Love is the Key.

di VioletP_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strani Incontri ***
Capitolo 2: *** Alice. ***
Capitolo 3: *** Il Paese delle Meraviglie/Londra ***
Capitolo 4: *** Salvataggio di Biancaneve ***
Capitolo 5: *** Colloquio con Bianconiglio ***
Capitolo 6: *** Recuperando lo Specchio ***
Capitolo 7: *** Prigioni di Londra ***
Capitolo 8: *** Il Re ***
Capitolo 9: *** Il ritorno di Stregatto ***
Capitolo 10: *** Il Castello di Malefica ***
Capitolo 11: *** Malefica ***
Capitolo 12: *** Divisione. ***
Capitolo 13: *** Attacco a Malefica ***



Capitolo 1
*** Strani Incontri ***


                                      Love is the key.

Note: i personaggi non appartengono a me ma alla Disney. La storia non è scritta a fini di lucro.
                                             

                                                        Capitolo 1: Strani incontri.


Biancaneve era seduta su una sedia nella piccola e caotica cucina della casa dei nani. Nonostante fosse una principessa, preferiva di gran
lunga stare a vivere in quella casa troppo piccola per lei, piuttosto che stare in un grande castello pieno di lussi e confort, non le piaceva molto la vita reale, e quando voleva stare in pace andava sempre nella casa dei suoi piccoli amici. Da parecchio tempo le era arrivato uno strano pacco, conteneva uno specchio dal manico grigio, lavorato con cura, come se intorno avesse delle edere. Biancaneve non lo aveva mai provato, non perché non sentiva mai la necessità di specchiarsi, semplicemente perché l’ultima volta che le è arrivato un dono da uno sconosciuto ha rischiato di morire. Dopo parecchio tempo, si decise ad osservare lo specchio: c’era un'incisione. “Alice.” Disse in sussurro appena percettibile.  Il vento le scompigliava i capelli e le procurava  brividi,  quindi si alzò per chiudere la finestra, quando tornò al suo posto ebbe un sussulto: lo specchio non rifletteva il soffitto della casetta dei nani, ma una stanza grigia e buia, illuminata da una strana aura verde, c’erano delle catene e scheletri. Biancaneve sentiva dei passi, non riusciva a capire se venissero dal mondo dello specchio oppure se venivano da fuori. Continuò ad osservare la stanza. C’erano delle sbarre e una specie di grata dove poteva passare una ragazzina, anche quella coperta da sbarre. Sentì altri passi, poi vide un’ombra avvicinarsi alle sbarre, cosa doveva fare? Doveva trovare il modo di aiutare? Ad un tratto, sentì un rumore metallico, come se qualcuno aprisse un cancello. Ad un tratto lo specchio rifletteva una cosa blu, simile ad un tessuto, non più una strana stanza. Biancaneve si grattò il capo, in cerca di una risposta, che in quel momento non arrivava. Rigirò l’oggetto, dietro c’era un fungo con tre strani figuri seduti su di esso. Non ci stava capendo niente. Decise di poggiare lo specchio sul tavolo e di andare a chiedere consiglio ai nani.
 
Cenerentola era stesa nel giardino del palazzo reale, gli occhi chiusi per evitare che il sole le irritasse gli occhi. Accanto a sé c’era il suo principe, steso anche lui, un filo d’erba in bocca e un braccio che le carezzava i capelli. Cindy-come la chiamavano tutti a palazzo- aveva ricevuto un dono speciale dalla sua fata madrina: la sua bacchetta magica.  Le aveva chiesto molte volte il perché del regalo, ma lei aveva sempre detto che era scritto nel destino che lei usasse quella bacchetta. Aprì gli occhi e strinse l’oggetto, lo girò più volte nelle mani, osservandone ogni dettaglio. La agitò e dei fiori sbocciarono intorno a lei e al suo principe, che si complimentò per l’incantesimo svolto. I due stavano parlando del più e del meno, quando la bacchetta iniziò ad emettere  delle scintille. Cindy la gettò a terra, spaventata, mentre il suo principe la tirò indietro. Dalle scintille uscì un’immagine sfocata, c’era una donna, o forse una bambina, non si capiva bene. Sembrava chiedere aiuto, aveva le mani unite, come se stesse pregando. La coppia si avvicinò, titubante, la figura femminile allungò una mano, Cenerentola provò ad allungare la sua, ma attraversò la figura sfocata, come se fosse un fantasma. Dopo un po’, la ragazza svanì. La coppia si guardò, stupita, quindi Cenerentola prese la bacchetta e si alzò, decisa a parlare con la fata madrina per cercare di chiarire questo strano avvenimento.
 
Aurora stava canticchiando un allegro motivetto nel bosco, tutti gli animali erano attorno a sé, attratti da quel canto melodioso. Si spostò una ciocca di capelli biondi, poi allungò un dito verso un uccellino, che si posò su di lei, accompagnando il canto della principessa. Purtroppo l’armonia che si era creata fu interrotta da una Serena spaventata. Aurora allontanò gli animali.
<< Cosa c’è? >> disse, guardandola negli occhi.
<< Filippo è dovuto andare a svolgere un incarico per conto del re, ma prima, mentre stavamo cucinando, la sua spada ci è apparsa nella scodella dell’insalata. >> disse, guardando gli occhi della principessa Aurora, una delle ragazze più belle del reame. Solo incrociando i suoi occhi ti sentivi strano: erano viola, potevi guardarli ore e ore senza mai saziarti.  Aurora la guardò, stupefatta, poi parlò.
<< C-come la sua spada  è apparsa nella scodella dell’insalata? >> dicendo questa frase, vide spuntare da dietro Serena, Flora, che teneva in mano una spada d’acciaio con l’elsa tempestata di diamanti su cui era incisa una A.
Aurora la afferrò e la guardò, incredula.
<< Non sapevo che Filippo avesse fatto incidere la mia iniziale sull’elsa della spada. >> disse, gli occhi ridotti a fessure alla ricerca di qualche strano dettaglio.
<< Ma che io sappia, lui non ha inciso un bel niente. >> disse Fauna, che era apparsa magicamente insieme alle sorelle. Aurora toccò la punta della spada, poi tornò ad osservare l’elsa.
<< La spada sembra la sua, ma allora chi è A? >> disse in tono asciutto. Le tre fecero spallucce e Aurora sbuffò, girando la spada per esaminarla da dietro. C’era un’altra incisione “Aiuto.”
<< Guardate qua! >> disse avvicinando la spada alle tre, per far leggere loro l’incisione.
<< Filippo è nei guai, ecco perché vi ha portato la spada! >>
<< Bambina, rilassati! Filippo non ha doti magiche, come ha fatto a portare la spada da noi se è nei guai?! Deve essere opera di qualche burlone che vuole farti prendere un colpo! Conosci qualcuno che ti odia? >> disse Serena, allontanando la spada e appoggiandola su un sasso lontano, come se potesse far loro del male.
<< Malefica. >> disse in sussurro.
<< Ma non si ridurrebbe mai a fare certe bambinate, suvvia Aurora. >> disse in tono seccato Flora.
<< E allora chi? >>
<< Lasciaci la spada, l’analizzeremo magicamente e ti diremo. Ok? >>
Aurora annuì, sapendo che non c’erano altre soluzioni, al momento.
 

Ariel teneva il capo abbassato e il tridente in mano, Eric accanto a lei la abbracciava. Una lacrima le rigò la guancia sinistra, il ragazzo  gliela asciugò, carezzandole la guancia. Il prete, un tritone sui cinquant'anni, salì sull’altare, celebrando la messa per la morte di re Tritone. Ariel piangeva.  Le sorelle accanto a lei facevano la stessa cosa.
Finita la cerimonia, il prete le portò in un luogo appartato, leggendo il testamento del Re.
<< Io Re Tritone affido il mio trono ad Aquata, sorella maggiore. Spero che governi il regno con eguaglianza senza cattiveria e abusi. Ad Andrina affido le mie ricchezze, che possa usarle nel modo giusto. Ad Arista affido il mio teatro, sperando che con la sua dolcezza e fantasia allieti il pubblico-Ariel restò stupita perché credeva che quel “dono” sarebbe spettato a lei- Ad Attina affido la grande distesa di coralli fuori Atlantica, in modo che possa farli crescere e donarli alla popolazione, come ha sempre desiderato. Ad Adella voglio affidare la mia pasticceria, perché so che lei adora i dolci. Ad Alana invece affido il mio locale, che sicuramente rinascerà grazie a lei. Infine ad Ariel, la mia piccola Ariel, affido il mio tridente, perché l’aiuti ad uscire dal male e a trovare la retta via. >> L’uomo lesse, indicando ogni sorella. Ariel guardò il tridente che aveva in mano, ecco perché prima che il re morisse aveva voluto che Ariel lo prendesse lei. Dopo essersi congedate, le sorelle tornarono al proprio palazzo, tranne Ariel, che tornata sulla terraferma sciolse l’incantesimo suo e di Eric, facendo spuntare le gambe ad entrambi. La rossa poggiò il tridente sulla sabbia e si mise le mani sul volto, piangendo. Il ragazzo la abbracciò, carezzandole la testa e dicendole di restare forte perché se re Tritone fosse vivo non avrebbe voluto vederla in quello stato. La ragazza tirò su col naso e provò a sorridere, poi afferrò il tridente, che iniziò ad emettere scintille. La sagoma sfocata di una ragazzina apparve davanti a loro, accanto a lei c’era un uomo. Stavano chiedendo aiuto, avevano le mani unite. Ariel non riusciva a capire cosa significasse tutto ciò, provò ad allungare la sua mano, ma non accadde niente, anzi, attraversò la figura, come se davanti avesse una fantasma. La ragazzina sbuffò, poi prese uno specchio e sussurrò qualcosa, le due figure sparirono, al loro posto apparse una scritta. “Aiutateci. Andate in Virginia, chiedete di Pocahontas, vi darà le risposte.”  I due si guardarono, ancora più confusi di prima.
<< Ariel, vuoi davvero andarci? >> disse Eric, interrompendo il silenzio che si era creato. Ariel non rispose subito, rimase a fissare le scritte ancora un po’, poi annuì.
<< Andrò in Virginia e chiederò di questa ragazza. >>
<< Vengo con te. >> disse Eric, tenendola per mano.
<< Come vuoi, Eric. Ma sento che questa è una prova che devo affrontare da sola. >>
<< Io ti seguirò in capo al mondo e ti aiuterò sempre. >> Ariel sorrise e lo baciò.

 

Belle era rinchiusa nella biblioteca del palazzo di Adam, intenta a leggere un libro che parlava della storia d’amore tra una ragazza dai lunghi capelli biondi e un ladro. L’aveva letta molte volte, ma amava quel racconto e quando era annoiata lo rileggeva. Adam entrò silenziosamente in stanza e la osservò mentre leggeva. Era tenerissima. Si avvicinò ancor più silenziosamente e le mise una rosa rossa tra i capelli. Belle si voltò e sorrise. L’uomo si sedette accanto a lei e la baciò.
<< Cosa leggi? >> Belle non rispose, girò il libro facendogli vedere il nome scritto sulla copertina “Raperonzolo.” Adam iniziò a leggere insieme a lei, tenendole la mano. Secondo Belle, quella era una delle storie più belle che avesse mai letto.
<< Belle, attenta! >> esclamò Adam, prendendole la rosa che le aveva messo tra i capelli e facendole un male.
<< Adam, se vuoi farmi diventare pelata come la signora che vive al villaggio, fai prima a dirmelo. >> disse Belle, ridendo e chiudendo il suo libro.
<< Guarda, Belle. >> disse Adam, indicando la rosa che si stava illuminando. Si sollevò in aria e diventò una spada, sull’elsa c’era una rosa con dei grovigli spinosi. Belle guardò l’oggetto, incuriosita. Poi la afferrò, preparandosi al dolore che avrebbe ricevuto toccando le spine. Invece no. Nessun dolore.
<< C-cos’è? Dove l’hai presa, la rosa? >>
<< In giardino. >> ammise Adam, rammaricato.  Belle lo abbracciò, facendogli capire che non era colpa sua. Guardò sul retro della spada, c’erano solo i rovi e un’incisione. “Pocahontas, Virginia.” 
<< Adam, hai idea di come arrivare in Virginia? >>
<< Mh, a dirla tutta non so nemmeno dove si trovi. >> ammise imbarazzato, mettendosi una mano sul capo.
<< Nel “nuovo mondo”. Mh, credo ci toccherà salpare. >>
<< Belle, è pericoloso. >>
<< Lo so. Ma devo saperne di più. Tu mi accompagni o  resti qui a casa? >> disse, uscendo dalla biblioteca per andare in cucina a prendere delle provviste.
<< Ovvio che ti accompagno, Belle. >>
La ragazza sorrise e lo abbracciò.

 

Aprì i suoi occhi color nocciola e osservò le nuvole che le passavano sopra, mentre il vento le scompigliava i capelli. Il suo fedele amico Meeko le si avvicinò, salendole sulla pancia in cerca di carezze, o qualcosa da mangiare. Pocahontas gli diede una pannocchia e gli accarezzò la schiena. L’animale si fiondò sul mais, iniziando a mangiare, mentre un Filt scocciato cinguettava alle sue orecchie. 
La ragazza si alzò in piedi, facendo scivolare il procione, poi andò sulla scogliera ad osservare il paesaggio, quando vide delle strane nuvole, cioè delle vele, esattamente come John Smith le aveva detto che si chiamavano. Erano molte, forse c’erano più navi. In effetti era vero, due navi molto grandi e imponenti si erano appena fermate. Pocahontas, spinta dalla curiosità,  andò a controllare a chi appartenevano quei barconi.
Dopo una corsa abbastanza lunga, si appostò dietro una roccia. Una ragazza dai capelli rossi vestita con un top blu e una gonna celeste scese dalla nave, seguita da un ragazzo con i capelli neri che indossava una maglia bianca dei pantaloni blu scuro e degli stivali neri. Nella mano destra, la ragazza teneva in mano un arnese gigante a tre punte. Pocahontas, incuriosita, si sporse un po’ di più. Dall’altra nave scese una ragazza dai capelli castani, raccolti in modo elegante, che indossava un vestito intero blu e un grembiule bianco. Anche lei era accompagnata da un ragazzo, aveva i capelli arancioni raccolti in un codino, indossava anche lui una maglia bianca e aveva dei pantaloni azzurri, ai piedi delle scarpe. La ragazza in mano aveva una di quelle cose che avevano alcuni alleati di John, non quei cosi spara fuoco, quelle cose appuntite simili a lance. Pocahontas, decisa a guardare un altro po’, cadde a terra, mostrandosi al gruppo.
<< Chi sei? >> disse la ragazza con i capelli rossi, lo strano oggetto puntato contro di lei.
<< Io sono Pocahontas. >> disse rialzandosi mentre il vento le scompigliava i capelli.
<< Come hai detto? >> disse la ragazza che teneva in mano la spada.
<< Ho detto: Pocahontas. >> disse, scandendo bene il suo nome.
<< Io sono Belle, lui è Adam. Ti stavamo cercando. >>
<< Anche noi ti cercavamo! Io sono Ariel e lui è Eric! >> disse la ragazza dai capelli rossi.
L’indiana sorrise.
<< Cosa vi porta qui? >>
Le ragazze spiegarono delle apparizioni e delle incisioni, Pocahontas ascoltava attenta, mentre la storia di Belle e di Ariel era pressoché uguale.
<< Capisco. Seguitemi. >> disse, dopo aver ascoltato il racconto. Attraversarono alcuni boschi, guardandosi intorno, poi arrivarono in una palude dove c’era un salice gigantesco.
<< Nonna Salice…>> disse l’indiana, rivolta all’albero. Ariel credeva che fosse pazza, ma l’albero aprì gli occhi e mostrò dei tratti somatici simili a quelli di un volto umano.
<< Questa me la dovete spiegare…>> disse Eric, incredulo.
<< Ma è fantastico. >> disse Belle, sussurrando.
<< Cosa vi porta qui, stranieri? >>

 

 

 

Angolo autrice:

ho scritto questa storia ispirandomi a delle immagini bellissime viste su DeviantArt.

Anche se nella storia non è specificato, è evidente che il viaggio di Belle e Ariel sia durato parecchio

Allora, penso che abbiate capito chi sia la bambina che alcuni hanno visto, o sbaglio? C’è un indizio per ogni oggetto “incantato”. Comunque lo scoprirete nei prossimi capitoli.

 

All’inizio ero indecisa se inserire o no Pocahontas, alla fine ho optato per un sì perché la adoro.

 

Ovviamente ogni principessa scoprirà la risposta a modo suo, ma ho deciso di far in modo che solo Belle e Ariel arrivassero da Pocahontas, ma anche le altre la incontreranno.

 

Ovviamente la farò anche incontrare con John Smith(che adoro).
 

Beh, mi sembra di aver detto tutto. Se la leggete mi fate un favore, se la recensite me ne fate anche un altro.
Comunque ringrazio in anticipo sia chi legge sia chi recensisce.

 

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Capitolo 2
*** Alice. ***


                     Capitolo 2: Alice.

Biancaneve uscì dalla piccola casa dei nani, lo specchio stretto nella mano destra e il capo chinato verso terra. Studiò più e più volte il disegno sul retro dello specchio, ma non riusciva a capirne il significato. Insomma, che senso avevano tre persone sedute su un fungo?! Assolutamente nessuno. I suoi pensieri furono distratti da un urlo  di un animale sofferente, che Biancaneve identificò come un orso. La ragazza abbandonò le sue riflessioni e corse nella direzione dell’urlo, fermandosi ogni tanto a staccare il suo mantello che si attaccava ai rami della foresta. Arrivò alla fonte dell’urlo: un povero orso sofferente che aveva la zampa bloccata da una tagliola, due uomini gli puntavano il fucile contro. Cosa doveva fare? La sua indole non era violenta, ma non poteva restare a guardare l’animale che soffriva. Avrebbe potuto chiedere aiuto ai nani, ma probabilmente i cacciatori avrebbero già ucciso l’orso al suo ritorno.
<< Fermatevi subito! >> disse, all’improvviso. Gli uomini  si voltarono e si avvicinarono a lei, i fucili puntati sulla sua testa.
<< E tu chi saresti? >> disse uno di loro, un uomo basso e corpulento con dei lunghi baffi rossi.
<< N-non sono affari tuoi!  Libera quell’animale, o g-giuro che vi faccio neri! >>
I due scoppiarono a ridere, e Biancaneve si sentì a disagio. Gli uomini smisero di ridere e le puntarono di nuovo il fucile contro, poi spararono. La ragazza si mise lo specchio in volto, come se potesse proteggerla. Molto probabilmente sarebbe morta da un momento all’altro. Lo sparo c’era stato, ma non aveva avvertito niente. Riaprì gli occhi e si spostò lo specchio dal volto. I due uomini erano terrorizzati e non avevano più il fucile in mano.
<< Cosa diavolo? >> fu tutto ciò che riuscì a dire.
<<  STREGONERIA! >> gridarono terrorizzati i due uomini. Biancaneve sgranò gli occhi. “Stregoneria”?!  cosa andavano farfugliando quei due.
<< Cosa è successo? >> disse infine, guardando i due uomini che aveva appena spaventato. I cacciatori iniziarono a supplicarla di non farli sparire nello specchio.
<< Ma insomma, mi dite cosa diavolo ho fatto da spaventarvi?! >> I due la guardarono, gli occhi sgranati. Si rialzarono e si ripulirono gli abiti dalla terra.
<< Ti sei riparata il volto con lo specchio, ad un certo punto i nostri fucili sono spariti, li ha risucchiati lo specchio! Non fingere di non saperlo! >> disse uno di loro. Biancaneve rigirò lo specchio più volte tra le mani, poi lo puntò sulla trappola dell’orso, che sparì all’interno dello specchio. La ragazza sgranò gli occhi, guardò dentro lo specchio e vide una ragazzina con un fucile in mano, lo stava puntando contro delle sbarre. Che significato avevano quelle visioni?

