Le bugie hanno le gambe corte

di happy ending
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La peggior idea mai avuta ***
Capitolo 2: *** Accetterà? ***
Capitolo 3: *** Tra mancanze ed idiozie ***
Capitolo 4: *** La notiziola ***
Capitolo 5: *** Non ci siamo capiti ***



Capitolo 1
*** La peggior idea mai avuta ***


Ron si era alzato presto quella mattina. Con ancora gli occhi chiusi, aveva allungato una mano e si era reso conto che, come ogni mattina da ormai sei mesi, l'altra parte del letto era vuota.

Hermione se n'era andata... O meglio: lui l'aveva lasciata andare.

La ragazza aveva finito l'ultimo anno di scuola e presto le offrirono un posto di lavoro al Ministero della Magia. La loro storia andava a gonfie vele... Tra un battibecco e l'altro, tra un bacio e l'altro, la convinvenza procedeva meravigliosamente. Ron tornava a casa da lavoro e la trovava lì ad aspettarlo, pronta a riempirlo di coccole ed attenzioni; durante la cena si raccontavano la giornata ed Hermione dava anche preziosi consigli al fidanzato Auror. Prima di andare a dormire, Ron si sdraiava sul divano, appoggiando la testa sulle gambe di Hermione, e questa gli leggeva un libro ad alta voce. Insomma, erano felici.

Poi, un giorno, Ron andò a trovare la riccia nel suo ufficio e lì si rese conto di quanti uomini ci provassero spudoratamente con la sua ragazza, anche davanti a lui. Da allora venne letteralmente divorato dalla gelosia. Non bastavano le rassicurazioni di Hermione, che giurava di non badare a nessuno dei suoi colleghi, non bastavano le ramanzine di Harry per le sue assurde paure, non bastavano gli insulti di Ginny, che lo considerava un vero idiota. Tutto d'un tratto divenne freddo, non riusciva più a comportarsi normalmente, perché il pensiero di tutti quegli idioti che passavano la giornata a riempire di lusinghe e inviti a cena Hermione lo logorava. E così arrivarono i litigi, i silenzi, le porte chiuse, gli sguardi mancati, le parole sbagliate... E crollò tutto.

"Non possiamo andare avanti così" le aveva detto.

"No, infatti. Se davvero non riesci a fidarti di me, tantovale che la chiudiamo qui" aveva risposto lei.

Erano passati sei mesi dalla loro rottura e ancora non passava un giorno senza che Ron provasse quel terribile senso di vuoto e solitudine che lo faceva sentire uno schifo.

Aprì gli occhi, si alzò controvoglia ed andò a farsi una doccia fredda.

Quando scese per la colazione, trocò un gufo che picchiettava delicatamente contro la finestra della cucina: era dei suoi genitori. Corse ad aprire, poi accarezzò l'animaletto e prese a leggere la lettera che aveva portato.

"Caro Ronald,

spero vada tutto bene... Tu ed Hermione non ci scrivete da un po'... Ma capiamo, sappiamo quanto siate impegnati. Comunque ti scrivo perché, come sai, sabato è il compleanno di tuo padre. Vi aspettiamo a cena quel giorno, per festeggiare! Ci saranno anche tutti gli altri. Non accetto alcun tipo di rifiuto! Un abbraccio forte a te e ad Hermione... A presto tesoro!

Mamma".

Piccolo particolare: non aveva ancora avvertito i genitori della rottura con Hermione. Sua madre era la donna più felice del mondo al pensiero che i due stessero insieme... Già pensava al loro matrimonio e a tutti i nipotini che ne sarebbero derivati. E poi suo padre era uscito distrutto emotivamente dalla guerra ed Hermione gli era stata accanto come una figlia e lo aveva aiutato a riprendersi, perciò l'adorazione per lei crebbe ancora di più. Come poteva dire loro che era tutto finito?

Per il resto della giornata non fece altro che cercare un modo per spiegare la situazione ai signori Weasley, senza riuscirci.

All'improvviso, però, venne colto da un'illuminazione.

"Tu sei pazzo!" esclamò Harry, una volta che Ron gli ebbe raccontato cosa aveva in mente di fare.

"Lo so!".

"Senza offesa amico mio, ma è veramente un'idea pessima. Forse una delle peggiori che tu abbia mai avuto. Hermione non accetterà mai di fingere di stare ancora con te... Sta a pezzi, ok? Fa finta che non gli importi nulla, se ne va in giro a testa alta come fosse niente, ma io lo vedo com'è pallida, vedo le occhiaie e gli occhi gonfi, vedo quanto accidenti gli manchi. Sta lottando con tutte le sue forze per superare la cosa e sinceramente non credo che chiederle di fingere davanti ai tuoi sia giusto... E sarebbe doloroso anche per te" disse il moro, serio.

