Unstoppable passion di Denny_Volturi (/viewuser.php?uid=98713)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piccoli ricordi ***
Capitolo 2: *** Cambiamento di programma ***
Capitolo 3: *** Scoperte inaspettate ***
Capitolo 4: *** Nuovi sentimenti ***
Capitolo 5: *** L'errore ***
Capitolo 6: *** Paure Nascoste ***
Capitolo 7: *** Passione o semplice follia? ***
Capitolo 8: *** Piccola rivincita ***
Capitolo 9: *** L'inaspettato ***
Capitolo 10: *** Gelosia e gli intrusi ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni ***
Capitolo 12: *** Può essere dolce la morte? ***
Capitolo 13: *** La passione e gli inganni. ***
Capitolo 14: *** Unstoppable passion ***
Capitolo 15: *** Stranezze ***
Capitolo 16: *** Precauzioni, amicizie e... Imprevisti ***
Capitolo 17: *** Le cose che non sai. ***
Capitolo 18: *** Dame e cavalieri ***
Capitolo 19: *** Dubbi e verità ***
Capitolo 20: *** Pensieri differenti ***
Capitolo 21: *** L'inizio di qualcosa ***
Capitolo 22: *** La missione ***
Capitolo 23: *** La scomparsa ***
Capitolo 24: *** Compromessi ***
Capitolo 25: *** Ritrovamento ***
Capitolo 26: *** Confessioni tra amici ***
Capitolo 27: *** Different passion 1 ***
Capitolo 28: *** Different passion 2 ***
Capitolo 29: *** L'essere scoperti ***
Capitolo 30: *** Un brusco addio ***
Capitolo 31: *** Conferme e nostalgie ***
Capitolo 32: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 33: *** L'arrivo ***
Capitolo 34: *** Nascita di una nuova famiglia ***
Capitolo 35: *** Quando tutto finisce, tutto inizia ***
Capitolo 1 *** Piccoli ricordi ***
Unstoppable
passion
Piccoli ricordi.
Non ero mai uscito dal palazzo se non
per girare nei d'introni del paese sotto l'ordine di Aro, c'era
proibito oltrepassare Volterra ed uscire dal palazzo senza un motivo
della quale Aro ne era a conoscenza ma quel giorno avevo voglia di
allontanarmi e di cercare qualcosa di nuovo non so bene che cosa mi
aspettassi però mi incamminai; girai parecchi paesi ma uno
mi attirò
completamente l'attenzione forse più che il posto era quella
ragazza
col suo modo di fare, camminava per andare chissà dove ma si
notava
chiaramente che la sua mente era in tutt'altro posto sembrava che
sognasse mentre camminava ed era buffo ogni tanto prendeva e
canticchiava qualcosa di melodico che forse non aveva nemmeno le
parole ma nessuno sembrava sentirla nonostante il silenzio assoluto
che regnava, era come un piccolo fantasma che vaga senza meta e senza
essere visto per il paese. La osservai fino a quando non
entrò in un
negozietto poi decisi di girare il paese ed osservarlo meglio, dalla
piazza mi ritrovai poi in un chiosco di gelati ed era pieno di
bambini, piccole gole che correvano qua e là rincorrendo un
pallone
all'insaputa del pericolo, proseguii per non pensare troppo al sangue
e alla sete che pian piano saliva, arrivai ad un parco pieno di
ragazzi che avranno avuto la stessa età di quella ragazza o
almeno
così sembrava a me; mentre passavo tutte le ragazze non
facevano
altro che fissarmi dalla testa ai piedi e tra loro non smettevano di
ripetere “com'è carino,chi è quel tipo?
non è di qua, ma è
davvero carino” e non evitai di sorridere per poi andare a
sedermi
sotto un albero lontano dagli occhi di quelle ragazze che stavano
iniziando ad irritare siccome commentavano ogni minimo particolare
di me senza sapere che io potevo sentirle ma tentai di concentrarmi
su altri suoni e mi calmai chiudendo gli occhi.
Quando li riaprii trovai quattro
ragazze che mi osservavano, mi ero concentrato sul canto di un
passerotto e non le avevo sentite arrivare
"tu devi essere nuovo di qui..." mi
disse una ragazza dai capelli biondi tinti
"come ti chiami?" stavo per
rispondere quando mi sovrappose un'altra ragazza
"anni?" le fissai per un
momento e
sembravano dei rapaci che attaccavano la carcassa di un morto dopo
una lunga attesa
"mi chiamo Alex e ho 17
anni" le
ragazze sembravano affascinate da ciò che avevo detto ma
penso che
fosse perché erano curiose della mia voce, l'essere umano
è strano
da capire
"e da dove vieni?" mi
chiese di
nuovo la ragazza bionda
"sei fidanzato? Ne cerchi
una?"
parlarono altre due ragazze assieme, mi sentivo in imbarazzo con
quella domanda non ero abituato ad un assalto simile; dopo un lieve
sospiro decisi di rispondere “abito piuttosto lontano, sono
qua
solo in visita. E non sono fidanzato e sinceramente non è
nel mio
interesse” sembravano sconcertate per ciò che
avevo detto
"ora se volete scusarmi
devo tornare
a casa...." e mi incamminai fino a quando non arrivai dietro al
muro che corsi, case, abitanti e macchine nel loro complesso stavano
bene e davano un senso di grande famiglia unita che quasi mi faceva
sentire a disagio.
Tutto mi scorreva davanti, era meglio
tornare a palazzo prima che Aro si rendesse conto che mancavo
all'appello e prima che io combinassi un guaio ma qualcosa mi
invitò
a rallentare, era la ragazza che vidi entrare nel negozietto ma
adesso si trovava seduta su una panchina in un parco piuttosto
deserto ad osservare una bambina che si dondolava sull'altalena, i
suoi occhi sembravano tristi ricordavano molto quelli di mia sorella
quando ancora eravamo umani ed abitavamo in quel lurido orfanotrofio
ormai da tempo, il solo pensarci mi stava rendendo nervoso, avevo
rimosso quel ricordo da anni ormai ed adesso per via di una semplice
umana me ne stavo ricordando ma non ero arrabbiato con lei; giocava
con la bambina e ogni volta che gli volgeva lo sguardo gli mostrava
un sorriso ma i suoi occhi continuavano ad essere spenti, non capivo
se quella bambina fosse sua figlia o meno ma dai suoi atteggiamenti
nei suoi confronti pareva di si, premurosa, gentile e tranquilla poi
d'un tratto la prese per mano e iniziarono ad allontanarsi dal parco,
pensavo che m'avrebbe visto lì immobile di fronte a lei ad
osservarla, ogni suo movimento, ogni suo gesto non faceva altro che
ricordarmi le notti, i pomeriggi in cui io e mia sorella stavamo
abbracciati assieme cercando di sostenerci l'un l'altro per riuscire
ad andare avanti, molto spesso mi sentivo inutile, incapace di fare
da fratello,
"Jane...
non son capace di
proteggerti... faccio schifo come fratello..." gli dissi in lacrime,
il dolore per non riuscire a proteggere l'unica cosa a cui tenevo era
enorme
"sono un
pessimo fratello....."
quella volta che gli dissi ciò ricordo che mi diede uno
schiaffo
"non dire
stupidaggini.... sei il
miglior fratello che abbia mai visto. Se fossi pessimo non saresti
qui di nascosto.... ti voglio bene" mi abbracciò come se
fossi
stato il suo peluche, ricambiai subito ma sentivo che anche lei
piangeva, dopotutto eravamo stanchi di quelle giornate passate
separatamente, nel doverci vedere di nascosto pur di stare assieme,
ma poi un giorno arrivò Aro "non preoccupatevi....
tra pochi
anni vi porterò via con me e potrete vivere felici per
l'eternità
vendicandovi anche di quel che vi hanno fatto" quelle parole ci
diedero la speranza di trovare una luce in fondo a quel tunnel
oscuro.....
Pensare a ciò mi
stava facendo male,
se ero ancora umano avrei pianto senza sosta, dovevo ammazzare
qualcuno, dovevo torturarlo fino a quando non avrebbe implorato
pietà
ma non potevo farlo o Aro avrebbe scoperto tutto, così
tornai più
velocemente possibile a palazzo giusto in tempo per lo spuntino che
portò Heidi
"fratello! Dove sei stato?"
mi
disse una voce dalle spalle
"sorella! Non preoccuparti,
ero in
giro sui tetti... sai come sono fatto" e non riuscii a non
abbracciarla il ricordo di quel che avevamo passato mi stava ancora
tormentando, non appena vennero fatte entrare le persone e fu stato
chiuso il portone divenni una belva, l'odio e il dolore del ricordo
lo riversai su quelle persone, li torturavo togliendogli i sensi
dell'udito per sentirli urlare perché non sentivano
più nulla poi
glielo facevo tornare, gli toglievo il senso del tatto per vederli
cascare come sacchi di patate e nuovamente glielo facevo tornare fino
a quando non mi stufai che li uccisi in breve tempo.
Quella notte non so come mai ma
ripensai a quella ragazza, ai suoi occhi e al suo modo di fare,
l'avevo già vista da qualche parte o forse era la mia mente
che
mi stava ingannando? Decisi che sarei tornato anche l'indomani pur di
capire se l'avevo già conosciuta o meno e poi iniziava ad
incuriosirmi, cambiava umore in poco tempo sembrava di vedere un
licantropo inprigionato nel corpo di un'umana; quasi ogni giorno andavo
in quel paesino per osservarla e capire meglio i suoi comportamenti e i
suoi pensieri ma la cosa si rendeva sempre più difficile
specialmente perché Aro sembrava si fosse reso conto che
alcuni
giorni mi allontanavo dal suo palazzo senza permesso e le prime volte
ero anche tornato piuttosto teso, mia sorella a stento si avvicinava a
me ed io ne sentivo la mancanza così decisi di parlargli
"sorella.... mi spiace di
essere sempre
così nervoso ultimamente, ma stanno riaffiorando vecchie
ferite.... perdonami..." e la strinsi a me, avevo bisogno di un
contatto con lei, era da tanto che non l'abbracciavo ero sempre fuori o
troppo occupato per starle accanto come mio solito e lei
ricambiò l'abbraccio senza esitare, cosa che mi
tranquilizzò subito
"non preoccuparti.... se
vuoi parlare
sono sempre qua, lo sai" mi disse volgendomi un sorriso alla quale non
potei far altro che ricambiare e prenderla per mano
"oggi passerò
tutto il tempo con
te, mi sento in dovere di farlo se non ti spiace" le dissi portandola
nella sua stanza per poi chiudere la porta e farla sedere sul suo
letto, scoppiò in una risata divertita sembrava
più
piccola di me quando rideva ma anche per molte altre cose "ti voglio
bene.... grazie per prima"
"ti voglio bene anch'io.
che ne dici di
aiutarmi a scegliere il vestito per la festa di sta sera?" disse
girando su sè stessa, rimasi a guardarla perplesso, mi ero
completamente dimenticato della festa che aveva organizzato Aro
"te n'eri dimenticato
vero?" sapevo che se ne sarebbe accorta, chi altri meglio di lei mi
conosceva?
"se devo essere sincero....
si, mi si
è proprio cancellato dal cervello" e feci un sorriso un po'
goffo per l'enorme sbadataggine che avevo commesso
"dai, sei ancora in tempo.
Comunque mi
aiuteresti?" e si mise appoggiata al mio petto addolcendo gli occhi,
sembrava di vedere uno di quei peluche che teneva sul suo letto o nel
suo armadio per non farli trovare da Felix
"si, ti aiuto volentieri" e
così l'aiutai riuscendo anche a prepararmi io stesso e la
festa passò piuttosto in fretta, non avevo nulla a
cui pensare ma pensai che sarebbe stato meglio parlare con quella
ragazza piuttosto che osservarla.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Cambiamento di programma ***
Unstoppable passion cap 2
Cambiamento di programma.
Era passato quasi un mese da quell'assurda giornata e avevo tutte le
intenzioni di andare a parlarci ma Aro aveva capito il mio piano,
ne ero certo siccome mi affidò missioni banali come aiutare
Heidi a portare gli 'spuntini' a palazzo, controllare la situazione
degli altri clan e cose del genere però si stavano rendendo
noiose, non c'era qualcosa di subdolo o ingegnoso da fare e non ero
l'unico a pensarla così anche Felix incominciava a stufarsi per
la monotonia delle giornate, gli passava anche la voglia di allenarsi
con me ma un giorno mentre ero in giardino con lui nel tentativo di
incominciare uno scontro arrivò Suplicia a fermarmi
"Alec devi andare nell'ufficio di Aro.... ti vuole parlare, fa attenzione alle risposte che dai. E' piuttosto in collera...."
"d'accordo, vado subito allora..." così mi diressi nel suo ufficio senza esitazione "avevate bisogno signore?"
"Oh! Alec.... ben arrivato. Ho un compito da affidare a te e a Jane,
lei ne è già al corrente e sta aspettando una tua
risposta." disse congiungendo le sue mani mentre teneva gli occhi fissi
su di me
"e di cosa si tratterebbe?" l'esperrione che assunse mi metteva
curiosità, doveva essere qualcosa di strabiliante perchè
i suoi occhi erano illuminati, compiaciuti di poter dire qual'era il
piano che aveva escogitato
"ebbene dovrò iscrivervi in una scuola privata per tenere
d'occhio un'umana.... quest'umana è importante per noi,
l'abbiamo conosciuta ben 12 anni fa e già allora capii che
sarebbe stato un'elemento utile come guardia solo che doveva crescere.
Volevo aspettare ancora ma si sono intromessi i licantropi e non vorrei
che lei finisse sotto la loro protezione." nel frattempo non faceva
altro che sfogliare una carpetta piena di fogli con foto di ragazzi e
ragazze per poi tirarne fuori una e porgermela
"quindi noi dovremmo assicurarci che lei non prenda troppa confidenza
coi licantropi giusto?" e nel frattempo osservavo la foto, aveva i
capelli castani e gli occhi azzurri come il cielo in piena estate
eppure aveva uno sguardo che non potevo aver dimenticato, era la
ragazza maledetta, l'avevo soprannominata così siccome ogni
volta che l'osservavo finivano per riemergere ricordi e sensazioni che
non sentivo da anni
"esattamente! E un'altra cosa, deve rimanere vi-va e non dev'essergli
fatto alcun male." scandì la parola viva quasi per indicarmi che
non dovevo farmi predere dalla rabbia e che avrei dovuto prestare molta
attenzione a ciò che le accadeva poi riprese la foto dalla
mia mano e aggiunse "sarete nella sua stessa classe, ho convinto la
preside a farvi entrare siete al quinto anno e ovviamente ho dato dei
dati falsi. Tu ti chiami Alex e hai 18 anni, tua sorella si chiama
Jennifer e ha la tua stessa età. Mi raccomando mi fido di voi due" e mi
accompagnò alla porta, finalmente aveva finito di parlare.
Uscito dal suo ufficio mi diressi verso la stanza di Jane per discutere
meglio su questo compito che ci aveva affidato ma alla fine mi fece
capire che poteva essere divertente frequentare una scuola, avremmo
passato più tempo insieme senza Aro od altri che potessero
dividerci, avremmo potuto fare dispetti a chi volevamo e anche se ci
cacciavamo nei guai non sarebbero mai stati un problema effettivo
così nel pomeriggio ci dirigemmo in cartoleria per comprare il
necessario della scuola, mi sentivo uno sciocco nel guardare cosa
serviva e cosa no, a differenza di mia sorella io mi muovevo con
più inpacciataggine come se non avessi mai fatto compre e alla
fine mia sorella ne prese il comando, il mio incarico era
quello di portare la roba fino al banco per pagare; quando ritornammo a
palazzo incrociammo quel presuntuoso di Demetri che ci accolse con una
risatina di divertimento ma gli arrivarono ben due ringhi, uno da parte
mia e l'altro da Jane, poi mi avvicinai a lui
"sono ordini di Aro e per tua informazione starò in un posto
pieno di ragazze la quale avranno occhi solo per me. A quanto pare me
la spasserò parecchio!" e gli ricambiai la risata seguita poi da
quella di Jane che aveva sentito tutto, ormai era abbituata nel
sentirmi dire certe cose in presenza di Demetri, con lui non si
riusciva a parlare d'altro a parte piccoli momenti per qualche missione
affidata ma per il resto era come se la sua testa fosse semi-vuota e a
quel pensiero feci un lieve sorriso prima di girare nel corridoio per
entrare nella mia stanza, Demetri emise un ringhio di rabbia e me la
risi non appena chiusi la porta, fare arrabbiare Demetri
era divertente quasi un passatempo giornaliero.
Quando entrammo in classe tutti ci guardavano affascinati dal nostro
aspetto, era sempre la stessa storia, quando un umano ti vedeva passare
ne rimaneva inpnotizzato dal tuo aspetto ma a noi dava solo
l'opportunità di avere uno spuntino facile da catturare anche se
in quel caso non potevamo attaccare nessuno; guardavo ogni compagno e
riconobbi subito i Quileute che ci fissavano sbalorditi, era difficile
che noi Volturi ci mescolavamo tra la gente comune, poi vidi la ragazza
seduta in fondo all'angolo vicino la finestra, anche lei mi guardava ma
non era lo stesso sguardo degli altri, sembrava volesse capire chi ero
solo guardandomi e come i nostri occhi si incrociarono si girò
immediatamente a guardare altrove poi vidi mia sorella avviarsi per
prendere posto ed io mi limitai a fare lo stesso, lei prese il posto
affianco alla ragazza io fortunatamente trovai un posto dove potevo
osservare mia sorella senza essere assalito da qualcuno. Tutti erano
molto gentili nei nostri confronti ad esclusione dei Quileute
naturalmente e come se non bastava la ragazza era in buoni rapporti con
loro, il timore di Aro era fondato ma avevamo qualche speranza
più che io ne aveva Jane, a inizio ricreazione aveva più
informazioni di quanto pensassi ma l'ascoltai poco, recepii che si
chiamava Denise aveva due sorelle e vedeva l'essere umano in un'ottica
piuttosto strana considerato che era umana anch'essa ma a mia sorella
stava simpatica proprio per quel motivo, finalmente un umano s'era
accorto di ciò così aveva terminato il discorso; prima
che finisse la ricreazione andai a fare un giro per la scuola e da ben
dieci minuti sentivo qualcuno che mi seguiva così decisi di
girarmi e trovai delle ragazze che ridevano e si spingevano l'una
contro l'altra, forse avevano bisogno di qualcosa.... così
rimasi a fissarle fino a quando non si avvicinò una di loro
"siccome sei nuovo ci chiedavamo se volevi essere accompagnato per un
giro turistico della scuola prima del suono della campana" mi disse con
un sorriso, portava i capelli corti a cascetto neri corvino ed i suoi
occhi erano color cioccolato, era piuttosto carina come ragazza
"Margot giusto?"
"si, esatto!" disse arrossendo un po', vedere diventare le umane rosse
per la vergogna mi iniziava a divertire e lasciai trapelare un mezzo
sorriso
"non sono mai stato bravo nel ricordare i nomi, devi perdonarmi....
comunque farei questo giro molto volentieri" dissi sorridendo
divertito, non appena dissi ciò si avvicinarono anche le altre
ragazze, tutte pendevano ai miei piedi anche se non lo facevano notare
parlando di com'era strutturata la scuola o cose simili
"vorresti il numero di qualche compagno? Sai per i compiti se magari
rimani assente...." mi disse un'altra ragazza coi capelli biondi e gli
occhi verdi smeraldo, era vestita molto provocante per i miei gusti e
se qui ci sarebbe stato Demetri le avrebbe accontentate tutte dato che
quella domanda sapevo che serviva per agganciarmi, le presi il viso per
portarmelo a me
"molto volentieri. Che ne diresti di darmi il tuo e quello delle tue
amiche nel frattempo?" i suoi occhi non facevano altro che guardare il
mio volto e poi rispose con un debole si, mi ritrovai alla fine della
ricreazione con quattro foglietti con su scritti i numeri di quelle
ragazze che ovviamente loro avevano già salvato il mio, Aro
l'aveva comprato il giorno prima, per l'esattezza l'aveva preso a tutti
e tre per eventuali aggiornamenti speciali.
Quella sera mentre suonavo la chitarra vibrò quell'aggeggio, non
l'avevo mai usato prima ma non si rivelò difficile
1 Nuovo messaggio
Da: Margot
Ciao Alex, sono Margot la tua compagna di classe ricordi? Volevo sapere cosa ne pensavi della scuola
Ore: 22:30
Messaggio:
Ehi! Certo che mi ricordo quegl'occhi color cioccolato. Comunque non
è affatto male sopratutto con ragazze come voi in
circolazione.... Avrei un favore da chiederti se non ti spiace"
Nel frattempo ricominciai a suonare la chitarra con note che non avevano senso, poi vibrò
2 Nuovi messaggi
Da: Margot
Non mi spiace affatto. Dimmi pure :)
Ore: 22:37
Da: Jasmine
Ciao! Sono Jasmine, quella che ti ha
chiesto se volevi i numeri.... Cosa fai di bello? Se ti serve un favore
non esitare a chiedere
Ore: 22:38
Cascava proprio a pennello, avevo bisogno di favori e loro sarebbero state utili
Messaggio:
Volevo chiederti se potevi
raccontarmi un po' della classe domani a ricreazione e magari anche
qualcosa in più sulle altre ragazze.... sono piuttosto curioso
Destinatario: Margot
Messaggio:
Salve occhi verdi! Stavo suonando un
po' la chitarra e capiti a proposito, volevo chiedere a qualcuno se
potevo avere il numero di qualche altra compagna e compagno
Destinatario: Jasmine
Risposero più in fretta di quanto pensassi, evidentemente ero
riuscito a conquistare e la cosa mi stava a meraviglia, avrei potuto
chiedere informazioni senza dover andare dalla persona interessata
3 Nuovi messaggi:
Da: Margot
Ok, domani allora ti aspetto nel giardino che ne parliamo.
Ore: 22:44
Da: Jasmine
Wow! Suoni la chitarra?!? Comunque
non è un problema, lo faccio io. Domani ti darò i numeri
di qualche ragazzo così fai nuove amicizie ;)
Ore: 22:45
Da: Margot
Io ora vado a dormire se no domani non mi sveglio :) ci sentiamo a ricreazione, notte!
Ore: 22:47
Risi nel leggere il terzo messaggio, mi ero completamente dimenticato che per loro ero un'essere umano e avrei dovuto dormire
Messaggio:
Ok, allora a domani e grazie infinite. Notte e sogni d'oro.
Destinatario: Margot
Messaggio:
Si, la suono da quando ero piccolo. Grazie mille per l'offerta d'aiuto.
Destinatario: Jasmine
Mi stavo divertendo come non mai, l'indomani sarei riuscito ad avere
delle informazioni adeguate su tutta la classe e come se non bastasse
avevo due corteggiatrici, di solito sarebbe l'opposto ed era proprio
questo che mi divertiva, non ero io a fare la prima mossa.
1 Nuovo messaggio
Da: Jasmine
Figurati :) ci sentiamo domani, ora vado a letto. Buona notte!!
Ore: 22:53
Messaggio:
A domani. Buona notte anche a te.
Note Autore: Ed ecco che ho scritto anche il 2° capitolo XD spero di avervi incuriosito coi primi due....
è la prima volta che ne scrivo e pubblico una e si noterà sicuramente XD
Se volete commentate così migliorerò il tutto :)
ah! Quasi
dimenticavo, al momento non ho ancora deciso bene che scuola sia
X°D spero vada bene anche se rimane ignota X°D
Ciaoo!!! Ci si sente per il prossimo capitolo u.u commentate please *^*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Scoperte inaspettate ***
Unstoppable passion Cap 3
Scoperte inaspettate
L'indomani a ricreazione Margot ed io andammo nel cortile della scuola
e mi raccontò parecchie cose, tra cui una, che Denise era
diventata più solitaria rispetto ai primi anni e che parlava
di
più con Jacob e Embry poi mi disse
che secondo lei era nata una mezza storia tra loro perché
andavano fin troppo d'accordo e quando li vidi, lei era là
che
rideva e scherzava con tutti i Quileute, sicuramente non
sapeva chi
fossero realmente; mi persi a guardarla ed ascoltarla ridere mentre
veniva spinta qua e là da quei due
"dai!! Ahahah!!! La smettete! Andrà a finire che mi faccio
male
o casco e se succede mi vendico, lo sapete" in quel momento sembrava
una piccola mocciosa che per difendersi usava le minaccie
"oook.... Come vuoi!" e la spinse un'altra volta contro Jacob che
rideva a crepa pella ma come gli arrivò il peso della
ragazza
cadde in un tonfo; i due rimasero lì a terra inermi dal
ridere,
cercarono di rialzarsi aiutandosi a vicenda ma come ricominciavono a
ridere non facevano che peggiorare la situazione, non sembravano
accorgersi che metà delle persone li fissavano intenti a
capire cos'avessero così tanto da ridere forse io ero
l'unico ad averlo capito da quella distanza, ormai Margot non esisteva
più, ero perso a fissare Denise incuriosito dal cambiamento
che aveva quando stava in classe a quando stava con loro o da quando la
vidi la prima volta; i suoi occhi erano cambiati, non erano spenti come
quella volta o come nella foto, lì esprimevano esattamente
ciò che provava e certamente era felice, serena forse anche
se stessa. Penso che nulla sarebbe riuscito a portarla nel nostro
palazzo, era più difficile di quanto pensavamo, Jane si era
avvicinata per parlargli mentre c'erano ancora i Quileute e non
facevano altro che guardarla come se dovessero attaccarla da un momento
all'altro, solo allora mi accorsi che tra tutti loro mancava Sam, era
troppo grande per fare l'alunno e la cosa mi mise tranquillo, un
Quileute in meno e sopratutto il capobranco significava che non
avrebbero potuto agire in modo losco come potevamo fare noi; Margot si
mise davanti a me, forse aveva chiesto qualcosa e nemmeno l'avevo
sentita, aveva parlato così tanto che ne avevo perso il
connesso
"non mi stavi ascoltando vero? Comunque se ti interessa Denise hai
false speranze." rimasi allibito da quello che aveva detto, sembrava
aver capito che volevo informazioni su di lei
"aspetta un attimo.... quella ragazza non mi interessa, mi
incuriosisce. Li trovo differenti. Comunque perché dici che
avrei false speranze?" non volevo ammettere che avevo perso il filo del
suo discorso o mi sarei ritrovato senza qualcuno che mi dicesse
esattamente cosa mi interessava
"avevo ragione, non mi hai ascoltato. L'ho detto prima... da quando ha
scoperto di essere adottata è cambiata, è
più solitaria e la comprendo benissimo, non è
facile una situazione come la sua. Per quanto riguarda le false
speranze... bhe, è stata lei stessa a dire che avere un
ragazzo non è nel suo interesse fino a quando non si
è sistemato tutto ma penso che l'abbia detto per non far
sapere che è assieme a Jacob o Embry" sembrava convinta di
quel che diceva ma a me non era sembrato che provasse qualcosa per uno
dei due o addirittura per entrambi, fino ad ora non li avevo visti
nemmeno una volta stare abbracciati o qualcosa di simile
"a me non è sembrato... ma hai mai provato a chiederglielo?
Magari è una tua impressione e nulla di più.
Comunque ora andrei un po' da mia sorella, grazie infinite" e le
sorrisi cordialmente prima di avvicinarmi a mia sorella che stava
seduta in una panchina già ad aspettarmi
"fratello.... tu hai scoperto qualcosa? Io so solo che è
piuttosto astuta come persona e se si arrabbia è meglio non
stargli vicino. O almeno questo è quello che mi hanno detto
altre ragazze" sembrava scocciata anzi ero sicuro che lo fosse, dover
scoprire com'era un'essere umano per poi riferirlo ad Aro era
snervante, avremmo affrettato il tutto portandola con forza a palazzo
ma per Aro era sbagliato quasi pericoloso.
"ho solo scoperto che la famiglia con cui vive non è la
sua.... è stata adottata." dissi ciò con
disinvoltura e senza interesse, non era un'informazione utile poi la
presi e le feci appoggiare la sua testa sul mio petto "sorella... dici
avremo qualche speranza? E' sempre coi Quileute.... Comunque non la
vedo astuta, la vedo molto come una persa nel suo mondo infantile,
pieno di fantasie sciocche...."
"forse non dovremmo sforzarci così tanto.... Stavo pensando
che forse se siamo semplicemente noi stessi sarà
più facile. Hanno detto che è tutt'apparenza
quella e che se vuole sa metterti fuori gioco solo con le parole...."
le sue braccia si chiusero in un abbraccio che mi strinse piuttosto
forte, se fossi stato umano avrei rischiato che mi spaccasse qualche
costola, poi alzò il viso e mi fissò "penso che
ti presenterò io a lei dato che tu non ti avvicini,
così sapremo anche se è vero o meno" e
lasciò trapelare un sorrisetto malignio fantastico
"ti adoro quando ti vengono in mente certe idee" e le accarezzai i
capelli, poi la campana suonò e ci avviammo in classe.
Quando rientrammo rimasi bloccato sul luscio della porta e notai che
mia sorella era sbalordita quanto me, Sam mancava nel gruppo
perchè era un'insegnante di storia, il nostro insegnante
pensavamo che sarebbe finità lì, il nostro piano,
le nostre speranze erano cadute tutte in quell'istante, con lui come
insegnante saremmo stati espulsi con facilità e quindi addio
a tutto quanto; ci fece cenno di sederci nei nostri posti e rimase
calmo per tutta l'ora, ogni tanto chiedeva se stavamo seguendo e nulla
di più, si comportava come un normale insegnante non aveva
fatto nulla di sgarbato ma forse si comportava così
perchè eravamo arrivati da poco. Due volte alla settimana
avevamo mensa e oggi era uno di quelli, la nostra classe aveva due
tavoli riservati nella quale si suddividevano maschi in uno e femmine
nell'altro, mia sorella sembrava essere a suo agio lì,
parlavano di faccende femminili, io invece non sapevo bene come
comportarmi, troppi licantropi riuniti in un solo punto ma il fatto di
potergli togliere i sensi e che entrambi non potevamo attaccarci senza
un motivo mi faceva stare tranquillo poi Jacob si sedette vicino a me
"perché siete qua? Che cosa volete da Denny?" rimasi
sorpreso nel sentirmi chiedere quelle cose senza preoccuparsi che
qualcuno potesse sentirci
"non sono affari vostri sul perché siamo qua e poi volevamo
fare nuove amicizie, l'eternità è stancante
sopratutto senza far nulla." dissi disinvolto portandomi le mani dietro
la testa, mi emise un ringhio piuttosto alterato ed io me la risi
"più di questo non puoi fare, che peccato...." ma sta volta
era lui a ridere assieme ad Embry
"qua no ma fuori si. Fa attenzione a te e a tua sorella potreste finire
male" disse Embry ma come gli uscì dalla bocca la parola
sorella si ritrovò per terra con io sopra, nessuno doveva
fargli del male anche se sapevo che sarebbe stato pressoche impossibile
mi venne d'istinto reagire in quel modo
"nessuno si deve azzardare a far del male a mia sorella" tutti ci
stavano fissando ed io ero furioso, l'avrei voluto uccidere ma non
potevo, la mia mano fremeva per tirargli un pugno in faccia ma Jacob
tentò di fermarmi invano, gli tirai una spinta che cadde per
terra, Embry doveva morire; il mio braccio stava iniziando a fare
pressione sul suo collo per non farlo respirare
"ritira immediatamente ciò che hai detto ed io lascio la
presa." mi guardava terrorizzato e stava iniziando a cambiare colorito
ma per me doveva morire
"fratello!! Fermati!!! Lascialo andare...." la voce di mia sorella mi
fece alzare leggermente il braccio e pian piano Embry riprendeva colore
"non doveva dirlo. Ora può solo considerarsi morto..."
l'ultima frase mi uscì in un sussurro con un
piccolo ringhio
"qualsiasi cosa abbia detto è meglio se lo lasci. Ti stanno
guardando tutti...." mi rialzai lentamente e me ne ritornai in classe,
presi un respiro profondo e mi calmai; sentivo le voci dei compagni che
passavano in corridoio, non facevano altro che chiedere se Embry stesse
bene e perché io avessi reagito in quel modo ma decisi di
focalizzarmi sul rumore delle macchine che passavano, non volevo
innervosirmi un'altra volta.
Finita la scuola uscii con Jasmine che mi passò altri numeri
e c'erano sia maschi che femmine ma del suo numero nessuna traccia,
chissà quanto avrei dovuto aspettare prima di averlo e
porterci parlare senza che nessuno sentisse poi sentii Jane che parlava
con qualcuno e si stava scusando per il mio comportamento
"sinceramente è stato piuttosto violento, insomma Embry non
ha detto qualcosa di pesante da dover essere strozzato.... forse si ha
sbagliato ma tuo fratello ha errato il doppio" era una voce di una
ragazza, molto tranquilla nonostante parlasse male di me con lei,
sembrava
non preoccuparsi se mia sorella avrebbe potuto reagire sgarbatamente
"quando si tratta di me qualsiasi cosa sia diventa piuttosto
impulsivo.... spero possiate perdonarlo" non capivo perché
mia sorella continuasse ad essere cortese e a scusarsi con
quell'insolente ma quando mi girai ne capii il motivo, era Denise
quella con cui parlava
"impulsivo o no, deve stare attento.... comunque poi avrei alcune
domande da farti senza che ci sia tuo fratello nei paraggi, se non
spiace" pronunciava le parole 'tuo
fratello'
con disprezzo, disgusto sembrava che mi detestasse
"va bene. Ma dici adesso o più tardi?" rimaneva calma
nonostante avesse notato anche lei il modo in cui aveva nominato quelle
parole, ero sicuro che non faceva nessuna mossa solo perché
era obbligata a comportarsi bene per attirarla a noi
"preferirei adesso se per Alex va bene" non avevo notato che erano
arrivate già vicino a me e che quindi per un umano era
facile poter sentire l'ultimissimo pezzo di conversazione, i suo occhi
blu mi fissavano intenti a capire che cosa stessi pensando esattamente
e allo stesso tempo cercavano di uccidermi, aveva desiderio di vendetta
molto probabilmente per quello che avevo combinato o semplicemente mi
odiava a punto tale da non volermi sulla faccia della Terra; strinsi le
spalle, mi importava poco di cosa avesse da chiedere lei "allora io mi
avvio già per andare a casa" e mi allontanai.
Quando tornai a casa dissi ad Aro quello che avevamo scoperto e per lui
era tutto interessante, mi disse di continuare su questa strada
perché secondo lui ben presto saremmo riusciti a portarla da
noi nonostante i Quileute le stessero molto vicino poi mi diressi nella
mia stanza, all'improvviso non facevo altro che a ripensare ai suoi
occhi blu che mi osservavano volenterosi di sfidarmi poi dagli occhi mi
comparve il suo viso sereno, affabile che rideva davanti a me come per
sfida, mi era sfuggito quel particolare dei suoi occhi ma
già quel giorno mi voleva stuzzicare, che cercasse la morte?
Era piuttosto improbabile ma la domanda mi balzò alla mente
lo stesso; improvvisamente lo sbattere della mia porta mi fece
distogliere dai pensieri, sul luscio c'era mia sorella che mi fissava
sconvolta e tentava di dirmi qualcosa, che Denise fosse stata
investita? Che qualcuno l'aveva rapita? Le avevano fatto del male?
Pensavo solo a lei e a che cosa gli potesse essere successo per
ritrovarmi mia sorella così sconvolta.
Note Autore:
Ed ecco
qui anche il
3° capitolo =) devo dire che ho impiegato più tempo
di quanto pensassi per questo capitolo XD
Ho avuto un classico 'blocco dello scrittore' >.< ma ce
l'ho fatta +.+ ora è qui tutto per voi.
Spero piaccia il finale di questo capitolo..... XP ora vi starete
mangiando le unghie suppongo =D
Commentate e al prossimo capitolo °^° Ciaooo!!! Dolci Morsetti a tutti e al prossimo capitolo ^w^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Nuovi sentimenti ***
Unstoppable passion-Cap 4
Nuovi sentimenti
Era lì difronte a me sconvolta, le parole non gli uscivano
fuori, continuava a balbettare e l'uniche parole che gli uscivano erano
"io... lei... è un disastro" così la presi portandomela
in braccio e le sussurrai all'orecchio di calmarsi un attimo prima di
dire esattamente cosa era successo anche se ero piuttosto agitato,
stavano balzando alla mente troppe ipotesi, una peggio dell'altra e
come se non bastasse mi sentivo preoccupato per LEI, era maledetta
davvero: prima mi aveva fatto riaffiorare tutti i ricordi
più orrendi che potessi avere ed ora aveva fatto sconvolgere mia
sorella; la detestavo ma allo stesso tempo volevo esserle davanti per
parlarle io stesso per dire "eccomi! Vuoi qualcosa di esilarante? Ci
sono io!" ma non potevo pensare una cosa simile. LEI che mi detestava
ed io che provavo lo stesso, non potevo pensare tutte e due allo stesso
tempo eppure era così, che stessi iniziando a provare qualcosa
per lei? Impossibile.... Il mio cuore era un pezzo di ghiaccio
impossibile da scolpire per qualsiasi umana e se fosse capitato quelle
rare volte sarebbero finite sotto le mie fauci, non potevo provare
qualcosa per LEI, la detestavo ed ero incuriosito dal suo passato nulla
di più. Poi mia sorella si alzò in piedi e mi
fissò prendendo un respiro profondo
"lei... non so come... ma penso sappia tutto... ha incominciato a farmi
domande strane..." la sua voce aveva ancora un filo di ansia, la fissavo intento a capire e riflettendo ad
ogni singolo comportamento che aveva mostrato nei nostri confronti
"sorella... è impossibile. Se sapesse davvero chi siamo non si
azzarderebbe nemmeno ad avvicinarsi a noi no?" forse erano domande che
non si aspettava e perciò ne era sconvolta non trovando nemmeno
i connessi più logici esistenti
"l'ho pensato anch'io inzialmente... però perché farmi
domande su dove andavamo quando c'era il sole, come avevi fatto a
spingere Jacob in quel modo.... mi ha pure chiesto perché
abbiamo l'iride di un colore insolito e del perché nessuno
sa dove abitiamo" parlava con voce sempre più debole e nel mentre si era messa le mani tra i capelli, non
riusciva più a trovare risposta a nessuna di quelle domande;
istintivamente la presi e l'abbracciae dandogli un lieve bacio sulla
fronte ghiacciata
"semplice curiosità.... lo sai che a volte gli esseri umani sono
impertinenti per via della loro curiosità, ma tu cosa gli hai
risposto alle ultime due?" continuavo a stare calmo, non vedevo tutto quel pericolo, le accarezzavo il viso tentando di calmarla
"niente.... ho preso e me ne sono andata, erano troppe domande.... non
sapevo più dove aggrapparmi" poi affondò il suo piccolo
viso al mio petto ed io l'abbracciai per poi appoggiare il mento
sopra la sua nuca
"vedrai che ti sbagli, era solo semplice curiosità. Ora non ci
pensare, siamo qua a palazzo e lei non saprà mai nulla" e
così le baciai di nuovo la fronte per poi vederla uscire dalla
mia stanza molto più rilassata.
Passarono delle settimane da quel giorno e ormai eravamo ben integrati
nella scuola, sembrava che quello accaduto qualche giorno fa fosse
stato
dimenticato da tutti completamente ed era meglio così; un
mercoledì
i Quileute mancavano e Denise si ritrovò sola a ricreazione
così Jane ne approfittò per farmici parlare, ci dirigemmo
verso il giardino; Denise era seduta su una panchina situata sotto un
albero, era intenta a leggere qualcosa che sicuramente per lei era
interessante dato che non si rese conto di noi fino a quando Jane non
le parlò
"ehi Denny! Disturbo?" disse con voce solare, era strano vederla
così quasi in procinto di gongolare su se stessa, sembrava
felice all'idea di vedermici parlare, lei ormai aveva preso confidenza
con Denise ma non così tanta da potersi definire amica
"no, tranquilla..." la sua voce era piuttosto tranquilla e lo
dimostrava anche il suo volto siccome le aveva mostrato un sorriso
amichevole almeno non detestava mia sorella
"volevo farti conoscere meglio mio fratello. Non avete ancora avuto
un'occasione per parlarvi." mi sentivo a disagio nel sentire uscire
dalle sue labbra certe frasi ma la ragazza non sembrava essere a
disagio, rimaneva seduta sulla panchina a fissarci
"bhe so che si chiama Alex e ha la tua stessa età, insomma siamo
tutti e tre in classe assieme...." poi si avvicinò all'orecchio
di Jane e le sussurrò qualcosa con tono molto fievole che non
riuscii a capire ma da come reagì Jane doveva essere qualcosa di
buffo perché se la sogghignò poi si girò verso di
me, avevo completamente dimenticato che avrei dovuto chiederle scusa
per quel fatto di Embry ma proprio non ci riuscivo, per me se l'era
meritato; stava iniziando a calare il silenzio, Denise non ci stava
nemmeno guardando, era tornata a leggere e ne ero sollevato almeno
avrei evitato quel discorso ma come tentai di parlare mi sovrastò
"se è qui per chiedere scusa di quel che ha fatto.... non
sono io la persona adatta." non riuscii a capire se c'era
acidità in quel che diceva o era normale come tono ma di una
cosa era sicuro i suoi occhi non mi guardavano, rimanevano fissi sulla
pagina
"io non debbo fare le scuse a nessuno. Lui ha sbagliato per primo non
io. E poi quando si parla con le persone le si guarda in faccia,
è un segno di rispetto" le parole mi uscirono con rabbia una
dopo l'altra, avevo ragione io su quanto accaduto e non di certo quel
fetido licantropo ma rimasi bloccato quando la vidi richiudere il libro
e alzare lo sguardo lentamente, il blu dei suoi occhi non faceva altro
che fissarmi con disprezzo, rabbia e superiorità, voleva farmi
sentire inferiore a lei solo guardandomi
"per quelli come te, il rispetto non lo do nemmeno sotto tortura. Siete
solo persone insulse che è meglio se mi girate alla larga o la
prossima volta posso sputarti addosso per aver chiesto rispetto" il suo
tono era rimasto immutato ma l'acidità me l'aveva fatta
intendere molto chiaramente; era rimasta a fissarmi per qualche minuto
poi riaprì il libro e ritornò a leggerlo come se non
esistesse più nessuno, in quel momento la stavo odiando
più delle altre volte, Jane rimaneva in silenzio a fissarci
entrambi dopotutto non era coinvolta e nemmeno voleva immischiarsi
"perché? come sarei io?" ero diventato piuttosto arrogante con
lei, incrociai le braccia in attesa di risposta, la vidi prendere un
respiro profondo e richiudere il libro poi i suo occhi tornarono a
fissarmi
"bhe... ti sei fatto una bella nomina qua... accalabbia-ragazze" disse
quel nome in modo disgustato e facendomi notare le virgolette "quelli
come te sono nullità o almeno è così che io le
considero" aveva appoggiato il libro sulla panchina per rimanere a
fissarmi con aria di sfida e la cosa iniziava a farmi divertire ma non
seppi il motivo, volevo vederla arrabbiata come lo ero io in quel
momento
"parli proprio tu! Almeno io mi fermo lì. Tu dici di non voler
nessuno e poi te ne stai con Jacob e Embri che sembra viviate in un
triangolo" stavolta ero io col tono di disprezzo, la vidi scoppiare in
una risata come se avessi detto una stupidaggine ma poi dopo essersi
messa composta tornò a fissarmi
"scommetto l'ha detto Margot.... come suo solito...." era tranquilla come se la cosa non fosse nuova
"come fai a dirlo?" intervenne Jane, aveva pensato la mia stessa
domanda ma quando vidi il modo in cui gli rispose la detestai a morte,
era tranquilla con nessun tipo di intonazione cattiva, le aveva rivolto
addirittura un sorriso; aveva spiegato che già altre volte
Margot aveva sparso voci simili su altre persone pur di farle litigare
o tanto per metterle in ridicolo ma aggiunse che a lei non importava
nulla di quello che le veniva detto alle spalle anzi si divertiva
perché così avrebbe potuto giocare su questo particolare
con gli altri, era veramente astuta e subdola come avevano detto alcune
sue compagne
"comunque Jennifer non credo che lo farà mai con te, da quanto
ho sentito le stai simpatica quindi puoi considerarti salva" le
aggiunse ridendo poi si alzò in piedi per rientrare ma mia
sorella la fermò, ormai ero diventato invisibile e non mi dava
per niente fastidio
"poi avrei un favore da chiederti se non ti spiace...." poi si
avvicinò all'orecchio di Denise e le sussurrò di essere
un po' meno acida la prossima volta che avrebbe parlato con me ma la
sua risposta fu di un insulso forse.
Suonò anche l'ultima campana ed io uscii dal cancello della
scuola prima di mia sorella assieme ad altri ragazzi la quale parlavano
di motorini o qualcosa così, Jane era in fondo alla folla
intenta a parlare con Margot, Denise e Jasmine, ridevano e scherzavano
per tutto il tempo fino a quando non si fermarono di fronte a me;
Margot e Jasmine mi porsero un dolce saluto aggiungendo che ci saremmo
visti domani ma Denise invece parlò solo con Jane porgendogli
anche un quaderno poi arrivò con la sua faccia ad un palmo della
mia solo per salutarmi ma come mi passò affianco
sussurrò che non era così maleducata come le avevo detto
a ricreazione. Quando ritornammo a palazzo Jane tirò fuori il
quaderno di Denise e mi spiegò che erano gli argomenti di scuola
che erano stati spiegati tre giorni fa quando eravamo mancati a causa
del sole, si mise subito all'opera nel copiare tutto accuratamente e
disse che quando avrebbe finito sarebbe andata a casa sua per
riportarglielo "ti sta simpatica non è vero?" le chiesi
improvvisamente
"se devo essere sincera si. Non si crea problemi nel mostrare
com'è e i suoi pensieri mi piacciono molto" ogni parola emanva
gioia, una gioia che non le sentivo da secoli, non tutti i mali vengono
per nuocere, finalmente era felice dopo secoli di odio e tristezza
"vorresti diventarci davvero amica, non è così?" la
interruppi prima che potesse aggiungere altro, lei annuì
solamente e poi tornò a copiare il tutto; quando finì era
già tardo pomeriggio e venne chiamata da Caius per compiere un
lavoretto così diede a me l'incarico di riportalo a Denise, mi
porse anche un foglio con su disegnato dove si trovava casa sua e mi
raccomandò di darle solo il quaderno senza combinare nulla. La
casa si trovava quasi vicino al centro del paese, passai per il
vialetto privato, avevo case sia alla mia destra che alla mia sinistra,
l'una attaccata all'altra e una di quelle era casa sua ma come mi
rivolsi la domanda di quale fosse sentii della musica provenire da una
stanza e ciò mi stava distraendo, era musica rock con molti
assoli di chitarra e basso, rimasi lì fermo ad ascoltare poi
decisi di guadare in che casa fosse Denise; quando la trovai esitai
un po' prima di suonare poi lasciai che il dito pigiasse quel bottone,
attesi qualche minuto e poi mi aprì una donna piuttosto giovane,
aveva i capelli mossi color rosso-castani che gli arrivavano fino alle
spalle, i suoi occhi castani mi fissavano dubbiosi e curiosi mi
affrettai nel parlare "salve.... avrei bisogno di sua figlia"
sicuramente mi ero mangiato qualche parola, avevo fretta forse paura
che anche lei potesse farmi qualche domanda
"oh... Se stai cercando Eleonora non è in casa, mi spiace" la
sua voce era molto diversa da quella di Denise, la sua era molto
più solare e da vera signora ma a me non piace affatto, quella
di Denise invece si poteva convertire in note o almeno quando parlava
tranquilla con mia sorella, aveva un non so che di melodico. A
quell'affermazione però rimasi confuso mi era parso di suonare
al campanello giusto "veramente stavo cercando Denise....." la donna mi
guardò stupita, come se avessi detto qualcosa di anormale o di
scandaloso
"ah.... è al piano di sopra... entra pure. Sicuramente non
avrà sentito siccome ha lo stereo acceso col volume alto e si
sta asciugando i capelli" parlava di lei con seccatura, sembrava non
importarle molto su cosa stesse facendo e sembrava non sopportare il
fatto che tenesse lo stereo così alzato; quando entrai vidi
subito le scale che portavano al piano superiore, erano in marmo lucido
e formavano una piccola elle, quando salimmo mi indicò subito
sulla destra una porta e mi disse che era la stanza di Denise, affianco
c'era un'altra camera da letto matrimoniale sicuramente era la stanza
dei genitori invece alla mia sinistra c'era un piccolo corridoio che ti
portava in una sala, la madre entrò in una stanza a sinistra del
corridoio e dopo pochi minuti uscì con la borsa a tracolla
"Io purtroppo devo andare via.... Potresti dirle che sono uscita e di
fare attenzione a sua sorella che sta dormendo sul divano?" era
piuttosto affrettata così accennai un si senza aggiungere altro
e lei mi ringraziò per poi uscire.
Bussai alla porta ma non mi sentì, proprio come aveva detto
quella donna, così aprii la porta e lei era là vicino
alla finestra, ogni minimo particolare che non avrei potuto vedere a
scuola lo vidi in quel momento, le gambe, la schiena, i fianchi, tutto
quanto era orrendamente attraente, non riuscii a resistere, le mie
braccia la portarono a me in pochissimo tempo e le mie labbra si
posarono sul suo collo; la mia mano iniziò a cercare invano la
sua mentre le mie labbra non facevano altro che percorrerle il collo,
il suo cuore batteva impazzito aveva desiderato queste attenzioni da
chissà quanto tempo poi le sue mani iniziarono a passarmi tra i
capelli, li afferrava per poi accarezzarli ogni suo movimento mi stava
facendo impazzire, la detestavo eppure in quel momento la desideravo
più di ogni altra cosa al mondo e il fatto di detestarla faceva
aumentare il mio desiderio di possessione ma sentivo che anche lei
provava lo stesso. Finalmente la mia mano prese la sua, si
attorcigliarono una sopra l'altra appoggiate alla finestra, ogni parte
del suo corpo era rovente, sembrava avere la febbre confronto alla
temperatura che avevano altre persone ma la cosa non mi dispiaceva
affatto, ogni cosa di lei mi stava uccidendo di desiderio, portai le
mie labbra al suo orecchio "sei uno schianto...." le sussurrai poi le
baciai lievemente l'orecchio per scendere poi a baciarle nuovamente il
collo, non avevo sete di lei come sarebbe dovuto succedere ma bramavo
il suo stesso corpo se non la sua stessa anima e lei voleva me quasi
allo stesso modo
"resta con me per sempre" le dissi dolcemente portando nuovamente le
mie labbra al suo orecchio, la sua mano sciolse la presa e tolse il
braccio che la teneva stretta, si stava allontanando da me senza che me
ne rendessi conto, una sensazione di vuoto stava per invedermi
"ti prego... tutto ciò è sbagliato se non pericoloso...."
la sua voce era fievole e triste, sembrava non sapere quel che diceva
ma non era così; i suoi occhi erano tristi per quel che aveva
detto ma supplicavano che gli prestassi ascolto "adesso è meglio
se esci dalla stanza...." mi disse con voce sottile e piena di
tristezza.
Note Autore: E così è finito anche il 4° capitolo... spero vi piaccia, commentate se volete *^*
purtroppo non so che scrivere quindi non ruberò altro spazio XD
ma spero che la storia stia diventando interessante e piacevole da
leggere u.u
Grazie infinite per aver letto fino a questo capitolo ^-^ Ciaooo!!! Ci sentiamo al prossimo capitolo ^-^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** L'errore ***
Unstoppable passion Cap 5
L'errore
"adesso è meglio
se esci dalla stanza...."
pensavo sarebbero state le sue ultime parole; ero stato uno stupido ad
agire in quel modo, sapevo benissimo che mi detestava, perché
pretendevo che fosse mia in eterno? Ma ripensando a quell'attimo di
follia la desideravo ancora di più e ricordavo che anche lei in
quell'attimo avrebbe voluto lo stesso. Non sapevo se andarmene
definitivamente o uscire solo dalla stanza come aveva detto, "tutto ciò è sbagliato se non pericoloso...." erano
parole che continuavano a girare per la testa dovevo sapere il
perché, non m'importava più se mi detestava o meno,
dovevo sapere il perché di quelle maledettissime parole
così rimasi nel corridoio ad attendere fissando le pareti pieni
di puzzle e foto di bambine, in alcune c'era anche lei, la riconoscevo
anche se in tutte quelle foto aveva un sorriso solare cosa che era
diventata rara da vedere, solo coi Quileute spuntavano fuori sorrisi
del genere; dun tratto mi passò davanti, la sentii spegnere
un'affare che loro chiamavano televisore poi si fermò davanti a
me
"scommetto che vuoi parlare" la sua voce aveva ancora un lieve cenno di
tristezza ma era calma, il battito del suo cuore sembrava quasi non
esistere, aveva rallentato molto da quando ero uscito dalla stanza
"se non ti spiace si. Avrei alcune cose da chiederti sempre se vuoi.
Altrimenti me ne vado, non è un problema" il mio tono era
più pacato di quanto immaginassi, pensavo che senza volere
sarebbe uscito un filo di tristezza come era successo a lei; mi fece
cenno di seguirla e mi portò nel giardino dietro casa sua, ci
sedemmo su un divano a dondolo, l'uno affianco all'altro,
incominciò a farlo dondolare mentre attendeva in silenzio e
fissava il cielo grigio, il suo sguardo non si sarebbe mai posato su di
me, ne ero certo. Avevo un po' di timore nel chiedere ma poi esplosi e
fermai il dondolio
"perché? Spiegami perché mi hai allontanato
così.... in quell'istante mi desideravi... anzi, ci
desideravamo. E non puoi dire di no perché son sicuro che
è quello che stavi provando e hai sentito quello che provavo io"
la mia voce era piena di amarezza e tristezza, non usavo più un
tono del genere da secoli, da quando ero diventato vampiro. La fissavo
cercando di capire che espressione avesse il suo viso ma lei continuava
a fissare il cielo e ricominciò a dondolare
"l'ho detto... quello che stava accadendo è sbagliato. Chi mi
assicura che tu non l'hai fatto per voler poi ottenere qualcosa?" a
quella domanda i suoi occhi blu iniziarono a fissarmi qualcosa la
rendeva sicura nel rivolgermi quella domanda ed io non avevo risposta
"so che cosa siete tu e tua sorella. L'ho sempre saputo dal primo
giorno che siete arrivati" era seria, ma non ero sicuro che si
riferisse al fatto che eravamo vampiri
"e che cosa saremmo?" le chiesi con un tono di sfida, non era un buon
momento per iniziare una battaglia di parole ma il mio carattere mi
portava ad essere così, ci stavamo fissando intenti a capirci
solo con lo sguardo
"siete vampiri e quelli come voi si dissetano con gli umani. Per questo
è sbagliato ma anche perché se siete qua e parlate molto
spesso con me significa che volete qualcosa e nessuno può
assicurarmi che tu abbia fatto quel gesto solo per divertimento. Io non
sono un giocattolo o una bambolina che si manovra a piacimento" era
arrabbiata, si era alzata e m'aveva puntato il dito contro come per
minaccia; era tornata ad essere scontrosa e arrogante nei miei
confronti solo con delle semplici domande ma sopratutto mia sorella
quel giorno non si sbagliava, lei sapeva ed aveva scoperto tutto a
nostra insaputa.
"se sai chi siamo e che cosa vogliamo perché continui a
risponderci o a parlarci?" mi alzai anch'io e le andai dietro "sai che
potrei farti del male in pochi attimi eppure continui ad essere
arrogante nei miei confronti. Vuoi morire davvero in fretta" le
sussurrai all'orecchio e in automatico rimase immobile davanti a me, il
suo cuore iniziò a palpitare a più non posso ma poi si
girò con aria sicura e di sfida, l'odio che provavamo l'uno per
l'altro era tornato fuori
"continuo a parlare con tua sorella perché mi è simpatica
e anche se è una vampira può essere un'amica fantastica
solo che fino a quando non saprò che cosa volete esattamente
farò attenzione. Per quanto riguarda te, sei tu che incominci a
parlare e per educazione mi tocca parlarti altrimenti per me saresti
invisibile. Il perchè di ciò te lo dissi a ricreazione,
non credo hai bisogno di ripetizioni" rimasi sbalordito da quel che
aveva detto, era davvero diversa dagli altri esseri umani, sapeva
di noi eppure non gl'importava e voleva essere amica di Jane, il suo
tono verso la fine era tornato tranquillo sembrava di ritrovarsi un
licantropo quando era ancora alle prime volte che si trasformava e
sicuramente era colpa dei Quileute. Istintivamente le accarezzai i
capelli e le sorrisi "mi detesti proprio.... comunque se consideri mia
sorella come una vera amica non te ne pentirai, è quello che
vuole." ero tranquillo, sentire che mi detestava alla fine era come
essere considerati in un qualche modo da lei, rimasi qualche minuto con
la mano tra i suoi capelli ma non riuscivo a capire perché non
protestasse; mi risedetti sul divano a dondolo e la fissai "vuoi sapere
i nostri veri nomi?" continuavo a rimanere calmo, almeno ora potevo
evitare di sforzarmi ad essere umano quando c'era lei e forse sarebbe
potuto tornare utile il fatto che lei sapesse benissimo chi eravamo.
Annuì solamente e si sedette accanto a me, aveva preso un
respiro profondo sembrava stanca di essere arrabbiata con me o di
discutere "il mio vero nome è Alec e quello di mia sorella
è Jane.... ora mi spiegheresti come facevi a saperlo già
dal primo giorno?" era una domanda che continuava a girare e finalmente
l'avevo chiesto
"questo non posso dirtelo.... mi spiace... forse in futuro, ma non ora"
sembrava pensare se ciò che aveva detto era giusto o meno poi
respirò profondamente un'altra volta e si rialzò in piedi
"ora sarà meglio se ritorni a casa.... ci vediamo domani" la sua
voce non aveva più nessuna intonazione, sembrava parlare senza
sentimenti ma che emanavano un po' di calore poi mi fece cenno di
seguirla e mi accompagnò fino all'ingresso in silenzio, forse
stava pensando ma non ne ero sicuro. Rimanemmo fermi dalla porta per
non so quanto tempo, stare accanto a lei sembrava che il tempo
rallentasse; avrei voluto baciarla prima di andarmene ma qualcosa mi
bloccò, mi fissava con aria curiosa quasi bambinesca e tendeva a
mettermi soggezzione così le accentuaì un lieve sorriso
"ci vediamo domani" le dissi mentre mi voltavo per uscire ma dopo pochi
passi mi sentii prendere la manica della giacca, non capivo
perché mi avesse bloccato, così attesi senza voltarmi
nuovamente per guardarla
"potresti salutarmi Jane e chiederle se domani pomeriggio dopo la
scuola può uscire con me? Perfavore..." l'ultima parola le
uscì quasi a fatica, in un lieve sussurro che sentii solo
perché ho un buon udito e anche se malvolentieri le risposi che
l'avrei fatto poi me ne tornai a palazzo.
Il giorno dopo nessuno di noi si calcolava, era come se tutto fosse
stato un sogno e nulla di più; durante la ricreazione passai un
po' di tempo con Margot e Jane parlando di musica e ogni tanto di
compiti, Margot ogni tanto mi lanciava delle occhiate come se mi
volesse aggredire per baciarmi o cose del genere ma fortunatamente
siccome eravamo in pubblico non poteva, le mostravo sorrisi un po'
maliziosi solo per vederla arrossire e abbassare lo sguardo, era una
bella ragazza con un corpo piuttosto carino ma non era il mio tipo,
secondo Demetri esamino troppo le ragazze perché sono stato
viziato troppo, che dovrei lasciar perdere i particolari e dovrei
starci dato che son loro che corteggiano me ma quel compito lo lascio
molto volentieri a lui. Al pomeriggio mi ritrovai solo, essere a
palazzo senza mia sorella nei dintorni era strano, non succedeva da
quando uscì per andare a prendere Edward e portarlo al cospetto
di Aro, erano passati parecchi anni da quel giorno; mentre passeggiavo
per i corridoi ripensando a quel lettore di pensieri e alla fine che
avesse potuto fare, mi bloccai nel vedere cosa succedeva nella stanza
di Felix siccome vedevo qualcosa muoversi e quando aprii meglio la
porta scoppiai a ridere, Felix era accucciato a terra che giocava con
un gomitolo di lana poi saltò sul letto per veder il gomitolo
saltare assieme a lui e srotolarsi per poi ricadere in un solo filo
sulla testa. Quando mi sentì ridere si girò di scatto col
filo che gli pendeva davanti, sembrava di vedere un bambino
"che c'è?!? Mi stavo annoiando. Tutti possono fare le loro
sciocchezze no?" la sua voce rintuonò per tutta la stanza, il
suo volto era piuttosto serio e forse era anche un po' arrabbiato
perché stavo ridendo di lui ma nonostante ciò continuavo
a ridere indicandogli il filo che aveva sul naso e percorreva la testa;
quando si guardò allo specchio iniziò a ridere, insomma
vedere uno grande e grosso come lui con un filo in testa come un
bambino con le stelle filanti non era normale ma anche il fatto di
riderci sopra era strano, nel palazzo si rideva poco per via dei tre ma
quando eravamo fuori per conto nostro le risate non mancavano. Durante
il pomeriggio giocai anche a scacchi con Marcus e all'improvviso mi
ritrovai per terra con mia sorella sopra, finalmente era tornata, mi
era mancata ed anche io a lei poi mi prese e mi portò nella sua
stanza che come sempre era piena di bambole di porcellana, non si era
ancora stufata di tenerle lì sedute in quel tavolino con le
tazze davanti, diceva che gli piacevano come soprammobili ma delle
volte la ritrovai a giocarci come quando eravamo piccoli che mi toccava
fare il cameriere
"guarda!!" la sua voce era euforica, piena di felicità, mi era
saltata nuovamente addosso e mi mostrava il braccio con qualcosa che
pendeva ma non riuscivo a capire bene siccome lo agitava, così
la rigirai in modo che fossi io a bloccarla e le fermai il
braccio;scoppiò in una risatina nel mentre che vidi il suo
braccio, indossava un braccialetto d'oro con una mezza luna che pendeva
e sopra c'era incisa una D
"me l'ha regalato Denny e nel mentre che me lo dava ha detto che il
fatto che io sia una vampira non gli interessa. Non è
fantastico? Questo significa che mi considera un'amica no?" aveva
parlato piuttosto veloce per via dell'euforia anche i suoi occhi erano
pieni di vivacità, vederla così mi rendeva felice anche a
me
"credo proprio di si. Però Aro adesso vorrà che la
convinciamo ad unirsi a noi perchè sicuramente verrà a
sapere del bracciale." ci sedemmo l'uno accanto all'altro, rimase zitta
per un po' ed ero certo che stesse pensando a cosa fare esattamente
"possiamo provare a chiederglielo. Adesso sono sua amica ed una
richiesta così può parere normale senza che vadi a
pensare che l'ho ingannata.... sarebbe orrendo, insomma finalmente ho
un'amica come si deve." la sua voce continuava ad essere felice e mi
fissava intenta a capire se l'avessi ascoltata o meno così le
sorrisi e l'abbracciai a me per poi dargli un bacio sulla guancia
"è una cosa che puoi chiedere solo tu. Se lo farei io mi
lancierebbe un libro in testa" e risi dopo essermi accorto della
sciocchezza che avevo detto e nel contempo rise anche lei poi fece
cenno di sì col capo.
Venerdì durante la mensa Jane tentò di chiedere a Denise
se le sarebbe piaciuto diventare una di noi ma disse che non gli
interessava, che gli piaceva essere quello che era e nulla di
più, Jane insistette per quasi tutta l'ora della pausa pranzo ma
la risposta era sempre la stessa così si arrese ma come
arrivò vicino a me disse che avrebbe atteso qualche giorno e poi
gliel'avrebbe richiesto aggiungendo qualcosa di interessante; quel
pomeriggio io uscii con Jasmine tentando ancora di farmi dare il numero
di Denise ma non c'era verso, cambiava continuamente discorso o
semplicemente mi rispondeva che senza il consenso di lei non me
l'avrebbe dato così alla fine ci ritrovammo a parlare di
tutt'altro riguardante a fidanzati e cose così; mi disse
addirittura quanti ragazzi aveva avuto e perché era stata
lasciata o li aveva lasciati, parlò di Margot che assieme a lei
erano riuscite ad avere ragazzi già fidanzati con altre poi il
SUO nome saltò fuori, era stata solo con un ragazzo che
lasciò dopo neanche tre settimane perché non gli piaceva
come si comportava quando erano da soli e poi non ebbe più
nessuno a parte qualche cotta per certi ragazzi ma tutto si fermava
lì. Stare con Jasmine era abbastanza piacevole ma qualcosa
mancava sempre; ci fermammo in un bar sulla strada e ci sedemmo fuori a
parlare di cose irrilevanti, il mio sguardo correva sul posto e sulle
persone, c'erano delle coppie che passeggiavano mano nella mano sotto
gli alberi situati lungo il marciapiede, persone che decidevano dove
andare, genitori che portavano i loro bambini al parco accanto e poi
comparve qualcuno che conoscevo. LEI, la maledetta ragazza della quale
ero ossessionato, per non so quale motivo, era abbracciata a Jacob che
si sorridevano a vicenda, erano così armoniosi assieme quasi da
fare invidia a qualsiasi altra coppia; avrei voluto prendere Jacob e
lanciarlo lontano, piegarlo a metà dal dolore se non ucciderlo
direttamente non capivo nemmeno io perché avessi quei pensieri
ma era come se mi sentissi tradito, ferito in un qualche modo
così preso dall'impulsività, dalla rabbia e dalla
vendetta mi portai Jasmine vicino e la baciai davanti a tutti, anche
davanti a LEI. Sentivo i suoi occhi blu addosso, mi stavano uccidendo
era come se Jane stesse usando il suo potere su di me, ero confuso
eppure continuavo a baciare Jasmine, lei quasi mi assalì ma si
contenne non appena sentì un fischio provenire da un gruppo di
ragazzi; dun tratto vidi Denise correre a più non posso con Jacob
che le stava dietro tentando di fermarla ma ormai non me ne importava
più, ora avevo una ragazza splendida dagli occhi verdi a cui
pensare e proteggere, lei non era che un'amica di mia sorella alla
quale non stavo simpatico.
Durante le ricreazioni passavo il tempo con Jasmine, finalmente Denise
non era più tra i miei pensieri ma credo che alla fine non
riuscissi a pensarla perché per quattro giorni si assentò
da scuola, aveva preso la febbre piuttosto alta ma non me ne
preoccupavo, per gli umani ammalarsi è allordine del giorno; un
pomeriggio di quelli andai a casa di Jasmine, era una villa enorme, con
stanze lussuose e ben tenute, la cucina comunicava subito con la sala
da pranzo che si affacciava al giardino, percorsi tutta la casa poi mi
portò in camera sua, aveva un letto matrimoniale con le coperte
d'orate, un'armadio enorme color nocciola e sulle mensole c'erano
suvenir o statuine varie. Mi persi ad osservare la stanza nei minimi
dettagli fino a quando non sentii la sua mano prendere la mia, era
tiepida in confronto al calore che emanava Denise ma anche il suo cuore
palpitava abbastanza, si appoggiò con la testa sulla mia spalla
"ti amo" mi disse con voce bassa e dolce, non sapevo che risponderle
sentivo che io non ricambiavo a pieno, continuava a mancarle qualcosa,
non era lei che volevo ma bensì qualcun'altro che però
non sarei mai riuscito ad avere e perciò lei ne era il
rimpiazzo. Le sue mani incominciarono ad avanzare sul mio petto
sbottonando i primi bottoni della maglia ma fortunatamente tutto venne
interrotto dalla madre che la chiamò dal piano di sotto, come
uscì dalla stanza tirai un sospiro di sollievo e poi qualcosa
iniziò a suonare. Era il suo cellulare, sul display comparve un
nome, Denny, automaticamente le chiusi la chiamata e poi memorizai il
suo numero sul mio cellulare; quando Jasmine tornò le dissi che
Denise l'aveva provata a chiamare così fu impegnata il tempo
necessario per potermene andare senza che succedesse qualcosa della
quale me ne sarei potuto pentire, mi accompagniò fino
all'ingresso e poi mi diede il numero di Denise dicendomi che il giorno
dopo sarebbe andata a casa sua e che in caso di mancata risposta da
parte sua avrei potuto messaggiare sul cellulare di Denise.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Paure Nascoste ***
Unstoppable passion Cap 6
Paure nascoste
Per stare con Jasmine trascuravo mia sorella ma sapevo che non era del
tutto sola, aveva Denise che le faceva compagnia durante la
ricreazione, i pomeriggi riuscivo ad alternarli in modo che non si
offendessero o si odiassero e quel giovedì sarei rimasto a
palazzo per fare compagnia a Jane ma quando entrai in camera sua non
c'era nessuno, la stanza era completamente deserta; la cercai per tutto
il palazzo ma non c'era nessuna traccia di lei, così chiesi a
Cornius, quel giorno era di guardia al portone, mi rispose che era
uscita per andare a casa di Denise, aveva usato parole diverse per
intendere la ragazza ma non fu difficile, solo lei era conosciuta a
palazzo come "piccola richezza" o "futura guardia",
erano i nomi che utilizzava Aro per farsi intendere dagli altri. Dopo
aver ringraziato Cornius mi diressi nelle mie stanze, avrei passato un
po' di tempo da solo riflettendo su cosa volevo veramente e su cosa mi
aspettavo di ottenere agendo in quel modo, pensare a così tante
cose non faceva altro che crearmi altra confusione in testa e mi
ritornava in mente quel giorno a casa di Denise, il suo corpo tra le
mie braccia se non la sua stessa anima tra le mie mani, dovevo
assolutamente distrarmi; presi la chitarra ed iniziai a suonare, erano
note piuttosto armoniose e calde proprio come la voce di Denise, anche
il suono della chitarra mi faceva pensare a lei e al fatto di noi due
soli in quella stanza riemergeva sempre di più, le note
iniziarono a diventare più dolci pensare alle sue mani tra i
miei capelli, al modo in cui mi teneva per avermi a se mi faceva
sentire importante e da quel tratto le note si rincorrevano l'una con
l'altra sempre più velocemente ma usavo sempre toni alti ma
quando saltarono alla mente i ricordi dell'odio che provavamo
reciprocamente iniziai ad usare toni bassi e cupi, ormai le avevo
composto una canzone, sapevo anche che titolo darle e che parole avrei
inserito. Presi un foglio e in grande scrissi: la ragazza maledetta, questo
sarebbe stato il titolo di quella canzone; scrissi anche qualche frase
qua e là lungo tutto il foglio, passai sicuramente delle ore nel
trascrivere tutto poi ritornai alla chitarra per provare se avevo
scritto correttamente e quando ebbi finito decisi di andare a vedere se
era tornata Jane. La trovai in giardino intenta a parlare con qualcuno
o almeno era così che pensavo ma quando guardai meglio era
abbracciata a Felix con le loro labbra incollate, le mani di Felix non
facevano altro che tenerla sempre più stretta in segno di
possessione, le percorrevano il viso e lei ricambiava accarezzando i
suoi capelli o standogli sempre più abbracciata; stavo
esplodendo di rabbia, sapevo che entrambi provavano qualcosa l'uno per
l'altro ma chissà da quanto tempo la loro storia andava avanti a
mia insaputa, sapevo di potermi aspettare una cosa simile e pensavo di
essere pronto ad accettare tutto, "sapere e pensare di essere pronti" parole
che chiunque era capace di dire ma quando si trattava di agire
veramente non si sapeva più nulla e l'essere pronti crollava
in un attimo. Avevo pensato di aggredirlo, farlo soffrire togliendogli
i sensi ma poi mi sarei fatto odiare da Jane così saltai su
alberi e tetti, correndo come un matto con una destinazione indefinita
ma da qualcuno sarei andato, avevo bisogno di parlare ma delle altre
guardie non mi potevo fidare, più che di loro stessi non mi
potevo fidare dei loro pensieri con Aro che li teneva sotto controllo
semplicemente toccandoli; pensai a Jasmine ma non sapeva cos'ero
realmente e per l'ora che s'era fatta sarebbe stato inspiegabile la mia
apparizione sotto casa sua, l'unica persona rimasta era Denise, colei
che mi odiava ma che molto probabilmente non avrebbe tratto nulla a suo
vantaggio ne l'avrebbe detto a qualcuno, l'unico problema era che
avrebbe potuto chiamare i Quileute e io sarei potuto morire subito
dopo. Alla fine mi ritrovai sotto casa di Denise ed era già
l'una e mezza del mattino, non ero sicuro di trovarla sveglia ma
tentare non mi sarebbe costato nulla; perlustrai tutta la casa in cerca
di una finestra aperta e finalmente ne trovai una del piano superiore,
entrai cercando di fare meno rumore possibile e mi ritrovai in uno
stanzino piuttosto affollato. Alla mia destra c'era un'armadio a
scaffali pieno di libri e medicine in un'altro scompartimento, alla mia
sinistra c'erano due scrivanie con sopra dei computer e davanti a me
c'era un secondo armadio dove c'erano due scaffali nel mezzo che
contenevano statue di folletti e un piccolo giardino zen, la porta
invece era nella parete sinistra in fondo e non appena la vidi mi ci
diressi subito; ero nel corridoio e senza fare il minimo rumore entrai
nella stanza di Denise ma nel suo letto non c'era, "dov'è? Che sia andata a dormire fuori?" non
appena finii di rivolgermi quelle domande sentii dei rumori provenire
dal piano di sotto e molto probabilmente provenivano dalla cucina. Mi
fermai sugli scalini che si affacciavano alla cucina, un'ombra girata
di spalle stava bevendo e capii immediatamente di chi si trattava
nonostante fosse in pigiama, come potevo dimenticare quelle forme? Ma
non era per quello che ero venuto e non me ne doveva interessare
più, lei aveva Jacob e io avevo Jasmine, ero lì solo per
sfogarmi con qualcuno che sapeva cos'ero e della quale ero sicuro di
potermi fidare
"ti devo parlare" le dissi all'improvviso e sotto voce, la vidi sobbalzare e girarsi per guardarmi
"a quest'ora? Non ne possiamo parlare domani a ricreazione?" sembrava
seccata del fatto che dovevamo parlare ma ero certo che era anche
arrabbiata perché le avevo fatto prendere un colpo
"non è una cosa che si può rimandare.... ho bisogno di
parlarne adesso se non ti spiace...." avevo sperato che almeno lei mi
avrebbe prestato attenzione in una cosa simile ma forse mi stavo
sbagliando, la rabbia stava aumentando invece che diminuire
"ma scusa, non puoi parlarne con qualche amico vampiro che abita con te
a palazzo? Sai com'è.... se ancora non lo sai gli umani dormono
a differenza di voi" anche se parlava a bassa voce l'acidità non
le mancava affatto anzi era aumentata rispetto a quando parlava di
giorno
"non posso.... riguarda mia sorella e loro potrebbero dirglielo per poi
portare il tutto a loro vantaggio.... tu sei l'unica con cui posso
parlare" parlavo in modo piuttosto agitato, nervoso ma era per tenere
la rabbia a freno almeno per un po'; non ero sicuro però che
avesse seguito per filo e per segno le mie parole perché rimase
un minuto in silenzio fissandomi poi si passò una mano tra i
capelli andando poi a massaggiarsi il collo
"solo perché sei suo fratello.... avanti. Andiamo in camera mia
e mi racconti..." molto probabilmente accettò di ascoltarmi
perché aveva paura che insistessi sul fatto di parlarle; mi fece
strada fino alla porta di camera sua poi si voltò e mi fece
cenno di parlare a bassa voce, avevo dimenticato che divideva la stanza
con una sorella, la vidi sedersi sul letto e appoggiare la schiena sul
lato dell'armadio che stava attaccato alla testa del suo letto per poi
coprirsi con le coperte e farmi cenno di sedermi davanti a lei. Quando
mi sedetti vidi i suoi occhi blu, sembravano brillare al buio, non
facevano altro che osservarmi intensamente, presi un respiro profondo e
iniziai a spiegarle cosa era successo, come ero entrato e quello che
avevo provato nel momento in cui avevo visto Jane baciarsi con Felix,
parlai per svariato tempo e lei rimase in silenzio attendendo che
finissi tutti i miei ragionamenti; le vidi alzare il capo ed osservare
il soffitto poi parlò, il suo tono era pacato, mi spiegò
che non dovevo far altro che parlare sia con Jane che con Felix e
chiarire l'accaduto senza arrabbiarmi perché in fondo anche lei
vuole una sua vita e che potevo stare tranquillo sul fatto di essere
dimenticato da Jane siccome era una cosa impossibile per via del nostro
legame che si è instaurato nei secoli, parole che mi diedero
conforto e mi fecero calmare, forse di notte era più dolce di
quando le parlavo di giorno. Mentre parlavamo all'esterno non faceva altro
che piovere senza sosta, mi persi a guardare il pavimento intento a
pensare ma poi sobbalzammo entrambi per colpa di un tuono improvviso,
sentii il suo respiro diventare irregolare e quando alzai gli occhi per
guardarla vidi che era intenta ad osservare la finestra e a spostarsi
sempre di più verso il muro, come se volesse diventare
invisibile per chi si sarebbe affacciato dalla finestra perché
grazie all'armadio si veniva coperti abbastanza ma tutto ciò non
aveva alcun senso
"che ti prende? Qualcosa non va?" mi avvicinai a lei in modo da poter
sentire se avrebbe bisbigliato o meno, si era rannicchiata su se stessa
con la testa tra le gambe e la schiena attaccata all'angolo tra
l'armadio e il muro; inizialmente non ricevetti nessuna risposta,
sentivo solamente il suo cuore che batteva veloce come quello di una
lepre, sicuramente aveva paura ma non avevo idea di che cosa la
spaventasse così tanto, insomma cosa c'era di più
terribile di un vampiro?
"la finestra da dove sei entrato.... è ancora aperta vero?"
parlava con un filo di voce, era la prima volta che la vedevo
spaventata per qualcosa e in un certo senso mi addolciva, vederla
così inerme e debole la rendeva quell'umana fragile che non
mostrava mai, l'avrei voluta stringere a me il più possibile ma
le risposi semplicemente di si e che sarei andato a chiuderla ma come
mi alzai per avviarmi mi bloccò prendendomi la manica della
maglia
"non lasciarmi sola..... ti prego..... ho paura...." la sua voce
faticava sempre di più ad uscire, singhiozzava, i suoi occhi non
facevano altro che fissarmi implorando di rimanere lì poi
rintuonò un altro tuono e lei incominciò a piangere
silenziosamente
"ehi.... sta tranquilla, appena ho chiuso la finestra torno subito.
Farò più in fretta di quanto tu creda, promesso." la mia
fronte era appoggiata alla sua e nel mentre le accarezzavo i capelli ma
la sua mano non si decideva di lasciarmi la manica, scosse addirittura
la testa in segno di disapprovazione "hai qui davanti a te l'essere
più pericolo e non lo temi.... cosa ci sarebbe là fuori
di più terribile?" tentavo di rimanere col tono pacato per
evitare di turbarla ancora di più, poi la vidi alzarsi in piedi
"ti prego..... andiamo insieme, non voglio rimanere sola..... i demoni
sono più terribile.... loro mi cercano...." sembrava stesse
delirando ma sapevo benissimo che non era altro che la paura a farla
parlare in quel modo così le presi la mano e andammo assieme a
chiudere la finestra, poi le baciai la guancia bagniata, era un gesto
che facevo anche con mia sorella quando eravamo in orfanotrofio, mi
sembrava di riaverla davanti solo un po' più cresciuta ma per il
resto era uguale, spaventata e triste nello stesso modo; ritornammo in
camera e lei ritornò nascosta nell'angolo, mi sedetti affianco a
lei accarezzandogli la testa ribadendogli che i demoni non esistevano
ma dopo l'ennesimo no da parte sua prese un respiro profondo e mi
fissò
"uccisero mia madre proprio sotto i miei occhi.... ricordo che pioveva
tanto, inizialmente avevo paura solamente dei tuoni e ne avevo
dimenticato il perché ma poi è riemerso tutto..... venni
nascosta da mia madre nell'armadio, aveva detto che ci cercavano e mi
volevano.... sai allora avevo solo 3 anni non penso avrei dovuto capire
così tanto eppure....." aveva la voce che continuava a tremare,
stava piangendo mentre le parole gli scorrevano veloci, le accarezzai
nuovamente il viso e l'abbracciai
"adesso riposa. Vedrai che non arriveranno. Ma almeno sai chi è
tuo padre? Magari è ancora vivo...." sentii la sua mano
appoggiarsi al mio petto per distanziarmi leggermente da lei, il blu
dei suoi occhi era lucido, probabilmente avrebbe voluto ricominciare a
piangere
"se riposo potrebbero approfittarsene.... ogni volta che c'è un
temporale come questo preferisco rimanere sveglia. Comunque non so
esattamente chi sia mio padre, sono due le possibilità ma ho
poche prove per sapere chi è" il suo battito stava incominciando
a riprendere regolarità ma continuava a rimanere rannicchiata
nell'angolo mentre mi fissava, il suo tono stava tornando pacato e
caldo come lo era inizialmente
"se vuoi rimango qua a controllare così tu puoi riposarti" ero
vicino al suo volto tanto da sentire il suo respiro venirmi contro al
viso
"se solo provi ad allungare le mani o cosa ti riduco in cenere."
sembrava essere tornata in se, l'aveva detto con il suo tono personale,
lo utilizzava solo con me; non riuscii a trattenere una risata, da
prima che aveva paura ora sembrava aver ripreso coraggio, alzai le mani
in segno di innocenza e le vidi spuntare un piccolo sorriso ma
svanì piuttosto in fretta
"rimarrai fino a quando non mi sveglio vero?" aveva parlato tra le
coperte come se si stesse vergognando per ciò che stava dicendo
poi si sdraiò lasciandomi uno spazio per farmi
sedere; attese in silenzio osservando ogni mio movimento nel sedermi
accanto a lei
"quando aprirai gli occhi mi ritroverai esattamente qui. Promesso" gli
sussurrai tutto ciò all'orecchio nel mentre che gli accarezzavo
il viso ancora un po' umido, le sentii uscire un debole grazie e poi
calò il silenzio. Passai ore a pensare sull'idiozia che stavo
per fare, con quale diritto avrei potuto fare un gesto simile? Ero
assieme a Jasmine ora e Denise non era altro che un'amica eppure
iniziavo a bramare tutto di lei; il suo collo nudo rivolto verso di me,
il suo respiro tranquillo ed innocente perso in chissà quale
sogno, il battito del suo cuore così melodioso, mi perdevo ad
ascoltare ogni minimo rumore che provenisse da lei anche mentre vagavo
per la stanza curiosando tra i suo oggetti, amava leggere e disegnare e
stando nella camera lo si notava molto di più per via dei libri
sparsi per la scrivania e disegni tutti raggruppati in un quaderno poi
dun tratto qualcuno iniziò a farneticare nel sonno, rivolsi uno
sguardo a Denise ma non era lei che emetteva tutti quei suoni, era la
sorella che dormiva nel letto sopra ad agitarsi e a discutere nel sonno
ma dopo pochi minuti tornò il silenzio. Mi avvicinai nuovamente
a Denise, era inutile evitare di starle lontano proprio ora che potevo
starle vicino senza che nessuno potesse dire nulla; le accarezzai i
capelli per poi con le dita scorrerle il viso, le labbra ed infine il
collo poi le mie gelide labbra si posarono lì dove pochi secondi
prima erano state le mie dita, con le labbra piuttosto vicine alla sua
pelle risalii il collo fino ad arrivarle all'orecchio "Prometto che
sarai mia" le sussurrai, avevo fatto quel gesto folle a cui avevo
pensato, non ero riuscito ad evitarlo.
