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di RossoCannella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alone ***
Capitolo 2: *** At work ***
Capitolo 3: *** Friends ***
Capitolo 4: *** Another Point of View ***
Capitolo 5: *** Remeber When ***
Capitolo 6: *** Drunk Lea ***
Capitolo 7: *** That's what friends are for ***
Capitolo 8: *** Losing ***
Capitolo 9: *** Animum debes mutare non caelum ***
Capitolo 10: *** Nose ***
Capitolo 11: *** On my way to you ***



Capitolo 1
*** Alone ***


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1. Alone

È passato troppo tempo. Devo andare avanti. Non è rimasto più niente e di certo non posso continuare a rimuginare inginocchiata davanti ai cocci di questo amore che di certo non torneranno insieme come per magia. Questi pezzi scomposti non torneranno mai più a formare il bellissimo vaso di cui facevamo parte.
Mi manchi da morire e mentre le note di "In the air tonight" continuano a suonare, non riesco a smettere di pensare a te.
Voglio solo poter tornare indietro. Sono stata una cretina, lo so bene. Ma avevo paura, ero spaventata.

Well I remember, I remember don't worry
How could I ever forget, it's the first time, the last time we ever met
But I know the reason why you keep your silence up, no you don't fool me
The hurt doesn't show; but the pain still grows
It's no stranger to you or me

 
I ricordi riaffiorano all'improvviso. Uno dopo l'altro. Non posso far a meno di ricordare quanto tu amassi questa canzone. Non posso fare a meno di pensare ai giorni in cui eri qui con me.
E con le cuffiette nelle orecchie, sdraiata sul mio letto che sarebbe potuto essere il nostro letto, ascolto le tue, le nostre canzoni.
Questa playlist l'hai inserita tu nel mio iPod.
Riesco ancora a sentire la tua voce chiaramente mentre mi dici di aver finalmente aggiunto qualcosa di decente alla mia selezione di musica che mai ti piacerà.
E come se fossi accanto a me sorrido.
O can't you see
You belong to me
How my poot heart aches with every step you take
 
Me le ripetevi sempre queste parole. Sorrido ancora mentre le lacrime scendono sulle mie guance, ma non c'è nessuno accanto a me. Perché diavolo mi sento ancora così. Sono passati quasi due anni.
La colpa è stata mia, sono stata una codarda. Se solo avessi avuto anche solo metà del tuo coraggio, ora non sarei qui da sola. Saresti con me e non tra le braccia di qualcun'altro.

 
We're talking away
I don't know what
I'm to say I'll say to anyway
Today's another day to find you
Shying away
I'll be coming for your love, ok?

 
I'll be coming for your love, ok? Ma non l'ho fatto. Non ti ho seguita. Non ho saputo riconoscere il valore del tuo amore. Non ho saputo ascoltare il mio cuore. Ho pensato solo a me stessa e adesso ne sto pagando le conseguenze. Non ho più avuto relazioni dopo di te. Ho bisogno della mia migliore amica e della mia amante, della persona che mi capisce e che più di tutte mi ama, ho bisogno della mia ragazza e della mia complice. Ho semplicemente bisogno di te.
 
Never gonna give you up
Never gonna let you down
Never gonna run around and desert you
Never gonna make you cry
Never gonna say goodbye
Never gonna lie and hurt you

 
Non riesco ad ascoltare oltre. Questa canzone mi sta infastidendo. Mi infastidisce perché ho rinunciato a te, perché ti ho delusa, perché ti ho abbandonata, perché ti ho fatta piangere, perché ti ho detto addio, perché ti ho mentito e ferito. Così tolgo in fretta le cuffiette e spengo l'affare. Mi guardo attorno.
Riesco chiaramente a distinguere ogni posto della mia stanza anche al buio. Guardo l'orologio, è tardissimio, dovrei già essere a letto.
Controllo il telefono come faccio sempre, dopodiché mi lascio andare tra le accoglienti braccia di morfeo. 

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Capitolo 2
*** At work ***


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2. At work


Sono appena arrivata sul set. Questa sarà una lunga, lunghissima giornata. Dobbiamo girare il secondo episodio della sesta ed ultima stagione.
Ci sono tutti, o quasi.
Manca la mia collega/amica/ragazza nello show, Heather.
Eccola che arriva. Ha due borse, una è la sua da passeggio e l'altra è quella in cui tiene le cose di Elijah che cammina accanto a lei tenendole la mano.
Com'è diventato grande! Non lo vedo da un paio di mesi.
"Lo so, sono in ritardo" dice.
Mi avvicno al piccolo lo saluto. Lui mi guarda un po' spaventato, probabilmente non si ricorda di me.
"Eli vai con la zia, non ti ricordi della zia? Dai è una bella ragazza, va con lei" dice Heather guardando suo figlio.
Tendo le braccia verso il bambino e gli sorrido dolcemente, lui ricambia il sorriso.
Lo prendo in braccio e mi vado a sedere.
Lui è sulle mie gambe e mi osserva con sguardo severo. Io faccio lo stesso per un istante. Comincio a fare le boccacce e lui ride. Sembra divertirsi un sacco.
Gli faccio il solletico e lui ride più forte.
"Ma guarda chi c'è, Elijah! Vieni qui campione" dice una voce familiare alla mia destra. Mark si avvicina a noi, ha indosso il costume di scena e devo ammettere che conciato così riesce a farti fare molti pensieri sconci.
Il piccolo tende le braccia verso di lui e senza obiettare, gli passo il bambino.
Rimaniamo a giocare con il piccolo per una mezz'oretta prima che Taylor, il fidanzato di Heather venga a prenderlo per portarlo dai nonni.
"Come va la vita?" mi chiede Mark quando siamo soli.
"La solita schifezza, la tua?"
"Lo stesso. Ora vogliono tutte impegnarsi seriamente, nessuna vuole solo divertirsi"
"E quando mai abbiamo voluto solo divertirci? Noi cerchiamo sempre qualcosa di più, dovresti saperlo bene"
"Touché" dice.
Io e Mark siamo stati insieme durante le riprese della prima stagione.
Nacque tutto per gioco, eravamo molto amici. Presto l'amicizia diventò qualcosa di più importante e io finii per prendermi una cotta per lui. Lui uscì con un altra e - nonostante avessi detto che la relazione aperta mi stesse bene - diventai gelosissima e troncammo la relazione, se così la si poteva chiamare.

Ad un certo punto Lea arriva accompagnata da Dianna e posso giurare che il cuore abbia smesso di battere.
Sono congelata, immobile. Non riesco a distogliere lo sguardo da lei.
"Naya!" esclama Lea venendomi incontro e abbracciandomi.
"Come stai? Non ci vediamo da secoli. Com'è andata la vacanza in Italia?" le chiedo.
"Sto bene, la vacanza è stata fantastica! Mi sono divertita e soprattutto rilassata una sacco" mi dice e le sorrido.
"Ciao" dico a Dianna e lei accenna un sorriso.
"Come stanno le mie ragazze preferite?" chiede Mark abbracciandole.
Non riesco a smettere di guardarla. È assolutamente bellissima, perfetta. Quel vestito le sta d'incanto. Vorrei solo poterla abbracciare come sta facendo Mark.
Tutti sanno che abbiamo litigato, ma nessuno sa cosa sia realmente successo.
"Ti va di andare in camerino a riprovare la scena del concepimento di Beth?" domanda il mio amico a Dianna. Lei ride e lo allontana.
"Che idiota! Sono fidanzata e anche se fossi single non verrei a letto con te" dice.
Il mio cuore si spezza per l'ennesima volta. Fidanzata. Che significa? Io sono l'unica persona per lei.
Sto per piangere. Mi alzo in fretta dalla sedia e mi avvio all'uscita, sto avvertendo una sensazione di nausea.
"Che succede, Naya?" mi chiede Lea allarmata.
"Non mi sento molto bene, dico tenendo una mano attorno allo stomaco"
E vedo i suoi occhi su di me, occhi che non riescono ad essere freddi come lei, occhi da cui traspare la preoccupazione.
Mi affretto a raggiungere il bagno, sto per vomitare. Non mi aspettavo una reazione del genere. Si, prima di adesso soffrivo un sacco, ma adesso sto soffrendo ancora di più, soffro come un cane, soffro in un modo che non si può spiegare.
Arrivo davanti al gabinetto e non faccio nemmeno in tempo a chiudere la porta. Cado in ginocchio e lascio che tutto esca. Mi libero.
Sento una mano sulla mia spalla e prego perché sia lei, prego che mia abbia seguito, prego che si sia preoccupata. I miei capelli vengono raccolti in una coda.
"Tranquilla, ci sono io"
Non è lei. È Lea, è solo Lea. Continuo a rimettere.
Mi vergogno, mi vergogno da morire. Non mi era mai successa una cosa del genere prima d'ora. Che diavolo mi prende?
"Hai il dopo sbronza?" mi chiede la mia amica.
"No, sarà indigestione" dico rialzandomi.
"Ma c'è solo liquido, niente pezzi di cibo" afferma.
"Allora ci sarà in giro qualche virus, non ne ho idea" dico e mi fiondo sul lavandino.
Sento il rumore dello sciaquone e poi quello dell'acqua del rubinietto che scorre. Mi sciacquo il viso e mi sento un po' meglio.
"Vuoi una mentina?" mi chiede Lea.
"Preferirei che mi prendessi il mio spazzolino, è nel mio camerino"
"Vado a prendertelo"
Rimango di nuovo da sola, sola con i miei pensieri. Spero che nessuno entri, non ho voglia di dare spiegazioni a nessuno in questo momento. Voglio che questa giornata finisca in fretta. Voglio tornare a casa, mettermi nel letto e piangere.
Lea ritorna e mi porge il mio beauty-case. Mi do una ripulita, mi lavo i denti e esco dal bagno mentre Lea continua a dirmi quanto pallida io sia.
"Cos'è successo?" domanda Heather non appena torniamo dagli altri.
"Probabilmente un virus" dico e il mio sguardo incontra per un attimo quello di Dianna.
"Ed io ti ho lasciato tenere mio figlio? Se gliel'hai mischiato giuro che te vengo a lasciartelo a casa" afferma.
Sorrido. 
Rimaniamo a parlare, aspettando che gli altri membri del cast tornino dalla sala d'incisione.
Quando siamo finalmente tutti, possiamo cominciare a girare.
Ho davvero parecchi momenti da con lei, spero solo che il mio stato emozionale non interferisca con la riuscita della scena.
"Ok adesso voglio Naya, Heather e Dianna al trucco. Giriamo Problem. Kevin tu vieni con me" dice Ryan.
Sto zitta tutto il tempo finché non arriviamo dalla truccatrice.
"Allora chi comincia?" domanda.
"Uh io!" esclama Heather.
Sento i suoi racconti su Elijah e cerco di non pensare a Lei.
"Bene tesoro, ecco fatto. Stai benissimo" dice la nostra truccatrice facendo specchiare Heather che ci saluta e si reca sul set.
"Chi è la prossima?"
"Io!" esclama Dianna.
"Oh tesoro, io ancora mi chiedo perché ti chiedano di venire qui. Un visino come il tuo non va assolutamente volgarizzato con il trucco. Non credi anche tu, Naya?"
Non so che dire, guardo Dianna e non dico nulla.
"Naya?"
"Si, si, sono d'accordo. Scusa, mi sono un attimo distratta" dico e abbozzo un sorriso imbarazzato.
Proprio in quell'istante il telefono della truccatrice squilla e esce dalla stanza si per rispondere.
Rimaniamo sole. Proprio quello che non volevo. Io e lei, lei ed io.
C'è un attimo di silenzio.
"Stai meglio?" mi chiede lei.
"Ti amo" le dico e so che sto sbagliando, so che sto incasinando tutto ancora di più. Non mi aspetto che risponda.
Mi guarda, severa. Mi molla un ceffone. Mi ha fatto male.
"Sei impazzita?!" chiedo indignata, sto per uscire dalla stanza.
"Dove vai? Devi truccarti" dice e io torno a sedermi. Non la guardo, non le parlo.
"Scusa" dice.
Mi sento ancora peggio di come mi sentivo prima. Sono passati due anni e ancora mi odia. Beh certo qualcuno potrebbe pensare 'tu la ami e sono passati due anni, perché lei non dovrebbe odiardi?'
Anche questo è vero.
"Scusa Naya ma devi smetterla. Devi smettere di inviarmi mail in cui ti scusi, devi smettere di chiamarmi e soprattutto devi smettere di dirmi di continuo che mi ami. Abbiamo avuto la nostra occasione, abbiamo avuto modo di stare insieme, di volerci bene. Non è finita bene. Le mie ferite - nonostante il tempo - fanno ancora male. Mi dispiace ma potevi pensarci prima. Ti ho dato tutta me stessa e non ho mai preteso nulla in cambio, ma non potevo più vivere in quel modo. Non potevo più vivere una relazione segreta, nascosta a tutti. Ti ho chiesto di uscire allo scoperto, non hai voluto. Ci sono stata male? Da morire. Ci sto ancora male? Ovviamente. Sono andata avanti? Si. E non ho alcuna intenzione di tornare indietro. Adesso sto con un ragazzo meraviglioso, che non ha paura di presentarmi come la sua ragazza, fattene una ragione"
"La materia prima non è la stessa" obietto.
"Si invece, è l'amore, nient'altro."
Mi crolla il mondo addosso per l'ennesima volta, non ce la faccio più a stare in questo stato. Non voglio dover soffrire per ogni cosa.
"Quindi lo ami?" chiedo.
Lei annuisce, ma non è convinta, lo vedo.
"Suppongo che non mi ami più"
"No Naya, non ti amo più" dice.
E adesso so che è davvero la fine. So che non è rimasto più niente per noi. So che il nostro tempo è passato e che devo rifarmi una vita. Ma non per le telecamere, una vita vera. Basta. Questa è la fine. Va bene.
"Sappi solo che nonostante tutto io continuo ad amarti, ma meriti di vivere la tua vita con una persona che ti renda felice. Sempre. Una persona che può urlare liberamente al mondo quanto ti ama, una persona che può tenerti la mano ovunque e non solo nell'intimità di casa vostra, una persona che possa baciarti ovunque. Io proverò ad andare avanti, proverò a lasciarmi tutto alle spalle anche se l'unica cosa che voglio è stare con te"
Lei mi guarda e si morde il labbro nervosamente.
"Però un bacio d'addio me lo devi" dico fingendo di sorridere. Lei non dice niente, abbassa solo lo sguardo. Così mi avvicino, le metto una mano sotto il mento e le alzo la testa. Mi guarda negli occhi con la sua faccia da cucciolo impaurito e senza pensarci due volte avvicino le mie labbra alle sue e lascio che dolcemente si incontrino. Solo un bacio, un bacio casto, un suo bacio. Mi allontano e la guardo ancora una volta negli occhi.
La truccatrice torna e distolgo lo sguardo, troncando quell'ultimo momento nostro. 

