Death Fall-Tales of Grimms

di Fairy_Elk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** zero e tre quarti ***
Capitolo 2: *** Tempo di presentazioni ***
Capitolo 3: *** chap 2 provvisorio ***



Capitolo 1
*** zero e tre quarti ***


DF1_CH1

Buondì! 

E' esattamente un quarto d'ora che sono qui, davanti alla tastiera, a cercare un modo di presentare questa storia: 

non perchè sia una trama eccessivamente complessa, no...il fatto e' che questo capitolo è gia stato letto da circa 400 persone su questo sito.

Certo, ho modificato qualcosa, ma la sostanza base è esattamente la stessa.

La stessa di 4 mesi fa, quando ho lasciato il sito, cancellato tutte le mie storie su efp, e lasciato a metà non uno, ma ben 3 progetti.

Deludendo, probabilmente, una buona fetta dei miei lettori.

lettori che, a questo punto, io vedo già neri di rabbia a insultarmi sui commenti... e cavolo, ci stà. 

non voglo implorare perdono, ne assicurare che sicuramente finirò la storia, ma mi sembrava ingiusto offrirvi un prodotto mano a mano più scadente, mentre la mia voglia di scrivere e le mie idee scemavano.

quindi... nulla. fate quello che vi pare, scrivetemi insulti, sfogatevi. Io, personalmente, farei lo stesso.

apena vi sarete sbolliti, comunque, sappiate che io ho intenzione di caricare una storia ogni lunedi. Meno questo. 

perchè sono una persona coerente.

e ora, bando agli indugi  , a voi la storia di coloro che nemmeno la morte riuscì a fermare: a voi, la caduta.

CHAPTER ONE-THE DEATH FALL

 

Il cielo buio, color nero pece, era illuminato solo dai pochi raggi di una timida luna autunnale.

Bhe, quasi autunnale …  in fondo nella rotta del grande blu non esistono vere e proprie stagioni.  Il clima è determinato dalla posizione dell’ isola in cui si vive, dalla sua flora, dai venti  e da molti altri fattori che non starò a elencare per due buone ragioni:la prima e che questo e un prologo, ergo deve fungere da incipit di una storia, e non luogo dove posso dimostrare di conoscere a menadito tutto ciò che maestro Oda a scritto. La seconda, decisamente più importante, è che non mi interessa ,e probabilmente non interessa  neppure a voi, della meteorologia nel grande blu. Diciamo quindi che , se la Drunken Danish, l’ imbarcazione da cui inizierà questa storia, si fosse trovata in un clima autunnale, la luna sarebbe stata una tipica e timida luna piena, che si poteva vedere veramente bene dalla prua della suddetta nave, senza che nessuna nuvola occupasse la volta stellata. E se, comunque, si fossero volute guardare le nuvole dal nero sartiame di quella nave, sarebbe stato sicuramente più utile guardare in basso, fra i cumolo nembi che la sottile prua stava tagliando, facendosi la sua rotta al di sopra di una tempesta.

 Ma comunque, in termini generali, anche fosse stata piena estate, non sarebbe fregato a nessuno .Ne a mè,ne a voi ,ne alla storia e ( molto importante) neppure al capitano di quella insolita nave volante, che dormiva beatamente nella sua cabina , al caldo sotto una pesante coperta di tweed.

Il fato, si sa, è molto curioso. Infatti, se quella coperta fosse stata di un materiale appena più leggero, come lino o seta,per improbabili leggi della casistica il capitano sarebbe morto sul colpo quando un enorme drago si portò via parte della cabina stessa con un morso.

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-Capitano!- l’ uomo si mosse appena, mugugnando qualcosa verso una non meglio identificata divinità, muovendosi nel caldo letto – Capitano, presto si svegli!- altro borbottio, seguito da un gesto di congedo con la mano. Il nostromo, una ragazza che dimostrava si e no 15 anni, si inalberò non poco. Quella sottospecie di grugnito proveniente dalle coperte sembrava aver detto qualcosa come “ torna pure quando avrai finito le elementari, tavoletta”. Ora  voglio precisare che, in se, la ragazza era molto attraente,  con  lunghi capelli ramati appena mossi, un dolce nasino all’ insù, e due grandi e dolci occhi blu. L’ unica pecca sembrava essere, appunto la … beh diciamo lo “scarso volume toracico”, oltre forse ad un piccolo deficit nella statura. E l’unico motivo per cui il moro non fu linciato li ,subito , era perché probabilmente nessun altro oltre a lui sarebbe stato in grado di fronteggiare l’immenso e incombente pericolo.

– CAPITANO, SE NON SI SVEGLIA SUBITO, LE GIURO CHE LA BUTTO FUORIBORDO, HA CAPITO?!-

l’ uomo si alzò subito, come bagnato da un secchio di acqua fredda, e scattando praticamente sull’ attenti, si erse per il suo metro e 80 di statura. Era moro, come già sopracitato, ma con sottili riflessi viola nelle ciocche dei capelli disordinati, mentre i suoi occhi, sbarrati dalla paura, assomigliavano a quegli degli antichi faraoni egiziani. Solo un attenta analisi avrebbe dimostrato che le sue palpebre erano,effettivamente , di colore nero naturale, e che le sue ciglia formavano due punte.

  –scusascusascusatipregononmiuccidere!- le sue man giunte sembravano quelle di un capo mafioso che, per la prima volta dopo decine di anni, avesse deciso di confessarsi in chiesa. O alle mani del prete confessore, che probabilmente sarebbero anche più strette.

– ma perche mi hai svegliato?- la domanda risultò superflua quando lei, con un dito, fece notare una certa carenza sul fronte “pareti” e “pavimenti” nella cabina. Non che i mobili fossero messi meglio. Praticamente della camera rimanevano solo 2 muri, un comodino in un angolo, parte del pavimento e il letto, che se ne andò in un triste ed ultimo commiato, assieme alla sua adorata coperta. Il sapere che il materasso in cui stava dormendo fino a pochi istanti prima stava compiendo un viaggio verticale lungo 5000 metri, lo sveglio definitivamente. Probabilmente lo avrebbe svegliato anche se fosse stato in coma vegetativo. L’ unica frase che riuscì a dire prima del secondo, e decisamente più violento impatto che il drago sferrò alla nave, fu “era la mia coperta preferita”.

Sul ponte la situazione non era migliore. Appena il moro e la rossa arrivarono, vennero accolti da un amichevole “ Cazzo, siete lumache o che?” sputato dal timoniere, un ragazzo biondo, da ciò che le poche e scomposte ciocche che uscivano dal mantello lasciavano intuire. Era cosi profondamente piantato nel sartiame della nave che i piedi avevano sfondato il legno, creando due specie di buchi.

–Black! Situazione?- il capitano non stava urlando. Non era necessario. A parte lo scricchiolio del legno e un sommesso brusio della tempesta ai loro piedi, non c erano altri rumori … ah, già, aggiungiamo anche i ruggiti del drago.

– Umi è caduto fuoribordo-

No problem. Era l unico fra i presenti che sarebbe sopravvissuto in mare aperto, oltre forse a Howl .

A proposito. Lo spadaccino era al timone, il medico fuoribordo, il nostromo accanto a se … ma dov’era la vedetta?

 – Hei Howl , dove sei?-  Chiese il viola verso l’ignoto .La risposta arrivo da un punto non meglio precisato alla sua destra.

– Sono in coffa, capitano-.

L’ albero maestro era stato effettivamente tranciato a un terzo della sua altezza. Di conseguenza, la parte restante del pennone stava penzolando da un lato, sbilanciando l’ intera imbarcazione , che si stava girando su un fianco. Il drago, proprio in quel momento, colpì sul fianco sinistro, con i suoi possenti unghioni, spingendo ulteriormente la nave a capovolgersi, e creando increspature simili a onde sulle nuvole.

– Capitano, aspetti qui. – la voce del nostromo appariva sicura e pronta. – Ho un idea- .

Il povero moretto non fece in tempo a chiedere nulla che la ragazza, torcia in mano, accese tutte le micce dei cannoni sul lato destro.

“oh porca miseria”. Il capitano si resse all’ ultimo secondo agli infissi della porta, e fu per questo motivo che la devastante spinta provocata dalla rossa non lo gettò a lato, destino che capitò invece al pennone e, per la forza del rinculo, a un malcapitato spadaccino al timone, che venne scaraventato fuori bordo  assieme a parte del sartiame in cui aveva affondato gli stivali neri, rendendo quella prova di forza completamente inutile.

Howl urlò un rapido “ vado a cercarlo”, prima di tuffarsi fra le nuvole, cosa veramente stupida da fare a cinque chilometri di altezza. Ma, a suo favore, si può dire che le immense ali che si aprirono sulla sua schiena, e che gli permisero di prendere quota prima di tuffarsi in picchiata, erano probabilmente state prese in grande considerazione da lui stesso. L’ ultima cosa che videro fu il riflesso delle lenti della sua maschera da gufo sparire nelle grigie nuvole, e poi più nulla. La mossa della ragazza aveva effettivamente funzionato. L’ assetto della nave era nuovamente verticale e,drago a parte , erano al sicuro.

 – Io penso al timone. Tu ricarica i cannoni- il capitano estrasse dai recessi dei suoi abiti viola , di squisita sartoria , una lunga falce dal manico chiaro e dalla lama nera. A osservarla bene, si capiva che non era un vero e proprio strumento da lavoro: l’ impugnatura per il braccio sinistro era troppo alta, cosi come la curva nel manico. La lama, invece, era troppo sottile, e il filo era all’ esterno, anzichè all’ interno. Quella non era una falce. Era una vera e propria arma da offesa. E , credetemi quando vi dico che l’ aver estratto una falce da due metri da un mantello che gli arrivava a malapena alle caviglie, fu un numero di tutto rispetto. Si mise al timone, piantando i piedi sul legno ancora integro dopo la distruzione portata dal timoniere.

