Le chiavi per One Piece! - La leggenda dei re

di Lacrima_00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le catene del destino ***
Capitolo 2: *** L'uomo che sapeva di essere morto ***
Capitolo 3: *** Il canto dell'uccellino ***
Capitolo 4: *** Il libro del Druvin Bideven ***



Capitolo 1
*** Le catene del destino ***


Capitolo 1 ricorretto
Le catene del destino

«Ace… Ace! Svegliati!» Una voce calda e femminile lo svegliò dal torpore. 
«C... Ch-i... Chi sei?» Lentamente spalancò gli occhi . Un immenso bagliore  lo colpì all'improvviso. All’interno di esso brillava di luce propria la forma esile di una fanciulla, dai lunghi capelli argentei, adornati da un  bellissimo fiore di ibiscus, che risaltava  i fiammeggianti occhi  scarlatti. Le sue gote erano tempestate da piccole lentiggini, proprio come le sue pensò,  osservandola bene. Che si trattasse proprio di lei…
«Madr...e?!» 

***
Dressrosa dopo la liberazione.

Allegre note risuonavano in tutto il palazzo, finalmente il  vero re era tornato. Tutti erano entusiasti, nobili e pirati, nemici ed amici ad un solo  banchetto,  l’uno di fronte all'altro, per festeggiare il ritorno di Re Riku e l’annunciazione della principesse Violetta e Rebecca, future  eredi al trono. Il rumoroso tintinnio del cozzare tra una posata e un calice di vetro, zittì tutto il brusio  festivo che si era creato nella stanza.
«Cappello di Paglia! Ciurma di Cappello di paglia! Amici! Grazie per  aver protetto la mia famiglia, aver combattuto al suo fianco ed aver liberato questo paese da un drago celeste.  Grazie davvero... A tutti voi! Prometto solennemente, e che voi siate testimoni di queste mie parole, io giuro che non permetterò mai più a nessuno di cercare di distruggere quest'isola e i suoi abitanti!» Annunciò Re Riku. 
Il silenzio nuotava immutabile tra le panche dove i presenti erano fermi con il capo chinato. Era difficile credere a quel breve discorso, dopo ciò che era successo in passato. Difatti era quasi impossibile che qualcuno accettasse di nuovo quella falsa verità, fidandosi. Solo ad un certo punto una piccola persona in fondo alla sala decise di alzarsi in piedi, o per meglio dire in volo,  e di gridare in faccia a tutti, ciò che pensava a riguardo delle parole appena espresse.
«Lunga vita a Re Riku e alle principesse!»
Di seguito a lui altri della sua specie si aggiunsero in coro, coinvolgendo man mano anche tutti i presenti esseri umani. Grida di gioia invasero tutto l'immenso salone. Numerose lacrime iniziarono a sgorgare e a riempire il volto della principessa Rebecca, non si era mai sentita così amata dal suo popolo e tutto grazie a lui, Monkey D. Rufy, il pirata più ricercato al mondo, che adesso stava lì, seduto vicino a lei, a rimpinzarsi di cibo e a ridere, scherzando con i suoi compagni. Quanto avrebbe voluto essere come loro... Liberi... Di muoversi spostandosi per il mondo, alla ricerca di avventure. 
«Ehi Rebecca! Se quello non lo mangi posso prenderlo io?» Rufy con una delle sue migliori  espressioni raggianti, interruppe i pensieri della principessa che se pur con le lacrime agli occhi, sfoggiava uno dei più felici sorrisi.

***
Porto di Dressorosa, giorno seguente.

«Rufy, Law qui è già tutto pronto, noi siamo pronti a salpare!» Urlò Nami appoggiata alla sponda della nave. 
«Si adesso arriviamo!» Rispose di rimando un seccato Rufy.
«Allora grazie ancora per l'aiuto che ci avete dato Rufy, Law. Ma siete sicuri di non volervi fermare un giorno in più? Anche oggi verrà preparato un enorme banchetto...» Chiese speranzoso il Re.
«ENORMEE BANCHETTOOO!!! Law!?»  Un Rufy ingordo osservava con la bava alla bocca il suo alleato.
«No Rufy, non possiamo! I rifornimenti sono già stati collocati sulla Thousand Sunny e siamo già pronti per salpare per il paese di Wa.» Rispose Law afferrando per il colletto il capitano, spaesato di già in una delle sue fantasie sulla carne.

La nave non impiegò molto ad uscire dal porto e sbarcare in mare aperto. Finalmente la pace e la solita tranquilla routine erano tornate, se così si potevano definire. In cucina Sanji stava preparando i suoi migliori manicaretti per farli assaggiare agli ospiti. Zoro aspettava il pranzo con una serie di duemila flessioni sulle dita. Nami controllava le mappe, chiedendo più informazioni sul regno di Wa a Robin e impartendo ordini sulla rotta a Franky. Chopper chiacchierava amichevolmente di medicina, con Trafalgar, che in qualche modo sembrava essersi unito di più a quella combriccola di scalmanati, dopo tutte le sconvolgenti rivelazioni sul suo passato nella famiglia Donquijote. Usop era indaffarato su qualche sua nuova creazione esplosiva- extrapiccante ed era intento a spiegarla a Brook, che non capendoci una mazza, continuava a sorseggiare il suo tè limitandosi ad annuire. Kin'emon e suo figlio osservavano il mare, impazienti di ritornare al più presto sulla loro isola natale. 
Era una bellissima mattinata soleggiata, e Rufy oziava beatamente seduto nel suo posto preferito, la polena, anche se questa volta non da solo. Erano passati anni dall'ultima volta che si erano visti, e tutt'ora gli sembrava davvero impossibile che lui gli si trovasse così tanto vicino. No, questa volta non avrebbe permesso a nessuno di separarli, ne aveva già perso uno di fratelli, non avrebbe retto anche una terza presunta morte. 
«Ehi, Sabo! Dimmi un pò, quindi tu hai conosciuto Dragon? Quando ti ha salvato quella volta...undici anni fa? Che tipo è mio padre?»  Con un filo di voce, come se stesse sussurrando, Rufy chino il cappello sulla fronte e formulò la domanda che in quel momento gli premeva di più, dopo aver scoperto il passato da rivoluzionario del fratello.
«COSA?! TUO PADRE?!?!!  DRAGON IL CAPO DEI RIVOLUZIONA È TUO PADRE!?... Rufy ma che stai  dic... » Questa volta fu Sabo sconvolto da questa rivelazione, ma lo sguardo che gli mostrò il fratello minore, togliendosi il capello e iniziando ad accarezzare alcuni fili di paglia, non mostrava segni di bugia o incertezza. Allora era vero ciò che gli aveva riferito segretamente Ivankov. Rufy era il figlio di Dragon. 
«Bhè... Come dire  è un tipo di poche parole... Credo.» Rispose un pò impacciato, arricciandosi dietro i biondi capelli.
L'espressione pensierosa del minore, lasciava intravedere uno spiraglio di tristezza. "Rufy non sai quanto mi dispiace di non esserti stato accanto, quando ne avevi più bisogno!" Questo però non sarebbe mai riuscito a dirglielo in faccia. «Ruf...»
«Capisco!» Lo interruppe Rufy alzandosi in piedi, iniziando a stiracchiarsi. Sul suo volto era comparsa di nuovo la solita espressione felice. «L'importante è che tu sia vivo! Sono davvero contento di averti ritrovato. Fratello!»
Non aveva parole in tutti questi anni non era cambiato di una virgola, aveva ancora il suo meraviglioso e contagioso sorriso in grado di abbagliarti con la sua purezza.
«Si fratellino sono tornato.» Era davvero impossibile non gioire per la sua spontaneità. 
«Oi capello di paglia & company, spero che abbiate finito la vostra riunione toccante, perché Sanji ha appena finito di cucinare i suoi manicaretti e se non volete che li finisca tutti vi consiglio di muovervi!» 
«Rufy-senpaaiii!!!! Sabo-senpaaii!!! Non vi preoccupate ne ho messi da parte un bel pò per voi! Non permetterò che questo biondino vi lasci a bocca asciutta.» Le voci litigarelle di Cavendish e Bartolomeo invasero tutto il ponte e da lì a breve tutti scoppiarono in una fragorosa risata, che durò fino alla fine del pranzo dato che vedere mangiare Rufy e Sabo era un altrettanto spettacolo. Quei due erano dei pozzi senza fondo. Fu il solo pensiero che albergò nella mente di tutti in quegli istanti, possibile che in famiglia fossero tutti così?
«Sabo se fossi in te io mangerei con più calma, se non vuoi strozzarti.» Koala preoccupata cercava di far rallentare il suo comandante, mentre per Rufy c'era la solita Nami che con un pugno leggermente violento lo atterrava e per poi  chiedergli gentilmente di smetterla o a quanto meno di trattenersi.
«Ohi... Nami mi hai fatto male!» Si lamentò Rufy per poi ricominciare ad abbuffarsi.
A lei non restava altro che sospirare miseramente pietà per la loro scempiaggine.
«A proposito Nami fra quanto arriveremo nel Paese di Wa?» Chiese repentina Koala. 
«Direi che con questa velocità prima di domani dovremo già ormeggiare nel porto.» Spiegò Nami.
«Menomale.... siamo stati fortunati grazie a voi e a questo passaggio potremo infiltrarci tranquillamente in città senza essere scoperti.» 
«Senpaiii, grazie anche da parte mia e di Cavendish, per questo passaggio nel regno di Wa, è un vero onore viaggiare con voi.» Bartolomeo e Koala ringraziarono per la trecentesima volta la ciurma per la loro gentilezza.
«Speriamo solo  di non trovare qualche ostacolo nel percorso che ho stilato.» Rispose un pò intimorita la navigatrice.
«Su via Nami, non essere così preoccupata questa volta nessuno ci attaccherà e domani saremo sulla terra ferma, così Kin'emon e suo figlio ritorneranno nella loro città e forse ci faranno assaggiare tutte le specialità della carne del post... ahi.. questa volta che ho fatto di male, Nami!?» Un secondo bernoccolo spuntò sulla testa del moro. «Tu pensi sempre e a mangiare!!!» Nami molto alterata, con gigantesche fiamme uscenti dalla bocca, peggio di Sabo quando usava il potere del frutto foco foco, iniziò di nuovo a prendersela, bistrattando un pò più violentemente il capitano, impotente. La furia pel di carota fu fermata solo da una fortissima scossa, che fece ondeggiare pericolosamente la nave. «No, la mia carne! Nami se continui così ci farai affondare.» Questa volta ad arrabbiarsi fu niente meno che il capitano, che stava disperando per il buonissimo cibo appena rovesciato in tutta la stanza. «Cretino non sono stata io! Non è possibile che sia una tempesta... Stamattina non ho registrato niente del genere...» Un forte boato si sentì in lontananza, è una gigantesca palla di cannone sfondò una parte di parete della cabina da pranzo, facendola esplodere. Solo grazie a Law, che  con la sua prontezza riuscì ad attivare la Room trasportando tutti al di fuori, sul ponte. Nessuno poteva credere a quello che stava accadendo. La Thousand Sunny era arpionata da delle enormi catene, che la stavano issando su per il cielo, e al di sotto di essa c'era un enorme imbarcazione con i cannoni puntatili contro, probabilmente erano stati loro a sparare quella cannonata. Tutt'ora stavano sparando, fortunatamente però erano troppo in basso per far si che le altre palle di cannone raggiungessero il vascello sospeso. 
«Q-Que-ellaa è la nave di Big Mom!!!!!!!!!!» Strillò la navigatrice immersa nel panico insieme al piccolo Momonosuke, Brook e Chopper al ricordo del loro primo incontro con quell'immensa struttura navale.
«Ma che diavolo sta succedo?» Chiesero all'unisono lo spadaccino e il cuoco, con grande irritazione di quest'ultimi. 
«Ohi! testa d'alga non ripetermi le battute, sono stato chiaro?!» Inizio Sanji impettendosi davanti a Zoro. «Non ripetermi tu, maledetto epista-cuoco!!» Ribatté l'altro, al quanto stizzito per l'insulto appena ricevuto.
«Sanji, Zoro, smettetela di litigare e fate ciò che vi dico, anche voi Rufy, Sabo, Law, Brook, Kin'emon, Cavendish, Franky, Usop, Chopper provate a tagliare le catene e tu Bartolomeo ergi uno scudo davanti alla nave dobbiamo limitare i danni.» Iniziò a spargere i comandi la navigatrice, che in tanto stava cercando di capire cosa stesse succedendo.
«Nami! Io vado a controllare la situazione in alto, cercherò di vedere dove finiscono le catene.» La interruppe Robin, già alzata in volo, con un paio di bellissime ali. 
«Ma cos...aa?» Al solo pensiero di ciò che aveva appena scorto, le parole di stupore le morirono tra le labbra. Fece ritorno immediatamente sul ponte, dove lì la situazione si poteva solo definire critica. Le catene era state torturate con tutti i mezzi in loro possesso, ma nulla era riuscito scalfire quel metallo che sembrava indistruttibile. In tanto la nave continuava a salire. 
«Robin che cosa hai scoperto?» Domandò istantaneamente non appena la maggiore poso piede sull'imbarcazione. 
«Ragazzi abbiamo un grosso problema! La sopra c'è il mare!» Con grande stupore, tutti impallidirono alla notizia.
«COSAAAAAA!!!?!»
«Robin-senpai! Cosa stai dicendo non può esserci il mare sopra di n... »  Bartolomeo si morse la lingua quando con gli occhi puntati in alto, non potè altro che constatare che l'archeologa dicesse il vero.  Un infinito specchio d'acqua ricopriva fluentemente quello che normarmene si sarebbe definito cielo. Le catene trascinavano sempre di più il veliero a quella cosa irreale, e pur avendo una grande quantità di poteri, tutte le persone a bordo non riuscivano a sganciarsi letteralmente da quella situazione. Anche se ora ci fossero riusciti sarebbero precipitati nelle fauci di Big Mom. Adesso era rimasta solo una chance. Salire ed essere risucchiati da quel liquido.  Fu un attimo e tutto si fece luminoso e abbagliante. Un calore tiepido li colpì subito dopo, mentre tutto si faceva sempre più chiaro, forme di vegetazione prendevano contorni, acquistavano colore ed infine si distinguevano dalla terra e dal cielo, questa volta vero. Un'isola. Questo è il luogo dove la nave era approdata varcando quella specie di passaggio. 
«Questa non è Skypiea.  Dove siamo finiti?» Nami incuriosita iniziò a esplorare con lo sguardo l'ambiente, memorizzandolo. 
«Uuahahahah!!!!!!!!!!!! Ragazzi guardate le catene si stanno staccando come se fossero i tentacoli di un gigantesco polpo! Figooooo!!!» Le grida meravigliate del capitano richiamarono l'attenzione di tutti su quelle immense stringhe metalliche, che lentamente si ritiravano, solo non in direzione del mare aperto, ma costeggiavano la spiaggia creando gigantesche fosse, che lentamente venivano riempite dall'ondeggiare dell'acqua sulla riva. 
«Ragazzi non so voi ma credo che faremmo meglio a seguire quelle cose.» Propose Sanji, che per tranquillizzarsi stava accendendo una sigaretta.
«Mi dispiace ammetterlo ma questa volta sono d'accordo con il cuoco.» Concordò Zoro.
«Rufy cosa facciam...? RUFYYYYY! Dove stai andando, fermati!!! È inutile non ascolta mai. Che irresponsabile di capitano che abbiamo.» La povera Nami non potè fare altro che tirarsi uno schiaffo alla fronte, per sbollire la rabbia che aveva in corpo. 
Uno dopo l'altro seguirono Rufy, che in tanto si era ben distaccato da tutto il gruppo. E con estrema attenzione che Zoro non si perdesse, inoltrandosi per la foresta per sbaglio, tutti i membri si ritrovarono su un picco di una scogliera, dove uno  sbalordito Rufy si era fermato ad osservare un essere che risucchiava dentro la sua mano quelle gigantesche catene, che man mano che entravano nel palmo, si rimpicciolivano. «E tu chi sei?» La voce di Rufy lo sorprese, come se fosse stato appena colto in fragrante e lentamente lo fece girare. Aveva l'aspetto di un uomo giovane con una strana pettinatura pompadour sul castano-biondo, un allegro pizzetto nero e una visibilissima cicatrice che gli percorreva un pezzo di pelle vicino all'occhio sinistro. Il vento smosse un pò la chioma fluente dell'uomo, che con un raggiante sorriso gli accolse. 
«Vi stavo aspettando!»