Il mattino seguente notai che lei era la prima a svegliarsi in casa e
aveva il compito di svegliare sua sorella che andava alle medie,
restavo al piano di sotto appoggiato alla porta attendendo che lei
scendesse; quando scese mi rivolse un sorriso e poi aprì
immediatamente la porta prendendo le chiavi della macchina e di casa
"solitamente non darei passaggi a tipi come te. Ma oggi ne farò
un'eccezione" detto ciò dopo aver richiuso la porta di casa, mi
fece cenno di salire in macchina, era la prima volta che ci salivo
sopra ed ero un po' a disagio ma con la musica e lei che canticchiava
qualche parola non sembrava essere tragico viaggiare seduti invece che
correre come mio solito. Mi spiegò ogni tipo di indicazione
stradale e anche come funzionava un'affare di nome semaforo che
cambiava colore, prima arancione poi rosso ed infine verde; era di buon
umore, doveva aver fatto dei sogni stupendi per risvegliarsi
così solare anche nel rivolgermi la parola "Alec...." sentire il
mio vero nome uscirle come melodia dalla bocca mi fece rabbrividire,
era la prima volta che mi chiamava sul serio e senza esitare mi voltai
a guardarla e gli risposi con un semplice dimmi, eravamo fermi in
macchina sotto ad un semaforo che segnava rosso.
"facciamo così. Io non dirò nulla di ciò che
è accaduto stanotte se tu non dirai a nessuno di come mi son
comportata io.... scommetto che ti sembravo ridicola" erano parole ben
meditate forse era da tutta la mattinata che ci stava pensando; sentii
la macchina ripartire, mi persi a guardare il paesaggio dal finestrino,
tutto aveva una prospettiva differente da come la vedevo io
"non mi sembravi affatto ridicola. Sei un'essere umano ed è
normale avere paura di qualcosa. Sai mi preoccupava il pensiero che non
temessi nulla" continuavo a guardare fuori mentre ridevo assieme a lei
per l'ultima frase detta, sapevamo entrambi di detestarci e il fatto
che mi potessi preoccupare di lei non era di certo reale "ma tu vedi
sempre tutto in questo modo?" la domanda mi uscì spontaneamente,
mi ero sentito come un bambino curioso per aver visto qualcosa di nuovo
e di fatto la sentii ridere e poi emise un debole si; quando arrivammo
vicino la scuola mi lasciò scendere lontano da tutti in modo che
provenissimo da due strade diverse e nessuno sarebbe venuto a sapere.
La giornata a scuola passò più in fretta del solito, ma
il fatto di non parlare con mia sorella mi stava irritando; mi
osservava senza tentare di avvicinarsi per rivolgermi la parola,
preferiva stare sola piuttosto che avvicinarsi a me ma quando fu il
momento di tornare a casa le parlai per tutto il tragitto e le dissi
del fastidio che avevo provato nel vederla così attaccata a
Felix e del fatto che poteva dirlo che s'erano messi assieme. Poi fu
lei a parlare, a spiegarmi che non l'aveva detto per paura che potessi
arrabbiarmi siccome ero già nervoso di mio e così alla
fine sistemammo tutto, era difficile litigare per noi due dopo quello
che avevamo passato insieme; Aro ci accolse calorosamente come suo
solito da quando avevamo preso quest'incarico, evitavo ogni minimo
contatto con lui, non volevo venisse a sapere di quello che provavo per
la futura guardia e delle cose che erano successe tra me e lei e forse
se ne stava rendendo conto ma non gli turbò molto in fondo
sapeva che lo odiavo per avermi trasformato nell'essere che ero ora e
della quale sarò per sempre.
I giorni passavano e Jasmine stava iniziando a stancarmi, rivolgeva
troppe domande per poi non ascoltare nemmeno la risposta siccome mi
sovrastava e parlava dei suoi problemi ma ai miei occhi erano futili,
senza gravità anzi ero sicuro che lei non sapeva minimamente
cosa significasse la parola problema; parlammo anche di quello che
c'era da portare per la gita che si sarebbe tenuta fra tre giorni e
fortunatamente dovevamo andare verso i monti e non c'era il terrore che
potesse spuntare il sole, saremmo rimasti lì per quattro giorni.
Saremmo state due classi e purtroppo io e mia sorella ci saremmo
ritrovati con tutti i Quileute assieme durante la gita dato che Sam si era candidato
come nostro accompagnatore assieme ad un'altra professoressa; quando
tornammo a palazzo Jane non faceva altro che vagare per il palazzo
riempendo la sua valigia, era entusiasta all'idea di dover stare fuori
palazzo per quattro giorni consecutivi ma a me spaventava il fatto
della notte, avrebbero potuto scoprire che noi non dormiamo mai ma
quando glielo dissi mi rassicurò dicendo che avrebbe dormito
nella stanza assieme a Denise e Margot e che se era necessario avrebbe
chiuso gli occhi in attesa del silenzio assoluto.
Note Autore: Ed eccoci arrivati al 6° capitolo.... E forse è venuto anche piuttosto lungo rispetto agli altri X°D
Spero però che sia piacevole leggerlo e mette curiosità
*^* aspetto qualche commento, brutto o bello che sia non importa.
Premetto che ancora non so a quanti capitoli arriverò, forse
arriverò a 20 come soltanto a 15 =D lo si vedrà in futuro
u.u
Ciaoooo!!! Grazie mille per aver letto la mia storia -^ ^- commentate please *^* ciaooo!!! Baci baci
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Passione o semplice follia? ***
Unstoppable passion Cap 7-Passione o semplice follia?
Passione o semplice follia?
Il pomeriggio
seguente uscii con Jasmine, inizialmente andava tutto bene, lei in
braccio a me che parlava ed io coi pensieri altrove senza che lei se ne
rendesse o almeno era quello che pensavo; dun tratto si alzò di
scatto e incominciò a discutere sul fatto che non le prestavo
più tutte quelle attenzioni che gli prestavo all'inizio, che gli
rispondevo sempre a sinonimi e che le sembrava la evitassi, non sapevo
esattamente che fare ne cosa dire ma alla fine mi alzai in piedi e le
andai vicino "mi spiace... non volevo trascurarti così ma ho
altri pensieri e mi sento un po' confuso" sembravano parole sincere ma
in realtà sapevo bene quello che volevo solo che era meglio che
la tenessi stretta ancora per un po'. Poi arrivò il giorno della
partenza e tutta la classe era in subbuglio, c'era chi saliva e
scendeva in continuazione dall'autobus prendendo i posti per l'amico o
l'amica e naturalmente i Quileute occuparono gli ultimi posti in fondo,
Denise era seduta un posto avanti a loro, guardava già fuori dal
finestrino intenta ad ascoltare la musica e poi di fianco a lei si
sedette Margot, iniziarono a parlare ma non prestai ascolto; io presi
uno dei posti avanti assieme a Jasmine che mi prese la mano e si
appoggiò con la testa sulla mia spalla, poi sbuffò
quando vide che ero intento a guardare dove si fosse seduta mia
sorella ma fortunatamente non era vicina a nessun maschio così
presi un respiro profondo e mi rilassai. Il viaggio durò delle
ore e qualcuno si addormentò compresa Jasmine, mi perdevo
a guardare le montagne meravigliato dello spettacolo che perdevo ogni
volta correndo per arrivare nei posti indicati; avevamo fatto anche
delle soste e Jasmine ne approfittava per stare in disparte e baciarci
ma penso che Denise e qualcuno dei Quileute ci aveva visto per svariate
volte. Ed infine arrivammo all'enorme baita che avrebbe ospitato le due
classi.
Tutti avevano sistemato le loro valigie nelle proprie stanze per poi
ritrovarsi nella sala e fare l'appello nuovamente; come primo giorno
della gita saremmo andati a visitare dei musei sulla storia di quel
posto ed io non prestai molta attenzione a quello che veniva detto,
visitammo anche il paese con tutto il suo folclore e ci lasciarono
girare per il paese da soli e Jasmine mi prese con se per girare i
negozi, sembravo un robot che seguiva fedelmente il suo creatore e la
cosa mi iniziava ad irritare. Io non prendo i comandi da un'essere
umano, ne tanto meno da una ragazza. Alla fine la presi per il braccio
e la portai nei posti che
dicevo io e con stupore notai che ne era felice del gesto che avevo
compiuto; la sera fu una meraviglia, ci ritrovammo tutti quanti in una
stanza a parlare di cose futili ma che mettevano allegria, ci stavamo
conoscendo meglio come classe anche se nessuno, a parte i Quileute e
Denise, sarebbe stato al corrente che io e Jane eravamo vampiri. Mi
stavo divertento molto e lo stesso valeva per Jane, finalmente potevamo
essere quei ragazzi innocenti e allegri invece di sembrare cupi e
superiori. Qualcuno senza che i professori se ne rendessero iniziarono
a bere troppo e ci fu qualcuno dell'altra classe che se ne
approfittò della situazione e lo stesso fece anche il mio
compagno di stanza ma la cosa non mi turbò affatto; rimasi fuori
tutta la notte con mia sorella accanto, fissammo l'orizzonte pensierosi
poi le parlai di quel che provavo per Denise o almeno quello che
pensavo e stranamente ne sembrava felice ma non so se stesse dicendo la
verità o era semplicemente un modo sarcastico per poi farmi
cambiare idea. L'indomani ci divisero in gruppi, distribuendoci delle
bussole e una cartina del posto, avevano organizzato un'escursione a
gara e chi avrebbe raggiunto il parco naturale per primo gli sarebbe
stato conferito l'onore di decidere cosa fare l'ultimo giorno di gita;
io venni messo in gruppo con Jasmine, Denise, Embry e Jared la
quale mi iniziarono a guardare piuttosto seccati. Mia sorella invece
andò a finire in gruppo con Margot e altri due, l'unico gruppo
dispari era il nostro ed ero certo che Sam l'avesse fatto apposta,
sistemare i gruppi in quel modo, c'era il vantaggio che mi detestavano
in tre e per di più c'era Jasmine; ci posizionarono tutti in
punti diversi del paese e poi diedero il via, inizialmente fu semplice
uscire dal paese ed incamminarsi nel bosco, la bussola e la cartina
sembravano non servire, Jared e Embry erano davanti come se fossero i
capi di una spedizione e Denise li seguiva a ruota ridendo ogni tanto
ma non riuscivo a capire perché se la ridesse così tanto.
Jasmine era affianco a me, avevamo un'andatura goffa e lenta, per me
era difficile muovermi in certi luoghi senza sfruttare le mie
capacità; iniziavano ad esserci salite sempre più ripide
e qualche volta mi toccò spingere Jasmine per riuscire a farla
salire, nessuno di quei tre mi dava una mano anzi vedevo Denise che
rimaneva a fissarmi mostrando un mezzo sorriso di divertimento; l'avrei
assalita, sapeva come farsi detestare senza problemi era davvero
impossibile che me ne stessi innamorando e sopratutto che lei avrebbe
potuto ricambiare. Dun tratto si fermarono a consultare la bussola e la
mappa, vidi quegl'occhi blu fissarmi e poi passarono su Jasmine
"si vede che non siete abituati all'avventura" disse in un modo
sarcastico al quanto irritante, voleva colpirmi in un qualche modo era
una Quileute a tutti gli effetti
"io odio la montagna" rispose Jasmine seccata ma avevo notato che anche a lei quella battuta non gli era piaciuta affatto.
"allora perché non rimanevi a casa?" disse Jared senza
distogliere gli occhi dalla mappa e per via del mio udito riuscii a
sentire sia Embry che Denise trattenere una risata
"sarà meglio andare avanti invece che parlare di queste
piccolezze. E poi ce la stiamo cavando molto bene. Piuttosto siete
sicuri della strada che state prendendo?" era impossibile evitare di
rispondere e notai che rimasero perplessi nel sentirmi porre quella
domanda; Jasmine mi prese la mano e non faceva altro che fissarmi,
entrambi aspettavamo una risposta da loro tre ma l'unica cosa che si
sentiva era il silenzio e i loro battiti. Dopo pochi minuti
ricominciammo a camminare e finalmente la strada s'era stabilizzata, a
volte bisognava agrapparsi a qualche ramo ma nulla di più;
qualche volta rimanevo a fissare Denise, si trovava a suo agio
lì come nessun altro, la vedevo aggrapparsi a rami per aiutarsi
in alcune salite, toccare alberi e fissare le fronde muoversi col
vendo. Quando ci fermavamo perché così riprendessero
fiato e si rifucillavano di bere e qualcosina da mangiare vedevo Denise
chiudere gli occhi e restare immobile ma non riuscivo a capire se
stesse ascoltando i rumori della natura o si rilassava solamente
sentendo il vento che gli spostava i capelli come se fosse qualcuno ad
accarezzarglieli; ci saremmo fermati quattro volte prima che
ricominciassimo a parlare
"Denise fa attenzione ai serpenti e a certi insetti, mi raccomando" era
stato Embry a parlare mentre rideva, sembrava volerla spaventare o
semplicemente prenderla in giro
"non preoccuparti. Sto evitando i posti dove potrebbero rintanarsi."
stava ridendo anche lei poi si voltò verso Jasmine "non hai
paura dei serpenti vero?" sentii il cuore di Jasmine accellerare
impaurito non appena aveva nominato la parola serpenti e quando la
guardai era sbiancata, Denise era davvero perfida, si divertiva nel
veder spaventata Jasmine eppure sapeva benissimo cosa significasse
avere paura di qualcosa e la vergogna nel farlo sapere agli altri
"ecco...." Jasmine rispose con un lieve sospiro, non sapeva se
ammettere la sua paura o meno, lo si capiva dai suoi occhi colmi di
incertezza
"dai, non preoccuparti. Il minimo che possono fare è strisciare
sui tuoi piedi e attorcigliarsi contro" in quel momento non si riusciva
a capire se bisognava prenderlo sul serio o meno siccome la voce di
Embry aveva avuto un'iclinazione un po' divertita. Improvvisamente mi
ritrovai Jasmine in braccio mentre aveva urlato a scuarcia gola
"qualcosa è strisciato ai miei piedi!!!" la sua voce era
tremante ma sopratutto acuta e infastidiva parecchio, la tenevo in
braccio guardando per terra ma naturalmente non c'era nessuna traccia
di qualche serpente; quando la rimisi per terra sentimmo Denise e Embry
scoppiare a ridere e dopo poco si aggiunse anche Jared
"ci sei cascata in pieno. Qua gli unici serpenti sono biscie innocue e
per di più temono l'uomo quindi non si avvicinerebbero
minimamente" disse Jared divertito mentre continuava a ridere insieme
agli altri due, poi Denise si avvicinò a noi "mi spiace averti
spaventata così.... solo che dovevi vedere la tua faccia.
Insomma spero non te la sarai presa, era uno scherzo per alleviare la
tensione di prima" dapprima che rideva tutto dun tratto era tornata
seria, era sincera su quel che aveva detto ma conoscendo Jasmine, per
quel tempo che la stavo frequentando era arrabbiata e non voleva
sentire ragioni
"siete senza cervello. E poi vorreste condurre voi il gruppo? Secondo
me non sapete nemmeno dove ci troviamo in questo istante, branco di
analfabeti" il suo tono era più strillante dell'urlo precedente
ma con l'aggiunta del fatto che era arrabbiata
"sappiamo benissimo dove siamo e non manca molto all'arrivo. Dobbiamo
solo sorpassare questo pezzo e poi è fatta" disse Jared
mostrando il punto che dovevamo attraversare e dalla cartina sembrava
piccolo e senza insidie ma come avanzammo di qualche passo ci
toccò risalire un paio di roccie; le prime furono semplici da
risalire ma l'ultima era piuttosto alta e Jasmine faceva fatica a
salire nonostante gli stessi dando una mano, Denise porse la mano per
aiutarla a salire ma si rifiutò e nell'evitare la mano
rischiò di cadere. Mi stava scivolando completamente dalle mani
ma vidi Jared prenderla in tempo e portarla su, quando toccò a
me pensavo di dover fare tutto da solo così iniziai a studiare
la roccia per capire dove potermi aggrappare riuscendo a sfruttare il
fatto che fossi vampiro senza dare nell'occhio
"puoi saltare liberamente. Non sta guardando" la sua voce era
amichevole come quella mattina dopo il temporale, forse s'era stufata
di vedermi faticare in quel modo oppure si era divertita abbastanza nel
torturarmi, erano le due ipotesi che mi giravano per la testa; quando
ero salito vidi Embry e Jared intenti a rimproverare Jasmine per il
gesto folle che aveva compiuto, Denise invece era intenta a fissarmi
quasi meravigliata, i suoi occhi blu in mezzo al bosco spiccavano come
due zaffiri in mezzo a tanti smeraldi ma dopo poco ricominciammo a
camminare.
"luridi esseri, insignificanti e senza testa. Moriste all'istante" la
sua voce era acida, piena di rabbia e disprezzo ma lo disse a bassa
voce però non riuscii a capire a chi si riferisse ma poi
qualcosa mi fece balzare.
Denise si voltò improvvisamente, il suo volto ero scuro ma si
vedevano benissimo i suoi occhi blu intenti a fissare Jasmine in modo
aggressivo quasi intenti ad attaccarla
"prova a dire un'altra cosa simile e non vedrai nemmeno la fine di
questo bosco!" stava urlando, era la prima volta che urlava con
così tanta rabbia, sembrava che gli potesse uscire un ruggito o
un ringhio da un momento all'altro, aveva colto di sorpresa tutti ma
Jasmine rimaneva impassibile anzi la vidi alzare le spalle in segno di
non curanza, non gli importava nulla.
"stai passando il limite Jasmine. Non è la prima volta che ti
comporti così. Dovresti ringraziarli che ti hanno salvato." il
suo volto era molto vicino a quello di Jasmine, era leggermente
inclinato verso destra, avevo paura che potesse morderla da un momento
all'altro ma non riuscivo a spiegarmi il perché di questa paura.
Jasmine sicuramente non riusciva a percepirne il pericolo, continuava a
ridergli in faccia in modo provocatorio
"fa attenzione a come ti muovi.... potresti accidentalmente
cascare in qualche dirupo e casualmente nessuno vede" aveva
accentuato la parola accidentalmente facendo ben intendere le sue vere
intenzioni, non sapevo se dire qualcosa o meno e sia Embry che Jared
erano nella mia stessa situazione
"perché avresti tutto questo coraggio? Tu che non sai nemmeno da
dove vieni realmente? Forse tua madre era una psicopatica ed è
per questo che tu sei così" non appena Jasmine finì di
dire ciò si ritrovò piegata a metà dal dolore, se
non fosse che ero un vampiro non sarei riuscito a vedere bene il pugno
tirato da Denise nel suo stomaco, come se non bastasse la fece cadere
per terra e stava per tirargli dei calci; Denise era fuori di
sè, non riuscivo più a riconoscerla, era cambiata
completamente. Prima che potesse tirare i calci a Jasmine la fermai
passando le mie braccia sotto le sue e portandola verso di me, Embry e
Jared tirarono su Jasmine dicendole sotto voce che sarebbe stato meglio
se avrebbe chiesto scusa ma non aveva intenzione di collabolare e
Denise era sempre più arrabbiata, ero sicuro che riuscisse a
sentire tutto perfettamente come me; sentivo il suo corpo contorcersi
per tentare di liberarsi della mia presa, il suo cuore martellava
impazzito desideroso anch'esso di poterla attaccare, la sua voce non
faceva che uscirle semi soffocato in procinto di ringhiare piuttosto
che parlare, continuava a ripetere che dovevo lasciarla e che doveva
ammazzarla e stava incominciando a liberarsi in un qualche modo.
Indietreggiai fino ad appoggiarmi con la schiena contro un albero,
stavo iniziando a far fatica nel tenerla ferma e Jasmine con certe
parole non faceva che peggiorare la situazione; non so perché ma
in quel momento avevo dimenticato del mio potere, era da un po' che non
lo usavo e probabilmente era per quello, infine la strinsi di
più a me e le inizia a sussurrare all'orecchio di calmarsi, di
lasciarla perdere. Inizialmente sembrava non contare, poi sentii il suo
corpo rilassarsi pian piano, il mio fiato non faceva che posarsi sul
suo orecchio ripetendo di calmarsi; le sue mani sfiorarono i miei
capelli dolcemente per poi ritornare al loro solito posto, il suo
battito aveva preso un ritmo diverso, ricordava molto il battito di
quella notte che aveva passato in lacrime. Jared e Embry iniziarono ad
avvicinarsi a Denise cautamente ed io la lascia andare non appena
sentii il suo bisogno di doversi sedere; non appena si avvicinarono
vidi che si stringeva su se stessa, i suoi occhi erano lucidi colmi di
lacrime da versare ma quando Jared gli chiese come si sentiva lei
scosse solamente la testa e avanzò verso la bussola e la
cartina. Embry rimase accanto a lei abbracciandola qualche volta e
tutte quelle volte volevo andare a levare quel braccio da loro due;
quando arrivammo a destinazione fummo i penultimi tra tutti i gruppi ma
nessuno s'era accorto di cosa era successo tra noi, eravamo riusciti a
non far trapelare nulla rimanendo sorridenti e scherzosi come sempre o
almeno loro tre.
Quella sera saremmo stati tutti assieme nel salone per decidere meglio
cosa fare l'ultimo giorno ed alcuni s'erano seduti accanto al camino
acceso, altri sul tappeto aspettando di esserci tutti per parlare per
poi passare al divertimento ma qualcuno mancava, anche Jacob se n'era
accorto infatti l'avevo visto avvicinarsi a Margot e chiedergli dov'era
Denise e come sospettavo non sapeva nulla della discussione di quel
pomeriggio; andai affianco a Jasmine che continuava a sfoggiare un
sorriso piuttosto divertito, ero certo che fosse per il fatto che
Denise non s'era presentata e pensare solamente che qualcun'altro si
stesse divertendo con Denise in un modo piuttosto grezzo mi irritava,
sapevo quello che aveva passato realmente e il dolore che si provava
nel perdere qualcuno. Purtroppo i ricordi, le sensazioni che speravo di
aver perso riuscivano sempre a riaffiorare con un piccolo gesto o
avvenimento da parte di quella ragazza ed era questo più di
tutto che me la faceva detestare come il primo giorno che la vidi.
Quando dissi a Jasmine di andarle a chiedere scusa non aveva fatto
altro che cambiare discorso ma poi insistetti così tanto che
rispose dicendo di avere ragione lei e che per nessuna ragione avrebbe
chiesto scusa a Denise, non appena finì la frase la uccisi solo
con lo sguardo, doveva dire una semplice parola, nulla di più,
eppure sembrava costarle una fatica immensa così preso forse
dalla rabbia mi avviai nel corridoio che portava alle stanze; non
capivo bene perché stessi andando nella stanza dov'era Denise ma
volevo controllare come stava ad ogni costo, probabilmente il fatto di
vedere i suoi occhi colmi d'ira per aver insultato qualcuno a lei caro
mi dava dispiacere nonostante non la sopportassi molto per certi suoi
atteggiamenti nei miei confronti.
Bussai alla porta di quella stanza così silenziosa da lasciar pensare che fosse vuota
"è aperta..." la sua voce uscì in tono tranquillo e
disinvolto, forse era intenta a far qualcosa e di fatti la ritrovai
seduta sul letto a leggere
"ah sei tu.... Cosa c'è?" era piuttosto arrabbiata nei miei
confronti ma ormai era abitudinario rivolgersi così con me in
quel modo anche se questa volta sapevo perché era nervosa
così non esitai a risponderle
"volevo solo sapere come ti sentivi e chiederti scusa da parte di
Jasmine" i suoi occhi erano diventati due fessure, continuava a
fissarmi come se avessi detto qualcosa di rivoltante o di sbagliato
"dovrebbe essere lei a chiedermi scusa, invece che farmi venire il suo
bambolotto" voleva colpirmi in un qualche modo per sfogare tutta la sua
rabbia e a mio malgrado gli riuscì perfettamete; come potevo
sembrare lo schiavo di quell'umana? Sentivo la rabbia, la sete e
qualcos'altro invadermi il corpo, i denti iniziavano a fare male
siccome li tenevo pressati per non assalirla; Denise continuava ad
osservarmi in silenzio ma il suo sguardo valeva più di mille
parole, per lei era incominciata una sfida, se non una vera battaglia
su chi riusciva a far arrabbiare per primo l'avversario o lo sfiniva
"almeno potresti farmi la cortesia di rispondere alla mia domanda...
Sai se non mi vuoi parlare ti toccherà farlo per forza dato che
al cellulare dovrai pure rispondere. Se poi lo trovo spento c'è
sempre il telefono della stanza" l'avevo presa in contropiede e senza
rendermene le stavo mostrando il foglietto col suo numero scritto
sopra, continuavo ad agitarlo davanti al suo naso in attesa che
rispondesse
"non provarci nemmeno! Avanti, dammelo per favore" lo disse con un tono
che non riuscii a capire bene, era tra nervoso e gentile
contemporaneamente, la sua mano era aperta intenta ad aspettare che le
venisse posto il bigliettino
"se lo vuoi devi venire a prenderlo" nel mentre le sorrisi compiaciuto
della sua reazione, in pochi attimi si era alzata col tentativo di
strapparmelo dalle mani, sembrava aver dimenticato che potevo correre
più veloce di lei ed impedirgli di prenderlo ma c'era un
qualcosa di divertente nel vederla saltare col tentativo di
strapparmelo dalla mano che tenevo alta; ogni tanto le toccavo il
fianco per farla ridere, soffriva il solletico ed era ottimo per
evitare che riuscisse a prendere quel biglietto ma sopratutto per
vederla ridere, girammo per la stanza ma poi improvvisamente dietro di
me non sentii altro che il vuoto seguito subito dopo dallo sprofondare
in qualcosa di morbido. Ero caduto sul letto e con me era caduta anche
Denise che si ritrovò sopra di me ma era troppo concentrata
sull'afferrare il bigliettino per capire bene cosa stesse accadendo
"preso!" gli uscì quasi a fatica, gli mancava il fiato per
quanto aveva riso e saltato fin'ora; era spostata leggermente
più su, l'unica cosa che riuscivo a vedere era il suo collo,
candido e profumato come non mai, il suo odore mi stava impregnando le
narici e quel collo non faceva altro che richiamarmi. Alla fine cedetti
e posai le mie gelide labbra sul suo collo, scattò in piedi
all'istante e la vidi tremare un'attimo
"cosa stai cercando di fare? Se te ne sei dimenticato tu sei fidanzato"
mi guardava sbalordita ed il suo tono era piuttosto freddo e deciso
"per lei non provo nulla. Io voglio te" sembrava disprezzassi il fatto
di volerla ma in realtà non era così, ero arrivato
davanti al suo volto in pochi secondi, ci separavano si e no due
centimentri, non sapevo bene cosa fare ma poi lei si allontanò
di qualche passo da me
"sei fidanzato con Jasmine.... l'hai baciata così tante volte"
era amareggiada e forse anche gelosa del fatto che avessi baciato prima
qualcun'altro invece che lei, mi riavvicinai nuovamente a lei e la
fissai intensamente
"io voglio te e nessun'altra" l'avevo sussurrato avvicinandomi sempre
di più alle sue labbra ed infine la baciai senza esitazione;
inizialmente mi ero preparato ad aspettare uno schiaffo ma quel che
ricevetti fu molto più piacevole. Le sue mani si aggrapparono a
me ricambiando il mio bacio, stava lasciando che le mie mani li
prendessero i capelli, l'accarezzassero molto possessivamente;
indietreggiai pian piano senza staccare le mie labbra dalle sue, avevo
atteso quel momento da giorni parsi secoli ai miei occhi, mi appoggiai
al muro e iniziai a scivolare via dalle sue labbra per scenderle al
collo. Il suo cuore batteva impazzito, cantava entusiasto di ciò
che stava accadendo, il desiderio di volerci entrambi era riemerso e
con esso era sorta la passione, una passione che sarebbe diventata
inarrestabile; sia le mie mani che le sue ci sfilarono le maglie
inconsciamente, non stavo pensando ne ragionando e lo stesso faceva
lei, ascoltavamo solamente i sentimenti, ci stavamo lasciando andare a
quella passione. Le mie mani scesero fino ai suoi glutei e la sollevai
per poi metterla velocemente a sedere su di un comò
posizionato in modo che guardasse i piedi dei letti ma che fosse ben
visto dalla porta, aveva anche uno specchio a mezza luna appeso sopra e
potevo vedere il rosso dei miei occhi emanare desiderio di possessione
e di fame nei suoi confronti; avevo iniziato a prendere respiri sempre
più profondi per annusarla, non odorava d'umana ne tantomeno di
licantropo, aveva un'odore tutto suo e molto particolare ma così
piacevole anche per la mia fame. Le baciai il petto quasi vicino al
cuore, mi strinse a se e poi portò le sue labbra al mio orecchio
"non provare ad andare oltre" il suo sussuro uscì come melodia
nonostante avesse usato un tono minaccioso, la fissai portandogli una
ciocca di capelli dietro l'orecchio e poi la baciai nuovamente
"non oltre..." le mostrai il mio solito mezzo sorriso e sta volta notai
che il suo cuore iniziò a battere ancora più forte ma fu
lei a ribaciarmi e a intrecciare la sua mano con la mia, era tutto
così favoloso. Mi sentivo importante, ero riuscito ad averla e
non me la sarei fatta scappare per nessuna ragione, lei sarebbe stata
mia; eravamo così presi l'uno dall'altro, dai nostri sentimenti,
da quel momento che avremmo voluto non finisse mai che nessuno dei due
si rese conto che qualcuno aveva aperto la porta e ci stava osservando
già da qualche minuto in silenzio ma anche se me ne fossi
accorto non m'importava nulla, avevo lei tra le mie braccia, le sue
labbra incollate alle mie era questo che veramente m'importava. Averla
nel modo più egoistico che esista, essere geloso di lei nel modo
più assoluto, detestarla perché provavo tutto questo,
perché l'amavo seriamente o semplicemente perché stavo diventado folle a causa sua?
Note Autore: Volevo
ringraziare tutti coloro che stanno leggendo la mia fan fiction, spero
sia sempre più interessante e che non annoi X°D
Finalmente è stato postato il 7° capitolo e mi scuso per la
lunga attesa ma ero indecisa sul da farsi. Ed alla fine ecco il
risultato e devo dire che mi piace un mondo l'ultima frase che ho
scritto XD non pensavo sarebbe uscita una cosa del genere ahah!!
Recensite, fatemi sapere che ne pensate *^*
Adesso vi saluto ed inizierò a scrivere il prossimo capitolo. Ciaoo!! ^^ ci sentiremo prossimamente. Baci e morsetti *w*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Piccola rivincita ***
Unstoppable passion-8°Cap
Piccola rivincita
"non ti accontenti di due? Ora ti fai anche il mio ragazzo?" era la voce
di Jasmine, lei aveva aperto la porta. Stava immobile a qualche passo di
distanza da noi ed aveva richiuso la porta, attendeva una risposta da
Denise ma non aveva nessuna intenzione di distaccarsi da me; non capivo
bene che cosa stesse facendo, continuava a respirare a fondo tenendo il
suo naso appoggiato al mio collo. Mi stava annusando e sembrava
voler tenere ben saldo nella mente il mio odore. Osservavo Jasmine solo con la coda dell'occhio e notai che stava
iniziando ad arrabbiarsi per via di un suo continuo tamburellare di
dita sul braccio, gli stava infastidendo il fatto di non ricevere
nessuna risposta da entrambi
"ora togli le tue mani da lui e smettila di baciarlo in quel modo" la
sua voce era acuta e fastidiosa, lo stesso tono che aveva avuto quel
pomeriggio; in realtà Denise era solo appoggiata sul mio collo
ma dalla postazione in cui si ritrovava Jasmine pareva mi stesse
baciando e anche se l'avrebbe fatto davanti a lei non avrei protestato
minimanente. Sentii il respiro di Denise allontanarsi lievemente da me
per riuscire a vedere Jasmine negli occhi
"e se non volessi fare quello che dici tu?" la sua voce era
meravigliosa, non l'avevo mai sentita parlare seriamente mentre sfidava
qualcuno a parole per farlo cascare nella sua trappola o qualsiasi cosa
avesse pensato e in quell'istante avrei voluto baciarla, dirgli di
quanto era stupenda con quel piccolo sorrisetto impertinente e con quel
modo di parlare ma qualcosa mi tratteneva anzi mi aveva interrotto
ancor prima di parlare
"non ti basta avere già due ragazzi con la quale spassartela?"
Jasmine continuava ad essere arrabbiate e più il tempo passava,
più aumentava la sua rabbia; Denise continuava a stare calma ed
anche il suo cuore faceva lo stesso ma come muovevo un dito, anche solo
per accarezzargli la mano invisibile agli occhi di Jasmine, ecco che
riprendeva a martellare impazzito dalla gioia e desideroso di
ricambiare. Poi dun tratto iniziò a ridersela
"mi spiace.... quando si tratta di ragazzi sono piuttosto viziata"
stava prendendo in giro Jasmine in un modo così affascinante che
ne rimasi catturato; non faceva altro che ridersela divertita da quella
situazione ed ero sicuro che si stesse vendicando di qualcosa
riguardante al passato, i suoi occhi, il suo modo di fare perfino la
sua risata facevano ben intendere la sua soddisfazione nel vendicarsi
"adesso che cosa ridi? Sei una serpe! Alex è il mio ragazzo e
non puoi averlo!!" la sua voce diventava sempre più acuta e con
un piccolo groppo in gola, forse anche lei aveva notato che era solo
rivendicazione ciò che stava facendo Denise e forse mi stavo
illudendo nel pensare che io le piacessi veramente ma quando la vidi
ridere nuovamente ebbi un'esultazione, mi sembrò di risentire
il mio cuore battere, con lei era un continuo rinascere di emozioni.
Denise si stava divertendo come se fosse tutto un gioco e solo il
pensiero che la prendesse così mi rendeva felice perché
se mai sarei riuscito a convincerla di passare l'eternità con
noi Volturi avrei avuto qualcuno capace di tenermi testa e di non
annoiarsi coi miei giochi di parole.
"Alex!!! Perché continui a star lì tra le sue braccia?!?
Puoi anche levarti da lei. Avanti Alex!!" la sua voce era diventata
impertinente, mi stava rendendo nervoso e come se non bastasse, mi
stava comandando come un bambolotto. Denise aveva ragione al riguardo;
agli occhi degli altri sembravo il suo burattino fedele. Jasmine
tentò di prendermi il braccio per levarmi da quella posizione ma
lo allontanai non appenà mi toccò; gli occhi verdi di
Jasmine mi guardavano incredula mentre sentivo il battito di Denise
accellerare e la sua mano che tentava di levarsi da me ma la strinsi
immediatamente. Quegli occhi blu mi fissavano cercando un cenno su che
cosa stessi pensando ma in quell'istante non avevo alcun pensiero se
non quello di averla per me e di voler eliminare Jasmine dalla mia vita
per sempre; incominciai ad accarezzare i capelli di
Denise toccandogli anche lievemente la guancia poi mi volsi a
guardare Jasmine
"in realtà eri solo un rimpiazzo. Non mi è mai
interessato nulla di te. Dovevo solo trovare un modo per raggiungerla,
nulla di più" la mia voce non aveva alcuna intonazione o almeno
era così che mi pareva, spostai Denise verso di me e appoggiai
lievemente la mia testa sul suo petto; il suo battito invase la mia
testa, il suo calore era così confortevole che sembrava di
essere tra le braccia di mia madre nei momenti cupi e quando ricordai
ciò mi iniziai a sentire un po' vulnerabile
"stai mentendo.... Ti deve aver soggiogato in un qualche modo" la sua
voce iniziava ad uscirle a fatica, forse voleva piangere ma se sarebbe
successo ne sarei stato felice, era distrutta da tutto ciò che
stava vedendo e sentendo. L'ho sempre detto, gli esseri umani sono
deboli con tutti quei sentimenti e quei sogni a cui credono enormemente
eppure LEI è riuscita a dimostrarmi il contrario e forse a far
riemergere quel lato di me che non rivelo mai e del quale ne ho perso
la conoscenza.
"lei non ha fatto nulla. Ha solo ceduto" dissi baciando lievemente il
petto di Denise, la quale mi accarezzo i capelli dolcemente e prima di
voltarmi per osservare Jasmine gliene porsi un altro "Sono io che l'ho
provocata. Te l'ho detto. Tu eri solo un rimpiazzo fino a quando non
sarei riuscito ad averla" avrei ripetuto quella frase all'infinito pur
di sentirmi convinto che fosse così e senza rendermi conto
tenevo Denise a contatto col mio corpo, d'altronde sono l'essere
più possessivo che esista e in quel momento lei era il mio
gioiello alla quale tenevo silenziosamente; quel gesto le fece venire
il batticuore, il suo respiro era diventato instabile, agitato e
Jasmine continuava a rimanere nella stanza a fissarci incredula. Dopo
un minuto Denise mi allontanò il giusto per poter scendere dal
comò ma non quanto bastava per poter evitare di toccarmi poi si
avvicinò a Jasmine
"tra amici e ragazzo c'è un'enorme differenza. Come c'è
anche differenza tra ragazzo e giocattolo" aveva assunto la stessa
posizione di quel pomeriggio, ero di nuovo all'armato che la potesse
attaccare ma ripensando a come gli erano uscite le parole ero certo di
poter stare tranquillo; parlava in modo pacato ma ben vendicativo, era
difficile descrivere in che modo stesse parlando e se fosse realmente
tranquilla o meno. Jasmine continuava a stare in silenzio mentre
fissava Denise che le girava intorno come se la stesse studiando per
aspettare una minima reazione da parte sua; dopo qualche minuto Denise
si fermò davanti a Jasmine e le prese il colletto della sua
maglia ed incominciò ad accarezzarglielo "allora..... Cosa si
prova nel vedere il proprio ragazzo tra le braccia di un'altra?" aveva
ripreso a sfidarla e anche se non potevo vederlo, immaginai quel
piccolo sorriso da sfida che aveva qualche attimi prima
"solo perché era tra le tue braccia non è nulla.... Non
mi ha dato nessuna sensazione...." parlava con molta più fatica,
non riusciva a trovare un modo per non cedere e
Denise lo sapeva benissimo, di fatti si avvicinò a me fino ad
arrivare con la faccia al mio collo poi le sue labbra inziarono a
baciare le mie; stava provocando entrambi, sia Jasmine a reagire, sia
me nel resisterle o nel rispondergli al bacio. Alla fine scelsi la
seconda, inziai a baciarla portando le mie mani tra i suoi capelli ma
poi iniziò a distogliere le sue labbra dalle mie e porse la mano
davanti per poi girarsi verso Jasmine
"e adesso? Sicura che non provi nulla?" era terribilmente stupenda
nonostante fosse così crudele ma avevo capito che comportarsi
così aveva uno scopo; Jasmine incominciò a singhiozzare
lievemente e poi iniziò a negare con la testa "lo sapevi da
sempre che sono una persona che non appena trova l'occasione si vendica
con gl'interessi.... avresti dovuto riflettere quel giorno invece che
portartelo a letto. Lui era il mio ragazzo come ora era Alex per te"
accentuava miliardi di parole, acida e divertita contemporaneamente; la
sua vendetta si era conclusa magnificamente ma non riuscivo a capire se
mi aveva usato solamente oppure provava realmente qualcosa per me.
Jasmine iniziò a piangere e stava per andarsene quando dalla mia
bocca uscì il suo nome ed entrambe si voltarono a fissarmi; il
mio corpo si diresse automaticamente di fronte a lei "prova solo a dire
in giro ciò che hai visto sta sera o comunque che l'ho baciata e
ti assicuro che tu non tornerai mai più a casa. Ti farò
patire le pene dell'inferno" avevo così tanta rabbia nei
confronti di Jasmine, una rabbia diversa però da quella che
provavo nei confronti di Denise, che feci scoppiare tutto quanto
semplicemente con quella frase; nessuno doveva sapere quello che era
accaduto nella stanza sopratutto perché non sapevo se le
interessavo veramente o meno ma anche perché non volevo che
giungessero ai Quileute, l'avrebbero potuta allontanare ancora di
più. Dopo che Jasmine uscì dalla stanza, Denise andò a sedersi
sul letto dov'era rimasto semi aperto il suo libro e lo riprese tra le
mani per riporlo dentro la sua valigia
"forse sarà meglio che esci anche tu dalla stanza prima che
incomincino a sospettare veramente" la sua voce era pacata, bassa e non
mi volgeva nemmeno lo sguardò così le andai vicino, le
accarezzai il viso la quale arrossì lievemente e poi posai dolcemente le mie labbra sulle sue per poi starle col fiato
vicinissimo; entrambi potevamo sentire il respiro del altro
"sarà il nostro piccolo segreto" le dissi prima di allontanarmi
dalla stanza e non appena mi ritrovai nella sala le mandai un messaggio
Messaggio:
Il biglietto col numero era un pretesto per farti arrabbiare ;p
spero potrai perdonarmi ma è divertente vederti così.... in fondo è una cosa che fai anche tu no?
Destinatario: Denise
attendevo impaziente una sua risposta, qualsiasi essa fosse; non m'ero
reso conto però che tutti erano fuori a divertirsi e dopo poco mi persi ad osservare mia sorella, la quale
entrò per chiedermi di unirmi a loro ma in quell'istante il mio
cellulare vibrò
1 Nuovo messaggio
Da: Denise
Non so... forse ti perdonerò.
Sai com'è, mi hai fatto arrabbiare parecchio.... cosa mi daresti
in cambio del mio perdono?
Ore: 22:00
A quel messaggio inziai a ridere e Jane non ne riusciva a capire
il motivo, era curiosa di sapere perché ridessi ma decise di non
indagare ed andò direttamente fuori dicendomi che quando avrei
finito di messaggiare l'avrei ritrovata la fuori. Le risposi un si
piuttosto distratto, anzi a dir la verità era pensieroso;
pensavo a come risponderle e poi tutto venne da se. Dopo una decina di
minuti le diedi la buona notte e raggiunsi mia sorella che era con gli
altri, mi venne anche chiesto dov'ero stato ma risposi che ero rimasto
in camera mia per fare le valigie siccome non volevo avere il peso di
farle il giorno dopo; infine la serata passò velocemente e tutti
a parte Jane e me si addormentarono lasciandosi cullare dai loro stessi
sogni. Non sapevo se parlarne a Jane dell'accaduto o meno ma alla fine
non le dissi nulla forse per gelosia o più semplicemente per
puro egoismo; parlammo anche di lei ma era sul fatto di come farla
venire a palazzo, non se n'era dimenticata, semplicemente non voleva
portarla a chissà quale condanna prima della fine della scuola
siccome vedeva che ci teneva enormemente. Alla fine arrivò
l'alba e Jane tornò nella sua stanza, rimasi solo ad osservare
quella palla infuocata sorgere in un'immensa distesa bianca e verde; mi
incammina per andare verso la strada che portava al paese ma qualcosa o
meglio, qualcuno mi stava seguendo. Sentivo i suoi passi avanzare ogni
volta che avanzavano i miei ma si fermarono appena scesero gli scalini
della baita e in quel momento mi voltai per vedere di chi si trattasse;
vuoto assoluto davanti a me, non c'era nessuno, probabilmente avevo
scambiato un'altro rumore per dei passi.
Note Autore: Ecco a voi l'8° capitolo!!!!! (*o*)/ Sono già a buon punto anche col 9° così lo posterò un po' prima rispetto a questi due.
Mi scuso per il ritardo della pubblicazione di entrambi ma ho avuto da
fare e trovare il tempo per scrivere iniziava a rendersi un po'
problematico XD
Ora vi saluto u.u GRAZIE infinite per aver letto ed essere riuscito/a a
sopravvivere fino a questo punto ahahah!!!! XP Spero continuerete
a leggere...
Recensite *^* e alla prossima!!!! Baci baci ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** L'inaspettato ***
L'inaspettato
Note Autore: Eccomi
qui!! Scusate l'immensissimo ritardo >-< ma la qui presente
ha perso tutti i dati del 9° capitolo... sfortuna eh?
ç-ç Bhe anche se corto sono riuscita a riscriverne
un'altro pezzo anche se ben differente dal precedente XD
Buona lettura e alla prossima ^^
L'inaspettato.
"Sarà il nostro piccolo segreto"....
Rumori di passi e...
Nulla... Poi rumori, parole e poi di nuovo vuoto...
Era quasi passato un mese dalla gita eppure per me non era che passato un giorno, ricordavo tutto così chiaramente.
"Non avvicinarti mai più a lei, lurido succhiasangue!"
Quella voce non mi era mai stato difficile riconoscerla, era naturale
che fosse Jacob e sapevo anche di chi parlava ma in quell'istante
volevo evitare di comprendere; LEI sarebbe stata mia se non che lo era
già, non m'importavano le sue minacce. Ma poi tra una risposta e
l'altra LEI arrivò...
"Smettetela! Andrà a finire
che sveglierete tutti. Perfavore Jacob calmati, non puoi rischiare di
trasformarti proprio qui. Se si vuole concludere qualcosa lo si
farà parlando e non attaccandosi. Così non si risolve ok?" Era
apparsa così rapidamente in mezzo a noi che non riuscii a
comprendere come avesse fatto ne se ero stato io a non accorgermi che
lei si stesse avvicinando a noi ma in quell'attimo avevo
priorità maggiori che pensare a tutto ciò.
Quando salii sull'autobus fu Jacob ad invitarmi a sedere in uno dei
posti in fondo assieme a Denise e gli altri Quileute, tutti gli occhi
erano su di me, ero certo che tutti sapessero cosa stava per accadere
quella mattina.
Più ricordavo e
più sentivo il sangue ribollire, come aveva potuto tenermelo
nascosto? Perchè non aveva mai detto a nessuno della sua vera
natura? Perchè? Ma tutte quelle domande non avevano risposta,
lei stessa me lo rivelò quel pomeriggio non a parole ma
bensì a gesti.
"Ehi! Dove stai andando?" Ero curioso
affrettava il passo sempre di più verso l'uscita del paese in
cui ci eravamo fermati con la scuola, sembrava cercare qualcosa il che
non faceva che incrementare la mia voglia di saperlo
"Lo scoprirai, non preoccuparti" più rispondeva a quel modo
più sentivo il desiderio di prenderla fra le mie braccia e non
lasciarla più ma poi arrivati in posto piuttosto appartato si
sedette su una panchina e mi osservò dalla testa ai piedi con
occhi che non riuscivo a decifrare ma poi parlò
"Mi son scocciata di giocare, di fingere di non sapere e sopratutto di
non capire quello che mi succede attorno" la sua voce non aveva
intonazioni, era seria e concentrata su quello che diceva come se
avesse premeditato tutto quanto.
Ora tutto si faceva più chiaro...
"ti prego... tutto ciò è sbagliato se non pericoloso...."
quella frase... come potevo averla dimenticata? I suoi occhi
così tristi ora avevano un significato. LEI che tanto desideravo
era tutt'altro che umana.
"So perchè Aro vuole
avvicinarsi a me, so che è per via della mia natura." I suoi
occhi non si scollarono dai miei ma erano vuoti
"Spiegami che cosa saresti, mi stai
solo rendendo sempre più confuso e nulla di più" Non
resistevo più, non ero in grado di decifrarla in quell'istante e
il fatto che lei mi rivelasse perchè Aro la bramasse così
tanto mi interessava.
"In queste vene scorre sangue di lupo
Alec. E non intendo metaforicamente. Solo a differenza di Leah io non
riesco a trasformarmi, che mi arrabbi o che ci siate voi vicini non mi
accade nulla. Continuo a rimanere con le mie fragili sembianze."
Sembrava straziata da tutto ciò, come se il suo unico desiderio
fosse proprio quello di potersi trasformare come gli altri.
"Scusa il problema quale sarebbe?
Forse sembra che scorre solo perchè sei la sorella di Jacob ma
in realtà non è vivo. E poi non è meglio
così?" Come finii di dire ciò saltò in piedi sulla
panca per poi fare un salto ed afferrare il ramo dell'albero situato
dietro
"E questo come lo spiegheresti? Ho
tutto a parte trasformarmi. Come se il processo si fosse interrotto a
metà. Ma ciò può far si che io possa resistere al
vostro veleno. Se mi mordete non muoio ma nemmeno invecchio e forse la
mia forza si incrementa se non che possa diventare capace di nuove
cose. E' questo che Aro brama" Detto quello smise di dondolarsi sul
ramo e se ne andò lasciandomi lì immobile a ripensare a
tutto ciò che mi aveva appena detto...
Ero sdraiato sul letto da ore a rimembrare tutto quanto così
decisi che era ora di prendere e andare a trovarla, la sua visione mi
avrebbe tolto ogni dubbio e ogni preoccupazione.
"Mi scusi c'è Denise?" anche questa volta aveva aperto sua madre
e con disprezzo mi rispose che era andata a lavorare. Iniziai a correre
per raggiungere la piccola osteria dove lavorava così da poter
stare in sua compagnia e quando entrai la vidi là, indaffarata
dietro il bancone a servire bibite a tutti gli umani che si sedevano.
"Indaffarata eh?" gli dissi ridendo
"Abbastanza, comunque pensavo che non mi avresti più rivolto la
parola" era fredda, piuttosto distaccata rispetto alle altre volte.
Così rimasi in silenzio ad osservarla fino alla fine del suo
turno.
"Credo che da domani mi trasferirò a casa di Jacob. Ormai quella
non è più casa mia." Fissava il vuoto mentre diceva
ciò sembrava come incerta del gesto poi le mie labbra si
posarono sulle sue
"In questi momenti sei stupenda" e vidi finalmente un piccolo sorriso spuntargli sulla bocca.
Il tempo passava, la scuola era finita ed Aro iniziava a spazientirsi,
la ragazza non era ancora venuta una volta qui e come se non bastasse i
Cullen erano appena stati qui. Non so bene che cosa volessero ma di
certo non era una cosa che andava a nostro vantaggio e come se non
bastasse avevano portato con loro un'altro licantropo; avrebbe abitato
assieme al resto dei Quileute per imparare a controllarsi di
più. Toccò a me accompagnare i Cullen e il licantropo dai
Quileute, quando arrivai all'entrata del sentiero incontrammo subito
Denise, le sue guance erano rosee come se avesse corso fin'ora e di
fatti dopo un respiro profondo parlò
"Scu-sate ma de-vo ripren-dere fia-to." tutti quanti ridemmo nel
vederla così rossa ed intenta a riprendere fiato solo per
poterci parlare
"Bhe scusa prima riprendi fiato e poi parla no?" tutti ci voltammo
verso il licantropo, non aveva parlato per tutto il tragitto, anzi non
aveva mai parlato. Così dopo poco Denise diede l'ultimo respiro
profondo e ricominciò a parlare
"Scusate davvero ma ero dall'altro capo della città e vi ho
sentiti arrivare. Ma.. Tu chi sei?" ed inclinando leggermente la testa
osservò il ragazzo che continuava a stare affianco ai Cullen
"Piacere Ryan" a quel gesto Denise soffocò una piccola risata e
poi porse la mano "Denise, piacere. Quindi, siete venuti solo per
portare lui qui?" Guardava i Cullen incuriosita ed io nuovamente ero
scomparso dalle sue attenzioni, la gelosia non faceva che
incrementarsi; IO dovevo essere fra i suoi pensieri IO ed IO soltanto.
Fu così che i Cullen spiegarono ai Quileute l'incontro che
ebbero con Ryan e del perchè l'avevano portato qui, anche lui
come il resto dei licantropi si trasformava ma non riusciva a
controllarsi bene come ormai avevano imparato a fare. Dopo qualche
minuto riaccompagnai i Cullen da Aro e mi occupai di tutti gli altri
incarichi che mi affidò; qualcosa però mi distraeva e non
qualcosa di stupido. Quel ragazzo e lei, si guardavano in modo strano
ma non era possibile; lei era solo curiosa nulla di più ma poi
ogni volta che stavamo insieme riusciva sempre ad
andarsene per stare con loro anzi con LUI. Qualcosa stava cambiando
oppure ero solo io a vedere ciò? Forse era per il fatto che mi
ero allontanato non appena avevo saputo la verità oppure era lei?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Gelosia e gli intrusi ***
Gelosia e gli intrusi cap. 10
Gelosia e gli intrusi.
Da quando era incominciata l'estate non facevamo altro che rimanere a
palazzo, spesso anche ad annoiarci ma finalmente da una settimana il
sole aveva deciso di darci tregua ed io e mia sorella ne approfittammo
per andare da Denise; non ero sicuro di volerla vedere ma Jane
insistette così tanto che non potei non accontentarla.
Percorremmo a tutta velocità l'intera strada che portava dal
palazzo all'osteria in cui lavorava, con la macchina ci sarebbe voluto
quasi un giorno ma per noi due ore erano anche più che
sufficienti; quando arrivammo lì non uscì che una nota di
stupore per lo spettacolo che stavamo assistendo, girasoli... da quando
eravamo vampiri difficilmente vedevamo i girasoli, fiori che senza il
sole non possono vivere ed una volta eravamo anche noi così ora
il sole non è altro che il nostro nemico, per colpa sua siamo
destinati a nasconderci in eterno per non essere riconosciuti. Furono
delle grida a distrarci
"Ti ho detto che non m'interessa!" non si sentiva nulla a parte quelle
grida, come se tutti coloro che erano all'interno della locanda erano
intenti ad assistere alla scena; ripetevano sempre la stessa frase e il
tono era sempre più arrogante e spazientito, il SUO tono
dimostrava quanto il suo istinto avrebbe voluto eliminare colui o colei
che la infastidiva. Io e Jane ci scambiammo uno sguardo ma non appena
tentai di dire qualcosa lei era già dentro a cercare di
comprendere l'accaduto; tutta la gente faceva finta di non guardare ma
stava in silenzio pur di ascoltare tutto ma di Denise continuava a non
esserci traccia fino a che non la vedemmo uscire dalla cucina seguita
da Edward ed altri.
"Sarà meglio per te e per gli altri no?" il tono di Jacob
cercava di essere il più comprensivo possibile ma continuavano a
ronzargli come mosche cercando una risposta nel suo silenzio che
sicuramente la sua pazienza stava arrivando al limite fin che non
arrivò davanti a noi e si fermò a fissarci.
Vidi il suo volto dipingersi di un mezzo sogghigno che solo una volta
vidi ma che mi rapì particolarmente, la sua mente aveva pensato
a qualcosa che sicuramente sapeva che avrebbe dato fastidio agli altri
"Mi son ricordata di aver organizzato un'uscita con Jane e Alec. Se ne
parla quando torno ok?" tutti pensavano che avrebbe reagito in modo
diverso per il movimento rapido che aveva fatto nel voltarsi verso
Jacob e Edward, invece ne uscì solamente un sorriso tranquillo
come se nulla l'avesse spazientita; Jacob ed Edward si guardarono
increduli, anche loro come noi non sapevano nulla di quest'uscita anche
se Jane iniziò a stare al gioco.
"Quindi si può andare?" chiese mia sorella con impazienza,
probabilmente più per curiosità sull'accaduto che per il
resto e Denise colse la palla al balzo e ci accompagnò fuori
lasciando all'interno dell'osteria Jacob, Edward ed Alice; raggiungemmo
la macchina di Denise che ci invitò a salire e a stare con lei
per l'intera giornata
"Ti stavano infastidendo così tanto?" chiese mia sorella ancora
curiosa su cosa poteva essere successo ma la sua risposta non fu che un
semplice gesto di indifferenza e un lungo sospiro poi prima che potesse
arrivare il lungo silenzio imbarazzante parlò
"Cercavano di spiegarmi perchè non sia buona l'idea di andare a
fare visita ad Aro ma non ho intenzione di ascoltarli" Jane
guardò prima il mio volto inespressivo poi quello di Denise,
entrambi non sapevamo che dire ma quello che poteva capitare se lei
veniva lo sapevamo benissimo; la sua risata spezzò il silenzio
creatosi da poco e il rumore della macchina che continuava ad andare
continuò ad accompagnarci per tutto il tempo
"A quanto pare quest'idea sconvolge tutti ma credo che se non lo
farò andrà a finire che ci andrà a rimettere gente
che non c'entra nulla" il suo sguardo era perso chissà a quale
ricordo o a quale pensiero complicato, continuava a guidare come
se conoscesse la strada del posto a memoria ma il silenzio
iniziò a scendere molto più intensamente di fatti non ci
accorgemmo nemmeno di essere arrivati davanti una piccola casetta semi
trasandata circonda da immensi alberi.
"Di solito qui ci vengo quando voglio stare sola ma è bello,
posso correre o stare seduta ad ammirare il cielo senza che nessuno
venga a disturbarmi" sembrava voler spezzare quel lungo silenzio che
avevamo trascorso tutti e tre in macchina ma sopratutto dimenticare
l'accaduto
"Sai a quello che andresti incontro andando a parlare con Aro?" cercava
di non trapelare la sua preoccupazione ma come fratello gemello non mi
era impossibile notarlo, come me sapeva benissimo che Aro una volta che
lei sarebbe entrata non l'avrebbe più lasciata uscire, il
bottino ecco cos'era secondo lui e Marcus; Denise sembrava riflettere
sulla domanda di Jane con molta attenzione, così pensierosa da
farmi salire sempre più una gran voglia di lei, desiderio
sfrenato con una gelosia incredibile che potesse poi finire nelle mani
di altri.
"Se non verrò però potrebbe fare di peggio o almeno
così ho capito in tutto questo tempo. Quindi meglio parlargli
subito e mettere le cose in chiaro." ne parlava con così tanta
sicurezza e facilità, come se affrontarlo non sarebbe stato
nulla, come se avesse visto di peggio rispetto a lui ma non era
così, Aro era Aro ed ancora adesso è così.
Però se sapevo che la mia risposta avrebbe portato al peggio
allora sarei stato lontano da tutto, lontano da lei e da ogni cosa che
le riguardasse.
"Non puoi prenderla con tanta semplicità! Aro se ti vede poi sta
sicura che non ti farà più uscire da palazzo. Potrai dire
addio a Jacob, Embry e gli altri anche quell'insulso del nuovo arrivato
che sembra piacerti così tanto." il mio tono era più
aspro e nervoso che mai, sentii l'istinto di dover ribaldare tutto
quello che incontravo ma per mantenere la calma iniziai a correre
dritto all'interno del bosco senza sapere bene dove andavo
"Alec!" le grida di Jane e Denise non facevano che essere sempre
più lontane ma non sarei tornato indietro per nulla al mondo o
almeno non in quell'istante.
Alberi, foglie che cadono e ancora alberi, riuscivo a vedere solo quello poi un'odore si inoltrò nelle mie narici....
Demitri? Che ci faceva nei paraggi? E soprattutto perchè andava nella parte opposta alla mia?
Ero sicuro che si trattasse di una coincidenza fino a che il suo odore non ritornò da me
"Devo dire che non è niente male il nuovo gioiellino. Devo
ricredermi, se vuoi hai dei bei gusti pivello" il suo tono in
quell'istante non mi rassicurò affatto, era sarcastico ma
deliziato allo stesso tempo come se da un momento all'altro potesse
prenderla e mangiarsela ma LEI non doveva essere toccata da
nessun'altro all'infuri di me e chi volevo io.
"Stalle alla larga." mi uscì come un sibilo a denti stretti,
stavo lasciando trapelare troppo specialmente davanti a lui ma come
cercai il punto dove si trovava lui era già andato via. Non
sapevo bene cosa fare, tornare indietro o lasciar perdere? Alla fine la
risposta venne da sè, Jane mi aveva trovato ma qualcosa nel suo
volto lasciava trapelare la preoccupazione; anche lei aveva sentito
Demitri nei paraggi e come se non bastasse lei e Denise si erano
separate tempo prima per cercarmi. Entrambi sapevamo la vera natura di
Demitri se non mangiava belle ragazze non era contento ma il fatto che
Aro aveva sempre ordinato di tenerla viva lasciava spazio a tutt'altro
intento da parte sua.
"Non ha il cellulare con se? Potresti provare a chiamarla, tanto se la
vuole trovare di certo non gli serve il suono della chiamata" a
differenza di me Jane riusciva a trovare prima la soluzione di tutto,
era questo che adorava Aro oltre al fatto di poter causare dolore
immaginario a chiunque. Quando chiamai non riuscii nemmeno a sentire un
segno di aggancio che rispose immediatamente
"Pronto?" sul momento esitammo, non eravamo stati capaci di comprendere
se si trattasse veramente di lei oppure no poi mia sorella prese in
mano il cellulare mentre iniziammo ad inoltrarci nella sua ricerca
"Denise sei tu?"
Silenzio e poi risata... ecco cosa ci fù subito dopo.
Note Autore: Lo
ammetto il 9° capitolo è un po' indecente >-< Ma ecco
qualcosa di meglio per rifarvi il "palato" XD Spero vi sia piaciuto,
commentate mi raccomando ^^ Ciao!!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Rivelazioni ***
Rivelazioni.
Quella mattina avevo preparato ogni cosa per poter partire ed andare a Volterra, volevo conoscere Aro e porgergli delle domande, credevo fosse semplice curiosità ma forse è stata solo una semplice idiozia. Avevo studiato tutto con cura, anche i più piccoli dettagli ma i Cullen mi colsero alla sprovvista; improvvisamente si presentarono a casa di Jacob, la quale oramai era diventata anche mia, dovevano riferirci qualcosa di estremamente importante o almeno così sembrava dal volto cupo e serio che avevano ma in quel momento per me erano cose inutili poichè avevo tante altre risposte da cercare. Ascoltavo a malapena quello che diceva Carlisle anche se sapevo che parlava di me, del mio sangue, delle mie cellule, insomma del mio stesso corpo e delle teorie su come poteva essere successa una cosa del genere ma ogni parola sfuggiva dalla mia mente come se sfuggisse alla verità che anch'essa conosceva...
"Sei sicura di quello che vuoi fare?" era una voce mielata con un'intonazione preoccupata ma sapevo benissimo di chi si trattava, solo lui poteva aver capito che cosa volessi fare.
"Edward quando imparerai che detesto essere letta? E comunque si, penso sia la cosa migliore" ma a differenza sua, io parlai ad alta voce e tutti si girarono verso di me con fare interrogatorio; mi ero fregata anzi mi aveva fregata, Jacob non esitò a chiedermi che cosa intendevamo ed Edward come un perfetto spione raccontò tutto, in quel momento volevo vederlo morto, avevo l'occasione per scoprire svariate cose ma a causa sua ogni cosa stava per essere rovinata. Iniziarono a chiedermi perchè pensassi quelle cose, che dovevo stare sotto la loro protezione, ma io sapevo difendermi benissimo da sola, sapevo in che guaio mi sarei caccia, o almeno così credevo... Finalmente al pomeriggio mi lasciarono sola sopratutto perchè andai a lavorare, non facevo che portare piatti e sparecchiare tavoli ma fortunatamente la gente iniziò a diminuire verso le tre del pomeriggio. L'unico dispiacere fu che verso la chiusura arrivarono Jacob, Edward ed Alice per rammentarmi che non dovevo e tentavano di spiegarmi ogni pericolo al quale potevo andare incontro, ma non faceva che salirmi la rabbia, così d'improvviso sbottai davanti a tutti i clienti.
"Ti ho detto che non m'interessa!" la mia voce uscì più acuta e nervosa di quanto pensassi, volevo cancellarli sulla faccia della Terra, poichè non erano loro a dirmi cosa dovevo o non dovevo fare, e per me parlare con Alec, Jane ed incontrare Aro non era tutto questo danno. Non appena pensai ciò, Jane ed Alec spuntarono dal portone dell'osteria incuriositi probabilmente dalle urla, così ne approfittai per liberarmi di quei tre prima che potessero rivolgermi altre domande; Jane fortunatamente resse il mio gioco e mi aiutò ad uscire da quell'orribile situazione. Era strano che Edward non avesse capito che avevo inventato tutto o forse se ne rese conto, ma volle lasciarmi in pace; fu una domanda al quale non ebbi mai risposta. Ci ritrovammo tutti e tre in macchina senza una meta precisa o almeno così era inizialmente, ma poi dun tratto mi venne in mente il posto in cui avevo conosciuto i Quileute e nel quale andavo ogni volta che volevo fuggire da tutto....
"Una ragazza non dovrebbe avventurarsi nel bosco, specialmente di notte" era una voce calda e maschile ma non riuscivo a percepire da dove provenisse, più mi voltavo e più vedevo che non c'era nessuno; improvvisamente spuntò un ragazzo sotto la luce fievole della luna, era un ragazzo moro e alto col corpo piuttosto atletico, sembrava uscito da chissà quale telefilm. Avrei voluto spaventarmi e scappare, invece rimasi ad osservarlo come se qualcosa di lui fosse familiare
"Per caso il gatto ti ha mangiato la lingua?" disse ridendo ma il mio unico gesto fu un cenno di capo negativo, avevo troppe idee per la testa che non riuscivo a trovare modo per rispondergli. Senza accorgermene m'ero appoggiata al tronco di un albero e m'ero messa ad osservare il cielo stellato escludendo del tutto quel misterioso ragazzo che continuava a fissarmi.
"Ti ho fatto così paura che non parli?" aveva un tono sempre più piacevole e caloroso, mi sembrava di stare a casa, ma sembrava anche preoccupato dalla mia reazione così accennai di nuovo col capo che non era così e finalmente riuscii a parlare
"E' difficile che qualcuno conosca questo posto... Pensavo di essere sola come sempre. Invece..." non feci in tempo a finire la frase che ci pensò lui stesso
"Invece ci sono io a spaventarti." continuava a ribadire che m'aveva spaventato il che iniziai a ridere, come poteva spaventarmi? Non poteva di certo trasformarsi in un qualcosa di pericoloso. Dun tratto qualcosa iniziò a muoversi dietro dei cespugli, riuscivo a vedere qualcosa di folto e peloso ma non poteva che essere un orso per la sua taglia, però non riuscivo a provare paura nonostante cercassi d'averla qualcosa continuava a ripetermi che lo conoscevo, che non poteva farmi alcun male. Quel folto pelo di colore grigiastro sparì e arrivò un altro ragazzo anch'esso moro ma meno altetico e più basso rispetto al primo; si avvicinò al ragazzo e gli sussurrò qualcosa che lo fece scoppiare di risate ed aggiunse che probabilmente avevo qualcosa che non andava dato che non avevo mostrato nemmeno un minimo di paura. Decisi di ignorarli e di chiudere gl'occhi per catturare tutta la luce possibile della luna che filtrava attraverso le foglie, ascoltando l'ululato del vento e il canto di una civetta; non sò che cosa avesse di particolare tutto ciò, ma ogni volta mi portava la tranquillità
"Ehi Jacob, dici che è svenuta o si sia addormentata? Certo che è strano... a guardarla assomiglia molto a tua madre per non parlare dell'odore che emana, te ne sei accorto?" mentre parlava non faceva che toccarmi il fianco come se potessi scattare da un momento all'altro ma quello che ne uscì fu solo un cumulo di risate, non faceva che farmi il solletico fino a quando non m'alzai in piedi
"Ok, spiegatemi... Cos'avrebbe il mio odore? La doccia l'ho fatta stamattina" ed incrociai le braccia quasi offesa ma uno dei ragazzi cercò di sdramattizzare subito il tutto dicendo che era particolare e mi chiese che profumo usassi; tutto ciò continuava ad essere strano, sentivo che appartenevo ad un mondo il quale anch'essi ne facevano parte ma non comprendevo il perchè di tutto ciò.
"Perchè siete qui? Insomma perchè continuate a parlarmi se credete che sia pazza? Ho sentito mentre parlavate che per voi non sono normale. Bhe non credete di essere tanto meglio, girare a torso nudo durante la notte non è da tutti" era riapparsa la mia solita sfrontatezza, era una parte di me che non aveva fatto altro che cacciarmi nei guai ed ancora una volta c'era riuscita; i due si guardavano increduli ed ogni tanto mi riguardavano come se avessi detto una blasfemia.
"In realtà non l'abbiamo detto, lo stavamo pensando"
Fu così che scoprii che potevo leggere nei loro pensieri o almeno questo lo credevo prima di scoprire che ero metà come loro e che leggevo solo i pensieri del branco e nulla di più....
"Io sono Jacob e lui è Embry. Ci spiace di non esserci presentati prima." la sua voce continuava ad essere cordiale nonostante avessimo appena scoperto che leggevo i loro pensieri, fino a quando non iniziarono ad apparirmi immagini di qualcuno che correva veloce verso la mia auto; sembrava avere intenzioni ostili e malvagie allo stesso tempo ma tutto quello scorrere mi fece venire la nausa al punto tale da rimettere il niente
"Qualcosa non va? Stai poco bene? Avanti rispondi..." era Embry che parlava o almeno è questo che mi dissero al mio risveglio; ero svenuta ma non perchè avessi la febbre alta o quant'altro. Qualcosa m'aveva sfinita a tal punto da farmi crollare...
"Qualcosa... Gira tutto... Cos'è successo?" ero così stordita da non riuscire nemmeno a comporre una frase, ma la cosa divertiva alquanto i due poichè li sentivo soffocare qualche risata
"Sei tu quella che dovrebbe spiegarci che cosa t'è successo. All'improvviso sei caduta a terra!" disse Embry mostrando il terreno
"Bhe... Ecco... Vedevo tutto quanto muoversi, cioè... Lasciamo stare, starete pensando che sono da ricoverare" dissi sospirando e mi risedetti sotto l'albero, la testa aveva ripreso a darmi fastidio; iniziavano ad esserci pensieri che non erano i miei e come se non bastasse vedevo altri alberi muoversi ad una velocità strabiliante "Perchè si muove tutto?" dissi solo questo prima di ritrovarmi di nuovo svenuta.
Al mio risveglio il sole era appena apparso all'orizzonte e un sacco di ombre non facevano che osservarmi
"Starà bene?" "E' strana come ragazza non trovate?" erano un trio di voci tutte insieme che parlavano quasi senza sosta, fin che non sentii una mano posarsi sulla mia fronte ed accarezzarmi un po' il viso "Credo si stia riprendendo" disse un'altra voce; cercavo di comprendere a chi appartenessero tutte quelle voci, ma solo due riuscivo a capire che appartenevano ai ragazzi di quella notte
"D-dove sono? Perchè siete ancora qui?" cercavo di rialzarmi lentamente evitando che la testa potesse nuovamente girare ma non appena m'accorsi che ero tra le braccia di Jacob feci uno scatto così rapido che non capii nemmeno io come avessi fatto ad essere in piedi
"Certo che sei strana... svieni nel bel mezzo di un bosco e ci domandi perchè siamo rimasti qui. Ma lo sai che hai dormito fino all'alba?" Embry sembrava sempre più sbalordito dalle mie reazioni, di fatti la sua voce sembrava volesse insinuare che fossi una malata mentale ed io non tolleravo certe accuse
"Premetto che il mio cervello è sanissimo e non sò che cosa mi sia capitato. Ho visto gl'alberi muoversi a velocità stratosferica, come se fossi io che corressi ad una velocità assurda. Ho sentito pensieri che non erano i miei. E mi chiedi perchè ho dormito fino all'alba? Secondo te posso saperlo? Certo che sei ignorante quanto tutti gl'altri." avevo un tono piuttosto arrogante e arrabbiato, per me erano sconosciuti che si befeggiavano del fatto che mi fossero successe cose strane, ma di certo non m'ero ancora accorta che in realtà c'erano già tutti i Quileute al rapporto; solo quando mi voltai per andarmene verso la macchina mi resi conto che c'erano più ragazzi di prima "Cos'è un raduno mattutino?" non appena posi questa domanda scoppiarono tutti quanti a ridere; fu Sam ad avvicinarsi per primo chiedendomi che cos'avessi visto esattamente, mi credeva a pieno e questo mi faceva piacere, ma quando finii la spiegazione il suo volto e quello degl'altri si dipinse di incertezze e di sguardi che solo loro comprendevano
"Hai mai avuto la sensazione che qui fosse il tuo posto? Cioè ti sentissi bene come non mai?" stavolta era Jacob che mi riempiva di domande, sembrava non smettere più di essere curioso di qualcosa che non riuscivo a comprendere
"Bhe... Si. Quando vengo qui ritrovo sempre la tranquillità ma... questo cosa centra con il fatto delle immagini?" continuavo ad essere perplessa, non avevano nulla in comune le immagini con il posto o almeno era questo che pensavo fino a quando non comparve un lupo; era maestoso e piuttosto grande, era quasi più alto di me e non faceva altro che fissarmi. Aveva un pelo lucente e folto di colore marroncino chiaro, quasi sabbia, morivo dalla voglia di poterlo abbracciare o accarezzare e non facevo che perdermi a quel pensiero fino a quando non sentii qualcosa... o meglio una voce
"Bhe se vuoi puoi abbracciarmi, non mordo" sul momento tentavo di fuggire da quelle voci fino a quando non sentii la testa ed il cuore reclamare pietà e di lasciarsi andare a tutto quello che stavo assistendo.
Alla fine Sam mi spiegò cosa fossero in realtà e che molto probabilmente io avevo lo stesso dna poichè potevo sentire e parlare con loro attraverso i pensieri; avevo finito col passare interi pomeriggi con loro nella tentazione di farmi trasformare in lupo, ma ogni volta non accadeva nulla. Così un giorno, arresi del fatto che non mi trasformassi, decisero di chiamare Carlisle e fu lì che li conobbi tutti; comprese le loro storie e del perchè tutti quanti s'erano ritrovati in Italia. Reneesme aveva chiesto se potevano visitare l'Italia insieme a Jacob, il quale era uno pseudo fidanzato per lei, ma Edward non si fidava a lasciarli soli per via di una certa famiglia... I Volturi...
Non appena ritornai alla realtà capii d'essere osservata sia da Jane che da Alec, evidentemente m'ero soffermata troppo tra i miei pensieri, ma tutto ciò che avevo ricordato non aveva fatto altro che alimentare la mia convinzione; andare a parlare con Aro e trovare un accordo o qualcosa del genere sarebbe stata l'unica soluzione, ma quando ne parlai a loro anch'essi ebbero quasi la stessa reazione. Alec lo vidi sfrecciare via con parole che all'inizio nemmeno compresi "Non puoi prenderla con tanta semplicità! Aro se ti vede poi stà sicura che non ti farà più uscire da palazzo. Potrai dire addio a Jacob, Embry e gli altri anche quell'insulso del nuovo arrivato che sembra piacerti così tanto." li aveva elencati tutti, anche Ryan ma quello che non riuscivo a spiegarmi era il perchè di quelle parole uscite con così tanto disprezzo; Jane ed io senza esitare iniziammo la sua ricerca e nel mentre cercava di spiegarmi perchè avesse reagito a quel modo o almeno per quanto ne avesse compreso. Alla fine ci dividemmo per affrettare la ricerca, Alec non conosceva il posto e nemmeno Jane ma se avrebbe continuato a correre all'impazzata si sarebbe imbattuto certamente nei Quileute e perderlo non era ciò che desideravo... Desiderare... Era un'enorme parola o almeno lo era prima che lo incontrassi, siccome riuscivo solo a pensare al fatto che non potessi trasformarmi come gl'altri, credendomi un difetto. Ma quando lo vidi la prima volta qualcosa scattò in me, provavo tutto ciò che non avevo provato da tempo e volevo rivolgergli la parola ma allo stesso tempo c'era qualcosa in me che m'avvertiva che era meglio girargli alla larga. I giorni passavano e m'accorgevo sempre più che lui era nei dintorni fino a quando non lo incontrai a scuola.
Non facevo altro che correre cercando di avvisare Jacob che se per caso li avesse incontrati avrebbe dovuto avvisarmi, anche se come m'aspettai rispose che non erano affari suoi di ciò che era appena accaduto; continuavo a correre senza sosta con la speranza di incontrarlo ma non c'era traccia di lui da nessuna parte, avrei setacciato tutto il bosco se era necessario, ritrovarlo era quasi un dovere anche se sul momento avevo completamente scordato che potevo trovarlo facilmente con l'olfatto.
Poi dun tratto scivolai giù in un dirupo, stavo pensando a diverse cose che non m'accorsi di dove fossi e di che cosa ci fosse davanti a me; feci tutta la discesa col sedere assieme alle mani che cercavano di frenare quella rapida discesa. Fortunatamente la corsa finì in fretta siccome riuscii a saltare ad un ramo che si trovava poco più in alto della mia testa; le mani non facevano che bruciarmi ed ero certa che fossero tutte sbucciate ma dovevo risalire e tornare indietro, non avevo tempo per controllare come stessi, tanto sarebbe passato in fretta. Iniziai ad arrampicarmi su per il dirupo aggrappandomi a rami ed alberi ancora troppo piccoli per crescere grandi e forti come gl'altri situati nel resto del bosco; le mani non facevano che bruciare sempre di più ma oramai ero quasi arrivata in cima e da lì avrei potuto continuare la mia ricerca. Non aveva molta importanza come stessi, quello che più mi preoccupava era se per caso Alec e Ryan si sarebbero incontrati; Ryan era stato strano fin dall'inizio come ragazzo e cercavo di passarci più tempo per riuscire a comprendere che persona fosse, ma ogni qualvolta che tentavo di sentire ciò che pensava tutto taceva come se non fosse come loro eppure si trasformava e correva veloce quanto loro, che fosse un'ibrido come me? Eppure stare vicino a lui mi rendeva tesa nonostante fosse come noi, invece stare accanto ad Alec mi dava una sensazione alquanto strana ma per Jacob era meglio che stessi con uno come Ryan che come Alec, anche perchè si trattava di uno delle guardie dei Volturi e non di un vampiro qualsiasi; mentre pensavo a ciò e continuavo a scrutarmi in giro alla ricerca della SUA presenza, involontariamente frugai nella tasca, ma a mia sorpresa non c'era il cellulare. Ero certa che l'avessi perso da qualche parte nel bosco, ma non ero certa di dove e come fosse caduto dalla tasca. Controllai in fondo al dirupo ed anche per metà percorso che avevo fatto in precedenza ma non c'era nemmeno l'ombra del cellulare, così tornai dove io e Jane c'eravamo divise. Pensavo si trovasse lì siccome m'ero arrampicata su un albero per cercare di intravederlo, ma ciò che trovai fu solo desolazione e il sentore che le mie gambe stavano cedendo dalla stanchezza. Mi sedetti a terra senza ripensarci ed iniziai a riprendere fiato ed energie, avevo corso troppo e il mio corpo ne stava risentendo, anche se ero per metà licantropo non avevo la costanza che potevano avere tutti gl'altri. Dun tratto sentii dei passi avvicinarsi a me, senza pensarci iniziai a fiutare l'aria con la speranza di sentire il SUO odore ma questo era completamente diverso, pensavo d'averlo già sentito, ma non ne ero certa.