– E ora, amico draghetto … - disse, girando lievemente il timone- … sono dolori.-

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Lo scontro durava ormai da diversi minuti. Già diverse bordate avevano colpito il corpo del possente drago. Ma le sue squame bianche sembravano dure come l’ acciaio, e poco inclini a rompersi.

Apparentemente il capitano di quella insolita nave volante era in grado di modificare a piacimento densità e forma delle nubi: sennò sarebbe stata una vera botta di culo quando poco prima, chiudendo il pugno della mano destra, le nuvole stesse avevano tirato l’ immenso corpo alato e zannuto del drago nella tempesta, dove il capitano lo stava cercando. Non che guardasse, era più come … beh, se una lucertola vagasse allegramente per le vostre interiora, o ciò che voi potete percepire come il vostro corpo, sapreste cosa il moro provava in quel momento. Una fitta improvvisa al bassoventre. Eccolo ! Stava risalendo velocemente, come se volesse … O MERDA!

 Mosse il timone appena in tempo, salvando il suo nostromo dalle fauci della bestia, offrendogli solo parte della chiglia da distruggere. No …. non ce l’ avrebbero fatta a ucciderlo. Era sopravvissuto a qualcosa che avrebbe fatto a pezzi un muro in cemento, e si liberava nell’ aria come se nulla fosse. Ormai c’ era una cosa sola da fare: guardo la ragazza, abbastanza scossa dall’ impatto appena subito. Non avrebbe permesso che un iguana formato extra large le facesse del male. E il capitano spinse la sua mente, i suoi occhi nella tempesta, nella pioggia, cercando una traccia, un indizio, un increspatura sul mare che avesse significato la presenza di un imbarcazione. I fulmini squarciavano il cielo scuro e minaccioso, come sottili crepe bianche, che spezzavano l’ orizzonte frastagliato dalle onde, alte fino a dieci metri. L’ unica luce, e gli unici movimenti provenivano da una piccola imbarcazione, una nave con un grosso girasole ( o forse un leone , chissà, non riusciva a capirlo)  come polena. La sua bandiera mostrava chiaramente un teschio, con un buffo cappello di paglia dipinto sopra.

 “ Bene. Almeno saprò riconoscerla. Nonostante siano passati dieci anni dall’ ultima volta che ho solcato i mari, dubito seriamente che esistano molte imbarcazioni ridicole come questa”: esito un attimo.

In fondo,pensò il viola, i pirati sul ponte sembravano solo dei ragazzi, e sicuramente il compito che gli stava per essere affidato sarebbe stato troppo rischioso. Non voleva uccidere nessuno. E il lanciare impunemente un membro della sua ciurma su una nave umana, per giunta del nuovo secolo, avrebbe potuto portare a conseguenze quanto mai catastrofiche.

O meglio, se il viola fosse stata una persona coscienziosa e intelligente lo avrebbe pensato.

Essendo solo un idiota, si limitò a prendere la rossa, prendere la mira e lanciare l’ultimo membro della sua ciurma in mezzo ai nakama ,con un enorme sorriso stampato in faccia.

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I lampi brillavano all’ orizzonte, rendendo ancora più inquietanti le immense onde che si abbattevano ovunque, costringendo gli occhi dei pirati della ciurma di cappello di paglia a chiudersi per l’ immensa luce provocata. La pioggia cadeva cosi forte sul sartiame della Thousand Sunny da creare una sottile nebbiolina. Le vele, ormai zuppe d’ acqua , trascinavano a stento l’ imbarcazione, guidata da un sempre più preoccupato Franky. Non che lui si intendesse di meteorologia, sia chiaro: l’ unica cosa che conosceva del clima era che le nuvole stavano in alto e il mare stava sotto.

 Ma anche questo , all’interno di quella bufera, era opinabile. Non avrebbe saputo da che parte andare neppure con un long pose impiantato nel naso! Ma per fortuna c’ era la cartografa … 

Li aveva anche avvertiti: Si ricordava perfettamente le sue parole, dette appena due giorni prima …                        “ Anche se siamo usciti dal triangolo Florian, non abbassiamo la guardia! Nessuno sa cosa ci potrebbe aspettare fuori da queste acque, se tempeste, mostri marini o navi nemiche!”

                                                                                                                                                                                                       Ovviamente, nessuno se ne era minimamente fregato. Cioè, non che la navigatrice non fosse presa in considerazione, ma … beh,a  Zoro  appena sentite le parole “ navi nemiche” e “mostri marini” avevano brillato gli occhi, Luffy (che comunque non la avrebbe ascoltata) stava scherzando con Brook, il nuovo arrivato nella ciurma, mentre i restanti membri erano impegnati a leggere, costruire, medicare  o preoccuparsi (Usop non credeva ancora che accettare uno scheletro parlante a bordo fosse una buona idea).

L’ unico che sembrava ascoltarla era il cuoco, ma un indagine più approfondita sulla traiettoria del suo sguardo avrebbe confermato che , in realtà, stava limitandosi a esplorare, diciamo … il morbido e abbondante paesaggio offerto dal davanzale della rossa. E, col senno di poi , anche se per ipotesi il terrore della ragazza fosse stato preso in considerazione, poco ci sarebbe stato da fare per prepararsi: non c’erano stati avvisi, come scrosci di pioggia o venti particolarmente forti. Semplicemente le onde si erano alzate a dismisura e la tempesta aveva iniziato a scaricare le sue secchiate d’ acqua sul ponte. Anche la navigatrice, sempre attenta ai cambi seppur minimi di pressione, era sembrata rimanere  sorpresa. Ma, in fondo, a tutti capitava di sbagliare , e a nessuno sarebbe balzata in testa l’ idea che le doti innate della piratessa stessero facendo cilecca.

“CAZZO!” pensava nel frattempo la giovane navigatrice “COM’ E’ POSSIBILE CHE LE MIE DOTI INNATE STIANO FACENDO CILECCA?!”

 Sbatté violentemente le mani sul legno del corrimano, cosciente che se non avesse trovato una soluzione sarebbero presto andati a fondo. Ma, dopo aver già provato l’impossibile, nel suo profondo sapeva che non vi era nulla da fare. I suoi sensi, affinati come delicati strumenti di precisione, le mandavano informazioni assurde: pochi secondi fa avrebbe giurato di veder cadere dal cielo un materasso e una coperta di tweed … e comunque, anche data l’ ipotesi che una coperta di tweed e un materasso possano effettivamente materializzarsi in cielo, era sicura che dio stesso non avrebbe permesso ad una coperta del genere di esistere indisturbata.

 Avanti, fino alle strisce colorate giallo fluo e rosa pesca ok, ma i quadratoni verde evidenziatore no! Erano un insulto al buon gusto, oltre che al buon senso.

- NAMI!- La voce del cyborg la distolse da quei futili pensieri, riportandola alla più terribile realtà.

- DA CHE PARTE!? –

Secondi di silenzio. la navigatrice non aveva risposte, e dire a quel triste ciuffo blu che ogni strada conduceva a un inutile morte le risultava impossibile.

Guardo la sua ciurma, girata nella sua direzione in attesa di risposte, e decise di fare ciò che gli riusciva meglio. Mentire.

– A SINISTRA , FRANKY! – 

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-Che rabbia!- penso nel frattempo un membro della ciurma. C’ erano poche cose che detestava.                 Miawak era in cima alla lista, appena sopra al perdere un duello. Ma lo spadaccino dovette ammettere che l’ essere svegliato all’ improvviso per tirare delle funi dopo cinque ore di allenamenti, sotto una pioggia scrosciante e con la mocciosa che gli urlava nelle orecchie entrava nella sua top ten. Dopo l’ ennesima onda che lo travolse, la sua posizione si stazionò  fra il“venire quasi fatto a pezzi da colui che odio” e “ indossare una t shirt rosa con scritto mom” ( penso che nessuno di noi mai dimenticherà le sue corse a Water Seven).

La cosa che pero sembrava dargli più fastidio non era il freddo, la nebbia o l’ acqua che gli bagnava persino le mutande, ma bensì il breve istante di terrore che si era concesso guardando la rossa.

 Per un istante, un singolo e terribile momento, aveva sul serio temuto che  alla domanda di Franky su quale fosse la rotta per uscire da quel maledetto inferno, lei avrebbe risposto semplicemente                                                                “Non lo so”… ma, comunque, si era ripresa molto bene.

Cioè, non che lui non avesse capito che erano condannati a un triste esilio sul fondo oceanico, ma fra il saperlo e l’ ammetterlo ne passava parecchia. In fondo, dai lacrimoni di Chopper al moccio che scendeva dal naso di Usop, si capiva che più o meno tutti fra i nakama avevano interpretato come lui quel messaggio.

Solo il capitano era rimasto fermo, fra i raggi del sole/leone che fungeva da polena, a scrutare l’ orizzonte  con il suo solito mite sorriso ottimista. E loro, come potevano deluderlo? Il verde sogghignò. Lo avrebbero seguito anche fra le volte dell’ inferno, se solo lui fosse rimasto lì, al suo posto , sulla prua della nave. Lui li aveva liberati dai propri problemi, gli aveva dato la sua amicizia incondizionata …

 E per questo, tutti loro erano felici di poter morire da pirati, di morire con il sorriso sulle labbra, se lui non si fosse accorto di nulla. Già sentiva le urla dei demoni chiamarlo, ed era maledettamente determinato a …

Hey , ma questa non era la sua immaginazione, qualcuno stava veramente urlando! Sembrava provenire da molto lontano, ma era comunque abbastanza forte da farsi sentire da tutti i membri della ciurma, che cominciarono preoccupati a guardarsi attorno.

