Le chiavi per One Piece! - La leggenda dei re di Lacrima_00 (/viewuser.php?uid=125467)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le catene del destino ***
Capitolo 2: *** L'uomo che sapeva di essere morto ***
Capitolo 3: *** Il canto dell'uccellino ***
Capitolo 4: *** Il libro del Druvin Bideven ***
Capitolo 1 *** Le catene del destino ***
Capitolo 1 ricorretto
Le catene del destino
«Ace… Ace! Svegliati!» Una voce calda e femminile lo svegliò dal torpore.
«C... Ch-i... Chi sei?» Lentamente spalancò gli
occhi . Un immenso bagliore lo colpì all'improvviso.
All’interno di esso brillava di luce propria la forma esile di
una fanciulla, dai lunghi capelli argentei, adornati da un
bellissimo fiore di ibiscus, che risaltava i fiammeggianti
occhi scarlatti. Le sue gote erano tempestate da piccole
lentiggini, proprio come le sue pensò, osservandola bene.
Che si trattasse proprio di lei…
«Madr...e?!»
***
Dressrosa dopo la liberazione.
Allegre note risuonavano in tutto il palazzo, finalmente il vero
re era tornato. Tutti erano entusiasti, nobili e pirati, nemici ed
amici ad un solo banchetto, l’uno di fronte
all'altro, per festeggiare il ritorno di Re Riku e
l’annunciazione della principesse Violetta e Rebecca,
future eredi al trono. Il rumoroso tintinnio del cozzare tra una
posata e un calice di vetro, zittì tutto il brusio festivo
che si era creato nella stanza.
«Cappello di Paglia! Ciurma di Cappello di paglia!
Amici! Grazie per aver protetto la mia famiglia, aver
combattuto al suo fianco ed aver liberato questo paese da un drago
celeste. Grazie davvero... A tutti voi! Prometto solennemente, e
che voi siate testimoni di queste mie parole, io giuro che non
permetterò mai più a nessuno di cercare di distruggere
quest'isola e i suoi abitanti!» Annunciò Re Riku.
Il silenzio nuotava immutabile tra le panche dove i presenti erano
fermi con il capo chinato. Era difficile credere a quel breve discorso,
dopo ciò che era successo in passato. Difatti era quasi
impossibile che qualcuno accettasse di nuovo quella falsa
verità, fidandosi. Solo ad un certo punto una piccola persona in
fondo alla sala decise di alzarsi in piedi, o per meglio dire in
volo, e di gridare in faccia a tutti, ciò che pensava a
riguardo delle parole appena espresse.
«Lunga vita a Re Riku e alle principesse!»
Di seguito a lui altri della sua specie si aggiunsero in coro,
coinvolgendo man mano anche tutti i presenti esseri umani. Grida di
gioia invasero tutto l'immenso salone. Numerose lacrime iniziarono
a sgorgare e a riempire il volto della principessa Rebecca, non si era
mai sentita così amata dal suo popolo e tutto grazie a lui,
Monkey D. Rufy, il pirata più ricercato al mondo, che adesso
stava lì, seduto vicino a lei, a rimpinzarsi di cibo e a ridere,
scherzando con i suoi compagni. Quanto avrebbe voluto essere come
loro... Liberi... Di muoversi spostandosi per il mondo, alla ricerca di
avventure.
«Ehi Rebecca! Se quello non lo mangi posso prenderlo io?»
Rufy con una delle sue migliori espressioni raggianti, interruppe
i pensieri della principessa che se pur con le lacrime agli occhi,
sfoggiava uno dei più felici sorrisi.
***
Porto di Dressorosa, giorno seguente.
«Rufy, Law qui
è già tutto pronto, noi siamo pronti a salpare!»
Urlò Nami appoggiata alla sponda della nave.
«Si adesso arriviamo!» Rispose di rimando un seccato Rufy.
«Allora grazie
ancora per l'aiuto che ci avete dato Rufy, Law. Ma siete sicuri di non
volervi fermare un giorno in più? Anche oggi verrà
preparato un enorme banchetto...» Chiese speranzoso il Re.
«ENORMEE BANCHETTOOO!!! Law!?» Un Rufy ingordo osservava con la bava alla bocca il suo alleato.
«No Rufy, non
possiamo! I rifornimenti sono già stati collocati sulla Thousand
Sunny e siamo già pronti per salpare per il paese di Wa.»
Rispose Law afferrando per il colletto il capitano, spaesato di
già in una delle sue fantasie sulla carne.
La nave non impiegò
molto ad uscire dal porto e sbarcare in mare aperto. Finalmente la pace
e la solita tranquilla routine erano tornate, se così si
potevano definire. In cucina Sanji stava preparando i suoi migliori
manicaretti per farli assaggiare agli ospiti. Zoro aspettava il pranzo
con una serie di duemila flessioni sulle dita. Nami controllava le
mappe, chiedendo più informazioni sul regno di Wa a Robin e
impartendo ordini sulla rotta a Franky. Chopper chiacchierava
amichevolmente di medicina, con Trafalgar, che in qualche modo sembrava
essersi unito di più a quella combriccola di scalmanati, dopo
tutte le sconvolgenti rivelazioni sul suo passato nella famiglia
Donquijote. Usop era indaffarato su qualche sua nuova creazione
esplosiva- extrapiccante ed era intento a spiegarla a Brook, che non
capendoci una mazza, continuava a sorseggiare il suo tè
limitandosi ad annuire. Kin'emon e suo figlio osservavano il mare,
impazienti di ritornare al più presto sulla loro isola natale.
Era una bellissima
mattinata soleggiata, e Rufy oziava beatamente seduto nel suo posto
preferito, la polena, anche se questa volta non da solo. Erano passati
anni dall'ultima volta che si erano visti, e tutt'ora gli sembrava
davvero impossibile che lui gli si trovasse così tanto vicino.
No, questa volta non avrebbe permesso a nessuno di separarli, ne aveva
già perso uno di fratelli, non avrebbe retto anche una terza
presunta morte.
«Ehi, Sabo! Dimmi un
pò, quindi tu hai conosciuto Dragon? Quando ti ha salvato quella
volta...undici anni fa? Che tipo è mio padre?» Con
un filo di voce, come se stesse sussurrando, Rufy chino il cappello
sulla fronte e formulò la domanda che in quel momento gli
premeva di più, dopo aver scoperto il passato da rivoluzionario
del fratello.
«COSA?! TUO
PADRE?!?!! DRAGON IL CAPO DEI RIVOLUZIONA È TUO PADRE!?...
Rufy ma che stai dic... » Questa volta fu Sabo sconvolto da
questa rivelazione, ma lo sguardo che gli mostrò il fratello
minore, togliendosi il capello e iniziando ad accarezzare alcuni fili
di paglia, non mostrava segni di bugia o incertezza. Allora era vero
ciò che gli aveva riferito segretamente Ivankov. Rufy era il
figlio di Dragon.
«Bhè... Come
dire è un tipo di poche parole... Credo.» Rispose un
pò impacciato, arricciandosi dietro i biondi capelli.
L'espressione pensierosa
del minore, lasciava intravedere uno spiraglio di tristezza. "Rufy non
sai quanto mi dispiace di non esserti stato accanto, quando ne avevi
più bisogno!" Questo però non sarebbe mai riuscito a
dirglielo in faccia. «Ruf...»
«Capisco!» Lo
interruppe Rufy alzandosi in piedi, iniziando a stiracchiarsi. Sul suo
volto era comparsa di nuovo la solita espressione felice.
«L'importante è che tu sia vivo! Sono davvero contento di
averti ritrovato. Fratello!»
Non aveva parole in tutti
questi anni non era cambiato di una virgola, aveva ancora il suo
meraviglioso e contagioso sorriso in grado di abbagliarti con la sua
purezza.
«Si fratellino sono tornato.» Era davvero impossibile non gioire per la sua spontaneità.
«Oi capello di
paglia & company, spero che abbiate finito la vostra riunione
toccante, perché Sanji ha appena finito di cucinare i suoi
manicaretti e se non volete che li finisca tutti vi consiglio di
muovervi!»
«Rufy-senpaaiii!!!!
Sabo-senpaaii!!! Non vi preoccupate ne ho messi da parte un bel
pò per voi! Non permetterò che questo biondino vi lasci a
bocca asciutta.» Le voci litigarelle di Cavendish e Bartolomeo
invasero tutto il ponte e da lì a breve tutti scoppiarono in una
fragorosa risata, che durò fino alla fine del pranzo dato che
vedere mangiare Rufy e Sabo era un altrettanto spettacolo. Quei due
erano dei pozzi senza fondo. Fu il solo pensiero che albergò
nella mente di tutti in quegli istanti, possibile che in famiglia
fossero tutti così?
«Sabo se fossi in te
io mangerei con più calma, se non vuoi strozzarti.» Koala
preoccupata cercava di far rallentare il suo comandante, mentre per
Rufy c'era la solita Nami che con un pugno leggermente violento lo
atterrava e per poi chiedergli gentilmente di smetterla o a
quanto meno di trattenersi.
«Ohi... Nami mi hai fatto male!» Si lamentò Rufy per poi ricominciare ad abbuffarsi.
A lei non restava altro che sospirare miseramente pietà per la loro scempiaggine.
«A proposito Nami fra quanto arriveremo nel Paese di Wa?» Chiese repentina Koala.
«Direi che con questa velocità prima di domani dovremo già ormeggiare nel porto.» Spiegò Nami.
«Menomale.... siamo
stati fortunati grazie a voi e a questo passaggio potremo infiltrarci
tranquillamente in città senza essere scoperti.»
«Senpaiii, grazie
anche da parte mia e di Cavendish, per questo passaggio nel regno di
Wa, è un vero onore viaggiare con voi.» Bartolomeo e Koala
ringraziarono per la trecentesima volta la ciurma per la loro
gentilezza.
«Speriamo solo
di non trovare qualche ostacolo nel percorso che ho stilato.»
Rispose un pò intimorita la navigatrice.
«Su via Nami, non
essere così preoccupata questa volta nessuno ci
attaccherà e domani saremo sulla terra ferma, così
Kin'emon e suo figlio ritorneranno nella loro città e forse ci
faranno assaggiare tutte le specialità della carne del post...
ahi.. questa volta che ho fatto di male, Nami!?» Un secondo
bernoccolo spuntò sulla testa del moro. «Tu pensi sempre e
a mangiare!!!» Nami molto alterata, con gigantesche fiamme
uscenti dalla bocca, peggio di Sabo quando usava il potere del frutto
foco foco, iniziò di nuovo a prendersela, bistrattando un
pò più violentemente il capitano, impotente. La furia pel
di carota fu fermata solo da una fortissima scossa, che fece ondeggiare
pericolosamente la nave. «No, la mia carne! Nami se continui
così ci farai affondare.» Questa volta ad arrabbiarsi fu
niente meno che il capitano, che stava disperando per il buonissimo
cibo appena rovesciato in tutta la stanza. «Cretino non sono
stata io! Non è possibile che sia una tempesta... Stamattina non
ho registrato niente del genere...» Un forte boato si
sentì in lontananza, è una gigantesca palla di cannone
sfondò una parte di parete della cabina da pranzo, facendola
esplodere. Solo grazie a Law, che con la sua prontezza
riuscì ad attivare la Room trasportando tutti al di fuori, sul
ponte. Nessuno poteva credere a quello che stava accadendo. La Thousand
Sunny era arpionata da delle enormi catene, che la stavano issando su
per il cielo, e al di sotto di essa c'era un enorme imbarcazione con i
cannoni puntatili contro, probabilmente erano stati loro a sparare
quella cannonata. Tutt'ora stavano sparando, fortunatamente però
erano troppo in basso per far si che le altre palle di cannone
raggiungessero il vascello sospeso.
«Q-Que-ellaa
è la nave di Big Mom!!!!!!!!!!» Strillò la
navigatrice immersa nel panico insieme al piccolo Momonosuke, Brook e
Chopper al ricordo del loro primo incontro con quell'immensa struttura
navale.
«Ma che diavolo sta succedo?» Chiesero all'unisono lo spadaccino e il cuoco, con grande irritazione di quest'ultimi.
«Ohi! testa d'alga
non ripetermi le battute, sono stato chiaro?!» Inizio Sanji
impettendosi davanti a Zoro. «Non ripetermi tu, maledetto
epista-cuoco!!» Ribatté l'altro, al quanto stizzito per
l'insulto appena ricevuto.
«Sanji, Zoro,
smettetela di litigare e fate ciò che vi dico, anche voi Rufy,
Sabo, Law, Brook, Kin'emon, Cavendish, Franky, Usop, Chopper provate a
tagliare le catene e tu Bartolomeo ergi uno scudo davanti alla nave
dobbiamo limitare i danni.» Iniziò a spargere i comandi la
navigatrice, che in tanto stava cercando di capire cosa stesse
succedendo.
«Nami! Io vado a
controllare la situazione in alto, cercherò di vedere dove
finiscono le catene.» La interruppe Robin, già alzata in
volo, con un paio di bellissime ali.
«Ma cos...aa?»
Al solo pensiero di ciò che aveva appena scorto, le parole di
stupore le morirono tra le labbra. Fece ritorno immediatamente sul
ponte, dove lì la situazione si poteva solo definire critica. Le
catene era state torturate con tutti i mezzi in loro possesso, ma nulla
era riuscito scalfire quel metallo che sembrava indistruttibile. In
tanto la nave continuava a salire.
«Robin che cosa hai scoperto?» Domandò istantaneamente non appena la maggiore poso piede sull'imbarcazione.
«Ragazzi abbiamo un
grosso problema! La sopra c'è il mare!» Con grande
stupore, tutti impallidirono alla notizia.
«COSAAAAAA!!!?!»
«Robin-senpai! Cosa
stai dicendo non può esserci il mare sopra di n... »
Bartolomeo si morse la lingua quando con gli occhi puntati in alto, non
potè altro che constatare che l'archeologa dicesse il
vero. Un infinito specchio d'acqua ricopriva fluentemente quello
che normarmene si sarebbe definito cielo. Le catene trascinavano sempre
di più il veliero a quella cosa irreale, e pur avendo una grande
quantità di poteri, tutte le persone a bordo non riuscivano a
sganciarsi letteralmente da quella situazione. Anche se ora ci fossero
riusciti sarebbero precipitati nelle fauci di Big Mom. Adesso era
rimasta solo una chance. Salire ed essere risucchiati da quel
liquido. Fu un attimo e tutto si fece luminoso e abbagliante. Un
calore tiepido li colpì subito dopo, mentre tutto si faceva
sempre più chiaro, forme di vegetazione prendevano contorni,
acquistavano colore ed infine si distinguevano dalla terra e dal cielo,
questa volta vero. Un'isola. Questo è il luogo dove la nave era
approdata varcando quella specie di passaggio.
«Questa non è
Skypiea. Dove siamo finiti?» Nami incuriosita iniziò
a esplorare con lo sguardo l'ambiente, memorizzandolo.
«Uuahahahah!!!!!!!!!!!!
Ragazzi guardate le catene si stanno staccando come se fossero i
tentacoli di un gigantesco polpo! Figooooo!!!» Le grida
meravigliate del capitano richiamarono l'attenzione di tutti su quelle
immense stringhe metalliche, che lentamente si ritiravano, solo non in
direzione del mare aperto, ma costeggiavano la spiaggia creando
gigantesche fosse, che lentamente venivano riempite dall'ondeggiare
dell'acqua sulla riva.
«Ragazzi non so voi
ma credo che faremmo meglio a seguire quelle cose.» Propose
Sanji, che per tranquillizzarsi stava accendendo una sigaretta.
«Mi dispiace ammetterlo ma questa volta sono d'accordo con il cuoco.» Concordò Zoro.
«Rufy cosa
facciam...? RUFYYYYY! Dove stai andando, fermati!!! È inutile non
ascolta mai. Che irresponsabile di capitano che abbiamo.» La
povera Nami non potè fare altro che tirarsi uno schiaffo alla
fronte, per sbollire la rabbia che aveva in corpo.
Uno dopo l'altro seguirono
Rufy, che in tanto si era ben distaccato da tutto il gruppo. E con
estrema attenzione che Zoro non si perdesse, inoltrandosi per la
foresta per sbaglio, tutti i membri si ritrovarono su un picco di una
scogliera, dove uno sbalordito Rufy si era fermato ad osservare
un essere che risucchiava dentro la sua mano quelle gigantesche catene,
che man mano che entravano nel palmo, si rimpicciolivano. «E tu
chi sei?» La voce di Rufy lo sorprese, come se fosse stato appena
colto in fragrante e lentamente lo fece girare. Aveva l'aspetto di un
uomo giovane con una strana pettinatura pompadour sul castano-biondo,
un allegro pizzetto nero e una visibilissima cicatrice che gli
percorreva un pezzo di pelle vicino all'occhio sinistro. Il vento
smosse un pò la chioma fluente dell'uomo, che con un raggiante
sorriso gli accolse.
«Vi stavo aspettando!»
Angolo Autrice: (SCHEMA PER OOC IN FONDO AL SECONDO CAPITOLO)
Per
prima cosa buongiorno a tutti voi cari lettori, che avete avuto
l'ardire di leggere questo schizzo che mi è passato tra i
meandri più oscuri del cervello... Vi chiedo scusa se avrete
trovato errori, anzi orrori nel testo, ma purtroppo il programma che
sto usando mi complicala la vita perché primo non ha il
correttore e secondo delle volte si bagga, per cui vi chiedo di avere
un pò di pazienza e se per cortesia qualcuno me li segnalasse,
mi farebbe anche piacere... Invece per le ripetizioni, scusate anche
per quelle come ho detto prima è un idea e non ci ho passato
tanto tempo sopra. Grazie per aver letto queste poche righe alla
prossima.
Baci,
Lacrima_00
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Capitolo 2 *** L'uomo che sapeva di essere morto ***
capitolo 2 ricorretto
L'uomo che sapeva di essere morto
«Molto piacere di conoscervi il mio nome è Satch.»
Rispose l'uomo ampliando doppiamente il suo sorriso.
«Chi sei?»
Richiesero in coro tutti gli altri, rimasti fin ora in disparte
piazzandosi davanti al capitano, con lo sguardo puntatoli contro,
sguainando tutte le armi a loro disposizione.
«S..u-su via ragazzi riponete le armi. Non sono vostro nemico...»
Con i palmi rivolti in avanti, in segno di resa, Satch cercava di
rassicurali, mentre con i piedi indietreggiava lentamente ai fini della
scogliera. Nulla da fare, gli occhi di ognuno di loro restavano fissi
in attesa di ogni suo minimo movimento. La tensione che si poteva
ben scorgere nell'aria, si spezzò solo quando Rufy riprese
parola, risvegliandosi dal suo stato assorto.
«Satch hai detto? Ho già sentito questo nome mhmmh...»
