevo solo bisogno di riposare. Sono forte più di quanto sembra, quindi non darti preoccupazioni." dissi volgendogli finalmente lo sguardo sedendomi affianco a lui e vedendolo sorridere lievemente per poi ridere.
"Hai appena detto una grossa bugia, ma te la lascierò passare... Ora però devo andare." disse infine alzandosi dal letto.
"Ricorda, potrai ingannare chiunque. Ma i tuoi occhi parleranno sempre chiaro per me." mi sussurrò improvvisamente all'orecchio strappandomi un bacio sulle labbra.
"Ci vediamo domattina ibrida." disse mentre richiudeva la porta lasciandomi sola in quel letto completamente in confusione.
Come aveva fatto a capire che stavo mentendo? E soprattutto, perchè rubarmi quel bacio se poi sembrava tenere a me come un'amica e nulla più? Ma pensando a cosa mi sarebbe spettato l'indomani, mi rimisi a dormire. Già, quella sera avrei avuto la mia prima missione. Chissà come sarebbe andata? Che cosa avremmo dovuto fare esattamente e se avrei dovuto combattere. Non mi sentivo pronta a niente di tutto ciò ma quel giorno sarebbe stato alle porte molto presto....

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Capitolo 22
*** La missione ***


capitolo 22-La missione Autrice: Ciao a tutti! Ecco qui il capitolo ^^ Più corto del precedente ma con una velocità che nessuno si sarebbe mai aspettato (nemmeno io sapete?) *ride* Comunque buona lettura e alla prossima! Oh, quasi dimenticavo. Recensite o criticate, mi faranno piacere entrambi ;) Ciaoo!! ❤ ❤ Denny ❤ 

La missione

Quel fatidico giorno arrivò più in fretta di quanto m'aspettassi e lo stomaco aveva iniziato ad augurarmi il buon giorno lamentandosi all'infinito, ma come biasimarlo? L'avevo lasciato a digiuno per quasi un'intero giorno.
Feci la colazione più abbondante di tutta la mia vita pur di sentire lo stomaco completamente sazio ed una volta finito iniziai a vagare a vuoto per i corridoi fino a quando non incontrai Felix che mi fermò trascinandomi improvvisamente in una stanza.
"Ieri per caso sei stata nella camera di Demetri?" mi domandò improvvisamente sentendomi arrivare il cuore in gola ed avampare le gote improvvisamente.
"Dipende quando intendi Felix. Ci sono passata ma solo per parlargli velocemente. Sta sera sarò in missione con lui e non ho idea di quello che devo fare." risposi cercando di non lasciar trapelare nulla e sperando che non si insospettisse.
"Mh... Allora forse... Lascia stare. Comunque non devi preoccuparti per questo, sono certo che Demetri ti darà le dritte oggi pomeriggio per non sbagliare. Sempre se è una missione complicata." disse sorridendomi lievemente ed andandosene subito dopo.
Non appena sparì da lì, tirai un sospiro di sollievo poichè non m'aveva porso altre domande e si fosse fatto probabilmente una ragione sua; uscii dalla stanza più serena di quanto pensassi, ma
durante tutta la mattinata evitavo sia Alec che Jane, non volevo discussioni nè ripensamenti su tutto quello che stava accadendo, e dopo pranzo pur di non incontrare nessuno decisi di rientrare in stanza dove ritrovai una lettera poggiata sulla scrivania da parte di Aro.
L'aprii immediatamente e quando la lessi notai che c'erano scritte solamente le disposizioni di ciò che avrei dovuto fare nella missione o almeno, era una breve spiegazione, se veramente volevo capirci qualcosa sarei dovuta andare a parlarne con Demetri. Ma che cosa gli avrei chiesto una volta arrivata di fronte a lui? E soprattutto come sarei riuscita a guardarlo negl'occhi dopo tutto quello che era successo il giorno precedente? Dopo che se n'era andato rubandomi un bacio non l'avevo più rivisto e non ero certa che sarei riuscita a parlarci chiaramante, ma se volevo sapere ero obbligata a parlarci.
Così, dopo un profondo respiro, poggiai la lettera sulla scrivania e mi diressi alla ricerca di Demetri che ritrovai ad allenarsi in arena assieme a Santiago. Non avevo mai avuto a che fare con lui, nè tanto meno gli avevo mai rivolto la parola. Sapevo della sua esistenza e che la sua forza andava a pari merito a quella di Felix, anche se con uno scontro tra i due, Felix ne sarebbe uscito vittorioso.
Riuscii a fare giusto tre passi dentro quell'arena prima di ritrovarmi entrambi i loro occhi su di me.
"Ecco... Non volevo interrompervi. Solo... Demetri, avrei bisogno di parlarti due secondi, ma posso anche aspettare a quando finite." dissi totalmente in imbarazzo vedendoli scambiarsi immediatamente delle occhiate d'intesa mentre rimanevo a fissarli perplessa. 
"Tranquilla. Era giusto per farmi passare il tempo." rispose Santiago ridendo e spingendo Demetri in avanti sentendogli dire qualcosa sicuramente in una lingua che non avevo mai studiato.
"Non so cosa Santiago ti abbia detto, ma credo di amare la mia ignoranza nelle lingue straniere." dissi notando lo sguardo alquanto malizioso di Santiago che continuava a scrutarmi da dietro le spalle di Demetri.
"Posso assicurarti che sia meglio così." disse Demetri mentre mi spingeva fuori dall'arena sentendolo dire qualcosa a Santiago probabilmente nella stessa lingua straniera usata in precedenza da lui e sentendo Santiago ridere supposi che fosse una risposta a quanto gli aveva detto.
"Allora di cosa volevi parlarmi?" mi domandò perplessò.
"Riguarda la missione. Mi son ritrovata una lettera di Aro che si raccomandava giusto di vestirmi in modo elegante e per ogni altra cosa di venire a chiedertela." dissi alquanto incerta vedendo il suo volto dipingersi di un lieve sorriso quasi dolce e affettuoso. Forse si aspettava che parlassi di altro, ma quell'argomento sarebbe stato troppo in quel momento.
"Evidentemente non aveva molto tempo per dilungarsi nelle spiegazioni. Comunque non devi preoccuparti. Le missioni di spionaggio o di rintraccio sono le più semplici da compiere, specialmente se si è con me." disse pavoneggiandosi leggermente rischiando che ridessi davanti a lui. Detestavo quando si atteggiava, ma in quel momento l'aveva posto in una maniera completamente differente e di certo non potevo dargli torto. Chiunque sapeva della sua abilità nel rintracciare chiunque volesse.
"Certo. Ad un segugio maniaco come te non può sfuggire nulla." dissi guardandolo incrociando le braccia.
"Non provocare troppo. Ti ricordo che tu sei come un'esca. Quello che dovrai fare è appunto vestirti in modo elegante e far finta di essere una donna qualsiasi con la quale ho deciso di spassarmela un po'. Se eviti di pronunciare il mio nome dentro il locale sarebbe ancora meglio. Fortunatamente non ho mai messo piede lì, quindi dovrei avere una copertura maggiore. Ma è sempre meglio essere prudenti. Ovviamente se dovessi sentire qualcosa è giusto che me lo riferisci, poi al resto penserò io. L'importante è che tu non ci faccia scoprire." disse con serietà diventando completamente differente da come l'avevo sempre visto, anche se molto somigliante a quando mi allenava.
"D'accordo. Ora ti lascio con... Lui là." dissi indicandogli Santiago che non la smetteva di fissarmi.
"Grazie." dissi porgendogli un lieve sorriso e dirigendomi nuovamente nella mia camera pensando a cos'avrei dovuto fare e soprattutto cos'avrei dovuto indossare.
Il tempo passò così in fretta che riuscii a prepararmi giusto in tempo, mettendo indosso un vestito a tubino nero con una lieve spaccatura sul lato destro seguito da una balza che prendeva la forma di un fiocco poggiato sul fianco; l'abito era accompagnato da un paio di scarpe col tacco aperte e con un lieve fiocco poco più sopra alle dita dei piedi sempre di colore nero. Il tutto però, l'avevo spezzato con un bracciale d'argento ed una collana con avente solo una pietra azzurra completamente tonda come ciondolo.
Quando uscii dalla stanza notai che il corridoio era completamente deserto, infatti, dovetti raggiungere Demetri al portone e quando lo vidi ne venni quasi rapita; indossava uno smoking con la cravatta ed anche se tutto alquanto semplice, riusciva a dargli un'aria completamente diversa e del tutto attraente. Come quel giorno del ballo, mi porse il braccio e mi accompagnò al locale in quel modo, ma quando vi entrai scoprii che era un vero e proprio privè riservato solo ed esclusivamente a celebrità o comunque persone ricche ed importanti.
A quel pensiero venni pervasa immediatamente dall'agitazione, specialmente quando m'accorsi che la maggior parte delle persone non erano altro che vampiri. Mi sentivo come una povera preda che, poichè aveva smarrito la strada, era finita dentro la tana di un'intero branco di predatori.
Rabbrividii leggermente a quel paragone che m'ero posta, ma sentire il braccio saldo di Demetri mi iniziava ad infondere coraggio. Almeno standogli affianco potevo apparire la sua preda personale e questo mi permetteva di sentirmi al sicuro nonostante sapessi che quell'apparenza poteva trasformarsi in realtà.
Fummo accolti da un cameriere che ci accompagnò al nostro tavolo, ed anche lui faceva parte delle guardie. Di fatti, ci diede un tavolo non lontano dal luogo di ritrovo di coloro che dovevamo scovare, ma completamente isolato da tutti gl'altri; mi sembrava quasi di essere ad un appuntamento romantico con lui nonostante il luogo e non appena mi balzò alla mente quel pensiero divenni completamente rossa.
"My lady, siete davvero incantevole." mi sussurrò all'orecchio mentre mi faceva accomodare al mio posto posando improvvisamente le sue labbra sul mio collo.
"Mi piace sentire il vostro cuore in sussulto." aggiunse dopo poco andandosi a sedere di fronte a me mostrandomi un sorriso.
"Me la pagherai..." gli dissi a labbiali, mostrandogli la lingua poco prima che arrivasse il cameriere per chiederci cosa ordinavamo e siccome io non avevo cenato mi toccò mangiare di fronte a Demetri che non sembrava distogliere minimamente gli occhi da me.
"Devo ammettere che avete avuto un gusto impeccabile nel vestirvi. Anche se così sembra che stiate tentando di provocarmi." disse improvvisamente cogliendomi del tutto impreparata portandomi ad essere impacciata, ma riacquistai fiducia in me in pochi istanti come mi era solito fare.
"Se avrei voluto provocarvi, avrei avuto comportamenti differenti." risposi di rimando fissandolo negl'occhi notando il suo volto cambiare completamente e caricarsi probabilmente ad una sfida all'ultima risposta che si rivelò presto.
Ad un certo punto della battaglia però, decisi di alzarmi ed andare al bagno che era completamente affianco alla stanza dove, probabilmente, avevano già iniziato la riunione della quale ci stavamo completamente dimenticando.
"Si, sappiamo che la nuova recluta è completamente umana. E' piuttosto strano che l'abbia fatta entrare così, ma evidentemente avrà qualcosa di prezioso." sentii dire da una prima voce non appena entrai nel bagno.
"E sapete altro di lei?" domandò una seconda voce che aveva un certo accento straniero.
"Sappiamo che si chiama Denise, ma non abbiamo altri dettagli." disse la prima voce. In quell'attimo mi sentii mancare il respiro e m'appoggiai alla parete rimanendo comunque in ascolto.
Sapevano il mio nome e che ero umana, ma che non sapessero chi fossi esattamente mi lasciava la speranza che non arrivassero a me.
"Sarà sicuramente una stolta e di conseguenza un'anello debole della catena. Praticamente facile da colpire." disse una terza voce che mi sembrava alquanto familiare, ma era impossibile che si trattasse di lui. Era sparito ormai da tempo e di certo s'era creato una sua vita. Doveva per forza essere qualcuno che aveva la voce somigliante. Quasi sconvolta sentii una quarta voce parlare in una lingua che non conoscevo e decisi finalmente di uscire da quel bagno. Ero davvero un'esca per chiunque? Certo, Aro m'aveva preso per la mia rarità ma forse anche perchè sembravo un'esca facile per chiunque. In fondo da quando avevo conosciuto Alec non avevo fatto altro che rischiare di essere dissanguata e Demetri m'aveva fatto ben intendere quanto il mio stesso odore fosse attraente per loro.
Ritornai a sedermi di fronte a Demetri completamente in silenzio ma non riuscendo più a toccare cibo.
"Direi che in quel bagno è successo qualcosa di interessante." disse improvvisamente rimanendo a fissarmi e quando i miei occhi lo guardarono vidi la sua espressione cambiare completamente.
"Andiamo. Prima che s'accorgano di noi." mi sussurrò improvvisamente prendendomi per mano ed uscendo alla stessa maniera in cui eravamo entrati, portandomi lontano dal locale ed anche dal centro di Volterra. Ci ritrovammo in un parco piuttosto grande, sembrava quasi di essere vicinissimi al bosco e quel posto non mi dispiaceva affatto, specialmente con quel chiarore di luna che si intravedeva attraverso gli alberi.
"Pensavo sarebbe andata diversamente la missione, ma sei più brava di quanto pensi. Con ciò che hai sentito so già di chi si tratta, ma Aro vorrà certezze quindi dovremo prepararci ad una seconda uscita come questa." disse mentre mi lasciava la mano ed incominciando a camminarmi affianco.
"Capisco.... Posso farti una domanda?" domandai voltandomi verso di lui fermandomi di colpo.
"Ne staresti già ponendo una. Comunque se è qualcosa alla quale posso rispondere..." disse con tono allusivo che potevo porgergliela senza preoccupazioni.
"In una missione ti è mai capitato di sterminare delle intere famiglie?" domandai rimanendo perplessa io stessa della mia domanda poichè l'avevo fatta fin troppo generica.
"Più che sterminato... Che hai ucciso compagno e compagna e poi dato fuoco all'intera casa." dissi subito dopo prima che potesse rispondermi.
"In effetti eri stata troppo sul generico. Comunque ce ne son state solo tre o quattro in cui abbiamo usato quel metodo." disse in tono riflessivo.
"Ma in una rimasi sempre a domandarmi se la loro figlia fosse morta o meno in quell'incendio." continuò subito dopo vedendo il suo sguardo perso completamente nel vuoto, probabilmente tornato a quei giorni lontani.
"E come mai?" domandai senza aggiungere altro poichè curiosa. Forse era la mia famiglia alla quale si stava riferendo e quindi avevo qualche speranza di scoprire ogni cosa, di scoprire chi fosse mio padre.
"Beh avevo sentito dei rumori provenire da dentro l'armadio, ma una volta che la casa sarebbe andata a fuoco qualsiasi bambino ci sarebbe stato, sarebbe morto soffocato ed in seguito bruciato. Però dopo pochi anni vennero delle scolaresche in visita. Aro aveva deciso di farli entrare per vedere se ci potessero essere talenti nuovi o bambini interessanti, ma una bambina aveva completamente attratto la mia attenzione. Sembrava essere la stessa che si sarebbe dovuta trovare dentro l'armadio e di conseguenza era propriamente impossibile. Anche per Aro sembrava non essere possibile, ma dopo un paio d'anni ne persi completamente le traccie quindi dedussi che in realtà doveva trattarsi di un'abbaglio. In fondo ero pieno di rimorsi in quei giorni." mentre spiegava ogni cosa il suo volto era pieno di amarezza e sembrava affranto. Non mi sembrava persona da avere rimorsi, eppure proprio davanti a me lo stava ammettendo a pieno, ma cosa più incredibile s'era accorto della mia presenza dentro quell'armadio.
"E perchè mai avevi i rimorsi?" gli domandai rimanendo a fissarlo negl'occhi.
"Perchè dovetti uccidere colui che mi diede l'immortalità secoli fa. Colui che m'aveva insegnato ogni cosa e dalla quale me n'ero andato perchè mi proibiva di poter uscire quando volevo. Non lo odiavo veramente, ma essere così privo di libertà mi ci stava portando ad esserlo e quando Aro mi propose l'inverso accettai senza esitazione anche se era grazie l'aiuto di Chelsea se accettai così in fretta." spiegò guardandomi improvvisamente.
"Invece tu perchè tutte queste domande? Soprattutto così specifiche." disse innarcando un sopracciglio alquanto curioso e pieno di sospetti, ma a quella domanda il cuore sobbalzò leggermente.
"Beh... Ecco... Se supponiamo fossi io quella bambina dell'armadio?" domadai vedendolo diventare completamente incredulo ed iniziando a ridere immediatamente.
"Sarebbe impossibile. Ti avrei riconosciuto, la traccia di ogni umano e di ogni essere vivente non può cambiare e tu l'hai completamente differente da quella bambina." spiegò ridendo, ma notando il mio volto completamente serio si azzittì all'istante e rimase a fissarmi negl'occhi.
"Tu ricordi i nomi dei due?" gli domandai vedendolo annuire.
"Lui si chiamava Amun, mentre la donna si chiamava..." iniziò a dire quando dissimo insieme il nome di mia madre: "Sarah."
Vidi i suoi occhi guardarmi completamente increduli e del tutto sconcertato.
"Non... Insomma, avrei dovuto riconoscerti. Ed invece sei completamente differente." disse con voce confusa.
"Perchè quando crebbi cambiai completamente. Avevo sempre pensato di essere un'umana e mi comportavo di conseguenza, ma una sera battei la testa e mi vennero alla mente tutti i ricordi che avevo cancellato, poi la conferma l'ebbi quando incontrai Jake e gl'altri... Forse è per questo." dissi senza la ben che minima intonazione di voce. Scoprire che lui stesso aveva dovuto uccidere mio padre, anche se in qualche modo ci teneva, mi aveva lasciata completamente senza sentimenti positivi. Volevo saperne di più... Se lui amava mia madre... Perchè ero nata io... Perchè li avevano uccisi senza pietà. Ed anche perchè Demetri aveva iniziato a stringermi a sè cogliendomi del tutto impreparata.

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Capitolo 23
*** La scomparsa ***


capitolo 23-La scomparsa La scomparsa
Dopo quell'abbraccio l'uniche parole che avevo sentito uscire dalle sue labbra era un mi dispiace colmo di tristezza e forse disprezzo verso sè stesso, ma da me non uscì nemmeno una parola.
Ritornammo a palazzo di lì a poco, poichè, secondo Demetri si stavano avvicinando coloro che avevo ascoltato e prima che potessero scoprirci era meglio rientrare, ma parlai solamente quando andammo in giardino e decisi di farlo sedere affianco a me.
"Tu sai niente di loro? Quando o come si conobbero? O del perchè nacqui io se sarei un qualcosa di proibito?" gli domandai improvvisamente vedendolo in procinto di rispondere ma venne scavalcato da Aro che si piazzò davanti a noi improvvisamente.
"E così siete arrivata a scoprire chi fosse vostro padre... Comunque risponderò io alla vostra domanda poichè la risposta è semplicissima." iniziò a dire rimanendo a fissarmi.
"Vostro padre vi ha fatto nascere con la speranza che potevate contrastarmi. Un essere nato da un cane capace di trasformarsi quando vuole e da un vampiro... Un'essere davvero incontrastabile, specialmente se con poteri... Anche se a quanto sembra, voi avete preso da vostro padre. Priva di potere e quindi quasi inutile." aggiunse quasi con disprezzo.
"Certamente se fosse ancora in vita e saprebbe che anche voi siete sotto il mio comando si toglierebbe la vita all'istante. Gli ho sempre rubato ogni cosa che aveva di più prezioso per tentare di contrastarmi." disse infine con un sorriso malefico che mi metteva paura il solo guardarlo.
"Spero che le mie risposte siano state eloquenti e che abbiano alleviato ogni vostro dubbio. Ora levo il disturbo, ho mia moglie che mi aspetta." disse porgendoci un lieve inchino e sparendo così come era apparso davanti a noi.
Tremai lievemente a tutto quello che aveva detto. Non potevo essere veramente frutto di un'esperimento per contrastare Aro, ma anche per Demetri sembrava essere così poichè rimase a fissarmi in silenzio.
"Credo sia meglio che vada a riposare. Domani tornerò finalmente a casa." dissi con freddezza guardandolo con astio e correndo immediatamente nella mia stanza rinchiudendomici a chiave, poi mi infilai sotto la doccia ed andai a dormire.
Il mattino seguente mi diressi immediatamente alla macchina evitando anche di fare colazione, avevo assolutamente bisogno di rivedere mio fratello e gl'altri, ma quando vi arrivai davanti ed aprii lo sportello, venne chiuso improvvisamente.
"Almeno un saluto potresti darmelo." sentii alle mie spalle e quando mi girai ritrovai Demetri davanti a me.
"Ciao." dissi voltandomi nuovamente per tentare di aprire per la seconda volta lo sportello della macchina.
"Ti ho salutato, non vedo cos'altro dovrei fare per poter tornare a casa." dissi quasi alterata voltandomi nuovamente verso di lui ritrovandolo più vicino a me con entrambe le mani sullo sportello.
"Semplice. Non penso di meritarmi un saluto del genere. O forse si... Ma preferisco che ti scaldi e sembri pazza piuttosto che vederti andar via nel modo più silenzioso che esista. Quando fai così sembri pronta a sparire." disse guardandomi dritto negl'occhi.
"Perchè forse è così... Ho bisogno di sparire. Non posso credere di essere frutto di esperimenti per delle stupide ribellioni. Ti basta questo?" domandai vedendolo distogliere leggermente lo sguardo da me.
"E poi se sparissi di certo non ci sarebbero problemi per nessuno di voi. Quindi, lasciami andare.... Tanto lo sappiamo tutti che sarò costretta a tornare fra pochi giorni." dissi cercando di spostare uno dei due bracci dallo sportello.
"Ascolta Demetri. Se pensi che t'incolperò per quello che successe ai miei genitori ti sbagli. Hai solo eseguito gl'ordini ed io sarei una trasgressione. Per questo non ho motivo di arrabbiarmi e privati del saluto." gli sussurrai all'orecchio con un tono tra la rabbia e la tristezza, ma poco prima che mi allontanassi completamente da lui mi afferrò il volto in modo delicato e mi costrinse a guardarlo negl'occhi.
"Sai vero che sta sera dovremmo tornare là?" mi domandò improvvisamente.
"Cosa? No. Io sta sera sono a lavorare... Non posso permettermi di saltare nuovamente il lavoro. E poi, avevo promesso che sarei tornata a casa oggi." dissi guardandolo completamente spaesata.
"Capisco... Sappi che per ora posso cavarmela anche da solo. In fondo si tratta solo di accertarsi di chi si tratta." disse mostrandomi un sorriso e lasciando finalmente lo sportello della mia macchina ed aprendomelo per farmi salire.
"Prometto che è solo per questa volta..." dissi mentre salivo in macchina.
"Grazie." aggiunsi mentre infilavo la chiave per accendere la macchina.
"Se ci fosse una seconda volta preferirei essere salutato in tutt'altro modo." mi disse in un tono del tutto ambiguo ma che mi mostrava il suo solito sorrisetto malizioso.
"Vedrò sul da farsi." furono le mie ultime parole prima di inserire la retromarcia ed allontanarmi da lì per raggiungere finalmente i Quileute e la mia amata casa.
Come solito fui accolta con entusiasmo non appena scesi dalla macchina, non lasciandomi nemmeno il tempo di mettere piede in casa. Faceva sempre piacere essere accolta a quel modo, ma non quella mattina, non quel giorno, dopo quanto avevo scoperto e probabilmente se ne accorsero poichè improvvisamente rimasero tutti quanti a fissarmi perplessi.
"Scusatemi davvero... Sono felice di essere tornata a casa solo che sto ripensando a ieri." dissi notando il volto ancora più confuso di Jake seguito da tutti gli altri, ma quando spiegai quanto scoperto il giorno precedente rimasero increduli iniziando a domandarsi come mai il clan di Amun in tutti questi anni non era mai andato a cercarlo o non avessero mai chiesto sue notizie, ma la soluzione plausibile a cui arrivammo, era che probabilmente lui era già a conoscenza della sua fine ed avesse già messo tutto quanto in preventivo. Peccato che sapevo del legame che c'era tra i Cullen ed Amun poichè ne avevo sentito parlare qualche volta da Carlisle ed anche da Nessie che parlava di Benjamin e del suo potere. Di fatti ritenemmo non fosse il momento di svelarlo ai Cullen poichè io stessa faticavo a comprendere, anche perchè mi sembrava strano che Alice non l'avesse mai previsto. Poi ricordai la mia natura, se c'ero io con loro Alice non sarebbe mai riuscita a vedere nulla.
Fortunatamente i Quileute riuscirono a farmi passare l'intero pomeriggio priva di preoccupazioni e pensieri, ma una volta che giunse la sera dovetti andare a lavorare e lo staccarmi dalle loro distrazioni mi portò a ripensare a tutte le cose che m'erano successe fin ora mentre iniziavo a lavorare silenziosamente come oramai era di consuetudine.
"Benvenuti. Che cosa posso servivi?" domandai sfoggiando un sorriso alquanto falso ed ipocrita agl'ennesimi clienti che si sedettero in un tavolo, non curante di chi fossero.
"Denise... E' da tanto che non ci si vede, ma non mi aspettavo nemmeno di vederti come cameriera in un posto simile." disse una voce che riconobbi e che collegai in poche frazioni di secondi alla stessa voce che avevo sentito nel bagno. Come era possibile che fosse tornato qui? Era partito per l'estero parecchi anni fa e soprattutto chi era stato quel vampiro folle da trasformarlo? Se prima era un'egocentrico, viziato, riluttante essere umano, figuriamoci adesso come il suo carattere fosse peggiorato.
"Thomas. Non pensavo saresti mai tornato in un posto del genere." dissi fingendomi completamente cordiale guardando l'intero gruppo di vampiri che mi si presentava davanti e che continuava a fissarmi tra l'affamato ed il malizioso, ma il loro comportamento e la loro postura lasciava completamente a desiderare, non sembravano affatto dei gentiluomini. Se ci fosse stato Felix in mezzo a loro si sarebbe distinto e sarebbe apparso aggraziato e pieno di fascino.
"Non sembri molto felice di vedermi. Ed io che ero tornato per te..." disse con un tono della voce piuttosto fastidioso poichè si capiva che mi stava prendendo in giro.
"Anzi, perchè non ci fai compagnia? A tutti noi piacerebbe." aggiunse indicandomi il posto accanto al suo mentre sul suo volto si dipingeva un sorrisetto completamente odioso.
Doveva ringraziare che stessi lavorando, altrimenti le mie risposte sarebbero state peggiori di quel momento e soprattutto l'avrebbero messo in ridicolo davanti al suo gruppetto.
"A me non sei mancato per niente. Quindi non ti farò compagnia nemmeno se me lo chiedessi in ginocchio." risposi con acidità sentendo uno dei vampiri sussurrargli che gli stavo dando del filo da torcere ed a quelle parole sorrisi istintivamente.
"Ora, se non vi spiace, proseguirei col mio lavoro." dissi con un sorriso ed allontanandomi da quel tavolo raggiungendo un'altro cliente che era appena entrato e s'era seduto due tavoli più indietro rispetto a loro.
Sul momento non prestai alcuna attenzione né a chi fosse, né a che odore avesse per comprendere se fosse vampiro o meno, mi limitai semplicemente a ripetere la mia classica domanda con la mia solita maschera felice ma quando alzai gli occhi per guardare il cliente ne rimasi incredula.
"E tu? Come mai qui?" domandai spontaneamente vedendolo fare cenno di zittirmi ed indicandomi l'orecchio mentre osservava i vampiri del tavolo più avanti.
"Ho voluto cambiare un po' il posto." si limitò a rispondere mentre con velocità mi tolse il cellulare dalla tasca rimettendosi a sedere dicendomi cos'avrebbe ordinato mentre iniziava a digitare qualcosa sul cellulare ed adagiandolo, non appena finì, sul tavolo permettendomi di prenderlo e sfoggiandomi un sorriso da mozzarmi completamente il fiato.
Se fino a prima rivedere Thomas m'aveva completamente messa a disagio, sapere che Demetri fosse due tavoli dietro di lui mi aveva rimesso in sesto, poichè significava che probabilmente le mie teorie erano esatte e se Thomas avrebbe avuto strane intenzioni assieme al suo gruppo di amici, avrei avuto chi mi poteva aiutare.
Mentre pensavo a quelle cose proseguivo col mio lavoro preparando le ordinazioni di tutti i tavoli quando improvvisamente il cellulare vibrò...