 
<< Sapevo che sarebbe accaduto, prima o poi. >> disse la fata madrina, ascoltando il racconto di Cenerentola.
<< Cosa vuol dire? >> disse la ragazza, appoggiando la bacchetta su un tavolo su cui erano poggiate delle tazze da tè.
<< Vuol dire che l’equilibrio del mondo è in grave pericolo. Lo sapevo già, secondo te perché ti ho dato la bacchetta? >> disse la fata, bevendo una tazza di tè.
<< L’equilibrio del mondo? Non è che tu e Charming* vi siete messi d’accordo per farmi uno scherzo, eh? >> rispose Cenerentola, prendendo un biscotto.
<< E’ una cosa seria, Cindy! >> disse la fata, irritata dal comportamento noncurante di Cenerentola.
<< Ho solo ventitré* anni, cosa pretendi? Non so nemmeno di cosa parlate! >>
<< Nel Paese delle Meraviglie vive una strabiliante bambina dotata di poteri psichici, essa regola l’equilibrio del mondo e protegge il luogo incantato in cui vive. Ora una pericolosa donna l’ha rapita, e ogni giorno conduce esperimenti magici su di lei per rubarle  fino all’ultima briciola di potere magico. A noi dell’Ordine delle Fate* è stato detto che un uomo è stato mandato a salvarla, ma senza i dovuti risultati, dato che non si hanno più notizie di lui. >>
<< E io cosa c’entro? Perché ho io la bacchetta e non tu?! >> disse Cenerentola, alzando la voce.
<< Perché tu e altre sei ragazze possedete gli oggetti incantati. >> rispose calma la fata.
<< E chi sono queste sei ragazze? >>
<< Non posso dirtelo con certezza, ma posso dirti dove si trovano. La prima di loro, la più giovane, diciassette anni, vive nella Foresta Nera, in Germania. La terza vive in un villaggio dell’Inghilterra, ha ventiquattro anni ed è una principessa. La quarta viveva nelle profondità marine, ora risiede in Danimarca con il suo amato. La quinta risiede invece in Francia, in un villaggio qui vicino. Mentre la sesta risiede nel Nuovo Mondo. >> disse la fata, tenendo lo stesso tono tranquillo.
<< Quindi io sono la seconda, giusto? >> disse Cenerentola, prendendo in mano la bacchetta.  La fata annuì, prendendo un altro po’ di tè.
<< E la bambina che  è apparsa prima è…>>
<< Si chiama Alice. >> rispose la fata, prendendole la mano.
<< E’ una grande responsabilità, ma tu e le altre avete le giuste capacità per farcela. Ecco perché ti ho affidato la bacchetta! >>
<< Mi metterò in viaggio e cercherò le mie compagne. Voglio farlo da sola. Partirò stasera per andare a cercare la ragazza che vive qui vicino. Lo dirò a Charming, ma se prova a seguirmi, bloccalo in qualche modo. E’ una prova che devo affrontare da sola.  >> disse sottolineando la parola “sola” . Salutò la fata con un bacio sulla guancia, riprese la bacchetta ed uscì dalla  baita dove viveva la fata.

 
Aurora era seduta su una sedia, lo sguardo perso nel vuoto e la mano destra appoggiata al mento. Le fate entrarono nella sala da pranzo, interrompendo le sue riflessioni. Poggiarono la spada sul tavolo e guardarono Aurora.
<< Ci siamo dimenticate di andare alla riunione dell’Ordine delle Fate. >> dissero tutte e tre. Aurora sembrò non capire.
<< Devi sapere che la sicurezza del mondo è in grave, gravissimo pericolo. C’è una ragazzina di nome Alice che possiede poteri strabilianti. Ora, qualcuno l’ha rapita e sta cercando di rubarle i poteri per dominare il mondo. Abbiamo scoperto da un messaggero dell’Ordine che Filippo era stato mandato a salvare la bambina, ma senza successo. Abbiamo scoperto che la ragazzina ha incantato alcuni oggetti che dovrebbero aiutarvi a trovare la strada per arrivare da questa Alice. >> disse Flora, preoccupata.
<< Dovrebbero? >> disse Aurora, lo sguardo fisso sull’elsa della spada.
<< Sì, tu e altre sei ragazze siete state incaricate di salvare questa bambina perché siete le uniche ad avere le capacità. >>
<< E chi sono le altre? >>
<< In realtà non ne abbiamo idea. Non siamo andate alla riunione e il messaggero non ha detto niente riguardo a questo. Chiederemo ad una nostra collega e ti faremo sapere. >>
Aurora si mise la mano in faccia: perché le tre fate erano così sbadate?!
<< Non importa, devo partire. Dopotutto, se la cosa è così grave come dite voi, non ho tempo. Andrò da sola. >>
<< Ma sei matta?! Non sai nemmeno dove devi andare! >> dissero le tre.
<< La spada mi guiderà. >> disse Aurora, sicura.
<< Te lo impediremo. >> rispose Serena.
<< Va bene, resterò qui. Almeno lasciatemi tenere la spada come ricordo del mio amato. >>disse Aurora, asciugandosi una lacrima in modo abbastanza teatrale. Le tre accettarono.


Era mezzanotte, oramai le tre erano a letto. Aurora si alzò e prese la spada, scrisse di fretta e furia un bigliettino e lo lasciò sul tavolo della sala da pranzo, prese il suo mantello, un cestino da picnic che riempì con del cibo e dell’acqua e uscì dal cottage, decisa più che mai a salvare Filippo.
 

Ariel e Belle osservavano Nonna Salice, il grande albero osservava loro.
<< Cosa vi porta qui, stranieri? >> disse con il tono gentile che da sempre la contraddistingueva. Le due si guardarono, poi Belle iniziò a parlare, raccontando ciò che aveva visto e ciò che era successo. Fu il turno di Ariel. Nonna Salice ascoltò tutte le storie, interessata. Pocahontas era stesa su un ramo e ascoltava anche lei qualche parola, ma in quel momento era presa da tutt’altro.
<< Mh, capisco. >> disse infine l’albero, avvicinando i rami penzolanti agli oggetti delle due.
<< Cosa significa tutto ciò? >> disse Ariel.
<< Il mio spirito era stato avvertito, ho deciso di rifiutare. *>>
Il gruppo di stranieri si guardò in faccia, gli occhi sgranati.
<< Non fate quelle facce. >> disse Nonna Salice, fingendosi offesa.
<< Allora, avete detto che avete visto una bambina. Questa bambina si chiama Alice e vive in Inghilterra, in un paesino chiamato “Paese delle Meraviglie”, che si trova sotto il terreno di Londra. >>
Sentendo il nome della città, Pocahontas ascoltò, interessata: ricordava che quella era la città dove John Smith abitava.  Ariel e Belle si guardarono di nuovo, convinti che l’albero, o meglio, lo spirito stesse dicendo solo delle cavolate.
<< Questa bambina ha poteri molto forti per l’età che ha, ma va bene così. Una nemica in nero l’ha rapita, convinta che assorbendo tutti i suoi poteri avrebbe dominato il mondo. Purtroppo non sa che privando la ragazzina dei suoi poteri porterà il mondo sull’orlo della distruzione, e a quel punto non ci sarà più niente da fare. >> disse Nonna Salice. I quattro sembravano più convinti di prima, ma comunque la storia sembrava uscita da un libro di fantasia.
<< Siete liberi di non credermi, ma quando il mondo verrà distrutto, il mio spirito abbandonerà l’albero, e a quel punto sarete voi in pericolo. >>
<< Bene, ti crediamo. >> disse Belle con sicurezza.
<< Allora andate nella città chiamata Londra e chiedete del Bianconiglio, lui vi aiuterà. >>
<< Nonna Salice, vado con loro, avverti mio padre. >>
<< Tu devi andare, bambina mia. Anche tu possiedi un oggetto incantato, che presto rivelerà la sua vera natura. Tuo padre è già stato avvertito. >>
<< Vado a fare le provviste. >> disse, saltando giù dal ramo su cui era appollaiata.
<< Oh no, abbiamo delle grandi navi, mangerai con noi. >> disse Belle.
 << Siete molto gentili. Vi ringrazio. Meeko, Filt, Perlin, voi resterete qui. Guai a voi se provate a seguirmi. >> disse in tono di rimprovero ai tre animaletti, che avevano ascoltato la conversazione nascosti dietro ad un cespuglio.
I cinque si misero in viaggio, pronti ad affrontare questa nuova avventura.

 
Angolo autrice:
ecco il secondo capitolo ^-^ dunque, ho messo degli asterischi per aiutarvi a capire alcune cose.
Charming: nome del principe di Cindy.
Ordine delle Fate: una specie di ordine segreto in cui sono presenti tutti i personaggi magici e fatati della Disney. Essi hanno il compito di proteggere Alice e di incantare gli oggetti.
<< Il mio spirito era stato avvertito, ho deciso di rifiutare. *>> : anche lo spirito che vive in Nonna Salice appartiene a questo Ordine, ma ha deciso di rifiutare perché sapeva che a breve sarebbero arrivati degli stranieri che desideravano delle risposte.

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Capitolo 3
*** Il Paese delle Meraviglie/Londra ***


                                           Capitolo 3: Il Paese delle Meraviglie/Londra.


Biancaneve era stanca di non avere le risposte che cercava. Nel pomeriggio aveva salvato un orso facendo svanire le armi dei cacciatori come per magia. Poi aveva visto una ragazzina puntare un fucile contro delle sbarre. Non aveva senso. Si mise a sedere, accese la candela poggiata sul comodino e scese al piano di sotto, lo specchio era sul tavolo, c’era l’immagine di una  ragazzina che dormiva, accanto a lei c’era un uomo abbastanza grande. Decise di provare a fare una cosa strana. Talmente strana che se i nani l'avessero vista l'avrebbero presa per pazza: si avvicinò al tavolino e si mise a sedere, poi impugnò lo specchio, fino ad avere davanti a sé il volto della bambina.
<< Ehi… >> sussurrò. Nessuna risposta. Devo essere pazza. Pensò: stava parlando ad uno specchio.
<< Puoi sentirmi? >> alzò la voce. La ragazzina aprì un occhio, era azzurro. Aprì anche l’altro, si stiracchiò e guardò Biancaneve, poi sorrise e annuì.
<< Cosa sta accadendo? Chi sei? >> La ragazzina si alzò e iniziò a disegnare alcune lettere con il dito. Biancaneve la guardò attentamente, gli occhi ridotti a fessure cercando di capire che lettere stesse disegnando. La ragazzina soffiò sulle lettere, che diventarono più chiare e nitide, fino ad uscire dallo specchio. “Portami una mela, anzi due: abbiamo fame.”
Biancaneve prese due mele dal cesto della frutta.
<< Come faccio a farle arrivare da te? >> disse.
La ragazzina compose un’altra frase: “Usa lo specchio. Orso.”
La ragazza ci pensò un po’, poi capì cosa intendeva dire. Puntò lo specchio contro le mele, che sparirono con un flash. Tornò a fissare la ragazzina, aveva una mela in mano. Dietro di lei c’era un uomo, si era appena svegliato e stava mangiando la mela.
<< Ora, per favore, potresti dirmi chi sei? >>
La ragazza compose un’altra frase. “Alice. Sono imprigionata in un villaggio dell’Inghilterra. Non posso portarti qui: il castello è protetto magicamente. Andrai nel Paese delle Meraviglie: ti spiegherà tutto Bianconiglio.”
<< Chi è Bianconiglio? >>
Alice non le rispose, alzò la mano destra e creò una sfera, mise una mano sotto la sfera e la scagliò al di là dello specchio. Biancaneve fu investita da un fascio di luce rosa, aprì gli occhi e si ritrovò davanti alla buca di un coniglio scavata ai confini tra la città e il bosco. Alla sua sinistra c’era un cartello con scritto “Paese delle Meraviglie” che indicava di saltare all’interno.
<< Ho toccato il fondo dopo questa. >> disse saltando. Iniziò a gridare, spaventata. Chiuse gli occhi per un po’, poi si rese conto di aver davvero toccato il fondo, sì, della buca. Presa da un attacco di paura, gettò lo specchio per terra, che non si frantumò, anzi, emise un fascio di luce che fece fluttuare la ragazza, facendola atterrare dolcemente a terra.
<< E tu chi sei?! Guardieeeee! Catturatela e tagliatele la testa! >> una donna corpulenta vestita in rosso si piazzò davanti a lei, puntandole contro uno scettro che terminava con un cuore.  Dei mazzi di carte si avvicinarono a lei, bloccandole braccia e gambe, una di loro prese lo specchio.
<< Un momento. Lo specchio, questo vuol dire che... La testa gliela taglieremo dopo il mio colloquio con il capo. Per ora mettetela in galera e proteggete lo specchio. >>
Biancaneve si agitò, cercando di liberarsi, ma non ci riusciva: le guardie la stringevano forte e lei non riusciva a muoversi. Le restava solo che sperare che questo capo non decidesse  di farla giustiziare.

 
Cenerentola agitò la bacchetta, attirando a sé un cesto con delle provviste, alcuni contenitori con dell’acqua, dei vestiti e il suo cavallo, uno degli animali più belli che aveva mai visto.
Sempre usando la bacchetta assicurò tutte le provviste al corpo dell’animale, quindi una volta fatto ciò, mise la bacchetta in tasca e salì sull’animale. Si voltò, guardando il castello e pensando alla litigata che prima aveva avuto con Charming: lui non voleva aiutarla, voleva sostituirla, convinto che le accadesse chissà cosa di grave, e che soprattutto che lei fosse solo una principessina. Sospirò, calciò il cavallo sul fianco per farlo partire.
<< Ferma! Cenerentola ferma! >> si voltò. La Fata Madrina stava correndo verso di lei. Cindy fermò il cavallo e si voltò.
<< Cosa c’è? >> disse preoccupata, la mano destra poggiata sulla spalla della fata, che aveva il fiatone e a malapena riusciva a parlare.
<< Mi hanno appena avvisata…anf anf….che una delle tue colleghe si trova al Paese delle Meraviglie e che è stata catturata…anf anf….dalla Regina di Cuori. >> disse, poggiando la mano sul fianco del cavallo.
<< Dove è andata? Chi l’ha catturata? >> disse Cindy, non capendo chi fosse questa Regina di Cuori.
<< Ti porterò io nel Paese delle Meraviglie, ma dovrai abbandonare qui il cavallo: è troppo pericoloso per lui. >> disse, in tono premuroso. Cenerentola guardò l’animale, poi scese e gli carezzò il muso.
<< Ok, cosa devo fare? >> disse Cenerentola, prendendo la bacchetta dalla sua tasca.
<< E’ un incantesimo antico, e il Paese delle Meraviglie è un luogo incantato. Sicura di volerlo fare te? Posso farlo io e lasciarti la bacchetta dopo. >> rispose la fata.
<< No no,  voglio provare io. >> affermò sicura la ragazza.
<< Bene. Devi disegnare un triangolo con la tua bacchetta, finché non vedi delle linee viola. Quando queste linee avranno formato il triangolo, devi pensare intensamente dove vuoi andare, e quindi recitare la formula magica più comune di tutte. Quindi si aprirà un portale che ti risucchierà nel luogo che hai desiderato. >> disse, spiegando tutto con molta cura. Cenerentola annuì, poi mise la bacchetta davanti a lei, iniziò a formare un triangolo. Nessuna linea appariva. Continuò per dieci minuti a fare quel movimento, iniziava a stancarsi.
<< Riprovo un’ultima volta, poi lo lascio fare a te >> disse, senza però fermarsi. Dalla bacchetta uscì una linea viola che formò la base del triangolo, poi ne uscirono altre due che formarono i lati.  “Paese delle Meraviglie.” Pensò, sforzandosi di pensare a  quella destinazione sconosciuta, chiuse gli occhi.
<< Abracadabra. >> disse, riaprendoli. Non accadde  niente, Cenerentola sbuffò.
<< E’ la prima volta, è naturale. >> disse la fata, avvicinando la mano alla bacchetta per riprenderla. Un boato le fece alzare lo sguardo, un portale triangolare di colore di viola si formò nel cielo, la ragazza salutò la fata, poi il portale la risucchiò. Chiuse gli occhi e viaggiò per un po’ di tempo. Arrivò in un bosco, si sentiva male e aveva le nause, fortuna che lì vicino c’era un cespuglio.
<< E tu chi sei? >>
Cenerentola estrasse la sua bacchetta e gridò, spaventata. Due occhi e una bocca sogghignante erano su un ramo e la stavano guardando.
<< Chi sei tu?! >>  disse spaventata, la bacchetta puntata sul “volto.”
<< Non importa chi sono io. Questo è il mio Mondo. Tu non mi sembri di qui: non sei abbastanza stravagante. >> disse il viso, continuando a sorridere.
<< Stravagante? >> ripeté lei.
<< Mh. Ragazzine magiche che controllano l’equilibrio del mondo, vecchie fissate col poker che taglia teste a tutti, bruchi che si contorcono mentre fumano, conigli fissati con l’orario, guardie a forma di carte da poker. Non so se mi spiego. >> disse.
<< E tu cosa sei? >> disse Cenerentola, leggermente spazientita.
<< Non importa chi sono io. >> disse, facendole la linguaccia.
<< Ora basta! Rivela chi sei. >> dalla bacchetta scaturirono una serie di scintille verdi che colpirono il viso, rivelando un gatto a strisce viola e fucsia.
<< Oddio. >> disse lui, facendo sparire di nuovo il suo corpo. La ragazza sbuffò e si allontanò dallo strano gatto.
<< Rivelami la via. >> la punta della bacchetta iniziò a vibrare, poi puntò verso un castello.
<< Devo andare lì. >>
<< Ti accompagno. >>
Cenerentola gridò un’altra volta, poi spinse via il gatto che si era poggiato sulla sua spalla, sempre col suo sorriso inquietante.
<< Io sono lo Stregatto. >> disse l’animale, facendo riapparire il suo corpo.
<< Io sono Cenerentola, ma puoi chiamarmi Cindy. >>
Disse, incamminandosi verso la fortezza.

