Black heart_ Un cuore nero [le eliminatorie]

di Mao chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Near the fire ***
Capitolo 2: *** Meeting the Shaman ***
Capitolo 3: *** Spirit Past ***
Capitolo 4: *** First Action! ***
Capitolo 5: *** My reality ***
Capitolo 6: *** Our sad song ***
Capitolo 7: *** Don't go away ***
Capitolo 8: *** Love and Chocolate ***
Capitolo 9: *** Doctor...? I ***
Capitolo 10: *** Doctor...? II ***
Capitolo 11: *** Doctor...? III [My love is running] ***
Capitolo 12: *** Sorry for you, Manta... ***
Capitolo 13: *** Native village ***
Capitolo 14: *** Into the darkness... ***
Capitolo 15: *** Nightingale ***
Capitolo 16: *** That gosth in my mind ***
Capitolo 17: *** Kaori's doing well! ***
Capitolo 18: *** Ask me if you're late ***



Capitolo 1
*** Prologo: Near the fire ***


Black Heart          _Un cuore nero_

Prologo:  Near the fire

 

"Pakohra!! Smettila di tirarmi così, non abbiamo nessuna fretta!!" "Forse tu non ne hai, ma io sì!!" "Ma Pakohra... la festa non avrà inizio prima di un'ora!!" "Ma tu lo sai benissimo che io voglio vederla prima che gli altri la accerchino! Devo assolutamente parlarle!!" "Hai davvero intenzione di chiederglielo...?" "Sì!" "Ma la storia la sappiamo già!! L'avremo sentita cento volte da cento fonti diverse!!" "Forse è così..."

Pakohra si fermò. Era vero, la storia la sapeva già a memoria. Però... non capiva. Lei... anzi... loro... tutti i ragazzi del villaggio volevano ascoltare quel racconto da chi l'aveva vissuto in prima persona! Ma nessuno c'era mai riuscito...

"Mi dispiace Ucha Ucha! Io voglio la Sua versione!!"

Il viso dell'amico si addolcì.

"Ammetto che anch'io vorrei ascoltare la sua storia... ma non ti sei mai chiesta perchè chi l'ha vissuta sia così restio a parlare di quella esperienza?"

La ragazzina abbassò il volto e annuì.

"Sì. Però più me lo chiedo, più ho voglia di sapere tutto! Oggi ho deciso di prendere il coraggio a due mani! Glielo chiederò direttamente!"

Ucha Ucha le sorrise e disse con dolcezza: "Ok! Però non c'è alcun bisogno di correre! Altrimenti il tuo bel kimono potrebbe rovinarsi!"

Pakohra rispose al suo sorriso... Già! Quel kimono voleva dire molto per ogni donna della tribù. Ricordava perfettamentre il momento in cui le era stato donato al suo decimo compleanno... Fantasticava sempre con le sue amiche il momento in cui se lo sarebbero messo e avrebbero potuto danzare indossandolo... era azzurro candido, color del ghiaccio! Anche i ragazzi ne avevano uno da indossare nelle occasioni folkloristiche, ma non era lavorato come quello femminile.

Un pensiero orribile (almeno per quanto riguarda la mentalità femminile) attraversò la mente di Pakohra....

"E... e se indossa quel kimono al valore...?"

Esisteva un altro kimono oltre a quello comune... ma chiamarlo kimono era riduttivo! Era a dir poco mozzafiato! Sembrava brillare di luce propria... era un vero e proprio yukata!

Così bianco... così splendente...

Con un motivo di fiori azzurri trasparenti, tanto da sembrare cristalli di ghiaccio...

Veniva chiamato lo Yukata Bianco, e pochissime persone ne erano in possesso. Di solito l'avevano solo la moglie del capo tribù, e donne con eventuali meriti di valore.

L'interessata ne aveva uno.

Ucha Ucha, che non aveva compreso il problema rivolse uno sguardo interrogativo all'amica. Lei si girò e mormorò: "Se indossa lo Yukata Bianco? Non potrei nemmeno avvicinarmi... sembrerei una scema!" "Ma che diavolo dici Pakohra?! Hai dodici anni, non mi sembra il caso di pensare a queste cazzate!" "Tu non capisci!!" lo ammonì l'altra indispettita.

"Con che coraggio le rivolgerei la parola?!" "Tsk... femmine... Tanto non lo indossa mai..."

In effetti era vero... Non lo usava nemmeno nelle grandi occasioni folkloristiche della tribù... A dir la verità non indossava mai nemmeno il kimono normale... Pakohra ricordava di averla vista solo una volta con lo Yukata Bianco, il giorno in cui gliel'avevano consegnato. Le era sembrata un angelo! Per il resto l'aveva vista sì e no due o tre volte con il kimono normale. Ma se doveva immaginarsela, la vedeva con addosso un paio di jeans sacampanati ed una maglietta aderente, sì, ma niente di speciale. Veniva così anche alle feste. Forse voleva ricordare a tutti che lei non era nata in quelle terre, e in fondo non faceva parte della tribù. Questo infastidiva un pò gli anziani, ma avevano dovuto accettarla così.

Invece era un altra delle cose che affascinava Pakohra.

Ucha Ucha la prese per mano, e si avviò tranquillamente verso la piazza dove si sarebbe tenuta la festa.

"Non provare a tirarti indietro! Hai promesso a tutti che le avresti chiesto di raccontarci tutto ieri a scuola!" "Sì, è vero, però..." "Niente però! Eccezion fatta per il buffet, queste feste folkloristiche sono davvero noiose! Si mangia, si balla intorno a quell'enorme falò, si fanno i cerimoniali e poi..." "Poi viene l'unica parte interessante!!" disse eccitata Pakohra, che si era lasciata trasportare dall'entusiasmo di Ucha Ucha.

"LA SFILATA DEGLI SCIAMANI!!"

Loro due avevano sempre viaggiato sulla stessa lunghezza d'onda. Fin da quando riuscisse a richiamare i suoi ricordi, Ucha Ucha non ne trovava uno in cui Pakohra non fosse presente! Erano come fratelli, sempre insieme e con un'unico sogno: diventare sciamani! Nella loro tribù tutti riuscivano a vedere gli spiriti e c'erano degli sciamani! Due di questi avevano persino partecipato allo Shaman Fight!

Se si concentrava, Ucha Ucha riusciva ancora a  sentire l'eccitazione del proprio corpo e della propria mente durante il periodo del torneo! E così era anche per Pakohra! Era accaduto sette anni fa, eppure sembrava non fosse passato nemmeno un giorno dallo scontro finale... Loro due insieme avevano riso, pianto, fatto il tifo, avevano provato rabbia, erano rimasti sconvolti, furono felici...

Quando il torneo entrò nel vivo, e gli incontri si spostarono in un'isoletta di Tokyo, loro non erano più riusciti a toccare cibo, nè a dormire, come se fossero stati dei partecipanti!

Cercarono anche di raggiungere l'isola di nascosto... senza risultato naturalmente.

Ora, quando ci ripensavano veniva loro da ridere, eppure avrebbero davvero voluto conoscere ogni singolo dettaglio delle battaglie del torneo. Ma le uniche due persone che vi avevano preso parte non aprirono mai bocca. Quando qualcuno chiedeva loro qualcosa lo liquidavano con: "Non c'è niente da raccontare!^-^" oppure: "Naaa! Storia vecchia!", e ormai, passato un anno dall'accaduto, la gente del villaggio ci aveva rinunciato.

Ma non i ragazzini. No, loro avevano vissuto con troppa eccitazione quel periodo, ma molte delle notizie erano state censurate dagli adulti. Ed ora si ritenevano grandi abbastanza per conoscere la verità.

 

"Troppo tardi." annunciò solennemente Pakohra arrivati in piazza.

Il sole era già tramontato, e l'allestimento del buffet era praticamente terminato. L'enorme falò era già stato acceso, ed era cinto da un muretto di pietra. C'erano numerosi gruppi di persone, tutte in kimono, sparpagliati intorno alla fiamma a chiaccherare in attesa che la famiglia del capo tribù arrivasse dando vita al banchetto.

Pakohra e Ucha Ucha cercarono la ragazza con lo sguardo senza molte speranze, erano certi che essendo la fidanzata del figlio del capovillaggio, non fosse ancora arrivata.

Invece c'era, e fu Ucha Ucha a notarla per primo. Era già circondata da ragazzini della loro età, probabilmente che cercavano inutilmente di distorcerle preziose informazioni sullo Shaman Fight, oppure che erano lì semplicemente perchè l'ammiravano!

I due amici percorsero la piazza correndo finchè non raggiunsero il gruppo dei loro coetanei, si fecero strada tra loro e la videro.

Non indossava lo Yukata.

Era seduta, gambe distese, appoggiata al muretto che circondava la fiamma. Rideva e scherzava con i ragazzi, i quali, sebbene ridessero con lei, non si lasciavano andare troppo, tenendo bene a mente con chi stavano parlando. Non la guardavano mai negli occhi.

C'erano solo due o tre bambini che si lasciavano andare completamente, e parlavano come se Lei fosse una loro vecchia amica.

Una di queste le disse ridendo: "Non è ancora arrivato, eh?"

"No, in fatti sto cominciando a spazientirmi! Quando arriva gliene dico quattro!^^"

Pakohra sapeva a chi stava alludendo: parlava del suo ragazzo. Anche lui aveva partecipato al torneo degli sciamani.

Quando videro Pakohra, molti ragazzini, che non avevano certo dimenticato la sua promessa, emisero un fischio e la spinsero in avanti.

Ucha Ucha la seguì solidale, finchè non si trovarono davanti all'interessata e cadde il silenzio.

"Ciao! Dal silenzio che è sceso, deduco che dovete dirmi qualcosa d'importante. Spero non sia nulla di grave!"

Quel tono non tradiva preoccupazione. Era spensierato, proprio come la persona che aveva parlato.

Pakohra inspirò ed espirò, e finalmente si decise. Alzò lo sguardo su di lei, decisa a parlare guardandola negli occhi.

Ma prima che potesse prepararsi, la ragazza fissò gli occhi sui suoi. Non li lasciava scappare.

Per un attimo Pakohra esitò, chiedendo a se stessa se davvero volesse conoscere cosa avevano visto quegli occhi.

Decise che la risposta era sì.

"Senti... voglio chiederti un favore..."

"Avanti, dimmi!^^"

Possibile che non battesse mai ciglio??

"Io... noi..."

Oddio, non riusciva a parlare!! Capì che se voleva farlo avrebbe dovuto buttare fuori tutto d'un fiato.

"Io... VORREI SAPERE!! VORREI CHE TU CI RACCONTASSI TUTTO DELLO SHAMAN FIGHT!! VOGLIO SAPERE DI TE, DELLO SHAMAN KING, DELLE BATTAGLIE, TUTTO!!"

Un'atmosfera pesante scese su di loro.

Pakohra riaprì gli occhi che aveva serrato. Lei la guardava ancora. Aveva assunto un'espressione vagamente sorpresa e un pò triste. Ma non arrabbiata o seccata come ci si sarebbe potuto aspettare.

Si alzò in piedi. Era poco più alta di Ucha Ucha e sicuramente più di Pakohra.

"Suppongo... che voi ormai abbiate il diritto di sapere ciò che è stato..."

Tutti trattennero il fiato. Era un sì?! Avrebbe parlato?!

"Ok, vi racconterò tutto. Sappiate però che non sarà un racconto tutto rose e fiori. Se c'è qualche stomaco delicato, è meglio che non rimanga ad ascoltarmi."

Nessuno si mosse. Erano troppo esterrefatti per poter reagire.

"Prima però..."

Un brivido di terrore percorse i ragazzi.

"...Vorrei che qualcuno mi portasse una bottiglia di coca per piacere!^o^"

E Pakohra non si trattenne scoppiò a ridere di sollievo e di felicità insieme ai suoi compagni.

Continua...

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Capitolo 2
*** Meeting the Shaman ***


INTRODUZIONE

Ciao a tutti, sono tornata a rompervi le balle con un nuovo capitolo! Mi sento troppo happy, specialmente perché ci ho messo una vita a capire come usare l’html… ma alla fine ce l’ho fatta!^o^

Come potrete notare c’è un errore voluto: stando al tempo in cui si svolge la storia, Tamao non dovrebbe comparire, invece c’è… chiedo scusa, ma ne avevo bisogno per la trama.

Volevo fare una premessa, in questa ficcy c’è il famoso “Nuovo Personaggio”, anzi, a seguire ce ne saranno due, però ho cercato di far si che questa new entry, non fosse una mia proiezione nel mondo di SK, ma un semplice personaggio nel quale qualunque lettrice possa rispecchiarsi (non è una cosa femminista, ma ovviamente non potevo fare un personaggio bisex, no? Mi scuso quindi con tutti i ragazzi che leggeranno questa storia!) così da poter far parte della storia. Dato che lo considero come un esperimento, fatemi sapere se siete riuscite ad immedesimarvi almeno un po’ nel personaggio! Ringrazio tantissimo chi sta leggendo!

 

Capitolo 1_ Meeting the shaman

 

La pioggia bagnava le grige lapidi e il terriccio adiacente leggera, come se l’acqua le toccasse appena prima di dissolversi. Non pioveva forte.

Di tanto in tanto un lampo illuminava la città di Tokyo seguito dal rombo di un tuono. Il rumore della strada e quello della pioggia si mescolavano, fino a creare un atmosfera perfetta… così dolce e malinconica allo stesso tempo…

Mancavano pochi minuti al crepuscolo, prima che le tombe si tingessero d’oro.

Una figura camminava tranquillamente sull’erba del prato, senza fretta, a passi misurati.

Anche se la testa era coperta dal cappuccio dell’impermeabile scuro che portava, e il viso era nascosto dai capelli, era certamente una ragazza.

S’inginocchiò davanti ad una lapide, composta, e appoggiò un mazzolino di viole davanti a sé.

La pioggia accentuava i profumi dei fiori e della terra, e questo non sembrava dispiacerle.

Seguì un lungo silenzio. Quando la ragazza parlò, le parole uscirono calme e dolci.

“Ciao.”

...

“Avrei voluto venire prima, ma sono riuscita a sapere solo ora dove trovarti…”

“So che avrei potuto scoprirlo, ma sai… con tutte le cose che dovevo fare…

Tutte le volte che pensavo agli attimi passati insieme, mi veniva una gran voglia di venire, ma allo stesso tempo avevo tanta paura…”

“Lo so che ce l’hai con me. E non ho nulla da biasimarti... Anch’io al tuo posto sarei arrabbiata.”

Fece una pausa, deglutì e continuò.

“Sai, è cominciato. Ti ricordi tutte le volte che mi parlavi del Torneo degli Sciamani? Non vedevi l’ora, eh? Per me invece era diverso. A me non interessava, io non mi allenavo per diventare sciamana. Spesso non ti ascoltavo nemmeno!”

“E’ ingiusto. E’ ingiusto che ora sia io a partecipare, e non tu.

So che avresti dato qualsiasi cosa… e invece.

Anche io non ero convinta all’inizio… solo cinque anni per prepararmi… tutti gli sciamani destinati a partecipare si allenano per tutta la vita… proprio come facevi tu!

Volevo che tu fossi il mio spirito custode, per questo ho studiato i tuoi libri e mi sono allenata, però due anni fa…”

“Non avresti dovuto cercare di vendicarti. Non conoscevi nemmeno le mie intenzioni! Mi hai costretto a farti raggiungere il Nirvana… anche se alla fine mi hai chiesto scusa, chi delle due doveva scusarsi in realtà?”

“Chissà se mi porti ancora rancore…”

“Oggi mi si è presentato davanti un tizio con un sacco di amuleti vestito in modo strano… Diceva di essere uno dei dieci officianti del torneo, voleva sfidarmi. Se non fossi stata capace di colpirlo almeno una volta entro dieci minuti, non avrei potuto partecipare. Te l’immagini la mia sorpresa?”

“Credo di averlo sottovalutato… invece era davvero un osso duro! Non riuscivo nemmeno a capire che tecniche usava… Mi sono salvata in corner.

Ho incarnato Kibya nel bastone…”

Avrei potuto incarnare te…

“Lui alla fine mi ha dato questa!”

Allungò un braccio e appoggiò una specie di I-pood vicino alle viole.

“E’ un’oracle bell! Mi informerà sulla data e l’ora dei miei incontri! Pare che ce ne siano tre, e devo vincerne almeno due. Ma non sono certo venuta fino a Tokyo per tornarmene a casa dopo tre miseri incontri, no?”

“Già, suppongo che dica così ogni sciamano.”

La ragazzina si alzò, riprese l’oracle bell e si stiracchiò. La pioggia continuava a cadere.

“Adesso me ne devo andare… sai, gli allenamenti…”

Voltò le spalle alla tomba e abbassò lo sguardo.

“Non credo che riuscirò a tornare prima della fine del torneo. E non ho idea di quanto duri. Per quanto ne so, potrei avere già finito dopo il primo incontro… Morta!^^”

Cominciò a camminare lasciandosi la fila di lapidi alle spalle.

“AH!” Le gridò dietro con l’aria di chi si è dimenticato qualcosa. Ma non si fermò, né rallentò la sua camminata. Anzi, alzò un braccio in segno di saluto senza nemmeno voltarsi.

“Ti ho portato le viole perché so che sono il tuo fiore preferito!!”

***

Yoh correva come al solito con la sua tuta da jogging.

Com’era possibile che Anna lo costringesse ad allenarsi anche sotto la pioggia?! Continuava a chiederselo mentre correva, ma non osava fermarsi per paura che in qualche modo, la sua diabolica fidanzata lo venisse a sapere.

Quel giorno però era anche peggio perché Manta non lo seguiva in bici come faceva solitamente.

Era comprensibile, perché avrebbe dovuto bagnarsi? Lui non aveva una fidanzata sadica che lo costringeva agli estensori per diventare più alto, anche se, in tutta onestà, ne avrebbe avuto bisogno!

Yoh sorrise tra sé a quel pensiero, in fondo era giusto così, aveva appena ottenuto l’oracle bell, doveva dimostrare di essere degno fin in fondo di partecipare allo Shaman Fight in Tokyo!

Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse della ragazzina che sbucava fuori dalle porte del cimitero, e la urtò violentemente facendola cadere proprio nel centro di una pozzanghera fangosa.

Mortificato, le offrì la mano per rialzarsi.

“Ti prego scusami!! Non guardavo dove andavo e non ti ho vista!! Cosa posso fare per farmi perdonare?!”

“Tanto per cominciare vedi di stare zitto! Guada che roba! E adesso devo andare fino a casa conciata così??”

La ragazza  prese la mano di Yoh per aiutarsi e in quel momento Yoh notò che aveva un’oracle bell legata al braccio.

Oddio, ho investito una mia possibile avversaria!

“Scusami! Io abito qui vicino, se vuoi puoi venire a casa mia per cambiarti e…”

Si bloccò notando che la ragazza gli lanciava sguardi di puro orrore come dire:  Ma mi hai presa per scema??

In effetti essere invitate a casa da un’estraneo maschio non era molto allettante come idea per una ragazzina.

“No, grazie, non ce n’è bisogno!”

“Ok…”

Era meglio non insistere. Di sicuro le aveva già fatto una pessima impressione.

Però gli parve sleale il fatto che lui sapesse e lei no.

“Senti…”

“Che c’è ancora??”

E il ragazzo le rivolse uno dei suoi sorrisi a trentadue denti.

“Sono uno sciamano anch’io.”

***

“Sono tornato!”

Yoh percorse il viale grondante di pioggia.

Era decisamente sfinito, l’unica cosa che voleva era farsi un bel bagno e andarsene a dormire.

“Era ora!!”

“Buona sera anche a te Anna!”

Una ragazza dall'espressione irritata era in piedi sull'uscio.

Aveva lisci capelli biondi che le ricadevano morbidi sulle spalle, occhi neri come la pece ed un corpo magro e longilineo coperto da un vestito scuro lungo fino a metà coscia.

Sebbene non gli dimostrasse mai affetto, quella era la sua ragazza, la donna che i suoi nonni avevano designato come sua promessa sposa.

Lo aveva seguito a Tokyo per allenarlo in vista del torneo ed ora viveva con lui.

“Yoh! Dimmi, lo sai che ore sono?” disse con voce tagliente

“Ah… forse sono… le… otto…?^^”

“No. Sono le otto e un quarto. Sai cosa significa questo?”

“Purtroppo sì.” Rispose il ragazzo abbattuto.

“Ma non ti vergogni?!” esplose Anna “Hai tardato di ben QUINDICI minuti!! Il percorso che avevo stabilito andava fatto in un’ora, non in un’ora e un quarto!! Oggi niente cena!” concluse.

“Anna… ti prego… è che ho incontrato…”

Non fece in tempo a finire la frase che la fidanzata gli saltò alla gola.

“CHI HAI INCONTRATO?! Allora le mie supposizioni erano esatte, altro che oracle bell e officiante, tu ti vedi con una ragazza!!”

“Ma no… anf anf… Anna…! Ho incontrato… soffoco… una sciamana…!”

A quelle parole Anna mollò la presa ed entrò in casa.

“Su, vieni dentro, o ti beccherai un malanno.”

Il ragazzo rimase a fissare la soglia con un’espressione ebete dipinta sul volto.

Prima scatena le sue furie omicida contro di me… poi all’improvviso diventa premurosa…

Sorrise tra sé e sé. Era proprio la sua Anna.

La seguì all’interno della casa e si chiuse la porta alle spalle.

La ragazza si distese sul pavimento del salotto senza preoccuparsi del suo vestito nero e accese la TV.

Yoh invece s’inginocchiò dietro il tavolino.

“Tamao!” il tono di Anna non tradiva un’emozione.

Una minuta ragazzina comparve sulla soglia del salotto.

Aveva lineamenti dolci, due occhioni scuri ed innocenti ed un morbido caschetto rosa le incorniciava il viso.

Essendo un’apprendista, Tamao era allieva del padre di Yoh, ma in quel periodo rimaneva a Tokyo con i due ragazzi per dar loro supporto e principalmente, aveva costatato con rassegnazione, a fare da cameriera.

“Prepara una cena fredda a Yoh per favore.”

“Oh… certo, subito!”

La ragazzina lanciò un’occhiata fugace a Yoh  (il quale le rispose con un sorriso) per poi correre in cucina a darsi da fare.

“Ehi, potresti essere più gentile.” disse ironicamente Yoh.

“Torniamo a noi. Hai detto di aver visto una sciamana, giusto? Come fai ad esserne certo?”

“Perché aveva un’oracle bell come la mia…”

“Quindi è una partecipante.”

“Sì.”

La ragazza scosse la chioma bionda irritata.

“Questa concentrazione di sciamani a Tokyo m’infastidisce. Ma comunque è inevitabile. D’ora in poi, se incontri uno sciamano ignoralo.”

“Ma come facciamo con quel Ren Tao? Di sicuro non si è rassegnato…” mormorò Yoh passandosi una mano tra i folti capelli castani.

Il ricordo di quello sciamano che lo aveva attaccato poche settimane prima per impossessarsi del suo spirito custode lo tormentava ancora.

Era riuscito a salvarsi per un pelo quando si erano scontrati, ma se avesse dovuto affrontarlo ancora...

“Perché parli al plurale? E’ un problema tuo.”

“Oh, grazie davvero!”

Tamao entrò timidamente con un piatto tra le mani.

“Ecco signor Yoh!”

“Grazie mille Tamao!^^”

Tamao arrossì lievemente ed uscì dalla stanza. Yoh le piaceva, ma non aveva speranze… lei era piccola, insicura… Poi lui aveva Anna.

Ma le bastava rimanere in quella casa con loro.

Tutti e tre i ragazzi si stupirono sentendo il campanello trillare.

Loro non lo usavano mai, e nemmeno Manta, Ryu e i suoi amici suonavano perché sapevano che la porta era sempre aperta. In pratica si erano dimenticati dell’esistenza di un campanello.

La pseudo cameriera corse ad aprire.

“Sì? Chi è?” chiese scorgendo la figura che stava percorrendo il vialetto a piccoli passi.

“Sono… ehm… io…”

Anna spinse via Tamao senza troppi complimenti e rivolse uno sguardo di ghiaccio alla nuova arrivata.

“Non compriamo niente!” disse secca.

“Ma io non ho niente da vendere!”

“Ehi ragazze, che succede?”

Yoh si affacciò all’uscio con la bocca piena, e nella penombra della sera riconobbe l’impermeabile scuro e la frangetta.

“Ehi ciao!^^”

“Vi conoscete?” lo schernì Anna con aria truce.

“AAAH! IL MANIACO!!”

Il cervello di Tamao non riceveva più! Una sconosciuta (a quanto pare conosciuta per Yoh comunque) si presentava a casa loro e accusava il suo padrone di essere un maniaco?? Nemmeno la bionda sembrava accettarlo.

“Invece di urlare come una gallina ti spiacerebbe dirci chi diavolo sei tu??”

Ma la nuova arrivata non sembrava disposta a calmarsi.

“Addirittura due te ne stavi facendo!! Allora l’impressione di prima era giusta!! Sei davvero un…”

“BASTA!!”

Anna la tirò verso di lei per il colletto e la guardò con occhi assassini.

“Se non mi spieghi subito chi sei, perché sei qui e cos’hai da urlare contro il mio ragazzo, giuro che ti fiaccio maledire il giorno in cui sei stata concepita!”

L’altra deglutì.

Ma prima che la ragazza potesse continuare Yoh si mise in mezzo.

“Temo ci sia stato un malinteso!^^”

“Allora spiegacelo!”

Il ragazzo indicò la ragazzina con l’impermeabile.

“E’ lei la sciamana di cui ti parlavo! Per sbaglio l’ho fatta cadere in una pozzanghera questo pomeriggio! Quando le ho offerto di seguirmi fino a casa per cambiarsi, lei mi ha giustamente preso per un maniaco!”

Anna sbuffò e fece un cenno d’assenso col capo. Poi si rivolse all’altra.

“E perché sei qui?”

“Sto girando tutti gli hotel del quartiere perché mi hanno sfrattato, dato che non avevo i soldi per continuare a pagare l'affitto, ma questo qui…”

“Una volta qui c’era una pensione termale!” Intervenne Tamao che finalmente aveva fatto un po’ di chiarezza “Probabilmente la tua cartina non è aggiornata.”

“Oh… Vi prego di scusarmi!!”

La ragazza s’inchinò.

“Sono stata una stupida, scusatemi!”

Detto questo diede loro le spalle e ripercorse il vialetto.

“Aspetta!” La chiamò Yoh. “Prima hai detto che non hai un posto dove andare, giusto?”

“Uh? Sì.”

“Allora che ne dici di fermarti con noi? Giusto finchè non avrai trovato un albergo.^^”

Anna rientrò in casa. In fondo a lei non importava affatto la risposta della ragazza. Non sarebbe cambiato nulla.

Tamao invece aspettò con il fiato sospeso.

Dopo una lunga riflessione, la ragazza rispose.

“Massì, in fondo cos’ho da perdere?”

Alla luce dei fatti non credo proprio che sia un maniaco…

Yoh le porse la mano sorridendo.

“Piacere io sono Yoh Asakura. Il tuo nome…?”

“Io sono Tsukay. Tsukay Tsumy.”

Continua…

 

 

Ora vorrei rispondere a chi mi ha recensito!^^ E’ una sensazione che mi piace molto, quando recensisco io mi sento praticamente onorata se gli autori mi rispondono, però ora che posso rispondere ritengo un onore essere recensita!

Grazie mille a tutti quelli che mi stanno commentando, un grosso kiss e vi prego, continuate!

 

Miyu chan: Grazie per aver letto e commentato questa ficcy, sono contenta che ti sia piaciuta nonostante i personaggi inventati!^^

In effetti nel primo capitolo ce n’erano solo di nuovi, ma nel resto della storia Tsukay e un altro personaggio saranno gli unici

personaggi generati dalla mia mente bacata a ricoprire un ruolo degno di questo nome, gli altri faranno solo una breve

comparsa!

Didith:  Sì, hai ragione, rileggendo mi sono accorta anche io che è non è molto chiaro, anche se creare un po’ di mistero era un effetto desiderato credo di avere esagerato! Comunque si trattava solo del primo capitolo, già in questo credo (spero…?) di essere stata più esplicita!     

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Capitolo 3
*** Spirit Past ***


Ragazzi, evitare gli OOC è più difficile del previsto! Se vi pare che qualche personaggio presenti questa caratteristica fatemelo sapere, e io cercherò di rimediare in futuro se possibile! Non siate troppo rigidi però, vi prego!^^”

 

Capitolo 2­_ Spirit past

 

Avere quella nuova presenza per casa ormai era diventato naturale.

Era molto discreta, come avere un gatto che gironzola curiosando qua e là, senza tuttavia perdere la sua dignità nè il suo onore.

Ormai avevano imparato come prendere le sue uscite strane ed i suoi sbalzi d'umore, dal canto suo, Tsukay aveva imparato a convivere con la timidezza di Tamao, le pretese di Anna e l'eccessivo ottimismo di Yoh.

C'erano comunque quei piccoli difetti che si dovevano accettare nella nuova arrivata... come per esempio la sua tendenza a non alzarsi mai dal letto.

"Adesso basta, è un'ora che la tiri avanti!! Sono già le dieci!! Yoh si allena da tre ore!!"

"Ma lui è un ragazzo, il suo fisico è diverso dal mio!!"

Con un calcio ben assestato Anna riuscì a farla rotolare fuori dal futon, sul pavimento.

"Adesso smettila di blaterare scuse senza senso!! Alzati e corri fuori!! Sennò...."

"Ok, ok, non ti scaldare!!" disse la ragazzina correndo fuori dalla stanza diretta verso il bagno.

Anna lasciò vagare lo sguardo sul pavimento e sulle pareti.

La stanza era divisa a metà, in un angolo c'era un futon ben piegato e degli oggetti ben disposti sul comodino, nell'altro c'era un altro futon. Doveva essere una settimana che non veniva più piegato.

Sul pavimento erano sparsi dei vestiti e varie cianfrusaglie più o meno utili ad una ragazzina di quattordici anni.

Questo perchè Tsukay e Tamao dividevano quella stanza lasciando libera quella degli ospiti per Manta, che passava la notte da loro sempre più frequentemente.

Sebbene Tsukay non venisse mai nemmeno sfiorata dal pensiero di riordinare un po' le sue cose, almeno per rispetto di Tamao, quest'ultima non dava alcun segno d'irritazione.

Anzi, pur essendo una l'opposto dell'altra, Tamao e Tsukay sembravano andare molto d'accordo.

All'inizio Tamao era terrorizzata dall'idea di dividere la sua stanza con qualcuno, ma alla fine aveva ceduto.

La compagnia di Tsukay la divertiva, e la confusione che si lasciava dietro l'aiutava a evadere dalla sua personalità poco definita.

Solo il fatto di rimanere sveglia a chiaccherare con la sua compagna di stanza fino a tardi le sembrava una cosa molto trasgressiva!

Invece Anna non sopportava che Tsukay facesse rumore fino a mezza notte. Poi non si alzava più dal letto! Pochi giorni dopo il suo arrivo, l'itako* aveva acconsentito a farle seguire lo stesso programma di allenamento di Yoh, anche se non seguiva i suoi progressi con altrettanto interesse. In realtà non sapeva nemmeno perché lo faceva, in fin dei conti era pur sempre un'avversaria, no?

Però continuava, e Tsukay s'impegnava davvero. I ragazzi sospettavano che si allenasse anche per conto suo perchè a volte spariva per ore e tornava con qualche livido sulle gambe e sulle braccia, ma non fecero mai domande. Lei rispettava la loro privacy, e loro rispettavano la sua.

La bionda uscì dalla stanza ed entrò nel giardino dove Yoh stava attualmente facendo sollevamento pesi con il sostegno morale di Manta.

"Ciao Manta." lo salutò senza entusiasmo.

"Ciao Anna!" rispose lui, abituato al tono freddo della ragazza.

Quel ragazzino era il migliore amico di Yoh, avevano la stessa età ed erano in classe insieme. Tutto il tempo libero che aveva, Manta lo passava a casa loro ad assistere l'amico.

Era molto, troppo basso per la sua età, ma quel complesso non gli condizionava la vita,e anche se sensibile, era prevalentemente allegro e ottimista.

Tsukay raggiunse gli amici correndo.

"Buon giorno ragazzi!^_^"

"Ciao Tsukay!"

"Sei in ritardo!" l'ammonì Anna.

"Sì... lo so... scusa."

"Avanti, prendi il tuo peso e comincia!" disse indicando una postazione accanto a Yoh.

"Questo?? Ma è troppo pesante per una ragazzina come me!!"

"Non fare storie!"

La ragazza si avviò rassegnata al peso, lo sollevò con qualche difficoltà e cominciò gli esercizi.

Manta sorrise mentre la guardava affannarsi sotto quel peso cercando di mantenere il ritmo di Yoh, chiaramente insostenibile per lei.

L'aveva presa in simpatia quasi subito. Non aveva fatto commenti sulla sua statura, e ancora meglio, condivideva con lui l'interesse per la scienza.

Di sicuro preferiva un libro a un peso...

Come carattere somigliava molto a Yoh, ottimista ed ingenua come lui... entrambi apprezzavano le cose semplici e non si aspettavano niente di dovuto dalla vita. Forse lei era più infantile.

Per il resto non sapeva altro del suo passato o del perchè partecipasse al torneo, notizia che in principio l'aveva scosso.

Per quanto riguardava Yoh, era felice di avere una compagna di allenamenti. In un certo senso sentiva che c'era qualcun altro che, come partecipante, potesse capirlo fino in fondo.

Non che ci fosse niente di più che amicizia tra loro, di questo Yoh era certo. Poi non parlavano molto spesso. Tsukay preferiva la compagnia di Tamao alla sua, ma questo non le impediva di uscire con lui e con Manta le poche volte che Anna accordava loro qualche permesso.

Ammirava l'amica perchè era riuscita a fare breccia nel cuore di Anna, ed ora l'itako si *prendeva cura* di entrambi.

Quando gliel'aveva detto, la ragazza aveva commentato: "Ha uno strano modo di dimostrare l'affetto!"

"Basta! Non ce la faccio più!" sbuffò Tsukay lasciando cadere il peso e abbandonandosi sull'erba madida di sudore.

"Non battere la fiacca!! Continua!" "Non potrei fare una pausa...?" "NO!"

Non appena Tsukay ebbe ripreso seppur borbottando qualcosa, Anna guardò entrambi gli sciamani poi si sedette davanti a loro.

"Stavo pensando che ormai è una settimana che Tsukay vive con noi."

Manta annuì e si sedette a sua volta.

"E posso affermare con certezza che abbiamo un legame d'amicizia con lei."

L'interessata arrosì lievemente, ma non parlò.

"Però tu sei pur sempre una nostra avversaria."

"Sei riuscita a rovinare le poche parole apprezzabili che avevi detto."

"Lasciami finire! Tu hai conosciuto lo spirito di Yoh!"

A quelle parole Amidamaru comparve alle spalle degli atleti e parlò con la sua voce profonda.

"Io non nutro nessun tipo di sospetto nei confronti di Tsukay. Non è certo per contraddirti Anna."

Amidamaru era lo spirito di un samurai vissuto mille anni prima.

Non aveva mai raggiunto il Nirvana, posto in cui gli spiriti fanno ritorno una volta morti i loro corpi, perchè il dolore e il pentimento lo tenevano legato alla terra.

Quando aveva incontrato Yoh, aveva letto la profonda innocenza in quegli occhi scuri, e aveva deciso di divenire il suo spirito custode per accompagnarlo durante lo Shaman Fight.

Lo spirito custode di uno sciamano non abbandona mai il proprio protetto, il suo compito è fondersi con lui o con le sue armi e donargli la propria abilità nei combattimenti.

Ed essendo un samurai, Amidamaru donava a Yoh forza da vendere.

"Grazie Amidamaru!^^"

"Non volevo arrivare a quello! Tsukay, è una questione di lealtà, potresti presentarci il tuo spirito?"

"Ah, volete conoscere Kibya?"

A quel punto intervenne Yoh.

"Già, in effetti anch'io sono curioso di vederlo... o forse dovrei dire vederla...?"

Sì, dovresti parlare al femminile!!

Manta ebbe un brivido, Anna si alzò di scatto e Amidamaru si guardò in torno.

Era una voce decisamente strana. Assomigliava al sibilo del vento, come un suono senza corpo.

Tsukay depositò a terra il peso e si distese sul prato.

"Kiby-chan, i miei amici vorrebbero conoscerti."

Ok, l'hanno voluto loro!

Un altro spirito fece la sua comparsa al fianco di Amidamaru.

Aveva i capelli addirittura più lunghi di quelli di Tsukay (che arrivavano fino alle coscie) uniti in due code ai lati della testa che splendevano di un viola intenso.

Gli occhi erano grandi, verdi e brillanti, mentre il corpo era maturo e affusolato, il seno prospero.

Portava una maglietta corta e sbracciata e dei jeans a vita bassa a cui era stato strappato un pantalone, lasciando scoperta una gamba. A corredare il tutto c'erano un paio di spessi anfibi e dei guanti sportivi altrettanto spessi (un look molto simile a quello di Lirin di Saiyuki per intenderci!^^NdMao)

Una ragazzina non era poi così terribile.

"Ahh... umh... trasgressiva!" disse Manta timidamente per sciogliere il silenzio.

"Chi ha parlato? Ah... scusa piccoletto, non ti avevo visto!" rispose Kibya milleflua, sta volta con voce normale.

Tsukay si tirò a sedere allegra.

"Lei è Kibya!"

"Piacere! Io sono Yoh!" disse il ragazzo sorridendole.

"Tsk! Io non rivolgo la parola ai nemici!" "Kibya!! Non cominciare subito per favore! Loro sono i miei nuovi amici, e ci ospitano gentilmente a casa loro..."

"Ok... scusate."

Yoh si rotolò sull’erba.

“Non fa niente.”

Anna invece le lanciò uno sguardo glaciale.

“Uno spirito umano, eh? Chi saresti?”

“Non sono tenuta a rispondere!”

“Non hai sentito quello che ha detto prime la tua padrona?” replicò Anna con voce tagliente lasciando che la sua mano si chiudesse sulle perle che portava al collo. Sarebbe stata capace d’imprigionarla se Tsukay non avesse sventolato la tavoletta di Kibya davanti al suo spirito costringendola a farvi ritorno, la sua collana era stata creata apposta per imprigionare gli spiriti.

Yoh guardò la tavoletta nella quale Kibya era stata rinchiusa. Ogni sciamano ne aveva una.

Era una sorta di calamita per ogni spirito, se la tavoletta si travava ad una distanza minima, lo spirito vi era attirato all'interno senza possibilità di resistenza.

“Dovete scusarla…”

“Perché si comporta così?” azzardò Manta.

Sapeva che dall’interno delle loro tavolette gli spiriti potevano sentire, ma il fatto che non potessero rispondere gli dava un po’ di coraggio.

Tsukay allontanò la tavoletta in modo che le parole non potessero raggiungerla e sussurrò: “Kibya è morta quando aveva appena sedici anni. Lei era una campionessa di arti marziali, ed essendo orfana il suo maestro era tutto ciò che aveva… un giorno però…”

Fece una pausa e guardò tristemente la tavoletta.

“Proprio lui… l’unica persona al mondo di cui si fidasse cercò di abusare di lei… Seppur scioccata lei resistette con tutte le sue forze e riuscì a scappare…”

Manta la guardò, pentendosi silenziosamente dei pensieri che aveva fatto sullo spirito.

“Com’è morta?” chiese Yoh.

“Quel vecchiaccio infame non sopportò l’umiliazione di essere rifiutato. La fece cercare dal resto dei suoi allievi e alla fine uno di essi la uccise. Quel che è peggio è che Kibya era innamorata del suo assassino…”

Come poteva essere così impassibile mentre raccontava una vicenda del genere? Il suo tono era grave, certo, ma i suoi occhi non esprimevano niente.

I quattro vennero circondati dal silenzio.

Un fruscio di foglie… dei passi sull’erba… e il rumore sordo di uno schiaffo.

Manta e Yoh spalancarono gli occhi esterrefatti. Ma non tanto quanto Tsukay.

“Anna…?”

“Sei solo una stupida infantile.”

Tsukay si portò una mano alla guancia arrossata. Fissava Anna ammutolita. Senza capire.

“Cosa credevi di fare raccontandoci questa storia, eh? Anche se tu avessi voluto giustificare il suo comportamento non avevi alcun diritto di raccontarci la SUA storia! Senza lasciare trasparire un’emozione poi…! Ma chi ti credi di essere?!”

I due ragazzi spostarono lo sguardo da Anna a Tsukay. L’itako aveva ragione. E anche l’altra sembrava averlo capito.

“Scusati subito con il tuo spirito!”

Tsukay obbedì lasciando uscire Kibya dalla tavoletta.

Lo spirito apparve con un’aria triste in viso.

“Kibya… perdonami. Mi sono presa un diritto che non avevo… e la cosa peggiore è che non me ne sono nemmeno resa conto…”

Teneva lo sguardo basso mentre parlava, al contrario, Kibya le rivolse un sorriso dolce.

“Non ti preoccupare Tsu! Non sono certo arrabbiata! In fondo tu l’hai fatto perché non si facessero un’idea sbagliata su di me. Quello che provavo mentre parlavi non era affatto rancore o disperazione…”

Le ho fatto rivivere quelle cose terribili…

“Sapevo che raccontandoti la mia storia, anche altri sarebbero venuti a saperlo.”

… E ho tradito la sua fiducia.

“Quello che provavo piuttosto era…”

Si fermò un attimo a riflettere, e Tsukay trovò la forza per guardarla negli occhi.

“Era curiosità!” concluse Kibya allegra.

“Come scusa?” chiese l’amica.

“Massì! Tu mi hai fatto ritrovare la fiducia negli altri, e non ho comunque raggiunto il Nirvana per restarti vicino! Così ti ho raccontato la mia storia! Tu sei la mia migliore amica, e anche l’unica che ho! In questi cinque anni ti sono stata sempre vicino ed ho imparato a conoscerti e ad apprezzarti. Mentre parlavi però, mi sono accorta che non so nulla del tuo passato…”

Tsukay era chiaramente sconcertata dalle parole dello spirito.

“Adesso basta!” irruppe Anna che aveva riacquistato il suo solito tono “Yoh, tu devi fare il percorso che ho tracciato per te oggi! Manta, tu seguilo ed accertati che non si fermi nemmeno per un secondo! Per quanto riguarda te, Tsukay…” la guardò dritta negli occhi.

“Non credere di essere esentata dall’allenamento, ma prima devi finire i tuoi esercizi con i pesi! Ah, e la prossima volta pensa prima di parlare!” detto questo entrò in casa, ignorando lo sguardo di gratitudine che la sciamana le stava rivolgendo.

Kibya si sedette accanto ad Amidamaru guardando la sua amica mentre si apprestava a sollevare il peso.

“Mi dispiace per quello che hai passato.” disse sincero il samurai.

La guerriera scosse la testa sorridente.

“Il passato è passato! E’ così per tutti!”

“E’ un peccato che nemmeno tu sappia niente di quella tipa, avrei voluto chiederti qualcosa.”

“So solo che non ha una famiglia e nemmeno un posto a cui fare ritorno. Però…”

Le lanciò un’occhiata fugace vedendola cadere sotto il peso.

“… Non sono ancora sicura di voler conoscere il suo passato!”

Continua…

 

*Itako: Le itako sono un tipo di sciamano, principalmente donne, che viaggiano senza uno spirito custode e solitamente non sono allenate a combattere.

Possono arrivare a manovrare poteri divini e sono in grado di richiamare sulla terra uno spirito che ha già raggiunto il Nirvana.

 

Didith: Sono contenta che la fic ti piaccia già di più! Spero che non ti deludano i prossimi chap! Adori la coppia AnnaxYoh? Non preoccuparti, ho in mente dei progetti per loro!^^ Anche il loro amore verrà messo alla prova, però la storia è piuttosto lunga, quindi bisognerà aspettare ancora un po’… ma riserverò uno spazio eloquente ai sentimenti di tutti i personaggi! (o quasi…)

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Capitolo 4
*** First Action! ***


Capitolo 3_ First Action

Capitolo 3_ First Action!

 

Tamao si sedette al tavolo della cucina e accese la TV. Non perchè le andasse davvero di guardarla, semplicemente perchè non aveva niente di meglio da fare.

Erano solo le due del pomeriggio, ma aveva già terminato tutte le faccende domestiche che Anna le aveva affidato.

Guardò attraverso il vetro bagato la pioggia di una grigia autunnale giornata uggiosa. I momenti come quello la facevano diventare malinconica.

In casa non c'era nessuno: Anna, Yoh, Manta e Tsukay erano a scuola, Amidamaru e Kibya dovevano essere sul tetto e Ponchi e Konchi probabilmente erano in giardino a giocare con le foglie morte che Tamao aveva spazzato...inutilmente.

Spense la TV e salì le scale.

Quel giorno i suoi amici avrebbero dovuto rimanere a scuola fino a sera, ciò significava una noia totale fino al loro ritorno.

Entrò nella sua stanza e gettò un’occhiata al mini stereo portatile di Tsukay.

Com’è che si chiamava? Ah, sì, MP3! Yoh era rimasto talmente affascinato quando gli avevano spiegato come funzionava… Anche lei era presente, e credeva di poterlo far funzionare, tanto Tsukay non se la sarebbe presa…

Lo tenne fra le mani per un po’, poi si mise le cuffie e lo accese.

Quando cominciò, la musica non le esplose nelle orecchie come si sarebbe aspettata. Ciò significava che Tsukay non ascoltava la musica ad un livello spaccatimpani!

Le canzoni erano abbastanza simili tra loro, e Tamao riuscì a riconoscere gli autori. Si trattava di un gruppo che andava molto di moda in Europa, ma non era molto ascoltato lì in Giappone. Il loro nome doveva essere qualcosa come Linkin Park… (scusate, non sono riuscita a non farli comparire!^^”NdMao)

Mentre le canzoni si susseguivano, la ragazzina pensava allo Shaman Fight in Tokyo.

Mancavano pochissimi giorni ormai al primo incontro di Yoh, eppure lui non sembrava prendere la cosa seriamente. La sua oracle bell era suonata praticamente appena l’aveva ricevuta, indicando il nome del suo sfidante. Il nome era decisamente strano… Si chiamava Horo Horo.

Suonava buffo, ed era stato motivo d’ilarità per Yoh e Tsukay, però Manta l’aveva associato a una tribù del nord molto devota alle forze della natura, gli Ainu. Sembrava non fosse uno scherzo.

L’oracle bell di Tsukay invece non accennava a suonare, tanto che lei era un po’ preoccupata.

“Potrebbe essere che il tipo che mi ha esaminato si sia dimenticato di registrarmi…” aveva confidato una sera a Tamao prima di coricarsi “Non mi è sembrato un tipo molto sveglio quello là…”

“Vedrai che tra poco suonerà…”

Invece non aveva ancora suonato.

Quando i ragazzi rincasarono, il sole era ormai tramontato da un pezzo.

Tamao gli accolse con la cena pronta, cosa che entusiasmò molto Yoh.

Anche Tsukay sembrava più esagitata del solito, ma per un altro motivo!

“Ehi Tsuka-chan! Ti vedo felice, è successo qualcosa di piacevole?”

La ragazza si gettò letteralmente sul ramen rivolgendole un sorriso smagliante.

“Altroché!!” esclamò cominciando a trangugiare il cibo.

Manta entrò in cucina e prese posto a tavola.

“Oggi finalmente l’oracle bell di Tsukay ha suonato!”

“Davvero?” chiese Tamao felice.

Yoh si lasciò sfuggire un risolino.

“Il suo avversario ha un nome anche più stupido del mio!!”

Lo scappellotto che gli assestò Anna gli fece battere la testa sul tavolo.

“Non parlare con la bocca piena idiota!!”

“Come si chiama?”

“Chocolove.”

 

…1000 years ago…

Hao non sapeva bene perché aveva dato fuoco anche a quel villaggio. Forse solo perché gli andava.

Guardava le fiamme danzare sulle case, sulle strade e sui corpi delle persone.

Non un urlo si levava più da quelle strade. Solo lo scoppiettio del fuoco e il fumo nero che si erigeva.

Basta, ora non provava nemmeno più quel senso di eccitazione che aveva provato la prima volta vedendo un corpo dimenarsi impotente per il dolore, mentre la sua carne bruciava.

Che cos’era per lui uccidere qualcuno? No, lui non uccideva qualcuno, lui uccideva gli uomini, ed era diverso.

Un tempo aveva avuto un obbiettivo preciso… ce l’aveva ancora? Sì, probabilmente sì… ma ormai era perfettamente consapevole del fatto che quell’obbiettivo a lui così caro era passato in secondo piano, lasciando il posto a quel desiderio di godimento che gli procurava uccidere un uomo. Donna o bambino che fosse, per lui non faceva molta differenza. Dovevano morire tutti per la sua causa. Nessuno di loro si salvava. Per quanto piccolo ed innocente fosse, anche qualsiasi bambino era figlio di quella putrida razza.

E ciò da cui stava scappando, ciò che cercava disperatamente di cancellare col sangue delle sue vittime era che anche lui…

Io devo fermarti…!

Però questa volta non aveva nemmeno sentito quel formicolio di eccitazione che lo prendeva da dentro e si espandeva per tutto il corpo.

“Che noia.” Disse soltanto avviandosi verso la collina sulla quale aveva lasciato i suoi seguaci.

Camminava tranquillamente, un passo avanti all’altro.

“Cough cough!!”

Alzò il volto per vedere chi turbava la quiete del paesaggio. Probabilmente un sopravvissuto del villaggio. Un’altra vita nei paraggi? L’avrebbe spenta.

Una figura minuta ed esile era  accasciata al suolo. Una ragazzina… avrà avuto sì e no tredici anni.

Gli abiti erano inconfondibili: Faceva certo parte del villaggio che Hao aveva appena bruciato.

I lunghi capelli chiari scompigliati e bruciacchiati, abbandonati sul sentiero polveroso mossi dal vento.

I lineamenti erano dolci e le ciglia lunghe sulle palpebre abbassate.

Indossava un kimono grigio chiaro, corto sulle gambe.

Sul viso e sulle gambe si notavano chiaramente ustioni e macchie di cenere. Era riuscita a scappare.

L’uomo si chinò su di lei e la fece rotolare in modo da protendere quel viso verso la luce del sole, e lei aprì gli occhi lentamente.

Quelli non erano occhi umani… Non lo potevano essere! Emanavano bagliori viola molto scuro. Erano luminosi.

“Chi… sei…?”

“Il tuo villaggio non c’è più. E’ stato distrutto.”

“Ah… non c’era nessuno… lì… per me.”

“Sei umana?”

Seguì un lungo silenzio. Hao non era sicuro se la ragazza non parlasse perché non voleva rispondere, oppure perché non ci riusciva. Probabilmente per entrambe le ragioni, perché quando parlò cambiò argomento.

“Io… cerco il responsabile… della morte… di tutta quella gente.”

Anche se la voce era tremante, il tono era deciso.

“E che gli fai se lo trovi?”

“…Voglio trovare… il dolore che lo tormenta… ma… ungh!”

Non riuscì a finire la frase a causa di uno scoppio di tosse isterica. Comunque fosse, Hao riuscì a cogliere le parole che la ragazza buttò fuori insieme alla bava e alla tosse.

“Non lo risparmierò comunque!!”

 

Se ora ti dicessi che avrei voluto morire lì… tu mi uccideresti?

Non importa. Lo hai già fatto.

 

Anche se il piccoletto era l’unico a non centrare nulla con le lotte tra sciamani e tutto il resto, Amidamaru notò che era il più agitato di tutti! Non che gli altri non fossero agitati… l’unico ad essere effettivamente calmo era il diretto interessato, Yoh!

“Amidamaru, il tuo sciamano mi sembra un po’ bacato!” gli disse Kibya mentre guardava Yoh assorto nei suoi pensieri (che probabilmente erano concentrati sul nome di Horo Horo).

“Bè, nemmeno la tua scherza…” le rispose lui indicando Tsukay che scivolava dentro la torta che aveva preparato con tanto impegno rovinandola per sempre e sporcando ovunque. Anche lei era agitata, e lo dimostrava comportandosi in modo più infantile e petulante del solito.

“Sì, hai proprio ragione!” fu la risposta sconsolata di Kibya.

“Come mai due ragazze diverse come voi hanno deciso di affrontare insieme lo Shaman Fight?”

“Dunque… vediamo… inizialmente non dovevo essere io il suo spirito custode.”

“Ah no?”

“No. La mia morte è abbastanza recente, risale a circa quindici anni fa. Quando seppi che lei aveva eliminato il mio maestro, volli fare la sua conoscenza.”

“Fu lei ad uccidere il tuo maestro?”

“Sì… se non fosse stata anche lei una campionessa di arti marziali, la nostra unione e possessione sarebbe stata incompatibile, ti pare?”

“Ora che me lo fai notare non ci avevo pensato…!”

“Lei mi propose subito di diventare il suo spirito custode, ma solo in maniera provvisoria. Sapeva già con chi avrebbe voluto affrontare il torneo.”

“Lo sapeva? Ma…!”

“Zitto, lasciami finire! Rimanemmo insieme per tre anni. Lei aveva solo nove anni, ma anche delle doti straordinarie, lo dimostra il fatto che sia riuscita a sconfiggere il mio maestro!”

Amidamaru annuì, così Kibya continuò.

“Passammo di tutto insieme! E alla fine ci eravamo davvero affezionate. Però io sapevo… che non sarei rimasta con lei, perché quello che le stavo facendo era solo un favore. Invece due anni fa, lo spirito su cui lei avrebbe dovuto fare affidamento comparve davanti a noi di sua spontanea volontà. Solo che non era più uno spirito.”

“In che senso?”

“Nel senso che non possedeva più un’anima. Era solo un’ombra del passato di Tsukay intrisa d’odio e rabbia. Voleva vendetta. Voleva strappare il cuore di Tsukay.”

Il samurai la guardò ammutolito. A quanto pare Kibya non era l’unica ad avere sofferto. Anche quella presenza allegra, ormai indispensabile per completare il quadro dei loro legami si era lasciata dietro un cammino tetro. La situazione gli ricordò un po’ la faccenda di Tokaghero.

“Non so dirti il perché… Tsukay non me ne parlò mai. Fatto sta che alla fine dovetti convincerla in modo disperato a combattere, anche perché cominciava ad essere emotivamente instabile. Quando capì che era l’unica cosa da fare ci unimmo contro quello spirito. Io combattevo perché non volevo che quella cosa mi sottrasse il ruolo di spirito custode, Tsukay combatteva per liberarla dall’oscurità. E alla fine ci riuscì.”

“Però tu sei comunque rimasta al suo fianco. Quindi Tsukay ha scelto te.”

“Non è proprio così… Liberandola dall’oscurità, lo spirito di quella ragazza raggiunse il Nirvana.”

“Sono certo che Tsukay avrebbe comunque scelto te!” non avrebbe saputo dire il perché se gliel’avessero chiesto, però Amidamaru ne era sicuro.

“Sì… lo credo anch’io!”

I due spiriti guardarono Anna mentre sgridava furiosamente Tsukay per il macello che aveva fatto, mentre la poveretta si accingeva a pulire con l’aiuto di Tamao.

“In quanto a te Amidamaru!!” disse la biondina girandosi di scatto verso di loro. “Preparati!! Ormai è ora che tu e Yoh vi diate una mossa!!”

“Subito Anna!” si affrettò a rispondere lo spettro obbediente levitando verso il suo sciamano.

“Buona fortuna!!” gli urlò dietro Kibya.

                                                                                           ***

Yoh camminava tranquillamente al fianco di Anna e Manta, seguito da Amidamaru.

“Anna, secondo te che razza di nome è Horo Horo?”

“Secondo me è un nome del tipo: piantala-con-questa-storia-altrimenti-fai-una-brutta-fine!”

“Dici davvero?” fece Yoh pensieroso. “Io avevo pensato più a qualcosa tipo…”

Non potè finire la frase, perché il pugno ben mirato di Anna glielo impedì.

“Come mai Tamao e Tsukay non sono venute con noi?” intervenne Manta.

“Perché dovevano preparare la cena, dato che verranno Ryu e i suoi amici a festeggiare la vittoria di Yoh insieme a noi. Poi non volevo che Tsukay potesse osservare Yoh mentre combatte! E’ pur sempre un’avversaria…”

“Scusa, ma come fai ad essere sicura che Yoh vincerà?”

“Perché se non vince…”

“Non importa! Vincerò, vincerò!” disse Yoh che non voleva conoscere le torture alle quali avrebbe dovuto sottoporsi in caso di sconfitta.

I tre ragazzi si fermarono davanti a un edificio dall’aria antica, ma comunque molto imponente.

“Chissà…” pensò Manta ad alta voce.

Tutti erano silenziosi nell’attesa dello sfidante. Sapevano che al suo arrivo tutto sarebbe cambiato, e lo Shaman Fight, non solo quello di Yoh, ma anche quello di Anna, perfino quello di Manta, sarebbe cominciato, stravolgendo per sempre le loro vite.

                                                                            ***

“Tsukay!! Tsukay!!”

“Perché urli tanto Tamao?” chiese Kibya seccata fingendo di seguire il programma che trasmetteva la TV.

“Non riesco a trovare Tsukay!” “Sarà andata ad allenarsi.” “Ma non ha avvertito… poi anche lei era agitata, non credo che…” “Uffa, tu proprio non la conosci.”

Tamao si fermò un attimo a guardare lo spirito.

“In effetti no. Non la conosco.” “Allora ti spiego io, a volte ci sono dei momenti in cui si ha solo voglia di stare un po’ soli. E non perché le persone che ti stanno accanto non ti sono gradite, ma perché è così e basta.”

Tamao la fissò per un po’, poi si convinse.

“Ok, vado a finire di preparare la cena!” “Ecco, brava.”

Kibya la osservò correre in cucina. Sapeva mentire bene.

                                                                              ***

“Visto che il tuo avversario deve ancora arrivare ho una cosa per te!” disse Anna estraendo un pacco dalla tracolla che si era portata da casa.

“Cos’è?” chiese Manta dimostrando più curiosità di Yoh.

Ma la biondina lo ignorò.

“Su mettitelo!” esclamò sbattendolo al petto dello sciamano.

Il ragazzo lo indossò obbediente senza prestarci troppa attenzione, e si rese conto solo dopo essersi completamente vestito di ciò che stava indossando.

“ANNA!! Ma questo… questo… Questo è il vestito che usavo da piccolo per gli allenamenti!!”

“Sì, infatti!” gli rispose lei.

“Ma Anna! Non puoi pretendere che Yoh combatta con questo coso addosso!”

Anna si girò verso il piccoletto con un espressione terribile.

“Mi staresti dicendo che non ti piace il costume da combattimento che ho fatto con le mie mani…?”

I due ragazzi rimasero a guardarla un attimo interdetti.

L’ha fatto con le sue mani…??

“Wow, Anna! Che meraviglia! Mi calza proprio a pennello!!” disse Yoh facendo un falso sorriso a trentadue denti, e lo stesso fece Manta.

“Un lavoro degno di te!!”

“Che razza di falsi…”

“Ehi, sei tu Yoh Asakura?”

La voce risuonò lontana e beffarda. Un tono tagliente, che nessuno dei tre aveva mai sentito.

Era lo sfidante quindi?

Diamo il via al mio torneo!

                                                                            ***

Tsukay si trascinò fino al retro della casa. Ora la sua paura non era tanto il non farsi vedere quanto il riuscire a raggiungere un posto sicuro senza perdere i sensi.

Aveva la vista annebbiata, non riusciva a stare in piedi ed era costretta a strisciare, annaspando sull’erba lasciandosi dietro una scia di sangue e sudore.

Era una fortuna che la casa di Yoh fosse in periferia, altrimenti qualcuno avrebbe finito per notarla.

“K-Kibya…”

Avrebbe voluto urlare, ma la voce le uscì come un sussurro.

Il suo spirito custode era l’unico essere su cui poteva contare in quel momento.

“Kibya…!”

Sta volta li ho sottovalutati, avrei dovuto portarmi dietro il mio custode…

Ormai persino sputare quell’unica parola era uno sforzo troppo grande per lei.

La vista cominciò ad oscurarsi, e sentì le sue membra cedere.

                                                                         

…1000 years ago…

“Mio signore, perché avete portato con voi una ragazzina? E’ forse una sciamana di alto livello?”

“Non lo so Wakura-san… ma credo che questa qui potrebbe esserci d’aiuto!” disse Hao deponendo la ragazza svenuta a terra.

“Ma guarda un po’… il grande Hao che si diverte a giocare con le bambine indifese…”

L’autore di quelle parole era un ragazzo impertinente di circa sedici anni. Era l’unico che si fidasse ciecamente di Hao, e quello che si permetteva di dargli più confidenza.

“Molto spiritoso Mid Night!” rispose l’uomo in tono pacato.

Nessuno conosceva il vero nome del ragazzo, nemmeno il suo stesso padrone.

“Tetsuya!” chiamò Hao rivolto alla fila dei seguaci.