1 Nuovo messaggio

Da:   Demetri
Quel Thomas... Fa parte del gruppo che sta architettando il piano, quindi presta attenzione. Li ho seguiti non appena sono usciti dal locale pensando tornassero nel loro covo.
Ore: 20:40

Nel leggere quel messaggio rimasi completamente spaesata. M'aveva preso il cellullare per memorizzare il suo numero? E da quando aveva un cellullare? A quelle domande lo guardai istintivamente per un breve istante poichè dovevo ancora finire di preparare le bevande e con velocità decisi di rispondergli mentre attendevo che si riempissero...

Messaggio:
Fantastico... Beh almeno ora so che non mi sbagliavo ieri. Comunque presterò attenzione.
Destinatario: Demetri

Rimisi il cellullare in tasca ed incominciai a servire i tavoli sorridendo come solito arrivando infine anche a servire il gruppo dove c'era Thomas che non smetteva di fissarmi.
"Ecco a voi." dissi con un sorriso mentre posavo i bicchieri davanti alle rispettive persone fingendo di non notare i loro occhi incollati su di me.
"Allora? Rimani a farmi compagnia? Devo ammettere che sei diventata molto più..." iniziò a dire, ma prima che potesse finire, lo interruppi mettendogli un dito sulle labbra.
"Thomas. Puoi dirmi tutto ciò che vuoi, ma quando allora dissi è finita, lo era veramente ed anche adesso è così. Coi tipi come te non ci perdo nemmeno più tempo se non per distruggerli o giocarci. Quindi vedi di stare a cuccia e non sprecare il fiato. Mi risparmi la fatica di umiliarti davanti a tutti. Chiaro?" dissi porgendogli un sorriso del tutto divertita nel vedere la sua faccia completamente sconcertata e senza attendere risposta proseguii arrivando a servire anche Demetri.
"Ecco a lei." dissi volgendogli un sorriso che forse era diverso da quelli fatti fin'ora e che vidi ricambiare rimanendo rapita per qualche istante dal suo sguardo poichè sembrava divertito da qualcosa, ma senza dire nient'altro proseguii col mio lavoro riuscendo ad avere una piccola pausa e poter uscire sul retro del locale, dove pochi minuti dopo ritrovai anche Demetri.
"Sai essere davvero crudele con le parole. Quel poverino cercava solo di riconquistarti." disse ridendo subito dopo vedendo il mio volto alquanto contrariato.
"All'inizio pensavo seriamente che l'avresti fatto sbattere fuori dal locale. Non credo d'averlo sentito solo io mentre commentava il tuo... Fondoschiena. O mentre concordava con uno di loro che saresti una selvaggia a letto." iniziò a dire intento sicuramente a proseguire con la lista.
"Si, si le ho sentite tutte. Non ho bisogno che me le fai riannotare. E'... E' uno zoticone e l'essere vampiro l'ha solo aiutato a peggiorare." intervenni prima che mi arrabbiassi nuovamente sentendolo ridere alle mie parole.
"Comunque da quando avevi il cellulare?" domandai perplessa vedendolo alzare leggermente le spalle.
"Solo da questa mattina.... Cibarsi degli umani è divertente ma a quanto pare può rivelarsi davvero utile." disse sorridendo avvicinandosi a me.
"Di certo non lo metto in dubbio. Sei tu il segugio qui tra i due." dissi sostenendo il suo sguardo vedendogli dipingersi un sorriso divertito mentre mi teneva il volto sollevato verso di lui con un dito.
"Credo che verrò spesso qui se ci sarai tu a lavorare. Almeno sarei servito a dovere." disse con un tono quasi malizioso.
"Non contarci troppo. Potrei rovesciarti
per puro caso il bicchiere addosso. Comunque devo rientrare." dissi prendendo le distanze da lui sentendolo ridere e raccomandarsi di fargli sapere quando avrei finito di lavore e se Thomas se ne fosse andato da lì.
Dopo aver annuito rientrai rapidamente continuando a lavorare e scoprendo a fine serata che m'aveva addirittura lasciato la mancia. Che cosa gli era saltato in mente? Anche se ero grata di quel gesto, non riuscivo a trovarne minimamente il significato e dopo che gli mandai un messaggio dicendogli che sarei tornata a casa da Jake non gli chiesi minimamente nulla. Se mai ne avessi avuto il coraggio gliel'avrei chiesto non appena me lo sarei ritrovata di fronte, ma mentre i miei pensieri continuavano a vagare domandandosi che tipo di rapporto effettivo c'era tra noi due, incominciai ad incamminarmi alla macchina sentendomi sempre osservata. Avevo addosso una sensazione orribile e decisi di affrettarmi ad arrivare alla macchina, ma come arrivai lì dopo pochi secondi mi sentii afferrare e tutto divenne opaco per dar spazio al buio assoluto....

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Capitolo 24
*** Compromessi ***


capitolo 24-Compromessi Compromessi
Erano successe tantissime cose dopo quel giorno passato a fare shopping, arrivando addirittura a sentire la sua pelle a contatto con le mie mani ed il suo battito accellerare ogni attimo in cui le mie mani l'accarezzavano, quasi da sembrare che danzassero su di lei, mentre le mie labbra continuavano a baciarla lungo tutto l'addome rigirandola improvvisamente finendo sopra di lei.
Il suo profumo, il suo intero corpo e le sue mani erano completamente magnetiche, adoravo sentirle che mi sfioravano mentre il suo respiro era pieno di irregolarità ed andava sempre più ad affievolersi. Dopo la sera del primo bacio non ero più riuscito a pensare ad altro, ma anche se ero arrivato quasi ad averla, tutto venne interrotto dallo bussare della mia porta e dalla quale echeggiò la voce di Felix.
In questi giorni non m'aveva quasi mai cercato ed ora eccolo che bussava alla mia porta dovendo, così, dire addio a ciò che stavo raggiungendo. Ero irritato come non mai per tutto questo, specialmente quando iniziò ad insistere per poter entrare in camera mia e non appena ci riuscì pensai al peggio, ma fortunatamente Denny era come scomparsa anche se a differenza di Felix potevo sentire il suo profumo che innondava ancora la stanza. Era un richiamo costante alla quale spesso faticavo dallo starle lontano, intenso e dolce allo stesso tempo, ma che mi rendeva la mente annebbiata se solo un suo dito avesse poggiato sulla mia pelle.
Perso nel ripensare a quel breve attimo rimasi a fissare in silenzio il letto mentre Felix continuava a farsi i suoi ragionamenti arrivando alla conclusione che forse non stavo facendo assolutamente niente o che gli stavo nascondendo qualcosa, ma continuò a perseguitarmi fino a quando non sentii dei lamentii quasi impercettibili provenire dalla camera di Denny e, seguito da Felix, irruppi nella sua stanza, ritrovandola stesa a terra con Jane che utilizzava il suo potere.
Felix andò immediatamente a far distogliere lo sguardo da Jane facendola cadere a terra mentre io mi precipitai a controllare se stesse bene, vedendola perdere completamente i sensi.
"Jane ma che ti è preso?" gli domandò Felix mentre la portava fuori dalla stanza.
"Io dico che ti sei bevuta del sangue rancido, almeno ci fossero delle spiegazioni." dissi io mentre li raggiungevo.
"Non sono affari che vi riguardano." rispose Jane con tono distaccato e freddo, come d'altronde mi aspettai.
"Si invece. E sarà meglio che mi dici cos'è successo." dissi con tono freddo, ma non rispose minimante anzi sembrava in procinto di andarsene.
"Allora mi spieghi cosa ti è saltato in mente?!" domandai iniziando a perdere già da subito la pazienza.
"Non sono tenuta a risponderti e se insisti ulteriormente colpirò anche te. Quindi vedi di stare al tuo posto, segugio." mi ringhiò Jane nervosa sicuramente perchè la stavo obbligando come se fossi stato io di grado superiore a lei.
"Sono anche fin troppo nel mio posto, mia cara. Ma ora te la vedrai tu con Aro e i Quileute. Perchè è di questo che ti dovrai solo augurare. Che nessuno di loro ha sentito il dolore di Denny." risposi ringhiandole ed afferrandole il braccio siccome stava per andarsene seriamente. Sentendo arrivare Denny alle mie spalle e vedendola avanzare verso di noi, non potei che rimanerne incredulo. Come riusciva a reggersi in piedi dopo tutto ciò? E soprattutto come pensava di sistemare la faccenda? Dopo poco, Jane iniziò ad esagerare e senza riflettere l'attaccai, ma invece che utilizzare il potere su di me, incominciò nuovamente ad usarlo su Denny. Perchè a lei? Che cosa voleva dimostrare? La risposta a quella domanda arrivò non appena mi pose la domanda perchè mai sembrassi tenerci così tanto a Denny. Effettivamente ero sempre stato un tipo menefreghista e completamente egoista su ogni punto, anche se questo era solo stato a causa sua e di suo fratello. Di fatti gli risposi con una mezza verità, cioè che lei mi era amica. Peccato fosse solo una metà del vero, l'altra metà era che ero completamente rapito da lei e vedere che le veniva fatto del male portava a star male anche me, specialmente se indifesa.
Dopo che Denny se ne andò dicendo che avrebbe sistemato le cose, non la rividi più, nonostante la sentii rientrare a palazzo e dirigersi in camera. Sapevo che non aveva toccato cibo ed ero certo che la reazione di Jane l'aveva stravolta, così non sentendola muoversi da almeno tre ore, decisi di passare a dare un'occhiata, ma non appena richiusi la porta cercando di non fare rumore, vidi i suoi occhi azzurri rimanere a fissarmi.
"Scusa, non volevo svegliarti..." dissi in tono pacato e piuttosto basso, ma il suo sguardo sembrava completamente confuso e spaesato così decisi di spiegarle come mai ero lì, anche se dare spiegazioni sulle mie azioni era qualcosa che detestavo enormemente. Sembrava non voler parlare minimamente, ma non appena vidi che mi fece spazio nel suo letto, decisi di sedermici affianco, ritrovandola ancora sdraiata a fissare il soffitto mentre cercava di spiegare il perchè del suo dormire, fingendo che stesse bene. Peccato che i suoi occhi non riuscivano a mentirmi, avevano lo sguardo simile a quando sentì dire da Alec che voleva lasciarla.
"Hai appena detto una grossa bugia, ma te la lascierò passare... Ora però devo andare." dissi alzandomi dal letto con un sorriso.
"Ricorda, potrai ingannare chiunque. Ma i tuoi occhi parleranno sempre chiaro per me." gli sussurrai dopo poco, rubandole un bacio sulle labbra che non avevano fatto che richiamarmi per tutto il tempo.
Dalle mie parole doveva comprendere che con me sarebbe stato inutile avere segreti. Non sono un lettore di pensieri, questo è vero, ma allenarla e passarci intere giornate m'aveva permesso di conoscere ogni sua espressione, ogni suo tipo di sguardo, poichè avevano significati diversi ed il suo profumo... Quello l'avrei potuto rintracciare senza la ben che minima fatica, sempre se non mi si fosse presentato uno scudo come quello di Isabella.
Fortunatamente la notte, così come le prime ore del mattino, passarono in fretta e riuscii a distogliere ogni mio pensiero da lei anche grazie a Santiago che voleva allenarsi sperando come suo solito di poter arrivare alla pari di Felix. Ma ad un certo punto anche lui volle innondarmi di domande su Denny, in fondo lui non l'aveva mai vista, né tanto meno ci aveva parlato e rimanendo sul vago rispondevo su come apparisse Denny.
"Sembra una ragazza tutto pepe. Chissà a letto..." disse improvvisamente ridendo ed una volta a quelle parole avrei riso anch'io, ma rimasi per qualche istante in silenzio a fissarlo. Possibile che tutti avessero lo stesso tatto quando erano così grossi? Anche Felix alle volte usciva fuori con discorsi completamente privi di tatto costringendomi ad andarmene completamente da lì.
"Sinceramente non lo so. Dovresti chiederlo al nanerottolo, è lui che ci stava insieme." dissi con disinvoltura. Fortunatamente stavamo conversando nella sua lingua nativa e di conseguenza eravamo in pochi a comprendere di che parlavamo, altrimenti mi sarei potuto ritrovare i gemelli infuriati per quanto avevo detto e perchè avevo offeso Alec.
"Come ci stava? Vuoi dire che ora potrebbe averla chiunque di noi?" mi domandò con un sorriso completamente eccitato all'idea di poterci provare con qualcuno di nuovo.
Riuscii giusto ad annuire quando sentii l'arena invadersi del SUO odore e mi arrestai improvvisamente seguito a ruota da Santiago sia dall'allenarsi che dalla conversazione, rimanendo a fissarla fino a quando Santiago non mi spinse verso di lei dicendomi che ero uno stolto se non ne avrei approfittato. Non appena la raggiunsi, minacciai Santiago di farsi gli affari suoi e portai Denny in disparte, scoprendo che voleva parlare della missione che avremmo dovuto affrontare quella sera e ne fui sollevato, poichè avevo il timore che volesse parlarmi di quella strana mattinata passata il giorno prima. Dopo che le spiegai tutto quanto, mi salutò, lasciandomi solo con Santiago che incominciò a farmi la predica fino a che non ritornai in camera mia per prepararmi alla missione di quella sera. Non ne comprendevo bene il motivo, ma quella situazione mi rendeva nervoso, avrei dovuto essere il suo cavaliere anche quella sera e l'attesa su quel portone mi metteva sempre più in soggezione. Anche se era tutto quanto una copertura avrei comunque dovuto portarla ad un privè di tutto rispetto, immerso in quei pensieri venni distratto da un rumore di tacchi che echeggiava per i corridoi e quando la vidi in fondo al corridoio che avanzava verso di me mi irriggidii, sentendomi la gola completamente asciutta.
Indossava un vestito a tubino nero che le metteva in risalto ogni minima curva del suo corpo lasciando la visione di quelle gambe completamente perfette e che si muovevano con armonia insieme al resto di lei, mentre i suoi occhi avevano preso un lineamento quasi felino grazie al trucco ed accentuato di più il suo colore azzurro grazie al nero della matita. In quel frangente la mia mente stava iniziando a desiderare solo ed esclusivamente che le sue mani tornassero a poggiare sul mio petto nudo, ma avevamo una missione e purtroppo perdermi in quelle distrazioni era qualcosa di surreale. Prima che potesse arrivare a me, presi un profondo respiro e dopo poco l'accompagnai al locale nella stessa maniera con cui entrammo alla festa a palazzo, ma questa volta eravamo circondati da sconosciuti e vampiri, di fatti quando probabilmente se ne accorse il suo cuore iniziò a martellare più velocemente rabbrividendo leggermente fino a quando il mio braccio non si mostrò ben saldo e sicuro di sè.
La serata passò più in fretta di quanto pensassi ed anche i miei desideri continui avevano smesso di tormentarmi, potendo finalmente concentrarmi sulla missione ed una volta che Denny andò in bagno scoprii che dietro a tutto questo piano, molto probabilmente, c'erano i Rumeni poichè ne percepii una piccola traccia attraverso uno dei camerieri, ma vedere ritornare Denny e sedersi completamente in silenzio pensai che fosse successo qualcosa. Di fatti, quando i suoi occhi si incrociarono coi miei, notai che sembrava aver visto o sentito un fantasma, così, la presi e la riportai fuori da lì arrivando a passeggiare in un parco non molto lontano da Volterra.
Grazie a quello che aveva sentito e supposto, avevo una minima conferma che dei nuovi membri del clan rumeno stessero organizzando qualcosa, ma certamente questo ad Aro non sarebbe bastato e di certo ci avrebbe incaricato di seguirli nuovamente. Ero intento a pensare alla missione quando Denny mi chiese se poteva farmi una domanda arrivando, infine, a scoprire che lei non era altro che la bambina nascosta dentro l'armadio di quel fatidico giorno in cui, dovetti aiutare ad uccidere Amun... Era un gesto della quale non mi ero mai perdonato, avevo sempre nascosto le lettere che mi spediva custodendole con gelosia. In fondo era il mio creatore, colui che m'aveva insegnato tutto prima di incontrare Aro, ma un giorno Alec entrò in stanza proprio mentre ne stavo aprendo una e strappandomela dalle mani senza poter, così, leggerne il contenuto, dovetti rintracciare Amun ed ammazzarlo davanti il cospetto dei Signori senza conoscere esattamente i dettagli del mio stesso gesto.
Per tanti anni avevo vissuto nel rimorso pensando di avere le allucinazioni poichè continuavo a sentire la traccia di quella che era sua figlia, ma quando improvvisamente sparì credetti veramente che era tutto frutto della mia mente o almeno questo fino a quando non constatammo, anche dalle parole di Aro, che lei era veramente sua figlia. Secondo lui era nata come esperimento per tentare di contrastarlo, ma qualcosa continuava a farmi rimanere col dubbio e Denny non sembrò prenderla nel migliore dei modi, tanto che, il giorno dopo, la sentii uscire da palazzo quando il sole era solo sorto da pochi minuti e soprattutto senza salutare, ma quando disse che non sarebbe mai stata arrabbiata con me, ne rimasi incredulo... E' decisamente la figlia di Amun, nemmeno lui mi odiò quando accettai di andarmene e passare sotto l'ordine di Aro.
Quel giorno, nel pomeriggio, uccisi diverse persone rubandogli anche un cellulare che mi portai dietro anche quella sera, ritrovandolo utile quando mi ritrovai nell'osteria in cui lavorava Denny poichè avevo seguito il gruppo di ribelli. Era incredibile come il suo volto sfoggiasse un'incredibile sorriso del tutto bugiardo, ma quando la sentii parlare in quel modo del tutto velenoso con un tizio di nome Thomas, non potei che esserne felice. Sembrava un maestoso felino che si muoveva sinuosamente nel suo territorio e se qualcosa non le andava bene sfoderava i suoi artigli intrisi di veleno, ma che per me erano semplicemente seducenti.
Alla fine dovetti andarmene prima di loro, decidendo di raggiungere Denny nel retro del locale e parlarle per qualche minuto, ritrovandomi incatenato alle sue risposte del tutto provocatorie, alla quale diventava quasi impossibile risponderle anche perchè dovetti lasciarla andare dentro, poichè non aveva molto tempo. Quando tornai a palazzo, non mi mossi più dalla mia stanza e senza rendermene il tempo passò, ricevendo anche un messaggio da lei in cui diceva che sarebbe andata direttamente a casa di suo fratello e dovetti così, aspettare l'alba andando in giro per il palazzo.
Era sicuramente mattina tarda quando sentii qualcuno avvicinarsi a palazzo e come mio dovere andai immediatamente a vedere, ritrovandomi lo sguardo di Jacob completamente infuriato.
"Dov'è mia sorella?" chiese senza nemmeno un qualche tipo di formalità.
"Come dov'è? A casa tua." risposi incredulo, era una domanda completamente assurda. Di certo se si aspettava che fosse qui, si stava sbagliando di grosso.
"Senti succhiasangue non prendermi in giro. Se era a casa non sarei venuto fin qui, non credi? E poi nemmeno risponde al cellulare." disse incominciando a perdere la pazienza, notando che stava iniziando a tremare.
"Jacob... Non avrei motivo di prenderti in giro. Ieri sera l'avevo lasciata che lavorava e che sarebbe venuta da te." dissi rimanendo a fissarlo vedendolo smettere di tremare.
"Ascolta, ora andremo al locale dove lavora. Magari loro sanno qualcosa." dissi voltandomi leggermente a fissare il portone mentre m'avvicinavo a Jacob ed andando insieme al parcheggio dove c'era ancora la sua macchina. Avrei dovuto certamente spiegare il mio improvviso allontanamento da palazzo ad Aro, ma ero certo che non avrei ricevuto punizioni anche perchè lui stesso me ne aveva affidata l'incolumità.
"Sarà meglio per te che m'aiuti a ritrovarla e che non mi stai ingannando." disse a denti stretti fino a quando non rimase perplesso nel vedere la mia mano tesa verso di lui.
"Hai la mia parola. Non torcerò un capello a nessuno di voi. Ti aiuterò a trovarla, ma se le fosse successo qualcosa voglio poterla venire a trovare a casa sua e starle affianco, ovviamente se io non farò del male a voi, mi aspetto che sia così anche per voi." dissi rimanendo a sostenere il suo sguardo fino a quando non strinse la mia mano accettando il compromesso in silenzio.
Avremmo unito le forze nonostante non scorresse buon sangue tra noi, ma Denny era importante per lui quanto oramai lo era diventato per me... Non avrei permesso a nessuno di farle del male e rapirla era stato il loro errorre che li avrebbe condannati alla morte certa.

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Capitolo 25
*** Ritrovamento ***


capitolo 25-Ritrovamento Autrice: Salve ragazze/i!!! E' da un po' che non vi salutavo vero?? Vi mancavo?? Probabilmente no XD Comunque volevo ringraziarvi tantissimo poichè continuate a seguirmi e Chris che mi recensisce e mi aiuta spesso. Sapete mi stupisco io stessa nell'essere ancora qui a scrivere capitoli O_O Una volta contavo che la storia si fermasse al 20° capitolo con una fine ed andamenti completamente differenti e invece... Ecco che la storia è già al 25° capitolo XD Beh, che altro dire?? Semplicemente che è da un po' che mi chiedo voi come vediate Denny, come ve la immaginate e chi preferite tra tutti i personaggi fin ora visti o che cosa o con chi Denny dovrebbe stare realmente. Si, sono curiosa delle vostre idee u.u Detto questo vi lascio alla lettura, recensite e fatemi sapere cosa pensate di tutto anche di ciò che ho chiesto se volete ;) Ancora buona lettura e alla prossima!! ❤ ❤ Denny ❤ 