 
Aurora indossò il cappuccio del mantello e si strinse più che poteva ad esso: aveva freddo e il vento non migliorava la situazione. Si guardò intorno: aveva camminato parecchio, era molto distante dalla casa delle fate e si era persa nella foresta, aveva con sé solamente la spada e un cestino con pochi viveri. Forse avrebbe dovuto davvero aspettare che le fate parlassero con la collega, magari ora non starebbe vagando a vuoto. Si sedette su un tronco e guardò la spada, la rigirò più volte, guardò l’incisione “Aiuto” e poi la “A.”
<< Devo trovare un riparo, qui rischio di morire. >> disse alzandosi e coprendosi meglio che poteva.
La spada si illuminò, poi la punta iniziò a vibrare, puntando verso l’interno del bosco.
<< No. Non mi addentro lì dentro. >>
La spada iniziò a vibrare del tutto, continuando ad indicare l’interno della foresta. Aurora, esasperata, decise di addentrarsi nel bosco, forse avrebbe trovato la baita di un cacciatore e sarebbe rimasta lì solo per la notte, l’indomani si sarebbe svegliata. Certo, sarebbe stato rischioso dormire nella baita di uno sconosciuto, magari poteva essere la dimora di un maniaco, ma alla fine si stava facendo solo problemi, dato che la spada non aveva detto chiaramente “Baita”, si era limitata solo a brillare e a vibrare. Alla fine si addentrò nel fogliame del bosco, tagliando i rami più fitti con l'arma.
Camminò parecchio, probabilmente era passata un’ora da quando aveva abbandonato il suo comodo letto per andare alla ricerca di Filippo, ora invece si trovava a vagare per il bosco vicino Londra, uno dei boschi più pericolosi dell’Inghilterra. 
Erano passate sicuramente due ore, aveva i piedi a pezzi, nonostante si fosse fermata più volte a riposare, inoltre iniziava ad avvertire un certo languorino. Vedeva le luci della città, vuol dire che stava uscendo  dal bosco. “Menomale.” Pensò tra sé e sé.
Uscì dal bosco, sorrise e si mise a sedere a terra, poi prese un panino con il prosciutto ed iniziò a mangiarlo. Finito lo spuntino, si rimise in marcia, nonostante fosse molto stanca.
<< Arrivata a Londra dormirò in qualche taverna, anche a costo di lavorare gratis per un mese! >> disse, infilando la spada nella custodia. Mentre camminava si sentì sprofondare: era caduta dentro una buca.
Aurora iniziò a strillare e ad agitare le mani,  vide una serie di cose strane mentre cadeva, del tipo orologi sospesi.
<< Ma quanto diavolo è profonda?! >> disse, mentre cadeva. Alla fine cadde al suolo, ma non sentì molto dolore. La caduta era stata attutita da un mucchio di foglie su cui era poggiata la spada.
<< Inizio a preoccuparmi. Perché non sono rimasta a casa?! >> disse, prendendo la sua spada e sedendosi sul mucchio di foglie, per riposarsi e per pensare al da farsi.

 
<< Se la cosa è così grave come dice la Nonna, non possiamo arrivare a Londra usando la nave: impiegheremo tempo, e potrebbe essere troppo tardi. >> disse Ariel, rivolta a Pocahontas e a Belle.
<< Ma non abbiamo altra scelta. >> disse Belle, sconsolata.
<< Io avrei questo. >> disse Ariel, mostrando il tridente alle due.
<< Sembra uno di quegli strumenti che usano gli dei per punirci. >> disse Pocahontas con tono ingenuo, guardando il tridente e toccando le punte.
<< In realtà sarebbe un tridente e serve per fare magie. >>
<< Mi sembra impossibile: la magia esiste solo nei libri. >> disse Belle con disaccordo.
<< Dovresti lavorare un po’ con la fantasia. >> disse Ariel, contrariata.
<< Io lavoro molto di fantasia, ma è ovvio che la magia non esiste nella vita reale. >>
<< Allora come spieghi la rosa che diventa spada? >> disse Adam, intrufolandosi nella conversazione. Belle lo guardò torvo, poi abbassò lo sguardo e sorrise imbarazzata.
<< Come spieghi la mia trasformazione da Bestia a Uomo? L’hai forse dimenticato, Belle? >>  continuò il principe, guardando Belle, la quale si limitò a non rispondere.
<< Bene. Arriveremo a Londra con la Magia! >> disse Ariel, entusiasta.
<< Ora, tenetevi le mani, io traccerò un cerchio e finiremo a Londra! Forza. >>
Tutti unirono le proprie mani, così Ariel iniziò a girare intorno, formando un cerchio, poi sussurrò qualche parola in una strana lingua. Il gruppo fu investito da un fascio di luce talmente potente che furono costretti a chiudere gli occhi. Quando li riaprirono si ritrovarono in una città piena di carrozze, case, castelli e con un vivacissimo mercato.
<< Credo che questa sia Londra. >> disse Eric, guardandosi intorno alla ricerca di qualcuno a cui chiedere informazioni.
<< Certo che Nonna Salice poteva dirci l’aspetto di questo Bianconiglio. >> commentò Belle, seccata.
<< Vedrai che il nostro spirito ci guiderà verso la via giusta, e seguendo il nostro spirito non sbaglieremo di sicuro. >> rispose Pocahontas, sorridendo alla ragazza, che non era del tutto convinta di quest’affermazione. Una carrozza si fermò davanti a loro, un uomo mise piede fuori.
Con grande orrore e disgusto, Pocahontas riconobbe l’uomo: era grasso e abbastanza alto con due baffi e vestito di viola.
<< Governatore Radcliffe. >> disse.
<< Mia cara sorella dei boschi, hai sentito l’ultima novità? O le novità non circolano nella vostra tribù di selvaggi? >> disse lui, esibendo un sorriso sornione.
<< Semplicemente evito di ascoltare i pettegolezzi delle signore inglesi che sono venute ad abitare la nostra terra. >> disse lei.
<< Be’, non che la vostra terra abbia qualcosa di davvero speciale, ma comunque è molto piccola e le voci corrono. >>
<< Se la mia terra non ha niente di speciale, allora dica al vostro capo di portare via tutti i coloni. Poi non dica cose di cui non è  sicuro: la nostra terra è una delle più grandi del Nuovo Mondo. >>
<< Quindi non sai niente di ciò che è successo, vero? >> rispose lui, continuando a sorridere.
<< Mh, no. >> disse lei, in tono asciutto.
<< John Smith è morto. >> rispose, trattenendo le risate.
Pocahontas sgranò gli occhi.
<< E’ uno scherzo. >> disse debolmente.
<< No. Giuro. Si stava opponendo alle guardie e si è gettato in un fiume, ha deciso di farla finita. >> disse, asciugandosi una lacrima.
<< NO! >> rispose lei.
<< Cosa no? >>
<< John è un uomo forte, di certo non la fa finita per un motivo come questo. Gli è successo qualcosa, e scommetto che lei c’entra qualcosa. >>
Radcliffe non le rispose, risalì sulla sua carrozza e si allontanò, lasciando Pocahontas con i suoi amici.
L’indiana si inginocchiò e si mise le mani in volto, piangendo a dirotto.
Belle si avvicinò a lei e le poggiò una mano sulla spalla.
<< So che è difficile superare la morte di una persona cara, ma sappi che lui non ti abbandonerà mai. Come dite voi? Il suo spirito sarà sempre con te. E sono sicura che lui ti vorrebbe forte. >>
La ragazza smise di piangere e abbracciò Belle, sussurrandole un “grazie.”

 

Angolo autrice:
 
Scusate se ci sono errori, ma sono stanca, e nonostante lo abbia riletto potrebbe essermi sfuggito qualcosa.
Comunque, questo capitolo è molto lungo rispetto agli altri, spero davvero che lo leggiate comunque.
Per evitare di allungarlo e di annoiarli non ho messo la parte in cui Pocahontas&co raggiungono Wonderland, la scriverò nel capitolo seguente.
Be’, che dire? John Smith morto? Ma siamo sicuri che Radcliffe non stia mentendo? Di certo Pochy lo scoprirà molto più in là.
Ringrazio Auaura che ha letto e recensito tutti e due i capitoli. :*

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Capitolo 4
*** Salvataggio di Biancaneve ***


 Capitolo 4: Salvataggio di Biancaneve.

 
Le guardie la spinsero con forza nella cella che si trovava nei sotterranei del castello. Non era molto grande, inoltre era pieno di paglia e c’era una piccola finestra sul muro che era protetta da delle sbarre, mancava un letto.
Le due guardie la chiusero dentro e si allontanarono, lasciandola sola.
<< Devo trovare il modo di uscire da qui. >> disse, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa che potesse tagliare le sbarre, ma niente. Nemmeno una lima. Solo paglia. Il giorno passò in modo noioso, dato che non c’era niente da fare in quel luogo di sofferenze.
<< Forza, devo farle quest’interrogatorio, e anche in fretta! >>
Biancaneve tese l’orecchio, riconobbe la voce che parlò: apparteneva alla tipa che prima l’aveva fatta arrestare. Lei e le sue guardie si avvicinarono alle sbarre, e la donna le puntò un grasso dito contro, facendole segno di avvicinarsi. La ragazza obbedì e si avvicinò.
<< Cosa c’è? >> disse in tono freddo.
<< Dove hai trovato lo specchio? >> rispose lei.
<< Non ricordo. >> mentì.
<< Mh. Prossima domanda: sai chi è Alice? >>
<< No. >> mentì di nuovo.
<< E come hai fatto ad arrivare qui? >> disse lei, sorridendo.
Biancaneve esitò, intenta a pensare ad una risposta  convincente.
<< Allora? >> la incitò la donna.
<< Ehm, ero nel bosco a raccogliere fiori da portare a mia nonna, ad un certo punto ho visto un lupo venire verso di me, mi sono spaventata e sono uscita dal bosco, cadendo in quella strana buca. >> disse,  sperando di essere stata il più convincente possibile. La Regina la guardò, gli occhi ridotti a fessure che la osservavano mettevano a Biancaneve una certa ansia, quindi la ragazza parlò di nuovo.
<< Allora? >>
<< Mh, questa storia non mi convince. Perché eri con lo specchio? >>  disse, continuando a scrutarla.
<< Volevo regalarlo a nonna. >> disse convinta.
<< Racconterò questa storiella al capo, se acconsentirà ti libererò, altrimenti… >> disse passandosi il pollice sotto il mento. La ragazza impallidì, la Regina rise e andò via, lasciando la ragazza sola con due guardie che erano state incaricate di tenerla d’occhio.

 
<< Quindi questo Bianconiglio ha una casa veramente grande! >> disse Cenerentola, guardando lo Stregatto.
<< Ma no! Stiamo andando al castello della Regina di Cuori! >> rispose lui.
<< Ma la bacchetta…noi…io devo parlare con questo Bianconiglio! >> disse lei, fermandosi per riposarsi e per decidere sul da farsi.
<< Va bene, ma casa sua  è molto distante! Poi se questa bacchetta ti ha detto di andare di là ci sarà un motivo, no? >> disse, facendo roteare il viso. Cenerentola lo guardò disgustata e spaventata.
<< Un momento! Ho capito. Andremo prima al castello, poi ci porterai da Bianconiglio! A proposito, com’è fatto? >> disse lei, continuando ad incamminarsi verso il castello, ormai vicino.
<< Be’, che dire? E’ basso, ha un monocolo, è vestito elegante ed è peloso. Ha delle orecchie da coniglio ed è un CONIGLIO. >> disse il gatto, riapparendo sulla spalla della ragazza.
<< Bianconiglio è davvero un coniglio? >>
Il gatto annuì.
Arrivati al cancello c’erano due carte da poker con delle lance che bloccavano l’accesso al palazzo.
<< Sono pericolose! Non ti faranno passare… >> disse lo Stregatto, vedendo Cenerentola avanzare verso le guardie.
<< Vedremo. Incanto del Fuoco! >> disse, disegnando una fiamma con la bacchetta e soffiando. Delle scintille rosse e gialle scaturirono dalla bacchetta, che scagliò delle fiamme contro le due guardie, che gridarono sofferenti.
<< Oddio, cosa ho fatto?! Incanto dell’Acqua! >> disse, disegnando una goccia d’acqua e soffiando, facendo  uscire dalla bacchetta un potente getto d’acqua che  colpì le guardie, spegnendo le fiamme.
Lo Stregatto, che aveva osservato la scena, chiuse gli occhi e svanì.
<< Andiamo Streg! >> disse Cindy, voltandosi.
<< Streg? Se è uno dei tuoi scherzetti, giuro che sono affari tuoi! Gattaccio pestifero! >> nessuna risposta. La ragazza sbuffò, poi aprì la porta del castello, entrò e la richiuse, ovviamente prima fece apparire dei medicinali davanti alle guardie.
Le mattonelle del corridoio erano piene di cuori e sulle pareti c’erano dei quadri che raffiguravano una donna grassa che teneva in mano uno scettro a forma di cuore. Cindy continuò ad avviarsi, seguendo la bacchetta. Incontrò qualche guardia, ma bastò farle addormentare per passare inosservate.
Scese delle scale, arrivando così ai sotterranei, il luogo più freddo e sporco del castello. Cindy fece uscire una piccola fiamma dalla bacchetta per riscaldarsi e per illuminare la via, poi attraversò il corridoio fino ad arrivare alle prigioni.
<< C’è qualcuno? >> disse. L’eco della sua voce rimbombava nel corridoio. Si guardò intorno: tutte le prigioni erano vuote, con qualche scheletro poggiato sulle pareti, fatta eccezione per una che era pulita e dove c’era una fanciulla addormentata. Cenerentola si avvicinò.
<< Scusa… >>
La fanciulla aprì gli occhi, vedendo la ragazza sorrise e si rialzò, si avvicinò alle sbarre e la guardò.
<< Sei una delle principesse che custodisce gli oggetti incantati? >> disse Cindy, facendo cadere a terra le sbarre della prigione con un incantesimo.
<< Certo. Sono Biancaneve, tu sei? >> disse la ragazza, uscendo dalla prigione.
<< Cenerentola. >> agitò la bacchetta, rimettendo in piedi le sbarre.
<< Giuro che se quella ragazzina ha davvero mandato qualcuno a salvarla le taglio la testa! Come si è permessa di far mandare k.o. tutte le mie guardie?! Giuro che la uccideremo con le nostre mani! >> disse una voce che veniva dal corridoio.
<< T-tesoro non ti sembra di esagerare? >> rispose una voce maschile in tono timoroso.
<< Taci o farai la sua  o la loro-in caso abbia mandato qualcuno- fine! >> rispose la voce femminile.
<< La Regina di cuori! Scappiamo. >> sussurrò Biancaneve.
<< Di qua. >>
Si voltarono, due occhi e un sorriso inquietante era dentro un portale.
<< Stregatto! >> disse Cenerentola, avvicinandosi al gatto, seguita da Biancaneve. Le due si infilarono nel portale, sparendo appena in tempo.
<< Grazie Streg! Credevo fossi scappato e che mi avessi lasciato sola. >> disse Cenerentola, abbracciando il corpo invisibile del gatto, Biancaneve li guardò perplessa, poi si batté una mano in faccia: avevano dimenticato di prendere lo specchio.
<< Ragazzi, lo specchio è rimasto nel castello. >>
<< Lo recupereremo dopo, ora dobbiamo parlare con questo Bianconiglio. >>
<< Di qua. >> disse il gatto, facendo apparire un altro portale.

 
Aurora stava camminando da ore in quello strano mondo, era finita in un altro bosco, iniziava ad averne abbastanza di boschi.
Ad un certo punto la sua attenzione fu attirata da un rumore: erano rumori di schiamazzi e urla, come in una festa. Un probabile segno di civiltà. Prese la spada, pronta comunque ad attaccare  in caso di necessità e si avviò verso la fonte del rumore.
C’era una specie di radura, al centro un tavolino rosa pieno di tazze da tè e pasticcini, uno strano tipo versava la bevanda a degli ospiti immaginari.
<< Entra, non stare a guardare! >>
Aurora gridò e puntò la spada contro una strana lepre che era davanti a lei. L’animale le saltò dietro e la trascinò nella “festa”.
<< Finalmente una delle sei principesse è arrivata! Cara, vuoi un po’ di tè mentre aspetti le altre? >> disse l’uomo, versandole del tè sulla testa.
<< Ma come si permette?! >> disse, scansando via l’uomo e prendendo un fazzoletto per asciugarsi i capelli.
<< Scusa, ma non puoi andartene! >> disse la lepre, vedendo che la principessa stava tornando nella foresta.
<< E perché no? >> rispose lei, acida.
<< Perché devi aspettare il Bianconiglio e le altre sei principesse. Dovete parlare di una cosa importante. >> disse l’uomo, versando la bevanda in testa alla lepre.
<< Io sono il Cappellaio Matto. >> disse, continuando a versare il tè.
<< Io la Lepre Bisestile,  o Lepre Marzolina. >> disse la lepre, saltando in testa al cappellaio e facendo lo stesso lavoro che l’uomo stava facendo prima a lui.
<< Spero che le altre si sbrighino. >> disse Aurora, poggiando la testa sul tavolo, le mani tra i capelli.

<< Ragazze, venite a vedere! >> disse la fata, spaventata. Le altre due accorsero, preoccupate.
<< Aurora se n’è andata, leggete. >>
Serena prese il biglietto e iniziò a leggere.
<< Care  Serena, Flora e Fauna, so che mi avete impedito di andare a salvare Filippo, ma io sento di doverlo fare. Non voglio passare per la classica principessa in attesa del cavaliere. Ora è il cavaliere ad essere in pericolo e quindi ora sono io che devo rendermi utile. Non preoccupatevi, starò bene. Cercherò di informarvi appena posso. Baci, Aurora.
p.s. : ho preso io la torta di mele che era sul tavolo. >>
disse Serena, leggendo la bella calligrafia di Aurora.
Le tre si abbracciarono.
<< Dobbiamo trovarla! >> disse Flora.
<< Più tardi mi metterò in contatto con la Fata Madrina e chiederemo a lei di aiutarci! >>  rispose Fauna.