Angolo Autrice: (SCHEMA PER OOC IN FONDO AL SECONDO CAPITOLO)
Per prima cosa buongiorno a tutti voi cari lettori, che avete avuto l'ardire di leggere questo schizzo che mi è passato tra i meandri più oscuri del cervello... Vi chiedo scusa se avrete trovato errori, anzi orrori nel testo, ma purtroppo il programma che sto usando mi complicala la vita perché primo non ha il correttore e secondo delle volte si bagga, per cui vi chiedo di avere un pò di pazienza e se per cortesia qualcuno me li segnalasse, mi farebbe anche piacere... Invece per le ripetizioni, scusate anche per quelle come ho detto prima è un idea e non ci ho passato tanto tempo sopra. Grazie per aver letto queste poche righe alla prossima.
Baci,
Lacrima_00

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Capitolo 2
*** L'uomo che sapeva di essere morto ***


capitolo 2 ricorretto
L'uomo che sapeva di essere morto


«Molto piacere di conoscervi il mio nome è Satch.»
Rispose l'uomo ampliando doppiamente il suo sorriso.
«Chi sei?»
Richiesero in coro tutti gli altri, rimasti fin ora in disparte piazzandosi davanti al capitano, con lo sguardo puntatoli contro, sguainando tutte le armi a loro disposizione.
«S..u-su via ragazzi riponete le armi. Non sono vostro nemico...»
Con i palmi rivolti in avanti, in segno di resa, Satch cercava di rassicurali, mentre con i piedi indietreggiava lentamente ai fini della scogliera. Nulla da fare, gli occhi di ognuno di loro restavano fissi in attesa di ogni suo minimo movimento. La tensione che si  poteva ben scorgere nell'aria, si spezzò solo quando Rufy riprese parola, risvegliandosi dal suo stato assorto.
«Satch hai detto? Ho già sentito questo nome mhmmh...»
Il volto del capitano si fece serio, poi pensoso, fino a scemare in un colore rosso senza fiato.
«Allora Rufy chi è ?» Lo interruppe Zoro rinfoderando la sua Sandai Kitetsu.
«Mhmmm... niente..di niente... Non ne ho la più pallida idea!» Rispose raggiante.
«Ok.. va bene adesso basta. Facciamolo prigioniero, portiamolo sulla nave e interroghiamolo. Sono davvero curioso di scoprire il nome del frutto del diavolo che ha mangiato e che gli ha permesso di issare nel cielo un' intera nave.» Stirò un sorrisetto Law già girato di spalle, pronto per tornare alla Thousand Sunny, impartendo l'ordine con l'estremo consenso di tutti.
«Eh? O-i...oi..oi... a-aspettate un secondo io vi ho già detto che non sono vostro nemico non c'è bisogno di  legarmi con quelle.» Si sbrigò a ripetere Satch, indicando poi il gigantesco paio di catene che Franky aveva appena tirato fuori dal suo corpo e con l'aiuto di Usop, le trasportavano ghignando serafini, avvicinandoglisi sempre di più. Briciole di terriccio si sgretolarono, staccandosi dallo scoglio al quale Satch stava posando il peso del piede appena indietreggiato.
«Cappello di Paglia ti prego ascoltami!» Supplicò il castano chinando il busto in avanti.
«Tu devi salvare Ace! Per favore!» L'espressione di ognuno si rabbuiò dopo aver udito le ultime parole. Ace era morto. Lo stesso interpellato l'aveva visto esalare l'ultimo respiro fra le sue braccia, come poteva chiedergli una cosa del genere? Come si permetteva? Quell'uomo era sicuramente pazzo! Per quanto provasse a non pensarci le tragedie vissute due anni prima si proiettavano nella  sua mente, una di seguito all'altra, portando sgomento nell'anima. Quella cicatrice in mezzo al petto bruciava ancora e faceva male... Molto male.
Sabo, fin ora rimasto paralizzato alla frase "Tu devi salvare Ace", spiccò un'occhiata d'intesa con il fratello minore, dopo di che, sospirando per recuperare un pò di calma si decise a parlare al suo posto...
«A-Ace è morto! Due anni fa... A Marineford... Insieme a Barbabianca.... Comprendi?... Ciò che ci stai chiedendo è... è impossibile...» Koala gli si avvicinò silenziosamente, prendendogli la mano. Era gelata! Fredda come l'acqua di un fondale marino. I suoi occhi erano sbiaditi su un azzurro sporco, segno che da li a poco si sarebbe scatenata una tempesta.
«Co..sa?! Papà è morto?» Si ripeté Satch, pietrificandosi e cadendo in ginocchio, stupito dalla rivelazione appena ricevuta e sconcertando per la seconda volta i presenti.
Com'era possibile che questo tizio fosse allo scuro della morte di Ace e quella di Barbabianca, che era anche suo padre? Chi era in realtà costui?
Troppe domande senza risposte erano sfociate da quell'incontro, decisamente architettato da quell'uomo, che per giunta avrebbe voluto salvare una persona già morta. Rise tra se e se Law, al ricordo di quella richiesta assurda.

"Sono qui perché sto cercando una persona di nome Barbanera. Quell'uomo ha ucciso un mio amico, e tradito Barbabianca. Ed io lo vendicherò."

Alla fine il pensiero annidato di cui Rufy era alla ricerca venne ricalcato in uno di quei lunghi flashback  dei suoi ultimi ricordi di Ace. Quindi allora lui era... ma non poteva essere vero.. lui era morto! E se invece fosse stata la verità...  Ma lui... in tutto questo tempo dov'era stato?! Allora Ace era finito sul patibolo per cercare di vendicare qualcuno che in realtà era ancora vivo. No! No! No!  Leggeri fremiti iniziarono a percorrere il corpo di Rufy. Stava tremando! Tremando per la rabbia su una tragedia che si poteva evitare!
«Rispondi a questa domanda: tu sei Satch, l'amico di Ace, ucciso da Barbanera?» L'uomo ancora con il capo abbassato non si mosse ne parlò. «Allora rispondi?!» Gridò Rufy agli sgoccioli della pazienza.
«S-si.» Una brezza fredda li colpì  in pieno, scompigliando loro i capelli. Nessuno osava aprire bocca, seppur tutte le loro menti si erano riempite di infinite domande e supposizioni, per arrivare ad un nocciolo, al quale forse solo il capitano era giunto.
«Quindi mi stai dicendo che tu tutto questo tempo eri  vivo e Ace è morto per un errore del medico di bordo?!» Sbottò Rufy, sotto lo sguardo confuso degli altri presenti.
 Fu Sabo a cercare di continuare il dialogo, scaldandosi sempre di più ogni volta che ripensava alla conclusione a cui pure lui, come Rufy era arrivato.
«Q-quindi la sua morte si poteva evitare se solo t...»
«No!!!!!!!!!!!» Interruppe brusco Satch, alzando il volto scolpito da un espressione di dolore e rimorso. Gli occhi dei due giovani fratelli si spalancarono sorpresi per la risposta. La loro rabbia stava lentamente sfumando.
«Cosa ma se tu non sei morto allor...» Fu interrotto di nuovo Sabo.
«Mi dispiace ragazzi la morte di Ace nell'altro mondo non avrei mai potuto impedirla perché... Perchè io sono morto veramente!» Confessò tutto d'un fiato, lasciando allibita ogni persona presente. Come poteva essere vero ?Altro mondo?  Ma se lui era morto allora anche loro...
«Cosa stai dicendo? Non è possibile! Se tu sei un fantasma e sei nell'altro mondo, quindi anche noi siamo morti?!» Gridò sconcertata la navigatrice intimorita di ricevere una risposta positiva.
«Yohohohohoh! Impossibile Nami io sono già morto non posso morire di nuovo.» Intervenne Brook tranquillizzandola.
Il chiarore  roseo del sole che si consumava bagnandosi nel mare annunciava che presto la notte sarebbe calata, insieme ad essa anche il freddo notturno e loro erano ancora tutti li sopra immobili come statue incapaci di capire cosa... Anzi dove diavolo fossero stati trascinati.
«Signor Satch se lei è vivo , noi siamo vivi e questo è un altro mondo...  Dove ci troviamo esattamente e perché ci ha portati qui? Cosa significa dobbiamo salvare Ace?» La voce intimidita di Koala si fece avanti, stringendo ancora  la mano di Sabo, tornata a temperatura propria. Tutti sulle spine aspettavano una risposta che attendeva ad arrivare.
«Fiuuu... Finalmente vi siete convinti che non sono un nemico... Mi dispiace ma non posso rivelarvi tutto qui, ci vorrebbe troppo tempo, fra poco sarà buio e se non ci sbrighiamo non potremo più entrare in città.» Spiegò in breve Satch.
«A cosa ci serve la città?... Noi abbiamo la nostra suuuupeeeeeeeeerrrrrrrrr Thousand Sunny, possiamo parlare la dentro, no?» Ribattè Franky orgoglioso della sua miglior creazione.
«La vostra nave, quella che ha completamente la cabina distrutta....» Indicò l'uomo, il vascello insabbiato nella spiaggia, con un'immensa voragine  all'interno. No anche questa... La nave semi distrutta...
«Non vi preoccupate domani alcuni miei amici vi forniranno i materiali per ristrutturarla, tanto fino a che resterà in questa parte dell'isola nessuno la scoprirà. E adesso, se permettete, sarà meglio incamminarci.» A grandi falcate Satch si aprì uno varco tra i quattordici presenti e vi passò attraverso facendo cenno di seguirlo. Silenziosamente tutti si accodarono scendendo dalla scogliera e inoltrandosi nella foresta, che piano piano cedeva il passo alle ombre della notte.

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Capitolo 3
*** Il canto dell'uccellino ***


cap 3
Il canto dell'uccellino

Un venticello flebile smuoveva allegramente gli scuri capelli dalla ragazza, appena giunta alla cima della più alta collinetta. Un panorama mozzafiato le fece mancare il respiro,  l'aria pulita riempì i suoi polmoni, ormai abituati solo a quella che le città portuali potevano offrirle.

Da quella posizione poteva vedere tutto; dalla discesa di una vallata verde che si estendeva al di sotto, pronta per i pascoli, dove qua  là tra i fili d'erba erano già fiorite margherite e qualche dente di leone. Una parte delle scogliera, nascosta dal folto della foresta di abeti rossi, che coprivano l'intera montagna fino a mezza punta e dai quali proveniva il forte profumo emanato dalla loro resina. Ed in fine la città portuale del paese di Wa, al quale centro un sontuoso palazzo a più piani, sfoggiava le sue bellezze, come la copertura in tegole d'oro, che brillava sotto le luci del sud. Gli occhi verdi si inumidirono per l'emozione, lasciando scivolare due lacrime sopra gli spruzzi lentigginosi, arrossati dall'aria primaverile. Era la prima volta che vedeva un intero regno non massacrato dalla guerra. Certe volte non capiva proprio come gli esseri umani potessero essere così stupidi da creare tanto e poi distruggerlo, considerandolo poi solo un bel ricordo. Possibile che ha nessuno venisse mai l'ardire di voler proteggere tali scenari di pace. Perché gli uomini dovevano essere così avidi di potere?  Perché era dovuta finire così? Perché aveva fallito quella missione? Perché....
I ricordi di quel giorno a Marineford, rieccheggiarono nella sua mente. Le sembrava di impazzire, lei aveva lasciato che accadesse ciò che era stato predetto da quella maledetta.
Strinse i pugni. Le unghie le si conficcarono nella carne, bagnando il terreno con alcune gocce di sangue. Poteva sentirla percorrere ogni organo, vena, ossa del suo corpo... La rabbia cantava l'inno di vendetta nei confronti di quel maledetto Re Nero.
Una sensazione di quiete improvvisamente avanzò pian piano facendosi strada nei suoi pensieri. Lentamente le mani si rilassarono, staccandosi dalle ferite.
«Quest-a vo-ce...?» Le parole svanirono, la  mente le si svuoto completamente come se di lei fosse rimasto solo un guscio vuoto in ascolto di quella canzone.
«Ripos-a...  in-n pa-ce..» Ripetè l'ultime parole che riuscì ad udire. La vista flebile si annerì completamente, lasciandosi cullare da quella melodia.
Le ginocchia cedettero, piegandosi in avanti. Il corpo cadde esanime giù per la discesa, rotolando fino in fondo alla valle. Un pianura verde l'accolse decorandola con pistilli di dente di leone, che aveva appena fatto esplodere in aria con il suo arrivo. La ragione tornò, risvegliandosi in piccoli dolori sparsi ovunque. Voci ovattate di sottofondo, che ripetevano il suo nome, sembravano avvicinasi sempre di più. Un ferrea stretta afferrò entrambi gli avambracci, sollevandole il busto da terra.
«Jessica?! Jessica?! Su avanti riprenditi! Jessica?!!» Le grida dell'uomo la fecero rinvenire. Due occhi dorati la fissavano immobili in cerca di risposta.
«Kid-dy cos-sa ci fai q-qui?» Parole scomposte le uscirono istintive. Un leggero pugno le piombò dritto sulla testa. «Ahi! Che male..»
«Tu! Maledetta mocciosa! Cosa credevi di fare la sù in cima?! E quante volte ti ho detto di non chiamarmi con quel nomignolo!» Gli sbraiti del Capitano Kidd, invasero l'intera vallata spaventando a morte tutti i pastori che si erano rintanati nelle capanne nel vederlo arrivare su per il sentiero, osservando ossessivamente la ragazza in cima sull'altura.Un altro pugno le arrivò.
«Ahi! Adesso basta!» Fermò con le mani il polso dell'altro, caricato per un terzo.
Adesso Basta?! Adesso basta lo dovrei dire io! Questa  la quinta volta da quando sei entrata nella "MIA" ciurma che tenti di suicidarti!!»
«Ti sbagli io.. io.. "che cosa ero venuta fare quassù".» Si ritrovò a pensare.
Allora?!» La incitò, afferrandola per il bavero della maglia per portarsela davanti al volto. Con decisione Jessica alzò lo sguardo riflettendolo contro quello del capitano. Adorava i suoi occhi, quelli di un re, ma in questo momento avrebbe fatto anche a meno di guardarli così da vicino. Anzi non se lo meritava proprio di essere trattata così, dopotutto prima lei non aveva cercato di uccidersi.
«Allora penso che dovresti lasciarmi andare! Ti odio, non capisci mai nulla! Stupido di un Capitano!» Sbottò la ragazza, e con un morso si sganciò da quella presa.
Il volto di Kidd, dal bianco latteo, sfumò su un rosso pastello, per irritazione della risposta appena ricevuta e il forte dolore che la dentatura delle ragazza aveva provocato alla sua mano umana.
«Maledetta  mocciosa se ti prendo ti sbudello e spargerò le tue interiora a largo alla mercè dei re del mare!» Le urla di Kidd scossero per la seconda volta la valle, ma ormai Jessica era scomparsa, probabilmente si era di nuovo persa.
«Giuro che l'ammazzo io la prossima volta...» Sibilò digrignando i denti.
Si girò per ripercorrere la strada  di ritorno alla città quando un luccichio lo colpì in pieno viso. Con lo sguardo cercò di individuarne  la fonte e nascosta tra un fascio di margheritine, scovò una perla rossa, che brillava colpita dai raggi del sole. Non poteva crederci....

