Titanium

di JackiLoveCatoniss4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You shout it loud ***
Capitolo 2: *** But I can't hear a word you say ***
Capitolo 3: *** I'm talking loud not saying much ***
Capitolo 4: *** I'm criticized but all your bull is brick of shame ***
Capitolo 5: *** You shoot me down, but I get up ***
Capitolo 6: *** I'm bulletproof nothing to lose ***
Capitolo 7: *** Fire away, fire away ***
Capitolo 8: *** Brick of shame, take your rain ***
Capitolo 9: *** You shoot me down but I won't fall ***
Capitolo 10: *** I am titanium ***
Capitolo 11: *** Cut me down ***
Capitolo 12: *** But is you who had offered there to fall ***
Capitolo 13: *** Ghost town, haunted love ***
Capitolo 14: *** Raise your voice, sticks and stones may break my bones ***



Capitolo 1
*** You shout it loud ***


Il suono della sveglia mi ricorda che un’altra giornata di addestramento sta per iniziare. Be’, “addestramento” è una parola grossa, per quel che mi riguarda. Sì, certo, me la cavo abbastanza bene col tiro con l’arco, ma per il resto non sono un granché. Comunque, se non hanno pescato il mio nome dalla boccia di vetro della mietitura in questi cinque anni, non penso che lo faranno proprio questo, né il prossimo. Insomma, confido nella mia buona stella. Appena esco dalla mia stanza, mia madre mi viene incontro. – Ciao, tesoro. Pronta per oggi? – chiede. – Mamma, la mietitura oramai non mi spaventa più. Sta’ tranquilla e non preoccuparti. Non mi succederà niente. – Questo sembra calmarla un po’, così continuo. – Che c’è per colazione? – dico. – Palline di cioccolato al malto – mi risponde. – Mmm, le mie preferite! – esclamo. – Dov’è papà? – domando. - È uscito presto per andare a lavorare – replica, così mi dirigo in cucina e mangio una giusta porzione di quella delizia, senza rovinare la mia bella linea. Dopodiché, saluto mia madre con un bacio e vado ad allenarmi. Per fortuna, il campo è qui vicino. Dopo cinque minuti, sono già arrivata, e mi dirigo verso la postazione di tiro con l’arco, dove trovo Olivia, la mia migliore amica. – Ciao, Lux. Tutto bene? – si informa. – Preferirei che non usassi certi soprannomi. Insomma, non significa niente! – ribatto. – Ok, Glimmer. Allora, stai bene? – mi interroga. – Abbastanza. Tu, invece? – le chiedo. – Un po’. Sono agitata per oggi. Alle due, sceglieranno i tributi – risponde. – Già – dico. – Allora, ci alleniamo o continuiamo a perdere tempo? – scherza. – Direi la seconda opzione – replico. E scoppiamo tutte e due a ridere, senza un motivo preciso. Poi prendiamo un arco e una freccia ciascuna e ci mettiamo a tirare. Lei colpisce perfettamente il manichino al cuore; io, invece, lo manco di una spanna, come al solito. – Hai sbagliato posizione – dice una voce alle mie spalle. Al solo sentire il suo tono tranquillo, le mie guance si infiammano. Mi volto, e trovo Marvel. Che mi sorride. – Dammi l’arco, ti faccio vedere come si fa – mi dice. Un secondo dopo, dal cuore di un manichino esce l’asta di una freccia affondata fino alla punta. – Però, sei proprio bravo! – commenta Olivia, ammirata. – Io vado ad allenarmi al lancio dei coltelli. Tu, Glimmer, puoi restare qui con Marvel, che può insegnarti a centrare i bersagli – dice poi, in tono complice. E se ne va. Nella mia mente le urlo un “grazie!” gigantesco per avermi lasciata sola con il ragazzo per cui ho una cotta da sei anni. – Sei agitata per oggi? – mi domanda lui. – Insomma. Tu? – mi informo. – Be’, se mi scelgono, forse ho qualche probabilità di vincere – ribatte, poi mi spiega che devo mirare bene al cuore e mi fa provare. Centro perfetto! – Oh, Dio, grazie! – esclamo. – E di che? – mi interroga lui. – Hai fatto tutto da sola – dice poi, sorridendomi. Poi andiamo a tirare qualche lancia, ad allenarci con la spada ed alla fine raggiungiamo Olivia al lancio dei coltelli. All’ora di pranzo, quando torno a casa, sono convinta che niente possa rovinare questa splendida giornata. Appena arrivo, trovo mio padre che mi saluta dal divano. – Ciao, cara. Com’è stato l’allenamento? – mi chiede. – Piacevole – rispondo. Poi mi blocco. – Oh, mio Dio! Ma quello è per me? – domando esterrefatta, guardando un meraviglioso abito bianco steso sul divano. – Certo, piccola. È per la mietitura – conferma lui, rivolgendomi un sorriso. Dopo aver mangiato, vado a farmi un bagno, mi pettino e lo indosso. Guardandomi allo specchio, mi rendo conto che mi calza a pennello: sembra essere stato fabbricato apposta per me. – Ti piace? Sono riuscito a farlo arrivare direttamente dal Distretto 8 – dice mio padre, comparendo all’improvviso dietro la mia schiena. – Oh, papà, grazie! È bellissimo! – dico, al settimo cielo per la felicità. Poi usciamo per andare in piazza. Appena arrivata, vado a registrarmi, poi mi introduco in un gruppo di diciassettenni e trovo Olivia, anche lei bellissima come me. Poi l’accompagnatrice, Eleanor Ann Jensen, inizia il suo discorso. – Benvenuti, benvenuti, benvenuti! Ho qui un filmato molto speciale che viene direttamente da Capitol City! – esclama. Poi parte il solito video sugli orrori della guerra. – Dio, quanto mi piace! – dice lei alla fine del video. – E adesso, è venuto il momento di scegliere un giovane uomo e una giovane donna che avranno l’onore di rappresentare il Distretto 1 ai Settantaquattresimi Hunger Games! – Detto questo, si dirige verso la boccia delle ragazze e ne estrae una strisciolina di carta. Poi ritorna verso il palco. – Vediamo chi è – si sente la sua voce appena sussurrata al microfono. Io ho solo sei biglietti, lì dentro non può esserci il mio nome. Poi l’accompagnatrice legge il biglietto, con voce alta e chiara. E voglio sprofondare. – Glimmer Belcourt! – cioè io.
Angolo dell’autrice: Ciao a tutte! Mi sono appena iscritta e questa è la mia prima fanfiction, quindi, per favore, non siate troppo severe! J Glimmer non è uno dei miei personaggi preferiti, ma ho cercato di immaginare come fossero gli Hunger Games per lei. Ho intenzione di farlo con tutti i personaggi principali del film ed anche con qualcuno inventato da me. Che ne dite di una piccola recensione? Si accettano critiche di qualsiasi tipo, non mi offendo, anzi. Spero che la fanfiction vi piaccia, e, se non è così, ditemi in cosa devo migliorare. Ho fatto un piccolo accenno ai Glarvel. Un abbraccio da JackiLoveCatoniss4ever! Ciao!

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Capitolo 2
*** But I can't hear a word you say ***


Mi avvio verso il palco, cercando di non sprofondare nel panico. Non ho mai provato così tanta paura in vita mia. Io… agli Hunger Games! Sarà già una fortuna se sopravvivrò al bagno di sangue iniziale! Salgo le scale del Palazzo di Giustizia mentre l’accompagnatrice continua a dirmi: – Sali! – Io la guardo con puro terrore negli occhi. – Avanti, cara! – mi sprona. Raggiunta la cima della scalinata, lei mi prende e mi trascina accanto al microfono. – Un applauso per il nostro tributo femminile, Glimmer Belcourt! – Tutto il distretto applaude, ma io, con la coda dell’occhio, vedo i miei genitori che si stringono, uniti nel dolore. Poi lascio scorrere lo sguardo sui miei compagni, e noto Olivia in lacrime. Lei si che potrebbe farcela, ma non può abbandonare la sua famiglia, e credo che questo sia l’unico motivo per cui non si sia offerta volontaria al mio posto. – E adesso… il giovane uomo! – trilla la donna. Si avvicina alla boccia che contiene i nomi dei ragazzi e ne estrae un’altra strisciolina, identica a quella che conteneva il mio nome, esattamente uguale a quel pezzo di carta che mi ha condannata. E legge il nome. – Marvel Sanford! – No! Non può essere vero! Tutto questo non sta succedendo veramente! Io e Marvel… tributi?! No! Non è possibile! Ma è solo quando lo vedo mentre si fa strada verso il palco che capisco tutto. Io e lui andremo a Capitol City, e da lì ci catapulteranno in un’arena dove uno di noi due morirà, e forse proprio per mano dell’altro! Nonostante la verità si mostri in tutta la sua violenza, io non riesco ad accettarla. Noi due non possiamo andare lì dentro insieme. Io lo amo. Come posso fare senza di lui? E poi realizzo: sarà lui a tornare a casa, non io. Lui è più forte di me, ce la può fare. Non ho neanche visto gli altri tributi, e quindi questo può sembrare un giudizio affrettato, ma io so che lui vincerà. Anche perché lo proteggerò con tutta me stessa. La voce della donna che ha condannato il nostro amore mi strappa dai miei pensieri. – Ecco a voi… i tributi dal Distretto 1! Su, ragazzi, stringetevi la mano! – Io e Marvel ci guardiamo, e poi le nostre mani si uniscono in una stretta che da parte mia è del tutto sincera, come sincero è quello che provo per lui. Prima che ci trascinino dentro il Palazzo di Giustizia per gli atroci saluti ai nostri familiari e amici e ci spediscano a Capitol City, chiudo un attimo gli occhi. Mi immagino un mondo in cui io sono la vincitrice dei Settantaquattresimi Hunger Games, abito nel Villaggio dei Vincitori assieme alla mia famiglia e faccio da mentore ai tributi delle prossime edizioni. Un mondo in cui, però, non c’è Marvel. I suoi occhi sono vuoti, la sua voce non esiste. E so che non ce la farei a sopportarlo, che impazzirei totalmente. E subito dopo, mi viene in mente l’immagine di un mondo dove non  esistono né Capitol City né Hunger Games, un posto come il prato di una canzone piuttosto popolare nel nostro distretto. Un mondo in cui il figlio di Marvel potrebbe essere al sicuro. Mi basta quell’attimo per capire che il secondo è un mondo migliore, un mondo perfetto per il ragazzo che mi sta a fianco. Anche se non ci sarò io. Ma non importa, perché lui sarà vivo e felice con qualcun altro, magari con Olivia. Terranno viva la mia memoria, e magari, se avranno una bambina, la chiameranno come me. Glimmer Sanford. Suona molto bene. Decisamente meglio di Lux Sanford, ma se dessero alla loro foglia quel soprannome non mi dispiacerebbe, anzi, ne sarei felicissima, perché è praticamente il mio soprannome ufficiale, grazie alla mia migliore amica. Apro gli occhi e incrocio lo sguardo di Marvel con una nuova determinazione, quella che mi servirà per tenerlo vivo, anche a costo della mia stessa vita. E prometto che lo farò. Questo è il mio ultimo desiderio. Far sopravvivere Marvel. E ci riuscirò, parola di Glimmer Belcourt, una ragazza la cui vita sta per finire alla giovane età di diciassette anni per mano di un governo crudele, una ragazza destinata a non rivedere mai più il suo amato luogo di origine, il Distretto 1, ed a non viverci con il ragazzo che ama, a non costruire una famiglia con lui ed a non rivedere più la sua migliore amica e i suoi genitori, ma convinta di quello che fa, perché cuore e cervello si sono messi d’accordo e l’hanno aiutata in questa difficile scelta: o la sua vita o quella del ragazzo che le sta a fianco e che ama così tanto. Una ragazza nata per morire.
Ciao a tutti! Ecco il secondo capitolo: spero che vi piaccia. Nonostante il fatto che durante il film Glimmer faccia la gatta morta con Cato, che, per me, è di Katniss, e quindi non sopporti certe scene, mi è dispiaciuto per lei, perché la immagino innamorata di Marvel senza la più remota speranza di un futuro con lui. Insomma, mi sono immedesimata in lei per un attimo e mi sono resa conto che non è poi così cattiva e stupida come sembra nel film o nel libro, in fondo. È solo un’altra delle migliaia di ragazze che hanno perso la vita per colpa di Capitol City.