 
Il gruppo era abbattuto per via dell’umore di Pocahontas, ma dopotutto era molto comprensibile: aveva perso per sempre il suo amato.
Durante la notte avevano dormito in una taverna e al risveglio trovarono la nativa americana intenta a pregare.
Aveva cercato di comportarsi normalmente, ma la tristezza era evidente e non riusciva a mascherarla.
<< Oggi ci saranno i funerali, l’ho sentito dire in giro. Voi andate in questo luogo, non voglio rallentarvi, ma io ho bisogno di sentire il suo spirito. >> aveva detto ad Ariel durante la colazione. La sirena aveva accettato, anche se con riluttanza. Ora doveva dirlo al resto del gruppo, nel frattempo Pocahontas era già uscita.
Non sapeva dove andare, era nuova, vide una strana carrozza piena di fiori, decise di seguire quella.
Aveva corso molto, ma alla fine era riuscita a stare di pari passo con il mezzo, che si era fermato davanti ad un cancello di ferro. Pocahontas lo attraversò e vide un altare su cui c’era un uomo basso e calvo che aveva in mano un libro, accanto a lui c’era un ritratto di John Smith. C’erano delle sedie disposte davanti l’altare, Pocahontas prese posto accanto ad un ragazzo con i capelli castani e lunghi raccolti in un codino e gli occhi dello stesso colore dei capelli. Durante la cerimonia pianse molte volte, attirando l’attenzione dei presenti, ma non le importava molto.
Finita la cerimonia uscì dal cancello, si bloccò però sentendo una mano sulla spalla.
<< Scusami… >>
si voltò, era l’uomo che aveva avuto accanto durante la cerimonia. La ragazza non rispose.
<< Non ti ho mai vista qui, e i tuoi abiti mi dicono che non sei del posto. Come ti chiami? Io sono John Rolfe. >> disse lui, togliendo la mano dalla spalla.
<< Il mio nome è Pocahontas. >> disse scandendo bene il suo nome.
<< Vengo dalla Virginia. >> aggiunse.
<< Interessante! Sai, Re Giacomo stava per mandarmi lì come ambasciatore per parlare con il capo dei nativi! Comunque, come mai sei qui? >>
<< Mh, non credo siano affari tuoi. >> rispose lei, secca.
<< Come sei antipatica. Volevo aiutarti! >>disse lui.
<< Conosci il Paese delle Meraviglie? >> disse la ragazza, guardandolo negli occhi.
<< Mai sentito nominare. >> disse lui.
<< Allora non mi sei d’aiuto. >> disse in tono brusco, allontanandosi.
<< Aspetta! >> la richiamò lui. La ragazza si voltò.
<< Posso accompagnarti. >>
<< Hai appena detto di non sapere dov’è… >> disse lei, confusa.
<< Lo so. Ma se questo posto esiste davvero, potrebbe essere pericoloso, e magari potrebbe servirti una mano. >>
<< Io non so se esiste davvero…so solo che devo cercarlo.  Comunque ho già degli amici, mi aiuteranno loro in caso di pericolo. >>
<> disse lui, con il tono che la ragazza aveva avuto poco prima con lui.
<< Aspetta! Ok, puoi venire con noi! Ora andiamo alla locanda. >> disse. Il ragazzo la invitò a salire su una carrozza, lei accettò e insieme arrivarono alla locanda. Belle, Adam, Eric e Ariel già la aspettavano fuori.
<< S-sono loro i tuoi amici? >>
La ragazza annuì.
<< Ragazzi, lui è John Rolfe, può accompagnarci? >> disse Pocahontas, indicando John Rolfe, che li salutò con la mano. Il gruppo annuì, facendo sorridere la ragazza.
<< Prima il tridente mi ha rivelato una via, seguiamola! >> disse Ariel.
Il gruppo si mise in marcia, attraversando Londra e uscendo dalle mura. Stavano chiacchierando del più e del meno quando si imbatterono in una buca con un cartello con scritto “Paese delle Meraviglie” che indicava di saltare.
<< Eccolo qua! >> disse Ariel.
<< Io non vedo niente… >> disse Eric, imbarazzato.
<< Nemmeno io. >> disse Adam.
<< Quoto. >> si aggiunse John.
<< Ma dai ragazzi, è proprio qua davanti a noi! >> disse Belle.
<< Non siete simpatici! >> commentò Ariel.
<< Ragazze, siamo seri. >> disse Adam.
<< Va bene, vi porteremo noi nella buca. >> disse Pocahontas, tuffandosi nella buca e attaccandosi ad una radice.
<< Oddio, è profonda! Prima che questa cosa si spezzi, fate qualche passo avanti. >> alzò la voce per farsi sentire. I ragazzi avanzarono, fino a sprofondare anche loro. La ragazza lasciò andare la presa e si tuffò anche lei, seguita dalle altre due.
<< Ci schianteremo al suolo! >> gridò Adam, spaventato.
<< No! >>
Ariel puntò il tridente a terra facendo apparire un mucchio di neve soffice. Il gruppo cadde sul mucchio di neve.
<< Eccoci nel Paese delle Meraviglie… >> disse Belle, guardandosi intorno mentre si rialzava.

 
Angolo Autrice:
Ok, anche questo capitolo è abbastanza lungo, spero che non vi annoi.
Chissà se le principesse riusciranno ad incontrarsi senza problemi ;) questo sicuramente lo scoprirete nel prossimo capitolo! Baci e grazie a chi legge ea chi recensisce. :*

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Capitolo 5
*** Colloquio con Bianconiglio ***


          Capitolo 4: Colloquio con Bianconiglio

I tre si ritrovarono davanti ad una casa graziosa  e molto piccola simile ad una capanna. La parte inferiore era bianca, mentre il balcone e la finestra superiore era rosa e  il tetto era fatto di paglia. Biancaneve suonò il campanello un paio di volte, senza ottenere risposta. Suonò un’ultima volta, poi si girò verso Cenerentola, la quale stava allenandosi ad usare la bacchetta.
<< Provo ad aprire la porta magicamente? >> disse.
<< No, non sarebbe giusto nei suoi confronti. Mh, torniamo al castello a riprendere lo specchio? >> disse Biancaneve staccando una mela da un albero lì vicino.
<<  Non credo vi convenga. >> disse lo Stregatto, rubando la mela alla principessa, che sbuffò staccandone un’altra.
<< Come mai? >> disse Cenerentola.
<< La Regina di cuori sta mandando soldati in tutto il Paese delle Meraviglie, sono sulle nostre tracce! Dobbiamo raggiungere un luogo sicuro, qui è pericoloso. >> disse Streg, facendo apparire una sfera con la coda.
<< Guardate qua. >>
Le due si avvicinarono per vedere meglio. Dentro la sfera c’era una donna seduta su un trono mentre davanti a lei c’era un omino che le stava lucidando le scarpe, entrambi portavano una corona in testa.
<< Q-quindi attaccherai? >> disse l’uomo, passando il panno sulla scarpa.
<< Ovvio! Le ucciderò e appenderò le loro teste nella parete della mia stanza, anche a costo di radere al suolo tutto il Paese! >> disse lei, furiosa.
<< V-volevi dire nostra stanza, vero? >> disse lui.
<< Ti ricordo che tu dormi nei sotterranei, e ora torna a lucidare! >> disse, colpendolo con lo scettro.
<< C-certo, tesoruccio. >>
Lo Stregatto fece svanire la sfera e guardò le due.
<< La tua bacchetta dice qualcosa? >>
<< Mh. Rivelaci la via! >>
La bacchetta vibrò più volte, poi puntò contro il bosco.
<< Se ne vediamo qualcuna, ci toccherà combattere. >> affermò lo Stregatto, addentrandosi nel bosco. Biancaneve impallidì: odiava combattere. Per lei uccidere vite era contro natura, anche se si trattava in caso di difesa.
I tre vagavano nel bosco, seguendo la bacchetta, quando, ad un certo punto, lo Stregatto le fece fermare. Fece apparire un orecchio felino e lo tese.
<< Sento qualcuno. >> sussurrò alle due. Cenerentola alzò la bacchetta mentre Biancaneve afferrò un bastone con dei rovi spinosi attorcigliati intorno.
Il gruppo si avvicinò a passo felpato, seguendo, stavolta, il gatto. C’era una radura con un tavolino rosa pieno di tè e pasticcini, a capotavola c’era una ragazza dai lunghi capelli biondi vestita con un abito marrone, alla gonna aveva una fodera con una spada dentro. Seduti alla sua destra c’erano un omino e una lepre che si stavano versando del tè in testa.
<< Oh, possiamo stare tranquilli: sono il Cappellaio Matto e la Lepre Bisestile! >> disse lo Stregatto, entrando con sicurezza nella radura. Le ragazze lo seguirono con timore, le armi pronte per attaccare: quei tipi mettevano una certa ansia.
<< Ehi Stregatto! >> disse la lepre, saltando davanti al gatto.
<< Lepre. >> rispose lui, saltando sul tavolo.
<< Voi chi siete? >> disse Aurora, estraendo la spada.
<< Principessa Cenerentola e Principessa Biancaneve. >> disse lo Stregatto, scocciato, un pasticcino in bocca.
<< Non eravamo sei principesse? >> disse Cenerentola, vedendo solo aurora seduta.
<< Stiamo aspettando le altre tre. Sono qui da quasi un’ora e non arrivano, e sinceramente a stare qui con questi due pazzi mi sto stufando parecchio. >> disse la bionda, indicando il Cappellaio e la Lepre.
<< Ma insomma! Sono in ritardo, diamine! Lepre Bisestile, Cappellaio Matto. >>
I presenti si voltarono sentendo quella voce: un coniglio vestito elegantemente era davanti a loro, un cipollotto*  in mano.
<< Ehilà Bianconiglio! Vuoi un po’ di tè? >> lo salutò il Cappellaio Matto. Il coniglio denegò, poi saltellò su una piccola sedia rosa accanto a quella di Biancaneve.
<< Voi siete le Principesse? >> disse, prendendo un pasticcino di color rosa.
Le tre annuirono.
<< Non eravate sei? Alice deve prendere ripetizioni di matematica… >> disse lui, con disappunto.
<< In realtà non sappiamo dove siano le altre tre. >> ammise Cenerentola.
<< Diamine! E io che mi preoccupavo di essere in ritardo! Le aspetterò per un po’, poi me ne vado che devo essere dalla Regina. >> disse, mangiando un altro pasticcino.
<< Lavori per lei? >> disse Cenerentola.
<< Non proprio! Mpf, buono. Sono una “spia”. >> disse, bevendo un sorso di tè per mandare giù il boccone.
Le ragazze rimasero in silenzio. L’unico rumore era prodotto dagli schiamazzi della Lepre e del Cappellaio. Gli unici che effettivamente sembravano divertirsi.

 
<< Odiosi rami, mi si incastrano al vestito! >> disse Ariel, togliendosi l’ennesimo ramo che le si era attaccato al vestito blu.
Davanti a lei c’erano Pocahontas e John che stavano facendo amicizia e stavano pensando  a tutto tranne che a trovare effettivamente una strada che portasse da qualche parte.
<< Queste neo coppie…>> disse Belle, incrociando le braccia guardando i due.
<< Ci ha  impiegato poco a dimenticare il suo ragazzo. E pensare che prima era distrutta dal dolore… >> disse Ariel, guardando i due che camminavano allegri nel bosco.
<< Comunque, il tridente non ti sta rivelando nessuna via? >> disse Belle, cambiando argomento.
<< In realtà indica che siamo vicini, ma non vedo niente. >>
<< Ragazze! >>
Pocahontas si calò davanti a loro.
<< Ero su un albero e ho visto degli strani omini in una radura! Andiamo di lì? >>
<< Se è l’unica pista che abbiamo…  >> disse Ariel sconsolata. Il gruppo continuò ad incamminarsi, seguendo Pocahontas che ogni tanto si arrampicava su un albero per controllare a che punto erano e se erano vicini.
<< Siamo arrivati. >> annunciò al gruppo, fermandosi davanti ad un cespuglio.


<< Mh, scusate. >>
Ariel attraversò il cespuglio richiamando l’attenzione delle tre ragazze sedute al tavolino e degli altri quattro uomini, o meglio, uomo, animali e viso seduti accanto a loro.
<< Voi siete? >> disse Biancaneve.
<< Principesse…ci manda Alice. >> disse Belle, attraversando il cespuglio seguita da Adam, Eric, Pocahontas e John.
<< Bene, prendete posto! >> disse il coniglio, facendo alzare il Cappellaio e gli altri per far sedere le principesse e i loro principi.
<< Un attimo. >> disse lo Stregatto, balzando sul tavolo.
<< Non mi fido: la Regina sta mandando guardie ad attaccarci, meglio difenderci magicamente. >>
<< Sono pronta. >> disse Cindy alzandosi e sfoderando la bacchetta.
<< Lascia fare a me, ragazza. >>
Il gatto fece apparire la coda e la puntò contro il cielo, chiuse gli occhi e un raggio colpì il cielo, creando uno scudo magico intorno alla radura.
<< Ora saremo invisibili a tutte le guardie! >> annunciò, facendo sparire la coda e sistemandosi sulla spalla di Cenerentola.
<< Bene, ora possiamo iniziare questo tanto attesissimo colloquio. >> disse Belle, prendendo una tazza di tè.
<< Bene. Alice era una ragazza normale, o almeno credeva. Era figlia di una delle fate più potenti del mondo , la signora Turchina, essa era talmente potente che in lei risiedeva il potere di controllare l’equilibrio e la stabilità del Mondo. Tale potere, secondo lei, era troppo potente per essere lasciato ad una sola persona, quindi decise di incantare sei oggetti in cui sarebbe stata racchiusa una piccola parte di potere. In seguito decise di consegnare questi sei oggetti a sei mortali, ossia sei umane, dato che da tempo una temibile Strega minacciava di rubarle tutto il potere e lei pensava che delle mortali fossero le persone più adatte a proteggere questi doni. Le restava ancora una piccola parte di potere, lei non voleva tenerlo per sé: era una responsabilità troppo grande. Diventò un’umana per breve tempo e si trasferì in Italia, a Napoli. Lì conobbe il signor Geppetto, un falegname. Si innamorò di lui ed insieme ebbero una figlia, Alice. Turchina rivelò la sua identità all’uomo, che spaventato la cacciò di casa. La fata, abbattuta, tornò a vivere in Inghilterra, dove creò un mondo chiamato “Paese delle Meraviglie.” Questo Paese delle Meraviglie era un luogo protetto magicamente: poteva essere visto solo da chi possedeva gli oggetti incantati(o dalle/dai loro eredi), da sua figlia, dagli abitanti e dalla signora Cuori, Regina del luogo da molto tempo. Gli abitanti del  Paese delle Meraviglie rappresentano le sensazioni, gli umori, le esperienze e il carattere della Fata: io rappresento la sua fissa per l’orario e la sua precisione, il Cappellaio rappresenta la sua stravaganza e la sua voglia di vivere, il Brucaliffo rappresenta il periodo buio che aveva passato quando fu allontanata da Geppetto, lo Stregatto rappresenta la sua voglia di nascondere sé stessa e i suoi poteri magici e…>>
<< Ecco perché non riuscivamo a vedere la buca. >> disse Adam, interrompendo il coniglio.
<< Scusa, stai andando fuori tema. >> aggiunse Pocahontas.
<< Giusto. Dicevo, la Fata aveva questa piccola parte di potere e questa figlia appena nata. Alla nascita della bambina decise di lasciare a lei il restante potere magico e di diventare una fata comune, così fece. Consegnò la bambina ad una famiglia di umani, i quali la accettarono subito. Quando la bambina compì dieci anni, Turchina mi assegnò il ruolo di tutore dato che Alice stava iniziando a manifestare i suoi poteri magici. Le fu spiegato tutto, ma purtroppo un mio amico che quel giorno era lì, Diablo, si chiamava ed era un corvo, tradì la mia fiducia e andò a riferire il tutto alla sua padrona, che ordinò il rapimento di Alice. Ho provato a proteggerla più volte, ero aiutato dalla Regina che spazzava via i colpi della strega con i suoi poteri, purtroppo però questa stregaccia propose alla Regina un accordo: metà del potere della bambina le sarebbe spettato. Ovviamente Alice oppone resistenza, ma se la strega riuscisse a risucchiare tutto il suo potere, sarebbe inarrestabile e per noi e per il mondo non ci sarebbe più niente da fare. >> disse il coniglio con una nota di panico.
<< Ma per essere del tutto potente non dovrebbe avere il potere contenuto negli oggetti? >> disse  Ariel.
<< Ovvio, per questo la Regina di Cuori ha sequestrato il mio specchio. >> disse Biancaneve.
<< Quindi anche se riuscisse a risucchiare tutto il potere di Alice ci sarebbe ancora una possibilità di abbattere la strega con i nostri oggetti? >> chiese Aurora, sgranocchiando un pasticcino.
<< Ovvio! Ma è molto ridotta, per questo dovete sbrigarvi. >> rispose il coniglio.
<<  Non sappiamo nemmeno dove tengono Alice. >> rispose Cenerentola.
<< Dovreste chiederglielo. Stregatto, prova a metterti in contatto con lei. >> disse il coniglio.
<< Non posso. L’unica in grado di mettersi in contatto con lei era Biancaneve con lo specchio! >>
<< Veramente io l'ho vista con la bacchetta. >> disse Cenerentola.
<< E io col tridente. >> aggiunse Ariel.
<< Riuscivate a parlarci? >> disse lo Stregatto. Le due denegarono.
<< Dovete recuperare lo specchio. >> disse  Stregatto in tono secco.

 
Angolo autrice:
Ehilààà, direi che questo è uno dei capitoli chiave della storia che spiega il perché del rapimento di Alice e come mai le ragazze possiedono questi oggetti incantati.
Cipollotto: orologio Questo ovviamente indica che tra Cenerentola e la Fata Madrina ci sia anche un grado di parentela, anche molto stretto.
Nel prossimo capitolo le ragazze andranno a riprendere lo specchio? Credo proprio di no ;3
Baci e grazie a chi legge e a chi recensisce. <3

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Capitolo 6
*** Recuperando lo Specchio ***


               Capitolo 6: Recuperando lo Specchio.

 
Il gruppo si alzò dai posti e si levò un chiacchierio generale su come recuperare lo Specchio dal castello della Regina. Stregatto disegnò un modello del castello per permettere di escogitare piani migliori.
<< Sicuramente ci saranno guardie in tutto il perimetro del castello. >> disse Adam, disegnando un cerchio immaginario con il dito intorno al castello.
<< Ma non è da escludere la presenza di arcieri sulle torri principali. >> aggiunse John Rolfe, indicando le torri.
<< Probabilmente l’interno castello è sotto stretta sorveglianza, dobbiamo trovare il modo di confonderci con le guardie ed entrare. >> disse Eric.
<< Dobbiamo cucire dei vestiti a forma di carta da gioco? >> disse Aurora, annoiata. Eric rise.
Mentre il gruppo chiacchierava, una lancia a forma di cuore colpì Bianconiglio al petto, facendolo sanguinare. I ragazzi si voltarono, le guardie li avevano trovati ed erano pronti ad attaccare. Biancaneve prese Bianconiglio in braccio e si nascose sotto il tavolo, tolse la lancia dal petto dell’animale, facendolo gridare.
<< Mi dispiace… >> disse sussurrando, le lacrime le rigavano le guance. Tolse la vogaglia dal tavolo e avvolse il coniglio all’interno.
<< Vedrai che ti guariremo, starai bene. Te lo prometto. >>
Stregatto venne scagliato dentro il tavolo da un calcio, Biancaneve lo afferrò.
<< Come hanno fatto a trovarci?! Eravamo protetti. >> sbottò Biancaneve.
<< Senti, non ne ho idea! E soprattutto non ho idea di come abbiano fatto a distruggere lo scudo! >>
Delle guardie alzarono il tavolo e circondarono i tre. Biancaneve stringeva saldamente il coniglio.
<< Catturate il traditore e uccidete i suoi amici! >> esclamò una guardie, puntando la lancia contro Bianconiglio.
Stregatto si sollevò in aria e colpì le guardie con un incantesimo, poi andò ad aiutare Belle, che non riusciva a tener testa ad una delle guardie.
<< D-diablo… >> sussurrò il coniglio, indicando il cielo. Un corvo stava volando in cerchio e gracchiava soddisfatto.
Una guardia prese da dietro Biancaneve, la quale si stava divincolando.
<< Molla il coniglio e non ti accadrà niente! >> disse la guardie, mettendole le mani sul collo, pronto a strozzarla.
La principessa gli schiacciò il piede con la scarpa, poi gli diede un pugno, facendolo cadere a terra.