Una giovane donna, vestita di un lungo kimono rosa tenue si fece avanti e chinò il capo in segno di rispetto.

“Sì mio signore!”

“Occupati della ragazza. Cura le sue ferite finchè non si sveglia, poi nutrila e falla riposare. Quando si sarà ripresa, dille che il suo villaggio è stato distrutto, e lei è stata recuperata dalla nostra carovana di sciamani. Se non sa cos’è uno sciamano, spiegale tutto su di noi e lo Shaman Fight! Voglio che lei conosca tutto, tranne chi sono io e quali sono le mie intenzioni. Non deve mai venire a sapere cos’abbiamo fatto finora e cosa abbiamo intenzione di fare, sono stato abbastanza chiaro?”

“Sarà fatto, mio signore!”

“La raccomandazione vale per tutti!” disse l’uomo al resto degli sciamani, e questi annuirono.

“Mide Night, tu vieni con me! Abbiamo fatti urgenti da sbrigare!”

“Ok!” esclamò allegramente il ragazzo alzandosi in piedi e seguendo il signore del fuoco.

“Ovviamente poi mi devi spiegare che intenzioni hai con quell’umana!”

 

Io ho chiuso gli occhi per non vedere quello che il mio cuore sapeva già.

 

In realtà Horo Horo non metteva poi molta paura.

Era un ragazzino forse poco più grande di loro. Era più alto e più muscoloso di Yoh, però aveva i lineamenti duri rispetto al viso dell’altro sciamano.

Il taglio degli occhi color del ghiaccio era molto netto verso l’alto. I folti capelli azzurri e ritti ‘ingellati’ dalla punta alla radice.

Prima di realizzare che era la fascia che teneva sulla fronte a bloccare i capelli in quella posizione, Manta si chiese come potessero rimanere in quello stato, che lui comunque riteneva nauseante.

Horo Horo aveva confermato ciò che aveva detto Manta: era uno sciamano della tribù Ainu, proveniente dai paesi freddi del nord.

Era chiaramente un tipo poco ortodosso, però sembrava uno sprovveduto.

Si era già fatto picchiare da Anna a causa di una battutaccia sul costume da combattimento di Yoh, e quando aveva scoperto che la ragazza era la promessa sposa del suo avversario, aveva piantato una scenata perché lui non aveva ancora una fidanzata.

“Se vuoi…” attaccò Yoh solidale: “Ti presento io una ragazza. Ne conosco altre due abbastanza bene, vivo con loro, e…”

“Vorresti dirmi che tu vivi con due ragazze…?”

“E con Anna!^^”

“Cioè tu abiti solo con il tuo spirito Koropukkuru… e altre tre ragazze??” disse quello indicando Manta incredulo.

“Io non sono uno spirito Koropukkuru!! Io non sono nemmeno uno spirito!!”

Lo sciamano venuto dal nord aveva uno di questi spiritelli. Erano molto carini, la loro pelle era bianca e candida, i capelli finissimi neri e un kimono formato mini come vestito. Sembravano dei folletti.

A detta di Horo Horo vivevano sotto le foglie di cavolo, ma si stavano estinguendo a causa della deforestazione.

“Comunque lui non abita a casa nostra, anche se si ferma spesso a dormire.” Rispose Yoh sorridendo, poi continuò: “Le altre mie amiche sono single, quindi…”

Sembrò perdersi un attimo nei suoi pensieri, poi si rivolse a Manta.

“Ma sappiamo se Tsukay è single?”

“Non lo so, se non ci ha mai detto nient…”

“Adesso basta!!” sbottò Anna spazientita.

“Siete qui per combattere, non per presentarvi le ragazze!!”

“Giusto!” assentì Horo Horo riacquistando un’espressione combattiva.

“Le tue amiche me le presenterai dopo che ti ho battuto!”

Si misero entrambi in posizione e aspettarono il segnale dell’oracle bell.

Quel primo segnale a cui ne sarebbero seguiti mille altri.

                                                                              ***

La ragazza si piegò sotto il getto caldo della doccia.

“Cerca di resistere! Non vuoi che ci scoprano, giusto?”

Tsukay si morse il labbro in profondità per soffocare un urlo.

Riuscì a emettere solo un gemito mentre il sapore del sangue le riempiva la bocca.

Kibya si strinse i pugni.

In quei casi, se non era incarnata in qualche oggetto, non poteva aiutare nemmeno la sua sciamana.

Era solo aria. Uno spirito inconsistente.

Quella sensazione d’impotenza la riempiva di rabbia e le faceva odiare con tutta se stessa l’essere morta, allontanandola ogni giorno di più dal Nirvana.

Ma lei non doveva ancora farci ritorno.

Il sangue scorreva abbondante sulle piastrelle della doccia insieme all’acqua.

“Questa volta erano davvero troppi…” disse Tsukay con voce spezzata.

“Mi dispiace. Avrei dovuto venire anch’io!”

Ma la ragazza alzò una mano in senso di dissenso.

“Non ti preoccupare. Sto bene, davvero.”

Kibya annuì risentita.

Finalmente l’amica riuscì a fermare il getto e si avvolse in un lungo asciugamano.

Faceva ancora un po’ fatica a camminare, ma stava meglio.

Aprì un mobiletto del bagno e ne estrasse un pacco di garze.

“Spero che Anna non si arrabbi se uso un po’ di queste…!”

Lo spirito si affacciò alla porta.

“Via libera! Tamao è di sotto, e degli altri due sbarbatelli nessuna traccia.”

Tsukay camminò velocemente fino alla stanza che divideva con Tamao e si chiuse la porta alle spalle.

“I tuoi capelli hanno lasciato una scia di gocce dal bagno a qui, però nemmeno una traccia di sangue!”

“Bene.”

La ragazza lasciò cadere a terra l’asciugamano e si abbandonò sul futon.

Dopo qualche minuto di silenzio si alzò a sedere e cominciò ad avvolgersi le fasce intorno al petto.

                                                                            ***

Lo sciamano venuto dal nord non era affatto uno sprovveduto come aveva intuito inizialmente Manta!

L’incontro era acceso, e i due concorrenti sembravano alla pari.

Il mio sogno è costruire un immenso campo dove coltivare i cavoli e far si che i koropukkuru possano vivere senza essere minacciati dall’uomo e dal progresso! Il mio sogno non è affatto piccolo!!”

Le parole che aveva detto avevano avuto un tale impatto su Yoh, da indurlo a non attaccare.

“Horo Horo, aspetta!!” “Che ti prende Yoh Asakura? Cominci forse a vacillare sotto i miei micidiali attacchi e ti sei fatto prendere dal panico?” disse il ragazzo dai capelli azzurri accennando un sorriso di scherno.

“Non è affatto così!” gli rispose l’altro riacquistando la posizione d’attacco. “Ma tu… come puoi continuare ad attaccarmi così?” “Cosa?!” “Non riesco a combattere se penso che perdendo l’incontro non riuscirai a realizzare il tuo sogno! Tu hai uno spirito davvero nobile, Horo Horo!”

Horo Horo spalancò gli occhi guardando l’avversario.

E’ incredibile… questo qui… si sta facendo davvero degli scrupoli!!

“Ma che diavolo stai dicendo, Yoh?!” urlò Manta che si era appropriato si una postazione un po’ distante ma dalla quale si poteva osservare bene l’incontro.

Anche Anna era arrabbiata. Stava stringendo i pugni dietro la schiena per non spaccare la mascella di Yoh.

“Horo Horo!” “Che vuoi ancora?? Ti sei finalmente deciso a combattere??” “Forse c’è un modo per risolvere entrambi i nostri problemi!” “Che?!”

Yoh sorrise e sollevò la sua spada, l’harusame, verso il cielo stellato.

“Basterà che io realizzi il tuo sogno, una volta diventato Shaman king!”

Continua…

 

Mentre scrivevo il dialogo tra Kibya e Amidamaru, mi è venuta la bizzarra idea di far nascere qualcosa tra i due spiriti, però poi mi è sorta spontanea la domanda: “Ma uno spirito può amare?”

Tenuto conto che Lee Pyron e Jun sono una coppia molto discussa (anche se lui non è proprio uno spirito…) e a quanto pare tutti gli spiriti protagonisti di questa storia hanno un legame di amicizia con i propri sciamani, direi di sì… però forse la mia non è comunque una buona idea… secondo voi che dovrei fare? Vorrei il vostro parere, perché io cerco sempre di migliorare, e l’unico modo è ascoltare le opinioni di chi legge, non solo per quanto riguarda la tecnica, ma anche per tutto il resto!

Vi stresso ancora con un’ultima info: come avrete già capito questa ficcy s’ispira al manga, e non all’anime (anche perché quest’ultimo è stato orribilmente censurato!!) però ho deciso di lasciare qualche sprazzo anche del cartone, ad esempio Kororo è una femmina, non un maschio come nel manga, compariranno Sharona e le LY, e i personaggi hanno quindici anni, perché l’età del fumetto (tredici) mi sembrava troppo ridotta per la mia storia! Un super mega kiss a tutti quelli che continuano a leggere!

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Capitolo 5
*** My reality ***


Capitolo 4_ My reality

Capitolo 4_ My reality

 

"Cosa...? Tu vorresti esaudire il mio desiderio una volta diventato Shaman king?" "E' l'unico modo per rendere felici entrambi!"

Horo Horo lo guardò fisso negli occhi.

Il tuo è un cuore puro ed innocente! Però io...

"Stupido!" esclamò il ragazzo venuto dal nord ripresosi dallo shock. "Quello che dici vale solo se riuscirai a sconfiggere me e tutti gli altri avversari!"

Yoh gli sorrise.

"Io vincerò! Diventerò Shaman King!"

Anna sorrise silenziosamente.

Sì, lui sarebbe diventato Shaman King e l'avrebbe resa felice! Lei aveva fiducia in lui, lo amava davvero. Per questo ne era certa!

"Per quanto mi riguarda..." continuò Horo Horo "I sogni vanno realizzati con le proprie forze! Per questo non posso appoggiarmi a te per costruire il mio campo di cavoli!"

"Hai ragione Horo Horo! Ma quello che dici non cambierà le mie idee."

Lo sciamano del ghiaccio gli sorrise.

"Se questo pensiero ti permetterà di combattere senza ripensamenti, allora ben venga! Ma ora non perdiamo altro tempo! Kororo!!"

Il ragazzo si posizionò sul suo snowboard che usava come mezzo di incarnazione per il suo spirito.

Il suo potere gli permetteva di levitare con la sua tavola sopra il suo avversario, e lui ne approfitto per lanciargli contro le lame di ghiaccio che scaturivano dal mezzo.

"Ma come ci riesce?!" urlò Yoh schivando a fatica gli attacchi facendo affidamento sull'agilità di Amidamaru.

"Credo che il suo spirito sia an grado si condensare il vapore presente nell'aria abbassando di colpo le temperature!!" gli rispose Manta terrorizzato.

Se la sua supposizione era esatta, Yoh non avrebbe potuto ripararsi in nessun luogo! Però era l'unica condizione possibile.

"Yoh... Quel tipo... è davvero forte...!"

"Adesso basta piagnucolare tappetto!"

Manta alzò lo sguardò verso l'itako che guardava impassibile il combattimento tenendo le braccia incrociate sul petto.

"Come riesci ad essere così distaccata?! Non vedi che Yoh è in difficoltà??"

"Sì, lo vedo benissimo. Però io ho fiducia in lui. Dovresti averne un po' anche tu, sai?"

"Anna..." "Ora zitto e lasciami seguire le azioni di quei due."

                                                                                     ***

"Scusami Tamao se ti ho fatto aspettare! Ho fatto una passeggiata nel bosco qui dietro!" disse allegramente Tsukay mentre scendeva le scale.

"Non ti preocc...Tsukay!! Che hai fatto alla faccia?!" esclamò l'amica preoccupata correndole appresso.

"Ah... questi?" disse l'altra sorridendo passandosi un dito sul livido dello zigomo destro. "Correvo senza guardare dove andavo! La corteccia degli alberi è davvero dura..."

"E questi??" "I tagli... sì... sempre per via di alcune schegge!" "Ti sei già disinfettata?"

Tsukay annuì e trotterellò verso la cucina, seguita da una Tamao visibilmente preoccupata.

"Non preoccuparti, sto bene!" "...Ok."

Però c'era sicuramente qualcosa che non quadrava.

Ne parlerò alla signorina Anna al suo ritorno.

                                                                                    ***

Horo Horo non gli lasciava tregua, e per Yoh cominciava a essere davvero difficile schivare le scheggie di ghiaccio.

Amidamaru… dobbiamo reagire, altrimenti tra poco non avremo più la forza di reagire!

Il samurai potenziò le prestazioni dell’Harusame tra le mani di Yoh.

“Combattere contro questo qui è diverso dal combattere contro Ren Tao! Anche lui è in armonia con il suo spirito e combatte senza rabbia nel cuore!”

… E’ questa la vera forza di uno sciamano…?...

“Ho capito Yoh! Dobbiamo attaccarlo direttamente! Il livello dei vostri furioku è troppo simile per aspettare il cedimento da parte di uno dei due!”

Yoh approfittò di un brevissimo intervallo di frammenti di ghiaccio per stringere la spada fra le mani.

Ok! Adesso Amidamaru!

Alzò lo sguardo per individuare la posizione del suo avversario.

“AMIDARYU! SHINKU BUTTAGIRI!!” (questo è l’attacco “fendente celeste” per chi segue solo l’anime!^^NdMao)

“Cos…?!”

L’attacco colpì in pieno il mezzo di Horo Horo, e Kororo sentì l’impatto, perché si mosse all’interno dello Snow Board perdendo il controllo e facendo precipitare Horo Horo.

Il ragazzo si riprese subito dalla sorpresa e riuscì a coordinare la sua caduta evitando fratture e contusioni.

“Tsk… sei stato veloce! Ma non credere di avermi battuto! Per così poco…”

“Horo Horo sta cominciando ad innervosirsi!” disse Manta riacquistando l’allegria.

“e’ qui che si denotano le capacità di uno sciamano!” disse Anna senza lasciar trasparire un’emozione, ma compiaciuta in cuore. “Quel tipo si esalta troppo! Se ora comincia ad agitarsi perderà lucidità, e per Yoh sarà più facile batterlo!”

Manta annuì sorridente tornando a rivolgere lo sguardo verso la battaglia.

Ora i due sciamani si studiavano. Stavano riordinando le idee calcolando le capacità dell’avversario e le proprie.

In particolare Horo Horo cominciava ad essere preoccupato.

Dannazione… quel tipo è più forte del previsto! Non ho molte possibilità di vittoria… Tutte le strategie che avevo elaborato risulterebbero inutili contro un potere come il suo…

I due si guardarono negli occhi.

C’è un ultima possibilità…

Il ragazzo del nord chiuse gli occhi concentrandosi per convogliare il potere per un ultimo grande attacco.

“Yoh! Attacchiamolo adesso!!” sibilò Amidamaru alle spalle del suo padrone.

Lo sciamano era prondo a scattare, ma uno strano rumore si levò alle spalle di Horo Horo.

Sembrava qualcosa di enorme… qualcosa capace di travolgere tutto al suo passaggio. Ed era sempre più vicina.

Finalmente il ragazzo dai capelli blu riaprì gli occhi.

“Cominci a tremare, Yoh Asakura?”

Il rumore avanzava velocissimo verso lo spiazzo della battaglia. Ormai era lì.

“Allontaniamoci Manta!” disse Anna che sembrava aver capito la natura di quel suono.

Finchè non arrivò.

Incredibile, la valanga esplose alle spalle di Horo Horo.

“Sì Asakura, preparati a ricevere il mio colpo! Ora ti sconfiggerò usando tutto il mio furioku in quest’attacco finale!!”

                                                                                     ***

“Tamao, smettila di morderti le unghie!!” disse Konchi annoiato rotolandosi sul tavolo al quale era seduta la ragazzina.

“Invece di farti prendere dall’ansia, perché non ti fai venire una visione?!” intervenne Ponchi salento sul mobile.

Con un solo pugno, Kibya mise K.O. entrambi.

“Possibile che voi due non abbiate un minimo di sensibilità?!”

“Senti chi parla…!” piagnucolarono i due prima di sgusciare via doloranti.

Kibya si voltò verso Tamao notando gli occhioni umidi di quest’ultima.

“Non preoccuparti! Sono certa che Yoh tornerà fra poco con la testa del suo avversario!” disse lo spettro con un sorriso d’intesa.

“La test…. WAA!” urlò Tamao scoppiando a piangere. “Vuol dire che se perderà sarà la testa di padron Yoh a essere staccata!” singhiozzò.

“Non… non intendevo dire questo…!” disse lo spirito cercando di consolare Tamao.

Tsukay comparve sulla soglia della sala da pranzo.

“Che succede?” “Ho detto una parola di troppo cercando di calmarla, ed ho ottenuto l’effetto contrario!^^”

La sciamana corse appresso all’amica porgendole un fazzoletto.

“Kibya, ti ho detto più volte di non cercare mai di consolare le persone!” “Ed io che mi applico…-_-“

Tamao si asciugò le lacrime soffocando un risolino.

“Vi ringrazio amiche mie!” disse con voce ancora un po’ tremante strofinandosi le guance con un fazzoletto.

Il vociare di una comitiva si riversò nel vialetto d’entrata.

“Credo che questi siano i Senza Uscita!” disse Tsukay alzandosi. “Vado io ad accoglierli! Tu Tamao comincia ad apparecchiare!”

Anche Tamao si alzò in piedi e dopo aver annuito si avviò verso la cucina.

Kibya invece non si mosse. Sapeva benissimo che comunque quel branco di smidollati che si faceva chiamare ‘La banda dei Senza Uscita’ e si spacciava per un gruppo di teppisti non aveva il dono di vedere gli spiriti.

“Buona sera signorina Tsukay!!” la voce squillante di Ryu invase l’aria dell’entrata.

“Ciao Ryu! Buona sera ragazzi!!” li salutò la ragazza sorridente.

“Siamo venuti per festeggiare la vittoria di Yoh!” disse uno dei ragazzi con allegria.

“Entrate pure! Purtroppo Yoh non è ancora tornato, ma sarà di ritorno fra poco insieme ad Anna e Manta.”

Tsukay condusse gli ospiti in cucina.

Si sentiva un po’ come una cameriera degli Asakura a far accomodare gli ospiti, specialmente perché indossava solo un semplice kimono beige, ma dopotutto doveva lasciar respirare la pelle ferita senza dare troppo nell’occhio.

I ragazzi presero posto attorno al tavolo.

Erano più o meno una decina, e presi singolarmente avevano davvero un aspetto orrendo, ma messi in gruppo risultavano un’ aggruppata vincente e persino un po’ comica.

Andavano in giro a spacciarsi per teppisti, ma in realtà tutti gli abitanti della casa sapevano che in fondo erano bravi ragazzi, e non avrebbero torto un pelo a un gattino.

“Avete notizie di Yoh?” chiese uno.

“Mi dispiace, per ora no, ma ormai dovrebbe essere di ritorno!” disse Tsukay aiutando Tamao a distribuire i piatti.

“Capisco.”

Il rumore di un piatto che si frantumava a terra e l’espressione della ragazza che lo aveva lasciato cadere fece calare il silenzio nella stanza. Fu Tamao a parlare per prima.

“Tsukay…?”

L’altra alzò una mano di scatto facendole cenno di tacere.

Era chiaramente in ascolto di qualcosa.

Kibya la affiancò pronta ad entrare in azione.

“Lo senti anche tu, vero?”

Tsukay annuì senza staccare gli occhi dai cocci sparsi sul pavimento.

Anche Tamao e i Senza Uscita si misero in ascolto.

E finalmente anche loro sentirono qualcosa. Passi.

“Tsukay…” sta volta il tono di Tamao era spaventato.

“Sento la presenza di almeno due spiriti.” disse Kibya. “Se si trattasse di Yoh dovrebbe esserci solo Amidamaru!... che siano…?”

Rivolse uno sguardo preoccupato alla sciamana.

“Possibile che mi abbiano seguito…?”

“Chi ti ha seguito, Tsukay?!” urlò Tamao terrorizzata.

A quel punto Ryu si alzò, e i suoi compagni seguirono il suo esempio.

“Se c’è qualche problema, contate pure sul nostro aiuto!” disse assumendo uno sguardo determinato. “sarà pur vero che non siamo sciamani come la signorina Tsukay, ma non abbiamo intenzione di restare a guardare se deve combattere da sola!!” e fu sostenuto da un’acclamazione generale.

Tsukay gli rivolse uno sguardo di gratitudine, ma sapeva benissimo che quei ragazzi non avrebbero potuto aiutarla.

Nulla avrebbe potuto aiutarla se quello che temeva stava per verificarsi.

Non devono accorgersi che non sono in grado di combattere!

“Restate qui!” intimò.

Afferrò il suo bastone da combattimento che teneva accanto alla TV e corse davanti alla porta d’ingresso.

Ormai i passi si erano fatti vicinissimi.

Il mio Shaman Fight non può concludersi adesso!

Serrò gli occhi e lasciò che tutte le immagini dei suoi cinque anni di allenamento riaffiorassero nella sua memoria.

Ormai erano davanti alla porta.

Io ho un obbiettivo troppo importante…!

I ricordi scorrevano limpidi davanti ai suoi grandi occhi chiusi.

E una mano si appoggiò sulla maniglia all’esterno.

Non posso in alcun modo permettermi di perdere!

La serratura scattò, così come gli occhi di Tsukay.

“KIBYA!! IN YUKANYO!!”

Lo spirito entrò nel bastone da combattimento e la sciamana liberò il proprio furioku scagliandosi contro l’ignoto.

Troppo tardi si rese conto della situazione e riuscì appena a frenare il colpo mentre calava la sua arma sul capo di un tizio con i capelli blu.

                                                                                   ***

“Un hip hip urrà per Yoh, vincitore del primo incontro delle eliminatorie!!” “HIP HIP URRA’!”

Tamao passò per il secondo giro di sakè del tavolo.

“Salute a tutti!” “Salute!!” “Tamao, siediti e mangia qualcosa anche tu!” “Certo signorina Anna!” “Complimenti Yoh! Io e i Senza Uscita siamo davvero contenti della vostra vittoria!!” “Grazie mille ragazzi! Anche per la cena, è stata favolosa!” Yoh sorrideva ai suoi amici, felice per l’esito dell’incontro.

Manta invece raccontava ai Senza Uscita l’incontro di Yoh.

“Quando fu travolto dalla valanga pensammo che la battaglia fosse finita, invece era riuscito a sopravvivere!! E’ sbucato fuori dalla neve all’improvviso cogliendo tutti di sorpresa! Avrebbe potuto colpire Horo Horo, ma ormai Kororo era uscita dallo snowboard… il che significa vittoria!” “VITTORIA!” gli fecero eco quelli.

Horo Horo era seduto accanto a Yoh e gli avvolgeva un braccio intorno alle spalle.

Non era affatto furioso, anzi, rideva e si divertiva insieme agli altri.

“Ma tu come mai sei qui, Horo Horo?” fece Tamao sorpresa.

“Che male c’è? Sono venuto a festeggiare la vittoria del mio nuovo amico! Forse però avrei fatto meglio a tornare immediatamente in hotel…” disse scherzosamente toccandosi la fascia che aveva avvolto sul capo.

“Ehi tu!” disse in direzione di Tsukay.

La ragazza lo guardò torva.

“Non hai proprio la minima intenzione di scusarti?” “No.” “Vorrei farti notare che mi sei saltata addosso e mi hai preso a bastonate!!” “Sarà stato anche così, ma la presenza di due spiriti ci ha davvero spaventato! E poi fai troppe storie per un buffetto!” “Hai il coraggio di chiamarlo buffetto?!!” “Calmatevi ragazzi!”

Yoh si alzò e andò a posizionarsi tra i due sciamani così da impedire a Horo Horo di prendere a snowbordate l’amica.

“Adesso calmiamoci, ok? Tsukay, cerca di essere meno rigida, in fondo lui non ha fatto niente di male!”

“Tsk!” “Ci rinuncio.”

 

… 1000 years ago…

Quando anche l’ultimo samurai cadde a terra privo di vita, Mid Night si chinò a raccogliere la piccola sfera che gli uomini difendevano con tanto ardore.

Eccola, recuperata. Chissà Hao cosa se ne fa… anche se questa sfera avesse davvero il potere di richiamare uno spirito divino non ne vedo l’utilità…

Ci giocherellò per qualche minuto poi la mise in tasca e si avviò verso l’hotel nel quale avevano prenotato delle stanze.

Era mezza notte, e lui si sentiva pienamente a suo agio.

Procedeva lentamente col viso rivolto verso il cielo.

Un fruscio percorse il prato e lui si fermò.

“Non trovi che le stelle siano bellissime oggi?”

Nessuna risposta.

“Sono proprio belle. A volte penso che ne sarebbe del mondo se la gente le guardasse più spesso.”

Sorrise e si voltò verso il boschetto circostante.

“Tu te lo chiedi mai?”

La ragazza uscì dall’ombra.

Camminò a piedi nudi sull’erba bagnata di rugiada. Aveva lunge gambe scoperte e un corpo magro e longilineo.

Indossava un kimono grigio chiaro stretto in vita con maniche talmente svasate da coprirle interamente le mani.

I capelli biondi sciolti sulle spalle… era certamente quella curiosa bambina che Hao si era portato dietro l’ultima volta.

La pelle bianca e i sottili occhi viola brillavano alla luce della luna.

“Ciao.” disse Mid Night tranquillo.

La ragazza non sembrava spaventata, ma il suo sguardo era increspato e diffidente.

Quando i suoi occhi rispecchiarono completamente lo spicchio di luna il ragazzo si accorse dell’arco e della faretra che portava sulle spalle.

“Chi sei tu?!” chiese secca la ragazza.

Mid Night rise a labbra chiuse.

“Non ti pare maleducato da parte tua spiarmi per tutto questo tempo e poi uscire allo scoperto facendomi questa domanda?”

Per tutta risposta la ragazza estrasse una freccia e tese l’arco verso di lui.

“Rispondi!!”

“Ok, ok, non ti scaldare!” disse alzando le braccia in segno di resa ma senza smettere di sorridere. “Il mio nome non sei tenuta a saperlo. Puoi chiamarmi Mid Night!”

“Lavori per Hao?” “Diciamo che ogni tanto mi chiede qualche favore.”

L’altra lo guardò stringendo ancora di più gli occhi in un’espressione felina.

“Così lavori per Hao.” “Se vuoi metterla in questo modo…”

I due si guardarono per lunghi istanti.

“Come mai sei uscita dall’hotel?” “Mi sentivo soffocare lì dentro. Sono scappata.” Rispose quella senza abbassare l’arco.

“Oh. Sei una sciamana anche tu, vero?” “Non credo che questo ti riguardi.” “Ehi, io ti ho detto il mio nome!” “No, non me l’hai detto!” “… Hai ragione!” la situazione doveva sembrargli molto comica.

“Se vuoi puoi tornare con me dagli altri.” “Non ci tengo a tornare là!” “Ok.”

Il ragazzo riprese a camminare verso la taverna.

Dopo qualche minuto si fermò di nuovo.

“Se non vuoi tornare all’hotel, perché continui a seguirmi?”

La ragazzina si avvicinò di nuovo. Questa volta la sua espressione tradiva un po’ d’imbarazzo.

“Voi mi avete portato qui e vi siete presi cura di me. Credo che se mi aveste ignorata sarei morta.”

“Lo credo anch’io, ma a quanto pare Hao non ha voluto lasciarti morire.” Le rispose lui. “Che si sia innamorato di te?” disse sorridendo sarcasticamente.

Ma lei ignorò quell’ultima frase.

“Comunque sia il mio onore m’impedisce di andarmene così. Servirò il vostro padrone finchè il mio debito non sarà estinto.”

“Ma allora perché sei scappata?”

La ragazza rimase in silenzio per un po’.

“Credo che l’aria della notte m’ispiri libertà. Probabilmente dovevo solo fare un po’ di chiarezza.”

Mid Night non disse nulla, si limitò a proseguire, seguito da quella vita misteriosa.

Forse addirittura più misteriosa di lui.

 

In quel momento vedevo le stelle brillare per me. Non mi sono accorta che in realtà brillavano anche per te.

 

“Che…cariiino!!”

Ryu si accucciò davanti al tavolino per poter osservare meglio Kororo.

“Che esserino perfetto e stupendo!!”

Tutti avevano cenato ed ora i Senza Uscita erano pronti a portare a casa i loro stomaci ricolmi, ma a quanto pareva Ryu non aveva nessuna intenzione di lasciare quella casa troppo presto.

“Avanti, Ryu! Si sta facendo tardi!!”

Tamao e Yoh ridevano ancora insieme agli altri.

“Ma Ryu può vedere gli spiriti?” chiese Tsukay stupita.

“Lascia stare Kororo maniaco del regent!” disse Horo Horo allontanandolo dal suo spirito, poi si rivolse alla ragazza. “Vedere i koropukkuru è diverso rispetto a vedere gli spiriti. Ci sono persone che possono vedere gli uni ma non gli altri e viceversa.”

“Ma io posso vedere tutti gli spiriti!”

Horo Horo e Tsukay si girarono.

“Ah sì?” “Certo!” rispose il ragazzo fiero. “Li c’è Amidamaru!” disse indicando il samurai “Poi ci sono quei due animaletti! E in fine…” fece un cenno verso lo spirito di Tsukay “C’è questa bella signorina!=^_^=”

“Mi chiamo Kibya!” rispose lo spirito senza interesse.

“Così anche lo spilungone vede gli spiriti!” “Già, potrei diventare uno sciamano e partecipare al torneo!”

“Tanto sarebbe solo tempo perso!” sorrise Horo Horo beffardo “Sarò io a diventare Shaman King!”

“Ma che dici?? Di sicuro Yoh…” “Adesso basta maniaco del regent!!”

Una voce nuova risuonò nella veranda dove si era spostata la festa.

Ryu si sporse sulla ringhiera.

Nel giardino c’era una ragazzina incredibilmente somigliante allo sciamano del nord: lunghi capelli azzurri, occhi color del ghiaccio…

“Solamente mio fratello può diventare Shaman King! Tienilo bene a mente!!”

“Tuo fratello…?” mormorò Yoh guardando la ragazzina sorprendente bella.

“Pilica!!” la chiamò preoccupato Horo Horo.

“E’ tua sorella?” chiese Tamao sorseggiando il suo sakè.

Il ragazzo fece un cenno d’assenso.

“Appena io distolgo lo sguardo tu ne approfitti e te la batti, eh fratellone?!” “Ma… no… non è così!!” “Come sarebbe a dire?! Sei persino stato sconfitto!” la ragazzina si arrampicò agilmente sulla ringhiera e con un salto raggiunse l’interno dell’abitazione.

“Non ricordo di avere detto: ‘avanti prego!’ …” ironizzò Anna mentre si alzava dal tavolino per tornare in cucina.

“Ce ne andiamo subito!” disse la nuova arrivata strattonando il fratello per la manica della giacca a vento.

Horo Horo la seguì rassegnato.

“E quando arriveremo all’hotel cominceremo una nuova sessione di allenamenti infernali!” sbraitò Pilica portando il ragazzo fuori dall’abitazione.

I Senza Uscita continuarono a bere come se niente fosse e furono lasciati soli in sala perché Amidamaru e Kibya si rifugiarono sul tetto come ogni notte, Anna salì in camera seguita da Tsukay, che si chiuse la porta alle spalle prima di lasciare che le musiche dei Linkin Park esplodessero tra le quattro mura. Yoh e Manta invece seguirono i due fratelli fino all’uscita.

“Allenamenti infernali… allora anche tu Horo Horo…” disse Yoh con un sorrisetto fatale mentre l’altro annuiva tristemente seguendo la sorella.

La ragazzina invece si voltò di scatto puntando un dito contro Yoh, gli occhi pieni di lacrime.

“Yoh Asakura!! Sappi che io non ti perdonerò mai per quello che hai fatto!! Tu hai ostacolato il nostro sogno! Io ti odio!!” e corse via insieme a un mortificato Horo Horo, lasciando il ragazzo con i grandi occhi scuri sgranati.

                                                                                 ***

“Sai Manta… non mi ero mai attirato l’odio di qualcuno. Sembra una cosa stupida, però…”

Gli occhi di quella ragazza perseguitavano la sua mente senza tregua.

Non ci avevo mai pensato… però… partecipando al torneo mi attirerò l’odio di molte persone!

L’amico s’immerse vicino a lui nella piscina termale che tenevano nel giardino.

“Sono sicuro che non ti odia sul serio.” Disse tranquillo. “Sarà stata la collera del momento.”

“Rimane il fatto che il rancore che provava verso di me era tale da dirmi quelle cose…”

“Anche Tsukay ti odiava all’inizio! Anche Ryu e i suoi! Non dovresti prendertela così a cuore.”

“Forse hai ragione. E poi, qualsiasi cosa debba accadere io ho te e Anna. Sono certo che voi due rimarreste con me qualsiasi cosa accadesse!”

Manta sorrise.

“Sai… sono felice che tu la pensi in questo modo… Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile prima d’ora!”

“Scherzi? Io e te siamo una squadra!” “E’ così Yoh! Noi siamo una squadra!” disse il ragazzo scoppiando a ridere. E l’amico lo seguì a ruota.

                                                                                 ***

Kibya si avvicinò silenziosamente al futon della sua sciamana.

“Dorme. Ne sono sicura.”

Tsukay si tirò a sedere e guardò  il viso angelico di Tamao.

“Kibya… ha solo undic’anni.” “Io sono contraria e tu lo sai benissimo. Però non possiamo fare altrimenti.”

La ragazza si avvicinò all’amica e le sfiorò i capelli. Due lacrime silenziose le rotolarono sulle guance.

“Addio amica mia… perdonami, e raggiungi presto il Nirvana!”

Calò di nuovo il silenzio.

Kibya passò una mano sulla spalla di Tsukay senza riuscire a toccarla.

Odio essere morta. Mai il Nirvana mi aprirà le sue porte. Spero che per Tamao sia diverso.

“Dopo quello che le farò… rimpiangerà la morte…”

Lo spirito annuì.

“Però devo farlo…”

Devo lacerare la tua mente… devo usare la tua anima.

“L’ho già fatto, è vero… però…”

Stai esitando… Perché?

La voce risuonò nella mente della ragazza. Solo lei potè sentirla. Gli spiriti non la percepivano nemmeno.

Arrivò come aveva sempre fatto, gelida come un frammento di ghiaccio… e dolorosa.

Come mille lame che ti trafiggono la mente contemporaneamente.

Tsukay avrebbe voluto ribellarsi. Ma non poteva.

Invece prese un pugnale dalla sacca e si procurò un taglio sulla spalla.

Avrebbe voluto gettare via il pugnale e urlare che non era la sua serva! Non avrebbe più fatto quello che voleva.

Ma non lo fece.

“Addio Tamao chan!”

“Tsukay…?” Tamao si era svegliata. Ma non capiva quello che le stava accadendo.

“Perdonami!” “Ma cos…?”

Non riuscì a terminare la frase perché la ragazza posò le proprie labbra sulle sue.

E allora lei provò un dolore indescrivibile.

 

“Tsukay, svegliati!!” “Eh…? Cosa…?”

La ragazza aprì gli occhi arrossati e si trovò faccia a faccia con il viso preoccupato di Tamao.

“Ah, per fortuna ti sei svegliata. Cominciavamo a preoccuparci!” esclamò rilassando il volto.

“Già…” disse l’altra tirandosi a sedere confusa. “Ma che ore sono?”

“Sono le undici! Ti abbiamo lasciato dormire perché hai avuto un sonno un po’ agitato sta notte, così…”

“Oh… grazie.” rispose lei massaggiandosi la testa.

“Ti senti bene?” chiese Tamao tornando ad assumere un’espressione preoccupata.

“Sì, sto benissimo!” fece Tsukay accennando un sorriso.

“Ok. Il signor Yoh e la signorina Anna vorrebbero parlarti. Potresti scendere?”

“Arrivo. Dammi solo un minuto!”

L’altra annuì e corse al piano di sotto.

Non appena fu uscita dalla stanza Kibya apparve alle spalle di Tsukay, la quale assunse un’espressione truce.

“Hai fatto di nuovo quel sogno?” “Sì.” “Chi era la vittima questa volta?” chiese lo spirito pur conoscendo già la risposta. “Tamao.”

“Prima Yoh… poi Anna e in fine Tamao.” riflettè Kibya a voce alta. “Però tu non hai un simile potere.” Le disse guardandola temendo una smentita.

Tsukay si alzò e scostò una delle tende dalla finestra guardando il cielo limpido.

“Non ho quel potere. No.” Desse più a se stessa che a Kibya.

Però conosco qualcuno che lo possiede.

                                                                               ***

“Eccomi!” disse Tsukay inginocchiandosi al tavolo accanto a Tamao e di fronte agli altri due.

“Buon giorno!” disse Yoh sorridente. Anna non la salutò, ma la guardò dritto negli occhi.

“Tamao ci ha detto che ieri sera hai assunto un comportamento strano quando avete percepito la presenza di due sciamani. Parevi già sapere chi aspettarti.”

La ragazza spalancò gli occhi. No… non poteva essere… stava per essere scoperta…

Sentì l’ansia crescere e il cuore martellare nel petto come se cercasse di spaccare la pelle per uscire.

In quel momento Tsukay non lo biasimava nemmeno. Una creatura come lei non meritava un cuore, e ora tutti l’avrebbero saputo.

“Abbiamo capito sin dall’inizio che non ci avevi detto tutto, ma non ti abbiamo spronato, ora però la cosa comincia a diventare seria. Perché a quanto pare qualcuno potrebbe attaccarci qui!” continuò l’itako imperterrita.

Osservando l’espressione dell’altra ragazza era facile capire che aveva ottenuto l’effetto desiderato.

“Tsukay… chi sei tu?”

L’altra alzò il capo biondo cenere e guardò Yoh.

Non sorrideva più, ma non aveva uno sguardo accusatorio e nemmeno arrabbiato. La stava semplicemente guardando.

Spostò lo sguardo sul volto di Amidamaru che pochi giorni prima aveva affermato di fidarsi di lei.

Ora però nei suoi occhi era visibile la diffidenza nei suoi confronti.

Almeno il samurai cercava di non lasciarla trasparire… gli occhi di Anna invece erano diretti, diffidenti ma calmi allo stesso tempo.

Tamao era nuovamente preoccupata, ma era chiaro che voleva fidarsi di lei.

E lei non poteva più mentire. A nessuno di loro.

“Ok. Vi dirò tutta la verità. Però… vorrei che ci fosse anche Manta con noi.”

Tutti avrebbero conosciuto la realtà. Nessuno escluso.

Ed era certo che i loro sguardi verso di lei sarebbero mutati per sempre.

Anna parve accontentarsi del risultato ottenuto.

“Dovrebbe arrivare fra poco.” Disse alzandosi e dirigendosi fuori dalla stanza. “Ci dirai tutto quando arriverà.”

                                                                                 ***

Il ragazzino non ci mise molto ad arrivare, e la riunione fu rinnovata nel giardino dell’ex pensione.

Anna e Yoh si sedettero ai piedi della casa, come facevano di solito la sera per guardare le stelle. Alle loro spalle troneggiava fiero Amidamaru.

Tamao era appoggiata alla ringhiera della veranda e teneva lo sguardo basso. Ai suoi piedi era accovacciato Manta.

Tsukay invece prese posto davanti a tutti, inginocchiandosi sull’erba fresca insieme a Kibya.

La posizione non le piaceva, si sentiva un’imputata di fronte al banco dei suoi giudici.

Ma la certezza che quelli erano suoi amici le diede la forza di parlare.

“Sono nata nel marzo di quasi quindici anni fa in Europa. Non ho idea di chi siano i miei genitori, ma a quanto pare non ero desiderata, perché mi abbandonarono appena nata.

In realtà non è che proprio mi abbandonarono…”

Fece una pausa cercando le parole più delicate per esprimere la rabbia che aveva nel cuore. Ma si arrese quasi subito.

“Cercarono di uccidermi. Io non sarei mai dovuta nascere…”

Buttò fuori a forza quelle parole, costringendole ad uscire, poi si lasciò sfuggire una risatina amara.

“Mia madre era troppo giovane per avere un figlio, inoltre io sono il risultato di una violenza…

Così per lei rappresentavo solo dolore. Questo è quello che ho saputo raccogliendo informazioni.”

Tamao si portò le mani alla bocca trattenendo le lacrime e Manta si avvicinò di qualche passo.

“Tsukay…”

“Non devi sentirti costretta a parlare se non vuoi.” Le disse Yoh comprensivo.

La ragazza si prese un po’ di tempo per ricomporsi, poi rivolse loro uno dei suoi soliti sorrisi spensierati.

“Il passato è passato! Ho smesso di soffrire per qualcosa che non può essere cambiato.”

Lo sciamano le rivolse un sorriso di ammirazione.

“Non so perché alla fine non riuscirono a uccidermi. In realtà non ho memoria dei miei primi cinque anni di vita.

I miei ricordi partono dall’età di sei anni. Non avevo una famiglia ordinaria, ma vivevo in un gruppo di sette, otto ragazzi che come me non avevano nessuno. Non era però la classica compagnia di trovatelli solidali! Era un gruppo chiuso, e per entrarci bisognava superare delle prove. Di solito se non si riusciva si faceva una brutta fine.”

“E tu le hai superate?”

Tsukay annuì con forza.

“Sì! Il più grande di noi aveva quindici anni. Ogni giorno dovevamo allenarci duramente, e dopo un anno circa riuscimmo a mettere su una palestra di arti marziali che divenne famosissima in breve tempo.”

“Come si chiamava?” chiese Anna mantenendo il suo sguardo impassibile.

La ragazza interpallata chiuse gli occhi sorridendo e annunciò solennemente.

“Palestra di arti marziale Fukoku!”

“Ne ho sentito parlare!” gridò Manta balzando in piedi. “Si tratta di una palestra mandata avanti dagli otto Shajo! Semplici ragazzini abilissimi in tutti i tipi di combattimento con arma e non! Erano rappresentati come otto demoni e nessuno era mai riuscito a sconfiggerli!! Non dirmi che tu eri una di questi…?”

Tsukay rise di gusto. “Si, io ne facevo parte.”

“Purtroppo però la loro fama durò poco, perché dopo tre soli anni scomparirono, e nessuno ne seppe più nulla.” continuò Manta. “E’ per questo che vennero dimenticati facilmente.”

“Sì, ne ho sentito parlare anch’io!” intervenne l’itako. “Rimasero sulla bocca di tutti per qualche anno, poi scomparvero all’improvviso senza ragione.”

“La ragione c’è.” la interruppe Tsukay tristemente. “Fummo attaccati da un tipo. Cinque di noi combattevano con l’aiuto degli spiriti. Sciamani insomma. L’intruso voleva che si unissero alla sua squadra per vincere lo Shaman Fight e rendere possibile l’avvento di un mondo senza esseri umani. E noi ci rifiutammo.”

“Chi era questo tipo?” chiese Yoh interessato.

“Non ricordo il suo nome. Lo pronunciò una sola volta prima di distruggerci.”

“E’ stato lui a…?” “Già. Con un solo colpo. Delle fiamme animate da una propria volontà ci circondarono.

Purtroppo ho di nuovo la memoria sfocata… ma ci salvammo solo in due.”

“Questo tipo era uno sciamano…e parteciperà al torneo.” Concluse Yoh.

“E’ così. Ci lasciò sole con i corpi bruciati dei nostri compagni. E lei giurò su quei corpi che avrebbe vinto lo Shaman Fight e fermato quell’individuo.”

Kibya lanciò ad Amidamaru uno sguardo d’intesa, e il samurai comprese chi era la ragazza di cui parlava Tsukay.

“Come mai quella ragazza non è con te?” chiese Anna dando voce al pensiero di tutti.

Seguì un lungo silenzio.

“Non mi sento pronta ad affrontare l’argomento.” Rispose Tsukay in tono pacato.

Nessuno insistette oltre.

Le immagini di quando lui e Tsukay si erano visti la prima volta attraversarono improvvisamente la mente di Yoh.

Lei stava uscendo dal cimitero… ma se non aveva nessuno… l’unica persona alla quale potesse fare visita…

“Tsukay, grazie per averci raccontato la tua storia.” disse Anna mentre gli occhi le si addolcivano.

“Però ora dobbiamo sapere contro chi combatti ogni volta che sparisci, e chi potrebbe attaccarci da un momento all’altro.”

“In molti mi vogliono morta. Ho molti conti in sospeso, e nemmeno tutti riguardano gli sciamani. Per lo più sono demoni che nutrono rancore verso i ragazzi della palestra Fukoku, ed essendo io l’unica rimasta sono l’oggetto della loro sete di vendetta. E’ per questo che viaggio da sola! Chiunque mi stia vicino rischia la vita… Scusatemi, l’accordo che avevo con voi era di restare finchè non avessi trovato un altro posto, però…”

“Non ha nessuna importanza.” “Anna?” “Io non voglio che tu te ne vada, volevo solo sapere chi può attaccarci. Il resto non è un problema!” “Ma…” “Anna ha ragione!” disse Yoh raggiante. “D’ora in poi conta pure sul mio aiuto!”

Anche Manta e Tamao sorrisero.

“Voi… ma perché…” Tsukay sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime.

“Ma non è naturale?” Yoh le si avvicinò e le porse la mano.

“Perché noi siamo amici!”

A quel punto la ragazzina non cercò nemmeno più di controllarsi e scoppiò in un pianto felice.

                                                                                      ***

Kibya volò al suo fianco lasciando che la brezza della sera le scompigliasse i capelli sul volto.

“Non hai detto loro tutta la verità.”

La ragazza poggiò una mano sul parapetto.

“Hai ragione… mi ero ripromessa di farlo, però… non ce l’ho fatta.”

Si appoggiò alla ringhiera, i lunghi capelli mossi dal vento.

“So che mi accetterebbero comunque, ma la paura rimane. Voglio che possano fidarsi di me.”

Lo spirito annuì.

“Che bella serata.”

Sì… ormai non sono più sola.

Continua… 

 

Scusatemi se nello scorso chap non ho risposto alle recensioni, nella fretta di postare l'ho dimenticato... scusatemi!!^^"

Yukina chan: Continuo a ringraziarti perchè mi commenti sempre e sempre bene! ^o^ Ne sono molto felice visto che le tue fic mi piacciono tanto!! Come puoi vedere in questo capitolo è descritta una grossa fetta del passato di Tsukay... non ho ancora detto tutto, il resto si scoprirà nei vari capitoli. Grazie x avermi dato il tuo parere sull'Amidamaruxkibya, non ti deluderò! =kiss=

Miyu chan: Grazie anche a te per i complimenti, sono felice che la fic ti piaccia!! Allora... dato che devo raccontare lo Shaman Fight sarà una ficcy veramente lunga... e non vi nascondo che ci saranno dei periodi in cui riuscirò a postare in modo davvero lento perchè mi sono cimentata in un'impresa... Anna è un po' OOC... sì, forse è vero, ma leggermente, dai...^^ Nel proxximo chap verrà fuori il lato dolce del suo carattere così, come dicevo a Didith sempre nel proxximo capitolo si cominciano a delineare i sentimenti di Yoh e Anna! Ok, sono felice che tu apprezzi l'idea di una Amidamaruxkibya! ^_^ E non temere per la tua Yohxanna, darò spazio anche a loro! =kiss=

Shark Attack: Davvero apprezzi la mia ficcy? Troppe emozioni in un giorno solo!^^ Grazie mille! Anche le tue fic mi piacciono tanto, per ciò i tuoi commenti valgono molto!! Anke tu sei x Amidamaru il love!! Grazie 100000!! =kiss=

 

Bè, vi ringrazio moltissimo, e dato che siete tutti favorevoli per la storia tra Amidamaru e Kibya vedrò di metterla inatto!!^^ =kisses=

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Capitolo 6
*** Our sad song ***


Capitolo 5_ Our sad song

Capitolo 5_ Our sad song

"Io vado!" "Sei sicura di non volere nessuno che ti accompagni?" "Sicurissima! Grazie! Kibya, andiamo!"

La ragazza si annodò la sciarpa viola intorno al collo. Se le cose fossero andate male poteva sempre strozzarsi con quella. Lo pensava veramente.

Lo spirito la seguì levitando a pochi centimetri dal pavimento. "Ci vediamo tra poco ragazzi!" salutò Tsukay ed uscì dalla stanza insieme al suo spirito custode.

"Speriamo che non le succeda niente..." mormorò Tamao, lo sguardo fisso sulla porta.

"Sono sicuro che lei sa il fatto suo." disse Yoh fiducioso. "Tamao, esco anch'io! Anna mi ha dato un programma di allenamenti davvero terribile!"

La ragazzina annuì lentamente. "Ma la signorina Anna...?" "E' uscita, sinceramente non so dove sia andata!"

Il ragazzo salutò a sua volta l'amica ed uscì dalla casa.

L'aria del primo mattino era fresca e frizzante. Non c'era il sole. Il cielo era cosparso di nuvole grige.

Speriamo che non piova...

Consultò il tacquino che gli aveva lasciato Anna, e cominciò a correre percorrendo la strada stabilita.

Era una fortuna che Anna lo allenasse così, aveva potuto superare la prova d'ammissione solo grazie a lei.

Un lampo squarciò il cielo. Accidenti, stava davvero per piovere... e l'itako non era a casa... si sarebbe presa un malanno, ne era certo.

Forse avrebbe dovuto cercarla prima di cominciare l'allenamento, in fondo era uscita senza dire niente a nessuno.

Non si era nemmeno preoccupata di svegliarli... se Anna non fosse Anna, Yoh si sarebbe davvero preoccupato...

Ma in fondo era già preoccupato.

So che si arrabbierà perchè perderò tempo, ma è meglio che la cerchi lo stesso.

Cambiò bruscamente direzione mentre la pioggia cominciava a cadere. Ci mancava solo questa.

Si recò in tutti i negozi che la ragazza frequentava più assiduamente, ma non la trovò.

Fermatosi a riflettere osservando l'acqua a cadere cominciò ad avvertire un lieve tremore alle gambe.

Un sibilo straziante gli attraversò la mente.

"Anna...?"

Sentì l'ansia crescere dentro di lui. All'improvviso cominciò a temere che fosse successo qualcosa alla ragazza.

"Yoh..." "Anna, dove sei...?" "Yoh...!"

La voce della ragazza raggiunse debolmente la sua testa. Il tono era tremante.

"Anna... ANNA!!" "Yoh... aiuto..."

Il ragazzo scattò. Correva velocemente, il corpo carico di adrenalina. La sua testa pulsava, ma non sentiva la fatica.

Aveva impresso davanti agli occhi il volto dell'itako in lacrime.

Non avrebbe saputo spiegare il perchè, ma era certo che la ragazza si trovasse nei guai.

Non sapeva nemmeno dove le sue gambe lo stessero guidando, ma doveva seguirle. Se Anna era stava riuscendo in qualunque modo ad attirarlo a sè, non doveva spezzare l'incantesimo, o qualunque cosa fosse!

                                                                                  ***

Tsukay raggiunse rapidamente il luogo dell'incontro, ma era deserto.

Gettò uno sguardo alla cartina per assicurarsi di non aver sbagliato strada.

No, è proprio qui.

Scrutò il tetto della fabbrica abbandonata davanti alla quale si svolgeva l'incontro.

Non c'erano nemmeno gli officianti. Ma che razza d'incontro era quello??

Eppure erano le nove e trenta di mattina, l'ora era quella.

Si sentiva una stupida a rimanere lì da sola davanti a un enorme edificio abbandonato.

Lasciò che il suo corpo si abbandonasse su una panchina e non rimpianse affatto di non essersi portata l'ombrello, adorava il contatto della pioggia sulla sua pelle. Peccato che facesse freddino...

Si strinse nel giubbotto e rimase lì a fissare le nuvole.

Ma stava passando decisamente troppo tempo. Erano già le dieci.

"Ehiii! C'è nessuno?!"

...

"Avrei quanto meno diritto a una vittoria per abbandono del mio avversario..."

"Ehi tu!"

Tsukay si girò rincuorata, ma vedendo il ragazzo davanti a lei inghiottì amaro. "Tu non sei una delle ragazze che abitano con Yoh?"

Il proprietario di quella voce era lo sciamano del nord, quello con cui Yoh aveva disputato il primo incontro.

"E tu sei...?" "Horo Horo!" "Ah, giusto, come ho potuto dimenticare questo nome??" replicò lei sarcastica.

"Spiritosa." "E così sarai tu il mio avversario..." "Cosa?" "Non sei qui per il tuo secondo incontro?"

Il ragazzo piegò la testa di lato. "No... io mi sto allenando."

Solo allora Tsukay notò che nonostante il freddo, lo sciamano portava  solo una maglietta a maniche corte e un paio di pantaloncini corti.

"Ma non hai freddo a girare così?" "Chi, io? Scherzi??" il ragazzo assunse un espressione fiera e si battè una mano sul petto. "Io vengo dal nord! Restare qui per me è come stare ai caraibi per te."

"Ah. Ok. Io invece ho freddo." "Ma che ci fai qui?" "Aspetto il mio avversario.  Devo affrontare l'incontro. Però l'appuntamento era ormai per un'ora fa." "Sei sicura che il posto era qui?"

Tsukay annuì assorta, e Horo Horo si sedette accanto a lei.

"Che fai? Non ti stavi allenando?" disse arrossendo lievemente.

"Ma, ho tempo da perdere, mia sorella non verrà mai a saperlo... (Se... credi tu!NdPilica) Poi questa è una brutta zona per delle ragazze sole." rispose lui sorridendo.

Tsukay non rispose, ma sentì le sue guance infiammarsi. Il silenzio che si era creato cominciava ad essere imbarazzante.

"Ehi, Tsukay?" "Sì?" "Sei arrossita."

                                                                              ***

Le gambe di Yoh lo condussero al molo, poi la fatica prese il sopravvento e il ragazzo cadde in ginocchio.

Anna non c'era.

"Dove sei...?" mormorò Yoh sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. Non sentiva più nessun contatto tra lui e la ragazza.

"Non devo arrendermi!" grugnì poi asciugandosi gli occhi con la manica della giacca.

Si alzò in piedi e chiuse gli occhi concentrandosi sui capelli dorati della ragazza, la sua pelle bianca, i suoi occhi scuri...

E la trovò. Riusciva a percepire chiaramente la sua presenza in un oblio vorticoso di sangue...

Un posto orribile...Non aveva mai sentito parlare di un posto del genere... Non sapeva neanche cosa fosse, nè come aveva fatto Anna ad arrivarci. Ma lei era lì.

Si concentrò con più impegno. Ora poteva vedere distintamente la ragazza.

Era svenuta, le mani legate dietro la schiena, i vestiti lacerati in più punti, i capelli sparsi sul suo viso, incrostati di terra rossa.

L'immagine durò pochi secondi, poi cambiò.

Fu sostituita da una palude di fango nero.

E qualcosa si muoveva sotto la poltiglia.

Yoh si sentì mancare la terra sotto i piedi, come a venire risucchiato in quell'inferno.

Riuscì ad aprire gli occhi appena primadi precipitare in quel brutto sogno.

Cercò di non perdere il sangue freddo. Dove poteva trovarsi quel posto? E perchè Anna era lì?

"Si tratta dell'arte dell'illusione."

Il ragazzo si girò di scatto verso la figura che aveva appena parlato.

Era solo una bambina. Avrà avuto sì e no sei anni e gli dava le spalle.

Yoh poteva vedere solo il morbido cascetto nero e il kimono bianco poco apparisciente.

La bimba era seduta sul molo con le gambe a penzoloni, però Yoh non l'aveva mai sentita arrivare.

"Chi sei tu?" "Il mio nome è Natsue." rispose in tono spensierato.

"Ciao Natsue." disse Yoh freddo.

"Ciao Yoh." Come sai il mio nome?" le chiese il ragazzo rimanendo freddo. Era probabile che quella bambina potesse leggere nel pensiero, e anche che fosse in qualche modo collegata alla scomparsa di Anna.

"So tantissime cose di te, Yoh Asakura! E non solo! Anche di Tamao... di Manta Oyamada... di Tsukay Tsumy... Perfino di Anna Kyoyama!" disse lei.

"Allora saprai anche dove si trova." rispose deciso a non farsi sorprendere.

"Sì, lo so." la bambina si alzò in piedi e si girò lentamente verso di lui.

Yoh trasalì alla vista dei suoi occhi rossi come il sangue. Ma la bambina sorrideva dolcemente. "Però non so se te lo voglio dire..."

"Però a me piacerebbe molto saperlo." "Umh... ok, allora te lo dico."

Bè, è stato facile...

"In cambio della tua anima." aggiunse poi sorridente.

                                                                              ***                                                                  

"Doveva arrivare due ore fa!!" sbottò Tsukay infuriata. "E qui non c'è nessuno!!"

"Secondo me hai sbagliato posto!" disse Horo Horo tranquillo.

"No-o! Ne sono sicura al cento per cento!!" "Ma allora perchè non ci sono nemmeno gli officianti?" "E' questo che non capisco!!"

Il ragazzo si alzò e sbadigliò. "Mi dispiace Tsu, ma io devo proprio andare."

"Ok..." "Magari ci si vede al torneo!" "Sì! In bocca al lupo."

Lo sciamano la salutò con un cenno della mano e scomparve dietro al muretto che circondava la fabbrica.

"Finalmente... credevo non se ne andasse più..."

Tsukay rabbrividì. Ma non dal freddo.

"Chi ha parlato??!"

"Ciao Tsukay." una semplice bambina sbucò fuori dall'interno della fabbrica.

Aveva corti capelli biondo platino e occhi azzurri come un limpido cielo. Portava solo un kimono nero, e i piedini che avanzavano sui cocci rotti e le varie schegge del terreno erano scalzi.

"Chi sei?" "Il mio nome è Natsumi! Piacere!" "Piacere un corno!" urlò la ragazza perdendo definitivamente la calma e sfogando il suo nervosismo.

Perchè non ho avvertito la sua presenza?

"Forse eri troppo impegnata a pensare al ragazzo che avevi vicino per concentrarti."

Tsukay rimase paralizzata da quell'affermazione. Non sapeva se spaventarsi perchè la ragazza aveva dei poteri così acuiti, arrabbiarsi per ciò che aveva detto o rammaricarsi perchè ciò che aveva detto era vero.

"Sei rimasta di sasso, eh?" la bambina si avvicinò.

"Che vuoi?! Stammi lontano!!" urlò la ragazza sfoderando la sua arma.

"Calma, volevo solo parlare un pochino con te..." "Parla ma non avvicinarti!" le intimò la sciamana guardinga.

"Ok... sarò franca. Tu ci tieni alla vita di Anna Kyoyama e di Yoh Asakura?"

Tsukay strinse il bastone mentre il terrore si diffondeva nella sua mente.

"Che cosa... li hai fatto?" "Per ora niente. Cioè, sono nelle nostre mani ma non abbiamo ancora fatto del male a nessuno dei due."

"E se ti dico che ci tengo, tu che fai?" "Ti invito a raggiungerli." "Cosa??"

La bambina si lasciò andare a una risata cristallina per poi cominciare a cantare. Era un suono meraviglioso, che intorpidiva le membra e addormentava la mente.

"Che cosa mi stai facendo?!" urlò la ragazza lasciando cadere l'arma e premendosi le mani sulle tempie.

I ricordi più terribili e agghiaccianti le tornarono in mente.

Fino ad arrivare a quel giorno... il giorno in cui gli artigli di mani demoniache le si conficcarono nella tenera carne delle braccia impedendole ogni movimento mentre davanti a lei si svolgeva una strage.

I suoi amici... la sua famiglia... uno dopo l'altro vennero uccisi dopo essere torturati a morte, e i loro corpi straziati rimasero in pasto ai vermi sul terreno.

In vano Tsukay aveva urlato e serrato gli occhi per non vedere, in vano si era dimenata alle urla di dolore dei suoi compagni.

Non era stata in grado di salvarne nemmeno uno.

E non aveva mai pianto per loro.

Perchè soltanto io...

"BASTA!! BASTA SMETTILA!!"

La ragazza cadde a terra piangente e dolorante, stritolandosi la testa fra le mani. L'agonia durò ancora qualche minuto, poi svenne.

"Patetico." disse la bambina avvicinandosi a lei. "L'altra ha resistito molto di più."

                                                                              ***

“Bè… Mi chiedi parecchio in cambio piccolina… Mi dispiacerebbe farti del male, quindi dimmi subito quello che voglio sapere.”

Yoh cominciava a perdere il suo sangue freddo, ma sapeva che non doveva assolutamente perdere il controllo.

Cercava di non pensare al posto malsano e orribile in cui si trovava la sua ragazza tenendo a mente che non conosceva affatto i poteri dei suoi avversari e se avesse commesso l’errore di sottovalutarli avrebbe raggiunto Anna senza poterla aiutare.

La bambina fissava le onde con i suoi grandi occhi rossi. Il mare si stava ingrossando.

