Come la pioggia di sophie97 (/viewuser.php?uid=142936)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Farfalle nello stomaco ***
Capitolo 3: *** Rottami ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Ben Jager
attraversò in fretta il giardino, cercando di percorrere
quel breve tratto che lo separava dal portone velocemente e sfruttando
le ombre
della notte per nascondersi alla vista di eventuali passanti.
Di tanto in tanto si voltava indietro per controllare che nessuno lo
avesse
seguito.
Appena uscito da casa, aveva infatti avuto la sensazione di essere
osservato e
lungo la strada gli era sembrato che una macchina lo stesse pedinando,
ma poi i
fari dell’ipotetica auto inseguitrice erano scomparsi nel
buio e Ben non vi
aveva più fatto caso.
Starò diventando paranoico,
pensò
alzando le spalle ed entrando nel grande atrio del palazzo.
Salì le scale in fretta e in perfetto silenzio, calibrando i
passi in modo da
produrre il minimo rumore possibile.
Raggiunse l’appartamento e aprì la porta superando
le transenne che aveva
lasciato la polizia il pomeriggio stesso, sempre assicurandosi di tanto
in
tanto che nessuno avesse seguito le sue tracce.
Con calma raggiunse la camera della vittima e cominciò a
rimestare tra
l’infinita quantità di oggetti che ricopriva la
scrivania, non prima di essersi
infilato un guanto in lattice di quelli che usava la scientifica per
non
contaminare in alcun modo la scena del crimine.
Maledisse se stesso e la sua impulsività per non essersi
portato dietro nemmeno
una torcia e aprì la finestra nella vana speranza che almeno
la luce lontana
della luna lo potesse in qualche modo aiutare.
Si fermò per un attimo a guardare il giardino sottostante
dalla finestra e ne
rimase affascinato.
L’oscurità mista alla fioca luce della luna
produceva sul prato e sugli alberi
che lo circondavano strani effetti che sembravano distorcere le figure,
rendendole a dir poco inquietanti.
Ben si morse il labbro inferiore, rendendosi conto di provare una certa
paura
nello stare lì, nel bel mezzo della notte, tutto solo nella
stanza di una
persona ormai morta e circondato da una natura che pareva quasi
surreale.
Scosse il capo cercando di non pensarci e distolse lo sguardo dal
misterioso
panorama, tornando a setacciare la scrivania.
Doveva trovare qualcosa,
doveva farlo assolutamente e anche in fretta.
Sentiva che in tutta quella storia qualcosa continuava a non quadrare
ma ancora
non era riuscito a capire che cosa gli stesse sfuggendo.
Assorto com’era nei suoi pensieri, nemmeno si accorse dei
passi felpati alle
sue spalle e non udì il respiro della persona che, nel
silenzio, si
avvicinava sempre più a lui.
Percepì solo la canna della pistola appoggiata alla sua
schiena e sussultò.
Mapporca!
Adesso sì che era finito in un bel guaio.
Lentamente, alzò le mani in segno di resa, con un sospiro.
«Ehm... con calma... vediamo di trovare un
accordo.» sussurrò nel buio.
Eh sì, lo
so, non dovrei essere qui.
Perché
ho una storia in corso e un’altra serie inconclusa e non
dovrei
cimentarmi in un nuovo racconto ma... cosa ci posso fare?
L’ispirazione è
troppa e non riesco a tenerla tutta per me!
Quindi
benvenuti in questa mia nuova storia, che non ha nessun legame con le
altre e che spero vi possa incuriosire.
Grazie mille
a chi ha letto fino a qui e grazie in anticipo a chi vorrà
lasciare un commentino.
Aggiornerò
con cadenza settimanale, probabilmente il martedì.
Grazie
ancora e un bacione!
Sophie :D
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Capitolo 2 *** Farfalle nello stomaco ***
«Che
ci fosse una volta, e dico una, in cui tu sia puntuale! Una! Ma
ti chiedo così tanto?» sbraitò Semir
esasperato mentre il collega entrava in
macchina sul sedile del passeggero stampandosi in viso una faccetta da
bimbo
innocente.