Il volto del capitano si fece serio, poi pensoso, fino a scemare in un colore rosso senza fiato.
«Allora Rufy chi è ?» Lo interruppe Zoro rinfoderando la sua Sandai Kitetsu.
«Mhmmm... niente..di niente... Non ne ho la più pallida idea!» Rispose raggiante.
«Ok.. va bene adesso basta. Facciamolo prigioniero, portiamolo
sulla nave e interroghiamolo. Sono davvero curioso di scoprire il nome
del frutto del diavolo che ha mangiato e che gli ha permesso di issare
nel cielo un' intera nave.» Stirò un sorrisetto Law
già girato di spalle, pronto per tornare alla Thousand Sunny,
impartendo l'ordine con l'estremo consenso di tutti.
«Eh? O-i...oi..oi... a-aspettate un secondo io vi ho già
detto che non sono vostro nemico non c'è bisogno di
legarmi con quelle.» Si sbrigò a ripetere Satch, indicando
poi il gigantesco paio di catene che Franky aveva appena tirato fuori
dal suo corpo e con l'aiuto di Usop, le trasportavano ghignando
serafini, avvicinandoglisi sempre di più. Briciole di terriccio
si sgretolarono, staccandosi dallo scoglio al quale Satch stava posando
il peso del piede appena indietreggiato.
«Cappello di Paglia ti prego ascoltami!» Supplicò il castano chinando il busto in avanti.
«Tu devi salvare Ace! Per favore!» L'espressione di
ognuno si rabbuiò dopo aver udito le ultime parole. Ace era
morto. Lo stesso interpellato l'aveva visto esalare l'ultimo respiro
fra le sue braccia, come poteva chiedergli una cosa del genere? Come si
permetteva? Quell'uomo era sicuramente pazzo! Per quanto provasse a non
pensarci le tragedie vissute due anni prima si proiettavano nella
sua mente, una di seguito all'altra, portando sgomento nell'anima.
Quella cicatrice in mezzo al petto bruciava ancora e faceva male...
Molto male.
Sabo, fin ora rimasto paralizzato alla frase "Tu devi salvare Ace",
spiccò un'occhiata d'intesa con il fratello minore, dopo di che,
sospirando per recuperare un pò di calma si decise a parlare al
suo posto...
«A-Ace è morto! Due anni fa... A Marineford... Insieme a
Barbabianca.... Comprendi?... Ciò che ci stai chiedendo
è... è impossibile...» Koala gli si avvicinò
silenziosamente, prendendogli la mano. Era gelata! Fredda come l'acqua
di un fondale marino. I suoi occhi erano sbiaditi su un azzurro sporco,
segno che da li a poco si sarebbe scatenata una tempesta.
«Co..sa?!
Papà è morto?» Si ripeté Satch,
pietrificandosi e cadendo in ginocchio, stupito dalla rivelazione
appena ricevuta e sconcertando per la seconda volta i presenti.
Com'era possibile che questo tizio fosse allo scuro della morte di Ace
e quella di Barbabianca, che era anche suo padre? Chi era in
realtà costui?
Troppe domande senza risposte erano sfociate da quell'incontro,
decisamente architettato da quell'uomo, che per giunta avrebbe voluto
salvare una persona già morta. Rise tra se e se Law, al ricordo
di quella richiesta assurda.
"Sono qui perché sto cercando
una persona di nome Barbanera. Quell'uomo ha ucciso un mio amico, e
tradito Barbabianca. Ed io lo vendicherò."
Alla fine il pensiero annidato di cui Rufy era alla ricerca venne
ricalcato in uno di quei lunghi flashback dei suoi ultimi ricordi
di Ace. Quindi allora lui era... ma non poteva essere vero.. lui era
morto! E se invece fosse stata la verità... Ma lui... in
tutto questo tempo dov'era stato?! Allora Ace era finito sul patibolo
per cercare di vendicare qualcuno che in realtà era ancora vivo.
No! No! No! Leggeri fremiti iniziarono a percorrere il corpo di
Rufy. Stava tremando! Tremando per la rabbia su una tragedia che si
poteva evitare!
«Rispondi a questa domanda: tu sei Satch, l'amico di Ace, ucciso da Barbanera?» L'uomo ancora con il capo abbassato non si mosse ne parlò. «Allora rispondi?!» Gridò Rufy agli sgoccioli della pazienza.
«S-si.»
Una brezza fredda li colpì in pieno, scompigliando loro i
capelli. Nessuno osava aprire bocca, seppur tutte le loro menti si
erano riempite di infinite domande e supposizioni, per arrivare ad un
nocciolo, al quale forse solo il capitano era giunto.
«Quindi mi stai dicendo che tu tutto questo tempo eri vivo e Ace è morto per un errore del medico di bordo?!» Sbottò Rufy, sotto lo sguardo confuso degli altri presenti.
Fu Sabo a cercare di continuare il dialogo, scaldandosi sempre di
più ogni volta che ripensava alla conclusione a cui pure lui,
come Rufy era arrivato.
«Q-quindi la sua morte si poteva evitare se solo t...»
«No!!!!!!!!!!!» Interruppe
brusco Satch, alzando il volto scolpito da un espressione di dolore e
rimorso. Gli occhi dei due giovani fratelli si spalancarono sorpresi
per la risposta. La loro rabbia stava lentamente sfumando.
«Cosa ma se tu non sei morto allor...» Fu interrotto di nuovo Sabo.
«Mi
dispiace ragazzi la morte di Ace nell'altro mondo non avrei mai potuto
impedirla perché... Perchè io sono morto veramente!» Confessò
tutto d'un fiato, lasciando allibita ogni persona presente. Come poteva
essere vero ?Altro mondo? Ma se lui era morto allora anche loro...
«Cosa stai dicendo? Non è possibile! Se tu sei un fantasma e sei nell'altro mondo, quindi anche noi siamo morti?!» Gridò sconcertata la navigatrice intimorita di ricevere una risposta positiva.
«Yohohohohoh! Impossibile Nami io sono già morto non posso morire di nuovo.» Intervenne Brook tranquillizzandola.
Il chiarore roseo del sole che si consumava bagnandosi nel mare
annunciava che presto la notte sarebbe calata, insieme ad essa anche il
freddo notturno e loro erano ancora tutti li sopra immobili come statue
incapaci di capire cosa... Anzi dove diavolo fossero stati trascinati.
«Signor
Satch se lei è vivo , noi siamo vivi e questo è un altro
mondo... Dove ci troviamo esattamente e perché ci ha
portati qui? Cosa significa dobbiamo salvare Ace?» La
voce intimidita di Koala si fece avanti, stringendo ancora la
mano di Sabo, tornata a temperatura propria. Tutti sulle spine
aspettavano una risposta che attendeva ad arrivare.
«Fiuuu...
Finalmente vi siete convinti che non sono un nemico... Mi dispiace ma
non posso rivelarvi tutto qui, ci vorrebbe troppo tempo, fra poco
sarà buio e se non ci sbrighiamo non potremo più entrare
in città.» Spiegò in breve Satch.
«A
cosa ci serve la città?... Noi abbiamo la nostra
suuuupeeeeeeeeerrrrrrrrr Thousand Sunny, possiamo parlare la dentro, no?» Ribattè Franky orgoglioso della sua miglior creazione.
«La vostra nave, quella che ha completamente la cabina distrutta....» Indicò
l'uomo, il vascello insabbiato nella spiaggia, con un'immensa
voragine all'interno. No anche questa... La nave semi distrutta...
«Non
vi preoccupate domani alcuni miei amici vi forniranno i materiali per
ristrutturarla, tanto fino a che resterà in questa parte
dell'isola nessuno la scoprirà. E adesso, se permettete,
sarà meglio incamminarci.» A
grandi falcate Satch si aprì uno varco tra i quattordici
presenti e vi passò attraverso facendo cenno di seguirlo.
Silenziosamente tutti si accodarono scendendo dalla scogliera e
inoltrandosi nella foresta, che piano piano cedeva il passo alle ombre
della notte.
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Capitolo 3 *** Il canto dell'uccellino ***
cap 3
Il canto dell'uccellino
Un venticello flebile smuoveva allegramente gli scuri capelli dalla
ragazza, appena giunta alla cima della più alta collinetta. Un
panorama mozzafiato le fece mancare il respiro, l'aria pulita
riempì i suoi polmoni, ormai abituati solo a quella che le
città portuali potevano offrirle.
Da quella posizione poteva
vedere tutto; dalla discesa di una vallata verde che si estendeva al di
sotto, pronta per i pascoli, dove qua là tra i fili d'erba
erano già fiorite margherite e qualche dente di leone. Una parte
delle scogliera, nascosta dal folto della foresta di abeti rossi, che
coprivano l'intera montagna fino a mezza punta e dai quali proveniva il
forte profumo emanato dalla loro resina. Ed in fine la città
portuale del paese di Wa, al quale centro un sontuoso palazzo a
più piani, sfoggiava le sue bellezze, come la copertura in
tegole d'oro, che brillava sotto le luci del sud. Gli occhi verdi si
inumidirono per l'emozione, lasciando scivolare due lacrime sopra gli
spruzzi lentigginosi, arrossati dall'aria primaverile. Era la prima
volta che vedeva un intero regno non massacrato dalla guerra. Certe
volte non capiva proprio come gli esseri umani potessero essere
così stupidi da creare tanto e poi distruggerlo, considerandolo
poi solo un bel ricordo. Possibile che ha nessuno venisse mai l'ardire
di voler proteggere tali scenari di pace. Perché gli uomini
dovevano essere così avidi di potere? Perché era
dovuta finire così? Perché aveva fallito quella missione?
Perché....
I ricordi di quel giorno a
Marineford, rieccheggiarono nella sua mente. Le sembrava di impazzire,
lei aveva lasciato che accadesse ciò che era stato predetto da
quella maledetta.
Strinse i pugni. Le unghie
le si conficcarono nella carne, bagnando il terreno con alcune gocce di
sangue. Poteva sentirla percorrere ogni organo, vena, ossa del suo
corpo... La rabbia cantava l'inno di vendetta nei confronti di quel
maledetto Re Nero.
Una sensazione di quiete
improvvisamente avanzò pian piano facendosi strada nei suoi
pensieri. Lentamente le mani si rilassarono, staccandosi dalle ferite.
«Quest-a
vo-ce...?» Le parole svanirono, la mente le si svuoto
completamente come se di lei fosse rimasto solo un guscio vuoto in
ascolto di quella canzone.
«Ripos-a... in-n
pa-ce..» Ripetè l'ultime parole che riuscì ad
udire. La vista flebile si annerì completamente, lasciandosi
cullare da quella melodia.
Le ginocchia cedettero,
piegandosi in avanti. Il corpo cadde esanime giù per la discesa,
rotolando fino in fondo alla valle. Un pianura verde l'accolse
decorandola con pistilli di dente di leone, che aveva appena fatto
esplodere in aria con il suo arrivo. La ragione tornò,
risvegliandosi in piccoli dolori sparsi ovunque. Voci ovattate di
sottofondo, che ripetevano il suo nome, sembravano avvicinasi sempre di
più. Un ferrea stretta afferrò entrambi gli avambracci,
sollevandole il busto da terra.
«Jessica?! Jessica?!
Su avanti riprenditi! Jessica?!!» Le grida dell'uomo la fecero
rinvenire. Due occhi dorati la fissavano immobili in cerca di risposta.
«Kid-dy cos-sa ci fai
q-qui?» Parole scomposte le uscirono istintive. Un leggero pugno
le piombò dritto sulla testa. «Ahi! Che male..»
«Tu! Maledetta
mocciosa! Cosa credevi di fare la sù in cima?! E quante volte ti
ho detto di non chiamarmi con quel nomignolo!» Gli sbraiti del
Capitano Kidd, invasero l'intera vallata spaventando a morte tutti i
pastori che si erano rintanati nelle capanne nel vederlo arrivare su
per il sentiero, osservando ossessivamente la ragazza in cima
sull'altura.Un altro pugno le arrivò.
«Ahi! Adesso basta!» Fermò con le mani il polso dell'altro, caricato per un terzo.
Adesso Basta?! Adesso basta
lo dovrei dire io! Questa la quinta volta da quando sei entrata
nella "MIA" ciurma che tenti di suicidarti!!»
«Ti sbagli io.. io.. "che cosa ero venuta fare quassù".» Si ritrovò a pensare.
Allora?!» La
incitò, afferrandola per il bavero della maglia per portarsela
davanti al volto. Con decisione Jessica alzò lo sguardo
riflettendolo contro quello del capitano. Adorava i suoi occhi, quelli
di un re, ma in questo momento avrebbe fatto anche a meno di guardarli
così da vicino. Anzi non se lo meritava proprio di essere
trattata così, dopotutto prima lei non aveva cercato di
uccidersi.
«Allora penso che
dovresti lasciarmi andare! Ti odio, non capisci mai nulla! Stupido di
un Capitano!» Sbottò la ragazza, e con un morso si
sganciò da quella presa.
Il volto di Kidd, dal bianco
latteo, sfumò su un rosso pastello, per irritazione della
risposta appena ricevuta e il forte dolore che la dentatura delle
ragazza aveva provocato alla sua mano umana.
«Maledetta
mocciosa se ti prendo ti sbudello e spargerò le tue interiora a
largo alla mercè dei re del mare!» Le urla di Kidd
scossero per la seconda volta la valle, ma ormai Jessica era scomparsa,
probabilmente si era di nuovo persa.
«Giuro che l'ammazzo io la prossima volta...» Sibilò digrignando i denti.
Si girò per
ripercorrere la strada di ritorno alla città quando un
luccichio lo colpì in pieno viso. Con lo sguardo cercò di
individuarne la fonte e nascosta tra un fascio di margheritine,
scovò una perla rossa, che brillava colpita dai raggi del sole.
Non poteva crederci....
Jessica corse a più
non posso, come se non ci fosse un domani. Doveva scappare e trovare
Killer prima che il capitano la raggiungesse. Lui era l'unico che
poteva fermare la sua furia omicida. Fortunatamente non era riuscita a
perdere l'orientamento fino all'arrivo in città, però
adesso doveva trovare la ciurma. Più si guardava in torno e
più non capiva niente, le sembrava pure che tutte le persone
avessero la stessa faccia, ma di capelli lunghi e biondi nemmeno
l'ombra. Girò per più di venti minuti alla ricerca dei
suoi compagni, ma niente di niente. Stanca e affamata si sedé su
uno dei filamenti del molo, quando sentì sotto di se la corda
marcia sfaldarsi in uno schioppo. Questa era la seconda volta in un
giorno che le capitava di scivolare nel vuoto, l'unico problema era che
li sotto c'era l'acqua. Chiuse gli occhi, aspettando il momento in cui
sarebbe colata letteralmente a picco, sperando solo che qualcuno
l'avesse vista cadere e l'avrebbe ripescata. Li riaprì poco dopo
quando si accorse di essere atterrata su qualcosa che ai suoi occhi
parve una bellissima e morbidissima pelliccia bianca. Lentamente scese
dalla testa del grosso animale.
«Un..un..un.. o-o-orsooo!!!» Gridò appena lo ebbe visualizzato bene.
«Bepo?» La
squadrò inclinando la testa, lo strano orso bianco parlante e
bipede, con una buffa tuta arancione.
«Tu parli? NO! NO!
non possibile gli animali non possono parlare vero?»
Monologò Jessica puntandoli il dito contro.
«Bepo?»
«Kyaaaahhh!!! Oh
mi dio! I pugni del capitano mi hanno resa pazza ora sento le
voci!» Con le mani nei capelli, si accasciò sul pavimento,
ancora sotto lo sguardo un pò perplesso del vice capitano degli
Hearts.
«Ehi... Bebo cosa sono
questi urli?» A metà del ponte, di quella che forse si
poteva definire una nave, si aprì un specie di botola metallica,
dalla quale vide uscire due uomini, anche loro con la stessa tuta.
Erano su per giù tutti e due della stessa altezza, cambiavano
solo i capelli e la loro strana forma.
«Ehi Penguin! guarda,
c'è un donna a bordo.» Bisbigliò con il viso un
pò arrossato, accostandosi alla testa dell'altro.
Hai ragione e ora che
facciamo? se la invitiamo a bere qualcosa lei potrebbe
arrabbiarsi...» Rispose l'altro a voce moderata. Ignari del fatto
che anche a quella distanza Jessica potesse sentirli.
«Mi-i.. mi dispiace ma
io non posso bere, ho solo quattordici anni...» Richiamò
la loro attenzione rifiutando l'offerta dei due, con un pò
d'imbarazzo. Non era mai successo che qualcuno la invitasse, anche
perchè essendo sempre dietro al capitano, nessuno osava stargli
a più di due metri di distanza.
«Cosa?! Quattordici?!
Stai scherzando vero? Penguin stavamo rimorchiando una ragazzina?
Dovremo vergognarci...» Piagnucolò il castano sulla spalla
del collega.
«Tranquillo Orca a me
sembra già una donna ben formata...» Buttò
là Penguin dando delle pacche di consolazione al compare.
«Esatto dovreste
vergognarvi, però di stare lì a vagabondare!» Una
voce femminile fece capolino nell'aria.
«Ma dove...»
Jessica venne zittita dallo stupore. Un piccolo mulinello di vento si
stava creando sul vascello, e con calma stava prendendo forma. La forma
di una persona, più precisamente di una donna. Aveva la pelle
molto chiara, senza ombra di cosmetici, dei lunghi capelli color
rame che sembravano lingue di fuoco alimentate dalla brezza, adornati
da due cerchietti dorati, appesi alle orecchie e gli occhi color degli
oceani più profondi. Anche se vestita abbastanza semplice,
Jessica l'osservava assorta, sembrava proprio una vera principessa.
«Signora delle nevi è già qui?» Domandò ingenuamente l'orso alla donna appena comparsa.
«Bebo quante volte ti
ho detto che anche se il mio nome significa neve io non c'ho niente a
che fare...» Lo sgridò dolcemente, colpendolo con un
leggero buffetto.
«Y-yuki...allora
questo è il suo nome.» Le parole le uscirono dalla bocca
senza pensarci, attirando l'attenzione della nominata.
«Esatto ragazzina! E
tu chi saresti di grazia?!» Chiese squadrandola freddamente,
soffermandosi sul ciondolo che portava al collo. Un Jolly Roger. Sulle
labbra della donna comparve un piccolo sorriso beffardo.
«Io son...»
«Nostra signora
solo una ragazzina scivolata dal molo non trattatela come se fosse il
nemico più pericoloso al mondo.» La voce di Orca
interruppe Jessica.
«Ah davvero? Voi tre
rientrate subito in coperta e mettete in moto il sottomarino, fra poco
si salpa.» Ordinò a gran voce, sicuramente doveva essere
il capitano, si trovò a pensare la giovane.
