Does he know?

di kanejvibes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un patto con il diavolo ***
Capitolo 3: *** Lui non fallisce mai ***
Capitolo 4: *** Una festa terribile ***
Capitolo 5: *** L'amore fa schifo ***
Capitolo 6: *** Sorprese e ovvietà ***
Capitolo 7: *** La cena ***
Capitolo 8: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 9: *** Il ballo di Natale ***
Capitolo 10: *** Lui lo sa? ***
Capitolo 11: *** Mi odia? ***
Capitolo 12: *** Amicizie ***
Capitolo 13: *** Cuore spezzato ***
Capitolo 14: *** L'errore curatore ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

"Ups".
Qualcosa cadde a terra, dei libri probabilmente, provocando un rumore sordo.
Mi voltai, confermando la mia teoria: dei libri erano caduti, proprio a qualche metro da me.
Zayn Malik era fermo davanti all'armadietto di uno del secondo anno e lo stava fissando con uno sguardo divertito, firmato dal quel suo solito sorrisetto arrogante.
"Che fai, non li raccogli?", provocò il ragazzo, osservando quei libri che sicuramente aveva fatto cadere lui.
Scossi la testa e roteai gli occhi, interrogandomi sul perché esistessero individui del genere.
"Z-Zayn...i-io non...", balbettò il ragazzo, prima che il moro, sbattesse una mano sull'armadietto.
"Ti ho detto di raccoglierli!", esclamò, leggermente irritato per non essere stato ascoltato subito.
Scossi di nuovo la testa e chiusi velocemente l'anta del mio armadietto, avvicinandomi a loro.
"Lascialo in pace, idiota", dissi, fredda, assottigliando gli occhi verso Malik.
"L'hai sentita? Raccogli i tuoi libri e sparisci, sfigato", ribatté lui, rivolto verso la sua ultima vittima, ridacchiando.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e si volatilizzò.
"Veramente, dicevo a te, idiota", affermai, incrociando le braccia per assumere una posizione di sfida.
Il moro si passò una mano tra i capelli e sorrise, avvicinandosi a me, anche troppo.
"L'avevo capito, tesoro, volevo solo darti la possibilità di cambiare la tua risposta", sibilò, fissandomi con occhi pieni di veleno.
Alzai le sopracciglia e lo guardai, annoiata.
"Oh, lo senti? La mia risposta non è cambiata, idiota", continuai a punzecchiarlo, soffermandomi sull'ultima parola.
"Ripetilo ancora e te ne pentirai", mi avvertì, duro, avvicinandosi di più a me, se possibile, credendo che sarei indietreggiata, ma non mossi un muscolo.
"Ti sei offeso, forse, idiota?".
Non è che mi divertissi a provocare i bulli come Malik o cose così, ma ormai l'avevo visto così tante volte dar fastidio ai più deboli che non riuscivo a trattenermi. La mia lingua faceva tutto da sola.
Probabilmente me ne sarei dovuta andare perché sembrava davvero furioso, ma ero troppo orgogliosa per farlo.
La sua mascella si contrasse un paio di volte e fui certa di averlo visto chiudere i pugni, ma poi improvvisamente scoppiò a ridere.
Quando finalmente, dopo secondi che mi sembrarono interminabili, smise di ridere, mi si avvicinò all'orecchio per sussurrare qualcosa.
"Non giocare col fuoco, piccola. Sappiamo tutti come va a finire".
Pronunciò quelle parole con calma, con controllo, silenziosamente, ma mi arrivarono all'orecchio come una bomba atomica.
Deglutii, mentre lui si distanziava, mi osservava senza più alcun sorriso a solcargli il volto e si voltava per andarsene.
Probabilmente, mi ero appena messa contro alla persona sbagliata.
Scossi la testa, cacciando via i pensieri e raggiunsi i miei amici a mensa.
"Ehi, uccellino", mi salutò Harry, che fu il primo a vedermi.
Gli sorrisi, dimenticandomi per un attimo di tutto: c'era solo lui, solo il suo sguardo, il suo sorriso, i suoi occhi, quegli occhi così belli da togliere il fiato.
"Ciao, Har".
"Ciao, Greer", fece la mia migliore amica, quando mi sedetti vicino a lei.
"Ehi, Amanda", ribattei, scostando lo sguardo dal riccio.
Layla, l'unica che non stava sorridendo, si limitò ad un segno con la testa.
"Sei in ritardo, Greer", quasi sibilò, portando gli occhi di nuovo sulla sua insalata.
"Sì, scusate, ero tornata agli armadietti per posare delle cose", dissi, leggermente irritata dal suo tono.
"Non ti devi scusare", intervenne subito Harry, allargando il sorriso, che ancora solcava le sue bellissime labbra.
Harry era il mio sogno. Beh, era il sogno di tutte, dopotutto.
Aveva ottimi voti, era presidente del consiglio studentesco e capitano della squadra di football della scuola, per non parlare del suo aspetto, che avrebbe fatto invidia ad una divinità, ma questo non era niente se comparato al suo carattere: era sempre disponibile e generoso con tutti, se avevi bisogno di un consiglio o di una spalla su cui piangere non si tirava mai indietro, era sincero, divertente, ma serio quando ce ne fosse stato bisogno.
Non aveva difetti o, almeno, non gliene avevo trovato nemmeno uno fino a quel momento.
"Ti ho preso la pizza ai peperoni, la tua preferita", continuò, cacciando via i miei pensieri, mentre mi porgeva un piatto.
"Oh, grazie", risposi, notando che lui aveva preso soltanto una margherita.
"Ma è anche la tua preferita...perché non l'hai presa?", ripresi, confusa.
Harry che rinunciava alla sua pizza preferita era strano. Strano forte.
"Beh, era l'ultima. E ho pensato di lasciartela".
Annuii, abbozzando un sorriso che non fu nemmeno lontanamente simile al suo, ma piuttosto goffo e stupido, accompagnato da un leggero colorito rossastro delle mie guance.
"Oh, beh, oggi i miei non ci sono. Vi va di passare da me? Posso affittare un film e preparare quintali di pop corn!", esclamai, cercando di cacciare via il mio imbarazzo dopo quella scena da completa ebete.
"Sembra un'ottima idea! Ci sto", rispose Harry, raggiante.
"Sì, certo!", si unì Mandy, sorridendomi.
"Oh, mi dispiace, ma io non posso. Mio padre mi ha comprato un cavallo e arriverà oggi, così gli ho detto che avrei cavalcato insieme a lui", fece Layla, leggermente irritata dal mio precedente dialogo con Harry.
"Ma se tu odi i cavalli!", commentai, stranita, corrugando la fronte.
"Io amo i cavalli!", ribatté, come se il mio commento l'avesse sconvolta.
"E' una coincidenza che anche Harry li ami?", sbottai, quasi grugnendo.
Non è che odiassi Layla, eravamo più o meno amiche dai tempi delle elementari, eravamo inseparabili: le maestre per togliere le mani di una dai capelli dell'altra dovevano pregare in non so quante lingue.
"E' una coincidenza che la sua pizza preferita sia anche la tua?", ribatté lei a tono, con aria di sfida.
"Ok, ragazze, calme. Ma è vero, io amo i cavalli. Perché non mi hai detto che ne avresti comprato uno?", fece Harry, voltandosi verso di lei.
Mi appoggiai allo schienale della sedia, osservandoli.
"Beh, volevo farti una sorpresa. Che ne dici, oggi vieni da me così possiamo cavalcare insieme?", gli chiese, mordendosi il labbro inferiore.
"Ma non dovevi cavalcare con tuo padre?", intervenni io, acida.
Entrambi ignorarono il mio commento, anche se Layla mi rivolse un'occhiataccia.
"Oh, mi piacerebbe, ma ormai ho detto a Greer che sarei andato da lei, magari un'altra volta".
Avrei fatto la linguaccia a Layla, con aria vittoriosa, se non fosse stato per il tono seriamente dispiaciuto di Harry.
Voleva davvero cavalcare quello stupido cavallo.
Sospirai, senza parlare per un attimo.
"Non importa, Har, davvero. Possiamo guardarlo un altro giorno", feci poi, arresa, iniziando a mangiare silenziosamente.
"Sei sicura?".
Annuii, mentre Layla si abbandonava ad un sorriso soddisfatto.

*

Quando finimmo di mangiare, io e Amanda salutammo gli altri, dirigendoci verso l'aula della nostra prossima lezione.
"Non te la prendere,  domani Harry si sarà stancato persino dei cavalli, dopo aver passato il pomeriggio con Layla", commentò lei, sorridendomi.
Sospirai, per niente sollevata.
"E' che...mi dà fastidio che lei cerchi sempre di essere la migliore, capisci?".
"Ovvio, dato che ti piace Harry", rispose, continuando a camminare con nonchalance.
Mi fermai.
"Che hai detto, scusa? Ha-Harry non...", mi bloccai, quando lei mi guardò con un sopracciglio alzato.
"Sono la tua migliore amica, Greer, ti conosco", disse, facendomi annuire.
"Sono messa male, vero? Insomma lui...non ne ha la più pallida idea e...non credo di piacergli, non in quel modo, almeno...", sospirai, rassegnata.
"Beh, magari no, ma tu sei meravigliosa, sei sempre allegra, gentile e davvero una tosta, penso che potresti essere il suo tipo", commentò, facendomi ridere.
Alzai le spalle.
"Tranquilla, non serve che mi tiri su di morale, so di non avere speranze. Mi vedrà sempre e solo come la sorellina piccola".
"Ah, ma finiscila, lui...". Amanda si interruppe, appena qualcuno ci mise le braccia intorno al collo.
"Ehilà, Smith", cantilenò la voce allegra di Zayn Malik, mentre lui ignorava completamente Amanda, nonostante le tenesse un braccio sulle spalle.
Rimasi un attimo imbambolata a fissarlo. E ora che voleva quell'idiota?
"Sparisci, Malik", sbottai, fulminandolo con lo sguardo.
"Oh, no. Non mi hai ancora presentato la tua amica", disse, con finto fare dispiaciuto, lanciando una veloce occhiata ad Amanda, che si era irrigidita non appena l'aveva visto.
Mi divincolai della sua presa e lui lasciò andare anche Mandy, che indietreggiò inconsciamente, con gli occhi sgranati.
"Ma che diavolo vuoi?", tuonai, assottigliando gli occhi.
Lui alzò le spalle con nonchalance e sorrise, per poi mettere le mani in tasca.
"Niente, volevo soltanto avvisarti che, grazie alla tua bravata di stamani, adesso sono piuttosto incazzato e, quindi, grazie a te, all'uscita della scuola me la prenderò con i primi due sfigati che incontrerò. Oh, ma non sentirti in colpa per le ossa che gli spezzerò. Un mesetto o poco più col gesso e tornerà tutto come prima", disse, estremamente divertito, prima di andarsene e lasciarmi a bocca aperta.
Guardai Amanda, che, dopo le sue parole, aveva sgranato più che mai gli occhi.
"Ma...che...cosa...cosa...si può sapere che cosa cavolo hai fatto a Zayn Malik?", balbettò, prima di tornare in sè, fin troppo seria.
Roteai gli occhi.
"Beh, potrei essere intervenuta mentre dava fastidio ad un ragazzo. Non ho potuto farci niente!".
"Ah, sì? Non so se l'hai sentito bene, ma mi pare che abbia parlato di rompere le ossa a qualcuno! Ma cosa ti è saltato in mente? Sei impazzita per caso? Impicciarti degli affari di quel...quel mostro. E' pericoloso, cazzo", esclamò, scuotendomi.
Mi divincolai dalla sua presa, indietreggiando.
"Te l'ho detto, è stato più forte di me. Ma...ma lo fermerò...io non gli permetterò di fare del male a qualcuno...per colpa mia", mormorai, toccandomi nervosamente le ciocche di capelli che uscivano dalla mia coda.
"Ma ti senti? Credi che andare là sia la cosa più saggia da fare? Lascialo in pace, ok? E' pericoloso. E poi pensi che, anche ammesso che tu riesca a fermarlo oggi, potrai fermarlo domani e il giorno dopo e quello dopo ancora?", sbottò, quasi impazzita. Glielo leggevo negli occhi, era seriamente preoccupata per me.
"Quello ti farà del male", continuò, evitando perfino di ripetere il suo nome.
"Promettimelo. Promettimi che non proverai a fermarlo questa volta", ripetè, fissandomi.
Mi morsi il labbro.
"Greer!".
"Ok, ok! Te lo prometto", sbottai, voltandomi per sospirare.
Non so nemmeno il perché promisi, dato che ero certa che dopo qualche ora mi sarei ritrovata fuori dalla scuola per fermare Malik. Tanto per sentirmi ancora di più in colpa.
Beh, ma, dopotutto, le promesse sono fatte per essere infrante, no?



 
Ehilà
Beh, non so bene cosa dire, anche perché sono secoli che non mi faccio sentire, ma comunque, eccomi di nuovo qui! Ho da un bel po' l'idea per questa ff e finalmente mi sono decisa a pubblicarla. 
Spero che vi piaccia e vi ringrazio in anticipo se la leggerete.
Lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere se vi piace.
Intanto vi lascio il link delle altre mie storie:

What's wrong with you? (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2173788&i=1 )

My life with you (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1929237&i=1 )

E il suo sequel (sospeso, purtroppo), I'm walking around with just one shoe ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2355753&i=1 )

By hook or by crook (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1798584&i=1 )


Poi vi consiglio vivamente di passare dall'account di
ohizajn, che scrive divinamente. 
(
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=553727 )

Beene, vi saluto per il momento.
Al prossimo capitolo!
Baci,
Vale. :)



 Greer  (Marie Avgeropoulos)




E Zayn 
 

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Capitolo 2
*** Un patto con il diavolo ***


 Un patto con il diavolo

Era ora.
Le lezioni erano appena terminate e i corridoi erano pieni di ragazzi che si preparavano per andare a casa.
Continuavo a guardarmi intorno, chiedendomi se qualcuno di quelli che vedevo sarebbe stato la prossima vittima di Malik, e mi tormentavo.
Aumentai il passo, decisa ad affrontarlo. Non mi importava delle conseguenze, avrei perfino litigato con Amanda per impedire che Malik facesse del male a qualcuno per colpa mia.
"Greer! Greer, aspetta!", esclamò una voce.
Per un attimo, tra tutta la confusione che c'era non riconobbi la voce di Harry.
Mi voltai e lo vidi arrivare, con un'espressione evidentemente preoccupata.
Oddio, Amanda gli aveva detto di Zayn?
Deglutii, mentre mi raggiungeva.
"Ehi, Greer, senti io...volevo scusarmi per...insomma...per prima. Ti avevo detto che sarei venuto da te e...invece...".
Tirai un respiro di sollievo e scossi la testa.
"Non importa, Harry, davvero, so quanto tu ami i cavalli".
"Sì, va bene...ma...che ne diresti se dopo essere stato da Layla passassi da te per quel film? Insomma...se ti va", disse, abbozzando un sorriso.
"Lo dici solo per non farmi dispiacere", mormorai, abbassando lo sguardo.
"Scherzi, vero? Io amo guardare un film con te e ingozzarmi di quintali di pop corn!", esclamò.
Risi.
Aveva appena detto di amare guardare un film...con me?
I miei occhi si illuminarono.
"Se...l'offerta è ancora valida", aggiunse, vedendo che non rispondevo.
"Oh, sì, sì, ovvio!", esclamai, felicissima, toccandomi i capelli.
"Perfetto. Oh, e vuoi un passaggio per andare a casa?", continuò, sorridendomi.
"Certo! Fammi...ehm...prendere alcune cose dall'armadietto e arrivo, tu aspettami fuori", mentii, mordendomi l'interno guancia, ricordandomi improvvisamente e dolorosamente di Malik.
"Ok, ti aspetto al parcheggio", disse, prima di andarsene, fischiettando.
Sorrisi, poi sospirai, combattuta dalle mie emozioni.
Ero felice, perché Harry voleva passare la serata con me, ma ero anche terrorizzata di dover affrontare Malik. Sì, ero terrorizzata, va bene?
Presi un lunghissimo respiro e uscii in giardino.
Vi era rimasto ancora qualcuno, ma la maggior parte degli studenti se n'era già andata.
Vidi subito Zayn, ad un angolo del cortile, e due ragazzi, che venivano tenuti fermi dai suoi amici, o forse, erano soltanto tenuti in piedi, dato che le loro gambe sembravano pappa, da quanto tremavano.
Mi avvicinai velocemente, facendomi coraggio.
"Mi sento misericordioso, oggi, vi lascerò decidere quale osso volete che vi spezzi", ghignò, facendo ridacchiare i suoi amici.
"T-ti prego, Z-Zayn...", balbettò uno dei due poveri ragazzi, tremando.
L'altro sembrava anche troppo sconvolto per riuscire a parlare.
"Lasciali andare subito!", mi intromisi, facendo voltare il moro e tutti gli altri verso di me.
Zayn roteò gli occhi, prima di tornare verso i due, ignorandomi.
"Se proprio non avete preferenze, deciderò io per voi", disse, ridacchiando.
Ma prima che potesse fare qualcosa mi frapposi fra lui e le sue povere vittime.
"Spostati, Smith", ringhiò Malik, infastidito.
Lessi nei suoi occhi una certa rabbia.
Forse credeva di avermi spaventata abbastanza da far sì che non mi intromettessi più nei suoi "affari".
"Oppure che fai? Mi colpisci? Avanti, fallo, su, ti sfido", lo provocai, lanciandogli uno sguardo altrettanto arrabbiato.
Il ragazzo si rilassò e sorrise, anzi, scoppiò a ridere.
"Credi che non lo farei?".
"Oh, no, so per certo che lo faresti perché sei un codardo. Solo un codardo se la prende con i più deboli", ringhiai, avvicinandomi di più a lui.
Malik alzò le sopracciglia piacevolmente sorpreso.
"Wow, la ragazza ha le palle, mmh?", sussurrò, non so se rivolto a me o ai suoi amici.
"Te lo riconosco, sei coraggiosa, ma adesso spostati prima che tu ti faccia male", mi avvertì, assottigliando gli occhi, duro.
Sinceramente, non sapevo se mi avrebbe colpita o meno, ma ero certa che non avrei mosso un muscolo.
"Che sta succedendo qui?". La voce di Harry mi fece gelare. Ma non doveva aspettarmi nel parcheggio?
"Oh, ma guarda chi si vede, l'eroe della scuola. Ciao, Styles", mormorò Zayn con tono sprezzante.
"Harry, no, per favore, vattene", esclamai, preoccupata che potesse succedergli qualcosa.
"Oh, sì, è vero, voi due siete amici, no? Sai, Styles, sei arrivato proprio al momento giusto", commentò Malik, tirandogli un pugno in pieno volto a tradimento.
"No!", gridai, provando a fermarlo, ma venni bloccata subito dagli amici di Zayn.
"No, lasciatemi! Non fargli del male, no, fermo!", continuai, mentre Zayn gli riservava un altro pugno, questa volta nello stomaco, che lo fece cadere a terra, giusto in tempo per ricevere anche un calcio.
Harry gemette, ma cercò di alzarsi e Zayn gli tirò un altro calcio e un altro ancora.
"Fermati, no, ti prego, ti prego!", lo supplicai, con le lacrime agli occhi, sapendo che tutta quella situazione era successa solo e soltanto per colpa mia.
Inaspettatamente Malik si fermò e si voltò a guardarmi.
"Oh, adesso mi preghi, eh?", commentò, per niente divertito, avvicinandosi a me.
"Dopotutto, non mi è servito colpire te per ferirti, no?", aggiunse, facendo un segno ai suoi amici.
"E non dire che non ti avevo avvisata", concluse, andandosene, insieme agli altri.
Appena mi lasciarono andare caddi in ginocchio, strisciando poi verso di Harry, lo raggiunsi.
"Har...", sussurrai, prima di singhiozzare.
"Sto bene", mormorò, mettendosi con un po' di difficoltà a sedere.
"M-mi dispiace, è colpa mia, io...".
"Ma che hai fatto per metterti contro di lui?", mi chiese, interrompendomi.
Lasciai che una lacrima mi solcasse il viso e scossi la testa.
"Mi dispiace", ripetei, senza rispondergli.
"Tranquilla, sto bene. Ti ricordo che gioco a football, sono abituato a farmi male", disse, gemendo appena, mentre si alzava e mi porgeva una mano per aiutarmi.
La rifiutai e mi tirai in piedi da sola.
Non volevo che facesse un altro sforzo per me.
"Sicuro di star bene?".
"Mi prometti che starai il più possibile lontana da Zayn Malik?", chiese, fissandomi con quegli smeraldi che aveva per occhi.
Annuii, certa che questa volta avrei onorato la mia promessa.
"Allora sto benissimo. Dai, andiamo", concluse, sorridendo, e circondandomi caldamente le spalle con un braccio.

*

"Come mai i tuoi non ci sono?", chiese Harry, sistemandosi comodamente sul divano con la ciotola piena di pop corn, mentre io armeggiavo con il lettore dvd.
"Oh, beh, weekend romantico. Mi hanno chiesto di andare con loro, ma sarei solo stata d'intralcio e sono rimasta a casa", risposi, portandomi sul divano, mentre il film iniziava.
Harry annuì, sgranocchiando qualche pop corn.
Dopo avermi adottata all'età di quattro anni, mi avevano sempre messa al primo posto, si meritavano un po' di tempo per loro.
"Andrai avanti a pop corn?", scherzò, ridacchiando.
Lo guardai male.
"Che vorresti dire? Che non so cucinare?", sbottai, assottigliando gli occhi.
"Ehi, l'hai detto tu", mi fece notare, continuando  a ridere.
"Molto divertente", commentai, scuotendo la testa.
"E dai, ti sei offesa?".
"Zitto e guarda il film!", esclamai, mettendo il broncio.
Il riccio rise, ancora, e portò un braccio sullo schienale del divano dietro di me.
Spalancai gli occhi quando la sua mano mi sfiorò.
L'aveva fatto per starmi più vicino oppure stava solo più comodo così?
Feci una smorfia.
Mi stava uccidendo.
Mi schiarii la voce e mi voltai verso di lui, che, ancora masticando i pop corn, stava facendo attenzione alle prime scene del film.
"Che c'è?", fece, improvvisamente, facendomi sussultare.
"Oh, n-niente", balbettai, voltandomi verso lo schermo.
Harry sospirò e afferrò il telecomando, spegnendo la tv.
"Sei ancora preoccupata per quello che è successo? Te l'ho detto, sto benissimo, ho solo qualche livido quasi invisibile", disse, alzando le spalle.
Improvvisamente mi sentii in colpa per essermi completamente dimenticata di quel pomeriggio orribile e abbassai la testa.
"Harry, non...non so se te rendi conto, ma sei importantissimo per me...ti voglio così tanto bene".
Il riccio sorrise, spostandomi una ciocca di capelli sul viso e sfiorandomi, forse involontariamente, un lembo di pelle.
Arrossii.
"Greer, saresti una stupida se pensassi che io non ne  voglia a te".
"Non ho detto questo...è solo che...", mi bloccai, mordendomi l'interno guancia.
Perché era così difficile dirgli quello che provavo realmente?
"Insomma tu sei...difficilissimo da decifrare, ma...".
Harry sospirò e io mi interruppi.
"Oh, te ne sei accorta, vero?", disse, un po' in imbarazzo.
Corrugai la fronte e rimasi un attimo in silenzio.
"Te l'avrei detto, ma non sapevo come".
Deglutii e il mio cuore iniziò a battermi all'impazzata e sorrisi inconsciamente.
Oddio stava per dirmi che...
"Penso di provare qualcosa per Layla".
Il mio sorriso sparì così velocemente che non fui nemmeno sicura di aver sorriso e mi cadde il mondo addosso.
Per fortuna, lui non stava guardando.
"Anche oggi, a casa sua...io continuavo a fissarla e...è così bella. Cioè...non sapevo come dirtelo, non andate molto d'accordo ultimamente e tu sei la mia migliore amica, sei come una sorella per me e...".
Doppia, tripla coltellata al cuore.
Mi guardò e la mia espressione cambiò improvvisamente, e cercai di esprimere tutto il contrario di quello che provavo realmente.
Gli sorrisi, di nuovo, solo che questo sorriso fu finto.
"Insomma...se tu mi dici che non vuoi io...me ne dimenticherò, forse ci vorrà un po', ma per te lo farei".
Tutto mi diceva che avrei dovuto rispondere di sì, che avrei dovuto essere egoista, ma come avrei potuto? Come avrei potuto guardarlo negli occhi dopo? Come avrei potuto fargli una cosa del genere?
"No", sussurrai, torturandomi le mani.
"No, ma figurati, io sono felice per te. Spero che lei ricambi", dissi, tutto d'un fiato, con una difficoltà inimmaginabile.
Ovvio che lei ricambiava, non gli toglieva gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
Harry sorrise e mi abbracciò.