–Ve lo avevo detto!- iniziò a dire il cecchino, con il muco che iniziava a scendere e le labbra che tremavano.

-Degli spiriti maligni ci hanno inseguito da Triller Bark, e ora reclamano la nostra anima!-

-Brutto scimunito! – attacco il biondo cuoco, impegnato a legare del sartiame – Come ti permetti di spaventare cosi le mie amate principesse? Si tratterà di un qualche gabbiano!-

-No … - esordì Nami – I gabbiani non si allontanano mai dalla costa,e non ci sono isole in questo tratto di mare per almeno un giorno di navigazione.  Comunque, a me sembra molto di più un urlo umano, di una ragazza forse … - concluse la sua analisi appoggiandosi al parapetto, totalmente incurante dei richiami di Franky  di riconcentrarsi sulla tempesta che si abbatteva ovunque.

-AHH, USOP, SEI SICURO SIANO SPIRITI MALIGNI? – la voce di chopper era altissima, e gli spasmi della paura cominciarono a farlo tremare,rendendo i suoi occhi bianchi.

-CERTO!- esordi sicuro il cecchino – Ti ho mai mentito?-

la sua voce flautata si incrinò nel sentire un coro praticamente univoco di “sempre” provenire da ogni membro della ciurma, escluso un Franky veramente occupato governare il timone.

E l’urlo nel frattempo si avvicinava, e ciò che prima era solo un mesto fischio di fondo arrivò quasi a superare i rumori dei fulmini.

 Fortunatamente Zoro ebbe la prontezza di riflessi di proteggersi la faccia quando una ragazza  coi capelli rossi, quasi interamente avvolta in un lungo panno violaceo, trapasso le vele e lo colpi in pieno: sarebbe stato orribile essere ricordati come il primo spadaccino ucciso da una donna piovuta dal cielo.

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Sono passati quasi due giorni dalla tremenda tempesta che ha incontrato la Sunny nel suo viaggio verso l’isola degli uomini pesce, e ancora adesso Franky  sta riparando i danni subiti all’ imbarcazione. Una tempesta molto strana, a dirla tutta: era iniziata in pochi attimi, ed era durata una decina di minuti, danneggiando la nave in modo quasi critico. E proprio nel momento in cui tutti pensavano che la si spezzasse, ecco che la tempesta spariva, come per magia … sembrava quasi che avesse gusto nel prenderli per i fondelli!

E , ovviamente, c’era stata la faccenda di Zoro … una volta usciti dal tifone, infatti, sembrava che lo spadaccino si fosse volatilizzato.

Già si pensava di invertire la rotta per cercarlo fra i flutti (idea che , in realtà , aveva avuto solo sette voti a favore, data l’ insistenza di Sanji a continuare sulla rotta maestra: a detta sua “finalmente il verde marimo aveva avuto l’ occasione di ricongiungersi con i molluschi suoi simili”) quando, senza ragione apparente, Brook  fece notare che non si ricordava di un buco così grosso nel castello di poppa.

Apparentemente una ragazza era piovuta dal cielo, aveva colpito lo spadaccino, aveva distrutto buona parte del fasciame e si era fermata assieme al verde proprio sul letto della camera degli uomini (si, ancora abbracciata al verde se ve lo state chiedendo).

 I commenti sono stati piuttosto variegati, partendo dall’ arrabbiatissimo Sanji (“come è possibile che quel porco sia riuscito ad attirare una tale fanciulla?”)fino alle battute di Brook (“Beh, certo che il nostro spadaccino si impegna in qualunque situazione, ehh? Yohohohooo!”), ma visto che i due sembravano piuttosto malmessi li abbiamo portati in infermeria di urgenza. Zoro è stato dismesso ieri, ma la ragazza non si è ancora svegliata: apparentemente dopo la caduta ha subito un duro colpo alla testa, ma essendo le sue funzioni vitali apparentemente stabili, ritengo si sveglierà a breve.

La piccola renna si distrasse dal suo diario di bordo, che chiuse lentamente dopo aver appoggiato la  pena nel calamaio.

Guardò la ragazza stesa sul letto. Non era brutta , anzi, quei capelli rossi le davano un tono molto sbarazzino, ma … aveva fatto degli esami preliminari, e oltre ad aver appurato una forte aritmia cardiaca (sembrava quasi che il suo cuore battesse te volte!) aveva constatato che, nonostante all’ apparenza dimostrasse poco più di 14 anni, in realtà ne aveva quasi 25.Si avvicinò al letto per controllare il battito.

 – povera ragazza … deve essere strano non poter crescere mai … - disse il medico scuotendo la testa.

La scena successiva si svolse in pochi secondi. La ragazza si svegliò, tirando una mazzata in testa a Chopper con tutta la sua forza, urlando a squarciagola “DAVIE, PIANTALA DI PRENDERMI IN GIRO, O GIURO CHE TI AMMAZZO!!”

Ciò fece urlare Choper, cosa che richiamò l’ attenzione della ciurma, che corse a vedere cos’era successo, trovando in infermeria il divertente siparietto di lei che lanciava ogni cosa si trovasse a portata di mano contro la renna, nascosta sotto al tavolo, gridando “quel procione parla! PARLA!”.

Tutto sarebbe diventato molto più incasinato, se l’ arrivo di Brook non avesse spinto la ragazza ad ammutolirsi e a fissarlo spaventata.

Svenne dopo che lo scheletro, in un modo estremamente galante, le chiese di far vedere le sue mutandine.

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Capitolo 2
*** Tempo di presentazioni ***


CH2-DF1

Capitolo I : Tempo di presentazioni

Mary si svegliò. Non fu un risveglio lento, come ci si può svegliare in una tarda mattina di domenica, con tutta la tranquillità che la pigrizia può dettare.

Fu più il classico risveglio da lunedì  notte, con la sveglia puntata alle 5 e l’ autista dell’ autobus che non tollera  i ritardatari. Come biasimarla? L’ultimo ricordo che aveva da sveglia era di uno scheletro maniaco che  chiedeva di fargli vedere le sue mutandine. Appena si fu adattata alla luce e poté guardarsi intorno, vide 5 membri della ciurma dei nakama.

La stavano fissando.

Passarono svariati secondi in cui, con un abile rotazione compiuta unicamente dal bulbo oculare e non dalla testa, fisso uno ad uno ogni persona che aveva davanti.

C’era un uomo con i capelli verdi e lo sguardo da duro, una donna mora con il naso dritto, un ragazzo biondo con degli assurdi occhiali a forma di cuore( la montatura era orribile, sembrava quasi che il ragazzo avesse le sopracciglia arrotolate), un altro con un lungo naso e infine quello al centro, con un buffo cappello di paglia. Fu lui il primo a parlare.

-Perche ci stai fissando?-chiese incuriosito il ragazzo: lei, indietreggiando di più sul letto, prese lentamente il cuscino da dietro la schiena e lo mise davanti a se,seppure  dubitando della sua efficacia come scudo.

-Potrei farvi la stessa domanda.-

Passarono altri secondi nel completo silenzio.

“perché mi fissano? Chi sono, soprattutto ? e cosa è successo dopo che Davie mi ha lanciata giù? Starà bene? E gli altri?”erano solo alcune delle domande che frullavano nella testa del nostromo. Solo si limitò a fissare con maggiore astio il biondino vestito da cameriere, che la guardava come un bambino guarda un nuovo cucciolo.

Sanji, come chiamato in causa,iniziò a parlare. Non staro qui a riportare tutto ciò che disse, sarebbe comunque la classica sfilza di “chiamami mister prince” oppure “cosa questo umile servo può fare per renderti più felice?”, e sta di fatto che per l’ intera durata del discorso, lei tenne solo lo sguardo puntato su di lui: Le orecchie erano ben tese ad ascoltare una conversazione che, apparentemente, veniva da una stanza al di la della parete destra. Da quel che poteva capire una donna abbastanza adirata stava aspramente criticando qualcuno.

“Ma siete impazziti a farvi vedere cosi?” diceva la voce sconosciuta” Siete uno scheletro, un cyborg e una renna parlante, la gente non si aspetta che voi parliate, camminiate, o, in linea generale esistiate, quindi non potete semplicemente chiamare la prima ragazza che vi capita a tiro e chiedergli di FARVI VEDERE LE SUE MUTANDINE! Non dovreste farlo nemmeno se foste umani!Prima dovete far spiegare la vostra esistenza da qualcuno più o meno normale. Poi, se quella non comincia a ridere o a correre, potete parlare: ma non ti è sembrato troppo , Brook , il chiedere di mostrare la biancheria intima ad una ragazza semicosciente?! ”-la ragazza stesa senti un sospiro, e subito una voce conosciuta inizio a parlare

-Yohoho, ma , dolce Nami, la gente non mette in dubbio la mia esistenza: gli scheletri esistono, e un dato di fatto! Solo che, di media, quando stiamo fuori da un corpo, tendiamo a non muoverci troppo! Yohohoho!-

- Hei, sorella, Ma io cosa centro?- disse una voce decisa – Mica l’ ho spaventata io, manco gli ho chiesto nulla riguardo i suoi slip! Nemmeno mi sono avvicinato … sai, mi sembra tanto proprietà privata dello spadaccino, da come li abbiamo trovati, non so se mi spiego … -

La ragazza udì distintamente due rumori simili, ma comunque parecchio differenti:il primo assomigliava a un asse che si abbatte su un pezzo di metallo  , anche se sembrava che fosse attutita da qualche tipo di gel.... Il secondo era semplicemente un martello che impattava con un osso, con parecchia ovatta nel mezzo. Un sottile strillo e un pianto sommesso di bambino facevano da sottofondo a questi rumori, misti ad un “ti prego, io dovevo solo fargli da dottoreeeee!!”.

