Heartbeats.

di Imyoursmaljk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - Light. ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 - Meeting. ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 - Neighbors. ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 - Sham. ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 - Friendship is enough. ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 - Happiness. ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 - Uneasiness. ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 - Burden. ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 - Choices. ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 - Temptation. ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 - Build. ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11 - Little red dress. ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12 - Chance. ***
Capitolo 14: *** CAPITOLO 13 - Divergence. ***
Capitolo 15: *** CAPITOLO 14 -Dear diary. ***
Capitolo 16: *** CAPITOLO 15 - Forgive. ***
Capitolo 17: *** CAPITOLO 16 - Trouble. ***
Capitolo 18: *** CAPITOLO 17 - Awareness. ***
Capitolo 19: *** CAPITOLO 18 - Childhood. ***
Capitolo 20: *** CAPITOLO 19 - Jealous. ***
Capitolo 21: *** CAPITOLO 20 - Trisser. ***
Capitolo 22: *** CAPITOLO 21 - Falling. ***
Capitolo 23: *** CAPITOLO 22 - Revelations. ***
Capitolo 24: *** CAPITOLO 23 - Sacrifice. ***
Capitolo 25: *** CAOITOLO FINALE - Living. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - Light. ***



 
Scusate per questo capitolo banale, ero ancora all'inizio e non ero molto brava.
I prossimi capitoli saranno decisamente migliori quindi, per favore, non 
abbandonate questa storia dopo aver letto solo i primi tre capitoli capitoli,
ma continuate, ne varrà la pena. ;)
Buona lettura!
 

-LIGHT-

Definizione pioggia: la pioggia è la più comune precipitazione atmosferica e si forma quando gocce separate cadono al suolo dalle nuvole. Per alcuni viene definito come un suono rilassante, per altri invece attribuito come una cosa spiacevole in quanto vengono confrontate con le gocce di lacrime.

Odiavo la pioggia per il semplice motivo che arrivava sempre nei momenti meno opportuni ma ormai ci avevo fatto l'abitudine che a New York pioveva praticamente ogni giorno rendendo così la mia giornata ancora più straziante. Poi specialmente avere il nome Sunshine non era proprio il massimo in questa città dove i raggi di sole erano davvero rari. Non sapevo da dove sia venuto fuori l'idea geniale a mia madre di mettermi questo nome al quanto strano. Potevo capire Hamony, Faith, Summer ma Sunshine non riuscivo proprio ad accettarlo. 
Proprio in questo preciso momento stavo aspettando -ovviamente sotto la pioggia- davanti l'edificio, dove io ed il mio cosidetto migliore amico avevamo nostri corsi di letteratura. Già, il mio migliore amico... Quell'essere che mi stava facendo bagnare tutta, solo per aspettarlo fuori con un rottame che alcuni chiamerebbero di ombrello in mano. Eppure quando ci eravamo conosciuti non riuscivo nemmeno a sopportarlo e speravo con tutta me stessa che cambiasse indirizzo il più presto possibile. 
«Sun, sono qua!» disse correndo verso di me e riparandosi sotto il mio già minuscolo ombrello, «È da molto che aspetti?» chiese poi. Volete sapere chi era? Ve lo spiegherò subito: Zayn Malik, figlio di un ricco proprietario di un'azienda di tecnologia dove lui probabilmente sarebbe diventato il successore; disoccupato, ritardatario, bello, vanitoso, gentile. Avevo già detto che era un ritardatario? Sì? Bhè, meglio sottolinearlo quindi: ritardatario.
«Ma che vuoi che siano 20 minuti sotto la pioggia» sbuffai. Il mio sarcasmo non aveva limite e con lui lo tiravo fuori il più possibile. 
«Scusami, ma ero davvero impegnato. Un scimmione mi ha intrattenuto.» La parola impegnato nel vocabolario del mio caro Malik veniva decifrato come ragazze. Inutile dire che era un gran figo e nessuna resisteva al suo fascino e lui ovviamente ne era consapevole. Peccato che non riusciva mai a concludere niente di buono e si ritornava quasi sempre solo nel suo lettuccio a fine serata dopo aver speso mezzo stipendio di suo padre per una ragazza che non gliela dava nemmeno. 
«Dimmi, era il marito o il fidanzato?» chiesi. Era ovvio che sapevo che aveva parecchie storielle focose con donne sposate ed insoddisfatte del proprio uomo, ritrovandosi poi i mariti infuriati davanti la porta pronti per prenderlo a calci nel suo bel culetto. 
«Sì cazzo, era suo marito» replicò in modo quasi scocciato come per farmi stare zitta. Arriciai il naso parecchio iritata dalla sua risposta secca.
«Sei un caso perso, Malik. Forza entriamo che sto morendo dal freddo!» Zayn mi prese sottobraccio ed insieme entrammo nell'aula. Dio, quant'era noiosa. Io e Zayn ci sedevamo sempre accanto ed era proprio così che ci eravamo conosciuti: seduti vicini durante una delle nostre prime lezioni e, ovviamente, lui non aveva perso l'occasione per provarci con me. Le prime volte non gli diedi retta e sorrisi come cretina per ogni complimento falso che mi aveva fatto ma dopo aver subìto quel fastidioso trattamento per varie lezioni gli urlai in faccia delle parole davvero poco carine. Non avevo tatto in queste cose e forse era stata proprio quella caratteristica che lo spinse a non arrendersi e diventare mio amico. L'unico e migliore, aggiungerei.
A volte era davvero strano come le cose si trasformavano. Eppure se ci riflettevo in questi due anni eravamo cambiati molto. Quando la lezione iniziò il moro tirò fuori il suo famoso diario nero, sporgendosi leggermente dall'altra parte per paura che io potessi leggere ciò che scriveva. Non avevo mai avuto il coraggio di chiedergli cosa ci scriveva lì dentro ma credevo che lo usasse per scrivere le sue brutte giornate e pensieri come quello di oggi per la questione del maritino geloso. Però dovevo ammettere che ogni volta lo tirava fuori morivo dalla voglia di strapparglielo dalle mani e iniziare a leggere ad alta voce ciò che c'era scritto, ma in fondo non lo meritava. Aveva un bel faccino, perchè rovinare in questo modo crudele la sua vita? Esistevano altri modo per farlo arrabbiare.
Quando le lezioni finirono io e Zayn ci dirigemmo per uscire dall'aula e per fortuna aveva smesso di piovere. 
«Zayn» lo chiamai. Ripensai al nostro primo incontro quando ci aveva provato con me, chissà se lo facesse anche ora. «Ma tu mi trovi attraente?» buttai lì e Zayn scoppiò in una risata fragorosa. Testa di cazzo rispondi alla mia domanda
«Certo che no» ridacchiò, «sei noiosa, seria e hai sempre tempo per me.» Lo fulminai con lo sguardo. «Insomma, non ti fai desiderare» aggiunse, gesticolando con le mani. Brutto stronzo ritorna dalle tue donne vecchie e flaccide e lascia stare a me che sono noiosa, seria e ho sempre tempo per te.
«Ah certo, hai ragione. Addio Malik, allora ci vedremo fra 15 anni appena sarò tutta piena di rughe» recitai in modo drammatico portandomi il dorso della mano sulla fronte e allontanandomi da lui. «A domani, Sun.» Ecco, in fondo lui sapeva benissimo che non poteva fare a meno di stare con me. 

* * *

Nella W 18th street normalmente c'era sempre molto silenzio ed era per questo che alla gente piaceva abitarci. A meno che se sareste i miei vicini, perchè se era così vi convieva traslocare immidiatamente; nella mia casa le parole silenzio tranquillità erano ormai inesistenti. Mia madre Helen e la vecchia di mia nonna paterna, Rose, non facevano altro che litigare dalla mattina alla sera per ogni cazzata possibile, facendo così sentire al tutto il vicinato le loro urla.
Questa situazione proseguiva ormai da qualche anno e se proprio dovevo precisare, da quando mio padre ci aveva lasciato commettendo suicidio. Mia nonna non perdeva mai l'occasione di rinfacciare a mia madre che era stata colpa sua ma dubitavo che sia stato davvero così. Mio padre non aveva lasciato niente se non una misera lettera in cui chiedeva perdono. Il motivo perchè aveva deciso di porre fine alla sua vita e di chiederci perdono attraverso una lettera non era mai riuscita a scoprirlo. Dopo quasi anni avevo smesso di pensarci, non valeva la pena continuare a piangersi addosso. Ad ogni modo, oltre a loro due e ovviamente me, vivevano in quella casa anche John, mio fratello di 8 anni, e Rachel, bambina di 5 anni che avevamo adottato poco prima di morire mio padre. 
«Non voglio più vederla in questa casa e tanto meno te!» urlò mia nonna contro mia madre. Ecco una delle solite litigate tra loro. Mia nonna detestava e forse perfino odiava Rachel e questo soltanto perchè non era la sua nipote biologica. In effetti, mia nonna aveva tre sogni che voleva realizzare ad ogni costo: Primo, che la nostra famiglia continuasse le tradizioni e usanze inglesi; Secondo, che io mi sposassi e mi togliessi finalmente dalle scatole; Terzo, che mia madre morisse in modo doloroso e atroce. Già, proprio un amore questa vecchietta. 
«Smettila di dire queste cose, sono stuffa di te!» replicò Helen. 
Purtroppo la piccola Rachel assisteva sempre a queste liti e si sentiva sempre come un disturbo in questa famiglia. Era impossibile non notarlo, bastava semplicemente entrare nella sua cameretta e vedere la sua casetta delle Barbie. Aveva 5 bambole che raffiguravano ognuno di noi: Me, mamma, John e la nonna. Noi quattro eravamo posizionati sul divano mentre lei era posizionata in un'altra stanza tutta sola. 
«Vieni, andiamo in cameretta» dissi a Rachel non appena vidi scendere una lacrima sul suo viso, «anche tu, John» continuai, trascinando entrambi con me al piano di sopra. Lentamente entrambi mi seguirono e quando aprii la porta della camera Rachel corse verso il letto inginocchiandosi davanti ad esso. 
«Ma che stai facendo?» chiese John. La bambina portò i gomiti sul letto ed intrecciò le sue mani mettendole davanti al viso. 
«Sto pregando, muoviti fallo anche tu» ordinò. John non se lo fece dire due volte che si inginocchiò accanto a lei. 
«Sunshine?» mi chiamò Rachel, come per invitarmi di fare lo stesso e così lo feci pure io, inginocchiandomi e chiudendo gli occhi.
«Caro Dio» iniziò la Rachel, «ti prego, mandaci uno dei tuoi angeli a salvarci.» 
«E che porti via tutte le nostre sofferenze» aggiunse John. Già, un angelo del genere ci sarebbe molto utile. Se io non pregavo mai era proprio per questo motivo: chiedevo qualcosa e Dio non faceva altro che far succedere il contrario. Eppure non gli avevo mai chiesto una cosa del genere. Mi chiedevo che aspetto avrà questo angelo che Dio ci manderà -sempre se ovviamente lo farà-. 
«Amen» conclusi la preghiera. 
 

LOOK AT ME

SALVE, SONO CRISTINA E QUESTA E' LA MIA PRIMA FF. 
SPERO DI NON AVERVI ANNOIATO CON IL PRIMO CAPITOLO MA NON PREOCCUPATEVI: I PROSSIMI SARANNO MOLTO PIU' INTERESSANTI. GIURO!
VI ANNUNCIO SOLTANTO CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO APPARIRA' LOUIS TOMLINSON, IL RESTO STA A VOI SCOPRIRLO. VI HA INCURIOSITO LA MIA STORIA? FATEMI SAPERE.
A PRESTO,
LA VOSTRA CRI :)
PS: COME PRESTAVOLTO HO DECISO DI PRENDERE ODETTE ANNABLE. NON E' BELLISSIMA? ASDFGHJKL
ZAYN SUPPONGO CHE LO CONOSCETE TUTTI... AHAHAHHA



 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 - Meeting. ***


 

-MEETING-

Me ne andai sbattendo la porta il più forte possibile, volevo che sapessero che me ne ero andata e che ero stanca di tutta questa situazione. Più che andare potevo definirlo scappare. Era questo che facevo con i miei problemi; scappavo lasciandomeli alle spalle senza mai affrontarli e in questo caso i miei problemi erano mia madre e mia nonna dopo l'ennesima litigata. Girovagai per le strade di New York senza una meta ben precisa finchè non trovai una panchina al Central Park dove vi era seduta una donna anziana sulla sessantina con il guinzaglio del suo pitbull francese tra le mani e mi sedetti accanto a lei abbozzando un sorriso.
Uscii velocemente il mio cellulare dalla tasca componendo un messaggio e lo inviai. Annoiata appoggiai la schiena e mi ritrovai a guardare la donna accanto a me: gettava briciole di pane per terra, facendo sì che ai nostri piedi si radunassero tutti i piccioni di New York. Speravo solo che nessuno di questi topi volanti facesse i suoi bisogni sulle mie adorate scarpe o le avrei fatte pulire a via di leccate al suo bruttissimo cane. Già, il suo cane. Osservando entrambi meglio notai che era altrettanto pieno di rughe come la padrona. Sarà un caso? 
Notai inoltre che non portava la fede al dito. Chissà se farò la sua stessa fine tra quarant'anni: zitella, vecchia, brutta e costretta a gettare briciole per terra solo per avere qualche uccello nei dintorni. La vibrazione del cellulare mi fece ritornare alla realtà, finalmente la persona a cui avevo mandato il messaggio si era degnata di rispondere. Mi alzai salutando educatamente la donna accanto a me e mi diressi al bar che per fortuna era nelle vicinanze. Entrai e vidi subito il bancone stracolmo di persone.
«Tesoro, vieni qua!» rlò la bionda sbracciandosi nella speranza che potessi vederla. Mi feci strada fino a lei spingendo le persone in modo davvero poco garbato, arrivando proprio davanti il bancone. 
«Allora senta, voglio un doppio cappuccino con extra panna zuccherata e un muffin con gocce di cioccolato. E tu Sunshine, che vuoi?» disse tutto ad un fiato Megan. Ecco a voi Megan Foster, l'unica ragazza che potevo definire davvero mia amica.Era una ragazza splendida, ma purtroppo aveva due problemi: uno, era evidentemente troppo grassa; due, non si creava problemi a mangiare cibi mega calorici. 
«Avanti che vuoi parla!» disse Megan schioccando le dita ripetutamente davanti al mio viso. 
«Per me un caffè, grazie» risposi come in automatico.

* * *

«Sabato avrò finalmente un appuntamento con Joshua!» raccontò Meg mentre passeggiavamo lungo le strade fredde. Megan era una di quelle persone che preferiva trovare i maschi via internet, in modo da evitare anche lo semplice sforzo di andarli a cercare. 
«E lui ti ha già vista?» chiesi. Lei all'inizio non rispose, come se fosse stata colta un pò a sorpresa da questa domanda. 
«Ecco... Non ancora ma gli ho detto che assomiglio a Megan Fox. Alla fine io e lei abbiamo lo stesso nome quindi fa lo stesso, no?» disse infine. Dio, come si può essere così? Portai il caffè alle labbra per berne un altro pò e trovando così una scusa per non sputare una delle mie battutine acide su quello che mi aveva appena confessato. Le volevo un bene dell'anima ma era fin troppo ingenua, se non addirittura stupida in alcuni casi.
Arrivammo alla stazione dove Megan doveva prendere il treno per poter andare al lavoro. Guardai l'orologio e segnava malapena l'una di pomeriggi e quindi il posto stava iniziando ad affollarsi per l'orario di punta. Cercai in tutti i modi di evitare la gente scontrosa sperando che non mi facesse versare il caffè addosso. 
«Ma andiamo, dannazione!» imprecai. La sfortuna ovviamente non mi abbandonava mai e fu così che un ragazzo disattento con la valiggia tra le mani mi andò contro mentre correva e facendo, appunto, rovesciare il caffè sul mio giubbotto preferito. 
«Scusami» mi liquidò quel verme con i capelli castani, continuando a correre verso chissà dove. Oggi non era propri giornata...

* * *

Tornai a casa non appena John mi chiamò dicendomi che lui e Rachel erano rimasti soli a casa. Quando arrivai Rachel mi venne all'incontro abbracciandomi e io le carezzai i capelli. 
«Oggi non credo che pioverà. Andate fuori a giocare con gli altri bambini» suggerii. Loro subito andarono a prendere il giubbotto e gli stivali correndo fuori e lasciandomi sola a casa. Data la situazione di calma ne approfittai per andare a studiare.
Purtroppo dopo che era giunta al secondo rigo, la mia concentrazione fu interrotta da strilli da bambini che, a quanto pare, stavano litigando per il possesso di una lumaca che avevano trovato sotto un sassolino. Presi le mie cuffie ascoltando uno dei miei brani preferiti e notai che non sentivo più le voci dei bambini; meglio così, ora potevo continuiare a studiare.
Soddisfatta dopo due ore di studio mi levai le cuffie e notai che c'era ancora silenzio. Fin troppo silenzio per i miei gusti. Scostai le tende della finestra e notai che stava piovendo, di nuovo
«Oh merda!» urlai contro me stessa. John non possedeva le chiavi di casa ed io probabilmente non li avevo sentiti bussare.
Subito mi precipitai fuori in mezzo la strada urlando i nomi dei bambini ma non ricevetti nessuna risposta. Mi misi le mani in testa temendo il peggio. Mia madre mi ucciderà appena torna e non troverà quei due mocciosi. Urlai nuovamente i loro nomi ma stavolta ricevetti una risposta. 
«Piccola, sono qui!» Urlò il mio vicino di casa sporgendosi leggermente dalla finestra per farsi vedere ma allo stesso tempo attento a non bagnarsi.
Ecco. Dovevo immaginarlo che era stato quel vecchio, avevo sempre pensato che lo 'Zio' Joe era una specie di pedofilo: da quando avevo 7 anni e per Halloween ero passata da casa sua facendo il solito dolcetto o scherzetto e lui mi fece uno strano sorriso facendomi correre a casa in lacrime. Non che fosse un uomo brutto da dover ricorre alla pedofilia, anzi portava fin troppo bene i suoi cinquantaquttro anni ma tuttavia non si era mai sposato e questo lo rendeva ancora più inquietante davanti i miei occhi. Non ci pensai due volte e mi scaraventai davanti casa sua bussando ripetutamente alla porta ma nessuno veniva ad aprirmi. 
«Schifoso vec-» Non riuscii a finire la frase che di colpo la porta si aprì ritrovandomi di fronte un ragazzo anziché di un uomo di mezza età.
«E tu chi diavolo saresti?» dissi facendo una smorfia. Come già detto, la finezza era proprio il mio forte. Però riflettendo vivevo da sempre qua e me lo sarei ricordata se lo Zio Joe avesse avuto un nipote così figo. 
«Sono Louis Tomlinson ma tu puoi chiamarmi come vuoi, dolcezza» rispose sfacciatamente facendomi l'occhiolino. Se non fosse stato per il fatto che i miei fratelli si trovassero a casa sua di sicuro gli avrei tirato un calcio dove non batteva il sole. Solo dopo mi accorsi che non mi guardava nemmeno in viso ma bensì più in basso.
Calai lentamente lo sguardo e mi sentii andare in fiamme: la maglietta bianca che indossavo era tutta bagnata e ovviamente era diventata trasparente, mostrando così il mio intimo a strisce. -Grandioso.- Pensai. Ora non solo avevo un pedofilo come vicino ma anche un maniaco depravato che mi fissava il seno. Questa sì che era vita.

 

 


LOOK AT ME!

ALLORA, E' O NON E' PIU' INTERESSANTE QUESTO CAPITOLO? :3
COMUNQUE ORA E' SPUNTATO FINALMENTE IL NOSTRO TOMMO ED EVIDENTEMENTE SI E' GIA' FATTO CONOSCERE. XD
VOLEVO AGGIUNGERE CHE MI SCUSO PER I MIEI VERGOGNOSI ERRORI GRAMMATICALI, CONIUGAZIONE DEI VERBI
E FORMULAZIONE DELLE FRASI MA CERCATE DI CAPIRMI; VENGO DAL NORD EUROPA E VIVO SOLO DA QUALCHE ANNO
IN ITALIA QUINDI HO ANCORA DELLE DIFFICOLTA' IN QUESTE COSE.. BENE, DETTO TUTTO VI SALUTO.
A PRESTO,
LA VOSTRA CRI :)

PS: COME PRESTAVOLTO DI  MEGAN HO DECISO DI USARE LA CANTANTE MEGHAN TRAINOR (NON SO SE LA CONOSCETE O MENO)  INSOMMA, ME LA IMMAGINO PIU' O MENO IN QUEL MODO.
IL FATTO CHE L'ABBIA DEFINITA 'TROPPO GRASSA' ERA INTESO IN SENSO SCHERZOSO DALLA PROTAGONISTA E NON PER DISPREZZARLA, CHE SIA BEN CHIARO. ;)

 

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 - Neighbors. ***



 

-NEIGHBORS-

Evidentemente il mondo mi odiava e l'aveva mostrato diverse volte: quando avevo nove anni e per il compleanno avevo chiesto un criceto e invece mi regalarono una Barbie infermiera; quando andavo alle medie e speravo con tutta me stessa che quei schifosi brufoli venissero coperti in modo decente dal fondotinta ma invece avevo fatto solo la figura di un uomo appena uscito dal campo di rugby; quanto stavo per finire le superiori e speravo che Jake Klein mi invitasse al ballo di fine anno -dopo avermi sedotta e portata a letto- ma lui ci andò con quella rifatta di Lucy.
Questi erano soltanto alcuni esempi che avevo annotato nella mia lista invisibile 'Dimostrazioni perchè il mondo mi odia'. Per intenderci, questa lista non esisteva realmente, cioè materialemente, ma era tutto annotato nella mia testa. Il motivo? Uno dei miei obiettivi personali era rubare il diario di Zayn, quindi se esistesse veramente questa lista di sicuro lui non farebbe diversamente con me. Comunque, ovviamente il destino aveva riservato la cosa peggiore fino alla fine, costringendomi a stare dietro i fornelli per quel depravato. Come avevo fatto a finire ridotta così?
Dopo che quel simpatico di Loris, Louis -o come cavolo si chiamava- mi aveva fatto entrare dentro la dimora del pedofilo, ero abbastanza sollevata nel vedere che John e Rachel erano ancora interi. Inutile dire che lo caro zio Joe aveva già chiamato mia madre, avvertendola che erano da lui e la quale corse in fretta e furia al luogo del delitto. Inutile dire che quel ragazzo con gli occhi azzurri e capelli castani non perse tempo di presentarsi a mia madre tirando fuori il miglior lato di sè, facendole probabilmente qualche incantesimo. Ovviamente data la situazione non perse nemmeno tempo di autoinvitarsi a cena a casa mia, dando come banale scusa che voleva istaurare un buon rapporto con i nuovi vicini, il che mia madre trovò un ottima idea. 
Ed ora, con il grembiule attorno la vita, cercavo disperatamente di non far bruciare quel schifoso purè di patate mentre quell'essere era impegnato a saltellare attorno Rachel facedole forse uno dei suoi tipici balletti da folletto. Già, il nome folletto mi piaceva ed anche parecchio. D'ora in poi lui sarà denominato da me Folletto
«Gira veloce o diventerà nero!» mi richiamò mia nonna. Alzai le mani a mo' di arresa e le feci spazio in modo che potesse farlo lei. Continuai a guardarla, magari per capire come faceva ad essere in grado a girare quella cosa definita cibo. Mi girai leggermente verso il salone infastidita dalle sghignazzate di Rachel e catturai lo sguardo di Louis: mi fissava con quel sorriso da ritardati mentale e poi mi fece per giunta l'occhiolino. 
Ok basta, Sunshine ha perso definitivamente la poca pazienza che possiede. Sciolsi il nodo del grembiule e mi avventai verso Louis gettandogli di proposito il grembiule in faccia ma lui non fece altro che continuare a sorridere. Schifoso verme, avrei dovuto strozzarti con quel grembiule e non gettartelo semplicemente in faccia. Possibile che esistesse l'odio a prima vista? Se sì, lo stavo appena sperimentando. Andai fuori ed uscii dalla tasca una sigaretta e posizionandola tra le labbra, l'accesi. «Hey, Pretty Woman» disse una voce dietro di me. Non occorreva neanche girarmi per capire di chi si trattava. 
«Perchè fai così?» chiese poi. Presi a massaggiarmi le tempie, sbuffando. Dio, se era stressante quel ragazzo e lo conoscevo a malapena da ventiquattro ore. 
«Senti Follettino, non è il momento di farmi la predica» risposi seccata. Se volevo rischiare il cancro ai polmoni e far invecchiare la mia pelle precoce erano pur sempre fatti miei e nemmeno mia madre era riuscita a impedirmelo. 
«Non intendevo quello» disse in modo serio. Wow, assurdo che anche il Folletto era in grado di fare una conversazione mezza seria. Espirai il fumo soffiandocelo in pieno viso e lui iniziò a tossire. «Da quando  ti ho vista sei sempre seria e annoiata. Non ti passa mai per la testa di divertirti un pò o di sorridere?» chiese facendomi un sorriso da 32 denti, prendendomi chiaramente in giro. 
«Questi non so-» cercai di dire ma fui interrotta dal castano. «Shhh! Lasciami finire!» disse con tono autoritario. D'accordo Tomlinson, hai la mia attenzione per un massimo 2 minuti. Annuii infine. 
«Ho visto lo sguardo di tua madre: era pieno di dolore e sofferenza. Me ne ero accorto subito appena era entrata in casa di mio zio. Ecco perchè sto cercando di fare questa cena.» Era così evidente quanto mia madre fosse debole, che noi eravamo deboli? Calai lo sguardo per terra calciando il sassolino che mi ero trovata tra i piedi. 
«Suppongo che pure tu te ne sia accorta. Inoltre credo proprio che questa robaccia non la farebbe sorridere.» Mi sfilò la sigaretta dalle dita gettandola per terra e pestandola con il piede. Perchè doveva avere fottutamente ragione? Alzai lo sguardo e miei occhi incontrarono con i suoi azzurri come il cielo facendo scattare in me automaticamente un piccolo sorriso. 
«Hai visto che ci riesci. Con un po' di allenamento di sicuro riusciremo a far splendere quel sorriso!» esclamò, «dai proviamoci! Un, due, tre.. Sorridi!» Notai con un leggero senso di disgusto che Louis di stava avvicinando con le dita al mio viso, catturando gli angoli della mia bocca per 'allenare' a sorridere. «Un, due, tre... Sorridi!» Ripeté e io d'istinto iniziai a schiaffeggiargli le mani. 
«Basta, mi arrendo! E' un'impresa impossibile con te!» si lamentò alzando le mani verso il cielo disperato. Ma chi credeva di essere? Mi avvicinai a lui afferando il suo colletto della camicia a mo' di bulletto.
«Il problema è che tu sei così-» gli ringhiai contro ma Louis mi interruppe, portando due dita sotto il mio mento e mi costrinse ad avvicinarmi al suo viso.
«Si lo so, sono così sexy...» disse leccandosi le labbra. Un brivido mi percorse lungo la schiena, probabilmente un misto di disgusto e paura. «Ma sono mortificato, non sei il mio tipo» ammise inclinando di lato la testa e facendo di nuovo quel sorriso degno da essere preso a schiaffi. 
«Basta, questo è troppo. Io entro, tu resta pure fuori quanto vuoi, o meglio, per il resto della serata» borbottai allontandomi il più velocemente da lui ed rientrando in casa. «Tranquilla, Pretty Woman, ci riproveremo!» mi urlò dietro ma feci finta di sentire, il mio istinto omicida era prossimo ad avere la meglio su di me.


* * *

«Ma guardalo, è così bello! Come fai a non trovarlo carino?» disse Megan sbavando dietro all'ennesimo ragazzo mentre aspettavamo il nostro treno. 
«Ma dai Meg, guardalo! Io lo scambierei quasi per un barbone.» Evidentemente i tipi con le tute larghe e le cuffie enormi alle orecchie non erano il mio genere di ragazzo che mi sarei portata a letto. 
«Seriamente Sun, comprati un paio d'occhiali. Vorrei tanto parlarci...» piagnucolò la bionda, «ma ho paura di essere rifiutata e poi non so nemmeno il suo nome.»  
Ovviamente Megan non era una modella ma dopotutto pure lei si meritava di avere qualcuno a cui poter rompere le scatole ventiquattro ore su ventiquattro -dopo di me ovviamente-. 
«Allora, se continuate a sussurrare in questo modo non ci potrò mai capire niente» disse una voce proprio dietro di noi. Io e Megan ci voltammo e mi venne il voltastomaco vedendo pure di prima mattina l'essere che ora mi ritrovavo come vicino. Con il nome Folletto avevo evidentemente fatto centro. 
«Ma.. Ma ci stavi origliando?» chiesi scioccata. 
«A dire il vero ci stavo provando, ma è praticamente impossibile se parlate così piano!» si lamentò addirittura con il solito sorriso stampato sulla faccia e scrutando la mia amica. Vi prego, fate in modo che non lo prenda a borsate in pubblico provocandogli un trauma cranico e magari, con un po' fortuna, anche la morte. 
«Non ci presenti?» domandò il castano. Non potevo fare a meno di alzare gli occhi al il cielo e implorare tutti i santi di darmi abbastanza calma e pazienza per non mettere in atto l'idea di prima. 
«Louis, lei è Megan Foster. Meg, lui è il mio nuovo vicino di casa scassa palle alias Louis Tomlinson.»
Dopo la breve presentazione si era preso ovviamente abbastanza confidenza da potersi sedere mezzo a noi, mettendo il braccio attorno le spalle della bionda. 
«Allora dimmi bellezza, di cosa stavate parlando?» chiese sfacciatamente ed ovviamente Meg non perse tempo a confessare. 
«Di quel ragazzo!» rispose schietta, indicando il ragazzo col dito come fanno i bambini d'asilo nido. 
«Oh, ma che coincidenza, lo conosco!» sorrise Louis e subito notai gli occhi di Megan luccicare. 
«Si chiama Al.. Alvin. Ehi, Alvin vieni qua! Alvin!» urlò facendo in modo da attirare tutta l'attensione della gente e naturalmente anche di quel ragazzo che si tolse le cuffie e si girò verso di noi. 
«Parli con me, amico?» chiese il biondino. 
«Sì parlo proprio con te, mio caro Alvin!» continuò Louis. 
«Il mio nome è Isaac» lo corresse infine il biondino.
 «Oh sì certo, Isaac Alvin! Senti, vieni qua!» urlò ancora facendogli un segno con il dito di avvicinarsi.
Ero più che certa che Louis non aveva mai visto quel ragazzo e che tanto meno che lo conosceva. Il suo essere coglione era già attivo di mattina, eppure pensavo che magari ogni tanto facesse delle pause ma evidentemente mi sbagliavo. Il ragazzo si avvicinò a noi con un leggero senso di sorpresa. 
«Allora mio caro Isaac, questa è la mia amica Megan e volevi dirti che lei ti trova affascinante, sexy e vorrebbe tanto conoscerti meglio. Tu che ne pensi?» andò dritto al sodo Louis senza giramento di parole e presentandogli mia amica che era diventata rossa come un pomodoro.
Isaac rimase in pratica a bocca aperta ma poi guardò meglio Meg facendo un leggero sorriso. 
«Megan... Bel nome. D'accordo amico voglio conoscerla... sembra... interessante.» Interessante? Questo sarebbe l'unica cosa che gli era venuto in mente da dire. Gli idioti erano ovunque e non aggiunsi altro. «Sono dj al The Beekman Pub... Se volete venire io sono lì.. E portate magari anche vostra madre» disse, riferendosi alla sottoscritta. Louis e Meg cercarono di nascondere la loro risata ma ovviamente non ci riuscirono ed io mi limitai a fulminarli con lo sguardo perchè se avrei reagito stasera mi troverei sicuramente dietro le sbarre. 
«Ci si vede. Ciao Babe» salutò Isaac ed allontanandosi da noi. 

* * *

«Sei stato fantastico!» strillò Meg una volta saliti sul treno.
 «Niente che già non sapevo, piccola» rispose Folletto. La modestia a quanto pare non era una cosa che possedeva. 
«Fate schifo entrambi» sputai, senza esitare. Ormai pure Meg si era rivolta al lato oscuro dopo che lui le aveva fatto il suo solito incantesimo.
«Zitta, Pretty Woman. Sei solo invidiosa perchè ora Meg avrà il ragazzo e tu no!» rispose a mo' di difesa Louis. 
«Non è vero, io ce l'ho eccome un ragazzo ed è pure un gran figo.» controbattei senza riflettere cercando inutilmente di mettere in salvo il poco orgoglio che mi era rimasto. 
«E come faccio a non conoscerlo, esiste questo ragazzo?» ghignò Louis.
Strattonai la mia borsa sperando che mi venisse un'illuminazione dal cielo per trovare questo mio ragazzo. 
«Sì, è Zayn!» mentii vergognosamente. Louis alzò un sopracciglio foggiando come il suo solito quel sorriso da scimpanzé, facendo risvegliare in me la voglia di riempirlo a schiaffi. 
«Bene, allora sabato appena andremo al pub porta anche Zake così lo conosceremo!» dissero a coro Meg e Louis. Stupidi umani, il suo nome è Zayn.
Ormai l'avevo persa. Povera Megan, è stato bello definirti mia amica finchè non era arrivato quell'essere a portarti via da me. Come facevo ad avere questo innato potere di cacciarmi in queste situazioni disastrose? Di sicuro aggiungerò questo sabato sera nella mia lista 'Dimostrazioni perchè il mondo mi odia'.

 

 
LOOK AT ME

ECCOMI DI NUOVO CON IL TERZO CAPITOLO SOLO PER VOI! SPERO CHE VI SIA PIACIUTA. :D
LOUIS ORMAI HA CONQUISTATO TUTTO TRANNE, OVVIAMENTE, LA NOSTRA SUNSHINE.
NON VOGLIO SPOILERARE NIENTE QUINDI E' MEGLIO CHE MI ALLONTANI AHAHAHAH.
COMUNQUE MI SCUSO ANCORA SE PER CASO TROVATE ERRORI GRAMMATICALI, ECC.
A PRESTO CON UN ALTRO CAPITOLO,
LA VOSTRA CRI :)

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 - Sham. ***



 

-SHAM-

«Ti ho detto di no e con questo il discorso per me è chiuso!» esclamò il moro non appena gli chiesi l'immaginabile. Mi maledii mentalmente per aver fatto reagire la lingua prima del cervello. Neanche il pezzo di torta che facevano nel mio bar preferito riusciva in questo momento a farmi sentire meglio. Ero nella più assoluta merda. 
«Ma che ti costa venire con me e fingere per qualche ora?!» dissi alzando leggermente la voce. Zayn cercò in tutti modi di non guardarmi negli occhi perchè avrebbe visto che ero in un certo senso disperata. Inoltre sapeva che non gli chiedevo mai niente se non era strettamente neccessario.Il moro avvicinò il capo verso di me appoggiando di poco il petto sul tavolo. 
«Senti Sun, io vorrei aiutarti, davvero, ma questo sabato sono impegnato» mormorò a bassa voce come se fosse un segreto.Alzai gli occhi al cielo sbuffando; come già detto in passato, per Malik la parola impegnato veniva tradotto nel linguaggio umano come ragazze o meglio ancora donne e in nel suo caso e non osavo immaginare con quale dei due sia impegnato questo sabato.
«Quindi mi stai dicendo che preferisci fare una sveltina con una vecchietta piena di rughe piuttosto che aiutare me, la tua amica del corazón, Sunshine Ann Carter?» dissi facendo il labbruccio ed incrociando le braccia la petto. Zayn si passò le mani tra i capelli sospirando pesantemente e poi ritornò a guardare me. 
«Verrei se non fosse davvero importante, giuro!» cercò di rassicurami in modo davvero poco convincente. A questo punto occorrevano le maniere forti e se Zayn le voleva le avrebbe ottenuto di certo. Presi la mia borsa che era posizionata accanto a me e mi alzai. 
«Oh, che peccato. Vuol dire che sabato sera appena sarò completamente strafatta e imbottita d'alcolici posterò per sbaglio su internet la tua foto del capodanno scorso e tu non sarai lì con me a fermami, mio caro Zaynuccio. Ciao darling, divertiti con la tua bambolina sabato» salutai mandandogli un bacio volante con la mano ed uscendo lentamente dal bar. Avevo appena lanciato l'esca adesso doveva soltanto abboccare anche se ero più che certo che Zayn l'avrebbe fatto. Del resto, sapevo di essere una fottuta stronza ma stavolta era stato davvero necessario. Ero quasi giunta all'ingresso quando la mano del ragazzo mi strinse per il polso per fermarmi. 
«Ma cazzo Sun, mi avevi giurato che l'avevi cancellata!» si lamentò. Ormai la sua reputazione era tra le mie mani e avrei potuto distruggerla con una semplice foto. Vi starete chiedendo cosa ci poteva mai essere di male in una foto, in effetti nei maggior dei casi era così ma non in questa: si vede un Zayn evidentemente ubriaco, nudo e coperto malamente soltanto da carta igienica che gli facev ano da mutante e reggiseno, da aggiungere che si trova sul bordo della strada a fare l'autostop con la mia borsetta sull'avambraccio. Solo al pensiero di questa foto mi veniva da ridere ma dovevo sembrare il più seria possibile per rendere la mia minaccia efficace. 
«Forse sì, forse no... Chi lo sa» risposi facendo spallucce e lui sgranò gli occhi. Adoravo giocare sporco specialmente se poi alla fine ero io quella che vinceva. Sunshine 1-0 Zayn. 
«No, no e ancora no! Non mi farò ricattare di nuovo da te per questa stupida foto!» disse infine, cercando di convincere più sè stesso che me.

* * *

Entrai lentamente nel The Beekman pub cercando di non finire addosso alla gente sudata che ballava finchè non trovai Megan e Louis seduti nelle poltrone rosse in pelle del locale. Alzarono la mano facendo un cenno di avvicinarci a loro. 
«Non ci posso credere che mi trovo qua con te a fingere di essere il tuo ragazzo» sbuffò annoiato Zayn alle mie spalle ed io in risposta gli diedi un bacio sulla guancia continuando a trascinarlo con me. Una volta arrivati e seduti accanto a loro entrambi mi guardarono con stupore. 
«Ecco, avete visto? Lui è il mio Zayn» dissi afferrando la mano del pakistano per sembrare il più convincente possibile. Calò il silenzio tra di noi. 
«Babe, ho due minuti di pausa, vieni a ballare?» Isaac interruppe il silenzio tra noi portandosi via Megan, probabilmente per il resto della serata. Ormai eravamo rimasti io, Zayn e il caro Folletto. 
«Devo ammettere che siete una bella coppia. Da quanto state insieme?» chiese il castano. 
«Qualche settimana.» 
«
Più di un anno.» Sparammo a casaccio prima Zayn e poi io, scambiandoci un'occhiata di imbarazzo. Come avevamo fatto ad essere entrambi così coglioni da non metterci d'accordo sui particolari della nostra presunta relazione
«Vabbè, lasciamo perdere questo inutile dettaglio. Ditemi, come vi siete conosciuti?» domandò nuovamente il castano. 
«Portando fuori i nostri cani.» 
«All'università.» Mi morsi violentemente il labbro mentre Zayn aumentò la stretta della mano. 
«Oh, capisco. Eravate all'università e stavate portando fuori i cani. Ma Sun, a quanto so tu non hai un cane» osservò Louis. Merda, merda e ancora merda. 
«Infatti è così. Ma in quel periodo portavo fuori i cani dei vicini come lavoro part-time» risposi infine sperando che finisse di farci il quarto grado. 
«Che cosa buffa» ridacchiò, «sono io il tuo vicino e mio zio non ha mai avuto cani.» Aprii la bocca cercando di trovare una risposta ma la richiusi subito non trovando più nulla da dire. Ci aveva fregato, eppure pensavo che Louis fosse un protozoo mentalmente ritardato. 
«Dai ragazzi, cerchiamo di smetterla con queste stronzate ormai l'ho capito, ma tranquilli... Non sono venuto qua per conoscere il 'ragazzo' di Sun ma per divertirmi, ed è esattamente questo che farò» disse per poi chiamare la cameriera ed ordinando vari cocktail.

* * *

Devo ammettere che era un pò imbarazzante dire che una ventenne si ubriava bevendo soltanto due cocktail per poi iniziare a ridere come una ritardata. Zayn ne aveva bevuto forse tre o quattro e si trovava nel mio stesso stato. Per cancellare quella figura di merda fatta con Louis avevamo deciso di bere e così sciogliendo il ghiaccio tra di noi. Di sicuro Louis aveva aggiunto qualche tipo di sostanza stupefacente nel mio cocktail, era l'unica soluzione possibile. 
«Alzati!» Ordinò Zayn trascinandomi in pista. Io e lui ci ritrovammo con i corpi stretti, l'uno contro l'altro e lui poggiò il petto alla mia schiena. Iniziai a strusciargli addosso e lui in risposta passò con la sua mano calda sulla mia coscia alzando leggermente il mio vestito e facendomi rabbrividire. Non avevo mai fatto una cosa del genere con lui ma in questo momento non provavo vergogna, lasciandomi completamente andare. All'improvviso sentii freddo alle mie spalle, segno che il moro si era appena allontanato da me. Continuai a ballare girovagando nella sala muovendomi al ritmo della musica. 
«Hopplà, eccoti!» Urlò Folletto attirando la mia attenzione e allo stesso tempo anche la mia mano per farmi avvicinare a lui. Mi ritrovai con la persona che più odiavo al mondo petto contro petto a fissarci negli occhi. Mi sembrò quasi che tutto attorno a noi si fosse fermato: la musica rumorosa che fino a qualche secondo fa mi perforava i timpani era sparita; la gente sudata ed incollata a me sembrava aver fatto largo soltanto per me e lui; la mia mente non era più sotto l'effetto dell'alcol.
Louis -oppure Folletto, come avrei detto se fossi stata più lucida- mi fece un sorriso dolce e rassicurante ma poi, bhè ecco, vomitai. Non ero sicura se fosse stato per i vari cocktail ingeriti o per la frazione di secondi in cui io e Louis ci eravamo scambiato inspiegabilmente un sguardo dolce da far venire diabete.