Ron lo guardò con aria colpevole. Sapeva che aveva ragione, ma lui voleva tentare comunque... Non aveva proprio voglia di dare l'ennesima delusione ai suoi genitori.

 

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ciao :)

Mi sento particolarmente ispirata ultimamente e mi auguro che possa uscirne qualcosa di buono :)

Grazie a coloro che leggeranno e che (spero) commenteranno questa storia :)

Un abbraccio!

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Capitolo 2
*** Accetterà? ***


Ed eccolo lì, a fissare la porta dell'ufficio di Hermione, con la mano sospesa a mezz'aria.

"Scusi, dovrei entrare" si sentì dire.

Si voltò e vide un uomo biondo che reggeva una pila altissima di documenti.

"Sì... Prego" borbottò, scostandosi.

L'uomo bussò e la voce di Hermione squillò da dietro la porta. Il cuore di Ron prese a battere più forte.

"Ciao bellissima! Ecco tutte le cartacce che mi avevi chiesto" le disse il biondo, lasciando la porta socchiusa.

"Oh, grazie Jack! Appoggia pure tutto sulla scrivania" sorrise Hermione.

"Volevo chiederti... E' normale che ci sia un tizio coi capelli rossi imbambolato davanti al tuo ufficio?".

"Co... Cosa?!".

La ragazza si precipitò fuori ed impallidì.

"Cosa ci fai qui?" chiese a Ron, che la fissava... Quanto le era mancata. Indossava una camicetta azzurra ed una gonna nera; i morbidi ricci castani le incorniciavano il viso pallido... Quel viso perfetto, anche se stanco.

"Io... Devo parlarti" riuscì a rispondere infine.

"Non ho tempo".

"Sul serio, Hermione... E' importante".

"E' successo qualcosa?".

"No, ma...".

"Allora al momento non posso proprio parlare".

"Tutto ok?" intervenne Jack, uscendo dall'ufficio.

"Ti interessa?" sbottò Ron.

"Va tutto bene, Jack... Grazie" disse Hermione, rivolgendo un'occhiataccia al rosso.

"Sarò veloce! Parliamo!".

Hermione non lo ascoltò e rientrò, chiudendosi la porta alle spalle.

"Mi spiace amico... E' una gran donna, ma dannatamente testarda! E' da quando è arrivata qui che tento di rimediare un'uscita, ma niente" gli sorrise Jack con una scrollata di spalle.

Ron arrossì, raccogliendo tutte le sue forze per evitare di rispondergli male. Attese che l'uomo si fosse allontanato, poi si sedette davanti all'ufficio.

Intanto, all'interno, Hermione tamburellava freneticamente con le dita sulla scrivania. Cosa diamine voleva da lei? Erano passati sei mesi e quell'idiota non aveva mai fatto nulla per riprendersela. Non si erano più visti, né sentiti... Ed ora se lo era ritrovato lì, come nulla fosse, con quei suoi maledettissimi e bellissimi e profondissimi occhi azzurri; con i suoi capelli rossi sempre arruffati; con le sue labbra, il suo corpo, la sua voce... Una lacrima scivolò lentamente lungo il viso.

Quanto ci aveva messo a riprendersi? A dimenticare tutti quei dettagli che tanto amava? Ci era mai realmente riuscita? Scrollò la testa energicamente, come a voler rimuovere quei pensieri, poi si asciugò il volto bagnato e si immerse nel lavoro.

Dopo cinque ore, durante le quali non si era concessa nemmeno una piccola sosta, constatò che era giunto il momento di tornare a casa. Si infilò il cappotto, prese la borsa ed uscì.

"Per l'amor del cielo! Di nuovo tu?!" esclamò, trovando Ron seduto lì davanti.

"Cinque minuti, per favore" le sussurrò.

"Muoviti" rispose lei, cominciando a camminare.

Ron si alzò di scatto e la seguì velocemente.

"Non possiamo fermarci?" le chiese.

"No, parla".

"Ok... Dunque, sabato è il compleanno di papà".

"Lo so".

"E ci vorrebbero lì a festeggiare".

"Passerò un altro giorno a fargli gli auguri".

"No, Hermione... Ci vogliono insieme".

"Perché dovrebbero volerci insieme se... Santo cielo, Ronald, non gli hai detto di noi?!".

La ragazza si era fermata di colpo sul marciapiede che conduceva a casa sua, e per poco Ron non le finì addosso. La guardò con occhi colpevoli e a lei mancarono le parole.

"Hermione, scusami... Non...".

"Zitto. Stai zitto".