“Nemmeno io vorrei farti del male così presto, Yoh. Abbiamo un piano più elaborato.”

Com’era ovvio erano più di una semplice bambina.

“Ma se non vuoi farmi del male, perché vorresti la mia anima?”

La figura minuta rise. Una ristata infantile, ma allo stesso tempo raggelante.

“Per divorartela.” Affermò poi tornando a guardarlo negli occhi.

“Questo farebbe male!” disse Yoh sarcastico. “Non ho voglia di giocare con te! Dimmi subito dove hai portato Anna!”

Il viso della bimba si rabbuiò. “Non vuoi giocare con me? Questo mi dispiace…”

Le nuvole andavano facendosi più fitte e scontrandosi sempre più frequentemente, dando vita a tuoni e lampi.

Il mare si stava agitando progressivamente, e la città cominciava a chiudersi in se stessa.

“Vorrà dire che giocherò con una delle due ragazze. Loro sono molto più simpatiche di te.”

“Due…? Vermi… avete preso anche Tsukay?!” “Tu non vuoi giocare con me, e io non voglio parlare con te.”

Dietro la ragazzina si sollevò un’onda anomala.

“Muori, Yoh Asakura!”

L’onda si abbattè violentemente sul molo travolgendo il ragazzo e trascinandolo nel mare con violenza inaudita.

Yoh riaprì gli occhi quando si accorse di essere in apnea in balia della corrente.

Cercò di raggiungere la superficie, ma la corrente lo trascinò nuovamente verso il fondo del mare.

“Non tentare di resistere. Non hai speranza!”

La voce infantile gli risuonò nella testa.

Dunque era così. Quella bambina diabolica stava controllando le onde. Ma con che forza ci riusciva? Come poteva??

“Come vedi la tua forza non è nulla confrontata alla mia. Non hai speranze, rinuncia!”

Mai!! “perché ti ostini?” Voi mi avete rubato quanto io abbia di più prezioso! Finchè non sarò sicuro che questo qualcosa sia salvo non morirò! “Fa come credi.”

Yoh sapeva che il suo spirito, Amidamaru era sempre rimasto accanto a lui, ed ora era il momento di mettere alla prova il loro potere. Anche perché i suoi polmoni cominciavano a protestare.

Amidamaru… so che puoi sentirmi! “Ti sento, Yoh. Sono qui vicino a te.”

Amico mio, devi entrare nella spada! Sbrigati! “Cosa?  Ma che hai intenzione di…?”

Anche riuscire a comunicare mentalmente con te è faticoso! Ti prego, ascoltami!

Il samurai decise di fidarsi dello sciamano ed eseguì il suo ordine.

La situazione però non era certo delle migliori, e il ragazzo faticava non poco a mantenere l’over soul.

Raccolse tutte le forze che gli rimanevano e smise di combattere con la corrente. Se voleva salvarsi non poteva far altro che scagliare un attacco verso il fondo con tutto il suo furyoku e sperare che il contraccolpo lo respingesse in superficie. Ma non c’era più tempo per pensare, le onde erano troppo pressanti.

O la va o la spacca!

“AMIDARYU!! SHINKU BUTTA GIRI!!”

Scagliò l’attacco con tutta la potenza di cui disponeva dando fondo alle ultime riserve di aria.

Il colpo ebbe l’effetto desiderato, e Yoh schizzò in superficie con velocità impressionante, al punto che con un po’ di fortuna riuscì ad atterrare sulla spiaggia.

La bambina lo raggiunse sorridente con le mani dietro la schiena.

“Ma bravo il nostro Asakura.”

Il ragazzo non aveva la forza di alzarsi. Rimase disteso sul bagnasciuga respirando affannosamente.

A causa della respirazione frenetica e irregolare non riusciva nemmeno a parlare.

A vederlo così, la figura diabolica parve divertita.

“Sai, in realtà quest’attacco serviva a renderti inerme. Non voglio ucciderti, l’ho gia detto no?”

“Anf anf…t-tu..anf anf” “Ora ti mando io dalle tue amichette!”La bambina cominciò a cantare una canzone triste con voce non umana.

Era una canzone per Yoh, e solo lui avrebbe potuto ascoltarla perchè era cantata solo per lui, per torturare la sua anima e ferire la sua mente, facendogli rivivere i suoi peggiori ricordi trasformando il dolore emotivo in dolore fisico.

Amidamaru non aveva mezzi per contrastare quella voce. Di sicuro il ragazzo non era in grado di sostenere l'over soul.

"Yoh!! Cerca di resistere!!"

Lo sciamano non riuscì ad opporre resistenza per molto tempo, e la sua mente precipitò in un baratro nero.

                                                                         ***                                      

"Anna!!"

Era lei, era lei di sicuro. Giaceva a terra svenuta con i polsi legati. I grandi occhi scuri chiusi.

"Ehi!! Anna!! Svegliati!!" urlò Tsukay con le lacrime agli occhi.

Sebbene tra loro non ci fosse nessun ostacolo, le due ragazze non potevano raggiungersi, perchè intrappolate in due posti diversi. Ognuna nella sua mente.

Ciò che Tsukay poeva vedere era solo il riflesso dell'Anna che conosceva. Poteva vedere dov'era e cosa faceva se si concentrava, ma la sua voce non poteva raggiungerla, e l'immagine era troppo sfocata per poter affermare con certezza che l'itako fosse ancora in vita.

La sciamana si arrese e focalizzò il viso di Yoh. Ormai quel ragazzo era l'unico che potesse tirarle fuori da lì.

Davanti a lei si formò la nuova immagine. Purtroppo quella rispecchiava la realtà, e non le speranze di Tsukay.

Gli occhi di Yoh erano aperti, ma vuoti. Anche lui era caduto nella trappola. Anche lui era diventato solo una bambola vuota.

Le aveva seguite in un posto dove gli spiriti non potevano arrivare.

Per un momento la ragazza credette che la battaglia era persa, ma si scrollò di dosso quei pensieri e decise di voler vedere un viso capace di riportarle la speranza.

Naturalmente quello non era il momento, ma aveva perso il suo corpo, di sicuro non voleva perdere se stessa...

Si concentrò nuovamente, e lo sciamano del nord comparve davanti a lei.

Avrebbe dovuto accontentarsi di un torbido riflesso.

                                                                       ***           

Anna si costrinse a ridestarsi da quei sogni erranti di cui era caduta vittima.

Dovette lottare con se stessa, perchè una parte di lei non aveva la minima intenzione di lasciare quel ricordo così dolce...

Non era molto... due visi, due visi sorridenti. Due genitori. I suoi genitori... I genitori di cui Anna non ricordava nemmeno il nome.

Non era nemmeno certa che quel sogno rispecchiasse i veri volti della sua famiglia, ma in fondo, cosa importava?

Erano lì e le donavano calore.

Però lei era ancora cosciente, sapeva che il luogo dove si trovava non era la realtà.

Da una parte avrebbe voluto lasciare immediatamente quel pensiero, scappare lontano... dall'altra voleva godere di tutto l'amore che non aveva mai ricevuto.

Proprio quando l'Anna razionale si stava lentamente sgretolando sotto il lato di sè che aveva sempre tentato di nascondere, un lampo di luce accecante aveva attraversato il suo sogno.

Un altro viso.

Non aveva niente in comune con quello dei suoi genitori... era un viso molto più... famigliare.

La cosa sembrava stupida, dato che aveva davanti la sua famiglia e non la riconosceva.

Il volto di Yoh era molto più vicino.

E solo grazie a lui, lei ritornò in sè.

Ciò che aveva davanti era solo un'illusione, e anche se quei due fossero realmente stati i suoi genitori ormai erano morti, e Anna non viveva per i morti.

Anna viveva per i vivi, e c'era una persona viva che in quel momento aveva un disperato bisogno di lei, e lei non avrebbe mai abbandonato.

Fu così che Anna riuscì a liberarsi dall'illusione.

Passarono alcuni minuti prima che l'adrenalina smettesse di scorrere nel suo corpo lasciando spazio ad un grande dolore fisico.

La ragazza sbattè più volte gli occhi cercando di mettere a fuoco la stanza.

Era sdraiata in una stanza piccola, apparentemente senza porte, il cui pavimento era ricoperto da un vischiso liquido nero.

Le corde che le legavano i polsi cedettero facilmente. Probabilmente non era previsto che lei riuscisse a svegliarsi, o almeno non così presto, perchè non erano affatto state strette.

Si vergognò del suo corpo quando si rese conto che le costava fatica persino tirarsi in ginocchio, ma si posizionò ugualmente.

Le sue gambe erano coperte di tagli e di lividi e non l'avrebbero retta facilmente, costatò.

Lo stesso valeva per le braccia, ma non sembravano ridotte così male...

Si passò le mani sui capelli impiastricciati di quel liquido nero.

Salvo qualche livido il viso non sembrava danneggiato. Bene.

Cercò di erigersi appoggiandosi al muro.

Aveva sostenuto un pesante combattimento con due bambinette dall'aria inoffensiva, ma proprio quando stava per avere la meglio quelle vevano creato delle immagini confuse ma letali nella sua mente.

Ora conosceva i loro metodi, ed era certa che anche Yoh gli avesse sperimentati. (Anche io se è per questo!!NdTsukay) (Sì, ma è naturale che lei pensi prima a Yoh, ti pare?NdMao) (Mi sento incompresaaa!NdTsukay)

Camminare era uno sforzo minore del previsto, molto bene!

Mosse qualche passo verso il centro della stanza e recuperò la sua bandana rossa.

Strano posto... pensò legandosela al collo.

Costeggiò le pareti alla ricerca di qualche cavità nel muro. Nulla.

Eppure da qualche parte era entrata, ora doveva uscire.

"Buon giorno itako!"

Una voce infantile invase la stanza tirandosi dietro un'eco inquietante.

E Anna era certa che appartenesse a una delle due ragazzine che l'avevano rapita.

"Che volete? Perchè mi avete portata qui?" domandò con calma.

"Non è nulla di personale, noi non ce l'avevamo con te." "Infatti... il vostro obbiettivo era Yoh, non è così?" "Ma che arguzia!"

La ragazza non rispose e guardò verso l'alto alla ricerca di qualche condotto che portasse quella voce irritante fino a lei, senza successo.

"Ma torniamo a noi, non abbiamo molto tempo." proseguì la bambina. "O forse farei meglio a dire che sei tu a non avere tanto tempo?"

"Cos...?"

La bionda avvertì una sensazione spiacevole alla caviglie e con un gemito di sorpresa si accorse che il livello dello schifoso liquido saliva lentamente.

"Maledizione!" "Ahahaha! La principessa è in trappola! Ce la farà il suo principe azzurro a salvarla in tempo? Al momento è un po' addormentato poverino..."

Anna decise che quello era il momento di cominciare a preoccuparsi.

 

...1000 years ago...

Hao abbassò lo sguardo sulla ragazzina.

"Voglio sapere chi sei..."

La bambina sapeva quello che voleva.

Lui invece non aveva idea della ragine per la quale non l'aveva uccisa.

I suoi pensieri erano semplici. Oscuri ma semplici.

Il modo in cui si comportava non era normale, ma neanche tanto anomalo, e lui aveva altro a cui pensare.

Però lei era lì a fissarlo negli occhi senza riserve.

La sua espressione era di dolce sottomissione.

"Non ve lo domanderò più signor Hao, mi farò bastare il vostro nome." disse sommessa ma sorridente.

L'uomo annuì.

"Se c'è qualcosa che posso fare per voi, sappiate che vi seguirò finchè il mio debito nei vostri confronti sarà estinto.

Bene, avrebbe avuto tempo per capire che cosa in quella creatura lo turbava.

"Che cosa sai fare che possa tornare utile a una squadra di sciamani?"

"So comunicare con gli spiriti non umani, e anche unirmi con uno di essi se necessario."

"Sai combattere?" "So usare l'arco."

"Bene." concluse Hao "Tetsuya ti insegnerà a unire uno spirito a un arco creando l'over soul. Scegliti uno spirito forte da portarti dietro, perchè tu verrai con noi."

Il resto del gruppo trasalì e numerosi volti disapprovi si rivolsero ad Hao.

La ragazza invece non si mosse nè disse niente. Si limitò ad annuire.

L'uomo fece cenno a Mid Night diseguirlo e si voltò.

"Se qualcuno non approva i miei metodi può lasciare il gruppo." disse allontanandosi.

"Senti, Hao, non ti pare il caso di chiedere il nome della ragazzina?" disse ammiccando alla ragazza.

"Sì. Dimmi il tuo nome." disse Hao con disinteresse.

"Il mio nome è Momoya signore." "Momoya e...?" "Solo Momoya, signor Hao."

...

"Capisco."

Momoya... mostrami quello che sai fare.

 

Qualcosa allora ti ha impedito di agire. Credo di essere stata io.

 

Tsukay aveva seguito le azioni dell'amica e aveva deciso di seguire anche il suo esempio.

Anna era riuscita a rompere l'incantesimo perchè era forte e si era ribellata.

Già, ma in che modo poteva ribellarsi lei? Non c'era nulla nella sua mente che la stava opprimendo...

Forse su di lei l'incantesimo era diverso. Forse era di prigionia pura, le condizioni non importavano.

Infatti no. Però lei voleva uscire, era su questo che doveva fare affidamento.

Un tempo sarebbe stata solo felice di morire.

Vivere era come una tortura infinita di infinito dolore alla quale lei non poteva sottrarsi.

Forse era per questo che quella dannata l'aveva chiusa lì, ma ora i giochi erano cambiati, e lei aveva mille ragioni per vivere.

Si concentrò su Kibya, su Yoh, su Anna, su Tamao, su Manta, su Ryu e i Senza Uscita, su Amidamaru, sui suoi compagni di scuola, su Horo Horo e su Pilica.

Tutte le persone che coloravano la sua vita e avrebbero pianto la sua morte. Perchè l'avrebbero fatto!!

Forse è quando non ci sarebbe nessuno a piangere per la nostra scomparsa che abbiamo voglia di morire!

Ma lei voleva vivere!! Aveva la sua missione da compiere, non poteva demordere.

Sì... era quello il modo... ma perchè diavolo non ci aveva pensato prima? Cominciava a vedere la luce.

Faceva male. è vero, ma non avrebbe mollato tutto per un po' di dolore.

Yoh... Anna... Kibya...

Sì, stava uscendo!

Ryu... Tamao... Horo Horo...

Ancora un ultimo sforzo...!                                 (ma qui sembra che io sia incinta...!NdTsukay) (La vuoi smettere di commentare e tornare a interpretarti per favore??NdMao)

..............................

Era fuori!

Aprì gli occhi e si ritrovò sdraiata sul pavimento  di una stanza vuota e polverosa.

Nessun liquido vischioso per fortuna.

Si alzò senza problemi, dopo tutto lei non aveva combattuto...

"Adesso si comicia a giocare ragazzi!! Tsukay è tornata in gioco!!"

Continua...

yukina_chan: Sono felice che anche lo scorso chap vi sia piaciuto!!^^ Mi raccomando, continua a seguirmi!! Posso farti una domanda, tipo da inesperta a senpai? Come ti sembra strutturato il personaggio di Tsukay?

Miyu chan: Scusami per averti traumatizzato!^^” Già, anche a me “Padron Yoh” ha fatto un po’ impressione stile signore degli anelli… Comunque molto più avanti, credo che metterò un po’ di Shojo Ai Action, ma mai nulla che si spinge oltre il bacio, e di sicuro questo storia non è una yuri!!

Metallika: Povero Horouccio, dai…^^ Comunque non preoccuparti, vedrò di scorrere senza intoppi fino al tuo arrivo!!

 

Un po’ di note generali… allora, ho fatto un po’ i conti, e temo che la storia supererà di gran lunga i cinquanta capitoli… quindi non so quando la finirò!^^” Ho ridotto il rating perché esagerato, almeno per ora… credo che più avanti reimposterò R, ma siccome ho una voglia matta di scrivere i capitoli come il 50 o giù di là, gli ho impostati un po’, e ho paura che dovrò passare a NC17… spero di no… mi limiterò!^^

Ok, ringrazio tutti quelli che leggono e in particolare quelli che recensiscono, siete grandi!!^^

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Capitolo 7
*** Don't go away ***


Capitolo 6_ Don't go away

Capitolo 6_ Don't go away

 

Yoh si sforzò nuovamente di mettere a fuoco qualcosa... inutilmente.

Era circondato da tenebre e null'altro.

La sua mente era vuota.

Si sentiva uno stupido, ma niente di più... non aveva nemmeno memoria. In quel momento lui era solo un'altra esistenza senza passato nè futuro.

Non riusciva a pensare a niente, neanche ha ciò che doveva assolutamente ritrovare e proteggere. Perchè l'unico pensiero che riusciva a elaborare era che questo qualcosa c'era.

Gli era impossibile compiere qualsiasi movimento.

Forse era morto. E stava raggiungendo il Nirvana.

***

"Natsumi, non lo toccare." "Ma Natsue... questo qui non si sveglia..." "La cosa non ci riguarda."

La bambina bionda guardò il corpo immobile dello sciamano e i suoi occhi semi aperti, ma vuoti.

"Altro che salvare l'itako, per me questo muore. Non si sveglia nemmeno." disse beffarda.

"La cosa non ci riguarda." ripetè l'altra senza voltarsi intenta a seguire le azioni di Anna sullo schermo. "Che la ragazza muoia o meno per noi non fa alcuna differenza."

L'altra la raggiunse trotterellando allegramente. "E' un peccato però, non trovi sorellina? Una così bella sacerdotessa itako..."

"Un'itako del monte Osore... nostre avversarie da sempre... Toglierla di mezzo sarà un piacere... Ma noi ci atterremo agli ordini, qualsiasi cosa accada."

"Sì... sì... ok..."

All'improvviso un bottoncino rosso sul tabellone dei comandi cominciò a lampeggiare come impazzito.

"Che succede sorellina?"

La mora lo premette visibilmente seccata, e sul tabellone apparve un'altra ragazza dai capelli molto più lunghi.

"Sembra che tu non abbia fatto bene il tuo lavoro Natsumi." disse tranquillamente.

"Ma non è possibile!!" la biondina sbattè le mani sul pannello di controllo. "Ero certa di averla fatta impazzire definitivamente..."

"Invece non è così. L'hai sottovalutata. Lei non ci serve, gli ordini sono chiari."

Le labbra della bambina s'incresparono in un ghigno.

"Vado a completare la mia opera."

***

Non c'erano vie d'uscita. Decisamente no.

Anna aveva sempre odiato essere impotente. E ora più che mai.

Si appoggiò stancamente al muro.

Era in una situazione irritante, e doveva lasciare tutto nelle mani di Yoh. Non aveva mai permesso alla sua fiducia di vacillare e non lo avrebbe fatto! Però si sentiva stupida....

Perchè non era ancora arrivato? Che aspettava?

Era probabile che non sapesse nulla, o peggio, che fosse stato sconfitto....

Lasciò vagare il suo sguardo. Insudiciata com'era moriva dalla voglia di farsi una doccia. La poltiglia schifosa le aveva ormai raggiunto le ginocchia.

Ora poteva cominciare a sentire la paura scorrerle nel sangue.

Se davvero Yoh era stato sconfitto... Non avrebbe più potuto rivedere quel suo sorriso ebete ma così spontaneo...

"Yoh Asakura....! Perchè non sei accanto a me?"

***

Amidamaru corse velocemente fino alla fabbrica abbandonata.

Anna era scomparsa e Yoh era stato battuto e sottratto davanti ai suoi occhi... Non poteva rischiare di coinvolgere Manta o Tamao, per ciò poteva contare solo su Tsukay!

"Tsukay!! Tsukay, sei qui?!"

"Amidamaru...."

Il samurai guardò lo spirito della guerriera accasciato a terra, l'espressione distrutta.

"Kibya!! Ma che è successo?? Dov'è Tsukay?" un brutto presentimento si faceva strada nella mente di Amidamaru.

"Lei è..." Kibya cercava disperatamente di trattenere le lacrime.

Vedere la ragazza in quello stato turbò il samurai, ma data la situazione non ci fece troppo caso. "Che cosa è successo?"

Kibya si alzò contorcendo il viso in una smorfia di rabbia. "Credo fosse una trappola. Una bambina è spuntata fuori dal nulla e si è portata via Tsukay con non so che trucchetto psicologico... E io non sono riuscita a seguirla."

Il samurai rimase impietrito. Di certo non era una coincidenza.

"E' accaduto lo stesso a Yoh." disse in tono grave.

"C... come?" mormorò la ragazza con un fil di voce. "E adesso...?"

"Adesso andiamo a cercarli!" esclamò con decisione Amidamaru.

Avendo qualcosa da proteggere si sentiva estremamente motivato. Se gli toglievano questo qualcosa rimaneva indifeso.

Era stato così con Mosuke, con l'Harusame, con Yoh, ed ora era così con Kibya.

La ragazza lo guardò preoccupata, poi si lasciò contagiare.

"Ti seguirò Amidamaru! Andiamo a riprenderci i nostri sciamani."

Lui le sorrise. "Ma come facciamo a trovarli...?" "Io un'idea ce l'avrei." disse Kibya riacquistando il suo sorriso beffardo e malizioso.

"Io un'idea ce l'avrei..."

***

"E così non ti sei rassegnata all'idea di morire. Strano."

Natsumi era entrata nella stanza e fissava Tsukay con sguardo di sfida.

"No, e non mi rassegnerò!" disse Tsukay ricambiando lo sguardo.

"Bè, non ho intenzione di perdere tempo con te, ti finirò una volta per tutte." rispose l'altra.

Per un attimo si guardarono negli occhi, poi la bambina riprese a cantare la canzone...

Quel lamento magico...

Fu sconvolgente come la volta precedente, ma questa volta Tsukay se lo aspettava.

Inizialmente le sue membra s'intorbidirono e i suoi occhi si dilatarono.

Cadde in ginocchio e passò un po' prima che riuscisse a riprendere il controllo della propria mente.

Il sudore le imperlava la fronte e faceva fatica a muoversi, ma si eresse ugualmente e abbozzò un soriso.

"Non puoi mostrarmi due volte la stessa tecnica e pretendere che funzioni" disse cercando di mantenere ferma la voce.

Non aveva smesso di vedere quelle terribili immagini di tortura, ma ormai aveva accettato il suo passato.

Anche se alzandosi le sembrava di assere oppressa da un peso immane, la ragazza non ci fece caso e prese ad avanzare verso la sua avversaria.

Gli occhi di Natsumi si spalancarono in un'espressione di sorpresa, e il suo canto cominciò a indebolirsi.

La voce stava diventando tremante.

Tsukay contava sulle sue forze e non si arrese finchè l'altra capì che era inutile continuare.

Chiuse la bocca impotente, le sue gote si arrossarono per la rabbia.

"Solo perchè il mio canto non ti fa effetto non credere di avere vinto! Waramachi!!"

Un enorme spirito con la testa di serpe si materializzò alle sue spalle.

Le squame nere rilucevano sotto il lampadario incrostato della stanza, gli occhi rossi luminosi erano fissi su Tsukay.

La ragazza sfoderò lo Yukanyo, il bastone che portava sempre con sè, ma senza spirito sarebbe servito a poco.

"Ah ah ah! Uno sciamano senza spirito è come un samurai senza spada! Non può combattere!"

Sta volta ha ragione...

"Preparati ad essere sbranata dal mio spirito! Perchè se non lo avessi capito questo è il mio over soul!"

***

Natsue sfiorò le guance di Yoh.

"E' davvero un peccato... un ragazzo così bello..."

Gettò una rapida occhiata all'orologio sulla parete. "Hai un'ora scarsa per salvare la tua fidanzatina. Svegliati."

Il ragazzo mugolò e si rigirò sul letto.

Dentro di lui stava lottando per tornare in superficie. L'unico pensiero che voleva raggiungere era Anna.

Non gli importava nulla del resto.

Era l'unica cosa che era riuscito a recuperare in quell'oblio.

Una ragazza... morbidi capelli biondi... cristallini occhi scuri... corpo caldo e morbido...

Era ciò che voleva raggiungere.

Si agitò ancora.

"Bè, sembra che dopo tutto tu ti stia svegliando..."

'Yoh...!' 'Anna...! Sto arrivando! Cerca di resistere!!' 'Sbrigati Yoh...!'

"Anna!!" il ragazzo  si alzò a sedere di scatto, trovandosi in un letto a urlare il nome della sua fidanzata.

Confuso si guardò intorno. Era in una stanza immersa nella penombra.

Un grande schermo brillava davanti a lui sopra un pannello di controllo.

"Yoh!!"

Si girò di scatto percependo una voce dietro di lui.

"Anna...?"

La ragazza era lì. Sporca e ferita. Lo fissava con gli occhi pieni di lacrime.

"Yoh...! Credevo che tu fossi... che tu... Yoh!!"

L'itako si lanciò tra le sue braccia piangendo a dirotto nascondendo il viso sul suo petto.

"Anna...? Ma che cosa è successo?" "Tu non ti svegliavi, e io ero così preoccupata...!"

Yoh staccò bruscamente la ragazza dal suo corpo.

"Visto che non capisci cambierò domanda!" "Yoh... ma che cosa stai..."

"Voglio sapere..." proseguì lui impassibile "dov'è la mia Anna!"

***

"Come fai a essere certa che sia per di qua??" urlò Amidamaru correndo alla spalle di Kibya.

"Il campanellino!!" "Cosa??"

La pioggia era battente, a quella velocità dovevano urlare per sentirsi.

"Il campanellino che Tsukay porta sempre con sè!" "Legato al collo?" "Sì, quello!!"

In effetti Amidamaru non aveva mai visto la ragazza priva di quel bizzarro ornamento.

"Ovunque io sia, se mi concentro posso sentire il suo suono!" replicò entusiasta Kibya. "Lo sento sempre! Anche adesso!!"

"Significa che è viva?!" "Non solo!" gli rispose lei "Ma anche che si può muovere!"

"E' molto distante?" "No! Ormai dovremmo esserci! Anzi..."

Lo spirito si fermò sulla terra battuta della periferia di Tokyo.

Non c'era nessuna costruzione nel raggio di chilometri, era una zolla abbandonata a causa di strane voci e urla che si potevano sentire di notte.

"Ci siamo." affermò la guerriera.

"Cosa? Ma qui non c'è niente!"

La ragazza non rispose e s'inginocchiò a terra indicando un punto preciso sul terreno.

"Il segnale viene da qui!" "Sotto terra?" "Così si spiegherebbe l'origine della voci che si sentono durante la notte."

"Siamo fortunati ad essere degli spiriti!" disse Amidamaru attraversando il terreno sotto terra.

Kibya non lo seguì subito.

Siamo fortunati ad essere degli spiriti...? Sorrise.

E' la cavolata più grande che io abbia mai sentito!

E per un attimo il Nirvana fu più vicino.

***

"Tutto qui quello che sai fare?" chiese Natsumi sorridendo mentre al suo spirito scaraventava la ragazza contro il muro.

La ragazza fu presa da un conato di vomito, ma quello che le uscì dalla bocca non fu la colazione, bensì sangue.

Non aveva più nemmeno la forza di tirarsi a sedere in quella pozza di sangue. Strinse forte lo Yukanyo.

"Waramachi... finiscila!"

Il Serpente partì all'attacco. Sta volta avrebbe mirato ad un punto vitale.

"Non può essere questa la fine...!"

Appena in tempo... Kibya e Amidamaru comparvero alle sue spalle.

Senza una parola di saluto o di sorpresa, Tsukay incarnò il proprio spirito nel bastone e parò il colpo della serpe.

"Impossibile!!" urlò Natsumi furente "Come avete fatto ad arrivare?!"

"Già, ci avete messo tanto." disse Tsukay animata da una forza nuova.

"E' colpa tua!" si lamentò Kibya "Non posso sentire quel dannato campanello finchè sei svenuta!"

"Amidamaru, anche Yoh è qui!" disse la ragazza tornando seria. "Non so dove esattamente, ma è sicuramente qui in torno! Come pure Anna!"

"Allora io vado a cercarli! Mi raccomando, ci vediamo dopo!"

Tsukay annuì, e il samura scomparve.

Per tutta la conversazione Natsumi non aveva attaccato perchè troppo scioccata e troppo furiosa.

"E adesso, vediamo chi tra noi è davvero la più forte!"

***

"Ma Yoh... che cosa dici...?"

La ragazza si ritrasse passandosi una mano sulla guancia arrossata a causa dello schiaffo.

"Il tuo carattere non rispecchia affatto quello dell'Anna originale, è in possibile cadere in un tranello del genere!"

Le labbra della ragazza si piegarono in un ghigno. "Peccato... mi sarebbe piaciuto venire a letto con te mentre l'originale soffocava! Sei un così bel ragazzo... come dire... mi stimoli!"

disse socchiudendo gli occhi in un'espressione sensuale.

"Dov'è Anna. Voglio sapere solo questo." disse Yoh trattenendo la rabbia.

Il corpo della falsa Anna s'illuminò mentre riprendeva la sua vera forma di Natsue. "Non ti facevo sentire proprio niente, eh? Pazienza... non per niente sei l'altro Asakura."

"Cos...? L'altro Asakura? Ma che significa?!" stava perdendo il controllo.

La bambina fece un gesto di dinniego. "Saprai tutto a tempo debito. Ora non era l'itako del monte Osore la tua preoccupazione?"

"Dov'è?"

Il suo sangue freddo stupiva persino lui stesso...

"Te lo dirò se saprai sconfiggermi. Ma giusto per metterti un po' di sale sulla coda..."

Natsue si avvicinò al pannello di comandi, e non appena ebbe digitato qualche tasto, lo schermo s'illuminò nuovamente, mostrando l'immagine di una ragazza immersa fino alla vita in un liquido nero e vischioso.

"Anna...!" il ragazzo corse verso la porta passando affianco a Natsue. "Mi dispiace, non ho tempo per giocare con te!"

"Vedo che hai intuito la situazione..." la porta davanti al ragazzo di chiuse di colpo lasciandolo impietrito. "Però vedi... le itako del monte Osore non sono le uniche itako esistenti."

Era stato uno stupido! Come poteva non averlo capito subito?! Il potere del canto sulla mente... il controllo delle onde... la metamorfosi e il comando della materia a livello molecolare...

La bambina si voltò piano verso di lui che già la vissava. I grandi occhi rossi che brillavano in trance.

"Anche tu sei un'itako." affermò Yoh con una punta di terrore nella voce.

Natsue sorrise.

"Te l'avevo già detto... mi dispiace molto quando le persone non vogliono giocare con me."

 

...1000 years ago...

"Ehi, Hao!" "Cosa vuoi Mid Night? Lo sai che odio essere disturbato mentre sono in meditazione."

L'uomo non sembrava volerglielo rinfacciare, piuttosto pareva glielo stesse ricordando.

"Se se, lo so. Non ti disturberei se ciò di cui voglio parlarti non stuzzicasse davvero la mia curiosità."

L'uomo gli dava le spalle, seduto composto sul tappeto persiano della stanza.

"Vuoi parlarmi di Momoya, vero?" "La vuoi piantare di leggermi nel pensiero?!"

Hao sorrise, si alzò e si voltò verso il ragazzo. "Ti chiedi perchè la tengo con noi se è passato un mese e si alleni tutto il giorno con Tetsuya."

"Ma allora ci provi gusto!!" affermò Mid Night fingendosi irritato. "Comunque sì." disse tornando serio "Ormai manca poco al villaggio dei Pache... (Dobie Village per chi segue solo l'anime!^^ NdMao) e quella ragazzina... sono passato a vedere i suoi allenamenti... per sfizio, non mi sono fatto vedere." "Come se la cava?"

Di certo il volto di Hao non tradiva interesse. "Discretamente direi... non è male, ma non è una sciamana abbastanza forte per restare con noi..." "Questo lascialo decidere a me." concluse Hao.

"Non ho finito! Secondo me è uno spreco lasciare a Tetsuya il compito di allenarla...! Quella donna potrebbe fare di meglio. E' forte... è bella... è sexy..." "Già, potresti fartela." disse Hao sorridente.

"Sì, potrebbe essere un'idea." rispose Mid Night sorridendo prima di tornare al discorso che gli stava a cuore. "Però Momoya è... come dire... Non è il fatto che se la cavicchia o che impara in fretta che mi ha colpito..." "No?" "No. E' come se... non lo so, ammetto che ha qualcosa di speciale. Qualcosa di... non umano, ecco." "Vedo che ha scatenato la tua curiosità." "Decisamente." "Bene!" disse Hao allegro. "Finchè Matamune non sarà di ritorno dalla sua ricerca e sapremo come muoverci, la affido a te, pensaci tu a lei."

Poi si alzò e uscì dalla stanza senza lasciare al ragazzo il tempo di protestare.

 

Come puoi accusare me? Non ti ho causato io quella ferita... anche se l'arma era tra le mie mani.

 

Ad Anna giungevano i rumori della battaglia come frecce di freddo ghiaccio nella sua mente.

Poteva charamente percepire la battaglia al di là del muro, come aveva potuto comunicare con Yoh, urlandogli di non lasciarla sola.

La cosa l'aveva scossa, si era trovata a urlarlo disperatamente prima di rendersene conto. Prima ancora di rendersi conto che aveva bisogno di qualcuno al suo fianco.

Poggiò una mano sulla parete davanti a lei.

Colpi, grida, sofferenza.

Non è troppo violento, e non è nemmeno terribile... allora perchè... mi sento così persa.... così fredda... così sola...?

Essendo immersa in quel putrido liquido dall'odore penetrante e insopportabile fino al seno, i movimenti cominciavano a risultare difficili.

Il soffitto era basso, sì e no dieci centimetri sopra la sua testa. Non avrebbe resistito più di venti minuti.

Eppure non era quella situazione che la spaventava.

Non temeva di morire, non temeva nemmeno per la sorte di Yoh o per quella di Tsukay.

Si fidava di loro... ma aveva paura.

Dentro di lei si era formata un'enorme depressione gelata.

Lo stomaco le si era accartocciato per quella nuova emozione che lei tuttavia non aveva la minima intenzione di ammettere.

Ricacciò indietro le lacrime strofinandosi gli occhi con le dita sporche e appoggò la fronte sul muro stringendo i denti.

"Io non ho bisogno di nessuno!" sussurrò con decisione a se stessa, e poi si sentì un po' meglio.

Concentrò le sue emozioni su ciò che accadeva al di là della parete.

La prima persona che raggiunsero i suoi pensieri fu Tsukay.

Non poteva vederla realmente, il turbinio d'immagini confuse le diceva solo che stava combattendo anche lei. E non se la cavava affatto male ora che aveva capito come evitare i tranelli psicologici della sua avversaria.

Tornò a pensare a Yoh. Lui era più in difficoltà.

"Che non si dica che tutti fanno qualcosa tranne io." disse abbandonando la sua postazione cercando di muoversi per la stanza ormai allagata.

Ma nella stanza non c'era davvero niente da fare.

***
Tsukay parò senza difficoltà un altro fendente.

Dopotutto non era poi così forte se non cantava la sua canzoncina.

E più s'innervosiva, più i suoi movimenti diventavano imprecisi e intaccati dalla rabbia. Cosicchè era più facile prevederli.

Saltò di lato evitando la frusta della coda della serpe.

"Che c'è? Ti stai scaldando?" domandò beffarda stringendo lo Yukanyo con due mani.

Non era mai andata all'attacco fin ora, aveva osservato bene i movimenti di Natsumi, e aveva capito come la bambina preferiva muovere il suo over soul.

Non era affatto forte, e la ragazza sospettava stesse anche perdendo il controllo perchè ogni tanto mormorava frasi del tipo '...non ancora...' oppure '...è troppo presto...'

O forse c'era qualcos'altro che le stava rendendo la battaglia troppo facile.

Decise di concludere lo scontro.

Approfittò della frazione di secondo in cui lo spirito del serpente riprese fiato e si scalgliò contro di lui mirando agli occhi, il punto debole di tutti i serpenti.

Natsumi emise un gemito di sorpresa e a quanto pare Waramachi non si ricompose in fretta.

"Kibya... ADESSO!!" lo spirito concentrò la sua forza sulla punta del bastone senza tuttavia modificare il suo over soul.

Lo Yukanyo perforò l'occhio destro dell'enorme serpente che cacciò un urlo tremendo ed ebbe un guizzo in preda ai convulsi di dolore.

Tsukay non riuscì a mentenere l'equilibrio sulla testa del serpente e scivolò a terra riuscendo comunque ad atterrare in piedi.

Indietreggiò velocemente perchè lo spirito avversario si simeneva penosamente in preda alle convulsioni mentre una cascata di sangue nero colava dal suo occhio e gocce di quel liquido schizzavano per tutta la stanza.

Natsumi distolse lo sguardo inorridita portandosi una mano alla bocca e rischiando di essere colpita dal suo stesso spirito.

"Sciogli immediatamente l'over soul!!" urlò Tsukay "E' pericoloso!! Scioglilo!!" ma la bambina era troppo scioccata per ascoltarla. "Se lo scioglierai come ti dico, anche Waramachi smetterà di soffrire!!" gridò fuori di sè.

"Lui è... vivo..." sussurrò solo Natsumi senza spostarsi. Gli occhi inespressivi posati sul serpente.

"Significa che non è uno spirito?" disse Tsukay senza ricevere risposta. "Devi... devi comunque sciogliere l'over soul! Ammazzarà anche te se continua così!!" disse lanciandosi a terra per evitare la coda del serpente. Era impossibile raggiungere la porta superando quell'essere. Alcune macerie crollarono dal soffitto. Quella cosa stava distruggendo tutto.

"Natsumi!!" "Non voglio!!" gridò quella scoppiando in lacrime "Non voglio che muoia!! Ha fallito!! Ho fallito!! Se non ti elimino moriremo tutti!!"

Il soffitto cominciò a cedere sopra le loro teste. "Se non aciogli subito quest'over soul" dichiarò Tsukay "...vi eliminerò entrambi adesso!"

***

Yoh indietreggiò e cadde a terra. Le gambe tremanti non l'avevano retto.

Come previsto non aveva affatto recuperato le forze.

Alzò lo sguardo sulla bambina.

"Non sei affatto forte. Sei solo una perdita di tempo. Tre cadaveri in più di cui liberarsi."

Il ragazzo si rialzò con rinnovato fervore in risposta allo sguardo annoiato che Natsue le rivolgeva.

"Una perdita di tempo...?" "Già. Non ti torturiamo mica per scelta nostra. Ordini superiori." rispose indicando l'alto in tono ironico.

"Quindi muori in fretta." aggiunse poi scagliando un finissimo filo argentato praticamente invisibile verso di lui.

Yoh lo schivò grazie alle doti di Amidamaru, coscchè l'arma si andò a schiantare contro il muro abbattendolo.

"Allora perchè ci avete portato qui?!" urlò Yoh fuori di sè. "Il maestro ci chiede di sottoporre a delle prove gli sciamani a cui è interessato. Non aggiungerò altro!" disse dirigendo il filo in over soul verso lo sciamano.

Itako e sciamana. No, potente itako e potente sciamana.

Anche se fosse stato potente come sciamano avrebbe avuto ben poche possibilità se davvero quella aveva sconfitto Anna.

Aveva già costatato l'impossibilità di sciogliere l'over soul. Troppo potente.

Per un attimo desiderò Anna al suo fianco, vergognandosi poi di quel pensiero...: voleva l'aiuto della ragazza che doveva salvare. Doveva invece dimostrarle che poteva salvarla. Non l'avrebbe delusa.

Schivare gli attacchi cominciava a essere difficile, il fiatone era fastidioso ed era sfinito.

"Bè...?" fece Natsue avanzando verso di lui "Davvero strano che ci abbiano chiesto di analizzare gente come te e la tua amica. In realtà lei non c'entrava, nessuna richiesta per il suo infimo livello. L'abbiamo tirata dentro perchè ci faceva comodo, lo ammetto." sorrise sorniona e con una velocità impressionante assestò un forte colpo nello stomaco del suo avversario facendolo crollare in ginocchio. "Per te e la tua ragazza è finita ragazzino. Accetta la realtà e saluta questo mondo crudele. Sai... è un peccato che tu abbia deciso di partecipare allo Shaman Fight... non avresti mai potuto diventare Shaman King, ma saresti rimasto a veder mutare questo mondo in un posto migliore. Ti auguro di goderne dal Nirvana."

Yoh tirò lo sguardo verso di lei sordo alle urla disperate di Amidamaru e sorrise amaramente. "Non lo faccio per me... ma per una persona molto più importante. Per questo io diventerò Shaman King...!" "Se... nei tuoi sogni. Addio, è stato bello." disse lei sarcastica preparandosi ad assestargli il colpo di grazia.

Ma prima che potesse colpirlo la porta cedette con un'esplosione.

"Sorella...!"

Natsumi singhiozzava senza controllo. Sembarava essersi trascinata fin lì strisciando, ma appena vide la compagna si gettò ai suoi piedi distrutta.

A far saltare la porta tuttavia non era affatto stata lei.

Una ragazza dai lunghi capelli biondo cenere raccolti in una treccia che sfiorava le cosce e due profondi occhi scuri si eresse in tutto il suo metro e sessantadue mentre si appoggiava a ciò che in un passato non troppo lontano era stata una porta.

"Ehilà Yoh! E' da stamattina che non ci vediamo!"

I suoi vestiti erano impregnati di un sangue dalla sfumatura bluastra, troppo scuro per essere umano. Il suo viso sul quale le ricadevano molti ciuffi disordinati presentava qualche livido e un taglio dall'aria profonda sulla guancia.

"Tsukay...!" disse Yoh sorridendo "Come stai?" "A meraviglia, non si vede?" disse lei sghignazzando.

Natsumi si lamentava ai piedi di Natsue. "Waramachi è... è... morto..." farfugliò tra i singhiozzi "lei... lo ha ucciso... era impazzito e allora io... non sapevo più che cosa fare, e..." crollò in un pianto convulso senza riuscire a continuare. Natsue sembrava preoccupata più che turbata dalla sconfitta della sorella. Anche se sembrava essersi completamente dimenticata di Yoh e di Tsukay, loro sapevano che se avessero tentato di fuggire non sarebbero passati inosservati. Ma non potevano perdere altro tempo. Anna non ne aveva più molto ormai e ne erano entrambi consapevoli.

"Natsue s'inginocchiò sulla sorella. "Waramachi ha raggiunto il Nirvana. Ormai non c'è più nulla che tu possa fare. Sta bene." sussurrò "Tu puoi continuare a combattere...!" aggiunse poi a voce ancora ancora più bassa. L'ultima frase piuttosto che un'affermazione, sembrava una supplica.

"NO!!" urlò l'altra disperata "SENZA WARAMACHI IO.......!!"

Non potè finire perchè qualcosa di veloce e fulmineo la colpì da dietro all'altessa del cuore e perforò la tenera carne passandola da parte a parte.

La bambina si piegò su di sè sputando sangue cercando di dire ancora qualcosa in modo disperato sotto gli sguardi inorriditi di Yoh e Tsukay.

"Per...chè...?" sorrise dolcemente mentre le lacrime le rigavano il volto e il sangue colava copioso dalla sua bocca "una volta adulta... avrei voluto imparare a cantare solo per piacere alla gente. Me ne stavo già rendendo conto... Natsue...io e te non siamo fatte per uccidere... anche se è per la giusta causa del nostro maestro noi...!... ma... è stupido dirlo adesso... no?"

Gli occhi le si rivoltarono verso l'interno e il suo respiro irregolare cessò tra le braccia della sorella.

Natsue la guardò con occhi vitrei.

Morta. Sua sorella gemella era morta. Morta come i suoi genitori, il suo gattino e l'unica persona alla quale fosse realmente importato di loro due dopo che rimasero orfane. Un professore di pianoforte.

"Questa è la fine di ogni essere bambine mie... se doveste perdere la vostra utilità vi getterei via come bambole rotte, perchè questo è ciò che siete."

"Poteva ancora combattere." affermò adagiandola sul pavimento "L'hai uccisa." gli occhi rossi fissi su Tsukay.

La ragazza la guardò turbata. Per quanto crudele, per quanto forte, una bambina era appena morta sotto i suoi occhi in preda ad enormi sofferenze.

"Non l'ho uccisa." disse riprendendo il controllo "...ma non ho nemmeno capito perchè è morta."

Teneva tanto a quel serpente...?

"Hai ucciso la creatura che allevava dalla nascita. Era l'ultima cosa che le rimaneva. Quindi l'hai uccisa." rispose Natue con semplicità ignorando la seconda parte della frase.

"Che cosa l'ha uccisa?" chiese Yoh deciso a scoprire chi o cosa poteva essere così crudele.

"Era una bambola rotta." "Eh?" "Non poteva più combattere. Non serviva più al maestro e l'ha eliminata. Non ti sei chiesta perchè sia stato così facile raggiungere la vittoria?" disse rivolta nuovamente a Tsuakay mentre la rabbia cominciava a deliniarsi nella voce. "Lei aveva dei dubbi sulla nostra missione. E il maestro lo sapeva. L'ha corrosa lentamente, da dentro. L'ha finita durante la vostra battaglia."

Nella mente di Tsukay tutto acquistò improvvisamente un senso. I mormorii di Natsumi erano destinati alle orecchie del suo maestro che chissà come la stava lentamente uccidendo succhiandole via la forza e la vita stessa.

"Tutto ciò non ha senso!" disse Kibya che era rimasta in disparte fino ad allora "Se un maestro tratta i suoi alievi come sicari e al primo sbaglio li elimina, non può farsi chiamare tale!!" disse con particolare foga "Come puoi chiamare maestro un essere del genere?!"

"Zitta!!" intimò la bambina rialzandosi "Non ti permetto di giudicare il mio maestro!!" "Quello non è affatto il tuo maestro!! Ti sta usando! Come fai a non capirlo?!"

"Ho detto che devi stare zitta!!" gridò Natsue attaccando Tsukay con quella diabolica arma "Come avete potuto eliminare mia sorella?! Io posso ancora combattere, e continuerò finchè non potrò straziare i vostri corpi non ancora del tutto privi di vita!!"

I due ragazzi si gettarono sulla parete di destra per evitare l'attacco. "Yoh! Questa è molto più forte dell'altra, e io non ho praticamente più furyoku...!"

'Non voglio attaccarla!' sembravano dire gli occhi dell'amico, ma non c'era altra scelta. La bambina continuava ad attaccarli furiosamente senza lasciar loro un attimo di tregua.

"Combiniamo gli attacchi." disse "Ora Anna ha la priorità su tutto."

***

L'itako del monte Osore tocco il soffitto uscendo con una mano dal liquido a cui seguì il viso.

Respirava rumorosamente come a voler prendere dal muro tutta l'aria rimasta nella stanza.

"Yoh...!"

***

Il combattimanto procedeva senza tregua e i due ragazzi erano in difficoltà.

Se gli attacchi di Yoh, ora completamente ripreso grazie al pensiero 'Anna', non erano efficaci, era solo perchè non voleva fare del male all'avversaria; ma per Tsukay era diverso.

Il suo furyoku cominciava a perdere colpi, e Kibya non aveva la forza di attaccare qualcuno in una situazione che era stata la sua, così per Tsukay era difficile persino mantenere l'over soul.

"Amidamaru." disse Yoh piano ostentando calma "Ora attacchiamo in congiunta con Tsukay e facciamola finita." Il samurai assentì. "Però..." aggiunse Yoh "Non ho alcuna intenzione di fare del male a Natsue. Voglio solo neutralizzarla."

Lanciò un'occhiata all'amica per farle capire che era il momento, e lei si preparò a usare tutto il furyoku rimasto.

Tsukay!

"Che c'è Kibya?"

Non voglio farle del male.

"Conoscendo Yoh non avrà in mente questo. Fidati e colpisci con tutta la tua forza!"

La ragazza si lanciò al centro della stanza insieme all'amico.

"Yoh!! Lascio a te il compito di dirigere il colpo!!!" gridò prima di scagliare il suo attacco con tutta la potenza di cui ancora disponeva.

"KIMITSU GIRI!!" "AMIDARYU!! SHINKUBUTTA GIRI!!"

I due fendenti di pura energia spirituale si unirono con grande sforzo dei loro padroni e Natsue dovette tirare il filo d'argento davanti a sè per proteggersi.

Quando i due fasci d'energia lucente si schiantarono contro l'obbiettivo ci fu un boato tremendo e l'edificio già provato dalle precedenti battaglie non resse oltre e crollò.

***

Qualcosa aveva sostenuto il soffitto sulle loro teste.

Yoh aprì gli occhi lentamente. Gli ci volle un po' prima di capire di essere all'interno di una barriera protettiva. Lo stesso fu per Tsukay. Natsumi invece giaceva svenuta accanto al corpo privo di vita della sorella, e non dava segno di volersi riprendere. "Hai idea di cosa sia successo...?" mormorò Tsukay confusa. "No... però..." come un lampo, per la seconda volta l'immagine di un volto attraversò la sua mente. "ANNA!!"

Si alzò di scatto e corse verso l'uscita. Si bloccò di colpo.

Quella stanza doveva essere l'unica protetta da una barriera, perchè i corridoi erano coperti di macerie sebbene le mura portanti reggessero ancora l'edificio stava cedendo sotto la pressione della terra. "Siamo sotto terra." dichiarò Amidamaru osservando le macerie cadere e il pavimento tremare. "Qui è impostata una barriera!" disse Tsukay scrutando il pannello di controllo della stanza "Ma dubito che reggerà ancora molto." "Dobbiamo andarcene di qui!!" disse Kibya allarmata "Io e Amidamaru non avremmo problemi se dovesse crollare tutto, ma voi...!"

"Non posso certo lasciare qui Anna!!" disse Yoh "Ci sono vie d'uscita?" "Sì, una." convenne Amidamaru "Ma se non ci muoviamo verrà completamente ostruita!"

"Ho capito." disse ancora Yoh "Allora mentre io andrò a recuperare Anna insieme ad Amidamaru, tu e Kibya mettetevi in salvo. Uscite di qui."

Tsukay si girò verso di lui. "Ma Yoh..." "Non ti preoccupare, me la caverò! Tu pensa ad uscire, e porta con te quelle due!" "Ok." sorrise Tsukay. "Ci vediamo fuori."

***

La stanza dove Anna era rimasta intrappolata non poteva essere che quella, blindata e la porta murata.

"Ci siamo!" esclamò Yoh cercando di evitare i pezzi di soffitto e le schegge che si schiantavano a terra ripetutamente. "Amidamaru... ti chiedo un ultimo sforzo!"

Il samurai sorrise e si lasciò incarnare volentieri nell'Harusame.

Non ci volle molto per buttare giù una parte del muro, un po' perchè era già franata di suo, un po' perchè non era poi così blindato. Probabilmente le gemelle avevano escluso categoricamente la possibilità che lui potesse davvero arrivare a salvare la ragazza che amava. Ma proprio perchè l'amava era arrivato fin lì.

Una colata di freddo e nauseante liquido nero innondò il corridoio uscendo dalla stanza, lasciando intravedere al suo interno una figura nera dalla carnagione rosea.

"Anna!!" gemette Yoh sguazzando verso di lei.

Un colpo al cuore gli disse che non respirava.

La prese tra le braccia e la scosse. "Anna!! ANNA!!" "Yoh!" lo chiamò Amidamaru.

"Dobbiamo uscire o rimarrete uccisi entrambi dal crollo!"

Yoh rimase lucido e, prendendo in braccio la ragazza, si trascinò fino all'uscita della stanza.

"Ora seguimi! Corri più veloce che puoi ed evita le frane!!" tuonò Amidamaru levitando veloce davanti a lui.

Il ragazzo pensava a Anna mentre correva. Non sentirla respirare tra le sue braccia lo pugnalava a ogni passo.

Si salvarono per un pelo, prima che l'edificio si smantellasse a terra.

Una lunga rampa di scale li fece riaffiorare in superficie dove sbucarono dentro una vecchia fabbrica abbandonata.

Sentendo la costruzione cedere definitivamente dietro di lui, Yoh si sentì al sicuro, poggiò Anna a terra e le fece un dispertato tentativo si respirazione bocca a bocca.

Poco dopo fu raggiunto da Tsukay e Kibya.

"Sta... sta bene?" azzardò la ragazza. "Non respira!!" gridò Yoh terrorizzato all'idea di perdere quanto più aveva di prezioso.

"No... Anna, non puoi lasciarmi solo, non puoi farlo!!" alternava frasi sconnesse alle respirazioni. "Come potrei proseguire sapendo che tu non sei al mio finaco?! Chi altro ho??"

Ormai singhiozzava disperato. "Come potrei vincere il torneo?? Perchè dovrei farlo ora che non ho più il tuo sogno da realizzare?!"

La strinse tra le braccia mentre le sue lacrime bagnavano il volto di lei.

"Yoh..." Tsukay e i due spiriti erano rimasti a guardare impotenti. "Tsukay..." disse il ragazzo con voce tremante stringendo la fidanzata a sè. "A che cosa serve essere uno sciamano se non si possono proteggere le persone amate...? Per che cosa lottiamo? Dimmelo, ti prego...!"

La ragazza non rispose, abbassò lo sguardo.

Quante volte si era fatta la stessa domanda?

"Yoh... brutto stupido..."

Una voce debole ma decisa caricò l'aria di emozioni.

"Guardami... ti sembro forse morta?"

Gli occhi di Yoh si posarono su quelli neri della ragazza increduli. "Non avrai pensato che qualcosa di così debole potesse uccidermi, spero!!"

"Anna!!" gridò Tsukay prima che Yoh potesse reagire buttandole le braccia al collo commossa. "Oh, Anna!! Per un attimo ho temuto...!!" "Così la strangoli, si è appena ripresa!" gridò Kibya felice.

Quando l'atmosfera si fu calmata, e furono riusciti a staccare Tsukay da Anna, Yoh la aiutò ad alzarsi e la guardò intensamente.

"Ti sei accorto della mia forza?!" chiese Anna in tono di sfida. "Non proprio..." rispose Yoh sorridente.

Le cinse le spalle e la tirò a sè poggiando le proprie òabbra sulle sue. (O///O NdTsukay, Kibya e Amidamaru) (^///^ NdMao)

"...Mi sono accorto di amarti."

***

Alla fine avevano deciso di non portare con loro Natsue.

Se l'avessero fatto sarebbe stata facilmente rintracciabile dal suo crudele maestro, dovevano lasciare che facesse sparire le sue tracce da sola, come lei stessa avrebbe voluto.

Dopo aver dato degna sepoltura al corpo di Natsumi, adagiarono la sorella ancora svenuta all'ombra di un albero accanto alla tomba.

Decisero anche di non pensare a tutto ciò che non avevano capito o ciò che li aveva turbati (però io non lascio perdere, saprete tutto a tempo debito!^^ E dato che questo nemico ha riscosso particolarmente successo tornerà...!NdMao)

Si era fatta sera quando si avviarono verso casa sporchi e feriti, discutendo su come Tamao, già probabilmente terrorizzata avrebbe fatto un infarto vedendoli entrare in quello stato.

"Approposito Tsukay, che ne è stato del tuo incontro?" chiese Yoh ricordandosi improvvisamente della cosa.

"Non si è presentato nessuno." rispose "Nemmeno un officiante a darmi la vittoria per abbandono... Tra l'altro il luogo dell'incontro era proprio questo!" disse indicando la fabbrica abbandonata che si accingevano a lasciare.

Anna notò una figura nera seduta su una panchina. Sembrava un ragazzetto della loro stessa età, ciò che attirò la sua attenzione fu lo scintillio di un'oracle bell sul braccio.

"Ehi tu!" lo chiamò "Chi sei?"

Il ragazzo si alzò. Era di colore.

"Siete i miei avversari? Sei tu Tsukay Tsumy?"

La bionda scosse la testa. "Ma io sì!" gridò Tsukay fuori di sè. "Piacere, sono Chocolove! Quindi dobbiamo affrontarci... peccato, sei carina!" "CARINA UN CORNO!!" gracchiò Tsukay "Ti sembra l'ora di presentarti?? Sei in ritardo di circa dodici ore, lo sai??"

Il ragazzo consultò il suo oracle bell sorpreso. "In ritardo...? Ma no, guarda! Tsukay Tsumy, fabbrica abbandonata zona tal dei tali, ore nove e trenta di sera!"

Ci fu un attimo di silenzio prima che una Tsukay completamente priva di furyoku, ma con tanta rabbia da distruggere il quardiere emise un urlo che sentirono anche gli alieni di marte.

"DI SERA???!!"

Continua...

 

 

yukina_chan: Noto con piacere che Natsue e Natsumi ti sono piaciute!!^^ Mi sono affezionata anche io ai miei stessi "nemici", mi piangeva il cuore quando ho fatto morire Natsumi. Ma dato che la coppia è piaciuta il discorso non è terminato, anche perchè Natsue è ancora viva... Grazie 1000 per le recensioni!! =kiss=

Shark Attak: ^///^ così mi fai arrossire! Sono davvero felice che il chap sia piaciuto a tanta gente, anche se con questo sono sicura di avervi deluso perchè Natsumi è morta e la storia tra Anna e Yoh sembra essersi conclusa frettolosamente... comunque ringrazio tanto anche te! =kiss=

Anna-chan: Sono piacevolmente sorpresa di avere un altra lettrice!!^^ A quanto pare il capitolo precedente a riscosso davvero molto successo, e pensare che quando l'ho pubblicato ero davvero dubbiosa...! Per te, un'altra fan della coppia Yoh/Anna sottolineo nuovamente SEMBRA che io abbia concluso la cosa frettolosamente!! So che i primi chaps sono un po' noiosi... non per niente ho abbassato il rating. Era un po' infantile, vero? Grazie anche a te, continua a leggere! =kiss=

 

Ah, ragazzi...! Spero di non aver dato troppo spazio a Tsukay, o quanto meno non più del dovuto come mi facevano notare alcune amiche...! =kisses=

 

Attenzione!

Mi dispiace tantixximo dire che la storia è momentaneamente interrotta!

Spero che la cosa non durerà più di due settimane, tre al massimo, ma purtroppo non riuscirò ad aggiornare per un po'.

Vi prego, perdonatemi.

Vi prometto che non la lascerò incompiuta, ma voglio essere del tutto sincera inece che sparire per un po'.

Colgo l'occasione per dire che ho fatto i calcoli, la storia dovrebbe contare circa 103 capitoli e la terminerò in un lasso di tempo compreso in poco più di un anno.

Spero che queste cifre non vi spaventino.^^"

Un bacio a tutti i miei lettori!

=kiss=

 

Mao chan

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Capitolo 8
*** Love and Chocolate ***


7_ Love and Chocolate

7_ Love and Chocolate

 

Anna e Yoh rimasero a guardare straniti la scena, ancora sporchi e feriti, l'una appoggiata all'altro.

Fu l'itako la prima a riprendersi. "Bè... noi ti aspettiamo a casa. Cerca di non fare tardi per la cena."

"Cosa?!" gridò Tsukay nella sua direzione "Devo combattere?! Ma come... come faccio?!" gemette afflitta.

"Buona fortuna!" disse solo Anna prima di rivolgersi a Yoh "Portami a casa."

Il ragazzo annuì, poi guardò Tsukay. "Bè...." le sorrise dolcemente "Vai e stendilo!" poi si volse sorreggendo Anna con entrambe le braccia in direzione della casa.

Grazie mille amici miei... è bello vedere che si può sempre contare su di voi.

Pensò la ragazza sarcastica.

"Piacere! Io sono Chocolove! Ma questo lo sai già probabilmente..." disse il ragazzo sornione. Solo avvicinandosi a lei si accorse delle numerose ferite che le ricoprivano il volto e le braccia e dei vestiti laceri che portava indosso.

L'unica cosa che sembrava intatta era una lunga sciarpa rosa e un campanellino azzurro lucente appeso al collo.

"Che ti è successo...?" "Ah... nulla di particolare... due gemelline, sa..." "Baby sitter?" "Sì... mettiamola così." "Mamma mia... è vero che i bambini possono essere terribili a volte, ma non credevo...!"

Lei si stava comportando da ipocrita, lo sapeva. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era socializzare con il suo avversario. Fortunatamente il tipo sembrava uno squilibrato, forse poteva batterlo senza nemmeno usare l'over soul.

Comunicò mentalmente la decisione a Kibya.

Il ragazzetto le sorrise in modo completamente ebete e la guardò negli occhi. "Non appena arrivano gli officianti direi che sarebbe ora."

La ragazza annuì e improvvisamente si sentì strana, colta da un'ispiegabile sensazione.

Sentì come se una parte di lei venisse staccata di netto... si sentì perduta. Ma non nel senso di spacciata.

Una dolorosa realtà le era piovuta addosso all'improvviso.

Un senso d'impotenza la possedeva, e un sapore amaro le salì alla bocca.

Ora doveva combattere...? Per cinque anni si era allenata tentando di immaginare quel momento.

Perchè era così terribile ora che era arrivato? O non era solo questo?

Era senza furyoku, avrebbe perso. Inutile illudersi.

Come quando sei consapevole di avere fatto un compito di matematica da cani e cerchi di appigliarti in tutti modo all'unico esercizio riuscito, mentre sai che in realtà è tutto inutile.

Ma perchè?