Solo quando tutti i suoi
subordinati furono rientrati nella nave la donna si mosse. Con un
balzo arrivò dritta davanti a Jessica, afferrandola. Si
sentì di colpo mancare la terra sotto i piedi, lo sguardo le
cadde al di sotto di se stessa, stavano volando. Con delicatezza la
donna atterrò davanti ad una taverna, in mezzo alla folla.
Lentamente si avvicinò al viso di Jessica, poggiando fronte
contro fronte.
«Lo sai che il tuo capitano si sta aggirando da queste parti in cerca di te?» Sussurrò.
«Cosa? E tu come fai a saperlo?» Chiese sconvolta la ragazza. La giovane donna sorrise.
«Nel vento viaggiano
molte notizie.. regina d'oro....» E come era apparsa,
sparì nell'aria. Lasciando Jessica nella più totale
perplessità solo un tremendo baccano proveniente dalla porta
aperta della locanda la distrasse dalle mille domande che le giravano
nella mente. Vecchi ubriaconi che molestavano una ragazza indifesa, la
quale chiedeva di essere lasciata in pace.
Ecco, queste erano una delle
tante cose che non sopportava, oltre all'ascoltare i frignoni e
indossare abiti femminili. E dentro quel posto c'erano tutte tre.
Infondo alla taverna, sedeva
una straniera dai capelli color del grano e occhi smeraldo. Indossava
una mantellina a scacchi neri e rossi, dal quale si poteva benissimo
scorgere la lunga vestaglia in seta, con un spacco sulla coscia destra
e dalla quelle spuntavano le punte lucide e rosse, di un paio di
ballerine.
«Mi.. mi d-dispiace ma
non posso proprio trattarmi a bere qui con voi... scusatemi...»
Chinò il capo in segno di scuse la ragazza.
«E dai... non farti
pregare... bellezza..» Uno degli uomini, che l'avevano
accerchiata l'afferrò per un braccio.
«L-la prego non mi tocchi!» Piagnucolò la bionda.
«Donna! Come osi
darmi degli ordini?!» Sbraitò l'uomo caricando un pugno.
La giovane strinse gli occhi con forza.
Jessica non potè
trattenersi, con un leggero movimento delle mani creo dei fendenti
d'aria, liberando la ragazza indifesa. Quando ella riaprì gli
occhi si trovò davanti ogni singolo uomo e mobilia della locanda
rivolti a terra.
«Tutto a posto?»
Chiese la mora. La bionda si limitò ad annuire convinta. Quando
una voce alle spalle della prima le colse di sorpresa.
«Aki! Cosa diavolo
è successo qui?! Stai bene? E tu allontanati da lei!» Con
voce irrompente un giovane uomo dagli arruffati cappelli bianchi e una
lunga cicatrice che percorreva il viso, puntò i suoi freddi
occhi cristallini contro Jessica.
«Calmati Aran io sto
bene, questa ragazza mi ha aiutata!» Lo tranquillizzò Aki.
Lui si limitò a chinare il busto in segno di ringraziamento e
afferrare il polso della conoscente, per trascinarla con se fuori dalla
locanda, mentre quest'ultima salutava con la mano Jessica, pregando
l'altro di rallentare.
Tutto era calato in un
silenzio nel quale solo alcuni gemiti di dolore delle persone intente a
rialzarsi, producevano massaggiandosi la parte dolorante.
«Tu Straniera! Come ti
sei premessa di umiliacri così!» Un uomo appena rimesso in
piedi posò la mano sull' elsa della katana sfoderandola e
puntandola contro la mora, ingaggiandola per un combattimento.
«Se questa una sfida, non mi tratterò.» Ridacchiò sottecchi.
«Nemmeno io allora!» Rispose un'ombra minacciosa apparsa alle spalle di Jessica.
La ragazza si pietrificò nell'udire quella voce. L'aveva scovata. Lentamente girò la testa.
«Ca-ca-capita-no...!? Oh, merda!»
«Esatto mocciosa sei
proprio nella merda!» Grugnì il rosso. Un mormorio si
levò attorno ai due, e ben presto la locanda fu
completamente vuota. Kidd, frugò con la mano dentro una tasca
dalla quale tirò fuori la perla rossa, lanciandola furiosamente
addosso alla ragazza.
«Rispondi
sinceramente, ci tieni così tanto a trovare quei maledetti re e
regine?» Domandò il capitano con aria ben poco non
alterata.
«L'occhio di mia sorella, come mai ce l'hai tu?» Chiese confusa Jessica.
«Ragazzina dovresti
tenere di più alle cose che per te sono importanti!» Le
rispose di tutto punto, il suo superiore, dandole un bel terzo pugno
sulla testa.
«Ahi! Kidd! Ti avevo detto di smetterla con quest.. AHHHHHHH! Ehi! Che stai facendo mettimi giù! Lasciami!»
Il pirata dagli occhi dorati sollevò di peso la ragazza, caricandola sulla spalla.
«Zitta mocciosa! Ho un
appuntamento! E sono già in ritardo per colpa tua!» Fu
zittita la mora, mentre veniva trasportata fuori dal locale, tra i
sobbalzi.
«Beh almeno dimmi dove
stiamo andando!» A braccia incrociate e con il broncio,
cercò d'informarsi, ma nessuna parola uscì dalle labbra
violacee del comandante. Quest'ultimo si imbucò in un vicolo
stretto, distaccandosi dalla folla, sbucando dentro un vecchio palazzo.
«Lì ad attenderlo erano presenti Killer, Wire e Heat , insieme ad altre persone che non aveva mai incontrato prima.
«Ehi! Eustass ti sei portato dietro anche la mascotte?!» Un allegro Scratchman lo canzonò.
«Non pensavo che avessi tali gusti, Eustass Capitano Kidd!» Mormorò un indifferente Hawkins.
«Maledetti! State
zitti voi due e tu mettiti qui seduta in silenzio e non muoverti se non
vuoi che ti ci inchiodi!» Disse scaricando brutalmente Jessica
sul pavimento in legno che circondava la struttura dell'abitazione.
«Certo mammina!» Burlò la ragazza.
«Tu....!! »
«Fermo Kidd, lasciala stare così peggiori solo le cose.» Intervenne Killer in soccorso.
«A quanto pare mammina
e papino stanno litigando.» Interruppe per la seconda volta il
cantante, mentre i due commedianti si fermavano, all'unisono.
Il rosso con tutta la buona
pazienza tirò un lungo sospiro e decise di calmare i bollori,
dirigendosi verso gli altri due capitani, lanciando un'ultima occhiata
assassina alla subordinata che se la rideva di gusto, lacrimando per
ultima battuta.
La riunione si
consumò dopo due ore tra insulti, trattative e strategie di
battaglia. Jessica ricoperta da uno strato di pelliccia rossa, era
rannicchiata sull'inumidito parquet, ad aspettare in uno stato di
dormiveglia. Nella mano stringeva forte la perla rossastra, la cosa
più importante per riuscire nel suo scopo in questo nuovo mondo.
Due dita gelide le si avvicinarono, accarezzandole la guancia,
facendola rabbrividire. Pigramente si tirò a sedere,
strofinandosi un occhio assonnato.
«Questa ..?»
Stropicciò con una mano il morbido pelo, con l'altra si
portò la perla davanti all'iride e immobile osservò la
persona che aveva osato svegliarla.
«Bellissima...
più luminosa di qualsiasi tesoro.... la tua anima così...
così dorata...mio capitano...» Biascicò
assopita allungando il braccio verso quella visione eterea,
sedutalì davanti. Quest'ultima restava ferma, non capiva nemmeno
lui perché da lei poteva essere osservato senza provare quella
sensazione sgradevole di giudizio altrui. Solamente a lei era permesso,
forse era per questo che l'aveva accolta nella sua ciurma... lei era
diversa. Si guardavano negli occhi senza dire parole, un leggero
rossore attraversava il volto di ognuno, come se stessero condividendo
i segreti più sconosciuti delle vite antecedenti al loro
incontro, tramite il pensiero.
Quel momento tanto intenso
fu sbaragliato dall'ingresso ammutolito e sorpreso del vice-capitano,
che annunciava la partenza prevista. Con delicatezza la grande mano del
rosso, si posò sulla testa della giovane, scompigliandole i
capelli e sorprendendola con quel gesto, così.. così
affettuoso, prima di tornare alla sua solita espressione e riprendersi
il suo cappotto.
«Mocciosa alza il
culo! Si parte!» Anche se dure all'apparenza quelle parole a
Jessica sembrarono le più dolci che avesse mai sentito
pronunciare da quella bocca e nel suo cuore sapeva che qualcosa
si era acceso. Una nuova luce brillava davanti a lei. Il suo nome era
Capitano Eustass Kidd.
***
Monte Yatagarasu.
Il cinguettio degli usignoli
mescolato allo scroscìo leggero dei ruscelli sparsi ovunque
riempivano la foresta di abeti rossi, con una soave armonia di suoni,
accompagnando già dalle prime luci dell'alba una coraggiosa
avventuriera che aveva deciso di intraprendere la lunghissima scalinata
di Yata, unica strada per raggiungere il tempio di addestramento
marine. Becky adorava stare a contatto con la natura, perciò non
aveva esitato nemmeno un secondo quando dopo aver chiesto indicazioni a
qualche pastore, gli era stato rivelato che raggiungere la vetta era
quasi impossibile e l'unico modo per mettere piede in quella terra
sacra era attraverso quella vecchia via.
Erano già passate tre
ore da quando aveva lasciato la locanda in città. Mentre saliva
poteva sentire sempre di più l'aria farsi leggera e sfuggente,
così pura da essere irrespirabile. Alacremente comparvero le
prime gocce di sudore rendendole il cappotto umido e
appiccicaticcio, obbligandola a toglierlo e rimanendo con solo addosso
la canottiera azzurra e i jeans. Velocemente se lo legò alla
vita e con delicatezza sciolse il fiocco di raso che teneva al polso
sinistro, sopra il quale era fasciata una strana benda azzurrognola. Si
raccolse i capelli albini in una lunghissima coda di cavallo e
con occhi esploratori osservò il cielo pulito, del medesimo
colore, per poi tendere le orecchie, in lontananza si potevano udire
alcune voci. Aumentò il ritmo della sua salita, restringendo la
distanza da quelli che aveva identificato come cori di mantra. Due
piloni raffiguranti leoni stilizzati annunciarono la fine della scala.
Si fermò riprendendo fiato dalla corsa finale. Davanti a lei si
estendeva un piazzale con un enorme tempio, al quale fuori sulla soglia
della porta sostava un uomo, con una lunga barba intreccia
bianca, che sembrava attenderla.
«Vedo che hai tardato
un po', dalle miei predizioni avresti dovuto essere giunta qui circa
sei mesi fa. Cosa ti a trattenuta mia cara nipote?» Chiese
incrociando lo sguardo della parente.
«Caro nonno mi
consideri ancora parte della famiglia pur essendo tuo
nemico?» L'uomo scoppiò in una risata fragorosa
interropendo la ipnotica cantilena dentro il tempio.
«Ormai non sono
più il gran ammiraglio... sono solo un vecchio che allena nuove
reclute e girovaga tra i campi base in cerca di falle nel
sistema.» Si giustificò l'uomo.
Becki era impassibile,
il suo sguardo serio non lo lasciava un secondo. Mai sottovalutare un
nemico, anche se parente, ne aveva giù trovato conferma a
Marineford, dal vice ammiraglio Garp.
«Però dimmi perchè mai dovrei agevolare un pirata?» Chiese il marine.
«Tu non hai nessun
rimorso ad aver diviso la famiglia solo per proteggere le malate leggi
di quei maledetti draghi celesti?» Sbottò la ragazza.
«Quello che è
successo a Alex e Mary sono affari loro e per quanto riguarda
Dellinger... lui era l'unico che poteva compiere una tale
missione.» Chiarì. Becki non c'è la faceva
più, sentiva di non poter tollerare una parola di troppo. Un
leggero pizzichino li attraverso gli occhi e la mano le scivolò
sull'elsa della katana.
«Se fossi in te non
farei una mossa così azzardata.. perché invece di
sprecare gli ultimi dieci minuti che ti sto dando prima di
sguinzagliarti contro tutti i discepoli del tempio, non chiedi
ciò per cui sei venuta?» Tagliò corto l'ex.
capoammiraglio.
«Bene... allora dove
si trova Marco la Fenice? E qual'è la via più breve per
uscire da questa foresta?» L'uomo esitò per qualche
secondo prima di rispondere.
«Per quanto riguarda
Marco non ho la più pallida idea di dove si trovi, alcune mie
fonti hanno dedotto che con tutta probabilità la ciurma di
Barbabianca si è sciolta e il capitano della prima flotta sia
tornato in quel posto... le terre di FreeVers, dalla sua dama.»
Becky non poteva crederci allora era vero che la ciurma del grande
imperatore era stata affrancata.
«Invece per quanto
riguarda l'uscita direi che la via più breve sia da quella
parte.» Indicò un punto tra gli alberi i quali aprivano un
piccolo sentiero.
«Grazie delle risposte
nonno.» Becky espresse riconoscenza e con passo svelto si diresse
all'imboccatura della vietta.
«Di niente cara
nipote. Ah..Rebecca, mi raccomando ricorda; hai tempo fino al gong
dell'ora di pranzo, che sarà esattamente tra cinque minuti, dopo
di che sai già cosa succederà.» L'avvertì
l'uomo prima che la ragazza scomparisse tra la vegetazione.
Il profumo degli abeti
incolati di cera inebriavano i suoi sensi, dandole una sensazione di
quiete, aiutandola a calmare la tremenda avversità che provava
verso quel vecchio e aumentandone la concentrazione. Ormai era
questione di secondi prima che qui maledetti marine la raggiungessero
in quel punto morto di foresta.
«Maledetto vecchio mi ha imbrogliata.» Sbuffò.
«Pazienza.... Dio
ascoltami! Ti prego indicami la strada per uscire da qui e guidami
sotto la tua saggezza... io intanto mi occuperò di quei
moscerini dei suoi sottoposti .... A quanto pare mi sottovaluti
parecchio nonnino... mi dispiace per te ma non sono più la
bambina indifesa che conoscevi... » Parlottò tra se e se
l'albina.
In lontanaza potè
chiaramente sentire il gong, i giochi avevano preso inizio. Le voci dei
marine riecheggiano in tutta la boscaglia, la stavano
già cercando.
Becky dal suo conto non ci
fece molto caso e continuò per la sua strada. Sentiva che le si
avvicinavano sempre di più finchè alcuni di loro non le
arrivarono davanti e dietro le spalle..
«Ti abbiamo travata sei nostra! Maledetta Pirata!» Le braitò contro uno di loro.
«Ma davvero? certo che
ce ne avete messo di tempo, vi stavo aspettando... Non vedevo l'ora di
sperimentare questo nuovo potere.» Mormorò la giovane, che
lentamente si portò le mani alla testa tappandosi le orecchie.
Una dolce melodia invase tutto il bosco e la voce chiara di Becky
accese l'aria, accodata da altre, emettendo luminose poveri dorate.
Oh anima effimera
che ti celi nel profondo dell'inganno,
chi hai continuato ad aspettare nel bosco deserto?
Molti altri uomini arrivarono per fermarla, ma lei continuò a camminare dritta in avanti.
Privato di un'ala,
l'uccellino ha chiuso gli occhi in silenzio.
La sofferenza è svanita lontano;
ora l'uccellino non piange più.
Una morbida nebbia d'argento
Una morbida nebbia d'argento
avvolge teneramente ogni cosa.
Riposa, riposa in pace.
Nel racconto che ho scritto, puoi volare in libertà.
Ecco il mio ultimo incantesimo,
affinché la tua luce non conosca ombra.
Ad un tratto la metà delle reclute si accasciarono a terra, pendendo i sensi.
Che lo splendido sogno dorato non venga infangato
dalla tristezza apportata dalla verità.
La voce di ogni usignolo
tacque, tutto pian piano si stava addormentando, lasciando spazio solo
al rumore dello sgorgare dell'acqua.
La foresta della colpa,
che consumava l'uccellino,
si è disseccata in silenzio.
Petali caduti al vento avvolgono
con dolcezza le guance pallide.
Quel giorno, quanti misteri
avrei dovuto risolvere per poterti portare via?
Quasi tutti i marine erano
fuori gioco, mancavano all'appello solo i tre vice ammiragli, molto
più resistenti a quelle semplici e leggere note.
Riposa, riposa in pace.
Nell'illusione che hai creato,
ho conosciuto l'amore.
Non smetterò di pronunciare il tuo nome,
per continuare a dare vita ai tuoi desideri.
Che niente e nessuno ti trascini
nelle tenebre dell'oblio.
Adesso non c'era più
nessuno a fermarla, e da quella distanza si poteva vedere la fine della
foresta. Finalmente uscì fuori, giungendo su un picco, di una
scogliera, sulla quale terminò la sua opera canora. Le luci si
consiumarono..
Riposa, riposa in pace.
Dolce amore......in pace.
«A quanto pare
qualcuno mi ha ascoltata e si é aggregato a me.. Nonnino
ringraziami pure per aver risparmiato ogni loro singola vita.»
Sorrise sarcastica.
«Dio ascoltami... Giuro sul nome di mia madre che riuscirò a rintracciare il primo comandante...!!!»
Le parole di Becky si
persero nel vento e tra le onde del mare, come un messaggio scritto in
una bottiglia, inattesa che qualcuno l'aprisse per leggerlo.
***
Sbrilluccicanti
scintillii sfumavano la schiuma delle onde, infrante sullo scafo della
nave. Seduta sulla polena, una ragazza dalla lunga chioma nera si
lasciava cullare da quel lento dondolio. Con gli occhi azzurri che si
mescolavano in un viola, osservava scorrere sulle le righe di uno
spartito la scia di puntini neri che appuntava freneticamente sui fogli
sparpagliati intorno, mentre con una mano pizzicava le corde di
una flamenca chitarra. Adorava stare all'aria aperta, sopratutto
in tali giornate dove i caldi raggi del sole le respiravano sulla
pelle, trasportati dalla profumata brezza di fine mattina. E come una
sensazione nostalgica, destavano in lei i ricordi infantili, di corse
sulla scottante sabbia insieme al suo adorato fratello Demon,
nella sua amata Isola Cristallina. Tutto questo via vai di sensazioni
appartenute al passato, la riempivano di nuove ispirazioni. Quanto le
mancava, non vedeva l'ora di incontrarlo, erano già passati
quattro anni da quando l'aveva lasciata, un infinità di tempo,
però a lei non era dispiaciuto, sapeva che aveva fatto la scelta
giusta nel farlo partire alla ricerca della sua verità ed ora
anche lei si trovava in viaggio per cercarla.