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Capitolo 3
*** I'm talking loud not saying much ***


Mentre entriamo nel Palazzo di Giustizia, sento la voce della capitolina che conclude il suo discorso: – Felici Hunger Games! E possa la fortuna essere sempre a vostro favore! – Mi chiedo se verrà qualcun altro, oltre ai miei genitori ed Olivia, a salutarmi. Entro in una stanza lussuosissima ed aspetto le visite. I primi ad entrare, ovviamente, sono mia madre e mio padre. – Avete tre minuti – avverte il Pacificatore dietro di loro, e poi richiude la porta. – Oh, tesoro! – dice mia madre, con le lacrime che le rigano le guance. – Ce la puoi fare, Glimmer! Mi senti? Ce la puoi fare! – mi sprona mio padre. – Ci proverò. Farò tutto il possibile – rispondo, sapendo di stare mentendo. Io non tornerò a casa, e forse loro, in un angolo del cuore, lo sanno, ma si rifiutano di accettare la realtà. Dopo questo breve discorso, rimaniamo abbracciati per il tempo che ci rimane. Poi li portano via. La visita successiva mi coglie di sorpresa: è il padre di Marvel. – B-buongiorno – dico, titubante. Lui fa un cenno col capo, poi, dopo un minuto di silenzio, dice: – Vuoi ucciderlo? – So che si riferisce a Marvel. Non posso dirgli la verità, perché forse gli uscirà di bocca ed arriverà anche alle orecchie dei miei genitori, e comunque la mia lingua è anestetizzata: non riesco a proferire parola. Dopo se ne va, e io aspetto gli altri. La madre di Marvel entra, mi guarda, scoppia in lacrime e corre fuori. Per ultima, c’è Olivia. Ci abbracciamo a lungo, poi mi dice: – Tieni, te l’eri dimenticato – e mi porge un anello. Il mio anello portafortuna. – Lo sai, vero? – le dico, alludendo al fatto che non tornerò, e che preferirei che vincesse Marvel. A noi due basta uno sguardo per capirci. Annuisce. – Mi mancherai. Come farò senza di te? – ed inizia a piangere sommessamente. Oggi mi sembra di essere inondata da un fiume in piena. Lo stesso Pacificatore di prima entra e la porta via. Poi io, Marvel e la nostra accompagnatrice usciamo dal Palazzo di Giustizia, entriamo in una macchina e poi saliamo sul treno che ci condurrà a Capitol City. – Sono onorata di essere la vostra accompagnatrice! Siete due ragazzi così belli, gli sponsor faranno la fila per voi! Venite, la cena si terrà in questa stanza! Ovviamente voi conoscete già il mio nome, ma potete anche chiamarmi Ellie! – dice tutto d’un fiato la capitolina. Entriamo in uno scompartimento e troviamo Cashmere e Gloss, i nostri mentori. – Ciao, Glimmer. Benvenuto, Marvel. Fate pure come se foste a casa vostra – ci dicono, e io non posso fare a meno di pensare che sono educati ma freddi. Se non mi sbaglio, Cashmere ha vinto la sessantaduesima edizione degli Hunger Games a sedici anni, mentre Gloss ha vinto la sessantatreesima a diciotto. Ci sediamo attorno il tavolo e mangiamo ognuno i nostri piatti preferiti: Cashmere una minestra di carote densa e saporita, Ellie un’insalata verde, io delle costolette d’agnello e purè di patate, Gloss del prosciutto e un mucchio di patate fritte e Marvel una terrina di frutta. Dopodiché, andiamo a guardare il riepilogo delle mietiture. I primi siamo io e Marvel, ovviamente. Mi restano impressi solo alcuni tributi. Cato Hadley, il volontario diciottenne del Distretto 2. Clove Kentwell, la quindicenne dall’aria letale che è stata scelta nello stesso distretto. Marina Schulse, la diciassettenne del 4. Max Eisenstein, il dodicenne del medesimo distretto. Finch Crossley, la quindicenne del 5. Per il Distretto 6 viene sorteggiata una dodicenne, Kate Sullivan, ma una diciottenne di nome Sophie, sua sorella, prende il suo posto. Sempre per il 6 viene sorteggiato William, il fratello sedicenne del tributo femminile. Un ragazzo vuole offrirsi, ma lo rifiuta. Non faccio molto caso all’8, ma mi sembra che la ragazza sia una sedicenne, di nome Sarah Crew. Nel Distretto 11 viene scelta Rue Mathony, una dodicenne. Il tributo maschile di quel distretto è il diciottenne Thresh Radioactive. E poi si arriva al 12. Viene chiama la dodicenne Primrose Everdeen, ma succede l’identica cosa del 6, ovvero la sorella sedicenne Katniss si offre volontaria. L’ultimo tributo che mi rimane impresso è di quel distretto, il sedicenne Peeta Mellark. Decido di parlarne con Marvel. – Tu con chi vuoi allearti? – gli chiedo. – Stavo pensando alla ragazza del Distretto 4, a quella del 6 e al ragazzo dell’11. Ma siccome siamo Favoriti, penso che dovremo prendere con noi anche quelli del 2 e forse il ragazzino del 4. La ragazza del 5, però, sembra sveglia, e quello del 6 di certo non si vorrà staccare da sua sorella. La ragazzina dell’11 sembra sveglia. Poi ci sono i due del 12, che sembrano abbastanza a posto. – Decidiamo di allearci con gli altri Favoriti, sebbene io sia un po’ restia nei confronti di Clove. Poi andiamo a dormire tranquillamente.
Angolo dell’autrice: Ciao a tutte! Sono arrivata al terzo capitolo! Premetto che non ho nulla conto Clove, anzi, è uno dei miei personaggi preferiti, ma, secondo me, lei e Glimmer non si sopportano proprio. Allora, che ve ne pare? Recensite, se vi va, per favore. Una piccola precisazione per quanto riguarda Sophie Sullivan, la diciottenne volontaria del Distretto 6: questo personaggio me lo immagino con i capelli di un castano scurissimo, gli occhi verde-azzurri, alta, insomma, una ragazza davvero molto bella. Sarà un’altra protagonista delle mie fanfiction sui pensieri di alcuni dei tributi, come William Sullivan, suo fratello. Un abbraccio.

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Capitolo 4
*** I'm criticized but all your bull is brick of shame ***