E' destino che io perda subito al primo incontro...?

Qualcuno non gliel'avrebbe mai perdonato.

Sono una stupida. La frase ricorrente che le compariva nella mente.

"Tsukay...?" Kibya era preoccupata a causa dell'espressione livida dipinta sul volto della sciamana.

"Stai bene?" chiese l'avversario sembrando realmente preoccupato.

"Sì!" disse lei bruscamente allontanando i pensieri dalla mente.

Le due oracle bells s'illuminarono cominciando il conto alla rovescia.

 

3...

 

Cosa faccio?? Non voglio perdere, ma non ho l'ombra di un furyoku...!

Il furyoku non ha un'ombra.

 

2...

 

Si misero in posizione d'attacco, e il ragazzo cominciò a creare l'ovre soul.

Sento che devo diventare Shaman King... Non posso perdere ora!!

I sentimenti creano l'over soul. I sentimenti alimentano il furyoku!

Come faccio...? Io sono sola... Una come me non può permettersi di provare sentimenti!

 

1...

 

Non ho mai combattuto senza armi!! Per me è finita!

Mi presterò a te... solo perchè il mio furyoku è il tuo.

"Cos...?"

 

FIGHT!!

 

"Cercherò di non farti troppo male!!" gridò il ragazzo prima di gettarsi verso di lei con una velocità impressionante.

Tsukay riuscì a schivarlo per un pelo e fece appena in tempo a notare che l'over soul dell'avversario era davvero strano che se lo trovò addosso di nuovo.

Questa volta non riuscì a schivare del tutto il colpo. Gli artigli di Chocolove le sferzarono il volto provocandole ben tre tagli profondi che si andarono a unire a quelli già numerosi.

La ragazza cadde a terra stremata. Se davvero una voce nella sua testa era risuonata dicendole che le avrebbe ceduto il furyoku diveva farlo subito.

Il ragazzo le fu sopra in un attimo, immobilizzandola.

"Sai... se ci fossimo incontrati tre anni fa non avrei esitato un attimo a violentarti in una situazione come questa."

Un'altra ondata di ricordi sommerse la mente di Tsukay.

Ma la reazione fu diversa dalla precedente.

Il furyoku che aveva utilizzato semplicemente per mantenere l'over soul di stava dissolvendo.

Il volto di Tsukay si assottigliò in un'espressione di odio misto a disprezzo, e sentì la rabbia crescere dentro di sè.

"Stavo scherzando..." mormorò l'avversario sentendo il furyoku della sciamana aumentare sotto di lui.

Kibya percepì la spinta di un furyoku diverso da quello che aveva sempre sostenuto. Non era agevole.

Era opprimente, eccessivo per lei, non tanto per la quantità quanto per la qualità.

"Tsukay...? Da dove viene questa potenza...?"

La ragazza si limitò a fissare negli occhi l'altro sciamano e stringere in una mano lo Yukanyo.

Con uno scatto felino lo colpì violentemente sui denti e balzò in piedi in attesa di una reazione.

Era il suo stile, non attaccava mai per prima.

Il ragazzo ci mise un po' a riprendersi dal dolore e dalla sorpresa.

Quel tanto che bastò a Tsukay per coscienziarsi della capacità del furyoku acquisito, ma anche dello sforzo che sosteneva il suo spirito per mantenere la forma spirito.

"Kibya? Che succede?" "Non è il tuo furyoku questo...? Ho difficoltà a sostenerlo!"

"Allora concluderò in fretta lo scontro!"

Si lanciò contro Chocolove che schivò prontamente facendo affidamento sulla velocità del suo spirito animale.

"Non sperare di sfuggirmi!!" ringhiò la ragazza gettandosi all'indietro.

Il colpo venne parato con difficoltà ma restituito.

***

"I due sciamani sembrano equivalersi." disse l'uomo scuotendo l'ampio poncho chiaro con gli occhi fissi sulla battaglia.

Camminò sulle tegole per raggiungere il suo compagno. "I miei complimenti. Credevo davvero che la tua esaminata fosse una perdente."

L'altro annuì, e la luce della luna illuminò il suo viso coperto da una fitta ragnatela di rughe. Non aveva certo un bell'aspetto come l'uomo che aveva parlato prima.

"Però Silva," disse "c'è davvero qualcosa di strano." fissò per un po' i movimenti della ragazza. "Quando si era scontrata con me ho percepito un furyoku diverso. Sono passate solo poche settimane da quando i partecipanti hanno imparato a creare l'over soul, è impossibile che abbia fatto tanti progressi in un tempo così limitato."

"Ti riferisci al furyoku adulto che sta usando in questo momento?" "Già... Senza contare che ero quasi sicuro che prima la ragazza fosse completamente priva di furyoku..."

"E' inutile arrovellarsi, Kalim." concluse l'altro. "Di cose strane ne sono già accadute parecchie. Basti pensare a quel Ren Tao. Ha ucciso Chrom, sì, ma è stato battuto da Yoh Asakura durante uno scontro non ufficiale. Eppure quel ragazzino ha avuto difficoltà a passare l'esame." "D'altra parte se sapessimo già chi è il più forte, questo torneo non avrebbe senso."

"Sai Kalim, se adesso la bambina dovesse perdere sarebbe la seconda volta che un mio sciamano batte il tuo." "Temo che sarà lei a vincere."

Ma non so se gioirne o esserne rammaricato.

***

Lo scontro si era fatto molto più violento.

Tsukay aveva il labbro tranciato di netto e Chocolove aveva rischiato di perdere un braccio travolto dalla furia della ragazza che non gli lasciava tregua.

"Che ti è preso?" chiese abbozzando un sorriso "Prima non eri così violenta."

"Anche tu mi hai dato un impressione sbagliata." rispose lei leccandosi avidamente il sangue dal labbro "Se veramente hai mai violentato una ragazza, non sono davvero disposta a perdonarti!" ringhiò con un evidente volontà di farlo a pezzi.

"No, non ho mai fatto queste cose." disse lui diventando serio improvvisamente. "Mai. Però non nascondo che le avrei fatte..." il suo sguardo divenne improvvisamente lucido.

"Bè, le cose non cambiano dato che dobbiamo batterci!"

Chocolove decise che non c'era più tempo per parlare e approfittò della sua velocità per comparirle alle spalle e attaccarla di sorpresa.

Lei riuscì a schivare all'ultimo rimanendo però ferita in maniera non indifferente ad un braccio.

Incurante del sangue che le inzuppava ciò che restava della manica si gettò all'attacco.

Il ragazzo era veloce, ma quella sua nuova forza le dava coraggio e usò le gambe per intrappolarlo in una morsa e poi sbattergli violentemente il viso a terra.

Dopo l'impatto Chocolove ebbe qualche difficoltà ad alzarsi, così Tsukay si lasciò cadere a terra respirando affannosamente.

Il suo avversario si accovacciò soprà la pozza di sangue formata dal suo naso rotto e con uno scatto fulmineo le portò gli artigli alla gola.

"Non ti muovere."

Tsukay annuì colta alla sprovvista.

"E ora dimmi una cosa..." la ragazza fece un cenno d'assenso senza variare il suo sguardo truce.

"Lo sai cosa dice una cacca al sole quando lo vede splendere in alto?"

"Co... cosa...?" "Semplicissimo! Dice: 'Questo mi secca un po'!' Ahahaha!!" rispose lui scoppiando a ridere.

Tsukay rimare un attimo interdetta davanti a quello strano ragazzetto, poi gli tirò un sonoro ceffone mandandolo a terra.

"E' la battuta più pietosa che io abbia mai sentito!" disse calpestandolo come se con quella battuta le avesse fatto un torto fisico.

"La cosa terribile è che saresti anche forte se non avessi così poca materia grigia!" gridò picchiettandosi un dito su una tempia.

"Mamma mia che razza di musona..." "Ma che dici!! Questo è uno scontro tra sciamani, vedi di mandarmi al tappeto!!"

Chocolove tornò serio e riprese la sua posizione d'attacco.

"Tsukay, sta attenta a quello spirito. E' un ghepardo, per questo è così veloce. La velocità è il suo punto forte, il problema è che..."

"Che è anche il nostro punto forte, non è vero?" "E' così."

La ragazza studiò il suo avversario. Era alto più o meno come lei, e anche il peso doveva essere circa equivalente.

"Adesso basta esitare!" gli disse "Ho fame e sono stanca, vediamo di finirla."

Per tutta risposta Chocolove corse verso di lei con i lunghi artigli sguainati.

Tsukay fermò il colpo con il suo fidato Yukanyo e per un po' rimasero a spingersi testando la forza fisica, poi il ragazzo saltò indietro e sgusciò velocemente al di sotto dello Yukanyo  mirando alle gambe di Tsukay.

La ragazza saltò appena in tempo per evitare un paio di artigli conficcati nella caviglia e sguainò un minuscolo pugnale.

Lo tenne fra le dita rendendolo invisibile, e quando fu attaccata di nuovo ne approfittò.

Si spostò di lato all'ultimo minuto e conficcò il pugnale nella guncia di Chocolove.

Sentì la lama penetrare nella carne senza difficoltà fino ad incontrare l'ostacolo dei denti.

Il ragazzo gemette spalancando la bocca, ma se ne pentì in fretta: con quell'azione non aveva fatto altro che spingere l'arma a lacerare i lembi della guancia allargando non di poco la ferita.

Per tutta risposta la ragazza spinse più a fondo il pugnale conficcandolo nella gengiva appena sotto il dente. Poi mollò la presa lasciando che il suo avversario rovinasse a terra vomitando e contorcendosi nel vano tentativo di togliere la lama senza ferirsi ulteriormente.

"Fa male?" chiese con le labbra increspate in un sorrisetto beffardo.

Il ragazzo rassegnato si strappò la lama dalla bocca lasciando che la cascata di sangue defluisse a terra.

Si passò la lingua sul liquido scarlatto.

"Certo che tu non hai proprio il senso dell'umorismo...!"

Alla vista del sangue, Tsukay fremette.

***

"Ho capito di amarti..."

 

Yoh aveva riflettuto molto su ciò che aveva detto ad Anna.

Ma non aveva trovato nulla di sbagliato in quella frase.

Certo, se fossero stati soli...

Però nemmeno la presenza degli spiriti o quella di Tsukay aveva turbato l'atmosfera... anzi, aveva assunto il ruolo di sugello, e agli occhi di Yoh, le sue parole suonavano come una promessa.

Anche se in realtà lei gli era già promessa.

Ritornò al passato con la mente e sorrise tra sè e sè.

Ricordava nitidamente i momenti in cui sua nonna Kino tornava dal monte Osore insieme alla sua pupilla prediletta.

Quando gli dicevano che sarebbe venuta dentro di lui cresceva l'angoscia. Un sentimento nel cuore di un bambino che non veniva attenuato neanche dalla voglia di rivedere la nonna che scendeva dal monte così raramente...

Sempre meglio di mio padre. Pensò Yoh senza amarezza. Lui non scendeva mai dalle montagne!

Ma la verità era che, a lui, quella bambina incuteva timore.

 

"Yoh, perchè non vai a giocare un po' con Anna chan?"

"Kyoyama-sama? Quella bambina mi fa paura!"

"E perchè mai, Yoh? Non hai paura degli spiriti del bosco e hai paura di una tua coetanea?"

"E' perchè... quella bambina non sorride mai."

 

E in effetti era così.

Una bambina troppo piccola, troppo minuta per il largo kimono bianco a fiori rossi con cui Yoh la rivedeva all'età di un tempo.

Una bambina bionda con gli occhi cenere coperti dai crini e la labbra sempre rivolte all'in giù.

Una bambina con le iridi di ghiaccio, ma troppo vive per riuscire a fissarle a lungo senza esitare.

Una bambina che metteva paura, una bambina che non era tale.

Ovviamente a quell'età (sei anni scarsi) il neo sciamano non poteva capire questi pensieri. Ma poteva percepirli.

E lo faceva. Per lui, essere gioioso e sorridente, onesto e giusto che non trovava mai motivi per tornare sulle sue decisioni, una creatura oscura e taciturna, con sguardo di ghiaccio come il suo, cha pareva non comprendere altro che sofferenza e infinite tenebre, non era concepibile.

Era questo che lo terrorizzava.

In aggiunta al fatto che la piccola, con la sua prepotenza e la sua aggressività, riusciva a farlo piangere ogni volta che lo incontrava.

Il ragazzo sorrise di nuovo.

Dopo qualche mese appena dal suo arrivo di Tokyo, la ragazza lo aveva raggiunto annunciando che la sua famiglia gliel'aveva promessa in sposa, e quindi erano divenuti fidanzati.

Se all'inizio tra i due c'era stata solo indifferenza, il tempo aveva fatto si che Yoh cominciasse a odiare il tempo in cui non le era vicino.

E quel giorno aveva finalmente fatto chiarezza nella sua mente e nel suo cuore.

ORA, e solo ORA erano realmente fidanzati.

E anche lui era sicuro che Anna non gli rimanesse accanto solo per diventare Shaman Queen, ma per molto di più.

Proprio lui, si era innamorato.

Avrebbe ancora vissuto come sempre dopo la conoscenza di questo sentimento che l'aveva sconvolto irromependo nella sua vita?

Guardò la ragazza bionda in kimono che si asciugava i capelli.

Le sorrise, e lei ricambiò timidamente.

Sì. Lui era certo di sì.

***

Combattere con la sciarpa è stupido. Costatò Tsukay. Davvero stupido.

L'incontro era molto acceso, ogni qual volta che i due si scontravano l'impatto era tremendo, e ne uscivano entrambi storditi.

Fino a quel momento, Tsukay aveva esitato ad usare quel furyoku nuovo, e l'aveva inconsapevolmente trattenuto danneggiando se stessa e Kibya.

Se ne rese conto quando fu veramente stanca di tirare l'incontro per le lunghe.

"Kibya! Al prossimo impatto lascerò scorrere il furyoku! Tu lasciati andare, lascia che l'over soul venga travolto!"

"Vuoi un over soul fatto di furyoku??" "No, voglio un over soul dettato dal furyoku."

Chocolove sorrise. "Questo è il mio colpo migliore. Preparati a subire un attacco con tutto il mio furyoku!"

I suoi occhi divennero vitrei, e Tsukay potè percepire un potere non indifferente.

Ma quello che lei aveva ricevuto in dotazione era superiore.

Chocolove corse verso di lei.

I suoi movimenti erano più veloci di prima, ma alla ragazza quell'azione parve durare un'infinità, perchè poteva sentire l'aura che il ragazzo si trascinava dietro e che presto si sarebbe schiantata su di lei.

Chiuse gli occhi per non essere turbata visivamente e respirò a fondo.

Strinse le dita sull'impugnatura del bastone e si preparò a liberare una potenza che non conosceva.

Era stupido, lo sapeva.

Anche combattere con una sciarpa era stupido.

Ma lei era davvero carina con quella sciarpa...

Ed era davvero curiosa di conoscere quella potenza...

E poi era una stupida.

Poteva eccellere a scuola e nelle arti marziali, ma quando si trattava di agire si comportava in modo realmente privo di senso.

Questi erano i pensieri che si rincorrevano nella sua mente a pochi secondi dall'impatto.

E adesso vediamo quanto può resistere una bambina sola con la sua stupidità in un mondo come questo.

E demolì l'argine mentale che bloccava quel furyoku non suo.

 

 

I'm alive!

 

 

***

"Nonno!!" urlarono all'unisono Lip e Rap rivolte al decano Godva.

"Nonno, che cosa è successo??" "Io non ho capito!!"

Le due gemelle si erano eccitate vedendo l'incontro, e in un certo senso non essere riuscite a seguire il finale le indispettiva, ma allo stesso tempo le eccitava ancora di più.

Dopo quella luce accecante che si era liberata dall'over soul dalla ragazza, lo schermo aveva avuto un tremito e per un attimo si era perso il collegamento.

Poco dopo, lo scenario che si presentò davanti era la fabbrica completamente demolita e i due sciamani stesi a terra entrambi privi di sensi.

Le bambine tenevano gli occhioni neri fissi su quelli chiari del nonno, le lunghe trecce castane tormentate dalle dita nervose e le penne d'aquila sulla testa tentennanti.

"Non c'è da meravigliarsi, avete solo quattro anni." disse il decano Godva inginocchiato sul cuscino rivestito da pelle di capra.

In tutta l'organizzazione della Shaman Fight, lui, il decano, ricopriva il ruolo d'importanza maggiore. Gli altri officianti, tutti indiani della tribù Pache, erano sotto il suo comando.

A parte lui, gli altri erano partiti tutti per Tokyo circa un mese prima. Ognuno di loro aveva una lista di sciamani da esaminare, per un totale di circa mille aspiranti concorrenti.

La maggior parte di questi però era giovane, ed era appena al livello di "fusione e possessione" con il suo spirito, e questa categoria era troppo infima per il torneo.

Proprio per questo veniva concessa una possibilità a questi ragazzi: chi fosse riuscito a capire come utilizzare il furyoku, ovvero incarnare il proprio spirito nella propria arma raddoppiandone il potere, durante lo scontro con un ufficiante e fosse riuscito a colpire l'avversario avrebbe passato l'esame ottenendo così l'oracle bell.

La procedura veniva svolta anche con i partecipanti che avevano anni di esperienza con il furyoku, l'obbiettivo era sempre lo stesso.

Anche se uno sciamano superava l'esame però, il suo legame con il Pache che l'aveva esaminato non si dissolveva, anzi, l'indiano doveva prendersi cura di lui e assistere ad ogni suo incontro.

E la cosa non era facile.

Da mille aspiranti solo cinquecento avevano superato la prova. E con le eliminatorie ne sarebbe rimasto uno su tre, alla buona.

Poi ci sarebbe stata la prova di ammissione per la seconda fase, e lì solo gli sciamani più forti sarebbero rimasti.

Ad arrivare alla seconda fase del torneo sarebbero stati circa un centinaio, quindi.

E il decano conosceva alcuni nomi che sarebbero apparsi di certo tra quei cento.

"NONNO!!"

Il vecchio alzò gli occhi sulle bambine. "Scusatemi... cosa c'è che vi turba ora?" "Non sappiamo chi ha vinto." "Ah, già."

Che bambinette quelle due... il torneo di teneva ogni 500 anni, e il decano veniva preparato da tutta una vita ad amministrarlo, gli potevano perdonare qualche distrazione al loro povero nonno.

"Allora?" "Ha vinto la sciamano di Silva o quella di Kalim?"

"Anche se non ho potuto seguire l'ultimo atto, so che è stata la sciamana di Kalim a vincere."

***

"Questa volta ammetto la sconfitta Kalim." disse Silva sollevando il corpo inerte di Chocolove da terra. "Però sarà meglio segnalare la potenza di quell'atleta al decano Godva. Ho visto pochi furyoku come quello."

L'altro annuì e si chinò con la ragazza. "Ora sono certo che non mi ha affrontato con questa potenza quando l'ho esaminata."

"Come sta?" "Respira, se è per quello. Però non avverto minimamente la furia che ha scatenato. Sembra quasi che fosse una cosa temporanea. Proprio non capisco..."

I due spiriti dei partecipanti comparvero accanto ai rispettivi padroni.

Mic, il giaguaro non poteva parlare, ma ringhiava sommessamente contro Silva, il quale lo rassicurò a parole.

Kibya invece aveva riconosciuto il suo esaminatore in Kalim e lo guardava stremata da tutto il furyoku che le era stato rovesciato addosso.

Le era davvero sembrato di morire una seconda volta.

"So che un ufficiante non dovrebbe immischiarsi per il suo dovere d'imparzialità..." disse l'uomo rivolto alla ragazza spirito. "Ma questa potenza mi pare ignota anche a te."

Kibya si limitò ad annuire.

Silva si allontanò insieme a Chocolove e il suo spirito.

Kalim invece rimase lì finchè Tsukay ricominciò a prendere i sensi.

Scomparve tra le ombre della notte prima che la ragazza aprisse gli occhi.

"Tsukay!" disse Kibya avvicinandosi. "Come ti senti?"

La sciamana si guardò attorno stordita e si tirò a sedere. "Come se un camion mi fosse passato sopra con tanto di carro attrezzi a traino..."

"Bè, pensavo peggio."Anch'io..." "Ma allora.... da dove veniva... quel...?"

Tsukay scosse la testa. "Non lo so."

Passarono alcuni minuti immobili immerse nel silenzio, poi Tsukay alzò lo sguardo sorridente verso il suo spirito.

"Torniamo da Yoh!"

S'incamminarono lentamente verso l'ex sede delle Terme Funbari.

"Ehi, ma hai guardato l'oracle bell?"

Tsukay si tirò su la manica stracciata del braccio destro in uno scatto fulmineo.

"Che dice? Che dice??"

"Dice... 'YOU WIN' ... dici che è una cosa positiva?

***

Tamao e Manta erano traumatizzati dalla lunga assenza di tutti i membri della casa, ed erano quasi svenuti quando avevano visto rientrare Yoh ed Anna pieni di lividi, di sangue e coperti da un naoseante liquido nero e viscoso.

E la cosa non era finita lì: stavano morendo di terrore quando Yoh raccontò loro la vicenda, e furono presi dalla preoccupazione quando seppero che Tsukay aveva dovuto affrontare il suo primo incontro.

La prima cosa che aveva fatto Anna fu fiondarsi a fare una doccia, la seconda rimproverare Tamao e Manta per motivi vari, la terza infuriarsi con Horo Horo che si era auto invitato a passare qualche giorno da loro per sfuggire alle grinfie della sorella.

Con Yoh si era comportata come faceva ogni giorno da quando era arrivata a Tokyo, e non aveva intenzione di cambiare.

Solo perchè adesso mi ami, Yoh, non sperare in un trattamento di favore.

Il ragazzo aveva fatto lo stesso, e sentire che niente era cambiato confortava entrambi.

Nel suo racconto a Manta, Tamao e Horo Horo, Yoh emise con cura il bacio tra lui ed Anna, ma non solo quello.

Infatti non nominò *l'altro Asakura* di cui aveva parlato Natsue.

Non ne parlò con nessuno.

***

Passata circa un'ora dal rientro dei padroni di casa, anche qualcun altro aveva bussato.

Tamao era corsa ad aprire, e non appena aveva visto il volto dell'amica Tsukay, sporco e sfregiato, le si era buttata al collo senza trattenere le lacrime.

Tsukay barcollò sotto l'amica, e Kibya entrò senza tanti complimenti.

"Tamao, così la uccidi, non vedi com'è stanca??" disse Manta sorridendo. La ragazza si staccò da lei e la accompagnò verso il bagno.

La sciamana si fece una doccia veloce, gettò nella spazzatura la maglietta strappata e i jeans tra gli indumenti sporchi, indossò un'altra maglia più pesante e dei pantaloni normali e scese lentamente le scale unendosi agli altri per la cena.

S'inginocchiò su un morbido cuscino e cominciò a mangiare voracemente, mentre Tamao si accingeva a medicarle le ferite, e Yoh e Manta pendevano dalle sue labbra.

"Allora?" tagliò corto Anna sdraiata davanti alla TV.

In quel momento fece il suo ingresso Horo Horo.

"Ehilà!" disse allegro rivolto a Tsukay. "Sei tornata allora! Com'è andata?"

La ragazza stava per soffocarsi con il ramen al sentire quella voce frizzante alle sue spalle.

Quando riuscì a deglutire rispose a fatica. "...Ho vinto!"

I ragazzi le sorrisero.

Ma in quel momento lei pensava al suo viso sfregiato.

Horo Horo le piaceva, era in grado di ammetterlo. Perchè doveva vederla in quello stato?

Ben presto questo pensiero venne sostituito da altri peggiori.

I volti dei suoi amici le stavano chiedendo di raccontare l'incontro.

All'improvviso l'adrenalina smise di scorrere nelle sue vene, e il dolore e la stanchezza le ricaddero addosso di colpo.

"Io... vado a dormire... sono davvero stanca." disse in tono pacato alzandosi. "Scusate. Tamao... grazie per la cena, era ottima. Yoh, Manta, Horo Horo, Anna... Ci vediamo domani."

Uscì dalla cucina e salì lentamente le scale. Arrivata nella stanza si tirò il fusuma* alle spalle e si lasciò cadere sul futon.

"Kibya...?" "Sì?" "Posso chiederti perchè hai detto 'I'm alive' alla fine del combattimento?" "Cosa? Io non ho detto proprio niente. Ero concentrata sull'over soul, figurati se trovavo la forza per parlare... perchè?" "Sono certa di aver sentito qualcuno pronunciare quelle parole. Ma non so dire nemmeno se le abbia sussurrate o urlate... e comunque prima di cominciare ho sentito qualcuno nella testa..." "Qualcuno in che senso?" "Tipo una voce... mi ha detto che mi avrebbe aiutato perchè il suo furyoku era il mio o qualcosa del genere."

Lo spirito rimase in silenzio.

La faccenda si stava facendo difficile, e oscura.

"Mah! Mi sarò immaginata tutto!" disse Tsukay riacquistando il sorriso e sdraiandosi sul giaciglio. Ma Kibya sapeva che non lo pensava davvero.

"Non vuoi parlarne a Yoh? Forse lui potrebbe dirci qualcosa... aiutarci..." "No, io credo che sarebbe solo preoccuparlo inutilmente. Non dimentichiamoci poi che è comunque un nostro avversario, e non ci si mostra deboli ai nemici." "Già... mi ero dimenticata quanto fossimo sole... dunque il fatto di non esserlo era solo un'illusione?" "Non intendevo dire... cioè... ci sono cose che bisogna comunque tenersi dentro, per ciò..." "Sì, ho capito, non ti preoccupare."

La ragazza sorrise e chiuse gli occhi lasciandosi andare a sogni indistinti.

La verità Tsukay, è che tu stai solo scappando. Hai paura di ciò che può legarti a un'altra persona e tendi a volerlo distruggere...

Ora non sai cosa si celi dietro ai tuoi sogni di strazio e a questa potenza sconosciuta che ti ha posseduto non per la prima volta.

Cosa hai intenzione di fare? E io...? Avrò la foza di rimanerti accanto fino alla fine?

Guardò dolcemente la sciamana prima di rintanarsi sul tetto.

Se avessi lacrime le piangerei adesso.

***

"L'hai capito, vero Yoh?" "Che cosa, Anna?" "Parlo di Tsukay." "Bè, che c'è? Ha vinto." "Già, ma come ha fatto?" "Non so, non ce l'ha detto."

"E' per quello che è strano!" ribattè la ragazza spazientita. "Quando l'abbiamo lasciata non aveva nemmeno un briciolo di furyoku! Anche se il suo avversario fosse stato uno smidollato da dove l'ha tirato fuori l'over soul, me lo spieghi??"

Il ragazzo le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. "Anna... so che in lei c'è qualcosa di strano, me ne sono accorto. Però credo anche di potermi fidare di lei, e se vuole tenerci nascosto qualcosa, penso che sia giusto così. Se è qualcosa di grave lo sapremo a tempo debito."

L'itako si arrese al tono disarmante del ragazzo.

"Ok. Non insisterò oltre. Buona notte Yoh."

"Buona notte Anna."

Eppure...

 

...1000 years ago...

"Sei solo una stupida ragazzina inutile!" disse Mid Night lasciandosi cadere sull'erba. "Mi chiedo perchè Hao voglia con noi un essere inutile come te!"

La ragazza non rispose, ma si rimise in piedi a fatica passandosi una mano sulla gota sporca di terra e di sangue.

Da quando quel ragazzo era diventato il suo allenatore, il suo corpo aveva cominciato a riempirsi di cicatrici e ferite che si rinnovavano ogni giorno.

Ma lei non si lamentava, seguiva la carovana eseguendo gli ordini di Mid Night e quelli che le arrivavano indirettamente da Hao senza alcuna esitazione, e continuava a sottoporsi agli allenamenti.

Per Mid Night era una seccatura allenare quella mocciosa, aveva cose molto più importanti a cui pensare, perciò spesso si limitava a colpirla ripetutamente senza insegnarle nulla, irritato anche dal fatto che la ragazza non si lamentava, nè piangeva.

Era passiva, completamente passiva. Oppure terribilmente stupida.

"Bè? Sei stata picchiata a sangue senza ragione e non hai niente da dire?"

Momoya scosse la testa fragile.

Il ragazzo si avvicinò a lei. La ragazza non si mosse.

La squadrò per un momento, poi la schiaffeggiò talmente forte da farla cadere a terra con la guancia viola.

Momoya gemette sommessamente solo quando cadde a terra, poi rimase sdraiata sfinita, senza muoversi.

"Una come te avrebbe fatto bene a morire subito." disse lui allonatnandosi lasciandola sdraiata sul prato.

Chissà a che pensava quella bambolina...

Non capiva come potesse essere rimasto affascinato da quella ragazzina inetta.

Bè, forse una ragione c'era...

Se quando combattevano, lei chinandosi scopriva la curva delle coscie, lui sentiva una vampata di sangue caldo affluirgli alle tempie, e questo lo rendeva ancora più violento.

"Chissà che mi risponderebbe se le imponessi di diventare la mia puttanella..."

Ripensò a quel viso che annuiva sommessamente eseguendo qualunque ordine senza una parola.

Poi sentì la sgradevole sensazione di due occhi dai bagliori viola sulla pelle.

"Momoya... Tu certo nascondi qualcosa... saprò estorcertelo, perchè il tuo corpo, la tua vita, adesso sono nelle mie mani.

 

In realtà era la mia mano a tenerti ancora qui. Tu mi chiedevi di mollare la presa.

Devo obbedirti...?

 

I'm alive!

Continua...

 

* Fusuma = Porta scorrevole giapponese fatta di carta traslucida e da assi di legno.

 

 

Yuf! Ce l'ho fatta anche sta volta... perdonatemi per la scarsità del capitolo, ma è un chap di transito!^^" Ah, e soprattutto perdonatemi per il Chocolove parecchio OOC!""

Mimichan: Grazie mille per aver commentato!^^ Sono contenta che la fic ti piaccia... so che spesso mi soffermo troppo sui particolari, ma davvero, non riesco a non farlo! -_- Comunque non preoccuparti, l'AmidamaruxKibya sarà una cosa lieve, lo spazio lo riservo ai protagonisti. Già... supero anche il doppio del 50...^^""" Grazie, spero che la fic continui a piacerti!^^ =kiss=

Shark Attak: Ti pare che facevo morire Anna? Poi sai le orde di fan che mi saltavano addosso?? XD Scherzi a parte sono davvero felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto!^^ Perdona questo, è davvero un capitolo di transito, come ho già detto. No, non mi svenire, Shark, dopo chi è che mi commenta?? In effetti la storia sarà lunghetta... Ma sapevo a cosa andavo incontro quando ho cominciato a scriverla, quindi... spero di arrivare viva alla fine!^^ =kiss=

Metallika: E' perchè quando scriviamo assieme ci sono sempre io alla tastiera... okay, la prossima volta facciamo cambio! =kiss=

Miyu chan: Ah, grazie!^///^ Come vedi alla fine sono riuscita a disincagliarmi prima del previsto! Anche grazie a voi che mi commentate e mi sento più motivata!^^ Ehm... no... nessun errore di battitura, intendevo davvero 103... ^^"""" Spero che qualcuno riesca a seguirmi fino in fondo... ç_ç Per quanto riguarda il rating, ecco delle piccole... =kiss=

 

Solite noticine per i lettori!

Vi dico le modifiche che effettuerò avanti nei capitoli... non prendetele proprio alla lettera, il numero dei capitoli è approssimato.

 

Capitolo 42 "Momoya" = aggiunta della nota 'shojo ai' (avverto che comunque non si tratterà mai di vero e proprio AMORE, ma solo di piccole azioni che non si spingeranno mai oltre il bacio, che però, è giusto segnalare.)

 

Capitolo 57 "It's only love" = Lemon.

 

Per quanto riguarda il rating...

 

Capitolo 8 "Doctor...?" = evoluzione da PG13 a R. (cioè nel prossimo)

Capitolo 24 "Deep Sin" = avvertimento di un R forte...

 

In teoria basta, anche se credo che nel capitolo "Do as Infinity" (che sarà oltre la sessantina) ci sarà bisogno di NC17, ma io preferirei evitare... quindi cercherò di sminuire...

 

In fine vorrei chiedere una cosa a yukina_chan! Tessoro, ma ti è arrivata la mail? E' da un po' che non ti sento, e oltretutto sei sparita anche qui su EFP... scommetto che è a causa della scuola, vero?^^ Se è così ti capisco.... anzi, penso che tutti conoscano questo tasto dolente...

 

Ho finito, =kisses=

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Capitolo 9
*** Doctor...? I ***


Capitolo 8_ Doctor

Capitolo 8_ Doctor...? I

 

Erano passate due settimane da allora, e la vita procedeva senza troppi pensieri.

Manta passava regolarmente a casa loro per aiutare Yoh nei compiti e nello studio e per assistere i ragazzi negli allenamenti.

Tamao continuava a svolgere bene il suo compito di *donna della pulizie* della casa che cominciava ad essere affollata, in più studiava divinazione sotto la guida di Anna.

Horo Horo si era trasferito da loro definitivamente portandosi dietro anche la sorella Pilica, la quale lo allenava singolarmente con esercizi pari a quelli di Anna per atrocità. La ragazza dormiva insieme a Tamao e Tsukay, la quale aveva subito stretto un rapporto preferenziale con lei, perchè molto somiglianti nel carattere. Tamao si era sentita un po' triste nell'essere spostata nuovamente in secondo piano, ma Tsukay faceva di tutto per non lasciarla in disparte,  e alla fine le tre divennero davvero amiche.

Anna continuava la sua vita di sempre: maltrattava Manta, allenava Tamao, Yoh e Tsukay, e rimproverava frequentemente Horo Horo, sempre per ragioni diferenti.

Per Yoh era lo stesso. Si allenava costantemente e attendeva che l'oracle bell suonasse, così come Tsukay.

Infatti Horo Horo aveva già affrontato altri due combattimenti, e uscendone vincitore si era assicurato l'accesso alle finali del torneo.

Questa volta l'oracle bell di Tsukay fu il primo a suonare.

Una mattina di pioggia, mentre faceva colazione insieme a Pirica e Tamao, l'oggetto s'illuminò cominciando a cinguettare allegramente.

L'incontro era fissato per la sera dopo. "Come si chiama il tuo avversario?" "Minako... domani in un campo di zucche in periferia... strano posto per un combattimento tra sciamani!" disse allegra. "Così questa volta sarà una sfida al femminile!" disse Yoh sorridendole. "Già! Magari dopo averla battuta ci faccio anche amicizia!" "Magari." "Che fate ancora lì, voi due?? Il mio schema di allenamento era chiaro! Muovetevi, oppure sta sera la cena la sognate!" "Subito Anna!!" dissero in coro i due ragazzi correndo in giardino.

Tamao sorrise nel vederli correre via, ma non si accorse dell'oracle bell trillante abbandonato sul tavolo della cucina.

***

Silva osservava la gente passare accanto ai locali illuminati a quell'ora si sera.

Forse avrebbe davvero dovuto tornare nell'appartamento in cui alloggiava, e non avrebbe dovuto muoversi fino alla fine degli incontri preliminari, ma c'era un problema...

Tutti i fondi della tribù erano stati spesi per pagare una stanza d'albergo agli sciamani senza soldi intenzionati a partecipare allo Shaman Fight, così non era rimasto nemmeno uno spicciolo per il soggiorno dei poveri officianti come lui. Se fosse tornato a casa avrebbe saltato la cena, e presto si sarebbe trovato sotto un ponte.

Lo consolava il fatto che mancasse poco alla fine degli incontri.

Guardò gli oggetti tradizionale del suo paese natale disposti in file ordinate sul tappetino davanti a lui.

Ognuno cercava di cavarsela come meglio poteva, lui e Kalim vendevano oggetti fatti a mano davanti ad una discoteca, ma nessuno dei passanti si fermava ad osservare la loro merce.

In tutta la giornata aveva trovato solo poche ore per *lavorare* tra un incontro e l'altro, e in quel tempo era riuscito a vendere una statuetta antica che gli aveva fruttato a malapena duecento yen.

Ma i suoi affari andavano certamente meglio di quelli di Kalim...

I ragazzi di passaggio infatti, si allontanavano in fretta da lui, intimoriti dal suo aspetto da gigante orribile.

"Ehi..." "Mh? Che c'è?" "Stai interferendo con i miei affari Kalim...!" "I tuoi affari? Dovrei credere che sei riuscito a vendere più di un portachiavi?" "Certo! Ma adesso i miei oggetti sono sotto la tua influenza negativa. Che intenzioni hai?" "Hai capito, no, che nessuno si avvicina alla mia merce perchè ha paura della mia faccia..." "E con questo?" "Davverò sei riuscito a vendere qualcosa?" "Sì!" "Allora prestami un po' di soldi!" scongiurò Kalim in tono affranto.

Silva si lasciò cadere la sigaretta dalla bocca per la sorpresa. "Non ci penso nemmeno!! Lo sai bene che neanche io ho un soldo!"

L'uomo si alzò e riarrotolò la sua merce in un ritaglio di stoffa. "Bisogna essere indipendenti! E' questo l'insegnamento che noi dieci officianti dobbiamo dare ai nostri protetti!"

Fece per allontanarsi, ma l'altro lo fermò. "Allora compreresti un'informazione interessante da me?"

"Un'informazione interessante...?" "Già..."

Kalim si voltò a guardarlo negli occhi. "So chi sarà il prossimo avversario di Yoh Asakura!"

"Lo so anche io!" disse Silva seccato allontanandosi a grandi passi "Addio!"

Ma il pache lo fermò trattenendolo per un braccio.

"Aspetta Silva! Non voglio soldi da te! Il problema è che questo avversario è veramente terribile! Ascoltami come un tuo amico ora... e di' al tuo sciamano di ritirarsi dalla prossima gara! Se combatterà morirà!"

Silva si girò lentamente a guardarlo.

"Cioè non ha speranze...?" "E' così!" convenne Kalim.

"Vedrò cosa posso fare per tirarlo fuori dai guai. Ti ringrazio. In effetti avevo sentito parlare di quel tipo... ma..." "E' terribile, lo so. Pochi giorni fa ha affrontato ed eliminato il suo avversario dopo averlo sottoposto ad atroci torture..." "Grazie. Buona fortuna con i tuoi protetti!"

"Altrettanto Silva."

Non possiamo permetterci di perdere Yoh Asakura.

***

Yoh guardò il ciliegio in fiore sopra di lui.

I morbidi petali che scendevano aggraziatamente sul suo capo lo facevano sentire incredibilmente rilassato.

Anna era seduta accanto a lui immersa nella lettura di un libro.

Avevano salutato Tsukay poco prima di partire per Chokohama dove si sarebbe svolto il secondo incontro di Yoh.

La ragazza infatti avrebbe presto dovuto affrontare la sua gara, la sera stessa, e non poteva certo seguirli fin lì per fare il tifo per il suo amico.

Allo stesso modo, Yoh era sicuro che non sarebbe tornato in tempo per assistere al combattimento della sciamana.

Nessun altro li aveva seguiti, ma tutti gli augurarono la buona fortuna.

A dir la verità però... qualcuno c'era...

"Yoh!! Spiegami come fai ad essere così rilassato in un momento come questo!!"

"Qual'è il problema, Manta?" fece il ragazzo sorridendo in sua direzione. "La primavera è davvero bellissima qui in Giappone!"

"Non mi riferivo a quello!! Come fai a sentirti così tranquillo nel bel mezzo di un cimitero??" strillò il ragazzino.

Lo sciamano gettò una rapida occhiata alle tombe intorno a lui.

Che poteva farci? Rimanere accanto agli spiriti era il suo dovere di sciamano.

Erano dovuti correre verso il primo treno diretto a Chokohama e cercare il cimitero europeo della regione perchè l'oracle bell si attivò all'improvviso.

Alla fine si trovarono sul posto addirittura in anticipo, così Yoh ne approfittò per fare un'ispezione preliminare poco prima dell'incontro.

Sembrava un luogo tranquillo.

"Guarda che forme strane hanno queste tombe! Non riuscirò mai a capire i gusti degli occidentali!"

"Ma Yoh, queste tombe non sono così perchè piacevano di più agli occidentali!" "E allora perchè...?"

"Dunque..." disse Manta chiudendo gli occhi per recuperare qualche informazione utile dalla sua testa. "La croce è simbolo del cristianesimo, la religione più diffusa in Europa. Non so dirti molto a questo proposito, probabilmente Tsukay, che è di origine europea, saprebbe dirti molto di più."

"E' vero quello che dice?" chiese Yoh voltandosi verso uno spirito dall'aria bonaria adagiato accanto a lui. "Oh Yes!!" rispose questo.

Manta sbiancò di colpo alla vista del cadavere, e trattenne un urlo tra i denti.

Quando si fu calmato si sedette accanto all'amico cercando d'ignorare i vari spiriti che gli volteggiavano intorno.

"Accidenti a te, nonostante manchi così poco all'ora del combattimento, sei così tranquillo..."

Il ragazzo sorrise di nuovo. "Non ha senso preoccuparsi inutilmente. Quando siamo stati attaccati da quelle due bambine ho perso la calma, e c'è andata di mezzo Anna... Non voglio che la cosa si ripeta!" "No, hai ragione."

Passò qualche minuto di silenzio mentre Manta ripensava al giorno in cui aveva incontrato Yoh per la prima volta... erano passati più di tre mesi, ed erano già amici per la pelle.

Lui c'era quando Amidamaru accettò di combattere al fianco dello sciamano. C'era quando Ren Tao aveva sfidato Yoh ferendolo gravemente, e c'era quando erano arrivate Anna e Tamao.

Così come era presente all'arrivo di Tsukay e all'incontro con Horo Horo.

In poco tempo, la sua vita era cambiata inesorabilmente e non sarebbe più stata la stessa.

Ma lui ne era felice, perchè aveva scoperto una verità che pochi oltre a lui potevano conoscere.

Il pensiero di Yoh corse invece in tutt'altra direzione.

Per un momento rivide il volto di Natsue e Natsumi, e poi il corpicino esile di una delle due cadere sotto un colpo ignoto.

Chissà Natsue dov'era ora. Sempre che fosse stata ancora viva...      (Sono viva e mi rivedrai presto!!NdNatsue)

Si destò velocemente da quel pensiero a uno sguardo di Anna.

"Chissà perchè lo chiamano Shaman Fight in Tokyo se devi combattere a Chokohama!" disse Manta spezzando il silenzio.

"Non diventerai mai grande se continua a pensare alle cosa piccole, ragazzino!"

Yoh alzò lo sguardo verso l'uomo appena entrato nel cimitero, a cui apparteneva la voce.

Era alto e muscoloso, abbigliato in in stile etnico. Lunghi capelli corvini ricadevano sulla sua schiena, e grandi occhi neri lo scrutavano allegri.

"Ehi... ma tu sei...!"

Manta e Anna lo guardarono stupiti. "Lo conosci?" "Sì! Lui è l'officiante che mi ha esaminato! Silva!!"

"Ehilà Yoh! E' passato un po' di tempo, eh?"

L'uomo sistemò la sua merce ai piedi di un muretto e ci si sedette.

"sono venuto fin qui per parlare con te, Yoh."

Ma in quel momento passò un addetto alla sicurezza che raccolse velocemente la merce da terra.

"Mi dispiace signore, non può vendere nulla all'interno di un cimitero. Sono costretto a ritirare la merce."

"Aspetti!" disse Silva scattando in piedi. "Non ho ancora pagato la bolletta questo mese, e vivo senza luce!! La prego, sia clemente!!"

Manta si rivolse a Yoh sconcertato. "E... questo sarebbe uno dei dieci officianti di cui ci hai parlato?!"

"Bè... sì."

"Mi dispiace, ma è già tanto che le risparmio la multa. Arrivederci!" disse l'addetto allontanandosi.

Silva ci mise un po' per riprendersi e tornare a parlare con il suo protetto.

"Dunque Yoh... torniamo a noi!" il suo sguardo si spostò su Manta. "allora tu sei un koropukkuru, lo spirito di Yoh!"

"Mi sta prendendo in giro?!" gridò Manta furente.

"Che succede Silva?" tagliò corto l'atleta del torneo.

"Oh, già, scusami Yoh. E' che c'è stato un pasticcio. So che dovrei essere imparziale, ma sento di doverti dare un consiglio..."

Anna chiuse il libro e si alzò in piedi fronteggiando l'officiante.

"Parla chiaramente. Si tratta della gara di oggi, non è così?" "Sei molto perspicace ragazzina."

La guardò un momento come a soppesare la fiducia che poteva riporre in quella ragazza.

"Verresti un attimo con me? Secondo il mio dovere violo le regole parlando con il tuo ragazzo, ma con te..."

...Violo le regole comunque ma in modo meno esplicito.

***

Tsukay si legò la sciarpa intorno al collo e la fascia nera sulla fronte, poi prese la fodera del suo bastone e se la mise in spalla.

Gettò una rapida occhiata all'orologio.

Le cinque... mancavano solo due ore.

Uscì dalla stanza e scese le scale.

"Allora, sei pronta?" chiese Tamao sorridendole.

"Certo Tamao chan. Prontissima."

"Sei certa di non voler essere accompagnata?" "Grazie Pilica chan, ma davvero, agisco meglio da sola."

Le abbracciò entrambe, poi si guardò intorno furtiva. "...Horo Horo?"

"Ah, mio fratello sta seguendo gli allenamenti che ho preparato per lui. Comunque mi ha detto di salutarti e di augurarti la buona fortuna da parte sua." disse Pilica.

"Okay... ricambia il saluto." rispose Tsukay un po' delusa. "Ci vediamo più tardi quando avrò battuto la mia avversaria! Kibya!"

Lo spirito comparve immediatamente alle sue spalle seguendola fuori dalla porta salutando le due ragazze con un cenno del capo.

"Dì la verità!" disse una volta fuori dalla portata delle loro orecchie. "Non volevi portarle con noi perchè temi che possa verificarsi lo stesso fenomeno dell'altra volta, non è così?"

"In parte. Ma questa volta sono in forma, e sono decisa a combattere seriamente! Per un motivo o per l'altro, ultimamente non ho mai combattuto con impegno!"

Non ci volle molto ad arrivare, il giorno prima era venuta fin lì insieme a Pilica, perchè non aveva idea di dove si trovasse il posto, e con il suo orientamento le ci volle un bel po' prima di ricordarsi la strada!

Fu lì con un'ora di anticipo.

Si sedette vicino alla rete che circondava il campo.

L'erba era bagnata, e l'odore delle zucche penetrante. Sfortunatamente a lei quell'odore non piaceva.

Poco dopo il suo arrivo percepì chiaramente un'altra presenza.

E la conosceva già.

"Vieni pure avanti, non ha senso nasconderti ai miai occhi." disse senza spostare lo sguardo dal terreno.

Nuvoloni neri si stavano addensando nel cielo sopra di lei.

"Buona sera Tsukay Tsumy." "Kalim." disse lei voltandosi sorridente. "Come va?"

"Al solito. Non ho pagato le bollette, quindi vivo senza luce e senza gas. E temo che presto mi toglieranno anche l'acqua." "Oh.^^' E con i partecipanti?"

"Mah, che dire?"

L'uomo scosse la lunga chioma riccia e il poncho appoggiandosi alla rete. "Alcuni perdono, altri avanzano. Alcuni muoiono, altri rimangono feriti..."

"E' così terribile?" "Già. Nemmeno io mi aspettavo una cosa del genere... Ci sono certi partecipanti..." "Che ne è stato di Chocolove?" "Non ne so molto... solo che quello era il suo secondo incontro. Il primo l'ha vinto, quindi potresti rivederlo più avanti." "Che tipo è il mio avversario?" chiese improvvisamente Tsukay. "Temo che se anche lo sapessi non potrei rivelartelo. Sarebbe una violazione del regolamento." "Capisco... scusa."

Una figura nera si mosse furtiva alle loro spalle.

"Perdonami." disse Kalim allontanandosi. "Credo che il secondo officiante sia qui. Seguirò l'incontro da dove voi non potrete vederci. Mi raccomando... io faccio il tifo per te."

"Grazie!" disse la ragazza mentre Kalim spariva.

Un tuono rimbombò in lontananza.

Passarono circa un decina di minuti, e quando le prime gocce cominciarono a bagnarle il volto, Tsukay percepì la presenza di un secondo sciamano.

Una ragazza la raggiunse in fretta. Avrà avuto circa la sua età.

"Meno male!! Temevo d'essere in ritardo!" disse sorridendo in tono di scuse.

Era poco più bassa di lei, lucenti riccioli castani le ricadevano sulle spalle, i grandi occhi verdi sorridenti e una pelle ambrata... bellissima.

"Il mio nome è Minako, piacere. Tu sei Tsumy Tsukay, non è così?"

La ragazza annuì e sorrise a sua volta. "Piacere! Sembra che tu abbia la mia stessa età." "Ho quindici anni." "Io quattordici... quasi quindici!"

Tsukay si chiese perchè l'incontro con i suoi avversari dovesse essere sempre così terribilmente amichevole.

Era una cosa sfibrante.

"Hai visto il tuo officiante?" "Sì, è qui. Anche tu vieni seguita da Kalim?" "No, il mio esaminatore si chiama Nichrom."

 

Tsukay, non ti accorgi che tutto questo è un po' falso?

 

Breep! Breep!

"E' l'oracle bell...!" disse Minako osservando la sua campanella attaccata al braccio.

Poi si tolse la mantellina con un movimento fulmineo.

Ormai pioveva a dirotto.

Meglio, la pioggia ha sempre ampliato i miei sensi! Pensò Tsukay.

Sotto il mantello Minako indossava solo un giacchetta di lino molto femminile, aperta sopra un top orlato d'oro e pantaloni lunghi... molto larghi stretti sulla caviglia.

L'abbigliamento denotava la provenienza araba della ragazza, e l'estate di Tokyo lo permetteva.

"Molto carina."

Tsukay si tolse a sua volta l'impermeabile.

Indossava l'immancabile campanellino azzurro legato al collo e la sciarpa rosa.

Per il resto una maglietta un poco aderente, e un paio di jeans entravano in perfetta coerenza con il suo carattere.

Non un filo di trucco, non un bracciale o un pendente che invece abbondavano sulla ragazza araba.

Solo una fascia nera sulla fronte che le dava un tocco di grinta in più.

 

3... 2... 1...

 

Fight!

 

Le due ragazze si lanciarono una contro l'altra senza esitazione.

Tsukay formò velocemente l'over soul sfoderando le sue armi.

Sta volta lei e Kibya erano in perfetta forma, non sarebbe stato facile batterle.

"Assaggia questo!! KIBYA!! KAU SHINKU FURUKE!!"

L'over soul s'ingrandì e permise alla ragazza di prendere quota con un semplice salto ponendo tra lei e il suolo la potenza del furyoku.

La velocità fu massima e prese Minako in pieno stomaco sbattendola violentemente a terra.

L'araba gemette, ma Tsukay non le lasciò il tempo di rimettersi in piedi estraendo un'altra sottile lama e scagliendola verso la fronte dell'avversaria.

Ancora stordita Minako rotolò velocemente su un fianco schivando il secondo attacco, ma Tsukay diminuì di colpo la potenza dell'over soul e sfruttò la sua agilità nell'aria per colpire Minako in volto con un calcio.

La ragazza strizzò gli occhi e urlò quando il setto nasale si spezzò.

Il sangue cominciò a bagnare il terreno uscendo copioso dal suo naso, e la pelle del ventre che aveva ricevuto il primo colpo si fece violacea.

Tsukay decise di lasciare un attimo di respiro alla ragazza.

Quel nuovo over soul animale non somigliava affatto alla fusione del primo avversario di Tsukay.

Era una lunga lancia nella quale era impresso il furyoku dello spirito felino di Minako. Ed era già danneggiato.

"Sei forte..." disse l'araba con il fiato mozzo quando si fu ripresa dallo shock.

"Grazie. "

Minako la guardò negli occhi, poi girò un anello al dito e si toccò le ferite.

Nonostante avesse capito le intenzioni dell'avversaria, Tsukay non la ostacolò perchè troppo curiosa verso quella rara tecnica di guarigione.

Una luce dorata che guarisce le ferite in poco tempo col semplice tocco.

"Tsukay! Credo che questa sia una Miko." "Vuoi dire quelle sciamane in grado di comunicare con le voci divine e gli spiriti non umani?"

Starò attenta in questo caso.

"Perchè mi hai lasciato il tempo di guarirmi? Mi stai prendendo in giro?" "No, la tecnica mi affascina."

"Se questo tipo di cose ti piace, allora non hai visto niente." la ragazza strinse l'impugnatura della lancia. "Io sono Minako, strega delle Miko. E oggi tu sei la mia preda."

Minako aprì la bocca tirandosi la sottile lingua con due dita, poi la dilagnò con la lancia e la strizzò come una spugna facendo ricadere una cascata di liquido scarlatto a terra.

"Preparati a vedere il mio vero over soul, Tsumy."

***

"Allora, di cosa volevi parlarmi, Silva?"

Anna mangiava avidamente il suo cibo italiano nell'attesa delle parole dell'officiante.

"Dell'avversario che Yoh affronterà oggi. Si chiama Faust VIII, non è così?" "E con ciò?"

"E' uno sciamano molto potente. Ha eliminato il suo avversario precedente dopo averlo sottoposto ad atroci esperimenti. Sadico e crudele."

La ragazza gli rivolse uno sguardo critico. "Se è questo ciò che hai da dire potevi risparmiarti l'uscita Silva."

"Cambieresti idea se ti dico che questo Faust è un Negromante?"

a ragazza lasciò cadere la forchetta sul piatto.

"Una negromante?!"

Un'ombra d'ansia le passò sul volto, ma si ricompose subito.

"Non c'è problema." "Ma Anna... tu sai cos'è un negromante, vero??"

"Non c'è problema!" ripetè lei in tono più risoluto.

"Senti... un negromante va in over soul con i corpi dei cadaveri..." "Lo so..."

"Non come un doshi... un doshi manovra perfettamente il corpo di un unico cadavere che però non va in putrefazione. I negromanti invece usano i corpi che trovano.

I movimenti dei cadaveri sono imprecisi, ma..."

"So tutto!" lo interruppe bruscamente la ragazza che non sopportava di essere trattata come una scolaretta. "Risparmiati la lezioncina."

"Bè, allora come fai a non capire? L'incontro di oggi si svolge in un cimitero, è esatto?"

Anna sospirò e si spostò una ciocca di capelli biondi dietro le orecchie.

"Avevo fatto subito questo collegamento Silva. Il negromante gioca in casa, può usare tutti quei cadaveri a suo favore, ma Yoh non si ritirerà per questo. Se non fosse in grado di affrontare questa battaglia non potrebbe diventare Shaman King!"

Silva non rispose. Aveva ragione lei.

"Anche se..." l'itako si appoggiò stancamente allo schienale della sedia, gli occhi socchiusi rivolti al soffitto e le labba increspate in un sorrisetto amaro "Ci saranno almeno quattromilacinquecento guerrieri sepolti in quel luogo..."

"Anna, che succede? Ti stai ricredendo?"

La ragazza si alzò di scatto battendo una mano sul tavolo, punta sul vivo.

"No!! Yoh combatterà, ma Faust è terribilmente avvantaggiato, a che gioco state giocando?! Perchè la gara si svolge in questo modo?!"

"Non siamo noi che decidiamo il luogo degli incontri. Nemmeno l'ora o le regole. Noi officianti le comunichiamo soltanto."

"E chi è il disgraziato che organizza il torneo?" "Lo Spirit King."

Anna lo guardò ammutolita. "E' il Grande Spirito che...?"

"Sì. Ogni incontro è una sua volontà. Non chiedermi come faccia a comunicare con noi, perchè pensa a tutto il nostro capo."

"Ma allora... lo Spirit King vuole mettere in svantaggio Yoh...?" mormorò la bionda.

Silva si alzò a sua volta e andò alla finestra. "Non conosco le intenzioni del Grande Spirito, ma sono venuto perchè Yoh non deve assolutamente morire qui. Ho fatto delle ricerche, Faust non è un semplice negromante... lui è un pazzo, la sua vita è segnata dalla follia e dal sangue."

Si voltò verso la ragazza che aveva stretto i pugni tremanti.

"Non c'è altra scelta. Se veramente tieni a Yoh, devi convincerlo a desistere."

"No." "Ma allora non capisci!! I cadaveri sguinzagliati da quell'uomo aggrediranno i vivi! Così ci saranno altri cadaveri! Anche se si ritirasse avrebbe una seconda occasione per superare le eliminatorie!" "Ho detto no."

"Ma non vuoi bene a...?" "Certo che lo amo!" rispose lei seccamente.

"Lo ami?" chiese Silva stupito da tanta onestà. "Ma tu..."

"Amore significa anche fidarsi ciecamente del proprio compagno. E se Yoh si ritirasse ma il prossimo avversario fosse ben più pericoloso?? Dovrebbe rinunciare al torneo? Se si è iscritto deve dimostrare il suo valore andando fino in fondo. Io lo sosterrò sempre, ha la mia più completa fiducia, e sono fermamente convinta che vincerà la gara! Non gli chiederò di ritirarsi."

Si diresse brusca verso l'uscita. "Grazie per il pranzo Silva."

Uscì sbattendosi dietro la porta lasciando l'uomo a fissare il vuoto esterefatto.

***

Manta si era tirato il cappuccio sulla testa, e Yoh si riparava dalla pioggia con un foglio di giornale.

"E pensare che fino a poco fa c'era il sole..." "Il tempo cambia spesso qui a Chokohama!" disse l'amico sorridente.

"Mi domando dove sia finita Anna... è da molto che la stiamo aspettando!"

"Si sarà fatta offrire il pranzo da Silva. Sai com'è fatta..." "Ehi, ma non è giusto! Ho fame anch'io!"

Una terza persona entrò nel cimitero camminando tranquillamente.

In un primo momento Yoh la salutò con un ampio gesto della mano credendo che fosse la sua ragazza, ma realizzò immediatamente che non poteva essere lei.

La figura era alta almeno un metro e ottanta, portava un lungo camice bianco ed era accompagnata da un cagnolino.

"Quel tipo si sta avvicinando a noi?" chiese Yoh squadrandolo. "Così pare." rispose Manta consultando l'orologio, poi balzò in piedi (tanto in piedi o seduto, non è che ci sia tanta differenza!^^NdMao) e sussurrò con voce tremante: "Yoh... Ormai è ora, quello potrebbe essere il tuo avversario!"

Il ragazzo sorrise e si alzò.

Attesero in silenzio che l'uomo li scorgesse e li raggiungesse.

Mano a mano che si avvicinava, i due amici potevano osservarlo meglio.

Aveva un grande impermeabile bianco e una bombetta tedesca dello stesso colore che lo riparava dalla pioggia.

La sua pelle era di un bianco cadaverico, eccezion fatta per le profonde occhiaie viola e le borse sotto gli occhi.

Le palpebre pendevano sulle iridi, e i capelli biondi sciupati gli ricadevano sul volto in modo disordinato, dando l'idea di essere davanti a una persona già morta.

Manta non si sarebbe stupito di scorgere qualche organo in putrefazione.

"Tu sei Yoh Asakura?" "Uh? Sì, sono io. E tu sei...?"

"Faust VIII, piacere di conoscerti!" disse l'uomo sorridendo. "Pare che per oggi saremo avversari."

"Eh già!" disse Yoh benevolo.

Nonostante tutto quello sciamano era gentile, e malgrado l'aspetto terrificante doveva essere anche abbastanza giovane.

"E tu chi sei?" chiese Faust sempre sorridente al ragazzo più piccolo.

"Il mio nome è Manta... sono un amico di Yoh."

"Piacere."

Chiaramente Manta non aveva nessuna voglia di approfondire la conoscenza di quell'uomo sulla trentina più morto che vivo.

Si allontanò di qualche passo, riparandosi vicino all'amico.

"Bè Asakura!" esclamò Faust ridendo. "Ti prego di essere indulgente con me!"

Yoh annuì disorientato da quella richiesta, e il suo avversario scoppiò a ridere, lasciando intravedere nei suoi occhi il luccicchio della follia.

 

...1000 years ago...

"Hao, posso affermare che quella Momoya non ha nulla di speciale."

"Ammetti quindi di esserti sbagliato su di lei?"

Mid Night strinse i pugni. Avrebbe ammesso una cosa che non credeva pur di togliersi quella seccatura.

Ogni allenamento era più violento, tanto che aveva rischiato più volte di uccidere la ragazza, e non era sorpreso che non fosse diventata più forte.

"Sì."

"Devi odiare proprio tanto questa Momoya." disse Hao sorridendo. "Non è facile che tu ammetta di sbagliare."

"Ora tornerà ad allenarsi con Tetsuya?" "Sì, credo di sì."

"E perchè? Ha uno scopo tutto ciò?"

"Voglio vedere cosa può fare questa ragazza di speciale. Ormai il villaggio dei Pache non deve essere lontano, se al nostro arrivo non dovesse essere cambiato niente potrai ucciderla."

Mid Night si sorprese a soffocare un tremito e chiedersi da dove era arrivato.