«Tu sei troppo drammatico socio, qualche volta sono arrivato
in orario.» asserì
chiudendo la portiera.
«Che io ricordi negli ultimi cinque anni? No.».
Ben sbuffò ottenendo un’occhiata fulminante da
parte dell’amico.
La risata che arrivò dal sedile posteriore distrasse
entrambi e Ben si voltò
aprendosi in un sorriso a trentadue denti «Principessa! Come
stai?».
«Bene, zio Ben!» esclamò Aida felice di
vedere il giovane ispettore.
«Ecco, è per questo che dovevi arrivare puntuale,
dobbiamo portarla a scuola e
siamo in ritardo.» spiegò Semir partendo senza
farsi troppi problemi di
velocità.
«La maestra Flavia è un po’ severa
sull’orario.» disse Aida storcendo le labbra
in una smorfia indecisa.
«Perfetto.» rincarò la dose il turco
«Le parlerai tu alla maestra Flavia.»
ordinò rivolto al collega.
Ben annuì teatralmente «Volentieri! Principessa,
com’è la maestra?».
Il giovane ispettore ricevette uno schiaffetto sul capo da parte del
collega
ancora prima della risposta della bambina.
«È carina, zio Ben. Ed è anche
single.».
«Aida!» la riprese Semir alzando gli occhi al cielo
«Cucciolo, non hai da
ripassare per le lezioni di oggi, per caso?».
La figlia scoppiò a ridere e Ben rispose al suo posto
«Socio, la nostra
principessa è in quinta elementare, non in quinta
liceo!».
Il turco alzò nuovamente gli occhi al cielo senza replicare,
mentre l’ispettore
più giovane e la bambina continuavano a ridere a crepapelle.
Finalmente i tre raggiunsero il cancello della scuola e Semir fece
cenno a
entrambi di scendere, facendo intendere di non avere nessuna intenzione
di
alzarsi.
Salutò Aida con un bacio e rimase a guardare la sua bambina
e il suo migliore
amico che si allontanavano ancora ridendo verso l’ingresso
dell’edificio.
«Gerkhan?»
domandò l’insegnante scrutando il registro da
dietro le
lenti dei sottili occhiali che portava.
«Assente.» fece un coro ordinato di voci di fronte
a lei.
La maestra afferrò la penna per segnare sul giornale di
classe che l’alunna non
era presente, quando la porta dell’aula che si
aprì all’improvviso con un
rumore sordo la distolse dal suo compito.
Ben varcò la soglia della stanza in modo decisamente poco
discreto e Aida lo
seguì a ruota entrando e andandosi a sedere direttamente al
proprio posto in
prima fila dopo aver salutato timidamente la maestra.
La donna si tolse gli occhiali dal naso e si alzò,
sollevando un sopracciglio e
fissando l’ispettore con aria interrogativa, in attesa di una
spiegazione.
«Ehm...» cominciò il poliziotto
«Mi scusi, sono... sono un collega del papà di
Aida, l’ho accompagnata io a scuola e abbiamo fatto tardi, mi
dispiace.».
«E non le hanno insegnato che è buona educazione
bussare in questi casi,
ispettore?» domandò l’insegnante
intuendo che Ben dovesse essere un altro agente
dell’autostradale.
«Sì, ecco, io...».
Un coro di risate andò a coprire l’imbarazzata
risposta del poliziotto, che
lanciò un’occhiata infastidita ai bambini che si
divertivano assistendo alla
scena.
«Mi scusi.» fece infine.
La donna si rimise gli occhiali con aria severa e si scostò
una ciocca di
capelli davanti al viso, sedendosi nuovamente.
Aida aveva ragione, era davvero carina. Semplice, con i capelli lisci
castani
che le arrivavano poco oltre le spalle e due occhi scuri e penetranti.
«Ora, se non le dispiace, vorrei cominciare la mia
lezione.» fece con voce
tagliente.