Ritrovamento
Dopo essere scesi a compromessi decidemmo di rimanere uniti almeno fino a quando non avremmo trovato il posto, certi che doveva essere in zona anche se chi fossero i rapitori era una domanda che ci ponemmo ma che non ebbe risposta, o almeno, io una piccola idea l'ebbi, ma se era stato veramente quel Thomas allora, forse, avevano scoperto che lei faceva parte del clan o semplice mente aveva chissà quali intenzioni nei suoi riguardi, specialmente perchè sembrava più che volenteroso di volerla.
A quel pensiero me ne sentii completamente geloso ed iniziai ad accellerare la ricerca scovando la traccia mentale di Denny, non sapevo nemmeno dove mi stesse portando, ero solo concentrato su di lei e sul ritrovarla. Sapevo che ormai Volterra era alle mie spalle e che mi ritrovavo completamente in mezzo alla foresta ma improvvisamente incominciai a vedere tutto buio notando che mi trovavo in un luogo completamente umido e tetro.
"Ehi Demetri? Che ti prende?" sentii domandarmi da Jacob che m'era affianco poichè m'ero arrestato di colpo, ma ero così preso a capire io stesso cosa stesse succedendo che rimasi in silenzio fino a quando non vidi una lieve luce provenire da un punto lievemente in alto, notando che in fondo a quella stanza c'erano delle scale.
"Credo d'aver capito dove si trova Denny." dissi fissandolo vedendo il suo volto completamente pieno di confusione.
"Comunque non so cosa sia successo. Tu seguimi e basta." dissi continuando a correre assicurandomi che mi seguisse rimanendo però concentrato sulla scia di Denny, arrivando infine in un piccolo cumulo di pietre dove c'era un vecchio seminterrato ormai non più utilizzabili da chissà quanti secoli.
"Aspetta qui, vado a chiamare il branco." disse Jacob guardandomi per qualche secondo e correndo via trasformandosi in lupo, ma io non potevo, nè volevo aspettare. Se era come pensavo chissà che cosa le stavano facendo, non potevo permettermi di sprecare altro tempo e mi precipitai all'interno di quella che in realtà si rivelò un'antica prigione. Fui il più silenzioso possibile e ritrovai Denny priva di sensi e legata dai polsi a due anelli conficcati nel muro, chiunque fosse stato l'avrebbe pagata.
Ero vicino al suo volto quando la vidi riaprire gli occhi e gli feci cenno di stare in silenzio mentre m'avvicinavo alle corde per potergliele rompere, accorgendomi che erano dei cavi in acciaio e se non prestavo attenzione potevo ferirla, ma improvvisamente sentii arrivarmi qualcuno alle spalle e mi spostai velocemente finendogli alle spalle.
Riuscii a stenderlo in pochi minuti, ma quando tentai nuovamente di arrivare a Denny venni attaccato da altri due vampiri, uno alla destra e uno alla sinistra. Inizialmente schivarne i colpi si rivelò facile, ma quando anche il terzo vampiro si rialzò in piedi mi ritrovai in ginocchio con due di loro che mi tenevano le braccia tese sentendo i legamenti iniziare a spezzarsi lentamente mentre gli occhi di Denny non facevano che osservarmi completamenti terrorizzati.
"Thomas!! Thomas lascialo andare!! Non puoi... Non puoi fargli del male.... Te ne prego. Farò tutto quello che vuoi, ma lascialo andare..." iniziò a dire completamente in lacrime mentre cercava di liberarsi, ma senza alcun risultato.
Sapevo che chi chiamava era alle mie spalle ed era lo stesso che mi aveva spezzato le gambe qualche istante prima, ma come lo sentii avvicinarsi sempre più a me arrivò Jacob che a suo modo lo fece a pezzi aiutato da qualcun'altro sicuramente del suo branco. Non appena sentii le mie braccia libere e che le gambe avevano ricominciato a funzionare corsi all'istante da Denny e cercando di non farle male, ruppi i cavi che aveva attorno ai polsi, notando che avevano lacerato la sua pelle procurandole delle ferite, ma non ebbi nemmeno il tempo di inspirare che venni invaso dal suo stesso corpo.
"Perchè? Perchè non hai aspettato che arrivasse anche mio fratello?" mi iniziò a domandare mentre nascondeva il suo volto nel mio collo e le sue braccia restavano anch'esse aggrappate ad esso.
"E rischiare di sprecare altro tempo? Non potevo aspettare... Chissà che altro ti avrebbero potuto fare." dissi abbandonandomi completamente a quell'abbraccio poggiandole una mano tra i capelli e stringendola leggermente a me sentendo il suo profumo rapirmi completamente.
"Però... Non... Non farlo mai più. E' stato sconsiderato." farfugliò stringendo ulteriormente la presa sul mio collo procurandomi così un sorriso. S'era preoccupata di più per quello che stava accadendo a me, che a quello che le avrebbero potuto fare... Oramai tra noi non c'era più semplice amicizia. A quel lieve pensiero sospirai leggermente e prendendo Denny in braccio, uscii fuori da quel luogo dove ormai tutto era finito, arrivando di fronte a Jacob che aveva ripreso le sembianze umane.
"Ti sono debitore..." dissi mentre cercavo di lasciargli Denny tra le braccia, ma come una bambina capricciosa s'era saldamente incatenata al mio collo.
"Ed ora perchè fai così? Ti devo ricordare che sono della stessa natura dei rapitori perchè tu vada con tuo fratello?" domandai fingendomi arrabbiato per il comportamento che stava avendo intravedendo qualcosa però sulla sua spalla.
"Ti hanno morsa?!" domandai all'istante con un ringhio vedendo lo sguardo di Jacob preoccupato mentre posavo Denny a terra che sembrò finalmente decisa a lasciarmi il collo.
"Io non credo... O almen,o non ricordo di essere..." non la lasciai nemmeno finire di parlare che le abbassai leggermente la spalla della maglia sentendola lamentarsi leggermente.
"Jacob portala da Carlisle. Non vorrei ritrovarmela di nuovo in quelle assurde condizioni." dissi freddamente rimanendo a guardare Denny che sembrava preoccupata per qualcosa ma al tempo stesso confusa.
"Cosa? E tu dove vai?" mi domandò all'improvviso iniziando ad infastidirmi. Possibile che mi desse priorità? Lei poteva rischiare di stare nuovamente male e chiedeva a me dove sarei andato.
"Non deve importarti dove vado. O almeno, non ora. Prima arrivi da Carlisle e meglio è. Io devo solo andare da Aro a parlargli dato che uno di loro è comunque scappato." ringhiai e correndo immediatamente via prima che potesse dire altro.
Continuare a star lì non faceva che farmi salire la sete, anche se avevo una buona resistenza e potevo stare senza bere per quasi due settimane, il suo sangue riusciva a farmi risvegliare completamente la sete. Scrollai la testa cercando di scacciar via quei pensieri ed una volta al cospetto di Aro lasciai che mi prendesse la mano leggendo ogni cosa.
"Ma bene... Sei stato formidabile. Sei riuscito ad avere la piena fiducia sia da lei che da quei... Cani." disse indietreggiando di qualche passo rimanendo a fissarmi con un sorriso.
Sapevo cos'aveva letto, sapevo che ora era a conoscenza anche lui di quei miei pensieri costanti su di lei e quel sorriso iniziava a non piacermi.
"So cosa vorresti chiederci. E ti concedo di andarla a trovare. In fondo dobbiamo mostrare che anche noi Volturi ci preoccupiamo di lei, quindi... Mi raccomando, porgile i miei saluti ed una buona guarigione." disse facendomi cenno di andarmene e dopo avergli porso un lieve inchino uscii immediatamente dal palazzo raggiungendo Jacob che si trovava ancora fuori l'ospedale.
"Cos'ha detto Carlisle?" domandai guardandolo lievemente.
"Che sicomme è stata morsa da oggi non dovrebbe succedergli niente, ma comunque ha voluto fargli una trasfusione. Per ora è dentro, giusto per finire di controllare che sia tutto a posto. Tu suppongo che ti ritroverò tra un po' a casa mia." disse in tono poco amichevole.
"I patti erano questi. Ma puoi stare tranquillo, non le farò nulla che possa nuocerla. Ora scusa se non rimango a farti compagnia, ma devo portare la notizia ad Aro." dissi andandome e portando la notizia ad Aro che ne fu entusiasta lasciandomi andare immediatamente sia a cibarmi che ad andare da lei. Sapevo che per lui importava solo per dare figura di sè, ma per me non era assolutamente quello il motivo.
Feci giusto in tempo ad arrivare sulla soglia della porta che venne ad aprirmi Jacob.
"Entra. Denny sarà sicuramente felice di vederti. Come è uscita mi ha chiesto immediatamente se eri passato, ma io questo non te l'ho detto." disse facendomi segno di entrare.
"Grazie ancora per il salvataggio. Comunque farò finta che tu non mi abbia accennato niente. E per quanto riguarda il vampiro che è fuggito, stanno già provvedendo alcune guardie a cercarlo." dissi mentre lo seguivo nel salotto d'ingresso.
"Bene, almeno su qualcosa vi rendete utili." disse ridendo siccome ero rimasto a fissarlo alquanto contrariato.
"Jake, ma con chi stai parlando?" sentimmo domandare improvvisamente dal piano di sopra e dopo poco vidi Denny scendere dalle scale in pigiama.
"E lui? Da quando è qui? E soprattutto perchè?" domandò non appena mi vide e sentii Jacob trattenersi dal ridere. Decisamente stare lì stava iniziando a mettermi soggezione, era un'ambiente completamente differente rispetto al palazzo, sembrava essere più colorato.
"Ti sei davvero ripresa in fretta. Non dai nemmeno il tempo di parlare che subito fai domande." disse Jacob ridendo mentre si andava a sedere sul divano.
"Comunque penso che sia lui quello che deve rispondere, non io." disse alzando leggermente le spalle e rimanendo a fissarmi assieme a sua sorella.
"Ma tu senza spiegazioni non ci sai stare?" domandai alquanto scocciato vedendola ridere improvvisamente e trascinarmi senza una parola al piano di sopra, ma quando vidi che mi stava trascinando nella sua stanza mi irriggidii all'istante.
"Non pensi che tuo fratello potrebbe arrabbiarsi? Ti ricordo che sono un ragazzo, non una ragazza." dissi sentendomi tirare ulteriormente il braccio.
"Se già ti ha fatto entrare in casa non si arrabbierà se ti porto in camera. Dai, entra senza fare storie..." disse incominciando a spingermi dalla schiena e non appena feci il primo passo la vidi quasi cadere.
"D'accordo. Ed ora?" domandai appena fummo dentro vedendola chiudere la porta e correre a sedere sul letto.
"Voglio sapere come mai sei qui." disse sorridendo e dondolandosi sul letto facendomi segno di sedermi affianco a lei.
"Insomma vuoi per forza delle spiegazioni..." dissi sospirando ed andandomi a sedere di fianco a lei incominciando a spiegarle del compromesso a cui eravamo scesi io e Jacob, ma anche di come Aro voleva che stessi lì perchè così dessi una buona impressione della casata. Tutto il tempo in cui parlavo i suoi occhi non facevano che rimanere incollati su di me, anche quando si mise sotto le coperte e mi domandò cos'avrei fatto durante le notti in cui sarei restato lì e con sincerità le dissi che non avevo idee, ero solo lì per evitare che il vampiro rimasto potesse tornare, ma su quel punto avevo tralasciato la cosa più importante... Ovvero che ero lì, solo per essere certo che stesse bene. Però per il sorriso che mi volse ero certo che l'aveva capito.
Ci fu un momento in cui il silenzio aveva preso il sopravvento mentre avevo iniziato ad osservare la sua stanza curiosando tra i titoli di alcuni suoi libri, ma quel silenzio non mi dispiaceva affatto, sapevo che i suoi occhi mi stavano ancora osservando e quando mi voltai per guardarla, la vidi spostare le coperte ed invitarmi a mettermi accanto a lei sotto di esse.
"Ti fidi così tanto da invitarmi sotto le coperte?" domandai avvicinandomi al letto.
"Non vedo perchè no. Se devi stare qua, almeno non stai in piedi o seduto su una sedia a fissarmi. Sai, mette soggezione una cosa del genere..." disse ridendo e spostandosi leggermente, attendendo che mi mettessi sotto le coperte e non appena lo feci, le vidi porgermi un sorriso immenso.
"Però a differenza delle coperte io sono freddo e sono un ragazzo, anzi un vampiro. Per di più, ai tuoi occhi, dovrei anche risultare un'assassino." dissi sospirando leggermente.
"Vorrà dire che me ne accorgerò se sarà così. Per ora non vedo nulla di tutto ciò. A parte un ragazzo, vampiro, che dovrebbe essere freddo. Comunque a parte tutto questo, ti devo ringraziare... Se non ci fossi stato, mio fratello ci avrebbe impiegato molto più tempo." disse mostrandomi un sorriso e rigirandosi dopo poco per fissare il soffitto, ritornando a quel silenzio dove potevo sentire solamente il suo battito ed istintivamente le presi una mano per portarla davanti al volto di entrambi, sentendo il suo cuore accellerare.
"Ti faranno male per molto tempo?" le domandai mentre continuavo a fissare le fasciature ai polsi.
"No, anche ora non fanno male. Bruciano solo, ma sicuramente fra due giorni non ci sarà più nulla. Se non fossi stata morsa ci avrei messo meno a guarire." disse quasi priva di intonazione, sentendo però che stava iniziando a sentirsi stanca, di fatti dopo poco si addormentò. Rimasi accanto a lei quasi tutta la notte, ma alla mattina dovetti ritornare a palazzo per evitare che Aro potesse infastidirsi e non appena ritornai da Denny, la ritrovai intenta a cambiarsi le medicazioni ai polsi, sentendo l'odore del suo sangue invadere completamente la stanza.
"Ti serve una mano?" le domandai sussurrandoglielo all'orecchio, sentendola rabbrividire leggermente.
"D-Demetri... Diciamo di si... Avevo scordato che Jake non sarebbe stato in casa ed ho voluto cambiare la medicazione ed ora non riesco a chiuderla..." disse mentre la vedevo intenta a finire di chiudere la prima benda, ma l'odore del suo sangue mi stava completamente trascinando e senza rifletterci le presi il secondo polso ancora da medicare ed iniziai a leccargliene la ferita, sentendo il suo sangue scendere lungo la mia gola, innondandomi di piacere.
"E' completamente differente da quello degli umani. Il tuo è dolce, ma al tempo stesso aspro, proprio come sei tu. Un'unione che non potrebbero mai coesistere, ma che hanno trovato l'equilibrio perfetto per farlo." le dissi tornandole alle spalle e passandogli la lingua sul collo.
"Se ti mordessi solo per una volta.... Ora, in quest'istante. Tu me lo proibiresti?" le domandai sussurrandolo all'orecchio, sentendole il cuore martellare impazzito, voltandosi a guardarmi.
"Ecco... So che non mi succederebbe nulla grazie alla trasfusione fatta... Però, tu dovresti saperti ferm..." non la lasciai finire di parlare che la feci arrivare con la schiena contro il muro e le morsi il collo, sentendo immediatamente il suo sangue scorrere nella mia gola, procurandomi un piacere completamente inaspettato, ma quello che mi stava facendo completamente impazzire, erano le sue mani che continuavano a rimanere aggrappate a me, sentendo il suo respiro farsi pesante sul mio collo.
Non le tolsi molto sangue, ma incominciai istintivamente a leccarla dove l'avevo morsa, riempendola di baci e quando la sentii sussurrare il mio nome, le adagiai due dita sulle labbra, porgendogli un lieve sorriso e leccandole nuovamente i polsi assieme al collo, sentendo il suo cuore continuare a battere come se dovesse esplodere da un momento all'altro.
"Sentire il tuo cuore impazzire ogni volta a quel modo mi delizia e mi eccita, portandomi quasi a volerti cacciare come se fossi una preda." le sussurrai all'orecchio baciandola improvvisamente mentre le mie mani avevano iniziato ad intrecciarsi con le sue che tenevo strette contro il muro.
Quel bacio probabilmente fu il più intenso rispetto a quelli che c'erano stati in precedenza, ma quando sentii l'avvicinarsi di Jacob, mi distaccai da lei sussurrandole il nome di suo fratello ed iniziai ad aiutarla a cambiarsi le medicazioni, vedendola però sporgersi improvvisamente verso di me e leccarmi al lato delle labbra, rubandomi improvvisamente un bacio che mi mandò in confusione per qualche istante.
Passai tre giorni completamente differenti da come me li ero aspettati, sentendo quel legame del quale non riuscivo a dargli un nome effettivo crescere sempre più, ma una volta che sarei rientrato a palazzo, avrei dovuto fingere che nulla di tutto quanto fosse mai successo e quindi non sarebbe rimasto che un nostro segreto.

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Capitolo 26
*** Confessioni tra amici ***


capitolo 26-Confessioni tra amici Confessioni tra amici
Erano ormai diversi giorni che i comportamenti di Demetri mi sembravano alquanto sospetti e nonostante fossi il suo migliore amico sembrava intenzionato a non dirmi nulla, ma quando iniziò a mancare per quasi tre giorni di fila, decisi di prenderlo per il colletto della maglia e trascinarlo nella sala della musica poichè insonorizzata e nessuno avrebbe sentito ciò che dicevamo.
"Adesso mi spieghi dov'è che stai andando da circa tre giorni. Sono stanco di cercarti e ritrovarmi che sei uscito." dissi alquanto arrabbiato vedendolo abbassare leggermente la testa.
"Scusa Felix... E' che sono alquanto impegnato ultimamente." disse rimanendo a fissare il terreno lasciandomi completamente incredulo. Era la prima volta che lo vedevo chiedere scusa così liberamente e soprattutto con la spiegazione.
"Cavoli! Quella ragazza dire che ti sta cambiando è poco... Mi hai appena chiesto scusa senza la ben che minima difficoltà." dissi ridendo non appena vidi la sua espressione contrariata.
"Lei non mi sta cambiando. Ti ho semplicemente chiesto scusa. E poi che male c'è se passo del tempo con lei?" domandò iniziando ad arrabbiarsi.
"Quindi in realtà avevo ragione. Te ne sei innamorato." dissi serio vedendolo sedersi su di una poltroncina.
"Sinceramente non lo so Felix... E'... E' uno spettacolo. Il modo in cui cammina, le sue gambe così perfette e liscie, il suo corpo del tutto provocatorio e felino, le sue mani... Dio... Quelle basterebbe solamente che mi sfiorassero perchè le saltassi addosso... E vogliamo parlare del suo sorriso? Fossi umano arrossirei al sol pensarlo. Ma il suo profumo è la cosa più inebriante che abbia mai sentito, tanto che me ne sento ancora l'odore addosso." spiegò ininterrottamente guardando il vuoto perso in chissà quali pensieri.
"Se poi ripenso a quel pomeriggio nella mia stanza... Lei, il suo corpo, il suo respiro.... Stavo per averla nel modo più assoluto quando sei arrivato tu a cercarmi." disse improvvisamente ringhiandomi contro.
"Certo. No, aspetta. Che cosa?? Vuoi dire che quel giorno quando eri così mal ridotto, che sembravi avessi avuto qualcosa con qualcuno... Era lei? Cioè.... Ma stiamo parlando della stessa persona? Di Denny?" domandai sbalordito vedendolo sospirare.
"Si Felix... Avevi ragione fin dall'inizio quando dicevi che me ne stavo innamorando, d'accordo? E non mi pento di quello che stava per succedere... Sono certo che anche lei ricambi tutto a pieno e non sai quanto fremo dall'averla completamente per sentire il suo corpo tra le mie mani, il suo battito che accellera ad ogni mia carezza... Ma sembra quasi destino che questo non debba accadere, ogni volta accade qualcosa per cui dobbiamo tornare a far finta che nulla di tutto ciò sia realmente accaduto." spiegò iniziando a fissarmi.
"Questa è la prima volta, dopo tanti secoli che passiamo assieme, che ti sento parlare di una donna a quel modo. Ti ha letteralmente catturato. Il segugio è stato messo in trappola alla fine... Appena le cose saranno ufficiali le farò i complimenti." dissi ridendo vedendolo sospirare leggermente ed andarsene subito dopo.
Passò un'altro giorno prima che potessi tornarci a parlare e Denny tornasse a palazzo, ma come aveva detto lui non sembravano altro che amici. Erano davvero bravi a mascherare ciò che realmente provavano entrambi, ma non riuscivo a comprendere come Demetri riuscisse a starle vicino senza avere l'istinto di baciarsela o saltarle completamente addosso e quando vedevo Denny nutrivo curiosità nel chiedergli come fosse riuscita ad ammaliarlo fino a quel punto o di chiederle cosa trovasse in lui, ma probabilmente Demetri comprese le mie intenzioni e mi fece promettere di non toccarne mai l'argomento con lei, lasciando che quei dubbi si seppellissero fino al giorno in cui non arrivò Alec in camera mia...
"Ehi Felix!! Vuoi sapere la novità?" mi domandò pieno di entusiasmo attendendo una risposta.
"Avanti dimmi. Che novità ci sarebbe?" domandai ossevandolo mentre mi sorrideva davanti a me.
"Non ci crederesti mai, ma Denny ha voluto concedermi una seconda possibilità." disse sorridendomi nuovamente, pareva quasi un bambino con quell'espressione, ma si spense poichè il mio volto non era altro che impassibile mentre la mia mente continuava a chiedersi come mai Denny avesse voluto concedergli una seconda possibilità, specialmente se tra lei e Demetri stava nascendo qualcosa.
"Cos'è Felix? Pensavi non potesse succedere?" mi domandò improvvisamente quasi infastidito.
"No, assolutamente. Solo che non credo sia così facile. Anzi, penso che sarà difficile rivedervi nuovamente assieme se non starai attento a come ti muoverai." dissi sincero vedendolo storcere leggermente il naso ed andandosene piuttosto infastidito perchè secondo lui non l'avevo appoggiato, ma per quanto avevo potuto conoscere di quella ragazza ero certo che aveva qualcosa in mente o doveva essere accaduto qualcosa per concedere una seconda possibilità ad Alec. Come noi Volturi, anche lei non concedeva facilmente una seconda possibilità.
Rimasi in quei pensieri per diverso tempo, evitando di parlarne con Demetri poichè sembrava non saperne niente o almeno questo fino a quando non me ne parlò anche lui, ma sembrava tranquillo nonostante tutto questo. Forse Denny aveva realmente qualcosa in mente e Demetri ne era complice, ma come Alec cercava di riconquistere Denny era qualcosa che infastidiva anche me e vedere Demetri così tranquillo mi faceva rabbia.
"Posso chiederti come fai a rimanere così tranquillo? A me sta dando fastidio vedere Alec a quel modo. Insomma, prima decide di lasciarla nel momento in cui aveva bisogno di lui ed ora vuole riprendersela... Possibile che non capisca la differenza tra persona e oggetto?" sbottai improvvisamente mentre eravamo seduti nel giardino del palazzo, osservando Alec in lontananza che regalava un mazzo di fiori a Denny ed alle mie parole sentii Demetri ridere improvvisamente.
"Felix, ammetto che se vedrei solo la scena iniziale come stai facendo tu mi darebbe fastidio, ma se guardi attentamente noterai che la mia tranquillità è anche fin troppo giustificata." disse trascinandomi leggermente verso di lui notando Denny che dopo essersi voltata indietro per probabilmente controllare Alec, iniziò a staccare i petali ad ogni fiore mentre avanzava verso di noi.
"Ciao ragazzi! Beh?! Cosa sono quelle faccie?" domandò con un sorriso e sentii Demetri ridere di nuovo poichè l'unico ad avere la faccia completamente incredula ero io.
"Gli hai dato una seconda possibilità ed ora gli distruggi l'intero mazzo di fiori? Hai del controsenso." sbottai incredulo vedendo che incominciò a ridere.
"Un mazzo di fiori non può conquistarmi o almeno potrebbe, ma proprio perchè è lui ci vorrà molto di più per riavermi. E tu smettila di ridere! Tu non fai nemmeno questo per conquistare, almeno lui ci prova. Inutilmente, ma questo non lo sa." disse porgendo un sorriso e ritrovandosi Demetri in piedi affianco a lei.
"Hai ragione, io non ci provo perchè se no lo umilierei." disse sollevando leggermente il volto di Denny che distolse lo sguardo da Demetri. In quel frangente compresi quanto in realtà i due fossero innamorati l'uno dell'altro, ma cercassero in ogni modo di non darlo a vedere approfittando di quei brevi attimi probabilmente per sentirsi l'uno affianco all'altro.
"Può darsi. Comunque io stavo per andare ad allenarmi, venite anche voi?" domandò tornando a sorridere e prendendo le distanze da Demetri.
"Magari tra un po' ti raggiungiamo." rispose Demetri prima ancora che potessi parlare e dopo averci salutato, Denny sparì da lì.
"Ora hai capito perchè sono tranquillo?" mi domandò facendomi segno di seguirlo ed annuii semplicemente mentre ci dirigevamo in arena.
"Facciamo così, se vinci ti concederò un'appuntamento, se invece perdi dovrai lasciar perdere quest'idea. Ci stai?" sentimmo poco prima di entrare in arena. A quelle parole dette sicuramente da Denny mi voltai momentaneamente per guardare Demetri, vedendolo entrare con curiosità, probabilmente per vedere di chi si trattava e scoprimmo che parlava con Santiago.
"Io fossi in te non accetterei la scommessa Santiago, nè tanto meno combatterei contro di lei." disse Demetri mentre si avvicinava a loro per andarsi a sedere in una scalinata, dove era possibile vederli.
"E perchè mai? Pensi che mi possa umiliare? E' una ragazza non può di certo competere contro di me." disse Santiago sicuro di sè e volgendo un sorriso del tutto beffardo, notando Demetri alzare le spalle con disinvoltura mentre mi andavo a sedere affianco a lui.
"Quindi? Accetti?" domandò Denny mostrando un sorriso piuttosto perfido poichè Santiago si mise in posizione d'attacco distanziandosi da noi.
"Avanti Felix, dacci il via." disse Santiago non appena si posizionò anche Denny di fronte a lui e prendendo un respiro profondo diedi il via a quello che sarebbe stato uno scontro.
Il primo ad attaccare fu Santiago, un'attacco diretto e sfoderato con potenza, ma Denny lo schivò con grazia e nonchalance afferrando il braccio di Santiago e facendolo cadere a terra procurando un frastuono tremendo. Non riuscii a capacitarmi come quella ragazza fosse riuscita a sollevarlo da terra, ma di certo aveva fatto innervosire Santiago che come si alzò cercò nuovamente di attaccarla. Qualsiasi colpo sferrasse era prevedibile per lei e molti li parava arrivando ad un certo punto ad aggrapparsi alle sue spalle per saltargli addosso e spingerlo a terra coi piedi, facendolo cadere nuovamente e rimanendo di peso su di lui.
"Mi spiace Santiago, ma Denny ha vinto." dissi vedendo Denny alzarsi ed aiutare Santiago a fare lo stesso.
"A quanto pare la ragazza è più in gamba di te." aggiunse Demetri ridendo mentre Santiago sembrava alquanto nervoso per aver perso contro una ragazza e quindi messo in ridicolo.
"Allora perchè non combatti tu contro di lei? Dato che sembri divertiti così tanto." rispose Santiago dando sfogo al nervoso e Demetri alzò leggermente le spalle ed andò di fianco a Denny.
"D'accordo. Ma non credo che giungerà ad una reale conclusione il nostro combattimento." disse mentre andava a prendere posizione poichè eravamo sia io che Santiago curiosi di vedere cosa succedesse, anche se io a differenza di Santiago, sapevo che era stato lui stesso ad allenarla.
"Mi raccomando, vedi di impegnarti e fare sul serio." disse Demetri a Denny che rise e si mise in posizione anche lei quasi nella stessa postura di Demetri, retta e composta, solo che sembrava non riuscisse a stare ferma poichè aveva iniziato a dondolarsi quasi su se stessa mentre teneva gli occhi fissi su Demetri.
"Come sarebbe a dire che deve impegnarsi? Prima che stava facendo?" mi domandò Santiago, ma non avevo la minima idea di cosa intendesse Demetri e prima che potessi dire qualcosa Demetri cercò di soffocare una risata.
"Santiago, ti assicuro che stava semplicemente giocando. Se si fosse impegnata seriamente, non saresti stato in grado nemmeno di sferrare il primo attacco, o sbaglio?" domandò voltandosi verso Denny che mostrò un sorriso divertito e piuttosto felice.
"Non mi sembrava giusto porre fine prima ancora che cominciasse tutto. E poi sono venuta in arena per divertirmi." disse alzando leggermente le spalle e facendomi segno di dare via all'incontro.
Non appena diedi il via, vidi Denny mettersi in posizione d'attacco seguita da Demetri ed entrambi sembravano aspettare un qualche movimento da parte dell'avversario, ma improvvisamente si corsero incontro, ritrovandosi a sferrare colpi senza sosta. Non avevo mai visto così tanta rapidità e consuetudine nello sferrare dei colpi che ne stavo rimanendo rapito e come se non bastasse nessuno dei due riusciva a colpirsi, poichè entrambi sembravano prevedere ogni mossa e quindi venivano fermate prima. Riuscivano a raggirarsi in un modo completamente elegante, tanto che sembravano danzassero l'uno assieme all'altro.
Ad un certo punto vidi Demetri cercare di sferrarle un colpo secco, ma Denny fermò di colpo la sua mano mostrandogli un sorriso del tutto divertito. Notai spuntare un sorriso del tutto beffardo da parte di Demetri e di fatti afferrò improvvisamente il polso di Denny e gli girò il braccio arrivandole alle spalle, costringendole a tenere il braccio dietro la schiena prendendole il collo con l'altra mano.
A quella scena sia io che Santiago ci alzammo in piedi, notando Demetri sussurrare qualcosa all'orecchio di Denny che subito dopo sorrise e gettandosi in avanti riuscì a far finire Demetri a terra e così facendo, a liberarsi della sua presa. Fu rapida nei movimenti e si mise immediatamente a cavalcioni sul suo addome.
"Ora sei tu quello in difficoltà." sentimmo dire da Denny con un tono completamente strano ma che sembrò rapire Demetri che rimase in quella posizione per qualche istante.
"Sbaglio o quella ragazza lo sta folgorando vivo?" mi domandò Santiago nell'orecchio incuriosito anche lui da come si stava svolgendo quello scontro, ma Demetri riuscì a ribaltare la situazione, facendo finire Denny con la schiena a terra che rise lievemente nonostante Demetri l'avesse completamente bloccata, tenendola anche stretta dai polsi.
"Hai ancora molto da imparare." disse Demetri, alzandosi dopo poco ed aiutandola ad alzarsi.
"Comunque ho vinto io." aggiunse dopo poco ridendo. Stando accanto a lei, Demetri sorrideva in continuazione e ciò mi rendeva felice, ormai pensavo che non sapesse nemmeno più cosa significasse la parola felicità.
"Puoi scordarti che hai vinto tu. E' parità. Anche perchè il primo a ritrovarsi a terra sei stato tu." ribattè lei fingendosi imbronciata notando che era completamente sudata e aveva le guancie rosse. Lo scontro con Demetri a differenza di quello con Santiago, doveva averla stancata poichè si sedette per qualche secondo sugli scalini accanto a noi, respirando molto lentamente.
"Dovrò allenarti di più sulla resistenza o in mezzo ad una battaglia mi potresti rimanere priva di fiato." disse Demetri mentre si avvicinava a noi.
"Ora capisco perchè mi avevi detto di non sfidarla. Potevi dirmelo prima che sei tu ad allenarla." disse Santiago scossando leggermente la testa.
"E perdere il divertimento nel vederti battuto da una ragazza, che oltretutto è solo per metà come noi? No, mi sarebbe dispiaciuto." disse ridendo sentendo Denny sospirare leggermente.
"Io sarei ancora qui sinceramente... Comunque vi saluto che vado a darmi una sistemata." disse Denny sorridendoci e salutandoci immediatamente per correre sicuramente nella sua stanza.
Rimasimo sia io che Santiago a fissare Demetri tra il contrariato e l'incredulo.
"Possibile che te la faccia sfuggire così di nuovo? Quella ragazza non vede l'ora di essere domata da te e continui a stare qui imbambolato, certo che sei davvero stupido. Per di più non ha fatto altro che sbatterti in faccia ogni minima parte di sè, che se ero io al tuo posto non me lo sarei lasciato ripetere." disse improvvisamente Santiago sconcertato, ma notammo entrambi il volto contrariato di Demetri.
"Certo, perchè l'avrei dovuta spogliare davanti a voi due con disinvoltura. Una cosa normalissima... Qui lo stupido non sono io Santiago. Si stava combattendo, nient'altro." rispose Demetri in tono secco iniziandosi ad alterare.
"Certo... Se si stava combattendo allora vorrei anch'io un'insegnante o un'allieva del genere, ma di sicuro non mi lascierei sfuggire l'occasione." ribattè Santiago alzandosi ed andando di fronte a Demetri.
"Aah! Finiscila! Non sai niente di lei e tanto meno di me. Quindi vedi di tacere e di tenere le tue opinioni a freno. Lei non è una donna di basso borgo e dalle facili vesti come lo è Heidi o qualsiasi altra donna capiti a nostro tiro, mettitelo in testa capito?!?" ringhiò Demetri prendendolo per il colletto per abbassarlo alla sua stessa altezza e gettandolo a terra dopo pochi istanti, andandosene senza dire più alcuna parola.
"Dovresti stare attento a ciò che dici su di lei. L'hai fatto arrabbiare alquanto e non penso che gli passerà presto." dissi andando vicino a Santiago che era rimasto a terra incredulo per la reazione di Demetri.
"Felix, per favore. Sai anche tu quanto me, che quella non aspetta altro da Demetri. Lo si vedeva e lui invece sembra voler giocare a fare il gay! Suvvia, il vero Demetri un'invito del genere l'avrebbe colto al volo." mi ribattè mentre uscivamo dall'arena.
"Santiago, te l'assicuro. Il Demetri che conosci tu non era altro che uno sconosciuto per me. Questo è il vero Demetri e posso assicurarti che è il migliore." dissi infine lasciandolo davanti alla sua camera, proseguendo verso la mia alquanto pensieroso su Demetri. Chissà dove s'era diretto e soprattutto cosa stesse pensando ora. Chissà se si sarebbe deciso a dichiararsi prima che Alec gliela riuscisse a portar via e chissà se lo stare insieme a lei l'avrebbe riportato a riavere quella felicità che aveva quando eravamo con Amun... Tutto ormai si era trasformato in un grande chissà.