Nel frattempo per Aurora la situazione non era delle migliori: le guardie si gettavano contro di lei e le respingeva con fatica. Colpì una carta/guardia nel petto, facendolo cadere a terra, poi calciò via un’altra che si stava letteralmente catapultando su di lei. La ragazza si abbassò, evitando alcune lance, poi infilò la spada nel piede di una guardia, facendolo gridare.
<< Oddio, cosa sto facendo?! >>  disse, vedendo la guardia che aveva ucciso poco prima trafiggendola nel “petto.”
Le arrivò un pugno ben assestato che la fece cadere a terra, si voltò per guardare il suo aggressore: un asso di cuori.
La carta le rubò la spada e gliela puntò contro la gola.
<< Addio, principe… >> cadde a terra, una freccia lo aveva colpito in testa, alzò lo sguardo e vide Pocahontas che impugnava un arco.
<< Sono troppi, accidenti. >> disse, riprendendo la spada e ripulendosi il vestito dalla terra.
<< Ragazze, voi andate a recuperare lo specchio, qui ci pensiamo noi! >> gridò John Rolfe  alle ragazze.


<< Cenerentola, vieni qui! >> disse Biancaneve, accarezzando la testa del coniglio.
<< Puoi curarlo con una magia? >>  disse, mostrandole la ferita dell’animale.
<< Gli incantesimi di cura non li so fare, ma posso provare con un incantesimo di carica vitale: dovrebbe aiutarlo a sopravvivere per almeno un’ora, mi pare che abbia detto la Fata Madrina. >>
Biancaneve poggiò Bianconiglio, Cenerentola si avvicinò e si inginocchiò. Disegnò un cuore verde con la bacchetta, poi soffiò, colpendo il coniglio sulla ferita. L’animale aprì gli occhi.
<< Ragazze, dovete andarvene! >> disse, allarmato.
<< Ok, ti porto io fino al castello! >> disse Biancaneve.
<< NO! La Regina vi ucciderà di sicuro: siete miei complici. >> disse lui, abbassando lo sguardo.
<< Ti proteggeremo fino in fondo. Siamo sei ed abbiamo poteri e abilità sorprendenti. Una vecchia inacidita non può niente contro di noi. >> disse Cenerentola, sorridendo.
<< La Strega ha dotato la Regina di strabilianti poteri magici! Sicuramente le guardie ci hanno trovato grazie a questi! Lei può fare magie molto più potenti delle tue, Cenerentola. >> disse, tirando su col naso.
<< Ok, avrà più esperienza magica di me, ma finché restiamo uniti e ci aiutiamo l’uno con l’altra riusciremo a sconfiggere quella Strega! E ora, incanto del marsupio! >> esclamò, puntando la bacchetta contro il fagotto, che si trasformò in un marsupio. Cenerentola fece levitare l’animale e lo depose al suo interno, poi lo diede a Biancaneve, che se  lo mise in spalla.
<< Ragazze, andiamo! >> esclamò Belle, entrando nel bosco, seguita da Pocahontas e Ariel. Le principesse corsero dietro di loro, fino ad arrivare davanti al castello, appostate dietro alcuni alberi.
<< Noi non possiamo assolutamente competere contro tutte quelle guardie. >> sussurrò Ariel.
<< Sono davvero ovunque. >> aggiunse Pocahontas, l’arco stretto in mano.
<< Dove lo hai trovato quello? >> disse Belle, indicando l’oggetto che la nativa americana teneva in mano.
<< Può sembrare strano, ma dalla  mia collana è uscito un fascio di luce che ha trasformato dei ramoscelli in arco, frecce e faretra*. >>
<< Evidentemente il tuo oggetto incantato è la collana… >> disse Aurora.
<< Io avrei un’idea… >> disse Biancaneve, imbarazzata.
<< Spara! >> disse Ariel.
<< Non so se funzioni o meno, ma vale la pena di tentare. Voi limitatevi ad essere subito pronte per entrare nel castello. >> disse la ragazza. Il gruppo annuì, quindi Biancaneve iniziò a cantare. Le ragazze la guardarono con uno sguardo stupito.
<< Cos’è? >> delle guardie si stavano avvicinando al loro nascondiglio. Biancaneve fece un acuto che fece uscire allo scoperto alcuni scoiattoli che si gettarono contro la prima, guardia facendo accorrere le altre.
<< ATTACCATE! >> disse la principessa, spostandosi per far passare una fiotta di animali: farfalle, ragni, scoiattoli, conigli, cinghiali, lupi ecc. , stavano andando tutti contro le guardie. Alcuni uccelli afferrarono gli arcieri sulle torri e li fecero cadere a terra.
<< Andate, ora! >>
Cenerentola spaccò la porta con una magia e le ragazze entrarono, nel frattempo Biancaneve era fuori e continuava a cantare, comandando gli animali del Paese delle Meraviglie.

 
Entrarono nel  castello ed iniziarono a correre verso i sotterranei, un possibile luogo di custodia per lo specchio. Durante la corsa, sbatterono contro un omino che indossava una corona.
<< Aaaa! Delle ragazze! >> esclamò lui, proteggendosi il viso con le mani.
<< Ma cos…? >> fu tutto ciò che Ariel riuscì a dire.
<< Io ti ho già visto! Sei il Re di Cuori! >> disse Cenerentola.
<< “Re” per modo di dire. La mia mogliettina è cambiata, ora è diventata cattiva. Ora è lei a comandare. >>
<< Senti, possiamo liberarti da questa sofferenza, ma devi dirci dove tua moglie tiene lo specchio! >> disse Aurora.
<< Lo farete davvero? >>
Le ragazze annuirono.
<< Bene, per lasala del trono, di là. >> disse indicando con il dito un corridoio.

 
La sala del trono era molto ampia e anche molto arredata. Sulle pareti c’erano stendardi che ritraevano cuori rossi, le piastrelle erano lucide e ci si poteva specchiare, c’erano due troni, una poltrona,  c’era un grande lampadario sul soffitto e sulle pareti dietro al trono c’erano dei quadri che raffiguravano Turchina e la signora Cuori.
Accanto al trono della Regina era presente un tavolino con sopra uno specchio.
<< Eccolo! >> disse Pocahontas, aprendo la porta.
Le ragazze attraversarono la sala, l’unico suono era l’eco prodotto dai loro passi.  Cenerentola tese la mano e prese lo specchio.
<< Portiamolo a… >> fu interrotta da un rumore di porta chiusa. Si voltarono: la Regina era davanti a loro, lo scettro in mano.
<< …a Biancaneve? Mh, ragazzine, non vi hanno insegnato a non rubare cose altrui? >> disse lei, avvicinandosi.
<< Lo specchio non è nemmeno suo. >> disse Ariel.
<< Sh. >> rispose la Regina, agitando lo scettro. Dei tentacoli uscirono dal pavimento e bloccarono le ragazze, impedendo ogni movimento.
<< Ora vi ucciderò, mi state rovinando l’esistenza, brutte mocciose! >> puntò lo scettro contro le ragazze, si stava formando un grandissimo cuore rosso.
<< Quando il cuore vi colpirà voi…ehi, cos’è stato?! >> disse. Un rumore di vetri infranti l’aveva distratta, alzò lo sguardo: il vetro della finestra era distrutto, sul pavimento c’era una scarpa gialla.
<< Sono qui, Regina. >>
Biancaneve stava volando esattamente sopra di lei,  sulle spalle aveva degli uccellini che la stavano tenendo. La principessa diede un calciò alla Regina e le rubò lo scettro, annullando così l’incantesimo, poi puntò l’arma contro i tentacoli, facendoli sparire.
Cenerentola le lanciò lo specchio, lo afferrò al volo e lo puntò contro la Regina.
<< P-per favore r-ragazzina…tu non mi faresti mai del male, v-vero? >> disse la Regina, singhiozzando.
<< Ovvio che no. Non sono io quella esausta del tuo comportamento. >> agitò lo specchio, facendo uscire il signor Cuori, aveva uno scettro tempestato di diamanti in mano.
<< Eccoti, finalmente! Brutto essere inutile! Attaccale, dopo facciamo i conti. >>
<< Agli ordini. >> disse lui, dandole lo scettro in testa.  La Regina chiuse gli occhi e cadde a terra.
<< E ora, il colpo di grazia! >> rubò la spada di Aurora e colpì la Regina dritta al cuore, uccidendola.
<< Ma è matto?! >> disse Aurora, riprendendosi la spada.
<< Bianca dov’è Bianconiglio? >> disse Cenerentola.
<< L’ho lasciato da Stregatto che mi aveva raggiunta. >>
Le ragazze uscirono dalla stanza, lasciando da solo il Re. Sulla porta del castello c’erano i principi, lo sguardo triste. Eric teneva in mano un fagotto rosa, simile alla tovaglia che Biancaneve aveva usato per avvolgere il Bianconiglio. Si avvicinò alle ragazze, rivelando il contenuto del fagotto: un coniglio vestito in modo elegante con un monocolo sull’occhio destro e un cipollotto stretto in mano. Aveva gli occhi chiusi e non respirava più.
<< Oh no…non dirmi che… >> disse Cenerentola, prendendo in mano il fagotto.
Eric annuì. Sulla spalla di Cenerentola si materializzò Stregatto, stavolta tutto intero, aveva gli occhi rossi per via del pianto.
<< Non ho fatto in tempo a curarlo, è stata colpa mia. >> disse, avvolgendo il collo di Cenerentola con la sua coda.
<< N-non è colpa tua. Hai fatto il possibile, abbiamo fatto il possibile. >> disse, stringendogli la coda.
Il gatto non rispose. Il gruppo uscì dal castello, fino ad arrivare alla radura dove c’erano già il Cappellaio e la Lepre, entrambi vestiti di nero.
C’erano delle sedie rosa ed una buca scavata davanti a quest’ultime.
<< Sedetevi. >> ordinò il Cappellaio Matto, in modo serio.  Gli altri obbedirono.
<< Oggi abbiamo perso un valoroso alleato: Bianconiglio. Una delle “persone” più strane del Paese delle Meraviglie:  preciso in modo da far paura. Ma comunque non dimenticheremo mai i suoi modi di fare, la sua dolcezza, la sua simpatia, il suo odio per i miei giochini, il suo amore per tè pasticcini e tutto ciò che è rosa e infine il suo coraggio. Ha sfidato il nemico,  purtroppo ne ha pagato le conseguenze, ma sono sicuro che tutti lo ricorderemo come un grande guerriero, ma soprattutto come un grande amico. Io…io…perché?! >> disse piangendo e abbracciando forte la Lepre, anche essa triste. Stregatto sollevò il fagotto contente il Bianconiglio e lo depose con delicatezza nella buca. Belle prese una rosa lì vicino e gliela mise accanto.
Stregatto fece un’altra magia, sollevando il cumulo di terra e coprendo la buca.
Cenerentola evocò un mazzo di fiori e lo poggiò sopra la terra, poi corse ad abbracciare Biancaneve, che era distrutta dal dolore.



Alice era seduta su un letto di paglia, accanto a lei c’era il principe sconosciuto che era stato mandato per salvarla, stava intagliando qualcosa, Alice non gli prestava molta attenzione. Tirò fuori dalla tasca del grembiule lo specchio magico e iniziò a scuoterlo, facendo apparire davanti a lei un’immagine: un tessuto giallo. Alice fece roteare gli occhi, poi fece un incantesimo allo specchio.
 


*Faretra: contenitore per le frecce dell’arco

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Capitolo 7
*** Prigioni di Londra ***



                                  Capitolo 7: Prigioni di Londra

 
La tristezza che era nell’aria era quasi palpabile. Stregatto agitò la coda, facendo uscire un Bianconiglio fatto di vapore. La creatura saltò tra le principesse e i loro principi, fermandosi per ricevere qualche “carezza”. Pocahontas si alzò dalla sua sedia ed entrò nel bosco, quindi quando fu sicura di essere sola iniziò a piangere.
Sentì un rumore, si voltò e non vide nessuno, si asciugò gli occhi e prese il suo arco, quindi posizionò la freccia sopra, pronta a sparare.
<< Lo avrò immaginato. >> disse a sé stessa. Strinse forte la gemma sulla sua collana e chiuse gli occhi, ripensando alla  sua terra, a nonna salice, agli indiani, a suo padre e ai suoi animali. Aveva abbandonato tutti, non aveva più notizie di loro, e di sicuro la sua gente era preoccupata: non aveva fatto sapere a nessuno se stava bene.
Qualcuno le poggiò la mano sulla spalla,  distogliendola dai suoi pensieri: era John Rolfe.
<< Qualcosa ti turba? >> disse lui. Pocahontas non rispose e guardò in basso.
<< Come mai te ne sei andata? Le ragazze ti stanno cercando, Alice ha dato nuove informazioni. >> disse Rolfe, prendendola per mano.  La ragazza si liberò dalla presa del ragazzo e mise l’arco in spalla.
<< Voglio restare sola. Quando state per partire mi vieni a richiamare, ok? >> rispose in tono secco.
<< Per favore, a me puoi dire come mai sei triste. >>
Nessuna risposta.
<< E’ per Bianconiglio? >>
L’indiana denegò.
<< E allora cosa? Per John? >>
<< Senti, lasciami in pace! Di certo non devo dire le mie cose ad un perfetto sconosciuto come te! >> sbottò lei, addentrandosi nel bosco.
<< Aspetta! >>
John le corse dietro e la afferrò per il braccio.
<< Non volevo intromettermi. Semplicemente odio vederti triste. >> disse lui, abbassando lo sguardo.
<< Come mai tutto questo interesse se mi conosci appena? >> rispose.
<< Be’…io… >> il ragazzo arrossì leggermente.
<< Tu…? >>
<< Posso dimostrarlo con un gesto? >> disse lui.
<< Che intendi dire? >>
<< Chiudi gli occhi. >>
La ragazza esitò, poi obbedì e chiuse gli occhi, stringendo i pugni. Ad un certo punto sentì le labbra del ragazzo  che si posavano sulle sue con molta dolcezza, l'indiana era stupita, quindi riaprì gli occhi e si allontanò.
<< J-john, cosa significa? >> disse lei.
<< Tu mi piaci, Pocahontas. >>
La ragazza non rispose.
<< Ti va di essere qualcosa di più? >> disse lui, prendendole la mano.
<< Io...John mi piaci anche tu, davvero. Ma in mente ho ancora John Smith, capisci che intendo? >>
<< Certo, capisco. Mi dispiace. >>
<< Ho bisogno di tempo… >> disse lei.
<<  Per fare? >>
<< Per decidere se impegnarmi con te. >> disse lei, abbassando lo sguardo.
<< Impegnarti con me solo per dimenticare Smith non è la cosa più giusta da fare. >> rispose lui come per rimproverarla.  Pocahontas non rispose e si limitò a guardare il cielo, come per cercare aiuto.  John si avvicinò e le accarezzò la guancia. Pocahontas lo abbracciò ed iniziò a piangere.


<< Eccovi qua, piccioncini miei! >> disse Cenerentola, avvicinandosi ai due.
<< Abbiamo attraversato mezzo bosco per trovarvi! Mancate solo voi due. >> disse Aurora, che era dietro di lei.
<< Odiosi rovi! >> aggiunse, vedendo che il suo abito marrone si era incastrato a dei rovi. Pocahontas smise di abbracciare John e prese Aurora per un braccio.
<< Cindy, aiutami a tirarla via. >> disse all’amica, che obbedì, prendendola per l’altro braccio.
<< Mi sento leggermente stupida, ragazze. >>  disse Aurora.
<< Ma scusa, taglia i rovi con la spada! >> rispose Pocahontas, seccata
<< E rovinare questo bellissimo abito?! >> disse Aurora, indignata.
<< E’ un comune abito marrone da contadina… >> disse Cenerentola, facendo roteare gli occhi.
<< E va bene! Ma poi ne voglio uno nuovo. >> rispose estraendo la spada dalla sua custodia e tagliando il lembo del vestito su cui erano i rovi.
<< Ci penso io. Bibidi bobidi bu. >> disse Cenerentola, facendo uscire dalla sua bacchetta delle scintille argentate che circondarono la principessa. In men che non si dica il suo abito marrone era stato sostituito da uno che lasciava scoperte le caviglie, era di color argento e le scarpe erano  delle ballerine celesti.
<< Va bene ora, principessa Aurora? >> disse  Cenerentola in tono di scherno. La bionda annuì e si levò una risata generale.
<< Ora andiamo: Biancaneve ci sta aspettando. >> disse Aurora, addentrandosi di nuovo dentro la foresta, seguita da Pocahontas, John e Cenerentola.



Biancaneve era seduta su una sedia rosa, lo specchio tra le mani e gli occhi fissi sull’immagine di Alice che le stava comunicando le precauzioni da prendere e di fare attenzioni ai corvi.
Si voltò sentendo il rumore dei cespugli, e sorrise vedendo Pocahontas e John, quindi fece cenno loro di venire e di continuare a sentire il resto della "conversazione".
Alice era nella sua prigione, dietro di lei c’era Filippo, che vedendo Aurora sorrise in modo radioso. Alice disegnò delle lettere con il dito e soffiò.
<< Quindi è impossibile per me portarvi nel bosco dove si trova il castello, dovreste arrivarci a piedi, anche se credo sia parecchio lontano da Londra. Potreste affittare qualche carrozza, ma non so bene la strada, quindi potreste viaggiare a vuoto. Ah, Aurora, Filippo ti saluta e ha detto che gli manchi tanto. >> Biancaneve lesse ad alta voce le parole che Alice aveva fatto apparire, poi guardò Aurora.
<< Oh Filippo come sei romantico. Ma sappi che poi sono affari tuoi: ti sei avventurato e non mi hai detto niente! Sono stata in pensiero tutto il tempo. >> rispose Aurora, incrociando le braccia.
<< Ok, ora passiamo alle cose serie: cosa ci consigli di fare? >> disse Belle.
Alice sgranò gli occhi, poi disegnò di fretta e furia alcune lettere, soffiò e posò lo specchio.
<<  Pericolo. A dopo. Occhio al corvo sopra di voi. >> lesse Biancaneve, alzando lo sguardo: un corvo stava volando via.
<< Oh no! E’ stato lui a far uccidere Bianconiglio, inseguiamolo! >> disse Biancaneve alzandosi e correndo verso il corvo.
<< Non lo acchiapperai mai, è troppo veloce! >> le gridò Eric. La ragazza si voltò e lo guardò.
<< Hai ragione, ma andrà a riferire tutto alla strega!  Dobbiamo fermarlo. >>
<< Salta su, Bianca! >>
Cenerentola le passò davanti: era su una carrozza completamente rosa. Il cocchiere era un uomo dai capelli viola e rossi e gli occhi gialli, di corporatura robusta e non molto alto, mentre i cavalli erano molto stravaganti: uno aveva un cappello verde in testa e uno delle strane orecchie. Biancaneve salì sulla carrozza, Eric era dietro di lei e la salì per ultimo. Dentro c’erano già Cenerentola e gli altri.
<< Ma quanto diavolo è grande questa cosa?! >>  disse Biancaneve, toccando il soffitto con la mano.
<< Dall’esterno sembra piccola, all’interno invece è molto capiente. >> disse Cenerentola.
Corsero per un po’ di tempo, fino ad arrivare sotto la buca che portava a Londra.
<< Cenerentola, qui non possiamo avanzare! >> gridò il cocchiere da fuori.
<< Questo lo dici tu. >>
La ragazza si sporse dal retro della carrozza che era scoperto poi puntò la bacchetta contro il cielo.
<< Incanto del vento! >>
Rientrò dentro.
<< Tenetevi forte. >> disse, tenendosi alla parete della carrozza.
Una folata di vento sollevò la carrozza fino a farla volare, le ragazze e i ragazzi guardarono Cenerentola con gli occhi sgranati.
<< Fortuna che mentre voi piccioncini eravate occupati nel bosco io e Stregatto ci siamo allenati con la magia. >> disse indicando John Rolfe e Pocahontas, mimando delle virgolette alla parola “occupati”. Si levò un'altra risata generale che fu interrotta quando la carrozza volò fino ad arrivare al di sopra della buca, poi cadde a terra in modo brusco, rompendosi.
<< Cenerentola, noi torniamo al Paese delle Meraviglie, se ti serve qualcosa, dimmelo. Tanto ti ho insegnato come si fa. >> disse il cocchiere, trasformandosi nello Stregatto.
<< Ovviamente. Mi mancherai Streg! >> rispose la principessa, abbracciando il gatto, che nel frattempo aveva trasformato i cavalli nel Cappellaio Matto e nella Lepre Marzolina.
Gli animali si buttarono di nuovo nella buca mentre il gruppo li salutava in modo allegro.