Ron decise di darle retta e rimase in silenzio, mentre poteva vedere chiaramente i neuroni della riccia darsi da fare per riuscire a trovare qualcosa da dire, un qualche insulto abbastanza pesante da sbattergli in faccia. Eppure, tutto ciò che arrivò alla fine, fu un pugno nello stomaco.

"Sei... Sei un deficiente!".

Aveva passato mesi e mesi a cercare di "cacciarlo" fuori dalla sua vita... Credeva di avercela fatta o perlomeno di essere sulla buona strada... E ora il pensiero di loro due INSIEME e FELICI nella testa dei signori Weasley era così ingombrante, opprimente, sbagliato.

"Lo so, ok? E mi dispiace tantissimo... Ma come facevo a dirglielo, Hermione? Lo sai come sono fatti... Li avrei distrutti!" spiegò Ron, massaggiandosi il punto in cui era stato colpito.

"E ora cosa ti aspetti da me? Che ci pensi io a dire tutto?".

"Assolutamente no! Cioè... Non ora. La mia idea sarebbe quella di... Di fingere di stare ancora insieme, solo per quel sabato. Poi penserò a raccontare loro che tra noi è finita, più avanti. Non voglio rovinare la festa a papà, capisci?".

I due si guardarono negli occhi.

Ron era arrossito, mentre Hermione respirava affannosamente.

"Non lo faccio per me, lo faccio solamente per loro, credimi. Sono il figlioletto stupido e non faccio altro che dargli preoccupazioni... Se gli ho taciuto la cosa fino ad ora è solo perché avevo paura di infliggere ai miei genitori un colpo così grosso".

Hermione lo osservò attentamente.

"Sarà difficile" sospirò infine.

Ron annuì.

"Sarà davvero difficile. Tuttavia, voglio bene ai tuoi e... Voglio bene a te. Per cui, se mi dici che non sei pronto, ti asseconderò in questo stupidissimo e sbagliatissimo piano".

Ron spalancò la bocca: proprio non si aspettava di riuscire a convincerla ad accettare.

"Grazie Herm, grazie!" esclamò.

D'istinto si avvicinò per abbracciarla, ma subito si bloccò.

"Ci... Ci vediamo sabato" sussurrò Hermione, tenendo lo sguardo puntato sulle scarpette nere.

"Sì... Sabato. Poi ti farò sapere a che ora incontrarci".

"D'accordo. Ciao".

"Ciao".

La vide allontanarsi e gli sfuggì un sospiro. Sarebbe stato difficile... Parecchio.

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Capitolo 3
*** Tra mancanze ed idiozie ***


Il fatidico sabato era arrivato e Ron si aggirava in camera da letto, alla ricerca di un maglione che sapeva di aver lasciato da qualche parte... Di certo non nell'armadio.

All'improvviso, sentì il campanello suonare e si precipitò alla porta.

"Ciao" disse agitato, quando si trovò davanti Hermione.

"Ciao. Hai intenzione di venire in canottiera?" rispose lei, guardandolo accigliata.

"Oh, no... Solo che non trovo l'ultimo maglione che mi ha regalato mamma".

"Hai controllato sulla sedia in bagno?".

"Miseriaccia! Hai ragione!".

Corse a prenderlo e una volta indossato tornò da lei e notò che era ancora fuori dalla porta.

"Entra pure... Se ti va" le sorrise impacciato.

Hermione ci pensò su per un attimo, poi entrò titubante. Si guardò attorno e subito avvertì una fitta dolorosa allo stomaco. Tutto era come lo aveva lasciato, ogni cosa al proprio posto.

"Ho... Ho cercato di tenere in ordine, sai? Ogni giorno litigo con le scope e gli stracci perché sembrano non voler obbedire alla mia bacchetta, però me la cavo" le spiegò Ron, grattandosi la testa.

"Bravo" sussurrò Hermione.

I due si guardarono per un istante, incapaci di aggiungere altro.

Il rosso finì di prepararsi, mentre lei lo aspettava seduta in sala da pranzo. Quando fu pronto, la raggiunse e la trovò a giocare con qualche ciocca di capelli, gesto che ormai sapeva interpretare bene: era agitata.

"Ti va una tazza di tè prima di andare? Così ci calmiamo un po'" le propose.

Lei annuì senza riuscire a trattenere un sorriso: il tè era la soluzione a tutti i problemi per Ron... Quando tornava stanca o arrabbiata da lavoro, quando si ammalava, quando si rattristava, lui gliene preparava una bella tazza fumante e restava ad osservarla, come a voler scorgere i primi segni di miglioramento o guarigione.

Alzò lo sguardo e lo posò su di lui, che si dava da fare in cucina. Come se la cavava lì da solo? Cosa mangiava? Cosa faceva dopo cena? A chi raccontava la giornata? Forse si era messo a tenersi tutto dentro come lei... Stava quasi per porgli quelle domande, ma poi si trattenne: una volta avute le risposte, cosa avrebbe ottenuto? Di sicuro non si sarebbe sentita meglio.