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Capitolo 27
*** Different passion 1 ***


capitolo 27 Different passion 1
Quando ripresi coscienza non riuscii a comprendere dove mi trovassi e mentre mi guardavo attorno per farmene un'idea, improvvisamente mi ritrovai il volto di Thomas davanti che mi sorrideva beffardamente.
"Tu... Dovevo immaginarlo che solo uno squilibrato come te poteva rapirmi e portarmi in un posto simile." dissi piena di rabbia vedendolo ridere ed abbassarsi per arrivare alla mia stessa altezza.
"Mi ci hai costretto. Se facevi la brava da subito non mi sarei comportato in questo modo. Tu mi piaci ancora ed ora non puoi rifiutarti di non stare con me o potrei ucciderti." mi disse avvicinandosi leggermente a me ed in quel frangente provai a divincolarmi accorgendomi che ero legata da una fune, ma non sembrava così robusta da non poter essere spezzata; dovevo solo aspettare il momento adatto e soprattutto che mi riprendessi per bene per spezzarla e scappare da lì.
Quando pensai di essermi ripresa, attesi che Thomas se ne andasse e spezzai le corde iniziando a correre verso l'uscita di quel posto, ma improvvisamente venni attacca da due vampiri che però non riuscirono nel loro inteto. Grazie all'allenamento costante di Demetri avevo imparato a schivare i colpi con facilità per poi controbattere, ma fino a che i miei avversari erano due o tre... Di fatti non appena se ne aggiunse anche un quarto iniziai a faticare nel combattere ed evitare ogni loro attacco e dopo pochi minuti mi ritrovai nuovamente a terra, priva di sensi.
Non so per quanto tempo rimasi svenuta, ma ripresi coscienza quando sentii il mio cellulare squillare in lontananza intravedendo qualcuno avvicinarsi ad esso e guardare solamente il display; rimanevo seduta a terra fingendo di essere priva di sensi fino a quando non vidi che anche quel vampiro se ne andò via da lì e provai nuovamente a spezzare la fune che mi teneva legata, ma questa volta erano cavi d'acciaio e per quanto potessi essere forte non sarei mai riuscita a spezzarli senza rischiare di ferirmi.
"Ben sveglia..." sentii dirmi improvvisamente spaventandomi alquanto.
"Devo dire che mi ha sbalordito vederti libera da quelle funi.... Non avrei mai pensato che potessi essere simile a noi, anche se ho notato che a differenza nostra, tu ti ferisci come un comune essere umano... Sei davvero incredibile." disse Thomas porgendomi un sorriso ed avvicinandosi maggiormente al mio volto.
"Ora scusa, ma dovrò lasciarti sola per qualche ora. Ci si vede più tardi zuccherino." disse sparendo completamente da quel posto che incominciò a colmarsi di silenzio e buio.
Non compresi perchè, ma in quel momento iniziai a pensare a Demetri. Ero certa che mi stesse già cercando. Doveva trovarmi. Doveva farlo in fretta, prima che Thomas tornasse e potesse agire. Immersa in quei pensieri e desiderando intensamente che Demetri mi trovasse, improvvisamente sentii come se fossi riuscita ad avere un collegamento con lui, come se fosse riuscito a comprendere realmente dove fossi, ma a quella sensazione improvvisamente tutto si fece opaco e sbiadito ritrovandomi improvvisamente nel nero assoluto...
Quando mi risvegliai sentii qualcuno che sussurrava il mio nome e quando la mia mente realizzò che si trattava di Demetri non potei che esserne felice o almeno questo fino a quando non lo presero rischiando che gli staccassero la testa, ma fortunatamente arrivò mio fratello a salvarlo e quando fui libera da quelle funi che ormai avevano lacerato alquanto la pelle dei miei polsi mi gettai istintivamente ad abbracciare Demetri. Avevo avuto paura che fosse arrivata la fine per lui, di conseguenza, che lo perdessi per sempre e rimanere stretta a lui mi faceva rendere conto che ciò non era accaduto, ma non volevo separarmene e quando se ne andò quasi arrabbiato perchè mi preoccupavo più di lui che di me stessa, rimasi in silenzio tutto il tempo. Anche quando Carlisle iniziò a visitarmi non proferivo parola... Sapevo che era solo momentaneo e che l'avesse fatto perchè lo lasciassi andare via, ma era riuscito a turbarmi lo stesso, specialmente perchè non comprendevo se l'avermi salvato era stato un gesto solo perchè Aro s'era sempre raccomandato che non mi doveva succedere nulla o perchè anche per lui c'era qualcosa tra noi. Un qualcosa che non potevamo definire amicizia... Un qualcosa che mi stava portando a sognarlo anche mentre dormivo, che continuava a ripetermi quella frase... Avrebbe realizzato davvero ogni mio ordine anche se non gli piacevo?
Venni interrotta da quei pensieri non appena uscii dall'ospedale e domandai spontaneamente a Jacob dove fosse finito Demetri e ringraziandolo per quel che aveva fatto, ma quando tornai a casa dopo poche ore ebbi una sorpresa del tutto inaspettata... Demetri era al piano di sotto che parlava con mio fratello. Com'era possibile che l'avesse lasciato entrare con tanta tranquillità? Fosse stato uno dei Cullen quella domanda non mi sarebbe nemmeno giunta alla mente, ma sapevo che i Volturi non gli piacevano affatto e l'averci collaborato era solo perchè se ne era ritrovato costretto. E allora perchè? Perchè Demetri era lì? Quando iniziai a fare domande Jacob passò l'incombenza a Demetri e vedendolo alquanto titubante e a disagio decisi di portarlo in camera mia anche se inizialmente si fermò davanti all'ingresso della camera rammentandomi di mio fratello. Peccato che Jacob non avrebbe potuto dire nulla, sia perchè era la mia stanza e potevo farci entrare chi volevo, sia perchè Demetri aveva mostrato di non voler mai far nulla per il mio male.
Passai tutta la sera ad ascoltarlo parlare mentre spiegava e quando lo vidi iniziare a girare per la stanza completamente in silenzio cominciò a salirmi la timidezza di quell'attimo. Era davvero affascinante come si muoveva nella mia stanza curiosando tra i titoli dei miei libri come se nulla fosse anche se una parte di me voleva intensamente sentirlo vicino a sè, così decisi di fare una sciocchezza e lo invitai a stare sotto le coperte con me. Sapevo che non m'avrebbe fatto nulla anche se voleva farmi credere il contrario. Sapevo che sarebbe stato un'errore poichè non avrebbe fatto altro che alimentare quella sensazione, quel sentimento che provavo nei suoi riguardi, ma non mi sarebbe più capitata quest'opportunità se l'avessi rimandata.
Passai quasi quattro giorni in sua compagnia abituandoci che ogni notte veniva sotto le coperte con me e lasciasse che apoggiassi la testa vicino a lui poichè dormivo rannicchiata. Dormendo in quel modo potevo sentire costantemente il suo profumo che quasi mi cullava... Quei giorni furono qualcosa di davvero inaspettato, tanto che anche il morso che ricevetti da parte sua non fu che uno dei tanti segreti che celavamo con egoismo. Era stato un piacere inaspettato e quando tornai a palazzo, il solo pensiero che dovessimo comportarci come se nulla fosse successo per l'ennesima volta, iniziava a turbarmi e rendermi irrequieta, anche perchè l'intero branco sembrava aver compreso che probabilmente per me Demetri era molto più di un'amico e l'avevano accolto in una maniera completamente differente rispetto ad Alec, ma quando provai a chiedere spiegazione a qualcuno del branco nemmeno loro avevano un'idea precisa del perchè. Semplicemente secondo loro Demetri era colui che mi stava aiutando realmente nel sopravvivere all'interno di quella casata e doveva provare qualcosa nei miei confronti poichè sembrava protettivo, o almeno, quest'ultima era l'impressione che avevano avuto Seth e Leah.
Ritornare a palazzo fu alquanto snervante inizialmente, non rivedere la mia famiglia per una settimana se non di più stava incominciando a non piacermi affatto ma un pomeriggio mentre pensavo a diverse cose, soprattutto a ciò che stava accadendo tra me e Demetri, venni colta impreparata dalla presenza di Alec di fronte a me e che sembrava voler apparire imponente.
"Voglio che mi concedi una seconda possibilità." mi disse con aria seria e dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi per qualche secondo, iniziai a ridere.
"Mi spiace, ma non te la concederò." dissi tornando seria tutta dun tratto.
"E invece tu me la concederai, altrimenti il tuo caro amichetto con la quale ormai esci quotidianamente finirà in una qualche punizione micidiale." disse mostrandomi un sorriso completamente divertito e beffardo.
"E lui cosa centra con noi?" domandai cercando di non arrabbiarmi inutilmente.
"Vedi, non mi sembra giusto che a lui concedi una seconda possibilità quando prima voleva solo ucciderti mentre a me no. Io ti sono stato accanto fino a poco tempo fa e non ti ho mai fatto del male ed ora non vuoi nemmeno concedermi una seconda possibilità solo per uno stupido errore? Di conseguenza, se io non posso avere una seconda possibilità, non deve averla nemmeno lui." mi rispose avvicinandosi a me e attendendo che rispondessi.
Era pronto a tutto pur di riavere quella possibilità ed ero certa che se non avessi accettato avrebbe realmente fatto finire Demetri nei guai, così gliela concedetti anche se con molta riluttanza, ma avrebbe dovuto faticare per riavermi ed ero certa che qualsiasi cosa non m'avrebbe mai fatto ritornare indietro e tornare insieme a lui.
Passò un po' di tempo da quella concessione da parte mia e qualsiasi cosa facesse continuavo ad essere impassibile. Fortunatamente il giorno successivo all'allenamento avuto con Santiango e Demetri, riuscii a scampare da quelle sue attenzioni soffocanti poichè dovetti andare da Carlisle per ricontrollare che fosse tutto a posto ed ebbi anche la concessione da Aro di poter restare a dormire a casa mia, ma quando rientrai a casa scoprii di essere completamente sola e che Jake era andato a passare la notte da Nessie.
Inizialmente ci rimasi male, ma poi decisi di approfittare della serata per dedicarla completamente a me stessa o almeno questo fino a quando non ritornai in camera mia vedendo Demetri seduto sul letto che m'aspettava.
"Io e te dobbiamo parlare di una cosa seria." disse prima ancora che potessi dire niente, arrivandomi di fronte e rimanendo a fissarci negl'occhi.
"Io non posso più continuare in questo modo. Fingere che non c'è nulla quando siamo a palazzo o da altre parti e fuggire da ciò che sentiamo... Mi sta divorando." proseguì avvicinandosi sempre più, ma a quelle parole ed al suo avvicinarsi indietreggiai istintivamente.
"Demetri... Io non credo..." stavo per dirgli che non ritenevo fosse il luogo, nè tanto meno il momento adatto per parlare di tutto ciò anche perchè io stessa faticavo a comprendere cosa ci fosse tra noi, ma ritrovai le sue dita sulle mie labbra e la mia schiena che sbatteva quasi con prepotenza contro il muro.
"Per una volta... Potresti evitare di replicare? Sappiamo sia io, che te, ciò che c'è tra noi... Basta che io mi avvicini a te per farti battere il cuore... E se poi la mia mano accidentalmente ti accarezzasse.... Il tuo cuore sembra impazzire ed il tuo sguardo non fa che divorarmi." iniziò a dire mentre con una mano aveva iniziato ad accarezzarmi dal viso fino a scendere alla mia coscia, sollevandola leggermente mentre con il corpo si faceva più vicino a me tanto che potevo sentire tutto di lui. A quel gesto arrossii leggermente e distolsi lo sguardo da lui mentre osservavo la sua mano rimanere salda nel tenermi la gamba stretta alle sue natiche e con l'altra mano tesa contro il muro.
"Sono stufo di fuggire... Voglio averti per me. Ora. Subito. Non m'importano le conseguenze." disse sempre più sottovoce avvicinandosi al mio orecchio ma mantenendo le distanze poichè tenevo le mie mani sul suo petto per porre un po' di distanza.
"Lascia che ti porti almeno per questa notte ad un piacere inimmaginabile... A ciò che siamo soliti mascherare... Permettimi di averti almeno per questa notte poichè forse non ne potrò avere altre." mi sussurrò all'orecchio incominciando a baciarmi il collo mentre con la mano libera aveva preso i miei polsi per poter farsi più vicino.
"De-Demetri... E se poi qualcuno lo scoprisse?" domandai sentendo la mia voce spezzarsi leggermente, anche il solo sentire le sue labbra posate su di me riusciva a togliermi il fiato.
"Se così fosse, avrei un motivo in più per averti ulteriormente." rispose iniziando a baciarmi con un'intensità che mi stava rapendo completamente, ritrovandomi con le gambe completamente aggrappate alle sue natiche mentre la sua mano era arrivata a toccare il mio sedere per poi risalire e privarmi della maglia del pigiama liberandomi finalmente le mani.
Dun tratto, le sue mani avevano iniziato a delineare ogni sagoma del mio corpo, iniziando a farmi perdere la razionalità ed istintivamente lo baciai con passione ed un'intensità tali da sentirlo smettere di respirare per un breve istante mentre ricambiava quel bacio e le sue mani avevano iniziato a stringermi a lui con più ardore, ritrovandomi sotto di lui sul letto mentre mi sfilava i pantaloncini del pigiama e lasciasse che lo privassi dei suoi indumenti così come ormai aveva fatto anche lui con me.
C'eravamo trattenuti così tante volte che in quel momento non riuscivo ad avere padronanza nemmeno di me stessa e lasciavo fosse lui a giostrare tutto quanto.
L'avevo desiderato così tante volte che la mia mente era ancora incredula mentre le sue mani avevano iniziato ad esplorare, studiare ogni minima parte del mio corpo mentre le sue labbra avevano cominciato a posarsi un po' ovunque sentendolo sorridere quando gemetti leggermente per il piacere che mi stava procurando.
Fui sua nel modo più completo che potesse esserci, ritrovandomi anche a sbattere sulla mia stessa scrivania mentre la sua lingua aveva incominciato a percorrere tutto il mio corpo, poi ritornammo sul letto quando, probabilmente, rompemmo la scrivania. Ero in preda al piacere più assoluto, non riuscendo più a trovare un filo logico in ciò che stava accadendo. Non m'importava più di nulla, nemmeno di ciò che sarebbe potuto accadere dopo quella notte o se qualcuno sarebbe venuto a saperlo. Finalmente potevo sentire il suo intero corpo a stretto contatto col mio, sentendo fuoriuscire delle grida da parte di entrambi non appena raggiungemmo l'apice del piacere, ma anche dopo quel raggiungimento non riuscimmo a fermarci.... Eravamo così carichi, così pieni di tutto ciò che avevamo trattenuto fin dalla sera del primo bacio che arrivammo al piacere svariate volte e sempre in punti differenti della mia camera. Continuammo per l'intera notte ad amarci, provocarci e dimostrarci tutto quello che avevamo messo a tacere fin ora, ma lasciandogli sempre la padronanza di tutto.
"Sei il mio primo punto debole... Basta poco perchè tu mi faccia impazzire." mi sibilò mentre tornavamo un'ultima volta sdraiati sul letto per, questa volta, rimanerci definitivamente poichè m'addormentai in breve tempo. Ero riuscita giusto ad aspettare che si sdraiasse al mio fianco e potessi poggiare la testa sul suo petto stringendolo a me il più possibile poi caddi in un sonno profondo... Era successo tutto velocemente eppure sembrava che il tempo, sotto quel tocco e quegl'occhi color rosso fuoco che non la smettevano di fissarmi, non passasse mai. Avevo sentito il cuore accellerare talmente tanto che avevo il timore potesse esplodere, avevo provato veramente un piacere del tutto inimmaginabile e del tutto particolare. Dopo quella notte non mi sarebbe più importato delle conseguenze, ma solo di ciò che noi due eravamo e se Alec ci avesse scoperti avrei affrontato il tutto a spada tratta. Ero libera di decidere con chi stare ed Alec non sarebbe stato di certo un'ostacolo, nè per me, nè per Demetri. Solo... Ciò che c'era tra noi sarebbe durato in eterno? O anche lui, come Alec, si sarebbe solo rivelato un'errore dalla quale apprendere?

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Capitolo 28
*** Different passion 2 ***


capitolo 28-Different passion 2 Autrice: Ciao e benritrovati/e ^^ Vi ho voluto postare il capitolo un po' in anticipo, una piccola sorpresa insomma. Spero che vi piaccia e... Beh, sta a voi giudicare, quindi buona lettura e alla prossima ^^ Mi raccomando recensite ^^ Ciaoo!! ❤ ❤ Denny ❤ 


Different passion 2
Dopo quel giorno che me ne andai prima che potessi far del male a Santiago per ciò che aveva detto, evitai Denny per l'intera giornata e così anche Santiago e Felix, il quale però la mattina successiva irruppe nella mia stanza come suo solito.
"Ti decidi a far qualcosa oppure rimarrai chiuso nella tua stanza per sempre?? L'hai detto tu stesso che la cosa è reciproca, non capisco perchè tu non debba buttartici a capofitto, specialmente oggi che rimarrà a casa sua." mi disse sedendosi affianco a me.
"Felix... Non è questione di buttarmici a capofitto..." dissi sovrappensiero.
"E allora che cos'è?" mi domandò rimanendo a fissarmi.
"Non lo so." risposi sincero.
Non lo sapevo nemmeno io l'esatto perchè non ci provassi seriamente e la mia mente aveva, addirittura, iniziato a cercare delle scuse.
"Credo tu abbia ragione. Devo riuscire ad averla completamente almeno una volta." dissi alzandomi dal letto.
"Io non credo che ti fermerai a solo una volta... Ormai l'abbiamo notato tutti che tra voi due c'è qualcosa o tentate di nasconderlo. E non mi sembra che tu pensi a lei come una ragazza da una botta e via, o sbaglio? Altrimenti ieri non avresti reagito così con Santiago." disse rimanendo a fissarmi poichè m'ero irriggidito tutto dun tratto.
"Lo si nota davvero?" gli domandai incredulo guardandolo negli occhi e vedendolo scoppiare a ridere.
"Beh, Jane sospetta qualcosa ma ti sto coprendo. Alec pensa che tra voi c'è amicizia ma tu cerchi di più. Mentre sia io che Santiago abbiamo capito che c'è qualcosa da parte di entrambi. Invece gli altri si stanno facendo, stranamente, gli affari loro. Sarà che Heidi ormai si è impegnata a stare con Santiago e Alec." mi disse rimanendo a riflettere sull'ultima frase.
"Fammi capire.... Alec ci sta riprovando con Denny nel mentre che però è con Heidi?" domandai in un ringhio vedendolo annuire.
"Che f... Meglio che non parlo. In fondo io non ero tanto diverso, anche se non andavo a riprovarci con una ragazza e non sono mai stato scaricato." dissi in tono riflessivo scuotendo lievemente la testa.
"Dai, usciamo da qui e facciamo qualcosa. Più tardi vedrò di passare a casa sua, contento?" aggiunsi vedendolo sorridere a quella domanda che gli porsi.
"Per me non cambia assolutamente nulla. Sei tu quello che ci perderebbe, quindi quello contento e che se ne sta approfittando utilizzandomi come scusa, sei tu." disse ridendo mentre uscivamo per passare l'intera mattinata a svolgere i nostri soliti compiti, ma nel pomeriggio venni richiamato da Aro che mi chiese di andare a controllare Denny se stesse bene e se Carlisle aveva trovato delle anomalie o fosse tutto quanto in ordine. Svolgendo quel compito, riuscii a sentire Denny parlare al cellulare e scoprire che quella sera sarebbe stata a casa da sola, così tornai da Aro velocemente, riferendogli ciò che avevo sentito e fortunatamente senza che dovessi porgergli la mano. Forse finalmente stava riacquistando fiducia nei miei riguardi, ma non avrei mai abbassato la guardia.
Alla sera raggiunsi la casa di Denny ed attesi che salisse in camera sua per poterle parlare, o almeno, questo era ciò che m'ero programmato inizialmente, ma sapere che avremmo potuto avere una notte completamente soli, senza nessuno che potesse interferire e vedendola con quel pigiamino che mostrava interamente le sue gambe e la scollatura del suo seno, mi fece agire senza alcun ritegno. La volevo con tutto me stesso, non m'importava nemmeno se ai suoi occhi sarei passato per egoista o un'impertinente; avrei saziato quel richiamo che mi stava ormai divorando dall'interno, a causa di quel bacio dato quella sera dopo il ballo con seguito di tutto il resto.
Quando le sue mani mi toccarono il petto e la sentii con la voce spezzata solamente perchè le avevo baciato il collo, la mia parte perversa iniziò a farsi largo dentro di me e dopo averle risposto, la baciai con impeto cercando di non mordergli il labbro per quanto la voglia di lei stava iniziando a fare da padrone.
Le mie mani che da prima la tenevano stretta a quel muro iniziarono a spogliarla con euforia e desiderio, ritrovandomi ad essere baciato con la stessa intensità che avevo avuto io precedentemente ed a causa di quel gesto che m'aveva colto completamente impreparato, smisi di respirare per un breve lasso di tempo, ricambiando il tutto e portandola sul letto. Quella notte fu la più emozionante, la più lunga e piacevole di tutta la mia esistenza e come disse Felix non riuscii a farla mia solo una volta, sembrava non bastarmi a colmare tutto ciò che avevo tenuto dentro fino a quel momento e finimmo coll'arrivare al piacere così tante volte che pensavo di averne perso il conto, ma quando lei si addormentò stringendosi a me, ebbi un lieve sussulto. Ero stato suo quanto lei era stata mia, anche se chi decideva cosa sarebbe successo ero solo ed esclusivamente io e la cosa m'aveva eccitato più del dovuto, ma a causa di tutta quell'euforia avevamo distrutto quasi completamente la stanza e per un breve istante pensai che avevo potuto farle del male senza che me ne rendessi conto, però continuava a dormire beatamente e notando che era tutto a posto mi sentii più tranquillo.

Rimasi accanto a lei fino a quando non la sentii svegliarsi, vedendola arrossire dopo poco, poichè era ancora abbracciata a me e completamente nudi.
"Credo che dovrò comprarti una stanza nuova." dissi con un sorriso malizioso avvicinandomi al suo volto e baciandola lievemente sentendola prendere un respiro profondo.
"Comunque ben sveglia." aggiunsi dopo poco vedendo che non parlava ancora mentre si guardava attorno quasi spaesata.
"Io... Non pensavo che ti avrei ritrovato ancora accanto a me quando mi sarei risvegliata." disse abbassando lo sguardo e guardandosi una ciocca di capelli.
"Ma siamo stati realmente noi a combinare tutto questo? Pensavo fosse solo stata una mia impressione ed invece... Come la scrivania non sembra che abbiamo risparmiato tante altre cose...." aggiunse dopo poco abbassando sempre più il tono della voce rannicchiandosi su sè stessa e sussurrando che si stava vergognando.
"Non capisco di cosa dovresti vergognarti. Se ti stai imbarazzando seriamente significa che con Alec una cosa del genere non ti è mai successa e che quindi è la prima volta." dissi vedendola annuire lievemente mentre nascondeva la testa tra le ginocchia.
"Ehi... Non devi sentirti in imbarazzo... Tutto questo è normale che poteva succedere, specialmente per l'attrazione che c'è tra noi due. Non mi pare che sta notte te ne stessi preoccupando." dissi alzandole lievemente il volto per poterla guardare negl'occhi sentendo il suo cuore iniziare a battere più velocemente.
"Parli come se a te fosse capitato già tantissime volte.... Insomma, possibile che non riuscissi nemmeno a comprendere che stessimo rompendo la stanza?" mi domandò rimanendo a fissarmi.
"Veramente è la prima volta, pensavo di averti fatto del male senza accorgermene per come avevo visto la stanza... Solo che ritenevo che dirti così, ti avrebbe fatto passare la timidezza. In fondo sta notte nessuno dei due stava pensando ad altro che accontentare quella voglia irrefrenabile che ci portiamo da un po', o sbaglio?" le domandai facendola nuovamente sdraiare sotto di me vedendola arrossire lievementi e fare cenno con la testa dandomi la ragione. La baciai con passione un'ultima volta stringendomi a lei quasi con voglia. Averla non m'aveva affatto spento quel richiamo nei suoi confronti, ma aveva solo quadruplicato ogni cosa e sembrava che anche per lei valesse lo stesso, poichè le sue mani si aggrapparono alla mia schiena come se mi volesse graffiare e quel gesto mi fece sfuggire un ringhio di piacere unendosi poco dopo ad una sete incredibile.
"Credo sia meglio se ci vestiamo e torniamo a palazzo.... Altrimenti non ti rimarrà nemmeno il letto." dissi a denti stretti, spostandomi leggermente da lei e vestendomi dopo poco mentre l'avevo sentita trattenere una piccola risata.
Prima di scendere al piano di sotto, la vidi chiudere la sua stanza a chiave, rimanendo in silenzio anche quando si preparò la colazione mentre continuavo a guardarla pensieroso.
"Se Alec riuscisse nel suo intento... Voglio essere il tuo amante." dissi improvvisamente vedendola posare il cucchiaio dentro la tazza del latte e socchiudere gli occhi color zaffiro come se volesse fulminarmi.
"Concedergli una seconda possibilità, non significa che io voglia ritornarci insieme. Deve penare per quello che ha fatto. A causa sua sono finita con il sottostare agli ordini di un vampiro che teoricamente vorrei vedere morto, quindi Alec non riuscirà a fare assolutamente nulla." disse ritornando a fissare la tazza.
"Vorresti farlo penare in che modo?" gli domandai dopo poco, curioso di sapere che cos'aveva in mente.
"Ancora non lo so... Nel frattempo ogni cosa che mi regala o mi offre, la incestino o gliela distruggo, giusto per vedere fino a dove può arrivare anche se non posso fare questi gesti davanti a lui... Solo per evitare che Jane venga nuovamente ad utilizzare il suo potere su di me." disse mentre finiva di fare colazione e sparecchiava; dopo poco ci alzammo da tavola per andare alla porta d'ingresso e la costrinsi al muro senza alcun indugio.
"Veramente saresti libera di farlo. Aro ha punito Jane per quel gesto ed ora se dovesse rifarlo, Aro non la perdonerebbe facilmente.... Credo sarà difficile mascherare ciò che è successo stanotte, mylade. Probabilmente trasgredirò i limiti che ci siamo posti diverse volte." le sussurrai passandole la lingua sul collo, sentendola prendere un respiro profondo.
"Meglio se andiamo... O finirà che sono io quella che sbatte al muro te e non mi sembra il caso..." mi disse allontanadomi da lei e prendendomi per mano mentre mi trascinava a palazzo.
Quando arrivammo davanti al portone, la vidi arrestarsi di colpo e voltarsi verso di me puntandomi i suoi occhi color ghiaccio, facendomi segno di avvicinarmi leggermente a lei. Inizialmente innarcai un soppracciglio stranito da quel gesto, ma andai vicino a lei lo stesso e quando mi baciò stringendosi a me, mi bloccai completamente sentendola mordermi leggermente il labbro poco prima di distanziarsi da me.
"Non fare domande d'accordo? Ho agito senza pensare..." disse poco prima di entrare e sparire completamente dai miei occhi, ancora increduli per ciò che era accaduto. Avanzai lungo i corridoi in silenzio, ancora alquanto sovrappensiero e venni colto alla sprovvista da Felix che mi prese di peso portandomi nella sala della musica.
"Allora?? Com'è andata?" mi domandò curioso cercando di capire dal mio volto cosa fosse successo ed alzai leggermente le spalle prima di raccontargli a grandi linee cosa fosse successo.
"Ora mi ritrovo che non so esattamente cosa fare... Andare da lei per quanto stupendo sia stato, ha peggiorato solo le cose... Se questo è veramente amare, ti assicuro che è terribile Felix.... Non ho mai rincorso nessuna donna, nè tanto meno ho mai desiderato così ardentemente di avere una donna tutta per me a tal punto d'accettare di essere anche un'amante o qualsiasi cosa lei voglia che io sia.... Anche prima di entrare a palazzo lei stessa mi ha baciato, non sai quanto è stato difficile evitare di farla sbattere sul portone e lasciarmi completamente andare. Solo che se l'avrei fatto, poi chiunque l'avrebbe potuta vedere e questo non riuscirei a tollerarlo." conclusi sospirando distrutto da tutto quello che stavo provando. Mai una donna era riuscita a farmi un'effetto simile. Mai m'ero ritrovato a sentirmi come se fossi io la preda sedotta. Mai ero arrivato a pensare di rinchiudermi in una stanza per un tempo indeterminato con una donna per poter fare tutto ciò che mi frullava per la mente.
Rimasi con Felix quasi tutta la giornata cercando di stare lontano da Denny, ma la sera non riuscii a trattenermi ed andai a bussare alla sua porta che, dopo avermi aperto, mi squadrò dalla testa ai piedi poichè ero ancora vestito in giacca e cravatta siccome avevo dovuto fare le veci di un segretario per ottenere dei documenti. Non mi disse, nè mi chiese nulla e guardando lievemente alle mie spalle mi tirò dentro la sua stanza dalla cravatta, richiundendo velocemente la porta.
"Come mai qui?" mi domandò quasi incredula ed a quella domanda e nel vedere il suo volto così incredulo innarcai lievemente un sopracciglio. Possibile che non provasse la mia stessa attrazione? Senza nemmeno risponderle, le diedi le spalle e feci per uscirmene dalla stanza, ma venni afferrato nuovamente dalla cravatta ed istintivamente afferrai il suo polso.
"Suscettibili sta sera..." mi bisbigliò con un sorriso di provocazione e senza rendercene incominciammo a lottare su chi tenesse più fermo l'altro, ritrovandoci con i volti così vicini che potevo sentire il suo respiro ed un sorriso divertito farsi largo sulle sue morbide labbra.
"E così ti diverte tutto questo... Non ti conviene giocare con me, mylade o potrei non avere più scrupoli." le sibilai vedendola assottigliare leggermente gli occhi che cominciarono a prendere il loro lineamento felino e mostrarmi la lingua come indispettita da quello che avevo detto, ma senza tante riflessioni mi liberai dalla sua presa e prendendo il suo volto tra le mie mani la baciai, vedendo i suoi occhi spalancarsi ulteriormente a quel gesto, ma quando iniziai a baciarla con frenesia e molta più passione, sentii le sue mani farsi largo tra i miei capelli e vidi i suoi occhi chiudersi. Era il bacio alla francese più sensuale, eccitante ed unico che avessi mai ricevuto. Durante quel bacio le mie mani iniziarono a farsi curiose e senza alcun tipo di timore incominciarono a toccare il suo seno da sotto la maglia con sempre più ardore nei suoi confronti, ma tutto si fermò a quelle carazze, a quei baci del tutto traditori. Non volevamo essere scoperti, anche se non era realmente relativo che ci scoprissero o meno, ma pensare di dover star nascosti e di dover tenere tutto segreto mi portava ad un'eccitazione maggiore....
Il proibito, come potevo non amare le proibizioni? Lei faceva parte di esse rivelandosi più affascinante di quanto non lo fosse già di suo e più vedersi si rivelava difficile, più la mia voglia di lei aumentava, ma chissà per quanto saremmo realmente riusciti a tenere tutto quanto nascosto agli occhi degli altri...