Appena apro gli occhi, capisco che siamo arrivati a Capitol City dalle urla che sento. I capitolini sono eccitati perché un nuovo carico di tributi è venuto a morire per il loro divertimento. Disgustata, quando vado a fare colazione non mi preoccupo neanche di guardare dalla loro parte. Gli altri stanno già mangiando: sul tavolo è posato il cestino di panini che non ho mangiato ieri sera, un elegante bicchiere colmo di succo d’arancia a testa, una tazza di caffè ciascuno, cioccolata calda per ognuno di noi e fegato d’oca. Mangio tutto cercando di godermelo il più possibile: sono i miei ultimi giorni di vita, e voglio passarli bene. – Glimmer, Marvel, credo che sia arrivato il momento di iniziare a parlare delle strategie che dovrete utilizzare nell’arena – esordisce Cashmere. – Innanzitutto, vi siete fatti un’idea dei tributi con cui volete allearvi guardando il riepilogo delle mietiture, ieri sera? – continua Gloss. – Sì. Faremo parte del solito gruppo di Favoriti – rispondo io. – Magari potremo aggiungere qualcun altro: quest’anno la concorrenza è agguerrita, ed avremo bisogno di sponsor – suggerisce Marvel. – Avete già in mente chi? – aggiunge Ellie, con la sua insopportabile voce stridula. – Io e mio fratello vi consigliamo di aspettare di vedere i vostri avversari in azione al Centro di Addestramento – dice Cashmere. – Per non prendere decisioni affrettate – conclude Gloss. – Ok. Grazie per questi consigli iniziali. Ce ne ricorderemo. – Il mio tono di voce non è mai stato tanto formale. I nostri mentori mi mettono in soggezione. Forse è perché hanno delle morti sulla coscienza. Poi mi rendo conto che, se voglio far sopravvivere Marvel, anch’io dovrò uccidere, e il pensiero mi fa quasi liberare dalla colazione. – Per quanto riguarda l’arena, invece? – domanda Marvel. – Non c’è tempo, ragazzi! Dobbiamo andare al Centro Immagine! – esclama Ellie. A quel punto, scendiamo giù dal treno. Il pensiero della Cerimonia di Apertura mi fa contorcere le budella. Dovrò vedere gli altri tributi faccia a faccia, e in più anche imparare a conoscerli allenandomi con loro per tre giorni, fino a che non saremo spediti nell’arena approntata per gli Hunger Games di quest’anno. L’immaginare tutto questo mi fa tremare incontrollabilmente. – Hai freddo? – chiede Marvel. Non ho sentito i suoi passi mentre si avvicinava, ero troppo concentrata a pensare ai Giochi ed ai miei nemici. – No, sto bene – ribatto, cercando di sorridere. – Secondo te, con quali tributi dovremo allearci? – si informa. – Quelli del 2, la ragazza del 5, i tributi dell’11 e del 12 – replico, poi mi rendo conto che ho nominato due dei distretti più poveri di Panem e mi azzittisco. – Già. Stavolta anche i morti di fame potrebbero tenerci testa – scherza lui, e scoppiamo a ridere tutti e due. Dopo qualche secondo arrossisco, perché io e Marvel non ci parlavamo quasi mai, al Distretto 1, a causa della mia timidezza. Ironia della sorte, ho trovato il coraggio di rivolgergli la parola solo ora, a poche settimane dalla mia morte. – Venite a conoscere i vostri staff di preparatori – grida Cashmere, a qualche metro di distanza. – Glimmer, questi sono Madigan, Angela e Rob; Marvel, ecco Zoe, Jana e Ben. I vostri stilisti, Doug e Tonnie, non sono presenti perché si stanno consultando proprio ora sugli ultimi dettagli dei vostri costumi – presenta Gloss. – Sono meravigliosi! Appena li vedrete, impazzirete di gioia! – quasi strilla Ellie. Data l’assurdità della gente che abita qui, mi riesce difficile capire se sta parlando degli stilisti o degli abiti; molto probabilmente di questi ultimi. Comunque, durante la sfilata dei tributi, cercherò di sembrare fiera di rappresentare il mio distretto ai Settantaquattresimi Hunger Games, e nasconderò il terrore che mi pervade da capo a piedi da oramai un giorno. Entriamo nel Centro Immagine preceduti dai nostri staff, poi ci dividono: Marvel va nella sezione ragazzi, dove riesco a vedere anche i tributi dei distretti 2, 4, 5, 6, 11 e 12. Le ragazze dei medesimi distretti sono nella mia sezione. Clove mi lancia un’occhiata assassina, Marina sembra piuttosto intimorita, Finch abbassa gli occhi, Sophie mi dà un’occhiata veloce, Rue distoglie lo sguardo e Katniss non si degna neanche di guardarmi, troppo concentrata sul dolore che le provoca la ceretta per accorgersi di qualcos’altro. Il mio staff si è appena fermato a parlare con quello di Sarah, che è appena entrata. Deduco che anche il ragazzo dell’8 abbia fatto il suo ingresso, dall’altra parte. – E così ci dovremo alleare – sento una voce sconosciuta alle spalle e mi giro, trovandomi di fronte agli occhi, di una tonalità che spazia dal marrone al verde, di Clove. – Direi proprio di sì – e le indirizzo un’occhiata superiore . – Non ero d’accordo, è stato Cato a deciderlo – confessa lei. – Neanch’io. Ma mi dovrò accontentare. – Dopo una frazione di secondo, mi ritrovo con un coltello puntato alla gola, contro la parete, a bocca aperta.
Ciao a tutti! Questo è il quarto capitolo, e già le cose per Glimmer iniziano a mettersi male: mai insultare Clove, rischi di pagarla cara! Tuttavia, con Marvel va più che bene, tanto che quasi mi dispiace che debbano morire: nonostante io la sopporti poco, per me non si merita quello che le sta succedendo. Mi piace immaginarla adulta, sposata con Marvel e con due bambini, perché, bisogna ammetterlo, sono proprio una bella coppia. Ringrazio chi recensisce la storia (anche se non vi conosco, vi adoro!) e spero che continuiate a seguirla. Smetto di annoiarvi e vi mando un abbraccio.

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Capitolo 5
*** You shoot me down, but I get up ***


Mentre i miei preparatori mi fanno il trattamento completo, ripenso alle ultime parole che mi ha detto Clove prima di scattare verso la sua postazione: – Attenta a quello che dici, carina, o il Distretto 1 potrebbe aver bisogno di un altro tributo femminile per quest’edizione. – Dopodiché, mi ha lasciato andare, guardandomi in un modo che, se le occhiate potessero uccidere, adesso di me sarebbe rimasto solo un grumo carbonizzato, perché quella che mi ha lanciato mi avrebbe di sicuro incenerito. Anche Marina e Finch hanno assistito alla mia aggressione, e sembravano così spaventate che mi chiedo se resisterebbero al bagno di sangue iniziale. Ne dubito. Il mio staff ha finito. Mi guardo allo specchio, e vedo che hanno operato un vero miracolo di bellezza su di me, specialmente sui miei capelli: non sono mai stata tanto attraente in vita mia. – Vieni, cara! Adesso ti portiamo da Doug! – sento che dice la sciocca voce di Madigan, che ha insistito fino all’ultimo perché la chiamassi Maddie, chissà per quale strambo motivo, visto che sto per entrare in un’arena da dove non uscirò viva. Mi fanno entrare in una stanza immacolata e mi lasciano sola coi miei pensieri. Dopo circa cinque minuti, entra un tipo con una parrucca incipriata di un bianco così splendente che mi costringe ad abbassare gli occhi ed a guardare il resto del suo abbigliamento: camicia verde brillante, pantaloni rosso rubino e scarpe giallo squillante. Noto che ha anche un sacco di bracciali azzurro polvere, orecchini rosa carico, piercing grigio metallizzato e tatuaggi nero onice su tutte le parti visibili del corpo: l’emblema della superficialità di Capitol City. – Piacere, tesoro! Sono Doug, il tuo stilista! – dice, con una voce talmente tanto effeminata da far sembrare la mia quella di un ragazzo. – Allora, mia cara, i costumi che io e la mia socia Tonnie, stilista del tuo compagno Marvel, abbiamo deciso di farvi indossare sono assolutamente meravigliosi! Be’, ovvio, tutto quello creato da me è perfetto! Ma bando alle ciance, vieni a vedere il tuo! – dice, lasciandomi capire che la sua smisurata autostima compensa la mancanza di modestia. Non ho mai incontrato nessuno con un ego così impressionante. Quando mi mostra un costume magenta, tuttavia, mi ricredo un po’ sul suo conto: anche se può sembrare estremamente femminile, il rosa è il mio colore preferito. Lo indosso e, insieme a lui, entro nell’atrio, dove c’è già un numero considerevole di tributi. Noto Cato e Clove, i miei cosiddetti alleati e, dato che non vedo Marvel da nessuna parte, mi dirigo verso di loro, anche se di malavoglia. Ma, non appena mi avvicino, capisco che hanno la mente altrove. Non si sono neanche accorti del mio arrivo. Clove è troppo impegnata a fissare il ragazzo del Distretto 6, William, che, per il momento, è a torso nudo, chissà perché, anche se devo ammettere che non è niente male, anzi, con quei capelli castani e quegli occhi marroni… sarebbe proprio il tipo di Olivia. Il pensiero della mia migliore amica mi fa venire le lacrime agli occhi, così rivolgo la mia attenzione a Cato. Anche lui sta guardando verso il carro di quelli del 6, ma il suo sguardo è stato catturato dalla bellezza di Sophie, che è quasi impressionante. Al suo confronto, io sembro un brufolo scoppiato. Scommetto che almeno metà degli sponsor prenderà in considerazione i due fratelli di quel distretto. Faccio girare lo sguardo sugli altri tributi, ma proprio in quel momento scorgo Marvel che viene verso di noi, vestito esattamente come me. – Ehi, ciao – mi saluta. – Secondo te, questi costumi ci aiuteranno per la faccenda degli sponsor? – gli chiedo. – Ne dubito. Siete davvero orrendi con quelle cose addosso – risponde la voce di Clove. – Eddai, piantala. Di certo non sono peggio di quelli del 7. – Mi giro e scopro che ha parlare è stato Cato. Ho sentito la sua voce solo una volta, quando ha urlato “Mi offro volontario!” alla mietitura. – Glimmer, Marvel, venite! Stiamo per iniziare! – urla Cashmere da lontano. Saliamo sul nostro carro e, dopo pochi secondi, siamo davanti alle centomila persone che popolano Capitol City. Cato e Clove ci seguono subito dopo. Anche gli altri tributi non sono male, quando escono quelli del 6 la folla scoppia in un urlo universale, perché loro sono l’immagine stessa di come dovrebbe essere un tributo. Poi escono quelli del 12: la scena è quasi tutta per loro, la metà degli spettatori li guarda, attratta dal fuoco che emanano i loro mantelli e copricapi, l’altra metà è ancora concentrata su Sophie e William, e pochi altri osservano quelli del 2, senza nemmeno considerarci. Quando ci fermiamo, vedo il Presidente Snow che si accinge ad iniziare il discorso di apertura. Non appena lo conclude, entriamo. Noto Cato che guarda male quelli del 12.
Angolo dell’autrice: Ed ecco a voi… il quinto capitolo! Sorprendente? Deludente? Recensite ed io cercherò di migliorare seguendo i vostri consigli. Ho dato un po’ (vabbè, un bel po’) di spazio a Sophie e William perché sono interamente creati da me e ci sono affezionata. Spero che non vi dispiaccia. Tra loro due e Cato e Clove c’è chimica, inutile negarlo! J Avrei voluto dare più spazio a Katniss, Peeta ed al discorso del Presidente Snow, ma non mi veniva in mente niente. Perdono! A parte gli scherzi, che ne pensate? Vi mando un “grazie” gigantesco in anticipo. Un abbraccio.

