Grazie ad un'illusione

di Marlowe
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

CLARY


 

Quando aprii gli occhi non capii dove mi trovavo. Avevo un dolore allucinante alla testa, la vista annebbiata. In realtà sentivo male ovunque, come se avessi deciso di fare un incontro di lotta libera con dieci lottatori di sumo che mi avevano schiacciato al suolo riducendomi a una frittata.
Provai ad alzarmi in piedi usando il muro alle miei spalle come appoggio, ma le gambe mi cedettero subito. Pian piano mi abituai all’oscurità e vidi che mi trovavo in una cella.
Come ci ero finita lì? Era uno spazio minuscolo, buio, unicamente roccia fredda e umida, non c’era nemmeno uno spiraglio da cui filtrasse la luce, c’era solo una porta il legno massiccio che mi impediva di uscire. Per una volta ringraziai di non soffrire di claustrofobia, altrimenti sarei impazzita.
Cercai di fare mente locale, l’ultimo ricordo che avevo era il lago Lyn e mio padre che uccideva Jace. Oddio Jace! Valentine l’aveva ucciso e si apprestava ad evocare l’Angelo Raziel. Mi misi a piangere nel ripensare al ragazzo che amavo privo di vita. Non ero riuscita nemmeno a rivelargli che non eravamo sul serio fratello e sorella, non ero riuscita a dirgli che l’amavo. Era morto, non avrei più rivisto i suoi occhi, quel sorriso accattivante, mi sarebbero persino mancati i suoi commenti acidi. Perché proprio lui? Con tutte le persone al mondo crudeli e spietate, perché proprio lui? Qualcuno aveva trovato il suo corpo? Gli avevano dato una degna sepoltura? E io dove mi trovavo? Mi aveva portato mio padre qui? Perché? Aveva detto che mi odiava e che voleva usarmi come tributo. E gli altri? Stavano bene? La guerra era stata vinta da noi oppure il fatto che mi trovassi lì era un palese segno della nostra sconfitta?



Dopo molto tempo la porta si aprì, la luce improvvisa mi accecò per un istante, pensai di scorgere la figura muscolosa di Valentine e invece entrò un ragazzo, almeno pensai lo fosse, aveva un mantello con cappuccio che gli copriva il volto.
- Chi sei tu? Perché sono qui?
Ovviamente non mi rispose, sia mai che un carceriere abbia la decenza di spiegare alla povera vittima il motivo per cui si trovava in un angusto spazietto umido che farebbe venire l’artrite a chiunque.
Si limitò ad avvicinarsi a me e si abbassò al mio livello.
Delle mani guantate mi afferrarono il mento e mi girò varie volte il viso osservandomi meglio. Io di lui non riuscivo a vedere niente. Se cercavo di sbirciare attraverso il cappuccio vedevo solo oscurità … non aveva la faccia o era solo un incantesimo?
Alla fine tirò fuori uno stilo e questo mi terrorizzò a dismisura. Non tanto per l’oggetto in sé ma per il fatto che chiunque fosse il tizio che avevo davanti era palesemente uno Shadowhunters e non avevo idea di cosa volesse farmi.
Cercai di liberarmi dalla sua presa, probabilmente sembravo una ragazzina isterica che urlava e si dimenava, ma ehi! Uno sconosciuto cercava di immobilizzarmi avevo tutto il diritto di dare di matto! Riuscii anche a dargli un calcio e lo sentii soffocare un gemito di dolore, stupidamente questo mi diede un minino di soddisfazione. Ma poi mi sbatté al suolo e tracciò sul mio collo una runa. Non riuscivo a vederla ma supposi fosse un qualche calmante perché persi subito i sensi.




JONATHAN


 

Uscii dalla cella e mi tolsi quel mantello così scomodo ma necessario. Clary stava bene, avevo curato le ferite che aveva quando l’avevo trovata. Era passata una settimana dalla battaglia, era rimasta incosciente per tutto il tempo, le rune che mio padre le aveva applicate l’avevano indebolita molto e io le avevo disegnato giornalmente delle rune calmanti per indurla in un sonno ristoratore, come quella che le avevo appena tracciato sul collo. Era una vera tigre quella ragazza, mi aveva tirato un calcio niente male, che se fossi stato un ragazzo normale mi avrebbe messo al tappeto per alcuni minuti, che peccato che non fossi per niente normale.
Una Clary mansueta era più facile da gestire di quella combattiva. Mi aveva chiesto subito chi fossi, che peccato che non riuscisse a percepire la mia presenza come io invece ero in grado di fare con la sua. L’avrei trovata ovunque seguendo le emanazioni della sua anima, era un faro nella notte per me.
Invece lei non aveva capito chi fossi, anche se avevo indossato il mantello proprio per questo motivo, la mia vista l’avrebbe solo che agitata, dopotutto, sapeva che il suo amato Jace mi aveva ucciso. Che sciocco che era stato quel ragazzo, pensava davvero che sarebbe bastato così poco per eliminarmi? Avevo sangue di demone dentro di me, le mie ferite guarivano in fretta, persino la mano che quella sciocca di Isabelle Lightwood mi aveva tagliato si era rigenerata.
Nessuno mi avrebbe fermato, non ora che le cose andavano come dicevo io.
Salii le scale e uscii da una porta nascosta dietro a una statua dell’angelo Raziel.
La casa era calda e accogliente e trovai il mio unico amico nel salotto che beveva un po’ di vino.
- Allora la nostra ospite si è finalmente svegliata?
- Si ha ripreso i sensi
Il ragazzo annuì. Aveva la mia stessa età, alto e moro, fisico atletico. Sebastian Verlac era il mio unico amico e confidente. L’avevo conosciuto qualche anno fa e ci eravamo subito capiti. Lui, stufo di essere la marionetta della sua famiglia, aveva abbracciato la causa di mio padre. Per infiltrarmi a Idris e disattivare le barriere antidemone mi aveva prestato la sua identità e ora tutti credevano fosse morto. Cosa che non gli dispiaceva più di tanto in effetti, non sopportava i suoi genitori, continuavano a dirgli cosa fare, come comportarsi, chi doveva diventare, si era rotto e ora invece poteva essere chi più gli piaceva.
- Mi domando però tu cosa abbia in mente per lei.
Scrollai le spalle, eravamo amici ma non apprezzava fino in fondo il mio lato perverso. Che progetti avevo per la mia sorellina? Tenerla al mio fianco per sempre ovviamente.
Incontrarla a Idris era stata una fortuita coincidenza. Mio padre non voleva farmela conoscere, diceva sempre che era una spina nel fianco per i suoi progetti, ragionava troppo come una mondana per essere una vera Morgensten. In realtà Valentine la odiava perché dava a lei la colpa di averle portato via nostra madre.
Spesso mi domandavo come potesse un uomo orgoglioso e spietato come lui, incapricciarsi così tanto per una donna che l’aveva abbandonato, anzi, ci aveva abbandonato.
Le era rimasto fedele per tutti questi anni, spesso lo trovavo ad osservare vecchie foto, lui mi ripeteva spesso che i sentimenti erano solo un ostacolo per i nostri piani, parlava per esperienza personale dedussi.
Da parte mia non provavo niente per Jocelyn, lei non mi aveva voluto e io la detestavo. Solo mia sorella mi interessava.
La piccola Clary era un soggetto interessante. Secondo le informazioni di Valentine, Jace l’aveva lasciata sola a New York, ma la piccoletta aveva creato un portale e li aveva raggiunti.
Appena era entrata nella casa dei Penhallow mi aveva ammaliato, e dire che stava solo urlando come una pazza. Piccola e minuta, un concentrato di energia e bellezza combinato con un pessimo carattere.
Poi quel fesso di Jace si era fatto trovare con Aline, la cugina di Sebastian, e la mia piccola sorellina se ne era andata con il cuore spezzato. Era divertente vederli struggersi per amore l’uno per l’altro, convinti di essere fratello e sorella e di non potersi mai avere.
Un problema che io non mi ero posto affatto.
L’avevo corteggiata, avevo cercato di aiutarla e l’avevo baciata. Avevo sentito il mio sangue di demone ribollire, non era mai successo prima. Mia madre Lilith era un demone della lussuria, il suo sangue scorreva nelle mie vene e questo mi rendeva come lei. Sfortunatamente Clary mi aveva rifiutato, ma non demordevo. Persino mio padre si era accorto dell’interesse che provavo per lei, sono sicuro che è per questo che l’aveva voluta usare come sacrificio per Raziel, non approvava il mio morboso interesse per lei … ma io l’avevo fermato e ora nessuno mi avrebbe più ostacolato. In fondo che male c’era? Nei tempi antichi era usanza far sposare fratelli e sorelle, la linea di sangue rimaneva pura. Non che mi importasse molto il sangue a dire il vero, era solo un pretesto in più.
- Insomma Jonathan mi stai ascoltando?
Sebastian mi distrasse dai miei pensieri, poveraccio l’avevo bellamente ignorato.
- Scusa pensavo ad altro
- Ad altro o a qualcun altro? Comunque non importa ora, come hai intenzione di muoverti adesso?
- Ho deciso che non farò niente.
- Come scusa?
Sorrisi, era bello quando stupivi la gente.
- Ora come ora Idris è nel caos totale.
- Appunto, è un buon momento per conquistarla.
- Non essere sciocco Sebastian, hanno appena combattuto una guerra, le difese sono al massimo e hanno pure stretto un’alleanza con i nascosti. Dobbiamo far credere che il pericolo sia passato, che con la morte di mio padre non ci sia più niente che possa nuocere alla loro preziosa città di vetro.
- Quindi stiamo qui e ci giriamo i pollici?
- Perché no? Ci meritiamo un po’ di relax, intanto i nostri alleati spieranno il Conclave e ci riferiranno tutto. Poi farò la mia mossa.
- Sarebbe?
- Vuoi sapere troppo amico, goditi il momento per ora.
Mi alzai, aspettare non era un problema, avevo tempo per poter conoscere finalmente mia sorella e mi sarei fatto apprezzare da lei, le avrei fatto dimenticare Jace. Sarebbe stata talmente dipendente dalla mia presenza che mi avrebbe chiesto di poter rimanere al mio fianco per sempre.





ANGOLINO DI MARLOWE

Bene, come preannunciato sono tornata con una Clastian. Il primo capitolo ( e a dirla tutta anche il secondo) iniziano a far capire le intenzioni del caro Jonathan. Per evitare problemi di eventuali pretendenti ( o mie eventuali dubbi) ho evitato di far resuscitare Jace ma....o ci sarà proprio un bel ma! Che ne pensate di Sebastian? E' stata un'idea improvvisa, anche a Jon dopotutto servono amici, perchè eliminarlo dandolo per morto? Lui servirà a mitigare i pessimi caratteri dei due protagonisti.
Premessa, aggiornerò solo il sabato per ora, il lavoro mi sta uccidendo e fino alle mie meritate ferie ( non si sa ancora quando e quanto durano) un giorno a settimana per pubblicare basta e avanza, poi si vedrà.
Recensite!!!!!!
Kiss
Mar

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


 

CLARY


 

Non so cosa sia peggio, essere rinchiusi in una cella al buio e al freddo, o essere rinchiusi in una cella al buio e al freddo ed annoiarsi a morte.
Il ragazzo mascherato non si era più fatto vedere. Quanto era passato, un giorno? Un’ora? Senza luce o altri riferimenti era difficile calcolare il tempo trascorso. Sapevo solo di quanti stramaledetti mattoncini in pietra era formata questa cella. Sì, per la disperazione mi ero messa a contarli, più e più volte.
Non sono mai stata una persona paziente, non avevo nemmeno un angolino dove dormire, caspita nei libri e nei film nelle prigioni c’è sempre un letto dove il detenuto può disperarsi in santa pace. Possibile che ero talmente sfortunata da non avere nemmeno quello?
In più avevo fame, non mangiavo niente da … dal giorno della morte di Jace.
Se era davvero mio padre il mio carceriere gli avrei spiegato come si trattano i figli! Spietato assassino e pazzo ma almeno un pezzo di pane al sangue del tuo sangue potresti darlo no?
Ormai avevo ripreso sensibilità persino alle gambe, non che avessi molto spazio per passeggiare o altro, ma almeno avevo tentato di tirare qualche calcio alla porta. Niente, era di legno massiccio e non si muoveva di un millimetro.
La porta della cella si aprì ed entrò di nuovo, penso almeno, il ragazzo con un vassoio in mano.
Lo mollò a terra e se ne andò di nuovo, non una parola, niente di niente. Mi sarei sicuramente lamentata del servizio.
Sul vassoio c’era del pane, una minestra e una strana bevanda rosa. Mi dovevo fidare? Non pensavo fosse cibo avvelenato, se mi volevano morta che senso aveva tenermi lì tutto quel tempo, curarmi e poi rifilarmi della minestra condita al cianuro? Nessuno vero? Sicura della mia teoria mi tuffai sul cibo. Era tutto delizioso, come se avesse cucinato uno chef, la bevanda rosa aveva un sapore strano ma la bevvi fino all’ultima goccia, avevo così sete.
Finalmente con lo stomaco pieno cercai di nuovo qualcosa da fare. E se usavo il cucchiaio da minestra per forzare la porta? No, idea stupida e irrealizzabile. Potevo dare in testa il vassoio al mio aguzzino prendendolo di sorpresa … potevo nascondermi dietro la porta in modo che quando l’aprisse, non vedendomi nella stanza, sarebbe entrato e bam un colpo secco che l’avrebbe steso.
Bel piano! Rimaneva solo un punto fondamentale, non sapevo quando arrivava, non potevo sentire i suoi passi e soprattutto dubitavo di riuscire a tramortirlo con un semplice vassoio d’alluminio.
Alla fine non mi resi conto degli occhi che si chiudevano, piano piano scivolai in un mondo senza sogni.


 

Quando mi svegliai niente era cambiato, stessa cella, stessa situazione. Dovevo andare assolutamente in bagno, non sapevo fin’ora com’ero riuscita a resistere ma ormai non riuscivo più a trattenerla … e a dirla tutta iniziavo a puzzare.
Oltre al servizio scadente alle mie lamentele avrei aggiunto la mancanza di igiene per i detenuti.
Iniziai a battere i pugni contro la porta, facendomi male, urlavo e chiamavo a gran voce qualsiasi persona fosse a portata d’ orecchio.
Strillai talmente forte che alla fine Mr incappucciato venne ad aprirmi.
- Era ora, devo andare in bagno.
Mi afferrò per un braccio e mi trascinò in fondo al corridoio. Aprì una porta e mi ritrovai in un orribile bagno. Era stato sicuramente usato da altri prigionieri, questo mi portò a domandarmi quanta gente ci fosse rinchiusa in quel posto, c’erano anche i miei amici?
Era sporco, mi veniva un conato di vomito ad afferrare la maniglia della porta, figuriamoci nel sedermi sulla tazza del gabinetto! Ma il mio caro carceriere mi spinse dentro e con un gesto delle mani mi esortò a muovermi.
Ok Clary ce la puoi fare, preferisci espletare i tuoi bisogni e darti una sciacquata o farti venire una cistite? È triste dirlo ma la cistite vinse con un largo margine di maggioranza.
Solo che il tizio dietro di me mi spinse ancora, che maleducato, e non potei più cambiare idea, solo che non accennava ad andarsene! Non potevo mica fare pipì davanti a lui!
- Ehm te ne vai?
Negò con la testa.
- Non ci riesco con qualcuno che mi guarda.
Sollevò le spalle come per dire problema tuo non mio.
- Almeno puoi girarti?
Lo sentii sbuffare ma mi accontentò.
Mi avvicinai a quello schifo di coso e feci quello che dovevo fare con la faccia rossa fino alle orecchie, mai mi ero sentita così in imbarazzo!
- Ho finito.
Lui, continuo a pensare che fosse un uomo, non la pensava allo stesso modo. Mi condusse a una parete con le docce e con un gesto mi fece capire che dovevo lavarmi.
- Non ci penso proprio, non con te che mi guardi, preferisco avere una comunità di pidocchi in testa piuttosto che rimanere nuda davanti a un perfetto estraneo.
E soprattutto che mi lavavo a fare se poi non avevo niente di pulito da mettermi?
Ho per caso già detto che trovo questo essere assolutamente irritante? No vero? Perché non solo non mi permise di andarmene per tornare nella mia meravigliosa dependance buia e umida, ma si mise davanti alla porta, appoggiato con la schiena, incrociò le gambe e di nuovo a gesti mi indicò di lavarmi.
E ora? Che faccio? Mi dovevo sul serio spogliare?
Magari potevo lavarmi con ancora addosso i vestiti. Aprii l’acqua e fui colpita immediatamente da un getto caldo, pensavo che così andasse bene ma il pugno sbattuto contro la porta indicava che Mr non ti farò mai vedere la mia faccia, non era soddisfatto.
Mi si avvicinò a grandi passi e mi strattonò la maglia che avevo addosso per sfilarmela.
- Va bene ho capito, mi spoglio.
Tutto soddisfatto se ne tornò davanti alla porta e si godette il mio super frettoloso spogliarello.
Nessuno mi aveva mai visto nuda, non che ci fosse molto da vedere secondo me, non avevo poi tutte queste curve, ma era comunque imbarazzante.
Mi passai velocemente il sapone su tutta la pelle, sentivo gli occhi di quell’essere che mi ispezionavano ogni centimetro del mio corpo, fortunatamente rimase sempre al suo posto. Non avevo mai fatto una doccia così rapida in vita mia! Presi un asciugamano, miracolosamente pulito e me lo avvolsi intorno al corpo, e ora?
Da sotto il mantello tirò fuori della biancheria e una tuta pulita e le indossai, come faceva a sapere la mia taglia? Ma era comunque bello indossare qualcosa di fresco e profumato.
Fui riportata nuovamente nella mia cella e lasciata sola.
Dovevo assolutamente escogitare un modo per fuggire, con la coda dell’occhio un altro vassoio con del cibo … e questa volta c’erano forchetta e coltello … bene!

 




JONATHAN


 

Se essere sadici vuol dire godere dell’imbarazzo della propria sorella in un momento sconveniente allora ero sadico.
Le avevo portato da mangiare una minestra cucinata dal mio cuoco e una pozione rilassante. Non potevo più tracciarle rune calmanti addosso, mi dava fastidio il dover rovinare quella bella pelle bianca con delle cicatrici e poi la pozione riusciva a rilassarle i nervi e conteneva le sostante nutritive utili per non farla deperire in cella.
Forse Sebastian aveva ragione a darmi del pervertito, non è normale desiderare la propria sorella in quel modo, ma guardarla mentre faceva la doccia era stato divertente. Mi aveva dato l’illusione di una sorta d’intimità che non avevo mai sperimentato. Mio padre non era esattamente l’uomo più affettuoso del mondo, non con me almeno. Il suo prediletto era Jace, lui così dolce, così perfetto, con quegli occhioni color ambra. Quante volte mi ero sentito inferiore a lui? Tante! Eppure io ero il più forte, io ero invincibile, lui aveva il cuore debole, un animo gentile, allora perché mio padre preferiva lui?
Aveva anche cercato di portarlo dalla nostra parte e quello smidollato ci era anche cascato per un momento finchè non era arrivata Clary. Buffo come una ragazzina indifesa possedesse una tale forza d’animo. Era incorruttibile, aveva riportato Jace indietro con lei, l’aveva convinto a fare la cosa giusta, e dire che Valentine sosteneva sempre che i sentimenti rendessero deboli, forse aveva ragione, in fondo sia lui che il suo figlio prediletto erano morti.
L’avevo visto abbracciarlo mentre lo uccideva, gli si era spezzato il cuore, invece non provava niente nel sacrificare Clary, sangue del suo sangue.
L’avevo salvata io mia sorella, se non fosse per me in questo momento sarebbe morta.




Dopo il combattimento con Jace, dopo che ero rimasto privo di vita per alcuni istanti, avevo seguito il ragazzo e avevo osservato la scena da una collina sopra il lago.
Clary era a terra vicino al cerchio dell’evocazione, immobile, paralizzata dalle rune. Nostro padre la sbeffeggiava, le diceva che l’odiava. Come si poteva odiare una creatura luminosa e bella come lei?
Poi era sopraggiunto Jace, l’impavido paladino della giustizia. Si era subito preoccupato delle condizioni di mia sorella, si era arrabbiato e si era sentito tradito. Ancora non aveva capito chi era davvero mio padre? Nonostante tutto provava affetto per quel mostro? Iniziarono a combattere, spada contro spada ma Valentine era mille volte più forte e non ci mise molto ad ucciderlo. Avevo visto l’espressione di dolore di mia sorella, non poteva nemmeno urlare o raggiungere il suo amore ormai perduto. Valentine invece se lo coccolava nel suo abbraccio, io non ero mai stato soggetto del suo affetto. Per un momento l’invidia che provavo verso quel ragazzo mi rese felice, morto lui io sarei diventato il prediletto.
Ma mio padre era deciso ad evocare l’angelo Raziel sacrificando Clary. Non poteva usare il sangue del ragazzo? No vero? Preferiva uccidere la sua vera figlia piuttosto che sacrificare Jace. Ma io non potevo permettere che andasse così, mia sorella aveva perso i sensi, così non vide niente di quello che successe. Mi avvicinai di soppiatto e con una spada angelica lo uccisi prima che completasse il rito, si girò stupefatto e quando mi vide parve scioccato. Non se lo aspettava vero?
- Jonathan perché?
Estrassi la spada dal corpo di mio padre, il sangue scorreva a fiotti.
- Ho smesso di essere il tuo burattino padre.
Gli diedi le spalle e mi avvicinai al corpo inerme di Clary, sciolsi le rune che la legavano al suolo e la presi fra le mie braccia, un peso leggero da portare.
- Lo hai fatto per lei? Hai tradito tuo padre per lei?
Mi volsi a guardarlo un ultima volta.
- L’ho fatto per me, sono sicuro che adesso hai capito cosa vuol dire preferire qualcun altro vero? Muori in pace Valentine Morgensten.
E me ne andai.
Successivamente raggiunsi il palazzo dei Morgensten e iniziai a curare Clary. Non aveva ferite gravi, ma era stata intossicata dall’acqua e le rune tracciate da mio padre avevano indebolito il suo fisico.
L’avevo rinchiusa in una cella, era al sicuro laggiù, al sicuro da me. Non ero ancora bravo a controllare i sentimenti che mi provocava.





Raggiunsi Sebastian in cucina. Come al solito si stava ingozzando di cibo. Ma come faceva a mangiare così tanto e a non ingrassare di un etto?
- Ehi amico! Vuoi qualcosa da mangiare?
- No grazie non ho fame.
- Come vuoi, allora come sta la piccoletta?
Scrollai le spalle.
- Bene, l’ho portata a darsi una ripulita.
- Non l’avrei portata nel bagno dei sotterranei vero? Sono orribili! Nemmeno uno squadrone di domestici armati di uno sgrassatore iper potente riuscirebbe a pulire quel posto. Povera, inizia a farmi pena.
- Come sei esagerato, per un prigioniero vanno più che bene.
- Quindi lei è una prigioniera? Pensavo fosso più un’ospite.
- E infatti è un ospite.
- Ma sta in una cella.
- Già
- Non ha senso lo sai vero?
- Si che ne ha solo che non capisci. Comunque è anche vero che non può rimanere lì per sempre, ma non ho idea di come reagirebbe alla mia vista.
- Suvvia, sei pur sempre suo fratello, magari la prende meglio del previsto!
- L’ultima volta che mi ha visto ho picchiato il suo fidanzatino, il suo amico vampiro e ucciso un tizio a servizio di nostro padre che conosceva. Dubito che farebbe i salti di gioia sapendo che il suo aguzzino sono io, poi sa anche che sono morto, le farei venire un infarto.
- Come la fai tragica, farebbe un po’ di storie ma poi si calmerebbe. E’ una ragazzina dopotutto, che vuoi che faccia?
- Tu non la conosci, non è si arrende mai, non sai che storie che ha fatto per fare la doccia in mia presenza! Ancora un po’ è mi cacciava in gola il sapone.
Sebastian mi fissava con gli occhi fuori dalle orbite.
- Scusa, credo di non aver capito … hai costretto tua sorella a lavarsi davanti a te?
- Non rimanere indietro Seb, insomma come faccio a convincerla che sono una brava persona?
- Le brave persone non guardano la propria sorella che si lava! Per forza ti voleva strozzare con il sapone. Devi conquistarti la sua fiducia, farle capire che non sei così spietato e cattivo come invece ti piace mostrarti.
Lo guardai dubbioso, io ero cattivo e spietato, come facevo a dimostrarle qualcosa che in realtà non ero?
- Senti parliamoci chiaro, so che ti piace Clary, da quando ti conosco non ti ho mai visto così preso per qualcuno. Inizia a tirarla fuori dalla prigioni, portala in giro, falla stare bene e pian piano lei inizierà a volerti bene.
- Pian piano? Ho già aspettato diciassette anni!
- Piantala di fare il bambino, non puoi pretendere che lei si dimentichi del suo ragazzo e tutto a un tratto inizi ad amare te, che tra l’altro sei suo fratello. Le stai proponendo una cosa immorale sotto tutti i punti di vista.
- Che sciocchezza, nell’antichità ci si sposava fra fratelli e non c’era niente di strano.
- Ma ora non è più così. Non fare le cose di fretta, segui i miei consigli per una volta.
Sbuffai, sapevo che aveva ragione ma non ero esattamente la persona più paziente del mondo.
- E va bene.
Feci per andarmene dalla cucina quando la voce del mio amico mi richiamò indietro.
- Si può sapere ora dove vai?
- Vado a tirarla fuori di lì no?
E speriamo vada tutto bene.

 

ANGOLINO DI MARLOWE

Salve gente e buon weekend! Tutto bene? Ma passiamo al capitolo. La povera Clary si annoia a morte, insomma non è divertente essere rinchiusi in una cella senza niente da fare, per di più se il tuo perfido ( e coccoloso) fratello ti costringe a fare una doccia davanti a lui le cose vanno ancora peggio no? Jonathan ha spiegato in che modo è morto Valentine, un padre così amorevole meritava di essere ucciso da quel poverino che ha persino frustato no?! Se il nostro caro protagonista ha sto caratteraccio la colpa è tutta del padre! Chissà come reagirà Clary quando vedrà il fratello, voi che dite? Si mette a dare di matto? Le viene un infarto? Cerca di ucciderlo con le sue piccole e delicate manine? Sviene, batte la testa e le viene un'amnesia? Sono aperte le scommesse! Recensite renderete un'autrice felice! ( funziona se vi dico che lunedì è il mio compleanno???)
Kiss
Mar

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


 
JONATHAN

 
Scesi di nuovo nei sotterranei, effettivamente erano sporchi e poco accoglienti, io stesso avevo passato del tempo in alcune di quelle celle, a mio padre piaceva rinchiudermi lì quando mi dimostravo troppo ribelle. La cella in cui avevo rinchiuso Clary era una delle più piccole, solo ora mi chiesi se per caso non soffrisse di claustrofobia, ma non aveva urlato né fatto altre proteste quindi immaginai di no, oppure era troppo orgogliosa per dimostrare le sue debolezze, come me.
Raggiunsi la porta di legno, cosa stava facendo Clary? Dormiva? Non che avesse molto da fare, essere rinchiusi in luoghi del genere per molto tempo potrebbe portare alla pazzia, forse Sebastian aveva proprio ragione, era meglio farla uscire e insegnarle a conoscermi, solo così avrei ottenuto il suo amore.
Quando aprii la cella, la luce alle mie spalle illuminò la minuscola stanzetta. Mia sorella era seduta sul pavimento e fissava il soffitto con sguardo assorto. Stupidamente alzai a mia volta lo sguardo ma non trovai niente di interessante da vedere.
Mi schiarii leggermente la voce per palesare la mia presenza. Lei si girò a guardarmi ma non disse niente, forse era la pozione calmante a renderla così docile? Il vassoio del pranzo era vuoto quindi aveva di sicuro bevuto quell’intruglio.
- Alzati e seguimi Clary
La vidi aggrottare la fronte, conosceva la mia voce ma non era abbastanza lucida da ricollegarla alla mia persona.
- Ma tu guarda parli allora e decisamente non sei mio padre, hai una voce famigliare.
Alzai le spalle, sapevo di doverle dire chi ero ma ero un po’ titubante. Per la miseria, sono Jonathan Morgensten, uccido demoni, esseri umani e non ho paura di niente, possibile che una ragazzina alta a mala pena un metro e una banana potesse intimorirmi tanto? Insomma è minuta, indifesa e al momento piuttosto debole. Nella tuta che le avevo portato sembrava ancora più piccola e io non riuscivo a dirle chi ero. Mi veniva voglia di prendermi a sberle da solo.
Mi tolsi il cappuccio e la vidi scattare in piedi all’istante.
- Non è possibile, tu dovresti essere morto.
Chissà perché quando la gente mi vede non mi dice mai “ oh Jonathan che piacere vederti”, era una cosa snervante.
- Evidentemente no.
- Ma Jace ha detto …
- Si lo so cosa ha detto, ma sorpresona! Sono vivo e vegeto. Modestamente sono anche bellissimo, sarebbe stato uno spreco perdere un tipo affascinante come me.
- Perché non sei morto?
Sbuffai, possibile che si fosse fissata su questo punto? Sapevo di non essere simpatico ma andiamo, almeno un minimo di felicità? Chiedevo davvero troppo? Eppure a Idris con lei mi ero dimostrato gentile e disponibile, solo perché avevo ucciso un bambinetto mi trattava così? L’avevo colpito con troppa forza, non l’avevo mica fatto di proposito.
- Accidenti sorellina, la tua felicità nel constatare che sono vivo mi lascia senza parole. Evidentemente il tuo Jace era un incapace totale!
- Non parlare di lui in quel modo
Mi avvicinai a lei rabbioso e l’afferrai per un braccio.
- Io parlo di lui come mi pare e piace. E’ morto Clary, è stato così debole da non riuscire nemmeno a difenderti da nostro padre.
- Non è vero
- Si invece, io ti ho salvato, quindi signorina mi piacerebbe un po’ di riconoscenza da parte tua e ora muoviti usciamo di qui.
Puntò i piedi a terra.
- Io con te non vengo da nessuna parte.
- Preferisci rimanere qua?
- Bè no, ma non ho alcuna intenzione di venire con te. Cos’è nostro padre ha deciso che è tempo di uccidermi?
La guardai esasperato, non si poteva dire che fosse una vera Morgensten, cocciuta da morire.
- Valentine è morto
Questo la sorprese, nei suoi occhi vidi tutto lo stupore
- Come?
- Che ti importa del come? E’ morto e basta.
Scosse la testa.
- Ma allora perché sono qui?
Perché? Le dovevo davvero spiegare il perché?
Le alzai il viso in modo che mi guardasse direttamente negli occhi.
- Sei qui perché lo voglio io. Voglio che impari ad amarmi Clary
Riuscì a liberarsi dalla mia presa e indietreggiò fino alla parete della cella. Aveva uno sguardo incredulo.
- Tu sei pazzo!
- Mai negato il contrario, ora su non farmi arrabbiare ed esci di tua spontanea iniziativa oppure preferisci che ti carichi in spalla?
Non si  mosse di un millimetro, vada per l’uomo delle caverne allora. L’avevo sottovalutata però, appena mi avvicinai di nuovo al suo corpo sentii un dolore atroce al fianco destro. Abbassai lo sguardo e vidi un coltello, che stupido ero stato, mai lasciare oggetti contundenti in mano a un prigioniero. La vidi uscire a razzo fuori dalla cella. Dove pensava di andare? Estrassi la posata che mi aveva ferito e con piacere osservai la pelle che si stava già rigenerando.
Mi gettai all’inseguimento della mia sorellina e la trovai già in cima alle scale. Veloce la piccoletta, ma io lo ero di più.
Con un balzo l’afferrai proprio nel momento in cui stava mettendo piede nel salotto. Si agitava e mollava calci, ma quella dannata pozione non doveva essere un calmante? Mentalmente mi segnai di cambiare il dosaggio, meglio farla leggermente più forte.
Urlava talmente forte che Sebastian incuriosito, sia mai che ti dia una mano però, ci raggiunse e rimase ad osservarci divertito.
Aveva proprio ragione il mio amico, Clary aveva preso la notizia proprio bene!
 
 
 
CLARY
 
 
 
Dopo l’imbarazzante doccia ero fermamente decisa nel voler scappare. Avevo mangiato e bevuto tutto quello che mi era stato portato, il coltello l’avevo nascosto nella manica della tuta. Mi sedetti per terra, anche perché altro posto non c’era, e attesi il suo arrivo.
Dovevo cogliere l’attimo giusto, non potevo sperare di batterlo dal punto di vista fisico, non avevo ricevuto nessun addestramento da cacciatrice e a parte vedere film di arti marziali con Simon, non ero affatto preparata per una lotta corpo a corpo.
Così attesi, mi ero resa conto di non aver mai contato le mattonelle del soffitto, così, mentre aspettavo mi dilettai con questo nuovo ed inutile hobby.
Il mio piano però ebbe uno stravolgimento quando scoprii che la persona che mi teneva prigioniera era Jonathan. La sorpresa mi paralizzò per un istante. Io sapevo che era morto. Jace aveva detto a mio padre di averlo ucciso e allora perché era qui vivo e vegeto? Perché uno spietato assassino viveva mentre la persona che amavo era morta? Cosa aveva fatto di male Jace per meritarsi una fine del genere?
Anche se era mio fratello non avrei minimamente cambiato il mio piano, dovevo scappare, non mi interessavano i suoi vaneggiamenti, voleva essere amato? Da me? Ma neanche per idea, così, quando si avvicinò nuovamente per caricarmi in spalla gli conficcai il coltello nel fianco destro. Il suo gemito sorpreso mi diede soddisfazione ma non mi soffermai a lungo per contemplare la mia opera, lo sorpassai e uscii dalla cella.
Essendo un unico corridoio non era difficile capire in che direzione andare, salii le scale e feci a malapena in tempo a osservare il salotto sfarzoso quando mi sentii placcare alle spalle.
Mio fratello per caso giocava a football? Cavolo mi schiacciava talmente tanto che non riuscivo a liberarmi, scalciavo e urlavo, un altro ragazzo venne a guardarci divertito. Alla fine mi arresi, e mi afflosciai fra le braccia di Jonathan che da parte sua non allentò minimamente la presa.
Il ragazzo sconosciuto si mise a ridere.
- Accidenti Jonathan è una vera tigre, sbaglio o quello che hai sulla camicia è sangue?
- Tu che dici? Te l’avevo detto che non l’avrebbe presa bene.
- Che sciocchezze, la verità è che tu non sei bravo a relazionarti con la gente
- Sarai bravo tu
Se c’era una cosa che detestavo, oltre al fatto di essere prigioniera intendo, era essere ignorata in una discussione in cui si parlava di me … con me presente!
- Avete finito di parlare? E poi tu chi accidenti saresti si può sapere?
- Però che caratterino, mi presento signorina, il mio nome è Sebastian Verlac -  e mi fece un inchino per sottolineare la sua presa in giro nei miei confronti.
Un momento … Sebastian Verlac? Ma non era il cugino di Aline ucciso da Jonathan?
- Ma non dovresti essere morto?
Alle mie spalle sentii Jonathan ridacchiare.
- Così pare mia cara ragazza, tutti pensano che sia morto solo perché ho gentilmente prestato la mia identità al mio amico. Spero almeno di aver avuto un funerale magnifico.
Ma si può sapere perché la gente morta non rimaneva tale? Che problemi avevano questi due?
- Tu hai tradito la tua famiglia per aiutare mio padre?
- Che brutto modo di vedere la cosa. No cara, io ho tradito la mia famiglia per aiutare me stesso, comunque ora basta parlare di me, capisco di essere una persona estremamente interessante e affascinante, ma non vorrei mai che il caro Jonathan possa pensare che tu ti stia infatuando di me.
Come no! Mi mancava un altro pazzoide, ma cosa avevo fatto di male nella mia vita? Ero sempre stata cordiale e gentile con tutti, aiutavo chi era in difficoltà, mangiavo le verdure! Insomma perché ero così sfortunata?
- Ascolta Clary, ora ti lascio andare ma tu non fare mosse azzardate.
Tipo cosa gettarmi nel camino acceso? Soppesai questa opzione ma morire bruciata non era la mia massima aspirazione.
Annuii e le braccia di Jonathan sciolsero la presa, ma rimase lo stesso appiccicato alla mio corpo.
- Non voglio farti del male sorellina, voglio solo che impari a conoscermi.
- Si dolcezza, vuole solo conosce meglio e profondamente – ridacchiò da solo della sua frase, come se avesse detto qualcosa di estremamente divertente e mio fratello gli lanciò un’occhiataccia.
- Dicevo, voglio che impari a fidarti di me, sono sicuro che con il tempo saprai apprezzarmi e a provare affetto.
Affetto? Per lui? Non era possibile, non amavo gli assassini, però che altre opzioni avevo? Scappare era difficile, non avevo idea di dove fossi, loro erano in due e io una sola, dovevo fingere di accettare le sue condizioni e al momento opportuno scappare via.
- Va bene
Inarcò un sopracciglio.
- Davvero?
- Si davvero, proverò a conoscerti meglio ma non aspettarti chissà che altro intesi?
Jonathan si sciolse in un sorriso bellissimo, mi abbracciò con forza.
- Non ti preoccupare, sono sicuro che conoscendomi meglio imparerai ad amarmi di sicuro.
Non credo fosse possibile, io amavo e avrei amato per sempre solo Jace.
Sebastian applaudì contento, sembrava un bambino di due anni.
- Visto che l’ha presa bene? Te lo dicevo io che era meglio se lasciavi parlare me. Bene chi ha fame?
Mi lasciai portare in sala da pranzo, dovevo stare molto attenta, dovevo assolutamente fuggire da lì.
 