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Capitolo 29
*** L'essere scoperti ***


capitolo 29-L'essere scoperti Autrice: Salve ragazzi/e!!!! Volevo premettervi che questo capitolo a differenza degli altri sarà un po' più lungo.... Spero possiate perdonarmi e che vi piaccia ^^ Quindi buona lettura e mi raccomando, recensiteeee!! Ciaooo e alla prossima!! Un bacio ❤ ❤ Denny ❤ 

L'essere scoperti
Dopo quella notte fatta solo di carezze riuscimmo a cogliere altre volte l'occasione di poter sentire i nostri corpi a contatto, le nostre mani che si toccavano a vicenda, le nostre labbra che si baciavano in modo possessivo e pieno di desiderio nei confronti dell'altro. Non c'importava dove ci trovavamo esattamente, se fosse quando ci stavamo allenando o incrociandosi per i corridoi o in qualche stanza, l'importante era che nessuno ci vedesse, ma il più delle volte era un trattenersi poichè non eravamo soli ed una notte non riuscii ad andare da lei poichè Marcus mi richiamò. Voleva parlarmi urgentemente, ma non sapevo il perchè di quel richiamo, così entrai nella sua stanza alquanto preoccupato.
"Non hai fatto alcun errore Demetri. Ho voluto chiamarti solo per metterti in guardia. So del legame che c'è tra te e Denise, noto che col passare del tempo questo legame tra di voi si sta rafforzando, ma la tua assenza nel compiere i tuoi doveri giornalieri sta mettendo a dura prova la pazienza di Aro. In realtà non stai saltando alcun compito che ti affidiamo, ma per Aro sei poco presente e non gli sta piacendo questa faccenda. Quindi vedi di prestare attenzione, non vorrei che queste sue lamentele ti si potessero ritorcere contro come è successo ad altri." mi disse con tono calmo e quasi gentile, ma annuii solamente e me ne andai da lì senza dire nulla. Non comprendevo perchè mi stesse avvisando di qualcosa che andava contro suo fratello e soprattutto un mio Signore, né tanto meno a cosa si riferisse la sua ultima frase ma a quest'ultima decisi di non dargli peso e continuai a comportarmi come prima, prestando più attenzione a ciò che facevo.
Era passata quasi una settimana dall'ultima volta che avevo avuto Denny per me e poichè l'avevo vista stare male, cercavo di starle accanto, sia come amico che come fidanzato, in fondo anche se aveva dato quella possibilità ad Alec, lei amava me e questo mi lasciava la possibilità di potermi comportare anche da tale. Ormai con lei era diventato come un gioco essere gentile ed accattivante quando meno se l'aspettava, poichè la vedevo arrossire o provocarmi nello stesso modo in cui facevo io e questo mi mandava letteralmente in estasi.
Un pomeriggio passai di fronte alla cucina e intravidi qualcuno al suo interno che si muoveva, compresi all'istante che si trattava di Denny, così mi avvicinai cautamente per vedere cosa stesse facendo e notai che stava improvvisando a ballare con in sottofondo un piccolo stereo, probabilmente per farle compagnia, mentre stava cucinando. Rimanevo ad osservarla divertito, anche se improvvisati come passi, sapeva muovere il corpo in modo sensuale anche se poi doveva correre a finire di cucinare e quindi muoveva solo il bacino a tempo di musica o almeno, ci provava.
"Il ballo decisamente non fa per te, anche se devo dire che questo corpicino lo sai agitare fin troppo bene." le sussurrai all'orecchio sentendola bloccare il respiro per qualche secondo e non appena la mia mano si posò sul suo ventre riprese a respirare.
"Da quanto mi stavi osservando?" mi domandò alquanto contrariata lasciando che però la stringessi a me e le baciassi delicatamente il collo.
"Da un po'... Era divertente, sembravi impegnarti tanto." dissi ridendo poichè la stavo prendendo in giro e lasciandole lo spazio per spostarsi, ma la vidi girarsi solamente e puntare i suoi occhi su di me.
"Molto spiritoso... Ora ti improvvisi anche ballerino oltre che un combattente?" mi domandò spingendomi leggermente lontano da lei mostrandomi un sorriso provocatorio per prepararsi il piatto che avrebbe dovuto mangiare.
"Ti ricordo che ti ho fatto da cavaliere, quindi direi di essere anche un ballerino." gli risposi tornando alle sue spalle e prendendo del ghiaccio mettendoglielo dentro la maglietta, vedendola rabbrividire e trattenersi dall'urlare. Per tentare di levarsi il cubetto di ghiaccio la vidi iniziare a saltellare su sé stessa ed iniziai a ridere poichè continuava a ripetere che ero un pazzo per quello che avevo fatto, ma improvvisamente mi ritrovai il volto completamente bagnato poichè m'aveva lanciato un bicchiere d'acqua.
"Ehi!?! Io ti ho solo messo un cubetto dietro la schiena, non ti ho bagnata!" replicai vedendola ridere e scappare da me poichè avevo preso altri due cubetti di ghiaccio in mano.
La raggiunsi in poco tempo e mentre cercava di evitare il primo cubetto riuscii ad infilargliene uno dentro il reggiseno, notando i suoi occhi spalancarsi e fermarsi completamente per il freddo, incominciando a tentare di afferrare il cubetto per levarlo da lì. In quel frangente ne approfittai per farmi più vicino a lei e baciarla con desiderio, distraendola completamente da quello che stava facendo in precedenza, ma avevo ancora un cubetto tra le mani e sollevandole leggermente la maglietta iniziai a far scivolare il ghiaccio lungo la sua schiena sentendola rabbrividire leggermente. In pochi secondi mi ritrovai con la schiena appoggiata sulla penisola di marmo mentre le sue mani avevano iniziato ad accarezzare i miei pettorali da sotto la maglietta mentre continuava a baciarmi. Adoravo e detestavo al tempo stesso sentirmi in trappola a causa sua, specialmente in momenti come quelli. Resistere dal non averla completamente si rivelava quasi impossibile, di fatti le mie mani avevano iniziato a stringerla di più a me con desiderio, ma qualcuno stava arrivando verso la cucina e ritrovarci a questo modo sarebbe potuto rivelarsi controprodducente.
Trovai in fretta la soluzione su come sfuggire, anche se controvoglia, da quella posizione in cui eravamo. Con rapidità ribaltai la situazione ed afferrai una bottiglietta d'acqua e gliela versai completamente addosso vedendo il suo volto contrariato da quel gesto, ma dopo poco quel volto diede spazio al suo sorriso che preannunciava una vendetta coi fiocchi. Iniziai a scappare per tutta la cucina, ma ad un certo punto mi braccò sulla porta e quando mi lanciò un bicchiere d'acqua, riuscii fortunatamente a schivarlo beccando in pieno Felix che aveva appena aperto la porta.
"Si può sapere che state combinando?" domandò con tono fermo e piuttosto serio, tanto che la sua voce sembrava aver rintuonato per tutta la stanza. Istintivamente andai affianco a Denny che era rimasta incredula per quello che aveva fatto ed abbassai leggermente lo sguardo sentendomi osservato da Felix quasi in tono minaccioso e contrariato.
"Felix mi dispiace di averti colpito... Volevo prendere Demetri." disse Denny con un tono alquanto dispiaciuto mentre io iniziai a ridere nel ripensare alla scena.
"Io spero che poi puliate... Se Aro sapesse di questo caos non la prenderebbe bene. Soprattutto da parte tua Demetri, sai che non tollera alcun tipo di disordine." disse Felix con tono di rimprovero sospirando poichè non riusciva più ad essere severo.
"Mi arrendo... Fare il severo con voi due è nettamente impossibile. Però potevate fare altro invece che mettervi a giocare con l'acqua. E se fosse entrato uno dei Signori?" domandò non ricevendo risposta né da me, né da Denny che dopo esserci scambiati un'occhiata scoppiammo a ridere notando dopo poco l'aria perplessa da parte di Felix.
"Lascia stare Felix. Storia lunga." dissi guardando Denny un'ultima volta notando che la maglietta era quasi diventata trasparente per colpa dell'acqua ma sembrava non essersene accorto nessuno e la mia mente non sapeva se dirlo o averla avidamente davanti agli occhi di Felix.
"Credo che vi lascierò qualche minuto da soli, ve lo verrò a dire dopo." disse Felix comprendendo probabilmente il mio sguardo colmo di desiderio mentre Denny aveva già iniziato a sistemare la cucina incurante di tutto.
Attesi che girasse l'angolo e mi precipitai a prendere il volto di Denny tra le mie mani, che s'era appena voltata, per baciarla intensamente, ma le mie mani incominciarono a percorrere la sua schiena e scendere fino ai suoi glutei e stringerla a me. Non compresi se per quel gesto o perchè il mio corpo s'era fatto più vicino al suo, sentii cascare il bicchiere di vetro che aveva tra le mani fino a qualche istante prima, per potersi stringere a me con desiderio, facendomi ardere ancora di più di tutti quei sentimenti che provavo ogni volta per lei. Sapevo che Felix era ancora nel corridoio, ma io volevo averla in quell'istate, non sarei riuscito ad aspettare oltre e ignorando la presenza di Felix che attendeva un mio cenno, ebbi Denny nel modo più silenzioso che potesse esserci ma dalla quale traemmo piacere entrambi. Era stato qualcosa di veloce ma che aveva messo a tacere almeno per un po' i nostri istinti.
"Per ora sarebbe meglio calmarci..." le sussurrai sentendola annuire lievemente e dopo averle dato un bacio richiamai Felix dentro la cucina.
"I miei complimenti, siete stati davvero veloci." disse Felix mentre rientrava ridendo e Denny a quelle parole divenne completamente rossa che per l'imbarazzo iniziò a sistemare tutta la cucina velocemente.
"Felix, tu e il tuo tatto a volte... Come se per forza dovevamo arrivare a qualcosa di pesante." dissi con tono di rimprovero, cercando di non imbarazzarmi anch'io a causa di Denny che la vedevo diventare ancora più rossa, ma iniziò a spuntarmi un sorriso del tutto divertito per le sue reazioni.
"Non avevi qualcosa da dirci Felix? Invece di stare tutti e due a commentare di un qualcosa che definirei privato. Almeno lo faceste senza di me in stanza... Lo preferirei molto volentieri." disse improvvisamente Denny mentre mi dava la mia maglietta poggiandola contro il petto e spingendomi leggermente, sicuramente perché continuavo a sorridere divertito per il suo imbarazzo. A quel gesto mi avvicinai al suo orecchio quando mi passò di fianco e le ringhiai lievemente.
"Siete incredibili... Comunque si, ero venuto per dirvi di prestare attenzione ad Alec ed Aro." disse ad un tratto Felix facendomi voltare all'istante verso di lui per guardarlo alquanto perplesso e Denny sembrò leggermi nella mente, poichè domandò al posto mio perchè mai dovessimo stare attenti.
"A quanto pare Alec è riuscito a convincere Aro ad incaricare Chelsea di utilizzare il suo potere su entrambi. Denny per legarla in un certo qual modo ad Alec mentre Demetri per farlo legare nuovamente ad Aro." ci spiegò Felix piuttosto preoccupato.
"Perchè mai dovrei legarmi nuovamente ad Alec? Io sto bene così e poi così facendo di certo non spezzerebbe il legame che c'è tra me e Demetri." disse Denny cercando di mantenere un tono tranquillo nonostante in realtà tutto quello che aveva detto Felix non le piaceva affatto.
"Vorrà dire che se vedrò che starai a seguire Alec ovunque, sarà per questo motivo qua e di conseguenza dovrò essere il tuo amante." dissi alzando leggermente le spalle con disinvoltura sentendomi spingere lievemente da lei facendomi ridere.
"Comunque ti ringrazio Felix. Vorrà dire che eviteremo di incontrare Chelsea, anche se non capisco perchè tutto questo.... Non voglio nemmeno provare a pensarci." dissi con tono di rassegnazione mentre m'avviavo verso l'uscita della cucina insieme a Felix.
"Ehi piccola, vedi di coprirti prima di uscire dalla cucina con la mantella." aggiunsi voltandomi verso di lei indicandole la mia mantella che era poggiata su di una sedia e mostrandole un ultimo sorriso divertito; me ne andai insieme a Felix verso i corridoi sotterranei del palazzo per raggiungere rapidamente i Signori e vedere se avevano bisogno mentre parlavamo di tutto quello che mi stava capitando.
Fui sommerso di incarichi fino alla sera e non appena potei entrare nella mia stanza, mi stesi sul letto piuttosto pensieroso su ciò che Felix ci aveva messo in guardia, unendolo alle parole di Marcus. Ad Aro non stava realmente piacendo la mia unione con Denny, né tanto meno che provassi così tanti sentimenti. Per lui ero stato addestrato come un soldatino ad obbedire e basta, senza poter provare nulla, se non qualche svago per pura noia, ma Denny m'aveva travolto come un treno a supervelocità e non potevo fermarlo poichè privo di freni.
Improvvisamente sentii bussare alla porta e sentendo che era lei, lasciai che entrasse rimanendo a fissare il soffitto per qualche istante mentre la sentivo richiudere la porta.
"Non riesco a dormire per quello che ha detto oggi pomeriggio Felix..." mi disse mentre avanzava lungo la stanza.
"Io non voglio perdere questo con te." continuò a voce sempre più bassa e vedendo che continuava a fissarsi i piedi, l'abbracciai sentendola quasi farsi piccola in quell'abbraccio anche se lo stava ricambiando.
"Non perderai nulla con me. Proviamo qualcosa di troppo forte perchè Chelsea possa spezzarlo." le  dissi mentre la guardavo negl'occhi. Sembrava volesse dirmi qualcosa ma in un attimo mi ritrovai a baciarla ed essere privato della maglietta da parte sua fino ad arrivare nel letto in intimo, provocato e guidato da lei.
"Ultimamente cedo troppo facilmente alla tua seduzione, non va bene lo sai?" domandai vedendola osservarmi e posare l'indice sulle mie labbra mentre gattonava per arrivare sopra di me. A quel gesto la mia mente impazzì all'istante e divenni più possessivo e desideroso di lei ritrovandoci a baciarci, accarezzarci ed amarci come non mai. Era un'insieme di emozioni come solo lei riusciva a procurarmi ogni volta, ma sapendo che poteva essere l'ultima a causa di quello che volevano fare, tutto sembrava mille volte più intenso e forte. 
Entrambi i nostri respiri si stavano facendo sempre più irregolari, lasciando sfuggire ogni tanto qualche lettera ed ad un tratto eravamo l'uno di fronte all'altro, la mia schiena contro la testiera del letto mentre lei in ginocchio di fronte a me che continuava a baciarmi con provocazione ma m'impediva di toccarla, ma in un certo momento sentii qualcuno fermarsi di fronte la porta della stanza e concentrandomi potei comprendere che si trattava della sorella del nanetto. Che ci faceva di fronte la mia porta? Di certo non avrei smesso ciò che stavo facendo per una come lei, anzi, piuttosto avrei fatto sentire maggiormente ciò che stava capitando nella stanza, sia per allontanarmela sia con la speranza che se stesse spiando l'andasse a riferire a quel suo adorato fratello. Nascondersi ormai non aveva più senso. Non dopo quello che volevano fare.
Preso dalla rabbia e dalla voglia di averla senza alcun scrupolo, le afferrai una gamba e mentre le baciavo il collo l'adagiai dolcemente sul letto, iniziandola a baciare ovunque e lanciando un'occhiata verso la porta, potei notare un'iride rossa spalancarsi leggermente dal buco della serratura. Comprendendo che ci aveva realmente spiati, decisi di non trattenermi per nessuna ragione al mondo, trasformando quella notte in pura follia e piacere, lasciando che durante il silenzio della notte, le nostri voci corressero per tutto il palazzo. Ormai eravamo stati scoperti e trattenersi sarebbe solo stato uno sbaglio, di fatti fu la notte più esaltante che potei avere con lei. Non ricordo nemmeno per quanto tempo andammo avanti ad amarci e l'essere l'uno l'equivalente dell'altro, ma ero certo che ci sentisimmo come in paradiso e quando mi fermai la sentii stringermi a sé con dolcezza. Rimasi in quell'abbraccio fino a quando non si addormentò e mi spostai lievemente da lei vedendola aprire leggermente gli occhi, ma quando le feci vedere che ero comunque affianco a lei, i suoi occhi si richiusero e si mise leggermente vicino a me. Dal respiro potei constatare che ormai era entrata nel mondo dei sogni e il volto sereno che aveva mi portò ad avere una lieve morsa al cuore. In quel frangente mi sembrava troppo per me, l'avevo privata di una famiglia senza che lei potesse fare nulla ed ora era nuovamente nel mio letto a dormire, m'amava e probabilmente niente l'avrebbe allontanata.
Infine decisi di uscire dalla stanza per cibarmi, rimanere lì stava iniziando a farmi salire la sete, ma non appena uscii mi ritrovai a terra colpito da un pugno. Ero stato così assorto nei miei pensieri che non m'ero minimamente accorto della presenza fuori dalla porta di Alec.
"Come ti sei permesso di portartela a letto?? Lei non ti appartiene!" mi ringhiò sollevandomi per la maglietta ed a quelle parole scoppiai a ridere.
"Io posso qualsiasi cosa microbo. Quella a cui lei non appartiene, sei tu." risposi togliendomi le sue luride mani dal colletto della mia maglietta alquanto infastidito.
"Spero per te che sia solo questa." mi ringhiò tentando nuovamente di colpirmi, ma lo evitai colpendolo di rimando nei ginocchi facendolo cadere.
"Allora fai male a sperare. Se devo essere sincero ho perso il conto di quante volte è successo." dissi mostrando un sorriso beffardo sentendolo innervosirsi ulteriormente e rialzarsi per prendermi per il collo.
"Alec! Lascialo andare immediatamente!" sentii dire alle mie spalle vedendo Alec guardare in quella direzione e approfittando di quella distrazione, lo feci inginocchiare a terra tenendogli un braccio dietro la schiena.
"Demetri anche tu... Non ha senso che fate così. Demetri... Ti abbasseresti solo al suo livello e lo sai." disse Denny mentre mi continuava a guardare e lievemente irritato lasciai andare Alec che arrivò immediatamente di fronte a Denny.
"Come sarebbe a dire che si abbasserebbe? Io sono molto più in alto di lui." disse con un ringhio, ma Denny sembrò infastidita dal suo atteggiamento.
"Tu non sei assolutamente alla sua altezza. Non dovresti proprio paragonarti a lui. Demetri per lo meno non si è sforzato a far nulla." gli rispose di rimando Denny con tono piuttosto controllato rispetto a quanto m'ero immaginato.
"Ora capisco perchè quella minaccia t'aveva colpito così tanto. Da quanto tempo stavi facendo il doppio gioco??" gli domandò Alec avvicinandosi maggiormente a lei, ma in quell'attimo mi misi tra i due.
"Vedi di prendere le distanze e soprattutto di che minaccia parli?" ringhiai iniziando a perdere la pazienza e guardando il volto di entrambi per cercare risposta. Di che minaccia parlava? E perchè mai Denny stava facendo il doppio gioco secondo Alec? Volevo delle risposte, le esigevo e non avrei tollerato dei silenzi o delle allusioni.

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Capitolo 30
*** Un brusco addio ***


capitolo 30-Un brusco addio Un brusco addio.
Dopo che Felix ci aveva detto del piano di Aro ed Alec, avevo temuto seriamente che quella sarebbe stata l'ultima volta per me e Demetri, ma la cosa che più mi terrorizzava era se Aro sarebbe venuto a contatto coi miei pensieri. Era quasi una settimana che stavo male e come se non bastasse sembrava che avessi un ritardo, ma non potevo essere incinta... Forse era solo influenza e mi stavo preoccupando inutilmente, ma una parte di me continuava a dire che era quella la verità e forse era meglio che mettessi Demetri al corrente. Se i conti erano esatti e quindi la nausea ed il rimettere erano provocati dalla gravidanza erano di certo suoi, ma quella sera ritrovandomi di fronte a lui non riuscii minimamente a dirglielo. E se Aro poi avesse letto nei suoi pensieri? Avrebbe potuto ucciderlo o avrebbe potuto tentare di uccidermi. No, non glielo avrei detto, non senza una certezza concreta. In fondo anche il test di gravidanza poteva aver sbagliato no? Certo, ne avevo fatti due ma chi mi assicurava che fosse tutto realmente così? Anche se avevo quelle domande però dentro di me sapevo che stavo solo cercando di scappare dalla verità...
Ero così assorta in quel pensiero mentre lo fissavo che quando mi baciò sentii il desiderio crescere più delle altre volte. E se quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei potuto toccarlo? Se fosse stata l'ultima volta che sarei potuta essere sua completamente? A causa di quelle domande lo iniziai a sedurre con provocazione e quando lo sentii parlare decisi di fermarlo subito. Non volevo perdere nemmeno un minuto di più nel preoccuparmi e dopo pochi istanti ci ritrovammo ad amarci con ardore, raggiungendo la completa follia. Fu una notte più che unica e il ricordare che tutto questo sarebbe potuto cessare mi portò a stringerlo a me in un'abbraccio. Volevo piangere tra le sue braccia, se veramente aspettavo un figlio da lui sarebbe stata realmente l'ultima notte che l'avrei visto e se invece non sarebbe stato così, avrei dovuto comunque rinunciare a lui poichè avrebbero trovato il modo di separarci. Mi addormentai persa nell'unico pensiero che mi stava facendo stare bene. Eravamo lì, abbracciati, in quella lunga notte e lui non si sarebbe mai arreso dal riavermi.
Mi sveglia in preda agl'incubi e quando aprii gli occhi, notai che il posto affianco a me era completamente vuoto. Dov'era andato? Che fosse andato a cibarsi? Mi domandai mentre mi rivestivo, di certo l'avrei ritrovato in giro per i corridoi se fosse stato così, ma quando uscii dalla stanza trovai tutt'altra scena. Demetri aveva attorno al suo collo le mani di Alec. Che cosa stava succedendo? Riuscii fortunatamente a separarli, ma Alec stava veramente provocando la mia pazienza ed in un certo momento menzionò il ricatto che aveva utilizzato per poter avere la seconda possibilità di fronte a Demetri, che rimase alquanto perplesso ma stava diventato piuttosto nervoso.
"E permetterti di metterlo nei guai solo per avermi? Si, ho fatto il doppio gioco con te. In fondo è ciò che stavi facendo con me, no?!" domandai alzando leggermente il tono della voce sentendo la mano di Demetri posarsi sulla mia spalla per tenermi distante da Alec.
"Fatemi capire. Tu l'avresti minacciata che se non ti avrebbe dato la seconda possibilità, mi avresti messo nei guai?" domando Demetri lasciando trapelare la rabbia che provava in quel momento, ma di tutta risposta Alec mostrò solamente un sorriso infame.
"Non ti deve importare se la minaccio oppure no, segugio. E comunque doppio gioco o meno, tu piccola impertinente avresti dovuto stare lontana da Demetri." disse Alec in tono glaciale ma che mi fece letteralmente ribollire il sangue.
In un attimo spinsi Demetri dietro di me e mi portai ad una lieve distanza dal volto di Alec che ormai avevo afferrato per il colletto della maglia.
"Ascoltami bene. Io sono libera di prendere le decisioni che voglio, non è di certo una minaccia a fermarmi. Lo vuoi sapere davvero da quando è incominciato tutto? Dalla sera del ballo avevo pensato di tradirti, tanto che importanza aveva? Ho perso la mia libertà a causa tua e Demetri è colui che, nonostante quello che ha fatto in passato, mi ha mostrato un lato piacevole di questo lurido posto che odora di muffa e nient'altro. E vuoi sapere in cosa maggiormente è superiore a te?" domandai con arroganza vedendolo innarcare lievemente un sopracciglio mentre sentivo gli occhi di Demetri che m'osservavano curiosi ma al tempo stesso preoccupati.
"Ha letto è riuscito a farmi rompere un'intera stanza e farmi arrivare ad un piacere che tu nemmeno potresti immaginare. Tu non arrivavi nemmeno ad un quarto di ciò che sono riuscita a provare con Demetri, quindi chi ti sceglie è solo perchè il meglio è stato già occupato." dissi con rabbia lanciandolo a terra ed andando vicino a Demetri per prenderlo per la cravatta e portare il suo viso al mio stesso livello. Quel gesto sembrava aver messo in completa confusione Demetri che mi guardava con fare interrogativo e non aspettando qualche secondo di più lo baciai con quanta rabbia, passione e sentimento potessi avere in quell'istante sentendomi sbattere la schiena contro il muro del corridoio da parte di Demetri.
"Ecco cosa cambia. Adoro essere la preda quanto essere la cacciatrice. Tu non sei capace di fare nè l'uno, nè l'altro." ringhiai prendendo le distanze da Demetri ed andando a pestare lo stomaco di Alec.
"Prova seriamente a fare del male a Demetri e ti riduco in poltiglia. Sono stufa che tutti prendano le decisioni che spettano a me come se fossero le loro. Sono stufa di dover nascondere che amo Demetri in un modo che nemmeno immagini, di mentire che per me è solo un'amico quando non è così. Lui mi è stato amico ma l'amicizia tra noi sarebbe sempre stato troppo poco. Comunque non dovrai più preoccuparti di quella stupida seconda possibilità, perchè me ne vado. Son stata fin troppo tempo in questo posto, sotto gli ordini di qualcuno a causa tua." dissi con rabbia facendo sempre più pressione con la gamba, ma improvvisamente venni spostata leggermente da Demetri che mi prese per il polso e mi costrinse a guardarlo.
"Sai quello che stai dicendo vero? Aro starà sicuramente sentendo ogni cosa.... Non puoi andartene e lo sai." disse con tono severo, ma venni distratta da una nebbiolina che sembrava avanzare lievemente.
"NON PROVARE AD UTILIZZARE IL TUO POTERE!!!! O GIURO CHE TI STACCHERO' LE BRACCIA SENZA ALCUN RIPENSAMENTO!!!! E NON M'IMPORTA SE ARO SENTE!!! TANTO I MIEI SERVIGI SERVIREBBERO SOLO IN COMBATTIMENTO! QUINDI VEDI DI RITIRARE LA TUA NEBBIOLINA O TI DISTRUGGO!!!" urlai afferrandogli un braccio in procinto di staccarglielo senza indugio, ma sentii afferrarmi da dietro ed iniziare a farmi male alle spalle in modo che lasciassi il braccio di Alec.
"Calmati Denny... Non puoi perdere il controllo in una situazione simile... Le cose si possono risolvere anche senza arrivare a farsi realmente del male e questo tu lo sai meglio di me." mi sussurrò Demetri a denti stretti mentre permetteva ad Alec di rialzarsi in piedi e correre via per poi lasciare andare anche me, ma quando mi vide correre via verso l'uscita del palazzo mi bloccò nuovamente allo stesso modo.
"DEMETRI LASCIAMI!!! LASCIAMII!!!" gridai agitandomi ulteriormente sentendomi rigare il volto da delle lacrime dopo pochi istanti.
"Voglio tornare a casa mia Demetri... Voglio allontanarmi da queste mura per un po'.... Aro se avrà bisogno mi contatterà col cellullare, ma ora voglio andarmene... Non ne posso più di dover mentire, di dover nascondere per evitare che altri si facciano male... Io ti amo ed è soprattutto per questo che devo andarmene..." dissi abbassando sempre più il mio tono della voce evitando di singhiozzare per via delle lacrime, ma Demetri mi strinse a sè facendomi scoppiare a piangere completamente. Come potevo dirgli che dovevo andarmene perchè forse era padre? Come potevo rivelargli una cosa così tanto grande? Dovevo mentire... Ancora una volta dovevo dire una bugia.
Presi Demetri e lo scagliai a terra staccandogli una gamba poco prima che potesse rialzarsi, ma non emise alcun urlo di dolore. Nulla, solo i suoi occhi mi continuavano a guardare increduli e soprattutto tristi e pieni di dolore per quel gesto.
"Mi dispiace... Mi dispiace davvero tanto... Non volevo arrivare a far del male anche a te, ma purtroppo devo, non voglio che mi segui, nè che proverai a cercarmi..." dissi avvicinandomi lievemente a lui che era ancora a terra.
"Ti amo e so che ti sembrerà incoerente, ma è solo per proteggerti... Un giorno capirai..." gli sussurrai rubandogli un lieve bacio dalle labbra e correndo via da quelle mura, da quel palazzo così tetro ma che aveva al suo interno qualcuno di davvero prezioso.
Iniziai a richiamare Jake e gl'altri col pensiero. Era tempo di partire. Saremmo andati a La Push e per Jake e gli altri significava ritornare a casa. Arrivarono tutti in poco tempo, ma non domandarono il perchè di quella partenza fino a quando non misimo piede in aeroporto poichè era il luogo di ritrovo di tutti quanti e lì spiegai il tutto omettendo la maggior parte della verità, specialmente quella che potevo essere incinta. Poco prima di salire in aereo mandai un messaggio a Carlisle per avvertirlo delle mie preoccupazioni e mi disse che s'era liberato il posto in agenda per potermi visitare non appena avremmo finito di sistemarci tutti quanti una volta arrivati.
Chissà cos'avrei scoperto... Se ero realmente in attesa di un bambino o m'ero fatta prendere inutilmente dalla paranoia....

