pura e semplice follia

di minervaclara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una ragazza diversa ***
Capitolo 2: *** Il 22 ottobre ***



Capitolo 1
*** una ragazza diversa ***


Mary era lì, seduta su una sedia di fronte alla finestra a vedere le foglie che ormai secche e ingiallite cadevano dai rami degli alberi in un autunno troppo freddo rispetto alla normalità. Pensava e ripensava a quella dannata sera di tre anni fa. Le capitava spesso di cadere in quelle immagini che scorrevano rapide nella sua mente; soprattutto nei giorni di autunno; soprattutto il 22 ottobre...Fu proprio il 22 ottobre di tre anni prima, pochi giorni dopo dei suoi diciotto anni, che squillò il telefono di casa. Lasciò per un secondo il libro di letteratura che stava analizzando nei minimi particolari per prepararsi bene all'interrogazione che le spettava il giorno dopo. Alzò la cornetta del telefono e una donna rispose con voce pacata e ferma:  "Pronto, parlo con la signorina Jackson?" In un primo momento Mary credette fosse una telefonata di una qualunque compagnia telefonica e stava per riattaccare quando quella donna, non sentendo alcuna risposta dall'altro capo del telefono si affrettò a dire:  "Sono Cece Durrel, parlo dall'Ospedale. I Suoi genitori sono stati ricoverati qui da noi. Hanno avuto un grave incidente. Per sapere ulteriori notizie La invito a raggiungerci.". Era incredula; la cornetta le cadde di mano e mantenendosi vigile fece di tutto per non farsi prendere dal panico. Uscì di casa, prese un autobus che non si decideva a passare e arrivò alle porte del Pronto Soccorso, chiese informazione sui coniugi Jackson: avevano avuto un grave incidente stradale. Corse fino alle stanze, vicine tra di loro, dei due genitori; li vide dalle finestre tutti e due attaccati a macchine e tubi...dopo due ore sua madre morì, proprio mentre suo padre entrava in sala opertoria dalla quale non sarebbe più uscito. Erano morti insieme, pure in questo non si erano divisi!
Mary era morta, non loro...distrutta, nella sala d'attesa dell'ospedale piangeva e cercava di capire cosa fosse realmente successo...e perchè. Aveva telefonato Marika, una delle sue più fidate compagne di classe con la quale parlava di cottarelle estive ma non di argomenti così seri, però sentiva l'esigenza di sfogarsi con qualcuno e la prima che le era venuta in mente era stata lei. Marika era corsa all'ospedale. Quando Mary tornò a scuola tutti la abbracciarono e consolarono; lei, la ragzza meno "vip" dell'istituto, era diventata l'argomento principale delle chiacchiere in corridoio.
Dopo due mesi, però, tutti si erano dimenticati di lei, persino Marika non le parlava più, diceva che "non era più quella di un tempo", "era diventata troppo depressa e non faceva più ridere come prima". Wow, che umanità! Stufa di tutte quelle critiche, aveva dunque deciso di "cambiare aria" e di trasferisi. Con i pochi risparmi lasciati dai suoi e dal ricavato della casa si era spostata dall'affollata New York, culla della sua nascita, ad un piccolo paesino dell'America settentrionale non tanto lontano dalla sua città d'origine; si era iscritta alla scuola pubblica qui presente e nel tempo libero lavorava in un piccolissimo bar frequentato solo dai vecchietti che abitavano lì da quando erano nati. Dopo aver conseguito il diploma si era iscritta all' Università per conseguire la laurea in giornalismo.
Uno squillo improvviso del telefono l'aveva riportata al presente, offrendole un'ancora alla quale aggrapparsi per non soffocare nel mare dei ricordi.

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Capitolo 2
*** Il 22 ottobre ***


Rispose, era il proprietario del bar, Mark, il suo capo. Lei,come ogni 22 ottobre, aveva chiesto un giorno di ferie: era l'unico giorno dell'anno nel quale non andava a lavoro...persino a Natale, Capodanno e in tutte le festività era lì a servire per lo più bottiglie di birra e a sorbirsi la puzza delle sigarette che inondava il locale, a fare da spettatrice distratta alle liti che non mancavano mai tra i veterani del bar che non passavano un secondo senza giocare a poker, burraco o a qualsiasi altro gioco con le carte asciugando sempre più; il loro patrimonio che sembrava non finisse mai. Quel 22 ottobre, però, non avrebbe potuto continuare la sua tradizione che prevedeva di rimanere su quella sedia, in pigiama, guardando fuori alla finestra e pensando a tutto e a niente. Quel 22 ottobre Mark l'aveva chiamata: aveva la febbre e non poteva sostituirla quel giorno quindi era costretta ad andare a lavoro se no l’avrebbe licenziata visti i guadagni che scendevano sempre più perchè i veterani, cioè tutti, pretendevano venti birre gratis dopo una comprata e Mark non sapeva dir di no dato che loro erano gli unici suoi clienti. Mary si sciacquò il viso, strofinò con lo spazzolino per un po' i denti e indossò la camicetta bianca e i pantaloni neri, quella era la sua divisa: nel suo armadio si poteva dire che vi era un' infinità; di camicie bianche e pantaloni neri e solo due maglioni, le uniche cose oltre le foto che aveva deciso di conservare della sua vecchia vita. Si infilò; il cappotto e uscì; di casa. L' aria fredda era tagliente e camminare fino al bar di certo non era stata un'impresa semplice. Arrivata davanti alla porta del locale sollevò; la saracinesca e aprì; la porta di vetro. La sua faccia era diventata a chiazze rosse dal freddo. Accese la macchinetta del caffè;, anche se non sarebbe servita più di tanto, e corse in bagno per sciacquarsi un po'la faccia con l'acqua calda poi accese il riscaldamento che non funzionava mai come doveva e si mise dietro al bancone ad aspettare i soliti clienti che non tardarono ad arrivare. Mary, quel giorno, era più distratta del solito.

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