"Ma se in caso contrario in lei dovesse rivelarsi qualcosa sarai tu ad occupartene."

"Come vuoi."

"Ora, se non hai altro da dirmi io andrei. Ho un sacco di cose da fare invece che preoccuparmi di una ragazzina."

Mid Night si congedò e uscì dalla taverna nel boschetto.

I rumori di una lama e le grida di una donna lo incuriosirono e si avvicinò alla radura dove si stava svolgendo l'allenamento di Momoya.

Non riuscì a credere subito alla scena che si parò davanti ai suoi occhi.

Tetsuya era a terra priva di sensi e la sua frusta abbandonata accanto a lei.

La ragazza invece era in piedi col fiato mozzo e brandiva una piccola lancia che le era stata data come veicolo per l'over soul.

Con il semplice spirito di un gabbiano era riuscita a sconfiggere Tetsuya e la sua volpe a nove code che usava come custode.

Possibile?

"Momoya!"

La ragazza si girò verso di lui e strinse l'arma, chiedendosi se avrebbe dovuto combattere ancora.

"Come hai fatto a sconfiggerla?" "Dopo alcuni allenamenti come i tuoi..." disse lei fissandolo con quei grandi occhi viola.

"Il tuo over soul è potente ora che lo guardo con obbiettività."

"Con te come maestro non avevo possibilità di emergere. Ma nessuno qui a mai capito che io posso combattere."

Era la prima volta che sentiva Momoya parlare con decisione.

"Vediamo se sei davvero pronta per affiancarci! Poche settimane prima del tuo arrivo, una ragazza che faceva parte della comitiva è stata uccisa da alcuni avversari. Questa notte dovrò andare a cercare un oggetto molto caro al signor Hao... tu verrai con me, in modo che io possa osservare i tuoi progressi."

"Non vedo il collegamento con la morte della ragazza."

Mid Night sorrise. "La sua morte non è stata registrata dal consiglio del torneo."

Si frugò in tasca, e ne estrasse un'oracle bell rossa fiammante.

"Questa è attiva a tutti gli effetti, e se effettivamente sei diventata forte, sarà tua."

Momoya annuì e si accasciò ad un albero stremata mentre Mid Night s'inoltrava nel bosco sparendo dalla sua vista.

 

...E fu allora che cominciai ad udire come realmente canta l'usignolo.

 

Il grumo rosso intriso di sangue pendeva dalle labbra della ragazza.

Ora non era più una lingua, ma solo un impasto di sangue rappreso sulle labbra.

Tsukay indietreggiò inorridita a quella visione.

"Tu sei pazza."

La Miko sorrise notando che il suo gesto aveva avuto esattamente l'effetto sperato.

"Sei uno stomaco delicato Tsumy."

"Uh, no... ma sai... una ragazza che si maciulla la lingua non è esattamente lo spettacolo che contavo di vedere prima di pranzo."

L'araba non lasciò ulteriore tempo all'avversaria e l'attaccò gettando a terra la lancia.

Perchè mi attacca disarmata? Non è nemmeno in over soul!

Schivò facilmente e tentò di colpirle la schiena scoperta, ma anche la velocità di Minako era aumentata, e il colpo andò a vuoto.

Si trovarono nuovamente a fronteggiarsi.

La miko sorrise, e con un gesto netto si staccò il lembo di lingua che le pendeva inerte dalle labbra.

"Mi intralcia nei movimenti." si giustificò.

Tsukay stava per rispondere, ma un acuto bruciore la colse sulla spalla sinistra.

Era stata schizzata con del sangue, quello della sua avversaria, e ora, chissà per quale tecnica misteriosa, il liquido aveva l'effetto di un acido muriatico.

Minako approfittò della distrazione per attaccarla, colpendola al petto dal basso.

Tsukay scivolò sul fango creatosi a causa della pioggia, ma riuscì a non cadere. Si teneva una mano sulla spalla ferita.

"Che diavolo c'è nel tuo sangue?!"

La miko sorrise di nuovo, poi chiuse gli occhi per qualche istante.

Sentendo un furyoku ostile ed intenso, Tsukay si girò di scatto dove il martirio della ragazza aveva lasciato una traccia scarlatta evidente.

Dalla pozza di sangue si sollevò un felino ruggente, talmente magro da non sembrare dotato di cute.

Tutte le costole erano chiaramente visibili, e talvolta la pelle era squarciata, le ossa rotte, il sangue totalmente coagulato.

La coda doveva essere stata mozzata a giudicare dal suo aspetto, così come l'orecchio sinistro.

Una delle orbite era vuota, nell'altra splendeva un occhio nero incredibilmente luminoso.

Il felino si avvicinò lentamente, passandosi la lingua sulle fauci gialle grondanti di sangue.

"Ti presento Shuro chan. Shuro, saluta!"

Per tutta risposta l'animale balzò al collo di Tsukay ruggendo, bramoso di affondare i gli aguzzi canini nella tenera pelle di quest'ultima.

"Il tuo over soul è attuato attraverso il sangue." costatò la sciamana dando le spalle al felino.

Con un gesto fulmineo scagliò un pugnale in gola alla belva che tramazzò al suolo tossendo e rigurgitando.

"Bè, ammetto che la velocità non ti manca... Shuro!"

La fiera si alzò nuovamente istancabile.

"Queste sono le tecniche dei doshi perfezionati da una Miko."

"Trafiggerò questa bestia altre mille volte se necessario. Finché non rimarrà troppo scomposta per attacarmi!" disse Tsukay estraendo altri pugnali.

"Fai come credi. Ma ricordati che non puoi uccidere chi è già morto."

"No, non posso."

Si preparò a ricevere l'attacco.

Ma posso renderlo innoquo. O comunque fare in modo che non dimentichi troppo presto di aver combattuto contro di me.

***

"Faust... dova ho già sentito questo nome...?"

Manta era pensieroso. E non era solo l'aspetto cadaverico di quell'individuo a metterlo in soggezione.

"Potresti aver sentito parlare di un mio famoso antenato, Faust I." "Bè..."

Amidamaru comparve all'improvviso alle spalle di Yoh.

"Non ascoltate quest'uomo!" intimò ai due ragazzi. Poi si rivolse direttamente al loro avversario.

"Puoi ingannare Yoh e Manta con la tua ipocrisia, ma non puoi ingannare uno spirito come me!"

"Amidamaru...?" "Non puoi nascondermi l'odore di morte che emani da sotto l'impermeabile!"

"Ahimè, sono stato scoperto. Frankesteiny!"

Il cane, rimasto indietro fino ad allora, corse in contro al suo padrone, trascinandosi dietro una falce accuminata.

Però... c'era qualcosa di strano...

"Quel cane è..."

Manta sbiancò in volto e le sue pupille si dilatarono.

"QUEL CANE E' UNO SCHELETRO!!!"

In fatti il cane era un articolato schema di ossa e niente più. Nè cute, nè organi.

"Perchè ti spaventi piccolo? La negromanzia è un'arte che si occupa di donare nuova vita agli scheletri. Ho imparato a farne uso leggendo il libro scritto dal mio antenato, Faust primo. Ti assicuro che è perfettamente innoquo."

Manta arretrò tremante senza riuscire a parlare, e presto grosse lacrime di terrore cominciarono a solcargli le guance.

"Manta, resta calmo. Non ti muovere e andrà tutto bene!" disse Yoh in tono deciso, prendendo un atteggiamento decisamente ostile verso l'uomo.

"Vedete? Voi giapponesi siete uomini dalla cultura chiusa. Non capite la magia di quest'arte?"

Faust li squadrò per un attimo, poi riprese senza aspettare una risposta.

"Io sono un medico, la mia patria è la Germania! Per me non è affatto difficile ricomporre un cadavere! Combattere con essi è una tecnica infallibile!"

Una risatina isterica sgorgò dalle labbra livide, poi l'impermeabile cadde a terra rivelando un camice da medico e uno scheletro umano agganciato al corpo del negromante.

"Era forse di questo che sentivi l'odore, samurai?"

Manta gridò disperato e scappò via tra le tombe.

"Perchè il piccolo scappa? Però è così basso... non è normale..."

L'uomo parve pensare un momento sul da farsi.

"Mi piacerebbe così tanto compiere degli studi su di lui..."

Yoh intuì il pericolo e si frappose tra l'amico e Faust.

"Manta!! Torna indietro!"

"Bè, scappare non gli serve!" "Cos...?"

Manta si appoggiò ad una lapide respirando rumorosamente, la pioggia che gli lambiva il volto.

"Io posso manovrare le ossa no? Questo è un cimitero. E' ora che i cadaveri vengano riesumati!"

Raccolse la falce e la bettè con violenza a terra. "SORGETE! ORA!"

Il ragazzino rimase a guardare la terra sotto di lui smuoversi, e delle ossa bianche emergere.

"Y....Yoh..."

"MANTA!!"

"Aiuto..."

La risata folle di Faust esplose roca quando un esercito di scheletri prese a marciare verso il ragazzino incapace di reagire.

"Vedo che non sono qui inutilmente... Presto il tuo amico avrà bisogno di un medico."

E riprese a ridere istericamente, tra le urla di Manta che sferzavano l'aria.

Continua...

 

Uao, Faust sembra davvero un pazzo scatenato...^^"

Bè, ecco le consuete risposte alle vostre recensioni.

 

Shark Attak: Bè, come vedi riesco a scrivere dal manicomio!^^ E' una conquista! So che lo scorso capitolo non era un gran che, perdonatemi!! Ah... non ti preoccupare per la pazzia che come hai giustamente notato mi affligge... C'è, lo so! ^o^ Però spero di arrivare fino alla fine della storia, e che i recensitori aumentino anzichè diminuire... -_-" Grazie comunque della recensione!^^ =kiss=

 

Miyu chan: Scusa per il ritardo nell'aggiornare... ultimamente sono stata sommersa dai compiti! Ma ecco il tuo nuovo capitolo col rating R!^^ Soddisfatta? Nyu, scommetto che sei delusa e ti aspettavi di più... Sì, la ff sarà lunga, quindi non mi abbandonare! Continua a recensirmi!^^ =kiss=

 

yukina_chan: Sì, non ti preoccupare!^^ Prova a mandare la tue mail al secondo indirizzo. Grazie comunque per la recensione!^^ Eh... Natsue tornerà, però dovrai attendere un po' per rivederla... =kiss=

 

Grazie a tutti quelli che leggono (magari lasciate un commentino anche voi, eh?^^) e a quelli che recensiscono!

Un bacio.

Mao chan

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Capitolo 10
*** Doctor...? II ***


Capitolo 9_ Doctor

Capitolo 9_ Doctor...? II

 

A volte capita di sentirsi morire per qualcosa che non è esattamente dolore fisico.

Quando senti che la fine è vicina, il tuo pensiero corre istintivamente a ciò che più hai amato durante la tua vita.

A quel punto, che nella tua mente risplenda la famiglia, il denaro o il tuo amore non ha più significato, e tutto si perde in una sfumatura nera.

Non cambia il soggetto del tuo amore, cambia l'intensità con cui ora lo vorresti tra le tue braccia.

 

In quel momento, Manta pensava solo e unicamente a Yoh.

La vita non gli aveva dato niente di più che un buon amico.

Quello era l'unico nome che riusciva a urlare.

Sentiva che gli stava per accadere qualcosa di terribile e sapeva che Yoh lo poteva salvare.

I corti capelli biondi del ragazzino erano incollati sul viso dalla bioggia battente e dalle lacrime.

Il corpo era coperto di terra. Probabilmente era caduto tentando di fuggire da quell'esercito di cadaveri...

Ma non ce l'aveva fatta.

Si trovava disteso nel fango tentando freneticamente di dimenarsi, ma quegli esseri schifosi che l'avevano attaccato erano dotati di una presa di ferro.

"MANTA!!"

Yoh impugnò velocemente l'Harusame e si lanciò contro gli scheletri che tenevano prigioniero il suo amico.

"Voi giapponesi avete il sangue caldo." disse Faust mentre le sue labbra s'incresparono in un risolino beffardo. "Il tuo amico dovrebbe essere onorato di diventare la cavia di un esperimento scientifico, se dovessi fermarmi non te lo perdonerebbe mai e..."

Il ragazzo non aveva sentito nemmeno una parola di quello che aveva detto il medico.

Correva velocemente verso Manta sbaragliando gli scheletri che si trovavano di fronte a lui.

Faust smise di sorridere, e assunse un'espressione seccata.

"Non posso permetterti di bloccare il progresso della scienza!! Elisa, sai cosa fare!"

A quelle parole, lo scheletro che teneva legato al torace prese vita, e si liberò dalle corde che lo legavano al corpo del padrone.

Le osse rovinarono a terra, ma in pochi secondi si agganciarono come pezzi di un puzzle recuperando la forma originale.

"Elisa, ferma Asakura. Non deve avvicinarsi ulteriormente all'oggetto del mio interesse."

Lo scheletro impugnò la falce di Faust e partì all'attacco.

Yoh non se ne accorse in tempo, e il manico della falce lo colpì proprio al centro della colonna vertebrale.

Cadde a terra contorcendosi dal dolore.

"Ragazzi, tenetelo fermo. Non deve interferire." ordinò Faust ad alcuni scheletri con disinteresse, poi chiamò quelli che tenevano fermo Manta con un cenno.

Quando il ragazzino fu fissato ai suoi piedi, gli occhi vitrei per il terrore, impugnò il bisturi.

"Questo qui è davvero strano. Più lo osservo, più il suo corpo mi sembra anomalo..."

Yoh non riusciva a muoversi con tutti quei morti viventi che gli cingevano gli arti.

Non appena uno veniva eliminato, altri due lo sostituivano.

"FAUST!! Se fai del male a Manta te ne pentirai!! MI HAI SENTITO?!"

L'uomo lo ignorò e s'inginocchiò accanto al ragazzino paralizzato.

"Questo ti farà un po' male. Ma sono sicuro che tu sarai forte e non ti lascerai sopraffarre!" disse sorridendo.

Velocemente tagliò la stoffa della felpa, poi quella della conottiera, finchè Manta si trovò a pelle nuda sotto la pioggia pungente.

"Tranquillo piccolino... non è detto che morirai!"

Il folle strinse il bisturi con le dita, e con un gesto preciso lo piantò nella carne del ragazzo.

Manta urlò, e Yoh con lui.

 

 

I am a little bit of loneliness a little bit of disregard
Handful of complaints but I can’t help the fact that everybody can see
these scars

[Faint_ Linkin Park]

***

Anche affrontando due avversari contemporaneamente, la superiorità di Tasukay su Minako era schiacciante.

La Miko aveva notato che spesso l'avversaria spiccava salti troppo alti per un semplice essere umano, e allo stesso tempo riusciva a muoversi nell'aria più agilmente che a terra.

Per un attimo credette che la ragazza avesse il dono del volo, ma poi capì essere un'ipotesi assurda.

Ormai anche il suo spirito Shuro faticava a combattere.

Nell'ultima collutazione Tsukay gli strappò un arto, e Minako cominciava a sentire la mancanza di furyoku che usava per ricreare le parti danneggiate dell'animale.

Oltretutto mantenere quel tipo di over soul completamente separato dal corpo non era affatto facile.

 

Tsukay, dal canto suo, s'impegnava seriamente contro Minako, decisa a non fare ancora una volta la figura della debole, ma a dare tutta se stessa.

Il pensiero dell'unica persona che le era rimasta accanto in passato non abbandonava la sua mente.

Lei avrebbe dovuto essere al mio posto!

Le ho promesso che avrei vinto il torneo e sarei diventata Shaman King! (Spero mi perdonerete, ma in questi casi l'appellativo 'Shaman Queen' non mi sembra corretto...NdMao)

Con un altro colpo ben calibrato, spaccò definitivamente la testa di Shuro.

La Miko barcollò ansante per l'ennesima rottura del suo over soul.

"Tsk... nessuno era riuscito a competere con il mio Shuro senza difficoltà prima." disse respirando affannosamente.

Ora come ora non possedeva la forza di attaccare.

La ragazza notò che, anche senza lingua, Minako non aveva problemi a parlare.

...Che ci fosse abituata...?

"Perdonami!" disse Tsukay ritraendo lo Yukanyo. "Ma non posso assolutamente permettermi di essere sconfitta."

"Sì... la solita frase fatta."

La sciamana scosse la testa.

"Non è così... So che può sembrare una scusa ma..."

Minako le fece cenno di tacere.

"Non mi dispiace parlare con te. Ma preferirei farlo dopo averti sconfitta."

Tsukay sorrise. "Okay. Mettiamo fine a questo incontro."

Minako raccolse la lancia, e concentrò il furyoku rimasto nelle piante circostanti.

C'era ancora una forma spirito che voleva provare.

L'avversaria invece corse verso di lei, decisa a non darle più tregua.

"CREPA!!"

Minako non parò il colpo, non ne ebbe bisogno.

Perchè le radici delle zucche più vicine sbucarono improvvisamente fuori dalla terra e guizzarono contro Tsukay, la quale ebbe appena il tempo di accorgersi che la Miko controllava le piante, che queste già le avvolgevano i polsi e le caviglie in una morsa.

Perse l'equilibrio e la presa sul suo bastone cadendo nel fango.

"Urgh!"

L'altra ragazza si avvicinò a passi misurati e le sollevò il viso tirandola per la treccia.

"Ammetto che questa non me l'aspettavo."

"Io sono un'araba piena di risorse."

***

Yoh gridava furioso e si dimenava come se il pazzo, lì, fosse lui.

Sentire le urla laceranti di Manta mentre veniva sezionato nelle orecchie era insopportabile.

"YOH!! AAAARGH!!"

"Sta buono." lo incoraggiò Faust.

Il ragazzino era stato scorticato sull'addome, il sangue lo ricopriva interamente e le sue pupille erano dilatate.

Il suo viso era impiastricciato di fango, lacrime e sangue.

Ormai era chiaro, il dolore fisico era stato uno shock troppo forte, e stava delirando.

L'unico pensiero che s'imprimeva nella sua testa era che non voleva assolutamente morire.

 

Il medico sopra di lui lo studiava con sadica curiosità.

"Nessuna anomalia nel torace... umh..."

"Yoh..." "Yoh è bloccato dal mio esercito di scheletri viventi, anche se lo chiami non potrà raggiungerti, perchè ognuno di quelli scheletri è animato dal mio furyoku, e quindi ha una forza pari a quella di un uomo adulto."

Impugnò nuovamente il bisturi e lacerò un fianco del ragazzino.

Un altro urlo disperato rieccheggiò tra le tombe.

Ravvivato, Yoh ebbe un violento guizzo e riuscì a liberarsi dalla miriade di ossa che lo pressava a terra.

Si lanciò verso Faust e lo colpì alla testa con tutta la forza che aveva prima che l'uomo avesse il tempo di rendersi conto che il suo furyoku aveva ceduto.

Faust cadde a terra tramortito con i suoi scheletri, che in assenza di furyoku tornavano ad essere semplici scheletri, e il ragazzo si chinò sull'amico.

"MANTA!! MANTA!!"

"Yoh..."

"Non preoccuparti Manta!!" lo sollevò con delicatezza tra le sue braccia. "Ti porterò via di qui... tra poco..."

Il ragazzino accennò un debole sorriso, poi chiuse gli occhi e svenne.

Lo sciamano sciolse l'over soul, e Amidamaru fu al suo fianco.

"Fortunatamente credo si sia tagliato solo la pelle... ma dobbiamo assolutamente portarlo da un medico."

Improvvisamente scricchiolii di ossa e una risata penetrante giunsero alle loro orecchie.

"Perchè disturbarsi? Un medico è già qui." sibilò Faust rialzandosi.

Si passò un dito sulla fronte sanguinante e lo leccò avidamente.

Il suo scheletro prediletto si avvicinò e gli porse la falce.

"Grazie Elisa. Ora, per favore, prepara la cartella clinica per Manta. Io devo eliminare l'ostacolo che si frappone tra il medico e il suo paziente."

Obbediente, lo scheletro che rispondeva al nome di Elisa si allontanò.

"E tu Asakura, prega per la tua anima dannata."

Yoh trascinò Manta accanto a una lapide, si tolse il giubotto e glielo annodò in vita per fermare l'emorragia.

"Non ti perdonerò mai, Faust VIII." sussurrò guardando l'amico che ansimava e gemeva in un sonno tormentato.

"Questo dovrei dirlo io!" gridò l'uomo afferrando la falce con entrambe le mani.

"DEAD BONES REBORN!!"

In quel momento più di mille cadaveri si sollevarono dalla polvere pronti ad obbedire ai comandi del loro nuovo padrone.

"Come osi profanare così questo cimitero di guerra?"

"STA ZITTO! Ragazzi, attaccate quel ragazzino finchè non si ridurrà come voi!!"

Yoh creò l'over soul sfoderando la sua spada.

La furia che gli cresceva nel cuore sarebbe bastata a spazzare via qualunque esercito gli si parasse davanti.

"Tu hai fatto del male a Manta." disse trattenendo la rabbia che gli bruciava le vene.

Con uno scatto fulmineo si lanciò verso gli scheletri che avanzavano velocemente verso di lui.

L'unico intento, quello di ucciderlo.

Yoh non era sicuro che fosse stata la furia a manovrare il suo colpo.

 

E si chiese perchè quel pazzo volesse fare del male a Manta, a lui.

E si chiese che senso aveva combattere se alla fine la morte sarebbe comunque arrivata.

E di conseguenza, si chiese che senso avesse vivere.

 

E poi, solo poi, si disse che tutto ciò non gl'importava: lui non aveva alcuna intenzione di morire.

 

I am what I want you to want what I want you to feel
But it's like no matter what I do, I can't convince you, to just believe
this is real!

[Faint_ Linkin Park]

***

"Ormai sei completamente sfinita, credi che non si noti?"

Minako cercò di ansimare meno rumorosamente.

Si spostò una ciocca di capelli bagnata di pioggia e di fango dal viso e sorrise.

"E' davvero comico che tu, che sei lì, legata come un salame, mi dica questo."

"Io dico la verità. Il tuo furyoku non è al pari col mio."

"Ma il mio over soul è più efficace!"

La ragazza si chinò a raccogliere il bastone dell'avversaria.

Lo spirito non ne era uscito, ma l'over soul era apparentemente morto.

"Il tuo nemmeno si vede." commentò.

"Fossi in te non sottovaluterei nè lo Yukanyo, nè Kibya."

Con un cenno del capo, l'araba ordinò all'over soul di stringere la preda fino a smorzarle il fiato.

"Ieri qui hanno già combattuto." disse consultando l'oracle bell. "Sì... il perdente è anche morto, sai? Il vincitore è..."

Premette qualche pulsante. "No, la vincitrice! Matilda Matisse ieri, qui, ha ucciso un uomo."

Tsukay rivolse gli occhi vaqui verso di lei senza capire la ragione che la spingeva a temporeggiare.

"Qui si muore. Non è posto per una bambola di porcellana come te, non dovevi iscriverti ad un torneo simile." disse Minako tornando a guardarla.

Tsukay ispirò profondamente e chiuse gli occhi.

"Non rispondi?"

Li riaprì.

La miko sembrava scossa.

Respirava rumorosamente e sbatteva le palpebre con nervosismo.

Il clima cominciava a farsi più freddo.

"Perchè ti sei iscritta a questo torneo??" disse con voce leggermente acuta.

La ragazza richiuse gli occhi.

"Ho stretto la presa al punto da sottrarti la parola? Oppure sei troppo terrorizzata?"

E' inutile Minako, ormai ho capito...

La morsa si allentò un poco.

"Io mi sono iscritta al torneo perchè credo che possedendo lo Spirit King potrei fermare qualsiasi guerra solo volendolo. Iniziativa pura, non credi Tsumy?"

Le rivolse un sorriso nervoso.

"Io credo che sia tu ad avere paura." disse Tsukay con voce limpida.

"C...cosa...??"

"Hai la possibilità di uccidermi, ma non lo fai. Non attacchi nemmeno. Hai saputo che qui ieri è morta una persona e ti sei bloccata. Guarda... hai perfino allentato la presa."

"Non... NON E' VERO!" gridò la ragazza fuori di sè. "IO NON HO PAURA!"

Ma sta volta Tsukay fu più veloce.

Come aprì gli occhi aveva già distrutto l'over soul avversario e riattivato il proprio che le schizzò in  mano.

"L'hai detto tu Minako."

La ragazza cadde in ginocchio stremata.

"Questo non è posto per una bambola di porcellana."

***

Faust non riuscì a sostenere il colpo del suo avversario.

Alcune delle sue marionette d'ossa si frazionerono e lui venne colpito dai suoi stessi mezzi.

Sbattè violentemente contro una lapide, e prima che potesse tirare nuovamente respiro, alcune ossa lo trafissero come coltelli.

Yoh si tirò in piedi ansante.

"Questo è perchè hai fatto del male a Manta!"

Cercò di muoversi verso di lui, ma si fermò non appena sentì le gambe cedere.

"Avanti...! Rialzati, ho fretta di concludere il nostro incontro per portare il mio amico da un medico... un medico *vero*!" ansimò mascherando abilmente la sua attuale debolezza.

Con sua grande rabbia, Faust cominciò a sghignazzare sommessamente.

Come poteva quell'uomo non sentire minimamente il dolore?!

Il trentenne si passò una mano tra i capelli e leccò avidamente il sangue che gli colava dalle labbra.

"Cos'hai da ridere adesso?!"

"Rido perchè sei buffo. Se hai fretta, cosa aspetti? Uccidimi, su!" disse canzonatorio. "Inutile nascondere lo sfinimento e la mancanza di fegato, ragazzo."

Yoh si sentì punto sul vivo, ma fu abbastanza intelligente da non reagire ancora una volta alla provocazione.

E poi, si accorse di avere un altro problema.

Gli scheletri intorno a lui cominciarono a ricomporsi e a erigersi nuovamente.

Si tirò i capelli impregnati di sudore dietro le spalle mentre la sua mente elaborava alla velocità della luce.

Non si era mai trovato in una situazione simile, era un inferno.

"Sai, io vorrei rialzarmi, ma ho un femore completamente fratturato." sussurrò improvvisamente Faust.

Dannato, come puoi avere tanto furyoku??

"Elisa!"

Lo scheletro prediletto di Faust si avvicinò a lui, e Yoh notò che aveva una frattura rotonda sul cranio, ma non ci fece troppo caso.

L'uomo prese nuovamente il bisturi tra le mani e si aprì la carne della gamba con estrema naturalezza.

Il ragazzino sgranò gli occhi a quello spettacolo raccapricciante e indietreggiò.

Con la pioggia battente che gli lambiva il viso, un esercito di cadaveri pronti a gettarsi su di lui, un uomo che si strappava il femore sulle sue stesse mani, la mente che si contorceva per la paura che provava per sè e per Manta, era sicuro che non sarebbe mai riuscito a escogitare un piano vincente, e non sarebbe nemmeno riuscito a concentrarsi.

"Sai cosa sto facendo?" chiese Faust mentre sollevava il suo osso fratturato con aria trionfante.

Yoh scosse impercettibilmente la testa, e l'altro sorrise divertito.

"Naturalmente curo la frattura! Elisa, ecco." disse porgendo il femore allo scheletro "Trovane uno uguale. Ce ne sono tanti... ti concedo un minuto!"

In quel minuto, lo sciamano avrebbe voluto avvicinarsi e sconfiggere Faust, ma anche se non fosse stato circondato non ce l'avrebbe fatta.

La testa gli doleva, e aveva una gran voglia di vomitare.

Il lavoro che Faust aveva compiuto su sè stesso era pulito e minuzioso.

In fin dei conti era pur sempre un medico.

"So cosa vorresti adesso ragazzino." disse mentre tamponava tranquillamente l'enorme taglio. "Vorresti vedere il sole splendere un'altra volta..."

Yoh si fece nuovamente avanti ma venne immediatamente bloccato da una truppa di cadaveri.

Ormai combattere lo sfiniva, ma decise che non doveva mollare.

Certo, avrebbe potuto arrendersi per portare Manta in ospadale, ma sapeva che Faust non l'avrebbe comunque risparmiato.

Sebbene morisse dalla voglia di lasciarsi cullare dalla brezza della sera, addormentarsi e dormire fino a che il sole non sarebbe sorto di nuovo, non c'era altro che potesse fare ora.

Così conrinuò a menare fendenti a destra e a sinistra governato dalla rabbia.

"...Vorresti uscire di casa e correre verso la scuola incontrando gli amici per strada..."

Uno scheletro aveva ceduto.

E due... e tre...

"...Vorresti tornare al tuo mondo perfetto, dove nessuna preoccupazione è troppo grande e nessuna paura è troppo forte..."

Otto... nove...

"...Però vedi..."

Tredici... quattordici...

Faust terminò il trapianto e lo scheletro chiamato col nome di Elisa gli tolse le ossa che gli si erano piantate nello stomaco e lo medicò velocemente.

"La verità è che tu non vedrai più i raggi del sole."

Fece un rapido cenno con la mano, e altri morti si fiondarono su Yoh ripetutamente, fino a farlo cadere nella polvere.

"YOH!"

Silva era in piedi sul muretto del cimitero, tutti i muscoli tesi.

"YOH!! BASTA, RITIRATI!"

"Non posso... no..."

"Non intestardirti adesso Yoh!"

Faust sorrise divertito.

"Ehilà, officiante!"

L'uomo lo ignorò, e con suo grande orrore vide il suo protetto rialzarsi ancora una volta.

"Yoh..."

"Lui non si ritirerà."

Quel tono freddo e sbrigativo non poteva che appartenere a...

"Anna? Ma cosa... non sei venuta subito prima?"

"No, sono scesa in paese per comprare questo!" disse la ragazza scuotendo la mantellina gialla che la riparava dalla pioggia.

Yoh si gettò all'attacco, e fu fermato dai cadaveri per l'ennesima volta.

"E' un auto distruzione." disse Silva stringendo i pugni. "Perchè non si ferma?"

"Non è solo la consapevolezza che Faust non lo lascerà andar via facilmente..." disse Anna sollevando il corpo di Manta tra le braccia.

Intuì immediatamente l'accaduto, almeno a grandi linee.

"Ma lui è il ragazzino che..."

L'itako annuì. "Lui è il miglior amico di Yoh..."

Lo guardò per un attimo, poi si corresse.

"L' *unico* amico di Yoh."

"Probabilmente è stato proprio Faust VIII a ridurlo così..."

"Sì. Per questo ora Yoh non glielo perdonerà facilmente, dico bene Yoh?"

"Portalo all'ospedale." rispose il ragazzo schivando un colpo mortale.

"Da sempre Yoh è solo. Essendo parte di una famiglia di sciamani è stato sempre emarginato..."

"STA ZITTA ANNA!" gridò lo sciamano sentendo le ginocchia cedere.

"Quindi ora, Manta è una cosa troppo preziosa per lui."

Silva annuì lentamente.

"Io vado a cercare un ospedale." aggiunse sbrigativamente la ragazza, e sparì insieme al ragazzino.

 

...1000 years ago...

Hao ripensò per un attimo a ciò che gli aveva detto Mid Night prima di partire per la sua missione.

"Avevi detto che qualcosa con quella ragazza doveva succedere... Bè, credo che questa sia l'occasione giusta. La porterò con me."

Quel ragazzo era un impertinente, ma a volte aveva alcune buone idee, senza contare che era terribilmente potente.

Aveva sempre evitato di frugare in quella mente buia come la più nera delle notti, perchè la sua imprevedibilità lo stuzzicava parecchio.

Voleva proprio vedere quali altre sorprese poteva avere quell'essere di Mezza Notte.

---

Okay, sa muoversi senza far rumore.

Mid Night correva mantenendosi nella macchia di bosco senza emettere il minimo fruscio, e Momoya lo seguiva a breve distanza.

Sull'obbiettivo della missione si era tenuto piuttosto vago, le aveva detto soltanto che c'era un oggetto che dovevano assolutamente recuperare per ordine di Hao.

Si lasciò sfuggire *per caso* che era una delle chiavi per sbloccare il Sigillo delle Cinque Punte della Stella dell'Unità, tanto lei non aveva capito, come previsto.

Come ovvio oltretutto, nessuno le aveva mai parlato della Stella...

E nessuno doveva farlo, intimazione di Hao.

Si arrestò di colpo e indicò una comitiva di samurai.

"Ecco, sono loro che lo custodiscono."

La ragazza non fece domande.

Ecco un'altra cosa di questa ragazzina che mi irrita terribilmente!

"Tutte le comitive custodi dei quattro oggetti passano per di qua per riunirdi a Edo*! Questa è l'ultima, e certo non può sapere che le sue compagne sono già state eliminate dal sottoscritto."

"..."

"Questa seguirà la loro sorte. Se trovi ciò che cerchiamo consegnamelo immediatamente."

Il ragazzo si preparò all'azione.

"E' questo che stavi facendo la sera in cui ci siamo trovati?"

Sentirla parlare lo colse di sorpresa.

"Sì. Ah, dimenticavo."

Fece una breve pausa per assaporare la suspance che lui stesso aveva creato.

"Nessuno deve sopravvivere."

---

Aveva fatto una cavolata.

La ragazzina non poteva che creare problemi!

I samurai combattevano come furie anche se più della metà era già stata eliminata, e dell'obbiettivo nessuna traccia.

Sta volta non era riuscito a compiere il solito lavoretto pulito e silenzioso.

Evidentemente l'ultima carovana nutriva qualche sospetto, perchè erano tre volte più numerosi e molto più forti.

Non che fosse *difficile*, ma non come sperava.

E Momoya era sparita.

Si erano sparsi per tutta la collina, e lei era stata trascinata dalla battaglia.

Quando anche l'ultimo samurai smise di dimenarsi, Mid Night considerò la possibilità di aver sbagliato carovana.

Finchè non scorse un telo bianco, probabilmente trovatosi a bordo di qualche carro, tremare come una foglia.

Si avvicinò e scoprì la donna terrorizzata raggomitolata sull'erba.

"Sei tu la custode dell'ultima Chiave?"

La donna tremò più forte e scosse istericamente la testa.

Ma era chiaro che copriva qualcosa con il suo stesso corpo.

"Perchè non mi fai vedere cosa nascondi?"

Senza aspettare una risposta lafece rotolare via con un calcio.

Sull'erba, la piccola stella di cristallo rifletteva la luce della luna.

"Perdonami, ma devi morire."

La donna cominciò a piangere senza singhiozzare.

"Non ti farò male."

Ma prima che calasse sulla vittima, la Chiave cominciò a risplendere di una luce viola.

"Ma che diavolo...?!"

Era la prima volta che vedeva una delle Chiavi illuminarsi.

Eppure, le aveva tenute in mano tutte e quattro per portarle al suo signore...

"In realtà Mid Night, le chiavi da sole servono a poco."

"Che intendi dire Hao?"

"Vedi, gli oggetti che stai recuperando sono quattro, giusto?"

"Sì, almeno, così mi hai incaricato."

"E non ti ho dato informazioni sbagliate. Ma la Stella dell'Unità ha cinque punte, giusto?"

"Ma allora...?"

"Esatto, c'è una quinta chiave senza la quale le altre quattro sono inutili. Serve ad attivarle."

"E cosa sarebbe?"

"Purtroppo questo non lo so neanch'io. So solo che le altre Chiavi reagiranno in qualche modo alla sua presenza.

Dunque era così...

Ma cosa c'era quella notte in più delle altre?

"Gli ho eliminati tutti Mid Night."

La Chiave brillò di più.

Il ragazzo si girò di scatto.

Davanti a lui Momoya, con gli occhi dai bagliori viola più luminosi che mai.

"Di' al tuo signore che ora ha in mano tutti e cinque i Sigilli."

***

"Ormai non sento più nemmeno il tuo furyoku..."

Minako si appoggiò alla rete e alzò il viso verso il cielo nuvoloso.

"Avevi ragione tu... io non posso stare qui. Forse il mio desiderio è troppo vago, ma credevo che l'avere un ideale così puro e giusto sarebbe stato premiato."

Ingenua, stupida ragazzina.

"Nessuno premia la misericordia. Nessuno valorizza i sogni puri di una bambina."

"Cosa?"

"Anch'io ero come te. Credevo che se avessi fatto la cosa giusta sarei stata sostenuta e sospinta fino al mio obbiettivo, che le persona si sarebbero sacrificate per me, e che se veramente lo scopo era giusto ce l'avrei fatta.

Ma in realtà, nessuno è disposto ad ascoltare le tue idee, nessuno si farà mai da parte per lasciarti posto.

Il lieto fine in cui speri tu esiste solo nelle fiabe e nei romanzi, non lo troverai qui.

Come hai detto prima, si combatte con tutti i mezzi.

Si finge che ci siano delle regole, e fin ora la copertura può anche sembrare buona, ma scommetto che non appena il torneo entrerà nel vivo anche questa convinzione crollerà, e si combatterà solo per vincere.

Morte e dolore.

Ecco quello che si otterrà."

Le lanciò uno sguardo penetrante.

"Non puoi evitarlo, non c'è via d'uscita. Ti ritroverai a combattere per realizzare il tuo progetto di pace e dovrai uccidere.

Oppure scapperai. O sarai già morta, questo non posso dirlo, ma è questo che accadrà. Che tu lo voglia o no."

La ragazza araba lo guardò attonita.

Non si aspettava che una ragazza più piccola di lei sapesse parlare in quel modo.

Ma sopratutto non si aspettava che una ragazza così giovane avesse già perso tutti i suoi sogni e non sapesse credere nel futuro.

Però aveva ragione, lo sentiva.

"Sai," disse sorridendo con gli occhi lucidi "forse non dovremmo dedicarci a obbiettivi troppo grandi per l'uomo, ma limitarci a fare ciò che è nelle nostre capacità. E allora, forse, qualcosa cambierebbe."

"Forse." convenne Tsukay "Ma probabilmente non basterebbe."

"Già..."

Rimasero in silenzio alcuni minuti.

"Tsukay..."

Era la prima volta che la chiamava per nome.

"Posso chiederti perchè partecipi allo Shaman Fight se sai che razza d'inferno ci aspetta?"

La ragazza deguì lo sguardo dell'altra verso le nuvole.

"C'è una persona che devo assolutamente incontrare... ma non è solo questo."

Si fermò, e la miko intuì che non avrebbe continuato.

"Tsukay."

"Sì?"

"Io credo che tu possa diventare Shaman King."

 

E a volte anche durante una giornataccia come questa, un raggio di sole può rischiarare gli occhi di una bambole di porcellana.

Continua...

 

* Antico nome di Tokyo.

 

Uaaah! Sono proprio soddisfatta del finale di quest'ultimo capitolo!

Spero che piaccia anche a voi...^^

Mi raccomando, fatemelo sapere.

 

Miyu chan: Eh... Naturalmente dovevo metterci moltodi più a postare il nono capitolo... -_- In tutta sincerità volevo arrivare più avanti, ma poi ho pensato che avevo già scritto abbastanza.

Purtroppo non scrivo in word, quindi non saprei nemmeno dire quanti fogli... La violenza aumenta man mano che si prosegue, ho in mente alcuni avvenimenti drammatici specialmente per Tsukay, Horo Horo (naturalmente!), Hao e Yoh.

Lo spero proprio che ci arrivi alla fine. Io ultimamente mi sono presa indietro con i commenti, ma verrò a commentarti al più presto!^^ =kiss=

 

Shark Attak: Scusa per il ritardo. Ah, commenterò al più presto anche la tua Twin Spirits, ovvio!^^ Ecco il nuovo capitolo... Faust, al suo splendore!^^

E anche nel prossimo capitolo ci gusteremo il suo ricordo della bella Elisa e la sua disperazione.

E *finalmente* nel prossimo capitolo arriverà il secondo personaggio originale che farà da protagonista come Tsukay, insieme a Ren che farà il suo debutto (alla buon ora!)! =kiss=

 

Grazie a entrambe per le recensioni!^^

 

Mao chan

 

Prossimo capitolo: Doctor...? III [my love is running]

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Capitolo 11
*** Doctor...? III [My love is running] ***


Capitolo 10_ Doctor

Capitolo 10_ Doctor...? III [my love is running]

 

"Quindi la tua unica preoccupazione era salvare quel bambino?" sibilò Faust senza staccare gli occhi di dosso al suo avversario.

Yoh annuì con vigore.

"Com'è commovente... tutto per un... *amico*!"

"Non tirare troppo la corda, Faust!"

"Asakura... sei tu che m'infastidisci con la tua ostinazione!"

Il ragazzo sentì l'over soul del medico ritirarsi improvvisamente.

Tutti gli scheletri manipolati fino a quel momento crollarono nel fango privi di vita.

"Ma cosa...?"

Era inutile illudersi, il furyoku di Faust non poteva essere venuto meno in quel modo.

Infatti un unico cadavere troneggiava alle spalle dell'uomo ancora i  piedi.

"Hai già avuto il piacere di conoscere la deliziosa Elisa... Ma vorrei presentartela meglio."

Yoh sarebbe voluto partire all'attacco, ma era ancora a corto d'energie e riusciva a stento a muoversi.

"Sta attento Yoh!" lo ammonì Silva. "Ha cambiato stile di combattimento. E' probabile che ora ci mostrerà il suo vero over soul."

Lo sciamano annuì debolmente, e si appoggiò alla sua spada, l'Harusame, piantata per terra.

"Ragazzino, sei quasi senza furyoku? Da' un occhiata all'oracle bell!"

Lui obbedì fiaccamente, e come vide la schermata si sentì un nodo alla gola.

L'oracle bell aveva cominciato il conteggio alla rovescia per l'inizio dello scontro.

Ma allora...

"Che diavolo... ma... PERCHE' ABBIAMO COMBATTUTO FIN ORA SE NON ERA NECESSARIO?!" gridò fuori di sè dalla rabbia.

"Perchè... è divertente. Ammetterai che ho giocato bene le mie carte. Voglio dire, guardati! Fai fatica a reggerti in piedi. Ma non ti preoccupare... potrai vedere il sole splendere ancora una volta prima di morire."

Yoh non comprese a fondo il significato dell'ultima frase, ma si spostò sulla difensiva.

Faust assotigliò lo sguardo.

Perchè l'unico sole di questo lurido mondo... è solo e soltanto la mia piccola Elisa.

***

"Ti ringrazio Tsukay. Mi ha fatto bene parlare con te."

"Che hai intenzione di fare ora?"

"Mah! Mi ritirerò dal torneo e tornerò in Arabia, credo. O forse resterò qui in Giappone per un po'... Sai, vorrei continuare a seguire il torneo."

"Allora perchè ti ritiri?"

"Perchè non penso che basti essere Shaman King per creare un mondo senza guerra. Dovranno essere gli uomini a capire come arrivare alla soluzioni. Una pace imposta con la violenza non sarebbe una pace..."

"Ma se tu diventassi Shaman King, qualcosa cambierebbe."

"Che fate voi due? Il combattimento non è finito." disse Kalim avvicinandosi alle due ragazze.

Minako si alzò e sorrise.

"E' finito invece. Dichiaro forfet."

"Cosa? Ma..."

"E' giusto così." tagliò corto lei. Poi si rivolse a Tsukay.

"Spero di rivederti."

In quel momento si percepì chiaramente che una delle due anime si stava staccando da una corrente che s'intensificava pian piano e presto si sarebbe trasformata in un caotico vortice di vite umane. Tutti coloro che seguono il suo corso sanno dove li porterà, eppure non fuggono, si lasciano cullare lentamente, finchè il flusso non sarà troppo violento. E allora qualcuno vorrà scappare, ma sarò troppo tardi.

Se decidi di proseguire ancora non potrai più tirarti indietro. Dovrai correre fino alla fine.

Che ti piaccia o no.

 

La scritta 'YOU WIN' lampeggiava giuliva sullo schermo dell'oracle bell.

Ora lei aveva superato le eliminatorie a tutti gli effetti.

Tsukay sorrise e guardò Kibya.

"Io ho deciso di correre. E tu?"

***

"Io non mi arrendo!" ringhiò Yoh.

"Elisa non ha mai sbagliato una diagnosi. Devi rassegnarti..."
"Non spetta agli infermieri fare diagnosi, ma ai medici! E tu non l'hai ancora formulata, dico bene?"

Faust inclinò la testa da un lato.

"Fa silenzio e ammira il mio sole."

Lo scheletro dal cranio forato, probabilmente da un proiettile, s'illuminò di tutto il furyoku del suo padrone e si eresse sulle sue gambe.

Dapprima Yoh distolse lo sguardo, fastidiosamente abbagliato da quello splendore.

Ogni lacrima che velava i suoi occhi rifletteva mille volte quella luce nelle iridi cenere del ragazzo, che si accesero tornando brace.

Piano piano, lo scheletro cambiò forma.

Il sottile tessuto di luce si modellò sulle sue ossa fungendo da pelle.

Quando lo sciamano riuscì a spostare nuovamente lo sguardo sullo scheletro, vide tutt'altro che un cadavere.

Una bellissima donna lo fissava.

Aveva lunghissimi capelli color del grano che rivlettevano i bagliori della luna, ardenti occhi verdi, e labbra rosse da sembrare infuocate.

Tuttavia il suo volto non aveva espressione, e quegli occhi acquamarina erano terribilmente vuoti.

Un altro guizzo di furyoku si avvolse sulla pelle candida della donna, e ricoprì il suo corpo con dei vestiti da infermiera e gonna corta.

L'espressione di Faust mutò in folle felicità mentre contemplava quella figura.

"Elisa... Amore mio..."

Le si avvicinò e le passò una mano tra i capelli.

La donna non reagì.

Yoh ebbe l'impressione che la sua pelle fosse gelida.

"Sei più bella ogni volta che ti vedo." costatò il medico. "Ogni volta di più..."

Le stampò un bacio sulla guancia senza che lei si muovesse di un solo millimetro, poi indicò il suo avversario.

"Uccidilo, Elisa. Lui è un ostacolo alla nostra felicità." disse porgendole la falce.

La donna chiamata Elisa prese l'arma tra le mani e si avvicinò a Yoh.

I suoi occhi non cambiarono.

Terribile.

"Adesso muori!"

Yoh crollò sotto la potenza dello scheletro.

Non aveva certo la forza di un'infermiera... sembrava che fossero stati dieci uomini a colpirlo.

Elisa continuò a colpirlo implacabile.

Però il cervello del ragazzo continuò a lavorare anche se il suo corpo cominciava a chiedere pietà.

Lesse negli occhi di Faust che in realtà quella non era Elisa, ma solo il suo corpo.

"Dov'è l'anima di questa donna, Faust??" si trovò ad urlare.

Si aggrappava a qualunque cosa potesse fargli guadagnare tempo.

E a giudicare dallo sguardo del medico aveva colpito nel segno.

"Quella... è la mia Elisa..." disse l'altro con voce tremante. "Elisa..."

"NO! Questo è un guscio vuoto! Non ha emozioni!! E lo sai anche tu, non è così??"

Gli attacchi cessarono di colpo, e l'uomo corse appresso il corpo senza vita dell'infermiera.

"Elisa... non ascoltare quello che dice questo verme schifoso, Elisa... vuole dividerci..."

La strinse teneramente a sè, ma lei non reagì.

 

... 1000 years ago....

"Avete recuperato tutte le chiavi per i quattro sigilli... e tu affermi di poter aprire il quinto..."

Hao non mostrava nessun apparente entusiasmo, ma in cuor suo era eccitato, e il potere di quella ragazza lo stimolava molto.

Come previsto non si era sbagliato su di lei, anche se non si poteva ancora cantar vittoria.

Ed ora nella sua mente non aleggiavanp più semplici e macabri pensieri... ma solo una densa oscurità che gli si insinuava nella mente come fumo negli occhi quando provava a frugare nella sua testa.

Era da molto che non gli si presentava nessuna *porta chiusa*, e la cosa lo stimolava ancor di più.

Momoya, già inginocchiata accando a Mid Night inchinò il capo.

"Sì."

"E sentiamo... come credi di fare?"

Lei non rispose.

"Alzati." le ordinò Hao.

La ragazza obbedì.

"Lo faresti se io te ne dessi la possibilità?"

"La Stella del Potere non è una cosa con cui giocare, Hao Asakura." disse lui alzando gli occhi viola su di lui.

"Lo so Momoya. Credimi, so quello che faccio."

"C'è qualcuno che cerca di impossessarsene tramite la forza e la violenza. E' la stessa persona che ha bruciato il mio villaggio e..."

"...Che tu vuoi uccidere, è esatto?"

"Sì..."

Seguì qualche minuto di silenzio.

"Allora lo faresti?" chiese Mid Night seccato.

Si sentiva stranamente a disagio, e ciò lo irritava.

"Parlaci un po' della Stella, Momoya."

"Non è una cosa che si può fare da un giorno all'altro. La Stella del Potere non è un qualcosa di materiale, è un qualcosa di spirituale. I primi quattro sigilli corrispondono ai quattro elementi."

Si rivolse allora ad Hao.

"Per governarla dovreste imparare a governare prima i quattro elementi senza usare un mezzo per l'over soul. Le chiavi che avete raccolto in realtà servono solo a facilitare l'uso dell'over soul le prime volte, poi si dissolveranno. Quando avrete gli elementi pienamente sotto il vostro controllo, dovrete cominciare a ricercare dentro di voi la capacità di assorbire il quinto potere."

"In cosa consiste questo 'quinto potere'?" fece il ragazzo dai capelli argentati.

"Non lo so con precisione. Posso dirvi che è in grado di trascindere lo spazio, il tempo, la vita e la morte."

"Pari al potere dello Spirit King...!"

Lei sorrise.

"No... non credo."

"Perchè ci hai detto tutto questo?"

"Voi mi avete salvato la vita. Ho un debito verso di voi, e vi obbedirò finché non lo riterrete estinto."

"Chi sei?"

"Questo... non è ancora il momento di saperlo, per voi."

La ragazza abbassò gli occhi imbarazzata.

Improvvisamente assunse un aspetto vulnerabile.

"Mi dispiace." mormorò, e corse via.

"Mid Night..."

"Dimmi Hao."

"La prossima volta che ti allenerai con me, porta anche lei."

"Volete dire... che lei...?"

"Sì. Ha un potere diverso da quello di tutti gli altri. La sua anima potrebbe interessare a Spirit of Fire."

"Ma credevo che ci dovesse aiutare a sciogliere il Quinto Sigillo..."

"E lo farà. Ma nel frattempo si allenerà con me, così il suo furyoku si evolverà. Una volta finite le sue mansioni, la farò divorare da Spirit of Fire. Per diventare più potente, il mio spirito dovrà assorbire anche gli altri elementi..."

Momoya... sarai all'altezza delle mie aspettative?

 

 

"Papà! Papà!"

"Dimmi piccolo."

"Chi è quella?"

"Chi, tesoro?"

"Quella bambina che ci guarda lì, affacciata alla finestra!"

L'uomo alzò lo sguardo verso i piani più alti della clinica.

Ineffetti c'era una bambina affacciata ad una delle tristi finestre che davano sulla strada.

Dalla sua carnagione decisamente troppo pallida era facile dedurre che fosse una paziente.

Anche gli occhi erano molto, troppo chiari. Quasi trasparenti, specchio dell'anima.

I lunghi capelli biondi come il grano dondolanti dal davanzale.

"Quella bambina è ricoverata qui da due settimane ormai."

"Davvero? E come mai?"

L'uomo sorrise tristemente.

"Hai studiato tutti i libri che ti ho dato?"

"Sì, ma cosa c'entra?"

"Anche quelli che parlavano dei tumori...?"

"Sì..."

Seguì qualche attimo di silenzio, poi il bambino emise un debole "oh".

"Se vuoi puoi andare da lei quando avrai finito di studiare... E' sempre molto sola, non ha amici."

"Come me?"

L'uomo si morse un labbro.

"Ripensandoci... forse è meglio di no..."

Un atroce dubbio l'aveva preso.

Non voleva che suo figlio si legasse a qualcosa di fioco, quasi spento.

"Perchè no? Il cancro non è contagioso, l'ho letto in un libro che mi hai dato tu."

"Certo, ma..."

Il bambino tornò a guardare quella creatura tanto minuta che non aveva smesso un secondo di fissarlo dalla finestra.

Sembrava un uccellino spaurito, ma con tanta voglia di volare.

Quando i loro sguardi s'incrociarono, le labbra di lei s'incresparono in un debole sorriso, quasi impercettibile.

E lui rimase incantato.

"Papà, io vado da lei!" disse poi lasciando cadere la cartella ed entrando di corsa nell'ospedale.

"No... Aspetta!"

L'uomo lo inseguì finchè non lo perse di vista per le scale.

"FAUST!! Torna qui!"

Ma era già troppo tardi.

***

"Tamao! Pirica!"

Tsukay entrò allegramente in casa Asakura lanciando l'impermeabile sul tavolino della sala.

Moriva dalla voglia di raccontare la sua vittoriosa battaglia e di come adesso fosse una partecipante alle finali.

"Ragazze...?"

Kibya comparve davanti a lei e si adagiò sul soffitto della cucina.

"Tsukay, qui c'è un biglietto... insieme a un piatto precotto."

La ragazza la raggiunse stancamente.

Ora che non c'era nessun avversario da battere e nessuno ansioso di ascoltare il suo racconto, l'adrenalina aveva smesso di scorrerle in corpo, e i colpi subiti cominciavano a farsi sentire.

Prese il biglietto tra le mani.

 

Ciao Tsukay,

com'è andato l'incontro? Bene?

Spero di sì.

Poi mi racconterai tutto, vero? Però aspettiamo il signor Yoh e la signorina Anna, saranno ansiosi di ascoltarti.

Mi dispiace di non averti potuto accogliere come meritavi, ma sono dovuta andare in città per fare alcune compere e a cercare un telefono per sentire i signori Asakura.

Certo che c'è un vero tempaccio... sia per combattere che per andare a Tokyo.

Pirica e il signor Horo Horo hanno affittato una stanza d'albergo per allenarsi tranquillamente, quindi credo che non li vedremo per un po'.

Oggi non passa Manta, sempre a causa di questo acquazzone.

Ti ho lasciato qualcosa da mangiare, sarai affamata!

Riposati.

Con affetto, Tamao.

 

"Uff... nessuno a cui raccontare le mie imprese! Perchè se ne sono andati tutti proprio durante il mio incontro? Capisco Tamao che non sgarra mai ai suoi doveri... ma Pirica e Horo Horo potevano aspettarmi..."

Con la delusione dipinta in viso, Tsukay si apprestò a scongelare quella che sarebbe stata la sua cena.

 

Tu sei sola...

Lo sai...

Inutile.

Sei inutile come ogni essere umano.

Sei ancora viva solo perchè c'è lei...

 

"CHI HA PARLATO?!"

La ragazza si voltò di scatto stringendo il bastone afferrato in un gesto fulmineo.

Kibya rimase a guardarla interdetta.

"Tsukay... guarda che non ha parlato proprio nessuno..." disse titubante.

"No...?"

La ragazza guardò il sushi che si scongelava nel lavandino con occhi stanchi.

"Non credo di avere fame... Sono esausta..."

Depose il piatto nel congelatore e accartocciò il biglietto di Tamao per poi ficcarselo in tasca.

"Credo che andrò a dormire..."

Fece tre gradini, poi venne fermata dal suo spirito.

"Tsukay... va tutto bene? Ultimamente senti delle cose strane..."

"Sarà lo stress delle eliminatorie!" rispose lei tirando i muscoli delle braccia e accennando un sorriso allegro. "Ma ora posso rilassarmi, giusto?"

Salì di corsa gli ultimi gradini ed entrò nella stanza immersa nella tenebra.

Kibya rimase a guardarla per un attimo, poi levitò fino a poter sfiorare le tegole del tetto ed ammirare la pioggia da vicino.

***

"La bambina si chiamava Elisa... era molto malata, e la sua vita era destinata a spegnersi da una settimana all'altra..."

Faust fece una pausa per assicurarsi che l'effetto delle sue parole fosse recepito in pieno da uno Yoh ormai innoquo.

"Però accadde un miracolo... Passarono gli anni, ma lei era sempre lì... studiai, e diventai medico... passai ogni giorno accanto a quel lettino in clinica... e alla fine riuscimmo a sconfiggere la malattia. Insieme."

Elisa, o meglio, il corpo di Elisa avanzò verso lo sciamano.

"Ormai lei aveva vent'anni... volevamo una vita nostra... Eravamo innamorati..."

La donna raccolse la falce e continuò a procedere negando a Yoh qualsiasi via di fuga.

"Decidemmo di aprire una clinica per la gente meno fortunata di noi... lei diventò la mia infermiera... e mia moglie."

Il ragazzo riuscì a parare il primo colpo, ma le ginocchia non resistettero e lui crollò a terra.

"Credevamo che dopo tutto quello che avevamo passato mentre Elisa aspettava di morire ormai fosse abbastanza... superato per sempre..."

Un secondo colpo, e Yoh cominciò a sentire l'over soul meno stabile.

"Niente di più sbagliato. Non bisogna mai credere di aver sconfitto la morte e di poter vivere tranquillo."

La falce ora gravava sul suo corpo in attesa dell'ordine finale.

"La morte raggiunse lo stesso la mia amata in una notte di giugno. Feci tardi in ospedale, e quando arrivai... bè..."

Faust si avvicinò e tracciò un cerchio immaginario sulla candida pelle della frinte della sua di quella che era stata la sua amata.

"Degli stupidissimi ladri... erano entrati e avevano ucciso il mio piccolo raggio di sole..."

Si chinò verso il suo avversario.

"Fu allora che decisi di diventare negromante. Che senso avrebbe avuto la mia vita senza Elisa? Improvvisamente mi ricordai della triste fama del mio antenato, Fust I... e pensai che il libro sulla negromanzia che aveva scritto dovesse essere ancora nascosto da qualche parte..."

Sorrise follemente.

"Io sono morto, non vivo più per far ritornare la mia amata. Ho sconfitto la morte, ma posso dire di aver sconfitto anche la vita e ciò che sta nel mezzo."

"Sei pazzo...."

Faust rise.

"Sì, lo so! In quanti me l'hanno già detto?? Ho perso il conto!! Aveva ragione mio padre... sai, lui credeva che io non dovessi conoscere Elisa perchè lei stava morendo, e lui aveva paura che in me si risvgliassero gli istinti di Faust I... papino... per fortuna che sei morto prima di vedermi così!!" e ricominciò a ridere sguaiatamente.

"Faust sta perdendo la calma." disse Silva.

"Yoh non è uno stupido. Il suo furyoku è ridotto uno straccio, ma ora anche quello del suo avversario comincia a cedere."

Indicò ai suoi increduli spiriti animali la figura di Elisa.

Attraverso la sua pelle cominciavano a tornare visibili le ossa.

Anche Yoh se ne accorse, e capì che non ci sarebbero state altre occasioni.

"La tua adorata Elisa non c'è più... è morta... e quello che ho davanti è solo un guscio vuoto..."

Il labbro inferiore di Faust tremò di rabbia.

"Cosa...?"

"Non è altro che questo... lo sai anche tu! Devi capirlo! O in realtà lo sai già ma non lo vuoi ammettere??"

"Ti avverto... smettila...!"

"In realtà la tua amata è morta e rabbrividirebbe lei stessa di fronte a ciò che sei diventato!!"

"BASTA! ELISA; UCCIDILO!!"

Lo scheltro si lanciò contro il ragazzo traboccante di furyoku, e lui, preparato a una simile reazione si gettò a terra e con un rapido gesto tagliò le gambe della donna.

Sotto gli occhi inorriditi di Fust, le ossa crollarono a terra prive di vita.

"Yoh... ce l'hai fatta..." mormorò Silva.

Ma la vana speranza di dissolse subito, e Amidamaru, incapace di reggere oltre l'over soul, apparve accanto al suo sciamano.

"YOH!"

"Amidamaru... sei fuori... ho finito il furyoku..."

"Yoh..."
"Faust non ha finito il furyoku... io ho..."

L'oracle bell brillò, e sul suo schermo comparve la scritta 'YOU LOSE'.

"Ho perso... e pensare che mancava così poco..."

Le lacrime cominciarono a scorrergli sulle guance, mentre Silva scendeva in campo per assegnare a malincuore la vittoria a Faust.

"Credevo che se non avessi pensato al futuro e non mi fossi messo ansia, sarei riuscito a superare qualsiasi ostacolo da solo... invece io ho perso..."

Arrancò a terra fino ad afferrare la sua spada.

"Non è giusto...!"

Amidamaru gli sorrise.

"Yoh... hai dimostrato di sapertela cavare in ogni caso... ti sei battuto bene."

"Ma non è bastato!"

"Non si può sempre vincere, Yoh Asakura!"

La voce regale di Anna gli riempì le orecchie.

"Anna...?"

Lei gli sorrise e si chinò su di lui.

"Sono fiera di te." sussurrò.

Proprio mentre il cuore di Yoh si calmava, Faust lanciò un grido disumano.

"HAI OSATO TAGLIARE LE GAMBE ALLA MIA AMATA ELISA!! ORA MORIRAI!!"

Tutte le ossa sparpagliate per il campo si unirono nell'oscurità del cielo per formare un enorme intruglio agghiacciante.