"Dovrebbero sapere che è pericoloso lasciarti sola, specialmente se ci sono io in ricognizione" era una voce piuttosto fine ma la cordialità non era di certo il suo intento; ogni intonazione faceva intuire quanto potesse essere malizioso tutto ciò e di quanto fosse eccitato all'idea di avermi trovato. Così alzai gl'occhi giusto per guardare chi fosse e nulla di più, ero troppo stanca per poter scappare o ribellarmi, se mai ce ne fosse stato il bisogno. Iniziai ad osservarlo dai piedi alla testa: aveva una corporatura piuttosto snella e ben definita, un pettorale da classica persona semipalestrata e piuttosto alto ma quello che più affascinava era la postura; continuava a stare con una mano dietro la schiena come se stesse servendo in un ristorante di lusso, la schiena eretta perfettamente così da potergli dare la figura di uno piuttosto importante e tutto ciò aveva un qualcosa di familiare ma non riuscivo a ricordare dove l'avessi visto fino a quando non arrivai a guardarlo negl'occhi. Erano rossi, un rosso che sembrava bruciare chissà quale ardore o pensiero, un rosso che non avrei potuto dimenticare facilmente; era là quel giorno di pioggia, fu lui ad osservare l'armadio nel quale mi ero nascosta e quel giorno avevano lo stesso colore e la stessa emozione di quando ci stavamo osservando in attesa di qualcosa. Quel giorno non era riuscito a trovarmi ed ero riuscita a fuggire ma non questa volta, era già dietro di me che mi teneva stretta a sè
"Cos'è troppa paura per muoverti? Eppure secondo Aro sei così preziosa..." non faceva che sussurrarmi all'orecchio accentuando la parola preziosa e facendosi sentire che passava la lingua tra le sue labbra come se avesse una fame costante e infinita; avrei voluto liberarmi, ma avevo ancora il fiato per la corsa ed ora aveva iniziato ad avanzare la paura e i ricordi di quella giornata in cui persi i miei genitori....
"Denise nasconditi nell'armadio e non muoverti di lì qualsiasi cosa accada. Ricordati che la mamma e il papà ti hanno sempre voluto un mondo di bene" mi disse baciandomi la fronte e lasciandomi col mio orsacchiotto dentro l'armadio; volevo piangere e chiedergli di nascondersi anche lei ma non appena sentii delle voci e dei rumori che non conoscevo, rimasi ferma a fissare dall'armadio rigato che cosa stesse accadendo. Quell'armadio era sempre stato il mio nascondiglio preferito, io potevo vedere chiunque ma loro non potevano vedere me e di solito ci andavo per giocare con mia madre a nascondino; quella volta però fu diverso, sentii urla e vidi mia madre accascarsi a terra...
Tutti quei ricordi erano offuscati e in disordine ma potevo benissimo ricordare lo sguardo di quel demo... di quel vampiro, era rimasto a fissare l'armadio e forse la colpa era stata del mio piccolo singhiozzo per trattenermi dal piangere; fortunatamente venne richiamato subito al rapporto e dovettero andare via così che ebbi il tempo di andare verso quello che era il corpo di mia madre
"Scappa... Piccola mia... Prima c-che... Brucino vi-va... Anche te... Sai dov'è l-l'uscita segreta v-vero?" faceva fatica a parlare ma tentava comunque di tranquillizzarmi ed io accennai un debole si ma non volevo separarmi da lei, avrei voluto rimanere lì pur di stare nelle sue braccia
"Non fare c-così... Ve-vedrai che andrà t-tutto bene.... Ora và!" a quel comando non potei che correre e andare nella cantina, aprire la porta che sembrava un semplice muro e percorrerne tutto il sentiero fin che non arrivai all'uscita e mi ritrovai lontana qualche chilometro da casa; vidi tutto quanto bruciare ed anche le mie lacrime non smettevano di sgorgare fino allo sfinimento.
Fu il suo respiro a riportarmi fuori dai ricordi, respirava sempre più profondamente il mio odore fino a quando non sentii la sua lingua posarsi lievemente sul mio collo; a tal gesto rabbrividii, percepivo chiaramente la sua sete nei miei confronti, non era la stessa sensazione che mi diede Alec quando quel giorno posò le sue labbra nello stesso punto... Dovevo fuggire dalla fame di quel vampiro, sapevo che avrei potuto ucciderlo ma fuggire era la soluzione migliore; mi teneva per i polsi ma più tentavo di liberarmi da quella presa più la sua stretta si faceva forte
"E' inutile che tenti di sfuggirmi, ho voglia di assaggiare qualcosa di nuovo e tu capiti a proposito" arrivò con le labbra all'orecchio per poi sussurrarmi qualcosa di incomprensibile, forse in un'altra lingua che non conoscevo; continuavo a sentirmi priva di energia e come se non bastasse era già in procinto di mordermi ma qualcosa lo bloccò o meglio lo spinse via.
"Lei è mia! L'ho addocchiata prima io" parlava a denti stretti come se volesse ringhiare ma quello che mi domandavo era da dove fosse spuntato e del perchè di tali parole. L'aveva scaraventato a terra e si era avvicinato rapidamente a me per annusarmi anch'esso fino in fondo, ogni muscolo del mio corpo non faceva che rimanere teso dalla paura; per anni avevo pensato che non ci sarebbe stato niente di più spaventoso dei demoni che avevano ucciso i miei genitori ma scoprire che erano vampiri e ritrovarmene uno e mezzo davanti ed addirittura affamati, doveva essere molto più pericolo di quanto potessi aspettarmelo. Entrambi si guardavano in attesa che uno dei due attaccasse per primo senza preoccuparsi della mia presenza o meglio entrambi cercavano di avere lo stesso idendico cibo e per me era il momento adatto per tentare una fuga; iniziai a correre verso quello che sarebbe stato il sentiero che m'averebbe riportato alla macchina ma non appena pensai di essermi allontanata da loro senza farmi scoprire percepii qualcosa di pesante cadermi addosso e sentire il freddo del terreno. Ryan mi era saltato addosso prendendomi di soppiatto, afferrò i miei polsi e mi rigirò verso di sè facendomi sbattere, anche se lievemente, la schiena a terra
"Dove credevi di scappare? Tu sarai il mio pasto, non mangio da giorni e sono stufo di quel tuo odore così invitante e non poterlo nemmeno assaggiare" il suo sguardo era gelato e nero come il suo cuore, continuava a parlare col sorriso di chi aveva la vittoria e leccandosi le labbra continuava ad annusarmi "Devi essere davvero squisita" Non appena finì di dirlo venne scaraventato a terra dal vampiro per poi sentirmi sollevare e prendere per il colletto così che potessi vedere chiaramente in faccia anche lui
"Siamo in due a volerti mangiare ma solo uno di noi lo farà veramente e quello sarò io" rideva compiaciuto per qualcosa che solo lui comprendeva ma per me tutto ciò era percepito come pericolo enorme e la mia mente senza tanti ripensamenti non faceva che chiamare Jacob all'infinito come se piangesse al mio stesso posto; cercavo soccorso ovunque ma ciò che trovavano i miei occhi era solo desolazione ed entrambi l'avevano compreso benissimo e non facevano che sogghignarsela felicemente
"Devo ammettere che Alec ha buon gusti. Perdere tempo così... Significa che sei davvero speciale come dicono" pronunciava il SUO nome come se fosse una nullità, un qualcosa di piccolo ed insignificante ma per me solo io potevo considerarlo e farlo sentire tale; il SUO nome mi metteva agitazione ogni volta, ma in quel momento sentivo che se sarebbe stato lì avrebbe fatto qualcosa, nonostante il fatto che ci odiassimo era sempre pronto ad aiutarmi nei momenti critici. Pensare ad Alec ed i Quileute mi faceva stare bene ma in quell'istante non fu che una distrazione, improvvisamente mi ritrovai Ryan che iniziava a leccarmi il palmo della mano destra per risalire fino al collo e il vampiro che continuava a leccare lentamente la mano sinistra; avevo ancora un po' le ferite delle mani aperte e questo per loro era l'inizio.... Cosa sarebbe successo dopo? Mi avrebbero litigato fino a che non mi avrebbero staccato a pezzi e mangiata un po' per uno? O semplicemente mi avrebbero uccisa prosciugandomi da tutto il mio sangue? La paura stava prevalendo.... "Jacob dove sei? Fratellone!!!! Ti prego aiutami... Fratellone... Fratellone perdonami...."
Note autrice: Ed ecco qui l'11° capitolo! Scusate l'enorme pausa ma prometto che eviterò di farne altre così lunghe. Spero che vi piaccia e mi raccomando recensite ^^ Ciaooooo!!!!!!!! |
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Può essere dolce la morte? ***
capitolo 12
Può essere dolce la morte?
Non facevamo altro
che seguire l'odore di Demitri, arrivare a lui ci avrebbe portato a
LEI. Aveva trovato il suo cellulare e ci ingannò facendoci credere
che l'aveva già trovata ma aveva dimenticato dettagli per noi
essenziali; se avremmo corso più in fretta l'avremmo trovata ancora
viva e con nessuno intento a mangiarla, o almeno lo speravo. L'odore
di Demitri ci riportò nel punto in cui Jane e Denise s'erano
separate ma continuava a non esserci traccia ne di LEI ne di Demitri,
non facevamo che guardarci attorno sperando di intravederla ma pareva
si fossero volatilizzati; provammo ad andare poco più avanti e
ritrovammo le sue chiavi a terra, non appena le raccolsi fummo colti
alla sprovvista da un urlo il quale fece spaventare tutto il bosco.
L'urlo era agghiacciante, anche se non possiamo, quel giorno sentimmo
il sangue raggelarci, eravamo certi che si trattasse di Denise...
"Fratello
proveniva da laggiù. Forse..." deglutiva molto lentamente e
i suoi occhi non facevano che fissarmi terrorizzati dal pensiero che
potesse essere troppo tardi, ma non volevo ascoltarla, non poteva
essere morta, doveva essere qualcun altro, non poteva essere LEI così
piena di sè da sfidarmi senza averne terrore.
"Sorella
niente forse. Sono sicuro che è ancora viva." Non volsi nemmeno
per un attimo lo sguardo verso Jane, dovevamo raggiungere quel grido
alla svelta e senza timori. Ma non appena arrivammo la scena fu
agghiacciante, Demitri assieme a Ryan non facevano che prenderla e
ferirla lentamente pur di gustarsela tranquillamente un po' ciascuno,
tentava di scappare ma ogni qualvolta ci provava veniva ferita di
più, sembravano divertiti nel torturarla a quel modo;
improvvisamente Demitri si accasciò a terra addolorato e mia sorella
gli comparve davanti, era infuriata, nessuno doveva permettersi di
infrangere regole e sopratutto provare a far del male a chi ritenesse
simpatico, lo stava facendo soffrire più di quanto lui stesse
facendo soffrire Denise. Mi avvicinai a Ryan e lo privai di ogni
senso escluso l'udito solo per potergli suggerire codeste parole:
"Sarai punito con medesimo trattamento e ne avrò sicuramente
l'onore di occuparmene. Soffrirai più di chiunque altro" non
appena finii di pronunciarle lo feci accasciare a terra privo di
sensi e mi diressi verso Denise ormai stremata al suolo; mi accostai
affianco a lei e gli scostai da davanti agli occhi una ciocca di
capelli, i suoi occhi continuavano a guardarmi pieni di gratitudine
ma la paura continuava a brillargli come se ne avesse altre che gli
stavano giungendo. Non facevo che osservarla in silenzio fino a
quando non compresi che tentava di alzarsi, almeno quanto bastasse per
stare seduta, così l'aiutai cercando di non farle alcun male e solo
lì m'accorsi dell'odore forte e intenso di sangue che emanava; era
dolce e caldo quanto lo era il suo sorriso ma non potevo farmi venire
strane idee, non in quel momento, così non feci che tentare di
scappare da quella tentazione anche se Jane era nella mia medesima
situazione e Demitri se ne accorse, iniziò a ridere per poi
osservarci ed iniziare a parlare in latino: "Nemmeno voi
riuscirete a resistere a quell'odore così invitante. Invece di
aggredire me perchè non la assaggiamo ancora un po', se muore una
scusa plausibile per Aro la si trova." continuava ad avere il
suo solito tono spavaldo e seccante, stavo per aggredirlo quando
qualcosa afferrò la mia giacca e mi volsi a guardare di chi si
trattasse, era Denise. Tentò di parlare ma non appena lo fece tolsi
l'udito a Demitri, lui non avrebbe dovuto sentirla altrimenti
l'avrebbe ritrovata ogni volta che voleva; aveva atteso un mio cenno
o qualcosa che secondo lei valeva a dire che poteva parlare:
"Arriveranno a momenti.... Sarà meglio che ve ne andiate o non
avranno tanta pietà" la sua voce non aveva intonazioni ne
emozioni, sembrava che fosse stata privata della sua stessa anima ma
i suoi occhi continuavano a parlare, voleva veramente che la
lasciassimo lì sola ma anche Jane si rifiutò: "Mi spiace
Denise ma dobbiamo risolvere questa cosa. Altrimenti quell'ammasso di
pelo, cioè quei lupi potrebbero attaccare la casata. Poi Aro penserà
al resto." Non appena disse le ultime parole Denise fece una
piccola risata ed iniziò ad alzarsi in piedi per poi appoggiare la
schiena contro un albero; la sete nei suoi confronti improvvisamente
si fece più intensa, vedevo ogni sua ferita richiudersi lentamente
facendo si che scorressero su tutte le ferite piccole gocce di
sangue, una più deliziosa dell'altra. Senza rendermi conto ero stato
lontano da lei fino a quel momento e tentai di avvicinarmi ma fummo
circondati da lupi enormi, ringhiavano contro di noi ed avanzavano
cercando di lasciare uno spazio tra loro e Denise fino a quando non
comparve un lupo ancora più grosso e di color marrone; quel lupo si
diresse verso Denise ed iniziò ad annusarla e leccarla quasi tutta,
piangeva continuando a mantenere le orecchie basse, forse per
preoccupazione o forse perchè aveva percepito il suo dolore. Non
appena Denise lo abbracciò esso riprese la sua forma umana e potemmo
notare che si trattava di Jacob, non facevano che sussurrarsi parole
fino a che Jacob non giunse improvvisamente davanti a noi e mi puntò
il dito: "Tu! Chi poteva esserci in mezzo se non voi? Avevo
lasciato correre il fatto che vi parlavate anche perchè mettermi
contro voi Volturi non è mia intenzione ma adesso... Prova solo a
presentarti una volta all'osteria o a parlargli a scuola e ti ridurrò
in pezzi personalmente. Non importa se poi dovrò affrontare tutta la
casata, lei non verrà da nessuna parte e potete anche riferirlo al
vostro capo. Lei fa parte della nostra famiglia non della vostra."
il suo tono era sempre più nervoso e feroce, tentava di mantenere la
calma tenendo i denti stretti ma non appena finì di parlare si
ritrasformò e prese Denise via con sè.
Rimasi ad osservare il punto da cui erano scomparsi i lupi,
come se fissare quel punto l'avesse fatta ritornare lì, ma non
c'era che silenzio; fu Jane a riportarmi alla realtà
distogliendomi da chissà quale pensiero, dovevamo riportare
Demitri a palazzo, avvisare Aro di quanto accaduto e portargli al
cospetto Ryan. Non appena arrivammo fu Marcus ad accoglierci, ma non
appena vide che sia Demitri che un perfetto sconosciuto erano scortati
da noi come dei malfattori, affrettò il passo ed andò a
convocare Aro senza esitazione; percorremmo il lungo corridoio per
arrivare al salone dove i tre ci attendevano, Demitri iniziò ad
innervosirsi, si agitava nonostante Jane lo tenesse dai polsi e
continuava a ripetere che avrebbe rivelato a tutti che eravamo
diventati troppo sensibili alla ragazza ma ciò non turbava ne
me, ne Jane, avremmo trovato la giusta giustificazione per il nostro
comportamento. Fui il primo ad entrare con ancora Ryan sulle spalle, lo
posai a terra davanti ai tre attendendo che mia sorella entrasse con
Demitri, il quale avanzava molto lentamente; Aro scese dalle scale e si
posò davanti a me, inspirò sentendo tutti gli odori che
avevamo, poi dun tratto parlò al mio fianco: "Esigo spiegazioni.
Come mai la ragazza non è ancora entrata una volta a palazzo? E
codesta persona a terra svenuta chi sarebbe?" il suo tono non faceva
che essere disgustato da Ryan, lo muoveva leggermente col piede come se
fosse infettato o qualcosa del genere. Dun tratto Caius balzò
affianco ad Aro e lo interruppe nel stuzzicare colui che giaceva a terra
"Fratello,
è un licantropo. O almeno così pare. Sarebbe meglio che
rimanga lì dov'è. Comunque Alec e Jane esigiamo una
risposta del vostro comportamento." i suoi occhi non facevano che
guardarmi, anche se nominavano Jane aspettavano sempre una mia risposta
poichè lei è la punta del diamante della casata;
continuavo ad osservarmi attorno poi non appena vidi il sorriso di mia
sorella decisi di parlare
"Ebbene,
colui che giace a terra ha aggredito la futura guardia col tentativo di
portarla alla morte. Nonostante ciò era in comune accordo con
Demitri. Fortunatamente siamo arrivati in tempo anche se dopo pochi
istanti sono arrivati i Quileute. Ora a causa di tali gesta sia io che
Jane dubitiamo sul fatto di poter riavvicinarci alla ragazza." Non
appena finii di parlare Aro prese Ryan con se dicendo che l'avrebbe
interrogato e che sarei stato incaricato assieme a Felix nel doverlo
uccidere, nel mentre Marcus prese Demitri con se dicendo che se ne
sarebbe occupato lui assieme a Caius; non appena tutti sparirono dal
salone io e Jane ci abbracciammo, sapevamo che ben presto Aro avrebbe
preteso di più da noi e che l'attesa non era la sua indole, ma
prima bisognava ritrovare il modo di potersi avvicinare a Denise senza
che i Quileute fossero nei paraggi.
Quella stessa notte fui richiamato nel salone da Heidi dicendo che era
arrivata l'ora dell'esibizione, ovvero Ryan sarebbe stato giustiziato;
venne staccato pezzo per pezzo, offrendogli tutta la sofferenza
possibile e nonostante chiedesse pietà davanti ai miei occhi
continuavo a proseguire divertito nel sentire la sua paura aumentare
ogni qualvolta un pezzetto del suo corpo veniva staccato e accantonato
al centro della stanza per poi dargli fuoco; non appena la cerimonia
finì, fu il turno di Demitri, nessuno seppe però quale fu
la sua punizione, lo vidimo solo entrare in una stanza insieme ai tre e
nulla più.
Era
l'alba ed avevo appena raggiunto il sentiero che mi avrebbe portato da
LEI, ma a mie spese ebbi un'amara sorpresa, tutti i Quileute
pattugliavano l'intera zona; non avrei mai potuto rivolgerle la parola
in quelle condizioni, ma dovevo parlarle, dovevo vedere i suoi occhi,
rubare il suo sguardo pieno di odio ma anche d'amore che provava nei
miei confronti. Scappai il prima possibile, tornando sui miei stessi
passi; non doveva vedermi ne dovevo farmi scoprire, ma non appena fui
abbastanza lontano da LEI e sopratutto dai Quileute qualcosa mi scosse
leggermente, tentando invano di farmi solletico al petto. Ricordai del
cellulare che continuavo a tenere nella tasca interna della giacca,
sicuramente era mia sorella che mi domandava dove fossi corso
così di fretta... Ma non appena aprii il messaggio qualcosa
scongelò quel cuore e quell'anima che ritenevo congelate in
eterno
1 Nuovo Messaggio da: Denise
Anche se ti sei nascosto tra gl'alberi, non significa che sei
invisibile. O almeno per me non lo sei, specialmente se fai una cosa
del genere. Comunque fra qualche minuto sarò sola, Nessie ha
convinto tutti a fare una piccola gita fuori città fino a
tardi.... Se vuoi potremo incotrarci nel bosco dietro casa.
Ore: 6:10
Nonostante la mia velocità era riuscita a vedermi passare
accanto alla sua finestra, avevo aspettato il momento propizio per
poter solamente assaporare il suo profumo, non potevo più
ribellarmi a ciò che realmente provavo. Era chiaro come il sole,
come il suo sorriso che ero stato rapito da LEI e da tutto ciò
che le appartenesse; quel pomeriggio gliel'avrei confessato, gli avrei
detto tutto quello che sentivo e l'avrei avuta per me nel modo
più egoistico che potesse esistere.
Messaggio:
Perchè non dovrei volerlo? Verso le 7 sarò lì.
Destinatario: Denise
1 Nuovo Messaggio da: Denise
Potrebbero essere tanti i motivi per non volerlo. Comunque appena potrò uscire arriverò lì.
Ore: 6:30
Aveva risposto dopo un bel po' di tempo ma immaginavo già il
perchè di tale gesto così mi limitai semplicemente ad
avviarmi nel luogo prestabilito per attendere l'ora d'incontro, senza
mandarle nessun'altro messaggio, fortunatamente l'attesa non fu molta,
siccome già verso le 7 la vidi uscire di casa ed avviarsi nel
bosco per raggiungermi; mi era facile notarla, specialmente se mi
trovavo sull'albero più alto ed anche il più distante dal
territorio dei Quileute.
Quando arrivò al punto stabilito iniziò a cercarmi
gridando che percepiva il mio odore e che nascondermi non sarebbe
servito a niente, di fatti continuava a girare attorno ad un albero
secolare poichè aveva compreso dove mi trovavo ma non il mio
punto esatto; dopo avergli lasciato fare quasi tre giri attorno
all'albero decisi di scendere e le comparvi davanti senza che lei
sell'aspettasse, ciò che ne uscì fu sublime. Il suo
battito accellerò di colpo, il suo respiro si bloccò
immediatamente ed i suoi occhi diventarono blu acceso e grandi.
"Spaventata?" mostravo un sorriso compiaciuto, sapevo che avrebbe fatto di tutto per mascherarlo
"No, solo sorpresa." mentre lo disse incrociò le braccia e si
girò dall'altra parte come una bambina offesa; la sua risposta
non fece che aumentare il mio divertimento e la mia voglia di LEI.
Però la magia di quei pensieri, di LEI fra le mie braccia ed
unicamente per me furono interrotti dalla sua voce: "Volevo
ringraziarti per ieri e che mi dispiace per il fatto dei lupi" era
titubante mentre parlava e non faceva altro che fissare il terreno,
come se le parole che mi diceva le avesse scritte lì:
"C'è una cosa però che volevo dirti..." iniziò a
respirare profondamente ed ad avvicinarsi fino ad arrivarmi ad un palmo
dal naso: "Ecco... credo... credo di provare qualcosa per te...
Però ciò non dovr..." prima che potesse continuare a
parlare, la baciai spingendola contro l'albero; non potevo continuare a
tenermi tutto dentro.
La desideravo più di chiunque altro, LEI era ciò che
bramavo, era anche il suo sangue che m'attirava; quel dolce pulsare di
vene nel collo non facevano che alimentare la mia fame, ma
un'inarrestabile passione mi distoglieva da qualsiasi pensiero. Le sue
mani non smettevano di accarezzare i miei capelli, mentre le mie
avevano già tracciato ogni linea del suo corpo; improvvisamente
tutte le preoccupazioni e le sofferenze svanirono, ed il suo petto
caldo e sensuale era pressato col mio. Ci eravamo ritrovati a terra,
l'uno sopra l'altro e le sue mani stavano già togliendo quella
maglia che separava il mio gelido petto dal suo; il vederla nuovamente
in intimo, tra le mie braccia e sotto il mio gelido corpo,
suscitò nuovi desideri, ancora più grandi dei
precedenti...
Infine la mia bocca iniziò a baciarla dalla pancia fino ad
arrivare al collo, ero certa che l'avrei morsa, volevo sentire il
sapore del suo sangue, ma da predatore improvvisamente mi ritrovai
preda...
La sua lingua percorse ogni tratto del mio collo, fino a quando non
sentii un dolore agghiacciante, molto simile a quello che provai quando
venni trasformato solo che questo era involontario e pieno di
desiderio; era il morso più bello che potessi ricevere, volevo
che non smettesse ma al tempo stesso avevo il terrore di non vivere
più la mia dannata vita...
Quel dolore così dolce sarebbe cessato o sarei rimasto
intrappolato per sempre da quella passione? Dovevo protestare oppure si
sarebbe accorta da sola di quello che stava accadendo?
Note autrice: Finalmente,
dopo una lunghissima attesa ecco il 12° capitolo ^^ Mi raccomando
recensite, buona lettura e al prossimo capitolo!!!! ^.^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** La passione e gli inganni. ***
capitolo 12
La passione e gli inganni.
Continuavo a restare immobile preda di quel desiderio inverso della
quale potevo percepire ogni singolo sentimento che provava nei miei
confronti, fino a quando non mi ritrovai distante una decina di metri da dov'eravamo e la vidi
rimettersi la camicia velocemente per probabilmente fuggire lontano da
me; questa volta però non l'avrei lasciata svanire com'era
successo le altre volte.
"Non ti lascerò andar via questa volta..." glielo dissi
sottovoce tenendola per il polso, mi sarei lasciato mordere nuovamente
se era necessario a farla restare vicino a me, ma il suo volto rimaneva
a fissare tutto ciò che era all'infuori di me.
"E' la prima volta che succede... Non credevo fosse vero...Ti stavo per
uccidere! E tu mi dici che non devo andare via..." la sua voce era
tremolante e preoccupata come lo erano i suoi occhi che avevano
iniziato a guardarmi dopo aver ricordato che avrebbe potuto uccidermi
senza problemi, ma dovevo tranquillizzarla, così dissi la prima
cosa che mi passò per la testa:
"Può darsi, ma come vedi sono qui. Non m'importa cosa stava per
accadere. Se non avessi morso tu per prima, l'avrei fatto io." glielo
dissi così tranquillamente che speravo l'avrebbe fatta sentire
meglio ma il suo cuore non faceva che ripetermi il contrario,
continuava a battere irrefrenabilmente, così la strinsi a me con
tutta la forza che avevo.
"Non sò che cosa tu mi abbia fatto dal primo giorno che ti ho
vista, ma non ti lascierò scappare nuovamente... Specialmente se
dov'esse essere per sempre..." non riuscivo a comprendere bene da dove
derivavano tutte quelle parole, mai avevo permesso ad una ragazza di
vedere questo lato di me, ma LEI, LEI non era le altre, LEI era
completamente diversa...
"Avrò tutto il veleno che vorrai, ma rimani con me... Se fosse
anche solo per sentire ciò che provi mi lascerei mordere anche
ora..." non riuscii a non sussurrargli quelle cose; ero stato rapito
così tanto da quelle sensazioni che il dolore sentito
inizialmente era stato completamente cancellato. Però desideravo
che dimenticasse l'accaduto così da poterla vedere sorridere
ancora, ma non avevo idee, così la presi in braccio e la portai
lontano.
"Dove mi stai portando?" la sua voce non era arrabbiata, ne spaventata,
sembrava semplicemente curiosa e ciò mi rasserenava, significava
che l'accaduto poteva dileguarsi molto facilmente, ma dovevo star
attento a movimenti e parole.
"Nel mio rifugio, se è così che lo vogliamo chiamare.
Però voglio che da ora tu chiuda gl'occhi." inizialmente mi
fissò con aria perplessa ma dopo poco chiuse gl'occhi e mise il
volto appoggiato al mio petto in modo che probabilmente non vedesse
più niente; quando arrivammo vicino al posto le tolsi la vista e la posai a
terra, così che potesse seguirmi a piedi: "Siamo quasi arrivati.
Scusa se ti ho privato della vista ma non vorrei che sbirciassi." ero
un po' imbarazzato, era difficile che mi scusassi con qualcuno
all'infuori di mia sorella per aver utilizzato i poteri, ma a quelle
parole mi rivolse un sorriso affabile; l'essere privata della vista
sembrava non dispiacerle, così presi la sua mano ed iniziai a
farle strada, fino a che non arrivammo davanti ad un'enorme casa, la
quale accanto aveva tutto il bosco e delle splendide aiuole.
"Siamo arrivati. Devi tenere ancora chiusi gl'occhi però,
altrimenti potrebbe infastidirti ritornare a vederci tutto dun tratto."
avevo la voce dolce, come se stessi parlando a mia sorella, anzi
nemmeno con lei avrei mai avuto un tono di voce simile, e nel mentre
gli accarezzai il volto e le restituii la vista; inizialmente la vidi
guardarsi attorno, non ne sembrava molto interessata ma poco dopo si
girò e sorridendomi mi chiese se si poteva entrare. Avevo
imparato che le architetture medievali e ottocentesche di alta
borghesia la affascinavano e le definiva raffinate; non appena vide
l'interno rimase sbalordita.
"Puoi perlustrare tutta la villa, se vuoi. Sò quanto ti
piacciono queste strutture." non appena finii di dirlo iniziò ad
entrare in tutte le stanze, osservava tutto con attenzione cercando di
non saltare alcun particolare; passò mezz'ora ed aveva
già perlustrato tutto il piano terra, dalla sala al giardino
interno, poi passò al piano di sopra e prima di fermarsi
passò altre due o tre stanze. Si era soffermata nella mia stanza
preferita ed iniziò a guardarsi attorno con molta calma: "E'
spettacolare questa stanza, per non parlare della casa stessa." nel
mentre che parlava si sedette sul letto e accarezzò le lenzuola
pensierosa
"Non ti senti solo ad avere un rifugio così grande senza poterlo
condividere con nessuno?" fu in quell'istante che mi riavvicinai
sedendomi al suo fianco per poi osservarla per rispondergli: "Ora non
sono solo. E poi era quello che cercavo, un posto dove poter fuggire da
tutte le regole e rimanere coi miei pensieri" d'istinto le accarezzai
il volto e con delicatezza posai le mie labbra sulle sue; quel bacio
rispetto agl'altri era dolce e raffinato, erano così anche le
nostre mani che non facevano altro che percorrere il corpo dell'altro.
Quel piccolo desiderio nascosto s'era trasformato in un'arrestabile
passione, i nostri corpi erano nuovamente a contatto l'un con l'altro e
potevo sentire nitidamente il suo battito accellerare ogni qualvolta le
mie labbra sfioravano il suo petto; dun tratto le sue calde mani
scesero fino al bacino e iniziarono a sbottonare il pantalone mentre le
mie non fecero altro che sollevare quella splendida gonna che indossava
con sensualità. Eravamo privi di ogni pensiero e preoccupazione,
ciò che oramai contava era il poter essere lì,
soli, con io dentro lei e tutte le sensazioni che ci
avvolgevano; era la prima volta che mi concedevo così tanto, ma
soprattutto, era la prima volta che provavo una passione così
forte da essere inarrestabile. Non sò per quanto tempo
continuammo, ma ogni volta che si emetteva anche un solo piccolo gemito
era come se tutto ricominciasse da capo, fino a che la voglia
irrefrenabile fu momentaneamente colmata; eravamo l'uno accanto
all'altro ed i suoi occhi mi fissavano pieni di dolcezza, desiderio ma
con una punta d'odio
"Sei la corruzione e la tentazione fatta a persona..." disse ciò
con imbarazzo e per non farsi vedere rossa si nascose sotto le coperte,
ma ne uscì poco dopo per rimettersi l'intimo; vedere quel gesto
mi diede una morsa allo stomaco, volevo prenderla e levargli nuovamente
l'intimo ma notai la sua stanchezza, così mi limitai a fare lo
stesso per poi andare a baciarle la fronte e farla sedere nuovamente sul letto
"Se per questo lo sei anche tu. E non mi dispiace affatto." la mia voce
era bassa e delicata, ma il mio volto mostrava la malizia con il
solito sorriso che le avrebbe dato fastidio; in quell'istante
però si limitò solo a darmi un bacio vicino le labbra e a
ricambiare quel sorriso infilandosi sotto le coperte e chiudendo
gl'occhi per riposarsi. Rimasi ad osservarla per qualche minuto, aveva
il volto sereno e il suo respiro era così regolare che sembrava
cantasse assieme ai suoi battiti; nel frattempo mi rimisi i pantaloni
ed andai nel terrazzo che affacciava al giardino interno a riflettere,
ero incredulo su tutto quello che era successo, su tutte quell'emozioni
provate la quale erano contrastanti fra loro; il non desiderarla morta ma volerla
proteggere, l'odiarla per tutto quello che mi faceva provare e che
tutto questo aveva fatto si che arrivasse tra le mie braccia e potessi
averla in tutto.
Dun tratto ricordai del morso che m'aveva dato ed andai nel bagno per
controllare se si notasse qualcosa, ma fortunatamente sembrava non
fosse accaduto nulla, così sarebbe potuto rimanere il nostro
piccolo
segreto; improvvisamente iniziò a suonare il mio cellulare dalla
tasca del pantalone, lo presi e risposi: "Pronto?" non avevo nemmeno
controllato chi fosse ma riconobbi subito che era Aro da come parlava:
"Alec, mio prediletto. Dove sei? Dovevamo parlarti ma quando ti abbiamo
mandato a chiamare non c'eri." aveva un tono tranquillo ma sapevo che
una risposta sbagliata avrebbe causato la mia fine: "Mio signore, sono
in un posto assieme a Denise. Sto cercando di far riacquistare fiducia
nei miei confronti." era la menzogna più grande che potessi
raccontare, ma d'altronde era l'unica scusa plausibile alla quale
poteva credere.
"Benissimo! E come procede?" sembrava deliziato da ciò che avevo
detto ma quello che per me contava era il fatto che c'aveva creduto.
"Molto bene signore, presto la potrò portare al vostro
cospetto." non appena finii di dire quella frase la mia testa non
faceva che pensare al fatto che quel presto non sarebbe mai arrivato e
che avrei trovato qualsiasi scusa pur di ritardare il loro incontro.
Quando la chiamata finì decisi di andare da Denise per vedere se
dormiva ancora, ma quando mi voltai la ritrovai davanti a me, vestita e
con lo sguardo incredulo e triste; nel vedere quello sguardo
così addolorato e pieno di rabbia mi bloccò
completamente, non sapevo ne che fare ne cosa dire, qualsiasi cosa
avessi detto probabilmente non m'avrebbe creduto.
"Ti odio... Ti odio con tutta me stessa!" il suo volto era rigato dalle
lacrime ed il mio sguardo non faceva che fissarla impietrito; ricevetti
anche uno schiaffo da parte sua, era arrabbiata con me ma quello che mi
stava ferendo erano le sue parole...
"Tu... Tu non hai fatto che raccontarmi menzogne!" continuava a gridare
e a fissarmi attendendo forse un mio gesto, ma mi mossi solamente
quando la vidi uscire completamente dalla villa
"Aspetta! Denise! Lo so che può sembrare così..." ero
riuscito a fermarla prima che potesse andare via dal sentiero, ma la
sua reazione non fu altro che dirmi di stargli lontana e di non
cercarla ne fermarla perchè ogni mia spiegazione non era altro
che una menzogna; non volevo lasciarle il braccio per nessun motivo ma
dopo poco mi pentii della scelta, sentii come un piccolo ringhio
fuoriuscire dalla sua gola e vidi i canini prendere una forma
leggermente accentuata
"Ti ho detto di starmi lontano. Ti odio. E se non lasci subito il mio
polso giuro che non sarò affatto docile. E' finita. Non
sarò più quella che conoscevi." non appena finì di
parlare prese il mio braccio e sollevandomi da terra mi lanciò
contro un masso; non feci in tempo a rialzarmi che lei mi
risollevò da terra prendendomi per il collo e avvicinò la
sua faccia alla mia.
"Sei uno sporco mentitore, proprio come tutti gl'altri. Se proverai a
cercarmi ancora ti ucciderò. Quelli come te meritano solo
questo." La ragazza che in quel momento mi ritrovavo davanti non era
più la MIA Denise, ma era l'altra parte di Denise che non
conoscevo, quel lato che tutti noi celiamo ma che tende ad emergere non
appena qualcosa di grave succede. Cercavo di uscire da quella stretta
presa, ma era tutto totalmente inutile, era più forte di Felix e
di qualsiasi licantropo si fosse presentato davanti; così tentai
invano di spiegarle il tutto, ma non appena arrivai alla fine della
spiegazione mi ritrovai una ventina
di metri lontano da lei con la faccia a terra, quando la
rialzai però LEI non c'era già più. Ero certo che
avesse corso
il più veloce possibile ma non sapevo ne la direzione ne la
meta, così iniziai ad inseguirla con l'olfatto; riuscii
ad andare avanti per un bel po' di tempo ma arrivato ad un ponte, il
suo odore svanì come per incanto, forse era in uno dei suoi
soliti posti che lei adorava per poter pensare, ma girandoli tutti non
la trovai. Dopo diverse ore di ricerca mi arresi e tornai a palazzo,
lì avrei chiesto aiuto a Demetri, la quale sicuramente l'avrebbe
ritrovata in breve tempo; non appena pensai a come parlargli di
ciò lo vidi che camminava lungo il corridoio.
"Demetri! Devo chiederti un favore." a quelle parole arrivò
immediatamente al mio fianco e mi squadrò dalla testa ai piedi,
sapevo già cosa stesse per dire, in fondo l'avevo fatto punire
per ciò che aveva commesso ed ora io stesso gli stavo chiedendo
un favore.
"Ascolta, sò i nostri disappunti e quant'altro. Ma se mi farai
questo favore ti farò diminuire la punizione che Aro t'ha
inflitto. Non l'ho mai fatto ma questa volta ti prego..." parevo un
poveraccio che chiedeva aiuto a tutti i passanti per un'elemosina e
questo non faceva che bruciarmi dentro ma dovevo e volevo ritrovarla al
più presto e lui era l'unico che poteva aiutarmi.
"Quindi ora, non solo mi stai pregando, ma dovrei anche aiutarti? E su
cosa? Per ottenere poi cosa?" era sempre più infuriato ma non
m'importava, ero certo che alla fine avrebbe accettato di aiutarmi
così tentai il tutto e per tutto.
"Si tratta di Denise... Devi aiutarmi a ritrovarla. Sta certo che con
questo gesto la tua punizione sarà dimezzata." non appena finii
di dire ciò iniziò a scrutarmi dalla testa ai piedi
nuovamente e si mise a ride di buon gusto:
"Scusa non ce la fai a trovarla sola, Mister io stò solo
cercando di farla amica? Si capisce benissimo che non è
così. Potrai farla franca ad Aro ma non per sempre stanne
certo." era sempre più presuntuoso e spavaldo, anche se
detestavo ammetterlo non aveva tutti i torti ad esserlo e nonostante
tutto gli ringhiai per poi dirgli che se non ci avessi già
provato non sarei mai venuto a chiedere aiuto a lui; alla fine scosse
la testa ed accetto di aiutarmi ad alcune condizioni, avrei fatto
ridurre la sua punizione ed avrei ammesso che ero un'incapace nel
ritrovare le persone scomparse.
Non appena lasciammo il palazzo iniziò a correre ed io dietro di
lui, passammo tutti i posti che avevo perlustrato e passammo anche per
la villetta nella quale eravamo stati, fino ad arrivare ad un lago
distante parecchie miglia dal punto in cui l'avevo vista sparire; per
tutto il tragitto non avevamo proferito parola ma quando la
trovò l'unica cosa che mi disse era che si trovava lì e
che sarebbe ritornato immediatamente a palazzo. Senza esitazione mi
avvicinai cautamente a Denise, la quale era seduta sotto un salice
piangente con la testa appoggiata sulle ginocchia.
"Denise.... Perfavore.... C'è stato un grosso equivoco... Quello
che è successo tra noi oggi, non erano menzogne... Io... Insomma
non permetterei mai che finissi in mani che non sono all'infuori delle
mie. A mala pena accetto quelle di Jacob." nel mentre che proseguivo a
parlare decisi di avvicinarmi ancora un po' così da poterle
sollevare il viso e guardarla negl'occhi. "Ti prego... Credimi..." ma
tutto ciò che dissi svanì non appena il suo viso si
voltò di scatto verso destra e si alzò bruscamente da
terra.
"Crederti? Per tutto questo tempo non sono stata altro che uno
strumento di gioco e divertimento! Quello che è successo
stamattina... Non è stato altro che soddisfazione personale per
te! Facile parlare dopo quello che ho sentito e dopo tutto quello che
è successo. Vattene ti ho detto! Vattene e non farti più
sentire!" La sua collera cessò solo dopo che mi diede nuovamente
uno schiaffo e tutto quanto crollò in un pianto; nel vederla a
quel modo tutto iniziò a crollarmi davanti, tutto il calore che
avevo acquisito stava iniziando a scomparire completamente e le sue
parole che continuavano a ripetere di odiarmi non facevano altro che
distruggere il tutto. Non volevo arrendermi, non volevo perderla per
sempre, ma non volevo nemmeno continuare a farla soffrire, così
le accarezzai lievemente la testa e le sussurrai che sarei svanito
dalla sua vita ma che se mai avrebbe voluto riavermi sarei stato
lì nuovamente per lei; le voltai le spalle e mi avviai verso
palazzo con solo un pensiero per la testa, ero stato uno sciocco nel
cacciarmi in un guaio simile e nell'essermi arreso. Quando arrivai a
palazzo mia sorella mi venne incontro abbracciandomi e dicendomi che
gli dispiaceva, ma non comprendevo a cosa si riferisse e nemmeno glielo
chiesi, proseguivo per il corridoio pensando solo a LEI e al voler
rintaranarmi dentro la mia stanza; non appena arrivai vicino al salone
venni invitato ad entrare nella stanza da Marcus, il quale era in
compagnia di Caius e Aro. Tutti e tre i Signori mi osservavano con
disprezzo e non riuscivo a comprendere quale fosse il motivo di tale
sguardo nei miei confronti così rimasi ad osservarli a braccia
conserte attendendo che uno di loro dicesse qualcosa; finalmente Aro
sciese dal trono e mi venne davanti per poi iniziare a parlare:
"Alec, ci è giunta voce di un certo tuo comportamento non
consono nei nostri confronti. Ovvero che avresti mentito nel voler
portare l'umana qui ma bensì che faresti di tutto pur di
ritardare i tempi. Confermi queste voci?" nel mentre che parlava aveva
iniziato a girarmi attorno scrutandomi dalla testa ai piedi ed
attendendo così una mia reazione; sapevo chi era stato a
raccontare tutto ciò o a farlo vedere ed ero certo che per
qualche strano motivo c'era entrata di mezzo anche Jane ed essendo due
le voci, non avevo più modo di smentire.
"Si, mio signore. Lei non è un oggetto ne è di vostra
proprietà. Lei è m..." tentavo di mantenere la voce il
più bassa e calma possibile ma qualche ringhio dalla mia gola
iniziò a trasalire e prima che potessi finire la frase Aro mi
prese la mano e vide tutto quello che avevo passato, pensato e provato
per LEI.
"Quindi è così che stanno le cose. Avresti disobbedito
per accontentare dei tuoi insulsi capricci. Come se non bastasse, mi
avresti mentito per poterla tenere in segreto. Sai cosa significa, vero
Alec?" chiese in modo ironico, tutti sapevano cosa succedeva a chi si
prendeva gioco di lui, era in collera per il mio comportamento e lo
capii dal fatto che fu lui stesso a prendermi per la giugulare e a
lanciarmi per tutta la sala fino a quando non iniziai ad urlare dal
dolore poichè aveva iniziato a spezzarmi ogni singolo osso.
Infine venni portato nella mia stanza, ero felice di rivederla,
ciò significava che la mia tortura era quasi al termine o era
già terminata, ma non appena vidi Aro che m'osservava mentre
venivo aiutato nel sedermi sul letto compresi che forse aveva altro da
dirmi o farmi.
"Alec. Quanto alla punizione per i tuoi oltraggi non è ancora
terminata. Rimarrai senza cibo per un mese intero e siccome potresti
fuggire sarai incatenato al muro del tuo stesso letto." nel mentre che
spiegava vennero messe delle catene, ovviamente ben resistenti, al muro
ed io gli venni incatenato assieme. Non appena la stanza si
svuotò inziai a gridare il nome di Demetri che dopo pochi
istanti comparve in stanza ridendo di gusto al mio incatenamento.
"Tu in realtà non eri andato via, non è così? Sei
stato ad origliare tutto il tempo non è vero?" ero pieno di
rabbia e tentai invano di avvicinarmi a lui per poter ferirlo, il quale
poi si avvicinò a me divertito.
"Può darsi. Ora però sono certo di una cosa. Potrò
ottenere ciò che voglio. Sai ad essere dei bugiardi ci si
ritrova come te. Sbaglio o adesso lei ti odia? Avrà sicuramente
bisogno di un'altro appoggio." mentre parlava continuava a ridersela ed
a mantenere il suo tono da spavaldo, ero certo che mi stesse provocando
ma non doveva nemmeno avvicinarsi a LEI, ne tanto meno doveva parlarci.
"Non osare... Non provare minimamente a sfiorarla. Se scopro che le hai
anche solo parlato, giuro che appena sarò libero mi
sbarazzerò di te personalmente. E poi lei non mi..." al solo
pensiero della parola odiare rividi il suo volto colmo di rabbia e
tristezza.
"Non ti odia? A me è parso di si." disse ridendo mentre andava
via dalla stanza; non avrei mai permesso che si avvicinasse a LEI, ma
anche il rimanere incatenato lì mi lasciava poche
possibilità... Che cosa sarebbe accaduto in quel mese in cui ero
intrappolato? Sarebbe veramente andato da lei? Speravo che tutte queste
domande avessero risposte che per me sarebbero state positive... LEI
era mia e di nessun'altro.
Autrice: Ed
eccovi il 13° capitolo ^^ Spero vi piaccia e vi spinga a continuare
a leggere la mia FF. Mi raccomando
recensite, buona lettura e al prossimo capitolo!!!! ^.^ Detto questo
volevo ringraziare i miei lettori fissi, perchè senza di voi non
avrei mai proseguito questa FF; quindi grazie di cuore a tutte!! Baci e
abbracci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Unstoppable passion ***
capitolo 14
Unstoppable passion.
Non appena scomparve da davanti ai miei occhi non riuscii più a
trattenermi ed iniziai a piangere senza sosta, pensando costantemente a
tutto quello che avevamo passato, a tutte quelle volte che
istintivamente m'ero fidata di lui ed avevo confessato ogni cosa...
Come aveva potuto mentirmi così spudoratamente? Perchè
comportarsi a quel modo se era tutto un'inganno? Più continuavo
a domandarmelo e più continuavo a piangere, ma dovevo farmi
forza, dovevo continuare ad andare avanti. Infondo dovevo aspettarmi
tutto questo e poi avevo detto che non l'avrei più voluto
rivedere ne sentire, quindi avrei potuto nuovamente ricominciare o
almeno era questo che mi continuavo a ripetere ogni volta. Quando
ritornai a casa Jacob e gl'altri tentarono di comprendere cos'avessi
che non andava, ma non appena mi videro ridere e scherzare come se nulla
fosse iniziarono a non farmi più domande; forse ero riuscita a
far comprendere loro che non era successo niente, ma ero certa che con
una persona non ero riuscita a scamparla e quello era Edward. Quella
sera erano tutti riuniti a casa di Jacob per festeggiare, Quileute e
Cullen, festeggiavano un nuovo anno di pace che correva fra di loro; si
brindava, si cantava e si rideva ma i miei pensieri non facevano altro
che essere indirizzati su Alec ed Edward preoccupato si avvicinò
a me e mi prese in disparte.
"E' successo qualcosa di grave mentre eravamo via?" chiese gentilmente
mentre mi posava una mano sulla spalla attendendo che parlassi siccome
ci stavamo andando a sedere lontano da tutti.
"Sono successe tante cose... Ho addirittura assaggiato il sangue di un
vampiro..." dissi abbassando sempre più il mio tono di voce e
trattenendomi dal piangere, ma fu tutto invano; scoppiai in lacrime
nascondendo la faccia tra le ginocchia mentre inziavo a ripensare a
tutto quello che era accaduto.
"Sono una stupida.... Una completa stupida..." dissi mentre continuavo
a piangere; Edward vide tutto l'accaduto e non potè far altro
che stringermi in un abbraccio.
"Non sei stupida Denny. Semplicemente ti sei fidata di lui. Può
essere anche che stesse mentendo ad Aro." disse cercando di consolarmi
mentre mi accarezzava lievemente la testa. Alla fine passai il resto
della festa in camera mia dicendo che stavo poco bene ed Edward mi
diede una mano a reggere il gioco, fortunatamente anche se avevamo i
nostri disaccordi era sempre pronto a sostenermi nel fuggire dagli
interrogatori di mio fratello e degl'altri ragazzi.
Passarono due o tre giorni dall'accaduto ed avevo già
ricominciato a sorridere e riavere la forza che avevo prima, mi ero
promessa che non avrei più pianto dopo quelle tre sere
perchè non ne valeva la pena, non mi aveva nemmeno cercata;
anche se ero stata io a dirglielo volevo che comunque mi tentasse di
parlare per vedere di spiegarmi la verità nel caso in cui le mie
teorie erano sbagliate. Continuavo a lavorare tutte le sere, volevo
tenermi i soldi da parte per fare un viaggio fuori Italia, lontano da
tutti i pensieri ed i ricordi che continuavano ad assillarmi ed oltre a quello avevo un sacco di
feste da passare coi Quileute tra i loro compleanni e l'addio al
nubilato di alcuni di loro.
Passavano i giorni e di Alec oramai non ce n'era nemmeno più
l'ombra, pensavo che avesse seriamente seguito alla lettera ciò
che avevo detto e a tal pensiero iniziai a sentirmi sia triste che
felice, l'amavo ma ciò che aveva fatto era stato terribile e il
non vederlo mi serviva per dimenticarlo e tentare di cercare
qualcun'altro da poter amare; passò la seconda settimana ed era
una sera come tante, o almeno così credevo... Stavo uscendo
tranquillamente dal locale in cui lavoravo quando iniziai a sentirmi
osservata, spiata da qualcuno, così corsi verso la mia auto
quando improvvisamente sentii una voce da dietro: "Devo ringraziarti.
Non credendo alle sue bugie finalmente ho potuto vendicarmi." era una
voce fievole ma piena di rabbia e divertimento, ma non comprendevo di
cosa stesse parlando così mi voltai per guardare di chi si
trattasse; quando mi voltai però notai con dispiacere che era
tutto deserto, nemmeno un topo si stava aggirando nei paraggi, allora
di chi era quella voce? Di cosa si era vendicato? E con chi? Iniziavo a
sentirmi nervosa, continuavo a percepire che qualcuno m'osservava ma
non comprendevo dove fosse, fino a quando non arrivò ad un palmo
dal mio naso.
"Aveva proprio ragione, sei una ragazza davvero interessante e che
cambia facilmente espressione." disse tenendomi alzato il volto con due
dita e porgendomi un sorriso divertito, malizioso e perfido, era
completamente diverso da quelli che mi volgeva Alec; non sopportavo chi
come lui si comportava da persona superiore a me, come se poteva
ottenere tutto ciò che voleva.
"Non azzardarti a muovere un'altro muscolo." dissi ringhiando mentre
gli tenevo le braccia; poco prima avevo afferrato il suo polso ed avevo
fatto in modo di stare dietro di lui tenendogli fermi i polsi e se mai
avesse mosso un muscolo l'avrei solo fatto soffrire, ma non sembrava
minimamente terrorizzato da ciò siccome rideva divertito.
"Vendicato di cosa? Che sarebbe successo ad Alec?" gli chiesi
schioccando i denti vicino al suo orecchio, mi stavo innervosendo
sempre di più, tra la sua risata e, la preoccupazione che fosse
successo seriamente qualcosa ad Alec non sapevo cosa fosse peggiore.
"Allora hai capito di cosa parlavo e di chi sono." disse cessando di
ridere, non avevo potuto scordare il volto di chi aveva assaggiato il
mio sangue torturandomi.
"Certo che sò chi sei. Ora rispondi prima che sia io a farti
soffrire." dissi mentre iniziavo a tirargli le braccia a tal punto da
stendere tutti i sui nervi.
"Semplicemente morirà affamato, chiuso nella sua stanza e con il
cuore a pezzi. Si merita un trattamento simile quel marmocchio
viziato." disse ridendo siccome a quelle parole avevo mollato
completamente la presa; ero rimasta senza parola, significava che in
realtà quando diceva che stava mentendo a loro era vero e che
tutto quello che era successo lo faceva perchè m'amava e non per
quello stupido piano. A quei pensieri il mio volto iniziò a rigarsi di
lacrime, non m'importava che quell'essere orribile di nome Demetri mi
vedesse e sentirlo ridere non fece che farmi perdere completamente la
ragione; improvvisamente lo presi per il collo e lo sbattei a terra,
gli saltai addosso e gli tirai un pugno sul volto, poi lo ripresi
nuovamente per il collo ed iniziai a fargli pressione fino a quando non
iniziò a riempirsi di linee che assomigliavano a crepe.
"Portami da lui o giuro che la tua vita immortale finisce qui!" dissi
ringhiando e facendo uno scatto come se volessi lanciarlo nuovamente,
ma vidi che i suoi occhi si stavano riempendo di terrore così lo
posai a terra lasciandolo cadere.
"Allora?" dissi irritata.
"Ti porterò da lui solo se poi andrai al cospetto dei Signori.
Anche perchè noteranno la tua presenza." disse scontrosamente
mentre si rialzava.
"Come vuoi. Ma ora portami da lui! Immediatamente!" dissi urlandogli in
faccia, a quel gesto prese e mi fece cenno di seguirlo; corremmo per
svariati chilometri fino a che non arrivammo ad un'immensa villa, la quale era
piena di guardie ovunque ed incominciavo a pensare che si trattavano
davvero bene essendo a capo di tutti i vampiri. Mi fece entrare da un
vicolo probabilmente secondario che ci fece spuntare direttamente nelle
stanze delle guardie.
"E' in questa stanza. Non vorrei molto farlo dato che si meriterebbe di
peggio, ma solo perchè così posso portarti al cospetto
dei Signori." disse con aria di superiorità e rimanendo al
fianco della porta per essere sicuro probabilmente che non appena avrei
finito di parlargli o qualsiasi altra cosa avessi voluto fare sarei
andata da Aro.
Entrai lentamente nella stanza lasciandomi la porta alle spalle, era
tutto completamente buio tranne un piccolo spiraglio di luce che
arrivava ai piedi del letto.
"Alec..." lo chiamai con voce bassa mentre mi posizionavo davanti al
letto così che potessi vederlo, era incatenato al muro, privo di
forze e forse anche privo di sè stesso o di una coscienza
poichè non si mosse minimamente.
"Scusa... Avrei dovuto crederti... Perdonami per averti respinto a quel
modo..." dissi mentre iniziavo a singhiozzare e senza tante riflessioni
corsi ad abbracciarlo piangendo sul suo petto.
"C-come hai fatto ad arrivare qui? E' pericoloso...." disse a bassa
voce mentre i suoi occhi increduli e neri non facevano che fissarmi.
"Diciamo che mi son fatta aiutare." dissi mentre allentavo le catene attorno ai polsi cercando di far meno rumore possibile.
"Non dovresti starmi così vicino con tranquillità....
Sono affamato e non sò se..." lo fermai prima che potesse
finire la frase appoggiandogli un dito sulle labbra, desideravo
ardentemente i suoi baci e le sue carezze che non appena finii di
allentare anche la seconda catena lo baciai piena di quel desiderio che
avevo assopito in quei giorni; inizialmente sembrava non voler
ricambiare, forse per paura di farmi del male ma quando gli iniziai a
slacciare la camicia mi afferrò per i polsi e mi lasciò
cadere all'indietro sul resto del letto ed iniziò a baciarmi la
pancia per poi mettersi sopra di me e baciarmi con lo stesso desiderio
che avevo io nei suoi confronti, ma non appena si avvicinò con
le labbra al mio collo qualcosa lo bloccò immediatamente.
"No... Non posso..." disse indietreggiando e mettendosi a sedere contro
la parete, aveva sete e il mio battito non faceva che aumentargli
quella fame; mi avvicinai a gattoni da lui e gli accarezzai il volto.
"Puoi... Sò che rischieremo ma devi cibarti... E poi sono certa
che saprai quando fermarti." dissi mentre lo abbracciavo nuovamente ed
andai a posare le labbra sul suo orecchio.
"Se non lo farai volontariamente ti costringerò." dissi
sussurrandoglielo nell'orecchio e come finii di dire ciò sentii
un dolore lancinante al collo mentre le sue mani iniziarono a ricambiare
quell'abbraccio lasciando trapelare tutta la possessione che aveva nei
miei confronti.
"Non lasciarmi mai più...." disse mentre mi lasciava nuovamente
cadere sul letto e con le labbra bagnate ancora dal mio sangue mi
baciò con passione, poi la sua lingua mi sfiorò le labbra
per poi leccarmi il collo dove avevo ancora la ferita del suo morso; le
sue mani avevano incominciato a delineare tutto il mio corpo, avrei
voluto che fosse come l'ultima volta ma prima che potesse incominciare
tutto qualcuno bussò alla porta.
"Il nostro Signore Aro sta iniziando a perdere la pazienza. E' ora che
tu vada a parlargli." era una voce scocciata ma comprendevo benissimo
il perchè di tanta seccatura; quando guardai Alec aveva lo
sguardo triste ed interrogatorio così gli diedi un bacio e mi
misi seduta sul letto.
"Non preoccuparti, devo solo parlargli così che ti assolvano la
punizione." dissi sorridendogli e dirigendomi verso il lavello per
levare le traccie di sangue rimaste; non appena le levai andai
verso la porta mentre
lui stava immobile, seduto su quel letto a fissarmi con la paura
che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo visti; quando
uscii Demetri era lì che m'aspettava con la schiena appoggiata
al muro e le braccia incrociate, non appena lo guardai prese e mi
iniziò a fare strada per andare da Aro. Non l'avevo mai visto e
quella sarebbe stata la prima volta e speravo fosse anche l'ultima,
avevo ansia e terrore perchè non sapevo minimamente che tipo di
persona mi sarei ritrovata davanti; quando arrivammo al suo cospetto
vidi Demetri inchinarsi a lui senza proferire parola mentre io rimasi
in piedi a fissarlo, avevo un sacco di domande da fargli oltre a far
togliere Alec dalla punizione, che non sapevo minimamente da dove
cominciare a parlare,
anche se fu lui ad accogliermi come se fosse stato da tanto tempo che
ci conoscevamo.
"Carissima. E' passato davvero tanto tempo dalla prima volta che eri
venuta qui. Devo dire che il tempo ti ha reso ancora più
affascinante." disse prendendomi la mano e lasciando trapelare un
sorriso quasi deliziato per poi baciarmela mentre si inchinava e poi
iniziò ad osservarmi; rimanevo perplessa su quanto dicesse,
perchè aveva detto dopo tanto tempo? Ero stata realmente
già una volta qui dentro? Erano domande che ero certa avrei
posto a tempo debito, ma adesso avevo altre priorità.
"Sò già che immaginiate perchè io sia qui. Vi
offrirò i miei servigi in cambio di alcune cose. La prima
è che assolvete Alec dalla punizione, la seconda è che io
sia libera di andare e venire dal palazzo a mio piacimento, altrimenti
potrebbe scoppiare un'ulteriore guerra tra clan. La terza è che
Alec possa venire con me ogni qualvolta lo voglia. E' logico che
dormirò sia qui che dai Quileute, sempre che voi non vogliate
provocare una nuova guerra. Ed è anche giusto che se io non sia
qui ma abbiate bisogno dei miei servigi io venga all'istante ad
eseguirli." dissi inchinandomi a lui con la speranza che accettasse
l'accordo.
"Un'altra guerra non è nei nostri piani. Se ci assicurerai che i
Quileute non ci importuneranno e che porterai con onore il nostro
simbolo allora l'accordo sarà stipulato." disse con tono serio
avvicinandosi per prendermi il volto tra le mani e farmi rialzare.
"Per quanto riguarda Alec però non possiamo concedergli tutti
questi privilegi. Ha osato prendersi gioco di noi Signori, ne comprendi
l'importanza vero?" chiese quasi con tono dispiaciuto, ma si
comprendeva che era sarcasmo tutto quel dispiacere così non
esitai a rispondere:
"Si, comprendo benissimo. Ma è anche grazie a tale bugia se io sono qui ad offrirvi i miei umili servigi."
A tali parole Aro sorrise in modo affabile e mi scostò una ciocca di capelli da davanti al volto.
"Sei preziosa per noi. Ed i tuoi servigi saranno alquanto utili. Alec
sarà perdonato del gesto folle compiuto ma dovrai rimanere qui
per qualche giorno." disse mentre ritornava a sedersi sul suo trono e
mi lasciò andare via dalla stanza per andare da Alec. Corsi
senza esitare nella sua stanza, il quale lo trovai chino sul letto con
le coperte abbracciate a se
"Si può sapere che fai con le coperte? Non mi dire che
immaginavi fossi io perchè sarebbe terribilmente orribile."
dissi ridendo e non appena chiusi la porta mi ritrovai avvolta tra le
sue braccia, era un'abbraccio meraviglioso che mi stava facendo sentire
al settimo cielo, era da tanto che non sentivo il suo respiro lento vicino all'orecchio.
"Pensavo non saresti più tornata. Non pensavo nemmeno che
m'avresti mai perdonato per non averti raccontato nulla. Mi spiace che
tu abbia dovuto soffrire così proprio quel giorno..." disse
tenendomi sempre più stretta a se ed anche io feci lo stesso,
m'era mancato tantissimo e stando lì, soli, in quella stanza mi
lasciava domandare com'ero riuscita ad illudermi di poter stare senza
lui; nel pensare ciò non esitai un attimo di più e lo
baciai con tutta la passione che avevo e lui ne ricambio
il pensiero indietreggiando pian piano per poi sedersi sul letto portandomi a
sedere su di lui. I suoi occhi rossi come il sangue, accesi di passione
non facevano che osservami ed il cuore sembrava dover esplodere
dall'eccitazione nel
poter sentirlo così vicino; avevo un'immensa voglia di lasciarmi
andare nuovamente a quella passione che c'aveva avvolti l'ultima volta
e mentre Alec mi baciava sul collo per poi passare a baciarmi vicino
alla scollatura della maglia, quella voglia non faceva che aumentare e
farsi padrona.
"Ti amo... Se non ti perdonassi sarei solo una stupida... Voglio essere
solo ed esclusivamente tua come tu devi esserlo per me..." dissi mentre
lo feci sdraiare sbottonandogli nuovamente la camicia e provocandolo illudendolo
che l'avrei baciato; dun tratto mi afferrò i polsi e
riuscì in un qualche modo a bloccarmi facendomi sbattere
leggermente la schiena contro la parete libera davanti al letto.
"Tu sei mia. Che tu lo voglia o no." disse mordendomi con le labbra
l'orecchio mentre le sue mani iniziarono a sollevarmi la maglia che
tolse rapidamente per poi passare a sbottonare i pantaloni
lasciandomeli cadere lentamente; iniziai a baciargli il collo mentre
gli levavo la camicia ed iniziai ad accarezzargli i pettorali, era
così stupendo che faticavo ancora a credere di essere tra le sue
braccia, di poter sentire le sue mani accarezzarmi il corpo per poi
sollevarmi comprimendomi al muro mentre mi baciava in mezzo al seno
mozzandomi il fiato. Riuscivo a percepire tutto ciò che provava
nei miei confronti e ciò continuava ad alimentare quella
passione rendendola inarrestabile, permettendo così che il mio
cuore non cessasse mai di accellerare; le sue mani si accinsero a
stringermi nuovamente in un abbraccio per poi riportarmi sul letto.
Le sue labbra si posarono delicatamente nello stesso punto in cui
m'aveva morso e potei sentire la sua lingua percorrerne tutto il tratto
per poi allontanarsi e posare i suoi occhi color rubino su di me.
"Finirai col farmi impazzire. Mi attrai a te ogni attimo di
più." disse prima di ribaciarmi nuovamente e levarsi i pantaloni
per poi posarsi lentamente su di me, stavo per essere completamente sua
com'era successo quel giorno, quando tutto venne interrotto
dallo squillare del mio cellulare; avevo scordato di avvisare Jacob ed
ovviamente non ritrovandomi a casa nonostante fosse notte fonda stava
iniziando a preoccuparsi, così tentai di prendere il cellulare
ma Alec m'afferrò per il polso e con la lingua iniziò a
tracciare una linea che partiva dal linguine per arrivare fino alla
gola e baciarmi lievemente il collo. A quel gesto mi sentii pervadere
dai brividi che dimenticai completamente il cellulare e lasciai che
nuovamente i nostri corpi stessero a contatto sentendo ogni minima
parte di lui dentro me, magico e pazzesco, era questo che sentivo; mi
toccava e mi rendeva importante come non mai, avevo iniziato anche ad
ansimare ed ad avere il respiro sempre più irregolare. Speravo
che quella serata non sarebbe mai finita, sarei rimasta in quella
posizione per ore pur di sentirmi sua totalmente; non m'importava se
sarebbero sfuggiti dei gemiti per l'eccitazione, ero sua e lo sarei
stata tutte le volte che avrebbe voluto.
Ero ancora sdraiata quando lui smise e mi iniziò a guardare
preoccupato; non sò per quanto continuammo a fare l'amore,
sapevo solo che ciò che non avevo provato la prima volta lo
stavo provando in quel momento e che i suoi occhi erano diventati neri
come la pece.
"Credo sia meglio se vado a cibarmi..." disse abbassando lo sguardo ed iniziando ad allontanarsi da me.
"Ci sono io. Per quanto sangue ti serve per cibarti non m'ucciderai."
dissi sedendomi e guardandolo dolcemente; non volevo rimanere sola
nella sua stanza, ne volevo che si allontanasse da me nuovamente.
"Non... non voglio ferirti... E poi è già tanto che la
prima volta non l'ha scoperto nessuno." disse venendomi ad accarezzare
il volto, ma io desideravo che mi mordesse, desideravo sentirlo mio.
Non comprendevo bene perchè mi potesse piacere un tale dolore
eppure avevo iniziato a pensare che se l'istinto che aveva lui era lo
stesso che ebbi io quel giorno allora doveva essere magnifico, ma anche
orribile poichè si sà di poter fare male all'altra
persona.
Trascinai Alec verso di me ed iniziai a baciarlo mordendogli il labbro.
"Questo non è valido però... Mi stai tentando spudoratamente." disse volgendomi un sorriso malizioso.
"Lo so... Nessuno si accorgerà del morso." dissi ribaciandolo
nuovamente trascinandolo sempre di più verso di me, il quale
dopo poco non resistette ed iniziò a ricambiare il bacio
tornando nuovamente sopra di me accompagnandomi poi verso la testa del
letto così da potermi sedere.
"Non è alquanto orribile che io mi cibi di te?" domandò sorridendomi tristemente mentre mi accarezzava il volto.
"No, sono io che ti sto dicendo di farlo. Comprendo la tua sete e...
Non sò perchè ma... In un certo senso che tu beva il mio
sangue mi piace... Anche quando ti sei cibato prima, nonostante avessi
sentito dolore per me è stato fantastico..." dissi arrossendo e
chinando la testa per non guardare il suo sguardo che forse mi stava
prendendo per matta, ma sollevò leggermente il mio volto e mi
sorrise.
"Potrei non farmi più scrupoli dopo quello che hai detto lo
sai?" disse sorridendo maliziosamente con lo sguardo sempre più
assetato e possessivo nei miei confronti.
"Sono tua e farei qualsiasi cosa per te. Anche essere il tuo piccolo
spuntino." dissi baciandolo, il quale ricambiò e subito dopo i
suoi denti affondarono nel mio collo; non appena sentii che stava
iniziando a bere il mio sangue, lo strinsi di più a me e posai le
mie labbra sul suo collo, desideravo poter morderlo anch'io, ma
ingerire una quantità elevata di veleno che circolava nel suo
corpo non sapevo cos'avrebbe potuto causare. Quando si allontanò
dal mio collo ed iniziò a fissarmi rimase dubbioso del
perchè avessi un'espressione combattuta e intenta a trattenersi
da qualcosa.
"Ho esagerato vero?" chiese preoccupato, ma limitai a scossare la testa in segno di negazione.
"Allora....?" stava per formulare una domanda quando probabilmente
comprese perchè tenessi le mani sulla bocca ed iniziò a
sorridere in modo provocatorio.
"Ora sei tu che tenti di resistere o sbaglio." disse sorridendomi per poi proseguire a parlare:
"Come tu concedi a me, io concedo a te. Ma per te sarà solo
questa volta e magari delle volte rare. In fondo penso sia un processo
alquanto diverso." disse infine levandomi le mani dalla bocca e
tornando con la lingua sulla ferita aperta.
Improvvisamente sentii i suoi denti affondare nuovamente, ma sta volta
beveva molto più lentamente tanto da sembrare che non bevesse
affatto ed io venni pervasa da una sete sconosciuta, avevo assaggiato
solo una volta il suo veleno eppure mi sembrava di averlo bevuto
così tante volte che quando lo morsi non esitai nell'iniziare a
bere; lui fu il primo a levarsi ripulendomi la ferita con seduzione e
dopo poco riuscii anch'io a distogliermi dal bere quel veleno
così dolce da farmi perdere la testa.
Quando i nostri sguardi si incrociarono vidi l'espressione di Alec
cambiare radicalmente, sembrava affascinato da qualcosa e si
lanciò in un bacio passionale nonostante le nostre labbra
fossero impregnate l'una del sangue dell'altro; non appena ci
distaccammo da quel bacio sentii piombarmi la stanchezza addosso,
dovevo dormire ed Alec vededomi faticare nel tenere aperti gl'occhi mi
ridiede l'intimo e non appena entrambi ce lo fummo rimessi e ci fummo sciacquati dal sangue rimasto, mi
rimboccò le coperte.
"E' ora che tu riposi. Ti amo." disse dandomi un bacio lieve sulle
labbra andandosi a sdraiare affianco a me così da potermi
accarezzare il volto.
La mattina dopo lo ritrovai vestito ed intento a scrivere qualcosa.
"Che stai facendo?" chiesi curiosa; non appena sentì la mia voce si voltò sorridente e venne a baciarmi.
"Buongiorno amore." aveva una voce dolce e premurosa, per non parlare
dei suoi occhi che erano di un rosso intenso con delle piccole
striature arancioni.
"Sarà meglio che messaggi o chiami Jacob. E' da stamattina che
prova a chiamarti." disse sedendosi ai piedi del letto non appena mi
porse il cellulare; annuii e sbloccai il cellulare, con stupore notai
che aveva provato a chiamarmi ben cinque volte, era davvero il caso che
lo chiamassi.
"Jacob..." non feci in tempo a parlare che iniziò ad alzare la
voce così forte che non avevo nemmeno bisogno di tenere il
cellulare vicino all'orecchio.
"SI PUO' SAPERE CHE FINE HAI FATTO?!?!?! E' DA QUANDO HAI FINITO DI
LAVORARE CHE SEI FUORI!!! LO SAI QUANTO IO MI SIA PREOCCUPATO?!?!?!"
gridava a perdifiato, sfogandosi probabilmente anche di tutta quella
preoccupazione che aveva veramente provato non vedendomi rientrare a
casa la sera prima.
"Jacob... Adesso calmati... E' tutto a posto. Ieri sera alla fine sono
andata a casa della mia collega di lavoro per fare quattro chiacchiere
e poi siccome l'orario s'era fatto davvero irragionevole si è
proposta di ospitarmi. Infatti anche oggi e domani rimarrò da
lei, ha detto che vuole portarmi a fare dei giri e vuole che l'aiuti
con dei suoi problemi di cuore." dissi cercando di essere il più
credibile possibile, ma poi qualcosa o meglio, qualcuno mi fece
bloccare il respiro improvvisamente; Alec aveva iniziato a passare la
lingua sul mio collo per poi posarne lievemente le labbra.
"Che succede? Denny?" sentii Jacob dall'altro capo del telefono
chiamarmi sempre più preoccupato, ma quel bacio aveva
scombussolato tutti i miei pensieri.
"Nulla... E' che mi ha appena mostrato un souvenir strepitoso." dissi
cercando di apparire il più felice possibile e a tale gesto
probabilmente mi credette siccome lo sentii tirare un sospiro.
"La prossima volta però almeno rispondi. O fammelo sapere un po'
prima. E se sai quando ritorni dimmelo. Qui stavano iniziando a
preoccuparsi tutti." disse ritornando tranquillo e lasciandosi
sfuggire nuovamente un sospiro; ci fu una breve pausa di silenzio poi
iniziò a rammentarmi di quanto mi voleva bene fino a che non
chiuse la chiamata.
"Dovevi proprio provocarmi in quel momento?" chiesi ad Alec
afferrandolo per il colletto facendolo sdraiare sul letto per andargli
sopra e baciarlo appasionatamente; non appena le nostre labbra si
separarono lo strinsi in un'abbraccio, era mio e di nessun'altra,
così come io ero sua.
"Credo sia ora che tu vada a fare colazione." disse baciandomi ed
aiutandomi a scendere dal letto; mi rivestii velocemente ed uscimmo dalla
stanza mano nella mano. Lasciavo che fosse lui a guidarmi, ma
più osservavo i corridoi e più mi sembravano familiari;
mentre Alec mi guidava non facevo altro che osservarmi attorno e quando
arrivammo davanti alla segreteria mi irriggidii tutta dun tratto. Il
bancone dove c'era dietro una donna alquanto indaffarata l'avevo
già visto, anche se in dimensioni gigantesche; ero già
venuta qua durante una gita scolastica e dove tutti avevamo stretto la
mano ad il proprietario della villa, Aro.
La mia mente stava inziando a ricordare quei momenti che avevo
completamente offuscato, il giorno in cui strinsi la mia mano ad Aro
per la prima volta, il suo sguardo identico a quello che aveva porso
ieri, meravigliato, affascinato e deliziato nell'avermi difronte, anche
l'aver detto quella frase ma venni poi riportata alla realtà da una voce.
"Denny!!! Mi fa piacere vedere che stai bene." disse una voce femminile
abbracciandomi improvvisamente da dietro e quando mi voltai riconobbi
che era Jane; le porsi un sorriso enorme, ero felice di vederla
così allegra, ma improvvisamente sentii avvicinarsi qualcuno da
dietro e quando mi voltai vidi un'enorme vampiro davanti ai miei occhi.
"Scommetto che è lui Felix." dissi ridendo e porgendo un sorriso
a Felix, siccome Jane mi aveva dato conferma accennando un si con la
testa.
"Piacere Denise. Ora scusate ma avrei fame, quindi incominciamo ad
affrettare il passo." dissi andando a spingere Alec da dietro, il quale
si fermo di colpo per poi prendermi in braccio e portarmi in cucina.
Era già tutto quanto preparato, così presi ed incominciai
a mangiare senza esitare mentre Alec si sedette di fronte a me e Jane
iniziò a parlare:
"Comunque stanotte dev'essere successo qualcosa da qualche parte.
Perchè c'è stato per un breve momento un forte odore di
sangue che poi è svanito dopo poco." disse con disinvolura,
fortunatamente nessuno aveva compreso da dove veniva, ma io ed Alec non
potemmo fare a meno di scambiarci uno sguardo comprensivo; anche se
avevo finito di mangiare rimanevamo lì seduti mentre io
raccontavo come avevo fatto a venire qui e di come avevo messo quasi al
tappeto Demetri, a tal dichiarazione sentii tutti e tre ridersela.
"Sei davvero incredibile. Avevano ragione entrambi, conoscerti fa bene
all'animo." disse Felix, non aveva parlato fino a quel momento, ma
sentirmi dire una cosa simile mi diede gioia, almeno non gli ero
antipatica.
Rimanemmo quasi tutto il pomeriggio insieme fino a quando non vennero
convocati per una missione ed io mi allontanai sola con Alec per
entrare nella stanza di sua sorella che m'avrebbe prestato dei vestiti;
stavo raccontando ad Alec dei ricordi che mi stavano riafforando
passeggiando per il palazzo quando venimmo fermati da Demetri.
"E così stanotte vi siete dati alla pazza gioia. Sai Alec che
è proibito fare determinate cose, eppure vedo che non hai perso
tempo. Le sue grida si sentivano per tutto il palazzo ed anche Aro le
ha sentite." disse sorridendo malignamente, a tali parole iniziai a
trattenermi dal volerlo attaccare, era un'insolente donnaiolo.
"Non sono affari tuoi di ciò che facciamo o non facciamo. Anche
perchè ad Aro non deve interessare, altrimenti potrei
dimenticare casualmente l'accordo che è stato stipulato. Ed ora
è meglio che tu sparisca da davanti i miei occhi prima che ti
metta al tappeto nuovamente." dissi trattenendo un righio; Alec non
faceva che tentare di mantenermi calma il più possibile, scontri
che fossero all'infuori dell'arena di allenamento erano alquanto
proibiti. Avevo un sacco di regole da imparare a palazzo e quei tre
giorni sarebbero serviti come insegnamento; avevo Jane, Alec e Caius
come insegnanti ma ogni momento con Alec era buono per andare in una
stanza soli e lasciarci andare senza esitazione, la nostra passione
ogni giorno cresceva senza sosta.
Durante quei tre giorni iniziavo a sentirmi diversa, come se qualcosa
che fosse rimasto a tacere per tanto tempo stesse riaffiorando, come se
la mia parte da lupo si stesse indebolendo, ma speravo che tutto
ciò fosse solo un'impressione; adoravo essere ciò che
ero, anche se iniziavo a sentire lentamente la mancanza di qualcosa e
forse era perchè lì non mi sentivo comunque completamente
a casa. Sapevo qual'era e non riuscivo a non pensare come potessero
stare tutti, fortunatamente anche l'ultimo giorno passò ed andai
a porgere i miei saluti ad Aro, che mi accolse felicemente dicendo
di fargli avere mie notizie non appena sarei arrivata a casa e di
ripassare fra qualche giorno.
Ero ansiosa di tornare a casa, non sapevo nemmeno se il mio odore fosse
impregnato da quello di Alec e quindi venissi scoperta o meno e se
Jacob credesse ancora alla storia della mia collega, ma avrei avuto le
risposte quella sera stessa; non appena mi congedai dalla piccola
riunione avuta con Aro andai in camera di Alec, ma sfortunatamente non
c'era. Aveva lasciato una lettera scritta dicendomi che se non lo
avessi trovato in stanza probabilmente era andato a cibarsi, ma che
però sarebbe tornato presto; ne approfittai per fiondarmi sotto
la doccia e lavarmi per bene mentre canticchiavo felicemente motivetti
senza senso.
Ero completamente immersa nei miei pensieri che non m'accorsi
minimamente che qualcuno entrò nel bagno fino a quanto non
sentii delle mani gelate cingermi i fianchi per poi accarezzarmi tutto
il corpo e qualcuno iniziare a respirare lentamente vicino al mio
orecchio.
"Tornato... Ti spiace se voglio averti un'ultima volta prima che tu
ritorni a casa?" la SUA voce era tra il dolce ed il malizioso, un tono
che mai sarei riuscita a porgere resistenza e di fatti lasciai che le
sue mani scrutassero ancora una volta tutto il mio corpo.
"Perchè dovrebbe dispiacermi? E poi ci vedremo in questi giorni.
Non sparirò." dissi sogghignandomela mentre lo spingevo verso il
muro e non appena la sua schiena si appoggiò ad esso incominciai
a baciarlo quasi da perdere il fiato, lasciando che l'acqua continuasse
a scorrere su di noi; passarono svariati minuti nel lasciare che i
nostri corpi continuassero ad entrare in contatto, provocando
così un piacere insormontabile e un desiderio sempre più
profondo.
Era tutto dannatamente stupendo, proprio come lo era lui ed ogni suo
gesto, carezza e bacio; restammo con l'acqua che scorreva su di noi
mentre eravamo immersi nella nostra passione per svariato tempo e
quando stetti per uscire Alec corse nel prendermi l'accappatoio
aiutandomi ad indossarlo come un vero gentiluomo per poi baciarmi
lievemente il collo.
"Ti amo alla follia." disse sussurandomelo all'orecchio, provocandomi
così i brividi lungo tutta la schiena; lo baciai nuovamente ed
andai a prendere i nuovi vestiti che avevo comprato il giorno prima
assieme a Jane ed Alec, erano una maglia di color blu oltremare con la
scollatura a V ed una gonna a balze nera con le panta corte assieme ad
un paio di ballerine. Fu lui ad asciugarmi e pettinarmi i capelli,
sembrava sognarlo da tanto e così lasciai che fosse lui a
giostare il tutto fino a quando non mi andai a vestire.
"Allora? Come stò? Ti piace?" dissi facendo un piccolo giro su
me stessa sorridendo e come risposta ricevetti un enorme abbraccio che
quasi mi lanciò in aria per poi riprendermi e baciarmi.
"Sarà meglio che vada ora. Se vuoi puoi accompagnarmi fino alla
mia macchina." dissi sorridendogli e prendendogli la mano alla quale
ricambiò e attorcigliò le sue dita alle mie portandomi
poi verso l'uscita della stanza ed incamminandoci verso l'uscita del
palazzo. Con mio stupore vi ci ritrovai Jane sorridente e che non
appena arrivai a metà strada corse verso di noi per poi
abbracciarmi.
"E' un peccato che tu vada. Ma ci rivedremo quando torni o ti verremo a
trovare noi." disse sorridendomi e salutandomi un'ultima volta; a tal
gesto iniziai a domandarmi perchè per i Cullen loro fossero
spietati e crudeli, avevano sentimenti, emozioni e bellezze proprio
come loro, ma forse ero l'unica nel vedere queste cose.
Alec infine mi accompagnò fino alla macchina e si
raccomandò di fargli sapere come sarebbe andato l'incontro con
mio fratello, sapeva che ero in ansia e spaventata nell'incontrarlo;
erano passati solamente tre giorni, ma sentendo ogni tanto i loro
pensieri non facevano che essere preoccupati per me ed anche se li
rassicuravano continuavano a rimanere in ansia.