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Capitolo 31
*** Conferme e nostalgie ***


capitolo 31 Conferme e nostalgie.
Durante il viaggio in aereo provai ad addormentarmi, ma avevo ancora così vividi gli occhi rossi di Demetri che mi guardavano colmi di incertezza, dolore e tristezza che il sonno era come scappato via. Non parlai per tutto il tragitto che percorremmo per arrivare a La Push, se non per dire che sarei dovuta andare da Carlisle e una volta messo piede a La Push salutai tutti con un sorriso, ma avevo fretta. Volevo sapere se era vero o no che aspettavo un figlio.
"Fratellone io incomincierei ad avviarmi per andare da Carlisle, non importa che mi accompagni fino là." dissi con voce piuttosto tremante, ma Jake si voltò immediatamente a fissarmi.
"Se vuoi avviarti d'accordo, ma ti raggiungo tra pochissimo. Non mi va di lasciarti sola." disse mostrandomi il suo solito sorriso solare e pieno d'amore, ma preferivo a dir lunga essere sola che ci fosse lui. Non avevo la minima idea di come potessi affrontare quell'argomento con Jake.
Leah, che era rimasta tutto il tempo in silenzio a fissarmi, si spostò leggermente per venire affianco a me.
"Jacob non preoccuparti. Tu rimani qui, l'accompagno io." disse in tono dolce e vedendo mio fratello annuire, partimmo immediatamente per arrivare all'ospedale.
"So che tutto quello che hai detto è solo la metà della verità. Riconosco quando dici bugie. Cosa stai cercando di nascondere a tuo fratello?" mi domandò Leah in tono tranquillo non appena arrivammo a metà strada.
"Sono contenta che sia venuta tu ad accompagnarmi... In realtà ho bisogno di un supporto più di quanto non lasci a vedere... E rispondendo alla tua domanda. Sì, sto nascondendo alcune cose a Jake e a tutti voi... Solo che non so come dirlo, né tanto meno ne sono sicura." dissi abbassando leggermente lo sguardo notando dopo poco un sorriso dolce da parte di Leah, come se volesse incoraggiarmi a parlare.
"Credo di aspettare un figlio. Per questo sono scappata da là e son voluta partire per venire qui... Non voglio essere trovata." dissi sentendo la voce spezzarsi leggermente poichè mi stava tornando da piangere al solo ricordare come avevo ridotto Demetri per evitare che mi seguisse o mi fermasse.
"Se stai per diventare mamma è una cosa fantastica, ma il padre chi sarebbe? Ti va di dirmelo?" mi domandò in tono dolce e con curiosità. Non sembrava essere minimamente arrabbiata per la scoperta, anzi sembrava essere felice per me.
"Non so quanto ti farà piacere saperlo... Comunque è Demetri il padre." risposi rimanendo a fissare il vuoto per qualche istante.
"E lui lo sa? O l'hai tenuto all'oscuro di tutto?" mi domandò attendendo con ansia una mia risposta, ma era così difficile dire di no, che era completamente all'oscuro di tutto, che mi limitai solamente a rispondere con un cenno del capo sentendomi dopo poco abbracciare da Leah, proseguendo dopo pochi istanti per arrivare all'ospedale. Chissà cos'avrei scoperto... Se ero realmente in attesa di un bambino o m'ero fatta prendere inutilmente dalla paranoia. Lo avrei scoperto solo varcando la soglia di quell'ospedale che mi stava iniziando ad agonizzare...

Quando entrai in ospedale vidi Edward e Bella che sorridevano attendendo che li raggiungessi.
"Bella. Edward. E voi due come mai qui?" domandai sbalordita.
"Carlisle ci ha detto del messaggio e se mai dovesse risultare che stai per diventare mamma, noi saremo pronti ad aiutarti. Vero Edward?" domandò Bella mentre mi sorrideva vedendo Edward annuire.
"Grazie ragazzi... Comunque Carlisle dov'è?" domandai guardandomi attorno vedendo che non c'era.
"Arriverà a momenti. Intanto andiamo nel suo studio ad aspettarlo, così potrai raccontarci meglio." disse Edward facendoci strada ed aprendo la porta dello studio. Non appena la porta fu chiusa mi ritrovai i loro occhi che mi osservavano curiosi di sapere, ma anche con un velo di preoccupazione.
"Come ho detto a Carlisle, penso, se non che sono sicura di essere incinta... Solo che vorrei sbagliarmi, ma l'unico che possa realmente darmi una risposta certa è Carlisle." dissi a testa bassa rimanendo a fissare il pavimento.
"E chi sarebbe il padre?" mi domandò Bella con dolcezza, ma il mio sguardo si posò su di lei con tristezza e prima che potessi rispondere si vide Edward diventare rigido ed osservarmi incredulo.
"Perchè l'avresti tenuto all'oscuro di tutto?" mi domandò Edward confuso ed incredulo. Sapevo che stava leggendo già la risposta nella mia mente, ma probabilmente voleva sentirla anche a voce così distolsi leggermente lo sguardo da loro osservando fuori dalla finestra.
"Vedi Bella... Il padre è Demetri Volturi, ma lui, come ha detto Edward, non sa assolutamente nulla. Io... Mi sono innervosita ed ho finto per avercela quasi con lui... Per impedirgli di seguirmi o di fermarmi siccome volevo andarmene... Gli ho staccato una gamba..." dissi con voce tremante mettendomi il volto tra le mani.
"E'... E' stato orribile... Dovevate vedere i suoi occhi... Il suo sguardo così confuso e pieno di dolore... Mi odierà in eterno per questo..." dissi in lacrime crollando in ginocchio. Il suo volto era ancora così vivido nella mia mente che iniziai a tremare nel solo ricordarlo. Ero stata così crudele e avevo fatto un gesto completamente meschino.
"Denny, sono certa che non ti odierà. Ti conosce quasi quanto noi e sono sicura che cercherà di capire il perchè del tuo gesto." disse Leah abbracciandomi mentre mi aiutava a rialzarmi, ma le lacrime non smettevano di scendere.
"Sono d'accordo con Leah. Se si comportava realmente come nei vostri pensieri non posso credere diversamente. Comunque avete mangiato?" ci domandò Edward con voce tranquilla ed affettuosa mentre prendevo le distanze da Leah, che dopo esserci scambiate un lieve sguardo, muovemmo leggermente il capo in segno di negazione ed a quella nostra risposta sia Edward che Bella ci mostrarono un sorriso, per poi vedere Edward andare verso la porta dello studio dicendo che sarebbe andato a prenderci qualcosa da mangiare, mentre Carlisle m'avrebbe visitato poichè stava arrivando. Non dovemmo aspettare molto perchè arrivasse e mi chiese immediatamente di spiegargli la situazione mentre iniziava a visitarmi, volendo anche vedere i test di gravidanza che avevo fatto confermando alla fine che stavo aspettando un bambino.
"Ed ora come lo dirò a Jake? Io non posso nemmeno rimanere a La Push... Mi verranno sicuramente a cercare..." dissi alquanto preoccupata mentre mangiavo qualcosa insieme a Leah.
"Beh, per Jacob ci penserò io a dirglielo e sono certa che i Cullen ti ospiteranno volentieri per evitare che ti trovino." disse Leah con un sorriso vedendo Bella, Edward e Carlisle annuire alle sue parole.
"Certo, ti aiuteremo e sarà anche più facile tenerti sotto controllo che non avvengano anomalie durante la gravidanza." rispose Carlisle mostrandomi un sorriso e dicendo dopo pochi istanti ad Edward e Bella di portarmi a casa loro per poi spiegare la situazione anche agli altri, ma quando entrai a casa loro mi sentii leggermente a disagio fino a che non arrivarono anche Jasper ed Alice.
"Grazie ragazzi... Comunque avrei una confessione da farvi." dissi quando li vidi tutti lì riuniti poichè si stavano organizzando per potermi stare al fianco nel migliore dei modi.
"Che cosa dovresti confessare?" domandò Rosalie perplessa.
"Durante la mia permanenza dai Volturi, ho avuto modo di scoprire chi è mio padre... E non sapevo come dirvelo, ma credo che ora sia meglio che lo sappiate." dissi passandomi in rassegna i loro sguardi che attendevano con ansia il nome di mio padre e quando glielo rivelai vidi i loro sguardi farsi completamente increduli, ma come me ritennero che il clan egiziano avrebbe dovuto rimanere all'oscuro di tutto almeno per un po', soprattutto perchè non sapevamo come avrebbe reagito Benjamin a tale notizia.
Alla fine i giorni passavano, così come le settimane e la pancia cresceva lentamente mentre la mancanza per Demetri cominciava a farsi sempre più intensa.... Chissà cosa stava facendo, cosa stava pensando, se stava provando a cercarmi oppure aveva ricominciato ad andare a donne per dimenticarmi... Passavo intere giornate chiusa in stanza a domandarmi se sarebbe mai riuscito a perdonarmi e rimanevo a fissare il cellullare indecisa se mandargli un messaggio o chiamarlo,  ma ogni volta ritiravo tutte quelle idee. Aro non doveva arrivare a sapere tutto ciò e speravo che non l'avrebbe mai scoperto, ma un pomeriggio mentre ero a fare shopping con Alice, Leah, Rosalie e Bella mi ritrovai a passeggiare per qualche istante da sola incontrando improvvisamente Heidi.
"Allora è per questo che te ne sei andata. E Demetri che si incolpava di averti fatto qualcosa... Sicuramente quando verrà a sapere che in realtà volevi nascondergli che sei incinta ti raggiungerà solo per umiliarti o resterà, giusto per vedere di chi sono i figli." disse con arroganza dandomi direttamente le spalle.
"Mi spiace non rimanere a parlare, ma ho il mio lavoro da svolgere. Spero rimarrai viva quando Demetri verrà a saperlo." disse ridendo quasi istericamente e sparendo dalla mia vista.
Rimasi ferma in quel punto coi pugni serrati fino a quando non arrivarono le ragazze chiedendomi che cosa fosse successo e quando glielo raccontai mi dissero di non crederle, ma come potevo? L'avevo privato di un'arto, l'avevo completamente lasciato solo senza dirgli nemmeno il perchè di tutto. Gli avevo detto che l'amavo mentre avevo dimostrato l'esatto opposto...
Rimasi in quei ricordi per tutta la sera, mangiando quasi a fatica e non appena mi andai a sdraiare nel letto si fece largo la tristezza. Mi mancava tutto di lui, anche le sue provocazioni. Non c'era notte in cui non piangessi silenziosamente per la scelta che avevo fatto, cercando di farmi forza giorno dopo giorno, ma anche per gli altri stava iniziando a rivelarsi difficile riuscire a distrarmi da quei pensieri e quei sensi di colpa mentre i mesi iniziavano a passare.
Ero già al terzo mese e secondo Carlisle era come se fossi già al settimo o ottavo mese di gravidanza, avevamo anche scoperto che in realtà erano due gemelli e non uno come sembrava inizialmente. D'improvviso mi chiamarono nel pomeriggio dal piano di sotto dicendomi che avevano qualcosa da mostrarmi. Ero rimasta nella mia stanza a leggere tutto il tempo e sentirmi chiamare m'aveva completamente incuriosito, così scesi le scale per raggiungerli e scoprire cosa volevano mostrarmi, ma quando i miei occhi videro ciò che avevo davanti pensavo stessi sognando. Come poteva essere vero ciò che vedevo? Doveva trattarsi sicuramente di un sogno o forse stavo iniziando a delirare senza che lo sapessi?

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Capitolo 32
*** Ritrovarsi ***


capitolo 32 Autrice: Ciao a tutti!!!! Eccomi qui finalmente col 32° capitolo. Si, lo so... Vi ho fatto attendere tantissimo, ma come tanti l'estate quest'anno ha tenuto impegnata anche me XD Detto ciò, vi lascio immediatamente a leggere il capitolo sperando che vi piaccia. Fatemi sapere e alla prossima!! Ciaoooo!!! ^.^

Ritrovarsi.
Ero immobile, completamente incredula da ciò che vedevo davanti a me. Com'era possibile che fosse lì? Ci fissavamo in completo silenzio, ma a differenza sua, io stavo completamente scordando di respirare e dopo pochi istanti vidi tutto quanto diventare buio.
"Denny... Avanti, apri gli occhi. Non mi puoi svenire in quel modo." sentii dirmi quasi in lontananza. Il tono di quella voce era pacato e dolce, ma lo trovavo familiare. Non poteva essere realmente lui. Come aveva fatto a trovarmi? E come poteva essere così tranquillo? A quelle due domande spalancai gli occhi, alzandomi di scatto in piedi, sentendomi girare completamente la testa e per un attimo, temetti di dare di stomaco e cadere nuovamente a terra, ma qualcuno mi afferrò da dietro.
"Forse era meglio se ti alzavi con calma, non trovi?" mi domandò quella stessa voce all'orecchio mentre mi aiutava a mettermi in piedi, ma i miei occhi erano ancora increduli così come tutto il resto di me. Eppure era lui, era lì che mi teneva.
"C-cosa... Come sei arrivato qui?" domandai quasi con freddezza nonostante la mia voce tremasse alquanto.
"Credo che per noi sia arrivato il momento di lasciarvi soli." disse Jacob all'unisono con Edward e lasciandomi realmente da sola con lui.
"Quello che dovrebbe porre domande sono io... Avrei preferito sapere la verità." mi sussurrò stringendomi a lui mentre accarezzava il pancione e baciandomi il collo. Sentire le sue mani, il suo corpo così vicino al mio, mi procurò dei brividi e senza poter decidere realmente, scoppiai in lacrime singhiozzando senza sosta, sentendo il suo petto aderire al mio volto in un'istante.
"Ehi... Non sono arrabbiato. Non potrei mai esserlo con te... Solo, dimmi perché hai voluto tenermi all'oscuro di tutto. Pensavi che non avrei potuto accettare un'impegno simile?" mi domandò sollevandomi leggermente il volto per potermi guardare negli occhi che erano ancora colmi di lacrime.
"Se... Se te l'avrei detto, Aro... Aro l'avrebbe letto ed avevo il terrore di quello che avrebbe potuto fare... Non volevo ti punisse... O ti uccidesse..." dissi con voce spezzata dai singhiozzi mentre la sua mano si intrecciava con la mia e mi trascinava a sedermi sul divano, non perdendo di vista i miei occhi.
"Per i primi giorni credevo di aver fatto qualcosa che t'avesse portato ad essere inspiegabilmente arrabbiata con me. Che qualcuno ti avesse raccontato qualcosa di sbagliato su di me e tu gli avessi creduto... Le avevo pensate veramente tutte, ma ricordando le tue parole, avevo immaginato che avessi un motivo molto più grande e ogni giorno che uscivo in missione speravo sempre di sentire la tua traccia, ma come avevi lasciato da intendere, eri completamente sparita." iniziò a raccontare mentre ci sistemavamo sul divano e metteva un braccio attorno a me permettendomi di appoggiare lievemente la mia testa sul suo fianco. M'era mancato così tanto e sapere che non aveva mai smesso di cercarmi mi rese felice, ma al tempo stesso triste.
"Una parte di me avrebbe preferito che tu mi odiassi..." bisbigliai iniziando ad accarezzare la gamba che gli avevo strappato via quel giorno.
"Anche se quel giorno non hai urlato o non hai fatto alcuna smorfia, devo averti fatto male strappandotela via in quel modo..." dissi quasi a fatica sentendo la sua mano che si appoggiava alla mia e lasciava che le nostre dita si intrecciassero nuovamente.
"Ero troppo concentrato a chiedermi il perché di quel tuo gesto, che il dolore sembrava solamente qualcosa di lontano e quasi impercettibile... Odiarti sarebbe stata una cosa impossibile. Io ti ho ucciso i genitori e non mi hai mai odiato, perchè mai io avrei dovuto farlo?" mi domandò con fare retorico mentre mi mostrava un sorriso e baciandomi dolcemente, cogliendomi impreparata. Quel bacio mi fece palpitare il cuore in un modo incredibile, quasi avevo dimenticato l'emozione che mi suscitava quando le sue labbra venivano a contatto con le mie.
Dopo quel bacio, Demetri mi fece adagiare la testa sulle sue gambe per potermi sdraiare e rilassare poichè ero ancora alquanto agitata. Riuscii a sentire il suo profumo invadermi a tal punto da iniziare a cullarmi, finendo ad addormentarmi improvvisamente. Tutte quelle emozioni, tutte quelle preoccupazioni che mi avevano tormentato fino al giorno precedente erano svanite completamente, lasciando spazio alla stanchezza e alle emozioni più belle che quasi avevo dimenticato di poter provare. Mi svegliai di colpo quando sentii adagiarmi da qualche parte e la sua presenza allontanarsi da me e gli afferrai istintivamente il polso, vedendo i suoi occhi guardarmi perplessi per quel gesto.
"Demetri..." lo chiamai ricambiando quello sguardo, ma prima che potessi dire qualcosa vidi un sorriso farsi largo sul suo volto.
"Non stavo per andarmene se è questo che pensi. Ritengo che per dormire sia più comodo il letto o sbaglio?" mi domandò mentre mi scioglieva la presa ed andandosi a sedere nel posto affianco a me.
"S-si, è decisamente più comodo..." risposi quasi senza voce avvicinandomi maggiormente a lui e sentendolo accarezzarmi i capelli in completo silenzio.
"Mi sei mancato tantissimo..." farfugliai dun tratto puntando i miei occhi su di lui e notando un sorriso da parte sua.
"Ora sono qui e non ti lascierò scappare, nè io mi allontanerò da te. Jacob mi ha confessato che non c'era notte in cui non piangevi, anche se evitavi di parlarne e di ammetterlo, ogni notte ti sentivano singhiozzare." mi disse sdraiandosi vicino a me ed iniziando ad accarezzare il pancione. A quelle carezze sentii il mio stomaco completamente in subbuglio mentre sembrava che i bambini si stessero lasciando cullare da tali carezze, ma quando tolse la mano iniziarono a scalciare.
"Credo che a loro piaccia quando fai così." dissi mentre portavo la mia mano sulla sua e la posavo nuovamente sulla pancia, sentendo entrambi qualcosa muoversi, lui sotto il palmo della sua mano ed io direttamente nella mia pancia.
"Sbaglio o si è mosso qualcosa?" mi domandò perplesso e quasi con aria innocente che ai miei occhi parve meravigliosa quell'espressione che aveva il suo volto e non potei che mostrargli un sorriso ed annuire.
"Sì, te l'ho detto che a loro piace... Stare in tua assenza faceva male a me quanto anche a loro." gli spiegai mentre continuavo a tenere la mia mano sulla sua.
"Loro? Vorresti dire che sono più di uno?" mi domandò incredulo rimanendo a fissarmi, ma non sembrava spaventato all'idea che potessero essere di più, era solo incredulo.
"Sono due e maschi per giunta. Prova ad immaginarteli se hanno preso da te che danno colossale sarà per il mondo intero." dissi ridendo vedendo il suo volto contrariato che si faceva più vicino al mio.
"Sarà un danno per tutte le donne, spezzeranno il cuore di tantissime ragazze solo per arrivare ad un futuro dove troveranno quelle che li stravolgeranno e lì sarà un danno per loro." disse mentre si avvicinava a me.
"In fondo è questo quello che è successo a me. Sei entrata nella mia vita come un cataclisma, mi hai macchiato la mia tela bianca di così tanti colori che pensavo sarei impazzito e questo mi faceva rabbia, ma non pensavo che una volta andata via, la mia tela non sarebbe mai ritornata bianca e avrei potuto sentire la mancanza di tutti quei colori." confessò guardandomi dritto negli occhi mentre mi sentivo le gote avvampare e diventare rosse. Era la cosa più dolce, poetica e intensa che m'avesse mai detto e che bastava a compensare tutti quei ti amo silenziosi che non avevo mai sentito dire dalle sue labbra.
Istintivamente l'abbracciai per poi baciarlo, lasciando spazio al silenzio assoluto. Quella lontananza non aveva fatto altro che aumentare quel legame che c'era tra noi ed il potere di Chelsea sarebbe stato sempre più inutile nei nostri confronti.... Chelsea... I Volturi... In breve ricordai l'incontro casuale con Heidi e presi velocemente le distanze da Demetri guardandolo con terrore.
"Qualche tempo fa ho incontrato Heidi... Disse che se saresti rimasto sarebbe solo stato per pietà o per sapere solamente chi fosse il padre." gli dissi rimanendo a fissarlo negli occhi vedendo il suo volto farsi pensieroso ed incupirsi lievemente.
"Tu le credi?" mi domandò semplicemente. Rimasi incredula per la domanda che m'aveva posto, ma ripensando al giorno in cui Heidi me lo disse, inizialmente pensavo che le avrei dovuto credere ed a quel ricordo abbassai lo sguardo.
"Inizialmente le credevo. Ti avevo strappato un arto mentre ti dicevo che ti amavo e in più stavo fuggendo tenendoti segreto il fatto che stessi diventando padre." spiegai sentendomi accarezzare il volto e i capelli.
"Ma una parte di me continuava a ripetersi che non saresti mai rimasto per una cosa del genere e con il tempo questa convinzione cresceva. Poi, ora che sei qui so per certo che non è così." dissi volgendogli finalmente lo sguardo, notando un sorriso da parte sua.
"Non sei affatto cambiata. Nonostante tutto quello che è accaduto dubiti ancora dell'importanza che hai per me." mi disse con tono calmo ed il suo solito sorriso mentre il suo volto si avvinava al mio.
"Ti ho voluto mia dalla prima volta che le nostre labbra si sfiorarono. Quando ti dissi che avrei esaudito ogni tuo desiderio era la pura verità. Adoravo ed adoro tutt'ora il tuo sorriso, la tua risata e non posso sopportare di vederti triste." disse poco prima di baciarmi e stringermi leggermente a se.
Ero al settimo cielo nel sentirlo così vicino a me e mentre i giorni passavano, lui non faceva altro che dimostrarsi sempre più premuroso, tanto che i Cullen ed anche i Quileute ne rimasero sbalorditi. Non avevano mai pensato che un Volturi potesse dimostrarsi a quel modo, che potesse provare determinati sentimenti. Eppure lui era così e quando vidi che iniziarono ad integrarlo nella famiglia non potei che mostrare un sorriso felice ed abbracciare mio fratello, ringraziandolo per quanto stava facendo ed aveva fatto per me.
Un giorno avevamo organizzato una piccola festicciola a casa Cullen, ma mentre parlavo con Alice improvvisamente ebbe una visione. Qualcuno stava per arrivare a casa Cullen. Qualcuno con una notizia piuttosto importante per me e Demetri, ma non credevo che sarebbe andato tutto in quel modo... Ma in quel momento non lo potevamo sapere e potevamo solo attendere che questa persona arrivasse. Sarebbe solo passato un giorno prima che arrivasse. Che cosa aveva da dire però? Che cos'altro aveva visto Alice per cambiare discorso immediatamente? Dovevo essere preoccupata da tale notizia, eppure, stando affianco a Demetri riuscivo a sentirmi tranquilla. Sapevo che qualsiasi cosa sarebbe accaduta, lui avrebbe fatto di tutto per proteggerci.

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Capitolo 33
*** L'arrivo ***


capitolo 33 Autrice: Ciao a tutti!!!! Ecco qui il capitolo 33! Si, lo so... Vi ho fatto attendere parecchio e ve ne chiedo scusa >.< Purtroppo mi ritrovo spesso impegnata e quindi diventa difficile trovare il momento adatto per scrivere.... Però vedrò di fare del mio meglio per proseguire e postarvi presto anche gli altri capitoli ^^ Detto ciò vi lascio proseguire con la lettura, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!! Bacii!!!

