I believe in a thing called love.

di Prim_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Story of his life. ***
Capitolo 2: *** Let me love you. ***



Capitolo 1
*** Story of his life. ***


A.A.A.: Storia pubblicata per la prima volta il 18 Agosto 2014 come prydewinn. Sono sempre io, perciò tranquilli, non c'è nessun plagio o roba del genere. Gli angoli autrice non hanno subito nessuna modifica, né tanto meno il testo. Ringrazio chi avesse recensito precedentemente! Buona lettura.
 

Per la gif grazie a falgspidyman

 

Katniss

 

CAPITOLO UNO

 

STORY OF  HIS LIFE.

 

Peeta Mellark si era innamorato di Katniss Everdeen quando la maestra di musica le fece cantare la Canzone della Valle davanti alla classe, ricorda che quel giorno i suoi capelli scuri erano raccolti in due trecce.
All’uscita da scuola, quel giorno, suo padre le indicò la bambina presentandola come “la figlia della donna che avrebbe voluto sposare”. 
Sarà un vizio di famiglia rimanere fregati da loro, pensò Peeta. 
Fu allora che il padre rivide sé stesso nel figlio, nel modo in cui gli stessi occhi azzurri guardavano la bimba, e sperò che almeno per suo figlio la scintilla si sarebbe trasformata in fiamma.
Da quel giorno Peeta non fece altro che guardarla tornare a casa.

Era passato molto tempo da quel giorno ma il bambino, ormai divenuto un ragazzo di sedici anni, lo ricordava come se fosse ieri. 
Però tutto è cambiato, sapete? 
Peeta era divenuto un giovane dalle spalle larghe molto carino, era forte per via dei pesanti sacchi di farina che lanciava quando lavorava in panetteria e poi era biondo con gli occhi azzurri ed aveva un sorriso d’angelo. Era il tipico ragazzo dolce e gentile, il principe azzurro che ogni ragazza ha sognato almeno una volta nella sua vita, l’unica differenza è che al posto di avere il cavallo bianco Peeta aveva il grembiule da fornaio.

Anche Katniss era cambiata molto da quel giorno. Aveva sempre i capelli castani scuri raccolti in una treccia, gli occhi grigi attenti e la pelle olivastra scavata e magra ma era diventata meno vivace e molto poco socievole. 
E non cantava più, se non per la sua sorellina.
Da quando suo padre è morto la vita, l’allegria e la musica sono scomparse lasciando che Katniss diventasse il capo-famiglia mentre sua madre si chiudeva in sé stessa, dimenticandosi di avere due figlie piccole da accudire.
La famiglia Everdeen viveva nel Giacimento, un quartiere molto povero del Distretto 12, dove un pasto caldo e del denaro si vedevano raramente.

Madge Undersee, la figlia del sindaco, è l’unica amica che aveva anche se non la considerava tale. Entrambe non erano molto loquaci, si sedevano insieme a pranzo e facevano coppia ai vari laboratori e lavori di gruppo. E poi c’era Gale Hawthorne il suo migliore amico, il suo compagno di caccia, il suo compagno di sopravvivenza. Quando i padri di entrambi morirono in miniera i due hanno portarono avanti la famiglia cacciando e barattando al Forno. 
Ma la cosa che a Peeta faceva più tristezza era il non sentire il suono della sua voce, così melodiosa e così argentina.

Katniss parlava poco e di certo quelle poche parole non le riservava al figlio del fornaio e non cantava più, non in pubblico. Ma a Peeta non sfuggiva niente di tutto quel che riguardava Katniss Everdeen, anche se alcune di queste caratteristiche coinvolgevano Primrose e sua madre. Ad esempio sapeva che alla piccola Prim piaceva sentire la voce della sorella cantare per lei e - cullata dalla sua ninna nanna - addormentarsi. Così, quando i compiti e la panetteria gli lasciavano del tempo libero, andava ad ascoltare la ninna nanna che Katniss cantava alla sorellina mentre le accarezzava la chioma bionda.

Era fin troppo semplice stare appollaiato sotto la finestra rotta di casa Everdeen ed ascoltare la sua splendida voce, bearsi di tutto ciò che un giorno – sperava – sarebbe diventata la sua quotidianità. Ogni sera nella sua stanza si immaginava in una bella casa con un grande giardino dove due bambini giocavano sereni, mentre sua moglie li sorvegliava amorevolmente dalla sedia a dondolo. Amava, soprattutto, quando quelle immagini scorrevano dalla sua mente alle sue dita, dalle dita alla matita e dalla matita al foglio.

Aveva passato tutti i suoi sedici anni di vita a dipingerla nei suoi disegni e ad ascoltarla cantare. A scuola la chiamavano tutti la ragazza in fiamme perché era nervosa e scorbutica e nessuno, tranne Madge e Gale, riusciva ad avvicinarsi a quella scintilla temendo il suo fuoco. 
Anche Peeta stesso non aveva il coraggio ma non per paura di Katniss, lui l’amava anche per quello. Era solo timido, quasi codardo. Allora si accontentava di ascoltare la sua ragazza di fuoco sotto ad una finestra.

Ma attento Peeta Mellark un giorno, presto o tardi, Katniss Everdeen potrebbe scoprire il tuo piccolo segreto e temo che non basterà il mare dei tuoi occhi per spegnere il suo incendio.

* * *

« Va tutto bene Katniss? » 
Era strano. 
A pranzo ne Katniss ne Madge parlavano molto, ma andava bene così ad entrambe. Però quel Lunedì era strano. Togliete il fatto che era il giorno della mietitura, il giorno in cui la scuola sorteggiava un attività di fine anno. Tipo balli, feste a tema e roba varia. Erano facoltative come attività perciò Katniss non partecipava mai anche se Madge le riservava occhiate di disapprovazione, ma non parlava perché le parole con la ragazza in fiamme non servivano a nulla. Ma andava bene così ad entrambe.

Katniss era sovrappensiero, era da un po’ che giocherellava con la forchetta e con i pezzettini tagliuzzati della carne buonissima che Sae La Zozza, la signora della mensa, cucinava insieme al delizioso brodo. Fu la domanda di Madge a farla tornare con i piedi per terra. « Eh? Sto bene. » 
Forse il periodo scolastico era quello che preferiva di più perché non doveva andare a caccia, il pranzo settimanale per lei e per Prim era assicurato. E a sua mamma bastavano i conigli e gli scoiattoli che cacciava nei weekend e qualche pomeriggio alla settimana.

Il vero problema era l’Estate, quando il cibo scarseggiava non aiutato dal sostegno della mensa scolastica. Ma anche grazie all’impegno, ai baratti con Gale al forno e ai prodotti di Lady, la capra di Prim, riuscivano a scamparla. E allora qual era il problema? Lei e Prim erano due delle poche ragazze istruite del Giacimento, pochi potevano permettersi i libri. Ma Madge aveva provveduto anche a quello, ricordando al padre della bimba del Giacimento che aveva perso il padre nell’incidente in miniera, anche se Katniss non lo sapeva.

