Reload

di Furetto_furbetto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** scendiamo ***
Capitolo 2: *** amici ***
Capitolo 3: *** paura ***
Capitolo 4: *** Edoardo ***
Capitolo 5: *** spari ***
Capitolo 6: *** ciao dolcezza ***
Capitolo 7: *** mai ***
Capitolo 8: *** muffin ***



Capitolo 1
*** scendiamo ***


-Basta! Sono stanca di vedeti sempre attaccata a quel cellulare! Esci e vai a farti un giro, e non tornare fino a stasera.
-Da sola?
-Sì, da sola.
Un sorriso inizia ad aleggiarmi sulle labbra ma cerco di nasconderlo mordendomi l'interno della guancia.
-Okay.- rispondo scazzata alla predica di mia madre. All'ennesima predica di mia madre.
Entro in camera mia, chiudo la porta poggiandoci la schiena contro e guardo la finestra senza un particolare motivo. Mi viene in mente una canzone, Reload, ricaricare, e inizio a cantarla nella mente giusto per tenermi occupata mentre prendo la maglietta e i jeans e mi avvio verso il bagno per cambiarmi e rendermi presentabile.
È la prima vlta che esco “da sola”. Insomma, vado a fare la spesa al supermercato che però è vicino a casa o porto il cane a fare delle passeggiate, ma sempre non troppo lontano perché, udite udite, mia madre ha paura di farmi andare in giro per la città più pacifica, noiosa e sicura del mondo senza che mi accompagni qualcuno.
Quindi, esperienza nuova. Wow.
Ricorro spesso al trucco del telefono; inizio a messaggiare con qualcuno o più smplicemente a guardare le notifiche su Instagram (come se ce ne fossero, poi) e dopo mezz'ora mia madre sclera e mi butta fuori di casa perché sa che mentre cammino non posso distrarmi col cellulare. È un dato di fatto. Io quando cammino devo camminare e basta, punto. Al massimo chiacchero o mangio un gelato ma è praticamente una legge che io non possa fare due cose contemporaneamente.
Deodorante, profumo, matita nera e eyeliner e sono pronta per uscire.
Mi fiondo alla porta d'ingresso con la borsa grigia in mano e una pinza nell'altra per legarmi i capelli.
Aspetto l'ascensore tenendo la pinza in bocca mentre con le mani cerco di raccogliere i capelli ribelli che formano piccole creste o che mi scivolano dalle dita, la borsa posata a terra.
Sbuffo non riuscendo nell'impresa (non che me lo aspettassi, eh), raccolgo la borsa e ci butto dentro la pinza mentre entro nell'ascensore. Schiaccio il pulsante per il piano terra e inizio a sistemarmi davanti allo specchio senza accorgermi che l'apparecchio claustrofobico scende...
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5
4
3
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1
0
-1
...scende, ma non si ferma.

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Capitolo 2
*** amici ***


-Non mi fido. Perché mi dovrei fidare, poi? È un'umana! E se poi non ci volesse aiutare e spifferasse tutto alle persone sbagliate?
Maxwell sbuffa esasperato. -Cioè? Alla polizia? E pensi che le crederebbero?
-E se la polizia lo dicesse a qualcun altro?
-Okay, non c'è bisogno di litigare per una stronzata del genere. Alen, tu fidati e fa parlare Max. Max...- Josh si gira verso l'ascensore. No. Vi prego, no. -...abbiamo visite.
La scatoletta di metallo si apre lasciando che una bambina, scusate ragazza (ahahaha, già...è bassa) esca piuttosto scazzata e faccia qualche metro prima di rendersi conto che è scesa al piano sbagliato.
Ci guarda e io le sorrido rimanendo sempre a braccia incrociate e vicino ai miei compagni.
-Zahira Walker?- chiede Max.
-Sì.- risponde in un sussurro la ragazza -E voi siete...?
-Amici.- rispondo io.