Jessica corse a più non posso, come se non ci fosse un domani. Doveva scappare e trovare Killer prima che il capitano la raggiungesse. Lui era l'unico che poteva fermare la sua furia omicida. Fortunatamente non era riuscita a perdere l'orientamento fino all'arrivo in città, però adesso doveva trovare la ciurma. Più si guardava in torno e più non capiva niente, le sembrava pure che tutte le persone avessero la stessa faccia, ma di capelli lunghi e biondi nemmeno l'ombra. Girò per più di venti minuti alla ricerca dei suoi compagni, ma niente di niente. Stanca e affamata si sedé su uno dei filamenti del molo, quando sentì sotto di se la corda marcia sfaldarsi in uno schioppo. Questa era la seconda volta in un giorno che le capitava di scivolare nel vuoto, l'unico problema era che li sotto c'era l'acqua. Chiuse gli occhi, aspettando il momento in cui sarebbe colata letteralmente a picco, sperando solo che qualcuno l'avesse vista cadere e l'avrebbe ripescata. Li riaprì poco dopo quando si accorse di essere atterrata su qualcosa che ai suoi occhi parve una bellissima e morbidissima pelliccia bianca. Lentamente scese dalla testa del grosso animale.
«Un..un..un.. o-o-orsooo!!!» Gridò appena lo ebbe visualizzato bene.
«Bepo?» La squadrò inclinando la testa, lo strano orso bianco parlante e bipede, con una buffa tuta arancione.
«Tu parli? NO! NO! non  possibile gli animali non possono parlare vero?» Monologò Jessica puntandoli  il dito contro.
«Bepo?»
«Kyaaaahhh!!! Oh  mi dio! I pugni del capitano mi hanno resa pazza ora sento le voci!» Con le mani nei capelli, si accasciò sul pavimento, ancora sotto lo sguardo un pò perplesso del vice capitano degli Hearts.
«Ehi... Bebo cosa sono questi urli?» A metà del ponte, di quella che forse si poteva definire una nave, si aprì un specie di botola metallica, dalla quale vide uscire due uomini, anche loro con la stessa tuta. Erano su per giù tutti e due della stessa altezza, cambiavano solo i capelli e la loro strana forma.
«Ehi Penguin! guarda, c'è un donna a bordo.» Bisbigliò con il viso un pò arrossato, accostandosi alla testa dell'altro.
Hai ragione e ora che facciamo? se la invitiamo a bere qualcosa lei potrebbe arrabbiarsi...» Rispose l'altro a voce moderata. Ignari del fatto che anche a quella distanza Jessica potesse sentirli.
«Mi-i.. mi dispiace ma io non posso bere, ho solo quattordici anni...» Richiamò la loro attenzione rifiutando l'offerta dei due, con un pò d'imbarazzo. Non era mai successo che qualcuno la invitasse, anche perchè essendo sempre dietro al capitano, nessuno osava stargli a più di due metri di distanza.
«Cosa?! Quattordici?! Stai scherzando vero? Penguin stavamo rimorchiando una ragazzina? Dovremo vergognarci...» Piagnucolò il castano sulla spalla del collega.
«Tranquillo Orca a me sembra già una donna ben formata...» Buttò là Penguin dando delle pacche di consolazione al compare.
«Esatto dovreste vergognarvi, però di stare lì a vagabondare!» Una voce femminile fece capolino nell'aria.
«Ma dove...» Jessica venne zittita dallo stupore. Un piccolo mulinello di vento si stava creando sul vascello, e con calma stava prendendo forma. La forma di una persona, più precisamente di una donna. Aveva la pelle molto chiara, senza ombra di cosmetici, dei lunghi capelli  color rame che sembravano lingue di fuoco alimentate dalla brezza, adornati da due cerchietti dorati, appesi alle orecchie e gli occhi color degli oceani più profondi. Anche se vestita abbastanza semplice, Jessica l'osservava assorta, sembrava proprio una vera principessa.
«Signora delle nevi è già qui?» Domandò ingenuamente l'orso alla donna appena comparsa.
«Bebo quante volte ti ho detto che anche se il mio nome significa neve io non c'ho niente a che fare...» Lo sgridò dolcemente, colpendolo con un leggero buffetto.
«Y-yuki...allora  questo è il suo nome.» Le parole le uscirono dalla bocca senza pensarci, attirando l'attenzione della nominata.
«Esatto ragazzina! E tu chi saresti di grazia?!» Chiese squadrandola freddamente, soffermandosi sul ciondolo che portava al collo. Un Jolly Roger. Sulle labbra della donna comparve un piccolo sorriso beffardo.
«Io son...»
«Nostra signora  solo una ragazzina scivolata dal molo non trattatela come se fosse il nemico più pericoloso al mondo.» La voce di Orca interruppe Jessica.
«Ah davvero? Voi tre rientrate subito in coperta e mettete in moto il sottomarino, fra poco si salpa.» Ordinò a gran voce, sicuramente doveva essere il capitano, si trovò a pensare la giovane.
Solo quando tutti i suoi subordinati  furono rientrati nella nave la donna si mosse. Con un balzo arrivò dritta davanti a Jessica, afferrandola. Si sentì di colpo mancare la terra sotto i piedi, lo sguardo le cadde al di sotto di se stessa, stavano volando. Con delicatezza la donna atterrò davanti ad una taverna, in mezzo alla folla. Lentamente si avvicinò al viso di Jessica, poggiando fronte contro fronte.
«Lo sai che il tuo capitano si sta aggirando da queste parti in cerca di te?» Sussurrò.
«Cosa? E tu come fai a saperlo?» Chiese sconvolta la ragazza. La  giovane donna sorrise.
«Nel vento viaggiano molte notizie.. regina d'oro....» E come era apparsa, sparì nell'aria. Lasciando Jessica nella più totale perplessità solo un tremendo baccano proveniente dalla porta aperta della locanda la distrasse dalle mille domande che le giravano nella mente. Vecchi ubriaconi che molestavano una ragazza indifesa, la quale chiedeva di essere lasciata in pace.
Ecco, queste erano una delle tante cose che non sopportava, oltre all'ascoltare i frignoni e indossare abiti femminili. E dentro quel posto c'erano tutte tre.
Infondo alla taverna, sedeva una straniera dai capelli color del grano e occhi smeraldo. Indossava una mantellina a scacchi neri e rossi, dal quale si poteva benissimo scorgere la lunga vestaglia in seta, con un spacco sulla coscia destra e dalla quelle spuntavano le punte lucide e rosse, di un paio di ballerine.
«Mi.. mi d-dispiace ma non posso proprio trattarmi a bere qui con voi... scusatemi...» Chinò il capo in segno di scuse la ragazza.
«E dai... non farti pregare... bellezza..» Uno degli uomini, che l'avevano accerchiata l'afferrò per un braccio.
«L-la prego non mi tocchi!»  Piagnucolò la bionda.
«Donna! Come  osi darmi degli ordini?!» Sbraitò l'uomo caricando un pugno. La giovane strinse gli occhi con forza.
Jessica non potè trattenersi, con un leggero movimento delle mani creo dei fendenti d'aria, liberando la ragazza indifesa. Quando ella riaprì gli occhi si trovò davanti ogni singolo uomo e mobilia della locanda rivolti a terra.
«Tutto a posto?» Chiese la mora. La bionda si limitò ad annuire convinta. Quando una voce alle spalle della prima le colse di sorpresa.
«Aki! Cosa diavolo è successo qui?! Stai bene? E tu allontanati da lei!» Con voce irrompente un giovane uomo dagli arruffati cappelli bianchi e una lunga cicatrice che percorreva il viso, puntò i suoi freddi occhi cristallini contro Jessica.
«Calmati Aran io sto bene, questa ragazza mi ha aiutata!» Lo tranquillizzò Aki. Lui si limitò a chinare il busto in segno di ringraziamento e afferrare il polso della conoscente, per trascinarla con se fuori dalla locanda, mentre quest'ultima salutava con la mano Jessica, pregando l'altro di rallentare.
Tutto era calato in un silenzio nel quale solo alcuni gemiti di dolore delle persone intente a rialzarsi, producevano massaggiandosi la parte dolorante.
«Tu Straniera! Come ti sei premessa di umiliacri così!» Un uomo appena rimesso in piedi posò la mano sull' elsa della katana sfoderandola  e puntandola contro la mora, ingaggiandola per un combattimento.
«Se questa una sfida, non mi tratterò.» Ridacchiò sottecchi.
«Nemmeno io allora!» Rispose un'ombra minacciosa apparsa alle spalle di Jessica.
La ragazza si pietrificò nell'udire quella voce. L'aveva scovata. Lentamente girò la testa.
«Ca-ca-capita-no...!? Oh, merda!»
«Esatto mocciosa sei proprio nella merda!» Grugnì il rosso. Un mormorio si levò attorno ai due, e ben  presto la locanda fu completamente vuota. Kidd, frugò con la mano dentro una tasca dalla quale tirò fuori la perla rossa, lanciandola furiosamente addosso alla ragazza.
«Rispondi sinceramente, ci tieni così tanto a trovare quei maledetti re e regine?» Domandò il capitano con aria ben poco non alterata.
«L'occhio di mia sorella, come mai ce l'hai tu?» Chiese confusa Jessica.
«Ragazzina dovresti tenere di più alle cose che per te sono importanti!» Le rispose di tutto punto, il suo superiore, dandole un bel terzo pugno sulla testa.
«Ahi! Kidd! Ti avevo detto di smetterla con quest.. AHHHHHHH! Ehi! Che stai facendo mettimi giù! Lasciami!»
Il pirata dagli occhi dorati sollevò di peso la ragazza, caricandola sulla spalla.
«Zitta mocciosa! Ho un appuntamento! E sono già in ritardo per colpa tua!» Fu zittita la mora, mentre veniva trasportata fuori dal locale, tra i sobbalzi.
«Beh almeno dimmi dove stiamo andando!» A braccia incrociate e con il broncio, cercò d'informarsi, ma nessuna parola uscì dalle labbra violacee del comandante. Quest'ultimo si imbucò in un vicolo stretto, distaccandosi dalla folla, sbucando dentro un vecchio palazzo.
«Lì ad attenderlo erano presenti Killer, Wire e Heat , insieme ad altre persone che non aveva mai incontrato prima.
«Ehi! Eustass ti sei portato dietro anche la mascotte?!» Un allegro Scratchman lo canzonò.
«Non pensavo che avessi tali gusti, Eustass Capitano Kidd!» Mormorò un indifferente Hawkins.
«Maledetti! State zitti voi due e tu mettiti qui seduta in silenzio e non muoverti se non vuoi che ti ci inchiodi!» Disse scaricando brutalmente Jessica sul pavimento in legno che circondava la struttura dell'abitazione.
«Certo mammina!» Burlò la ragazza.
«Tu....!! »
«Fermo Kidd, lasciala stare così peggiori solo le cose.» Intervenne Killer in soccorso.
«A quanto pare mammina e papino stanno litigando.» Interruppe per la seconda volta il cantante, mentre i due commedianti si fermavano, all'unisono.
Il rosso con tutta la buona pazienza tirò un lungo sospiro e decise di calmare i bollori, dirigendosi verso gli altri due capitani, lanciando un'ultima occhiata assassina alla subordinata che se la rideva di gusto, lacrimando per ultima battuta.
La riunione si consumò dopo due ore tra insulti, trattative e strategie di battaglia. Jessica ricoperta da uno strato di pelliccia rossa, era rannicchiata sull'inumidito parquet, ad aspettare in uno stato di dormiveglia. Nella mano stringeva forte la perla rossastra, la cosa più importante per riuscire nel suo scopo in questo nuovo mondo. Due dita gelide le si avvicinarono, accarezzandole la guancia, facendola rabbrividire. Pigramente si tirò a sedere, strofinandosi un occhio assonnato.
«Questa ..?» Stropicciò con una mano il morbido pelo, con l'altra si portò la perla davanti all'iride e immobile osservò la persona che aveva osato svegliarla.
«Bellissima... più luminosa di qualsiasi tesoro.... la tua anima così... così dorata...mio capitano...»  Biascicò assopita allungando il braccio verso quella visione eterea, sedutalì davanti. Quest'ultima restava ferma, non capiva nemmeno lui perché da lei poteva essere osservato senza provare quella sensazione sgradevole di giudizio altrui. Solamente a lei era permesso, forse era per questo che l'aveva accolta nella sua ciurma... lei era diversa. Si guardavano negli occhi senza dire parole, un leggero rossore attraversava il volto di ognuno, come se stessero condividendo i segreti più sconosciuti delle vite antecedenti al loro incontro, tramite il pensiero.
Quel momento tanto intenso fu sbaragliato dall'ingresso ammutolito e sorpreso del vice-capitano, che annunciava la partenza prevista. Con delicatezza la grande mano del rosso, si posò sulla testa della giovane, scompigliandole i capelli e sorprendendola con quel gesto, così.. così affettuoso, prima di tornare alla sua solita espressione e riprendersi il suo cappotto.
«Mocciosa alza il culo! Si parte!» Anche se dure all'apparenza quelle parole a Jessica sembrarono le più dolci che avesse mai sentito pronunciare da quella bocca e nel suo cuore  sapeva che qualcosa si era acceso. Una nuova luce brillava davanti a lei. Il suo nome era Capitano Eustass Kidd.

***
Monte Yatagarasu.
Il cinguettio degli usignoli mescolato allo scroscìo leggero dei ruscelli sparsi ovunque riempivano la foresta di abeti rossi, con una soave armonia di suoni, accompagnando già dalle prime luci dell'alba una coraggiosa avventuriera che aveva deciso di intraprendere la lunghissima scalinata di Yata, unica strada per raggiungere il tempio di addestramento marine. Becky adorava stare a contatto con la natura, perciò non aveva esitato nemmeno un secondo quando dopo aver chiesto indicazioni a qualche pastore, gli era stato rivelato che raggiungere la vetta era quasi impossibile e l'unico modo per mettere piede in quella terra sacra era attraverso quella vecchia via.
Erano già passate tre ore da quando aveva lasciato la locanda in città. Mentre saliva poteva sentire sempre di più l'aria farsi leggera e sfuggente, così pura da essere irrespirabile. Alacremente comparvero le prime gocce di sudore  rendendole il cappotto umido e appiccicaticcio, obbligandola a toglierlo e rimanendo con solo addosso la canottiera azzurra e i jeans. Velocemente se lo legò alla vita e con delicatezza sciolse il fiocco di raso che teneva al polso sinistro, sopra il quale era fasciata una strana benda azzurrognola. Si raccolse i capelli albini  in una lunghissima coda di cavallo e con occhi esploratori osservò il cielo pulito, del medesimo colore, per poi tendere le orecchie, in lontananza si potevano udire alcune voci. Aumentò il ritmo della sua salita, restringendo la distanza da quelli che aveva identificato come cori di mantra. Due piloni raffiguranti leoni stilizzati annunciarono la fine della scala. Si fermò riprendendo fiato dalla corsa finale. Davanti a lei si estendeva un piazzale con un enorme tempio, al quale fuori sulla soglia della porta sostava un uomo, con una lunga barba intreccia bianca,  che sembrava attenderla.
«Vedo che hai tardato un po', dalle miei predizioni avresti dovuto essere giunta qui circa sei mesi fa. Cosa ti a trattenuta mia cara nipote?» Chiese incrociando lo sguardo della parente.
«Caro nonno mi consideri ancora parte della famiglia pur essendo tuo  nemico?» L'uomo scoppiò in una risata fragorosa interropendo la ipnotica cantilena dentro il tempio.
«Ormai non sono più il gran ammiraglio... sono solo un vecchio che allena nuove reclute e girovaga tra i campi base in cerca di falle nel sistema.» Si giustificò l'uomo.
Becki  era impassibile, il suo sguardo serio non lo lasciava un secondo. Mai sottovalutare un nemico, anche se parente, ne aveva giù trovato conferma a Marineford, dal vice ammiraglio Garp.
«Però dimmi perchè mai dovrei agevolare un pirata?» Chiese il marine.
«Tu non hai nessun rimorso ad aver diviso la famiglia solo per proteggere le malate leggi di quei maledetti draghi celesti?»  Sbottò la ragazza.
«Quello che è successo a Alex e Mary sono affari loro e per quanto riguarda Dellinger... lui era l'unico che poteva compiere una tale missione.» Chiarì. Becki non c'è la faceva più, sentiva di non poter tollerare una parola di troppo. Un leggero pizzichino li attraverso gli occhi e la mano le scivolò sull'elsa della katana.
«Se fossi in te non farei una mossa così azzardata.. perché invece di sprecare gli ultimi dieci minuti che ti sto dando prima di sguinzagliarti contro tutti i discepoli del tempio, non chiedi ciò per cui sei venuta?» Tagliò corto l'ex. capoammiraglio.
«Bene... allora dove si trova Marco la Fenice? E qual'è la via più breve per uscire da questa foresta?» L'uomo esitò per qualche secondo prima di rispondere.
«Per quanto riguarda Marco non ho la più pallida idea di dove si trovi, alcune mie fonti hanno dedotto che con tutta probabilità la ciurma di Barbabianca si è sciolta e il capitano della prima flotta sia tornato in quel posto... le terre di FreeVers, dalla sua dama.» Becky non poteva crederci allora era vero che la ciurma del grande imperatore era stata affrancata.
«Invece per quanto riguarda  l'uscita direi che la via più breve sia da quella parte.» Indicò un punto tra gli alberi i quali aprivano un piccolo sentiero.
«Grazie delle risposte nonno.» Becky espresse riconoscenza e con passo svelto si diresse all'imboccatura della vietta.
«Di niente cara nipote. Ah..Rebecca, mi raccomando ricorda; hai tempo fino al gong dell'ora di pranzo, che sarà esattamente tra cinque minuti, dopo di che sai già cosa succederà.» L'avvertì l'uomo prima che la ragazza scomparisse tra la vegetazione.
Il profumo degli abeti incolati di cera inebriavano i suoi sensi, dandole una sensazione di quiete, aiutandola a calmare la tremenda avversità che provava verso quel vecchio e aumentandone la concentrazione. Ormai era questione di secondi prima che qui maledetti marine la raggiungessero in quel punto morto di foresta.
«Maledetto vecchio mi ha imbrogliata.» Sbuffò.
«Pazienza.... Dio ascoltami! Ti prego indicami la strada per uscire da qui e guidami sotto la tua saggezza... io intanto mi occuperò di quei moscerini dei suoi sottoposti .... A quanto pare mi sottovaluti parecchio nonnino... mi dispiace per te ma non sono più la bambina indifesa che conoscevi... » Parlottò tra se e se l'albina.
In lontanaza potè chiaramente sentire il gong, i giochi avevano preso inizio. Le voci dei marine riecheggiano in tutta la boscaglia, la  stavano  già cercando.
Becky dal suo conto non ci fece molto caso e continuò per la sua strada. Sentiva che le si avvicinavano sempre di più finchè alcuni di loro non le arrivarono davanti e dietro le spalle..
«Ti abbiamo travata sei nostra! Maledetta Pirata!» Le braitò contro uno di loro.
«Ma davvero? certo che ce ne avete messo di tempo, vi stavo aspettando... Non vedevo l'ora di sperimentare questo nuovo potere.» Mormorò la giovane, che lentamente si portò le mani alla testa tappandosi le orecchie. Una dolce melodia invase tutto il bosco e la voce chiara di Becky accese l'aria, accodata da altre, emettendo luminose poveri dorate.

Oh anima effimera
che ti celi nel profondo dell'inganno,
chi hai continuato ad aspettare nel bosco deserto?

Molti altri uomini arrivarono per fermarla, ma lei continuò a camminare dritta in avanti.

Privato di un'ala,
l'uccellino ha chiuso gli occhi in silenzio.
La sofferenza è svanita lontano;
ora l'uccellino non piange più.
Una morbida nebbia d'argento
Una morbida nebbia d'argento
avvolge teneramente ogni cosa.
Riposa, riposa in pace.
Nel racconto che ho scritto, puoi volare in libertà.
Ecco il mio ultimo incantesimo,
affinché la tua luce non conosca ombra.

Ad un tratto la metà delle reclute si  accasciarono a terra, pendendo i sensi.

Che lo splendido sogno dorato non venga infangato
dalla tristezza apportata dalla verità.

La voce di ogni usignolo tacque, tutto pian piano si stava addormentando, lasciando spazio solo al rumore dello sgorgare dell'acqua.

La foresta della colpa,
che consumava l'uccellino,
si è disseccata in silenzio.
Petali caduti al vento avvolgono
con dolcezza le guance pallide.
Quel giorno, quanti misteri
avrei dovuto risolvere per poterti portare via?

Quasi tutti i marine erano fuori gioco, mancavano all'appello solo i tre vice ammiragli, molto più resistenti a quelle semplici e leggere note.

Riposa, riposa in pace.
Nell'illusione che hai creato,
ho conosciuto l'amore.
Non smetterò di pronunciare il tuo nome,
per continuare a dare vita ai tuoi desideri.
Che niente e nessuno ti trascini
nelle tenebre dell'oblio.

Adesso non c'era più nessuno a fermarla, e da quella distanza si poteva vedere la fine della foresta. Finalmente uscì fuori, giungendo su un picco, di una scogliera, sulla quale terminò la sua opera canora. Le luci si consiumarono..

Riposa, riposa in pace.
Dolce amore......in pace.

«A quanto pare qualcuno mi ha ascoltata e si é aggregato a me.. Nonnino ringraziami pure per aver risparmiato ogni loro singola vita.» Sorrise sarcastica.
«Dio ascoltami... Giuro sul  nome di mia madre che riuscirò a rintracciare il primo comandante...!!!»
Le parole di Becky si persero nel vento e tra le onde del mare, come un messaggio scritto in una bottiglia, inattesa che qualcuno l'aprisse per leggerlo.