"Ecco qua".

Ron le diede la sua tazza di tè, quella che da tempo era rimasta nell'armadietto senza nessuno che la adoperasse, e si sedette di fronte a lei.

"Grazie" gli sorrise.

"Figurati".

Ron prese ad osservarla, come era solito fare. Si accorse che la ragazza era arrossita lievemente, allora spostò lo sguardo in imbarazzo.

Una volta bevuto il tè, i due erano pronti a partire. Ron porse la mano ad Hermione, ma lei gli afferrò il braccio senza guardarlo e si smaterializzarono alla Tana.

"Pronta?" le chiese, prima di aprire la porta d'ingresso.

"No, ma andiamo".

Ad accoglierli fu Ginny, che subito corse a stringere a sè la riccia, per poi rivolgere un breve e distaccato saluto al fratello.

"Eccovi finalmente!" esclamò Harry, raggiungendoli.

Era da un sacco di tempo che il trio non si trovava al completo nello stesso posto, seppur in modo sbagliato a suo parere, e la cosa lo emozionava e spaventava al tempo stesso. Si avvicinò e li avvolse entrambi in un abbraccio, a cui i due risposero con calore.

"Oh, sempre così uniti i miei bambini".

Molly Weasley osservava la scena con occhi lucidi, felice di avere l'intera famiglia a casa, dopo tanto.

Tutte le altre teste rosse con relative compagne erano già arrivate e presto la Tana fu invasa da allegre chiacchierate e qualche affettuoso rimprovero da parte della signora Weasley.

"Tutti a tavolaaaaa!" gridò la bella Fleur, richiamando l'attenzione.

Hermione prese posto di fronte a Ginny e ed Harry, e Ron la imitò.

Mentre il resto della tavolata discuteva sul nuovo taglio di capelli di Bill, Ginny si sporse un poco e sussurrò alla coppia che aveva davanti: "Siete due pazzi, lo sapete?".

Hermione e Ron arrossirono.

"State facendo una cavolata, seriamente" continuò.

"Ginny lasciali in pace, dai... Credo che se ne rendano conto già da soli. Noi pensiamo solo ad aiutarli" intervenne Harry.

"Grazie amico" rispose Ron.

"Non sto dicendo che non vi aiuterò, ma... Accidenti, è tutto così sbagliato" sospirò la rossa.

Era preoccupata per entrambi: quella farsa avrebbe portato solo altro dolore per la coppia, ne era certa.

"E' maledettamente sbagliato... Comunque ancora un paio d'ore e poi sarà tutto finito" disse Hermione.

Ron fece una smorfia: non vedeva l'ora di liberarsi di lui, fantastico.

"Allora Hermione, come va a lavoro?" chiese Percy, seduto accanto alla ragazza.

"Oh, alla grande!".

"Pochi giorni fa ho incontrato Jack Jersey in un ristorante di Londra... Mi ha detto che sei una lavoratrice impeccabile. Certo, non ne avevo il minimo dubbio" gli sorrise.

"Troppo gentili! Quindi conosci Jack?".

"Sì, ha la mia stessa età... Forse non lo ricordi ad Hogwarts, faceva parte dei Corvonero".

"Ah, proprio non lo sapevo... E' un bravo ragazzo comunque, molto simpatico".

"Di sicuro ama le cene tra colleghi" si intromise Ron, con già le orecchie di un pericoloso rosso accesso.

"Oh sì, quelle meravigliose cene a cui io prendo parte ogni sera" lo rimbeccò Hermione, seccata.

"Ci risiamo" commentò Ginny, sospirando, mentre Percy li osservava confuso.

"Meravigliose, eh?" borbottò il rosso.

"Posso solo presumerlo, dato che non sono MAI stata ad una cena tra colleghi".

"Lo dici come se ti dispiacesse".

"Lo dico come se un ebete mi stesse accusando di andare a fare la sgualdrina con i miei colleghi di lavoro".

"Ehm... Ragazzi..." li richiamò Harry.

I due si guardarono attorno e si accorsero di aver attirato l'attenzione di tutta la famiglia.

"Scusateci, ogni tanto tendo a diventare un pochino geloso della mia Herm" disse Ron, con un sorriso imbarazzato.

"E a rovinare tutto" aggiunse Hermione, sottovoce, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del ragazzo.

"Oh beh figliolo, anche io ero così alla tua età!" rise il signor Weasley.

"Alla sua età? Ma se mi hai fatto una scenata anche l'altro giorno solamente perché il pover signor Bernard ha apprezzato la mia torta di mele!" lo rimproverò Molly, con un sorriso.