Misi in moto la macchina ed iniziai a viaggiare per il ritorno a casa
avvisando Jacob con il pensiero e ne sentii come un coro generale;
arrivata a casa parcheggiai la macchina come mio solito nel garage, ma
quando aprii la porta di casa ritrovai tutte le luci spente con il
silenzio che incombeva, che Jacob stesse dormendo? O era successo
qualcosa? In fondo nell'arrivare a casa non avevo incontrato nessuno,
eppure sembravano morire dalla voglia di rivedermi. Che avessero
percepito il mio odore come un nemico? Che avessero scoperto qualcosa
mentre arrivavo? Erano domande che a quel buio così grande e
quel silenzio così fastidioso, continuavano a frullarmi in mente
mentre continuavo ad osservarmi attorno. Tentai di accendere la luce,
ma fu tutto invano; era come se fosse stata staccata la luce. Che fosse
realmente accaduto qualcosa al mio ritorno? Che qualcuno fosse riuscito
a sbarazzarsi di loro?
Autrice: Ed
eccovi il 14° capitolo ^^ Spero vi piaccia e vi spinga a continuare
a leggere la mia FF. Mi raccomando
recensite, buona lettura e al prossimo capitolo!!!! ^.^ Detto questo
volevo ringraziare i miei lettori fissi, perchè senza di voi non
avrei mai proseguito questa FF; quindi grazie di cuore a tutte!! Baci e
abbracci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Stranezze ***
aa
Stranezze.
Iniziavo
a pensare seriamente che fosse successo loro qualcosa mentre ero andata
verso il contatore per vedere se non fosse che in realtà era
saltata la luce o qualcosa di simile mentre gli altri in realtà
erano andati da tutt'altra parte, ma quando fui nel salotto che
m'avrebbe portato al contatore fui accecata da una luce improvvisa e mi
ritrovai circondata da tantissime braccia.
"SORPRESAAA!!!" gridarono tutti insieme rischiando quasi di assordarmi
mentre continuavano ad abbracciarmi; i Quileute mi avevano fatto una
sorpresa? E perchè mai? Che cos'avevo fatto?
"Sorpresa? Scusate per cosa? Son solo mancata tre giorni, non mi sembra
di essere stata via tanto." dissi sincera cercando ancora di capire a
cosa si riferissero ed a tale frase li sentii ridere mentre si
distanziavano permettendomi finalmente di respirare decentemente,
siccome iniziavo a sentirmi quasi soffocare in quell'abbraccio caloroso.
"Pensavo ti ricordassi la data del nostro primo incontro, anzi
dell'incontro che hai avuto con me e Embry scoprendo di far parte del
branco." disse Jacob avvicinandosi mentre rideva per arrivare poi ad
abbracciarmi e trascinarmi poco più avanti mostrandomi
così una torta con un pacchettino adagiato al suo fianco.
"E questo? Sapete che regali improvvisi mi mettono a disagio... Non
dovevate..." dissi osservandoli uno ad uno, notando però nei
loro occhi quanto fossero felici del regalo che m'avevano fatto e non
appena tirai un sospiro mi sentii trascinare ancora una volta da Jacob
che mi portò sul retro della casa dov'era all'estita un'intera
tavola di cibo e dove ci aspettavano tutti i Cullen; ero felice di
vederli tutti intrepidi e pieni di gioia nel vedermi, ma allo stesso
tempo stavo iniziando a sentirmi a disagio e nervosa preoccupandomi se
qualcuno si potesse accorgere dell'odore che probabilmente avevo
addosso. Mi sentivo strana così come credevo che il mio odore
fosse diverso dal solito, ma dall'atteggiamento che avevano avuto tutti
probabilmente non erano altro che mie paranoie; stavano tutti prendendo
posto lasciandomi lo spazio per restare al centro di tutto con davanti
la torta ed il regalo che cercavo a tutti i costi di evitare d'aprire,
ma Alice arrivò di fianco a me e porgendomi il regalo mi porse
un sorriso per poi parlare:
"Su aprilo! Non vediamo l'ora di vedere la tua espressione. E' un
qualcosa che non potresti, ne vorresti mai rifiutare." la sua voce era
dolce come il miele e delicata come una fata, d'altronde non avrei mai
potuto immaginarla con voce diversa, sarebbe stato troppo riluttante ed
a quel pensiero sentii Edward ridere; nonostante cercasse di essere il
più discreto possibile evitando di farmi notare quanto sentisse
i pensieri di tutti con quella piccola risata compresi quanto in
realtà avesse appena sentito ogni mio pensiero e preoccupazione.
Ciò probabilmente avrebbe fatto si che chiedesse spiegazioni.
"E va bene... Aprirò il regalo." dissi tutto ciò
accompagnato da un lungo sospiro mentre avevo iniziato a scartare il
regalo e quando ebbi finito rimasi di sasso, immobile a guardare
ciò che avevo davanti. Era una nuova carta d'identità.
"Io..." ero rimasta sorpresa, erano riusciti a cambiarmi il cognome in
Black proprio come Jacob così da attestare la nostra fratellanza
ed a tal pensiero mi trattenni a stento dal piangere per poi
abbracciare Jake ed a seguire tutti gl'altri.
"Grazie ragazzi... Non dovevate, ma è la cosa più bella
che potessi mai ricevere." dissi sorridendo mentre davo l'ultimo
abbraccio a Edward che prima di allontanarsi mi sussurrò che
avrebbe voluto domandarmi alcune cose senza dire ne di cosa, ne di
quando, ma sapevo benissimo quali fossero nonostante non leggessi
anch'io nei suoi pensieri.
"Allora iniziamo col tagliare la mia torta? Ovviamente la prima fetta
la taglierò grande e solo per me!!" dissi ridendo sentendo
l'espressione contrariata di Seth e Embry che non avevano fatto altro
che attendere il momento della torta per tutta la serata e dopo diverse
risate e mangiate la serata si concluse con delle storie dell'orrore
attorno ad un fuoco; fu in quel momento che Edward ne approfittò
per stare in casa con me e parlare, anzi chiedermi ciò che
voleva mentre lavavo i piatti per non trovarmeli la mattina dopo e
rischiare di non averne la minima voglia di farli.
"Immagino già cosa tu mi voglia chiedere Ed... Sai che non ho
mai mentito a Jake eppure due giorni fa l'ho fatto. Ho detto che ero
andata a casa da una mia collega e sarei rimasta lì per qualche
giorno, invece..." dissi quasi distrattamente mentre posavo anche
l'ultimo piatto lavato sul lavello accertandomi che non cadesse a
terra; probabilmente rimasi per qualche istante in silenzio siccome Ed
incitò quell'invece lasciato sospeso al vuoto e dopo aver preso
un grosso respiro mi voltai verso di lui per poi riprendere a parlare:
"Sono stata dai Volturi ed ho stretto un accordo con Aro... Posso
andare a mio piacimento a palazzo con la parola che ad ogni sua
richiesta io sia disponibile anche se mi trovo qui, ma sopratutto che
tenga i Quileute alla larga da loro. E tutto questo l'ho fatto
perchè potessero liberare Alec... Ho scoperto che non mi
prendeva in giro dicendomi tutte quelle cose, che era in realtà
Aro quello che illudeva a parole. Ho avuto anche un lieve scontro
contro Demetri." dissi fermandomi di colpo quando notai Edward
irrigidirsi probabilmente dallo stupore o dalla preoccupazione nel
vedere tutto ciò che stavo dicendo anche nella mia mente senza
che tralasciassi dettagli.
"Non so come tu sia riuscita a far tremare Demetri dalla paura.
Nonostante non abbia un potere che lo aiuti a combattere, non teme
nemmeno il più grosso dei suoi avversari ed arriva a pareggiare
quasi la mia velocità, per non parlare dell'astuzia che a volte
ha da perfetto segugio qual'è." disse col volto scuro e serio
rimanendo a fissarmi ancora alquanto perplesso.
"Probabilmente fai bene a non rivelare nulla a tuo fratello,
probabilmente combinerebbe dei guai. Specialmente venendo a sapere che
hai dato parola ad Aro che presterai i tuoi servigi. Comunque per
quanto riguarda la tua preoccupazione sull'odore di oggi non si
è sentito nulla, emani il tuo solito profumo anche se
sarà meglio che non ascolti più quella strana sete che
hai. Non sappiamo cosa possa succedere dopo." il suo volto non aveva
minimamente cambiato espressione e comprendevo perchè tanta
preoccupazione e serietà, di fatti m'ero limitata a sedermi e
fissarlo parlare ed annuire infine per poi vederlo porgermi un sorriso
dolce alla quale ricambiai e m'invitò a tornare fuori siccome
aveva sentito nei pensieri di Jake che stava iniziando a preoccuparsi
siccome ero entrata a lavare i piatti senza dire nulla e pensava che
fossi offesa per qualcosa; infine la serata si concluse con un'enorme
foto di gruppo e dopo aver salutato i Cullen e gli altri ragazzi entrai
in casa con Jake dandoci giusto la buonanotte.
Il giorno dopo mi alzai presto così che mi iniziai a preparare
con calma e quando ebbi finito Jake uscì dalla sua stanza ancora
barcollante dal sonno; andai velocemente da lui e gli diedi un lieve
bacio sulla guancia vedendolo rabbrividire per un'istante mormorando
che avevo le labbra gelate.
"Scusami... Io ora vado via, ho un sacco di cose da fare oggi. Devo
dare la notizia alla mia amica dello splendido regalo quindi non
tornerò nemmeno per pranzo dato che lavorerò." dissi
tutta di fretta e così senza attendere risposta lo salutai e
richiusi immediatamente la porta alle mie spalle, ripresi fiato solo
quando fui seduta comodamente sulla mia auto per poi metterla in moto
ed andare, questa volta realmente, dalla mia amica; le raccontai della
scusa che avevo usato per stare sola dicendole che se mai le avesse
chiesto qualcosa a riguardo, m'avrebbe appoggiato in pieno. Avevo
tralasciato tante cose, a partire da cos'ero andata a fare e di tutto
ciò che per un umano poteva essere solo uno shock e sopratutto
morte certa da parte dei Volturi; passai la giornata a lavorare
spensierata, ricordando quelle tre gironate passate al palazzo, di come
Alec mi aveva insegnato le regole che vigevano a palazzo, di come in
realtà esisteva una differenza sociale tra alcuni di loro
nonostante li ritenevo tutti delle guardie sotto il comando dei tre
signori.
Avevo iniziato a fare notti alterne così da non destare sospetti
a Jacob, alle volte passavo due giorni prima di tornare a palazzo alle
volte soltanto uno, ma era l'unico modo perchè non comprendesse
nulla e quel giorno decisi di passarlo interamente a palazzo; mi
sentivo strana, man mano che quei pochi giorni erano passati stavo
iniziando a sentire il palazzo come la mia vera casa, ma una parte di
me gridava che era esattamente l'opposto mandandomi sempre più
in confusione. Quando arrivai a palazzo venni avvisata dalla segretaria
che da quel giorno avrei seguito periodicamente degli allenamenti di
combattimento per assicurarsi la mia incolumità e probabilmente
farmi diventare più forte; senza esitazione andai dritta in
arena pensando che avrei trovato il mio amato Alec, ma quando vi entrai
la mia felicità crollò in un attimo e cercando di
mantenere la disinvoltura mi avvicinai a lui.
"Che ci fai tu qui?" domandai al segugio che mi fissava sorridente e
con aria da beffardo, a quella vista fremevo dalla voglia di
strappargli il volto se non staccargli la testa direttamente e
probabilmente i miei occhi facevano comprendere bene le mie intenzioni
siccome quel presuntuoso iniziò a ridere.
"Di certo non sono qui per farti un dispetto. Aro mi ha incaricato di
farti da insegnante nel combattimento. Non che ne abbia voglia dato i
nostri precedenti. Ma gli ordini sono ordini e poi se mi dovesse
mettere in missione con te ho bisogno che tu ti sappia difendere da
sola altrimenti potresti diventarmi un peso." era la prima volta che il
suo volto mostrava serietà in ciò che diceva, ma il suo
pavoneggiare non mancava mai; si sentiva e si voleva credere importante
e a tale pensiero alzai le spalle con indifferenza rispondendo
così anche alle sue parole per poi avvicinarmi di poco a lui.
"Ti ricordo che una settimana fa quasi hai tremato di terrore di fronte
a me. E comunque se son questi i voleri di Aro non posso oppormi.
Vediamo se sarai in grado di insegnarmi qualcosa anche se non vedo cosa
dato che Alec m'aveva già spiegato diverse cose." affermai con
disinvoltura guardando Demetri dritto negl'occhi con aria quasi di
sfida ma alla quale sembrò non rispondere, quando d'improvviso
si fece più vicino.
"Non credere che non abbia provato a replicare. Ma i signori hanno
ragione. Tu come me non hai poteri d'attacco come possono essere
considerati quelli di Jane, Alec o di Felix. Noi dobbiamo badare sulla
difesa, sulla nostra agilità, sull'astuzia, sulla nostra
velocità e riflessi. Per cui siccome ho sempre addestrato le
nuove reclute prive di poteri d'attacco, ho il compito ed il dovere di
farlo anche con te." disse con aria disinvolta e questa volta con meno
vanto, ma con fierezza in ciò per cui era stato incaricato;
osservandolo in quell'istante mi venne da domandarmi se tutto quel
vanto non fosse stato altro che un pretesto per sentirsi importante
siccome in realtà non lo era e che forse tutto ciò
avrebbe potuto svelare un Demetri diverso. Un Demetri che solo pochi
conoscevano, che solo Felix riusciva a notare.
"Ti credo sulla parola e vediamo cosa sei capace di insegnarmi. Sappi
solo che non sono persona facile alla quale insegnare." dissi cercando
di mettere da parte l'astio che s'era creato per via dei suoi
comportamenti nei miei confronti, in fondo se dovevo servire Aro avrei
dovuto per forza andare d'accordo anche con lui.
"Vediamo prima cosa sai fare nel caso mi presentassi alle tue
spalle..." sibilò sparendo improvvisamente e percependolo dietro
di me l'afferrai per il collo e tentai di lanciarlo ma la sua mano
m'afferrò il polso e stringendolo si rigirò in modo da
mettermi il braccio dietro la schiena.
"In questo momento avrei nettamente vinto. Sapevi che ti ero dietro ma
hai atteso che tentassi di afferarti per attaccare. Sarebbe stato
meglio se ti giravi verso di me e ti saresti abbassata tirandomi un
colpo basso piuttosto forte in modo da farmi piegare e potermi prendere
per il collo." spiegò senza esitazione tenendo sempre il mio
braccio in quella posizione scomodissima e presa dalla rabbia
perchè m'aveva bloccata mi rigirai velocemente verso il lato
opposto al braccio e gli afferrai il collo con la mano libera per
vedere poi il suo volto mostrare un sorriso divertito e sentire il mio
braccio essere libero pian piano dalla sua presa.
"Noto che sai già come contrattaccare in alcuni casi... Penso
che in fondo sarà divertente insegnarti il combattimento." disse
rimanendo tranquillo e senza preoccupazioni a fissarmi negl'occhi
attendendo che lo lasciassi andare, cosa che feci dopo poco rimanendo a
fissarlo perplessa, non sembrava affatto colui che aveva tentato di
mangiarmi o quello spavaldo che veniva a parlarmi solo per mandarmi in
bestia; passammo diverse ore nel bloccarci a vicenda, lasciando che
alle volte mi spiegasse i giusti movimenti che dovevo eseguire sentendo
le sue gelide mani percorrere i lineamenti del mio corpo. Il suo tocco
era diverso da quello di Alec, il suo era privo d'interesse ed era solo
a scopo insegnativo eppure riusciva a mandarmi in escandescenza;
l'unico che poteva toccarmi era Alec e quando per una seconda volta mi
spiegò le cose mi spostai leggermente da lui per poi riprendere
l'allenamento, ad un certo punto però iniziai a sentirmi la
testa vuota quasi in preda a dei giramenti e intenta a cercare di
comprendere cosa mi stesse succedendo riuscì a cogliermi di
sorpresa colpendomi dritto allo stomaco facendomi tossire
leggermente. Non stava usando la forza contro di me, eppure quel colpo
improvviso mi aveva rivoltato lo stomaco e fatto tossire, facendomi
quasi peggiorare la nausea.
"Demetri..." avevo il fiato spezzato, iniziavo a sentirmi malissimo, la
gola era in fiamme mentre il mio stomaco non la smetteva di replicare
di avere fame e come se non bastasse piano piano sentivo come dei
fremiti percorrermi lungo tutto il corpo.
"Demetri... credo sia meglio fermarsi. Non credo... di star b..." non
riuscii a finire la frase che improvvisamente mi inginocchiai a terra
ed iniziai a rimettere sangue. Perchè vomitavo sangue?
Perchè la gola stava iniziando a bruciarmi inesorabilmente?
Perchè mi sentivo addirittura puzzare? Ero terrorizzata, non era
mai successo prima d'ora, che cosa mi stava succedendo? Senza
accorgermente avevo smesso di rimettere, ma continuavo a fissare quel
sangue rosso come le iride dei Volturi terrorizzata e piena di
confusione; sentivo Demetri chiamarmi probabilmente preoccupato e dopo
diversi secondi mi voltai a fissarlo.
"Perchè? Perchè ho appena rimesso del sangue?" gli
domandai con voce tremante tenendomi la mano davanti alla bocca e
rimanendo a fissarlo dritto negl'occhi.
"Non pensavo di averti dato un colpo così assestato... Son stato
attento a non farti alcun tipo di male." disse con tono confuso ed
iniziando a ricapitolare ogni suo movimento che aveva fatto contro di
me, lo si comprendeva dagl'occhi e dall'espressione a cosa pensava, ma
non era colpa sua. Non era stato il suo colpo, ne sentivo di avere
lesioni gravi da qualche parte. No, c'era qualcosa di diverso. Mi stava
succedendo qualcosa, qualcosa che forse avrei dovuto ascoltare quando
Carlisle mi spiegava su cosa dovevo porre attenzione, quel giorno in
cui non ascoltai praticamente nulla di tutto ciò che disse; ero
così persa a quei pensieri che non m'accorsi di Alec che irruppe
in arena e scaraventò Demetri per terra.
"CHE LE HAI FATTO?? E' SOLO IL PRIMO GIORNO DI ALLENAMENTO E GIA' LA
VUOI AMMAZZARE?!?!?" era furioso, quasi fuori di se e aveva urlato
così forte da procurarmi fastidio in quell'istante e come se non
bastasse il suo ringhio stava iniziando a innervosirmi; improvvisamente
lo vidi tornare all'attacco verso Demetri e d'impulso mi misi fra loro
vedendo lo sguardo di Alec perplesso e sempre più infuriato.
"Non è colpa sua amore... Non mi ha fatto alcun male. E'
qualcos'altro... Credo d'avere qualc..." non compresi se fu per lo
sforzò nel correre o per un'altro motivo ma improvvisamente
ritornai a rimettere sangue ed a quel gesto la mia gola non faceva che
aumentare il bruciore; continuavo a vedere il sangue a terra e sentirmi
percorrere da dei fremiti, avevo paura e d'improvviso tutto quanto
iniziò a girare fin che non mi ritrovai tra le braccia di
Demetri che avevo tenuto dietro la schiena per tutto il tempo.
"Ha bisogno di un dottore. Di Carlisle. Porto Denise immediatamente da
Aro così che acconsenta nel far venire Carlisle, tu nel mentre
raccogli quel sangue prima che possa attirare qualcuno." lo sentivo
dare dritte ad Alec con disinvoltura, ma chiamare Carlisle non era
ciò che volevo; cercavo di parlare e di alzarmi per levarmi
dalle braccia di Demetri, ma iniziavo a sentirmi priva di forze e quel
bruciore non stava cessando, anzi stava iniziando ad espandersi.
"Non puoi decidere tu ciò che bisogna fare, ne prendo ordini da
gente come te!" Alec era corso vicino a noi e ringhiava a Demetri
infastidito dal suo comportamente e preso probabilmente anche dalla
gelosia.
"Se vuoi sprecare tempo e rischiare che sia troppo tardi accomodati. Ma
poi non venire ad incolparmi perchè magari l'hai persa
definitivamente." la sua voce era forte e decisa, rimbombava nella mia
testa; aveva detto parole che nemmeno io ne nessun'altro si aspettava,
stavo visibilmente così male da ipotizzare addirittura che sarei
morta? Avevo la mente così piena di confusione e terrore, volevo
sentire la voce di mio fratello, dei ragazzi, ma era tutto vuoto e
ciò che ne convenì fu solo un forte mal di testa che mi
porto ad avere ancora la nausea; riuscii a vedere il portone del salone
dove c'erano i Signori, ma a causa di quel mal di testa persistente non
riuscii a comprendere cosa si dicessero fino a quando non mi sentii
mettere a sedere su una sedia ed il volto di qualcuno fissarmi, faticai
nel mettere a fuoco e comprendere chi fosse. Ero stata tra le braccia
di Demetri tutto quel tempo? Perchè lui e non Alec? Al solo
pensiero tremai visibilmente.
"Sarò di ritorno fra poco. Cerca di resistere. Alec tra poco
sarà qui." disse sorridendomi per poi svanire improvvisamente,
tentai di voltarmi per osservarmi attorno, ma era così faticoso
e quel bruciore continuava a persistere; avevo bisogno di sdraiarmi, di
qualcosa di freddo, di Alec e quando pensai al suo nome sentii il suo
profumo avvicinarsi fino a che non sentii la sua mano iniziare ad
accarezzarmi i capelli e portarmi il volto sulle sue gambe.
"Spero arrivino veramente in fretta... Cerca di resistere amore mio..."
l'aveva sussurrato al mio orecchio baciandomi lievemente la guancia e
senza accorgermi avevo chiuso gl'occhi per un po', forse anche
più di un po'; ero riuscita a sognare, ma era tutto così
orribile, non riuscivo più a sentire i Quileute, ne facevo
più parte di loro e quando nel sogno arrivai a parlare con Jacob
che sembrava deluso da me feci un salto lontano da Alec aggrappandomi
alla colonna del letto poiche quel balzo m'aveva procurato un lieve
giramento.
"Per un attimo temevo che non avresti più riaperto gl'occhi. Ti
ho portato in camera non appena ti ho visto chiudere gl'occhi. Comunque
sarà meglio tornare nel salone, Carlisle è appena
arrivato e vuole visitarti immediatamente." disse accarezzandomi
dolcemente il viso e dandomi un bacio sulle labbra per poi prendermi
per mano ed accompagnarmi al salone. Che avrei detto a Carlisle una
volta arrivata davanti a lui? Che cosa avrebbe pensato? Quando entrai
vidi Carlisle osservarmi dubbioso ed il mio sguardo non era altro che
perso nel vuoto, erano ore che tentavo di sentire sentire i pensieri
dei Quileute, ma dentro la mia testa non c'era altro che vuoto.
"Denny che cos'è successo? Come ti senti?" domandò
Carlisle avvicinandosi a me con cautela, ma i miei occhi non facevano
che osservare chi aveva in realtà alle sue spalle, Edward. Ero
terrorizzata e lui stava leggendo ogni mio pensiero, ogni mio sforzo
nel provare a chiamare Jacob.
"Non li sento più... Ho qualcosa che non va... Non li sento
più..." dissi lasciandomi cadere a terra in preda alla
disperazione iniziando a piangere portandomi le mani alla testa per
l'imminente dolore che aveva iniziato ad arrivare.
"Carl dobbiamo fare qualcosa, le brucia la gola ed ora le fa male anche
la testa per non parlare del fatto che non riesce più a sentire
i Quileute come faceva prima." disse Edward osservandomi tristemente e
cercando di capire quanto me cosa stesse succedendo fino a quando non
iniziai nuovamente a rimettere sangue iniziando sempre più a
sentire il mio odore diverso.
"Quante volte ha rimesso il sangue da quando mi avete chiamato?"
domandò Carlisle con fermezza prelevando anche un piccolo
campione di quel sangue che giaceva a terra; guardai lievemente Alec
per comprendere se stesse rispondendo, ma i suoi occhi sembravano
dipinti dal terrore e non faceva che rimanere immobile a fissarmi con
quegl'occhi fino a che non sentii avanzare dei passi e l'odore di
Demetri farsi sempre più vicino.
"Questa è già la terza volta. Eravamo in arena quando ha
rimesso la prima volta, così come anche la seconda. Ma questa
volta ha un'odore diverso, più intenso rispetto alle altre
volte. Son stato cauto nel colpirla, ma forse ho esagerato." erano
parole sincere e continuava a farsene una colpa, ma lui non centrava
era tutt'altro ciò che avevo dentro, ciò che mi stava
facendo stare a quel modo.
"Grazie Demetri. Era essenziale che mi raccontassi ciò. Ma non
è tua la causa. Deve aver mangiato o bevuto qualcosa che non
doveva in questi giorni. Pensavo che la mia teoria fosse sbagliata, ma
a quanto pare è anche fin troppo azzeccata. Aro devo portarla
immediatamente all'ospedale, ha bisogno di una trasfusione di sangue da
parte di suo fratello che già mi sta aspettando là. Se
non ci sbrighiamo la si potrebbe anche perdere. Col tuo permesso ti
chiedo se è possibile avere qualcuno del tuo corpo di guardia da
portare con me, avrò bisogno d'aiuto." le sue parole non
facevano che aumentare il mio terrore iniziando così a farmi
tremare nuovamente e come se non bastasse Edward era sparito da un po',
probabilmente era andato lui a chiamare Jacob per farlo andare
già all'ospedale. Mi sentivo sola.
"D'accordo Carlisle. Mi fido di voi. Avrete a vostra disposizione
Demetri. Avete bisogno di qualcuno di veloce e che possa rintracciare
chiunque vi serva in poco tempo. Così che potremmo essere
aggiornati anche noi in poco tempo, spero siate d'accordo." disse Aro
probabilmente non volendo realmente una risposta da Carlisle siccome
fece un lieve cenno di mano a Demetri.
"Allora noi andremmo. Demetri prendi Denny e andiamo. Ci vedremo
più tardi Aro." non comprendevo come Carlisle riuscisse a
parlare con Aro con così tanta disinvoltura, ma soffermarmi a
quei pensieri per lo meno mi distraeva dal terrore che in realtà
avevo per me stessa, a quei pensieri di quella gola che continuava a
bruciare, ma improvvisamente persi coscienza per breve risvegliandomi
già sul lettino e sentendo Carlisle di ordinare a Jacob e
Demetri di tenermi ferma poiche dovevo avere una trasfusione di sangue
ma opponevo resistenza. Perchè il mio corpo non voleva tale
trasfusione? Perchè si muoveva senza il mio permesso? Volevo
stare bene, volevo poter risentire mio fratello e gl'altri Quileute.
Non volevo perdere me stessa, non volevo rinunciare ad essere quel che
ero, non volevo rinunciare ne ai Quileute ne a quella parte di me che
apparteneva ad Alec. Ma con quella trasfusione che cosa mi sarebbe
accaduto? La mia mente era così piena nuovamente di confusione,
il mio corpo non era più il mio e piano piano iniziai a sentire
un dolore agghiacciante con un qualcosa di odiosamente caldo inoltrarsi
tra le mie vene provocandomi così un tremore improvviso per poi
finire tutto quanto nell'oscurità. Così buio e infinito,
cosa stava succedendo? Che me ne stessi andando? No, non volevo
lasciare Jacob, Alec, i Quileute, i Cullen e tutti coloro che stavo
imparando a conoscere. Eppure mi sentivo così debole da
continuare a rimanere in quell'oblio scuro e senza fine. Forse era
giunta davvero la mia fine.
Autrice: Eccoci
qui col 15° capitolo di questa storia. Come avrete letto ci son
state alcune svolte "imprevedibili" ma che spero vi emozioneranno ^^
Con questo vi saluto e mi scuso per la lentezza nell'aver scritto
questo capitolo. Arrivederci e alla prossima!!! :*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Precauzioni, amicizie e... Imprevisti ***
capitolo 16-Preoccupazioni, amicizie e... Imprevisti
Autrice: Salve
miei cari lettori, volevo ringraziarvi per tutto quello che fate, sia
che la leggete, sia che la recensite. E prima di farvi leggere il
capitolo piuttosto atteso, volevo informarvi che ho cambiato il mio
nickname X°D Detto ciò vi ringrazio ancora per tutto il
vostro sostegno, baci e abbracci Denny <3
Preoccupazioni, amicizie e... Imprevisti.
"Denny... Denny mi senti? .... Denny... "
Era
una voce femminile che continuava a rimbombarmi nella testa, sembrava
chiamarmi preoccupata ma non comprendevo a chi appartenesse; volevo
risponderle e raggiungerla, ma sembrava così distante.
D'improvviso il suo continuo chiamarmi iniziò a riportarmi a
quella che era la realtà, a farmi uscire da quello che pensavo
fosse un tunnel senza alcuna via d'uscita.
"Leah? Leah sei tu? Oh ti prego, dimmi di si..." pensai
improvvisamente sperando di percepire una risposta e di fatti iniziai a
sentire la sua felicità nel sentirmi risponderle.
"Aspetta... Ma... Perchè sei in forma di lupo? Sta succedendo qualcosa?" le
domandai improvvisamente vedendo tutto ciò che stava pensando e
provando; non si fidava di chi c'era nella stanza, non voleva essere
indifesa stando in forma umana e dopo ciò aprii istintivamente
gl'occhi alzandomi velocemente a sedere provocandomi un giramento di
testa incredibile.
"Jacob dov'è? Cos'è successo? Perchè sono con
delle fiale attaccate? E perchè mi guardate tutti come se fossi
resuscitata dal mondo dei morti?" ero in preda al panico più
totale, non ricordavo più cosa fosse successo dopo che venni
tenuta stretta da Jacob e Demetri, ricordavo solo che il mio ultimo
pensiero era la paura di morire; d'improvviso l'enorme muso di Leah
comparve al mio fianco e cominciò a riempirmi di baci sentendola
ripetere che era felice di sentirmi finalmente parlare.
"Jacob ora è fuori a cena con gl'altri. Dopo che hai perso
coscienza non appena Carl ti ha iniettato il sangue di Jacob hai
iniziato a tremare parecchio per poi cessare il tutto improvvisamente.
Però il tuo cuore batteva ancora quando hai perso coscienza, nonostante avesse cessato di
battere durante quei tremori. Leah è arrivata subito dopo
sentendo i pensieri di Jacob e non si è mai mossa da dov'era
impedendo a chiunque di avvicinarsi." spiegò una voce che si
stava avvicinando al mio fianco rimanendo a distanza, era
inconfondibile il tono e il suo modo di parlare; Edward era sempre
stato diretto con le spiegazioni, una delle motivazioni per la quale
andavo d'accordo con lui.
"Quindi... Leah... Sarà meglio che pranzi!" dissi con un tono di
rinprovero, ma non appena vidi i suoi occhi guardarmi teneramente con
le orecchie abbassate non resistetti nell'abbracciarla rischiando di
farmi male con le fiale ancora attaccate alla mia mano per poi
sussurrarle un grazie pieno d'affetto.
"E' il minimo che avrei potuto
fare... Ero preoccupata così come lo sono tutti gl'altri. Ma
mangierò solo dopo che ti sarai alzata dal letto e ci andremo
insieme. Non mi fido a lasciarti con quelli." disse quasi
nervosamente osservando qualcuno nascosto poco più in fondo e
quando m'accorsi di chi fossero mi feci prendere dall'agitazione e
dalla felicità che non sapevo come riuscissi a stare ferma su
quel lettino quando avrei voluto correre e saltargli addosso, era
lì che m'osservava in silenzio con affianco Demetri che fissava
fuori dalla finestra.
"Ora sarà meglio che uscite tutti. Leah se vuoi puoi rimanere,
ma devo levarle le flebo e controllare che si sia realmente ripresa."
disse con tono riverente Carlisle mentre si avvicinava a me
controllando le flebo ed infine ad ascoltare il mio battito cardiaco;
senza esitazione erano usciti tutti e Carlisle potè finire di
visitarmi senza che avessi distrazioni di nessun tipo e
quando finalmente mi tolse da tutti quei fili scesi dal letto
barcollando solo per poco venendo affiancata da Leah preoccupata che
potessi cadere.
"Sai, hai fatto veramente prendere un bello spavento a tutti. Pensavo
che l'ultima teoria che avevo approdato fosse la più sbagliata,
ma a quanto pare non era così. Devi fare attenzione a ciò
che bevi e mangi, non devi farti mordere assolutamente da un vampiro
altrimenti come è successo quasi due giorni fa, i due virus
iniziano ad entrare in conflitto tra loro cercando di distruggersi
all'interno e per evitare che il tuo corpo subisca danni scatta un
meccanismo di rifiuto. Pensavo fosse una teoria troppo assurda per
essere vera, ma quando poi provai a iniettarti il sangue di Jacob,
Edward ha iniziato a dire che i tuoi pensieri erano diversi dalle tue
azioni. Ora sei di nuovo stabile, entrambi i virus hanno la stessa
quantità. Ma se dovessi sentire la necessità di mordere
per bere del sangue o del virus vampirico credo sia meglio che lo eviti
per un po'. Ovviamente ti terrò sottocontrollo per vedere se
sarà il caso di eliminare uno dei due virus o fare in modo che
coesistano.
Comunque ora io e Leah usciamo. Penso tu abbia bisogno di parlare in
privato con diverse persone." disse infine Carlisle porgendomi un
saluto ed una carezza per poi allontanarsi con Leah che mi
guardò un'ultima volta ribadendomi che per qualsiasi cosa
sarebbe arrivata all'istante; rimasi a sedere su quel lettino
chiedendomi se sarei dovuta uscire o sarebbe arrivato qualcuno e dopo
poco sentii bussare, così incitaii chiunque fosse ad entrare con
la speranza che fosse Alec, ma vi trovai tutt'altra persona.
"Demetri?" domandai confusa nel vederlo avvicinarsi con cautela rimanendo però a debita distanza.
"Non sembri molto felice di vedermi. Suppongo ti aspettassi tutt'altra
persona... Ma è andato a cibarsi, probabilmente anche per rabbia."
disse sorridendo e sentendolo ridere per la prima volta con
naturalezza; era meglio quando era così che quando assumeva
quell'aria da casanova tutto pavoneggiante.
"Effettivamente speravo di vedere Alec, di poterci parlare... Comunque
grazie e scusa per quanto successo..." dissi con imbarazzo abbassando
lievemente lo sguardo sulle mie mani appoggiate ancora al lettino.
"Era mio dovere. Sei stata male mentre ero io presente, se me ne
disinteressavo Aro avrebbe anche potuto condannarmi a morte. E poi
credo di doverti io delle scuse." disse schiarendosi la voce con un
colpetto di tosse ed iniziando nuovamente ad osservare la finestra per
poi avvicinarvi e proseguire a parlare vedendo il mio volto perplesso.
"Quella volta che mi divertii con l'altro ragazzo. Sinceramente non
è stato un comportamento... Nobile, ma non ero propriamente in me.
Il tuo odore era ed è tutt'ora troppo invitante, un richiamo per
qualsiasi gola che abbia sete. Quindi per tutto ciò credo sia
giusto che io mi scusi e tieni ben a mente che io non mi scuso
facilmente, specialmente con una ragazza." disse infine voltandosi per
guardarmi e spontaneamente gli mostrai un sorriso; anche se a modo suo
era stato gentile ciò che aveva detto.
"Lo terrò a mente, non preoccuparti." dissi infine ridendo e
vedendogli spuntare un lieve sorriso, come se quella risata lo stesse
facendo sentire sicuro di qualcosa; era davvero strano come i suoi
comportamenti cambiassero a seconda dell'occasione, chissà
cos'aveva passato o cosa pensava per comportarsi ogni volta in quel
modo così riluttante che non faceva altro che fargli perdere
credito a tal punto da non avere amici a parte Felix. Rimanevo persa a
domandarmi quelle cose mentre fissavo il vuoto fino a quando non venni
riportata al presente dalla sua stessa voce che diceva che a momenti
sarebbe arrivato Alec e quindi era giusto che lui se ne andasse; non
ebbi nemmeno il tempo di salutarlo che sparì e dopo poco
sopraggiunse la voce di Alec che mi diceva che sarebbe entrato. Quando
lo vidi mi sentii come piena di energie ed adrenalina tanto da dovergli
saltare addosso senza esitazione, quel gesto lo fece ridere ed
iniziò a stringermi a se sempre più annusando il mio
profumo.
"Mi sei mancato... Avevo bisogno di te più di qualsiasi altra
persona. Perchè hai lasciato che mi portasse lui al cospetto di
Aro?" gli domandai infine guardandolo negl'occhi vedendo la sua
espressione cambiare improvvisamente e distogliere il suo sguardo dal
mio provocandomi una fitta enorme al cuore.
"Io... Ero immobilizzato dalla paura di perderti... Dopo tutto quello
che avevamo passato perderti è ora l'unico pensiero che non fa
che tormentarmi... Avrei dovuto portarti io al cospetto di Aro, ma
Demetri è più veloce di me e in quel momento aveva la
mente molto più lucida della mia." ammise quasi con riluttanza
mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento ed alle sue parole mi sentii
ancora peggio di quanto non mi sentissi prima; con cautela gli accarezzai una guancia costringendolo a guardarmi e gli
sorrisi per poi baciarlo sulle labbra.
"Ora però sono qua ed anche in perfetta forma. Avrei lottato per
poter continuare a vivere e restare con te e con la mia famiglia."
dissi stringendomi leggermente su me stessa lasciando che le sue
braccia mi circondassero e mi tenessero stretta a lui.
"Sono felice che tu sia ancora qui... Ora però è meglio
che usciamo e vai a mangiare insieme a Leah, altrimenti continuerà
a rimanere a digiuno rischiando uno svenimento." disse porgendomi un
lieve sorriso mentre mi accompagnava fuori da quella stanza con un
braccio attorno alla vita; anche se ero felice nell'essergli affianco
continuavo a vederlo e sentirlo strano nei miei confronti, ma
probabilmente era veramente a causa di quanto mi fosse accaduto.
Rimanevo a pensarci costantemente nel mentre che continuava ad
accompagnarmi fuori, fino a quando non vidi Jacob e senza esitazione mi
gettai in corsa verso di lui che stava facendo lo stesso.
"Mi stava iniziando a mancare la tua parlantina nei miei pensieri
quando sono in forma di lupo. Fortuna che l'idea di Carlisle ha
funzionato. Senza te saremmo stati decisamente meno allegri." disse
tutto dun fiato prendendomi per la vita e facendomi girare assieme a
lui per poi rimettermi a terra disordinandomi i capelli.
"Scusa Jake se non rimango con voi, ma c'è una ragazza. Anzi due
ragazze, che muoiono di fame e se non vuoi sentire le lepriche del mio
stomaco assieme a quelle di Leah sarà meglio che ci lasci
andare." dissi ridendo e abbracciandolo nuovamente mentre rideva per la
battuta; mi affrettai a salutare tutti dicendo che ci saremmo visti
subito dopo e frettolosamente io e Leah ci dirigemmo in un ristorante a
buffet. Avevo una fame enorme, paragonabile a quella di Embry o Jaret
quando Emily preparava i dolci.
"Bene Leah. Prepariamoci a fare capanna alle nostre pancie. Comunque
grazie per essermi stata accanto e per aver continuato a chiamarmi."
dissi mentre ci sedevamo in un tavolo piuttosto appartato.
"Denny sai che non avrei mai potuto abbandonarti. Nei momenti
più difficili tu ci sei stata per me, anche quando non sapevo
cosa fare con Seth e le sue infatuazioni amorose. Siamo amiche, ma fai
anche parte della piccola famiglia che s'è creata nel branco."
disse porgendomi un sorriso ed alzandosi assieme a me per prendere da
mangiare; avevamo riempito i piatti intenzionate a mangiare in
abbondanza, se non fino allo scoppio e fu di fatti così. Passai
un pranzo con lei ridendo e scherzando, ignorando tutto ciò che
era accaduto fino a poco prima, non avevamo voglia di ricordare, di
pensare che magari tutto si sarebbe potuto ripetere, ne che avevo
rischiato di non far più parte, anche se solo per metà,
del branco; quando uscii dal ristorante insieme a Leah ci ritrovammo
davanti tutti i Quileute contenti finalmente di rivedermi sorridere,
che fossi riuscita a far mangiare Leah e senza esitazione ci
trascinarono a fare un giro per poi improvvisamente lasciarmi sola con
mio fratello.
"Edward mi ha raccontato diverse cose mentre ti stavi riprendendo. A
partire da dov'eri in realtà quei giorni in cui dicevi di stare
assieme alla tua collega fino allo spiegarmi che per Alec hai stretto
un patto coi Volturi. Sinceramente non capisco come tu abbia potuto
farlo. Sono esseri spietati e sono dei succhiasangue." disse infine
bloccandosi in mezzo alla strada e fissarmi sconcertato da quanto aveva
saputo; tirai un lieve sospiro mentre osservavo il cielo per poi
ritornare a fissarlo come stavamo facendo diversi secondi prima ed
iniziai a parlare:
"Lo so che per te è da incoscienti, ma Aro stava tenendo Alec
incatenato nella sua stessa stanza privandogli di cibarsi completamente
poiché gli ha disubbidito mentendogli sul fatto che non era
riuscito ancora a riavvicinarsi a me e convincermi ad entrare a far
parte del suo corpo di guardie. Glielo dovevo e in più lo amo,
non avrei mai permesso che continuassero a tenerlo in quel modo." dissi
sincera mentre rimanevo a fissarlo domandandomi su cosa stesse pensando
e sperando che non s'arrabbiasse, ma il suo volto sembrava privo di
espressione fino a quando non arrivò Demetri proprio mentre
sembrava che Jacob stesse per dirmi qualcosa.
"Scusate l'interruzione, ma avevamo dato parola ad Aro che se ti
saresti svegliata ti avremmo portata con noi a palazzo. Ho già
parlato con Carlisle e verrà anche lui con noi poiché
deve parlare con Aro." parlava in tono autoritario e il più
tranquillo possibile, aveva addirittura fatto un inchino spontaneo nel
mentre che aveva chiesto scusa; a quelle parole e quei gesti non potei
che rimanere immobile a fissare sia lui che Jacob, il quale non
sembrava molto d'accordo sul fatto che rientrassi a palazzo proprio
quel giorno.
"D'accordo Demetri. Allora saluto tutti e poi rientriamo a palazzo."
dissi volgendogli un sorriso nonostante l'idea di rientrare così
presto in quel posto non era delle più allettantenti, avevo
voglia di rivedere la mia stanza, di passare l'intera serata con mio
fratello e gl'altri per poi svegliarmi il giorno dopo e correre insieme
a loro.
"Salutali pure con calma, io ed Alec ti aspetteremo al vicolo che porta
al palazzo." disse infine prima di correre via probabilmente per andare
a raggiungere Alec; non appena fui certa che non ci fosse nessuno
abbracciai Jacob con enfasi.
"Non vorrei propriamente andarci, ma magari non vorrà che mi
fermo lì. Comunque non devi preoccuparti per me. D'ora in poi
starò più attenta a tutto." dissi mentre Jacob ricambiava
quell'abbraccio e mi fece promettere che avrei prestato attenzione e la
prossima volta gli avrei detto la verità col rischio di
litigarci, ma almeno ne sarebbe stato al corrente prima; appena uscimmo
da quel vicolo incontrammo tutti gl'altri che non facevano altro che
aspettarci e senza esitazione li salutai uno ad uno dicendogli che
sarei tornata presto e che dovevo solo dare dimostrazione che ero viva
veramente. Carlisle ed Edward dopo che salutai tutti vennero con me da
Alec e Demetri, ma come me anche Edward notò quanto Alec fosse
piuttosto freddo nei miei confronti nonostante si notava la mia
allegria e la mia piena guarigione; quando entrammo a palazzo ci
guidarono immediatamente nella sala conferenze dove ci attendevano i
tre signori e all'unisono ci inginocchiammo al loro cospetto, o almeno
questo è quello che fecimo io, Alec e Demetri mentre Carlisle e
Edward si limitarono a porgergli un lieve inchino.
"Ero certo di rivedervi in piena salute mia cara. Ma anche se sembrate
in forma ho da chiedervi di rimanere qui per almeno tre giorni,
così da potermi assicurare io stesso della vostra totale
guarigione." disse Aro mentre scendeva i gradini per avanzare verso di
noi e porgermi un sorriso attendendo una mia risposta.
"Rimarrò qua dandovi prova della mia totale guarigione, ma devo
andare a casa momentaneamente per prendere dei cambi ed avvisare che
sarò assente." dissi rimanendo inghinocchiata al suo cospetto
nonostante iniziassi a sentirmi agitata nel sentirmelo vicino e
pensando che non avrebbe mai accettato, ma con stupore mi lasciò
andare immediatamente per andare a prendere ciò che mi serviva
insieme a Demetri poiché di Alec non si fidava ancora; uscii
dalla sala salutando Carlisle ed Edward che erano rimasti lì
siccome dovevano dire qualcosa ad Aro mentre Alec uscì insieme a
noi, ma non mi degnò nemmeno di uno sguardo, nemmeno quando mi diressi
verso il portone d'uscita scoprendo che Jacob era lì fuori ad
aspettarmi.
"Jake? Aspettavi che uscissi? Comunque non posso tornare a casa,
cioè posso, ma solo per prendere alcune cose e dovrò
rimanere qui per almeno tre giorni. Aro vuole assicurarsi che sto
veramente bene." dissi tutta dun fiato tenendo lo sguardo fisso sul
pavimento sperando che Jacob pazientasse su tutto ciò e
nonostante il suo sospiro provocato dal fatto che non gli andava molto
a genio decise comunque di accettare il tutto e lasciò che
Demetri venisse con noi, ma lo fece aspettare all'inizio della strada
che portava alle case; appena tornai in casa mi sdraiai per qualche
secondo sul letto, mi mancava tantissimo la mia stanza, nonostante era
solo da qualche giorno che non la vedevo, ma sembrava essere passata
un'eternità. Presi qualche vestito di ricambio con alcune tute
ed infine la mia trouce di trucchi e misi tutto in una borsa tentando
di non sgualcire nessun vestito, volsi un ultimo sguardo alla mia
stanza ed infine mi avviai all'uscita di casa per salutare nuovamente
Jacob e raggiungere Demetri che m'aspettava in silenzio in fondo alla
strada.
"Non mi aspettavo di vederti così obbediente nei confronti di
mio fratello." dissi ridendo mentre ci avviavamo nuovamente a palazzo,
ma non ebbi risposa per quanto avevo detto, nemmeno un gesto, una
smorfia, tutti sembravano avere un comportamento diverso dal solito;
rimasi a domandarmi perchè tutti fossero così strani,
così attenti ad ogni mio movimento, ma la risposta me la diedi
non appena Carlisle ed Edward mi raggiunsero nel corridoio.
"Denise rimarrò qui per questi tre giorni in cui starai a
palazzo per controllare che tutto proceda correttamente. Anche se
sembri stare davvero bene e tutto sembra aver ripreso il suo corso
naturale, non vorrei ci fossero degli effetti negativi che si
manifestano in ritardo." mi disse Carlisle sincero e salutandomi infine
per andarsi a preparare una stanza mentre Edward rimase per qualche
minuto con me rassicurandomi su quanto avevo pensato, dicendo che era
un qualcosa di passeggero siccome avevo rischiato grosso e che si
sarebbero tutti trasferiti nelle vicinanze per permettermi di stare
dove volevo senza tanta difficoltà, grazie anche al consenso di
Aro; ero grata di avere Edward come amico, a volte le sue spiegazioni
rispondevano a miliardi e miliardi di dubbi che mi sorgevano anche se a
volte mi sentivo come se il suo potere fosse invadente, ma era bravo
anche in questo, manteneva la discrezione su tutto e se volevo
parlargliene, accettava più che volentieri di ascoltarmi. Alla
fine salutai anche Edward ed iniziai ad avviarmi nella stanza di Alec
per poter così sistemare quelle poche cose che avevo portato
lasciando che Alec m'osservasse in silenzio mentre rimaneva seduto sul
letto, ma non appena misi via anche l'ultima cosa iniziai a gattonare
sul letto per poi arrivargli vicinissima al suo volto e baciarlo, il
quale ricambiò dopo qualche secondo anche se sembrava sforzarsi
nel volermi allontanare da lui; passai l'intero pomeriggio nel tentare
di stargli il più vicino possibile ma ottenni solo qualche
attenzione in più quando giunse la sera. Probabilmente era
ancora terrorizzato all'idea di perdermi, ma la mattina successiva mi
svegliò portandomi la colazione e sembrò comportarsi come
tutte le altre volte, addirittura ammise che il fatto che fosse Demetri
ad allenarmi gli dava fastidio, però, nonostante tutto questo
percepivo il comportamento di tutti quanti alquanto attento e pieno di
precauzioni nei miei confronti; passai momenti pieni di noia siccome a
causa di quanto successo m'avevano proibito anche d'allenarmi, ma col
passare del primo giorno iniziai a non resistere nel far nulla e nel
girare a vuoto per il palazzo, così all'insaputa di tutti mi
recai in arena ed iniziai a sfogare la mia rabbia di tutto ciò
su un fantoccio cercando di non romperlo il più possibile.
"Non dovresti allenarti dopo quanto successo." mi disse una voce
alle spalle e d'istinto, causato da quella rabbia repressa, mi voltai
improvvisamente e tentai di colpire chiunque avesse detto quella frase,
ma ritrovai il mio pugno bloccato da una mano.
"Direi che il proibirti di allenarti non ti sia garbato alquanto."
disse sorridendomi lievemente ed a quelle parole tirai un lieve sospiro
pieno di nervoso e strattonai il braccio per levare il pugno dalla sua
presa.
"Non è l'avermi proibito di allenarmi, è come vi
comportate tutti quanti che inizia ad infastidirmi. Io sto bene
Demetri. Sono in perfetta salute, mi sento più carica di prima.
Potrei spaccare l'intera arena se volessi. Eppure tutti voi non la
smettete di trattarmi come se fossi sul punto di morte." dissi alzando
leggermente il tono della voce e rompendo totalmente il fantoccio che
avevo alle mie spalle provocando una risata da parte di Demetri.
"Lo vedo. Rompere quel fantoccio senza pietà rischiando di
rompere anche ciò che ne è dietro non credo lo riesca a
fare qualcuno di ammalato. Comunque cercano solo di essere premurosi,
vedere un umano che vomita sangue per alcuni di noi non è una
cosa da tutti i giorni." disse ridendo e cercando probabilmente di
farmi tornare calma, ma ero così piena di rabbia perchè
ignorata da Alec che quelle parole non mi sembravano altro che parole
buttate al vento e probabilmente Demetri se ne accorse poiché si
mise in posizione d'attacco davanti a me.
"Avanti, vediamo se sei veramente guarita. Dovrai schivare ogni mio
attacco, corretto o subdolo che sia. Ovviamente tu potrai fare medesima
cosa." disse sorridendomi mentre indietreggiava leggermente e fece
segno di avvicinarmi; dopo pochi secondi mi misi in posizione d'attacco
come lui e tentai in tutto e per tutto d'attaccarlo, ma ogni volta
riusciva a schivare e parare ogni mio colpo così come io
riuscivo a fare medesima cosa. Sembrava una lotta senza fine, non c'era
perdente, né c'era un vincitore; saremmo potuti stare ore a
scambiarci quei ruoli, ma ad un tratto rimasimo fermi a fissarci mentre
lui mi teneva fermo un braccio ed io una sua mano. Rimanevo a fissare i
suoi occhi rossi che non facevano che ricordarmi quella notte dentro
l'armadio, dove solo lui s'era accorto probabilmente della mia presenza
solo con un'unica differenza... Il suo sguardo non era più come
le altre volte, sembrava triste, lontano anni, se non secoli da
dov'eravamo, così come lo sembravano essere anche i suoi
pensieri. Chissà a cosa stava pensando e perchè
rimanevamo fermi a fissarci senza fare più nulla. Che cosa
sarebbe successo una volta che la sua presa m'avrebbe lasciato? E se
fosse successo qualcosa che non avrei mai potuto cancellare cos'avrei
fatto? E poi perchè sarebbe dovuto succedere per forza qualcosa?
Lo stomaco a tali pensieri non stava facendo che andare in subbuglio,
chissà Alec cosa stava facendo in quell'istante...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Le cose che non sai. ***
17° capitolo-Le cose che non sai.
Le cose che non sai.
Tutto quel silenzio iniziava a darmi fastidio e il suo sguardo non
faceva che suscitarmi preoccupazione. Nonostante non fosse passato
nemmeno un minuto, parevano secondi infiniti dove la mia mente non
faceva altro che domandarsi cosa stava pensando e perchè non
si
decidesse a mollare la presa sul mio braccio come avevo fatto io.
"Demetri..." sussurrai il suo nome quasi con terrore, ma che venne
tramutato in stupore in un attimo. Ci aveva impiegato meno di un
secondo nel darmi un bacio tra la guancia e le labbra. Che cosa
significava quel gesto? E perchè continuava a fissarmi? A
quelle
domande e alla rabbia che provavo verso me stessa per non essermi
accorta di quello che stava per fare, gli afferrai il polso e lo feci
cadere a terra per poi posargli il piede sul petto.
"Non provare mai più a fare una cosa simile. Spiegami a cosa
stavi pensando perchè se rammenti bene io sono impegnata con
Alec." dissi in tono freddo e distaccato continuando a fare pressione
sul suo petto col piede. I miei occhi non facevano che guardarlo pieni
di rabbia mentre i suoi erano tra l'incertezza e probabilmente
un'imbarazzo inspiegabile.
"Allora?" domandai sempre più nervosa lasciando che
potesse alzarsi da terra.
"Lo ricordo anche fin troppo bene che stai insieme a lui.
Semplicemente..." sembrava intenzionato a dire qualcosa, ma allo stesso
tempo sembrava faticare nel trovarne il modo.
"Semplicemente? Ascolta, detesto i giri di parole. Chi pensa di
prendermi in giro e chi sostiene di essere l'essere onnipotente o che
sia fin troppo narcisista. Quindi se hai qualcosa da dire, dilla.
Chiaro?" ero troppo arrabbiata per dargli veramente il tempo di
rispondere ed anche se avesse detto qualcosa probabilmente non l'avrei
ascoltato realmente.
"Nulla... Mi dispiace. Avrei dovuto fare più attenzione a
dove
stavo finendo." disse frettolosamente prima di sparire completamente
dall'arena senza nemmeno un saluto. Sentirgli dire che gli dispiaceva e
vederlo andare via così mi provocò una piccola
ferita al
cuore, nonostante tutto era un bravo vampiro anche se aveva dei modi di
fare a volte poco sopportabili. Fissai il vuoto dell'arena per diverso
tempo, sarei dovuta andare da Alec per parlargli e comprendere
perchè si comportava a quel modo.
Iniziai a girare per tutto il palazzo, fino a quando non lo ritrovai in
un salotto assieme a Jane.
"Scusate l'interruzione, ma dovrei parlare qualche minuto con Alec.
Prometto di restituirtelo in fretta." dissi sorridendo a Jane e
trascinando Alec lontano da lì. Quando fui certa di essere
abbastanza lontana lasciai andare il suo braccio notando quanto i suoi
occhi fossero pieni di dubbi. Non avrei perso tempo, gli avrei detto
subito ciò che pensavo e così dopo un breve
sospiro
iniziai a parlare:
"Alec inizio ad essere stufa. Sto bene e lo sai anche tu. Altrimenti
non sarei riuscita a spostarti minimamente da dov'eri. Eppure sei
distante, freddo e triste quando stai con me. Voglio sapere
cos'è successo, perchè sono sicura che qualcuno
ti ha
detto qualcosa. Altrimenti non mi spiego tutto questo." dissi
abbassando infine lo sguardo verso il pavimento, ma dopo poco la sua
mano alzò leggermente il mio viso in modo che potessi vedere
i
suoi occhi.
"Non è nulla di cui devi preoccuparti. Non volevo sembrarti
così, semplicemente ho molto da fare in questi giorni e
l'averti
rischiato di perdere mi ha scosso alquanto. Per non parlare del fatto
che da domani sarò in missione per un po' di tempo e il
sapere
che tu magari verrai qualche giorno e starai sola con Demetri non
è dei migliori pensieri." disse baciandomi con passione
rubandomi tutto il fiato che avevo nei polmoni. Era un bacio stupendo,
quasi da favola, ma che svanì dopo poco poiché
dovette
andare da sua sorella che l'aveva iniziato a chiamare urgentemente.
Passai il resto della giornata in biblioteca immergendomi nella lettura
cercando di non dar peso alle domande che continuavano a girarmi per la
testa e quando arrivò la sera ne fui sollevata. Almeno avrei
dormito, ma cosa più importante l'indomani sarei andata via
da
palazzo e sarei potuta tornare a casa dagli altri e dalla mia amata
stanza.
Il mattino seguente mi ritrovai Alec seduto al mio fianco che non
faceva altro che accarezzarmi i capelli e quando mi vide aprire gli
occhi, mi diede il buongiorno dandomi un lieve bacio sulle labbra, ma
non sarebbe rimasto con me ancora per molto; era vestito di tutto punto
con il mantello e ciò significava solamente una cosa,
missione
di massima importanza. Attese che mi vestissi e mi
accompagnò
fino alla piccola cucina che veniva usata alle volte anche dalla
segretaria per non farla allontanare troppo da palazzo quando servivano
i suoi servigi, ma che stava diventando mia abitudine riempirla di cibo
per avere qualcosa da mangiare senza dover uscire ogni volta a
comprarla o portandomi tutto da casa. Riuscì a rimanere fino
a
quando bevvi anche l'ultimo sorso di latte caldo che m'ero preparata,
ma poi scomparve salutandomi con un lieve bacio sulla guancia
sentendomi
sussurrare: "Ci rivedremo tra un paio di giorni."
Rimasi a fissare la tazza vuota per qualche minuto ripensando a quel
breve istante in cui era stato con me, ma sarei dovuta ritornare presto
coi piedi per terra, sopratutto quando sentii arrivare Edward e
Carlisle.
"Ultimo giorno di controllo." disse Edward ridendo sentendo quanto fossi grata che quei tre giorni fossero passati in fretta.
"Tu ridi, ho passato tre giorni pieni di noia assoluta. E si vede
lontano chilometri che sto bene." dissi sincera mentre osservavo
Carlisle prendere fuori una siringa e qualche altro attrezzo.
"Sicuramente stai meglio. Ma un piccolo esame del sangue è
meglio farlo." disse Carlisle senza scomporsi minimamente e volgendomi
un piccolo sorriso quando vide che l'osservavo con disapprovazione,
specialmente perchè avrei dovuto aspettare l'esito prima di
poter uscire da palazzo.
"Non preoccuparti, Carl ha fatto in modo che avremo l'esito per il
primo pomeriggio così che potrai essere a casa prima di cena."
mi disse Edward sorridendomi mentre mi porse una mano sulla spalla.
Fu tutto alquanto breve e non appena li salutai sparirono
immediatamente lasciandomi nuovamente sola in quella cucina, ma avevo
una valigia da fare e non potevo permettermi di perdere altro tempo nel
fissare il vuoto. Iniziai a dirigermi verso la stanza di Alec sentendo
all'improvviso la voce dei Quileute; erano contenti che fossero
finalmente passati tre giorni e non la smettevano di ripetermi che
aspettavano con ansia il mio rientro tanto da iniziare a rendermi piena
di adrenalina ed ansia più di quanta ne avevo avuta quella
mattina.
Senza rendermene il pomeriggio passò piuttosto in fretta,
probabilmente siccome passai il resto del tempo in biblioteca cercando
libri antichi che parlavano di leggende e miti. Ne avevo aperti tre o
quattro sulla scrivania per poterli mettere a confronto quando venni
finalmente chiamata dalla segretaria dicendomi che Aro voleva vedermi e
che la mia valigia era stata portata al portone. Non c'era tempo da
perdere, mi ripetei a mente correndo verso la porta della sala dove mi
stavano aspettando i Signori.
Non feci in tempo a bussare che la porta si aprì immediatamente.
"Ti stavamo aspettando mia cara." disse Aro scendendo dagli scalini ed avvicinandosi a me.
"Spero
non abbiate atteso molto. Carlisle vi ha detto com'è andata la
visita?" domandai senza esitazione cercando di non sembrargli sfacciata
rischiando così di giocarmi la possibilità di uscire
immediatamente e di rientrare a casa.
"La
visita di Carlisle è stata solo la conferma di tutto. Ieri
Demetri stesso ci ha comunicato dei tuoi miglioramenti, così
come Alec e tante altre guardie. Volevamo solo accertarci che anche per
il nostro beneamato dottore fosse vero e a quanto pare è
così. Di conseguenza ci vedremo tra qualche giorno, è
giusto che anche vostro fratello stia un po' con voi." disse fingendosi
interessato a Jacob, ma erano tutte scene che interpretava a memoria
per potermi tenere buona e per poter evitare scontri o guerre inutili.
Nonostante detestassi le menzogne e chi fingeva come lui preferivo che
fosse tutto così, almeno avevo ciò che volevo... Potevo
scegliere quanto stare con mio fratello e quanto con loro, bastava che
eseguivo i loro ordini e per ora non se n'era presentata ancora
l'occasione e ciò non mi dispiaceva.
"Ritornerò
sicuramente fra qualche giorno." dissi senza aggiungere altro e
volgendo un inchino verso tutti e tre per poi voltarmi e correre fuori
dalla sala andando inizialmente a cercare Alec, ma quando ricordai che
era andato in missione mi bloccai di colpo in mezzo al corridoio e
sospirando leggermente andai al portone e presi la valigia senza indugi
aprendo infine il portone con enfasi.
"Luce e aria!" dissi non appena uscii completamente dal palazzo e senza
rifletterci troppo mi diressi alla mia macchina e la misi in moto
raggiungendo così casa mia. Assaporavo già l'odore della
mia stanza, il calore con la quale mi avrebbero accolto tutti, ma
d'improvviso mi balzò alla mente quello strano bacio di Demetri
e il fatto che non l'avevo più rivisto da quel momento. Che
avesse capito e se ne vergognasse? A quell'ipotesi scoppiai a ridere,
era impossibile, per com'era il suo carattere non se ne sarebbe mai
vergognato e poi stavo tornando a casa, non potevo farmi ritrovare
pensierosa e malinconica.
Il viaggio in macchina durò poco e quando scesi Jacob non mi
diede nemmeno il tempo di posare il secondo piede a terra che mi prese
in braccio facendomi fare un giro su me stessa.
"Finalmente ti hanno lasciata andare, pensavamo di dover venire noi a
prenderti per essere sicuri che ti lasciassero uscire." disse ridendo e
posandomi delicatamente a terra.
"Non si sarebbero mai permessi di tenermi in ostaggio. Ma almeno sono
finalmente riusciti a comprendere che sto realmente bene. Ho passato
tre giorni di pura noia." ammisi ridendo mentre prendevo il mio
zainetto per poi voltarmi e notare che anche gli altri erano arrivati
per salutarmi e come solito Embry e Jared non si lasciarono sfuggire
l'occasione per sfidarmi in una corsa e lanciare le loro solite
battute, ma appena arrivata non ne avevo la minima voglia di correre e
senza indugi rifiutai la sfida rimandandola al giorno dopo. La
serata con loro passò anch'essa in fretta, tra risate e un
banchetto degno di loro attorno ad un fuoco acceso all'aperto; quando
giunse notte fu Sam a farci rendere conto di quanto in realtà
stavamo facendo tardi ed a quel richiamo ci salutammo tutti dandoci la
buona notte per poi andarci a coricare tutti nei propri letti. Quando
la mia testa si posò finalmente serena sul cuscino mi
addormentai all'istante dormendo più profondamente di quanto
immaginassi, tanto da non svegliarmi nemmeno col canto del gallo del
giorno successivo.
Fu Jacob a svegliarmi dicendomi che era già mattina tarda e che
se volevo fare colazione dovevo sbrigarmi perchè altrimenti
Embry e Jared non me ne avrebbero dato il tempo siccome volevano fare
assolutamente quella gara, così senza farmi ripetere tutto
nuovamente uscii dal letto con un piccolo salto e spinsi Jacob fuori
dalla stanza così da cambiarmi e mettermi una tuta piuttosto
comoda.
"Tanto dovranno aspettare che digerisco la colazione o
starò male." dissi mentre andavo a sedermi nel piccolo tavolo
incominciando a mangiare delle fette biscottate con la marmellata.
"Appunto che starai male sarà più facile per noi
vincere." disse improvvisamente una voce proveniente dalla finestra
della cucina e quando alzai gli occhi dalla fetta biscottata riconobbi
che si trattava di Jared.
"Quello si chiamerebbe barare, quindi siete costretti ad aspettare
almeno cinque minuti." dissi sorridendo per poi finire di fare
colazione ed uscire da casa. Riuscii a fargli attendere quei cinque
minuti nonostante si misero a supplicarmi in coro di poter iniziare
già la corsa e quando incominciammo a gareggiare correndo in
mezzo al bosco iniziai a notare quanto gli allenamenti di Demetri mi
avevano migliorata; muovermi tra gli alberi sembrava molto più
semplice, avevo più agilità rispetto a prima e i miei
movimenti erano molto più sciolti e veloci, tanto che ero
arrivata ad avere probabilmente la stessa velocità di Edward nel
correre e come immaginavo fin dall'inizio vinsi la corsa senza tanta
fatica.
Passai diversi giorni con loro ritornando anche a lavorare scusandomi
dell'assenza fatta senza preavviso scoprendo che Jacob era andato a
parlare col mio capo precedentemente dicendogli che ero stata poco bene
improvvisamente finendo all'ospedale e che quindi mi sarei ripresentata
non appena sarei stata meglio. Stavo iniziando a passare le giornate in
modo tranquillo decidendo che nel mio giorno di riposo sarei ritornata
a palazzo così da far vedere che non mi ero scordata di loro, ma
sopratutto per andare a rivedere Alec e stringermi fra le sue braccia
sperando che tutto ciò che era successo in quei tre giorni fosse
stato completamente dimenticato e fosse ritornato tutto come prima.
Nel giorno di riposo mi diressi a palazzo come avevo programmato, quando ci entrai mi diressi immediatamente dalla segretaria
dicendogli di porgere i miei saluti ai tre Signori e senza perdere
altro tempo inziai ad andare verso la stanza di Alec, ma quando arrivai
quasi alla sua porta lo sentii parlare:
"Non credo di poter andare avanti così... Non sono nemmeno
sicuro di provare la stessa cosa che provavo prima... Forse dovrei
lasciarla... Heidi secondo te cosa dovrei fare?" aveva una voce confusa
e triste ma che fosse confuso o meno stava comunque pensando di
lasciarmi. Perchè doveva farlo? E perchè ne stava
parlando con Heidi e non con sua sorella o Felix? Ora si spiegavano i
suoi comportamenti, forse iniziava ad amare un'altra. Forse si stava
iniziando a stancare di me. A quei pensieri iniziai a correre in
direzione della sala dove avrei trovato sicuramente Aro, dovevo
sciogliere i patti, dovevo andarmene e non mettere più piede in
quel palazzo, ma correndo urtai contro qualcuno alla quale però
non chiesi nemmeno scusa.
"Ehi! Fermati un secondo! Almeno uno scusa potevi dirmelo." disse una
voce alle mie spalle dopo che m'aveva afferrata per il polso.
"Non sono in cerca di liti... E se non ti spiace avrei una certa
fretta. Devo rompere l'accordo con Aro così che posso tornarmene
a casa e non mettere più piede qui." dissi iniziando ad
irritarmi sentendo che la sua stretta era diventata più decisiva
e sempre più convinta a tenermi lì.
"Dovrebbero avertelo spiegato che una volta che sono stati stretti dei
patti con Aro non si può tornare indietro..." mi rispose con
tono pacato, sapevo di parlare con Demetri e il fatto che mi stesse
fermando non faceva che irritarmi ulteriormente mentre le parole che
avevo sentito da parte di Alec non facevano altro che rimbombarmi nella
testa.
"Purtroppo me l'hanno spiegato..." dissi con un sospiro cercando di
mantenere la calma e di non perdere il controllo piangendo o
arrabbiandomi improvvisamente, ma quel trattenere stava incominciando a
farmi tremare tanto che sentii Demetri lasciarmi il polso
improvvisamente.
"Ascolta, non so cosa sia successo ma devi calmarti. Anche
perchè il tuo tremare non mi piace per niente." sembrava
seriamente preoccupato per come il mio corpo continuava a tremare e
d'improvviso afferrò la mia mano iniziandomi a trascinare verso
la cucina mentre io continuavo a stare in silenzio tremando dal nervoso
iniziandomi a sentire le mie stesse mani sempre più fredde.
"Ti preparo una bella tisana calda e mi dici cos'è successo. Non
è affatto rassicurante che le tue mani si ghiaccino a quel modo
mentre tremi. Non so se aspettarmi di vederti trasformata in uno di
quei ca.... Lupi o che diventi una di noi." disse precipitosamente
mentre mi lasciava accomodare sulla sedia per poi andare immediatamente
a riempire una teiera mentre probabilmente aspettava una mia parola.
"Non penso siano cose che ti riguardino. Ne che io possa fidarmi di
te." dissi guardandolo finalmente in faccia in modo brusco mentre si
sedeva di fronte a me.
"Ti ricordo che sei sotto il mio insegnamento e se non so da cosa
scaturisce una tua reazione simile potrei anche ritrovarti nel bel
mezzo di una missione accasciata al suolo tremante." disse osservandomi
quasi con sfida cercando di insistere sul farmi parlare.
"Tu non sei affatto come ti mostri, non è così? Vuoi
davvero sapere cos'è successo? Bene... Non farò mai
più in vita mia una sorpresa a qualcuno. Volevo presentarmi
all'improvviso davanti ad Alec come sorpresa e invece lo ritrovo in
stanza a parlare con Heidi! Avrei accettato se fossero stati argomenti
di qualsiasi genere anche del più banale. Ma mai avrei pensato
che l'avrei sentito dire che forse era meglio che mi lasciasse siccome
forse non mi ama nemmeno più. E ciò significherebbe
solamente che sono arrivata ad imprigionarmi sola nel dover stare ad
obbedire qualcuno." dissi tutto dun fiato accentuando tutti quei forse con rabbia ed infine appoggiai il volto
sulla tavola iniziando a respirare sempre più lentamente.
"Bere quella tisana ti aiuterà a calmarti un po'. E comunque
è mio dovere mostrarmi indifferente a tutti, altrimenti
c'è chi si potrebbe approfittare di ciò. Stando qui ho
imparato ad essere solo me stesso con Felix e nessun'altro a costo di
farmi odiare da tutte le altre guardie, ma io ho il mio grado da
mantenere e mostrandomi gentile come realmente sarei non ha fatto altro
che farmi rischiare di perdere il mio posto. Penso che se sono
ancora considerato importante da Aro è grazie sopratutto a
Felix, così come per lui fino a poco tempo fa." disse
tranquillamente mentre mi posava la tazza calda di fronte al mio volto
ancora appoggiato al tavolo. Non appena alzai il volto incominciai a
fissarlo in silenzio incominciando a bere la tisana con molta calma e
facendo attenzione a non bruciarmi mentre ripensavo a quello che
m'aveva appena detto. Aveva spiegato una delle motivazioni per il quale
era sempre con un atteggiamento presuntuoso verso gli altri e
perchè probabilmente non si mostrava realmente per com'era.
Chissà cos'aveva passato realmente e chi era stato a fargli
perdere così drasticamente la fiducia negl'altri, ma parlando di
ciò compresi che cercava un modo per distrarmi completamente
dalla situazione.
"Spero di non aver sbagliato con la dose di zucchero." disse
improvvisamente riportandomi con la mente a quel reale momento,
facendomi accorgere che la tisana era dolce al punto giusto e che
però non aveva minimamente chiesto quanti cucchiaini di
zucchero volessi.
"Come facevi a sapere quanto zucchero ci andava?" domandai stupita ed a
quella domanda lo sentii trattenersi dal ridere rendendomi ancora
più curiosa su come avesse potuto indovinare.
"Veramente è semplicissimo. Le donne dai tre ai quattro
cucchiaini perchè amano la dolcezza, mentre gli uomini dall'uno
ai due cucchiaini poichè devono mantenere la loro amarezza. O
almeno questo era ciò che mi avevano insegnato. Se una dama
detestava la dolcezza significava che era spietata e crudele, priva
d'amore e di un cuore caldo come tutte le altre dame." disse
sorridendomi mentre continuava a fissarmi mentre bevevo la tisana.
"Da quello che hai appena detto dovrei dedurre che prima di essere un
vampiro facevi parte della servitù di dame e grandi signori."
dissi distogliendogli lo sguardo ed incominciando ad osservare la tazza.
"Posso farti una domanda forse inopportuna?" gli domandai quasi incerta
sperando che mi lasciasse formulare la domanda. Ero piena di
curiosità su come fosse la vita di quei tempi e su come l'aveva
vissuta lui. Con Alec non ero mai riuscita a fargli una domanda simile
siccome passò diverso tempo rinchiuso in un orfanotrofio.
"Ti concedo di farmi questa presunta domanda inopportuna." disse sistemandosi meglio sulla sedia ed incrociando le braccia.
"Com'erano le dame di quei tempi? Anche se maggiormente ero curiosa di sapere
come viveva la servitù. Insomma i film non penso raffigurino
realmente quei tempi." dissi ritornando a fissare la tazza alquanto
imbarazzata attendendo però una sua risposta.
"Premetto che ho vissuto diverse epoche come membro della
servitù anche da vampiro prima di incontrare Aro. Ma quando ero
umano probabilmente notavo maggiormente le differenze. Di fatti c'erano
sia dame di buon cuore che dame solo piene di egoismo e vanità.
Per alcuni della servitù era facile proseguire e mantenersi il
posto garantendosi così un tetto e del mangiare, ma io non ero
di certo come adesso. Posso riassumermi con una sola parola, ribelle. A
costo di ricevere frustate al posto del cibo mi rifiutavo di accettare
incarichi subdoli o privi di umanità. Alcuni della
schiavitù erano perennemente incaricaricati a pulire casa,
mentre altri a servire le dame e i signori, altri invece addirittura
diventavano maggiordomi. Io invece ricevetti anche incarichi di
uccidere degli amanti, dei ragazzi di cui le loro figlie s'erano
innamorate." disse fermandosi improvvisamente, forse per riflettere o
forse per aspettare una mia parola.
"Inizia a non piacermi più quell'epoca." ammisi sincera ed a quella affermazione lo vidi sorridere.
"Erano tanti gli incarichi che potevano affidarti. E se eri di
bell'aspetto come capitò a me ed altri della schiavitù le
dame sole o comunque che rimanevano diverso tempo lontane dal marito
chiedevano qualche piccola soddisfazione in cambio di alloggio
più confortevole e cibo migliore, col rischio però che i
loro mariti col tempo lo scoprissero e ti cacciassero di casa o che ti volessero far uccidere. Altre
dame invece chiedevano
di accompagnare le loro figlie durante la scelta del fidanzato per i
matrimoni combinati in modo che i meno coraggiosi fuggissero alla vista
di un'accompagnatore casuale più attraente di loro. Rifiutando
tanti incarichi di questo genere però non feci che ritrovarmi
sempre più in mezzo alla strada o venduto ad altri a poco
prezzo, così imparai ad accettare incarichi di ogni genere
rinunciando anche di potermi creare una famiglia. Ma alla fine come me,
penso che tutti qui a palazzo hanno avuto un passato piuttosto drastico
o comunque difficile." concluse infine tirando un piccolo sospiro, come
se fosse stato contento di raccontarmi parte del suo passato e
probabilmente grazie a ciò comprendevo meglio perchè
spesso aveva quegli atteggiamenti narcisisti tanto da mandarmi il
disgusto.
"Su l'ultima cosa che hai detto non posso che essere d'accordo con te.
Però se non avessi incontrato parecchie persone del genere, ma
solo persone gentili probabilmente ora saresti molto più
simpatico." dissi volgendogli un sorriso mentre mi alzavo per prendere
una seconda tazza di tisana, ma venni fermata poco prima da lui che
prese ed incominciò a servirmi dell'altra tisana.
"Probabile... Ma erano rare le dame di buon cuore. Sicuramente se tu
fossi stata la figlia di una gran dama avrei obbedito ad ogni ordine
imposto pur di rimanere sotto il tuo stesso tetto." disse infine
porgendomi un sorriso piuttosto strano, ma che non faceva realmente
comprendere cosa volesse affermare con quella frase. Avrebbe obbedito
ad ogni mia richiesta egoista o qualsiasi altra richiesta che fosse?
Anche la più perversa? Stavo per domandargli se mai avesse
obbedito ad ogni mia richiesta quando improvvisamente arrivò la
segretaria avvisandoci che Aro ci attendeva tutti quanti nella sala
conferenze, così senza esitazione ci precipitammo nella stanza
accorgendoci di essere i penultimi ad entrare dentro quell'enorme
salone.
Attendemmo qualche secondo in modo che tutti potessero fare
silenzio ed Aro potesse incominciare a parlare, sembrava volesse dire
qualcosa di molto importante e probabilmente per lui lo era veramente
siccome annunciò con enfasi che tra due giorni avrebbe dato una
festa invitando tutti i membri del suo clan anche i meno importanti
immettendo però un'ospite speciale. Non appena disse la parola
'ospite speciale' si creò un piccolo vociferare ed io volsi un
lieve sguardo a Demetri, quasi preoccupata su chi fosse e come suppose
quella preoccupazione l'ospite speciale ero io e il cavaliere che
m'avrebbe accompagnato sarebbe dovuto essere altrettanto importante, ma
cosa più importante avrei avuto un'infinità di riflettori
addosso assieme ad occhi rossi pronti a squadrarmi dalla testa ai piedi
per capire come fossi e perchè Aro m'aveva fatto entrare nel suo
clan. Fortunatamente ci congedò in fretta per permetterci
così a tutti quanti di invitare chi volevamo, ma io non sapevo
minimamente cos'avrei dovuto fare e mentre ero immersa in quei pensieri
venni interrotta improvvisamente dalla voce di Demetri.
"Allora che farai? Chiederai ad Alec di accompagnarti alla festa?" mi
domandò con tranquillità mentre rimaneva affianco a me
cercando di mantenere il mio stesso passo.
"Sinceramente non lo so... Probabilmente aspetterò che sia lui a
farlo..." ammisi abbassando leggermente la testa e tirando un piccolo
sospiro.
"Credo d'aver bisogno di rifletterci... Scusami e grazie per quello che
hai fatto prima... Avevo bisogno di calmarmi..." dissi frettolosamente
e con imbarazzo, preoccupata che aggiungesse altro corsi via senza nemmeno salutarlo. Che avrei dovuto fare?
Provare ad invitare Alec o attendere che lo facesse lui fino all'ultimo
giorno? In fondo dormivo ancora nella sua stanza, ma dopo quanto avevo
sentito m'avrebbe mai invitata? E che vestito avrei dovuto indossare?
Chi ci sarebbe stato di sconosciuto a quella festa? E Demetri sarebbe
comunque venuto?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Dame e cavalieri ***
capitolo 18 -
Autrice: Salve
a tutte/i e ben ritrovate/i!!! Prima di lasciarvi immergere nella
lettura volevo dirvi che il mio nick è rimasto lo stesso di
sempre quindi potrete dimenticare completamente ciò che vi dissi
la volta scorsa. Con questo volevo anche ringraziarvi perchè mi
leggete e recensite, ma volevo ringraziare una persona in particolare
che in questo capitolo mi ha aiutato tantissimo. Grazie Chrissie, spero
di poterti rendere il favore un giorno. Detto ciò vi auguro
buona lettura e mi raccomando recensite ^-^ Ciaoooo!!!! <3 <3
Dame e cavalieri.
Avevo
deciso di attendere che Alec mi chiedesse di essere la sua dama ma
sembrava evitarmi in tutti i modi, anche quando incominciai a tentare
il tutto e per tutto per attirare la sua attenzione, ma quando giunse
la sera del secondo giorno iniziai a riporvi quasi tutte le speranze
incominciando a pensare che come soluzione a tutto non mi sarei
presentata alla festa e che avrei passato la serata in biblioteca tra i
libri o costringendomi a dormire.
In quei due giorni avevo evitato tutti a palazzo e quando giunse la
mattina di quella gran festa che ci sarebbe stata alla sera mi convinsi
che sarei andata io a chiedere ad Alec di farmi da cavaliere, ma non si
fece trovare da nessuna parte, sembrava come scomparso, a quel punto
mi arresi completamente convincendomi che non avrei messo piede a
quella festa; rimasi convinta di ciò anche quando ricevetti
un pacco regalo con una lettera da parte di Aro che mi ricordava che
l'ospite speciale sarei stata io e che all'interno di quel pacco vi
avrei trovato l'abito.
Osservai la scatola diverse volte prima di aprirla, ero curiosa di
vedere che abito m'avesse regalato Aro per quella serata e sopratutto
se
fosse stato capace di indovinare i miei gusti, e quando lo tirai fuori
dalla scatola ne rimasi come incantata; sembrava appartenesse ad una
gran dama del settecento e quella seta rossa della quale era fatto
l'intero vestito con i suoi pizzi bianchi nelle maniche e nelle balze
non facevano che dargli un'aria piuttosto aristocratica. Il
corpetto rosso invece era decorato con un motivo di rose nere con un
nastro
di seta dello stesso colore di quest'ultime e se stretto a dovere
riusciva probabilmente a tenermi alto il seno così che potesse
creare un effetto
balconcino del tutto naturale, mentre dal punto vita, dove finiva il
corpetto, partiva una
vaporosa gonna a due strati. Lo strato superiore riportava lo stesso
motivo del corpetto, fermato al centro da una spilla raffigurante una rosa nera
facendo si che aprisse in due morbide onde laterali che lasciavano
scoperto lo strato inferiore completamente di seta rossa che arrivava a
toccare il terreno.