 
 
 
 
 
 ANGOLINO DI MARLOWE

Buongiorno a tutti! Lo so lo so che oggi è venerdì e non sabato ma domani ho ospiti a casa e non so se avrei fatto in tempo a pubblicare, quindi lo faccio oggi....meglio no?
Bene, per chi aveva optato per la forchetta mi spiace, ma il coltello mi sembrava vagamente più efficace. Che dite Clary l'ha presa bene? Cosa farà ora? Per quanto potrà resistere in quella casa? Magari si innamora davvero di Jonathan e non vuole più scappare? ( io rido sadicamente mentre scrivo questa stupidaggine).
Recensiteeeeeeeeeeee!
Kiss
Mar

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

 

CLARY

 

La fantomatica sala da pranzo in realtà era grande come tutta la casa di Luke. Enorme, soffitti alti, sfarzo ovunque. Ci si poteva davvero mangiare o dovevo preoccuparmi se macchiavo la tovaglia?
Jonathan mi fece sedere al suo fianco, non toccavo nemmeno terra con i piedi seduta su quella maledetta sedia. Era scomoda e dura, capisco lo stile e il design ma anche la praticità era un punto fondamentale. Come mangiavo se nemmeno riuscivo ad avvicinarmi al tavolo con la sedia? Mio fratello vedendo i miei problemi se la rise, bello essere alti eh?
- Problemi Clary? Hai per caso bisogno di una mano?
Lo guardai malissimo, cos’è voleva mettermi una guida telefonica sotto il sedere?
- No grazie ce la faccio benissimo da sola
- Come preferisci.
Sebastian si era accomodato davanti a Jonathan, era rilassato, ancora non riuscivo a credere che fosse un suo alleato, sembrava un così bravo ragazzo. Aveva modi affabili ed era gentile, perché allora aveva tradito la sua famiglia?
Un domestico ( c’è anche la servitù?) servì la cena e cambiai idea suoi modi di Sebastian appena lo vidi mangiare.
Ma respirava tra un boccone e l’altro? Si stava ingozzando mettendo in bocca tutto ciò che trovava, dalla pasta alla carne. Sembrava un tritarifiuti eppure era magrissimo.
Mio fratello notò il mio sguardo disgustato e mi si avvicinò per sussurrarmi all’orecchio.
- Non lo guardare troppo o perderai l’appetito, prima o poi ci farai l’abitudine.
Ad una vista del genere? Però seguii i suoi consigli e mi dedicai a mangiare la pasta che avevo nel piatto. Era semplicemente deliziosa, non avevo mangiato niente di così buono in tutta la mia vita.
Presi il bicchiere per bere un sorso d’acqua ma mi accorsi che era già stato riempito con quella bevanda rosa. Mi voltai verso mio fratello e il suo amico per vedere se la bevevano anche loro ma nei loro bicchieri c’era vino o acqua.
- Jonathan?
- Si?
Mi sorrise contento, come se chiamandolo per nome l’avessi reso felice.
- Cos’è questa roba nel mio bicchiere?
- Oh quello, è un energizzante, te lo sto dando per reintegrare vitamine e sostanze nutritive che hai perso durante la … mm … chiamiamola convalescenza. Il tuffo nel lago Lyn ha indebolito il tuo fisico e le rune di nostro padre non hanno di certo aiutato.
Vitamine? Lo guardai per capire se mi stava raccontando una bugia ma sembrava davvero sincero.
Avevo già appurato che non si trattava di veleno quindi se era una cosa che mi faceva stare bene perché non berlo? Dopotutto lui aveva detto che voleva il mio amore quindi era contro i suoi interessi avvelenarmi.
Lo bevvi fino all’ultima goccia, sembrava diverso, leggermente più forte, ma magari era solo una mia impressione.
- Allora Clary – esordì Sebastian – raccontaci qualcosa di te.
Qualcosa di me? Voleva impicciarsi degli affari miei?
- Tipo cosa?
- Ma non lo so, hobby, interessi, allergie?
Non mi costava niente accontentare le loro richieste, tanto non avevo di meglio da fare e più si fidavano di me, più sarebbe stato facile ingannarli e scappare. Dovevo solo dimostrare di essere una ragazza tranquilla e accondiscendente, dovevano credere nella mia totale resa e buona fede.
- Mi piace disegnare. Non sono allergica a niente, penso almeno, non mi piace essere prigioniera, detesto gli sbruffoni, gli assassini ( ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale), il sapone alla vaniglia, le api, i vecchi, i ciclisti peggio se sono ciclisti vecchi. Mi piacciono i dolci, adoro i lamponi, il cibo cinese e quello italiano. Mi piace molto leggere ma non sopporto i romanzetti romantici. Non mi piace rimanere con le mani in mano e soprattutto non mi piace essere guardata mentre faccio la doccia!
E guardai Jonathan che ebbe la sfacciataggine di sorridermi.
- Perché non ti piace il sapone alla vaniglia?
Di tutte le cose che avevo detto si era fermato solo a quella?
- I vecchi? – mio fratello invece era stato colpito da questo punto.
- La vaniglia è troppo dolce, e sì i vecchi. Sei mai andato a fare la spesa? No che sciocca con la schiera di domestici che ti ritrovi a mala pena saprai cos’è un supermercato – Jonathan mi guardò offeso ma prima che potesse replicare continuai con il mio sproloquio - comunque stanno ore e ore davanti a un prodotto a leggersi tutta l’etichetta, mi danno i nervi, prendine uno e basta no?  E i ciclisti poi sono dei prepotenti! Sempre in mezzo alle scatole non li sopporto proprio.
- Interessante, invece che tipo di ragazzi ti piacciono?
Jace, mi piaceva Jace. Che domanda era? Voleva forse infierire Sebastian? Mio fratello mi guardava in attesa di una risposta, sembrava davvero interessato, ma io scrollai le spalle disinteressata.
- Dai non farti pregare, alti, bassi, magri, grassi, mori, biondi, occhi chiari o scuri?
- Che ti importa? Lasciami mangiare e basta
Mio fratello mi strinse il braccio e mi guardò in malo modo.
- Rispondi alla domanda di Sebastian sorellina.
Lo fissai arrabbiata.
- Vuoi sapere qual è il mio ragazzo ideale? Alto, biondo, occhi color ambra e il suo nome è Jace, contento ora?
Lo vidi digrignare i denti.
- Il tuo caro Jace è morto, prima te lo metti in testa prima te ne farai una ragione.
Strattonai il braccio dalla sua presa e balzai giù dalla sedia.
- Farmene una ragione? Non me ne farò mai una ragione, il ragazzo che amavo è morto per colpa tua e di Valentine e ora tu pretendi che io mi dimentichi di lui, per chi poi? Per uno dei suoi assassini?
Non lo vidi nemmeno arrivare, mi ritrovai semplicemente spiaccicata alla parete con la sua mano che mi stringeva il collo. I suoi occhi neri mi davano i brividi, sembravano volessero risucchiarmi l’anima. Jonathan stringeva la presa.
- Fallo, uccidimi, mi renderai solo che felice.
Sussultò a queste parole e mi liberò dalla morsa della sua mano.
Sebastian si mise fra di noi per separarci ed evitare altri gesti stupidi.
Mio fratello continuava a fissarmi, ma non sembrava più minaccioso, aveva uno sguardo determinato, come se io fossi la sua prossima sfida e volesse vincerla a tutti i costi.
- Mi dispiace deluderti sorellina ma tu non morirai, non è mia intenzione renderti felice allontanandoti da me ma facendoti rimanere al mio fianco. Sono sicuro che appena lo capirai mi ringrazierai.
- Ringraziarti di cosa? Di tenermi prigioniera qui? Di costringermi ad avere a che fare con voi assassini? Io non potrò mai…
Non riuscii a terminare la frase, Sebastian mi aveva tappato la bocca con una mano.
- Come si è fatto tardi vero? Non vi sembra sia ora di andare a dormire?
Ma era matto? Dormire a quest’ora? Anche se a pensarci bene iniziavano a chiudersi gli occhi.
- Jonathan perché non fai vedere a tua sorella la sua stanza? Così può rilassarsi un po’? Scommetto che un bel bagno rilassante è quello che ti ci vuole.
Spostai la sua mano dalla mia faccia.
- Solo se non ho spettatori.
Il sorriso tornò sul volto di mio fratello.
- Ancora arrabbiata per quello? A me l’esperienza non è dispiaciuta, l’ho trovata gratificante.
- Solo per te!
- Ora basta bambini, Jonathan accompagna Clary nella sua stanza, poi dobbiamo parlare.
Lo vidi annuire e dopo qualche istante venni “gentilmente” esortata a seguire mio fratello su per le scale, nella mia nuova prigione dorata.

 



JONATHAN

 

Clary camminava dietro di me nel più totale mutismo. Forse a cena avevo esagerato, ma sentirle dire che avrebbe amato solo Jace mi aveva fatto andare il sangue alla testa. E dire che la conversazione stava procedendo bene, forse costringerla a rispondere a quella domanda era stato troppo per lei. Però io volevo sapere che tipo di ragazzi le piacessero, in modo da poterla conquistare più velocemente, invece lei mi aveva di nuovo sfidato e io avevo perso le staffe. L’avrei uccisa, se non avesse detto quella frase io non mi sarei fermato, avrei fatto del male all’unica persona di cui mi importa qualcosa per poi detestarmi subito dopo. Non volevo che fosse felice lontano da me, ma che lo fosse con me. Chiedevo troppo? Lo sapevo che ci voleva tempo, ma averla lì a portata di mano mi faceva essere avventato, calcavo troppo la mano.
Sebastian ormai aveva il compito di limitare le nostre schermaglie, sapevo già di cosa voleva parlarmi dopo.
Raggiungemmo la stanza di mia sorella in fretta, aprii la porta e la convinsi ad entrare.
La vidi rimanere a bocca aperta. Le piaceva? Avevo comprato un po’ di tutto, non sapendo bene che gusti avesse. Il letto a baldacchino poteva ospitare liberamente quattro persone. L’armadio grande era pieno di abiti, vestiti, jeans, tute, magliette, top, canottiere, biancheria intima, pigiami. Le avevo messo anche una piccola libreria e una scrivania dove poteva disegnare o fare altro … che ne so … degli origami!
La vidi muoversi cautamente come se da un momento all’altro il tappeto ai piedi del letto potesse animarsi e divorarla.
- Ti piace?
- E’ bellissima.
Gonfiai il petto pieno di orgoglio, le piaceva! Ero riuscito a fare qualcosa di buono finalmente.
- Dietro quella porta – e indicai la porticina vicino al letto – troverai il tuo bagno personale. Se hai bisogno di qualcosa la mia camera è in fondo al corridoio, ultima porta a destra. Se malauguratamente avessi bisogno di Sebastian la sua stanza è l’ultima a sinistra.
La vidi annuire, segno che aveva recepito l’informazione e aprì l’armadio.
- Accidenti, penso di non aver mai avuto tanti vestiti in vita mia.
- Ho preso di tutto un po’, non sapendo cosa ti piace volevo andare sul sicuro.
La vidi tirare fuori un paio di mutandine di pizzo color verde acqua.
- E queste?
- Cos’hanno che non vanno? Sono carine.
Mi erano piaciute nel negozio dove le avevo acquistate e quel colore stava bene con l’incarnato della sua pelle e il rosso vivo dei suoi capelli.
- Carine, per curiosità come fai a sapere la taglia che porto?
- Quando nostro padre ha rapito tua madre …
- Nostra madre
- quello che è, c’ero anche io, ho curiosato fra le tue cose e casualmente ho aperto il cassetto con la tua biancheria.
E mi ero portato via qualcosina, ma questo non glielo dissi.
- Va bene, sorvoliamo su questo argomento. Te ne vai?
Diretta la ragazza, nessuna mi aveva mai cacciato dalla propria stanza, di solito mi invitavano ad entrare.
- Ma come nemmeno un grazie?
- Te ne vai grazie?
- Non intendevo in quel senso. Mi aspettavo un po’ di gratitudine per averti tirato fuori dalla cella.
- E perché mai? Questa è comunque una prigione.
- Che assurdità! Non è affatto una prigione.
- Sono libera di uscire dalla stanza e andare in giro per la casa?
- No!
- Quindi sono prigioniera
- No che non lo sei, sei una gradita ospite.
- Ma non posso uscire da qui
- Non senza la mia supervisione
- Vedi allora che è una cella?
- Non lo è! Hai una bella stanza, sei un ospite ma non puoi andare in giro senza di me.
- Non ha senso la sai vero?
- Me l’hanno già detto.
Sbuffò infastidita.
- Va bene, starò qui buona e tranquilla a disperarmi in questa prigione d’orata.
Che melodrammatica, si era portata persino una mano alla fronte.
Mi avvicinai lentamente a lei e le accarezzai il viso, sotto il mio tocco si irrigidì tutta ma non distolse il suo sguardo dal mio, era troppo orgogliosa per poterlo fare.
- Preferirei saperti disperata per la mia lontananza.
Si morse le labbra pur di non rispondermi male.
Mi chinai per baciarla ma girò velocemente il viso per impedire il contatto delle nostre labbra, sfiorai delicatamente la sua guancia.
- Dormi bene sorella.
E uscii da quella stanza.

 

Tornai in salotto e trovai Sebastian che mi aspettava. Era seduto su una poltrona con le gambe accavallate e le braccia incrociate, accidenti, la sua classica posa da “ sei nei guai”. L’ultima volta che l’aveva assunta era stato quando avevo dato fuoco alla sua camicia preferita.
- Siediti Jonathan
Wow che voce paterna. Mi sedetti svogliato sul divano pronto a sentire le sue critiche e i suoi rimproveri.
- Cosa non hai capito nel fatto che devi riuscire a farti apprezzare ed amare da Clary? La stavi quasi uccidendo a cena! Non ci si comporta così con la donna che ami!
- Lo so ho fatto un errore, non ricapiterà più.
- Vorrei ben vedere! Tua sorella sarà anche indifesa al momento ma sembra un tipino piuttosto intraprendente. Dobbiamo tenerla d’occhio, questa sua resa improvvisa non mi convince del tutto.
- Nemmeno a me, quella sua graziosa testolina starà escogitando qualcosa per fuggire da qui, ma la sua porta è chiusa a chiave, la finestra è troppo in alto per potersi calare giù di sotto, la pozione che le do da bere è un calmante, hai visto a un certo punto come le si chiudevano gli occhi? Ho aumentato il dosaggio, quindi non dovrebbe riuscire a fare scherzi.
- Sarà come dici tu, ma io non sono convinto.
Mi alzai dal divano e feci per andartene.
- Ehi dove stai andando?
- Devo organizzare una cosa per domani e poi ho sonno.
Lo vidi sorridere e poi me ne andai nella mia stanza. Avevo in mente una bella gita per la mia sorellina, ridevo già all’idea.

 

 

ANGOLINO DI MARLOWE

Buon sabato! Da me piove... stranamente...sono tre mesi che piove ogni santo giorno, fra un pò mi cresce il muschio sulle braccia. Sorvolando le mie lamentele su quest'estate inesistete passiamo al capitolo.
Sebastian cerca di fare conoscenza con Clary ma ahimè i caratteri dei due fratelli non rende la conversazione proprio il massimo.
In compenso Jonathan sarebbe un bravissimo interior design che dite? E' stato carino a comprarle tutte quelle cose, ha persino un bagno privato ( è il mio sogno avere un bagno tutto per me!).
Mi spiace che il terzo capitolo non sia piaciuto molto, speriamo che questo vada meglio.
Kiss .... e godetevi il sole voi che potete!
Mar

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5


 

CLARY


 

Quando Jonathan uscì dalla mia camera mi accasciai sul letto. Era stata una giornata snervante, mille sorprese, e non positive, tutte in una volta. Stesa su quel materasso morbido mi resi conto di quanto fossi stanca. Avevo dormito su un pavimento duro negli ultimi giorni e ora finalmente mi potevo rilassare, prima però volevo farmi una doccia.
Mi diressi verso la porta del bagno e quando la aprii rimasi piacevolmente sorpresa. Non era grandissimo ma oltre al lavandino e al gabinetto c’era sia la doccia che la vasca da bagno e optai per quest’ultima. Riempii la vasca e dopo essermi spogliata mi immersi dentro e non potrei trattenere un gemito di pura goduria. Avevo sempre riso di quei pazzi che si lavano con candele profumate e bicchieri di vino pur di passare qualche piacevole momento ammollo, ma ora capivo perfettamente l’attrattiva. L’acqua lavava via lo sporco e la tensione accumulata, il bagnoschiuma, guarda caso proprio il mio preferito al pompelmo, mi accarezzava la pelle. Lavai anche i capelli più e più volte facendoli tornare morbidi e lucenti. Ci misi almeno mezz’ora per lavarmi ma alla fine uscii, gli occhi non volevano saperne di rimanere aperti, avevo bisogno di dormire. Mi asciugai velocemente e presi un pigiama dall’armadio. Ignorai tutte le camice da notte e presi un paio di pantaloncini con la canottiera, come dormivo a casa.
Con gioia sprofondai in quel bellissimo letto, il sonno mi catturò all’istante.





Venni svegliata da qualcuno che mi scrollava una spalla. Aprii a fatica gli occhi e la prima cosa che vidi fu la faccia di mio fratello. Ad essere onesti Jonathan è indubbiamente bellissimo, tratti perfetti e carattere pessimo. Mi scrollai la sua mano dalla spalla e nascosi la testa sotto il cuscino, non volevo alzarmi ma lui non voleva proprio lasciarmi stare.
- Dai Clary è ora di svegliarsi.
- Non è vero è ancora presto
- Non fare la pigrona, dai ho organizzato una gita.
Una gita? A quest’ora del mattino? Socchiusi un occhio per vedere l’ora sulla sveglia vicino al comodino e con mio grande orrore scoprii che erano solo le sette del mattino. Ma era pazzo mio fratello? Non poteva organizzare gite nel pomeriggio come tutte le persone normali? Per andare dove poi?
- Insomma ti vuoi alzare o no?
- No! Lasciami dormire.
- L’hai voluto tu sorellina
Mi sentii strattonare la coperta, nonostante io cercassi di trattenerla sul mio corpo, quel perfido ragazzo riuscì a scoprirmi e in men che non si dica mi prese in braccio, mentre io continuavo a sonnecchiare fra le sue braccia tra l’altro, e mi buttò in doccia sotto un getto gelato di acqua fredda. Tutto il sonno mi passò all’istante e iniziai a imprecare in tutte le lingue che conoscevo, purtroppo solo una ma mi impegnai a fondo nell’insultarlo con termini tutt’altro che carini … ad un certo punto penso di averlo definito capra bionda insolente e fastidiosa o qualcosa del genere.
Lui intanto mi guardava divertito e quando capii il perché la voglia di prenderlo a sberle ritornò prepotentemente a farmi capolino nel cervello. Il pigiama mi si era attaccato alla pelle e l’acqua lo rendeva trasparente, quel biondo da strapazzo si stava godendo un altro spettacolo sotto la doccia!
Lo spintonai per uscire ed asciugarmi mentre lui continuava a ridersela.
- Allora sorellina passata la voglia di dormire?
- Direi di sì grazie a te, un risveglio del genere te lo potevi di certo risparmiare.
- Tu non volevi svegliarti e poi devo dire che il metodo che ho usato ha un lato vantaggioso.
Lo guardai malissimo, mi stava praticamente facendo una radiografia.
- Tu hai un qualche problema con le docce fammelo dire.
Si avvicinò a me abbracciandomi da dietro, potevo vedere il nostro riflesso dallo specchio posto sopra il lavandino. Oltre a percepire il suo corpo attaccato al mio, una mano posta sotto il mio seno e una sul ventre che mi premevano contro di lui, potevo guardare quello che faceva dal riflesso. Cosa vedevo? Un ragazzo biondo e bello che abbracciava una ragazza dai capelli rossi tutta bagnata, anche lui lo stava guardando,  gli piaceva quello che vedeva?
Con il viso si abbassò quel tanto che gli permise di sfiorare il mio orecchio con le labbra.
- Visto come siamo belli insieme? Lo vedi anche tu Clary?
Non risposi, non sapevo cosa dirgli, mi limitai a scuotere la testa per negare la sua affermazione.
- No? Peccato…
Sciolse l’abbraccio  e mi diede una pacca sul sedere. Sussultai più per l’offesa che per il dolore. Come si era permesso?
- Su principessa asciugati e vestiti siamo già in ritardo.
- E come mi dovrei vestire si può sapere?
- Un paio di pantaloni e una maglietta andranno benissimo, anche scarpe comode mi raccomando. Ti aspetto giù in salotto.
Quando finalmente uscì dalla mia camera mi sbrigai ad asciugarmi e a vestirmi, non  volevo che a causa di un mio ritardo si arrogasse il diritto di rientrare nella mia camera decidendo come vestirmi. Presi il primo paio di jeans che mi capitarono a tiro e una maglietta a maniche corte azzurra e una giacca giusto per evenienza.
Scesi le scale per raggiungere mio fratello, era davanti al caminetto, sembrava assorto nei suoi pensieri, non vedevo il suo allegro compare però.
- Ci hai messo poco!
- Sebastian non viene con noi?
- No quello se lo svegli presto di prima mattina è intrattabile per tutta la giornata e poi è una gita solo per noi due.
Si preoccupa se il suo amichetto diventa intrattabile e non se lo divento io? No perché svegliarsi sotto l’acqua ghiacciata non è esattamente il massimo, soprattutto per una che ama dormire come me.
Mi prese per mano, e lo lasciai fare dato le dimensioni di quella casa era meglio non perdersi, e mi condusse fuori in giardino fino alle stalle.
Iniziavo ad avere un brutto presentimento.
Presentimento che fu confermato quando vidi quelle bestie mostruose … i cavalli.
Ora ci tengo a precisare che io adoro gli animali, gatti, cani, uccellini, dinosauri mi vanno benissimo, non ho niente contro di loro, ma questi cosi a quattro zampe avevano la capacità di terrorizzarmi.
Ci ero già salita ad Idris, guarda caso proprio con mio fratello, e l’esperienza non mi era piaciuta per niente, preferivo farmela a piedi, ovunque fossi diretta, o nel peggiore dei casi usare una bicicletta anche senza il sellino piuttosto!
Jonathan sembrava a suo agio con questi animali, stava accarezzando uno stallone bianco sul muso, mi fece gesto di avvicinarmi a lui ma non ci riuscivo.
Mi faceva impressione, quegli occhi che ti fissavano e i denti! Ma che razza di dentatura hanno i cavalli? No e no, col cavolo che sarei risalita su quel coso, l’idea di avere una bestia potenzialmente pericolosa in mezzo alle gambe non mi piaceva per niente.
- Clary ti presento Warrior, ci accompagnerà nella gita di oggi.
- Io non ci salgo su quel coso.
- Perché no? Guarda che è buonissimo.
Giusto per dare conferma al padrone il suddetto equino mi fissò, sarò io che sono una persona prevenuta, ma mi sembrò di scorgere una luce maligna in quegli occhi. Ma come facevano le miei ex compagne di scuola a desiderare un cavallo come regalo? Non vedevano il loro lato malvagio?
- Ho detto no, io su quel coso lì non ci salgo.
- preferisci cavalcare da sola?
Orrore! Da sola in balia di un quadrupede? Scossi la testa energicamente.
- Allora andiamo, non ti fa niente, scommetto che se lo accarezzassi poi ti piacerebbe.
- Per farmi staccare una mano a morsi? No grazie.
- O quante storie.
Sellò il cavallo e senza darmi il tempo di scappare mi ci caricò sopra per poi salire dietro di me impedendomi di cadere o di scappare urlando, le due ipotesi erano entrambe fattibili.
Condusse Warrior fuori dalla stalla e poi al galoppo, cercavo di non pensare all’imminente male al fondoschiena e per distrarmi cercai di intavolare una conversazione con il persecutore biondo alle mie spalle.
- Allora dove stiamo andando?
- Sorpresa.
- Un indizio?
- No
Sbuffai contrariata, odiavo le sorprese.
- Piuttosto ti è passata la paura per i cavalli?
- No
- Non capisco il motivo, sono animali così belli
Belli? Mi trovava totalmente in disaccordo.
- Sarà come dici tu ma a me continuano a non piacere, non potevamo usare una bicicletta?
- Ma tu mi ci vedi su uno di quei trabiccoli?
- Perché no?
- Ma poi tu non hai detto di odiare i ciclisti?
- Sto iniziando a rivalutare la scala delle cose che odio, i cavalli stanno salendo.
- Invece io li ho sempre amati. Sono animali molto fedeli, per esempio io e Warrior siamo praticamente cresciuti insieme, uno dei rari regali di nostro padre. Al mio quinto compleanno si presentò con un puledro e mi disse di prendermene cura, è l’unica cosa bella che io abbia mai ricevuto da lui.
- E’ stato l’unico regalo che ti ha fatto?
- Certo che no, di solito mi regalava armi oppure preziose lezioni di vita, Valentine era un uomo piuttosto singolare. Invece nostra madre cosa ti regalava?
- Quando se li ricordava dici?
- In che senso?
- La mamma si dimentica spesso e volentieri le date importanti. Luke invece faceva in modo di prepararmi sempre una torta, mezza storta a dire la verità, mi regalava blocchi da disegno, matite, vestiti e libri fantasy di nascosto. Jocelyn invece preferiva portarmi fuori a cena, non è un asso in cucina, decidevo io dove e cosa ordinare, non avevamo molti soldi, quindi si limitava a questo come regalo. Una cena senza rischiare l’avvelenamento.
Jonathan stette in silenzio per un po’, non avevo idea a cosa pensasse ma aumentò la stretta sulla mia vita.
Warrior intanto procedeva spedito, la casa già non si vedeva più e io iniziavo a diventare nervosa. Se voleva portarmi in un bosco per uccidermi e occultare il mio cadavere? Anche se a pensarci bene poteva uccidermi anche in casa … però lì c’era Sebastian che avrebbe potuto impedirglielo.
Mi stava crescendo l’ansia.
Passarono i minuti e ormai mi stavo abituando all’andamento del cavallo fino a quando Jonathan non si fermò in una bellissima radura vicino a una piccola cascata. Sotto un albero c’era distesa una coperta da pic-nic con un cestino sopra.
Era un posto meraviglioso, l’ideale per un bel quadro.
- Eccoci arrivati.





JONATHAN

 

- Eccoci arrivati.
Scesi da Warrior con destrezza e afferrai mia sorella per la vita facendola scendere delicatamente, ogni volta mi stupivo di quanto fosse leggera, eppure mangiava la signorina.
Clary si guardava intorno meravigliata, si leggeva sul suo viso che il posto le piaceva e io ero contento di averci azzeccato ancora una volta.
Avevo passato la notte insonne per preparare tutto, avevo costretto gli addetti alla cucina a rimanere svegli per preparare tutto ciò di cui avevo bisogno.
Questa radura l’avevo scoperta per caso un giorno in cui ero scappato da Valentine e me ne ero innamorato, era isolato e tranquillo, il luogo ideale dove incominciare ad avvicinarmi a mia sorella. Nessuna interferenza esterna, poteva cercare di scappare ma conoscevo il territorio a menadito, ero in vantaggio su tutti i fronti.
- Ti piace?
Annuì con la testa. La presi per mano e la portai fino alla tovaglia che avevo sistemato. Il racconto dei nostri compleanni mi aveva lasciato perplesso. Pensavo che mia madre amasse Clary sopra ad ogni cosa, che in questi anni l’avesse coccolata e viziata e invece da quello che avevo scoperto indagando qua e la e dai racconti della ragazza al mio fianco, sembrava una specie di dittatrice. Asfissiante, troppo severa e in più si dimenticava il compleanno della propria figlia. Quel Luke invece iniziava a starmi simpatico, ogni volta che mia sorella parlava di lui le si illuminava gli occhi, provava un sincero affetto per lui, nascosto o no aveva tutta la mia gratitudine.
Ci sedemmo sopra la tovaglia e iniziai a tirare fuori tutte le vivande per la colazione, dal caffè alla torta di lamponi.
- Quello è caffè?
Annuì e lei lanciò un urlo estasiato, bastava della comunissima caffeina a renderla felice?
- Ti piace?
- Bè se davvero vuoi conoscermi Jonathan devi sapere una cosa fondamentale di me, io amo il caffè, se non lo bevo alla mattina divento cattiva e intrattabile.
- Lo terrò a mente, torta?
- Oh sì
Praticamente ne divorò metà. Amava davvero tanto quei piccoli frutti rossi.
Consumammo la colazione in silenzio, ma uno di quelli rilassati e quando entrambi finimmo presi Clary per mano per farle vedere la radura.
Non protestò, si lasciò portare dolcemente e questo mi rese felice, pensavo di dover litigare con lei per farle fare questa gita, invece lei era tranquilla e sembrava piacerle molto. La portai vicino alla cascata.
- Che peccato non avere niente per disegnare questo paesaggio.
- Non ci ho pensato mi dispiace.
Mi guardò stupita, bè cosa ho detto di strano?
- Cosa c’è? Ho qualcosa in faccia?
- No no è che hai detto che ti dispiace, insomma ti sei impegnato davvero tanto allora
- Certo che sì, le cose o si fanno bene o non si fanno.
Ridacchiò divertita, non l’avevo mai vista ridere in mia presenza.
Le accarezzai il viso, affascinato da quello che vedevo, Clary non disse niente, non mi fermò, si irrigidì solamente ma mi lasciò fare e questo mi rese ancora più intraprendente. Mi chinai a baciarle una guancia, delicatamente, lasciai piccoli baci, fino ad arrivare a sfiorare la sua bocca. L’avevo già baciata una volta e ora finalmente riassaggiavo quella bocca. Da un iniziale sfiorarsi il bacio divenne passionale, con una mano le inclinai la testa per farlo diventare più profondo. Con la lingua cercai l’accesso alla sua bocca chiusa, le mordicchiai il labbro inferiore finchè non la socchiuse. Per l’Angelo, era inebriante. Avrei potuto baciare quelle labbra per l’eternità, dovemmo però staccarci per la mancanza d’aria e lei distolse lo sguardo per non guardarmi in faccia. Non importava, avevo ottenuto una grande vittoria oggi.
Passeggiamo ancora per un po’, mano nella mano, come una coppietta, quante volte avevo sognato una cosa del genere? Io e lei da soli, mancava solo il fatto che lei non fosse innamorata di me, ma ero sicuro di riuscire a conquistarla.
- Si è fatto tardi che dici torniamo a casa?
- Di già?
Non voleva andarsene! Voleva rimanere con me, si può gongolare per una cosa così stupida?
- Forse non te ne sei accorta ma sono le tre del pomeriggio, e ci vuole un’altra oretta per tornare a casa, anche se è un bel posto al tramonto le foreste non sono mai sicure
- E va bene
Raccolsi la tovaglia e il cestino, feci salire Clary su Warrior e io salii dietro di lei, pronti per tornare a casa.
Cavalcammo in silenzio e una volta raggiunta casa la lasciai andare in camera per darsi una rinfrescata prima della cena, sembrava turbata, forse il bacio aveva sortito un effetto positivo, potevo sperare.
Mi diressi in biblioteca e trovai Sebastian seduto su una poltrona.
- Era ora, iniziavo a sentirmi abbandonato! Tutto solo, in questa grande casa.
Che amico melodrammatico mi ero trovato.
- Allora la gita è andata bene? Hai un sorrisone da un orecchio all’altro, sembri lo Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie.
- L’ho baciata!
Sebastian si alzò e mi si avvicinò, mi afferrò il mento e mi girò il viso a destra e sinistra, che stava facendo?
- Strano
- Che cosa scusa? E lasciami la faccia
- Non hai nessun segno di schiaffo!
- Certo che no! Ha ricambiato il bacio.
- Bel colpo amico, è un grande passo! Ma mi raccomando non calcare troppo la mano, potrebbe sfuggirti lo sai. Dopo il bacio cosa è successo? Dettagli dettagli.
- Sembri una vecchia pettegola, non è successo niente, è rimasta pensierosa per tutto il tempo, evidentemente le è piaciuto e la cosa l’ha turbata.
- Ben fatto amico, continua così, non esagerare ma non darle nemmeno troppo tempo per rimuginarci su. Inizia a piegare il suo corpo, rendila dipendente da te, accidenti sei per metà un demone della lussuria, sfrutta questo lato e vedrai che l’amore verrà da sé.
- Non è un cattivo suggerimento sai? Non ci avevo pensato.
- Per fortuna che c’è Sebastian tuo altrimenti ti comporteresti come un cavernicolo.
Sbuffai, dovevo ottenere assolutamente l’amore di Clary, ogni mezzo era lecito, da ora in avanti avrei giocato anche sporco.



ANGOLINO MARLOWE

Salve gente e buon weekend! Anche oggi una schifosa giornata di pioggia ormai mi sto deprimendo così tanto che mi sta passando la voglia di scrivere, infatti non sono molto soddisfatta di questo capitolo. Lo stregatto, pardon intendevo Jonathan, è riuscito ha baciare Clary senza che nessuna posata gli venisse conficcata in un occhio, facciamo progressi che dite? Ma perchè lei è rimasta così pensierosa? Dite che potrebbe già cambiare idea? Sappiate però che io non ho niente contro i cavalli, anzi mi piacciono ma a Clary no, diciamo però che fra un cavallo e un leopardo delle nevi io sceglierei quest'ultimo. Finalmente sono in ferie! Due pidocchiose settimane ma almeno mi posso rilassare! Mar è tanto felice. Recensiteeeeeeeeeeeeeeeee!
Kiss
Mar 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

 

CLARY

 

Appena tornati dalla gita mi ero subito rinchiusa nella mia camera. Stavo consumando il pavimento a furia di camminare avanti e indietro in preda all’agitazione. Avevo una voglia matta di picchiarmi da sola, come accidenti mi era venuto in mente di assecondare Jonathan? Perché gli avevo permesso di baciarmi? E ancora più importante, perché avevo corrisposto quel maledettissimo bacio? Potevo spingerlo via, dargli uno schiaffo, una ginocchiata dove non batte il sole, insomma avevo tante di quelle opzioni e invece ero rimasta ferma come un stupida a farmi baciare da mio fratello.
Perché non avevo reagito? Insomma, mi aveva baciato, era già successo prima ma l’avevo respinto, avevo sentito che qualcosa non andava, avevo percepito lo sbaglio in quel gesto, non solo per il fatto di tradire Jace in qualche modo ( anche se lui se la spassava con Aline al momento), ma era proprio il gesto in sé a provocarmi quella sensazione. Invece questa volta niente di niente, cioè il bacio era stato bello, molto bello, ma non avevo sentito quella negatività. Mi stavo rimbambendo?
Come poteva essermi piaciuto? Lui era un assassino, non mi dovevo lasciar andare con lui, dovevo resistere e scappare, non buttarmi fra le sue braccia.
Mi guardai allo specchio e mi vergognai nel vedere i miei occhi lucidi e le labbra gonfie, sospirai.
- Clarissa Fray sei proprio scema.
Mi sciacquai la faccia per riprendere un po’ di lucidità, sbattere la testa al muro non aveva nessuna utilità, se non provocarmi un danno permanente alla testa oltre quello che sicuramente avevo già.
Dovevo assolutamente andarmene di lì prima che capitasse qualcosa di irreparabile. Cosa si aspettava ora Jonathan? E se tentasse ancora di baciarmi? Se il mio tacito consenso alla radura l’avesse interpretata come una mia resa?
No no e no, dovevo escogitare qualcosa.
Mi buttai sotto la doccia per eliminare i segni della cavalcata e la tensione, avevo assolutamente bisogno di rilassarmi o avrei dato di matto.
Ci rimasi venti minuti, se fossi stata a casa mia madre mi avrebbe urlato contro dicendomi di sbrigarmi, di non sprecare tutta quest’acqua, che tanto la pagava lei. Qui nessuno mi avrebbe detto niente, o almeno speravo.
Uscì e mi asciugai, si avvicinava l’ora di cena e non avevo per niente voglia di scendere e di vedere mio fratello, non sapevo davvero come comportarmi, potevo fingermi malata? Un‘emicrania improvvisa o un attacco micidiale di dissenteria? Accidenti Clary vuoi davvero passare per una codarda? Vuoi Scappare davanti a tuo fratello? In fin dei conti è stato solo un bacio, sono gli ormoni, hai sedici anni e sei stata parecchio stressata, sicuramente non ricapiterà più, autoconvinciti che non hai provato niente, lo avevo già fatto in passato no?
Ripensai a Jace, dopo il primo bacio c’era stato subito il litigio a causa di Simon, poi eravamo fratelli e quando avevo finalmente scoperto la verità non avevamo avuto il tempo di vivere la nostra storia, non sapevo nemmeno se lui lo sapesse che non eravamo davvero fratello e sorella, magari era morto con la convinzione di essere un mostro a causa dell’amore che provava per me, problema che il proprietario di questa casa non si faceva, lo stavo deludendo con il mio comportamento? Cosa dovevo fare!
Sentii bussare alla porta.
- Clary scendi è ora di cena.
Sebastian, mi era venuto a chiamare, per fortuna era lui e non l’altro. Che faccio gli dico che sto male e non ci vado? Ma conoscendo mio fratello sarebbe venuto a controllare, meglio non rischiare, non facciamogli capire che sono agitata.
- Cinque minuti e scendo, ho appena finito di fare la doccia.
- Ok ma muoviti ho fame.
Mi diressi verso l’armadio e misi un vestito leggero color pesca.
Scesi le scale, molto lentamente, giusto per ritardare il momento della verità, e mi diressi verso la sala da pranzo.
Jonathan e Sebastian erano già seduti a tavola ma quando mi vide mio fratello si alzò sorridendomi scostandomi la sedia e aiutandomi a sedermi, sembrava contento e io avevo un groppo in gola per l’agitazione.
Portarono il cibo in tavola e mi concentrai sul mangiare, senza guardare nessuno. Jonathan aveva fatto preparare le lasagne, le adoravo. Ovviamente Sebastian non poteva starsene zitto e ingozzarsi, pardon a mangiare, in silenzio.
- Allora Clary, ti è piaciuta la gita?
Lo guardai pensierosa, questa zabetta formato ragazzo sapeva qualcosa, lo vedevo dal suo sorrisetto malizioso. Lui e Jonathan avevano già parlato e ora voleva sincerarsi di cosa ne pensavo io.
- Molto
- Davvero? Sono molto contento, colpita da qualcosa in particolare?
Qualcosa in particolare? Tipo il bacio forse? Certo che la prendeva larga come indagine.
- Si la cascata era bellissima, sarebbe stato meraviglioso poterla disegnare, ma ahimè ero sprovvista di blocco da disegno.
- Certo un vero peccato, qualcos’altro?
Sogghignai, iniziavo a divertirmi, il ragazzo moro faceva il detective, e il biondastro al mio fianco si agitava sulla sedia in attesa della risposta, mi veniva da ridere.
- La torta di lamponi era eccezionale.
- Vi siete mangiati la torta ai lamponi? E io?
Mio fratello gli lanciò un’occhiataccia, buono a sapersi, parlare di dolci distrae Sebastian.
- Ah si giusto, dicevo altro che ti è piaciuto?
- Non saprei, è stata una bella giornata in generale, ti riferisci a qualcosa in particolare?
- Ehm
Li vidi lanciarsi uno sguardo ma Jonathan gli fece un cenno negativo con il capo.
- No niente, ero solo curioso tutto qui.
Certo tutto qui, sono proprio sicura che la mia rivelazione sulla torta fosse proprio di suo interesse, che peccato che non fosse riuscito a impicciarsi degli affari miei più del dovuto.
- Posso chiedere io una cosa invece? Come vi siete conosciuti tu e mio fratello?
Si mise a ridere, guardai Jonathan ma lui mi fece un cenno per indicare che era pazzo.
- Devi sapere che ho conosciuto quel simpaticone di tuo fratello in Francia, cinque anni fa, possiamo dire che è stato un colpo di fulmine.
- Parla per te, io non ti sopportavo.
- Dai ammettilo che mi hai adorato dal primo momento in cui mi hai visto, come si può resistere a un tipo come me? Devi sapere Clary che il tuo caro fratellino era un vero attaccabrighe, lo è ancora in realtà ma prima era peggio.
- Esagerato nemmeno ti avessi picchiato.
- Ma mi hai picchiato! Era una calda serata di luglio e a quel tempo mi piaceva passare il tempo in discoteca. I miei genitori non mi permettevano spesso di uscire, preferivano avermi sempre sotto controllo, fai questo, fai quello, insomma erano davvero asfissianti.
Prese un sorso di vino e continuò il suo racconto sempre sorridendo, evidentemente era un bel ricordo.
- Ero seduto tranquillamente a un tavolo, mi godevo la musica, l’attenzione di belle donzelle e poi all’improvviso arriva tuo fratello che mi intima di alzarmi perché quello è il suo posto, capirai anche tu il mio sconcerto nel vedersi arrivare uno così che di tutto punto pretende di comandarti a bacchetta. Mi sono rifiutato e quel geniaccio seduto di fianco a te mi hai tirato un pugno mandandomi al tappeto e si è seduto tranquillamente al mio tavolo.
Guardai mio fratello per avere una sua conferma.
- Non mi guardare così, il suo tavolo era in una bella posizione e lui sorrideva così tanto che mi dava il nervoso, lo sentivo ridere dalla porta d’entrata e mi irritava i nervi.
- Solo perché tu sei un musone cronico non vuol dire che gli altri non possano essere allegri, comunque, dopo che mi ha tirato un pugno e si è preso la mia sedia, mi sono rifiutato di lasciarlo stare e l’ho seguito ovunque, persino in bagno, ero incuriosito e alla fine ottenni la sua amicizia, come si può rifiutare uno come me no?
- Mi hai preso per esasperazione! Parlavi parlavi e non la smettevi più, alla fine ti ho trovato divertente e ho deciso di lasciarti vivere.
- Molto nobile da parte tua, siamo diventati amici e poi essendo uno Shadowhunters avevamo molte cose in comune, siamo diventati inseparabili, sono il suo confidente e il suo consigliere, senza di me sarebbe perso, gli mancherei troppo.
- Ora non esagerare.
- Dai tesoruccio non negare che senza di me ti crogioleresti nella più totale disperazione, lo so che ti mancherei troppo.
Mio fratello fece una faccia talmente inorridita che scoppia a ridere, in fin dei conti Sebastian era divertente e si vedeva che voleva davvero bene a Jonathan, mi ricordava tanto Simon, chissà come stava. Gli avevo tracciato il marchio di Caino e non sapevo se aveva funzionato, non sapevo niente di niente, mi stavo preoccupando così tanto per uno stupido bacio quando il mio migliore amico e la mia famiglia potevano essere morti, fai davvero schifo Fray!
- Clary?
Mi sentii chiamare e vidi che mio fratello mi stava fissando in attesa di risposta.
- Si? Scusa mi ero distratta, mi hai chiesto qualcosa?
Jonathan mi guardava con attenzione, non sapeva leggere nel pensiero vero? Non era un super potere da demoni … o forse sì?
- Ti ho chiesto se dopo cena ti andasse di fare il tour della casa, è ora che tu inizi ad orientarti un po’.
Visitare la casa significava avere una idea più precisa della sua planimetria e quindi capire meglio da dove fuggire.
- Mi piacerebbe molto, Sebastian vieni anche tu?
Il ragazzo moro si sorprese della mia richiesta.
- Sfortunatamente so già muovermi bene in questa casa, penso che passerò il tempo riordinando il mio armadio, sarete solo tu e Jonathan spero non ti dispiaccia.
- Figurati chiedevo solo
Riordinare l’armadio? Quale ragazzo di diciotto anni passava le sue serate sistemando i propri vestiti? Una scusa più credibile non l’aveva? Dovevo passare di nuovo del tempo sola con Jonathan accidenti!
Mio fratello finita la cena si alzò e tendendomi la mano mi invitò ad afferrarla per seguirlo, la presi e mi lisciai guidare da lui mentre dal suo posto Sebastian osservava la scena compiaciuto, peccato non potessi tirargli una scarpa per cancellargli per sorrisino dalla faccia.