<< Ora che si fa? >> disse Adam, guardando le ragazze e i ragazzi.
<< Mh, dato che rischiamo di vagare a vuoto, propongo di trovare una sistemazione adatta. >> disse Ariel.
<< Ora che ci penso: qualcuno di voi ha pagato il locandiere? >> disse Belle.
<< Io ero in prigione… >> disse Biancaneve.
<< Io ero ancora in Francia…credo. Comunque non sono andata a dormire da nessuna parte qui a Londra. >>  disse Cenerentola.
<< Io ho passato la notte in un bosco. >> disse Aurora.
<< Io ero al funerale, ed anche John Rolfe. >> disse Pocahontas, prendendo per mano il ragazzo.
<< Quindi sono rimasti alla locanda solamente Ariel, Eric, Belle e Adam. >> disse Biancaneve. I quattro annuirono, imbarazzati.
Il gruppo si mise alla ricerca di un’altra locanda per dormire, dato che oramai si stava facendo notte ed erano tutti molto stanchi, quindi era inutile continuare a cercare Alice. Lo avrebbero fatto l’indomani.
<< Guardie, eccoli! >> disse un uomo grasso con dei baffi marroni che indossava degli abiti da contadino con un grembiule legato ai pantaloni.
<< Arrestateli, sono loro quei furbi che non hanno pagato!  >> disse, indicandoli.
Le guardie li circondarono e legarono le loro braccia.
<< Molla l’arco, selvaggia! >> disse una guardia che stava cercando di togliere l’arco dalle spalle di Pocahontas, ma la ragazza opponeva resistenza.
<< Neanche morta! >> disse lei, continuando ad opporre resistenza. Per tutta risposta, la guardia le diede un pugno, facendola cadere a terra e facendole gonfiare le labbra. John Rolfe calciò la guardia che lo teneva bloccato e si gettò contro l’aggressore di Pocahontas, facendolo cadere a terra.
Biancaneve si guardò intorno, alla ricerca di un aiuto, che non tardò ad arrivare: su un albero lì accanto c’era un alveare pieno di vespe. Non aveva mai provato con gli insetti, ma c’erano delle probabilità che funzionasse. Si schiarì la gola ed iniziò a cantare, ordinando alle vespe di smettere i loro lavori e di venire ad aiutare lei e i suoi amici. Tutti si voltarono a guardarla ad occhi aperti.
<< Attaccate. >> disse, continuando a cantare. Le vespe uscirono dal loro alveare e si gettarono contro le guardie, pungendoli in viso, fino a far scappare la maggior parte di loro.
<< Andiamo, vi fate abbattere da degli insetti?! Avete le armature, branco di idioti! >> gridò il capitano.
<< Vero, non avete gli elmi per proteggervi il viso! >> disse Belle. In quel preciso momento tre api colpirono il viso del capitano, facendogli uscire grosse bolle.
Eric prese la spada di una delle guardie e tagliò la corda che legava i polsi di Ariel. La rossa prese la spada e fece lo stesso al suo ragazzo. In breve tempo, i ragazzi e le ragazze avevano i polsi liberi.
<< Sei un genio, Biancaneve! >> disse Ariel, sorridendole.
<< Grazie mille, Ariel. >> disse Biancaneve, ricambiando il sorriso.
<< Pocahontas, ti fa tanto male il labbro? >> disse John Rolfe, passando un dito sulle labbra della ragazza.
<< No, è passato. >> disse, guardandolo negli occhi.



Aprì gli occhi e si ritrovò in una stanza poco illuminata e completamente fredda. Si spostò il ciuffo di capelli rossi che le copriva l’occhio e si guardò intorno: c’era della paglia sul pavimento e appoggiate alle pareti c’erano le sue amiche. Abbassò lo sguardò e sgranò gli occhi: alla gamba aveva legata una catena che terminava con una palla di ferro, così come le sue amiche, ma a quanto pare era l’unica sveglia. O forse no. Qualcuna era dietro di lei e stava graffiando qualcosa.  Si voltò a fatica per via della palla e vide Belle che con la spada graffiava le sbarre della prigione.
<< B-belle? >> disse massaggiandosi la testa. La ragazza si voltò e mise la spada in tasca.
<< Ariel, ben svegliata! >> disse lei in tono cordiale.
<< Dove siamo? >>
<< Ricordi l’attacco di ieri sera? >>
La rossa annuì.
<< Ecco. Qualcuno ci ha tramortiti da dietro e ci ha portati qui, nelle prigioni di Londra. >> disse la ragazza, sedendosi a terra.
<< Tu non hai la palla al piede? >> disse Ariel, guardando la gamba di Belle che era libera.
<< L’ho tagliata con la spada. A quanto pare la catena è talmente fragile che si è spaccata con un colpo di spada. >> ammise Belle, tirando fuori dalla tasca del grembiule una rosa rossa con i petali ordinati.
<< Oppure la tua spada è più potente. Sai, essendo un oggetto incantato da Turchina. >>
<< Già, probabilmente è per questo. >> la rosa diventò una spada e la ragazza spaccò la catena di Ariel con un colpo secco.
<< Ma i ragazzi dove sono? >> disse Ariel, massaggiandosi la gamba.
<< Credo che siano in un’altra cella: maschi e femmine vengono divisi, a quanto pare. >> disse, continuando a graffiare le sbarre con la spada.
<< A quanto pare queste sbarre non caedono! >> aggiunse, sbuffando.
<< Buondì. >> si voltarono, Biancaneve si stava stiracchiando e le guardava.
<< Scomode queste prigioni, eh? >> disse Ariel.
<< Già. Ho la schiena indolenzita. Se solo scopro chi ci ha tramortiti giuro che lo faccio finire dall’altra parte del mondo! >>
Ora che Ariel guardava meglio, nemmeno Biancaneve aveva la palla. La principessa prese lo specchio e fece svanire le palle ai piedi delle altre ragazze.
<< Ho provato a far svanire le sbarre, ma sono incantate. >> 
<< Ci inventeremo qualcosa… >> disse Belle, posando la spada a terra e guardando le compagne.


Angolo autrice:
A quanto pare c’è del feeling tra Pochy e John, anche se la ragazza non sembra molto convinta di questo rapporto. Mh, staremo a vedere.
Povera Biancaneve: seconda volta che finisce in prigione. Anche se in questa ci resterà per parecchio tempo. 

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Capitolo 8
*** Il Re ***


Capitolo 8: Il Re.

 
Erano passati mesi da quando le principesse erano state rinchiuse in prigione dalle guardie e ancora non avevano trovato un metodo per scappare. La vita in prigione era uno schifo: le ragazze dovevano ripulire tutto lo sporco dei domestici del re e dei soldati, che davvero non avevano ritegno e controllo. I ragazzi invece, da quello che Aurora aveva capito, dovevano lavorare e fabbricare le armature ai soldati, inoltre i più sfortunati dovevano ripulire il castello insieme ai camerieri e maggiordomi. Alice e Biancaneve si tenevano in contatto ogni giorno tramite lo specchio e la bambina ideava ogni giorno piani fantastici per la fuga, solo che non potevano essere attuati dato che le sbarre erano incantate. Probabilmente faceva parte del piano di Malefica per rallentarle. Era l’ora di “pranzo”, sempre che quella sbobba verdognola potesse essere definita tale. Le ragazze e i ragazzi mangiavano separatamente e quindi era impossibile parlarsi.
Dopo il pranzo, le ragazze tornarono in prigione e Biancaneve si mise a sedere a terra, quando il suo specchiò si illuminò, segnale di pericolo.
<< Alice, cosa succede? >> disse Biancaneve, ripulendo lo specchio dalla paglia, dato che le ragazze nascondevano le loro armi nella paglia, e con ragazze intendiamo Belle, Biancaneve e Cenerentola, dato che le altre armi erano state requisite.
La ragazzina era uno straccio, aveva le occhiaie e i capelli in disordine. Disegnò qualche lettera con malavoglia e soffiò, sembrò che questo gesto le costò molta fatica.
<< Malefica sta iniziando a fare magie su di me, ha quasi capito come risucchiare il mio potere. Sto malissimo e mi mancano le forze. >> lesse Biancaneve ad alta voce, poi annuìguardo Alice, la bambina disegnò ancora altre lettere con il dito e soffiò, poi si mise a sedere, Filippo la abbracciò.
<< Ragazze, oggi incontrerete il Re che è tornato da un lungo viaggio, fate attenzione: è molto pericoloso. >>  continuò Biancaneve, intimorita.
<< Cosa farà il Re? >> disse Belle, guardando la ragazzina, che disegnò un cerchio e soffiò, rivelando l’immagine di un uomo che veniva giustiziato. Le ragazze sgranarono e gli occhi e Aurora gridò per lo spavento. Delle guardie si avvicinarono e aprirono la cella.
<< Il re vuole vedervi. >> disse in tono secco, prendendo Cenerentola e Ariel per le braccia. Le altre guardie fecero lo stesso con le altre principesse ed andarono nella sala del trono.

La sala del trono era grande e spaziosa, c’erano i troni del re e della regina, ma solo quello del re era occupato. Davanti ad esso c’erano i ragazzi, inginocchiati, i polsi legati da delle corde. Le guardie portarono anche le principesse davanti al re e le misero nella stessa posizioni degli altri.
<< Dunque, ecco i colpevoli. >> disse l’uomo, carezzandosi i baffi.
<< Vostra altezza… >> disse Belle, chinando il capo.
<< Cosa vi porta qui? >> disse il Re, che sembrava all’oscuro di tutto.
<< E’ una lunga storia. >> disse Adam.
<< Oppure vi siete divertiti a non pagare l’alloggio e a fare cose che non dovreste fare? Ehi, tu non sei la principessa Aurora?! >> disse il Re, guardando la ragazza bionda e cambiando velocemente espressione: prima era inespressivo, ora invece era molto interessato. Aurora annuì.
<< Hai litigato con tuo padre e sei scappata dal castello? >> disse lui. Aurora denegò.
<< Devo liberarti e portarti da tuo padre! >>
<< Ehm, no. >> disse Aurora.
In quel preciso istante un corvo volò nella stanza e si posò sulla spalla del Re, che all’inizio sobbalzò, spaventato. Il corvo gracchiò qualcosa simile ad una canzone, solo che il suono era molto sgradevole, poi volò via. Il Re era cambiato: non aveva più espressione, sembrava sotto controllo mentale, esattamente come prima.
<< E tu John Rolfe, nemmeno ti avevo riconosciuto trasandato così. >> disse.
Pocahontas si sporse un po’ di più per vedere le condizioni del ragazzo, che effettivamente era molto più trascurato rispetto ai mesi precedenti.
Rolfe non rispose e il Re guardò i presenti in sala.
<< Domani sarete giustiziati con l’accusa di stregoneria e criminalità. >> disse infine, in tono secco.
<< Cosa?! >> dissero in coro.
<< Be’, carrozze volanti e alloggi non pagati. Insomma, non è roba che si vede tutti i giorni, no? E ora andate via tutti! >>

Tornate nelle loro prigioni, le ragazze iniziarono a strillare, spaventate. Sarebbero morte, non c’era possibilità di scappare, Malefica aveva vinto e Alice era spacciata. Turchina avrebbe dovuto affidare gli oggetti a madri con figlie più capaci e non talmente stupide da farsi mettere in prigione.
<< E’ colpa mia. >> disse infine Cenerentola, rompendo il silenzio che si era creato. Tutte si voltarono e la guardarono.
<< Non dirlo nemmeno. >> rispose Ariel.
<< Oh andiamo! Ha parlato di carrozze volanti. Se non fosse stato per il mio incanto del ve…del vento. >>
<< Siamo state noi a non aver pagato il conto al locandiere. >> disse Pocahontas.
<< Ragazze, ho avuto un’idea per andarcene. >> disse Cindy, richiamando l’attenzione di tutte le ragazze.
La bionda spiegò il suo piano alle ragazze, poi dopo aver chiarito le eventuali domande decise di iniziare.
Biancaneve si mise in contatto con Alice.
<< Quindi devi farci questo favore, puoi? >> disse alla bambina, che annuì, creando una sfera viola dalle mani.
Cenerentola le poggiò una mano sulla spalla e Biancaneve fece uscire lo specchio dalle sbarre, in modo che le guardie fossero riflesse.
<< Cosa diamine è? >> disse una di loro.
<< Uno specchio, razza di idiota! >> disse l’altro. Le guardie si avvicinarono, Bianca strinse forte l’impugnatura dello specchio e un fascio di luce avvolse le due guardie, che finirono da qualche parte.
<< Da questa parte: ho sentito le guardie gridare, andiamo! >> disse un’altra guardia rivolta ad alcuni suoi compagni. La sfera che Alice aveva creato uscì dallo specchio e colpì i nemici in testa, facendoli svenire.
<< Ora è il mio turno. >> Cenerentola tirò fuori la bacchetta e fece l’incanto della calamita attirando a sé le chiavi per aprire la cella.
<< Addio, fetide prigioni! >> disse Belle uscendo dalla cella insieme alle sue compagne.

La sfera viola si strusciò sul braccio di Aurora, richiamando la sua attenzione: altre guardie stavano venendo contro di loro.
<< Ci tocca combattere. >> disse Belle trasformando la rosa in una spada.
Le guardie si avventarono contro Biancaneve, che si scansò facendole sbattere contro il muro.
Belle nel frattempo stava proteggendo Ariel con la sua spada, si muoveva in modo veloce ed aggraziato, come in una danza, una danza mortale. Iniziò a perforare l’armatura delle guardie con la sua spada fino a bucarla.
Nel frattempo Cenerentola si stava sbizzarrendo con i suoi incantesimi, mentre Aurora dietro di lei stava colpendo i nemici con una lancia di una guardia svenuta.
Pocahontas scivolò in mezzo alle gambe di una guardia, dandogli un calcio  alle parti basse.
Una guardia si stava rialzando e stava per attaccare Bianca, che per fortuna anticipò il suo attacco colpendolo in testa con un mattone. Nel frattempo la sfera di Alice stava mandando ko le altre guardie che arrivavano senza sosta.
<< Ma quante cavolo di guardie ha questo?! >> esclamò Ariel, continuando a prendere a pugni i nemici.
<< Non ne ho idea! Vai con Aurora e Pocahontas a cercare i ragazzi, piuttosto! >> esclamò Belle spingendo via una guardia che era ko per via dei suoi colpi con la spada.

Aurora, Pocahontas e Ariel attraversarono un angusto corridoio ed arrivarono davanti ad una cella in cui c’erano dentro le loro armi.
<< Mi stanno prendendo in giro? >> disse Pocahontas vedendo il suo arco al di là delle sbarre.
<< Se solo ci fosse Bianca con il suo specchio… >> disse Ariel.
Pocahontas si avvicinò alle sbarre e la gemma sulla sua collana si illuminò fino a sollevarsi e ad attraversare le sbarre. Un raggio azzurro circondò le tre armi e le fece apparire nelle mani delle proprietarie. Ariel strinse il tridente poi lo puntò contro il corridoio.
<< Rivelaci la via! >>
Il tridente creò un fascio di luce che conduceva alla cella dei ragazzi. Seguito il fascio si ritrovarono davanti ad una cella, i ragazzi erano all’interno di essa e i loro occhi si illuminarono vedendo le ragazze.  Ariel puntò il tridente contrò le sbarre che saltarono in aria, quindi Eric, Adam e John Rolfe uscirono dalla prigione, e quest’ultimo corse ad abbracciare Pocahontas, la quale ricambiò l’abbraccio.
<< Ragazzi, di qua! >> esclamò Cenerentola che aveva spaccato la parete del castello con un incantesimo. 
Il gruppo si avvicinò a lei, quando delle strane creature d’ombra dagli occhi gialli bloccarono loro la strada. Alcune di loro spinsero Cenerentola, Biancaneve e Belle dentro la prigione e circondarono il gruppo.
<< Brave, creature d’ombra. >>
Le ragazze riconobbero quella voce: era il re.
<< Verrete giustiziati tra poco, in piazza, davanti a tutti. >> disse il Re.
<< Bloccateli e prendete le loro armi. >> aggiunse, schioccando le dita. Le creature obbedirono e si gettarono contro il gruppo, rubando anche le loro armi.



 
Angolo Autrice:
oook, questo capitolo non mi convince molto, dato che nemmeno avevo ispirazione(che ho per il capitolo 9)  
Spero comunque che vi piaccia, grazie a chi legge e a chi recensisce.
p.s: avete capito di quali creature d’ombra parliamo?
indizio: non sono gli Heartless.

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Capitolo 9
*** Il ritorno di Stregatto ***


Capitolo 9: Il ritorno di Stregatto.

La notte sembrava interminabile e le ragazze e i ragazzi avevano faticato molto a prendere sonno. Il giorno successivo furono svegliati presto, più o meno intorno alle cinque, e fu servita la colazione ai prigionieri, che per la prima volta dopo parecchi mesi stavano di nuovo a mangiare insieme. Parlarono del più e del meno, in particolare sul motivo di questo risveglio così anticipato.
Il re entrò nella sala carezzando i suoi baffi, guardò i prigionieri e sorrise, poi schioccò le dita e un uomo interamente vestito di nero apparse davanti al re, l’unica cosa scoperta erano i suoi occhi, erano gialli come la luce.
Il re sussurrò qualcosa all’uomo-se così poteva essere definito, dato che sembrava una delle creature d’ombra che ieri li aveva attaccati- ed uscì dalla sala. L’uomo invece evocò delle catene che risplendevano di un’aria oscura e sorrise, rivelando dei denti bianchi. Fece alzare i prigionieri uno ad uno e legò le braccia con le catene, poi li portò fuori dal castello.