Ripensando allo scopo della
sua partenza, si portò la mano al semplice collarino che
indossava, stringendo forte tra le dita un piccolo ciondolo agganciato,
a forma di una enne distorta. Chiuse gli occhi assorti, tendendo le
orecchie. Allora non si sbagliava, la sentiva davvero... non se la
stava immaginando quella melodia proveniente dalla foresta, che
ricopriva gran parte della scogliera, lasciandone intravedere solo un
picco. Si avvicina sempre di più man mano che il vascello
entrava nell'area portuale del regno di Wa, riuscendo così a
sentirne le parole. Un testo meraviglioso.
«La foresta da la
colpa all'uccellino...» Le mani le se mossero da sole,
imbracciando lo strumento e iniziandoa seguire il ritmo di quella
strana canzone. Nota dopo nota, il susseguirsi della pace più
profonda e il sentirsi risucchiare l'anima da quella voce, guida
di altre. Una polvere dorata impollinò il verde, illuminandolo,
che solo al termine della melodia scomparve, lasciando comparire sullo
scoglio la figura dell'emergente compositrice. I più immacolati
capelli che avesse mai visto, i suoi occhi schiarirono sul verde,
abbagliati dalla luminosità che la ragazza emanava.
«Davvero una bella
composizione Jede.» Una voce alle sue spalle la sorprese,
costringendola a girarsi, fu nell' attimo di distrazione che la
cantante svanì nel nulla, lasciando un vuoto nel suo cuore.
Chissà se l'avrebbe rincontrata? Appena sbarcata a terra si
sarebbe sicuramente introdotta in quei boschi alla ricerca di
quell'essere.
«C-capitano... Non
l'ho composta io... è stata una fata della foresta.»
Rispose sorridendo alla giovane appena arrivata.
«Quante volte ti ho
già detto di non chiamarmi così.. mi sento in
imbarazzo... per te sono solo Akira.. capito?»
Sbuffò.
«Certo certo... » Anuì sorridendo contagiando anche l'altra.
«Bene e adesso andiamo
a mangiare ho preparato del buonissimo pesce...» La prese per un
braccio trascinandola in coperta.
«Ancora.... ogni giorno solo quello, possibile che tu sappia solo quella ricetta!» Rinfacciò Jede.
«Appena arriveremo in
porto cercheremo un vero cuoco per ora dovrai accontentarti.»
Non vedeva l'ora di attraccare. Un brivido di eccitazione la
percorse, avvistando con lo sguardo le sagome di altre navi e il
maestoso tetto in oro, di un altissimo palazzo che sbucava al centro
della città.. A chi sarebbe mai potuta appartenere tale
ricchezza?
***
Fortezza dei Rivoluzionari.
La tenebra scendeva
oscurando tutta la volta celeste, piccoli diamantini iniziarono a
brillare tempestandola. Migliaia di luci accese circondavano la
bianca luna, riflessa nelle buie acque che costeggiavano l'isola.
«Allora? è
arrivato?» Un uomo incappucciato si rivolse al giovane comparso
silenziosamente alle sue spalle. Un ragazzo muscoloso dalla pelle
olivastra, gli arruffati capelli neri e due occhi color dello spazio
più oscuro. Al lobo dell'orecchio destro portava una pallina
d'orata e sul braccio sinistro, scoperto dalla camicia nera arrotolata
si distingueva un tatuaggio raffigurante il simbolo dei berry
incrociato da una spada, la stessa che teneva al suo fianco.
«Non ancora...» Rispose pensieroso.
«Strano come vada la
vita vero? Il destino riserva tante sorprese, ma la maggior parte
è corrotta dalle scelte compiute all'inizio... dal primo
lancio di dadi... ahahahah..» Rise l'uomo.
«Signor Dragon
vi state riferendo per caso a quel traditore... Katou?»
Domandò infastidito. L'interrogato si limitò a sorridere
beffardo, mettendo un po' a disagio l'altro.
«Non preoccuparti
l'avvenire è già stato deciso per tutti noi
D....» Rispose, respirando a pieni polmoni la fresca
aria notturna.
«Signore il Re Verde
è giunto e la sta aspettando nel suo studio.»
Avvisò un rivoluzionario apparso dall'entrata del castello.
«Visto Demon! Anche se
tutto si muove a rilento, non si scappa mai dal nostro
fato.» Detto questo Dragon lasciò a riflettere il
giovane da solo su quelle parole tanto sicure da essere
disprezzatamente vere.
***
«Rufy!
Smettila di ingozzarti così noi siamo ospiti in questa casa..
capito!» Con una gomitata, fermò di colpo il
capitano, che non poteva fare a meno di assaggiare tutte le deliziose
pietanze, sulla tavola.
«Certo che tu cucini davvero bene Satch...» Si complimentò il moro.
«Sai com'è..
era il mio compito principale quando svolgevo ancora il ruolo da quarto
comandante della flotta di papà. - Sorrise triste il
castano.
«Senti perché
non ci racconti cosa è successo quel giorno e ci spieghi
più precisamente cosa ci facciamo qui?» Chiese Robin
certa che prima o poi dovessero affrontare quella domanda. Ogni uno di
loro smise di toccare cibo in attesa delle risposte.
«Beh... sinceramente
non ricordo cosa accadde quel giorno... sono solo sicuro di essere
stato colpito alle spalle... sentii solo un dolore pervadermi la
schiena e poi il petto.. tutto d'un tratto iniziò a fare caldo,
mi sembrava di andare a fuoco... poi tutto si spense, non riuscivo
nemmeno a vedere più il mio corpo... Ero circondato dal nulla e
dal tutto, contemporaneamente... Sentivo qualcosa ogni tanto toccarmi o
sfiorarmi.. Stavo impazzendo di paura... Fu allora che qualcosa mi
afferrò un braccio................... Una luce fredda mi
guidò verso una specie di porta e poi....» Tutti erano con
il fiato sospeso per la lunga pausa che stava creando l'uomo.
«E poi niente! Mi sono
svegliato in questo corpo identico al mio, solo con all'interno i
ricordi di un altro, che sicuramente non erano miei.... »
Concluse sconvolto.
«Quindi stai dicendo
che ti sei risvegliato dentro questo corpo identico al tuo, ma
allo stesso tempo dentro di esso non c'erano i tuoi ricordi, ma quelli
di un altro...» Ripetè per farsi chiarezza Law.
«A cosa stai pensando Trafalino?»
«A una cosa
impossibile... che però spiegherebbe anche come abbiamo fatto ad
arrivare qui... questo è un parallelo, vero?» Si
rivolse direttamente al ex-cuoco il medico.
«Non esattamente
corretto, più che parallelo questo è uno spazio di tempo
identico al nostro, solo contrario... Ogni cosa che esiste qui non
esiste nell'altro e viceversa.»
«Quindi anche i frutti...»
«Si anche i frutti non esistono...» L'espressione sorpresa comparve sul volto di tutti in un istante.
«OK.. e allora tu come
fai?» Nami iniziava già ad avere la pelle d'oca per
le rivelazioni appena ricevute.
Come ho detto prima questo
è un mondo contrario, però non ho mai detto che non
esistano delle eccezioni. A quanto pare le persone che sono, come
definirle.. delle copie tra loro.. alla loro morte, le loro anime si
legano, mescolandosi in un solo corpo... questo è tutto quello
che mi è stato riferito...» Terminò Sacth.
«A-Ace quindi potrebbe essere ancora vivo?» iniziò a fissarlo speranzioso Rufy.
«Si.. per questo ti ho
chiesto se volevi salvarlo... Due anni fa successe qualcosa di strano
in quest'isola... cercai di raggiungerla al più presto per
informarmi e qui scoprii tutto ciò che vi ho detto
su questo universo parallelo e sulla morte di Ace nell'altro
mondo...» Spiegò velocemente.
«Ho capito... Però chi ti ha passato tutte queste informazioni?»
«Una come me.. avevo
già deciso di farvela conoscere, lei potrà sicuramente
rispondere a tutte le vostre domande.»
«Bene... allora che
stiamo aspettando portaci subito da lei!» Ace era vivo! Questa
volta poteva davvero salvarlo, non avrebbe fallito come l'ultima volta.
«Piano ragazzo! Non
è cosi facile incontrarla e poi sicuramente a quest'ora lei
sarà occupata, al massimo posso farvela vedere.»
Ridacchiò l'uomo per l'entusiasmo del giovane, che con la mano
accennò di seguirlo. Era notte fonda e la città in cui
gli aveva portati era completamente in visibilio. Luci multicolore
adornavano le strada che stavano percorrendo, fino ad arrivare davanti
ad un gigantesco edificio soprannominato "CAGE".
Entrarono dentro, arrivando in una immensa cavea, che circondava una
grande arena ingabbiata, da una rete metallica elettrificata. Sopra la
gabbia una casupola rettangolare, con dentro alcune persone, stava
commentando.
«Stasera è con
grande piacere che presentiamo il quarto incontro tra le nostre due
più forti combattenti! Alla nostra destra l'agilissima
piccola regina bianca! Leaaa... D. Makarai!» Un cancello si
aprì, lasciando entrare una ragazzina bassa, ma prosperosa, dai
neri capelli a caschetto e occhi color pece.
«EHI! Come ti sei
permesso di darmi della piccola, bastardo!» Rispose a quello che
per lei si poteva solo definire un insulto. Risa invasero l'itera
platea.
«Eeeee.!!! Alla nostra
sinistra il piccolo demonietto, la regina Argentea!!
Lamyyyy...Trafalgar D. Water !!!» Nell'ascoltare quel nome
Law, perse un battito... non poteva essere lei!
Si aprì un altro
cancello dalla parte opposta alla prima, questa volta. Con passi decisi
fece il suo ingresso una ragazza alta e magra, dai chiari capelli
racchiusi in due trecce e gli occhi grigi.. impassibili e calcolatori.
Adesso Law non aveva più dubbi.
«Sorellina...»
Angolo Autrice:
Buonasera
a tutti voi cari lettori e lettrici, siamo qui riuniti per celebrare il
funerale delle mie mani e del cervello di mio fratello, esploso dopo le
numerose e non poche correzioni svolte a questo capitolo, che per
GRAZIA DIVINA, siamo riusciti a pubblicare, la colpa è tutta e
non metà, di un programma bastardo che si divertiva a prendersi
gioco di noi. Comunque mi scuso profondamente per aver sforato e non di
poco sia la data che l'ora della pubblicazione. Ed ora passiamo ai
ringraziamenti. Che prima di tutto vanno alle perone che mi hanno
incoraggiata e compreso, per il problema alle mani, grazie tante per le
vostre recensioni inaspettate.
Poi Grazie a:
- PANDIVA: che come sempre è la prima a recensire.
- MARYACE: la prima ad avermi chiesto la partecipazione.
- KAIRIFENICIA96: la prima ad avermi inviato il suo OC.
- NAKURAMI,ROSY03,DRAGUN95,ZORO99 e NICOLAS_99: I lettori che mi hanno spedito una quantità assurda di personaggi.
- MARY1112: la persona che è riuscita davvero a sorprendermi con la sua grande immaginazione.
- PRODUTTORE_ESECUTIVO: Che non a esitato nel vedersi gli anime inseriti per la crossover.
- LUNAIX: La quale adoro la sua immagine account con Taiga.
- AKI_AND_AMI, NAIKAN E TOWER: I miei ultimi partecipanti, coloro che hanno chiuso le prime iscrizioni.
- LORYLEX: la mia nuova amica, che spero parteciperà presto con un OC, alle seconde iscrizioni.
- FIREBLADE97: il mio fratellone, senza di lui non sarei mai riuscita a finire di correggere tutto... Grazie ti voglio bene!
- Il mio collega scrittore DARKXEMNAS: con le sue vacillanti tecniche.
- E in fine la persona che mi ha fatto dannare di più con la sua insistenza il mitico: SAXTHEBEST!
Oddio finalmente ho finito, non ce la facevo più.. finalmente potrò mettere a riposo le mani per un pò.
Dato che sono riuscita a pubblicare solo a quest'ora, per non sbagliare
di nuovo e farmi morire di impazienza ho deciso che inserirò un
capitolo ogni sabato o domenica verso le 21:00.
Grazie di aver letto questo angolo, e anche il brano, che spero vivamente sia piaciuto! :D
Per i personaggi che non sono stati ancora inseriti state tranquilli,
nel corso della storia faranno la loro comparsa e questione di
settimane..
Ah.. quasi dimenticavo, questo è il link della canzone: https://www.youtube.com/watch?v=UFyzTtKNzYI
Una valanga di baci a tutti,
Lacrima_00
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Capitolo 4 *** Il libro del Druvin Bideven ***
1 parte cap
IL LIBRO DI DRUVIN BIDEVEN
Il tempo sembrò fermasi e in un istante tutto rallentò,
seguendo attentamente il ritmo dei passi della giovane, entrata nella
rena.
Niente più voci, solo il battito accelerato del suo cuore, che sembrava volergli uscire dal petto, sfondandoglielo.
Lei era viva, e con la pelle
pulita. In silenzio le lacrime iniziarono a rigarli le guance, con lo
stupore delle persone che gli stavano attorno.
«Tutto bene Traffy? Perché piangi?» Interruppe i suoi pensieri Rufy tirandogli una manica del cappotto.
«Cosa?»
Si portò la mano agli occhi bagnandola, non se n'era nemmeno
reso conto. Con lo sguardo tornò sull'incontro che stava per
iniziare. Le ragazze girarono in tondo spostandosi entrambe dalla parte
dell'entrata avversaria, senza staccarsi gli occhi di dosso. I cancelli
si sigillarono alle loro spalle e il sonoro trillo del gong
risuonò in tutto il casamento. Le due combattenti portarono un
piede indietro, dandosi lo slancio in avanti. Il pubblico tripudiava
già alle sbarre della gabbia. Si ritrovarono l'una a pochi
centimetri dall'altra, pronte a colpirsi.
«ROOM! » Una semi sfera dall'aura azzurrognola si allargò all'interno dell'edificio.
«Ehi ragazzo che stai...» Le parole di Satch non riuscì nemmeno a sentirle. Non poteva aspettare, doveva parlare con lei. Ora.
«Cavendish, Bartolomeo avete voglia di combattere? SHAMBLES! » Un ghigno malefico si spianò sul volto del moro.
«EHI?! » Gridarono i due malcapitati ritrovandosi al posto delle sfidanti.
«Oi.. Ciurma del cappellaio vi affido la regina bianca...»
In un istante le ragazze si trovarono una seduta sulla schiena di Rufy
e l'altra immobilizzata, tra le braccia di Law, intento a portarsela
via da tutta quella confusione.
Rapidamente il medico
percorse un vicolo a caso, che fortunatamente conduceva fuori dalla
città, dalla parte opposta al mare. Giunse in mezzo a delle
coltivazioni di riso e lì posò a terra la giovane
altamente confusa.
«Tu?!Bastardo! Come ti sei permesso di...» Caricò la mano per uno schiaffo la castana, che però fu fermato prontamente da Law, afferrandole il polso.
«Lamy....»
Gli occhi grigi del moro la trafissero. Il senso nostalgico della
pronuncia del suo nome, si fece strada nel suo cuore, rievocandole il
ricordo di quell'orribile giorno, mai dimenticato. Impossibile da
cancellare.
«Fratel-lone?»
Il volto iniziò a bagnarsi, segnale per Law, che avesse compreso
la sua identità. Non seguirono molte parole, solo singhiozzi che
la ragazza produceva, sul corpo dell'altro, dopo essersi
aggrappata a lui con tutta la forza che aveva. Non l'avrebbe lasciato
più, non si sarebbero più separati. Anche il moro la
strinse forte a se, piangendo, con la testa appoggiata alla sua spalla.
«T-ti c-cr-cre..vo m-mor..rto..!!!» Gemette tra i vari sussulti la giovane.
«Anche io lo credevo di te.»
Disse prendendole il volto, accostando le due fronti. Lamy non riusciva
a smettere, le lacrime la inondavano, più pensava a ciò
che stava accadendo, era un sogno, un bellissimo sogno.
«C-cosa ci f-fai q-qui?! Q-questa non è un illusione, ver...ro?» Chiese ancora dubbiosa.
«No.. sono vero e vivo.. senti?»
Law le prese la mano e la poggiò sul suo petto, il ritmo del suo
cuore aumentò al tocco della giovane, che allargò un
sorriso, la stessa espressione di quando era bambina.
«Tu maledetto bastardo cosa stai facendo alla piccola Lamy!!! Toglile subito le mani di dosso!» Li interruppe Satch appena arrivato con dietro tutti gli altri.
«Aspetta un secondo è tutto ok..» Cercò di calmarlo la castana.
«No che non lo è, questo tipo ti ha fatto piangere merita una lezione!!! E tu preparati!!!» Sbottò l'uomo.
«Traffy cosa sta succedendo, perchè sei scappato via con la nostra informatrice?! Che le hai fatto per farla piangere?» Si intromise Rufy perplesso dalla situazione.
«Io..Io..» Cercò di ribattere Law.
«Dai sentiamo cosa hai da dire in tua discolpa.!» Satch continuava a darli contro.
«Volete
sapere perchè mi ha fatto piangere?! Perché lui è
qui... Ed io sono felice che ci sia, per questo sto piangendo...
Finalmente ho ritrovato mio fratello!!» Gridò la ragazza attaccandosi morbosamente al braccio del consanguineo, shockando tutti.
«Cosa
stai dicendo? Lui è tuo fratello? Quello di cui mi hai parlato
tempo fa, con lo strano hobby di vivisezionare le rane?.» Indagò.
«Esatto!» Confermò lei.
«Strano hobby?» La squadrò interrogativo il chirurgo.
«Beh era un po' strano per un bambino..» Lo prese in giro.
«No invece era istruttivo...» Si giustificò.
«Si.. Istruttivo come no.. Io direi disgustoso!» Continuò Lamy a riprendere i difetti della sua passione.
«Non ci posso fare niente se sei debole di stomaco.» Ribatté il moro.
«Infatti
ora non lo sono più, ma di certo non modifico il mio pensiero..
Sappi che sono molto cambiata mio caro, al contrario di te..» Gli fece notare la ragazza.
«Ho notato, il cambiamento! Che diavolo ti sei messa? Sembri una meretrice!»
Law, la osservò, indicandole il vistoso costume a due pezzi, in
pelle nera, che le coprivano solo le intimità, i quali si
agganciavano con due fili a degli alti stivali a tacco spillo numero
quindici.
«Cosa?! Come ti permetti!! Ma sentitelo ci siamo appena rincontrati e comincia già a fare giudizi.» Riprovò a tirargli uno schiaffo la giovane leggermente imbarazzata, e questa volta andò a segno.
«Non è questo.. Ahhh!! Tanto è inutile sei più testarda di un mulo.. Ora però copriti per favore.» Gli passò il proprio cappotto il medico, con la guancia pulsante dove Lamy aveva lasciato la sua impronta di mano.
«Si.. non ci sono dubbi sono davvero fratello e sorella..» Commentò l'ex cuoco, osservando l'allegra scena dei due.