L'arrivo
Era pomeriggio inoltrato quando, come da visione di Alice, arrivò Felix alquanto di fretta. Era felice di rivedermi ed anche di rivedere Denny.
Da quando Jacob mi aveva accompagnato fino a casa Cullen, avevo iniziato a sentirmi pieno di felicità, specialmente quando sentii il profumo di Denny. Non pensavo che sarebbe potuta svenirmi quasi tra le mie braccia, eppure trattenne il respiro con sguardo incredulo. Finalmente eravamo di nuovo insieme e cosa più incredibile stavo diventando padre di due bambini. Il Latin lover di Volterra ormai non era altro che un'ombra di me, qualcosa di passato e solo da dimenticare. Grazie a lei, ciò che avevo immaginato diverse volte da umano, ora era possibile.
Felix sembrò incredulo di come venivo trattato, di come ero stato integrato nella loro famiglia ma soprattutto di Denny che era incinta. Pensava che fosse una menzogna quella di Heidi e invece era tutto completamente vero.
"Non pensavo di ritrovarvi così felici e la cosa mi rallegra molto, ma devo avvisarvi che tra pochi giorni i Signori verranno qui. Sono partito non appena l'ho sentito per venirvi ad avvisare." ci disse con volto serio ed alquanto preoccupato. D'altronde era il mio migliore amico da secoli ed era naturale che si preoccupava delle conseguenze. Tutti sapevamo le rigide regole che viggevano nel nostro clan, così come conoscevamo la vera pazzia di Aro.
"E' stata Heidi non è vero?" domandò Denny alquanto stizzita sospirando quando Felix annuì lievemente fissandomi successivamente.
"Ora che intezioni avete?" ci domandò preoccupato ed in quell'attimo mi alzai dal divano con convinzione e mi voltai a guardare entrambi.
"Semplice. Andremo via da qui e faremo perdere le nostre tracce." risposi con un sorriso vedendo i loro sguardi perplessi. Sapevo a memoria ogni schematica di rintraccio di Aro, ogni singolo ragionamento. In fondo ero sempre stato io quello incaricato nelle ricerche, ma questa volta ero io quello da trovare ed io non ero affatto una facile preda.
"Sicuramente ovunque andrete, io vi seguirò. Denny ha bisogno di un medico che la segua." disse Carlisle alle mie spalle e dopo una piccola consultazione con i Quileute e i Cullen, constatammo che il posto migliore in cui andare a chiedere ospitalità era a El Cairo, da Benjamin.
Non sapevamo come avrebbero preso la presenza di due Volturi nella loro reggia, né tanto meno se ci avrebbero aiutato una volta scoperta la verità su Amun ed ero alquanto preoccupato, ma vedere Denny piena di ottimismo, riusciva a metterne un po' anche a me. Se non ci avrebbero aiutato, saremmo rimasti lì solo il tempo che partorisse e ci saremmo spostati una seconda volta.
Prendemmo un'aereo privato non appena preparammo le ultime cose e seduto affianco a Denny, volammo fino a El Cairo. Era un viaggio piuttosto lungo ed alquanto silenzioso, specialmente quando Denny si addormentò.
"Demetri non hai timore nel ritornare là? Ormai sono passati secoli dall'ultima volta che abbiamo messo piede a El Cairo. Sicuramente saranno cambiate molte cose da allora." mi disse Felix alquanto preoccupato. Era vero, non vedevo più quel posto da quando ero entrato a far parte dei Volturi e potevo solo aspettarmi di vedere un luogo completamente diverso e probabilmente anche il palazzo di Amun era cambiato col tempo.
"So che tutto sarà cambiato, ma non abbiamo altra scelta. E' l'unico posto dove Aro non penserebbe di cercare, anche perché mi sto condannando a morte da solo. Non credo che Benjamin avrà la stessa bontà che ha avuto Denise." dissi in tono riflessivo mentre osservavo fuori dal finestrino attendendo che arrivassimo a destinazione.
Durante quel volo Carlisle aveva avvisato del suo arrivo a Benjamin e accolse sia lui che Denny a braccia aperte e lasciai che si parlassero almeno un po' prima di arrivare da loro.
"Ora posso sapere come mai ci sono dei Volturi con voi?" domandò Benjamin con estrema diffidenza. Come biasimarlo? Tutti ci conoscevano, tutti sapevano di quello che eravamo capaci.
"Stanno cercando di sfuggire anche loro da Aro." disse Carlisle con tono pacato prima che qualcuno di noi potesse parlare, ma Benjamin continuava ad osservarci con diffidenza e l'aria che si stava andando a creare mi stava completamente soffocando.
"E' molto più complicato di quanto possa sembrare Benjamin." dissi mentre mi portavo al fianco di Denny notando la perplessità nel volto di Benjamin.
"Io capisco la tua diffidenza Ben, ma potremmo almeno metterci da qualche parte dove possa sedermi? Non voglio essere insolente o invadente, ma rimarrei in piedi qui fuori se stessi diversamente." disse Denny con tono calmo e dolce ma con una punta di stanchezza che probabilmente notammo tutti, poiché Benjamin annuì semplicemente e ci guidò all'interno del piccolo palazzo, arrivando ad un'immensa sala. Era ancora tutto quanto come lo ricordavo. Nemmeno il tempo aveva segnato l'arredamento completamente antico risalente all'epoca egizia.
I raggi di sole filtravano da delle finestrelle colorate perpendicolari al soffitto e davano un colore molto più lucente a tutta la stanza e quando quella luce illuminò il viso di Denny, rimasi per qualche istante a fissarla in silenzio. Non avevo mai fatto caso a quanto quella pancia potesse essere evidente, eppure le dava un'aria materna e semplicemente da donna. Riusciva a muoversi come se nulla fosse, sempre con la sua eleganza e grazia. Lei era il mio arcobaleno, colei che m'aveva ricordato chi ero realmente.
Sospirai leggermente, accorgendomi che erano passati diversi minuti da quando m'ero fermato ad osservarla e che mi stava aspettando assieme a tutti gli altri in completo silenzio, seduta su di un divano color oro. Anche quel divano faceva parte dei miei ricordi, spesso ero seduto lì a riflettere il perché Amun mi volesse sempre tenere dentro quel palazzo o quando attendevo il suo rientro dalla caccia.
"Grazie Benjamin... Comunque devi sapere che tutto quello che sta per accadere in un certo qual modo coinvolge anche il tuo clan. Se ti ricordi, l'ultima volta che ci vidimo non si sapeva ancora chi fosse mio padre." disse Denny con tono pacato mentre mi volgeva uno sguardo preoccupato. Sapevamo che questa rivelazione probabilmente l'avrebbe fatto mettere sugli attenti e che quindi avrebbe anche potuto reagire male, ma era giusto che venisse a conoscenza della verità.
"Stando a contatto coi Volturi sono riuscita a scoprire di chi si trattava... Ammetto che inizialmente non volevo nemmeno crederci, ma poi ho fatto una piccola ricerca e tutto si è rivelato veritiero." disse prendendo un profondo respiro ed osservando Benjamin negli occhi. Riuscivo a comprendere la fatica che ritrovava nel confessargli una cosa così grande, sapevamo tutti quanto volesse bene ad Amun.
"Mio padre era Amun." disse improvvisamente sentendo il silenzio calare subito dopo le sue parole. Benjamin era rimasto sbalordito, completamente incredulo per la rivelazione mentre io attendevo quella fatidica domanda, che fine aveva fatto? Non appena l'avrebbe posta sarei dovuto intervenire, ne sentivo il dovere.
"Se ne stai parlando al passato significa anche che sai cosa gli è successo." disse ad un tratto Benjamin alludendo alla domanda che voleva porre, con tono alquanto allarmato.
"Fu stato ucciso assieme a mia madre." gli rispose Denny senza aggiungere altro, ma dentro quella stanza eravamo in tre a sapere chi era stato il suo assassino e per Benjamin quella risposta non sarebbe mai stata sufficiente, infatti iniziò a domandare se sapessimo chi era l'assassino e dopo aver insistito per diverse volte con questa domanda, presi un respiro profondo e confessai che ero stato io.
"Sono stato io." erano state esattamente queste le mie parole, fredde e semplicemente dirette. In fondo era questo che voleva sapere e come immaginai, Benjamin scattò in piedi ed iniziò a sferrare dei colpi secchi verso di me con gli occhi colmi di rabbia e odio mentre il mio volto era totalmente inespressivo.
"Per favore.... Fermatevi." sentii sussurrare da Denny che era rimasta seduta sul divano completamente incredula e soprattutto preoccupata. Non mi stava minimamente colpendo poiché continuavo ad evitare ogni suo attacco ma nonostante continuassi a ripetere che doveva ascoltarmi, che dovevo spiegargli com'erano andati realmente i fatti, lui continuava a sferrare colpi a ripetizione minacciandomi che m'avrebbe ucciso e dopo pochi secondi vidi la sua mano circondarsi di fuoco. Spacciato, ecco come stavo iniziando a considerarmi, ma quando il suo pugno circondato dalle fiamme arrivò verso di me, vidi Denny mettersi di fronte a me e sentii un leggero ringhio fuoriuscire dalla sua gola.
"Adesso basta! Io capisco la tua rabbia Benjamin, ma ascolta almeno quello che ha da dire e poi ucciderlo non riporterà Amun indietro." disse Denny mentre posava una mano sul pugno di Benjamin finalmente privo di fiamme, per riportarlo verso il suo petto ed accompagnarlo sul divano affianco a lei.
"Tu come puoi difenderlo e dire che dovrei ascoltarlo? L'ha ucciso." replicò Benjamin mentre tentava di tornare calmo con l'aiuto di Denny e quando fui certo che fosse più lucido con le idee, presi un respiro profondo.
"Benjamin... Io ho dovuto farlo. Mi ci hanno costretto e questo Amun lo sapeva. L'ultima lettera che ricevetti da parte sua non seppi mai cosa ci scrisse per indurre Aro ad ordinarmi di rintracciarlo. Compresi metà di tutto solo una volta che arrivai da lui. Vidi una donna scappare in una stanza con in braccio qualcuno e Amun che ci osservava incredulo, ma al tempo stesso consapevole di quello che stava succedendo. Mi ero ritrovato da solo in stanza con lui, con l'incarico di ucciderlo, ma..." iniziai a spiegare con tono freddo e distaccato, lasciando che la mia mente tornasse a quel giorno...

"Amun io non voglio ucciderti, non so nemmeno la motivazione di tutto questo! Fingerò di non averti trovato ma tu scappa e vattene via." dissi implorandolo. Non volevo uccidere il mio creatore, colui che m'aveva donato l'immortalità per un motivo che nemmeno sapevo anche perché non stava facendo alcun male ai miei nuovi Signori.
Dopo pochi secondi sentimmo un urlo agghiacciante di una donna e in quel frangente Amun corse verso quell'urlo, seguito da me che rimasi completamente immobile quando lo vidi raccogliere il corpo in mille pezzi di quella che forse era sua moglie.
"Ormai non ho più nulla, Demetri... Per quanto ti dispiaccia, voglio che mi uccidi come ti ha ordinato Aro." mi disse con dolcezza mentre mi guardava dritto negli occhi, ma un flebile rumore mi stava distraendo. Cercavo di capire cosa fosse ma più mi osservavo attorno, più notavo il vuoto della stanza, fino a che non arrivò Aro con la sua risata da pazzo.
"Avanti Demetri, hai sentito quello che ti ha detto. Lo sai cosa succede a chi mi disobbedisce, non è vero?" mi rammentò Aro con il suo solito sorriso vittorioso e fu il quel momento che dovetti prendere il collo di Amun.
"Mi dispiace..." furono le mie ultime parole prima di staccargli completamente la testa dal collo, notando un flebile sorriso sul suo volto, ma poco prima di andar via sentii nuovamente quel rumore e mi voltai per guardare l'armadio. Che ci fosse qualcosa dentro? Intravidi qualcosa muoversi ma non ebbi il tempo di controllare che venni richiamato e dovetti uscire da lì in fretta. Di lì a poco la casa iniziò ad andare in fiamme. Caius aveva appiccato il fuoco con soddisfazione e qualsiasi cosa ci fosse stata dentro quell'armadio sarebbe morta agonizzante all'interno di quelle ardenti fiamme...

Ritornai al presente solo dopo che sentii delle braccia circondarmi da dietro.
"Amore è tutto a posto..." sentii sussurarmi alle spalle. Pensavo fossi andato avanti col raccontare, invece ero rimasto tutto il tempo immobile a fissare il vuoto e le parole di Denny erano solo state la conferma di ciò.
"Avevo proposto ad Amun di scappare, fu lui stesso a dirmi di voler porre fine a tutto. Pensava che gli avessimo ucciso sia la sua compagnia che la figlia, ma nessuno poteva sapere che in realtà la bambina si stava nascondendo nell'armadio. Dovevo anche essere punito da Aro perché avevo tentato di aiutare Amun a scappare, ma alla fine decise di non fare nulla. Mi disse che avevo ricevuto una punizione ben più grande e posso assicurarti Benjamin che era così.... I sensi di colpa, i rimorsi, per un essere immortale come noi è peggio che morire." dissi voltandomi finalmente a guardarli, notando lo stupore da parte di Benjamin mentre il volto di Denny era pieno di tristezza, la quale mi strinse più forte a sé.
"Non ti chiedo di perdonarmi, anzi, per me potresti anche odiarmi, l'unica cosa che voglio è che Denise e i bambini siano al sicuro quanto basta perché possano nascere." dissi volgendo un sorriso a Benjamin mentre accarezzavo i capelli di Denny.
"Tu vai dove vado io. Di conseguenza se sono al sicuro io, lo sei anche tu. Poi chiunque ti perdonerebbe. Insomma Ben come puoi dire di no ad una faccia da cucciolo come la sua?" disse Denny staccandosi finalmente da me e prendendomi il volto tra le mani per mostrarla a Benjamin che scoppiò in una fragorosa risata assieme a Felix e Carlisle.
"Possibile che tu riesca sempre a sdrammatizzare ogni cosa?" domandò Felix con fare retorico mentre Denny mostrava un sorriso del tutto felice poichè avevano riso e quindi quella brutta tensione fosse scomparsa, ma una volta che lasciò andare il mio volto la guardai alquanto contrariato.
"Non sono un cucciolo." replicai vedendola voltarsi verso di me e mostrarmi la lingua come per dispetto.
"Hai ragione. Ormai sei adulto quindi sei un segugio, di quelli col pelo tutto morbido e le orecchie lunghe. Da coccolare e strapazzare come si deve!" disse con entusiasmo facendo un piccolo giro su sé stessa mentre si allontanava leggermente da me, tornando nuovamente a mostrarmi la lingua sentendo i ragazzi ridere.
"Non dategli corda! E tu, non pensare che solo perché sei in gravidanza la passi liscia. Appena ti prendo vedi cosa ti combino, meticcia da strapazzo." dissi lasciandole un po' di tempo per scappare verso l'altra parte della sala.
"Sai che mi basterebbero pochi secondi per raggiungerti?" le domandai vedendola annuire lievemente, sentendo gli altri che continuavano a ridere.
"Comunque Demetri puoi stare tranquillo, vi aiuterò. Amun mi ha sempre parlato di Aro e messo in guardia da lui, quindi so perfettamente che quello che dici è vero. Diverse volte Amun aveva menzionato a questa possibilità." disse ad un tratto Benjamin, lasciandomi completamente senza parole e del tutto sbalordito.
"Ti devo un favore per questo." dissi semplicemente mostrandogli un sorriso per poi correre alle spalle di Denny che nel voltarsi pensando che le spuntassi davanti, sbattè contro il mio petto rischiando quasi di perdere l'equilibrio.
"A te i viaggi fanno male. Avanti, è ora di fare il pisolino piccola monella." le dissi prendendola in braccio, vedendo il suo sguardo del tutto contrariato.
"Non ho sonno e non sono nemmeno piccola." replicò con tono offeso continuando a guardarmi  in malo modo e in quel frangente le mostrai un sorriso del tutto divertito e malizioso.
"Ragazzi, dato che rimarrete qui per un po' di tempo, potrete usufruire delle vostre vecchie stanze. Penso vi ricordiate dove si trovino... Amun non ha mai voluto rimodernare questo posto." ci disse Benjamin con tono tranquillo e quasi allegro. Che in realtà gli stesse piacendo la nostra presenza? Di certo era un ragazzo davvero fantastico ed ero certo che Amun sarebbe sempre stato molto fiero di lui.
"Grazie Benjamin." risposi in coro assieme a Denny e Felix, il quale mi affiancò e decise di venire insieme a noi per portare le valigie nelle stanze.
Avevamo iniziato a camminare per la villa in completo silenzio continuando a tenere Denny in braccio che ammirava tutto con stupore, ammirazione e del tutto affascinata mentre io sembravo lottare contro qualcosa di invisibile, contro una parte di me che avevo totalmente seppellito. Per quanto cercassi di non ammetterlo, in ogni angolo di quel posto si situava un ricordo di quando non ero ancora passato sotto di Aro, quando ero un Demetri differente, che pensava solo a voler girare per il mondo contento di avere l'eternità per farlo.
Arrivati di fronte alla mia stanza, posai Denny a terra e Felix posò le nostre valigie salutandoci con un cenno di mano, colpendomi sulla spalla poco prima di sparire completamente. Sapeva che per me era dura tornare qui, anche solo entrare nella mia stanza. Lui non aveva fatto altro che seguirmi da buon amico, senza sentir nessun rimorso verso Amun poiché non vi aveva legato molto mentre io ci avevo passato tanto di quel tempo... Dovevo a lui per la mia bravura come segugio, era stato lui stesso ad insegnarmi ogni trucco per poter sfruttare quella che era la mia dote innata.
"E' davvero un luogo incredibile... Avevi una stanza fantastica." disse ad un tratto Denny stupefatta, una volta che entrammo nella stanza.
Letto, comodino, armadio, scrivania, tutto era rimasto così come l'avevo lasciato, addirittura era rimasto aperto l'ultimo libro che avevo letto, nella stessa pagina in cui l'avevo lasciato. Mi guardai attorno con nostalgia, per quanto fossi stato bravo a soffocare ogni cosa, quel posto m'era mancato, ma quando i miei occhi tornarono ad osservare Denny non potei che essere felice. Se non me ne fossi andato, se non fosse successo tutto questo, forse io e lei nemmeno saremmo qui adesso.
"Ci sono molti ricordi vero?" mi domandò Denny sedendosi sul letto mentre continuava ad osservarmi con dolcezza e quando annuii, diede qualche colpetto al materasso affianco a lei per indicarmi di sedermi.
"In ogni angolo c'è qualcosa pronto a ricordarmi i tempi in cui ero qui. Per esempio la vedi quella crepa nel muro?" le domandai indicandole una crepa che stava su di una colonna angolare della stanza.
"Quella la feci io in un momento di rabbia. Avevamo appena discusso io e Amun. Volevo uscire e vedere la città di notte, ma per lui era pericoloso, così voleva che stessi sempre e solo qui o se volevo girare, dovevo farlo quando c'era anche lui. Col tempo litigi del genere erano diventati frequenti, anche per questo per Aro fu facile portarmi dalla sua parte. Solo col tempo mi accorsi di quanto male gli avevo fatto agendo a quel modo, ma ormai era tardi soprattutto dopo la sua morte." gli confessai tenendo gli occhi fissi su quella crepa, sentendo la sua mano calda iniziare ad accarezzare il mio braccio, aumentando improvvisamente la zona di calore, comprendendo in un secondo momento che s'era appoggiata con tutto il corpo sul mio fianco.
"Però se non fosse andata così... Insomma... Magari adesso nemmeno staremmo insieme." mi sussurrò all'orecchio, strappandomi un sorriso dolce che confermava le sue parole.
"E' quello che stavo pensando poco fa... Per quanto possa sembrare crudele, preferisco che le cose siano andate in questo modo. Però con questo non devi sentirti importante, mi riferisco anche ad altre cose." dissi cercando di fare lo sbruffone, ma che crollò in pochi secondi, non appena i suoi occhi rimasero a fissarmi con provocazione mentre il suo corpo rimaneva a stretto contatto con il mio braccio.
"D'accordo.... E' solo perché ti ho e ti avrò in eterno per me." dissi prendendola per i polsi e facendola cadere sul letto, vedendole spuntare un sorriso poiché ero stato del tutto impacciato nei movimenti per evitare che si facesse male o lei o i bambini.
"Sei incredibile." mi disse poco prima di avvicinarsi alle mie labbra e baciarmi, lasciandomi perplesso per qualche secondo. L'incredibile in realtà era lei e nemmeno se ne accorgeva... Stava mandando avanti una gravidanza dove un'umana poteva facilmente perdere la vita, mentre lei sembrava completamente tranquilla, come se fosse una normale gravidanza. Una piccola parte di me aveva il timore che l'avrei dovuta trasformare in vampira per evitare di perderla per sempre, ma un'altra parte di me si ripeteva che questo non sarebbe mai accaduto, che sarebbe rimasta lei stessa e tutto sarebbe andato per il meglio, ma quale delle due era la vera verità? Nemmeno Carlisle sapeva darmi la risposta, giorno dopo giorno controllavamo che tutto fosse a posto ed attendavamo. Non sapevamo quando avrebbe partorito, ma era sicuro che fosse una gravidanza fuori dal comune, fuori da ogni schema di tutti gli ibridi che erano nati. Eravamo ormai a metà del quarto mese e ricordando Bella, lei aveva partorito in un mese, solo che per Denny potevamo semplicemente dare la spiegazione che lei era già un ibrido di per sé e che quindi il suo corpo s'era adattato probabilmente in maniera tale da poter sopportare la gravidanza senza complicanze, ma il dubbio rimaneva al parto.... Se avrei dovuto trasformarla sarebbe poi rimasta la stessa? E i bambini come sarebbero cresciuti? Mi domandavo notte dopo notte, sdraiato al suo fianco mentre le accarezzavo i capelli e lei dormiva dolcemente.
Poi arrivò il fatidico giorno, era sorto da poche ore il sole quando Denny ebbe delle contrazioni e corsi a chiamare Carlisle che mi disse di portarla fuori da lì, in un luogo più appartato e Benjamin ci consigliò una piccola casa disabitata che distava poco da dove ci trovavamo. Per quanto sembrassi a sangue freddo, per quanto riuscissi ad essere lucido e ad agire nel modo giusto, in realtà ero pieno di preoccupazioni, pieno di paure che fino al giorno prima nemmeno m'ero posto, ma Denny aveva bisogno di qualcuno di forte al suo fianco e se le avrei esposto le mie paure, non sarei mai potuto esserle d'aiuto. Arrivati all'interno di quella casetta, Carlisle mi ordinò di posare Denny sulla tavola di marmo che c'era al centro di quello che sarebbe dovuto essere il salotto. Ero riuscito a dare un breve sguardo a quella casa, accorgendomi che per quanto disabitata fosse, era fin troppo pulita ed in ordine, ma prima che potessi porgermi il problema del perché, mi sentii afferrare il braccio da Denny che mi supplicò di rimanere accanto a lei.
"Demetri, ora dovrai aiutarmi col parto. A quanto pare sta già per uscire il primo, però Denny devi spingere." disse Carlisle che si stava già preparando ad aiutare Denny nel partorire.
Volsi un lieve sguardo a Denny che aveva soffocato probabilmente un urlo di dolore, chiudendo gli occhi e stringendo sempre più forte il mio braccio. Non sapevo cosa dovessi fare esattamente per poter aiutare, stavo iniziando a sentirmi impotente e del tutto insignificante, ma continuavo a rimanere lì, affianco a lei, tenendole la mano sopra la sua e con gli occhi fissi su di lei con quell'odore fastidioso che aveva iniziato ad invadere la stanza. Era un'odore acre, tra l'aspro e l'amaro, del tutto pungente che in realtà aveva iniziato ad esserci da quando Denny aveva avuto la prima contrazione, ma che solo quando divenne più forte mi accorsi di quanto era fastidioso e che proveniva dai bambini che stavano per uscire.
"Demetri! Prendi il bambino." sentii dirmi improvvisamente da Carlisle con tono autoritario e forte. Che mi avesse provato a chiamare qualche istante prima e non l'avessi sentito? Ero così intento ad osservare il volto di Denny sofferente, avvolta da quell'odore fastidioso che non mi ero accorto delle circostanze.
Presi il bambino ancora impregnato di sangue e di qualcosa di viscido col timore che potessi fargli del male, sobbalzando leggermente quando iniziò a piangere per un breve momento. Nonostante fosse piccolo e dall'aspetto fragile, la sua voce era chiara e stridula. Vidi Carlisle spezzare il cordone ombelicale con i suoi stessi denti ed affrettarsi a prendere quello che era il secondo bambino, indicandomi un asciugamano che aveva dentro alla borsa e nel quale avvolsi il bimbo. Per un momento mi congratulai da solo poiché la sera prima ero andato a cibarmi e quindi ora l'odore di tutto quel sangue non mi stava minimamente inducendo alla fame, ma venni distratto nuovamente da Denny che cacciò un urlo pazzesco ed istintivamente mi portai al suo fianco, vedendo che il suo sguardo si posò all'istante su di me e sulla piccola creatura che tenevo tra le braccia.
"L'altro dov'è?" mi domandò quasi a fatica e volsi uno sguardo a Carlisle che gli rispose di spingere nuovamente poiché era ancora dentro, che poteva vedergli solo l'inizio della testa, ma Denny sembrava faticare, che non riuscisse più a trovare la forza per spingere e mentre il piccolo che avevo tra le braccia aveva ripreso a piangere, Carlisle tentava di tutto per far fuoriuscire il secondo.
Infine la testa uscì completamente ma il bambino sembrava non reagire minimamente e Denny con lui, iniziava a respirare sempre più lentamente a dare spinte sempre più deboli.
"Perché non piange? Perché?" iniziò a domandare con voce tremante e sempre più flebile, arrivando ad avere gli occhi lucidi, voleva piangere, ne ero certo.
"Ora non preoccuparti di questo... Spingi con tutte le forze, vedrai che sta bene." le dissi per incoraggiarla, vedendola spingere nuovamente con la stessa forza precedente ma qualcosa non andava. Il bambino non aveva ancora pianto, il sangue era ovunque e quello che più mi stava spaventando era il suo battito che aveva iniziato a rallentare, non batteva più come prima mentre il secondo bambino sembrava non averlo minimamente. Sarei rimasto padre di un solo bambino e privo di compagna? Avrei dovuto veramente trasformarla? Ecco che nuovamente la paura stava per invadermi, non volevo ritrovarmi solo. Non avrei mai sopportato una cosa simile, doveva facerla, dovevano farcela entrambi. Guardavo Carlisle sperando mi desse delle dritte, ma forse nemmeno lui sapeva che cosa fare ed io da affianco a Denny non potevo minimamente spostarmi per poter vedere il volto di Carlisle e quello che stava succedendo con precisione.