Arthur alzò gli occhi al cielo, mentre il resto della tavolata rideva divertito, sciogliendo quell'attimo di tensione che si era creato.

Quando tutti ebbero terminato di mangiare, la signora Weasley andò a prendere la grossa torta di compleanno per il marito e la posò proprio davanti a lui.

"Se hai intenzione di fare l'idiota per il resto della serata, tantovale che diciamo tutto subito" bisbigliò Hermione, facendosi sentire solo da Ron.

"Starò più attento" mugugnò lui.

"Esprimi un desiderio!" esclamò Bill, rivolto al padre.

Questo sorrise e poi soffiò, spegnendo le candeline rosse e oro.

 

Angolino dell'autrice

Purtroppo molto a rilento per colpa della mancanza di tempo, ma la storia continua :) Mi raccomando attendo i vostri commenti :)

Un abbraccio!

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Capitolo 4
*** La notiziola ***


L'intera famiglia era riunita nello stretto salotto della Tana a conversare. Ron, Harry ed Hermione, invece, erano usciti a prendere una boccata d'aria.

"Non ero più abituato a tanta confusione" commentò Ron, con un sorriso divertito.

Gli altri due annuirono.

All'improvviso sentirono un forte rombo e subito sfoderarono le bacchette, allarmati.

"Ma è Hagrid!" esclamò Harry, quando riuscì a riconoscere la sagoma dell'omone a cavallo della motocicletta di Sirius.

Hagrid atterrò e scese con fatica dal mezzo, poi si tolse gli occhiali da motociclista e si guardò attorno stralunato.

"Per i mutandoni candidi di Merlino! Ragazzi!".

Li raggiunse in fretta e li abbracciò.

"Così ci uccidi..." sorrise Hermione, con la voce strozzata dalla forte stretta del mezzogigante.

"Oh, scusate... Accidenti, quanto mi siete mancati! Non vi fate mai vedere voi tre!".

"Scusaci Hagrid... Ti pensiamo sempre, ma il tempo non è mai dalla nostra parte" rispose Ron, un po' rosso in viso.

"Lo so, lo so! Fortuna che c'è Hermione che mi scrive ogni tanto!".

"La solita" sorrise Harry, meritandosi una spintarella da parte dell'amica.

Hagrid rimase un secondo ad osservarli, poi fu come colto da un'illuminazione.

"Ma allora siete rimasti in buoni rapporti voi due!" esclamò contento, indicando Ron ed Hermione.

"Gli hai detto che abbiamo rotto?" le chiese il ragazzo, con gli occhi sgranati.

"Certo" rispose lei, con un'alzata di spalle.

"Ma... Miseriaccia!".

Harry, intanto, se la rideva.

"Hagrid, dobbiamo spiegarti una cosa" disse poi Hermione.

Con calma gli raccontarono tutto, ignorando le sue espressioni esterrefatte e contrariate.

"Certo che solo tu potevi avere un'idea del cavolo come questa, Ron" commentò infine.

"Modestamente... Però, Hagrid, ti preghiamo di non dire niente a nessuno".

"Certo, certo, tranquilli! Comunque non approvo per niente, sappiatelo".

"A quanti siamo?" chiese Ron, ironico, alla riccia.

 

Hagrid entrò in casa per salutare gli altri; Ron ed Hermione fecero per seguirlo, ma Harry li bloccò.

"Ragazzi, devo dirvi una cosa".

I due lo guardarono preoccupati.

"Qualcosa non va?" gli chiese Hermione, avvicinandosi.

"No, no, anzi! E' una bella notizia".

"E allora spara!" lo incitò Ron.

"Beh... Ho chiesto a Ginny di sposarmi... E lei ha accettato".

Silenzio.

"Ok... Forse non è una bella notizia" mormorò Harry, osservando le facce dei suoi amici.

Ron era arrossito visibilmente e aveva gli occhi sgranati, mentre Hermione boccheggiava.

"Forse non è decisamente una bella notizia" continuò il moro, allarmato.

"Ma che diamine dici, sciocco?! Certo che è una bella notizia! Bellissima!" esclamò all'improvviso la ragazza, abbracciandolo talmente forte da togliergli il respiro.

"Miseriaccia!" sospirò Ron con un gran sorriso, imitando poi Hermione.

"Mi avete spaventato!" si lamentò Harry.

"Scusaci... Solo che ci hai colti alla sprovvista!" rispose il rosso.

"Com'è successo? Quando? Da quanto ci stavi pensando? Come ha reagito? Ha pianto? Perché non me ne ha parlato quella scema? Cielo, sono così felice per voi!".