* * *

«Mettimi subito giù o ti staccherò quel braccio a via di morsi!» strillai, appena la sicurezza del locale mi caricò sulle spalle a sacco di patate e mi trascinò fuori dal locale. Zayn non oppose resistenza a differenza mia, che mi difendevo con tutte le mie forze. Non volevo andarmene. Una volta che finalmente ero riuscita a sentirmi viva e di divertirmi, dovevano venire questi due scimmioni e buttarci fuori dal locale solo perchè accidentalmente mi ero messa sotto il bancone e bevevo gli alcolici senza pagare. 
«Oh mio Dio, è Rocky Balboa!» disse all'improvviso Zayn, alzando l'indice verso l'omone che mi stava trascinato fuori. Louis sembrava l'unico sobrio e quindi stava lì ad assistere lo spettacolo finchè quei due se ne andarono e si avvicinò a noi. 
«Coraggio, andiamo a casa» propose il castano, cercando di afferrarci per le braccia per farci allontanare dal pub. 
«Non... non mi toccare.. non voglio!» strillai, scuotendo il capo e rifiutandomi di essere anche solo sfiorata da lui. Il suo sguardo all'improvviso non sembrò più calmo, ma bensì arrabbiato e duro.
«Smettila di gridare e cammina sennò troverò io il modo per farti camminare!» ordinò, alzando di alcune ottave la voce e portando una mano vicino al mio viso come se volesse darmi uno schiaffo. Dopotutto ero ancora sotto l'effetto dell'alcol, ma afferrai il concetto. 
«Ma Louis, perchè stai urlando con me?» chiesi quasi sussurrando. A quanto pare le sue minacce avevano fatto effetto. 
«Zitto anche tu!» aggiunse riferendosi al moro, «venite qua e andiamo a casa!» annunciò infine, prendendo sia me che Zayn a braccetto, posizionandosi nel centro ed iniziando a camminare. Con il braccio intrecciato a quello di Louis camminammo per un bel po' di strada, barcollando a volte, ma comunque andando avanti.
Nonostante stessi praticamente dormendo e i piedi di doleva in un modo pazzesco, mi sentivo bene, leggere e oserei quasi dire felice. 
«Sapete, camminando così a braccetto mi sento come se stessi andando a scuola» ridacchiai. Louis e Zayn si voltarono verso di me e mi sorrisero. 
«Che bei tempi. Papà mi portava sempre a braccetto a scuola...» All'improvviso, senza volerlo, la mia vista iniziò ad annebbiarsi. Stavo piangendo? Non potevo e non volevo mostrarmi debole, specialmente davanti a Louis.
I ragazzi si fermarono, guardandomi piangere e Zayn gli mimò se poteva avvcinarsi a me e Louis annuì. 
«Dai non piangere, Sun. Quando piangi diventi leggermente cessa» scherzò Zayn, asciugandomi con i pollici le lacrime dal viso e sorridendomi. 
«Io preferisco vederti arrabbiata e furiosa: quindi basta che pensi me così ti arrabbi subito» aggiunse poi Louis. Entrambi ci venne da ridere e alla fine ci ritrovammo in un abbraccio di gruppo. Sentivo che la mia vita non sarebbe stata più la stessa dopo quella serata.


 
 

LOOK AT ME

YOOOOO ANCHE SE NON E' PASSATA UNA SETTIMANA LO PUBBLICO LO STESSO..
OGNI VOLTA CHE FINISCO UN CAPITOLO NON RIESCO A NON METTERLO XD
COMUNQUE LOUIS ORA HA ANCHE STRETTO AMICIZIA CON ZAYN E STA ANCHE INIZIANDO A 'OCCUPARSI' DI SUNSHINE.
AD OGNI MODO ORA INIZIA SERIAMENTE LA QUESTIONE T R I A N G O L O AHAHAH. DITEMI COSA PENSATE E RECENSITE!
A PRESTO, 
LA VOSTRA CRI :)


 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 - Friendship is enough. ***



-FRIENDSHIP IS ENOUGH-

 

ZAYN'S POV

Un raggio di luce che penetrò dalla finestra mi svegliò. Portai il braccio davanti gli occhi cercando di sopprimere la luce che entrava, ma ormai era troppo tardi: mi ero svegliato. Ancora accecato dalla luce mattutina cercai di stiracchiarmi ma sentii un peso accanto a me nel letto. Forse ieri sera non sono andato proprio in bianco. Allungai il braccio verso l'altro lato del letto poggiandolo, forse, sul fianco di quella persona. Non stavo sognando, c'era davvero qualcuno con me nel letto.
Mi spuntò un sorriso e mi misi su un fianco per vedere che ragazza avevo rimorchiato ieri sera e lentamente aprii l'occhi, ma subito quel sorriso svanì. 
«Buongiorno tesoro» mormorò il ragazzo accanto a me, accarezzandomi la guancia con la mano. Cacciai un urlo e mi misi a sedere. Il castano spaventato dal mio urlo sobbalzò e si mise pure a sedere. 
«Oddio L...Louis, che cazzo ci fai nel mio letto?!» balbettai. Louis rise di gusto prima di parlare. 
«Tranquillo, non ti ho violentato o roba del genere.. a me piacciono le donne» precisò, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. 
«Ieri sera dopo aver accompagnato Sunshine a casa ho accompagnato anche a te e siccome era tardi sono rimasto a dormire qua» spiegò ed improvvisamente mi sentii meglio. Mi strofinai gli occhi ancora assonnati finchè non sentii Louis tossire. Mi voltai e trovai la mia domestica Armanda, messicana e circa cinquantenne, con il vassoio della colazione in mano tremante. 
«B..Buongiorno signorino Malik. La c..colazione è pronta. C...Cosa posso portare all'ospite?» balbettò. Era molto più pallida del solito e notai che guardava con occhi sgranati Louis. 
«Per me un caffè, si vous plait» rispose, usando un strano accento francese e sfiorandomi con i polpastrelli prima la guancia e scendendo verso il petto. Armanda serrò subito l'occhi e annuì, sparendo nuovamente in cucina. Bene, se voleva traumatizzare la mia domestica ci era riuscito. 
«Sei un coglione, fattelo dire!» ringhiai prima di alzarmi e di sparire nel bagno.

* * *

«Quindi tu e Sunshine non siete mai stati una coppia?» domandò il castano mentre si versava il succo d'arancia nel bicchiere. 
«Io e Sun? Ma che scherzi, ovvio che no. Per quanto mi riguarda l'amicizia tra noi due è più che sufficiente» affermai. Diedi il primo morso al mio tramezzino al formaggio guardando i notiziari che trasmettevano in tv di mattina. 
«Eppure Sunshine è un bel bocconcino» ghignò, «bei occhi, labbra piene, capelli lunghi...» 
«Oh sì, ha dei capelli fantastici!» lo interruppi. «Infatti amico, dovrebbe farsi più spesso una coda di cavallo o intrecciarli» disse alzando la mano in attesa che gli battessi il cinque. 
«Non so... A me piacciono di più quando li ha sciolti» dissi gesticolando con le mani. In effetti non mi aveva minimamente sfiorato il pensiero che ci potesse essere altro tra me e lei se non amicizia, anche se quest'ultima esisteva soltanto perchè ci avevo provato in modo spudorato con lei. 
«Ad ogni modo non sapevo molto nè di te nè di Sunshine, ma grazie a questo ora so tutto!» annunciò Louis, estraendo dalla tasca dei jeans un oggetto nero, posandolo sul tavolo e facendomi perdere dieci anni di vita. Non poteva essere vero che qualcuno potesse aver letto il mio diario
«N...Non l'avrai mica letto» balbettai, sperando in un no come risposta. 
«Ma che vai a pensare, non l'ho letto... tutto... ma quasi. Sono arrivato soltanto fino a dove parli...» Si interruppe scoppiando in una fragosa risata. 
«Allora?!» chiesi nervosamente.
 «Bhè, fino alla parte dove... dove inizi a parlare della tua biancheria intima rossa» disse per poi scoppiare nuovamente a ridere. 
«Vaffanculo Louis, seriamente, questo si chiama non rispettare la privacy» mi lamentai mettendomi le mani in testa.
Bastava già che Sunshine aveva quella foto per ricattarmi, ma ora che anche Louis aveva letto il mio diario il mondo non era più un posto sicuro per il mio bel faccino. 
«Biancheria intima rossa!» ripeté Louis uscendo dal mio appartamento ed io di rimando gli lanciai il bicchiere di vetro che all'istante si frantumò andando contro la porta. 
«Grandioso Zayn» borbottai con me stesso. Armanda ormai se ne era andata ed ora toccava a me ripulire lo schifo che avevo appena fatto per terra. La giornata iniziava già a farmi schifo.


* * *

SUNSHINE'S POV

Sperai che il prete pronunciasse le parole che stavo aspettando da un'intera ora. «Andate in pace» disse, finalmente. Effettivamente sembrava una cosa impossibile ma ero davvero una in chiesa e per giunta di domenica mattina. Però c'era da premettere che mi trovavo qui soltanto per fare compagnia a Rachel e John che dovevano andarci per il catechismo e, ovviamente, nessuno poteva -o voleva- accompagnarli.
La gente stava iniziando ad allontanarsi per dirigersi verso l'uscita. I bambini erano andati dal parroco per portare i loro 'doni'. 
«Ti è piaciuta la messa?» mi chiese una persona accanto a me. Mi voltai e mi ritrovai Louis come al solito sorridente ed allegro. Ultimamente non riesco nemmeno più a chiamarlo Folletto o l'essere, e questa cosa mi stupiva parecchio. 
«Sì, abbastanza» commentai abbozzando un sorriso. 
«Anche a me. Soprattutto quando hanno iniziato a cantare Fabulous.. ma io non ho fatto altro che cantare FabuLOUIS» disse sincero.
Risi di gusto ma subito cercai di nascondere la mia risata mettendomi la mano davanti la bocca. Dovevo ammettere che, anche se era un Neanderthal poco evoluto, sapeva come far divertire la gente.
 «Non farlo. Non nasconderlo davanti a tutti» mormorò levandomi la mano davanti la bocca. «Se ridi non nasconderlo perchè tuo padre ti vede sempre ed ovunque, ti vorrebbe sempre così... Sorridente» aggiunse. Non mi era mai piaciuto che la gente mettesse in mezzo mio padre ma se lo faceva lui stranamente non mi dava fastidio. Forse perchè diceva cose vere. Annuii continuando a sorridere. 
«Bene.. Ora credo di meritare un abbraccio, non pensi?» disse dandomi un pizzicotto alla spalla. Scoppiai nuovamente a ridere per la sua sfacciataggine e decisi di fare ciò che aveva chiesto ma lui mi fermò prima che potessi farlo. 
«Sun, Sun non qua» mormorò. Aggrottai le sopracciglia non capendo. 
«Siamo in chiesa e poi mi sento osservato» sussurrò alzando ripetutamente le sopracciglia e facendomi cenno verso l'altare che mostrava la statua di Gesù che, in effetti, guardava verso di noi. Rachel e John tornarono correndo e mi presero le mie mani tirandomi verso l'uscita ed allontanandomi da Louis.
«Ciao Louis, ci vediamo» lo salutai, proprio come era giusto fare, sorridendo e sventolando la mano.

* * *

Il tempo proprio non ne voleva sapere di passare in fretta. Ero stesa sul letto con gli occhi chiusi, in attesa che si facessero finalmente le 22:00 così potevo vedere il mio programma televisivo preferito. All'improvviso il cellulare iniziò a vibrare e pigramente allungai la mano verso il comodino e risposi. 
«Buonasera, parla la segreteria telefonica di Sunshine Ann Carter, lei al momento non è disponibile. La preghiamo di riprovare più tardi.. A meno che sia Orlando Bloom a chiamare, in tal caso è disponibilissima. Beeeeep» dissi imitando la voce della donna del centralino telefonico.
Sapevo benissimo che era Megan a chiamare, ma in fondo perchè non sperarci. Poteva anche essere che Megan l'aveva rapito, imbavagliato e forse -ma proprio forse- Orlando era riuscito a liberarsi, di rubare il cellulare a Meg e chiamare aiuto al primo numero che gli era capitato davanti e che in questo caso era proprio la sottoscritta.
«Sun, smettila di fare la stronza. Mi serve seriamente il tuo aiuto» piagnucolò dall'altra parte della cornetta. Miseriaccia, non poteva essere Orlando a chiedermelo? Decisi di ascoltarla. 
«Senti, Isaac mi ha appena chiamata e mi ha detto che ha trovato due biglietti del suo gruppo preferito all'ultimo minuto e n-» Allontanai l'apparecchio dall'orecchio udendo un rumore fastidioso e sentendola imprecare. Probabilmente le era caduto il cellulare per terra. 
«Mi fa piacere ma non capisco cosa centro io in questa faccenda» dissi avvicinando il cellulare all'orecchio. 
«Il fatto è che non era programmato che li avrebbe trovati e io avevo promesso ai Thompson che gli avrei fatto da babysitter stasera» disse tutto ad un fiato. 
«Ti prego Meg, non puoi farmi questo! Tra poco inizia Grey's Anatomy e io mi stavo già andando a preparare il popcorn» mi lamentai.
Inutile dire che lei non mollò finchè non cedetti. A volte era davvero in grado a far alzare la mia pressione sanguigna più del dovuto. 
«D'accordo, ma come ricompensa voglio che mi compri le Marlboro rosse» annunciai prima di riattaccare e ristendendomi sul mio letto. Cercai nuovamente di rilassarmi ma fui nuovamente interrotta dal campanello della porta. Mi precipitai verso l'ingresso imprecando in forse dieci lingue diverse.
«E tu che diavolo vuoi a quest'ora?» domandai quando vidi Louis davanti la mia porta di casa. 
«Ciao anche a te, Pretty Woman» rispose superandomi ed entrando in casa mia, sedendosi comodamente sul divano. Ma sì, entra pure, fai come se fossi a casa tua. 
«Allora a che ora dobbiamo essere lì?» chiese senza specificare niente e quindi feci spallucce, «Dai Thompson, Sun!» aggiunse alzandosi e venendo verso di me, ma lo fermai mettendo la mano sul suo petto. 
«Wuo, wuo fermo Follettino. Come fai a sapere che devo andare stasera dai Thompson?» Ecco, dopo tanto tempo l'avevo richiamato in quel modo, ma stavolta ne avevo sentito davvero la neccessità. 
«Mia cara, piccola, ingenua e sciocca Sunshine» mormorò prima di premere la mia testa sul suo petto ed accarezzandomi i capelli. Devo ammettere che a volte era davvero in grado di manipolare le persone con dei semplici gesti e nel mio caso di farmi passare la rabbia che avevo fino a qualche secondo fa. 
«Perchè sarei sciocca?» sputai e lui mi fece sollevare la testa. 
«Se ancora non ti è chiaro siamo vicini di casa e... e la mia camera e proprio accanto quella tua e quindi sento tutto. Ed intendo proprio tutto» spiegò scandendo in modo particolare l'ultimo 'tutto'. Arrossii violentemente ripensando alle grida ed imprecazioni che erano uscite dalla mia bocca quando Meg aveva cercato di farmi la ceretta la settimana scorsa, proprio nella mia stanza. 
«Sparisci dalla mia vista prima che io possa correre in cucina e prendere il coltello che usa mia nonna per decapitare le galline» sibilai cercando di restare calma. 
«D'accordo» disse alzando le mani a mo' di arresa e camminando verso l'ingresso, «vuol dire che andrai da sola dai Thompson, senza me.. Ho sentito dire che l'ultima babysitter che ci è andata ha avuto un esaurimento nervoso per colpa delle piccole pesti ma vabbè, non importa perchè tanto ci andrai da sola...senza me» ripeté.
Non lo sopportavo più con il suo giramento di parole e lavaggi di cervello ma dopotutto aveva fottutamente ragione, di nuovo. Ormai stava per oltrepassare la porta quando decisi di fermarlo, impugnando la manica del suo giubbotto. 
«Aspetta Lou, ti prego» mormorai. Solo Dio sa quanto orgoglio mi sia costata questo mossa che stavo mettendo in atto. «Non andartene, stasera mi farebbe piacere se mi aiutassi, ti prego, vieni stasera con me dai Thompson» lo implorai quasi.
Ed ecco lì, il mio orgoglio che svolazzava via col vento. Lui sentendo le mie suppliche si voltò, richiudendo la porta e prendendomi il viso tra le mani. 
«Sei troppo tenera quando supplichi, come potrei dirti di no?» ghignò. Mi liberai dalla sua presa sbuffando e mi buttai sul divano. 
«Sì sì come dici tu, ma ora levati quel sorriso del cazzo che hai stampato in faccia e nessuno si farà del male» tagliai corto gesticolando con la mano. 
«Credo proprio che dovresti prenderti una camomilla prima di andare dai Thompson o li terrorrizerai» ridacchiò. 
«Non è vero mogliettina mia, andiamo in cucina!» disse prendendo un braccio Rachel, che si era trovata tutto il tempo seduta sul divano a guardare tranquillamente quella stupida spugna Spongebob, e prontamente acconsentì. Sorrisi. Senza dubbo Louis era un rompipalle di prima categoria, ma nessuno riusciva a resistere al suo charm, tanto meno io. Ormai diverse volte Louis si era mostrato di essere utile.

 
 

LOOK AT ME!

ODDIO RAGAZZE, QUANTO TEMPO CHE NON AGGIORNAVO.. MA PER FARMI PERDONARE L'HO FATTO UN PO' PIU' LUNGO RISPETTO AGLI ALTRI.. AMATEMI! 
VOLEVO CHIARIRE CHE L'INIZIO DELLA STORIA NON HA NIENTE A CHE FARE CON ZOUIS MA ERA SOLTANTO PER RENDERE UN PO' PIU' DIVERTENTE QUESTO CAPITOLO... DEL RESTO VEDETE ANCHE VOI CHE LOUIS E SUNSHINE INIZIANO AD AVVICINARSI E DIVENTARE SEMPRE PIU' AMICI. *scendeunalacrima*
A PRESTO,
LA VOSTRA CRI :)

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 - Happiness. ***


 


-HAPPINESS-

Ok, era arrivato il momento di ammetterlo: Louis era una cosa utile, anzi utilissima. Erano passati 3 mesi dal suo arrivo ed ancora non mi sembrava vero di come abbia dato una svolta così devastante alla mia vita. Anche se stava sempre in mezzo ai piedi peggio di un cagnolino era riuscito a conquistare proprio tutti:

A Helen, mia madre, aveva insegnato l'arte di cucinare cose tipiche inglesi guadagnandosi numerosi punti a favore; Alla cara vecchietta Rose aveva fatto conoscere il mondo del karaoke, facendo sì che lei restasse tutto il giorno nella sua camera da letto davanti il televisore strillando e sgolandosi. Il lato positivo? Non provocava mia madre --> niente liti --> niente giramenti di coglioni; Il piccolo John l'aveva semplicemente corrotto regalandogli una palla da calcio e promettendogli di portarlo ogni giovedì pomeriggio al campo; La conquista di Rachel era stata decisamente quella più perversa. Cioè... Quale ventiduenne farebbe la corte ad una bambina di cinque anni promettendole l'amore eterno? Ovviamente solo Louis; Infine me.

Era così umiliante parlarne, Dio. Va bene, basta fare la codarda era ora di mettere le carte in tavola. Mi aveva insegnato ad apprezzare le cose piccole che nessun altro noterebbe, iniziando da un semplice sorriso. Mi aveva insegnato che non bisognava sputare continuamente acido solforico ma di essere gentili. Soprattutto mi aveva insegnato che lui e Zayn erano una cosa a cui non potevo più fare di meno. Grazie a lui ero di nuovo felice. Mi chiedevo se con tutta questa felicità fosse possibile che la tristezza e delusione potrebbero essere già dietro l'angolo ad aspettarmi....

* * *

NARRATORE'S POV


«Che hai Eleanor, ti vedo silenziosa oggi. Ti è morto il gatto?» scherzò Louis guadando la mora seduta davanti a lui. Erano seduti in un semplice bar aspettando le loro ordinazioni ma la mora continuava a torturarsi nervosamente le mani. «Non mi va di scherzare. Smettila con queste battutine, non fai affatto ridere» ringhiò, alzando lo sguardo ed osservando il ragazzo di fronte a lei. «D'accordo. Allora dimmi come stanno le cose» propose con fare serio mettendo la mano sopra quelle di Eleanor e cercando di tranquillizzarla.

Eleanor in risposta spostò le mani sbuffando. «Ascolta Louis, ho bisogno di più tempo» mormorò, scostandosi una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio. «Oh, non credo che ti resta molto tempo. Il bar chiuderà tra mezz'ora» scherzò nuovamente. La mora alzò gli occhi al cielo, raccolse la sua borsa e si alzò dal tavolo. 

«Davvero non riesci ad essere serio? Stiamo parlando di te e non di me!» sbottò nervosamente. Probabilmente si pentì di aver alzato la voce e di aver perso la pazienza in un luogo pubblico perchè tutti gli occhi, adesso, erano puntati unicamente su di loro. «Hai ragione, scusami. Per favore, risiediti e parliamone» supplicò Louis cercando di tranquillizzarla. La mora rimase a guardarlo per una frazione di secondi ed infine decise di risedersi. 

«Sto cercando di dirti che ho bisogno di più tempo per capire meglio le cose fino in fondo.» Eleanor fu interrotta quando il cameriere arrivò con le loro ordinazioni, distraendo entrambi per un attimo. Quando il cameriere si allontanò lei tirò un sospiro e decise di continuare. «Mi serve il tuo e il mio tempo, capisci?» mormorò, girando il cucchiaino che si trovava dentro la sua tazza di caffè. «Eleanor, sono venuto appositamente da Londra a New York solo per te. Del resto... del resto sai benissimo che il mio tempo dipende solamente da te»
 sorrise Louis.

* * *

SUNSHINE'S POV


Continuavo a guardare nervosamente l'orologio, come al solito era in ritardo. Prima o poi lo avrei picchiato talmente forte ridurlo in sedie rotelle, così almeno avrebbe avuto una scusa più plausibile per i suoi continui ritardi. Inoltre gli dovevo frantumare il cellulare in mille pezzi e puoi briciarlo. Anche se ormai avevo abbandonato il mio essere acida almeno i pensieri potevo permettermi di continuare a fare. Sorrisi al solo pensiero che il marito/fidanzato lo stesse prendendo a cozzotti in questo momento. 

«Ok, dimmi dov'è Sunshine perchè credo che tu sia solamente la sua sosia» disse Zayn appena arrivò e mi trovò sorridente e tranquilla. Normalmente a quest'ora avrei il fumo che mi uscisse dalle orecchie, ma oggi non era così. «E dai, smettila! Non posso essere di buon umore?» risposi dandogli una borsata al braccio. Lui sorrise e lo presi a braccietto, iniziando a camminare per le strade del Central Park. «Ti trovo in forma; sei ingrassata per caso?» scherzò ma come risposta ricevette un bacio sulla guancia e Zayn si allontanò da me. 
 
«Seriamente, cosa hai fatto con la mia Sunshine!» sbottò alzando le mani in segno di arresa. Non potevo fare a meno di ridere. Mi avvicinai a lui nuovamente, tirandolo per il giubbotto ed incoraggiandolo di continuare a camminare. «Ti posso fare una domanda, Zayn?» chiesi timidamente. «Qualsiasi sia la domanda, con questo umore, la mia risposta sarà sempre sì.» ripose lui velocemente e sicuro. «sto parlando seriamente, Zayn. Ti è mai capitato che all'inizio non sopportavi per niente una persona ma poi all'improvviso non è più così?» Il moro esitò per qualche istante, continuando a calciare la lattina vuota per terra. «Perchè mi fai questa domanda, Sun?»

«Non rispondere alla mia domanda con un'altra! Avevi detto che mi rispondevi» sbuffai mettendo il broncio. «Che vuoi che ti dica? Certo che mi è successo e tu ne sei l'esempio» disse pizzicandomi la guancia. Probabilmente si riferiva al nostro primo incontro che, dopo aver capito con chi aveva a che fare, si era già pentito di averci provato con me. Erano bastate solo altre 5 lezioni per farci avvicinare e stringere un rapporto ferreo di amicizia. Sorrisi. 

«D'accordo, ma ora basta con queste cose smielanti. Cazzo, sto morendo di fame e pretendo che tu mi offra un Hot Dog!» dissi cacciando via la sua mano dal mio viso e scompigliandogli con la mia mano i capelli. Zayn non si preoccupò di aggiustarseli poichè era troppo impegnato a ridere. «Ecco, finalmente! Pensavo che sarebbe servito un esorcismo per farti tornare normale» ridacchiò.


* * *

«Sei sicuro che andrà tutto bene?» chiesi titubante. «Coraggio, fai un altro passo in avanti così ti aiuto» rispose porgendomi la mano. Schifoso Folletto, so benissimo che questo era un attentato per togliermi di mezzo ma stanne pure certo che tu non ci sarai nel mio testamento. Scossi la testa rifiutandomi di fare un altro passo. «Bene, allora ti vengo a prendere io!» annunciò deciso Louis. Cercai disperatamente di fare qualche passo indietro ma i pattini che avevo ai piedi non me lo permisero in nessun modo. Il mio corpo fu tirato verso la pista di ghiaccio e serrai immediatamente gli occhi. Quel piccolo laghetto ghiacciato non mi dava l'impressione di essere abbastanza resistente da poter reggere il peso di circa venti persone.

Inoltre, da quando ero andata con la scuola ad una pista di pattinaggio compiendo un atto degno da poter essere aggiunto nella mia lista 'Dimostrazioni perchè il mondo mi odia' avevo il terrore di ritornarci. Lentamente iniziai a sbattere le palpebre mettendo a fuoco il ghiaccio sotto di me che scorreva. Oh Tomlinson, spero per te che il mio sedere ed il ghiaccio non si incontrano oppure farò incontrare qualcosa al tuo sedere e non sto parlando affatto del ghiaccio. «Visto? Non è stato poi così difficile» affermò sorridendo. Una sua mano mi teneva stretta la mia vita mentre l'altra teneva saldamente la mia mano. Annuii cercando di muovere le gambe e sperando di non cadere.

Ero sicura che non mi avrebbe fatta cadere. «Tu non ti muovere, ti tiro io» disse ed io nuovamente annuii. Sentivo ogni suo muscolo tirarsi mentre cercava di muoversi in avanti e per trascinarmi con sè. Scrutai attentamente il suo viso di lato: come avevo fatto in questi tre mesi a non accorgemene dei suoi lineamenti perfetti, dei suoi occhi celesti profondi e sinceri, dei suoi capelli castani sempre scompigliati eppure messi in un certo senso in ordine, delle sue labbra sottili e rosa, perfino la sua barba leggermente pronunciata sembrava avere un certo fascino. Merdaccia, che razza di pensieri mi ero messa a fare? «Ora prova se ce la fai da sola» mi incitò, facendomi ritornare dal mio stato di trance e sentendo che aveva lentato la presa al mio fianco e allontanandosi di qualche metro.


«Sul serio Lou, non penso di farcela» ammisi. Folletto scoppiò a ridere, irritandomi parecchio. «Sì sì, molto divertente. Io a differenza tua ci tengo alla mia vita.» Sbottai. Lo vidi irrigidire e poi stranamente fece una smorfia come se stesse provando dolore. Forse ero stata troppo dura con lui. Louis si avvicinò nuovamente, posizionandosi di fonte a me ed afferrando le mie mani. «Inizia a pattinare, ti tengo» mormorò con tono basso. Cercai di ribattere e di convincerlo che non ero in grado ma non ne ebbi il tempo. «Sun guardami: ti tengo, fidati!» mi incoraggiò di nuovo, fissandomi intesamente negli occhi. 'Fanculo tu e i tuoi occhi magnifici. 

Iniziai a pattinare ed a muovermi in avanti di qualche metro. Iniziai a sorridere, ricordandomi di quanto adoravo pattinare e grazie a lui avevo superato pure questa paura. Lasciò la mia mano destra tenendo, però, ancora quella sinistra in modo che potesse pattinare accanto a me. Ormai era inutile negarlo: Louis era più importante di quanto avessi il coraggio di ammettere.

* * * 

«Grazie» mormorai mentre camminavamo verso casa dopo aver pattinato. Tutto il tempo era rimasto accanto a me, senza farmi cadere nemmeno una volta e gliene fui immensamente grata. Bhè, in fondo era meglio così, altrimenti il suo sedere se la sarebbe vista brutta. «Grazie a te che mi hai accompagnato, Sunshine» rispose. Una volta arrivati Louis mi accompagnò davanti la porta aspettando che io estrassi le chiavi dalla borsa. Iniziai a maledirmi per non essere in grado di ricordarmi in quale tasca l'avessi infilata finchè, grazie al cielo, toccai un oggetto freddo e metallico realizzando che era la mia benedetta chiave di casa.


Annotai mentalmente di comprarmi un portachiavi enorme in modo di poter individuare subito le chiavi nella mia borsa. «Bhè, allora ci vediamo» iniziai a dire, infilando le chiavi dentro la serratura. Mi sentivo leggermente in imbarazzo. Ma che stavo dicendo? Io che provavo imbarazzo con Louis Folletto Tomlinson. Impossibile. Sorrise. Non ebbi il tempo di realizzare l'accaduto che mi trovai le labbra rosa che avevo fissato tutta la sera sulla guancia, provocandomi un brivido che mi percorse per tutta la spina dorsale. «Ciao Sunshine» salutò, allontanamdosi da me ed avviandosi verso la casa accanto.

Mi chiusi la porta dietro le spalle e credetti che le gambe stessero per cedermi. Presi subito il telefono e composi il numero con le mani trmanti. «Megan, ho bisogno del tuo aiuto. Credo di essere diventata malata» sussurrai quasi in preda ad una crisi isterica. Sentii la mora dall'altra parte della cornetta ridacchiare. Memo a me stessa: non aiutare mai più Meg anche lei fosse in fin di vita. 

* * *

Cos'è l'amore?
Significa che all'improvviso tutto ti scorre davanti...
E i tuoi sogni sembrano realizzarsi...
Vedi tutto sotto una luce diversa.
Anche il vento sembra cambiare direzione...
Il mondo si illumina in tutti i suoi colori e perfino il rosso sembra di piacerti...
E si ha continuamente il suo nome sulle labbra...


«Sunshine»


«Louis»



 
 

LOOK AT ME

BAMBINEEE ECCOMI PUNTUALE COME UN OROLOGIO SVIZZERO CON IL NUOVO CAPITOLO.
SINCERAMENTE QUESTO CAPITOLO NON MI FA IMPAZZIRE MA NON DEMORALIZZATEVI CHE NEL PROSSIMO SARA' TUTTO LOVE LOVE..
SCOMMETTO CHE VI STATE CHIEDENDO CHE CENTRA ELEANOR IN QUESTA STORIA. CENTRA CENTRA!! 
POI SE AVETE NOTATO ALLA FINE SI VEDE SCRITTO 
-SUNSHINE- E POI -LOUIS- QUINDI SI CAPISCE CHE FINALMENTE LA PICCOLA SUN HA CAPITO DI PROVARE QUALCOSA PER LOUIS (ESSENDO L'UNICA RAGAZZA IN QUESTIONE LOL), PERO' NON SAPPIAMO CHI E' INNAMORATO DI LEI..
QUINDI NON SI SA SE SARA' ZUNSHINE OPPURE LOUNSHINE.. AHAHAAH SONO ORRENDI MA VABBE' xD
VOLEVO RINGRAZIARE DI CUORE LE PERSONE CHE HANNO AGGIUNTO LA MIA STORIA TRA LE SEGIUTE/RICORDATE/PREFERITE
E ANCHE UN MASSIVE THANK YOU A CHI HA RECENSITO. <3
RINGRAZIO ANCHE LE LETTRICI SILENZIOSE CHE PASSANO A LEGGERE LA MIA STORIA. :*
ADESSO MI ALLONTANO CHE LO SPAZIO STA DIVENTANDO ENORME MA SE VOLETE POTETE SEMPRE LASCIARE QUALCHE RECENSIONE, NON MI OFFENDO ^__^
A PRESTO
LA VOSTRA CRI :)

PS: RICORDATEVI CHE VI AMO A TUTTE QUANTE :*
PSS: Twitter 

 
 


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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 - Uneasiness. ***


 


-UNEASINESS-

NARRATORE'S POV

Erano passati già ben dieci minuti da quando Sunshine si era seduta sul divano nel salotto di Megan con le mani in mano a fissare l'amica fare continuamente avanti ed indietro con aria pensierosa. «Gurada anche se continuassi a fare così non perderai peso» scherzò Sun per spezzare il silenzio che si era creato tra di loro. Dopo la chiamata della sera precedente l'amica l'aveva invitata a casa sua, ma da quando l'indomani si era presentata a casa della bionda non aveva spiccato nemmeno una parola. «Non scherzare con cose serie, devo capire cosa ti succede» la zittì Meg.

Quest'ultima all'improvviso si fermò, avvicinandosi a Sunshine e poggiandole una mano sulla fronte. «Almeno sappiamo che il tremore alle gambe non è dovuto dalla febbrea» affermò togliendo la mano dalla fronte. Iniziò a picchiettare l'indice contro il mento, segno che stava pensando. Si allontanò dal salotto, entrando in bagno e tornando qualche secondo dopo con lo strumento per calcolare la pressione e l'applicò sul braccio dell'amica. «Guarda che qua è tutto apposto» disse guardando i valori. 

«Non capisco proprio cosa ti manca» aggiunse l'ispirante infermiera. La mora si passò una mano tra i capelli e prense un profondo respiro. «Meg, credo di non essere malata in quel senso ma...» Sunshine si bloccò a metà frase cercando di raccogliere un po' coraggio, «so che può sembrare assurdo ma... Ma credo di essermi innamorata» confessò. Sunshine prima d'ora non le aveva confessato di provare attrazione verso qualcuno dell'altro sesso, figuriamoci innamorarsi. Megan sgranò gli occhi, incredula dalle parole che aveva appena sentito. «Molto divertente, Sun. Dimmi dove sono le telecamere nascoste e la smettiamo di scherzare» disse infastidita.

Evidentemente questa confessione le sembrava uno stupido scherzo. «Dannazione, non sto scherzando! Credo di essere follemente innamorata di lui. E' da ieri sera che non smetto di pensare a lui e sent-» L'amica la mise a tacere posandole l'indice sulle labbra. «Basta, non dire altro» disse con fare teatrale portandosi il dorso della mano sulla fronte. In risposta Sun sbuffò, alzando gli occhi al cielo. «Dico sul serio. Non sprecare il fiato con me ma va da lui!» suggerì lei ma Sun scosse violentemente la testa. 

«Non credo che sia una buona idea. E poi non so nemmeno se ricambia, non voglio fare la figura dell'idiota!» ammise tristemente. «Ma se fai così non lo scoprirai mai! Senti, prendi il telefono e chiamalo, ORA!» aibilò Meg passandole il telefono. Sunshine continuava a guardare l'amica incerta. «Coraggio! Io parlerò con Isaac e tu con Louis. Hai vent'anni, non ti comportare come una ragazzina liceale.» Titubante Sunshine prese il telefono ed annuì, componendo il numero. «D'accordo.»

* * *

«Hai sentito bene e non ti mettere questa faccia da coglione che non ti serve niente» sbuffò Zayn mentre cercava di stare calmo. «Quindi ricapitoliamo: sei stracotto di Sunshine ma preferisci parlare con me, come delle piccole femminuccie in pieno periodo mestruale, piuttosto che dirlo a lei?» chiese Louis fissando il moro di fronte a sè. Zayn annuì, passandosi una mano tra i capelli e tirandoli verso l'alto. «Smettila di fare la femminuccia e tira fuori le palle!» scherzò il castano dando un pugno di incoraggiamento allo stomaco dell'amico, ma evidentemente troppo forte perchè quest'ultimo si piegò in due per il dolore.

Lentamente si ricompose tenendo, però, la mano sullo stomaco. Louis senza pensarci due volte afferrò il telefono del moro e glielo posizionò tra le mani. «Ecco, tu ora la chiami e la inviti a cena!» Ordinò a Zayn. «M...ma non è cosi s...semplice come credi!» si giustificò, fissando in modo disperato il castano. Calò il silenzio nella stanza e si poteva perfettamente udire la canzone di sottofondo di Cheryl Cole Fight For This Love. Louis sorrise compiaciuto sentendo che le parole della canzone rispecchiavano perfettamente la situazione. Zayn alzò gli occhi al cielo e si buttò a peso morto sul divano che si trovava nel suo appartamento ed il castano lo seguì, sedendosi proprio accanto a lui e fissandolo.

Il pakistano aveva perso completamente la testa per una ragazza che fino a qualche giorno fa aveva etichettato come  'per sempre e solo una buona amica'. Louis aprì la bocca per dire qualcosa ma all'improvviso il telefono squillò facendo sobbalzare entrambi. «P...pronto?» balbettò Zayn rispondendo alla chiamata. “Ehm.. Ciao Zayn, sono io, Sunshine!” disse la ragazza e Zayn istintivamente sorrise. Riuscì a sentire come sottofondo un'altra voce femminile imprecare, chiedendo a Sunshine perchè avesse chiamato proprio a lui ma non ci diede peso. 

Ascolta Zayn, devo parlarti urgentemente ma preferisco farlo di persona e non al telefono. Possiamo vederci? chiese. Louis che era vicino a lui alzò i pollici con un sorriso da trentadue denti, incoraggiandolo. «Certo che possiamo! Incontriamoci al solito bar tra un ora!» propose. La ragazza accettò e riattaccò la chiamata. Non riusciva a crederci che lei avesse qualcosa da dirgli, soprattutto talmente importante che preferiva farlo di presenza. «Oh. Mio. Dio. Louis, non hai idea quanto ti ami in questo momento!» disse entusiasta ed il castano prontamente lo abbracciò. «Certo amico, io pure ti amo» rise prima di liberarsi dalla stretta e vedendo Zayn sparire nel bagno probabilmente per fare una doccia.

Il castano mise le mani dentro le tasche e si guardò un pò meglio attorno nell'enorme appartamento. Quando il suo sguardo catturò la donna che lo stava fissando sulla soglia della porta, uscì una mano dalla tasca salutandola e foggiò un piccolo sorrisetto. Armanda appena capì che Louis l'aveva vista, cacciò un urlò e corse in cucina terrorizzata. Probabilmente la donna aveva assistito nuovamente alle effusioni dei due ragazzi pensando al peggio. Povera donna. Quando Zayn uscì dal bagno Louis era già uscito dal suo appartamento.

Aprì le ante del suo armadio e tirò fuori un paio di jeans neri ed adocchiò una camicia rossa ancora con l'etichetta del prezzo attaccato e che quindi ovviamente non aveva ancora mai indossato. Decise di mettere proprio questa, tanto ormai era in vena di cambiamenti quel giorno. Un ultima sistematina ai capelli ed uscì da casa. Durante il tragitto al bar vide un fioraio che vendeva rose rosse, si fermò un attimo ad osservarle; alle ragazze piacciono i fiori, pensò ma con Sunshine tutto era imprevedibile. Decise di fare il gentiluomo e di prendere un mazzo. Appena arrivò al bar attese con ansia che la ragazza arrivasse.

* * *

Quando Sunshine arrivò al bar vide subito il moro seduto ai primi posti e si avvicinò a lui con un grande sorriso stampato sul volto. Il moro le baciò la guancia salutandola come sempre. «Bella maglietta» sorrise Zayn facendole l'occhiolino. «Bella camicia» ricambiò lei cacciando fuori la lingua. «Vado a prenderci due caffè» annunciò il moro dirigendosi al bancone. Sunshine si impostò sulla sedia sistemando il suo top rosso. Sì, quel giorno anche lei aveva deciso di cambiare colore e di indossare qualcosa di rosso.

Quando Zayn tornò con i loro caffè, Sunshine non riuscì più a trattenersi dal dirgli la verità. «Sono innamorata di Louis!» sbottò spiazzando completamente il moro. A Zayn sembrò cadergli addosso il mondo sentendo quelle quattro parole uscire dalla sua bocca. Incapace di elaborare la frase non riuscì a spiccicare una parola. La ragazza continuò a fissarlo con gli occhi che le luccicavano, sperando che dicesse qualcosa. Zayn capì che non poteva continuare a stare in silenzio e decise di dire qualcosa. 

«Oh, sei innamorata di Louis» ripeté semplicemente, cercando di liberarsi del groppo che si era formato in gola e che gli rendeva quasi impossibile respirare. Sunshine annuì continuando a sorridere. «Scommetto che per ora sei super scioccato» scherzò, iniziando a bere il suo caffè. «Se solo sapessi quanto... quanto sono scioccato in questo momento» mormorò passandosi la lingua tra le labbra. «Sei il mio migliore amico e volevo sapere cosa ne pensassi. Secondo te ricambia?» chiese timidamente Sun. «Sarebbe un idiota se non ricambiasse» sorrise Zayn cercando di nascondere il dolore all'altezza del petto non appena sentì la parola 'amico'. 

«Bene, allora dovrei dirglielo...» confermò e si alzò dal tavolo. «Aspetta un attimo» la fermò Zayn, fissandola con i suoi occhi color cioccolato, «per favore, portati questi e ricordati che ci sarò sempre per te!» le ricordò passandole il mazzo di rose rosse. La ragazze sorrise, dandogli un bacio sulla guancia. «Sei un amore, Zayn!» lo salutò uscendo dal bar.

Distrutto e solo, il moro ritornò a sedersi mettendosi la testa tra le mani e respirando pesantemente sperando così di riuscire a trattenere le lacrime che minacciavano di uscire. Zayn non era decisamente un tipo sentimentale ma quella confessione l'aveva decisamente ferito. Si diede dello stupido per non averci pensato prima di intraprendere una relazione con Sun... Prima che arrivasse Louis a portargliela via. Ma dopotutto non poteva odiarlo anche se lo incolpava dell'accaduto, era sempre il suo amico. Deciso tirò fuori il cellulare componendo il numero. «Ascolta, le ho parlato....»

* * *

Sunshine camminava allegramente verso casa sua, o meglio, la casa accanto. Durante il tragitto improvvisamente iniziò a piovere e per la prima volta non le diede fastidio, si beò delle gocce fredde che le cadevano sul suo corpo. Quando arrivò davanti la casa del castano prese un profondo respiro e bussò alla porta con un sorriso stampato in faccia e quando la porta si aprì gli fu proprio Louis davanti e le sembrò di mancare il respiro. «No grazie, non compriamo niente» disse sbattendole la porta in faccia. Avrebbe voluto scoppiare a piangere ma pochi secondi dopo la porta si riaprì e lei cercò di ricacciare le lacrime. 

«Scherzavo, entra» l'invitò il ragazzo. Al ragazzo sembrò di avere un deja-vù: si erano incontrati proprio così per la prima volta, mentre pioveva e lei che gli bussava alla porta completamente fradicia dalla pioggia. Si accomodarono dentro il salone e lei poggiò le rose accanto a sè, sedendosi sul divano. «Sun, sei tutta fradicia! Così rischi di allagarmi la casa. Ti vado a prendere un asciugamano» disse Louis alzandosi per prendere l'asciugamano nel bagno. Sunshine si guardò attorno trovando la casa molto bella, ma la sua attenzione fu catturata da una foto che stava sul tavolo, nascosta malamente sotto un posacenere.

La ragazza spostò l'oggetto e prese la foto tra le mani guardandola: mostrava un Louis sorridente, abbracciato con una bella ragazza mora, anch'essa sorridente. Quando Louis tornò le porse l'asciugamano e Sunshine non esitò a chiedere. «Ma chi è?» chiese lei. «Ma Sun, quello sono io» scherzò come al solito. «Mi era già chiaro, ma chi è lei?» chiese nuovamente, indicando la ragazza nella foto. Il castano prese la foto tra le mani, ammirandola e si passò la lingua tra le labbra. «Lei...? Lei è Eleanor. Bella vero?» Sunshine annuì sorridendo, continuando a guardare Louis negli occhi azzurri, perdendosi dentro. «Eleanor, la mia fidanzata» spiegò.

Crack.

Ecco il rumore che fece il cuore di Sunshine appena sentì quelle parole. Gli occhi di lei iniziarono ad annebbiarsi ma Louis non se ne accorse minimamente perchè continuava a guardare la foto di lui ed Eleanor.«Scusami, sono un vero idiota. Abbiamo parlato di mille cose e ho tralasciato proprio il fatto di raccontarti di lei. Recuperiamo adesso, allora.» 

Prese un profondo respiro, tenendo gli occhi sempre puntati su quella foto. «Convivivamo insieme a Londra da circa un anno ma poi una sera abbiamo litigato e lei se n'è andata, venendo qua a New York dalla sorella. Credo che tu sappia che a volte so essere davvero uno stronzo» ridacchiò, «ad ogni modo sono venuto qua per riprendermi la mia Eleanor e fare pace ma lei non-» Louis si bloccò appena il suo sguardo si posò sul viso della ragazza accanto a lui, pieno di lacrime. «Dai, non piangere. Si sistemerà tutto!» la rassicurò.