Era freddo, Belle si strinse nelle spalle per cercare di riscaldarsi, Adam invece cercava di abbracciarla, anche se non poteva farlo. Erano in piazza, al centro c’era una ghigliottina e tutti i cittadini, compresi i bambini,  erano intorno all’oggetto. Il gruppo rabbrividì.
<< Non può essere… >> sussurrò Ariel, che era la prima della fila. Il re arrivò dopo un po’ di tempo, era dentro una carrozza e non scese. Seduto accanto a lui c’era il governatore Radcliffe con il suo solito ghigno stampato in faccia. L’uomo invece scese per salutare le vittime.
<< Cosa ci fa lei qui? >> disse acida Pocahontas. Il governatore le sfiorò la guancia con la mano.
<< Be’, ho sentito dire che ci sarà quest’uccisione e non potevo perdermi la morte della selvaggia. >> disse, ridendo di gusto.
<< Si allontani da lei! >> gridò John Rolfe, facendo ridere ancora di più il governatore che rientrò nella carrozza. Il re scese, indossava un lungo mantello rosso che sembrava molto soffice. Si schiarì la gola e iniziò a parlare.
<< Carissimi sudditi, c’è un motivo se vi ho riuniti qui: oggi giustizieremo questi criminali, che non solo osano non pagare il conto di una misera locanda-spostò lo sguardo sul locandiere-, ma addirittura che praticano stregoneria! >> gridò. Si levò un “oooh” generale, poi tutti iniziarono a gridare incitamenti alla morte. Il re rise e fece segno al boia di portare la prima ragazza.
<< La prego, non la uccida! >> gridò Eric, agitandosi per cercare di liberarsi. Fu ignorato da tutti.
<< Uccidete me al suo posto! >> gridò. Il re si voltò e lo guardò.
<< Ma ragazzo, tanto morirai anche tu. Solo perché la sua testa rotolerà prima della tua non significa che non vi rivedrete all’inferno. >>
Eric abbassò lo sguardo, una lacrima gli rigava il volto.
<< Eric… >> fu tutto ciò che riuscì a dire Ariel. Anche il suo viso era rigato dalle lacrime. Il boia la fece abbassare e spinse con forza la sua testa nella parte cava della ghigliottina, quella dove va poggiata la testa. La rossa guardò davanti a lei. Gli uomini e le donne la guardavano accigliata e stavano solo aspettando di volerla morta.
<< Addio, ragazza. >> disse il re.
<< NO! >> gridò Eric. Il boia mise la mano sulla catenella e la tirò.

Il tempo sembrava essersi fermato. I secondi scorrevano lenti. La lama cadde sulla testa di Ariel, che ruzzolò a terra, macchiando di sangue il pavimento della piazza, qualche schizzo centrò anche il corpo esanime della ragazza.
La disperazione era tanta, Eric piangeva e anche le ragazze. Toccava ad Eric, che era dietro la sua donna. Il boia ripeté lo stesso procedimento, solo che quando mise la mano sulla corda, la lasciò andare subito.
<< Cosa succede ora, razza di idiota? >> disse il re, avvicinandosi alla ghigliottina per tirare la corda. Non appena poggiò la mano, la ritrasse subito, sembrava davvero infuocata.

<< Ehi vostra altezza, che ne dice di questo? >>
Il re alzò lo sguardo, c’era la ragazza che aveva appena ucciso che stava fluttuando sopra di lui, era trasparente. Era un fantasma. La ragazza aveva un forcone in mano.
<< ARIEL! >> gridarono tutti. La rossa sorrise e puntò l’arma contro la lama, che si trasformò in dei bellissimi pesci d’acqua dolce.
<< VEDETE?  STREGONERIA! >> gridò il governatore, uscendo dalla carrozza. Ariel spaccò la catena, liberando così gli altri. Il popolo gridava, le donne proteggevano i bambini e gli uomini le mogli. Le guardie e le creature d’ombra arrivavano a fiotti, ma Ariel li eliminava con facilità.
Il re si voltò e vide l’impensabile: la testa decapitata di Ariel si sollevò e si riattaccò al suo posto. Fece un giro di trecentosessanta gradi e sorrise in un modo inquietante. Cenerentola riconobbe quel sorriso.
<< Streg… >> sussurrò. Ariel, o meglio, Stregatto, le fece l’occhiolino e scappò dietro un cespuglio.

Una lepre zampettò allegramente nel campo di battaglia e tirò fuori dal suo cilindro il Cappellaio Matto, che a sua volta tirò fuori dal suo cappello le armi che erano state rubate alle ragazze, più delle spade per i ragazzi.
Biancaneve riprese il suo specchio e lo puntò contro delle creature d’ombra, che sparirono investite da un fascio di luce. Cenerentola scagliò diverse fatture che trasformarono le guardie in topini e uccellini, mentre investì le creature con dei flash potentissimi. Pocahontas stava scoccando frecce a non finire e stava uccidendo parecchie guardie, mentre John Rolfe era dietro di lei e stava eliminando le creature.
Belle colpiva con la sua spada con una velocità impressionante, la stessa cosa facevano Adam e Aurora, che stavano eliminando la maggior parte delle creature. Infine Ariel e Eric combattevano fianco a fianco, anche se oramai Eric non poteva più sentire la presenza della sua ragazza, dato che lei era solamente un fantasma.
Ben presto la piazza si svuotò, il re e il governatore scapparono via, così come le loro guardie. 

Eric si gettò ai piedi di Ariel e iniziò a piangere, la ragazza sorrise e gli poggiò una mano sulla spalla. Eric sentiva la sua mano, e la cosa era alquanto strana. Alzò lo sguardo e vide che la rossa era tornata di nuovo un’umana.
<< Com’è possibile? >> disse rialzandosi per poi baciare Ariel. Un’altra Ariel uscì dal cespuglio, dietro di lei c’erano la Lepre Marzolina e il Cappellaio Matto. La seconda Ariel si staccò la testa e sorrise.
<< Semplicemente perché lei non  è la vera Ariel. >> disse Cenerentola puntando la bacchetta contro la seconda Ariel, che si trasformò nello Stregatto.
<< Sorpresa. >> disse l’animale facendo volare la sua testa.
<< Sono alquanto confusa. >> disse Aurora, imbarazzata.
<< Be’, vi ricordate quando il tempo sembrava che si fosse fermato? >>
Il gruppo annuì.
<< Bene. Era per via di un incantesimo. Mi sono trasformato in Ariel e l’ho sostituita, quindi lei è andata dietro il cespuglio  dove ha trovato la Lepre e il Cappellaio che le hanno spiegato il resto del piano. >>
<< …Ossia trasformarmi in un fantasma per spaventare tutti. >> aggiunse Ariel, che sorrideva.
<< E hai fatto questo scambio in così poco tempo? >> disse Cenerentola.
<< Vedi, ragazza, è un incantesimo difficile che consiste nel bloccare davvero il tempo, ma che dà agli l’impressione che sia solo rallentato. In pratica il tempo era bloccato, quindi nessuno mi ha visto, solo che per voi che avete subito l’incantesimo non era così. Capito ora? >> disse Stregatto, staccandosi la coda per usarla come limetta per le unghie.

Finalmente il gruppo aveva un alloggio, ossia una casa abbandonata trovata dalla Lepre Marzolina. Non era un granché, ma almeno non avrebbero dovuto pagare niente. L’intero gruppo era seduto a tavolino, stavano pensando a un piano per salvare Alice, dato che Stregatto aveva scoperto dove si trovava.
Ovviamente solo due persone non erano presenti, ossia Pocahontas e John Rolfe.
La ragazza era in una delle stanze da letto della casa, si stava guardando intorno quando vide una piccola gemma celeste poggiata su un mobile. Era così simile alla gemma che aveva sulla sua vecchia collana, solo che le era stata rubata dalle guardie, e ora non aveva più niente che la legasse alla sua terra natale, a parte gli abiti. John Rolfe era poggiato sullo stipite della porta e la osservava.
<< Per caso è diventata una tua abitudine quella di seguirmi? >> disse la nativa americana, stringendo la gemma celeste a sé.
<< Scusa, è che mi piace vedere una bellezza come te. >> disse lui, entrando nella stanza per sedersi poi sul letto. Pocahontas si mise accanto a lui.
<< Non ci provare. Non sono dell’umore. >> disse, chinando il capo.
<< Come mai? >> disse lui, spostandole i capelli per scoprirle il viso.
<< Mi manca la mia Terra. >> disse.
<< Non ti facevo così nostalgica. >> rispose lui, facendo adirare l’indiana, che si alzò per uscire.
<< Aspetta, mi dispiace! >> il ragazzo la prese il braccio. Sembrava la scena del bosco del Paese delle Meraviglie.
<< Scusa se ti tratto male. In questi mesi in cui non ci siamo visti ho capito molte cose, e mi sei mancato. >> disse, guardandolo negli occhi.
<< Anche tu. >>
I due tornarono a sedersi sul letto, si stavano guardando negli occhi e le loro mani erano strette. Pocahontas chiuse gli occhi e baciò il ragazzo, che mise la mano sulla testa della ragazza e approfondì il bacio.
Aurora nel frattempo li osservava, era poggiata sullo stipite della porta. Non voleva disturbare quel momento, quindi rimase lì, in silenzio.

Angolo Autrice:
finalmente Streg ha capito dove si trova Alice, manca poco e andranno a salvarla!
ma cosa sta succedendo tra  John Rolfe e Pochy? Non le mancava John Smith? Ehehehe.

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Capitolo 10
*** Il Castello di Malefica ***


Capitolo 10: Il Castello di Malefica.

Aurora rimase a guardare per un po’ a coppietta, poi si schiarì la voce, facendo voltare i due, che arrossirono.  La bionda fece segno a entrambi di scendere al piano di sotto, poi si allontanò. I due si scambiarono un bacio veloce e scesero al piano di sotto, erano tutti seduti  davanti a un vecchio tavolo, una vecchia mappa e una bussola erano al centro. Stregatto stava fluttuando sopra di essa e con la coda stava facendo diversi incantesimi alla mappa. I ragazzi osservavano quei disegni interessati e ascoltavano ciò che lo Stregatto diceva, le ragazze invece parlavano del più e del meno.
<< Dunque, riassunto per  la coppietta del mondo della fiabe: abbiamo catturato Diablo e abbiamo scoperto dove si trova Malefica, stiamo pensando ad un piano per entrare indisturbati, dato che Malefica ha molte Creature D’Ombra sparse un po’ dappertutto. >> disse Stregatto con noncuranza. John Rolfe si avvicinò a loro imbarazzato e iniziò a proporre delle tattiche di attacco abbastanza convincenti.
<< Comunque scusate per l’interruzione. >> sussurrò Aurora a Pocahontas, la quale arrossì, facendo ridere la bionda.
<< Quindi secondo te le ragazze dovrebbero distrarre le Creature d’Ombra mentre noi entriamo per salvare Alice? >> disse Eric, John Rolfe annuì. Biancaneve si intromise nella discussione.
<< Perché non facciamo il contrario? Dopotutto gli Elementi Incantati li abbiamo noi, mica voi. >>
<< Appunto per questo sarete voi a uccidere quei mostri. >> disse John Rolfe.
<< Ma per salvare Alice non basta una spada e via. Che vi credete? Io le ho parlato in questi giorni, mi ha comunicato tutto. So che c’è un modo per salvarla, ma per farlo ci servono gli elementi. >> disse Biancaneve, poggiando lo specchio sul tavolo.
<< Ha ragione, domani partiremo. >> disse Stregatto, chiudendo definitivamente la conversazione.

La notte passò lenta, tutti erano molto in ansia per il salvataggio di Alice.
Il gruppo camminò per molto tempo, incontrando anche diversi pericoli, tra cui scagnozzi vari mandati da Malefica, chissà come quella vecchia strega sapeva che loro erano sulle tracce di Alice, o almeno così aveva detto uno scagnozzo prima di morire.
Arrivarono al castello, era pieno di rovi che impedivano l’accesso ed era diroccato, intorno alle torri principali c’erano delle catene infuocate che volteggiavano.
Cenerentola bruciò i rovi con l’incanto del fuoco, ma essi ricrebbero subito, senza dar loro il tempo di passare.
<< Ho un’idea! Cindy, portami di là con l’incanto del vento. >> disse Biancaneve. Cenerentola evocò una folata di vento che sollevò la ragazza, che riuscì quindi a superare i rovi con facilità. Puntò lo specchio contro i rovi che sparirono del tutto, senza riapparire.
Creature d’Ombra circondarono il gruppo, i ragazzi sfoderarono le loro spade e iniziarono a combattere. Stregatto li aiutava con la magia, mentre la Lepre e il Cappellaio erano nascosti dietro un cespuglio ad aspettare la fine del combattimento.
Aurora e Belle eliminarono le creature che sorvegliavano il ponte levatoio, quindi Ariel azionò il meccanismo del ponte con il suo tridente, permettendo alle ragazze di entrare.

I sotterranei erano un luogo freddo, Alice non ne poteva più di stare lì. Come se non bastasse, il suo corpo non riusciva più a sopportare la quantità massiccia di esperimenti che Malefica le faceva ogni giorno. Ora a malapena sapeva evocare una sfera per combattere. Accanto a lei c’era Filippo, un principe mandato da non si sa chi per cercare di salvarla.
Sentiva qualcuno fuori che combatteva, sentiva le spade e le grida dei mostri, finalmente erano venuti a salvarla. Sentì dei rumori di passi, evocò una sfera per difendersi, ma sorrise vedendo Biancaneve seguita dalle altre.
<< Alice… >> disse la ragazza, Alice sorrise.
<< Biancaneve. >> disse facendo un inchino. Dietro di lei, Filippo si alzò.
<< Aurora, amore mio! >> le disse facendo passare la mano attraverso le sbarre, Aurora gli strinse la mano, poi si ricordò che il ragazzo era partito senza informarla e mollò la presa, incrociando le braccia al petto.
<< Ragazzi, non litigate. >> disse la bionda, aveva una voce davvero dolcissima.
<< Qual è il metodo per far cadere le sbarre? >> chiese Belle.
<<  Dunque, ora io evocherò una sfera, voi getterete i vostri elementi all’interno di essa. Poi potete riprenderveli. >> disse evocando una sfera di color rosso che si posizionò davanti alle ragazze. Biancaneve gettò lo specchio, Ariel il tridente, Belle e Aurora la spada, Pocahontas la collana e Cenerentola la bacchetta. Gli oggetti furono avvolti nella sfera, poi la stanza fu investita da un flash. Finito il flash, le sbarre erano svanite e i loro oggetti erano a terra.
Alice creò un’altra sfera e si mise a sedere su di essa.
<< Forza, prima che Malefica torni. >> disse, la sfera iniziò a fluttuare verso le scale, ma si bloccò: un’ombra si stagliava contro la parete. Aveva uno scettro e delle corna. Era Malefica.
Aurora tirò fuori la spada, pronta a combattere.

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Capitolo 11
*** Malefica ***


Capitolo 11: Malefica.

L’ombra della donna si avvicinò sempre di più a loro, anche se ad ogni passo sembrava cambiare: infatti si  abbassava sempre di più. Stregatto sorrise.
<< Vi ho spaventati? >>
Alice scese dalla sua sfera e corse ad abbracciare il gatto, che a sua volta sorrise e provò a ricambiare l’abbraccio.
<< Streg, sapevo che eri tu! Dov’è Bianconiglio? Mi manca così tanto! >> disse la ragazzina, continuando a stringere il gatto, che si trasformò in una poltiglia rosa per poi ricomporsi davanti al gruppo.
<< Ehm…prima di parlare di Bianconiglio dimmi una cosa: come ti senti? >> chiese il gatto con apprensione.
<< Debole. Malefica applica ogni giorno incantesimi per il risucchio dell’energia, a malapena riesco a combattere usando la sfera. >> disse la bionda, carezzandosi una ciocca di capelli.
<< Alice, quando usciremo di qui torneremo nel Paese delle Meraviglie e ti farò incantesimi per restituirti i poteri. >>
<< Il tuo piano ha un intoppo: i miei poteri sono all’interno dello scettro di Malefica, se non lo distruggiamo, i miei poteri resteranno sempre lì dentro. >> disse Alice, carezzando il gatto.
<< Quindi basta distruggere lo scettro? >> disse Ariel intromettendosi nella conversazione. Alice annuì.
<< Allora andiamo! >> annunciò Belle puntando la spada contro le scale. Il gruppo si mise in marcia, quando Alice li bloccò, la sfera sotto il braccio.
<< Pocahontas, dimenticavo che c’è una persona che ti cerca. >> disse la bionda, mettendosi di nuovo a sedere sulla sfera per poi andare verso la fine del corridoio. Pocahontas la seguiva, domandandosi chi dei suoi amici era stato imprigionato mentre cercava di salvarla.
Dentro la prigione c’era un viso pallido che dormiva, i lunghi capelli biondi gli coprivano il volto, ma l’indiana riconobbe subito l’uomo. Si portò le mani alla bocca, poi sgranò gli occhi. Alice puntò la mano contro le sbarre e la sfera viola si scagliò contro di esse, facendole cadere a terra.
<< J-Jhon… >> sussurrò la ragazza, entrando con esitazione nella cella. Nel frattempo, le altre si erano avvicinate per capire cosa trattenesse Pocahontas così tanto. La ragazza si inginocchiò e gli spostò i capelli per vedere meglio il suo viso.
<< Ma non era… >> fu interrotta da Alice.
<< Morto? >>
Pocahontas annuì ed uscì fuori dalla cella per farlo riposare. Alice sorrise ed entrò nella gabbia, poi si mise a sedere accanto all’uomo e iniziò a gridare. John aprì gli occhi.
<< Alice? >> disse, la voce impastata dal sonno. La bionda annuì.
<< Finalmente ti vedo di persona. Ti facevo…mh…più grande, sai? >>
<< Be’, evidentemente la mia voce ti ha confusa. >> disse la ragazzina.
<< Già, ma hai anche la voce diversa. O sbaglio? >>
<< Non sbagli. E’ grazie all’incantesimo che ho la voce che hai sentito. Comunque qui c’è una ragazza che ti aspetta. >> la bionda rise e tornò a sedere sulla sua fidata sfera.
John alzò lo sguardo, i suoi occhi si illuminarono vedendo Pocahontas, ma la ragazza non sembrava felice di vederlo. John si alzò e corse ad abbracciarla, la ragazza ricambiò, ma con freddezza.
<< Che c’è? >> chiese lui, prendendole la mano.
<< Credevo che fossi morto! >> disse la ragazza, alzando la voce.
<< Ho avuto un contrattempo! Non ho potuto scriverti, altrimenti lo avrei fatto! >> rispose lui.
<< Che tipo di contrattempo? >>
<< Ero rinchiuso in queste celle. Come ti scrivevo? >>
Pocahontas lo guardò negli occhi, il ragazzo fece lo stesso, senza distogliere lo sguardo. Chiaro segno che diceva il giusto.
 