In realtà a Katniss non piaceva quel periodo dell’anno. Feste, vestiti, ragazzi e tanti fronzoli. Non bastava che le ragazze non parlassero d’altro tutto l’anno? Ora era anche peggio ed il suo odio verso di loro aumentava. Loro non sapevano cosa significasse patire la fame, vivere di stenti. Loro erano abituati a trovare un pasto caldo pronto a tavola quando tornavano a casa. Lei invece quel pasto lo cacciava, niente divertimento, niente frivolezze se voleva sfamare Prim. Solo serietà e freddezza e alla fine un pasto a casa lo portava, forse non del tutto caldo ma l’importante era dar da mangiare alla sua famiglia. Loro si divertivano e si godevano la vita mentre quasi la sua famiglia moriva di stenti.

Alzò lo sguardo per cercare di rassicurare Madge ma incontrò gli occhi del ragazzo del pane, seduto al tavolo dietro l’amica. La guardava. 
Non era la prima volta: le era capitato di incontrare il suo sguardo, quando tornava a casa, che lui prontamente distoglieva. Ma quella volta non lo fece, solo le sorrise.
Era stato proprio lui a salvare la sua famiglia.

 

Era una giornata di pioggia quando anche la sua ultima speranza di portare qualcosa da mangiare per Prim scomparve. Si era appoggiata ad un albero quando la signora Mellark aveva iniziato di nuovo a sbraitare dentro la panetteria. Poco dopo il figlio di undici anni, rosso in volto, uscì dal retro bottega ed iniziò a gettare le pagnotte bruciacchiate agli animali nel recinto gettando di tanto in tanto uno sguardo preoccupato alla ragazza al riparo sotto un albero. Le si avvicinò, controllando che la mamma non lo vedesse, e le porse le due pagnotte di pane rimaste, le sorrise leggermente poi tornò dentro. Fu quello stesso sorriso a farla innervosire quel Lunedì. 
Era strano, troppo strano. 

« Attenzione, attenzione! » esclamò Claudius Templesmith, il vice preside, dall’altoparlante. « Tutti gli studenti sono pregati di recarsi all’ingresso della scuola, dove la preside Trinket e il sindaco Undersee vi attendono per la mietitura. » Pian piano la mensa si svuotò. Anche Katniss, dopo aver rivolto un’occhiata esasperata a Madge, si recò all’ingresso trascinata dall’amica.  Effie Trinket, preside scolastico, era in piedi accanto al padre di Madge. « Benvenuti, benvenuti! Felice mietitura e possa la fortuna sempre essere a vostro favore. » esclamò. « Oggi sorteggeremo l’attività di fine anno. Quest’anno ci sono nuove regole e quindi il sindaco è qui per illustrarle. »

« Quest’anno è obbligatorio che tutti i ragazzi dai quindici anni in su partecipino, per gli altri è facoltativo. » Katniss sbuffò sonoramente, Gale nelle file dei diciottenni sorrise nella sua direzione. Peeta assisteva impotente e geloso, come ogni volta che qualche gesto del bel tenebroso faceva rilassare la ragazza. « Inoltre quest’anno estrarremo anche la regina ed il re delle attività. » Dopo di ché la preside si avvicinò alla boccia e estrasse un foglio. « Sembra che quest’anno anno si organizzerà un ballo. Ne approfitto per ringraziare il signor Haymitch Abernathy per la disponibilità di una delle ville del suo villaggio. Potete tornare alle vostre lezioni. » congedò la donna, velocemente.

 

* * *

Quel pomeriggio casa Undersee ospitava la più grande delle sorelle Everdeen. « No, no e no. Non ci andrò. » borbottava Katniss, camminando nervosamente avanti e indietro. 
« Devi farlo, è obbligatorio per i liceali. Solo i ragazzi dell’età di tua sorella non sono obbligati. » ribatté Madge. 
« Prim! » esclamò fermandosi. « Lei deve andarci, per forza. » 
« Ma non puoi obbligarla, lei può scegliere. » 
« Lei ci deve andare. Sai quanto cibo ci sarà? Con tutto quel cibo sfameremmo tutte le famiglie del Giacimento, Prim deve andarci. » 
« Conosci tua sorella, se non ci sarai anche tu non ci andrà nemmeno lei. »
« Ma io non ho un vestito adatto. »
« Lo troverai fra quelli di tua mamma, era una ragazza di città no? »
« Ma non ho un accompagnatore. »
« Non è obbligatorio e poi c’è sempre Gale. »
« Sai che lo chiederà a te. »
« Ohw. » arrossì Madge, distraendosi per un attimo. « Non importa. Dai, vieni.»
« Ho trovato! Tu baderai a Prim. Non dovrai far niente, lei starà con i fratelli e la sorella di Gale. Mi basta solo che ti assicuri che mangi. »
« Dai, Katniss. Ti aiuterò a scegliere un vestito fra quelli di tua madre. »
« Uff, va bene. »
« Sì! »

Qualche chilometro più in là, nella panetteria dei Mellark c’era un Peeta abbastanza distratto. Era letteralmente fra le nuvole dato che stava decorando su una torta nuvolosa da esporre in vetrina. 
« Peeta. » chiamò il padre. « Che ti sta succedendo? »
« Niente, papà. » rispose. 
« Sei parecchio distratto, ragazzo. È successo qualcosa a scuola? È per la mietitura? »
« Beh… A dire il vero c’è un ballo, quest’anno. » rispose. « In una delle case di Haymitch. »
« E…? »
« E c’è una ragazza che mi piacerebbe invitare. » disse il ragazzo del pane. « Lei… ecco, lei mi piace da sempre. »
« Katniss Everdeen. »
« Già. Un momento, come lo sai? »
« Peeta.» rise il padre. « Lo vedo il modo in cui la guardi quando lei è difronte alla vetrina con la sorella. »
« Credo di amarla, papà. »

Peeta iniziò a parlare di lei, dei suoi capelli, dei suoi occhi. Raccontò al padre di tutto ciò le piaceva e non, della sua passione per i boschi, del bene immenso che voleva alla sorella, di come si incantava a guardarla ogni volta che tornava a casa, di come era geloso di Gale. Ma non raccontò mai dei suoi disegni e delle sue scappatine serali. Quella era una cosa solo sua, nessun altro avrebbe dovuto scoprirla. 
La cosa più bella di Katniss era che lei non sapeva niente dei suoi sentimenti, a malapena sapeva della sua esistenza. All’inizio era la parte che preferiva di più ma poi è diventata la parte peggiore che ha fatto affievolire la sua speranza. Ma lei era Katniss Everdeen la ragazza in fiamme, perciò la fiamma della speranza non si spegneva mai.