 ***
Sbrilluccicanti scintillii sfumavano la schiuma delle onde, infrante sullo scafo della nave. Seduta sulla polena, una ragazza dalla lunga chioma nera  si lasciava cullare da quel lento dondolio. Con gli occhi azzurri che si mescolavano in un viola, osservava scorrere sulle le righe di uno spartito la scia di puntini neri che appuntava freneticamente sui fogli sparpagliati intorno, mentre con una mano pizzicava  le corde di una flamenca chitarra. Adorava stare all'aria aperta, sopratutto  in tali giornate dove i caldi raggi del sole le respiravano sulla pelle, trasportati dalla profumata brezza di fine mattina. E come una sensazione nostalgica, destavano in lei i ricordi infantili, di corse sulla scottante sabbia  insieme al suo adorato fratello Demon, nella sua amata Isola Cristallina. Tutto questo via vai di sensazioni appartenute al passato, la riempivano di nuove ispirazioni. Quanto le mancava, non vedeva l'ora di incontrarlo, erano già passati quattro anni da quando l'aveva lasciata, un infinità di tempo, però a lei non era dispiaciuto, sapeva che aveva fatto la scelta giusta nel farlo partire alla ricerca della sua verità ed ora anche lei si trovava in viaggio per cercarla.
Ripensando allo scopo della sua partenza, si portò la mano al semplice collarino che indossava, stringendo forte tra le dita un piccolo ciondolo agganciato, a forma di una enne distorta. Chiuse gli occhi assorti, tendendo le orecchie. Allora non si sbagliava, la sentiva davvero... non se la stava immaginando quella melodia proveniente dalla foresta, che ricopriva gran parte della scogliera, lasciandone intravedere solo un picco. Si avvicina sempre di più man mano che il vascello entrava nell'area portuale del regno di Wa, riuscendo così a sentirne le parole. Un testo meraviglioso.
«La foresta da la colpa all'uccellino...» Le mani le se mossero da sole, imbracciando lo strumento e iniziandoa seguire il ritmo di quella strana canzone. Nota dopo nota, il susseguirsi della pace più profonda e il sentirsi risucchiare l'anima da quella voce,  guida di altre. Una polvere dorata impollinò il verde, illuminandolo, che solo al termine della melodia scomparve, lasciando comparire sullo scoglio la figura dell'emergente compositrice. I più immacolati capelli che avesse mai visto, i suoi occhi schiarirono sul verde,  abbagliati dalla luminosità che la ragazza emanava.
«Davvero una bella composizione Jede.» Una voce alle sue spalle la sorprese, costringendola a girarsi, fu nell' attimo di distrazione che la cantante svanì nel nulla, lasciando un vuoto nel suo cuore. Chissà se l'avrebbe rincontrata? Appena sbarcata a terra si sarebbe sicuramente  introdotta in quei boschi alla ricerca di quell'essere.
«C-capitano... Non l'ho composta io... è stata una fata della foresta.» Rispose sorridendo alla giovane appena arrivata.
«Quante volte ti ho già detto di non chiamarmi così.. mi sento in imbarazzo...  per te sono solo Akira.. capito?»  Sbuffò.
«Certo certo... » Anuì sorridendo contagiando anche l'altra.
«Bene e adesso andiamo a mangiare ho preparato del buonissimo pesce...» La prese per un braccio trascinandola in coperta.
«Ancora.... ogni giorno solo quello, possibile che tu sappia solo quella ricetta!» Rinfacciò Jede.
«Appena arriveremo in porto cercheremo un vero cuoco per ora dovrai accontentarti.» Non  vedeva l'ora di attraccare. Un brivido di eccitazione la percorse, avvistando con lo sguardo le sagome di altre navi e il maestoso tetto in oro, di un altissimo palazzo che sbucava al centro della città.. A chi sarebbe mai potuta appartenere tale ricchezza?

***
Fortezza dei Rivoluzionari.
La tenebra scendeva oscurando tutta la volta celeste, piccoli diamantini iniziarono a brillare tempestandola.  Migliaia di luci accese circondavano la bianca luna, riflessa nelle buie acque che costeggiavano l'isola.
«Allora? è arrivato?» Un uomo incappucciato si rivolse al giovane comparso silenziosamente alle sue spalle. Un ragazzo muscoloso dalla pelle olivastra, gli arruffati capelli neri e due occhi color dello spazio più oscuro. Al lobo dell'orecchio destro portava una pallina d'orata e sul braccio sinistro, scoperto dalla camicia nera arrotolata si distingueva un tatuaggio raffigurante il simbolo dei berry incrociato da una spada, la stessa che teneva al suo fianco.
«Non ancora...» Rispose pensieroso.
«Strano come vada la vita vero? Il destino riserva tante sorprese, ma la maggior parte è corrotta  dalle scelte compiute all'inizio... dal primo lancio di dadi... ahahahah..» Rise l'uomo.
«Signor Dragon  vi state riferendo per caso a quel traditore... Katou?» Domandò infastidito. L'interrogato si limitò a sorridere beffardo, mettendo un po' a disagio l'altro.
«Non preoccuparti l'avvenire è già stato deciso per tutti noi D....»  Rispose, respirando a pieni polmoni la  fresca aria notturna.
«Signore il Re Verde è giunto e la sta aspettando nel suo studio.» Avvisò un rivoluzionario apparso dall'entrata del castello.
«Visto Demon! Anche se tutto si muove a rilento, non si scappa mai dal nostro fato.»  Detto questo Dragon lasciò a riflettere il giovane da solo su quelle parole tanto sicure da essere disprezzatamente vere.

***
«Rufy! Smettila di ingozzarti così noi siamo ospiti in questa casa.. capito!»  Con una gomitata, fermò di colpo il capitano, che non poteva fare a meno di assaggiare tutte le deliziose pietanze, sulla tavola.
«Certo che tu cucini davvero bene Satch...» Si complimentò il moro.
«Sai com'è.. era il mio compito principale quando svolgevo ancora il ruolo da quarto comandante della flotta di papà. -  Sorrise triste il castano.
«Senti perché non ci racconti cosa è successo quel giorno e ci spieghi più precisamente cosa ci facciamo qui?»  Chiese Robin certa che prima o poi dovessero affrontare quella domanda. Ogni uno di loro smise di toccare cibo in attesa delle risposte.
«Beh... sinceramente non ricordo cosa accadde quel giorno... sono solo sicuro di essere stato colpito alle spalle... sentii solo un dolore pervadermi la schiena e poi il petto.. tutto d'un tratto iniziò a fare caldo, mi sembrava di andare a fuoco... poi tutto si spense, non riuscivo nemmeno a vedere più il mio corpo... Ero circondato dal nulla e dal tutto, contemporaneamente... Sentivo qualcosa ogni tanto toccarmi o sfiorarmi.. Stavo impazzendo di paura... Fu allora che qualcosa mi afferrò un braccio................... Una luce fredda mi guidò verso una specie di porta e poi....» Tutti erano con il fiato sospeso per la lunga pausa che stava creando l'uomo.
«E poi niente! Mi sono svegliato in questo corpo identico al mio, solo con all'interno i ricordi di un altro, che sicuramente non erano miei.... » Concluse sconvolto.
«Quindi stai dicendo che ti sei risvegliato dentro questo corpo identico al tuo, ma  allo stesso tempo dentro di esso non c'erano i tuoi ricordi, ma quelli di un altro...»  Ripetè per farsi chiarezza Law.
«A cosa stai pensando Trafalino?»
«A una cosa impossibile... che però spiegherebbe anche come abbiamo fatto ad arrivare qui... questo è un parallelo, vero?»  Si rivolse direttamente al ex-cuoco il medico.
«Non esattamente corretto, più che parallelo questo è uno spazio di tempo identico al nostro, solo contrario... Ogni cosa che esiste qui non esiste nell'altro e viceversa.»
«Quindi anche i frutti...»
«Si anche i frutti non esistono...» L'espressione sorpresa comparve sul volto di tutti in un istante.
«OK.. e allora tu come fai?»  Nami iniziava già ad avere la pelle d'oca per le rivelazioni appena ricevute.
Come ho detto prima questo è un mondo contrario, però non ho mai detto che non esistano delle eccezioni. A quanto pare le persone che sono, come definirle.. delle copie tra loro.. alla loro morte, le loro anime si legano, mescolandosi in un solo corpo... questo è tutto quello che mi è stato riferito...» Terminò Sacth.
«A-Ace quindi potrebbe essere ancora vivo?» iniziò a fissarlo speranzioso Rufy.
«Si.. per questo ti ho chiesto se volevi salvarlo... Due anni fa successe qualcosa di strano in  quest'isola... cercai di raggiungerla al più presto per informarmi  e qui scoprii  tutto ciò che vi ho detto su questo universo parallelo e sulla morte di Ace nell'altro mondo...» Spiegò velocemente.
«Ho capito... Però chi  ti ha passato tutte queste informazioni?»
«Una come me.. avevo già deciso di farvela conoscere, lei potrà sicuramente rispondere a tutte le vostre domande.»
«Bene... allora che stiamo aspettando portaci subito da lei!» Ace era vivo! Questa volta poteva davvero salvarlo, non avrebbe fallito come l'ultima volta.

«Piano ragazzo! Non è cosi facile incontrarla e poi sicuramente a quest'ora lei sarà occupata, al massimo posso farvela vedere.» Ridacchiò l'uomo per l'entusiasmo del giovane, che con la mano accennò di seguirlo. Era notte fonda e la città in cui gli aveva portati era completamente in visibilio. Luci multicolore adornavano le strada che stavano percorrendo, fino ad arrivare davanti ad un gigantesco edificio soprannominato "CAGE". Entrarono dentro, arrivando in una immensa cavea, che circondava una grande arena ingabbiata, da una rete metallica elettrificata. Sopra la gabbia una casupola rettangolare, con dentro alcune persone, stava commentando.
«Stasera è con grande piacere che presentiamo il quarto incontro tra le nostre due più forti combattenti! Alla nostra destra l'agilissima  piccola regina bianca! Leaaa... D. Makarai!» Un cancello si aprì, lasciando entrare una ragazzina bassa, ma prosperosa, dai neri capelli a caschetto e occhi color pece.
«EHI! Come ti sei permesso di darmi della piccola, bastardo!» Rispose a quello che per lei si poteva solo definire un insulto. Risa invasero l'itera platea.
«Eeeee.!!! Alla nostra sinistra il piccolo demonietto, la regina Argentea!! Lamyyyy...Trafalgar D. Water !!!»  Nell'ascoltare quel nome Law, perse un battito... non poteva essere lei!
Si aprì un altro cancello dalla parte opposta alla prima, questa volta. Con passi decisi fece il suo ingresso una ragazza alta e magra, dai chiari capelli racchiusi in due trecce e gli occhi grigi.. impassibili e calcolatori. Adesso Law non aveva più dubbi.
«Sorellina...»

Angolo Autrice:
Buonasera a tutti voi cari lettori e lettrici, siamo qui riuniti per celebrare il funerale delle mie mani e del cervello di mio fratello, esploso dopo le numerose e non poche correzioni svolte a questo capitolo, che per GRAZIA DIVINA, siamo riusciti a pubblicare, la colpa è tutta e non metà, di un programma bastardo che si divertiva a prendersi gioco di noi. Comunque mi scuso profondamente per aver sforato e non di poco sia la data che l'ora della pubblicazione. Ed ora passiamo ai ringraziamenti. Che prima di tutto vanno alle perone che mi hanno incoraggiata e compreso, per il problema alle mani, grazie tante per le vostre recensioni inaspettate.
Poi Grazie a:
- PANDIVA: che come sempre è la prima a recensire.
- MARYACE: la prima ad avermi chiesto la partecipazione.
- KAIRIFENICIA96: la prima ad avermi inviato il suo OC.
- NAKURAMI,ROSY03,DRAGUN95,ZORO99 e NICOLAS_99: I lettori che mi hanno spedito una quantità assurda di personaggi.
- MARY1112: la persona che è riuscita davvero a sorprendermi con la sua grande immaginazione.
- PRODUTTORE_ESECUTIVO: Che non a esitato nel vedersi gli anime inseriti per la crossover.
- LUNAIX: La quale adoro la sua immagine account con Taiga.
- AKI_AND_AMI, NAIKAN E TOWER: I miei ultimi partecipanti, coloro che hanno chiuso le prime iscrizioni.
- LORYLEX: la mia nuova amica, che spero parteciperà presto con un OC, alle seconde iscrizioni.
- FIREBLADE97: il mio fratellone, senza di lui non sarei mai riuscita a finire di correggere tutto... Grazie ti voglio bene!
- Il mio collega scrittore DARKXEMNAS: con le sue vacillanti tecniche.
- E in fine la persona che mi ha fatto dannare di più con la sua insistenza il mitico: SAXTHEBEST!
Oddio finalmente ho finito, non ce la facevo più.. finalmente potrò mettere a riposo le mani per un pò.
Dato che sono riuscita a pubblicare solo a quest'ora, per non sbagliare di nuovo e farmi morire di impazienza ho deciso che inserirò un capitolo ogni sabato o domenica verso le 21:00.
Grazie di aver letto questo angolo, e anche il brano, che spero vivamente sia piaciuto! :D
Per i personaggi che non sono stati ancora inseriti state tranquilli, nel corso della storia faranno la loro comparsa e questione di settimane..
Ah.. quasi dimenticavo, questo è il link della canzone: https://www.youtube.com/watch?v=UFyzTtKNzYI
Una valanga di baci a tutti,
Lacrima_00


 


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Capitolo 4
*** Il libro del Druvin Bideven ***


1 parte cap
IL LIBRO DI DRUVIN BIDEVEN

Il tempo sembrò fermasi e in un istante tutto rallentò, seguendo attentamente il ritmo dei passi della giovane, entrata nella rena.

Niente più voci, solo il battito accelerato del suo cuore, che sembrava volergli uscire dal petto, sfondandoglielo.
Lei era viva, e con la pelle pulita. In silenzio le lacrime iniziarono a rigarli le guance, con lo stupore delle persone che gli stavano attorno.
«Tutto bene Traffy? Perché piangi?» Interruppe i suoi pensieri Rufy tirandogli una manica del cappotto.
«Cosa?» Si portò la mano agli occhi bagnandola, non se n'era nemmeno reso conto. Con lo sguardo tornò sull'incontro che stava per iniziare. Le ragazze girarono in tondo spostandosi entrambe dalla parte dell'entrata avversaria, senza staccarsi gli occhi di dosso. I cancelli si sigillarono alle loro spalle e il sonoro trillo del gong risuonò in tutto il casamento. Le due combattenti portarono un piede indietro, dandosi lo slancio in avanti. Il pubblico tripudiava già alle sbarre della gabbia. Si ritrovarono l'una  a pochi centimetri  dall'altra, pronte a colpirsi.
«ROOM! » Una semi sfera dall'aura azzurrognola si allargò all'interno dell'edificio.
«Ehi ragazzo che stai...» Le parole di Satch non riuscì nemmeno a sentirle. Non poteva aspettare, doveva parlare con lei. Ora.
«Cavendish, Bartolomeo avete voglia di combattere? SHAMBLES! » Un ghigno malefico si spianò sul volto del moro.
«EHI?! » Gridarono i due malcapitati ritrovandosi al posto delle sfidanti.
«Oi.. Ciurma del cappellaio vi affido la regina bianca...» In un istante le ragazze si trovarono una seduta sulla schiena di Rufy e l'altra immobilizzata, tra le braccia di Law, intento a portarsela via da tutta quella confusione.
Rapidamente il medico percorse un vicolo a caso, che fortunatamente conduceva fuori dalla città, dalla parte opposta al mare. Giunse in mezzo a delle coltivazioni di riso e lì posò a terra la giovane altamente confusa.
«Tu?!Bastardo! Come ti sei permesso di...» Caricò la mano per uno schiaffo la castana, che però fu fermato prontamente da Law, afferrandole il polso.
«Lamy....» Gli occhi grigi del moro la trafissero. Il senso nostalgico della pronuncia del suo nome, si fece strada nel suo cuore, rievocandole il ricordo di quell'orribile giorno, mai dimenticato. Impossibile da cancellare.
«Fratel-lone?»  Il volto iniziò a bagnarsi, segnale per Law, che avesse compreso la sua identità. Non seguirono molte parole, solo singhiozzi che la  ragazza produceva, sul corpo dell'altro, dopo essersi aggrappata a lui con tutta la forza che aveva. Non l'avrebbe lasciato più, non si sarebbero più separati. Anche il moro la strinse forte a se, piangendo, con la testa appoggiata alla sua spalla.
«T-ti  c-cr-cre..vo m-mor..rto..!!!» Gemette tra i vari sussulti la giovane.
«Anche io lo credevo di te.» Disse prendendole il volto, accostando le due fronti. Lamy non riusciva a smettere, le lacrime la inondavano, più pensava a ciò che stava accadendo, era un sogno, un bellissimo sogno.
«C-cosa ci f-fai q-qui?! Q-questa non è un illusione, ver...ro?» Chiese ancora dubbiosa.
«No.. sono vero e vivo.. senti?» Law le prese la mano e la poggiò sul suo petto, il ritmo del suo cuore aumentò al tocco della giovane, che allargò un sorriso, la stessa espressione di quando era bambina.
«Tu maledetto bastardo cosa stai facendo alla piccola Lamy!!! Toglile subito le mani di dosso!» Li interruppe Satch appena arrivato con dietro tutti gli altri.
«Aspetta un secondo è tutto ok..» Cercò di calmarlo la castana.
«No che non lo è, questo tipo ti ha fatto piangere merita una lezione!!! E tu preparati!!!» Sbottò l'uomo.
«Traffy cosa sta succedendo, perchè sei scappato via con la nostra informatrice?! Che le hai fatto per farla piangere?» Si intromise Rufy perplesso dalla situazione.
«Io..Io..» Cercò di ribattere Law.
«Dai sentiamo cosa hai da dire in tua discolpa.!» Satch continuava a darli contro.
«Volete sapere perchè mi ha fatto piangere?! Perché lui è qui... Ed io sono felice che ci sia, per questo sto piangendo... Finalmente ho ritrovato mio fratello!!» Gridò la ragazza attaccandosi morbosamente al braccio del consanguineo, shockando tutti.
«Cosa stai dicendo? Lui è tuo fratello? Quello di cui mi hai parlato tempo fa, con lo strano hobby di vivisezionare le rane?.» Indagò. 
«Esatto!» Confermò lei.
«Strano hobby?» La squadrò interrogativo il chirurgo.
«Beh era un po' strano per un bambino..» Lo prese in giro.
«No invece era istruttivo...» Si giustificò.
«Si.. Istruttivo come no.. Io direi disgustoso!» Continuò Lamy a riprendere i difetti della sua passione.
«Non ci posso fare niente se sei debole di stomaco.» Ribatté il moro.
«Infatti ora non lo sono più, ma di certo non modifico il mio pensiero.. Sappi che sono molto cambiata mio caro, al contrario di te..» Gli fece notare la ragazza.
«Ho notato, il cambiamento! Che diavolo ti sei messa? Sembri una meretrice!» Law, la osservò, indicandole il vistoso costume a due pezzi, in pelle nera, che le coprivano solo le intimità, i quali si agganciavano con due fili a degli alti stivali a tacco spillo numero quindici.
«Cosa?! Come ti permetti!! Ma sentitelo ci siamo appena rincontrati e comincia già a fare giudizi.» Riprovò a tirargli uno schiaffo la giovane leggermente imbarazzata, e questa volta andò a segno.
«Non è questo.. Ahhh!! Tanto è inutile sei più testarda di un mulo.. Ora però copriti per favore.» Gli passò il proprio cappotto il medico, con la guancia pulsante dove Lamy aveva lasciato la sua impronta di mano.
«Si.. non ci sono dubbi sono davvero fratello e sorella..» Commentò l'ex cuoco, osservando l'allegra scena dei due.
«Ehi! Satch visto che la nostra informatrice non combatte più possiamo farle qualche domande ora?» Lo destò dai suoi pensieri Rufy felice per l' inaspettata scoperta.
«Si però sarà meglio andare via da qui, prima che il proprietario dei campi si accorga di noi.  La gente sta tornado, dato che l'incontro principale è stato annullato.» Iniziò a guardasi attorno un po' turbato.
«Satch portiamoli a casa mia, è più vicina.!!» Propose la castana.
«Ok! Ma qualcuno deve prima andare a prendere Cavendish e Pollo-boy, dato che sono rimasti nell'rena!» L'avvertì.
«Non ci credo.. quei due idioti si sono messi a combattere sul serio..» Criticò Law, alzando la voce.
«Dovresti stare zitto, dato che ci li hai spediti tu la!.» Gli rinfacciarono tutti.
«Questo si che è un problema chi entra  dentro non esce finché almeno uno non al tappeto...» Rifletté Lamy ad alta voce.
«E tu volevi cimentarti in un torneo del genere... ?» La riprese il moro.
«Eravamo d'accordo...  Dove si trova la ragazza che avete fatto uscire dalla gabbia insieme a me.?» Vagò con lo sguardo tra il gruppo in cerca della sua avversaria.
«L'abbiamo lasciata là.. diceva che doveva risolvere una piccola faccenda con il cronista, riguardo a quel "Piccola", nella presentazione...» Spiegò rufy sorridendole innocentemente.
«Ci mancava solo questo, meglio così però, ci penserà lei a portarli a casa mia.. e ora muoviamoci..»  Sospirò, per poi ordinare di seguirla. Ripresero il vicolo che conduceva sulla strada, nella quale pian piano le luci si stavano spegnendo, spostandosi dentro ogni abitazione.
***
La spinta velica lasciava scivolare rapida tra le onde la chiglia, a pelo d'acqua, ad una velocità di trentasette nodi. Il capitano, un giovane uomo sulla trentina, dai ribelli corti capelli neri, sostava sul ponte, dalle prime luci dell'alba, manovrando con maestria il timone, dirigendo la sua bellissima Tēburu· Gin, in direzione di FreeVers.
«Alex?!» La voce famigliare di una ragazza uscita dalla cabina, richiamò la sua attenzione.
«Becky?! Già sveglia a quest'ora? Ma come non ti sei messa il vestito che ti ho regalato?!» 
«Scusa fratellone ma sto più comoda con i miei jeans e la mia felpa.»
«Beh, almeno gli scarponcini in pelle gli hai messi!»
«Ah.. Quelli gli adoro... Mi piace sopratutto il loro vivido colore rosso vino...  Grazie!» Ne squadrò uno alzando di poco la punta.
 L'uomo sorrise, per poi ritornare ad osservare all'orizzonte il sole sorgere.
«Allora come stava il nonno?» Chiese il moro.
«Come al solito... Sempre sulle difensive... Tu invece l'hai più sentita Mary?»
«Da quando è diventata ammiraglio è sempre a dare la caccia a quelli come noi, sarebbe un azzardo per me avvicinarmi a lei  in pubblico, non voglio rischiare di essere sbattuto a Impel Down dalla mia gemella. E del fratellone Dellinger hai più avuto notizie?»
«Dall'incidente di Dressrosa tutto su Doflamingo è scomparso, non saprei nemmeno dirti se è ancora vivo...»  Rispose triste l'albina.
«Capisco... Guarda Becky da qui si vede già il porto, se siamo fortunati fra meno di un'ora saremo in città.» Cambiò discorso l'uomo, virando di poco la rotta.
«Vado a svegliare l'equipaggio...» Annunciò la giovane.
«Oi becky... Ricorda qualunque cosa succeda su quell'isola, noi saremo qui ad aspettarti, e  potrai sempre contare sul mio aiuto.»  Il capitano con queste parole la fermò sulla soglia della cambusa, strappandole una risatina, e costringendola a girarsi. Gli occhi dei due si riflessero nell'azzurro dell'altro allungo, prima che la ragazza scomparisse nel buio interno dell'imbarcazione.
«Grazie fratellone.. ti voglio bene anche io!»