Le parole di Sanji diventarono ad un tratto estremamente interessanti,o comunque utili a distrarla dalle violenze commesse nella cabina affianco. Intanto, quello con gli occhiali a cuore aveva finito, e il moretto con il cappello di paglia sembrava intenzionato a parlare.

-Ciao. Io invece  mi chiamo Luffy, e sono il capitano di questa nave. Tu chi sei?- chiese con aria interrogativa. La rossa riflette un paio di secondi … certo, non poteva svelare la sua vera identità a quei ragazzi, ma poteva comunque dirgli il suo nome (tanto, nessuno lo usava più da almeno 20 anni, sostituito dagli occasionali “Marydoll” o “nanerottola”).

-Piacere- disse- Il mio nome e Mariann Lively. Mary per gli amici. Il vostro, invece?-domando ai restanti ragazzi che aveva attorno.

 Scopri cosi che il verde si chiamava Zoro, la mora Nico Robin e il nasone qualcosa simile a Hula opp, ma non ne fu così sicura: il ragazzo aveva cercato di riassumere in pochi secondi almeno una ventina di titoli, come “grande capitano”, “valoroso guerriero del mare “ e “re dei cecchini”, ma dopo il quinto si era miseramente persa. Poi arrivo, dalla moretta alla sua destra, la domanda che tanto la spaventava: Come mai sei caduta dal cielo?

Ah, bella domanda. Dire che il suo capitano, dopo aver ingaggiato una battaglia navale a 5000 metri di altitudine, avesse usato il suo potere per lanciarla in mare, non le sembro una risposta troppo azzeccata. Avrebbe sicuramente innescato una sequenza di domande a cui non avrebbe voluto rispondere. Fortunatamente il biondino arrivo in suo soccorso, se non altro per dargli più tempo per pensare.

-Forse- disse lui – Sei un angelo caduto dal cielo, e mentre volavi giù hai perso le tue piume- (ogni riferimento a Dragon Quest IX è puramente casuale, anche se dubito sul serio che qualcuno mai avrebbe potuto coglierlo)…

 Una pausa di mutuo e imbarazzato silenzio si levo dai 4, permettendo di sentire che, nell’ altra stanza, il litigio si era quasi completamente calmato. Lei, piano, inizio a dire l’ unica cosa che probabilmente la avrebbe salvata.

-Mi spiace, ma proprio non mi ricordo nulla. Un attimo prima ero a casa mia, a cucinare, e un attimo dopo stavo volando giu. Se, per favore, mi poteste riportare al mio villaggio, ve ne sarei estremamente grata-

Ovviamente le credettero  , o almeno non fecero sembrare il contrario. A Zoro, il più convinto, sembrava perfettamente normale che qualcuno, magari camminando sicuro nella direzione giusta, potesse improvvisamente ritrovarsi sopra a una nuvola. A lui non era mai capitato.

Non ancora.

Comunque, che le credessero o no, non e un problema che richiede un immediata analisi. Sta di fatto che, dopo averla preparata psicologicamente, le presentarono i restanti membri della ciurma: prima la rossa navigatrice, che si chiamava Nami, si presentò e con tutta tranquillità espose perche alcuni membri della ciurma non fossero completamente “umani”, ricordandosi del suo spavento di pochi minuti prima.

Mary ammise che ,effettivamente ,quella ciurma non aveva nulla da invidiare alla sua nella varietà di personaggi contenuti, ma comunque lei si era preparata più o meno a qualunque cosa nei suoi molti anni di servizio sulla Drunken Danish.

Uno scheletro canterino, un uomo di metallo e una renna dottore, però, le mancavano. Nei riguardi del suo spavento di pochi minuti prima  invece c’ era poco da dire. Solo non si aspettava di vedere questi personaggi appena sveglia , su una nave completamente sconosciuta. Per la recita della “povera ragazza indifesa e bisognosa di aiuto”, però, fece finta di provare un po’ di paura, mentre il moro scheletro le proponeva nuovamente di fargli vedere le mutandine.

In seguito, visto che era tardi, si riunirono tutti insieme a tavola:Cavolo, magari avercelo a bordo un cuoco cosi! Umi se li sognava di preparare manicaretti cosi buoni, e variare dal suo solito menu ( sushi a colazione, arrosto di mostro a pranzo e the a cena) le sembro il paradiso. Notò che l’ atmosfera era molto gioviale e accogliente, con il capitano che rubava nei piatti altrui, il cuoco che trottolava qua e la a portare prelibatezze, e lo spadaccino che beveva come un tombino, fra le note di violino dello scheletro e le battute del cecchino.

La navigatrice le fece vedere le sue carte nautiche, per capire più o meno su quale isola abitasse: e lì ebbe un problema. Lei non sapeva su quale isola dovessero andare, ne su quale avrebbe avuto la possibilità di ritrovare la sua ciurma. La sua unica sicurezza era nella sua tasca destra, sotto forma di un pezzettino di carta stropicciato. Una vivre card. Comunque se la cavò anche in questa situazione, indicando un isola più o meno boscosa, a 4 giorni di navigazione. Avrebbero pensato gli altri a trovarla, tanto a quel punto il suo capitano poteva essere ovunque nel mondo.

Dopo che anche questo breve momento di rischio se ne fu andato , si ritiro nella stanza delle ragazze. Un comodo letto era stato fabbricato sul momento dall’ abile carpentiere, e lei , stanca, vi si buttò sopra a pesce. “strano” pensò “mi sento stanca, eppure ho dormito quasi una settimana, secondo il medico”

Mary pensò divertita al musino del dottore, spaventatissimo per quella che secondo lui era un aritmia cardiaca in stadio terminale. Quasi le dispiacque mentirgli, dicendo che tutta la sua famiglia ne soffriva , ma nessuno fortunatamente ne era ancora morto. Non avrebbe potuto dirgli la verità nemmeno se avesse voluto  perché, effettivamente, ne sapeva veramente poco pure lei. Si stava quasi per addormentare, quando nella cabina entrarono le sue due “coinquiline”, venute a sdraiarsi come lei.

-Hei- disse la navigatrice- Ma, dimmi, che mestiere fai tu?-lo sguardo interrogativo di lei sembrava non voler accettare nessuna scusante, mentre il suo volto aveva l’ espressione tipica di chi non cambierà discorso così velocemente. Quindi c’era qualcuno in quella nave che dubitava del suo racconto assurdo!

Fortunatamente la risposta, seppur lontana dalla realtà, le venne spontanea. Non era proprio un mestiere, più … qualcosa che le veniva veramente bene.

- Io sono una sarta- disse- E anche piuttosto brava, modestia a parte … -

L’ espressione della rossa mutò in un sorriso furbo. Sembrava una gatta, scaltra e osservatrice, pronta a saltare addosso alla preda alla prima occasione.

-La modestia e la virtù delle persone modeste : e nessuno, su questa nave, lo è. Ognuno di noi ha un sogno e, credimi, nessuno vuole essere il secondo in nulla. Per esempio, io voglio tracciare una carta di tutte le terre del mondo, mentre lei- disse indicando la mora , che si stava cambiando – Vuole svelare il mistero del secolo buio della storia mondiale, se sai cos è-

La sarta guardo un attimo Nico Robin. Ah, se soltanto avesse saputo che a meno di mezzo metro da lei c’era una persona che poteva darle tutte le risposte, chissà, magari il suo volto di pietra avrebbe potuto degnarsi di alzare per un secondo un sopracciglio. Ne dubitava sul serio.

-Scusa , hai detto di essere una sarta?- disse “volto- di- pietra” -Perche, sai, avrei un paio di vestiti che adoro ma che mi vanno un attimo stretti, e avrebbero bisogno di un allargatina-

Un allargatina? E va bene, tanto per 4 giorni, non avrebbe avuto null’ altro da fare.

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Altro luogo, altro tempo.

Era caduto dalla nave da ( se non  si sbagliava ) circa 24 ore, ma era difficile stabilirlo, data l’ oscurità che regnava sovrana attorno a lui. I suoi primi tentativi di alzarsi furono, lo ammise, un fiasco. Certo, i suoi pesanti stivali in piombo a tenuta stagna non lo aiutavano ma, cavolo, probabilmente era caduto da più di 5000 metri di altezza: e quasi la metà in profondità, aggiunse mentalmente. In fondo, se la meritava una bella dormita, e il buio assoluto che regnava a quella profondità conciliava estremamente il sonno. Da qualche parte, sulla sua persona, aveva effettivamente un paio di fiale di potente sonnifero, ma ritenne che fosse più saggio incamminarsi. Si mise una mano in tasca, estrasse la sua vivre card e la impugno saldamente, ma lasciandogli abbastanza spazio per muoversi fra le sue dita, indicandogli la direzione corretta.

Su.

Ah, sai che scoperta! Vabbe, si preannunciava una lunga camminata …  si sistemò meglio gli occhiali da sole (utilissimi in quel momento), mise a posto un paio di valvole sui suoi stivali, e si incamminò sorridente.

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Nami scrutava l’ orizzonte dal castello di poppa. Non riusciva a dormire, a causa di un dubbio, che piano piano le rodeva il cervello. Beh, più che un dubbio lo avrebbe potuto chiamare intuito o, ancora meglio, sensazione.

Si, una brutta sensazione, ecco cosa provava lei in quel momento . La brutta sensazione di essere stata fregata. O, comunque, di non essere riuscita a fregare qualcuno, cosa che nel complessivo non cambiava nulla o quasi dal’l essere, appunto, fregata da qualcuno.

Tutta colpa di quella mocciosa … si era riuscita ad accaparrare la fiducia di tutti, persino della sua amica Robin. Ma lei no … lei non era stupida, e col tempo era diventata una maestra nell’ arte dell’ inganno e del sotterfugio. La pratica rende perfetti? Lei aveva quasi 15 anni di esperienza come ladra professionista alle sue spalle, e doveva ancora arrivare il giorno in cui qualcuno la sarebbe riuscita a giocare.