« C’è solo una cosa che puoi fare, a questo punto. » lo interruppe il padre. « Diventare suo amico, devi riuscire ad abbattere quel muro di protezione. Devi spingerti là dove quel Gale non riesce ad arrivare. E poi la potrai invitare al ballo. »
« Ma ho solo quattro giorni, non ce la farò mai. »
« Allora inizia subito. » ammiccò il padre in direzione della vetrina. Peeta voltò lo sguardo e sorrise, in un modo sincero. Katniss e Madge erano state trascinate da Prim a guardare la vetrina. La bambina doveva essere così eccitata, continuava ad indicare le varie torte. Una in particolare colpì la sua attenzione, era quella con le nuvole che il padre di Peeta aveva esposto in vetrina dopo che il figlio l’aveva decorata.

Peeta prese la torta dalla vetrina ammiccando alla bambina, sorprendendo la sorella. La incartò ed uscì fuori. Si fermò un attimo ad osservarle.
Madge era tra lo sconcertato e l’intrigato e, accanto a lei, Katniss cercava di prestare interesse a tutto ciò che Primrose le mostrava. « Guarda quella com’è bella. » saltellò. 
« Allora questa ti piacerà ancora di più. » esclamò Peeta. La bambina si avvicinò al ragazzo trascinando con sé la sorella, a sua volta seguita dall’amica. « Io sono Peeta e tu? »
« Primrose, piacere. » disse tendendo la mano. « Allora mi fai vedere? »
Peeta annuì. «Come siamo impazienti» rise, poi aprì la scatola e mostrò la torta alla bambina. 
« Ma.. ma.. era quella che c’era in vetrina poco fa. » esclamò lei. « Non è bellissima Katniss? » La ragazza annuì, continuando a guardare il ragazzo. Cos’hai in mente Mellark? « L’hai fatta tu? » 
« Sì. E visto che ti piace tanto è tua. » 
« Davvero? »

« No. » esclamò Katniss. « Non possiamo permettercela. »
« Tranquilla, è un regalo. » sorrise Peeta. Katniss rimase per un momento sconcertata. « Non abbiamo bisogno dei tuoi regali, Mellark. »
« Non c’è nulla di male nel chiedere aiuto. » ribatté. Katniss fece per parlare ma Madge fu più svelta di lei. « Oh, sta zitta Katniss. Prim ringrazia Peeta ed andiamo a casa. »
« Grazie Peeta. » esclamò, baciandogli la guancia. Poi prese la mano di Madge e si diresse verso il Giacimento. « Ti ripagherò appena mi sarà possibile e non mi farò dare il pane da tuo padre quan- » riprese Katniss.
« Proprio non capisci il significato della parola regalo. » la interruppe. 
« Non mi piace sentirmi in debito con qualcuno. » borbottò lei. 
« Con qualcuno o con me, Katniss?» chiese lui. 
« Ciao Mellark. » salutò, voltandosi, lei.
« C’è un modo in cui puoi ripagarmi, se proprio vuoi. » esclamò il figlio del fornaio, attirando la sua attenzione. « Ma sia chiaro: non voglio ne i tuoi soldi ne i tuoi scoiattoli. » Katniss lo guardò non riuscendo a capire. « Voglio solo la tua amicizia. » Katniss sbarrò gli occhi. « Voglio solo essere tuo amico, tutto qui. »

Katniss mostrò tutta la sua opposizione in un solo sguardo. « Prendere o lasciare. » sbuffò sonoramente. 
« Iniziamo domani, Mell- volevo dire.. Peeta. »
Peeta sorrise, vedendola mentre raggiungeva Madge e Prim. Katniss si girò verso di lui. Cercò di ricambiare il suo sorriso ma sapeva che le era uscita solo una smorfia. Ma a Peeta non importava, quella sera avrebbe avuto un nuovo disegno da fare e non vedeva l’ora.

Forse quella scintilla si sarebbe potuta trasformare in fiamma e il padre di Peeta lo sapeva. Lui si era arreso ma non avrebbe permesso al figlio di farlo. Mai.

* * *

« Mhm. Che voleva Peeta? » chiese Madge seduta sul letto di Katniss intenta a contemplare i tre vestiti che la signora Everdeen aveva preparato sul letto di fronte. 
« Voleva dirmi che se voglio ripagarlo devo permettergli di essere mio amico. » rispose annoiata la cacciatrice. 
« Mhm. È carino, no? » 
« Carino? Io lo trovo solo irritante. »
« Peeta è fatto così, si chiama gentilezza. » 
« Non voglio la sua amicizia, sono già abbastanza in debito con lui. »
« Ancora Katniss? La torta era un regalo per Prim, perciò non sono affari tuoi. »
« Sì, la torta... » disse Katniss, pensando ad altro. Cinque anni prima Peeta non li aveva solo salvati, aveva offerto a lei una speranza per sopravvivere. Se era lì era solo grazie a Peeta Mellark e non sarebbe bastata una vita per ripagarlo. « Allora io eliminerei il primo, è troppo donna. Dobbiamo far in modo di sembrare sedicenni adulte. Perciò provateli. »
Katniss sbuffò ed andò a cambiarsi. Il primo abito non era male – era blu con uno scollo a V, stretto sulla vita e largo nella gonna - ma Madge voleva vedere anche il secondo. 
« Katniss sei bellissima. » disse Prim, appena si fu cambiata.
« Questo è perfetto. » decretò Madge. « A Peeta piacerà. »
« Madge! »
Dal piano di sotto la signora Everdeen non riusciva a sentire nient’altro che la risate delle sue due figlie, e pianse perché da quando era morto suo marito nessuna delle tre aveva mai riso così. 