Era un abito a dir poco meraviglioso, non indossarlo per non
presentarmi a quella festa iniziava a dispiacermi, ma non avevo
un'accompagnatore e presentarmene senza poteva rivelarsi oltraggioso se
non sconveniente. A quei pensieri riposi tristemente il vestito dentro
la scatola riflettendo sul da farsi e verso il primo pomeriggio decisi
di andare a parlare con Demetri curiosa di sapere quali fossero le sue
intenzioni per quella festa, ma girando per il palazzo non potevo che
continuare a riporre speranza sul fatto che Alec potesse chiedermelo
all'ultimo minuto, così mi misi in attesa fino a poche ore prima dall'inizio della festa.
Allo scoccare dell'orologio che segnava le sette, iniziai a dirigermi
velocemente verso la stanza di Demetri per poi bussare quasi
silenziosamente sulla porta.
"Demetri sono Denise." dissi non sentendo nessuna voce provenire dalla
stanza quando bussai, ma quando dissi il mio nome la porta si
aprì leggermente senza però ricevere nessuna parola
nuovamente. Quasi per paura che potessi trovarvi qualcosa di
scandaloso, iniziai ad aprire la porta sempre più lentamente.
"Puoi entrare ed accomodarti sul letto se vuoi." era la sua voce ma
sembrava provenire da tutt'altra stanza così sempre con
esitazione iniziai ad entrare nella sua stanza. Anche se illuminata
solo dalla luce del tramonto potevo vedere quanto la sua stanza fosse
perfettamente intonata con lui e quanto fosse diversa da quella di Alec.
"Ti raggiungo fra un secondo. Nel frattempo puoi parlare. Come mai
qui?" domandò mentre lo sentivo indaffarato nel cercare o
probabilmente sistemare qualcosa nell'altra stanza. Anche se gli
interni erano differenti ero certa che le stanze fossero progettate
tutte allo stesso modo e che quindi quella stanza in cui si trovava lui
non era altro che il bagno. Ma cosa ci faceva là? E che cosa
stava combinando?
"Beh... Ero venuta per sapere se avevi già invitato qualcuna per
la festa di stasera e se quindi ci saresti andato." dissi fingendomi
disinteressata mentre continuavo ad osservare il tramonto che si poteva
ammirare dalla sua finestra.
Improvvisamente sentii i suoi passi provenire dal bagno e quando mi
voltai per vedere se fosse realmente uscito dal bagno o si fosse solo
spostato di pochi passi me lo ritrovai a torso nudo con un asciugamano
attorno al collo. A quella vista divenni improvvisamente rossa ed
istintivamente distolsi lo sguardo con rapidità dal suo addome
alla finestra, la quale continuava a disegnare quel fantastico tramonto.
"Scusa se ti avevo aperto a quel modo, ma quando hai bussato ero appena
uscito dalla doccia. E sinceramente aprirti in asciugamano o in boxer
senza tanti scrupoli non credo t'avrebbe fatto poi ritornare a
parlarmi." disse ridendo mentre finiva di asciugarsi i capelli con
l'asciugamano.
"Comunque non ho invitato nessuna ragazza o vampira alla festa. In
fondo anche rimanere qua in stanza non cambierà nulla. Invece
suppongo che se tu sei qui e nemmeno sei preparata significa che Alec
non ti ha chiesto nulla, vero?" domandò tranquillamente
avviandosi verso l'armadio per poi aprirlo e cercare probabilmente
qualcosa.
"A dire la verità, mi ha come evitata tutto il tempo senza quasi
rivolgermi una parola. E sinceramente non ci tengo ad andare in quella
sala completamente sola, quindi anche se sarei l'ospite più
importante della festa non penso che mi presenterò." ammisi con
tranquillità sospirando lievemente per il silenzio che si stava
andando a creare.
"Se non ti presenti alla festa non credo che Aro te lo perdonerebbe
facilmente. E poi non è propriamente vero che sei sola. Io in
fondo ho la serata libera." disse con un tono quasi di indifferenza ed
alle sue parole rimasi a fissarlo perplessa.
"Avresti voglia di farmi da cavaliere per tutta la sera? Lo sai che ci
vuole un bel coraggio?" gli domandai ridendo sperando che però
fosse realmente serio su quanto aveva lasciato intendere.
"Di certo non sono un codardo. E poi sarà piacevole farti da
cavaliere anche perchè questa festa è stata organizzata apposta
per te." disse iniziando a guardare l'orologio per poi guidarmi fuori
dalla porta della stanza.
"E' meglio se vai a prepararti, mancano si e no due ore all'inizio di
tutto. Verrò a prenderti non appena mancheranno pochi minuti."
disse sorridendomi mentre mi disordinava i capelli per poi lasciarmi andare a cambiare.
Non facevo che ringraziare a mente il fatto che si fosse proposto
nell'accompagnarmi, desideravo provare quel vestito e vedere chi altri
ci fosse oltre alle solite guardie incontrate a palazzo. Senza perdere
altro tempo andai ad immergermi completamente sotto la doccia bollente
e non appena finii, iniziai ad asciugarmi i capelli il più
velocemente possibile poichè mancava già un'ora se non
mezz'ora dall'arrivo di Demetri. Pensare che fosse Demetri il mio
cavaliere e non Alec mi metteva alquanto a disagio, ma quando
ritornarono a mente le parole di Alec mentre parlava con Heidi ed i
suoi comportamenti tenuti negli ultimi giorni non potei che biasimarmi
per la mia scelta fatta. Per Aro era importante la mia presenza e chi
avrei scelto come cavaliere non gli avrebbe fatto alcuna differenza e
poi, per come Demetri si stava comportando negli ultimi giorni non
potevo che considerarlo un ottimo amico alla quale fare affidamento.
"Denise sono Chelsea. Aro mi ha chiesto di passare da te per vedere se
avevi bisogno di aiuto." disse una voce improvvisa che proveniva dalle
mie spalle dopo che probabilmente aveva bussato ma che non avevo
sentito a causa dell'asciugacapelli.
"Chelsea!! Effettivamente una mano mi servirebbe... Non ho la minima
idea di come acconciarmi i capelli, per non parlare del trucco e di
questi maledettissimi bottoncini dietro la schiena che non riesco ad
allacciare!" dissi tutto d'un fiato ed iniziando ad agitarmi
poichè non riuscivo a chiudere gli ultimissimi bottoni.
"Direi che l'ansia ti stia giocando brutti scherzi." disse ridendo
mentre mi finiva di abbottonare il vestito al mio posto ed inziando a
stringermi il fiocco davanti in modo che il seno si alzasse leggermente.
"Dai Denise, vedrai che andrà tutto a meraviglia e sarai
perfetta per la serata." disse sorridendomi vedendomi probabilmente
ancora agitata e preoccupata per la serata, in fondo ci sarebbero state
tantissime persone ed io non ero certa di riuscirmi a muovere in un
vestito simile, ma soprattutto di sapere come comportarmi.
"Non so nemmeno come mi devo comportare... E poi ci saranno tantissime
persone che mi guarderanno e mi studieranno dall'aspetto, io detesto
essere al centro dell'attenzione." dissi sospirando quasi con
disperazione mentre mi portava a sedere di fronte a lei per
incominciare a truccarmi.
"Di questo non devi preoccuparti. Tu comportati naturale ed
andrà tutto bene. In fondo è solo una festa e poi il tuo
cavaliere sono certa che ti aiuterà." disse ammiccando e
lasciandomi voltare verso lo specchio per guardarmi.
Quando vidi il mio riflesso faticai quasi a riconoscermi; nonostante
m'avesse truccato in modo delicato, tutto l'insieme era in perfetta
armonia con l'abito dandomi maggiormente l'aria di una gran dama ed a
quel pensiero per un breve istante ritornò alla mente la frase
di Demetri:
"Sicuramente se tu
fossi stata la figlia di una gran dama avrei obbedito ad ogni ordine
imposto pur di rimanere sotto il tuo stesso tetto."
Nel
ricordare quelle parole iniziai ad avere il battito accellerato e come
se non bastasse le mie gote iniziarono a prendere un colorito sempre
più roseo.
"Denise. Io ora devo andare, Afton mi starà sicuramente
aspettando. Per qualsiasi cosa anche durante la festa potrai venirmela
a chiedere tranquillamente." disse volgendomi un ultimo sorriso prima
di lasciarmi nuovamente sola in quella stanza. Rimanevo a fissarmi
davanti allo specchio pensierosa e preoccupata su come sarebbe andata
la serata quando sentii bussare alla porta; senza perdere altro tempo
andai ad aprire la porta consapevole di chi vi avrei trovato e con un
piccolo sospiro uscii dalla stanza richiudendomi la porta alle spalle.
"A quanto pare Aro non ha badato a spese. Sarebbe stato un vero peccato
se non ti fossi presentata e quindi non l'avresti indossato." disse
mentre mi porgeva il braccio da vero gentiluomo attendendo che vi
ponessi sopra la mia mano.
"Sinceramente così non mi stai aiutando affatto. Sono in iper
tensione e iper agitata. E se proprio devo dirla tutta io non so
nemmeno ballare. Sono capace di inciampare anche sui miei stessi
piedi in queste situazioni." dissi a perdifiato mentre ci incamminavamo per raggiungere la
sala al piano superiore.
"Se ti agiti per una festa del genere non oso pensare se dovessi mai
sposarti cosa combineresti. Comunque non preoccuparti, farò in
modo che non inciampi sui tuoi stessi piedi ed imparerai a ballare
molto prima di quanto tu immagini. In fondo sta sera sono il tuo
cavaliere, di conseguenza è un mio dovere aiutarti." disse
ridendo di gusto mentre continuava a guidarmi verso la sala.
Osservavo l'entrata della sala con timore cercando di rilassarmi il
più possibile nonostante iniziassi a domandarmi cosa pensassero
gli altri vedendomi.
"Ora rilassati e si te stessa. Farò si che non ti senta
osservata nemmeno una volta." mi sussurrò all'orecchio non
appena varcammo la soglia, entrando così, in un mondo
completamente diverso. Mi sentivo come teletrasportata in tutt'altra
epoca, un'epoca che potevo solamente sognare ed immaginare grazie ai
film o ai libri che m'avevano sempre fatto compagnia.
"Signori e signore, volevo ringraziarvi per la vostra presenza qui sta
sera e annunciare così l'inizio di questa festa meravigliosa.
Buon divertimento a tutti voi." annunciò Aro che risiedeva su di
un rialzo della stanza di giusto tre scalini ma dalla quale scese
velocemente prendendo una dama per mano ed aprendo così le danze
proprio come si faceva nel settecento.
Rimanevo a guardare tutti i presenti prendere posto ed incominciare
così a ballare unendosi ai tre signori in completo silenzio
trasportati solo dalla melodia che echeggiava per la stanza. In mezzo a
tutti quegli invitati potei scorgere Felix e Jane che ballavano assieme
notando quanto Jane si sentisse a suo agio in tutto questo ma
soprattutto a come fosse bella rispetto a tutte le altre vampire
presenti nella stanza.
Improvvisamente Demetri mi fece un piccolo inchino davanti a me
porgendomi la mano come invito, inizialmente avevo timore ma lui stesso
m'aveva assicurato che m'avrebbe aiutato, così presi e con
decisione gli posai la mano sulla sua sentendogliela poi stringere
e trascinarmi così in mezzo alla sala poggiando l'altra mano sul
punto vita incominciando a farmi ballare dolcemente.
"Credo di dovermi ricredere su parecchie cose. Se vuoi sai essere un
buon amico." dissi a bassa voce mostrandogli un sorriso alla quale
ricambiò mentre continuavamo a ballare. Era strano come i nostri
sguardi rimanevano fissi l'un l'altro, ma soprattutto era strano che
non m'accorgessi realmente se qualcuno mi fissava o meno.
Passammo diverso tempo a ballare in silenzio ma ad un tratto
venne interrotto dal cambio di canzone e Demetri mi
accompagnò ad un tavolo situato in un angolo della sala dove
erano distribuite con raffinatezza diverse leccornie per chi come me
era umano o almeno, per chi aveva bisogno di mangiare cibo umano.
Riuscii a finire di mangiare l'ultimo stuzzichino che avevo scelto
quando Aro ritornò su quel piccolo rialzo fermando così
tutto quanto.
"Miei cari, siete qui sta sera a festeggiare un'avvenimento molto
importante. Come alcuni di voi sanno e come altri invece si saranno
accorti, abbiamo un nuovo membro fra noi. Ed oggi questa festa è
stata organizzata in suo onore, come cerimonia ufficiale nell'entrare a
far parte del nostro clan." annunciò con enfasi attendendo che
arrivassi al suo cospetto. Non appena feci un lieve inchino al suo
cospetto mi mostrò un sorriso soddisfatto e fiero mentre Caius
prendeva una scatolina dalla sua tasca.
"Denise, come tutti i qui presenti e dinnanzi a loro dovrai prestare
giuramento di solenne fedeltà al clan. Dovrai servirci e
rispettarci, noi, tuoi signori eterni che t'abbiamo accolto nella
nostra casata. Giuri tutto questo ora e in vincolo in eterno?"
domandò Aro in trepida attesa di sentire una mia risposta.
"Giuro solenne fedeltà, di rispettarvi e servirvi in eterno mio
signore." dissi inchinandomi nuovamente a lui mentre apriva la
scatolina con all'interno la collana con raffigurato il loro stemma.
Non appena la prese in mano iniziò subito a sistemarmela al
collo per poi sussurrarmi all'orecchio che nonostante il giuramento
fatto i nostri accordi non sarebbero cambiati minimamente.
"Con questo, miei cari ospiti, vi invito ad aprire nuovamente le danze
e vi ricordo che potrete servivi ai tavoli posizionati negl'angoli nel
caso aveste dei leggeri languorini." disse infine congiungendo le mani
quasi emozionato da quanto era appena accaduto.
Senza indugi e senza riflessioni feci un piccolo inchino verso i tre
signori e mi diressi direttamente verso Demetri che non aveva fatto
altro che aspettarmi in silenzio osservando tutto quanto.
"Benvenuta tra noi." disse porgendomi un sorriso mentre mi portava un
po' distante da tutti fingendo di ballare così da poter passare
tranquillamente in mezzo agli ospiti ed arrivare in fondo alla sala
dove poco più avanti c'erano i tavoli.
"Mi allontano qualche secondo verso il tavolo laggiù. Vuoi che
ti porto qualcosa al ritorno?" mi domandò quasi con dolcezza.
Anche se esteriormente non lo mostravo, ero come sbalordita dal suo
comportamento e dai suoi gesti. Era un'ottimo cavaliere e sapeva
comportarsi come un vero gentiluomo, iniziavo a comprendere perchè le
gran dame lo richiedessero in quel modo.
"Per ora no, ma grazie lo stesso del pensiero." gli risposi sorridendo
mentre lo guardavo allontanarsi verso il tavolo e in quel frangente
iniziai ad osservarmi attorno in modo molto più accurato.
La prima cosa che notai fu quanti vampiri in realtà ci fossero
al cospetto di Aro, come Jane e Felix fossero felici di passare quella
serata a quel modo, così come lo erano Chelsea ed Afton, ma in
mezzo a tutto quel vociferare non potei non evitare di riconoscere la
voce di Alec. Compresi che stava parlando con qualcuno, ma con chi? E
da quando era nella sala? Ma soprattutto perchè non m'aveva
invitata?
Iniziai a cercare dove potesse trovarsi infiltrandomi tra gli ospiti e
quando lo vidi potei comprendere cosa diceva, ma sopratutto con chi
parlava. Era in compagnia di Heidi che ballavano elegantemente in
disparte e come se non bastasse diceva che m'avrebbe lasciato quella
sera stessa. Non m'aveva invitato e m'aveva evitato solo per lei? Ed era deciso a lasciarmi proprio quella sera? A quei
pensieri mi sentii pervadere dalla rabbia ma soprattutto dalla
tristezza. Volevo uscire da quella sala e tornarmene a casa, ma non
potevo o almeno non con Aro che mi teneva sotto sorveglianza, non con Demetri
che stava facendo di tutto per tenermi compagnia. Decisi così di
dirigermi verso la piccola terrazza che dava sul giardino interno del
palazzo, almeno avrei respirato aria fresca e sarei riuscita
probabilmente a ritrovare la calma per poter almeno proseguire la
serata.
"Sapevo che non ti avrei ritrovata dove t'avevo lasciata, ma suppongo
anche che sia succeso qualcosa per sospirare così tanto." disse
Demetri alle mie spalle mentre si portava a venirmi di fianco.
"Lasciamo stare... L'ho visto qualche secondo fa con Heidi e ammetto di
essere su tutte le furie per questo. Ma non voglio pensarci né voglio
rovinare la festa, peccato che mi stia anche annoiando e quindi
pensarci mi viene spontaneo." dissi abbassando sempre più il
tono della mia voce mentre continuavo a fissare il giardino lasciando
spazio al vociferare degli ospiti.
"Per la noia si può fare qualcosa. Ovviamente non possiamo
uscire da qui fino a quando Aro non avrà annunciato il terminare
della festa. Quindi potremmo fare ciò che facevano un tempo i
gransignori a queste feste monotone e noiose." disse affiancandomi
completamente ricevendo così uno sguardo interrogatorio da parte
mia.
"Devi sapere che quando accompagnavo alcune dame a feste di questo genere, c'erano
altre coppie che per non annoiarsi iniziavano ad imitare personaggi
più importanti di loro. Potremmo fare lo stesso anche noi."
disse rimanendomi a fissare in attesa di qualcosa.
"Sembra interessante. E chi dovremmo interpretare?" domandai con un tono quasi scettico.
"Semplice. Tu una gran dama di estrema importanza mentre io il tuo
umile servitore non che tuo cavaliere in questa noiosissima festa."
disse ridendo per poi volgermi un inchino.
"Allora milady siete d'accordo con me?" mi domandò porgendomi la
mano come quando m'aveva chiesto di ballare silenziosamente ma in modo
del tutto raffinato e pieno di fascino.
"Certamente milord, ma m'aspetto che mi serviate con umilità."
dissi sorridendogli e porgendogli la mano raddrizzando la schiena
così da darmi una figura più importante e sembrando che
mi dessi chissà quale arie, ma dopo poco scoppiai a ridere
insieme a lui.
"D'accordo, la dama egocentrica non è per me." dissi continuando
a ridere per poi lasciare che Demetri mi guidasse nuovamente dentro la
sala e ballassimo nuovamente continuando però a parlare ogni
tanto cercando di non ridere rumorosamente.
Finalmente il tempo stava iniziando a scorrere più velocemente
ma a causa di questo iniziavo a sentirmi sempre più stanca e con
i piedi completamente a pezzi.
"Demetri avrei bisogno di sedermi almeno un po'..." gli sussurrai
all'orecchio e senza che dovessi aggiungere altro mi
portò immediatamente verso una panchina così che potessi
sedermi con tutta tranquillità.
Anche se seduti continuavamo a recitare quei piccoli ruoli commentando
anche degli ospiti, ma ad un tratto venimmo interrotti da Aro che si
rivelò preoccupato del fatto che fossimo a sedere da un po' di
tempo. Quando gli spiegai come mai mi dovetti fermare e del
perchè eravamo ancora seduti sembrò comprendere a pieno
le mie motivazioni suggerendomi di andare a dormire così che
potessi essere in ottime forze il giorno dopo, ma più che un
suggerimento era un ordine siccome incaricò Demetri di
accompagnarmi nella mia stanza.
A quell'ordine non protestai nemmeno e lasciai che Demetri mi guidasse
all'uscita della sala pensando a quella stanza che non era mai stata
mia, ma che in realtà apparteneva solamente ed esclusivamente ad
Alec. Non appena pronunciai a mente il suo nome venni pervasa da dei
piccoli brividi lungo tutta la schiena, come aveva potuto fare tutto
questo? Mi domandai arrestandomi improvvisamente mentre scendevamo le
scale per poi voltarmi verso Demetri.
"Non voglio dormire nella stanza di Alec. Preferisco che mi lasci
dormire in giardino, ma nella sua stanza sta sera non ci ritorno, né ci
ritornerò la sera dopo." dissi mentre lo fissavo negl'occhi
notando la sua incredulità per quanto stavo dicendo.
"Non puoi dormire in giardino. Ti potresti ammalare e soprattutto in
quanto tuo cavaliere non sarebbe cortese farti realmente dormire
all'aperto. Piuttosto ti ospito in camera mia." disse iniziandomi a
trascinare verso la sua stanza senza che io potessi realmente dargli
una risposta. Non appena arrivammo nella sua stanza mi fece sedere
immediatamente sul letto così da poter andare a richiudere la
porta e lasciarmi togliere le scarpe.
"Avevo i piedi completamente a pezzi.... Comunque non voglio crearti
disturbo quindi rimarrò giusto il tempo che i piedi si
riprendano ma poi andrò a dormire da tutt'altra parte." dissi
mentre m'osservavo i piedi siccome mi sentivo completamente a disagio.
"Non mi create nessun disturbo milady, potrete anche dormire qui nella
mia stanza tutte le volte che vorrete. Come le dissi già in passato obbedirei a qualsiasi
ordine per voi." disse improvvisamente tornando a recitare come avevamo
fatto per tutta la serata ed a quelle parole iniziai a ridere.
"Se davvero obbedireste ad ogni mio ordine allora voglio che voi mi
baciate. Qui ed ora." dissi con tono provocatorio e probabilmente di
sfida, ma con l'idea che non avrebbe mai eseguito realmente il mio
ordine e sarebbe solo scoppiato a ridere.
Fu un attimo breve in cui i nostri occhi si incrociarono realmente per
poi ritrovarmi le sue labbra sulle mie che mi cercavano e mi chiamavano
più di quanto non avessi immaginato. Era un bacio che non avevo
mai sentito in vita mia, un bacio dolce e pieno di sensazioni che non
erano per niente comparabili a quei baci scambiati con Alec. No, il suo
era completamente diverso. Non era pieno di egoismo e possessione,
avevano quella nota di desiderio che non faceva che richiamarmi a se
fino a farmi sdraiare completamente sul letto ricambiando quel bacio
con la stessa intensità.
Per un breve istante iniziai a pensare e pregare che proseguisse, che
realizzasse quel piccolo sogno perverso che stavo iniziando ad avere su
di lui e subito dopo potei sentire le sue labbra scendere fino al bordo
del corpetto, dove le sue mani avevano iniziato a slacciare quel fiocco
che tanto aiutava a sorreggere il seno tornando infine a posare
nuovamente le sue labbra in un punto poco più sopra del corpetto
proprio dove la collana avrebbe dovuto poggiare.
"D-Demetri... Io... Io non so se quello che stia accadendo è
giusto..." sussurrai a fatica rischiando di mangiarmi quasi tutte le
parole. Sentivo il desiderio ardermi dentro, volevo che non si
fermasse, che tutto ciò proseguisse, ma se doveva capitarmi
ciò che m'era capitato con Alec... Non volevo soffrire nuovamente.
"Sono andato troppo oltre vero?" mi domandò osservandomi
intensamente cercando probabilmente di comprendere cosa pensassi e dopo
poco distolsi il suo sguardo arrossendo ed annuendo in tutta risposta
alla sua domanda.
"Forse è meglio che tu vada a dormire. Ti lascio la chiave della
stanza così se per caso hai paura che possa farti qualcosa
mentre dormi o che entri qualcun'altro potrai chiudere la stanza a chiave." disse con tono quasi
di amarezza mentre si spostava da sopra di me così da
permettermi di sedermi su quel letto, ma quando gli vidi porgermi la
chiave gli richiusi la mano istintivamente.
"Non ho di questi timori. So di potermi fidare. Solo ti prego,
non far entrare Alec nel caso arrivasse. Non voglio vederlo e tanto
meno parlarci. E poi quello che è accaduto ora è solo a
causa mia... Non... Non avrei dovuto spingere il gioco oltre..." dissi
con un certo imbarazzo evitando il suo sguardo in tutti i modi.
"Sei proprio una ragazza dal cuore nobile." mi disse porgendo un lieve
sorriso mentre posava la chiave sul comodino che era accanto al letto.
"Lascerò lo stesso la chiave qui, anche perchè non
resterei qua." disse dirigendosi immediatamente verso la porta d'uscita.
"Demetri la stanza è la tua. Non voglio che ti costringi a stare
fuori dalla tua stessa stanza per un mio capriccio. Io dormo tranquilla
anche se tu stai qui, l'importante è che poi tu non mi prenda in
giro per come potrei comportarmi mentre dormo. Sai potrei anche
sbavarti tutto il cuscino." dissi ridendo cercando di fargli
comprendere che la sua presenza non m'avrebbe cambiato nulla. A quelle
parole lo vidi trattenersi una risata e sedersi ai piedi del letto
sospirando lievemente.
"Se ti fa piacere che rimanga qui, rimarrò... Ora però
infilati sotto le coperte e riposa." disse osservandomi mentre mi
coprivo rannicchiandomi quasi su me stessa, ma riposare era una parola
grande. Avevo tanti pensieri per la testa, Alec che oramai aveva preso
la sua decisione e mi voleva lasciare, Demetri che aveva iniziato a
rivelarsi un'amico. Ma la cosa che più continuavo a pensare era
il bacio che c'era stato qualche attimo prima. Dovevo essere distrutta
dalla rabbia e dalla tristezza per quello che avevo sentito dire da
Alec, eppure me n'ero come fatta una ragione e probabilmente Demetri
stava iniziando ad interessarmi in modo differente, però... Se
fosse stato anche lui come Alec? E se quel bacio l'avesse dato solo
perchè stavamo scherzando? Allora perchè sembrava
sentirsene così in colpa? Perchè sembrava comportarsi
diversamente con me? Che anche lui mi stesse prendendo in giro e si
stesse divertendo alle mie spalle? No, non sembrava affatto divertirsi
prendendosi gioco di me, altrimenti perchè darmi la chiave della
sua stanza... A quei pensieri crollai definitivamente nel sonno ma
dalla quale venni svegliata improvvisamente da un forte rombo che fece
vibrare quasi tutta la parete.
"So che è lì dentro Demetri! Lasciami entrare e
sopratutto inizia a farti gli affari tuoi!" gridò qualcuno al di
fuori della stanza. Riconobbi la sua voce e il fatto che sembrasse in
collera iniziò a farmi rabbrividire. Perchè Alec si
trovava lì fuori e cosa stava succedendo? Rimanevo in silenzio
ascoltando ciò che succedeva tentando quasi di non respirare.
"Mi faccio gli affari miei. Semplicemente non voglio che tu la svegli
per motivi del tutto futili. E soprattutto non voglio che la riporti
nella tua stanza. Lei stessa ha detto di non voler restare nella tua
stanza, né tanto meno di volerti parlare o vedere. Quindi
vattene prima che inizi ad arrabbiarmi seriamente." nonostante il tono
alquanto alterato sembrava voler mantenere la calma ma soprattutto
cercava di mantenere il tono basso probabilmente per evitare di
svegliarmi, ma non poteva immaginare che in realtà stavo
ascoltando tutto.
"Le devi aver detto sicuramente qualcosa per farla convincere di
dormire nella tua stanza. Che le hai fatto? Sei stato sempre un bravo
adulatore ciarlatano, devi averle ricamato una bellissima storia per
essere riuscito a trarla nella tua tana." notavo il suo disprezzo in
quelle parole e probabilmente l'accannimento con la quale lo criticava.
"Vedo che con i secoli la tua convinzione non si è spostata di
una virgola. Se lei è lì dentro è solo
perchè LEI l'ha voluto. Io non costringo nessuno, né
gioco con le persone come te. Sai, lei non è stupida come pensi.
Ne tanto meno è sorda. Io mi sto solo comportando di
conseguenza. Non ho bisogno di fingere, non ho bisogno di mentire." a
quelle parole iniziai a domandarmi a cosa si riferisse, sembrava
prendere in considerazione qualcosa del passato, qualcosa che ancora
non sapevo ma che probabilmente m'avrebbe spiegato tante cose. Cos'era
successo? A cosa si riferivano le loro parole così accusatorie?
Che avessero dietro una spiegazione per il loro continuo disaccordo?
Che riguardasse anche al fatto che Demetri non si fidasse più di
nessuno? Iniziavano a sorgermi tante domande ed il loro discorso non
faceva che essere ascoltato da me in silenzio cercando di comprendere
meglio a cosa si riferissero e sperando che la situazione non
degenerasse e rimanesse solo a parole.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Dubbi e verità ***
capitolo 19
Autrice: Ciaoo!!!
Come avrete notato il mio nickname è cambiato e quindi volevo
scusarmi per tutta questa confusione del nick ed augurarvi una buona
lettura ^^ Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere e alla
prossima ^^ Baci e abbracci, Denny ❤ ❤
Dubbi e verità
"Basta
Alec! E' ora che inizi a prendere in seria considerazione ciò
che ti ha detto Demetri. Ho deciso di venirci da sola dicendogli di non
volerti vedere, né parlarti. Ma a quanto pare non capisci. Per
non parlare del fatto che non hai nemmeno il coraggio di dirmi le cose
in faccia. Ma non preoccuparti, ci penso io." dissi mostrandogli un
sorriso quasi affabile per poi avvicinarmi a lui di pochi passi.
"Tra noi, non esiste più
nulla. Sei libero di startene con chi vuoi ma non provarmi a parlare
mai più. Ed ora è meglio che tu te ne vada o non
avrò esitazione nell'andare a lamentarmi con Aro e farti
rinchiudere nuovamente nella tua stessa stanza." sibilai nervosa
ritornandomene in stanza, senza nemmeno badare se andasse via, sbattendomi la
porta alle spalle appoggiandovi la schiena contro.
Ero andata su tutte le furie
ma questo a causa di quello che avevo sentito qualche attimo prima e di
quello che stava per accadere...
Dopo che Demetri l'aveva iniziato a provocare sentii chiaramente Alec
ringhiare sommessamente probabilmente per non arrabbiarsi ulteriormente.
"Nemmeno io ho mai avuto bisogno di mentirle. Devo solo parlarle di
cose che non ti riguardano. Quindi fammi entrare." disse in un sibilo.
"La risposta è di nuovo no. Te
lo ripeto, lei non vuole vederti
e nemmeno parlarti. Ed è inutile che continui ad accusarmi. Non
sono stato io a parlare con Heidi dicendo che volevo porre fine alla
relazione con lei. Nè tanto meno son stato io a farle passare la
voglia di partecipare alla festa. Per non parlare del fatto che non ero
io il cavaliere che voleva, attendeva tutt'altra persona. Peccato che
aveva altre donne da ammirare, altrimenti il poverino sarebbe stato
deriso probabilmente. In fondo ha bisogno di una vera dama al suo
fianco e non di un'ibrido, non è così?" domandò
Demetri
con fare arrogante e presuntuoso. Sembrava essere ritornato ad
indossare quella maschera che non vedevo né sentivo da giorni,
probabilmente era stato Alec la causa del suo cambiamento radicale.
"Taci!! Non sei nella posizione per
poter commentare qualcosa che non ti riguarda." il tono di Alec era
sempre più arrabbiato e alto, ma ciò che iniziò a
preoccuparmi fu il breve silenzio che incominciò ad aleggiare
il quel corridoio intravedendo una lieve nebbia raggiungere lo spiffero
che c'era sotto la porta. Sapevo cos'avrebbe fatto così corsi ad
aprire immediatamente la porta... Era ora che sapesse... Che parlassi...
Nel ricordare quel breve istante cominciai a sentirmi le gambe
sempre più deboli, così mi lasciai scivolare lungo la porta fino a
quando non toccai il pavimento. Avevo appena lasciato
ciò che io pensavo d'amare, colui con la quale avevo concesso
tutto e avevo permesso di conoscere ogni mio segreto più
nascosto... Com'era possibile che tutto ciò stava accadendo
realmente? Speravo che fosse tutto quanto un incubo, ma anche se
provavo a convincermi di ciò sapevo benissimo che non era altro
che la realtà.
"Demetri? ... Sei ancora lì fuori?" domandai quasi in un
sussurro, rimanendo seduta a terra con la schiena contro la porta e
cercando di percepire qualche movimento o parola da parte sua.
"Si, sono qui. E' tutto a posto?" mi domandò con gentilezza
sentendolo avvicinarsi di qualche passo alla porta ed a quella domanda
non potei che sentirmi ancora più a pezzi. Nulla era veramente
apposto, avevo tante domande e ancora non potevo credere alle parole
che io stessa avevo usato contro Alec difendendo Demetri a spada
tratta .
".... Lui è ancora lì?" domandai senza dargli una risposta ed incominciando a rialzarmi leggermente.
"No, se n'è andato." lo disse con tono tranquillo, come se tutto
questo non l'avesse scalfito nemmeno di poco. Ma chissà se fosse
tutto realmente vero o fosse anch'essa una maschera per non farmi
sentire peggio.
A quei pensieri aprii la porta di scatto e l'osservai dritto negl'occhi
cogliendo così quella piccola nota di preoccupazione che aveva
nei miei confronti.
"Mi dispiace di averti coinvolto in qualcosa che avresti potuto
benissimo evitare ed anche di aver sbattuto la porta di camera tua...
Non era una reazione che avrei dovuto fare così liberamente come
se la camera mi appartenesse." dissi abbassando leggermente lo sguardo
e tirando un lieve sospiro sentendomi ancora carica di adrenalina e con
la voglia di piangere per il resto della notte.
"Per quanto mi riguarda, potevi anche staccarla e sbattergliela in
faccia che non m'avrebbe dato fastidio. Eri piuttosto arrabbiata e
probabilmente sconvolta sentendoci discutere a quel modo, anche se non
ho idea da quand'è che tu ci stavi ascoltando." disse
appoggiandosi allo stipite della porta osservandomi mentre andavo a
sedermi sul letto come se fossi stata completamente esausta.
"Ho iniziato a sentire tutto dopo che uno di voi ha colpito
probabilmente la parete... E da quanto era infuriato ho dedotto fosse
stato lui." ammisi sospirando lievemente per poi proseguire a parlare:
"Ti infastidisce se rimango qui a dormire? Ho bisogno assolutamente di
chiudere gli occhi e riposare..." dissi sbadigliando improvvisamente.
"Se nessuno t'avesse svegliato staresti ancora dormendo, quindi direi
che non m'infastidisce. Levo il disturbo e ti lascio riposare
tranquillamente. Ci vedremo appena sarai sveglia." disse volgendomi un
sorriso e voltandosi per andare via, ma stare sola non m'avrebbe
aiutata affatto. Avevo bisogno di sentirmi in compagnia per poter
riposare realmente, altrimenti sola non avrei fatto altro che prestare
attenzione a qualsiasi rumore che provenisse all'interno di quella
stessa stanza con la preoccupazione che fosse Alec o qualcun'altro che
veniva per importunarmi.
"Dormirei più tranquilla sapendo che ho compagnia in camera. E
poi non è nemmeno sicuro che mi riaddormenti dopo quanto
successo." dissi mentre mi infilavo sotto le coperte ed aspettando che
mi rispondesse.
La sua risposta non fu altro che chiudere la porta e venire a sedersi
nel posto affianco al mio per poi volgermi un lieve sorriso e volgermi
nuovamente la domanda se fosse tutto a posto. Avrei voluto rispondere
di si, ma il mio stesso corpo iniziò a tradirmi. Gli occhi
iniziarono ad appannarsi e il respiro a farsi sempre più
irregolare poichè tentavo di trattenere il tutto, finendo
così a piangere silenziosamente girandomi di scatto dalla parte
opposta alla sua; improvvisamente la sua mano iniziò ad
accarezzarmi i capelli e ciò che riuscii a dire poco prima di
addormentarmi fu che l'indomani sarei stata meglio.
"Esaudirò ogni tuo volere,
anche il più egoistico." mi sussurrò all'orecchio mentre
mi accompagnava in una stanza lussuosa, appartenente di certo ad una dama
di grande importanza.
"Allora voglio che tu mi abbia. Qui
ed ora." sussurrai maliziosamente mentre lo trascinavo all'interno
della stanza fino a lasciarmi cadere sul letto con lui sopra. A quel
gesto il suo sorriso divenne improvvisamente malizioso e le sue labbra
iniziarono a reclamare le mie fino a che non scesero lungo tutto il
collo ed arrivarono alla scollatura del mio vestito mentre la sua mano
aveva iniziato a percorrermi tutta la gamba alzandola leggermente verso
di sé per poi farla appoggiare sulla sua natica. Era tutto
piacevole ma con chi ero realmente? Perchè non comprendevo chi
fosse e sembrasse solo un volto scuro? Poi improvvisamente vi comparse
un viso e m'alzai di scatto dal letto col fiatone....
"Che sogno assurdo..." pensai
riprendendo tutto il fiato possibile ed incominciando ad osservarmi
attorno notando che Demetri non era più nella sua stanza, ma
soprattutto che il sole era già spuntanto da un po'. A quella
vista incominciai a correre nella stanza di Alec per prendere le poche
cose che avevo lasciato lì e per potermi così cambiare
d'abito.
Sbrigai quelle poche cose in brevissimo tempo dirigendomi subito dopo
nel salone delle conferenze, dovevo parlare con Aro e fargli una
piccola richiesta alla quale non avrebbe certamente rifiutato. Quando
arrivai davanti al portone incontrai Demetri che ne usciva piuttosto
pensieroso, rischiando quasi che m'investisse nonostante camminasse a
passo d'uomo.
"Che ci fai qui?" ci domandammo in coro stupiti e comprendendo quanto successo trattenemmo una lieve risata.
"Ho da porgere una richiesta ad Aro. Tu?" gli domandai incrociando le braccia in attesa di una risposta.
"Stavo per venirti a chiamare. Aro vuole parlarti o forse parlarci, non
ne ho idea." disse alzando leggermente le spalle per poi tornare
indietro ed aprire il portone lasciandomi entrare per prima.
"Volevate parlarmi Signore?" domandai porgendo un lieve inchino ad Aro sentendolo ridere di gioia quasi da passare per pazzo.
"Così efficiente e piena di grazia. Mi fa piacere potervi vedere
in questo modo, nemmeno vostro padre era così obbediente." disse
con tono superficiale, come se quella persona non fosse altro che
nullità, ma chissà com'era in realtà. Ricordavo
poco dei miei genitori e l'idea che per lui non contasse gran che non
faceva altro che farmi ribollire il sangue e poi chi lo rendeva
così sicuro che fosse stato proprio il vampiro al suo cospetto
il mio vero padre?
"Stanotte ho sentito la discussione avvenuta tra voi ed Alec. Volevo
chiedervi come mai avete minacciato Alec in quel modo. Fin ora non vi
ho mai sentita così sicura di qualcosa che potesse andare contro
di lui." disse Aro riportandomi momentaneamente con la mente a quella
notte.
"Signore stava per fare del male a Demetri ingiustamente, non potevo
stare in silenzio. Soprattutto perchè se non fosse stato per
Demetri non mi sarei presentata alla festa poichè non avevo
nessun accompagnatore. E se non sono ammalata anche questo è
grazie a lui. Io volevo dormire in giardino siccome arrabbiata con Alec
mentre Demetri si è offerto gentilmente di ospitarmi nella sua
stanza." ammisi senza aggiungere altro. Non volevo sapesse interamente
i dettagli del perchè avessi reagito a quel modo, ma anche se
avevo detto ciò ne sembrava alquanto scettico.
"Demetri. Potete confermare quanto appena detto dalla signorina?" domandò con tono serio ed autoritario.
"Si mio Signore. Denise non voleva né vedere né parlare
con Alec quella sera, così per evitare il tutto voleva dormire
in giardino. Ricordando che poteva ammalarsi l'ho ospitata nella mia
stanza." spiegò rimanendo con la testa china fino a quando non
finì di parlare per poi volgermi un lieve sguardo, probabilmente
d'intesa. Anche se silenziosamente mi stava aiutando a mantenere celato
il fatto che Alec fosse stato il primo a volermi lasciare e che quindi
tutto quanto era stato causato dalle sue stesse parole.
"Infatti, mio Signore, se sono qui è anche per chiedervi una
stanza personale, così da poter avere anche il mio guardaroba
personale." dissi guardando Aro con decisione vedendolo sorridere
leggermente a quelle parole.
"Mia cara, devi sapere che con la cerimonia di ieri avevi già a
disposizione l'opportunità di avere una stanza. Certamente il
fatto che voi me l'abbiate richiesta personalmente mi rende felice. E
con quello che abbiamo potuto udire questa notte ho deciso di
accellerare i tempi. Di fatti come informavo qualche minuto prima con
Demetri ho fatto preparare la vostra stanza al secondo piano non troppo lontano dalla
biblioteca. Ovviamente avrete da riempire il guardaroba e se vorrete
potrete migliorare la stanza come più vi aggrada. Demetri sapete
già qual'è la stanza, quindi accompagnatela pure. In
quanto a voi signorina se vorrete potrete iniziare a far compre
già da oggi, troverete tutto nella vostra stanza naturalmente."
concluse porgendomi un sorriso e facendomi segno di andare assieme a
Demetri. Felicemente porsi un sorriso ad Aro inchinandomi lievemente ed
incamminandomi assieme a Demetri per arrivare così alla mia
futura stanza.
Certamente avere una propria stanza significava che per Aro ero entrata
a far parte realmente del clan e che quindi ben presto m'avrebbe
affidato qualche missione, ma ora tutto ciò non mi preoccupava
affatto. L'idea che potessi avere un luogo dove poter star sola senza
che fosse la biblioteca o il giardino iniziava ad entusiasmarmi.
Quando vi entrai potei notare che alla parete opposta alla porta vi
erano due porte, una leggermente più grande dell'altra ed alla
mia destra c'era un'enorme finestra che affacciava ad un
balcone di media grandezza, ma ciò che notai all'istante era la
grandezza di
quella stanza. Era probabilmente la stanza più grande che io
avessi mai visto ed incuriosita da quelle due porte andai senza
esitazione ad aprire quella più grande che assomigliava
moltissimo a delle ante di un'armadio. Accendendo la luce vi compresi
come mai quella somiglianza. Quella non era una stanza qualsiasi,
quello era il mio intero guardaroba che avrei dovuto finire di riempire
a mio piacimento. Osservando quella stanza non riuscivo a domandarmi
come mai avesse voluto offrirmi una stanza simile e soprattutto con al
suo interno un'arredamento da vera principessa.
"E'... E' una stanza da sogno. Forse anche troppo per me." dissi senza
voltarmi mentre richiudevo la porta del bagno che avevo appena visto.
"Veramente è più che adatta a te. Sai, so quanto ti
piacciono i passaggi segreti e qui ne hai ben due. Ovviamente Aro
è a conoscenza di entrambi, ma è per questo che ha
pensato di darla a te. Vieni ti mostro il primo passaggio segreto."
disse improvvisamente Demetri entrando finalmente in stanza e
prendendomi per mano per poi guidarmi fino alla parete accanto alla
porta d'uscita dove vi era un mobile con sopra lo scomparto apposito
per porvi dei libri o qualsiasi altro oggetto io volessi, aprendo
infine i due sportelli del mobile potei scorgere una piccola strada che
portava per chissà dove.
"Certo entrare è un po' scomodo, ma ai tempi della servitù
erano piuttosto comodi passaggi di questo genere." spiegò
Demetri mentre mi faceva strada aiutandomi ad entrare in quello che poi
diventò un corridoio interamente di pietra.
Proseguimmo in silenzio per diverso tempo lungo quello stretto
corridoio chiedendomi dove m'avrebbe portato e quando uscimmo scoprii
di ritrovarmi nell'angolo più remoto della biblioteca.
"Non mi sarei mai aspettata di trovare dei passaggi segreti. E' una
cosa fantastica." dissi guardandomi attorno ancora incredula.
"Aspetta di vedere il secondo." disse volgendomi un sorriso affabile.
Stavo iniziando ad abituarmi ai suoi sorrisi pieni di gentilezza, tanto
che preferivo vederlo sempre in quelle fattezze anche quando ricordavo
la prima volta che lo incontrai.
Ripercorremmo quel piccolo corridoio ritornando così alla mia
stanza per proseguire all'interno del mio guardaroba e sollevare una
piccola botola che portava anch'essa ad un cunicolo sotterraneo,
però questo a differenza del primo notai che era molto
più buio e lungo. Camminammo probabilmente per un
tempo maggiore rispetto a quando avevamo percorso il primo corridoio, ma questo
aveva una fine completamente diverso. Aveva una seconda scala che ti
riportava su lasciandoti spazio, una volta che avresti aperto la
seconda botola, al verde completo.
"Ma... Questo è il giardino interno del palazzo." dissi iniziando a correre fuori lungo tutto il giardino.
"Sapevamo che ti sarebbe piaciuto. Aro farà sempre in modo che
tu stia bene qui. In fondo vuole assicurarsi che tu gli mostri
fedeltà assoluta nonostante la parentela coi Quileute. Quindi ti
lascia giusto quella libertà da non ritrovarsi i licantropi
contro." disse Demetri con disinvoltura mentre riapriva la botola ed
a quelle parole non potei che annuire.
"Effettivamente la stanza mi piace tantissimo e supponevo che l'avesse
fatto per qualcosa del genere. Comunque l'importante è che i
patti si rispettino. Fino a quando lui rispetterà ciò, io
manterrò la mia parola." affermai mentre rientravamo in
quel tunnel per ritornare alla stanza.
Quando finalmente rientrammo notai ciò che fino a
prima era sfuggito ai miei occhi, una lettera da parte di Aro. L'aprii
velocemente leggendo tutto quanto a mente e tirando un piccolo sospiro
scoprendo che non era altro che un augurio per la mia nuova stanza e la
mia permanenza nella casata, ma ciò che mi lasciò stupita
è che all'interno di quella lettera c'era anche una carta di
credito a nome mio.
"Ogni membro importante della casata ne ha una. Per ora siamo solo io,
Felix, Jane, Alec e Chelsea a possederne una." mi spiegò Demetri
che era arrivato al mio fianco silenziosamente.
"Che ne dici di venire con me a fare compre? C'è anche il tempo
ideale perchè tu non possa brillare." dissi voltandomi
improvvisamente verso Demetri notandolo alquanto perplesso per poi
dirmi che sarebbe andato a chiedere il permesso ad Aro per poter uscire
da palazzo. Aprofittai di quella solitudine per fare un piccolo giro
tra i corridoio e rimanere tra i miei pensieri, ma soprattutto per
poter andare a mangiare qualcosa. Avrei scoperto cos'era successo tra
Demetri ed Alec o comunque perchè quei due non andavano
così tanto d'accordo.
"Ehi Denise! E' tutto a posto?" era una voce grossa e che sembrava piuttosto preoccupata.
"Ciao Felix. Certo. Mai stata meglio." dissi sorridendogli, ma
mentendogli spudoratamente e probabilmente anche lui come tutti gli
altri aveva sentito qualcosa poichè mi guardò con fare
insistente facendomi così ammettere che non era altro che una
bugia.
"Non sono triste se è questo che pensi. Mi sento solamente
confusa. Inizio a ricredermi su Demetri, avevi ragione quando dicevi
che era solo apparenza. Però non capisco perchè fare
così. Insomma ho compreso che qualcuno gli deve aver fatto un
torto, ma perchè ce l'aveva con me e perchè sembra
avercela tanto con Alec? Per non parlare del fatto che Alec si è
arrabbiato perchè dormivo nella stanza di Demetri quando lui
aveva intenzione di dare un taglio alla nostra storia." dissi a
perdifiato mentre ci sedevamo al tavolo della cucina sentendolo
sospirare leggermente.
"Non credo che dovrei essere io quello a spiegare. Ma se chiederesti a
loro probabilmente non te lo racconterebbero, o meglio, lascierebbero a
metà tutta la verità." mi disse Felix mentre si sedeva di
fronte a me.
"Vedi, il vero Demetri è quello con cui parli ora. Lui è
sempre stato gentile con qualsiasi nuovo arrivato, anche coi gemelli lo
era. Addirittura era il suo incarico quello di accogliere i nuovi
arrivati e metterli sotto dura prova, era degno di fiducia secondo Aro.
Col tempo però iniziavano ad accadere strani fatti. Allievi che
si arrabbiavano senza un vero motivo con Demetri, Aro iniziava a non
porvi più la fiducia che aveva prima e Demetri si ritrovò
degradato." disse rimanendomi a fissare per poi riprendere con la
spiegazione:
"Scoprii che Alec assieme a sua sorella non facevano altro che spargere
false voci ed incastrare in ogni loro errore Demetri. Non c'era un vero
perchè, probabilmente per poter diventare i beniamini di Aro o
forse a causa del loro passato. Ma a causa di questo Demetri si
ripromise a se stesso che non si sarebbe mai più fidato di
nessuno a parte di me. Però sono felice di vedere che con te sta
prendendo la stessa confidenza, anzi dovresti sentirti fortunata per
ieri sera. Avevo provato a convincerlo di venire alla festa in mille
modi ma non ne voleva sentire parlare e poi, all'inizio della festa lo
ritrovo al tuo fianco. A nessuna donna avrebbe permesso di chiedergli
qualcosa del genere quando mancavano due ore all'inizio della festa."
disse ridendo leggermente sentendomi le gote leggermente rosse nel
sentire che dovevo ritenermi fortunata.
"Comunque quando Alec dice che Demetri è un casanova in parte si
sbaglia. Certo fino a poco tempo fa per passatempo intrappolava tante
donne lasciandosi andare nelle vie del piacere per colmare la noia dei
secoli, ma ha sempre sperato di trovare quella che lo rubasse
completamente. Tutti qui abbiamo dei segreti che non vorremmo mai che
venissero a galla e il fatto che lui si divertisse con le donne
soddisfandole proprio come era obbligato a fare da umano è una
questione che nemmeno dovrei svelarti." disse con un sorriso alquanto
malinconico.
"E se non dovevi svelarmela allora perché me l'hai detta? E
comunque i secoli sono tanti e l'immortalità lo è
altrettanto. Io stessa mi domando come abbiate fatto a non impazzire
per la noia di stare sempre dentro un palazzo.... Hai detto tempo fa,
perchè?" a quelle domande vidi Felix fare spalluccie per poi
alzarsi e spostarsi leggermente da dov'era.
"Perchè è da un bel po' di anni che non lo vedo o sento
parlare di donne. Sembra voler solo cercare ciò che può
farlo stare bene. E tutto questo te lo dico perchè ritengo sia
il minimo che io possa fare per far si che Alec non distrugga la vostra
amicizia. Anche se difficile da credere Demetri ci tiene al vostro
rapporto, forse anche più di quanto lui stesso immagini." disse
infine salutandomi con un cenno della mano e sparire dalla cucina.
Cosa volevano dire le parole di Felix? In che modo Alec avrebbe potuto
distruggere ciò che stava nascendo tra me e Demetri? Di cos'era
a conoscenza Felix per insinuare che Demetri tenesse tanto alla nostra
amicizia? E se invece non si trattasse più di amicizia ma per lui era qualcosa di più?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Pensieri differenti ***
capitolo 20
Autrice: Ehilà!!!
Finalmente sono riuscita a finire questo capitolo alquanto...
particolare XD Scoprirete leggendolo il perchè. Prima di
lasciarvi immergere nella lettura però, volevo ringraziare
Chrissie che mi ha convinto maggiormente nello scrivere questo
capitolo. Detto ciò vi saluto e vi mando un grosso abbraccio
virtuale e mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa ne pensate
cattivo o buono che sia!! ❤ ❤ Denny ❤ ❤
Pensieri differenti
Quando
avevo conosciuto Alec pensavo che mai sarebbe accaduto tutto
ciò... Che avrei perso la fiducia di Aro, ma soprattutto che
qualcuno potesse approfittarsi di quella bontà che c'era in me
per farsi strada. Avevo giurato vendetta. Una cosa piccola, innocua, ma
che l'avrebbe segnato in eterno proibendolo della felicità che
anche per poco avrebbe potuto provare. Questo era stato il mio pensiero
costante anche quando venni a conoscenza di Denny. Mi sarei vendicato
su di lei poichè stava diventando la cosa più importante
per Alec... Pensai la prima volta, ma qualcosa nel suo odore aveva
scaturito una fame incontrollabile nei suoi confronti.
Riuscii comunque a far punire Alec ed ottenere così quella
piccola vendetta ma volevo farlo sapere anche a quella ragazza, in
fondo se Aro la voleva tra noi un motivo doveva esserci. Non ci volle
molto perchè lo scoprissi, bastò che le parlassi della
punizione perchè lei si rivelasse realmente per quel che era.
Non era umana, non era vampira, ma non era nemmeno un licantropo... Era
qualcosa di indefinito. Un'ibrido che non avevo mai visto ma che
sapeva combattere meglio di me e di chiunque altro e nonostante tutto
venni incaricato ad addestrarla, ma perchè io? Perchè non
poteva farlo quel nanerottolo che quella ragazza amava
tanto? Avevo provato a protestare diverse volte ma Aro iniziò a
parlarmi di una seconda possibilità, che mi avrebbe ridato il
grado che avevo perso, perchè non accettare? In fondo avrei
riavuto il rispetto di un
tempo.
Fu da quel momento che imparai a conoscerla sul serio e probabilmente
ad affezionarmici, nonostante tutto quello che le avevo fatto era stata
disposta a darmi fiducia... Una fiducia che ben presto si
trasformò in amicizia non appena mi scusai con lei per tutto
quello che le avevo fatto, preoccupandomi anche della sua salute
poichè scoprimmo che a causa della sua natura un morso di
vampiro poteva ucciderla o renderla come noi, ma con una sofferenza
maggiore.
Con il tempo m'accorsi che lei non era come
i gemelli, né tanto meno come tutti gl'altri. Non aveva
perfidia... solo quando le si toccava ciò che più aveva di
prezioso al mondo, ovvero le persone più importanti per lei, diventava l'incubo peggiore per chiunque.
Passando così tanto tempo con lei, iniziai a provare
un certo interesse nei suoi riguardi, ma avevo bisogno di parlarne con
qualcuno e l'unico con cui potevo non era altro che Felix. Peccato
però, che il destino decise di farmici scontrare venendo
così a scoprire che Alec aveva intenzione di lasciarla, anche se
non avevo compreso da dove fosse sbucata iniziavo a chiedermi
come Alec poteva pensare una cosa simile su di lei. Solo uno scellerato
avrebbe deciso di lasciarla dopo tutto quello che era successo.
"Se tu fossi stata la figlia di una
gran dama, avrei obbedito ad ogni ordine imposto pur di rimanere sotto
il tuo stesso tetto." era
ciò che le avevo detto di
particolare, ma mai avrei immaginato che fossero parole vere.
Probabilmente stavo iniziando a provare qualcosa che non era affetto,
né tanto meno amicizia, qualcosa che forse nemmeno io sapevo
dargli una vera e propria definizione, semplicemente avrei veramente
esaudito ogni suo desiderio pur di vederla col suo sorriso così contagioso e privo di sofferenza, quando la vidi
la sera della festa non potei che averne la conferma.
Qualsiasi dama
sarebbe stata invidiosa nei suoi confronti. Il suo volto, il suo fisico
messo in risalto dal vestito, il suo comportamento, persino il suo
camminare emanava fascino portandomi i pensieri altrove.
Ballammo fino a quando Aro non la chiamò a sé per
presentarla a tutto il clan facendole giurare solenne fedeltà.
Come da dovere le diedi il mio benvenuto e la portai un po' distante da
tutti per poter così andare verso Felix con la scusa di
prendere qualcosa al tavolo, siccome l'avevo visto
lanciarmi occhiate incredule e piuttosto indagatorie durante la festa.
"Pensavo non ti saresti fatto vivo alla festa di stasera. Invece sei
addirittura il cavaliere di Denny. Sta succedendo qualcosa della quale
dovrei esserne a conoscenza?" mi domandò Felix non appena
arrivò al tavolo mentre rideva porgendomi un calice ed allontanandoci leggermente da orecchie indiscrete.
"Non c'è nulla di particolare, avevi solo ragione quando dicevi
che lei non centrava nulla con la mia vendetta, e sta sera
sembrava piuttosto triste perchè Alec non l'aveva invitata,
così mi sono offerto io... E' molto diversa dalle altre donne, ha
qualcosa di particolare, ma ammetto che essergli amico non mi spiace
affatto. Comunque ora scusa se ti lascio, ma la mia dama m'aspetta."
dissi sorridendo a Felix dandogli subito le spalle e raggiungendo
infine Denny che la ritrovai al balcone a sospirare.
Senza che io insistessi, Denny mi raccontò brevemente a
ciò che aveva assistito ammettendo anche che si stava annoiando
e sinceramente non era l'unica. Feste di questo genere non erano mai
state adatte a me, infatti a quei tempi partecipavo ai giochi che facevano alcuni ricchi quando
erano troppo annoiati. A quel pensiero decisi di proporglielo senza
aspettarmi però che se ne interessasse, e quando mi chiese chi
avremmo dovuto interpretare decisi di rendere il tutto alquanto simile
a ciò che stavamo vivendo.
Lei, una gran dama di estrema importanza e che mai avrei potuto ottenere
proprio per la diversa classe sociale, poiché, io, non ero altri
che un suo umile servitore e visto solamente tale ai suoi occhi. Era
molto similare a ciò che stavamo vivendo, io provavo qualcosa di
più che affetto e pensavo che per me lei sarebbe sempre stato
troppo, ma credevo anche che mi stessi sbagliando. Mentre lei non mi
vedeva altro che amico e mi trattava da tale.
Quando tentò di imitare le grandi dame egocentriche non potei
che ridere assieme a lei, non era proprio da lei quel comportamento, ma
lo spettegolare sugl'altri invitati era qualcosa che le riusciva bene e
che sapeva coinvolgermi abbastanza.
Passammo quasi l'intera serata
cercando di ridere il meno possibile per non infastidire gl'altri, ma
vederla così radiosa non poteva far altro che farmi sentire bene; aveva
passato dei giorni probabilmente di puro inferno e questa serata non
doveva essere un'altro giorno da aggiungere a tutti gl'altri.
Improvvisamente però, Denny iniziò a sentirsi stanca e
senza che aggiungesse altro la portai a sedersi su una panchina per
poi essere incaricato da Aro di portarla nella sua stanza, ma come
rammentò lei stessa, quella stanza in realtà era di Alec
e
avrebbe dovuto incontrarlo, e pur di non farlo voleva dormire in
giardino. Era disposta ad ammalarsi pur di non parlargli quella sera?
Effettivamente ciò che le aveva fatto non era stato per niente
corretto, ma lasciare che insistesse nel dormire in giardino era una
cosa che non potevo tollerare. Dopo averle proposto camera mia non
attesi nemmeno la risposta e la trascinai fino là, lasciandola
andare a sedere, richiudendo la porta alle mie spalle mentre
l'osservavo togliersi le scarpette in modo delicato ed in un certo
senso
sensuale.
Era davvero bella. In tutta la mia eternità non avevo mai visto
né provato così tanta attrazione nei confronti di
un'umana, ma anche quando provai a ricordarmi la mia vita da umano, non
ricordavo minimamente delle dame con una bellezza simile o tanto meno
paragonabile alla sua. Quando la vidi osservarsi i piedi
come imbarazzata per il disturbo che secondo lei stava creando, decisi
di ritornare al gioco di prima, sentendola infine, provocarmi dicendo
che se veramente obbedivo ad ogni suo ordine avrei dovuto baciarla.
Sapevo che per lei si stava trattando di interpretare e forse pensava
che io non l'avrei mai fatto, ma per me non era più amicizia
né tanto meno si trattava più di interpretare.
Improvvisamente posai le mie labbra sulle sue sentendomene sempre
più attratto, a tal punto da baciarla con desiderio. Le sue
labbra erano qualcosa di irresistibile, così come quel bacio che
stava ricambiando con ardore. Potevo sentire il suo battito accellerare
ogni qualvolta le mie labbra afferravano le sue, ma ciò non mi
bastava più. Cominciai a scendere lungo il mento,
baciandole il collo e la scollatura del vestito mentre la mia mano era
andata a sciogliere il fiocco del suo vestito. Perchè non mi
stava fermando? Perchè mi stava permettendo tutto ciò? Ma
appena mi posi quelle domande venni come respinto da lei. Avevo
superato quel limite che lei invisibilmente m'aveva posto. Come avevo
potuto credere anche solo per un secondo che anche lei stesse
desiderando lo stesso da parte mia? In fondo era stata delusa da poco,
chi l'assicurava che io non avrei fatto lo stesso? A quei
pensieri non volevo far altro che sparire completamente da lì,
evitare il suo sguardo. Sicuramente m'avrebbe riempito d'insulti o
almeno era questo che m'aspettavo, ed invece non voleva nemmeno che me
n'andassi dalla stanza, l'unica cosa che mi chiese era quella di non
far entrare Alec. Si fidava a tal punto che pensava che non le avrei
fatto nulla, ma si sbagliava, non mi conosceva fino in fondo. Se solo
avessi voluto, avrei potuto averla quella notte anche contro la sua
volontà, eppure il pensiero che sarebbe stato contro la sua
volontà mi rendeva nervoso ed infastidito. Era inutile che
negassi l'evidenza anche a me stesso, il solo fatto che fosse frutto di
un mio egoismo, mi faceva sentire un mostro. Se non mi voleva me ne sarei
fatto una ragione e sarei rimasto per lei quell'umile servo, non che un
amico.
Improvvisamente, durante la notte, il silenzio venne interrotto dal bussare alla porta.
"Sarà sicuramente Alec..." pensai
mentre aprivo leggermente la porta, ma quando vidi Felix fui come
sollevato e senza aprire ulteriormente la porta ve ne uscii fuori
richiudendola immediatamente alle mie spalle.
"Qualcosa non va Felix?" domandai perplesso cercando di cogliere la sua espressione.
"A me non succede nulla. Sei tu quello che mi preoccupa un po'. Sei
scomparso dalla festa dopo aver considerato tua dama, Denny. E non
provare a dire che hai detto così perchè eri il suo
cavaliere, ti conosco Demetri... Ed anche il fatto che sei uscito a quel
modo significa che mi stai nascondendo qualcosa." disse indicandomi la
porta dalla quale ero uscito e rimanendo davanti ad essa.
"Più che nascondere da te, sto nascondendo da Alec... Dopo aver
accompagnato Denny fuori dalla sala l'ho ospitata nella mia stanza ed
ora dorme lì." dissi a voce sempre più bassa cercando di
schiarirla verso la fine siccome mi sembrava di aver perso
completamente la voce.
"E comunque non l'ho considerata mia come credi. Ero il su... Insomma,
gli ho fatto da cavaliere, di conseguenza lei era la mia dama per quella
sera. Non ci trovo nulla di strano, tutto si ferma a semplice
amicizia." dissi sperando che mi credesse. Non volevo ammettere che in
realtà per me non era solo amicizia, faticavo nel farlo,
figuriamoci nel dirlo a qualcun'altro. Evitai persino di raccontargli
di quel bacio fugace ma della quale mi sentivo già
dipendente.
Fortunatamente prese per buono ciò che gli dissi, ma
rinviò la conversazione ad un giorno futuro in attesa di qualche
mia mossa falsa. Attesi che Felix sparisse dal corridoio prima di
entrare in stanza ma qualcosa bloccò la chiusura della porta.
"So che Denny è qui." disse una voce alquanto alterata.
Nonostante tenessi la porta chiusa cercava di farsi largo per poter
così entrare nella stanza.
"Non è affar tuo dove sia." dissi aprendo leggermente la porta e
spingendolo leggermente per poter uscire e richiuderla immediatamente alle mie spalle.
"Avanti Demetri smettila di giocare. Lei dov'è? Dev'essere per
forza in camera tua." disse con nervosismo. Notavo che cercava di
mantenere il sangue freddo, eppure era una cosa che non gli stava
riusciendo per niente.
"Inutile che insisti Alec. Anche se fosse in camera mia, non sono tenuto
a dirtelo. Non vuole vederti e nemmeno vuole parlare con te, di
conseguenza sono autorizzato a non riferire dove lei si trovi. Questa
volta è diverso da ciò che accadde quel giorno nel
bosco." dissi
rimanendo davanti alla porta a braccia conserte.
Alec cominciò
ad insistere diverse volte ma la mia risposta rimaneva sempre la
stessa. Non l'avrei fatto entrare per nessuna ragione, non meritava di
vederla. Non dopo che lei aveva passato giorni interi ad aspettarlo.
"Perchè la stai aiutando così tanto? Di la verità,
ti stai innamorando di lei, non è così?!" domandò
tentando di non gridare.
"Anche se fosse, sta' tranquillo che saresti l'ultimo nel venirlo a
sapere. E se tanto ti fa piacere saperlo, la sto aiutando solo
perchè lei non è come te. A differenza tua, lei ha un
cuore davvero nobile." dissi sentendolo ringhiare a quelle parole e
tirare un pugno sulla parete. Speravo che a quel gesto Denny non si
fosse svegliata, ma in realtà era in silenzio ad ascoltare tutto.
Fu proprio lei a far cessare la lite e a difendermi contro Alec, ponendo
fine anche alla loro storia, chiudendosi infine dentro la mia stanza.
Alec era davvero furioso per ciò che le aveva detto Denny,
ritenendomi responsabile delle sue decisioni, e poco prima di andarsene
mi sussurrò che la prossima volta non sarei stato così
fortunato. Peccato che le sue parole non erano altro che vento per me,
non m'importava cosa pensasse, né tanto meno quali fossero stati
i suoi intenti futuri. Ora ciò che m'importava era come si sentisse Denny.
Ci mise poco a riparlare, ma di come si sentisse era un'argomento
che non voleva affrontare e quando riaprì finalmente la porta
notai che sembrava triste per qualcosa; di fatti, dopo poco, si
scusò per il comportamento che aveva avuto nei miei confronti,
ma ritenevo fosse normale una reazione simile. Lui voleva
obbligatoriamente parlarle dopo che lei aveva atteso giorni interi il
suo ritorno e l'avesse addirittura visto con un'altra. La
tranquillizzai scherzandoci sopra ed infine la
salutai, deciso che l'avrei lasciata sola nella mia stanza così
che potesse riposare poichè visibilmente stanca, ma le sue
parole erano piene di tristezza e in un certo senso di terrore. Non
voleva rimanere sola. E vederla in quel modo non faceva che mandarmi il
cuore in frantumi. Non comprendevo come ci riuscisse, eppure
quell'espressione pesava come un grosso macigno e senza rispondere alla
sua domanda andai a sedermi nel posto affianco al suo domandandole
nuovamente se fosse tutto a posto.
Questa volta però ricevetti una risposta, anche se stava
cercando di non farsi sentire, compresi che stava piangendo ed
istintivamente le passai una mano tra i capelli accarezzandola
dolcemente. Speravo che quella sua tristezza non durasse per sempre,
che non pensasse in eterno ad Alec. Le prime volte avevo sperato che
fosse realmente cambiato poichè sembrava follemente innamorato
di lei, ma col passare dei giorni m'accorsi che non era assolutamente
così. Forse inizialmente lo era stato, ma poi era passata in
secondo piano e servire Aro ne era diventata la priorità
maggiore.
Passai l'intera notte al suo fianco leggendomi un libro comodamente
sdraiato, ma improvvisamente si fece largo tra le mie braccia
appoggiando infine il suo volto sul mio petto stringendomi a se. A quel
gesto sussultai leggermente, aveva il volto sereno nel stare a dormire
in quel modo ed il suo calore non faceva che farmi sentire bene
rendendo quella notte piacevole, piena di quelle sensazioni che avevo
scordato quando entrai a far parte dei Volturi.
Non appena spuntò l'alba scappai completamente da quella stanza
e da ciò che continuavo a provare standole così accanto.
Fortunatamente venni distratto da Aro che mi convocò, ma quando
arrivai dinnanzi a lui non fece altro che domandarmi di lei e di
ciò che era successo quella sera. Avrei voluto evitare che
prendesse la mia mano, così che quel bacio fugace rimanesse solo
un ricordo simile ad un sogno appartenente a noi due, ma quando
probabilmente arrivò a vedere tutto ciò, vidi dipingersi
un sorriso sul suo volto. Che immaginasse già tutto? O forse era
stato lui ad architettare ogni cosa ed era riuscito ad incastrarmi? O
magari erano state tutte coincidenze col quale era riuscito a giocarci
a pieno.... Era troppo strano che non avesse detto nulla, anzi
m'incaricò di andarla a chiamare. Ma fu lei a precedermi,
ritrovandomela davanti non appena uscii dal portone.
Alla fine anche quella giornata dovetti passarla interamente con lei.
Non mi dispiaceva, questo era certo, ma vederla così serena e
che sembrava non ricordare minimamente la sera precedente mi mandava in
bestia. Come poteva sorridere così facilmente? Addirittura
quando uscii con lei a fare shopping, io nemmeno riuscivo a proferire
parola, mentre lei continuava ad andare in svariati negozi col sorriso
sul volto e l'aria completamente serena.
Non riuscivo nemmeno a capire perchè l'avesse chiesto a me e non
a Chelsea o alla segretaria. In fondo era imbarazzante, non ero nemmeno
il suo compagno e darle consigli di vestiti o di altre cose, non era
certo compito mio. Alla fine decisi di domandarglielo senza giri di
parole mentre aspettavo che si cambiasse in camerino, ma la sua
risposta mi lasciò letteralmente senza parole. Continuavo a
pormi le stesse domande, ma una più di tutte cercava di farsi
strada.... Si era veramente scordata ciò che era successo? Ma
soprattutto, sarei mai riuscito a fingere anch'io pur di non
allontanarla?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** L'inizio di qualcosa ***
capitolo 20
Autrice: Ciao a tutti!
Finalmente eccomi qui con il capitolo successivo, anche se devo
ammettere che è venuto alquanto lungo... Diciamo che forse
è anche per farmi perdonare della lunga attesa XD Detto questo,
spero vi piaccia ^^ Fatemi sapere che ne pensate, accetto anche le
recensioni "cattive" di certo aiutano XD Ok ok, ora vi lascio leggere
in pace. Ciao!! ❤ ❤ Denny ❤ ❤
L'inizio di qualcosa
"Perchè hai voluto fossi io a venire con te a fare shopping e
non qualcun'altro?" mi domandò improvvisamente mentre mi
cambiavo per provare dei vestiti.
"Diciamo che un po' volevo farmi perdonare per ieri, ma soprattutto
perchè uscire fuori da quelle mura credo ti faccia bene."
risposi mentre uscivo dal camerino sorridendogli.
"Dentro quelle mura siete costretti ad indossare maschere ed in un
certo senso, perdete di vista voi stessi. E poi non eri obbligato a
venire se non volevi." dissi alzando le spalle con disinvoltura mentre
mi specchiavo per vedere come mi stessero addosso i vestiti che avevo
scelto, intravedendo Demetri distogliere leggermente lo sguardo da me.
"Non è questo. Semplicemente sono un uomo e per queste cose
sarebbe meglio che venisse con te l'amica o il fidanzato, non io."
cercò di spiegare evitando di guardarmi.
Che si stesse imbarazzando? Scossi leggermente la testa a quella
domanda, anche se c'era stato quel bacio tra noi, ero certa che non
provasse imbarazzo in una situazione simile. Eppure qualcosa continuava
a ripetermi che lo era, quasi come la sera prima, quando lo respinsi
istintivamente poichè stava andando oltre al bacio.
Rimanevo a fissarmi allo specchio pensierosa, ma più che
guardare me osservavo lui ed istintivamente mi accarezzai leggermente
le labbra. Era stato così strano... Non avevo mai chiesto una
cosa simile a nessuno, né tanto meno qualcuno era stato così stupido dal prendermi sul serio.
"Del vostro clan avrei potuto chiamare solo Jane e non credo fosse il caso." inizia a spiegare girandomi verso di lui.
"E poi preferisco un parere maschile che uno femmile. A volte le
femmine possono essere invidiose e quindi dare cattivi consigli."
continuai facendo un piccolo giro su me stessa notando che finalmente
mi guardava.
"Allora? Meglio così o la maglia di un'altro colore?" domandai con un sorriso.
Avevo una maglia che andava dal bianco, che si trovava sulle spalle, al
color pesca, per finire con una tonalità sempre più scura
e la sua lunghezza arrivava giusto alle mie cosce, coprendo leggermente dei leggins neri al quale avrei abbinato delle ballerine
bianche una volta comprati.
"Direi che è perfetta, ma anche blu o viola non sarebbero male."
mi disse mentre continuava a guardarmi dalla testa ai piedi,
probabilmente per studiarmi.
"Bene." dissi sorridendogli ed entrando nuovamente nel camerino.
Passammo diverso tempo all'interno di quel negozio ed alle volte era
lui stesso a consigliarmi dei vestiti riuscendo a scacciar via
quell'alone di imbarazzo iniziale. Anche se arrivati alla cassa ci
pensò la cassiera a farmi salire l'imbarazzo poichè ci
definì una coppia beccandomi un'occhiata da Demetri allusiva a ciò che m'aveva detto inizialmente.
Quando uscimmo da lì proseguimmo con altre spese senza sosta, ma
dopo un po' sentii un leggero languorino allo stomaco e notai
all'istante una gelateria.
"Potresti tenermi la busta? Mi si è aperto un bucanino nello
stomaco ed un gelato non è affatto male." dissi sorridendo e
senza attendere una vera risposta gli lasciai la busta con i vestiti,
andando immediatamente in gelateria.
Quando uscii da lì vidi Demetri scuotere leggermente la testa e sospirare.
"Fossi umano te ne offrirei un po', ma non lo sei... Quindi niente." dissi
alzando le spalle ed andando verso un parco per sederci, anche
perchè vederlo continuare a camminare con tutte le mie buste in
mano mi metteva a disagio.
"Detta con tutta sincerità non so nemmeno che gusto abbia. Ai
miei tempi non esistevano ancora." disse ridendo mentre si sedeva
affianco a me.
"Allora è un vero peccato. Non sai proprio cosa ti
perdi." dissi ridendo mentre continuavo a mangiare il gelato
ritrovandomi improvvisamente la faccia interamente dentro esso.
"Ora nemmeno tu puoi più mangiartelo." disse ridendo come
soddisfatto di ciò che aveva fatto mentre mi continuava a
fissare siccome intenta a ripulirmi la faccia pur di non sprecare il
gelato, ma improvvisamente la sua mano si posò sulla mia guancia
ed il suo volto si fece sempre più vicino al mio notando sempre
più i suoi occhi rossi come rubini che continuavano a fissarmi.
A quello sguardo, a quel respiro che si incrociava col mio, non faceva
che salirmi il desiderio di quel bacio così stupido, ma
così pieno di tutto ciò che mi bastava per sentirmi
completamente persa, e soprattutto, mi stava facendo sentire la mancaza
di lui nonostante fosse davanti a me.
Ma come un sogno riuscii solo ad afferrarne l'essenza, poichè
improvvisamente mi passò un fazzoletto per tutta la faccia come
se fossi stata una bambina e dopo poco mi diede una piccola spinta
sulla fronte.
"Sarà meglio tornare a palazzo." disse ridendo mentre prendeva
tutte le buste senza nemmeno aspettarmi ed avviandosi
per rientrare a palazzo.
Avevo sperato in un bacio, ma allo stesso tempo me ne sentivo terrorizzata. Come
potevo essere già innamorata di qualcun'altro? Dovevo essere
completamente stravolta per la decisione che avevo preso ed invece mi
ritrovavo a pensare a quel bacio avuto e a quel desiderio crescente che
era sbocciato non appena le sue labbra s'erano incrociate con le mie.
Però pensandoci... Avevo passato così tanto tempo con lui
che dopo un po', anche il solo toccarmi per spiegarmi le cose mi
rendeva nervosa, sentendomi invadere dal calore nonostante lui fosse
freddo ed inoltre fu lui a rimanere con me quando avevo bisogno di
tutt'altra persona.
Riflettendo a tutto quanto non m'accorsi nemmeno che nel seguirlo
eravamo già arrivati in camera mia fino a quando non lo vidi
posare tutte le buste e voltarsi per andarsene.
"Demetri aspetta..." dissi improvvisamente vedendolo fermarsi sulla soglia della porta.
"Grazie per avermi fatto compagnia." dissi vedendolo alzare leggermente le spalle come segno di non curanza.
"In fondo avevo bisogno di un'uscita." disse senza aggiungere altro e sparendo completamente da lì.
Impiegai del tempo a sistemare tutto, ma la mia mente non faceva che
rimanere occupata a pensare ad ogni comportamento tenuto da parte di
Demetri. Doveva provare qualcosa, non poteva essere solo mia tutta
questa sensazione o almeno speravo fosse così...
Presa da quei pensieri non m'accorsi che bussavano alla porta ormai da
diverso tempo, fino a quando non sentii la voce imponente di Felix
chiedermi se era tutto a posto ed in quel momento ripresi
contatto con la realtà. Quando gli aprii la porta mi disse che
Aro aveva bisogno di me e senza indugi iniziai a seguirlo ritrovandomi
infine nell'ufficio di Aro vedendovi anche Demetri.
"Finalmente vi siete decisa ad arrivare." disse incrociando le gambe
poichè seduto su una poltrona di fronte a me e Demetri.
"Vi ho convocata per mettervi al corrente che fra tre giorni andrete in
missione con Demetri." disse iniziando a spostare dei fogli sulla
scrivania come se li mettesse in ordine nonostante lo fossero
già.
"Vedete... Mi è giunta voce che da un paio di giorni, in un
locale, stanno organizzando delle riunioni segrete per podestare noi
Volturi. Capite quindi la gravità dell'atto, anche se
sconsiderato, che hanno deciso di intraprendere." disse osservandoci
intensamente non aspettando realmente la risposta.
"Tutto quello che dovrete fare è andare là e riuscire in
un qualche modo a capire le loro intenzioni o comunque scoprire chi
siano. Tutto chiaro?" domandò invertendo il senso in cui erano incrociate le gambe rimanendo però a fissarci.
"Si, mio signore." disse Demetri rivolgendogli un piccolo inchino notando gli occhi di Aro puntare immediatamente su di me.
"E' tutto chiaro, ma potrei comunque porle una domanda?" dissi alquanto
perplessa aspettando una parola od un cenno che mi lasciasse intendere
che potevo porla, e di fatti dopo poco fu così.
"Perchè dovrei andarci io con Demetri? Non per qualcosa contro
di lui. Solo non penso di essere la persona adatta." ammisi
distogliendo leggermente lo sguardo da Aro.
"Mia cara, le motivazioni sono semplici. Tu devi ancora darmi prova di
poter far parte del nostro clan. E questa missione arriva giusto in
tempo. Demetri da solo lo scoprirebbero, è un membro conosciuto
da parte di tutti i vampiri. Mentre tu sei stata vista da pochi e
sentita parlare da tanti, quindi Demetri potrà passare in un
certo qual modo inosservato. Grazie soprattutto al fatto che per chi
non ti conosce sei una semplice umana." disse porgendomi un sorriso
alquanto diabolico al quale rabbrividii non appena fuori da quella
stanza.
"Insomma sarò una sottospecie di esca." dissi improvvisamente voltandomi a guardare Demetri che sembrava perso a pensare.
"Non fare quella faccia. Nessuno ti mangierà. Anche se come esca
posso dire che sei appettitosa e stuzzichevole." disse pronunciando le
ultime due parole con provocazione lasciando trapelare un sorriso del
tutto malizioso rimanendo a pochi passi da me.
"Sei uno stupido." dissi mettendogli una mano davanti alla faccia ed
allontanandolo da me proseguendo per il corridoio sentendolo ridere
leggermente mentre se ne andava dalla parte opposta alla mia.
Alla fine la giornata si concluse brevemente ed andai a riposare in
attesa che quei tre giorni passassero in fretta, ma quando il sole
spuntò il giorno dopo sembrava che il tempo avesse rallentato
nuovamente e così anch'io poichè iniziai a fare colazione
con calma.
Ero ancora intenta a svegliarmi mentre mi preparavo la colazione quando
sentii Demetri entrare nella cucina, ma l'unica cosa che riuscii a fare
era porgergli un lieve saluto e tornarmene a sedere davanti alla mia
tazza di latte caldo.
"Sai, fosse per me rischierei nuovamente la punizione pur di
assaggiarti una seconda volta." mi bisbigliò improvvisamente
all'orecchio sentendo la punta della sua lingua sul mio orecchio
passare immediatamente sul mio collo. Era qualcosa di ipnotico e
stuzzichevole al tempo stesso, sentivo i brividi percorrermi l'intera
schiena. Se le sue labbra ed i suoi denti si sarebbero posati sul mio
collo sarebbe stato un dolore dal piacere inebriante, tanto che solo
per quel gesto sentivo il cuore come fuori di sè ed il mio corpo
stava completamente andando in ebollizione.
"Non avresti il coraggio di farlo." dissi prendendolo alla sprovvista
per il collo sbattendolo contro la tavola rompendo la tazza che vi era
sotto.
"I miei insegnamenti a quanto pare hanno dato i suoi risultati. Ma
potevi evitare di sporcarmi i capelli." disse ridendo, ma il mio volto
era rimasto completamente serio ed i miei occhi non facevano che
fissarlo persi in quel rosso del tutto seducenti.
"E tu non dovevi fare così mentre stavo facendo colazione."
dissi lasciandolo andare notando che aveva i capelli completamente
bagnati e senza dire nient'altro lo vidi andar via quasi col sorriso.
Finalmente riuscii a fare colazione, ma non appena sistemai la cucina
decisi di andare da Demetri per assicurarmi che non se la fosse presa a
male. In fondo erano passati pochi minuti ed anche se avevo intravisto
un sorriso non ero certa che fosse vero.