JONATHAN

 

Prima di cena Sebastian mi aveva suggerito di mostrare la casa a Clary, un modo come un altro per passare la serata da solo con lei, le avrei mostrato il luogo in cui avremmo vissuto una volta che si sarebbe innamorata di me. Tutte le stanze erano state recentemente ristrutturate, avevo apportato anche qualche modifica ad alcune di esse per eventuali esigenze future.
Mia sorella camminava al mio fianco silenziosa, eravamo ancora mano nella mano e sembrava non darle fastidio anche se in realtà era rigida come un tronco.
Chissà cosa stava escogitando quella testolina rossa. Come si era giustificata per aver ceduto al mio bacio? Ero divertito in fondo, conoscendola i sensi di colpa la stavano opprimendo. Lasciarsi andare così con il nemico per lei era inaccettabile, ma ehi! Più confusa era meglio avrei saputo circuirla. Sebastian aveva ragione, dovevo sfruttare tutto ciò che avevo a mia disposizione, compreso il mio fascino.
Mia madre Lilith era un demone della lussuria e nelle mie vene scorreva il suo stesso sangue facendo di me un mezzo demone. Non avevo mai avuto problema ad affascinare il gentil sesso, piacevo molto e Clary, principi morali o no, l’avrei fatta capitolare fra le miei braccia.
Dovevo far sì che il suo corpo non riuscisse a fare a meno del mio, piegarla con il piacere per poi arrivarle dentro l’anima. Poteva funzionare, non si dice di prendere un uomo per la gola? Bè allora io prendevo una donna per il piacere del corpo, più o meno era uguale no?
Iniziai a farle vedere le stanze al piano terra, sala da pranzo, salotto, cucina, stanza dei giochi ( Sebastian era patito di biliardo), il portico, la piscina coperta, la biblioteca.
- Wow questa si che è una biblioteca, quanti libri ci saranno?
Sollevai le spalle facendole capire che non lo sapevo.
- Non ne ho idea, dai vieni ti faccio vedere il piano superiore.
Sembrava restia a lasciare quella stanza, le piacevano davvero così tanto i libri?
Al secondo piano le feci vedere tutte le stanze, compresa la mia anche se era abbastanza caotica.
- Sei disordinato, non l’avrei mai detto
- Non mi piace avere tutto in ordine, nel caos riesco a muovermi meglio.
La portai anche nella stanza di Sebastian, se possibile al momento era peggio della mia.
- Oh mio Dio Sebastian!
- Ciao Clary! Come va il tour?
- Ma tu stai davvero sistemando l’armadio!
Il mio amico la fissò perplesso.
- Certo te l’avevo detto a cena.
- Ma io pensavo mentissi per lasciarmi sola con Jonathan
Inarcai un sopracciglio, in effetti la sua sembrava una scusa ma Sebastian era fissato con i suoi vestiti, peccato che Clary non lo sapesse.
- Dai sorellina continuiamo il nostro giro, c’è ancora una camera che voglio farti vedere.
- Ma … lui …
- Si lo so è strano dai vieni.
La portai verso un altro corridoio finchè non arrivammo davanti a una grande porta in legno, l’aprii e la feci entrare.
Era una stanza enorme, con un grande letto matrimoniale. C’era persino un piccolo balcone che dava sul lato più bello del giardino, quello che si affacciava al gazebo. Era la stanza a cui avevo prestato maggior attenzione, ogni minimo dettaglio, dalla testiera decorata del letto, alle lenzuola, le tende e persino il tappeto davanti al caminetto. Tutto era stato scelto per dare l’impressione che fosse una camera piena di calore.
- E’ bellissima Jonathan, di chi è questa stanza? Di nostro padre?
Negai con la testa, mio padre dormiva poco e raramente, di solito passava il suo tempo nello studio al piano terra.
- No Clary
- E allora di chi è.
- E’ la nostra camera.
Mi guardò confusa.
- Ma abbiamo già una camera.
Risi, mi avvicinai a lei, le sfiorai i capelli rossi.
- Sarà la nostra camera una volta che ci saremmo sposati.
- Sposati?
- Certo, una volta che ti sarai innamorata di me, ci sposeremo e questa sarà la nostra stanza, dopotutto è la camera padronale.
Non diceva niente, eppure l’aveva già capito che la volevo. Mi chinai a darle un bacio sulla guancia e lei si scostò di un poco.
No, non doveva allontanarsi da me. La bloccai fra le mie braccia, cercò di divincolarsi ma aumentai la stretta sul suo corpo. Mi avvicinai al suo orecchio, mordendole delicatamente il lobo.
- Non mi piace quando rifiuti di starmi accanto. Guardati intorno Clary, questo sarà il tuo futuro, qui saremo felici. Lo vedi il letto? Passeremo un sacco di notti ad amarci sopra quel materasso, non ti piace proprio l’idea?
Non rispondeva, fissava insistentemente il fuoco nel camino, con una mano le girai il volto costringendola a fissarmi, occhi negli occhi.
- Quando ti faccio una domanda pretendo di ricevere una risposta Clarissa.
- Anche se la risposta potrebbe non piacerti caro fratello?
Me la schiacciai ancora più addosso.
- Puoi pure far finta che l’idea non ti piaccia Clary, ma cambierai idea, riuscirò a farti innamorare di me, non riuscirai più a fare a meno di me.
- Nei tuoi sogni
- Oh no dolcezza nei miei sogni ti assicuro che facciamo ben di meglio, vuoi una descrizione dettagliata?
La vidi arrossire.
- Vedo che hai capito, ma dopotutto l’avevi già immaginato no? Devo dire che nei miei sogni sei abbastanza collaborativa.
Cercò di spingermi via, non le piaceva la piega che stava prendendo la discussione.
Sciolsi il mio abbraccio, ma continuai a tenerla per mano portandola fuori da quella stanza per riportarla nella sua.
Spalancai la sua porta e la trascinai al suo interno.
- Credo che sia ora per te di andare a dormire sorellina, mi raccomando sognami.
Mi piegai su di lei per darle un bacio ma cercò ancora di scostarsi da me, non glielo permisi, mi gettai sulla sua bocca baciandola con forza e ardore, senza darle tregua o modo di rifiutarmi. Si sciolse come burro fra le miei braccia, cosa che al lago non aveva fatto. Ricambiava il mio bacio, la mia lingua giocava con la sua. 
Quando mi staccai da lei aveva il fiatone.
- Prova a negare anche ora che non ti sia piaciuto sorellina, buona notte.
E uscì dalla sua stanza. Direi che in una sola giornata l’avevo turbata un bel po’.





 

ANGOLINO DI MARLOWE


Buongiorno a tutti!  Oggi c’è il sole e io non potrei essere più felice ( bè in realtà si ma mi accontento per il momento). Ora sappiamo cosa ha provato Clary, sensi di colpa, brutta cosa, però è ancora determinata a fuggire. Dal prossimo capitolo inizieranno a muoversi le cose, fino ad arrivare al mio fantomatico MA … non vedo l’ora! Quella scena ce l’ho stampate in testa da un sacco di tempo … e pure un’altra. Coooooomunque saprete già che nel 2015 uscirà la nuova saga di Shadowhunters, in America esce a marzo quindi da noi arriverà verso ottobre ( penso), sono l’unica a pensare che la protagonista sarà Emma?
Aspetto le vostre recensioni!
Kiss
Mar
 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***



CAPITOLO 7


 

JONATHAN


 

Avevo lasciato Clary a tormentarsi nella sua camera, ero abbastanza compiaciuto di come stavano andando le cose. La mia dolce sorellina non sapeva più che pesci pigliare, si sentiva in colpa, ma in fondo in fondo le piaceva quello che stava succedendo. Anche se non lo ammetteva ne ero piuttosto convinto, altrimenti in tutti e due i baci mi avrebbe allontanato. Una cosa avevo capito di lei, era una creatura bisognosa di affetto, voleva essere apprezzata e coccolata, poteva dimostrarsi forte quanto voleva, ma in realtà aveva un animo fragile, proprio come il mio.
Mi diressi verso lo studio di mio padre, ora diventato mio, e ci trovai Sebastian che mi aspettava, era impressionante, sapeva sempre cosa avrei fatto prima di me, era la persona che più mi conosceva e che più apprezzavo. A tavola avevo minimizzato, ma davvero mi sarei sentito perso senza di lui, era la coscienza che non avevo, il mio prezioso consigliere, il mio complice, il mio migliore amico.
- Bene amico, ogni volta che ti rivedo sei sempre più compiaciuto, immagino che il tour sia andato bene no?
Mi sedetti sulla sedia in pelle dietro la scrivania.
- Diciamo di sì
- Fammi indovinare, le hai fatto vedere la stanza padronale e lei è rimasta stupefatta?
Risi, stupefatta era dire poco, forse scioccata rendeva meglio l’idea. Si era dimenata nel mio abbraccio, rifiutava il pensiero di una nostra possibile vita insieme, eppure si adattava così bene fra le mie braccia, perché non lo capiva?
- La stanza le è piaciuta, è l’idea che fosse proprio la nostra che non l’ha resa particolarmente contenta
- Bè che ti aspettavi? Che si stendesse sul letto e ti invitasse ad unirsi a lei?
Perché no? Avrei apprezzato sicuramente, insomma sono un ragazzo perfettamente funzionante, avevo certi bisogni e non vedevo l’ora di sfogarli con Clary, che male c’era se speravo in certi miracoli? So di non essere brutto, ho un certo fascino e poi lei non è del tutto indifferente, e se le davo un afrodisiaco per velocizzare i tempi? Era un’opzione da considerare.
- Qualunque cosa stia pensando la tua mente malata dimenticala.
- Perché? Avevi detto di usare tutto il mio fascino, che male c’è ad escogitare qualcosina che mi tornerà abbastanza utile?
- Utile a te ma che farà infuriare a morte lei?
- Ma poi mi ringrazierebbe
- Certo dopo averti staccato la testa dal collo e ballato la danza della vittoria sopra il tuo corpo mutilato.
Sarei proprio curioso di vederla questa danza della vittoria.
- Senti, farò tutto ciò che è in mio potere per ottenere l’amore di Clary, lo sai tu, lo so io, lo sa anche lei, perciò buone maniere o no l’avrò al mio fianco. Ma ora basta parlare delle mie pene sentimentali.
- Peccato è il mio argomento preferito, ci potrei scrivere un libro che dici? Storia di un amore proibito, sarebbe un best seller e io farei soldi a palate.
Lo guardai malissimo, cioè più male del solito, nessuno avrebbe scritto niente del mio amore per Clary!
- Senti, domani sarò assente per tutto il giorno e tu dovrai tenere d’occhio mia sorella.
- Perché?
- Devo fare una visitina ad alcuni alleati di mio padre, stanno diventando irrequieti e c’è bisogno di rimetterli in riga, non starò via molto, mezza giornata al massimo.
Mi fissò dubbioso.
- Ma perché mi lasci qui con lei?
- Con chi la dovrei lasciare scusa? Ci sei solo tu di cui mi fido, e sono sicuro che riuscirai a badare a una ragazzina che raggiunge a mala pena il metro e sessanta, oppure no?
- Certo che sì! Anche se da l’idea di riuscire a ucciderti strozzandoti con una banana. E va bene lasciala alle mie cure, ma poi non ti lamentare se si innamora perdutamente di me!
- Sono sicuro che non accadrà, meglio che vada a riposare almeno un po’ prima della partenza.
Mi congedai dal mio amico e mi diressi nella mia camera. Clary aveva ragione, era davvero caotica, il letto matrimoniale era sfatto, i vestiti erano buttati sul pavimento alla rinfusa, non aveva visto il bagno per fortuna o sarebbe svenuta per l’orrore. Non mi piace l’ordine, mi rende nervoso.
Mi feci una doccia veloce, mi piaceva stare sotto l’acqua, le goccioline che ti accarezzano la pelle e portano via la stanchezza. Quando uscii mi sentii decisamente meglio e quando mi guardai allo specchio concordai con il parere di Sebastian, sembravo davvero soddisfatto. Non avevo mai avuto uno sguardo così acceso, di solito il nero dei miei occhi erano pozzi bui privi di luce, spaventavano molto. Chissà cosa avrebbe detto Clary se mi fossi presentato in camera sua in questo stato, bagnato, capelli spettinati e con solo un asciugamano intorno alla vita, mi avrebbe tirato addosso la lampada sul comodino. Risi al pensiero, non ero mai stato così spensierato.
Mi asciugai e indossai dei pantaloncini, non mi piaceva dormire con troppi indumenti, limitavano troppo i miei movimenti e almeno di notte volevo essere libero.
L’indomani sarei dovuto partire e l’idea di lasciare mia sorella da sola ( si va bene con Sebastian), non mi piaceva molto, ma erano importanti anche gli affari, non potevo lasciar correre.
Cercai di dormire un po’, ma il sonno proprio non voleva saperne, mi giravo e mi rigiravo, ripensavo a tutto quello che era successo in questa giornata, ero talmente su di giri che proprio non volevo saperne di chiedere gli occhi.
Mi alzai controvoglia e mi diressi in cucina per bere qualcosa, almeno avrei passato il tempo. Presi un bicchiere di acqua e mi diressi di nuovo nella mia camera, prima però mi fermai davanti alla stanza di Clary, la socchiusi leggermente per vedere se dormiva.
La stanza era totalmente buia, lei era sdraiata sul letto, il respiro profondo di chi ormai è nel mondo dei sogni, i capelli rossi sparsi sul cuscino. Sembrava proprio un angelo quando dormiva, calma, i lineamenti distesi, mi chinai sopra di lei per poterla osservare meglio. La sentii mugugnare qualcosa nel sonno e girarsi verso di me, si era svegliata? No, aveva il sonno pesante e il calmante che beveva era d’aiuto.
Alla fine rimasi ad osservarla dormire per più di un’ora e finalmente sentivo gli occhi pesanti, era ora di andare a riposare. Prima partivo e prima sarei tornato da lei.

 

SEBASTIAN


 

La faceva facile Jonathan, badare a Clary sembrava uno scherzo da ragazzi ma quella ragazza era imprevedibile. Erano indubbiamente fratelli, caparbi, testardi, orgogliosi fino al midollo e tutti e due con un caratteraccio orribile.
Prima di partire questa mattina mi aveva intimato di lasciarla dormire almeno fino alle nove, ma poi dovevo andare a svegliarla. La principessina se la dormiva della grossa mentre io ero stato buttato giù alle cinque del mattino, che ingiustizia. Avevo già persino fatto allenamento, corso intorno alla villa e sollevamento pesi, mi ero lavato vestito e profumato, insomma ero già bello che pronto per fare … niente! Che cavolo dovevamo fare io e lei per tutta una giornata? Giocare a monopoli?
Alla fine l’andai a svegliare alle otto, mi annoiavo troppo per aspettare ancora un’ora, non mi sembrava giusto no?
Andai in camera sua e aprii le tende, ma la ragazza non fece una piega. La chiamai leggermente ma ancora nulla.
Iniziai a scuoterla per una spalla e la vidi socchiudere un occhio.
- Sebastian?
- Proprio io, è ora di alzarsi.
- No dai ancora cinque minuti.
Mise la testa sotto il cuscino ma glielo portai via.
- Niente cinque minuti! Il sole è sorto, io sono sveglio ed è ora che alzi il sederino per tenermi compagnia.
- Chiedilo a Jonathan.
- Lo farei, ma oggi non c’è, siamo da soli.
Spalancò gli occhi di colpo e balzò a sedere sul letto.
- Come non c’è? E dove è andato?
- Non lo so tesorino, ma ora vai a sciacquarti la faccia e vestiti, voglio fare colazione.
Senza sentire repliche uscii dalla stanza e l’aspettai di sotto.

 

Dopo colazione mi chiese il permesso di andare in biblioteca, la osservai bene, effettivamente era una bella ragazza, e il vestito lilla che indossava oggi le stava particolarmente bene.
- Perché vorresti andare in biblioteca scusa?
Mi guardò come se fossi scemo.
- Per leggere no?
- Se proprio non puoi farne a meno va bene, ma vengo con te
Sollevò le spalle per dire che non le interessava. L’accompagnai e rimasi seduto su una poltrona aspettando che scegliesse un libro, vagava per la stanza guardando tutti gli scaffali e alla fine ne prese uno e si accomodò su una poltroncina per leggere. Si ma io che facevo? Non ero particolarmente portato per la lettura e mi stavo già annoiando, alla fine in preda alla noia mi addormentai.

Mi svegliai sentendo qualcuno scrollarmi per un braccio, la sorella di Jonathan mi chiamava e a malincuore le prestai attenzione.
- Che c’è Clary?
- Vorrei un libro
- e prendilo no? C’è bisogno di svegliarmi?
- è su un ripiano alto e non ci arrivo
- Ma scusa quello che stavi leggendo?
- L’ho finito, non era nemmeno bello, per favore.
Mi alzai svogliatamente per accontentarla.
- Dov’è questo libro?
Mi condusse in fondo alla stanza.
- Scaffale in alto, terzo libro a partire da destra, ha la copertina verde.
- Va bene.
Mi alzai sulle punte dei piedi, era alto anche per me. Quando finalmente riuscii a sfiorarlo con le dita sentii un dolore atroce alla testa e caddi al suolo.
La vista mi si stava offuscando e l’ultima cosa che vidi prima di perdere i sensi fu Clary che scappava dalla porta, accidenti Jonathan si sarebbe infuriato! Poi tutto divenne buio.




CLARY

 

Non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione per nulla al mondo. Jonathan non c’era, ero rimasta da sola in casa con Sebastian e potevo finalmente tentare la fuga. Non mi si sarebbe più presentata un’opportunità del genere. Povero ragazzo, mi stava anche simpatico ma per nulla al mondo sarei rimasta ancora prigioniera di quel pazzo.
Voleva sposarmi e vivere insieme qui, in quella stanza enorme e già arredata, con quel letto immenso dove quello squinternato pensava di potermi tenere vita natural durante. Nemmeno per sogno, avrei lottato per impedire tutto questo.
Ero stata calma per troppo tempo, finalmente potevo andarmene, dovevo solo escogitare come.
Dopo che Sebastian mi ebbe svegliato mi lavai velocemente e indossai un vestitino lilla molto carino. Non ero mai stata tipa da vestiti ma ultimamente iniziavo ad apprezzarli, mi piacevo quando mi guardavo allo specchio, sembravo più femminile e carina, anche se non capivo per chi continuassi a farmi bella. Scesi di sotto, dovevo dimostrarmi molto tranquilla e rilassata, non dovevo fargli presagire niente del mio piano, piano che tra l’altro dovevo ancora escogitare, dovevo improvvisare.
La colazione venne consumata nel più totale silenzio, dovevo sbarazzarmi del ragazzo davanti a me per potermene andare, ma come?
Era uno Shadowhunters, io non ero alla sua altezza dal punto di vista fisico, insomma avevo ricevuto si e no due lezioni di autodifesa, che possibilità avevo di metterlo al tappeto! Dovevo basarmi sull’astuzia, non dovevo fargli sospettare niente. Gli chiesi di visitare la biblioteca, magari con un po’ di fortuna avrei trovato qualcosa, una mappa con cui orientarmi una volta uscita da qui. Sebastian non sembrava entusiasta del mio modo di passare la giornata ma mi accompagnò comunque.
Adoravo quella stanza, c’erano tantissimi libri e mi sarei potuta accampare qui per anni senza mai annoiarmi. Iniziai a girovagare fra gli scaffali quando trovai il libro che faceva al caso mio. Era pieno di cartine di Idris, dovevo solo capire quale era meglio prendere. Mi voltai in cerca del mio guardiano e quello che vidi mi diede speranza. Sebastian si era addormentato su una poltrona, che fosse così facile scappare? Provai ad alzarmi e camminai leggermente sul pavimento ma Sebastian si agitò sulla sedia, mi fermai e aspettai che si calmasse ma appena ripresi a muovermi lui riprese ad agitarsi … ma insomma che udito sottile aveva questo ragazzo? Se avessi aperto la porta si sarebbe sicuramente svegliato e io non potevo rischiare assolutamente. Mi guardai intorno in cerca di ispirazione, finchè il mio sguardo non cadde su un tavolino con una statuetta in pietra, sviluppai il mio piano in fretta.
Andai a chiamare il ragazzo e gli chiesi di prendermi un libro posto molto in alto. Si alzò di malavoglia ma non poteva negarmi niente no? Ero la sorellina del suo migliore amico e doveva accontentarmi in tutto.
Gli indicai il libro che volevo, ero agitata, non avevo mai colpito nessuno con l’intenzione di tramortirlo, insomma l’avevo desiderato molte volte con gente che detestavo, ma ora era diverso. Appena Sebastian allungò il braccio per prendermi il libro calai con forza la statuetta sulla sua testa e lui cadde al suolo tramortito. Non persi tempo, mi fiondai alla porta e mi diressi finalmente fuori da quella casa.
Presi a correre a più non posso, non avevo idea di dove stavo andando, avevo strappato un mucchio di mappe da quel libro ma non potevo fermarmi a leggerle ora che ero ancora allo scoperto. Mi diressi alla cieca seguendo il mio istinto, entrai nella boscaglia, non dovevo rallentare, non mi fermavo nemmeno quando i rami mi graffiavano o quando inciampavo in qualche radice.
Avevo il terrore di veder comparire Jonathan da qualche parte, non sapevo nemmeno da quanto stavo fuggendo, alla fine mi fermai accanto a un’enorme quercia per riprendere fiato. Ero sufficientemente lontana? Tirai fuori le mappe da sotto il vestito, come mi orientavo? Non avevo nessun punto di riferimento, non erano come le cartine del centro commerciale con la fantastica freccia rossa “tu sei qui”. Ma perché non avevo rubato lo stilo a Sebastian? Avrei potuto aprire un portare per tornarmene a casa. Iniziai a camminare lentamente, magari se trovavo qualche fiume avrei capito più o meno il luogo in cui mi trovavo.
Dopo qualche ora di cammino, il mio stomaco iniziò a brontolare, che stupida che ero stata, non mi ero portata niente per la fuga, né cibo né acqua, proprio intelligente Fray complimenti!
Ormai avevo perso totalmente l’orientamento, non che lo avessi mai avuto sia intesi. Da quanto stavo vagando in quel posto?
Ero talmente assorta nella lettura di quelle maledette mappe che non mi accorsi minimamente del ragazzo alle mie spalle finchè due braccia non mi strinsero da dietro. Inizia a dimenarmi e a scalciare, volevo scollarmelo di dosso.
- Calmati Clary sono io.
Quella voce … non poteva essere davvero lui. Mi girai lentamente in quell’abbraccio per vederlo in volto. Mi si mozzò il respiro … era davvero lui … capelli biondi, occhi d’ambra, sorriso accattivante.
- Jace.





ANGOLINO DI MARLOWE


Inizierò con … muahahahahahahahahah! Eccolo il mio grande MA! Che ve ne pare? Stupite? Arrabbiate? Giustamente starete dicendo “ ma sto gran pezzo di biondo non era morto?”. Lo scoprirete presto, anche perché il mio perfido piano malvagio parte da qui, penso di essere stata abbastanza contorta questa volta. Voglio i vostri pareri, anche gli insulti su Jace vanno bene!
Kiss
Mar
 
 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 


CLARY

 

- Jace
Non riuscivo a credere ai miei occhi. Non poteva essere reale. Ero per caso morta? Ero in preda ai deliri per i morsi della fame? Mi stavo immaginando tutto? Avevo sentito di persone che perdevano la ragione nei deserti senza acqua e cibo, ma questo non poteva essere il mio caso no? NO??
La sensazione di essere stretta fra le sue braccia era troppo realistica per essere il frutto della mia immaginazione. Sentivo il calore che emanava il suo corpo, potevo sentire il suo profumo, sfiorare i suo capelli. Era davvero lui. Rimasi a fissare quei profondi occhi color ambra, studiai in ogni minimo particolare la curva delle sopracciglia, il naso, la linea della bocca, potevo intravedere persino il dente scheggiato che lo rendeva ancora più unico.
Probabilmente lo stavo fissando imbambolata come una stupida, ma chiariamoci, quando il tuo ragazzo creduto morto fino a tre secondi fa, ti piomba addosso e ti abbraccia dicendo il tuo nome in maniera sensuale, una avrà pur il diritto di andare in confusione no?!
E tanto per dimostrare il mio essere matta gli stavo pungolando una guancia con il dito e lui ormai mi guardava male.
Scostò la mia mano dal suo viso, mi accarezzò i capelli, che immaginai ridotti a un disastro, e quello per me fu il segnale per lasciarmi andare. Gli gettai le braccia al collo e iniziai a piangere farfugliando frasi a caso su quanto fossi felice di rivederlo, per poi passare a sgridarlo sul fatto che fosse vivo e non mi avesse avvertito.
Alla fine lui ricambiò il mio abbraccio e cercò di calmarmi.
- Calmati Clary, dai tesoro non è successo niente.
Niente? Lui lo chiama niente? Era morto, risorto e lui definisce questo niente?
Mi staccai da lui e gli diedi un pugno sul petto, immagino gli sembrasse come una carezza rispetto ai colpi che era solito ricevere, ma al momento ero sprovvista di oggetti contundenti con il quale colpirlo. Mi rammaricai persino di aver lasciato la statuina nella biblioteca.
- Niente? Forse per te sarà così, ma lo sai cosa vuol dire sapere che la persona che ami è morta? Hai per caso idea di quello che ho passato? E ora te ne spunti bello e tranquillo qui e dici di calmarmi?
- Bè però …
- Bè però un tubo Jace! Ti ho visto morire! Tu non hai idea di come mi sia sentita. Poi mi risveglio da sola in una cella buia e indovina? Mio fratello e il suo migliore amico pazzo sono i miei carcerieri! Finalmente riesco a fuggire e chi incontro? Il mio ragazzo morto! Scusa se non sono il ritratto della calma, forse ho motivo di agitarmi non credi?
- Va bene, ammetto che vista così tu possa aver ragione.
Si che avevo ragione, c’era anche da chiederlo?
Anche se ero felice e al contempo arrabbiata, non riuscivo a smettere di toccarlo. Mi era mancato così tanto, non avevo fatto altro che pensare a lui costantemente e ora, come per magia, me lo ritrovavo davanti proprio quando avevo più bisogno di lui. Ma a proposito … come aveva fatto a trovarmi?
Gli posi la domanda e lui prima di rispondermi mi prese per mano e mi portò vicino a una quercia per farmi sedere, in effetti avevo le gambe che urlavano per il dolore. Mi accoccolai vicino a lui e attesi il suo racconto.
Sembrava assorto nei pensieri, guardava in lontananza, ma nel frattempo non smetteva mai di toccarmi. Lo capivo, anch’io non ci riuscivo.
- Mi sono svegliato sulla spiaggia del lago Lyn, solo. Il corpo di Valentine era a qualche metro di distanza, era stato ferito a morte da una spada. Non capivo cos’era successo, ero stordito e confuso e non riuscivo a trovarti da nessuna parte. Faticavo persino ad alzarmi in piedi. Mi avvicinai al corpo di quello che per tanto tempo era stato mio padre e rimasi a fissarlo, finchè non sopraggiunsero Luke e tua madre insieme agli altri Shadowhunters.
- Stanno tutti bene? Non è morto nessuno vero?
- Non dei nostri amici, loro se la sono cavata perfettamente.
Sospirai per il sollievo, avevo temuto che fossero morti e invece stavano bene.
-  Iniziarono a tempestarmi di domande, ma io non sapevo cos’era successo. Alla fine scoprimmo che prima di morire Valentine era riuscito ad evocare l’angelo Raziel.
Trattenni il respiro, quel pazzo omicida era davvero riuscito ad evocare una creatura tanto potente? Ma se il suo desiderio era quello di dominare su tutti sterminando i nascosti perché eravamo ancora tutti vivi?
- So a cosa stai pensando Clary, ma non so darti la risposta che vuoi. So solo che l’angelo mi ha riportato in vita, evidentemente ha visto qualcosa di buono in me.
Gli accarezzai il viso.
- C’è molto più di qualcosa di buono in te Jace.
Mi sorrise.
- Ho scoperto che i miei veri genitori sono gli Herondale. Ma sinceramente mi interessava poco, l’unica cosa che volevo era ritrovarti.
- E ce l’hai fatta!
Annuì ma rimase comunque pensieroso.
- Si ma non in fretta come avrei voluto. I fratelli Silenti mi hanno visitato per capire come esattamente fossi tornato indietro dal regno dei morti. Il Conclave non voleva darmi il permesso di partire, in realtà a nessuno è stato accordato. Ti dirò la verità Clary, nessuno aveva intenzione di venirti a cercare, genitori e amici esclusi ovviamente.
- Nessuno?
Negò con il capo.
- Valentine su molte cose aveva ragione, il Conclave è un organo troppo antico e razzista, hanno visto la tua scomparsa come una manna dal cielo, l’ultima figlia dei Morgensten non c’è più e non potrà più creare problemi.
Creare problemi? Se non era per me non avrebbero mai avuto la runa dell’alleanza, io li avevo resi più forti e questo era il ringraziamento? Lo sapevo che nessuno mi voleva a Idris, avevo visto come mi additavano o screditavano. Sentivo benissimo i loro bisbigli “ la figlia di Valentine”, l’avevano detto talmente tante volte e con così tanto disprezzo che alla fine era ovvio che nessuno mi volesse davvero con loro. Poco importava se possedevo un dono utile. Alla fine erano loro a perderci. Io avevo degli amici e un ragazzo a cui importava davvero di me, sarei rimasta con la mia famiglia e non avrei più messo piede ad Alicante, ma tu guarda! Una fa del bene e si ritrova presa a calci nel sedere, metaforicamente parlando si intende.
- Sono fuggito di nascosto e ho usato un incantesimo localizzante per trovarti. Ci ho messo un bel po’ ma alla fine ci sono riuscito.
- Quindi tu sai come tornare a casa vero? Perché io non ho la minima idea di dove siamo. Prima di scappare ho strappato un po’ di cartine a caso, ma lo sai anche tu che il mio senso dell’orientamento è praticamente inesistente.
- Fammi vedere cosa hai preso.
Gli porsi le cartine e iniziò a ridere di gusto. Cos’avevano che non andavano? Gonfiai le guance indispettita, non la smetteva più e mi stava davvero infastidendo.
- Si può sapere cos’hai da ridere?
Si asciugò le lacrime sotto agli occhi ( che esagerato!).
- Scusa, è che hai preso delle mappe totalmente inutili e tra l’altro sono vecchissime Clary, come pensavi di poterti orientare in questo modo?
- Ma che ne sapevo scusa? Non è che Jonathan mi abbia lasciato tutti questi indizi, ho preso quello che mi sembrava più utile.
- Certo, se volevi finire in un burrone o peggio ancora in un’area popolata solo di demoni ti saranno sicuramente state utili. Tra l’altro questa cartina – e mi fece vedere il foglio a cui si riferiva – parla di un territorio demoniaco, pensavi di farci una visitina?
E riprese a ridere così tanto che per dispetto gli lanciai delle foglie in bocca. Si zittì di colpo ( pura soddisfazione la mia mettere a tacere Jace) e prese a sputacchiare per liberarsi la bocca. Com’era possibile che sembrasse così aggraziato anche quando sputava saliva ovunque? Questo era ingiusto verso noi povere ragazze.
Finalmente libero dalla mia trappola vegetale mi guardò con uno strano luccichio negli occhi, per un momento mi sembrarono strani ma era sicuramente solo una mia impressione.
- Vuoi giocare Fray?
Mi restituì il colpo e mi ritrovai i capelli ( già meravigliosi di per sé) completamente pieni di terra e foglie. Imprecai mentre cercavo di risolvere quel macello, mentre il signorino se la rideva ancora.
Il sole stava già calando e io non avevo ancora mangiato nulla.
Jace si alzò in piedi e mi prese per mano.
- Vieni, prima ho visto una caverna. Di notte non è prudente viaggiare per le foreste, sono piene di nascosti e di demoni e tu non sei in grado di combattere nel caso venissimo attaccati, meglio cercare un riparo.
Non obiettai, aveva ragione come sempre e fiduciosa non potei che seguirlo ovunque mi portasse.
Alla fine la caverna si rivelò più vicina del previsto, anche se conoscendomi non l’avrei vista nemmeno se ci fossi caduta dentro per sbaglio. Non accendemmo il fuoco per evitare che il fumo rivelasse la nostra posizione, non avevo idea se Jonathan fosse già al corrente della mia fuga e non volevamo rischiare.
I morsi della fame però mi stavano uccidendo, il mio stomaco non faceva altro che brontolare e Jace, sentendolo, trattenne a stento un’altra risata e tirò fuori dal giubbotto una tavoletta di cioccolata che presi a divorare in tempo record.
Dovevo accontentarmi per il momento, almeno finché non fossi tornata a casa, poi ci avrei dato dentro con tutte le schifezza più inimmaginabili del mondo.
Mi sedetti vicino al meraviglioso ragazzo biondo, anche solo per sentire il calore del suo corpo vicino al mio. Lui mi strinse a sé, il mio cuore batteva all’impazzata come sempre, quando ero con lui.
Si chinò per baciarmi e io gli andai incontro. Non fu uno semplice sfiorarsi di labbra, ma un vero e proprio divorarsi. Non riuscivamo a staccarci l’uno dall’altra. La mia bocca cercava la sua per rendere quel bacio infinito. Le mie mani vagavano sul suo corpo e lui ricambiava le carezze. Passava il tempo e diventavamo più arditi. Non mi interessava se Jonathan poteva comparire da un momento all’altro, non mi importavano i rischi, l’unica cosa certa era che volevo vivermi appieno questo istante.
Jace si staccò da me con il fiatone.
- Clary fermati. Se fai così non riuscirò a trattenermi ancora per molto.
Lo guardai, gli sfiorai quel viso che tanto amavo.
- Non voglio fermarmi.
Lo vidi inspirare, come se la notizia l’avesse stupito.
- Tu vuoi …
Annuii.
- Tu no?
- Io no?? Lo sentii come ti desidero?
Premette il suo corpo contro il mio facendomi sentire quanto fosse eccitato.
- Se ora non mi fermi Clary ti prenderò, qui, in questa caverna. Farò tutto quello che ho sempre sognato da quando ti ho conosciuta, ma se tu non vuoi allora fermami ora.
Negai con il capo.
- Voglio tutto questo, voglio te. Ho creduto di averti perso e ora che sei qui con me, vivo, voglio stare con te. Voglio sentirti per davvero.
Si chinò a baciarmi dolcemente, ci spogliammo a vicenda, esplorai il suo corpo imparando a conoscerlo. Lui mi trattava come se fossi preziosa. Baciava e vezzeggiava ogni punto di pelle e finalmente, quando lo sentii entrare dentro di me, mi sentii completa per la prima volta da tempo, unita con Jace, il mio vero amore.