Il vascello non impiegò molto ad attraccare. Nel molo ormeggiavano una vasta fila di navi, provenienti  da ogni dove, ma tutte sotto la stessa bandiera. Quella pirata. Nessun marine si avventurava su quest'isola, qui non c'erano leggi o ordini da rispettare, ognuno poteva fare quello che voleva, dal traffico illegale di sigarette a quello degli esseri viventi.  Al porto una multitudine di bancarelle di pesce aprivano i battenti, scaricando ed esponendo le merci pescate ai primi migliori. Becky si accordò con suo fratello per l'ultimava volta, prima  di prendere un grande respiro e passare velocemente attraverso i diversi odori di razze di  pescato.
Percorse tutta la banchina, lasciandosi alle spalle circa una quarantina di banchi e giungendo all'interno dell'unica città in tutto l'arcipelago. 
FreeVers uno dei posti più pericolosi, del nuovo mondo. Ora che era dentro, non le restava altro che chiedere indicazioni. Prese coraggio e con una leggera spinta aprì la porta che conduceva ad una bettola. Gli sguardi degli altri clienti, le furono addosso non appena allungò il primo passo verso il consumato pavimento in legno. Ogni suo movimento fu monitorato e studiato fino al suo arrivo al balcone, lì una allegra vecchietta con due grigie treccine, l'accolse.
«Dimmi cara cosa desideri?»
«Un vodka alla pesca, grazie.» Ordinò la giovane e la signora si accinse a preparare nell'apposito bicchierino lo shot.
«Allora che ci fa una bella ragazza come voi in questa squallida cittadina slegalizzata, se mi è concesso chiedere?»  Domandò l'anziana mentre versava fino all'orlo la bevanda incolore.
«Cerco un pirata.» Rispose placida buttando giù tutto in un fiato il freddo liquido che le riscaldò la gola.
«Ahahaha! Un pò vaga come idea non credete signorina?» Ridacchiò l'oste. Becky si guardò in torno, un chitarrista triste intraprese a suonare un'orientale melodia accompagnata dal ripetuto motivetto di un bongo, ai tavoli invece, gente di ogni genere e razza, scommettevano in giochi di carte e freccette, con coltelli, sfregiando vari manifesti di ricercati.
«Vedo.»
«Allora chi stai cercando veramente, se vuoi ad un economico prezzo  di  centocinquanta berry, posso rivelarti dove si trova il tuo uomo...?» Propose  la vecchia, facendole occhiolino.
«Cinquanta!»  Si impunto Becky, abbassando drasticamente l'offerta.
«Se vuoi informazioni il prezzo è quello!» ribatté la vecchia.
«Davvero? Chi mi garantirà che le indicazioni che mi servirai, non si rivelino in realtà altro che menzogne per racimolare qualche monete in più?»
«Sei intelligente mocciosa. Ottanta o la chiudiamo qui?»
«Chiuderla qui.. Per me va bene, posso benissimo chiedere altrove ad un prezzo forse più basso del tuo..» L'anziana deglutì, stava perdendo l'affare che lei stessa aveva iniziato.
«Però potrei arrivare a darle, al massimo cinquantacinque... Questa è la mia ultima offerta, resta a lei accettare o rimetterci al seguito del rifiuto.» Becky era fredda e immobile come una pietra su una cima d'una montagna, al quale disotto, da un versante veniva osservata dalla vecchia, intimorita dalle conseguenze delle scelte, propostoli. Qualunque decisione presa l'avrebbe fatta cadere giù dalla vetta, rompendo il suo equilibrio. Lasciare perdere quell'affare significava essere schiacciata dal masso o accettare, in modo che rotolasse giù dall'altro versante.
«Sessanta berry e in più ti offro una delle bottiglie del nostro miglior rum.» Sul volto della giovane comparve un sorrisetto.
«Mmhh.... Affare fatto.» Rapidamente estrasse carta e penna dalla tasca centrale della felpa, scrivendoci sopra il nome del ricercato e piegato lo porse tra le mani rugose della vecchia., la quale gli rivolse un piccola sbirciatina all'interno.
«Bene seguimi...» La giovane segui la bettoliera, introdottasi dentro la cantina. Un immensa dispensa di botti e bottiglie affilate sugli scaffali, riempivano tutto lo stanzone rivestito murati a sasso. Continuarono a camminare verso quella che sembrava una parta d'uscita, l'anziana afferrò una bottiglia, lanciandola verso becky. Si fermarono entrambe a pochi centimetri da essa.
«Ragazzina spero per te tu sappia bene ciò che stai facendo... Ascolta  attentamente perchè non ripeterò quello che sto per rivelarti. Quando uscirai da questa porta  gira l'angolo a destra, e svolta due volte a sinistra. Continua dritto fino ad uscire completante dalla città, ci saranno dei campi di papaveri rossi, superali e introduciti nella selva, arriva al centro di essa, lì troverai una casetta di legno, e non ti preoccupare nessuno ti seguirà là, tutti sanno che quel posto è maledetto. Quello che hai chiesto ora lo sai, se vuoi la chiave per uscire da qui paga!» Becky non perse tempo, lanciò un sacchettino di monete alla vecchia, che la sbatté quasi letteralmente fuori.
Prontamente percorse tutte le indicazioni, ritrovandosi a passeggiare spensieratamente in una stradina campagnola circondata da campi interamente foderati da piccoli boccioli socchiusosi, color rosso vivo. La rugiada mattiniera si consumava lentamente dal forte picchiettare del sole, dovevano essere già passate le otto e mezzo. La fine delle coltivazioni d'oppio era smorzata bruscamente dalll'inizio della selva, un aggroviglio di spine anche segnava il confine. Solo il varco della strada che continuava dritta, si introduceva nel folto. Becky si fermò qualche passo prima di superare quella frontiera, osservandola da fuori, dava l'impressione di essere la foresta più tenebrosa che avesse mai visto, un respiro, come un sussurrò gli fischio nelle orecchie e un brivido di freddo le salì su per la schiena, trapassando il coccige  fino all'atlante.
«Dio... Ti prego... Mi affido a te... Guidami anche questa volta!
» 
Dette suddette parole il ritmo del suo cuore rallentò calmandosi. Con decisione s'introdusse. La terra era umida come se non fosse mai stata baciata da un singolo raggio solare, alte e  vaste ramificazioni la coprivano. La via sembrava essere  un giro senza fine, non poteva averla raggirata sul serio quella maledetta oste. All'improvviso un piccolo spiraglio di luce di un varco luminoso l'accecò quasi, per l'abitudine all'oscurità del percorso. Allora non le aveva mentito. Una piccola variopinta radura circolare le apparì davanti come se fosse un miraggio. In mezzo ad essa una casetta in legno, con un bel terrazzato, sul quale un uomo dai biondi capelli e una leggera barba, a gambe accavallate, scorreva con lo sguardo il testo di un vecchio libro dalla fonderina in pelle marrone.
«Zio?!»
***
Città portuale del Regno di Wa