Giunsi davanti alla porta di Demetri, intenta a chiedergli scusa, ma non
appena la mia mano bussò alla sua porta mi ritornò in
mente il bacio che ci fu stato due giorni prima, esattamente in quella
stanza.
Come quel giorno la porta si aprì leggermente, però,
diversamente da allora, entrai senza indugi e chiusi istintivamente la
porta trovandomi poco dopo Demetri davanti a me con la camicia
completamente slacciata.
"Come mai qui?" mi domandò in tono tranquillo rimanendo a fissarmi mentre pian piano mi avvicinavo a lui.
"Volevo essere certa che non te la fossi presa seriamente." risposi
guardandolo negl'occhi notanto che si stava trattenendo probabilmente
dal ridere per quanto avevo detto, ma i miei occhi non facevano che
rimanere immersi, come persi, completamente nei suoi.
"Qualcosa non va?" mi domandò notando che non proferivo parola,
ma a quella domanda scossi leggermente la testa e presi la decisione di
agire d'impulso ed ascoltare quel magnetismo che sentivo verso di lui
ritrovandomi alla fine a baciarlo con frenesia portandolo a cadere sul
letto.
Non appena la sua schiena toccò il letto, sentii la sua mano
percorrere la mia schiena sotto la maglia, sollevandomela mentre le sue
labbra percorrevano tutto il mio addome. Questa volta non l'avrei
fermato per niente al mondo, era qualcosa che desideravo e alla quale
non riuscivo più a stare alla larga. Avevo bisogno delle sue
mani sul mio corpo, delle sue labbra quasi possessive con le mie e che
non smettevano di percorrere il mio intero corpo e di quella lingua,
così umida, ma completamente ipnotica che provocava in me ogni
perversione e desiderio sempre più forte.
Ero completamente sotto di lui senza la maglia e con le sue labbra sul
mio collo mentre la sua mano non stava facendo altro che accarezzarmi
procurandomi piacere, ma improvvisamente sentii bussare alla porta ed
il panico cominciò ad assalirmi.
"Demetri sei in stanza?" sentimmo domandare da parte di una voce
imponente che avremmo riconosciuto ovunque. Era Felix, e il sol pensiero
che potesse comprendere qualcosa mi stava facendo prendere
l'agitazione, ma improvvisamente Demetri posò un'indice sulle
mie labbra allontanandosi da me con delicatezza e dandomi un lieve
bacio sulle labbra andò alla porta che aprì leggermente,
giusto per vedere l'amico.
"Si, sarei qui. Perchè?" domandò alquanto irritato sicuramente per l'interruzione.
"Scusa, ma cos'hai fatto? Sei tornato a portarti delle umane a letto?"
domandò Felix senza alcun pudore, ma Demetri sembrò
piuttosto confuso quasi quanto lo ero io, anche se guardandolo, aveva i
capelli completamente in disordine ed i pantaloni erano sicuramente slacciati.
"Non penso sia una cosa di relativa importanza. Allora, si può
sapere perchè sei qui?" domandò sempre più
irritato sentendolo ringhiare leggermente.
"Eddai. Non ti ho chiesto nulla di così fastidioso. Anzi,
perchè non mi fai vedere un po' com'è la ragazza con cui
hai deciso di giocare? Mi sembrava strano che non ne ammaliavi una. Te
le tenevi tutte nascoste per te eh? Astuto da parte tua." disse Felix sentendolo stuzzicare
parecchio e cercando in un qualche modo di farsi largo senza usare
però la sua forza sperando che Demetri l'accontentasse.
In quel frangente decisi di rivestirmi ed uscire dalla finestra del
bagno sentendo Demetri schiantarsi letteralmente contro il
muro e Felix irrompere nella stanza come una furia; fortuna che ero
uscita in tempo dalla stanza ritrovandomi nel giardino interno del
palazzo.
Una volta lì, incominciai a camminare a passi incerti,
ripensando a come potesse essere possibile ciò che stava
accadendo qualche minuto prima.
L'avevo solamente baciato d'impulso, ma tutto il resto avvenne con
disinvoltura e naturalezza tale che al solo pensiero delle sue mani sul
mio corpo non faceva altro che procurarmi brividi di piacere. Ero quasi
finita col concedermi e coll'averlo se non fosse arrivato Felix, ma
quell'interruzione era stata come una salvezza nonostante una parte di
me la detestava completamente.
Rimasi per diversi minuti nel giardino ripensando ad ogni cosa sentendo
quasi il suo odore su di me. Peccato dovessi riprendermi da tutte
quelle sensazioni, nonostante avessi la tentazione di ritornare
immediatamente da lui. Nel mentre provavo a paragonare tutto quello che
stavo provando per Demetri a ciò che avevo provato stando con
Alec o con il mio ex, ma niente era paragonabile, nemmeno di poco.
Sentivo la mancanza di lui anche quando l'avevo davanti a me, riuscivo
a perdermi nel suo sguardo in poco tempo ed anche se a volte ci
discutevo non potevo che desiderare le sue mani, che almeno
per un attimo, potessero sfiorarmi lievemente.
Alla fine decisi di rinchiudermi in camera saltando addirittura il
pranzo, ma lo stomaco non sembrava nemmeno risentirne di tutto
ciò nemmeno quando Jane irruppe in camera mia chiedendomi
spiegazioni riguardanti il giorno precedente che uscii a fare shopping
con Demetri ignorando completamente il fatto che glielo proposi davanti
agli occhi di Alec.
"Jane c'è poco da spiegare. Tuo fratello si meriterebbe un
trattamento peggiore se veramente vuoi saperlo. L'ho aspettato per
giorni sperando specialmente, che il giorno del ballo, mi chiedesse di
essere la sua dama, nonostante l'avessi sentito parlare con Heidi che
aveva intenzione di scaricarmi. Quindi essere andata a far shopping con
Demetri è veramente il minimo. E' un amico che mi è stato
accanto anche più di te." dissi con rabbia al solo ricordare di
ogni cosa, ma improvvisamente la vidi fulminarmi con lo sguardo e
l'attimo dopo caddi a terra in preda al dolore.
Lottai con tutta me stessa per non urlare dal dolore atroce che stavo
provando sperando che però tutto questo non lo sentissero i
Quileute, ma a quel lieve pensiero sentii il dolore amplificarsi sempre
più iniziando a contorcermi completamente. Non un urlo, non una
lacrima. Avrei trattenuto il dolore fino allo sfinimento se fosse stato
neccessario.
Improvvisamente percepii uno sbattere di una porta in lontananza ed il
dolore cessare improvvisamente ma non feci in tempo a vedere chi fosse
che svenni.
"Allora mi spieghi cosa ti è saltato in mente?" sentii domandare mentre riprendevo coscienza.
"Non sono tenuta a risponderti e se insisti ulteriormente
colpirò anche a te. Quindi vedi di stare al tuo posto, segugio."
disse una seconda voce che ero certa si trattasse di Jane.
"Sono anche fin troppo nel mio posto, mia cara. Ma ora te la vedrai tu
con Aro e i Quileute. Perchè è di questo che ti dovrai
solo augurare. Che nessuno di loro ha sentito il dolore di Denny."
rispose di rimando Demetri, ma sentendo uno strano movimento da parte
di qualcuno decisi di alzarmi nonostante mi sentissi ancora un po'
debole e frastornata; quando li raggiunsi e notai che fortunatamente
nessuno si stava attaccando mi appoggiai lievemente allo stipite della
porta.
"Certamente mio fratello arriverà a momenti. Ma nessuno si deve
preccopare. Sistemerò io la faccenda." dissi avanzando verso di
loro notando l'espressione incredula nel volto di entrambi.
"Tu meticcia non dovresti nemmeno parlare. Non appena hai scaricato mio
fratello ti sei subito fiondata su qualcun'altro." disse Jane con
disprezzo lasciandomi completamente senza parole e ferendomi più
di quanto il suo potere non avesse potuto fare.
A quelle parole, però, non ebbi nemmeno il tempo di rispondere
che la vidi al muro con le mani di Demetri attorno al suo collo.
"Smettila di fare la bambina presuntuosa. Sai anche tu come
sono andate le cose." disse Demetri ringhiandole, quando improvvisamente
risentii un dolore lancinante e mi dovetti piegare a terra.
"Mettimi giù screanzato! O continuerò ad utilizzare il mio
potere su di lei." minacciò Jane mentre continuava ad utilizzare
il suo potere su di me fino a quando Demetri non la lasciò
andare.
"Perchè sembri tenerci così tanto a lei? A te non
è mai importato di nessuno." disse Jane alquanto alterata, come
se tutto ciò le desse fastidio e tanto meno ci credesse.
"Semplice. Lei a differenza vostra mi è veramente amica."
rispose con freddezza mentre mi raggiungeva forse per aiutarmi ad
alzare ma oramai avevo fatto tutto completamente da sola e rimasi a
fissare Jane che se ne andava arrabbiata.
"Sarà meglio che vada." dissi fissando leggermente Demetri ed incominciando ad incamminarmi verso l'uscita del palazzo.
"Dove dovresti andare?" mi domandò arrivandomi affianco.
"A sistemare la faccenda." risposi senza alcun sentimento in ciò
che avevo detto ed iniziando a correre veloce per raggiungere i
Quileute a metà strada.
Arrivai ad una radura non poco lontano da Volterra quando venni avvolta dalle braccia di Jacob.
"Allora stai bene. Si può sapere cos'è successo?" mi
domandò piuttosto preoccupato sentendolo stringermi a sé.
Ricambiai quell'abbraccio con piacere, anche se erano passati pochi
giorni mi mancavano già tutti quanti e in più avevo
così tante cose da raccontargli correndo il rischio che si
potesse anche arrabbiare.
"Ho litigato con Jane facendola arrabbiare... Mi dispiace che abbiate
dovuto sentire tutto anche voi." dissi continuando ad abbracciarlo
distaccandomi quando sentii arrivare qualcuno.
"Potresti scappare con noi, tanto saresti sotto la nostra protezione e
loro non ti cercherebbero più. Perchè continui a star
là che non fanno altro che farti del male?" domandò Seth
mentre avanzava verso di noi ed a quella domanda sorrisi leggermente.
"Lo so che potrei. Ma se voglio sapere chi fosse mio padre devo stare
per forza con l'assassino." spiegai alzando leggermente le spalle e
sorridendo.
"E poi non tutti mi fanno del male. Ora però è meglio che
ritorni là. Tanto fra due giorni sono di nuovo a casa." dissi
con il sorriso ed andando a mettere in disordine i capelli di Seth per
poi dare un'ultimo abbraccio a Jacob.
"Scusate ancora. Vi voglio bene." dissi prima di dargli le spalle e
correre nuovamente a palazzo, ma una volta che chiusi il portone alle
mie spalle mi sentii come crollare ogni cosa addosso.
Mi diressi in camera mia evitando di incontrare chiunque e non appena
richiusi anche quella porta mi buttai sul letto stremata. Jane l'aveva
presa sul personale come avevo trattato suo fratello e forse non
m'avrebbe mai perdonato. Demetri stava diventando un richiamo continuo
per me e quella che era la mia famiglia non poteva nemmeno sapere tutto
quanto, ma la stavo ferendo immensamente. Mentre pensavo a tutto questo
tirai un lieve sospiro lasciando che m'addormentassi ma dopo non so
quanto sentii la mia porta richiudersi ed aprii gli occhi per vedere
chi fosse.
"Scusa, non volevo svegliarti..." mi disse Demetri mentre si avvicinava
e forse vedendo che lo fissavo completamente spaesata fece un lieve
sospiro.
"Ero venuto a vedere se stessi bene. E' da tre ore che non ti muovi
dalla tua stanza." spiegò mentre continuava ad avanzare e
lasciandogli dello spazio sul letto risposi solo con un tono della voce
per lasciare spazio al silenzio fino a quando non si sedette di fianco
a me.
"Non dovresti preoccuparti così tanto per me." dissi rimanendo sdraiata a fissare il soffitto.
"Avevo solo bisogno di riposare. Sono forte più di quanto sembra,
quindi non darti preoccupazioni." dissi volgendogli finalmente lo
sguardo sedendomi affianco a lui e vedendolo sorridere lievemente per
poi ridere.
"Hai appena detto una grossa bugia, ma te la lascierò passare...
Ora però devo andare." disse infine alzandosi dal letto.
"Ricorda, potrai ingannare chiunque. Ma i tuoi occhi parleranno sempre
chiaro per me." mi sussurrò improvvisamente all'orecchio
strappandomi un bacio sulle labbra.
"Ci vediamo domattina ibrida." disse mentre richiudeva la porta lasciandomi sola in quel letto completamente in confusione.
Come aveva fatto a capire che stavo mentendo? E soprattutto,
perchè rubarmi quel bacio se poi sembrava tenere a me come
un'amica e nulla più? Ma pensando a cosa mi sarebbe spettato
l'indomani, mi rimisi a dormire. Già, quella sera avrei avuto la
mia prima missione. Chissà come sarebbe andata? Che cosa avremmo
dovuto fare esattamente e se avrei dovuto combattere. Non mi sentivo
pronta a niente di tutto ciò ma quel giorno sarebbe stato alle
porte molto presto....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** La missione ***
capitolo 22-La missione
Autrice: Ciao a tutti!
Ecco qui il capitolo ^^ Più corto del precedente ma con una
velocità che nessuno si sarebbe mai aspettato (nemmeno io
sapete?) *ride* Comunque buona lettura e alla prossima! Oh, quasi
dimenticavo. Recensite o criticate, mi faranno piacere entrambi ;)
Ciaoo!! ❤ ❤ Denny ❤ ❤
La missione
Quel fatidico giorno arrivò più in fretta di quanto
m'aspettassi e lo stomaco aveva iniziato ad augurarmi il buon giorno
lamentandosi all'infinito, ma come biasimarlo? L'avevo lasciato a
digiuno per quasi un'intero giorno.
Feci la colazione più abbondante di tutta la mia vita pur di
sentire lo stomaco completamente sazio ed una volta finito iniziai a
vagare a vuoto per i corridoi fino a quando non incontrai Felix che mi
fermò trascinandomi improvvisamente in una stanza.
"Ieri per caso sei stata nella camera di Demetri?" mi domandò
improvvisamente sentendomi arrivare il cuore in gola ed avampare le
gote improvvisamente.
"Dipende quando intendi Felix. Ci sono passata ma solo per parlargli
velocemente. Sta sera sarò in missione con lui e non ho idea di
quello che devo fare." risposi cercando di non lasciar trapelare nulla
e sperando che non si insospettisse.
"Mh... Allora forse... Lascia stare. Comunque non devi preoccuparti per
questo, sono certo che Demetri ti darà le dritte oggi pomeriggio
per non sbagliare. Sempre se è una missione complicata." disse
sorridendomi lievemente ed andandosene subito dopo.
Non appena sparì da lì, tirai un sospiro di sollievo
poichè non m'aveva porso altre domande e si fosse fatto
probabilmente una ragione sua; uscii dalla stanza più serena di quanto pensassi, ma durante tutta la mattinata evitavo
sia Alec che Jane, non volevo discussioni nè ripensamenti su tutto quello che stava accadendo, e dopo pranzo pur di non
incontrare nessuno decisi di rientrare in stanza dove ritrovai una
lettera poggiata sulla scrivania da parte di Aro.
L'aprii immediatamente e quando la lessi notai che c'erano scritte
solamente le disposizioni di ciò che avrei dovuto fare nella
missione o almeno, era una breve spiegazione, se veramente volevo
capirci qualcosa sarei dovuta andare a parlarne con Demetri.
Ma che cosa gli avrei chiesto una volta arrivata di fronte a lui? E
soprattutto come sarei riuscita a guardarlo negl'occhi dopo tutto
quello che era successo il giorno precedente? Dopo che se n'era andato
rubandomi un bacio non l'avevo più rivisto e non ero certa che
sarei riuscita a parlarci chiaramante, ma se volevo sapere ero obbligata a parlarci.
Così, dopo un profondo respiro, poggiai la lettera sulla
scrivania e mi diressi alla ricerca di Demetri che ritrovai ad
allenarsi in arena assieme a Santiago. Non avevo mai avuto a che fare
con lui, nè tanto meno gli avevo mai rivolto la parola. Sapevo
della sua esistenza e che la sua forza andava a pari merito a quella di
Felix,
anche se con uno scontro tra i due, Felix ne sarebbe uscito vittorioso.
Riuscii a fare giusto tre passi dentro quell'arena prima di ritrovarmi entrambi i loro occhi su di me.
"Ecco... Non volevo interrompervi. Solo... Demetri, avrei bisogno di
parlarti due secondi, ma posso anche aspettare a quando finite." dissi
totalmente in imbarazzo vedendoli scambiarsi immediatamente delle
occhiate d'intesa mentre rimanevo a fissarli perplessa.
"Tranquilla. Era giusto per farmi passare il tempo." rispose Santiago
ridendo e spingendo Demetri in avanti sentendogli dire qualcosa
sicuramente in una lingua che non avevo mai studiato.
"Non so cosa Santiago ti abbia detto, ma credo di amare la mia
ignoranza nelle lingue straniere." dissi notando lo sguardo alquanto
malizioso di Santiago che continuava a scrutarmi da dietro le spalle di Demetri.
"Posso assicurarti che sia meglio così." disse Demetri mentre mi
spingeva fuori dall'arena sentendolo dire qualcosa a Santiago
probabilmente nella stessa lingua straniera usata in precedenza da lui
e sentendo Santiago ridere supposi che fosse una risposta a quanto gli
aveva detto.
"Allora di cosa volevi parlarmi?" mi domandò perplessò.
"Riguarda la missione. Mi son ritrovata una lettera di Aro che si
raccomandava giusto di vestirmi in modo elegante e per ogni altra cosa
di venire a chiedertela." dissi alquanto incerta vedendo il suo
volto dipingersi di un lieve sorriso quasi dolce e affettuoso. Forse si
aspettava che parlassi di altro, ma quell'argomento sarebbe stato
troppo in quel momento.
"Evidentemente non aveva molto tempo per dilungarsi nelle spiegazioni. Comunque non devi preoccuparti.
Le missioni di spionaggio o di rintraccio sono le più semplici
da compiere, specialmente se si è con me." disse pavoneggiandosi
leggermente rischiando che ridessi davanti a lui. Detestavo quando si
atteggiava, ma in quel momento l'aveva posto in una maniera
completamente differente e di certo non potevo dargli torto. Chiunque
sapeva della sua abilità nel rintracciare chiunque volesse.
"Certo. Ad un segugio maniaco come te non può sfuggire nulla." dissi guardandolo incrociando le braccia.
"Non provocare troppo. Ti ricordo che tu sei come un'esca. Quello che
dovrai fare è appunto vestirti in modo elegante e far finta di
essere una donna qualsiasi con la quale ho deciso di spassarmela un
po'. Se eviti di pronunciare il mio nome dentro il locale sarebbe
ancora meglio. Fortunatamente non ho mai messo piede lì, quindi
dovrei avere una
copertura maggiore. Ma è sempre meglio essere prudenti.
Ovviamente se dovessi sentire qualcosa è
giusto che me lo riferisci, poi al resto penserò io.
L'importante
è che tu non ci faccia scoprire." disse con serietà
diventando completamente differente da come l'avevo sempre visto, anche
se molto somigliante a quando mi allenava.
"D'accordo. Ora ti lascio con... Lui là." dissi indicandogli Santiago che non la smetteva di fissarmi.
"Grazie." dissi
porgendogli un lieve sorriso e dirigendomi nuovamente nella mia camera
pensando a cos'avrei dovuto fare e soprattutto cos'avrei dovuto
indossare.
Il tempo passò così in fretta che riuscii a prepararmi
giusto in tempo, mettendo indosso un vestito a tubino nero con una lieve
spaccatura sul lato destro seguito da una balza che prendeva la forma
di un fiocco poggiato sul fianco; l'abito era accompagnato da un paio di scarpe col
tacco aperte e con un lieve fiocco poco più sopra alle dita dei
piedi sempre di colore nero. Il tutto però, l'avevo spezzato con
un bracciale d'argento ed una collana con avente solo una pietra
azzurra completamente tonda come ciondolo.
Quando uscii dalla stanza notai che il corridoio era completamente
deserto, infatti, dovetti raggiungere Demetri al portone e quando lo
vidi ne venni quasi
rapita; indossava uno smoking con la cravatta ed anche se tutto
alquanto
semplice, riusciva a dargli un'aria completamente diversa e del tutto
attraente. Come quel giorno del ballo, mi porse il braccio e mi
accompagnò al locale in quel modo, ma quando vi entrai scoprii
che era un vero e proprio privè riservato solo ed esclusivamente
a celebrità o comunque persone ricche ed importanti.
A quel pensiero venni pervasa immediatamente dall'agitazione,
specialmente quando m'accorsi che la maggior parte delle persone non
erano altro che vampiri. Mi sentivo come una povera preda che,
poichè aveva smarrito la strada, era finita dentro la tana di
un'intero branco di predatori.
Rabbrividii leggermente a quel paragone che m'ero posta, ma sentire il
braccio saldo di Demetri mi iniziava ad infondere coraggio. Almeno
standogli affianco potevo apparire la sua preda personale e questo mi
permetteva di sentirmi al sicuro nonostante sapessi che quell'apparenza
poteva trasformarsi in realtà.
Fummo accolti da un cameriere che ci accompagnò al nostro
tavolo, ed anche lui faceva parte delle guardie. Di fatti, ci diede un
tavolo non
lontano dal luogo di ritrovo di coloro che dovevamo scovare, ma
completamente isolato da tutti gl'altri; mi sembrava quasi di essere ad
un appuntamento romantico con lui nonostante il luogo e non appena mi
balzò alla
mente quel pensiero divenni completamente rossa.
"My lady, siete davvero incantevole." mi sussurrò all'orecchio
mentre mi faceva accomodare al mio posto posando improvvisamente le sue
labbra sul mio collo.
"Mi piace sentire il vostro cuore in sussulto." aggiunse dopo poco andandosi a sedere di fronte a me mostrandomi un sorriso.
"Me la pagherai..." gli dissi a labbiali, mostrandogli la lingua poco
prima che arrivasse il cameriere per chiederci cosa ordinavamo e
siccome io non avevo cenato mi toccò mangiare di fronte a
Demetri che non sembrava distogliere minimamente gli occhi da me.
"Devo ammettere che avete avuto un gusto impeccabile nel vestirvi.
Anche se così sembra che stiate tentando di provocarmi." disse
improvvisamente cogliendomi del tutto impreparata portandomi ad essere
impacciata, ma riacquistai fiducia in me in pochi istanti come mi era solito fare.
"Se avrei voluto provocarvi, avrei avuto comportamenti differenti."
risposi di rimando fissandolo negl'occhi notando il suo volto cambiare
completamente e caricarsi probabilmente ad una sfida all'ultima
risposta che si rivelò presto.
Ad un
certo punto della battaglia però, decisi di alzarmi ed andare al bagno che era completamente
affianco alla stanza dove, probabilmente, avevano già iniziato
la riunione della quale ci stavamo completamente dimenticando.
"Si, sappiamo che la nuova recluta è completamente umana. E'
piuttosto strano che l'abbia fatta entrare così, ma
evidentemente avrà qualcosa di prezioso." sentii dire da una
prima voce non appena entrai nel bagno.
"E sapete altro di lei?" domandò una seconda voce che aveva un certo accento straniero.
"Sappiamo che si chiama Denise, ma non abbiamo altri dettagli." disse
la prima voce. In quell'attimo mi sentii mancare il respiro e
m'appoggiai alla parete rimanendo comunque in ascolto.
Sapevano il mio nome e che ero umana, ma che non sapessero chi fossi
esattamente mi lasciava la speranza che non arrivassero a me.
"Sarà sicuramente una stolta e di conseguenza un'anello debole
della catena. Praticamente facile da colpire." disse una terza voce che
mi sembrava
alquanto familiare, ma era impossibile che si trattasse di lui. Era
sparito ormai da tempo e di certo s'era creato una sua vita. Doveva per
forza essere qualcuno che aveva la voce somigliante. Quasi sconvolta
sentii una quarta voce parlare in una lingua che non conoscevo e decisi
finalmente di uscire da quel bagno. Ero davvero un'esca per chiunque?
Certo, Aro m'aveva preso per la mia rarità ma forse anche
perchè sembravo un'esca facile per chiunque. In fondo da quando
avevo conosciuto Alec non avevo fatto altro che rischiare di essere
dissanguata e Demetri m'aveva fatto ben intendere quanto il mio stesso
odore fosse attraente per loro.
Ritornai a sedermi di fronte a Demetri completamente in silenzio ma non riuscendo più a toccare cibo.
"Direi che in quel bagno è successo qualcosa di interessante."
disse improvvisamente rimanendo a fissarmi e quando i miei occhi lo
guardarono vidi la sua espressione cambiare completamente.
"Andiamo. Prima che s'accorgano di noi." mi sussurrò
improvvisamente prendendomi per mano ed uscendo alla stessa maniera in
cui eravamo entrati, portandomi lontano dal locale ed anche dal centro
di Volterra. Ci ritrovammo in un parco piuttosto grande, sembrava quasi
di essere vicinissimi al bosco e quel posto non mi dispiaceva affatto,
specialmente con quel chiarore di luna che si intravedeva attraverso
gli alberi.
"Pensavo sarebbe andata diversamente la missione, ma sei più
brava di quanto pensi. Con ciò che hai sentito so già di
chi si tratta, ma Aro vorrà certezze quindi dovremo prepararci
ad una seconda uscita come questa." disse mentre mi lasciava la mano ed
incominciando a camminarmi affianco.
"Capisco.... Posso farti una domanda?" domandai voltandomi verso di lui fermandomi di colpo.
"Ne staresti già ponendo una. Comunque se è qualcosa alla
quale posso rispondere..." disse con tono allusivo che potevo
porgergliela senza preoccupazioni.
"In una missione ti è mai capitato di sterminare delle intere
famiglie?" domandai rimanendo perplessa io stessa della mia domanda
poichè l'avevo fatta fin troppo generica.
"Più che sterminato... Che hai ucciso compagno e compagna e poi
dato fuoco all'intera casa." dissi subito dopo prima che potesse
rispondermi.
"In effetti eri stata troppo sul generico. Comunque ce ne son state
solo tre o quattro in cui abbiamo usato quel metodo." disse in tono
riflessivo.
"Ma in una rimasi sempre a domandarmi se la loro figlia fosse morta o
meno in quell'incendio." continuò subito dopo vedendo il suo
sguardo perso completamente nel vuoto, probabilmente tornato a quei
giorni lontani.
"E come mai?" domandai senza aggiungere altro poichè curiosa. Forse era la mia
famiglia alla quale si stava riferendo e quindi avevo qualche speranza
di scoprire ogni cosa, di scoprire chi fosse mio padre.
"Beh avevo sentito dei rumori provenire da dentro l'armadio, ma una
volta che la casa sarebbe andata a fuoco qualsiasi bambino ci sarebbe
stato, sarebbe morto soffocato ed in seguito bruciato. Però dopo
pochi anni vennero delle scolaresche in visita. Aro aveva deciso di
farli entrare per vedere se ci potessero essere talenti nuovi o bambini
interessanti, ma una bambina aveva completamente attratto la mia
attenzione. Sembrava essere la stessa che si sarebbe dovuta trovare
dentro l'armadio e di conseguenza era propriamente impossibile. Anche
per Aro sembrava non essere possibile, ma dopo un paio d'anni ne persi
completamente le traccie quindi dedussi che in realtà doveva
trattarsi di un'abbaglio. In fondo ero pieno di rimorsi in quei
giorni." mentre spiegava ogni cosa il suo volto era pieno di amarezza e
sembrava affranto. Non mi sembrava persona da avere rimorsi, eppure
proprio davanti a me lo stava ammettendo a pieno, ma cosa più
incredibile s'era accorto della mia presenza dentro
quell'armadio.
"E perchè mai avevi i rimorsi?" gli domandai rimanendo a fissarlo negl'occhi.
"Perchè dovetti uccidere colui che mi diede l'immortalità
secoli fa. Colui che m'aveva insegnato ogni cosa e dalla quale me n'ero
andato perchè mi proibiva di poter uscire quando volevo. Non lo
odiavo veramente, ma essere così privo di libertà mi ci
stava portando ad esserlo e quando Aro mi propose l'inverso accettai
senza esitazione anche se era grazie l'aiuto di Chelsea se accettai così in fretta."
spiegò guardandomi improvvisamente.
"Invece tu perchè tutte queste domande? Soprattutto così
specifiche." disse innarcando un sopracciglio alquanto curioso e pieno
di sospetti, ma a quella domanda il cuore sobbalzò leggermente.
"Beh... Ecco... Se supponiamo fossi io quella bambina dell'armadio?"
domadai vedendolo diventare completamente incredulo ed iniziando a
ridere immediatamente.
"Sarebbe impossibile. Ti avrei riconosciuto, la traccia di ogni umano e
di ogni essere vivente non può cambiare e tu l'hai completamente
differente da quella bambina." spiegò ridendo, ma notando il mio
volto completamente serio si azzittì all'istante e rimase a
fissarmi negl'occhi.
"Tu ricordi i nomi dei due?" gli domandai vedendolo annuire.
"Lui si chiamava Amun, mentre la donna si chiamava..." iniziò a
dire quando dissimo insieme il nome di mia madre: "Sarah."
Vidi i suoi occhi guardarmi completamente increduli e del tutto sconcertato.
"Non... Insomma, avrei dovuto riconoscerti. Ed invece sei completamente differente." disse con voce confusa.
"Perchè quando crebbi cambiai completamente. Avevo sempre
pensato di essere un'umana e mi comportavo di conseguenza, ma una sera
battei la testa e mi vennero alla mente tutti i ricordi che avevo
cancellato, poi la conferma l'ebbi quando incontrai Jake e gl'altri...
Forse è per questo." dissi senza la ben che minima intonazione
di voce. Scoprire che lui stesso aveva dovuto uccidere mio padre, anche
se in qualche modo ci teneva, mi aveva lasciata completamente senza
sentimenti positivi. Volevo saperne di più... Se lui amava mia
madre... Perchè ero nata io... Perchè li avevano uccisi senza
pietà. Ed anche perchè Demetri aveva iniziato a stringermi a
sè cogliendomi del tutto impreparata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** La scomparsa ***
capitolo 23-La scomparsa
La scomparsa
Dopo quell'abbraccio l'uniche parole che avevo sentito uscire dalle sue
labbra era un mi dispiace colmo di tristezza e forse disprezzo verso
sè stesso, ma da me non uscì nemmeno una
parola.
Ritornammo a palazzo di lì a poco, poichè, secondo Demetri
si stavano avvicinando coloro che avevo ascoltato e prima che potessero
scoprirci era meglio rientrare, ma parlai solamente quando andammo in giardino e decisi di farlo sedere
affianco a me.
"Tu sai niente di loro? Quando o come si conobbero? O del
perchè nacqui io se sarei un qualcosa di proibito?" gli domandai improvvisamente vedendolo in
procinto di rispondere ma venne scavalcato da Aro che si piazzò
davanti a noi improvvisamente.
"E così siete arrivata a scoprire chi fosse vostro padre...
Comunque risponderò io alla vostra domanda poichè la
risposta è semplicissima." iniziò a dire rimanendo a fissarmi.
"Vostro padre vi ha fatto nascere con
la speranza che potevate contrastarmi. Un essere nato da un cane capace
di trasformarsi quando vuole e da un vampiro... Un'essere davvero
incontrastabile, specialmente se con poteri... Anche se a quanto
sembra, voi avete preso da vostro padre. Priva di potere e quindi quasi
inutile." aggiunse quasi con disprezzo.
"Certamente se fosse ancora in vita e saprebbe che anche voi siete
sotto il mio comando si toglierebbe la vita all'istante. Gli ho sempre
rubato ogni cosa che aveva di più prezioso per tentare di
contrastarmi." disse infine con un sorriso malefico che mi metteva
paura il
solo guardarlo.
"Spero che le mie risposte siano state eloquenti e che abbiano
alleviato ogni vostro dubbio. Ora levo il disturbo, ho mia moglie che
mi aspetta." disse porgendoci un lieve inchino e sparendo così
come era apparso davanti a noi.
Tremai lievemente a tutto quello che aveva detto. Non potevo essere
veramente frutto di un'esperimento per contrastare Aro, ma anche per
Demetri sembrava essere così poichè rimase a fissarmi in silenzio.
"Credo sia meglio che vada a riposare. Domani tornerò finalmente
a casa." dissi con freddezza guardandolo con astio e correndo
immediatamente nella mia stanza rinchiudendomici a chiave, poi mi infilai
sotto la doccia ed andai a dormire.
Il mattino seguente mi diressi immediatamente alla macchina evitando
anche di fare colazione, avevo assolutamente bisogno di rivedere mio
fratello e gl'altri, ma quando vi arrivai davanti ed aprii lo sportello,
venne chiuso improvvisamente.
"Almeno un saluto potresti darmelo." sentii alle mie spalle e quando mi girai ritrovai Demetri davanti a me.
"Ciao." dissi voltandomi nuovamente per tentare di aprire per la seconda volta lo sportello della macchina.
"Ti ho salutato, non vedo cos'altro dovrei fare per poter tornare a
casa." dissi quasi alterata voltandomi nuovamente verso di lui
ritrovandolo più vicino a me con entrambe le mani sullo
sportello.
"Semplice. Non penso di meritarmi un saluto del genere. O forse si...
Ma preferisco che ti scaldi e sembri pazza piuttosto che vederti andar
via nel modo più silenzioso che esista. Quando fai così
sembri pronta a sparire." disse guardandomi dritto negl'occhi.
"Perchè forse è così... Ho bisogno di sparire. Non
posso credere di essere frutto di esperimenti per delle stupide
ribellioni. Ti basta questo?" domandai vedendolo distogliere
leggermente lo sguardo da me.
"E poi se sparissi di certo non ci sarebbero problemi per nessuno di
voi. Quindi, lasciami andare.... Tanto lo sappiamo tutti che
sarò costretta a tornare fra pochi giorni." dissi cercando di spostare uno dei due bracci dallo sportello.
"Ascolta Demetri. Se pensi che t'incolperò per quello che
successe ai miei genitori ti sbagli. Hai solo eseguito gl'ordini
ed io sarei una trasgressione. Per questo non ho motivo di
arrabbiarmi e privati del saluto." gli sussurrai all'orecchio con un tono tra la rabbia e la tristezza, ma poco prima che mi
allontanassi completamente da lui mi afferrò il volto in modo
delicato e mi costrinse a guardarlo negl'occhi.
"Sai vero che sta sera dovremmo tornare là?" mi domandò improvvisamente.
"Cosa? No. Io sta sera sono a lavorare... Non posso permettermi di
saltare nuovamente il lavoro. E poi, avevo promesso che sarei tornata a casa oggi." dissi guardandolo completamente spaesata.
"Capisco... Sappi che per
ora posso cavarmela anche da solo. In fondo si tratta solo di accertarsi
di chi si tratta." disse mostrandomi un sorriso e lasciando finalmente
lo sportello della mia macchina ed aprendomelo per farmi salire.
"Prometto che è solo per questa volta..." dissi mentre salivo in macchina.
"Grazie." aggiunsi mentre infilavo la chiave per accendere la macchina.
"Se ci fosse una seconda volta preferirei essere salutato in tutt'altro
modo." mi disse in un tono del tutto ambiguo ma che mi mostrava il suo
solito sorrisetto malizioso.
"Vedrò sul da farsi." furono le mie ultime parole prima di
inserire la retromarcia ed allontanarmi da lì per raggiungere
finalmente i Quileute e la mia amata casa.
Come solito fui accolta con entusiasmo non appena scesi dalla macchina,
non lasciandomi nemmeno il tempo di mettere piede in casa. Faceva
sempre piacere essere accolta a quel modo, ma non quella mattina, non
quel giorno, dopo quanto avevo scoperto e probabilmente se ne accorsero
poichè improvvisamente rimasero tutti quanti a fissarmi
perplessi.
"Scusatemi davvero... Sono felice di essere tornata a casa solo che sto
ripensando a ieri." dissi notando il volto ancora più confuso di
Jake seguito da tutti gli altri, ma quando spiegai quanto scoperto il
giorno precedente rimasero increduli iniziando a domandarsi come mai il
clan di Amun in tutti questi anni non era mai andato a cercarlo o non
avessero mai chiesto sue notizie, ma la soluzione plausibile a cui
arrivammo, era che probabilmente lui era già a conoscenza della
sua fine ed avesse già messo tutto quanto in preventivo. Peccato
che sapevo del legame che c'era tra i Cullen ed Amun poichè ne
avevo sentito parlare qualche volta da Carlisle ed anche da Nessie che
parlava di Benjamin e del suo potere. Di fatti ritenemmo non fosse
il momento di svelarlo ai Cullen poichè io stessa faticavo a comprendere,
anche perchè mi sembrava strano che Alice non l'avesse mai
previsto. Poi ricordai la mia natura, se c'ero io con loro Alice non
sarebbe mai riuscita a vedere nulla.
Fortunatamente i Quileute riuscirono a farmi passare l'intero
pomeriggio priva di preoccupazioni e pensieri, ma una volta che giunse
la sera dovetti andare a lavorare e lo staccarmi dalle loro distrazioni
mi portò a ripensare a tutte le cose che m'erano successe fin
ora mentre iniziavo a lavorare silenziosamente come oramai era di
consuetudine.
"Benvenuti. Che cosa posso servivi?" domandai sfoggiando un sorriso
alquanto falso ed ipocrita agl'ennesimi clienti che si sedettero in un
tavolo, non curante di chi fossero.
"Denise... E' da tanto che non ci si vede, ma non mi aspettavo nemmeno
di vederti come cameriera in un posto simile." disse una voce che
riconobbi e che collegai in poche frazioni di secondi alla stessa voce
che avevo sentito nel bagno. Come era possibile che fosse tornato qui?
Era partito per l'estero parecchi anni fa e soprattutto chi era stato
quel vampiro folle da trasformarlo? Se prima era un'egocentrico,
viziato, riluttante essere umano, figuriamoci adesso come il suo
carattere fosse peggiorato.
"Thomas. Non pensavo saresti mai tornato in un posto del genere." dissi
fingendomi completamente cordiale guardando l'intero gruppo di vampiri
che mi si presentava davanti e che continuava a fissarmi tra l'affamato ed
il malizioso, ma il loro comportamento e la loro postura lasciava
completamente a desiderare, non sembravano affatto dei gentiluomini. Se
ci fosse stato Felix in mezzo a loro si sarebbe distinto e sarebbe
apparso aggraziato e pieno di fascino.
"Non sembri molto felice di vedermi. Ed io che ero tornato per te..."
disse con un tono della voce piuttosto fastidioso poichè si
capiva che mi stava prendendo in giro.
"Anzi, perchè non ci fai compagnia? A tutti noi piacerebbe."
aggiunse indicandomi il posto accanto al suo mentre sul suo volto si
dipingeva un sorrisetto completamente odioso.
Doveva ringraziare che stessi lavorando, altrimenti le mie risposte
sarebbero state peggiori di quel momento e soprattutto l'avrebbero
messo in ridicolo davanti al suo gruppetto.
"A me non sei mancato per niente. Quindi non ti farò compagnia
nemmeno se me lo chiedessi in ginocchio." risposi con acidità sentendo
uno dei vampiri sussurrargli che gli stavo dando del filo da torcere ed
a quelle parole sorrisi istintivamente.
"Ora, se non vi spiace, proseguirei col mio lavoro." dissi con un
sorriso ed allontanandomi da quel tavolo raggiungendo un'altro
cliente che era appena entrato e s'era seduto due tavoli più
indietro rispetto a loro.
Sul momento non prestai alcuna attenzione né a chi fosse,
né a che odore avesse per comprendere se fosse vampiro o meno,
mi limitai semplicemente a ripetere la mia classica domanda con la mia
solita maschera felice ma quando alzai gli occhi per guardare il
cliente ne rimasi incredula.
"E tu? Come mai qui?" domandai spontaneamente vedendolo fare cenno di
zittirmi ed indicandomi l'orecchio mentre osservava i vampiri del
tavolo più avanti.
"Ho voluto cambiare un po' il posto." si limitò a rispondere
mentre con velocità mi tolse il cellulare dalla tasca
rimettendosi a sedere dicendomi cos'avrebbe ordinato mentre
iniziava a digitare qualcosa sul cellulare ed adagiandolo, non appena
finì, sul tavolo permettendomi di prenderlo e sfoggiandomi un
sorriso da mozzarmi completamente il fiato.
Se fino a prima rivedere Thomas m'aveva completamente messa a disagio,
sapere che Demetri fosse due tavoli dietro di lui mi aveva rimesso in
sesto, poichè significava che probabilmente le mie teorie erano
esatte e se Thomas avrebbe avuto strane intenzioni assieme al suo
gruppo di amici, avrei avuto chi mi poteva aiutare.
Mentre pensavo a quelle cose proseguivo col mio lavoro preparando le
ordinazioni di tutti i tavoli quando improvvisamente il cellulare
vibrò...
1 Nuovo messaggio
Da: Demetri
Quel Thomas... Fa parte del gruppo
che sta architettando il piano, quindi presta attenzione. Li ho seguiti
non appena sono usciti dal locale pensando tornassero nel loro covo.
Ore: 20:40
Nel leggere quel messaggio rimasi completamente spaesata. M'aveva preso
il cellullare per memorizzare il suo numero? E da quando aveva un
cellullare? A quelle domande lo guardai istintivamente per un breve
istante poichè dovevo ancora finire di preparare le bevande e
con velocità decisi di rispondergli mentre attendevo che si riempissero...
Messaggio:
Fantastico... Beh almeno ora so che non mi sbagliavo ieri. Comunque presterò attenzione.
Destinatario: Demetri
Rimisi il cellullare in tasca ed incominciai a servire i tavoli
sorridendo come solito arrivando infine anche a servire il gruppo dove
c'era Thomas che non smetteva di fissarmi.
"Ecco a voi." dissi con un sorriso mentre posavo i bicchieri davanti
alle rispettive persone fingendo di non notare i loro occhi incollati
su di me.
"Allora? Rimani a farmi compagnia? Devo ammettere che sei diventata
molto più..." iniziò a dire, ma prima che potesse finire,
lo interruppi mettendogli un dito sulle labbra.
"Thomas. Puoi dirmi tutto ciò che vuoi, ma quando allora dissi
è finita, lo era veramente ed anche adesso è così.
Coi tipi come te non ci perdo nemmeno più tempo se non per
distruggerli o giocarci. Quindi vedi di stare a cuccia e non sprecare il fiato. Mi
risparmi la fatica di umiliarti davanti a tutti. Chiaro?" dissi
porgendogli un sorriso del tutto divertita nel vedere la sua faccia
completamente sconcertata e senza attendere risposta proseguii
arrivando a servire anche Demetri.
"Ecco a lei." dissi volgendogli un sorriso che forse era diverso da
quelli fatti fin'ora e che vidi ricambiare rimanendo rapita per qualche
istante dal suo sguardo poichè sembrava divertito da qualcosa,
ma senza dire nient'altro proseguii col mio lavoro riuscendo ad avere
una piccola pausa e poter uscire sul retro del locale, dove
pochi minuti dopo ritrovai anche Demetri.
"Sai essere davvero crudele con le parole. Quel poverino cercava solo
di riconquistarti." disse ridendo subito dopo vedendo il mio volto
alquanto contrariato.
"All'inizio pensavo seriamente che l'avresti fatto sbattere fuori dal
locale. Non credo d'averlo sentito solo io mentre commentava il tuo...
Fondoschiena. O mentre concordava con uno di loro che saresti una
selvaggia a letto." iniziò a dire intento sicuramente a
proseguire con la lista.
"Si, si le ho sentite tutte. Non ho bisogno che me le fai riannotare.
E'... E' uno zoticone e l'essere vampiro l'ha solo aiutato a
peggiorare." intervenni prima che mi arrabbiassi nuovamente
sentendolo ridere alle mie parole.
"Comunque da quando avevi il cellulare?" domandai perplessa vedendolo alzare leggermente le spalle.
"Solo da questa mattina.... Cibarsi degli umani è divertente ma
a quanto pare può rivelarsi davvero utile." disse sorridendo
avvicinandosi a me.
"Di certo non lo metto in dubbio. Sei tu il segugio qui tra i due."
dissi sostenendo il suo sguardo vedendogli dipingersi un sorriso
divertito mentre mi teneva il volto sollevato verso di lui con un dito.
"Credo che verrò spesso qui se ci sarai tu a lavorare. Almeno sarei servito a dovere." disse con un tono quasi malizioso.
"Non contarci troppo. Potrei rovesciarti per puro caso il bicchiere addosso. Comunque devo rientrare." dissi prendendo le
distanze da lui sentendolo ridere e raccomandarsi di fargli sapere
quando avrei finito di lavore e se Thomas se ne fosse andato da
lì.
Dopo aver annuito rientrai rapidamente continuando a
lavorare e scoprendo a fine serata che m'aveva addirittura lasciato la
mancia. Che cosa gli era saltato in mente? Anche se ero grata di quel
gesto, non riuscivo a trovarne minimamente il significato e dopo che
gli mandai un messaggio dicendogli che sarei tornata a casa da Jake non
gli chiesi minimamente nulla. Se mai ne avessi avuto il coraggio
gliel'avrei chiesto non appena me lo sarei ritrovata di fronte, ma
mentre i miei pensieri continuavano a vagare domandandosi che tipo di
rapporto effettivo c'era tra noi due, incominciai ad incamminarmi alla
macchina sentendomi sempre osservata. Avevo addosso una sensazione
orribile e decisi di affrettarmi ad arrivare alla macchina, ma come
arrivai lì dopo pochi secondi mi sentii afferrare e tutto
divenne opaco per dar spazio al buio assoluto....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Compromessi ***
capitolo 24-Compromessi
Compromessi
Erano successe tantissime cose dopo quel giorno passato a fare
shopping, arrivando addirittura a sentire la sua pelle a contatto con
le mie mani ed il suo battito accellerare ogni attimo in cui le mie
mani l'accarezzavano, quasi da sembrare che danzassero su di lei, mentre le
mie labbra continuavano a baciarla lungo tutto l'addome rigirandola
improvvisamente finendo sopra di lei.
Il suo profumo, il suo intero
corpo e le sue mani erano completamente magnetiche, adoravo sentirle che mi sfioravano mentre il suo respiro era pieno di
irregolarità ed andava sempre più ad affievolersi. Dopo
la sera del primo bacio non ero più riuscito a pensare ad altro,
ma anche se ero arrivato quasi ad averla, tutto venne interrotto dallo
bussare della mia porta e dalla quale echeggiò la voce di Felix.
In questi giorni non m'aveva quasi mai cercato ed ora eccolo che
bussava alla mia porta dovendo, così, dire addio a ciò
che stavo raggiungendo. Ero irritato come non mai per tutto questo,
specialmente quando iniziò ad insistere per poter entrare in
camera mia e non appena ci riuscì pensai al peggio, ma
fortunatamente Denny era come scomparsa anche se a differenza di Felix
potevo sentire il suo profumo che innondava ancora la stanza. Era un
richiamo costante alla quale spesso faticavo dallo starle lontano,
intenso e dolce allo stesso tempo, ma che mi rendeva la mente annebbiata
se solo un suo dito avesse poggiato sulla mia pelle.
Perso nel ripensare a quel breve attimo rimasi a fissare in silenzio il
letto mentre Felix continuava a farsi i suoi ragionamenti arrivando
alla conclusione che forse non stavo facendo assolutamente niente o che
gli stavo nascondendo qualcosa, ma continuò a perseguitarmi fino
a quando non sentii dei lamentii quasi impercettibili provenire dalla
camera di Denny e, seguito da Felix, irruppi nella sua stanza,
ritrovandola stesa a terra con Jane che utilizzava il suo potere.
Felix andò immediatamente a far distogliere lo sguardo da Jane
facendola cadere a terra mentre io mi precipitai a controllare se
stesse bene, vedendola perdere completamente i sensi.
"Jane ma che ti è preso?" gli domandò Felix mentre la portava fuori dalla stanza.
"Io dico che ti sei bevuta del sangue rancido, almeno ci fossero delle spiegazioni." dissi io mentre li raggiungevo.
"Non sono affari che vi riguardano." rispose Jane con tono distaccato e freddo, come d'altronde mi aspettai.
"Si invece. E sarà meglio che mi dici cos'è successo."
dissi con tono freddo, ma non rispose minimante anzi sembrava in
procinto di andarsene.
"Allora mi spieghi cosa ti è saltato in mente?!" domandai iniziando a perdere già da subito la pazienza.
"Non
sono tenuta a risponderti e se insisti ulteriormente
colpirò anche te. Quindi vedi di stare al tuo posto, segugio."
mi ringhiò Jane nervosa sicuramente perchè la stavo
obbligando come se fossi stato io di grado superiore a lei.
"Sono
anche fin troppo nel mio posto, mia cara. Ma ora te la vedrai tu
con Aro e i Quileute. Perchè è di questo che ti dovrai
solo augurare. Che nessuno di loro ha sentito il dolore di Denny."
risposi ringhiandole ed afferrandole il braccio siccome stava per
andarsene seriamente. Sentendo arrivare Denny alle mie
spalle e vedendola avanzare verso di noi, non potei che rimanerne
incredulo. Come riusciva a reggersi in piedi dopo tutto ciò? E
soprattutto come pensava di sistemare la faccenda? Dopo poco, Jane
iniziò ad esagerare e senza riflettere l'attaccai, ma invece che
utilizzare il potere su di me, incominciò nuovamente ad usarlo su
Denny. Perchè a lei? Che cosa voleva dimostrare? La risposta a
quella domanda arrivò non appena mi pose la domanda
perchè mai sembrassi tenerci così tanto a Denny.
Effettivamente ero sempre stato un tipo menefreghista e completamente
egoista su ogni punto, anche se questo era solo stato a causa sua e di
suo fratello. Di fatti gli risposi con una mezza verità,
cioè che lei mi era amica. Peccato fosse solo una metà
del vero, l'altra metà era che ero completamente rapito da lei e
vedere che le veniva fatto del male portava a star male anche me,
specialmente se indifesa.
Dopo che Denny se ne andò dicendo che avrebbe sistemato le cose,
non la rividi più, nonostante la sentii rientrare a palazzo e
dirigersi in camera. Sapevo che non aveva toccato cibo ed ero certo che
la reazione di Jane l'aveva stravolta, così non sentendola
muoversi da almeno tre ore, decisi di passare a dare un'occhiata, ma non
appena richiusi la porta cercando di non fare rumore, vidi i suoi occhi
azzurri rimanere a fissarmi.
"Scusa,
non volevo svegliarti..." dissi in tono pacato e piuttosto basso, ma il
suo sguardo sembrava completamente confuso e spaesato così
decisi di spiegarle come mai ero lì, anche se dare spiegazioni
sulle mie azioni era qualcosa che detestavo enormemente. Sembrava non
voler parlare minimamente, ma non appena vidi che mi fece spazio nel
suo letto, decisi di sedermici affianco, ritrovandola ancora sdraiata a
fissare il soffitto mentre cercava di spiegare il perchè del suo
dormire, fingendo che stesse bene. Peccato che i suoi occhi non
riuscivano a mentirmi, avevano lo sguardo simile a quando sentì
dire da Alec che voleva lasciarla.
"Hai appena detto una grossa bugia, ma te la lascierò passare...
Ora però devo andare." dissi alzandomi dal letto con un sorriso.
"Ricorda,
potrai ingannare chiunque. Ma i tuoi occhi parleranno sempre
chiaro per me." gli sussurrai dopo poco, rubandole un bacio sulle
labbra che non avevano fatto che richiamarmi per tutto il tempo.
Dalle
mie parole doveva comprendere che con me sarebbe stato inutile avere
segreti. Non sono un lettore di pensieri, questo è vero, ma
allenarla e passarci intere giornate m'aveva permesso di conoscere ogni
sua espressione, ogni suo tipo di sguardo, poichè avevano significati diversi ed
il suo profumo... Quello l'avrei potuto rintracciare senza la ben che
minima fatica, sempre se non mi si fosse presentato uno scudo come
quello di Isabella.
Fortunatamente la notte, così come le prime ore del mattino,
passarono in fretta e riuscii a distogliere ogni mio pensiero da lei
anche grazie a Santiago che voleva allenarsi sperando come suo solito
di poter arrivare alla pari di Felix. Ma ad un certo punto anche lui
volle innondarmi di domande su Denny, in fondo lui non l'aveva mai
vista, né tanto meno ci aveva parlato e rimanendo sul vago
rispondevo su come apparisse Denny.
"Sembra una ragazza tutto pepe. Chissà a letto..." disse
improvvisamente ridendo ed una volta a quelle parole avrei riso anch'io,
ma rimasi per qualche istante in silenzio a fissarlo. Possibile che
tutti avessero lo stesso tatto quando erano così grossi? Anche
Felix alle volte usciva fuori con discorsi completamente privi di tatto
costringendomi ad andarmene completamente da lì.
"Sinceramente non lo so. Dovresti chiederlo al nanerottolo, è
lui che ci stava insieme." dissi con disinvoltura. Fortunatamente
stavamo conversando nella sua lingua nativa e di conseguenza eravamo in
pochi a comprendere di che parlavamo, altrimenti mi sarei potuto
ritrovare i gemelli infuriati per quanto avevo detto e perchè
avevo offeso Alec.
"Come ci stava? Vuoi dire che ora potrebbe averla chiunque di noi?" mi
domandò con un sorriso completamente eccitato all'idea di
poterci provare con qualcuno di nuovo.
Riuscii giusto ad annuire quando sentii l'arena invadersi del SUO odore
e mi arrestai improvvisamente seguito a ruota da Santiago sia
dall'allenarsi che dalla conversazione, rimanendo a fissarla fino a
quando Santiago non mi spinse verso di lei dicendomi che ero uno stolto
se non ne avrei approfittato. Non appena la raggiunsi, minacciai
Santiago di farsi gli affari suoi e portai Denny in disparte, scoprendo
che voleva parlare della missione che avremmo dovuto affrontare quella
sera e ne fui sollevato, poichè avevo il timore che volesse
parlarmi di quella strana mattinata passata il giorno prima. Dopo che
le spiegai tutto quanto, mi salutò, lasciandomi solo con Santiago
che incominciò a farmi la predica fino a che non ritornai in
camera mia per prepararmi alla missione di quella sera. Non ne
comprendevo bene il motivo, ma quella situazione mi rendeva nervoso,
avrei dovuto essere il suo cavaliere anche quella sera e l'attesa su
quel portone mi metteva sempre più in soggezione. Anche se era
tutto quanto una copertura avrei comunque dovuto portarla ad un
privè di tutto rispetto, immerso in quei pensieri venni
distratto da un rumore di tacchi che echeggiava per i corridoi e quando
la vidi in fondo al corridoio che avanzava verso di me mi irriggidii,
sentendomi la gola completamente asciutta.
Indossava un vestito a tubino nero che le metteva in risalto ogni
minima curva del suo corpo lasciando la visione di quelle gambe
completamente perfette e che si muovevano con armonia insieme al resto
di lei, mentre i suoi occhi avevano preso un lineamento quasi felino
grazie al trucco ed accentuato di più il suo colore azzurro
grazie al nero della matita. In quel frangente la mia mente stava
iniziando a desiderare solo ed esclusivamente che le sue mani
tornassero a poggiare sul mio petto nudo, ma avevamo una missione e
purtroppo perdermi in quelle distrazioni era qualcosa di surreale.
Prima che potesse arrivare a me, presi un profondo respiro e dopo poco
l'accompagnai al locale nella stessa maniera con cui entrammo alla
festa a palazzo, ma questa volta eravamo circondati da sconosciuti e
vampiri, di fatti quando probabilmente se ne accorse il suo cuore
iniziò a martellare più velocemente rabbrividendo
leggermente fino a quando il mio braccio non si mostrò ben saldo
e sicuro di sè.
La serata passò più in fretta di
quanto pensassi ed anche i miei desideri continui avevano smesso di
tormentarmi, potendo finalmente concentrarmi sulla missione ed una volta
che Denny andò in bagno scoprii che dietro a tutto questo piano,
molto probabilmente, c'erano i Rumeni poichè ne percepii una
piccola traccia attraverso uno dei camerieri, ma vedere ritornare Denny
e sedersi completamente in silenzio pensai che fosse successo qualcosa.
Di fatti, quando i suoi occhi si incrociarono coi miei, notai che
sembrava aver
visto o sentito un fantasma, così, la presi e la riportai fuori
da
lì arrivando a passeggiare in un parco non molto lontano da
Volterra.
Grazie a quello che aveva sentito e supposto, avevo una minima conferma
che dei nuovi membri del clan rumeno stessero organizzando qualcosa, ma
certamente questo ad Aro non sarebbe bastato e di certo ci avrebbe
incaricato di seguirli nuovamente. Ero intento a pensare alla missione
quando Denny mi chiese se poteva farmi una domanda arrivando, infine, a
scoprire che lei non era altro che la bambina nascosta dentro l'armadio
di quel fatidico giorno in cui, dovetti aiutare ad uccidere Amun... Era un
gesto della quale non mi ero mai perdonato, avevo sempre nascosto le
lettere che mi spediva custodendole con gelosia. In fondo era il mio
creatore, colui che m'aveva insegnato tutto prima di incontrare Aro, ma
un giorno Alec entrò in stanza proprio mentre ne stavo aprendo
una e strappandomela dalle mani senza poter, così, leggerne il contenuto, dovetti
rintracciare Amun ed ammazzarlo davanti il cospetto dei Signori senza conoscere esattamente i dettagli del mio stesso gesto.
Per tanti anni avevo vissuto nel rimorso pensando di avere le
allucinazioni poichè continuavo a sentire la traccia di quella
che era sua figlia, ma quando improvvisamente sparì credetti
veramente che era tutto frutto della mia mente o almeno questo fino a
quando non constatammo, anche dalle parole di Aro, che lei era veramente
sua figlia. Secondo lui era nata come esperimento per tentare di
contrastarlo, ma qualcosa continuava a farmi rimanere col dubbio e
Denny non sembrò prenderla nel migliore dei modi, tanto che, il
giorno dopo, la sentii uscire da palazzo quando il sole era solo sorto
da pochi minuti e soprattutto senza salutare, ma quando disse che non
sarebbe mai stata arrabbiata con me, ne rimasi incredulo... E'
decisamente la figlia di Amun, nemmeno lui mi odiò quando
accettai di andarmene e passare sotto l'ordine di Aro.
Quel giorno, nel pomeriggio, uccisi diverse persone rubandogli anche un
cellulare che mi portai dietro anche quella sera, ritrovandolo utile
quando mi ritrovai nell'osteria in cui lavorava Denny poichè avevo
seguito il gruppo di ribelli. Era incredibile come il suo volto
sfoggiasse un'incredibile sorriso del tutto bugiardo, ma quando la
sentii parlare in quel modo del tutto velenoso con un tizio di nome
Thomas, non potei che esserne felice. Sembrava un maestoso felino che si
muoveva sinuosamente nel suo territorio e se qualcosa non le andava
bene sfoderava i suoi artigli intrisi di veleno, ma che per me erano
semplicemente seducenti.
Alla fine dovetti andarmene prima di loro, decidendo di raggiungere
Denny nel retro del locale e parlarle per qualche minuto, ritrovandomi
incatenato alle sue risposte del tutto provocatorie, alla quale
diventava quasi impossibile risponderle anche perchè dovetti
lasciarla andare dentro, poichè non aveva molto tempo. Quando
tornai a palazzo, non mi mossi più dalla mia stanza e senza
rendermene il tempo passò, ricevendo anche un messaggio da lei in
cui diceva che sarebbe andata direttamente a casa di suo fratello e
dovetti così, aspettare l'alba andando in giro per il palazzo.
Era sicuramente mattina tarda quando sentii qualcuno avvicinarsi a
palazzo e come mio dovere andai immediatamente a vedere, ritrovandomi lo
sguardo di Jacob completamente infuriato.
"Dov'è mia sorella?" chiese senza nemmeno un qualche tipo di formalità.
"Come dov'è? A casa tua." risposi incredulo, era una domanda
completamente assurda. Di certo se si aspettava che fosse qui, si stava
sbagliando di grosso.
"Senti succhiasangue non prendermi in giro. Se era a casa non sarei
venuto fin qui, non credi? E poi nemmeno risponde al cellulare." disse
incominciando a perdere la pazienza, notando che stava iniziando a
tremare.
"Jacob... Non avrei motivo di prenderti in giro. Ieri sera l'avevo
lasciata che lavorava e che sarebbe venuta da te." dissi rimanendo a
fissarlo vedendolo smettere di tremare.
"Ascolta, ora andremo al locale dove lavora. Magari loro sanno
qualcosa." dissi voltandomi leggermente a fissare il portone mentre
m'avvicinavo a Jacob ed andando insieme al parcheggio dove c'era ancora
la sua macchina. Avrei dovuto certamente spiegare il mio improvviso
allontanamento da palazzo ad Aro, ma ero certo che non avrei ricevuto
punizioni anche perchè lui stesso me ne aveva affidata
l'incolumità.
"Sarà meglio per te che m'aiuti a ritrovarla e che non mi stai
ingannando." disse a denti stretti fino a quando non rimase perplesso
nel vedere la mia mano tesa verso di lui.
"Hai la mia parola. Non torcerò un capello a nessuno di voi. Ti
aiuterò a trovarla, ma se le fosse successo qualcosa voglio
poterla venire a trovare a casa sua e starle affianco, ovviamente se io
non farò del male a voi, mi aspetto che sia così anche per
voi." dissi rimanendo a sostenere il suo sguardo fino a quando non
strinse la mia mano accettando il compromesso in silenzio.
Avremmo unito le forze nonostante non scorresse buon sangue tra noi, ma
Denny era importante per lui quanto oramai lo era diventato per me...
Non avrei permesso a nessuno di farle del male e rapirla era stato il
loro errorre che li avrebbe condannati alla morte certa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Ritrovamento ***
capitolo 25-Ritrovamento
Autrice: Salve
ragazze/i!!! E' da un po' che non vi salutavo vero?? Vi mancavo??
Probabilmente no XD Comunque volevo ringraziarvi tantissimo
poichè continuate a seguirmi e Chris che mi recensisce e mi
aiuta spesso. Sapete mi stupisco io stessa nell'essere ancora qui a
scrivere capitoli O_O Una volta contavo che la storia si fermasse al
20° capitolo con una fine ed andamenti completamente differenti e
invece... Ecco che la storia è già al 25° capitolo XD
Beh, che altro dire?? Semplicemente che è da un po' che mi
chiedo voi come vediate Denny, come ve la immaginate e chi preferite
tra tutti i personaggi fin ora visti o che cosa o con chi Denny
dovrebbe stare realmente. Si, sono curiosa delle vostre idee u.u Detto
questo vi lascio alla lettura, recensite e fatemi sapere cosa pensate
di tutto anche di ciò che ho chiesto se volete ;) Ancora buona
lettura e alla prossima!! ❤ ❤ Denny ❤ ❤
Ritrovamento
Dopo essere scesi a compromessi decidemmo di rimanere uniti almeno fino
a quando non avremmo trovato il posto, certi che doveva essere in zona
anche se chi fossero i rapitori era una domanda che ci ponemmo ma che
non ebbe risposta, o almeno, io una piccola idea l'ebbi, ma se era stato
veramente quel Thomas allora, forse, avevano scoperto che lei faceva
parte del clan o semplice mente aveva chissà quali intenzioni nei
suoi riguardi, specialmente perchè sembrava più che
volenteroso di volerla.
A quel pensiero me ne sentii completamente geloso ed iniziai ad
accellerare la ricerca scovando la traccia mentale di Denny, non sapevo
nemmeno dove mi stesse portando, ero solo concentrato su di lei e sul
ritrovarla. Sapevo che ormai Volterra era alle mie spalle e che mi
ritrovavo completamente in mezzo alla foresta ma improvvisamente
incominciai a vedere tutto buio notando che mi trovavo in un luogo
completamente umido e tetro.
"Ehi Demetri? Che ti prende?" sentii domandarmi da Jacob che m'era
affianco poichè m'ero arrestato di colpo, ma ero così
preso a capire io stesso cosa stesse succedendo che rimasi in silenzio
fino a quando non vidi una lieve luce provenire da un punto lievemente
in alto, notando che in fondo a quella stanza c'erano delle scale.
"Credo d'aver capito dove si trova Denny." dissi fissandolo vedendo il suo volto completamente pieno di confusione.
"Comunque non so cosa sia successo. Tu seguimi e basta." dissi
continuando a correre assicurandomi che mi seguisse rimanendo
però concentrato sulla scia di Denny, arrivando infine in un
piccolo cumulo di pietre dove c'era un vecchio seminterrato ormai non più
utilizzabili da chissà quanti secoli.
"Aspetta qui, vado a chiamare il branco." disse Jacob guardandomi per
qualche secondo e correndo via trasformandosi in lupo, ma io non potevo,
nè volevo aspettare. Se era come pensavo chissà che cosa
le stavano facendo, non potevo permettermi di sprecare altro tempo e mi
precipitai all'interno di quella che in realtà si rivelò
un'antica prigione. Fui il più silenzioso possibile e ritrovai
Denny priva di sensi e legata dai polsi a due anelli conficcati nel
muro, chiunque fosse stato l'avrebbe pagata.
Ero vicino al suo volto quando la vidi riaprire gli occhi e gli feci
cenno di stare in silenzio mentre m'avvicinavo alle corde per
potergliele rompere, accorgendomi che erano dei cavi in acciaio e se non prestavo attenzione potevo ferirla, ma
improvvisamente sentii arrivarmi qualcuno alle spalle e mi spostai
velocemente finendogli alle spalle.
Riuscii a stenderlo in pochi
minuti, ma quando tentai nuovamente di arrivare a Denny venni attaccato
da altri due vampiri, uno alla destra e uno alla sinistra. Inizialmente
schivarne i colpi si rivelò facile, ma quando anche il terzo
vampiro si rialzò in piedi mi ritrovai in ginocchio con due di
loro che mi tenevano le braccia tese sentendo i legamenti iniziare a
spezzarsi lentamente mentre gli occhi di Denny non facevano che
osservarmi completamenti terrorizzati.
"Thomas!! Thomas lascialo andare!! Non puoi... Non puoi fargli del
male.... Te ne prego. Farò tutto quello che vuoi, ma lascialo
andare..." iniziò a dire completamente in lacrime mentre cercava
di liberarsi, ma senza alcun risultato.
Sapevo che chi chiamava era alle mie spalle ed era lo stesso che mi
aveva spezzato le gambe qualche istante prima, ma come lo sentii
avvicinarsi sempre più a me arrivò Jacob che a suo modo
lo fece a pezzi aiutato da qualcun'altro sicuramente del suo branco.
Non appena sentii le mie braccia libere e che le gambe avevano
ricominciato a funzionare corsi all'istante da Denny e cercando di non
farle male, ruppi i cavi che aveva attorno ai polsi, notando che avevano
lacerato la sua pelle procurandole delle ferite, ma non ebbi nemmeno il
tempo di inspirare che venni invaso dal suo stesso corpo.
"Perchè? Perchè non hai aspettato che arrivasse anche mio
fratello?" mi iniziò a domandare mentre nascondeva il suo volto
nel mio collo e le sue braccia restavano anch'esse aggrappate ad esso.
"E rischiare di sprecare altro tempo? Non potevo aspettare...
Chissà che altro ti avrebbero potuto fare." dissi abbandonandomi
completamente a quell'abbraccio poggiandole una mano tra i capelli e
stringendola leggermente a me sentendo il suo profumo rapirmi
completamente.
"Però... Non... Non farlo mai più. E' stato
sconsiderato." farfugliò stringendo ulteriormente la presa sul
mio collo procurandomi così un sorriso. S'era preoccupata di
più per quello che stava accadendo a me, che a quello che le
avrebbero potuto fare... Oramai tra noi non c'era più semplice
amicizia. A quel lieve pensiero sospirai leggermente e prendendo Denny
in braccio, uscii fuori da quel luogo dove ormai tutto era finito,
arrivando di fronte a Jacob che aveva ripreso le sembianze umane.
"Ti sono debitore..." dissi mentre cercavo di lasciargli Denny tra le
braccia, ma come una bambina capricciosa s'era saldamente incatenata al
mio collo.
"Ed ora perchè fai così? Ti devo ricordare che sono della
stessa natura dei rapitori perchè tu vada con tuo fratello?"
domandai fingendomi arrabbiato per il comportamento che stava avendo
intravedendo qualcosa però sulla sua spalla.
"Ti hanno morsa?!" domandai all'istante con un ringhio vedendo lo
sguardo di Jacob preoccupato mentre posavo Denny a terra che
sembrò finalmente decisa a lasciarmi il collo.
"Io non credo... O almen,o non ricordo di essere..." non la lasciai
nemmeno finire di parlare che le abbassai leggermente la spalla della
maglia sentendola lamentarsi leggermente.
"Jacob portala da Carlisle. Non vorrei ritrovarmela di nuovo in quelle
assurde condizioni." dissi freddamente rimanendo a guardare Denny che
sembrava preoccupata per qualcosa ma al tempo stesso confusa.
"Cosa? E tu dove vai?" mi domandò all'improvviso iniziando ad infastidirmi. Possibile che mi desse priorità? Lei
poteva rischiare di stare nuovamente male e chiedeva a me dove sarei
andato.
"Non deve importarti dove vado. O almeno, non ora. Prima arrivi da
Carlisle e meglio è. Io devo solo andare da Aro a parlargli dato
che uno di loro è comunque scappato." ringhiai e correndo
immediatamente via prima che potesse dire altro.
Continuare a star lì non faceva che farmi salire la sete, anche
se avevo una buona resistenza e potevo stare senza bere per quasi due
settimane, il suo sangue riusciva a farmi risvegliare completamente la
sete. Scrollai la testa cercando di scacciar via quei pensieri ed una
volta al cospetto di Aro lasciai che mi prendesse la mano leggendo ogni
cosa.
"Ma bene... Sei stato formidabile. Sei riuscito ad avere la piena
fiducia sia da lei che da quei... Cani." disse indietreggiando di
qualche passo rimanendo a fissarmi con un sorriso.
Sapevo cos'aveva letto, sapevo che ora era a conoscenza anche lui di
quei miei pensieri costanti su di lei e quel sorriso iniziava a non
piacermi.
"So cosa vorresti chiederci. E ti concedo di andarla a trovare. In
fondo dobbiamo mostrare che anche noi Volturi ci preoccupiamo di lei,
quindi... Mi raccomando, porgile i miei saluti ed una buona
guarigione." disse facendomi cenno di andarmene e dopo avergli porso un
lieve inchino uscii immediatamente dal palazzo raggiungendo Jacob che
si trovava ancora fuori l'ospedale.
"Cos'ha detto Carlisle?" domandai guardandolo lievemente.
"Che sicomme è stata morsa da oggi non dovrebbe succedergli
niente, ma comunque ha voluto fargli una trasfusione. Per ora è
dentro, giusto per finire di controllare che sia tutto a posto. Tu
suppongo che ti ritroverò tra un po' a casa mia." disse in tono
poco amichevole.
"I patti erano questi. Ma puoi stare tranquillo, non le farò
nulla che possa nuocerla. Ora scusa se non rimango a farti compagnia,
ma devo portare la notizia ad Aro." dissi andandome e portando la
notizia ad Aro che ne fu entusiasta lasciandomi andare immediatamente
sia a cibarmi che ad andare da lei. Sapevo che per lui importava solo
per dare figura di sè, ma per me non era assolutamente quello il motivo.
Feci giusto in tempo ad arrivare sulla soglia della porta che venne ad aprirmi Jacob.
"Entra. Denny sarà sicuramente felice di vederti. Come è
uscita mi ha chiesto immediatamente se eri passato, ma io questo non te
l'ho detto." disse facendomi segno di entrare.
"Grazie ancora per il salvataggio. Comunque farò finta che tu
non mi abbia accennato niente. E per quanto riguarda il vampiro che
è fuggito, stanno già provvedendo alcune guardie a
cercarlo." dissi mentre lo seguivo nel salotto d'ingresso.
"Bene, almeno su qualcosa vi rendete utili." disse ridendo siccome ero rimasto a fissarlo alquanto contrariato.
"Jake, ma con chi stai parlando?" sentimmo domandare improvvisamente dal
piano di sopra e dopo poco vidi Denny scendere dalle scale in pigiama.
"E lui? Da quando è qui? E soprattutto perchè?"
domandò non appena mi vide e sentii Jacob trattenersi dal
ridere. Decisamente stare lì stava iniziando a mettermi
soggezione, era un'ambiente completamente differente rispetto al
palazzo, sembrava essere più colorato.
"Ti sei davvero ripresa in fretta. Non dai nemmeno il tempo di parlare
che subito fai domande." disse Jacob ridendo mentre si andava a sedere
sul divano.
"Comunque penso che sia lui quello che deve rispondere, non io." disse
alzando leggermente le spalle e rimanendo a fissarmi assieme a sua
sorella.
"Ma tu senza spiegazioni non ci sai stare?" domandai alquanto scocciato
vedendola ridere improvvisamente e trascinarmi senza una parola al
piano di sopra, ma quando vidi che mi stava trascinando nella sua
stanza mi irriggidii all'istante.
"Non pensi che tuo fratello potrebbe arrabbiarsi? Ti ricordo che sono
un ragazzo, non una ragazza." dissi sentendomi tirare ulteriormente il
braccio.
"Se già ti ha fatto entrare in casa non si arrabbierà se
ti porto in camera. Dai, entra senza fare storie..." disse incominciando
a spingermi dalla schiena e non appena feci il primo passo la vidi
quasi cadere.
"D'accordo. Ed ora?" domandai appena fummo dentro vedendola chiudere la porta e correre a sedere sul letto.
"Voglio sapere come mai sei qui." disse sorridendo e dondolandosi sul letto facendomi segno di sedermi affianco a lei.
"Insomma vuoi per forza delle spiegazioni..." dissi sospirando ed
andandomi a sedere di fianco a lei incominciando a spiegarle del
compromesso a cui eravamo scesi io e Jacob, ma anche di come Aro voleva
che stessi lì perchè così dessi una buona
impressione della casata. Tutto il tempo in cui parlavo i suoi occhi
non facevano che rimanere incollati su di me, anche quando si mise
sotto le coperte e mi domandò cos'avrei fatto durante le notti
in cui sarei restato lì e con sincerità le dissi che non
avevo idee, ero
solo lì per evitare che il vampiro rimasto potesse tornare, ma su quel punto
avevo tralasciato la cosa più importante... Ovvero che ero
lì, solo per essere certo che stesse bene. Però per il
sorriso che mi volse ero certo che l'aveva capito.
Ci fu un momento in cui il silenzio aveva preso il sopravvento mentre
avevo iniziato ad osservare la sua stanza curiosando tra i titoli di
alcuni suoi libri, ma quel silenzio non mi dispiaceva affatto, sapevo
che i suoi occhi mi stavano ancora osservando e quando mi voltai per
guardarla, la vidi spostare le coperte ed invitarmi a mettermi accanto a
lei sotto di esse.
"Ti fidi così tanto da invitarmi sotto le coperte?" domandai avvicinandomi al letto.
"Non vedo perchè no. Se devi stare qua, almeno non stai in piedi
o seduto su una sedia a fissarmi. Sai, mette soggezione una cosa del
genere..." disse ridendo e spostandosi leggermente, attendendo che mi
mettessi sotto le coperte e non appena lo feci, le vidi porgermi un
sorriso immenso.
"Però a differenza delle coperte io sono freddo e sono un
ragazzo, anzi un vampiro. Per di più, ai tuoi occhi, dovrei
anche risultare un'assassino." dissi sospirando leggermente.
"Vorrà dire che me ne accorgerò se sarà
così. Per ora non vedo nulla di tutto ciò. A parte un
ragazzo, vampiro, che dovrebbe essere freddo. Comunque a parte tutto
questo, ti devo ringraziare... Se non ci fossi stato, mio fratello ci
avrebbe impiegato molto più tempo." disse mostrandomi un sorriso
e rigirandosi dopo poco per fissare il soffitto, ritornando a quel
silenzio dove potevo sentire solamente il suo battito ed istintivamente
le presi una mano per portarla davanti al volto di entrambi, sentendo il
suo cuore accellerare.
"Ti faranno male per molto tempo?" le domandai mentre continuavo a fissare le fasciature ai polsi.
"No, anche ora non fanno male. Bruciano solo, ma sicuramente fra due
giorni non ci sarà più nulla. Se non fossi stata morsa ci
avrei messo meno a guarire." disse quasi priva di intonazione, sentendo
però che stava iniziando a sentirsi stanca, di fatti dopo poco
si addormentò. Rimasi accanto a lei quasi tutta la notte, ma
alla mattina dovetti ritornare a palazzo per evitare che Aro potesse
infastidirsi e non appena ritornai da Denny, la ritrovai intenta a
cambiarsi le medicazioni ai polsi, sentendo l'odore del suo sangue
invadere completamente la stanza.
"Ti serve una mano?" le domandai sussurrandoglielo all'orecchio, sentendola rabbrividire leggermente.
"D-Demetri... Diciamo di si... Avevo scordato che Jake non sarebbe
stato in casa ed ho voluto cambiare la medicazione ed ora non riesco a
chiuderla..." disse mentre la vedevo intenta a finire di chiudere la
prima benda, ma l'odore del suo sangue mi stava completamente
trascinando e senza rifletterci le presi il secondo polso ancora da
medicare ed iniziai a leccargliene la ferita, sentendo il suo sangue
scendere lungo la mia gola, innondandomi di piacere.
"E' completamente differente da quello degli umani. Il tuo è
dolce, ma al tempo stesso aspro, proprio come sei tu. Un'unione che non
potrebbero mai coesistere, ma che hanno trovato l'equilibrio perfetto
per farlo." le dissi tornandole alle spalle e passandogli la lingua sul
collo.
"Se ti mordessi solo per una volta.... Ora, in quest'istante. Tu me lo
proibiresti?" le domandai sussurrandolo all'orecchio, sentendole il
cuore martellare impazzito, voltandosi a guardarmi.
"Ecco... So che non mi succederebbe nulla grazie alla trasfusione
fatta... Però, tu dovresti saperti ferm..." non la lasciai
finire di parlare che la feci arrivare con la schiena contro il muro e
le morsi il collo, sentendo immediatamente il suo sangue scorrere nella
mia gola, procurandomi un piacere completamente inaspettato, ma quello
che mi stava facendo completamente impazzire, erano le sue mani che
continuavano a rimanere aggrappate a me, sentendo il suo respiro farsi
pesante sul mio collo.
Non le tolsi molto sangue, ma incominciai istintivamente a leccarla
dove l'avevo morsa, riempendola di baci e quando la sentii sussurrare il
mio nome, le adagiai due dita sulle labbra, porgendogli un lieve sorriso
e leccandole nuovamente i polsi assieme al collo, sentendo il suo cuore
continuare a battere come se dovesse esplodere da un momento all'altro.
"Sentire il tuo cuore impazzire ogni volta a quel modo mi delizia e mi
eccita, portandomi quasi a volerti cacciare come se fossi una preda."
le sussurrai all'orecchio baciandola improvvisamente mentre le mie mani
avevano iniziato ad intrecciarsi con le sue che tenevo strette contro
il muro.
Quel bacio probabilmente fu il più intenso rispetto a quelli che
c'erano stati in precedenza, ma quando sentii l'avvicinarsi di
Jacob, mi distaccai da lei sussurrandole il nome di suo fratello ed
iniziai ad aiutarla a cambiarsi le medicazioni, vedendola però
sporgersi improvvisamente verso di me e leccarmi al lato delle labbra,
rubandomi improvvisamente un bacio che mi mandò in confusione
per qualche istante.
Passai tre giorni completamente differenti da come
me li ero aspettati, sentendo quel legame del quale non riuscivo a
dargli un nome effettivo crescere sempre più, ma una volta che
sarei rientrato a palazzo, avrei dovuto fingere che nulla di tutto
quanto fosse mai successo e quindi non sarebbe rimasto che un nostro
segreto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Confessioni tra amici ***
capitolo 26-Confessioni tra amici
Confessioni tra amici
Erano ormai diversi giorni che i comportamenti di Demetri mi sembravano
alquanto sospetti e nonostante fossi il suo migliore amico sembrava
intenzionato a non dirmi nulla, ma quando iniziò a mancare per
quasi tre giorni di fila, decisi di prenderlo per il colletto della
maglia e trascinarlo nella sala della musica poichè
insonorizzata e nessuno avrebbe sentito ciò che dicevamo.
"Adesso mi spieghi dov'è che stai andando da circa tre giorni.
Sono stanco di cercarti e ritrovarmi che sei uscito." dissi alquanto
arrabbiato vedendolo abbassare leggermente la testa.
"Scusa Felix... E' che sono alquanto impegnato ultimamente." disse
rimanendo a fissare il terreno lasciandomi completamente incredulo. Era
la prima volta che lo vedevo chiedere scusa così liberamente e
soprattutto con la spiegazione.
"Cavoli! Quella ragazza dire che ti sta cambiando è poco... Mi
hai appena chiesto scusa senza la ben che minima difficoltà."
dissi ridendo non appena vidi la sua espressione contrariata.
"Lei non mi sta cambiando. Ti ho semplicemente chiesto scusa. E poi che
male c'è se passo del tempo con lei?" domandò iniziando
ad arrabbiarsi.
"Quindi in realtà avevo ragione. Te ne sei innamorato." dissi serio vedendolo sedersi su di una poltroncina.