Ben annuì arretrando «Sissignora.».
I bambini scoppiarono nuovamente a ridere e all’ispettore
sembrò persino di
scorgere l’ombra di un sorriso sul volto della giovane
insegnante.
Inspiegabilmente sentì uno starno sfarfallio
all’altezza dello stomaco e quasi
si dimenticò di rivolgere un ultimo cenno di saluto ad Aida
prima di tirarsi
dietro la porta, uscendo dall’aula.
Sospirò e si diresse felice verso l’auto del
collega.
«Che
hai?» fece Semir non appena il più giovane fu
rientrato in
macchina.
«Chi, io? Nulla, nulla.» mentì.
Il turco lo guardò storto «Ti sei scusato con la
maestra?».
«Eccome!» esclamò Ben con un sorriso
strano e un lieve rossore che fecero insospettire
il collega.
«No... Ben, ti prego, non mi dire che ti piace
l’insegnante di Aida!».
«Be’... non puoi negare che sia carina socio,
dai!».
«Ben... sei un caso senza speranza.».
«Comando a Cobra 11.» gracchiò la radio
togliendo dall’imbarazzo l’ispettore,
che non aspettò un momento a rispondere.
«Susanne, sono Ben, cosa succede?».
«Succede che la Kruger si domanda che fine abbiate
fatto.» spiegò la bionda
segretaria fingendo un tono spazientito.
«Lo so, è colpa mia, non mi è suonata
la sveglia e poi ho accompagnato Aida a
scuola con Semir, adesso arriviamo.».
«Muovetevi, c’è stata una rapina alla
Banca di Colonia, i malviventi stanno
fuggendo sulla A6 in direzione Düsseldorf.».
«A6 hai detto? Siamo vicini, entriamo subito in azione, dillo
alla Kruger.».
«Va bene Ben, ma fate attenzione, sono armati e le volanti
devono ancora
raggiungerli. Dovrebbero essere più o meno al chilometro
ventitré, sono in tre
in un suv nero.» disse la donna.
«Tranquilla, ci pensiamo noi.» rispose Ben,
lanciando poi un’occhiata al
collega e posizionando la sirena sul tetto della vettura.
«Pronto socio?»
«Certo... vedi di concentrarti però Ben, e non
sulla maestra Flavia...» lo
riprese il turco premendo il piede sull’acceleratore.
«Socio... taci e guida.».
Semir sorrise e imboccò in fretta l’A6 per
cominciare l’inseguimento.
Ciao a tutti e buon
martedì sera!
La storia
è appena iniziata e già i nostri ispettori hanno
un inseguimento per
le mani...
Grazie a chi
mi sta seguendo e a Chiara, Maty, Marty, Tinta, Furia e Miki per
le recensioni, un bacio e buon Natale!
Sophie :D
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Capitolo 3 *** Rottami ***
«Non
so se hai notato il suo sorriso, è così...
solare!» fece Ben
con espressione sognante, allacciandosi la cintura in vista
dell’inseguimento
che i due poliziotti si preparavano a compiere.
«Quella donna è pericolosa, credimi.» lo
avvertì Semir entrando a tutta velocità
in autostrada.
«Ma infatti, non mi interessa.».
«No, macché, hai soltanto gli occhi a
cuoricino.» osservò il turco trattenendo
a stento una risata.
«Socio, pensa a guidare.» ordinò il
più giovane tentando di parlare con fare
autoritario.
«La differenza tra me e te, Ben, è che io riesco a
fare persino due cose
contemporaneamente.».
«Anche io.» puntualizzò Ben
«Infatti sono perfettamente concentrato sulla
ricerca dei rapinatori che dobbiamo fermare.».
«Ah sì?» fece Semir alzando un
sopracciglio «Strano allora che tu non ti sia
accorto che un suv nero ci ha appena sorpassato da destra.».
L’ispettore più giovane lanciò
un’occhiataccia verso l’amico «Te lo
stavo
giusto per dire, socio.».
