Come la pioggia

di sophie97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Farfalle nello stomaco ***
Capitolo 3: *** Rottami ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo

Ben Jager attraversò in fretta il giardino, cercando di percorrere quel breve tratto che lo separava dal portone velocemente e sfruttando le ombre della notte per nascondersi alla vista di eventuali passanti.
Di tanto in tanto si voltava indietro per controllare che nessuno lo avesse seguito.
Appena uscito da casa, aveva infatti avuto la sensazione di essere osservato e lungo la strada gli era sembrato che una macchina lo stesse pedinando, ma poi i fari dell’ipotetica auto inseguitrice erano scomparsi nel buio e Ben non vi aveva più fatto caso.
Starò diventando paranoico, pensò alzando le spalle ed entrando nel grande atrio del palazzo.
Salì le scale in fretta e in perfetto silenzio, calibrando i passi in modo da produrre il minimo rumore possibile.
Raggiunse l’appartamento e aprì la porta superando le transenne che aveva lasciato la polizia il pomeriggio stesso, sempre assicurandosi di tanto in tanto che nessuno avesse seguito le sue tracce.
Con calma raggiunse la camera della vittima e cominciò a rimestare tra l’infinita quantità di oggetti che ricopriva la scrivania, non prima di essersi infilato un guanto in lattice di quelli che usava la scientifica per non contaminare in alcun modo la scena del crimine.
Maledisse se stesso e la sua impulsività per non essersi portato dietro nemmeno una torcia e aprì la finestra nella vana speranza che almeno la luce lontana della luna lo potesse in qualche modo aiutare.
Si fermò per un attimo a guardare il giardino sottostante dalla finestra e ne rimase affascinato.
L’oscurità mista alla fioca luce della luna produceva sul prato e sugli alberi che lo circondavano strani effetti che sembravano distorcere le figure, rendendole a dir poco inquietanti.
Ben si morse il labbro inferiore, rendendosi conto di provare una certa paura nello stare lì, nel bel mezzo della notte, tutto solo nella stanza di una persona ormai morta e circondato da una natura che pareva quasi surreale.
Scosse il capo cercando di non pensarci e distolse lo sguardo dal misterioso panorama, tornando a setacciare la scrivania.
Doveva trovare qualcosa, doveva farlo assolutamente e anche in fretta.
Sentiva che in tutta quella storia qualcosa continuava a non quadrare ma ancora non era riuscito a capire che cosa gli stesse sfuggendo.
Assorto com’era nei suoi pensieri, nemmeno si accorse dei passi felpati alle sue spalle e non udì il respiro della persona che, nel silenzio, si avvicinava sempre più a lui.
Percepì solo la canna della pistola appoggiata alla sua schiena e sussultò.
Mapporca!
Adesso sì che era finito in un bel guaio.
Lentamente, alzò le mani in segno di resa, con un sospiro.
«Ehm... con calma... vediamo di trovare un accordo.» sussurrò nel buio.

 

Eh sì, lo so, non dovrei essere qui.
Perché ho una storia in corso e un’altra serie inconclusa e non dovrei cimentarmi in un nuovo racconto ma... cosa ci posso fare? L’ispirazione è troppa e non riesco a tenerla tutta per me!
Quindi benvenuti in questa mia nuova storia, che non ha nessun legame con le altre e che spero vi possa incuriosire.
Grazie mille a chi ha letto fino a qui e grazie in anticipo a chi vorrà lasciare un commentino.
Aggiornerò con cadenza settimanale, probabilmente il martedì.
Grazie ancora e un bacione!
Sophie :D

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Capitolo 2
*** Farfalle nello stomaco ***


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«Che ci fosse una volta, e dico una, in cui tu sia puntuale! Una! Ma ti chiedo così tanto?» sbraitò Semir esasperato mentre il collega entrava in macchina sul sedile del passeggero stampandosi in viso una faccetta da bimbo innocente.
«Tu sei troppo drammatico socio, qualche volta sono arrivato in orario.» asserì chiudendo la portiera.
«Che io ricordi negli ultimi cinque anni? No.».
Ben sbuffò ottenendo un’occhiata fulminante da parte dell’amico.
La risata che arrivò dal sedile posteriore distrasse entrambi e Ben si voltò aprendosi in un sorriso a trentadue denti «Principessa! Come stai?».
«Bene, zio Ben!» esclamò Aida felice di vedere il giovane ispettore.
«Ecco, è per questo che dovevi arrivare puntuale, dobbiamo portarla a scuola e siamo in ritardo.» spiegò Semir partendo senza farsi troppi problemi di velocità.
«La maestra Flavia è un po’ severa sull’orario.» disse Aida storcendo le labbra in una smorfia indecisa.
«Perfetto.» rincarò la dose il turco «Le parlerai tu alla maestra Flavia.» ordinò rivolto al collega.
Ben annuì teatralmente «Volentieri! Principessa, com’è la maestra?».
Il giovane ispettore ricevette uno schiaffetto sul capo da parte del collega ancora prima della risposta della bambina.
«È carina, zio Ben. Ed è anche single.».
«Aida!» la riprese Semir alzando gli occhi al cielo «Cucciolo, non hai da ripassare per le lezioni di oggi, per caso?».
La figlia scoppiò a ridere e Ben rispose al suo posto «Socio, la nostra principessa è in quinta elementare, non in quinta liceo!».
Il turco alzò nuovamente gli occhi al cielo senza replicare, mentre l’ispettore più giovane e la bambina continuavano a ridere a crepapelle.
Finalmente i tre raggiunsero il cancello della scuola e Semir fece cenno a entrambi di scendere, facendo intendere di non avere nessuna intenzione di alzarsi.
Salutò Aida con un bacio e rimase a guardare la sua bambina e il suo migliore amico che si allontanavano ancora ridendo verso l’ingresso dell’edificio.