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Capitolo 6
*** I'm bulletproof nothing to lose ***


Io e Marvel raggiungiamo la nostra équipe nel bel mezzo della crisi isterica di Cashmere. – No, ma dico: li avete visti?! Quelli del 12 riceveranno più sponsor dei Favoriti, quest’anno! Non possiamo permetterlo, Gloss! Dobbiamo fare qualcosa! – La sua voce è diventata praticamente stridula. Do un’occhiata in giro, agli altri tributi ed ai gruppi che si formano loro intorno. Cato e Clove guardano in cagnesco i tributi del 12, mentre Brutus ed Enobaria, i loro mentori, parlottano tra di loro guardando torvi il vincitore ubriacone di quello stesso distretto. Nel gruppetto del Distretto 3 riesco a distinguere solo Wiress e Beetee, i mentori. In quello del 4 vedo Marina e Max piuttosto agitati: hanno dei bei costumi, certo, ma non hanno attirato molta attenzione. I vincitori Finnick Odair e Mags cercano di consolarli. Passo a guardare quelli del 5, e l’unico nome che mi viene in mente è quello di Finch. Quelli del 6 sono piuttosto eccitati: senza dubbio, Sophie e William sono stati la seconda attrattiva della serata, e il loro mentore, Jerome, l’unico vincitore ancora non del tutto perso nel vortice dell’alcol, del vino o della morfamina di quel distretto, si complimenta con loro. In mezzo a quelli del 7, noto i mentori Johanna Mason e Blight, che non sembrano molto interessati alla sorte dei loro tributi. Tra quelli dell’8, noto Sarah che parla con Cecelia, la vincitrice che la deve aiutare, mentre il vecchio Woof, l’altro mentore, sta a guardare. I tributi del 9 non mi dicono niente. Neanche quelli del 10. Invece, dando un’occhiata a quelli dell’11, vedo Rue e Thresh che sembrano quasi vergognarsi degli altri, mentre i vincitori Chaff e Seeder cercano di parlare loro. Infine, rivolgo tutta la mia attenzione a Katniss Everdeen e Peeta Mellark, del Distretto 12, e al loro mentore, Haymitch Abernathy, che li sta portando via dopo essersi accorto degli sguardi un po’ troppo insistenti di Cato nella loro direzione, mentre Clove ha distolto quasi subito gli occhi. Codarda! Vorrei urlarglielo in faccia, ma, proprio in quel momento, l’odiosa voce di Ellie decide di farsi sentire. – Su, ragazzi! Andiamo al nostro piano! – Rassegnati, io e Marvel ci limitiamo a seguirla, ma rimaniamo un po’ più indietro rispetto agli altri per parlare. – Non ci ha notato nessuno! – dico io, lamentandomi. – Quest’anno, i distretti che avranno più sponsor saranno sicuramente il 2, il 6 ed il 12 – risponde lui. – Ciò significa che, molto probabilmente, il vincitore sarà uno di loro – replico io, sommessamente. – Non è detto! Ci sono ancora i punteggi dell’addestramento e le interviste – ribatte Marvel, con vigore. Entriamo in ascensore ed arriviamo al nostro piano prima di accorgercene. È semplicemente meraviglioso! – Mi chiedo se ci sia un piano migliore di questo – dico ad alta voce. – L’attico. Ma quello è del 12 – mi risponde Cashmere, con una nota di acidità nella voce. – Su, venite a mangiare! – ci invita Ellie. In tavola ci sono crostini di pane tostato, zuppa di funghi, erbe amare con pomodorini piccoli come piselli, tagliatelle in salsa verde e pollo e spicchi d’arancia cotti in una salsa cremosa stesa su un letto di cereali di un bianco perlaceo. – Non ho mai visto così tante prelibatezze insieme! – esclama Marvel, estasiato. Prima di buttarci a capofitto sulla cena, andiamo a cambiarci togliendo i costumi che, in confronto a quelli del 2, sembrano pacchiani, a quelli del 6 troppo artificiosi ed a quelli del 12 la luce di una candela. Nel guardaroba trovo una maglia rosa, dei pantaloni verdi, delle scarpe gialle e degli orecchini bianchi. Quando torno, trovo Marvel seduto ad aspettarmi, con una t-shirt rossa, dei jeans azzurri, dei mocassini neri e dei bracciali grigi. Iniziamo a mangiare proprio mentre inizia la replica della cerimonia di apertura. Caesar Flickerman e Claudius Templesmith cominciano a parlare di tutti noi tributi. La prima sono io. – Ecco Glimmer Belcourt, una bellissima ragazza alta. Quei capelli biondi che le incorniciano il viso la fanno sembrare quasi un angelo, e quelli occhi verde smeraldo chissà dove li avrà rubati! Marvel Sanford, invece, ha capelli ed occhi castani e sembra un ragazzo dalle mille risorse. Anche lui è alto! Cato Hadley è il secondo tributo più alto di quest’edizione. Con quei capelli biondi e quegli occhi azzurri farà tremare le ragazze di tutta Panem! Clove sembra una guerrira, con quei capelli neri e gli occhi tra il verde ed il marrone. Ma è un po’ bassa! – E continuano così fino al 12. – Katniss Everdeen è abbastanza alta per la sua età. Quei capelli castano scuro e gli occhi grigi la fanno sembrare una scultura! Peeta Mellark, invece, assomiglia molto a Cato riguardo i capelli biondi e gli occhi azzurri, ma non è alto come l’avvenente tributo maschile del Distretto 2! – Finalmente la trasmissione si conclude. “Domani addestramento!” penso, agitata.
Ciao a tutte! Il sesto capitolo! Ditemi se è noioso, rimedierò nei prossimi! Giuro! Ho fatto un errore nel terzo capitolo: Marina Schulse, del Distretto 4, ha sedici anni, non diciassette. Detto questo, chi non è ancora andato a vedere “Hunger Games: Il Canto Della Rivolta – Parte 1” si sbrighi, perché è semplicemente favoloso! Non vedo l’ora che esca il DVD! So di essere noiosa, ma sono sovraeccitata dopo averlo visto ed aver ascoltato “L’albero degli impiccati”. Jennifer Lawrence ha una voce stupenda! Prima che iniziate a progettare piani per uccidermi per farmi stare zitta, vi saluto! Ciao da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 7
*** Fire away, fire away ***


La mia prima notte a Capitol City è costellata di incubi: Cato che mi trapassa con la spada, Clove che pugnala Marvel, Marina che mi strangola, Thresh che spappola la testa del mio compagno sulla Cornucopia, Katniss che mi trafigge con una freccia, Sophie che, con un’ascia, strazia il corpo di Marvel, William che ci uccide con una lancia. Mi risveglio, sudata e tremante, alle sette di mattina. Ancora scossa dai sogni che ho fatto, mi trascino verso il bagno e mi faccio una doccia lunghissima. Quando esco dalla cabina, sul mio corpo si percepisce l’odore di miele e lavanda. Scendo per fare colazione. Riempio il mio piatto di frittelle coperte di marmellata d’arancia, fette di melone viola pallido, cereali bollenti annegati nello stufato di manzo, cioccolata calda e panini a forma di fiore e un dolce color miele. Trangugio il tutto non facendo molta attenzione alla linea, perché mi servirà a ben poco per far sopravvivere Marvel agli Hunger Games. Intanto, il mio compagno, i mentori ed Ellie entrano e si servono. – Allora, mettiamoci al lavoro. Addestramento. Prima di tutto: se volete, possiamo allenarvi separatamente. Decidetelo adesso – inizia Cashmere. – Perché dovreste allenarci separatamente? – chiedo. – Nel caso in cui voi abbiate qualche talento segreto che non volete far conoscere all’altro – spiega Gloss. – Io sono bravo a tirare lance – dice Marvel. – E so già cosa sai fare tu, no? – continua. – Ci potete allenare insieme – suggerisco ai due. – Benissimo. Allora, dovete cercare di allenarvi con i Favoriti del Distretto 2 e vedete se quelli dell’11, del 12 e del 5 sono disposti ad unirsi a voi – ci esorta Cashmere. – Perfetto – dice Marvel. Dopodiché, torniamo nelle nostre camere per prepararci. Alle nove entriamo in ascensore con Ellie e scendiamo fino alle vere sale di addestramento. Quando entriamo, scopriamo di essere i primi. In effetti, è previsto che l’allenamento cominci alle dieci. Così aspettiamo quelli che vorremo far diventare nostri alleati. – Sei nervosa? – mi chiede Marvel. – Sì – gli rispondo con sincerità. Poi il nostro discorso viene interrotto dall’arrivo di Cato e Clove. Evidentemente speravano di arrivare primi, come si può dedurre dalla delusione sui loro volti non appena ci vedono. A poco a poco, arrivano tutti gli altri tributi, quelli del 12 per ultimi, ed Atala fa il suo discorso. Finalmente siamo liberi di avviarci alle varie postazioni. Io e gli altri Favoriti andiamo verso quelle dedicate al combattimento, ignorando le tecniche di sopravvivenza, almeno per ora. Io al tiro con l’arco, Marvel alle lance, Cato alle spade e Clove ai coltelli. E così passano i successivi tre giorni, senza fare neanche un minimo tentativo di indurre gli altri tributi ad allenarsi con noi. Durante i pranzi, ci mostriamo uniti e compatti. Poi, quando torniamo ad allenarci, faccio girare il mio sguardo su tutti. Katniss e Peeta sono sempre insieme, Finch li guarda, forse pensando ad Haymitch, il loro mentore. La sera prima, infatti, li avevo sentiti confabulare sul terrazzo. Marina e Max si rivolgono dei timidi sguardi, poi abbassano gli occhi, imbarazzati. Comincio a pensare che forse io e Marvel non siamo gli unici innamorati sventurati di quest’edizione degli Hunger Games. La conferma la ottengo da Clove e Cato. La prima mi confessa che, quando lancia i coltelli, lo fa pensando alla ragazza del Distretto 7, e poi guarda con odio nella sua direzione. Io la seguo con lo sguardo, perplessa, e noto che sta flirtando con William, sul quale Clove ha evidentemente messo gli occhi addosso. Cato, invece, nella postazione dedicata al combattimento con la spada, dà il meglio di sé, girandosi poi compiaciuto nella direzione di Sophie e notando che il ragazzo del 7 le sta sempre accanto, come una guardia del corpo. Allora si innervosisce ed inizia a fare a pezzi tutti i manichini. Poi torna a guardare rabbiosamente in direzione di quei due e, quando vede che Sophie lo guarda in maniera ammirata, il suo sguardo si addolcisce un po’. L’ultimo giorno, iniziano a chiamarci durante l’ora di pranzo. Il primo della lista è Marvel. – In bocca al lupo – gli dico, a titolo di incoraggiamento. – Crepi – mi risponde lui, tra il serio e lo scherzoso. Dopo quindici minuti, sento il mio nome e mi dirigo, quasi meccanicamente, alla palestra. Gli Strateghi mi rivolgono la loro completa attenzione non appena vi metto piede, così afferro arco e frecce e do il meglio di me, colpendo sempre i bersagli al centro delle zone contrassegnate, anche se, per tre volte, sbaglio mira. Dopo un altro quarto d’ora, il Capo-Stratega mi dice che posso andare. Intanto, chiamano Cato all’altoparlante. Torno al nostro piano, e trovo Marvel ad aspettarmi accanto all’ascensore. – Com’è andata? – chiede. – Abbastanza bene, credo. Tu? – ribatto. – Anche. Vieni, ti accompagno in camera tua. – Stranamente, questa proposta mi fa battere il cuore all’impazzata. – Grazie – gli rispondo. Mi sorride.
Angolo dell’autrice: Ciao a tutto EFP! Questo è il capitolo sette, o, per dirla all’inglese, the chapter seven. Non so perché, ma ho la fissazione delle lingue straniere. Cavolate della sottoscritta a parte, vi piace? È accettabile? Vi prego, rispondete e, se vi va, recensite. Ringrazio ancora mille milioni (esiste questo numero?) di volte lady_purosangue: prometto che ricambierò il favore al più presto, non appena mi libero da quei pochi impegni che mi tengono occupata il mercoledì e la domenica. Be’, vi lascio in pace, sperando che le recensioni aumentino e vi mando qualche miliardo di baci. Ciao by JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 8
*** Brick of shame, take your rain ***


