La musica di Apollo

di Larryx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come l'acqua del mare ***
Capitolo 2: *** I segreti portano solo guai ***



Capitolo 1
*** Come l'acqua del mare ***


 


Il sole era alto nel cielo, le cicale frinivano tra gli alberi, una piacevole brezza marina rinfrescava l'aria.
Nicholas si era steso sulla sabbia dorata e osservava il cielo, così immenso, così puro. Adorava particolarmente il mare e tutto ciò che lo caratterizzava, infatti ogni giorno cercava di ritagliarsi un po' di tempo da passare sulla spiaggia per pensare a se stesso.
Un gabbiano lo sorvolò e lui non poté far a meno di sorridere pensando a quanto sarebbe stato bello spiccare il volo, ma quell'idea di felicità che era nata nella sua mente svanì in un istante: sapeva che sarebbe stata solo una stupida utopia.
Sospiro e sollevò il busto per sedersi, i suoi occhi rossastri presero a inseguire l'orizzonte, le sue mani raggiunsero il collo e afferrarono la catenina dorata alla quale era appeso un ciondolo ceruleo a forma di sole. Lo strinse forte al petto e chiuse gli occhi, per poi iniziare a pensare intensamente al suo desiderio, ed esso non tardò ad avverarsi.
“Il mare, che splendore!” commentò una voce maschile al suo fianco. Il ragazzo si girò verso quell'uomo e lo riconobbe immediatamente: il dio Apollo. Con il passare del tempo, Nicholas aveva iniziato a conoscerlo sempre di più, fino a stringere con lui un rapporto di amicizia che andava oltre i confini dell'immaginabile. Sorrise “È quanto di più bello possa esistere”
“Ehi, stai forse dimenticando il sole?” rispose l'altro, visibilmente offeso.
“Oh Apollo, sai bene che il mio elemento per eccellenza è l'acqua, non puoi pretendere che io preferisca il sole a questa meraviglia. È così fresca, pura, cristallina, senza alcun segreto, tutto al suo interno è in pace... Rappresenta tutto ciò che vorrei essere...” mentre parlava, si era messo in piedi e si era avvicinato all'acqua per poi prenderne un po' tra le mani e, subito dopo, farla ricadere.
Il dio rise di gusto “Hai proprio ragione.” si avvicinò al ragazzo e gli scompigliò i capelli dorati. Nicholas cercò di evitare quel gesto e, ridendo, cadde all'indietro nella sabbia.
Apollo lo seguì, poi si stese al suo fianco.
“Ah, la luce del sole è un toccasana per me!”
Ma Nicholas non gli stava più prestando attenzione, la sua mente aveva iniziato a vagare per meandri reconditi, alla ricerca di risposte che non avrebbe mai saputo darsi da solo.
Il dio, accortosi dello stato d'animo del ragazzo, si drizzò, si schiarì la voce e chiese, pensando di aver intuito i pensieri del giovane: “Ma tu non dovresti essere a prepararti per il concerto di questa sera, Nic?”
Un'espressione di sorpresa illuminò il volto di Nicholas, ridestato dal suo smarrimento. Annuì e, lentamente, abbassò la testa, iniziando a giocare con la sabbia ai suoi piedi.
“Allora perché sei qui? Corri a prepararti!” insistette Apollo, scuotendo leggermente il ragazzo.
“Non voglio – la sua voce era quasi tremante – lo sai cosa succede quando suono!”
L'espressione dell'uomo al suo fianco si fece più seria, la sua voce assunse un tono profondo, sembrava esser diventato più imponente.
“Sono stato io a darti quel potere, questo perché sapevo che in te c'era qualcosa di straordinario. Quel ciondolo è il mio simbolo, e anche se tu dovessi abbandonarlo o romperlo, il mio controllo su di te non cesserà. Ho bisogno del tuo aiuto, non negarmelo.”
Nicholas sospirò e sollevò lo sguardo fino a incontrare quello del dio.
“Non abbiamo mai provato l'effetto della tua musica su un gruppo tanto vasto di persone, hai idea di quante ce ne saranno?”
Il dio annuì. “Qualsiasi cosa accada, io sarò lì con te. Il tuo è un potere benefico, ma, se usato in maniera spropositata, può creare dei disastri senza alcun precedente. E poi...” la sua voce si fece tanto bassa, che il ragazzo non riuscì a comprendere.
“Come?” Apollo scosse la testa “Non ci pensare, – si sollevò e aiutò il ragazzo a fare lo stesso – piuttosto, vai a prepararti!” gli diede una leggera spinta, Nicholas inciampò nella sabbia e, una volta ristabilito l'equilibrio, si girò verso il dio, ma egli era scomparso.
Un sorriso nacque sul suo volto, le dita tornarono a cercare il ciondolo che aveva al collo, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal rumore delle onde che s'infrangevano sulla battigia.