«Ehi! Satch visto che la nostra informatrice non combatte più possiamo farle qualche domande ora?» Lo destò dai suoi pensieri Rufy felice per l' inaspettata scoperta.
«Si
però sarà meglio andare via da qui, prima che il
proprietario dei campi si accorga di noi. La gente sta tornado,
dato che l'incontro principale è stato annullato.» Iniziò a guardasi attorno un po' turbato.
«Satch portiamoli a casa mia, è più vicina.!!» Propose la castana.
«Ok! Ma qualcuno deve prima andare a prendere Cavendish e Pollo-boy, dato che sono rimasti nell'rena!» L'avvertì.
«Non ci credo.. quei due idioti si sono messi a combattere sul serio..» Criticò Law, alzando la voce.
«Dovresti stare zitto, dato che ci li hai spediti tu la!.» Gli rinfacciarono tutti.
«Questo si che è un problema chi entra dentro non esce finché almeno uno non al tappeto...» Rifletté Lamy ad alta voce.
«E tu volevi cimentarti in un torneo del genere... ?» La riprese il moro.
«Eravamo d'accordo... Dove si trova la ragazza che avete fatto uscire dalla gabbia insieme a me.?» Vagò con lo sguardo tra il gruppo in cerca della sua avversaria.
«L'abbiamo
lasciata là.. diceva che doveva risolvere una piccola faccenda
con il cronista, riguardo a quel "Piccola", nella presentazione...» Spiegò rufy sorridendole innocentemente.
«Ci mancava solo questo, meglio così però, ci penserà lei a portarli a casa mia.. e ora muoviamoci..»
Sospirò, per poi ordinare di seguirla. Ripresero il vicolo che
conduceva sulla strada, nella quale pian piano le luci si stavano
spegnendo, spostandosi dentro ogni abitazione.
***
La spinta velica lasciava scivolare rapida tra le onde la chiglia, a pelo d'acqua, ad una velocità di trentasette nodi.
Il capitano, un giovane uomo sulla trentina, dai ribelli corti capelli
neri, sostava sul ponte, dalle prime luci dell'alba, manovrando con
maestria il timone, dirigendo la sua bellissima Tēburu· Gin, in direzione di FreeVers.
«Alex?!» La voce famigliare di una ragazza uscita dalla cabina, richiamò la sua attenzione.
«Becky?! Già sveglia a quest'ora? Ma come non ti sei messa il vestito che ti ho regalato?!»
«Scusa fratellone ma sto più comoda con i miei jeans e la mia felpa.»
«Beh, almeno gli scarponcini in pelle gli hai messi!»
«Ah.. Quelli gli adoro... Mi piace sopratutto il loro vivido colore rosso vino... Grazie!» Ne squadrò uno alzando di poco la punta.
L'uomo sorrise, per poi ritornare ad osservare all'orizzonte il sole sorgere.
«Allora come stava il nonno?» Chiese il moro.
«Come al solito... Sempre sulle difensive... Tu invece l'hai più sentita Mary?»
«Da
quando è diventata ammiraglio è sempre a dare la caccia a
quelli come noi, sarebbe un azzardo per me avvicinarmi a lei in
pubblico, non voglio rischiare di essere sbattuto a Impel Down dalla
mia gemella. E del fratellone Dellinger hai più avuto notizie?»
«Dall'incidente di Dressrosa tutto su Doflamingo è scomparso, non saprei nemmeno dirti se è ancora vivo...» Rispose triste l'albina.
«Capisco... Guarda Becky da qui si vede già il porto, se siamo fortunati fra meno di un'ora saremo in città.» Cambiò discorso l'uomo, virando di poco la rotta.
«Vado a svegliare l'equipaggio...» Annunciò la giovane.
«Oi
becky... Ricorda qualunque cosa succeda su quell'isola, noi saremo qui
ad aspettarti, e potrai sempre contare sul mio aiuto.»
Il capitano con queste parole la fermò sulla soglia della
cambusa, strappandole una risatina, e costringendola a girarsi. Gli
occhi dei due si riflessero nell'azzurro dell'altro allungo, prima che
la ragazza scomparisse nel buio interno dell'imbarcazione.
«Grazie fratellone.. ti voglio bene anche io!»
Il vascello non
impiegò molto ad attraccare. Nel molo ormeggiavano una vasta
fila di navi, provenienti da ogni dove, ma tutte sotto la stessa
bandiera. Quella pirata. Nessun marine si avventurava su quest'isola,
qui non c'erano leggi o ordini da rispettare, ognuno poteva fare quello
che voleva, dal traffico illegale di sigarette a quello degli esseri
viventi. Al porto una multitudine di bancarelle di pesce aprivano
i battenti, scaricando ed esponendo le merci pescate ai primi migliori.
Becky si accordò con suo fratello per l'ultimava volta,
prima di prendere un grande respiro e passare velocemente
attraverso i diversi odori di razze di pescato.
Percorse tutta la banchina,
lasciandosi alle spalle circa una quarantina di banchi e giungendo
all'interno dell'unica città in tutto l'arcipelago. FreeVers
uno dei posti più pericolosi, del nuovo mondo. Ora che era
dentro, non le restava altro che chiedere indicazioni. Prese coraggio e
con una leggera spinta aprì la porta che conduceva ad una
bettola. Gli sguardi degli altri clienti, le furono addosso non appena
allungò il primo passo verso il consumato pavimento in legno.
Ogni suo movimento fu monitorato e studiato fino al suo arrivo al
balcone, lì una allegra vecchietta con due grigie treccine,
l'accolse.
«Dimmi cara cosa desideri?»
«Un vodka alla pesca, grazie.» Ordinò la giovane e la signora si accinse a preparare nell'apposito bicchierino lo shot.
«Allora che ci fa una bella ragazza come voi in questa squallida cittadina slegalizzata, se mi è concesso chiedere?» Domandò l'anziana mentre versava fino all'orlo la bevanda incolore.
«Cerco un pirata.» Rispose placida buttando giù tutto in un fiato il freddo liquido che le riscaldò la gola.
«Ahahaha! Un pò vaga come idea non credete signorina?»
Ridacchiò l'oste. Becky si guardò in torno, un
chitarrista triste intraprese a suonare un'orientale melodia
accompagnata dal ripetuto motivetto di un bongo, ai tavoli invece,
gente di ogni genere e razza, scommettevano in giochi di carte e
freccette, con coltelli, sfregiando vari manifesti di ricercati.
«Vedo.»
«Allora
chi stai cercando veramente, se vuoi ad un economico prezzo
di centocinquanta berry, posso rivelarti dove si trova il tuo
uomo...?» Propose la vecchia, facendole occhiolino.
«Cinquanta!» Si impunto Becky, abbassando drasticamente l'offerta.
«Se vuoi informazioni il prezzo è quello!» ribatté la vecchia.
«Davvero?
Chi mi garantirà che le indicazioni che mi servirai, non si
rivelino in realtà altro che menzogne per racimolare qualche
monete in più?»
«Sei intelligente mocciosa. Ottanta o la chiudiamo qui?»
«Chiuderla qui.. Per me va bene, posso benissimo chiedere altrove ad un prezzo forse più basso del tuo..» L'anziana deglutì, stava perdendo l'affare che lei stessa aveva iniziato.
«Però
potrei arrivare a darle, al massimo cinquantacinque... Questa è
la mia ultima offerta, resta a lei accettare o rimetterci al seguito
del rifiuto.»
Becky era fredda e immobile come una pietra su una cima d'una montagna,
al quale disotto, da un versante veniva osservata dalla vecchia,
intimorita dalle conseguenze delle scelte, propostoli. Qualunque
decisione presa l'avrebbe fatta cadere giù dalla vetta, rompendo
il suo equilibrio. Lasciare perdere quell'affare significava essere
schiacciata dal masso o accettare, in modo che rotolasse giù
dall'altro versante.
«Sessanta berry e in più ti offro una delle bottiglie del nostro miglior rum.» Sul volto della giovane comparve un sorrisetto.
«Mmhh.... Affare fatto.»
Rapidamente estrasse carta e penna dalla tasca centrale della felpa,
scrivendoci sopra il nome del ricercato e piegato lo porse tra le mani
rugose della vecchia., la quale gli rivolse un piccola sbirciatina
all'interno.
«Bene seguimi...»
La giovane segui la bettoliera, introdottasi dentro la cantina. Un
immensa dispensa di botti e bottiglie affilate sugli scaffali,
riempivano tutto lo stanzone rivestito murati a sasso. Continuarono a
camminare verso quella che sembrava una parta d'uscita, l'anziana
afferrò una bottiglia, lanciandola verso becky. Si fermarono
entrambe a pochi centimetri da essa.
«Ragazzina
spero per te tu sappia bene ciò che stai facendo...
Ascolta attentamente perchè non ripeterò quello che
sto per rivelarti. Quando uscirai da questa porta gira l'angolo a
destra, e svolta due volte a sinistra. Continua dritto fino ad uscire
completante dalla città, ci saranno dei campi di papaveri rossi,
superali e introduciti nella selva, arriva al centro di essa, lì
troverai una casetta di legno, e non ti preoccupare nessuno ti
seguirà là, tutti sanno che quel posto è
maledetto. Quello che hai chiesto ora lo sai, se vuoi la chiave per
uscire da qui paga!» Becky non perse tempo, lanciò un sacchettino di monete alla vecchia, che la sbatté quasi letteralmente fuori.
Prontamente percorse tutte
le indicazioni, ritrovandosi a passeggiare spensieratamente in una
stradina campagnola circondata da campi interamente foderati da piccoli
boccioli socchiusosi, color rosso vivo. La rugiada mattiniera si
consumava lentamente dal forte picchiettare del sole, dovevano essere
già passate le otto e mezzo. La fine delle coltivazioni d'oppio
era smorzata bruscamente dalll'inizio della selva, un aggroviglio di
spine anche segnava il confine. Solo il varco della strada che
continuava dritta, si introduceva nel folto. Becky si fermò
qualche passo prima di superare quella frontiera, osservandola da
fuori, dava l'impressione di essere la foresta più tenebrosa che
avesse mai visto, un respiro, come un sussurrò gli fischio nelle
orecchie e un brivido di freddo le salì su per la schiena,
trapassando il coccige fino all'atlante.
«Dio... Ti prego... Mi affido a te... Guidami anche questa volta!»
Dette suddette parole il
ritmo del suo cuore rallentò calmandosi. Con decisione
s'introdusse. La terra era umida come se non fosse mai stata baciata da
un singolo raggio solare, alte e vaste ramificazioni la
coprivano. La via sembrava essere un giro senza fine, non poteva
averla raggirata sul serio quella maledetta oste. All'improvviso un
piccolo spiraglio di luce di un varco luminoso l'accecò quasi,
per l'abitudine all'oscurità del percorso. Allora non le aveva
mentito. Una piccola variopinta radura circolare le apparì
davanti come se fosse un miraggio. In mezzo ad essa una casetta in
legno, con un bel terrazzato, sul quale un uomo dai biondi capelli e
una leggera barba, a gambe accavallate, scorreva con lo sguardo il
testo di un vecchio libro dalla fonderina in pelle marrone.
«Zio?!»
***
Città portuale del Regno di Wa
«E
dai Aki è già passato un giorno per quanto ancora vuoi
tenermi il muso.... Quante volte te lo devo ripetere che mi dispiace..
Mi dispiace.. Aki.. Per favore?!»
Da ogni angolo della strada, la voce di Aran e delle sue suppliche di
perdono, più disparate erano udibili. Continuava a
ripetere il suo dispiacere per l'accaduto, inseguendo il passo serrato
di Aki, totalmente convinta che il suo implorare non sarebbe servito a
nulla. Aveva davvero esagerato.
«Aki per favore ti vuoi fermare?» Il passo della bionda si interruppe all'improvviso, girandosi verso il richiamatore.
«Come posso perdonarti, dopo quello che hai fatto in quella taverna?» Rapidamente raggiunse il giovane, puntandogli addosso gli occhi verdi, accusatori.
«Ti ho già detto che mi dispiace!»
Un lieve rossore attraversò le gote del giovane, costretto a
guardare altrove. Non riusciva mai a incrociare il suo sguardo,
così intenso, quando era arrabbiata.
«Ti
dispiace... Lo so che ti dispiace.... Però ero finalmente
riuscita a trovarne una... Una come me... Una regina.... E' tutto il
giorno che giro, cercandola!... Ma niente... Ora come facciamo? Ti
prego dimmelo te perchè io sono davvero stanca..»
Piccoli singhiozzi e calde lacrime invaserò il viso della
ragazza. Non sopportava vederla in quello stato, conosceva da una vita
Aki, sapeva quanto poteva essere forte in battaglia e quanto delicata e
sensibile in certe situazioni. Ma come sempre quando si tiene troppo ad
una persona, pur di tenerla al sicuro, ci si dimentica molto spesso il
male che possiamo procurargli ad imporle delle restrizioni. Ancora con
il volto imbrattato dal rossore, Aran allargò le braccia in
avanti collocandole dietro il corpo tremante della giovane, cingendola
in un forte abbraccio.
«Ascolta
Aki.. Sono veramente dispiaciuto di quello che è successo..Hai
assolutamente ragione... Non sono degno di stare al tuo fianco per
aiutarti, però ti prometto che se mi darai un'altra
possibilità non mi permetterò più di reagire
così... Ti preg....» La ragazza si calmò, allietata da quella effusione affettuosa.
«Ssssshhhhh... Ho capito... Ora puoi lasciarmi...»
«Ah?! Si.. scusa...»
Si staccò Aran. Il suo volto era completamente rosso per
l'imbarazzante gesto appena compiuto. La giovane si asciugò gli
occhi con l'indice di entrambe le mani.
«Aran!» Richiamò la sua attenzione la bionda.
«Aki?!»
«Continuiamo insieme le ricerche»
«Certo.» Il giovane le accarezzò dolcemente la testa, irradiandola con il suo felice sorriso.
Passarono le ore e il giorno
si consumò presto. I due setacciarono una seconda volta la
città chiedendo indicazioni in ogni dove. Aki aveva disegnato
pure il ritratto che raffigurava il volto della ragazza, ma nessuna
sembrava conoscerla o almeno identificarla. C'era un unico tentativo
che non aveva ancora provato però, ritornare nella locanda dove
era avvenuto tutto e chiedere di lei, ai malcapitati che avevano avuto
il dispiacere di conoscerla.
Non era molto distante dal
luogo in cui si erano fermati per riposare, lo raggiunsero e vi
entrarono, fortunatamente le stesse facce del giorno precedente erano
lì, sedute ad un tavolo.
«Ehi ragazzina sei tornata per bere con noi, allora che ne dici?» Le alzò un calice di birra l'uomo, invitandola a sedersi, destando grande rabbia del giovane dietro di lei.
«Aran stai calmo non è niente...» Lo trattenne Aki sbarrandogli la strada con il braccio.
«Accetterò volentieri solo a due condizioni?»
«Aki?!» La guardò interrogativo.
«Ahh.. E sentiamo quali sarebbero bellezza?»
«Primo vorrei avere informazioni sulla persona che ieri via ha abbattuti come tanti birilli.»
«Quella
maledetta mocciosa che ci ha preso solo alla sprovvista... E se poi non
si fosse intromesso quella supernova... Comunque sia, sicuramente
è già bella che sepolta, dato che se l'è portata
via...» Sbraitò l'uomo, sbattendo un pugno sul tavolo.
No, non poteva essere morta! nel suo cuore sentiva che non era così. Non poteva esserlo.
«Supernova? Chi se l'è portata via?» Cercò d'informasi la bionda.
«Lui!»
Venne indicato con il fondo della bottiglia un manifesto, raffigurante
il volto di un'uomo dai rossi capelli che sorrideva sadico.
«Eustass Kidd, la supernova con la taglia più alta....» Mormorò Aran.
«Sapete per caso dove si trova adesso?»
«Eh? Sei pazza ragazzina.! Vuoi morire anche tu.... Ahahaahahah!!! Però... Cosa offriresti per avere questa informazione?» Si introdusse un'altro ubriaco del gruppo alla conversazione.
«Oi.. Voi bast...»
«Aran! » Aki prelevò due monete d'oro e le posò su tavolo, sotto lo sguardo perplesso di tutti.
«Ascoltate se voi me lo direte ne aggiungerò altre tre!»
«Beh
ora le cose si fanno molto più interessarti.... Alcune mie fonti
mi hanno rivelato che la sua nave era ormeggiata al lato nord della
banchina..»
«Perchè parli al passato?»
«Perché
sempre dalle miei fonti ho scoperto che stavano facendo rifornimento di
scorte e per caricare la stiva con tutte le cose che hanno
comprato, sicuramnete hanno impiegato mezza giornata. Stamattina
potevano benissimo salpare.»
«Scommetto che le tue fonti sapranno persino ciò che hanno comprato?» scherzò Aran incuriosito.
«Sai le liste stravaganti chieste al mercato non passano inosservate...»
«Dipende da cosa tu intendi per stravagante?»
«Beh ti sembra normale che su una nave vengano caricate tre casse piene di melanzane?»
«Direi più ambiguo, però ognuno hai suoi gusti..»
«Comunque questo è tutto.. Ora vieni a bere con noi!»
«Ah.. ah... La seconda condizione!»
«Cos... Ook...Spara bambolina!»
«La
seconda condizione è che questo bel giovanotto che vedete dietro
di me, deve decidere al mio posto se restare o andarmene. E la risposta
mi sembra alquanto ovvia!»
«Cosa? Tu maledetta ci hai ingannati... Poco male se ci dai solo queste opzioni allora ne creeremo una terza.. Uccidendo lui...»
«Pensate davvero di avere qualche speranza con me... HOOK BLADE!»
Il braccio di Aran mutò in un grosso uncino lungo quanto la lama
affilata di una spada., circondando la gola dell'avversario.
«Ehi! Niente litigi oggi nel mio locale!» Intervenne un non poco alterato proprietario.
«Non si preoccupi ce ne stavamo giusto andando...» Rispose Aran ritirando il braccio, facendolo tornare normale.
Uscirono velocemente
dall'edificio, incamminandosi verso il lato nord della banchina. Forse
c'era ancora speranza di trovarla. Giunsero alla nave che era ormai il
tramonto e mentre il sole calava immergendosi nelle acque salate,
dietro ad una cassa, su quella che avevano identificato come il
vascello delle loro ricerche, videro spuntare la cima di un capo dai
capelli rossi.
«Eustass Kidd, dove si trova la regina?!»
Gridarono all'unisono Aki e Aran scendendo sul ponte del
vascello. La figura ghignando si immobilizzò bramando lo scontro.
***
Era passato quasi
un altro giorno da quando erano arrivate dentro al porto del regno di
wa, fortunatamente nel pomeriggio antecedente si era liberato un posto
nella parte nord della banchina e avevano potuto ormeggiare lì.