Cashmere e Gloss ci chiamano prima che abbiamo il tempo di entrare in camera mia. – Allora, com’è andata? – chiede la mia mentore. – Abbastanza bene, credo – rispondiamo in coro io e Marvel. – Abbastanza?! State scherzando?! Se volevate ottenere un voto alto, dovevate darvi da fare! – sbraita Gloss. Lo ignoriamo ed andiamo a fare cena. Una zuppa di pesce, una braciola di maiale, lo stufato di teneri pezzi di agnello e prugne secche, la zuppa di crema e petali di rose ed un bicchiere d’acqua a testa. Niente male. Dopo un po’, Ellie esclama: – Stanno per far vedere i punteggi dell’addestramento! Su, ragazzi, sbrigatevi! – Ci fiondiamo tutti davanti al televisore ed, un minuto dopo, inizia la trasmissione. – Come sapete, tutti i tributi ricevono un punteggio dopo tre giorni di duro addestramento. Gli Strateghi vogliono sottolineare l’eccezionale qualità dei concorrenti. Ma passiamo ai punteggi – e ci zittiamo all’istante, dato che i tributi del nostro distretto sono sempre i primi. – Dal Distretto 1… Marvel Sanford! Con un punteggio di… 9! – Ci congratuliamo tutti quanti, perché è davvero un ottimo punteggio. – Glimmer Belcourt, con un punteggio di… 8! – Oh, mio Dio! Oramai sono praticamente certa che solo i tributi del 2 possono superarci, forse. – Dal Distretto 2… Cato Hadley! Con un punteggio di… 10! – Come volevasi dimostrare. – Clove Kentwell, con un punteggio di… 10! – Appunto. Poi smetto di prestare attenzione per un po’. – Dal Distretto 4, Max Eisenstein! Con un punteggio di… 5! – Strano. Eppure è un Favorito, anche se così piccolo. – Marina Schulse, con un punteggio di… 6! – Mmmh! Decisamente, non è il massimo, ma è abbastanza accettabile. Perdo di nuovo l’attenzione. – Finch Jensen, con un punteggio di… 5! – Ironico che la ragazza del Distretto 5 abbia proprio quel punteggio. – Dal Distretto 6… William Sullivan! Con un punteggio di… 11! – Oh, cavolo! – Sophie Sullivan, con un punteggio di… 12! – Per fortuna, i tributi con un punteggio alto perdono quasi subito. Resto soprappensiero per un po’. – Dal Distretto 11… Thresh Radioactive! Con un punteggio di… 10! – Cosa?! Il ragazzo dell’11 ha superato sia me che Marvel?! Impossibile! – Rue Mathony, con un punteggio di… 7! – Però! Hai capito la piccoletta! Quella ragazzina deve avere qualche talento nascosto. – Dal Distretto 12… Peeta Mellark! Con un punteggio di… 8! – Ha preso il mio stesso punteggio! Sento gli altri del mio gruppo che brontolano, scontenti. – E per finire, Katniss Everdeen, con un punteggio di… 11! – La TV si spegne subito, e sento Cashmere e Gloss che urlano tutte le più colorite bestemmie che si conoscono nel Distretto 1 contro gli altri tributi e, forse, anche contro di noi. Io e Marvel ce la svigniamo alla chetichella verso le nostre stanze, ma lui insiste per entrare nella mia. – Allora… che cosa ne pensi? – mi domanda, non appena ho chiuso la porta. – Penso che quest’anno ci dovremmo dare davvero molto da fare. Hai già in mente chi prenderai come primo bersaglio? – ribatto. – Non so, penso la ragazzina del 3. Tu? – replica. – Marina – rispondo automaticamente, quasi senza pensare. Lui scoppia a ridere. – Be’, l’esito di queste due lotte è scontato, non credi? – Senza rendermene conto, rido anch’io, una risata sincera, per la prima volta dal giorno della mietitura. – Credo che anche Max sarà nell’elenco dei miei bersagli, insieme a Sophie, alla ragazza del 7, al ragazzo dell’8 ed a quello del 9 – continua. – Una vera strage! Io penso che prenderò il ragazzo del 5, William, quello del 7, la ragazzina del 9 e la ragazza del 10 – dico. – Sai che Cato ed il ragazzo del 10 per poco non si picchiavano? – mi informa Marvel. – Davvero? E perché? – domando, incuriosita. – Cato continuava a dire che l’altro gli aveva rubato il coltello, mentre quello del 10 negava. – Dopo di questo, rimaniamo un po’ in silenzio, finché Marvel non conclude: – Be’, ci vediamo domani – ed esce. Vado in bagno e faccio una lunga doccia. Al termine di questa, sento che la mia pelle ha l’odore della vaniglia ed un leggerissimo sentore di caffè. Mi infilo un accappatoio azzurro ed indosso un pigiama giallo. Poi mi metto a letto, e sogno. Sono in un grande prato fiorito, e ci sono delle persone intorno a me. Con un sussulto, riconosco gli altri tributi. Spaventata, penso che i Giochi siano iniziati, ma l’immagine di Rue e Thresh che si baciano mi blocca. Mi guardo intorno, e vedo che tutti stanno conversando amabilmente. Marina e Max ridono, Finch ed Haymitch si guardano intensamente, Rue e Thresh si stanno abbracciando, Katniss e Peeta si tengono per mano, Clove e William passeggiano, e noto una fugace immagine di Cato e Sophie, con le labbra attaccate: sembra che non abbiano bisogno di respirare. Poi vedo Marvel che mi viene incontro, e mi dice: – Benvenuta nel nostro paradiso, Glimmer – e mi bacia. A quel punto, mi sveglio.
Ciao a tutte! Se non si era capito, sono in sclero totale! I punteggi di William e Sophie sono, ovviamente, inventati da me. Per quanto riguarda il rapporto tra Finch, o Faccia di Volpe, ed Haymitch, non so proprio come ha fatto a venirmi in mente. William e Clove, nella mia testa malata, sono una bella coppia, mentre Cato e Sophie… be’, mi immedesimo in lei, ovviamente! Scherzi a parte, che ne dite di fare una recensione? Vi comunico che ho superato la metà della storia (14 capitoli). Un bacio a tutti e shippate Catoniss, mi raccomando! J Ciao da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 9
*** You shoot me down but I won't fall ***


Mi servo la colazione, con la mente ancora occupata dalle immagini del sogno. Mentre mangio un po’ di nocciole, il collo del fagiano, un’ala del fagiano, il pollo nella sua cremosa salsa d’arancia e le torte e il dolce color del miele, entra Marvel. – Non è una colazione un po’ troppo sostanziosa? – mi chiede ironicamente. – Sarà meglio entrare nell’arena nel pieno delle forze, non trovi? – scherzo. Poi arrivano Cashmere e Gloss. – Allora, ragazzi, sono rimasti due giorni, e dobbiamo prepararvi per le interviste, quindi abbiamo deciso di farvi allenare separatamente da ora in poi – inizia Cashmere. – Cosa?! Perché?! – domandiamo noi due in coro. – Abbiamo i nostri motivi, e voi non avete nessun diritto di contestarli! – sbotta Gloss. Oggi si dev’essere alzato con la luna storta. – Vieni, Glimmer, andiamo. – Cashmere mi porta in una stanza che non avevo mai visto, e mi fa sedere davanti a lei. – Come saprai, le interviste hanno lo scopo di attrarre più sponsor possibili prima dell’arena, quindi ho pensato che potresti provare a fare la distaccata: devi fingere di essere fredda, disinteressata, senza interessi o passioni. Provaci. Io farò la parte dell’intervistatore. – Poi cambia tono di voce. – Allora, Glimmer, cos’hai provato quando hanno estratto il tuo nome dalla boccia di vetro della mietitura? – Cerco di rispondere nel tono più distaccato che posso. – Ho pensato che finalmente il resto di Panem si sarebbe accorto del diamante più splendente della sua collezione. – Cashmere mi guarda con approvazione. – Cosa hai pensato del tuo costume alla cerimonia di apertura? – Dico la prima cosa che mi viene in mente. – Che mi faceva sembrare una perla più unica che rara. – Mi sorride, poi continua. – Ed il tuo punteggio all’addestramento? Sei soddisfatta? – Ripensarci mi fa piuttosto male, ma cerco di sembrare tranquilla quando rispondo. – Non molto. Insomma, un rubino come me si sarebbe dovuto meritare di più. – Ride, poi si ricompone. – Pensi che quest’intervista ti aiuterà ad ottenere il maggior numero di sponsor? – La risposta che do è abbastanza sincera. – Be’, gli sponsor devono essere proprio ciechi se non si accorgono dello smeraldo più sfavillante dei tributi. – – Cosa pensi dei tuoi compagni che ti seguiranno nell’arena? – Cosa penso degli altri? Difficile da esprimere. Vorrei dire che mi sarebbe piaciuto conoscerli in circostanze diverse, che magari saremmo potuti diventare amici, ma tutto quello che riesco a dire è: – Mi sembra strano che non abbiano fatto a botta per allearsi con un corallo come me. – Non vedo l’ora che questa tortura finisca, ma Cashmere ha ancora in serbo un’altra domanda. – Pensi di riuscire a vincere i Giochi? – La risposta che urlo nella mia mente è un “no!”, ma quella che esce dalle mie labbra è diversissima. – Ovviamente sì. Una giada come me non è capace di perdere. – Finalmente posso andare in camera. Salto pranzo e cena, sonnecchiando nella mia stanza. Il giorno dopo, non mi rendo conto del miracolo di bellezza che i miei preparatori stanno eseguendo su di me fino a quando Doug non mi dice di guardarmi allo specchio. Il mio trucco è leggero ma non troppo, ed il mio abito è di un rosa così tenue che sembra trasparente. Mi trovo bellissima. – Sei meravigliosa. Ora vai e conquistali tutti. – Sorpresa, mi giro verso il mio stilista e, guardandolo negli occhi, penso che forse sta cercando veramente di aiutarmi. Poi vado verso l’ascensore. La vista di Marvel in completo azzurro mi fa battere il cuore all’impazzata. Scendiamo e troviamo gli altri tributi. – Buona fortuna! – Anche Ellie mi ha sorpreso. Poi mi concentro, perché mi hanno appena chiamata. – E vediamo se si presenterà a noi splendente come il suo nome! Un bell’applauso per… Glimmer! Allora, Glimmer, sei pronta? – mi chiede Caesar Flickerman. – Certo, Caesar, sono davvero prontissima! – rispondo, rendendomi conto troppo tardi di aver usato l’approccio sbagliato. – Bene! Mi piace questa fiducia! È fiducia in se stessi! Voi che ne dite? Facciamo un grande applauso! – e tutto il pubblico si mette a scandire il mio nome. Le domande che mi fa Caesar sono identiche a quelle del giorno prima, ed io do esattamente le stesse risposte, rimanendo però me stessa. Dopo tre minuti, tocca a Marvel. Sento il pubblico ridere alle sue battute, poi, quando scatta il segnale acustico, vedo Caesar che gli alza il braccio e grida: – Marvel! – al che lui risponde con un: – Uh! – Poi chiamano Clove. Perdo l’attenzione subito dopo aver ascoltato: – Benvenuta, Clove! – Quando tocca a Cato, mi mostro interessata. – Be’, è un onore per me rappresentare il mio distretto! – Caesar ribatte: – Un combattente! – Cato riprende: – Sono preparato, cattivo, pronto alla lotta! – Poi smetto di ascoltare fino all’intervista di Finch. – Credo che se riuscirò a concentrarmi sulla situazione presente, sarò in grado di comprenderla! – Sembra molto intelligente. Poi le interviste smettono di essere degne di nota, tranne le ultime, ovviamente.
Angolo dell’autrice: Il nono capitolo, finalmente! Scusate se ho ripetuto lo schema del film, è che non avevo nessunissima idea! Le interviste a Rue, Katniss e Peeta saranno nel prossimo capitolo. Nell’ottavo ho scritto che Cato ha litigato col ragazzo del Distretto 10 perché, data la storia d’amore che ho immaginato fra lui e Sophie, non mi è parso coerente dire che aveva litigato con suo fratello e che lo aveva minacciato di morte. Ma le vittime e gli assassini saranno identici alle informazioni del film. Ho preferito non puntare sul libro, perché fa shippare un po’ troppo Clato. Baci!