"Sinceramente non lo so Felix... E'... E' uno spettacolo. Il modo in
cui cammina, le sue gambe così perfette e liscie, il suo corpo
del tutto provocatorio e felino, le sue mani... Dio... Quelle
basterebbe solamente che mi sfiorassero perchè le saltassi
addosso... E vogliamo parlare del suo sorriso? Fossi umano arrossirei
al sol pensarlo. Ma il suo profumo è la cosa più
inebriante che abbia mai sentito, tanto che me ne sento ancora l'odore
addosso." spiegò ininterrottamente guardando il vuoto perso in
chissà quali pensieri.
"Se poi ripenso a quel pomeriggio nella mia stanza... Lei, il suo
corpo, il suo respiro.... Stavo per averla nel modo più assoluto
quando sei arrivato tu a cercarmi." disse improvvisamente ringhiandomi
contro.
"Certo. No, aspetta. Che cosa?? Vuoi dire che quel giorno quando eri
così mal ridotto, che sembravi avessi avuto qualcosa con
qualcuno... Era lei? Cioè.... Ma stiamo parlando della stessa
persona? Di Denny?" domandai sbalordito vedendolo sospirare.
"Si Felix... Avevi ragione fin dall'inizio quando dicevi che me ne stavo
innamorando, d'accordo? E non mi pento di quello che stava per
succedere... Sono certo che anche lei ricambi
tutto a pieno e non sai quanto fremo dall'averla completamente per
sentire il suo corpo tra le mie mani, il suo battito che accellera ad
ogni mia carezza... Ma sembra quasi destino che questo non debba
accadere, ogni volta accade qualcosa per cui dobbiamo tornare a far
finta che nulla di tutto ciò sia realmente accaduto."
spiegò iniziando a fissarmi.
"Questa è la prima volta, dopo tanti secoli che passiamo
assieme, che ti
sento parlare di una donna a quel modo. Ti ha letteralmente catturato.
Il segugio è stato messo in trappola alla fine... Appena le cose
saranno
ufficiali le farò i complimenti." dissi ridendo vedendolo
sospirare leggermente ed andarsene subito dopo.
Passò un'altro giorno prima che potessi tornarci a parlare e
Denny tornasse a palazzo, ma come aveva detto lui non sembravano altro
che amici. Erano davvero bravi a mascherare ciò che realmente
provavano entrambi, ma non riuscivo a comprendere come Demetri
riuscisse a starle vicino senza avere l'istinto di baciarsela o
saltarle completamente addosso e quando vedevo Denny nutrivo
curiosità nel chiedergli come fosse
riuscita ad ammaliarlo fino a quel punto o di chiederle cosa trovasse
in lui, ma probabilmente Demetri comprese le mie intenzioni e mi fece
promettere di non toccarne mai l'argomento con lei, lasciando che quei
dubbi si seppellissero fino al giorno in cui non arrivò Alec in
camera mia...
"Ehi Felix!! Vuoi sapere la novità?" mi domandò pieno di entusiasmo attendendo una risposta.
"Avanti dimmi. Che novità ci sarebbe?" domandai ossevandolo mentre mi sorrideva davanti a me.
"Non ci crederesti mai, ma Denny ha voluto concedermi una seconda
possibilità." disse sorridendomi nuovamente, pareva quasi un
bambino con quell'espressione, ma si spense poichè il mio volto
non era altro che impassibile mentre la mia mente continuava a
chiedersi come mai Denny avesse voluto concedergli una seconda
possibilità, specialmente se tra lei e Demetri stava nascendo
qualcosa.
"Cos'è Felix? Pensavi non potesse succedere?" mi domandò improvvisamente quasi infastidito.
"No, assolutamente. Solo che non credo sia così facile. Anzi,
penso che sarà difficile rivedervi nuovamente assieme se non
starai attento a come ti muoverai." dissi sincero vedendolo storcere
leggermente il naso ed andandosene piuttosto infastidito perchè
secondo lui non l'avevo appoggiato, ma per quanto avevo potuto
conoscere di quella ragazza ero certo che aveva qualcosa in mente o
doveva essere accaduto qualcosa per concedere una seconda
possibilità ad Alec. Come noi Volturi, anche lei non concedeva
facilmente una seconda possibilità.
Rimasi in quei pensieri per diverso
tempo, evitando di parlarne con Demetri poichè sembrava non
saperne niente o almeno questo fino a quando non me ne parlò
anche lui, ma sembrava tranquillo nonostante tutto questo. Forse Denny
aveva realmente qualcosa in mente e Demetri ne era complice, ma come
Alec cercava di riconquistere Denny era qualcosa che infastidiva anche
me e vedere Demetri così tranquillo mi faceva rabbia.
"Posso chiederti come fai a rimanere così tranquillo? A me sta
dando fastidio vedere Alec a quel modo. Insomma, prima decide di
lasciarla nel momento in cui aveva bisogno di lui ed ora vuole
riprendersela... Possibile che non capisca la differenza tra persona e
oggetto?" sbottai improvvisamente mentre eravamo seduti nel giardino
del palazzo, osservando Alec in lontananza che regalava un mazzo di
fiori a Denny ed alle mie parole sentii Demetri ridere improvvisamente.
"Felix, ammetto che se vedrei solo la scena iniziale come stai facendo
tu mi darebbe fastidio, ma se guardi attentamente noterai che la mia
tranquillità è anche fin troppo giustificata." disse
trascinandomi leggermente verso di lui notando Denny che dopo essersi
voltata indietro per probabilmente controllare Alec, iniziò a
staccare i petali ad ogni fiore mentre avanzava verso di noi.
"Ciao ragazzi! Beh?! Cosa sono quelle faccie?" domandò con un
sorriso e sentii Demetri ridere di nuovo poichè l'unico ad avere
la faccia completamente incredula ero io.
"Gli hai dato una seconda possibilità ed ora gli distruggi
l'intero mazzo di fiori? Hai del controsenso." sbottai incredulo
vedendo che incominciò a ridere.
"Un mazzo di fiori non può conquistarmi o almeno potrebbe, ma
proprio perchè è lui ci vorrà molto di più
per riavermi. E tu smettila di ridere! Tu non fai nemmeno questo per
conquistare, almeno lui ci prova. Inutilmente, ma questo non lo sa."
disse porgendo un sorriso e ritrovandosi Demetri in piedi affianco a
lei.
"Hai ragione, io non ci provo perchè se no lo umilierei." disse
sollevando leggermente il volto di Denny che distolse lo sguardo da
Demetri. In quel frangente compresi quanto in realtà i due
fossero innamorati l'uno dell'altro, ma cercassero in ogni modo di non
darlo a vedere approfittando di quei brevi attimi probabilmente per
sentirsi l'uno affianco all'altro.
"Può darsi. Comunque io stavo per andare ad allenarmi, venite
anche voi?" domandò tornando a sorridere e prendendo le distanze
da Demetri.
"Magari tra un po' ti raggiungiamo." rispose Demetri prima ancora che
potessi parlare e dopo averci salutato, Denny sparì da lì.
"Ora hai capito perchè sono tranquillo?" mi domandò
facendomi segno di seguirlo ed annuii semplicemente mentre ci
dirigevamo in arena.
"Facciamo così, se vinci ti concederò un'appuntamento, se
invece perdi dovrai lasciar perdere quest'idea. Ci stai?" sentimmo poco
prima di entrare in arena. A quelle parole dette sicuramente da Denny
mi voltai momentaneamente per guardare Demetri, vedendolo entrare con
curiosità, probabilmente per vedere di chi si trattava e
scoprimmo che parlava con Santiago.
"Io fossi in te non accetterei la scommessa Santiago, nè tanto
meno combatterei contro di lei." disse Demetri mentre si avvicinava a
loro per andarsi a sedere in una scalinata, dove era possibile vederli.
"E perchè mai? Pensi che mi possa umiliare? E' una ragazza non
può di certo competere contro di me." disse Santiago sicuro di
sè e volgendo un sorriso del tutto beffardo, notando Demetri alzare le
spalle con disinvoltura mentre mi andavo a sedere affianco a lui.
"Quindi? Accetti?" domandò Denny mostrando un sorriso piuttosto
perfido poichè Santiago si mise in posizione d'attacco
distanziandosi da noi.
"Avanti Felix, dacci il via." disse Santiago non appena si
posizionò anche Denny di fronte a lui e prendendo un respiro
profondo diedi il via a quello che sarebbe stato uno scontro.
Il primo ad attaccare fu Santiago, un'attacco diretto e sfoderato con
potenza, ma Denny lo schivò con grazia e nonchalance afferrando
il braccio di Santiago e facendolo cadere a terra procurando un
frastuono tremendo. Non riuscii a capacitarmi come quella ragazza fosse
riuscita a sollevarlo da terra, ma di certo aveva fatto innervosire
Santiago che come si alzò cercò nuovamente di
attaccarla. Qualsiasi colpo sferrasse era prevedibile per lei e
molti li parava arrivando ad un certo punto ad aggrapparsi alle sue
spalle per saltargli addosso e spingerlo a terra coi piedi, facendolo
cadere nuovamente e rimanendo di peso su di lui.
"Mi spiace Santiago, ma Denny ha vinto." dissi vedendo Denny alzarsi ed aiutare Santiago a fare lo stesso.
"A quanto pare la ragazza è più in gamba di te." aggiunse
Demetri ridendo mentre Santiago sembrava alquanto nervoso per aver
perso contro una ragazza e quindi messo in ridicolo.
"Allora perchè non combatti tu contro di lei? Dato che sembri
divertiti così tanto." rispose Santiago dando sfogo al nervoso e
Demetri alzò leggermente le spalle ed andò di fianco a
Denny.
"D'accordo. Ma non credo che giungerà ad una reale conclusione
il nostro combattimento." disse mentre andava a prendere posizione
poichè eravamo sia io che Santiago curiosi di vedere cosa
succedesse, anche se io a differenza di Santiago, sapevo che era stato
lui stesso ad allenarla.
"Mi raccomando, vedi di impegnarti e fare sul serio." disse Demetri a Denny che
rise e si mise in posizione anche lei quasi nella stessa postura di
Demetri, retta e composta, solo che sembrava non riuscisse a stare ferma
poichè aveva iniziato a dondolarsi quasi su se stessa mentre
teneva gli occhi fissi su Demetri.
"Come sarebbe a dire che deve impegnarsi? Prima che stava facendo?" mi
domandò Santiago, ma non avevo la minima idea di cosa intendesse
Demetri e prima che potessi dire qualcosa Demetri cercò di
soffocare una risata.
"Santiago, ti assicuro che stava semplicemente giocando. Se si fosse
impegnata seriamente, non saresti stato in grado nemmeno di sferrare il
primo attacco, o sbaglio?" domandò voltandosi verso Denny che
mostrò un sorriso divertito e piuttosto felice.
"Non mi sembrava giusto porre fine prima ancora che cominciasse tutto.
E poi sono venuta in arena per divertirmi." disse alzando leggermente
le spalle e facendomi segno di dare via all'incontro.
Non appena diedi il via, vidi Denny mettersi in posizione d'attacco
seguita da Demetri ed entrambi sembravano aspettare un qualche
movimento da parte dell'avversario, ma improvvisamente si corsero
incontro, ritrovandosi a sferrare colpi senza sosta. Non avevo mai visto
così tanta rapidità e consuetudine nello sferrare dei
colpi che ne stavo rimanendo rapito e come se non bastasse nessuno dei
due riusciva a colpirsi, poichè entrambi sembravano prevedere
ogni mossa e quindi venivano fermate prima. Riuscivano a raggirarsi in un
modo completamente elegante, tanto che sembravano danzassero l'uno
assieme all'altro.
Ad un certo punto vidi Demetri cercare di sferrarle un colpo secco, ma
Denny fermò di colpo la sua mano mostrandogli un sorriso del
tutto divertito. Notai spuntare un sorriso del tutto beffardo da parte
di Demetri e di fatti afferrò improvvisamente il polso di Denny
e gli girò il braccio arrivandole alle spalle, costringendole a
tenere il braccio dietro la schiena prendendole il collo con l'altra
mano.
A quella scena sia io che Santiago ci alzammo in piedi, notando Demetri
sussurrare qualcosa all'orecchio di Denny che subito dopo sorrise e
gettandosi in avanti riuscì a far finire Demetri a terra e
così facendo, a liberarsi della sua presa. Fu rapida nei
movimenti e si mise immediatamente a cavalcioni sul suo addome.
"Ora sei tu quello in difficoltà." sentimmo dire da Denny con un
tono completamente strano ma che sembrò rapire Demetri che
rimase in quella posizione per qualche istante.
"Sbaglio o quella ragazza lo sta folgorando vivo?" mi domandò
Santiago nell'orecchio incuriosito anche lui da come si stava svolgendo
quello scontro, ma Demetri riuscì a ribaltare la situazione,
facendo finire Denny con la schiena a terra che rise lievemente
nonostante Demetri l'avesse completamente bloccata, tenendola anche
stretta dai polsi.
"Hai ancora molto da imparare." disse Demetri, alzandosi dopo poco ed aiutandola ad alzarsi.
"Comunque ho vinto io." aggiunse dopo poco ridendo. Stando accanto a
lei, Demetri sorrideva in continuazione e ciò mi rendeva felice,
ormai pensavo che non sapesse nemmeno più cosa significasse la
parola felicità.
"Puoi scordarti che hai vinto tu. E' parità. Anche perchè
il primo a ritrovarsi a terra sei stato tu." ribattè lei
fingendosi imbronciata notando che era completamente sudata e aveva le
guancie rosse. Lo scontro con Demetri a differenza di quello con
Santiago, doveva averla stancata poichè si sedette per qualche
secondo sugli scalini accanto a noi, respirando molto lentamente.
"Dovrò allenarti di più sulla resistenza o in mezzo ad
una battaglia mi potresti rimanere priva di fiato." disse Demetri
mentre si avvicinava a noi.
"Ora capisco perchè mi avevi detto di non sfidarla. Potevi
dirmelo prima che sei tu ad allenarla." disse Santiago scossando
leggermente la testa.
"E perdere il divertimento nel vederti battuto da una ragazza, che
oltretutto è solo per metà come noi? No, mi sarebbe
dispiaciuto." disse ridendo sentendo Denny sospirare leggermente.
"Io sarei ancora qui sinceramente... Comunque vi saluto che vado a
darmi una sistemata." disse Denny sorridendoci e salutandoci
immediatamente per correre sicuramente nella sua stanza.
Rimasimo sia io che Santiago a fissare Demetri tra il contrariato e l'incredulo.
"Possibile che te la faccia sfuggire così di nuovo? Quella
ragazza non vede l'ora di essere domata da te e continui a stare qui
imbambolato, certo che sei davvero stupido. Per di più non ha
fatto altro che sbatterti in faccia ogni minima parte di sè, che
se ero io al tuo posto non me lo sarei lasciato ripetere." disse
improvvisamente Santiago sconcertato, ma notammo entrambi il volto
contrariato di Demetri.
"Certo, perchè l'avrei dovuta spogliare davanti a voi due con
disinvoltura. Una cosa normalissima... Qui lo stupido non sono io
Santiago. Si stava combattendo, nient'altro." rispose Demetri in tono
secco iniziandosi ad alterare.
"Certo... Se si stava combattendo allora vorrei anch'io un'insegnante o
un'allieva del genere, ma di sicuro non mi lascierei sfuggire
l'occasione." ribattè Santiago alzandosi ed andando di fronte a
Demetri.
"Aah! Finiscila! Non sai niente di lei e tanto meno di me. Quindi vedi
di tacere e di tenere le tue opinioni a freno. Lei non è una
donna di basso borgo e dalle facili vesti come lo è Heidi o
qualsiasi altra donna capiti a nostro tiro, mettitelo in testa
capito?!?" ringhiò Demetri prendendolo per il colletto per
abbassarlo alla sua stessa altezza e gettandolo a terra dopo pochi
istanti, andandosene senza dire più alcuna parola.
"Dovresti stare attento a ciò che dici su di lei. L'hai fatto
arrabbiare alquanto e non penso che gli passerà presto." dissi
andando vicino a Santiago che era rimasto a terra incredulo per la
reazione di Demetri.
"Felix, per favore. Sai anche tu quanto me, che quella non aspetta altro
da Demetri. Lo si vedeva e lui invece sembra voler giocare a fare il
gay! Suvvia, il vero Demetri un'invito del genere l'avrebbe colto al
volo." mi ribattè mentre uscivamo dall'arena.
"Santiago, te l'assicuro. Il Demetri che conosci tu non era altro che
uno sconosciuto per me. Questo è il vero Demetri e posso
assicurarti che è il migliore." dissi infine lasciandolo davanti
alla sua camera, proseguendo verso la mia alquanto pensieroso su
Demetri. Chissà dove s'era diretto e soprattutto cosa stesse
pensando ora. Chissà se si sarebbe deciso a dichiararsi prima
che Alec gliela riuscisse a portar via e chissà se lo stare
insieme a lei l'avrebbe riportato a riavere quella felicità che
aveva quando eravamo con Amun... Tutto ormai si era trasformato in un
grande chissà.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Different passion 1 ***
capitolo 27
Different passion 1
Quando ripresi coscienza non riuscii a comprendere dove mi
trovassi e mentre mi guardavo attorno per farmene un'idea,
improvvisamente mi ritrovai il volto di Thomas davanti che mi sorrideva
beffardamente.
"Tu... Dovevo immaginarlo che solo uno squilibrato come te poteva
rapirmi e portarmi in un posto simile." dissi piena di rabbia vedendolo
ridere ed abbassarsi per arrivare alla mia stessa altezza.
"Mi ci hai costretto. Se facevi la brava da subito non mi sarei
comportato in questo modo. Tu mi piaci ancora ed ora non puoi
rifiutarti di non stare con me o potrei ucciderti." mi disse
avvicinandosi leggermente a me ed in quel frangente provai a
divincolarmi accorgendomi che ero legata da una fune, ma non sembrava
così robusta da non poter essere spezzata; dovevo solo aspettare
il momento adatto e soprattutto che mi riprendessi per bene per
spezzarla e scappare da lì.
Quando pensai di essermi ripresa, attesi che Thomas se ne andasse e
spezzai le corde iniziando a correre verso l'uscita di quel posto, ma
improvvisamente venni attacca da due vampiri che però non
riuscirono nel loro inteto. Grazie all'allenamento costante di Demetri
avevo imparato a schivare i colpi con facilità per poi
controbattere, ma fino a che i miei avversari erano due o tre... Di
fatti non appena se ne aggiunse anche un quarto iniziai a faticare nel
combattere ed evitare ogni loro attacco e dopo pochi minuti mi ritrovai
nuovamente a terra, priva di sensi.
Non so per quanto tempo rimasi svenuta, ma ripresi coscienza quando
sentii il mio cellulare squillare in lontananza intravedendo qualcuno
avvicinarsi ad esso e guardare solamente il display; rimanevo seduta a
terra fingendo di essere priva di sensi fino a quando non vidi che
anche quel vampiro se ne andò via da lì e provai
nuovamente a spezzare la fune che mi teneva legata, ma questa volta
erano cavi d'acciaio e per quanto potessi essere forte non sarei mai
riuscita a spezzarli senza rischiare di ferirmi.
"Ben sveglia..." sentii dirmi improvvisamente spaventandomi alquanto.
"Devo dire che mi ha sbalordito vederti libera da quelle funi.... Non
avrei mai pensato che potessi essere simile a noi, anche se ho notato
che a differenza nostra, tu ti ferisci come un comune essere umano...
Sei davvero incredibile." disse Thomas porgendomi un sorriso ed
avvicinandosi maggiormente al mio volto.
"Ora scusa, ma dovrò lasciarti sola per qualche ora. Ci si vede
più tardi zuccherino." disse sparendo completamente da quel
posto che incominciò a colmarsi di silenzio e buio.
Non compresi perchè, ma in quel momento iniziai a pensare a
Demetri. Ero certa che mi stesse già cercando. Doveva trovarmi.
Doveva farlo in fretta, prima che Thomas tornasse e potesse agire.
Immersa in quei pensieri e desiderando intensamente che Demetri mi
trovasse, improvvisamente sentii come se fossi riuscita ad avere un
collegamento con lui, come se fosse riuscito a comprendere realmente
dove fossi, ma a quella sensazione improvvisamente tutto si fece opaco
e sbiadito ritrovandomi improvvisamente nel nero assoluto...
Quando mi risvegliai sentii qualcuno che sussurrava il mio nome e
quando la mia mente realizzò che si trattava di Demetri non
potei che esserne felice o almeno questo fino a quando non lo presero
rischiando che gli staccassero la testa, ma fortunatamente
arrivò mio fratello a salvarlo e quando fui libera da
quelle funi che ormai avevano lacerato alquanto la pelle dei miei polsi
mi gettai istintivamente ad abbracciare Demetri. Avevo avuto paura che
fosse arrivata la fine per lui, di conseguenza, che lo perdessi per
sempre e rimanere stretta a lui mi faceva rendere conto che ciò
non era accaduto, ma non volevo separarmene e quando se ne andò
quasi arrabbiato perchè mi preoccupavo più di lui che di
me stessa, rimasi in silenzio tutto il tempo. Anche quando Carlisle
iniziò a visitarmi non proferivo parola... Sapevo che era solo
momentaneo e che l'avesse fatto perchè lo lasciassi andare via,
ma era riuscito a turbarmi lo stesso, specialmente perchè non
comprendevo se l'avermi salvato era stato un gesto solo perchè
Aro s'era sempre raccomandato che non mi doveva succedere nulla o
perchè anche per lui c'era qualcosa tra noi. Un qualcosa che non
potevamo definire amicizia... Un qualcosa che mi stava portando a
sognarlo anche mentre dormivo, che continuava a ripetermi quella
frase... Avrebbe realizzato davvero ogni mio ordine anche se non gli
piacevo?
Venni interrotta da quei pensieri non appena uscii dall'ospedale e
domandai spontaneamente a Jacob dove fosse finito Demetri e
ringraziandolo per quel che aveva fatto, ma quando tornai a casa dopo
poche ore ebbi una sorpresa del tutto inaspettata... Demetri era al
piano di sotto che parlava con mio fratello. Com'era possibile che
l'avesse lasciato entrare con tanta tranquillità? Fosse stato
uno dei Cullen quella domanda non mi sarebbe nemmeno giunta alla mente,
ma sapevo che i Volturi non gli piacevano affatto e l'averci
collaborato era solo perchè se ne era ritrovato costretto. E
allora perchè? Perchè Demetri era lì? Quando
iniziai a fare domande Jacob passò l'incombenza a Demetri e
vedendolo alquanto titubante e a disagio decisi di portarlo in camera mia
anche se inizialmente si fermò davanti all'ingresso della camera
rammentandomi di mio fratello. Peccato che Jacob non avrebbe potuto
dire nulla, sia perchè era la mia stanza e potevo farci entrare
chi volevo, sia perchè Demetri aveva mostrato di non voler mai
far nulla per il mio male.
Passai tutta la sera ad ascoltarlo parlare mentre spiegava e quando lo
vidi iniziare a girare per la stanza completamente in silenzio
cominciò a salirmi la timidezza di quell'attimo. Era davvero
affascinante come si muoveva nella mia stanza curiosando tra i titoli
dei miei libri come se nulla fosse anche se una parte di me voleva
intensamente sentirlo vicino a sè, così decisi di fare
una sciocchezza e lo invitai a stare sotto le coperte con me. Sapevo che
non m'avrebbe fatto nulla anche se voleva farmi credere il contrario.
Sapevo che sarebbe stato un'errore poichè non avrebbe fatto
altro che alimentare quella sensazione, quel sentimento che provavo nei
suoi riguardi, ma non mi sarebbe più capitata quest'opportunità se l'avessi
rimandata.
Passai quasi quattro giorni in sua compagnia abituandoci che ogni notte
veniva sotto le coperte con me e lasciasse che apoggiassi la testa
vicino a lui poichè dormivo rannicchiata. Dormendo in quel modo
potevo sentire costantemente il suo profumo che quasi mi cullava...
Quei giorni furono qualcosa di davvero inaspettato, tanto che anche il
morso che ricevetti da parte sua non fu che uno dei tanti segreti che
celavamo con egoismo. Era stato un piacere inaspettato e quando tornai
a palazzo, il solo pensiero che dovessimo comportarci come se nulla
fosse successo per l'ennesima volta, iniziava a turbarmi e rendermi
irrequieta, anche perchè l'intero branco sembrava aver compreso
che probabilmente per me Demetri era molto più di un'amico e
l'avevano accolto in una maniera completamente differente rispetto ad
Alec, ma quando provai a chiedere spiegazione a qualcuno del branco
nemmeno loro avevano un'idea precisa del perchè. Semplicemente
secondo loro Demetri era colui che mi stava aiutando realmente nel
sopravvivere all'interno di quella casata e doveva provare qualcosa nei
miei confronti poichè sembrava protettivo, o almeno,
quest'ultima era l'impressione che avevano avuto Seth e Leah.
Ritornare a palazzo fu alquanto snervante inizialmente, non rivedere la
mia famiglia per una settimana se non di più stava incominciando
a non piacermi affatto ma un pomeriggio mentre pensavo a diverse cose,
soprattutto a ciò che stava accadendo tra me e Demetri, venni
colta impreparata dalla presenza di Alec di fronte a me e che
sembrava voler apparire imponente.
"Voglio che mi concedi una seconda possibilità." mi disse con
aria seria e dopo averlo squadrato dalla testa ai piedi per qualche
secondo, iniziai a ridere.
"Mi spiace, ma non te la concederò." dissi tornando seria tutta dun tratto.
"E invece tu me la concederai, altrimenti il tuo caro amichetto con la
quale ormai esci quotidianamente finirà in una qualche punizione
micidiale." disse mostrandomi un sorriso completamente divertito e beffardo.
"E lui cosa centra con noi?" domandai cercando di non arrabbiarmi inutilmente.
"Vedi, non mi sembra giusto che a lui concedi una seconda
possibilità quando prima voleva solo ucciderti mentre a me no. Io ti
sono stato accanto fino a poco tempo fa e non ti ho mai fatto del
male ed ora non vuoi nemmeno concedermi una seconda possibilità solo per uno stupido errore?
Di conseguenza, se io non posso avere una seconda possibilità,
non deve averla nemmeno lui." mi rispose avvicinandosi a me e
attendendo che rispondessi.
Era pronto a tutto pur di riavere quella
possibilità ed ero certa che se non avessi accettato avrebbe
realmente fatto finire Demetri nei guai, così gliela concedetti
anche se con molta riluttanza, ma avrebbe dovuto faticare per riavermi
ed ero certa che qualsiasi cosa non m'avrebbe mai fatto ritornare
indietro e tornare insieme a lui.
Passò un po' di tempo da quella concessione da parte mia e qualsiasi
cosa facesse continuavo ad essere impassibile. Fortunatamente il giorno
successivo all'allenamento avuto con Santiango e Demetri, riuscii a scampare da quelle sue attenzioni soffocanti
poichè dovetti andare da Carlisle per ricontrollare che fosse
tutto a posto ed ebbi anche la concessione da Aro di poter restare a
dormire a casa mia, ma quando rientrai a casa scoprii di essere
completamente sola e che Jake era andato a passare la notte da
Nessie.
Inizialmente ci rimasi male, ma poi decisi di approfittare della serata
per dedicarla completamente a me stessa o almeno questo fino a quando
non ritornai in camera mia vedendo Demetri seduto sul letto che
m'aspettava.
"Io e te dobbiamo parlare di una cosa seria." disse prima ancora che
potessi dire niente, arrivandomi di fronte e rimanendo a fissarci negl'occhi.
"Io non posso più continuare in questo modo. Fingere che non
c'è nulla quando siamo a palazzo o da altre parti e fuggire da
ciò che sentiamo... Mi sta divorando." proseguì
avvicinandosi sempre più, ma a quelle parole ed al suo
avvicinarsi indietreggiai istintivamente.
"Demetri... Io non credo..." stavo per dirgli che non ritenevo fosse il
luogo, nè tanto meno il momento adatto per parlare di tutto
ciò anche perchè io stessa faticavo a comprendere cosa ci
fosse tra noi, ma ritrovai le sue dita sulle mie labbra e la mia
schiena che sbatteva quasi con prepotenza contro il muro.
"Per una volta... Potresti evitare di replicare? Sappiamo sia io, che te,
ciò che c'è tra noi... Basta che io mi avvicini a te per
farti battere il cuore... E se poi la mia mano accidentalmente ti
accarezzasse.... Il tuo cuore sembra impazzire ed il tuo sguardo non fa
che divorarmi." iniziò a dire mentre con una mano aveva iniziato
ad accarezzarmi dal viso fino a scendere alla mia coscia, sollevandola
leggermente mentre con il corpo si faceva più vicino a me tanto
che potevo sentire tutto di lui. A quel gesto arrossii leggermente e
distolsi lo sguardo da lui mentre osservavo la sua mano rimanere salda
nel tenermi la gamba stretta alle sue natiche e con l'altra mano tesa contro il muro.
"Sono stufo di fuggire... Voglio averti per me. Ora. Subito. Non
m'importano le conseguenze." disse sempre più sottovoce
avvicinandosi al mio orecchio ma mantenendo le distanze poichè
tenevo le mie mani sul suo petto per porre un po' di distanza.
"Lascia che ti porti almeno per questa notte ad un piacere
inimmaginabile... A ciò che siamo soliti mascherare... Permettimi
di averti almeno per questa notte poichè forse non ne
potrò avere altre." mi sussurrò all'orecchio
incominciando a baciarmi il collo mentre con la mano libera aveva preso
i miei polsi per poter farsi più vicino.
"De-Demetri... E se poi qualcuno lo scoprisse?" domandai
sentendo la mia voce spezzarsi leggermente, anche il solo sentire le
sue labbra posate su di me riusciva a togliermi il fiato.
"Se così fosse, avrei un motivo in più per averti
ulteriormente." rispose iniziando a baciarmi con un'intensità
che mi stava rapendo completamente, ritrovandomi con le gambe
completamente aggrappate alle sue natiche mentre la sua mano era
arrivata a toccare il mio sedere per poi risalire e privarmi della
maglia del pigiama liberandomi finalmente le mani.
Dun tratto, le sue mani avevano iniziato a delineare ogni sagoma del mio corpo,
iniziando a farmi perdere la razionalità ed istintivamente lo
baciai con passione ed un'intensità tali da sentirlo smettere di
respirare per un breve istante mentre ricambiava quel bacio e le sue
mani avevano iniziato a stringermi a lui con più ardore,
ritrovandomi sotto di lui sul letto mentre mi sfilava i pantaloncini
del pigiama e lasciasse che lo privassi dei suoi indumenti così come ormai aveva fatto anche lui con me.
C'eravamo trattenuti così tante volte che in quel momento non
riuscivo ad avere padronanza nemmeno di me stessa e lasciavo fosse lui
a giostrare tutto quanto.
L'avevo desiderato così tante volte
che la mia mente era ancora incredula mentre le sue mani avevano
iniziato ad esplorare, studiare ogni minima parte del mio corpo mentre
le sue labbra avevano cominciato a posarsi un po' ovunque sentendolo
sorridere quando gemetti leggermente per il piacere che mi stava
procurando.
Fui sua nel modo più completo che potesse esserci,
ritrovandomi anche a sbattere sulla mia stessa scrivania mentre la sua
lingua aveva incominciato a percorrere tutto il mio corpo, poi
ritornammo sul letto quando, probabilmente, rompemmo la scrivania. Ero in
preda al piacere più assoluto, non riuscendo più a
trovare un filo logico in ciò che stava accadendo. Non
m'importava più di nulla, nemmeno di ciò che sarebbe
potuto accadere dopo quella notte o se qualcuno sarebbe venuto a
saperlo. Finalmente potevo sentire il suo intero corpo a stretto
contatto col mio, sentendo fuoriuscire delle grida da parte di
entrambi non appena raggiungemmo l'apice del piacere, ma anche dopo
quel raggiungimento non riuscimmo a fermarci.... Eravamo così
carichi, così pieni di tutto ciò che avevamo trattenuto
fin dalla sera del primo bacio che arrivammo al piacere svariate volte
e sempre in punti differenti della mia camera. Continuammo per l'intera
notte ad amarci, provocarci e dimostrarci tutto quello che avevamo
messo a tacere fin ora, ma lasciandogli sempre la padronanza di tutto.
"Sei il mio primo punto debole... Basta poco perchè tu mi faccia
impazzire." mi sibilò mentre tornavamo un'ultima volta sdraiati
sul letto per, questa volta, rimanerci definitivamente poichè
m'addormentai in breve tempo. Ero riuscita giusto ad aspettare che si
sdraiasse al mio fianco e potessi poggiare la testa sul suo petto
stringendolo a me il più possibile poi caddi in un sonno
profondo... Era successo tutto velocemente eppure sembrava che il
tempo, sotto quel tocco e quegl'occhi color rosso fuoco che non la
smettevano di fissarmi, non passasse mai. Avevo sentito il cuore
accellerare talmente tanto che avevo il timore potesse esplodere, avevo
provato veramente un piacere del tutto inimmaginabile e del tutto
particolare. Dopo quella notte non mi sarebbe più importato
delle conseguenze, ma solo di ciò che noi due eravamo e se Alec
ci avesse scoperti avrei affrontato il tutto a spada tratta. Ero libera
di decidere con chi stare ed Alec non sarebbe stato di certo
un'ostacolo, nè per me, nè per Demetri. Solo...
Ciò che c'era tra noi sarebbe durato in eterno? O anche lui, come
Alec, si sarebbe solo rivelato un'errore dalla quale apprendere?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Different passion 2 ***
capitolo 28-Different passion 2
Autrice: Ciao
e benritrovati/e ^^ Vi ho voluto postare il capitolo un po' in
anticipo, una piccola sorpresa insomma. Spero che vi piaccia e... Beh,
sta a voi giudicare, quindi buona lettura e alla prossima ^^ Mi
raccomando recensite ^^ Ciaoo!! ❤ ❤ Denny ❤ ❤
Different passion 2
Dopo
quel giorno che me ne andai prima che potessi far del male a Santiago
per ciò che aveva detto, evitai Denny per l'intera giornata e
così anche Santiago e Felix, il quale però la mattina
successiva irruppe nella mia stanza come suo solito.
"Ti decidi a far qualcosa oppure rimarrai chiuso nella tua stanza per
sempre?? L'hai detto tu stesso che la cosa è reciproca, non
capisco perchè tu non debba buttartici a capofitto, specialmente
oggi che rimarrà a casa sua." mi disse sedendosi affianco a me.
"Felix... Non è questione di buttarmici a capofitto..." dissi sovrappensiero.
"E allora che cos'è?" mi domandò rimanendo a fissarmi.
"Non lo so." risposi sincero.
Non lo sapevo nemmeno io l'esatto perchè non ci provassi
seriamente e la mia mente aveva, addirittura, iniziato a cercare delle
scuse.
"Credo tu abbia ragione. Devo riuscire ad averla completamente almeno una volta." dissi alzandomi dal letto.
"Io non credo che ti fermerai a solo una volta... Ormai l'abbiamo
notato tutti che tra voi due c'è qualcosa o tentate di
nasconderlo. E non mi sembra che tu pensi a lei come una ragazza da una botta e
via, o sbaglio? Altrimenti ieri non avresti reagito così con
Santiago." disse rimanendo a fissarmi poichè m'ero irriggidito
tutto dun tratto.
"Lo si nota davvero?" gli domandai incredulo guardandolo negli occhi e vedendolo scoppiare a ridere.
"Beh, Jane sospetta qualcosa ma ti sto coprendo. Alec pensa che tra voi
c'è amicizia ma tu cerchi di più. Mentre sia io che
Santiago abbiamo capito che c'è qualcosa da parte di entrambi.
Invece gli altri si stanno facendo, stranamente, gli affari loro.
Sarà che Heidi ormai si è impegnata a stare con Santiago
e Alec." mi disse rimanendo a riflettere sull'ultima frase.
"Fammi capire.... Alec ci sta riprovando con Denny nel mentre che
però è con Heidi?" domandai in un ringhio vedendolo
annuire.
"Che f... Meglio che non parlo. In fondo io non ero tanto diverso, anche
se non andavo a riprovarci con una ragazza e non sono mai stato
scaricato." dissi in tono riflessivo scuotendo lievemente la testa.
"Dai, usciamo da qui e facciamo qualcosa. Più tardi vedrò
di passare a casa sua, contento?" aggiunsi vedendolo sorridere a quella
domanda che gli porsi.
"Per me non cambia assolutamente nulla. Sei tu quello che ci perderebbe,
quindi quello contento e che se ne sta approfittando utilizzandomi come
scusa, sei tu." disse ridendo mentre uscivamo per passare l'intera
mattinata a svolgere i nostri soliti compiti, ma nel pomeriggio venni
richiamato da Aro che mi chiese di andare a controllare Denny se stesse
bene e se Carlisle aveva trovato delle anomalie o fosse tutto quanto in
ordine. Svolgendo quel compito, riuscii a sentire Denny parlare al
cellulare e scoprire che quella sera sarebbe stata a casa da sola,
così tornai da Aro velocemente, riferendogli ciò che avevo
sentito e fortunatamente senza che dovessi porgergli la mano. Forse
finalmente stava riacquistando fiducia nei miei riguardi, ma non avrei
mai abbassato la guardia.
Alla sera raggiunsi la casa di Denny ed attesi che salisse in camera
sua per poterle parlare, o almeno, questo era ciò che m'ero
programmato inizialmente, ma sapere che avremmo potuto avere una notte
completamente soli, senza nessuno che potesse interferire e vedendola
con quel pigiamino che mostrava interamente le sue gambe e la
scollatura del suo seno, mi fece agire senza alcun ritegno. La volevo
con tutto me stesso, non m'importava nemmeno se ai suoi occhi sarei
passato per egoista o un'impertinente; avrei saziato quel richiamo che
mi stava ormai divorando dall'interno, a causa di quel bacio dato quella sera
dopo il ballo con seguito di tutto il resto.
Quando le sue mani mi toccarono il petto e la sentii con la voce
spezzata solamente perchè le avevo baciato il collo, la mia
parte perversa iniziò a farsi largo dentro di me e dopo averle
risposto, la baciai con impeto cercando di non mordergli il labbro per
quanto la voglia di lei stava iniziando a fare da padrone.
Le mie mani
che da prima la tenevano stretta a quel muro iniziarono a spogliarla
con euforia e desiderio, ritrovandomi ad essere baciato con la stessa
intensità che avevo avuto io precedentemente ed a causa di quel
gesto che m'aveva colto completamente impreparato, smisi di respirare
per un breve lasso di tempo, ricambiando il tutto e portandola sul
letto. Quella notte fu la più emozionante, la più lunga e
piacevole di tutta la mia esistenza e come disse Felix non riuscii a
farla mia solo una volta, sembrava non bastarmi a colmare tutto
ciò che avevo tenuto dentro fino a quel momento e finimmo
coll'arrivare al piacere così tante volte che pensavo di averne
perso il conto, ma quando lei si addormentò stringendosi a me,
ebbi un lieve sussulto. Ero stato suo quanto lei era stata mia, anche se
chi decideva cosa sarebbe successo ero solo ed esclusivamente io e la
cosa m'aveva eccitato più del dovuto, ma a causa di tutta
quell'euforia avevamo distrutto quasi completamente la stanza e per un
breve istante pensai che avevo potuto farle del male senza che me ne
rendessi conto, però continuava a dormire beatamente e notando
che era tutto a posto mi sentii più tranquillo.
Rimasi accanto a lei fino a quando non la sentii svegliarsi, vedendola
arrossire dopo poco, poichè era ancora abbracciata a me e
completamente nudi.
"Credo che dovrò comprarti una stanza nuova." dissi con un
sorriso malizioso avvicinandomi al suo volto e baciandola lievemente
sentendola prendere un respiro profondo.
"Comunque ben sveglia." aggiunsi dopo poco vedendo che non parlava ancora mentre si guardava attorno quasi spaesata.
"Io... Non pensavo che ti avrei ritrovato ancora accanto a me quando mi
sarei risvegliata." disse abbassando lo sguardo e guardandosi una
ciocca di capelli.
"Ma siamo stati realmente noi a combinare tutto questo? Pensavo fosse
solo stata una mia impressione ed invece... Come la scrivania non
sembra che abbiamo risparmiato tante altre cose...." aggiunse dopo poco
abbassando sempre più il tono della voce rannicchiandosi su
sè stessa e sussurrando che si stava vergognando.
"Non capisco di cosa dovresti vergognarti. Se ti stai imbarazzando
seriamente significa che con Alec una cosa del genere non ti è
mai successa e che quindi è la prima volta." dissi vedendola
annuire lievemente mentre nascondeva la testa tra le ginocchia.
"Ehi...
Non devi sentirti in imbarazzo... Tutto questo è normale
che poteva succedere, specialmente per l'attrazione che c'è tra
noi due. Non mi pare che sta notte te ne stessi preoccupando." dissi
alzandole lievemente il volto per poterla guardare negl'occhi sentendo
il suo cuore iniziare a battere più velocemente.
"Parli
come se a te fosse capitato già tantissime volte.... Insomma,
possibile che non riuscissi nemmeno a comprendere che stessimo rompendo
la stanza?" mi domandò rimanendo a fissarmi.
"Veramente
è la prima volta, pensavo di averti fatto del male senza
accorgermene per come avevo visto la stanza... Solo che ritenevo che dirti
così, ti avrebbe fatto passare la timidezza. In fondo sta notte nessuno
dei due stava pensando ad altro che accontentare quella voglia
irrefrenabile che ci portiamo da un po', o sbaglio?" le domandai
facendola nuovamente sdraiare sotto di me vedendola arrossire
lievementi e fare cenno con la testa dandomi la ragione. La baciai con
passione un'ultima volta stringendomi a lei quasi con voglia. Averla
non m'aveva affatto spento quel richiamo nei suoi confronti, ma aveva
solo quadruplicato ogni cosa e sembrava che anche per lei valesse lo
stesso, poichè le sue mani si aggrapparono alla mia schiena come
se mi volesse graffiare e quel gesto mi fece sfuggire un ringhio di
piacere unendosi poco dopo ad una sete incredibile.
"Credo
sia meglio se ci vestiamo e torniamo a palazzo.... Altrimenti non ti
rimarrà nemmeno il letto." dissi a denti stretti, spostandomi
leggermente da lei e vestendomi dopo poco mentre l'avevo sentita
trattenere una piccola risata.
Prima
di scendere al piano di sotto, la vidi chiudere la sua stanza a chiave,
rimanendo in silenzio anche quando si preparò la colazione
mentre continuavo a guardarla pensieroso.
"Se
Alec riuscisse nel suo intento... Voglio essere il tuo amante." dissi
improvvisamente vedendola posare il cucchiaio dentro la tazza del latte
e socchiudere gli occhi color zaffiro come se volesse fulminarmi.
"Concedergli
una seconda possibilità, non significa che io voglia ritornarci
insieme. Deve penare per quello che ha fatto. A causa sua sono finita
con il sottostare agli ordini di un vampiro che teoricamente vorrei
vedere morto, quindi Alec non riuscirà a fare assolutamente
nulla." disse ritornando a fissare la tazza.
"Vorresti farlo penare in che modo?" gli domandai dopo poco, curioso di sapere che cos'aveva in mente.
"Ancora
non lo so... Nel frattempo ogni cosa che mi regala o mi offre, la
incestino o gliela distruggo, giusto per vedere fino a dove può
arrivare anche se non posso fare questi gesti davanti a lui... Solo per
evitare che Jane venga nuovamente ad utilizzare il suo potere su di
me." disse mentre finiva di fare colazione e sparecchiava; dopo poco ci
alzammo da tavola per andare alla porta d'ingresso e la costrinsi al
muro senza alcun indugio.
"Veramente
saresti libera di farlo. Aro ha punito Jane per quel gesto ed ora se
dovesse rifarlo, Aro non la perdonerebbe facilmente.... Credo
sarà difficile mascherare ciò che è successo
stanotte, mylade. Probabilmente trasgredirò i limiti che ci
siamo posti diverse volte." le sussurrai passandole la lingua sul
collo, sentendola prendere un respiro profondo.
"Meglio
se andiamo... O finirà che sono io quella che sbatte al muro te
e non mi sembra il caso..." mi disse allontanadomi da lei e prendendomi
per mano mentre mi trascinava a palazzo.
Quando
arrivammo davanti al portone, la vidi arrestarsi di colpo e voltarsi
verso di me puntandomi i suoi occhi color ghiaccio, facendomi
segno di avvicinarmi leggermente a lei. Inizialmente innarcai un
soppracciglio stranito da quel gesto, ma andai vicino a lei lo stesso e
quando mi baciò stringendosi a me, mi bloccai completamente
sentendola mordermi leggermente il labbro poco prima di distanziarsi da
me.
"Non fare domande d'accordo? Ho agito senza pensare..." disse poco
prima di entrare e sparire completamente dai miei occhi, ancora
increduli per ciò che era accaduto. Avanzai lungo i corridoi in
silenzio, ancora alquanto sovrappensiero e venni colto alla sprovvista
da Felix che mi prese di peso portandomi nella sala della musica.
"Allora?? Com'è andata?" mi domandò curioso cercando di
capire dal mio volto cosa fosse successo ed alzai leggermente le spalle
prima di raccontargli a grandi linee cosa fosse successo.
"Ora mi ritrovo che non so esattamente cosa fare... Andare da lei per
quanto stupendo sia stato, ha peggiorato solo le cose... Se questo
è veramente amare, ti assicuro che è terribile Felix....
Non ho mai rincorso nessuna donna, nè tanto meno ho mai
desiderato così ardentemente di avere una donna tutta per me a
tal punto d'accettare di essere anche un'amante o qualsiasi cosa lei
voglia che io sia.... Anche prima di entrare a palazzo lei stessa mi ha
baciato, non sai quanto è stato difficile evitare di farla
sbattere sul portone e lasciarmi completamente andare. Solo che se
l'avrei fatto, poi chiunque l'avrebbe potuta vedere e questo non
riuscirei a tollerarlo." conclusi sospirando distrutto da tutto
quello che stavo provando. Mai una donna era riuscita a farmi
un'effetto simile. Mai m'ero ritrovato a sentirmi come se fossi io la
preda sedotta. Mai ero arrivato a pensare di rinchiudermi in una stanza
per un tempo indeterminato con una donna per poter fare tutto ciò che
mi frullava per la mente.
Rimasi con Felix quasi tutta la giornata cercando di stare lontano da
Denny, ma la sera non riuscii a trattenermi ed andai a bussare alla sua
porta che, dopo avermi aperto, mi squadrò dalla testa ai piedi
poichè ero ancora vestito in giacca e cravatta siccome avevo
dovuto fare le veci di un segretario per ottenere dei documenti. Non mi
disse, nè mi chiese nulla e guardando lievemente alle mie spalle
mi tirò dentro la sua stanza dalla cravatta, richiundendo
velocemente la porta.
"Come mai qui?" mi domandò quasi incredula ed a quella domanda e
nel vedere il suo volto così incredulo innarcai lievemente un
sopracciglio. Possibile che non provasse la mia stessa attrazione?
Senza nemmeno risponderle, le diedi le spalle e feci per uscirmene dalla
stanza, ma venni afferrato nuovamente dalla cravatta ed istintivamente
afferrai il suo polso.
"Suscettibili sta sera..." mi bisbigliò con un sorriso di
provocazione e senza rendercene incominciammo a lottare su chi tenesse
più fermo l'altro, ritrovandoci con i volti così vicini
che potevo sentire il suo respiro ed un sorriso divertito farsi largo
sulle sue morbide labbra.
"E così ti diverte tutto questo... Non ti conviene giocare con
me, mylade o potrei non avere più scrupoli." le sibilai
vedendola assottigliare leggermente gli occhi che cominciarono a
prendere il loro lineamento felino e mostrarmi la lingua come
indispettita da quello che avevo detto, ma senza tante riflessioni mi
liberai dalla sua presa e prendendo il suo volto tra le mie mani la
baciai, vedendo i suoi occhi spalancarsi
ulteriormente a quel gesto, ma quando iniziai a baciarla con frenesia e
molta più passione, sentii le sue mani farsi largo tra i miei
capelli e vidi i suoi occhi chiudersi. Era il bacio alla francese
più sensuale, eccitante ed unico che avessi mai ricevuto.
Durante quel bacio le mie mani iniziarono a farsi curiose e senza alcun
tipo di timore incominciarono a toccare il suo seno da sotto la maglia
con sempre più ardore nei suoi confronti, ma tutto si
fermò a quelle carazze, a quei baci del tutto traditori. Non
volevamo essere scoperti, anche se non era realmente relativo che ci
scoprissero o meno, ma pensare di dover star nascosti e di dover tenere
tutto segreto mi portava ad un'eccitazione maggiore....
Il proibito,
come potevo non amare le proibizioni? Lei faceva parte di esse
rivelandosi più affascinante di quanto non lo fosse già
di suo e più vedersi si rivelava difficile, più la mia
voglia di lei aumentava, ma chissà per quanto saremmo realmente
riusciti a tenere tutto quanto nascosto agli occhi degli altri...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** L'essere scoperti ***
capitolo 29-L'essere scoperti
Autrice: Salve
ragazzi/e!!!! Volevo premettervi che questo capitolo a differenza degli
altri sarà un po' più lungo.... Spero possiate perdonarmi
e che vi piaccia ^^ Quindi buona lettura e mi raccomando,
recensiteeee!! Ciaooo e alla prossima!! Un bacio ❤ ❤ Denny ❤ ❤
L'essere scoperti
Dopo quella notte fatta solo di carezze riuscimmo a cogliere
altre volte l'occasione di poter sentire i nostri corpi a contatto, le
nostre mani che si toccavano a vicenda, le nostre labbra che si
baciavano in modo possessivo e pieno di desiderio nei confronti
dell'altro. Non c'importava dove ci trovavamo esattamente, se fosse
quando ci stavamo allenando o incrociandosi per i corridoi o in qualche
stanza, l'importante era che nessuno ci vedesse, ma il più delle
volte era un trattenersi poichè non eravamo soli ed una notte
non riuscii ad andare da lei poichè Marcus mi richiamò.
Voleva parlarmi urgentemente, ma non sapevo il perchè di quel
richiamo, così entrai nella sua stanza alquanto preoccupato.
"Non hai fatto alcun errore Demetri. Ho voluto chiamarti solo per
metterti in guardia. So del legame che c'è tra te e Denise, noto
che col passare del tempo questo legame tra di voi si sta rafforzando,
ma la tua assenza nel compiere i tuoi doveri giornalieri sta mettendo a
dura prova la pazienza di Aro. In realtà non stai saltando alcun
compito che ti affidiamo, ma per Aro sei poco presente e non gli sta
piacendo questa faccenda. Quindi vedi di prestare attenzione, non
vorrei che queste sue lamentele ti si potessero ritorcere contro come
è successo ad altri." mi disse con tono calmo e quasi gentile,
ma annuii solamente e me ne andai da lì senza dire nulla. Non
comprendevo perchè mi stesse avvisando di qualcosa che andava
contro suo fratello e soprattutto un mio Signore, né tanto meno
a cosa si riferisse la sua ultima frase ma a quest'ultima decisi di non
dargli peso e continuai a comportarmi come prima, prestando più
attenzione a ciò che facevo.
Era passata quasi una settimana dall'ultima volta che avevo avuto Denny
per me e poichè l'avevo vista stare male, cercavo di starle
accanto, sia come amico che come fidanzato, in fondo anche
se aveva dato quella possibilità ad Alec, lei amava me e questo
mi lasciava la possibilità di potermi comportare anche da tale.
Ormai con lei era diventato come un gioco essere gentile ed
accattivante quando meno se l'aspettava, poichè la vedevo
arrossire o provocarmi nello stesso modo in cui facevo io e questo mi
mandava letteralmente in estasi.
Un pomeriggio passai di fronte alla cucina e intravidi qualcuno al suo
interno che si muoveva, compresi all'istante che si trattava di Denny,
così mi avvicinai cautamente per vedere cosa stesse facendo e
notai che stava improvvisando a ballare con in sottofondo un piccolo
stereo, probabilmente per farle compagnia, mentre stava cucinando.
Rimanevo ad osservarla divertito, anche se improvvisati come passi,
sapeva muovere il corpo in modo sensuale anche se poi doveva correre a
finire di cucinare e quindi muoveva solo il bacino a tempo di musica o
almeno, ci provava.
"Il ballo decisamente non fa per te, anche se devo dire che questo
corpicino lo sai agitare fin troppo bene." le sussurrai all'orecchio
sentendola bloccare il respiro per qualche secondo e non appena la mia
mano si posò sul suo ventre riprese a respirare.
"Da quanto mi stavi osservando?" mi domandò alquanto contrariata
lasciando che però la stringessi a me e le baciassi
delicatamente il collo.
"Da un po'... Era divertente, sembravi impegnarti tanto." dissi ridendo
poichè la stavo prendendo in giro e lasciandole lo spazio per
spostarsi, ma la vidi girarsi solamente e puntare i suoi occhi su di me.
"Molto spiritoso... Ora ti improvvisi anche ballerino oltre che un
combattente?" mi domandò spingendomi leggermente lontano da lei
mostrandomi un sorriso provocatorio per prepararsi il piatto che
avrebbe dovuto mangiare.
"Ti ricordo che ti ho fatto da cavaliere, quindi direi di essere anche
un ballerino." gli risposi tornando alle sue spalle e prendendo del
ghiaccio mettendoglielo dentro la maglietta, vedendola rabbrividire e
trattenersi dall'urlare. Per tentare di levarsi il cubetto di ghiaccio
la vidi iniziare a saltellare su sé stessa ed iniziai a ridere
poichè continuava a ripetere che ero un pazzo per quello che
avevo fatto, ma improvvisamente mi ritrovai il volto completamente
bagnato poichè m'aveva lanciato un bicchiere d'acqua.
"Ehi!?! Io ti ho solo messo un cubetto dietro la schiena, non ti ho
bagnata!" replicai vedendola ridere e scappare da me poichè
avevo preso altri due cubetti di ghiaccio in mano.
La raggiunsi in poco tempo e mentre cercava di evitare il primo cubetto
riuscii ad infilargliene uno dentro il reggiseno, notando i suoi occhi
spalancarsi e fermarsi completamente per il freddo, incominciando a
tentare di afferrare il cubetto per levarlo da lì. In quel
frangente ne approfittai per farmi più vicino a lei e baciarla
con desiderio, distraendola completamente da quello che stava facendo in
precedenza, ma avevo ancora un cubetto tra le mani e sollevandole
leggermente la maglietta iniziai a far scivolare il ghiaccio
lungo la sua schiena sentendola rabbrividire leggermente. In pochi
secondi mi ritrovai con la schiena appoggiata sulla penisola di marmo
mentre le sue mani avevano iniziato ad accarezzare i miei pettorali da
sotto la maglietta mentre continuava a baciarmi. Adoravo e detestavo al
tempo stesso sentirmi in trappola a causa sua, specialmente in momenti
come quelli. Resistere dal non averla completamente si rivelava quasi
impossibile, di fatti le mie mani avevano iniziato a stringerla di
più a me con desiderio, ma qualcuno stava arrivando verso la
cucina e ritrovarci a questo modo sarebbe potuto rivelarsi
controprodducente.
Trovai in fretta la soluzione su come sfuggire, anche se controvoglia,
da quella posizione in cui eravamo. Con rapidità ribaltai la situazione ed
afferrai una bottiglietta d'acqua e gliela versai completamente addosso
vedendo il suo volto contrariato da quel gesto, ma dopo poco quel volto
diede spazio al suo sorriso che preannunciava una vendetta coi fiocchi.
Iniziai a scappare per tutta la cucina, ma ad un certo punto mi
braccò sulla porta e quando mi lanciò un
bicchiere d'acqua, riuscii fortunatamente a schivarlo beccando in pieno
Felix che aveva appena aperto la porta.
"Si può sapere che state combinando?" domandò con tono
fermo e piuttosto serio, tanto che la sua voce sembrava aver rintuonato
per tutta la stanza. Istintivamente andai affianco a Denny che era
rimasta incredula per quello che aveva fatto ed abbassai leggermente lo
sguardo sentendomi osservato da Felix quasi in tono minaccioso e contrariato.
"Felix mi dispiace di averti colpito... Volevo prendere Demetri." disse
Denny con un tono alquanto dispiaciuto mentre io iniziai a ridere nel
ripensare alla scena.
"Io spero che poi puliate... Se Aro sapesse di questo caos non la
prenderebbe bene. Soprattutto da parte tua Demetri, sai che non tollera
alcun tipo di disordine." disse Felix con tono di rimprovero sospirando
poichè non riusciva più ad essere severo.
"Mi arrendo... Fare il severo con voi due è nettamente
impossibile. Però potevate fare altro invece che mettervi a
giocare con l'acqua. E se fosse entrato uno dei Signori?"
domandò non ricevendo risposta né da me, né da
Denny che dopo esserci scambiati un'occhiata scoppiammo a ridere
notando dopo poco l'aria perplessa da parte di Felix.
"Lascia stare Felix. Storia lunga." dissi guardando Denny un'ultima
volta notando che la maglietta era quasi diventata trasparente per
colpa dell'acqua ma sembrava non essersene accorto nessuno e la mia
mente non sapeva se dirlo o averla avidamente davanti agli occhi di
Felix.
"Credo che vi lascierò qualche minuto da soli, ve lo
verrò a dire dopo." disse Felix comprendendo probabilmente il
mio sguardo colmo di desiderio mentre Denny aveva già iniziato a
sistemare la cucina incurante di tutto.
Attesi che girasse l'angolo e mi precipitai a prendere il volto di
Denny tra le mie mani, che s'era appena voltata, per baciarla
intensamente, ma le mie mani incominciarono a percorrere la sua schiena
e scendere fino ai suoi glutei e stringerla a me. Non compresi se per
quel gesto o perchè il mio corpo s'era fatto più vicino
al suo, sentii cascare il bicchiere di vetro che aveva tra le mani fino
a qualche istante prima, per potersi stringere a me con desiderio,
facendomi ardere ancora di più di tutti quei sentimenti che
provavo ogni volta per lei. Sapevo che Felix era ancora nel corridoio,
ma io volevo averla in quell'istate, non sarei riuscito ad aspettare
oltre e ignorando la presenza di Felix che attendeva un mio cenno, ebbi
Denny nel modo più silenzioso che potesse esserci ma dalla quale
traemmo piacere entrambi. Era stato qualcosa di veloce ma che aveva
messo a tacere almeno per un po' i nostri istinti.
"Per ora sarebbe meglio calmarci..." le sussurrai sentendola annuire
lievemente e dopo averle dato un bacio richiamai Felix dentro la cucina.
"I miei complimenti, siete stati davvero veloci." disse Felix mentre
rientrava ridendo e Denny a quelle parole divenne completamente rossa
che per l'imbarazzo iniziò a sistemare tutta la cucina
velocemente.
"Felix, tu e il tuo tatto a volte... Come se per forza dovevamo
arrivare a qualcosa di pesante." dissi con tono di rimprovero, cercando
di non imbarazzarmi anch'io a causa di Denny che la vedevo diventare
ancora più rossa, ma iniziò a spuntarmi un sorriso del
tutto divertito per le sue reazioni.
"Non avevi qualcosa da dirci Felix? Invece di stare tutti e due a
commentare di un qualcosa che definirei privato. Almeno lo faceste
senza di me in stanza... Lo preferirei molto volentieri." disse
improvvisamente Denny mentre mi dava la mia maglietta poggiandola contro il petto
e spingendomi leggermente, sicuramente perché continuavo a sorridere divertito per il
suo imbarazzo. A quel gesto mi avvicinai al suo orecchio quando mi
passò di fianco e le ringhiai lievemente.
"Siete incredibili... Comunque si, ero venuto per dirvi di prestare
attenzione ad Alec ed Aro." disse ad un tratto Felix facendomi voltare
all'istante verso di lui per guardarlo alquanto perplesso e Denny
sembrò leggermi nella mente, poichè domandò al posto mio
perchè mai dovessimo stare attenti.
"A quanto pare Alec è riuscito a convincere Aro ad incaricare
Chelsea di utilizzare il suo potere su entrambi. Denny per legarla in
un certo qual modo ad Alec mentre Demetri per farlo legare nuovamente
ad Aro." ci spiegò Felix piuttosto preoccupato.
"Perchè mai dovrei legarmi nuovamente ad Alec? Io sto bene
così e poi così facendo di certo non spezzerebbe il
legame che c'è tra me e Demetri." disse Denny cercando di
mantenere un tono tranquillo nonostante in realtà tutto quello
che aveva detto Felix non le piaceva affatto.
"Vorrà dire che se vedrò che starai a seguire Alec
ovunque, sarà per questo motivo qua e di conseguenza dovrò essere il tuo
amante." dissi alzando leggermente le spalle con disinvoltura
sentendomi spingere lievemente da lei facendomi ridere.
"Comunque ti ringrazio Felix. Vorrà dire che eviteremo di
incontrare Chelsea, anche se non capisco perchè tutto questo....
Non voglio nemmeno provare a pensarci." dissi con tono di rassegnazione
mentre m'avviavo verso l'uscita della cucina insieme a Felix.
"Ehi piccola, vedi di coprirti prima di uscire dalla cucina con la
mantella." aggiunsi voltandomi verso di lei indicandole la mia
mantella che era poggiata su di una sedia e mostrandole un ultimo
sorriso divertito; me ne andai insieme a Felix verso i corridoi
sotterranei del palazzo per raggiungere rapidamente i Signori e vedere
se avevano bisogno mentre parlavamo di tutto quello che mi stava capitando.
Fui sommerso di incarichi fino alla sera e non appena potei entrare
nella mia stanza, mi stesi sul letto piuttosto pensieroso su ciò
che Felix ci aveva messo in guardia, unendolo alle parole di Marcus. Ad
Aro non stava realmente piacendo la mia unione con Denny, né
tanto meno che provassi così tanti sentimenti. Per lui ero stato
addestrato come un soldatino ad obbedire e basta, senza poter provare
nulla, se non qualche svago per pura noia, ma Denny m'aveva travolto
come un treno a supervelocità e non potevo fermarlo
poichè privo di freni.
Improvvisamente sentii bussare alla porta e sentendo che era lei,
lasciai che entrasse rimanendo a fissare il soffitto per qualche
istante mentre la sentivo richiudere la porta.
"Non riesco a dormire per quello che ha detto oggi pomeriggio Felix..." mi disse mentre avanzava lungo la stanza.
"Io non voglio perdere questo con te." continuò a voce sempre
più bassa e vedendo che continuava a fissarsi i piedi,
l'abbracciai sentendola quasi farsi piccola in quell'abbraccio anche se
lo stava ricambiando.
"Non perderai nulla con me. Proviamo qualcosa di troppo forte
perchè Chelsea possa spezzarlo." le dissi mentre la
guardavo negl'occhi. Sembrava volesse dirmi qualcosa ma in un attimo mi
ritrovai a baciarla ed essere privato della maglietta da parte sua fino
ad arrivare nel letto in intimo, provocato e guidato da lei.
"Ultimamente cedo troppo facilmente alla tua seduzione, non va bene lo
sai?" domandai vedendola osservarmi e posare l'indice sulle mie labbra
mentre gattonava per arrivare sopra di me. A quel gesto la mia mente
impazzì all'istante e divenni più possessivo e desideroso
di lei ritrovandoci a baciarci, accarezzarci ed amarci come non mai.
Era un'insieme di emozioni come solo lei riusciva a procurarmi ogni
volta, ma sapendo che poteva essere l'ultima a causa di quello che
volevano fare, tutto sembrava mille volte più intenso e forte. Entrambi i nostri respiri si stavano facendo sempre più
irregolari, lasciando sfuggire ogni tanto qualche lettera ed ad un tratto eravamo l'uno di fronte all'altro, la mia schiena contro
la testiera del letto mentre lei in ginocchio di fronte a me che
continuava a baciarmi con provocazione ma m'impediva di toccarla, ma in un
certo momento sentii qualcuno fermarsi di fronte la porta della stanza
e concentrandomi potei comprendere che si trattava della sorella del
nanetto. Che ci faceva di fronte la mia porta? Di certo non avrei
smesso ciò che stavo facendo per una come lei, anzi, piuttosto
avrei fatto sentire maggiormente ciò che stava capitando nella
stanza, sia per allontanarmela sia con la speranza che se stesse spiando
l'andasse a riferire a quel suo adorato fratello. Nascondersi ormai non
aveva più senso. Non dopo quello che volevano fare.
Preso dalla rabbia e dalla voglia di averla senza alcun scrupolo, le
afferrai una gamba e mentre le baciavo il collo l'adagiai dolcemente
sul letto, iniziandola a baciare ovunque e lanciando un'occhiata verso
la porta, potei notare un'iride rossa spalancarsi leggermente dal buco
della serratura. Comprendendo che ci aveva realmente spiati, decisi di
non trattenermi per nessuna ragione al mondo, trasformando quella notte
in pura follia e piacere, lasciando che durante il silenzio della notte,
le nostri voci corressero per tutto il palazzo. Ormai eravamo stati
scoperti e trattenersi sarebbe solo stato uno sbaglio, di fatti fu la
notte più esaltante che potei avere con lei. Non ricordo
nemmeno per quanto tempo andammo avanti ad amarci e l'essere l'uno
l'equivalente dell'altro, ma ero certo che ci sentisimmo come in
paradiso e quando mi fermai la sentii stringermi a sé con
dolcezza. Rimasi in quell'abbraccio fino a quando non si
addormentò e mi spostai lievemente da lei vedendola aprire
leggermente gli occhi, ma quando le feci vedere che ero comunque
affianco a lei, i suoi occhi si richiusero e si mise leggermente vicino
a me. Dal respiro potei constatare che ormai era entrata nel mondo dei
sogni e il volto sereno che aveva mi portò ad avere una lieve
morsa al cuore. In quel frangente mi sembrava troppo per me, l'avevo
privata di una famiglia senza che lei potesse fare nulla ed ora era
nuovamente nel mio letto a dormire, m'amava e probabilmente niente
l'avrebbe allontanata.
Infine decisi di uscire dalla stanza per cibarmi, rimanere lì
stava iniziando a farmi salire la sete, ma non appena uscii mi
ritrovai a terra colpito da un pugno. Ero stato così assorto nei
miei pensieri che non m'ero minimamente accorto della presenza fuori
dalla porta di Alec.
"Come ti sei permesso di portartela a letto?? Lei non ti appartiene!"
mi ringhiò sollevandomi per la maglietta ed a quelle parole
scoppiai a ridere.
"Io posso qualsiasi cosa microbo. Quella a cui lei non appartiene, sei
tu." risposi togliendomi le sue luride mani dal colletto della mia
maglietta alquanto infastidito.
"Spero per te che sia solo questa." mi ringhiò tentando
nuovamente di colpirmi, ma lo evitai colpendolo di rimando nei ginocchi
facendolo cadere.
"Allora fai male a sperare. Se devo essere sincero ho perso il conto di
quante volte è successo." dissi mostrando un sorriso beffardo
sentendolo innervosirsi ulteriormente e rialzarsi per prendermi per il
collo.
"Alec! Lascialo andare immediatamente!" sentii dire alle mie spalle
vedendo Alec guardare in quella direzione e approfittando di quella
distrazione, lo feci inginocchiare a terra tenendogli un braccio dietro
la schiena.
"Demetri anche tu... Non ha senso che fate così. Demetri... Ti
abbasseresti solo al suo livello e lo sai." disse Denny mentre mi
continuava a guardare e lievemente irritato lasciai andare Alec che
arrivò immediatamente di fronte a Denny.
"Come sarebbe a dire che si abbasserebbe? Io sono molto più in
alto di lui." disse con un ringhio, ma Denny sembrò infastidita dal suo atteggiamento.
"Tu non sei assolutamente alla sua altezza. Non dovresti proprio
paragonarti a lui. Demetri per lo meno non si è sforzato a far
nulla." gli rispose di rimando Denny con tono piuttosto controllato
rispetto a quanto m'ero immaginato.
"Ora capisco perchè quella minaccia t'aveva colpito così
tanto. Da quanto tempo stavi facendo il doppio gioco??" gli
domandò Alec avvicinandosi maggiormente a lei, ma in
quell'attimo mi misi tra i due.
"Vedi di prendere le distanze e soprattutto di che minaccia parli?"
ringhiai iniziando a perdere la pazienza e guardando il volto di
entrambi per cercare risposta. Di che minaccia parlava? E perchè
mai Denny stava facendo il doppio gioco secondo Alec? Volevo delle
risposte, le esigevo e non avrei tollerato dei silenzi o delle
allusioni.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** Un brusco addio ***
capitolo 30-Un brusco addio
Un brusco addio.
Dopo
che Felix ci aveva detto del piano di Aro ed Alec, avevo temuto
seriamente che quella sarebbe stata l'ultima volta per me e Demetri, ma
la cosa che più mi terrorizzava era se Aro sarebbe venuto a
contatto coi miei pensieri. Era quasi una settimana che stavo male e
come se non bastasse sembrava che avessi un ritardo, ma non potevo
essere incinta... Forse era solo influenza e mi stavo preoccupando
inutilmente, ma una parte di me continuava a dire che era quella la
verità e forse era meglio che mettessi Demetri al corrente. Se i
conti erano esatti e quindi la nausea ed il rimettere erano provocati
dalla gravidanza erano di certo suoi, ma quella sera ritrovandomi di
fronte a lui non riuscii minimamente a dirglielo. E se Aro poi avesse
letto nei suoi pensieri? Avrebbe potuto ucciderlo o avrebbe potuto
tentare di uccidermi. No, non glielo avrei detto, non senza una
certezza concreta. In fondo anche il test di gravidanza poteva aver
sbagliato no? Certo, ne avevo fatti due ma chi mi assicurava che fosse
tutto realmente così? Anche se avevo quelle domande però
dentro di me sapevo che stavo solo cercando di scappare dalla
verità...
Ero così assorta in quel pensiero mentre lo fissavo che quando
mi baciò sentii il desiderio crescere più delle altre
volte. E se quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei potuto
toccarlo? Se fosse stata l'ultima volta che sarei potuta essere sua
completamente? A causa di quelle domande lo iniziai a sedurre con
provocazione e quando lo sentii parlare decisi di fermarlo subito. Non
volevo perdere nemmeno un minuto di più nel preoccuparmi e dopo
pochi istanti ci ritrovammo ad amarci con ardore, raggiungendo la
completa follia. Fu una notte più che unica e il ricordare che
tutto questo sarebbe potuto cessare mi portò a stringerlo a me
in un'abbraccio. Volevo piangere tra le sue braccia, se veramente
aspettavo un figlio da lui sarebbe stata realmente l'ultima notte che
l'avrei visto e se invece non sarebbe stato così, avrei dovuto
comunque rinunciare a lui poichè avrebbero trovato il modo di
separarci. Mi addormentai persa nell'unico pensiero che mi stava
facendo stare bene. Eravamo lì, abbracciati, in quella lunga
notte e lui non si sarebbe mai arreso dal riavermi.
Mi sveglia in preda agl'incubi e quando aprii gli occhi, notai che il
posto affianco a me era completamente vuoto. Dov'era andato? Che fosse
andato a cibarsi? Mi domandai mentre mi rivestivo, di certo l'avrei
ritrovato in giro per i corridoi se fosse stato così, ma quando
uscii dalla stanza trovai tutt'altra scena. Demetri aveva attorno al
suo collo le mani di Alec. Che cosa stava succedendo? Riuscii
fortunatamente a separarli, ma Alec stava veramente provocando la mia
pazienza ed in un certo momento menzionò il ricatto che aveva
utilizzato per poter avere la seconda possibilità di fronte a
Demetri, che rimase alquanto perplesso ma stava diventato piuttosto
nervoso.
"E permetterti di metterlo nei guai solo per avermi? Si, ho fatto il
doppio gioco con te. In fondo è ciò che stavi facendo con
me, no?!" domandai alzando leggermente il tono della voce sentendo la
mano di Demetri posarsi sulla mia spalla per tenermi distante da Alec.
"Fatemi capire. Tu l'avresti minacciata che se non ti avrebbe dato la
seconda possibilità, mi avresti messo nei guai?" domando Demetri
lasciando trapelare la rabbia che provava in quel momento, ma di tutta
risposta Alec mostrò solamente un sorriso infame.
"Non ti deve importare se la minaccio oppure no, segugio. E comunque
doppio gioco o meno, tu piccola impertinente avresti dovuto stare
lontana da Demetri." disse Alec in tono glaciale ma che mi fece
letteralmente ribollire il sangue.
In un attimo spinsi Demetri dietro di me e mi portai ad una lieve
distanza dal volto di Alec che ormai avevo afferrato per il colletto
della maglia.
"Ascoltami bene. Io sono libera di prendere le decisioni che voglio,
non è di certo una minaccia a fermarmi. Lo vuoi sapere davvero
da
quando è incominciato tutto? Dalla sera del ballo avevo pensato
di tradirti, tanto che importanza aveva? Ho perso la mia libertà
a causa tua e Demetri è colui che, nonostante quello che ha
fatto in passato, mi ha mostrato un lato piacevole di questo lurido
posto che odora di muffa e nient'altro. E vuoi sapere in cosa
maggiormente è superiore a te?" domandai con arroganza vedendolo
innarcare lievemente un sopracciglio mentre sentivo gli occhi di
Demetri che m'osservavano curiosi ma al tempo stesso preoccupati.
"Ha letto è riuscito a farmi rompere un'intera stanza e farmi
arrivare ad un piacere che tu nemmeno potresti immaginare. Tu non
arrivavi nemmeno ad un quarto di ciò che sono riuscita a provare
con Demetri, quindi chi ti sceglie è solo perchè il
meglio è stato già occupato." dissi con rabbia
lanciandolo a terra ed andando vicino a Demetri per prenderlo per la
cravatta e portare il suo viso al mio stesso livello. Quel gesto
sembrava aver messo in completa confusione Demetri che mi guardava con
fare interrogativo e non aspettando qualche secondo di più lo
baciai con quanta rabbia, passione e sentimento potessi avere in
quell'istante sentendomi sbattere la schiena contro il muro del
corridoio da parte di Demetri.
"Ecco cosa cambia. Adoro essere la preda quanto essere la cacciatrice.
Tu non sei capace di fare nè l'uno, nè l'altro." ringhiai
prendendo le distanze da Demetri ed andando a pestare lo stomaco di
Alec.
"Prova seriamente a fare del male a Demetri e ti riduco in poltiglia.
Sono stufa che tutti prendano le decisioni che spettano a me come se
fossero le loro. Sono stufa di dover nascondere che amo Demetri in un
modo che nemmeno immagini, di mentire che per me è solo un'amico
quando non è così. Lui mi è stato amico ma
l'amicizia tra noi sarebbe sempre stato troppo poco. Comunque non
dovrai più preoccuparti di quella stupida seconda
possibilità, perchè me ne vado. Son stata fin troppo tempo
in questo posto, sotto gli ordini di qualcuno a causa tua." dissi con
rabbia facendo sempre più pressione con la gamba, ma
improvvisamente venni spostata leggermente da Demetri che mi prese per
il polso e mi costrinse a guardarlo.
"Sai quello che stai dicendo vero? Aro starà sicuramente
sentendo ogni cosa.... Non puoi andartene e lo sai." disse con tono
severo, ma venni distratta da una nebbiolina che sembrava avanzare
lievemente.
"NON PROVARE AD UTILIZZARE IL TUO POTERE!!!! O GIURO CHE TI STACCHERO'
LE BRACCIA SENZA ALCUN RIPENSAMENTO!!!! E NON M'IMPORTA SE ARO SENTE!!!
TANTO I MIEI SERVIGI SERVIREBBERO SOLO IN COMBATTIMENTO! QUINDI VEDI DI
RITIRARE LA TUA NEBBIOLINA O TI DISTRUGGO!!!" urlai afferrandogli un
braccio in procinto di staccarglielo senza indugio, ma sentii
afferrarmi da dietro ed iniziare a farmi male alle spalle in modo che
lasciassi il braccio di Alec.
"Calmati Denny... Non puoi perdere il controllo in una situazione
simile... Le cose si possono risolvere anche senza arrivare a farsi
realmente del male e questo tu lo sai meglio di me." mi sussurrò
Demetri a denti stretti mentre permetteva ad Alec di rialzarsi in piedi
e correre via per poi lasciare andare anche me, ma quando mi vide
correre via verso l'uscita del palazzo mi bloccò nuovamente allo
stesso modo.
"DEMETRI LASCIAMI!!! LASCIAMII!!!" gridai agitandomi ulteriormente
sentendomi rigare il volto da delle lacrime dopo pochi istanti.
"Voglio tornare a casa mia Demetri... Voglio allontanarmi da queste
mura per un po'.... Aro se avrà bisogno mi contatterà col
cellullare, ma ora voglio andarmene... Non ne posso più di dover
mentire, di dover nascondere per evitare che altri si facciano male...
Io ti amo ed è soprattutto per questo che devo andarmene..."
dissi abbassando sempre più il mio tono della voce evitando di
singhiozzare per via delle lacrime, ma Demetri mi strinse a sè
facendomi scoppiare a piangere completamente. Come potevo dirgli che
dovevo andarmene perchè forse era padre? Come potevo rivelargli
una cosa così tanto grande? Dovevo mentire... Ancora una volta
dovevo dire una bugia.
Presi Demetri e lo scagliai a terra staccandogli una gamba poco prima
che potesse rialzarsi, ma non emise alcun urlo di dolore. Nulla, solo i
suoi occhi mi continuavano a guardare increduli e soprattutto tristi e
pieni di dolore per quel gesto.
"Mi dispiace... Mi dispiace davvero tanto... Non volevo arrivare a far del
male anche a te, ma purtroppo devo, non voglio che mi segui, nè
che proverai a cercarmi..." dissi avvicinandomi lievemente a lui che
era ancora a terra.
"Ti amo e so che ti sembrerà incoerente, ma è solo per
proteggerti... Un giorno capirai..." gli sussurrai rubandogli un lieve
bacio dalle labbra e correndo via da quelle mura, da quel palazzo
così tetro ma che aveva al suo interno qualcuno di davvero
prezioso.
Iniziai a richiamare Jake e gl'altri col pensiero. Era tempo di
partire. Saremmo andati a La Push e per Jake e gli altri significava
ritornare a casa. Arrivarono tutti in poco tempo, ma non domandarono il
perchè di quella partenza fino a quando non misimo piede in
aeroporto poichè era il luogo di ritrovo di tutti quanti e
lì spiegai il tutto omettendo la maggior parte della
verità, specialmente quella che potevo essere incinta. Poco
prima di salire in aereo mandai un messaggio a Carlisle per avvertirlo
delle mie preoccupazioni e mi disse che s'era liberato il posto in
agenda per potermi visitare non appena avremmo finito di sistemarci
tutti quanti una volta arrivati.
Chissà cos'avrei scoperto...
Se ero realmente in attesa di un bambino o m'ero fatta prendere
inutilmente dalla paranoia....
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** Conferme e nostalgie ***
capitolo 31
Conferme e nostalgie.
Durante il viaggio in aereo provai ad addormentarmi, ma avevo ancora
così vividi gli occhi rossi di Demetri che mi guardavano colmi di
incertezza, dolore e tristezza che il sonno era come scappato via. Non parlai per tutto il tragitto che
percorremmo per arrivare a La Push, se non per dire che sarei dovuta
andare da Carlisle e una volta messo piede a La Push salutai tutti con
un sorriso, ma avevo fretta. Volevo sapere se era vero o no che
aspettavo un figlio.
"Fratellone io incomincierei ad avviarmi per andare da Carlisle, non
importa che mi accompagni fino là." dissi con voce piuttosto
tremante, ma Jake si voltò immediatamente a fissarmi.
"Se vuoi avviarti d'accordo, ma ti raggiungo tra pochissimo. Non mi va
di lasciarti sola." disse mostrandomi il suo solito sorriso solare e
pieno d'amore, ma preferivo a dir lunga essere sola che ci fosse lui.
Non avevo la minima idea di come potessi affrontare quell'argomento con
Jake.
Leah, che era rimasta tutto il tempo in silenzio a fissarmi, si
spostò leggermente per venire affianco a me.
"Jacob non preoccuparti. Tu rimani qui, l'accompagno io." disse in tono
dolce e vedendo mio fratello annuire, partimmo immediatamente per
arrivare all'ospedale.
"So che tutto quello che hai detto è solo la metà della
verità. Riconosco quando dici bugie. Cosa stai cercando di
nascondere a tuo fratello?" mi domandò Leah in tono tranquillo
non appena arrivammo a metà strada.
"Sono contenta che sia venuta tu ad accompagnarmi... In realtà
ho bisogno di un supporto più di quanto non lasci a vedere... E
rispondendo alla tua domanda. Sì, sto nascondendo alcune cose a
Jake e a tutti voi... Solo che non so come dirlo, né tanto meno
ne sono sicura." dissi abbassando leggermente lo sguardo notando dopo
poco un sorriso dolce da parte di Leah, come se volesse
incoraggiarmi a parlare.
"Credo di aspettare un figlio. Per questo sono scappata da là e
son voluta partire per venire qui... Non voglio essere trovata." dissi
sentendo la voce spezzarsi leggermente poichè mi stava tornando
da piangere al solo ricordare come avevo ridotto Demetri per evitare
che mi seguisse o mi fermasse.
"Se stai per diventare mamma è una cosa fantastica, ma il padre
chi sarebbe? Ti va di dirmelo?" mi domandò in tono dolce e con
curiosità. Non sembrava essere minimamente arrabbiata per la
scoperta, anzi sembrava essere felice per me.