Akira si trovava in cucina intenta a massacrare una
carota con un coltello, l'aiutava sempre tenersi impegnata
con qualcosa, per distrarsi e non pensare all'orario di ritorno
sforato per l'ennesima volta della sua subordinata. Come poteva essere
così ritardataria, mai una volta puntuale, questa volta
non l'avrebbe passata liscia, altro che ramanzina , qui ci voleva
una bella lezione, pensò e con rabbia pugnalò il
tagliere, conficcandoci dentro la lama.
«Accidenti ho finito le carote... A Jede non dispiacerà se ne prenderò alcune dalle scorte...»
Parlottò tra se e se, dirigendosi sul ponte dove le casse erano
state issate nel pomeriggio, con un monta carichi. Andò sicura,
aprendo quella degli alimentari, dentro impilate con precisione stavano
delle cassette più piccole, conteniti tutti ortaggi e frutti, ne
prelevò una posandola a terra e chinandosi su di essa,
scegliendo le carote, che a suo parere erano migliori, quando due
voci una maschile e l'altra femminile richiamarono la sua attenzione,
qualcuno stava cercando guai, a quanto pare aveva trovato un altro
passatempo, più divertente..
«La regina cercate?! Beh a quanto pare l'avete trovata!!!» Ruggì la rossa in risposta alla loro domanda, uscendo da dietro la cassa.
I due spalancarono gli occhi sorpresi come se avessero visto un fantasma.
«Aki
questa tizia con il grembiule da cucina ha i capelli come quel Kidd del
volantino, ma non mi sembra lui, gli occhi sono differenti...» Bisbigliò alla sua compagna.
«Hai ragione Aran, lui gli ha dorati e lei gli ha vermigli. Tu chi sei? E dove si trova il capitano Eustass Kidd e la regina?» Sbottò la ragazza.
«Ahahahah!!! Quale Estass Kidd? io non lo conosco e per quanto riguarda l'unica regina qui sono io!» Rispose Akira sfoderando la spada, dalla quale non si separava mai.
«Risvegliati mia KASA NO YURI!»
La lucente lama venne puntata contro gli sconosciuti, infiammandosi dal
nulla, insieme ai lunghi capelli dalla maneggiatrice, che si
illuminarono accendendosi.
Distinto Aran si parò davanti ad Aki evocando il suo potere.
«DANCE HOOK! » Una decina di piccoli uncini si crearono, spuntandoli da ogni mano, iniziando a vibrare nell'aria.
«Dì... Che razza di frutto ha mangiato per usufruire di tale potere?» Lo interrogò.
«Hook Hook... Ti basti sapere questo.. Non credo di dover altre spiegazioni ad un nemico per giunta..» Rispose.
«Aran ti prego non farle del male lei è come me!» Lo trattenne Aki per il cappotto in pelle nera.
«Cosa? Che intendi dire? Non crederai mica alle sue parole vero?»
«Non è questo.. Io lo sento... Sto provando la stessa sensazione di ieri con quell'altra ragazza!»
«Ehi voi due.... Prima piombate sulla mia nave, mi minacciate e ora mi ignorate?! Siete morti!» Irritata Akira corse verso il ragazzo con la spada caricata per un fendente.
«No ti prego non vogliamo combattere con te! Ti scongiuro ascoltami, dobbiamo solo parlarti! Io sono come te!!!» Si sovrappose Aki tra l'assalitrice e Aran, fermando entrambi.
«Ma davvero tu saresti come me.. Non credo proprio!» Puntò la spada più vicina alla gola della bionda.
«Ascolta so che forse non mi crederai ma anche io sono una regina... Anche io ho la D.» Chiarì Aki.
«La D? Qual'è il tuo cognome?»
«Lainur... Mi chiamo Aki D. Lainur.. »
«Ho già sentito questo cognome ma dove... Da dove provieni ?»
«Dal tempio di Yakoigi...»
«Aspetta
quel tempio di Yakoigi? Quello situato in un isola nel mare orientale?
Quindi tu sei la discendente di quelle... Sei la regina verde, colei
che ogni secolo viene protetta come altissima sacerdotessa.»
«Si esatto, ma tu come fai a conoscerlo?»
«Mio
padre mi raccontò di te, lui era un viaggiatore... Se posso
sapere... Perché sei andata via dalla tua vita perfetta servita
e riverita?»
«Ormai quel tempio non esiste più... » Rispose triste la giovane.
«Beh mi dispiace, scusa per la mia arroganza allora... »
«Non preoccuparti non fa niente... Te invece?»
«Sono il capitano Akira D. Keiko, la regina arancione...»
Disse rinfoderando la spada. i capelli si spensero, ritornando
sul rosso che stagliava esageratamente sulla chiara carnagione.
Aki non potè che tirare un sospiro di sollievo,
rilassandosi e Aran ritirò nelle sue mani gli uncini.
«Visto ero sicura che anche lei fosse una regina.» Si rivolse all'albino la bionda.
«E sentiamo lui chi sarebbe? »
«Lui è Aran Ekchandir un mio amico d'infanzia..»
«Bene si sono fatte le presentazioni, posso sapere cosa vuoi da me?»
«Beh.. aiutare il mondo, quindi cre-credo un alleanza...» Rispose un pò incerta .
«Eh? Scherzi vero?» Aki scosse la testa e nel suo sguardo sparì l'indecisione.
«Scordatelo!
Non ho tempo da perdere con faccende che non mi riguardano, per cui
siete pregati di andarvene immediatamente dalla mia nave, prima che vi
sbatta in mare a calci in culo!» Ordinò la rossa.
«Faccende che non ti riguardano? Ne sei proprio sicura?» Cercò di dissuaderla.
«Certamente!! E ora sparite!» Ma niente da fare, Akira era impassibile. Aki avrebbe dovuto escogitare qualcosa, per farle cambiare idea.
«Come
vuoi, Aran andiamo...Sai mi aspettavo che la regina arancione descritta
dal grande Druvir Bideven ti rispecchiasse un pò di
più... ma a quanto pare pure lui si sbagliava sul tuo conto....» Tentò la bionda il tutto per tutto.
«Ma guarda lo conosci anche tu e cosa sapresti di lui?» A quanto pare il pesce aveva abboccato all'amo, Aki ci era riuscità.
«Non vedo cosa dovrebbe importarti tanto come hai detto tu, non sono affari che ti riguardano...»
«Aspetta un secondo... questo cambia tutto, mi riguardano eccome! Dimmi cosa sai a rigurdo a lui!»
«Solo se accetterai di allearti con me?» Ripropose.
«E' percaso un ricatto?»
«No.. Direi più una proposta... Allora facciamo squadra?»
«Tsk... Se proprio devo.. Ma ricorda che lo faccio solo per il bene della conoscenza.» Akira aveva ceduto, Aki era riuscita nel suo intento, certe volte era proprio una volpe.
«Come vuoi...» Gli tese la mano la bionda sorridendo beffardamente..
«Scusate
l'interruzione ragazze ma adesso che avete finito di concordare,
potreste prestare attenzione alla puzza di bruciato proveniente dalla
stiva?» Le interruppe Aran allarmando non poco il capitano, che si diresse in cucina, seguita a ruota da i due.
«Oh... no! Il pollo!!!!! No! No! Perchè... Perchè deve finire sempre così. Addio alla cena.»
«A quanto pare non sei un asso in cucina...» Commentò Aran ricevendo uno sguardo assassino dalla giudicata, che non tardò a ribattere.
«Taci Arin.. se ti credi meglio di me, accomandati pure! -
«Aran! il mio nome è Aran!» Chiarì.
«Si.. come ti pare!»
«Dai
ragazzi cercate di andare d'accordo.. Dopo tutto siamo sotto la stassa
bandiera ora.... Per favore Aran potresti pensarci tu alla cena,
io e Akira dobbiamo parlare dei nostri progetti.» Calmò un po' le acque Aki.
«Progetti?
Noi non dobbiamo parlare di nessun progetto... Abbiamo creato un
alleanza solo per passarci un pò d'informazioni!» Le parole della rossa entrarono da un orecchio della bionda e gli uscirono dall'altro.
«Si... Si.. Forza, lasciamo lavorare il nostro cuoco, ti assicuro che è davvero bravo!»
- Ehi... Aspetta chi ha detto che siete invitati a cena e dove mi stai portando?» Gridò lanciando il grembiule al giovane e venendo trascinata letteralmente fuori dalla cucina.
«Ora che mi ci fai pensare non lo so...»
«Certo che non lo sai questa è la mia nave, cretina!»
«Ops!»
«Che mi arrabbio affare... Su andiamo nella mia stanza.. Devo farti vedere una cosa.»
Le due si incamminarono nel
corridoio semi illuminato, giungendo alla porta della cabina,
entrandoci. Una semplice camera da letto, tranne per il fatto che
sembrasse più una biblioteca, da ogni dove sbucavano libri.
«Deve piacerti molto leggere.»
«Ma dai... Mi chiedo da cosa tu l'abbia intuito... Ah eccolo..»
Da un vecchio baule
polveroso Akira tirò fuori un grosso volume involto dentro un
panno bianco. Sulla foderina in pelle nera, vi era raffigurata una
grande D.
«Ma questo libro è..» Iniziò Aki riconoscendo il tomo.
«Si.. uno dei manoscritti segreti del Druvir Bideven, il maestro che istruì i primi D.» l'accertò.
«Al tempio di Yakoigi, esposto in una bacheca ce n'era uno identico... come fai ad averlo anche tu?»
«Il
Druvir Bideven riporta in fondo ad ogni copia, che i libri furono
dodici, spartiti ai signori e le signore di cui parlavano, più
uno chiamato Familiar, custodito nella biblioteca di Atarie.» Spiegò la rossa.
«Atarie.. non l'ho mai sentita... dove si trova?»
«A Elrond le terre dei druvir..»
«Sei sicura che esistano veramente questi luoghi?» Chiese un po' perplessa e assai confusa dai nomi, la bionda.
«Se non lo fossi, non
mi sarei di certo messa in viaggio. Anche se Nessuno di questo mondo
c'è mai stato, ci sono solo leggende che partono da una certa
isola conosciuta con il nome di Shinkiro.»
«Quindi sei in viaggio per trovare il tredicesimo volume?»
«Esatto, immagino invece il tuo sia salvare il mondo, anche se no capisco come, dato che non è in pericolo.»
«Akira ascolta la storia dei cento anni di vuoto sta per ripetersi e noi siamo gli unici a poterlo impedire.» Alzò il sopracciglio Akira dubbiosa.
«Si noi due? Tu sogni troppo ad occhi aperti.»
«No,
non noi due, ma tutti i re e le regine, riuniti. Guarda questo,
mia madre me lo affidò insieme alla spada, dicendomi di
proteggerlo, perchè sarebbe stata l'unica cosa in grado di
impedire la distruzione.»
Aki prelevò da una piccola tasca segreta del vestito, un mezzo
rotolino di pergamena stracciata. Srotolandola, la mostrò ad
Akira, incuriosita dal manufatto.
«Sembra antica... Non ci credo questa è stata scritta da lui in persona.. Fammi leggere!»
"La guerra sarà l'unica a perire.
L'amore divino di Anthemis i gialli illuminerà
con le verità della scienza di Asma, l'arancioni.
I dodici riuniti danzeranno intorno ai rossi,
che purificano e daranno nuova vita...
nel mondo si rialzerà la pace e i blu lo ordineranno.
L'argenti di luna spargeranno la voce divina,
saggia dell'avvento già accaduto.
Per i miei cari re e regine spero che questo mio ultimo messaggio, vi porti consiglio sulle vostre future azioni.
Firmato il Druvir Bideven.."
«Sai cosa significa questo?» Si rivolse Akira alla bionda.
«E' un messaggio per noi, presto ci sarà un grande evento di distruzione e solo noi potremo fermarlo.»
«Si..
ma ci deve essere dell'altro. Questo documento non è completo.
Abbiamo bisogno dell'altra metà, per comprendere meglio su cosa
vuole metterci in guardia il grande Druvir Bideven.»
«Allora hai intenzione di fidarti di noi e aiutarci ?» Sollecitò di nuovo Aki.
«Non
posso fidarmi subbito di due sconosciuti, ma delle parole scritte qua
sopra si.. e dobbiamo intervenire al più presto.... Domani
all'alba salperemo, stasera dopo aver cenato trasporterete tutte le
cose che avete alla locanda qui sul vascello.»
«Possiamo viaggiare con voi?» Chiese la bionda mostrando il miglior sguardo da cucciolo che potesse fare.
«In questo momento sono accorto di personale e poi ho rimediato un cuoco, non posso lamentami...» Sospirò con calma Akira.
«Grazie! Grazie! Non vedo L'ora di dirlo a Aran!» Sprizzò Aki abbracciando il suo nuovo capitano.
«Si.. si.. però adesso passiamo al libro. se vogliamo riuscire in questa missione è meglio essere preparati..»
La rossa lo aprì
raggiungendo l'indice un pò originale, sembrava un grande albero
genealogico disegnato a mano, sopra erano scritte combinazioni di
colori e il loro risultato, con sotto il numero dalla pagina dedicata.
«Aspetta, ma si vedono solo due numeri di pagine?»
«Certo
i libri solo protetti da un incantesimo che permette solo ai D. che lo
hanno toccato di poterlo leggere... Vediamo cosa dice su di te.
Colore verde pagina dodici... Allora... I re e le regine verdi nascono
prevalentemente da solo due diverse combinazioni quella blu con il
giallo o due verdi. In principio esistevano due casate principali, i
Lainur, che di generazione in generazione tutelano la più
potente delle sacerdotesse nel tempio di Yakoigi e i Takigawa, potenti
regnanti delle isole di Baltera, un gruppo di arcipelaghi situati nel
mare settentrionale. Ambedue i clan proteggevano il potere sacro che i
discendenti acquistavano alla nascita. Nadia, il potere della speranza
e della guarigione.»
«Davvero puoi guarire gli altri? » La interruppe Akira incuriosita.
«Le
sacerdotesse hanno cercato di spiegarmelo solo che non ci sono mai
riuscita è estremamente complicato... Te ci riesci con il tuo?» Rispose un pò imbarazzata.
«All'inizio
è sempre difficile, se non hai già nel tuo corpo poteri
come quelli del frutto del Diavolo o altri che ti agevolano nel farli
trasparire. Però qui sopra, viene descritta l'esistenza di un
altro metodo, molto più antico... Le campane di Jing,
forgiate con dodici metalli, sono in grado di risvegliare con il loro
suono i nostri poteri.» Spiegò.
«Davvero? E dove si trovano?»
«Mio
padre, di ritorno da uno suoi viaggi, mi parlò di un piccolo
tempio, situato tra l'incavo di due picchi in una delle isole di
Baltera.» Aki appena sentì il nome le riconobbe subito.
«Gli
arcipelaghi del re verde? Se ci andassimo potremo chiedere anche a lui
di unirsi a noi, non credo che rifiuterebbe una richiesta da me,
dopotutto si dice che i re e le regine compatibili siano attratti l'uno
dall'altra al primo sguardo.»
«Stai ancora sognando ad occhi aperti. Non esiste l'amore a prima vista... » Chiarì schietta la rossa.
«Se continui a pensarla in questo modo non troverai mai nessuno.» Disse la bionda facendole la linguaccia.
«Sciocchezze! E dimmi come la vuoi mettere invece con Aran?»
«Aran? Cosa centra ora?»
«No.. Non dirmi che tu! Non ci credo.. Ahahahah... Mi dispace quasi per lui... » Iniziò a ridere a crepa pelle il capitano, sotto la vista di Aki titubante, che l'afferrò scuotendola.
«Ti dispiace per cosa? Spiegati!»
«Ma come non ti sei accorta che lui è innamorato di te! ahahahaha!!! »
«Scherzi
vero? L-l-l-l-lui n-non può es-essere i-i-i-i-innamorato di me!
Non è possibile, lui sa che le regine possono stare solo con i
re!»
«Beh allora credo che dovresti metterlo subito in chiaro! Prima di perderlo.» le consigliò Akira.
«Perderlo? In che senso? E' già in chiaro!»
«No, non lo è! Se vuoi che resti al tuo fianco devi fare di lui il tuo vassallo!»
«Un vassallo?»
«Appunto..
Come immaginavo, non sai nemmeno cos'è... Cercherò di
spiegartelo brevemente, apri bene le orecchie. Un vassallo
è un servitore che viene scelto da un re o da una regina
per legarcisi tramite uno speciale giuramento. è molto
vantaggioso perchè ti permette di sapere tutto dei determinati
soggetti, tanto da sentirne anche quando provano forti emozioni,
come l'amore o nel peggiore dei casi la morte, e in oltre un vassallo
può usufruire un pò dei poteri dei regali.»
«Potrei prestargli i miei poteri?»
«Esattamente....
Però per fare il giuramento devi per lo meno riuscire sviluppare
un pò di Nadia e sarebbe anche più conveniente
completare il tutto prima di trovare il re verde.»
«Pare anche a me la scelta più saggia, sia nei miei confronti che in quelli di Aran. non voglio che soffra a causa mia. » Arrossì lieve.
«Allora siamo a posto, poi ti spiegherò come si fa, tanto è uguale per tutti.»
«Sarà doloroso o imbarazzante?» La rossa scosse solo la testa in segno di disappunto, come poteva preoccuparsi di cose così stupide.
«Tranquilla
niente che le tue fantasie abbiano già elaborato, piuttosto
continuiamo con il libro.. Altrimenti qui facciamo notte.»
«Ok.. Posso darti il cambio per leggere?»
«Come vuoi...»Gli porse i libro.
«Personalità:
Le persone che nascono con l'anima di questo colore, emanano senso di
equilibrio, compassione e armonia; trasmettono amore per tutto
ciò che riguarda il regno naturale, favorendo il giusto contatto
con le leggi della natura e con il rispetto delle tradizioni. Oltre ad
avere un effetto calmante, infondono giustizia e grandezza
d’animo e conferiscono tenacia e perseveranza nel seguire i
propri progetti. nel risultato della combinazione dei
colori blu e giallo, i verdi rappresentano anche la tensione,
nata dalla quiete emanata dal blu e dell’energia infusa dal
giallo. »
«A quanto pare si è dimenticato di sottolineare anche raccattatrice...» Puntualizzò la rossa.
«E dai Akira, non pretendermi in giro..» Si lamentò Aki.
«Non ti sto prendendo in giro sto solo dicendo come stanno le cose.»
«Come
vuoi... Fammi continuare, adesso.. dove ero rimasta? Ah si..
giallo punto. Avvertenze... Avvertenze? Cercate di non sottovalutare i
verdi, perchè alcune volte posso rivelarsi l'inganno fatto
persona. Ma questo non è vero!»
«Finalmente qualcosa di coretto! Dai continua...» La burlò nuovamente Akira.