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Capitolo 10
*** I am titanium ***


Quando tocca alla piccola Rue, si zittiscono tutti. Mi restano impresse le parole che le rivolge Caesar Flickerman: – Rue, ti arrampichi sugli alberi, sei molto veloce. E sei una cacciatrice? Una raccoglitrice? – Insomma, sembra proprio che quella ragazzina abbia molte doti nascoste. Rimango pensierosa fino alle interviste del Distretto 12. Quando Caesar inizia, la mia attenzione culmina, assieme a quella del pubblico. – E ora, dal Distretto 12, Distretto 12, tutti voi la conoscete come la ragazza in fiamme! Ahahahah! Ma per noi è l’incantevole Katniss Everdeen! – Il pubblico esulta quando entra con un abito rosso fuoco. L’intervista comincia. – Allora, Katniss, hai fatto un’entrata spettacolare, l’altro giorno! – La ragazza sembra imbambolata, e quando finalmente risponde, suscita l’ilarità del pubblico: – Cosa? – Dopo le risate, Caesar ripete: – Ho detto che hai fatto un’entrata spettacolare, l’altro giorno, alla parata dei tributi. Ce ne vuoi parlare? – Sembra spaesata. – Io… stavo solo sperando… di non morire bruciata. – Altre risate. – Quando sei apparsa, su quel carro, il mio cuore si è fermato. Nessuno di voi si è sentito come me? Il cuore si è fermato! – Per la prima volta da quando è iniziata la sua intervista, Katniss sorride. – Sì, anche il mio – risponde. – Ahahahahah! Ma parlami delle fiamme. Sono vere? – chiede Caesar. – Sì – ribatte, con grande sorpresa del pubblico. Ma il seguito è ancora più sconvolgente. – E le sto indossando anche oggi. Volete vederle? – Il pubblico applaude. – Un momento, un momento. È sicuro? – le domanda Caesar. L’auditorium scoppia in una risata uniforme. – Ahah! Sì! – li informa Katniss. Poi si alza in piedi ed inizia a fare giravolte. Il suo vestito sembra avvolto dalle fiamme. Gli spettatori impazziscono. L’intervista si conclude con qualche domanda sulla sorellina per cui si è offerta volontaria, Prim. Dopo tocca a Peeta. La sua intervista inizia con una discussione sulle docce capitoline. Poi Caesar gli chiede se c’è una ragazza speciale nella sua vita. Peeta tentenna, risponde di no, ma Caesar non molla, e così, alla fine, confessa che gli piace una ragazza da tantissimo tempo, ma non è ricambiato. Caesar gli dice di vincere per lei. Ma le ultime parole della sua intervista scioccano tutta Panem. – Perché… lei è venuta qui con me. – Katniss! Ecco di chi parla! Ed ecco perché le stava sempre appiccicato! Alla fine, torniamo tutti ai nostri piani. La storia degli innamorati sventurati darà un grande vantaggio a quelli del 12. Rifletto su questo finché non sento qualcuno bussare alla porta. Mi chiedo chi possa essere mentre apro. Sull’uscio trovo Marvel. – Oh, ciao… – dico, ma lui non mi lascia finire. Mi da un bacio, dritto in bocca. Rimaniamo così per un tempo che desidero non finisca mai, mentre la testa si svuota completamente dai pensieri e la felicità mi pervade. Sento le farfalle nello stomaco, e ricambio il bacio come non ho mai fatto con nessun altro. Poi, quando alla fine ci stacchiamo,  dice solo: – Dovevo farlo. Almeno una volta –, prima di scomparire nella sua stanza. Chiudo la porta e mi accascio a terra. Non riesco ancora a concepire quello che è successo. Marvel Sanford, il ragazzo per cui ho una cotta da quando avevo dodici anni, mi ha appena baciata. Ed ora come farò a chiudere occhio? Prima ero ansiosa per i Giochi ed assorta nei miei pensieri, ed adesso sono anche confusa per il bacio di Marvel. Che significa? Mi ha baciata solo perché mi trova attraente, oppure anche lui è innamorato di me da un sacco di tempo? E le ultime parole che mi ha rivolto? Il mio cuore comincia a battere a più non posso al pensiero che Marvel fosse cotto di me da un bel po’ di anni. Questo non fa che consolidare la decisione che avevo preso: sarà lui a vincere l’edizione di quest’anno. Torno a dormire, sopraffatta da dubbi, paure e la morte imminente. Il giorno dopo, non appena mi sveglio, il terrore mi pervade da capo a piedi. Mi sono rimasti pochi giorni di vita. Chissà chi mi ucciderà? Il possente Cato? La sadica Clove? La sfuggente Marina? Il piccolo Max? La scaltra Finch? La meravigliosa Sophie? Il bellissimo William? L’adorabile Rue? Il ben allenato Thresh? L’intelligente Katniss? O l’innamorato Peeta? Mi rifiuto di pensare che la mia fine avverrà per opera di un altro tributo, in special modo di Marvel. In un batter d’occhio, senza essermi accorta di niente, sono nell’hovercraft che mi porterà nella Camera di Lancio, che io chiamo Recinto del Bestiame. Quando arrivo, c’è Doug ad aspettarmi. Oggi è senza parrucca ed abiti vistosi. È molto attraente in versione naturale. Mi fa uno strano effetto abbracciarlo. Poi entro nel tubo, che si alza un paio di secondi dopo. In pochissimo tempo, mi ritrovo in piedi nell’arena. Punto il mio sguardo sulla Cornucopia. – Signore e signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio! –
Ciao! Il decimo capitolo! Volevo ringraziare Lady_purosangue e paolobs, che hanno recensito, Queen Elizabeth, che segue la storia, e anche chi la legge soltanto. Volevo mettere le ultime interviste nel nono capitolo, ma era troppo tardi. Allora, gli Hunger Games stanno per iniziare, e sono rimasti solo quattro capitoli per la morte di Glimmer. Quasi quasi mi dispiace. Comunque, nelle poche pagine che mi rimangono, dovrò approfondire (purtroppo J) il suo rapporto con Cato, ma non troppo, ovviamente! Se vi va, recensite e ditemi in cosa devo migliorare. Le critiche non mi disturbano affatto, anzi. Vi saluto. Un bacio da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 11
*** Cut me down ***