La ragazza sentì di non poter stare un altro minuto in quella stanza e si alzò. «Non credo di stare molto bene, è meglio che vada» mormorò con voce spezzata. «E queste?» domandò Louis riferendosi alle rose. «Non sono per te, sono per lo Zio Joe» disse asciugandosi le lacrime con le mani e dirigendosi in cucina e dando le rose all'uomo. Quest'ultimo la ringraziò e le diede un bacio sulla fronte. Sunshine uscì correndo fuori casa, sbattendo la porta. La triste verità era che il suo cuore, non appena aveva imparato amare, fu subito spezzato.

* * *

«Ammettilo che provi qualcosa per lei» lo accusò Zio Joe che aveva assistito alla conversazione. «Provare qualcosa per chi?» finse Louis, cercando di evitare lo sguardo severo dello zio. L'uomo si avvicinò al ragazzo, intimidendolo ancora di più. «Ti sbagli. Io non provo niente per Sunshine» si difese il castano. Nel volto di Zio Joe apparve un sorriso compiaciuto. «Louis, io non avevo accennato in nessun modo il nome di Sunshine.» Louis si morse il labbro. «Ma io non provo niente per lei!» urlò quasi. L'uomo scosse la testa e prese la mano del ragazzo vedendo che aveva l'indice e il medio incrociati tra di loro. Louis stava mentendo. «Sono per te come un padre, non puoi mentirmi» disse sciogliendo le dita del ragazzo. 

«Che dovrei fare secondo te, dirle la verità?!» sbottò, «se nemmeno tu riesci ad accettarlo che lo sai da sempre come... come può mai lei accettarlo?» chiese esasperato ma l'uomo continuava a guardarlo impassibile. «Cosa posso fare, cosa dovrei fare? Dovrei dirle che per la prima volta mi sto innamorando? Dirle che l'amore che provo per lei è forte ma che purtroppo il cuore... Il cuore è debole?» La prima lacrima iniziò a scendere lungo la sua guancia ma non si fermò. «Io non voglio dargli un cuore così debole, non posso! Non posso dirle che quella donna nella foto non la mia fidanzata ma.. ma la mia dottoressa, che combatte giorno e notte per allungarmi la vita e io... Dannazione!» imprecò, dando un pugno contro il muro e calmandosi. 

«Zio, morirò» confessò con il viso pieno di lacrime. L'uomo sgranò gli occhi e scosse ripetutamente la testa, incredulo. «Non è vero. Questo non è vero! Eleanor ha detto.. ha detto che era possibile fare un trapianto e tutto si sarebbe aggiustato!» disse ormai anche lui distrutto da questa conversazione. Joe sapeva benissimo che suo nipote fin da piccolo era malato di cuore ma aveva sempre sperato e creduto che primo o poi la sua salute fosse migliorata. A Louis scappò un piccolo sorriso, poggiando una mano sulla spalla dell'uomo. «Sei come un padre per me, non puoi mentirmi» citò le stesse parole detto precedentemente da lui.

Non esitò ad abbracciarlo e mentre lo stringeva tra le braccia Louis in quel preciso momento sperò che Dio gli dasse abbastanza tempo da vivere per realizzare il suo ultimo desiderio: quello di riuscire ad unire i cuori delle persone a cui teneva più al mondo. Sunshine e Zayn. Chiedeva così tanto di vedere le persone che amava insieme?


 



 

LOOK AT ME!

Care amigesse del corazòn!! (?)
Eccomi di nuovo con il nuovo capitolo tutto sconvolgente...
Vi prego, non odiatemi per come sta andando la storia. 

Scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio travaglio.. Ho dovuto scriverlo
ben 3 volte e correggerlo una decina di volte perchè non mi piaceva mai e ho anche
dovuto rinunciare di usare i POV's dei personaggi
perchè mi si spezzava il cuore scrivendo i loro pensieri e sentimenti. Ritorniamo al capitolo...
1) Ora avete scoperto come promesso che ruolo ha Eleanor in questa storia... (Adoro quella ragazza LoL)
2) Come avete visto Zayn e Sunshine sono stati entrambi rifiutati 
senza essersi nemmeno dichiarati
3) Louis... Bhe del nostro caro
Louis c'è ben poco da dire credo...

Spero che non vi siano serviti fazzoletti a differenza della mia amica
che appena l'ha letto si è messa a piangere (Ahahah pappamolla xD)
Anyway voleva ringraziare le 
17  persone che hanno aggiunta questa stori tra le preferite,
2 tra le ricordate,
11 tre le seguite.
Vi amo, e una grande smack a chi ha recensito riempendomi il cuore di gioia!
Ora credo che sia meglio smetterla di scrivere che lo spazio sta diventando enorme. xD
Ci rivediamo giovedì prossimo con il nuovo capitolo...
Fatemi anche sapere cosa ne pensate di questo recensendo. 

A presto, 

la vostra Cri :)

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 - Burden. ***


   

Durante la prima parte del capitolo troverete una parte di rating rosso, non eccessivo ma pur sempre una scena di sesso. 
Per chi non gradisce, appena vedrete la stellina in rosso (*) significa che inizia e finisce quella scena quindi può eventualmente saltare quel tratto.
La storia verrà capita anche se salterete quella parte, comunque.
Buona lettura.

-BURDEN-

Il buio iniziò a non preoccuparlo più di tanto anche se la piccola luce del abatjour illuminava fiochemente la stanza. Dopo 4 bicchieri di scotch non faceva neanche più caso che il sole era tramontato e che iniziava a fare freddo. Ma non gli importava niente di essere a petto nudo perchè ora, quella camicia rossa, gli avrebbe per sempre ricordato quello che era successo quel pomeriggio al bar. Il rifiuto indiretto di Sunshine, il dolore e la preoccupazione di vederla abbracciata ad un altro uomo che non fosse lui lo stavano divorando dall'interno.

Lasciò cadere la testa al bordo del divano sentendo un tremendo giramento dei testa. Sospirò e chiuse gli occhi. Il campanello della portò lo costrinse ad alzare il capo e di sbattere ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco la stanza buia. «Armanda, apri quella cazzo ti porta!» urlò alla domestica ma nessuno rispose; la donna se ne era andata già ore fa. Intanto il campanello continuava a suonare violentemente, infastidendo il moro.

Sbuffando si alzò dal divano e con due falcate arrivò alla porta aprendola sgarbatamente. «Chi è quel coglione che mi ro-» Zayn non riuscì a finire la frase perchè quello che vide gli spezzò il cuore di quanto non già fosse: Sunshine con il viso bagnato da lacrime davanti a casa sua che lo guardava con uno sguardo mai visto prima. Il moro aprì la bocca cercando di dire qualcosa ma invano, non riuscì a dire nemmeno una parola. A quel punto Sunshine decise di portare le braccia attorno il collo del moro attirando il viso di Zayn al suo e premendo le labbra contro quelle di sue, baciandolo.

Baciò ripetutamente le labbra del moro che non sembrava di voler ricambiare il bacio, ancora leggermente sconvolto. Zayn iniziò ad indietreggiare andando a finire sul divano ma lei continuava a stargli addosso e data l'occasione si posizionò a cavalcioni su di lui. In un altro momento, Zayn, avrebbe ceduto alla tentazione, ma in quel momento si sentiva come obbligato a respingerla. Cercò di allontanarla con le mani, ma finì con toccarle il seno e Sunshine lo prese come un segnale d'approvazione e quindi continuò a baciarlo facendolo stendere e rimanendo a cavalcioni su di lui. Una vocina continuava a dirgli che era sbagliato, che non doveva approfittarsi dell'amica anche se era lei stessa a chiederlo.

Ma il suo corpo non riusciva a smettere di assecondarla. «Ti prego, Zayn» supplicò la ragazza, continuando a stargli seduta sopra e lasciando dei segni violacei sulla sua pelle ambrata. Riusciva a sentire, sotto di sè, l'erezione di Zayn sempre stringere di più nei pantaloni. Sunshine iniziò a lasciargli leggeri baci al petto, ammirando ogni singolo tatuaggio e scendendo lentamente verso il basso. Lui si lasciò sfuggire un gemito non appena con le labbra gli sfiorò il fianco, proprio dove aveva tatuato il cuore nero. Ormai aveva perso completamente la testa e decise di voler fare le cose per bene e quindi si alzò dal divano tenendola per le cosce, portandola in camera e poggiandola sul letto morbido e si disfò dei jeans neri che indossava.

Afferrò, deciso, il top rosso di lei e glielo sfilò. Le sfiorò il fianco con l'indice e il medio della mano sinistra, facendole venire la pelle d'oca prima di sfilarle anche completamente il jeans. Sun alzò leggermente il bacino cosicché il moro potesse sfilarle meglio jeans e slip. «Non hai idea di quanto ti desideri» le sussurrò prima di baciarla dietro l'orecchio. «Zayn» gemette. La guardò negli occhi e poi ricominciò a baciarla sul collo e labbra giocando con la sua lingua prima di penetrarla.

Quando entrò in lei, Sun inarcò la schiena all'indietro lasciandosi andare ad un'onda di piacere quasi infinita. Entrava ed usciva da lei con un ritmo regolare ed abbastanza lento, ma che Sunshine sembrava gradire dati i continui gemiti. Accelerò un po' il ritmo aumentando la profondità delle spinte e dopo pochi minuti arrivò all'orgasmo lasciandosi completamente andare. *

 

* * *
 

Nemmeno il getto di acqua fredda riusciva minimamente a calmare Zayn. In quel momento si sentiva terribilmente 'sporco' per quello che aveva appena fatto; aveva fatto sesso con la sua migliore amica e, nonostante ne fosse innamorato ed aveva apprezzato ogni gesto da parte della mora, continuava a ripetersi di aver fatto una cosa terribilmente sbagliata. Decise di uscire dalla doccia e si mise un asciugamano attorno alla vita, abbandonando il bagno e tornando in camera da letto dove prima stava dormendo Sunshine. Quando arrivò l'unica cosa che trovò fu il letto disfatto e completamente vuoto.

Avrebbe voluto urlare in quel momento per la rabbia ed il dolore che stavano avendo la meglio su di lui. Sentì dei rumori provenienti dalla cucina e siccome era fin troppo presto era più che sicuro che non fosse la cameriera Armanda. Con due falcate arrivò in cucina e quando la vide trattenne il respiro. Vide la ragazza in intimo seduta per terra con il capo abbassato, con le forbici in mano e circondata da pezzi di stoffa della sua maglietta rossa. L'aveva tagliata in mille pezzi. La mora alzò la testa accorgendosi della presenza di Zayn. «Oh scusa, ora raccolgo tutto» disse abbozzando un sorriso e spostando i capelli dal viso evidentemente umidi per via delle lacrime. 


Iniziò a raccogliere i pezzo sparsi per il pavimento ed il ragazzo si chinò davanti a lei poggiando la mano sulla sua che era intenta a raccogliere un altro pezzo di stoffa. «Non fa niente, davvero» mormorò. Sunshine lo guardò negli occhi e dopo qualche secondo si fiondo tra le sue braccia iniziando a singhiozzare. «Shh, va tutto bene» la rassicurò Zayn carezzandole dolcemente la nuca. In quel momento le mani calde di Sun scorrevano lungo la schiena nuda del moro provocandogli brividi. «E' stato uno sbaglio» sussurrò all'improvviso Sun staccandosi dalle braccia di Zayn. 


«Quello che è successo stanotte è stato solo un stupido sbaglio. Un mio capriccio» spiegò tenendo il capo abbassato, non avendo il coraggio di guardare il moro in viso, «sono stata rifiutata e non l'ho accettato. Non sarei dovuta venire qua a sfogarmi con te. M...mi dispiace.» Zayn continuava a tenere lo sguardo su di lei sentendosi andare a pezzi. Quindi Louis l'aveva rifiutata e lui era stato soltanto la sua fottuta seconda scelta? Cosa doveva fare, come doveva reagire?
 

Si alzò senza dire una parola e si diresse nella camera da letto per vestirsi. «Zayn» lo chiamò Sun allo stipite della porta, forse per una risposta, forse per qualunque altra cosa. Il moro si girò verso di lei fingendo un sorriso. «E' tutto apposto, sul serio. Non sei la prima donna che viene da me dopo delusioni varie. Ci ho fatto l'abitudine» si sforzò a dire cercando di restare lucido, «ora per favore vestiti e vattene. Vorrei stare un pò da solo.»

Ovvio che Zayn aveva avuto infinite storie con donne già impegnate con coi passava una notte di fuoco dopo una delusione da parte del marito/fidanzato, ma in quelle storie non ci erano mai stato in ballo sentimenti, a differenza della scorsa notte passata con Sunshine. La ragazza non rispose, raccolse i suoi jeans e se li infilò ma, ovviamente, era rimasta senza maglietta dopo averla squartata in mille pezzi in cucina. «Tieni.» Zayn le porse la camicia rossa che odiava sperando che, non appena Sunshine uscisse con addosso quella camicia, portasse anche via i ricordi che erano legati ad essa.

La ragazza si abbottonò l'ultimo bottone e si infilò le scarpe, dirigendosi all'uscita dell'appartamento del pakistano. «Ti vorrò sempre bene, Zayn» gli ricordò prima di chiudersi la porta alle spalle e lasciando il ragazzo completamente solo. Zayn si sentiva ferito nel profondo, desiderava soltanto di poter cancellare ogni sentimento che si potrebbe provare.

Non solo non poteva averla come ragazza ma ora l'aveva anche probabilmente persa come amica ed il bello era che non sapeva a chi dare la colpa: A Sunshine per essere stata così egoista e stronza da rifugiarsi nel letto del migliore amico dopo il rifiuto da parte di un altro ragazzo oppure la sua, per non essere ancora riuscito ad esprimerle i propri sentimenti e di essersi lasciato andare data la situazione. 

 

Never felt like this before
Are we friends
Or are we more as
As you walking
Towards the door
I'm not sure.

 

La vibrazione rumorosa del suo iphone lo riportò alla realtà, girandosi verso il comodino per afferrare il cellulare e rispondendo. «Pronto?» «Figliolo, sono io! Come stai?» chiese l'uomo al telefono. Zayn alzò gli occhi al cielo; era proprio una delle persone con cui non voleva parlare in quel momento. «Ciao papà» rispose semplicemente. «Jawaad, è molto tempo che non passiamo del tempo insieme, che ne dici di passare un attimo dall'azienda a trovare il tuo vecchio?» domandò gentilmente Yasar. 


«Non ho più quindici anni, non ho bisogno di passare del tempo con te» sbottò seccato. «Dai non fare il bambino, ti aspetto all'azienda. Se possibile vieni verso le otto appena chiudiamo. Ciao.» Zayn riattaccò la chiamata senza neanche salutarlo. Non che avesse un brutto rapporto con il padre o genitori, anzi, ma non aveva nessunissima voglia di incontrarlo.

 

* * *

 

Se le cose sarebbero continuate così all'infinito Sunshine era più che certa che prima o poi si sarebbe trovata dentro una clinica psichiatrica. Il fatto che lei andò dalla migliore amica per farsi consolare e raccontarle l'accaduto con finendo a fare proprio l'esatto contrario non era proprio il massimo. Megan aveva fatto come promesso ed era andata a parlare con Isaac, per chiarire finalmente il loro tipo della relazione. In poche parole uscivano insieme, andavano a letto ma se la doveva presentare diceva che era soltanto una buona amica
 

«Fazzoletto!» le urlò Meg che aveva il naso che le colava. Sunshine senza parlare uscì un fazzoletto dal pacchetto passandolo all'amica. La ragazza si soffiò rumorosamente il naso facendolo diventare rosso e tornando a piagnucolare. «Calmati e dimmi cosa vi siete detti» la incoraggiò Sun. La mora tirò su col naso guardandosi il fazzoletto tra le mani. «Gli ho detto che volevo sapere che tipo di relazione avessimo e vuoi sapere cosa ha risposto quella testa di cazzo?» 


Sunshine semplicemente annuì aspettando che l'amica continuasse. «Ha detto che non ha mai voluto avere una relazione seria con me e che la prossima settimana sarebbe partito in giro per l'America, per pubblicizzare la sua band. Quale emerita idiota chiamerebbe mai la sua band Death Memos?! Avrei voluto riempirlo a schiaffi!» si sfogò. «Dai non agitarti, puoi sempre riprovarci con Joshua» cercò di consolarla Sun ma si beccò soltanto una occhiataccia da parte della bionda.

«Ma io voglio Isaac! Sai che faccio ora? Vaffanculo uomini, vaffanculo sentimenti. D'ora in poi per me esiste solamente tu ed i miei cappuccini con extra panna zuccherata» disse fiera alzandosi dal divano e dirigendosi in bagno per ripulirsi il viso. Sunshine avrebbe voluto essere come lei ma purtroppo il muro che era riuscita a costruire attorno al suo cuore fu abbattuto da un piccolo Folletto con gli occhi azzurri.

 

LOOK AT ME

So di essere in ritardo di due giorni ma ho avuto parecchi impegni e sono riuscita a metterlo solo ora.
Scusatee D:
Alloraaaaaa
In questo capitolo con compare Louis e mi sento un pò in colpa.. Perciò il mio amato Folletto non c'è?
Dopo questa notte il rapporto tra Zayn e Sunsine cambierà
Forse in peggio forse in meglio chi lo sa...
ma una cosa è sicura: non scriverò mai più una parte così hot.
Non ci riesco e mi vergogno da morire, insomma.
Ad ogni modo nel prossimo ci sarà sicuramente Louis e un pò meno invece Sunshine...
...Passiamo ad altro....
Ringrazio alle 
22 persone che hanno la mia storia orrenda nella preferite
2 tra le ricordate e
16 tra le seguite... VI AMO. <3
Un enorme dankeschoen a chi ha commentato, lo apprezzo tantissimo!! :'D
Ovviamente amo anche le lettrici silenziose, ma vorrei che fossero più attive. ;)
Ora basta, ho parlato troppo e inoltre devo uscire che finalmente siamo a sabato yoooooo..
I LOVE SATURDAY.
Vi saluto amigi del corazòn..

A presto
la vostra Cri :)

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 - Choices. ***


 

-CHOICES-

SUNSHINE'S POV
 
Avevo pianto? Forse. Avevo fissato la parete troppo a lungo? Può darsi. Avevo urlato? No. Nessuno mi avrebbe capito. Urlare con tutta la voce che avevo in corpo sarebbe servito soltanto a farmi sentire dal vicinato ed era proprio questo che volevo evitare a tutti i costi. Avevo perso le due persone a cui tenevo di più al mondo in un arco di neanche 24 ore. Non tutti avevano un talento del genere, potrei entrare nei primati di Guiness World Records 2014, in effetti.
Avevo una tremenda paura di affrontare Zayn, perchè dopotutto ero proprio io quella che criticava il suo modo di vivere ed il fatto di essere soltanto la seconda scelta delle donne insoddisfatte. Solo adesso mi rendevo conto di aver fatto la stessa cosa che facevano quelle donne con Zayn, ed era per questo per cui mi vergognavo anche solo per guardarlo in faccia. Insomma, avevo gettato via due anni di amicizia in una notte, solo perchè il ragazzo di cui ero innamorata aveva una fidanzata. Non riescivo a capire quello che provavo, quello che desideravo: sapevo solo che nella mia mente c'era quei occhioni azzurri che eramo lontano un miglio da quelli miei.
Sentivo la sua mancanza -come quella di Zayn-, ma averlo intorno mi avrebbe fatto solo più male. Temevo che, se per caso fossimo insieme, Louis mi chiedesse dei consigli su come poter riconquistare la sua Eleanor ed io non saprei come reagire: Opzione A. Mettermi ad urlare e piangere fino allo svenimento; Opzione B. Prenderlo a pedate nei genitali e scrivergli con penna indelebile 'I'm a idiot' nella fronte. C'era l'imbarazzo della scelta ed odiavo non saper decidere quindi era meglio tenere le distanze. Tirai un altro tiro dalla sigaretta, osservando dallo stipite della portafinestra l'erba fin troppo lunga, i fiori appassiti e la terra secca del nostro giardino. 
«Nonna, perchè diavolo non la tagli questa erba!» urlai dentro casa ma l'unica risposta che ricevetti fu un "Fallo tu e renditi utile"
Probabilmente mi odierò a vita ma per la prima volta decisi di ascoltare le parole di quella strega e quindi gettai il mozzicone della sigaretta per terra, anche se poi mi sarebbe toccato raccoglierlo, ed andai a prendere il tosaerba che stava nel garage, trascinandolo in quella foresta amazzonica definito comunemente giardino e premetti più volte il bottone on/off, domandandomi perchè non si accendesse. 
«Devi infilare la presa, Sun!» mi informò Rachel tirando il lembo della mia maglietta e mostrandomi il cavo che aveva in mano.
Mi schiaffeggiai da sola la fronte; insomma, perfino Rachel era più sveglia di me ed aveva soltanto cinque pulciosi annetti. Una volta infilato la presa nella ciabatta elettrica, il tosaerba iniziò a fare un rumore assurdo che fece ridere sia me che la piccola Rachel. Iniziai a spingere il tosaerba vedendo dopo qualche passo la scia di erba corta dietro di me. 
«Io pure voglio!» urlò lei volendo utilizzare l'attrezzo. 
«Fatti dare da John un sacchettone e raccogli l'erba tagliata!» le dissi e subito corse in casa.
Avevo in mente grandi piani con quell'erba. Magari l'avrei fatta seccare spacciandola per un tipo di droga e facendo un mucchio di soldi, oppure potevo sostituirla alle piume del cuscino di mia nonna, facendola urlare durante la notte perchè si ritrovava il letto pieno di insetti schifosi. Anche questa volta entrambe le opzioni erano allettanti e come al solito non riuscivo a decidere, miseriaccia!
 «Ecco! Mi metto qua così mi vedi!» mi informò Rachel, sventolando il sacchetto davanti al mio viso e inginocchiandosi per terra iniziando a raccogliere l'erba con le sue piccole manine. Continuai a spingere e quando girai il tosaerba per iniziare una nuova striscia il mio sguardo fu catturato dalla finestra che stava accanto a quella mia, facendomi perdere il respiro: Louis mi stava osservando.
 
* * *
 
LOUIS'S POV
 
Merda, mi aveva visto. Ma ormai che mi aveva visto non potevo più nascondermi, sarebbe da stupidi. La stavo osservando, da forse un'eternità, da questa finestra vedendola fare sforzi per spingere il tosaerba, imprecare perchè i capelli le cadevano continuamente davanti il viso e perfino sfruttare sua sorella per dimezzare il lavoro. Ma in tutte queste cose mi sembrava incredibilmente bella. La piccola Rachel agitò la mano salutandomi ed io le sorrisi, ricambiai e poi ritornai a guardare Sunshine che fece un sorriso strafottente. 
«Louis, amore, aiutaci a tagliare l'erba così Sunshine la smette di diventare tutta rossa!» disse la bambina. Con il dito le feci capire che tra un minuto sarei sceso ed ora mi tormentava il dilemma: scendere e stare con Sunshine e sentirmi morire dentro oppure stare dentro e fare finta di niente e sentirmi morire dentro lo stesso. Alla fine il risultato era sempre quello quindi perchè restare dentro queste quattro mura? Scesi velocemente le scale, uscendo dal mio giardino che stava proprio accanto a quello di Sun e scavalcai il suo stoccato, trovandomi ora dentro quello della famiglia Carter. Rachel mi corse all'incontro. «Mogliettina!» dissi allargando le braccia per poter accogliere Rachel in un abbraccio e le stampai un bacio tra i capelli. 
«Pretty Woman» salutai Sunshine ma lei mi fulminò soltanto con lo sguardo. 
«Sai, le persone normali entrano dalle porte e non scavalcando da un giardino all'altro. Idiota» replicò lei, evidentemente irritata. Già me lo sentivo, non tornerò vivo a casa dopo quello che era successo martedì scorso. Era da quel giorno che non avevo sentito nè lei nè Zayn. Non avevo la più pallida idea come il povero Zayn stia ma potevo immaginarlo: precisamente come me e Sunshine, intrappolato in questo vincolo cieco dove tutti e tre eravamo disposti a donare amore ma purtroppo per un motivo o l'altro non ci era concesso.
«Se proprio devi restare qua renditi almeno utile e taglia tu questa schifosa erba essendo che sei tu l'uomo tra noi! Sù forza, muovi quelle chiappette!» ordinò Sunshine, rubando chiaramente la citazione di sua nonna Rose riguardo al rendersi utile. Si allontanò dal tosaerba prendendo i guanti ed iniziò a tirare fuori le radici dei fuori appassiti. Iniziai a spingere e mi meravigliai di come Sunshine ce l'avesse fatto a far muovere questo tosaerba. Cazzo, peserà una mezza tonnellata! 
 
* * *
 
Il sole ormai era tramontato e Rachel si era ritirata da un bel pò quindi io e Sunshine completammo da soli tutti il lavoro in questo solo pomeriggio. Entrambi completamente sudati ed esausti eravamo stesi sull'erba fresca complimentandoci del nostro lavoro. 
«In fondo ho sempre pensato che non sei del tutto inutile» ammise Sun tenendo lo sguardo verso l'alto ammirando le stelle. Avevo notato che tutto il giorno aveva evitato il mio sguardo, mandando Rachel al posto suo per chiedermi aiuto e standomi possibilmente lontano. Sapevo perfettamente come si ci sente ad avere la persona che si ama davanti gli occhi e non poterla afferrare e stringere tra le braccia per il resto della vita. Avrei voluto dirle di farlo ma non potevo. Avevo paura, avevo paura di stringerla troppo forte e che quando lei mi avrà donato il suo cuore il mio smetterà di battere, facendola stare peggio di come stava ora. 
«Su questo non c'era mai stato dubbio» scherzai, tirandole un guanto completamente infangato di terra in testa. Spalancò la bocca, voltandosi lentamente verso di me e facendomi ridere per la faccia assurda che aveva in quel istante.
Purtroppo come vendetta mi svuotò addosso il sacchetto dell'erba che io avevo tagliato facendo dei sforzi disumani. Schifato guardai l'erba che si infiltrava dentro i miei vestiti, raccogliendone un pugno e la strofinai in faccia a Sunshine, facendola urlare. 
«Qua il Folletto verde sei tu, non io!» si lamentò. Prepotentemente afferrò il lembo della mia maglietta per ripulirsi la faccia. 
«Bhè, almeno ora Hulk ha trovato una moglie degna per lui» risi. Spalancò gli occhi e mollò la mia maglietta, portando le mani attorno al mio collo intenzionata a strozzarmi per finta -almeno così supponevo-. Abilmente le spostai una gamba facendole perdere l'equilibrio e mi trascino con a sè, facendoci ritrovare entrambi stesi nuovamente uno accanto all'altro sul prato. Vedevo il suo petto alzarsi e abbassarsi irregolarmente, scrutandomi con i suoi occhioni marroni. Il suo viso era a cinque centimetri distante dal mio e mi sentivo andare a fuoco. Continuava a fissarmi per una manciata di secondi prima avvicinare lentamente il suo viso verso il mio, chiudendo gli occhi. Oh merda, non poteva accadere, non potevo cedere così! Serrai gli occhi quando fu quasi sul punto di baciarmi e mi stupii di me stesso quando le mie labbra non incontrarono quelle di Sunshine; avevo trovato le forze di mettere la mano davanti la mia bocca, facendole baciare il dorso della mano invece delle mie labbra. Aprì gli occhi quasi delusa. 
«Louis» sussurrò. Quanto avrei voluto in questo momento baciarla e rotolarmi su questo prato con lei, ma non potevo.
«Non posso. Eleanor» riuscii a dire come scusa più plausibile, dandole una bacio sulla guancia ed alzandomi, scavalcando il stoccato tra i nostri giardini ed entrando in casa chiudendomi la porta alle spalle. Terrorizzato portai una mano sul petto per paura che il cuore da un momento all'altro mi sarebbe potuto scoppiare.
 
* * *
 
ZAYN'S POV
 
In questo posto c'era decisamente troppo caldo. Vedevo i corpi delle ragazze muoversi contro l'asta di metallo facendo qualche acrobazia e movimento sensuale. Non capivoil motivo perchè mio padre mi aveva portato proprio in questo posto. Non che mi dispiaceva, ma non era il momento adatto. Sdegnato distolsi lo sguardo dalla ballerina di fronte a noi per osservare lo sguardo divertito di mio padre che rideva come un piccolo depravato. Sveglia papà, quella potrebbe essere tua figlia! , pensai, ma io non ero di meglio essendo che andavo con donne che potevano benissimo avere l'età mia madre. 
«Mi spieghi perchè ci troviamo qua?» chiesi scocciato. 
«Tante ragazzone nude, divertiti!» rispose entusiasta mio padre, indicandomi la ragazza che ballava. 
«A me questi posti non divertono, papà!» risposi a tono. Mio padre si portò la mano davanti la bocca e scosse debolmente la testa come se avessi appena bestemmiato. 
«N...non ti divertono? S...sei sicuro di stare bene?» balbettò. Dio, ora mi tocca pure l'interrogatorio dal mio vecchio. No, mi sento una merda e ho il cuore a pezzi, questa sarebbe stata la mia risposta ma ovviamente non potevo dirlo.
«Certo che sto bene, non capisco perchè ti preoccupi» borbottai. 
«Bhe, sai, Armanda mi ha detto... Mi ha detto...» 
«Cosa ha detto di nuovo la nostra cara Armanda?» sbuffai. Quella messicana clandestina gli avrà di sicuro detto che avevo buttato la giacca orrenda che mi aveva regalato per natale. Brutta strega grassa, appena andrò a casa preparati le valigie che tornerai nel tuo amato Messico! 
«Mi ha raccontato che sei innamorato.» Ah, tutto qua? D'accordo Armanda potevi restare per un altro po' in america. 
«Non ha importanza, papà. Non è corrisposto» confessai amaramente. Ora mi toccava pure parlare con la vita sentimentale con mio padre. Zayn, eri caduto veramente in basso. 
«Grazie al cielo» sospirò con sollievo. 
«Grazie al cielo un cazzo! Ti sto dicendo che sono innamorato, vorrei magari anche sposarmi e avere dei mocciosi e l'unica cosa che sai dire è grazie al cielo?!» sbottai alzando leggermente la voce e mio padre sgranò gli occhi. 
«B...bambini? Sei sicuro che sia possibile?» domandò con un leggero tremore nella voce. 
«Certo, bambini! Perchè non dovrebbe essere possibile?!» 
«No giusto, hai perfettamente ragione in America tutto è possibile. Ora mi tocca pure avere un genero» mormorò deluso. Genero? Ma dove? Ma chi?
«Genero?» Lui posò lo sguardo sulla ballerina che stava scendendo dal palco e poi tornò a guardare me. 
«Sì, un genero. Armanda mi ha raccontato che ti ha vista più volte con un... Bah, non ha importanza cosa mi ha raccontato» tagliò corto Yasar. 
Allora raccogliendo vari dati: 1. Armanda pensava che fossi innamorato; 2. Mio padre pensava che io non potevo avere figli; 3. Genero.
Oh, merda. Far ritornare Armanda solamente in Messico mi sembrava fin troppo buono. Avrei voluto farle mangiare a vita Tacos in modo da provocarle una diarrea cronica e chiuderle tutte le porte di ogni bagno esistente in questo mondo.
«No, Dio mio! Sono innamorato in una donna, si chiama Sunshine! Ehi, sono normale. Non sono gay, normale!» 
«Normale!» ripeté mio padre dandomi il cinque. 
«Ma allora dove sta il problema?» mi chiese. 
«Lunga storia» lo liquidai cercando di evitare di riaprire le ferite ancora troppo fresche. 
 
* * *
 
Mio padre parcheggiò la sua audi nera dell'ultimo modello e la fermò velocemente con la chiave automatica. Guardai l'enorme casa bianca di fronte a me. Non era cambiata di una virgola. Il nostro solito maggiordomo aprì la porta con il solito sorriso falso che portava anche due anni fa. 
«Gordon!» dissi dandogli una pacca sulla spalla. Ricordavo come se fosse ieri quando presi le sue scarpe nere appena lucidate e le riempii di senape facendogli credere che fosse... insomma avete capito. Bei ricordi.
Gordon non si scompose e fece soltanto un piccolo cenno col capo. 
«Signorino Jawaad» farfugliò serio come sempre. Gli passai davanti e mi diressi nell'enorme salotto dove trovai mia madre a discutere animatamente con due donne. Una gli porgeva un vassoio con diversi dolci, l'altra diversi abiti con tanti tipi di fantasie a fiori. Appena mi vide fece allontanare le donne e mi venne all'incontro abbracciandomi. 
«Jawaad!» alzai gli occhi al cielo. Odiavo essere chiamato in quel modo. 
«Mamma, non chiamarmi così!» replicai. Trisha sorrise stampandomi un bacio sulla guancia, poi andò a sedersi accanto a mio padre sul divano. Io feci altrettanto sedendomi nella poltrona di fronte a loro. Nessuno parlava, mi sentivo come se fossi in un interrogatorio dove l'unica cosa che si sente era il ticchettio delle lancette dell'orologio. 
«Bene, come sai tra qualche mese io e tua madre festeggeremo i nostri 25 anni di matrimonio e ci sarà una festa in grande stile» iniziò finalmente mio padre, guardando in viso mia madre come se cercasse un suo appoggio nel discorso, «quindi ti servirà un'accompagnatrice!» Aggiunse mia madre. Alzai gli occhi al cielo sbuffando rumorosamente.
«E dato che la faccenda riguardo al "genero" è stata risolta perchè non parliamo di una possibile nuora che porterai quella sera?» disse facendo il segno delle virgolette con le dita alla parola genero. 
«Papà, ti ho già detto che è inutile parlarne lei-» Non riuscii a finire la frase poichè mio padre si alzò prendendomi per il braccio e trascinandomi verso il nostro giardino. 
«Bla bla bla.. Chi ha parlato di quella Moonlight o come cavolo si chiami. Te l'abbiamo trovata noi la ragazza perfetta per te, Jawaad!» annunciò con un sorriso a trentadue denti. Per chi mi avevano preso? Cazzo, avevo 21 anni e non serviva che i miei genitori mi servino le ragazze 'perfette' su un piatto d'argento.
«Non mi interessa, io-» Nuovamente non riuscii a completare la frase e questa volta fu qualcosa di diverso di una stretta al braccio da mio padre. La ragazza che osservava i fiori del melo che cresceva nel giardino si voltò, con tanto di vento e raggi di sole, proprio come accade nei film di Hollywood. Vidi la scena a rallentatore mentre la ragazza dai capelli rossi ed occhi chiari si avvicinava verso di noi ancheggiando con i fianchi a passo spedito finchè non me la trovai di fronte.
«Ciao, Jaguar» sorrise la rossa e mi accorsi di avere ancora la bocca completamente spalancata. Non mi resi neanche conto che la ragazza avesse sbagliato il mio nome, scambiandolo per una marca d'auto. Mio padre cinse il braccio attorno la spalla della ragazza, scuotendola leggermente. 
«Che ne pensi di Heather? Niente male, eh» disse facendomi l'occhiolino. 'Fanculo a quello che ho detto prima riguardo il piatto d'argento. In fondo che male c'è trovare la ragazza perfetta senza il minimo sforzo? La mia testa pensava questo ma probabilmente, anzi sicuramente, il mio cuore no.
 

LOOK AT ME!

ASDFGHJKL *-*
Era da una vita che aggiornavo, scusateee, ma ho avuto molti impegni tra scuola e lavoro
 quindi potuto scrivere il capitolo solo ieri sera ma per farmi perdonare l'ho fatto bello lungo...
Inoltre oggi è il mio Sweet seventeen quindi volevo autoregalarvi un capitolo. (?)
Ora io e Harry ci togliamo due anni per due giorni, dopo di chè torneremo di nuovo ad avere 1092 giorni di differenza ahahahah
Dunque il capitolo....
Bhè, penso che sia soltanto un piccolo capitolo di passaggio e il prossimo sarà più interessante.
E poi non so perchè sembra che i miei capitoli abbiano le mestruazioni.. Insomma, prima sono serio con qualche battutina, poi deprimente da tagliarsi le vene e ora di nuovo divertente con qualche velo di tristezza. Un incchiappo enorme! xD
Vi saluto che c'è una festa che mi aspetta!!
Baci Cristina :)
Twitter: @imyoursmaljk



Pss: Alcune ragazze mi hanno chiesto in chat privata il mio paese d'origine quindiiii...
Ecco, vengo dalla Germania ma tutti i miei famigliari sono di origine siciliana e ora vivo, appunto, in Sicilia. Mistero risolto, un abbraccio. Adam. ;)

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 - Temptation. ***



-TEMPTATION-

NARRATORE'S POV
 

Zayn stava iniziando a sudare, a diventare sempre più nervoso. Eppure si trovava in una normalissima situazione, ma per lui era tutt'altro che normale. Insomma, essere a cena con i propri genitori e la presunta ragazza non era poi tanto grave... A meno che questa ragazza era seduta vicino al ragazzo e gli toccava maliziosamente il cavallo da sotto il tavolo. Zayn cercò di mangiare qualche boccone del pollo che sua madre aveva preparato ma una volta messo in bocca, iniziò a tossire, battendosi il pugno al petto; Heather aveva aumentato la stretta facendogli andare il pollo di traverso. Dopo aver bevuto abbondantemente acqua si girò verso la ragazza che gli fece un sorriso beffardo.
«Scusate, ma ho proprio bisogno di andare in bagno» annunciò, alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso il lungo corridoio. Appena arrivò in bagno aprì il getto d'acqua del rubinetto e si sciacquò il viso con acqua fresca e guardò il suo riflesso nello specchio.
«Ce la puoi fare, Zayn. Tieni duro» parlò a sè stesso, cercando di incoraggiarsi. Quella Heather lo stava facendo uscire di testa. Nel vero senso di parole, cioè negativamente. Ovviamente sì, provava un certa attrazione fisica verso la rossa e ci era già andato a letto durante queste due settimane, ma la rossa non gli lasciava aria da respirare. Era troppo soffocante e cercava in tutti i modi di sedurlo, a tal punto che Zayn a volte pensava che fosse ninfomane. Per quanto tempo ancora sarebbe stato in grado di reggere questa situazione? Forse continuava a starci per fare contenti i suoi genitori e fargli festeggiare le loro nozze d'argento tranquillamente, facendogli credere che il loro unico figlio avesse finalmente trovato l'anima gemella. Oppure in fondo cercava di colmare il vuoto dentro di sè che la ragazza mora gli aveva procurato. Già, la piccola Sunshine non l'aveva semplicemente rifiutato ma gli aveva anche spezzato il cuore in mille pezzi. In queste due settimane aveva avuto parecchio tempo per pensare: du di sé, su Sunshine e perfino su di Louis. In fondo gli sarebbe piaciuto continuare a essere il suo amico di sempre, opprimendo i suoi sentimenti e fingendo che non fosse mai successo niente, ma l'orgoglio glielo impediva. All'improvviso sentì qualcuno bussare.
«Jaguar, tesoro, tutto bene?» domandò la rossa. Zayn sbuffò. Possibile che in quasi un mese continuava a chiamarlo come se fosse una macchina? «Possibile» mormorò il moro rispendendosi da solo. Allungò la mano verso l'asciugamano per asciugarsi il viso e quando l'allontanò dal viso si ritrovò di fronte Heather con un sorriso da trentadue denti. Zayn cacciò un urlo, facendo sobbalzare la rossa.
«H...Heather? Che ci fai dentro il bagno?» balbettò. La ragazza prese a giocare con un ciuffo dei capelli corvini di Zayn, agitandolo ancora di più.
«Mi sentivo in imbarazzo senza di te e quindi i tuoi mi hanno mandata a cercarti» spiegò, iniziando a disegnare dei cerchi immaginari con il dito sul petto muscoloso del moro, «Poi tu non hai risposto al mio tutto bene e ho deciso di entrare.» Zayn s'irrigidì sentendo che con l'altra mano gli aveva stretto la natica. «Jaguar... Già che siamo qua, io e te soli, pe-» Il moro la interruppe vedendo aveva portato entrambe le mani verso la sua cintura per slacciargliela.
«M..magari dopo. Devo scendere, sto ancora morendo di fame» la congedò, uscendo velocemente dal bagno e lasciandola da sola. Non riusciva a stare a passo con la rossa. Aria, gli serviva decisamente aria.

* * * 

L'odore di disinfettante gli stava dando la nausea più del solito, ma in fondo ci era abituato. Eleanor gli aveva chiesto di camminare per 10 minuti sul tapis roulant, per vedere la frequenza dei battiti cardiaci. Nonostante in tutti quei anni di cura, non era ancora riuscito a capire dal monitor quanto il suo battito era nella norma o meno, quindi doveva aspettare alla mora per sapere i nuovi risultati. Tirò un sospiro; non gli andava proprio camminare sul quell'attrezzo per poi forse ricevere altre brutte notizie. La maniglia si abbassò ed Eleanor varcò la porta, posizionandosi accanto a Louis.
«Che hai, Louis? Ti vedo silenzioso oggi, ti è morto il gatto per caso?» disse la dottoressa premendo vari pulsanti sul monitor.
«Oggi è per caso prendiamo-tutti-per-il-culo-Louis-day?» domandò sarcasticamente Louis. Eleanor ridacchiò, iniziando a staccargli quella specie di cerotti che gli aveva attaccati al petto nudo.
«Non dovresti agitarti così tanto, la mia era solo una domanda. Ti vedo in sovrappensiero» spiegò con tono basso. Louis s'irrgidì all'istante: era così evidente che perfino lei se ne era accorta, senza neanche averlo guardato negli occhi? La ragazza ormai lo conosceva da quando erano adolescenti, solo che lei aveva qualche anno in più di lui. Avano frequentato insieme i corsi di piscina quando ancora entrambi vivevano ancora in Inghilterra, ma dopo che lei ebbe conseguito la laurea, poco dopo le offrirono un posto di lavoro a New York che lei ovviamente non rifiutò.
«Sono solo... Preoccupato» mentì.
«Oh Lou, non dovresti esserlo. Sai che stiamo cercando di tutto per aiutarti ma le liste sono infinite» cercò di rassicuralo, estrendo dalla tasca del camice una penna per prendere appunti sulle frequenze. Ovviamente Eleanor capì che Louis era preoccupato di non ricevere in tempo un cuore 'nuovo', ma la sua preoccupazione era ben un'altra. Il castano, ormai, aveva accettato il suo destino ma era di più preoccupato di non riuscire a compiere ciò che si era promesso: doveva far unire i cuori di Zayn e Sunshine, così almeno potrebbe morire in pace con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono nella sua breve vita. Sapeva che Zayn amava molto Sunshine, ma quando trovò il suo volto con quella ragazza dai capelli rossi stampato sul giornale, non ci vide più dalla rabbia. Come poteva essersi dimenticato di lei in così poco tempo e per giunta con una rossa? A Louis non erano mai andate a genio le ragazze con i capelli rossi, anche se alcune erano davvero bellissime. Doveva intervenire il prima che fosse troppo tardi.
«Abbiamo finito, posso andare?» si lamentò il castano, volendo uscire da quella stanza. Gli occhi di Eleanor frecciavano da sinistra a destra per leggere ciò che l'esame aveva dato come risultato. Un'espressione triste si dipinse sul volto della dottoressa e senza aggiuangere altro annuì. Velocemente Louis si infilò la felpa e si mise il cappuccio per ripararsi del freddo che c'era di sera ed uscì finalmente da quel inferno dalle pareti bianche. Sapeva che correre non sarebbe stato una buona idea dopo aver visto il volto di Eleanor quindi per tutto il tragitto verso la casa di Zayn doveva accontentarsi di camminare, facendo aumentare passo per passo l'ansia. Dopo aver camminato per venti minuti raggiunse l'appartamento del pakistano. Bussò varie volte alla porta ma nessuno rispose. Fortunatamente si ricordò che il moro teneva una chiave di riserva sotto lo zerbino, sbadato com'era. Infilò la chiave nella serratura e lentamente entrò. Era tutto silenzioso, capì quindi che doveva essere uscito. Si guardò intorno notando quanto gli fosse mancato l'amico.
«Brutto ladro, te voy a matar!» urlò una voce femminile alle sue spalle, colpendolo con qualcosa di duro alla testa e facendolo voltare.
«Ahia, Armanda! C'era bisogno di colpirmi?» si lamentò Louis massaggiandosi il punto dolorante. La messicana era di fronte a lui, terrorizzata, impugnando saldamente il bastone della scopa. Povera donna, tutte a lei capitavano.
«Nonnina, devo sapere dove si trova Zayn!» disse avvicinandosi alla donna che subito indietreggiò.
«Non lo dico.» sibilò Armanda. Seriamente la donna non voleva collaborare?
«Lo troverò con o senza il tuo aiuto allora!» esclamò il ragazzo, iniziando a perlustrare l'appartamento. La donna velocemente abbandonò la scopa che aveva tra le mani e strinse forte la manica della felpa di Louis.
«No, deve lasciarlo stare! Sta con una donna.» sisse scandendo in modo particolare la parola donna, ma ormai Louis aveva trovato un bigliettino sulla bacheca che indicava l'indirizzo ed il nome del ristorante dove Zayn sarebbe andato a cena con la rossa.
«Visto? Ottengo sempre quello che voglio!» gli rinfacciò infine il castano. Armanda continuò a stringergli il braccio ed a piagnucolare qualcosa in spagnolo finchè Louis si stancò.
«Basta! Zayn deve capire che non può stare con quella donna!» disse, liberandosi il braccio ed uscendo dall'appartamento. Armanda ancora sotto shock, fece velocemente il segno della croce alzando la testa verso l'alto.
«Dios, por favor fa che Zayn non ritorni ad amare Louis. Fa' che resti con la ragazza.»