"Hermione, respira! Comunque è successo una settimana fa. Ci pensavo già da un po'... Insomma, Ginny è fantastica e la amo talmente tanto... E' la persona giusta, lo so... E' l'unica con cui vorrei stare, non riesco ad immaginarmi accanto a nessun'altra che non sia lei... E ne abbiamo passate talmente tante insieme! Sono arrivato al punto di volerle chiedere di sposarmi ad ogni conversazione, giuro! Però mi sono sempre trattenuto e ho organizzato la cosa per bene: dopo una bella cenetta nel suo ristorante preferito, l'ho portata in cima alla Tour Eiffel, di notte... Era stupendo! Era come avere un'infinità di lucciole sotto di noi! Lei era tutta esaltata, dovevate vederla, e forse un pochino già si aspettava quale sarebbe stato il mio prossimo passo... Comunque, mi sono inginocchiato e le ho fatto la proposta e lei è scoppiata a piangere e... Ci sposiamo, ragazzi!".

Harry sembrava davvero la persona più contenta del mondo ed Hermione sorrise tra le lacrime, immaginandosi la scena.

"Sei un grande, amico mio! Saresti dovuto venire prima da me a chiedermi la sua mano, ma ti perdono" commentò Ron.

Harry rise e li abbracciò nuovamente.

"Mi spiace di non avervelo detto subito. Lo avrei fatto quel giorno stesso, davvero... E' una cosa importantissima per me e ci tenevo che fossimo tutti e tre insieme quando ve lo avrei comunicato, ma voi non vi parlavate e io non sapevo cosa fare...".

"Non preoccuparti, Harry... Anzi, scusaci" sussurrò Hermione, dispiaciuta.

"Beh, ora che voi lo sapete, possiamo andarlo a dire anche agli altri" sorrise lui.

I ragazzi rientrarono ed Harry raggiunse Ginny, che stava parlando con George; le sussurrò qualcosa nell'orecchio e subito la rossa cercò Ron ed Hermione con lo sguardo.

I due le rivolsero un gran sorriso e levarono i pollici in aria in segno di approvazione.

"Ehm... Scusate!" esclamò la rossa, interrompendo il chiacchiericcio della famiglia.

Tutti la guardarono, sorpresi.

"Io ed Harry volevamo darvi una piccola notizia".

"E' incinta" sussurrò George, che subito ricevette un piccolo colpo in testa da parte della sorella.

"Ecco noi... Ci sposiamo".

Il silenzio si trasformò in gridolini emozionati da parte delle donne di casa e da cori allegri da parte degli uomini... Ognuno si avvicinò alla coppia per farle gli auguri ed abbracciarla.

Intanto, Hermione, si voltò verso Ron e lo vide osservare con sguardo serio il suo migliore amico e la sorella.

"Sei preoccupato?".

"No, no... Stavo solo pensando".

"A cosa?".

"Ehi fratellino! I prossimi siete voi!" esclamò all'improvviso Charlie, battendo una mano sulla spalla di Ron.

Lui impallidì e sorrise appena al fratello, senza sapere cosa rispondere.

"Povera Hermione" rise Bill.

"Concentriamoci su Harry e Ginny, è il loro momento" disse la riccia, che avvertì dentro di sè un gran bisogno di andarsene da quella casa... Avrebbe voluto porre fine a quella stupida messinscena e dimenticare tutto sepolta sotto le coperte della sua nuova abitazione; avrebbe voluto correre via, per non dover continuare a combattere contro la voglia e l'istinto di avvicinarsi a lui.

Invece fece un lungo sospiro e si avvicinò a Ginny non appena la signora Weasley si allontanò da lei con grosse lacrime di gioia che le scorrevano lungo le guance paffutelle.

"Ehi quasi signora Potter" le sorrise, accarezzandole teneramente i lunghi capelli rossi.

"Ehi! Non sai quanto sono felice Hermione!".

"Oh, posso immaginare! E anche io la sono per voi".

Le due si abbracciarono, poi Ginny puntò gli occhi in quelli di Hermione, seria.

"Stai bene?" le chiese.

"Certo!".

"Sai... Avevo un po' paura di farti sapere la cosa".

"Perché?".

"Per via di mio fratello... Insomma, lo so che sei contenta per noi... Ma ti conosco bene e so anche cosa ti sta frullando per la testolina in questo momento".

"Nella testolina mi stanno frullando solamente immagini di te con l'abito da sposa" sospirò con aria sognante Hermione.

"Sì, sì... Non mi freghi, bella mia! Comunque... Ci siamo capite, no? Grazie per essere qui a sopportare tutto questo".

"Ti voglio bene".

"Anche io".

Harry si avvicinò a loro insieme a Ron.

"Io ho trovato chi mi ospiterà dopo i vari litigi futuri" annunciò il primo, indicando l'amico.