"ATTACCA MIA CREATURA! CON TUTTO IL FURYOKU RIMASTO! ADDIO, YOH ASAKURA!!"

Amidamaru e Yoh sbarrarono gli occhi impotenti.

Silva e Anna si prepararono a contrastarlo, ma la creatura stava già piombando su di loro.

E' la fine...

Ma non era ancora questa la fine.

Vi fu un lampo accecante, e quando riaprirono gli occhi Faust era a terra, circondato dalle sue ossa.

Dietro di lui, uno sciamano dai capelli neri acconciati in un'alta cresta assotigliò i suoi penetranti occhi gialli.

Lancia stretta in pugno, adagiato sul dorso di un cavallo bianco.

"Ci si rivede, Yoh Asakura."

"...Ren Tao...?"

 

Era solo l'inizio.

Non sarebbe finita presto.

 

Continua...

 

Miyu chan: Tessoro!! Grazie davvero per il commento!! Come farei senza di voi?? Non la lascerò incompleta, no... anche se le assenze da un capitolo all'altro si fanno sempre più lunghe... sigh! Anche tu aggiorna presto, mi raccomando!^^

 

Francesca Akira89: Grazie mille per il commento!! E' sempre bello scoprire di avere lettori ignoti!^^ Mi raccomando, non abbandonarmi!!

 

Shark Attak: Sì, bè... non è proprio che arrivi Ren... se almeno le ultime righe si possono contare come inizio, allora sì! Grazie sempre per il commento!^^ Certo che gli sciamani sono tutto meno che persone normali... Ah, come vedi alla fine rennuccio l'ho convinto a partecipare... muahahah!

 

Lady Antares Degona Lienan: E' un'onore essere recensite da altri autori! Specialmente se sono bravi come te!! Incredibile... graziegraziegraziegrazie!! Continua, mi raccomando, eh? Approposito... la mia mail ti è arrivata? Non vorrei avere problemi con la posta...

 

Come avrete notato il tempo che corre tra una pubblicazione e l'altra si assottiglia... altro che gennaio... un altro paio di anni. Almeno i lettori sono aumentati! Ringrazio tutti e vi do appuntamento al prox capitolo: Sorry for you, Manta...

=kiss=

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Capitolo 12
*** Sorry for you, Manta... ***


Capitolo 11_ Sorry for you, Manta

Capitolo 11_ Sorry for you, Manta...

 

"Sembra che la pioggia battente non si sia fermata un attimo dal giorno dell'incontro di Yoh."

Una voce femminile...

Proveniva da accanto a lui...

Gli sembravano secoli quelli che aveva passato in silenzio svenuto.

Sentire quella voce era una gioia di cui godere nel cuore...

Dunque era vivo.

Aveva davvero creduto di morire quando Faust gli aveva sezionato l'addome.

...

...

FAUST! YOH! L'INCONTRO!!

"YOH!"

Manta si svegliò di colpo urlando quel nome e tirandosi a sedere di scatto sul letto d'ospedale.

"Ah... Manta!"

Ancora con il respiro affannoso, il ragazzino si girò verso l'unica persona presente nella stanza.

Dapprima la sua immagine gli parve confusa e sfocata, ma man mano che i contorni prendevano forma gli giunse alle narici anche il penetrante odore ospedaliero.

"Tsu...Tsukay?" mormorò portandosi una mano sulla fronte e massaggiandosi le tempie.

La ragazza staccò le dita dal vetro della finestra e sorrise dolcemente nella sua direzione.

"Finalmente ti sei svegliato..."

Manta strizzò gli occhi nel vano tentativo di cacciare il dolore lacerante che gli cerchiava la testa.

"Quanto ho dormito?"

Tsukay tornò seria in volto e tirò le tende della stanza.

"Tre giorni."

"Cosa...? S-sono stato incoscente per tre giorni?"

Lei annuì.

Prima che le tende fossero completamente chiuse, il ragazzo potè scorgere il cielo grigio e le gocce di pioggia picchiettare sul vetro.

"Piove ancora?"

"Non ha mai smesso."

"Senti Tsukay..."

Temporeggiare era inutile, come in ogni altra cosa.

Le poche frasi di circostanza che aveva scambiato con la ragazza non erano certo servite a cambiare il suo stato d'animo, e sapere l'esito dell'incontro gli premeva troppo.

Tsukay s'illuminò di colpo.

"Vuoi sapere com'è andato il mio incontro?" chiese speranzosa.

Erano tre giorni che faceva assistenza ora nella stanza di Manta, ora nella stanza di Yoh, ma nessuno si era premurato anche solo di chiedere se aveva vinto o perso.

Certo, Tamao se l'era fatto dire la sera dell'incontro, ma proprio quando si apprestava entusiasta ad ascoltare il racconto di Tsukay, era arrivata una telefonata dall'ospedale di Chokohama che le avvertiva della condizione di Yoh e Manta, e partirono in fretta e furia del tutto dimentiche del precedente incontro.

"Ah...bè..."

Il ragazzo esitò.

Non aveva assolutamente intenzione di ascoltare il racconto dell'amica, almeno non in quel momento, ma trovava troppo crudele rifiutare.

"Ho capito, vuoi conoscere l'esito di quello di Yoh." disse lei cercando di mantenere un tono indifferente.

Da quando era a Chokohama, non aveva mai parlato del suo incontro, mentre aveva sentito talmente tante versioni di quello che si era svolto tra Yoh e Faust VIII che poteva recitare a memoria una sua personale interpretazione.

Manta sorrise mesto come a scusarsi, poi la incitò a continuare con un segno del capo.

Ma la ragazza non ne sembrava entusiasta.

Si torturava a sangue il labbro inferiore e lasciava vagare lo sguardo nella stanza roteando paurosamente gli occhi.

"Sì, bè..."

L'atteggiamento di Tsukay favorì l'enorme sconforto che s'impadronì di Manta.

"E' successo qualcosa a Yoh??"

"No...cioè, sì...è che..."

Prima che potesse continuare la porta della stanza si spalancò e una giovane donna dall'aspetto estremamente curato fece il suo ingresso ondeggiando i corti capelli corvini.

"MANTA! Manta..."

S'inginocchiò sul letto e abbracciò il ragazzo.

"Mamma...? Ma che ci fai qui??" chiese lui cercando di liberarsi dalla stretta micidiale della donna.

"Questa è tua madre Manta?" s'intromise Tsukay sfoggiando un sorriso di cortesia.

La donna la squadrò per un attimo con aria di sufficienza.

"E tu saresti...?"

"Mamma, Tsukay. Tsukay..."

Sospirò in uno sbuffo fatale.

"...Mia madre."

"E' una tua amica?" chiese la madre scrutando Tsukay come un insetto disgustoso.

"Sì..."

"Tsukay Tsumy, piacere." tentò Tsukay porgendole la mano.

La donna finse di non notarla e tornò a rivolgersi a suo figlio.

"Perdonami tesoro, non ce l'ho fatta ad arrivare prima... Ma si può sapere che ti è successo?"

"Bè... ecco..."

Che dire? Quando era andato a Chokohama se l'era sbrigata dicendo che partiva per un viaggio d'istruzione e sarebbe tornato per cena, ma poi le cose erano degenerate...

Non se n'era curato troppo, tanto sua madre era troppo impegnata a badare all'istruzione della sorellina e suo padre era negli Stato Uniti ad occuparsi degli affari dell'Oyamada Company...

Ormai non soffriva più per essere sempre messo in secondo piano dai genitori, anzi, una volta superata la depressione iniziale le cose tornavano anche utili... specialmente da quando aveva cominciato a frequentare degli sciamani.

La verità è che la sua famiglia non aveva mai tollerato la sua indisposizione nel prendere in mano la compagnia informatica d'importanza mondiale del padre.

Proprio per questo non avrebbe mai creduto che sua madre sarebbe accorsa all'ospedale.

In realtà sua madre era sempre stata fin troppo apprensiva verso i suoi due figli, ma era anche fin troppo sottomessa dal marito, e seguiva le sue disposizioni senza fiatare.

E ora doveva assolutamente trovare una scusa convincente da fornirle.

Non preoccuparti 'ma... un pazzo furioso che manovra i cadaveri mi ha aggredito per innervosire Yoh in un combattimento tra sciamani. Mi ha scorticato lo stomaco e voleva andare più a fondo, ma Yoh lo ha fermato, e ora sto bene, non preoccuparti...

Soppesò per un attimo quella rispota, poi la scartò.

La verità non era abbastanza convincente nè avrebbe aiutato la sua situazione sociopsicologica.

"Ehm... sono caduto e..."

"Una caduta giustifica emorragia di terzo grado all'altezza del fegato, scorticamento dell'addome e fratture multiple sulle costole??"

"Bè..."

"E' caduto di pancia sopra un masso appuntito e si è..."

La ragazza, accorsa in aiuto dell'amico, si fermò un attimo cercando un termine adatto, senza però riuscirci efficentemente.

"Si è infilzato la pancia."

"Non è esattamente la definizione che hanno dato i medici." disse la donna scettica.

"Bè, ma è quella esatta..."

Le donne si guardarono per un attimo, poi lasciarono cadere l'interesse che avevano l'una per l'altra nell'oblio più profondo, consce che la conversazione non avrebbe portato da nessuna parte.

"Allora Manta? Come ti senti?"

"Abbastanza bene, grazie mamma."

La porta si aprì di nuovo, e sta volta fu una copia femminile di Manta a fare il suo ingresso.

A guardarla bene, Tsukay si accorse che era se possibile ancora più bassa.

Aveva i capelli raccolti in due codini ai lati della testa, e un orrendo vestitino rosa confetto la faceva sembrare ancora più piccola.

"Tu sei...?"

La bambina non la degnò di uno sguardo.

"Mamma, fuori c'è un tempaccio, non ho nessuna voglia di aspettare là..."

"Poverina..." la prese in giro Tsukay.

Nessuno si accorse che aveva parlato, così la ragazza tornò alla sua opera di contemplazione del temporale, poggiando le dita sul vetro appannato dal suo stesso respiro, chiedendosi se non fosse improvvisamente diventata invisibile.

Erano tre giorni che vegliava su Yoh, o su Manta, ma ora le nuove visite l'avevano completamente annullata.

Continuò a fingere di essere invisibile compiangendosi silenziosamente.

"Mannoko... okay, resta."

La bambina guardò Manta.

"Ciao fratellone. Quei teppisti ti hanno conciato male sta volta, eh?"

In un attimo, gli sguardi attoniti del fratello e della madre le furono addosso.

"Di cosa stai parlando?" chiesero all'unisono.

"Ma come? Mamma, non lo sai che Manta ultimamente marina il doposcuola per andare a giocare con quell'Asakura? Sono stati picchiati dai ragazzi più grandi, li ho visti io!"

La donna fissò il figlio senza aprir bocca.

Manta invece maledì se stesso per aver detto alla sorellina di Yoh e della *scaramuccia* che avevano avuto tempo addietro con Ryu, e maledì la sorella per averci inventato sopra una storiella non troppo simpatica.

Cercò aiuto negli occhi di Tsukay, ma quella si era visibilmente offesa ed era oltretutto assorta nella contemplazione dei nuvoloni.

"Manta... chi è questo Asakura?"

"Mamma, non trarre conclusioni affrettate, quello che dice Mannoko non è poi così attendibile..."

La bambina lo fulminò con lo sguardo.

L'aria si stava caricando di tensione.

E più quell'istante di silenzio si prolungava, più la tensione cresceva.

Solo Tsukay ne era estranea.

"Yoh Asakura, quattordici anni."

I quattro si girarono all'indirizzo di quella profonda voce maschile.

Sulla soglia stava un uomo sulla cinquantina, più basso di Tsukay di tutta la testa, ma un portamento fiero e deciso.

Accanto a lui un secondo uomo, molto più alto, probabilmente un suo dipendente.

Calò il gelo.

La ragazza non si disturbò a salutare nuovamente.

L'uomo non parve risentirne.

"Papà..." boccheggiò Manta.

"Caro..."

"Manta, il tuo amico Yoh è uno sciamano, vero?"

Il ragazzo si sentì scuotere le interiora.

Cominciò a tremare e sudare freddo.

Sapeva già quello che sarebbe seguito.

"Avete fatto una ricerca..." balbettò.

Non era una domanda.

Tsukay rivolse nuovamente lo sguardo agli occupanti della stanza.

La conversazione si faceva interessante.

La donna soffocò un gridolino.

"Uno sciamano??"

"Non è vero..." tentò Manta. Ma la sua espressione lo tradiva.

L'uomo continuò.

"Manta, tu sei l'erede dell'Oyamada Company. E non guardarmi così."

Manta posò lo sguardo sul lenzuolo del suo letto trattenendo le lacrime.

"Che c'è? E' da tre anni che non ci vediamo, e non hai nulla da dirmi?"

La voce del ragazzo tremava di rabbia.

"Infatti. In tre anni, mi sono scordato la tua faccia."

Il rumore di uno schiaffo rieccheggiò tra le quattro mura.

Mannoko e la madre si ritrassero, mentre Tsukay si portò le mani alla bocca impressionata.

"Basta Manta. Farai ciò che dico io. E quello che voglio è molto semplice..."

Il cuore di Manta si fermò, a differenza delle lacrime, la mano fissa sulla guancia arrossata.

"Ti trasferirai in America e studierai lì. Non posso permetterti di avere contatti con degli sciamani."

L’ultima parola venne pronunciata con disprezzo.

Tsukay si avvicinò e pose con rabbia le mani sui fianchi.

"Con tutto il dovuto rispetto signor Oyamada..."

Ignorò l'amico che le faceva freneticamente segno di tacere.

"Sono una sciamana anch'io, e non riesco a capire cos'ha lei contro di noi! Non abbiamo mica strane malattie da attaccare a suo figlio!"

Ad un tratto quella sconosciuta acquistò tutt'un altro valore agli occhi di Mannoko e sua madre, che si allontanarono da lei atterrite.

"Esca dalla stanza di mio figlio." le intimò il signor Oyamada.

La ragazza non se lo fece ripetere.

Raccolse la sua roba e si avviò all'uscita.

"Ci vediamo Manta." disse sorridendogli prima di uscire.

"Non credo proprio." sibilò il padre.

***

I suoi genitori erano rimasti per ore a discutere sul suo trasferimento in America e sul suo destino.

Si sentiva come un giovane cavaliere che, sebbene sia in possesso dell'attestato di capacità per sedere in sella al cavallo e condurlo, lasci che sia il luogotenente a guidare le briglie del suo destriero.

Mentre i suoi parlavano, ora calmi, ora alzando la voce, lui era rimasto sdraiato sul letto senza nemmeno ascoltare quei due signori, ormai troppo lontani dal suo cuore.

E si sentiva triste.

Era arrabbiato con Yoh perchè non si era fatto vedere durante la sua convalescenza, con Anna perchè era sparita senza una parola, e con Tsukay, che dopo aver complicato le cose confermando ai genitori che il loro figlio modello frequentava degli sciamani, se ne era lavata le mani.

Kibya invece, non aveva seguito la sua 'padrona', ed era rimasta a levitare a pochi centimetri dal letto di Manta, perfettamente consapevole del fatto che solo lui poteva vederla.

Non aveva detto una parola, si era limitata a restare nella stanza accanto a lui.

Per non lasciarlo solo.

Sebbene non potesse rivolgerle la parola per non far inorridire ancor più i genitori, Manta le era molto grato per quello che stava facendo.

Dalla prima volta che l'aveva vista, l'aveva completamente rivalutata. Non sapeva quale fosse stato il suo carattere da viva, ma ora era certamente lo spirito di una ragazza dalla scorza dura e il cuore d'oro.

Però sembrava triste.

Era appollaiata ai piedi del letto e si abbracciava le ginocchia.

Guardava i genitori di Manta parlare animatamente con espressione nostalgica, tristemente rivolta verso il basso.

"Non parli con i tuoi?" chiese all'improvviso.

Manta si girò verso il muro.

"No. Sarebbe inutile." sussurrò per non farsi sentire.

"Il tuo destino è nelle loro mani?"

Lui annuì lentamente.

"Nessuno ha mai avuto tra le mani la mia libertà."

Manta si alzò a sedere scrutando sorpreso lo spirito.

Non aveva mai parlato apertamente di lei, le poche cose che sapeva era stata Tsukay a raccontarle.

"Però questo non mi ha salvato, nè mi ha portato ad essere felice."

Il ragazzo la guardò attentamente.

Ora era seduto sul materasso con la coperta scomposta adagiata sulle sue gambe.

Se avesse parlato da quella posizione l'avrebbero notato subito.

"Anche se ora sono rimasta qui, io tornerò da Tsukay per affrontare il torneo." continuò Kibya in tono piatto. "Se quello di uno spirito si può chiamare futuro, io so che nel mio c'è Tsukay. Lei e il torneo, sono queste le mie certezze. Tu hai qualche certezza?"

Lui scosse la testa adagio, simulando un movimento casuale.

"E' questo che differenzia i morti dai vivi. Qualcuno potrebbe dire che è comoda la nostra posizione: niente dolore fisico, niente consistenza corporea, niente Nirvana. Però..."

Kibya appoggiò il mento sulle braccia.

"Io sono morta senza sapere che significa fare l'amore, senza conosciere il sapore del sakè e senza aver mai provato un kimono nuziale. E' questo che mi impedisce di raggiungere il Nirvana. Perchè inconsciamente la mia mente resta legata alla terra aspettando di provare simili emozioni, pur sapendo che ormai è impossibile."

E Manta gettò al vento ogni proposito, ogni prudenza, troppo grande la tristezza che quella ragazza serbava in cuore.

"Kibya..."

I signori Oyamada si zittirono all'istante e guardarono Manta attoniti.

"Con chi parli tesoro?" accennò la madre sforzandosi di sorridere.

Il ragazzo le fece cenno di tacere con un gesto brusco della mano.

"Manta, sta attento." disse lo spirito rivolgendo finalmente lo sguardo verso di lui.

"Non m'importa niente, ormai hanno deciso. Kibya, secondo me il Nirvana esiste proprio per questo! E se quando arrivassi non ti fosse negata la possibilità di sentirti...viva?"

Per un attimo si sentì traditore nei confronti di Tsukay.

Dopotutto stava tentando di convincere il suo spirito a raggiungere il Nirvana...

"Manta, io ho visto una persona che è tornata dal Nirvana tanto era il suo rancore. E non era felice."

Il ragazzino si passò una mano sui biondi capelli.

In fondo cosa ne sapeva lui?

"Io non posso nemmeno più piangere."

"Ma Amidamaru... ha detto che ti ha visto piangere quando Yoh ha combattuto contro le due itako..."

"No... rantolavo. Gli spiriti non possono piangere."

"Manta, ora smettila!"

Un secondo schiaffo lo colpì in pieno volto.

Kibya tornò a guardare fisso davanti a sè, gli occhi colmi di rimpianto.

E Manta pianse le lacrime che lei non avrebbe mai più potuto versare.

***

Tsukay aveva deciso che non valeva la pena restare a Chokohama: Manta, suo malgrado, era sotto le cure dei suoi genitori, mentre Yoh aveva Anna e Tamao.

Dunque meglio restare a Tokyo inattesa di mail per il torneo.

Kibya l'aveva raggiunta con qualche ora di ritardo.

Anche a Tokyo non aveva mai smesso di piovere dopo il suo ultimo incontro.

Ora che era sola, si dilettava a guardare TV e ascoltare musica fino a tardi.

Ma non si divertiva.

"Ora che sai cosa si prova ad avere amici non riesci più a stare sola?"

La voce di Kibya spezzava la monotonia di una seconda serata a ritmo di Rock ‘nd Roll.

Tsukay si voltò irritata con la bocca intenta a ingoiare patatine.

"Ma che dici? Io sto benissimo da sola. Ce l'ho sempre fatta da sola."

Lo spirito assunse un'espressione vagamente sospetta.

"Anzi, da sola sto pure meglio. Hai visto quando abbiamo combattuto contro le bambinette? Non ero da sola, eppure abbiamo rischiato di non farcela..."

Si sistemò meglio sul divano e cambiò canale per l'ennesima volta.

"Ma essere in compagnia è più... come definire?"

"Certamente non più sicuro che essere soli."

"Non intendevo dire questo."

"Nemmeno più rassicurante."

"No."

"E allora cosa?"

Kibya sorrise.

"Non trovi che sia molto più divertente?"

Tsukay aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento il rumore della televisione non riuscì a sovrastare un cigolio proveniente dalla soffitta.

Le due si scambiarono un'occhiata improvvisamente seria.

Senza spegnere la TV, Tsukay afferrò il suo bastone e strisciò silenziosamente al piano di sopra seguita dal suo spirito, pronto a unirsi allo Yukanyo.

La soffitta era buia e polverosa.

Ci era stata solo una volta, la sera stessa nella quale era venuta ad abitare in quella casa per aiutare Tamao a scovare un futon in più.

Una sottile striscia dorata penetrò nella stanza quando Tsukay socchiuse la porta.

Nessun movimento all'interno.

E' possibile che sia entrato qualcuno e non me ne sia accorta...?

Strinse più forte l'impugnatura del bastone e mosse alcuni prudenti passi in avanti.

Il suo sguardo scivolò veloce sulle grigie pareti, gli ingombranti mobili che nessuno avrebbe più riadoperato e gli scatoloni colmi di cianfrusaglie.

"Se qui c'è qualcuno, è inutile nascondersi." disse camminando per la stanza, ora più sicura.

Nessuna risposta.

"Tsukay, qui c'è qualcuno. Sento la presenza di uno spirito."

"Non potrebbe essere uno degli spiriti della casa?" bisbigliò la ragazza. "Ogni tanto compaiono..."

Kibya scosse la testa risoluta.

"No. E' uno spirito guerriero. Pericoloso."

Tsukay assotigliò gli occhi nella penombra.

"Vieni fuori." intimò.

Ci fu uno scatto imprevisto.

Una figura nera sgusciò fuori, comparendo da dietro un armadio, e balzò su Tsukay.

La ragazza dovette ringraziare i suoi riflessi se riuscì a parare il fendente della katana, diretto al collo senza la minima esitazione.

I piedi scivolarono sul legno impolverato del pavimento e si ritrovò davanti al suo aggressore.

Non si gettò in un contrattacco immediato.

Si ritrovò a fronteggiare un'altra ragazza.

Era una decina di centimetri più bassa di Tsukay, ma sembravano avere la stessa età.

Aveva lunghi capelli corvini che le ricadevano ribelli sulla schiena, e gli occhi neri brillavano di una luce crudele.

Lo sguardo era quello di una belva folle mossa dalla smania di scatenarsi.

"Chi sei? Che ci fai qui?" scandì Tsukay.

Per tutta risposta la ragazza dilatò le pupille.

"Cosa sai di Ren Tao?!" gridò. Poi si avventò nuovamente su di lei, senza aspettare una risposta.

Dal canto suo, Tsukay non era sicura di aver mai sentito quel nome, e poco le importava.

Non aveva certo paura di una ragazzina impazzita, anche se la sua katana riluceva di un furyoku ostile.

Si preparò a ricevere il colpo e contrattaccare.

Piegò le ginocchia in una posizione di difesa, ma l'impatto non si ripercosse su di lei.

La misteriosa violatrice di domicilio incontrò un ostacolo che non aveva niente a che vedere con lo Yukanyo.

Bè, fu un bell'ostacolo.

La polvere si sollevò agitata, e i piccoli vortici di particelle presero a rincorrersi agitati davanti agli occhi di Tsukay.

Quando la scena tornò visibile, la ragazza realizzò cosa aveva fermato la katana.

Un semplice Snowboard.

Sorrise lievemente.

"Non mi piace vedere due ragazze litigare fra loro." disse allegramente Horo Horo.

Nessuno l'aveva sentito entrare, e lui ne aveva approfittato per fermare la mora.

Tsukay poteva vederla fremere di rabbia oltre la spalla dell'amico.

"Tsukay..."

Pirica stava abbracciata allo stipite della porta e la guardava preoccupata.

"Va tutto bene?"

L'altra annuì, poi tornò a dedicarsi alla sconosciuta.

"Chi sei?" ripetè.

Quella si guardò nervosamente intorno, poi diede un guizzo e si lanciò oltre la finestrella senza curarsi del fatto che fosse chiusa.

"Aspetta...!"

Il rumore di vetri infranti ribalzò nelle orecchie dei ragazzi.

Horo Horo corse ad affacciarsi, ma la figura nera era già sparita.

"Chi diavolo era quella pazza?!" esclamò.

"E' quello che mi chiedo anch'io." rispose Tsukay, lasciando intendere che ne sapeva quanto loro o poco più.

"Conosce Yoh-kun o Anna-san?" chiese timidamente Pirica avvicinandosi ai due.

Tsukay scosse la testa.

"Non lo so. So solo che cercava un certo Ren Tao."

Horo Horo la guardò perplesso per un momento.

"No, non conosco nessun Ren Tao."

"Già, nemmeno io." si affrettò ad aggiungere Pirica.

"Lo immaginavo." rispose lei. "Bè, se è uno sciamano e partecipa al torneo, potremmo incontrarlo."

"Forse, ma ora poco importa." concluse Horo Horo.

"Ma tu che ci fai qui?"

"Stavamo pensando di venire a trovare Yoh, ma abbiamo sentito dei rumori strani dalla strada e non ci apriva nessuno, così siamo entrati." rispose Pirica.

"E la porta?"

"Ehm..."

Il ragazzo nordico si passò una mano tra i capelli e si voltò fischiettando.

"Mangiamo?"

***

"Solo una lattina di tè freddo, grazie."

La convalescenza di Manta era ormai giunta al termine, e ancora nessun segno di vita da parte di Yoh.

Se sua madre non lo costringeva a stare a letto a causa del colorito lievemente più pallido del solito, passava le sue giornate a gironzolare per l'ospedale.

La sera prima un'infermiera gli aveva svelato l'esistenza del piano bar, ed ora eccolo lì, grigio e triste, in piedi davanti al bancone ad aspettare la sua lattina di tè, i soldi spiegazzati tra le mani e davanti a sè solo il platonico entusiasmo di visitare quella parte dell’ospedale ancora sconosciuta.

Camminava lentamente, sorseggiando il liquido freddo, gettando di tanto in tanto un'occhiata alle pareti bianche e alle porte delle stanze.

Si ripeteva i nomi dei pazienti incisi sulle targhette senza interesse, così, tanto per fingere d'ingannare il tempo.

"Kiryua Ino... Tayumo Okayasu... Yusuke Ikatashi... Yoh Asakura..."

Sorrise debolmente.

Come poteva venirlo a trovare, il povero Yoh, se lui stesso si trovava in convalescienza?

Arrivò fino alla fine del corridoio prima di realizzare che il suo migliore amico si trovava lì.

Corse davanti alla fatidica porta e controllò meglio la targhetta.

'Yoh Asakura'.

Yoh non è affatto un nome comune! Spalancò la porta con le lacrime agli occhi.

"YOH!!"

L'amico era lì, il busto fasciato, le cuffie calate sulle orecchie.

Anna, seduta accanto a lui, sbucciava una mela probabilmente destinata al fidanzato, gli occhi socchiusi in una regale espressione di concentrazione.

Amidamaru riposava accanto al letto, e Tamao era in piedi vicino al comodino, uno sguardo triste posato verso il basso.

Quando Manta entrò, la ragazza fu l'unica a guardarlo, gli occhi coperti da un velo d'ansia.

"Manta..."

Fece per muovere un passo verso di lui, ma con un'occhiata, Anna le intimò di tornare al suo posto.

Tamao obbedì, e indietreggiò mordendosi il labbro, senza più osar parlare.

C'era qualcosa che non andava in quel silenzioso quadretto.

Qualcosa d'impercettibile che uccise la parole tra le labbra, accasciandole rantolanti sulla lingua finchè non scompavero definitivamente.

E ad un tratto ciò che mancava fu chiaro.

Yoh non sorrideva per niente.

 

...1000 years ago...

 

Momoya trotterellava affianco al cavallo di Mid Night.

Hao era avanti e guidava la carovana.

Come sempre.

"Momoya, ma tu che ci fai qui?"

"Sono qui per servire fedelmente Hao Asakura fino a debito estinto."

"Sempre la stessa risposta... Ma scusa, tu non sei certo una persona normale! Avrai dei motivi per seguire Hao, no?"

"Un debito di vita verso di lui."

Il ragazzo la squadrò per un momento, poi si appoggiò alla criniera del cavallo sbuffando.

I capelli argentati erano grondanti di sudore, e si appiccicavano alla fronte e il collo, sfibrati dalla lunga marcia.

"Io ci rinuncio, parlare con te è troppo difficile!"

La ragazza per la prima volta volse lo sguardo verso di lui, sorpresa.

"Parlare con me è difficile?"

"Estremamente."

"E perchè?"

"Non riesco a capire cosa ti passa per la testa. Dici sì e no due frasi, e una volta pronunciate ripeti sempre quelle due."

"Dite?"

"Certo! Anzi, è un miracolo che sia riuscito a inoltrare così la conversazione!"

La ragazza tacque perplessa.

Sembrava quasi dispiaciuta.

"Ecco, visto?"

"Cosa?"

"Hai smesso di parlare."

"Perchè non avevo niente da dire."

"Il problema è che tu non hai mai niente da dire..."

Di nuovo silenzio.

"E' che non sono esattamente abituata a parlare con qualcuno."

Il ragazzo scattò seduto facendo sobbalzare il cavallo bianco, e per poco non finì col viso nel fango.

Tentò di afferrare le redini che aveva mollato durante la noiosa marcia, ma il cavallo diede un guizzo e scrollò la schiena facendogli perdere l'equilibrio, e col viso nel fango Mid Night ci finì comunque.

Momoya guardò scandalizzata il cavallo correre in avanti senza controllo, mentre una buona metà degli sciamani che componevano la carovana si scostavano disperdendosi.

Quando poi realizzò che il ragazzo era riverso a terra, gli s'inginocchiò appresso.

"State bene?!"

Mid Night fece un cenno affermativo con la mano, rialzandosi da terra.

"Dannazione... quello stupido cavallo!"

"Ma che diavolo vi è preso?!"

Lui girò lentamente il capo verso la ragazza, gli occhi sgranati.

"Da quando parli in modo così colorito?"

Lei fu colta di sorpresa.

"C... cosa?"

"Mi stupisci Momoya. Prima sono rizzato a sedere nel sentirti rivolgermi la parola di tua iniziativa...! E ora parli come... come... una persona normale...?"

"Che state dicendo?!"

La ragazza si alzò, rossa in viso.

Un vecchio sciamano dall'aria burbera passò accanto a loro camminando con foga.

"Smettetela di rallentare la marcia!" gracchiò, poi si girò dall'altra parte e sputò nell'erba.

"Quell'uomo ha ragione dopotutto." convenne Momoya quando lo sciamano fu abbastanza lontano da non poter sentire, almeno teoricamente dato che non si sa più cosa aspettarsi dagli sciamani durante il torneo.

"Ma che cazzo! Quello lì non deve avermi riconosciuto!" ringhiò Mid Night ancora steso a terra.

La ragazza sospirò facendo ondeggiare al vento i biondi capelli, legati in una coda bassa.

"E' ovvio, avete il viso coperto di fango."

Si spolverò il modesto kimono cercando di scacciare della polvere invisibile e tornò a rivolgersi al compagno.

"Se rimarrete così ancora per molto, il Signor Hao si arrabbierà."

Mid Night si alzò velocemente, come si fosse appena reso conto di essere in una posizione poco decorosa, e accortosi della mancanza di un cavallo di riserva, prese a camminare sbuffando, seguito discretamente da Momoya.

"Prima dicevi che non sei abituata a parlare."

"Sì."

"Le schiavette come te non parlano?"

"Nel mio villaggio non ero una schiava."

"Dal tuo abito non si direbbe..." osservò dubbioso lui.

"..."

"E allora cos'eri?"

Momoya sembrò pensarci su.

"Bè..."

"Non mi pare una domanda molto difficile."

Seguirono alcuni minuti di silenzio.

"Ero una rinnegata, suppongo."

"Una di quelle che bruciano al rogo?"

"Sì."
"Ma allora perchè non ti hanno bruciato?"

Improvvisamente, Mid Night smise di sentire i passi di lei sulla sabbia.

Vi fu una forse folata di vento, poi più nulla.

Si voltò lentamente.

Nessuna traccia della ragazzina.

"Momoya, non ho nessuna voglia di giocare." sibilò, crudele.

...

"Le fiamme li hanno divorati.

*Loro* sono bruciati.

Sono bruciati tutti."

 

Fu il soffio del vento a parlare.

Oppure no...?

Certamente l'aria frusciava irregolarmente sul suo viso e sulla sua pelle.

 

"Ti sei chiesto, Mid Night, perchè io sono sopravvissuta?"

 

Dunque non solo aveva smesso di dargli del *voi*, ma lo chiamava perfino per nome.

"Molto interessante, Momoya." sorrise lui. "Mi chiedo se valga la pena parlarne con Hao."

***

"Che succede Yoh?" azzardò Manta con voce tremante.

Forse si era sbagliato.

Forse le condizioni del suo amico erano molto più gravi di quanto credesse.

Ed era colpa sua.

Così il silenzio scivolò furtivo nella stanza, insinuandosi in ogni petto, coprendo ogni spiraglio di luce illuminasse ancora il cuore di Manta.

Fu Yoh a romperlo.

"Ho perso la gara, e Faust ha superato le fasi eliminatorie."

Il ragazzino sbarrò gli occhi fissi a terra.

Che stupido, doveva aspettarselo dopo i giorni di silenzio e l'esitazione di Tsukay.

Però non era pronto a parare il colpo quando era arrivato.

"Yoh... scusa, perdonami! E' tutta colpa mia! Se Faust non mi avesse preso..."

"Già, è proprio così." lo interruppe freddo l'altro.

Sul momento, Manta non capì.

"C-cosa?"

"Sei scappato come un cretino quando ti avevo detto di restare dov'eri!"

"Ma..."

"Mi hai fatto perdere il tempo e la calma facendoti catturare!"

"Però io..."

"E per colpa tua il traguardo ora è più lontano!"

"Cosa vorresti dire?"

Yoh alzò lo sguardo su di lui.

Uno sguardo che la maggior parte dei presenti non aveva mai visto su quel volto eternamente felice. Manta pensò che mai avrebbe desiderato scoprirlo.

E poi una parola, lenta, inesorabile, dalle sillabe crudelmente scandite, uscì da quelle labbra di solito arricciate in una smorfia sorniona e divertente.

"Sparisci."

***

Dicono che l'acqua che scorre sui corpi puri possa lavare via la sofferenza dei dannati.

Mentre Manta scappava lontano da quella stanza d'ospedale, si chiese stupidamente se le sue lacrime sarebbero bastate a lavare via le sue di sofferenze, puro o dannato che fosse.

Gli ultimi *saluti* di Anna gli martellavano ancora nel cervello.

"Noi ce ne andiamo."

"Torniamo a Izumo, il paese d'origine di Tamao e di Yoh."

"Tsukay resterà nella nostra casa a Tokyo. Per favore, avvertila della nostra partenza e porta via le tue cose."

"Se vuoi un consiglio, dimentica l'esistenza degli sciamani."

"Ciao Manta."

......

"MI dispiace."

 

 

Continua...

 

Prossimo capitolo: Native Village

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Capitolo 13
*** Native village ***


Capitolo 12_ Native Village

Capitolo 12_ Native Village

 

Pochi giorni dopo, Manta tornò nell'ex pensione termale affittata dagli Asakura e portò via le sue cose.

Non fu molto sorpreso di trovarvi anche Horo Horo e la sorella a scroccare vitto e alloggio, ma non diede troppo peso alla cosa.

Fu brusco con loro e con Tsukay come avrebbe voluto esserlo con Yoh, ma non c'era riuscito. Non che fosse realmente arrabbiato con loro. Certo, Tsukay l'aveva messo nei guai con i suoi genitori, ma Manta dubitava fortemente che lo avrebbero lasciato libero di scegliere anche senza l'ultimo intervento della ragazza.

Così le consegnò il biglietto che le aveva scritto Tamao, radunò i pochi oggetti che aveva lasciato nella camera degli ospiti e che Horo Horo aveva fastidiosamente ammucchiato in un angolo facendolo sentire ancora più disprezzato e se ne andò.

<< Manta... si può sapere che ti succede? >> aveva chiesto Tsukay, scocciata dalla freddezza del ragazzo, un attimo prima che uscisse dal giardino.

<< Cosa vuoi capirne tu? Sei sempre circondata di amici. >> disse lui con voce tremante. Poi corse via.

***

La lettera che aveva lasciato Tamao conteneva innumerevoli raccomandazioni su come pulire la casa e cosa comprare per il pranzo. Cose terribilmente inutili per Tsukay o Horo Horo, che nei loro allenamenti infernali avevano imparato tutto su come usare una katana, ma nulla su come accendere un fornamicroonde. Quindi la lettera era servita sprattutto a Pirica, la quale "aveva dovuto apprendere velocemente tutte queste cose per star dietro al suo fratellaccio imbranato".

L'ultima parte della lettera, invece, era diretta esclusivamente a Tsukay, e spiegava brevemente la decisione che gli aveva spinti a partire frettolosamente senza nemmeno passare per Tokyo a fare i bagagli.

<< Ehi, Pirica-chan. >>

<< Dimmi. >>

<< E' lontano Izumo? >>

La ragazza smise un attimo di mescolare il ramen, riflettendo con un'espressione concentrata in volto, gli occhi rivolti al soffitto. Era sempre così quando si soffermava a pensare.

<< Abbastanza. Sono circa una giornata e mezzo di viaggio in auto. Perchè? >>

<< Yoh e gli altri sono andati lì. Pare che lui e Tamao vivessero a Izumo prima dell'apertura del torneo. >>

Horo Horo, entrato in cucina in qul momento, recepì alcuni brandelli di conversazione.

<< Sono andati lì per allenarsi per la prossima gara, no? >>

<< Sarà la gara decisiva per Yoh. Non può assolutamente perdere! >>

<< Non deve assolutamente perdere!! Quel tipo mi ha battuto, ma la prossima volta che c'incontreremo, io...! >>

<< Io lo avrò già sconfitto. >>

Il ragazzo la guardò attonito.

<< Cosa? >>

<< Hai capito benissimo. Non sei l'unico a volersi scontrare contro Yoh. >>

<< Ehm, perdonami Tsukay... >> disse lui con un sorrisetto strefottente stampato sul volto. << Ma io ho già combattuto contro di lui. Non sarebbe... come dire?, uno scontro adatto alle signorine? >>

La ragazza si alzò dal tavolino senza battere ciglio.

<< In tal caso spero di poter combattere presto anche contro di te. >> disse, e uscì dalla stanza in un fruscio dei suoi abiti.

A lei Horo Horo un po' piaceva, ci aveva messo secoli ad ammetterlo persino a se stessa, ma era così, e questo non le faceva desiderare altro che prendere le distanze da lui.

Lo evitava con discrezione per la casa, riduceva le conversazioni ai minimi termini e si ostinava a chiamarlo "Horo Horo-kun".

In compenso il suo koropukkuru, Kororo, l'aveva presa in simpatia, e non faceva altro che ronzarle intorno fino a un chiaro richiamo del ragazzo.

Era decisissima a non coltivare quel sentimento. Non era nè il momento, nè il caso.

Salì velocemente le scale e frugò tra le sue cose fino a che le sue dita si strinsero sul cellulare, caduto ormai in disuso.

Infondo, non aveva avuto più nessuno da chiamare dopo la morte dell'unica persona che le era stata vicina, ma lo aveva tenuto comunque in ricordo di quei tempi.

Era rimasto persino un po' di credito.

Compose velocemente il numero che le aveva lasciato Tamao in caso di necessità.

- Pronto? Parlo con il signor Asakura?

- No, sono un attendente di sala. Desidera parlare con il signor Yohmei-sama?

Tsukay esitò.

Chi diavolo era questo Yohmei-sama?

- Bè, no...

La voce dall'altro capo si fece sospettosa.

- Può dirci chi è lei, signorina?

- Sono un'amica di Yoh Asakura. Posso parlare con lui?

La ragazza captò un lieve trambustìo di disappunto da parte dell'attendente.

- Temo che ora non sia possibile.

- Oh... Allora... Con Anna Kyoyama?

- Decisamente non è il caso.

- Insomma, c'è qualcuno con cui possa parlare?! - sbottò lei. - Tamao Tamamura! Lei c'è?

Sapeva che la ragazza era un'apprendista del padre di Yoh e che molto probabilmente viveva in quella stessa casa.

- L'allieva del signor Mikihisa?

- Sì...

- Prego, attenda.

Nei pochi istanti che passarono, Tsukay individuò un'ulteriore ragione che la spingeva a buttare il cellulare.

- Tsukay, sei tu?

- Tamao, finalmente!

- E' successo qualcosa?

Sembrava agitata. La ragazza soppesò l'idea di dirle che una sciamana misteriosa si era intrufolata in casa qualche sera prima, ma poi diede la priorità alla motivazione che l'aveva spinta a chiamare.

- No, nulla, non preoccuparti.

- Menomale...

- Senti, sai dirmi il nome del prossimo sfidante di Yoh?

- Umh... Non ricordo esattamente... Tao qualcosa.

- Ren Tao?

- Ecco, una cosa del genere. Ma perchè t'interessa?

- Sai, qui ci si annoia, oltre che allenarsi. Così ho pensato di fare qualcosa di utile per ingannare il tempo e indagare su questo tizio.

- Oh, sarebbe di grande aiuto!

- Vedo quello che riesco a scoprire.

- Grazie!

- Niente, e scusa per il disturbo. Salutami Yoh e Anna!

- Sarà difficile... - mormorò l'altra.

- Ciao Tamao-chan.

- Ciao.

Click.

Tsukay si sentì lievemente colpevole nell'aver ingannato in quel modo Tamao, anche perchè sapeva di aver approfittato di lei.

Sicuramente nè Anna nè Yoh avrebbero creduto alla storia della raccolta informazioni. Come poteva lei raccogliere informazioni su uno sciamano di cui sapeva a malapena il nome? Senza contare che lei e Yoh erano avversari...

Sospirò.

Dunque i suoi sospetti erano fondati, la stessa persona che cercava quella strana ragazza, penetrata silenziosamente in casa, sarebbe stata il prossimo sfidante di Yoh.

Ma perchè la sciamana misteriosa era venuta a cercare proprio lì questo Ren Tao?

Forse dopotutto avrebbe sul serio raccolto informazioni.

<< Tsukay? >>

Kibya fluttuava a mezz'aria al suo fianco.

<< Allora è lui? >>

<< A quanto pare. >>

Lo spirito alzò leggermente un sopracciglio.

<< E adesso? >>

<< Adesso cosa? >>

<< Bè? Non indagherai? >>

<< Ci stavo giusto pensando, ma... Non so, forse non è il caso. >>

<< Vuoi concentrarti solo sul torneo? >>

<< Non è solo questo. E' che per ora voglio tenermi fuori dai guai. >>

<< E' da quando sei tormentata da *quei sogni* che cerchi di tenerti fuori dai guai. >> la riprese Kibya.

Tsukay si sedette a terra con aria stanca.

<< Vorresti biasimarmi? >> sibilò. << Non riesco quasi a dormire. E' fastidioso persino chiudere gli occhi... >>

<< Okay, okay. Ma ci sono pochissime probabilità che questi sogni abbiano qualcosa a che fare con questo sciamano. >>

<< MA CHE C'ENTRA?? IO SONO STANCA! NON SO NEMMENO SE RIUSCIR0' A CONTINUARE IL TORNEO IN QUESTO STATO PIETOSO...! >>

Lo spirito tacque impressionato. Da troppo tempo la ragazza non alzava la voce con lei.

<< Scusami. >> mormorò Tsukay un attimo dopo. << E' che sono stanca. Davvero. E se continua così, mi sarà davvero difficile continuare a combattere. >>

<< Tsukay, io forse non posso capire quello che provi. >> disse Kibya comprensiva. << Ma credo che l'unico modo per far cessare questo fastidioso flusso, sia estirparne il male alla radice. >>

<< Sì, hai ragione. Hai ragione su tutto Kibya. Ma io non ho idea di come fare! >>

<< Indaga. Non c'è altro modo. >>

<< Ma che collegamento vuoi che ci sia tra i miei sogni e questa storia? >>

<< Avresti mai detto che quella sciamana fosse collegata a te in qualche modo? >>

Che ragionamento idiota.

***

"Quando mi hanno detto che sarei dovuto andare in America mi sono sentito morire, perchè qui in Giappone cè tutto ciò che ho.

In che modo posso tornare a vivere una vita tranquilla dopo aver scoperto l'esistenza di quest'altra realtà..?

Forse adesso che Yoh mi ha voltato le spalle, dovrei dimenticare tutto.

Andare in America è un'ottima occasione.

Però..."

 

C'era sempre quel 'però' che lo tormentava, e ancora non aveva trovato il modo per concludere quella stupida lettera priva di destinatario.

Dunque era impossibile colmare il vuoto lasciato da quel 'però'?

<< Manta! Il tuo volo partirà tra poco, sei pronto? >>

La voce di sua madre attraversò la sua mente come un'impercettibile brezza, e ne uscì com'era entrata.

No, non era pronto. Non era pronto per lasciare il Giappone e andarsene, non era pronto per lasciare gli sciamani e andarsene.

Non era pronto per lasciare Yoh e adarsene.

Ma invece di gridare ai quattro venti la ua sofferenza, si limitò ad annuire, seduto sulla sua valigia a guardare la gente che andava e veniva dall'areoporto.

<< Sai, Manta, ora che hai deciso di andare in America sono molto più tranquilla. Con le brutte conoscenze che avevi fatto potevi... >>

<< Vado in bagno. >> la interruppe brusco il ragazzino alzandosi. Non aveva nessuna intenzione di ascoltare le considerazioni di sua madre.

<< Oh... Va bene. >> mormorò lei rassegnata.

Che tristezza. Una famiglia che badava solo alle apparenze.

Manta si accasciò al muro del bagno.

Perchè queste cose capitavano solo a lui?? Perchè non era in grado di controllare il suo destino come facevano Yoh, Anna, Tsukay, Horo Horo e tutti gli altri?!

Veloci, le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi.

Non sapeva più quante ne aveva versate negli ultimi giorni. La testa gli pulsava.

<< Manta...? >>

Voltò la testa a fatica, senza riconoscere subito la voce.

Cercò di distinguere la figura attraverso lo spesso velo di lacrime.

<< Manta! Ma che ti è successo! Sembra che ti abbiano appena condannato a morte! >>

<< Ryu...? >>

Ryu, il "Drago con la Spada di legno" nell'areoporto di Tokyo?

Il teppistello dal cuore d'oro che bazzicava in periferia nei d'intorni delle ex terme Funbari e poteva vedere gli spiriti? Lì?

<< Manta, ma che ti pende? >>

Il ragazzo sembrava sinceramente preoccupato.

<< Nulla... >> fece lui asciugandosi le lacrime. << L'emozione prima della partenza, sai... >>

<< Parti? Ma... dove vai? Perchè non ne sapevo niente? Sai che nemmeno Yoh si fa più vivo? Ma è successo qualcosa? >>

Era bello poter vedere una faccia amica in un momento come quello.

<< Quante cose che non sai... >> farfugliò Manta con un sorriso ironico completamente privo di allegria.

Poi ricominciò a piangere.

***

Erano da poco tornati a Izumo, e già Tamao era preoccupata per Yoh.

Certo, da una parte era felice di essere di nuovo nel suo paese natale, aveva messo in conto di non tornarci per diverso tempo dall'inizio del torneo, ma questo non la rassicurava, tutt'altro.

Se ci erano tornati, era perchè Yoh doveva allenarsi. E se Yoh aveva bisogno di allenarsi a Izumo con Yohmei-sama, significava che non era in grado di affrontare i prossimi scontri.

E questo non era bene.

No, non lo era affatto.

Lei stava approfittando della situazione per esercitarsi a sua volta nel suo potere kokkuri, ma quei cupi pensieri non le permettevano di liberare la mente come avrebbe dovuto.

Il ricordo della conversazione con Yohmei-sama ancora vivo nella mente.

 

<< Yoh, tu sei venuto qui a chiedermi di allenarti, ma cosa pensi abbia di diverso l'allenamento che potrei importi io da quello che t'imporrebbe Anna? >>

<< Nonno... Io ho piena fiducia negli allenamenti di Anna, se sono venuto qui non è certamente per schernirla. >>

<< Lo so. Rispondi alla domanda. >>

I due Asakura erano inginocchiati l'uno di fronte all'altro, e sembravano fronteggiarsi alla luce delle poche fiaccole che illuminavano la stanza.

Tamao era seduta compostamente nella penombra, le mani tremanti strette sulla tazza di the. Accanto a lei, Anna assisteva alla conversazione con sguardo impassibile.

<< Credo che tu sappia molte cose che io e Anna non sappiamo. Anzi, ne sono certo, è palese come è palese che io sono più giovane. >>

<< Mh... Vedo che la pietas* non ti manca, Yoh. >>

<< Quindi in base a questo, credo che tu possa allenarmi non solo per diventare più forte, ma anche per avanzare di livello. Il mio oversoul deve diventare più efficiente e il mio furyoku deve aumentare. >>

Il vecchio Asakura studiò il volto del nipote.

<< Fin dove sei disposto a spingerti per migliorare, Yoh? >>

<< Farò qualunque cosa. >> rispose il ragazzo deciso.

Tamao cominciava a sentirsi a disagio. Perchè quella domanda ambigua?

"Risposta sbagliata, Yoh."

La ragazza si voltò di scatto verso Anna.

Aveva detto qualcosa, o se l'era solo immaginata?

<< Bè, allora ti rivelerò l'unico modo che consente agli sciamani di aumentare il furyoku. >>

<< Sono tutt'orecchi. >>

<< La verità è... >>

Dietro le sottili pareti, un troco cavo di bambù, finalmente pieno d'acqua, si piegò svuotando il suo contenuto nel laghetto.

<< ...Che non esiste un modo per aumentare il furyoku. >>

Calò il gelo.

Dunque Yoh non avrebbe mai potuto diventare più forte...? Ogni allenamento era inutile, il fatto di migliorare era solo una lontana illusione...?

Persino Anna sembrava turbata da quella rivelazione.

<< Stai scherzando... >> bisbigliò Yoh con sguardo inespressivo.

Yohmei Asakura rimaneva zitto con espressione grave.

<< Non stai scherzando. >>

<< Vedi Yoh... Ogni sciamano nasce con una quantità di furyoku predefinita. La si può sviluppare e imparare sempre meglio come usarla, ma non si può modificarla. E' come se tu volessi avere otto braccia invece che due... >>

<< Ma non può essere... >>

<< E' così Yoh. Mi dispiace. >>

Non sembrava realmente addolorato.

<< Quindi io dovrei rassegnarmi ad essere battuto da chi è nato con più furyoku di me?! Ma allora che senso ha indire lo Shaman Fight?! Dovrebbero prelevare lo sciamano con più furyoku e... >>

<< Smettila di agitarti Yoh! Prima ho detto che un modo c'era, no? >>

Yoh lo fissò irritato.

<< Ma poi hai aggiunto che non c'era. >>

<< Bè, c'è. Ma è così terribile che non credo tu ne sia all'altezza. >>

<< Ho già detto che farò qualunque cosa! >>

<< In questo caso. >>

L'anziano si alzò e riaccese le candele sostituendole con cere nuove.

<< L'unico modo che ha uno sciamano per aumentare il furyoku... >>

Le candele ora erano tutte spente, nell'attesa di brillare di nuovo.

Un unico cero illuminava a malapena il volto di Yohmei Asakura.

<< E' la morte. >>

 

...Death is only a linkin location...

 

Fortunatamente Yoh non era dovuto morire sul serio.

A Izumo esisteva una caverna infernale, la Grotta dello Yomi, sulle rive del Fiume Fuja No.

Entrarci equivaleva a morire, ma non perchè qualcosa all'interno ti avrebbe ucciso.

Vi regnava un buio opprimente che bloccava tutti i sei sensi di uno sciamano, e metteva a nudo la vera essenza di ognuno.

Molti vi erano entrati e non avevano più fatto ritorno. Lì dentro si perdeva se stessi.

Come morire.

Quella era anche la ragione per la quale gli Asakura vivevano a Izumo. Per sorvegliare e custodire la grotta.

Ma Yoh non aveva voluto sentir ragioni.

Se fosse uscito entro una settimana ce l'avrebbe fatta, in caso contrario non l'avrebbero rivisto mai più.

E tre giorni prima l'avevano guardato scomparire all'interno della grotta.

***

<< Capisco. >> disse Ryu in tono grave abbandonandosi su uno dei divani d'attesa dell'areoporto. << Quindi tu hai preso le tue cose e sei andato via litigando con Tsukay. >>

Manta annuì.

<< Ora mi odieranno tutti. >> aggiunse.

Ryu si fece prendere dal panico. Avrebbe davvero voluto consolare il suo piccolo amico, ma non aveva idea di come fare.

Si accorse che non conosceva per niente Manta Oyamada. Nessuno conosceva Manta Oyamada.

<< Ma che dici! Non è vero... >>

<< Lo dici solo perchè non vuoi che mi metta a piangere di nuovo! >> lo accusò il ragazzino.

<< Manta... Io non ti odio. >>

Forse non era davvero rincuorante, ma era la cosa più sincera che poteva dire.

<< Lo so. Grazie Ryu. >>

<< Sai una cosa, mio piccolo amico? Non devi buttarti giù in questo modo. Sono certo che Yoh era alterato quando ti ha detto quelle cose, come tu eri alterato quando hai risposto male a Tsukay. >>

<< Forse. Ma la cosa che veramente non mi da pace è che io me ne andrò in America, e non avremo mai occasione di chiarirci. Io non vedrò mai più Yoh. >>

<< Bè, non è detto. >>

<< Sì che lo è! Lui, e Tsukay, e Horo Horo... affronteranno tutti lo Shaman Fight, e forse uno di loro diventerà Shaman King! Però... Io non saprò mai più nulla di tutto questo! >>

<< Siamo un po' sulla stessa barca, io e te. >>

Era vero. Anche Ryu poteva vedere gli spiriti ma non era uno sciamano.

<< Non mi hai detto che ci fai qui. Questo è un posto da cui la gente parte o al quale fa ritorno. Ma tu? >>

Ryu si mostrò molto bendisposto a parlare.

<< Io parto Manta! >> esclamò con fatale entusiasmo.

<< Parti...? >> ripetè quello incredulo.

Certo, lui adorava Ryu, ma era pur sempre un teppistello che non era stato in grado di finire le superiori...

<< Non ci credi, vero? >>

Manta lo guardò basito. I suoi pensieri erano dunque così trasparenti?

Scosse piano la testa.

<< E invece è così, vado a cercare fortuna in Europa! Francia precisamente. >>

<< Senza avere frequentato una scuola? >>

La domanda riuscì a sgusciare fuori dalle sue labbra prima che il ragazzo se ne accorgesse.

<< Ecco, non esattamente. Io frequenterò la scuola. So l'inglese quanto basta. >>

<< E cosa farai? >>

Gli occhi di Ryu parvero illuminarsi, come se non aspettasse altro che quella domanda.

<< Cosa farò, mio piccolo amico? Vedi, io ho un grande sogno da coltivare! >>

<< Cioè? >>

<< Voglio diventare un famoso chef giapponese!! >> gridò Ryu colmo di gioia.

Ineffetti, rammentò Manta, l'unica cosa che quel ragazzo sapeva fare bene era cucinare.

<< Ti auguro buona fortuna. >> replicò stancamente Manta.

<< Manta, ma i tuoi non ti staranno aspettando? >>

I suoi? I suoi!!

Aveva detto a sua madre che andava in bagno, ma l'incontro di una faccia amica era riuscito a spazzare via, almeno in parte, tutte quelle tristi prospettive.

<< Ryu, io devo andare!! >> urlò, e corse verso il corridoio opposto.

Con un ultimo sguardo vide l'amico salutarlo con ampi gesti delle braccia, e improvvisamente realizzò che non l'avrebbe rivisto mai più.

Un'altra amicizia che si lasciava alle spalle.

Il pensiero fu prepotentemente sbalzato via dalla trasmissione di un annuncio dalla voce metallica.

<< Si avvisano i signori aeroportuari che l'aereo per New York è appena decollato. >>

...

...

Oh, merda!

***

Era un pomeriggio estivo come gli altri se si esclude il fatto che era un giorno di riposo.

Quel pomeriggio infatti, Kalim non aveva protetti da seguire nel combattimento d'ammissione. Avrebbe finalmente potuto godersi una giornata di libertà.

Non gli andava nemmeno di vendere i suoi amuleti, tanto non avrebbe potuto litigare con Silva perchè lui quel giorno lavorava.

Così, passeggiava tranquillamente per le vie del centro con fare lievemente annoiato.

<< Finalmente una giornata come si deve. >> bisbigliò tra sè e sè. << Per tutta oggi non ho intenzione di sentir parlare di sciamani, spiriti, tornei e officiant... >>

<< Kalim, quarto officiante de torneo indetto dai Pache!! >>

Un brivido di terrore percorse la schiena dell'uomo.

Chi diavolo lo cercava??

Si voltò lentamente. Gli ci volle un po' prima di riconoscere la figura.

Lunga treccia biondo cenere, occhi scuri, look semplice e comodo con sguardo corrucciato.

<< Sei una degli sciamani sotto la mia protezione? >>

Domanda inutile, sapeva già la risposta.

Di tutti gli sciamani che seguiva, il ricordo di quella ragazza e della potenza devastante che aveva sprigionato durante il suo primo incontro era il più vivido.

<< Esatto. Io sono Tsukay Tsumy. >>

<< Cosa vuoi? Oggi è il mio giorno libero. Dovresti essere ad allenarti per la seconda parte del torneo. >>

<< Non preoccuparti dei miei allenamenti e non osare tirarti indietro. Ci ho messo una vita per trovarti. >>

Kalim sospirò rassegnato.

<< Allora cosa vuoi? >>

<< Informazioni. >> disse lei in tono innocente.

L'officiante manteneva una certa distanza da lei. Temeva che avrebbe potuto perdere il controllo in qualsiasi momento.

Tsukay se ne accorse e mosse qualche passo insicuro verso di lui. Avrebbe voluto dimostrargli di avere una salda coscienza di sè, ma le era impossibile.

Come poteva riuscirci non essendone sicura lei stessa?

Kalim notò che c'era qualcosa che non andava nella sua espressione allegra.

Le palpebre erano troppo pesanti sugli occhi spenti e le occhiaie scavate, la pelle aveva assunto un colorito pallido e le labbra sembravano volersi piegare all'in giù da un istante all'altro.

<< Stai bene? >>

<< Mai stata meglio. Scusa, ma non sono venuta qui a raccontarti i dettagli della mia vita sanitaria. >> rispose lei brusca.

Dunque era evidente che ogni giorno che passava si sentiva più spossata e debole, mentre gli allenamenti cominciavano a diventare insostenibili.

<< Bè, allora cosa sei venuta a fare? >>

Tsukay cominciava ad innervosirsi.

<< Te l'ho detto. Mi servono informazioni! >>

<< Non sono sicuro di potertene dare, dipende dalla richiesta. >>

Fece una pausa per assicurarsi che Tsukay avesse capito e non insistesse.

<< Okay, allora vieni con me. Non ho nessuna intenzione di parlarne qui, chissà quanti sciamani girano per Tokyo. E poi il sole è rovente. >>

Si voltò e prese a camminare con impazienza verso la periferia.

Kalim la seguì rassegnato. Addio al suo giorno di riposo.

***

<< Non posso crederci! Hai davvero perso l'aereo?? >>

<< Suvvia, non è poi una gran sfortuna. >>

<< Per te forse no, ma come la prenderanno i tuoi? >>

Manta abbassò lo sguardo.

<< Che m'importa? Io non torno a casa. >>

Ryu guardò l'amico con una punta di compassione.

<< Vuoi andare a cercare Yoh? >>

<< Vorrei, ma ho lasciato la borsa con il telefono e tutti i soldi da mia madre, e non ho nessuna intenzione di vederla. >>

<< Capisco. >>

Peccato, non gli sarebbe dispiaciuto rivedere Yoh.

<< Senti Manta... perchè non mandiamo al diavolo tutto e partiamo per Izumo insieme? >>

Il ragazzino alzò lo sguardo esterrefatto su di lui.

<< Ma Ryu...! Il tuo volo... il tuo sogno... >>

<< Quello si può sempre rimandare, la Francia non scappa mica, Yoh invece sì! >>

<< Ma come facciamo? Io non ho un soldo e non so nemmeno dove... >>

<< Manta, tu hai già mandato al diavolo tutto, non è il momento per farsi venire dei dubbi! >>

Manta si mordicchiò le labbra.

Il ragionamento non faceva una grinza, cosa aveva da perdere ormai?

<< Sì, hai ragione. Ma come ci andiamo? >>

<< La mia moto è parcheggiata qui fuori! Ha due posti comodi. >>

<< E... >>

<< Izumo in qualche modo lo troviamo. >> lo precedette Ryu. << Devi solo trovare il coraggio di seguirmi. >>

Non aveva finito di parlare che Manta era già corso verso uno dei negozi più vicini a comprare un casco.