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Capitolo 3
*** Friends ***


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3. Friends

"Che fai stasera?" mi chiede Heather avviandosi all'uscita.
"Niente. Film, pizza e birra nell'intimità di casa mia"
"Che tristezza!" commenta Lea.
"Già, vi va di venire da me per cena?" domanda HeMo
"Va bene, tanto Jonathan è ancora a New York" risponde Lea.
"Va bene anche per me, Chace sta girando a San Francisco" dice Dianna.
"No, grazie, ma passo per sta volta. Voglio solo andare a casa, mettermi in pigiama e ingozzarmi di pizza fino a scoppiare" dico e Lea ride.
Sono felice che lo trovi divertente, perché è esattamente ciò che farò per tutta la serata o forse per tutta la settimana o tutto il mese... chissà.
"Dai Naya vieni, siamo tutte stanche se è quello il problema" interviene Heather
"Davvero grazie, ma no" insisto.
"Da quando hai rotto con quel deficiente sei noiosa!" esclama infastidita Lea.
"Che vuoi dire?" domando.
"Sei sempre schiva e nervosa, probabilmente passi sul divano il tuo tempo a rimpinzarti di schifezze e di alcol. Ce ne siamo accorti tutti sai, sappiamo che stamattina avevi il dopo sbronza. Hai lasciato che un uomo ti definisse, gli hai permesso di cambiarti e ti comporti come fossi ancora depressa per la fine della vostra storia e forse è così, ma non ti rendi conto di quanto lui fosse sbagliato per una ragazza come te. Stai allontanando tutte le persone che ti vogliono bene e per chi? Per quell'idiota di Sean? Non ti capisco" dice
Non so cosa risponderle. Non posso dirle la verità. Siamo nel parcheggio. Guardo l'asfalto. Non ho il coraggio di dirle la verità e questa stupida codardia mi sta allontanando da tutti. Ho perso prima lei, lei che ora mi guarda con i suoi occhioni verdi, sento il peso del suo sguardo severo su di me. E adesso sto perdendo anche Lea, una delle persone a cui voglio più bene sulla faccia della terra. Sto trattenendo le lacrime, non posso crollare davanti a loro. Non devo essere debole. Alzo gli occhi e guardo la mia amica dritta negli occhi.
"Vaffanculo" le dico e vado verso la mia macchina.
Sento che stanno dicendo qualcosa, ma non riesco a capire, sono ormai troppo lontane e le loro voci risultano come sussurri alle mie orecchie.
Metto in moto il veicolo e cerco di raggiungere casa al più presto.

Una volta in casa mia, posso lasciarmi andare ad un pianto liberatorio.
Cosa farò adesso? Sto davvero allontanando tutti.
Rimango sul divano finché non sento il campanello suonare. Mi alzo controvoglia e mi avvio alla porta.
Sento delle voci all'esterno. Le conosco bene. Apro la porta.
"Ehi Nay"
"Lea!"
"Mi dispiace per quello che ti ho detto, scusami" mi dice
"Non devi scusarti, io devo scusarmi" dico.
"È solo che rivoglio indietro la mia amica, quella con cui potevo ridere e scherzare, quella con cui potevo parlare di tutto e confidarmi. Ci manchi Naya, ci manchi tantissimo"
Non le permetto di aggiungere altro, l'abbraccio.
"Oh abbraccio di gruppo!" dice Heather e si unisce all'abbraccio.
"Dianna?" domando.
"È in macchina con Elijah. Abbiamo preso le pizze" dice Heather mostrando un sorriso enorme.
Queste persone mi vogliono un bene dell'anima e io mi comporto da imbecille con tutte loro. Non ho nemmeno avuto il coraggio di dirgli la verità.
"Possiamo entrare?" chiede Lea e lascio che entri spostandomi dalla soglia e vedo Heather avvicinarsi alla macchina.
Nel momento in cui Dianna esce dal veicolo con Elijah tra le braccia, sento una morsa intorno al cuore. Nonostante tutto lei è qui, lei è qui a sostenermi. Sa di essere la causa di tutto ciò che mi sta succedendo, ma sa di non averne colpa. La colpa è la mia, lo sappiamo entrambe.
"Ehi" mi dice abbozzando un sorriso ed io faccio lo stesso.
Elijah si sporge verso di me, vuole che lo prenda in braccio. Così lo prendo tra le mie braccia e comincio a giocare con lui mentre mi volto per raggiungere il soggiorno.
Lea è già sul divano e sta scegliendo un film da guardare. Mi siedo accanto a lei e in quel momento Heather posa le pizze sul tavolino che ho proprio di fronte al divano. Apre il cartone e comincio a sentire il mio stomaco festeggiare. Hemo prende il piccolo e mi fiondo sulla pizza.
"Vacci piano o finirai per strozzarti con la mozzarella" dice ridendo Lea e mi da una spinta. Io rido e affondo i miei denti nella pizza.
Cominciamo a vedere il film e dopo pochissimo Elijah si addormenta, così Heather lo porta in camera mia e lo adagia sul mio letto.
"Naya togli i tuoi piedi dalla mia pancia!" esclama Lea spostando le mie gambe dal suo grembo. Ma dispettosamente le appoggio di nuovo. Così lei mi guarda malissimo e me le ri-sposta.
"Non è divertente" dice, ma non sono d'accordo.
"Non è divertente" ripeto.
"Smettila"
"Smettila"
"Non farmi il verso"
"Non farmi il verso"
"Naya sembri una bambina"
"Naya sembri una bambina" ripeto assumendo la sua stessa espressione infastidita.
"Basta" dice incrociando le braccia
"Basta" la copio.
"Dianna, fa qualcosa!" dice.
E in quel momento non trovo più divertente quel gioco. Mi butto su Lea e comincio a farle il solletico.
Per tutto il tempo Dianna armeggia con il cellulare. Sicuramente starà parlando con quel suo nuovo fidanzato, il tizio di Gossip Girl.