Quindi afferrò la radio, provando a far finta di non vedere
Semir che rideva di
lui, divertito.
«Cobra 11 a comando, sono Ben.».
«Vai avanti Ben.» gracchiò la voce
compita della segretaria attraverso la
radio.
«Susanne, abbiamo raggiunto il suv, interveniamo.».
«Va bene, i rinforzi sono ancora qualche chilometro dietro di
voi.».
Semir accelerò accostandosi all’auto scura dei
malviventi e Ben tirò giù il
finestrino intimando agli sconosciuti di fermarsi facendo loro cenno
anche attraverso
la paletta di segnalazione.
«Pensi davvero che possa servire?»
domandò scettico il turco.
«Tu lasciami tentare, sia mai che riusciamo a concludere
un’azione in
autostrada senza distruggere nulla.».
Ma l’ispettore più giovane venne presto messo a
tacere da uno dei passeggeri
del suv, che abbassò il finestrino posteriore facendone
uscire la canna di
un’arma ingombrante, che Ben si ritrovò
praticamente a qualche centimetro dalla
testa.
«Mapporca!» gridò Semir frenando di
colpo ed evitando così per un soffio che il
colpo partito dall’arma da fuoco colpisse l’auto o,
peggio, la testa
dell’amico.
L’ispettore più giovane smise di trattenere il
respiro e solo allora si accorse
di essere rimasto per qualche istante in apnea, con il terrore negli
occhi.
«Porca miseria socio, devo dire che hai ancora i riflessi
pronti nonostante la
vecchiaia incombente.».
«Brutto impertinente.» fece il turco riacquistando
terreno e raggiungendo
quindi nuovamente il suv nero.
Ben sorrise appena, estraendo la pistola e sporgendosi dal finestrino
ma il
collega lo tirò di nuovo dentro l’abitacolo per un
lembo della giacca.
«Che hai intenzione di fare? Siamo in autostrada, se spari
alle gomme adesso
facciamo un disastro.».
«Hai un’idea migliore per caso?».
«Aspettiamo la cavalleria.» rispose Semir
continuando a stare attaccato alla
vettura dei malviventi.
Lo stesso uomo che aveva sparato rivolse però
l’arma nuovamente verso di loro e
cominciò a sparare.
«Semir, così questo ci ammazza.».
Il poliziotto sterzò a destra, poi a sinistra, mentre il
collega tentava di
reggersi e si preparava a rispondere al fuoco.
«Va bene, va bene, spara alle gomme.».
Ben si sporse ancora dal finestrino e cominciò a sparare.
Il vento causato dall’alta velocità gli faceva
andare i capelli negli occhi e
la guida spericolata dell’amico di certo non lo aiutava a
prendere la mira.
«Semir, se guidi così non riesco a
sparare.» gridò.
«Oh scusami tanto socio, se sto cercando di non farti finire
affumicato.»
ribatté l’ispettore più anziano
sterzando di nuovo a destra.
Ben lanciò un’occhiataccia all’amico
prima di tornare a sparare e colpire
finalmente la ruota posteriore destra del suv, che perse
inevitabilmente il
controllo.
Senza che i due poliziotti nemmeno se ne potessero accorgere, la
vettura nera
aveva già scontrato il guardrail e lo aveva superato
sfondandolo e volando giù
dalla scarpata parallela alla carreggiata.
Semir frenò all’improvviso con un testacoda e
alcune macchine dietro di loro
fecero altrettanto andandosi ad accartocciare le une sulle altre, dando
origine
ad un vero e proprio incidente a
catena.
Ad un tratto si sentì un fragore proveniente dal fondo della
scarpata, mentre
in lontananza, le sirene della polizia cominciavano ad udirsi.
«Che
macello!» esclamò Ben scavalcando ciò
che rimaneva del
guardrail con un salto e scendendo nella scarpata.
Semir lo seguì e si precipitò ad aprire le
portiere anteriori del suv, che era
quasi completamente distrutto.