 


Il concerto avrebbe avuto inizio di lì a breve, la sala si stava riempiendo sempre più di persone, il ragazzo iniziava a farsi assalire dal timore.
Il vestito in cui era costretto sembrava farsi sempre più stretto; la rosa che aveva appuntata all'occhiello pareva perforargli il petto; il ciondolo che gli pendeva sul petto, adeguatamente nascosto, in quel momento pesava come un macigno; le mani avevano iniziato a tremare.
Nicholas chiuse gli occhi, tentando di riprendere il controllo di sé, ma ogni tentativo sembrava vano.
Un riflettore illuminò il pianoforte al centro del palco e il ragazzo, in quel preciso istante, udì una voce mascolina sussurrargli: “Fai del tuo meglio”.
Annuì, strinse le mani a pugno e iniziò a camminare sul palco. La gente presente si zittì, i suoi passi echeggiavano tra quelle mura, la sua ansia cresceva sempre più, ma in quel momento non avrebbe più potuto tirarsi indietro.
Una volta giunto al centro del palco, si girò verso il pubblico e fece una leggera riverenza per poi incamminarsi verso il pianoforte.
Si sedette sullo sgabello, si aggiustò il vestito e poi carezzò gentilmente i tasti; prese un ultimo respiro, posizionò le mani e fece pressione con le sue dita per dare inizio al suo concerto.

Non aver timore, ragazzo mio” gli sussurrò Apollo, prima che la sua musica si sprigionasse nell'aria.

 

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Capitolo 2
*** I segreti portano solo guai ***


Una donna camminava lungo un corridoio completamente buio, alla fine del quale vi era una flebile luce, sul volto aveva un ghigno compiaciuto. Ancheggiando, percorse l'intero tragitto, entrò nella stanza illuminata da qualche fiaccola e, senza attendere oltre, s'inchino rispettosamente.
“Mio signore, tutto procede secondo i piani” un'ombra non ben definita sedeva su un piedistallo in rame al centro della stanza. Il silenzio che si era creato dopo le parole della donna venne interrotto dal tuonare della risata dell'uomo, una risata vile, malefica.
“Ottimo lavoro, Eris”
La donna, sorridendo, tornò in posizione retta “Apollo non ha ancora ripreso i sensi, la musica del ragazzo lo ha stordito al punto da farlo cadere in un sonno profondo, sebbene agitato. Durante il trasporto ha continuato a mugugnare parole incomprensibili, siamo stati costretti a legarlo al letto per non farlo rotolare a terra” l'altro rise leggermente, divertito da quelle affermazioni.
“Ah! Musica per le mie orecchie – continuò a ridere di gusto per qualche altro secondo, per poi chiedere – ma dimmi, mia cara, come facevi a sapere che la musica del ragazzo avrebbe avuto un effetto tanto devastante sul nostro amato dio?”
“Sono la dea della discordia, so combinare i fatti in modo da creare il caos – mosse qualche passo verso il suo interlocutore – ho messo al posto dello spartito prestabilito uno scritto da me in persona, una sequenza di note impregnate del mio potere, capaci di stordire una grande massa di umani, o anche un dio, come hai potuto constatare – rise leggermente – non è stato nemmeno difficile eludere le guardie, grazie a mio figlio”
L'altro si mostrò interessato “Hai un figlio, Eris?”
“Sì, gli ho fatto dire che Nicholas era suo padre, e quei due mammalucchi vedendo gli occhi dolci del mio bambino non gli hanno saputo dire di no e lo hanno fatto entrare”
L'uomo sorrise “Immagino. Stupidi umani, non saprebbero riconoscere la verità neanche se gliela si sbattesse in faccia”
“Oh, anche se avessero avuto questo potere, mio signore, non credo avrebbero detto di no al mio piccolo”
“Spiegati meglio” tuonò l'uomo, curioso.
“Non credo si sappia, è un segreto, ma Roxas è figlio mio e di Nicholas, la combinazione perfetta del sangue del male e dei poteri di Apollo. All'epoca gli erano già stati affidati. Sarà la nostra arma segreta”
“Meraviglioso” E, insieme, si scatenarono in una risata malefica che echeggiò per anni luce, agghiacciando l'animo di chiunque fosse riuscito a sentirla.