Alla fine del film siamo tutte su un solo divano. Dianna è accanto ad Heather che è accanto a Lea che è accanto a me.
"Allora, credo sia arrivato il momento più atteso della serata" dice Hemo.
"E cioè?" domando.
"Obbligo o verità!" afferma lei.
"Abbiamo forse tredici anni?" chiedo.
"Chi se ne frega, dai!" insiste.
"Ok, va bene" dico.
"Allora Lea, obbligo o verità?" chiede.
"Verità"
"Ti sei fatta Mark?"
"Oddio, no! Insomma non mi sarebbe dispiaciuto, ma non è successo" risponde.
"Naya obbligo o verità?"
"Obbligo" dico.
"Bene ti obbligo a bere un mix di senape, Coca-Cola e maionese"
"Cosa? Ma oggi ho vomitato" obietto.
"Questo lo avevo dimenticato... allora ti obbligo a fasciarti la testa con la carta igienica"
"Ma che obbligo è?" domanda Lea.
"Al tuo turno ne sceglierai uno migliore" risponde Heather.
Faccio come mi ha detto la mia amica e sento tutte ridere.
"Dianna obbligo o verità?"
"Verità"
"È seria la cosa tra te e Mr. Gossip Girl?" domanda.
"Prima non lo era, prima era solo una distrazione, ma adesso si. Sta diventando davvero importante" risponde.
"Mi sono rotta di questo gioco, me ne vado a dormire" dico e mi avvio alle scale.
Entro in camera, c'è il piccolo sul mio letto. Sento dei passi dietro di me, è Heather.
"Sono venuta a spostarlo nell'altra stanza"
"No, sta tranquilla. Dormi tu qui e vado io nell'altra stanza, non disturbarlo" affermo. Heather non dice niente per qualche secondo.
"Che hai?" mi chiede ad un certo punto guardandomi negli occhi.
"Niente" mento.
"Si vede lontano un miglio che c'è qualcosa che non va. E se ti conosco abbastanza bene riguarda Dianna e il suo ragazzo. Non ti va a genio il ragazzo Gossip Girl?" chiede.
Crollo. Non posso più mentirle, non posso più andare avanti con le bugie. Non se lo merita, deve sapere la verità. So che potrei mandare all'aria anche questo rapporto, ma non mi interessa. Glielo devo.
"Devo confessarti una cosa"
"Cosa?" mi chiede allarmata.
"Hai ragione, c'è qualcosa che non va. Sono innamorata, Heather. Sono innamorata e non so cosa fare" dico e abbasso lo sguardo.
"Lo conosco?" mi chiede.
"È proprio questo il problema, è una ragazza e si, la conosci" affermo
"Dianna. Ti sei innamorata di Dianna. È per questo che non volevi venire da me stasera" dice.
"Siamo state insieme per un po', due anni fa. Lei non voleva più tenere la nostra relazione segreta. Ma io avevo paura, ho ancora paura. Paura che la gente non ci accettasse o meglio, non mi accettasse. Così l'ho delusa e lei adesso sta con un'altra persona che la rende felice. Mentre io mi sono comportata da stupida immatura. E non so come rimediare. È da due anni che provo a fare qualcosa, che continuo a inviarle messaggi, a chiamarla, ma niente. Non ne vuole sapere" dico.
"Oh Naya!" mi guarda. Mi abbraccia, mi stringe a sé e mi aggrappo alle sue braccia come un cucciolo indifeso.
"Lea lo sa?" mi chiede.
"No"
"Ti sei tenuta tutto dentro per oltre due anni?" mi domanda.
"Si"
"In che modo l'hai delusa?"
"Lei era stanca di doversi nascondere, era stanca di vedermi andare alle feste con qualche idiota a caso. Quando uscivamo, dovevamo fare attenzione agli atteggiamenti che assumevamo, agli sguardi. Ricordo quella volta al Londra, eravamo appena uscite da un club, ovviamente avevamo bevuto e senza pensarci, all'uscita eravamo mano nella mano. Una cosa così innocente, ma non appena gli effetti dell'alcol sono spariti, ho cominciato a chiedermi che cosa avrebbe detto la gente, che cosa avrebbero scritto i tabloid. Ero confusa e spaventata da tutto. Lei era l'unica cosa positiva nella mia vita, l'unica cosa che mi portava gioia e adesso senza lei, mi sento persa. E sono passati due anni. Non riesco a rimettermi in piedi. Oggi mi ha confessato di essere innamorata del tizio di Gossip Girl e si, ho capito che devo farmi da parte, che non c'è più posto per me nella sua vita, ma fa un male cane!" confesso.
"Oh tesoro, sei stata una cretina, ma tu la ami un sacco. Piccola, mi dispiace da morire, se l'avessi saputo non avrei lasciato che Lea ti dicesse quelle cose nel parcheggio e non avrei insistito per passare la serata tutte insieme. Ma che diavolo potevo saperne? Non mi hai detto niente e ti confesso che tutto ciò mi disturba non poco, ma stai passando un periodaccio e non ti serve qualcuno che continui a mettere il dito nella piaga - dice - Va bene, vado a mettermi il pigiama, buonanotte" mi dice e va in bagno.
Vado anche io a mettermi il pigiama e mi dirigo nella stanza degli ospiti. Apro la porta e Lea è in piedi e sta cercando di infilarsi i pantaloni del pigiama, mentre Dianna è senza maglietta.
"Ops!" dico cercando di non fissare ancora di più la bionda che istintivamente si copre.
"Come se non ci fossimo mai viste nude!" afferma Lea.
"Che significa?" domanda Dianna.
"Oh ma dai! Ci siamo viste in costume, ho fatto la doccia con Naya, in tour condividevamo sempre la camera in albergo, ci conosciamo da anni. Siamo come sorelle, quindi che problema c'è a vederci in queste condizioni?" domanda retoricamente.
"Avete fatto la doccia insieme? - chiede Dianna - non ne avevo idea" afferma.  
"Certo, le docce erano tutte occupate e quindi l'abbiamo fatta insieme. Sarà stato un paio d'anni fa. Devo ammetterlo Naya, hai proprio un bel corpo, se mi piacessero le donne ci farei un pensierino" afferma ridendo.
"Grazie!" rispondo lusingata e le do un bacio sulla guancia.
Dianna rimane in silenzio e mi guarda. Sento la pressione del suo sguardo su di me, vorrei che la smettesse, ma continua.
"Posso parlarti in privato un secondo?" dice.
Vuole parlare con me, Dianna vuole davvero parlare con me. Non ci posso credere, non sta succedendo davvero.
"Certo" dico cercando di sembrare più tranquilla possibile ed usciamo dalla stanza. Siamo nel corridoio e lei ha ancora il suo sguardo severo e le braccia incrociate sotto il seno.
"Perché io non sapevo nulla di tutto ciò?" mi chiede.
"Di cosa?"
"Di questa storia della doccia?"
"Ormai che t'importa?"
"Rispondi"
"No rispondi tu, Miss. Gossip Girl"
"Smettila!"
"Smettila tu!"
"Almeno lui non ha paura di presentarmi come la sua ragazza" afferma. E questa affermazione mi fa davvero male, così incrocio le braccia sotto il seno.
"Allora credo che dovresti tornare da lui, stronza!" affermo e torno in stanza.
Poco dopo torna anche lei.
"Lea, Heather sta dormendo con Elijah in camera mia, ti dispiace dividere il letto con me?" domando.
"Oh no, figurati. Ma ti ricordo che tendo ad usare la gente come peluche durante la notte" dice.
"Si, lo ricordo perfettamente" rispondo e mi ficco sotto le coperte. Immediatamente Lea mi avvolge la vita con le sue braccia e appoggia la testa sul mio petto.
"Cominci già?" chiedo.
"Certo e devo dire che mi erano mancati i tuoi airbag che mi fanno da cuscino" risponde ridendo.
Posso percepire lo sguardo innervosito di Dianna. Si sta mordendo il labbro inferiore e non smette di guardarci.
"Ah si?" le chiedo.
"Smettila di flirtare con me" dice la mia amica.
"Tu, smettila!" controbatto.
"Mi dispiace interrompere qualunque cosa stiate facendo, ma sto per spegnere la luce, vi va bene?" domanda Dianna.
"Si, è ok" risponde Lea.
Non appena la luce si spegne, comincio a fare il solletico alla mia amica, facendola ridere rumorosamente.
"Fate silenzio, sto cercando di dormire" esclama la bionda.
"Quanto sei noiosa stasera!" esclama Lea.
"No, voi siete noiose. Litigate, fate pace, flirtate, fate la doccia insieme, non riuscite a stare zitte un secondo, disturbate il sonno altrui. Me ne vado a dormire sul divano" dice nervosa ed esce dalla stanza. Lea si mette a ridere, ma io non lo trovo divertente. Mi sto comportando da bambina dispettosa. Credo sia giunto il momento di dire tutto anche a lei.

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Capitolo 4
*** Another Point of View ***


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4.Another point of view


PoV Dianna
Quelle due galline non smettevano di ridere e fare battutine e di avvinghiarsi l'una all'altra. Che nervoso!
Ho preso le mie cose e sono scesa. Adesso sono sul divano e sto guardando la TV, anzi, sto facendo zapping tra i canali, nella speranza di trovare qualcosa di decente che mi concili il sonno.
Finalmente trovo qualcosa, niente di troppo interessante, solo una vecchia commedia. Sto per addormentarmi quando sento il pianto del piccolo Elijah e immediatamente i miei occhi si riaprono.
Qualche minuto più tardi vedo Heather sulle scale, le vado in contro e prendo il piccolo.
"Grazie Dì, ultimamente se non beve il latte prima di addormentarsi, si sveglia durante la notte e piange" dice la mia amica cercando di giustificare il pianto.
"Non preoccuparti, è un bambino, è normale" rispondo la seguo in cucina.
"Come vanno le cose con Mr. Gossip Girl, mi è sembrato di capire che fate sul serio" mi chiede. Sorrido e annuisco.
"Si, lui è molto dolce, mi presta un sacco di attenzioni, ci tiene un sacco a me" affermo.
"Davvero? Sono felice per te, dai raccontami qualcosa che ha fatto per te che ti ha stupito in modo particolare" domanda.
E mi sento all'improvviso in imbarazzo e non so perché.
"Beh il giorno del nostro sesto mesiversario mi sono svegliata e lui non c'era. Così sono andata in cucina e l'ho trovato lì, mi stava cucinando delle frittelle a forma di cuore. Mi diede il suo regalo, questo bellissimo bracciale - dico e glielo mostro - e quella sera mi portò a cena fuori, affittò un intero ristorante sulla spiaggia! Fu davvero molto romantico"
Sinceramente sembrava molto più romantico quel giorno. Guardo il volto di Heather e mi fa capire che non è poi niente di così straordinario.
"Ok, non ho intenzione di continuare a giocare a questo gioco. So tutto" dice.
"Tutto cosa?" chiedo e sinceramente non so a cosa si riferisca, si forse potrei avere un'idea, ma sicuramente mi sto sbagliando. In tutto questo tempo Naya non ha mai trovato il coraggio di parlare di noi a nessuno, questa volta non sarà diverso.
"Non so perché lo sto facendo, non dovrei, ho promesso a me stessa che non mi sarei immischiata, ma proprio non ce la faccio. Lei ti ama"
Non so cosa rispondere, rimango in silenzio e abbasso lo sguardo. Glielo ha detto, ne ha parlato con qualcuno.
"Quella ragazza è dannatamente innamorata di te. Ok si, si è comportata da codarda, da persona infantile, ma aveva paura. I suoi sentimenti sono sinceri, se non lo fossero allora perché dopo due anni non è ancora in grado di rifarsi una vita? Perché dopo due anni non ha ancora trovato qualcuno che risani le sue ferite? Perché non ha bisogno di nessuno altro, lei vuole te, tutto ciò che vuole sei tu. La conosci, sai com'è fatta, è la persona più buona e divertente e altruista e genuina che esista, ma non è il massimo quando si tratta di esprimere i suoi sentimenti. Tu sai bene quanto sia eccezionale come persona, non fartela scappare" dice.
Un milione di pensieri cominciano a fluttuarmi nel cervello. Ma che diavolo! Io ci avevo messo una pietra sopra, io ero andata avanti, io avevo finalmente smesso di pensare a lei, di pensare a noi.
"Sto con un'altra persona e lo amo, mi dispiace" dico non più convinta come prima.
"Lo ami per davvero?" mi chiede.
Si, lo amo. Almeno credo di amarlo. Non lo so, ma perché tutto ciò succede a me? Che ho fatto di male?
"Io a lui ci tengo davvero" dico e gli passo il piccolo Elijah. Mi vado a stendere sul divano.
Dopo un po' lei mi si avvicina.
"Dormi qui?" chiede.
"Si, Lea e Naya non facevano altro che ridere e infastidirmi" affermo.
"Dai, vieni a dormire con noi, ad Elijah non dispiacerà"
Sorrido e la seguo. Saliamo le scale ed entriamo in camera di Naya. Non ci entravo dal giorno in cui l'ho lasciata. Mi fa uno strano effetto rivedere il nostro letto, il letto che un tempo occupavamo insieme.
Ci stendiamo, sto finalmente per addormentarmi, questa spero sia la volta buona.
"Buonanotte" dico
"Non hai risposto alla mia domanda, non mi hai detto se lo ami veramente o no, comunque buonanotte" afferma.