«E dai Aki è già passato un giorno per quanto ancora vuoi tenermi il muso.... Quante volte te lo devo ripetere che mi dispiace.. Mi dispiace.. Aki.. Per favore?!» Da ogni angolo della strada, la voce di Aran e delle sue suppliche di perdono, più disparate  erano udibili. Continuava a ripetere il suo dispiacere per l'accaduto, inseguendo il passo serrato di Aki, totalmente convinta che il suo implorare non sarebbe servito a nulla. Aveva davvero esagerato.
«Aki per favore ti vuoi fermare?» Il passo della bionda si interruppe all'improvviso, girandosi verso il richiamatore.
«Come posso perdonarti, dopo quello che hai fatto in quella taverna?» Rapidamente raggiunse il giovane, puntandogli addosso gli occhi verdi, accusatori.
«Ti ho già detto che mi dispiace!» Un lieve rossore attraversò le gote del giovane, costretto a guardare altrove. Non riusciva mai a incrociare il suo sguardo, così intenso, quando era arrabbiata.
«Ti dispiace... Lo so che ti dispiace.... Però ero finalmente riuscita a trovarne una... Una come me... Una regina.... E' tutto il giorno che giro, cercandola!... Ma niente... Ora come facciamo? Ti prego dimmelo te perchè io sono davvero stanca..» Piccoli singhiozzi e calde lacrime invaserò il viso della ragazza. Non sopportava vederla in quello stato, conosceva da una vita Aki, sapeva quanto poteva essere forte in battaglia e quanto delicata e sensibile in certe situazioni. Ma come sempre quando si tiene troppo ad una persona, pur di tenerla al sicuro, ci si dimentica molto spesso il male che possiamo procurargli ad imporle delle restrizioni. Ancora con il volto imbrattato dal rossore, Aran allargò le braccia in avanti collocandole dietro il corpo tremante della giovane, cingendola in un forte abbraccio.
«Ascolta Aki.. Sono veramente dispiaciuto di quello che è successo..Hai assolutamente ragione... Non sono degno di stare al tuo fianco per aiutarti, però ti prometto che se mi darai un'altra possibilità non mi permetterò più di reagire così... Ti preg....» La ragazza si calmò, allietata da quella effusione affettuosa.
«Ssssshhhhh... Ho capito... Ora puoi lasciarmi...»
«Ah?! Si.. scusa...» Si staccò Aran. Il suo volto era completamente rosso per l'imbarazzante gesto appena compiuto. La giovane si asciugò gli occhi con l'indice di entrambe le mani.
«Aran!» Richiamò la sua attenzione la bionda.
«Aki?!»
«Continuiamo insieme le ricerche»
«Certo.» Il giovane le accarezzò dolcemente la testa, irradiandola con il suo felice sorriso.
Passarono le ore e il giorno si consumò presto. I due setacciarono una seconda volta la città chiedendo indicazioni in ogni dove. Aki aveva disegnato pure il ritratto che raffigurava il volto della ragazza, ma nessuna sembrava conoscerla o almeno identificarla. C'era un unico tentativo che non aveva ancora provato però, ritornare nella locanda dove era avvenuto tutto e chiedere di lei, ai malcapitati che avevano avuto il dispiacere di conoscerla.
Non era molto distante dal luogo in cui si erano fermati per riposare, lo raggiunsero e vi entrarono, fortunatamente le stesse facce del giorno precedente erano lì, sedute ad un tavolo.
«Ehi ragazzina sei tornata per bere con noi, allora che ne dici?» Le alzò un calice di birra l'uomo, invitandola a sedersi, destando grande rabbia del giovane dietro di lei.
«Aran stai calmo non è niente...» Lo trattenne Aki sbarrandogli la strada con il braccio.
«Accetterò volentieri solo a due condizioni?»
«Aki?!» La guardò interrogativo.
«Ahh.. E sentiamo quali sarebbero bellezza?»
«Primo vorrei avere informazioni sulla persona che ieri via ha abbattuti come tanti birilli.»
«Quella maledetta mocciosa che ci ha preso solo alla sprovvista... E se poi non si fosse intromesso quella supernova... Comunque sia, sicuramente è già bella che sepolta, dato che se l'è portata via...» Sbraitò l'uomo, sbattendo un pugno sul tavolo.
No, non poteva essere morta! nel suo cuore sentiva che non era così. Non poteva esserlo.
«Supernova? Chi se l'è portata via?» Cercò d'informasi la bionda.
«Lui!» Venne indicato con il fondo della bottiglia un manifesto, raffigurante il volto di un'uomo dai rossi capelli che sorrideva sadico.
«Eustass Kidd, la supernova con la taglia più alta....» Mormorò Aran.
«Sapete per caso dove si trova adesso?»
«Eh? Sei pazza ragazzina.! Vuoi morire anche tu.... Ahahaahahah!!! Però... Cosa offriresti per avere questa informazione?» Si introdusse un'altro ubriaco del gruppo alla conversazione.
«Oi.. Voi bast...»
«Aran! »  Aki prelevò due monete d'oro e le posò su tavolo, sotto lo sguardo perplesso di tutti.
«Ascoltate se voi me lo direte ne aggiungerò altre tre!»
«Beh ora le cose si fanno molto più interessarti.... Alcune mie fonti mi hanno rivelato che la sua nave era ormeggiata al lato nord della banchina..»
«Perchè parli al passato?»
«Perché sempre dalle miei fonti ho scoperto che stavano facendo rifornimento di scorte e  per caricare la stiva  con tutte le cose che hanno comprato, sicuramnete hanno impiegato mezza giornata. Stamattina potevano benissimo salpare.»
«Scommetto che le tue fonti sapranno  persino ciò che hanno comprato?» scherzò Aran incuriosito.
«Sai le liste stravaganti chieste al mercato non passano inosservate...»  
«Dipende da cosa tu intendi per stravagante?»
«Beh ti sembra normale che su una nave vengano caricate tre casse piene di melanzane?»
«Direi più ambiguo, però ognuno hai suoi gusti..»
«Comunque questo è tutto.. Ora vieni a bere con noi!» 
«Ah.. ah... La seconda condizione!»
«Cos... Ook...Spara bambolina!» 
«La seconda condizione è che questo bel giovanotto che vedete dietro di me, deve decidere al mio posto se restare o andarmene. E la risposta mi sembra alquanto ovvia!»
«Cosa? Tu maledetta ci hai ingannati... Poco male se ci dai solo queste opzioni allora ne creeremo una terza.. Uccidendo lui...»
«Pensate davvero di avere qualche speranza con me... HOOK BLADE!» Il braccio di Aran mutò in un grosso uncino lungo quanto la lama affilata di una spada., circondando la gola dell'avversario.
«Ehi! Niente litigi oggi nel mio locale!» Intervenne un non poco alterato proprietario.
«Non si preoccupi ce ne stavamo giusto andando...» Rispose Aran ritirando il braccio, facendolo tornare normale.
Uscirono velocemente dall'edificio, incamminandosi verso il lato nord della banchina. Forse c'era ancora speranza di trovarla. Giunsero alla nave che era ormai il tramonto e mentre il sole calava immergendosi nelle acque salate, dietro ad una cassa, su quella che avevano identificato come il vascello delle loro ricerche, videro spuntare la cima di un capo dai capelli rossi.
«Eustass Kidd, dove si trova la regina?!» Gridarono all'unisono Aki e Aran scendendo sul  ponte del vascello. La figura ghignando si immobilizzò bramando lo scontro.
***
Era passato quasi un altro giorno da quando erano arrivate dentro al porto del regno di wa, fortunatamente nel pomeriggio antecedente si era liberato un posto nella parte nord della banchina e avevano potuto ormeggiare lì. Akira si trovava in cucina  intenta a massacrare  una carota  con un coltello, l'aiutava sempre  tenersi impegnata con qualcosa, per distrarsi e non pensare all'orario di  ritorno sforato per l'ennesima volta della sua subordinata. Come poteva essere così ritardataria, mai una volta puntuale, questa volta non  l'avrebbe passata liscia, altro che ramanzina , qui ci voleva una bella lezione, pensò e con rabbia pugnalò il tagliere, conficcandoci dentro la lama.
«Accidenti ho finito le carote... A Jede non dispiacerà se ne prenderò alcune dalle scorte...» Parlottò tra se e se, dirigendosi sul ponte dove le casse erano state issate nel pomeriggio, con un monta carichi. Andò sicura, aprendo quella degli alimentari, dentro impilate con precisione stavano delle cassette più piccole, conteniti tutti ortaggi e frutti, ne prelevò una posandola a terra e chinandosi su di essa, scegliendo le carote, che a suo parere erano migliori, quando due  voci una maschile e l'altra femminile richiamarono la sua attenzione, qualcuno stava cercando guai, a quanto pare aveva trovato un altro passatempo, più divertente..
«La regina cercate?! Beh a quanto pare l'avete trovata!!!» Ruggì la rossa in risposta alla loro domanda, uscendo da dietro la cassa.
I due spalancarono gli occhi sorpresi come se avessero visto un fantasma.
«Aki questa tizia con il grembiule da cucina ha i capelli come quel Kidd del volantino, ma non mi sembra lui, gli occhi sono differenti...» Bisbigliò alla sua compagna.
«Hai ragione Aran, lui gli ha dorati e lei gli ha vermigli. Tu chi sei? E dove si trova il capitano Eustass Kidd e la regina?» Sbottò la ragazza.
«Ahahahah!!!  Quale Estass Kidd? io non lo conosco e per quanto riguarda l'unica regina qui sono io!» Rispose Akira sfoderando la spada, dalla quale non si separava mai.
«Risvegliati mia KASA NO YURI!» La lucente lama venne puntata contro gli sconosciuti, infiammandosi dal nulla, insieme ai lunghi capelli dalla maneggiatrice, che si illuminarono accendendosi.
Distinto Aran si parò davanti ad Aki evocando il suo potere.
«DANCE HOOK! » Una decina di piccoli uncini si crearono, spuntandoli da ogni mano, iniziando a vibrare nell'aria.
«Dì... Che razza di frutto ha mangiato per usufruire di tale potere?» Lo interrogò.
«Hook Hook... Ti basti sapere questo.. Non credo di dover altre spiegazioni ad un nemico per giunta..» Rispose.
«Aran ti prego non farle del male lei è come me!» Lo trattenne Aki per il cappotto in pelle nera.
«Cosa? Che intendi dire? Non crederai mica alle sue parole vero?»
«Non è questo.. Io lo sento... Sto provando la stessa sensazione di ieri con quell'altra ragazza!»
«Ehi voi due.... Prima piombate sulla mia nave, mi minacciate e ora mi ignorate?! Siete morti!» Irritata Akira corse verso il ragazzo con la spada caricata per un fendente.
«No ti prego non vogliamo combattere con te! Ti scongiuro ascoltami, dobbiamo solo parlarti! Io sono come te!!!» Si sovrappose Aki tra l'assalitrice e Aran, fermando entrambi.
«Ma davvero tu saresti come me.. Non credo proprio!» Puntò la spada più vicina alla gola della bionda.
«Ascolta so che forse non mi crederai ma anche io sono una regina... Anche io ho la D.» Chiarì Aki.
«La D? Qual'è il tuo cognome?»
«Lainur... Mi chiamo Aki D. Lainur.. »
«Ho già sentito questo cognome ma  dove... Da dove provieni ?»
«Dal tempio di Yakoigi...»
«Aspetta quel tempio di Yakoigi? Quello situato in un isola nel mare orientale? Quindi tu sei la discendente di quelle... Sei la regina verde, colei che ogni secolo viene protetta come altissima sacerdotessa.»
«Si esatto, ma tu come fai a conoscerlo?»
«Mio padre mi raccontò di te, lui era un viaggiatore... Se posso sapere... Perché sei andata via dalla tua vita perfetta servita e riverita?»
«Ormai quel tempio non esiste più... » Rispose triste la giovane.
«Beh mi dispiace, scusa per la mia arroganza allora... »
«Non preoccuparti non fa niente... Te invece?»
«Sono il capitano Akira D. Keiko, la regina arancione...» Disse rinfoderando  la spada. i capelli si spensero, ritornando sul rosso che stagliava esageratamente sulla chiara carnagione. Aki  non potè che tirare un sospiro di sollievo, rilassandosi e Aran ritirò nelle sue mani gli uncini.
«Visto ero sicura che anche lei fosse una regina.» Si rivolse all'albino la bionda.
«E sentiamo lui chi sarebbe? »
«Lui è Aran Ekchandir un mio amico d'infanzia..»
«Bene si sono fatte le presentazioni, posso sapere cosa vuoi da me?»
«Beh.. aiutare il mondo, quindi cre-credo un alleanza...» Rispose un pò incerta .
«Eh? Scherzi vero?» Aki scosse la testa e nel suo sguardo sparì l'indecisione.
«Scordatelo! Non ho tempo da perdere con faccende che non mi riguardano, per cui siete pregati di andarvene immediatamente dalla mia nave, prima che vi sbatta in mare a calci in culo!» Ordinò la rossa.
«Faccende che non ti riguardano? Ne sei proprio sicura?» Cercò di dissuaderla.
«Certamente!! E ora sparite!» Ma niente da fare, Akira era impassibile. Aki avrebbe dovuto escogitare qualcosa, per farle cambiare idea.
«Come vuoi, Aran andiamo...Sai mi aspettavo che la regina arancione descritta dal grande Druvir Bideven ti rispecchiasse un pò di più... ma a quanto pare pure lui si sbagliava sul tuo conto....» Tentò la bionda il tutto per tutto.
«Ma  guarda lo conosci anche tu e cosa sapresti di lui?» A quanto pare il pesce aveva abboccato all'amo, Aki ci era riuscità.
«Non vedo cosa dovrebbe importarti tanto come hai detto tu, non sono affari che ti riguardano...»
«Aspetta un secondo... questo cambia tutto, mi riguardano eccome! Dimmi cosa sai a rigurdo a lui!»
«Solo se accetterai di allearti con me?» Ripropose.
«E' percaso un ricatto?»
«No.. Direi più una proposta... Allora facciamo squadra?»
«Tsk... Se proprio devo.. Ma ricorda che lo faccio solo per il bene della conoscenza.» Akira aveva ceduto, Aki era riuscita nel suo intento, certe volte era proprio una volpe.
«Come vuoi...» Gli tese la mano la bionda sorridendo beffardamente..
«Scusate l'interruzione  ragazze ma adesso che avete finito di concordare, potreste prestare attenzione alla puzza di bruciato proveniente dalla stiva?» Le interruppe Aran allarmando non poco il capitano, che si diresse in cucina, seguita a ruota da i due.
«Oh... no! Il pollo!!!!! No! No! Perchè... Perchè deve finire sempre così. Addio alla cena.»
«A quanto pare non sei un asso in cucina...» Commentò Aran ricevendo uno sguardo assassino dalla giudicata, che non tardò a ribattere.
«Taci Arin.. se ti credi meglio di me, accomandati pure! -
«Aran! il mio nome è Aran!» Chiarì.
«Si.. come ti pare!»
«Dai ragazzi cercate di andare d'accordo.. Dopo tutto siamo sotto la stassa bandiera ora....  Per favore Aran potresti pensarci tu alla cena, io e Akira dobbiamo parlare dei nostri progetti.» Calmò un po' le acque Aki.
«Progetti? Noi non dobbiamo parlare di nessun progetto... Abbiamo creato un alleanza solo per passarci un pò d'informazioni!» Le parole della rossa entrarono da un orecchio della bionda e gli uscirono dall'altro.
«Si... Si.. Forza, lasciamo lavorare il nostro cuoco, ti assicuro che è davvero bravo!»
- Ehi... Aspetta chi ha detto che siete invitati a cena e dove mi stai portando?
» Gridò lanciando il grembiule al giovane e venendo trascinata letteralmente fuori dalla cucina.
«Ora che mi ci fai pensare non lo so...»
«Certo che non lo sai questa è la mia nave, cretina!»
«Ops!»
«Che mi arrabbio affare... Su andiamo nella mia stanza.. Devo farti vedere una cosa.»
Le due si incamminarono nel corridoio semi illuminato, giungendo alla porta della cabina, entrandoci.  Una semplice camera da letto, tranne per il fatto che sembrasse più una biblioteca, da ogni dove sbucavano libri.
«Deve piacerti molto leggere.»
«Ma dai... Mi chiedo da cosa tu l'abbia intuito...  Ah eccolo..»
Da un vecchio baule polveroso Akira tirò fuori un grosso volume involto dentro un panno bianco. Sulla foderina in pelle nera, vi era raffigurata una grande D.
«Ma questo libro è..» Iniziò Aki riconoscendo il tomo.
«Si.. uno dei manoscritti segreti del  Druvir Bideven, il maestro che istruì i primi D.»  l'accertò.
«Al tempio di Yakoigi, esposto in una bacheca ce n'era uno identico...  come fai ad averlo anche tu?»
«Il Druvir Bideven riporta in fondo ad ogni copia, che i libri furono dodici, spartiti ai signori e le signore di cui parlavano, più uno chiamato Familiar,  custodito nella biblioteca di Atarie.»  Spiegò la rossa.
«Atarie.. non l'ho mai sentita... dove si trova?»
«A Elrond le terre dei druvir..»
«Sei sicura che esistano veramente questi luoghi?» Chiese un po' perplessa e assai confusa dai nomi, la bionda.
«Se non lo fossi, non mi sarei di certo messa in viaggio. Anche se Nessuno di questo mondo c'è mai stato, ci sono solo leggende che partono da una certa isola conosciuta con il nome di Shinkiro.
»
«Quindi sei in viaggio per trovare il tredicesimo volume?»
«Esatto, immagino invece il tuo sia salvare il mondo, anche se no capisco come, dato che non è in pericolo.»
«Akira ascolta la storia dei cento anni di vuoto sta per ripetersi e noi siamo gli unici a poterlo impedire.» Alzò il sopracciglio Akira dubbiosa.
«Si noi due? Tu sogni troppo ad occhi aperti.»  
«No, non noi due, ma tutti i re e  le regine, riuniti. Guarda questo, mia madre me lo affidò insieme alla spada, dicendomi di proteggerlo, perchè sarebbe stata l'unica cosa in grado di  impedire la distruzione.» Aki prelevò da una piccola tasca segreta del vestito, un mezzo rotolino di pergamena stracciata. Srotolandola, la mostrò ad Akira, incuriosita dal manufatto.
«Sembra antica... Non ci credo questa è stata scritta da lui in persona.. Fammi leggere!»

"La guerra sarà l'unica a perire.
L'amore divino di Anthemis i gialli illuminerà
con le verità della scienza di Asma, l'arancioni.
I dodici riuniti danzeranno intorno ai rossi,
che purificano e daranno nuova vita...
nel mondo si rialzerà la pace e i blu lo ordineranno.
L'argenti di luna spargeranno la voce divina,
saggia dell'avvento già accaduto.

Per i miei cari re e regine spero che questo mio ultimo messaggio, vi porti consiglio sulle vostre future azioni.
Firmato il Druvir Bideven.."

«Sai cosa significa questo?» Si rivolse Akira alla bionda.
«E' un messaggio per noi, presto ci sarà un grande evento di distruzione e solo noi potremo fermarlo.»
«Si.. ma ci deve essere dell'altro. Questo documento non è completo. Abbiamo bisogno dell'altra metà, per comprendere meglio su cosa vuole metterci in guardia il grande Druvir Bideven.»
«Allora hai intenzione di fidarti di noi e aiutarci ?»  Sollecitò di nuovo Aki.
«Non posso fidarmi subbito di due sconosciuti, ma delle parole scritte qua sopra si.. e dobbiamo intervenire al più presto.... Domani all'alba salperemo, stasera dopo aver cenato trasporterete tutte le cose che avete alla locanda qui sul vascello.»
«Possiamo viaggiare con voi?» Chiese la bionda mostrando il miglior sguardo da cucciolo che potesse fare.
«In questo momento sono accorto di personale e poi ho rimediato un cuoco, non posso lamentami...» Sospirò con calma Akira.
«Grazie! Grazie!  Non vedo L'ora di dirlo a Aran!»  Sprizzò Aki abbracciando il suo nuovo capitano.
«Si.. si.. però adesso passiamo al libro. se vogliamo riuscire in questa missione è meglio essere preparati..»
La rossa lo aprì raggiungendo l'indice un pò originale, sembrava un grande albero genealogico disegnato a mano, sopra erano scritte combinazioni di colori e il loro risultato, con sotto il numero dalla pagina dedicata.
«Aspetta, ma si vedono solo due numeri di pagine?»
«Certo i libri solo protetti da un incantesimo che permette solo ai D. che lo hanno toccato di poterlo leggere...  Vediamo cosa dice su di te. Colore verde pagina dodici... Allora... I re e le regine verdi nascono prevalentemente da solo due diverse combinazioni quella blu con il giallo o due verdi. In principio esistevano due casate principali, i Lainur, che di generazione in generazione tutelano la più potente delle sacerdotesse nel tempio di Yakoigi e i Takigawa, potenti regnanti delle isole di Baltera, un gruppo di arcipelaghi situati nel mare settentrionale. Ambedue i clan proteggevano il potere sacro che i discendenti acquistavano alla nascita. Nadia, il potere della speranza e della guarigione.»
«Davvero puoi guarire gli altri? » La interruppe Akira incuriosita.
«Le sacerdotesse hanno cercato di spiegarmelo solo che non ci sono mai riuscita è estremamente complicato... Te ci riesci con il tuo?» Rispose un pò imbarazzata.
«All'inizio è sempre difficile, se non hai già nel tuo corpo poteri come quelli del frutto del Diavolo o altri che ti agevolano nel farli trasparire. Però qui sopra, viene descritta l'esistenza di un altro metodo, molto più antico...  Le campane di Jing, forgiate con dodici metalli, sono in grado di risvegliare con il loro suono i nostri poteri.»  Spiegò.
«Davvero? E dove si trovano?»
«Mio padre, di ritorno da uno suoi viaggi, mi parlò di un piccolo tempio, situato tra l'incavo di due picchi in una delle isole di Baltera.» Aki appena sentì il nome le riconobbe subito.
«Gli arcipelaghi del re verde? Se ci andassimo potremo chiedere anche a lui di unirsi a noi, non credo che rifiuterebbe una richiesta da me, dopotutto si dice che i re e le regine compatibili siano attratti l'uno dall'altra al primo sguardo.»
«Stai ancora sognando ad occhi aperti. Non esiste l'amore a prima vista... » Chiarì schietta la rossa.
«Se continui a pensarla in questo modo non troverai mai nessuno.» Disse la bionda facendole la  linguaccia.
«Sciocchezze! E dimmi come la vuoi mettere invece con Aran?»
«Aran? Cosa centra ora?»
«No.. Non dirmi che tu! Non ci credo.. Ahahahah... Mi dispace quasi per lui... » Iniziò a ridere a crepa pelle il capitano, sotto la vista di Aki  titubante, che l'afferrò scuotendola.
«Ti dispiace per cosa? Spiegati!»
«Ma come non ti sei accorta che lui è innamorato di te! ahahahaha!!! »
«Scherzi vero? L-l-l-l-lui n-non può es-essere i-i-i-i-innamorato di me! Non è possibile, lui sa che le regine possono stare solo con i re!»
«Beh allora credo che dovresti metterlo subito in chiaro! Prima di perderlo.»  le consigliò Akira.
«Perderlo? In che senso? E' già in chiaro!»
«No, non lo è! Se vuoi che resti al tuo fianco devi fare di lui il tuo vassallo!»
«Un vassallo?»
«Appunto.. Come immaginavo, non sai nemmeno cos'è... Cercherò di spiegartelo brevemente,  apri bene le orecchie. Un vassallo è un  servitore che viene scelto da un re o da una regina per legarcisi tramite uno speciale giuramento. è molto vantaggioso perchè ti permette di sapere tutto dei determinati soggetti, tanto da sentirne anche quando provano  forti emozioni, come l'amore o nel peggiore dei casi la morte, e in oltre un vassallo può usufruire un pò dei poteri dei regali.»
«Potrei prestargli i miei poteri?»
«Esattamente.... Però per fare il giuramento devi per lo meno riuscire sviluppare un pò di Nadia  e sarebbe anche più conveniente completare il tutto prima di trovare il re verde.»
«Pare anche a me la scelta più saggia, sia nei miei confronti che in quelli di Aran. non voglio che soffra a causa mia. » Arrossì lieve.
«Allora siamo a posto, poi ti spiegherò come si fa, tanto è uguale per tutti.»
«Sarà doloroso o imbarazzante?» La rossa scosse solo la testa in segno di disappunto, come poteva preoccuparsi di cose così stupide.
«Tranquilla niente che le tue fantasie abbiano già elaborato, piuttosto continuiamo con il libro.. Altrimenti qui facciamo notte.»
«Ok.. Posso darti il cambio per leggere?»
«Come vuoi...»Gli porse i libro.
«Personalità: Le persone che nascono con l'anima di questo colore, emanano senso di equilibrio, compassione e armonia; trasmettono amore per tutto ciò che riguarda il regno naturale, favorendo il giusto contatto con le leggi della natura e con il rispetto delle tradizioni. Oltre ad avere un effetto calmante, infondono giustizia e grandezza d’animo e conferiscono tenacia e perseveranza nel seguire i propri progetti.  nel  risultato della combinazione dei colori blu e giallo,  i verdi rappresentano anche la tensione, nata dalla quiete emanata dal blu e dell’energia infusa dal giallo. »
«
A quanto pare si è dimenticato di sottolineare anche raccattatrice...» Puntualizzò la rossa.
«E dai Akira, non pretendermi in giro..»  Si lamentò Aki.
«Non ti sto prendendo in giro sto solo dicendo come stanno le cose.»
«Come vuoi... Fammi continuare, adesso..  dove ero rimasta? Ah si.. giallo punto. Avvertenze... Avvertenze? Cercate di non sottovalutare i verdi, perchè  alcune volte posso rivelarsi l'inganno fatto persona. Ma questo non è vero!»
«Finalmente qualcosa di coretto! Dai continua...» La burlò nuovamente Akira.
«Ho finito non c'è più scritto niente.»
«Però molto breve come descrizione. Allora direi che possiamo andare a mangiare... Il tuo futuro vassallo deve aver aggiustato il pollo,... mahahah senti che profumino!»  Le ragazze si lasciarono trascinare dal delizioso odore proveniente dalla cucina. Aran stava preparando la tavola quando le due entrarono con la bava alla bocca.
«Aran! Aran! Ho una grande notizia! Akira ci ha dato il permesso di viaggiare con lei.. Dopo dobbiamo portare le nostre cose.»
«Eh?! Significa che dovrò chiamare capitano quella là?!» Un occhiata gelida della rossa lo raggiunse.
«Fai un po' come ti pare! L'importante è che tu continui a cucinare ah, aggiungi un altro piatto che a quanto pare è tornato il mio vassallo! «Dal ponte si senti provenire un leggero urto, era il rumore di persone che salivano a bordo.
«Il tuo che?» Cercò di indagare l'albino., ma a quanto pare Akira si era già diretta  fuori dalla cucina.
«Dopo ti spiego Aran, te intanto finisci di sistemare la tavola.» Gli rispose Aki.
«Ah.. Questa volta  è troppo se la prendo la strangolo!» Monologava istericamente Akira uscendo sul ponte, sfondando quasi con un calcio la porta.
«Su calmati non puoi volere morta sul serio la tua sottoposta.» Le stava dietro la bionda cercando di trattenerla.
«Jedeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!» L'urlo del capitano riecheggiò su tutto il vascello e non solo.
«A rapporto capitano!» Si stagliò davanti,  piroettando,  la figura di una ragazza fradicia, alta quanto la bionda, con indosso un top nero e una graziosa gonna scozzese, nera e rossa, con sotto delle immancabili calze scure.
«Tu!!! ? Jede chi è lo strano tizio con l'aria oscura che ti segue?»  Gli andò contro il capitano, quando si accorse dell'essere  dietro alla sottoposta.
«A lui è Erik  il mio fidanzato! Lo puoi fare tuo vassallo?»  Akira lo squadro, quel ragazzo pur essendo bello metteva davvero suggestione, non poteva davvero essersi messa con lui e poi dove l'aveva conosciuto.
«Cosa fidanza che?! Jede ma che diavolo hai fatto nella foresta? E la fata?!»
«Calma..ora ti racconto tutto....»