"E io ho trovato chi mi insegnerà a scagliarti contro canarini in quelle occasioni" rispose Ginny, facendoli scoppiare a ridere.

"Sei fregato" commentò Ron, sorridente.

Il rosso si sentiva morire dentro: avrebbero potuto esserci lui ed Hermione al posto del migliore amico e la sorella... Quante volte si era immaginato davanti all'altare, con accanto lei! E quante volte il suo cuore si era messo a battere all'impazzata mentre se la figurava in abito bianco, bellissima, raggiante, coi suoi dolci occhi marroni a riscaldargli l'anima... Era felice per Harry e Ginny, ma li invidiava, li invidiava parecchio.

 

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ecco un altro capitolo :)

Grazie a tutti voi che continuate a leggere e commentare questa storia :)

Un abbraccio, al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Non ci siamo capiti ***


Ron entrò nella sua vecchia camera e trovò il gufetto dei genitori appollaiato nella propria gabbia. Si avvicinò e tentò di accarezzarlo, ma a quanto pare questo non gradì, perché lo morse con forza, ferendogli un dito.

"Ahia! Stupido!" esclamò.

"Che fai? Litighi con gli animali adesso?" gli chiese Hermione, che mentre tornava dal bagno aveva sentito la voce del rosso ed era entrata nella stanza.

"Mi ha morso!".

"Avrà avuto i suoi motivi".

"Mi sei di aiuto, grazie".

"Dai, vieni che ti medico la ferita".

"Non serve" borbottò Ron.

"Ok".

Hermione fece per andarsene, ma lui dette un'occhiata al dito e vide che non la smetteva più di sanguinare.

"Aspetta... Va bene, aiutami" disse.

Lei alzò gli occhi al cielo e lo fece sedere sul letto, per poi prendere posto accanto a lui e tirare fuori la bacchetta dalla tasca dei jeans. Cominciò a sussurrare qualche formula magica, mentre Ron non riusciva a smettere di contemplare il suo volto concentrato.

"Ecco fatto" sorrise Hermione, che alzando il capo si ritrovò a pochi centimetri dal naso di Ron.

Rimasero in silenzio, guardandosi negli occhi, quasi trattenendo il respiro. Il ragazzo posò lo sguardo sulle sue labbra e subito ne ricordò la morbidezza ed il sapore... Senza riuscire a trattenersi, cercò di raggiungerle, ma Hermione lo fermò spingendolo con forza.

"Sei uno stupido" sospirò, trattenendo le lacrime.

"Hermione... Io...".

"Pensavi di risolvere tutto così? Non so nemmeno che cavolo ci faccio qui, devo andarmene".

"Scusami, non volevo... Non so cosa mi sia preso..." sussurrò Ron, massaggiandosi gli occhi stancamente.

"Voglio tornare a casa".

"Ok... Vado a prendere i cappotti".

Nel frattempo, la signora Weasley fece appena in tempo a nascondersi in un'altra stanza prima che Ron uscisse. Incuriosita, aveva sbirciato nella camera del figlio e aveva visto la scena tra lui ed Hermione. Doveva prendere la situazione in mano.

Si precipitò dal marito e lo condusse rapidamente in cucina, dove si chiusero dentro.

"Molly! Che succede?" chiese il signor Weasley, preoccupato.

"Ron ed Hermione hanno un problema e temo che possano lasciarsi" rispose lei tutto d'un fiato.

"Ma che dici? Li hai visti, sembrano sereni".

"Sembrano! Eppure prima ho sentito una strana conversazione!".

"Li hai spiati?!".

"No, sciocco... Cioè... Oh beh, non importa! Il fatto è che nostro figlio ha sicuramente combinato qualcosa, perché ho visto lui che la stava per baciare e lei che ad un tratto è quasi scoppiata in lacrime e lo ha allontanato rimproverandolo... E ha anche detto che non avrebbe dovuto trovarsi qui stasera!".

Arthur spalancò la bocca, sorpreso.

"Visto?!" esclamò la donna.

"Ma lo sai che quei due bisticciano sempre, magari stiamo esagerando un po'" provò a dire lui.

"Non mi sembrava solo un bisticcio... E sinceramente non è che li ho visti tanto sereni io stasera! Hai notato che non si sfiorano nemmeno?".

"Mmh... Quindi? Cosa proponi di fare?".

"Io parlo con Ron e tu con Hermione".

"Non è meglio il contrario?".

"No, Ronald lo capisco meglio io" sentenziò Molly.

All'improvviso qualcuno tentò di aprire la porta della cucina.

"Mamma? Papà?".

"E' Ron! Ora apro e ci parlo, tu vai di sopra da Hermione" e detto questo la signora Weasley fece scattare la serratura ed il figlio entrò con addosso già il suo cappotto.