 

 

 


Angolo autrice: Ho scritto questo testo un anno fa ed è rimasto nel mio computer senza un finale ben scritto. Oggi, spinta da non so neanch'io cosa, mi sono decisa a riaprire la cartella Incomplete e a cliccare su quel file che, l'estate scorsa, sconvolta dal finale di Mockingjay, avevo chiamato semplicemente Peeta. Ed, in effetti, questa prima os parla soprattutto di lui, della sua storia (da qui il titolo del capitolo che capitolo non è ma non so come altro chiamarlo lol).  Il titolo l'ho deciso poco fa e, essendo una frana nel sceglierli, ho deciso di chiamarla come la canzone del gruppo hard & heavy britannico - così dice Wiki - The Darkness. Ho letto il titolo su YouTube, mentre ascoltavo la cover di Naya Rivera di Don't Rain on My Parade, poiché Adam Lambert e Chris Colfer l'hanno coverizzata nell'espisodio Frenemies della quinta stagione di Glee. Mi è parso una mano dal cielo - o da Ryan Murphy - insomma. 
Anyway, mi sono incoraggiata da sola e, finalmente, questa mezza raccolta ha visto un finale degno di essere chiamato così. O almeno spero credo. Non sono sicura che i personaggi siano del tutto canon: Peeta sono quasi - dico quasi! - convinta che lo sia, di Madge non sappiamo moltissimo e beh, Katniss credo sia proprio OOC in certi punti. Se non qui, nella prossima os che poi sarà anche l'ultima. Un anno fa, ricordo benissimo di aver deciso di farla essere una mini long e, se avessi continuato sulla via di quell'idea, voi conoscereste solo fino all'annuncio del ballo. Ho deciso di accorciare i tempi perché poi i capitoli erano troppo corti e io non sono una tipa puntuale, anzi, sono piuttosto impegnata - faccio cinquatamila cose e.e - e aggiorno sempre anni/mesi/settimane/giorni dopo. Perciò non vi do' una data precisa per la conclusione. 
Niente, come al solito non so perché a quest'ora di notte faccio dei corner lunghi quanto i nomi e la barba di Albus Silente e i cognomi di Jace. Non so perché vedo molto di Peeta in Stiles (Teen Wolf), entrambi hanno la faccia tosta di andare dietro alla stessa ragazza da un bel po' di tempo. Speriamo che Stiles abbia la fortuna di Peeta e che si decida a lasciare Malia e a procreare con Lydia, come Hook e Emma Swan hanno deciso di fare. Speriamo anche di non scoprirlo quando scopriremo chi sia A, perché altrimenti siamo messi male. 
Detto - anzi, sclerato - questo, buona notte e sogni d'Horan e ciao.  
 

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Capitolo 2
*** Let me love you. ***


A.A.A.: Storia pubblicata per la prima volta il 18 Agosto 2014 come prydewinn. Sono sempre io, perciò tranquilli, non c'è nessun plagio o roba del genere. Gli angoli autrice non hanno subito nessuna modifica, né tanto meno il testo. Ringrazio chi avesse recensito precedentemente! Buona lettura.
 

Per la gif grazie a falgspidyman

 

PrimKatnissMadge

 

CAPITOLO 2

 

LET ME LOVE YOU.

 

Il pomeriggio del giorno dopo Katniss era seduta al Prato, da sola. In genere era in compagnia di Gale, ma andava bene così. Sapeva perfettamente dov’era il suo amico. 
Se lo immaginò bussare alla porta di casa Undersee, chiedere a Madge di fare una passeggiata. E poi alla fine chiederle di andare al ballo con lui, lei allora sorrideva imbarazzata – magari arrossiva anche – e gli rispondeva di sì. 
In sostanza il Sabato del ballo lo avrebbe passato a fare da terzo in comodo oppure avrebbe passato la serata con dei dodicenni, o – meglio ancora – sarebbe stata sola. Poco ci credeva, né Gale, né Madge e nemmeno Prim l’avrebbero permesso.  

« Che ci fai qui tutta sola, bambolina? » chiese un uomo molto ubriaco, sicuramente più grande di lei. « Ti va se ti faccio compagnia? » continuò accarezzandole la guancia.
Katniss era pietrificata. Aveva la rispostaccia pronta sulla punta della lingua, ma le parole non le uscivano. Qualcun altro parlò per lei.  « No, non le va. » 
Peeta! pensò Katniss, sollevata.
« E tu chi sei? Il suo ragazzo? »
« Non sono affari suoi, signore. Se ne vada. » 
Riesce ad essere così rispettoso anche in questo tipo di situazione.
« Altrimenti che mi fai, ragazzo? » lo scimmiottò per poi ricevere un pugno sul naso. Infuriato ricambiò il destro, facendo quasi cadere il ragazzo del pane. 
« Peeta! » gridò Katniss, correndo verso di lui. L’uomo le accarezzò di nuovo la guancia. « Non la tocchi, se ne vada se non vuole un altro pugno » disse il biondo, un misto di fastidio e ira nella voce, riuscendo a cacciare l’uomo.

« Oh mio Dio, Peeta. » esclamò Katniss. 
« Non è niente, tranquilla.»  rispose lui, mettendosi seduto.
« Fammi vedere. » si inginocchiò di fronte a lui. Esaminò il naso e alla fine decretò che non fosse rotto. 
« Non dovevi esser qui da sola, quello lì gira sempre da queste parti. » la rimproverò. 
« Gale aveva da fare. » ribatté, tamponando la ferita con un fazzoletto. Peeta fece una strana espressione, non sapendo se esserne rincuorato o preoccupato. « A quest’ora lui e Madge si staranno sbaciucchiando romanticamente. » continuò, sedendosi accanto a lui. 
« Sei gelosa? » le chiese, lei fece un secco “no” con la testa. 
« Non mi va di fare da terzo in comodo, conoscendoli non mi lascerebbero mai sola. »
« Beh, allora possono star tranquilli. » esclamò Peeta, gioendo dentro. « Non saresti mai sola, non lo permetterei. E poi, io che ci sto a fare (?) » chiese ironicamente.

Risero. Peeta sentiva di volere che il tempo si fermasse in quel momento, mentre lei rideva insieme a lui. Quasi non ci credeva. Voleva restare sempre seduto su quel prato con il naso sanguinante e farla ridere, ridere e ridere. Sentiva che in quei giorni avrebbe avuto molti disegni da fare e non poteva esserne più felice. 
« E tu che ci facevi qui? » chiese Katniss, non gliel’aveva ancora detto. 
« Ti cercavo, amica. » rispose Peeta. « Senti Katniss se non vuoi non sei obbligata, quella torta era solo un regalo per Prim. Hai visto anche tu quanto la sbalordiva. Certo, non nego che volevo attirare anche la tua attenzione, ma lo scopo principale era far felice tua sorella. »
« Un patto è un patto, Mellark. Non mi tiro indietro, specialmente ora che sono ancora più in debito con te. » sorrise Katniss. Un sorriso vero, ‘sta volta. « E poi voglio davvero essere tua amica, Peeta. »

« Quindi mi permetterai di parlarti a scuola? Di sedermi con te in mensa? Di farti compagnia quando ti senti sola? » chiese, lei annuì. « Bene, allora iniziamo subito. »
Peeta Mellark si alzò, si pulì i pantaloni e poi tese la mano a Katniss Everdeen che fece lo stesso. Passeggiarono a lungo, oltre la recinzione, nei boschi fino ad arrivare al lago sempre mano nella mano. Katniss non sapeva spiegare quella sensazione che sentiva all’altezza dello stomaco e, se ne avesse parlato con Prim, le avrebbe spiegato che erano le cosiddette farfalle nella pancia, anche se più piccola la sorella era più brava in queste cose.