I raggi del sole mi svegliarono dal mio sonno. Mi stiracchiai e sentii il mio corpo indolenzito in punti che nemmeno sapevo di avere. Mi girai su un fianco, scivolando fra le braccia di Jace. Il mio ragazzo dormiva ancora, il sole metteva in risalto i suoi capelli biondi e la sua carnagione. Possibile che un ragazzo potesse essere tanto bello? Madre natura a volte era proprio ingiusta. Se potessi guardarmi allo specchio di sicuro avrei visto i miei occhi a forma di cuoricino.
Questa notte era stata eccezionale. Avevo sentito tante storie sulla prima volta, a volte tragiche, altre fin troppo esaustive ma niente mi avrebbe preparato a quello che era successo realmente. Non mi ero mai sentita così bene, mi ero donata alla persona che amavo ed ero ricambiata. Sapevo che Jace aveva avuto altre esperienze ( e dentro di me rosicavo da morire), ma cavolo se era stato incredibile. Non che avessi altri termini di paragone, ma mi era piaciuto da morire. Era stato bellissimo, aveva voluto cose dal mio corpo … che arrossii al solo pensiero.
Lo sentii mugugnare nel sonno per poi aprire gli occhi.
Appena mi vide sorrise tutto contento.
- Ciao
- Ciao
Mi baciò facendomi impazzire come solo lui sapeva fare.
Si tirò su appoggiandosi con la schiena sulla parete della caverna e mi fece mettere a cavalcioni su di lui. Arrossii imbarazzata quando sentii quel … coso più che sveglio.
Jace rise e mi strinse più vicino.
- Imbarazzata? Eppure stanotte mi sembravi piuttosto audace.
- Non prendermi in giro è diverso!
- Cosa sarebbe diverso?
Quelle sue maledette mani tentatrici mi accarezzavano in un modo che dovrebbe essere illegale. Mi baciò di nuovo e mi sciolsi come burro al sole. Lo sentii alzarmi leggermente e capii che stava cercando di rientrare dentro di me. Quando lo sentii scivolare dentro di me non potei far altro che gemere dal piacere.
- Ti sembra diverso Clary?
- Non puoi stare zitto e basta?
Rise mentre ormai con i suoi movimenti mi stava facendo impazzire, le mie mani graffiavano la sua schiena.
- Come la signora comanda.
Che soldatino ubbidiente, si impegnò sul serio per farmi impazzire! Quando raggiungemmo l’apice mi accasciai su di lui che mi abbracciò dolcemente.
Presi ad accarezzargli dolcemente la schiena, sotto le mie mani sentivo i rilievi causati dalle cicatrici, non mi ricordavo che Jace ne avesse.
- Posso farti una domanda?
- Sentiamo
- Come mai hai delle cicatrici sulla schiena?
Lo sentii irrigidirsi, cosa avevo detto di così strano?
- E’ stato Valentine, uno dei suo originali metodi per punirmi da bambino.
- Oh Jace mi dispiace.
- E perché? – mi baciò di nuovo – non sei mica stata tu a frustarmi, anche se, immaginarti nuda sopra di me con una frusta è un’idea allettante tu che dici?
- Maniaco!
Mi fece alzare e si rimise in piedi, distolsi lo sguardo imbarazzata. Lo so che avevamo condiviso una certa intimità ma mi faceva ancora impressione! Ovviamente quel vanesio del mio ragazzo non poteva che gongolare per il mio rossore, a volte è dura stare con qualcuno che si reputa così bello. Si rivestì velocemente, cosa che iniziai a fare anche io.
- Vado a cercare qualcosa da mangiare, tu stai qui va bene? Torno subito.
Mi diede un altro bacio e lo vidi uscire fuori dalla caverna. Attesi il suo ritorno, nel frattempo cercai di dare una sistemata ai capelli. Jace ci aveva giocato per tutta la notte, gli piacevano, me lo aveva sussurrato all’orecchio più di una volta, a volte invece mi chiamava mia bellissima. Sospirai al solo ricordo, ero proprio innamorata persa!
Dopo un po’ di tempo il ragazzo biondo più affascinante di tutti i tempi ( giudizio puramente di parte) rientrò portando con sé vari tipi di frutta.
- Guarda ho trovato anche dei lamponi, so che ti piacciono.
- Li adoro, ma come fai a saperlo?
- Me lo hai detto tu.
Lo guardai pensierosa, quando mai avevo detto a Jace che mi piaceva questo frutto? Dai Clary stai diventando paranoica, semplicemente non te lo ricordi.
Presi a mangiare con gusto, peccato non ci fosse del caffè, allora sì che la giornata sarebbe partita nel migliore dei modi.
- Quando ripartiamo Jace?
- Non ho nessuna intenzione di camminare oggi.
Cosa? Si era ammattito?
- Come no? E come ci torniamo a casa? Non vorrai mica rimanere qui ancora a lungo no?!
- Solo per oggi che ne dici? Una breve vacanza solo io e te, senza scocciatori alcuni.
- Ma se Jonathan ci trova?
- Non ci troverà. Ti fidi di me?
- Certo ma …
- Nessun ma Clarissa e poi per tornare a casa useremo questo.
Mi mostrò lo stilo attaccato alla sua cintura, bene avrei aperto un portale, niente cartine da seguire e nessuna camminata sfiancante. Però perché Jace mi aveva chiamato Clarissa? Non lo faceva quasi mai o al limite quando era arrabbiato da morire con me. Mi vennero i brividi, sentivo che qualcosa non andava. Iniziavo forse a percepire la presenza di Jonathan? Era nella foresta?
Jace vide il mio turbamento e mi chiese cosa avevo ma non dissi niente, non volevo farlo preoccupare.
Rimanemmo ancora nella grotta, l’idea di una piccola vacanza privata non mi dispiaceva affatto, anche se quel senso di pericolo non voleva proprio andarsene.
Il mio ragazzo mi coccolava, mi baciava, parlava con me tranquillamente di cose che non avevo idea gli interessassero. Era bello stare così in pace.
Per pranzo dovemmo accontentarci ancora della frutta, di certo non mi sarei messa a mangiare nessun piccolo coniglietto spaurito, tantomeno crudo!
Poi capii.
Nel pomeriggio, dopo che passavamo il tempo a baciarci, qualcosa nei suoi occhi mi colpì. Una leggera sfumatura nera iniziava a coprire il color ambra. Un nero a me ben famigliare. Anche i suoi capelli stavano iniziando a schiarirsi e a diventare leggermente più corti. Mi staccai da lui di colpo alzandomi in piedi e allontanandomi quanto più possibile.
- Qualcosa non va Clary?
Oddio come avevo fatto a essere così stupida? Come? Ormai il ragazzo davanti a me stava assumendo le sue vere sembianze.
- Ma guarda! L’incantesimo illusorio è svanito. Piaciuta la sorpresa sorellina?
Non volevo crederci, mi sentii male al solo pensiero di quello che avevo fatto. Ero stata ingannata come una stupida! Mi ero lasciata illudere così facilmente e … mi venne un conato di vomito al solo pensarci … avevo fatto l’amore con mio fratello. Sì l’amore non sesso!
- Come hai potuto farmi questo? Mi hai fatto credere che Jace fosse vivo! Ti sei approfittato di me!
- Ah no! Se ben ricordi tesoro, io mi volevo fermare, sei stata tu a volerti concedere così alla leggera.
- Pensavo fossi Jace!
- E invece ero io! Sai un po’ mi ha fatto arrabbiare il modo in cui ti sei concessa. Per fortuna l’unico beneficiante sono stato io.
Iniziò ad avvicinarsi a me lentamente, mentre ormai io ero bloccata alle spalle dalla roccia.
- Non ti avvicinare mostro.
- Mostro? – sorrise perfido – eppure ti piaceva farti toccare da questo mostro. I graffi sulla mia schiena possono confermarlo.
- Non graffiavo te! Non eri tu!
- E invece sì. Pensavi che ti avrei lasciato andare via così? C’è un incantesimo sulla villa. Ho scoperto subito che eri fuggita e per fortuna non ero particolarmente distante. Sola nel bosco, una facile preda per uno come me, che questi territori li conosco a menadito. E’ bastato un semplice incantesimo e ti sei gettata spontaneamente fra le mie braccia.
- Non l’avrei mai fatto se l’avessi saputo! Dovevo capirlo che eri tu! Le cicatrici sulla schiena, la storia dei lamponi, quello strano sguardo che facevi ogni tanto.
- Eppure hai voluto crederci lo stesso e guarda come è finita.
Ormai mi aveva raggiunto bloccando ogni mio tentativo di fuga.
- Abbiamo fatto l’amore Clary, questo non ha significato niente per te?
- Non era con te che lo stavo facendo!
- Ero io! Era a me che chiedevi di darti di più, di prenderti. Io ti ho dato piacere non Jace! Puoi illuderti come meglio credi ma è me che hai desiderato. Sono state le miei carezze a darti piacere. Hai fatto tutto quello che ti ho chiesto, mi hai dato completamente accesso al tuo corpo, hai fatto tutto tu sorellina, io non ti ho costretto a fare niente.
Era vero, era tutto maledettamente vero. L’avevo chiesto io, e questo rendeva tutto più difficile da accettare. Non potevo dire che non mi fosse piaciuto, perché in verità avevo adorato ogni singolo istante, ogni singolo momento.
Cercai di allontanarlo, non poteva finire davvero così. Lui mi afferrò i polsi, ma nella foga lo colpii con una ginocchiata all’inguine. Si piegò dolorante e io ne approfittai per allontanarmi. Cercai di uscire dalla grotta ma lui mi buttò a terra. Non riuscivo a scappare. Tentai di dargli un altro calcio ma questa volta mi bloccò. Non avevo niente con cui difendermi. Pugni e calci su di lui non avevano effetto. Con una mano riuscii ad afferrare un sasso lì vicino e glielo calai con forza in testa, ormai stavo diventando un’esperta. Per un momento cadde a terra dolorante, un rivolo di sangue che gli colava dalla fronte, una ferita che sotto i miei occhi stava già guarendo. Non potevo aspettare ancora, presi lo stilo dalla sua cintura e iniziai a disegnare velocemente un portale. Jonathan stava iniziando a rialzarsi ma ormai era troppo tardi. Mi gettai nel varco e l’ultima cosa che vidi fu mio fratello che cercava di raggiungermi.

 

Quando riaprii gli occhi non riuscii a trattenere le lacrime per la gioia. Finalmente a New York, finalmente a casa.




ANGOLINO DI MARLOWE
 

Salve gente! Lo so cosa state pensando, oggi non è sabato, perché questa pazza sadica svitata ( tutti aggettivi incantevoli che ultimamente mi rifilate) aggiorna? Semplice, il mio capo ha pensato di far rientrare solo e unicamente me in tutta l’azienda dalle ferie. Bello eh? No … una noia mortaleeeeeeee! Ho pulito ogni singola superficie esistente ( presa dalla depressione una fa anche questo, contando poi che il primo giorno era una magnifica giornata di sole … avete capito!), quindi adesso, sola e annoiata (anche se ora sono fuori dall'orario di lavoro) ho pensato di aggiornare con un giorno di anticipo, vi dispiace?
Visto il trucco??? Jace non era Jace! Io l’avevo detto che era morto ma voi pensate sempre il peggio! Quando dico una cosa di solito è quella fidatevi. Il caro Jonathan si è dato da fare, povero lui, è vero non l’ha costretta ma non è che si sia fatto molti problemi vero? Ma lo adoriamo anche per questo.
Aspetto come sempre di sapere cosa ne pensate.
Kiss
Mar

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9


 
CLARY


 
Quasi stentavo a crederci, io, Clarissa Fray, ero riuscita a scappare. Quando avevo visto Jace trasformarsi in Jonathan avevo temuto il peggio e lo ammetto, una buona dose di shock. Pensavo di non aver più via di fuga e invece ce l’avevo fatta. Ero a casa, senza di lui. Gli avevo rubato lo stilo per aprire un portale, quindi non mi sarebbe corso dietro immediatamente per venirmi a riprendere, doveva tornare alla villa no? Sperai vivamente che mio fratello non avesse altri super poteri utili e assolutamente snervanti. Mi aveva giocato proprio un brutto tiro, ma quale persona normale di mente si fingerebbe il tuo ex ragazzo morto? Nessuno vero? E la cosa che mi faceva più rabbia era l’ aver fatto l’amore con lui. Potevo negarlo quanto volevo, potevo farmi film mentali all’infinito, ma la sola verità era che Jonathan aveva ragione. Lui non mi aveva costretto, avevo fatto tutto io, lui si era persino offerto di fermarsi! Ma io no! Figuriamoci se potevo per una volta fare la brava e innocente ragazza e accettare il primo atto di cavalleria da parte sua. Quando mai! Dovevo per forza complicarmi la vita da sola, si poteva essere così idioti?
Ma soprattutto … perché cavolo non avevo aperto un portale vicino a casa di Luke? Dovevo per forza aprirlo vicino al Pandemonium? A cosa stavo pensando in quel momento? Ah già, a scappare il più lontano possibile dal mio fratellino. Che giornata orribile! Riassunto delle mie sfighe personali? Avevo perso la verginità con mio fratello, ero riuscita a tramortirlo e a fuggire con il suo stilo, stilo che ora si è rotto a causa del mio dolce peso, non ho soldi per chiamare un taxi e nemmeno un cellulare per avvisare qualcuno, devo farmela a piedi fino a casa di Luke, sembro una barbona, ho fame, e sto borbottando da sola in mezzo alla strada con la gente che mi guarda male e si scansa al mio passaggio. Che dire? Certe volte non vale proprio la pena svegliarsi la mattina.
Basta lamentarti Clary, inizia a muoverti! Le vie di New York erano familiari e riuscivo ad orientarmi perfettamente. Quante volte ero passata di lì in compagnia di Simon? La vista dei negozi, delle persone al cellulare avevano il potere di tranquillizzarmi. Alla fine rimanevo sempre una mondana, non importava che sangue avevo nelle vene, ero cresciuta in questo mondo e solo qui riuscivo a sentirmi completamente a mio agio.
Il mondo degli Shadowhunters era affascinante e pericoloso. Da bambina crescevo con la convinzione che una volta grande avrei vissuto mille avventure, ora ero uscita viva a malapena da tre e già volevo il pensionamento anticipato.
Luke viveva in periferia, in una casetta piccola e molto graziosa. Le mie estati ero solita trascorrerle lì insieme a mia madre e al mio migliore amico. Ci arrampicavamo sugli alberi, facevamo il bagno nel laghetto, era un luogo pieno di bei ricordi. Chissà se in casa c’era qualcuno. Ma in fin dei conti dove altro potevo andare se non lì? All’istituto no di certo, sarei stata al sicuro ma nessuno desiderava la mia presenza e soprattutto non ero sicura che i Lightwood fossero rientrati da Idris, loro mi sopportavano per merito di Jace, ma senza di lui avrei avuto lo stesso una bella accoglienza? Andare a casa di Simon mi sembrava un po’ azzardato, e se Jonathan era già sulle mie tracce? Non potevo rischiare di portarlo a casa di persone innocenti, dopotutto Valentine sapeva già dove abitava il mio amico vampiro. No, Luke era la scelta migliore.
Ci misi un’ora e mezza per arrivarci, i piedi stavano gridando pietà e il mio aspetto era peggiorato ulteriormente. Capiamoci, non sono una persona vanesia, ma lo ammetto quando faccio proprio schifo e in questo momento ero oscena! Sudata e puzzolente, i capelli un groviglio informe, il bel vestitino che avevo indossato era ridotto a uno straccio. Non vedevo l’ora di farmi una doccia e di mangiare qualcosa.
Mi avvicinai alla porta e bussai con decisione, erano le sette di sera, in casa ci sarà ben qualcuno no? In caso contrario non mi sarei fatta troppi problemi a scassinare la serratura, o almeno ci avrei provato.
Sentii dei passi pesanti avvicinarsi e quando la porta si aprì vidi Luke. Sembrava stanco e sciupato, mi sembrava anche dimagrito. La solita camicia in flanella gli pendeva un po’ addosso.
- Clary?
Annuii felice e lui mi abbracciò con calore, mi lasciò andare solo quando si reso conto che mi stava soffocando. Mi scrutò in cerca di ferite o qualche altro segno di violenza, sospirò contento quando constatò che ero illesa, fisicamente almeno.
- Per l’Angelo Clary dove sei stata?
- Luke che succede?
La voce di mia madre proveniva dalla cucina, non ricevendo risposta si avvicinò all’ingresso e lanciò un urlo quando mi vide, le ero forse mancata?
Mi strinse a sé, mi accarezzò i capelli ( che coraggio) e iniziò a sparare domande a raffica sul dove fossi stata e come avevo fatto a tornare.
- Jocelyn lasciala respirare, vieni Clary sarai stanca, hai un’aria …
- Sporca?
- Non volevo dirlo, ma visto che l’hai precisato tu direi di sì.
Sorrisi, mi era mancato davvero molto. Prima di iniziare con l’interrogatorio che sicuramente sarebbe scaturito da lì a poco, andai in bagno per scrostarmi il corpo dal tutto il sudiciume accumulato. Era davvero rigenerante l’acqua calda su un corpo stanco e soprattutto senza guardoni che ti spiano mentre ti lavi.
Finalmente fresca e pulita, con dei capelli che rasentano quasi la normalità, indossai dei pantaloncini e una canottiera e raggiunsi la mia famiglia in cucina. Quell’angelo di uomo aveva cucinato per me, e per fortuna perché se era mia madre avrei rischiato una lavanda gastrica. Era un semplice piatto di pasta ma lo divorai con ferocia, la frutta sarà pure salutare ma non ti riempie poi così tanto. Aspettarono con calma che finissi e poi iniziò l’ interrogatorio vero e proprio, il detective Luke sembrava molto preoccupato in effetti.
- Allora Clary dove sei stata?
- Dopo la battaglia, mi sono svegliata in una cella. Non so esattamente per quanto sono rimasta priva di sensi, ma è il primo posto che ho visto quando mi sono svegliata. Poi ho scoperto che il mio carceriere era Jonathan.
Mia madre sussultò quando sentì quel nome, era sempre un tasto dolente per lei, il figlio che aveva desiderato ma che considerava solamente un mostro. Continuai il mio racconto.
- Jonathan mi ha condotto fuori dalla cella, ha curato le miei ferite, procurato vestiti, si è preso cura di me. Ieri era uscito e mi aveva lasciato da sola con il suo amico come cane da guardia, con un po’ di astuzia l’ho messo fuori gioco e sono scappata.
- Basta?
- Basta.
Non raccontai dell’incantesimo illusorio, né del fatto che avevo passato la notte con mio fratello, a loro non doveva interessare e soprattutto non avevo alcune intenzione di far sapere loro certi particolari. Mi resi conto che nel mio racconto avevo dipinto Jonathan come un bravo ragazzo, come un salvatore più che un carceriere, perché? Perché non raccontavo loro la verità? Ma già mi immaginavo a dire a mia mamma “ Sai mammina, il tuo caro figliolo mi ha tirato fuori dalla cella dopo avermi curato, mi ha spiato mentre facevo la doccia per ben due volte. Ha organizzato un’incantevole gita per me dove mi ha baciato. Ha ristrutturato una bellissima villa per la nostra futura vita insieme e soprattutto abbiamo fatto l’amore. Oh si mammina cara ci abbiamo dato dentro come due conigli in calore e tuo figlio è proprio un amante pazzesco”. Io dico che ci rimane secca se gli dico una cosa del genere.
 Meglio tacere e far credere loro che ero scappata e che non era successo niente.
- Tutto qui Clary?
Annuii.
In fin dei conti non avevo raccontato nessuna bugia, ero stata trattata come un’ospite di riguardo in quella casa, omettere certi dettagli non avrebbe cambiato niente. I miei genitori mi guardavano in cerca di qualcosa, menzogne forse, ma non avrebbero trovato niente. Non avevo ferite di alcun genere, quindi perché dovevano dubitare della mia parola?
Luke prese una mia mano fra le sue e la strinse con affetto.
- L’importante è che ora tu sia a casa Clary, finalmente sei al sicuro.
Speravo vivamente fosse vero, ma una cosa avevo capito di mio fratello, non si arrendeva mai. Avrebbe lottato fino ad ottenere quello che desiderava e in questo caso ero io.
Mia madre continuava a fissarmi in silenzio, la guardai a mia volta per capire cosa avesse, sembrava così contenta prima e invece ora si era rinchiusa in un mutismo ostinato. Che le avevo fatto?
- Forse è meglio se vai a dormire Clary, hai l’aria stravolta. Domani poi sarà una giornata estremamente pesante.
Bravo Luke, ottimo suggerimento, una dormita come si deve è proprio quello di cui ho bisogno … perché pesante?
- Perché pesante?
- Dobbiamo andare all’Istituto, vedrai saranno contenti di rivederti.
Speriamo!
Andai nella mia camera e mi gettai sul letto, non era morbido come quello della villa ma mi addormentai comunque.
 
 
 
Il sogno che stavo facendo era stupendo. Mi trovavo in un’isola sperduta e stavo prendendo il sole senza che nessuno mi venisse a disturbare. Ero servita e riverita da molti camerieri, uno di loro assomigliava in modo preoccupante a Sebastian ma non ci badai più di tanto, ogni mio capriccio era esaudito, ero in pace. Mi stavo abbronzando bevendo un the ghiacciato, quando mia madre pensò bene di interrompere il mio sogno aprendo la porta di botto e facendola sbattere contro il muro.
Perché ultimamente nessuno mi lasciava dormire? Ma soprattutto perché dovevano svegliarmi sempre così bruscamente?
- Svegliati Clary, i Lightwood ci aspettano.
Ma facciamoli aspettare no? Non avevo nessunissima voglia di incontrarli. Mi alzai dal letto trascinandomi fuori come se fossi uno zombie. Mi lavai velocemente e indossai un paio di jeans e una maglietta a maniche corte.
Luke era già in sala da pranzo e aveva preparato una colazione abbondante. Riempii il piatto con ogni genere di cibo presente, i waffle, la pancetta, le uova strapazzate, jogurt, e soprattutto caffè! Santo, santissimo caffè! Avevo detto che una volta tornata a casa mi sarei ingozzata con tutte le schifezze esistenti? Ebbene mantenni fede alla promessa. Mia madre mi guardava leggermente disgustata, tanto mica si era persa lei nei boschi senza niente da mangiare, guardasse il suo di piatto!
 

La colazione venne consumata nel più totale silenzio, nemmeno una mosca volava. Fin troppo presto per i mie gusti dovemmo uscire per andare dai Lightwood.
Il furgoncino di Luke non sarà stato proprio nuovo e in buono stato ma era comodo ugualmente. Per una volta non c’era nemmeno tanto traffico, fatto strano a New York. Parcheggiammo davanti all’Istituto. All’inizio pensavo fosse una costruzione magnifica, così piena di storia e architettonicamente parlando davvero magnifica. Ora mi dava solo un senso di ansia. Più ci avvicinavamo al portone, più il senso di oppressione aumentava.
Entrammo in silenzio e salimmo sull’ascensore. Appena le porte si aprirono trovammo Churc ad attenderci per guidarci fino ai residenti di quella struttura.
Ci condusse fino alla studio di Maryse, ci ero già stata una volta e non fremevo particolarmente per ripetere l’esperienza. Luke bussò educatamente alla porta ed entrammo.
Alla scrivania era seduta la signora Lightwood, donna impassibile con sguardo freddo e austerità che trasudava da tutti i pori. Isabelle assomigliava moltissimo a sua madre, ma lei aveva una scintilla di vitalità che la donna invece non aveva, o semplicemente era scomparsa. La morte di Max e Jace dovevano averla davvero distrutta, non vedevo Robert però.
Ci fece accomodare su delle sedie e mi pregò di raccontare cos’era successo. Diedi la medesima versione che avevo già dato ai miei genitori. Ascoltò attentamente ogni mia parola, niente trapelava dal suo sguardo. Alla fine del racconto rimase un attimo in silenzio e poi sospirò gravemente.
- E’ davvero questa la verità Clary?
- Sì.
- Quindi non ti è stato fatto alcun male giusto?
- No
- Allora perché sei tornata?
Come scusa? Devo aver capito male l’ultima domanda. Mia madre seduta al mio fianco si irrigidì e iniziò a guardare la sua vecchia amica con odio, cos’era successo in mia assenza?
- Come sarebbe a dire perché sono tornata?
Ennesimo sospiro da parte sua.
- Mi metti in una brutta posizione Clary. Devo segnalare la tua ricomparsa al Conclave.
Scusate se sono tonta, ma davvero continuavo a non capire quale fosse il problema.
- Signora Lightwood non capisco davvero quale sia il problema.
- No? Eppure è tanto semplice.
- Evidentemente sono una ragazza molto stupida! Che c’è si può sapere?
La pazienza è un dono di cui sono sprovvista, soprattutto se uno ti guarda come se fossi un insetto.
- Il Conclave, dopo la tua scomparsa, aveva dato per scontato una tua possibile dipartita. Erano piuttosto, mm, come spiegartelo … entusiasti di non avere più Morgensten in circolazione.
- Entusiasti?
- Sì cara, invece sei tornata e non solo la figlia di Valentine riappare, ma ci porta la notizia che il fratello è ancora vivo! Capirai anche tu che sono pessime notizie.
No, io non capivo proprio niente! Il Conclave preferiva sapermi morta piuttosto che in buona salute. Jonathan su questo punto non aveva mentito.
- Sarebbe stato meglio per tutti se tu fossi rimasta con tuo fratello Clary, non prendertela a male cara ma sei portatrice di disgrazie.
Questo era il colmo! Mi alzai dalla sedia facendola stridere, un suono fastidioso per le orecchie ma non me ne curai, se le rigavo il pavimento era pura soddisfazione. Ero talmente arrabbiata in quel momento che avrei picchiato Maryse Lightwood con la prima cosa a tiro.
- Non me la devo prendere dice? Cara? Sa dove se lo può mettere questo cara?
Luke cercò di farmi sedere di nuovo ma scansai la sua mano.
- Voi tutti dovreste essermi grati per la runa che vi ha protetti! Senza le mie capacità sareste morti! Questo è il ringraziamento? Mi state punendo solamente perché sono la figlia di Valentine?
- Hai il suo stesso sangue nelle vene, hai anche tu un cuore di tenebra come lui. Guarda che fine ha fatto Jace, morto a causa tua. Se non fosse stato per te, sarebbe stato con noi sul campo di battaglia, sarebbe vivo! Invece si è dovuto innamorare del nemico, uno dei più grandi Shadowshunter è morto.
- Io amavo Jace! Come può accusarmi della sua morte?
- E’ la verità. Per ordine del Conclave sarai esonerata da tutte le normali attività di caccia e ti è proibito rimettere piede ad Alicante.
- Bene! Chi ci vuole tornare nella vostra città! Siete ciechi e ottusi, retrogradi e razzisti. Mi vergogno persino di aver creduto di poter diventare come voi.
- Non calcare troppo la mano ragazzina.
- Non calcare un paio di scatole! Meglio essere una mondana che una cacciatrice con il cuore avvizzito come lei.
Mi alzai e uscii sbattendo la porta. Non mi importava di lasciare indietro Luke e mia madre, non avevano detto niente in mia difesa, erano rimasti zitti tutto il tempo. Ero talmente arrabbiata che avevo bisogno di prendere a calci qualcuno. Presa dall’ira che continuava a crescere non mi accorsi nemmeno della ragazza che mi sbatté al muro.
Una presa salda al mio collo mi tenne inchiodata alla parete, quando misi a fuoco il viso del mio aggressore rimasi stupita di vedere Isabelle.
Aveva uno sguardo feroce.
- E così sei davvero tornata.
- Isabelle lasciala!
Guardai alle spalle della ragazza e vidi Alec Lightwood che cercava di allontanare la sorella da me. Per fortuna era abbastanza forte dal riuscirci, l’aria stava iniziando a scarseggiare.
Isabelle si staccò da me, non l’avevo mai vista così furiosa.
- Alec mollami.
Il fratello titubante la lasciò libera e per fortuna quella furia non mi si scagliò ulteriormente contro.
- Avevo desiderato solo una cosa, ma ovviamente non posso essere così fortunata! Si può sapere perché non sei morta?
Questa giornata era proprio idilliaca non c’è che dire.
- Tu sei la causa di tutto. Per colpa tua ho perso due dei miei fratelli! Te l’avevo già detto, desideravo solo che la mia famiglia si allontanasse da te, ma ovviamente tu devi sempre tornare per portare guai e guarda qual è il risultato! Jace è morto, morto perché amava una come te. Un essere insignificante che a ben guardarti non hai nulla di speciale.
Evidentemente madre e figlia avevano letto lo stesso copione, oppure condividevano lo stesso cervello. Perché davano a me le colpe di tutto? Non ero stata io a uccidere Max, non avevo accolto di certo io in casa il falso Sebastian Verlac. Non avevo obbligato Jace ad amarmi ma ovviamente Miss-guardate-tutti-me non riusciva proprio a capirlo. Ero stata l’intrusa nel loro meraviglioso trio dal primo giorno, prima Alec non mi sopportava perché innamorato del suo parabatai e lei perché non era più l’unica donna a godere di attenzioni.
- Piantala Isabelle, non è giusto e tu lo sai.
Questo mi sconvolse davvero, Alec non mi aveva per niente in simpatia, era strano che mi difendesse, ma ovviamente non fui così stupida dal negarmi questo appoggio.
- Si che è giusto. Lei doveva morire non loro!
Forse era il caso che prendessi parte alla discussione, non mi ero fatta mettere in testa i piedi dalla madre, figuriamoci se avrei permesso a una ragazza della mia stessa età di umiliarmi in quel modo.
- Non ho ucciso io Max e nemmeno Jace. Amavo Jace! Pensi davvero che la sua morte mi lasci indifferente? Pensi di essere la sola a soffrire?
- Perché forse ti manca? Ma fammi il piacere, gli ronzavi attorno solo per avere un po’ di attenzioni.
Questo era decisamente troppo e se proprio vogliamo puntualizzare, quello che girava intorno era lui, non io.
- Penso che tu mi confonda con te stessa Isabelle. Non sono io quella che frequenta soggetti poco raccomandabili per attirare le attenzioni. Amavo Jace e lui amava me, è questo il problema? Il fatto che nessuno provi un sentimento del genere per te? Se tu non sei stata in grado di proteggere i tuoi due fratelli è inutile che poi scarichi la rabbia su di me. Non li ho uccisi io!
- Come ti permetti razza di …
Mi si lanciò contro ma questa volta ero pronta a riceverla, non tornavo da una prigionia di Jonathan per farmi battere dalla prima isterica che trovavo.
Fermai le sue mani e le diedi una ginocchiata nello stomaco, con tutta la rabbia che in una sola mattinata ero riuscita a provare. Lei voleva accanirsi contro di me? Io potevo fare lo stesso, ma a differenza sua io avevo più autocontrollo. Si accasciò al suolo iniziando a singhiozzare, ne io ne Alec la toccavamo. Io perché non avevo l’affetto necessario per superare tutti gli insulti, il ragazzo perché conosceva il suo carattere e sapeva che era peggio non compatirla.
- Ti odio Clary, ti detesto, se solo non ti avessimo conosciuto.
- Tu cosa? Saresti stata più felice? Max e Jace sarebbero vivi? Non dire sciocchezze Isabelle. Quando l’ho conosciuto aveva un tale istinto suicida che dubito seriamente sarebbe riuscito a rimanere vivo per molto.
- Non è vero, era felice con noi! Eravamo la sua famiglia.
La guardai, questa volta solo con compatimento, la fredda e spietata Isabelle Lightwood ridotta a singhiozzare come una bambina. Anche se mi faceva pena non ero intenzionata a rimanere ancora lì per farmi insultare, salutai Alec con un cenno del capo e uscii dall’Istituto.
Il Conclave non volava avermi più fra i piedi, preferivano sapermi morta o vivere nella speranza che prima o poi Jonathan mi avrebbe ucciso. Avevo fatto tanta fatica per scappare per nulla? L’unico contento del mio ritorno per ora era Luke!
Mentre mi lasciavo l’Istituto alle spalle mi rimaneva solo una persona da chiamare, forse lui sarebbe stato felice di rivedermi.
Scorsi la rubrica fino al nome di Simon e attesi.
 


 
 
JONATHAN


 
 
Ero arrabbiato, a stento riuscivo a controllarmi. Come accidenti avevo fatto a sottovalutarla in quel modo? Era fuggita per ben due volte, una sotto la sorveglianza di Sebastian e una sotto la mia.
La piccola disgraziata mi aveva rubato lo stilo e se ne era tornata a casa sua, poco ma sicuro, dove altro sarebbe potuta andare?
Se l’incantesimo illusorio non fosse terminato sarei riuscito a riportarla alla Villa insieme a me, invece era svanito e lei si era spaventata urlando come una pazza. Quante storie aveva fatto, aveva scoperto che aveva perso la verginità con me e allora? Era giusto che fosse così, e io ne ero oltremodo soddisfatto. Come si dice, il fine giustifica i mezzi. La volevo e l’avevo avuta, più volte. Chissà se l’aveva già raccontato alla nostra cara madre, avrei voluto vedere la scena.
La villa era silenziosa, più del solito intendo, i domestici mi evitavano come la peste, avevano capito che non era giornata. L’unico rumore proveniva dal divano in sala, dove Sebastian continuava a lamentarsi per il dolore alla testa, non importava che gli avessi già fatto una runa di guarigione, gli piaceva fare il melodrammatico.
Presi del ghiaccio e tornai da lui, glielo posai malamente sulla testa, anche se non serviva visto che era già guarita, visto che fingeva tanto valeva farlo realisticamente.
Io mi sedetti sulla poltrona e rimuginavo fra me e me sul da farsi. Andare a prenderla ora era una follia pura e semplice, ormai sapranno che non sono morto e che lei è il mio obiettivo, avrà una sorveglianza molto stretta.
- Mi dispiace amico.
Guardai il mio migliore amico, sembrava davvero dispiaciuto, e volevo ben vedere! Si era fatto mettere ko da una ragazza che pesava la metà di lui e pure io non ero da meno.
- Mi domando ancora come sia possibile che sia riuscita a stenderci entrambi colpendoci alla testa.
- Io l’avevo detto che tua sorella stava tramando qualcosa, ma mai mi sarei aspettato che mi frantumasse il cranio con una statuetta, tra l’altro particolarmente rara e preziosa. Ora è sporca di sangue, ha rovinato un’opera d’arte.
- Dubito che le interessi, e tanto la tua testa non ha subito danni, non puoi diventare peggio di come sei già.
- Ah ah, che gentile. Comunque ora che hai intenzione di fare? Vai subito a riprenderla?
- No, se lo aspetta, facciamo calmare le acque prima.
Mi guardò sorpreso.
- Hai davvero intenzione di aspettare ancora? Ma ti senti bene?
- Più che bene.
- Non mi hai raccontato cosa è successo nel bosco, ti ho visto solo infuriato.
Risi.
- Ho voluto giocare un po’ con la mia sorellina. Ho preso le sembianze del caro Jace e lei subito è corsa ad abbracciarmi. Abbiamo fatto l’amore.
- In quel senso?
- Perché ne esiste un altro?
- E quando ha capito che eri tu?
- Vuoi dire molte ore dopo? Ha dato di matto e ha cercato di scappare lontano da me.
- Non ti offendere amico ma sei stato proprio uno stronzo.
Scrollai le spalle, stronzo o no, l’avevo avuta.
- Almeno ti sei tolto lo sfizio, ora ti è passata l’ossessione no?
- L’ossessione? Credo che tu non abbia capito Sebastian, io l’ho avuta e l’avrò ancora, e sarà così per sempre. Lei è mia e di nessun altro e presto lo capirà anche lei.
Capito Clary? Aspettami amore vengo a prenderti.
 



 
ANGOLINO DI MARLOWE
 
Come preannunciato settimana scorsa eccomi con il nuovo capitolo di venerdì! Ma non fateci l’abitudine, da settimana prossima si torna con l’aggiornamento al sabato. Che bell’accoglienza ha ricevuto Clary vero? Chi ha bisogno dei nemici con degli amici così? Speriamo che almeno Simon sia felice di rivederla, l’autrice pensa di sì, vediamo cosa mi verrà in mente poi. Breve spazietto per Jonathan, lui e il suo amico sono arrabbiati perché una ragazzina gli ha bellamente battuti, mi pare giusto … potere alle donne!
Come sempre aspetto un vostro giudizio! E speriamo che domani ci sia il sole, non mi va di agghindarmi con un bel vestito per poi stare sotto la pioggia.
Kiss
Mar
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10



 

CLARY

 

Ero seduta comodamente sulle poltroncine del Java Jones. Avevo sentito Simon per telefono e sembrava contento nel sapermi sana e salva, mi avevo chiesto se stavo bene, cos’era successo e dove ero stata. Non sembrava arrabbiato, non anche lui per fortuna.
Il luogo dei nostri appuntamenti era sempre questo locale, non aveva nulla di speciale, nessun arredamento fantastico, nessun cameriere carino, ma era accogliente e piaceva ad entrambi, la clientela era prettamente giovanile, si organizzavano tante serate con musica e il caffè era ottimo e questo era fondamentale per me.
Avevo ordinato una tazza di cappuccino e ora stavo aspettando il mio migliore amico. Si possono dire tante cose di lui, è simpatico, intelligente, fissato con i giochi di ruolo, un nerd fatto e finito insomma, ma era una persona sincera e leale.
Ogni volta che la campanella della porta suonava mi giravo sperando di vederlo entrare, ormai avevo un crampo al collo e ogni volta rimanevo delusa, ma quanto ci metteva? Eppure non era un ritardatario, di solito se gli davo un appuntamento arrivava persino dieci minuti prima e invece ora lo stavo aspettando da ben venti minuti, il cappuccino era finito e non avevo la voglia di alzarmi per andarmene a prendere un altro e sinceramente dubitavo che tutta questa caffeina mi facesse bene.
Il mio migliore ( dopo l’attesa questo è ancora da decidere) amico arrivò dopo trentatré minuti di ritardo, appena mi vide mi abbracciò dando spettacolo nel locale.
Mi staccai da lui e presi ad osservarlo meglio. Aveva cambiato il taglio dei capelli, evidentemente per nascondere il marchio di Caino che gli avevo fatto. Il viso era sciupato ed era estremamente pallido, non si nutriva da un po’, ma i vampiri non doveva essere sempre super sexy? Simon era difettoso per caso?
- Allora Fray dove sei stata?
Dovetti rispiegare tutta la storia d’accapo, solo che a lui raccontai la versione integrale, dal risveglio al fattaccio. Inutile dire che diventò più cadaverico di come già era, strinse i pugni pronto a distruggere qualche tavolino, cosa che non poteva fare per due semplici motivi: avrebbe rivelato al mondo di essere un super adolescente forzuto e poi non avevamo i soldi per ripagare i danni.
Cercai di calmarlo, anche se sinceramente ci voleva qualcuno che calmasse anche me. Fece un grande sforzo di volontà per trattenere la sua furia, digrignava i denti e per un istante temetti si staccasse i canini da vampiro.
Se lui aveva reagito così mi immaginavo mia madre, per fortuna ero stata zitta.
- Fammi capire bene Clary, Jonathan ti ha rapito, curato, guardato mentre facevi la doccia e trattato come un ospite.
Annuii con la testa per confermarglielo.
- Ha organizzato una gita, ti ha baciato e ha ristrutturato una villa sempre per te.
- Giusto.
- Poi sei riuscita a scappare e lui ha preso le sembianza si Jace ed avete fatto sesso.
Riassunto favoloso!
- Sono deluso Fray, ho sempre pensato che sarei stato io il primo dei due a far sesso per la prima volta.
Gli rifilai un pugno piuttosto forte sul braccio, non aveva altro da dire? Io gli raccontavo le mie mirabolanti avventure e lui se ne usciva con questa frase del cavolo? Scusa se non sono stata in grado di rimanere vergine per aspettare che tu facessi i tuoi comodi. Il bello di essere migliori amici è il fatto che non c’era bisogno che io gli dicessi a voce queste cose, dal mio sguardo assassino le capì da solo. Si schiarì la voce per l’imbarazzo e assunse un tono mortificato.
- E’ stato davvero un mostro a farti questo Clary. Non te lo meritavi.
L’omicidio è ancora un reato? Ma poi uccidere un ragazzo che è già morto può essere ritenuto un crimine? No vero? Perché non la piantava di scherzare?
- Piantala di lanciarmi occhiatine omicide Fray. Quello che hai passato è stato terribile è vero, ti ha illuso e questo ti ha ferito. Ma dal punto di vista maschile provo leggermente ammirazione nei suoi confronti, si è studiato un piano efficace per averti e c’è riuscito!
- Grazie eh! Sono sicura che i tuoi complimenti gli faranno molto piacere.
- Piantala di fare l’arrabbiata.
- Ma io sono arrabbiata!
- Si è vero con i Lightwood ma non con tuo fratello.
- Anche con lui invece!
- La Clarissa Fray che conosco si sarebbe messa ad urlare, strepitare, picchiare i piedi per terra, sferrato qualche pugno per una cosa del genere. Invece gli hai dato solo un misero sasso in testa.
- Era più forte di me dal punto di vista fisico.
- Oh andiamo, a scuola hai tirato una gomitata nello stomaco ad Andrew Lagos solo perché aveva osato mordere la tua barretta al cioccolato, e vuoi farmi credere che per una cosa del genere non avresti trovato il modo di fargli molto male? Vuoi sapere la verità Clary?
No non volevo, ma la mia stupida boccaccia non al momento era scollegato dal cervello.
- Sentiamo questa benedetta verità.
- Tu non sei pentita di esser stata con Jonathan, anzi dal tuo racconto oserei dire che ti è piaciuto parecchio.
Probabilmente sembravo un pesce con la bocca aperta per lo stupore.
- Allora non dici niente? Non lo neghi neanche? Dai Fray dammi qualche soddisfazione.
Fra un po’ gli facevo ingoiare la tazzina del cappuccino se non la piantava di dire assurdità. Cosa dovevo negare esattamente? Ormai l’avevo capito anche io che quello che era successo nella grotta mi era piaciuto. Insomma sono una ragazza adolescente con gli ormoni a mille e la nottata, per non parlare del mattino dopo, erano stati magnifici. Avevo fatto l’amore credendo si trattasse di Jace, mi ero concessa a lui e poi avevo scoperto che il ragazzo che mi aveva fatto provare tutte quelle emozioni era mio fratello. Non potevo negare quello che avevo provato, a Idris quando Jonathan mi aveva baciato avevo sentito che qualcosa non andava, che c’era qualcosa di sbagliato in quel gesto, ma né alla villa né in quella maledettissima grotta avevo sentito niente di tutto ciò. Era così giusto quello che avevamo fatto, i suoi baci, le sue carezze, tutto sembrava perfetto. I nostri corpi erano fatti per appartenersi ed ero stata felice nel farmi fare tutto quello che voleva. Per l’Angelo, Jonathan era stato sfrenato e passionale, quando entrava dentro di me mi sentivo così completa! Ma era giusto tutto ciò? Eravamo fratelli, era un incesto, ma a dirla tutta non eravamo cresciuti insieme, il nostro sangue era lo stesso ma nessuno dei due trattava l’altro come se fosse un suo parente. Jonathan mi trattava come la sua donna e voleva questo da parte mia, non amore fraterno, voleva me e basta e io mi ero concessa a lui.
- E’ vero, mi è piaciuto.
- Ok, visto che non era difficile da ammettere? Quindi ora che hai intenzione di fare? Hai raccontato a qualcun altro di questa storia?
- Ma sei matto? Già mi hanno etichettato come calamità per tutti gli Shadowhunters sapendo che sono la figlia di Valentine, figurati se confesso il rapporto che ho avuto con mio fratello! Non so se hai notato ma non siamo particolarmente amati a Idris.
- Chissà perché non rientriamo mai nel gruppo delle persone popolari vero?
- Sarà perché non sono abituati a tipi carismatici come noi. Per quanto riguarda il da farsi non ho nessuna idea. Insomma non sono più una cacciatrice e ho lasciato la scuola. Suggerimenti?
- E li chiedi a me? Sono un vampiro che rimarrà con lo stesso aspetto per sempre, nemmeno io per ora ho molte prospettive per il futuro.
- Non posso stare a casa come una reclusa. Forse potrei trovarmi un lavoretto che dici? Giusto per passare il tempo. Poi chissà, l’anno prossimo potrei riscrivermi a scuola e finire gli studi.
- Non dimentichi qualcosa?
- Cioè?
- Non pensi che tuo fratello tornerà a cercarti?
Mi alzai dalla poltrona pronta per uscire. Jonathan sarebbe tornato? Quando?
- Per come stanno andando le cose non mi dispiacerebbe affatto. Dai usciamo da qui, voglio tornare a casa e farmi una dormita.
- Come comanda capitano!