PoV Santana
Sto morendo di caldo, apro gli occhi. Lea è avvinghiata a me. Guardo l'orologio, sono le 8:30 del mattino. Non riesco proprio a restare in quel letto, avevo dimenticato come fosse dormire con Lea che fa la piovra.
Sorrido guardando la mia amica, dorme con la bocca aperta.
Ieri sera le ho raccontato tutto, non l'ha presa poi così male. Prima mi ha riempito di parolacce e dopo mi ha abbracciato dicendomi quanto bene mi vuole. Quella ragazza proprio non la capisco.
La scuoto un attimo, lei emette uno strano suono, simile ad un grugnito.
"Lea sto andando di sotto, vuoi scendere a fare colazione con me?" chiedo e la risposta che ho è un ennesimo verso quasi animalesco. Capisco che non se ne parla, così decido di andare a chiedere a Hemo.
Entro nella mia stanza. Heather ed Elijah non sono soli. Il mio cuore si ferma per un secondo e subito dopo riprende a battere all'impazzata.
C'è Dianna nel mio letto e quella visione mi porta alla memoria i tempi in cui stavamo insieme. Dormiva esattamente nello stesso lato del letto, abbracciava il cuscino nello stesso modo in cui sta facendo adesso.
Mi avvicino alla mia amica e la scuoto un po'. Lei apre gli occhi e mi guarda assonnata.
"Che ora è?" mi chiede.
"Sono le 8:35 - dico guardando il mio orologio - vuoi scendere a fare colazione?" domando.
"No grazie, ho troppo sonno" detto questo chiude gli occhi e sprofonda in un sonno profondo.
Vado da Dianna, devo chiederlo anche a lei, altrimenti sembrerei una maleducata.
"Ehi Dì, sto preparando la colazione, vuoi qualcosa?" domando.
"Mi fai le tue frittelle speciali che mi piacciono tanto?" risponde.
Apre gli occhi per un istante e subito li richiude. Sorride, mi prende la mano e se la porta sulla guancia.
Faceva sempre anche questa cosa della mano. Le accarezzo la guancia. Devo fermarmi, devo andare di sotto, sto per dare di matto. La sua presenza in questo letto, il suo atteggiamento, il suo comportamento, la sua presenza in generale, mi fanno diventare matta. Ma non riesco a smettere di accarezzarla e guardarla.
All'improvviso apre gli occhi e mi guarda fissa, il suo era lo sguardo tipico di una persona che aveva appena realizzato di aver fatto qualcosa di estremamente sbagliato. Capendo, tolgo la mano dal suo viso e mi affretto ad andare di sotto.
"Naya, aspetta!" mi dice, ma non le do ascolto e vado via.
Sono in cucina e non so perché le sto davvero preparando quelle dannatissime frittelle. Perché sono così cretina? Perché non la smetto con questa storia? Dovrei davvero rifarmi una vita, ma con chi? Non ho mai voglia di fare niente. Non ho trovato nessuno in due anni, perché dovrei riuscire a trovare qualcuno adesso?!
"Che buon profumino!" esclama una voce alle mie spalle.
Mi giro e lei è lì, ha la testa e una spalla appoggiata allo stipite della porta, le sue braccia sono incrociate sotto il seno, ha una ciocca di capelli biondi che le cade sul volto e il suo meraviglioso sorriso mi toglie il fiato. Si va a sedere.
"Grazie" dico cercando di sembrare più fredda possibile.
"Naya riguardo a ciò che è successo prima" comincia a dire, ma la fermo subito.
"Si, ho capito, non c'è bisogno di puntualizzarlo, è stato un riflesso, bene, stop, accetto le tue scuse"
Lei non dice niente, abbassa lo sguardo cominciando a giocherellare nervosamente con le mani.
Restiamo in silenzio un altro po'. Finalmente poi, le frittelle sono pronte. Gliele servo a tavola e prendo anche il caffè.
"Vuoi qualcos'altro? Non so bacon, un succo, un po' di latte, dei cornetti, frutta?" domando mentre mi siedo di fronte a lei e comincio a tagliare la mia porzione di frittelle.
"No, grazie, va bene così" risponde.
E di nuovo cala un silenzio imbarazzante. Perché Lea e Heather devono sempre essere così dormiglione? Se ci fossero anche loro, non mi sentirei così dannatamente in imbarazzo! Me la pagheranno.
"L'hai tenuto!" esclama ad un certo punto.
"Cosa?" le chiedo confusa.
"Quello!" risponde lei indicando qualcosa alle mie spalle.
Mi giro e guardo nella sua stessa direzione. Sta indicando un post-it sul quale c'è scritto "Vado di fretta, non sono scappata da te, non potrei mai farlo, richiamami appena puoi" e sul retro "Ti amo"
"Si, non potevo non tenerlo, è con quel biglietto che mi hai detto per la prima volta di amarmi" affermo e torno a guardare la mia colazione.
Lei mi sta guardando, ma non ho il coraggio di guardarla in faccia, se lo facessi scoppierei a piangere e non ne ho intenzione.
"Ricordo benissimo ciò che ti ho scritto" afferma e sento la sua mano poggiarsi sulla mia. Lascio cadere bruscamente le posate e la guardo.
"Che cosa vuoi?" chiedo.
"Niente" risponde.
"Quando il diavolo ti accarezza, vuole l'anima" dico.
"Adesso sarei io il diavolo? Tu sei stata la rovina della nostra storia e sto solo cercando di esserti amica. Non voglio perdere la tua amicizia" afferma amareggiata.
"Io sarò anche stata la causa della nostra rottura, ma sta pur certa che i miei sentimenti per te erano e sono la cosa più vera che sia mai potuta esistere. E sappi un'altra cosa, non voglio essere tua amica, non sono mai stata tua amica" rispondo.
"Dici che mi ami e mi tratti da schifo, sapevo di fare una cazzata venendo qui, ma speravo ne valesse la pena. Speravo di poterti riavere come amica, ma sei solo un'egoista! Non puoi fare quello che vuoi, non puoi avere tutto ciò che vuoi. Le persone cambiano, i sentimenti cambiano" dice.
"Vattene da casa mia" esclamo.
"Va bene" risponde e si avvia ad uscire dalla cucina.
"Tu non hai idea di come ci si senta vero? - lei si ferma e si gira a guardarmi - Tu sei la povera vittima, io invece sono il carnefice malvagio, non è così? Tu non sai come ci si sente a convivere con la consapevolezza di essere la causa della fine della tua relazione più importante. Tu non hai la minima idea di cosa voglia dire sentirsi uno schifo, sentirsi intile, tu non sai e non lo puoi sapere. Non hai idea di cosa significhi sapre che la persona che ami, sta con un altro e che lo ama. Non sai che significa renderti conto che la persona a cui tieni di più sulla faccia di questo schifo di mondo, non prova più niente per te, perciò non ti azzardare, né ora, né mai più a venirmi a dire che sono un'egoista e soprattutto non provare a cercare di creare un'amicizia con me, perché ti giuro, te lo giuro, ti prendo a schiaffi fino a che non perdi i sensi"
Lei mi sta guardando e non dice niente, così respiro profondamente e cammino nella sua direzione, la supero senza degnarla di uno sguardo ed esco dalla cucina.
Sono vicina alla scale quando sento due braccia circondarmi alla vita. Improvvisamente mi blocco, non riesco a muovermi. Vorrei essere incazzata con lei, ma la sensazione di essere tra le sue braccia, sovrasta la ragione e non riesco più a pensare. Prendo coraggio, porto le mani sulle sue braccia e le stacco dalla mia vita riprendendo a salire le scale e lasciandola lì.
Forse sto davvero cominciando a voltare pagina.

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Capitolo 5
*** Remeber When ***


Missing
5. Remember when

 
Avevo Naya tra le mie braccia e adesso sono sola davanti alle scale.
Che diavolo significa? Che sta succedendo? Perché mi sento così ferita? Volevo solo darle conforto, farle capire che non voglio perderla e convincerla che avremmo potuto iniziare un'amicizia, ma sono consapevole di aver fatto una stronzata. Ho solo peggiorato le cose, peggioro sempre tutto.
Non ho la benché minima intenzione di rimanere un minuto in più in quella casa. Con quale coraggio avrei poi affrontato le mie amiche?
Così salgo in fretta in camera, recupero il mio telefono e la mia borsa e sgattaiolo via prima che qualcuno se ne accorga.
Mi metto in macchina e sfreccio verso casa mia con addosso solo il pigiama.
Heather e Lea si faranno accompagnare a casa da Naya.
Durante tutto il tragitto non faccio altro che pensare, pensare e pensare.
Non riesco a togliermi la sua espressione dalla mente. Non riesco a smettere di pensare ai suoi occhi lucidi e a come mi sono sentita dopo averla abbracciata. Mi mancava quella sensazione, mi mancava il suo profumo.
Arrivo finalmente a casa, parcheggio l'auto ed entro in fretta, nella speranza che nessuno mi abbia notato.
Lancio le chiavi sul mobile dell'ingresso e salgo in camera mia. Faccio scendere gli oscuranti sulle finestre e in un attimo l'intera stanza diventa oscura. Uso la luce del telefono per orientarmi. Mi infilo sotto le coperte e blocco il cellulare. Lo poggio sul comodino.
Nel preciso istante in cui provo a chiudere gli occhi, rieccola. Naya è di nuovo nei miei pensieri.
La cosa che più mi fa imbestialire? Io ci avevo messo un'enorme pietra sopra. Era stato difficile? Assolutamente si. Volevo stare bene? Assolutamente si.
Ma adesso, adesso che finalmente stavo bene, adesso che finalmente credevo di aver trovato la persona giusta per me, lei riappare nella mia vita e pretende di riavermi indietro e mi scombussola l'esistenza, come ha sempre fatto.
Con lei non c'è mai niente di sicuro, con lei è un continuo vicolo cieco.
Vorrei solo trovare una risposta alle mie domande, vorrei solo trovare la felicità, vorrei solo sentirmi amata.
So bene che nessuno sarà mai capace di farmi sentire come mi faceva sentire Naya, ma non posso tornare sui miei passi, non ho voglia di soffrire di nuovo. Non ho voglia di nascondermi, non posso vivere una vita del genere.

"Stamattina mi hai lasciato un post-it e sei scappata via. Mi sono sentita usata, sono ferita!" esclamò Naya scherzando e mettendo su un finto broncio.
"Cretina!" esclamò Dianna e le diede un bacio sulla guancia. "Hai letto il retro del biglietto?" chiede.
"Il retro del biglietto? - Naya finge di pensarci sopra - No, non ho idea di cosa tu stia parlando, ma se c'era scritto qualcosa, dimmi cos'era, ho gettato il post-it" dice assumendo un espressione disinteressata.
Dianna la scruta per un secondo, ci metteva un po' a capire se l'altra stesse scherzando o facesse sul serio.
"C'era scritto beh, c'era scritto che io" Dianna prendeva tempo.
"Che tu?" domandava ancora Naya avvicinandosi a lei e sorridendo.
"L'hai letto!" esclamò la bionda.
"Certo che l'ho letto, ma voglio sentirtelo dire" affermò la mora.
"Beh allora - cominciò Dianna portando le braccia attorno al collo della sua ragazza - c'era scritto che io ti amo" affermò guardando l'altra dritta negli occhi.
"Mi ami eh? Bene allora se mi ami, non ti dispiacerà portare fuori il bidone dell'immondizia, vero?" domandò Naya allontanandosi da lei.
"Ehi!" esclamò Dianna.
"Ok, va bene, porto io fuori l'immondizia e tu lavi i piatti" affermò la mora dandole le spalle e assumendo un ghigno divertito che la sua ragazza non avrebbe visto.
La bionda non disse niente, si mise davanti all'altra. Le mani ferme sui propri fianchi e un'espressione imbronciata sul volto.
"Che c'è?" domandò la mora.
"Ti dico: ti amo e mi mandi a fare le pulizie?"
"Anche se ci amiamo, questo non cambia il fatto che devi aiutarmi in casa" rispose Naya.
"Ci amiamo, mi ami?" domandò Dianna sorridendo.
"Oh smettila, se fai così ti salto immediatamente addosso e sto cercando di dirti qualcosa di carino" affermò Naya.
"Ok, devo smettere di fare cosa precisamente?"
"Di essere così bella, - Naya si avvicina a Dianna - di essere così dolce, di essere così dannatamente perfetta"
La vicinanza tra le due era minima. Dianna chiuse gli occhi e Naya poggiò le sue labbra su quelle della sua ragazza.
"Dio quanto ti amo!" sussurrò a fior di labbra la mora la cui fronte era adesso appoggiata a quella della bionda.


Non riesco a smettere di pensare alla prima volta che ci siamo dette "Ti amo", non riesco a smettere di pensare alla nostra prima uscita, al nostro primo bacio.
Riesco a percepire la sensazione delle sue labbra sulle mie, della sua fronte premuta sulla mia, delle sue braccia attorno il mio collo, del suo respiro sul mio volto. Ricordo benissimo il suo profumo, riesco quasi a sentirlo. Ci sono certe cose che non riesci a cancellare dalla mente, per quanto ti sforzi, non ci riesci. E Naya è una di queste.
Non riesco a cacciarla dalla mia mente e quando credo di esserci riuscita ecco che riappare e mi rendo conto che in realtà non l'ho mai cacciata veramente, l'ho solo ben nascosta.
Prendo in fretta il telefono e sblocco lo schermo. Clicco sull'icona della galleria e comincio a sfogliare delle foto, delle sue foto, delle nostre foto. Foto che non ho potuto cancellare.
Odio questa sensazione allo stomaco, questa sensazione di vuoto proprio sotto il seno, sopra la pancia. Una lacrima mi riga lentamente il viso.
Devo smetterla.
Blocco lo schermo e chiudo gli occhi nella speranza di rifugiarmi in un sogno che sia migliore della realtà.
Ma non succede.
Eccola di nuovo.