<< Informiamo i signori aeroportuari che l'aereo per Parigi è appena decollato >>

Bè... La Francia non scappa mica, giusto?

***

<< Sbagliato! >>

Kalim sbattè più volte le palpebre, un po' per abituarsi alle luci al neon del locale, un po' per l'incredulità.

Lui le aveva semplicemente detto che dei Pache ci si poteva fidare.

<< Senti... io sto violando le regole nel parlare con te in questo preciso momento. Non venire a ridermi in faccia! >>

Tsukay sorseggiò tranquillamente la sua limonata attraverso la cannuccia.

<< Non credo tu abbia capito. >>

<< Me lo auguro. >>

<< Sto dicendo che nemmeno tu dovresti fidarti dei tuoi compagni. >>

Ora Kalim era scettico.

Alzò lievemente un sopracciglio per esprimere il suo disappunto.

<< E perchè? >>

<< Vendono informazioni. Truccano le gare. Ci sono azioni di favoreggiamento. >>

<< Tu sei pazza. >>

<< Lo stesso Silva >> proseguì lei imperterrita << Ha lasciato informazioni private a Yoh Asakura. >>

Nel dire così lasciò scivolare sul tavolo delle fotografie che ritraevano Silva seduto di fronte ad Anna in un ristorante italiano.

Kalim le raccolse di slancio.

<< Tu...?! >>

Non riuscì a terminare la frase, diventato troppo furente per riuscirci.

Tsukay sospirò.

<< Rilassati, non le ho scattate io. Le ho sottratte a uno smidollato che non ha superato la prima prova e voleva usarle come arma di ricatto. A me non importa niente se i Pache sono di parte. >>

L'officiante si calmò un poco.

<< Chi era? >>

<< Non lo so, ovviamente uno stupido. E questo è un problema. >>

<< Perchè? Potrebbe andare in giro e spifferarlo a qualcuno? >>

La ragazza roteò gli occhi esasperata.

<< No, certo che no, gli ho fatto passare la voglia. >>

<< Ma allora...? >>

<< Ti ho detto o no che era uno stupido? Anche Silva è uno stupido? >>

<< No... >>

<< Solo uno stupido si farebbe fotografare in situazioni compromettenti da un altro stupido. >>

<< Stai dicendo che qualcun altro ha scattato le foto? >>

<< Già. Voi Pache avete nemici che venderebbero cose del genere? >>

<< Fin troppi. >> disse lui in un tono che non ammetteva altre domande. << Sei venuta qui per avvertirmi o per chiedere informazioni? >>

Tsukay si accomodò meglio sulla sedia.

<< Entrambe le cose. Ma scommetto non t'interessino le mie ipotesi sul fatto che sia stato un altro Pache a scattarle e poi le abbia vendute. >>

<< No, e non voglio sentire altre calunnie. >>

La verità era che anche Kalim non si fidava per niente del Consiglio, ma era deciso a non far trasparire le sue insicurezze.

<< Benissimo. In cambio di questi avvertimenti e delle foto -di cui sono comunque sicura che qualcun altro possegga i negativi-, vorrei che mi dessi le informazioni di cui hai bisogno. >>

Kalim annuì.

<< Chi è Ren Tao? >>

<< Non posso dirti chi è, è un partecipante quindi violerei il regolamento troppo esplicitamente, ma se vuoi posso parlarti della famiglia Tao. >>

<< E io posso accontentarmi. >>

<< La famiglia Tao è un'antichissima famiglia cinese di sciamani. Il capofamiglia, En Tao, ha accumulato tanto potere da essere diventato praticamente invincibile ed immortale. Da moltissimi anni non c'è un avversario che possa tenergli testa. >>

<< Avversario? Hanno dei nemici? >>

<< Molti purtroppo. I Tao vivono sulle sofferenze altrui, sono dei crudeli tiranni che hanno in odio gli esseri umani e vivono soltanto per vendetta. >>

<< Di cosa si vogliono vendicare? >>

<< Dell'esilio che hanno subito durante lo Shaman Fight di mille anni fa. Gli uomini li hanno cacciati e perseguitati, e gli altri sciamani non sono accorsi in loro aiuto. >>

<< Quindi chi si mette contro i Tao è... >>

<< Uno sciamano morto, sì. Loro usano qualsiasi mezzo pur di arrivare ai propri scopi. >>

<< Attualmente di cosa si occupano? >>

<< Vogliono far si che il loro ultimo erede diventi Shaman King. >>

<< Ren Tao è il loro ultimo erede. >>

L'officiante scrollò le spalle come per dire che non poteva aggiungere altro.

<< Ho capito. >> disse Tsukay alzandosi << Grazie mille. >>

Si diresse verso l'uscita rimuginando sulle novità.

In realtà non era riuscita a sapere molto, quella strana ragazza avrebbe avuto mille motivi per avercela con i Tao e con Ren in particolare.

<< Tsukay? >>

La sciamana si girò.

<< Chi sei tu? >>

Tsukay uscì velocemente dal locale.

<< Il futuro Shaman King. >>

...

...

<< Ti lascio il conto da pagare. >>

Continua...

 

* "pietas" è una parola latina dai multeplici significati, tra i quali "rispetto verso gli antenati e le persone anziane". L'aggettivo "pius" è l'epiteto fisso si Enea [Eneide, P. Virgilio] e non ha una soddisfacente traduzione in italiano. Sebbene talvolta venga tradotto con la parola "pietà" è un adattamento riduttivo.

 

Perdonatemi se nello scorso capitolo ho completamente dimenticato di rispondere alle recensioni nella fretta di postare! Per riscattarmi risponderò anche a quelle del capitolo 10!^^

Un grande =kiss= a tutti!

 

 

ColdFire: Grazie mille!^^ Quanto adoro ricevere recensioni da nuovi lettori!XD Bè, credo che in questo capitolo divenga lampante, comunque sì, a Tsukay piace un po' Horo Horo, e sinceramente ho intenzione di tormentarli parecchio nel corso della fanfiction! Muahaha! Ehi, ma vedi di pubblicare una fanfiction anche tu perchè la tua shoot era davvero carina! Eh, certo che ci sarà Lyserg! Anzi, ti *spoilerizzo* che ci sarà un capitolo intitolato "Lyserg's power" più avanti! Shh! Tu non hai sentito niente! =kiss=

 

Shark Attack: Spero che tu sia riuscita ad acciuffare Ren!^^ E, come hai potuto notare, Manta l'ho strapazzato un po', ma poi lo salvo, non ti preoccupare! Invece noto che è da un po' che non aggiorni, eh?? Non farmi attendere ancora, non sarai mica in vacanza...?? Okay, comunque il fatto che Yoh tagliasse le gambe ad Elisa, per quanto mi piacerebbe dire che è una mia idea, è nel manga. Da cui ne deriva il perchè Faust è sempre sulla sedia a rotelle. =kiss=

 

Lady Antares D.L.: Grazie, grazie! ^///^ Devo ammettere che ci ho lavorato un po' sulla vicenda Faust-Elisa, è una coppia che mi affascina! I complimenti di una senpai come te valgono molto! Ti ringrazio anche moltissimo per avermi fatto da beta, anzi, scusami se non ti ho inviato anche questo capitolo, ma ho saputo che eri in vacanza. Come farò senza le tue storie?? Bè, non pensarci e divertiti, mi raccomando! Al tuo ritorno troverai anche la "sorpresina per i tuoi lettori" realizzata con MSN bella pronta ad attenderti! =kiss=

 

anonimo...: Bè, ti ringrazio per il complimento, ma permettimi di dire che la mia lentezza non è dovuta solo alla pigrizia, ma anche al fatto che cerco di elaborare bene i miei capitoli prima di pubblicarli. Comunque credo che questo capitolo sia arrivato in anticipo rispetto alla media, no?^^ =kiss=

 

Francesca Akira89: I tuoi commenti sono sempre brevi ed incisivi!^^ Ti ringrazio perchè leggi la ficcy, ma sinceramente non ho ancora capito se la storia ti piace o meno...^^" =kiss=

 

yukina_chan: Sono felice che tu sia tornata!!^^ E sono felice anche che la fic continui a piacerti, grazie ç_ç! Davvero ti piace Mid Night??^^ E' un personaggio che non ha ancora un ruolo ben definito nella storia, ma al pari di Momoya diventerà indispensabile! Ti basti sapere che non è nè buono nè cattivo... non ha uno schieramento... come Momoya del resto!^^ =kiss=

 

 

Grazie a tutti!^^ Prima delle anticipazioni vorrei dire alcune cosette!

- Ringrazio tantissimo Lady Antares Degona Lienan che mi fa da beta (anche se non ho potuto sottoporle quest'ultimo capitolo, quindi noterete alcuni errori...UU) e mi commenta sempre positivamente!

- In questo capitolo non compare il paragrafo "1000 years ago". Tranquilli, non è una dimenticanza, ma una cosa voluta.^^

- A completare la storia ci metterò molto di più delle stime previste, quindi non aspettatevi un finale molto presto!^^"

- Avviso sia i miei lettori che gli autori dei quali sono abituata a seguire e commentare le storie che non mi farò viva per tutto luglio o forse più causa vacanze. Continuerò comunque a scrivere (senza postare) quindi mi auguro di poter mettere online più di un capitolo al mio ritorno.

...

...

BUONE VACANZE!

 

Mao chan

 

ANTICIPAZIONI CAPITOLO 13.

.: << Hai detto di chiamarti Kaori? >>

Finalmente la ricerca si faceva interessante, e Tsukay poteva dire di essere a buon punto.

Accennò un debole sorriso. Ormai le costava sforzo anche solo creare l'oversoul.

<< Io e te stiamo cercando la stessa persona. >>

*

I ragazzi aguzzarono gli occhi nell'oscurità.

<< Ehi gente! Che ci fate tutti lì? >>

Yoh. Dunque sei vivo. :.

 

Mentre Ryu e Manta divorano la strada diretti a Izumo, Yoh attraversa solo la grotta dello Yomi e Anna e Tamao si dedicano ai loro allenamenti.

Ren Tao è decisissimo a sconfiggere colui che è già riuscito a sconfiggerlo una volta, e pare ignaro dell'esistenza di una sciamana folle intenzionata ad ucciderlo.

Le ricerche di Tsukay intanto continuano, ma la ragazza è sempre più provata dagli strani sogni che la perseguitano.

Breve escursione nel passato di Kibya.

 

Capitolo 13: Into the darkness

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Capitolo 14
*** Into the darkness... ***


Cavolo

Cavolo. Ci ho messo un bel po' a sfornare questo capitolo.

Ringraziate Lady Antares per l'assenza di errori. Quanto adoro quella ragazza! *-*

Forse questo capitolo non sarà all'altezza delle aspettative. Io stessa ne sono delusa.

Eppure, sebbene di solito mi prodighi per migliorare, questa volta quanlcosa mi ha bloccato nelle modifiche.

Forse più avanti lo riscriverò, chissà...

 

Capitolo 13_ Into the darkness...    

 

Nero.

Era tutto nero.

No, ma che diavolo andava pensando?! MAGARI fosse stato tutto nero!

Quello non era nero. Non era semplice "buio". Macchè.

Il nero, anche essendo l'assenza totale di ogni altro colore, era pur sempre... qualcosa!

Questo... quello non era niente. Il niente più totale, il niente più... più...

Devastante? Pericoloso? Macabro?

Nemmeno. Avrebbe dato un occhio (tanto ora a che gli serviva più?) per poter ricondurre quel qualcosa a un qualsiasi aggettivo terreno.

Invece era semplicemente "nulla", anche se chiamarlo così era estremamente riduttivo.

Yoh Asakura, quindici anni, studente e sciamano, concorrente numero quarantaquattro dello Shaman Fight in Tokyo, ora vicinissimo alla morte.

Ma non era morto.

E questo era un problema, osservò il ragazzo, perchè per aumentare il furyoku occorreva morire.

Certo, una volta morto che importava avere un furyoku maggiore? Era questo che non riusciva a capire.

Quello era un metodo meno... definitivo forse, ma avrebbe esitato a giudicarlo meno pericoloso.

Non aveva più voce, non aveva più consistenza, stava diventando un nulla anche lui...

E non era sicuro che Yoh Asakura sarebbe stato ancora per molto una parte del tutto.

***

Tsukay era stanca, ogni giorno di più.

Le notti passate a cercare di rimanere sveglia la indebolivano e i sogni che sopraggiungevano appena si permetteva di chiudere gli occhi l'agitavano.

Persino Horo Horo si era accorto che qualcosa non andava, la ragazza cominciava ad essere più pallida del solito, e le occhiaie più scure e profonde.

I capelli erano opachi e sfibrati, e non riusciva più a tenere il ritmo degli allenamenti.

Solitamente i due si mantenevano ad una certa distanza a causa della tensione che diveniva palpabile non appena si trovavano soli, come durante la corsa mattutina durante la quale raramente si rivolgevano la parola.

Quella mattina il sole era più crudele del solito, e la ragazza ebbe bisogno di fermarsi a metà percorso.

Si appoggiò ansimante a un muretto ai margini del parco e si asciugò il sudore dalla fronte con una pezza bagnata.

Kibya fu subito al suo fianco.

<< Tsukay... coraggio! Manca... poco. >>

<< Non posso continuare così! >> mugolò lei senza trattenere la frustrazione.

<< Qualcosa non va? >>

Anche Horo Horo si era fermato a pochi metri da lei.

Ora, se c'era una cosa che mandava in bestia Tsukay, era vedere il ragazzo seminarla in poco tempo quando lei cedeva, ma quella mattina scoprì amaramente che il vederlo fermarsi ad aspettarla pieno di pietà e, perchè no?, compassione la mandava in bestia mille volte di più.

<< Vuoi una mano? >> chiese lui magnanimo, porgendole la sua.

Lei non lo guardò neppure e riprese una posizione dignitosa, anche senza riuscire a nascondere lo sforzo, che, dispettoso, le si disegnò chiaro sul volto.

<< Non ho bisogno della tua generosità! >> sbuffò calcando particolramente l'ultima parola.

Lui ritrasse la mano contrariato.

<< Scusa tanto se cerco di aiutarti. >>

<< Scuse accettate. >> disse lei ancora con il respiro irregolare, e lo superò riprendendo la marcia lasciando Kibya a fargli boccacce.

Ma bastarono pochi minuti e dovette fermarsi di nuovo.

<< Senti. >> scandì Horo Horo raggiungendola tranquillamente. << Si vede lontano un miglio che stai da cani. >>

Tsukay scivolò pesantemente seduta sull'erba, e lui fece lo stesso, deciso a inoltrare una conversazione.

<< Grande diagnosi. >>

<< Allora, che hai? >>

Lei esitò.

Non era il caso di dirgli tutto.

<< Sono solo... stanca. >>

Palesemente patetico.

<< E perchè saresti stanca? >>

<< Insonnia. >> tagliò corto l'altra facendo intuire che non avrebbe aggiunto una parola di più.

<< Okay, okay. >>

Silenzio.

<< Ma sei sempre così? >>

<< Così come? >>

<< Aggressiva, sprezzante, scorbutica... vedi un po' te. >>

<< Sempre. >>

<< Con mia sorella non... >>

<< Bè, con te sì. >> sbottò lei.

Ancora silenzio.

<< Perchè mi eviti? >>

Tsukay si stupì di come le persone che la circondavano riuscivano sempre a sbatterle in faccia la cruda realtà in un modo così innocente quando lei cercava di sfuggirle, di lasciarla indietro.

Ma come quel ragazzo venuto dal Nord era riuscito a raggiungerla senza sforzo, così era sempre per la verità.

<< Perchè legare con gli avversari è l'ultima cosa di cui ho bisogno. >>

...e come sempre lei scappava di nuovo.

<< Forse è l'atmosfera che c'è in quella casa che non ti fa bene. >> disse lui senza raccogliere la provocazione. << Dovresti dormire un po' all'aperto, magari va meglio... >>

Dovrei dormire e basta.

<< Io me ne torno a casa. >> disse lei alzandosi in piedi.

<< Aspetta! >> disse lui tutto preso dai suoi progetti.

L'afferrò per una mano prima che lei potesse muovere qualche passo e la trascinò nel folto del parco con traboccante entusiasmo.

Tsukay, che in quel momento aveva una voglia matta di essere sgarbata e crudele con tutto e con tutti, dovette ammettere, suo malgrado, che l'ombra dei grandi aceri portava un fresco piacevole.

Improvvisamente una brezza leggera solleticò i loro volti.

Kibya li seguiva serenamente a poca distanza e di tanto in tanto si lasciava sfuggire qualche risolino divertito per l'espressione della sua padrona e l'entusiasmo di lui.

Kororo aveva abbandonato la sua postazione sulla spalla di Horo Horo e osservava curiosa la scena.

Chiaramente non aveva mai visto il suo sciamano con una ragazza che non fosse Pirica.

Il ragazzo trotterellò allegramente fino a una panchina isolata, poi si tolse la giacca che teneva legata in vita e ve la distese.

<< Dormi! >> esclamò felice della sua trovata indicando la panchina.

Tsukay lo fissò interdetta, con la stessa espressione con la quale si sarebbe osservato solo un cane che sbatte la testa contro il muro nel tentativo di romperlo per vedere cosa c'è dietro.

<< Sei... pazzo! Ma fa sempre così?? >> gridò rivolgendosi alla piccola Koropukkuro.

Questa scosse la testolina convinta.

<< Kkle! >>

<< Dai, che c'è di male? >>

<< Mi stai chiedendo di dormire su una panchina di un parco e... >>

Detta così, si rese conto Tsukay a metà della frase, non sembrava nemmeno così folle.

<< Hai paura? >>

<< Ma no, certo che no! Solo... >>

<< Tranquilla, non ti violenta nessuno, io resto qui! >>

Non ci poteva credere.

<< Ma non è affatto questo il mio pensiero!! >>

Tutta quella situazione era talmente assurda, che improvvisamente le venne da ridere.

E piacevolmente sorpresa da quella sensazione che non provava da giorni, nemmeno cercò di trattenersi, scoppiandogli a ridere in faccia.

Questa volta fu lui a guardarla come fosse impazzita, ma quella risata era così genuina, e suonava alle sue orecchie tanto rara, che si lasciò contagiare e rise con lei, ben presto seguito da Kororo.

Kibya li guardava sorridente.

Avrebbe tanto voluto accompagnare Tsukay in quel momento felice, conscia che frammenti di vita così sarebbero stati sempre meno frequenti, ma non le era possibile.

Come non poteva piangere, non poteva neanche ridere.

Non in modo così spontaneo, così vero.

Poteva solo vegliare su di lei, ancora una volta.

E ancora una volta mi chiedo, Tsukay, riuscirò a restare al tuo fianco fino alla fine?

***

<< Adoro le stazioni di servizio! >>

<< Ryu... le stazioni di servizio...? >>

<< Esattamente. >>

<< Cos'hanno di bello? >>

<< Sono grandi e luminose! Ti comunicano un senso di pace e sicurezza. Sono il mio posto ideale! >>

<< Bello. >>

...

<< Ryu, credi che per me esista un posto ideale? >>

<< Certo. Esiste per tutti, un posto così. >>

<< E come farò a riconoscerlo quando lo troverò? >>

<< Oh, lo riconoscerai senz'altro Manta! >>

E sfrecciò via sull'autostrada illuminata.

 

Furono solo brandelli di frasi e ombre sfumate a raggiungere Tamao nella sua concentrazione mentre studiava kokkuri. Non erano nitide. Ma capìchiaramente il loro significato.

Con un gesto più o meno deciso richiamò ancora tremante i suoi spiriti.

Konchi e Ponchi, gli spiritelli animali più osceni di tutto il Giappone e probabilmente di tutto il mondo, comparvero svogliati accanto a lei.

<< Hai avuto una visione? >>

Lei non disse nulla, raccolse il suo taccuino da terra e lo gettò nella borsetta, poi corse fuori chiedendosi tristemente perchè gli unici esseri che era in grado di maltrattare erano quei due spiritelli.

Si presentò nelle stanze principali di casa Asakura e chiese di Anna Kyoyama.

<< La signorina Kyoyama non vuole vedere nessuno... >> spiegò uno degli attendenti.

<< Ma... ma... >>

La ragazza si concesse qualche attimo di calma per ricomporsi, poi cercò di darsi un tono più maturo, sforzandosi di ostentare sicurezza.

<< Devo parlare con lei. E' importante. >>

L'uomo sembrò intenerito dallo sforzo dell'allieva.

<< Cosa devo annunciare? >>

Tamao fu nuovamente presa dal panico.

<< Ehm... le dica che... ho avuto una visione e... >>

Provò a trovare qualche frase tanto sofisticata da far apparire la cosa abbastanza urgente, ma si arrese in fretta.

<< Le dica che il signor Manta sta venendo qui. >> buttò lì rassegnata. << Lei capirà. >>

L'attendente annuì disorientato e sparì in un corridoio poco illuminato.

Fu di ritorno pochi minuti dopo, con una pessima cera.

<< Ha detto di non disturbarla per cose così effimere. >>

***

<< Siamo a Izumo!! >> gridò Manta saltando giù dalla moto.

<< Benissimo!! Aspettami, Manta, parcheggio e... >>

Ma il ragazzino era già partito di corsa verso il centro abitato che spiccava poco lontano.

Ryu sorrise tra sè e sè e legò la moto a un albero vicino, per poi seguire l'amico.

<< Pensi che Yoh sia lì?? >>

<< Bè, credo di sì: Izumo non è molto grande. Comunque sia lo sapremo una volta arrivati, no? >>

<< Sì. Semmai rimontiamo sulla moto, vero? >>

Si girò verso Ryu, i suoi occhi cercavano una conferma.

Probabilmente aveva ancora paura di essere abbandonato: e quella era l'unica garanzia che aveva in quel momento.

<< Certo! >> esclamò Ryu intuendo i suoi pensieri.

Camminavano tranquilli, seguendo la riva di un fiume.

Un boschetto li separava dal villaggio. Vi s'inoltravano.

Sovrastati dai gorgheggi degli uccelli e affiancati dallo scrosciare del torrente, trotterellarono sereni l'uno accanto all'altro, scambiandosi di tanto in tanto qualche battuta e lasciandosi sfuggire risolini.

<< Ehi, guarda! Un tempietto Buddhista! >> disse Ryu additando una costruzione che sorgeva nel mezzo del bosco.

<< E' bellissimo... >> contemplò Manta.

Infatti era davvero raffinato, e circondato dalle fronde faceva un certo effetto.

Si fermarono ad ammirarlo, e notarono la porta semi aperta e una figura minuta pregare sulla soglia.

<< Ehi, c'è qualcuno? >>

La figura si riscosse e uscì del tutto, avvicinandosi.

<< Tamao...?? Sei tu? >>

<< Ciao Tamao! >> la salutò Ryu.

La ragazza uscì dall'ombra.

<< Manta... Ryu... >>

Sembrava triste.

<< Andatevene per favore. >> disse fissando il terreno.

<< Ma che dici Tamao?! Sono qui per vedere Yoh, devo assolutamente parlargli, e... >>

<< No, non puoi. Lui... si sta allenando. >>

<< Benissimo, aspetterò che finisca allora. >> rispose lui risoluto.

<< Non posso farvi passare. Andate via! >>

Ryu guardò i due amici senza sapere cosa fare.

<< Tamao, posso capire in che situazione ti trovi, ma... per favore... voglio parlare con Yoh. >>

<< Sì, Manta, ma io... non posso... >>

Esitò, e Manta partì all'attacco.

<< Tamao! Ti prego!! >>

A quel punto Konchi e Ponchi decisero di prendere in mano la situazione, avventandosi sui due.

<< Konchi, Ponchi, che diavolo state facendo?? >> gridò Tamao furiosa.

<< Ti togliamo dai guai! >> rispose Konchi atterrando Manta.

<< Smettila, stupido! >> urlò il ragazzo. << Ryu, non... >>

Ma l'amico era già stato sorpreso da un calcio nei paesi bassi, ed era K.O.

L'umiliazione non durò molto, perchè Tamao li richiamò prontamente nelle tavolette.

<< Scusateli! Mi vergogno sempre quando ci sono di mezzo i miei spiriti! >>

<< Mai pensato di cambiarli? >> chiese Manta seccato.

La ragazza sospirò.

<< Tamao, che stai facendo? >>

Anna sbucò fiera da alcune fronde particolarmente fitte.

<< Anna, è arrivato Manta! >> biascicò lei, presa dal panico. << Tu non mi hai detto che cosa fare, e io ho creduto... sì, insomma, di doverlo fermare... >>

La ragazza più grande sospirò.

<< Tanto ormai... Tirati su Manta! Andiamo in casa Asakura. >>

<< Non cerchi di rispedirmi indietro? >>

<< Confido nel fatto che tu abbia percorso tutta questa strada per una ragione importante. >>

Girò i tacchi e sprofondò di nuovo nel folto del bosco seguita da Tamao.

<< Aspetta un attimo! Ryu... >>

<< Lascialo lì. >> intimò la ragazza, e lui non ebbe il coraggio di contraddirla.

 

...1000 years ago...

 

<< Okay Momoya. Prendi questa. >>

Hao le porse una delle sfere elementari in mano e lei l'afferrò prontamente.

<< E' quella che sviluppa l'oversoul di Spirit of Wind, l'ho ritenuto il più adatto a te. >>

Momoya annuì.

<< Ti allenerai con Mid Night a sviluppare il suo oversoul, intesi? >>

<< Perdonami se ti faccio notare una piccola difficoltà, Hao. >> intervenne Mid Night in tono sprezzante. << E' davvero difficile creare un oversoul senza spirito. >>

<< Mi sembra più che naturale Mid Night. >> disse Hao fingendosi stupito della domanda.

<< Ehi, mi stai prendendo in giro? >>

<< Bè, sfortunatamente per voi quegli spiriti non sono prorprio, come si suol dire... affabili. Spirit of Wind e Spirit of Earth sono terribilmente esclusivi nella scelta degli sciamani da cui farsi manovrare. >>

<< Oh. >> disse Momoya.

<< No, aspetta un secondo! >> ringhiò Mid Night << Tu ci stai chiedendo di andare da quegli Spiriti Elementari e chiedere loro se, per favore, possono accettarci come padroni?! >>

<< Sì. >> rispose sorridente.

Momoya s'inginocchiò e piegò il capo.

<< Come ordinate. >>

<< Ma che diavolo dici, Momoya!! Non ci penso neanche! >>

<< Mid Night, credevo che ci tenessi ad avere Spirit of Earth... >>

<< Certo che ci tengo, ma andare a chiedere anche allo spirito se è d'accordo è fuori discussione! >>

<< Oh, non assumere il comportamento degli esseri umani, ragazzo! >> sbuffò Hao esasperato.

<< Quando ci siamo incontrati la prima volta hai detto che forse il mondo sarebbe migliore se tutti si fermassero a guardare il cielo stellato ogni tanto. >>

L'intervento della ragazza era assolutamente inaspettato, ma riassumeva espressamente tutte le parole che Hao avrebbe potuto dire per convincere l'allievo.

Mid Night si trovò un attimo in difficoltà, come se con quella frase l'avesse vincolato ai suoi stessi ideali, poi si arrese.

<< A questo punto, mi ritengo sconfitto. Okay, ci andrò. >>

<< Molto bene. >>

<< Ci andremo io e lui insieme? >>

<< Oh, no. I due spiriti non sono affatto situati vicini. >>

L'uomo si rivolse prima al suo allievo più esperto.

<< Per trovare lo Spirito della Terra devi scendere fino al Villaggio dei Pache da solo. Non avrai il tempo di aspettare la carovana, perchè io ho ancora parecchie faccende da sbrigare e alcune deviazioni da seguire, chiaro? >>

<< Lampante. >> boffonchiò il ragazzo. << Ma non mi pare un luogo molto sicuro per il caro spiritello. >> osservò.

<< Sembra stupido nascondersi nel luogo in cui si convoglieranno tutti gli sciamani sopravvissuti, vero? >> chiese Momoya.

<< Sì. >> affermò lui. << Il fatto è che quello spirito non ha affatto bisogno di nascondersi. >> aggiunse scrutando l'espressione del suo maestro.

Hao spostò la sua attenzione su Momoya.

<< La tua strada è più lunga. Raggiungi le cascate del Niagara. Sono sulla strada, noi non potremo aspettare che tu ottenga i favori di Spirit of Wind. Dovrai raggiungerci da sola, hai due mesi e mezzo. >>

<< Sì! >> esclamò lei solenne.

<< Certo, se otterrai lo spirito non dovresti avere troppi problemi ad arrivare... >> disse Mid Night. << Ma tu come fai a sapere tutto questo? >>

<< So decifrare le antiche rune dei Pache. Come ben sai sono loro i custodi dei Cinque Spiriti Elementari. >>

Il ragazzo stava per chiedergli quanti Pache avesse ucciso per accedere ai loro scritti più preziosi, ma si ricordò di essere in presenza di Momoya.

<< Bene ragazzi, andate. Mi fido di voi. >>

A quella frase, gli occhi di lei s'illuminarono.

***

La cosa più assurda, è, che alla fine, Tsukay, con la sua rabbia, le sue paure e i suoi tumulti dormì davvero nel parco.

Sarà stato perchè era la classica ora pomeridiana in cui ti prende un piacevole torpore e sei tentato da qualsiasi cosa abbia un aspetto vagamente comodo, ma la ragazza si addormentò su quella panchina, precisamente sulla sua felpa e quella di Horo Horo.

<< Vedi? Alla fine non è stata una stupidaggine! >> esclamò Horo Horo sulla strada di casa.

<< Oh, sì che lo era. >>

<< Ma allora perchè...? >>

<< ...L'ho fatto? >> completò Tsukay per lui. Si sentiva stranamente allegra. << Così, perchè mi andava! >>

Non aveva sognato di risucchiare l'anima a qualcuno in quelle ore.

Certamente non perchè si sentiva sicura, quel giapponese non era un saldo punto di riferimento, bastava pensare che si era addormentato pochi minuti dopo di lei.

Però si era sentita più felice.

<< Soffri di sbalzi di umore? >> chiese lui dubbioso.

<< A volte sì. >>

Non dissero altro fino all'arrivo a casa, ma erano entrambi alleggeriti da un peso.

Faceva bene sciogliere la tensione.

<< Siamo tornati! >> annunciò Horo Horo entrando in casa.

Pirica saltò fuori dalla cucina esagitata.

<< Si può sapere che fine avete fatto?! Il percorso doveva essere completato in mezz'ora, e... >>

Gettò uno sguardo nervoso al grande orologio appeso sopra la TV.

<< E sono passate perfino DUE ORE!! >> gridò.

<< Non ci crederai, ma ci siamo appisolati! >> le disse Tsukay togliendosi i pesi dai polsi e dalle caviglie.

<< Appisolati? >>

<< Davvero! >> resse il ragazzo entrando in cucina. << Cosa stai preparando? >> chiese sbirciando all'interno della pentola bollente.

<< Ramen. >> rispose lei asciutta, poi lo spintonò da una parte e tornò china sui fornelli.

<< Io vado a farmi una doccia! >> gridò la sciamana europea dalle scale.

S'intrufolò in bagnò e lasciò scorrere l'acqua nella vasca.

<< Come ti senti? >>

Kibya comparve esattamente sotto il getto della doccia.

I fili d'acqua l'attraversavano senza esitazione, e nessun "effetto bagnato" si riperquoteva sulla figura di lei.

<< Bene! Cioè... non ho fatto sogni strani! >>

<< E cos'hai sognato? >>

<< In effetti niente che io mi ricordi... >> riflettè la ragazza giocando con la lunga treccia. << Hai saputo qualcosa approposito di quel Tao? >>

Durante la notte, Kibya, che in quanto spirito non aveva bisogno di dormire, si era recata nei numerosi cimiteri di Tokyo a cercare informazioni.

<< Umh... se si può considerare un indizio so che qualcuno ha visto un ragazzo cinese passare ogni tanto... in genere verso le ore serali. Ma non c'è alcuna prova che sia il nostro uomo. >>

<< Sai se è una sciamano? >>

<< Pare di sì, perchè dicono che fosse accompagnato da un enorme spirito guerriero, anch'esso cinese. >>

<< Bè, gli indizi sembrano favorevoli... Io ho saputo che lui e Yoh si erano già incontrati, ieri sera ho sentito Tamao. Certo, potessimo sentire qualcosa da Yoh stesso... >>

<< Non te lo sei fatto passare? >>

<< Non ho potuto! Non è... >>

Fece una pausa.

<< ...reperibile. >> concluse.

<< La cosa positiva >> continuò lo spirito << è che sembra sia un visitatore recidivo in uno dei cimiteri. >>

Le due rimasero in silenzio per un attimo.

<< Hai impegni per ‘sta sera? >> chiese Tsukay immergendosi nella vasca.

***

Soffoco...!

Yoh.

Non vedo...non sento...

Ma a questo punto... cosa importa?

Yoh...

Accidenti, vuoi vedere che muoio per davvero?

Non ho nemmeno potuto scusarmi con Manta...

Yoh!

Chi sei?

Lasciami in pace.

Non voglio nessuno. Lasciami morire in pace!

Non puoi Yoh. Il mio padrone si arrabbierebbe molto se tu morissi adesso.

Chi se ne frega!

Va' via!

Non fare il cocciuto e sbrigati ad uscire!

Non posso, mi sono perso!

Anche se volessi... questo tunnel annulla anche la volontà.

E tu non fartela annullare.

Non è così semplice...

O sì?

Prova, no?

Ahh...

Uh, ma anche tu sei intrappolato qui dentro?

Aspetta...sei una ragazza?

...

Ho capito, non vuoi dirmelo.

Non ha importanza. Quello che conta è che tu esca cresciuto, Yoh.

Non mi faccio più troppe domande su queste strane voci... d'altronde potrei anche essere impazzito.

Ma perchè devo uscire a tutti i costi?

Diciamo che io tengo particolarmente al mio padrone, e lui è interessato a te.

Oh, bè. Mi fai venire voglia di non deluderlo...

Bene.

Adesso che ci penso... Anna mi punirà se non sarò puntuale!!

Vedo che ti sei un po' ripreso. Il mio aiuto non è più necessario. Ci si vede, Yoh Asakura.

Ehi, aspetta!

Mi dici chi è il tuo padrone?

Io? Mmm... No, diglielo tu Matamune!

Matamune...? Tu conosci Matamune?!

Ops... hihihi! Bye bye!

Aspetta!! Ehi...!

 

Non sprofondare nell'oscurità, Yoh.

Non farti avvolgere dalle tenebre.

Perchè Hao Asakura, colui che ti attende, ne serba già abbastanza nel cuore.

 

Continua...

 

Un sentito grazie a:

Francesca Akira89: Spero di aver dissipato almeno un po' dei tuoi dubbi. Mi sento comunque in dovere di avvertirti: la storia si complica sempre di più ovviamente. Perchè? Mi diverto a imbrogliare sempre più la situazione e torturare i miei protagonisti...^^" Comunque alla fine un filo logico c'è... credo. =kiss=

 

yukina_chan: Ciao Yu! Guarda, nel prossimo capitolo ho dedicato una parte consistente (rispetto alla solita) a Momoya. Forse alcuni cominceranno ad avere dei sospetti sulla sua natura e ciò che la collega alla nostra storia. Ehm... ce li avete?^^; Comunque sia, ti ringrazio sempre per i commenti! E la ragazza che cerca Ren... bè... diciamo solo che ricopre un ruolo importante nella storia, e specialmente non è un personaggio di transito. Ma ora basta con gli spoiler, mi danneggio da sola!^^" =kiss=

 

Shark Attak: Grazieee... generosa come sempre! ^///^ Figurati, come ho già detto amo strapazzare i miei personaggi, specialmente quelli che amo di più! Noto che hai aggiornato, bene! Ora pubblico e poi corro a leggere!^^ E fallo anche tu, mi raccomando!^^ =kiss=

 

merryluna: Se c'è una cosa che amo, è trovare nuovi lettori che recensiscono! ç_ç Grazie mille, spero che continuerai a leggere! Ci conto eh? Grazie ancora per i complimenti!^^ =kiss=

 

Ringrazio particolarmente la mia beta, Lady Antares Degona Lienan, non so come farei senza di te!! ç_ç

Ehi, aspetta, ma ti minaccio pure! è_é Com'è che non mi commenti più?!

Scherzo ovviamente, lo sai che ti adoro e mi farebbe piacere se continuassi lo stesso a commentare!^^

O farò la ruffiana fino alla morte!

=kiss=

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Capitolo 15
*** Nightingale ***


Ancora una volta devo ringraziare Lady Antares D

Ancora una volta devo ringraziare Lady Antares D. L. per le correzioni... Grazie tesoro!

[con te ci vediamo alla fine del capitolo...]

 

Desideravo da tanto introdurre l'usignolo nella storia, e finalmente l'ho fatto.

Certo, non ho ancora rivelato il suo *significato*, ma poi, ce l'avrà davvero un significato?

Comunque finalmente un incontro (o forse dovrei dire scontro?) che aspettavate da un po'.

Oggi mi dilungo con le note, ma questa devo proprio dirla! Stavo scrivendo lo scorso capitolo, quando improvvisamente Metallika mi chiede:

<< Ma se Tsukay arriva al Villaggio dei Pache, chi saranno i suoi compagni di squadra? ...Ohh... Non vorrai scuoiare le squadre originali!! >>

Bè, lì per lì mi è venuto da ridere, non ci avevo pensato... Anche perchè ho già in mente i compagni di squadra di Tsukay, ma chissà, potrebbe essere divertente!^^

Ora vi lascio al capitolo, finalmente!

=kiss=

 

Capitolo 14_  Nightingale

 

<< Io odio quando devo fare la parte  di chi si nasconde! >>

<< Tsukay... >>

<< Io sono una ragazza vivace che vuole combattere e vincere! >>

<< Tsukay... >>

<< Vincere! Vincere! VINCERE! >>

<< STA' UN PO' ZITTA!! >>

La ragazza ammutolì e sprofondò nuovamente nel fango dietro alle lapidi più in ombra.

<< E' umiliante. Frustrante. >> sussurrò per riaffermare la sua rabbia.

<< E' stata una tua idea. >>

<< Io sono fatta per affrontare i nemici a viso aperto! >>

<< Ti ripeto che hai fatto tutto da sola. >>

<< Non mi ricordo nemmeno perchè raccogliamo informazioni su Tao-qualcuno. >>

<< Basta! >> implorò Kibya alzando gli occhi al cielo, esasperata. << Hai deciso tu di venire qui a cercare quel Tao, che per inciso, si chiama Ren. >>

<< Già, ma l'ho fatto perchè ero sicura che si presentasse qualcuno! Credevo di provare il brivido della spia, invece è da tre ore e quarantaquattro minuti che siamo qui, e ancora... >>

Non fu Tsukay a completare la frase.

E nemmeno Kibya.

<< ... Non si è presentato nessuno? >>

Le orecchie di Tsukay si drizzarono, ma ancor prima che potesse rendersi pienamente conto di avere qualcuno alle spalle, sentì una lama pungerle la schiena.

<< Sono proprio curioso di conoscere la ragazza che sa il mio nome e crede di potermi sorprendere mentre faccio visita a un cimitero. >>

Kibya si era già dissolta nell'aria, ma il suo bisbiglio fu ugualmente udibile dalla ragazza.

<< Hai detto che eri fatta per combattere e vincere. Bè, vediamo. >>

Le labbra di Tsukay si aprirono in un sorrisetto sprezzante.

<< Ren Tao, suppongo. >>

E ringraziò in silenzio il suo spirito per averle suggerito il nome all'ultimo momento.

***

<< Quindi Yoh è entrato lì dentro per aumentare il suo livello di furyoku? >>

<< Sì. >>

<< E potrebbe morire? >>

<< Probabile. >>

<< E non possiamo tirarlo fuori? >>

<< No. >>

<< Anna... >>

La ragazza, che sorseggiava tranquilla il tè di metà pomeriggio, alzò lo sguardo di malavoglia.

<< Sì? >>

<< Come diavolo fai ad essere così tranquilla?! >>

<< Perchè dovrei agitarmi? >>

<< Perchè non dovresti? >>

<< Mi fido di Yoh. >>

<< Ecco, questo spiega tutto. >>

Manta si alzò.

<< Dove posso passare la notte? >>

<< Intendi fermarti? >>

Il ragazzo era già appoggiato allo stipite della porta, e scrutava nervoso il viavai di numerosi attendenti per il corridoio.

<< Che domande, è naturale! Voglio parlare con Yoh, no?? >>

<< Non rivolgerti a me con quel tono. >> intimò lei minacciosa.

<< Hai ragione, scusami. E' che... sono nervoso. >>

<< Umh. Puoi dormire nella stanza degli ospiti insieme a Ryu. ... Sempre che Ryu torni. >>

<< Grazie mille Anna! Dov'è la stanza? >>

<< L'ultima infondo al corridoio. Non fare casino in giro. >>

<< Starò attento. >>

...

...

<< Sei ancora qui?! >> scattò nervosamente l'itako.

<< Volevo farti una domanda... >> disse lui.

Si staccò dallo stipite e si volse verso di lei torcendosi le mani.

<< Allora sbrigati e poi sparisci. >>

<< Tu... ce l'hai con me? Come Yoh? >>

L'espressione di lei si addolcì un poco.

<< No. Non credo sia colpa tua se Yoh ha perso contro Faust. >>

Manta sembrò sollevato.

<< Grazie. Mi sento meglio adesso. >>

<< Presto potrai parlare con Yoh e la smetterai di farti venire tutti questi stupidi pensieri. >>

<< Giusto. Buona notte Anna. >>

<< Buona notte Manta. >>

***

Pirica dispose l'ultimo piatto nella credenza e sospirò.

<< Non hai proprio idea di dove possa essere andata? >>

Il fratello ingoiò uno dei suoi biscotti al cioccolato e sollevò appena lo sguardo dallo schermo televisivo.

<< Parli di Tsukay? >>

<< E di chi sennò? >>

Horo Horo scosse la testa.

<< Quella ragazza ogni tanto mi preoccupa. >>

<< Dai, sa badare a sè stessa. >> tagliò corto lui per tornare a dedicarsi alla TV.

<< Io non ci giurerei. >>

<< Perchè? >>

<< E' vero, ha vinto entrambi i suoi incontri, ma l'hai mai vista combattere? Puoi dire come se la cavi? >>

<< No, in effetti... >>

<< Ultimamente sembrava molto spossata... >>

Il ragazzo spense rassegnato la televisione e posò la scatola dei biscotti.

<< Pirica, non credo che sia debole. >>

<< Non ho detto questo, ma... >>

<< E poi non puoi pretendere che renda conto a te di quello che fa, come devo fare io. >>

Pirica sorrise debolmente.

<< E' vero, ci siamo appena conosciuti. >>

<< Noi non siamo parenti o amici. Siamo persino avversari. >>

<< Solo che sono preoccupata per lei. >>

<< Lo so. >>

<< Umh. >>

<< ... >>

<< ... >>

<< Non parliamone più, ti va? >> propose Horo Horo riagguantando i biscotti.

 

... 1000 years ago...

 

Che si voglia eludere la verità o no, nella vita si va avanti lo stesso.

E' un po' come per l'induismo: ci sono due vie da percorrere per raggiungere la comunione con Dio.

La prima è quella della penitenza, e si cerca di arrivare allo scopo attraverso una strada irta di difficoltà e restrizioni.

La seconda è la via del piacere, il cui percorso è caratterizzato da molti tipi di piacere per ognuno dei sei sensi.

Se la si vuole mettere su un piano generale si può affermare che non c'è una via più efficace dell'altra.

Ovviamente chi intraprende la prima sostiene che sia la migliore e viceversa, ma nessuno è condannato se sceglie la seconda.*

 

Momoya non era induista, ma buddhista. Tuttavia aveva studiato molti tipi di religioni nel breve periodo in cui aveva frequentato la scuola.

Ora, mentre attraversava la taiga siberiana, scivolando spesso tra le conifere e rebbrividendo per il freddo, si sforzava si sentirsi un'induista che cerca la comunione con Dio attraverso la strada della penitenza.

Eppure nella sua mente continuava a ripetersi che il buddhismo era molto più comodo, in quanto non c'era nessun Dio da raggiungere e tutto si basava sull'eliminazione del dolore.

Si guardò le caviglie, marchiate da una fitta ragnatela di graffi, alcuni sottili, altri grossi e profondi.

Alzò gli occhi al cielo.

Le luci dell'ultimo sole tingevano l'etere di un rosa tenue e dorato, che si rifletteva all'infinito nei suoi occhi viola, raffinando ogni volta il suo colore.

Si lasciò scivolare a terra e sedette ai piedi di una conifera particolarmente robusta.

Lasciò vagare lo sguardo tra gli alberi circostanti.

Era un buon posto dove passare la notte, sarebbe stato difficile che qualcuno che non fosse un lupo o un orso la scovasse nel folto della foresta.

Osservò la scia di sangue che i suoi piedi nudi avevano lasciato.

Lupi e orsi, eh?

Non erano un problema.

Fece scivolare una sacca da viaggio dalla spalla e ne trasse una coperta e qualche provvista.

Sola. Di nuovo.

Non c'era bisogno di accendere un fuoco.

La sua pelle era gelida, come quella di un corpo già morto.

 

Io, io cosa sono...?

 

Te lo chiederai sempre più spesso, piccola Momoya, ma infondo sai già la risposta, vero?

O forse dovrei chiamarti...

 

<< Basta! >>

 

La taiga le restituì l'eco della sua voce mille e mille volte.

Eppure i fruscii non hanno ego.

Un usignolo, turbato da quel rumore improvviso e inaspettato, fuggì via dall'albero che sovrastava la ragazza.

Nightingale.

 

Momoya, sei un po' come un usignolo.

 

Lei non disse nulla per non udire ancora la sua voce che le rispondeva in un'eco senza fine.

 

Momoya, canta.

 

Così, la ragazza prese a cantare.

Nessuno l'ascoltava, solo il soffio del vento, le foglie sugli alberi, e qualche spirito di passaggio.

E nessun eco le rispondeva.

 

Perchè i fruscii non hanno eco.

***

<< Perchè mi spiavi? >>

<< Io?? Mi accusi in questo modo senza sapere niente... Io non stavo spiando nessuno, ero solo... >>

Lo sciamano cinese si portò una mano sulla fronte esasperato.

<< Non mi dirai che eri qui appostata nel fango dietro le lapidi alle tre di notte perchè ti divertivi... >>

<< Bè, non mi divertivo. >>

Il ragazzo vibrò un terribile fendente, che però andò a vuoto.

Tsukay atterrò leggera a qualche metro da lui, tra le mani lo Yukanyo splendente di furyoku.

<< Come immaginavo, sei una sciamana. >>

<< Non so cosa tu possa pensare, e se vuoi combattere non mi tirerò certo indietro, ma spero tu non sia tanto egocentrico da credere che io fossi davvero qui per te... >> sorrise Tsukay con voce sprezzante.

<< Non mi interessa. Tanto non vivrai abbastanza per spiegarmi come stanno esattamente le cose. >>

Senza alcun preavviso, saettò alle spalle della sciamana, che riuscì a schivare la Gu-han Tao** per un pelo.

Al secondo attacco, Tao Ren colpì la ragazza di striscio, e parò uno dei suoi colpi, ma l'impatto lo fece scivolare, con sua somma sorpresa, parecchi metri più indietro.

<< Allora non sei proprio una stupida senza speranza come pareva. >> disse concedendole una pausa.

<< Ho davvero un aspetto così orribile? >>

<< Abbastanza. >>

<< Che stronzo. >>

Il cinese sorrise mellifluo.

<< Perchè mi spii? Sei interessata alla forza dei Tao? >>

<< Tsk. Per quanto mi riguarda, ho scoperto ieri la fama della vostra famiglia. >>

<< E allora? >>

Tsukay scosse la testa. << Com'è che adesso vuoi saperlo? >>

<< Perchè mi annoio, non ho niente da fare. >>

<< Umh... E poi mi ucciderai? >>

<< Bah, sì, direi di sì. >>

<< Okay. Qualche giorno fa, una strana pazzoide si è introdotta in casa mia e continuava a chiedere di te. >>

<< Bene, non mi interessa. Posso ucciderti subito. >>

Sembrava troppo facile poter avviare una tranquilla conversazione per risolvere il mistero.

I due si scontrarono di nuovo.

La lancia cinese e il bastone da combattimento della ragazza continuavano a cozzare l'uno contro l'altro emettendo orrendi boati e imprimendo dure scosse alle braccia dei loro padroni.

A metà dello scontro, fu chiaro a entrambi chi era superiore.

<< Se avessi qualche interesse a tenerti in vita ti direi di arrenderti! >> le gridò Tao Ren correndo verso di lei, potenziando il suo oversoul.

Tsukay strinse le dita attorno all'elsa dello Yukanyo, poi lo roteò sulla testa liberando una buona porzione di furyoku.

Quando si era iscritta non avrebbe mai immaginato di incontrare avversari così superiori, non pensava che qualcosa le avrebbe impedito di allenarsi.

Ma non si sarebbe mai arresa solo perchè l'avversario era più forte.

Aveva imparato che si poteva comunque vincere.

Ricordò i suoi amici di molti anni prima, ricordò colei che le era rimasta accanto per tanto tempo, senza giudicarla.

 

<< Guarda Tsukay!! E' un usignolo! >>

<< Eh?! E' vero! Guarda le piume! Sono lucentissime! >>

<< Tsu, è vero che nel posto da dove vieni tu non ci sono gli usignoli? >>

<< Sì, in Europa ce ne sono pochissimi. >>

<< Dev'essere brutto senza usignoli. >>

<< Umh. >>

 

"Principalmente non pensavo a quello."

 

Non avrebbe certo perso contro il primo cinesino che le capitava davanti.

***

Manta strinse forte il tessuto dei suoi jeans.

Non c'era nient'altro che polvere in quel deserto.

Polvere, polvere, e poi quell'enorme voragine nella montagna.

Dal canto suo, Manta la trovava identica alla nera bocca di Cariddi***, che ingollava poderose masse d'acqua marina insieme a tutte le sfortunate imbarcazioni che attraversavano quel tratto, per poi rigurgitarle nel mare.

E sperava ardentemente che quella caverna rigurgitasse anche il suo amico.

Puoi farlo...?

Puoi lasciare andare Yoh?

 

Erano tutti radunati lì davanti, messi in avviso da una visione di Tamao.

Ma, lo sapevano, Tamao non era una fonte così attendibile.

Anna le scoccò un'occhiata di rimprovero per lo sbaglio che ancora non aveva commesso, e torno a rivolgere lo sguardo all'uscita buia della grotta.

Le pareva quasi inaccettabile essere lì.

Lei che dava ascolto a una visione di Tamao in modo tanto concitato? Arrivare a seguire Yohmei-sama e gli altri sul posto poi!

Sorrise amaramente.

Doveva proprio essere disperata per trovarsi lì, in piedi nella polvere e fremere ad ogni sospiro del vento con la speranza di vederlo emergere dal buio.

I minuti scorrevano lenti su di loro, gonuno pesante come un macigno.

Nessuno osava rompere il silenzio.

Persino Ryu, che seguiva la scena dall'alto delle rocce, poteva intuire l'atmosfera che regnava sotto di lui.

<< Che dici? Uscirà? >>

<< Mah! >>

L'uomo gli diede le spalle e attizzò il fuoco canticchiando.

<< Non t'importa? >>

<< Sì, sì. Orata o dentice? >>

 

Il vento fremette ancora.

E lei era stanca. E frustrata.

Si voltò in un elegante fruscio della veste e mosse alcuni passi decisi verso la valle.

Ma il vento fremette.

<< Yoh Asakura. >> affermò con voce ferma. << Se questa volta non sei sulla soglia del tunnel, ti prometto che anche se dovessi uscire, farò in modo che tu non possa vedere la luce. Mai più. >>

Si voltò lentamente.

Yoh Asakura era sulla soglia del tunnel.

<< Ciao! >>

Manta rimase a guardarlo con le labbra semi aperte.

<< Ciao Yoh. >>

<< Ehi, Manta! Che ci fai qui? >>

<< Io... volevo... >>

Il ragazzino s'impose di guardarlo negli occhi.

E sta volta incontrò il suo sorriso.

<< Dirti che siamo amici. >>

Il sorriso di Yoh si allargò, e lo sciamano sorrise.

<< Anch'io volevo dirtelo. Ma pensavo di farlo dopo essere diventato Shaman King! >>

<< Ah. >>

Passò qualche attimo di silenzio.

<< Bè, allora per fortuna sono venuto a dirtelo io! >>

***

Scritto. Era tutto scritto.

Ogni singola parola, ogni azione, ogni piccolo gesto, era tutto appuntato e documentato con cura.

Rilesse velocemente le ultime note.

Si riscriveva sempre alcune righe di sintesi alla fine di ogni *rapporto*.

Non mancava nulla.

Non che avesse dubbi, no!, ma...

Ci teneva a questa cosa. Voleva farla per bene.

Ripose il taccuino nello zaino e se lo gettò in spalla, ma non scese dalla panchina su cui si trovava.

La figura rimase appollaiata su quella panchina per ore a guardare la pioggia, riparata da una tettoia e illuminata appena da eventuali macchine che avevano ancora voglia di andarsene in giro a quell'ora assurda di notte.

Dietro di lei si stagliava la stazione, tetra e vuota come la sua mente.

Finalmente scese con un balzo dalla sua postazione e corse via, sparendo sotto la pioggia come un gatto furtivo.

Continua...

 

* Spero apprezzerete questa parte... ogni informazione riportata è rigorosamente corrispondente a verità. Compresi i pochi dettagli geografici del posto. Questo è sudore della fronte!! *esaltata*

 

** Non lapidatemi se non è scritto giusto! L'ho persino cercato su internet il nome di quella maledetta arma, ma ho trovato un paio di calzini cinesi in saldo. -_-"

 

*** Mostro della mitologia greca, protagonista insieme a Scilla di uno dei passi più conosciuti dell'Odissea.

 

 

Special thanks to:

 

Francesca Akira89: No, nessun Manta gonfiato di botte...^^" Poverino, già è svalutato sia nel manga che nell'anime, non voglio dissacrarlo ulteriormente!^^ Anna e Yoh... umh, se posso dirlo sono stata un po' (ah-hem...forse un pochino più che "un po'!") dal... come definirlo?... Nulla di fatto in cui si conclude la loro storia nel manga. Scusatemi se mi permetto, ma non ho nessuna intenzione di seguire la trama di Takey per quanto riguarda loro due... Mi permetterò di sviluppare un finale un tantino più... concludente.^^ =kiss=

 

Lady Antares D. L.: O_O *Mao permette alla forza di gravità di influenzare il suo labbro inferiore lasciandolo ciondolare in modo che la bocca assuma un aspetto vagamente simile a questo: O.*

Non serve certo che ti scusi per una cosa del genere! @///@. Comunque i capitoli li avevi già letti!! Comunque grazie mille della recensione e dei giudizi!!^//^ *blush*

Ineffetti sia Anna che Tamao sono abbastanza difficili da rendere... non voglio che diventino OOC, quindi cerco di "tenerle" nel loro binario... mentre Tsukay va da sè... oserei dire che si crea da sola e va avanti di sua spontanea volontà. E ho deciso di lasciarla andare. =kiss=

 

Shark Attak: In effetti anime e manga si discostano parecchio l'uno dall'altro fino a staccarsi completamente a metà del viaggio verso il Villaggio dei Pache/Dobie Village. Io seguo il manga, che secondo me ha un'impronta più adulta e, per certi versi, più assurda.

Assolutamente felicissima che ti piaccia e ovviamente grazie per i complimenti!^^ =kiss=

 

Merryluna: A quanto pare Momoya e Mid Night riscuotono un certo successo!^^ Inutile dire che il legame con il presente c'è, ma purtroppo dovrete aspettare ancora parecchio perchè nella faccenda ci sia una svolta decisiva...U_U Comunque la loro influenza è già giunta fino ai nostri personaggi...muahahah!

Grazie davvero della recensione, lusingata che ti piaccia!!^^ =kiss=

 

Per finire: Mi scuso con tutti i lettori... posto sempre più attentamente, e oltre al mio attuale stato di "blocco", non riesco mai a trovare il tempo per scrivere!U_U

E, prevalentemente, non sto mentendo.

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Capitolo 16
*** That gosth in my mind ***


Capitolo estremamente corto rispetto alla media

Capitolo estremamente corto rispetto alla media...

Doveva finire così, non me la sentivo di continuarlo dopo l'ultima frase... Non è niente di che, mi ha fatto solo sorridere mentre la scrivevo...

Spero vi piaccia comunque.

 

Capitolo 15_ That gosth in my mind

 

Non aveva avuto nemmeno il tempo di capire cos'era successo.

Lo scontro si era protratto alla pari fino a quel momento, poi era accaduto.

La ragazza era abile, sì, sapeva il fatto suo, ma era abbastanza sicuro di poterla sconfiggere.

Era quello che cercava di fare, dopotutto nessuno dei due era in vantaggio.

Anzi, aveva preparato un colpo piuttosto potente, e contava di ridurla parecchio male con quello. Si stava giusto scagliando su di lei.

Certo, certo. Lei era preparata sulla difensiva, ma...

 

Una corsa sfrenata e il suo insano desiderio di uccidere.

L'espressione decisa sul viso della ragazza, le labbra dischiuse a sussurrare qualcosa.

Impossibile sentirla con quella pioggia battente e il frastuono dello scontro.

E poi aveva poggiato di sfuggita un piede su una tomba. Una delle tante, come si addice ad ogni cimitero che si rispetti, senza nessun segno distintivo, priva di qualsiasi foto.

Inavvertitamente, aveva calciato la lapide.

Ma lui era venuto tante volte in quel cimitero a cercare spiriti potenti, e quello aveva già raggiunto il Nirvana.

Per l'ennesima volta: e allora perchè?!

 

Senza preavviso era rimasto paralizzato ed era caduto a terra.

Si era sentito risucchiare l'anima da ogni poro e aveva creduto di morire.

Dopo qualche secondo era tutto finito, e quello strano avvenimento si era lasciato alle spalle solo la paura e il dolore.

L'anima ce l'aveva ancora, forse.

Ciò che gli era stato davvero portato via era tutto il suo furyoku.

***

<< Torniamocene a Tokyo! >> esclamò Yoh sorridente dopo aver cenato.

Erano tutti riuniti intorno al tavolo ancora costellato di pietanze.

<< Subito? >> chiese Manta perplesso, posando la sua scodella sul grande tavolo della sala da pranzo Asakura.

<< Bè, facciamo... domani? Sì, domani mattina! >>

Anna guardò Yohmei, come per capire cosa ne pensava.

Il vecchio, sentendosi interpellato, tossicchiò per introdursi nella conversazione e guardò severamente il nipote.

<< Prima, durante l'allenamento, ho notato che sei passato a un livello superiore di oversoul. Bene. >>

<< Grazie nonno! >>

<< Anna-san, te lo affido in queste ultime settimane che vi separano dall'incontro. Mi raccomando. >>

<< Sì, Yohmei-sama. >>

<< Quindi torniamo a Tokyo? >>

Yohmei annuì solennemente.

<< Ahh...! Che bello! >>

Yoh si stiracchiò scompostamente e balzò in piedi.

<< Tamao, andresti ad avvertire Ryu che domani mattin... >>

<< No, Umemya-kun rimarrà qui, in casa Asakura. >> intervenne il vecchio.

<< E perchè? >>

<< Lavorerà per noi come cuoco. >>

<< Ah... okay. Peccato. Vado a salutarlo. >>

<< Non puoi. >>

<< Ma come non posso?? >>

<< Sta raccogliendo gli ingredienti per la cena di domani sul monte. >>

<< Umh. Bè, buonanotte allora! >> augurò Yoh un po' deluso, e sparì nelle stanze da bagno.

***

Non si prodigava neanche più a discutere, tanto alla fine cedeva sempre.

Forse perchè sapeva essere terribilmente persuasiva o forse perchè, molto più semplicemente, era la sua unica, dolce sorellina minore.

Fatto sta che Horo Horo le obbediva sempre, e per quanta resistenza potesse opporre inizialmente, alla fine eseguiva gli ordini di Pirica.

Anche adesso, a quell'ora indecente, era uscito a cercare la strana ragazza (anche un po' antipatica, se proprio voleva essere sincero) con cui vivevano ultimamente.

E solo perchè gliel'aveva chiesto Pirica.

 

"Qui a Tokyo non è come da noi, Horo Horo. - gli aveva detto la sorella - Qui ci sono malintenzionati ovunque, sai? Di notte poi! Una ragazza da sola... in giro...e se s'imbatte in un gruppo teppisti? La picchierebbero, la violenterebbero e poi la ucciderebbero!"

 

A quel punto non aveva certo potuto protestare, anche se la prima cosa che pensò fu che gli uomini che avessero tentato una simile impresa avrebbero dovuto essere molto, molto coraggiosi, ma un attimo dopo si sentì talmente crudele che afferrò la prima giacca disponibile e imboccò la porta senza una parola.