*

Il weekend che avrei dovuto trascorrere in felicità, libera per una volta dai miei, si tramutò in qualcosa tipo del tempo interminabile passato in pigiama, a letto o in giro per la casa, senza una vera meta precisa.
Avevo reso Harry felice, certo, ma alla mia felicità chi ci pensava?
Finalmente arrivò il lunedì e mi costrinsi a vestirmi e ad andare a scuola, almeno sarei uscita un po' di casa.
"Ma buongiorno, Smith", sibilò la voce di Malik al mio orecchio, dopo che lui mi ebbe preso a braccetto, poco fuori dalla scuola.
Ero talmente di malumore, che me ne fregai altamente.
"Non sono in vena, Malik", ribattei, con tutto il fiato che avevo.
"Oh, ti sei offesa perché ho picchiato il tuo ragazzo? Adesso non mi parli più?", mormorò, facendo il labbruccio.
Lo guardai male.
"Lui non è il mio ragazzo", borbottai, divincolandomi dalla sua presa e aumentando il passo.
"Ma ti piacerebbe, vero?", fece, alle mie spalle, certo che mi avrebbe provocata.
Mi fermai e poi mi voltai per ucciderlo con lo sguardo.
"Ho visto come lo guardi, piccola. Non ti disturbare a mentirmi", disse, prima che io potessi anche solo aprire la bocca.
"Lasciami in pace, Malik".
"Oh, sai, mi annoio, dato che non posso più divertirmi con gli sfigati senza che tu provi a fare la paladina della giustizia", ridacchiò, mettendo le mani in tasca.
"Fai quello che ti pare, non mi importa più", sbottai, voltandomi per andarmene.
"Oh, no, sul serio? Sai stava cominciando a piacermi questo tuo fare da eroina. Ma ho esagerato con Styles, eh? Ho toccato un tasto dolente, mmh?", mi provocò, facendomi stringere i pugni.
Lo spinsi contro gli armadietti e probabilmente mi lasciò fare dato che non penso che fossi così forte da poterlo battere.
"Smettila, non sei nemmeno degno di pronunciare il suo nome", sibilai, tagliente come una lama, ma lui non sembrò prendersela molto, anzi, si aprì in un sorrisetto, alzando le mani.
"Prima l'ho visto insieme ad una ragazza, sembravano molto intimi. E' questo che ti dà fastidio?",  continuò, colpendomi dove sapeva mi avrebbe ferita.
"Sei solo uno stronzo", sbottai, facendo una smorfia, voltandomi prima che le lacrime mi scendessero davanti ai suoi occhi.
Harry e Layla stavano già insieme? Wow, non avevano proprio perso tempo.
Tirai su col naso e iniziai a camminare, asciugandomi le lacrime.
"Ti va di fare un patto col diavolo?". Di nuovo, Malik al mio orecchio.
"Lasciami in pace! Ti ho detto che non mi intrometterò più nelle tue cose, cos'altro vuoi?", eslamai, al limite della pazienza.
"Sai, sei divertente. Sei come un piccolo giocattolino rotto che solo io posso aggiustare".
Corrugai la fronte e poi scossi la testa, facendo per andarmene.
"Aspetta, non vuoi sentire la mia proposta?", disse, divertito.
Mi fermai e lo guardai.
"Se tu mi fai un piccolo favorino, ti servirò quel tuo amichetto su un piatto d'argento", disse, sorridendo a trentadue denti.
Risi ironicamente e scossi la testa.
"Lascia in pace Harry".
"Ma che hai capito? Non gli torcerò un capello, ma ti prometto che prima del ballo di Natale sarà ai tuoi piedi", continuò, incuriosendomi.
Corrugai ancora di più la fronte e mi avvicinai.
"E io che cosa dovrei fare in cambio?".
"Wow, non ci credo, lo stai seriamente prendendo in considerazione", commentò, piacevolmente sorpreso.
"Faresti di tutto per lui, vero?".
"Cos'è che vuoi?", ringhiai, assottigliando gli occhi.
"Faresti proprio di tutto", ripetè, passandosi la lingua sulle labbra, pensieroso.



 
Ehilà
Eccomi di nuovo! Dopo quasi una settimana ahha
Beh, non è niente da dirvi, ringrazio le meravigliose persone che hanno recensito.
Baci,
Vale. :)




 
 

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Capitolo 3
*** Lui non fallisce mai ***


 Lui non fallisce mai

Stava prendendo tempo solo per il gusto di tormentarmi.
"Ok, basta, me ne vado", dissi, scuotendo la testa e iniziando a camminare.
"I miei mi avevano promesso un appartamento tutto mio...", iniziò, fermandomi di nuovo.
Lo guardai, alzando un sopracciglio.
"E questo cosa c'entra?".
"Beh, diciamo che non si fidano completamente di me", mormorò.
"Oh, e ne sei sorpreso?".
"Ma tu sei una brava ragazza, fai parte del consiglio studentesco, hai ottimi voti...", continuò, smanaccando.
"E allora? Vuoi arrivare al punto? Non ho tutto il giorno".
"Fingi di essere la mia ragazza", fece, soddisfatto.
Schiusi le labbra, prima di scoppiare a ridere.
"Tu hai il cervello fuso", commentai, scuotendo la testa.
"Prima di rifiutare, pensa a quanto faresti ingelosire il tuo Harry, tra le mie braccia", ribatté, sorridendo arrogantemente.
"Non gli piaccio tanto e poi sei stato tu a dire di averlo visto baciare un'altra".
"Sì, ma io ho anche visto come ti guarda e non è molto diverso dal modo in cui tu guardi lui", mormorò, continuando a sorridere.
"Non funzionerà mai", commentai, scuotendo la testa.
"Funzionerà, fidati, ma se così non fosse e dopo il ballo non sarà pazzo di te allora ti dovrò un favore, va bene? E potrai chiedermi qualsiasi cosa tu voglia", continuò, insistentemente.
"E tu cosa ci guadagni?", chiesi, sospettosa.
"Ma è ovvio, se sto con te, Smith la perfettina, allora i miei a Natale mi daranno quel benedetto appartamento. Così ognuno otterrà quello che vuole e tanti saluti. Non ti darò più fastidio", ribatté, e per la prima volta lo vidi serio. Quell'appartamento doveva interessargli parecchio.
"E, fammi indovinare, non potrò dire a nessuno che in realtà è solo una finzione", commentai, incrociando le braccia.
"Fino a Natale, poi potrai perfino raccontarlo ai tuoi nipoti, non mi interessa. Allora, ci stai?", chiese, con un'improvvisa fretta.
Rimasi un attimo in silenzio.
"Posso pensarci un po', almeno?", mormorai, indecisa.
Devo ammettere che la sua proposta mi allettava, ma c'erano davvero troppe cose contro: tipo il fatto che avrei dovuto baciarlo. 
Lo fissai per un attimo, per carità, era un bellissimo ragazzo e tutto, era piuttosto attraente, anche se prima di quel momento non ci avevo mai fatto caso, ma era una persona orribile. Volevo davvero fare un accordo con lui?
"Certo, ma rispondimi prima di Natale, eh", commentò, ammiccando, prima di andarsene, urtandomi volutamente una spalla.
Ero di fronte ad un bivio: potevo continuare normalmente la mia vita, continuando a sognare Harry, sapendolo però irraggiungibile o potevo stringere un patto con il diavolo, così come si era definito Zayn stesso, e forse, avrei ottenuto quello che volevo in poco più di un mese.
Sospirai ed entrai a scuola, pronta per prendere la decisione più difficile della mia vita.

*

"Mi odierai a morte, adesso", sussurrò Amanda, avvicinandosi a me con la sedia, parlando per la prima volta, dopo cinque minuti che la professoressa di letteratura aveva iniziato a spiegare.
Un record. Di solito parlava in continuazione come un disco rotto e farla stare zitta era un'impresa.
"Perché dovrei odiarti?", chiesi, colorando di nero un piccolo cuore spezzato che avevo disegnato ai bordi del mio quaderno.
"Beh, venerdì ti ho detto che Harry si sarebbe annoiato con Layla e invece sembra che sia successo proprio il contrario dato che adesso...beh...loro...", si fermò, come intimorita che sentirlo dire mi avrebbe fatto ancora più male.
"Stanno insieme. Puoi anche dirlo, non cambia le cose", mormorai, atona.
"Mi dispiace, mi sento in colpa, è come se, in qualche modo, l'avessi augurato, capisci?".
Smisi di colorare e la guardai.
"Sarebbe successo comunque, la smetti di incolparti ingiustamente? Mi fai solo stare peggio", sbottai, sbuffando.
Avrei solo voluto rompere tutto e gridare e invece dovevo rimanere calma, dovevo accettare il fatto che Harry e Layla stessero insieme.
Poi, mi tornò in mente la proposta di Zayn e trasalii.
Sul serio, per un attimo, avevo davvero pensato di accettare quella stupida e squallida cosa?
Se un giorno avessi conquistato il cuore di Harry non sarebbe stato di certo per un inganno.
Scossi la testa e sospirai, tornando attenta alla lezione.
Non l'avrei mai detto, ma ascoltare la Summers parlare di trigonometria fu davvero utile, almeno mi distrasse per un po'.
Alla fine dell'ora io e Amanda ci separammo.
Andai verso il mio armadietto per prendere dei libri, ma non feci in tempo ad arrivarci che Malik mi si parò davanti.
Sussultai, colta alla sprovvista.
"Allora, ci hai pensato?", sbottò, ansioso di conoscere una risposta.
"E' passata solo un'ora", mormorai, scocciata, cercando di sorpassarlo.
In realtà, sì, ci avevo pensato, ma volevo ancora un po' di tempo per esserne certa.
Mi bloccò per un polso.
"Beh, forse avrai capito che non sono un tipo paziente. Dammi una risposta ora".
"Ho bisogno di più tempo", borbottai, cercando, inutilmente, di divincolarmi dalla sua presa, ma ottenni solo che lui strinse ancora più forte il mio polso.
"Ok, bene. hai un minuto", disse, guardando l'orologio al suo polso.
"Lasciami!", esclamai.
"Cinquantacinque secondi...", ribatté, stringendo più forte.
"Mi fai male, lasciami!", continuai, invano.
"Cinquanta...tic tac, Greer".
"No! Non voglio accettare quella tua stupida proposta!", sbottai col fiato corto.
Mi lasciò andare all'improvviso e annuì con la testa.
"Visto? Ci voleva tanto a dirlo?", sibilò, andandosene.
Mi passai una mano sul polso, lievemente arrossato, e lo osservai, turbata, finché non sparì dalla mia visuale.

*

Continuai a toccarmi il polso, dolente, fino a quando, a mensa, raggiunsi i miei amici.
"Ehi, uccellino, ciao", esclamò Harry, chiamandomi con quel soprannome che io di solito adoravo.
Gli sorrisi appena e mi sedetti.
"Ehi, Greer", mi salutò anche Amanda, ricevendo lo stesso trattamento.
"Tutto ok? Non ti sento da venerdì...", mormorò Har, appoggiandosi con le braccia sul tavolo.
Era preoccupato, ma comunque riuscivo a leggergli la felicità negli occhi.
"Sì, sto bene, grazie. Voi?", mormorai, cercando di sorridere.
"Ehi, ma che hai fatto al polso?", fece Mandy, senza rispondermi.
"Ehm, niente...avevo un test nell'ora prima, devo essermela presa con il mio polso per l'ansia", balbettai, tesa.
"Dio, è rossissimo. Ti fa male?", continuò lei, sfiorandomelo.
Subito, gemetti, allontanando il braccio da lei.
"E' stato lui, vero?", intervenne Harry, serio.
"E' stato Malik?".
"Malik? Cosa? Di nuovo? Mi avevi promesso che gli saresti stata alla larga!", esclamò Amanda, arrabbiata.
Abbassai gli occhi, senza il coraggio di guardarla in faccia.
"Non è stato lui, lasciatemi in pace", sbottai, concentrandomi sul mio panino.
Per fortuna o sfortuna, arrivò Layla ad interrompere le loro accuse.
"Ciao, amore", disse, prima di fiondarsi avidamente sulle labbra di Harry.
Stavano insieme da pochi giorni e già lo chiamava amore? Davvero patetica.
"Ehm...Layla", mormorò Harry, imbarazzato, distaccandosi.
"Che c'è? Stiamo insieme! Non vuoi urlarlo al mondo? Io sono così felice!", esclamò lei, sedendosi sulle sue gambe, per poi lanciarmi un'occhiata, che, ne fui certa, volle essere di vittoria.
"Ehi, Harry", ci interruppe uno dei suoi amici, salutando il riccio.
"Oh, ciao, Steve", ribatté lui, sorridendogli.
"Ehm, scusateci un momento, ma la squadra ha bisogno del suo capitano", disse il ragazzo.
Layla si spostò malvolentieri dalle gambe di Harry e il riccio sparì con il suo amico.
Passò qualche secondo di silenzio, prima che lei iniziasse a vantarsi della sua situazione.
"Allora? Siete felici che io e Harry stiamo insieme?".
"Felicissime", commentò Amanda, con un velo di sarcasmo.
"Immagino. Soprattutto tu, Greer".
Mi alzai da tavola, la guardai male e me ne andai in cortile, passandomi una mano tra i capelli.
Il suo continuo vantarsi sarebbe stato perfino peggiore di vederla succhiare via l'anima ad Harry.
Calciai un sasso, piena di rabbia.
Presi un lungo respiro e mi guardai intorno. Proprio come avevo immaginato, Zayn era in cortile, con una sigaretta in una mano e il cellulare nell'altra.
Mi avvicinai a passo veloce e mi fermai davanti a lui.
"Ok, hai vinto, ci sto. Accetto il tuo accordo".
Lui spostò gli occhi verso di me e sorrise appena.
"Già, ma il tempo è scaduto, purtroppo", mormorò, alzando le spalle.
"Hai già trovato qualcun'altra?", chiesi, incredula.
"Mi dispiace, hai perso la tua occasione", rispose solamente, portandosi la sigaretta alla bocca e tornando con lo sguardo sul cellulare.
Capii qual era il suo gioco e sbuffai, incrociando le braccia.
"Ti prego?", provai.
"Come? Non ti ho sentito", mentì, sorridendo, senza guardarmi.
"Oh, andiamo, ti servo! Lo sappiamo tutti e due! Nessuno accetterebbe una cosa simile, eccetto me", esclamai, messa all'angolo.
"Oh, tesoro, pensi che non riesca a trovarmi una ragazza?".
"No, certo, sei capacissimo di trovare le solite troie che ti porti a letto, ma tu hai bisogno di una come me", dissi, sicura di me stessa.
Finalmente mi guardò e tornò a sorridere.
"Sei tu che hai più bisogno di me. Io posso anche trovarmi un lavoro e, aspettando un po', riuscirò ad ottenere quell'appartamento anche senza l'aiuto dei miei genitori. Ma tu puoi davvero ottenere Styles senza di me?".
Roteai gli occhi.
"Vuoi che ti preghi, giusto? Vuoi umiliarmi, non riesci a fare altro".
"Ok, ti sto pregando. Ti prego. Vuoi che mi metta in ginocchio? Va bene", esclamai, scocciata, piegandomi sulle ginocchia.
Zayn rise di gusto e buttò a terra la sigaretta, godendosi a fondo quel momento.
"Signorina Smith, sembra che adesso siamo soci", disse, poi, porgendomi teatralmente la mano.
Mi alzai e gliela strinsi.
"Ricordati che se questa cosa non funziona, mi dovrai un favore e ti assicuro  che utilizzerò tutto questo tempo per pensare bene a come umiliarti", sibilai, avvicinandomi a lui.
Zayn mi sorrise e mi prese il volto tra le mani, mordendomi improvvisamente le labbra per poi lasciarvi un veloce bacio sopra.
"E tu ricordati che io non fallisco mai", sussurrò, sensualmente al mio orecchio, andandosene.



 

Ehilà, gentee
Come va, bellezze? Io sono in un periodo di studio intenso, ma sono riuscita comunque ad aggiornare.
Allora, che ne pensate del patto tra Zayn e Greer? Funzionerà? Farà ingelosire Harry o combinerà soltanto casini? 
Grazie davvero per le recensioni e grazie anche a chi sta leggendo la storia silenziosamente.
Lo sapete che vi amo!
Al prossimo.
Baci,
Vale. :)



 
 

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Capitolo 4
*** Una festa terribile ***


Una festa terribile

Sorrisi appena, leggendo un messaggio da parte di Amanda: sembrava che Louis Tomlinson, uno dell'ultimo anno per cui aveva una cotta da secoli, le avesse chiesto di andare insieme alla festa di Liam Payne, che si sarebbe tenuta quella sera.
Dovevamo andare insieme, ma dato l'invito del ragazzo, avevo deciso di non andare e lasciare che loro due stessero da soli e si conoscessero un po'.
Dopotutto, Amanda era davvero presa, e dopo la brutta rottura con il suo ex ne aveva bisogno.
Misi in tasca il cellulare e mi sistemai la borsa in spalla, iniziando ad avviarmi verso l'aula di letteratura, quando un braccio si posò rudemente e possessivamente intorno al mio collo.
"Ehilà, Greer", sibilò la voce di Malik al mio orecchio.
Assottigliai gli occhi, sbuffando.
"Sai, fino ad ora, la mia giornata era iniziata molto bene", quasi ringhiai, voltandomi a guardarlo.
"Buongiorno anche a te", ribatté, ridacchiando.
Roteai gli occhi e gli spostai il braccio dalle mie spalle.
"Evitiamo il contatto, va bene?".
"Ma dai, sono il tuo ragazzo, avrò il diritto di abbracciarti?", mormorò, sorridendo arrogantemente.
Sbuffai.
"Non sei il mio ragazzo, stiamo soltanto fingendo", gli ricordai, acidamente.
Alzò le spalle.
"E qual è la differenza?".
Scossi la testa e aumentai il passo, ma non servì a togliermelo di torno.
"Senti, vuoi che questa cosa funzioni o no?", sbottò, con tono molto più serio, quasi duro.
Mi fermai.
"Funzionerà quando la smetterai di fare il bambino e ti comporterai in modo maturo", ribattei, incrociando le braccia.
Rimase un attimo in silenzio, pensieroso.
"E...cosa avrei fatto per meritare l'appellativo di bambino?", chiese, mettendo le mani in tasca.
"Il tuo comportamento è abbastanza. Anche se fingiamo di stare insieme non significa che tu debba starmi appiccicato e...insomma...", mi bloccai, balbettando appena.
"Oh, ti riferisci al bacio, mmh?", sussurrò, avvicinandosi, capendo improvvisamente cosa mi avesse messo così in imbarazzo.
"E' così scioccante baciare un vero uomo?", continuò, ridacchiando.
"Scusami?", ribattei, scuotendo la testa.
"Chi sarebbe il vero uomo?", lo punzecchiai, sfornando un sorrisetto carico di sfida.
"Divertente. Oh, che abbiano inizio i giochi", disse, guardando per un attimo un punto alle mie spalle per poi fiondarsi, di nuovo, sulle mie labbra.
Rimasi un attimo immobile colta alla sprovvista, dalla morbidezza delle sue labbra e dal delicato profumo di Colonia che mi arrivò dolcemente al naso, ma poi poggiai una mano sul suo petto, per spingerlo via, ma non ce ne fu bisogno, appena lo sfiorai, si allontanò.
"Ma che diavolo...?".
Stavo per dire esattamente le stesse parole, ma qualcuno mi aveva preceduta.
Ancora sconvolta dal gesto di Zayn, non avevo riconosciuto la voce di Harry  e, appena me ne resi conto, mi voltai a guardarlo, spalancando gli occhi.
Ricambiò lo sguardo con stupore, schiudendo le labbra, poi assunse subito un'espressione delusa.
"Ehi, chi si vede", si intromise Zayn con il suo solito tono arrogante, tanto per rigirare un po' il coltello nella piaga.
Sicuramente, Harry gli avrebbe voluto urlare contro, ma riuscì soltanto a guardarlo un attimo negli occhi, ancora sconvolto, per poi voltarsi verso di me e andarsene.
"Harry!", lo richiamai, facendo per seguirlo, ma Zayn mi bloccò per un braccio.
"Lascialo stare per un po', ha bisogno di riflettere", mi disse.
Lo ignorai e mi divincolai dalla sua presa, correndo dietro a Harry.
Avevo visto il suo volto e non vi era alcuna gelosia, soltanto delusione.
L'ultima cosa che volevo era ferirlo.
Mi maledii per aver anche solo pensato di fare una cosa del genere.
"Harry! Harry!", esclamai, raggiungendolo.
"Nemmeno una settimana, Greer. Non è passata nemmeno una settimana da quando quel coglione mi ha preso a botte e tu che fai? Lo baci? Ma che...?", si bloccò, troppo amareggiato per continuare e riprese a camminare.
Mi morsi le labbra e lo seguii.
"N-non è come pensi, io...Har, ti prego, l'ho fatto solo per...", mi fermai e lui si voltò a fissarmi in attesa di una risposta.
Aprii la bocca, ma non ne uscì niente.
Non sarei mai riuscita a dirgli cosa sentissi per lui. Mai.
"Senti non voglio litigare, ma...è meglio se stiamo lontani per un po', ok? Devo...devo ancora realizzare quello che ho visto", mormorò, per poi andarsene.
Mi strinsi tra le braccia, sospirando.
"Che ti avevo detto?", fece Zayn, sbucando all'improvviso.
Sobbalzai e lo guardai male.
"Idiota", sbottai, iniziando a camminare, ma mi fermò di nuovo.
"Si può sapere che c'è? Sapevi che l'avrebbe scoperto, anzi, doveva per forza scoprirlo per diventare geloso".
"Non era geloso, Zayn! Hai visto la sua faccia? Era soltanto deluso del fatto che io avessi baciato uno come te", sputai, acida, incrociando le braccia.
Zayn cambiò espressione e sembrò...esserci rimasto male?
"Uno come me...", ripetè, facendo schioccare la lingua.
"Beh, volevo invitarti alla festa di stasera che Payne sta organizzando, ma non penso che verresti, quindi...chiudiamola qui che è meglio", concluse, scosse la testa e se ne andò.
Corrugai la fronte.
C'era davvero rimasto male? Non pensavo che potesse offendersi.

*

Presi un lungo respiro e raggiunsi Harry e Amanda a mensa.
Harry mi aveva detto di stargli lontana ma non potevo semplicemente farlo, volevo chiarire al più presto.
"Ehi...", mormorai, leggermente imbarazzata quando i due mi guardarono.
"Sparisci, Greer, prima che ti prenda a calci", sbottò Mandy, lanciandomi un'occhiataccia.
"Gliel'hai detto?", chiesi a Harry, deglutendo a fatica.
"Certo che gliel'ho detto. O forse la tua migliore amica non si merita di saperlo?", rispose, tagliente.
"Sentite, ragazzi...mi dispiace".
"Non vogliamo le tue scuse, ma soltanto che tu te ne vada", ribatté Amanda, senza guardarmi.
"Mandy...".
"Quel coglione ha pestato Harry soltanto per divertimento e tu lo baci? Vattene, Greer. Vattene", mi interruppe, continuando a guardare il suo panino, ma alzando il tono di voce.
Mi torturai le mani e guardai il riccio, che sospirò e mi fece segno di andarmene.
Strinsi le labbra per non piangere e me ne andai.
Prima di quel momento, non mi avevano mai guardato in quel modo.
Mi sedetti ad un tavolo da sola e iniziai a mangiare, prima che qualcuno si sistemasse vicino a me.
"Non mi hai ancora dato una risposta per stasera", fece Zayn, addentando una patatina delle mie.
Lo guardai, confusa.
"Pensavo avessi detto di finirla", sussurrai, tirando su col naso.
"Non mi avrai preso sul serio, no? Come puoi prendere sul serio uno come me?", riprese, bevendo un sorso della sua soda.
Annuii con la testa.
"Ti ho offeso, mi dispiace", dissi, abbassando la testa.
"Nah, io non mi offendo. Allora? Il tuo amichetto ci sarà, tu?", mormorò, pazientemente, guardandomi.
Rimasi in silenzio, pensierosa, e guardai Harry, che, dall'altro lato della mensa stava chiacchierando insieme a Greer e Layla.
"Ok, sì, ci sarò", risposi, assente, scuotendo la testa per tornare in me.
"Perfetto. Se mi dai il tuo indirizzo ti passo a prendere alle sette".
"Non ti darò il mio indirizzo", sbottai, scuotendo la testa.
"Oh, andiamo, non verrò a ucciderti nel sonno", disse, come se l'idea lo allettasse.
"Sì, ora che ti servo. Poi chi lo sa?".
Zayn ridacchiò e annuì.
"Ok, perfetto. Allora ci vediamo là", mormorò, soffiandomi all'orecchio.
Allontanai il viso e lui se ne andò.