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Capitolo 34
*** Nascita di una nuova famiglia ***


capitolo 34 Autrice: Ciao a tutti ed auguri di Buon Natale! Ebbene siamo arrivati al 34° capitolo di questa lunga avventura... Vi chiesto scusa per questa lunghissima attesa, ma ho avuto problemi personali che mi avevano portato ad allontanarmi dal pc per diverso tempo. Però non disperate :) Ora sono qui e questo capitolo è tutto per voi!! Spero vi piaccia e che riesca ancora a coinvolgervi. Ora vi lascio, buona lettura e fatemi sapere con una piccola recensione ;) Ciaoo!! Baci e abbracci, Denny


Nascita di una nuova famiglia
Erano ore che Carlisle non usciva dalla stanza affianco ed io continuavo a girare avanti e indietro lungo il fianco del tavolo, volgendo ogni tanto lo sguardo verso Denny, allarmato che non potesse farcela. I suoi battiti, da quando anche il secondo bambino era uscito, non avevano fatto altro che decellerare sempre più, diventando ancora più bassi di quelli di un comune essere umano.
Speravo con tutto me stesso che questo non significasse che mi stesse lasciando, eppure era la cosa più plausibile e cosa che ancor più mi metteva ansia, era il fatto che Carlisle non fosse ancora uscito. Che cosa stava succedendo nell'altra stanza? Non sentivo né un rumore, né un pianto da parte dei bambini, ma in fondo come potevo? Ero completamente concentrato su Denny e quando decisi di andare a sentire cosa stesse succedendo nell'altra stanza, sentii come una voce di qualcuno che si stava lamentando e quando mi voltai verso quel rumore, vidi gli occhi di Denny aperti e lei che tentava di alzarsi.
A quel gesto corsi velocemente verso di lei e la obbligai a non alzarsi, accorgendomi solo in quel momento che sotto le sue gambe era ancora tutto pieno di sangue, potendone nuovamente sentire l'odore siccome precedentemente ne avevo fatta l'abitudine. Non sapevo come fosse messa dentro, né tanto meno lì sotto. Sapevo solo che era meglio che non si alzasse ed aspettassimo Carlisle.
"Meglio se stai ferma per ora.... Comunque sai vero che questa è già la seconda volta che fai uno scherzo simile?" le domandai con sarcasmo vedendola che mi guardava piena di paura misto a confusione per quello che probabilmente avevo detto.
"D-dove sono i bambini?" mi domandò in un sussurro, faticando quasi nel parlare ed istintivamente le accarezzai il volto mostrandole un sorriso.
"Eccoli." sentii dire alle mie spalle poco prima che potessi rispondere e vedendo Carlisle portare entrambi i bambini con un sorriso, portandomi a sospirare di sollievo. Vederlo con entrambi significava che anche il secondo bambino era vivo, non avevo perso nessuno e tanto meno sarei rimasto solo, avrei potuto continuare a vivere la mia eternità con lei e con la mia futura famiglia. Non c'era cosa più meravigliosa di quella e a tali pensieri rimasi ad osservare Denny mentre teneva i due bambini e che aveva iniziato a piangere silenziosamente con il sorriso mentre Carlisle aveva iniziato a prendere una sacca per fare probabilmente una trasfusione di sangue, ma iniziai a notare i suoi occhi diventare sempre più neri come la pece. Non ce l'avrebbe fatta a resistere ancora, non dopo tutte quelle ore passate ad annusare il suo profumo.
"Carlisle va a cibarti, penso io a metterle la flebo per fare la trasfusione. Solo posso spostarla da sopra quel tavolo e portarla sul divano?" domandai a Carlisle mentre m'ero portato al suo fianco e gli avevo messo una mano sulla spalla. Sapevamo entrambi che ero capace di fare una trasfusione di sangue. In fondo avevo appreso da un buon maestro, ovvero lui. Era stato un gesto che aveva fatto per precauzione, nel caso Denny fosse stata nuovamente male, ci sarebbe comunque stato qualcuno che avrebbe potuto farle una trasfusione senza che si dovesse correre a chiamarlo.
"D'accordo, pensaci tu." disse poco prima di lasciarmi la flebo in mano ed avvicinarsi a Denny posandole una mano sulla sua.
"Denny, io tra poco vado a cibarmi. Tu senti dolore dalla vita in giù? Hai difficoltà a muovere le gambe? Devi essere sicura di non provare alcun tipo di dolore quindi ora cerca di concentrarti su questo. So che sei sveglia da poco e ti senti ancora affaticata, ma devo saperlo, altrimenti non potremo spostarti da qui." disse con dolcezza mostrandole un sorriso tranquillo nonostante la sua posa lasciava trapelare un po' di nervosismo per la fame.
"Dolore dalla vita in giù? Non... Non sento un dolore simile. Appena mi sono svegliata ho provato ad alzarmi ma avevo male a tutte le ossa, ora invece sembrerebbe andare meglio. Vedi? Muovo anche le dita dei piedi." disse cercando di non ridere troppo e con tono basso.
"Vedrai che starai sicuramente meglio dopo la trasfusione di sangue... Durante il parto ne hai perso parecchio ed i tuoi battiti sono ancora destabilizzati." disse con naturalezza e voltandosi verso di me e facendomi segno che potevo procedere per poi sparire dalla circolazione come un fulmine. Aveva sicuramente una sete pazzesca e non potevo far altro che comprenderlo, solo che io a differenza sua riuscivo a resistere.
Poggiai la flebo su di un tavolino di fronte al divano e presi Denny in braccio con quanta delicatezza potessi avere mentre i bambini iniziarono stranamente a piangere fino a quando non la posai sul divano mettendola dalla parte più lunga in modo che potesse stare stesa con le gambe.
"Oggi credo di aver provato la paura." le dissi mentre avevo iniziato a sistemare la flebo in alto e sentendomi osservare dai suoi occhi completamente incerti di aver compreso ciò che avevo detto.
"Pensavo che mi avresti lasciato per sempre... Che me la sarei dovuta cavare da solo con un bambino, dato che l'altro nemmeno si sentiva." dissi mentre mi avvicinavo a lei ed inserendo l'ago nel braccio, rimanendo per qualche secondo ad osservare il sangue che aveva iniziato a scorrere.
A quella visione istintivamente mi leccai le labbra venendo trasportato dai ricordi dell'ultima volta che assaggiai il suo sangue.
"E rischiare che me li portassi sulla cattiva strada o mi impazzissi? No, avrei lottato fino alla fine per stare con te." mi disse ad un tratto vedendole spuntare un sorriso caldo e dolce che mi portò a ricambiarlo, avvicinandomi sempre di più a lei, alle sue calde e morbide labbra.
"Neppure io avrei permesso che mi lasciassi, piuttosto ti avrei condannato a vivere in eterno come vampira." le sussurrai a pochi millimetri dalle sue labbra per poi baciarla con dolcezza potendo sentire le sue labbra più fredde rispetto al solito.
Mi portai a sedere affianco a lei, non lasciando solo il suo sguardo nemmeno per un momento, come se potesse scappare di lì, come se da un momento all'altro tutto questo sarebbe potuto svanire ed iniziai ad accarezzarle i capelli portandoglieli dietro all'orecchio, vedendola arrossire e abbassare lo sguardo.
"E' davvero bizzarro come tutto possa cambiare in poco tempo.... Fino a qualche mese fa non pensavo nemmeno che sarei diventata madre ed ora? Mi ritrovo con due fantastici bambini tra le mani e un uomo straordinario al mio fianco." disse sottovoce mentre guardava i due bambini che avevano iniziato a sorriderle, ma quando i suoi occhi tornarono su di me potei notare quanta felicità ci fosse in tutto questo, quanto amore ancora provava. Quello che era accaduto l'aveva solo resa ulteriormente forte e sicura di sé.
"Perché non ne prendi uno in braccio? Credo che a loro non dispiacerebbe." mi disse con un sorriso rimanendo a scrutare la mia espressione poiché la fissavo del tutto incredulo. Non mi sentivo pronto a prendere uno dei due in braccio, non sapevo nemmeno come dovevo fare, né tanto meno se avrei potuto fargli del male, ma quando notai che quello sulla sua destra stava per incominciare ad intrecciare il suo braccino con il tubo della flebo, mi precipitai nel prenderlo in braccio, accorgendomi di quanto in realtà fosse tutta apparenza. Aveva la stessa consistenza della pelle di Denny, il suo stesso tepore ed i suoi occhi non facevano che fissarmi quasi con ammirazione. Era un bambino stupendo e solo allora guardai meglio anche il secondo, potendo notare che erano due bambini bellissimi, entrambi con qualcosa che ricordava Denny. Sorrisi dolcemente quando provai a toccargli il naso con l'indice e il bambino iniziò a stringermi l'indice con tutta la forza che in quel momento aveva mentre avevo iniziato a sedermi nuovamente affianco a Denny per poi voltarmi e guardarla mentre rideva lievemente.
"Sei adorabile come papà. Appena mi sentirò meglio giuro che ti riempirò di coccole solo per questo. Comunque da quando in qua sai fare il medico?" mi domando con sarcasmo guardandomi con provocazione e a quel gesto le mostrai la lingua.
"Da parecchio tempo ad essere sincero, per la precisione da quando eri stata ricoverata. E' stata una precauzione che abbiamo voluto prendere io, Carlisle e tuo fratello nel caso sarebbe successo qualcosa di simile mentre eri di nuovo a palazzo." le spiegai distogliendo lievemente lo sguardo da lei e passandolo sui bambini, domandandomi ancora come mai solo ora potevo sentire il battito del secondo bambino, attendendo con ansia il ritorno di Carlisle.
"Capisco... Sai, stavo pensando ad un nome per i bambini. Vuoi sentirli?" mi domandò ad un tratto distraendomi da quei pensieri e portandomi a guardarla nuovamente negli occhi, posizionandomi di lato in modo che potessi stare più comodo, porgendo attenzione che non facessi del male al bambino.
"Avanti, sentiamo. Sappi che se saranno nomi del tutto assurdi obbietterò." dissi sincero vedendola annuire lievemente.
"Avevo pensato ad Ethan ed Elia oppure a Dean e Dylan." disse spedita inclinando la testa quando vide che storsi il naso nel sentire il secondo nome e scoppiare a ridere quando disse l'ultima proposta.
"Già io e te abbiamo le stesse iniziali, se poi gli metti dei nomi anche a loro con medesima caratteristica finiremo con l'essere chiamati la famiglia D.... Mi spiace ma la seconda proposta te la boccio completamente per quanto i nomi non siano affatto male. E poi non mi piace che li scelga solamente tu..." dissi facendomi più vicino a lei.
"E se uno si chiamasse Alan? Ethan ed Alan che ne dici?" le domandai con un sorriso pieno di sfida, vedendola pensierosa, incerta se accettare o meno.
"D'accordo. Come nome in fondo è accettabile e poi te lo posso concedere dato che hai lasciato il mio preferito." disse con aria furba e provocatrice.
"Come sarebbe a dire accettabile? Sei fortunata che abbiamo i bambini in braccio e ti devi riprendere, altrimenti non ti avrei lasciato scampo a questa provocazione. E pensare che credevo saresti stata più buona siccome ti dovevi riprendere." dissi prendendola in giro e baciandola lievemente sulle labbra, sentendola bloccarsi ed il cuore pulsare nuovamente con velocità poiché non se lo aspettava.
"Ora è meglio che ripulisca tutto quanto e faccia sparire questo odore di sangue prima che torni Carlisle. Mi raccomando, fa attenzione che non vi intrecciate tu e il bambino con la flebo." mi raccomandai mentre gli porgevo con delicatezza il bambino che scoppiò a piangere non appena glielo diedi in braccio, ritrovandomi costretto a ripulire mentre lo tenevo con una mano cullandolo dolcemente.
"Ma tu guarda!" mi sentii dire alle spalle, ritrovandomi accecato per qualche istante e quando tornai a vedere notai Felix scoppiare a ridere con in mano una macchina fotografica.
"Fammi capire che cosa c'è di divertente adesso." dissi con irritazione mentre avanzavo verso di lui.
"Nulla, è strano vederti con un bambino in braccio e che tenti di tranquillizzarlo. Tu che sembravi odiare tanto tutto questo. Specialmente i bambini." disse ridendo e facendo l'occhiolino a Denny che rise lievemente. Alla sua presa in giro, gli porsi scontrosamente il secchio dell'acqua per lavare a terra e lo guardai severamente.
"Senti jolly da strapazzo. Pulisci tu invece di prendermi in giro, almeno ti rendi utile. Io non riesco a capire se è andato via l'odore." dissi stizzito vedendolo ridere ulteriormente e dopo avergli lanciato nuovamente un'occhiataccia, andai a sedermi affianco a Denny che non smetteva di guardarmi con un sorriso divertito.
"Te l'ho mai detto che sei bellissimo quando ti arrabbi?" mi domandò proprio mentre stavo per domandarle cosa avesse tanto da ridere, facendomi perdere tutto quel nervoso che fino ad un attimo prima avevo e lasciandomi per qualche secondo in completa confusione.
"Denny devo davvero farti i complimenti. Riesci sempre a farlo tacere con delle semplici parole ed ora che mi ricordo, devo farti i complimenti anche per un'altra cosa. Sei riuscita a far tornare il Demetri che conoscevo, pensavo che si fosse estinto." disse Felix mentre finiva di pulire come gli avevo detto e vedendolo sistemare alcune cose dentro la borsa di Carlisle.
"Felix... Se sei venuto solo per divertiti prendendomi in giro, puoi anche tornare da Benjamin." dissi non riuscendo più ad essere arrabbiato e vedendolo prendere una sedia e sedersi di fronte a noi.
"Veramente ero venuto a vedere come stavate. Sono passate moltissime ore da quando eravate qui dentro e poi Carlisle mi ha detto che Denny ha quasi rischiato la pelle." disse facendosi serio.
Istintivamente volsi uno sguardo a Denny che mi porse un lieve sorriso, ricordando che non le avevo nemmeno chiesto quali fossero state le ultime cose che ricordava del parto, se si stesse sentendo meglio e se aveva dolore da qualche parte.
"Partorire il secondo bambino mi aveva fatto perdere molta energia e sicuramente molto sangue. So di avervi spaventati, ma per me era come se fossi solamente svenuta per qualche ora e quando ho riaperto gli occhi non vedevo nessuno affianco a me, per questo ho tentato di alzarmi." disse Denny mentre risistemava l'asciugamano attorno al bambino con un lieve sorriso materno e sia io che Felix non potemmo che sorriderle. Lui contento, probabilmente, che non fosse successo nulla di tragico ed io che tutto ciò fosse realmente vero. L'avevo di fronte a me ed ancora sé stessa.
Dopo poco iniziammo a parlare di altro, di quelli che sarebbero stati i nostri progetti. Una volta che Carlisle avrebbe constatato che tutti e tre stavano bene, avevamo intenzione di ritornare dai Cullen per poi andare a La Push, sistemandoci probabilmente da quelle parti, in attesa probabilmente di essere trovati da Aro. Nel dire il suo nome tremai leggermente, facendo piangere il bambino per qualche istante, non mi piaceva l'idea che Aro potesse trovarci. Sapevo alla perfezione come agiva e solitamente la morte era assicurata, ma era anche vero che dalla nostra parte avevamo dei poteri molto più forti della guardia di Aro. Forse c'era speranza... Forse potevamo vivere in pace, ma avremmo potuto avere molte perdite se fosse avvenuto uno scontro. Scontro o no, avrei difeso la mia famiglia, avrei difeso con tutto me stesso ciò che ora avevo.

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Capitolo 35
*** Quando tutto finisce, tutto inizia ***


capitolo 35 Autrice: Lo so, lo so... Mi starete odiando per la mia lunghiiisssimissima assenza! E so che molti di voi ormai mi avranno smesso di seguire e leggere proprio per questo >_< Ma purtroppo la vita mi aveva allontanato fortemente dalla scrittura e dal pc, però finalmente eccomi qui con l'ultimissimo capitolo! Spero che vi piaccia e vi lasci soddisfatti u-u Bacioni e ci si vede in giro!!

Quando tutto finisce, tutto inizia
La nostra chiacchierata venne infine interrotta dall'arrivo di Carlisle che dandomi in braccio anche il secondo bambino e spedendo me e Felix nell'altra stanza, iniziò a visitare Denny.
"Sei preoccupato che possa trovare qualcosa che non vada in lei?" mi domandò ad un tratto Felix siccome non smettevo di camminare per tutta la stanza in completo silenzio.
"Non mi dire che ho sentito solo io che il suo odore è diverso. Per non parlare della sua temperatura corporea, è più bassa rispetto a prima. Non vorrei che partorendo le sia successo qualcosa o che abbia dolore e non lo dica." dissi preoccupato e prendendo un profondo respiro, voltandomi di scatto quando sentii Carlisle entrare.
"Demetri puoi stare tranquillo. La temperatura e l'odore è solo una fase momentanea. Perdendo una quantità elevata di sangue stava finendo con l'avere uno squilibrio tra i due veleni, rischiando questa volta di espellerli entrambi per poter sopravvivere ma evidentemente è riuscita a salvaguardare almeno una piccola percentuale di entrambi in modo che qualsiasi cosa i bambini rompessero, il suo corpo, riuscisse a risistemarlo anche se sempre più lentamente. Ora, grazie alla trasfusione, sta riacquistando forza e qualsiasi ferita avesse, gli si sta rimarginando completamente. Comunque volevo parlarti dei bambini." disse diventando sempre più serio e guardando per un lieve istante le piccole creature che avevo tra le braccia, rannicchiate su loro stesse.
"Hanno qualcosa che non va? Anzi, prima comincia col dirmi cos'è successo al secondo bambino che non aveva il battito." dissi con serietà vedendolo annuire.
"Come hai detto tu non aveva battito, ma non appena li ho portati nell'altra stanza per vedere come mai, cosa avesse di diverso dal fratello, il suo cuore ha iniziato a battere lentamente per poi aumentare sempre di più e notavo la sua costituzione mutare lievemente.... Non so dirti bene come, ma credo che il secondo bambino stava per nascere vampiro completo, o quasi, solo che per non andare ad uccidere la propria madre e far si che sopravvivesse, l'ha morsa. Per questo ci ho messo più tempo nel farlo uscire. Era attaccato con la bocca a Denny, ma credo che questa mossa abbia fatto si che entrambi vivessero. A lei serviva il nostro veleno per poter risistemare il suo corpo mentre, a lui, per vivere, gli serviva la stessa dose dell'altro. Se non avesse morso, avrebbe avuto una lotta interna che l'avrebbe portato alla morte. Comunque ora stanno bene tutti quanti e non devi assolutamente preoccuparti su che cosa mangiano. Come Nessie dovrebbero necessitare solo di cibo umano e a volte di sangue, va bene anche quello animale. Avendo la stessa natura di Denny non so dirti quanto impiegheranno a crescere. Nessie in una settimana era cresciuta notevolmente ed ha continuato a crescere velocemente all'inizio, tanto che da un'ora all'altra notavamo la differenza ma con il passare dei giorni la sua crescita cominciò a rallentare." mi spiegò con tranquillità, lasciandomi completamente incredulo.
"Quindi dovrò prepararmi a vederli crescere di ora in ora? Fantastico! Comunque l'importante è che siano tutti e tre fuori pericolo." ammisi guardando per un'ultima volta i due bambini e poi volgendo uno sguardo verso Felix che mi posò una mano sulla spalla come segno di conforto.
"Amico, non preoccuparti. Io vi starò accanto, anche quando Aro arriverà." mi disse Felix con un sorriso, al quale tentai di ricambiare. Affrontare Aro sarebbe stato un vero e proprio problema. L'avevo servito per secoli ed ora invece mi stavo ritrovando a nascondermi da lui per proteggere quella che era la mia famiglia.
Infine i giorni passarono ed i bambini crebbero veramente a vista d'occhio, avevano già iniziato a parlare e correre per tutta La Push, dove ormai ci eravamo stabiliti in attesa del grande arrivo di Aro, sicuri che sarebbero arrivati a giorni poiché fummo informati anche da Alice di tale arrivo. Quel posto sembrava diventato più rumoroso con la loro presenza, Denise addirittura aveva riacquistato le forze in maniera strabiliante, aveva di nuovo il suo odore e mostrava sempre il sorriso. Io, Felix e Benjamin passavamo spesso il tempo ad allenarci, o almeno, ci provavamo, perché il più delle volte mi ritrovavo a terra a causa dei bambini che arrivavano a tutta velocità, lanciandosi tra le mie braccia nel momento in cui ero più distratto e dovevo passare il tempo con loro. Le prime volte provai un moto di fastidio nell'essere interrotto durante l'allenamento, ma poi si trasformò in abitudine e piacere. Mi volevano bene e giustamente volevano passare del tempo anche con me oltre che con la madre e la sfilza di zii e zie che si erano ritrovati improvvisamente a dover conoscere.
"Papà, tu la ami la mamma?" mi domandò Ethan improvvisamente. Eravamo tutti e quattro seduti sul divano, Denny sotto braccio con affianco Alan ed Ethan affianco a me che continuava a guardarmi con occhi verdi e curiosi, così come gli occhi di tutti, in realtà mi stavano fissando con fare curioso.
"Certo che la amo." risposi con una nota di imbarazzo, sentendo Denny ridersela fra sé e sé mentre Alan si sporse per guardarmi intensamente.
"E allora sarà meglio che la proteggi." disse Alan dopo poco.
"Sappiamo che ci sono dei vampiri che ci stanno cercando. Io li ho visti." aggiunse dopo poco e cominciando a descrivere Aro, Marcus, Caius e l'intera guardia. Istintivamente volsi uno sguardo a Edward, l'unico che potesse comprendere qualcosa di più potendo leggere nella mente anche dei miei figli.
"Sì Demetri, come Nessie, anche loro hanno dei poteri. All'inizio non ve ne ho parlato perché pensavo di sbagliarmi, ma Alan in realtà vede in anticipo chi lo cerca e la prova tangibile lo è adesso. Prima pensavo fosse una coincidenza che accadesse con Ethan." mi spiegò brevemente. Ma se Alan aveva quel potere, Ethan quale aveva? Volsi uno sguardo al ragazzino che ancora mi guardava con i suoi occhioni verdi ed i capelli a spazzola dello stesso colore di Denny.
I giorni si susseguirono l'uno dopo l'altro senza che me ne rendessi conto. Ogni minuto era impegato ad allenarsi e a cercare di scoprire il potere di Ethan, ma nessuno sembrava riuscirci. L'unico era Eleazar, ma era stato chiaro già in passato con i Cullen, non avrebbe partecipato ad un'altra guerra contro i Volturi. E poi, quel giorno arrivò.
"Ecco i traditori." sentii dire da Jane. Aveva lo sguardo più agguerrito che mai, anche Felix sembrava preoccupato da quel suo sguardo, ma né io, né lui volevamo combattere veramente.
"Traditori per cosa? Né io, né Denise, né Felix, ha voluto colpire alle spalle dei signori o ha tentato di ucciderli. Non vedo come possiamo essere definiti traditori." risposi con fare sicuro, notando l'irritazione di Jane aumentare ed in procinto di scattare verso di me, ma venendo fermata da un cenno della mano di Aro.
"Sai benissimo per cosa. Voi due avete dato alla luce qualcosa che non può rimanere in vita." disse Caius improvvisamente, facendo arrabbiare Denny che si portò per qualche istante affianco a me.
"Provate veramente ad ucciderli e vi troverete in mille pezzi." minacciò a denti stretti, notando un lieve tremore da parte sua.
"Aro... Signore. Nessuno di noi in realtà vorrebbe combattere contro di voi, né ha mai voluto cospirare alle vostre spalle. Posso assicurarvi che sono come Denise, non minacciano il nostro segreto, né la nostra razza." spiegai con fare tranquillo, per quanto in realtà fossi agitato, arrabbiato e sperassi di non dover combattere, ma le mie speranze sfumarono in men che non si dica. Jane iniziò ad utilizzare il suo potere su di me, Felix corse contro Jane ma venne fermato da Alec e Bella? Bella doveva avere lo scudo attivo su tutti noi ed invece Jane era riuscita ad usare il potere. Dopo poco lo notai, Afton era andato a distrarre Bella attaccandola. Potei notare Denny correre via coi bambini e a quella visione sorrisi. Stava facendo come le avevo imposto di fare in caso di pericolo.
Poi però accadde qualcosa. Durante tutta quella confusione, mentre stavo per rischiare di ritrovarmi senza testa, un lupo, dal manto color terra e dalle striature arancioni, arrivò a liberarmi da quei vampiri che mi tenevano fermo, ma quel lupo non aveva la stessa statura degli altri Quileute, né lo stesso odore e quando incrociai lo sguardo, la riconobbi.
"Denny...?" pronunciai il nome con fare incredulo, vedendo che metà dei vampiri che ci avevano attaccato si ritrovavano a terra senza testa, che Jane ed Alec sembravano non poter usare il loro potere per un inspiegabile motivo ed affianco a Denny scorsi Alan ed Ethan, il quale continuava a fissare i due gemelli vampiri. Che fosse lui ad impedire tutto ciò?
"Nessuno fa del male a papà e mamma senza che la passino liscia, giusto Alan?" domandò ad un tratto Ethan con un sorriso diabolico che riconobbi all'istante. Aveva preso molto da me, eppure lo teneva mascherato da una dolcezza incredibile ed Alan, lui si mostrava più serio, risoluto molto simile a me per certi versi, ma in realtà assomigliavano di più a Denny.
"No ragazzi, nessuno farà loro del male." dissi avvicinandomi a Denny e sorridendole lievemente, voltandomi dopo poco ad osservare Aro.
"Non ho mai disobbedito a nessun vostro ordine, mi sono avvicinato a lei come era stato richiesto per rimediare ai danni di Alec, ma nel farlo mi sono innamorato di lei e per quanto non possa sembrarlo, ho comunque adempito al compito di farla sentire a casa e di proteggerla." spiegai avvicinandomi ad Aro e porgendogli la mano, un gesto che avevo smesso di fare da tempo proprio per proteggere quei sentimenti che provavo per Denny e per proteggere in parte anche me stesso.
"Innamorato è davvero una parola microscopica in confronto a quello che in realtà provi davvero." sentii dire da  Edward e aveva ragione, perché sapevo benissimo che cosa stava leggendo Aro e di conseguenza anche lui. I miei desideri nei confronti di Denny soffocati costantemente sin dal primo giorno in cui feci le mie scuse, come appariva ogni volta ai miei occhi, l'eccitazione di ogni attimo passato di nascosto con lei, la rabbia che provai nel vederla piangere per il nanerottolo, la paura che ebbi di perderla durante il parto, la mia lealtà verso di Aro nonostante l'amore che provavo per lei, ma che se avesse chiesto di fuggire lontani, l'avrei accontentata, le miei confessioni su di lei con Felix. Ogni microscopico pensiero ora era nelle loro menti e per quanto detestassi dare a vedere quel lato di me, forse in quel momento fu l'unica cosa che salvò quella che ora era la mia famiglia.
I vampiri che avevano avuto la testa staccata, ritornarono in vita. Fu stato stretto un patto tra me ed Aro per permettermi di vivere lontano da palazzo senza però privarlo dei miei servigi, venendo concesso a Felix di venire a trovarmi ogni qual volta lo desiderasse e tutto questo grazie ad un semplice intervento di Marcus privo di parole. Solo Edward, Aro e Marcus sapevano di che si trattava e quel lettore di pensieri non lo volle rivelare mai, ma ho il sospetto che si trattasse di una rivolta all'interno della guardia perché troppi vampiri erano stati mandati da noi per un motivo rivelatosi inesistente per l'ennesima volta.
Ora abito tra i boschi, sul terreno dove un tempo c'era la casa di Amun, con Denise e i due marmocchi. Sto scrivendo una lettera che avrei dovuto scrivere tempo addietro, ma che mai avevo avuto il coraggio di scrivere....
Caro Amun,
sono passati anni da quando ricevetti quella tua lettera... Se l'avessi nascosta meglio, probabilmente, ora saresti qui, ma non so se sarebbe andata allo stesso modo, e quindi, mi sarei innamorato di tua figlia.
Sai, ora è una donna ed anche una mamma di due gemelli, Ethan e Alan. Chi l'avrebbe detto, vero? Io che divento padre e mi creo una famiglia...
Però, posso dirti che avevi ragione, a quel tempo, nel dirmi che crearsi una famiglia ci fa sentire nuovamente umani. Peccato che quel sentirmi umano e vivo, è stata una sensazione che provai fin dal primo momento in cui il suo sguardo si incrociò col mio.
È vero, all'inizio la detestavo, non riuscivo ad andarci d'accordo. D'altronde ha la tua stessa testardaggine e determinazione, ma poi, proprio quei comportamenti mi hanno colpito così forte da non riuscire a dimenticarla ed innamorandomene ogni giorno di più e sono felice che le cose siano andate così, anche se la tua assenza mi manca ed il rimorso del non averti detto quanto le mie parole, dette quel giorno quando me ne andai da El Cairo, fossero in realtà una tremenda bugia. A volte ne parlo con lei e proprio come facevi tu, non fa che ripetermi che ormai è passato, cercando di farmi tornare il buon umore e poi aggiunge che se fossi qui, sicuramente, saresti fiero di tutto questo nonostante gli errori che ho commesso anche per arrivare a lei. Ci sono retrovie che mai le racconterò. Come ad esempio il potermi trovare sempre nell'esatto posto in cui si trovava lei, il come Heidi ed Alec sono finiti con il farsi compagnia. Certo, quei due già si cercavano da molto prima ed io semplicemente ho organizzato i loro incontri senza che lo sapessero, ma non volevo che una ragazza come lei stesse con un bambino che aveva sempre ottenuto tutto con neanche un minimo di difficoltà.
So che tutto questo rimarrà un segreto fra me e te, così come quello che farò dopo averti consegnato questa lettera. Devi sapere che ho intenzione di chiedere la mano a tua figlia, so che mi benedirai anche da lassù o ovunque tu ti trova, dato che forse, il paradiso per i vampiri non esiste, se non sulla Terra stessa quando trovano la loro eterna compagna. Ora ti saluto Amun e per la prima volta, ti ringrazio per l'eternità che mi hai donato e sappi che ora tua figlia è in ottime mani.
Mai più soffrirà e mai più piangerà, te lo prometto.
Cordialmente,
                          Demetri, il disobbediente


Demetri richiuse la lettera ed andò a riporla sotto una piccola roccia situata sotto un salice piangete, correndo subito dopo verso quella che sarebbe stata ben presto sua moglie, rafforzando ancora una volta quel loro indissolubile ed eterno legame d'amore, chiamatosi anche imprinting.
Ed ora vi starete chiedendo come andò a finire tra Felix e Jane. Beh, quei due ebbero una grossa litigata proprio a causa dello schieramento di Felix, venendo a scoprire che Jane in realtà, per un breve periodo aveva provato dell'interesse verso Demetri e per questo era così incattivita nei suoi confronti, ma che quando comprese di amare veramente Felix, non lo ritrovò più a palazzo poiché accorso dal suo migliore amico. Oh, non preoccupatevi però, dopo quella litigata, tutto venne risolto ed i due si fidanzarono ufficialmente davanti a tutta la guardia.
Per quanto riguarda Alec? Anche per lui alla fine c'è stato un lieto fine. La nuova segretaria ora sta per diventare una del nostro clan, anche se i signori non sanno ancora quale potere abbia, ma per non perdere la fiducia e la lealtà da parte nostra, hanno deciso di essere più clementi con tutto ciò che concerne l'amore poiché, come già sapevo a mie spese, l'amore vero è un legame così forte da non poter essere spezzato nemmeno con il mio potere.

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