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Capitolo 3
*** paura ***


-È uno scherzo?
-Quale scherzo? Devi venire con noi. Su, muovi il culo, è un viaggio lungo.
Okay, non mi piace. Cerco di scappare chiamando l'ascensore che (sfiga vuole) è scomparso.
Esatto. Scomparso.
Avete presente, prima c'era un ascensore e adesso c'è un muro poco consigliato per sbatterci la faccia. E che fa male.
Molto male.
Molto male al mio autocontrollo.
Anche se i tre personaggi qui presenti sembrano innocui preferisco non lasciarmi rapire.
Sapete, è una cosa che fanno le persone sane di mente. Può sembrare strano, ma è così.
Cerco un'altra via di fuga correndo verso sinistra aspettandomi di sentire dei passi dietro di me mentre l'allegra combriccola rimane ferma al suo posto, a guardarmi.
Mi giro rallentando il passo per dare una rapida occhiata allo strafigo che prima mi ha risposto simpaticamente e rimango di sasso(?).
Fermi tutti, dov'è il figo?
Mi rigiro trovandomelo davanti a pochi centimetri di distanza (si è anche chinato il bastardo, per farsi ammirare meglio) i ciuffi dei suoi capelli neri che toccano i miei, gli occhi blu che mi osservano e le dita, lunghe e sottili, che schioccano sotto il mio naso come per richiamare la mia attenzione.
Come se non avesse già tutta la mia attenzione.
All'improviso due luci compaiono alle sue spalle e ci accerchiano. Due moto nere sbucano dall'oscurità e su una vengo caricata di peso io.
-Hey...no!- urlo (il mio cervello raramente riesce a concepire una frase compiuta davanti a rapitori o strafighi. Non che se la cavi meglio con tutti e due insieme).
-Tanto non ti puoi muovere- ribatte il rapitore bastardo.
E rimango ferma mentre Alen sale sulla mia moto e Josh segiuto da Maxwell ci seguono sull'altra mentre partiamo dirigendoci verso la luce, verso la fine di quel piano scomparso dal nulla.
E ho paura.

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Capitolo 4
*** Edoardo ***


La strada diventa terreno accidentato sotto le ruote della mia moto, gli alberi ci circondano e l'erba prende il posto dell'asfalto. Arriva il momento di lasciare le vetture e procedere a piedi. Zahira è già in grado di muoversi (gli incantesimi non durano a lungo sui Luminosi) e scende dalla moto appena questa si ferma.
-Quanta fretta.- commento. Lei mi guarda male, ma talmente male che viene da pensare che se si sforzasse ancora un po' le uscirebbero gli occhi dalle orbite. Sorrido, appoggio il casco sul manubrio e nascondo la moto tra i cespugli più vicini. Stessa cosa fanno Josh e Maxwell.
-Che sia chiaro,- dice Zahira incrociando le braccia sul petto -non ho idea di cosa mi vogliate fare e sinceramente non lo voglio neanche sapere, ma se centra con quello che è successo ieri notte allora sappiate che è stato solo un incidente.
-Che è successo ieri notte?- l'ho chiesto io? Veramente? Sono messo male.
Zy sembra spiazzata -Ma pensavo...io...niente!
-Stia tranquilla signorina Walker,- dubito che una quattordicnne si senta al sicuro con un bambino di dieci anni che la chiama signorina. Cioè, andiamo Max, così è esagerato. -l'abbiamo portata qui solo per farle qualche domanda su Edoardo.

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Capitolo 5
*** spari ***


-Il tuo ragazzo è un assassino Zahira.
All'improvviso si sente uno sparo e un urlo.
Josh. Mi metto a correre senza neanche pensarci alla ricerca del mio amico. Poi un altro urlo. Dietro un albero trovo Josh accasciato a terra con una spalla che sanguina. Non ha un bel colorito.
-MAX!
-Sono qui, Alen.- non mi ero accorto che mi avessero seguito, sia lui che Zahira.
La guardo per un po' lasciando Josh nelle mani esperte di Maxwell. Ha la bocca semichiusa, gli occhi spalancati fissi sulla ferita di Josh, con qualche lacrima che scende. Sta pensando a Edoardo. Sa che non è stato lui ma inizia ad avere dei dubbi. Poi si sente un altro sparo e mi giro verso Maxwell, che si gira verso di me e insieme ci giriamo verso Zahira che è stesa scompostamente a terra.

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Capitolo 6
*** ciao dolcezza ***