 

Avevo salutato Simon ed ero tornata a casa di Luke. Non c’era nessuno e per un momento mi domandai dove fossero. L’appuntamento all’Istituto ormai era finito, perché nessuno era ancora tornato a casa? Entrai nella mia camera e mi sdraiai sul letto, ero così stanca che gli occhi mi si chiudevano. Tutta la rabbia che avevo provato era svanita lasciando posto ad uno stato di torpore. Potevo approfittare di questo silenzio per dormire un po’, nessuno mi sarebbe venuto a svegliare togliendomi coperte o sbattendo le porte. Avevo proprio bisogno di staccare la spina per un po’, magari cadendo in letargo e svegliandomi fra due mesi.

 

Era bello qui, si stava in pace. Il sole mi riscaldava con i suoi raggi e l’acqua della cascata emetteva un gorgoglio rilassante. Mi trovavo nella radura del picnic. Avevo indosso un vestitino bianco in pizzo che mi arrivava sopra le ginocchia, scioccamente pensai che l’avrei macchiato d’erba. Non c’era nessuno con me, ero sola.
Iniziai a passeggiare, guardavo quel posto memorizzando ogni dettaglio per poterlo disegnare in seguito, sarebbe stato uno splendido quadro.
Mi avvicinai alla cascata, ero attratta da qualcosa che si trovava in acqua ma che non riuscivo a distinguere bene. Man mano che mi avvicinavo iniziai a distinguere una figura umana, un ragazzo con la schiena sfregiata da delle cicatrici. Lo conoscevo ma allo stesso tempo non mi ricordavo chi era, ma non avevo alcun timore di lui. Quando mi vide il suo bellissimo viso si aprì in un sorriso. Gli occhi neri mi guardavano con amore, e io ero attratta da quel ragazzo in maniera incomprensibile.
- Sei tornata mia bellissima.
Che voce stupenda aveva, calda e profonda.
Feci scorrere lo sguardo sul suo corpo immerso nell’acqua e arrossii quando capii che era completamente nudo. Cercai di voltarmi per lasciargli la giusta privacy ma lui richiamò la mia attenzione. Era una vera e propria calamita.
- Guardami pure amor mio, tutto quello che vedi è solo e unicamente tuo. Non provare imbarazzo per ciò che ti appartiene, come tu appartieni a me.
Mi avvicinai di più all’acqua per poterlo osservare meglio, se me lo diceva lui perché resistergli no? Lui mi sorrideva malizioso, come se fosse compiaciuto.
- Perché non vieni anche tu nell’acqua? E’ calda, si sta bene.
- Ma non ho il costume.
Rise, un suono cristallino bello quanto lui.
- Nemmeno io ce l’ho eppure non è un problema vero? Tienimi compagnia amore.
Che fare? Mi dovevo spogliare davanti a lui? Sentivo che non c’erano problemi al riguardo però ero titubante.
Lui si avvicinò alla riva e mi fece segno di abbassarmi per potermi dire qualcosa, un segreto forse.
Feci come voleva, non riuscivo proprio a dirgli di no.
- Spogliati per me amore vuoi? Non hai voglia di venire in acqua con me?
Feci di sì con la testa e presi a sfilarmi il vestito rimanendo in intimo davanti a quel ragazzo.
- Anche quelli tesoro, io non indosso niente, mi sembra giusto ricambiare il favore no?
Si aveva senso, tutto quello che diceva per me aveva ragione. Mi sfilai anche l’intimo e lui mi guardava, gli occhi neri mi studiavano con interesse. Desideravo piacergli e dal suo sguardo capii che il mio corpo era di suo gradimento. Mi porse una mano per aiutarmi ad entrare in acqua e io l‘afferrai senza alcuna esitazione, mi fidavo totalmente di lui.
Aveva ragione, l’acqua era calda e piacevole, come le sue braccia che ora mi stringevano vicino a lui.
Mi teneva così stretta a se che quasi i nostri corpi si fondevano. Prese a baciarmi il collo, con delicatezza, baci soffici che mi fecero venire i brividi. Man mano le sue labbra tracciarono i contorni del mio viso. Catturò la mia bocca in un bacio passionale mentre le sue mani mi accarezzavano il corpo facendomi gemere dal piacere. Sentivo la sua eccitazione premermi contro e ne ero affascinata e compiaciuta al tempo stesso, desideravo averlo dentro di me e lui sembrava volerlo tanto quanto me. Lo volevo, ne avevo bisogno e quando finalmente mi penetrò gemetti estasiata per il piacere. Le mie gambe erano intorno alla sua vita e gli cingevo le spalle con le braccia, le sue mani erano sui miei fianchi dandomi il ritmo ad ogni sua spinta. Mi schiacciò ancora di più contro il suo corpo, pelle contro pelle.
- Vieni per me mia bellissima.
Ero talmente vicina a raggiungere il piacere, mancava così poco, le sue spinte erano diventate frenetiche.
- Oh Jonathan …




Mi svegliai di colpo. Oh mio Dio, che cavolo avevo sognato? No, per favore no! Dio, Budda, Raziel, Babbo Natale no! Cosa c’era di sbagliato in me? Non avevo mai fatto sogni di questo tipo su Jace, perché proprio su Jonathan? Era lo stress vero? Oppure ero rimasta traumatizzata dalla conversazione con Simon e il mio subconscio aveva orchestrato tutto? Era possibile? Non era certo perché desideravo ancora mio fratello. Io non lo volevo in quel senso, oppure sì? Mi alzai dal letto iniziando a camminare su e giù per la stanza. Che casino! Mi sarei voluta picchiare da sola, con tutti gli esseri umani che popolano la Terra proprio su mio fratello dovevo fare sogni erotici? Eppure il mio corpo lo voleva, sentivo gli slip umidi e di certo non mi ero fatta pipì addosso. Gemetti di frustrazione e mi diressi in bagno per farmi una doccia possibilmente ghiacciata.
Non andava assolutamente bene tutto ciò, dovevo darmi una regolata in qualche maniera. L’acqua gelida sul corpo bollente era un’agonia e speravo vivamente che d’ora in poi non diventasse un’ abitudine. Amavo dormire e non volevo perdere il sonno a causa di questi sogni piacevoli ma completamente inopportuni.
Mi asciugai velocemente e presi qualche vestito dall’armadio finchè non lo vidi, il vestito di pizzo bianco era appeso a una gruccia. Chiusi l’anta e la riaprii, eseguii lo stesso procedimento più volte ma lui era sempre lì. Io non avevo mai avuto quel vestito come ci era finito lì? Oddio stavo impazzendo, scivolai a sedere per terra nascondendo il viso fra le gambe e iniziai a piangere.





JONATHAN

 

Mi annoiavo terribilmente, senza mia sorella da importunare e circuire non avevo niente di meglio da fare durante il giorno. Sebastian cercava di risollevarmi il molare ma riusciva solo ad irritarmi. Si sentiva in colpa per essersi fatto fuggire Clary e io non potevo di certo negare che fosse vero, solo che anche io avevo la mia parte di colpa dato che era scappata anche da me. Avevo sottovalutato la mia sorellina e ora mi ritrovavo punto a capo.
Dovevo escogitare un modo per andare a riprenderla. Avevo detto di voler aspettare ma a sola distanza di un giorno non riuscivo più a sopportare la lontananza. Chissà se anche lei provava lo stesso, oppure era davvero felice di essersi liberata di me?
Avevo chiesto ad alcuni alleati di spiarla per conto mio, demoni e Shadowhunters corrotti all’interno del Conclave mi tenevano aggiornato in continuazione su quello che succedeva a Idris. Ricevevo in tempo reale informazioni e questo era un bene per il mio piano. Un po’ mi scocciava dover utilizzare della forza lavoro per spiare mia sorella ma non potevo farne a meno.
Sapevo che i Lightwood l’avevano convocata, ma non sapevo ancora cosa era successo durante la riunione. Morivo dalla curiosità, ormai era sera e avrei dovuto ricevere qualche notizia in merito, perché tardavano tanto?
Fui riscosso dai miei pensieri dal bussare alla porta.
- Avanti.
Sebastian entrò nell’ufficio e si sedette su una sedia, aveva in mano una lettera, per fortuna! Iniziavo a spazientirmi e non era un bene per nessuno.
- Dammi quella lettera Sebastian.
Lui se la rigirò fra le mani, era aperta e ovviamente l’aveva già letta, brutte notizie?
- Tieni.
Gliela strappai di mano e iniziai a leggere quello che c’era scritto. Il mio informatore aveva raccontato la decisione del Conclave di estromettere Clary dalle normali attività di cacciatrice ed in più era esiliata da Idris. Sapevo che erano pazzi ma non immaginavo fino a questo punto. Avevano cacciato l’unica persona che fosse in grado di ostacolarmi in qualche modo. Sciocchi, senza la creatrice delle nuove rune rimanevano dei miserabili insetti da schiacciare. Avrei provato gusto nell’uccidere quei patetici essere che osavano insultare in quel modo mia sorella e la famiglia Morgensten, i Lightwood erano i primi sulla mia lista, li avrei fatti soffrire e poi avrei portato le loro teste in regalo a Clary.
Dal rapporto che avevo ricevuto mia sorella non era rimasta buona e zitta anzi, aveva tirato fuori gli artigli e aveva ribattuto per le rime, sul rapporto c’era scritto che si era dimostrata sfrontata e aggressiva, una minaccia per la quiete che il Conclave anelava raggiungere. Per di più la figlia dei Lightwood, quella ragazza petulante e smorfiosa, aveva osato attaccarla fisicamente, un altro punto a sfavore di quella famiglia. La mia povera e piccola Clary era scappata da me pensando di tornare da gente che le voleva bene e invece aveva ricevuto un’amara sorpresa. Mi stupiva però che durante la sua versione raccontata al Conclave non avesse detto niente contro di me, mi aveva dipinto come una specie di salvatore sul cavallo bianco ( che effettivamente avevo). Sogghignai, mi aveva difeso per affetto o perché non voleva far sapere a nessuno di quello che era successo fra noi due nella grotta? Qualunque fosse la ragione non importava, lei sarebbe tornata da me volente o nolente, come poteva resistere in quel mondo, circondata da persone che la odiano? Quando potrebbe vivere con me, che l’amo e l’adoro? Bastava solamente farlo capire anche a lei.
- Sai amico, non riesco a capire se quello che leggi ti ha fatto imbestialire oppure ti sia piaciuto.
- Tutte e due le cose Sebastian. Il Conclave, come ovviamente avrai già letto, ha estromesso Clary da Idris e da tutto ciò che gli riguarda. Sai questo cosa vuol dire?
- Che non riceverà più un allenamento e che quindi la pianterà di spaccare crani altrui?
- Non sperarci troppo. No, vuol dire che non avrà nessuno a proteggerla. Mi ero immaginato che l’avrebbero messa sotto stretta sorveglianza e invece l’hanno lasciata in balia di se stessa. Non che mi lamenti ovviamente, meno complicazioni per me.
- Sono dei folli, hanno eliminato la loro migliore risorsa di poterci battere.
- Piuttosto che accettare l’aiuto di un Morgensten preferiscono buttarsi da un burrone, lo sai anche tu che è così. Sfortunatamente mio padre non ha contribuito a rendere il nome della mia famiglia abbastanza popolare.
- Vero, quindi ora che fai, vai direttamente a riprenderla?
- Non ancora. Voglio che senta la mia mancanza.
- Nevicherà rosso prima che succeda.
Sbuffai infastidito, non era assolutamente vero, scommetto che già le mancavo.
- Non dire stupidaggini, le mancherò Sebastian. Quando vedrà che nessuno la vuole tornerà da me. Nel frattempo farò in modo di farle sapere che non l’ho dimenticata.
- Hai intenzione di mandarle fiori e cioccolatini per caso?
- Oh no, vedrai.
Uscii dalla stanza per dirigermi in quella di mia sorella. Aveva lasciato tutte le sue cose, o meglio quelle che avevo comprato per lei, qui. Non si era portata via niente, escluso in delizioso vestitino che indossava al momento della fuga e che le avevo sfilato mentre facevamo l’amore. Ripensare a quei momenti mi accendeva il fuoco nel sangue. Chissà se ci pensava anche lei, speravo di sì. Ogni tanto mi piaceva ripensare a quei momenti, a quando ero entrato dentro di lei, l’unico e solo uomo che avrebbe mai violato l’intimità di Clary. Eravamo fatti per stare insieme, alla fine l’afrodisiaco non era servito. Aveva fatto tutta da sola, si era concessa di sua spontanea iniziativa e io ne avevo approfittato, chiamatemi scemo!
Doveva sentire la mia mancanza, come potevo indurla a tornare da me? Osservai la stanza in cerca di ispirazione, aprii ogni cassetto fino a spalancare le ante dell’armadio cercando qualcosa che neppure io sapevo cos’era. Finchè non vidi il vestito di pizzo bianco. Mi sarebbe piaciuto vederglielo indossare. Lo presi e mi si accese la lampadina.
A volte mi venivano davvero delle idee fantastiche! Peccato che a nessuno piacessero. Aprire un portale in questa casa era una sciocchezza. Bastava solamente utilizzare la porta dello studio e immaginare dove andare. Peccato che Clary non lo sapesse, si sarebbe risparmiata la camminata nel bosco, ma io non avrei potuto trascorrere quei bei momenti con lei.
Nello studio c’era ancora Sebastian che appena mi vide inarcò un sopracciglio dubbioso.
- Hai deciso di cambiare look amico? Non so se il pizzo è quello che fa per te, penso che il raso potrebbe donarti di più sai?
Ma quanto si può essere idioti?
- Non ho nessuna intenzione di vestirmi da donna stupido, ho pensato che Clary avrebbe gradito un po’ di abiti.
- Hai intenzione di suonare alla porta e di porgerle il vestito come se niente fosse.
- Certo che no, tanto varrebbe aspettare che mi apra, caricarmela in spalla e andarmene via. No amico ho altro in mente. Vedrai diventerà pazza!
- Povera, mi potrebbe quasi fare pena, poi ripenso a come mi ha tramortito e cambio idea.
- Ma piantala!
Mi concentrai sulla destinazione, visualizzai Clary nella mia mente, non sapendo dove fosse, concentrarmi su di lei aveva il medesimo effetto … almeno speravo. Aprii la porta e varcai la soglia. Mi ritrovai davanti a una casa, mi ricordavo questo posto, ci viveva l’ex parabatai di mio padre. Se ben ricordavo aveva fatto da padre a mia sorella, aveva senso che si trovasse qui. Se poi pensavo che per catturare Jocelyn avevamo distrutto il loro appartamento di New York e che all’Istituto non era ben accetta, era l’unico posto sensato in cui trovarla.
Non sembrava esserci nessuno all’interno, non si sentivano rumori o altro. Aprii la porta, era chiusa a chiave ma con runa fu facile aprirla.
Confronto a dove vivevo io sembrava una catapecchia, come poteva mia sorella vivere in un posto del genere? Meritava solo il meglio. Cercai la sua camera, con le poche stanze che c’erano non poteva essere così difficile no?
Aprii tutte le porte finchè non la trovai, non solo la camera, ma proprio mia sorella. Dormiva profondamente e non si accorse minimamente della mia presenza. Le sfiorai leggermente i capelli e utilizzai una piccola magia. A volte avere sangue di demone aveva dei grandi vantaggi.
Mi veniva già da ridere al pensiero di quando avrebbe aperto l’armadio e avrebbe trovato lo stesso vestito che le avevo indotto a sognare. Chissà come si sarebbe svolto il suo sogno.
Peccato non poterlo vedere. Aprii il suo armadio e feci una smorfia quando vidi solo jeans e magliette, per fortuna c’ero io che le portavo abiti belli e sofisticati. Una ragazza come Clary doveva valorizzare la sua bellezza. Misi l’abito di pizzo in mezzo agli altri e uscii da quella casa. Mi costavo molto lasciarla lì, sarebbe stato facile prenderla e portarla via, ma volevo che venisse di sua spontanea iniziativa. Dovevo solo aspettare.





 

ANGOLINO DI MARLOWE


Salve! Tornata con il solito aggiornamento del sabato. Avete visto? Simon non ha deluso le aspettative e si è dimostrato un bravo amico, insomma almeno uno dovevo lasciarglielo, anche se all’appello manca ancora un personaggio fondamentale. Piaciuto il sogno? Non era previsto nel capitolo ma poi mi è venuta questa idea e l’ho inserita? Che dite ho fatto bene? Sono sempre in tempo per modificarlo eh? Basta dirlo! Subdolo il caro Jonathan, l’ha indotta a sognare l’abito … e sottolineo l’ABITO, non il contesto, ha fatto tutto lei. Se lo sapesse sarebbe più che contento.
Recensiteeeeeeeeee! Voglio sapere cosa ne pensate!
Kiss
Mar

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

 

CLARY

 

Erano passati già due mesi da quando ero tornata a casa, sessanta giorni intensi e stressanti di cui avrei fatto volentieri a meno. Dopo la mia crisi isterica e le due ore di pianto sfrenato a causa del vestito bianco, avevo cercato di riprendermi e comportarmi come se niente fosse successo. Mi ero auto convinta di aver sempre avuto quel vestito e che magari vestendomi quella mattina, l’avessi visto e mi fosse rimasto in mente. Poteva essere un’opzione fattibile, quante volte vedendo un film ne rivivevo i momenti più significativi nei sogni? Perché non poteva essere successo anche quella volta? Solo perché non mi ricordavo di avere una cosa, non stava a significare che non la possedessi no? Sfortunatamente questa mia teoria crollò immediatamente dal giorno dopo. Ogni mattina, al mio risveglio, trovavo qualcosa di nuovo nella mia stanza, semplici fiori, libri, vestiti, quadri, fotografie che mi raffiguravano mentre dormivo (inquietante) e persino un coltello. Ormai avevo capito chi era il responsabile, non che avessi altri ammiratori segreti e leggermente squilibrati, che amavano intrufolarsi nelle camere da letto di povere ragazze indifese per lasciare doni, alcuni sconcertanti. Che accidenti dovevo farci con quel coltello? Affettare le carote? No perché un pugnale antico, finemente lavorato e con delle iscrizioni risaltate da una laccatura in oro, non era esattamente utilizzabile nella vita di tutti i giorni, anche se stavo progettando di utilizzarlo contro Jonathan facendoglielo ingoiare o utilizzarlo per rapargli a zero quei bei capelli che si ritrovava. Seriamente, perché un ragazzo deve avere dei capelli più belli di quelli di una ragazza? A che pro poi? Insomma noi dobbiamo apparire, loro la maggior parte delle volte diventano calvi e tanti cari saluti, era ingiusto che lui avesse ereditato dei capelli morbidi e belli e io un nido di fieno pieno di nodi. Non riuscivo nemmeno a dormire bene, i sogni con mio fratello come protagonista continuavano e ormai mi stavo ammazzando di docce gelate per calmare i bollenti spiriti. Speravo che quando si intrufolava nella mia camera non mi sentisse parlare nel sonno. Quando dormivo con Simon lui diceva sempre che parlavo, pregavo che durante quei sogni assolutamente inappropriati non dicessi niente.
Ma poi come faceva ad entrare in casa? Avevo chiesto a Luke se fosse possibile mettere delle protezioni lungo il perimetro e lui mi aveva risposto che già c’erano! A quanto pare quando mio padre era comparso in circolazione, il caro lupo mannaro aveva chiesto a uno stregone di lanciare un incantesimo sulla casa. Due erano le opzioni, o questo fantomatico sapiente di magia era un ciarlatano che aveva arraffato i soldi e basta, o Jonathan possedeva una magia più forte che gli permetteva di superare le difese. Mi sembravano probabili entrambe e poi mio fratello era abile con gli incantesimi, mi ricordavo ancora bene lo scherzetto di spacciarsi per Jace, che si credeva, che due regali bastassero a cancellare quello che aveva fatto? La cosa negativa di tutto ciò era il non poter dire niente ai miei genitori, non volevo che si agitassero ulteriormente. Sentivo sempre gli occhi di mia madre addosso ad ogni minimo spostamento che facevo. Era insopportabile, era diventata ancora più oppressiva di quando ero piccola. Non potevo fare un passo senza che lei mi chiedesse dove andavo e quando tornavo. Se uscivo mi chiamava ogni venti minuti e se per caso non rispondevo mi lasciava una tonnellata di messaggi in segreteria. Mancava poco che mi mettesse un segnalatore gps nella suola delle scarpe. Luke cercava di smorzare questi suoi comportamenti ma arrestare Jocelyn Fray era decisamente impossibile. Se avesse scoperto in qualche modo che Jonathan riusciva ad entrare in casa come minimo mi avrebbe spedito in qualche posto sperduto, magari sarei finita nel deserto del Sahara ad allevare cammelli. Non voleva nemmeno che andassi a lavora, si avete capito bene, lavorare! Io Clarissa Fray ero riuscita a trovare un impiego part-time in un piccolo negozio d’antiquariato in centro. La vecchietta ( si lo so che odio i vecchi) era stata così cortese da offrirmi questo lavoro, non prendevo chissà quanto, ma almeno mi tenevo occupata invece che vegetare in casa guardando la televisione. Dovevo solo stare quattro ore nel negozio, spolverare la merce facendo attenzione a non far cadere niente, e maldestra come sono questo era uno degli ostacoli più grandi, far entrare i clienti e mettere in ordine le varie scartoffie che la proprietaria lasciava sparse in giro. Non era troppo impegnativo e non richiedeva alcun titolo di studio. Avevo chiesto a scuola se potevo riprendere a frequentare le lezioni ma avevo ricevuto un secco rifiuto, avevo fatto troppe assenze e non potevo recuperare nemmeno facendo il corso da privatista, se volevo concludere gli studi sarei dovuta rientrare l’anno seguente come alunna bocciata. Ero abbastanza tentata nel ributtarmi in una vita completamente mondana. Nessuno degli Shadowhunters si era fatto più sentire, l’unico amico che mi rimaneva era Simon, il caro e affidabile vampiro che mi avrebbe visto invecchiare e alla fine avrei perso pure lui.
Ci incontravamo ogni giorno, appena usciva da scuola mi veniva a trovare in negozio. La vecchia lo adorava e lo vezzeggiava sempre con mille complimenti, mi piaceva scherzare con Simon dicendogli che probabilmente se fossi uscita da lì, l’anziana ne avrebbe approfittato per molestarlo, quasi quasi ero tentata di farlo.




Era un soleggiato mercoledì quando scoprii l’immane tragedia. Una si aspetta che le brutte notizie vengano comunicate in giorni piovosi e freddi. Non mi sarei mai aspettata che proprio quel giorno la mia vita subisse un’ulteriore piega negativa.
La mattinata era partita con i migliori auspici, mi ero alzata di buon umore, avevo fatto una colazione abbondante. Ero uscita per una passeggiate e poi ero tornata a casa per pranzare con mia madre. Ultimamente tutto ciò che mangiavo mi dava la nausea e pensavo seriamente che a mia madre servisse un corso intensivo di cucina, poteva una persona peggiorare così tanto? Eppure esteticamente i suoi piatti sembravano sempre favolosi, è proprio vero, mai giudicare un libro dalla copertina.
Dopo aver spiluccato la suola di scarpe che doveva essere un petto di pollo morbidissimo, mi preparai per andare a lavorare. Jeans e maglietta erano l’ideale e poi non faceva nemmeno freddo.
L’unica cosa che mi scocciava era il dover prendere la metropolitana ogni santo giorno. So che ogni bravo newyorkese che si rispetta è avvezzo a questo trabiccolo che osano definire un ottimo mezzo di trasporto, ma diciamocelo, era scomodo, la gente ti si butta addosso e in più si sentono di quegli odori … un misto fra sudore e pipì di gatto, l’ideale per chi in questi giorni soffre di nausea. Però era anche vero che non potevo usare una runa per aprire un portale nel negozio di antiquariato, la vecchia per quanto rimbambita possa essere non era mica cieca! Quindi cercando di superare la mia spossatezza e la mia avversione per questo mezzo salii e attesi la mia fermata.
Per fortuna il negozio non distava tantissimo e la sera quando uscivo non facevo brutti incontri. Simon aveva preso l’abitudine di venirmi a prendere ogni volta che finivo il mio turno, che dolce. Lui andava ancora a scuola e dopo le prove del suo gruppo, che ora si chiamavano i Tacos Boy ( nome orribile, si decidessero una buona volta), mi veniva a tenere compagnia dalla vecchia e poi uscivamo insieme.
Era come se la parentesi Shadowhunters non fosse mai successa. Anche perché nessuno si faceva più sentire, il che era un bene per chi come me era stato trattato a pesci in faccia.
Il negozio della vecchia, Adelaide Stenford ( che nome pretenzioso), era piccolo e angusto, l’avevo trovato per pura coincidenza ed era pieno zeppo di cianfrusaglie che la proprietaria si ostinava a definire di valore. L’odore all’interno era stantio, tipico di un ambiente sempre chiuso, quando avevo proposto di aprire un po’ la porta per far passare l’aria mi ero subita una predica che non finiva più.
- Ragazzina non vorrai mica far entrare dei germi mortali! Alla mia età bisogna prestare attenzione, basta un raffreddore per spedirmi a miglior vita e io ho ancora molti anni davanti a me! Vuoi forse la mia morte?
Ma perché quanto ancora aveva intenzione di vivere? E poi c’erano più germi in tutte queste accozzaglie che nell’aria fuori dal negozio.
Come ogni giorno, andai sul retro salutando la vecchia e presi gli attrezzi del mestiere, spolverino e straccio. Non entrava mai nessuno, mi chiedevo come un posto del genere fosse ancora aperto senza nessuna entrata, mistero!
Dopo due ore Simon venne a tenermi compagnia. Adelaide stravedeva per lui, gli offriva sempre dei biscottini, supponevo sfornati nel paleolitico, e bevande gassate che il mio amico non poteva assaggiare per ovvi motivi. Faceva di tutto per sfiorarlo e mi divertivo nel vedere la faccia inorridita del mio amico. Bello quando attiri certi tipi di donne eh?
Per fortuna, dopo la solita molestia da parte della vecchia fui lasciata sola con lui per parlare un po’.
Sembrava stare meglio, la pelle era tornata rosea e quindi si era nutrito di non so cosa e che non voglio nemmeno sapere. Indossava dei semplici jeans e una camicia.
Nessuno avrebbe mai scommesso che fosse un vampiro, non dovevano avere un aurea di mistero e di oscurità? Simon sembrava un boy scout troppo cresciuto.
Si appoggiò al bancone e mi guardò per qualche istante poi sbuffò sonoramente.
- Che vita noiosa che facciamo ultimamente Fray! Niente pazzi che vogliono ucciderci, nessuna fine del mondo imminente.
- Vuoi farmi credere che ti manca quella vita?
- Perché a te no?
- Insomma.
- Come va con i regali del caro fratellino?
- Lascia stare! Non voglio parlarne, ancora devo capire come fa ad entrare ogni volta in casa. Luke si ostina a dire che c’è un incantesimo di protezione, ma io dubito seriamente della sua esistenza.
- Perché non chiedi a Magnus allora? Ti darebbe una mano, lui stravede per te lo sai.
- Ci avevo pensato anche io, ma lui sta con Alec e non vorrei mai che questo venisse alle sue orecchie.
- Come vuoi tu, anche se penso che per sicurezza un tentativo varrebbe farlo.
- Se mio fratello voleva riportarmi indietro con lui, l’avrebbe fatto il primo giorno ti pare? Vuole solo farmi diventare pazza, ma io non ho intenzione di dargli questa soddisfazione.
- Anche perché pazza lo sei sempre stata.
Gli lanciai lo straccio sporco in faccia, non era vero! Ero sanissima di mente, forse soffrivo sporadicamente di qualche disturbo ma niente di così eccessivo. Prima che iniziassi a insultarlo il suo cellulare suonò, guardò il nome sullo schermo e rifiutò la chiamata.
- Puoi parlare con lei Simon.
- Con chi scusa?
- Con Isabelle, ho letto il nome sul display. Andiamo, ti ho già detto che puoi uscirci liberamente insieme, non farti problemi.
- Come potrei uscire con la persona che ti ha insultato e che ha scaricato su di te tutte le colpe?
- Ma a te piace Simon, non importa quello che ha fatto a me. Se ti rende felice, voglio che tu continui a frequentarla.
- Mi chiedi troppo Clary. L’altra sera sono uscito con lei.
- Davvero?
Annuì con la testa.
- Sì, ha chiesto di uscire insieme e sai che mi piace. Appena mi ha visto ha iniziato subito a parlarmi di te. Non l’ho sopportato, l’ho piantata in mezzo alla strada e me ne sono andato.
- Simon!
- Simon un cavolo! Sei la mia migliore amica. Isabelle Lightwood può essere bella e simpatica quanto vuole, ma non deve azzardarsi a mettersi fra me e te. Siamo come i tre moschettieri … tralasciando il fatto che siamo solo in due.
Risi, come potevo non volergli bene?
- Che esempio!
- Oggi non sono particolarmente ispirato, preferivi Batman e Robin?
- Per carità no! Non l’ho mai sopportato l’uomo pipistrello.
- Comunque, ti manca ancora molto per andarcene da qui?
- Cinque minuti e andiamo. Programmi per stasera?
Ci pensò un po’ su.
- Che ne dici di andare a mangiare qualcosa?
- Cioè io mangio e tu mi prendi in giro su quante calorie assumo?
- Qualcosa del genere, ti va?
Sollevai le spalle, tanto non avevo di meglio da fare.
Alla fine del mio turno salutai la vecchia, che ronfava allegramente davanti alla televisione sul retro, e uscii con il mio migliore amico. New York era sempre caotica, dovevamo fare attenzione a non perderci tra la marea di gente che camminava fra i marciapiedi. A volte Simon era costretto a prendermi per mano, ero bassa e mi perdeva facilmente di vista. Mi portò in un locale carino dove facevano del buon caffè e delle brioches al cioccolato da fine del mondo. Li presi entrambi e pagai, Simon aveva già occupato un tavolino. Lo raggiunsi e mi sedetti davanti a lui. Il locale era pieno, era un miracolo che avessimo trovato un posto a sedere. Diedi un morso al mio dolce e bevvi un sorso di caffè e subito la nausea tornò prepotente a farmi visita. Eppure non aveva cucinato mia madre, avevo preso qualche virus intestinale? Simon mi guardò preoccupato.
- Tutto bene Clary, sei diventata bianca come un morto.
- Solo un po’ di nausea, non ti preoccupare.
- Nausea?
Annuii con la testa.
- Ultimamente ne soffro spesso e ho sempre questo senso di spossatezza, penso di aver contratto una qualche forma di influenza intestinale.
Mi guardò preoccupato, perché poi? Un’ aspirina e una bella dormita e sarei tornata come nuova. Invece lui sembrava allarmato da qualcosa.
- Simon tutto bene?
- Clary, rispondimi sinceramente … sei incinta?
Incinta? Ma che idea assurda!
- Ma figurati! Che idea stupida ti è venuta.
- Davvero? Quindi tu e tuo fratello avete fatto sesso sicuro in quella grotta?
- Ehm, penso di no.
- Pensi o ne sei certa? Riflettici bene.
Provai a ricordare, il che non era minimamente difficile dato che ci pensavo sempre più spesso a causa di tutti quei sogni. Io e Jonathan non avevamo preso nessuna precauzione, un’altra delle mie idiozie. Ma non potevo essere incinta.
- Dalla tua faccia ho già intuito la risposta. Niente preservativo, cos’è a Idris non ne vendono?
- Ma che ne so! Non posso essere incinta Simon!
- Non sarò un ginecologo o roba simile, ma quand’è stato l’ultima volta che hai avuto il ciclo?
- Ma non vuol dire niente! Quando sono stressata salto sempre qualche mese.
- Da quanto Clary?
- Due mesi.
Ma non poteva essere vero giusto? Non potevo essere così sfigata e che cavolo! Se davvero ero incinta come avrei fatto a nasconderlo a mia madre? Di certo non potevo dirle che era stato lo spirito santo, dire che il padre era Jace era ancora più improbabile visto che era morto più di due mesi fa, Simon essendo morto non si riproduceva, ci sarebbe arrivata da sola. Mi stava venendo un attacco di panico.
- Ora calmati Clary, magari hai ragione tu ed è solo un virus intestinale. Perché non andiamo a comprare un test di gravidanza?
Annuii, meglio sapere subito di che morte morire. Uscimmo dal locale per entrare in una farmacia. Trascinai anche Simon anche se lui si sentiva a disagio, non che io mi sentissi meglio.
Trovare i test non era difficile, ne presi due, uno in più per sicurezza e mandai il mio amico vampiro a pagare, non perché mi vergognassi, questo no, ma perché vederlo imbarazzato mentre poneva gli articoli alla cassiera e diventava tutto rosso ( allora i vampiri arrossiscono!) era spassoso e mi risollevava un po’ il morale.
- Allora andiamo a casa tua a farlo?
- Ma sei matto? Non li vedi i film in cui adolescenti problematiche rimangono incinte e fanno i test nel proprio bagno e le madre puntualmente li trovano? Non ci penso proprio, troviamo un altro posto.
- E dove? A casa mia no di certo, non vorrei mai che a mia madre venisse un infarto.
Dove potevo andare? Casa mia no, casa di Simon no, all’Istituto non potevo metterci piede, in qualche locale era impossibile, dovevo consumare qualcosa prima di utilizzare i loro servizi e non avevo alcuna intenzione di andare in un bagno pubblico, sudici e puzzolenti com’erano avrei dato di stomaco e di certo non per il fatto di essere incinta. Alla fine presi il mio migliore amico per mano e mi diressi verso l’unica casa in cui ancora ero ben accetta, anche se rischiavo che la notizia trapelasse ad orecchie sbagliate.
Così mi diressi verso l’abitazione di Magnus Bane. Era un po’ come se fosse il mio padrino, mi aveva visto crescere, mi aveva cancellato la memoria, quindi poteva benissimo prestarmi il suo bagno per qualche minuto.
Per essere una persona assolutamente appariscente non viveva in un posto esuberante come lui, almeno visto da fuori. Il palazzo era anonimo e in quartiere poco raccomandabile. Suonai alla porta e attesi che qualcuno rispondesse.
- Chi osa disturbare…
- Si come ti pare, fammi entrare Magnus.
Il portone si spalancò e salii le scale insieme a Simon, non gli piaceva molto quel posto, gli ricordava troppo la sua disavventura come topo.
Il sommo stregone venne ad aprirci. Indossava una vestaglia viola con i bordi in pelliccia, i capelli erano tenuti su da qualche super gel brillantato e la sua pelle era cosparsa di glitter, era un bell’uomo ma a volte mi lasciava di stucco per certi vestiti che indossava.
- Biscottino che piacere vederti a che devo la visita?
- Devo usare il tuo bagno.
- Il mio bagno?
- Suppongo tu ne abbia uno no?
- Certo cara fai pure, mi sembra una richiesta strana ma fai come vuoi. Terza porta a destra, intanto parlerò un po’ con Sheldon.
Sheldon, voglio dire Simon, non sembrava particolarmente entusiasta. Intanto andai in bagno. L’appartamento oggi era stranamente sobrio, niente drappeggi o mobili strani, forse il caro stregone non era in vena.
Il bagno era cosparso di prodotti di bellezza, peggio di una donna! Aveva persino delle creme antirughe, ma non era immortale?
Tirai fuori i due test e feci quello che dovevo fare, non ci voleva una laurea per far pipì su un bastoncino no?
Le istruzioni dicevano che ci volevano cinque minuti, una linea era negativo, due linee positivo.
I cinque minuti più lunghi di tutta la mia vita e la risposta non mi piaceva per niente, entrambi i bastoncini avevano due linee. Scoppiai a piangere e probabilmente con il suo udito finissimo Simon mi sentii e venne a bussare alla porta.
- Clary tutto bene?
- No che non va bene, sono positivi!
Uscii dal bagno e lo abbracciai cercando conforto, Magnus era alle sue spalle e ci guardava accigliato. Vide i bastoncini fra le mie mani e me li sfilò delicatamente fra le mani.
- Biscottino sei incinta.
Ma va? Secondo lui perché piangevo? Per l’odore pungente delle lozioni che teneva sul lavandino?
- Clary calmati.
- Calmarmi? Calmarmi? Sono incinta Simon! Come faccio a stare calma?
- Ma di chi sei incinta biscottino?
Lo guardai.
- Se oserai spifferare qualcosa ad Alec o a qualcun altro Shadowhunters giuro che mi intrufolo a casa tua e ti rapo a zero.
Sono sicura di non esser stata molto minacciosa con gli occhi lucidi e il naso che colava.
Lo stregone rimase calmo e mi fece sedere sul divanetto, Presidente Miao venne a strusciarsi contro le mie gambe e Magnus lo allontanò da me. Lo guardai sorpresa, di solito adorava il suo gatto, al mio sguardo interrogativo mi rispose come un maestrino saccente.
- Non lo sai che i gatti possono trasmettere la toxoplasmosi? Può far mare al bambino.
La toxoche?
- Allora zuccherino, racconta allo zio Magnus cosa è successo, possibilmente anche i dettagli scabrosi.
Gli raccontai tutto e lui alla fine del racconto esordì con un lungo fischio.
- Devo ammettere che tuo fratello ha avuto un’idea geniale.
- Come scusa? Anche tu? Ma che avete voi maschi? Svegliaaaa! Ragazza spaventata e incinta, qualcuno ha un po’ di compassione anche per me?
- Ma certo zuccherino! Notavo solo l’ingegno di tuo fratello, io non ci sarei mai arrivato a una cosa simile.
- Forse perché non sei malvagio come lui?
Scrollò le spalle.
- Può essere. Che intenzione hai?
Già che intenzione avevo? Sedici anni e incinta, non ero la prima e sicuramente non sarei stata nemmeno l’ultima, ma già adesso la mia vita non era particolarmente rosa e fiori, ora ci si metteva anche un bambino. Ma perché la sfortuna si era attaccata così tanto a me? Non capisco, la gente brava e gentile è perseguitata da calamità di vario tipo e assassini e rapinatori hanno sempre fortuna. Si dice che la ruota gira ma quando sarebbe capitato a me? Quando sarei morta?
- Non lo so, davvero non lo so.
- Ma lo vuoi tenere?
Volevo tenerlo? Non riuscivo a badare nemmeno a me stessa figuriamoci a un bambino. Avevo bisogno di pensarci bene, di riflettere con calma il da farsi e soprattutto dovevo pregare che mia madre e Jonathan non venissero a conoscenza della gravidanza.