*

La festa di Liam sembrava essere iniziata da parecchio- anche se ero arrivata con soltanto qualche minuto di ritardo in quel locale -dato che c'erano già parecchie persone ubriache.
Feci appena in tempo a scansare una ragazza che stava correndo, anzi barcollando, via da un altro ragazzo, entrambi ubriachi fradici.
Alzai le sopracciglia, mettendo le mani nelle tasche della giacca.
Probabilmente, se avessi continuato a girovagare così senza una meta, in attesa di trovare Zayn, mi sarei annoiata a morte, perciò decisi di togliermi la giacca e di unirmi ad un gruppo abbastanza numeroso di persone che stavano ballando.
Non passarono che cinque minuti, o poco più, che delle mani, fin troppo rudemente, mi cinsero i fianchi.
Roteai gli occhi.
"Alla buon ora", esclamai, anche se non ero certa che, con tutto quel casino, Zayn sarebbe riuscito a sentirmi.
Il ragazzo non rispose, continuò a passare le sue mani sui miei fianchi, sempre più possessivamente, evitai di voltarmi e urlargli contro, anche perché non sarebbe servito a nulla.
"Ti muovi bene", sentii poi pronunciare al mio orecchio e trasalii.
Non era affatto la voce di Zayn e, in più, mi arrivò un terribile tanfo di alcol alle narici.
Sussultai e mi divincolai dalla presa, voltandomi a fissare quello sconosciuto, che mi sorrise, divertito.
"Ciao, zuccherino", mormorò, allargando il sorriso.
Feci una smorfia e scossi la testa.
"Scusa, pensavo fossi un altro", dissi, facendo per andarmene, ma me lo impedì, afferrandomi di nuovo per i fianchi.
"E dai, ci stavamo divertendo, no?", ridacchiò, passando le mani sul mio corpo.
Mi divincolai e per fortuna riuscii a liberarmi, ma andai addosso a qualcuno, mentre il ragazzo provava di nuovo ad avvicinarsi.
Delle mani mi cinsero le spalle, ma questa volta furono attente e delicate.
"Sparisci", mormorò la voce di Harry, verso quello sconosciuto, che sorrise appena.
"Scusa, amico, non pensavo che fosse impegnata", concluse, ridendo, prima di andarsene.
Chiusi gli occhi e presi un respiro di sollievo. Quel tizio mi aveva spaventata.
"Stai bene?", fece Harry, accarezzandomi le spalle.
Mi voltai a guardarlo con la paura che fosse ancora arrabbiato con me, ma lo vidi preoccupato e premuroso.
Annuii appena con la testa, per rispondere alla sua domanda.
"Non avevi detto che mi avresti ignorata per un po'?", sussurrai, scostando lo sguardo.
"Che avrei dovuto fare? Lasciarti nelle grinfie di quel ragazzo?", fece, leggermente alterato.
Era sempre stato molto protettivo nei miei confronti e, anche questa volta, me l'aveva dimostrato.
"Quindi sei ancora...arrabbiato", mormorai, cercando di trovare il coraggio per guardarlo.
Il gelo nei suoi occhi si sciolse e mi sorrise appena.
"Greer...non sono arrabbiato, sono solo...sorpreso del fatto che tu possa essere presa da...uno come Zayn Malik, tutto qui. Ma ho capito che devo accettare la cosa, anche se, te lo garantisco, è difficile. Però tu sei stata così comprensiva con me e Layla e so che non siete proprio amiche...quindi...perché io devo fartela così difficile?", mormorò, tutto d'un fiato, per poi sorridermi.
"Te lo ripeto, non è facile per me, ma lo accetterò, perché ci tengo a te".
Non dissi niente, lo guardai soltanto.
Oh, cosa avrei dato in quel momento per baciarlo! 
Le sue labbra erano così invitanti.
Mi avvicinai al suo viso, perché anche il silenzio che si era creato sembrava gridare al bacio.
Per un attimo, mi illusi che sarebbe successo.
Che stupida.
Harry si allontanò, passandosi una mano tra i ricci.
"Beh, devo andare, sono sicuro che Layla mi stia cercando...e le ho promesso che avrei ballato con lei".
"Oh, sì, certo", dissi, abbassando gli occhi, per nascondere la delusione.
Lui mi accarezzò il braccio.
"Stai attenta, eh", mi avvisò, forse riferendosi alla situazione in cui mi ero trovata prima del suo arrivo o semplicemente al fatto che "stessi insieme" a Zayn.
Presi un lungo respiro e mi diressi al bar del locale, per ordinare qualcosa di molto forte.
Avevo appena bevuto un sorso del mio drink, quando qualcuno mi sfiorò il fianco.
"Di nuovo tutta sola, zuccherino?".
Trasalii, quando quella voce mi arrivò all'orecchio e lasciai perdere il drink, allontanandomi il prima possibile, cercando con lo sguardo Harry, ma c'erano così tante persone. Troppe.
Mi voltai indietro per vedere se avevo seminato quel pazzo e mi tranquillizzai quando non lo vidi.
"Non scappare da me, zuccherino", di nuovo quella voce e quell'appellativo.
Singhiozzai, quando mi prese il polso.
"L-lasciami stare", balbettai, in difficoltà.
Non avevo alcun problema ad affrontare un ragazzo sobrio, ma quando si trattava di qualcuno ubriaco, arrivavano i problemi. Poteva succedere di tutto.
"Balla con me, dai".
"Saranno i tuoi denti a ballare se non la lasci subito".
Prima di quel momento, non ero mai stata così felice di sentire la voce di Zayn.
Il ragazzo, all'apparenza calmo, ma con uno sguardo duro sul volto, se ne stava davanti a noi, con le mani in tasca.
"E dai, amico, non cerco guai, voglio solo divertirmi", mormorò lo sconosciuto, ridacchiando.
"Vai a divertirti da un'altra parte", sbottò Zayn, ormai stufo di parlare, e gli tirò una spinta per allontanarlo da me.
Notai subito la differenza con Harry: mentre lui si era limitato alle parole, Zayn era passato subito alle mani.
Il ragazzo alzò le braccia in segno di resa.
"Ok, ok, stai calmo", esclamò, andandosene.
Appena Zayn si voltò verso di me, notai che aveva un'espressione allegra, come se non fosse accaduto nulla.
"Possibile che non possa lasciarti un attimo da sola, tesoro?", fece, credendo di essere divertente, ma in quel momento non ero altro che turbata e non avevo alcuna voglia di ridere.
Lo ignorai e, voltandomi, me ne andai.


 
Ehilà
Come state, meraviglie? Io sono un po' incasinata con la scuola perché ho molti compiti e interrogazioni e non vedo l'ora che passi questo periodo.
Comunque, ringrazio tutti per le recensioni.
Al prossimo capitolo!
Baci,
Vale. :)





 
 

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Capitolo 5
*** L'amore fa schifo ***


 L'amore fa schifo

"Dai, fermati. Che c'è?", chiese Zayn, confuso, seguendomi e bloccandomi per un braccio.
"Lasciami!", gridai, fin troppo esageratamente.
"Va bene, ma calmati", sussurrò, alzando le mani.
"Scusa", aggiunse, sincero. Forse.
"Delle scuse? Chi sei tu e che ne hai fatto di Zayn Malik?", mormorai, sorpresa, tirando su col naso.
Zayn sorrise e si avvicinò al mio orecchio.
"E' stordito, nel bagagliaio della mia auto. Ma che resti tra noi", sussurrò, stando al mio gioco, prima di allontanarsi per guardarmi in viso.
Gli sorrisi appena.
"No, sono seria", ripresi.
"Anch'io. Per stasera, Zayn lo stronzo non si farà vedere", disse, porgendomi una mano.
"Volete ballare, milady?", fece, teatralmente, inchinandosi.
Ridacchiai, scuotendo la testa.
"Ti dico di sì soltanto perché so che stai sperando il contrario", mormorai, furbetta, afferrando la sua mano.
Lui fece una smorfia e scosse la testa.
"Mi conosci già troppo bene".
Sorrisi e lo trascinai in pista per poi portare le mie mani al suo collo.
"Sai almeno come si fa?", gli chiesi, alzando un sopracciglio.
"Pff, hai davanti un ballerino professionista", ribatté, scendendo dolcemente con le mani fino ai miei fianchi.
Mi trattenni per non ridere e iniziammo a muoverci.
Non era male, dopotutto.
"Ah, e sei bellissima stasera", disse, senza guardarmi.
Feci un mezzo sorriso e appoggiai la testa nell'incavo del suo collo.
"Lo pensi davvero?", mormorai, mordendomi il labbro.
"No, ma per stasera niente Zayn stronzo, giusto?", ridacchiò.
Lo guardai male e lui rise.
"Lo penso davvero", ammise, poi, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Abbassai il viso, un po' in imbarazzo, ma lui mi mise due dita sotto il mento, sollevandomelo, per poi lasciarmi un leggerissimo bacio sulle labbra.
"E questo per cos'era?", sussurrai, confusa, guardandolo.
Lui non ricambiò lo sguardo, si limitò ad avvicinare il suo viso al mio orecchio, così lentamente da farmi trattenere il fiato.
"Il tuo amichetto ci sta guardando", disse, prima di allontanarsi un po' e sorridere, soddisfatto.
"Ti assicuro che sta morendo di gelosia", continuò.
Gli tirai un colpo sulla spalla.
"Avevi detto che non avresti fatto lo stronzo!", esclamai, scuotendo la testa.
"Beh, allora, perdonami, ma è più forte di me. Ce l'ho nel sangue", rispose, facendomi l'occhiolino.
"Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?".
Scossi la testa e lui se ne andò.
Mi voltai e vidi Harry ed effettivamente stava guardando verso di me.
Appena vide che lo stavo guardando scosse la testa e sorrise appena.
Ricambiai il sorriso e mi avvicinai a lui.
"Dov'è Layla?", chiesi, confusa.
"Oh, ehm, non lo so. Sta continuamente al cellulare a messaggiare con le sue amiche", borbottò, un po' scocciato.
Non potei fare a meno di sorridere.
Forse presto avrebbe capito di essere troppo per lei e...
Scossi la testa. No, era troppo anche per me.
"Amanda, invece? Non l'ho vista. Pensavo venisse con te", riprese lui, confuso.
"Oh", sussurrai, guardandomi intorno.
"No, doveva andare con Louis", mormorai, alzando le spalle.
"Louis? Louis Tomlinson?", fece Harry, aggrottando la fronte.
"Sì, perché?".
"Beh, è strano...l'ho appena visto passare con un'altra ragazza", disse.
Sgranai gli occhi, portandomi le mani alla bocca.
"Scherzi, vero?".
Harry scosse la testa.
"Oddio, no", sussurrai.
Salutai velocemente Harry e cercai Zayn con lo sguardo.
Quando lo trovai, se ne stava tranquillamente fermo al bar, con in una mano un drink e nell'altra una bionda.
Non ci feci neanche caso e mi avvicinai, togliendogli il drink di mano prima che potesse prenderne un sorso.
"Alzati, dobbiamo andare".
"Oh, dai, Greer. Stavo chiacchierando con la mia nuova amica", borbottò lui.
Gli lanciai un'occhiataccia e lui salutò la bionda, per poi seguirmi controvoglia.
"Che c'è? Sei gelosa? Guarda che non stiamo veramente insieme, posso divertirmi con chi mi pare", mi ricordò, trovando quasi gusto nel dire quelle cose.
Mi fermai e lo guardai male.
"Per me puoi anche andare in giro a scoparti mezzo mondo, non mi importa. Ma ora devi accompagnarmi in un posto", sbottai.
"Ok", rispose, roteando gli occhi.
Salimmo sulla sua auto e io sbuffai.
"Ah, e la prossima volta, fai pure lo stronzo, altrimenti questa tua voglia di farlo si accumula e poi esplode", sibilai, voltandomi a guardare fuori dal finestrino.
Sospirò ma non rispose.

*

Sapevo esattamente dove trovare Amanda: quando era triste o arrabbiata andava sempre in questo parco dove avevamo passato molto tempo a giocare da bambine.
Infatti, appena arrivammo, la trovai lì.
Chiesi a Zayn di restare in auto e la raggiunsi. Si stava dondolando leggermente su un altalena, sospirando.
"Ehi, Mandy", mormorai, sedendomi su un'altra altalena lì accanto.
"Ciao, Greer", sussurrò, senza guardarmi.
Mi morsi il labbro e sospirai.
"Sapevi che ti avrei trovato, saresti dovuta andare in un altro posto".
"Beh, magari volevo essere trovata", disse, alzando gli occhi, lucidi, verso di me.
Le sorrisi appena.
"Quindi non sei più arrabbiata con me?".
"Non capisco il perché tu stia con quel bastardo, ma c'è sicuramente sotto qualcosa. Ti ha obbligata? Minacciata?", chiese, guardandomi intensamente.
Scossi la testa.
"Ti piace davvvero? Perché non...non riesco a capacitarmene", mormorò, aggrottando la fronte.
"C-che ci trovi in lui?".
"Beh, forse quel suo incredibile fascino, quel suo viso irresistibile e il suo corpo super sexy bastano, non credi?", intervenne Zayn, facendoci voltare verso di lui.
"Ti avevo detto di restare in auto!", lo rimproverai, mentre Amanda si limitò a ruotare gli occhi.
"Beh, mi stavo annoiando. E comunque perché siamo qui? Mica devo fare da autista a questa fontana con le gambe, vero?", borbottò, sbuffando.
Mandy gli lanciò un'occhiataccia.
"Tu non mi piaci", gli ringhiò contro.
"E non voglio nessun passaggio da te. Sparisci".
"Zayn, per favore, torna in auto. Noi due dobbiamo parlare un attimo da sole, ok?".
"Di cose che non ti riguardano", aggiunse Amanda.
"Beh se parlate di me, credo che mi riguardi la cosa, no?".
"Zayn!", esclamai, facendolo sbuffare.
Poi per fortuna tornò in auto.
"Insomma...non mi chiedi perché sono qui invece che alla festa con...Louis?", mormorò, soffermandosi tristemente sul nome del ragazzo.
Mi morsi il labbro e le accarezzai il braccio.
"Harry mi ha detto che era con un'altra ragazza", sussurrai, dispiaciuta.
Amanda tirò su col naso e si diede una spinta con il piede, facendo dondolare l'altalena, che cigolò appena.
"Lui non c'entra. Louis. Non ne aveva idea. Non ha mai...non ha mai voluto uscire con me, sono stati i suoi amici...loro hanno dato l'invito a me invece che ad una certa Lisa. Oddio, ti giuro, è stato così frustrante vederlo con un'altra", disse, spezzandosi in un pianto tormentato.
Feci una smorfia e mi alzai per abbracciarla.
"Oh, Mandy, mi dispiace tantissimo".
"L'amore fa schifo. I ragazzi fanno schifo, fanno tutti schifo. Ti portano soltanto a farti delle stupide illusioni. Come Harry, adesso magari ti sarà passata la cotta per lui, ma comunque gli sei stata dietro per niente, alla fine non si è nemmeno mai accorto che ti piaceva", esclamò, mentre le lacrime gli rigavano il volto.
"Senti, io...vado a casa", concluse, correndo via.
La richiamai, ma senza risultato.
Sospirai e tornai verso l'auto di Zayn. Lui si stava tranquillamente fumando una sigaretta, con lo sguardo fisso dove Amanda era sparita.
"Si può sapere che le è successo? E' corsa via come una pazza isterica", commentò, buttando a terra la sigaretta per poi schiacciarla con un piede.
Salimmo in auto e gli spiegai tutto.
"Che stronzi", fece, con un'espressione disgustata sul volto.
"Tu non sei meglio di loro", commentai io, guardandolo.
"Senti, io non mi metto a fare scherzi così crudeli alle ragazze", borbottò.
"Oh, no, certo, tu picchi soltanto la gente", sbottai io, sarcastica, scuotendo la testa.
Aprì la bocca per ribattere, ma non trovò le parole e cambiò idea.
"Posso sapere che razza di divertimento insano ci troviate a far soffrire le persone?", sibilai, furiosa.
Mi lanciò un'occhiata, poi accese il motore dell'auto.
"Gradirei una risposta, se possibile".
"Vuoi dirmi dove abiti così posso accompagnarti a casa o hai ancora paura che possa venire ad ucciderti nel sonno?", sbottò, ignorando ancora la mia domanda.
Gli diedi acidamente l'indirizzo e restai in silenzio per tutto il viaggio, amareggiata.
Appena arrivai a casa, sbattei forte la portiera della sua auto e me ne andai verso la porta senza salutarlo o ringraziarlo.
"Non c'è alcun divertimento...", lo sentii dire alle mie spalle e allora mi fermai, senza però voltarmi.
"E' il senso di potere, l'approvazione degli amici, la sensazione di avere la vita di qualcuno o almeno una parte di essa nelle tue mani...ti rende...ti fa sentire invincibile. Ed è come una droga, non puoi smettere, ne hai bisogno".
Ascoltai con attenzione le sue parole e mi voltai verso di lui.
Mi stava fissando ed era bellissimo.
Il vento gli muoveva i capelli e aveva gli occhi assottigliati a due fessure, ma lucenti, le labbra, carnose, leggermente schiuse e un'espressione seria.
"Essere dipendente da qualcosa ti rende forte?", chiesi, con uno sguardo duro.
Zayn abbassò gli occhi, abbandonandosi ad un sorriso rassegnato, poi fece qualche passo verso di me.
"A volte", sussurrò, continuando ad avanzare.
"No, non credo proprio", sbottai io, voltandomi, per entrare in casa, quasi scappando da lui.
"Greer", sussurrò. 
Bastò che lo facesse una volta per fermarmi e impedirmi di entrare.
"Che c'è?", sbottai, chiudendo gli occhi.
Non rispose e lo guardai.
Ormai non ci divideva che qualche passo.
"Che c'è?", ripetei, più forte.
"Mi dispiace per la tua amica".
"Già", mormorai io, facendo per aprire la porta, ma mia madre mi precedette.
"Ma che succede qui? Oh, ciao", mormorò, notando Zayn.
"Salve", rispose Zayn, mettendo le mani in tasca.
"Allora io...vado", continuò, guardandomi.
"No, no, aspetta. Greer non mi aveva detto che...beh, vieni dentro, ti va una tazza di cioccolata calda? Ne ho appena preparata un po'", fece mia madre, curiosa di sapere chi avesse davanti.
"Mamma, non è il caso", dissi io.
"Perché non fai decidere a lui?", riprese lei, facendomi sbuffare.
Guardai male Zayn, affinché rifiutasse, ma appena gli vidi fare un sorrisetto divertito, capii che avrebbe accettato.
"Ma certo, mi piacerebbe".

*

"Questo potevi evitarlo!", esclamai, entrando in camera mia, seguita da Zayn, dopo aver parlato con mia madre per un po'.
"E dai, mi sono comportato bene", disse, ridacchiando.
"Ho dovuto mentire a mia madre, per te, ok?".
"Veramente anche per te. Non è che mi stai facendo un favore, ricordatelo. Noi due abbiamo un patto che porta vantaggi e svantaggi ad entrambi", rispose, smanaccando.
"Oh, sì? E quali svantaggi ha portato a te? Non sei tu quello che ha litigato con tutti e deve mentire ai suoi!".
"Beh, veramente devo mentire anche io", disse con nonchalance.
"Oh, come se ti importasse!", ribattei, scuotendo la testa.
"Oltre a quel fottuto appartamento che desideri così tanto, c'è qualcosa o qualcuno a cui tieni veramente?", sbottai, acida.
Zayn si irrigidì e fece schioccare la lingua.
"Sai perché sei così arrabbiata? Perché la tua amica si è trovata in una situazione spiacevole. Ma indovina un po'? Io non c'entro niente, quindi puoi anche smetterla di prendertela così con me!", commentò, avvicinandosi pericolosamente a me.
Lo fissai un secondo negli occhi, senza muovermi.
Poi realizzai che aveva ragione: non ce l'avevo con lui, almeno in quel momento.
Abbassai il viso, sospirando.
"Mi dispiace", sussurrai, sedendomi sul letto.
"E' che odio vedere tristi le persone a cui voglio bene...", continuai.
Zayn annuì con la testa e si sedette vicino a me.
"Beh, è normale...", disse, guardandomi.
Restammo in silenzio per un po' e io sentii il suo sguardo addosso per tutto il tempo.
"Tua madre...", iniziò poi lui, facendomi voltare.
"Tua madre non si aspetta che noi...", si fermò e io aggrottai la fronte, confusa.
Poi capii cosa intendeva e gli tirai una gomitata.
"No! Ma che vai a pensare?", esclamai, arrossendo appena.
Zayn rise di gusto e si sdraiò sul letto.
"Beh, l'ho vista illuminarsi quando le hai detto che stiamo insieme".
"Non stiamo insieme", gli ricordai a denti stretti.
"Questo lo so, ma non significa che noi...".
Lo fece di nuovo e, di nuovo, lo guardai male.
"Non ci pensare neanche!".
Rise di nuovo, contagiandomi.
Era così bello quando rideva, così spensierato, sembrava quasi un bambino.
Peccato che poi a scuola, davanti a tutti, si trasformasse in quel mostro senza cuore.
Tornai seria, fissandolo, e lui mi imitò.
"Che c'è?".
"Niente, stavo pensando", mormorai, scostando lo sguardo.
"A cosa?", insistette, curioso.
"A niente, ti fai gli affari tuoi?", sbottai, incenerendolo con lo sguardo.
"Mamma mia, rilassati un po'", borbottò, roteando gli occhi.
"Comunque, io andrei...se tua madre non si aspetta che noi...", fece, alzandosi e ridendo.
"La finisci?", lo ripresi.
Zayn sorrise e si avviò verso la porta.
"Beh, ciao", disse, uscendo.
"Sicura che tua madre...?", iniziò di nuovo, affacciandosi dalla porta.
"Vattene!", esclamai, tirandogli un cuscino.
Lui lo evitò e, ridendo, se ne andò, questa volta per davvero.