Non appena aprì lo sportello dalla parte del guidatore, il
corpo privo di sensi
di uno dei malviventi gli piombò praticamente addosso.
L’ispettore lo adagiò
sul prato tastandogli il collo «È ancora
vivo.».
«Quest’altro non ha più
battito.» fece il più giovane con un sospiro
«Ma quando
arrivano i soccorsi?».
I due poliziotti estrassero i corpi inerti dei malviventi dal suv e li
adagiarono sul prato mentre finalmente i soccorritori li raggiungevano
muniti
di barelle e di cassette di primo soccorso.
«Un momento... ma non erano quattro?» fece Semir
guardandosi intorno.
Ben annuì corrucciando la fronte «Hai ragione...
come è possibile? Ne abbiamo
trovati tre, ma come ha fatto il quarto a scappare?».
«Non può essere andato lontano dopo il volo che ha
fatto.» osservò il turco
lanciando un’occhiata all’autostrada ora bloccata
sopra di loro.
«Strano...».
Ben si accucciò accanto allo scheletro ormai immobile della
vettura distrutta
nel tentativo di trovare qualche traccia e, quando li
vide in mezzo alla terra e all’erba alta, non credette ai suoi
occhi.
«Sì
Ben, hai ragione.» fece Hartmut poco dopo, raggiungendo i due
colleghi dell’autostradale, ora appoggiati in attesa al
cofano dell’auto di
Semir in cima alla scarpata.
Il tecnico della scientifica era in “tenuta da
lavoro” e aveva appena finito di
svolgere i primi esami sul campo.
Estrasse dalla tasca della tuta bianca una bustina sigillata che
conteneva ciò
che l’ispettore aveva trovato vicino all’auto.
«Direi che si tratta proprio di forme allotropiche di
carbonio con struttura
tetraedrica e...».
«“Allo” che cosa??».
«Diamanti, Semir.» spiegò il rosso
alzando gli occhi al cielo.
«E ci voleva tanto? Forme allotropiche, ma quando
mai!».
«Ragazzi, era una spiegazione perfettamente lineare: forme
allotropiche di
carbonio con struttura tetraedrica, ossia in cui gli atomi
dell’elemento sono
disposti in un reticolo cristallino che...».
«Einstein, ti prego!» lo interruppe Ben
«Se Semir si mettesse a parlare in
turco giuro che lo capirei meglio.».
«Sono perfettamente d’accordo.»
asserì l’altro ispettore «Hartmut, sono
diamanti, ne sei sicuro?».
«Controllerò in laboratorio ma ad un primo esame
direi proprio di sì.».
«Ecco perché i nostri amici avevano tanta
fretta.» commentò Semir annuendo.
«Già.» disse il collega
«Einstein, dell’arma invece ci sai dire
niente?».
Hartmut scosse il capo, dispiaciuto «No ragazzi, ma datemi un
po’ di tempo,
porto tutto in laboratorio e poi vi so dire.».
«Va bene Einstein.».
«Intanto
uno ci ha rimesso la pelle.»
commentò Semir quando il tecnico se ne fu andato, osservando
il lenzuolo immacolato
che era stato posto sopra ad uno dei quattro rapinatori, morto
nell’incidente.
«Chissà cosa avevano in mente, ho paura che non si
trattasse di una semplice
rapina.» ipotizzò Ben alzando le spalle.
«Può darsi, aspettiamo che gli altri due si
sveglino in ospedale... intanto da
dove cominciamo, socio?» domandò il turco salendo
in macchina.
«Dalla banca?».
«Giusto perché è vicino alla scuola di
Aida e alla tua bella maestrina, no?»
sorrise Semir mettendo in moto.
«Socio, ripeto... taci e guida!».
Buon
martedì sera a tutti :)
Le indagini
cominciano! Grazie a chi mi sta seguendo e grazie a chi recensisce,
grazie, grazie, grazie.
Un bacione e
buon anno!
Sophie :D
|
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