"Non so quanto ti farà piacere saperlo... Comunque è
Demetri il padre." risposi rimanendo a fissare il vuoto per qualche
istante.
"E lui lo sa? O l'hai tenuto all'oscuro di tutto?" mi domandò
attendendo con ansia una mia risposta, ma era così difficile
dire di no, che era completamente all'oscuro di tutto, che mi limitai solamente a rispondere con un cenno del capo
sentendomi dopo poco abbracciare da Leah, proseguendo dopo pochi
istanti per arrivare all'ospedale. Chissà cos'avrei scoperto...
Se ero realmente in attesa di un bambino o m'ero fatta prendere
inutilmente dalla paranoia. Lo avrei scoperto solo varcando la soglia
di quell'ospedale che mi stava iniziando ad agonizzare...
Quando entrai in ospedale vidi Edward e Bella che sorridevano attendendo che li raggiungessi.
"Bella. Edward. E voi due come mai qui?" domandai sbalordita.
"Carlisle ci ha detto del messaggio e se mai dovesse risultare che stai
per diventare mamma, noi saremo pronti ad aiutarti. Vero Edward?"
domandò Bella mentre mi sorrideva vedendo Edward annuire.
"Grazie ragazzi... Comunque Carlisle dov'è?" domandai guardandomi attorno vedendo che non c'era.
"Arriverà a momenti. Intanto andiamo nel suo studio ad
aspettarlo, così potrai raccontarci meglio." disse Edward
facendoci strada ed aprendo la porta dello studio. Non appena la porta
fu chiusa mi ritrovai i loro occhi che mi osservavano curiosi di
sapere, ma anche con un velo di preoccupazione.
"Come ho detto a Carlisle, penso, se non che sono sicura di essere
incinta... Solo che vorrei sbagliarmi, ma l'unico che possa realmente
darmi una risposta certa è Carlisle." dissi a testa bassa
rimanendo a fissare il pavimento.
"E chi sarebbe il padre?" mi domandò Bella con dolcezza, ma il
mio sguardo si posò su di lei con tristezza e prima che potessi
rispondere si vide Edward diventare rigido ed osservarmi incredulo.
"Perchè l'avresti tenuto all'oscuro di tutto?" mi domandò
Edward confuso ed incredulo. Sapevo che stava leggendo già la
risposta nella mia mente, ma probabilmente voleva sentirla anche a voce
così distolsi leggermente lo sguardo da loro osservando fuori
dalla finestra.
"Vedi Bella... Il padre è Demetri Volturi, ma lui, come ha detto
Edward, non sa assolutamente nulla. Io... Mi sono innervosita ed ho
finto per avercela quasi con lui... Per impedirgli di seguirmi o di
fermarmi siccome volevo andarmene... Gli ho staccato una gamba..."
dissi con voce tremante mettendomi il volto tra le mani.
"E'... E' stato orribile... Dovevate vedere i suoi occhi... Il suo
sguardo così confuso e pieno di dolore... Mi odierà in
eterno per questo..." dissi in lacrime crollando in ginocchio. Il suo
volto era ancora così vivido nella mia mente che iniziai a
tremare nel solo ricordarlo. Ero stata così crudele e avevo fatto un gesto
completamente meschino.
"Denny, sono certa che non ti odierà. Ti conosce quasi quanto
noi e sono sicura che cercherà di capire il perchè del
tuo gesto." disse Leah abbracciandomi mentre mi aiutava a rialzarmi, ma
le lacrime non smettevano di scendere.
"Sono d'accordo con Leah. Se si comportava realmente come nei vostri
pensieri non posso credere diversamente. Comunque avete mangiato?" ci
domandò Edward con voce tranquilla ed affettuosa mentre prendevo
le distanze da Leah, che dopo esserci scambiate un lieve sguardo,
muovemmo leggermente il capo in segno di negazione ed a quella nostra
risposta sia Edward che Bella ci mostrarono un sorriso, per poi vedere
Edward andare verso la porta dello studio dicendo che sarebbe andato a
prenderci qualcosa da mangiare, mentre Carlisle m'avrebbe visitato
poichè stava arrivando. Non dovemmo aspettare molto
perchè arrivasse e mi chiese immediatamente di spiegargli la
situazione mentre iniziava a visitarmi, volendo anche vedere i test di
gravidanza che avevo fatto confermando alla fine che stavo aspettando
un bambino.
"Ed ora come lo dirò a Jake? Io non posso nemmeno rimanere a La
Push... Mi verranno sicuramente a cercare..." dissi alquanto
preoccupata mentre mangiavo qualcosa insieme a Leah.
"Beh, per Jacob ci penserò io a dirglielo e sono certa che i
Cullen ti ospiteranno volentieri per evitare che ti trovino." disse
Leah con un sorriso vedendo Bella, Edward e Carlisle annuire alle sue
parole.
"Certo, ti aiuteremo e sarà anche più facile tenerti
sotto controllo che non avvengano anomalie durante la gravidanza."
rispose Carlisle mostrandomi un sorriso e dicendo dopo pochi istanti ad
Edward e Bella di portarmi a casa loro per poi spiegare la situazione
anche agli altri, ma quando entrai a casa loro mi sentii leggermente a
disagio fino a che non arrivarono anche Jasper ed Alice.
"Grazie ragazzi... Comunque avrei una confessione da farvi." dissi
quando li vidi tutti lì riuniti poichè si stavano
organizzando per potermi stare al fianco nel migliore dei modi.
"Che cosa dovresti confessare?" domandò Rosalie perplessa.
"Durante la mia permanenza dai Volturi, ho avuto modo di scoprire chi
è mio padre... E non sapevo come dirvelo, ma credo che ora
sia meglio che lo sappiate." dissi passandomi in rassegna i loro
sguardi che attendevano con ansia il nome di mio padre e quando glielo
rivelai vidi i loro sguardi farsi completamente increduli, ma come me
ritennero che il clan egiziano avrebbe dovuto rimanere all'oscuro di
tutto almeno per un po', soprattutto perchè non sapevamo come
avrebbe reagito Benjamin a tale notizia.
Alla fine i giorni passavano, così come le settimane e la pancia
cresceva lentamente mentre la mancanza per Demetri cominciava a farsi
sempre più intensa.... Chissà cosa stava facendo, cosa
stava pensando,
se stava provando a cercarmi oppure aveva ricominciato ad andare a
donne per dimenticarmi... Passavo intere giornate chiusa in stanza a
domandarmi se sarebbe mai riuscito a perdonarmi e rimanevo a fissare il
cellullare indecisa se mandargli un messaggio o chiamarlo, ma
ogni volta ritiravo tutte quelle idee. Aro non doveva arrivare a sapere
tutto ciò e speravo che non l'avrebbe mai scoperto, ma un
pomeriggio mentre ero a fare shopping con Alice, Leah, Rosalie e Bella
mi ritrovai a passeggiare per qualche istante da sola incontrando
improvvisamente Heidi.
"Allora è per questo che te ne sei andata. E Demetri che si
incolpava di averti fatto qualcosa... Sicuramente quando verrà a
sapere che in realtà volevi nascondergli che sei incinta ti
raggiungerà solo per umiliarti o resterà, giusto per
vedere di chi sono i figli." disse con arroganza dandomi direttamente
le spalle.
"Mi spiace non rimanere a parlare, ma ho il mio lavoro da svolgere.
Spero rimarrai viva quando Demetri verrà a saperlo." disse
ridendo quasi istericamente e sparendo dalla mia vista.
Rimasi ferma in quel punto coi pugni serrati fino a quando non
arrivarono le ragazze chiedendomi che cosa fosse successo e quando
glielo raccontai mi dissero di non crederle, ma come potevo? L'avevo
privato di un'arto, l'avevo completamente lasciato solo senza dirgli
nemmeno il perchè di tutto. Gli avevo detto che l'amavo mentre
avevo dimostrato l'esatto opposto...
Rimasi in quei ricordi per tutta la sera, mangiando quasi a fatica e
non appena mi andai a sdraiare nel letto si fece largo la tristezza. Mi
mancava tutto di lui, anche le sue provocazioni. Non c'era notte in cui
non piangessi silenziosamente per la scelta che avevo fatto, cercando
di farmi forza giorno dopo giorno, ma anche per gli altri stava
iniziando a rivelarsi difficile riuscire a distrarmi da quei pensieri e
quei sensi di colpa mentre i mesi iniziavano a passare.
Ero già al terzo mese e secondo Carlisle era come se fossi
già al settimo o ottavo mese di gravidanza, avevamo anche
scoperto che in realtà erano due gemelli e non uno come sembrava
inizialmente. D'improvviso mi chiamarono nel pomeriggio dal piano di sotto
dicendomi che avevano qualcosa da mostrarmi. Ero rimasta nella mia
stanza a leggere tutto il tempo e sentirmi chiamare m'aveva
completamente incuriosito, così scesi le scale per raggiungerli
e scoprire cosa volevano mostrarmi, ma quando i miei occhi videro
ciò che avevo davanti pensavo stessi sognando. Come poteva
essere vero ciò che vedevo? Doveva trattarsi sicuramente di un
sogno o forse stavo iniziando a delirare senza che lo sapessi?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** Ritrovarsi ***
capitolo 32
Autrice: Ciao
a tutti!!!! Eccomi qui finalmente col 32° capitolo. Si, lo so... Vi
ho fatto attendere tantissimo, ma come tanti l'estate quest'anno ha
tenuto impegnata anche me XD Detto ciò, vi lascio immediatamente
a leggere il capitolo sperando che vi piaccia. Fatemi sapere e alla
prossima!! Ciaoooo!!! ^.^
Ritrovarsi.
Ero immobile, completamente incredula da ciò che vedevo davanti
a me. Com'era possibile che fosse lì? Ci fissavamo in completo
silenzio, ma a differenza sua, io stavo completamente scordando di
respirare e dopo pochi istanti vidi tutto quanto diventare buio.
"Denny... Avanti, apri gli occhi. Non mi puoi svenire in quel modo."
sentii dirmi quasi in lontananza. Il tono di quella voce era pacato e
dolce, ma lo trovavo familiare. Non poteva essere realmente lui. Come
aveva fatto a trovarmi? E come poteva essere così tranquillo?
A quelle due domande spalancai gli occhi, alzandomi di scatto in piedi,
sentendomi girare completamente la testa e per un attimo, temetti di
dare di stomaco e cadere nuovamente a terra, ma qualcuno mi
afferrò da dietro.
"Forse era meglio se ti alzavi con calma, non trovi?" mi domandò
quella stessa voce all'orecchio mentre mi aiutava a mettermi in piedi,
ma i miei occhi erano ancora increduli così come tutto il resto
di me. Eppure era lui, era lì che mi teneva.
"C-cosa... Come sei arrivato qui?" domandai quasi con freddezza nonostante la mia voce tremasse alquanto.
"Credo che per noi sia arrivato il momento di lasciarvi soli." disse
Jacob all'unisono con Edward e lasciandomi realmente da sola con lui.
"Quello che dovrebbe porre domande sono io... Avrei preferito sapere la
verità." mi sussurrò stringendomi a lui mentre
accarezzava il pancione e baciandomi il collo. Sentire le sue mani, il
suo corpo così vicino al mio, mi procurò dei brividi e
senza poter decidere realmente, scoppiai in lacrime singhiozzando senza
sosta, sentendo il suo petto aderire al mio volto in un'istante.
"Ehi... Non sono arrabbiato. Non potrei mai esserlo con te... Solo,
dimmi perché hai voluto tenermi all'oscuro di tutto. Pensavi che non
avrei potuto accettare un'impegno simile?" mi domandò
sollevandomi leggermente il volto per potermi guardare negli occhi che
erano ancora colmi di lacrime.
"Se... Se te l'avrei detto, Aro... Aro l'avrebbe letto ed avevo il
terrore di quello che avrebbe potuto fare... Non volevo ti punisse... O
ti uccidesse..." dissi con voce spezzata dai singhiozzi mentre la sua
mano si intrecciava con la mia e mi trascinava a sedermi sul divano, non
perdendo di vista i miei occhi.
"Per i primi giorni credevo di aver fatto qualcosa che t'avesse portato
ad essere inspiegabilmente arrabbiata con me. Che qualcuno ti avesse
raccontato qualcosa di sbagliato su di me e tu gli avessi creduto... Le
avevo pensate veramente tutte, ma ricordando le tue parole, avevo
immaginato che avessi un motivo molto più grande e ogni giorno
che uscivo in missione speravo sempre di sentire la tua traccia, ma
come avevi lasciato da intendere, eri completamente sparita." iniziò a
raccontare mentre ci sistemavamo sul divano e metteva un braccio
attorno a me permettendomi di appoggiare lievemente la mia testa sul
suo fianco. M'era mancato così tanto e sapere che non aveva mai
smesso di cercarmi mi rese felice, ma al tempo stesso triste.
"Una parte di me avrebbe preferito che tu mi odiassi..." bisbigliai
iniziando ad accarezzare la gamba che gli avevo strappato via quel
giorno.
"Anche se quel giorno non hai urlato o non hai fatto alcuna smorfia,
devo averti fatto male strappandotela via in quel modo..." dissi quasi a
fatica sentendo la sua mano che si appoggiava alla mia e lasciava che
le nostre dita si intrecciassero nuovamente.
"Ero troppo concentrato a chiedermi il perché di quel tuo gesto,
che il dolore sembrava solamente qualcosa di lontano e quasi
impercettibile... Odiarti sarebbe stata una cosa impossibile. Io ti ho
ucciso i genitori e non mi hai mai odiato, perchè mai io avrei
dovuto farlo?" mi domandò con fare retorico mentre mi mostrava
un sorriso e baciandomi dolcemente, cogliendomi impreparata. Quel bacio
mi fece palpitare il cuore in un modo incredibile, quasi avevo
dimenticato l'emozione che mi suscitava quando le sue labbra venivano a
contatto con le mie.
Dopo quel bacio, Demetri mi fece adagiare la testa sulle sue gambe per
potermi sdraiare e rilassare poichè ero ancora alquanto agitata.
Riuscii a sentire il suo profumo invadermi a tal punto da iniziare a
cullarmi, finendo ad addormentarmi improvvisamente. Tutte quelle
emozioni, tutte quelle preoccupazioni che mi avevano tormentato fino al
giorno precedente erano svanite completamente, lasciando spazio alla
stanchezza e alle emozioni più belle che quasi avevo dimenticato
di poter provare. Mi svegliai di colpo quando sentii adagiarmi da
qualche parte e la sua presenza allontanarsi da me e gli afferrai
istintivamente il
polso, vedendo i suoi occhi guardarmi perplessi per quel gesto.
"Demetri..." lo chiamai ricambiando quello sguardo, ma prima che
potessi dire qualcosa vidi un sorriso farsi largo sul suo volto.
"Non stavo per andarmene se è questo che pensi. Ritengo che per
dormire sia più comodo il letto o sbaglio?" mi domandò
mentre mi scioglieva la presa ed andandosi a sedere nel posto affianco
a me.
"S-si, è decisamente più comodo..." risposi quasi senza
voce avvicinandomi maggiormente a lui e sentendolo accarezzarmi i
capelli in completo silenzio.
"Mi sei mancato tantissimo..." farfugliai dun tratto puntando i miei occhi su di lui e notando un sorriso da parte sua.
"Ora sono qui e non ti lascierò scappare, nè io mi
allontanerò da te. Jacob mi ha confessato che non c'era notte in
cui non piangevi, anche se evitavi di parlarne e di ammetterlo, ogni
notte ti sentivano singhiozzare." mi disse sdraiandosi vicino a me ed
iniziando ad accarezzare il pancione. A quelle carezze sentii il mio
stomaco completamente in subbuglio mentre sembrava che i bambini si
stessero lasciando cullare da tali carezze, ma quando tolse la mano
iniziarono a scalciare.
"Credo che a loro piaccia quando fai così." dissi mentre portavo
la mia mano sulla sua e la posavo nuovamente sulla pancia, sentendo
entrambi qualcosa muoversi, lui sotto il palmo della sua mano ed io direttamente
nella mia pancia.
"Sbaglio o si è mosso qualcosa?" mi domandò perplesso e
quasi con aria innocente che ai miei occhi parve meravigliosa
quell'espressione che aveva il suo volto e non potei che mostrargli un
sorriso ed annuire.
"Sì, te l'ho detto che a loro piace... Stare in tua assenza
faceva male a me quanto anche a loro." gli spiegai mentre continuavo a
tenere la mia mano sulla sua.
"Loro? Vorresti dire che sono più di uno?" mi domandò
incredulo rimanendo a fissarmi, ma non sembrava spaventato all'idea che
potessero essere di più, era solo incredulo.
"Sono due e maschi per giunta. Prova ad immaginarteli se hanno preso da
te che danno colossale sarà per il mondo intero." dissi ridendo
vedendo il suo volto contrariato che si faceva più vicino al mio.
"Sarà un danno per tutte le donne, spezzeranno il cuore di
tantissime ragazze solo per arrivare ad un futuro dove troveranno
quelle che li stravolgeranno e lì sarà un danno per
loro." disse mentre si avvicinava a me.
"In fondo è questo quello che è successo a me. Sei
entrata nella mia vita come un cataclisma, mi hai macchiato la mia tela
bianca di così tanti colori che pensavo sarei impazzito e questo
mi faceva rabbia, ma non pensavo che una volta andata via, la mia tela
non sarebbe mai ritornata bianca e avrei potuto sentire la mancanza di
tutti quei colori." confessò guardandomi dritto negli occhi
mentre mi sentivo le gote avvampare e diventare rosse. Era la cosa
più dolce, poetica e intensa che m'avesse mai detto e che
bastava a compensare tutti quei ti amo silenziosi che non avevo mai
sentito dire dalle sue labbra.
Istintivamente l'abbracciai per poi baciarlo, lasciando spazio al
silenzio assoluto. Quella lontananza non aveva fatto altro che
aumentare quel legame che c'era tra noi ed il potere di Chelsea sarebbe
stato sempre più inutile nei nostri confronti.... Chelsea... I
Volturi... In breve ricordai l'incontro casuale con Heidi e presi
velocemente le distanze da Demetri guardandolo con terrore.
"Qualche tempo fa ho incontrato Heidi... Disse che se saresti rimasto
sarebbe solo stato per pietà o per sapere solamente chi fosse il
padre." gli dissi rimanendo a fissarlo negli occhi vedendo il suo volto
farsi pensieroso ed incupirsi lievemente.
"Tu le credi?" mi domandò semplicemente. Rimasi incredula per la
domanda che m'aveva posto, ma ripensando al giorno in cui Heidi me lo
disse,
inizialmente pensavo che le avrei dovuto credere ed a quel ricordo
abbassai lo sguardo.
"Inizialmente le credevo. Ti avevo strappato un arto mentre ti dicevo
che ti amavo e in più stavo fuggendo tenendoti segreto il fatto
che stessi diventando padre." spiegai sentendomi accarezzare il volto e
i capelli.
"Ma una parte di me continuava a ripetersi che non saresti mai rimasto
per una cosa del genere e con il tempo questa convinzione cresceva.
Poi, ora che sei qui so per certo che non è così." dissi
volgendogli finalmente lo sguardo, notando un sorriso da parte sua.
"Non sei affatto cambiata. Nonostante tutto quello che è
accaduto dubiti ancora dell'importanza che hai per me." mi disse con
tono calmo ed il suo solito sorriso mentre il suo volto si avvinava al
mio.
"Ti ho voluto mia dalla prima volta che le nostre labbra si sfiorarono.
Quando ti dissi che avrei esaudito ogni tuo desiderio era la pura
verità. Adoravo ed adoro tutt'ora il tuo sorriso, la tua risata
e non posso sopportare di vederti triste." disse poco prima di baciarmi
e stringermi leggermente a se.
Ero al settimo cielo nel sentirlo così vicino a me e mentre i
giorni passavano, lui non faceva altro che dimostrarsi sempre
più premuroso, tanto che i Cullen ed anche i Quileute ne
rimasero sbalorditi. Non avevano mai pensato che un Volturi potesse
dimostrarsi a quel modo, che potesse provare determinati sentimenti.
Eppure lui era così e quando vidi che iniziarono ad integrarlo
nella famiglia non potei che mostrare un sorriso felice ed abbracciare
mio fratello, ringraziandolo per quanto stava facendo ed aveva fatto
per me.
Un giorno avevamo organizzato una piccola festicciola a casa Cullen, ma
mentre parlavo con Alice improvvisamente ebbe una visione. Qualcuno
stava per arrivare a casa Cullen. Qualcuno con una notizia piuttosto
importante per me e Demetri, ma non credevo che sarebbe andato tutto in
quel modo... Ma in quel momento non lo potevamo sapere e potevamo solo
attendere che questa persona arrivasse. Sarebbe solo passato un giorno
prima che arrivasse. Che cosa aveva da dire però? Che cos'altro
aveva visto Alice per cambiare discorso immediatamente? Dovevo essere
preoccupata da tale notizia, eppure, stando affianco a Demetri riuscivo
a sentirmi tranquilla. Sapevo che qualsiasi cosa sarebbe accaduta, lui
avrebbe fatto di tutto per proteggerci.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** L'arrivo ***
capitolo 33
Autrice: Ciao
a tutti!!!! Ecco qui il capitolo 33! Si, lo so... Vi ho fatto attendere
parecchio e ve ne chiedo scusa >.< Purtroppo mi ritrovo spesso
impegnata e quindi diventa difficile trovare il momento adatto per
scrivere.... Però vedrò di fare del mio meglio per
proseguire e postarvi presto anche gli altri capitoli ^^ Detto
ciò vi lascio proseguire con la lettura, fatemi sapere cosa ne
pensate e alla prossima!! Bacii!!!
L'arrivo
Era
pomeriggio inoltrato quando, come da visione di Alice, arrivò
Felix alquanto di fretta. Era felice di rivedermi ed anche di rivedere
Denny.
Da quando Jacob mi aveva accompagnato fino a casa Cullen, avevo
iniziato
a sentirmi pieno di felicità, specialmente quando sentii il
profumo di Denny. Non pensavo che sarebbe potuta svenirmi quasi tra le
mie braccia, eppure trattenne il respiro con sguardo incredulo.
Finalmente eravamo di nuovo insieme e cosa più incredibile
stavo diventando padre di due bambini. Il Latin lover di Volterra ormai
non era altro che un'ombra di me, qualcosa di passato e solo da
dimenticare. Grazie a lei, ciò che avevo immaginato diverse
volte da umano, ora era possibile.
Felix sembrò incredulo di come venivo trattato, di come ero stato integrato nella loro famiglia ma soprattutto
di Denny che era incinta. Pensava che fosse una menzogna quella di
Heidi e invece era tutto completamente vero.
"Non pensavo di ritrovarvi così felici e la cosa mi rallegra
molto, ma devo avvisarvi che tra pochi giorni i Signori verranno qui.
Sono partito non appena l'ho sentito per venirvi ad avvisare." ci disse
con volto serio ed alquanto preoccupato. D'altronde era il mio migliore
amico da secoli ed era naturale che si preoccupava delle conseguenze.
Tutti sapevamo le rigide regole che viggevano nel nostro clan,
così come conoscevamo la vera pazzia di Aro.
"E' stata Heidi non è vero?" domandò Denny alquanto
stizzita sospirando quando Felix annuì lievemente fissandomi
successivamente.
"Ora che intezioni avete?" ci domandò preoccupato ed in
quell'attimo mi alzai dal divano con convinzione e mi voltai a guardare
entrambi.
"Semplice. Andremo via da qui e faremo perdere le nostre tracce."
risposi con un sorriso vedendo i loro sguardi perplessi. Sapevo a
memoria ogni schematica di rintraccio di Aro, ogni singolo
ragionamento. In fondo ero sempre stato io quello incaricato nelle
ricerche, ma questa volta ero io quello da trovare ed io non ero affatto una facile preda.
"Sicuramente ovunque andrete, io vi seguirò. Denny ha bisogno di
un medico che la segua." disse Carlisle alle mie spalle e dopo una
piccola consultazione con i Quileute e i Cullen, constatammo che il
posto migliore in cui andare a chiedere ospitalità era a El
Cairo, da Benjamin.
Non sapevamo come avrebbero preso la presenza di due Volturi nella loro
reggia, né tanto meno se ci avrebbero aiutato una volta scoperta
la verità su Amun ed ero alquanto preoccupato, ma vedere Denny
piena di ottimismo, riusciva a metterne un po' anche a me. Se non ci
avrebbero aiutato, saremmo rimasti lì solo il tempo che
partorisse e ci saremmo spostati una seconda volta.
Prendemmo un'aereo privato non appena preparammo le ultime cose e
seduto affianco a Denny, volammo fino a El Cairo. Era un viaggio
piuttosto lungo ed alquanto silenzioso, specialmente quando Denny si
addormentò.
"Demetri non hai timore nel ritornare là? Ormai sono passati
secoli dall'ultima volta che abbiamo messo piede a El Cairo.
Sicuramente saranno cambiate molte cose da allora." mi disse Felix
alquanto preoccupato. Era vero, non vedevo più quel
posto da quando ero entrato a far parte dei Volturi e potevo solo
aspettarmi di vedere un luogo completamente diverso e probabilmente
anche il palazzo di Amun era cambiato col tempo.
"So che tutto sarà cambiato, ma non abbiamo altra scelta. E'
l'unico posto dove Aro non penserebbe di cercare, anche perché
mi sto condannando a morte da solo. Non credo che Benjamin avrà
la stessa bontà che ha avuto Denise." dissi in tono riflessivo
mentre osservavo fuori dal finestrino attendendo che arrivassimo a
destinazione.
Durante
quel volo Carlisle aveva avvisato del suo arrivo a Benjamin e accolse
sia lui che Denny a braccia aperte e lasciai che si parlassero almeno
un po' prima di arrivare da loro.
"Ora posso sapere come mai ci sono dei Volturi con voi?" domandò
Benjamin con estrema diffidenza. Come biasimarlo? Tutti ci conoscevano,
tutti sapevano di quello che eravamo capaci.
"Stanno cercando di sfuggire anche loro da Aro." disse Carlisle con
tono pacato prima che qualcuno di noi potesse parlare, ma Benjamin
continuava ad osservarci con diffidenza e l'aria che si stava andando a
creare mi stava completamente soffocando.
"E' molto più complicato di quanto possa sembrare Benjamin."
dissi mentre mi portavo al fianco di Denny notando la
perplessità nel volto di Benjamin.
"Io capisco la tua diffidenza Ben, ma potremmo almeno metterci da
qualche parte dove possa sedermi? Non voglio essere insolente o
invadente, ma rimarrei in piedi qui fuori se stessi diversamente."
disse Denny con tono calmo e dolce ma con una punta di stanchezza che
probabilmente notammo tutti, poiché Benjamin annuì
semplicemente e ci guidò all'interno del piccolo palazzo,
arrivando ad un'immensa sala. Era ancora tutto quanto come lo
ricordavo. Nemmeno il tempo aveva segnato l'arredamento completamente
antico risalente all'epoca egizia.
I raggi di sole filtravano da delle finestrelle colorate perpendicolari
al soffitto e davano un colore molto più lucente a tutta la
stanza e quando quella luce illuminò il viso di Denny, rimasi
per qualche istante a fissarla in silenzio. Non avevo mai fatto caso a
quanto quella pancia potesse essere evidente, eppure le dava un'aria
materna e semplicemente da donna. Riusciva a muoversi come se nulla
fosse, sempre con la sua eleganza e grazia. Lei era il mio arcobaleno,
colei che m'aveva ricordato chi ero realmente.
Sospirai leggermente, accorgendomi che erano passati diversi minuti da
quando m'ero fermato ad osservarla e che mi stava aspettando assieme a
tutti gli altri in completo silenzio, seduta su di un divano color oro.
Anche quel divano faceva parte dei miei ricordi, spesso ero seduto
lì a riflettere il perché Amun mi volesse sempre tenere
dentro quel palazzo o quando attendevo il suo rientro dalla caccia.
"Grazie Benjamin... Comunque devi sapere che tutto quello che sta per
accadere in un certo qual modo coinvolge anche il tuo clan. Se ti
ricordi, l'ultima volta che ci vidimo non si sapeva ancora chi fosse
mio padre." disse Denny con tono pacato mentre mi volgeva uno sguardo
preoccupato. Sapevamo che questa rivelazione probabilmente l'avrebbe
fatto mettere sugli attenti e che quindi avrebbe anche potuto reagire
male, ma era giusto che venisse a conoscenza della verità.
"Stando a contatto coi Volturi sono riuscita a scoprire di chi si
trattava... Ammetto che inizialmente non volevo nemmeno crederci, ma
poi ho fatto una piccola ricerca e tutto si è rivelato
veritiero." disse prendendo un profondo respiro ed osservando Benjamin
negli occhi. Riuscivo a comprendere la fatica che ritrovava nel
confessargli una cosa così grande, sapevamo tutti quanto volesse
bene ad Amun.
"Mio padre era Amun." disse improvvisamente sentendo il silenzio calare
subito dopo le sue parole. Benjamin era rimasto sbalordito,
completamente incredulo per la rivelazione mentre io attendevo quella
fatidica domanda, che fine aveva fatto? Non appena l'avrebbe posta
sarei dovuto intervenire, ne sentivo il dovere.
"Se ne stai parlando al passato significa anche che sai cosa gli
è successo." disse ad un tratto Benjamin alludendo alla domanda
che voleva porre, con tono alquanto allarmato.
"Fu stato ucciso assieme a mia madre." gli rispose Denny senza
aggiungere altro, ma dentro quella stanza eravamo in tre a sapere chi
era stato il suo assassino e per Benjamin quella risposta non sarebbe
mai stata sufficiente, infatti iniziò a domandare se sapessimo
chi era l'assassino e dopo aver insistito per diverse volte con questa
domanda, presi un respiro profondo e confessai che ero stato io.
"Sono stato io." erano state esattamente queste le mie parole, fredde e
semplicemente dirette. In fondo era questo che voleva sapere e come
immaginai, Benjamin scattò in piedi ed iniziò a sferrare
dei colpi secchi verso di me con gli occhi colmi di rabbia e odio
mentre il mio volto era totalmente inespressivo.
"Per favore.... Fermatevi." sentii sussurrare da Denny che era rimasta
seduta sul divano completamente incredula e soprattutto preoccupata.
Non mi stava minimamente colpendo poiché continuavo ad evitare
ogni suo attacco ma nonostante continuassi a ripetere che doveva
ascoltarmi, che dovevo spiegargli com'erano andati realmente i fatti,
lui continuava a sferrare colpi a ripetizione minacciandomi che
m'avrebbe ucciso e dopo pochi secondi vidi la sua mano circondarsi di
fuoco. Spacciato, ecco come stavo iniziando a considerarmi, ma quando
il suo pugno circondato dalle fiamme arrivò verso di me, vidi
Denny mettersi di fronte a me e sentii un leggero ringhio fuoriuscire
dalla sua gola.
"Adesso basta! Io capisco la tua rabbia Benjamin, ma ascolta almeno
quello che ha da dire e poi ucciderlo non riporterà Amun
indietro." disse Denny mentre posava una mano sul pugno di Benjamin
finalmente privo di fiamme, per riportarlo verso il suo petto ed
accompagnarlo sul divano affianco a lei.
"Tu come puoi difenderlo e dire che dovrei ascoltarlo? L'ha ucciso."
replicò Benjamin mentre tentava di tornare calmo con l'aiuto di
Denny e quando fui certo che fosse più lucido con le idee, presi
un respiro profondo.
"Benjamin... Io ho dovuto farlo. Mi ci hanno costretto e questo Amun lo
sapeva. L'ultima lettera che ricevetti da parte sua non seppi mai cosa
ci scrisse per indurre Aro ad ordinarmi di rintracciarlo. Compresi
metà di tutto solo una volta che arrivai da lui. Vidi una donna
scappare in una stanza con in braccio qualcuno e Amun che ci osservava
incredulo, ma al tempo stesso consapevole di quello che stava
succedendo. Mi ero ritrovato da solo in stanza con lui, con l'incarico
di ucciderlo, ma..." iniziai a spiegare con tono freddo e distaccato,
lasciando che la mia mente tornasse a quel giorno...
"Amun io non voglio ucciderti, non so
nemmeno la motivazione di tutto questo! Fingerò di non averti
trovato ma tu scappa e vattene via." dissi implorandolo. Non volevo
uccidere il mio creatore, colui che m'aveva donato l'immortalità
per un motivo che nemmeno sapevo anche perché non stava facendo
alcun male ai miei nuovi Signori.
Dopo pochi secondi sentimmo un urlo agghiacciante di una donna e in
quel frangente Amun corse verso quell'urlo, seguito da me che rimasi
completamente immobile quando lo vidi raccogliere il corpo in mille
pezzi di quella che forse era sua moglie.
"Ormai non ho più nulla, Demetri... Per quanto ti dispiaccia,
voglio che mi uccidi come ti ha ordinato Aro." mi disse con dolcezza
mentre mi guardava dritto negli occhi, ma un flebile rumore mi stava
distraendo. Cercavo di capire cosa fosse ma più mi osservavo
attorno, più notavo il vuoto della stanza, fino a che non
arrivò Aro con la sua risata da pazzo.
"Avanti Demetri, hai sentito quello che ti ha detto. Lo sai cosa
succede a chi mi disobbedisce, non è vero?" mi rammentò
Aro con il suo solito sorriso vittorioso e fu il quel momento che
dovetti prendere il collo di Amun.
"Mi dispiace..." furono le mie ultime parole prima di staccargli
completamente la testa dal collo, notando un flebile sorriso sul suo
volto, ma poco prima di andar via sentii nuovamente quel rumore e mi
voltai per guardare l'armadio. Che ci fosse qualcosa dentro? Intravidi
qualcosa muoversi ma non ebbi il tempo di controllare che venni
richiamato e dovetti uscire da lì in fretta. Di lì a poco
la casa iniziò ad andare in fiamme. Caius aveva appiccato il
fuoco con soddisfazione e qualsiasi cosa ci fosse stata dentro
quell'armadio sarebbe morta agonizzante all'interno di quelle ardenti
fiamme...
Ritornai al presente solo dopo che sentii delle braccia circondarmi da dietro.
"Amore è tutto a posto..." sentii sussurarmi alle spalle.
Pensavo fossi andato avanti col raccontare, invece ero rimasto tutto il
tempo immobile a fissare il vuoto e le parole di Denny erano solo state
la conferma di ciò.
"Avevo proposto ad Amun di scappare, fu lui stesso a dirmi di voler
porre fine a tutto. Pensava che gli avessimo ucciso sia la sua
compagnia che la figlia, ma nessuno poteva sapere che in realtà
la bambina si stava nascondendo nell'armadio. Dovevo anche essere
punito da Aro perché avevo tentato di aiutare Amun a scappare,
ma alla fine decise di non fare nulla. Mi disse che avevo ricevuto una
punizione ben più grande e posso assicurarti Benjamin che era
così.... I sensi di colpa, i rimorsi, per un essere immortale
come noi è peggio che morire." dissi voltandomi finalmente a
guardarli, notando lo stupore da parte di Benjamin mentre il volto di
Denny era pieno di tristezza, la quale mi strinse più forte a
sé.
"Non ti chiedo di perdonarmi, anzi, per me potresti anche odiarmi,
l'unica cosa che voglio è che Denise e i bambini siano al sicuro
quanto basta perché possano nascere." dissi volgendo un sorriso
a Benjamin mentre accarezzavo i capelli di Denny.
"Tu vai dove vado io. Di conseguenza se sono al sicuro io, lo sei anche
tu. Poi chiunque ti perdonerebbe. Insomma Ben come puoi dire di no ad
una faccia da cucciolo come la sua?" disse Denny staccandosi finalmente
da me e prendendomi il volto tra le mani per mostrarla a Benjamin che
scoppiò in una fragorosa risata assieme a Felix e Carlisle.
"Possibile che tu riesca sempre a sdrammatizzare ogni cosa?"
domandò Felix con fare retorico mentre Denny mostrava un sorriso
del tutto felice poichè avevano riso e quindi quella brutta tensione
fosse scomparsa, ma una volta che lasciò andare il mio volto la
guardai alquanto contrariato.
"Non sono un cucciolo." replicai vedendola voltarsi verso di me e mostrarmi la lingua come per dispetto.
"Hai ragione. Ormai sei adulto quindi sei un segugio, di quelli col
pelo tutto morbido e le orecchie lunghe. Da coccolare e strapazzare
come si deve!" disse con entusiasmo facendo un piccolo giro su
sé stessa mentre si allontanava leggermente da me, tornando
nuovamente a mostrarmi la lingua sentendo i ragazzi ridere.
"Non dategli corda! E tu, non pensare che solo perché sei in
gravidanza la passi liscia. Appena ti prendo vedi cosa ti combino,
meticcia da strapazzo." dissi lasciandole un po' di tempo per scappare
verso l'altra parte della sala.
"Sai che mi basterebbero pochi secondi per raggiungerti?" le domandai
vedendola annuire lievemente, sentendo gli altri che continuavano a
ridere.
"Comunque Demetri puoi stare tranquillo, vi aiuterò. Amun mi ha
sempre parlato di Aro e messo in guardia da lui, quindi so
perfettamente che quello che dici è vero. Diverse volte Amun
aveva menzionato a questa possibilità." disse ad un tratto
Benjamin, lasciandomi completamente senza parole e del tutto sbalordito.
"Ti devo un favore per questo." dissi semplicemente mostrandogli un
sorriso per poi correre alle spalle di Denny che nel voltarsi pensando
che le spuntassi davanti, sbattè contro il mio petto rischiando
quasi di perdere l'equilibrio.
"A te i viaggi fanno male. Avanti, è ora di fare il pisolino
piccola monella." le dissi prendendola in braccio, vedendo il suo
sguardo del tutto contrariato.
"Non ho sonno e non sono nemmeno piccola." replicò con tono
offeso continuando a guardarmi in malo modo e in quel frangente
le mostrai un sorriso del tutto divertito e malizioso.
"Ragazzi, dato che rimarrete qui per un po' di tempo, potrete usufruire
delle vostre vecchie stanze. Penso vi ricordiate dove si trovino...
Amun non ha mai voluto rimodernare questo posto." ci disse Benjamin con
tono tranquillo e quasi allegro. Che in realtà gli stesse
piacendo la nostra presenza? Di certo era un ragazzo davvero fantastico
ed ero certo che Amun sarebbe sempre stato molto fiero di lui.
"Grazie Benjamin." risposi in coro assieme a Denny e Felix, il quale mi
affiancò e decise di venire insieme a noi per portare le valigie
nelle stanze.
Avevamo iniziato a camminare per la villa in completo silenzio
continuando a tenere Denny in braccio che ammirava tutto con stupore,
ammirazione e del tutto affascinata mentre io sembravo lottare contro
qualcosa di invisibile, contro una parte di me che avevo totalmente
seppellito. Per quanto cercassi di non ammetterlo, in ogni angolo di
quel posto si situava un ricordo di quando non ero ancora passato sotto
di Aro, quando ero un Demetri differente, che pensava solo a voler
girare per il mondo contento di avere l'eternità per farlo.
Arrivati di fronte alla mia stanza, posai Denny a terra e Felix
posò le nostre valigie salutandoci con un cenno di mano,
colpendomi sulla spalla poco prima di sparire completamente. Sapeva che
per me era dura tornare qui, anche solo entrare nella mia stanza. Lui
non aveva fatto altro che seguirmi da buon amico, senza sentir nessun
rimorso verso Amun poiché non vi aveva legato molto mentre io ci
avevo passato tanto di quel tempo... Dovevo a lui per la mia bravura
come segugio, era stato lui stesso ad insegnarmi ogni trucco per poter
sfruttare quella che era la mia dote innata.
"E' davvero un luogo incredibile... Avevi una stanza fantastica." disse
ad un tratto Denny stupefatta, una volta che entrammo nella stanza.
Letto, comodino, armadio, scrivania, tutto era rimasto così come
l'avevo lasciato, addirittura era rimasto aperto l'ultimo libro che
avevo letto, nella stessa pagina in cui l'avevo lasciato. Mi guardai
attorno con nostalgia, per quanto fossi stato bravo a soffocare ogni
cosa, quel posto m'era mancato, ma quando i miei occhi tornarono ad
osservare Denny non potei che essere felice. Se non me ne fossi andato,
se non fosse successo tutto questo, forse io e lei nemmeno saremmo qui
adesso.
"Ci sono molti ricordi vero?" mi domandò Denny sedendosi sul
letto mentre continuava ad osservarmi con dolcezza e quando annuii,
diede qualche colpetto al materasso affianco a lei per indicarmi di
sedermi.
"In ogni angolo c'è qualcosa pronto a ricordarmi i tempi in cui
ero qui. Per esempio la vedi quella crepa nel muro?" le domandai
indicandole una crepa che stava su di una colonna angolare della stanza.
"Quella la feci io in un momento di rabbia. Avevamo appena discusso io
e Amun. Volevo uscire e vedere la città di notte, ma per lui era
pericoloso, così voleva che stessi sempre e solo qui o se volevo
girare, dovevo farlo quando c'era anche lui. Col tempo litigi del genere
erano diventati frequenti, anche per questo per Aro fu facile portarmi
dalla sua parte. Solo col tempo mi accorsi di quanto male gli avevo
fatto agendo a quel modo, ma ormai era tardi soprattutto dopo la sua
morte." gli confessai tenendo gli occhi fissi su quella crepa, sentendo
la sua mano calda iniziare ad accarezzare il mio braccio, aumentando
improvvisamente la zona di calore, comprendendo in un secondo momento
che s'era appoggiata con tutto il corpo sul mio fianco.
"Però se non fosse andata così... Insomma... Magari
adesso nemmeno staremmo insieme." mi sussurrò all'orecchio,
strappandomi un sorriso dolce che confermava le sue parole.
"E' quello che stavo pensando poco fa... Per quanto possa sembrare
crudele, preferisco che le cose siano andate in questo modo.
Però con questo non devi sentirti importante, mi riferisco anche
ad altre cose." dissi cercando di fare lo sbruffone, ma che
crollò in pochi secondi, non appena i suoi occhi rimasero a
fissarmi con provocazione mentre il suo corpo rimaneva a stretto
contatto con il mio braccio.
"D'accordo.... E' solo perché ti ho e ti avrò in eterno
per me." dissi prendendola per i polsi e facendola cadere sul letto,
vedendole spuntare un sorriso poiché ero stato del tutto
impacciato nei movimenti per evitare che si facesse male o lei o i
bambini.
"Sei incredibile." mi disse poco prima di avvicinarsi alle mie labbra e
baciarmi, lasciandomi perplesso per qualche secondo. L'incredibile in
realtà era lei e nemmeno se ne accorgeva... Stava mandando
avanti una gravidanza dove un'umana poteva facilmente perdere la vita,
mentre lei sembrava completamente tranquilla, come se fosse una normale
gravidanza. Una piccola parte di me aveva il timore che l'avrei dovuta
trasformare in vampira per evitare di perderla per sempre, ma un'altra
parte di me si ripeteva che questo non sarebbe mai accaduto, che
sarebbe rimasta lei stessa e tutto sarebbe andato per il meglio, ma
quale delle due era la vera verità? Nemmeno Carlisle sapeva
darmi la risposta, giorno dopo giorno controllavamo che tutto fosse a
posto ed attendavamo. Non sapevamo quando avrebbe partorito, ma era
sicuro che fosse una gravidanza fuori dal comune, fuori da ogni schema
di tutti gli ibridi che erano nati. Eravamo ormai a metà del
quarto mese e ricordando Bella, lei aveva partorito in un mese, solo
che per Denny potevamo semplicemente dare la spiegazione che lei era
già un ibrido di per sé e che quindi il suo corpo s'era
adattato probabilmente in maniera tale da poter sopportare la
gravidanza senza complicanze, ma il dubbio rimaneva al parto.... Se
avrei dovuto trasformarla sarebbe poi rimasta la stessa? E i bambini
come sarebbero cresciuti? Mi domandavo notte dopo notte, sdraiato
al suo fianco mentre le accarezzavo i capelli e lei dormiva dolcemente.
Poi arrivò il fatidico giorno, era sorto da poche ore il sole
quando Denny ebbe delle contrazioni e corsi a chiamare Carlisle che mi
disse di portarla fuori da lì, in un luogo più appartato
e Benjamin ci consigliò una piccola casa disabitata che distava
poco da dove ci trovavamo. Per quanto sembrassi a sangue freddo, per
quanto riuscissi ad essere lucido e ad agire nel modo giusto, in
realtà ero pieno di preoccupazioni, pieno di paure che fino al
giorno prima nemmeno m'ero posto, ma Denny aveva bisogno di qualcuno di
forte al suo fianco e se le avrei esposto le mie paure, non sarei mai
potuto esserle d'aiuto. Arrivati all'interno di quella casetta,
Carlisle mi ordinò di posare Denny sulla tavola di marmo che
c'era al centro di quello che sarebbe dovuto essere il salotto. Ero
riuscito a dare un breve sguardo a quella casa, accorgendomi che per
quanto disabitata fosse, era fin troppo pulita ed in ordine, ma prima
che potessi porgermi il problema del perché, mi sentii afferrare
il braccio da Denny che mi supplicò di rimanere accanto a lei.
"Demetri, ora dovrai aiutarmi col parto. A quanto pare sta già
per uscire il primo, però Denny devi spingere." disse Carlisle
che si stava già preparando ad aiutare Denny nel partorire.
Volsi un lieve sguardo a Denny che aveva soffocato probabilmente un
urlo di dolore, chiudendo gli occhi e stringendo sempre più
forte il mio braccio. Non sapevo cosa dovessi fare esattamente per
poter aiutare, stavo iniziando a sentirmi impotente e del tutto
insignificante, ma continuavo a rimanere lì, affianco a lei,
tenendole la mano sopra la sua e con gli occhi fissi su di lei con
quell'odore fastidioso che aveva iniziato ad invadere la stanza. Era
un'odore acre, tra l'aspro e l'amaro, del tutto pungente che in
realtà aveva iniziato ad esserci da quando Denny aveva avuto la
prima contrazione, ma che solo quando divenne più forte mi
accorsi di quanto era fastidioso e che proveniva dai bambini che
stavano per uscire.
"Demetri! Prendi il bambino." sentii dirmi improvvisamente da Carlisle
con tono autoritario e forte. Che mi avesse provato a chiamare qualche
istante prima e non l'avessi sentito? Ero così intento ad
osservare il volto di Denny sofferente, avvolta da quell'odore
fastidioso che non mi ero accorto delle circostanze.
Presi il bambino ancora impregnato di sangue e di qualcosa di viscido
col timore che potessi fargli del male, sobbalzando leggermente quando
iniziò a piangere per un breve momento. Nonostante fosse piccolo
e dall'aspetto fragile, la sua voce era chiara e stridula. Vidi
Carlisle spezzare il cordone ombelicale con i suoi stessi denti ed
affrettarsi a prendere quello che era il secondo bambino, indicandomi
un asciugamano che aveva dentro alla borsa e nel quale avvolsi il
bimbo. Per un momento mi congratulai da solo poiché la sera
prima ero andato a cibarmi e quindi ora l'odore di tutto quel sangue
non mi stava minimamente inducendo alla fame, ma venni distratto
nuovamente da Denny che cacciò un urlo pazzesco ed
istintivamente mi portai al suo fianco, vedendo che il suo sguardo si
posò all'istante su di me e sulla piccola creatura che tenevo
tra le braccia.
"L'altro dov'è?" mi domandò quasi a fatica e volsi uno
sguardo a Carlisle che gli rispose di spingere nuovamente poiché
era ancora dentro, che poteva vedergli solo l'inizio della testa, ma
Denny sembrava faticare, che non riuscisse più a trovare la
forza per spingere e mentre il piccolo che avevo tra le braccia aveva
ripreso a piangere, Carlisle tentava di tutto per far fuoriuscire il
secondo.
Infine la testa uscì completamente ma il bambino sembrava non
reagire minimamente e Denny con lui, iniziava a respirare sempre
più lentamente a dare spinte sempre più deboli.
"Perché non piange? Perché?" iniziò a domandare
con voce tremante e sempre più flebile, arrivando ad avere gli
occhi lucidi, voleva piangere, ne ero certo.
"Ora non preoccuparti di questo... Spingi con tutte le forze, vedrai
che sta bene." le dissi per incoraggiarla, vedendola spingere
nuovamente con la stessa forza precedente ma qualcosa non andava. Il
bambino non aveva ancora pianto, il sangue era ovunque e quello che
più mi stava spaventando era il suo battito che aveva iniziato a
rallentare, non batteva più come prima mentre il secondo bambino
sembrava non averlo minimamente. Sarei rimasto padre di un solo bambino
e privo di compagna? Avrei dovuto veramente trasformarla? Ecco che
nuovamente la paura stava per invadermi, non volevo ritrovarmi solo.
Non avrei mai sopportato una cosa simile, doveva facerla, dovevano
farcela entrambi. Guardavo Carlisle sperando mi desse delle dritte, ma
forse nemmeno lui sapeva che cosa fare ed io da affianco a Denny non
potevo minimamente spostarmi per poter vedere il volto di Carlisle e
quello che stava succedendo con precisione.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** Nascita di una nuova famiglia ***
capitolo 34
Autrice: Ciao
a tutti ed auguri di Buon Natale! Ebbene siamo arrivati al 34°
capitolo di questa lunga avventura... Vi chiesto scusa per questa
lunghissima attesa, ma ho avuto problemi personali che mi avevano
portato ad allontanarmi dal pc per diverso tempo. Però non
disperate :) Ora sono qui e questo capitolo è tutto per voi!!
Spero vi piaccia e che riesca ancora a coinvolgervi. Ora vi lascio,
buona lettura e fatemi sapere con una piccola recensione ;) Ciaoo!!
Baci e abbracci, Denny
Nascita di una nuova famiglia
Erano
ore che Carlisle non usciva dalla stanza affianco ed io continuavo a
girare avanti e indietro lungo il fianco del tavolo, volgendo ogni
tanto lo sguardo verso Denny, allarmato che non potesse farcela. I suoi
battiti, da quando anche il secondo bambino era uscito, non avevano
fatto altro che decellerare sempre più, diventando ancora
più bassi di quelli di un comune essere umano.
Speravo con tutto me stesso che questo non significasse che mi stesse
lasciando, eppure era la cosa più plausibile e cosa che ancor
più mi metteva ansia, era il fatto che Carlisle non fosse ancora
uscito. Che cosa stava succedendo nell'altra stanza? Non sentivo
né un rumore, né un pianto da parte dei bambini, ma in
fondo come potevo? Ero completamente concentrato su Denny e quando
decisi di andare a sentire cosa stesse succedendo nell'altra stanza,
sentii come una voce di qualcuno che si stava lamentando e quando mi
voltai verso quel rumore, vidi gli occhi di Denny aperti e lei che
tentava di alzarsi.
A quel gesto corsi velocemente verso di lei e la obbligai a non
alzarsi, accorgendomi solo in quel momento che sotto le sue gambe era
ancora tutto pieno di sangue, potendone nuovamente sentire l'odore
siccome precedentemente ne avevo fatta l'abitudine. Non sapevo come
fosse messa dentro, né tanto meno lì sotto. Sapevo solo
che era meglio che non si alzasse ed aspettassimo Carlisle.
"Meglio se stai ferma per ora.... Comunque sai vero che questa è
già la seconda volta che fai uno scherzo simile?" le domandai
con sarcasmo vedendola che mi guardava piena di paura misto a
confusione per quello che probabilmente avevo detto.
"D-dove sono i bambini?" mi domandò in un sussurro, faticando
quasi nel parlare ed istintivamente le accarezzai il volto mostrandole
un sorriso.
"Eccoli." sentii dire alle mie spalle poco prima che potessi rispondere
e vedendo Carlisle portare entrambi i bambini con un sorriso, portandomi
a sospirare di sollievo. Vederlo con entrambi significava che anche il secondo bambino era vivo, non avevo perso
nessuno e tanto meno sarei rimasto solo, avrei potuto continuare a
vivere la mia eternità con lei e con la mia futura famiglia. Non
c'era cosa più meravigliosa di quella e a tali pensieri rimasi
ad osservare Denny mentre teneva i due bambini e che aveva iniziato a
piangere silenziosamente con il sorriso mentre Carlisle aveva iniziato
a prendere una sacca per fare probabilmente una trasfusione di sangue,
ma iniziai a notare i suoi occhi diventare sempre più neri come
la pece. Non ce l'avrebbe fatta a resistere ancora, non dopo tutte
quelle ore passate ad annusare il suo profumo.
"Carlisle va a cibarti, penso io a metterle la flebo per fare la
trasfusione. Solo posso spostarla da sopra quel tavolo e portarla sul
divano?" domandai a Carlisle mentre m'ero portato al suo fianco e gli
avevo messo una mano sulla spalla. Sapevamo entrambi che ero capace di
fare una trasfusione di sangue. In fondo avevo appreso da un buon
maestro, ovvero lui. Era stato un gesto che aveva fatto per
precauzione, nel caso Denny fosse stata nuovamente male, ci sarebbe
comunque stato qualcuno che avrebbe potuto farle una trasfusione senza
che si dovesse correre a chiamarlo.
"D'accordo, pensaci tu." disse poco prima di lasciarmi la flebo in mano ed avvicinarsi a Denny posandole una mano sulla sua.
"Denny, io tra poco vado a cibarmi. Tu senti dolore dalla vita in
giù? Hai difficoltà a muovere le gambe? Devi essere
sicura di non provare alcun tipo di dolore quindi ora cerca di
concentrarti su questo. So che sei sveglia da poco e ti senti ancora
affaticata, ma devo saperlo, altrimenti non potremo spostarti da qui."
disse con dolcezza mostrandole un sorriso tranquillo nonostante la sua
posa lasciava trapelare un po' di nervosismo per la fame.
"Dolore dalla vita in giù? Non... Non sento un dolore simile.
Appena mi sono svegliata ho provato ad alzarmi ma avevo male a tutte le
ossa, ora invece sembrerebbe andare meglio. Vedi? Muovo anche le dita
dei piedi." disse cercando di non ridere troppo e con tono basso.
"Vedrai che starai sicuramente meglio dopo la trasfusione di sangue...
Durante il parto ne hai perso parecchio ed i tuoi battiti sono ancora
destabilizzati." disse con naturalezza e voltandosi verso di me e
facendomi segno che potevo procedere per poi sparire dalla circolazione
come un fulmine. Aveva sicuramente una sete pazzesca e non potevo far
altro che comprenderlo, solo che io a differenza sua riuscivo a
resistere.
Poggiai la flebo su di un tavolino di fronte al divano e presi Denny in
braccio con quanta delicatezza potessi avere mentre i bambini
iniziarono stranamente a piangere fino a quando non la posai sul divano
mettendola dalla parte più lunga in modo che potesse stare stesa
con le gambe.
"Oggi credo di aver provato la paura." le dissi mentre avevo iniziato a
sistemare la flebo in alto e sentendomi osservare dai suoi occhi
completamente incerti di aver compreso ciò che avevo detto.
"Pensavo che mi avresti lasciato per sempre... Che me la sarei dovuta
cavare da solo con un bambino, dato che l'altro nemmeno si sentiva."
dissi mentre mi avvicinavo a lei ed inserendo l'ago nel braccio,
rimanendo per qualche secondo ad osservare il sangue che aveva iniziato
a scorrere.
A quella visione istintivamente mi leccai le labbra venendo
trasportato dai ricordi dell'ultima volta che assaggiai il suo sangue.
"E rischiare che me li portassi sulla cattiva strada o mi impazzissi?
No, avrei lottato fino alla fine per stare con te." mi disse ad un
tratto vedendole spuntare un sorriso caldo e dolce che mi portò
a ricambiarlo, avvicinandomi sempre di più a lei, alle sue calde
e morbide labbra.
"Neppure io avrei permesso che mi lasciassi, piuttosto ti avrei
condannato a vivere in eterno come vampira." le sussurrai a pochi
millimetri dalle sue labbra per poi baciarla con dolcezza potendo sentire le sue labbra più fredde rispetto al solito.
Mi portai a sedere affianco a lei, non lasciando solo il suo sguardo
nemmeno per un momento, come se potesse scappare di lì, come se
da un momento all'altro tutto questo sarebbe potuto svanire ed iniziai
ad accarezzarle i capelli portandoglieli dietro all'orecchio, vedendola
arrossire e abbassare lo sguardo.
"E' davvero bizzarro come tutto possa cambiare in poco tempo.... Fino a
qualche mese fa non pensavo nemmeno che sarei diventata madre ed ora?
Mi ritrovo con due fantastici bambini tra le mani e un uomo
straordinario al mio fianco." disse sottovoce mentre guardava i due
bambini che avevano iniziato a sorriderle, ma quando i suoi occhi
tornarono su di me potei notare quanta felicità ci fosse in
tutto questo, quanto amore ancora provava. Quello che era accaduto
l'aveva solo resa ulteriormente forte e sicura di sé.
"Perché non ne prendi uno in braccio? Credo che a loro non
dispiacerebbe." mi disse con un sorriso rimanendo a scrutare la mia
espressione poiché la fissavo del tutto incredulo. Non mi
sentivo pronto a prendere uno dei due in braccio, non sapevo nemmeno
come dovevo fare, né tanto meno se avrei potuto fargli del male,
ma quando notai che quello sulla sua destra stava per incominciare ad
intrecciare il suo braccino con il tubo della flebo, mi precipitai nel
prenderlo in braccio, accorgendomi di quanto in realtà fosse
tutta apparenza. Aveva la stessa consistenza della pelle di Denny, il suo stesso tepore ed i
suoi occhi non facevano che fissarmi quasi con ammirazione. Era un
bambino stupendo e solo allora guardai meglio anche il secondo, potendo
notare che erano due bambini bellissimi, entrambi con qualcosa che
ricordava Denny. Sorrisi dolcemente quando provai a toccargli il naso
con l'indice e il bambino iniziò a stringermi l'indice con tutta
la forza che in quel momento aveva mentre avevo iniziato a sedermi
nuovamente affianco a Denny per poi voltarmi e guardarla mentre rideva
lievemente.
"Sei adorabile come papà. Appena mi sentirò meglio giuro
che ti riempirò di coccole solo per questo. Comunque da quando
in qua sai fare il medico?" mi domando con sarcasmo guardandomi con
provocazione e a quel gesto le mostrai la lingua.
"Da parecchio tempo ad essere sincero, per la precisione da quando eri
stata ricoverata. E' stata una precauzione che abbiamo voluto prendere
io, Carlisle e tuo fratello nel caso sarebbe successo qualcosa di
simile mentre eri di nuovo a palazzo." le spiegai distogliendo
lievemente lo sguardo da lei e passandolo sui bambini, domandandomi
ancora come mai solo ora potevo sentire il battito del secondo bambino,
attendendo con ansia il ritorno di Carlisle.
"Capisco... Sai, stavo pensando ad un nome per i bambini. Vuoi
sentirli?" mi domandò ad un tratto distraendomi da quei pensieri
e portandomi a guardarla nuovamente negli occhi, posizionandomi di lato
in modo che potessi stare più comodo, porgendo attenzione che
non facessi del male al bambino.
"Avanti, sentiamo. Sappi che se saranno nomi del tutto assurdi obbietterò." dissi sincero vedendola annuire lievemente.
"Avevo pensato ad Ethan ed Elia oppure a Dean e Dylan." disse spedita
inclinando la testa quando vide che storsi il naso nel sentire il
secondo nome e scoppiare a ridere quando disse l'ultima proposta.
"Già io e te abbiamo le stesse iniziali, se poi gli metti dei
nomi anche a loro con medesima caratteristica finiremo con l'essere
chiamati la famiglia D.... Mi spiace ma la seconda proposta te la
boccio completamente per quanto i nomi non siano affatto male. E poi
non mi piace che li scelga solamente tu..." dissi facendomi più
vicino a lei.
"E se uno si chiamasse Alan? Ethan ed Alan che ne dici?" le domandai
con un sorriso pieno di sfida, vedendola pensierosa, incerta se accettare o
meno.
"D'accordo. Come nome in fondo è accettabile e poi te lo posso
concedere dato che hai lasciato il mio preferito." disse con aria furba
e provocatrice.
"Come sarebbe a dire accettabile? Sei fortunata che abbiamo i bambini
in braccio e ti devi riprendere, altrimenti non ti avrei lasciato
scampo a questa provocazione. E pensare che credevo saresti stata
più buona siccome ti dovevi riprendere." dissi prendendola in
giro e baciandola lievemente sulle labbra, sentendola bloccarsi ed il
cuore pulsare nuovamente con velocità poiché non se lo
aspettava.
"Ora è meglio che ripulisca tutto quanto e faccia sparire questo
odore di sangue prima che torni Carlisle. Mi raccomando, fa attenzione
che non vi intrecciate tu e il bambino con la flebo." mi raccomandai
mentre gli porgevo con delicatezza il bambino che scoppiò a
piangere non appena glielo diedi in braccio, ritrovandomi costretto a
ripulire mentre lo tenevo con una mano cullandolo dolcemente.
"Ma tu guarda!" mi sentii dire alle spalle, ritrovandomi accecato per
qualche istante e quando tornai a vedere notai Felix scoppiare a ridere con in mano una macchina fotografica.
"Fammi capire che cosa c'è di divertente adesso." dissi con irritazione mentre avanzavo verso di lui.
"Nulla, è strano vederti con un bambino in braccio e che tenti
di tranquillizzarlo. Tu che sembravi odiare tanto tutto questo. Specialmente i bambini." disse
ridendo e facendo l'occhiolino a Denny che rise lievemente. Alla sua
presa in giro, gli porsi scontrosamente il secchio dell'acqua per lavare
a terra e lo guardai severamente.
"Senti jolly da strapazzo. Pulisci tu invece di prendermi in giro,
almeno ti rendi utile. Io non riesco a capire se è andato via
l'odore." dissi stizzito vedendolo ridere ulteriormente e dopo avergli
lanciato nuovamente un'occhiataccia, andai a sedermi affianco a Denny
che non smetteva di guardarmi con un sorriso divertito.
"Te l'ho mai detto che sei bellissimo quando ti arrabbi?" mi
domandò proprio mentre stavo per domandarle cosa avesse tanto da
ridere, facendomi perdere tutto quel nervoso che fino ad un attimo
prima avevo e lasciandomi per qualche secondo in completa confusione.
"Denny devo davvero farti i complimenti. Riesci sempre a farlo tacere
con delle semplici parole ed ora che mi ricordo, devo farti i
complimenti anche per un'altra cosa. Sei riuscita a far tornare il
Demetri che conoscevo, pensavo che si fosse estinto." disse Felix
mentre finiva di pulire come gli avevo detto e vedendolo sistemare
alcune cose dentro la borsa di Carlisle.
"Felix... Se sei venuto solo per divertiti prendendomi in giro, puoi
anche tornare da Benjamin." dissi non riuscendo più ad essere
arrabbiato e vedendolo prendere una sedia e sedersi di fronte a noi.
"Veramente ero venuto a vedere come stavate. Sono passate moltissime
ore da quando eravate qui dentro e poi Carlisle mi ha detto che Denny
ha quasi rischiato la pelle." disse facendosi serio.
Istintivamente volsi uno sguardo a Denny che mi porse un lieve sorriso,
ricordando che non le avevo nemmeno chiesto quali fossero state le
ultime cose che ricordava del parto, se si stesse sentendo meglio e se
aveva dolore da qualche parte.
"Partorire il secondo bambino mi aveva fatto perdere molta energia e
sicuramente molto sangue. So di avervi spaventati, ma per me era come
se fossi solamente svenuta per qualche ora e quando ho riaperto gli
occhi non vedevo nessuno affianco a me, per questo ho tentato di
alzarmi." disse Denny mentre risistemava l'asciugamano attorno al
bambino con un lieve sorriso materno e sia io che Felix non potemmo che
sorriderle. Lui contento, probabilmente, che non fosse successo nulla di tragico ed io
che tutto ciò fosse realmente vero. L'avevo di fronte a me ed
ancora sé stessa.
Dopo poco iniziammo a parlare di altro, di quelli che sarebbero stati i
nostri progetti. Una volta che Carlisle avrebbe constatato che tutti e
tre stavano bene, avevamo intenzione di ritornare dai Cullen per poi
andare a La Push, sistemandoci probabilmente da quelle parti, in attesa
probabilmente di essere trovati da Aro. Nel dire il suo nome
tremai leggermente, facendo piangere il bambino per qualche istante,
non mi piaceva l'idea che Aro potesse trovarci. Sapevo alla perfezione
come agiva e solitamente la morte era assicurata, ma era anche vero che
dalla nostra parte avevamo dei poteri molto più forti della
guardia di Aro. Forse c'era speranza... Forse potevamo vivere in
pace, ma avremmo potuto avere molte perdite se fosse avvenuto uno
scontro. Scontro o no, avrei difeso la mia famiglia, avrei difeso con
tutto me stesso ciò che ora avevo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Quando tutto finisce, tutto inizia ***
capitolo 35
Autrice: Lo
so, lo so... Mi starete odiando per la mia lunghiiisssimissima assenza!
E so che molti di voi ormai mi avranno smesso di seguire e leggere
proprio per questo >_< Ma purtroppo la vita mi aveva allontanato
fortemente dalla scrittura e dal pc, però finalmente eccomi qui
con l'ultimissimo capitolo! Spero che vi piaccia e vi lasci soddisfatti
u-u Bacioni e ci si vede in giro!!
Quando tutto finisce, tutto inizia
La nostra chiacchierata venne infine interrotta dall'arrivo di Carlisle
che dandomi in braccio anche il secondo bambino e spedendo me e Felix
nell'altra stanza, iniziò a visitare Denny.
"Sei preoccupato che possa trovare qualcosa che non vada in lei?" mi
domandò ad un tratto Felix siccome non smettevo di camminare per
tutta la stanza in completo silenzio.
"Non mi dire che ho sentito solo io che il suo odore è diverso.
Per non parlare della sua temperatura corporea, è più
bassa rispetto a prima. Non vorrei che partorendo le sia successo
qualcosa o che abbia dolore e non lo dica." dissi preoccupato e
prendendo un profondo respiro, voltandomi di scatto quando sentii
Carlisle entrare.
"Demetri puoi stare tranquillo. La temperatura e l'odore è solo
una fase momentanea. Perdendo una quantità elevata di sangue stava finendo con
l'avere uno squilibrio tra i due veleni, rischiando questa volta di
espellerli entrambi per poter sopravvivere ma evidentemente è
riuscita a salvaguardare almeno una piccola percentuale di entrambi in
modo che qualsiasi cosa i bambini rompessero, il suo corpo, riuscisse a
risistemarlo anche se sempre più lentamente. Ora, grazie alla
trasfusione, sta riacquistando forza e qualsiasi ferita avesse, gli si
sta rimarginando completamente. Comunque volevo parlarti dei bambini."
disse diventando sempre più serio e guardando per un lieve
istante le piccole creature che avevo tra le braccia, rannicchiate su
loro stesse.
"Hanno qualcosa che non va? Anzi, prima comincia col dirmi cos'è
successo al secondo bambino che non aveva il battito." dissi con
serietà vedendolo annuire.
"Come hai detto tu non aveva battito, ma non appena li ho portati
nell'altra stanza per vedere come mai, cosa avesse di diverso dal
fratello, il suo cuore ha iniziato a battere lentamente per poi
aumentare sempre di più e notavo la sua costituzione mutare
lievemente.... Non so dirti bene come, ma credo che il secondo bambino
stava per nascere vampiro completo, o quasi, solo che per non andare
ad uccidere la propria madre e far si che sopravvivesse, l'ha morsa.
Per questo ci ho messo più tempo nel farlo uscire. Era attaccato
con la bocca a Denny, ma credo che questa mossa abbia fatto si che
entrambi vivessero. A lei serviva il nostro veleno per poter
risistemare il suo corpo mentre, a lui, per vivere, gli serviva la
stessa
dose dell'altro. Se non avesse morso, avrebbe avuto una lotta interna
che l'avrebbe portato alla morte. Comunque ora
stanno bene tutti quanti e non devi assolutamente preoccuparti su che
cosa mangiano. Come Nessie dovrebbero necessitare solo di cibo umano e
a volte di sangue, va bene anche quello animale.
Avendo la stessa natura di Denny non
so dirti quanto impiegheranno a crescere. Nessie in una settimana era
cresciuta notevolmente ed ha continuato a crescere velocemente
all'inizio, tanto che da un'ora all'altra notavamo la differenza ma con
il passare dei giorni la sua crescita cominciò a rallentare." mi
spiegò con tranquillità, lasciandomi completamente
incredulo.
"Quindi dovrò prepararmi a vederli crescere di ora in ora?
Fantastico! Comunque l'importante è che siano tutti e
tre fuori pericolo." ammisi guardando per un'ultima volta i due bambini
e poi volgendo uno sguardo verso Felix che mi posò una mano sulla
spalla come segno di conforto.
"Amico, non preoccuparti. Io vi starò accanto, anche quando Aro
arriverà." mi disse Felix con un sorriso, al quale tentai di
ricambiare. Affrontare Aro sarebbe stato un vero e proprio problema.
L'avevo servito per secoli ed ora invece mi stavo ritrovando a
nascondermi da lui per proteggere quella che era la mia famiglia.
Infine
i giorni passarono ed i bambini crebbero veramente a vista
d'occhio, avevano già iniziato a parlare e correre per tutta La
Push, dove ormai ci eravamo stabiliti in attesa del grande
arrivo di Aro, sicuri che sarebbero arrivati a giorni poiché
fummo informati anche da Alice di tale arrivo. Quel posto sembrava
diventato più rumoroso con la loro presenza, Denise addirittura
aveva riacquistato le forze in maniera strabiliante, aveva di nuovo il
suo odore e mostrava
sempre il sorriso. Io, Felix e Benjamin passavamo spesso il tempo ad
allenarci, o almeno, ci provavamo, perché il più delle
volte mi ritrovavo a terra a causa dei bambini che arrivavano a tutta
velocità, lanciandosi tra le mie braccia nel momento in cui ero
più distratto e dovevo passare il tempo con loro. Le prime volte
provai un moto di fastidio nell'essere interrotto durante
l'allenamento, ma poi si trasformò in abitudine e piacere. Mi
volevano bene e giustamente volevano passare del tempo anche con me
oltre che con la madre e la sfilza di zii e zie che si erano ritrovati
improvvisamente a dover conoscere.
"Papà, tu la ami la mamma?" mi domandò Ethan
improvvisamente. Eravamo tutti e quattro seduti sul divano, Denny sotto
braccio con affianco Alan ed Ethan affianco a me che continuava a
guardarmi con occhi verdi e curiosi, così come gli occhi di
tutti, in realtà mi stavano fissando con fare curioso.
"Certo che la amo." risposi con una nota di imbarazzo, sentendo Denny
ridersela fra sé e sé mentre Alan si sporse per guardarmi
intensamente.
"E allora sarà meglio che la proteggi." disse Alan dopo poco.
"Sappiamo che ci sono dei vampiri che ci stanno cercando. Io li ho
visti." aggiunse dopo poco e cominciando a descrivere Aro, Marcus,
Caius e l'intera guardia. Istintivamente volsi uno sguardo a Edward,
l'unico che potesse comprendere qualcosa di più potendo leggere
nella mente anche dei miei figli.
"Sì Demetri, come Nessie, anche loro hanno dei poteri.
All'inizio non ve ne ho parlato perché pensavo di sbagliarmi, ma
Alan in realtà vede in anticipo chi lo cerca e la prova
tangibile lo è adesso. Prima pensavo fosse una coincidenza che
accadesse con Ethan." mi spiegò brevemente. Ma se Alan aveva
quel potere, Ethan quale aveva? Volsi uno sguardo al ragazzino che
ancora mi guardava con i suoi occhioni verdi ed i capelli a spazzola
dello stesso colore di Denny.
I giorni si susseguirono l'uno dopo l'altro senza che me ne rendessi
conto. Ogni minuto era impegato ad allenarsi e a cercare di scoprire il
potere di Ethan, ma nessuno sembrava riuscirci. L'unico era
Eleazar, ma era stato chiaro già in passato con i Cullen,
non avrebbe partecipato ad un'altra guerra contro i Volturi. E poi,
quel giorno arrivò.
"Ecco i traditori." sentii dire da Jane. Aveva lo sguardo più
agguerrito che mai, anche Felix sembrava preoccupato da quel suo
sguardo, ma né io, né lui volevamo combattere veramente.
"Traditori per cosa? Né io, né Denise, né Felix,
ha voluto colpire alle spalle dei signori o ha tentato di ucciderli.
Non vedo come possiamo essere definiti traditori." risposi con fare
sicuro, notando l'irritazione di Jane aumentare ed in procinto di
scattare verso di me, ma venendo fermata da un cenno della mano di Aro.
"Sai benissimo per cosa. Voi due avete dato alla luce qualcosa che non
può rimanere in vita." disse Caius improvvisamente, facendo
arrabbiare Denny che si portò per qualche istante affianco a me.
"Provate veramente ad ucciderli e vi troverete in mille pezzi."
minacciò a denti stretti, notando un lieve tremore da parte sua.
"Aro... Signore. Nessuno di noi in realtà vorrebbe combattere
contro di voi, né ha mai voluto cospirare alle vostre spalle.
Posso assicurarvi che sono come Denise, non minacciano il nostro
segreto, né la nostra razza." spiegai con fare tranquillo, per
quanto in realtà fossi agitato, arrabbiato e sperassi di non
dover combattere, ma le mie speranze sfumarono in men che non si dica.
Jane iniziò ad utilizzare il suo potere su di me, Felix corse
contro Jane ma venne fermato da Alec e Bella? Bella doveva avere lo
scudo attivo su tutti noi ed invece Jane era riuscita ad usare il
potere. Dopo poco lo notai, Afton era andato a distrarre Bella
attaccandola. Potei notare Denny correre via coi bambini e a quella
visione sorrisi. Stava facendo come le avevo imposto di fare in caso di
pericolo.
Poi però accadde qualcosa. Durante tutta quella confusione,
mentre stavo per rischiare di ritrovarmi senza testa, un lupo, dal manto
color terra e dalle striature arancioni, arrivò a liberarmi da quei vampiri che mi tenevano
fermo, ma quel lupo non aveva la stessa statura degli altri Quileute,
né lo stesso odore e quando incrociai lo sguardo, la riconobbi.
"Denny...?"
pronunciai il nome con fare incredulo, vedendo che
metà dei vampiri che ci avevano attaccato si ritrovavano a terra
senza testa, che Jane ed Alec sembravano non poter usare il loro potere
per un inspiegabile motivo ed affianco a Denny scorsi Alan ed Ethan, il
quale continuava a fissare i due gemelli vampiri. Che fosse lui ad
impedire tutto ciò?
"Nessuno
fa del male a papà e mamma senza che la passino liscia, giusto
Alan?" domandò ad un tratto Ethan con un sorriso diabolico che
riconobbi all'istante. Aveva preso molto da me, eppure lo teneva
mascherato da una dolcezza incredibile ed Alan, lui si mostrava
più serio, risoluto molto simile a me per certi versi, ma in
realtà assomigliavano di più a Denny.
"No
ragazzi, nessuno farà loro del male." dissi avvicinandomi a
Denny e sorridendole lievemente, voltandomi dopo poco ad osservare Aro.
"Non
ho mai disobbedito a nessun vostro ordine, mi sono avvicinato a lei
come era stato richiesto per rimediare ai danni di Alec, ma nel farlo
mi sono innamorato di lei e per quanto non possa sembrarlo, ho comunque
adempito al compito di farla sentire a casa e di proteggerla." spiegai
avvicinandomi ad Aro e porgendogli la mano, un gesto che avevo smesso
di fare da tempo proprio per proteggere quei sentimenti che provavo per
Denny e per proteggere in parte anche me stesso.
"Innamorato
è davvero una parola microscopica in confronto a quello che in
realtà provi davvero." sentii dire da Edward e aveva
ragione, perché sapevo benissimo che cosa stava leggendo Aro e
di conseguenza anche lui. I miei desideri nei confronti di Denny
soffocati costantemente sin dal primo giorno in cui feci le mie scuse,
come appariva ogni volta ai miei occhi, l'eccitazione di ogni attimo
passato di nascosto con lei, la rabbia che provai nel vederla piangere
per il nanerottolo, la paura che ebbi di perderla durante il parto, la
mia lealtà verso di Aro nonostante l'amore che provavo per lei,
ma che se avesse chiesto di fuggire lontani, l'avrei accontentata, le
miei confessioni su di lei con Felix. Ogni microscopico pensiero ora
era nelle loro menti e per quanto detestassi dare a vedere quel lato di
me, forse in quel momento fu l'unica cosa che salvò quella che
ora era la mia famiglia.
I vampiri che avevano avuto la testa staccata, ritornarono in vita. Fu
stato stretto un patto tra me ed Aro per permettermi di vivere lontano
da palazzo senza però privarlo dei miei servigi, venendo
concesso a Felix di venire a trovarmi ogni qual volta lo desiderasse e
tutto questo grazie ad un semplice intervento di Marcus privo di
parole. Solo Edward, Aro e Marcus sapevano di che si trattava e quel
lettore di pensieri non lo volle rivelare mai, ma ho il sospetto che si
trattasse di una rivolta all'interno della guardia perché troppi
vampiri erano stati mandati da noi per un motivo rivelatosi inesistente
per l'ennesima volta.
Ora abito tra i boschi, sul terreno dove un tempo c'era la casa di
Amun, con Denise e i due marmocchi. Sto scrivendo una lettera che avrei
dovuto scrivere tempo addietro, ma che mai avevo avuto il coraggio di
scrivere....
Caro Amun,
sono passati anni da quando ricevetti quella tua lettera... Se l'avessi
nascosta meglio, probabilmente, ora saresti qui, ma non so se sarebbe
andata allo stesso modo, e quindi, mi sarei innamorato di tua figlia.
Sai, ora è una donna ed anche una mamma di due gemelli, Ethan e
Alan. Chi l'avrebbe detto, vero? Io che divento padre e mi creo una
famiglia...
Però, posso dirti che avevi ragione, a quel tempo, nel dirmi che
crearsi una famiglia ci fa sentire nuovamente umani. Peccato che quel
sentirmi umano e vivo, è stata una sensazione che provai fin dal
primo momento in cui il suo sguardo si incrociò col mio.
È vero, all'inizio la detestavo, non riuscivo ad andarci
d'accordo. D'altronde ha la tua stessa testardaggine e determinazione,
ma poi, proprio quei comportamenti mi hanno colpito così forte
da non riuscire a dimenticarla ed innamorandomene ogni giorno di
più e sono felice che le cose siano andate così, anche se
la tua assenza mi manca ed il rimorso del non averti detto quanto le
mie parole, dette quel giorno quando me ne andai da El Cairo, fossero
in realtà una tremenda bugia. A volte ne parlo con lei e proprio
come facevi tu, non fa che ripetermi che ormai è passato,
cercando di farmi tornare il buon umore e poi aggiunge che se fossi
qui, sicuramente, saresti fiero di tutto questo nonostante gli errori
che ho commesso anche per arrivare a lei. Ci sono retrovie che mai le
racconterò. Come ad esempio il potermi trovare sempre
nell'esatto posto in cui si trovava lei, il come Heidi ed Alec sono
finiti con il farsi compagnia. Certo, quei due già si cercavano
da molto prima ed io semplicemente ho organizzato i loro incontri senza
che lo sapessero, ma non volevo che una ragazza come lei stesse con un
bambino che aveva sempre ottenuto tutto con neanche un minimo di
difficoltà.
So che tutto questo rimarrà un segreto fra me e te, così
come quello che farò dopo averti consegnato questa lettera. Devi
sapere che ho intenzione di chiedere la mano a tua figlia, so che mi
benedirai anche da lassù o ovunque tu ti trova, dato che forse,
il paradiso per i vampiri non esiste, se non sulla Terra stessa quando
trovano la loro eterna compagna. Ora ti saluto Amun e per la prima
volta, ti ringrazio per l'eternità che mi hai donato e sappi che
ora tua figlia è in ottime mani.
Mai più soffrirà e mai più piangerà, te lo prometto.
Cordialmente,
Demetri, il disobbediente
Demetri richiuse la lettera ed andò a riporla sotto una
piccola roccia situata sotto un salice piangete, correndo subito dopo
verso quella che sarebbe stata ben presto sua moglie, rafforzando
ancora una volta quel loro indissolubile ed eterno legame d'amore,
chiamatosi anche imprinting.
Ed ora vi starete chiedendo come andò a finire tra Felix e Jane.
Beh, quei due ebbero una grossa litigata proprio a causa dello
schieramento di Felix, venendo a scoprire che Jane in realtà,
per un breve periodo aveva provato dell'interesse verso Demetri e per
questo era così incattivita nei suoi confronti, ma che quando
comprese di amare veramente Felix, non lo ritrovò più a
palazzo poiché accorso dal suo migliore amico. Oh, non
preoccupatevi però, dopo quella litigata, tutto venne risolto ed
i due si fidanzarono ufficialmente davanti a tutta la guardia.
Per quanto riguarda Alec? Anche per lui alla fine c'è stato un
lieto fine. La nuova segretaria ora sta per diventare una del nostro
clan, anche se i signori non sanno ancora quale potere abbia, ma per
non perdere la fiducia e la lealtà da parte nostra, hanno deciso
di essere più clementi con tutto ciò che concerne l'amore
poiché, come già sapevo a mie spese, l'amore vero
è un legame così forte da non poter essere spezzato
nemmeno con il mio potere.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=500064
|