 
Ehilà
Scusate per il ritardo ma sono stata male e non sono riuscita ad aggiornare prima.
Comunque sono felice che la storia vi piaccia. Grazie per le recensioni. Vi amo!
Baci,
Vale. :)



 

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Capitolo 6
*** Sorprese e ovvietà ***


Sorprese e ovvietà

"Sei sicura di star bene?", chiesi a Mandy, preoccupata.
"Sto benissimo. Davvero, mai stata meglio".
Ormai ripeteva la stessa risposta da giorni, segno evidente che non stava bene per niente.
"Senti, Mandy...se vuoi parlare io...".
"Ho detto che sto bene, Greer, maledizione!", esclamò, spazientita, guardandomi male.
Mi interruppi e abbassai il viso.
"Uuh, qui qualcuno è di malumore", intervenne Zayn, circondandomi le spalle con un braccio.
"Volete picchiarvi? Posso assistere?", scherzò, ridacchiando.
Amanda roteò gli occhi,  poi gli lanciò un'occhiataccia e se ne andò.
"Oh, bravo, Zayn. Davvero delicato", commentai, guardandolo male.
"E dai, stavo scherzando. E' lei che non ha il senso dell'umorismo".
"Forse perché sta male per colpa di qualche idiota che non sapeva come divertirsi?", sbottai, scocciata.
Zayn alzò gli occhi.
"Ancora con questa storia? Certo che voi ragazze siete permalosette, eh", borbottò.
"Beh, dopo quello che le hanno fatto, come dovrebbe sentirsi?".
"E non ha...tipo un cugino o un fratello più grande che li possa prendere a calci? Vuoi che ci pensi io?", chiese Zayn, alzando le spalle.
Alzai un sopracciglio e lo guardai male.
"Le situazioni non si risolvono in questo modo", sbottai, roteando gli occhi.
"Beh, non mi sembra che tu abbia un'idea migliore. Non preoccuparti, ci penso io", disse, salutandomi con la mano, mentre se ne andava.
"No. Zayn? Che vuoi fare? Aspetta".
"Tranquilla, tranquilla. Ho tutto sotto controllo", continuò, sparendo tra la folla nei corridoi.
"Oh, cazzo", commentai, chiudendo gli occhi.
"Ehi, che succede?", fece Harry, sbucando dal nulla.
"Oh, niente. Zayn che...ah, lascia perdere...", risposi, prendendo alcuni libri dal mio armadietto.
"Tu stai bene?", aggiunsi, vedendolo leggermente nervoso, dato che non riusciva a stare fermo e continuava a fissare il suo cellulare.
Sospirò e lo mise in tasca.
"Si tratta di Layla...insomma sta diventando...non lo so...difficile da sopportare", ammise, passandosi una mano tra i capelli.
Lo guardai, confusa.
Non che non sapessi che Layla fosse insopportabile, ma Harry ne parlava sempre così bene.
"Ah, sì? Come mai?", chiesi, mentre iniziavamo a camminare.
Alzò le spalle.
"Beh...è che quando non stiamo insieme mi chiama continuamente o mi manda messaggi per sapere cosa faccio, con chi sono...e quando invece stiamo insieme...è come se non esistessi. Sta sempre incollata al suo cellulare con le sue amiche", disse, sbuffando.
"Pensi che io le sia venuto a noia?", mormorò, preoccupato.
Lo guardai e notai quanto fosse dolce con quell'espressione da cucciolo bastonato sul volto.
"Oh, Harry, no. Non penso che tu possa venire a noia a qualcuno, sei talmente interessante e affascinante, dolce, gentile, div-", dovetti fermarmi perché quel discorso stava per diventare quasi una dichiarazione d'amore.
Mi schiarii la voce e abbassai gli occhi.
"Uhm...cioè...ehm...hai capito, no?", balbettai, imbarazzata, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Con la coda dell'occhio mi accorsi che stava sorridendo e lo guardai.
"Ho...esagerato?", sussurrai, mordendomi l'interno guancia.
Lui scosse la testa e mi scompigliò i capelli.
"No. Sai sempre cosa dire per farmi sorridere, piccola Greer", disse, facendomi l'occhiolino per poi andarsene.
Rimasi pietrificata a fissarlo mentre raggiungeva alcuni suoi amici davanti al suo armadietto.
Perché doveva essere così dannatamente perfetto?
E poi...piccola Greer?
Oh, merda, riusciva a farmi sciogliere soltanto con uno stupido aggettivo come quello.
Scossi la testa per scacciare i pensieri e mi voltai velocemente perché la mia classe era dalla parte opposta, ma appena lo feci mi accorsi che Zayn stava venendo verso di me con un sorrisetto da bastardo impresso sul volto e teneva le braccia al collo di due ragazzi.
Corrugai la fronte e lui allargò il sorrisetto.
"Ehi, Greer, ti presento...eh...facciamo che non ti presento nessuno perché mi sono già dimenticato i nomi di questi due coglioni, ma comunque sono i geni che hanno avuto la fantastica idea di dare l'invito di Tomlinson alla tua amichetta", disse, spingendoli in avanti verso di me.
Mi feci ancora più confusa e Zayn roteò gli occhi.
"Ehm...senti noi...", iniziò uno di loro due, ma Zayn lo zittì subito.
"No, no, no. Non aprire la tua boccaccia se non per scusarti con quella povera ragazza che tu e lo stronzo accanto a te avete fatto star male".
Schiusi le labbra. Stavo sognando o Zayn stava, per una volta da quando lo conoscevo, utilizzando la sua dote nello spaventare la gente per fare una cosa buona?
Poi, mi guardò.
"Vai a cercare Amanda o preferisci aspettare che passi di qui per caso?", mormorò, sarcastico.
Scossi la testa e me ne andai per cercarla.
Non passò molto tempo e poco dopo la portai davanti a quei due.
"Che c'è?", mormorò lei, scocciata, prima di riconoscerli.
Zayn sorrise e batté le mani sulle spalle dei due ragazzi.
"Ciao, Amanda! Ti presento...eh lasciamo stare. Questi due hanno qualcosa da dire, mi pare", fece poi, ridacchiando.
Mandy mi guardò, corrugando la fronte, e io alzai le spalle.
"Ehm...noi...cioè...noi...", fece uno di loro, facendo roteare gli occhi a Zayn.
"Ehi, Trevor, Caleb, che state facendo?", si intromise Louis Tomlinson, sbucando dal nulla.
Amanda sbiancò, Zayn fece un sorriso a trentadue denti e i due ragazzi si irrigidirono.
Evidentemente non avevano detto niente a Louis di quella storia e non avevano neanche intenzione di farlo.
"Bene, bene, Tomlinson, sei arrivato appena in tempo per il discorsetto dei tuoi amici".
Louis corrugò la fronte, mettendo le mani in tasca.
"Che discorso?".
"Ok, senti, Amanda, ci dispiace di averti detto che Louis voleva portare te alla festa. Era uno scherzo innocente, non pensavamo che ci saresti rimasta così male", disse tutto d'un fiato uno di loro con il viso basso.
Amanda arrossì per la presenza di Louis e il ragazzo aggrottò le sopracciglia.
"Ma di che parli?".
"Già, i tuoi amichetti hanno invitato di proposito Amanda da parte tua. Puoi immaginare come si sia sentita quando ti ha visto con un'altra. Pure troietta, comunque", fece Zayn, sorridendo.
"Voi due potete andare", aggiunse poi rivolto verso i ragazzi, che sparirono immediatamente, evitando lo sguardo arrabbiato di Louis.
Il ragazzo sbuffò, poi si passò una mano tra i capelli e guardò Amanda.
"Mi...mi dispiace tantissimo, non ne sapevo niente, davvero. Ma penso sia colpa mia. Avevo detto a tutti che avrei invitato te, ma poi uno dei ragazzi mi ha chiesto di accompagnare sua sorella e non sono riuscito a rifiutare...quindi, davvero, mi dispiace", disse, sincero.
Amanda lo guardò e spalancò gli occhi, sorpresa.
"Volevi invitare me?", chiese.
Louis sorrise.
"Già...", mormorò, un po' in imbarazzo.
"Ehm...senti...ora devo andare a lezione, ma semmai ci prendiamo un caffè una volta, ti va?", continuò, sorridendole di nuovo.
Amanda ricambiò e annuì, incredula.
"Ti accompagno in classe così ci mettiamo d'accordo?", fece lui.
Lei allargò il sorriso e se ne andarono insieme.
Li seguii con lo sguardo, sorridendo.
Zayn incrociò le braccia e si appoggiò all'armadietto.
"Ti avevo detto che avevo tutto sotto controllo", disse.
Gli sorrisi, poi risi.
"Sai, comincio ad odiarti sempre meno", ammisi, tirandogli una gomitata amichevole.
"Oh, no", commentò lui, fingendosi deluso.
Scossi la testa e me ne andai a lezione.

*

"No, Layla, Layla, calmati, ok?", sbottò Harry al telefono, quando, a mensa, mi sedetti al suo tavolo.
Mi salutò con la testa e io corrugai la fronte.
"No, non sono circondato da ragazze", continuò, roteando gli occhi.
"Senti, sono a mensa, perché non vieni a controllare tu stessa?", riprese, dopo un attimo di silenzio.
Lo osservai, scuotendo la testa.
Layla era davvero così gelosa?
"Sì, c'è Greer. E allora? Oh ma dai!", esclamò lui, smanaccando.
Ridacchiai e lui sbuffò.
"Bene, bene. Come ti pare. Ciaaao", concluse, staccando la chiamata senza aspettare una risposta.
Poi si buttò con la testa sul tavolo e io risi.
"Gelosetta, mmh?", commentai, addentando il mio panino.
"Te l'ho detto! E' insopportabile, giuro".
"Chi è insopportabile? Ciao, amore", fece Layla, sbucando improvvisamente per sedersi vicino a lui.
Harry la guardò e lei gli lasciò un veloce bacio sulle labbra.
"Ah, qui dentro prende male. Dev'essere per questo che prima è caduta la linea", disse, armeggiando con il suo cellulare.
Harry scosse la testa e mi guardò.
Gli sorrisi.
"Sai, Harry, ho sentito che hanno aperto un nuovo locale vicino a casa tua. Perché non ci andiamo stasera?", chiesi, per provocare Layla, ma lei rimase fissa allo schermo del suo cellulare.
"Oh, sì. Ottima idea, mi hanno detto che è un posticino niente male e molto, molto romantico...", fece Harry, stando al mio gioco, mentre lanciava un'occhiatina a Layla, che però sembrava essere diventata improvvisamente sorda.
Il riccio sbuffò.
"Poi possiamo andare a fare una passeggiata al chiaro di luna", continuai io.
Layla alzò la testa verso di me e per un attimo credetti che avesse ascoltato, ma poi si voltò verso Harry e sorrise.
"Becky mi ha appena detto di avere delle cose da dirmi. Ci vediamo dopo, amore", disse, baciandolo di nuovo per poi andarsene.
Harry sospirò e incrociò le braccia, appoggiandosi allo schienale della sedia.
"Sto per sputare fuoco, giuro", commentò, irritato.
Alzai le spalle.
"Pensavo che la storia del chiaro di luna l'avrebbe fatta reagire...eppure...".
"No, sai cosa, Greer? Io dicevo sul serio. Ti va di uscire stasera? Solo noi due?", fece Harry, interrompendomi.
Schiusi le labbra.
"Oh, io...". Mi fermai un secondo a pensare, anche perché ero rimasta senza parole.
Harry voleva uscire con me? Voleva un'uscita da amici o qualcosa di più? Me l'aveva chiesto per far innervosire Layla o perché era quello che veramente voleva?
Poi, mi ricordai che avevo già un impegno.
"Oh, no, non stasera, mi dispiace. Ma ho promesso a Zayn che avrei cenato a casa dei suoi".
Erano giorni che mi stressava con questa cena perché voleva che i suoi mi conoscessero perché così forse li avrebbe convinti più facilmente a comprargli l'appartamento.
"Ah. Vai già a conoscere i suoi? E'...una cosa seria, allora", mormorò, evitando di guardarmi negli occhi.
Per un secondo pensai che potesse essere davvero geloso.
"Fantastico. Sono contento per te", aggiunse, evidentemente contrariato.
Per più di un secondo, forse.
"Sei contento?", ripetei, scettica.
"Sì, ma certo. Non dovrei?".
Alzai le spalle e lui si mise a mangiare in silenzio.




 

Ehilà
Allora, bella gente, come va? 
Vi piace il capitolo?
Zayn si sta mostrando sempre più per come è veramente e si sta sciogliendo con Greer. 
E' quasi dolce, no?
E...Harry è geloso? 
Boh, chi lo sa?
Ci sentiamo al prossimo, bellezze.
Baci,
Vale. :)



 
 

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Capitolo 7
*** La cena ***


La cena

Avevo indossato qualcosa di carino, ma non troppo sfarzoso, come mi aveva consigliato o, meglio, obbligato Zayn, mi ero legata i capelli in una coda alta e mi ero truccata leggermente.
Non che fossi poi così tanto diversa dal solito.
I miei sembravano piuttosto tranquilli, ma io non lo ero affatto: continuavo a pensare cosa sarebbe successo se avessero scoperto che in realtà era tutta una finzione.
Mia madre si era messa il suo vestito preferito e aveva lasciato sciolti i capelli, che di solito teneva rigidamente legati. Mio padre, beh, mio padre aveva messo uno dei suoi tanti completi eleganti.
"Benvenuti, benvenuti! Ciao, Greer, sono davvero felicissima di conoscerti", esclamò la signora Malik, appena aprì la porta. Mi abbracciò, lasciandomi un po' spaesata.
Non la facevo così affettuosa.
"Salve, molto piacere", dissi, presentando poi i miei genitori.
"Oh, prego, prego, accomodatevi. Vi faccio un caffé mentre aspettiamo Zayn. A proposito, è di sopra in camera a prepararsi, cara. Prima porta a sinistra. Vai pure da lui, se vuoi", riprese lei, gentilmente.
Le sorrisi e salii di sopra.
La sua porta era socchiusa. Bussai, ma non mi rispose nessuno ed entrai.
"Ehm...Zayn?", mormorai, confusa. Poi notai che lui non c'era.
La camera era pulita e in ordine, a differenza di come l'avevo immaginata.
C'erano molti colori e oggetti carini e schizzi di disegni appesi alle pareti.
Notai una sua foto da piccolo sulla scrivania e sorrisi, afferrandola per guardarla meglio.
Era davvero carino.
"Non ti hanno mai insegnato che non si curiosa tra le cose degli altri?", commentò la sua voce alle mie spalle.
Sussultai e appoggiai la foto sulla scrivania.
"Oh, scusa, Zayn. Tua madre mi ha detto che pot-", mi bloccai, quando, voltandomi, notai che aveva soltanto un asciugamano intorno alla vita.
"Cavolo, Zayn! Perché non mi hai detto che eri nudo!?", esclamai, voltandomi, in imbarazzo.
"Ma non sono nudo", mi fece notare.
"Beh, quasi", commentai, senza voltarmi.
"E comunque ora puoi voltarti, mi sono vestito", disse, poco dopo.
Feci come aveva detto, ma ancora non si era messo la maglietta.
"Oh, ma dai!".
"Che c'è?", chiese, aggrottando la fronte.
"Cosa cambia rispetto a prima?", borbottai, senza comunque distogliere lo sguardo dal suo corpo.
Non avevo mai notato quanto fosse scolpito il suo petto.
"Adesso ho i pantaloni", disse, ovvio, ridacchiando, mentre piegava l'asciugamano.
"Sei un esibizionista", commentai, scuotendo la testa.
Zayn alzò un sopracciglio e mise le mani sui fianchi.
"Eh, scusa? Hai visto i miei addominali? Con questa roba posso permettermi di essere esibizionista", ribatté, indicandosi il petto.
Scossi la testa e risi, contagiandolo.
"E sei anche molto modesto", continuai, avvicinandomi.
Sorrise, afferrando una maglietta che era sul suo letto.
"Sei pieno di tatuaggi. Come mai li copri?".
Zayn osservò i suoi tatuaggi e alzò le spalle.
"So che ti piacerebbe che venissi a scuola tutti i giorni a petto nudo, ma purtroppo non è possibile", disse, sorridendo, divertito, mettendosi la maglietta.
Roteai gli occhi.
"Sì, beh, sono molto belli", commentai, osservandoli finché la maglia non lì coprì tutti.
"Grazie. Beh, sarà meglio scendere giù. Che dici?".
Annuii e andammo nella sala da pranzo, dove ci aspettavano tutti.

*

Facemmo una cena incantevole, per niente imbarazzante come avevo pensato.
I genitori di Zayn sembravano le persone più gentili sulla faccia della terra.
"Le sorelle di Zayn avrebbero voluto essere qui, ma avevano altri impegni. Comunque è come se ti conoscessero già, da quanto Zayn parla di te", disse la signora Malik.
"Mamma, finiscila", fece il moro, mettendo un braccio sullo schienale della mia sedia.
"Uuh parli tanto di me?", mormorai, volendo provocarlo.
"Oh, sì, tutta la mia famiglia sa che razza di rompiscatole tu sia", rispose a tono, sorridendo soddisfatto verso di me.
Gli feci una smorfia e lui ricambiò con una linguaccia.
"Suo figlio è un vero simpaticone", dissi a sua madre, che mi sorrise.
"Ti va di aiutarmi a sparecchiare, cara?", fece lei, alzandosi.
"Oh, certo", risposi, imitandola.
Ci spostammo in cucina e lei appoggiò i piatti nel lavandino, poi si voltò a fissarmi.
"Sai, sono felice di averti conosciuta. Sei davvero una brava e bellissima ragazza", mi disse, accarezzandomi la guancia.
Le sorrisi.
"Sei la prima ragazza di Zayn o, almeno, la prima che sia entrata dalla porta d'ingresso", commentò, poi.
"Zayn non ha mai avuto una ragazza?", chiesi, sorpresa.
"Beh, no. Non una fissa, credo. Io...non è che volessi impicciarmi dei suoi affari fino a poco tempo fa. Era così...duro e sempre arrabbiato. Ma adesso è diverso, da quando sta con te lo vedo più rilassato, più allegro e mi sembra che finalmente il mio Zayn sia tornato...", sussurrò con gli occhi lucidi.
Rimasi immobile ad ascoltare quella frase.
Io l'avevo cambiato? Forse era una recita.
"Tornato?", ripetei, confusa.
La donna sorrise appena e mi passò una fotografia che ritraeva uno Zayn un po' più piccolo insieme ad un'anziana signora.
"Qui Zayn aveva dodici anni. E' l'ultima foto che ha con sua nonna prima che lei morisse, giusto pochi giorni dopo. Erano davvero legati. Lei l'ha praticamente cresciuto perché io e mio marito non eravamo mai in casa e quando se n'è andata Zayn ne ha risentito molto. E' come se avesse perso una parte di sé", disse, guardando con malinconia la fotografia.
"Oh, mi dispiace. Io non lo sapevo, non me ne ha parlato", sussurrai, dispiaciuta.
"Tranquilla. E' che lui ne parla raramente, è un argomento delicato, che non affronta neanche con me. Però...da quel giorno è cambiato. Era un così bravo ragazzo e poi...beh...immagino tu sappia com'era diventato. Ma adesso, tu l'hai reso così felice. Io...non so come ringraziarti", disse, asciugandosi una lacrima.
Mi sentii in colpa perché in realtà io non avevo fatto proprio niente e l'atteggiamento di Zayn probabilmente era soltanto una recita.
"N-non ce n'è bisogno", dissi, abbassando gli occhi.

*

Dopo la chiacchierata con la signora Malik, mi ritrovai in camera con suo figlio.
"Zayn?", chiesi, osservandolo, mentre lui sistemava delle cose sulla scrivania e poi mi raggiungeva sul letto.
Si sdraiò e mi guardò, sorridendo.
"E' andata piuttosto bene stasera, no?", disse, soddisfatto.
"Già...Zayn?", riprovai, mordendomi il labbro inferiore.
"Mmh?", fece, chiudendo gli occhi e incrociando comodamente le gambe.
Mi sdraiai accanto a lui e lo fissai un attimo.
"Ho parlato con tua madre...e...beh, mi è sembrata felice", mormorai, continuando a guardarlo.
Aprì gli occhi e fissò il soffitto.
"Ed è una brutta cosa?", chiese, pensieroso.
"No...è che...è felice, ma è anche preoccupata che tu smetta di esserlo".
"Beh, sono felice perché sto per avere un appartamento tutto mio, se vuole che continui ad esserlo non deve fare altro che pagarmi l'affitto", disse, mettendosi seduto.
"Zayn, promettimi che non le spezzerai il cuore quando noi...quando...questa cosa sarà finita", sussurrai, guardandolo.
Si voltò verso di me e mi guardò intensamente.
"Perché dovrei spezzarle il cuore?".
"Perché l'hai già fatto in passato", risposi, seria, mordendomi le labbra.
"Sei davvero felice oppure è soltanto una recita per avere quello che credi di volere?", chiesi, poi, mettendomi anch'io seduta.
Lui roteò gli occhi, poi mi sorrise.
"So quello che voglio, Greer. Ed è quell'appartamento", disse, annuendo con la testa.
"E poi sarai felice? Tutto solo, ma con un appartamento?".
Zayn si alzò in piedi e mi guardò dall'alto.
"Che vorresti dire con questo?", fece, aggrottando la fronte.
Sospirai e alzai le spalle.
"Ti allontanerai di più dalla tua famiglia e...".
"E cosa? Starò di più con quegli squilibrati dei miei amici? E' di questo che hai parlato con mia madre, vero? Non lo sopporta...non sopporta che io possa trovarmi bene con qualcuno anche al di fuori di questa casa", sbottò, iniziando a fare avanti e indietro per la stanza.
"Questo non è vero. Zayn, calmati", dissi, aggrottando la fronte.
Zayn si rilassò e si passò una mano tra i capelli.
"Scusa se ho urlato, ma sono un po' stanco e la stanchezza mi fa brutti scherzi", disse, voltandosi verso di me per poi tornare a sedersi sul letto.
"Non importa. Ah, oggi Harry mi ha invitato a cena", dissi, sorridendo con gli occhi bassi.
"Ah, sì? Ma non esce con quella sciacquetta bionda?", chiese con nonchalance.
"Sciacquetta?", ripetei, sorpresa. Pensavo che le ragazze come Layla fossero esattamente il tipo di Zayn.
"Sì, dai, non è niente di che e si atteggia come fosse una modella quando in realtà risulta solo una troia".
Ridacchiai, totalmente d'accordo.
"Ti meriti di meglio comunque", continuò, sdraiandosi accanto a me.
Tornai improvvisamente seria e mi spostai una ciocca di capelli dal viso, pensierosa.
"Di che parli?".
"Ti meriti di meglio di uno che frequenta gente del genere", rispose, guardandomi.
"Sei quasi alla mia altezza", aggiunse, facendo un mezzo sorriso.
"Oh, wow, hai fatto il bagno in marshmallow e orsetti gommosi stamattina?", mormorai, sarcastica.
Zayn rise di gusto e io mi unii alle sue risate.
Poi mise un braccio intorno alle mie spalle e mi avvicinò a sé.
"Ritieniti onorata, non sono un tipo complimentoso, piccoletta", sussurrò, lasciandomi un piccolo bacio sulla fronte.
Sorrisi e appoggiai la testa sul suo petto.
"Me ne ero accorta, tranquillo", commentai, facendolo ridacchiare.


 
Ehilà
Buon san Valentino a tutti!
Dato che siamo in tema di coppie e amore, Zayn e Greer sembrano sempre più intimi, no? Sono teneri ahagasj
Grazie per le recensioni, davvero, le apprezzo molto.
Al prossimo.
Baci,
Vale. :)
 
 

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Capitolo 8
*** Incontri inaspettati ***


 Incontri inaspettati

Mi ero appena svegliata e, ancora in pigiama e stranamente di buonumore, scesi un cucina per fare colazione.
"Buongiorno", biascicai, assonnata, sbadigliando.
Ma poi mi resi conto che i miei non erano soli: con loro c'era anche Penelope, mia madre biologica.
Sbiancai e spalancai gli occhi.
"Che ci fa lei qui?", gridai, piena d'odio.
Era l'ultima persona che avrei voluto vedere sulla faccia della terra: all'età di soli quattro anni mi aveva abbandonata perché era una drogata e non poteva permettersi entrambe.
"Tesoro, per favore, volevo solo vederti...", mormorò la donna, alzandosi in piedi, mentre i miei si scambiavano un'occhiata preoccupata.
Le puntai un dito contro.
"Non chiamarmi così. Io non sono tua figlia. Vattene! Mamma, papà, fate qualcosa!", esclamai, voltandomi verso di loro.
"Vuole solo parlare un po' con te, piccola", fece mio padre, sospirando.
"Beh, io non voglio parlare con lei! E il Giudice ha detto che non può avvicinarsi a me...".
"Qui non c'entrano Tribunali o Giudici, si parla di una madre e una figlia", continuò mio padre, con tono dolce.
"Io ce l'ho già una madre e di sicuro non è lei", sbottai, guardandola con rabbia.
Penelope abbassò gli occhi, sospirando.
"So di aver sbagliato in passato, ma ero giovane e impaurita...non sapevo cosa fare...", disse con voce tremolante.
"Beh, avresti potuto scegliere me invece delle pasticche, no?", borbottai, brutale.
"Vattene, Penelope. Vattene. C'è un ordine restrittivo che ti proibisce di starmi così vicina, perciò vattene prima che ti faccia arrestare!", continuai, facendole inumidire gli occhi.
"Greer, ti prego...".
"Vattene!", gridai, fuori di me, facendo un passo minaccioso verso di lei.
Mio padre mi bloccò per la vita, avvicinandomi a sé.
"Ok, Penelope, meglio che tu vada", mormorò mia madre, sfiorandole la spalla.
La donna annuì con la testa, rassegnata, asciugandosi le lacrime, sicuramente finte.
"Sì, certo. Chiedo scusa per il disturbo", disse, avviandosi verso la porta con mia madre.
Presi un lungo respiro tremolante e mi abbandonai all'abbraccio di mio padre, scoppiando in lacrime.
"N-non v-voglio vederla...non voglio vederla m-mai più", singhiozzai, stringendomi a lui.
Mi accarezzò i capelli e mi baciò la fronte.
"Tranquilla, Greer, tranquilla".
"Oh, tesoro, ci dispiace tanto. Non pensavamo che ti avrebbe turbata così o non l'avremmo invitata ad entrare. Ma sembrava così ansiosa di vederti...", fece mia madre, tornando in cucina, per poi accarezzarmi la guancia.
Sciolsi l'abbraccio con mio padre e mi asciugai le lacrime.
"Perché non volete capire? Lei non vuole vedermi, vuole solo i nostri soldi. E' una tossica", sibilai, scuotendo la testa.
"Tesoro, era una tossica, ma si è disintossicata, adesso sta bene".
"No, mamma, una tossica resta sempre una tossica", la interruppi, tirando su col naso.
"Non si è fatta vedere per sei mesi...e adesso...pensavo avesse capito che non la voglio tra i piedi", dissi, più a me stessa che ai miei.
Mio padre mi accarezzò la spalla e mi sorrise.
"Non turbarti più di quanto tu non lo sia già. Senti, noi dobbiamo andare a lavoro, ma se tu vuoi restare a casa perché non te la senti di andare a scuola...".
"No, no, voglio uscire di qui", mormorai, scuotendo la testa.