Arthur gli sorrise ed uscì dalla stanza.

"Tutto bene?" domandò Ron alla madre, un po' confuso.

"Oh sì, caro... Senti, ti andrebbe di chiacchierare un po'? Non ci vediamo da tanto e con tutto il baccano che c'è stato durante la serata, non abbiamo avuto nemmeno un attimo per parlare".

"Veramente io ed Hermione dovremmo andare... E' molto stanca e...".

"Dai, solo due minuti!".

Il mix tra lo sguardo implorante e il tono minaccioso della signora Weasley, costrinse Ron a togliersi la giacca e a sedersi con lei.

 

Nel frattempo, nella vecchia camera di Ron...

Il signor Weasley bussò piano alla porta ed Hermione, ancora seduta sul letto, lo fece entrare.

"Ehi! Cosa fai qui tutta sola?".

"Oh, ho un po' di mal di testa" rispose lei, sperando di risultare convincente.

"Mmh... Solo questo?".

Arthur si accomodò alla scrivania e la guardò negli occhi con affetto.

Hermione annuì, abbassando lo sguardo.

"Senti Hermione, sei come una figlia per noi, lo sai... Per qualunque cosa, io sono qui... Ok?".

"Grazie signor Weasley" rispose, commossa.

"Vorrei solo dirti che... Ronald è un bravo ragazzo. Purtroppo ha preso tutto da me, per cui di errori ne commetterà da qui all'eternità... Però ti ama infinitamente, ricordatelo sempre".

La riccia rimase colpita da quel discorso... Cosa sapeva Arthur di lei e Ron?

"Perché mi dice questo?".

L'uomo alzò le spalle con un sorriso.

 

 

"Come va con Hermione?" chiese Molly al figlio.

"Bene".

"Sicuro?".

"Certo".

"Non le sai dire le bugie, Ronald".

"Abbiamo avuto solo un piccolo battibecco questa mattina, ma niente di ché".

Ormai le orecchie di Ron erano di uno spaventoso rosso acceso.

Molly sospirò.

"Non lasciartela scappare, figliolo... Vi amate così tanto! Sarebbe proprio da stupidi lasciarsi".

"E se invece lei non mi amasse così tanto? E se comunque l'amore non bastasse?".

Ron si maledì non appena vide la faccia sconvolta della madre.

"Cosa intendi?" gli domandò, seria.

"Niente... Solo che... Non so, magari lei potrebbe incontrare qualcuno a lavoro più interessante di me e...".

"Ti ha tradito?!" quasi urlò lei.

"Shhh! Mamma!".

"Ti ha tradito! Oh, quella piccola ragazzetta ora mi sente! Non ci posso credere! E io che pensavo che fossi tu ad avere combinato qualcosa! Non ho parole!".

E prima che Ron riuscisse a trattenerla, la signora Weasley era già piombata in camera di Ron.

"Tu!" urlò, puntando un dito grassottello contro la ragazza, che stava ancora chiacchierando con Arthur.

"Che succede?" chiese spaventata.

"Lo sai bene cosa succede! Come diamine hai potuto?! Il mio piccolo Ron!".

"Mamma, non hai capito!" eslcamò il ragazzo, col fiatone.

"Ho capito benissimo invece!".

Nel frattempo, sentendo il baccano, il resto della famiglia si era precipitato da loro ed assistiva sbigottito alla scena.

"Perché ce l'hai con Hermione?" si intromise il signor Weasley, confuso.

"Perché? Perché ha tradito nostro figlio con un altro uomo!".

Hermione sgrandò gli occhi, sconcertata, poi guardò Ron con una tale cattiveria che questo indietreggiò appena. In un secondo, la ragazza sparì.

"Cosa accidenti hai fatto?!" esclamò Ginny, rivolta al fratello.

"Io... Niente! Mamma ha capito male!".

"Non ti ha tradito?!" domandò Molly, rossa in volto.

"No che non l'ha tradito!" scattò Harry, nervoso.

"Oh mon Dieu!" sospirò Fleur, mentre Bill, Charlie e George se la ridevano.

"Oh, cavoli! Devo chiederle scusa" momorò la signora Weasley, imbarazzata.

"L'unico a doverle delle scuse qui è Ron" disse Ginny.

"Giusto, vado".

"No! Per oggi l'hai già torturata abbastanza... Lasciala tranquilla ora e domani mattina corri da lei" sentenziò Harry, guardandolo severamente.

Tutti scesero di nuovo al piano di sotto, mentre Ron decise di tornarsene a casa.

Quando arrivò, la prima cosa che fece fu aprire una bottiglia di wiskey incendiario, per poi sistemarsi sul divano e cominciare a bere con urgenza.

 

 

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