Quando in un film parte una pallottola che ti perfora un piede, di solito, ci si accascia in modo teatrale a terra. Oppure si continua a fare quello che si stava fecendo percè “the show must go on”(...and on and on and on, boom clap! No, ok basta...)
Non so come sia caduta so solo che ora ho un grande mal di testa e una spalla che pulsa.
Dopo lo sparo ho sentito una fiammata partirmi dal piede e per lo shock sono svenuta. Normale.
Anche se in realtà non ho nessun organo vitale ferito, quindi avrei potuto perfettamente stare in piedi, ma, a quanto pare, il mio cervello non era d'accordo. Si è spento subito dopo l'impatto.
E ora mi ritrovo su un letto (da quello che le mie mani possono palpare, dato che ho gli occhi chiusi) probabilmente di un ospedale.
Non ho mai adorato gli ospedali. Mi facevano ansia già quando avevo quattro anni.
E il mio cervello torna a mostrare la sua simpatia facendomi venire i crampi allo stomaco per l'agitazione.
Non aiuta.
Ok, ho il piede fasciato perché non riesco a muoverlo e probabilmente una pezza bagnata sulla fronte perché mi sento delle goccioline scendere sulle tempie fino ai capelli.
La cosa non è piacevole, ma ci si abitua.
Cerco di muovere una mano per togliere la pezza e tornare a vedere e appena ne sposto un angolo realizzando che sono in una stanza decisamente non di un ospedale, sento un rumore contro la porta e riabbasso la mano tentando di fingere di dormire.
È una cosa stupida e inutile, ma questi sono istinti di sopravvivenza stile opossum che non ho ancora imparato a controllare.
La porta si apre e il tizio che è appena entrato si ferma. Poi una leggera pessione accanto al mio braccio destro mi lascia intendere che la persona qui presente si è appena sdraiata accanto a me.
Eh, sì. Perché quando hai un letto matrimoniale tutto per te bisogna condividerlo.
Apro lentamente gli occhi. Ho ancora la pezza bagnata sulla fronte per cui non ci vedo niente ma, essendo bianca e piuttosto trasparente, fa intravedere un ombra scura sulla mia destra, molto vicina.
Troppo vicina.
Poi un soffio d'aria inaspettato sulla mia guancia mi fa alzare di colpo lanciando la benda in fondo alla stanza.
La camera è semplice. Un letto, due pote, una per uscire e una probabilmente per il bagno, un comodino e un armadio.
Ah, e ovviamente un Alen steso sul mio letto. Anche se non credo che faccia parte del pacchetto.
-Ciao dolcezza.

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Capitolo 7
*** mai ***


-Ciao dolcezza.
E sì, è la cosa più stupida che abbia mai detto. Però avrebbe funzionato se avessi voluto farla arrossire di brutta maniera.
-Stavo dormendo. E vorrei continuare a dormire.
-No, non è vero. Tu stavi aspettando.
-Aspettando cosa, di grazia?
-Un principe azzurro.
Altra frase fatta, ma a quanto pare funziona sempre. Zahira arrossisce ancora di più e si tira le coperte addosso, coprendosi la canottiera bianca e gli slip, che sono le uniche cose che ha addosso.
-Che ore sono?
-L'ora di ieri a quest'ora.
-La vuoi smettere?
-Di fare cosa?
-E lo chiedi pure...- si gira evitando il mio sguardo e scuote la testa incredula. I capelli neri le scivolano sugli occhi. Si rigira verso di me. -Che. Ore. Sono?
-Due di pomeriggio, dolcezza.
-La vogliamo smettere di ripeterlo?
-Mai.- sorriso accecante e la piccola decide di alzarsi per buttarmi fuori dalla camera. La mia camera. Dove adesso un'umana sexy si sta cambiando. Ah, devo smetterla di leggere libri romantici, mi fanno un brutto effetto.

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Capitolo 8
*** muffin ***


Lo butto fuori dalla stanza. Si sta prendendo troppe libertà sto qua.
Parla quella che si impossessa del suo letto e che adesso sta cercando dei vestiti da rubargli.
Sh, sta zitta coscienza!
Giro un po' per la stanza dopo aver chiuso la porta a chiave e trovo una finestrella abbastanza grande da essere una via di fuga. Rapitori incapaci.
Prendo una felpa nera e mi rimetto i jeans con cui sono uscita ieri appoggiati su una sedia di fianco all'armadio. La prendo e la appoggio alla porta del bagno, ci salgo sopra e spalanco la finestrella.
E una distesa di alberi si apre di fronte a me. Perchè rapirmi non era abbastanza, no no, dovevano anche portarmi in luogi isolati e posizionarmi a 5 metri da terra. Grazie, davvero, ma a me piaceva tanto sentire la terra sotto i piedi. Giuro.
Scendo dalla sedia e apro la porta del bagno alla ricerca di una qualche arma per uscire da qui il meno devastata possibile. E trovo una lametta che potrebbe fare al caso mio.
Contraria alla violenza dicevano.
Il piede fa sempre male ma l'adrenalina non mi fa sentire niente. Ho una lametta in mano, sto aprendo una porta pronta ad uccidere chiunque si metta sulla mia strada (ho una strada da seguire?) e, tanto per facilitarmi le cose, ho quelle cose che fanno diventare isteriche e che vengono una volta al mese. Quindi nessuno deve osare...
Muffin! C'è odore di muffin nell'aria.
Aspetta, che?
Qualcuno spunta dal buio e mi mette una mano sulla spalla offrendomi un muffin al cioccolato.
-Hai fame dolcezza?

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