*

Mi sistemai la borsa in spalla, mentre camminavo lentamente per i corridoi della scuola, ancora sovrappensiero.
Se quella mattina mi ero svegliata con un po' di buonumore, in quel momento l'avevo perso tutto.
"Ehilà, principessa!", esclamò Zayn, parandomisi improvvisamente davanti.
Mi bloccai, squadrando i due ragazzi con cui era il moro.
"Schiavetto numero uno o schiavetto numero due?", mi chiese, indicando prima l'uno e poi l'altro.
Roteai gli occhi, scocciata.
"Lascia in pace questi due poveretti", commentai, sorpassandolo per andarmene.
Mi seguì.
"E dai, stavo scherzando! Mi aspettavo una reazione un po' più attiva di quella frasetta smorta", mormorò, affiancandomi.
"Davvero divertente, Zayn. Sì, bravo, continua con queste cazzate da bambino di due anni", sbottai, scuotendo la testa, mentre aumentavo il passo.
"Ehi", esclamò, bloccandomi per un braccio e attirandomi a sé perché lo guardassi negli occhi.
"Era solo uno scherzo, quei due erano d'accordo".
"Già, l'avevo capito", sibilai, sbuffando.
"Ma si può sapere che hai stamani? Sei davvero insopportabile. Non hai ancora visto il tuo sole, Harry Styles?", mormorò, ridacchiando subito dopo.
Mi divincolai dalla sua presa e lo guardai male.
"Se non mi sopporti, allora stammi alla larga", conclusi, dura, andandomene.
Sbuffai un paio di volte, realizzando che forse l'avevo trattato un po' bruscamente, ma non era colpa mia: vedere Penelope mi aveva messa di cattivo umore.
"Ehi, Greer! Greer Smith?", fece una voce alle mie spalle.
Mi voltai e riconobbi Niall Horan, un vecchio amico che non vedevo quasi da un anno perché si era trasferito in Francia.
"Oh, cavolo. Niall?", esclamai, sorridendogli.
Veramente, avrei dovuto essere arrabbiatissima con lui, dato che dopo una lunga e felice relazione con Amanda, l'aveva piantata per un'altra e se n'erano andati entrambi in Francia, dove aveva promesso avrebbe portato Mandy,
Era stato un vero stronzo, ma gli volevo comunque bene.
Fece una giravolta per farsi scherzosamente vedere bene e poi corse ad abbracciarmi.
"Oddio, mi sei mancato tantissimo!", esclamai, stringendolo forte.
"Anche tu, Harry, Layla...Amanda", mormorò, abbassando gli occhi sull'ultimo nome. Ma poi alzò le spalle e mi sorrise, mettendomi un braccio intorno alle spalle.
"Allora, è cambiato qualcosa in questo noioso istituto?", chiese, guardandosi intorno.
"Beh, la squadra di football si è confermata campionessa indiscussa anche l'anno scorso e penso che quest'anno sarà lo stesso. Harry si sta dando parecchio da fare", dissi, sorridendo appena.
"E tu ed Harry state insieme?", chiese, sfacciatamente come sempre.
"Scusami?".
"Oh, dai. E' palese che vi piacete. O almeno prima lo era".
Scossi la testa.
"Ma finiscila", esclamai, imbarazzata.
"E...Amanda? Mi pensa ancora?", fece, mordendosi il labbro per poi sorridere.
Abbassai gli occhi e mi fermai per guardarlo.
"Niall, ha sofferto tantissimo per ciò che le hai fatto. Sei diventato un argomento off limits da quando te ne sei andato. E...beh...le piace un altro, almeno così sembra", dissi, sospirando.
Niall annuì con la testa, mordendosi l'interno guancia.
"Beh, suppongo di essermelo meritato. Non mi sono comportato esattamente da principe Azzurro. Ma sono cambiato, te lo giuro, Julie è...oh, non so nemmeno dove sia e non mi importa".
"Perché sei tornato?", gli chiesi, interrompendolo.
"Perché mi mancavano i miei amici! E...per Mandy, ovviamente".
"Niall, ti prego, già rivederti per lei sarà difficile, non le incasinare la testa e stalle lontano, almeno fino a quando...lei e...Louis...non staranno insieme", dissi, sospirando.
"Louis? Cosa...oh, ma dai, vuoi che io me ne stia in disparte fino a che un altro non se la sia presa? Beh, sai che questo non succederà".
"Niall? Niall!", intervenne Harry, sbucando dal nulla.
"Amico, sei tornato!", esclamò, abbracciandolo.
"Ehi, ciao, Greer", disse poi, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso e lanciai un'occhiata eloquente a Niall, che però fece un sorrisetto per niente rassicurante.

*

"...Gli occhi di Louis ti entrano in testa e non riesci a dimenticarli, sono come...non so, gocce d'acqua cristallina in un mare nero come la pece...", mormorò Amanda, che da quando la lezione di chimica era iniziata non aveva fatto altro che elogiare Louis.
Ridacchiò e si attorcigliò una ciocca di capelli intorno al dito.
"Sai che, dopo la colazione di stamani, mi ha chiesto di uscire nuovamente, ma ha chiarito che sarebbe stato un vero appuntamento? Cavolo, Greer, è così perfetto...", continuò, mordendosi il labbro.
Chiusi gli occhi e presi un bel respiro.
"Mandy...Niall è tornato. L'ho visto prima e...volevo dirtelo prima che lo vedessi da sola".
Amanda si bloccò prima di iniziare un altro discorso in elogio a Louis e mi guardò.
"E'...è tornato?".
"Ehm...già".
Lei annuì e alzò le spalle.
"Sì, beh, non mi importa. Io sto uscendo con Louis e non penso a Niall da tanto, tanto tempo. E spero che abbia la decenza di lasciarmi in pace...", disse, sorprendendomi.
Credevo avrebbe avuto una reazione peggiore, ma in realtà l'aveva presa benissimo. Fin troppo.
"Beh...è proprio di questo che volevo parlarti...penso che voglia...riprovarci con te", dissi, facendo una smorfia.
Amanda ridacchiò, divertita.
"Che ci provi, per me può fare quello che vuole. Non mi riavrà mai. E comunque tra lui e Louis non c'è storia", disse, sorridendo.
Aggrottai la fronte.
"Wow, pensavo che...soffrissi ancora per lui".
"Nah, non merita che io soffra per lui", disse, afferrando il quaderno di chimica e iniziando a prendere appunti.
Capii che era stata tutta una scena per quel motivo. Amanda non prendeva mai appunti.
Pensava ancora a Niall. Ed era davvero una pessima, pessima notizia.


 






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Capitolo 9
*** Il ballo di Natale ***


Il ballo di Natale

"Mamma? Mamma? Hai visto i miei orecchini nuovi?", gridai da camera mia, ormai sottosopra.
Quei maledetti orecchini non si facevano trovare e io dovevo essere pronta a momenti.
Zayn sarebbe arrivato tra poco.
Quella settimana era stata strana parecchio: Amanda aveva rivisto Niall, ma l'aveva ignorato anche con fin troppa classe, lui allora fingeva che non gli importasse e si faceva vedere ogni giorno con una ragazza nuova; Harry era stato piuttosto silenzioso, ma aveva passato quasi tutto il tempo insieme a me; e Zayn, beh, Zayn mi aveva trattata con una freddezza tagliente. Era sempre nervoso o irritato e non avevo idea del perché, forse se l'era presa per via della mia rabbia nel giorno in cui avevo visto Penelope.
Comunque, mi aveva fatto sapere il giorno prima che sarebbe stato a casa mia per le sette.
Io non ero nervosa o eccitata: avevo aspettato in gloria quel giorno per così tanto tempo che in quel momento non mi sembrava possibile che fosse arrivato. 
Però mi sentivo un po' malinconica.
Non ero sicura del perché: forse era semplicemente quella sera nuvolosa e fredda o forse il fatto che il giorno dopo non sarei più stata la ragazza di Zayn. O la finta ragazza di Zayn. O quello che era.
Finalmente, trovai gli orecchini e mi sedetti sul letto.
"Non importa! Li ho trovati", esclamai, per evitare che arrivasse mia madre.
Dopotutto, mi ero abituata ad avere vicino quel deficiente e...non era poi così deficiente.
Insomma, avevo scoperto che anche lui poteva avere dei sentimenti e il fatto che forse avrei perso quella cosa che c'era tra di noi dopo quella sera mi faceva sentire a pezzi.
Ma forse avrei risolto qualcosa con Harry. Probabilmente no, dato che non era successo niente in tutto quel tempo e il ballo non avrebbe sicuramente potuto cambiare le cose.
Beh, mi restava pur sempre il favore di Zayn, a cui, nonostante le mie minacce verso di lui, non ero ancora riuscita a pensare. Forse perché non mi importava più.
Cosa volevo veramente?
Aggrottai la fronte e mi alzai dal letto per osservare il mio riflesso nello specchio.
Chi ero diventata?
Sicuramente ero cambiata, almeno un po'.
Sorrisi, osservandomi, almeno ero soddisfatta del mio aspetto: avevo legato i capelli in uno chignon spettinato e alcuni boccoli mi ricadevano sulle spalle, non avevo esagerato troppo con il trucco, ma era comunque più accentuato del solito, e il vestito era perfetto.
Sentii il campanello suonare e corsi giù per le scale, rischiando perfino di inciampare.
"Eccomi, eccomi, non sono in ritardo, visto?", esclamai, per poi bloccarmi alla vista mozzafiato di Zayn: era semplicemente perfetto, non aveva un capello fuori posto e sembrava che gli abiti che indossava fossero stati creati appositamente per lui.
Fece un mezzo sorriso e mi porse un mazzo di fiori.
"Penso che questi vadano in un vaso", disse, un po' in imbarazzo.
"Li prendo io. Oh, ragazzi dovreste vedervi, siete così meravigliosi", fece mia madre, appoggiando i fiori su un mobile.
"Già, è vero", mormorò mio padre, sorridendo, con una macchina fotografica in mano.
"Oh, no, papà, niente foto".
"Dai, una soltanto. Devo avere delle prove in mano o la gente non crederà mai che tu abbia indossato un vestito del genere", commentò, facendoci cenno di metterci in posa.
Zayn non indugiò per un secondo e la cosa mi risultò davvero strana.
Non opponeva resistenza a farsi fotografare tutto messo in tiro?
Sorrisi appena e lui mi cinse il fianco con la mano.
"Se qualcuno al di fuori della tua famiglia vedrà questa foto poi dovrò ucciderlo", sussurrò piano al mio orecchio, facendomi ridere.
Ecco, adesso sì che lo riconoscevo.
Scattammo la foto e restammo qualche minuto a parlare con i miei, poi uscimmo.
"Sei davvero bella", disse Zayn, mentre indossava la giacca.
Lo guardai, scettica.
"Lo dici perché per stasera non fai lo stronzo?", mormorai, ricordando la sera della festa di Liam.
Zayn ridacchiò.
"Oh, al contrario, è lo Zayn stronzo a dirlo", fece, sorpassandomi per aprirmi lo sportello dell'auto.
Sorrisi e, credo, arrossii anche.
"Allora, hai preso i biglietti, vero?", chiesi, appena mise in moto.
"Biglietti? Che biglietti?", farfugliò, aggrottando la fronte.
"Zayn! Ci servono i biglietti per entrare!", esclamai, appoggiandomi allo schienale dell'auto, sospirando.
Zayn mi guardò e fece un sorrisetto divertito, aprendo lo sportello del cruscotto, tirandone fuori due biglietti.
"Oh, intendi questi biglietti?", ridacchiò, porgendomeli.
"Non è divertente!", esclamai, guardandolo male.
"La tua faccia lo è", disse, partendo.
Roteai gli occhi, ma poi sorrisi.
"Idiota fino alla fine, eh?".
"E oltre, bellezza".

*

Entrando a scuola, notai subito la diversa atmosfera che si era creata.
I muri erano ricoperti di decorazioni e lucine colorate, erano tutti felici, senza ansie e spensierati, la palestra sembrava un altro posto: era piena di fiocchi di neve di carta e aveva al centro un enorme albero di Natale, pieno di palline.
Sorrisi e guardai Zayn, che sembrava altrettanto stupito da quel cambiamento.
"Ehi, Greer, wow, sei uno schianto, stasera!", esclamò Niall, parandosi davanti a noi, insieme a due ragazze.
Aggrottai la fronte.
"Ehm...Niall, che stai facendo?", mormorai, osservando le due tipe che teneva fra le braccia.
"Mi sto divertendo! Non si vede?", rispose, sfornando un sorriso a trentadue denti.
"Oh, Zayn Malik! Ciao, fratello", fece, poi, rivolgendosi a Zayn.
Il moro alzò un sopracciglio.
"Ciao, ma non chiamarmi così", borbottò.
Niall sorrise.
"Sembra che stasera ti diverta anche tu, mmh?", disse, verso di me.
Lo guardai male.
"E...Amanda verrà?".
"Sì, insieme a Louis", ribattei, sottolineando il nome del ragazzo.
"Vedi di lasciarla in pace almeno stasera".
"Perché? Mi sono messo in mezzo a loro? Non mi sembra", sbottò poi, innervosito, prima di fiondarsi sulle labbra di una delle ragazze che erano con lui e andarsene.
Sbuffai.
"E quello?", mormorò Zayn, mettendo le mani in tasca.
Roteai gli occhi.
"Oh, lascia perdere, per stasera non ne voglio parlare".
Lui annuì e mi sorrise.
"Ehm...ti va qualcosa da bere?", fece poi, guardandosi intorno.
Stava iniziando ad innervosirsi e non sapevo perché: prima mi era sembrato così felice.
"Sì, certo", mormorai.
Di nuovo, annuì e sparì tra la folla.
Sospirai e mi sistemai il vestito, poi, notai che Harry, tutto solo dall'altro lato della sala, mi stava fissando.
Appena si accorse che l'avevo visto mi sorrise.
Ricambiai e mi avvicinai.
"E cosa fa questo meraviglioso ragazzo tutto solo soletto?", canticchiai, raggiungendolo.
Lui mi sorrise appena e posò il suo drink sul tavolo.
"State...bene tu e Zayn", commentò quasi a fatica, senza rispondermi.
Incrociai le braccia e alzai le spalle.
"Uhm...sì", sussurrai, prendendo un lungo respiro.
Mi ero decisa: era quello il momento.
Mi sarei dichiarata, che gli piacessi o meno.
Ma poi mi ricordai di Layla e non volevo certo essere io quella che li divideva.
"Ehm...Layla dov'è?", chiesi, abbassando gli occhi.
"Oh, beh, non è un mio problema. Ieri l'ho lasciata".
Improvvisamente lo guardai e lui guardò me con un sorriso rassicurante.
"Tranquilla, sto bene. Semplicemente, lei non è la ragazza che fa per me", disse, alzando le spalle.
Mi schiarii la voce, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Sembrava tutto meravigliosamente perfetto: io e lui lì da soli, senza Layla in mezzo.
E io non ne potevo più, ormai stavo per scoppiare, volevo sapere.
E lo volevo subito.
Presi un altro respiro e gli sfiorai la mano.
"Harry...io...ehm...devo provare una cosa", mormorai, mordicchiandomi l'interno guancia.
Il riccio mi guardò con quei suoi occhi stupendi e non disse niente e mi sembrò che quasi me lo chiedesse. 
Mi sembrò che mi chiedesse di baciarlo.
Risoluta, decisi che questa volta non avrei più esitato e mi avvicinai a lui, lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.
Harry mi sfiorò i fianchi e mi attirò a sé.
Restammo avvinghiati per un po', ma dopo io mi allontanai.
Non è che non avessi sentito niente, ma non era stato come me l'ero aspettato.
Era stata una sensazione piacevole.
Ma dov'erano le farfalle nello stomaco? Perché il mondo non era sparito? Perché non sentivo il bisogno delle sue labbra sulle mie?
Lo guardai negli occhi, lui sembrava confuso e, soprattutto, desideroso. Desideroso di me.
Improvvisamente mi sentii in colpa per non ricambiare i suoi sentimenti.
In un attimo ci eravamo invertiti i ruoli? Adesso ero io l'irraggiungibile Harry Styles e lui la disperata Greer Smith in cerca dell'attenzione dell'altro?
Feci un passo indietro, imbarazzata.
"Io...mi sento...non lo so...non avrei dovuto...mi dispiace, Harry", sussurrai, senza il coraggio di guardarlo.
"No, no, Greer...è stato...".
"Sbagliato, ehm, io sto con Zayn", dissi, utilizzando quella scusa che mai avrei pensato di dover usare con lui.
Io e Zayn non stavamo nemmeno insieme! Anche se forse era questo che volevo. Forse era stato proprio questo a bloccarmi. Ero così confusa!
"Oh. Giusto", fece lui, andandosene.
Rimasi immobile, senza la forza per seguirlo.
Ma cosa diavolo avevo combinato?

*

Erano un paio di minuti che cercavo Zayn. 
Doveva andare a prendere da bere, ma, cavolo, ci stava mettendo una vita.
Quando mi convinsi che non l'avrei trovato, decisi di andare in giardino, magari si stava fumando una sigaretta.
Infatti, lo trovai, seduto per terra, appoggiato al muro della scuola, mentre fumava una sigaretta e beveva un drink.
Mi strinsi nella giacca e mi avvicinai.
"Ehi", sussurrai.
Non si voltò nemmeno verso di me.
"Come è stato?", sbottò solamente.
"Come è stato cosa?", chiesi, confusa.
"Il bacio con Styles, immagino sia stato epico", continuò lui, sempre più freddo.
"Oh, l'hai visto", commentai, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
"Già".
"Beh, in realtà...".
"Ma cosa ci fai qui? Cosa vuoi da me, Greer? Avevamo un accordo, adesso si è terminato", fece lui, interrompendomi e scagliando il bicchiere di plastica a qualche metro da noi.
Aggrottai la fronte.
"Sì, ma...l'appartamento?", mormorai, non sapendo il motivo per cui si comportasse così.
"L'ho già avuto due settimane fa. Ai miei è bastato vederti. Poi chissà cosa ci abbiano trovato in te", commentò, aspirando avidamente la sigaretta.
Schiusi le labbra, offesa.
"Ma che stai dicendo? Perché fai di nuovo lo stronzo? Stava andando tutto bene...".
"Già, è andato tutto come doveva andare. Tu ed Harry perfettino avete avuto il vostro bacio favoloso. Adesso lasciami in pace", sibilò, tagliente.
Scossi la testa, delusa.
"Bene, certo. Ti lascio...tutto solo, come vuoi, o come pensi di dover restare", mormorai, sul punto di scoppiare a piangere.
Allora mi aveva davvero usata solo per i suoi scopi e io che pensavo che tra di noi ci fosse qualcosa di speciale!
Tornai dentro, in lacrime.
La musica si era fatta scatenata e la maggior parte delle persone era a ballare sulla pista.
Sospirai e mi sedetti ad un tavolo da sola.
Dopo qualche minuto, vidi Amanda e Louis venire verso di me.
"Ehi, Greer, vieni a ballare con noi! Aspetta...ma hai pianto?", fece la ragazza, incupendosi.
Alzai le spalle.
"Ti senti bene? Vuoi un passaggio per andare a casa?", chiese Louis, sorridendomi appena.
Scossi la testa.
"No, grazie. Io...sto bene", risposi, tirando su col naso.
"Senti, Lou, ci lasci da sole così parliamo?", mormorò Amanda, sorridendogli.
Il ragazzo annuì e tornò dai suoi amici.
"Ho fatto davvero un casino, Mandy", iniziai, scuotendo la testa.
"Ho baciato Harry".
"Cosa? E Zayn?", fece lei, confusa.
Le spiegai come erano andate veramente le cose, del patto e dell'improvviso cambiamento di Zayn.
"Quindi alla fine anche tu ti sei innamorata del cattivo, mmh?", sussurrò, sospirando.
"Anche io?", chiesi, guardandola.
"Già. Niall. In realtà da quando è tornato non riesco a togliermelo dalla testa. Louis è meraviglioso, davvero, ma gli manca quel pizzico di pericolo che rende tutto più...acceso. Lo so, giudicavo te per la storia di Zayn quando invece io ho fatto lo stesso, anzi, anche peggio dato che adesso ci sono ricaduta, seppure ormai lo conosca fin troppo bene...", ammise, scuotendo la testa.
"Siamo uguali, sorella", commentai, appoggiandomi alla sua spalla.
"Otto ragazze...", continuò lei.
"Ha passato la serata con otto ragazze diverse...".
"Ma che hai fatto? L'hai spiato?", mormorai, guardandola.
"L'ho...tenuto d'occhio".
Le sorrisi e l'abbracciai.
Quella serata non era andata secondo i piani, per nessuna delle due.



 

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Capitolo 10
*** Lui lo sa? ***


 Lui lo sa?

Il lunedì successivo al ballo mi sentivo ancora stanca e spossata per quella serata da dimenticare.
In più, avevo un forte mal di testa.
"Buongiorno, raggio di sole", esclamò Niall, porgendomi un bicchiere.
Lo guardai con un'espressione confusa e lui sorrise.
"E' latte macchiato. Come ai vecchi tempi, ricordi?", fece, allargando il sorriso.
Lo afferrai, assottigliando gli occhi.
"Ricordo che ogni volta che mi offrivi la colazione, volevi qualcosa in cambio", mormorai, sorseggiando il latte, alzando un sopracciglio.
Niall ridacchiò e si morse il labbro.
"Beh, potresti darmi qualche...consiglio con Amanda", disse, mentre riprendevamo a camminare.
"Ah, no. Non mi voglio immischiare in questa storia", mormorai, anche se in realtà avrei potuto dirgli che non avrebbe neanche avuto bisogno dei miei consigli. Amanda era già cotta di lui.
"E poi tu non eri il re della seduzione?", ridacchiai, ricordando come lo chiamavano.
"Oh, e dai, Greer, non ti chiedo tanto. Dammi una dritta: una sola".
Mi fermai e lo guardai negli occhi.
"Non fare lo stronzo. Ti va bene come dritta?", borbottai, sorridendo, mentre me ne andavo.
"Ah, e grazie per il latte", conclusi, sventolando il bicchiere, senza nemmeno voltarmi.
Feci ancora qualche passo prima di rendermi conto che Zayn era a pochi metri da me e mi stava fissando: ricambiai lo sguardo, dopotutto, non avevo niente per cui essere in imbarazzo, anzi, era lui che si era comportato in modo inspiegabile.
Passò un secondo, forse due, e lui si avvicinò velocemente a me.
Non disse niente, nemmeno una parola, e non perse tempo: mi spinse contro gli armadietti e mi baciò, con passione, con forza, con sentimento.
Per un attimo rimasi passiva, anche perché non avevo realizzato bene cosa stesse accadendo, poi gli misi una mano tra i capelli e lo attirai più verso di me, dandogli quasi il permesso di approfondire il bacio.
Farfalle nello stomaco, elefanti che fossero me lo stavano distruggendo.
Il mondo si era spento nell'istante in cui mi aveva guardato e avrei continuato a baciarlo per sempre. 
Ne avevo bisogno. Avevo bisogno di lui e del suo contatto.
Dopo minuti, che mi sembrarono millesimi di secondo, si allontanò, per riprendere fiato, ma di poco, rimase comunque vicinissimo a me.
"Il tuo amichetto potrà anche conoscere tutto di te, ma sa che era questo il tipo di bacio che hai sempre sognato e non uno dolce e smielato da film? Sa che saresti così pazza da abbandonare tutto e andartene, se solo lo volessi? Sa che tieni più ai tuoi stupidi amici che a te stessa, mmh? Lo sa? ", mormorò, con il fiato corto, fissandomi intensamente negli occhi, mentre mi teneva stretto il viso tra le mani.
"Sa che mi hai quasi visto nudo?", fece poi, rompendo quell'atmosfera fin troppo seria che si era creata.
Risi di gusto, portandomi una mano alla bocca, e lui sorrise, lasciandomi andare il viso.
"Sa che mi fai impazzire?", sussurrò, più piano, sfiorandomi dolcemente la guancia con il pollice.
Presi la sua mano per farla fermare sulla mia guancia.
"Zayn...", iniziai, ma lui mi mise un dito sulle labbra.
"Shh...non rovinare questo momento", sussurrò, scambiando il dito con le sue morbidissime labbra.
Mi abbandonai a lui, circondandogli il collo con le braccia.
Restammo abbracciati per un po'.
"Mi dispiace per la sera del ballo...ero geloso. Insomma vederti baciare Styles non è stato esattamente come credevo", disse, sciogliendo l'abbraccio.
Lo guardai.
"Non pensavo mi avrebbe dato fastidio, ma, credimi, ho dovuto lottare con tutte le forze per non venire a separarvi".
Sorrisi appena.
"Se solo mi avessi lasciata parlare, dopo, ti avrei detto che non aveva significato niente. Insomma non c'è stato...non c'era nulla. Solo un insignificante bacio", dissi, alzando le spalle.
Zayn sorrise.
"E c'è davvero stato bisogno di quel bacio per capire che Styles non è per te?".
Ricambiai il sorriso e non risposi.
Il moro mi circondò le spalle con un braccio.
"Chi l'avrebbe mai detto che mi sarebbe piaciuta una perfettina come te?", mormorò, ridacchiando.
Gli tirai una spinta.
"Stronzo".
"Sempre", ribatté, ammiccando.