 

«Gerkhan?» domandò l’insegnante scrutando il registro da dietro le lenti dei sottili occhiali che portava.
«Assente.» fece un coro ordinato di voci di fronte a lei.
La maestra afferrò la penna per segnare sul giornale di classe che l’alunna non era presente, quando la porta dell’aula che si aprì all’improvviso con un rumore sordo la distolse dal suo compito.
Ben varcò la soglia della stanza in modo decisamente poco discreto e Aida lo seguì a ruota entrando e andandosi a sedere direttamente al proprio posto in prima fila dopo aver salutato timidamente la maestra.
La donna si tolse gli occhiali dal naso e si alzò, sollevando un sopracciglio e fissando l’ispettore con aria interrogativa, in attesa di una spiegazione.
«Ehm...» cominciò il poliziotto «Mi scusi, sono... sono un collega del papà di Aida, l’ho accompagnata io a scuola e abbiamo fatto tardi, mi dispiace.».
«E non le hanno insegnato che è buona educazione bussare in questi casi, ispettore?» domandò l’insegnante intuendo che Ben dovesse essere un altro agente dell’autostradale.
«Sì, ecco, io...».
Un coro di risate andò a coprire l’imbarazzata risposta del poliziotto, che lanciò un’occhiata infastidita ai bambini che si divertivano assistendo alla scena.
«Mi scusi.» fece infine.
La donna si rimise gli occhiali con aria severa e si scostò una ciocca di capelli davanti al viso, sedendosi nuovamente.
Aida aveva ragione, era davvero carina. Semplice, con i capelli lisci castani che le arrivavano poco oltre le spalle e due occhi scuri e penetranti.
«Ora, se non le dispiace, vorrei cominciare la mia lezione.» fece con voce tagliente.
Ben annuì arretrando «Sissignora.».
I bambini scoppiarono nuovamente a ridere e all’ispettore sembrò persino di scorgere l’ombra di un sorriso sul volto della giovane insegnante.
Inspiegabilmente sentì uno starno sfarfallio all’altezza dello stomaco e quasi si dimenticò di rivolgere un ultimo cenno di saluto ad Aida prima di tirarsi dietro la porta, uscendo dall’aula.
Sospirò e si diresse felice verso l’auto del collega.

 

«Che hai?» fece Semir non appena il più giovane fu rientrato in macchina.
«Chi, io? Nulla, nulla.» mentì.
Il turco lo guardò storto «Ti sei scusato con la maestra?».
«Eccome!» esclamò Ben con un sorriso strano e un lieve rossore che fecero insospettire il collega.
«No... Ben, ti prego, non mi dire che ti piace l’insegnante di Aida!».
«Be’... non puoi negare che sia carina socio, dai!».
«Ben... sei un caso senza speranza.».
«Comando a Cobra 11.» gracchiò la radio togliendo dall’imbarazzo l’ispettore, che non aspettò un momento a rispondere.
«Susanne, sono Ben, cosa succede?».
«Succede che la Kruger si domanda che fine abbiate fatto.» spiegò la bionda segretaria fingendo un tono spazientito.
«Lo so, è colpa mia, non mi è suonata la sveglia e poi ho accompagnato Aida a scuola con Semir, adesso arriviamo.».
«Muovetevi, c’è stata una rapina alla Banca di Colonia, i malviventi stanno fuggendo sulla A6 in direzione Düsseldorf.».
«A6 hai detto? Siamo vicini, entriamo subito in azione, dillo alla Kruger.».
«Va bene Ben, ma fate attenzione, sono armati e le volanti devono ancora raggiungerli. Dovrebbero essere più o meno al chilometro ventitré, sono in tre in un suv nero.» disse la donna.
«Tranquilla, ci pensiamo noi.» rispose Ben, lanciando poi un’occhiata al collega e posizionando la sirena sul tetto della vettura.
«Pronto socio?»
«Certo... vedi di concentrarti però Ben, e non sulla maestra Flavia...» lo riprese il turco premendo il piede sull’acceleratore.
«Socio... taci e guida.».
Semir sorrise e imboccò in fretta l’A6 per cominciare l’inseguimento.