Vengo destata dal mio sogno da una luce fortissima che mi fa aprire gli occhi. Vedo tutto un po' sfuocato e a stento riesco a tenerli aperti. Così sbatto le palpebre un po' di volte prima di riuscire a mettere a fuoco la figura che ho davanti. È Chace.
"Ehi bella addormentata, sono le tre del pomeriggio, che ci fai ancora a letto?" chiede sedendosi accanto a me e cominciando ad accarezzarmi i capelli.
"Ero molto stanca, avevo bisogno di riposare" dico.
"Spero tu abbia riposato abbastanza, perché voglio spendere ogni singolo secondo di quello che resta di questa giornata con te" dice.
"Come mai sei tornato? Credevo dovessi lavorare almeno fino a lunedì" domando.
"Non sei felice di vedermi?" chiede.
"Certo che lo sono" rispondo.
Mi bacia la fronte e sorrido.
"Abbiamo finito prima di girare e ci hanno detto che avremmo avuto il fine settimana libero, così ho preso il primo volo e sono venuto da te. Sai che non riesco a starti lontano per troppo tempo" dice.
Mi fa sorridere e per qualche minuto smetto di pensare a Naya. Mi metto seduta e appoggio la mia testa sulla sua spalla.
"Mi sei mancato" dico.
"Mi sei mancata anche tu - mi prende il viso tra le mani - ti amo" dice.
Gli sorrido e mi bacia.
Non chiedetemi perché non gli ho risposto di amarlo a mia volta, non so perché non lo abbia fatto. Probabilmente non sono più così sicura delle mie emozioni, probabilmente Naya ha fatto ciò che sa fare meglio: incasinarmi il cervello.
Vado in bagno per prepararmi e porto il telefono con me.
Sto leggendo i messaggi e le chiamate perse. Ci sono sei chiamate perse e quattro messaggi vocali da Lea, due chiamate ed un messaggio da Heather e un messaggio vocale da Naya.
Chace sta andando di sotto, è il momento perfetto per sentirle.
Comincio sentendo i messaggi di Lea:
1. "Dove diavolo sei? Perché sei andata via?"
2. "Dianna sono sempre io, avresti almeno la decenza di rispondere al telefono? Ti devo parlare"
3. "Ok andartene senza avvisare è stato scortese, lasciarci senza macchina è stato davvero scortese perché ti ricordo che c'era un bambino con noi, ma non rispondere alle telefonate e ai messaggi lo è ancora di più"
4. "Dianna mi sto davvero preoccupando, vuoi rispondere al telefono?"
Ascolto il messaggio di Heather: "Dianna, Naya ci ha raccontato cos'è successo stamattina, io e Lea possiamo capire come ti senti, ma ti prego non ignorarci. Oh le ho detto di smetterla di intasarti la segreteria con i suoi messaggi"
Infine ascolto quello di Naya: "Dianna sono sempre io, dato che non rispondi a me, credevo che a Naya avresti risposto dato il modo in cui ti sei comportata con lei, ma evidentemente non è così. Ok va bene, sono un po' nervosa al momento e forse è meglio che io stia zitta prima di dire qualcosa di cui potrei pentirmi, ma sappi solo che pretendo una spiegazione. Qualora non l'avessi capito, sono sempre io, Lea"

Perché adesso sono io quella che ha torto in questa storia? Perché sono diventata "il cattivo" della situazione? Sono io quella che ha dovuto nascondere i propri sentimenti e la propria relazione, sono io quella che ha sofferto come un cane quando la sua ragazza si vergognava di dire a tutti che avessimo una relazione, ma allora perché tutti se la prendono con me? Cosa ho fatto di male? Ho solo realizzato di non poter più vivere in una situazione del genere e ho troncato la relazione, due anni fa. Due dannatissimi anni fa. Non posso sopportare oltre questa situazione, devo fare qualcosa!

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Capitolo 6
*** Drunk Lea ***


Missing
6. Drunk Lea

"Che fai stasera?" mi chiede Lea.
"Me ne starò a casa, non lo so, perché?" domando.
"Non vorrai tornare a deprimerti? Ho intenzione di uscire, mi farai da spalla, andiamo a rimorchiare, che ne dici?" chiede ammiccando.
"Oddio, se proprio dobbiamo"
"Oh certo che dobbiamo!" esclama lei sicura.
Ci salutiamo.

Sono in camera mia, guardo l'ora sul display del mio telefono, tra mezz'ora Lea verrà a prendermi e io non ho ancora idea di cosa indossare. Mi getto sul letto e rotolo sino al centro. Ho la faccia tra i due cuscini. Il telefono squilla, mi è arrivato un messaggio. Alzo la testa e leggo: "Non mettere niente di troppo elegante e nemmeno qualcosa di troppo casual, insomma scegli una via di mezzo"
Scuoto la testa e l'affondo in uno dei due cuscini.
Vengo improvvisamente assalita da un odore familiare, un odore che non ero più abiutata a sentire qui: l'odore dello shampo di Dianna.
La mia mente torna a quel momento, a quella prima volta in cui lei dormì da me. A quel giorno in cui per la prima volta si appisolò tra le mie braccia, alla prima volta in cui svegliandomi, realizzai di avere un angelo accanto a me.
Non riesco a smettere di pensare a lei, ma come è possibile!
Un altro messaggio mi distrae dai miei pensieri, è ancora Lea, questa volta mi intima di sbrigarmi perché non ha intenzione di aspettarmi in macchina.

Mi alzo svogliata e ricomincio a fissare l'armadio. Ho davvero una marea di roba da mettere, ma non riesco a decidere. Non voglio chiamare Lea, potrebbe dare di matto se sapesse che non sono ancora pronta, così chiamo Heather.
"Ehi, che succede?" domanda.
"Non ho idea di cosa mettermi stasera"
"Perché non metti quel vestitino rosso, quello con il pizzo sulle braccia" dice.
"No, mi serve qualcosa di meno sexy"
"Allora prova con quello nero corto fino al ginocchio, hai capito quale?"
"Veramente no"
"Quello che mettesti al compleanno di Kevin"
"Ah, ok perfetto. Grazie mille, un bacio"

Dopo una ventina di minuti sono pronta, giusto in tempo per l'appuntamento. Sento il telefono squillare, Lea è di sotto e mi sta aspettando. Così prendo la borsetta e mi precipito fuori casa, raggiungendo più in fretta possibile la macchina della mia amica che mi saluta dandomi un bacio sulla guancia.
"Sei pronta?" mi chiede.
"Pronta!" rispondo.
Mette in moto e andiamo via.

Arrivate al locale un paio di ragazzi cominciano a provarci con noi. Non c'è nessuno che mi stimoli un minimo di interesse. Sembrano tutti così superficiali e stereotipati.
Ad un certo punto sento uno sguardo su di me, guardo alla mia destra. Seduto al bar c'è un ragazzo, non è come gli altri. Indossa una camicia di jeans grigia, un paio di jeans beige e delle Converse CONS bordeaux. È castano e porta gli occhiali. Sembra piuttosto timido, non appena incontro il suo sguardo, comincia a fissare il pavimento. Che ragazzo strano. Mi incuriosisce parecchio, così dico a Lea che vado a prendermi da bere e mi siedo accanto a lui.
Mi guarda con la coda dell'occhio e sorrido.
"Barista me ne porti un altro, Rum e Coca-Cola" dice.
"Ne faccia uno anche per me!" dico e gli sorrido.
Ecco, lui mi sorride e poi comincia a giocherellare con il suo telefono, tutto ciò è molto dolce.
"Piacere Naya Ri-" comincio a dire.
"Rivera - coclude - so chi sei, ti ho vista in TV un paio di volte" afferma.
"Davvero, vedi glee?" domando.
"Non proprio, mia sorella minore lo guarda e impazzisce per qualunque cosa facciate. Io purtroppo non ho mai tempo di guardare la televisione" afferma.
Che diavolo fa per non avere mai tempo di guardare la televisione? Insomma!
"Come ti chiami?" chiedo.
"Piacere, Spencer Taylor" dice dandomi la mano.
"Che lavoro fai, Spencer Taylor per non aver mai tempo di guardare la TV?" domando sorridente.
"La prima parte della mia giornata la passo a scuola, sono appena diventato insegnante di chimica alle superiori e una volta tornato a casa tra correzione di compiti, programmazione delle lezioni e la famiglia di cui mi prendo cura, non ho davvero tempo" dice e colgo la stanchezza nella sua voce.
"Sei sposato?" domando.
"No, no" risponde immediatamente.
"Hai detto che ti prendi cura di una famiglia, credevo avessi moglie e figli" dico.
"No, intendo i miei fratelli e mia madre che purtroppo è malata - c'è un attimo di silenzio in cui non so che dire - Ehi ma quanti anni credevi che avessi per credere che avessi moglie e figli?" domanda e sorride, faccio lo stesso e continuiamo a parlare.
Spencer è davvero interessante, sa tantissime cose e per la prima volta dopo tanto tempo mi sto divertendo con un ragazzo. È l'unico nel locale a non aver fatto battutine o commenti un po' spinti nei miei confronti.
Nel bel mezzo di un'interessante conversazione, la mia attenzione viene attirata da Lea che ormai ubriaca, non si regge più in piedi.
Ci sono una decina di ragazzi attorno a lei e non mi sembrano avere le migliori intenzioni, così dico a Spencer che devo andare a recuperare la mia amica e lui annuisce, Ci salutiamo.
Mi faccio spazio tra quei tizi  dando spallate a destra e a manca e finalmente arrivo da lei.
"La festa è finita gente, andate a casa" dico trascinando la mia amica.
Non mi ero mai accorta di quanto fosse pesante. Finalmente sento il peso sparire quasi del tutto, guardo dall'altro lato e vedo Spencer. Ha preso Lea.
"Ti aiuto" dice e ci scorta alla macchina. Apro lo sportello del passeggero e lascio che adagi la mia amica sul sedile. Chiudo la portiera dell'auto e lo guardo.
"Grazie mille per l'aiuto" dico.
"Non c'è di che" risponde e si gira.
Mi accorgo che non ci siamo scambiati i numeri di telefono, così lo chiamo. Si ferma, lo raggiungo.
"Non ci siamo scambiati i numeri di telefono" dico.
"Non credo volessi vedermi di nuovo, insomma, sono piuttosto diverso dai tizi che frequentano questo genere di bar, potrei non essere quello che cerchi" dice.
"Devi sapere che io non frequento questo genere di bar, diciamo che non frequento i bar e poi è proprio perché sei diverso da tutti quei tizi che mi incuriosisci" affermo.
"E va bene" dice, ci scambiamo i telefoni cosicché ognuno possa segnare il proprio numero sul cellulare dell'altro.
"Adesso devo andare, ci sentiamo" dico e ritorno all'auto.

Porto Lea da me, non me la sento di lasciarla a casa da sola. Preferisco essere con lei quando rimetterà l'anima. Ha veramente esagerato.
La trascino in camera mia e l'adagio sul mio letto. Sto per lasciarla quando mi afferra il braccio.
"Non te ne andare, resta con me" dice. Sorrido, riesce ad essere drammatica in qualunque situazione.
"Torno subito, vado a prenderti qualcosa da mettere e ti porto anche un po' di caffè amaro, nella speranza che tu possa smaltire prima la sbronza"
Finalmente mi lascia andare. Scendo le scale e sento il telefono vibrare. Sorridente lo prendo credendo sia un messaggio di Spencer, ma non è così.
Il nome Dianna compare sullo schermo e realizzo subito che il cellulare non è il mio, bensì di Lea.
Cosa dovrei fare? Rispondere al telefono o ignorarla? Rispondo.
"Pronto?" dico.
"Naya? Cercavo Lea" dice.
"Si, Lea è sbronza e moribonda al momento, prova a chiamare più tardi, ok?" detto ciò chiudo la chiamata e vado in cucina a preparare il caffè. Dopodiché salgo le scale e cerco qualcosa da far indossare alla mia amica.
Il suono del campanello mi desta dalla ricerca. Guardo l'orologio, è quasi mezzanotte. Scendo in fretta le scale e vado ad aprire la porta.
"Che vuoi Dianna?" domando.
"Sapere come sta Lea" risponde.
"Te l'ho detto al telefono, è sbronza"
"Tu dici un sacco di cose" e facendo questa insinuazione mi supera e si avvia di sopra.
Perché deve rovinarmi tutto? Finlamente dopo tanto tempo avevo passato una serata piacevole con una persona interessante e lei piomba a casa mia facendo insinuaziozni e rendendomi nervosa.
"Sei venuta qui per litigare? Che significa quel: tu dici un sacco di cose?" domando.
"Significa che non bisogna fidarsi di tutto ciò che dici" risponde.
"Prego?"
"Si Naya, dici che vuoi stare con me e hai paura che sappiano di noi, dici di essere pronta a dire tutto e poi ti tiri indietro, dici di amarmi e non muovi un dito per farmi tornare da te, ti comporti da bambina e pretendi che la gente ti faccia da genitore"
"Vattene da casa mia"
"Non vado da nessuna parte e non urlare, c'è qualcuno che sta smaltendo una sbronza" dice chiudendo la porta della camera da letto alle sue spalle in modo da non disturbare Lea.
"Non ti sopporto, te lo giuro!" dico.
"Io non ti sopporto!" esclama lei.
Non so cosa mi prende, ma un secondo dopo spingo Dianna contro la porta e le do uno schiaffo.
Lei sbarra gli occhi e mi guarda, fa una smorfia e mi da un ceffone.
La tiro dalla maglietta e la bacio.








 

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Capitolo 7
*** That's what friends are for ***


Missing
7. That's what friends are for

Sola nella mia stanza ripenso a quanto successo qualche ora prima. Finalmente incontro una persona interessante e attraente, eppure sono ancora bloccata allo stesso punto. Per ogni passo in avanti, né faccio almeno due indietro. Tutto ciò mi turba e mi disturba parecchio. Ma perché tutto ciò capita a me, perché non posso avere un'esistenza tranquilla e godermi la vita come fanno la maggior parte dei miei coetanei? Vorrei poter ripartire da zero con questa storia, a volte vorrei non averla mai iniziata.