«Ho finito non c'è più scritto niente.»
«Però molto breve come descrizione. Allora direi che possiamo andare a mangiare... Il tuo futuro vassallo deve aver aggiustato il pollo,... mahahah senti che profumino!»
Le ragazze si lasciarono trascinare dal delizioso odore proveniente
dalla cucina. Aran stava preparando la tavola quando le due entrarono
con la bava alla bocca.
«Aran! Aran! Ho una grande notizia! Akira ci ha dato il permesso di viaggiare con lei.. Dopo dobbiamo portare le nostre cose.»
«Eh?! Significa che dovrò chiamare capitano quella là?!» Un occhiata gelida della rossa lo raggiunse.
«Fai
un po' come ti pare! L'importante è che tu continui a cucinare
ah, aggiungi un altro piatto che a quanto pare è tornato il mio
vassallo! «Dal ponte si senti provenire un leggero urto, era il rumore di persone che salivano a bordo.
«Il tuo che?» Cercò di indagare l'albino., ma a quanto pare Akira si era già diretta fuori dalla cucina.
«Dopo ti spiego Aran, te intanto finisci di sistemare la tavola.» Gli rispose Aki.
«Ah.. Questa volta è troppo se la prendo la strangolo!» Monologava istericamente Akira uscendo sul ponte, sfondando quasi con un calcio la porta.
«Su calmati non puoi volere morta sul serio la tua sottoposta.» Le stava dietro la bionda cercando di trattenerla.
«Jedeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!» L'urlo del capitano riecheggiò su tutto il vascello e non solo.
«A rapporto capitano!»
Si stagliò davanti, piroettando, la figura di una
ragazza fradicia, alta quanto la bionda, con indosso un top nero e una
graziosa gonna scozzese, nera e rossa, con sotto delle immancabili
calze scure.
«Tu!!! ? Jede chi è lo strano tizio con l'aria oscura che ti segue?» Gli andò contro il capitano, quando si accorse dell'essere dietro alla sottoposta.
«A lui è Erik il mio fidanzato! Lo puoi fare tuo vassallo?»
Akira lo squadro, quel ragazzo pur essendo bello metteva davvero
suggestione, non poteva davvero essersi messa con lui e poi dove
l'aveva conosciuto.
«Cosa fidanza che?! Jede ma che diavolo hai fatto nella foresta? E la fata?!»
«Calma..ora ti racconto tutto....»
Inizio Flashback
Era da tutto il
pomeriggio che girovagava per la città in cerca d'indicazioni
per arrivare all'ingresso della foresta di abeti rossi e finalmente
dopo numerosi tentativi l'aveva trovato. Si trattava di un
passaggio creato dalla selvaggina, ai piedi della montagna,
alcuni pescatori l'avevano assicurata, che con quello sarebbe giunta
molto più velocemente, sul versante sfoggiante il picco, dove il
giorno prima aveva avvistato la fata. Il percorso non era facile
da sostenere, essendo tracciato da svariati animali in diversi
punti, ma senza perdersi d'animo e con la sua fedelissima bussola Jede,
riuscì a raggiungere la scogliera. Da lì si
poteva scorgere una minima parte del porto e tutta l'estensione
del mare.
«Dannazione
ho quasi finito il mio tempo, Akira si arrabbierà se non rientro
prima che faccia buio. Chissà dove sarà finita la fata?»
Mormorò, prima di decidere di volere dare un occhiata dentro la
boscaglia. Sapeva che far preoccupare il suo capitano non era una buona
idea, ma non poteva lasciarsi sfuggire questa occasione, domani
sarebbero già ripartite. Più si addentrava e maggiormente
si sentiva avvolta dai suoni, di quell'ambiente. L'usignoli
cinguettavano allegri come se volessero darle il benvenuto, mentre lo
scroscio d'acqua le si inculcava nella mente, attraendola a se.
La fonte di quel fragoroso
rumore era di una sgorgante cascata. jede si avvicinò alla
grande pozza riempita da quel getto, specchiandosi, anche se il liquido
era troppo smosso per far apparire nitida la sua immagine.
«Ho fatto un'altra volta un vero e proprio buco nel'acqua. Dai pensa Jede.. pensa... nahahah... Dove sei fata?!» Si lamentò, lasciandosi cadere a sedere sulla sponda, chiudendo gli occhi, e concentrandosi solo sull'assordante rombo.
«Le
meraviglie si trovano ad ogni istante…Cerca di sentire, di
percepire, invece di pensare. Il senso profondo della vita si trova al
di là del pensiero.»
Una voce pacata e bassa la svegliò facendole spalancare gli
occhi. Rapidamente si rimise in piedi, cominciando a cercare in torno
con lo sguardo l'interlocutore.
«C-c-chi s-se-ei?!»
Balbettò spaventa. Quella sicuramente non poteva essere la voce
di una fata, ma quella di uno yokai, in città l'avevano
avvertita! Non ebbe nessuna risposta, meglio così, significava
che era il momento buono per svignarsela da quel posto.
Iniziò a fare qualche passo all'indietro, quando una radice, le
blocco lo stivaletto rosso, facendole perdere l'equilibrio.
«S-scusa.. Ti ho spaventata...»
La sua rovinosa caduta fu impedita da qualcosa di freddo e bagnato, che
le cacciò uno stridente urlo su per la gola. Gli stormi
appollaiati sugli abeti rossi, presero il volo, sicuramente tutta la
città l'aveva sentita. lentamente si voltò, per
constatare con i suoi occhi chi l'avesse sorretta.
Era sicuramente uno
Yokai! Pelle chiara umida, alto quasi il doppio di lei e muscoloso,
indossava solo un paio di anfibi e dei jeans, i suoi capelli neri
bagnati, sembravano un'alga nori che gli scendeva fino al collo. Un
vero e proprio mostro con tanto di aura oscura attorno! Furono attimi
di terrore quando realizzò tutto il suo aspetto.
«No.. Ti prego non farmi del m-male! Io sono venuta in pace.. Anzi sono capitata qui per caso...» Cercò di allontanarsi, sempre però tenendolo d'occhio.
«Ferma se continui in quella direzione finirai nel..»
L'essere non ebbe il tempo di finire la frase, che Jede era già
scivolata nella pozza d'acqua, svenendo all'impatto con il liquido
gelido.. Una mano l'afferrò, tirandola fuori. La sensazione di
calore le contrastò quella calante del suo corpo,
risvegliandola. Quel mostro la stava tenendo in braccio, stretta
a se, riscaldandola. L'aveva salvata, non era reale?! jede a questo
punto fu costretta ad alzare lo sguardo verso quello dell'essere, due
meravigliosi occhi azzurri la incantarono con la loro purezza.
Come un metallo attratto da una calamita, si trovò ad
essere richiamata da quel volto, che a suo avviso, pareva sempre
più umano. Le loro labbra si suggellarono in una simmetria
perfetta, trascinandosi in un bacio imbarazzante, ma allo stesso tempo
passionale. Non poteva crederci stava regalando il suo primo bacio
ad uno sconosciuto e gli piaceva pure. Quando si
staccarono, lo sguardo di lei volò immediatamente basso, mentre
quello di lui continuava a sostare immobile su lei...
«S-scusami
non so cosa mi sia preso! Comunque grazie di avermi salvata... Tu
non sei uno yokai, vero? Qual'è il tuo nome?» Chiese come in trance, le sue gote erano arrossate, quanto quelle dell'altro.
«No.. Sono umano.. Erik Death.. E tu?» Si rivelò l'uomo.
«Mi chiamo Jede... Jede Black.. Scusa ma ora potresti mettermi giù..?»
«Certo...» Il moro la calò giù dolcemente.
«Grazie... Ehm... P-p-per i-il b-b-bac-c-cio... Io.. Scusami tanto!!!»
Chinò il capo, stringendo gli occhi, aspettando che l'altro
dicesse qualcosa. Chissà cosa stava pensando, sicuramente che
era una pervertita o qualcosa di peggio. Perché aveva reagito
così? Per di più con uno sconosciuto, che però ora
le faceva battere il cuore all'impazzata. No non era vero... non poteva
essersi innamorata. Nessun commento però si sentì
provenire dall'uomo. Piano piano la mora alzò la testa
osservando la strana aura dimenarsi intorno a quel corpo per niente
vecchio, ma giovane e ben scolpito, un altra onda di calore la invase,
era bellissimo, altro che mostro. In tutto quel lasso di tempo l'uomo
non le aveva mai tolto di dosso lo sguardo, fermo e immobile. Quegli
occhi così placidi e limpidi che la fissavano, la imbarazzarono
e innervosirono ancora di più quando iniziarono ad avanzare
verso di lei.
«F-fermo c-che f-fai!?»
Le mani grandi che prima l'avevano tirata fuori dall'acqua ora le
stavano accarezzando il corpo, per cercare di capirne la forma.
Possibile che lui fosse?
«Ma tu non ci vedi!»
Sul volto del giovane si allargo un breve sorriso e le sue mani
si soffermarono sul volto di Jede, tenendolo ai lati delicatamente.
«E tu sei davvero carina!»
Il moro portò il viso della giovane, stampandole sulle labbra
un'altro bacio. La ragazza arrossì completamente, possibile che
il suo amore fosse ricambiato? Forse stava solo cercando d'ingannarla.
«Non dire sciocchezze.. io non sono carina e poi noi ci siamo appena conosciuti e..» Cercava scuse, chiedendosi, anche il perché le cercasse.
«Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.» Allora era vero. Anche lui provava le stesse cose. Le veniva quasi da piangere per la felicità.
«Se è vero ciò che stai dicendo verresti con me?!» Chiese Jede, cingendo anche lei dolcemente le braccia intorno al collo dell'altro.
«Deporrei il mio destino ai tuoi piedi: sarai il mio signore e padrone, e io ti seguirei fino in capo al mondo.»
Non poteva credere a ciò che aveva udito. Poteva essere
tutto vero? Anche se fosse stata tutta una messa in scena ora, non si
sarebbe tirata indietro per nessun motivo. Questa volta fu lei ad
attrarre a se per una seconda volta l'uomo., riprendendo con la solita
passione del primo, quel bacio in grado di riscaldarle l'anima.
Fine FlashBack.
«Cioè
tu mi stai dicendo che ti sei messa insieme a questo tizio che hai
conosciuto nel bosco! E per giunta vuoi che lo faccia diventare mio
vassallo?!! Ma te sei di fuori!!!» Sbottò Akira alla fine del racconto della mora.
«E
dai.. di che ti lamenti e poi anche te hai raccolto altre due persone
no? Se devi fare il patto con loro lo puoi fare anche con lui.» Sorridendo indicò Aki e Aran che gli aveva raggiunti sul ponte.
«Non posso perchè lei è una regina e l'altro sarà il suo futuro vassallo!» Puntualizzò.
«Allora
hai trovato un cuoco e anche bravo senti che profumino. Amore andiamo a
mangiare, dobbiamo conoscere i nostri nuovi compagni...»
«Jede non cambiare discorso e vieni qui?!»
Si schiaffeggiò la fronte, era inutile tanto non c'era verso di
cambiare le sue decisioni, la sua testardaggine andava contro ogni cosa.
«Akira stai calma,
dovresti sapere che più siamo e meglio è ... E per
quanto riguarda la fata, non so che dirti non sono riuscita a
trovarla.. però come puoi ben vedere o trovato qualcos'altro...» Continuò la strada per la cucina, a braccetto con l'altro.
«Cosa dicevi a proposito del amore a prima vista?» Rinfacciò Aki alla rossa.
«Zitta tu!»
«Come vuoi!! io però vado a presentarmi! Ehi scusa io sono Aki e lui e Aran! Te devi essere Jede.. » La fermò sulla porta la bionda.
«Esatto sono io! Piacere di conoscervi, lui invece è il mio amore Erik!» Rispose sorridendo.
«Piacere Erik sono felice che ci sia un altro uomo a bordo!» Gli tese la mono Aran, senza però riceverla in cambio.
«Ah.. Scusa ma lui non ci vede... Erik davanti a te! Ok.. Perfetto!» Jede porto le due mani a congiungersi in una stretta.
«Bene e ora andiamo a mangiare, continueremo di la a parlare!» La mora si portò tutti dentro, tranne Akira che era rimasta sul ponte, pietrificata, dalla situazione.
Un soffio gelido di vento la colpi smuovendo di poco i capelli, perchè dovevano capitare tutte a lei!?
***
«Yuki! Scappa ti prego!! Salvati!» Le grida disperate di una giovane
donna dai lunghi capelli rossi e i gli occhi blu riempiti di lacrime si
confondevano tra quelle impanicate dell'isola di Able, un piccolo
arcipelago nel North Blue, preso di mira dai Pirati.
«Madreeee!!!» Piangeva la bambina persa in mezzo a quel caos, quando
da dietro una lama la colpì. I vermiglio liquido, bagnò il suo
corpicino piegato a terra, bruciandolo. «Yuki! NO!!!!» Furono le
ultime parole udite, prima che la luce di vita in quei piccoli oceanici
occhi si spense.
«Noooo!!! anf.. anf..anf..» Respirando affannosamente la giovane si
svegliò, al rammento di quel vecchio ricordo, che ormai era
divenuto l'incubo di ogni notte. Lentamente si portò a sedere, alzando
il busto dal morbido materasso. Con lo sguardo vagò un po' per la
stanza fino a posarlo in fondo al letto, dove erano stese le sue camice
inebriate dall'odore, dell'ultima notte passata in quella stanza, prima
della partenza per Punk Hazard. Con la mano ne afferrò una
trascinandola a se ispirandone l'aroma. Il suo profumo la calmava
sempre ed ormai era rimasto solo quello dentro quella stanza, fuori da
li non c'era più traccia di lui da circa quattro giorni, due dei
quali li aveva impiegati per arrivare a DressRosa. Lei non capiva come
era possibile che avesse sbagliato i calcoli, secondo le previsioni Law
sarebbe dovuto arrivare sano e salvo nell'isola di Wa con i Mujiwara.
Invece non era così. Cosa poteva essere successo? L'unico modo
per scoprirlo era cercare direttamente sulla rotta che avevano percorso
per partire da quel posto.
«Signorina Yuki tutto apposto?!» Sopraggiunse aprendo d'impeto la porta il vice, semi addormentato.
«Non darti pensiero Bepo.. E' tutto ok...» Rispose dolcemente, lasciando scivolare sulle ginocchia la camicia..
«E' preoccupata per il capitano, vero?» Chiese Bepo, chiudendosi la
porta alle spalle e avvicinandosi al letto, sedendosi sul bordo.
«Si vedo così tanto...?» Gli occhi della giovane iniziarono a bruciare inumidendosi. L'orso annui.
«Ah.. Bepo non so più che fare, l'ho aspettato per così
tanto tempo e ora lo perso!! mi sento così.. Così.. Inutile!» La rossa scoppiò in un bagno di lacrime, stringendo
forte il colletto della camicia. Per fortuna era lui, altrimenti non si
sarebbe mai lasciata vedere così scombussolata, davanti ad
altri.
«Ma cosa dice signorina Yuki.. Senza di lei noi non saremmo mai
arrivati qui e adesso non potremo aspettare il capitano, tutti
assieme!»
La consolò accarezzandole i capelli con la zampa.
«Grazie Bepo... sei così buono...» Si asciugò le lacrime.
«Ora che si è tranquillizzata un po' vado, fra poco
è mezzanotte e inizierà il mio turno ai comandi... allora
buona notte e cerchi di dormire.» Si alzò allontanandosi, per
raggiungere la porta, da cui era entrato.
«Fermo! Aspetta vengo anche io, tanto non credo che riprenderò sonno
tanto facilmente e poi ho bisogno di una boccata d'aria.» lo
fermò sotto lo stipite.
«Ma è notte fonda non avrà intenzione di uscire fuori?» Cercò di persuaderla a restare a letto.
«Si e tu mi accompagnerai, vero?» Ordinò la rossa sotto forma
di proposta, in maniera che il vice non potesse rifiutare, ed infatti
accettò, come previsto.
La rossa non impiegò molto a cambiarsi, gettò sulla una
sedia la vestaglia e la sottoveste viola, rivestendosi con i suoi
pantaloni militari, preferiti, corti fino al ginocchio, tenuti su da
una cintura marrone scuro, sopra una maglietta nera e in piedi i suoi
sandali senza tacco, marroncini. Bepo l'aspettava fuori impaziente e
quando la vide uscire, si incamminarono entrambi verso il ponte.
Appena fuori, Yuki prese un grande respiro e andò ad appoggiarsi
al capo di banda. Sotto poteva vedere le onde notturne che si
infrangevano. Prese un secondo respiro, questa volta però
alzando il volto al cielo e molto più lentamente.
«Signorina è tardi e comincia a fare freddino! Possiamo
rientrare?!» Si massaggiava le spalle Bepo, anche se era ricoperto di
pelo, l'aria gelida della notte gli congelava il naso e l'interno delle
orecchie, rabbrividendo.
«Ci stanno seguendo.» Rispose seria la rossa.
«Cosa? Chi ci sta seguendo? Devo dare l'allarme?» Chiese perplesso l'orso.
«Bebo tranquillo vado io a parlarci!» Lo rassicurò Yuki.
«Ma da sola è una pazzia! E' pericoloso!» Le parole del vice
non la toccarono minimamente e decisa iniziò a dissolversi in aria.
«Tranquillo non farò niente di avventato e a breve sarò
di ritorno!» Come un sussurro bisbigliò alle orecchie dell'animale,
per poi scomparire definitamente.
***
«Kidddddddddy!!!! Guarda!! Guarda!!! Sono diventata più brava
di te con il tuo potere!!!» Continuava a saltellargli intorno Jessica,
sprizzante di vitalità, mostrando al capitano le sue
abilità da copiatrice, facendosi inseguire da tutti gli oggetti
metallici dello studio.
«Mocciosa smettila di chiamarmi così! Smetti anche di
Saltellare qua e la se non vuoi che spezzi le tue fragili gambine!!! E
Fila a letto sono già le undici e mezzo, a quest'ora le
ragazzine normali dormono!! Killer!!!!?» Sbraitò il rosso, con
tutta la voce che aveva in gola.
«Sai dovevi vedermi l'altro giorno dentro quella taverna, ho mosso
appena le mani e il vento si è alzato da solo!!! Una vera
figata!! - Gli raccontava per la centesima volta come aveva messo al
tappeto letteralmente tutto prima del suo arrivo.
«Ma che peccato, me lo sono perso, ora però fila a letto!!!
Killer!!!!?» Insistentemente Kidd continuava a chiamare il suo
vice, come quasi ogni sera per far sparire dalla sua vista quel piccolo
mostriciattolo scatenato.
«Sai dovresti arrabbiarti di meno, altrimenti ti verranno le rughe.»
Lo prese in giro la mora, fermandosi e buttandosi di peso sul divano di
velluto viola.