* * *

Stranamente la cena stava proseguendo fin troppo ben per i suoi gusti e stava iniziando a preoccuparsi seriamente; niente palpatine, niente sguardi maliziosi e soprattutto non aveva nemmeno cercato di parlare su quel discorso. Che avesse finalmente capito di dovergli dare più aria dopo averla piantata in asso l'altro giorno in bagno? Forse. Il cameriere versò dell'altro vino dentro i loro bicchieri ma essendo che Zayn avrebbe dovuto guidare, rifiutò. Heather invece accettò entusiasta facendosi riempire completamente il bicchiere. Non solo sospettava che la rossa fosse una ninfomane, ma ora doveva anche scoprire che lei fosse alcolista? Senza soffermasi più sui dettagli del vino Zayn continuò tranquillamente a mangiare il suo pesce. Heather si portò il bicchiere alla bocca, bevendo tutto ad un sorso e svuotando completamente il bicchiere. All'improvviso, Heather, iniziò a tossire battendosi la mano al petto. Il moro pensò che probabilmente una lisca del pesce gli era andata di traverso perciò non gli importava più di tanto.
«Vuoi del altro pesce, hm?» scherzò, pulendosi la bocca con la salvietta. La rossa, senza rispondere alla domanda fatta da Zayn, sputò l'oggetto che gli aveva provocato la tosse precedentemente.
«Sì! Sì, certo che lo voglio!» disse con un sorriso da trentadue denti. Zayn alzò la mano per chiamare il cameriere ed ordinarle del altro pesce ma poi qualcosa gli fece congelare il sangue. «Certo che voglio sposarti!» Aggiunse poco dopo Heather, raccogliendo l'oggetto e filandoselo all'anulare. Il moro sgranò gli occhi, accorgendosi solo adesso che la rossa si era quasi strozzata con un anello, inghiottito per sbaglio dal bicchiere del vino.
«Oh mio Dio, Jaguar.» disse la ragazza, alzandosi e prendendo un bicchiere di vetro e una posata, sbattendoli per attirare l'attenzione di tutto il ristorante. «Signore e Signore, il mio fidanzato mi ha appena fatto la proposta e ho accettato!» annunciò e tutto il ristorante applaudì, facendo diventare Zayn rosso come un pomodoro. Non era stato il moro a farle trovare l'anello dentro il vino, e tanto meno era il moro che aveva intenzione di sposarla. «Stallone, appena torniamo a casa ti farò conoscere la vita da uomo sposato» mormorò la rossa all'orecchio del ragazzo, provocandogli una scarica di brividi di disgusto.
«H..Heather, scusami ma devo andare a prendere un pò d'aria fresca» soffiò, prima di uscire velocemente dal locale. Heather sorrise compiaciuta. Stava andando tutto secondo i suoi piani. Con grazia si avvicinò al sommelier e gli strinse tra le mani una banconota da cento dollari, ghignando. Intanto Zayn era fuori che fumava nervosamente una sigaretta.
«Zayn sposerà Heather, Zayn sposerà Heather, Zayn sposerà Heather...» ripeteva all'infinito tra sè e sè, camminando in cerchio. Dio, era sotto shock.
«Quindi sposi Heather» commentò una voce non molto lontana da lui. Il moro alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi azzurri di Louis che si avvicinava a lui con braccia incrociate al petto.
«S...Sì, sai, tra noi c'è abbastanza chimica» Mentì spudoratamente. Louis rise, avvicinandosi a lui e sfilandogli la sigaretta che aveva tra le dita, gettandola per terra.
«Quella stronza vuole solo sposarti per i tuoi soldi, Zayn» riferì.
«Non inventarti barzellette, i miei soldi non le interessano» rispose il moro.
«D'accordo. Allora mettila alla prova» azzardò il castano, «dille 'Oh amore mio, voglio costruirmi un futuro con te senza l'aiuto dei miei genitori e senza i loro soldi. Vuoi diventare lo stesso mia moglie?' e vedrai come se la darà a gambe» recitò Louis, imitando il tono di voce del pakistano.

«Stronzate» sbottò, prima di allontanarsi e rientrare nel ristorante, piantando in asso l'amico. Appena entrò si sentiva tutti gli occhi puntati addosso. Voleva andarsene il prima possibile, quindi andò alla cassa per pagare il conto e poco dopo Heather lo raggiunse. Si avviarono verso la macchina per ritornare a casa. Mentre guidava pensò alle parole di Louis. Ovvio che non aveva intenzione di sposare Heather, ma non credeva che quella ragazza fosse così perfida da attuare un piano del genere. Prese un profondo respiro e posò la mano libera sulla coscia di Heather, stringendola per attirare la sua attenzione.
«Heather, amore» iniziò, «prima che iniziamo a fare i preparativi per il nostro matrimonio volevo dirti che voglio costruirmi un futuro proprio con te. Rinuncio all'eredità di mio padre e faremo tutti noi due con le nostre forze ed amore. Sei d'accordo con me, vuoi diventare lo stesso la signora Malik?»

 

* * *

«Bla, bla, bla, bla, non ti sento!» sbottò Zayn, tappandosi le orecchie con le dita e dirigendosi verso il terrazzo del suo appartamento.
«Non fare il bambino, provaci almeno!» Insistì il castano. Zayn lo trucidò con lo sguardo.
«Ladies and Gentilment, benvenuti al manicomio: Zayn ama Sunshine, ma Sunshine non ama Zayn. Sunshine ama Louis, il quale dice che non può lasciarsela scappare, il che sta a significare che Louis è completamente impazzito!» strillò furioso.
«Io non sono impazzito, ma tu! Ti sei fatto abbindolare da quella rossa. Cazzo, odio le rosse!» sputò Louis, «e poi Sunshine non è innamorata di me, lei crede di esserlo» specificò infine. Zayn aggrottò le sopracciglia e si buttò a peso morto sulla sdraio.
«Cosa vuoi dire che lei crede di esserlo?!»
«Certo che è così. Sono piombato improvvisamente nella sua vita, l'ho fatta ridere, ci ho flirtato... Ma a te conosce da troppo tempo, perchè dovrebbe pensare che ne sei innamorato? Devi conquistarla!!» spiegò Louis, tirando su il moro per farlo alzare e incoraggiandolo di iniziare a parlare.
«Sunshine ha dei occhi bellissimi» iniziò Zayn,
«E un bel sorriso.»
«E una lingua troppo lunga.»
«Sunshine, Sunshine» mormorò il castano, fissando il vuoto.
«Sunshine, Sunsh-... Perchè mormori il suo nome anche tu?» chiese Zayn, fissando il castano accanto a sè con lo sguardo perso.
«Io, io.. Lo faccio solo per aiutarti. Lo sai che sono fidanzato!» si giustificò velocemente Louis.
«E se non lo fossi?» azzardò il moro. Louis non rispose subito, colto un po' a sorpresa da quella domanda.
«Io almeno non sarei così idiota da farla scappare, dopotutto Sunshine è unica!» scherzò. Zayn annuì, passandosi nervosamente la mano tra i capelli.
«D'accordo, quindi che dovrei fare?» domandò, prima di andare a risedersi sulla sdraio.
«Tu? Meglio niente, lascia fare a me. Fa ciò che ti dico ed entrò sei giorni la bambolina sarà tra le tue braccia.» dichiarò Louis, mostrandogli sei dita con le mani. Sul viso di Zayn si allargò un sorriso, ma dopo qualche istante sparì.
«Perchè sei giorni?» Louis rise.
«La domenica è la mia giornata libera, quindi...»

 

LOOK AT ME!

Ciao ragazze, quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho aggiornato?
Decisamente troppo. Scusateeeeeeeeeeeeee <3
Questo capitolo mi è venuto particolarmente lungo ma non credo che sia un problema, in fondo ve lo devo..
Dunqueeee....
Heather è finalmente fuori dalle palle, anche se ha avuto vita breve quella ragazza. Insomma, solo due capitoli ahahahah.
Ora Louis farà da cupido al nostro Zayn e ne combinerà delle belle...
Secondo voi riuscirà Folletto a farli mettere insieme oppure fallirà?
Fatemi sapere che ne pensate! <3
Ah, volevo chiedervi un consiglio: Prefertite quando scrivo in prima o terza persona la storia? Rispondete che mi serve per poter scrivere il prossimo capitolo.
Ok, basta. Io avere finito. Vi saluto.
A presto, Cristina.

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 - Build. ***


  
 

-BUILD-

Day One.

I vari camerieri attraversavano i tavoli a passo spedito, sperando di ricevere una buona mancia per aver portato l'ordinazione dopo un massimo di cinque minuti.
«Allora, hai fatto come ti ho detto?» ripeté per l'ennesima volta Louis, schioccando le dita davanti il viso del moro e cercando di attirare la sua attenzione.
«Cristo, sì! Le ho mandato quel maledetto messaggio e le ho dato buca, come hai detto tu.» replicò scazzato Zayn. Louis aveva chiesto all'amico di invitarla ad un bar, mandandole un messaggio con scritto: 


Hei Sunny, quanto tempo è passato? Vediamoci al solito bar e facciamoci due risate come i vecchi tempi. Z. xx

Tutto ciò era successo domenica pomeriggio ed inaspettatamente la ragazza si presentò, Zayn no. Dalla vetrina, Zayn, aveva osservato la ragazza seduta sola a quel tavolo, vedendola controllare insistentemente l'orologio e girare nervosamente la cannucia del suo frappuccino. Probabilmente Sunshine aveva davvero sperato che Zayn sarebbe venuto in modo da poter dimenticare quella notte e ritornare come prima, ma Louis non glielo aveva permesso di entrare perchè diceva che faceva parte del Six-day-plan. Dopo ben cinquanta minuti la ragazza abbandonò il bar, dandosi dell'idiota per essere venuta. Sempre sotto il comando del castano, Zayn, successivamente le mandò un altro messaggio, scusandosi per averle dato buca e che si sarebbero visti l'indomani a lezione. Ed eccoli là, lunedì mattina, seduti al bar di fronte all'università ad osservare nuovamente Sunshine che non faceva altro che controllare l'orologio e passare lo sguardo da destra a sinistra.
«Mi sta aspettando da venti minuti, posso andare finalmente da lei prima che cambi idea?» piagnucolò il moro. Louis scosse semplicemente la testa, facendo sbuffare l'amico.
«Sei sicuro che riuscirai a farci mettere insieme con questi metodi?» dubitò Zayn.
«Ascolta, ho la mia teoria sulle donne: più le corri dietro, meno le interessi. Ma se invece sei tu a mostrare disinteresse, le confondi. E proprio questa confusione che si crea dentro la loro testolina, le incuriosisce a sapere il motivo ed a quel punto dobbiamo affondare la nave» spiegò con molta cura Louis. Zayn ci rifletté su qualche istante per capire tutto l'intreccio che gli aveva appena spiegato l'amico.
«E quindi?» Louis alzò le spalle con noncuranza e infilò la mano dentro la tasca del suo giubbotto.
«Tieni, infilati questo» disse, passando al moro un auricolare,«questo aggeggio è collegato al mio cellulare, per tenerci in contatto. Qualsiasi cosa ti dica, fallo. Ora vai e fa l'uomo!» Zayn velocemente s'infilò l'auricolare e si alzò dalla sua sedia, dirigendosi verso l'università.
«Zayn, mi senti? Sei entrato in aula?» Chiese Louis, parlando attraverso il cellulare.
«Ti sento forte chiare. Sono dentro.»
«Riesci a vedere Sunshine?»
«Sì» Sorrise.
«Allora chiudi quella boccaccia e siediti accanto e Lei. Ma ricorda: ignorala!»
Zayn si avvicinò a Sunshine per prendere posto accanto a lei e, senza nemmeno degnarla di uno sguardo, si sedette alla sua destra.
«Si può sapere dove diavolo sei stato?! Prima mi inviti e mi dai buca, poi ti scusi dicendo di vederci prima dei corsi e arrivi con mezz'ora di ritardo?... Cazzo, guardami negli occhi quando parlo con te!» lo rimproverò Sun. Il moro si sentiva uno schifo, avrebbe voluto abbracciarla e dirle quanto era dispiaciuto e quanto ci teneva a lei ma era costretto a stare in silenzio. Titubante alzò lo sguardo verso ragazza.
«Non devi guardarla!» gli ricordò Louis. Il moro riportò subito lo sguardo verso il lato opposto ma la ragazza continuava a scuotergli il braccio.
«Non guardarla. Fissa il tetto. Ora per terra. Adesso di lato. Non verso di lei, idiota. Copriti il viso con la mano!» Zayn eseguì tutti i suoi ordini, sentendosi come un perfetto ritardato mentale.
«Che succede, sto parlando con te. Mi rispondi?!» insistette lei, cercando di togliere la mano dal viso del pakistano ma lui continuava a tenere la testa bassa.
«Ora girati di colpo con una faccia incazzata!» disse velocemente Louis. Detto e fatto. Zayn di scatto ritirò la mano e le lanciò uno sguardo omicida, facendola sobbalzare. Questo le bastò per farla smettere di porre altre domande. Attraverso l'auricolari il moro riusciva a sentire l'amico ridere.


* * * 

Day Two.

Zayn varcò la porta dell'aula, adocchiando subito Sunshine; la ragazza era intenta a sistemare i suoi appunti della scorsa lezione dentro la sua grande cartella. 
«Bene Casanova, ora vai prendere posto» disse Louis, parlando come il giorno precedente attraverso il cellulare.
«Vicino a Lei?» chiese il moro. Non ricevendo risposta da parte dell'amico si avviò verso Sun, che non appena lo vide cambiò espressione.
«Non ti azzardare di sederti accanto a Lei, oggi. Non c'è una dentro quell'aula che sembra sexy?» Zayn cercò con gli occhi una ragazza che avesse il posto accanto libero e che avesse un aspetto decente.
«Trovata» sussurrò. Si allontanò da Sun e si incamminò verso la bionda che stava alcune file più avanti. Le sorrise con un cenno e si accomodò accanto a lei. Da quel posto Sunshine poteva perfettamente vedere quei due ed in quel momento Zayn capì: ieri il piano era per provocare l'interesse, oggi per provocare gelosia.
«Attacca bottone, dille che oggi è il tuo compleanno» suggerì Lou. Il moro foggiò un sorriso e richiamò l'attenzione della bionda.
«Sai, oggi è il compleanno, ma non credevo che avrei trovato il mio regalo già scartato, qui. Comunque sono Zayn» disse facendo l'occhiolino e la ragazza gli sorrise con malizia.
«Allora tanti auguri. Sono Dafne.» Sunshine, da conto suo, era parecchio irritata. Sapeva benissimo che oggi non era il suo compleanno e trovò questa azione squallidissima.
«Porgerle la guancia.» Zayn porse le guancia e senza esitare, la bionda la baciò. Quando il professore varcò la porta Zayn s'imposto meglio al suo posto.
«Ci sei? Zayn, riesci a vedere se indossa una gonna? Se sì, tossisci.» Il moro spostò lo sguardo verso la bionda alla sua sinistra, sbirciando sotto il banco. Tossì.
«Ottimo. Toccale, o meglio, palpale la coscia» ordinò. Zayn perse un battito, avrebbe dovuto toccarla e per giunta sotto gli occhi di Sunshine? Schifato premette il pulsante dell'auricolare.
«S..sei sicuro? Insomma, non credi che sia esagerato?» sussurrò.
«Zitto e fallo!» insistette Louis e con malavoglia il moro iniziò a sfiorare con le dita la coscia della bionda, che finse di non accorgersene. Il suo sguardo saettava dalla coscia al viso di Dafne, sperando che non lo prendesse per un maniaco, ma inaspettatamente le sue labbra si curvarono in un sorriso, segno che non le infastidiva per niente. Cogliendo l'opportunità Zayn strinse la coscia di Dafne vedendo la ragazza mordersi il labbro. Spinse la mano verso l'interno, sfiorando adesso l'inguine. Le scappò un piccolo gemito, ma abbastanza forte da farlo sentire a Sunshine che, non volendo vedere altro, raccolse il suo materiale ed uscì dall'aula. Ritirò subito dopo la mano dalla coscia della ragazza, cercando di concentrarsi ora al corso di letteratura.


* * *

Day Tree.

Si controllò per l'ultima volta davanti lo specchio prima chiudere la porta alle sue spalle e scendere velocemente per le scale; era in ritardo come al solito.
«Dannazione!» imprecò, accorgendosi di aver dimenticato l'auricolare che Louis gli aveva dato in casa. Risalì velocemente le rampe di scale, sobbalzando per lo spavento quando si ritrovò quest'ultimo davanti la porta.
«So di non essere una meraviglia di prima mattina ma addirittura farti spaventare. Mi sento lusingato» scherzò su il castano. Senza replicare il moro infilò la chiave nella serratura per entrare nuovamente nel suo appartamento.
«Sono in ritardo, lo so. Prendo l'auricolare e corro subito a lezione, così possiamo continuare il tuo piano» disse, cercando dentro il comodino l'oggetto.
«Lascia stare, oggi non andrai a lezione.»
«Come non ci vado? A me piace andare a lezione!» piagnucolò, ma il castano scosse la testa.
«Amico mio, non ci siamo proprio. Possibile che in questi tre giorni tu non abbia imparato niente?» Zayn ci pensò su, cercando di ricordarsi qualcosa di importante che gli aveva detto. "Più le corri dietro, meno le interessi. Ma se invece sei tu a mostrare disinteresse, le confondi. E proprio questa confusione che si crea dentro la loro testolina, le incuriosisce a sapere il motivo e a quel punto dobbiamo affondare la nave." Affondare la nave, giusto.
«Quindi che hai mente di fare alle otto di mattina, genio?» domandò Zayn. Louis sorrise, come se non aspettasse altro che l'amico gli facesse proprio quella domanda. Sempre col sorriso stampato in faccia, andò verso la cucina, aprendo il frigorifero ed uscendo due lattine di birra, lanciandone una al moro.
«Birra. Alle nove. Sei serio?» scandì Zayn. Louis non rispose subito, si accomodò sul divano e si gustò il primo sorso di birra.
«Hai un'idea migliore?» rispose, infine. Zayn in effetti non aveva idea di cosa fare quindi strinse le spalle e seguì Louis, aprendo la lattina e gettandosi sul divano. Passarono varie ore, tra lattine e partite di basket in tv, finchè entrambi, ormai brilli, iniziarono a urlarsi contro.
«E' un piano di merda, sono tre giorni che non le parlo!» lo accusò Zayn, tirando senza successo un pugno al braccio di Louis.
«Oh, tre giorni! Quasi quasi mi scende una lacrima. Idiota, io nemmeno le ho parlato in tutti questi giorni!» rispose a tono, spingendolo. Il moro perse l'equilibrio e si accasciò su un fianco nel divano, segiuto qualche secondo dopo da Louis. Zayn non aggiunse altro, non ci riusciva. Sapeva che Louis stava facendo tutto ciò per aiutarlo, ma starle lontano lo stava distruggendo. Aveva già sprecato un mese intero a non parlare perchè era troppo orgoglioso -e occupato con Heather- per contattarla. Ma ora, grazie all'aiuto dell'amico, gli sembra di vedere finalmente la fine di un tunnel oscuro ed ecco che sprofonda nuovamente in una voragine. Raccontargli ciò che era successo quella notte era stato terribile perchè, in fondo, era stato lui a provocare questo. Si mise a sedere, passandosi la mano tra i folti capelli corvini, spettinandoli.
«Adesso la chiamo» annunciò, stendendo la mano per allungarla verso il tavolo e raccogliere il cellulare.
«No, non lo farai» protestò Louis, posizionando le sue gambe sulle cosce del moro, in modo da non farlo alzare più di tanto per prendere il cellulare.
«Invece lo farò» ringhiò, spostando sgarbatamente le gambe del castano, che subito le riportò alla posizione precedente.
«Ti ho detto di no» ripeté. Si fissarono per qualche attimo negli occhi, fino a quando il cellulare sul tavolo iniziò a squillare. In un colpo di fulmine, Zayn si tolse da addosso le gambe del castano e rispose al cellulare.
«Sunshine, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dis-» parlò a raffica, bloccandosi all'improvviso e guardando Louis. Il castano già si aspettava il peggio, che avesse rovinato il suo lavoro in tre secondi di chiamata.
«E' tuo Zio» mormorò deluso, passando il cellulare all'amico.
«Oh Zio, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace-» ripeté, prendendo chiaramente in giro Zayn. Con la mano incrociò le dita, gesto che non passò inosservato. «Sì Zio, certo che ho preso le pillole. Ovviamente anche quelle pomeriggio, Zio... Tranquillo, prenderò quelle della sera appena torno.... Sì, buonanotte» riattaccò la chiamata e posò il cellulare sul tavolo.
«Cos'è questo?» chiese Zayn, indicando le dita ancora incrociate.
«Questo, mio caro Zayn, si chiamano dita» disse, sciogliendole e mostrandole come se fossero una nuova scoperta.


* * *

Day Four.

"Oggi parlerai con Sunshine, e le dirai ciò che abbiamo deciso."
Queste erano le parole che ronzavano tutto il tempo in testa a Zayn. Finalmente le poteva parlare. Finito il corso cercò con lo sguardo la chioma scura che tanto desiderava, finchè la trovò. Stava salutando dei ragazzi che frequentavano pure quel corso, iniziando a scendere i gradini. Con passo spedito si avvicinò a Lei e le picchiettò la spalla.
«Ciao Sunshine» le sorrise. L'espressione tranquilla e serena sparì, diventando dura alla vista del ragazzo.
«Perdonami, ma devo andare» si affrettò a dire, cacciando la mano del ragazzo sulla spalla ed allontanandosi da Lui. Velocemente il moro l'afferrò per l'avambraccio, fermandola e sperando di poterle finalmente parlare.
«Sono giorni che cerco di parlarti...» provò a dire il moro.
«Non dire stronzate. Non so cosa tu abbia: forse stai male, ti sei preso un virus oppure hai sbattuto violentemente la testa ma sono tre giorni che cer-... Zayn, dove sei stato tutto questo tempo, dove sei stato quando avevo bisogno di un amico, dove?!» gli rinfacciò senza pensarci due volte.
«E' questo il mio problema; sono stufo di fare l'amico!» «C...cosa?» balbettò lei. «Come cosa?! Per fare l'amico vado bene ma per altro no? Non ho più voglia di stare al gioco di tutti, chiaro?» sputò. Ecco, finalmente l'aveva detto.
«Zayn, sei sicuro che va tutto bene?» domandò la ragazza con gli occhi sgranati.
«Un cazzo va bene, ora tu mi ascolti. Io e te siamo amici, giusto?» sunshine annuì. «Bene. Ti ricordi cosa ha spiegato un volta il nostro professore lì dentro?» domandò indicando con l'indice l'università. Sunshine scosse la testa.
«Spiegò che con l'amicizia inizia e finisce l'amore. Questo passo manca... Tra noi due.» Zayn era serissimo, perfino la ragazza non osava rispondere, scossa appunto dalla sua serietà. «Sun, azzarda questo passo. Ti prego, pensaci, pensaci con calma; hai tutto il tempo che vuoi. Aspetterò tutta la vita se necessario, basta che tu venga da me, pensaci, ok?» Sunshine annuì semplicemente, cercando di elaborare le parole del moro. Con un piccolo cenno, Zayn si allontanò curvando leggermente le labbra in un sorriso.

Da quel momento tutto cambiò. Zayn non era più semplicemente un amico, ma bensì qualcosa di più; quanto in più non lo sapeva nemmeno lei.

 


 

LOOK AT ME

Hola ragazze. :3
Come state, spero bene!
Questo capitolo lo trovo particolarmente divertente...
Insomma, Louis e Zayn si mettono a fare gli idioti!
Credo che sia ovvio che il piano non è ancora giunto al termine essendo che sono sei i giorni
e in questo capitolo sono solo 4..
Mi sono fermata lì, altrimenti sarebbe uscita una pergamena e volevo evitare.
Comunque... Ah, sì!
Volevo ringraziare a tutte le persone che leggono e seguono la mia storia.
Anche alle lettrici silenziose che non si fanno sentire ma che mi aiutano andare avanti, indirettamente.
Anche grazie a loro il primo capitolo ha raggiunto i 330 visualizzazioni, VI AMO!
...Adesso passo e chiudo...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi lasciate qualche recensione con tanto love. <3
A presto, Cristina.



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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11 - Little red dress. ***


-LITTLE RED DRESS-

Day Five.
 

Le lezioni di quel venerdì mattina passarono abbastanza velocemente ed altrettanto velocemente Sunshine uscì dall'edificio. Anche oggi, Zayn non era venuto alle lezioni, confondendo sempre di più la ragazza. Per tutta la sera non aveva fatto altro che pensare al suo discorso e a ciò che aveva detto al riguardo del passo. Solo al pensiero le venne la pelle d'oca: non perchè Zayn fosse un brutto ragazzo, ma bensì perchè trovava strano che il suo migliore amico provasse sentimenti del genere nei suoi confronti. Prese a camminare per ritornare a casa, fin quando all'improvviso qualcuno le sfiorò delicatamente la spalla.
«Zayn?» disse sorpresa appena si voltò; era più che sicura di non averlo visto nell'aula. Notò immediatamente il sacchetto che aveva in mano il ragazzo, che poi nascose dietro la schiena non appena se ne accorse.
«Hei, Sun.» la salutò, baciandole la guancia, «ti va di fare un giro?» Chiese poi, sorridendo e mostrando i suoi denti perfetti e bianchi. Ed ecco che l'imbarazzo prese il sopravvento per Sunshine: non sapeva più comportarsi con lui, specialmente ora che aveva confessato di provare questo interesse per lei. Prima non ci avrebbe pensato due volte ad accettare perchè in fin dei conti Zayn era Zayn.
«Non so, vorrei... vorrei tornare a casa. Mi sento un pò stanca, ecco» spiegò. Da una parte le avrebbe fatto piacere di fare un giro con lui, dall'altra si sentiva, come già detto, abbastanza confusa.
«Nessun problema, ti accompagno!» sorrise, sventolandole davanti il viso un mazzo di chiavi tra cui di sicuro ci sarebbe stato quella della sua macchina. Sunshine accettò, anche se non del tutto convinta. Andarono alla macchina che era parcheggiata dietro l'angolo e saltarono su. Era la prima volta che ci saliva; il moro aveva sempre preferito chiamare un taxi per raggiungere l'università per paura che qualche moccioso gliela rigasse, si sentì quindi quasi onorata di esserci salita. I primi minuti passarono in silenzio, finché Sunshine si accorse che il moro stava proseguendo la strada per raggiungere la W 18th street.
«No, no, no, fermati!» disse velocemente, tirando un pezzo di stoffa della sua giacca per attirare la sua attenzione, «stai sbagliando strada, devi girare a destra» aggiunse infine, mollando la presa alla sua giacca, non appena si accorse di tenerla ancora stretta tra le mani. Sunshine gli spiegò la strada per raggiungere la destinazione e si fermarono poco dopo di fronte ad un edificio alto e bianco. Zayn la guardò sorpreso, come se fosse offeso di averlo scoperto in questo modo.
«Non mi hai detto niente di aver traslocato» mormorò, estraendo le chiavi della macchina dalla serratura.
«Lo so. In un mese possono succedere molte cose, non è vero, Zayn?» rispose fredda, aprendo lo sportello scendendo dal veicolo. Il ragazzo non rispose, strinse con la mano sinistra il manubrio e con le destra rinfilò le chiavi, mentre guardava la ragazza dirigersi verso il vialetto. A metà strada però si fermò, voltandosi verso la macchina.
«Ti va di salire, ci faccio un caffè» sorrise debolmente e velocemente il ragazzo scese dalla macchina, trascinandosi dietro sempre quel sacchettino. Le sembrava ingiusto trattarlo in questo modo dopo averla accompagnata a casa e di lasciarlo andare senza nemmeno mostrargli la sua nuova residenza.
«Home sweet home!» esclamò Sunshine appena entrarono nel suo appartamento, allargando le braccia. Era un semplice appartamento a tre camere, con una piccola cucina ed un bagno decente con vasca. Si notava che si era appena trasferita in quel appartamento, dato che i cartoni dominavano nel gran parte dell'entrata.
«Scusami per il disordine. Di là c'è il divano, siediti» disse indicando il divano rosso che era nascosto dietro qualche cartone e si allontanò per andare in cucina. Zayn prese posto sul divano, muovendo a ritmo la gamba. Si sentiva parecchio nervoso, dato che oggi era affidato solo a sé stesso e quindi senza l'aiuto dei consigli dell'amico. Louis sosteneva che oggi era il suo turno di impegnarsi per questa relazione quindi decise di seguestrargli l'auricolare in modo che ragionasse da solo. Pochi attimi dopo, Sunshine ritornò con un piccolo vassoio e due tazzine fumanti di caffè. Zayn ne prese una ed assaggiò il caffè: era amaro tossico, come sempre.
«Imparerai mai a fare un caffè decente?» scherzò, bevendo tutto il resto ad un sorso e strizzando gli occhi. Sunshine rise, ricordandosi tutti i suoi vari tentavi di riuscire a preparare un caffè decente nell'appartamento del ragazzo, senza successo purtroppo.
«Bhè, certe cose non cambieranno mai» soffiò, prendendo le tazzine e riportandole in cucina. Notò solo dopo il doppiosenso di quella frase, solo quando vide l'espressione del ragazzo velarsi di tristezza. «Zayn, io non volevo...io-»  
«No, tranquilla» la interruppe, avvicinandosi a lei e prendendo la mano della ragazza tra le sue, «ti capisco e lo accetto, rispetterò i tuoi tempi. Però voglio che tu faccia una cosa per me» mormorò. Sunshine strinse le sopracciglia.
«C..cosa dovrei fare?» balbettò. Zayn ghignò ed in un salto raggiunse il divano, uscendo dal sacchettino una brochure e mostrandogliela.
«Corsi di danza, dimmi che è uno scherzo!» sbottò Lei. Zayn sapeva benissimo che Sunshine odiava ballare, ma anche lei sapeva che nemmeno lui ispirava tanto per quel genere di cose.
«Sì lo so, è uno schifo, ma devo: i miei festeggiano nozze d'argento e non vogliono vergognarsi perchè il loro figlio non sa fare due passi, quindi sono costretto ad andarci» spiegò, «l'unico problema è che mi manca l'accompagnatrice. Ma essendo che io e te dobbiamo fare un passo avanti... insomma... perchè non farlo... ballando?» aggiunse. Sunshine continuava a fissare la brochure, chiedendosi se fosse una buona idea accettare a meno.
«No, Zayn» sibilò, richiudendo la brochure e passandola al ragazzo.
«Avanti, Sun! Non ti ho mica chiesto di sposarmi, devi solo accompagnarmi ad imparare dei passi» piagnucolò il moro.
«Ti ho detto di no, non mi metto a ballare con te» ripeté Lei. Zayn le se avvicinò, sporgendo il labbro inferiore.
«Dì di sì, ti prego, ti prego» insisté, facendole fin troppa tenerezza.
«Levati quel muso del cazzo, hai vinto. Ma sarà l'ultimo favore che ti farò!» Zayn senza pensarci due volte l'abbracciò, soffocandola quasi.
«Perfetto, detto questo posso anche andare. Ci vediamo al corso! Ricorda, oggi pomeriggio alle quattro!» Disse salutando nuovamente la ragazza con un bacio sulla guancia ed abbandonando l'appartamento. «Idiota» borbottò Sunshine tra sé e sé. Decise di andarsi a fare una doccia fresca, ma quando passò davanti il divano rosso la sua attenzione fu catturata da qualcosa: Zayn aveva dimenticato il suo sacchettino nell'appartamento. Sunshine non si permise di andare a vedere cosa conteneva quindi mandò un messaggio al ragazzo, avvisandolo:

Hai dimenticato qua il tuo sacchettino di... Coco Chanel? Che siamo diventati esigenti!

Decise di tralasciare le x ed il nome, tanto era sicura che il suo numero l'aveva salvato. Inviò il messaggio e s'infilò dentro il bagno per fare la doccia. Quando uscì, ancora umida, notò che il suo cellulare lampeggiava. Lo prese e si appoggiò allo stipite della porta. Zayn le aveva risposto:

Non l'ho dimenticato, è tutto tuo. Z. xxx

Si sedette per terra, rileggendo una decina di volte il messaggio e sentendo che poteva svenire da un momento all'altro; non poteva credere che Zayn gli avesse regalato qualcosa di Chanel, la sua stilista preferita. Gattonò fino al divano per afferrare il sacchetto e guardare cosa gli aveva regalato. Lo uscì e si ritrovò davanti un tubino rosso, senza spalline e con dei strass all'altezza del seno. Le erano sempre piaciute le sue varie creazioni ma per via dei problemi economici non era mai riuscita a comprarne uno. Osservò l'abito tra le mani ed in quel momento le sfiorò un ricordo: “Bella maglietta!” Si ricordava perfettamente di aver fatto a pezzi quella maglietta nell'appartamento del ragazzo e che quest'ultimo le aveva dato la sua camicia rossa per non dover tornare a casa con il petto scoperto. Ma dentro quel sacchetto trovo dell'altro, cioè una lettera. La aprì:


I wish that I could take you to the stars
I'd never let you fall and breack your heart
And if you wanna cry or fall apart
I'll be there to hold you.



«Idiota» ripeté per la seconda, stavolta, però, sorridendo.

* * *

Se Louis quel giorno non aveva aiutato Zayn c'era un motivo ben preciso, non avrebbe mai lasciato che quel incapace avesse fatto qualche passo sbagliato, ma era stato costretto. Continuava a sfogliare e risfogliare la sua cartella ospedaliera, notando che non vi erano stati progressi. Louis aveva eseguito un altro controllo al elettrocardiogramma, dove il monitoraggio richiede 24 ore. I risultati, come al solito, non furono rallegranti, ma Eleanor riuscì a consolarlo dicendo che nell'ultimo periodo erano arrivate parecchie donazioni tra cui anche cuori. Ovviamente la lista era infinita ma questo riuscì a dargli un minimo di speranza, pregando che quando arrivasse il suo turno non fosse troppo tardi. All'improvviso qualcuno bussò alla porta, riportando il castano alla realtà. Dopo qualche secondo la porta si aprì, facendo spuntare il ciuffo nero di Zayn.
«Ehi, tuo zio mi ha fatto salire» spiegò. In un batter d'occhio Louis ripose la cartella dentro la libreria, nascondendola; non voleva che i suoi amici sapessero che era malato e che non gli restava molto da vivere, soprattutto Zayn e Sunshine. «Ti vedo pallido oggi, stai bene?» chiese Zayn. Louis semplicemente annuì, sedendosi sul suo letto. Il moro si avvicinò, sedendosi accanto a lui.
«Quando avevi intenzione di dirmelo?» chiese nuovamente Zayn, con tono freddo. Louis perse un battito. Era impossibile che avesse capito cosa conteneva la cartella da quella distanza.
«Che intendi?» finse, sperando che non stesse per dire quello che pensava. Zayn si alzò di scatto, passandosi nervosamente la mano tra i capelli corvini.
«Smettila di fare il coglione! Avete solo un muro che vi separa, come fai a non esserti accorto che ha traslocato, cazzo!» sbottò. Adesso capì che Zayn parlava di Sunshine e non della sua malattia. La verità era che se ne era accorto, eccome. Qualche settimana fa, le urla dalla casa accanto avevano preoccupato l'intero vicinato e, una volta cessate, aveva sentito la porta della camera di Sunshine sbattere violentemente. Quella sera poggiò l'orecchio contro il muro freddo e sentì la chiamata che aveva fatto a Meg, mentre piangeva tra qualche singhiozzo.
«Non pensavo che fosse una cosa tanto importante» rispose. Il moro lo trucidò con lo sguardo.
«Non è una cosa importante?! Louis, certo che lo è! Avresti dovuto dirmelo non appena avevi visto spuntare fuori il primo scatolone!» lo rimproverò.
«Amico, smettila di urlarmi contro, oggi non è giornata» ringhiò. L'atmosfera era abbastanza tesa e Louis riusciva vedere attraverso gli occhi dell'amico la sua rabbia, tristezza e delusione.
«D'accordo, hai ragione. Però cerca di capirmi come mi sono sentito appena mi ha detto che aveva traslocato: uno schifo, ecco» confessò. Louis abbassò lo sguardo, sentendo i sensi di colpa avere la meglio su di lui.
«Circa dieci giorni» iniziò, «circa dieci giorni fa l'ho vista mentre impostava le valige dentro la macchina di Meg. Probabilmente è stata qualche giorno da lei finché non si è trovata l'appartamento» aggiunse. Sunshine non stava in quella casa da ben dieci giorni e si sentiva completamente vuoto, proprio come la camera della ragazza. Lui e Sunshine da quel giorno nel suo giardino non si sono più parlati, limitandosi solamente a salutarsi quando casualmente si vedevano in giro. L'unico modo per starle vicino, sentire la sua voce e suoi passi, era attraverso quella stanza.
«Mi dispiace di non averti detto niente, sono un coglione. Mi dispiace, Zay» si scusò infine il castano. Il viso di Zayn si addolcì e, senza aggiungere un'altra parola, si sedette nuovamente accanto al'amico sul letto, dandogli una leggera pacca sulle spalle.
«Già, un gran coglione» scherzò, facendo ridere anche Louis.
«Ok, adesso tutto il mondo l'ha capito ma tu invece, dimmi cosa hai combinato oggi. Ti ricordo che domani è il sesto giorno e voglio vedere i risultati!» disse, marcando per bene la parola sesto.
«Stamattina ho saltato le lezioni per comprare una cosa. Un vestito per precisare» spiegò.
«Un vestito per...?» disse Louis, incitandolo a continuare il discorso.
«Per Sunshine, è ovvio! Più tardi quando la vedrò al corso di danza le chiederò un appuntamento e voglio che lo indossa» disse. Louis cercò di trattenere una risata, senza successo.
«Tu e Sunshine, al corso di danza?» rise, «d'accordo, e io sono una prima ballerina! Assurdo!» disse, continuando a ridere. Zayn roteò gli occhi sbuffando.
«Ha-ha, ridi pure. Intanto lei ha accettato di essere la mia accompagnatrice e domani chiuderò il piano con i fiocchi!» esclamò, puntandogli un dito contro mentre l'altro stava iniziando a rotolare sul proprio letto.

* * *

«Un, due, tre...» ripeté tra sé e sé Zayn, mentre usciva affiancato da Sunshine dalla sala dove si era svolto la loro prima lezione di danza, cercando di ricordarsi i passi che avevano imparato qualche minuto fa.
«Dio, chiudi quella bocca! Non mi fare ricordare cosa ho dovuto sopportare dentro quella dannata stanza.» esclamò Lei, dando un colpetto al braccio del moro. Zayn rise, perchè dopotutto la prima lezione era andata abbastanza bene. La cosa che lo aveva sorpreso più di tutto era che la ragazza sembrava per fino divertirsi. La sensazione delle loro mani intrecciate, il corpo di lei che sfiora il suo e l'incredibile vicinanza con il suo viso lo stavano facendo uscire di senno. Forse non è stato del tutto una cattiva idea, pensò Zayn.
«Tu sopportare? Hai praticamente commesso un omicidio corposo ai miei poveri piedi!» l'accusò. Sunshine alzò gli occhi al cielo sbuffando.
«Femminuccia» rispose, cacciando fuori la lingua.
«Femminuccia che ha ti regalato un vestito Chanel, ricorda» le canzonò. All'improvviso la ragazza si fermò, rovistando dentro la sua borsa.
«A proposito di vestito...» disse, ed uscì il tubino perfettamente piegato dentro la borsa, «non posso accettarlo. Voglio che lo riprendi, sul serio» aggiunse, abbozzando un leggero sorriso e porgendogli il vestito rosso. Zayn le se avvicinò, sfiorandole la mano con cui teneva il vestito.
«No Sun, voglio che tu la tenga» ribatté, tenendo lo sguardo su di lei, «voglio che tu la tenga e l'indossi domani» aggiunse, infine. Sunshine coruggò la fronte.
«Cos'è, una minaccia, Malik?» scherzò, guardandolo con la testa inclinata. Zayn sbuffò, abbandonando le sue mani.
«Sei la solita stronza di sempre. Ma comunque no: voglio che tu esca con me, domani» spiegò.
«Wow, il grande Zayn Malik vuole uscire con me! Dove mi porterai, al circo, allo zoo, o magari al cinema?» continuò a scherzare lei, rinfilando cautamente il vestito dentro la borsa ed iniziando quasi a trullallare per la strada.
«Cazzo Sun, mi fai sentire come se avessi sedici anni solo perchè ti sto chiedendo di uscire con me!» sbottò, posizionandosi le mani ai fianchi. Quanto le era mancato punzecchiarlo e vederlo agitare per sciocchezze, ma ora aveva le possibilità di poterlo farlo nuovamente.
«D'accordo, basta con queste bambinate: uscirò con te...» affermò Sunshine, e le sembrò di vedere lo sguardo di Zayn illuminarsi, «ma ad una condizione: Verrà anche Megan» concluse. Ed ecco che Zayn vide, con una sola stupida condizione, tutti i fiori ed unicorni rosa che si stava immaginando pensando all'indomani sera, sparire.

 

LOOK AT ME!

Buon pomeriggio/sera, ragazze!
Come state passando il carnevale, spero bene...
Io personalmente mi ero travestita da sposa e la cosa era a dir poco inquietante
ma questo non sono che ci interessano xD
Il capitolooooo:
1. Sunshine ha traslocato dopo l'ennesimo litigio in famiglia
e il nostro caro Louis non ha detto niente a Zayn
perchè in fondo lui stesso non vuole accettarlo;

2. Casanova Malik ha voluto regalare un vestito rosso di Chanel a Sunshine,
quasi come se volesse 'sostituirle' (?) la maglietta rossa andata distrutta;

3. Il corso di danza... Uhuhuhuh in pratica nessuno dei due ama
 particolarmente ballare, ma siccome è stato 
lui a chiederglielo, ha accettato;
4. Zayn ce l'ha finalemente fatta ad invitarla ad uscire: infatti il prossimo
capitolo credo che lo dedicherò completamente alla loro uscita.