 

Ciao a tutti e buon martedì sera!
La storia è appena iniziata e già i nostri ispettori hanno un inseguimento per le mani...
Grazie a chi mi sta seguendo e a Chiara, Maty, Marty, Tinta, Furia e Miki per le recensioni, un bacio e buon Natale!
Sophie :D

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Capitolo 3
*** Rottami ***


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«Non so se hai notato il suo sorriso, è così... solare!» fece Ben con espressione sognante, allacciandosi la cintura in vista dell’inseguimento che i due poliziotti si preparavano a compiere.
«Quella donna è pericolosa, credimi.» lo avvertì Semir entrando a tutta velocità in autostrada.
«Ma infatti, non mi interessa.».
«No, macché, hai soltanto gli occhi a cuoricino.» osservò il turco trattenendo a stento una risata.
«Socio, pensa a guidare.» ordinò il più giovane tentando di parlare con fare autoritario.
«La differenza tra me e te, Ben, è che io riesco a fare persino due cose contemporaneamente.».
«Anche io.» puntualizzò Ben «Infatti sono perfettamente concentrato sulla ricerca dei rapinatori che dobbiamo fermare.».
«Ah sì?» fece Semir alzando un sopracciglio «Strano allora che tu non ti sia accorto che un suv nero ci ha appena sorpassato da destra.».
L’ispettore più giovane lanciò un’occhiataccia verso l’amico «Te lo stavo giusto per dire, socio.».
Quindi afferrò la radio, provando a far finta di non vedere Semir che rideva di lui, divertito.
«Cobra 11 a comando, sono Ben.».
«Vai avanti Ben.» gracchiò la voce compita della segretaria attraverso la radio.
«Susanne, abbiamo raggiunto il suv, interveniamo.».
«Va bene, i rinforzi sono ancora qualche chilometro dietro di voi.».
Semir accelerò accostandosi all’auto scura dei malviventi e Ben tirò giù il finestrino intimando agli sconosciuti di fermarsi facendo loro cenno anche attraverso la paletta di segnalazione.
«Pensi davvero che possa servire?» domandò scettico il turco.
«Tu lasciami tentare, sia mai che riusciamo a concludere un’azione in autostrada senza distruggere nulla.».
Ma l’ispettore più giovane venne presto messo a tacere da uno dei passeggeri del suv, che abbassò il finestrino posteriore facendone uscire la canna di un’arma ingombrante, che Ben si ritrovò praticamente a qualche centimetro dalla testa.
«Mapporca!» gridò Semir frenando di colpo ed evitando così per un soffio che il colpo partito dall’arma da fuoco colpisse l’auto o, peggio, la testa dell’amico.
L’ispettore più giovane smise di trattenere il respiro e solo allora si accorse di essere rimasto per qualche istante in apnea, con il terrore negli occhi.
«Porca miseria socio, devo dire che hai ancora i riflessi pronti nonostante la vecchiaia incombente.».
«Brutto impertinente.» fece il turco riacquistando terreno e raggiungendo quindi nuovamente il suv nero.
Ben sorrise appena, estraendo la pistola e sporgendosi dal finestrino ma il collega lo tirò di nuovo dentro l’abitacolo per un lembo della giacca.
«Che hai intenzione di fare? Siamo in autostrada, se spari alle gomme adesso facciamo un disastro.».
«Hai un’idea migliore per caso?».
«Aspettiamo la cavalleria.» rispose Semir continuando a stare attaccato alla vettura dei malviventi.
Lo stesso uomo che aveva sparato rivolse però l’arma nuovamente verso di loro e cominciò a sparare.
«Semir, così questo ci ammazza.».
Il poliziotto sterzò a destra, poi a sinistra, mentre il collega tentava di reggersi e si preparava a rispondere al fuoco.
«Va bene, va bene, spara alle gomme.».
Ben si sporse ancora dal finestrino e cominciò a sparare.
Il vento causato dall’alta velocità gli faceva andare i capelli negli occhi e la guida spericolata dell’amico di certo non lo aiutava a prendere la mira.
«Semir, se guidi così non riesco a sparare.» gridò.
«Oh scusami tanto socio, se sto cercando di non farti finire affumicato.» ribatté l’ispettore più anziano sterzando di nuovo a destra.
Ben lanciò un’occhiataccia all’amico prima di tornare a sparare e colpire finalmente la ruota posteriore destra del suv, che perse inevitabilmente il controllo.
Senza che i due poliziotti nemmeno se ne potessero accorgere, la vettura nera aveva già scontrato il guardrail e lo aveva superato sfondandolo e volando giù dalla scarpata parallela alla carreggiata.
Semir frenò all’improvviso con un testacoda e alcune macchine dietro di loro fecero altrettanto andandosi ad accartocciare le une sulle altre, dando origine ad un vero e proprio incidente  a catena.
Ad un tratto si sentì un fragore proveniente dal fondo della scarpata, mentre in lontananza, le sirene della polizia cominciavano ad udirsi.