 

ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve gente! Inizierò a scusarmi per il capitolo abbastanza noioso, e soprattutto per la mancanza di Jonathan, tranquille tornerà nel prossimo capitolo! La vita di Clary era tornata come prima, vita mondana senza demoni che cercano di azzannarti ogni cinque minuti e icore che ti rovina i vestiti. Le ho trovato persino un lavoro poco faticoso, la ragazza dovrebbe ringraziarmi visto che l’idea originale era quella di spedirla al McDonald’s! Quando tutto sembra andare rose e fiori ( più o meno se tralasciamo le incursioni del caro ossigenato nella sua camera), scopre di essere incinta … cioè lo scopre Simon. Ragazzo sveglio eh! Cosa farà ora la cara ragazza? Terrà il bambino? Lo scoprirà mammazzilla? Ma soprattutto lo verrà a sapere Jonathan? Chi lo sa, dipende dall’umore che avrò settimana prossima. Recensiteeeeeeeeeeeeeeeee
Kiss
Mar

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

 


CLARY


 

Dopo tre ore di pianto ininterrotto, quattro camomille e dieci pacchetti di fazzolettini di carta ( che personalmente detesto visto che tendono a spappolarsi dopo solo due utilizzi), mi ero quasi calmata.
Simon si era seduto vicino a me sul divano e teneva un braccio sulle mie spalle. Magnus, comodamente stravaccato sulla poltrona davanti a me, faceva comparire tutto quello di cui avevo bisogno. Mi sentivo stupida nel reagire così, ma davvero non riuscivo a frenarmi, che fossero già i fantomatici ormoni? Se iniziavo così ora che ero al secondo mese mi immaginavo che ridere dopo.
- Dai biscottino ora basta piangere.
- La fai facile tu! Qui sono io quella incinta!
- Clary - Simon sembrò soppesare con molta cautela le parole che voleva rivolgermi - Magnus ha ragione, devi calmarti un attimo e cercare di pensare con lucidità.
La facevano facile loro, erano uomini, non rischiavano di venire ingravidati dal loro fratello pazzo e di partorire la progenie del diavolo. Era un problema per loro se mi facevo venire gli attacchi di panico? Insomma, avevo solo sedici anni e come ogni brava sfigata che si rispetti era bastata una sola volta per compiere il misfatto! Oltretutto mentivo malissimo, come avrei fatto a tenere la gravidanza nascosta? Come lo avrei nascosto a mia madre? Quella non faceva altro che osservarmi ultimamente, già ero in ansia la maggior parte delle volte che stavo con lei, figuriamoci ora.
Non potevo tornare a casa in quelle condizioni, o avrei confessato tutto mettendomi a piangere oppure sarei corsa in bagno a vomitare per la tensione. E poi? La pancia presto avrebbe iniziato a crescere, mi vestivo già con abiti larghi ma non potevo di certo mascherare molto con quelli. No, dovevo davvero calmarmi e capire cosa fare, ma non dovevo avere quella donna oppressiva intorno per farlo.
- Magnus, posso rimanere qui a dormire stanotte?
Mi guardò strano.
- Tesoruccio, non potrai evitare Jocelyn per molto, non è meglio togliersi subito questo peso?
- Vuoi per caso andare a dirglielo tu mentre io rimango al sicuro a casa tua?
- No grazie, fossi matto a fare una cosa del genere!
- E lo dovrei fare io?
- Sei tu la figlia mica io! Per la miseria i miei genitori, bè uno almeno, sono morti da secoli, mai avuto problemi di questo genere. Non ho mai messo incinta nessuna ragazza … almeno spero.
- Come speri?
- Zitto Sheldon! Dicevo biscottino, dovresti dirglielo tu prima che lo venga a scoprire lei.
Scossi la testa, non avevo alcuna intenzione di andare a dirglielo subito. E che cavolo! L’avevo scoperto io oggi per la prima volta, dovevo ancora metabolizzare il tutto e magari piangere ancora un pochino, o magari prendere a calci il sedere di quello che non sapeva tenerselo nei pantaloni! Ma anche questo era sbagliato, maledizione era solo colpa mia, ero stata io a slacciarglieli i maledetti pantaloni!
- Prima o poi avrò il coraggio per dirle tutto.
- Prima del parto spero.
Ahah, simpatico davvero, ma cosa imparano gli stregoni ultracentenari al giorno d‘oggi?
- Posso stare qui si o no stanotte?
- Certo che puoi.
- Bene, chiamo mia madre e l’avviso.
Mi alzai dal divano e presi il cellulare dalla tasca. Composi il numero di casa e aspettai che qualcuno rispondesse, pregai che la sorte mi graziasse e che fosse Luke ad alzare il ricevitore, sarebbe stato molto più facile … ma ovviamente non andò così.
Una scocciatissima Jocelyn Fray rispose al telefono, aveva un tono di voce davvero seccato, l’avevo disturbata per caso? Nel fare cosa poi il pisolino di bellezza?
- Pronto?
- Ciao mamma sono Clary.
Dico solo che il suo tono non si addolcì minimamente quando capii che ero io.
- Tesoro cosa c’è?
- Volevo solo avvisarti che stanotte rimango a dormire da Magnus.
Rimase un attimo in silenzio, non se lo aspettava vero? Oppure era andava via la linea?
- Mamma? Ci sei ancora?
- Si ci sono. Come mai rimani lì? Ci sei solo tu?
- No c’è anche Simon.
Dal salotto sentii Magnus chiedere se Simon fosse davvero il suo nome, dato che Sheldon a suo parere gli stava molto meglio, il mio amico ringhiò in risposta. Eppure lo stregone lo sapeva (speravo almeno), quale fosse il suo nome.
- Ah! Comunque come mai vuoi rimanere lì a dormire?
- A Magnus è venuta l’idea di fare un pigiama party? Lo sai che ogni tanto tira fuori idee strane. Mi farebbe bene passare una serata fra amici, siamo solo in tre ma valiamo come un esercito.
- Peccato, stavo cucinando qualcosa di speciale, vorrà dire che sarà per domani.
- Quindi per te va bene?
- Ma certo Clary, so che sei in buone mani.
Riattaccai e mi voltai verso i miei amici, Magnus sembrava vagamente infastidito.
- Ma ti pare possibile che uno come me possa perdere tempo con dei pigiama party? Cosa dovremmo farci le treccine e metterci lo smalto? Non mi sembra che Sheldon sia portato per queste attività. Anche se a guardati bene Clary un po’ di manicure e qualche bella spazzolata energica in quei cosi che definisci capelli ti farebbero solo che bene.
- Facciamo quello che vuoi, guardiamo un film, ordiniamo da mangiare. Mi serve un po’ di tempo per riflettere sul da farsi.
- Tipo se tenere o no il bambino? - chiese Simon con sguardo perplesso.
Bella domanda, sinceramente non ero contraria all’aborto, ma non avevo mai pensato che questa scelta un giorno sarebbe toccata a me. In effetti non l’avevo neanche lontanamente immaginato. Avevo compagne di scuola che sapevano esattamente come sarebbe stato il loro matrimonio, quale vestito scegliere e il nome dei loro futuri figli. Io pensavo ancora a leggere manga e a guardare film spazzatura, non mi ero mai immaginata in abito da sposa con una famiglia a seguito.
Mi accarezzai il ventre. Dentro di me cresceva una piccola vita, figlio o figlia mia e di Jonathan. Non l’avevo voluto e figuriamoci se l’avevo cercato. Se provavo ad immaginarmi nel ruolo di madre mi veniva da ridere. Non riuscivo a prendermi cura di me stessa, figuriamoci di un’altra piccola persona. Non sapevo niente di bambini, non avevo avuto un esempio molto materno a cui potermi rivolgere ed ispirare. Non sapevo niente di poppate, pappine o pannolini, però non riuscivo assolutamente a pensare di poter abortire. Non volevo mettere fine a questa anima innocente, non volevo nemmeno partorirlo per poi darlo in adozione. Era nato da un inganno, generato da un’illusione ma era pur sempre un dono. Jonathan poteva essere psicopatico, un assassino, leggermente schizofrenico e con manie di grandezza, ma insieme eravamo riusciti a fare qualcosa di buono. Era comunque stato generato da un atto d’amore e non di violenza. Volevo questo bambino!
- Terrò il bambino Simon.
Magnus approvò la mia decisione con un movimento del capo.
- Ottimo, mi fa piacere. Ma hai pensato a quando Jonathan lo verrà a sapere? Perché lo scoprirà Clary, ti viene a portare doni ogni notte, prima o poi si accorgerebbe del pancione abnorme che ti verrà.
- Come sarebbe a dire che ti viene a portare regali ogni notte scusa?- chiese Magnus stupito, non gli avevo raccontato ancora niente.
Mi ero preoccupata talmente tanto di mia madre che non avevo minimamente pensato a Jonathan. Lui aveva detto di desiderare una famiglia con me, quindi non mi ero preoccupata. Ma se lo scopriva avrebbe fatto di tutto per riportarmi indietro con lui e questo forse era quello che più mi spaventava, lontana da tutti e incinta. Però non potevo non dirglielo, mi aveva ingannato e manipolato, io avevo risposto con una sassata in testa, ma comunque era il padre del mio bambino, non mi sarei mai sognata di negargli questa opportunità, soprattutto sapendo il mondo in cui era cresciuto. Simon capì tutto, non c’era bisogno di dirglielo a parole, lo capiva dal mio sguardo deciso. Forse avrei fatto passare un po’ di tempo ma avrei detto tutto a mio fratello, l’ostacolo maggiore non era lui ma mia madre.
- Bene, ora basta pensare a cose tristi. Sono una donna incinta e pretendo di cenare!
Decidemmo di ordinare cibo cinese e pizza, stavo esagerando davvero molto ultimamente con il cibo spazzatura, feci una promessa a me stessa, dal giorno dopo avrei iniziato a mangiare sano, per me e per lui.



 

Vi darò un consiglio spassionato, mai fare un pigiama party con un stregone ultracentenario fissato con i glitter e il tuo migliore amico vampiro. Alla fine Magnus aveva davvero preteso che ci acconciassimo i capelli. I miei non erano mai stati così morbidi e setosi, mi domandavo che strana magia ci avesse fatto e quando glielo chiesi mi rise in faccia dicendomi che aveva usato una semplice spazzola. Non che io non la usassi mai, ma quando lo facevo non ottenevo mai risultati del genere. Potevo assumerlo come Hair stylist? Quando fu il suo turno ci chiese le cose più assurde, da trecce alla francese, a quelle a spina di pesce, poi pretese qualcosa di più virile come una bella cresta che dovette fargli Simon in quanto a me non fu permesso avvicinarmi a nessuna sostanza chimica, un po’ per loro sicurezza, un po’ in quanto Magnus non voleva ci venissi a contatto per via di alcune sostanze che potevano farmi male. Era stranamente protettivo verso di me e questo mi faceva piacere. Guardammo l’intera trilogia della mummia e dovetti subirmi gli apprezzamenti dello stregone verso Himotep ( non c’è niente di peggio di sentire un uomo che elogia un altro uomo su quanto stia bene con un gonnellino egizio), mi aveva fatto rivalutare il film e per di più Simon mi prendeva in giro perché era uno dei miei preferiti. Dopo ore intere passate a raccontare stupidaggini andai a dormire in una delle stanze degli ospiti. Mi addormentai di botto con la sicurezza che nessuno stanotte sarebbe entrato nella mia camera.

 

Mi svegliai tardi la mattina dopo, stordita e ancora assonnata, ma il rumore assordante in cucina non mi permetteva di riaddormentarmi. Guardai l’orologio sul comodino e con stupore constatai che erano le dieci del mattino, ma cosa ci metteva Magnus nella sua camomilla del calmante per elefanti?
Mi alzai e mi trascinai in cucina. Lo stregone stava combinando qualcosa di strano sui fornelli e l’odore che emanava non era assolutamente normale.
- Cosa stai combinando si può sapere?
- Ciao raggio di sole! Ti sto preparando la colazione non è ovvio?
- Ed è normale che puzzi così?
- Certo che sì!
- Simon dov’è?
- Oggi è giovedì tesoruccio, penso sia andato a scuola.
Mi mise davanti un piatto di pancake e del succo di arancia, e una tisana … la colpevole di quell’odore atroce, ma con che cos’era fatta?
- Cos’è questo intruglio oleoso?
- La tisana contro la nausea no?!
- Ma io non ho la nausea adesso, non posso avere del caffè?
- Certo che no, basta caffeina, vi fa male. Bevi.
Raccolsi tutto il coraggio che avevo e buttai giù un sorso di quell’orrore, sinceramente non era così pessima, era solo l’odore che lasciava a desiderare.
- Programmi per oggi zuccherino?
- Vado a lavorare e poi torno a casa.
- Non mi piace che tu stia così tanto in mezzo alla polvere.
- Non puoi mica rinchiudermi in una bolla di vetro sai?
- Non esserne così sicura, zucchero. Hai intenzione di parlare con tua madre?
Avevo riflettuto molto su questa opzione. Dirglielo era necessario ma temevo il momento in cui l’avrei fatto. Mi ero sempre considerata una ragazza coraggiosa, dovevo solo ritrovare la fiducia a me stessa e sganciare la bomba nel momento opportuno, possibilmente lontano dalla cucina e magari in un momento in cui era inoffensiva, per esempio in bagno.
Prima di andare a lavorare Magnus fece comparire dei vestiti per me, niente di strano o glitterato e di questo ne fui grata. Lo abbracciai prima di varcare la soglia di casa sua, per fortuna potevo contare su persone come lui.

 

Il lavoro era stato noioso, niente di nuovo e Simon non era venuto a tenermi compagnia. Mi mandava messaggi ogni tanto in cui mi chiamava mammina e basta. Uscii pure prima e presi la metropolitana per tornare a casa.
Mi sembrava di andare al patibolo, ci misi mezz’ora solo per aprire la porta, da un lato ero tentata di fuggire e dall’altro volevo entrare e togliermi subito il pensiero, magari avrei potuta adularla prima “ mamma ma come sei bella oggi, hai fatto una pulizia del viso? Hai tagliato i capelli? Ma lo sai che sono incinta?”, magari fra i  complimenti non se ne sarebbe nemmeno accorta.
Entrai in casa.
- Sono tornata.
Mia madre mi venne incontro con il sorriso sulle labbra, strano.
- Clary, tesoro, sei tornata. Vieni ho una bella sorpresa per te.
Mi condusse in salotto e rimasi basita. Quando tua madre ti dice che ha una bella sorpresa per te una si immagina qualcosa di veramente bello, un cellulare nuovo, una torta di dieci piani, il tuo attore preferito seduto (nudo) sul divano che aspetta solo te, non un fratello silente.
Non che io abbia niente in contrario contro di loro, insomma, non amo gli uomini che si sfregiano per motivi loro, ma non li considererei proprio una sorpresa gradita.
- Clary ti ricordi di fratello Enoch?
E chi se lo dimenticava uno con la bocca cucita?
- Certo, salve fratello tutto bene?
- Benissimo Clarissa è un piacere vederti.
Non potevo dire lo stesso, ma meglio fare buon viso a cattivo gioco. Stranamente mi strinse una mano e me la tenne stretta per qualche istante. Era una nuova usanza? Non mi piaceva molto la sensazione, mi venne la pelle d’oca.
- Fratello Enoch rimarrà con noi per la cena, non sei contenta?
Cavolo! Facevo i salti di gioia.
- Luke non cena con noi?
- No cara, fortunatamente stasera rimane con il branco.
- Vuoi dire sfortunatamente vero?
- Certo certo.
Andammo in sala da pranzo e la trovai perfettamente apparecchiata con dell’arrosto ( che speravo arrivasse da una rosticceria) sul tavolo. Mangiammo in silenzio, che senso aveva invitare qualcuno a cena se puoi ce ne stavamo zitti? Ma ancora più importante, come faceva uno con la bocca cucita a mangiare? Presa dalla curiosità alzai gli occhi del mio piatto e lo trovai intento a fissarmi, distolsi subito lo sguardo e cercai di concentrarmi su altro, come contare i fiorellini ricamati sulla tovaglia.
Non mi distrassi più dal mio pasto e quell’agonia passo in fretta. Fratello Enoch annunciò che doveva andarsene subito ( oh che peccato!), mia madre lo accompagnò alla porta e rimasero a confabulare per un po’. Io intanto iniziai a sparecchiare, giusto per passare il tempo e per non farmi venire l’angoscia. Presi i piatti e li portai in cucina appoggiandoli nel lavandino, quando mi girai trovai mia madre a braccia incrociate con uno sguardo che dava i brividi.
- Devi dirmi qualcosa Clarissa?
- Ehm … no?
- Davvero? Sei sicura?
- Ma sì mamma, non devo dirti niente!
- Quindi non mi devi dire che sei incinta.
Porca miseria.
- Allora Clary?
- Tu come …
- Come faccio a saperlo? Oh tesoro, ti sembro stupida forse? Ti osservo da quando sei tornata. Sapevo che mi tenevi nascosto qualcosa, la nausea che ultimamente avevi sempre e oggi ho invitato fratello Enoch per averne conferma.
- Senza offesa mamma ma cucini da schifo è per questo che ho sempre la nausea.
- Zitta! Non hai più nemmeno il ciclo da due mesi!
Ma perché tutti se ne erano accorti tranne me?
- E tu come fai a non sapere che non ho il ciclo scusa?
- Forse perché butto io l’immondizia e mi accorgerei del consumo di assorbenti? Mi hai davvero deluso Clary.
- Deluso? Non l’ho mica fatto di proposito, è stato un incidente!
Rise sprezzante, non l’avevo mai vista così arrabbiata, nemmeno quando avevo tagliato con le forbici il suo vestito preferito.
- Un incidente? Del tipo che tu e tuo fratello, perché sono sicura che il padre sia Jonathan, eravate entrambi nudi e lui è casualmente inciampato fra le tue gambe mettendoti incinta?
Ok, suonava strano anche alle mie orecchie.
- Sei stata davvero una pessima figlia Clarissa, non pensavo tu potessi deludermi più di così. Prima il tuo voler diventare una Shadowhunters a tutti i costi, poi il tuo relazionarti con Jace e ora questo.
- Mamma senti …
- No, ora sentimi tu.
Mi afferrò per un braccio trascinandomi nella mia stanza e buttandomi di forza dentro.
- Non uscirai da questa camera se non ci sarà io, niente contatti con Simon o con altri tuoi amici strani. Domani andremo a sbarazzarci di questo problema una volta per tutte e finalmente ritorneremo alla normalità.
- Aspetta, sbarazzarci?
- Si Clary, ti porterò in una clinica per uccidere quel mostro che ti cresce dentro. Non tollererò più altri scherzi del genere da te.
- Ma io voglio questo bambino!
- Ma io no.
E uscì sbattendo la porta chiudendola a chiave.
Non poteva farmi questo, non poteva costringermi ad uccidere il mio bambino. Dovevo fare qualcosa, ma cosa? Mi girai e lo sguardo mi cadde sul comodino e lì vidi l’ultimo regalo di Jonathan, presi la mia decisione.





JONATHAN

 

Ero infuriato, arrabbiato nero. Non l’avevo trovata! Ero entrato di nuovo nella sua camera e lei non c’era! Dove accidenti si era cacciata quella ragazza? Dove accidenti aveva passato la notte? Con chi? Sebastian se la rideva, che amico insensibile e odioso, a volte mi chiedevo come facevo a sopportarlo.
- Magari si è trovato un nuovo ragazzo e ha passato la notte con lui no?
Lo potevo uccidere? No davvero, potevo farlo fuori? Ma non doveva aiutarmi a realizzare i miei piani?
- Sebastian?
- Si?
- Ti pesa tanto vivere?
- No di certo perché?
- Perché se non la pianti di sparare idiozie ti uccido chiaro?
- Cristallino amico! Niente più battute sulla tua cara e manesca sorellina.
Bene, stanotte sarei tornato nella sua camera e le conveniva esserci o avrei dato di matto e avrei bruciato quella catapecchia per poi battere le strade di New York e ritrovarla, e in quel caso le conveniva essere sola o avrei ucciso l’idiota con cui stava e l’avrei trascinata via per i capelli.
Passai le ore ad allenarmi immaginandomi la faccia del presunto nuovo ragazzo di Clary. Ormai Sebastian mi aveva talmente condizionato che mi ero convinto che mia sorella mi stesse tradendo. Il solo pensiero era insopportabile!
Quando finalmente fu ora di andare, presi il nuovo regalo, un bracciale appartenente alla nostra famiglia da secoli.
Varcai il portale e mi ritrovai in quella casa che ormai sentivo di detestare dal profondo. Era tutto silenzioso ma sentivo che qualcosa non andava. Entrai nella camera di Clary e ancora una volta trovai il letto vuoto. L’ira iniziava a crescere quando finalmente sentii la sua voce, dopo due lunghi mesi.
- Jonathan, dobbiamo parlare.
Mi voltai, mia sorella uscì da un angolo completamente in ombra. Sembrava seria e determinata e soprattutto voleva dirmi qualcosa. Aspettavo questo momento da tempo e sperai con tutto il cuore che non fosse una trappola che mi allontanasse definitivamente da lei.









ANGOLINO DI MARLOWE

Salve gente! Nuovo aggiornamento. Purtroppo per voi Jonathan ha avuto solo un piccolo spazietto ma dal prossimo ritornerà a pieno regime contente? Che ne dite di Jocelyn? Può una madre essere così odiosa? Cosa vorrà mai dire Clary a quel bel pezzo di sua fratello? Andiamo con le scommesse? Sono molto curiosa del vostro parere.
Recensiteeeeeeeeeeeeeeeeee.
Kiss
Mar

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

 


JONATHAN



 

Lo ammetto, non sono una persona facile da stupire. Niente mi lasciava di stucco o mi coglieva impreparato, piuttosto perdevo subito le staffe ( e questo Sebastian lo sa bene), ma assolutamente mai niente mi coglieva di sorpresa. Ovviamente questo prima di conoscere mia sorella. Come tutte le notti, per due mesi, entravo nella sua camera lasciando dei piccoli regali, niente di esagerato, ma abbastanza belli e significativi per farglieli collegare a me. La prima volta in cui mi sorprese ( se escludiamo la grotta in cui si è donata a me) era stata la notte precedente, quando non l’avevo trovata. Non mi sarei mai aspettato di non vederla nel suo letto placidamente addormentata, insomma, andavo in camera sua da più di due mesi e non era mai accaduto, perché ora si?
La seconda fu stanotte.
Il letto era nuovamente vuoto, iniziavo già a perdere le staffe quando la sua voce mi fece voltare.
Clary uscì da un angolo in ombra e rimasi perplesso non solo per il fatto che volesse parlare con me, ma anche perché indossava il mio primo regalo, l’abito bianco.
Le stava a pannello e le donava un’aria molto angelica anche se in realtà aveva il pessimo carattere di un demone. Mi si avvicinò senza timore o alcuna paura … ho sempre pensato che vedere il tuo nemico nudo ti facesse passare la fifa che si ha di lui, evidentemente anche per mia sorella funzionava così, oppure finalmente aveva capitolato. Mi immaginai mentre le sfilavo quel bel vestitino di dosso e non prestai più attenzione a quello che mi stava dicendo.
- Jonathan mi stai ascoltando?
Riscosso dai miei pensieri tutt’altro che casti cercai di ascoltare quello che diceva.
- Scusami, mi ero leggermente distratto.
Sbuffò infastidita, lo so, anche io detestavo ripetere le stesse cose più volte, ma che colpa ne ho se il mio cervello pensava a volerla vedere nuda? Si poteva mettere una tuta da ginnastica, mi avrebbe facilitato il compito di molto.
- Ora ti senti più concentrato?
Annuii con la testa e cercai sul serio di non perdermi di nuovo nelle mie fantasie erotiche leggermente inopportune.
- Voglio venire via con te.
Scusa? Ho sentito bene? Niente lamentele o piagnistei? Niente insulti? Mi ero immaginato che avrei dovuto faticare non poco per convincerla e invece me lo chiedeva lei! Assurdo! Ero per caso finito in qualche strano mondo parallelo?
- Sul serio?
- Sì sul serio!
- Strano.
Mi guardò come se fossi idiota, il tipico sguardo che io rivolgevo spesso al mio migliore amico.
- Posso chiedere il perché?
- No non puoi.
Sollevai un sopracciglio, non potevo? Jonathan Morgensten può tutto. Per chiarirle il concetto mi sedetti comodamente sul suo letto, accavallai le gambe e attesi una spiegazione plausibile per questo suo cambiamento.
- Non farai sul serio vero? Prima mi scocci dicendo che mi vuoi con te e ora che voglio venire ti metti a indagare sul motivo?
- Sai com’è, l’ultima volta mi sembravi piuttosto decisa nel volertene andare. Mi ricordo distintamente un sasso contro la mia povera e biondissima testa. Sebastian invece si lamenta di una preziosa opera d’arte deturpata per colpa tua. Quindi scusa se ora sono un po’ scettico.
Bofonchiò qualcosa e venne a sedersi vicino a me sul letto.
- Non voglio più stare qui.
- Perché no?
- Vuoi la versione breve o quella lunga?
- La breve.
- Nostra madre.
Così era troppo breve!
- Allunga un po’ la storia sorellina, così non ho capito niente.
- Voglio andarmene per colpa di nostra madre. Escludendo il fatto di esser stata trattata malissimo dal Conclave, i miei fantomatici amici mi si sono rivoltati contro, escludendo Simon e Magnus ovviamente. La cara mammina ha deciso che sono stata troppo vicino a te e ha intuito che siamo andati a letto insieme, mi ha perfino fatto controllare da un fratello silente! Ti rendi conto?
In effetti essere visitati da uno di quei tizi metteva i brividi anche a me.
- Tutte qui le grandi motivazioni?
- Nostra madre ha deciso che rimarrò chiusa in camera, mi ha definito una figlia deludente e ovviamente è rimasta schifata dal fatto che siamo andati a letto insieme. Non ci è andata giù leggera. Ha persino aspettato che Luke fosse fuori di casa per fare tutto questo. E’ completamente pazza Jonathan, non voglio stare ancora qui con lei.
- Ti ha picchiato Clary?
Se solo aveva osato alzare un dito su di lei mi sarei fiondato nella stanza accanto e l’avrei uccisa. Mia sorella scosse la testa ma sicuramente non mi aveva detto tutto, aveva uno sguardo molto angosciato. Mi ero aspettato che mi chiedesse di tornare indietro con me perché si era accorta di amarmi e perché le mancavo, mi dovevo accontentare per ora, però non voleva dire che non potevo ottenere qualche soddisfazione comunque.
- Ti porterò via con me.
Mi sorrise entusiasta.
- Se mi darai un bacio.
Mi picchiettai le labbra con l’indice per farle capire dove volevo essere baciato, visto chi avevo di fronte mi poteva fregare con uno stupido bacio sulla guancia.
- Vuoi un bacio?
- Si tesoro e non a stampo, bacio vero chiaro? Se non vuoi rimani qui.
Mi guardò negli occhi per qualche istante, pensava che scherzassi? No, lei sapeva che ero maledettamente serio. Mi si avvicinò sul letto e posò le sue labbra sulle mie. Cavolo come mi erano mancate! Premetti una mano dietro la sua testa per spingerla maggiormente contro il mio corpo. La mia piccola sorellina mi stava facendo impazzire, le infilai la lingua in bocca scontrandomi subito con la sua. L’alzai di peso mettendola a cavalcioni su di me. Le sue mani si tuffarono immediatamente nei miei capelli spettinandomi e gemette sulla mia bocca appena sentì lo stato in cui mi trovavo. Seduta in quel modo poteva chiaramente percepire il mio desiderio, dopotutto volevo spogliarla da quando l’avevo vista, mi ero trattenuto per due mesi, ero stato già bravo. Ogni notte, sessanta dannatissime volte in cui la vedevo sdraiata nel letto e non l’avevo mai toccata.
Le miei mani scivolarono sotto il suo vestito accarezzando le sue gambe per poi fermarsi sul suo sedere che afferrai per stringerlo possessivamente. Doveva capire a chi apparteneva e questo era un ottimo modo.
Ormai ero intenzionato a sbatterla sul letto e possederla, tutto il mio istinto mi diceva di farlo, dal sedere la mia mano destra si sposto sotto l’orlo dei suoi slip accarezzando leggermente la sua femminilità, trovandola già bagnata. Non ero l’unico che impazziva di desiderio allora. Purtroppo quando sentì quel leggero contatto si ritrasse immediatamente.
- Jonathan no! C’è mia madre nella stanza accanto!
Solo per questo? Non ci mettevo niente ad alzarmi e ad andare ad ucciderla.
Le baciai il collo lasciandole qualche morso e lei cominciò a contorcersi per liberarsi dalla mia presa.
- Avevi detto solo un bacio.
Vero, potevo essere più furbo certe volte però!
- Non mi sembrava ti stesse dispiacendo.
La vidi arrossire.
- Non voglio che ci senta.
- Non ti preoccuparti, la casa è sotto un mio incantesimo, nessuno sente niente e soprattutto dormono un sogno incantato così potente che difficilmente si sveglieranno prima che io me ne vada. Anzi, sono sorpreso che tu non abbia subito effetti.
- Ah, è così che fai allora. Me lo stavo giusto chiedendo. Riesci a sorpassare le difese intorno alla casa.
- Incantesimi banali e deboli, niente mi potrebbe tenere lontano da te.
Feci per baciarla di nuovo ma lei girò il viso per evitarlo, che nervi quando faceva la ritrosa.
- Voglio andare via!
La feci scendere dalle mie gambe e mi alzai a mia volta.
- Va bene, devi prendere qualcosa da portare via?
Si guardò intorno, io personalmente non avrei preso niente, tutte quelle cose non erano degne di lei e io avrei potuto comprargliele di mille volte più belle.
Mi sorprese quando invece raccolse in una borsa i miei regali e poi mi si avvicinò per andarcene. Si poteva gongolare per una simile sciocchezza? Evidentemente sì visto che lo stavo facendo.
- Vieni.
La condussi fuori da quella catapecchia e aprii un portale entrandoci dentro subito dopo trascinandola con me, non volevo avesse qualche ripensamento.
In meno di un minuto ci ritrovammo dentro lo studio di mio padre e Clary si appoggiò a me cercando di riprendere l’equilibrio, era pallida.
- Tutto bene?
- Sì, i viaggi con i portali mi danno sempre un po’ di nausea, ora passa.
La feci sedere su una sedia e attesi che si riprendesse. Si tenne la testa fra le mani come se dovesse evitare di vomitare, le facevano davvero così male questi tipi di viaggi?
Piano piano sembrò riacquistare colore e riprendere un po’ di forze. Potevo finalmente chiederle quello che mi stava logorando da più di un giorno.
- Clary.
- Sì?
- Dove sei stata ieri sera?
- Al pigiama party a casa di Magnus Bane.
Non sapevo che il sommo stregone amasse questo genere di feste, non me lo sarei mai aspettato, che fosse strano era di dominio pubblico.
- Capisco, ti senti meglio.
- Si grazie.
- Quindi possiamo continuare il discorso interrotto in camera tua giusto?
Mi guardò un attimo perplessa poi quando capì si alzò di scatto dalla sedia puntandomi contro un dito.
- Io non verrò ancora a letto con te Jonathan … per ora almeno.
- Come no? Prima non mi sembravi così reticente. Cosa ti costa? In questi due mesi ho fatto di tutto per farti sentire la mia mancanza. Non l’hai sentita nemmeno un po’?
Non rispose, ma da come si irrigidì supposi che la risposta fosse positiva e non potei che sogghignare soddisfatto. Dopotutto chi non sentiva la mia mancanza? Solo che orgogliosa com’era la mia sorellina non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
- Facciamo così …
Mi avvicinai a lei mettendole un braccio intorno alla schiena conducendola fuori dallo studio verso la sua camera.
- Per questa sera non insisto. Domani però inizierò un corteggiamento talmente serrato che non potrai fare a meno di cedere.
- Lo vedremo!
Le aprii la porta e la feci entrare.
- Bentornata a casa Clary.
Chiusi la porta alle mie spalle, mi rimaneva solo una cosa da fare prima di andare a mia volta a dormire … una bella doccia fredda.



 

Mi svegliai straordinariamente di buono umore, tutti i domestici lo notarono, forse perché non urlavo ordini come se fossi posseduto. Sebastian era già seduto a fare colazione e notò il sorriso da ebete che avevo stampato in faccia.
- Tutto bene amico?
- Alla grande direi!
- Sei assurdamente allegro stamattina e sinceramente non ne capisco il motivo. Piove, fa freddo, la marmellata ai frutti di bosco è finita, i miei capelli non vogliono saperne di stare in piega.
- Clary è qui.
- Clary?
- Proprio lei.
Mi fissò in silenzio.
- L’hai drogata e portata qui contro la sua volontà?
- No! Mi ha chiesto lei di tornare.
Scoppiò a ridere, no dico, scoppiò davvero a ridere!
- Ora capisco perché il tempo fa così schifo. Dai amico non scherzare, che trucco hai usato.
- Mi fa davvero piacere sapere che il mio migliore amico non ha fiducia nelle mie capacità.
- Se mi avessi raccontato che un bellissimo unicorno ti fosse venuto a trovare e ti avesse condotto nel magico mondo degli arcobaleni ti avrei creduto, tua sorella, la pazza assassina di teste che vuole tornare qui proprio no!
- Chi è che vuole tornare qui?
Si zittì subito quando la vide entrare in sala da pranzo, pensava davvero che scherzassi, che amico di mala fede. Mia sorella si accomodò al mio fianco. Era semplicemente graziosa con quel vestito color acquamarina e i capelli sciolti. Finalmente una bella visione dopo due mesi passati a vedere solo Sebastian che si ingozzava di dolci, come facesse a non ingrassare era un mistero.
- Così sei davvero tornata.
- Così pare.
- Perché?
- E’ forse un problema Sebastian caro? Oppure preferivi rimanere da solo con Jonathan per tutto il giorno … tutti i giorni … con il suo fantastico carattere che a ben vedere è mille volte peggio del mio.
Il mio amico rimase zitto, evento raro.
- Io adoro passare il tempo con il tuo caro fratellino Clary anche se ultimamente non fa altro che urlare dietro a chiunque e a comportarsi come un incivile, quindi ben tornata a casa, distrailo abbastanza sotto le lenzuola così la mattina è più gentile.
Mia sorella arrossì a quella frase, non si aspettava commenti così diretti? Sebastian sperava troppo nel pensare che un po’ di sesso mi avrebbe addolcito il carattere, anche se avendola solo baciata la notte prima avevo già un buon umore inusuale per un musone come me.
- Vuoi un po’ di caffè Clary?
- No grazie.
Fermi tutti! Questo non è assolutamente normale. Mia sorella non rifiuterebbe mai una tazza di caffeina, nemmeno se avesse quaranta di febbre e le convulsioni.
- Ti senti bene?
- Certo perché?
- Non vuoi il caffè.
- Quindi?
- Tu lo adori, lo bevi sempre! Al picnic che abbiamo fatto mi hai detto che senza diventi intrattabile. Perché adesso non lo vuoi?
Mi guardò come se fossi pazzo, cosa che effettivamente un pochino ero, ma era di famiglia quindi anche lei non era perfettamente normale.
- Oggi non mi va. E’ davvero così importante per te vedermelo bere? Posso fare uno sforzo se vuoi ma mi sembra tu stia facendo un affare di stato per nulla.
Aveva ragione, effettivamente stavo esagerando. Non lo voleva punto e basta, non dovevo prenderla come un’offesa verso i miei sforzi di renderla più felice. Dopotutto stava mangiando allegramente la torta al pan di spagna e crema pasticcera che le avevo fatto preparare, anche a me certi giorni non andavano determinati cibi, era normale per gli esseri umani no?
Scrollai le spalle e continuammo a fare colazione.
- Sai Clary, ti trovo diversa.
- Davvero Sebastian? In che modo?
- Non lo so, devo pensarci. Spero di riuscirci ancora dopo la botta micidiale che mi hai dato con quella statua. Statua che per inciso vale un patrimonio e che tu hai bellamente rovinato.
Ecco dove voleva andare a parare.
- Mi spiace.
- Per la mia testa o per la statua?
- Per la statua ovviamente, se l’avessi saputo avrei utilizzato qualcosa di poco valore. Mi sembra ti importi più di lei che della tua testa. Non che ci siano evidenti traumi, non puoi essere peggiorato ancora di più.
- Grande sorellina, usiamo anche le stesse battute! Dovevi vedere come si lamentava.
Scoppiò a ridere quando gli mimai Sebastian agonizzante sul divano. Mi piaceva farla ridere, mi faceva sentire importante.
- Amici ingrati! Comunque programmi per la giornata?
Clary sollevò le spalle, io non avevo progettato niente in proposito.
- No? Bene, che ne dite di allenarci tutti insieme?
Mia sorella impallidì.
- Ehm … oggi passo grazie. Sarà per la prossima volta.
Perché? Non le avrebbe fatto male un po’ di allenamento, più migliorava più sarebbe stata utile nel mio piano.
- Invece dovresti Clary, dai pigrona non può che farti bene.
- No davvero oggi non mi va.
-  Niente storie.
La feci alzare e feci cenno a Sebastian di seguirci. La palestra era enorme, mio padre megalomane com’era ci aveva messo di tutto, armi di ogni tipo decoravano le pareti. I soffitti erano altissimi, ideali per lanciarsi dalle travi imparando ad atterrare in piedi.
- Non dovrei cambiarmi prima?
- No va bene anche così.
- Ma il vestito potrebbe rovinarsi, non mi sembra il caso no?
- E perdermi così la vista delle tue belle gambe mentre cerchi di tirarmi un calcio? No grazie, se si rovina te ne compro un altro.
Dovevo trascinarla a forza, non ne voleva sapere. Sebastian se la rideva, pensava di avere una rivincita su di lei, sapeva che sul corpo a corpo Clary non era forte. Da una parte mi infastidiva questa sua voglia di metterle le mani addosso ma dall’altra volevo che lei imparasse a difendersi in ogni occasione, e se per farlo doveva malmenare il mio amico nessun problema.
- Cosa preferisci corpo a corpo oppure scontro con armi?
- E una bella lotta con i cuscini no eh?
- Cos’è un gioco mondano?
- Lascia perdere.
Le diedi una spada angelica, le tremavano le mani ed era sempre più pallida, aveva le labbra livide come se stesse gelando, ma la palestra era calda, aveva terrore di noi?
Sebastian prese una frusta mentre io una spada.
Ci avvicinammo a lei, ormai tremava tutta, caspita le avevo visto affrontare un demone dieci volte più grande di lei e non aveva mai avuto così paura, perché ora si?
Feci per colpirla con un affondo quando lei strillò e lanciò via la spada.
- Non colpirmi, non fatelo!
Guardai Sebastian perplesso.
- Si può sapere che hai Clary?
- Non voglio allenarmi.
- Perché?
- Già perché?
- Zitto tu l’ho chiesto prima io.
Sebastian sbuffò.
- Non ne ho voglia.
- Clary non farmi arrabbiare, dimmi perché non vuoi allenarti.
- No.
Mi avvicinai a lei gettando via la spada, lei indietreggiò di qualche passo e questo mi fece ancora di più arrabbiare. L’afferrai per un braccio scrollandola mentre lei cercava di allontanarmi.
- Piantala di fare  la stupida, dimmi immediatamente il motivo o ti giuro che ti obbligherò ad allenarti e sarà peggio fidati! Non ci vado giù leggero sorellina, ti farei male e anche tanto.
- No ti prego no.
- Dimmi il perché. DIMMELO!
- SONO INCINTA!
Mollai di scatto la presa. Cosa aveva detto?
- Incinta in che senso? -  grande domanda Sebastian, secondo te in che senso? Infatti mia sorella lo guardò malissimo.
- Quanti sensi vuoi che abbia la frase sono incinta? Aspetto un bambino.
- Si ma come?
- Ti devo davvero spiegare come vengono concepiti i bambini Sebastian?
- No lo so però…
- Però cosa?
- Niente.
Ecco era meglio se stava zitto, si stava innervosendo e mi guardava come se aspettasse una mia reazione, io non sapevo che dire. Desideravo avere una famiglia con lei, solo non mi aspettavo che il primo figlio sarebbe arrivato subito. Prima mi ero immaginato che lei cedesse al sentimento che nutriva per me.
- E’ mio?
Domanda più sbagliata non potevo farla, mi guardò come se le avessi dato un pugno e iniziava davvero ad infuriarsi.
- Senti un po’ tu, con chi credi di parlare? Non è mia abitudine andare a letto con il primo che mi capita. Si sei tu il padre, hai presente quando hai avuto la brillante idea di trasformarti in Jace? Ecco è stato proprio lì che mi hai ingravidata, che termine orribile santo cielo. Nel tuo piano contorto immagino non fossero previsti metodi anticoncezionali.
- Non stavo pensando granché in quel momento se devo essere sincero.
- Ma va?
Poi mi si accese la lampadina.
- E’ per questo che sei voluta venire via con me vero? Tua madre l’ha scoperto.
- Nostra madre vorrai dire. Si l’ha scoperto. E’ stato terribile, non l’ho mai vista così infuriata.
- Ti ha fatto qualcosa Clary?
Negò con la testa.
- Non potevo rimanere lì, dovevo andarmene via ieri sera altrimenti oggi mi avrebbe trascinato in una clinica ad abortire.
Trattenni il fiato, sapevo che mia madre mi odiava ma poteva davvero arrivare a tanto? Uccidere il suo stesso nipote.
Poi ragionai bene sulle parole di Clary, lei se ne era andata per non abortire, quindi voleva il bambino? Voleva un figlio da me?
- Clary tu vuoi questo bambino?
- Certo che lo voglio!
- Anche se è figlio mio?
Il suo sguardo si addolcì.
- Si Jonathan anche se è figlio tuo.
Era come se il cuore mi stesse scoppiando nel petto, era questa la vera felicità? Mi piaceva. Avrei avuto un figlio dalla donna che amavo, non importava se ora non ricambiava i miei sentimenti, l’avrebbe fatto con il tempo. Avevo ancora sette mesi prima della nascita del bambino, sette mesi per cercarla di farla innamorare di me e ci sarei riuscito parola di Jonathan Morgensten.





ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve gente! Spero che il vostro weekend sia iniziato nel migliore dei modi … qui da me piove … quando mai! Visto che nei capitoli precedenti Clary è stata la principale voce narrante, ho pensato di farmi perdonare con un capitolo interamente dal punto di vista di Jonathan contenti? Clary l’ha convinto a portarla via con sé, non che si sia sforzata molto in effetti e non ha dovuto dirgli subito del suo stato interessante, anzi ha spiattellato l’informazione per evitare l’allenamento con quei due. Direi che chi l’ha presa peggio è stato Sebastian che dite? Come si fa a chiedere “in che senso incinta?” non è normale il ragazzo ed è solo colpa mia mi sa. Mi piacerebbe dire che ora vivranno tutti felici e contenti ma ancora una cosa deve succedere e un personaggio diventerà ancora più odioso.
Recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Kiss
Mar

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14


 

CLARY

 

Ecco, avevo combinato un bel guaio! Più volte nella mia mente avevo studiato un modo per rivelare a Jonathan la mia gravidanza. Pensavo di dirglielo con calma, magari durante una bella cena, possibilmente con lui seduto per prevenire eventuali svenimenti, non durante una sessione di allenamento urlando come una pazza. Lo ammetto, ero entrata nel panico più totale. Quando avevo visto quei due pesi massimi prendere in mano le armi avevo temuto per il bambino. Sapevo che non ci sarebbero andati leggeri, soprattutto Sebastian, che aveva proprio l’aria di uno che si voleva vendicare a tutti i costi. Così lo avevo urlato, avevo svelato la verità a mio fratello. Dei due, quello che l’aveva presa peggio era Sebastian, come si fa a chiedere in che senso incinta? Ma quanti sensi potrà mai avere quella frase? Voleva un disegnino? Delle foto esplicative? Dovevo davvero discutere di educazione sessuale con un ragazzo più grande di me che si suppone sappia già tutto? Nella mia personale classifica di chi ci era rimasto male per ora era al secondo posto, al primo c’era mia madre e al terzo io, perché ammettiamolo, non l’avevo presa benissimo la storia della gravidanza all’inizio.
Jonathan era rimasto paralizzato, completamente immobile, a sapere che bastava questo per farlo stare zitto mi sarei fatta mettere incinta anni prima ( no ok non esageriamo). Aveva osato chiedermi se il bambino fosse suo, in quel momento avrei voluto strozzarlo, chi credeva che fossi? Pensava davvero che in questi due mesi, con tutti i sogni erotici che facevo su di lui ( anche se lui questo non lo sapeva … oddio e se parlavo nel sonno mentre lui mi veniva “ a trovare”?), potessi andare a sollazzarmi allegramente con qualcun altro e che fossi davvero così stupida da farmi mettere incinta da un perfetto sconosciuto? Ma certo che no! Io mi faccio ingravidale solo da consanguinei, se non che senso avrebbe la mia vita? Il mio sguardo arrabbiato bastò per farlo tacere e per non fargli dire altre stupidaggini. Mi chiese se volevo il bambino anche se era suo figlio. Aveva uno sguardo così spaurito quando me lo disse, non pensavo di vederlo mai così insicuro. Certo che volevo questo figlio, anche se il padre era lui, lo desideravo con tutta me stessa e quando gli dissi la verità sembrò rianimarsi per la felicità. Mi abbracciò con forza baciandomi la fronte, all’orecchio continuava a sussurrarmi “grazie” con voce strozzata. Per la prima volta si stava dimostrando interamente un essere umano.
Adesso, dopo due ore di distanza dalla grande rivelazione, mi trovavo seduta in salotto, con Jonathan al mio fianco e Sebastian accasciato su una poltroncina, pallido come un cadavere. Accidenti, nemmeno fosse suo il bambino!
Mio fratello mi teneva per mano, aveva paura che scappassi? Adesso non mi sarei allontanata neanche morta da lui, lo vedevo come un’ancora di salvezza, se c’era qualcuno che poteva difendere la nostra neo famiglia era lui.
- Così sto per diventare zio.
- Già.
Si passò una mano fra i capelli e poi iniziò a ridere istericamente.
Io guardai mio fratello in cerca di qualche suggerimento, iniziavano a spaventarmi le reazioni di Sebastian.
Jonathan scrollò semplicemente le spalle facendomi capire di non preoccuparmi, la faceva facile lui.
- Spero solo che il mio nipotino sia un maschio! Così da grande gli insegnerò la nobile arte del conquistare le donne.
Cosa voleva spiegare a mio figlio?
- Tu non spiegherai niente di tutto ciò a mio figlio – ecco bravo Jonathan diglielo anche tu – caso mai spetta a me questo compito.
Mi schiaffai una mano in faccia, di male in peggio!
- Voi due non spiegherete niente di tutto ciò al mio povero bambino, lasciateli fare le sue esperienze e non fatelo diventare un pervertito già dalla più tenere età. E se invece fosse una femmina? Hai intenzione di spiegare anche a lei la tua nobile arte Sebastian?
Jonathan lo incenerì con lo sguardo.
- Che non ti venga in mente di spiegare a mia figlia cosa sia il sesso!
- Perché amico hai intenzione di farla diventare suora? Dovrà pur fare esperienza anche lei.
- Non prima dei trent’anni!
Trent’anni? Ma stava impazzendo?
- Non pensi di esagerare un pochino Jonathan?
- Clary! È di mia figlia che si parla qui!
- Nostra figlia caso mai. Pensi davvero che fino a trent’anni lei non si trovi un ragazzo da amare?
- Se lo ama può aspettare ad andarci a letto.
- Come tu hai fatto con me?
Stette zitto per qualche istante riflettendo, l’avevo colto impreparato? Io dovevo ancora compiere diciassette anni, non si era fatto tanti problemi con me.
- Ma io sono un maschio è diverso per me.
- Ma io sono una femmina, a sentire te quel giorno nella grotta dovevo tenere le gambe ben chiuse no? Dovevo aspettare che tu mi corteggiassi normalmente, e sottolineo normalmente, fino a quando mi avresti chiesto di sposarmi e solo allora avremmo fatto l’amore giusto?
- Mmm
- Ha ragione amico!
- Possiamo cambiare argomento per favore?
Certo, cambia argomento, tanto ci ritorniamo lo stesso più tardi, solo io e te senza interferenze alcune.
Sebastian sogghignava, evidentemente non era cosa di tutti i giorni mettere in imbarazzo il grande Jonathan Morgensten.
- Come vuoi amico. Allora Clary, come sta procedendo la gravidanza? Sei di due mesi giusto? Nausee?
- Procede bene penso, ho un po’ di nausea ma niente di insopportabile. Non ho fatto nessuna visita di controllo, l’ho scoperto io stessa due giorni fa.
- Come due giorni fa? Come hai fatto a non capirlo subito? – chiese mio fratello stupito.
Chissà cosa direbbe se sapesse che lo avevo scoperto solo grazie a Simon, fosse stato per me l’avrei saputo solo durante il parto di essere incinta.
- Senti, ero stressata e non ci pensavo minimante. Quando l’ho scoperto ho avuto un piccolo attacco di panico e sono rimasta a dormire a casa di Magnus Bane. Non avevo la forza fisica e mentale di affrontare mia madre.
- Non lo volevi?
- Non ci avevo mai pensato in realtà. Non mi sono mai immaginata con figli o un marito. Ma quando ho visto il test di gravidanza positivo è stato … non so nemmeno come spiegarlo. Ho avuto paura.
- Della mia reazione?
Negai con la testa.
- No, non di te. Tu vuoi una famiglia con me, me lo hai detto chiaramente, pensavo non ci fossero problemi. Oppure tu non lo vuoi?
Mi passò un braccio intorno alle spalle attirandomi vicino a lui appoggiando la sua guancia sulla mia testa.
- Certo che lo voglio Clary. Mi hai colto di sorpresa, questo sì, ma desidero dei figli.
Mi accarezzò il ventre e quasi mi vennero le lacrime agli occhi per la tenerezza che ci mise in quel gesto.
- Io voglio questo bambino.
- Mia madre invece l’ha presa malissimo, peggio di Sebastian.
- Ehi! Io non l’ho presa male.
Sia io che Jonathan lo guardammo.
- Insomma è successo all’improvviso e sono rimasto leggermente sconvolto, capita anche ai migliori.
- Certo amico! Continua il racconto Clary. Mi hai già detto che nostra madre voleva costringerti ad abortire.
- E’ vero, voleva portarmi in una clinica per sbarazzarsi del problema. Così ti ho aspettato e mi hai portato via. Non l’avrei sopportato, quale madre costringerebbe la propria figlia a un gesto del genere? Soprattutto se non è consenziente? Dovevi vedere la sua faccia Jonathan.
- Va tutto bene, ora sei qui e andrà tutto per il meglio. Senti, hai bisogno di qualcosa di particolare?
- Non mi pare. Magnus ha detto solo che devo mangiare sano e limitare di tanto il mio consumo di caffeina.
- Ecco perché non hai voluto il caffè.
Annuii con la testa e trattenni a forza uno sbadiglio, mi era venuto un gran sonno.
- Sei stanca? Perché non vai un po’ a riposare?
Annuì con la testa e mi alzai per andare in camera mia, prima di uscire dal salotto mi voltai un attimo per guardare Jonathan, a sua volta intento a fissarmi, tornai velocemente sui miei passi e mi chinai per baciarlo. Lo colsi di sorpresa dato che non reagì subito ma si diede subito da fare quando schiusi le labbra come un tacito invito. Uno schiarirsi di gola ci ridestò dal bacio.
- Scusate, non vorrei rimanere traumatizzato vedendo voi due in atteggiamenti troppo intimi e poi Clary, piegata in quel modo riesco a vederti la biancheria!
Drizzai di colpo la schiena e con la faccia rossa corsi in camera mia per dormire, ma tu guarda, una si lascia andare un pochino e viene presa in giro!
In camera rimasi ferma a guardarmi allo specchio, oltre alla faccia rossa per l’imbarazzo non notavo niente di strano. Provai a mettermi di profilo per vedere se la pancia si vedeva già ma nulla.
Con uno sbuffo mi tolsi il vestito e indossai una camicia da notte e mi sdraiai per fare un bel sonnellino riposante.



 

JONATHAN

 

Appena Clary uscì dalla stanza afferrai un cuscino e lo lanciai dritto in testa a Sebastian. Per la miseria! Per una volta che di sua iniziativa si lascia andare e mi bacia questo ci interrompe. Chissà ora quando le avrei scucito un altro bacio.
-  Ehi! Che ti prende?
- Che prende a me? Ma invece di interromperci non potevi semplicemente uscire dalla stanza?
- Ma sono comodo qui seduto.
- Andavi da un’altra parte! Prima vuoi spiegare a mia figlia cosa sia il sesso e ora interrompi la parte pratica fra me e Clary.
- Oh andiamo! Non penserai di certo che per un bacio ti avrebbe permesso di prenderla su questo divano!
- Perché no? Già a casa sua ci ero quasi riuscito! E poi qui ci interrompi tu e per di più affermando di vedere la sua biancheria intima. Non ti azzardare mai più a vederle sotto la gonna.
- E’ lei che si è piegata!
- Zitto!
Ero più che sicuro che mi avrebbe permesso di toccarla. Ormai mi stavo ammazzando di docce fredde, insomma, potevo lasciarmi andare liberamente, tanto non potevo metterla incinta una seconda volta no?
Se pensavo al fatto che stavo per diventare padre ancora non ci credevo! Ero elettrizzato e spaventato allo stesso tempo. Come figura paterna di riferimento avevo solo Valentine e non era stato esattamente il genitore modello dell’anno, non con me almeno. Clary da parte sua aveva solo Jocelyn e anche lì i presupposti non erano i migliori. Saremmo stati dei genitori in erba senza alcun aiuto. Non volevo fare gli errori di mio padre, avrei trattato mio figlio con tutto l’amore possibile, non l’avrei frustato come avevano fatto con me, non gli avrei imposto niente. Ero sicuro che con mia sorella sarei diventato un buon genitore, un passo alla volta. Non sapevo nemmeno se preferivo avere un maschio o una femmina, un piccolo me in miniatura o la copia di Clary di cui sarei stato gelosissimo. Dovevo iniziare a pensare ad eventuali nomi, e se fossero stati gemelli? Mi piaceva l’idea di una famiglia numerosa, io avevo avuto un’infanzia solitaria, non volevo fermarmi a quota uno.
Ormai il sorriso da ebete che avevo stamattina si era allargato ulteriormente. Dovevo organizzare tutto al meglio, prima di tutto dovevo sposarmi, volevo che mio figlio portasse il mio cognome, anche se, pensandoci bene, Clary era una Morgensten, io pure, non cambiava niente se aspettavamo dopo il parto no? Dovevo prima farla innamorare perdutamente di me, dovevo scegliere e arredare la stanza del bambino, volevo che tutto fosse perfetto.
- Sento le ruote nella tua testa che girano Jonathan, fra un po’ andranno a fuoco.
- Ho tante cose da fare, voglio organizzare bene il mio tempo.
- Ce la farai. Non mi sarei mai aspettato che Clary fosse incinta, mi ha proprio colto di sorpresa.
- Si è visto.
- Spiritoso. Come intendi agire?
- Non lo so davvero. Volevo che si innamorasse di me prima di avere figli, lo voglio anche adesso. Desidero che la nostra famiglia sia quanto di più vero ci sia al mondo.
- Conquistala allora, da come ti baciava poco fa direi che sei a buon punto no?
- Dici?
- Se non provasse qualcosa per te non sarebbe mai tornata Jonathan. Voleva proteggere il bambino, ma conosce tante altre persone a cui potersi rivolgere. Invece ha chiesto a te no?
Questo era vero, poteva chiedere al sommo stregone o al suo amico vampiro, invece si era affidata alle miei cure.
- E’ vero, ma non mi ama.
- E tu dimostrale com’è facile amarti. Questo bambino potrebbe aiutarti nel conquistarla e poi non lo sai che le donne in gravidanza hanno gli ormoni a mille? Sarebbe ancora più facile per te riuscire a sedurla.
Questo era interessante in effetti, ormai il bisogno di averla stava diventando insostenibile e un piano stava già prendendo forma nella mia diabolica testolina bionda. Mi alzai dal divano pronto a cambiare leggermente qualcosa.
-Ehi dove vai?
Mi girai guardandolo sorridendo.
- A cambiare l’arredamento.
- Eh?



 

Ci avevo impiegato poco tempo per trasferire le mie cose e quelle di Clary nella camera padronale. Avevo paura di svegliarla ma lei dormiva così profondamente che non aveva sentito nemmeno quando mi era caduta una sua scarpa per terra. Non si accorse neanche quando la presi in braccio per trasferirla nella sua nuova camera. Avevo attraversato due corridoi, aperto due porte e non aveva fatto la minima piega. Appena l’avevo appoggiata nel nuovo letto si era accoccolata stringendo il cuscino e da allora era ancora in quella posizione. Stava dormendo da un sacco di ore, aveva saltato persino il pranzo e ora rischiava di non cenare. Era normale che dormisse così tanto? Immaginavo che per lei i giorni precedenti fosse stati estenuanti e ora stava recuperando le energie.
Andai a farmi una doccia per passare il tempo. Nella camera padronale il bagno era grande quasi quanto un monolocale di New York. La doccia era talmente enorme da poter contenere una squadra di football e avevo fatto installare persino una vasca a idromassaggio per mio puro sfizio personale.
L’acqua calda mi rimise a nuovo e quando tornai nella stanza avevo solo un asciugamano a coprirmi la vita. Mi diressi verso l’armadio per prendere qualche vestito e non mi accorsi minimamente di mia sorella che mi fissava con gli occhi fuori dalle orbite.
- Jonathan!
Mi girai di colpo e la vidi sveglia, con la coperta fin sotto il mento a coprirla dalla mia vista, come se non l’avessi già vista in camicia da notte. Si dimenticava che avevo potuto ammirarla completamente nuda?
- Ti sei svegliata sorellina!
- Che ci faccio in questa stanza? E perché sei nudo?
- Ho pensato che visto che sei incinta sarebbe meglio per te avere sempre qualcuno a tuo fianco, nel caso ti servisse qualcosa. Così ho trasferito le nostre cose nella stanza padronale, contenta? E poi non sono nudo, ho un asciugamano legato intorno alla vita non vedi? Ho fatto una bella doccia rilassante.
- E di cosa mai dovrei aver bisogno scusa?
- Non lo so, nel qual caso siamo già pronti no?
- Non ti puoi vestire? Non mi sento a mio agio a litigare con te nudo.
Ridacchiai allegro, se la signorina me lo chiedeva così non potevo far altro … che ignorare le sue richieste. Per farle un dispetto lasciai cadere l’asciugamano a terra rimanendo per davvero completamente nudo. Lanciò un urlo per lo sgomento. Si sentiva in imbarazzo?
- Jonathan copriti immediatamente!
Che pudica, si era persino messa una mano sopra agli occhi per coprirsi.
- Oh che sbadato! Mi è accidentalmente caduto per terra.
- L’hai fatto di proposito!
- Ma no che dici, è stata la forza di gravità.
- Forza di gravità un paio di scatole! Vestiti!
Questo gioco iniziava a divertirmi particolarmente. Era così dolce e carina con le guance arrossate e gli occhi coperti, sembrava una bambina in quel letto così grande, scommettevo però che i pensieri che stava facendo ora non erano per niente da bambini, chissà se potevo verificare l’ipotesi di Sebastian.
Mi avvicinai al letto e mi sedetti vicino a lei. Il materasso si abbassò leggermente sotto il mio peso e Clary scivolò leggermente verso di me. La vidi deglutire e rafforzare la presa della sua mano su quei bellissimi occhi verdi, pensava davvero di cavarsela così facilmente?
Le spostai la mano dal viso ma lei tenne ostinatamente gli occhi chiusi e giusto per sicurezza voltò persino il viso, di cosa aveva paura? Tanto mi aveva già visto nudo e se davvero aveva gli ormoni a mille mi sarei sacrificato felicemente per la causa di soddisfare le sue voglie fisiche, che ragazzo nobile vero?
Le girai la faccia con delicatezza, volevo che mi guardasse anzi lo pretendevo.
- Guardami Clary.
Continuava a negarsi la vista di questo magnifico corpo ( lo so sono un campione di modestia), le presi una mano e l’appoggiai sul mio petto, cercò di ritrarla ma la trattenni. La guidai lungo il mio corpo, facendole sentire i miei addominali fino ad abbassarsi verso l’inguine dove lei cercò nuovamente di allontanarsi.
- Jonathan basta!
- Apri gli occhi e guardami e io ti lascio andare la mano.
Li aprì lentamente cercando di fissare solo il mio viso e di non guardare in basso dove qualcos’altro richiedeva le sue meritate attenzioni.
- Non ti piace guardarmi sorellina?
- Per favore vestiti, mi metti a disagio.
- E perché mai? Io sono comodissimo così. Potrei seriamente pensare di andare in giro sempre così per casa che dici?
- Dico di no! Pensa ai domestici e a Sebastian.
- Sono certo che il mio amico ha altri gusti. Ora guardami, ti avevo detto che avrei fatto di tutto per fare l’amore con te, devi prendere confidenza con il mio corpo e lasciare che il tuo riconosca il mio.
- Perché? Non possiamo lasciare le cose così come stanno?
Povera e ingenua sorellina, lasciare le cose come stavano? Con io che mi ammazzavo di docce fredde e con il desiderio di sbatterla su ogni superficie disponibile? Proprio no.
- No, non possiamo. Forse è ora di dire le cose come stanno che dici? Mi dispiace se ora proverai imbarazzo ma mi sembra ora di piantarla con questa stupida ritrosia. Clary, io muoio di fare l’amore con te. Voglio entrare dentro di te e prenderti in tutti i modi possibili. Ti voglio sentire gemere mentre invochi il mio nome. Voglio che mi desideri.
Lei mi studiò, il viso rosso e lo sguardo puntato ovunque tranne che sul mio corpo.
Con meno delicatezza le afferrai il mento costringendola a guardarmi.
Le presi di nuovo la mano posandola sul mio cuore, sentiva quanto batteva veloce?
- Tu non mi vuoi nemmeno un po’?
Abbassai con calma la coperta che la ricopriva scoprendola pian piano. Non fermò il mio gesto, non fece niente per trattenerla. Mi feci più vicino e il suo sguardo fu calamitato in basso dove vide lo stato in cui mi trovavo.
Deglutì e si agitò portandosi le gambe strette al petto, in questo modo potevo osservare bene il suo sedere.
Non volevo assolutamente cedere, dovevo averla!
La mia mano sinistra iniziò ad accarezzarle una caviglia, il pollice faceva dei cerchiolini sulla sua pelle.
- Rispondimi Clary. Davvero non mi desideri? In questi due mesi non ti sono mancato minimamente? Io ti ho sognato sai?
La vidi sussultare, avevo detto qualcosa di strano?
- Ti ho sognato anche io.
Evviva aveva ritrovato la voce.
- Davvero? Cosa facevo di bello?
Si morse con forza le labbra, oddio che facevo in quei sogni? Cose belle o brutte? Ammazzavo dolci coniglietti indifesi? Mi piacevano quelle bestioline!
- Tu …
- Sì? Cosa facevo?
- Facevi l’amore con me.
Ma davvero? Sogni erotici sul sottoscritto?
- E ti piaceva?
Rimase zitta.
- Clary rispondimi. Ti piaceva? Ti svegliavi accaldata e bagnata per me?
- Sì.
Mi voleva, mi desiderava sul serio, ora basta con queste inutile resistenze, avrei esaudito tutte le sue fantasia su di me. Il mio sguardo doveva essere piuttosto eloquente perché si passò la lingua sulle labbra secche e io seguii quel gesto volendo ripeterlo a mia volta. Mi chinai per baciarla e non mi rifiutò, non voltò il capo, non rimase impietrita. Mi lasciò libero accesso alla sua bocca. I miei denti mordevano il suo labbro inferiore e la mia lingua giocava con la sua. Le feci distendere le gambe per potermi mettermi meglio sul suo corpo. Abbassai leggermente la spallina della sua camicia da notte scoprendole un seno che presi a sfiorare delicatamente. Mia sorella non si oppose nemmeno quando scesi a baciarglielo, lo leccai e mordicchiai e lei non fece altro che afferrarmi i capelli schiacciandomi di più verso il suo petto, era totalmente in balia delle sue emozioni ed io ero esattamente il tipo di ragazzo che si approfittava di certi momenti.
Le mie mani da prima appoggiate sulle sue gambe presero a salire fin sotto quell’inutile pezzo di stoffa che iniziava ad irritarmi. Raggiunsi la stoffa dei suoi slip e senza lasciarle tempo di protestare li sfilai. Ormai solo la camicia le copriva la parte inferiore del corpo, il seno era totalmente scoperto e alla mia mercé. Era accasciata sui cuscini con le gambe aperte ma sfortunatamente con la sua femminilità coperta e me in mezzo. Stava davvero accadendo? Lei non sembrava voler smettere, mi stava baciando il collo in un modo che mi stava facendo impazzire. Le sue delicate mani erano sui miei fianchi come a trattenermi dall’andare via, non ci sarei riuscito nemmeno volendo. La mia mano destra tornò sotto la camicia e sfiorai delicatamente la sua femminilità trovandola già bagnata e pronta, per me. Questa volta era me che vedeva non Jace. Stava desiderando me non lui.
Presi a stimolarla con le dita e lei iniziò a gemere.
- Jonathan.
Calai sulla sua bocca baciandola con passione e nel frattempo continuavano a non darle tregua, avrei potuto farla venire così.
Ormai non riuscivo più a trattenermi, volevo entrare dentro di lei. Ero in preda a una frenesia sempre più forte e strappai quella maledetta camicia lasciandola finalmente nuda al mio sguardo. Ora eravamo entrambi pelle contro pelle. Quando sfiorai con un movimento calcolato la sua entrata con la mia erezione rabbrividì di piacere.
- Jonathan ti prego.
Ormai c’ero quasi, mi bastava abbassare il bacino per farla mia, stavo già sfiorando la sua apertura quando un bussare alla porta mi fece fermare.
- Ehi amico ci sono notizie importanti da Idris esci!
Non ci potevo credere, io l’avrei ucciso! Come poteva rovinare questo momento?
- Hai sentito si o no? Muoviti!
Calmati Jonathan, respira ed espira, con calma, non vuoi uccidere il tuo migliore amico vero? Vero?
- Sono impegnato al momento, non puoi sentire tu e poi mi riferisci?
Guardai Clary, speravo vivamente che l’attimo non fosse finito ma dal modo in cui iniziava a coprirsi iniziai a perdere la speranza e il mio istinto omicida tornò prepotentemente.
- Guarda che le notizie non riguardano me sai? Spicciati che è anche ora di cena.
- Va bene arrivo.
Mi alzai a malincuore e mi diressi di nuovo in bagno.
- Jonathan ma non ti vesti?
- No sorellina, ho bisogno di calmare i bollenti spiriti prima. Tu vestiti per la cena oppure preferisci mangiare qui in camera?
- No no scendo anche io.
Si avvolse il lenzuolo intorno al corpo e scese dal letto per guardare nell’armadio cosa mettersi. Prima di entrare in bagno mi avvicinai a lei afferrandola delicatamente per un braccio e portandomela vicino. La baciai con passione intrecciando le dita fra i suoi capelli. Quando mi staccai aveva le labbra gonfie e il fiatone.
- Sappi che il discorso di poco fa è semplicemente rimandato a dopo cena sorellina. Capito?
Annuì e la lasciai andare per fare l’ennesima doccia gelata della mia vita. Speravo vivamente per il bene di Sebastian che fossero notizie importanti!




JOCELYN

 

Era scappata, quella figlia ingrata era riuscita a fuggire dalla sua camera in qualche modo e ora se ne era andata. Sapevo già da chi si era rifugiata, pensava di essere tanto furba? Pensava che le avrei lasciato fare tutto quello che voleva? Si era fatta mettere incinta come la peggiore delle sgualdrine, da suo fratello poi! Avevo fatto una vita di sacrifici per niente, l’avevo protetta da questo mondo e lei invece aveva fatto di tutto per rovinarmi la vita. Ma adesso basta, la mia sopportazione aveva un limite. Non le avrei permesso di mettere al mondo quell’abominio, l’avrei impedito con tutta me stessa. Per questo, senza un briciolo di compassione, mi trovavo davanti alla porta dell’Istituto di New York.



 

ANGOLINO DI MARLOWE


Salve! In preda a un attacco di noia e per risollevarmi un po’ il morale, ho deciso di aggiornare con un giorno di anticipo. Contestazioni? Spero il capitolo sia stato di vostro gradimento. La parte di Jonathan è stata riscritta più volte. Dovete sapere che nella stesura iniziale Sebastian non andava ad interromperli e il biondo malefico riusciva a fare sesso con Clary. Poi, qualche ora più tardi ho deciso di cambiarlo e di farlo aspettare ancora, troppo cattiva? No vero? Mi sembrava troppo semplice, così ho detto “ ma facciamolo aspettare ancora un capitolo! … O forse due!”.
Recensiteeeeeeee
Kiss
Mar

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***



CAPITOLO 15


 

JOCELYN

 

L’Istituto di New York era il posto più inospitale che avessi mai visto. Tutte quelle statue mi mettevano soggezione, sembravano che fossero lì apposta per giudicarti. I soffitti erano troppo alti, il colore predominante era il grigio, l’ambiente era troppo freddo per i miei gusti. L’unica cosa decente erano i dipinti di angeli che adornavano qua e la le pareti. Davvero non riuscivo a capire perché gli Shadowhunters dovessero vivere in edifici del genere. Quando avevo lasciato Valentine avevo giurato che non avrei più messo piede in posti simili. Mi ero lasciata la mia vecchia vita alle spalle, anche se alcune abitudini erano dure a morire.
Avevo sacrificato la mia giovinezza e molti dei miei sogni per il bene di mia figlia e di Idris, e ora tutto quello che avevo progettato stava andando a monte. Avevo lasciato mio marito, un uomo bellissimo, con fascino e carisma a causa dei suoi esperimenti. Avevo messo il bene degli altri davanti al mio, avevo rinunciato alla mia posizione sociale per il bene di mia figlia e ora venivo tradita in questo modo ignobile!
Aveva ragione mia madre quando da ragazza mi ripeteva spesso che i figli portavano solo dolori. Su Clary avevo tante aspettative, aveva talento, era sveglia e molto bella, poteva avere chiunque lei volesse. Me l’ero immaginata sposata con un ragazzo di buona famiglia, totalmente mondano e all’oscuro delle nostre origini. Volevo che crescesse nella tranquillità e con dei sani valori. Avevo speso fior di quattrini per farle cancellare periodicamente la memoria e invece lei cosa faceva? Vanificava i miei sforzi decidendo di diventare una cacciatrice di demoni! Aveva detto che l’aveva fatto per me, per salvarmi dal sonno che avevo io stessa provocato. Bene, mi fa piacere che a mia figlia interessi così tanto la mia incolumità, ma c’era davvero bisogno di lasciarsi coinvolgere così tanto in quella vita? Non poteva salvarmi e tornare a fare la mondana?
Ovvio che no, doveva innamorarsi di uno di loro, di uno che non era minimamente adatto a lei. Troppo impulsivo e sfacciato era quel Jace Wayland o Lightwood o Herondale o come accidenti si chiamava. Fortunatamente il ragazzo era morto e pensavo sarebbe andato tutto per il meglio, che saremmo tornate alla vita di sempre, invece no. Jonathan, il figlio mezzo demone che Valentine mi aveva costretto a partorire, l’aveva rapita.
Nessuno riusciva a trovarli e il Conclave non si sforzava più di tanto visto che li considerava due minacce. Avevo costretto Luke e il suo branco a cercarli, avevo stressato il mio fidanzato pur di trovare mia figlia. Sapevo che qualcosa non andava, lo percepivo, era il mio istinto di madre che lo diceva. Poi Clarissa era tornata di sua spontanea iniziativa. Trasandata, sporca e sudata ma con addosso un vestito che seppur rovinato costava un patrimonio. Quando tua figlia viene rapita una si immagina sia deperita, ferita o magari con qualche arto rotto e un trauma psichico non indifferente, non che ricompaia perfettamente in salute.
Avevo passato giornate intere ad osservarla. Non aveva raccontato tutta la verità, di questo ne ero più che sicura. Jonathan non poteva essere una sorta di cavaliere con l’armatura lucente, lei lo descriveva così ma ometteva sicuramente qualcosa.
No, non mi vergognavo a spiare mia figlia, controllavo quello che mangiava e consumava e fu proprio così che scoprii che era incinta. Desideravo che fosse un incubo, che razza di figlia degenere avevo cresciuto? Come accidenti si era permessa di rimanere incinta? Di suo fratello poi?
Nella mia mente si erano affollati molte immagine di quei due mentre consumavano quell’atto abominevole. Ero più che sicura che l’avessero fatto apposta per darmi fastidio. Come Jonathan avesse convinto Clary rimaneva un mistero, ma immagino usasse gli stessi trucchetti che Valentine aveva usato con me da giovane. Erano uomini con molto fascino i Morgensten, ottenevano sempre quello che volevano. Mio marito ai suoi tempi vantava un folto numero di spasimanti ma poi aveva scelto me.
Avevo chiesto a un fratello Silente di visitare Clary, volevo essere sicura e volevo sperare che fosse un incubo. Invece era tutto vero e lei non aveva nemmeno negato le mie accuse. Non le avrei permesso di partorire quel coso, già mi immaginavo la creatura disgustosa che sarebbe venuta fuori. Se voleva avere figli le avrei scelto io un fidanzato adatto ma di sicuro non avrei avuto un nipote ora, nato da un incesto e figlio del demonio. L’avevo rinchiusa nella sua stanza, sorda alle sue proteste e alle sue urla. Non mi importava di darle un dolore, avrei potuto risolvere facilmente la cosa chiedendo a Magnus di toglierle quest’ultimo ricordo. Avevo preso appuntamento con un clinica dove si sarebbero sbarazzati del problema, non facevano domande ed erano veloci ed efficienti.
La mattina dopo però lei non c’era più. Era scappata e non avevo idea di dove fosse. Avevo chiamato Magnus per farla localizzare ma lo stregone si era rifiutato di aiutarmi, mi aveva insultato nel peggiore dei modi quando gli avevo spiegato le mie ragioni. Stessa cosa per Simon, avevo giudicato male quel ragazzo, inaffidabile e inadeguato come amico per mia figlia.
Era per questo che ora mi ritrovavo qui, in questo Istituto che rappresentava al tempo stesso una speranza e una condanna. Dovevo trovare mia figlia e avrei usato ogni mezzo disponibile per farlo.
Attesi con pazienza che Maryse Lightwood mi venisse a ricevere nel suo studio, un tempo era stata mia amica anche se sapevo che nonostante fosse sposata con Robert provava un certo interesse per mio marito.
Quando entrò dalla porta la trovai ancora più trasandata dell’ultima volta. Aveva perso due figli e ora il marito piangeva per la perdita della sua amante, quasi mi risollevò il morale che qualcuno fosse più in difficoltà di me. Povera Maryse, nemmeno suo marito la desiderava più.
- Jocelyn, che sorpresa, a cosa devo questa visita?
- Clary è scappata e ho bisogno di trovarla al più presto.
Mi guardò sorpresa.
- Come sarebbe a dire scappata? Perché?
- E’ incinta.
Si sedette di colpo sulla sedia.
- Di chi? Di Jace?
Risi sarcastica.
- Certo che no, il tua ragazzo non ha avuto il tempo per farlo immagino. Il padre del bambino è Jonathan.
- Jonathan? Ma è suo fratello!
- A quanto pare a quei due questo non interessa minimamente. E’ di due mesi, l’ho fatta visitare da un fratello Silente e lui me lo ha confermato.
- Clary non l’ha presa bene?
- Al contrario, lo vuole tenere. Sono io che non voglio. Oggi dovevamo andare in una clinica per farla abortire ma lei è fuggita.
Mi guardò come se fossi pazza, volevo vedere se fosse la sua di figlia a rimanere incinta di un mostro. Anche se da quello che avevo sentito Isabelle aveva una reputazione tutt’altro che positiva in fatto di ragazzi.
- Jocelyn, volevi obbligarla ad uccidere il suo bambino, ci credo che è fuggita!
Perché nessuno dava ragione a me? Perché non capivano?
- Luke cosa ne pensa?
Curioso che provasse così tanta stima per un lupo mannaro.
- Lui non sa ancora niente e non deve saperlo. Forse non ti è chiaro che il bambino avrà sangue di demone Maryse. Nascerà un mostro. Un altro Morgensten pericoloso che mio figlio sguinzaglierà contro il Conclave. E’ questo che volete? Che la progenie del demonio si riproduca?
Rimase in silenzio a riflettere, forse la stavo convincendo.
- Ma rimane comunque un bambino.
- Non mi interessa, quell’essere non verrà mai al mondo, non finchè ci sarò ancora io. Voglio che avvisi il Conclave e che li avverta. Devono trovare Clary e uccidere quel coso che cresce dentro di lei.
- Ma non pensi a tua figlia? Al dolore che le darai?
- A lei ci penso io, tu fai quello che ti ho chiesto.
- Non mi piace quello che mi stai chiedendo Jocelyn, nemmeno un po’.
Si allontanò da me per chiamare il Conclave, se conoscevo bene i miei polli avrebbero dato ragione a me. Tornò dopo quindici minuti e se possibile sembrava ancora più stanca di prima.
- Il Conclave è d’accordo con te.
Sorrisi soddisfatta, finalmente ora si ragionava.
- Però devi anche capire che in tutti questi mesi non siamo mai riusciti a trovare Jonathan, potremmo arrivare troppo tardi e non sarà più possibile farla abortire, ci hai pensato?
- In quel caso uccideremo il bambino, lo farò io stessa se sarà necessario.
Maryse mi guardò con orrore.
- Tu sei pazza.
- Può darsi, ma non permetto a nessuno di umiliarmi in questa maniera.
Ero sicura di me stessa, avrei impedito che quell’abominio circolasse libero per il mondo. Avrei evitato a mia figlia l’orrore di crescerlo, doveva fare come volevo io.
Mi accorsi troppo tardi della porta socchiusa ma in quel momento non me ne preoccupai, nessuno poteva rovinare i miei progetti.