Erano passati esattamente sei giorni da quando quella ragazza era misteriosamente era caduta dal cielo, e quattro da quando si era svegliata dal ricovero, e nessuno, dico, NESSUNO a parte lei si era chiesto ne come ci fosse finita lassù, ne come fosse sopravvissuta all’ impatto. Calcolando le dimensioni del buco che aveva formato, era caduta da più o meno 5 km, metro più metro meno, aveva sfasciato del legno duro come acciaio ed aveva fatto perdere i sensi a Zoro , quando nemmeno una bordata di una nave della marina poteva minimamente disturbarlo.

Nei 4 giorni successivi lei si era ripresa alla grande , giocando con Luffy e chopper, ascoltando le melodie di Brook, le spiegazioni sulla nave di Franky e le balle assurde di Usop : lo spadaccino era l’unico a non averla presa in simpatia, ma, cavolo, c erano voluti 2 mesi solo perche iniziasse a trattare l’ archeologa come un essere umano. E poi, comunque, il loro primo “impatto” non era stato dei migliori … aveva dovuto portare per due giorni pesanti fasciature sulla testa, meritandosi l’appellativo di “turbante” da Sanji.

 Per il cuoco appena citato era meglio stendere un velo pietoso : Trattava la sua “ piccola fragolina “ come se fosse una mocciosa, viziandola con gelati, torte e spremute …  Avanti, anche se sembrava solo una quindicenne, Chopper  aveva detto che in realtà aveva 25 anni!

LEI STESSA ammetteva la sua vera età, eppure tutti la trattavano come una ragazzina … e a lei piaceva, lo sapeva che le piaceva la cosa! Più di una volta aveva finto dei malori, con giramenti di testa e quant’ altro, solo per attirare l’attenzione, ma chopper aveva già dedotto che  più che per un problema fisico, quei sintomi fossero da avvelenamento, e a meno che lei stessa non la stesse avvelenando solo con il pensiero, dubitava che qualcuno fra i nakama le potesse fare del male.

Anche Robin, quella più cauta e diffidente, si era sciolta una volta visti i risultati di Mary sul campo della sartoria: vestiti che la mora oramai dava per persi, rovinati o irrimediabilmente stretti, tornavano come nuovi nelle mani della rossa dopo appena un quarto d’ ora. Quarto d’ ora che passava da sola in un angolo sperduto della nave, o in una stanza chiusa, perche “ non le piaceva venire fissata mentre lavorava”… see, come no! Qualunque sporco trucco usasse per cucire, lei la avrebbe smascherata, e avrebbe dimostrato che  in realtà, li stava solo usando per i suoi biechi obbiettivi, qualunque essi fossero.

Ma ora lei la avrebbe messa alle strette, ormai aveva capito cosa la “mocciosa” stava facendo .Era salita sul ponte alle quattro di mattina, proprio per dimostrarlo:

da qualche giorno le sembrava che la rotta non fosse esattamente dritta, ma si fosse inclinata un poco. Certo, nulla di dimostrabile, ma abbastanza da far insospettire la navigatrice … e se lei li stesse dirottando? Ma oramai lo avrebbe scoperto a momenti. Secondo i suoi calcoli la prossima isola sarebbe dovuta essere l’ arcipelago Sabaodi, dritta davanti a se, a distanza di quattro giorni di navigazione: la tempesta li aveva spinti molto velocemente in avanti, accorciando di molto il tragitto.

E sarebbe dovuto essere all’ orizzonte, una volta che il sole fosse spuntato. Sennò, evidentemente qualcuno aveva manomesso il timone per portarli fuori strada.

La rossa sogghigno, stringendosi alla felpa pesante che la proteggeva dal freddo notturno , fiera delle sue deduzioni, aspettando l’ arrivo del’ aurora .

Aurora che arrivo, dandole il risultato che sperava.

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Il vento fischiava attorno ai suoi capelli color corvino, quando l’ alba attraverso il cielo colorandolo di giallo, di arancione, di verde e infine di rosso. Erano esattamente 3 giorni che non dormiva, come erano passati tre giorni da quando Mary era atterrata su quella stramba nave. Decisamente troppo.

Si stiracchiò ( aveva arti superiori e inferiori intirizziti dal freddo ) e guardò  con attenzione la piccola nave che compariva all’ orizzonte. Era stata una faticaccia riuscire ad orientare correttamente la rotta, in modo da farla scalare di un “percorso” in una notte. Come tutti , o quasi, nel grande blu sanno, vi sono 7 rotte praticabili per attraversare il mare, sette differenti percorsi con differenti rischi, tesori, insidie e, soprattutto, tracce magnetiche. Perchè molti dimenticano che ogni percorso possiede un'unica e irripetibile “traccia”, che permette al long pose di organizzarsi e di seguire un singolo “binario” magnetico, che dalla reverse mountain porta fino all’ arcipelago Sabaodi. Binario che non poteva essere cambiato in corso d’opera. Se sceglievi la rotta 1, la rotta uno dovevi seguire fino alla fine, pena la smagnetizzazione della suddetta bussola.

Solo in quel caso, quando tutte le tracce magnetiche si ricongiungono, è possibile fare una cosa del genere e non rimanere bloccati su un isola.

 Non era stato complesso addormentare la vedetta ( un buffo ragazzo con il nasone), per agire nell’ indiscreto anonimato della notte. Grazie alla sua vivre card era riuscito a puntare la nave dove ( secondo anche le carte trovate sottocoperta) aveva direzionato Black, una volta portato fuori dalla tempesta.

 “ ok” gli aveva chiesto il tetro spadaccino“quindi devo solo puntare dove mi trascina la corrente?”

“si, essenzialmente si. Ma, comunque, dovrei riuscire a tenerti d occhio.”

 Ed era vero. Nonostante si trovasse a più di 10 km di distanza, riusciva chiaramente a vedere  lo spadaccino , lontano, dormire saporitamente su quello che era stato l’ albero maestro della sua nave. La corrente lo stava portando esattamente nella direzione giusta.

Ahh, se non fosse stato per il sonno che aveva, tutto sarebbe stato perfetto. Entro 3 giorni e mezzo di navigazione, se la navigatrice avesse seguito il suo long pose, sarebbe arrivata sull’ isola di Downmount,senza alcun problema.

E lì avrebbero potuto ricongiungersi. Trovare poi un passaggio per il nuovo mondo non sarebbe stato un così grosso problema.

Per Umi e Davie, invece, sarebbe stato un pochino più complesso, c’ era solo da sperare che Mary avesse ancora la vivre card del capitano, mentre per il dottore … beh, che lui riuscisse a risalire dalle profondità oceaniche, non era certo un mistero. Lo aveva già fatto,soprattutto ubriaco, soprattutto per scommessa . C’ era solo da sperare che si sbrigasse.

Il vento soffiò più forte, dandogli un brivido. Oramai la corrente di aria calda che lo aveva sospinto sino a quel momento era solo un lontano ricordo … Beh, poco male, un po’ di moto lo avrebbe tenuto sveglio.

Sbadigliando (per quanto si potesse capire sotto la maschera da gufo che gli copriva il volto) sbatté un paio di volte le ali nere, prendendo un po’ di quota. Sarebbero stati i tre giorni e mezzo più lunghi, noiosi e insonni della sua vita.

 

(ATTENZIONE: e molto importante ricordare che gli eventi sopracitati avvengono ben 3 giorni prima che Nami abbia un qualunque sospetto, quindi avvengono il primo giorno dopo la convalescenza di Mary)

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I nakama erano tutti riuniti in cucina, per la prima colazione, ognuno occupato nelle proprie attività, specialmente il mangiare le prelibatezze che Sanji aveva preparato.

I Croissant e le Brioche (si, con la maiuscola: erano cosi unici da avere un nome proprio!) erano intinte in dolci composte di frutta, o in fiumi di cioccolato fuso. I biscotti, lasciati a macero nel latte , scivolavano dolci lungo le gole degli amici.

A parte quelle di Nami e Brook.

La prima era troppo pensierosa per mangiare, mentre il secondo, in quanto scheletro,non aveva una vera e propria gola.

La navigatrice tutto ad un tratto , si alzò e richiamò l’attenzione dei compagni. Un ghigno furbo tagliava da un orecchio all’ altro il volto di lei e una luce maligna le brillava negli occhi.

-Ragazzi- disse, distraendo persino Luffy dalla propria colazione (cosa che neppure un toro scatenato sarebbe riuscito a fare)

– Ho qualcosa da dirvi riguardo alla condotta di una sarta di nostra conoscenza-

Il suo ghigno si volse verso la rossa, che la guardava con sorpresa. Era all’ angolo.

 

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Zoro camminava per i ponti inferiori della Sunny. Erano passate circa due ore dalla colazione. Apri la porta del magazzino, unico ambiente ancora  inesplorato.

Era ovviamente li da qualche parte. Fece qualche passo in direzione di una cassa molto sospetta, appena socchiusa, quando un sommesso rumore di pianto lo attiro verso una grossa giara in terracotta. Si fermò un attimo, ascoltando i pianto strozzato che veniva dal contenitore. Si sedette li a fianco, ad occhi chiusi, aspettando. Passò qualche minuto.

-Dai.- disse il verde- Tanto lo sai che sono qui, tanto vale parlarmi, no?-

 Il pianto strozzato si interruppe, trasformandosi in lievi singhiozzi soppressi.

-V-Va via, Zoro …- la voce della navigatrice era rotta, spezzata dalle lacrime.