*

Ormai stavo insieme a Zayn da una settimana e più trascorrevo del tempo con lui, più lo apprezzavo.
Finalmente, avevo davvero capito cosa significasse non giudicare un libro soltanto dalla copertina.
Quel giorno era stata radunata un'assemblea in palestra per dare la possibilità ai candidati per l'elezione a presidente del comitato studentesco di farsi conoscere.
Solitamente, non duravano molto queste assemblee, anche perché negli ultimi tre anni c'era sempre stato un solo e unico vincitore: Harry Styles.
C'era qualcosa in Harry che inspirava le persone, non so se fosse il suo modo così affascinante di presentarsi, l'impressione che facesse, le parole che utilizzava, la sua grinta o, forse, in alcuni casi, soltanto il suo meraviglioso aspetto fisico; ma Harry riusciva sempre a convincere i suoi compagni di essere quello giusto per fare il loro presidente.
Quest'anno, però, sarebbe andata diversamente.
Io e Harry non ci eravamo parlati molto dalla sera del ballo e incontrarci era imbarazzante, ma Amanda era rimasta sua amica e si erano accordati sul fatto che Harry le avrebbe lasciato le luci della ribalta, quella mattina.
Mandy era veramente elettrizzata e anche un po', anzi, molto, nervosa.
"Pensi che i miei capelli siano carini? E il trucco? Non si è sbavato, vero? Oddio, sto sudando!", esclamò, senza nemmeno darmi il tempo di risponderle.
"Mandy? Mandy! Sei perfetta. Stai tranquilla, non sei sola su quel palco, c'è anche Harry e ti ha detto che ti darà il suo completo sostegno, quindi rilassati, andrai alla grande", la rassicurai, facendole un dolce sorriso.
Amanda annuì, ricambiandolo, e si scompigliò appena i folti ricci neri.
"Hai ragione. Sono calma. Augurami buona fortuna".
"Vai a spaccare i culi a tutti!", le urlai, mentre scompariva tra la folla in palestra.
Poi, presi un lungo respiro.
Ero anche io un po' in ansia per lei, dopotutto.
"Tranquilla, coach, l'hai addestrata bene", commentò la voce di Zayn, mentre lui mi lasciava un bacio sulla guancia.
"Uhm, ma ciao", lo salutai, portandogli le braccia al collo.
"Ci andiamo a sedere sugli spalti?", chiesi, dopo averlo baciato.
Zayn mi sorrise e annuì con la testa.
"Tu vai, io arrivo subito", disse, sparendo.
Mi sedetti il più possibile vicino al palco per dare meglio il mio sostegno ad Amanda e, presto, il chiacchiericcio diminuì, appena il Preside fece ingresso e iniziò un piccolo discorso.
Poi, vidi salire sul palco anche Harry e Mandy.
Quando il riccio prese il microfono e salutò i presenti, la folla ricambiò con un grande boato di assenso.
"Compagni...o amici, lasciatevi chiamare così", disse, facendo un sorriso a trentadue denti, ricevendo di nuovo urla e applausi.
Sorrisi appena e lo ringraziai mentalmente per quello che stava per fare.
Dopotutto, anche lui amava fare il presidente e lasciare il posto a Mandy era davvero una cosa gentile.
"Io vi sono davvero, davvero grato per la fiducia che mi date ogni anno. Avete sempre contato su di me e spero di non avervi mai delusi. In questi anni sono cresciuto e maturato anche grazie al ruolo che tutti voi avete contribuito a farmi avere e ormai non so più come ringraziarvi. Posso solo dirvi che questa scuola, tutti voi, avrete sempre il mio completo rispetto e la mia gratitudine...", riprese, sincero, sorridendo di tanto in tanto verso quel pubblico che pendeva decisamente dalle sue labbra.
Sorrisi anche io, di nuovo.
Sembrava quasi che quelle parole gli stessero venendo dal cuore, quasi improvvisate al momento, ma sapevo che in realtà ci aveva lavorato giorno e notte in quell'ultimo periodo.
Comunque, gli stava davvero riuscendo un ottimo discorso d'addio.
Harry si fermò un attimo, pensieroso, mentre non volava una mosca in palestra.
"Beh...non c'è altro da dire...se non che se quest'anno mi rinnoverete questa fiducia cercherò di lavorare sodo e darvi il massimo, che è tutto quello che meritate. Grazie!", gridò, scatenando la folla, ma facendo congelare me e, soprattutto, Amanda, che vidi soltanto sgranare gli occhi, pugnalata alle spalle.
"Comunque, basta parlare di me. E' il momento che vi presenti la mia avversaria, Amanda Darling!", esclamò, poi, Harry, lasciando il palco.
Amanda, ancora scioccata dal tradimento di Harry, era rimasta immobile in un angolino del palco e sembrava non essere in grado di pronunciare un suono.
Furiosa, mi alzai e seguii Harry, che stava sgattaiolando fuori dalla palestra, ancora seguito dagli occhi di molti presenti.
"Ma che cazzo fai?", sbottai, alle sue spalle, quando ormai fummo fuori dalla palestra.
Harry si fermò e si voltò a guardarmi, mettendo le mani in tasca.
"Ho fatto il mio discorso, come ogni anno, Greer", disse, serio.
Mi avvicinai, irritata.
"Avevi detto ad Amanda che ti saresti ritirato!", esclamai.
"Già...beh...ho cambiato idea. Mi immagino che adesso saranno i nostri compagni a decidere chi eleggere, come è giusto che sia", concluse, andandosene.
"Sai? Voltare le spalle alla gente ti riesce molto bene, ultimamente!", gli urlai dietro, per poi raggiungerlo di nuovo.
"Amanda si era preparata per mesi a questo giorno, se pur credendo che non avrebbe mai vinto contro di te, poi a pochi giorni dalle elezioni le dici che le avresti lasciato il posto e adesso hai cambiato idea? Se proprio volevi vincere non ci sarebbe stato bisogno di questo sporco inganno, hai già tutta la scuola ai tuoi piedi!", ringhiai, delusa, come mai, facendo per andarmene.
"Beh, tutta tranne me", aggiunsi, senza neanche guardarlo.

*

"Ehi". Zayn mi prese per mano, sorridendomi appena, sperando di risollevarmi il morale, ma ero a pezzi.
"Dai, non pensare a ciò che ha fatto Styles, lasciagli vincere queste stupide elezioni, è l'unica cosa che gli rimane", mormorò il moro con nonchalance.
"A me non importa nulla delle elezioni! Ma di quello che ha fatto a Mandy, adesso sarà distrutta. Dimmi che almeno ha pronunciato qualche parola all'assemblea...", sussurrai, facendo una smorfia.
"Beh...se consideri balbettii e lettere disconnesse qualche parola, allora...", rispose, toccandosi i capelli.
"E' stato pessimo, vero?".
Zayn alzò le spalle e mi guardò con compassione.
"Ma come cavolo...come è potuto succedere? Insomma...perché Harry avrebbe dovuto...?", mi bloccai, osservando come alcuni ragazzi stessero sistemando dei cartelloni con la faccia di Harry sopra e le parole: Il cambiamento è un bene, ma il progresso è altro. Vota Styles.
Sentii ribollirmi il sangue nelle vene.
"Ok, ragazzi. Va bene, ma non metteteli tutti appiccicati, spaziate un po'. Non vorrei che il mio viso venisse a noia", esclamò la voce di Harry, mentre lui usciva da una stanza con un altro cartellone e lo passava a dei ragazzi.
Sbuffai pesantemente e strinsi i pugni.
"Senti, ci vediamo a pranzo, ok, Zayn?", mormorai al mio ragazzo, lasciandogli un veloce bacio agli angoli della bocca, e mi avvicinai a Harry.
"Non per interrompere la tua frenetica attività pubblicitaria, ma noi due dobbiamo parlare", borbottai, acida, alle sue spalle.
Il riccio mi osservò e mi fece segno di entrare in una classe in quel momento piena di cose per la sua campagna.
"Dopo di te", disse.
Entrammo e lui chiuse la porta, iniziando ad armeggiare tra quella montagna di roba.
"Allora...devi dire qualcosa o intendi startene lì a fissarmi?", mormorò, senza neanche rivolgermi uno sguardo.
"Beh, è ovvio che ci sono tante cose di cui parlare, non credi?".
"Ah, sì? Tipo cosa?", continuò, irritante, controllando dei volantini in uno scatolone.
"E' inutile che tu continui a fingere che non ci sia niente di male in ciò che hai fatto, perché non è così e lo sai bene. Se non volevi ritirarti dalle elezioni, perché non l'hai semplicemente detto a Mandy?", chiesi, agitando le braccia.
"Te l'ho detto, Greer, ho cambiato idea", sibilò, spostandosi in un'altra parte della stanza.
"E non potevi avvertirla? Lei è tua amica e l'hai umiliata davanti a tutti".
"E tu ti sei comportata diversamente con me, mmh?", ringhiò, scattando, rovesciando alcuni scatoloni.
Rimasi interdetta per qualche secondo.
Allora ce l'aveva con me, ecco perché si era comportato in quel modo. Ma ancora non capivo.
"Si può sapere cosa ti avrei fatto mai?", esclamai, col suo solito tono infuriato.
Se l'avevo ferito, perché non me l'aveva semplicemente detto?
"Lo chiedi anche, Greer?", sbottò, avvicinandosi.
"Mi sono sempre comportato bene con te, ti ho sempre dato tutto, ci sono sempre stato per te. Lo sai, farei di tutto per te. Ho lasciato Layla, per te, ma tu hai preferito quel coglione di Malik a me. Così ho pensato: Cos'ha lui che io non ho? Ed ho semplicemente realizzato che è uno stronzo. Ma forse è questo ciò che ti piace in un ragazzo; che sia fottutamente stronzo, che spezzi il cuore alle ragazze, che le usi e le butti, che giochi con i loro sentimenti, che preferisca se stesso a loro. E' questo che ti eccita, Greer Smith? Bene, eccoti la versione più stronza e crudele di me", ringhiò, con una luce nei suoi occhi che mai avevo visto.
Restai immobile per un attimo, sconvolta, poi mi ripresi e scossi la testa.
"Quindi mi stai dicendo che hai sabotato la candidatura di Amanda soltanto per me? E pensavi che questo ti avrebbe fatto apprezzare?", gridai, incredula della persona che avevo davanti.
Io non lo conoscevo. Non era Harry Styles.
"Non è una cosa che avrebbe fatto il tuo ragazzo?", ribatté a tono, avvicinandosi di più a me.
"Se pensi che Zayn mi piaccia per questo ti sbagli di grosso. Quello che mi piace di lui è che è cambiato per me, è maturato, non sarà un santo, ma ha fatto un grande cambiamento. Non mi è mai piaciuto per le crudeltà che faceva. E se proprio vuoi saperlo, all'inizio mi sono messa insieme a lui per farti ingelosire. Tu stavi con Layla, io ero furiosa perché non riuscivo a capire cosa ci trovassi in lei e volevo che provassi lo stesso. Poi però ho capito che Zayn stava cambiando e chiunque stesse diventando mi piaceva e mi piace. Ma per primo mi sei piaciuto tu, per come eri, e adesso non so più nemmeno chi tu sia, ma posso solo dirti che ti disprezzo", sputai velocemente, tirandogli addosso una valanga di ciò che veramente pensavo.
Harry non disse niente. Mi fissò, probabilmente non aveva capito una parola di ciò che avevo detto.
"Che c'è? Hai perso la lin-". 
Non riuscii a finire la frase, che lui mi si fiondò sulle labbra, baciandomi violentemente.
Furiosa, scioccata, spaventata e sorpresa, non mi accorsi che la porta della classe si era appena aperta e qualcuno era entrato.



 
Ehilà
Come va, meraviglie?
Finalmente, Zayn si è deciso a dichiararsi, MA (un ma ci deve sempre essere, quando si tratta delle mie storie lol, spero non mi odierete) Harry si è messo in mezzo, rovinando tutto.
Eee si accettano scommesse su ciò che succederà.
Comunque, ringrazio chiunque segua o recensisca la mia storia.
Grazie davvero.
Baci,
Vale. :)





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Capitolo 11
*** Mi odia? ***


Mi odia?

Mi allontanai improvvisamente, anche se, per un attimo, pensai di non farlo.
Le sue labbra, a differenza della prima volta che l'avevo baciato, mi avevano attirata e il suo profumo mi aveva stordita. E il fatto che mi si fosse spalmato sul corpo non aveva aiutato.
Per la prima volta da quando lo conoscevo, stava lottando per me.
Seppure non approvassi i suoi metodi, l'aveva fatto per me.
Prima di rendermi conto che due ragazzi ci stavano fissando a bocca aperta, tirai a Harry uno schiaffo con tutta la forza che avevo.
"Non...non t-ti permettere mai più!", balbettai, col fiato corto.
Notai che lo schiaffo, però, non lo aveva turbato nel modo in cui avrei voluto e me ne andai velocemente.
Mi toccai le labbra e cercai di cacciare via il suo sapore, che però sembrava intensificarsi ogni secondo di più nella mia bocca.
Andai nel panico e iniziai a vagare per i corridoi, senza sapere quale fosse la mia meta.
Ma su ogni muro, porta, armadietto sovrastavano quei maledetti cartelloni con il viso di Harry e rivederlo mi stava facendo impazzire.
Non sapevo cosa provare, mi si stava fondendo il cervello.
Per fortuna, vidi Zayn a chiacchierare con i suoi amici o, meglio, sembrava piuttosto arrabbiato.
Forse qualcuno l'aveva provocato.
Scossi la testa e lo raggiunsi, presa da un'improvvisa voglia di stargli vicino, di sentire la sua voce, di baciarlo.
"Zayn...", sussurrai, alle sue spalle, mentre gli occhi di tutti i suoi amici si puntavano su di me.
"Ouch", commentò uno di loro, mentre gli altri facevano smorfie o si grattavano la testa, imbarazzati.
Vidi Zayn voltarsi lentamente, quasi malvolentieri, e quando mi guardò mi sentii uno schifo.
Non avevo mai ricevuto un'occhiata così piena di odio, rabbia e delusione in tutta la mia vita.
I suoi amici si dileguarono senza che ci fosse il bisogno di una sua qualche parola.
"Vorrei chiederti se ci sia una qualche giustificazione per quello che ho visto. Forse, qualcosa che mi è sfuggito, ma mi illuderei per niente, giusto?", disse, con una tremenda calma e una serietà che mi fecero preoccupare.
"Per favore, dimmi di che stai parlando", tremai, mentre il suo sguardo sfuggiva al mio.
"Non ti è ancora arrivata la foto? Sarà questione di momenti, ormai, sta facendo il giro della scuola...".
Mi agitai, di che foto stava parlando?
Proprio mentre quel pensiero mi tormentava, sentii il mio cellulare vibrare e lo tirai fuori di tasca, notando che mi era appena arrivata una foto.
Sbiancai, poi trasalii, mi girò la testa e per poco non caddi.
La foto ritraeva me e Harry che ci baciavamo.
Uno di quei due ragazzi che erano entrati doveva averla scattata e inviata a tutti o forse era addirittura stata un'idea di Harry, dato come era diventato.
"Zayn, ti giuro che non è come pensi...", mormorai, terrorizzata, guardandolo.
Non volevo, non potevo perderlo. Era troppo importante per me.
Il moro rise. Ma fu una risata così amara e piena di delusione.
"Sai, sapevo che l'avresti detto", ridacchiò, scuotendo la testa, poi tornò improvvisamente serio.
"Adesso non credo ci sia bisogno di dire che tra di noi è finita, no?", continuò, lanciandomi un'occhiata tagliente, prima di voltarsi per andarsene.
"N-no, Zayn, no. Ti prego, non volevo baciarlo, non volevo...".
"Ma è successo, no?", gridò, tornando a guardarmi, mentre tutti i presenti si voltavano verso di noi.
"Zayn...".
"No, non pronunciare nemmeno il mio nome", sibilò, puntandomi un dito contro.
"Sei soltanto una troia, Greer Smith. Sei una troia!", esclamò, crudelmente, sotto gli sguardi di tutti.
Poi mi sorpassò, puntando gli occhi verso qualcuno alle mie spalle.
"E tu, Styles, se credi di aver vinto...beh, tieniti pure il tuo trofeo da quattro soldi", ringhiò, riferendosi a me.
Strinsi le labbra, sapendo che di lì a poco non sarei più riuscita a trattenere le lacrime.
"Tienitelo stretto perché ti giuro che farò tutto quello in mio potere per rovinarti tutto il resto. Ah, e tenete bene a mente che sarà lo stesso per chiunque deciderà di votarlo alle elezioni studentesche. Giuro che scoprirò ogni singola persona che avrà il coraggio di votare per lui e se ne pentirà amaramente", minacciò, fuori di sé, andandosene.
Ormai coperta di lacrime mi voltai, Zayn se n'era andato, ma Harry era rimasto lì.
Non riuscii ad interpretare la sua espressione, ma non sembrò dispiaciuto per me.
Forse pensava che avessi ricevuto la lezione che meritavo.
Innamorarsi di uno stronzo portava davvero a questo?
Non sempre, forse, ma nel mio caso sì.
E faceva male, oh, se faceva male.

*

Passai le ore di lezione a ripensare al bacio con Harry, all'espressione di Zayn, ma, soprattutto, alle sue parole.
Come aveva potuto chiamarmi in quel modo?
Per varie volte rischiai di mettermi a piangere in classe da un momento all'altro, anche perché in molti non la smettevano di fissarmi.
In più, Amanda non si era presentata a lezione e avevo davvero bisogno di sapere se almeno lei stava bene.
Verso l'ora di pranzo raggiunsi la mensa e la vidi in piedi con il vassoio in mano, indecisa se sedersi al solito nostro tavolo, dove per il momento c'era solo Harry, insieme a tre suoi compagni di squadra oppure no.
Mi avvicinai, attirando la sua attenzione.
"Ehi", mormorai, dolcemente.
Amanda mi guardò, ma non nel modo che avevo sperato.
"Senti, lasciami in pace", disse, sedendosi ad un tavolo vuoto.
"Sei arrabbiata con me?", mormorai, incredula.
"Non pensavi che mi sentissi abbastanza in imbarazzo? Dovevi proprio slinguarti Harry?".
"Cosa?".
"Guarda che lo so cosa pensa la gente, pensano che tu l'abbia fatto per convincerlo a ritirarsi dalla sua candidatura. Pensano che tu l'abbia fatto per me. Non mi meraviglio che ti chiamino tr-", si bloccò, forse conscia del fatto che stesse un po' esagerando.
"Oh, beh...non l'ho fatto per te. Anzi, io non volevo nemmeno. E' stato Harry e io l'ho rifiutato, quella foto è stata scattata prima che gli tirassi uno schiaffo. E sai un'altra cosa? Mi chiamano troia perché è stato proprio Zayn a definirmi così quando mi ha mollata davanti a tutti. E' comprensibile, è arrabbiato, offuscato dalla gelosia, lo posso capire, anche se a fatica, ma quello che non riesco proprio a capire è perché tu abbia anche solo pensato che io potessi tradire Zayn o che potessi baciare Harry per farlo ritirare dalla candidatura! Ma una cosa la capisco: se mi ritieni capace di tanto allora non mi conosci per niente, Amanda", sbottai, andandomene, tra le lacrime.
Corsi in corridoio, ormai vuoto, e mi appoggiai agli armadietti, abbandonandomi ad un pianto silenzioso.
Prima di quella mattina pensavo che non sarei potuta essere triste nemmeno volendo e in quel momento avevo capito che era bastata una scintilla per distruggere tutto.
"Greer Smith che se ne sta tutta sola all'ora di pranzo nel corridoio come una sfigata? Avrei giurato di poterlo vedere soltanto quando l'inferno si sarebbe congelato", commentò la voce di una ragazza.
Mi voltai e la vidi sedersi vicino a me, con un vassoio pieno di cibo.
Mi asciugai velocemente le lacrime e mi alzai.
"Ehm...me ne vado", mormorai.
"Oh, peccato, pensavo avresti voluto dividere con me queste deliziose patatine con la salsa di formaggio", commentò, addentandone una e sorridendo.
"Sai, non c'è niente che queste bellezze non possano risolvere", aggiunse, invitandomi a sedermi accanto a lei.
Tirai su col naso.
"Beh, dubito che prendere qualche chilo in più possa farmi stare meglio", commentai, fin troppo acidamente. Dopotutto quella ragazza era stata l'unica che era stata gentile con me dopo ciò che era successo.
"Peggio per te", cantilenò, mentre me ne andavo.
Mi fermai e cambiai idea, raggiungendola.
"Ok, forse qualche patatina potrebbe aiutarmi almeno un po'", sussurrai, afferrandone una.
"Tu mi conosci, ma io non...beh...non so il tuo nome", dissi, in imbarazzo.
"Oh, tranquilla, non sono in molti a conoscerlo. Non sono certo popolare come te", commentò, passandomi il vassoio per farmi prendere un'altra patatina.
"Sono Jenna, comunque. Jenna Farwell", continuò, porgendomi la mano.
Le sorrisi appena e gliela strinsi.
"Beh, non sai che darei per non essere popolare adesso", sussurrai, appoggiando la testa agli armadietti.
"Mi odiano tutti".
"Nah, non ti odiano. Anzi, direi che questa cosa ti ha resa anche più popolare. C'è qualcuno che vocifera che ti vedrebbe meglio con Harry che con Zayn", ridacchiò, masticando una patatina.
"Io credo che...no, non lo so...forse staresti meglio con il ragazzaccio", continuò, facendomi sospirare.
"Beh, se avessi sentito il modo in cui mi ha chiamata, sapresti che non ho speranze di tornare con lui".
"Oh, sì, l'ho sentito".
"Ah, eri...insomma...presente alla scenata?", mormorai, abbassando gli occhi.
"Non proprio, diciamo che qualcuno ha ripreso la scena...", rispose, forse rendendosi conto solo in quel momento che non avrebbe dovuto dirmelo.
Annuii, amareggiata, e mi strinsi tra le braccia.
"Ehi, senti, non crederai che lo pensi davvero, no? Era arrabbiato, insomma, se fosse successo a me probabilmente ti avrei dato fuoco all'auto, quindi ritieniti fortunata", scherzò, tirandomi una spinta amichevole, per consolarmi.
"Ti assicuro che non mi perdonerà mai", mormorai.
"Ma io non volevo baciare Harry...è stato lui, mi ha presa alla sprovvista...".
"Beh, a me è sembrato che ti fosse piaciuto abbastanza", intervenne Harry, sbucando dal nulla e facendomi sussultare.
"Puoi lasciarci da soli un attimo?", continuò, poi, rivoltò a Jenna.
"Non se non è quello che vuole Greer, tesoro", ribatté lei, piuttosto scocciata, poi mi guardò, ma io continuavo a fissare Harry.
"S-sì, vai. Io sto bene. Grazie, Jenna", mormorai, pensierosa.
"Di nulla. Beh, penso che mi sposterò nell'altro corridoio, se hai bisogno di me...", concluse, andandosene.
Non mi alzai, rimasi immobile a fissare il riccio per un po', poi lui sbuffò e mi fece cenno di alzarmi.
"Dai, dobbiamo parlare", disse, freddo.
"Parla", ribattei, altrettanto fredda, senza muovere un muscolo.
"Puoi alzarti così facciamo due passi?", riprese, scocciato del fatto che non mi fossi mossa.
"Oh, e perché? Non hai forse il coraggio di guardarmi in faccia?", sbottai, acida e infastidita.
Harry sbuffò, poi mi afferrò rudemente per le braccia e mi tirò in piedi, senza alcuna fatica.
Mi divincolai dalla presa, non tanto per la violenza che aveva utilizzato, ma piuttosto perché avevo giurato a me stessa che non gli sarei più stata così vicina.
Lo spinsi indietro, ma non si spostò di un centimetro, anzi bloccò con le braccia ogni mia via di fuga ed era così vicino che riuscivo a sentire il suo respiro sul viso.
Voltai la faccia perché non sopportavo quella vicinanza.
"Adesso chi è che non ha il coraggio di guardare in faccia?", sbottò, tagliente.
Feci una smorfia e lo guardai, mentre gli occhi mi pizzicavano.
"E secondo te perché? Mi fai schifo, Harry. Hai rovinato tutto!", dissi, piangendo.
Vidi i suoi occhi addolcirsi e sospirò.
"Credi che non lo sappia? Io...non avevo idea che la foto avrebbe fatto il giro della scuola".
"Però, sapevi della foto?", ribattei, scuotendo la testa, amareggiata.
Harry rimase in silenzio e si allontanò appena.
"Non era programmata, ma quando...quando ho saputo che Kyle l'aveva scattata...beh, volevo che Malik la vedesse perché sapevo che si sarebbe arrabbiato con te e avrebbe detto delle cose che...", si fermò e sospirò.
"Non pensavo sarebbe arrivato a tanto, ma volevo farti capire che non è la persona che credi e che non è cambiato affatto".
Scossi la testa e mi asciugai le lacrime.
"Sai invece cos'ho capito? Che tu non sei la persona che credevo. E se l'avessi capito prima avrei potuto prevedere quello che avresti fatto e adesso sarei ancora con una persona che mi merita veramente. E non gli avrei spezzato il cuore. Perché questo pensiero mi sta distruggendo più di quanto possa fare ogni cosa brutta che lui possa pensare su di me", dissi, singhiozzando.
"Hai rovinato tutto, Harry", ripetei, andandomene nella direzione dove prima era andata Jenna.
Infatti la trovai seduta per terra, a finire le sue patatine.
"Ehi, se ce ne andassimo?", chiesi, asciugandomi le lacrime.
"Andare dove?", chiese lei, confusa.
"Ovunque, ma non qui".
Jenna sorrise e lasciò il vassoio a terra, sorridendomi.