Peeta la faceva sentire protetta, al sicuro. Nei suoi occhi azzurri riusciva a vedere qualcosa che negli occhi grigi di Gale non aveva mai visto, era la stessa luce che c’era negli occhi di suo padre. Quando era bambina vedeva sua madre negli occhi grigi del padre, spesso riusciva a distinguere anche sé stessa e Primrose. Adesso negli occhi di Peeta vedeva un disegno, non riusciva a capire bene cosa rappresentasse. Per un secondo credette di aver visto qualcosa di familiare. Katniss continuò a cercare quel disegno per tutta la giornata ma lo vide sempre sfocato, solo per una volta – però – ebbe l’impressione di aver visto sé stessa. 
A fine giornata Peeta la riaccompagnò a casa ma, prima di permetterle di varcare la porta, l’abbracciò. Katniss poggiò la testa all’incavo del suo collo, inspirò il profumo della sua pelle. Pane, farina e legno. Era tremendamente buono e caldo. « Adesso è sicuro che non ti lascio andare. »(1)  le sussurrò ad un orecchio e Katniss giurò di aver sentito un brivido percorrerle tutta la schiena. 
Quando finalmente la lasciò andare augurandole la buona notte Katniss rientrò in casa. Si affacciò alla finestra discostando la tenda e rimase a guardare Peeta che tornava a casa.

Era strano, troppo strano. Peeta si girò, prima di addentrarsi in città, e sorrise nella sua direzione. Lui sapeva che lo stava guardando. Anche Katniss lo fece, con la pelle d’oca. Continuò a sorridere fino a quando non lo vide più, allora chiuse la tenda e la finestra. Si appoggiò al davanzale con le mani e la schiena e sospirò, notando lo sguardo preoccupato della madre. La signora Everdeen non disse niente, aveva visto il figlio del fornaio abbracciare sua figlia sul portico, sapeva cosa le stava accadendo. Gli occhi grigi di sua figlia brillavano come non facevano da troppo tempo. 
Katniss arrossì sotto lo sguardo penetrante della madre, poi raggiunse sua sorella nel letto al piano di sopra. Primrose dormiva già, mentre nella testa di Katniss non aleggiavano altro che le immagini di quella che – a suo parere – era stata una magnifica giornata. Che cosa le stava succedendo?

* * *

Tre mattine dopo Katniss era seduta nel giardino della scuola, niente pranzo quel Venerdì. Adesso, proprio come il giorno prima, sentiva che le mancava l’aria. 
Come tutte le mattine si svegliava angosciata ripensando a quella strana sensazione che provava all’altezza dello stomaco ogni qual volta stava con Peeta o pensava a lui. Era terribile non saper dare un nome a quella sensazione. 
Il Mercoledì dopo la loro giornata nel bosco Peeta non l’aveva lasciata un attimo se non per scambiare qualche parola con i suoi amici. L’aveva accompagnata all’armadietto, si era seduto accanto a lei in classe, avevano pranzato insieme. Avevano chiacchierato e riso. Era andata bene, si poteva dire che erano amici.

Tutta la scuola, se pur piccola, parlava di loro. Katniss ignorava le loro chiacchiere, non le era mai importato più di tanto e tutto sommato nemmeno a Peeta. 
Madge era contenta - nessuno avrebbe notato l’assenza di due ragazzi del secondo e quarto anno se erano tutti concentrati su quei due - e soddisfatta, quasi sapesse che prima o poi sarebbe successo. 
Erano stati bene, anche se quella sensazione l’aveva accompagnata tutto il giorno. Come al solito l’aveva riaccompagnata a casa, aveva giocato un po’ con Prim e l’aveva salutata con un abbraccio. 
Ma Katniss era determinata a cercare di capire cosa le stesse succedendo.

La mattina dopo Peeta si era presentato sul portico alle sette e mezza. Aveva portato delle focaccine e del pane per fare colazione con le Everdeen. Sembrava avesse legato molto con Prim, più di quanto avesse fatto Gale, e piaceva anche alla signora Everdeen. Alle otto meno cinque aveva accompagnato Prim dalla professoressa e poi si era diretto nell’edificio accanto con Katniss al seguito. 
Era andato tutto bene. Solite chiacchiere, solite risate, solita sensazione allo stomaco. Fino all’ora di pranzo, quando la bella e popolare Delly Cartwright fece la sua grande entrata in mensa.

Non guardava in faccia nessuno, il suo sguardo era diretto ad un tavolo: quello che tutti, specialmente lei, avevano sempre ignorato. Sbatté pesantemente le mani sul tavolo ed iniziò quella che era una scenata di gelosia, puntando spesso uno sguardo infuriato verso qualcuno dei quattro seduti. Katniss non ne vedeva il motivo, non credeva sapesse della sua esistenza prima di quel giorno. Una Madge, mano nella mano con Gale, le sussurrò che Delly aveva una specie di ossessione per il ragazzo del pane e che lui le aveva dato corda per un po’ ed a quel punto Katniss sentì un istinto omicida nei confronti della ragazza che le aveva rovinato il pranzo. Secondo Madge, da un giorno all’altro, Peeta l’aveva mollata ma l’istinto omicida non era scomparso. Forse fu quello a spingerla a pronunciare le parole che la ragazza in fiamme che c’era in lei avrebbe detto con o senza strambi istinti. « Senti non so quale sia il tuo problema, né tanto meno ho voglia di interessarmene. Ma qui c’è gente che sta cercando di mangiare, in pace. E nessuno di noi è interessata al tuo show, Cartwright. Se hai dei problemi con Peeta o con me o con chiunque altro qui dentro, li risolvi fuori dalla scuola. E ora, smamma. » 

Delly non se l’aspettava, aprì la bocca cercando di dire qualcosa ma non trovò le parole. Poi avendo appena assimilato ciò che era successo e sentendosi umiliata da una nullità sgattaiolò via senza tanti complimenti, seguita da Peeta. E fu il suo sguardo a fare male. 
« Mi sa che avrei dovuto dirti che erano ancora molto amici. » le sussurrò Madge. Katniss si pulì la bocca, poi borbottando un « Non ho più fame. » uscì dalla mensa a testa alta. Nessuno la vide più se non all’uscita, quando tornò per prendere la sorellina e per tutta la giornata evitò di farsi vedere in giro.
Il giorno dopo non si preoccupò di presentarsi a scuola, anzi rimase a letto fino alle nove e mezza.