Dopo aver baciato Dianna, mi sono resa conto di aver fatto una stronzata e staccatami, lei è fuggita via. Non ho provato a chiamarla, non ho provato a mandarle nemmeno un messaggio, niente di niente. Non voglio sentire la sua voce, non voglio vedere il suo viso, non voglio leggere le sue parole. Voglio solo che mi lasci in pace.
Lo so, ieri non avrei detto una cosa simile, ma come una persona saggia mi disse una volta "basta anche un giorno per cambiare" e io ci credo. Lo sento, avverto il mio cambiamento e sono troppo stanca per oppormi. Devo lasciare che gli eventi si sviluppino, non ho più forze per lottare. Potrò anche amarla, ma adesso l'amore non basta più, ne va di mezzo la mia sanità mentale e la mia salute. Ho bisogno di stare per conto mio.

I giorni passano e di Dianna non ho notizie, ho chiesto esplicitamente a Heather e Lea di non parlarmi di lei, non voglio sapere cosa stia facendo, come stia, voglio poter stare tranquilla per ancora un po'.
Decido di invitare le ragazze a casa. Prendo il telefono e cerco il primo numero, quello di Heather. Dopo pochi squilli risponde.
"Dove sei?" domando.
"Dove credi che sia? A casa, Elijah si è appena addormentato"
"Perfetto, puoi lasciarlo con Taylor e raggiungermi a casa?" chiedo.
"Che cosa è successo?" domanda in risposta.
"Niente, voglio passare del tempo con le mie amiche"
"Va bene, tra una mezz'oretta sono lì"
Riattacca. Non aspetto un altro secondo e chiamo Lea.
"Pronto" dice con voce rauca.
"Che diavolo hai?" domando curiosa.
"Dormivo" borbotta.
"Ma sono le nove!"
"Alcune persone hanno bisogno di un tot di ore di sonno" si giustifica, ma non me la bevo.
"Non me la bevo!" dico.
"Ok, Jonathan mi ha portato in palestra, non mi allenavo da un po' e sono stremata. Sai quanto sia esigente!" si giustifica.
"Immagino - c'è un secondo di silenzio - va be', prendi le tue cose, vieni a stare da me stasera, sta arrivando anche Heather, serata tra ragazze!"
"Tu sei pazza!" afferma e riattacca.
La richiamo.
"Non esistono scuse, devi venire a casa"
"Mio dio Naya, che palle! Va bene, verrò, ma devi darmi almeno un'ora"
"Non rimetterti a dormire, altrimenti ti giuro, vengo a prenderti per i capelli e ti trascino qui con la forza!"
Ecco ha riattaccato, ancora!

Guardo un po' di televisione aspettando che le ragazze arrivino e quando siamo tutte insieme, finalmente può cominciare la serata.
Preferisco tralasciare l'arrivo di Lea perché una dettagliata descrizione del momento richiederebbe la trascrizione di un indecifrabile numero di parolacce venute fuori da quella sua boccuccia di rose.
Ma torniamo a noi...
La nostra serata comincia, chiacchieriamo
, mangiamo, ridiamo e ci prendiamo un po' in giro, finché non ricevo una chiamata. Il numero è memorizzato e leggere il nome della persona, mi fa apparire uno sciocco sorriso sulle labbra: Spencer.
"Chi è? - domanda Heather prendendomi il telefono - Spencer hum..."
"Nessuno, solo una persona che ho conosciuto in quel posto in cui mi trascinò Lea qualche tempo fa... ora dammi il telefono, devo rispondere!" mi dimeno cercando di afferrarlo ma non ci riesco.
"E Spencer è un ragazzo o una ragazza?" chiede ancora.
"Un ragazzo" rispondo e afferro l'apparecchio.
Heather ride mentre Lea ci ignora totalmente, troppo distratta dalla comodità del mio divano.
"Pronto?" dico.
"Ciao, come stai?"
"Tutto bene, tu come stai?" mi allontano un po', non mi va che le altre sentano, potrebbero ingigantire qualcosa che è ancora inesistente.
Al termine della chiamata torno da loro.
Lea è ancora spaparanzata sul mio divano, solo in una posizione diversa, ha le gambe sullo schienale e la testa sulla parte in cui si è soliti appoggiare il culo. Sta guardando la TV, ma non ho idea di come faccia a guardare la TV a testa in giù... chi la capisce è un genio.
Heather le è accanto e le fa il solletico sotto le ascelle, provando a farla crollare sul divano, ma l'altra è impassibile, non si muove nemmeno di un millimetro.
Sento la bionda chiedere spiegazioni, cose del tipo: perché diavolo non crolli? Oppure: sei l'unica persona al mondo a non soffrire il solletico, sei forse un'aliena?
Sorrido, sapete Heather è molto simile al personaggio di Brittany, è molto ingenua e soprattutto è divertentissima, con lei non ci si annoia mai. Le voglio un sacco di bene. Nonostante questo è una delle persone più sagge che io conosca. Per questo le voglio un bene dell'anima, è più di un'amica per me, è una sorella.
Lea invece è veramente diversa da come ce la si aspetta. È esilarante, divertente, pigra e dormigliona, è tutto fuorché ingenua e a volte penso sia completamente folle. Ma la cosa bella di Lea è proprio questa, non sai mai cosa aspettarti da lei, è imprevedibile. Il suo difetto è solo uno: si fida troppo della gente e la maggior parte delle volte si ritrova con il cuore spezzato. Voglio un mondo di bene anche a lei-
Spero che entrambe ricambino i miei sentimenti perché altrimenti sono nei casini...
"Ehi" dico per attirare la loro attenzione.
"Ehi, allora che vi siete detti?" domanda Heather
"Ragazze, sapete che vi voglio un bene dell'anima e che siete come sorelle per me, vero?" dico.
"Che hai fatto?" chiede Lea assumendo una posizione normale.
"Beh diciamo che Spencer sta venendo a prendermi, mi porta fuori a cena" dico abbozzando un finto sorriso, in attesa della loro reazione.
"Ma chi diavolo cena dopo le sette di sera?" chiede Lea.
"Tutti tranne te?" risponde Heather
"Aspetta, stai dicendo che dopo averci chiamato per farci venire qui, dopo essere rimaste un oretta a parlare di cose che già sappiamo, tu ci stai chiedendo di andar via?" dice Lea non appena mette a fuoco la situazione.
Annuisco.
"Ma tu sei una folle, sei pazza, completamente svitata! Potevo rimanere a casa mia a dormire beatamente nel mio letto caldissimo - dio quanto mi manca quel letto soffice come una nuvola - potevo restare nel comfort della mia casuccia e tu mi hai detto di alzare il culo e venire qui. Adesso mi cacci, ma io dico, sei folle!"
Diciamo che ha continuato con il suo monologo per un bel po', ma non credo sia necessario riportare tutto.
Una ventina di minuti più tardi sono sull'uscio della porta e le mie amiche sono ormai oltre la soglia della porta di casa.
Lea cammina verso la macchina senza degnarmi del minimo saluto e la cosa mi fa sorridere, perché so che domani sarà tornato tutto alla normalità tra di noi, anche se adesso è leggermente irritata a causa mia.
Heather invece mi da un bacio sulla guancia e mi sorride.
"Grazie per aver capito, vi voglio bene"
"Non è a questo che servono gli amici? - mi chiede - e poi, se questo ragazzo ti fa smettere di pensare a Dianna, non posso fare altro che lasciarti andare a cena con lui. Insomma, potrebbe essere davvero salutare per te e per tutti noi che ti siamo accanto. Ricordati che vogliamo solo il meglio per te"
Dopo aver udito quelle parole mi fiondo su di lei e l'abbraccio. Mi sento fortunata ad essere sua amica, è una persona eccezionale.
La vedo entrare in macchina e sfrecciare via, proprio come un attimo prima aveva fatto Lea.
Sorrido quando vedo un'altra auto entrare nel vialetto di casa. La riconosco subito, è quella di Spencer.
Quando finalmente scende dal veicolo. Lo guardo avvicinarsi. È davvero attraente, stasera più del solito. Ha quel fascino nerd che - diciamolo - fa impazzire un po' tutte le ragazze.
"Ciao" mi dice dandomi un bacio sulla guancia.
"Ciao" rispondo.
"Sei pronta ad andare?" domanda.
"Prontissima"
Entriamo in macchina, mette in moto e partiamo. Vedo le sue dita tamburellare nervosamente sul volante. Poi entriamo nel parcheggio del ristorante.
Prima di scendere lui mi guarda.
"Sei bellissima" dice e non posso far a meno di sorridere.
"Grazie" rispondo.
Entriamo nel ristorante, non è molto affollato, ma è davvero carino. Veniamo scortati al nostro tavolo e cominciamo la nostra cena.
Parliamo un po' del più e del meno, rispondiamo a domande personali per conoscerci un po' meglio e la serata vola via in un baleno.
Spancer continua a catturare sempre di più il mio interesse. È davvero brillante, intelligente e soprattutto dolce.
Alla fine della serata mi riaccompagna a casa e lascio che mi scorti sino alla porta.
"Grazie per la magnifica serata" dice togliendosi gli occhiali e pulendoli con il bordo del suo maglione bianco.
Alza la testa per guardarmi e i nostri occhi si incontrano. Sono presa da un'irrefrenabile voglia di baciarlo, ma mi trattengo. Senza occhiali è persino più bello.
"Grazie a te" rispondo.
Lui mi sorride, ma non fa una mossa. Capisco che non andremo oltre per stasera, non ci sarà nessun bacio. Così mi giro - un po' delusa, devo ammetterlo - e apro la porta di casa.
Aspettate un momento: la porta dovrebbe essere chiusa a chiave, chi diavolo ha aperto? Guardo l'allarme, è disinserito.
Chi diavolo è entrato in casa mia? Avanzo per raggiungere il telefono e chiamare la polizia.
"Ti stavo aspettando" sento e conosco quella voce.
"Che diavolo ci fai qui?"


Ciao a tutti, mi scuso per il ritardo, mi si è rotto il computer e ho dovuto riscrivere tutto, spero che il capitolo vi piaccia e che recensiate. 
Alla prossima. 