Inoltre ho cambiato l'introduzione della storia perchè quella vecchia
faceva capire che Louis 'doveva' morire per forza
mentre ora mi sono paraflashiata (?) e ho in mente 
3 diversi finali ma sto ancora cercando di capire quale dei 
tre svilluppare... D:

Bene, so che non lo dico abbastanza spesso e che sono molto 
lenta ad aggiornare dato i miei vari impegni,
ma sono strafelice che molte persone
hanno continuato a seguire la mia storia...
Pensate, lo scorso capitolo ha battuto il mio record delle visualizzazioni
in 24 ore rispetto a tutti gli altri capitoli!
Asdfghjkl *-*
Vi ringrazio ancora infinitamente!!
Basta, ora vado...
Spero che questa volta non ci metterò di nuovo una vita ad aggiornare! 
A presto,
la vostra Cristina.

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12 - Chance. ***


 
 
Come l'altra volta, in questo capitolo ci sarà una piccola scena di sesso, molto soft
e senza descrizioni particolari di piselli e patate. Chi non gradisce, appena vedrà la 
stellina rossa (*) può benissimo passare al prossimo capitolo visto che questo si conclude
con quella scena.
Buona lettura.

-CHANCE-

Day Six - Last Day 

Megan si catapultò immediatamente all'appartamento di Sunshine: le aveva mandato un messaggio e la cosa le era sembrata abbastanza grave, per questo prese il primo treno e corse da lei. Salì velocemente le scale e bussò alla porta che dopo qualche secondo si aprì. Meg abbracciò l'amica, è ancora tutta intera' pensò, ed entrò in casa. Si guardava attorno, dopotutto era la seconda volta che ci entrava e doveva farci ancora l'abitudine: tutto era in ordine e niente mostrava segni di una possibile rapina. Meg sbuffò ed incrociò le braccia al petto girandosi verso l'amica. La guardò con un sopracciglio alzato e Sunshine alzò gli occhi al cielo. «Che c'è?» sbottò Sun. «Non c'è stato nessun ladro, stupratore o assassino. Si può sapere perchè diavolo mi hai fatto venire?!» sbraitò la bionda.

Sun alzò una mano mimando una bocca che parla, prendendo in giro Meg. «Allora?!» disse poi l'amica. «Hai intenzione di dirmelo o devo tirare ad indovinare?» aggiunse. Sun si allontanò da lei e si gettò sul divano rosso. La mora la seguì, posizionandosi accanto a lei con le braccia ancora conserte. «Avanti, non fare così. Ricordati che mi devi ancora un favore!» le ricordò. In quel istante Megan si ricordò del favore che le aveva fatto l'amica, sostituendola al babysitting di quella famosa sera quando era uscita con il suo ragazzo. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e si sedette sul divano affianco a lei. «Che vuoi, Sun?» disse, fredda ed annoiata. Le labbra della ragazza stesa sul divano si curvarono in un sorriso. «Semplice: vieni con me stasera» annunciò. 

Sunshine non aveva scelto a caso questa condizione ma bensì con un motivo preciso: aveva paura di stare sola con Zayn. Il rapporto tra loro due non era più lo stesso e, in un certo senso, aveva una paura tremenda di sbagliare e perderlo completamente. Meg sgranò gli occhi, le sembrava di aver sentito male. «Come uscire con te, mi prendi in giro?» Sunshine rise. «Ovvio che no, mia cara. Zayn mi ha praticamente costretta ad un appuntamento e non voglio presentarmi da sola» spiegò con molta calma. Ovviamente Zayn non poté rifiutare la condizione posta dalla ragazza, altrimenti Sunshine non sarebbe mai uscita con lui. 

«Sembra bellis-... Zayn ti ha chiesto un'appuntamento? Mi sono persa qualcosa, Sun?» si corresse, riducendo gli occhi a fessure. Boom. Megan aveva fatto centro; Sunshine non le aveva ancora detto niente riguardo l'avvicinamento di loro due in questi giorni, tanto meno la visita del pakistano nel suo appartamento. «Dettagli. Il punto è che tu verrai con me stasera» esclamò decisa. «Ascolta, non ho voglia di trottarvi dietro, quindi no, non verrò con voi. E poi scusa, perchè ti servo io?» ribatté Megan, scostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Sunshine le accarezzò la guancia, strizzandola successivamente. «Oh mio piccola Megan Foster, perchè sarà un double date, ecco il motivo» spiegò, foggiando un sorriso completamente nuovo e mai vista dall'amica. Meg sgranò nuovamente gli occhi, era più che sorpresa. 

«Cazzo, potevi dirlo subito invece di girarci attorno!» urlò entusiasta. Certo che uscire con un ragazzo sconosciuto con rientrava nei canoni della ragazza ma almeno in questo modo l'uscita sarebbe stata completamente diversa. «Ottimo. Ti consiglio di tornartene a casa ed iniziare a prepararti perchè 'Mister Abbronzatura' sarà qua tra circa tre ore» spiegò, mimando con le mani le virgolette. Velocemente l'amica raccolse il suo giubbotto e se lo infilò. «Hai almeno una mezza idea dove andremo?» chiese prima di uscire dall'appartamento. «Nope» rispose sventolando l'indice. La porta si chiuse ed era nuovamente sola nel suo piccolo e vuoto appartamento.

* * *

«Zayn, mi stai ascoltando? Ti ho ripetuto per la quarta volta quale cintura mi hai chiesto di andarti a prendere» sbuffò il biondino. Mancava poco e si sarebbero visti ed il moro era nervoso da fare schifo. Non era sicuro che le sarebbe piaciuto il posto dove aveva scelto di portarla, né se le sarebbe piaciuto trascorre la serata con lui. Ma doveva rischiare. «Al diavolo!» sentì provenire Zayn dall'altra stanza. Josh, un vecchio amico di famiglia, aveva accettato di accompagnarlo al suo appuntamento, nonostante non avesse idea di com'era fatta Megan. «Quella marrone ti avevo detto!» urlò dall'altra stanza, mentre cercava di infilarsi i calzini e sentendo un borbotto da parte del ragazzo ma a cui non diede molta importanza. Quest'ultimo lo raggiunse in camera da letto e gli porse la cintura. Se la cinse attorno la vita, infilandola nei rispettivi buchi e chiudendola. 

«Dimmi, un po'... Questa Megan... Com'è?» chiese curioso. Ottima domanda, pensò Zayn. Non che Megan fosse una brutta ragazza, ma non era il suo tipo, decisamente. Era alta circa un metro e settanta, robusta ma non obesa, e aveva dei capelli tendenti al rosso-biondo ed occhi verdi. Probabilmente l'unica cosa che gli piaceva in lei erano proprio gli occhi. «Diciamo che è... Una ragazza interessante» rispose semplicemente, annuendo. «Interessante» ripeté tra sé e sé, «e questa Sunshine con cui uscirai tu, com'è?» Quando Josh gli domandò questo, Zayn trattenne il respiro. Dove doveva cominciare dove non c'era un fine; che quando i suoi occhi marroni brillavano si sentiva morire, che il suo sorriso gli provocava dei brividi assurdi, che quando sente il suo nome uscire dalle sue labbra il mondo attorno a lui non esisteva più. Sunshine era perfetta nei suoi occhi. 

«Oh guarda, dobbiamo assolutamente andarle a prendere!» cambiò discorso il moro. Josh guardò l'orologio che portava al polso e velocemente si avviarono verso il veicolo del pakistano. Durante il tragitto nessuno dei due parlò, probabilmente perchè il biondino era un po' infastidito del fatto che Zayn aveva il deviato il discorso su Sunshine. Dopo circa dieci minuti raggiunsero l'edificio bianco dove si trovavano le ragazze. Zayn scese dalla macchina e suonò al citofono. «Chi è?» chiese una voce metallica attraverso l'apparecchio. «Sono Zayn, scendete» ispose, ritornando alla macchina però senza entrarci. 

Dopo qualche secondo vide le due ragazze uscire dal portoncino: Sunshine era bellissima con quel vestito rosso e si meravigliò di essere riuscito a trovare la taglia giusta. Fasciava perfettamente le sue curve, senza sembrare troppo volgare, e i suoi bellissimi capelli marroni svolazzavano nell'aria per via del vento, mischiandolo con il suo profumo di ciliegie; Megan, invece, indossava un vestito bianco con la fantasia di fiori rosa e aveva i capelli biondi rialzati in una crocchia. Stava benissimo ma non era niente messa a confronto con la sua Sunshine. Sorrise alle ragazze e da gentiluomo le aprì lo sportello, chiudendolo successivamente e salendo in macchina anche lui. 

Partirono. I primi minuti passarono in silenzio, forse per l'imbraazzo, forse per il fatto che nessuno sapeva cosa dire di preciso. «Dunque... Dove andiamo?» domandò Megan schietta e guardando il moro dal specchio retrovisore che era al posto giuda. «Ad un posto» rise, guardando entrambe le ragazze dallo specchietto. «Dove, Zayn?» disse Sun, a tono basso e posando una mano sulla spalla del moro. Zayn riusciva e sentire il calore della sua mano calda sulla spalla, nonostante stesse indossando il giubbotto di pelle. «Io direi di non fare altre domande» disse Josh, battendo una volte le mani e girandosi leggermente verso dietro per parlare con le ragazze. «Se continuiamo così rischiamo di distrarre il nostro Jawaad» scherzò, facendo l'occhiolino.

Poco dopo arrivarono al porto e Sunshine si domandò perchè mai Zayn aveva scelto di portarla proprio qui per il loro primo appuntamento. Zayn parcheggiò e tutti gli altri tre lo seguirono. «Josh, vai avanti con loro. Io devo parlare un attimo con una persona» disse ed il biondo annuì, cingendo le braccia attorno le spalle delle ragazze ed accompagnandole su una nave di traghetto. Dove diavolo ci vuole portare?, pensò ancora Sunshine. Si accomodarono dentro il traghetto, Megan e Josh si erano seduti vicini ed avevano iniziato a chiacchierare. Sunshine più che mai in quel momento voleva che il moro fosse lì con lei, a farle compagnia, a parlarle, a starle vicino.

All'improvviso la porta si spalancò, facendo entrare il pakistano completamente infreddolito. «Possiamo andare!» annunciò e pochi secondi dopo i motori si azionarono. Zayn, ovviamente, si accomodò accanto a Sunshine sorridendole e poggiando una mano sulla sua coscia leggermente scoperta, senza alcuna malizia. Il viaggio non durò molto e Zayn continuava a chiedersi se avesse fatto bene a scegliere questo posto. Josh e Meg scesero per primi dal traghetto e qualche dopo istante anche Sunshine accompagnata da Zayn. Era completamente buio e il freddo l'investi completamente, soprattutto alle gambe scoperte. «Aspettate un attimo» disse Zayn, allontanandosi di qualche passo. «Zayn, mi vuoi dire dove cavolo siamo?!» urlò Sunshine, stringendo le braccia petto per il freddo. Il moro le non rispose ma riuscì a sentire il rumore dei cespugli. Che stesse pisciando? No, impossibile. 

«E luce fu» disse Zayn azionando gli interruttori. Uno ad uno gli fari si accesero, illuminando il monumento davanti a loro. «Non è possibile» mormorò Meg, coprendosi la bocca con le mani. «Sì invece» ribatté velocemente il moro, «che razza di newyorkesi saremmo senza mai aver visitato questa bellezza?» esordì entusiasta. Sunshine si sentì pietrificata: Statue of the Liberty era un monumento che l'aveva sempre affascinata ed ora poterla toccare le sembrava qualcosa di innaturale. «E non è tutto» aggiunse, uscendo dal capotto un paio di chiavi. La ragazza inclinò la testa, dubbiosa. «Seguimi!» disse, afferrandola per il polso e trascinandola con sé. 

Con quella chiave aprì una porta, che poi si rivelò di essere un'ascensore. «Prego» sorrise Josh, invitando la ragazza a spingere il pulsante. Dopo pochi minuti si ritrovarono al vettore più alto della statua, cioè la corona. Sunshine guardò fuori dalle finestre come incantata, osservando la sua città da una vista completamente nuova. «Ti piace?» le sussurrò Zayn, abbracciandola da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla. «T..tantissimo.» balbettò, sentendo una scossa di brividi, dovute non solo per il freddo.


* * *

«Sono carini insieme, non credi?» mormorò Zayn, sorridendo alla ragazza accanto a sè. Da quando erano ritornati da Ellis Island, Josh e Megan sembravano di non poter essere più staccati: scherzavano, ridevano e parlavano come se fossero amici di vecchia data e questo non poté farle altro che piacere. «Già, Meg merita veramente una persona che riesca a renderla felice» disse, osservando la coppia davanti a lei che passeggiava spensierata tra le strade di New York. Zayn le scostò i capelli dalle spalle, scoprendole l'orecchio e le sussurrò dolcemente: «Anche tu lo meriti Sun, davvero.»

Sunshine sentì il suo cuore aumentare di battiti per le parole così piene di significato. Sì, anche lei meritava qualcuno che la rendesse felice, e magari quel qualcuno era proprio di fronte a lei. La ragazza di voltò verso il moro, vedendo i suoi occhi luccicare e allungò la mano per carezzargli la guancia. Quasi tremante Zayn poggiò la sua mano su quella della ragazza, massaggiandole il dorso e con l'altra le strinse il fianco. Quando i loro visi pian piano si avvicinarono, Sunshine riuscì a sentire l'alito caldo del ragazzo sulla sua guancia e quasi il cuore le saltava fuori dalla cassa toracica. 

Il ragazzo si avvicinò un altro pò, sfiorandole le labbra ma non azzardò poggiarle su quelle di Sunshine: voleva che fosse lei a volerlo, perchè lui più di ogni altra cosa voleva riassaporare quella labbra carnose. Stava solo aspettando che fosse anche lei a volerlo. Sunshine decise di porre fino a questa distanza e fece finalmente incontrare le loro labbra, mandando fuori di testa il ragazzo. Era un semplice bacio a stampo, ma questo bastò al ragazzo per farlo sentire come in paradiso. Gli baciò ripetutamente le labbra, intrufolando la mano in mezzo i suoi capelli setosi neri. Quando si staccarono il moro aveva ancora gli occhi chiusi e si passò la lingua tra le labbra, come se volesse conservarne il sapore. 

«Accompagnami a casa, ti prego» mormorò la ragazza. Un brivido gli percorse l'intera spina dorsale, pensando quasi di non aver sentito ben le parole. Azzardò quasi di chiederle di ripetere la frase. Zayn rimase impalato e quindi la ragazza afferrò la sua mano e lo trascinò con sé fino ad arrivare alla sua macchina. «Ti prego Zayn, voglio andare a casa» ripeté la ragazza. Titubante salì e mise in moto la macchina. Durante il breve percorso il moro si domandava a cosa fosse dovuta questa reazione da parte della ragazza; In fondo non aveva fatto niente di male, anzi non l'aveva nemmeno baciata ma aveva aspettato che fosse lei a farlo. Nella testa gli frullavano mille domande con zero risposte, finchè fu costretto a fermasi davanti all'edificio bianco.

Sceserò dalla macchina e l'accompagnò fino al portoncino per salutarla ma non era in grado in quel momento a formulare una frase di senso compiuto. «Dunque» disse Zayn, torturandosi la mani. «E' stato una bellissima serata, grazie davvero» gli sorrise la ragazza. Zayn ricambiò ed annuì, iniziando a fare qualche passo verso la macchina. Ma all'improvviso la ragazza lo bloccò dalle spalle, attirandolo a sè e baciandolo. Questo gesto inaspettato non gli dispiacque affatto, tanto che portò le mani ai suoi fianchi stringendoli. Il bacio iniziò a diventare sempre più passionale quando il ragazzo le accarezzò le labbra con la lingua, facendole schiudere per far incontrare le loro lingue. Con il fiato corto si staccarono, poggiando le fronti uno sull'altra. «Resta con me, stanotte» soffiò Sunshine, stringendo tra le mani ancora i suoi capelli. 

Velocemente salirono le scale, mano nella mano, e quando la porta si aprì Zayn non si avventò nuovamente sulle sue labbra. No, lui rimase immobile davanti la porta come se ci fosse una barriera ad impedirgli di entrare. Fu Sunshine a prendere la sua mano e tirarlo dolcemente all'interno dell'appartamento e successivamente anche nella camera da letto. Sun non accese nemmeno le luci ma cercò subito di nuovo un contatto con le labbra del ragazzo. La ragazza prese il viso di Zayn tra le mani e lo avvicinò al suo in modo da poter far incontrare nuovamente le loro labbra. 

«Fallo» soffiò la ragazza sulle labbra del moro, «voglio che tu mi ama» aggiunse, spostando i lati della giacca di pelle di Zayn e facendola cadere per terra. * Zayn prese coraggio e fece lo stesso con la giacca leggera che lei portava alle spalle, scoprendo le clavicole e facendo mostrare il suo corpo fasciato dal suo vestito rosso. Portò le labbra al collo di lei, lasciando dei baci delicati e accarezzandole la schiena con le mani. Lei stringeva con una mano i capelli corvini di Zayn mentre l'aveva poggiata sul fianco del ragazzo. Raggiunse la zip del vestito e la tirò giù, senza alcuna fretta ma con delicatezza. Il vestito scivolò a terra, lasciandola in intimo e permettendo al ragazzo di bearsi nel vedere la ragazza che tanto amava in tutta la sua bellezza di fronte a lui. 

Sun iniziò ad aprire i vari bottoni della camicia del ragazzo, scoprendo pian piano i tatuaggi che aveva sparsi sul petto e sul resto del corpo. La adagiò sul letto, accarezzandole il fianco e sporgendosi verso di lei ma sostenendosi sui gomiti per non pesarle e la baciò, con tutto l'amore e passione che possedeva. Si staccarono per un breve istante, solo per permettergli di slacciargli la cintura e sbottonargli i jeans, lanciandoli in una parte remota della stanza. «Il mio raggio di sole» mormorò Zayn, baciale l'addome piatto e salendo verso l'alto fino ad arrivare al suo collo. Con due dita le scosto l'ultimo indumento che aveva ancora addosso la ragazza sotto di lui, cioè gli slip, e lentamente li tirò verso il basso sfilandole dalle caviglie. Con i polpastrelli le sfiorava le gambe lunghe e magre, facendola rabbrividire per il tocco delicato. Rimasero soltanto i boxer a dividere i loro corpi, ma anche quest'ultimi finirono ben presto a fare compagnia al resto degli indumenti. 


Continuò a baciarle le labbra, sentendo il cuore martellargli contro il petto. «Sunshine, tu non hai idea di quanto ti ami» sussurrò, divaricandole le gambe e posizionandosi tra di loro. «Fammi provare quanto tu mi ami, ti prego» gemette Sunshine, stringendo le spalle del ragazzo che pian piano si faceva spazio a dentro di lei. Le spinte erano lente e delicate, con carezze e baci; non aveva niente da condividere dall'ultima volta in cui si erano trovati a letto insieme. Non c'era nessuna fretta, nessuna esitazione nei loro tocchi; stavano facendo l'amore,davvero questa volta. Né Sunshine o Zayn aveva il cuore spezzato, tanto meno c'era stato in gioco alcol. Questa volta era tutto più sincero, romantico, vero.

 

LOOK AT ME

Buon pomeriggio a tutte e anche buon inizio di primavera!
Vi ho chiesto di leggere lo spazio autrice per il semplice motivi che vi devo delle scuse:
Non ho aggiornato per quasi un mese intero, è vergognoso, quindi vi chiedo umilmente scusa.
Bene, ora che abbiamo chiarito questo, passiamo al capitolo:

1. L'appuntamento -> Ho voluto fare qualcosa di particolare ed essendo che la mia storia è 
ambientata a New York perchè non portarli alla statua della libertà. Asdfg

2. Josh e Meg -> Credo proprio che l'introdurrò loro come nuova coppia, dato che Isaac è 
in giro con i Wrong Direction, ahahah.

3. Il finale del capitolo -> Credo che questa parte si spieghi da sola, ahahah.
4.
 Scusate se trovate alcuni errori, ma l'ho scritto stanotte e potrebbero essere parecchi.

Voi che pensate di loro due, diventeranno finalmente una coppia e Sunshine si dimenticherà di Louis? 
A proposto di Louis... In questo capitolo non compare ma sarà prensente nel prossimo.
Poiiiiiii come sempre ringrazio le persone che seguono/ricordano/preferiscono la mia storia, stanno diventando
tante, ahahah. Ovviamente ringrazio anche chi recensisce e volevo anche parlare di questo...
Ad ogni capitolo vedo circa una cinquantina di visite di lettori ma solo 2-3 si degnano di dirmi cosa pensano
relamente della mia storia, il resto no. 
Insomma, non vi sto minacciando con una pistola puntata al petto di recensire ma mi farebbe piacere se qualcuno si farebbe sentire.
Good, ho detto tutto. Spero di non metterci nuovamente una vita ad aggiungere il prossimo capitolo.
A presto, Cristina.

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Capitolo 14
*** CAPITOLO 13 - Divergence. ***


-DIVERGENCE-

Con i polpastrelli le percorse la schiena nuda coperta a metà dalle lenzuola bianche. Continuava a guardarla da qualche secondo, minuto, ore, nemmeno lui sapeva di preciso da quanto tempo. Sunshine era lì con lui e non aveva nessuna intenzione di abbandonare il letto e lasciare da sola la ragazza che dormiva ancora beatamente accanto. Non aveva mai creduto di essere in grado di conquistarla o, per lo meno, di provare qualcosa per Sunshine che non era una semplicemente amicizia. Ma il loro rapporto era sempre stato speciale, Lei era speciale. «Per quanto tempo hai intenzione di continuare a fissarmi?» gli sorrise la ragazza, tenendo ancora gli occhi chiusi. Zayn le carezzò il braccio, raggiungendo la sua mano e giocherellando con le sue dita.

«Finchè tu me lo concederai, raggio di sole» rispose. Intrecciò le sue dita con quella della ragazza, facendole combaciare perfettamente; sembravano di essere state create solo per lui, per stare mano nella mano con quelle di Zayn. 

 


Sunshine si avvicinò un altro pò al moro e gli stampò un leggero bacio sulle labbra, sentendo la sua barba leggermente pronunciata solleticarle il viso. «Non usare queste frasi con me, Malik, non funzionano» scherzò Sun, rigirandosi tra le coperte e dandogli le spalle. Zayn si avvicinò a lei e le morse la spalla nuda. «Scusa tanto se volevo essere un pò romantico. Eppure ieri sera hanno funzionato benissimo, o sbaglio?» rispose con un sorrisino malizioso. Sunshine spalancò la bocca, cosa che Zayn ovviamente non poteva vedere dato che era di spalle in quel momento, e gli diede un lieve gomitata nelle costole. «Ahia! E questo che si merita un gentiluomo?» 

«Se il gentiluomo non fa il caffè alla suo dama, sì!» rispose prontamente la mora, girandosi nuovamente e ritrovandosi il viso del ragazzo di fronte. Zayn non rispose, si chinò semplicemente su di lei per baciarla nuovamente sulle labbra. Percorse un leggero tratto tra mascella e collo, lasciando una scia di baci delicati alla ragazza. Sunshine iniziò ad avere il respiro pesante quindi portò una mano tra le gambe del ragazzo. «Se ci tieni a questo ti conviene alzare il tuo bel culetto e farmi il caffè, altrimenti lo andrò a fare io e sai benissimo cosa accadrà» lo minacciò. Zayn rise nell'incavo del collo di Sunshine, lasciandole un ultimo bacio prima di alzarsi definitivamente dal letto. «Come desidera, Lady Carter!» esclamò, facendo un inchino.

Ancora scalzo abbandonò la camera da letto regalando a Sunshine una perfetta visuale del suo fondo schiena sodo all'interno dei boxer blu. «Scostumato!» borbottò la ragazza, lanciandogli un cuscino. Di rimando Zayn iniziò ad ancheggiare in modo femminile mettendosi sulle punte dei piedi. Sunshine si abbandonò tra le lenzuola bianche del letto inalando il profumo del moro, adesso mischiato con quello suo. Questo volta no, non era pentita di aver trascorso la notte con lui ma qualcosa continuava a darle il tormento: sarebbe stata in grado di ricambiare tutto l'amore che Zayn le stava dando?, come poteva iniziare a costruire una relazione con il moro se continuava ad avere dei sentimenti verso Louis?

In fondo lei sapeva che stare con Zayn era la scelta più facile ma forse non quella più corretta; eppure voleva provarci, voleva provare ad amare Zayn. Il ragazzo stesso le aveva ricordato che dopo l'amicizia il prossimo passo era proprio l'amore e lei sapeva di provare dei sentimenti verso Zayn e che andavano oltre la semplice amicizia. «Se lo vuoi caldo, vieni in cucina. Non rischio di far macchiare le lenzuola!» tuonò dall'altra stanza Zayn. A malavoglia Sunshine scostò le lenzuola e recuperò le sue mutandine sparse per il pavimento e s'infilò dentro la camicia che il ragazzo aveva indossato la sera precedente. Si avviò lentamente verso la cucina, abbottonando con cura la camicia. Quando arrivò in cucina si accomodò su uno dei sgabelli, aspettando che il moro le servisse il caffè caldo, che in quel momento le dava le spalle mentre cercava di non sporcare troppo il lavabo.

I piedi si Sunshine penzolavano avanti e indietro, proprio come le bambine le asilo mentre osservava il ragazzo imprecare per essersi scottato ad un dito. «Prego» le disse con un sorriso smagliante, porgendole la tazza di... Conigli azzurri? Sunshine non fece caso alla tazzina ma pensò a quanto era fortunata in questo momento; un ragazzo seminudo, con tanto di tartaruga e tatuaggi che le faceva un caffè dopo una notte passate insieme. Soffiò qualche volta prima di assaggiare il caffè fumante. Ovviamente, era buonissimo e non poté fare a meno di sorridere mentre Zayn si accomodava di fronte a lei. «Che c'è, non è buono?» chiese Zayn preoccupato. Sunshine scosse la testa. «No no, è ottimo. Mi chiedo come tu riesca a farlo così buono e quando la faccio io resulta veleno per i topi» ammise. Il ragazzo scoppiò a ridere e mise la sua tazzina, ormai vuota, nel lavabo. 

«Non occorre molto: una caffettiera moka, del caffè macinato e dello zucchero» spiegò, mostrando e rappresentando ognuno dei oggetti come un presentatore televisivo. Sunshine aggrottò le sopracciglia e sgranò gli occhi, scioccata. «Che hai, ho detto qualcosa di strano?» chiese nuovamente il ragazzo. «Tu seriamente ci metti lo zucchero dentro il caffè e non.. non...» balbettò, giocherellando con la sua tazzina tra le mani. «Che vuoi dire con zucch-... Aspetta, mi stai dicendo che ci hai sempre messo... Oddio, non ci posso credere. Hai vent'anni, Sun!» rise rumorosamente, passandosi una mano nel viso. «Grazie tante Zayn, le tue risate mi fanno sentire molto meglio, davvero!» si lamentò di rimando Sunshine, alzandosi velocemente dallo sgabello e gettando la sua tazzine nel lavabo, sporcandolo leggermente di marrone. 

Con la stessa velocità uscì dalla cucina, lasciando il ragazzo solo immerso tra le sue risate. Zayn si riprese quando si accorse che la ragazza aveva abbandonato la cucina ed ora si trovava nel salotto. Da dietro l'afferrò per i fianchi e la strinse a sè, poggiando il mento sulla sua spalla. «Lasciami» silibò minacciosa Sunshine, cercando di dimenarsi dall'abbraccio. Zayn intrufolò il viso dentro l'incavo del collo della ragazza, mordendolo e baciandolo. «Dai non fare così, io adoro le ragazze che scambiano il sale per lo zucchero!» disse, iniziando ora a farle il solletico e facendo ridere pure lei. «Ok, ok, ora basta, hai vinto. Sappi però la ragazza che scambia il sale per lo zucchero pensa di te che sei una grandissimo stronzo!» disse, cercando di nascondere il sorriso e di sembrare più seria possibile. Zayn le stampò un bacio sulla guancia. «Sappi che a quel ragazzo non interessa» soffiò, facendola girare e stringendo la ragazza dai capelli castani arruffati tra le sue braccia tatuate e muscolose.

* * *

A. Quello di maiale è un piatto di birra. Non aveva la più pallida idea di cosa si poteva trattare, passò quindi alla prossimo. B. Rischiosamente avventuroso. 
Rassegnato Louis sbuffò e lanciò il giornale con il diacrostico più complicato che aveva mai trovato in mezzo al prato, rigirandosi nella sua sdraio blu. Era una bella giornata e ne aveva approfittato per stare un pò fuori nel suo giardino e, dopo aver letto da cima a fondo il giornale di suo zio, aveva tentato di completare quel diacrostico fallendo miseramente. Con il braccio su coprì gli occhi, mentre con l'altra sfiorava l'erba fresca sotto di lui. Ricordava perfettamente che ad Aprile, in Inghilterra, il tempo era molto più fresco e nuvoloso rispetto a New York; forse era finalmente riuscito a trovare qualcosa di positivo in questa città. Intendiamoci, dal suo paese di provenienza pioveva altrettanto spesso come a New York, ma quando il sole decideva di farsi vedere, gli piaceva di più l'atmosfera che si creava da quest'ultima.

Pigramente si cinse l'altro braccio attorno il petto, riparandosi meglio dalla luce del sole. Sentì il cuore battergli contro l'avambraccio; il suo stato di salute era migliorato leggermente, grazie alle nuove medicine che gli avevano assegnato i colleghi di Eleanor ed imponendogli una rigida dieta, ma tuttavia questa bastava giusto per concedergli, forse, un altro misero anno di vita. Certo, era più che contento di sapere che non sarebbe morto da un momento all'altro, ma odiava il fatto di dover stare continuamente in allerta e non potersi affezionare a nessuno temendo di ferirla e di lasciarla sola non appena il momento cruciale per lui arriverà. In fondo era questo il motivo per cui aveva deciso di inventare il suo presunto fidanzamento con Eleanor, temendo che l'avrebbe devastata con la scoperta riguardo la sua salute.

Ma Sunshine continuava a stare dentro la sua mente; quel pomeriggio in mezzo l'erba fresca con lei accanto era ancora vivo nei suoi ricordi e si maledì per essere stato così corretto e di non averla baciata. Forse, se avesse permesso a sè stesso di baciarla, non sarebbe stato in grado di lasciarla andare. Sarebbe stato continuamente in ansia, divorato dai sensi di colpa perchè lui sapeva benissimo che non poteva permetterle il per sempre. 

Immerso tra i suoi pensieri si accorse che il calore del sole non batteva più sul suo braccio, probabilmente da un'ombra. Sollevò leggermente il braccio per scoprire gli occhi e vide Zayn con un sorriso che gli arrivava fino alle punte delle orecchie. Sbuffando riposizionò il braccio sugli occhi provocando così le lamentele da parte del moro. «Bel modo di accogliere gli ospiti. Meno male che gli inglesi sono tutti raffinati» borbottò Zayn, scuotendo la gamba dell'amico. «Non ti avevo chiesto di venire» rispose ormai rassegnato e mettendosi seduto sulla sua sdraio. Louis sapeva benissimo perchè era venuto e sopratutto sapeva cosa gli voleva raccontare: Lei. Dopotutto erano passate due settimane dall'ultima volta che si era fatto vivo e dalla conclusione del piano; non che gli desse fastidio il fatto che Zayn voleva parlargli del suo rapporto con Sunshine, ma di più perchè l'argomento era proprio su di lei. 

Sopraffatto dalla felicità, Zayn si alzò di scatto passando una mano tra i capelli corvini. «Louis» iniziò, «dovresti seriamente scrivere un libro» disse, con tono serio ma evidentemente non con le stesse intenzioni. Il castano ghignò e alzò le spalle. «Non posso mica rivelare a tutti gli uomini l'arte di come sedurre una donna» disse orgoglioso. Zayn si accomodò affianco a Louis, sferrandogli un leggero pugno al braccio. «Non scherzo! Già lo vedo in tutte le librerie 'Sei giorni per conquistare la bambolina''» disse, mimando con le mani l'inquadratura di un libro. Entrambi risero e scherzarono ma all'improvviso Louis tornò serio, coprendosi la bocca con la mano destra. «Dai Zayn, in fondo è stato tutto merito tuo, io non ho fatto molto» disse serio. 

«Ma che stai dicendo?! Grazie a te e il tuo piano geniale sono riuscito a convincere Sunshine dei miei sentimenti. Non so proprio come ringraziarti, Lou!» Louis strinse gli occhi e fece una smorfia. Era successo quello che non doveva succedere. Riaprì amareggiato gli occhi e con un piccolo cenno indicò il recinto della casa accanto: la ragazza dai lunghi capelli mori stava proprio lì, mentre teneva la mano di Rachel tra la sua ed aveva sentito tutto. I suoi occhi s'incupirono di rabbia, delusione, disgusto e dolore. Zayn d'altronde sapeva che Sunshine era uscita ma credeva che fosse andata da Megan e non dalla sua famiglia a farle visita. Ovviamente, chi si sarebbe mai aspettato che il convincerla nel provarci con Zayn era solamente un stupido piano; Lei no. Si era fidata del suo migliore amico, si era fidata di Zayn. Arrabbiata trascinò con sé Rachel ed entrò nella sua vecchia casa.

 

LOOK AT ME

Cavoli!!! Dopo mille anni sono riuscita ad aggiornare. Mi sento realizzata.
Torniamo seri:
L'inizio del capitolo mi piace particolarmente perchè ho espresso tutta la mia fantasia perversa dopo
una notte focosa e anche perchè è supermegaultra dolce! *-*
Poi giustamente devo rovinare tutto: BOOM! 
Sunshine ha scoperto tutto. Cioè non tutto ma abbastanza per capire che era
tutto un piano, causando vari evquivoci. D:
Basta, non dico altro..
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!
A presto, la vostra Cristina.

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Capitolo 15
*** CAPITOLO 14 -Dear diary. ***



-DEAR DIARY-

Zayn era in panico totale e doveva agire in più fretta possibile. Velocemente rientrò in casa assieme a Louis e, scusandosi con suo zio, uscì dalla casa del castano per correre verso la vecchia casa di Sunshine. Louis lo affiancò e bussarono alla porta ma nessuno rispondeva. Possibile che nessuno voleva aprire? La porta si aprì facendo uscire Sunshine che non gli degnò nemmeno di uno sguardo e chiuse la porta alle sue spalle. «Sunshine!» la chiamò Zayn ma lei non lo guardò ed oltrepassò i corpi del ragazzi. Si allontanò velocemente dal vialetto di casa sua e Zayn e Louis la seguirono. Che cosa gli avrebbe detto?, nemmeno Zayn lo sapeva di preciso ma non voleva assolutamente perderla. Zayn le corse dietro supplicandola di fermarsi ma la ragazza continuava a camminare con la testa alta senza voltarsi indietro. Entrambi i ragazzi continuarono a seguirla e Zayn l'afferrò la mano cercando di fermarla. 

«Cosa?!» sbottò furiosa Sunshine, «vi siete divertiti, vi siete divertiti entrambi a prendervi gioco di me?» Zayn e Louis la guardarono, così come anche tutta la gente che camminava per le strade attirati dalle urla della ragazza mora. «Sei giorni per conquistare la bambolina, wow meritate entrambi un premio! Grandioso Zayn, grandioso!» aggiunse Sunshine per poi voltarsi ed iniziando nuovamente a camminare. «Ascoltami, per favore» la supplicò ancora Zayn. La ragazza dopo appena due metri si voltò ed avanzò nuovamente verso i due ragazzi. «No, adesso tu ascolti me: ti ho aperto il mio cuore perchè credevo che tu fossi mio amico, e tu cosa fai? Racconti tutto a lui!» sputò con disprezzò guardando Louis, «e Louis cosa fa? Si comporta a suo solito, sapendo che lui non può amarmi ha cercato il primo che potesse farlo al posto suo!» 

Le parole le uscirono con talmente tanta rabbia che Louis sentì la bocca dello stomaco stringersi; non poteva vederla così ed era tutta colpa sua. «Ed ovviamente quella persona sei stata tu, convincendoti che non provi 'amicizia' per me ma 'amore'! Bingo!» mimò le virgolette con le mani alle parole amicizia e amore. Zayn e Louis continuarono ad ascoltarla senza spiccicare parola e fissandola con lo sguardo da cane bastonato. «Dio, che razza di persona sei che non conosce i suoi propri sentimenti?!» lo rimproverò con disprezzo. «Ma io provo davvero amore per te e questo è vero!» ribatté Zayn con un groppo enorme in gola. «No Zayn, non è vero! Non ti credo più niente perchè tu... tu mi ferita davvero molto...» Sunshine iniziò ad abbassare il tono della voce sentendo le prime lacrime che minacciavano di uscire. 

Si voltò con gli occhi lucidi verso Louis. «So che nella mia vita non c'era stato molto per cui sorridere, non ero felice ma almeno avevo un amico e quello l'ho perso anche grazie a te.» La prima lacrime le rigò il viso pallido sotto gli occhi di tutta quella gente. «Vi dovreste vergognare, entrambi» aggiunse prima di girare i tacchi ed allontanarsi dai due ragazzi. Louis fece due passi verso di lei cercando di fermarla. «Sunshine, per favore» supplicò il castano afferrandole il polso. Lei si dimenò dalla presa del ragazzo e quando vide che il ragazzo insistette nonostante le sue proteste, si voltò e diede uno schiaffo in pieno viso a Louis. Il viso del ragazzo era completamente rivolto verso la sinistra e la guancia iniziò a diventare sempre più rossa. 

Solo in quel momento Zayn e Louis riuscirono a vedere gli occhi rossi e le lacrime sul viso di Sunshine. Con il viso completamente umido di lacrime avanzò verso Louis, unendo le mani come se stesse pregando. «Non voglio sentire altro, non devi spiegarmi niente. Per favore lasciamo solo in pace» disse Sunshine prima di allontanarsi dai due ragazzi con le labbra curvate vero il basso. Dire che in questo momento Zayn si sentiva distrutto era riduttivo, molto riduttivo. Ci aveva messo anima e corpo per riuscire a conquistare Sunshine ed era soltanto riuscita perderla, di nuovo. Il castano in un battito di ciglia raggiunse Zayn infilando le mani dentro il sua giacca. «Che cavolo stai facendo?!» disse irritato Zayn appena Louis frugò dentro la sua tasca. Louis lo ammutolì ed uscì il suo diario nero dalla tasca.  

«Sunshine, vorrei tanto dirti quanto ti amo. Ti amo davvero, davvero tanto.» 
Le parole di Louis echeggiarono per tutta la strada raggiungendo anche Sunshine che di colpo di fermò e di voltò, immobile. Louis iniziò a sfogliare il diario e si fermò a leggere ad alta voce una pagina a caso. 
«Sunshine, ti amo e non te ne rendi nemmeno conto. 
Quando chiudo gli occhi vedo sempre e soltanto te, piccola Sunshine. 
Quando li apro, i miei occhi bramano di vederti e anche quando non sei con me, riesco a sentire la tua vicinanza. 
Ogni secondo, ogni minuto, sempre. Solo te cercano i miei occhi. 
Chiamalo amore, destino, follia, per me non fa alcuna differenza. 
Molte persone conoscono l'amore ma il mio è unico perchè appartiene solo a te. 
Non riuscirò mai a dimenticarti; io non voglio dimenticarti, tu appartieni a me e ti amerò per sempre finchè morirò ed oltre
.» 

Lesse Louis, iniziando ad avere gli occhi lucidi e chiudendo il diario. «Mh, qua nel diario di Zayn c'è scritto tutto questo, come potrebbe mai ferirti?» sorrise a malapena. Sunshine continuava a guardarli mentre le lacrime le scendevano lungo il viso. Zayn invece sembrava di aver visto un fantasma, pallido com'era. Louis sorrise dando una leggere pacca sulla spalla all'amico, stringendogli il diario tra le mani e si allontanò dalla folla. Anche la gente iniziò ad allontanarsi da loro ed intraprese nuovamente la propria direzione. Zayn non riusciva a distogliere lo sguardo dalla ragazza, finchè lei tirando su col naso riprese a camminare verso il suo appartamento. Il moro raggirò il diario tra le mani prima di riporlo in tasca e raggiungere Louis. 

Lo trovò non molto distante, appoggiato ad una cabina telefonica e nervoso più che mai. «Louis» lo chiamò vedendo i suoi occhi azzurri saettare su di lui. «E si, dimmi» sorrise distrattamente il castano lisciandosi la nuca. «Il mio diario...» mormorò Zayn. «Oh scusami, so che non avrei dovuto ma-» provò a dire Louis ma Zayn lo interruppe. «No, non è questo il punto: tutto questo non c'era scritto nel mio diario» ammise. Louis sorrise ancora ma con meno convinzione di prima. «Già, ma avresti dovuto scriverlo» scherzò Louis e Zayn semplicemente annuì. «Ora scusami dovrei fare una chiamata» disse salutando l'amico con una cenno ed inserì la moneta nella serratura. «Ci vediamo» salutò Zayn prima di girarsi ed iniziando a camminare con la testa bassa.

Louis ripose la cornetta che teneva tra le mani ed uscì dalla cabina telefonica. Pensò a quello che aveva detto prima; le parole gli erano uscite dalla bocca con estrema facilità perchè non gli occorreva leggere le pagine del diario dell'amico, aveva espresso tutto ciò che provava lui verso Sunshine e lei forse mai lo saprà. Sunshine penserà sicuramente per il resto della sua vita che quelle parole erano ciò che Zayn provava nei suoi confronti, ma poco importava. Louis era riuscito ad esprimere ciò che provava per Sunshine almeno una volta senza essere giudicato o doversi trattenere. 

* * *

Sunshine era come una massa amorfa di carne gettata sul divano, con lo sguardo perso e gli occhi spenti. Ancora non riusciva a crederci; tutto quanto era uno stupido piano ed era stato Louis ad aiutarlo. L'accaduto era già grave di suo ma sapere che era stato Louis l'artefice di tutto questo le faceva venire i conati di vomito. Sunshine era di nuovo a punto e d'accapo: senza amici e sola. L'unica che la sosteneva e cercava di consolare era Megan, che in quei giorni era rimasta con lei nell'appartamento per non lasciarla sola. «Pronto, onoranze funebre? Sì, vorrei ordinare una bara per la mia amica» disse Megan sedendosi accanto a Sushine e mimando un telefono con la mano. Un piccolo lamento uscì dalle labbra della mora prima di raggirarsi nel divano e coprendosi fino alla testa con la coperta verde. «Avanti!» la incitò la bionda, «non puoi restare per sempre su quel divano! Zayn ha chiamato sette volte in questi giorni chiedendo ogni volta di te per poter parlare ed incontrarti!»

Sunshine sbuffò rumorosamente, iniziando a sentire caldo sotto la coperta ma non aveva alcuna intenzione di farsi vedere dall'amica. Megan scosse delusa la testa e quando sentì qualcuno bussare alla porta aspettò al permesso di Sunshine per potersi alzare per aprire. «Se sono quei due criceti digli che non sono in casa» disse semplicemente, attribuendo a Zayn e Louis il nomignolo di criceti. Ma era questo quello che pensava Sunshine in quel momento di loro. Anzi, ripensandosi avrebbe dovuto dire vermi perchè i criceti le stavano simpatici, i vermi no. Sentì la porta aprirsi e l'amica salutare la persona; quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille. Sollevò la coperta dal capo e sentì i suoi occhi brillare. «Mamma...» disse con voce talmente bassa che solo lei era riuscita a sentirsi.