Secondo quello che Prim le aveva detto, Peeta era passato di nuovo quella mattina. Aveva fatto colazione con loro ma secondo la sorella i suoi occhi non erano di quell’azzurro vivo che l’aveva colpita dalla vetrina della panetteria. Secondo lei non si era bevuto la bugia che sua madre aveva inventato su due piedi - « Non si è ancora alzata.. ehm, non si sente molto bene immagino. » - ma lui comunque aveva fatto finta di averci creduto pronunciando un  « Capisco. » in tono deluso. Scoprì che aveva insistito a restare a colazione e ad accompagnare lui Prim a scuola, essendo di strada. Fu così che la sorella la salutò, scoccandole un bacio sulla guancia e uno sguardo di rimprovero.

Quando fu sicura che sua sorella e il ragazzo del pane fossero a scuola da un bel pezzo e che sua madre fosse uscita per la solita visita di controllo di una donna ferma al letto, si alzò e mise qualcosa di pulito. Poi mise nella borsa della biancheria pulita e la tuta da caccia di suo padre e si diresse al lago. Durante il tragitto iniziò a venirle quella sensazione di soffocamento mentre le immagini di lei e Peeta che si rincorrevano e ridevano in quello stesso bosco si mischiavano a quelle di lei e suo padre prima della nascita di Prim.

Arrivata al lago rimase solo in intimo e si buttò nell’acqua tiepida, scrostando via lo sporco e sciacquando via l’odore di pane fresco e di cannella che Peeta le imprimeva quando la abbracciava, lavando via dai suoi capelli il sapore dei suoi baci. Si asciugò velocemente e poi indossò la tuta di suo padre, intrecciò i capelli e si riallacciò gli stivali. Tirò fuori l’arco da una cavità di un albero lì vicino ed iniziò a cacciare, prima dei semplici uccellini poi centrando scoiattoli dritti in un occhio. Ne mangiò qualcuno per il pranzo poi continuò a camminare. Verso le sei del pomeriggio fece rientro a casa.

E ora era lì, poggiata se non tentata di arrampicarsi sull’albero pur di non essere trovata. Non voleva vedere Peeta anche se aveva un po’ di fame e sentiva quella sensazione soffocante. Chiuse gli occhi cercando di togliersi l’immagine di un Peeta furioso dalla mente. 
« Katniss Everdeen. » Oh no! « Perché mi eviti? »
Eccola lì, la domanda che voleva evitare. In effetti era lui che voleva evitare, ma non faceva poi così tanta differenza. 
Stranamente adesso riusciva a respirare, il cuore riusciva a respirare. Fu in quel momento che lo capì. Sgranò gli occhi.

« Io.. io.. » balbettò sempre più confusa e sorpresa. « Senti mi dispiace per Delly. Scusami se ho rovinato un qualsiasi rapporto tu avessi con lei, ma non ho intenzione di andarle a chiedere scusa, se le meritava quelle parole. »
« Katniss sei stata grande! Nessuno le aveva mai risposto così, era quello che le serviva per capire cosa provassero le persone quando lei le umiliava, dovrebbe ringraziarti. »
« Le sei scappato dietro, Peeta. Non c’è bisogno di mentirmi. »
« Non ho mentito, è vero ero arrabbiato - sia con te che con lei – ma ero anche impressionato dal tuo coraggio, la mia rabbia è svanita dopo poco. Delly è stata la mia migliore amica, e anche qualcosa di più, prima che iniziassi a frequentarti, dovevo spiegarle. Farle capire che quelle parole anche se dure erano giuste, non poteva pretendere di avermi sotto una campana di cristallo per tutta la vita e non poteva trattarti male davanti a tutti per questo. »
« T-trattarmi male? » chiese sorpresa, era stata in una bolla per tutto quel tempo? 
« Non mi starai dicendo che non te ne sei accorta. » lei fece segno di no con la testa. « Sei la solita Katniss, alle volte mi piacerebbe entrare nel tuo mondo. »
« Tu ne fai già parte, Peeta. In modo irritante. »
« Irritante? » rise lui. 
« Irritante. » rise anche lei.

« Allora. Domani c’è il ballo.. hai, hai scelto una compagna? » balbettò Katniss.
« Oh io, beh.. sì. » rispose Peeta imbarazzato.
Katniss giurò di aver sentito il rumore di un vetro andare a pezzi, probabilmente è il mio cuore. 
« Ma non credo di avere il coraggio di chiederglielo, penso di andarci da solo. » continuò rassegnato, simile all’imbarazzato. « E tu? »
« Idem, cioè ci vado da sola ma non ho idea di chi potrebbe essere il mio accompagnatore, ecco. » rispose lei, poi fece un gran respiro. « Perché non vai a dirglielo? Insomma se non ricambia passeremo una serata con dei dodicenni. »
« Tu dici che dovrei chiederglielo? » lei annuì. « Katnissmichiedevosevolevivenirealballoconme. »
« Ehm.. scusami, Peeta, ma non ho afferrato. »
Peeta sospirò, guardando le mani che si tormentavano a vicenda poi fissò i suoi occhi in quelli della ragazza. « Katniss Everdeen, vuoi venire al ballo con me? »

 

* * *

« Katniss, svegliati. » la chiamò dolcemente sua sorella. « Katniss devi fare colazione, Madge ti aspetta. » le disse quando ebbe aperto gli occhi. 
« Buongiorno anche a te, Prim. » sbadigliò. Guardò l’orologio sulla sua specie di comodino, le dieci e mezza. Si cambiò velocemente, ancora intontita farfugliando varie domande alla sorellina. Quest’ultima sbuffò spazientita. « Oggi è Sabato, Katniss, e non siamo a scuola perché la preside ha dato il giorno libero a tutti per prepararsi al meglio per il ballo, per questo Madge è qui. A proposito muoviti perché dovete andare a prepararvi. »
« Anche tu devi farlo. »
« Non sono io fra le due che ha una cotta per il figlio del fornaio. Che c’è? Sono tua sorella, certe cose le vedo. »
« E cosa vedi? »
« Speranza. »(2) rispose secca sulla porta. « Da parte di entrambi. » concluse sparendo. 

Katniss si piegò per allacciarsi le scarpe, sbuffando. Il resto della mattinata passò velocemente: accompagnò Madge dal parrucchiere, dall’estetista e a ritirare il vestito che suo padre aveva ordinato per lei. Anche se l’amica le aveva proposto gli stessi trattamenti a sue stesse spese, lei aveva gentilmente rifiutato, non solo per non essere in debito, ma soprattutto perché non era da lei quel tipo di roba. Non avrebbe mai pensato che Madge avrebbe potuto interessarsene. Ma non le interessava più di molto, aveva la testa altrove. 
Non sentiva Peeta dal giorno precedente, da quando le aveva chiesto di accompagnarlo al ballo. Lei aveva riso, fintamente, e gli aveva detto che con quel tono e quella faccia da cucciolo avrebbe sicuramente convinto quella ragazza a dire di sì. Poi la campanella era suonata e lei era scappata a lezione di musica, scoccandogli un bacio sulla guancia, dimenticando che anche lui aveva la stessa lezione. Il cuore forse era a pezzi ma non era poi così importante, non alla sua età. 
Chissà se Peeta avrà chiesto a quella ragazza di accompagnarlo al ballo. pensò, salutando Prim che faceva una passeggiata con i fratelli di Gale.