-Lasciami i-in pace … voglio stare da sola … -

Lo spadaccino si alzò in piedi si avvicinò lentamente al vaso. Non fece in tempo a dire “dai, lo sai che non lo pensavano veramente”, che lei si alzò e, gettato da parte il coperchio in ceramica, cominciò a urlargli contro, mentre il volto le veniva bagnato da lacrime che come perle le brillavano sulla pelle.

-NON PENSAVANO COSA?! CHE FOSSI MATTA, CHE STESSI IMPAZZENDO, O PIU SEMPLICEMENTE CHE IO AVESSI TORTO?- Lo spadaccino la fissava con il suo solito sguardo tranquillo.

- non hanno detto quello … -

In effetti era vero. Quando, poche ore prima, la navigatrice aveva esposto la sua teoria ai compagni, nessuno aveva detto nulla del genere. Nessuno lo pensava … ma … nessuno pensava neppure che la loro ospite fosse in realtà una vile e meschina traditrice.

E quando lei sollevò la prova del ritardo nel viaggio, il commento di Franky su chi, effettivamente, fosse la persona incaricata di tracciare la rotta, aveva fatto il suo effetto.

 “non devi sentirti in colpa sorella” aveva detto “anche durante la tempesta, non eri riuscita a controllare la situazione. Magari dovresti prenderti una pausa”.

Anche il cecchino era d’accordo con la teoria del robot. “Un po’ di stanchezza può capitare a tutti. Comunque, anche se fosse, non vedo nessun motivo per cui Mary dovrebbe mentirci”

Ovviamente la navigatrice non aveva fatto una grinza su quei commenti.

 Avrebbe voluto rispondere, dire che si sbagliavano, ma i chiodi sulla sua bara continuavano a crescere, fra la preoccupazione del cuoco sul fatto che lei da un paio di giorni non mangiasse (Non era vero … si ricordava perfettamente di aver messo qualcosa sotto i denti, la sera prima … o a pranzo … forse del giorno precedente …) e quelle del medico, che la vedeva sciupata, come se non dormisse da giorni: anche in quel caso era, ovviamente, vero.

E quando anche Luffy stava per commentare, lei non resse. Come poteva restare, quando anche l’uomo che per primo l’ aveva salvata, l’ aveva resa importante strappandola da un destino terribile le stava per dare contro?

Scappò, correndo fuori dalla porta, verso l’ interno della nave, dove la avrebbero lasciata sola … Robin l’ avrebbe capita … aveva sicuramente detto agli altri qualche frottola, per tranquillizzarli, ma era sicura che almeno lo spadaccino la sarebbe venuta a cercare … lui era sempre stato in grado di capirla, da quando per la prima volta ad Arlong park si era giocato la sua vita, per lei.

Era più di un amico, anche se non lo dava a vedere.

Cioè, non si pensi male, non provava nulla per lui in quel senso ma … era come se avesse un fratello maggiore, che la aiutava nel bisogno.

E, quando Nami finì di urlargli contro, di tempestarlo di pugni, lui molto semplicemente la abbracciò, stringendola ai suoi forti pettorali, lasciando che la maglietta bianca assorbisse le sue lacrime.

 

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Un bellissimo panorama , formato da curve morbide all’orizzonte, era nel bel mezzo di una leggera pioggerellina tipicamente inglese, quando un uomo su una bicicletta si accorse improvvisamente di aver lasciato a casa l’ombrello. Non che la pioggia gli desse fastidio, ma tornare a casa a riprenderlo sarebbe stato difficile, se quelle due gocce si fossero trasformate, come i fulmini all’ orizzonte suggerivano, in una violenta tempesta. Cosa normale nell’ entroterra, dove basterebbe ripararsi sotto a un albero: ma li, in mezzo all’ oceano, dove il solo paesaggio erano le morbide curve delle onde, sarebbe potuto diventare un problema. Cosa ci faceva un uomo in bicicletta in mezzo all’ oceano mi chiedete? Beh, esattamente ciò che avrebbe potuto fare un uomo sulla terraferma.

Pedalava.

Solo che anziché pedalare su una strada, restava in equilibrio con la sua fida “bianchina”(la sua bicicletta) su un sottilissimo sentiero di ghiaccio. Sarebbe bastata una leggera spinta delle onde e lui si sarebbe trovato in acqua ( problema non da poco, considerato che non sapeva nuotare).

Per questo, quando un immenso drago bianco cadde dalle nuvole ,assieme ai resti lignei di quella che sembrava una nave , prima di ogni tipo di perplessità venne l’ immediatezza dell’istinto. Non fece in tempo neppure a notare la scritta “Drunken Danish “ in lettere dorate sulla chiglia.

Per impedire di cadere nel mare a causa delle immense onde dovute all’ impatto,dovette creare un iceberg di notevoli dimensioni con i suoi poteri, unico motivo per cui il ragazzo che cadde poco dopo non atterrò in acqua. E per fortuna.

Come Aokiji, neppure lui sapeva nuotare.

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Capitolo 3
*** chap 2 provvisorio ***


c2

buondi! sfortunatamente sarò assente per i prossimi giorni. visto che non sò quanto starò via, ho deciso di postare in anticipo la "brutta " di questo capitolo.la versione riveduta e corretta verrà postata assieme al prossimo capitolo.mi scuso e viauguro una buona lettura!

Capitolo II

Il sole filtrava a stento dalla fitta boscaglia che ricopriva gran parte dell’ isola in cui i Nakama si erano imbattuti. Dopo aver ormeggiato in un insenatura solitaria, lontani da occhi indiscreti, i compagni si erano divisi in direzione dei quattro punti cardinali (escluso il sud, perche vi era solo mare , mare, qualche scoglio  ancora altro mare).

 Usop era però rimasto sulla nave, dopo un improvviso attacco di “occosacacchiopuoesserciinquelboscoenza”, una terribile malattia che lo colpiva in casi simili, paralizzandogli gli arti inferiori e scuotendoli da forti spasmi ( si, in pratica aveva la tremarella).

Comunque, gli altri gruppi si erano divisi per consentire un bilanciamento di forza nel caso uno di essi fosse stato attaccato dai marines, in base alla loro funzione come membri della ciurma e in base a sottili rapporti interpersonali per cui Sanji doveva stare almeno con una ragazza, Zoro non poteva stare con Sanji (senno sai quante botte), e Luffy non poteva stare assolutamente da solo.

Nami, essendo quella con una “concezione spaziale migliore”  migliore, o meglio, essendo l’ unica del gruppo a sapere dove fosse girata, si mosse con Zoro e Brook . La scelta non era dettata solo dalla necessità di inserire nel gruppo dello spadaccino qualcuno che lo prendesse per la manina e lo riportasse a casa, ma anche dall’improvvisa simpatia che provava lo scheletro, ovvero l’unico essere vivente (quasi vivente) sulla nave che non avesse voglia di strozzare: Robin per essere abboccata a Mary , Mary per essere cosi maledettamente sospetta, Usop, Franky e Sanji per i commenti della mattina e Zoro PERCHE’ CAZZO VOLEVA SFOGARSI!

… e anche Luffy… soprattutto Luffy … per non averla difesa …

Non che ce l’ avesse DAVVERO con gli altri, anzi, sapeva che erano solo preoccupati, e che la buttavano sul ridere, ma … per la loro salute e per il benessere del clima morale della ciurma, sarebbe stato molto meglio che non li avesse fra i piedi per almeno un paio di giorni: lo schiaffo morale della mattina bruciava ancora, e si era riuscita a trattenere dal piangere di fronte a tutti solo grazie allo spadaccino , che nelle ore precedenti la aveva consolata e calmata, fino a quando non avevano sentito l’urlo di Usop, che avvertiva la ciurma che la terra, perlomeno per il binocolo del moro, era in vista.

Ovviamente non era l’arcipelago Sabaodi, questo lo si capiva a cominciare dal fatto che oltre a un isola boscosa, con una grossa montagna al centro, non vi era nient’ altro che qualche scoglio. E questo, per la maggioranza dei nakama, era imputabile solo alla navigatrice, che non aveva potuto far nient’altro che sorridere e ingoiare la bile.

 

 

Il loro gruppo, battezzato come “gruppo in esplorazione”, stava battendo la foresta alla ricerca di qualsiasi altra cosa al di fuori del villaggetto di pescatori situato nella zona nord, dove Sanji e le restanti due donne si erano recati alla ricerca di cibo ( o stoffa, nel caso della sarta, intenzionata a confezionare un abito, probabilmente per la mora archeologa), mentre i restanti membri cercavano materie prime e risorse nel bosco, come cibo e legname.

Erano passati vari minuti da quando avevano lasciato il sentiero principale, e la foresta si incupiva sempre più, man mano che si avvicinavano al centro dell’ isola. La vegetazione si faceva sempre più fitta e minacciosa passo per passo,e ciò che da prima erano fiori diventarono rovi, mentre la luce piano svaniva, sostituita dalle ombre delle foglie.

Un fruscio, che sarebbe passato inosservato in qualunque altra situazione, colpì immediatamente i tre compagni, soprattutto perche, a parte il loro respiro,(o perlomeno il respiro di due di loro) nulla sembrava muoversi. Con scatto felino lo spadaccino estrasse una spada e la affondo fino all’ elsa nel legno di un albero a pochi metri da loro.

Un gesto abbastanza curioso, considerato che sembrava aver colpito uno a caso fra le centinaia di alberi li presenti.

Nessun altro albero, però, avrebbe tirato un sottile sospiro di paura e non avrebbe piagnucolato qualcosa di molto simile a un “ti prego non mi uccidere”.

Zoro non aveva colpito esattamente al centro del fusto, ma aveva affondato la lama piuttosto a sinistra, quasi a un palmo dal cuore del tronco.

Quasi a un palmo dal cuore di un marines, che dietro all’ albero, svenne dalla paura.