10… Noto Marvel di fianco alla ragazza in fiamme. 9… Vedo Marina, già in assetto di corsa. 8… Max è spaventatissimo, glielo si legge in faccia. 7… Finch sembra indecisa sulla direzione da prendere. 6… Rue ha i piedi rivolti verso il bosco. 5… Thresh pare pronto ad iniziare le lotte. 4… Katniss si guarda intorno, probabilmente alla ricerca del suo innamorato. 3… Peeta è riuscito a trovarla, e scuote la testa, rivolto dalla sua parte, chissà perché. 2… Sophie deglutisce a fatica. 1… William ha l’agitazione scritta in volto. 0… Ho appena individuato Cato, quando il gong suona. Comincio a correre verso la Cornucopia. La prima che ci arriva è Clove, seguita a ruota da noi Favoriti. Marvel afferra un coltello e trafigge il ragazzo del Distretto 8. Quello del 5 si accanisce contro la ragazzina del 3, così afferro un coltello e mi getto su di lui, che, distratto, non si accorge neanche di chi l’ha colpito prima di stramazzare al suolo. Morto. La mia prima vittima. Ma ne vale la pena, per salvare Marvel. La ragazza del 10 è a qualche passo da me, impietrita dallo spavento. Attacco anche lei, ma, dopo che l’ho uccisa, Sophie si avventa su di me e fa cadere il coltello. Allora afferro un mattone, e glielo sbatto violentemente in testa finché la vita non abbandona i suoi bellissimi occhi verde-azzurri. Forse lei è l’unica persona da me uccisa capace di farmi provare del rimorso. Il ragazzo del 7, a qualche metro da me, cerca di scappare dalla furia di Thresh, senza però riuscirci. Clove accoltella il ragazzo del 9 alla schiena, e poi cerca di fare lo stesso con Katniss, che, però fugge. William, che mi ha visto mentre uccidevo sua sorella, mi afferra per i capelli e mi porta di peso all’interno della Cornucopia per strangolarmi, ma Cato interviene e mi salva. Marvel nota la scena nel momento esatto in cui infilza la ragazza del 7 come uno spiedino. La ragazzina del 9 gli capita, suo malgrado, davanti, e su di lei sfoga la sua rabbia verso me e Cato. Siamo rimasti solo noi quattro nella piana, quando Cato scatta verso la Cornucopia. Faccio appena in tempo a vedere i capelli ricci di Max prima che crolli a terra, colpito dal machete. Poi il mio alleato entra nel grande corno dorato e, quando ne esce, brandisce una spada. Notiamo un movimento ai margini del bosco e, correndo, raggiungiamo Marina. Cato la infilza prima che si accorga che le stiamo alle spalle. Esausti, torniamo alla Cornucopia. Mi accosto a Cato. – Grazie per avermi salvata. – Lui mi guarda e, glaciale, dice: – Siamo alleati. – Capisco che non voleva ucciderlo per via di Sophie. Se sapesse che le ho spaccato la testa, mi farebbe soffrire come un cane prima di darmi il colpo di grazia. Clove sarebbe capace di fare lo stesso, a causa di William. All’improvviso, iniziano i colpi di cannone. Dodici. Dodici morti in un giorno. Iniziamo a frugare negli zaini che abbiamo raccolto e troviamo cibo in abbondanza. Dopo alcune ore, proiettano i volti dei morti nel cielo. La prima è la tredicenne del 3, seguita da Marina, Max, il quindicenne del 5, Sophie, William, i due del 7, il ragazzo dell’8, i tributi del 9 e la sedicenne del 10. Cato, dopo aver visto il volto della sua Sophie, è ammutolito, mentre Clove ha gli occhi umidi di lacrime al pensiero di William. – Scusate… – dice una voce alle nostre spalle. È Peeta. Mi preparo allo scontro, quando Cato ricomincia a parlare. – Non uccidetelo, ha detto che ci porterà da Katniss. Ed adesso andiamo a caccia – commenta ferocemente. Probabilmente vuole uccidere ogni tributo dell’arena per vendicare Sophie, dato che non sa chi è l’assassino. Ci armiamo: io trovo un arco e delle frecce, Marvel ha la sua lancia e cerca delle punte di riserva, Cato afferra saldamente la sua spada, Clove dà uno dei suoi preziosissimi coltelli a Peeta, e siamo pronti. Ci addentriamo nel bosco. Cerco di conversare con Cato. – Mi dispiace per Sophie, era così bella… – butto lì, sperando che, in un accesso di rabbia, non mi attacchi. Ma lui dice solo: – Grazie. Ho bisogno di qualcuno che ricordi quant’era meravigliosa. – Poi mi guarda e, per la prima volta, mi sorride. – Amici? – chiede, con una timidezza inaspettata. Io gli stringo una mano. – Certo che sì! – esclamo. La voce di Marvel che grida mi riporta al presente. – Ehi, guardate! Un fuoco! – Ci giriamo tutti dalla parte che ci viene indicata, e vediamo del fumo. – Andiamo! – ci incita Clove. Corriamo fino a quando non troviamo Sarah. Cato mi passa la spada, invitandomi ad assassinarla. – No! Ti prego! Non uccidermi! – implora, ma è tutto inutile. Un urlo disumano le esce dalla bocca, prima che muoia. Peeta ci dice: – Di qua.
Angolo dell’autrice: L’undicesimo capitolo! Innanzitutto, ringrazio i recensori Lady_purosange e paolobs insieme a Queen Elizabeth e la giratempo, che seguono la storia. Volevo specificare una piccola cosa: non si tratta di un Glarvel, malgrado i molti accenni che ho fatto. Ne scriverò una in futuro, perché mi piacciono molto come coppia, anche se la mia preferenza va alle Catoniss, ovviamente. Come avete trovato il capitolo? Noioso? Coinvolgente? Recensite per farmelo sapere. Sono rimasti solo tre capitoli per la morte di Glimmer, e devo dire che mi dispiace, quindi… un po’ di pietà per un’autrice alle prime armi? Scherzo! Baci.

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Capitolo 12
*** But is you who had offered there to fall ***


Mentre il Ragazzo Innamorato ci guida, parliamo di Sarah. – Sì! Avete sentito come gridava? – la schernisce Cato. – Si può essere così stupidi? – gli dà ragione Clove. – Già! – continua Marvel. – Oh, no! Ti prego, non mi uccidere! – le faccio il verso. Poi io e Cato ridiamo all’unisono, e lui si complimenta. – Niente male come imitazione! – Poi si rivolge a Peeta: – Ehi, Ragazzo Innamorato! Sicuro che sia andata di qua? – Peeta esce dal folto della vegetazione e risponde: – Sicurissimo! – Sembra spaventato. – Lo spero per te! – lo intimidisce Cato. – Sì, era sua quella trappola per i conigli! – e ce la indica. Nessuno di noi, a parte lui, l’ha notata. Peeta segue Marvel e Clove, mentre io e Cato rimaniamo indietro. – Non pensi che sia meglio ucciderlo adesso? – sussurro. – No, solo lui può portarci da lei! Andiamo! – A quanto pare, Cato non vede l’ora di trovare la ragazza in fiamme. Acceleriamo il passo. – Tra te e Marvel c’è qualcosa? – bisbiglia per non farsi sentire, anche se gli altri sono ancora piuttosto lontani. Sono così scioccata che rispondo – Sì! – senza neanche pensarci. Sorride. – Lo sospettavo! Da come vi guardate! – spiega. La sua domanda a bruciapelo mi ha sconvolta: se è stato evidente per lui, allora, forse, anche a Capitol City avranno pensato lo stesso. Proseguiamo fino al lago, dove Marvel e Clove stanno scherzando come due bambini. Quella visione mi fa ingelosire. Poi mi rendo conto di quanto è assurda la cosa: io, Glimmer, una delle ragazze più belle del Distretto 1, sono gelosa di una brunetta qualsiasi? Ci sono molti ragazzi che mi preferirebbero a lei per vari motivi. Primo, io sono alta e lei bassa. Secondo, i miei capelli sono biondi ed i suoi neri. Terzo, i miei occhi verde smeraldo sono molto più espressivi dei suoi, che sono un incrocio tra il verde muschio ed il marrone. Insomma, ammettiamolo: solo un cieco potrebbe preferirla a me. William è stata l’eccezione alla regola. Noto che Peeta, in disparte, sta già dormendo. Deve aver sgranocchiato distrattamente qualcosa trovato nel suo zaino. Ci mettiamo a mangiare, ed, in quanto a cibo, sta iniziando a mancarmi Capitol City. Dopo qualche minuto, Cato si mette in posizione per il suo turno di guardia. Clove farà il secondo, io il terzo, Marvel il quarto e Peeta il quinto, anche se non ci fidiamo molto di lui. Purtroppo, dovremo accontentarci. Sprofondo quasi subito in un sonno senza sogni. Quando Clove mi sveglia per il mio turno di guardia, non perdo tempo a guardare a destra e sinistra se sta arrivando qualcuno, perché sarebbe svantaggiato: siamo cinque contro uno. Forse quattro contro due, se si tratta di Katniss. Ma non mi preoccupo. Preferisco di gran lunga guardare Marvel, che, nel sonno, sembra un bambino bisognoso di affetto. Mi vengono le lacrime agli occhi se penso a quanto gliene posso dare io ed al fatto che non ne avrò mai l’occasione. Cerco di reprimerle, perché non voglio che il pubblico mi veda piangere come una mocciosa, e soprattutto che intuisca qualcosa di me e Marvel. Quelli di Capitol City saranno troppo presi da Katniss e Peeta, ma gli abitanti dei distretti potrebbero accorgersi di quello che provo, e non voglio che nessuno lo sappia. Dopo un po’, sveglio Marvel per il suo turno. Quando provo a riaddormentarmi, mi accorgo che non ci riesco. Ho bisogno che Marvel stia vicino a me, come tre ore fa. Cerco in mille modi di prendere sonno, ma è tutto inutile: mi sento indifesa dal lato sinistro. Un’ora dopo, tocca a Peeta, e finalmente Marvel torna accanto a me. Non appena il turno del ragazzo del Distretto 12 finirà, dovremo svegliarci e ricominciare a cacciare. Mi preoccupa il fatto di aver perso un’ora di sonno. Per fortuna, mi addormento quasi subito sentendo il mio compagno di distretto di fianco a me. Mi sembra che sia passato solo mezzo secondo quando sento la voce di Clove: – Ehi, sveglia, dormigliona! – Mentre facciamo colazione, presto poca attenzione a quello che metto in bocca. Mi vengono in mente tutti i tributi morti. La ragazzina del 3, ancora così piccola. Marina, che sperava infinitamente di potercela fare. Il piccolo Max, appena dodicenne. Il ragazzo del 5, la cui famiglia spera che qualcuno mi uccida il più presto possibile. Sophie, offertasi al posto della sorellina Kate. William, il ragazzo che ha rifiutato un volontario. I due del 7, di cui neanche conosco il nome. Il ragazzo dell’8, che sembrava sicuro di sé. La ragazzina del 9 ed il ragazzo del medesimo distretto, che speravano di poterlo rivedere. La ragazza del 10, che sembrava aver accettato la sua morte con rassegnazione. E Sarah, che implorava la nostra pietà mentre la scannavamo. I loro parenti ed amici vogliono il nostro sangue. E presto lo avranno.
Siamo al capitolo dodici! Uno: non sono contro le Clato, come può sembrare da quello che ho scritto qualche capitolo fa. Due: precisazioni su titolo della storia e dei capitoli. Il primo l’ho preso dall’omonima canzone di David Guetta ft. Sia, i secondi da alcuni versi del testo. Terzo: mi distrugge non poter fare accenni ai Catoniss ed ai Cleeta, le mie coppie preferite. Quarto: recensite, per favore! Come al solito, ringrazio Lady_purosangue, paolobs, Queen Elizabeth e la giratempo, anche a costo di sembrare noiosa. Ditemi cosa pensate del capitolo, se ne avete voglia. Vi saluto. Baci&abbracci dalla vostra JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 13
*** Ghost town, haunted love ***