Aveva salutato Madge – all’ora di pranzo –, preso la manina di Prim e – accerchiata dai fratelli di Gale – tornò al Giacimento, passando dalla panetteria. E Peeta era lì, a sorridere al padre, a servire ai clienti e ad alzare gli occhi al cielo ogni volta che la mamma lo rimproverava. Pensate, stava salutando persino nella sua direzione con l’allegria dipinta sul volto. Lei cercò di ricambiare con un sorriso mentre Prim lo salutava ampiamente, mentre Rory e Vick stavano litigando e Posy cercava di farli smettere. Ora che ci pensava Katniss trovava strano che la sorella fosse molto amica di quei tre ma che non degnasse Gale nemmeno di uno sguardo, forse solo un saluto  per educazione.

Semplice, preferisce Peeta anche lei. roteò gli occhi divertita. Si morse le labbra accorgendosi dello sguardo di Peeta, ancora sorridente. Era meglio se andava via, non avrebbe resistito a quello sguardo ancora per molto. Peeta avrebbe potuto convincere chiunque con quello sguardo, anche quella ragazza. Sospirò per poi salutare con la mano e dirigersi verso il Giacimento con i bambini al seguito. Arrivata a casa lasciò gli Hawthorne dalla loro mamma per poi entrare in casa con Prim.

Il pomeriggio arrivò presto. Katniss iniziò a pettinare i capelli biondi di Prim mentre sua madre preparava i loro vestiti sul letto. Quello di Prim era a giro manica e le arrivava poco sopra le ginocchia, era di colore blu con delle strisce bianche verso la fine della gonna. Quando lo ebbe indossato la signora Everdeen finì di pettinarle i capelli e glieli lasciò sciolti sulle spalle.

Katniss invece indossò il vestito scelto da Madge, quello lungo e azzurro. Il triangolo veniva collegato alla gonna grazie ad una striscia dello stesso colore. Raccolse i capelli in una crocchia disordinata lasciando qualche ciocca corta libera. 
« Vorrei essere come te. » disse Prim, seduta sul letto. Katniss diede le spalle allo specchio e le si avvicinò. « No, io vorrei essere come te. »(3)Prim sorrise e l’abbracciò. 

 

* * *

Peeta era arrivato da poco nel suo miglior vestito elegante. Aveva subito adocchiato i suoi amici in un angolo del, seppur piccolo ma affollato, garage e non vedendo Katniss o Prim o Madge decise di andare a salutarli. Passava poco tempo con loro, i momenti liberi che prima gli dedicava erano stati spesi piacevolmente in compagnia di Katniss. Era con loro quando la vide scendere le scale del soggiorno che portavano alla festa, accanto a Prim. Era bellissima.

Sorrise nella sua direzione, gli occhi azzurri brillavano come non mai. « Peeta mi stai ascoltando? »
« Lascialo stare, Delly. Peeta è impegnato, al momento. » rispose un suo amico, Sam, ammiccando in direzione della ragazza in fiamme. Delly sbuffò e fu allora che Peeta andò via, mugugnando delle scuse. 
Sentì Delly sbraitare ma non gli importava, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei. 
« Vado a cercare Rory, Posy e Vick. » stava dicendo Prim, l’unica ad essersi accorta di lui.

« Ehm… vengo con te, non ho niente da fare! » esclamò Katniss, di spalle a Peeta.  
« Sono sicura che troverai qualcosa da fare. » ribatté Prim, ammiccando al ragazzo. Katniss si girò mentre sua sorella salutava Peeta entusiasta ed andava a cercare gli altri. « Ciao. » gli disse. « Ho qualcosa che non va? » esclamò poi vedendo come il ragazzo la fissava. 
« No, no. Ehm… cioè... sei bellissima, Kat » balbettò. « ...ma preferisco il tuo look abituale. »

Katniss si accigliò con le guance arrossate per il complimento. « Cos’ha questo che non va? » chiese mentre si avvicinavano al buffet. Peeta le porse un bicchiere di punch analcolico. « Tutti ti spogliano con gli occhi. » 
La ragazza bevve dal bicchiere e percepì un tono di gelosia nella voce del fornaio. Posò il punch, quella bevanda non la entusiasmava molto. Ma dov’era la ragazza che lui aveva portato al ballo?

Finalmente vide Gale e Madge accerchiati dai bambini. Gale aveva indossato un completo nero che probabilmente era appartenuto a suo padre, Madge – invece – aveva un completo senza spalline con il top di colore nero che arrivava poco sopra la pancia e la gonna rosa. Ci aveva abbinato anche delle scarpe alte fra il nero e l’argento ed una borsa dello stesso colore della gonna. Aveva lasciato i capelli biondi sciolti e al collo portava un intreccio di fiori bianchi. « Oh, e così voi due siete venuti insieme! » esclamò Madge.

Katniss e Peeta si guardarono imbarazzati, fu lui a prendere parola. 
« Noi? No, no. Ci siamo appena incontrati. » 
Madge sembrò quasi dispiaciuta. « Peccato, sareste una bella coppia. » 
Prese la mano di Gale ed andarono a ballare.

La serata passò molto velocemente, Peeta salutava persone che lei non conosceva o giocava con Prim, Posy, Rory e Vick. Il più delle volte però la riempiva di complimenti. Verso fine serata tutte le coppie era riunite al centro della sala a ballare un lento, pochi erano quelli rimasti esclusi. Perfino Prim e Posy stavano ballando strette a Rory o a Vick. 
« Posso avere questo ballo? » chiese Peeta, tendendo una mano. Katniss la afferrò annuendo.

Pochi minuti dopo era sulla pista da ballo, le braccia intorno al collo di Peeta e le mani del ragazzo sui suoi fianchi. Qualche giravolta dopo la fronte di lui era ben attaccata a quella di lei, i nasi che quasi si sfioravano. Katniss lo sentiva, stava per ricevere il suo primo bacio. Sentiva che non era giusto, ferire i sentimenti di Delly lì, davanti a tutti.
Peeta si avvicinava sempre di più e lei doveva fare qualcosa, per forza, ma poi la musica finì.

Il ragazzo si allontanò dispiaciuto e la trascinò su per le scale, verso il giardino. Katniss sospirò, sollevata, quando vide che anche lì non c’era nessuno. Ma era una festa, dov’erano tutti?
« Haymitch non permette a nessuno di avvicinarsi al giardino, » spiegò Peeta, come se le avesse letto la mente. Katniss aggrottò le sopracciglia in una muta domanda. « sarà perché ha una specie di piccolo magazzino pieno di alcolici » continuò il ragazzo, divertito.