Helen le sorrise e si guardò attorno; era la prima volta che metteva i piedi dentro l'appartamento di sua figlia. Si avvicinò a Sunshine e si accomodò accanto a lei nel divano. «Ok. Vedo che sei di ottima compagnia. Vado farmi un giretto da Josh, con permesso» si congedò Megan, percependo di essere di troppo e prese il suo cappotto per ripararsi dal freddo ed uscì dall'appartamento. Sunshine invece si sentiva come sotto interrogatorio e sua madre la metteva parecchio in soggezione. La mora si alzò e andò dritto in cucina. «Ti preparo velocemente un thè» disse Sunshine. In questo momento qualsiasi scusa le andava bene pur di non sostenere lo sguardo di sua madre. Helen annuì e rimase seduta sul divano, ammirando l'arredamento del soggiorno.

«Hai chiarito con quel giovanotto? Zach, Zohan... Ah, Zayn!» urlò dall'altra stanza alla figlia. Sunshine non rispose alla domanda posta da sua madre e continuò di occuparsi del thè. A quel punto Helen decisi di mettere la figlia con le spalle al muro, andando da lei in cucina e lanciandole uno sguardo accusatorio. «Vuoi il limone?» chiese la mora tentando di deviare il discorso, «credo di aver-» «Sunshine, ascoltami» la interruppe sua madre poggiando le sue mani calde su quelle delle ragazza. «Una relazione che durerà per tutta la vita, oltre all'amore, ha bisogno di una certa forza. Tuo padre, ci amava moltissimo, ma era una persona debole. Ci ha abbandonati senza soffermasi a pensare come saremmo stati senza di lui.» Un colpo al cuore; sua madre non gli aveva mai parlato di suo padre in questo modo da quando era morto. Probabilmente perchè Helen stessa si sentiva abbandonata dal marito come lo erano tutti gli altri.

«Ma Zayn no, non è debole e ci tiene veramente a te» aggiunse. Sunshine ritrasse le mani e spense la fiamma, mantenendo un'espressione seria. «Lo dici con molta facilità che papà era una persona debole. Ma come puoi dire che Zayn non lo sia? Ha bisogno dell'aiuto di un altro per riuscire ad esprimere quello che prova per me, questo è debolezza!» replicò Sun. Si era scottata un dito sfiorando il tegamino caldo ma non sentì molto dolore; era una cosa cui aveva fatto l'abitudine e quel discorso non era affatto confortevole. «L'unica cosa di cui ha bisogno è sostegno, cosa c'è di sbagliato in questo?» sospirò Helen. Sun scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

Come poteva sua madre difenderlo se era stato lui a ferirla? Perchè sì, lei si stava iniziando ad innamorarsi di Zayn, dei suoi gesti, dei suoi difetti e lui aveva mandato tutto in aria. «Credimi quando ti dico che Zayn non è una persona debole; lui sa che appartieni ad un altro ed è pronto di accettarlo. Questo è forza, questo è amore, Sunshine!» La ragazza continuava a fissare l'alto quindi la donna le prese il viso tra le mani e la guardò dritto negli occhi marroni. «Tutti meritano una seconda possibilità, soprattutto quelli che ci voglio bene» aggiunse prima di abbracciarla e farla sfogare sul suo petto.

* * *

Le occhiaie attorno i suoi occhi erano ben evidenti e anche la barba ormai lunga non rendeva affatto il suo aspetto migliore. Se non fosse stato per Armanda probabilmente non avrebbe nemmeno mangiato in questi giorni, non trovava la forza per alzarsi dal letto. Aveva già attraversato una fase del genere ma questa volta era più intenso, più insopportabile. Aveva faticato talmente tanto per raggiungere il suo obiettivo ed una volta raggiunto gli era scivolato dalle mani. Come poteva vivere in pace con sè stesso se si incolpava da solo di tutto l'accaduto? Louis in fondo non aveva colpa, anzi era stato lui ad aiutarlo. Il castano non si era più fatto vivo dopo quella volta alla cabina telefonica e Zayn iniziava a sospettare che lui l'evitasse, anche se non c'era nessun particolare motivo. Allungò la mano verso il comodino afferrando il diario ed iniziò a sfogliarlo, notando solo ora che in nessuna delle pagine aveva mai espresso esplicitamente i suoi sentimenti per Sunshine. 

Louis quel giorno aveva improvvisato ogni singola frase, ogni singola parola. Questa cosa lo stupì parecchio perchè se lui fosse stato al posto di Sunshine gli avrebbe creduto ciecamente, dato che esprimeva e diceva quelle frasi con tale sicurezza. Forse l'unica cosa che Zayn in quel momento poteva fare era riportare i suoi sentimenti nero su bianco. Prese una penna tra le mani per iniziare a scrivere ma proprio quando stava per togliere il tappo, il telefono squillò. Scocciato allungò nuovamente la mano verso il comodino e rispose alla chiamata. «Pronto?» brontolò il moro. “Ciao Zayn, come stai?” Quella voce suave gli fece raddrizzare la schiena a sgranare gli occhi: Sunshine.

«Sunshine?» chiese per sicurezza il ragazzo. “Sì, sono io. D..dove sei per ora?” chiese con la voce tremante. «Sono a casa.» La ragazza non rispose subito e Zayn riuscì a sentire il vento attraverso la cornetta, segno che la ragazza era fuori. “Vorrei vederti, o parlati... Credi sia possibile?” Anche se il ragazzo non poteva vederla, giurò lei si stesse mordendo nervosamente il labbro come faceva di solito quando era nervosa. «Sì.» Punto.

 

LOOK AT ME!

Ok, stavolta sono stata velocissima ad aggiornare: soltanto 12 giorni!
Dai che sono progressi enormi rispetto ad un mese mezzo...
La storia:
Scusate se è deprimente ma volevo mettere in chiaro quello che pensava Sunshine
di tutto questo piano ed inoltre volevo esprimiere in modo esplicito i sentimenti di tutti 
i personaggi. La conversazione con la madre può sembrare superflua ma non lo è
perchè si parla del padre ed è lei che convince Sunshine di chiamare Zayn e di dargli un'altra 
possibilità. Per quanto riguarda Louis apparirà mooolto di più nei prossimi capitoli.
Anticipo soltanto che nel prossimo capitolo parlerò del loro 'incontro di chiarimento' 
e aggiungerò -molto probabilmente- un colpo di scena davvero shock.
Ma non turbatevi, non morirà nessuno ahahah ;)
Ora vi lascio, spero che voi lasciate dieci paroline là in fondo. E' gratis. ^-^
Vi saluto con un bacio, la vostra Cristina.

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Ps: Mi scuso per la conclusione banale del capitolo ma non avevo
la più pallida idea di come chiuderlo quindi ho scritto semplicemente 'Punto'.

 

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Capitolo 16
*** CAPITOLO 15 - Forgive. ***


-FORGIVE-

Se era possibile vedersi? Certo, per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa ma forse Sunshine non era consapevole di questo. Si erano dati appuntamento al solito bar e Zayn era lì da venti minuti. Se prima era un ritardatario, adesso era quello che si presentava in anticipo agli appuntamenti. Questo era uno dei suoi tantissimi difetti che era riuscito a migliorare, per fortuna. Non sapeva di preciso cosa gli avrebbe detto ma se Sunshine gli aveva chiesto di incontrarsi qualcosa doveva esserci, ne era sicuro. Zayn sperava con tutto sè stesso che non gli dicesse che doveva sparire dalla sua vita, di non cercarla più; sapeva che Sunshine non era una persona che dava gli addii via messaggi, preferiva farlo di persona anche se questo lo rendeva più doloroso e questa consapevolezza lo rendeva sempre insicuro e nervoso.

Iniziò a pasticciare la salvietta con stampato sopra il marchio del bar e provò a fare un piccolo cigno di origami ma senza successo. Pescò un'altra salvietta e fece la prima piega quando all'improvviso il posto di fronte a lui si occupò. «Ciao» salutò la mora col capo basso. Lui accennò un sorriso forzato e stropicciò completamente la salvietta tra le mani. «Come stai?» chiese in un sussurro il ragazzo. Sunshine alzò lo sguardo facendo incontrare i suoi occhi con le iridi scure del pakistano. «Sono stata meglio» buttò lì, «e tu?» Zayn annuì leggermente in segno di aver capito e poi rispose. «Anche.» Tra loro calò il silenzio, tanto che si sentiva perfettamente lo sbattere delle tazzine e il chiacchierio dell'altra clientela nel bar.

L'aria era abbastanza tesa e l'imbarazzo non rendeva migliore affatto la situazione. «Zayn, guardami» sussurrò Sunshine. Il moro alzò lo sguardo quasi come se si vergognasse di guardarla nel viso. «Non ti ho fatto venire per sbatterti in faccia che ti sei comportato come perfetto idiota, no» iniziò la ragazza e poggiò la mano su quella di Zayn che in quel momento stava distruggendo nervosamente la salvietta, «ti ho fatto venire per dirti che ti perdono.» Zayn inghiottì a vuoto, non credendo alle parole uscite dalla bocca della ragazza. «N..non sei arrabbiata?» chiese balbettando e Sunshine storse le labbra.

«Certo che lo sono, e sono anche parecchio ferita a dir la verità ma non importa» confessò stringendo ancora più forte la mano del ragazzo. «Come fai a perdonarmi? Ti ho fatto del male, ti-» cercò di dire sporgendosi verso di lei sul tavolo, catturando pure con l'altra mano quelle di Sunshine ma fu interrotto. «Lo so» disse, «ma l'hai fatto soltanto perchè ti serviva aiuto. So che non era tua intenzione ferirmi ed è per questo che ti perdono. Tutti meritano una seconda possibilità, tu in primis» gli sorrise. Si sentiva contento, sollevato e se fosse stato per lui si sarebbe messo ad urlare per la gioia ma non gli sembrava il caso. Sunshine continuava a massaggiargli le nocche con delicatezza e nei suoi gesti non c'era nessuna rabbia. Zayn le carezzò la guancia e la guardo dritto negli occhi vedendoli luccicare. 

«Posso baciarti?» chiese Zayn come se non avesse più il permesso di poterlo fare e Sunshine annuì con un piccolo sorriso. Gli sfiorò semplicemente le labbra, questo gli bastò per sentirsi di nuovo vicino alla ragazza. «Sun?» mormorò il moro. «Mhh?» «Verrai lo stesso con me alla festa dei miei genitori come la mia ragazza?» azzardò. Forse era stata una domanda stupida da porre ma voleva sapere, doveva sapere se le cose tra loro due erano rimaste come prima. «Certo, perchè non dovrei venire?» alzò le spalle. Zayn annuì e riprese la salvietta tra le mani.

«Ci sarà anche lui» la informò. Era una cosa futile da dire ma secondo Zayn era naturale invitare il suo migliore amico alla festa, anche perchè Trisha e Yasar lo avevano conosciuto durante questi mesi e Louis come al solito aveva conquistato tutti con il suo fascino. Ovviamente, però, se a Sunshine avesse dato fastidio la sua presenza gli avrebbe chiesto gentilmente di non venire e di sicuro lui avrebbe capito. «Zayn, non importa. Anche lui merita una seconda possibilità» rispose tranquillamente. Era un buon segno?, non lo sapeva ma forse ben presto lo saprà.

* * *

Nonostante la sala fosse enorme Louis stava morendo decisamente dal caldo e lo zio Joe non faceva altro che infilarsi uno stuzzichino dopo l'altro in bocca. Lo smoking nero che indossava gli prudeva in un modo insopportabile in certi posti e i suoi capelli laccati in modo perfetto gli davano l'aria da uomo serio ed elegante, caratteristiche che gli davano la nausea. La cosa che lo irritava più di tutto era il fatto che non conoscesse nessuno all'interno di quella sala, se non Zayn e Sunshine. Erano tutte persone sofisticate, persone di successo e che gestivano potente imprese o aziende. E lui chi era? Un ragazzo a cui restava, forse, sei mesi di vita e che si era intrufolato in questa festa solo grazie all'invito del figlio dei festeggiati, ma cercò di non pensarci e di godersi la festa.

Tutto sembrava essere tornato come quattro mesi fa: lui e Sunshine avevano avuto un piccolo scambio di parole e lei aveva ammesso di averlo perdonarlo, anche se non sapeva esattamente per cosa. Per essersi innamorato di lei ma di averla rifiutata?, per averla indirettamente convinta di diventare la ragazza del suo migliore amico? Rimaneva un mistero ma in fondo gli andava bene così; lei stava con Zayn e Louis era soddisfatto di aver raggiunto il suo obiettivo: unire i loro cuori. «Devi assolutamente assaggiare questi al tonno, sono ottimi!» disse Joe porgendogli un piattino con dei pasticcini con una forma strana. Louis rise e rifiutò. Joe alzò le spalle e continuò tranquillamente ad abbuffarsi.

Da dietro, qualcosa o qualcuno gli oscurò la vista con una stoffa morbida. Riconobbe il profumo ma non azzardò dire il nome della persona. «Chi sono?» domandò una voce maschile alle sue spalle. Louis rise e sollevò la stoffa che aveva sugli occhi ritrovandosi un foulard turchese tra le mani. «Siamo a delle nozze d'argento o ad un compleanno d'asilo?» scherzò il castano girandosi verso il moro. Quando si voltò, la vide: perfetta come sempre con un vestito turchese pallido, i capelli perfettamente rialzati che scoprivano il suo collo lungo. Sunshine ercava di sistemarsi il foulard nuovamente sulla braccia e Zayn provò ad aiutarla.

Come poteva non invidiarlo? Sunshine gli schiacciò un sorriso in segno di saluto e lui per rendere tutto più teatrale le fece un inchino. «Louis, tesoro, cercati un signorina con cui fare coppia. E' arrivato il momento di ballare!» annunciò Trisha raggiungendo suo figlio e stampando un bacio al castano. «Grazie signora Malik, ma credo che passerò» rispose cordialmente. Gli accarezzò la guancia prima di raggiungere i musicisti e di dargli il permesso di poter suonare gli strumenti. Zayn gli diede una pacca sulle spalle e poi tese la mano a Sunshine per invitarla a ballare. Dopotutto due mesi di corsi di danza non dovevano essere stati inutili e questo era il modo perfetto per dimostrarlo. Il moro e la sua accompagnatrice si allontanarono, iniziarono a fare i primi passi e, da lontano, Louis osservava ogni minima mossa con estrema attenzione.

Osservava i loro visi, sorridenti e felici, i loro sguardi, confortanti e sinceri. Gli doleva ammetterlo ma era geloso, geloso di Zayn per essere così fortunato da avere l'amore di Sunshine. Ma allo stesso tempo era felice, contento di essere riuscito a spingerla tra le braccia del moro. Se Sunshine non poteva essere sua, preferiva che stesse con Zayn di cui era consapevole dei suoi sentimenti, piuttosto che con uno sconosciuto. Quanto avrebbe voluto tornare bambino e poter correre in mezzo la sala, mangiare e sporcarsi tutto il viso senza la minima preoccupazione nonostante la madre continuasse a ripetergli di stare attento a non sporcare i vestiti costosi. «Louis!» Il castano cercò con gli occhi la persona che lo aveva chiamato finchè la trovò. Zayn gli fece un cenno di avvicinarsi con la mano e lui li raggiunse cercando di non sbattere contro la gente che si muoveva per la sala. «Potresti farle compagnia, devo andare in bagno» spiegò. Louis annuì e Zayn gli fece l'occhiolino. Bastardo.

Dopo aver imprecato mentalmente, dedicò tutta la sua attenzione alla ragazza mora. «Pretty Woman, balliamo!» disse euforico Louis porgendole la mano. Forse Zayn non l'aveva fatto per fargli un torto o un dispetto, la sua intenzione era solo quella di poter recuperare, anche se di poco, l'amicizia che c'era tra Louis e Sunshine. «Folletto» sorrise la ragazza unendo la sua mano con quella di Louis. Con delicatezza poggiò la mano sul fianco della ragazza ed iniziarono a ballare e roteare su sè stessi. I passi erano lenti e la distanza tra i lori corpi gli permetteva di non farle notare la sua agitazione perchè sì, Louis era abbastanza agitato. Sarebbe bastata una semplice mossa sbagliata da parte sua e di sicuro Sunshine lo avrebbe mandato al diavolo esattamente come aveva fatto l'ultima volta.

Ma non era così che aveva intenzione di trascorre gli ultimi mesi; voleva passarli felici assieme ai suoi amici che, malgrado, stava mentendo nascondendogli tutta la verità. «Sei bellissima» gli uscì dalle labbra. Non appena realizzò di aver parlato ad alta voce si morse la lingua, maledicendola per non essersi fermata. «Grazie, anche tu stai molto bene» rispose. Louis non riuscì a dire più nulla, voleva soltanto godersi questo ballo con la ragazza che non sarebbe mai potuta essere sua. «Louis, lo sai che ti vorrò sempre bene anche se ora sto con Zayn» gli assicurò. Louis non sapeva se essere sollevato o ferito da questa affermazione ma preferì esserne il primo, sentendo che Sunshine era in buone mani.

Le sorrise prima di avvicinarsi al suo viso e premette le sue labbra contro la guancia. «Lo so» disse semplicemente facendole fare una capovolta su sè stessa e concludendo la danza. Tutta la gente dentro la grande sala applaudì ai musicisti e Zayn tornò, controllando che fosse tutto apposto. «Grazie per essere rimasto con lei. Se non ci fossi stato tu di sicuro l'avrei trovata ad abbuffarsi al buffet con tuo zio!» scherzò ed in piena risposta ricevette uno schiaffo al braccio dalla ragazza. «Idiota» brontolò Sunshine arricciando il naso. Yasar sbatté ripetutamente il cucchiaino contro il bicchiere di cristallo per richiamare l'attenzione degli ospiti.

«Buonasera. Ringrazio a tutti di essere venuti per festeggiare le mie nozze d'argento con questa splendida donna» le mandò un bacio volante, «da quando l'ho conosciuta sono passati ventotto lunghissimi anni e la amo come se fosse appena passato un giorno... Bene, adesso basta con queste smancerie! Io e mia moglie siamo ancora giovani e quindi basta con questa musica noiosa, portiamo un po' di ritmo in questa sala!» Dietro di lui, i musicisti avevano smesso di suonare musica raffinata ed avevano iniziato a suonare musica country. Tutti gli ospiti della sala, compresi anziani e bambini, si erano riuniti al centro per ballare. Perfino Louis, romanticone che era, aveva chiesto ad una bambina di ballare con lui, nonostante fosse costretto a curvarsi con la schiena dato che la bambina aveva malapena cinque anni. Anche lo zio Joe aveva trovato la compagnia di una signora che come lui mangiava i pasticcini al tonno. 

Quando la bambina fu chiamata dalla madre e costretta ad allontanarsi da Louis. Il ragazzo si stava per dirigere dai suoi amici quando, all'improvviso, fu costretto a fermarsi. Non sentiva più la musica assordante e le immagini iniziarono a diventare sfocati e tendenti al rosso. Sentiva un caldo infernale ed iniziò a tossire e sudare. Si allontanò dalla sala per andare in bagno e, senza nemmeno fermare a chiave, si sciacquò ripetutamente il viso ma lui continuava a sudare e gli mancava l'aria. Si accasciò a terra cercando di levarsi la giacca dello smoking e di allentare la cravatta ma la tosse glielo impediva.

«Signora, se non cerca di levare subito il tonno si macchierà il suo bellissimo vest-.» Joe si immobilizzò non appena aprì la porta del bagno e trovò Louis per terra completamente sudato e con le mani sul petto. «Louis, Louis! Adesso andrà tutto bene, andiamo!» Joe cercò di scuotere il ragazzo ma lui continuava ad ansimare e tremare. Non aveva mai assistito ad una crisi di suo nipote ma sapeva benissimo che la prima cosa che c'era da fare era portarlo all'ospedale. «J..Joe, che succede?» domandò preoccupata la donna alle sue spalle. L'uomo le lanciò una breve occhiata, tentando di prendere in braccio Louis. «Stia tranquilla,ha solo esagerato con lo champagne!» mentì ed uscì velocemente dal bagno con tra le braccia suo nipote probabilmente svenuto. Cercò di uscire dalla residenza Malik sperando che nessuno li avesse notati. Non voleva assolutamente rovinare la festa, quindi senza avvertire nessuno, portò Louis all'ospedale.

 
 

LOOK AT ME!

Ok, chiedo umilmente scusa per il mio mostruoso ritardo ma non ho avuto seriamente tempo! Sorry!
Comunque, il capitolo:
Il capitolo scorso vi avevo avvertito di un piccolo colpo di scena ed eccolo.
Per la prima volta nella mia storia Louis ha avuto una specie di attacco e questo durante la festa.
Il motivo per cui non ha chiesto aiuto a nessuno credo sia comprensibile...
Ad ogni modo le acque tra i protagonisti si sono calmate e sono tutti tornati 'amici',
perfino Louis e Sunshine.

Poi... Volevo dirvi delle cosucce:
1. Tra una decina di giorni avrò le prove strutturate e poi gli esami quindi non so quando 
potrò di nuovo aggiornare ma, essendo che in fondo sono una nulla facente, ho quasi il prossimo capitolo completo
e cercherò di finirlo e pubblicarlo entro questi dieci giorni.
2. Ho finalmente deciso il finale per questa storia e durante l'ora di francese mi sono fatta una specie di scaletta
di quello che farò nei prossimi capitoli, quindi ho già tutto mentalmente programmato e finito. Adesso mi resta
solo scriverlo. Secondo i miei calcoli la storia dovrebbe arrivare a massimo 23 capitoli e non ci sarà nessun epilogo.
Poi capirete il perchè...

Ok, ho finito di annoiarvi. Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo e tutto il resto. R E C E N S I T E. <3
Approposito! Prossimo capitolo, che ho già quasi finito, sara SuperMegaBoom, molto più boom di questo.
Insomma un B O O M di quello galattico. ;)

Vi saluto. Un bacio,
Cristina.

Twitter. 


Altre mie storie:
Rebellion.
Strange.

 


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Capitolo 17
*** CAPITOLO 16 - Trouble. ***



-TROUBLE-

Zayn fissava la tenda rosa del camerino quasi implorante; si sentiva in colpa e Sunshine era lì dentro da dieci minuti buoni senza aver detto niente o essersi fatta vedere. Infilò l'indice e il medio dentro la tenda per sbirciare ma appena spostò di un millimetro la tenda Sun lo rimproverò. «Non ti azzardare» ringhiò la mora. Zayn ritrasse subito la mano e sbuffò, poggiando la schiena contro la parete ed infilando le mani nelle tasche dei jeans. «Avanti, quante volte devo ripeterti che mi dispiace. Non volevo farlo davvero, giuro!» ammise. Calciò l'aria annoiato e finalmente la tenda si spostò. «Non volevi?!» domandò incredula, «appena ti ho detto che con quella maglietta sembri una Drag Queen l'hai fatto di proposito di gettarmi il tuo gelato addosso! Zayn, era la mia maglietta preferita e adesso è completamente rovinata perchè ti comporti da bambino» borbottò mostrando la macchia enorme che aveva la maglietta all'altezza del seno. 

Zayn roteò gli occhi e si avvicinò alla sua ragazza, prendendola per i fianchi e spingendola di nuovo dentro il camerino e chiuse la tenda. «Zayn, cosa st-.» Il moro la zittì con un bacio, spalmando il suo corpo contro quello di Sunshine e schiacciandola contro la parete. Sunshine cercò di ribellarsi ma lui non glielo permetteva, tenendola intrappolata contro il muro. «Potrebbero vederci» protestò la ragazza ma Zayn alzò le spalle e tornò a dedicarsi al collo della ragazza. «E questo lo rende ancora più eccitante, amore» soffiò sul collo della ragazza e la mano che aveva posizionato sul fianco di Sunshine scese lentamente verso il basso fino ad intrufolarsi nelle tasche posteriori dei suoi jeans e con un colpo secco avvicinò il suo bacino a quello della ragazza. Sunshine iniziò ad ansimare ed oltrepassò il bordo della maglietta di Zayn sfiorando la sua pelle calda con le mani. 

Zayn si staccò da lei per sussurrarle all'orecchio: «adesso siamo pari» e si allontanò dal collo di Sunshine ormai umido e arrossato. La mora aggrottò le sopracciglia e Zayn gli fece un cenno con gli occhi verso il basso; spalmandosi contro la sua maglietta sporca di gelato non aveva fatto altro che macchiare anche quella sua ed adesso avevano entrambi la maglietta sporca. «Sunshine, hai appena macchiato di gelato la mia maglietta preferita. Come pensi di farti perdonare?» domandò con tono scherzoso inclinando di poco la testa di lato. Sunshine spalancò la bocca sorpresa e non riuscì a rispondere anche se lo avrebbe preso volentieri a parole. «Adesso andiamo a comprarci due magliette nuove prima che qualcuno ci veda conciati così.» Le schioccò un'altro bacio e poi entrambi uscirono dal camerino del negozio per bambini dove si erano intrufolati. 

Erano al centro commerciale di New York e sicuramente trovare un negozio d'abbigliamento non sarebbe stato difficile. Zayn prese la mano di Sunshine e la trascinò con sè al primo negozio che trovarono. Gli occhi della ragazza saettarono da destra a sinistra per la vasta gamma di scelta. «Io vado nel reparto maschile, tu cerca intanto qualcosa per te. Ci vediamo ai camerini, Sun» le disse strizzando un occhio. Sunshine fece un gesto sbrigativo con la mano e si diresse nel reparto femminile. Osservò i vari colori, vari stili e le varie misure ma in fondo non le importava; doveva soltanto trovare una maglietta da indossare per il resto della giornata dato che quella che indossava poteva considerarsi da gettare nell'immondizia. Prese una maglietta color salmone e si diresse nei camerini con la cruccia tra le mani. Quando arrivò, tutti erano già occupati quindi dovette aspettare che uno si liberasse.

Si sedette dove normalmente stavano i fidanzati o mariti svogliati che aspettavano la loro donna che trovasse finalmente un vestito adatto per abbandonare al più presto possibile il negozio. Ridacchiò al solo pensiero. La tenda del camerino numero tre si aprì, facendo uscire una ragazza mora con un vestito color magenta addosso. Doveva ammettere che le stava divinamente: il colore si intonava con i suoi capelli castani ondulati, con i suoi occhi marroni e il suo viso armonioso. La sconosciuta si osservava davanti lo specchio e si sistemava i capelli lunghi dietro le spalle e Sunshine non resistette dal avvicinarsi a lei. Qualcosa le diceva di averla vista, di conoscerla ma da dove? «Eleanor.» La cruccia che teneva tra le mani le cadde e Eleanor si voltò. «Ci conosciamo?» sorrise e le porse la cruccia che aveva raccolto per terra visto che Sunshine non era più riuscita a muoversi.

«Oh, no no. S..sono un amica di Louis, lui-.» cercò di dire ma non riuscì a completare la frase. «Ah, Louis! Tu devi essere Sunshine! Mi parla sempre di te» esclamò. Nel frattempo Zayn la raggiunse con una nuova t-shirt tra le mani ed affiancò Sunhine. «Ciao» salutò Eleanor porgendo la mano a Zayn che la strinse poco dopo titubante. «Ehm... Lui è Zayn, il mio ragazzo» spiegò Sunshine indicando il moro, «Zayn, lei è Eleanor... Sai di Louis...» mormorò. Zayn sembrò leggermente sorpreso che Sunshine conoscesse Eleanor. «Ah, quella Eleanor! E' un piacere conoscerti! Sei sola qua?» chiese gentilmente. Eleanor sorrise spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «No. In realtà sto aspettando che torni, ci mette un'eternità a tornare» scherzò, «oggi è il nostro anniversario e volevamo andare a cena e stavamo appunto cercando i vestiti adatti» aggiunse indicando il suo vestito. 

Il viso di Sunshine era completamente sbiancato; mai avrebbe voluto incontrare Eleanor, specialmente se era con Louis. Questo era stata una delle sue grandi paure. «Eccolo! Tesoro, potresti venire un attimo.» Eleanor alzò la mano per farsi vedere e Zayn e Sunshine cercarono con gli occhi la testa castana del loro amico. Quando poi un ragazzo biondo si materializzò al fianco di Eleanor stampandole un bacio, Sunshine si sentì svenire. «Sunshine, Zayn, lui è Noah. Il mio futuro marito.» 

Futuro marito. 
Futuro marito.
Futuro marito.


Queste parole rimbombavano nella testa di Sunshine. «Quindi tu e Louis, insomma, avete rotto completamente?» domandò Zayn. Sunshine strinse la mano del suo ragazzo, sperando di riuscire a calmarsi. «El, mi tradisci?! Credevo che mi amassi!» scherzò Noah tirando una ciocca di capelli di Eleanor. «Un ragazzo mi basta completamente. Zitto Noah, non farmi fare una figuraccia davanti gli amici di Louis!» lo rimproverò con tono scherzoso. Adesso pure Zayn iniziava a sentirsi male; Louis gli aveva mentito e se gli aveva mentito sulla sua relazione con Eleanor, si preoccupava di scoprire su quant'altro gli aveva mentito. «Sapete...» iniziò Noah, «io ed El stiamo insieme grazie a lui. E' un ragazzo così solare, gentile e davvero divertente. E' un peccato che... che gli resta così poco tempo da vivere.» Sunshine perse un battito e sgranò gli occhi. Se questo fosse uno scherzo stava avendo decisamente successo perchè Sunshine si sentì morire, così come Zayn. 

«Noah» mormorò Eleanor poggiando una mano sulla spalla del biondo. Noah stava parlando troppo ed El se ne era resa conto. Loro non sapevano. «Davvero, El. Per fortuna ha due amici come voi che lo sostenete, ne ha davvero bisogno» sorrise. Sunshine capì che non sarebbe riuscita a stare un attimo di più in quel negozio. Si coprì la bocca con la mano per soffocare i singhiozzi e si diresse verso l'uscita del negozio. Zayn la seguì afferrandole il braccio ma lei si dimenò, continuando a camminare senza voltarsi indietro. Zayn questa volta non l'avrebbe seguita, aveva perso di nuovo.

* * *

Joe camminava lungo il corridoio con il giornale tra le mani e lo trovò estremamente disinteressante. Aveva sempre saputo che all'interno di un ospedale fosse noioso ma non a tal punto. Piegò il giornale, lo strinse sotto il braccio ed entrò dentro la stanza dov'era ricoverato suo nipote. «Pff, i New Island hanno perso di nuo-.» Joe non terminò la frase perchè vide Louis non più in pigiama e sotto le coperte sterilizzate, ma alzato, vestito ed intento a staccare i macchinari che gli avevano attaccato. «Louis!» strillò l'uomo ma il castano scosse la testa. «No zio, deve andarmene» protestò. «Smettila di fare il bambino! Sai che Eleanor ha la giornata libera, non ti rifiutare di farti visitare dagli altri medici! Verrà domani» borbottò arrabbiato Joe. Non poteva assolutamente permettere che Louis lasciasse l'ospedale dopo la crisi che aveva avuto la scorsa notte. 

«Eleanor mi ha appena chiamato. E' per questo che devo assolutamente uscire. Devo» spiegò ed uscì velocemente dalla camera dell'ospedale sotto lo sguardo contrariato dello zio. Doveva vederli, entrambi. Eleanor l'aveva chiamato e spiegato cos'era successo. Lei non sapeva che Sunshine e Zayn non sapessero che lui fosse malato; tanto meno Noah che era collega della mora e dottore di Louis. La prima persona che gli venne in mente fu Zayn, lui sarebbe stato il primo con cui parlerà. Louis non aveva soldi per il taxi e nemmeno una macchina a disposizione quindi doveva raggiungere l'appartamento del moro a piedi. Nonostante le sue condizioni non fossero le migliori, iniziò a correre ed arrivò in poco tempo a casa sua. Quando arrivò all'edificio era già completamente sudato e stanco ma non gli importava. Gli aprì Armanda e, senza nemmeno salutarla, cercò Zayn. 

Lo trovò nel terrazzo, con la testa tra le mani e seduto sulla sdraio, proprio su quella dove avevano ideato il piano poco tempo fa. «Zayn» lo chiamò con voce spezzata mentre si premeva la mano sul petto e cercava di recuperare fiato. Zayn gli diede un occhiata veloce riconoscendolo appena e balzò in piedi. «Ci hai mentiti. Ci hai mentiti entrambi!» urlò puntandogli il dito contro. «Zayn, fammi spiegare...» provò Louis ma il moro sembrava, anzi era su tutte le furie. «Cosa devi spiegare?! Ammettilo che è tutta una bugia: tu non sei veramente mio amico e vuoi Sunshine, l'hai sempre voluta e io testa di cazzo ti ho perfino chiesto di aiutarmi!» imprecò furioso. Zayn si sentiva tradito e ferito nel profondo; Louis era una delle poche persone che considerava veramente suo amico e lui gli aveva mentito spudoratamente. L'unica cosa su cui non aveva dubbi era la sua malattia. Lo capiva dalla sua smorfia di dolore mentre premeva la mano sul petto, dal suo viso pallido e dai suoi occhi rossi e spenti. «Cosa cambierebbe?! Sappiamo entrambi che vi appartenete» rispose secco. 

«Smettila di dire stronzate! Dovrebbe essere la vostra storia d'amore non la mia, lei non ha mai provato niente per me!» ringhiò infastidito il moro. Per la rabbia scaraventò un vaso di fuori per terra, frantumandolo in mille pezzi. «Per avere una storia d'amore occorrono due cuori, e tra qualche mese il mio smetterà di battere, capisci? Questo lo capisci, Zayn?» disse. Si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla spalla cercando di calmarlo. «Se tu ora la lasci andare non avrà più niente. Niente amicizia, niente amore, nulla. Non puoi lasciarla sola, Zayn. Non devi farlo mai» gli strinse di poco la spalla e poi si allontanò barcollando leggermente mentre Zayn continuava a dargli gli spalle fissando il vuoto. «Tu cosa faresti al mio posto, ah?» gli urlò dietro. Louis si fermò e si girò verso di lui con un leggero ghigno. «Tu non hai idea di quanto desideri essere al tuo posto» disse ed uscì dall'appartamento sotto lo sguardo attento di Armanda.

* * * 

Era quasi buio e Louis iniziò a sentire freddo. Senza un particolare motivo era girovagato per ore per tutta la città di New York, cercando di immagazzinare ogni minimo luogo nei suoi ricordi. L'ultimo posto dove desiderava andare era alla pista di pattinaggio. Era proprio quella dove era andato qualche mese fa con Sunshine, quanto tutto era ancora normale e meno complicato. Forse se fosse stato in grado di tornare indietro nel tempo non avrebbe mai permesso a Sunshine di innamorarsi di lui; avrebbe fatto in modo di non far mai incrociare le loro vite e di conseguenze farla innamorare. Sentiva le gambe pesanti e i polpacci stanchi per tutti i chilometri percorsi ma lui non voleva riposare, non prima di essere andato lì. Il piccolo laghetto era ormai completamente scongelato e non vi era nessuno se non una piccola panchina vuota a fargli compagnia. All'improvviso un piccolo tuono si fece sentire ma a Louis non importava, voleva stare lì anche correndo il rischio di ammalarsi. Facendo qualche sforzo raggiunse la panchina e fu lì che il suo respiro si fermò: perchè Sunshine era proprio lì? Dedusse che lei se ne fosse già accorta della sua presenza ed in silenzio si sedette accanto a lei. Nonostante fosse quasi buio poté giurare di aver visto il viso di Sunshine completamente umido di lacrime. 

Nessuno dei due parlò per una manciata di minuti ma poi un singhiozzo di Sunshine spezzò il silenzio. «Ti ho mentito anch'io» confessò Sunshine senza distogliere lo sguardo dal laghetto, «quando ti ho detto che ti avrei sempre voluto bene nonostante stavo con Zayn ho mentito.» Louis annuì mentre iniziava a sentire gli occhi pizzicare. Stava morendo interiormente vedendola così fragile e distrutta ed era come sempre solo colpa sua. «Non sai quanto avrei voluto dire che ti avrei amato per sempre nonostante stavo con Zayn, ma non ci sono riuscita» disse prima di scoppiare in un pianto liberatorio e Louis non riuscì a trattenersi dal stringerla tra le braccia. Louis la stringeva al suo petto mentre lei stringeva bisognosa la maglietta del castano tra le mani, come se avesse paura che potrebbe scappare da un momento all'altro. «Perchè mi fai questo, Louis? Perchè vuoi lasciarmi così..?» domandò disperata. Le labbra di Louis si curvarono verso il basso e si morse la lingua per trattenere le lacrime che minacciavano di uscire. «Non lasciarmi, ti prego, ho bisogno di te, del tuo amore.» Lo supplicò la ragazza. Louis non poteva fare altro che smentire. Preso il viso di Sunshine tra le mani, lo portò alla sua altezza e scosse la testa. «Io non provo niente per te, Sunshine» mentì. 

Altre lacrime le bagnarono il viso e con un gesto rapido si liberò dalla presa di Louis e cinse le braccia attorno al suo collo avvicinandosi al suo orecchio con le labbra. «Ti amo, Louis» sussurrò aggrappandosi alle sue spalle e stringendolo forte. Quelle parole fecero scattare un sistema di difesa in Louis; doveva allontanarla immediatamente. Con scarsi risultati provò di levarsi Sunshine da dosso ma non ci riuscì. Forse non voleva riuscirci. Sunshine continuava a supplicarlo di non lasciarla e a ripetere quelle due parole che ogni volta facevano tremare il castano e l'unica cosa che Louis riuscì a fare era lisciarle i capelli. «Io non ti amo, Sunshine, per favore non ripetere ancora quelle parole» mormorò il castano. «Ti amo così tanto da starne male, Louis» ripeteva invece Sunshine. Louis permise alle lacrime di scendere lungo le sue guance pallide e scosse la testa. «Io non ti amo, davvero Sunshine. Io non ti-» provò a dire le parole gli morirono in gola. Sunshine non dava segni di voler allentare la presa al suo collo e Louis non voleva che lo facesse. Sapeva che non poteva permettersi di fare l'egoista e ma cosa avrebbe dovuto fare? Sunshine sarebbe stata in qualunque modo male. «Io non... Sì Sunshine, io ti amo» si corresse e finalmente ricambiò l'abbraccio.

* * * 

«Signorina, un altro bicchiere!» disse Zayn alla ragazza dietro il bancone. Zayn si sentiva una merda e non c'era niente che poteva fare per cambiare le cose; la ragazza che amava non prova nulla nei suoi confronti, se non amicizia, e il suo migliore amico era destinato a morire presto, troppo presto. Si passò le mani tra i capelli ormai scompigliati e sospirò rumorosamente. Sentiva che da un momento all'altro sarebbe scoppiato a piangere ma non poteva mostrarsi così in pubblico, anche se era ubriaco fradicio. «Problemi a casa?» domandò un uomo sulla quarantina accanto a lui. Zayn alzò le spalle e bevve il bicchiere tutto ad un sorso. «A chi importa, tanto sono sempre io l'idiota di turno» rispose e si alzò dal sgabello della birreria barcollando dirigendosi verso casa.

 

 

I'M BACK YEAH!!

Ho mantenuto la promessa ed ecco il capitolo scandaloso!!
La nostra Eleanor è comparsa di nuovo e la bugia è venuta la pettine...
Gioia, non è stata colpa sua! xD
However, Sun scappa e Zayn si è ormai praticamente arreso (ma va?).
Poi nel finale vediamo Louis che decide di mandare tutto a puttane e ammette di amarla..
Secondo voi come andrà a finire con Loushine e Zunshine?
Dio, che eccitante fare queste domande da intervistatore! :D
Ho il prossimo capitolo già pronto ma essendo che da martedì inizierò le prove strutturate lo
potrò pubblicare solo a giugno! E per la cronoca, non so un cazzo!
Ditemi cosa pensate di questa capitolo tramite recensioni e se volete auguratemi un 'imbocca al lupo!', non 
danneggerebbe! xD

Scappo!
Un bacio, Cristina.

Twitter.

 


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Capitolo 18
*** CAPITOLO 17 - Awareness. ***



-AWARENESS-

ZAYN'S POV

Dormire con la giacca di pelle addosso non era uno dei modi più comodi, sicuramente. Tentai invano di sfilarmela nel sonno ma non ci riuscii. Magari se avessi cambiato posizione non mi avrebbe dato poi tanto fastidio. Mi rigirai sul letto ma l'unico risultato che ero riuscito ad ottenere era cadere dal letto con la faccia spiccicata sul pavimento freddo e duro. Aprii svogliato gli occhi; avevo ancora troppo sonno per svegliarmi seriamente ed era troppo distrutto per fare qualsiasi cosa. Ma stare sdraiato sul pavimento, oltretutto scomodo, non era nei miei piani. Mi alzai lentamente sostenendomi sulle braccia finchè riuscii a mettermi a sedere. Notai solamente ora che avevo avuto almeno il tatto di togliermi le scarpe prima di buttarmi nel letto completamente sbronzo, almeno quello. Ma alla fine, perchè mi ero ridotto così? Ah, giusto. Era perchè... Non avevo nemmeno più la forza di pensarci. Mi alzai del tutto e mi accorsi che erano appena le nove del mattino. Mi tolsi la giacca di pelle e presi una maglietta pulita dall'armadio indossandola. Avevo fame, sicuramente a quest'ora Armanda era già arrivata quindi decisi di andare a darle il buongiorno. Non appena uscii dalla camera da letto la vidi. Lei non doveva essere qua. Io non volevo che fosse qua. 

«Ciao» mormorò a bassa voce. Ero quasi tentato di mandare al diavolo il mio orgoglio e di andarla a stringere tra le mie braccia ma non l'avrei fatto. «Hei» risposi qualche secondo dopo. La domanda che mi ronzava in testa era perchè mai lei si trovava nel mio salotto alle nove di mattina. Non aveva qualcosa da fare?, non doveva andare da lui proprio come aveva fatto ieri? Sentii la rabbia salirmi in testa e strinsi le mani a pugno fino a far diventare le nocche bianche. Avrei volentieri rotto qualcosa ma non volevo sembrare un pazzo isterico, soprattutto non davanti a Sunshine. «Armanda mi ha fatta entrare. Ho bisogno di parlarti, Zayn» spiegò torturandosi le mani. Fu lì che iniziai a sentirmi davvero male, proprio come l'altro giorno mentre l'aspettavo al bar quando mi aveva convocato per parlare. Sperai con tutto me stesso che pure oggi avesse preso lo stesso verso di quel giorno, che tutto si sarebbe sistemato. Mi sedetti accanto a lei con la gambe aperte e le mani incrociate tra di esse mentre fissavo con interesse i miei calzini bianchi. 

«Non era così che dovevamo scoprirlo ma dobbiamo cercare di capirlo e stargli accanto. Glielo dobbiamo» disse Sunshine, fissandomi. In quel momento avere il suo sguardo addosso mi infastidiva, sapevo che era andata da lui e questo mi faceva solo arrabbiare e ingelosire di più. «Tu vuoi stargli accanto?» domandai di rimando. «Io gli starò accanto anche se tu non vorrai.» Sentii il mio cuore creparsi pian piano, dopo ogni parola che uscivano dalla bocca che tanto amavo baciare. «Io non credo di volerlo fare, Sunshine, e non mi va che tu stia con lui» risposi. Sapevo che dicendo questa frase sarei sembrato un maritino geloso che non permette alla moglie di uscire ma non volevo. Non volevo avere più niente a che fare con Louis e di conseguenza non mi gradiva l'idea che la mia ragazza stesse con lui da sola. «Deciditi: me o lui» le imposi. 