*

Il posto dove mi aveva portato era un piccolo locale non molto affollato, ma carino.
"Facciamo così: io provo a indovinare qualcosa su di te e ogni volta che ci prendo, tu bevi e se sbaglio, bevo io. Che dici?", iniziò, appoggiando sul tavolo due bicchieri stracolmi di qualcosa di veramente forte.
Alzai le spalle.
"Bene, cerca di indovinare il più possibile allora", dissi, afferrando il mio.
Jenna mi osservò un po'.
"Tu non ami la popolarità. Sei affezionata ai tuoi amici, alle persone che ti vogliono bene, ma non ti importa di essere popolare", cominciò, poi, come se fossi un libro aperto per lei.
"Notevole", commentai, trangugiando il mio drink.
Jenna sorrise e si preparò ad un'altra affermazione.
Finì che mi ritrovai a bere anche quando Jenna non indovinava qualcosa su di me e mi ubriacai.
Ormai si era fatta sera quando uscimmo dal locale e io quasi non mi reggevo in piedi, Jenna invece non era nemmeno ubriaca.
"Sarà meglio che ti chiami un taxi", mormorò, forse pensando che avrebbe dovuto fermarmi prima di quel momento.
"Nah, posso andare a piedi".
"Greer, sei ubriaca fradicia", mi fece notare, ridacchiando, quando inciampai su me stessa e caddi a terra.
Risi e mi tirai lentamente in piedi.
"Ok, magari ho bevuto un pochino...", sussurrai, ridendo ancora.
Jenna mi chiamò un taxi e mi salutò.
Rimasta sola ebbi la grandissima idea di dare al tassista l'indirizzo di Zayn e non il mio.
E, per sfortuna, lui era a casa perché la sua auto era nel vialetto.
Bussai tre o quattro volte, con un ritmo sempre più accelerato e quasi disperato.
L'alcol aveva vinto sulla parte di me che non avrebbe voluto vederlo e mi stava facendo perdere sempre più lucidità.
Probabilmente, se la porta non si fosse aperta, avrei continuato a bussare finché non mi fosse passata la sbornia. Ma Zayn si materializzò davanti a me, vestito solo di una canottiera, che non nascondeva per niente il suo fisico atletico e un paio di calzoncini corti.
Probabilmente si stava allenando prima che lo interrompessi o, più probabilmente, sfogando.
Quando mi riconobbe fece una smorfia e scosse la testa, sbuffando.
"Vattene", disse solamente, esausto, non solo fisicamente
Sorrisi, poi ridacchiai, fino a scoppiare in una risatina isterica.
"Sai, Zayn, sei scortese. Prima mi dai della troia, poi mi cacci malamente...", canticchiai, senza smettere di ridere.
Lui aggrottò le sopracciglia e mi guardò da capo a piedi.
"Sei ubriaca?", chiese, facendo una smorfia.
Aumentai la risata.
"Ecco, vedi? Mi dite tutti che sono ubriaca, ma non vi preoccupate dei miei sentimenti. Questo è...", mi fermai un attimo, pensierosa.
"Triste", conclusi, guardandolo negli occhi per tornare a ridere.
Il vento gelido mi fece rabbrividire e strinsi i denti.
"Uhm...fa freddino qua fuori, posso entrare?", chiesi, sorridendogli.
"No", rispose secco.
Schiusi le labbra.
"Scortese, di nuovo", ripetei, ridacchiando.
"Ti chiamo un taxi, così puoi andare a casa", disse, componendo un numero con il suo cellulare e afferrando il cappotto.
Poi, uscì e me lo mise sulle spalle.
"Non voglio andare a casa. Voglio parlare", mi lamentai, come una bambina.
"Vuoi parlare? Bene. Mi hai spezzato il cuore, ok? Odio quella sensazione, non è la prima volta che la provo e la odio. Perché pensi che sia così stronzo con tutti? Mi sono fidato di te, pensando di conoscerti, pensando che forse tu non avresti...che non mi avresti mai fatto sentire così. E mi sono sbagliato. E fa schifo. E...non voglio vederti, non voglio sentirti, non voglio parlarti. Quindi fingiamo solamente che tutto questo non sia mai successo. Riprendi la tua vita, vivila. Perché io intendo vivere la mia, solo...non con te", disse, guardandomi negli occhi.
Avevo smesso di ridere dall'inizio del discorso e adesso mi sentivo soltanto in colpa e da schifo.
Faceva così male che quasi mi sembrava impossibile respirare.
Tirai su col naso, sul punto di piangere.
La testa mi pulsava fortissimo, mi scoppiava.
Improvvisamente, mi sentii una nullità, un niente.
Zayn si strinse nelle spalle, guardando la strada in attesa dell'arrivo del taxi.
Mi asciugai velocemente una lacrima dalla guancia, sperando che mi guardasse.
Volevo specchiarmi nei suoi occhi, volevo leggere in quelle iridi meravigliose che non pensava le parole che aveva detto, ma più lui evitava il mio sguardo, più mi convincevo del contrario.
Mi odiava? 
No, non mi odiava, voleva andare avanti e dimenticarmi.
Ed era la cosa peggiore, per me.
Il taxi arrivò e cercai di tornare almeno presentabile.
"Mi dispiace", dissi soltanto, mentre salivo in auto, senza guardarmi indietro.



 

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Capitolo 12
*** Amicizie ***


Amicizie

Sorrisi, davanti allo specchio.
Ma più che altro venne fuori una brutta smorfia, un accessorio adeguato all'aspetto che mi ritrovavo al momento.
Non avevo chiuso occhio quella notte, i sintomi della sbornia mi avevano tenuto sveglia insieme ad un pianto interminabile.
Ero distrutta.
Ma dovevo andare a scuola e affrontare gli sguardi di tutti.
Mi truccai, coprendo ogni singolo elemento di tristezza e sorrisi di nuovo, questa volta con un risultato del tutto diverso.
Quel nuovo, falso sorriso diceva: "Sto bene, va tutto alla grande". 
Presi un lungo respiro e andai a scuola.
Come avevo previsto, gli occhi di tutti erano fissi su di me, ma mi comportai esattamente come ogni giorno, salutai chi conoscevo e sorrisi amichevolmente a tutti gli altri.
Greer Smith é forte, era quello che volevo pensassero di me in quel momento.
Non mi resi conto di sembrare totalmente insensibile, invece.
"Ehi, bella! Wow, stai benissimo, pensavo di trovarti in uno stato completamente diverso", mi salutò Jenna, affiancandomi.
Le riservai il solito sorriso che rivolgevo a tutti e alzai le spalle.
"Non serve a niente piangersi addosso. Tra me e Zayn è finita, l'ho accettato", mentii, stupendomi di quella recita perfetta.
"Uhm...oook. Allora farai un pensierino su Harry?", chiese, curiosa.
Era questo che si domandavano tutti?
"No!", esclamai, subito, scuotendo la testa.
"Ma...non intendi più essere sua amica?".
Feci una smorfia pensierosa e mi fermai davanti all'armadietto.
"Io...non lo so. In questo momento non voglio nemmeno saperlo", borbottai, armeggiando tra i miei libri.
"Greer", mi chiamò Niall, raggiungendomi.
"Stai bene? Ho saputo solo ora ciò che è successo", aggiunse, preoccupato.
Gli sorrisi, come agli altri.
"Sto benissimo. Mi sorprende che tu lo sappia solo ora, però".
"Eeh...sì. Possiamo parlare?".
"Sì, piaci ad Amanda. Le sei sempre piaciuto", sbottai, prendendo il necessario per la prima ora di lezione e riprendendo a camminare.
"C-cosa? No, io...volevo parlare di te e Zayn", disse, bloccandomi per un braccio.
"Da soli", aggiunse, guardando Jenna, che fece per andarsene.
"Puoi dire quello che vuoi anche davanti a lei, ormai questa storia è di dominio pubblico", risposi, stringendo i libri al petto.
"E poi...Jenna è mia amica", aggiunsi, sorridendo, con una freddezza che non avevo mai avuto.
Niall schiuse le labbra e si grattò la testa, poi tornò a guardarmi.
"Greer, voglio parlare faccia a faccia e solo con te. E' possibile?", sbottò, un po' irritato.
Alzai le spalle e annuii.
"Ok, come ti pare", dissi, salutando Jenna, che se ne andò.
Feci per riprendere a camminare, ma lui mi bloccò la strada.
"Fermati e guardami negli occhi per un secondo", mormorò, serio, ricercando il mio sguardo.
Sbuffai e obbedii.
"Allora? Che c'è?", chiesi, alzando un sopracciglio.
Niall rise ironicamente e mise le mani in tasca.
"A chi pensi di darla a bere?".
"Non so di cosa tu stia parlando", dissi, velocemente.
"Zayn. Harry. Tutto il casino che è successo tra di voi. Non puoi stare bene, non così", affermò, facendo schioccare la lingua.
"In realtà, sto alla grande. Adesso, scusa, ma sono in ritardo per la lezione", dissi, sorridendogli, prima di andarmene.
Quel sorriso sparì subito appena non riuscì più a vedere il mio viso.

*

Le ore a scuola passarono più velocemente del previsto e potei tirare un respiro di sollievo.
Niall continuava a starmi addosso e la cosa mi dava fastidio, perciò non vedevo l'ora di andarmene a casa.
Uscii da scuola a passo svelto, diretta verso la mia auto, quando una voce mi fece voltare.
"Ehi, Smith".
Mi voltai, con disinteresse.
Un tizio di nome Adam Porter si era fermato a qualche passo da me.
Non che lo conoscessi bene, ma ne avevo sentito parlare.
Si diceva che lui e i suoi amici spacciassero della roba a scuola.
Di certo, non mi interessava confermare quella teoria.
Gli lanciai uno sguardo disinteressato e aprii lo sportello per sistemare le mie cose.
"Ho sentito quello che ti è successo: la principessa che si mette con il cattivo e poi la loro storia viene rovinata dal principe. Che tristezza", commentò, appoggiandosi all'auto accanto alla mia e incrociando le braccia.
"Senti, tu e i tuoi amici non mi piacete. Se sei venuto per ridere di me, allora, bene, ti sei divertito, ora sparisci", ringhiai, facendo per salire in auto.
"In realtà sono venuto perché ho qualcosa che ti serve".
Mi bloccai, voltandomi per guardarlo.
Stava ghignando e non si era mosso di un centimetro dalla sua posa.
"Ti ho detto ora che non mi piaci e tu vuoi vendermi della droga? Potrei denunciarti tipo...adesso", sbottai, scuotendo la testa.
"Mai nominata la droga. Non esplicitamente", puntualizzò, allargando il sorriso.
Sbuffai, roteando gli occhi.
"Sparisci, non mi serve quella merda", conclusi, salendo in auto.
Era per la droga se mia madre mi aveva dato via, se c'era una cosa di cui fossi sicura in quel momento, era proprio che non mi sarei mai fatta trascinare in quel giro.
"Oh, ma ti servirà", lo sentii dire, prima di chiudere lo sportello.

*

Le seguenti settimane non furono diverse, anzi, forse peggiorarono ulteriormente.
Stavo sempre peggio e volevo darlo meno a vedere.
"Greer", mi salutò Niall, parandomisi davanti.
Sbuffai. Mancava poco e sarei arrivata alla mia auto.
 Gli volevo bene e tutto, ma non ne potevo più di vedere la sua faccia.
"Oggi usciamo, ti va?".
"No, veramente", risposi, roteando gli occhi.
"E' venerdì! Non vorrai mica stare a casa?", esclamò, sorridendomi.
"No. Oh, aspetta...in realtà sì, voglio stare a casa", risposi, acida, cercando di superarlo, ma continuava a bloccarmi la strada.
"Ok, senti. Ricordi quella pista di pattinaggio non lontana da casa mia? Io e i ragazzi andiamo. Vieni con noi".
"Se per ragazzi intendi Harry, no, grazie", sbottai, scansandolo di lato.
Questa volta fu lui a sbuffare e mi prese per i polsi, costringendomi a guardarlo.
"Ora basta, Greer. Stai male, e va bene, ti capisco. Ma isolarti dai tuoi amici non ti porterà a niente!", gridò, scuotendo la testa.
"Amici? Intendi forse Harry? Quello che mi ha baciata e poi ha fatto scattare una foto dai suoi amici per far sì che il mio ragazzo mi lasciasse? O forse Amanda, che non mi ha più rivolto la parola da quel giorno? No, aspetta, forse intendi Layla. La mia migliore amica per l'eternità", sbottai, sarcastica, divincolandomi dalla sua presa.
"Che tu ci creda o no, perfino lei è preoccupata per te. Amanda soffre tantissimo e Harry...Harry vorrebbe parlarti, ma non prova nemmeno ad avvicinarsi perché sa quanto ti abbia fatto star male", disse, mentre me ne andavo.
Mi fermai un attimo, senza voltarmi.
"Io sto bene, perché non volete capirlo?", esclamai, mentre gli occhi mi pizzicavano.
"Ma non voglio più avere a che fare con Harry...e nemmeno con Amanda o con te, perché ogni volta che vi vedo io...". Mi voltai verso di lui, bloccandomi.
"Continua", fece lui, guardandomi negli occhi.
"Dillo, Greer, ti farà stare meglio. Te lo prometto", aggiunse, mettendo le mani in tasca.
"Ogni volta che vi vedo mi ricordo di quello che è successo. Mi viene in mente Zayn, la sua espressione, il modo in cui mi ha chiamata e...muoio. Ogni volta muoio, ok? E sì, sto male, sto malissimo, anzi non mi sembra nemmeno più di esistere. C'è così tanto dolore dentro di me che vorrei esplodere", esclamai, piangendo.
Tirai su col naso e lo guardai.
"Contento adesso?".
Lui sorrise appena e mi abbracciò.
"Vieni con me, voglio mostrarti una cosa", disse, prendendomi per mano e trascinandomi di nuovo dentro la scuola.
"No, aspetta, dove stiamo andando?".
Non rispose.
Entrammo in un aula e continuò a non rispondermi.
"Niall?".
Niente, di nuovo.
"Mi vuoi dire che cavolo succede?", continuai, quando si fermò.
"Stai qui e non fare rumore, ok?", disse, ordinandomi di restare dietro una tenda all'angolo della stanza.
"Ma che stai dicendo?".
"Greer, fai come ti dico e ascolta. Ascolta e basta", disse, sparendo dalla mia visuale.
Obbedii, incrociando le braccia e sbuffando.
Poi sentii aprire la porta e qualcun altro entrare nella stanza.
"Si può sapere che c'è di così urgente da farmi interrompere l'allenamento?", sbottò l'inconfondibile voce di Harry.
Aggrottai la fronte.
Che diavolo stava facendo Niall?
"Beh, dobbiamo parlare", fece il biondo.
"Parlare di cosa? Dai, Niall, ho fretta".
"Greer", riprese l'altro, mentre per un attimo la stanza fu invasa dal silenzio.
"Le ho parlato", riprese Niall.
"Le ho detto se voleva uscire con noi più tardi e ha risposto di sì", mentì.
Aggrottai la fronte e sbuffai. 
Non avevo detto proprio nulla.
"Ho pensato che...dobbiate chiarirvi".
"Non mi perdonerà mai...stai solo perdendo tempo", fece Harry, rassegnato.
"Beh, forse perché non ti sei scusato abbastanza, o perché non le hai detto come ti senti per quello che hai fatto", ribatté Niall
"In realtà, non mi sono scusato...per niente. Mi dispiace per quello che le ho fatto, sono stato uno stronzo. Ma ero...cioè...sono geloso da impazzire e, cavolo, come vorrei che non fosse accaduto. Vorrei solo che mi guardasse come faceva prima e non con quegli occhi delusi e pieni di odio. Vorrei poter rimediare, Niall, sai che lo vorrei, ma non posso...insomma...che dovrei fare?", mormorò, sospirando.
Sbirciai dalla tenda.
Quelle parole mi avevano intenerito per un attimo e volevo vederlo in faccia.
Aveva un'espressione triste e stanca e ciò mi fece stare male.
"Potresti andare da Zayn e dirgli la verità. Greer non ti ha baciato, sei stato tu senza il suo consenso".
"Non rimedierei niente. Potrebbe non credermi e Greer non penso che mi perdonerebbe comunque", mormorò il riccio, passandosi una mano tra i capelli.
"Ma c'è comunque una speranza, no? Dai, vai. E stasera potrai dirle la reazione di Zayn", concluse Niall, sorridendogli.
Harry annuì con la testa.
"Hai ragione, devo farlo. Per lei, glielo devo", mormorò, andandosene.
Uscii dal mio nascondiglio, mentre Niall metteva le mani in tasca e fissava la porta, soddisfatto.
"E' davvero pentito", mormorai, avvicinandomi.
Lui mi guardò e annuì.
"Tutti sbagliano, Greer. Sono quelli che poi ne soffrono che valgono il nostro perdono", disse, accarezzandomi la spalla.
"Comunque vada con Zayn, Harry sta facendo di tutto pur di averti indietro. Quindi...almeno esci con noi dopo", concluse, andandosene.



 
 
 
Ehilà
Scusate per l'incredibile ritardo, ma dopo quello che è successo con Zayn sono andata un po' in crisi e non trovavo più il senso di continuare questa storia.
Comunque, questo è quello che è venuto fuori e spero che vi piaccia.
Grazie mille a chi mi segue, ormai lo sapete che vi amo.
Al prossimo capitolo!
Baci,
Vale. 



 
 





 

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Capitolo 13
*** Cuore spezzato ***


 Cuore spezzato

"Non so come tu abbia fatto a convincermi", borbottai, sbuffando, mentre io e Niall camminavamo verso il vecchio pattinaggio, ormai non più utilizzato.
Il biondo sorrise appena e mise le mani in tasca.
Era una serata abbastanza calda per la stagione, anche se si era alzato un leggero vento; da una pasticceria lì vicino proveniva un forte odore di dolci e le nuvole coprivano il cielo scuro.
Tutto quanto mi fece tornare alla mia infanzia, alle serate passate in compagnia dei miei amici, alle nostre chiacchiere, ai nostri scherzi, alle nostre risate. Mi mancavano, mi mancavano davvero molto.
Probabilmente io e Niall eravamo gli ultimi ad arrivare perché vidi un gruppetto di ragazzi seduti sulla ringhiera intorno alla pista ed immaginai fossero Harry, Amanda e Layla e forse qualche altro membro della squadra del riccio.
Presi un lungo respiro e aumentai il passo, confermando la mia teoria non appena la luce di un lampione illuminò i volti dei miei amici. O vecchi amici, o quello che erano.
"Ciao, ragazzi!", esclamò Niall, allegro, attirando l'attenzione.
Lui salutò tutti e io sorrisi appena alla terra ai miei piedi.
"Ehi, Greer", fece Amanda, facendomi sollevare il viso.
"Ciao", sussurrai appena.
"Come...come va?", continuò lei, un po' in imbarazzo.
Alzai le spalle e lei annuì con la testa.
Guardai Layla, che mi sorrise appena, poi il mio sguardo cadde su Harry che sembrava non aver tolto gli occhi da me dal momento in cui mi aveva vista.
"Credo...che dovremmo...parlare", mormorai verso di lui, incrociando le braccia.
"Oh...sì", fece, sorpreso che gli avessi rivolto la parola.
"Bene, ragazzi, lasciamoli parlare, spostiamoci laggiù", esclamò Niall, guidando tutti gli altri abbastanza lontano da noi, anche se non così tanto da perderci di vista.
Quando io e Harry restammo soli, la tensione aumentò a dismisura e lui non sembrò in grado nemmeno di parlare.
"Non...non dovresti dirmi qualcosa?", borbottai, leggermente infastidita.
Oltre a quelle origliate di nascosto, non avevo ancora sentito uno straccio di scuse provenire dalle sue labbra.
Harry si scompigliò i capelli e mise le mani in tasca.
"Hai ragione...io...devo scusarmi con te. Mi sono comportato da idiota e da egoista e ti ho fatta soffrire in un modo in cui non avrei mai voluto. E mi odio per questo, Greer. Tu sei davvero importante per me e sicuramente non voglio perderti per orgoglio. Quindi...mi dispiace, ti chiedo scusa per ogni mia azione che ti abbia fatta soffrire, per tutto", disse, veramente sincero, guardandomi negli occhi.
Annuii appena con la testa, ma non risposi. E questo lo fece andare nel panico.
"Ti prego, di' qualcosa", farfugliò, torturandosi le mani, portate davanti al volto.
Sospirai e lo abbracciai, non riuscendo ad essere arrabbiata con lui per un istante di più.
Mi strinse a sé con una delicatezza che mai mi aveva riservato, prima.
"Ti perdono", sussurrai al suo orecchio, sentendolo tirare un respiro di sollievo.
"So che non volevi farmi soffrire", aggiunsi, distanziandomi un po' per guardarlo negli occhi.
Mi sorrise.
"Ehi, senti...ho parlato con Malik...ehm Zayn...", si riprese, scuotendo la testa e tornando serio.
Lo guardai attentamente.
"Gli ho spiegato la situazione e...gli ho chiesto di venire. Ho pensato che adesso che sa la verità...beh dovreste parlare...".
"E lui che ha detto?", lo interruppi bruscamente per farlo arrivare al sodo.
"Diciamo che sembrava furioso con me, ma dato che non mi ha preso a pugni penso che forse abbia capito e...non lo so, in realtà, se n'è andato senza darmi una risposta, ma...insomma...io penso...dovrebbe...dovrebbe venire", rispose, alzando le spalle.
"Basta aspettare".
E aspettai, aspettai fino a che non si fece notte fonda, ma di Zayn neanche l'ombra.
"Ehi, Greer...", sussurrò Niall, sedendosi vicino a me, mentre scrutavo la strada con la speranza di veder arrivare Zayn.
Non dissi niente, continuai a guardare nel vuoto.
"Senti, si è fatto tardi...ti accompagno a casa?".
"No, devo...devo aspettare Zayn", dissi, scuotendo la testa.
Lo sentii sospirare, ma non ci feci quasi caso.
"Greer...Zayn non verrà...", sussurrò, dispiaciuto.
"E tu che ne sai? Insomma...Harry ha detto che...lui...non...non puoi saperlo", sbottai, voltandomi verso di lui.
Niall piegò la testa di lato e sospirò di nuovo.
A quel punto, gli occhi mi si riempirono di lacrime e riuscii ad ammetterlo anche a me stessa.
"Lui non verrà...", mormorai, stringendomi fra le braccia.
Niall mi abbracciò e io scoppiai a piangere.