Purtroppo però questa piccola riunione fu interrotta da una strana nube verde che si avvicinava minacciosa verso di loro. Stregatto, Cenerentola, Ariel e Alice crearono uno scudo per evitare che la nube sconosciuta passasse, ma al contrario, essa rimase ferma davanti a loro.
<< Scusate per la mia maleducazione. >> una voce femminile si diffuse in tutta la stanza, Alice gridò e si nascose dietro Filippo, la sfera fluttuava accanto ad Ariel. La nube iniziò a prendere forma, fino a diventare un’umana. Un’umana che purtroppo tutti riconobbero come Malefica. La donna alzò lo scettro e lo scudo creato dai tre-dato che Alice era scappata dietro Filippo- cadde.
<< Alice, cara piccola bambina, non credi che sia maleducato non presentarmi agli ospiti? >> disse la donna, facendo cenno ad Alice di avvicinarsi. La bambina fu sollevata e fu trascinata accanto alla donna, che sorrise.
<< Filippo e John Smith, vedo con piacere che vi siete liberati. Be’, potete anche andare. >> disse con noncuranza, evocando una porta per mandare via gli altri.
I due rimasero fermi al loro posto, Malefica sorrise.
<< Non volete andare a far compagnia agli altri principini? >>
Le ragazze sembrarono non capire, quindi Malefica sbuffò.
<< Eric, Adam e John Rolfe. >> disse spazientita.
<< Cosa hai fatto ad Eric?! >> Ariel lanciò un fulmine contro Malefica, ma la strega lo parò. Belle invece iniziò a colpire la donna con una velocità tremenda, finita l’energia, si accorse che la strega era protetta da un campo di forza.
<< Ora è il mio turno di attaccare, giusto? Be’, assaggiate questo incantesimo… >> una sfera viola cadde sulla sua testa e iniziò a rimbalzarle sopra, il globo viola si sollevò, poi tornò a rimbalzare sulla testa della strega.  Alice stava provando a sorridere, le sue mani si muovevano su e giù, così come la sfera che continuava rimbalzare. 
<< Ragazzi, dobbiamo scappare prima che si risvegli! >> Alice sollevò la strega e la mise stesa a pancia in giù sulla sua sfera, poi spaccò il muro e fece volare via la palla, e con essa la strega.
<< Alice, ora come combatterai?! >> disse arrabbiato Filippo. Alice sorrise ed evocò una sfera blu scuro, poi si mise, come suo solito, a sedere su di essa.

<< Peccato che quando hai fatto svenire Malefica, hai fatto svanire anche la porta! >> disse Ariel stizzita.
<< Ariel, per favore! Ti stava aiutando. >> disse Biancaneve in tono di rimprovero.
<< Lo so. Solo che…oh, Eric! >> la ragazza si mise in ginocchio per terra e piangeva. Belle anche era molto triste, ma in fondo sapeva che li avrebbero ritrovati.
Pocahontas anche stava piangendo.
<< Non ce la faccio più. >> disse. Tutte si voltarono a guardarla.
<< Io…io…sono confusa, ok?! >>
Tutti sgranarono gli occhi e la guardarono come se fosse pazza.
<< Intendo dire…non trovo le parole. >> ammise con lo stesso tono triste di prima.
<< Intende dire che è confusa perché ama John Smith, ma allo stesso tempo prova qualcosa di forte per John Rolfe. >> disse Alice con nonchalance. Pocahontas la fulminò con lo sguardo e la ragazzina fece spallucce.
Alice cadde a terra, dietro di lei, Malefica si ergeva in tutta la sua maestosità. Impugnò con sicurezza lo scettro ed evocò dei rovi appuntiti che si scagliarono contro il gruppo. Biancaneve ne fece sparire alcuni,  Cenerentola ne bruciò altri, mentre Aurora e Belle tagliavano gli altri. Pocahontas prese per mano John Smith ed iniziò a correre per evitare alcuni rovi che si avvicinavano verso di loro. Purtroppo il corridoio finì e quindi l’indiana fu costretta a fermarsi. I rovi si fermarono e svanirono, Stregatto stava facendo roteare la sua coda e stava volando, scagliando fatture che distruggevano diversi rovi, tra cui quelli che circondavano Pocahontas e John Smith.
Alice, che si era ripresa dalla botta, iniziò a girare su sé stessa, la sfera volteggiava con lei, stava distruggendo altre di quelle odiose piante.
Nonostante fossero in numero maggiore, Malefica riusciva a tener testa a tutti. Del liquido caldo cadde sopra la strega, che urlò di dolore per poi ritirare i rovi che aveva evocato.

Angolo Autrice:
nota: lo stile di combattimento di Alice è simile a quello di Viola, personaggio del videogioco “Soul Calibur V”

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Capitolo 12
*** Divisione. ***


Capitolo 12: Divisione.

Il Cappellaio e la Lepre erano apparsi chissà come con una grandissima tazza da tè in mano e l’avevano gettata contro Malefica, che urlò di dolore e ritirò i rovi evocati. La strega si accasciò a terra, sembrava che il liquido bollente l’avesse indebolita. Cenerentola evocò delle catene e le legò braccia e gambe, mentre Biancaneve le rubò lo scettro.
Alice si avvicinò alla ragazza e poi scagliò un raggio azzurro alla gemma dove risiedevano i poteri che la strega aveva risucchiato alla ragazzina. Purtroppo niente. L’incanto rimbalzò e fece un buco nel muro, cosa che attirò l’attenzione di alcune guardie.
Ariel le allontanò evocando un’onda anomala, poi si voltò verso il resto del gruppo e provò a sorridere.
<< Ragazze, io dovrei avere abbastanza potere per riportarvi dai vostri principi. >> disse Stregatto, vedendo lo sguardo deluso di Ariel, Belle e Pocahontas.
<< Principi? >> disse John Smith. Pocahontas sospirò e si allontanò dal ragazzo.
<< Facciamo così: dato che Malefica non resterà a terra per sempre, dividiamoci in due gruppi. Uno va a recuperare i principi e l’altro resta qui a combattere e a cercare di spaccare la gemma che contiene il potere di Alice. >> disse il Cappellaio. Tutti lo guardarono come se avessero visto un alieno: non era da lui avere queste idee così intelligenti.
<< Bene. A recuperare i principi andremo io, Ariel, Belle, Pocahontas e John Smith. Voialtre resterte qui a combattere contro Malefica, chiaro? >> disse Stregatto. Tutti annuirono, quindi il gatto sgusciò accanto al corpo della Strega e sussurrò qualche parola in una lingua incomprensibile, poi una porta in legno apparse davanti al gruppo.
Alice aprì la porta, c’era una specie di stanza, se così poteva essere definita, totalmente viola.
Stregatto avanzò titubante, poi vedendo che non c’erano pericoli fece segno agli altri di entrare.

Si trovavano dentro una stanza che sembrava fatta di una sostanza gelatinosa viola, non c’era niente, a parte i corpi dei tre ragazzi che fluttuavano nel vuoto.
<< Stiamo fluttuando anche noi. >> constatò Belle, vedendo che i suoi piedi non erano più poggiati per “terra”. Stregatto fece roteare la sua coda e iniziò a volare, avvicinandosi con facilità ai corpi dei ragazzi. Avevano gli occhi chiusi e le mani legate dietro la schiena con delle catene.
<< Provo a scagliare un incantesimo per farli risvegliare. >> disse Ariel, senza dare il tempo a Stregatto di fermarla. Un raggio rosso uscì dal tridente e andò contro il muro, poi rimbalzò contro la parete opposta per poi colpire il soffitto-e sfiorare i capelli di Belle-  per poi cadere a terra e tornare a schiantarsi contro la parete, ripetendo lo stesso giro di prima, senza smettere.
<< E ora? >> disse Belle, infilando la spada nel soffitto per restare ferma ed evitare di fluttuare in giro.
<< E ora dobbiamo cercare di deviare la traiettoria dell’incantesimo di Ariel per fare in modo che colpisca uno ad uno i ragazzi. >> disse Pocahontas che continuava a fluttuare senza meta.
<< Se solo avessimo uno specchio. >> disse Stregatto.
<< Mh, Belle potrebbe usare la lama della spada, Pocahontas il gioiello sulla collana e Ariel il tridente. In questo modo l’incantesimo potrà essere deviato a nostro piacimento. >> disse John Smith, sorridendo.
<< Ha ragione. Bene, Ariel tu mettiti lì,  Belle resta lì ma attenta a non farti colpire dall’incantesimo, tu Pocahontas mettiti là. Ecco, brava. >> lo Stregatto dispose tutte le ragazze in ordine, poi aspettò.
L’incantesimo rimbalzò sulla collana di Pocahontas, quindi sul tridente di Ariel. Belle lasciò andare la spada e l’incantesimo colpì la lama, poi andò a scagliarsi contro il corpo di Eric, facendolo dondolare contro i corpi degli altri due, che caddero davanti allo Stregatto.
<< E ora come prendiamo Eric? >> dise Ariel, sbuffando.
<< Provo a prendere bene la mira e provo a farlo cadere. >> disse Stregatto, puntando la coda contro Eric e chiudendo un occhio per mirare meglio. Scagliò un colpo e il ragazzo cadde davanti a lui. John si gettò su di loro e cercò di tenerli fermi, dato che stavano fluttuando.
Un boato scosse la stanza, cosa stava accadendo?
Si aprì un varco, dei rovi stavano per schiantarsi contro Pocahontas, l’indiana li evitò per un pelo.
Un ammasso di peli e una trappola per orsi stavano fluttuando indisturbati accanto a loro. Dove diavolo erano finiti?!
 
La strega aprì gli occhi, e vedendo che era rimasta sola, concentrò tutto il suo potere magico per far esplodere le catene. Non trovò il suo scettro e questa cosa la allarmò, quindi chiamò il suo corvo Diablo usando il potere che aveva. Gli ordinò di riprenderle lo scettro, mentre lei nel frattempo avrebbe cercato di capire i piani dei buoni.
Salì le scale ed entrò in una sala ampia dove di solito si allenava con il suo scettro, che in quel preciso momento si trovava sul pavimento.
Ognuno a testa lo stava colpendo con qualcosa, stavano cercando di riprendere i poteri di quella ragazzina. La strega strinse i pugni per contenere la rabbia, poi sorrise vedendo il suo corvo che si gettava fiero sullo scettro. Le sue zampe si chiusero intorno all’asta e iniziò a volare via per la stanza. Poi vide qualcosa, Alice mirò il corvo e iniziò a lanciare contro di lui delle sfere. Diablo gracchiò un po’ di volte, qualche  sfera stava per colpirlo.  Delle catene incantate si gettarono contro le zampe dell’animale, che cadde a terra. Biancaneve si avvicinò per far svanire lo scettro.
<< Ferma, mocciosa! >> gridò tutt’ad un tratto. Biancaneve fece svanire lo scettro, ma non ebbe il tempo necessario per farlo riapparire.
<< Il mio scettro, razza di idiota! >> gridò la strega. Alice si avvicinò a Biancaneve e le prese lo specchio, le fece vedere la parte in vetro, lo scettro fluttuava dentro una stanza viola, le parve anche di intravedere Belle che evitava delle Creature d’Ombra che fluttuavano.
La strega scagliò un incantesimo contro le ragazze, che vennero colpite.
Cenerentola creò un muro infuocato e lo scagliò contro Malefica, che lo evitò abilmente. La strega aveva ancora i suoi poteri, ma senza scettro erano molto più deboli. Alice fece senno a Malefica di avvicinarsi, la strega non capì. Una sfera si materializzò dietro la donna e la colpì al sedere. Nel frattempo il Cappellaio si avvicinò di soppiatto a lei e le diede un pugno, la stessa cosa fece la lepre. La strega  li fece apparire entrambi davanti a lei e li scaraventò contro il muro.
Aurora provò a prenderli, ma non ci riuscì. La bionda si avvicinò al corvo della strega e lo afferrò per le ali, puntandogli la spada contro la gola. L’animale iniziò a gracchiare, attirando l’attenzione di Malefica.
<< Interrompi tutto e dai i tuoi poteri ad Alice, o Diablo perde la testa. >> disse, la voce aveva una nota di panico. La strega esibì un ghigno.
<< Oramai quella genia di Biancaneve lo ha fatto sparire. >> disse calma.
<< Si può recuperare! >> gridò Alice.
<< Mh. Io non voglio aiutarvi. >> disse la strega, voltandosi.
<< Allora lui perde la testa! >> gridò Aurora.
<< Fai pure, biondina. >> disse, uscendo dalla sala. Aurora sgranò gli occhi, poi guardò il corvo, i suoi occhi erano tristi. La sua fiducia era stata tradita, abbassò lo sguardo. Alice spaccò le catene che lo tenevano fermo, Aurora aprì la finestra e lo fece volare via.

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Capitolo 13
*** Attacco a Malefica ***


Capitolo 13: Attacco a Malefica

Delle creature d’ombra apparse chissà da dove iniziarono a scagliarsi contro di loro, ma invece di finire contro di loro, fluttuarono via. Dei fucili passarono accanto a John Smith, il ragazzo ne afferrò uno e iniziò a sparare alle creature.
Belle tirò fuori la spada dal soffitto e provò a combattere, mentre nel frattempo Stregatto e Ariel proteggevano i corpi dei ragazzi.
Pocahontas tirò fuori il suo arco e iniziò a scoccare frecce, che volavano dappertutto tranne che contro i mostri.
<< Si può sapere dove ci troviamo? >> disse Ariel, scagliando via alcuni rovi.
<< Credo di saperlo. >> disse Stregatto, facendo roteare la coda per spostarsi.
<< E dove siamo? >> chiese Belle, colpendo una creatura nel punto in cui dovrebbe esserci il cuore.
<< Dentro lo Specchio di Alice e Biancaneve. >> disse, continuando a spostarsi.
<< Come facciamo ad essere in due luoghi contemporaneamente? >> chiese Pocahontas, che stava fluttuando sopra la trappola per orsi.
<< Ricordi il boato e il varco di prima? >>
La ragazza annuì.
<< Ecco, vuol dire che lo specchio di Alice e quello di Biancaneve sono collegati tra loro. In pratica ora ci troviamo dentro lo specchio di una delle due, e questa roba che stiamo evitando è tutto ciò che hanno fatto svanire. >> disse Stregatto.
<< E come usciamo?! >> disse Ariel creando un campo di forza intorno ai corpi dei ragazzi.
<< Non ne ho idea. Nemmeno sappiamo in quale specchio ci troviamo. Intanto propongo di creare un campo di forza davanti al varco per evitare che la roba dell’altro specchio passi qui. >> disse Stregatto, puntando il varco con la coda. Ariel si avvicinò e lo aiutò con il suo tridente.
<< Mh, io credo che essendo venuti qui per cercare i ragazzi, ci troviamo nello specchio di Malefica. >> disse John Smith.
<< Malefica non ha uno specchio. Le uniche ad averlo sono Alice e Biancaneve. >> lo rimproverò Pocahontas.
<< Però Malefica potrebbe averlo rubato ad Alice. >> continuò il ragazzo.
<< Vero. Intanto ora siamo protetti da eventuali oggetti. >> disse Stregatto, che aveva finito il campo di forza.

Alice osservò Diablo volare via, era triste. Non credeva che Malefica sarebbe riuscita ad arrivare a tanto. Richiamò la sua sfera e la mise sotto braccio, poi rimase a guardare il corvo, che oramai era diventato solamente un’ombra nella notte.
<< Cappellaio. >> disse. L’omino si avvicinò a lei.
<< Dov’è Bianconiglio? Mi manca tanto. >> disse, guardando negli occhi l’amico.
<< Ecco…vedi…Mh, la Regina di Cuori lo ha fatto uccidere. >> disse tutto d’un fiato. Alice lasciò andare la sfera-che continuava a fluttuare- e si portò le mani davanti alla bocca, poi scosse il capo un paio di volte, sussurrando dei “no”. Il Cappellaio le poggiò una mano sulla spalla in segno di solidarietà e conforto, e la ragazza sorrise, nonostante il viso fosse completamente rigato dalle lacrime.
<< Vai all’Ordine delle Fate e dì a tutte le fate di venire qui. Poi torna nel Paese delle Meraviglie e avvisa il Re di quello che sta accadendo. >>
<< Cosa vuoi fare? >> chiese il Cappellaio.
<< Voglio attaccare Malefica. Vai, forza. >> disse in tono secco.
<< E tua madre? >> chiese. Alice si passò una mano tra i capelli.
<< Se la trovi, chiamala. Sennò no. >>
Il Cappellaio annuì, poi chiamò la Lepre Marzolina. L’omino mise il suo cappello a terra, la lepre rimbalzò al suo interno e svanì, l’omino fece lo stesso. Alice guardò incuriosita il cappello, che sparì poco dopo.

L’ordine delle Fate si trovava dentro una grande quercia in un bosco sperduto dell’Inghilterra. Il Cappellaio aveva fatto bene a portarsi una mappa, dato che c’era stato una volta sola, insieme a Turchina, la Lepre e Bianconiglio per discutere della questione “Alice.”
Secondo la mappa, bisognava andare sempre dritti, ma davanti a loro c’era solamente un albero molto grande.
<< Lepre, secondo te dove dobbiamo andare? >> chiese il Cappellaio, facendo vedere la mappa all’amico.
<< Dentro l’albero. >> disse lui, senza nemmeno leggerla. I due sorrisero e saltarono sopra l’albero.
Una fata dai capelli biondi raccolti in modo elegante che indossava un abitino verde li accolse. Nella mano destra aveva una bacchetta, la agitò e un muro apparse davanti ai due.
<< Dovete identificarvi. >> disse, incrociando le braccia.
<< Siamo il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina. >> disse il Cappellaio. La fatina fece apparire una pergamena e iniziò a leggere, poi sorrise e fece svanire il muro, permettendo ai due di passare.
I due saltellarono fino ad un grande portone, dove c’era scritto “Ordine delle Fate. Bussare tre volte in caso di necessità.”
La Lepre bussò tre volte, e una voce soave disse loro di entrare. Aprirono la porta.
L’Ordine delle Fate era una stanza gigantesca e circolare, al centro della sala c’era un banco vuoto con delle sedie, dietro di esso un altro banco dove sedeva la Fata capa dell’Ordine e intorno ad essa c’erano delle gradinate dove erano sedute le altre fate.
Con grande stupore dei due, sul banco della capa era seduta Turchina, i capelli biondi le incorniciavano il viso.
<< Lepre, Cappellaio. >> salutò educatamente, la sua voce riecheggiava in tutta la sala.
<< Turchina, ma non te n’eri andata? >> chiese la Lepre.
<< Già. Ma mi sono arrivate diverse lettere in cui mi chiedevano di tornare,  e anche assistendo alle varie riunioni, ho notato la forte disorganizzazione del posto da quando me ne sono andata. Comunque sia, qual buon vento vi porta? >>
<< Abbiamo trovato Alice e l’abbiamo fatta uscire di prigione. >> disse il Cappellaio. La fata sorrise.
<< Solo che c’è un problema, credo. Alice ha ordinato un attacco a Malefica e ha detto che tutte voi dovete andare al castello di Malefica. >> disse il Cappellaio, guardando la fata. La donna prese la bacchetta.
<< Una volta lì, distruggeremo gli oggetti magici, indebolendo Malefica. Dopodiché mi darete il suo scettro e mi riprenderò i poteri. >> disse, alzandosi. Agitò la bacchetta e tutte le altre fate si alzarono,  aprì un portale ed entrò.
<< Voi non venite? >> disse, vedendo che il Cappellaio aveva già gettato il suo cappello a terra.
<< Dobbiamo tornare nel Paese delle Meraviglie. A tra poco! >> disse, e si gettò nel cappello.
 

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