«Zayn, non costringermi a scegliere. Sai benissimo che sceglierei sempre lui.» Avrebbe sempre scelto lui e non sarei mai stato in grado a cambiare le cose ma non volevo accettarlo, l'amavo troppo per lasciarla così. «Zayn, io lo amo.» Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Io le avevo ripetuto milioni di volte quanto l'amassi e mai avevo ricevuto una risposta da parte sua e adesso sentirla dire che amava il mio migliore amico mi fece diventar letteralmente una bestia. Senza ragionare, la mia mano mirò contro la guancia di Sunshine e la colpì. Il suo viso era girato di lato ed io avevo ancora la mano sospesa nell'aria. Il mio petto si alzava e abbassava in modo irregolare e mi sentivo un mostro; avevo appena tirato uno schiaffo alla ragazza che amavo. Guardai incredulo le mie mani e Sunshine si voltò mostrando la sua guancia rossa. «Hai fatto bene. In fondo me lo sono meritata» disse. La guardai dritta negli occhi e notai che non erano lucidi e questo mi sollevò, anche se di poco. Almeno non avrebbe p ianto per causa mia. 

«Zayn, non voglio rinunciare a te come amico ma non posso nemmeno continuare a fingere di non amare Louis, stando con te. Voglio dargli tutto quello che posso finchè vivrà» mi disse. La guancia di Sunshine era visibilmente rossa e sperai che non si sarebbe formato un livido. Sunshine mi prese il viso tra le mani avvicinando quello suo al mio. «Zayn, guardami» mi supplicò, «stiamogli vicino questi ultimi mesi, d'accordo. Voglio che continuiamo tutti ad essere amici e rendiamolo felice, me lo prometti?» Non ero sicuro di riuscire a fare una promessa così grande. Amavo Sunshine e l'unica cosa che in fondo volevo era vederla felice, renderla felice anche al costo di vederla con un altro. Solo adesso riuscii a capire come si era sentito per tutto il tempo Louis mentre la spingeva consapevolmente tra le mie braccia. Annuii appena facendola sorridere. «Grazie, Zayn» disse Sunshine dandomi un bacio sulle labbra. I miei occhi iniziarono a diventare lucidi per colpa di quel bacio; sapevo benissimo che non era un bacio d'amore o d'affetto ma era un bacio d'addio.

* * * 


LOUIS'S POV

Era bello essere di nuovo a casa. Non ne potevo più di stare in quel luogo bianco e spento. Dopo essere stato al lago, Sunshine mi aveva riportato all'ospedale. Ero ovvio che dovevo tornarci ed ero contento che era stata lei ad accompagnarmi. Quello che ci eravamo detti la sera precedente sembrava irreale, come se stessi sognando. Sapevo che Sunshine provava qualcosa per me ma che fosse talmente forte da lasciarsi tutto alle spalle, compreso la relazione che io stesso avevo messo in piedi con Zayn, mi aveva colto di sorpresa. Per troppo tempo avevo oppresso quello che provavo per lei, costruendo un muro attorno i miei sentimenti e mentendo. Sunshine era rimasta tutta la notte con me all'ospedale, restandomi accanto e stringendomi la mano. Stamattina, però, mi aveva detto che doveva sbrigare delle cose ed io non avevo nessun diritto per impedirglielo. Zio Joe non era probabilmente era ancora furioso con me per aver abbandonato l'ospedale ma Sunshine aveva pregato a Megan di farlo al posto suo ed eccomi qua, a casa con quella bionda mezza pazza.

«Secondo me staresti pure bene con i capelli biondo platino o magari rossi!» esclamò Megan per l'ennesima volta. Da quando aveva visto la rivista sul tavolo non aveva fatto altro che suggerirmi mille acconciature diverse sostenendo che ognuna mi stesse d'incanto. «Credo che terrò i miei capelli castani» constatai ridacchiando. Volevo un gran bene a quella ragazza; probabilmente era stata l'unica a non avermi mai abbandonato da quando ero arrivato a New York. Anche quando avevo preso le distanze da Zayn e Sunshine lei non aveva smesso di venirmi a trovare e farmi compagnia. Molto spesso mi raccontava di come stesse Sunshine e che gli mancavo. «Scherzi? Secondo me biondo saresti irresistibile!» Non potevo fare a meno di ridere e Megan offesa chiuse la rivista e s'imbronciò. «Secondo me sei tu quella con la fissa per i biondi; basta guardare Isaac e Josh!» scherzai. Megan mi scimmiottò dietro con la mano e gettò la borsa sul divano. 

«Come vuoi, ti volevo solo rendere più desiderabile ma sei continuare a essere così, fai pure! Io intanto vado a vedere se nel cassetto della posta ti sono arrivate nuove riviste» annunciò ed uscì di casa lasciando la porta socchiusa. Non vedendo nessuno nelle vicinanze ne approfittai per gettarmi sul divano e frugare dentro la borsa di Meg; si portava dietro sempre delle caramelle gelatinose alla frutta che onestamente al sottoscritto piacevano da matti. «Come. Hai. Osato.» sibilò Megan appena mi beccò con le mani nel sacco. Quasi letteralmente, aggiungerei. Recuperai altre caramelle per fortuna prima che mi togliesse la borsa dalle mani. «Sei un piccolo maleducato, Louis. Non sai che guardare dentro le borse di una donna è tabù?» mi rimproverò e quasi mi sentii in colpa ma ero stato costretto. 

Quella borsa sola sul mio divano mi stava praticamente implorando di essere liberata dal peso di quelle caramelle superflue. «Scusami» le chiesi e mi misi comodo sul divano accendendo la televisione ed iniziando a fare zaping da un canale all'altro. «Joe Poulston. Joe Poulston. Joe Poul-.» Megan si interruppe mentre raggirava tra le mani la posta che aveva raccolto. «Uh, c'è una lettera per Miss Carter! Sicuramente è per Sunshine e hanno sbagliato porta!» esaltò. Megan iniziò a stropicciare la busta tentando di aprirla. Non sapevo esattamente il motivo ma questi mi infastidii molto. Forse perchè Megan non stava rispettando la privacy di Sunshine oppure semplicemente mi dava fastidio che qualcuno le stesse toccando le sue cose. Quando finalmente riuscì ad aprire la busta ed uscì il foglio, d'istinto glielo strappai di mano e mi allontanai da lei in modo da evitare che lo recuperasse. «Louis, Louis dai! Voglio solo leggerla, giuro che non le dirò niente che siamo stati noi!»

piagnucolò cercando di acchiappare il foglio mentre mi dimenavo. 'Siamo stati noi'? Perchè stava mettendo me in mezzo in questa faccenda della lettera? Tanto ormai la busta era aperta quindi perchè non dare una sbirciatina? Magari solo io. Iniziai a leggere le prime righe e il sorriso scherzoso che avevo qualche secondo fa scomparve. «Voglio leggere pure io la lettera che hanno mandato a Sunshine, avanti!» disse Meg. Serio mi voltai verso di lei porgendole il foglio. «Questa lettera non è per Sinshine» spiegai e perfino lei che fino a qualche secondo fa sorrideva e mi saltava addosso per sapere il contenuto della lettera si zittì, leggendo con attenzione quello che vi era scritto.

 

LOOK AT ME!

Eccomi, finalmente gli esami sono terminati!
Vabbè, in realtà sono finiti da venerdì ma non ho avuto 
tempo per aggionare prima!
Dunque, la prima parte del capitolo è un po' turbolento
e nei prossimi capitoli vedrete un Zayn completamente 
diverso da quelli precenti; 
non sarà più il ragazzo gentile e comprensivo e follemente
innamorato ma diciamo che diventerà leggermente stronzo.
Insomma, chi non lo sarebbe dopo una batosta del genere
pur facendo sempre il bonaccione?

Anyway, la storia è quasi giunta al termine.
Ci saranno forse altri cinque o sei capitoli e poi the end.
Inoltre volevo dire che ultimamente siete molto inattivi,
nessuno di voi mi caga più i capitoli,
figuriamoci recensire. MONELLI.

Scappo. Ci rivediamo presto con il prossimo capitolo.
Un bacio,
Cristina.

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Capitolo 19
*** CAPITOLO 18 - Childhood. ***



-CHILDHOOD-

SUNSHINE'S POV

Continuai ad arricciare i capelli di Louis tra le dita mentre la sua testa era poggiata sulle mie gambe. Lo trovavo rilassante e lui non sembrava lamentarsi per il mio tocco. I suoi occhi erano socchiusi e notai la sua barba appena accennata sul mento, inoltre mi ero accorta di quanto fosse pallido ma poteva essere semplicemente una mia impressione. «Louis?» mormorai spostandogli il ciuffo dalla fronte. «Mmh?» mugugnò e vidi il suo petto alzarsi. «C..come ti senti?» In un certo senso ero tornata ad essere insicura e avevo paura di fargli delle domande normalissime. «Oh, bene. Questa posizione mi piace molto.» Mi scappò un piccolo sorriso ma non era questo che intendevo e volevo sapere. «Provi dolore in questo momento?» Louis unì le sue mani e li poggiò sullo stomaco facendo giocherellare i pollici tra loro. «No, Sunshine.» La sua voce era piatta e bassa, forse non gli andava che gli facessi certe domande. «Capisco.» Smisi di toccare i suoi capelli e poggiai la schiena contro la testiera del letto. 

«Sunshine?» sussurrò mentre si stendeva su un fianco verso la mia direzione. «Non voglio che ti preoccupi troppo. Sto bene, davvero, solo che a differenza tua il mio cuore è come dire, difettoso, tutto qui.» Annuii sorridendo, anche se sentivo le lacrime prossime ad uscire. Parlare di questo argomento era doloroso per me perchè sapevo dalle parole di Noah che non si trattava semplicemente di un 'difetto'. «Non mi piace l'idea che tu ti definisca difettoso» ammisi. Louis si alzò dalle mie gambe e si mise a sedere guardando fuori dalla finestra e tirò un sospiro profondo. «Non dobbiamo parlarne se non-»  «Ho saputo di essere malato all'età di sette anni, così all'improvviso. Sai come mi chiamavano i miei compagni all'epoca?» Fece un piccolo ghigno ed io scossi la testa. «Cruccietto.» Quelle parole gli uscivano con amarezza nonostante fossero passati chissà quanti anni e probabilmente parlare del suo passato gli era difficile visto tutta la sofferenza che doveva aver passato.

«Da piccolo non capivo molto il significato e ci ridevo sopra ma adesso mi rendo conto della loro cattiveria.» Allungai una mano verso la sua per rassicurarlo ed annuii. «Giustamente ero ancora al primo stadio della malattia ma mia madre si preoccupava fin troppo per me, soffocandomi con le sue attenzioni. Mi proibiva di fare cose che tutti gli altri bambini normali potevano fare come giocare a pallone, partecipare alla corsa campestre o semplicemente salire su una giostra.» Pendevo dalle sue labbra, era la prima volta che mi parlava della sua infanzia o di sua madre ed io cercavo di registrare ogni sua singola parola. «Ero praticamente solo finché conobbi Eleanor. Avevo tredici anni ormai e lei fu la mia prima amica.» Gli occhi gli luccicavano sfiorando i ricordi vissuti con Eleanor e di sicuro lei doveva esser stata una persona significante nella sua vita. 

«Lei era la figlia del mio medico in Inghilterra quindi quando ero ricoverato capitava molto spesso che stessimo insieme. Inoltre i nostri genitori si conoscevano e mia madre era totalmente fiduciosa in lei quindi, ogni volta che mi dimmettevamo per un breve periodo, facevamo cose che mia madre non mi avrebbe mai permesso. Diciamo che grazie a lei ho potuto recuperare tutto quello che mi ero perso da bambino.» Dopo aver udito questa confessione mi feci schifo da sola: come potevo aver odiato una persona che nella vita di Louis non aveva fatto altro che bene? «E tuo padre?» chiesi per cambiare il discorso sulla mora. Ormai il mio odio verso Eleanor era del tutto sparito ed insensato ma non mi andava di scoprire quanta altra felicità aveva regalato a Louis mentre io no. «Bhè, su questo non c'è molto da dire. Non l'ho mai conosciuto» rispose facendo spallucce. Aveva detto di non aver mai conosciuto suo padre come se stessimo parlando di una serie televisiva e questo in un certo senso mi ferì. «Su questo, in un certo senso, siamo simili, Sun» aggiunse poi. 

No, non eravamo simili per quanto riguardava la figura paterna, io avevo conosciuto Yannik Carter anche se lui aveva deciso di abbandonarci. Era stato presente per gran parte della mia infanzia e Louis, nonostante quanto tenessi a lui, non si poteva permettere di parlare in questo modo di mio padre. «Ti sbagli, io mio padre l'ho conosciuto» ringhiai infastidita. Louis si posiziono di fronte a me con le gambe incrociate tra di loro e mi guardava con la testa inclinata. «Sun, lo conoscevi come padre ma non come persona» replicò lui. 

Non poteva averlo detto veramente. Non aveva nessun diritto di gettare fango sul nome di mio padre ma soprattutto non poteva dire che non lo conoscessi. «I tuoi commenti mi irritano» sputai e mi alzai dal letto per andare in cucina per prendere un bicchiere d'acqua e lasciandolo da solo nella sua camera. In effetti questa calma apparente era fin troppo bella per essere vera. «Sun avanti, sai che non volevo questo...» piagnucolò al mio fianco. Inghiottii l'ultimo sorso d'acqua che c'era nel bicchiere e lo misi nel lavabo. «Sai benissimo come stanno le cose con mio padre e che mi da fastidio se qualcuno ne parla, soprattutto se ne parlano male e tu hai il coraggio di insinuare che non lo conoscevo. Scusa Louis, ma questo non lo tollero, non-» Stavo per aggiungere 'non accetto nemmeno il fatto che sia tu a parlarne' ma fui interrotta dal suo abbraccio.

«Ritorna in camera con me» mormorò tra i miei capelli e lisciandomi la schiena come se stesse cercando di calmarmi e tranquillizzarmi. Scossi la testa, non volevo mettere da parte questa discussione delicata. Louis cercò di riportarmi nella camera da letto ma mi rifiutai categoricamente. Continuò ad insistere quindi per non dover sentire ancora le sue lagne di quanto mi stessi comportando da bambina, mi chiusi nel bagno fermando a chiave. Sentii ancora dietro la parta Louis chiamare il mio nome ma cercai di ignorarlo. Era lo nostra prima litigata da quando avevamo dichiarato ciò che provavamo l'uno per l'altro e non era una litigata leggera a causa del mio orgoglio. Mi lasciai cadere lungo la superfice liscia e portai le ginocchia al petto respirando a stento. Sentii un scricchiolare alla porta e quando alzai la testa alla mia sinistra trovai una lettera. 

Raggirai la lettera tra le mani e vidi che era indirizzata a Miss Carter, al mio vecchio indirizzo ed era stata spedita da Hartford. Sfermai la porta del bagno e cercai con lo sguardo Louis ma non era più nei paraggi; era seduto sul divano, triste. «Hai rubato e letto la mia posta?» chiesi quando mi accorsi che era già stata aperta. «Sun, hai bisogno di sederti e leggere questa lettera» m'impose ma non volevo leggere nessunissima lettera, volevo chiarire con lui. «Riguarda tuo padre. Sediti, la leggeremo insieme. Sono qua per te» aggiunse e solo lì riuscii a farmi cambiare idea, anche se non capivo esattamente cosa centrasse questa lettera con mio padre. Mi sedetti accanto a lui ed insieme iniziammo a leggere:

 
Cara Helen,
negli ultimi sei anni mi sono sempre informata di come stesse mia figlia Rachel, ma mai una singola volta di come stessi tu. Oggi, nell'ultima che ti manderò, voglio ringraziarti per tutto. Grazie. Noi donne siamo abbastanza forte da perdonare gli errori dei nostri uomini ma solo poche riescono ad accettarle e dare tutto l'amore da far svenire tali errori. Hai accettato Rachel quando io da sua madre non ci sono riuscita, per questo ti sarò per sempre debitrice. Si dice che quando un uomo commette degli errori deve anche avere il coraggio da affrontare le conseguenze le gli spettano ma in tutti questi hai pagato tu le conseguenze per un errore che non hai commesso ed è tutto solo colpa mia. Perdonami, se puoi. Mi dispiace, Helen, mi dispiace infinitamente. Ti ho creato molte preoccupazioni, mi dispiace per tutto.
Gwen.


* * *

ZAYN'S POV

La vista offuscata, le palpebre pesanti e gli arti stanchi mi facevano capire chiaramente che era giunta l'ora di smettere. Nonostante il quarto bicchiere di Jack Daniel's fosse già finito, il dolore persisteva ancora. Giocavo stancamente con il ghiaccio che era rimasto all'interno il bicchiere di vetro mentre nell'altra l'indice e il medio tenevano la sigaretta ormai consumata. «Credo che per oggi basti per te» commentò Roger, un uomo sulla cinquantina che avevo conosciuto in questi giorni al bar. Era un ex marine ormai in pensione perchè durante una missione aveva perso la gamba ed ora passava la maggior parte del suo tempo in questo lurido posto mezzo ubriaco per raccontare le sue avventure sulle navi. «No» ribattei, «un altro giro, per favore.» La ragazza con i capelli rossi guardò prima Roger e poi me. Il primo annuì e dopodiché decise di versarmi il liquido marrone nel bicchiere. Bevvi tutto in un sorso e la gola iniziò ad bruciarmi tanto da farne sputare un po' ed iniziai a tossire. Prontamente la barista mi batté le mani sulla schiena ma sembrava inutile, da dietro riuscii perfino a sentire le sghignazzate di altri clienti. Barcollante e senza fiorire parola, lasciai una banconota da cinquanta dollari sul bancone ed uscii dal bar. 

Pioveva ma ero ubriaco, non potevo rischiare di tornare al mio appartamento con la macchina quindi ero costretto di dover camminare, nonostante casa mia si trovasse a cinque isolati da qui. Mi incamminai ma il vortice che avevo in testa non aiutava affatto, tanto che mi dovetti sostenere ad un bidone di spazzatura per non finire vertiginosamente a terra. Udii delle voci e passi alle mie spalle; erano i tizi del bar. Raddrizzai la schiena proseguendo il mio percorso verso casa e cercai di sembrare il più lucido possibile. Accelerai i passi quando sentii le voci vicini a me finché non sentii un dolore lancinante al fianco sinistro, talmente forte da farmi rovesciare per terra. Sbattei la testa contro l'asfalto e in pochi secondi mi furono addosso, uno di loro aveva un coltellino tra le mani. «Il portafogli» disse il più robusto dopo avermi dato un calcio ben assestato allo stomaco. Mi rubarono il portafogli, cellulare e per un assurdo motivo anche le scarpe. Sputai sangue facendo una smorfia di dolore, mi pentii di essermi ridotto in questo stato e di non riuscire a difendermi da quei bastardi.

«Andiamo, c'è qualcuno. Non voglio tornare in galera» disse allarmato uno di loro e, dopo avermi dato un ultimo calcio allo stinco, fuggirono. «Ha, tutto qua?» gli urlai dietro. Senza un particolare motivo iniziai a ridere sguaiatamente. La pioggia mi cadeva in pieno viso, mischiandosi con il mio sangue ed io continuavo a ridere. Sapevo che nessuno sarebbe venuto a cercarmi, né tanto meno ad aiutarmi. Sarei dissanguato in quel lurido vincolo e a nessuno sarebbe importato. Chiusi gli occhi, deciso di gettare la spugna e aspettando per abbandonare questo corpo. «Oddio, cosa ti hanno fatto?, stai bene?» Sentii il rumore dei tacchi ed una voce femminile raggiungermi. Debolmente vidi l'ombra di una figura snella che si chinava verso di me con un ombrello tra le mani. «Tranquillo, andrà tutto bene» mormorò quando constatò il taglio al fianco, «devi essere forte, ti aiuterò.» Essere forte. Avevo smesso di esserlo da un pezzo, non avevo più le forze per lottare. Chiusi gli occhi con un fiacco respiro, sperando di essere inghiottito dal buio.

 
 

LOOK AT ME!

Ok, facciamola breve ed indolore; finalemente dopo 2 mesi ho aggiornato.
Perdonatemi ma il mare chiamava e stare seduti per ore ed ore al pc non era molto invitanre.
Or, però, riprenderò regolarmente a scrivere. (spero)

La storia:
1. Nella prima parte vediamo un Louis diverso, debole e stanco. 
Molto compatibile visto che la malattia gli sta letteralmente risucchiando la vita.
Mi è piaciuto molto scrivere per la prima volta dei nostri Loushine ma ovviamente non poteva
essere tutto rose e fiori quindi perchè no, facciamo un litigio!
2. Una cosa essenziale direi in questo capitolo è la lettera che finalmente svela cosa sia successo 
veramente al padre. Sì, sappiamo che si era suicidato in passato ma non perchè era stanco della vita
o di depressioni varie, il motivo era che non riusciva ad avere quella bambina sotto gli occhi perchè
gli ricordava costantemente il suo errore e il dolore che procurava alla moglie e alla famiglia.
Non so se mi spiego abbastanza bene o abbiate capite cose intendo.
3. Zayn. Distrutto è la parola da attrubuirgli. Sta male ed è comprensibile.
Ubriaco, viene aggredito da dei vandaletti di strada ed è pronto per incontrare il triste mietitore
ma qualcuno lo soccorre. Avete una mezza idea?

Chiudo così il capitolo 18, se avreste delle domande o non avete capito qualcosa, sarò
lieta di chiarire.

Un bacio,
Cristina.

Twitter.

 

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Capitolo 20
*** CAPITOLO 19 - Jealous. ***



-JEALOUS-

ZAYN'S POV

Mi sentivo leggero come una piuma; respiro calmo, muscoli rilassati e mente vuota. Un urlò interruppe il mio viaggio su una nuvola, riportandomi nel mondo reale e alla distrusse la possibile ipotesi che fossi davvero morto. I miei pensieri furono ribaltati appena rammentai quello che era accaduto la sera precedente: la mia vita era stata posta a dura prova dopo che ero stato accoltellato da un vandalo da quattro soldi. Volevo davvero morire ieri sera? Sì. Me ne sarei pentito se fosse realmente accaduto? Ancora sì. Un altro urlo, questa volta una voce maschile e poi una porta si chiuse con prepotenza. Aprii gli occhi vedendo la luce penetrare dalla finestra con le tende arancioni. Ero steso su un piccolo letto ed in una stanza non particolarmente arredata. Cercai di mettermi seduto ma la ferita al fianco bruciava terribilmente. «Non dovresti muoverti così bruscamente» sentii pronunciare. La voce femminile, inoltre mia salvatrice, apparteneva ad una ragazza dai capelli rossi e dai lineamenti vivaci. Alzai la maglietta che non mi apparteneva e notai che la ferita era stata curata e fasciata accuratamente.

«Tranquillo, è stato James a vestirti. Io ho soltanto fatto il resto.» Si avvicinò a me, porgendomi una tazza di tè verde e si sedette sul letto, fissandomi. «Hai intenzione di parlarmi o devo continuare il mio monologo da sola?» disse. Scossi la testa; le dovevo almeno un grazie da parte mia. «Hai ragione, ero perso tra i miei pensieri» dissi con voce roca, «ti ringrazio per quello che stai facendo per me.» Sorrise appena, poi si alzò e uscì dalla stanza. Nuovamente ero rimasto solo in questa stanza vuota e sconosciuta, eppure in qualche modo dovevo tornare a casa ma non avevo la più pallida idea di come avrei fatto in queste condizioni. Dolorante e premendomi una mano sul fianco per alleviare il dolore, mi alzai dal letto seguendo la strada percorso dalla ragazza. Varcando la porta della camera da letto mi accorsi che la casa era minuscola. «Oltre ad essere muto sei anche sordo? Ti avevo detto di non alzarti» mi rimproverò. Il suo sguardo era piantato sul mio e i suoi occhi erano scuri, non riuscivo a distinguere l'iride dalla pupilla. «Dio mio, dovevo ascoltare James e portarti all'ospedale invece di pensare alla benzina» borbottò a bassa voce tra sé e sé.  


«Perchè mi hai salvato?» La ragazza, che fino a qualche secondo fa stava piegando dei panni sporchi che aveva raccolto sparsi per il salotto, si fermò e strinse le spalle. «Perchè non salvarti? Tu non l'avresti fatto se avessi visto un ragazzo sotto la pioggia steso per terra e ferito?» replicò con tono sicuro, continuando ciò che stava facendo. «Si chiama aiutare il prossimo» aggiunse poco dopo lei. Non riuscivo a ribattere per il semplice fatto che io non l'avrei fatto ciò che lei stava facendo per me. Ero assurdamente egoista; con me, con gli  altri e soprattutto con i miei sentimenti. Mettevo sempre me al primo posto, poi venivano tutti gli altri. Ero diventato un'altra persona: tornavo a casa costantemente ubriaco, offendevo la mia domestica e non parlavo con nessuno specialmente se questo voleva aiutarmi. «Sei una brava persona, a differenza di me. Io lo avrei lasciato morire se fossi stato al tuo posto.» Mi sedetti sul minuscolo divano che aveva, a causa del colore al fianco che aumentava secondo dopo secondo stando in piedi. «Sei turbato, lo vedo. Singhiozzavi nel sonno» mi informò. Annuii. 

«Che ne dici se andiamo fare colazione?» buttò lì la ragazza. A quanto pare era molto schietta, mia piaceva questo sua lato. Non era una ragazza che si vergognava a parlare con un uomo sconosciuto ma allo stesso tempo sembrava avere un'anima nobile e gentile. «Vorrei tanto ma come noti mi hanno rubato le scarpe e non credo sia il caso farmi vedere scalzo davanti a tutti» la informai. Non riuscivo a capacitarmi perchè ieri sera mi avessero rubato pure le mie vecchie scarpe Adidas consumate. «Faremo in modo che nessuno ti veda» ridacchiò, «puoi indossare queste se vuoi, sono di James.» Mi porse un paio di scarpe che aveva raccolto da dietro la porta. Non erano migliori delle mie vecchie e consumate Adidas ma pur sempre accettabili. «Sono di tuo...?» «Fratello. James è mio fratello minore» completò immediatamente lei la frase. 

* * *

Non avevo mai apprezzato ciò che avevo finchè non conobbi Bailee: io avevo due genitori sani e vivi, lei un padre alcolista e una madre succube del marito; un tetto sulla testa e gestito da una domestica senza dover uscire un soldo, Bailee lavorava da quando aveva diciotto anni, a venti scappò di casa dopo aver ottenuto l'affidamento totale sul minorenne. Faceva puntualmente straordinari per mantenere quel malconcio appartamento, se stessa e suo fratello James. «Perchè non hai continuato i tuoi studi come infermiera?» chiesi dal nulla mentre bevevamo il nostro caffè in macchina. «Sai come è la vita. Pensi di avere le strade per il futuro aperte ma la via da percorre è infinita, ed io non potevo essere per un'infinità una stagista senza una misera paga.» 

Bailee aveva ventiquattro anni ed era quindi più grande di me. «Verrò a trovarti qualche volta al lavoro, magari per vedere che vestiti indossano le donne della lavanderia» scherzai. Bailee mi fulminò con lo sguardo, probabilmente se non fossimo bloccati in macchina mi avrebbe dato un calcio al ginocchio per la battuta squallida. Era ormai tardi pomeriggio quando mi portò gentilmente al mio appartamento. Scesi dalla macchina, feci il giro diretto al suo finestrino abbassato e mi schiarii la voce. «Credo di esseri molto debitore, non solo per quello che hai fatto ieri sera» ridacchiai, «ma anche per avermi prestato le scarpe e avermi offerto la colazione.»

Bailee fece un gesto fugace con la mano come se volesse dirmi 'stai zitto'. «Mi rifarò e lo sai. Tuo fratello andrà su di giri se saprà che ho io le sue scarpe e non vogliamo che accada, mh?» La salutai e lei sfrecciò via per le strade, io intanto raggiunsi la mia adorata casa. Armanda era già lì, probabilmente da questa mattina ma lei aveva le chiavi quindi poteva entrare ed uscire quando le pareva. «Signorino Malik, ero in pensiero per lei. Sta bene?» Brontolò la messicana. Annuii velocemente e mi gettai sul divano, cercando una posizione che non mi facesse male al fianco. «Una chiamata per lei!» Tuonò Armanda dalla cucina. Fortunatamente si preoccupò di portarmelo lei anziché farmi alzare. «Pronto?»

«Dove diamine tieni il cellulare, su Marte? E' tutto il giorno che cerco di rintracciarti!» Strillò una voce femminile. «Mi hanno rubato il cellulare, ok? Che vuoi Megan?» Sentii uno sbuffo da parte sua. «Oggi è il compleanno di Sunshine e da un festicciola a casa sua. Volevo sapere, insomma... se venivi.» La voce di Meg si fece più bassa. Avevo dimenticato il compleanno di Sunshine e non c'era di meravigliarsi, la mia testa stava cercando di cancellare ogni dettaglio che le riguardasse ma era pur sempre una parte della mia vita. «Certo, verrò appena potrò» riattaccai senza aggiungere altro.

* * *

Puntualmente in ritardo, arrivai a casa di Sunshine. Le persone presenti erano davvero poche, arrivavano si e no a quindici. «Zayn, quale buon vento ti porta qua?» scherzò subito Louis dandomi una pacca sulla spalla appena varcai la porta d'ingresso. «Nessun vento» sillabai. Il suo sorriso, i suoi occhi e le sue mani sulla mia spalla mi infastidivano ma non avevo intenzione di farglielo notare, mi allontanai. Feci un breve saluto a Sunshine e le augurai buon compleanno, lei sembrò molto felice della mia presenza. «La tua mancanza all'università si sente» ammise, cingendomi in un abbraccio. Allargai un sorriso finto e notai che indossava il mio vestito rosso. Sì, proprio quel vestito. Tutta quanto mi dava la nausea; i palloncini, i pacchi dei regali e perfino il profumo d'aranciata. 

Il momento della torta; tutti applaudirono come giusto sia mentre io mi scolavo il terzo bicchiere di spumante, schifato. «Coraggio Louis, facciamo una foto di coppia e immortaliamo questo momento» suggerì Meg euforica. Louis le se avvicinò abbracciandola da dietro, cingendo le mani sul suo grembo e intrecciando le loro mani. Prima scatto. «Un bacio! Cos'è questa timidezza, avanti!» Vidi i loro occhi incontrarsi, lussuriosi e pieni d'amore, uno sguardo che a me non aveva mai rivolto, neanche minimamente. Quando si baciarono non riuscii più a trattenermi, scagliai il bicchiere di vetro contro di Louis, mancandolo. Sentii un urlo.

«Zayn!» urlò sconvolta Sunshine. Questa scena mi fece ridere, la gelosia e l'alcol non erano una buona combinazione. Louis si avvicinò a me cercando di trascinarmi in un'altra stanza ma senza successo; ero più alto e decisamente più forte del suo corpo debole e malato. Ancora ridendo in modo maniacale lo spinsi contro il tavolo. «Com'è, ti piace il vestito che indossa la tua donna?» Non rispose, si ricompose lentamente e si avvicinò a me sotto lo sguardo attento di Sunshine. «Sei ubriaco, non è il caso di rovinare la festa. Tornatene a casa, Zayn» disse tra i denti voltandomi le spalle. Pieno di rabbia e rancore, partii per colpirlo ancora una volta finché Sunshine gli si parò davanti. «Non osare a ferire ciò che è mio» ringhiò furiosa, «vattene.»

Il suo sguardo era duro, pieno di disprezzo e disappunto. Inarcai le sopracciglia e mi avvicinai al lei scostandole i capelli davanti l'orecchio. «Appena morirà, Zaynuccio non ci sarà per consolarti. Goditi questi pochi mesi con lui, poi marcirai nella solitudine» le sussurrai con cattiveria, con un ghigno malefico dipinto sulle labbra. Vidi una lacrima scendere lungo il suo viso e per una frazione di secondi mi sentii un mostro. Abbandonai velocemente l'appartamento, e corsi come non avevo mai corso. L'aria fresca mi pizzicava la pelle mentre correvo e in poco tempo arrivai al posto che stavo cercando. Ricordavo ancora perfettamente la strada e abbassai lo sguardo sul mio orologio al polso; segnava le tre e venti. Mi sedetti davanti il portoncino e attesi, attesi che lei venisse di nuovo a salvarmi da me stesso e dai demoni dentro di 
me.

 


Heilà!

Precisamente una settimana, più puntuale di così non si può!
Ragà, siamo agli sgoccioli della storia. Manca davvero poco alla fine e spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
So che non sono una scrittrice professinista e roba varie ma ci sto mettendo tutta me stessa in chiesta storia, soprattutto per completarla.
Adesso scappo, spero di postare al più presto il prossimo capitolo.
Un beso,
Cristina.
 

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Capitolo 21
*** CAPITOLO 20 - Trisser. ***



-TRISSER-

LOUIS'S POV

(1 mese dopo)
Quattro pillole la mattina, tre pillole il pomeriggio e cinque pillole la sera. Conoscevo ormai a memoria tutti i nomi di ogni singolo farmaco, l'orario dell'assunzione e il effetto che aveva su di me. Erano cose che durante gli anni erano rimasti invariati, non era stata effettuata nessuna modifica. Ma chi guardava queste inutilità, se non io? Invece, però, avevo notato i cambiamenti in Sunshine nell'ultimo periodo: era silenziosa se non ero io stesso venirle a parlare, a volte si incantava davanti l'armadio fissando i suoi abiti rossi e poi finiva per tentare un'infinità di volte a fare il caffè. Mi ero avvicinato a lei e avevo fermato le sue mani frenetiche che cercavano di aprire la caffettiera moka scottante, la guardavo dritta negli occhi. «Mi manca» aveva detto. Non serviva che mi dicesse il nome, la strinsi tra le mie braccia esili. Quella persona che le mancava, senza dubbio, era una delle persone che l'avevano sostenuta nei momenti difficili e che la conoscevano sicuramente anche meglio di me, conosceva i suoi demoni e le sue paure.

Ed eccomi qua, ero incerto se suonare o meno al campanello ma non poteva andare così e soprattutto non avevo intenzione di starmene con le mani in mano. Suonai. Attesi qualche secondo prima di sentire il rumore di dei passi nella vicinanza della porta e finalmente aprirono. Sfortunatamente non mi aprì la persona che mi aspettai di incontrare. La donna mi guardò incerta, strinse gli occhi per mettere a fuoco il mio viso e poi li sgranò. «No!» urlò, infatti. Ah Armanda, quanto mi era mancata quella graziosa donna? Tentò di sbattermi la porta in faccia mi incastrai il mio piede in mezzo ad essa. «Zayn, è in casa?» mugugnai a stento per i dolori al piede perchè lei continuava a tirare la porta verso di sé, schiacciandolo. «Non è in casa» borbottò soltanto. «Sicuro?» Armanda annuì. «D'accordo. Può dirgli che sono passato?» Mi guardò titubante e poi annuì di nuovo. Tirai fuori il piede e m'infilai le mani dentro le tasche del giubbotto, zoppicando cercai di scendere le scale. Percorsi le prime due rampe di scale finché un'ombra mi oltrepassò, ignorandomi. Mi voltai riconoscendone le spalle e la camminatura. «Zayn» lo chiamai ma lui si voltò appena, lanciandomi uno sguardo breve e continuò a salire le scale. «Sono venuto a cercarti» lo informai sostenendomi sul passamano. «Lo vedo ma non sono interessato.»

Continuava a salire senza fermarsi e lo dovetti seguire a passo spedito per raggiungerlo. Dannazione queste scale! «Non si tratta di me, ma di Sunshine.» Finalmente riuscii a fermarlo, il suo sguardo era rivolto verso il basso. «Vieni» mormorò appena. Raggiunsi nuovamente il quinto piano con il fiatone, le scale e la fretta con cui l'avevo percorso mi avevano stancato più del dovuto. Entrai accomodandomi sul divano e Zayn era stato così gentile da offrirmi un bicchiere d'acqua mentre cercavo di riempire i miei polmoni d'aria. «Che sei venuto a fare, Louis?» domandò. Nella sua voce non c'era più il tono di cattiveria che aveva usato al compleanno di Sun, sembrava solo preoccupato. «Le manchi, Zayn. Sei sempre stato presente e per lei questa tua assenza è-» «Ha perso il diritto di dire che le manco» mi interruppe freddo. «Hai perfettamente ragione» dissi, «non vado fiero di come sono andate a finire le cose ma davvero vuoi che questo rovini tutto?» Zayn si grattò la barba folta, messo in difficoltà dalla mia domanda. «La vita è troppo breve per sprecarla in odio» gli dissi. Mi rivolse uno sguardo in cui riuscii a leggere compassione ma non era questo che volevo da lui.

Non volevo che mi guardasse come un malato in fase terminale, volevo che mi guardasse come il Louis che tempo fa l'aveva fatto ubriacare e poi accompagnato a casa prendendolo a braccetto. «Ho conosciuto una persona» confessò curvando gli angoli della bocca, «se fossi stato lo Zayn di due o tre mesi fa ti avrei sbattuto fuori ma ora riesco a perdonare, a guardare oltre. Avete la mia benedizione.» Un sospiro di sollievo uscì dalle mie labbra. Mi alzai prontamente dal divano e lo raggiunsi, abbracciandolo. Sapevo che poteva sembrare una scena estremamente gay, ma avevo e sentivo il bisogno di farlo; lui non era solo una persona importante per Sunshine ma anche per me. Zayn rise battendomi le spalle forse con fin troppo forza, ricambiando. «Louis» mi sentii chiamare. «Mh?» feci uscire sotto forma di lamento. «Voglio esserci.» 

* * *

«Quante volte dobbiamo ripeterlo: usa l'ascensore oppure sali e scendi con estrema calma e cautela le scale!» mi rimproverò Eleanor. Ondeggiai la testa avanti in dietro; ogni volta la stesso disco. Dopo aver abbandonato l'appartamento di Zayn avevo percorso troppo velocemente le scale e questo non mi aveva fatto per niente bene. Mi era iniziato a mancare l'aria e ringraziai il cielo che un passante si era accorto del mio malore chiamando il 911. Sunshine seduta accanto a me mi schiaffeggiò la gamba, facendomi tornare serio. «E' inutile parlare con te, sei sotto gli effetti dei farmaci» si rassegnò El, «dobbiamo tenerlo qua per stabilizzare le sue condizioni. Tienilo a bada mentre vado a prendere i documenti per il ricovero» raccomandò a Sunshine mentre abbandonava la stanza. Abbandonai la testa contro il cuscino respirando a pieni polmoni mentre Sunshine mi guardava in modo torvo. «Che c'è?» domandai. Lei distolse lo sguardo e sbuffò. «C'era proprio di bisogno di correre in questo modo? Guardati, sembri un, un...» 

«Un malato! Puoi anche dirlo, MALATO, non è una parolaccia!» le urlai contro. Vidi la sua espressione cambiare, stavolta l'avevo davvero combinata grossa. Sunshine raccolse la sua borsa e si alzò dalla sedia, diretta verso la porta. «Avanti» mi lamentai, «sai benissimo che non volevo dire questo!» «Cosa volevi dire allora?!» ribatté mostrandomi i suoi occhi colmi di lacrime. Odiavo vederla così e se non fossi intubato o collegato alle flebo mi sarei alzato per fermarla. «Sun, io...» cercai di dire ma non sapevo da dove iniziare, abbassai lo sguardo. «Lo so, ma tu devi cercare di capirmi. Non riesco ad accettarlo, non posso» negò con la testa, asciugandosi le lacrime con le maniche. Sapevo che le mie condizioni non erano delle migliori, ma che la mia situazione le pesasse così tanto mi fece sentire terribilmente in colpa. Il mio tempo stava per scadere e io le stavo solo rubando tempo prezioso standomi in accanto. Le feci un cenno di avvicinarsi, lei non mi negò l'abbraccio che le offrii nonostante sentissi il fastidio dell'ago al braccio. «Scusami» sussurrai lisciandole il dosso della mano, «tu ancora non riesci ad accettarlo ma io devo, non era mia intenzione essere così poco garbato.»

La sentii tirare su col naso e poi la porta si spalancò. «Incredibili questi infermieri! 'Non è orario di visite'!» scimmiottò Megan lanciando uno sguardo verso la porta e poi guardò noi, «tu, cosa le hai fatto? Sta piangendo» m'indicò con tono secco e severo. Alzai le braccia in difesa e Sunshine rise asciugandosi le ultime lacrime sulle gote, andando all'incontro Megan. «Siete peggio di una soap opera, come devo fare con voi?» Un ragazzo biondo sgattaiolò dentro la stanza affiancando Meg, dedussi fosse il famoso Josh. Salutò Sunshine e si presentò a me, sapevo che già si conoscessero. «Cicciobello, venga qui che ho qualcosa per lei» m'informò la bionda facendomi un cenno con il dito di venire da lei. «Mi spiace, sono incatenato» scherzai mostrandole il filo della flebo. Sussurrò un flebile 'oh' e si avvicinò verso di me, si sedette sulla sedia libera mostrandomi la sua borsa. «Sono tutti per te, borsa inclusa se vuoi.» Mi aveva portato le caramelle che tanto adoravo, ricordandosi quante volte avevo frugato dentro la sua borsa per divorarli. «Eleanor ha detto di evitare zuccheri» riferì Sunshine, cupa. 

«Certo, hai ragione. Neanche io so cosa mi sia saltato in mente portandoli all'ospedale.» Era dispiaciuta ma sapevo che le sue erano solo buone intenzioni. «Sapete l'ultima novità?» tentò Megan cercando di cambiare discorso, «ho visto Zayn circa cinque giorni fa. Era in compagnia di una ragazza, credo che finalmente l'abbia superata.» Sunshine sorrise così come feci io. «Già, credo che questa ragazza gli faccia bene. Lo vedo molto più sereno da quando è successo quella porcheria alla tua festa di compleanno.» 

NARRATORE'S POV

Due ragazzi nelle strade buie e più insicure di New York, un ragazzo dai capelli scuri ed una dai capelli rossi che teneva le sue scarpe tra le mani. Non che fossero scomodi o chissà cos'altro ma le aveva indossate per l'intera serata al lavoro, adesso voleva solo sentire la freddezza del marciapiede massaggiarle i piedi. «Ti ho già detto che non era necessario venirmi a prendere» si lamentò Bailee. Erano le tre di notte e lei ormai si era abituata a fare quel tragitto da sola nel buio della notte, si era perfino attrezzata con uno spray al peperoncino nella borsa per un'eventuale aggressione. «E io ti risponderò sempre allo stesso modo: non importa!» Puntualmente ogni sera era venuto a prenderla dalla lavanderia e ogni volta aveva percorso con lei con pezzo di strada, parlando di tutto ciò che gli capitasse di tiro. Semplicemente era preoccupato che le potesse accadere ciò che gli era successo a lui quando aveva deciso di tornare a casa da solo. In un certo senso si sentiva debitore nei confronti della rossa. «Grazie» sorrise Bailee quando arrivarono davanti il portoncino di casa sua. Le gambe le tremavano a cause della gonna della divisa di cotone leggero nonostante fosse novembre inoltrato. Zayn non rispose, le se avvicinò e prese il suo viso tra le mani e fece combaciare le sue labbra con quelle della rossa. La ragazza non riuscì a corrispondere, colta di sorpresa. «Ho paura che tu mi piaccia più del dovuto» ammise sulle sue labbra. Bailee posizionò una mano dietro la sua nuca e flebilmente sussurrò «Penso di avere la stessa paura.»

 


 

LOOK AT ME!

Bhe oggi non ho nulla da dire, il capitolo fa tutto da sé.
Vi lascio, Cristina.