 

Apollo riaprì gli occhi in una stanzetta umida e stretta, con le pareti ricoperte di muffa, un'odore fetido impestava l'aria. Arricciò il naso e pensò “Per Zeus, dove mi trovo? Come sono finito qui?”, poi cercò di alzarsi a sedere, ma c'era un vincolo che glielo impediva. Alzò la testa il più possibile e notò delle corde che lo legavano al letto, strette con cura. Chiunque fosse stato a catturarlo e a imprigionarlo voleva essere sicuro che non avrebbe avuto l'occasione di fuggire.
“Che sciocchezza, sono un dio!” cercò di usare i suoi poteri per liberarsi, ma non aveva più la forza di usarli. Si guardò intorno e notò una pietra completamente azzurra incastonata nelle pareti, poco dopo si accorse che nella stanza ve ne erano altre. Quella era l'Iliosite, una pietra di colore blu talmente scura da bloccare i raggi del sole al suo interno e, purtroppo, era anche la pietra che assorbiva i poteri di Apollo.
Iniziò a imprecare tutti gli altri dei, sperava che qualcuno di loro percepisse le sue parole e accorresse per aiutarlo, poi si ricordò di un giorno in cui erano giunte talmente tante bestemmie sull'Olimpo che Zeus aveva deciso di creare un dispositivo che le bloccava e le rinchiudeva in una scatola nera, messa al di sotto di una delle statue di Ade. E qui un'altra buona, quanto inutile, bestemmia.
Mentre cercava di ricordare ciò che gli era successo, si ricordò di un potere di emergenza che avevano tutti gli dei, un potere che doveva servire a inviare un messaggio mentale, sotto forma di sogno, visione o roba del genere, ma poteva essere usato solo in caso di assoluta necessità.
Apollo si concentrò, inquadrò bene la situazione e cercò di creare, nella sua mente, un'immagine chiara di ciò che stava succedendo. Dopo di che cercò la mente della persona che in quel momento gli era venuto in mente: Nicholas.

 

Nella sua casetta in mezzo agli alberi, Nicholas stava cercando di riordinare i pensieri. Dopo aver premuto il primo tasto del piano forte, era piombato in una dimensione alternativa, completamente buia. Era cosciente di star suonando, riusciva a leggere le note sullo spartito e a continuare a muovere le dita sui tasti, ma non era stato più in grado di fermarsi. Nemmeno alla fine del brano. Ogni volta che raggiungeva il “do” finale, le pagine tornavano indietro e lui si sentiva costretto a ricominciare. Aveva provato attimi di terrore, pensava di essere caduto in un ciclo senza fine. Non gli piaceva il suono di quella musica, suscitava in lui strani sentimenti, oscuri propositi. Mai nella sua vita un brano aveva avuto quell'effetto su di lui, tantomeno uno di Apollo. Improvvisamente, poi, si era ritrovato sulla sabbia, il pianoforte era sparito, non aveva la più pallida idea di come avesse fatto a raggiungere quel luogo.
Cercò di scacciare via quei ricordi: se non riusciva a rimetterli in ordine, non aveva senso perderci tempo su.
A un tratto, il ciondolo che gli pendeva sul petto diventò un macigno quasi insopportabile; quel cambio di peso lo aveva colto tanto alla sprovvista che aveva perso l'equilibrio e si era ritrovato con il viso a pochi centimetri da terra. Spaventato, afferrò il ciondolo tra le mani e davanti ai suoi occhi si materializzò un ambiente completamente diverso da quello precedente, una stanzetta scura e macabra. Vide Apollo legato a un lettino e sentì la sua voce dirgli “Aiutami, ragazzo”. Provò a muovere qualche passo verso di lui, ma l'immagine era già scomparsa.
Si ritrovò nuovamente nella sua casa, da solo, mentre i raggi della luna cercavano, timidamente, di attraversare le foglie degli alberi per sfiorargli il volto.
Si precipitò fuori di casa: non sapeva dove sarebbe andato, ma sapeva che doveva andarci.


Poco tempo dopo, da quello stesso luogo che Nicholas aveva lasciato correndo, si sarebbe alzato un urlo agghiacciante che avrebbe infranto il silenzio e la calma della notte.

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