*

Sbadigliai appena, poco prima che la campanella suonasse la fine dell'ora di trigonometria.
Ero triste, stanca, abbattuta e pure annoiata.
Mi alzai velocemente dal banco e corsi fuori dalla classe. Volevo soltanto...beh...nemmeno io lo sapevo.
In certi momenti volevo stare sola, in altri avevo bisogno di qualcuno da abbracciare, in altri ancora di qualcosa su cui sfogarmi. E, in più, mi sentivo anche un'idiota.
Giocherellai un po' con le punte dei miei capelli, mentre camminavo per i corridoi, poi mi bloccai.
Erano giorni che non lo vedevo.
Ormai avevo perso il conto delle ore in cui non l'avevo visto e forse questo aveva reso il tutto un po' più sopportabile, ma in quell'attimo, riaffiorò ogni cosa.
Zayn se ne stava fermo davanti ad un'aula, leggermente spazientito, forse in attesa di qualche suo amico. Per un attimo, pensai di andare a parlagli, ma qualcuno gli si avvicinò, anche se non aveva esattamente l'aspetto di un suo amico: una ragazza.
Rabbrividii quando la vidi toccargli il braccio e ridere insieme a lui, quando la vidi mordersi il labbro e giocherellare con una collanina che Zayn aveva al collo e, giuro, morii dentro quando lei gli lasciò un bacio sulle labbra.
Indietreggiai a fatica, annaspando, senza riuscire, seppure lo volessi da impazzire, a togliere gli occhi da quella scena orribile.
Il mio cuore si spezzò in tanti, minuscoli, inutili pezzettini e corsi via, in cortile, mentre le lacrime mi divoravano il viso.
Mi appoggiai ad un muretto per riprendere fiato e soffocare i singhiozzi.
"Oh, chi si rivede", commentò una voce, piuttosto divertita.
Alzai gli occhi e riconobbi Adam Porter, che si stava tranquillamente facendo una canna.
Sorrise.
"Lasciami in pace", sbottai, voltandomi dall'altra parte.
"No, tesoro, non essere così sgarbata con me...altrimenti, poi potrei decidere di non aiutarti".
"Non voglio il tuo aiuto", sputai, acida.
"Perché no? Non sei stanca di star male? Di soffrire per Zayn Malik? Già...pare che il caro Zayn si sia trovato un'altra amichetta con cui passare il tempo...", ridacchiò.
"Non lo nominare", esclamai, con rabbia.
"Ecco! Sì, non vorresti dimenticare il suo nome? Io posso aiutarti, lo sai, Greer".
Mi voltai a guardarlo, non più scettica come prima.
Ormai, che senso aveva continuare a resistere? 
In realtà, niente aveva più senso.
Adam, vedendo l'espressione sul mio volto, sorrise.
"Sì, Greer, posso aiutarti", continuò.
E in quel momento, pur conoscendo la sua cattiva fama, mi fidai di lui.

*

Avevo preso una pasticca, forse più di una di non sapevo nemmeno cosa, non mi sentivo molto lucida, ma finalmente ero in pace con me stessa e con il mondo.
Sembrava che tutto il dolore fosse sparito e non sentivo più niente.
Assaporai ogni singolo momento perché sapevo che non sarebbe durato molto.
Feci una giravolta lungo la via per casa mia, saltellai, barcollai, ballai come una pazza senza un solo pensiero negativo in testa.
Poi, qualcuno mi afferrò per un braccio.
"Greer, che cosa stai facendo?", mi rimproverò la voce di una donna, che all'inizio nemmeno riconobbi. Poi, realizzai si trattasse di mia madre, non quella adottiva, ma Penelope.
"Oh, ehi Penny! Che strano incontrarti qui! Oh, no, in realtà non è strano per niente, dato che sei una fottuta stalker del cazzo", sbottai, divincolandomi dalla sua presa, per poi indietreggiare.
"Ti ho vista prendere delle pasticche da un ragazzo...", mormorò, ignorando il mio discorso, guardandomi con aria preoccupata.
Roteai gli occhi.
"Sì, e allora?".
"Greer, ti prego dimmi che non sei fatta", mormorò, prendendomi il viso con una mano per guardarmi negli occhi.
"Lasciami! Di certo tu non hai il diritto di giudicarmi!", esclamai, spingendola via.
"Oh, Greer, che ti succede? Per favore, sali in macchina, ti porto da un medico e poi a casa, ok?", fece, sempre più preoccupata.
"No! Non vengo da nessuna parte con te, me ne vado a casa da sola".
"Non posso lasciarti andare in queste condizioni", sussurrò, bloccandomi di nuovo.
"Ti ho detto di lasciarmi! Ma cosa cazzo vuoi da me, mmh? Tutto d'un tratto ti importa ciò che mi succede?", gridai, in preda alla rabbia.
"Mi è sempre importato, Greer. Ma la droga...quella roba mi ha rovinata, mi ha portato via tutto ciò che amavo. Ti prego, non ripetere il mio errore".
Sorrisi amaramente e feci una smorfia.
"Beh, si dà il caso che mi sia già stato portato via tutto", commentai, per poi alzare le spalle e andarmene.
"Greer, no, no, ti prego, puoi superare qualsiasi cosa ti sia successa, sei più forte di così", fece lei, seguendomi.
"No! No, non lo sono", esclamai, voltandomi a guardarla.
"Con una madre come te...che ti aspettavi?", conclusi, per poi andarmene veramente.












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Capitolo 14
*** L'errore curatore ***


L'errore curatore

"Oddio, oddio! Sarebbe potuto succederle qualcosa! Sarebbe potuta essere in prigione o, peggio, in ospedale!", sentii gridare mia madre dall'altra stanza. A dirla tutta, era più o meno mezz'ora che non smetteva di urlare le solite cose con Penelope.
Mio padre, immobile sulla poltrona davanti a me da altrettanto tempo, mi osservò con un'espressione indecifrabile.
Roteai gli occhi e sbuffai, rigirandomi sul divano perché non potesse più vedermi in viso.
"Senti in che modo hai ridotto tua madre?", sbottò, facendomi sbuffare più forte.
"Quale delle due?", ribattei, acida, facendogli pesare per la prima volta la storia dell'adozione.
Di solito, li avevo sempre trattati come se fossero stati realmente i miei genitori e- in un certo senso- lo erano, ma quel giorno ero così fuori di me da non vederla così.
Improvvisamente, prima che mio padre potesse anche solo iniziare un discorso, la porta si spalancò, lasciando passare Harry e Niall- e forse anche qualcun altro, ma riconobbi soltanto le loro voci, che si unirono in un coro confuso così pieno di rabbia, che non capii una parola.
"Ecco mamma numero tre e quattro!", esclamai, sarcastica, voltandomi velocemente per ridere in faccia a chiunque fosse appena entrato.
Per poco, non caddi dal divano quando, dietro Niall, Harry, Amanda e Layla- sì, perfino lei era venuta- spuntò Zayn Malik.
Superò tutti i ragazzi con una lentezza per me devastante e si fermò, in piedi, a fissarmi.
Aveva un'espressione spaventosa sul volto, seppure non riuscissi a capire a cosa stesse pensando e i suoi occhi sembravano di ghiaccio, nonostante fossero due chiazze scure.
I suoi pugni erano così stretti che per un attimo pensai che le unghie avrebbero potuto tagliargli la carne e farne uscire delle gocce di sangue.
Nessuno parlò più- o, almeno, a me sembrò così.
Abbassai lo sguardo, non in grado di sostenere il suo, così freddo.
Poi, tutto si annebbiò, perfino quell'immagine così severa del suo volto, ormai impressa nella mia mente, e svenni.

*

Quando aprii gli occhi ero così confusa che credetti di aver sognato, ma appena alzai la testa, con grande fatica, vidi Zayn girato di spalle, che guardava fuori da una delle finestre in camera mia- dove qualcuno mi aveva portata mentre non ero cosciente.
Rimasi immobile e in silenzio, con la paura di ciò che avrebbe potuto dire se si fosse reso conto del mio risveglio e lo osservai.
Era così bello, perfino di spalle.
I suoi lineamenti erano perfetti, come quelli di un dio.
Una lacrima mi attraversò la guancia e la cacciai subito via con una mano.
Probabilmente lui si accorse di quel movimento perché si voltò e i suoi occhi incontrarono di nuovo i miei, seppure per pochissimo, dato che abbassai subito lo sguardo.
"Sei...impazzita?", furono le sue prime parole, che uscirono dalle sue labbra carnose come un lieve sussurro. Feci una smorfia perché a me arrivarono forti come un colpo di frusta.
"Cosa cazzo ti è passato per quella maledetta testa, Greer?".
Questa volta, gridò.
"Erano delle fottute attenzioni che volevi? Bene, le hai ottenute!", esclamò, avvicinandosi così velocemente che ebbi paura di quello che stava per fare.
"Volevi farmi sentire in colpa? Era questo che volevi? Che io mi sentissi responsabile se ti fosse accaduto qualcosa?", urlò ancora più forte, ma io non risposi, né lo guardai.
"Volevi fare del male a te stessa? Beh, sappi che hai fatto più male alle persone che ti vogliono bene".
Deglutii a fatica, immobile come una statua.
Lui...mi voleva bene? Si era incluso tra quelle persone o parlava soltanto per loro?
"Maledizione, Greer, rispondi!", riprese, furioso.
Ma io non dissi una parola.
"Sei soltanto una bambina...", continuò, prendendo un lungo respiro, tornando a darmi le spalle e appoggiandosi alla finestra.
"Quando ho visto Styles davanti a casa mia...ho pensato subito a te, ho pensato al peggio...ho pensato che avessi avuto un incidente o...che fossi...", si bloccò, per un attimo, facendo schioccare la lingua.
"Ho pensato che fossi morta. Io...ho avuto bisogno che ripetesse almeno tre volte quello che era successo, prima che riuscissi a scacciare quei pensieri dalla testa e riuscissi a capire ciò che fosse realmente accaduto. Credo di averlo perfino abbracciato quando mi ha detto che stavi bene...".
Si voltò verso di me e si avvicinò.
"Non hai idea di quanto male tu mi abbia fatto stare", disse, a pochi centimetri dal mio viso.
"E adesso non hai nemmeno il coraggio di guardami negli occhi. Non ti sei scusata, non hai nemmeno pronunciato una parola. Guardami, cazzo!", gridò, prendendomi il volto tra le mani e costringendomi a guardarlo.
"Come credi che mi sia sentita io quando ti ho visto baciare quella ragazza?", ribattei, appena i miei occhi incontrarono i suoi.
Zayn cambiò espressione e mi lasciò andare, indietreggiando appena. Non si aspettava che l'avessi visto.
"Mi sono sentita morire, se ti interessa saperlo", risposi da sola alla mia domanda.
"Non...è la stessa cosa", si limitò a dire e questa volta fu lui ad evitare il mio sguardo.
"Ah, no?", sbottai, tirando su col naso.
"Io non ho fatto del male a me stesso, né ho cercato di attirare la tua attenzione".
"Oh, quindi l'hai fatto perché la ami", mormorai, acida, alzandomi dal letto.
Non rispose, ma si voltò verso la finestra ancora una volta.
"Se la ami, allora dovresti preoccuparti di lei, non di me. Come puoi vedere io sto benissimo", continuai quella recita, sapendo di aver colpito nel segno.
Lui sbuffò, scuotendo la testa.
"Sei davvero...".
"Cosa? Una cretina, un'idiota? Una stupida per essere ancora follemente innamorata di un coglione che non capisce quanto io tenga a lui?", sibilai, digrignando i denti, mentre lui si voltava, stupito, a guardarmi.
"Sì, Zayn, io ti amo ancora. Ti amo con tutta me stessa, ma non ce la faccio più a stare male per te. Quindi...se davvero credi che tra di noi sia finita...allora vattene. Vattene e smetti di impicciarti della mia vita, perché se questo è quello che credi...allora io non sono più tua".
Queste parole fecero male anche a me. Dirgli di andarsene era stata una delle cose più difficili che avessi fatto in tutta la vita, ma ne avevo avuto bisogno.
Per qualche secondo non si sentì altro che il ticchettio dell'orologio, poi la sua risata amara risuonò per la stanza.
"Tu non hai alcun diritto di dirmi quello che devo o non devo fare, Greer! Sei stata la cosa più bella che mi fosse successa dopo tanto tempo, ma alla fine ti sei rivelata la peggiore. Mi hai fatto sentire per la prima volta libero da quella prigione di rabbia in cui io stesso mi ero rinchiuso e poi mi ci hai fatto tornare a forza. E non hai idea di quanto ti odi per questo", disse, scuotendo la testa più volte, poi fece per andarsene.
"Quindi te ne vai? Di nuovo?", dissi, delusa, facendolo bloccare sulla porta.
"Non è questo che mi hai chiesto?", mormorò, voltando appena la testa.
"Ti ho detto di andartene se non provi più niente per me, ma...".
"Cosa? Provo ancora qualcosa per te?", disse, sorridendo amaramente.
"Sì! O non saresti qui", quasi gridai, avvicinandomi a lui.
"Vuoi sapere cosa provo?", scattò, venendomi vicinissimo.
"No, perché so già quello che provi...è la stessa cosa che provo io", sussurrai, appoggiandogli una mano sul petto, sperando di sentire il dolce battito del suo cuore.
"Riproviamoci", dissi, dato che non aveva mosso un muscolo.
Scosse la testa e si passò una mano sul volto, spostando la mia mano.
"Ti prego, Zayn. Riproviamoci. Sai benissimo che tra me e Harry non c'è niente oltre l'amicizia".
Zayn sbuffò e mi guardò. Sapevo che ci stava pensando.
"Non mi importa niente di Styles...siamo un casino insieme...non funzionerebbe".
"La mia vita è già abbastanza incasinata di suo, non mi dispiace un altro po' di casino", ribattei, avvicinandomi di nuovo.
"Voglio solo stare con te".
Non disse niente e io roteai gli occhi.
"Quanto ancora ti farai corteggiare prima di darmi una risposta?", bofonchiai, facendolo sorridere appena.
"Ah, ecco...questo sorriso. Ecco cosa riesce a farmi perdere la testa ogni volta", ammisi, abbassando gli occhi e stringendoli forte.
"Ti prego, dimmi subito cosa intendi fare. Ora, veloce, come togliere un cerotto".
Sentii la sua mano calda sulla guancia e schiusi appena gli occhi.
"Guardami", sussurrò, serio.
Obbedii e mi persi nel suo sguardo.
"Voglio sapere come tu ci riesca...", mormorò, corrugando la fronte.
"A fare cosa?", chiesi.
"A imprigionarmi sempre nella tua rete", rispose, socchiudendo gli occhi.
"Beh...immagino sia più comoda della prigione in cui ti sei rinchiuso da solo", sussurrai, prendendolo in giro, per poi ridacchiare.
Lui sorrise.
"Ok, lo ammetto, era pessima come metafora".
Annuii con la testa e scoppiammo entrambi a ridere di gusto.
"Sì, era davvero pessima...ma hai ragione...io ti ho fatto soffrire e non volevo".
"Beh, anche io ti ho fatto soffrire, quindi siamo pari, immagino", disse, senza togliere la mano dalla mia guancia.
Ci scambiammo un paio di sguardi imbarazzati.
"Adesso puoi anche...baciarmi", mormorai.
"Immagino di sì...", ribatté lui per poi avvicinarsi e lasciarmi un leggerissimo bacio sulle labbra.
Chiusi gli occhi, poi li riaprii quando si allontanò.
"Spero tu stia scherzando...", sussurrai, per poi fiondarmi su di lui per togliergli il respiro con un bacio completamente diverso dal suo.
"Questo è un bacio, signor Malik".
Lui rise e mi baciò di nuovo e ci perdemmo in una scia infinita di baci meravigliosi.




 
Ehilà
Mi scuso per l'immensissimo ritardo, ma con la scuola ero un po' incasinata. Ora che è finita finalmente ho più tempo per me.
Vi informo che questo era l'ultimo capitolo e quindi manca soltanto il prologo. 
Nel frattempo, mi dedicherò anche alla prima stesura di un'altra ff (credo).
Comunque, grazie a tutti per le recensioni e per aver seguito la storia fino a qui. Lo sapete che vi amo!
Baci,
Vale. :)




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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Epilogo
 
Risi, dopo la battuta di un mio lontano cugino e mi allontanai da un piccolo gruppetto di parenti che si era appena formato.
Era il mio compleanno e casa mia era completamente piena di gente.
Il sole splendeva stranamente nel cielo ed era una splendida giornata.
Mi avvicinai al tavolo del buffet per afferrare un pasticcino.
"Oh, quelli al cioccolato sono più buoni", commentò una voce, dopo che ne avevo afferrato uno alla frutta.
Mi voltai verso Penelope, che mi sorrise appena.
"Oh, mamma", mormorai, non aspettandomi di vederla lì.
"Cioè...Penelope, scusa", mi corressi, scuotendo la testa.
"Ti scusi per avermi chiamata mamma?", sussurrò, sorridendo dolcemente.
"Beh...".
"Puoi chiamarmi così quando vuoi...", aggiunse, interrompendomi.
Annuii con la testa e la guardai, un po' in imbarazzo.
"Ok. Senti...ehm...io volevo scusarmi per come ti ho trattata da quando ci siamo conosciute...non ti ho mai dato veramente una possibilità e chiunque ne merita una", dissi, dispiaciuta, abbassando lo sguardo.
"Oh, tesoro...ti capisco non sono certo stata la madre migliore del mondo, ma comunque...sappi che puoi chiedermi qualsiasi cosa. Qualsiasi domanda tu abbia...io risponderò sinceramente. Voglio davvero rimediare, voglio che noi due abbiamo un buon rapporto...lo voglio davvero".
Annuii e sorrisi appena.
"Davvero posso chiederti di tutto?".
Sorrise.
"C'è solo una cosa che voglio sapere...chi...chi è mio padre?".
Penelope si avvicinò e alzò le spalle.
"Tuo padre è un brav'uomo. Beh, almeno lo era. Non lo sento più da anni ormai, da molto tempo prima che tu nascessi. Non gli ho neanche detto di essere incinta. Non è che non gli sarebbe importato, ma aveva così tanti progetti, non era pronto per una famiglia...e non lo sarà mai, Greer. Se lo vuoi ti dirò il suo nome, potrai cercarlo, ma se fossi in te mi risparmierei la fatica. Era un brav'uomo, ma non penso che potrebbe mai essere un buon padre", disse, sincera, per poi guardarmi.
Annuii con la testa e afferrai un altro pasticcino.
"Hai già un padre meraviglioso, Greer, e anche una madre...io non sarò mai come loro e nemmeno lui. Ma sappi che ti voglio molto bene", ammise, sfiorandomi la guancia.
Le sorrisi.
"Lo so...mamma", mormorai, mentre le scendeva una lacrima sulla guancia.
"Beh, buon compleanno, tesoro", concluse, andandosene.
La guardai andarsene e sorrisi ancora per poi tornare verso il tavolo pieno di cibo.
"Qui qualcuno si sta abbuffando, mmh?", commentò una voce, facendomi ridere.
"Che c'è, Styles, pensi che non possa permettermelo?", ribattei, alzando un sopracciglio, mentre afferravo una tartina.
Harry ridacchiò.
"Allora, buon compleanno, Greer".
"Grazie, Har", risposi, sorridendogli.
"Ti ho preso un regalo, è di là in salotto insieme agli altri. Non so se ti piacerà, non è certo una fornitura a vita di droga, comunque...".
Lo guardai male, schiudendo le labbra.
"Che stronzo, questo è un colpo basso!", esclamai, tirandogli un colpo sulla spalla, per poi ridere insieme a lui.
Quando tornammo seri, lui sospirò.
"Ne hai passate tante, Greer, io voglio solo che tu sia felice".
"Io sono felice. Tu?".
Annuì con la testa.
"Sono felice, sì", rispose, alzando le spalle.
"Bene", mormorai, sorridendogli.
"Ehi, senti...c'è un'altra cosa che devo dirti...riguarda Zayn", continuò, abbassando lo sguardo.
"Cosa? E' in ritardo? Me ne sono accorta", borbottai, scuotendo la testa.
"No, in realtà lui...non...non verrà", rispose Harry, mettendo le mani in tasca, mentre io assumevo un'espressione confusa.
"Che vuol dire che non verrà?", esclamai.
"Beh, mi ha chiamato stamani e mi ha detto di aver ottenuto un lavoro non ho ben capito dove e che stava partendo. Starà...starà via tutta l'estate", mormorò lui, mordicchiandosi il labbro, nervosamente.
"Cosa? E lo dice a te e non a me? Non mi chiama neanche? Ma che...?".
"Beh, ti ha...ti ha fatto un regalo, comunque", mi interruppe Harry, tirando fuori di tasca una chiave.
"Una chiave?", sbottai, facendo una smorfia.
"No, no è la chiave di casa sua. E' lì che ha lasciato il regalo. Ci sarei andato io stesso a prenderlo, ma...non è che abbia particolarmente voglia di andare a casa sua...", ammise, porgendomela.
Roteai gli occhi e la afferrai.
"Grandioso".
 
*
 
Subito dopo la festa, raggiunsi l'appartamento di Zayn, abbastanza nervosa.
Aprii la porta, borbottando tra me e me.
Ero davvero incavolata! Insomma quale ragazzo se ne va per tutta l'estate senza dire niente alla sua ragazza e pure nel giorno del suo compleanno?
"Un idiota!", esclamai, rispondendo da sola alla mia domanda, mentre sbattevo la porta dietro di me e accendevo la luce.
Il salotto di Zayn era in ordine e accogliente come lo ricordavo, ma non c'era traccia di alcun regalo.
Sbuffai.
"Andiamo, Zayn, devo anche fare la caccia al tesoro?", sbottai, pur sapendo che non avrei ricevuto alcuna risposta.
Sbuffai di nuovo, mentre passavo di stanza in stanza.
"Che divertente, Zayn, davvero divertente. Non solo non mi chiami per avvisarmi che parti, ma mi fai venire fino a casa tua per nulla! Che poi che ti costava chiamare per dire: Oh, sai, Greer, sono un completo idiota, ma ho trovato un lavoro per l'estate e me ne vado. Quindi ciao. Ah, e buon compleanno!", sibilai, imitandolo.
"Oh, ma dai, la mia voce non è così", si lamentò qualcuno alle mie spalle.
Sussultai, voltandomi per trovarmi davanti Zayn, che tremendamente divertito, se ne stava appoggiato alla porta della cucina con le braccia incrociate.
"Zayn?", chiesi, confusa.
"No, sono il suo fantasma", mormorò lui, sarcastico.
"Non è divertente!", esclamai, avvicinandomi per tirargli uno schiaffo.
"Ehi! Ma che fai?", sbottò, bloccandomi per i polsi dato che stavo per tirargliene un altro.
"Sei un deficiente! Pensavo che fossi partito!", ribattei, per poi divincolarmi dalla sua presa.
"Beh, no. Era uno scherzo, anzi era per farti una sorpresa, che a quanto pare non hai gradito molto. Me lo ricorderò", mormorò, sorridendo appena.
Roteai gli occhi.
"Beh, dov'è questo regalo?", sibilai, ancora acida.
Lui alzò le braccia e si indicò.
"Sono io, ovvio. Non c'è niente di meglio che potresti ricevere", disse.
Annuii con la testa.
"Devo dire che la modestia non ti manca", mormorai, senza però riuscire a trattenere una risatina.
Poi mi avvicinai e lo baciai, mentre lui mi attirava a sé.
"In realtà c'è anche un altro regalo, non bello quanto il primo, certo, però...c'è", sussurrò, mentre ci baciavamo.
Lo guardai, sorridendo.
"Vuoi vederlo?".
Annuii e mi prese per mano, conducendomi in camera sua, dove una grande scatola colorata spiccava sopra il letto.
"Avanti, aprila!", esclamò Zayn, vedendo che non mi muovevo.
Così, mi avvicinai al pacchetto e lo aprii.
"Ma...non c'è niente!", borbottai, osservando l'interno pieno di cartacce e nient'altro.
"Guarda meglio", sussurrò lui.
Sbuffai e scavai a fondo per poi trovare una piccola scatolina ricoperta di velluto.
La strinsi dolcemente tra le mani, mentre la tiravo fuori, poi guardai Zayn, confusa.
C'era un anello lì dentro?
Andai nel panico, mentre lui mi sorrideva.
"Non...non vuoi chiedermi di sposarti, vero?", esclamai, spaventata da quel pensiero.
"Aprila", disse, solamente.
"Zayn, io ti amo, davvero. Ma siamo ancora giovani, io non sono pronta...certo mi immagino un giorno in cui noi ci sposeremo e avremo una famiglia...ma non adesso...non sono pronta e...".
"Greer, aprila e basta, ok?", mi interruppe lui.
Deglutii a fatica e obbedii.
"O-orecchini...", commentai, osservando due piccole gemme all'interno della scatola.
"Già, sul serio pensavi che volessi chiederti di sposarmi?", esclamò, ridendo.
"Va bene che ti amo, ma abbiamo ancora molte cose da fare prima di quel passo", aggiunse.
Scossi la testa e risi.
"Sei insopportabile", commentai, avvicinandomi.
"Adesso però so che non ti farò la proposta facendoti trovare l'anello in una scatolina, altrimenti lo capiresti subito".
"Oh e chi ti dice che non sarò io a fartela?", ribattei, sorridendogli.
"Beh, vedremo".
"Oh, sì, Malik. E' guerra", sibilai, assottigliando gli occhi.
Lui sorrise e si fiondò sulle mie labbra.
"Buon compleanno, Greer Smith", sussurrò poi, tra i baci.



 
Ehilà! Questa era la fine. Spero vi sia piaciuta, come il resto della ff.
Ringrazio tantissimo chi ha recensito e chi mi segue, io vi adoro, lo sapete!
Ho iniziato una nuova ff, se vi interessa. Non so quando aggiornerò perché sono molto impegnata ma spero presto.   (vi lascio il link----  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3150913&i=1
)
Grazie ancora a tutti!
Baci,
Vale.





 

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