Katniss sorrise. « Tu lo conosci? » 
Certo che lo conosce, Katniss! Non può essere altrimenti se ne parla così!
Peeta annuì e la ragazza temette che potesse davvero leggergli nella mente. « Viene spesso in panetteria, andava a scuola con papà. Lui gli conserva sempre qualcosa, per noi è come uno zio un po’ scorbutico. Tu gli piaceresti ma discutereste la metà del tempo. Siete molto simili, in certi aspetti. »

« Papà mi ha raccontato che aveva una ragazza, Maysilee, una volta. L’amava più della sua stessa vita; per questo, quando lei è scomparsa oltre la recinzione – sì, proprio quella che tu e il tuo migliore amico, Gale, vi ostinate ad oltrepassare – ha iniziato a bere. » continuò, dopo un lungo silenzio. 
« Peeta, che fine ha fatto la ragazza che avevi intenzione di invitare? » chiese lei, non riuscendo a frenare la curiosità. Non voleva parlare più di quell’Haymitch, quasi le faceva pena. Aveva sempre pensato che anche Haymitch Abernathy fosse uno di quelli che se la credevano per via del denaro che spendevano in roba futile – nel suo caso gli alcolici, appunto – e sapere quale fosse realmente il motivo delle sue spese la faceva sentire un po’ in colpa per aver pregiudicato. Così come con Peeta, in fondo.

Peeta rise e iniziò ad imbarazzarsi, Katniss se ne accorse perché continuava a torturarsi le mani e i capelli. « Gliel’ho chiesto e ha preso fischi per fiaschi » esclamò infine. 
Katniss strabuzzò gli occhi. « Ha preso cosa? »
« Mi ha riso in faccia » sbottò infine, non credendo che lei non avesse capito. « Mi hai riso in faccia » sussurrò, con un sorriso amaro. E Katniss spalancò la bocca, incredula. « Senti, Katniss, ti vengo dietro da quel giorno in cui sentii la tua voce in classe. E, sai, perfino gli uccelli si sono zittiti per ascoltarla, la tua bella voce; quella che io non sono più riuscito a togliermi dalla testa. Beh, a dire il vero non sono più riuscito a toglierti non solo dalla mia testa, ma dal mio cuore. »

Katniss continuava ad ascoltare, come aveva potuto essere così ingenua? 
« Io ti amo da quel giorno. Amo te, le tua treccia e il modo in cui sei sempre sulla difensiva. Amo la tua voce e amo le canzoni che canti per far addormentare Prim. All’inizio era solo una cotta, lo so, ma poi è diventato qualcosa di più. Credevo di essere solo ossessionato dalla bimba con le due trecce, speravo che tu ci fossi ancora; ma quando siamo diventati amici ho capito che quella bambina non c’era più, che era scomparsa insieme a tuo padre. Al suo posto c’era una ragazza, una donna forte, che farebbe di tutto per le persone che ama. E mi sono innamorato anche di quella Katniss, non ho potuto farci nulla. Io ti amo, Katniss. So che tu non provi lo stesso ma, ti giuro, c’ho provato, non posso fare nulla per cambiare i miei sentimenti. »

« Chi te l’ha detto? » chiese lei, dopo un “Ti prego, Kat, dimmi qualcosa” e aver metabolizzato tutto quello che le aveva detto. 
« Cosa? »
« Chi ti ha detto che anche io, beh sì – Dio, non sono brava con le parole, non quanto te. Dimmi che hai capito, ti prego. »
« Aspetta, aspetta. Tu non mi stai mentendo, vero? Santi numi, mi stai confondendo. Io sto capendo bene, vero? »
Katniss rise e annuì. « Vero. »(4)

Peeta sorrise e le si avvicinò, ancora di più. « Quindi posso, posso baciarti? »
« Me lo sta chiedendo dopo che aspetti questo momento da…? Tutta la vita, mi sembra di aver capito » lo scimmiottò. 
Peeta scosse la testa, quanto l’amava. Le accarezzò piano la guancia e la baciò. L’avvicinò a sé, mettendole una mano sulla nuca, come per essere sicuro che tutto questo stesse accadendo davvero e che non si sarebbe svegliato nel letto della sua camera, al piano superiore della panetteria. Era tutto vero, Katniss era lì con lui. E lo stava baciando, proprio come lui stava baciando lei. 
Non poteva essere più felice.

« Peeta? »
« Mhm? »
« Come fai a sapere che canto per Prim per farla addormentare? » 

 

 


 

Angolo autrice: Ho concluso questa mini-mini-long. In realtà avrei dovuto farlo ieri ma ero troppo depressa per via di Allegiant. Io non riesco a capire che senso c'è nell'uccidere i protagonisti del proprio libro. Posso capire John Green (ATTENTI SPOILER!) che ha fatto morire Gus perché gli è tornato il cancro, ma perché poi mi ha fatto morire Alaska in un incidente? Perché Suzanne Collins ci ha ucciso Prim quando tutto 'sto casino della rivoluzione è partito dal sacrificarsi e offrirsi volontaria al posto suo? Che senso ha avuto se alla fine è morta lo stesso? E, ancora, che senso ha avuto per Veronica Roth uccidere Tris - e anche il povero Uriah - e lasciare in depressione il povero Tobias? Boh. Il nazifascistalinleninismo me fanno salì. Oggi ho pubblicato non solo perché avevo detto in una recensione che avrei pubblicato oggi al limite, ma anche perché sono rimasta sconvolta dalla 4x10 di Teen Wolf. Davvero, avevo bisogno di una distrazione per non iniziare a sclerare positivamente (ATTENTI RI-SPOILER!) per via del fatto che quel braccio non era di Parrish e negativamente per via di Peter vi-ho-ingannati-tutti Hale, gli Stalia che sono tornati e Chris non-si-capisce-che-cazzo-sto-facendo Argent. Mi fermo qui, perché altrimenti ciao proprio. 
Niente, vorrei ringraziare giuyoipoi77 Lady White Witch per avermi recensita, cinzia98 juls_s per aver messo la mini-mini-long nelle preferite e Malandrina acquisita Marymansi per averla messa nelle seguite. Vi adoro, davvero. 
Vorrei dire che il titolo del capitolo-che-capitolo-non-è è ispirato alla canzone di Ne-Yo, ma io sono fissata con la versione di Jacob Artist per Glee (aw, la dedica a Marley *^*). 
Ovviamente i punti (1) e (3) sono riferimenti al primo film di Hunger Games, il punto (2) è un riferimento a Catching Fire e il (3) a Mockingjay a cui, vi ricordo, mancano solo ottantasette giorni. Vi lascio sotto i miei contatti.

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Buon viaggio a vederci,
Prim.

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