Inizio Flashback
Era da  tutto il pomeriggio che girovagava per la città in cerca d'indicazioni per arrivare all'ingresso della foresta di abeti rossi e finalmente dopo numerosi tentativi l'aveva trovato.  Si trattava di un passaggio creato dalla selvaggina, ai piedi della montagna,  alcuni pescatori l'avevano assicurata, che con quello sarebbe giunta molto più velocemente, sul versante sfoggiante il picco, dove il giorno prima aveva avvistato la fata.  Il percorso non era facile da sostenere, essendo tracciato da svariati animali  in diversi punti, ma senza perdersi d'animo e con la sua fedelissima bussola Jede, riuscì  a raggiungere la scogliera.  Da lì si poteva scorgere una minima parte del porto e tutta l'estensione del  mare.
«Dannazione ho quasi finito il mio tempo, Akira si arrabbierà se non rientro prima che faccia buio. Chissà dove sarà finita la fata?» Mormorò, prima di decidere di volere dare un occhiata dentro la boscaglia. Sapeva che far preoccupare il suo capitano non era una buona idea, ma non poteva lasciarsi sfuggire questa occasione, domani sarebbero già ripartite. Più si addentrava e maggiormente si sentiva avvolta dai suoni, di quell'ambiente. L'usignoli cinguettavano allegri come se volessero darle il benvenuto, mentre lo scroscio d'acqua le si inculcava nella mente, attraendola a se.
La fonte di quel fragoroso rumore era di una sgorgante cascata. jede si avvicinò alla grande pozza riempita da quel getto, specchiandosi, anche se il liquido era troppo smosso per  far apparire nitida la sua immagine.
«Ho fatto un'altra volta un vero e proprio buco nel'acqua. Dai pensa Jede.. pensa... nahahah... Dove sei fata?!» Si lamentò, lasciandosi cadere a sedere sulla sponda, chiudendo gli occhi, e concentrandosi solo sull'assordante rombo.
«Le meraviglie si trovano ad ogni istante…Cerca di sentire, di percepire, invece di pensare. Il senso profondo della vita si trova al di là del pensiero Una voce pacata e bassa la svegliò facendole spalancare gli occhi. Rapidamente si rimise in piedi, cominciando a cercare in torno con lo sguardo l'interlocutore.
«C-c-chi s-se-ei?!» Balbettò spaventa. Quella sicuramente non poteva essere la voce di una fata, ma quella di uno yokai, in città l'avevano avvertita! Non ebbe nessuna risposta, meglio così, significava che era il momento buono per svignarsela da quel posto.  Iniziò a fare qualche passo all'indietro, quando una radice, le blocco lo stivaletto rosso, facendole perdere l'equilibrio.
«S-scusa.. Ti ho spaventata...» La sua rovinosa caduta fu impedita da qualcosa di freddo e bagnato, che le cacciò uno stridente urlo su per la gola. Gli stormi appollaiati sugli abeti rossi, presero il volo, sicuramente tutta la città l'aveva sentita. lentamente si voltò, per constatare con i suoi occhi chi l'avesse sorretta.
Era  sicuramente uno Yokai! Pelle chiara umida, alto quasi il doppio di lei e muscoloso, indossava solo un paio di anfibi e dei jeans, i suoi capelli neri bagnati, sembravano un'alga nori che gli scendeva fino al collo. Un vero e proprio mostro con tanto di aura oscura attorno! Furono attimi di terrore quando realizzò tutto il suo aspetto.
«No.. Ti prego non farmi del m-male! Io sono venuta in pace.. Anzi sono capitata qui per caso...» Cercò di allontanarsi, sempre però tenendolo d'occhio.
«Ferma se continui in quella direzione finirai nel..» L'essere non ebbe il tempo di finire la frase, che Jede era già scivolata nella pozza d'acqua, svenendo all'impatto con il liquido gelido.. Una mano l'afferrò, tirandola fuori. La sensazione di calore le contrastò quella calante del suo corpo, risvegliandola.  Quel mostro la stava tenendo in braccio, stretta a se, riscaldandola. L'aveva salvata, non era reale?! jede a questo punto fu costretta ad alzare lo sguardo verso quello dell'essere, due meravigliosi occhi azzurri la incantarono  con la loro purezza. Come un metallo  attratto da una calamita, si trovò ad essere richiamata da quel volto, che a suo avviso, pareva sempre più umano. Le loro labbra si suggellarono in una simmetria perfetta, trascinandosi in un bacio imbarazzante, ma allo stesso tempo passionale. Non poteva crederci stava regalando il suo primo bacio ad  uno sconosciuto e gli piaceva pure.  Quando si staccarono, lo sguardo di lei volò immediatamente basso, mentre quello di lui continuava a sostare immobile su lei...
«
S-scusami non so cosa mi sia  preso! Comunque grazie di avermi salvata... Tu non sei uno yokai, vero? Qual'è il tuo nome?» Chiese come in trance, le sue gote erano arrossate, quanto quelle dell'altro.
«No.. Sono umano.. Erik Death.. E tu?» Si rivelò l'uomo.
«Mi chiamo Jede... Jede Black.. Scusa ma ora potresti mettermi giù..?»
«Certo...» Il moro la calò giù dolcemente.
«Grazie... Ehm... P-p-per i-il b-b-bac-c-cio... Io.. Scusami tanto!!!» Chinò il capo, stringendo gli occhi, aspettando che l'altro dicesse qualcosa. Chissà cosa stava pensando, sicuramente che era una pervertita o qualcosa di peggio. Perché aveva reagito così? Per di più con uno sconosciuto, che però ora le faceva battere il cuore all'impazzata. No non era vero... non poteva essersi innamorata. Nessun commento però si sentì provenire dall'uomo. Piano piano la mora alzò la testa osservando la strana aura dimenarsi intorno a quel corpo per niente vecchio, ma giovane e ben scolpito, un altra onda di calore la invase, era bellissimo, altro che mostro. In tutto quel lasso di tempo l'uomo non le aveva mai tolto di dosso lo sguardo, fermo e immobile. Quegli occhi così placidi e limpidi che la fissavano, la imbarazzarono e innervosirono ancora di più quando iniziarono ad avanzare verso di lei.
«F-fermo c-che f-fai!?» Le mani grandi che prima l'avevano tirata fuori dall'acqua ora le stavano accarezzando il corpo, per cercare di capirne la forma. Possibile che lui fosse?
«Ma tu non ci vedi!» Sul volto del giovane si allargo un breve sorriso e  le sue mani si soffermarono sul volto di Jede, tenendolo ai lati delicatamente.
«E tu sei davvero carina!» Il moro portò il viso della giovane, stampandole sulle labbra un'altro bacio. La ragazza arrossì completamente, possibile che il suo amore fosse ricambiato? Forse stava solo cercando d'ingannarla.
«Non dire sciocchezze.. io non sono carina e poi noi ci siamo appena conosciuti e..» Cercava scuse, chiedendosi, anche il perché le cercasse.
«Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.» Allora era vero. Anche lui provava le stesse cose. Le veniva quasi da piangere per la felicità.
«Se è vero ciò che stai dicendo verresti con me?!» Chiese Jede, cingendo anche lei dolcemente le braccia intorno al collo dell'altro.
«Deporrei il mio destino ai tuoi piedi: sarai il mio signore e padrone, e io ti seguirei fino in capo al mondo.» Non poteva credere a ciò che aveva udito.  Poteva essere tutto vero? Anche se fosse stata tutta una messa in scena ora, non si sarebbe tirata indietro per nessun motivo. Questa volta fu lei ad attrarre a se per una seconda volta l'uomo., riprendendo con la solita passione del primo, quel bacio in grado di riscaldarle l'anima.
Fine FlashBack.

«Cioè tu mi stai dicendo che ti sei messa insieme a questo tizio che hai conosciuto nel bosco! E per giunta vuoi che lo faccia diventare mio vassallo?!! Ma te sei di fuori!!!» Sbottò Akira alla fine del racconto della mora.
«E dai.. di che ti lamenti e poi anche te hai raccolto altre due persone no? Se devi fare il patto con loro lo puoi fare anche con lui.» Sorridendo indicò Aki e Aran che gli aveva raggiunti sul ponte.
«Non posso perchè lei è una regina e l'altro sarà il suo futuro vassallo!» Puntualizzò.
«Allora hai trovato un cuoco e anche bravo senti che profumino. Amore andiamo a mangiare, dobbiamo conoscere i nostri nuovi compagni...»
«Jede non cambiare discorso e vieni qui?!»  Si schiaffeggiò la fronte, era inutile tanto non c'era verso di cambiare le sue decisioni, la sua testardaggine andava contro ogni cosa.
«Akira stai calma, dovresti sapere che più  siamo e meglio è ... E per quanto riguarda la fata, non so che dirti non sono riuscita a trovarla.. però come puoi ben vedere o trovato qualcos'altro...
» Continuò la strada per la cucina, a braccetto con l'altro.
«Cosa dicevi a proposito del amore a prima vista?» Rinfacciò Aki alla rossa.
«Zitta tu!»
«Come vuoi!! io però vado a presentarmi! Ehi scusa io sono Aki e lui e Aran! Te devi essere Jede.. » La fermò sulla porta la bionda.
«Esatto sono io! Piacere di conoscervi, lui invece è il mio amore Erik!» Rispose sorridendo.
«Piacere Erik sono felice che ci sia un altro uomo a bordo!» Gli tese la mono Aran, senza però riceverla in cambio.
«Ah.. Scusa ma lui non ci vede... Erik davanti a te! Ok.. Perfetto!» Jede porto le due mani a congiungersi in una stretta.
«Bene e ora andiamo a mangiare, continueremo di la a parlare!» La mora si portò tutti dentro, tranne Akira che era rimasta sul ponte, pietrificata, dalla situazione.
Un soffio gelido di vento la colpi smuovendo di poco i capelli, perchè dovevano capitare tutte a lei!?
***
«Yuki! Scappa ti prego!! Salvati!» Le grida disperate di una giovane donna dai lunghi capelli rossi e i gli occhi blu riempiti di lacrime si confondevano tra quelle impanicate dell'isola di Able, un piccolo arcipelago nel North Blue, preso di mira dai Pirati.
«Madreeee!!!» Piangeva la bambina persa in mezzo a quel caos, quando da dietro una lama la colpì. I vermiglio liquido, bagnò il suo corpicino piegato a terra, bruciandolo. «Yuki! NO!!!!» Furono le ultime parole udite, prima che la luce di vita in quei piccoli oceanici occhi si spense.
 