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Capitolo 22
*** CAPITOLO 21 - Falling. ***


-FALLING-

SUNSHINE'S POV

Diedi un'occhiata fuori alla finestra e notai con amarezza che stava piovendo. Ma hey, che mi aspettavi a novembre?  Louis era steso sul suo letto ospedaliero, aveva gli occhi chiusi e pensai che stesse dormendo ma sapevo perfettamente che gli veniva scomodo dormire con la faccia rivolta all'aria. Tracciai un'altra linea nel cruciverba del giornale, sospirando. Louis era ricoverato da due settimane e non mostrava miglioramenti ma nonostante ciò non me la sentivo di lasciarlo solo o di far restare il vecchio zio Joe per fargli compagnia. Ormai quella sedia aveva acquistato l'impronte del mio sedere. L'orologio segnava le tre del pomeriggio e decisi di andarmi a prendere un caffè al bar dell'ospedale. Non era molto buono ma era l'unica cosa che mi aiutava a stare sveglia. Pagai e soffiai sulla bevanda calda, incamminandomi verso l'ascensore. Il reparto cardiologia si trovava al quarto piano e non c'era mai molto movimento se non gli infermieri che si davano il cambio dei turni. Lungo il corridoio notai una chioma rossa che sbraitava contro un infermiere di turno. «Cosa significa che non è orario di visite?» la sentii dire, «io ho solo un'ora di buca quindi la smetta e ci faccia entrare... Al diavolo la privacy del paziente!» Dal tono alto che usava, sembrava che stesse parlando da sola. Mi strinsi le spalle e tornai a camminare quando vidi all'improvviso un viso molto famigliare a me. «Questo reparto è molto ristretto per le visite, a meno che siate parenti del paziente non posso farvi entrare» spiegò l'uomo in camice. Zayn circondò le spalle della ragazza con un braccio, intimandola di zittirsi e di andare. Facendo quasi rovesciare il contenuto del mio bicchiere per terra, corsi verso di loro. «E' il fratello del paziente Tomlinson» mentii ma bastò per farmi dare il consenso di farli venire con me. Quando voltammo corridoio, abbracciai il mio amico che mi era mancato moltissimo. «Non pensavo saresti venuto» confessai. «Ero qui perchè avevo delle cose da sbrigare, inoltre Megan mi ha raccontato che Louis era ricoverato quindo ho pensato 'perchè non passarci'.» Spostai lo sguardo sulla ragazza, completamente tranquilla e a sua agio. «Bailee» buttò lì, porgendomi la mano. La strinsi presentandomi e li condussi nella stanza di Louis.

La stanza si riempì e anche se non avevamo fatto molto rumore, gli occhi di Louis si spalancarono immediatamente. «Bene, bene, bene... Dove sono i miei fiori? Avrei molto gradito delle iris bianche» scherzò subito Louis quando vide il moro. Si diedero un stretta di mano tipica da uomini e si sedettero nelle sedie di plastica. «Achantè, madmoiselle» recitò baciando il palmo di mano della rossa e schiacciando l'occhiolino al moro. Megan aveva accennato l'altra volta che Zayn avesse trovato qualcuno ma non pensavo fosse così bella. «Dunque, cosa succede di bello nel mondo al di fuori di questo edificio?» chiese Louis. «Niente di chè, hanno aperto una gelateria vicino all'università ma penso che falliranno presto. Con questo tempo nessuno vorrà del gelato.» Probabilmente se Eleanor non gli avesse vietato di introdurre zuccheri, Louis si sarebbe catapultato a mangiare in quella gelateria. Stesi tutto il tempo in silenzio e ascoltai Bailee raccontare un po' di sè, sembrava un ragzza davvero a posto e speravo che lei gli potesse dare a Zayn ciò che io non ero riuscita a dargli. «... e poi gli ho detto 'scusi ma quella macchia non era del semplice vino!'» concluse Bailee, facendo ridere tutti. A quanto pareva il lavoro in lavanderia che svolgeva le piaceva molto, anche se avrebbe preferito lavorare in un ospedale. Sentii la sedia di Zayn strisciare sul pavimento. «Vado a ritirare quella cosa. Torno tra un attimo.» Zayn diede un bacio sulla fronte alla ragazza e uscì dalla stanza. Louis e Bailee parlavano tranquillamente tra di loro quindi ne approffittai per seguire Zayn. Era già arrivato alla receptionist del reparto quando lo vidi infilare qualcosa di quadrato nella tasca della giacca. «Cosa dovevi ritirare?» domandai quando la raggiunsi. «Oh, nulla di chè.» Mostrò il suo splendido sorriso e tornammo nella stanza. Le guance pallide di Louis erano arrossate per le risate, mi fece troppa tenerezza e soprattutto quella ragazza iniziava a piacermi sempre di più.

La porta si aprii, Eleanor entrò nella stanza lanciando uno sguardo di rimprovero a Louis. «Niente visite a questo orario, dovresti saperlo bene, Louis.» Mi alzai dalla sedia per cercare di convincere Eleanor di darci un altro po' di tempo ma Zayn mi bloccò prima che potessi arrivare dalla dottoressa. «Tranquilla, va bene così. Credo sia meglio che Louis riposi, passeremo un altro giorno.» Lo guardai perplessa, volevo che restasse davvero e lo stesso valeva per Bailee. Ero bello avere di nuovo la compagnia del mio migliore amico. Quando se ne andarono tornai a dedicarmi al cruciverba del giornale; mancavano ancora dodici parole. Dopo averne trovata una alzai lo sguardo verso di Louis, vedendolo sorridere. «Perchè quel ghigno?» Lo sentii tossire. «Niente. Mi sento solo... felice. Insomma, l'hai visto.» Mi limitai ad annuire. Vidi Louis scostarsi le coperte bianche di dosso e girarsi nel letto. «Che hai intenzione di fare?» chiesi allarmata. «Devo andare a pisciare» mi rispose schietto. «Chiamo l'infermiera.» Uno dei lati negativi di tutto ciò era che le medicine che gli amministravano erano molto forti, facendo indebolire il corpo di Louis e per questa ragione i medici avevano deciso che era meglio fargli indossare un 'pannolino' piuttosto di farlo alzare dal letto. «Ho ventidue anni. Mi rifiuto di pisciare ogni santa volta in un pannolino.» Le prime volte si era ribellato ma dopo qualche giorno quando aveva iniziato a notare di essere senza forze e aveva ceduto, adesso eravamo a punto e d'accapo. «Non c'è nulla di male nel chiedere aiuto» gli ricordai. «Questi tipo d'aiuto è superfluo, sto benissimo, non si vede? Vado in bagno» ripeté, abbaiandomi contro. Louis uscì dalla stanza percorrendo il primo tratto del corridoio per raggiungere i bagno, io lo osservavo dallo stipite della porta perché sapevo se l'avessi seguito mi avrebbe ancora urlato contro. Oltrepassò la vetrata che separava quelli della stazione intensiva dagli altri quando lo vidi cadere per terra. Il mio cuore smise di battere quando vidi il suo corpo tremante sul pavimento. Prima di affrettarmi da lui, premetti il bottone d'emergenza in modo che i dottori sarebbero venuti a intervenire.

Mi inginocchiai per terra mettendo la sua testa sulle mie gambe, la mia vista era troppo offuscata per vedere se fosse ancora cosciente o meno. «Sushine» sentii pronunciare dalle sua labbra, «perdonami.» Spalancai gli occhi e prima che potessi dire qualcosa, tre infermieri e un cardiologo arrivarono con una barella trascinandolo via da me. Non mi era consentito di poterlo seguire visto che si trattava di un'emergenza, l'unica cosa che potevo fare era aspettare. Forse se fossi stata più convincente e non gli avessi permesso di alzarsi da letto tutto ciò non sarebbe accaduto. Era più di una settimana che Louis non si alzava dal letto e questo improvviso movimento aveva messo sotto pressione il suo debole cuore, tra l'altro non aveva assunto zuccheri che gli potessero dare le forze per raggiungere il bagno. Dannazione, non poteva finire tutto così. Chiamai lo zio Joe informandolo dell'accaduto, singhiozzai e nonostante Eleanor cercasse di consolarmi non riuscivo a smettere. Non potevo perdere Louis, senza di lui non sarei più nessuno. «Sarà collassato per lo sforzo, capita molto spesso. Vedrai che ce la farà, Louis non è così debole come sembra» mormorava Eleanor cercando di farmi stare meglio, ma il pensiero era fisso dentro quella porta chiusa.

* * *

Cosa faceva normalmente un ragazzo quando cercava di conquistare una ragazza? Le portava dei fiori, del cioccolato e possibilmente la portava fuori a cena sperando che al ritorno la ragazza gli permettesse di entrare concludendo con i fiocchi la serata. Zayn sperava tutto questo; era sempre più convinto di dover fare qualcosa al di fuori del normale, ben oltre di portarla vedere la statua della libertà. L'unica pecca era che Bailee non era quel tipo di ragazza, non amava le avventure o le cose precipitate. Preferiva trascorrere una serata tranquilla a casa di Zayn, magari ordinando una pizza e guardando Grey's Anathomy. Dovresti smettere, non ti fa bene vedere quella robaccia» la derise Zayn al telefono. Controllò attentamente a destra e sinistra prima di premere l'accelleratore e attraversare la strada. «Meredith è la mia musa, grazie a lei ho questa passione per la medicina!» si difese la rossa. Il moro rise, adorava farla innervosire e se l'avesse avuto di fronte avrebbe riso ancora più forte perchè ogni volta che iniziava a agitarsi le iniziava a pizzicare il naso e di conseguenza se lo grattava di continuo. «Mh, io resto schierato dalla parte di Scrubs. Soprattutto perché Sandra Oh mi mette in soggezione.» Ma cosa succedeva puntualmente quando le cose andavano a gonfie vele Tutto crollava. Zayn continuava a parlare al telefono con Bailee, fu allora che non si preoccupò di fermarsi all'incrocio. Fu in quel momento che la linea cadde e Bailee fissando lo schermo del cellulare alzò le spalle, pensando che fosse per via della pioggia.

 

Un breve commentino da parte mia:
Questo è il pennultimo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo e poi ci sarà
una specie di epilogo.
Mi farebbe molto piacere se vi fareste sentire, secondo me nessun legge davvero questa storia,
anche se le viasualizzazioni dicono il contrario, inoltre il prossimo capitolo sarà uno
strazio e quindi non vedo motivo di sciverlo se a nessun importa. Bene.
Buona domenica. :)

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Capitolo 23
*** CAPITOLO 22 - Revelations. ***



-REVELATIONS-

Louis aveva ripreso coscienza circa cinque ore fa e adesso era nuovamente steso sul letto bianco sterilizzato, collegato ai vari macchinari che mostravano la pressione sanguigna e i battiti cardiaci. Aveva detto all'infermiera di sentirsi relativamente bene se non fosse stato per l'ago che gli perforava la vena al braccio sinistro. Sunshine, invece, era seduta come al solito sulla sedia di plastica, muta e immobile. La sensazione di averlo quasi perso era ancora viva dentro di lei e le aveva lasciato un profondo segno; aveva davvero temuto che Louis non fosse più uscito vivo da quella porta, soprattutto era infuriata con lui per non avergli dato ascolto e si era alzato per andare in quel maledetto bagno. «Smettila di tenermi il muso» brontolò infatti Louis alla ragazza.
«Se ti fossi alzato dal letto non terrei il muso a nessuno.» Non lo guardava nemmeno negli occhi.
«Lo so, lo so! Ma ormai è successo e per fortuna sono ancora vivo e vegeto, quindi perché soffermarsi su quel futile dettaglio?» Lo sguardo della mora balzò verso il letto ospedaliero, fulminando il ragazzo che vi giaceva.
«Futile dettaglio,» disse sbalordita, «per colpa di quel 'futile dettaglio' ci stavi rimettendo le penne e mi stavi morendo tra le braccia. Pensi che questo sia futile, Louis?» Lui abbassò lo sguardo, sconfitto; sapeva che Sunsine aveva perfettamente ragione. Nel bel mezzo del discorso la porta si aprì ed entrò il dottore seguito da Eleanor Calder.
«Buon giorno signorino Tomlinson, come ci sentiamo oggi?» chiese educatamente l'uomo.
«Brillante!» rispose sarcasticamente lanciando uno sguardo all'ago che aveva nel braccio. Il dottore si avvicinò ai macchinari girando qualche rotella e premendo vari bottoni. Eleanor dal canto suo aveva un sorriso da orecchio a orecchio, che fosse talmente felice perché Louis era completamente intubato? Il dottore scarabocchiò qualcosa sulla cartella clinica di Louis e poi chiese ad Eleanor di affiancarlo.
«Dunque, miss Calder,» iniziò il dottore, «potrebbe riferire al nostro paziente ciò che abbiamo scoperto questa mattina, mh?» Eleanor annuì energicamente.
«C'è una buona probabilità di aver trovato un donatore.» Gli occhi blu di Louis s'illuminarono e Sunshine scattò dalla sedia, incredula. «Pare che il soggetto abbia avuto un incidente stanotte e nessun ha ancora denunciato la sua scomparsa. Adesso è in coma ma i medici si stanno ancora accertando delle sue condizioni.» Sunshine non riuscì a trattenersi e scoppiò in lacrime; poteva sembrare egoista ma sperava che nessuno denunciasse la scomparsa del soggetto in modo che venisse donato il cuore a Louis.
«Non-, credete che sia una possibilità per me?»  
«Il gruppo sanguigno è compatibile, sembra un soggetto abbastanza giovane e sano. Ma per il momento non possiamo accertarti nulla.»  
«Non sapete chi sia? Potreste chiamare i suoi famigliari e accelerare il processo.» Sunshine vide sia Eleanor che il dottore scuotere la testa.
«I dati anagrafici di un donatore sono segreti e devono restare tali. Vi basta sapere che nella sua giacca abbiamo trovato una tessera da donatore valida» rispose secco il medico, ammiccando appena un sorriso ed uscendo dalla stanza. Eleanor restò con Louis e Sunshine, passando un fazzoletto alla ragazza e sedendosi accanto al castano.
«Te lo avevo promesso.» Gli fece l'occhiolino. Louis allungò la mano raggiungendo ed intrecciandola a quella di Eleanor e le baciò il dorso.
«Ho sempre saputo di poter contare su di te, El.» In quel momento non poteva essere più che felice; sarebbe finalmente guarito, sarebbe stato in grado di vivere una vita al di fuori degli ospedali e soprattutto sperava di poterla condurre con Sunshine.
«Vado a chiamare Megan e Zayn» annunciò lei uscendo dalla stanza. Megan sembrò estasiatissima dalla notizia, tanto che già le spiegò che avrebbe organizzato una mega festa nella hall dell'ospedale. Nel sottofondo riuscì a sentire ridacchiare un ragazzo, il suo ragazzo Josh sicuramente l'aveva sentita esaltare.
«Adesso chiudo, devo ancora chiamare Zayn.» Sunshine riattaccò la chiamata con la bionda e digitò veloce come un fulmine il numero del suo migliore amico. Il cellulare risultava occupato. Tentò ancora per qualche volta ma ogni volta otteneva lo stesso risultato; rassegnata, sbuffò e infilò il cellulare in tasca. Sentì la necessità di prendersi un caffè ed era più che plausibile dopo aver ricevuto una notizia talmente stravolgente, ovviamente in senso positivo. Sunshine non raggiunse nemmeno la mensa ospedaliera quando udì delle proteste.
«Non le è concesso entrare, non è un famigliare» cercò di spiegare un'infermiere ad una giovane. Sunshine riconobbe immediatamente la ragazza, tuttavia non le se avvicinò.
«I famigliari sono in fuori paese per lavoro e torneranno la settimana prossima. Sono l'unica persona che ha in questo momento, mi faccia entrare!» La tenacia di quella ragazza era ammirevole, si notava soprattutto perché non si spostò nemmeno di un millimetro da quella porta.
«Bailee?» Sunshine ebbe finalmente il coraggio di proferire parola versa la rossa. Il viso di lei era inondato di lacrime e gli occhi erano segnate da profonde occhiaie viola. «Cosa ci fai qui? E' successo qualcosa a tuo fratello?» domandò la mora con voce bassa. Bailee alzò lo sguardo e scoppiò nuovamente e piangere, stringendo la mora.
«Zayn» spiccicò soltanto, ma ciò bastò per far sgranare gli occhi di Sunshine. «Ieri sera doveva venire da me, sai, una serata insieme e stavamo parlando al telefono quando la linea cadde. Pensavo che si trattasse di un disturbo di rete ma quando tutta la sera e la mattina seguente non si era fatto sentire ho iniziato a preoccuparmi. Non-» Un singhiozzo la interruppe e Bailee tirò su col naso. «Non mi sarei mai immaginata di vederlo inerme su quel letto.» Sunshine le recuperò una bottiglietta d'acqua per farla calmare e insieme di sedettero nella hall.
«I medici cosa hanno detto?» Sunshine era prossima al sbattersi la testa contro il muro; tutta questa situazione le sembrava solo un terribile incubo. Aveva il fidanzato in condizioni critiche ricoverato da quasi un mese e il migliore amico dietro una porta senza sapere come stesse.
«L'impatto è stato molto violento e inoltre l'autista che l'ha investito non ha chiamato l'ambulanza, di conseguenza è stato aiutato molte ore dopo. Ho una paura tremenda di perderlo.» Le ultime parole furono le più terribili e a quel punto crollò facendo scorrere le lacrime.
«L'infermiere ha detto che è in uno stato di coma irreversibile.» singhiozzò qualche secondo dopo Bailee.
«Questo significa che...» «Che probabilmente non si sveglierà mai più,» completò la rossa al posto suo, «hanno aggiunto che se i suoi condizioni non dovessero migliorare staccheranno i macchinari e doneranno gli organi.»
Sunshine sentì il cuore fermarsi; fino a mezz'ora fa sperava con tutta se stessa che il possibile donatore morisse in modo da salvare Louis ma tutti i particolari indicavano che il donatore fosse proprio Zayn.
«Zayn può donarli?» Sunshine tremò quando la rossa annuì.
«Ti ricordi quando siamo venuti l'ultima volta? Beh, proprio quel giorno Zayn era venuto a ritirare la tessera. E pensare che ero stata proprio a convincerlo a farlo solo perchè volevo dimostrargli che bastasse poco per aiutare gli altri.» La mora l'accompagno alla macchina e le consigliò di andare a riposare, se ci fossero delle novità lei l'avrebbe chiamata. Quando finalmente tornò dal suo ragazzo Eleanor era già andata.
«Ci hai messo una vita per riprenderti!» commentò con una risata. Sunshine tentò di tirar su un sorriso ma le uscì solo una smorfia. «Non sei contenta? Finalmente mi operano e tutto sarà finito?» La domanda che le frullava in testa era una: se Louis scoprisse che operandosi avrebbe ucciso il loro amico Zayn, sarebbe ancora disposto a farlo? Ne dubitava. Sunshine, pur sembrando un'egoista, finse di non aver mai incontrato Bailee nel corridoio, di non sapere che Zayn fosse l'eventuale donatore e soprattutto finse di non sentirsi in colpa e di star male per star nascondendo una cosa del genere.

 

Angolino autrice: Scusate se il capitolo finisce un po' a cacca ma rischiava di diventare fin troppo lungo. Ho dovuto dividerlo quindi ci sarà un altro capitolo e poi l'epilogo.
Mi scuso inoltre per la confusione o se qualche termine in campo medico sia errato ma ho cercato di basarmi su ciò che conosco. 
Cercherò di muovermi a terminare tutto prima che finisca l'anno 2014 quindi entro un mese avrete entrambi i capitoli.

Ps: avete qualche ipotesi di come si svolgerà il prossimo capitolo o l'epilogo? Se ci sarà l'operazione? Se Zayn si sveglierà? LET ME KNOW!

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Capitolo 24
*** CAPITOLO 23 - Sacrifice. ***




-SACRIFICE-

Sunshine era andata a casa dopo che zio Joe era venuto a fargli visita; sentiva l'implacabile necessità di voler resettare tutto quello che era accaduto in questa settimana. L'attacco di Louis e la scoperta di un donatore, Zayn e l'incidente, e soprattutto il fatto che non c'era via di scampo. Tirando un profondo sospiro saltò come ogni giorno l'infermiera e si diresse al reparto cardiologia, cercando si assumere un aspetto sereno e tranquillo. Lungo il corridoio intrecciò il cammino con Eleanor. 
«Louis?» chiese lei. 
«Abbiamo appena finito di visitarlo, è nella sua stanza.» Le sorrise cordialmente e tirò dritto per la stanza assegnata a Louis. Aprì la porta con un grande sorriso finto stampato sulle labbra e si stupì nel vedere Louis non più steso sul letto bianco, ma nella sedia rotelle e Joe nella solita sedia di plastica. 
«Come mai l'hanno messo lì?» chiese infatti Sunshine, depositando la borsa sul tavolino. Nessuno dei due ripose, solo Joe tossì leggermente prima di alzarsi. 
«Vado sgranchirmi le gambe, a dopo» disse piatto senza nemmeno salutare a guardarla negli occhi. Sun pensò che l'uomo fosse semplicemente stanco e non avesse voglia di perdere tempo con i saluti, quindi lei si avvicinò al moro. 
«Eleanor mi ha detto che ti hanno visitato, come è andata?» Louis continuò a con degnarla di uno sguardo, troppo impegnato a fissare il pavimento. Non capiva questo comportamento e più si comportava così, più le saliva l'ansia e l'agitazione. Non era brava a mentire. Cercò di toccargli la spalla magari per tirarlo fuori dal suo stato di trance ma prima che le sue dita potessero raggiungerlo, lui parlò. 
«Non mi opero più.» Questo fu tutto ciò che disse, senza emozioni e senza smettere di guardare per terra. 
«Come non ti operi più?, cosa significa questo?» La voce le tremava e il fiato le diventava sempre più corto, in più Louis non sembrava di volerle dare una risposta soddisfacente. Adesso, oltre alla preoccupazione e l'ansia, si presentò anche la rabbia che le diede quella spinta di coraggio di prendere le ruota della sedia rotelle e direzionarla verso di lei. 
«Dimmi cosa ti ha detto Eleanor» sillabò. Per la prima volta oggi, Louis la guardò negli occhi neri di lei quasi sforzandosi. 
«Quando avevi intenzione di dirlo.» Il cuore di Sunshine iniziò a martellarle la gabbia toracica e le mancarono le parole con cui poter rispondere.
«D-di cosa stai parlando?» domandò di rimando lei. Louis la spinse malamente via e si aiutò con le braccia per spingere le ruote e allontanarsi dalla ragazza. «Mi spieghi cosa diavolo ti è successo! Manco tre ore e tu-» Louis non le diede il tempo di finire la frase.
«Cosa diavolo mi prende?! Come hai potuto nascondermi una cosa del genere, è della mia vita che stiamo parlando!» le urlò contro. Lei scosse flebilmente la testa e gli occhi iniziarono a gonfiarsi di lacrime. Odiava piangere e soprattutto odiava quando Louis alzava la voce.
«Mi vuoi spiegare qual'è il tuo problema?!» urlò di rimando anche lei. Se entrambi non si fossero dati una calmata sarebbe sicuramente intervenuta un'infermiera del reparto e l'avrebbe buttata fuori, senza poter nemmeno chiarire.
«Perchè mi tieni un dettaglio del genere nascosto, perchè ho dovuto scoprire per sbaglio che Zayn è ricoverato in questo ospedale?» La voce di Louis uscì quasi in un sussurro e gli occhi di Sun erano diventati troppo umidi per accorgersi che finalmente la stava guardando in modo deluso.
«Per fare la risonanza magnetica mi hanno fatto prendere l'ascensore e chi incontro? Bailee e Armanda. Avevi davvero intenzione di far staccare i macchinari solo per salvare me?, quanto diavolo sei egoista, Sun?» Lei non rispose. «L'intervento sarebbe stato tra tre giorni e davvero credevi che non mi sarei accorto dell'assenza di Zayn? Sei stata una stupida.» Louis, oltre a essere arrabbiato e deluso con Sunshine, era anche triste; gli dispiaceva con tutto il cuore che Zayn si trovasse in quel pessimo stato ma era proprio lui la sua fonte di salvezza e visto che si rifiutava sacrificare Zayn, era condannato ad aspettare di nuovo un donatore compatibile. 
«Non ti ho detto niente dal principio perchè sapevo che ti saresti rifiutato. Guarda la realtà negli occhi, stai morendo!» Sunshine si pentì di aver detto quelle parole ad alta voce quando si accorse dei pugni serrati di Louis. Aveva colpito un tasto dolente, anche se lui ne era consapevole.
«So benissimo che sto morendo ma non posso salvarmi la pelle sottraendola la vita ad un'altra persona! Eleanor mi aveva detto che il donatore era già morto e che l'organo era stato congelato.» Entrambe sono state bugiarde: Eleanor aveva conosciuto Zayn al centro commerciale e rivisto al compleanno di Sunshine quindi lei sapeva benissimo che lui era un loro amico ma sapeva altrettanto bene che Louis non si sarebbe mai operato se avesse scoperto che era lui il donatore, per questo motivo aveva pregato il dottore di non dire i dati anagrafici al momento dell'annuncio, e Sunshine di tacere. Il ragazzo non sapeva più cosa fare e come convivere con questa cosa.
«Louis» lo chiamò con voce tremante Sun, avvicinandosi di nuovo verso di lui e cercando di calmargli il respiro accelerato. «Vieni con me, ti prego.» Annuì e quando Sun strinse le maniglie della sedia a rotelle, Louis asciugò con il dorso della mano le lacrime impercettibile che non era riuscito a trattenere. Spingendo l'attrezzo lungo il corridoio, entrambi si accorsero di avere una brutta cera e di star attirando l'attenzione degli altri pazienti e impiegati. Sunshine accelererò il passo e raggiunse l'ascensore, premendo il tasto per il 2 piano. Uscirono ed entrarono nel reparto terapia intensiva neurologica, il reparto dove Zayn era ricoverato da ben due settimane. Quando entrarono trovarono la stanza gremita di fiori e una sedia occupata sempre dalle stessa persona: Bailee, che questa volta era accompagnata dal fratello James. La rossa tirò su col naso e disegnò con fatica un sorriso sulle labbra.
«Sun, Louis! E' così bello rivedervi.» Louis cercò di lasciare in secondo piano il litigio con la sua ragazza e di concentrarsi su quello che stava accadendo in quel preciso momento; Zayn era completamente intubato, aveva la testa fasciata e giaceva in quel letto immobile, muovendo appena il petto per l'aria che gli veniva pompato nei polmoni.
«Già, finalmente i medici mi hanno permesso di potermi muovere» mentì. L'incontro di quella mattina non era stata molto gradevole ma tuttavia, per non far apparire Sunshine in cattiva luce, disse che ne era già al corrente ma che non gli era stato possibile passare dall'amico perchè aveva molti controlli da effettuare in quel periodo.
«Mi fa piacere sentirlo. I medici hanno già fissato la data dell'operazione, sei agitato?» Louis aprì la bocca per snocciolare un'altra bugia ma Sunshine lo precedette.
«Bailee,» disse la mora, «siamo venuti per questo: Louis non ha più intenzione di fare il trapianto.» 
«Cosa, e perchè?» domandò lei sgranando gli occhi. 
«Non posso permettere che Zayn muoia per me, magari un giorno si sveglierà e non voglio vivere con questo peso sulle spalle.» La rossa tirò fuori un fazzoletto tamponandosi appena il naso e tornò a guardare di nuovo i ragazzi di fronte a lei.
«Louis, capisco cosa provi. Credimi, pure io vorrei che Zayn si svegliasse e lasciasse questo lurido ospedale con me ma è scientificamente impossibile, e se dovesse succedere si sveglierebbe tra circa 10 visto i danni celebrali che ha subito.»
«Davvero, non potrei-»
«Puoi invece!» lo interruppe la rossa, «Ascolta, prima dell'incidente Zayn voleva trovare un modo per essere una persona migliore e aiutare la gente attorno a lui, io gli consigliai la tessera da donatore. Ovviamente non sapevo che gli sarebbe servita così presto ma lui era soddisfatto del fatto che una volta morto, avrebbe salvato la vita a qualcun'altro o perlomeno migliorata. Anche se lui adesso non può rispondere, Zayn sicuramente acconsentirebbe perchè non è una vita qualsiasi che sta salvano ma la tua, Louis.» Louis cercò di sostenere lo sguardo di Bailee mentre alle sue spalle Sunshine soffocava i singhiozzi. Infine capì di non potercela fare e lasciò la stanza, chiedendo alla rossa di poterlo lei riaccompagnare in stanza. Bailee allungò la mano raggiungendo quella fredda di Louis.
«Sappiamo entrambi che le possibilità sono del cinquanta percento, ma se Zayn dovrà passare all'altro mondo, per favore, farglielo fare con accanto un amico.» Il castano finì per fare la stessa fine di Sunshine e lasciò scorrere le lacrime lungo le guance. La rossa non esitò ad abbracciarlo e mentre lui cercava invano di calmarsi, lo riaccompagnò nella sua stanza perchè per lei era giunta l'ora di tornare in lavanderia. Salutò fugacemente Sunshine e lasciò la coppia soli nella stanza. 
«Voglio mettermi nel letto.» Questa fu la prima cosa che disse Louis. Sun, ignorando la tentazione di non aiutarlo, lo soccorse e lo aiutò reggendolo e facendolo stendere sul letto. «Ho bisogno di dormire e di stare un po' solo» aggiunse poi. Lei accettò a malincuore la richiesta di Louis, uscendo dalla stanza e lasciandolo in solitudine. Non aveva il coraggio di tornare a casa visto che si sarebbe trovata completamente sola e tanto meno le andava andare a trovare Megan. La bionda si sarebbe accorta immediatamente del suo stato d'animo e non aveva voglia di rispondere alle domande che le sarebbero state poste. L'unica cose che potette fare era andare nella sala del ricevimento, sedersi e aspettare. Sperava che Bailee gli avesse detto qualcosa che gli avrebbe fatto cambiare idea perchè in fondo anche lei era dispiaciuta per il destino dell'amico ma non c'era altra soluzione. Le ore trascorsero e Sunshine si addormentò sulle sedie scomode poste in quella stanza, risvegliandosi circa alle tre di notte. Stropicciando gli occhi, si incamminò verso la stanza del ragazzo. La porta era socchiusa e Louis era ancora sveglio con gli occhi spalancati. Sunshine non disse nulla quando entrò, si limitò a posare la borsa e sedersi in silenzio sulla sedia. Era stuffa di stare sempre seduta ma cos'altro poteva fare? Louis la guardò.
«Ho riflettuto,» dichiarò, «mi sottoporrò all'operazione ma solo ad una condizione.» Sunshine alzò lo sguardo cercando gli occhi di Louis. «Zayn dovrà entrare ed uscire insieme a me dalla sala operatoia» aggiunse infine. Lei non sembrò capire.
«Cosa intendi con questo? Zayn è in coma e lo sai che non si risveglierà.»
«Lo so benissimo. La mia intenzione è quella di farci entrare insieme nel senso una accanto all'altro, essere vicini durante l'operazione ed uscire insieme anche se lui non sarà vivo. Ma alla fine potrei benissimo anche io morire durante l'intervento quindi voglio che Zayn stia accanto a me.» Sunshine annuì con la testa. Avrebbe fatto di tutto per esaudire la richiesta di Louis e Louis aveva appena esaudito quella di Zayn.
«D'accordo.»
 

Angolo autrice:
Ok raga, stavolta ci siamo davvero: il prossimo capitolo sarà il finale, sono giunta alla conclusione di questa fanfiction.
Mi ha impegnata più di un anno ma ora è giunta al termine, quasi.
Anyway, vi piace questo capitolo? A me non ha convinto molto ma sto cercando di finirla in un certo modo e boh, è uscito questo.
Fatemi sapere cosa ne pensate e preparate i fazzoletti per il prossimo aggiornamento. Ahahaha
Un grande bacio a tutti i  miei lettori,
Imyoursmaljk.

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Capitolo 25
*** CAOITOLO FINALE - Living. ***


-LIVING-

Quel fatidico giorno era arrivato e il calendario segnava il 17 dicembre, precisamente una settimana prima del ventiduesimo compleanno di Louis. Sunshine aveva le mani sudate e non aveva chiuso occhio durante la notte precedente -così come molte altre notti, comunque. Era nella mensa dell'ospedale a fare compagnia a Bailee e alla famiglia Malik. Trisha e Yasar aveva ricevuto la notizia dell'eminente morte del figlio per una donazione degli organi e, come farebbe qualsiasi altro genitori, all'inizio erano contro l'idea di 'sbudellare' il loro unico figlio. Sunshine con capì perfettamente cosa li convinse ad accettare la donazione ma era certa che lo zampino di Bailee c'era stato in mezzo.
«Torno al reparto» disse Sun con un filo di voce, «di sicuro lo stanno già preparando.» La moro strinse la spalla di Bailee per rassicurarla e salutò con un cenno i genitori di Zayn, abbandonando la mensa. Camminava a passo spedito e dire che era nervosa risultava in quel momento un eufemismo; stava letteralmente andando in iperventilazione. Una volta entrata nell'ascensore si sventolò la mano davanti il viso per recuperare un po' d'aria e chiuse gli occhi. Il ding tipico d'ascensore la fece sobbalzare, sospirò e si diresse alla stanza assegnata a Louis. Rimase a dir poco stupita quando trovò la camera vuota, se non fosse stato per la donna intenta a cambiare la biancheria del letto.
«Dov'è il paziente Tomlinson?» chiese allarmata. La donna di mezza età le lanciò uno sguardo stanco ma le sorrise.
«Lo hanno portato via per prepararlo all'operazione, credo. Mi hanno solo informato di pulire la stanza.» Sunshine annuì pur non capendo; Louis le aveva promesso che non avrebbe lasciato la stanza prima che lei venisse. Perché non ha voluto nemmeno salutarla e fargli augurare buona fortuna. Raccolse la borsa che aveva lasciato appositamente nella stanza e si scostò dal viso le ciocche castane che le ricadevano davanti gli occhi, adocchiando qualcosa. Una lettera. Sul retro della busta era stato scritto il suo nome con una calligrafia che tendeva a denstra e spigolosa, senza dubbio quella di Louis. Aspettò che la donna finisce di rivestire il letto prima di aprire la busta e leggerne il contenuto, sedendosi sul letto sterilizzato.

 
“Ciao Pretty Woman,
so che hai sempre odiato questo nomignolo ma a me era sempre piaciuto chiamarti così quindi inizierò questa lettera esattamente in questo modo. Ti starai chiedendo il perché di questa lettera? Beh, lo farei pure io al posto tuo ma sappi che lo ho fatto semplicemente perché se fossi li con te cercherei di fare qualche battutina per sdrammatizzare e non riuscirei a formulare mezza frase in modo serio. Probabilmente quando leggerai questa lettera sarò già sotto i ferri oppure sarò accanto a te ancora stordito dall'anestesia, come potrebbe benissimo accadere che non uscissi proprio da quella sala operatoria. Sai, non ho mai avuto problemi con il mio destino da malato di cuore, che vivessi o meno, ma ora tutto è cambiato perché io voglio vivere. Voglio vivere con te. Vorrei che festeggiassimo il compleanno insieme, così come tutti i nostri compleanni che verranno.
 
«Sunshine, hai visto i miei stivali?» urlò Louis, pronto per uscire. Lei non rispose provocando uno sbuffo da parte del castano, che si tolse il giubbotto da dosso per cercare la sua ragazza in cucina. «Cerca di muoverti, zio Joe è stato chiarissimo quando ha detto che voleva aiuto per addobbare la casa in modo natalizio prima che-» Quando Louis oltrepassò la soglio della porta, i suoi occhi s'illuminarono quando vide un piccolo cupcake infilzato da una candelina blu. Da dietro, si sentì coprire gli occhi e gli venne lasciato un bacio umido sulla guancia.
«Sunshine, cosa-» Gli tolse le mani davanti gli occhi e spense la luce della cucina, lasciando che fosse la minuscola candelina l'unica fonte di luce.
«Shhh. Happy birthday, folletto» le sussurrò sorridendo. Louis la strinse tra le braccia, baciandola sulla fronte.
«Mi era dimenticato che giorno fosse. Credo di star diventando rincitrullito come lo zio Joe» scherzò.
«Tuo zio ha quasi settant'anni, tu ne hai appena compiuti ventisei. Mi sembra abbastanza grave come sintomo, alzheimer precoce?» Louis si lasciò sfuggire un sorriso prima di allungare la mano versa la sua ragazza.
«Ti faccio vedere io cosa abbiamo qui di precoce ed è la tu condanna a morte!» Incominciò a rincorrerla per tutto il salotto, acchiappandola per il busto e facendo inciampare entrambi sul tappetto.
«AAHHH» urlò Sun, alzando la mano per fermarlo, «sposta il tuo omicidio a dopo le feste. Adesso dobbiamo goderci il tuo compleanno.»
«E lo zio Joe?»
«Lo zio Joe può aspettare» sussurrò Sunshine, avvicinando il corpo e le labbra a quelle di Louis.
 
“Non hai idea di quanto vorrei che tu portassi il mio anello al dito, con dentro inciso il mio nome -lo pianifico già da un bel po' di tempo, giuro. Soprattutto voglio vederti vestita come una principessa in quel candido vestito bianco.
 
Era sicuro di avere tutto perfettamente al posto? Diede una fugace gomitata John, ormai sedicenne, facendogli un cenno sul vestito: la cravatta era perfettamente ordinata, la camicia bianca liscia e stirata, lo smocking era immacolato e si era perfino tagliato i capelli e rasato la barba. 
«Sei perfetto, non avere tutte queste paranoie» lo incoraggiò il ragazzo. Louis giocherellò nervoso con le punta delle dita, guardando con ansia il portone in legno della chiesa.
«E se all'ultimo momento cambiasse idea? Ci sono molti-» balbettò il castano ma John scosse la testa.
«Dopo tutti questi lunghissimi anni credi che proprio ora cambierebbe idea? Dai, avete superato mille ostacoli non sarà un stupido matrimonio ad impedire la vostra felicità.» Louis aveva sempre sostenuto che di John sarebbe diventato un giovanotto maturo e intelligente ed ora ne aveva la prova; al giorno del suo matrimonio era proprio lui a doverlo calmare. Quando Louis sentì la prima nota dell'organo suonare capì che era arrivato il momento; drizzò la schiena, tirò un profondo sospiro e vide la sua Sunshine entrare nella chiesa assieme al vecchio zio Joe. Suo padre sarebbe stato così orgoglioso di lei se potesse vederla, bellissima com'era. Le tese la mano e l'aiuto a raggiungerlo all'altare. Non capì molto di quello che farfuglio il prete finché arrivo il momento delle promesse e lo scambio delle fedi.
«Louis William Tomlinson, vuoi accogliere Sunshine Ann Carter come tua sposa, promettendo di esserle fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarla e onorarla finché morte non vi separi?» Agitato ma sicuro più che mai, prese la mano della sua sposa e le infilò l'anello.
«Nella salute e nella malattia. Per sempre.»
 
“Ti vorrei portare in Inghilterra e presentarti mia madre, sarebbe sbalordita se le presentassi una ragazza. Ti mostrerei dove sono cresciuto e i luoghi che sono legati alla mia infanzia ma, tuttavia, questo può aspettare. Prima di mostrarti quel paese nuvoloso e simile a New York, vorrei portarti al mare. Sì al mare, così potrai abbronzare la tua pallidissima ma allo stesso tempo bellissima pelle e io scoppierei d'orgoglio perché nonostante abbia una cicatrice indelebile sul torace, potrò vantarmi di avere una meravigliosa raga sposa al mio fianco. Nessuno vieta di avere dei mocciosi in casa, che ben vengano! Mi piacerebbe avere una bambina, così potrei dirle ogni giorno quanto ti assomigli e quanto sia bella. Scommetterei che anche fino ad all'ora continuerai a terrorizzare i bambini, così come hai fatto quella volta con i figli dei Thompson.
 
«Louis, sono ishgutio.» 
«Cosa hai detto?»
«Sono ishgutio.»
«Giuro, non capisco cosa-»
«Sono incinta!» urlò a pieni polmoni Sunshine. Louis si avvicinò a lei carezzandole la pancia. Sorrise.
«Speriamo che prenda tutta dal papà.»
 
“Se invece avessimo un bel maschietto mi piacerebbe se partecipasse all'incontri sportivi della sua scuola. Vorrei vederlo correre come un freccia e fargli vivere ciò che non ho potuto io al posto suo, a causa della mia malattia. Sarebbe il mio sogno. 
 
«Mamma, io pure posso correre con Zack?» Uno scricciolo di circa cinque anni tirò il lembo di Sunshine. Aveva gli occhi azzurri e capelli lisci castani che le cadevano morbidi sulle spalle.
«No Mary, le corse sono per maschiacci. Noi ci limitiamo a guardare.» La piccola bambina allungò il collo per vedere meglio il fratello che aspettava lo sparo per partire.
«Corri Zack, fai vedere di che pasta sei fatto! Veloce, veloce!» esaltava Louis. Sunshine gli lanciò uno sguardo d'ammonimento.
«Che c'è?» chiese con tono innocente.
«Non urlare in questo modo, lo metterai in imbarazzo!»
«Non importa. Mio figlio sta vincendo la sua prima corsa e io sono l'uomo più felice su questo pianeta.»
 
“Se invece dovessi morire, ti prego, esaudisci il mio ultimo desiderio: continua a vivere per me, così come per Zayn, sii felice e soprattutto ama. Sono sicuro che riuscirai ad innamorati di nuovo. Spero soltanto che...
 
Sunshine dovette distogliere lo sguardo dal foglio. Le lacrima avevano preso vita lungo le sue guance arrossate e i singhiozzi erano impossibili da soffocare. Buttò tutto quanto nella borsa e corsa dagli infermieri, in panico.
«Dov'è Louis? Devo andare da lui!» urlò singhiozzando. L'infermiera la guardò con occhi sgranati essendo stata spaventata e colpa di sorpresa. Non le importava se l'intervento era cominciato o meno, se le era concesso entrare o meno, a lei importava soltanto raggiungere il suo Louis. Quello che Sunshine non sapeva era che Louis era già sotto l'effetto d'anestesie e aveva il torace aperto, con Zayn alla sua sinistra.
«Pressione stabile. Dottore è il mom-» Il suono di un macchinario interruppe l'uomo. Era il tipico apparecchio che segnava i battiti cardiaci, in questo caso troppo accelerati.
«Da dove viene questa emorragia? Pompate via questo sangue!» ordinò il dottore, «chiudete la valvola.»
«Dottore, lo stiamo perdendo.» In un millisecondo, la linea divento piatta e il suono acuto del macchinario riecheggio per l'intero ospedale.
 
 
Angolino Autrice:
Ok, l'ho riletto circa 7 volte e ogni volta sento un dolorino al petto.
Fa così male finire questa storia e soprattutto scrivere questo capitolo mi è costato una fatica immensa.
Questa storia mi ha tenuta impegnata per più di un anno, facendomi amare i miei personaggi e allo stesso aiutandomi a migliorare il mio italiano (grazie a questa storia ho imparato ad usare più o meno decentemente il congiuntivo, dato le mie difficoltà essendo straniera).
Vorrei ringraziare i miei lettori e recensori che mi hanno sostenuta a finire questa storia nel corso della stesura.
Ringrazio i miei idoli che mi hanno ispirata a questa storia, ma ai quali non auguro mai di vivere una vita del genere.
Beh, non so dire. Sono solo emozionata di aver portato finalmente qualcosa a termine nella mia vita.
Spero con tutti il cuore che Heartbeats vi sia piaciuta perchè ci ho messo anima e corpo.
Ma non finirà qua, tornerete a sentire parlare di Imyoursmaljk con altre storie.
Adesso la smetto, lascio a voi l'ultima parola e ancora mille grazie.
Un bacio,
Imyoursmaljk.




 

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