E nessuno, a quel punto, si accorse che dallo stesso albero cadevano alcune piume nere.

 

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Quando vide la sagoma dei tre dei tre pirati ( più il loro ostaggio, trascinato da Zoro) allontanarsi all’ orizzonte, , Howl decise che ricominciare a respirare sarebbe stata una scelta saggia, prima che il suo colorito passasse dal rosso al verde a causa della lunga assenza di ossigeno.

Prese lunghe boccate d’aria, ansimando, per lo scatto dello spadaccino di poco prima: aveva seriamente temuto di essere fatto a pezzi!

Ed era decisamente troppo stanco, dopo le lunghe ore di volo, per potersi dedicare appieno ad un combattimento.

Dopo essersi accertato dell’arrivo di Black sull’Isola aveva pensato di farsi una bella dormita, finalmente, e invece no! Lo spadaccino biondo lo aveva obbligato con più o meno velate minacce a seguire gli spostamenti dei ragazzi di quella ciurma … e con il sonno che aveva accumulato in sei giorni di voli e dirottamenti che si faceva sentire , era quasi impossibile.

Ancora non gli erano chiari i pani di Black per raggiungere il nuovo mondo sena farsi scoprire dalla marina, ma era chiaro che aveva intenzione di approfittarsi della fiducia che quei ragazzi riponevano in Marydoll.

Comunque, per il momento, non c’era null’altro da fare che seguire gli ordini e aspettare che il biondo trovasse il modo di contattare la sarta …

Certo però...la prossima volta , lo avrebbe lasciato annegare quell’ingrato!

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Il villaggio in realtà era molto più grande di quel che sarebbe parso all’apparenza, e otre alle poche case di pescatori che si vedevano sulla costa vi era anche un nucleo abitativo all’ interno, che pareva per lo più abitato da commercianti e piccoli borghesi.

Sanji aveva optato per il rimanere nella zona delle bancarelle a far compere, in fondo pareva che la sarta sarebbe rimasta con loro almeno fino a Sabaody. Sarta che al momento si trovava con Robin a scegliere il colore della sua nuova opera.

- E rosso? Andrà bene il rosso?- Chiedeva la ragazza a Nico Robin, che scuoteva la testa in segno di diniego.

-No, io non lo userei. E troppo vistoso.- la rossa sospirò e lanciò la stoffa insieme al resto su una pila alle sue spalle.

Una pila piuttosto alta, formata da tessuti di colore e foggia differenti. Stava cercando, anche se con scarsi risultati, una tinta che potesse andar bene alla mora. Non aveva ancora ben capito che tipo di abito volesse, e neppure per chi dovesse essere fatto ( apparentemente si avvicinava il compleanno di uno dei suoi Nakama, e voleva fargli un regalo). Ma dal tipo di abito , un kimono che avrebbe dovuto lasciare libertà ad arti e gambe, sembrava che lo spadaccino fosse il destinatario.

-Questa?- prese una preziosa seta azzurra dallo scaffale dell’ ultimo, polveroso negozio di stoffa della città.

-No … troppo vistosa … e poi non metterebbe mai qualcosa di quel colore- disse impietosa l’archeologa.

-e quella laggiù?- disse indicando un rotolo verde speranza – Non sarebbe perfetto?- chiese la ragazza.

-mhh … no … ma quello a fianco potrebbe andare bene.- Il dito indice della bruna si era alzato, indicando l’oggetto del suo desiderio.

- quello sarebbe il colore perfetto- disse fredda e incisiva come sempre.

La rossa ruotò lo sguardo. Soppesò il colore e la fattura, per poi avvicinarsi a valutare trama e consistenza.

“benissimo” si disse “nessuno noterà lo scambio”. E subito si voltò a sorridere alla bruna, complimentandosi per il suo buon gusto. Cosa che gli riuscì difficile, data la stonatura orribile che la sua opera avrebbe fatto con i capelli verdi dello spadaccino.

Ma, si sa, il lavoro e lavoro.

 

 

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Contemporaneamente, a meno di 20 miglia da lì, una nave dei marines si stava avvicinando all’ isola. Si erano sentite tramite lumacofono delle voci riguardanti la comparsa di cappello di paglia sull’isola. Cosa assai strana, considerato che quella non era la rotta che lui aveva intrapreso dalla Reverse Mountain. E il capitano di quella nave lo sapeva bene quale fosse la rotta che cappello di paglia aveva scelto: tanto per cominciare, era la stessa che aveva scelto lui, e per secondo ( ma non meno importante) motivo, lo aveva incontrato ad Alabasta, unico luogo dove fosse riuscito a raggiungerlo durante il suo inseguimento.

-TASHIJIII!- l’urlo del capitano rombava su tutta la nave. Il secondo in comando arrivò correndo, impacciata come al solito, urlando a squarciagola “eccomi capitano!”.

Si fermò davanti ad un attaccapanni, con appesa l’ uniforme sgualcita del soldato, eseguendo un perfetto saluto militare.

- TASHIJI, CAZZO , QUANTE VOLTE TI HO DETTO DÌ METTERTI GLI OCCHIALI?!-

La ragazza si inforcò al volo le sue lenti, e quasi immediatamente si girò per scusarsi con il suo capitano. Si fermò, vedendo che anziché due il bianco aveva 3 sigari in bocca.

Ciò poteva essere spiegato solo da un forte mal di testa. E ciò significava che era molto nervoso.

-scusi capitano … - chiese con voce cauta – quali sono gli ordin… -

-ORDINA AL TIMONIERE DI APPRODARE SULL’ ISOLA DI DOWNMOUNT- urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.

 – cappello di paglia e lì-

 

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Da un'altra parte, ma contemporaneamente, un ragazzo si stava svegliando. Era in un letto comodo, caldo, in una piccola stanzetta arredata in maniera economica. E come era successo alla sua vice prima di lui, qualcuno lo stava fissando. Era un uomo alto, vestito d bianco, con i capelli neri e ricci.

O almeno, questo notò quando si tolse la benda. In effetti aveva una piccola mascherina da letto sugli occhi, che gli impediva di osservarsi intorno. Solo una volta rimossa poté accorgersi di lui, del suo freddo sguardo che sembrava volerlo inchiodare al letto. Il solo pensare a quegli occhi provocava un gran freddo.

-chi sei?- chiese il ragazzo, mentre si passava una mano in mezzo ai folti capelli nero violacei, sfregandosi le palpebre nere.

L’uomo glielo disse.

-ah, un ammiraglio? E di che cosa? E poi, dai, Aokiji … che nome del cazzo!-

Una sbarra di ghiaccio si impiantò a mezzo metro da lui. L’espressione del moro mutò in mite sorpresa. Non tanto paura, quanto il puro stupore di vedere qualcosa di impossibile.

-Chi sei?- chiese l’ ammiraglio – E come mai sei piovuto dal cielo?-

L’espressione del moro non cambiò, rimanendo fissa sull’asta di ghiaccio.

L ‘ uomo sospirò, e si lanciò sopra di lui, bloccandolo con due spade create dal suo potere.

-Parla- disse sbrigativamente. – O ti taglio la testa-

Il moro ragazzo fissò per un attimo le gelide lame che gli incrociavano sul collo.

-CHE FICO!- urlò –Mi insegni come si fa?-

 

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Il verde acceso del bosco, illuminato dai raggi dell’ ultimo pomeriggio , incorniciava Nami, Zoro e Brook,  che assieme al loro ostaggio stavano tranquillamente percorrendo a ritroso il sentiero nella foresta. Questo suddetto ostaggio era castano, con una sottile barba, e un mantello marrone sporco teso a coprire un uniforme bianca.

Una spia dei marines, lo spadaccino ci avrebbe scommesso anche la sua arma.

Come prima cosa sarebbe convenuto portarlo sulla nave, per svegliarlo e interrogarlo. E molto alla svelta.

Quella che l’uomo portava al fianco, se gli occhi non lo ingannavano, era una mini radio snail.

Ovviamente aveva già avvertito il quartier generale, sembrava un soldato ben addestrato e lo avrebbe stupito il contrario: questo significava che da li a poco una nave piena di marines sarebbe venuta a setacciare l’isola.

E, nonostante il suo spirito combattivo lo spingesse verso l’ennesima battaglia, la ragione lo convinse a limitarsi a battersela. Ragione che si manifestò nella curiosa forma di un destro da parte nella navigatrice, che con il broncio sulla faccia, lo avvertiva di non provare nemmeno a irritare un marine. Pena la decapitazione immediata.

La foresta stava iniziando a diradarsi quando Zoro, senza nessuna ragione apparente, in mezzo a quell’ ultima  boscaglia, disse alla rossa la frase che lei più sognava di sentire.

-quando sei uscita scappando dalla cucina, a colazione … sai, quando Luffy stava per parlarti, lui non voleva in alcun modo sgridarti- disse il verde, con tutta la naturalezza con cui si poteva chiedere l’ora a un passante.

-Stava per dire ad Usop di smetterla di “dire quelle scemenze”, e riporto solo ciò che ha detto lui, parola per parola-

Il verde guardava di fronte a se , con espressione indecifrabile. La navigatrice, nel frattempo, assimilava il fatto che il suo capitano si fidasse ancora di lei. Era qualcosa che la metteva inspiegabilmente di buon umore.

Ma si, in fondo chissene di cosa pensava il cecchino, e men che meno di cosa ne pensasse il cyborg. Finche Luffy si fosse fidato di lei, tutto sarebbe andato bene.

Sorrise, improvvisamente felice di essere al mondo, con quei classici sorrisi che possono mettere davvero in imbarazzo chi li fissa, chiedendosene la ragione.

Ma lo spadaccino conosceva benissimo il motivo, e quindi le rispose con uno altrettanto largo.