«Noooo!!! anf.. anf..anf..» Respirando affannosamente la giovane si svegliò, al rammento di quel vecchio ricordo, che ormai era divenuto l'incubo di ogni notte. Lentamente si portò a sedere, alzando il busto dal morbido materasso. Con lo sguardo vagò un po' per la stanza fino a posarlo in fondo al letto, dove erano stese le sue camice inebriate dall'odore, dell'ultima notte passata in quella stanza, prima della partenza per Punk Hazard. Con la mano ne afferrò una trascinandola a se ispirandone l'aroma. Il suo profumo la calmava sempre ed ormai era rimasto solo quello dentro quella stanza, fuori da li non c'era più traccia di lui da circa quattro giorni, due dei quali li aveva impiegati per arrivare a DressRosa. Lei non capiva come era possibile che avesse sbagliato i calcoli, secondo le previsioni Law sarebbe dovuto arrivare sano e salvo nell'isola di Wa con i Mujiwara. Invece non era così. Cosa poteva essere successo? L'unico modo per scoprirlo era cercare direttamente sulla rotta che avevano percorso per partire da quel posto.
«Signorina Yuki  tutto apposto?!» Sopraggiunse aprendo d'impeto la porta il vice, semi addormentato.
«Non darti pensiero Bepo.. E' tutto ok...» Rispose dolcemente, lasciando scivolare sulle ginocchia la camicia..
«E' preoccupata per il capitano, vero?» Chiese Bepo, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi al letto, sedendosi sul bordo.
«Si vedo così tanto...?» Gli occhi della giovane iniziarono a bruciare inumidendosi. L'orso annui.
«Ah.. Bepo non so più che fare, l'ho aspettato per così tanto tempo e ora lo perso!! mi sento così.. Così.. Inutile!»  La rossa scoppiò in un bagno di lacrime, stringendo forte il colletto della camicia. Per fortuna era lui, altrimenti non si sarebbe mai lasciata vedere così scombussolata, davanti ad altri.
«Ma cosa dice signorina Yuki.. Senza di lei  noi non saremmo mai arrivati qui e adesso non potremo aspettare il capitano, tutti assieme!»
La consolò accarezzandole i capelli con la zampa.
«Grazie Bepo... sei così buono...» Si asciugò le lacrime.
«Ora che si è tranquillizzata un po'  vado, fra poco è mezzanotte e inizierà il mio turno ai comandi... allora buona notte e cerchi di dormire.» Si alzò allontanandosi, per raggiungere la porta, da cui era entrato.
«Fermo! Aspetta vengo anche io, tanto non credo che riprenderò sonno tanto facilmente e poi ho bisogno di una boccata d'aria.» lo fermò sotto lo stipite.
«Ma è notte fonda non avrà intenzione di uscire fuori?»  Cercò di persuaderla a restare a letto.
«Si e tu mi accompagnerai, vero?» Ordinò la rossa sotto forma di proposta, in maniera che il vice non potesse rifiutare, ed infatti accettò, come previsto.
La rossa non impiegò molto a cambiarsi, gettò sulla una sedia la vestaglia e la sottoveste viola, rivestendosi con i suoi pantaloni militari, preferiti, corti fino al ginocchio, tenuti su da una cintura marrone scuro, sopra una maglietta nera e in piedi i suoi sandali senza tacco, marroncini. Bepo l'aspettava fuori impaziente e quando la vide uscire, si incamminarono entrambi verso il ponte.
Appena fuori, Yuki prese un grande respiro e andò ad appoggiarsi al capo di banda. Sotto poteva vedere le onde notturne che si infrangevano. Prese un secondo respiro, questa volta però alzando il volto al cielo e molto più lentamente.
«Signorina è tardi e comincia a fare freddino! Possiamo rientrare?!» Si massaggiava le spalle Bepo, anche se era ricoperto di pelo, l'aria gelida della notte gli congelava il naso e l'interno delle orecchie, rabbrividendo.
«Ci stanno seguendo.» Rispose seria la rossa.
«Cosa? Chi ci sta seguendo? Devo dare l'allarme?» Chiese perplesso l'orso.
«Bebo tranquillo vado io a parlarci!» Lo rassicurò Yuki.
«Ma da sola è una pazzia! E' pericoloso!» Le parole del vice non la toccarono minimamente e decisa iniziò a dissolversi in aria.
«Tranquillo non farò niente di avventato e a breve sarò di ritorno!» Come un sussurro bisbigliò alle orecchie dell'animale, per poi scomparire definitamente.
***
«Kidddddddddy!!!! Guarda!! Guarda!!! Sono diventata più brava di te con il tuo potere!!!» Continuava a saltellargli intorno Jessica, sprizzante di vitalità, mostrando al capitano le sue abilità da copiatrice, facendosi inseguire da tutti gli oggetti metallici dello studio. 
«Mocciosa smettila di chiamarmi così! Smetti anche di Saltellare qua e la se non vuoi che spezzi le tue fragili gambine!!! E Fila a letto sono già le undici e mezzo,  a quest'ora le ragazzine normali dormono!! Killer!!!!?» Sbraitò il rosso, con tutta la voce che aveva in gola.
«Sai dovevi vedermi l'altro giorno dentro quella taverna, ho mosso appena le mani e il vento si è alzato da solo!!! Una vera figata!! - Gli raccontava per la centesima volta come aveva messo al tappeto letteralmente tutto prima del suo arrivo.
«Ma che peccato, me lo sono perso, ora però fila a letto!!! Killer!!!!?» Insistentemente Kidd continuava a chiamare il suo vice, come quasi ogni sera per far sparire dalla sua vista quel piccolo mostriciattolo scatenato.
«Sai dovresti arrabbiarti di meno, altrimenti ti verranno le rughe.» Lo prese in giro la mora, fermandosi e buttandosi di peso sul divano di velluto viola.
«Forse mi arrabbierei di meno se non ci fosse qualcuno ad irritarmi! Killer!!!!?» Rispose sgolandosi, gridando per la terza volta il nome del massacratore.
«Si.. Kidd hai chiamato.» Entrò di corsa il biondo, con il fiatone.
«Era ora.. portala via.. prima che spappoli la sua testolina su una parete della stanza!»  Continuava il rosso a indicare furiosamente la ragazza.
«Ok... ok.. però tu stai tranquillo. Su forza Jessica andiamo lasciamo il capitano lavorare!» Le chiese cortesemente, anche se quelle parole le entrarono da un orecchio e dall'altro uscirono.
«Guarda Killer! Visto come riesco a far roteare le spade!?» La giovane aveva iniziato a muovere in aria alcune spade esposte nella cabina.
«Si sei bravissima, ma ora andiamo...»  Killer l'afferrò per un braccio cercando di trascinarla fuori.
«Che ti metti pure a farle i complimenti!!? Fuori dalle palle!!!» Urlò.
«Killer il capitano è nervoso.. forse ha fame? Stasera non è sceso a cena...» Cercò di persuaderlo a fermasi la mora, coinvolgendo ulteriormente il suo capitano, già nero d'umore.
«Kidd quante volte ti ho detto che dovresti mangiare e non bere alcolici a stomaco vuoto!» E come al solito il vice preoccupato della sua salute, gli contraddiceva questi pessimi vizi.
«Killer?!! Per favore le vuoi prendere anche te?! Volete Sparite?!!!» Ordinò fuori di se il rosso, completamente livido in volto.
«Non è questo e che dopo vieni da me a lamentarti per i medicinali... su jessica andiamo a prendergli qualcosa in cucina, stasera avevano cucinato persino il suo piatto preferito.»  Lo sgridò, pienamente convito di aver ragione, per poi dirigersi a passi pesanti fuori.
«Si andiamo a prendere la pappa al capitano!! Muoviti Killer! Facciamo a chi arriva prima!» Lo precedette la ragazza.
«Tsk!! Bastardi...» Sibilò a denti stretti il capitano, aveva bisogno di aria fresca e pulita, per sbollire tutta la rabbia in corpo. Con un piccolo movimento delle dita sganciò il gancio di chiusura di un oblò, aprendolo e lasciandosi cadere sulla sua comoda poltrona rilassandosi, tutto quel chiasso gli aveva fatto venire l'emicrania.
«Come siamo su di giri oggi.. Non riesci proprio a vivere senza arrabbiarti eh?» Una voce femminile nella stanza lo sorprese.
«Chi sei? mostrati brut...» Lo zittì, meravigliandolo con la sua entrata dalla piccola finestrella appena aperta.
«Brutta a me?! Sai dovresti vedere l'aspetto della persona prima di insultarla con questi aggettivi...» Disse per poi materializzarzzi davanti a lui, una ragazza dai lunghi capelli rossi e gli occhi blu scuro.
«Tu... Sei la maledetta  di cui mi ha parlato la mocciosa? Sei quella che ha il potere del vento!» La interrogò il rosso.
«Allora ha usato il mio potere la regina dorata? Mio caro re d'oro...» Kidd era incredulo sulle parole appena udite, lei sapeva tutto.
«Cosa sai della nostra identità? Chi cazzo te l'ha detto?» Continuò l'interrogatorio.
«Il fiore si nasconde nel l'erba, ma il vento sparge il suo profumo...» Rise la giovane donna.
«Bastarda... di le tue ultime preghiere prima che ti spedisca all'altro mondo.. hai fatto male a entrare qui da sola!» La minacciò.
«Altro mondo, intendi spedirmi in quello da cui proviene Jessica?» lo ammutolì lasciandolo scandalizzato, su quante informazioni segrete fosse in possesso, su di loro.
«Come fai a sapere che lei è...» Chiese incerto.
«Te l'ho già detto.. Dovresti prestare più attenzione alle parole altrui.. Ah.. Se avete intenzione di seguirci ancora per molto ordinerò ai miei uomini di spararvi...» Questa volta fu la rossa a minacciarlo.
«Se pensi che le tue fottute minacce possano fermarmi ti sbagli di grosso.. Per chi mi hai preso! io sono Eustass Kidd, la super nova con una taglia da  470.000.000 di berry.» Ribattè illustrandogli il suo perfetto curriculum da pirata.
«Lo so... appunto per questo te l'ho detto, se non sei uno stupido ascolterai ciò che dirò. Torna a Wa, lì fra tre giorni troverai un vecchio uomo di nome Walrus, ad aspettarti ad una locanda. Prendilo con te, sulla tua nave e segui le sue indicazioni.» Gli ordinò.
«Stronzate! Non farò mai una cosa del genere, hai sprecato solo fiato!» Bofonchiò tra una risata il capitano.
«Capitano Kidd, la guerra è alle porte, se è un uomo furbo, oltre alle alleanze create con Hawkins e Scratchman, darà importanza alle mie parole...»  Gli occhi blu lo puntarono freddi e impassibili.
«Ti ho detto di smetterla di...» masticò svogliatamente le stesse parole per rifiutare, che però vennero interrotte da un secondo arrivo.
«Capitano ho portato la cena!! Il tuo piatto preferito il carpaccio di melanzane!»
La rossa sparì traformandosi in vento, nello stesso momento in cui Kidd si distrasse nel ascoltare la sua suboridinata bussare con alcuni calci alla porta, prima di spalancarla, facendola sbattere contro il muro.
«Mocciosa se mi rompi di nuovo la porta, ti abbasso di un metro a suon di legnate!!» Si lamentò. La sua piaga era tornata.
«Certo bella battuta! Con chi parlavi?» Domandò posando il vassoio con il cibo, sulla scrivania e riprendendo a leccare, alcune gocce di gelato alla fragola, scese sul cono.
«Con nessuno! Ora che hai fatto il tuo dovere sparisci! Chi ti ha dato il gelato?»
«Wire, perchè a detto che sono una brava ragazza a preoccuparmi della tua salute.. Allora parlavi da solo? Ecco vedi questo succede a non avere amici!» Lo derise, curiosando sulla scrivania e scribacchiando su alcuni fogli.
«Tsk.. Sei brava solo a darla a bere agli altri... ma che ne sai e poi io ce li ho degli amici..» Si dondolò il rosso, trascinandosi piano con la poltrona alla portata e iniziando ad assaggiarla.
«Chi Killer?» Gli girò in torno stuzzicandoli i capelli.
«Esatto!! Killer vieni qua a prenderla!!» Perchè doveva sempre rompergli le scatole?. Una persona dovrebbe starsene tranquilla almeno a cena. Pensava il Kidd, scacciandola.
«Gli amici.. quando hai bisogno non ci sono mai..» Quando si comportava così proprio non la reggeva.
«Maledetta!! Killer!!!» Sbraitò, masticando furiosamente le verdure.
«Si.. si.. arrivo.. su Jessica adiamo a letto altrimenti domani ti sveglierai che avremo già sbarcato.» La richiamò il vice  e stranamente senza farselo ripetere un seconda volta, la giovane uscì dalla stanza, destando ai due qualche sospetto, di sicuro ne aveva combinata una delle sue.
«Ehi Killer?» lo fermò il rosso.
«Si?»
«Prima di andare a dormire passa da Heat e riferiscigli che cambiamo rotta, torniamo a Wa! » Gli ordinò riprendendo a mangiare.
«Kidd.. Come vuoi... » Da dietro alla maschera, i suoi occhi azzurri osservavano la figura dell'uomo, un po' perplessi sul messaggio da riportare. Sapeva che Kidd non era uno sciocco, ciò che progettava andava sempre a buon fine, per questo lasciò scorrere, senza indurre domande.
«Perfetto, ora puoi andare, vorrei restare un pò da solo a godermi queste poche ore di pace, prima che quella si svegli Si accoccolò più comodamente sul sedile. .
«Ooook...  comunque io mi guarderei le spalle..» lo lasciò con queste parole, ritirandosi. Il rosso, stranito da quella frase, si passò la mano sulla schiena, sentendo scartocciare. Staccò il pezzo di carta appeso e vi lesse sopra. Non impiegando molto a capire chi fosse l'autrice del misfatto.
«"Melanzana Kidd". Eh? Jessica!!!!!!!» L'urlo feroce del capitano rimbombò in tutta la nave, mentre tra le coperte la mora sgargiava la sua più malefica risatina.
***
L'isola di Shinkaro

«Smettila di seguirmi!!!» Sbraitò un giovane dalla muscolatura leggermente accentuata, i capelli corti fino a metà collo di colore castano e gli occhi del medesimo colore.
«Ma Katou, noi dovremmo collaborare!» Una ragazza con dei biondissimi riccioli e il carnato leggermente abbronzato non staccava gli occhi sfumati di grigio, come nuvole temporalesche, dalla schiena di quest'ultimo, che camminava a passo accelerato, dirigendosi verso  l' obiettivo.
«Si... Si... fa un pò come ti pare. Però, se mi intralcerai toglierò di mezzo anche te!» Chiarì il ragazzo, minacciandola.
«Ricorda che io provengo dalla sua stessa scuola.» Li rammendò lei.
«Appunto... Non me lo ricordare!»  La rimproverò.
La bionda sbuffò in segno di disappunto e rimase in silenzio fino all'arrivo del luogo prestabilito.
Si trattava della riva di Shingle, un grande cratere situato tra una spiaggia e una foresta, interamente ricoperto di coralli neri appuntiti.
Al centro della conca si allenava un giovane ragazzo dal fisico ben scolpito. Aveva i capelli non molto lunghi, sembravano lingue di fuoco dorate, guarnite da due sottili ciocche cadenti ai lati, smosse dai movimenti atletici che produceva tagliando l'aria, impugnando  due spade.  Lo sguardo grigio perlato era concentrato davanti a se, minimamente preoccupato per ciò che li si muoveva a torno. Ma non era lui la preda ardita dalla coppia in agguato. I due si nascosero sulla punta di un albero ad osservare  la scena che si presentava dall'alto.  In realtà il loro vero bersaglio si trovava a distanza di pochi metri dall'altro nel cratere. Si trattava  di un possibile coetaneo di Katou, dai nerissimi capelli, contrastatati dal colore degli occhi,  un verde accesso.  Indossava una divisa bianca adornata con diversi ideogrammi a forma  di stella a quattro punte.
A passo moderato, si muoveva in direzione del biondo, per niente infastidito dalla sua intrusione.
«Kazuya D. Akuma, lo spadaccino demoniaco! Dimmi che sapore aveva l'aria di Impel down?» Lo Interpellò l'arrivato, che non ricevette  nessuna attenzione.
«Capisco  l'hai dimenticato, dopotutto sono passati due anni... Forse è ora che tu ci torni, non bisognerebbe mai dimenticarsi gli odori di casa!» Schernì il moro, ridendo beffardamente, perchè finalmente era riuscito a coinvolgere l'altro in un dialogo.
«Dimitri D. Rose... Il cacciatore di taglie  conosciuto per aver sempre catturato  le prede nel suo mirino...  Prima pirata.. Poi marine.. da quale parte hai deciso di stare alla fine?» Ribatté il biondo.
«Ahhahah!! Dalla parte del miglior offerente.. è chiaro!» L'espressione  di Dimitri mutò da sarcastica a seria, materializzando  dalla propria ombra un bastone, roteandolo, che sia aprì in una falce a due lame opposte, una in cima e una in fondo.
«Capisco... Pensandola così sicuramente ti sarai fatto molti nemici..» Rispose tranquillo Kazuya, smettendo di allenarsi .
«Abbastanza...»  Si limitò a dichiarare l'attentatore.
«Allora dovresti spendere il tuo  tempo a giocare con loro e non con me...»  Nel cielo iniziaro a comparire dei piccolissimi fiocchetti neri, somiglianti a neve.
«Tu! Bastardo cosa stai..» Iniziò a guardarsi a torno Dimitri, notando che quei cosi, in realtà non provenivano dall'alto, ma dal basso, dai coralli che pian piano si stavano sgretolando e i loro frammenti si innalzavano come controllati, dal biondo, che completamente assorto era caduto in ginocchio piantando con forza le due spade, nel terreno, iniziando a mormorare.
«Katou che sta succedendo?»  Si rivolse al suo compare la ragazza, perplessa.
«Non lo so, ma sembra divertente e vantaggioso per noi...!» Rispose visibilmente istigato dalla situazione creatasi.
«Cosa? Non vorrai attaccarlo ora?»  Lo trattenne la bionda per un braccio.
«Lo svantaggio del tuo nemico equivale ad un vantaggio per te... non  te l'hanno insegnato al clan?» Ribatté seccato.
«Ma è pericoloso!!» Cercò ti trattenerlo  inutilmente.
«Haruhi taci e goditi lo spettacolo!! » In un secondo il castano si sganciò dalla presa, sparendole di fronte e apparendo in mezzo alla battaglia già in corso.
«Ehiilà!! Raga come butta?!» Disse il ragazzo visibilmente eccitato dallo scontro, aizzando contro i due,  una coppia di lunghe daghe, dalle lame argentate e l'impugnature a forma di tridenti.
«Finalmente ti sei deciso a scendere da quell'albero! La tua compagna se le già data a gambe?» Lo canzonò il moro, riacquistando la sua simpatica sfrontatezza.
«Quale compagna?! Io lavoro da solo!» Puntualizzò.
«Comunque mi dispiace ma questo qua l'ho visto prima io, la sua taglia mi appartiene!!» Precisò Dimitri.
«Chi ha mai detto che sono qui per la sua taglia!» Contestò.
«Allora cosa vuoi?!» Domandò dubbioso. Katou roteò in avanti le due daghe  e con uno scatto gli si avventò contro.
«Mi presento il mio nome è Katou D. Miyama e sono qui per ammazzarla signor cacciatore e visto che c'è intascare anche la sua taglia!» Indicò con lo sguardo l'altro ancora in ginocchio.
«Ahahahah!! Hai del fegato a disturbare la mia caccia e cercare persino di uccidermi! Sempre che non lo faccia prima io.» Bloccò l'attacco il moro. Scintille luminose si creavano al contatto tra le lame e il bastone della falce.
«Questo è tutto da vedere... E tu laggiù, smetti di pregare tanto non ti servirà a niente!» Richiamarono l'attenzione del biondo.
«Poveri illusi pensate veramente che uno come me possa chinare il capo agli dei...DOUBLE DEMONIAC SLASH....» Sussurrò Kazuya, alzando lo sguardo  al cielo e trascinando il corpo in piedi. Con un rapido movimento rovesciò l'impugnatura delle spade all'ingiù, afferrandole al contrario, incrociandole.  Con un salto, caricò verso i due,  colpendoli di fianco.
«Cos..?» Non finirono all'unisono la frase, costretti a frenare l'inarrestabile colpo.
«Bastardo! Ti aprirò simmetricamente a metà!!!» Sbraitò Dimitri.
«Davvero? Voglio proprio vedere!!! BLACK HURRICANE!! » Con uno scatto il biondo lasciò la presa ferrea, ritirandosi all'indietro.  velocemente indusse una leggera pressione su una delle lame, che iniziò a rotearli davanti creando un cerchio nero a spirale, e con l'altra lama vi praticò sopra di esso, un taglio verticale, mutandolo in un forte ciclone.
«Katou!! no!!!» Furono le ultime parole di Haruhi, prima che tutto fosse travolto, da quella  mostruosa forza oscura.

Angolo Autrice:

Buongiorno a tutti voi cari lettori e lettrici, che in questo momento vorrebbero strangolarmi, e li capisco. Mi scuso profondamente per aver sforato (per la seconda volta.. Sicuramente succederà di nuovo) e non di poco sia la data che l'ora della pubblicazione, con mio grande rammarico, dopo aver perso i dati la scorsa settima, mi sono beccata l'influenza e con la febbre a trentotto e mezzo, il lavori sono andati a rilento, per cui alle recensioni  che non ho corrisposto risponderò qui sotto.
- DRAGUN95: Spero che l'attesa non ti abbia corroso gli organi interni per davvero, per quanto riguarda la cancellazione, no, solo metà, ma come puoi ben vedere ho allungato di parecchio.
- MARTYACE: Credimi tu non sai quante volte avrei voluto pugnalare il creatore del programma, per tutte le cose cancellate.
- LUNAIX: Purtroppo non potrei mai fare del male al mio pc, e come un figlio per me.
 
Ed ora passiamo ai ringraziamenti.
Sul podio questa settimana abbiamo:
- DRAGUN95: Il primo a recensire.
- PRODUTTORE_ESECUTIVO:Il secondo a recensire.
- LUNAIX: La terza a recensire.
- MARY1112: Che mi dispiace averla fatta attendere.
- KAIRIFENICIA96: Che ringrazio per aver recensito anche il post-4-capitolo (Non mi sono dimenticata di te!)
- MARYACE: Sicuramente adorerà il pezzo di Jessica, dato che è stata lei a darmi lo spunto.
- PANDIVA: Che come sempre mi segue dal primo capitolo.
- ZORO99: Lo ringrazio per avermi spedito delle mosse fantastiche, anche all'ultimo momento e spero di averle inserite bene.
- FIREBLADE97: il mio fratellone, senza di lui non potrei fare niente!! Quanto ti voglio bene!! XD
- Il mio collega scrittore DARKXEMNAS.
- E in fine la persona che mi ha fatto dannare di più con la sua insistenza il mitico: SAXTHEBEST!
Finalmente ho concluso anche questo capitolo, non ce la facevo più e poi l'ho anche allungato, per complicami la vita.
Allora passiamo alle News:
Avrei due piani in mente, siccome queste due settimane a seguire sarò impegnata e non potrò pubblicare (posterò verso il 17 - 18), vorrei provare a cimentarmi, scrivendo il seguito (cioè solo il quinto cap.) a quattro mani, con qualcuno di voi (prenderò a sorte chi me lo chiederà,inviandoli un messaggio privato) li darò una parte del testo da scrivere che potrebbe riguardare il suo pg, se me ne ha inviato uno. Oppure se non fa parte di quelli che mi hanno inviato la scheda del personaggio, mi inventerò qualcosa.
E per secondo: fra due o tre capitoli al massimo aprirò le iscrizioni per nuovi personaggi, provenienti sicuramente dalle terre dei druvin (non faccio spoiler!).
Grazie di aver letto questo angolo, e anche il brano, che spero vivamente sia piaciuto! :D
Come sempre, per i personaggi che non sono stati ancora inseriti state tranquilli, nel corso della storia faranno la loro comparsa e questione di settimane..
Una innevata valanga di baci a tutti,
Lacrima_00





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