«Forse mi arrabbierei di meno se non ci fosse qualcuno ad irritarmi!
Killer!!!!?» Rispose sgolandosi, gridando per la terza volta il nome
del massacratore.
«Si.. Kidd hai chiamato.» Entrò di corsa il biondo, con il fiatone.
«Era ora.. portala via.. prima che spappoli la sua testolina su una
parete della stanza!» Continuava il rosso a indicare
furiosamente la ragazza.
«Ok... ok.. però tu stai tranquillo. Su forza Jessica andiamo
lasciamo il capitano lavorare!» Le chiese cortesemente, anche se
quelle parole le entrarono da un orecchio e dall'altro uscirono.
«Guarda Killer! Visto come riesco a far roteare le spade!?» La
giovane aveva iniziato a muovere in aria alcune spade esposte nella
cabina.
«Si sei bravissima, ma ora andiamo...» Killer l'afferrò per un braccio cercando di trascinarla fuori.
«Che ti metti pure a farle i complimenti!!? Fuori dalle palle!!!» Urlò.
«Killer il capitano è nervoso.. forse ha fame? Stasera non
è sceso a cena...» Cercò di persuaderlo a fermasi la
mora, coinvolgendo ulteriormente il suo capitano, già nero
d'umore.
«Kidd quante volte ti ho detto che dovresti mangiare e non bere
alcolici a stomaco vuoto!» E come al solito il vice preoccupato della
sua salute, gli contraddiceva questi pessimi vizi.
«Killer?!! Per favore le vuoi prendere anche te?! Volete Sparite?!!!»
Ordinò fuori di se il rosso, completamente livido in volto.
«Non è questo e che dopo vieni da me a lamentarti per i
medicinali... su jessica andiamo a prendergli qualcosa in cucina,
stasera avevano cucinato persino il suo piatto preferito.» Lo
sgridò, pienamente convito di aver ragione, per poi dirigersi a
passi pesanti fuori.
«Si andiamo a prendere la pappa al capitano!! Muoviti Killer! Facciamo a chi arriva prima!» Lo precedette la ragazza.
«Tsk!! Bastardi...» Sibilò a denti stretti il capitano, aveva
bisogno di aria fresca e pulita, per sbollire tutta la rabbia in corpo.
Con un piccolo movimento delle dita sganciò il gancio di
chiusura di un oblò, aprendolo e lasciandosi cadere sulla sua
comoda poltrona rilassandosi, tutto quel chiasso gli aveva fatto venire
l'emicrania.
«Come siamo su di giri oggi.. Non riesci proprio a vivere senza arrabbiarti eh?» Una voce femminile nella stanza lo sorprese.
«Chi sei? mostrati brut...» Lo zittì,
meravigliandolo con la sua entrata dalla piccola finestrella appena
aperta.
«Brutta a me?! Sai dovresti vedere l'aspetto della persona prima di
insultarla con questi aggettivi...» Disse per poi materializzarzzi
davanti a lui, una ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi blu
scuro.
«Tu... Sei la maledetta di cui mi ha parlato la mocciosa? Sei
quella che ha il potere del vento!» La interrogò il rosso.
«Allora ha usato il mio potere la regina dorata? Mio caro re
d'oro...» Kidd era incredulo sulle parole appena udite,
lei sapeva tutto.
«Cosa sai della nostra identità? Chi cazzo te l'ha detto?» Continuò l'interrogatorio.
«Il fiore si nasconde nel l'erba, ma il vento sparge il suo profumo...» Rise la giovane donna.
«Bastarda... di le tue ultime preghiere prima che ti spedisca
all'altro mondo.. hai fatto male a entrare qui da sola!» La
minacciò.
«Altro mondo, intendi spedirmi in quello da cui proviene Jessica?» lo
ammutolì lasciandolo scandalizzato, su quante informazioni segrete
fosse in possesso, su di loro.
«Come fai a sapere che lei è...» Chiese incerto.
«Te l'ho già detto.. Dovresti prestare più attenzione alle
parole altrui.. Ah.. Se avete intenzione di seguirci ancora per molto
ordinerò ai miei uomini di spararvi...» Questa volta fu la
rossa a minacciarlo.
«Se pensi che le tue fottute minacce possano fermarmi ti sbagli di
grosso.. Per chi mi hai preso! io sono Eustass Kidd, la super nova con
una taglia da 470.000.000 di berry.» Ribattè illustrandogli il suo perfetto
curriculum da pirata.
«Lo so... appunto per questo te l'ho detto, se non sei uno stupido
ascolterai ciò che dirò. Torna a Wa, lì fra tre
giorni troverai un vecchio uomo di nome Walrus, ad aspettarti ad una
locanda. Prendilo con te, sulla tua nave e segui le sue indicazioni.»
Gli ordinò.
«Stronzate! Non farò mai una cosa del genere, hai sprecato solo fiato!» Bofonchiò tra una risata il capitano.
«Capitano Kidd, la guerra è alle porte, se è un uomo
furbo, oltre alle alleanze create con Hawkins e Scratchman, darà
importanza alle mie parole...» Gli occhi blu lo puntarono freddi
e impassibili.
«Ti ho detto di smetterla di...» masticò svogliatamente le
stesse parole per rifiutare, che però vennero interrotte da un
secondo arrivo.
«Capitano ho portato la cena!! Il tuo piatto preferito il carpaccio di melanzane!»
La rossa sparì traformandosi in vento, nello stesso momento in
cui Kidd si distrasse nel ascoltare la sua suboridinata bussare con
alcuni calci alla porta, prima di spalancarla, facendola sbattere contro
il muro.
«Mocciosa se mi rompi di nuovo la porta, ti abbasso di un metro a suon
di legnate!!» Si lamentò. La sua piaga era tornata.
«Certo bella battuta! Con chi parlavi?» Domandò posando il
vassoio con il cibo, sulla scrivania e riprendendo a leccare, alcune
gocce di gelato alla fragola, scese sul cono.
«Con nessuno! Ora che hai fatto il tuo dovere sparisci! Chi ti ha dato il gelato?»
«Wire, perchè a detto che sono una brava ragazza a preoccuparmi
della tua salute.. Allora parlavi da solo? Ecco vedi questo succede a
non avere amici!» Lo derise, curiosando sulla scrivania e
scribacchiando su alcuni fogli.
«Tsk.. Sei brava solo a darla a bere agli altri... ma che ne sai e poi
io ce li ho degli amici..» Si dondolò il rosso,
trascinandosi piano con la poltrona alla portata e iniziando ad
assaggiarla.
«Chi Killer?» Gli girò in torno stuzzicandoli i capelli.
«Esatto!! Killer vieni qua a prenderla!!» Perchè doveva sempre
rompergli le scatole?. Una persona dovrebbe starsene tranquilla almeno a
cena. Pensava il Kidd, scacciandola.
«Gli amici.. quando hai bisogno non ci sono mai..» Quando si comportava così proprio non la reggeva.
«Maledetta!! Killer!!!» Sbraitò, masticando furiosamente le verdure.
«Si.. si.. arrivo.. su Jessica adiamo a letto altrimenti domani ti
sveglierai che avremo già sbarcato.» La richiamò il vice e
stranamente senza farselo ripetere un seconda volta, la giovane
uscì dalla stanza, destando ai due qualche sospetto, di sicuro ne
aveva combinata una delle sue.
«Ehi Killer?» lo fermò il rosso.
«Si?»
«Prima di andare a dormire passa da Heat e riferiscigli che cambiamo
rotta, torniamo a Wa! » Gli ordinò riprendendo a mangiare.
«Kidd.. Come vuoi... » Da dietro alla maschera, i suoi occhi azzurri
osservavano la figura dell'uomo, un po' perplessi sul messaggio da
riportare. Sapeva che Kidd non era uno sciocco, ciò che
progettava andava sempre a buon fine, per questo lasciò
scorrere, senza indurre domande.
«Perfetto, ora puoi andare, vorrei restare un pò da solo a
godermi queste poche ore di pace, prima che quella si svegli!» Si
accoccolò più comodamente sul sedile. .
«Ooook... comunque io mi guarderei le spalle..» lo lasciò
con queste parole, ritirandosi. Il rosso, stranito da quella frase, si
passò la mano sulla schiena, sentendo scartocciare. Staccò il
pezzo di carta appeso e vi lesse sopra. Non impiegando molto a capire
chi fosse l'autrice del misfatto.
«"Melanzana Kidd". Eh? Jessica!!!!!!!» L'urlo feroce del capitano
rimbombò in tutta la nave, mentre tra le coperte la mora
sgargiava la sua più malefica risatina.
***
L'isola di Shinkaro
«Smettila di seguirmi!!!»
Sbraitò un giovane dalla muscolatura leggermente accentuata, i
capelli corti fino a metà collo di colore castano e gli occhi
del medesimo colore.
«Ma Katou, noi dovremmo collaborare!»
Una ragazza con dei biondissimi riccioli e il carnato leggermente
abbronzato non staccava gli occhi sfumati di grigio, come nuvole
temporalesche, dalla schiena di quest'ultimo, che camminava a passo
accelerato, dirigendosi verso l' obiettivo.
«Si... Si... fa un pò come ti pare. Però, se mi intralcerai toglierò di mezzo anche te!» Chiarì il ragazzo, minacciandola.
«Ricorda che io provengo dalla sua stessa scuola.» Li rammendò lei.
«Appunto... Non me lo ricordare!» La rimproverò.
La bionda sbuffò in segno di disappunto e rimase in silenzio fino all'arrivo del luogo prestabilito.
Si trattava della riva di
Shingle, un grande cratere situato tra una spiaggia e una foresta,
interamente ricoperto di coralli neri appuntiti.
Al centro della conca si
allenava un giovane ragazzo dal fisico ben scolpito. Aveva i capelli
non molto lunghi, sembravano lingue di fuoco dorate, guarnite da due
sottili ciocche cadenti ai lati, smosse dai movimenti atletici che
produceva tagliando l'aria, impugnando due spade. Lo
sguardo grigio perlato era concentrato davanti a se, minimamente
preoccupato per ciò che li si muoveva a torno. Ma non era lui la
preda ardita dalla coppia in agguato. I due si nascosero sulla punta di
un albero ad osservare la scena che si presentava
dall'alto. In realtà il loro vero bersaglio si trovava a
distanza di pochi metri dall'altro nel cratere. Si trattava di un
possibile coetaneo di Katou, dai nerissimi capelli, contrastatati dal
colore degli occhi, un verde accesso. Indossava una divisa
bianca adornata con diversi ideogrammi a forma di stella a
quattro punte.
A passo moderato, si muoveva in direzione del biondo, per niente infastidito dalla sua intrusione.
«Kazuya D. Akuma, lo spadaccino demoniaco! Dimmi che sapore aveva l'aria di Impel down?» Lo Interpellò l'arrivato, che non ricevette nessuna attenzione.
«Capisco
l'hai dimenticato, dopotutto sono passati due anni... Forse è
ora che tu ci torni, non bisognerebbe mai dimenticarsi gli odori di
casa!» Schernì il moro, ridendo beffardamente, perchè finalmente era riuscito a coinvolgere l'altro in un dialogo.
«Dimitri
D. Rose... Il cacciatore di taglie conosciuto per aver sempre
catturato le prede nel suo mirino... Prima pirata.. Poi
marine.. da quale parte hai deciso di stare alla fine?» Ribatté il biondo.
«Ahhahah!! Dalla parte del miglior offerente.. è chiaro!»
L'espressione di Dimitri mutò da sarcastica a seria,
materializzando dalla propria ombra un bastone, roteandolo, che
sia aprì in una falce a due lame opposte, una in cima e una in
fondo.
«Capisco... Pensandola così sicuramente ti sarai fatto molti nemici..» Rispose tranquillo Kazuya, smettendo di allenarsi .
«Abbastanza...» Si limitò a dichiarare l'attentatore.
«Allora dovresti spendere il tuo tempo a giocare con loro e non con me...» Nel cielo iniziaro a comparire dei piccolissimi fiocchetti neri, somiglianti a neve.
«Tu! Bastardo cosa stai..»
Iniziò a guardarsi a torno Dimitri, notando che quei cosi, in
realtà non provenivano dall'alto, ma dal basso, dai coralli che
pian piano si stavano sgretolando e i loro frammenti si innalzavano
come controllati, dal biondo, che completamente assorto era caduto in
ginocchio piantando con forza le due spade, nel terreno, iniziando a
mormorare.
«Katou che sta succedendo?» Si rivolse al suo compare la ragazza, perplessa.
«Non lo so, ma sembra divertente e vantaggioso per noi...!» Rispose visibilmente istigato dalla situazione creatasi.
«Cosa? Non vorrai attaccarlo ora?» Lo trattenne la bionda per un braccio.
«Lo svantaggio del tuo nemico equivale ad un vantaggio per te... non te l'hanno insegnato al clan?» Ribatté seccato.
«Ma è pericoloso!!» Cercò ti trattenerlo inutilmente.
«Haruhi taci e goditi lo spettacolo!! »
In un secondo il castano si sganciò dalla presa, sparendole di
fronte e apparendo in mezzo alla battaglia già in corso.
«Ehiilà!! Raga come butta?!»
Disse il ragazzo visibilmente eccitato dallo scontro, aizzando contro i
due, una coppia di lunghe daghe, dalle lame argentate e
l'impugnature a forma di tridenti.
«Finalmente ti sei deciso a scendere da quell'albero! La tua compagna se le già data a gambe?» Lo canzonò il moro, riacquistando la sua simpatica sfrontatezza.
«Quale compagna?! Io lavoro da solo!» Puntualizzò.
«Comunque mi dispiace ma questo qua l'ho visto prima io, la sua taglia mi appartiene!!» Precisò Dimitri.
«Chi ha mai detto che sono qui per la sua taglia!» Contestò.
«Allora cosa vuoi?!» Domandò dubbioso. Katou roteò in avanti le due daghe e con uno scatto gli si avventò contro.
«Mi
presento il mio nome è Katou D. Miyama e sono qui per ammazzarla
signor cacciatore e visto che c'è intascare anche la sua taglia!» Indicò con lo sguardo l'altro ancora in ginocchio.
«Ahahahah!! Hai del fegato a disturbare la mia caccia e cercare persino di uccidermi! Sempre che non lo faccia prima io.» Bloccò l'attacco il moro. Scintille luminose si creavano al contatto tra le lame e il bastone della falce.
«Questo è tutto da vedere... E tu laggiù, smetti di pregare tanto non ti servirà a niente!» Richiamarono l'attenzione del biondo.
«Poveri illusi pensate veramente che uno come me possa chinare il capo agli dei...DOUBLE DEMONIAC SLASH....»
Sussurrò Kazuya, alzando lo sguardo al cielo e trascinando
il corpo in piedi. Con un rapido movimento rovesciò
l'impugnatura delle spade all'ingiù, afferrandole al contrario,
incrociandole. Con un salto, caricò verso i due,
colpendoli di fianco.
«Cos..?» Non finirono all'unisono la frase, costretti a frenare l'inarrestabile colpo.
«Bastardo! Ti aprirò simmetricamente a metà!!!» Sbraitò Dimitri.
«Davvero? Voglio proprio vedere!!! BLACK HURRICANE!! » Con
uno scatto il biondo lasciò la presa ferrea, ritirandosi
all'indietro. velocemente indusse una leggera pressione su una
delle lame, che iniziò a rotearli davanti creando un cerchio
nero a spirale, e con l'altra lama vi praticò sopra di esso, un
taglio verticale, mutandolo in un forte ciclone.
«Katou!! no!!!» Furono le ultime parole di Haruhi, prima che tutto fosse travolto, da quella mostruosa forza oscura.
Angolo Autrice:
Buongiorno
a tutti voi cari lettori e lettrici, che in questo momento vorrebbero
strangolarmi, e li capisco. Mi scuso profondamente per aver sforato
(per la seconda volta.. Sicuramente succederà di nuovo) e non di
poco sia la data che l'ora della pubblicazione, con mio grande
rammarico, dopo aver perso i dati la scorsa settima, mi sono beccata
l'influenza e con la febbre a trentotto e mezzo, il lavori sono andati
a rilento, per cui alle recensioni che non ho corrisposto
risponderò qui sotto.
- DRAGUN95: Spero che l'attesa
non ti abbia corroso gli organi interni per davvero, per quanto
riguarda la cancellazione, no, solo metà, ma come puoi ben
vedere ho allungato di parecchio.
- MARTYACE: Credimi tu non sai quante volte avrei voluto pugnalare il creatore del programma, per tutte le cose cancellate.
- LUNAIX: Purtroppo non potrei mai fare del male al mio pc, e come un figlio per me.
Ed ora passiamo ai ringraziamenti.
Sul podio questa settimana abbiamo:
- DRAGUN95: Il primo a recensire.
- PRODUTTORE_ESECUTIVO:Il secondo a recensire.
- LUNAIX: La terza a recensire.
- MARY1112: Che mi dispiace averla fatta attendere.
- KAIRIFENICIA96: Che ringrazio per aver recensito anche il post-4-capitolo (Non mi sono dimenticata di te!)
- MARYACE: Sicuramente adorerà il pezzo di Jessica, dato che è stata lei a darmi lo spunto.
- PANDIVA: Che come sempre mi segue dal primo capitolo.
- ZORO99: Lo ringrazio per avermi spedito delle mosse fantastiche, anche all'ultimo momento e spero di averle inserite bene.
- FIREBLADE97: il mio fratellone, senza di lui non potrei fare niente!! Quanto ti voglio bene!! XD
- Il mio collega scrittore DARKXEMNAS.
- E in fine la persona che mi ha fatto dannare di più con la sua insistenza il mitico: SAXTHEBEST!
Finalmente ho concluso anche questo capitolo, non ce la facevo più e poi l'ho anche allungato, per complicami la vita.
Allora passiamo alle News:
Avrei
due piani in mente, siccome queste due settimane a seguire sarò
impegnata e non potrò pubblicare (posterò verso il 17 - 18), vorrei provare a cimentarmi, scrivendo il seguito
(cioè solo il quinto cap.) a quattro mani, con qualcuno di voi
(prenderò a sorte chi me lo chiederà,inviandoli un messaggio privato) li darò una
parte del testo da scrivere che potrebbe riguardare il suo pg, se me ne
ha inviato uno. Oppure se non fa parte di quelli che mi hanno inviato
la scheda del personaggio, mi inventerò qualcosa.
E per
secondo: fra due o tre capitoli al massimo aprirò
le iscrizioni per nuovi personaggi, provenienti sicuramente dalle
terre dei druvin (non faccio spoiler!).
Grazie di aver letto questo angolo, e anche il brano, che spero vivamente sia piaciuto! :D
Come
sempre, per i personaggi che non sono stati ancora inseriti state
tranquilli, nel corso della storia faranno la loro comparsa e questione
di settimane..
Una innevata valanga di baci a tutti,
Lacrima_00
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