«Che macello!» esclamò Ben scavalcando ciò che rimaneva del guardrail con un salto e scendendo nella scarpata.
Semir lo seguì e si precipitò ad aprire le portiere anteriori del suv, che era quasi completamente distrutto.
Non appena aprì lo sportello dalla parte del guidatore, il corpo privo di sensi di uno dei malviventi gli piombò praticamente addosso. L’ispettore lo adagiò sul prato tastandogli il collo «È ancora vivo.».
«Quest’altro non ha più battito.» fece il più giovane con un sospiro «Ma quando arrivano i soccorsi?».
I due poliziotti estrassero i corpi inerti dei malviventi dal suv e li adagiarono sul prato mentre finalmente i soccorritori li raggiungevano muniti di barelle e di cassette di primo soccorso.
«Un momento... ma non erano quattro?» fece Semir guardandosi intorno.
Ben annuì corrucciando la fronte «Hai ragione... come è possibile? Ne abbiamo trovati tre, ma come ha fatto il quarto a scappare?».
«Non può essere andato lontano dopo il volo che ha fatto.» osservò il turco lanciando un’occhiata all’autostrada ora bloccata sopra di loro.
«Strano...».
Ben si accucciò accanto allo scheletro ormai immobile della vettura distrutta nel tentativo di trovare qualche traccia e, quando li vide in mezzo alla terra e all’erba  alta, non credette ai suoi occhi.

«Sì Ben, hai ragione.» fece Hartmut poco dopo, raggiungendo i due colleghi dell’autostradale, ora appoggiati in attesa al cofano dell’auto di Semir in cima alla scarpata.
Il tecnico della scientifica era in “tenuta da lavoro” e aveva appena finito di svolgere i primi esami sul campo.
Estrasse dalla tasca della tuta bianca una bustina sigillata che conteneva ciò che l’ispettore aveva trovato vicino all’auto.
«Direi che si tratta proprio di forme allotropiche di carbonio con struttura tetraedrica e...».
«“Allo” che cosa??».
«Diamanti, Semir.» spiegò il rosso alzando gli occhi al cielo.
«E ci voleva tanto? Forme allotropiche, ma quando mai!».
«Ragazzi, era una spiegazione perfettamente lineare: forme allotropiche di carbonio con struttura tetraedrica, ossia in cui gli atomi dell’elemento sono disposti in un reticolo cristallino che...».
«Einstein, ti prego!» lo interruppe Ben «Se Semir si mettesse a parlare in turco giuro che lo capirei meglio.».
«Sono perfettamente d’accordo.» asserì l’altro ispettore «Hartmut, sono diamanti, ne sei sicuro?».
«Controllerò in laboratorio ma ad un primo esame direi proprio di sì.».
«Ecco perché i nostri amici avevano tanta fretta.» commentò Semir annuendo.
«Già.» disse il collega «Einstein, dell’arma invece ci sai dire niente?».
Hartmut scosse il capo, dispiaciuto «No ragazzi, ma datemi un po’ di tempo, porto tutto in laboratorio e poi vi so dire.».
«Va bene Einstein.».

«Intanto uno ci ha rimesso la pelle.» commentò Semir quando il tecnico se ne fu andato, osservando il lenzuolo immacolato che era stato posto sopra ad uno dei quattro rapinatori, morto nell’incidente.
«Chissà cosa avevano in mente, ho paura che non si trattasse di una semplice rapina.» ipotizzò Ben alzando le spalle.
«Può darsi, aspettiamo che gli altri due si sveglino in ospedale... intanto da dove cominciamo, socio?» domandò il turco salendo in macchina.
«Dalla banca?».
«Giusto perché è vicino alla scuola di Aida e alla tua bella maestrina, no?» sorrise Semir mettendo in moto.
«Socio, ripeto... taci e guida!».

 

Buon martedì sera a tutti :)
Le indagini cominciano! Grazie a chi mi sta seguendo e grazie a chi recensisce, grazie, grazie, grazie.
Un bacione e buon anno!
Sophie :D

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