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Capitolo 8
*** Losing ***


Missing
8. Losing
"Ti stavo aspettando" sento e conosco quella voce.
"Che diavolo ci fai qui?"
"Sono venuto per parlare con te, ma non c'eri e così ho usato le mie chiavi"
"Che succede?" chiedo
"Mi ha chiamato Dianna, in lacrime. Che diavolo state combinando tutte e due?" mi chiede.
Fisso le iridi azzurre che ho di fronte e per un secondo sento la malinconia tornare, assieme a tutti i ricordi.
Lui è l'unico che conosce la situazione sin dal primo giorno, infatti ci colse sul fatto, eravamo avvinghiate e ci baciavamo e lui - a causa del suo solito vizio di entrare a casa mia usando quelle dannatissime chiavi - ci aveva viste.
"Non lo so Kevin, non ne ho idea. Non so mai cosa succede nella sua testa e sinceramente sto voltando pagina. Ho conosciuto questo ragazzo, è un amore. È dolcissimo ed intelligente, è bello e un po' nerd. Insegna chimica e mi fa stare bene, non ha provato a saltarmi addosso come gli altri ragazzi ed è super impacciato" dico.
"Dianna sta malissimo"
Sentire questa frase mi crea una voragine nel cuore. Amo quella ragazza, la amo davvero, ma non posso e non ho voglia di spendere ulteriore tempo a giocare al gatto e il topo.
"Non voglio sapere nulla, non mi interessa, mi sto rimettendo in piedi" dico dirigendomi su per le scale e lasciandomi Kevin alle spalle. Ma lui non molla e mi segue.
"È venuta a casa mia, in lacrime, mi ha detto che ultimamente avete litigato spesso, ha detto che vi siete baciate e che non riesce a smettere di pensarti. Sta mettendo in pericolo la sua relazione e sai bene che è molto più importante di quella che stai avendo con questo professore.  Dovete chiarirvi, dovete mettere le cose in ordine una volta per tutte. Se non vuoi stare con lei, diglielo. Se lei non vuole stare con te, che te lo dica! Ma smettetela di fare le bambine, crescete un po'! Siete meglio di così."
"Kevin io ti voglio un bene dell'anima, sei un fratello per me e sei l'unico a conoscere tutti i dettagli di questa relazione, ma davvero non ho più energie, lei me le prosciuga tutte. Non voglio perdere ulteriore tempo ribadendo le stesse cose e ritornando sugli stessi argomenti, ricadendo nelle stesse discussioni e ripercorrendo le stesse liti. Non ce la faccio più, sono stanca!"
Ma Kevin non demorde, continua a dirmi quanto lei stia male e questo fa star male me. Non ce la faccio a far finta di essere indifferente alle sue emozioni, lei è la donna che amo.
Spencer è un ragazzo meraviglioso, ma lo conosco appena e si, mi piace, ma non lo amo. Non ancora almeno.
Amo lei e solo lei. Io la amo.
Non so cos'altro aggiungere, non c'è un'altra parola che spieghi ciò che provo per lei.
Continuo a salire le scale e mi infilo in camera chiudendomela alle spalle per far si che Kevin rimanga fuori.
"Ok, bene, chiuditi pure in camera, tanto lei sta venendo qui e non c'è niente che tu possa fare per impedirlo" dice e in quel momento comincio ad avvertire ansia, solo ansia.
Lui smette di parlare e non sento più rumori per un po'.
La situazione è tranquilla per i successivi venti minuti.
Poi qualcuno bussa alla porta della mia stanza e non ho intenzione di rispondere.
"Naya apri la porta!" è Dianna.
Ma la ignoro. Lei insiste e continuo ad ignorarla.
"Se non apri questa porta ti giuro che la sfondo" dice.
E lo trovo difficile da credere. Insomma come può una come lei sfondare la mia porta, è così fragile e delicata, non ci riuscirebbe mai.
"Non ci riusciresti mai" dico.
"Bene allora la faccio sfondare da Kevin"
Kevin sarebbe capacissimo di sfondare la mia porta, così apro, ma il ragazzo non c'è, è sola.
"Dov'è Kevin?" chiedo.
"È di sotto" dice e mi sento presa in giro.
"Che vuoi?" chiedo incrociando le braccia sotto il seno.
"Voglio chiarire questa situazione una volta per tutte"
"Dianna ti rendi conto che ogni volta è sempre la stessa storia? La cosa sta diventando noiosa e io sono stanca, ma davvero tanto di perdere la testa con te" dico
"Beh io non lo sono affatto. Ho intenzione di rimanere qui con te finché non riusciamo a mettere in chiaro le cose. Suppongo che Kevin ti abbia raccontato tutto"
"Supponi bene"
"Mi hai ferito, Naya"
"Questa sarà la centesima volta che lo dici"
"Stai zitta. Mi innervosisci, mi irriti terribilmente quando fai così, te lo giuro - afferma e la guardo con superiorità - ma so che sei anche l'unica persona che potrei sopportare tutti i giorni per il resto della mia vita, sei l'unica persona che potrei amare senza mai stancarmi, sei l'unica persona che mi ha fatto completamente perdere la testa. E lo odio. Odio il fatto che tu abbia così tanta influenza su di me e sulle mie emozioni. Io mi ero rifatta una vita, ero andata avanti, ma poi tu sei tornata e mi hai detto che mi ami ancora e ho ricominciato a non capire più nulla. Ho cominciato a pensare solo a noi, a tutto ciò che abbiamo affrontato, a tutti i ricordi insieme e ho completamente dimenticato tutto ciò che avevo costruito fino a quel momento. Ho cominciato ad ignorare Chace e le sue chiamate, non ci vediamo da un po' e non mi sento per niente in colpa. Che stregoneria hai fatto? Come hai fatto a farmi innamorare di te? Perché sei sempre nei miei pensieri? Perché non mi hai lasciato andare? Perché hai dovuto risvegliare in me emozioni che avevo volutamente represso? Perché non riesco a smettere di amarti anche se sono consapevole di soffrire come un cane? Perché Naya, perché?"
Sono spiazzata.
Non so come riesco a trattenere le lacrime.
Al posto del cuore ho una mandria di cavalli che corrono. Riesco a sentire il mio stesso battito cardiaco.
Sento le vene dilatarsi e il rossore comincia a coprire le mie gote.
Ma scuoto la testa, quasi incredula e faccio una stupidaggine.
"Questa dove l'hai sentita? Dichiarazionistrappalacrime.com?"
Lei mi guarda. È confusa e lo sono anche io. Che cosa ho appena fatto? Ho gettato via l'ultimo pezzo di speranza.
"Ti odio" dice e si avvia in fretta alle scale e osservandola andare via, noto dal movimento delle spalle che sta singhiozzando.
"O mi odi o mi ami, decidi!" le urlo.
E lei si ferma. Mi guarda e ne ho la prova, sta piangendo.
Mi sento dannatamente in colpa e cerco di avvicinarmi a lei, realizzando quanto cretina io sia stata.
"Scusa - dico avvolgendola tra le mie braccia. Lei poggia la testa sul mio petto e si stringe alle mie braccia - scusa, sono una cretina, lo sai" ripeto dandole un bacio sul capo.
"Perché deve essere tutto così difficile?" mi chiede.
"Non lo so, ma Dianna, non possiamo stare insieme" affermo.
Lei sfugge alla mia presa e si allontana da me.
"Che ti prende?" chiedo.
"Che significa che non possiamo stare insieme?" domanda.
"Sto frequentando un ragazzo e mi piace" rispondo.
"Basta, non ce la faccio più" dice tra le lacrime e in fretta sparisce tra le scale.
Così - senza perdere nemmeno un secondo - decido di seguirla.
"Dianna aspetta" esclamo, ma lei non mi ascolta.
"Lasciami in pace" risponde quando la raggiungo e la fermo.
"Non posso lasciarti in pace, devo darti spiegazioni" dico.
"Non ce n'è bisogno, non stiamo insieme, non mi devi niente" afferma.
"E invece devo spiegarti - lei incrocia le braccia sotto il petto, cercando di assumere un'espressione autoritaria, ma non ci casco, la conosco troppo bene e so che sta soffrendo come un cane - Io ti amo, ma ho sprecato due anni della mia vita inseguendo una storia ormai finita, e nonostante i nostri sentimenti gli stessi, devo provare ad andare avanti senza di te. Devo provare a rifarmi una vita. E ci stavo riuscendo, ma poi tu piombi qui e mi dici che mi ami e tutto è rimesso in gioco, ma questa volta sono stanca, non ho più voglia di giocare. Ci sono troppe regole e in questo momento voglio essere libera. E se il nostro amore è davvero così forte e grande come penso che sia, riusciremo a trovare un modo per stare insieme, ma non adesso"
Lei non risponde, non dice niente.
"Come al solito il tuo tempismo non è dei migliori" dico cercando di sdrammatizzare, ma lei non lo trova divertente e va via. Mi lascia lì e non c'è niente che io possa dire per farla tornare indietro.
Ormai la macchina ha lasciato il vialetto e tutto ciò che mi rimane di lei sono le sue lacrime sul mio vestito. 

Cari lettori,
mi scuso se ci ho messo un po' ad aggiornare, ma sapete, per via dell'ultimo episiodio, non ne avevo proprio voglia, ero e sono davvero giù. Non posso credere che glee sia finito. Non mi dilungherò su quanto questo mi faccia star male, perché altrimenti non finirei di scrivere questo appunto nemmeno fra cinque anni.
Tornando a noi, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto e aspetto di ricevere il vostro feedback.

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Capitolo 9
*** Animum debes mutare non caelum ***


Missing
9. Animum debes mutare non caelum

PoV Dianna
Sapete quanto sia dura mettere in gioco tutta la tua vita, tutte le tue certezze per una singola persona?
Sapete quanto sia difficile puntare tutto su una singola persona e rimanere delusi dal risultato.
Sarà che le persone cambiano più in fretta di quanto si cambino le mutande, sarà che non sempre si ottiene quel che si vuole...
In ogni caso ricevere quella risposta da Naya, mi ha spezzato per l'ennesima volta il cuore. Sono stanca di leccarmi le ferite, sono stanca di tutto, voglio solo sparire, sparire per sempre.
Ma come potrei andar via per sempre? Tutte le persone a cui voglio bene sono qui.
Mi prenderò un po' di tempo per me, me ne andrò a casa e resterò lì finché non starò meglio.
Comincio a preparare le valige, metto in ordine un po' la casa, così almeno occupo la mente ed evito di pensare.
Non appena impacchetto tutto, entro nella mia camera da letto e mi getto di peso sul materasso.
Prendo il portatile e comincio a cercare i primi voli per Savannah, Georgia.
Savannah è la città in cui sono nata. È vero, ci ho passato davvero pochissimo tempo lì, dato che ho speso la maggior parte della mia infanzia passando di posto in posto, di casa in casa, di città in città, per via della malattia di papà. Ho vissuto per parecchio tempo a San Antonio, Texas e subito dopo ci siamo stabiliti a San Francisco, California, dove tutt'ora risiede la mia famiglia.
Ma abbiamo ancora una casa in Georgia e preferisco andare lì. Sono legatissima alla città di Savannah.
Ora sto divagando e me ne accorgo, ma solo perché non ho voglia di affrontare il vero problema: non ho voglia di fare i conti con i miei sentimenti!
Il volo parte alle 22:30, sono le 19:40. Prenoto in fretta e furia il mio biglietto e corro nella doccia, mi lavo, mi vesto, esco di casa e mi avvio all'aeroporto.
Nella fretta ho dimenticato di mangiare. Mi guardo intorno e scelgo un fast-food a caso. Ordino un paio di panini, delle patatine e una coca-cola grande.
Si, mangio come un animale. Ma che devo fare? È l'unico modo che conosco per affogare i dispiaceri, le sventure e qualunque altra cosa.
Mi sfogo sul cibo, credo sia normale. Sono pur sempre una ragazza!

Così mi lascio tutto alle spalle, nella speranza che cambiare città, cambi anche il mio stato d'animo. Ma molto spesso non serve a niente, come diceva il grande Seneca: Animus debes mutare non caelum. Il che significa: L'animo deve mutare, non il cielo.
E aveva ragione.
Quest'uomo vissuto nel IV secolo avanti Cristo, aveva capito tutto della vita e ha capito meglio di chiunque altro come mi sento in questo momento e per quanto strano possa sembrare, è l'unico che sta cercando di darmi consigli, consigli che non sto seguendo dato che sto andando in Georgia sperando che i miei problemi rimangano in California. Quanto è patetico tutto ciò da uno a dieci? Ovviamente dieci.
Il mio animo deve mutare.
Il mio animo deve mutare.
Il mio animo deve mutare.
Continuo a pensare a questo.
Poi vengo distratta dalla suoneria del mio telefono. È Lea, ma io non ho voglia di parlare con nessuno. Non ho voglia di interagire con gli altri.
Voglio stare da sola, voglio potermi abituare alla sensazione di solitudine, di inquietudine dell'animo che sta per incombere su di me.
So che accadrà, è solo questione di tempo prima che succeda.
Rimarrò sola. Questa volta non riuscirò ad andare avanti con la mia vita. Non riuscirò più ad aprire il mio cuore ad un'altra persona.
Ormai non vale più la pena provarci, perché so di appartenere a Naya. Sono sua e nulla e nessuno riuscirà a cambiare mai questo.
E anche se non dovessimo mai più stare insieme, non posso e non accetterò mai la fine di questa storia.
E siamo di nuovo al punto di partenza: dovrei mutare l'animo, ma sono bloccata.
Non ce la faccio. 