Non aveva idea di dove cercare Tsukay.

Aveva visitato i posti dove solitamente di trovano i giovani la sera, ma erano ormai tutti deserti, e della sciamana nemmeno l'ombra.

Controllò l'orologio.

Erano passate quasi due ore da quando era uscito.

Non credeva realmente che il primo depravato di passaggio potesse aggredire Tsukay, no, per quanto potesse sembrare indebolita non era a quei livelli...

Ma il tempo passava, e la certezza che qualcosa dovesse essere successo, lo rendeva stranamente ansioso.

Voleva solo ritrovare subito Tsukay, e lei lo avrebbe salutato e preso in giro per averla cercata. L'avrebbe trascinata a casa, e lì si sarebbe beccata una lunga ramanzina.

Ma continuava a non succedere niente, e i bui vicoli privi di qualsiasi forma di vita cominciavano ad atterrirlo.

Ogni volta che svoltava in un vicolo ancora più buio del precedente, scambiava i sacchi neri neri di spazzatura accasciati al suolo, privi di esistenza, per il corpo esangue di Tsukay, e ogni volta soffocava un brivido.

Cercò di pensare a mente fredda.

Insomma, una ragazza di quindici anni, per quanto sciamana, non scompariva la sera per non tornare senza lasciar detto nulla.

Nessuno si era introdotto nella casa, l'avrebbero sentito, e comunque se fosse stato tanto forte da strisciare silenziosamente nella camera di Tsukay e rapirla, lui non avrebbe comunque saputo dove cercarla.

Proprio mentre il nordico di arrovellava alla ricerca di un'ulteriore ipotesi, un boato e un lampo di luce scacciarono prepotentemente i suoi pensieri.

I pochi gatti che si aggiravano nelle strade rizzarono il pelo e soffiarono come belve atterrite.

Il cuore del ragazzo prese a battere velocemente.

Aveva visto benissimo il lampo stagliarsi contro il cielo, e poteva ricondurlo solo a una tecnica sciamanica.

Il respiro divenne affannoso.

Non aveva portato con sè il suo snowboard...

Prese a correre in direzione dello scontro maledicendosi in tutte le lingue che conosceva, le quali a dirla tutta, erano solo due.

 

...1000 years ago...

 

I capelli non erano più dello stesso colore di grano dorato come quando era partita. Erano logori, incrostati di fango e di sangue, intrecciati alla meno peggio con le radici di alcuni arbusti.

La pelle pallida e fragile, era ora screziata da graffi e ferite in più punti, irregolarmente arrossata in varie parti del corpo.

Un profondo taglio attraversava uno degli zigomi, e il sudore le imperlava il volto e il petto mentre si faceva strada tra le rocce della montagna.

Si guardò le unghie delle mani che poggiavano salde sulle pietre. Erano orribilmente spezzate e sanguinanti.

E poi aveva un occhio ferito, forse irrimediabilmente, non lo sapeva.

Sapeva solo che le faceva un male del diavolo quando cercava di pulirlo e non vedeva quasi più nulla.

Ma quelle le vide benissimo.

Scostò i rami di una bassa conifera, e il suo gioco di luci e bagliori colorati le colpì l'occhio sano.

Davanti a lei, altissime, fiere e imponenti, le Cascate del Niagara.

 

Si issò sulla roccia che la separava dalla loro valle.

Eccole.

Era arrivata.

Non avrebbe mai immaginato che fossero tanto perfette...

Gli occhi le brillavano di più a ogni schizzo che le arrivava.

Qualche lacrima le rigò il volto.

Poi, abbandonato ogni timore, lasciò sulla riva gli stracci che cercavano impotenti di coprire il suo corpo ferito, e si gettò in acqua.

Intorno a lei si sollevò una macchia di sangue.

Il suo, ora poteva lavarsi e toglierselo di dosso finalmente.

Aveva raggiunto la sua meta in un mese soltanto...

Fece rapidamente un paio di conti.

Quando era partita, aveva a disposizione due mesi e quindici giorni per arrivare al Villaggio dei Pache, e aveva preceduto la carovana di Hao di circa due settimane.

Poi avevano preso strade diverse, e probabilmente gli altri l'avevano superata di venti giorni.

Non sarebbe riuscita a raggiungerli sulla strada come sperava, ma era andata bene lo stesso.

Aveva ancora quasi quarantacinque giorni. Quindi, se ci avesse messo un mese per raggiungere i Pache, aveva due settimane per ottenere Spirit of Wind.

 

Chiamò mentalmente lo spirito.

"Se ci sei... mostrati."

...

Nulla.

 

Osservò la cascata.

I capelli tornarono a galleggiare sulla superficie cristallina, già più splendenti.

S'immerse, e il noto rumore del silenzio dell'acqua le accarezzò l'udito.

 

Io ti invoco, Spirito del Vento.

Mostrami il tuo potere e io ti mostrerò il mio.

 

E un rumore profondo, antico, cominciò a scuotere le cascate dall'interno e Momoya nel profondo.

E gli occhi viola di lei presero a brillare.

***

Sì, poteva distinguere il suo impermeabile nell'oscurità.

Il cuore di Horo Horo si alleggerì.

Era inginocchiata accanto a qualcosa, gli dava le spalle, ma sembrava stesse bene.

<< Tsukay! Tsukay! >>

Sì! Ora svrebbe voltato lentamente la testa e lui avrebbe incontrato un'espressione scossa, piangente e spaventata, ma si sarebbè riscaldata alla sua vista.

In effetti, Tsukay voltò lentamente la testa verso Horo Horo, ma la sua espressione non era nè scossa, nè piangente, nè tanto meno spaventata. E alla sua vista tradì unicamente un vago stupore.

<< Horo Horo? >>

Il ragazzo la raggiunse velocemente.

<< Stai bene? >>

<< Umh? Sì. >>

<< Ah, beniss... COME SAREBBE A DIRE "Umh? Sì."?! >>

<< Sarebbe a dire che sto bene. >>

<< Questo l'avevo capito! Ma che diavolo ti è saltato in mente di sparire a quest'ora?! Cazzo, ci hai fatto perdere dieci anni di vita!! E poi quel... quel... lampo! E sei in un cimitero!! >>

<< Horo Horo? >>

<< EH?!! >>

<< Calmati. >>

<< S-se... >>

Dopo un paio di respiri profondi, lo sciamano fu abbastanza calmo da notare che la cosa che giaceva vicino a Tsukay, era un ragazzo. Svenuto.

<< Chi è lui? >> chiese indicandolo.

<< Si chiama Ren Tao. E partecipa al torneo. >>

<< Ci hai combattuto? >>

<< Sì, ma non l'ho steso io... >>

<< E allora chi è stato? >>

La ragazza accennò a una tomba vicina.

Era una lapide spoglia, priva di qualsiasi fotografia.

Sopra ci era stato inciso un nome di recente, ma era una calligrafia talmente inesperta, che Horo Horo dovette avvicinarsi non poco per leggerne il contenuto.

<< Kadakusushi. Che nome strano! >>

Tsukay abbassò gli occhi.

Strano. Già.

<< A quanto pare lo spirito non ha gradito che qualcuno calpestasse questa tomba... >>

<< E' impossibile! Uno spirito non può ridurre così uno sciamano! >> gridò Horo Horo turbato. Oltretutto quello spirito non si mostrava.

<< Lei può. >> disse la sciamana flebilmente.

Il ragazzo la fissò.

<< La conoscevi? >>

Tsukay non rispose, si limitò a togliere la strana arma dalle mani del cinese.

<< Horo Horo, aiutami a trasportare questo qui! >>

<< Che?! Ce lo portiamo via?! >>

La ragazza gli lanciò un'occhiata di ghiaccio.

<< Lui è la persona che cercava quella pazza che si è introdotta in casa nostra! Ed è anche il prossimo avversario di Yoh! Se vogliamo saperne di più su questo mistero, deve venire con noi! >>

Horo Horo aprì la bocca per protestare, ma alla seconda gelida occhiata della compagna, la chiuse ermeticamente e l'aiutò a sollevare il corpo di Ren Tao.

***

<< Il sole appena sorto mette sempre di buon umore, non è vero Manta? >> esclamò Yoh lasciando cadere gli zaini straripanti nel vialetto delle ex Terme Funbari.

Si stiracchiò rumorosamente e si beccò un sonoro ceffone dalla promessa sposa, che lo mandò lungo disteso.

<< Non provare più a comportarti da sciattone davanti a me, Yoh Asakura! >>

<< Sì, Anna! Perdonami! >> piagnucolò lui.

<< Vieni Tamao, entriamo. >>

La ragazzina annuì servizievole e raccolse le valige che Yoh aveva mollato a terra prima di seguirla.

<< Yoh, va tutto bene? >> chiese Manta aiutando l'amico ad alzarsi.

<< Sì, tutto okay... >>

<< Certo che i poteri di tuo nonno sono davvero incredibili! Siamo arrivati qui in poche ore, mentre io e Ryu ci abbiamo messo un'eternità! >> [Sì, circa due capitoli contro un paio di righe! Comodo!NdMao]

Anna non aspettò che Tamao la raggiungesse trascinandosi dietro i bagagli, e aprì la vecchia porta di pino con un regale giro di chiavi.

Sfortunatamente, la vista che le si presentò davanti non fu altrettanto *regale*.

Tsukay se ne stava letteralmente "appesa" allo schienale del divano a fare zapping con aria annoiata e occhiaie tanto profonde che sembrava che gli occhi le sarebbero scivolati sulle guance da un momento all'altro, mentre sgranocchiava alcuni biscotti al cioccolato, senza curarsi delle briciole che cadevano senza posa sul divano.

Horo Horo era in cima alle scale, ancora bagnato e chiaramente appena uscito dalla doccia, unico pudore: un asciugamano striminzito avvolto intorno alla vita. Chiamava a gran voce la sorella, per motivi ignoti.

Pirica sbucò proprio in quel momento dalla cucina, coperta di porridge da capo a piedi (probabilmente era la prima volta che si cimentava nell'impresa culinaria), e gettò al fratello uno sguardo esasperato.

La casa era ridotta un obbrobrio.

Anna fissò i tre, e i tre fissarono Anna.

I loro sguardi passarono dalla noia, all'attonito, al terrore puro.

Tamao fece otto passi indietro.

Non ci è dato sapere cosa accadde in seguito alle strazianti grida dei tre ragazzi.

Continua...

 

Ringrazio tutti quelli che hanno commentato fin ora.

Non so quanto il prossimo capitolo si farà attendere purtroppo.

Sto attraversando un lungo e odioso blocco.

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Capitolo 17
*** Kaori's doing well! ***


Sto perdendo questa storia

Sto perdendo questa storia.

Qualcuno la riaccenda, per favore.

 

Capitolo 16_  Kaori's doing well!

 

<< Aspetta Yoh, non puoi entrare lì!! >>

Horo Horo si esibì in un balzo da cinque metri e mezzo saltando gli ultimi tre gradini della rampa e atterrando (a faccia a terra) tra Yoh e il fusuma.

<< Ma perchè? >> chiese Yoh vagamente sorpreso. << E' la mia stanza. >>

<< Sì, certo, lo so, ma... >>

Lo sciamano nordico si mordicchiava il labbro inferiore e si strofinava il bernoccolo con forza, ma non rispondeva.

<< Ehi, amico? Mi senti? >>

<< YOH!! >>

Tsukay afferrò un braccio del ragazzo, trascinandolo lontano dalla porta.

<< Devi capire... >> si affrettò a scusarsi. << Non ci aspettavamo che tornaste oggi, quindi la stanza è ridotta peggio di un porcile! >>

Lanciò a Horo Horo un'occhiata di puro disgusto per sottolineare di chi era la colpa, e fu uno sguardo talmente sentito, che Yoh non colse la nota di simulazione.

E quasi non la colse nemmeno Horo Horo.

<< Ehi, non c'è problema. >> disse il moro sorridendo e staccandosi gentilmente dalla presa quasi spasmodica dell'amica. << Metto a posto io. >> concluse con semplicità.

<< Er... No! Dai, è colpa nostra, ci pensiamo noi! >> disse Tsukay con voce incredibilmente acuta.

Il ragazzo dell'Hokkaido annuì con vigore.

<< Davvero, ragazzi, non c'è problema... >>

<< Oh, sì invece! >> intervenne Anna.

Era appoggiata al corrimano in cima alle scale, e fissava gli sciamani con sguardo severo.

<< Puliscono loro. Tanto per cominciare. >>

Tsukay e Horo Horo non erano mai stati tanto felici di ricevere un ordine.

<< Ovviamente! E' il minimo che possiamo fare! >>

Con un ultima glaciale occhiata, l'itako si voltò facendo elegantemente volteggiare i suoi capelli biondi e la sciarpa rossa.

<< Tu, Yoh, vieni con me. Ho un nuovo programma di allenamenti. >>

<< Cosa...? Anna... ti prego... >> protestò debolmente il ragazzo, ma la stava già seguendo in giardino.

Quando entrambi furono spariti al piano inferiore, Horo Horo aprì silenziosamente il fusuma e sgattaiolò nella stanza, immediatamente seguito da Tsukay.

 

La ragazza si richiuse i pannelli alle spalle sospirando.

<< C'è mancato davvero poco... >> sbuffò il ragazzo nordico gettando un'occhiata bieca al ragazzo cinese che dormiva beatamente nel futon.

<< Ti sbagli, non c'è mancato niente... >> lo corresse l'altra inginocchiata sulla soglia.

<< Cosa intendi dire? >>

<< Anna se n'è accorta. >>

<< No... >>

<< Sì. >>

I due si scambiarono uno sguardo rassegnato.

<< Che facciamo? >>

<< Non ne ho idea... >>

Horo Horo si lasciò cadere seduto, dondolando nervosamente il piede sul tatami.

<< E' tutta colpa tua! >> proruppe seccato. << Perchè cazzo abbiamo dovuto portarci dietro questo qui? >>

<< Non rompere, Horo Horo. >>

Lui la guardò torvo.

Dopo quella notte al cimitero, quella era la seconda volta che lo chiamava per nome senza aggiungere il "kun".

<< Sai, adesso che ci penso con chiarezza e lucidità... >>

<< Ah, così tu pensi perfino! >>

<< ...non me ne frega niente di sapere perchè quella pazza scatenata cercava 'sto qui. Consegnamolo a Yoh e tanti saluti. >> disse il ragazzo ignorandola.

Ancora una volta i due sguardi si fronteggiarono.

<< No. >>

<< Ma perchè?! Cosa ti lega a lui?! >>

<< Ragiona! Di questi tempi, i cimiteri sono luoghi molto frequentati da sciamani stranieri a caccia di spiriti. Se l'avessimo lasciato lì sarebbe stato trovato da qualcun'altro e sarebbe stato ucciso, o forse avrebbe ucciso lui, ma comunque la voce di un omicidio sciamanico al di fuori del torneo a Tokyo si sarebbe sparsa velocemente tra i partecipanti... >>

<< E allora? >>

<< Allora un gran numero di avversari si sarebbe riversato in quel cimitero per capire cosa diavolo sia successo, e l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un incontrollabile afflusso di avversari vicino a noi. >>

<< Una bella seccatura, sì. Ma anche se fosse? >>

<< Qualcuno potrebbe averci visti l'altra notte, e comunque verremmo coinvolti. Non ho voglia di altri problemi. >>

Horo Horo la guardò sospettoso.

<< Non credo a una sola parola di quello che hai detto. Ma se vuoi proteggere quello spirito da occhi indiscreti, fa' pure. >>

Tsukay vacillò.

La realtà era diversa in effetti.

Lo sciamano aveva intuito il motivo principale, ma non era solo quello.

Non sapeva se si trattasse davvero della presenza di quel cinese, ma quella notte non era stata tormentata dagli incubi.

<< Io ti ho detto la verità. >> mentì spudoratamente, ma con fermezza.

<< Okay, non importa. >>

Come sapeva, lui, che non stava dicendo altro che menzogne?

L'aveva giudicato uno stupido, e uno stupido era. Doveva essere uno stupido, perchè lei, su queste cose, non si era mai sbagliata.

Forse non era riuscita ad essere davvero convincente, o la scusa che aveva usato era davvero assurda.

Si portò le ginocchia sul petto e le abbracciò.

Ultimamente aveva preso l'abitudine di portare sempre il kimono quando era in casa, e in quel momento il kimono le scivolò sulle gambe scoprendole le coscie.

Una fugace occhiata del ragazzo le fece riassestare la veste con un gesto stizzoso.

<< Bè, che facciamo? Continua a dormire imperterrito. >>

<< Sì, ma se lo svegliamo potrebbe dare di matto e distruggere tutto. E' piuttosto violento, e non credo gli piaccia parlare. >>

Tsukay storse il naso cercando una soluzione veloce e silenziosa.

Buttarlo fuori mentre era ancora privo di sensi? Inutile, oltre che stupido.

Ucciderlo nel sonno? Non sarebbe stata una cattiva idea, e avrebbe potuto evitare fastidiose implicazioni future... Ma poi avrebbero avuto un cadavere da spiegare e nessuna informazione in più.

Svegliarlo per ricavare informazioni. Per poi trovarsi con uno sciamano impazzito con manie omicide.

Aprì la bocca per esporre il vuoto della sua mente, ma prima che potesse anche solo articolare una qualsiasi frase sensata, un fracasso infernale di grida, piatti e posate che s'infrangevano a terra li investì.

<< Ma che diavolo...? >>

Si alzarono di scatto da terra e si precipitarono a impugnare le loro armi.

Kibya e Kororo comparvero immediatamente al fianco dei loro padroni.

 

 

...1000 years ago...

 

Sulle Cascate era scesa la sera, ma non vi era silenzio.

E nemmeno tenebra.

Migliaia di minuscole luci si posavano elegantemente sulla superfiie dell'acqua, emettendo suoni impercettibili sotto il rumore delle Cascate che precipitavano nel fiume.

Ma Momoya poteva sentirli.

 

Erano sottilissime risate, tanto cristalline da assomigliare a gentili rintocchi di quarzo.

Fuochi Fatui.

Volteggiavano sulla corrente irruenta e illuminavano il buio della notte donando preziosi riflessi a ogni molecola d'acqua presente intorno alla ragazza.

 

E lei, che non era mai emersa del tutto, galleggiava abbandonata come una bellissima ninfa, mentre i Fuochi le intrecciavano i capelli dorati o danzavano sul suo corpo, guarendo la sua pelle con un semplice tocco.

Perchè quello era un luogo incantato, presieduto da uno dei grandi Spiriti della Natura.

<< Voglio vederlo. >> sussurrò lei. << Voglio vedere Spirit of Wind. >>

I fuochi più vicini si fermarono per un attimo ad osservarla.

Poi uno di loro parlò.

<< Chi sei tu, ninfa, a cui è stato accordato l'accesso in questo luogo sacro, e chiedi di vedere lo Spirito? >>

<< Mi chiamo Momoya, e mi sono contrapposta a tutti coloro che hanno tentato di impedirmi di entrare. >>

Calò il silenzio più totale, e i Fuochi Fatui si ritrassero quando lei si mosse, toccando il fondo con i piedi.

Alcuni di loro si sollevarono dalla superficie e si unirono, agglomerandosi in un unico essere formato da centinaia di piccole luci.

Gli altri si raggrupparono intorno, inchinandosi a lui.

<< Hai sfidato gli spiriti guardiani per entrare? >>

Anche la sua voce era l'unione di quelle dei Fuochi, e gli conferiva un tono mistico.

Chiaramente, fino a un attimo prima che lei parlasse, avevano pensato che fosse un'innocua ninfa.

<< Sì. E li ho sconfitti. >>

Numerosi mormorii sconnessi, messi a tacere da un regale gesto dell'Essere.

<< Perchè sei venuta, umana? >>

Questa volta c'era un tono di minaccia nella sua voce.

<< Ciò che voglio, è solo ottenere la collaborazione dello Spirito. Che accetti di combattere al mio fianco per il mio signore. >>

Alcuni urlarono, altri scomparvero.

Sembravano tante fiammelle agitate, e alcune si spegnevano improvvisamente.

Anche l'Essere si allontanò un poco.

<< Vattene! Non sei la benvenuta! >>

Ma la notte stava facendo di Momoya una creatura sua.

Il buio che l'avvolgeva cominciava a penetrare nel suo corpo, nei suoi occhi.

Come quella volta che era scomparsa davanti agli occhi di Mid Night o aveva recuperato il Quarto Sigillo.

Gli occhi viola assunsero una scintilla crudele.

I Fuochi Fatui si resero conto troppo tardi di cosa stava succedendo.

Bruciarono insieme, divorati dalle loro stesse fiamme, dalle fiamme degli occhi di lei, dando vita ad un unico straziante urlo di terrore che ancora rieccheggia per quelle foreste.

Le civette e i rapaci volarono lontano e i lupi ulularono atterriti quella notte.

 

E da quella notte, quel luogo incantato sarà buio per sempre.

***

Appena riuscita a varcare di nuovo la soglia di casa Asakura l'aveva saputo.

Ren Tao si trovava lì.

L'odore del suo furyoku era diventato inconfondibile per le sue narici, così come il fetore del suo proprietario.

<< Avete un fottuto cinese qui? >>

Anna scosse la chioma bionda e squadrò la nuova arrivata.

<< Hai frantumato un servizio da tavola piuttosto pregiato, carina. >>

La ragazza si passò una mano tra i lunghi capelli corvini, e masticò rumorosamente la gomma che teneva in bocca.

<< Non me ne frega niente. >> rispose serenamente, scrutando tranquilla i ragazzi che aveva davanti.

<< Non permetterti di rivolgerti a me con questo tono. >> disse l'itako, diventando pericolosamente calma.

<< Io parlo come mi pare. Allora, questo cinese? >>

Anna fece scorrere le dita sulle perle che portava al collo, saggiando l'effetto che avrebbe fatto usarle, poi ci ripensò e afferrò Yoh, spingendolo in avanti.

<< Uccidila nel minor tempo possibile. >>

Il ragazzo sospirò rassegnato.

<< La sconfiggo, ma non la uccido. >>

<< Come ti pare, a ucciderla ci penso io. >>

<< Tu sei... >> mormorò per la prima volta Pirica, gli occhi fissi sui frammenti di vetro sparsi sul tatami. << Perchè sei tornata? >>

<< La conosci? >> chiese Yoh appena sorpreso.

Infondo tutto ciò non gl'importava granché.

<< Sai cosa significa questo? >> chiese Anna al fidanzato. << Significa che questa stronza era già entrata in casa nostra, e loro l'hanno lasciata fuggire come se niente fosse. >>

La sua ostilità sembrava rivolta a Pirica, più che alla sconosciuta.

<< Sì, sono già venuta qui. Ma non c'era ciò che cercavo, ed ero un po' sovraeccitata. >> chiarì la mora. << E poi ho trovato solo un'altra sciamana ad accogliermi... >>

<< Parli di me? >>

Tsukay era in piedi davanti al fusuma, lo Yukanyo sfoderato tra le mani e lo sguardo corrucciato. Al suo fianco, Horo Horo, proteso in avanti, accarezzava il suo snowboard.

<< Esatto, quei due li ho già visti. >>

<< Cosa vuoi? >>

<< Siete tardi! >> scattò la ragazza esasperata, togliendosi la gomma dalla bocca e schiacciandola sulla credenza.

<< Il cinese! CI-NE-SE! >> scandì per l'ennesima volta.

Horo Horo rimase un attimo in silenzio, poi, ignorando completamente l'intrusa, si rivolse a Tsukay.

<< Ehi, ecco la soluzione! Diamolo a lei! >>

Tsukay voltò lo sguardo verso l'amico.

<< Cosa...? Bè... >>

Prima che potesse rispondere, un veloce spostamento d'aria le ricordò che non era quello il momento di discutere.

Fece roteare il bastone sopra la testa, caricando un fendente che sarebbe stato micidiale se avesse avuto l'occasione di usarlo, ma la katana della sconosciuta si era già scontrata con l'Harusame di Yoh.

<< Allora ci pensi tu? >> chiese lo sciamano nordico, appoggiandosi allo snowboard, con aria quasi annoiata.

Il ragazzo moro annuì, e le due armi si scontrarono nuovamente, producendo orribili suoni metallici.

<< Mi domando cosa credi di fare da sola contro un'itako e tre sciamani. >> sorrise Anna strafottente.

Gli altri due rimasero fermi sulla soglia della cucina, le armi in pugno, nel remoto caso che ci fosse stato bisogno di un loro intervento.

<< Dai, Yoh! Vediamo quanto sei migliorato! >> lo incitò Horo Horo spostando il peso da una gamba all'altra, eccitato dallo scontro.

La ragazza dai lunghi capelli neri sbuffò e provò a scattare a destra per scivolare alle spalle di Yoh, ma fu prontamente bloccata.

<< Senti, vuoi combattere o no? >>

<< Non voglio combattere con te, voglio solo quel ragazzo! >>

Poi serrò le labbra e si buttò a sinistra. Yoh le tagliò pigramente la strada con l'Harusame, ma quando dei freddi schizzi di sangue lo colpirono in pieno viso indietreggiò per la sorpresa.

La spada era affondata nella spalla della ragazza, perchè quella non aveva alzato la sua katana per difendersi.

<< Ma cosa... >>

L'intrusa non emise un gemito e si fiondò rapidamente tra Tsukay e Horo Horo, che le sbarrarono la strada con le loro armi. E anche sta volta queste incontrarono senza difficoltà la carne della sciamana, che tuttavia non rallentò la sua corsa.

Horo Horo fece per trattenerla, ma a un cenno di Anna si fermò.

<< Lasciala passare. >>

Stupefatti e impressionati, i due ragazzi sciolsero l'oversoul e lasciarono che la strana ragazza salisse le scale a velocità impressionante senza dire una parola.

<< Che diavolo stava facendo?! >> gridò Horo Horo. << Non la inseguiamo? >>

<< Non hai capito stupido? A quella non interessa di farsi del male. Le basta arrivare dal vostro cinesino. >>

L'itako afferrò il fidanzato per la maglietta e lo scaraventò fuori dalla stanza.

<< Quella ha capito subito di che pasta sei fatto! Ti è bastato vedere che la stavi uccidendo e ti sei fermato! >>

<< Non sarebbe stato giusto... >>

<< E' giusto quello che sta facendo lei?! >>

Anna stava seriamente perdendo la pazienza.

Lanciò uno sguardo furioso agli altri presenti.

<< Tao Ren si deve scontrare con Yoh tra qualche giorno! Cosa pensavate di fare tenendolo qui? >>

<< E' per via di uno spirito anomalo... >> cominciò timidamente Tsukay, ma fu zittita immediatamente.

<< Non mi interessa. Buttatelo fuori insieme alla sua amica! >>

I due ragazzi decisero che era meglio non discutere, ricrearono velocemente l'oversoul e salirono al piano superiore.

***

Forse li aveva sottovalutati.

I colpi che aveva ricevuto non erano mirati a ferirla, ma solo a bloccarla. Eppure aveva perso molto sangue. Troppo.

Tuffò il suo sguardo appannato nei grandi occhi gialli di Ren Tao. Avevano un luce crudele. Ed erano aperti.

<< Ren Tao. Finalmente... >>

La sua voce tremò di rabbia, si morse un labbro in profondità, fino a staccarne quasi un pezzo.

Il cinese le sorrise beffardo.

<< Mi dispiace non poter ricambiare il saluto... a quanto pare hai atteso tanto tempo per incontrarmi. Ma vedi... Io non ho idea di chi tu sia. >>

Il sangue della ragazza gocciolava placido sul tatami, formando varie macchie scure sul pavimento.

<< Il mio nome è Kaori. Kaori Horaki. >>

Kaori tossì sangue e catarro, il che le aumentò l'emorragia sulla spalla e la costrinse a scivolare a terra.

<< Non mi dice nulla. >>

<< Lo so. >> ansimò quella, sorridendo appena. << Lo so e non m'importa. >>

<< Allora cosa vuoi? Combattere? In quelle condizioni? >>

Il ragazzo rise, sinceramente divertito.

Le sue risa erano per lei una lama molto più affilata dell'Harusame, o della sua katana.

Erano odio.

Ciò che lei aveva allevato, quasi con amore, per tutto quel tempo, ciò che l'aveva mantenuta in vita così a lungo.

Ciò che l'aveva spinta a non morire per dieci anni.

E ora, ora doveva ucciderlo.

Strinse la sua katana.

Lui non avrebbe mai potuto sconfiggerla, no.

Scoppiò a ridere.

<< Ren Tao. >>

Tsukay era entrata nella stanza, e fissava gelida lo sciamano.

<< Adesso vattene e fatti vedere solo il giorno della sfida. >> ordinò.

Il suo tono era calmo, piatto. I suoi occhi vuoti e sconfitti.

<< Va' via. >> scandì.

Ren scattò in piedi, livido di rabbia. L'aveva riconosciuta.

<< Tu...! Tu non mi hai sconfitto! Non sei stata tu! >> gridò fuori di sè.

<< Ma posso farlo adesso! >>

Tsukay portò lo Yukanyo davanti a lei, Kibya aizzò un oversoul argentato, più potente di quello che lui aveva visto due sere prima.

<< Non credo che tu sia già in grado di combattere dopo la caduta dell'altra notte. >>

La ragazza ferita guardava i due sciamani fronteggiarsi, senza capire.

Poteva notare l'incertezza nel volto di Ren e la rabbia repressa nell'espressione della sua avversaria.

<< Tsukay, tutto apposto? >>

La voce di Yoh risuonò limpida dal piano inferiore.

Gli occhi scuri della sciamana non abbandonarono un attimo il cinese, mentre lui si avvicinava alla finestra e l'apriva.

<< Me ne vado solo perchè c'è lui, e la nostra sfida non è fissata per oggi. >>

Tsukay sorrise.

<< E' bello vedere che hai senso dell'onore. >>

Il ragazzo uscì senza aggiungere altro.

***

Anna non disse nulla mentre Pirica e Manta medicavano la ragazza.

Kaori non oppose resistenza, si lasciò spogliare, disinfettare e fasciare, ma aveva comunque perso troppo sangue. Così la ragazza Ainu l'accompagnò all'ospedale più vicino.

<< Come ha detto di chiamarsi? >> chiese l'itako sfogliando una rivista, senza troppo interesse.

<< Kaori. >>

<< Scusate, forse non ho capito bene... >> intervenne timidamente Manta. << Potete ripetermi perchè si è lasciata colpire in quel modo? >>

<< Per coglierci di sorpresa e proseguire, credo. >> rispose Tsukay dubbiosa.

<< Sì, ma che senso aveva? Se non ho capito male il suo obbiettivo era uccidere Tao. Come avrebbe fatto ridotta così? >>

<< Credo che queste domande dovremo porle direttamente a lei quando tornerà. >> disse Yoh, sedendosi accanto agli amici.

<< Yoh, sei sicuro di volerla tenere qui? Non sembra una ragazza ben disposta... >> cominciò la sciamana guardandolo.

<< Neanche tu lo sembravi all'inizio. >>

Sorrisero al ricordo.

<< Potremo ricavarne delle informazioni su Ren e poi lasciarla andare. Comunque la rivedremo al torneo, se supererà le eliminatorie. >> gridò Horo Horo dalla cucina.

<< Mah, quando quel tizio se n'è andato, si è come spenta... >> riflettè il moro.

<< Tutto, purché non sia disordinata quanto Tsukay o Horo Horo e non cerchi assiduamente di ucciderci. >> concluse Anna alzandosi e salendo le scale.

Avrebbe dovuto ricordare a Yoh che casa Asakura non era un rifugio per sciamani in difficoltà.

Prima o poi.

 

Tsukay raccolse lo Yukanyo, lo ripose nella sua custodia e se lo caricò in spalla.

<< Esci? >> chiese Manta, soffocando i suoi timori. << Non hai paura d'incontrare...quello lì? >>

<< Non preoccuparti. Anche "quello lì" avrà voglia di prendersi una pausa, immagino. >> rispose lei sorridente.

<< Dove vai? >>

<< Farò un salto in ospedale. Pensavo di dare il cambio a Pirica. >>

Manta annuì,e la ragazza uscì nel vialetto.

<< Perché vuoi parlare con Kaori da sola? >>

Kibya comparve accanto a lei, fluttuando nella calda aria estiva

<< Perché conosci sempre esattamente tutte le mie intenzioni? >>

<< Perché se non fossi pazza come te, non riusciremmo a creare nessun over soul. >>

<< Credo che acceterò la tua risposta. >>

Tsukay sorrise.

<< E quindi...? >>

<< E quindi voglio parlare con lei da sola perché mi sentirei più a mio agio. >>

<< Pensi che potrebbe dirti cose che altrimenti non direbbe? >>

<< In parte. Perché entrambe stiamo cercando una persona a cui vogliamo fare del male. >>

Era la prima volta dopo molto tempo che Tsukay vi accennava.

Lo spirito esplorò a fondo la sua espressione distesa con lo sguardo, ma non vi trovò menzogna.

Camminarono in silenzio fino all'ospedale.

***

<< Vuoi qualcosa da bere...? >>

Pirica guardò la ragazza, tormentandosi un ciuffo di capelli azzurri. Perché era lì? Cercava di essere carina con un'avversaria di suo fratello, l'aveva portata in ospedale. Ma era necessario perfino che ci parlasse?

Kaori, così aveva detto di chiamarsi, scosse appena il capo, tornando a guardare fisso davanti a sé, un attimo dopo.

Non si degnava nemmeno di risponderle, quindi non era necessario continuare a parlarci.

<< Bè, se non hai bisogno di niente me ne vado. >> disse rigida, raccolse la giacca e mise una mano sulla maniglia della stanza.

Ma le stanze in ospedale lei, le aveva sempre detestate.

<< Queste camere sono orribili. >>

Kaori mise finalmente a fuoco la sua immagine, piegò leggermente la testa da un lato, lasciando che i lunghi capelli corvini le ricadessero sulla spalla destra.

<< Perché me lo dici? Lo trovo un po' indelicato da parte tua, contando che dovrò passare i prossimi tre giorni proprio in questa stanza. >>

<< Io dico quello che mi passa per la mente. Sempre. >>

La mora annuì.

<< Allora sentiamo. Non ti faccio paura? >>

Pirica sospirò, si voltò lentamente e si appoggiò alla porta.

<< No, mi fai impressione. >>

<< Sono folle. Pazza. Questo non ti spaventa? >>

<< No. >>

<< E come mai? >>

<< Non lo so, suppongo che se tu avessi voluto farmi del male l'avresti già fatto. >>

Si guardarono negli occhi per qualche secondo, poi la ragazza Ainu uscì senza aggiungere una parola.

Lei e Tsukay si incontrarono nel corridoio.

<< Mi dai il cambio? >>

Tsukay sorrise.

<< Diciamo così. >>

<< Non è una tipa molto socievole comunque. >>

<< Sopravviverò. >>

La sciamana si fece indicare la camera e vi entrò, sicura, discreta.

<< Proprio tu. >> disse Kaori senza guardarla, non appena fu nella stanza.

<< Volevi parlarmi? >>

La ragazza trascinò una sedia al fianco del letto.

<< Tu volevi parlarmi. >>

<< E' vero. >> ammise Tsukay tranquilla. Raccolse i lunghi capelli in una coda e poggiò lo Yukanyo a terra. << Come facevi a sapere che Tao Ren era in casa Asakura? >>

<< Asakura, eh? Quante persone deve attrarre questo cognome. Persone pericolose. >>

<< Ti sembro pericolosa? >>

<< Non sono sicura che tu alloggi in quella casa a causa del nome del proprietario. >>

<< No, infatti. >>

Kaori si lasciò affondare nel cuscino, rilassata.

<< Vi ho visto al cimitero, mentre combattevate. >>

<< Ma eri già venuta a casa nostra. >>

<< Ah, già... >>

La ragazza ridacchiò.

<< Quella volta ero sotto l'effetto di psicofarmaci. Come sai, io stavo cercando quel Tao. Gli Asakura sono la più grande famiglia sciamanica del Giappone, i Tao quella della Cina. Non ricordo bene che strano collegamento mentale mi abbia spinto a fare irruzione nella vostra soffitta. >>

<< Quindi quando hai visto me e Horo Horo al cimitero, ci hai riconosciuto e sei tornata. >>

<< Sì. >>

<< Me se c'eri anche tu quella notte, perché non hai attaccato Tao Ren in quel frangente? >>

<< La tomba. >>

<< Cosa? >>

<< Avevo capito che c'era qualcosa che non andava in quella tomba, quella di cui lo spirito dicono abbia già raggiunto il Nirvana. >>

<< Come facevi a saperlo? Non si avverte nessuna presenza spirituale, non c'è nessuno spirito. >> disse Tsukay, improvvisamente turbata.

<< Ciò che dici è vero. Ma mi era già capitato di vedere strane morti in quel cimitero. >>

<< Non ho sentito di nessun altra morte misteriosa avvenuta nei dintorni... >>

<< Oh, ma io non parlo di sciamani o esseri umani. >>

Tsukay la guardò interrogativa, mordendosi il labbro inferiore.

<< Topi, scarafaggi e altri piccoli animali che hanno osato camminare su quel tumulo. Tutti morti sul colpo, senza una causa. >>

<< Osservi i topi e gli scarafaggi di un cimitero...? >>

Un ghigno deformò le labbra della ragazza mora.

<< Tu non conosci la mia vita, la mia esistenza, i miei perché. Non cercare di capirli. >>

Kibya comparve alle spalle della padrona, in guardia, pronta ad assimilarsi allo Yukanyo se fosse stato necessario.

Sta calma. Non combatteremo adesso.

Il pensiero di Tsukay la raggiunse nitido e deciso.

<< Perché vuoi uccidere Tao Ren? >>

Kaori tornò a fissare i suoi occhi neri sulla porta, riprendendo il suo atteggiamento indifferente.

<< Mi dispiace deludere la tua sete di sapere, ma si tratta della più banale delle vendette. I Tao hanno sterminato la mia famiglia. >>

<< Perché l'hanno fatto? >>

<< Avevano paura di noi. >> rispose Kaori, glaciale.

<< Se è così, perché dovresti mirare a Ren che avrai comunque occasione di incontrare durante lo Shaman Fight? >>

L'altra sciamana si voltò, il volto contratto dalla rabbia.

<< Non aspetterò di incontrarlo sul campo di battaglia. >>

Tsukay stava per rispondere, ma il cellulare squillò prepotente nella sua tasca. Insistente, lamentoso.

<< Scusami. Avremo modo di continuare il nostro dialogo in un altro momento. >>

<< Certo, tanto per i prossimi tre giorni sono bloccata qui, grazie a te e ai tuoi amici. >>

Tsukay raccolse il bastone e uscì dalla stanza.

<< Pronto? >>

<< Ehi Tsukay! Sono Tamao. >>

<< E' successo qualcosa a casa? >>

<< No, sono rientrata da poco, mi hanno raccontato l'accaduto. >>

<< Per fortuna. Allora che c'è? >>

<< Senti... >>

La ragazza dall'altra parte del ricevitore abbassò la voce, come se fosse preoccupata che qualcuno potesse sentirla.

<< Mi stavo esercitando nel kokkuri, e...bè... Credo che ci sia qualcosa che dovresti sapere a proposito di quella ragazza, Kaori. >>

<< Io? Puoi parlare direttamente con Yoh ed Anna, Tamao, non... >>

<< Credo che sia tu a doverlo sapere per prima. >>

<< Perché? >>

<< Perché nei confronti della prossima sfida di Yoh, pensandoci, sei neutrale. >>

<< Ma cosa significa? Vuoi parlare chiaro? >>

La sciamana si lasciò alle spalle l'ospedale, e si sedette all'ombra di un salice, nel cortile.

<< Ho avuto accesso a delle strane informazioni. >>

<< E come hai fatto? >>

<< Insomma, vuoi saperlo o no? >>

Tsukay sospirò.

<< Avanti, dimmi. >>

<< Forse Kaori non ci ha detto tutto. >>

<< No, veramente Kaori non ci ha detto proprio nulla. >>

<< Intendo dire...non ci ha detto tutto quello che era necessario dirci. >>

<< Hai finito di girarci intorno? >>

Tamao esitò. E infine sputò quello che aveva da dire tutto d'un fiato, nella cornetta del suo cellulare.

Tsukay si ritrovò a fissare l'erba davanti a sé, senza pensare, con lo sguardo stordito di Kibya appoggiato sui capelli biondo cenere.

Poi sorrise.

" Il nome completo di Kaori, è Kaori Tao. "

Ora sì che la cosa si fa interessante.

Continua...

 

 

 

ANTICIPAZIONI DEL PROSSIMO CAPITOLO:

 

.: Era come viaggiare nel mondo esterno abbandonando il proprio corpo. Vedeva con gli occhi dell'anima e dello spirito, ogni cosa sfumata di un azzurro leggero, e le informazioni che ricercava brillavano.

<< Questo è il mondo del kokkuri. >>

*

I profondi occhi gialli dell'avversario si fissarono sui suoi, senza lasciargli possibilità si sfuggire a quello sguardo.

<< Yoh Asakura. Questa notte, qui, tu morirai. >>

Altre iridi, arrossate da anni di agonizzante dolore, seguivano l'incontro.

Vuote come quelle di un morto, trasparenti come quelle di uno spirito. :.

 

Le eliminatorie dello Shaman Fight si avviano alla conclusione con l'ultimo incontro: Ren Tao vs Yoh Asakura.

Horo Horo, Kaori e gli altri si radunano alla cerimonia di apertura della seconda fase del torneo per seguire quell'ultima sfida.

Tsukay viene invece scaraventata nel mondo del kokkuri per scoprire qualcosa di più sulla misteriosa identità di Kaori e quello spirito misterioso apparentemente tornato dal Nirvana...

 

Capitolo 17:  Ask me if you're late

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Capitolo 18
*** Ask me if you're late ***


Darò un’ultima chance a questa storia

Darò un’ultima chance a questa storia.

Con questi ultimi due capitoli (il prossimo, conclusivo, è in arrivo) la chiuderò, per poi continuare il seguito con un’altra fanfic.

Per non lasciare questa incompiuta, un termine che odio, e dare un’altra possibilità alla trama che avevo ideato quasi quattro anni fa.

Ma, ahimé, non c’è nulla di certo.

 

Capitolo 17_ Ask me if you’re late.

 

Erano passati due giorni da quando Tamao aveva rivelato a Tsukay la sua scoperta, e nei momenti di tregua dall’allenamento, la ragazza aveva passato la maggior parte del suo tempo a chiedersi come la novizia del kokkuri avesse avuto accesso a quelle informazioni. Trascorse quello che le rimaneva per fare ulteriori ricerche sui Tao, ma finì per ripassare le vecchie nozioni.

« Niente. Niente di niente. » sbuffò lasciando cadere sulla scrivania l’ennesimo antico volume di famiglie sciamaniche.

« Nessuna traccia, nessun indizio, nessun albero genealogico che ci porti a una conclusione decente… »

« Forse questi libri sono troppo vecchi. » disse Tamao mentre ne sfogliava uno altrettanto massiccio.

« Non credo, in questo ho trovato un albero che comprendeva anche Ren. So che probabilmente “Kaori” è solo un nome falso, ma non c’è nessuna ragazza che possa avere la sua età, niente di niente. »

« Ehi, Ren aveva una sorella, giusto? »

« Sì, si è scontrata con Yoh tempo fa, me l’hanno detto. »

Tsukay rovistò tra i vecchi volumi sparsi sul tatami, e ne raccattò uno più grosso e polveroso degli altri. Trovò immediatamente la pagina giusta.

« Eccolo, il più completo albero genealogico della famiglia Tao che io abbia rinvenuto. »

Studiò gli ultimi rami.

« Umh, è lei. Jun Tao, una doshi. Dovrebbe avere circa diciassette anni, non può essere lei. E comunque Yoh l’avrebbe riconosciuta. »

Lasciò cadere il libro e si distese annoiata sul futon.

« Siamo ad un punto morto, Tamao-chan. »

La ragazzina parve esitare.

La guardò mordendosi il labbro inferiore, poi sospirò.

« Senti, io studio kokkuri da molti anni ormai, eppure sono ancora una novizia… Però, pensavo che…avresti potuto…provare…a usarlo tu, il kokkuri. »

L’ultima parte la pronunciò tutta d’un fiato. La sciamana si voltò sorpresa.

« È una cosa che si può fare? »

« Sì, ma occorre molto potere. »

che dev’essere tutto ciò che a me manca.

« Ah… Quindi, se ci provassi io, potrei ottenere altre informazioni? »

« Sì e no. »

Tamao aprì la borsetta rosa che teneva costantemente a portata di mano, e ne estrasse un libricino del medesimo colore.

« Che significa “sì e no”? »

« Beh… Hai mai usato il kokkuri? »

Un sorrisetto fatale si delineò sulle labbra dell’altra.

« Hai voglia di scherzare? Non so nemmeno cosa sia esattamente il kokkuri. »

« Okay… Ehm… » la ragazzina si morse le labbra. « È una forma di divinazione che si basa sulla raccolta psichica delle informazioni. »

« Oh. Ora si che è tutto chiaro. » commentò ironica Tsukay, deponendo il libro.

« Non so come renderti l’idea, dovresti provare… »

« Bene, proviamoci allora. »

Tamao annuì. Sfilò un tappetino rosso dalla borsa e lo adagiò atterra, attenta a non formare pieghe, scostando le pile di libri che invadevano il pavimento. Poi vi adagiò sopra la borsa stessa.

« Io funzionerò da catalizzatore… » mormorò, esitante. « Tu dovrai immergere la tua mente nell’immagine di quella ragazza e io… io ti manderò nel mondo del kokkuri. »

Tsukay s’inginocchiò accanto a lei, cercando di fissarla negli occhi.

« Siamo sicuri che non ci sia pericolo? »

« Tu potresti riconoscere le informazioni che a me mancano. »

Evitava di rispondere. Pessimo segno.

« Okay, facciamolo! » esclamò la sciamana, tentando di infondersi un po’ di coraggio.

Non aveva la minima idea di quello che stava per affrontare, e ciò la inquietava lievemente.

 

 

...1000 years ago…

 

« Per favore, mostrati! »

I grandi occhi viola di Momoya erano dilatati dalla supplica e dallo sforzo.

Inginocchiata su una grossa pietra di fiume, davanti alla cascata, sporca e ferita, teneva le mani giunte in segno di preghiera.

« Ti prego… » mormorò rivolta alle grandi Niagara.

Per tutta risposta, da una fessura nelle rocce si liberò un raggio di furyoku che la colpì in pieno petto, scaraventandola nell’acqua.

La ragazza riemerse per l’ennesima volta tossendo, con qualche graffio in più.

Non capiva. Sul serio non capiva perché Spirit of Wind continuasse a respingerla in quel modo.

Era abbastanza certa che la causa non fosse lo sterminio dei Fuochi Fatui che aveva inconsapevolmente attuato la prima notte.

C’erano momenti in cui non percepiva più se stessa, il mondo le vorticava dolorosamente nella testa, e qualcos’altro s’impadroniva di lei.

Come quando aveva recuperato il Quarto Sigillo, come quando aveva minacciato Mid Night, come quando aveva detto ad Hao di conoscere il modo per aprire la Stella a Cinque Punte.

Non era stata lei.

Scosse la testa e s’immerse nell’acqua fredda per scacciare quei pensieri.

Tutto quello che poteva fare ora, era raggiungere il villaggio dei Pache con Spirit of Wind.

La spiegazione più logica per cui lo spirito non collaborava, era che non la ritenesse all’altezza di manovrarlo.

Ormai erano già passati sette giorni. Non poteva permettersi di perdere altro tempo.

Si aggrappò di nuovo alla pietra sulla quale era inginocchiata poco prima e riemerse.

Riprese in mano la sfera che doveva fungere da veicolo e ricominciò la meditazione.

Spirit of Wind sarebbe stato suo.

A qualsiasi costo.

 

Non ho mai dubitato di farcela.

Sapevo qual era il mio destino.

Ti avrei raggiunto.

Sì…

L’avrei fatto.

*

Era come viaggiare nel mondo esterno abbandonando il proprio corpo. Vedeva con gli occhi dell'anima e dello spirito, ogni cosa sfumata di un azzurro leggero, e le informazioni che ricercava brillavano.

« Questo è il mondo del kokkuri. »

La voce di Tamao la raggiunse calda nella mente.

« Dove sei? » chiese Tsukay, colpita.

« Sono collegata a te perché ti sto tenendo la mano. Non puoi vedermi, ora. »

« Okay. Dimmi cosa devo fare. »

« Cercare informazioni sul passato di Kaori. Da quello che sono riuscita a capire io, Kaori è il suo vero nome, mentre il cognome “Horaki” è fittizio. »

« Come avevi avuto accesso a quelle informazioni? »

La ragazzina esitò.

« Mi ero spinta troppo oltre, fino ai confini con la Cina. »

« Ehi, io sto facendo fatica adesso. E non capisco nulla delle immagini che mi passano davanti. »

« È normale. »

« Allora perché non ci riprovi tu? »

« Quando l’ho fatto, stavo per perdere me stessa. Ho avuto paura. »

« Ma allora è pericoloso! »

Le immagini, già scolorite e molto confuse, si mischiarono ulteriormente negli occhi della sciamana.

« Non ti agitare! Bisogna restare calmi e avere fiducia in se stessi. »

« È una parola. »

Cercò di mantenere ferme le iridi, e viaggiò in lungo e in largo con il suo corpo privo di materia.

Si spingeva lentamente sempre più avanti.

« Stai andando benissimo! » la incitò Tamao, sorridente.

Tsukay sorrise, o almeno credette di farlo.

Proseguì.

Tao. Kaori. Ren.

Queste erano le parole su cui si concentrava.

Parevano esserci un’infinità d’informazioni su “Tao” e “Ren”.

Nessuna su Kaori.

Poi, una luce prese a brillare di più.

Tsukay la seguì.

Kibya non aveva potuto seguirla nel mondo del kokkuri, e senza di lei, le cose si rivelarono più difficili.

Ce la farò, si disse mentalmente.

Ma più si avvicinava a quella luce, più avanzare le risultava pesante e difficile.

Finché non fu abbastanza vicina, e allora quella fonte luminosa prese a tirarla a sé come una furia.

Cercò di resistere, presa dal timore.

« Tamao! »

Nessuna risposta.

« Tamao, dove diavolo sei finita?! »

Fu inutile.

Quella… cosa la risucchiò dentro, in un vortice di emozioni orribili e spaventose.

 

Tamao era stata sbalzata fuori dal collegamento.

Quando si era risvegliata, stava ancora stringendo le dita di Tsukay.

La castana, però, era stesa sul tatami, priva di sensi.

Provò a chiamarla, ma quella non si mosse. Respirava appena.

Colta dal terrore, si fiondò di sotto a chiamare Anna e Yoh, prima di ricordarsi che quest’ultimo era stato convocato per il suo ultimo incontro, e Anna non aveva voluto restare a casa ad aspettarlo.

« Preferisco andarmene. » aveva detto, con la sua solita espressione scocciata.

Stranamente, nemmeno Pirica e Horo Horo erano in casa.

« Che cosa faccio…? » biascicò, scivolando a terra, presa dallo sconforto.

Aveva paura di aver condannato a morte l’amica.

Si trascinò fino al frigo, e ne trasse una bottiglia d’acqua gelida, poi salì le scale, appesantita dal terrore di trovarla morta nella loro stanza.

Tsukay non era morta, respirava ancora.

Tamao le versò alcuni schizzi d’acqua sulle guance.

« Ti prego… ti prego, svegliati… » gemette, cominciando a piangere.

Come se l’avesse sentita, la ragazza ritornò in sé di colpo, sussultando e respirando affannosamente.

La più piccola sgranò i grandi occhi rosati, e passò qualche secondo immobile prima di abbracciarla di slancio.

« Tsukay! Mi hai spaventato a morte! » gridò, le guance rigate di lacrime.

La sciamana ci impiegò alcuni istanti prima di mettere nuovamente a fuoco la situazione.

Sorrise appena.

« Credo… di essere stata nella mente di Kaori. »

Tamao si staccò da lei e la fissò.

« Stai scherzando? »

L’altra scosse la testa.

« No. All’inizio mi respingeva, poi mi ha risucchiato. È stato orribile. Non ho mai visto tanta tenebra. »

« Come hai fatto ad uscire? »

« Credo mi stessi spingendo troppo in là, perché alla fine mi ha spinto fuori. »

Kibya comparve, fluttuando a pochi metri dal pavimento.

« Cos’hai saputo? »

Tsukay trasse un profondo respiro.

« Ren Tao e Kaori sono cugini. »

*

« Ci si rivede. » disse Yoh, allegro.

« Già. Finalmente. » sibilò lo sciamano cinese, impugnando già l’arma.

I due si fronteggiarono, ascoltando il frusciare del vento nella foresta circostante.

Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di un arancione brillante e nostalgico.

« Sembra che alla fine, solo uno di noi due passerà alla fase successiva. »

I profondi occhi gialli dell'avversario si fissarono sui suoi, senza lasciargli possibilità si sfuggire a quello sguardo.

« Yoh Asakura. Questa notte, qui, tu morirai. »

Altre iridi, arrossate da anni di agonizzante dolore, seguivano l'incontro.

Vuote come quelle di un morto, trasparenti come quelle di uno spirito.

 

 

…1000 years ago…

 

Nuda, infreddolita e stanca, Momoya fissava la cascata, decisa.

Nelle sue orecchie, il rumore assordante di acqua che incontrava altra acqua.

« Uccidimi. »

L’acqua continuò a scorrere.

« Uccidimi, e combatterò con te da spirito a spirito. »

Ancora nessuna risposta.

« Uccidimi! » gridò ancora la ragazza, sovrastando il frastuono.

Presa dalla foga, entrò in acqua, ignorando gli scogli appuntiti che le ferivano i piedi, e corse verso il Niagara.

Sotto la cascata.

Tanto forte da stordirla.

Uccidimi, fallo adesso.

E finalmente, lo spirito si mostrò.

*

Gli Oracle Bell suonarono.

Tutti quelli ancora attivi, presero a trillare insistentemente nello stesso istante, rumorosi come non erano mai stati.

« Ci siamo. » sussurrò Silva all’amico, dall’alto di un tetto.

« Sì. Ormai c’è solo un Oracle Bell che deve ancora attivarsi. »

Gli sciamani ancora in gara erano stati avvertiti.

Dovevano radunarsi. Erano pronti. La seconda fase del torneo stava per iniziare.

Tamao abbracciò Tsukay, prima che lei e Kibya uscissero di casa, correndo contro la sorte, felici e ansiose allo stesso tempo al punto di piangere.

Horo Horo riemerse dai boschi e andò a prendere la sorella, rimasta ad aspettarlo.

Ryu sorrise ed ammiccò all’indirizzo di Yohmei Asakura, mentre Mikihisa gettava uno sguardo distratto al suo polso.

Sciamani di tutte le età, di ogni razza e potenza, si avviarono alla grande arena di Tokyo.

Una lunga chioma scura venne scossa.

« Signor Hao…? »

« Dimmi, Opacho. »

« È ora. »

Sorriso.

« Già. Andiamo. »

*

Jun Tao si grattò il braccio, nervosa.

« Ti prego, padre. Devi ascoltarmi. Ren… »

Ren diventerà Shaman King.

Ren vendicherà la famiglia Tao.

Esitò.

Il mostro davanti a lei sembrò finalmente rivolgerle uno sguardo.

« Parla, se vuoi parlare. »

Muori, se vuoi morire.

Ma questo, i Tao non lo chiedevano mai.

« Ti chiedo di lasciarlo libero. »

L’essere gigantesco si mosse appena, nell’ombra.

« Libero? »

« Sì… » Jun si morse il labbro e continuò, decisa. « Tu non hai capito quanto gli ideali che gli avete inculcato da piccolo lo stiano facendo soffrire. »

Attese una risposta che non arrivò, quindi riprese parola.

« Lui in realtà è un ragazzo dolce e riservato, ma tutte le morti a cui ha dovuto assistere fin da bambino, tutto questo non gli ha insegnato altro che a distruggere tutto. »

Un sottile ringhio la raggiunse.

« Jun. Tu non credi più negli ideali di questa famiglia. »

« Io… »

« Pensi che quello che facciamo sia sbagliato. »

La ragazza abbassò gli occhi, spaventata e risentita.

Ma non si perse.

« È così. Mi dispiace. »

Sospiro.

« Quindi tu ti ribelli. Mi hai molto deluso, figlia mia. »

« Aspetta padre, io non… »

Prima che potesse finire la frase, una delle tombe agli angoli della stanza si scoperchiò, e un kyonshi balzò verso di lei, la lama che riluceva orribilmente.

Pyron si scaraventò nella stanza velocemente, demolendo il cadavere con un calcio un attimo prima che questo colpisse la doshi.

« Vedo che hai riparato il tuo giocattolo. » sibilò l’uomo.

« Jun, stammi vicino! »

Lei capì che ormai ogni possibilità di parlare con il padre era sfumata, e sfilò i talismani dal nastro sulla coscia, pronta a combattere.

Tutte le tombe si aprirono.

En Tao sogghignò, viscido.

« Vediamo quanto vali, figlia mia. »

*

« Sono entrambi fortissimi! »

Horo Horo si agitava davanti allo schermo, saltellando qua e là in preda all’eccitazione.

« Smettila fratellino, stai disturbando gli altri! » sbuffò Pirica.

« Che m’importa degli altri! Io voglio vedere l’incontro di Yoh e di quel cinese scorbutico! »

In quel momento, Ren dimostrò tutta la potenza del suo nuovo over soul con un colpo accecante che colpì in pieno l’avversario.

« Accidenti, Yoh! »

Tsukay dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non alzarsi dal suo tavolo e correre ad attaccarsi allo schermo.

Horo Horo non ci provò nemmeno.

« YOH!! »

Il colpo alla testa della sorella lo mandò al tappeto.

« Adesso smettila, hai gridato abbastanza! Siediti! »

Obbediente e dolorante, il ragazzo eseguì, prendendo posto vicino a Tsukay.

« Certo che Ren è davvero spaventoso. Mi chiedo ancora come tu l’abbia sconfitto… »

« Ti ripeto che non l’ho sconfitto! » disse la sciamana, esasperata. « Anzi, la sua potenza era nettamente superiore alla mia. Spero tanto che Yoh ce la faccia. »

Kibya e Kororo si voltarono a guardare la folla di sciamani dietro di loro.

Ce n’erano di davvero spaventosi.

L’ainu sorrise.

« Ce la farà, vedrai. Non per niente, mi deve la rivincita. »

« Già. E poi anch’io voglio combattere contro di lui. »

« Certo che vincerà. Yoh deve diventare Shaman King. » sorrise Manta.

Avrebbe voluto essere al fianco di Yoh, in quel momento, ma era stato lo sciamano stesso a chiedergli di aspettarlo al raduno.

Non voleva che venisse coinvolto, non di nuovo.

« Ma che diavolo dici?! Sarò io a diventare Shaman King! » sbraitò Horo Horo, senza accorgersi che, nel frattempo, il moro si era rimesso in piedi e aveva colpito Ren Tao, facendolo cadere dal cavallo bianco che si era portato dietro.

« Vi ricordo che ci sono anch’io. » s’intromise Tsukay, accigliata.

« Se, se. »

Lei gli scoccò un’occhiata ardente.

« Che vorrebbe dire “se, se?! Non mi ritieni in grado di diventare Shaman King, solo perché sono una ragazza?! »

« Beh… più o meno. »

« COSA?! »

La sciamana balzò sul tavolo e gli fece per allungargli un pugno. Lui si slanciò indietro per schivarlo, ma la sedia perse l’equilibrio e lo mandò lungo disteso.

*

 

Contemporaneamente, Yoh andò a terra un’altra volta.

Cominciava ad essere difficile, e il suo livello di furyoku calava pericolosamente.

Doveva trovare il modo di chiuderla al più presto.

« Arrenditi. » sibilò Ren Tao, mentre si avvicinava per vibrargli l’ultimo fendente. « Con me non hai speranze. »

Il ragazzo sorrise appena.

« Amidamaru? »

« Dimmi, Yoh. »

« L’ultimo colpo dovrà essere quello decisivo. »

Sentì lo spirito del samurai concentrarsi.

Poi, il ragazzo pronunciò una formula in cinese, e il suo oversoul si caricò di tutta la potenza del suo furyoku.

« AMIDARYU…! »

L’Harusame venne pervasa dal massimo del suo potere.

I due accecanti oversoul si scontrarono.

E la notte esplose.

 

Continua…

 

Che dire? Prima di tutto ringrazio di cuore la Shark e Krisma per aver commentato il capitolo precedente. Vi adoro!!

Ringrazio anche tutti quelli che mi hanno letto e i pochi che mi leggeranno.

Con il prossimo capitolo, ho intenzione di chiudere almeno la prima parte della storia.

Se l’ispirazione dovesse tornare, proseguirò con la seconda, che riguarderà interamente la famiglia Tao.

Il discorso finale, lo lascio per il prossimo capitolo! XD

=kiss=

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