Clove decide di mettersi a parlare della povera Sarah. – Ehi, avete visto quella dell’8, ieri sera? Un massacro di gruppo, con tutti noi che, con le nostre armi, le andavamo addosso! Spero di riuscire a divertirmi in questo modo anche con gli altri. A proposito, avete visto da che parte è andato quel Thresh? Con lui voglio spassarmela! Scommetto che è lì dentro – ed, a quel punto, indica il campo di grano che si trova dalla parte opposta del gruppo. – Io voglio prendere Katniss, ci ha rubato fin troppa scena! – esclamo, non molto convinta. Subito, Cato e Marvel mi fanno eco. Peeta, invece, rimane in silenzio. – Ehi, Ragazzo Innamorato – dice Marvel. – Dov’è andata la tua ragazza? – Lo guardiamo tutti. – Metaforicamente, ovvio. Una come lei non potrebbe mai mettersi con uno come te – sbotta Cato. Clove gli rivolge un’occhiata strana, quasi incredula. – Perché, tu pensi di avere più possibilità? – sibila il tributo del 12. – Mi sembra ovvio. Ma non intendo perdere tempo dietro una ragazza più piccola, soprattutto non qui – gli risponde Cato. Un rossore gli invade le guance. Non deve sentire molto la mancanza di Sophie. Forse prova qualcosa per Katniss, in fondo ha dimostrato di non essere solo una macchina di morte. – Va bene. Forse è meglio che andiamo – fa Clove, con un’alzata di spalle. Ci rimettiamo in cammino, con Peeta che ci indica la strada. Io e Cato, che oramai considero un amico, ricominciamo a parlare. Siamo in testa al gruppo. All’inizio è un po’ difficile trovare un argomento, ma poi decido di parlare di Katniss. Voglio proprio vedere se i miei sospetti verranno confermati o smentiti. – Allora, Cato, in che modo pensi di voler uccidere la Ragazza di fuoco? – domando, osservandolo molto attentamente. – Be’, ci sono molti modi di torturare un persona con la spada – risponde. – Ed anche con tutte le altre armi. Io, per esempio, pensavo di usare i miei coltelli – si intromette Clove. – Io, invece, le lance – dice Marvel. Il Ragazzo Innamorato, come al solito, tace. – Prima la troviamo, prima ci divertiamo! – La battuta di Clove viene accolta da una risata generale, proprio mentre usciamo dal folto della boscaglia. – Voglio vederla implorare! – dice Cato, anche se non sono ancora convinta della sua totale indifferenza verso la ragazza del 12. Ridiamo ancora, poi il grido di trionfo di Marvel ci scuote. – Ehi! Eccola! Eccola! – Ci giriamo tutti nella direzione che ci viene indicata. Katniss, dentro uno stagno, ci ha appena visto, e sta cercando di scappare. Iniziamo a correre, ridendo malvagiamente. – Ragazzi, è mia! – grido, al colmo della gioia, perché quella che è la mia più grande rivale è oramai alla nostra mercé. – Ah! No se la prendo prima io! – ribatte Cato. Corriamo alla massima velocità che le nostre gambe ci concedono. Un altro paio di frasi di Cato mi convincono sempre di più del fatto che tra lui e Katniss ci sia qualcosa: – Dove corri, piccola? Dove corri, bambolina? – Probabilmente, se glielo farò notare, mi dirà che erano frasi di scherno, ma sono sicura al 99,9% che non è così. Vediamo la ragazza in fiamme arrampicarsi su per un albero. Quando arriviamo alla base, Cato inizia a seguirla. Dopo un po’, però, i rami non riescono a sostenere il suo peso, così crolla. – Ci penso io. – Mi armo di arco e frecce e ne scocco una verso Katniss, che, però, la manca del tutto. Faccio tentare Cato, ma anche lui non riesce ad ucciderla, oppure non vuole, chissà. Quello che so per certo è che non lo ammetterà mai. – Lasciamola lì. – La voce del tributo del 12 si fa nuovamente sentire. – Prima o poi dovrà scendere, o morirà di fame. E la uccidiamo. – La sua proposta ci spiazza. Io e Cato ci scambiamo uno sguardo, prima che lui risponda: – Ok. – Dopo un brevissima pausa, si rivolge a noi. – Ora pensate al fuoco. – Mi restituisce, un po’ bruscamente, l’arco. Prepariamo l’accampamento in silenzio. Quando si fa ora di cena, io e Cato iniziamo a scherzare. In cielo proiettano l’immagine di Sarah. La guardo per l’ultima volta, prima che scompaia per sempre. L’unica cosa a cui riesco a pensare è il fatto che gli Hunger Games ci costringano ad uccidere persone con cui, magari, in un’altra vita, avremmo stretto amicizia o, addirittura, qualcosa di più. Dormiamo senza sacchi a pelo, sotto le stelle. Cato mi offre il suo braccio come cuscino. Marvel osserva la scena, gettando uno sguardo rabbioso nella nostra direzione. Vorrei parlargli, spiegargli tutto, ma le mie parole si sentirebbero in ogni angolo di Panem. Così mi limito a sorridergli debolmente. Poi mi metto a dormire, sapendo che la morte potrebbe cogliermi in ogni momento, qui nell’arena. E che dovrò essere preparata ad accoglierla, sempre. Consapevole di quest’atroce verità, mi addormento, cercando di non pensare a tutte le persone che amo.
Angolo dell’autrice: Ciao! Volevo scusarmi per il fatto che, nello spazio che dedico ai miei commenti personali, faccio sempre precisazioni sui capitoli passati. Sono consapevole di annoiarvi, e mi dispiace. Detto questo, non ce l’ho fatta. Non sono proprio riuscita a non fare degli accenni alle Catoniss. Mi scuso, ma è più forte di me. Ora, i ringraziamenti di rito, sempre rivolti a Lady_purosangue, paolobs, Queen Elizabeth, la giratempo, Arietty. Come avete trovato questo capitolo? Ditemelo con una recensione, se vi va. Ringrazio anche chi legge soltanto e spero di non deludervi con l’ultimo capitolo, il prossimo. Baci da JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 14
*** Raise your voice, sticks and stones may break my bones ***


Mi rialzo faticosamente in piedi, dopo essere stata colpita da Clove con un coltello. Mi getto addosso a lei e lottiamo, poi le cade il coltello. Fulminea, lo afferro e glielo pianto nel cuore. Sento il cannone sparare, subito seguito da un altro; non appena mi volto, vedo Marvel trapassato dalla spada di Cato, e capisco che l’ultimo colpo si riferiva alla sua morte. – No! – urlo disperatamente, poi apro gli occhi. Il braccio di Cato è sotto la mia testa, ed allora comincio a ricordare tutti gli avvenimenti di ieri. Do un’occhiata veloce al resto del gruppo: Peeta dorme con la lancia stesa a fianco, Clove stringe il suo coltello persino nel sonno e, cosa più importante, Marvel è vivo. Torno ad appoggiarmi al braccio del mio alleato, non prima di aver gettato uno sguardo verso Katniss, ancora addormentata, in cima all’albero. Cerco di appisolarmi di nuovo, ma mi riesce difficile, visto l’ultimo incubo che ho fatto. Oh, come vorrei essere a casa, in questo momento, il giorno del mio compleanno, il 17 maggio! Quel giorno posso dormire fino a tardi, senza curarmi dell’allenamento, e passo tutto il pomeriggio in compagnia di Olivia. Quanto vorrei rivedere, anche solo per un’ultima volta, la mia migliore amica e la mia famiglia! Mi mancano così tanto da far male. Cerco di rilassarmi e di non pensare a loro, prima che il dolore per il distacco diventi insopportabile. Finalmente, riesco a riaddormentarmi. Stavolta, il sogno che faccio mi riempie di allegria e di gioia. Io, Marvel e le altre coppie di tributi di quest’edizione passeggiamo tranquillamente, mano nella mano con la persona che amiamo. Parliamo, scherziamo, ridiamo, come se i Giochi non fossero mai esistiti. Io e Marvel non siamo mai stati così uniti. Poi un tonfo mi sveglia. Alzo gli occhi. Mi basta un attimo per riconoscere gli aghi inseguitori. Inizio ad urlare, insieme a tutti gli altri. Li vedo scappare, allontanarsi, abbandonarmi al mio destino. – Marvel! – urlo. – Marvel! – Ma non torna indietro nessuno, neanche lui. Crollo a terra, il dolore è allucinante. Vedo Katniss che scende dall’albero, sicuramente è stata lei a far cadere il loro nido. Ma non ne sono sorpresa. In fondo, credo di aver sempre saputo, dal primo momento in cui ho posato lo sguardo su di lei, che sarebbe stata la mia assassina. Stranamente, mi sento onorata di essere uccisa da lei. Forse è perché si è offerta per salvare sua sorella, per tornare da lei, fatto sta che non la odio. Guardandola, mi rendo conto che non sarà Marvel a vincere. Sì, sono convinta che lei ce la farà, insieme al suo Peeta, e che, alla fine, riusciranno a cambiare Panem. Quei due ragazzi sono speciali. Sento gli altri che arrivano. Il primo è l’innamorato, che le grida di scappare. Sento i rumori di un combattimento, probabilmente tra lui e Cato, ma so che la scamperà. – Glimmer! – La voce di Marvel non è mai stata così disperata. – No, ti prego, non lasciarmi solo! – Ora è davanti a me, vedo le lacrime che gli rigano il volto. E finalmente pronuncio le parole che ho tenuto per me troppo a lungo. – Marvel… io… ti amo. – La mia vista inizia a sfocare. Sento la sua voce, e so che è l’ultima volta. – Anch’io. – Le sue labbra sono sulle mie, solo per un attimo. Poi il cannone spara. Una luce, calda ed accogliente, mi avvolge. Mi ritrovo nel prato del sogno che ho fatto al Cento di Addestramento, solo che adesso ci sono tutti i tributi morti. Sembrano felici. E so che devo solamente aspettare. Dopo di me, arriva il ragazzo del 10, ucciso da Cato. Mi sembra che il suo nome sia Jason Burdock. Poi viene il quattordicenne del 3, Wonder Zaba. Cato gli ha spezzato il collo. Finalmente, vedo Marvel: anche lui è stato ucciso da Katniss. Gli corro incontro, e ci stringiamo in un abbraccio senza fine. Dopo un po’, decidiamo di staccarci. – Mi sei mancata moltissimo – mi dice lui. – Anche tu, tantissimo – ribatto. Piano piano, arrivano anche tutti gli altri. Poi arriva il momento dello scontro finale. Riusciamo a vederlo da un lago che ha la funzione di uno schermo TV. Cato contro Katniss e Peeta. Vedo il mio ex-alleato cadere in mezzo a quegli stessi ibridi che hanno divorato Thresh, solo che le sue sofferenze sono molto più brevi. Katniss lo finisce con una freccia. Torno a pensare che ci sia qualcosa tra loro due, ma cancello tutto dalla mente quando lo vedo fare il suo ingresso nel prato: lui e Sophie si sono finalmente ritrovati, e non si lasceranno mai più. Guardiamo di nuovo verso il lago, tutti quanti: quello schermo ci farà vedere il cammino di Katniss e Peeta verso la libertà di Panem.
Ciao! Il quattordicesimo capitolo, ovvero l’ultimo. Mi viene da piangere per quello che ho scritto. So che posso sembrare egocentrica, ma, alla fine, mi sono affezionata a Glimmer. Ora voglio dire una cosa che non c’entra assolutamente niente, ma che è capace di farmi ritrovare il sorriso: Cato. Ma non trovate che, quando Caesar gli alza il braccio ed urla: – Cato! – durante le interviste, lui sia bellissimo? Ok, finisco di farvi ammattire e vi dico che il prossimo su cui scriverò sarà Marvel. La fanfiction si intitolerà “Light Em’ Up”. Se vi va, passate a leggerla. Baci a tutti, JackiLoveCatoniss4ever.

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