 

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Capitolo 10
*** Nose ***


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10. Nose

PoV Dianna
Sono nella mia casa di Savannah, Georgia. Sono sola, ma non completamente sola. A farmi compagnia ci sono i miei pensieri e posso assicurarvi che non sono poi una compagnia così piacevole.
Fortunatamente ho il mio Seneca e mi sdraio un po' sulla grande sedia a dondolo che abbiamo sul retro dell'abitazione.
Apro il mio libro e comincio a leggere, soffermandomi su ogni parola per cercare di capire il messaggio dell'autore sino in fondo.
Ma è davvero difficile provare ad interpretare qualcosa che stato scritto così tanti secoli fa... eppure quanto sono attuali gli argomenti di cui parla!
Sono così presa dal libro che quando la mia testa faccia viene colpita da una palla, mi ribalto con la sedia e finisco sul pavimento.
Immediatamente sento delle braccia tirarmi su.
"Grazie" dico senza prestare attenzione a chi mi sta alzando da terra.
"Scusami tanto, stavamo giocando a calcio e quest'ometto non è riuscito a tenere a freno il suo piede micidiale!" afferma una voce adulta, ma io riesco a vedere solo due piedi da bambino. Giro la testa verso la voce e a sorreggermi c'è un ragazzo della mia età, almeno credo abbia la mia età.
"Non preoccupati" dico toccandomi il naso e rendendomi conto che sanguina.
"Zio le sta uscendo il sangue dal naso!" afferma il bambino puntando il suo dito verso il mio naso colante.
"Tranquilli, passerà. Mi sono rotta il naso tre volte già, prima o poi smetterà" dico, ma il ragazzo non vuole sentir ragioni e pretende di accompagnarmi all'ospedale.
Perfetto, è il mio primo giorno di solitudine e lo passerò in ospedale con degli sconosciuti, la vita è bella! ...dicono
"Max, chiedi a nonna un fazzoletto di stoffa e del ghiaccio, poi portami subito le chiavi della macchina, ok?" dice al bambino e questi comincia a correre verso casa loro che a quanto pare è proprio accanto alla mia.
Nel frattempo mette una mano sotto il mento e mi alza il volto, comincia ad osservarmi il naso.
"Credo te lo sia rotto, se hai detto di essertelo rotta altre tre volte, ti converrebbe metterlo a posto una volta per tutte con una rinoplastica"
"Non credo che la chirurgia plastica sia necessaria, come non credo sia necessario che tu mi porti all'ospedale, è stato un incidente. Adesso ci metto un po' di ghiaccio, aspetto che il gonfiore diminuisca e tutto ritornerà come prima" affermo, ma lui non ne vuole sapere e finalmente capisco perché.
"Sono un medico e mi dispiace, ma non posso lasciare una donzella ferita così, devo provvedere a riparare al danno commesso, il minimo che posso fare è assicurarmi che tu abbia delle cure decenti" dice.
"Capisco, hai la sindrome del buon samaritano" lui si mette a ridere e sorrido anche io, nonostante il naso mi faccia un male terribile.
"Come tutti i medici, no? - dice e annuisco per quanto possibile - Io sono Jackson" dice porgendomi la mano.
"Dianna" rispondo.
È bello trovare qualcuno che non abbia la minima idea di chi tu sia.
"È un piacere conoscerti, non ti ho mai vista da queste parti, ti sei appena trasferita nella casa degli Agron? Ho saputo che la loro figlia è diventata famosa e ora sono a Los Angeles, non viene mai nessuno qui" domanda.
"A dire il vero sono qui solo di passaggio, sono la figlia che è diventata famosa" dico.
"Oh, scusami tanto..." dice.
"Tranquillo, in ogni caso sono qui per stare un po' in tranquillità capisci..."
"Si, vuoi esser lasciata in pace"
"Esattamente" dico e abbasso la testa.
Non mi piace nascondermi dai miei fan, non mi piace allo stesso tempo essere etichettata come: quella famosa. Io sono una persona, la fama non dovrebbe definirmi eppure tutti quando mi guardano pensano solo a quello.
Il ragazzino torna con le chiavi e il ghiaccio e li porge a Jackson.
"Grazie campione - poi mi guarda - vieni con me" mi dice e tenendomi premuto il fazzoletto con il ghiaccio sul naso, mi guida alla macchina.
Una volta dentro l'auto, lui sfreccia verso l'ospedale.
Arrivati al pronto soccorso, viene ad aprirmi la porta e saluta un infermiere a cui affida le chiavi della sua auto.
Siamo dentro, mi guardo intorno, c'è un sacco di gente, ma lui non si sta fermando all'accettazione, sta camminando verso una stanza.
Fa cenno ad un infermiera di aprirla e questa esegue l'ordine.
Mi fa accomodare su un lettino mentre si mette il camice e devo ammettere che è davvero molto sexy.
Entra un'altra infermiera e lo saluta dandogli un bacio sulla guancia. Sarà la sua ragazza, penso.
Lei si occupa del mio naso sanguinante, mentre lui è al telefono con qualcuno.
"Che sta facendo?" chiedo all'infermiera che porta il nome di Maggie.
"Sta chiamando chirurgia plastica, hai bisogno di una rinoplastica tesoro" dice sorridendomi.
Non c'è nulla per cui sorridere! Il mio naso sta per essere martoriato.
"Bene, ti aspetto" dice Jackson prima di riattaccare il telefono.
Qualche minuto un medico entra nella mia stanza e senza nemmeno degnarmi di uno sguardo va dal mio vicino/medico/causa del mio naso rotto. Avrà una cinquantina d'anni o forse più, è molto alto e ha la barba incolta di chi non ha tempo di radersi. I suoi occhi sono contornati da delle occhiaie spaventose.
"Allora, mi hanno detto che hai un paziente col naso rotto"
"Esatto" risponde Jackson indicandomi.
Il mio naso ha smesso di sanguinare e l'infermiera si allontana da me per lasciare spazio allo Zombie.
Il tipo mi guarda e tocca un po' il mio naso, dopo si allontana.
"È proprio rotto. Dovrei riuscire ad inserirla tra gli interventi della prossima. Adesso le metto un tampone per la fuoriuscita di sangue e le prescrivo una pomata per l'ematoma" dice.
"Non riesci ad inserirla tra gli appuntamenti di questa settimana?" domanda Jackson.
"No, non ho spazio. A proposito che ci fai tu qui nel tuo giorno libero?" domanda.
"Ho causato io il naso rotto. Dai Nick, cerca di inserirla"
"Ascoltami Jack, capisco che tu ti senta in colpa, ma sto smontando da un turno di sedici ore, sono stanco e non ho posto questa settimana"
"Dai, non vorrai lasciare questa bella donzella con il naso rotto e gonfio e sanguinante per più tempo di quanto in realtà dovrebbe. Aiuta un amico a pagare un debito, opera questa ragazza in settimana"
"E va bene Jack, ma solo perché voglio andare a casa e dormire fino a che posso - sposta il suo sguardo su di me - signorina, venga in ospedale domani, si faccia fare una radiografia e dopodomani la opero"
"Grazie mille" dico.
Il dottor Zombie va via assieme all'infermiera ed io e il mio vicino rimaniamo di nuovo soli.
Lui mi si avvicina seduto sulla sua sedia nera con le rotelle e mi guarda.
Mi sento un leggermente ma proprio leggermente in soggezione in questo momento. Mi sta fissando. Anzi, sta fissando il mio naso.
Diciamo che questo non è il modo in cui vorrei che un uomo mi fissasse, ma posso capire, dato il mio naso livido, gonfio e dolorante.
Questo silenzio mi sta uccidendo, devo dire qualcosa. È troppo imbarazzante avere di fronte qualcuno che ti fissa.
"Grazie per avermi portato in ospedale e per esserti occupato della faccenda durante la tua giornata libera"
"Non devi ringraziarmi, se non avessi insegnato a Max a lanciare così, probabilmente avresti ancora il tuo bel naso" dice.
E sorrido.
Sorride anche lui.
È davvero carino.

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Capitolo 11
*** On my way to you ***


 

Missing
11. On my way to you

Sono giorni che non ho notizie di Dianna.
Sono giorni che provo a contattarla.
Sono giorni che continuo a sentire la sua voce attraverso la segreteria e la cosa mi disturba.
Sono preoccupata.
Non ci sentiamo da quando abbiamo avuto quella discussione in giardino... continuo ad avere questi pensieri, continuo ad immaginare degli scenari a cui non dovrei neppure pensare.
Non riesco a contattarla. Ho provato a chiamare tutti i nostri amici, i colleghi, ma niente di niente. Nessuno sa dove si trovi o ha sue notizie.
Così devo ricorrere all'ultima possibilità di avere sue notizie, suo fratello Jason.
Prendo il telefono e lo chiamo. Qualche istante dopo risponde.
"Pronto"
"Ciao Jason, sono Naya, per caso Dianna è lì?" chiedo.
"No, non la vedo da settimane"
"Non riesco a rintracciarla, quando le hai parlato l'ultima volta?"
"Credo fosse un paio di giorni fa, tutto ok?"
"No, ho davvero bisogno di contattarla ma non so come. Potrei avere il numero di tua madre, magari sa qualcosa?" chiedo e lui mi da il numero.
Riattacco e mi rigiro il foglietto di carta su cui ho segnato quelle cifre, tra le dita. Continuo a sperare che in quel pezzo di carta, in quel numero, ci sia la risposta alle mie domande; continuo a sperare che in quel pezzo di carta sia la fine della mia agonia.
Così compongo il numero di Mary, la mamma di Dianna e aspetto che risponda. E lei risponde e parliamo per un po'.
Quando le chiedo dove sia Dianna, lei non sa di cosa io stia parlando, crede che sia a casa sua, ma non c'è. Ho controllato.
Mi dice che ha parlato con lei proprio stamattina e che proverà a chiamarla adesso e per un istante mi tranquillizzo. Sta bene, ha parlato stamattina con sua madre.
Quando la chiamata si conclude, mi siedo sul divano e comincio a fissare il muro davanti a me, senza un vero e proprio motivo.
Aspetto ansiosa di ricevere notizie da Mary e nel frattempo fisso il muro. Che senso ha fissare il muro - penso - e mi rendo conto che nemmeno questo ha senso.
Probabilmente sto solo cercando di pensare ad altro e la cosa sta non riuscendo.
Voglio sapere dove diavolo sia!
Il cellulare comincia a vibrare e guardo in fretta lo schermo, è Spencer.
In questo momento non ho voglia di parlare con lui, voglio sapere dove sia Dianna.
Lui non c'entra niente in questo e non posso rispondere alla sua telefonata rischiando di perdere quella di Mary, così gli invio uno di quei messaggi pre-impostati che il telefono ti mostra quando non puoi rispondere, qualcosa del tipo "non posso parlare al momento... ti richiamo".
In ogni caso funziona, lui smette di chiamarmi e mi risponde con un "ok, non preoccuparti, volevo solo sapere come stessi, è da un po' che non ci sentiamo".
Il che è vero, non ci sentiamo da quando ho cominciato a perdere le tracce di Dianna, ma flirtare non era tra le mie priorità e non lo è nemmeno adesso quindi ignoro il suo messaggio.
La chiamata di Mary non tarda ad arrivare e mi comunica che Dianna sta bene e che si trova in Georgia.
Mi chiedo che diavolo sia andata a fare in Georgia, ma forse la risposta la so già... è colpa mia.
Mary mi dice che è andata lì per distrarsi dalle fatiche del lavoro e dalle pressioni dei media.
La solita scusa che uso anche io quando voglio sfuggire per un po' da tutto e tutti. Conosco Dianna e so che non è quel tipo di persona che si interessa ai media o che va via per il lavoro stancante.
Dianna scappa solo quando ci sono di mezzo i sentimenti, la conosco troppo bene.
Così le chiedo dove sia precisamente e mi dice che è nella loro vecchia casa, mi da l'indirizzo e c'è solo una cosa che io possa fare: andare da lei.
Così prenoto il primo volo per la Georgia e mi imbraco al più presto possibile.
Sono sull'aereo e continuo a chiedermi per quale motivo ho preso questo volo. Perché sto andando da lei? Sua madre ha detto che sta bene, allora perché tutto questo?
Ho paura di rivederla, non so che dirle e il pensiero di lei mi rende stranamente nervosa, mi rende nervosa proprio come il primo giorno sul set.
Ricordo che non conoscevo nessuno, avevo paura. Poi mi dissero che avrei subito incontrato una delle protagoniste e che sarei stata  in scena con lei per la maggior parte dell'episodio. Così il mio nervosismo accrebbe ancora di più.
Mi diressi in camerino e lei era lì, bellissima. Ricordo il sorriso enorme sul suo volto e quegli occhi pieni di vita.
Probabilmente sono sempre stata innamorata di lei, fin dal primo giorno, fin dalla prima scena, fin dal primo istante.
Ritorno in me quando una hostess mi passa accanto e mi chiede se gradisco qualcosa da mangiare o da bere, ma ho lo stomaco chiuso e le dico che sto bene così.
Dopo sei ore interminabili, tre scali e tre compagni di viaggio diversi e l'uno più fastidioso dell'altro, arrivo a Savannah.
Ho l'indirizzo di casa Agron tra le mani e il taxi e proprio di fronte a me.
Credo di aver capito finalmente che diavolo ci faccio qui: devo riaverla.

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