-Improvvisamente di buon umore?- disse con un tono abbastanza dolce e lascivo, che lasciava intendere a quale conclusione lui fosse arrivato.

La reazione dell’ altra gli dimostrò che la sua intuizione era corretta.

Il volto di lei diventò quasi completamente rosso, mentre gli occhi si spalancavano per fissarlo

- MA COSA HAI CAPITO? NO, NONONONO … NON C’E ASSOLUTAMENTE NULL’ALTRO CHE AMICIZIA!-

Lo scheletro, che era una decina di passi dietro a loro, iniziò a intonare “fra rose e fior”, guadagnandosi un posto sulla lista nera della navigatrice  e l’ eterna simpatia da parte dello spadaccino, che rise di gusto.

Non vi fu la possibilità di proseguire il discorso, poiché oramai sullo sfondo, bagnata di un rosso sole serale, si stagliava la siluette della Sunny .

Si preannunciava una serata interessante.

 

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E incredibile quante cose uguali accadono nel mondo.

Dapprima, una ragazza si sveglia su una nave pirata circondata da sconosciuti. Ma grazie alla sua intelligenza, sa che non deve preoccuparsi.

Poi, un ragazzo dai capelli viola si sveglia in una stanza con uno sconosciuto. E a causa della sua stupidità, non vede il motivo di preoccuparsi.

E, per terzo, una spia dei marines si sveglia in un posto sconosciuto circondato da persone che, per sua sfortuna, riconosceva benissimo. La loro taglia era appesa su ogni muro in città, e indicava un valore medio di circa 150 milioni di berry. A differenza dei primi due esempi, lui aveva un carosello di motivazioni diverse per essere preoccupato.

Tanto per citarne una, una moolto vicina,la spada dell’uomo chiamato “devil beast “ Zoro era a meno di 15 cm dalla sua faccia. E sembrava molto determinata ad avvicinarsi ulteriormente nel caso quell’ammasso di muscoli dai capelli verdi lo avesse voluto.

Molto ulteriormente.

-HEI- disse la ragazza identificata come “gatta ladra”. Era seduta su una botte in legno poco distante.

- Tu, dimmi un po’-disse con voce dolce e seducente.

Si avvicinò molto, troppo, e appoggiò le mani sui braccioli della sedia a cui il marinaio si scoprì legato, permettendogli una visione completa dell’ampia scollatura della maglietta.

-me la diresti una cosuccia? Prometto che sarà un segreto fra noi 4.-

L’uomo si girò alla ricerca del fantomatico terzo pirata che oltre allo spadaccino si sarebbe aggiunto al club “uccidiamo il marine”, e vide un allegro scheletro che, appoggiato in un angolo, accordava il suo violino.

O meglio, se si fosse girato attorno, lo avrebbe visto. Ma il suo sguardo era attirato da ben altre , morbide cime, che lo distraevano e non poco dal pensare.

-Allora- chiese di nuovo la rossa, alzando e abbassando il petto ad ogni respiro

-A chi hai chiesto rinforzi?-

L’uomo deglutì pesantemente. E , a sua difesa, posso dire che ogni suo neurone ancora attivo tentò disperatamente di fermare le sue corde vocali.

Fu come tentare di respingere una cometa armati solo di una racchetta da tennis.

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Contemporaneamente, nel villaggio poco distante, Mary e Nico Robin camminavano sulla via di casa, sotto gli ultimi raggi di un sole morente. Nessun’altro oltre a loro era in strada, e a parte un paio di guaiti lontani, forse di qualche cane randagio, il silenzio era assoluto.

La sarta portava una pesante borsa, piena di stoffe di varie fogge e colori. Aveva voluto farsi la scorta, nel caso gli fosse venuta l’idea per un abito. Camminava tranquillamente, senza sforzo apparente per il peso dell’enorme sacca che aveva con se. Cosa alquanto strana, data la scarsa altezza della rossa.

Solo ora l’archeologa comprendeva la vera altezza della ragazza. La sua testolina color cremisi le arrivava a malapena all’altezza del seno:e capiva anche il suo vero … spessore … diciamo.

Uno spessore decisamente esiguo, dato che la circonferenza toracica e quella del bacino della ragazza erano più o meno uguali. Altro dato curioso che aveva notato in lei durante la giornata era uno strano pendente, una collanina formata solo da quattro cilindretti azzurri. Era stata molto evasiva su come lo avesse avuto, quando la mora glielo aveva chiesto. Ma una cosa era sicura.

Quei cilindretti erano fatti di algamatolite marina, una rara pietra che vanificava il potere dei frutti del mare.

Le era bastato sfiorare il monile per sentire la propria forza svanire. Curioso utilizzo di un materiale del genere.

A proposito, a scanso di equivoci, so che a questo punto tutti voi starete pensando “oh, ma Nico e troppo furba per credere subito a una storia cosi piena di frottole come quella esposta dalla sarta”.

 E fate bene a pensarlo, perche avete ragione.

 La suddetta archeologa aveva fatto solo finta di cadere nel tranello,si  era solamente finta un allocca che per un paio di vestitini (bei vestitini però)si scioglie in “oh, amica mia,andiamo a fare shopping? “ e sene sbatte delle altre persone. Ma era ovvio che la sarta aveva qualcosa di sospetto.

Avanti, era caduta da 5000 metri e non si era fatta nulla! Come minimo avrebbero dovuto staccarla dalla nave con una spatola!

Comunque , tutti potevano indossare i monili che volevano e come lo volevano:l’ abito non fa il monaco.

Certo, un costume può aiutare ad interpretare un ruolo, ma comunque e l’attore che fa la differenza.

Per esempio, la stessa sarta era una brava attrice. Era riuscita a fregare non solo gran parte della sua ciurma, ma anche a far fare la figura della fessa a Nami.

Neanche la scaltra archeologa aveva ancora capito bene come, ma sicuramente non era stata la navigatrice a sbagliare la rotta: la conosceva, e non avrebbe mai commesso un errore del genere.

Ergo, qualcuno aveva manomesso il timone. Ma dato per scontato che nemmeno la sarta aveva toccato il timone( ne era sicura. Chiudeva personalmente il lucchetto extra della camera delle ragazze, un lucchetto che faceva un frastuono infernale ogni volta che veniva aperto.)doveva essere stato qualcun altro. Ma chi?CHI?

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-Mhh … mi fischiano le orecchie –

L’uomo con la maschera da gufo mosse un po’ la testa a scatti , nel tentativo di stappare il proprio apparato uditivo.

Dopodiché torno a fissare in basso, verso la foresta, alla ricerca di una qualsiasi traccia umana. Per un uomo normale sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio, un pagliaio grande una decina di chilometri. Lui, grazie alla sua vista da 357 decimi e mezzo (un uomo comune arriva al massimo a 12 ) ci mise a malapena pochi secondi.

“quindi … li c’e il ragazzo con il cappello di paglia, poco più lontano l’ uomo dai capelli azzurri e infine … quella macchiolina marrone dev’essere il loro procione domestico.”

Scosse la testa, buttandosi subito dopo in picchiata verso la cima del monte al centro dell’ isola, una ventina di metri più in basso. Lui e lo spadaccino oscuro, appena approdati sull’ isola, avevano convenuto che sarebbe stato un ottimo punto di incontro. Teoricamente, secondo il loro piano, appena uno dei due avesse trovato Marydoll, avrebbe dovuto salire il monte e chiamare l’altro.

Ma, evidentemente, dato che di Black non vi era l’ombra, neppure lui doveva aver avuto fortuna.

La sarta era evidentemente rimasta sulla nave, o in qualche luogo che …

-Trovata-

L’urlo di Howl fu udibile persino a Sabaodi.

-CAZZO! MA TI SEMBRA IL MODO DI SALTARE FUORI ALL IMPROVVISO? MI AVRESTI POTUTO FERMARE IL CUORE! –

Il pennuto si ritrovò a guardare le orbite scure dell’ altro, che si liberava in aria a pochi metri da lui, volando grazie ad enormi ali da pipistrello. Commento sbagliato …

-Che c’e di male nel perdere il cuore?- disse lo spadaccino, non smettendo di battere le proprie ali violacee, che sembravano create dalle pieghe del suo lungo mantello.

Anzi, a guardare bene erano proprio un proseguimento del tessuto, che anziché cadere verso il basso, piegava e si arrotolava attorno alle sue braccia, creando un effetto simile alle membrane aeree dei draghi.

-no, nulla , dicevo cosi, per dire … - disse tutto trafelato faccia da gufo, visibilmente preoccupato-non stavo alludendo a nulla- la temperatura della conversazione si abbassò di svariati gradi.

-Ah, bene- disse il biondo , rispondendo come a una voce lontana.-Sarebbe stato un grosso errore alludere, perche sai … -

-sisisisi… infatti non ho alluso –

il moro cambio velocemente l’argomento della conversazione.- Comunque, tornando alle cose serie … se sei qui, la hai trovata-

Lo spadaccino annui, mentre la sua voce tornava al tono normale.

-Si. C’e voluto un po’, ma sono riuscito a trovarla. Era insieme alla moretta di quegli strani pirati. Quindi abbiamo avuto difficoltà nel comunicare: mi sono dovuto travestire da vecchietto per poterle passare il biglietto inosservato. Comunque sono riuscito a dirle il tuo piano- termino il ragazzo.

-bene, bene, ben fatto. Allora, possiamo procedere.- il ghigno sotto alla sua maschera era ben visibile, dato che essa finiva proprio all’ altezza della bocca.

- pensa che fortuna. Da lassù ho visto pure una nave dei marines avvicinarsi. Non potevamo sperare di meglio.-

Il suo sorriso sghembo fu corrisposto dall’altro, e insieme si dileguarono, volando piano nella notte.

Sarebbe stata una giornata memorabile.

 

 

 

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