 


ALEC

 

Camminavo velocemente per le strade di New York diretto verso l’unico poso che per me rappresentava un porto sicuro. Non riuscivo ancora a credere alle mie orecchie. Clary era incinta di suo fratello. Avevo origliato l’intera conversazione fra mia madre e Jocelyn e avevo fatto bene. Pensavo si trattasse di qualche aggiornamento da Idris e all’inizio non volevo ascoltare ma qualcosa mi spingeva a farlo. Jace diceva sempre di seguire il proprio istinto e per una volta, fortunatamente, ascoltai il mio.
Ringrazio l’Angelo per averlo fatto, non pensavo che la madre di Clary fosse pazza ma quello che diceva non aveva alcun senso! Come poteva obbligare sua figlia a rinunciare al proprio bambino? Sembrava parlasse di un sacchetto di rifiuti e non di un essere umano. Non avevo idea di dove fosse ora la mia amica ma dovevo fare il possibile per avvisarla. Non era giusto il modo in cui era stata trattata, né dalla mia famiglia, né da Idris. Tutti noi dovevamo la vita a lei e alle sue capacità, eppure era stata trattata come la peggiore dei criminali.
Lo dovevo a lei e a Jace.
Raggiunsi la meta piuttosto velocemente e suonai il campanello per farmi aprire. Lo avevo già avvisato che stavo arrivando. Entrai nell’appartamento di Magnus e iniziai a camminare su e giù per la tensione.
- Abbiamo un problema!
- Si fiorellino, anche io sono contento di rivederti. Certo che sto bene, grazie per l’interessamento, anche io ti trovo in ottima forma.
- Si si va bene! Ho capito l’antifona ma abbiamo comunque un problema.
Sbuffò e si sedette sul divano, osservai ogni suo movimento, mi piaceva la grazia che metteva in ogni suo gesto.
- Sentiamo, hai litigato ancora con tuo padre a causa della nostra relazione?
- Peggio!
- Addirittura?
- Ho origliato una conversazione fra mia madre e quella di Clary.
Magnus divenne subito attento e perse il sorriso.
- Cosa hai sentito?
- Clary è incinta.
- Lo so.
Come lo sa? E non mi aveva detto niente?
- Come sarebbe a dire che lo sai?
- Lo so perché Clary ha fatto il test di gravidanza nel mio bagno, e perché ha avuto una mezza crisi di panico e io e il suo amico Sheldon l’abbiamo fatta calmare.
- E non mi hai detto niente?
- Le ho promesso di mantenere il segreto e tu sai che mantengo sempre la mia parola fiorellino. Soprattutto se è qualcuno a cui tengo a chiedermelo, e sai benissimo che Clary per me è come se fosse una figlia.
Si, me lo aveva detto più volte, nel corso degli anni l’aveva vista crescere e si era affezionato molto a lei.
- Stamattina Jocelyn mi ha chiamato per farmela localizzare ma mi sono rifiutato. Pretende che biscottino abortisca!

- Lo so, dopo il tuo rifiuto ha chiesto aiuto al Conclave.
- Figuriamoci se quelli si scomodano per una cosa del genere.
- Invece lo faranno. Daranno la caccia a Clary e la obbligheranno ad abortire. Nel caso venga trovato troppo tardi la faranno partorire e il bambino verrà immediatamente eliminato.
Avevo visto poche volte ( per fortuna) Magnus arrabbiato e indubbiamente ora lo era. I suoi occhi divennero più scuri e emanava ondate di magia a stento trattenute.
- Quella donna è completamente pazza! Ha fatto bene Clary ad andarsene. Non le permetterò di alzare un dito su quel bambino, a nessuno di loro. Devo mandarle un messaggio per avvertirla del pericolo. Ringrazio che abbia avuto il tempismo di andare via con suo fratello, perché immagino possa essere andata solamente che lì.
- Ma come ha fatto ad andarci?
- Jonathan si intrufolava ogni notte nella sua camera per portarle dei regali. Immagino che l’abbia convinto a portarla via con sé. Bisogna anche avvisare il diurno. Non posso credere che Luke permetta una cosa del genere. Pensavo avesse più buon senso quell’uomo.
- Luke non lo sa.
- Non vorrei rischiare nel dirglielo io, non so da che parte potrebbe schierarsi e in tale proposito. .. Tu da che parte stai Alexander? Da quella di Clary o da quella del Conclave?
Con i miei amici o con la mia famiglia e la mia gente? O per meglio dire, con il mio fidanzato e gli amici che mi accettano per quello che sono o con la mia famiglia e la mia gente che mi disprezza parlandomi alle spalle?
- Dalla parte di Clary.
- Ottimo e ora mandiamo un messaggio a Clary!



 

JONATHAN



 

Lo uccido, giuro che lo uccido. Lo riduco in tanti pezzettini minuscoli e poi lo do in pasto ai demoni. Oppure do fuoco a tutti i suoi vestiti e gli riempio la bottiglia dello shampoo con una lozione depilatoria così, quando si guarda allo specchio muore di infarto. Mi mancava pochissimo con Clary, stavo finalmente per fare l’amore con lei e vengo interrotto proprio sul più bello. Dovevo appendere un cartello alla porta per non farmi disturbare? Qualcosa del tipo “ attenzione sto copulando con mia sorella siete pregati di tornare più tardi”, magari sortiva qualche effetto.
Invece, siccome non mi potevano lasciare stare nemmeno per un istante avevo mollato la mia povera sorellina eccitata in camera e io mi ero fatto un’altra doccia fredda. Mi ero vestito velocemente cercando di non guardare Clary che entrava a sua volta in bagno ( altrimenti la tentazione di raggiungerla sarebbe stata troppo grande) e stavo marciando per i corridoi indeciso se porre fine alla vita del mio migliore amico.
Ovviamente il disgraziato era comodamente seduto su una poltrona nello studio di mio padre e si guardava le unghie.
- Era ora! Ma quanto ci metti per prepararti?
- Zitto! Ti conviene che sia importante perché altrimenti ti uccido sul serio.
- Quante storie! Ti ho svegliato durante il riposino di bellezza?
- No Sebastian, mi hai interrotto mentre finalmente facevo l’amore con mia sorella.
- Sicuro tu non stessi sognando?
Adesso l’ammazzo sul serio, osa anche scherzare? Possibile che non ci tenga minimente alla sua vita?
- Ti assicuro che ero perfettamente sveglio.
- Magari hai frainteso la situazione.
- Difficile fraintendere quando si è nudi con un’erezione da guinness dei primati, fra le gambe di Clary, anche lei senza vestiti e biancheria ed eccitata da morire non trovi?
- Ops! Mi dispiace amico. Ti giuro che se l’avessi saputo … no, non avrei aspettato neanche in quel caso, la notizia è troppo urgente per attendere.
Addirittura? Cosa accidenti era successo per farlo agitare così?
- Sentiamo il messaggio, quale delle nostre spie ce l’ha mandato?
- Nessuno di loro. Il messaggio viene da Magnus Bane.
Cosa? Questo si che era strano.
- E cosa accidenti vuole da me? Sapere come sta Clary? So che sono amici ma non capisco perché debba mandarmi un messaggio con tutta questa urgenza.
- Leggilo.
Feci come mi consigliava. Prestai attenzione a tutto il contenuto. In preda alla furia rovesciai la scrivania con tutto quello che c’era sopra.
Da un giorno sapevo che stavo per diventare padre e già osavano orchestrare piani per uccidere mio figlio? Ma scherzavano? Magnus diceva che era stata mia madre ad avvisare il Conclave, Clary aveva ragione a dire che era completamente pazza! Come poteva fare una cosa del genere?
Avevo voglia di spaccare qualcosa, volevo andare ad Idris e dare fuoco a quella loro stupida città di vetro. Non avrei permesso a nessuno di mettere le mani su Clary e mio figlio.
- Amico calmati.
- Calmarmi? Ma hai letto cosa c’è scritto?
- Certo che sì. Ma non è reagendo così che otterrai qualcosa.
- Chiamano me mostro ma sono loro i veri mostri nel voler uccidere un bambino! Mio figlio deve ancora nascere e già progettano la sua morte.
Sebastian mi afferrò per le spalle obbligandomi a stare fermo, rischiava nel farlo, potevo colpirlo e fargli molto male.
- Ora ascoltami. La casa è praticamente introvabile. Questo ci da tempo per organizzarci meglio e proteggere la nostra famiglia. L’importante ora è che tu riacquisti lucidità. Mi servi freddo e calcolatore Jonathan, non una macchina assassina pronta ad uccidere chiunque gli si pari davanti.
Aveva ragione, la rabbia era cattiva consigliera, dovevo restare concentrato.
- Jonathan?
- Ci sono, puoi lasciarmi ora.
Mollò la presa e insieme raddrizzammo la scrivania.
- Non possiamo dirlo a Clary. La farebbe agitare e non voglio che si preoccupi di questo ora. Voglio che sia serena.
- Hai ragione, nessuno dei due dirà niente. Se ti chiede perché sei dovuto scappare tu dille che uno dei nostri alleati voleva avere tue notizie e nuovi ordini.
Si, poteva andare bene come scusa.
- Non dobbiamo farla preoccupare Sebastian. Quindi cerca di tenerti questa cosa per te.
- Ehi! Per chi mi prendi?
- Per uno a cui piace spettegolare. Andiamo a cena ora, ci starà già aspettando per mangiare.
Uscimmo entrambi dallo studio diretti verso la sala da pranzo. Si sentiva già un odore favoloso e come immaginato Clary era seduta a tavola che ci aspettava. Indossava dei jeans e una camicetta a maniche lunghe. I capelli erano stati raccolti in una treccia disordinata.
E pensare che in questo momento potevamo essere sopra nella nostra camera a darci da fare in altre attività.
Mi chinai per darle un bacio sulle labbra e mi sedetti al suo fianco.
Lei mi guardò preoccupata.
- Tutto bene? Brutte notizie?
- No, uno dei miei alleati non aveva altro da fare che annoiarmi e Sebastian non sapeva che io e te stavamo facendo ben altro.
La guardai eloquentemente e lei arrossì imbarazzata.
- Sono davvero dispiaciuto Clary. Se avessi saputo che vi stavate divertendo così tanto non mi sarei mai permesso di bussare. La prossima volta attaccate un calzino alla porta così mi so regolare.
- Possiamo mangiare per favore? Non mi fa sentire molto a mio agio parlare di queste cose a tavola.
Sebastian scrollò le spalle, tanto conoscendolo, le avrebbe dato il tormento più tardi.
La cena venne consumata in silenzio, ogni tanto il mio amico cercava di coinvolgerci in qualche assurda conversazione e Clary era l’unica a dargli un po’ di corda. Io ero troppo perso nei miei pensieri per partecipare. Osservavo la ragazza al mio fianco, studiandola attentamente. Fissai il suo ventre, ancora piatto ma dove fra poco sarebbe stato ben visibile mio figlio. L’avevo messa incinta al primo colpo e ammettiamolo, gongolavo da morire per questo, avevo anche scoperto che la pozione calmante che le avevo dato ogni giorno aumentava di molto la fertilità e io avevo abbondato con i dosaggi, quindi forse era proprio stata colpa mia, anche se questo a Clary non l’avrei mai detto.
Sembrava così tranquilla e rilassata al mio fianco. Mesi fa desiderava solamente staccarmi la testa dal collo e invece ora mi permetteva di baciarla, di toccarla, mi sentivo un ragazzo fortunato.
Ero talmente concentrato sul pensiero di Clary che non mi accorsi che aveva iniziato a parlarmi e voleva una risposta da me. Fui risvegliato dal mio fantasticare da un calcio sotto il tavolo dato da Sebastian.
- Ehi!
- Amico, Clary ti ha fatto una domanda.
- Scusa Clary ero distratto, dicevi?
Lei mi guardò esasperata.
- Ti ho chiesto se possiamo andare ancora alla radura uno di questi giorni.
Uscire dalla casa? Mentre la cercavano per uccidere nostro figlio? Ma anche no!
- Non credo sia il caso nelle tue condizioni.
Mi guardò inarcando il sopracciglio e incrociò le braccia sotto il seno.
- Non sono moribonda sai? Posso camminare, sono solo incinta o davvero pensi di potermi tenere chiusa in casa fino al parto?
E anche dopo se fosse stato per me.
- Ma cavalcare potrebbe nuocere al bambino o potresti prendere freddo.
- Dici che cavalcare gli farebbe male?
Ma quanto mi piaceva vederla preoccupata per nostro figlio? Però aveva ragione, non potevo tenerla segregata in casa per sempre, dovevo pur farla uscire e sinceramente volevo che la sua gravidanza fosse monitorata da qualcuno che ne capisse qualcosa, io e Sebastian non eravamo esperti in materia. Tra l’altro l’avrei sempre accompagnata io e l’avrei protetta. Dubitavo che qualcuno trovasse la casa oppure la radura, non ci erano riusciti in tutti questi anni, quando mio padre si nascondeva, figuriamoci ora.
- Va bene. Devo solo studiarmi il modo per portarti lì senza farti sballottare troppo.
Guadagnai un bel sorriso per questo gesto e Sebastian mi fece il segno di ok con le dita, evidentemente avevo fatto la cosa giusta.
La cena finì troppo in fretta e Sebastian si ritirò nella sua camera per lasciarci soli, cercava forse di farsi perdonare l’interruzione di poco fa?
Apprezzavo il suo gesto ma in questo momento non mi sentivo proprio in vena di fare sesso, anche se avevo promesso a Clary che la discussione era rimandata subito dopo cena. La brutta notizia aveva smorzato il mio entusiasmo e nella mia mente continuavo a progettare nuovi sistemi di difesa, di riunire i miei alleati e non mi accorsi nemmeno di essere nella camera padronale con Clary che mi fissava in attesa di qualcosa.
- Jonathan?
- Eh?
- Ecco … tu … non vuoi niente?
Al momento volevo molte cose ma non sapevo come realizzarle.
- No.
Fece una faccia mortificata e non capivo il perché, si tormentava le mani e abbassò lo sguardo.
Poi prese coraggio e mi fissò dritto negli occhi e iniziò a sfilarsi la camicetta sbottonando i bottoni velocemente, lasciandomi intravedere il reggiseno. Subito dopo i jeans fecero la stessa fine e ora era solo in intimo davanti a me. Mi si avvicinò prendendomi il viso fra le mani per baciarmi. In un primo momento risposi ma poi tornò prepotentemente a farsi vivo il pensiero dell’imminente pericolo e mi staccai bruscamente.
- No Clary.
Mi guardò come se le avessi appena dato uno schiaffo.
- Non mi vuoi più? So di non avere esperienza, magari qualcosa prima ti ha dato fastidio e ora non ti piaccio più?
Ma aveva battuto la testa? Sentiva le idiozie che diceva? Come potevo non desiderarla quando il mio unico pensiero fisso era di inchiodarla al letto e non farla più scendere?
- Certo che ti voglio Clary e sono più che felice che tu non abbia esperienza in merito.
- Davvero? Magari sei abituato ad altri tipi di ragazze. Quelle più disinibite e disponibili, con un seno enorme e con la capacità di contorsioniste estreme.
Contorsioniste? Mi aveva preso per uno amante del circo?
La presi per le spalle e le alzai il viso in modo che potesse leggere la sincerità delle mie parole.
- Io ti desidero Clary. Non pensare minimamente al fatto che tu possa non piacermi. Amo tutto di te e non desidero nessun’altra al mio fianco.
- Ma allora perché mi respingi?
Dai Jonathan digli perché la respingi se ci riesci.
- Non voglio stancarti troppo – per la miseria come sono patetico – non so molto di gravidanze e non vorrei che per causa mia vi succedesse qualcosa.
Ci crede? Ditemi di sì? Al momento non mi viene in mente nulla e sinceramente averla nuda fra le mie braccia stava facendo emigrare il sangue diretto verso il cervello ad un’altra destinazione.
Dal modo in cui mi sorrise penso se la sia bevuta.
- Non ti devi preoccupare. Non sono fatta di cristallo.
Mi baciò di nuovo e questa volta evitai di opporre qualsiasi stupida resistenza. Non potevo farmi rovinare la vita da quella psicopatica di mia madre. Dovevo sfruttare al meglio ogni singolo istante e recuperare il tempo perso.
Le sue mani mi stavano slacciando la camicia bianca che portavo. Mi accarezzava il petto con movimenti lenti ed eccitanti, per fortuna che la ragazza non aveva esperienza altrimenti che altro faceva?
La mia mano destra ( che ovviamente non poteva stare ferma a farsi i fatti suoi) sì insinuò sotto il reggiseno e strinsi delicatamente un seno saggiandone per l’ennesima volta la morbidezza. Clary mi slacciò i pantaloni facendomeli cadere per le gambe e io li scalciai via con i piedi. Eravamo entrambi in intimo e mia sorella si allontanò da me per toglierselo da sola lasciandomi piacevolmente sorpreso. Nuda, con la luce soffusa che entrava dalle finestre era meravigliosa. Mi tolsi i boxer e ora eravamo nella stessa situazione. L’abbracciai di slancio calando famelico sulla sua bocca. Le mie mani che passavano sulla sua pelle.
Con fatica mi staccai dalle sue labbra.
- Sei sicura? Non si torna più indietro Clary. Se ora mi dici di sì, se mi permetti di fare l’amore con te non potrai più fermarmi. Mi stai lasciando il via libera lo sai vero? Potrei passare le giornate a prenderti in ogni angolo di questa maledettissima casa e non potresti negarti a me. Lo sai?
- Sì.
- Sei davvero sicura?
- Dio Jonathan si!
Perfetto, la presi di peso buttandola sul letto e mi misi sopra di lei.
- Bene sorellina … ora sei mia!




ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve gente! La prima parte del capitolo è stata una fatica immensa. Scrivere dal punto di vista di Jocelyn, che odio con tutto il cuore e che non sopporto minimamente, è stato tremendamente difficile. Giuro che ho riso come una cretina quando ho scritto “ era il mio istinto di madre che lo diceva” … seriamente … ma che idiozia le ho fatto dire? Quella l’istinto materno non l’ha mai avuto e nemmeno mai visto secondo me. In compenso ho fatto guadagnare un alleato a Clary e Jonathan, il caro Alec è passato al lato oscuro! Che a quanto pare sta diventando piuttosto bianco no? Sebastian è sopravvissuto all’ira omicida di Jonathan per due volte consecutive, che fortunato sto ragazzo. La brutta notizia l’aveva sconvolto a tal punto che non voleva nemmeno più andare a letto con la povera sorella incinta. Per fortuna Clary è una ragazza determinata ed è riuscito a sbloccarlo. Nel prossimo capitolo ( sarà mia premura chiudere a chiave Sebastian nella sua stanza) finalmente quei due staranno insieme e possiamo dire addio alle docce fredde! Contenti?? Giudizi?
Recensiteeeeeeeeeee
Kiss
Mar

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16


 

JONATHAN


 

- Bene sorellina … ora sei mia!
Da quanto tempo aspettavo questo momento? Da un’eternità! Mi ero imposto calma, di fare le cose per bene e di avere pazienza. Avevo cercato di trattenermi in ogni modo ma quando era Clary a volerlo non potevo di certo frenarmi. Aveva risvegliato il mio istinto animale e non vedevo l’ora di farle assaggiare tutta la passione che avevo in serbo per lei. Studiai le espressioni del suo viso, per cercare anche un solo momento di tensione o di pentimento, invece quello che vidi furono i suoi occhi verdi scuriti dal desiderio e le labbra gonfie per tutti i baci che le avevo dato. Con la bocca iniziai a baciarle il collo e mi soffermavo a succhiare alcuni tratti di pelle in modo da marchiarla, dovevano sapere tutti che era mia. Scesi pian piano sul seno, che presi a torturare delicatamente mentre mia sorella iniziava a gemere. Le sue piccole mani mi artigliavano la schiena per portarmi più vicino a lei, fra un attimo sarei entrato talmente in profondità dentro di lei da rimanerne più che soddisfatta.
Portai una mano fra le sue gambe e con piacere mi accorsi di quanto fosse bagnata, era più che pronta per me.
Alzai il viso dal suo seno e pian piano scesi vicino alla sua femminilità, il bisogno di averla era forte ma volevo torturarla un po’ prima di darle quello che voleva, così imparava a fare la ritrosa per troppo tempo.
Le aprii le gambe e mi chinai fra di esse.
- Jonathan che stai … oddio
Presi a baciarla e a leccarla, senza darle il tempo di finire la frase. Era un’esperienza nuova per lei e da come mi stringeva la testa doveva piacerle molto. Era quasi sul punto di venire così ma non volevo dargliela vinta. Mi alzai suscitando un suo gemito di disappunto e le aprii le gambe ancora di più per farmi spazio. Presi a far entrare il mio membro con deliberata lentezza, uno strazio per entrambi. Entravo di poco e uscivo lentamente fino a quando quel ritmo non iniziò a diventare insostenibile. Clary urlava per la frustrazione e le sue mani mi afferravano i fianchi per portarmi più profondamente dentro di lei. La penetrai fino in fondo e iniziai a muovermi con spinte frenetiche, le sue gambe si allacciarono ai miei fianchi e seguì il mio ritmo fino a raggiungere entrambi il piacere.
Mi riversai dentro di lei e rimasi un attimo fermo per riprendere fiato. Lei ansimava e aveva ancora i fremiti per l’orgasmo, mi chinai a baciarla, era troppo bella per poter resistere.
Uscii delicatamente da lei sdraiandomi sul letto e portandomela addosso. Si accoccolò sulla mia spalla, una mano sul mio cuore.
Come mi sentivo? Esausto, appagato e soprattutto felice da morire.
Questa volta era soddisfazione pura la mia. Non era andata a letto con Jace ma con me e lei l’avevo voluto, per non dire preteso.
La guardai mentre si rilassava sul mio petto, la mia mano le accarezzava una spalla.
- Sei pentita?
Alzò leggermente il viso da potermi guardare negli occhi.
- No.
- Sono contento.
Si tirò su leggermente da me.
- Davvero? Pensavi che dopo tutto questo avrei di nuovo fatto i capricci? Avrei rinnegato quello che c’è appena stato fra di noi?
Chi? Io? Ma figuriamoci, non mi era nemmeno venuto in mente una cosa del genere … negli ultimi cinque secondi!
- Sinceramente, e non prendertela a male, non so cosa pensare quando si parla di te. Prima non mi vuoi e ora invece sì, non che mi lamenti sia chiaro. Mi piace il modo in cui si è evoluto il nostro rapporto.
- Vuoi dire che ti piace avermi nuda e disponibile nel tuo letto?
- Anche, ma è cambiato anche il modo in cui mi tratti. Prima eri sprezzante verso di me, invece ora sembro piacerti, e non intendo solo fisicamente, so di essere irresistibile in quel senso.
Ridacchiò allegra, lentamente si spostò per mettersi a cavalcioni su di me dandomi una più che meravigliosa visuale del suo corpo. Si abbassò per baciarmi mentre quelle sue dannate manine iniziarono a esplorarmi e il piccolo Jon tornò a svegliarsi prepotentemente.
- Clary!
Mi guardò con un finto sguardo ingenuo.
- Cosa fratellino? Ti sto solo accarezzando, dimostro quanto tu sia irresistibile no? Ma  a quanto pare anche io lo sono per te vero?
- E dove sarebbe la novità?
Le afferrai con prepotenza il viso per baciarla …





Sebastian aveva ragione, cosa che non gli dirò mai e che ovviamente non dovrà mai venire a sapere, ma fare l’amore con Clary mi rendeva davvero di buon umore. Ero appagato e felice e anche la mia cara sorellina era soddisfatta della nottata appena trascorsa. Non le avevo dato tregua nemmeno per un attimo, l’avevo presa nel letto,  nella doccia ( cosa che desideravo fare da tempo), contro il muro. Ero venuto talmente tante volte dentro di lei che se non fosse stata già incinta sicuramente lo sarebbe stata ora.
L’avevo lasciata dormire ancora mentre io ero sceso a fare colazione. Il mio migliore amico era seduto a tavola e come suo solito si stava ingozzando di cibo.
Quando mi vide si mise a ridere.
- Nottata interessante amico? Ti vedo felice, evento raro e speriamo ripetibile.
- Sono felice.
- Quindi ora vi posso definire una coppia?
Bella domanda, fosse per me poteva chiamarci anche marito e moglie, bisognava vedere cosa ne pensava la mia cara sorellina.
- Non lo so. Stanotte mi ha fatto capire chiaramente che le piaccio, ma da qui a definirci una coppia il passo è lungo.
- E ora dov’è?
- Sta ancora dormendo, ho preferito lasciarla dormire un po’.
- Tenero lui! Mi stai diventando un orsacchiottone coccoloso.
- Ehi!
- Dai che scherzo! Sono contento per te. Almeno ora la pianterai di minacciare di morte gente a caso per la tua frustrazione.
- Non ero frustrato!
- Certo che no! Avevi solo una supposta infilata dove dico io che ti causava molta irritabilità.
Che idiota, come facevo a sopportarlo tutti i giorni?
- A volte mi domando come abbiamo fatto a diventare amici io e te.
- L’hai detto tu stesso, ti ho preso per esasperazione. Comunque, ora come procediamo? Mentre tu ti sollazzavi allegramente ieri sera, io, ragazzo serio e diligente, ho contattato alcuni dei nostri alleati e da ora in avanti la zona è pattugliata giorno e notte.
Diligente potrà anche essere ma serio?
- Ottimo. Notizie da Idris?
- Le nostre spie hanno confermato quello che ci ha già detto Magnus Bane. C’è una taglia sulla tua testa e sul bambino di Clary. Però non sono ancora dove siamo e questo ci da un vantaggio nei loro confronti.
Annuii, io sapevo dov’erano loro ma loro non sapevo dov’ero io. Potevo distruggerli in qualunque momento. Magari agire quando meno se lo aspettavano e iniziare a eliminare una alla volta i componenti del Conclave. Li avrei messi in allarme e soprattutto sarebbero stati troppo concentrati a salvare la loro vita piuttosto che attentare a quella di mio figlio. Era un’opzione da valutare attentamente.
Esposi il mio piano a Sebastian che concordò con me, dovevo indebolire il loro cerchio di potere, avrei minato tutte le loro sicurezze e avrei lasciato mia madre per ultima. Doveva soffrire e implorare perdono a me e a Clary, poi l’avrei uccisa e data in pasto a qualche demone.



 


CLARY



DUE MESI DOPO

 

Non mi piaceva nemmeno un po’ l’idea di usare un portale, mi dava la nausea anche ora che ero al quarto mese di gravidanza. Jonathan insisteva nel dire che era il mezzo più facile e sicuro per viaggiare, tanto non era lui che passava le ore in bagno ( in realtà si perché era vanesio da morire) a vomitare. Mi guardai allo specchio per la ventesima volta. Il vestitino giallo che indossavo metteva in evidenza la mia pancia. Non era ancora molto grossa ma adesso si vedeva chiaramente, passavo le ore davanti allo specchio per vedermi di profilo, mi piaceva molto l’immagine riflessa. In questi due mesi mi ero dedicata a conoscere meglio Jonathan. Passavo con lui la maggior parte del tempo e lui era contento di questo. Lo guardavo allenarsi, litigare con Sebastian (almeno quattro volte al giorno e per delle stupidaggini, come l’utilizzo improprio del dentifricio altrui), gestire la casa. Avevo scoperto un suo lato scherzoso e giocherellone che il suo amico giurava non possedesse prima di conoscermi. Ogni notte la passavamo ad amarci e mi vergognavo a dirlo ma aspettavo con ansia quei momenti durante la giornata. La gravidanza poi mi sbalzava tutti gli ormoni e capitava spesso di “rapirlo” durante qualche allenamento per rinchiuderlo in qualche stanza a fare l’amore con lui. Mi piaceva la sua irruenza e il modo in cui mi toccava mi mandava completamente in visibilio. Stavo forse diventando ninfomane? Mi si era gonfiato il seno e quello sciagurato di un biondo da strapazzo lo adorava, diceva che se non ero soddisfatta della taglia che avevo prima si sarebbe sacrificato volentieri per mettermi spesso incinta, ma era normale? Dovevo passare la vita con il pancione? Per quanto fosse piacevole l’atto in se non mi pareva una motivazione sufficiente quella di partorire per avere le tette grandi!
Oltre ad avere Jonathan sempre disponibile era anche divertente avere Sebastian come schiavo personale. Ogni minima cosa desiderassi la mandavo a prendere. Gelati, cioccolatini, pizze strane, ero diventata il suo più grande incubo. Soprattutto quando l’avevo buttato giù alle quattro del mattino per una granita al melone. Non potevo di certo svegliare mio fratello per una sciocchezza simile no?
Se osava opporsi minacciavo di tagliarli tutti i vestiti e l’avevo già fatto con tre delle sue preziose camicie d’alta sartoria. Mi sentivo in colpa? No di certo. Mi godevo questo momento? Ovvio che sì.
Quando mai ti ricapita di essere servita e riverita in questo modo? Da due bei ragazzi poi?
Ero la regina incontrastata della casa e nessuno osava contraddirmi, sembravo una versione terrificante e incinta di Gozzilla e questo mi divertiva non poco.
Guardai un’ultima volta la mia immagine riflessa nello specchio e scesi in salotto dove Jonathan mi aspettava.
Aveva insistito fin da subito nel farmi fare visite di controllo. Nessun fratello Silente, in questo ero stata irremovibile e lui non voleva avere quei tizi intorno, provava un po’ di soggezione verso di loro.
Avevo trovato una dottoressa molto gentile, Amelia Tylor, superava abbondantemente la quarantina di anni ( onde evitare che potesse portarmi via Jonathan … si lo so, sono diventata parecchio possessiva) e non era un uomo dato che mio fratello aveva proibito a qualsiasi essere di genere maschile di guardarmi dove era di sua proprietà ( e la gelosa sarei io eh?).
La Dottoressa era molto competente e professionale, si era stupita un po’ per via della nostra giovane età ma non aveva fatto altre domande. Jonathan voleva sempre presenziare alle visite e questo mi faceva piacere.
Oggi ne avevo una ed entrambi eravamo pronti per sapere se c’erano novità o problemi.
- Pronta?
Annuii con il capo e attraversammo il portale che ci portò direttamente fuori dallo studio medico. A saperlo mesi fa non mi sarei mai avventurata in quella foresta!
Entrammo e come al solito la sala d’attesa era gremita.
Ci sedemmo su due sedie aspettando di essere chiamati. Ovunque mi girassi vedevo donne con il pancione. Alcune erano accompagnate da mariti, fidanzati o madri.
Una di loro iniziò a fissarci e io detestavo quel genere di persone.
- Che bella coppia che siete.
- Grazie signora.
Non dare confidenza Jonathan! Papà Valentine non ti ha mai spiegato che non si parla con gli estranei?
- Siete molto giovani, è il vostro primo figlio?
Scusa, hai appena detto che siamo giovani, secondo te quando li avrei dovuti fare altri figli? Quando andavo all’asilo?
- Sì signora è il primo.
- Oh che bello vero? La mia Caroline – e diede un buffetto sul ginocchio della figlia – è in attesa del secondo non è meraviglioso?
Ma te lo abbiamo per caso chiesto? La povera figlia mi sorrise come a scusarsi dell’invadenza della madre, poi pensai che alla mia di me non importava niente e mi sentii quasi invidiosa.
- Auguri allora. Io e Clary vogliamo una famiglia numerosa.
Davvero? L’hai per caso chiesto a Clary se le va di partorire più volte?
La vecchia rise.
- Fai bene cara! Sfrutta più che puoi questo bel giovanotto! Dateci dentro finché potete. Vedrai che partorire non è questo granché. Io e mio marito ai nostri tempi ci davamo dentro come conigli e abbiamo avuto solo Caroline purtroppo.
- Mamma ma che dici?
La capivo perfettamente! Che accidenti stava raccontando questa squinternata? E Jonathan se la rideva pure.
- Non si preoccupi signora, io e Clary abbiamo una vita sessuale molto attiva, pensi che non riesce a staccarsi da me nemmeno per un istante.
Giuro che lo elimino, piuttosto faccio la ragazza madre, ma sono cose da dire a dei perfetti sconosciuti?
- La capisco caro, sembri proprio un vero stallone!
Oddio! Se esiste davvero qualche divinità a questo mondo uccidetemi! O meglio uccidete lei e rendete muto Jonathan.
- Grazie signora!
Diedi una gomitata nello stomaco a mio fratello e lui mi guardò come se davvero non capisse il motivo per cui l’avevo colpito.
- Qualcosa non va Clary?
Non feci in tempo a riempirlo di epiteti poco simpatici che l’infermiera della dottoressa ci venne a chiamare. Sia lodato babbo natale!
Lo studio della dottoressa Tyler era molto spazioso e luminoso. Mi fece accomodare sul lettino e prese a fare i soliti esami di routine. All’inizio non volevo saperne di farmi controllare, ero abbastanza in imbarazzo per queste cose. Un estraneo che ti guarda … lì non è esattamente il genere di cose che preferisco. Jonathan poi la guardava come se dovesse ucciderla da un momento all’altro. Se facevo una smorfia lui subito pensava al peggio e a volte diventava abbastanza apprensivo.
La visita fu breve e senza alcun problema, il bambino cresceva sano e dopo la prescrizione per le vitamine da prendere uscimmo dallo studio, e per fortuna la vecchietta invadente non c’era più, non avrei sopportato un secondo round.
Jonathan voleva tornare subito a casa ma io volevo fare un giro per negozi. Ovviamente vinse il prepotente.
- Non possiamo stare troppo qui sorellina, qualcuno potrebbe riconoscerci lo sai.
Ma io volevo fare un giro per negozi! Passare tutta la giornata alla villa mi deprimeva, mi sentivo in prigione anche se ero libera di fare quello che volevo. Mi mancavano Luke, Simon e Magnus. Non avevo più loro notizie da due mesi e iniziavo a preoccuparmi.
Jonathan aprì un portale e arrivammo a casa immediatamente. Ad accoglierci c’era Sebastian. Sollevai un sopracciglio quando vidi la bandana che aveva in testa, la camicia a quadretti e i jeans strappati.
- Stai andando a un rodeo?
- No perché?
- Per come sei vestito, ti mancano solo gli stivali in pelle e sei perfetto.
- Stavo pulendo gli armadi, gli acari uccidono i miei poveri vestiti.
Quindi era la sua tenuta da cenerentola? Mi domandavo come si conciasse durante le pulizie di primavera.
- Allora come sta il mio nipotino?
- Sta bene e questo mi riporta a una questione lasciata in sospeso.
Mi girai verso Jonathan e lo fulminai con gli occhi.
- Che accidenti ti viene in mente di dire a quella vecchia i fatti nostri?
- Perché? Era simpatica.
- No che non lo era! Non voglio che la gente sappia quante volte io e te facciamo sesso. Se permetti sono affari nostri.
- Quanto la fai lunga, era giusto per fare due chiacchiere e per non annoiarmi.
- La prossima volta portati un libro o un giornale di cruciverba se non ti vuoi annoiare o giuro che andrai in bianco fino al parto e anche dopo!
- Guarda che ci soffriresti anche tu sai? Non sono io che vengo a rapirti durante il giorno per godere di questo fisico magnifico.
Afferrai un cuscino dal divano più vicino e lo lanciai direttamente su quella faccia bella e arrogante, non lo evitò nemmeno, si mise semplicemente a ridere. Anche Sebastian si godette la scena.
Stufa di essere presa in giro mi diressi verso lo studio di Jonathan, il giorno prima avevo lasciato lì il mio blocco dei disegni e volevo riprenderlo. Aprii la porta e lo cercai con lo sguardo, era appoggiato su uno scaffale della libreria. Lo presi e feci per uscire quando urtai la scrivania e feci cadere tutti i fogli. Da quando ero incinta il mio equilibrio era peggiorato ulteriormente. Raccolsi i fogli e le penne che per la mia goffaggine erano finiti per terra e ringraziai che la pancia non fosse ancora così grossa da impedirmi certi movimenti.
Un foglio attirò la mia attenzione, quella scrittura sottile ed elegante la conoscevo benissimo. Lessi con attenzione il contenuto e per poco non svenni. Mi mancava il fiato e vedevo la stanza ondeggiare, con fatica uscii dallo studio e tornai in salotto, guardai Jonathan e Sebastian che ancora ridevano finchè non si accorsero della mia presenza.
- Clary cos’hai? Sei pallida. Perché non ti siedi un attimo?
Gli schiaffai il foglio sul petto e lo guardai con rabbia.
- Questo che accidenti significa?


 


ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve a tutti! Santo cielo che settimana stressante! Mi hanno spremuta come un limone a lavoro. Sono anche riuscita a finire il capitolo ma non mi sembra esattamente questo granché. Comunque finalmente Jonathan e Clary fanno della sana attività fisica e non c’è più un dispendio enorme di acqua fredda. Ho fatto un salto temporale, non farò mese per mese altrimenti la storia mi diventa troppo lunga e dato che so come sono fatta (male) ho deciso di saltare un po’ altrimenti mi annoio e non vado più avanti.
Clary ha trovato una lettera, quella lettera. Che farà? Nel prossimo si scoprirà qualcosina sul baby Jonathan e rido già al pensiero.
Kiss
Mar

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17

 

CLARY
 


Avevo voglia di urlare, di rompere qualcosa o semplicemente volevo prendere Jonathan e Sebastian a schiaffi finchè non avessero implorato pietà. Mi guardavano come se fossero la rincarnazione di scemo e più scemo, tipiche facce da pesce lesso o da bambino sorpreso a rubare. Come accidenti aveva potuto nascondermi la lettera di Magnus? Cosa gli passava per quella testa ossigenata? Si era dimenticato di informarmi che a Idris si organizzava una spedizione contro il mio bambino? Eppure sono nozioni difficili da scordare o no?!
Avevo tanta rabbia in corpo e loro due che mi fissavano non sapendo bene cosa dirmi mi mandava ancora di più in bestia.
- Allora? Esigo delle spiegazioni. Come hai potuto non dirmi niente?
- L’ho fatto per il tuo bene. Non volevo farti preoccupare.
- Ah! Infatti si vede come sono rilassata ora.
- L’ho fatto per te, per non farti agitare troppo.
- Scusa se non ho preso bene la notizia che c’è una taglia sulla testa di mio figlio!
- Nostro figlio.
- Oh certo adesso è il nostro di bambino, ma se c’è una notizia importante da riferirmi preferite stare zitti tu e il tuo compare. E piantatela di guardarmi così, mi fate venire voglia di pulire il pavimento con le vostre lingue.
E lo avrei fatto se poi non mi avesse fatto schifo camminarci sopra. L’aveva fatto per me? Per non preoccuparmi? E quando mi sarei vista davanti casa un esercito di Shadowhunters pronti ad uccidermi cosa avrei fatto? Avrei chiesto loro il motivo della loro visita? Avrei offerto dei biscotti a tutti? Si vede la sua premura come mi stava aiutando, sembravo appena uscita da una lezione di joga tenuta da un istruttore super sexy!
Lo sapevo di chi era la colpa, di quell’arpia di mia madre, era colpa sua tutto questo. Colpa sua se ero una figlia ribelle con sani problemi nel relazionarsi con persone normali. Colpa sua per non avermi accettato per com’ero realmente e non per come mi voleva lei. Colpevole per non aver accettato il mio bambino e di averne organizzato la morte. Cos’aveva di sbagliato quella donna? Come l’avevano cresciuta i miei nonni? Pane, acqua e veleno? Possibile che fosse così arida dentro? Era totalmente impazzita, nemmeno nei miei peggiori incubi avrei mai immaginato una cosa del genere. Oddio, in alcuni era vestita da catwoman con tanto di frusta, pronta a trascinarmi a casa per i piedi. Ma poi, perché Luke non diceva niente? Era talmente innamorato perso di lei da non rendersi conto della sua follia, oppure neppure lui voleva conoscere il suo nipotino? In tanti anni non aveva mai manifestato segni di squilibrio evidenti, anche se il fatto che fosse innamorato perso di mia madre già da ragazzini doveva essere un indizio. Però mi aveva cresciuto, mi aveva appoggiato in ogni situazione, mi rifiutavo di credere che potesse partecipare a questa missione suicida.
- Clary non volevo caricarti con troppi problemi. Volevo che la gravidanza procedesse il più serenamente possibile. Ho tutto sotto controllo non devi preoccuparti.
- Non devo preoccuparmi? Ti sei fumato qualcosa di pesante? Come puoi dire una stupidaggine del genere?
- Io non fumo lo sai!
- Zitto non capisci nemmeno quando la gente ti insulta.
- Ho già organizzato le difese e le mie spie mi riferiscono tutto quello che succede a Idris. So tutto in tempo reale e sarò pronto per ogni evenienza.
- Mi fa piacere sapere che le difese sono pronte ma perché non me lo hai detto? Avevo il diritto di saperlo, Magnus ha scritto a me non a te. Dici sempre che devo avere fiducia, che vuoi che costruiamo qualcosa insieme e poi mi nascondi una cosa del genere?
- Clary - Sebastian cercò di intromettersi nella discussione - Jonathan ha fatto del suo meglio. Non voleva stressarti troppo, stiamo leggendo molti libri sulle gravidanze e non vogliamo che vi succeda qualcosa di grave.
Non so cosa sia peggio, il suo migliore amico che da manforte a quello stupido di mio fratello, oppure che questi due passassero le giornate a leggere libri sulle gravidanze, cosa che per inciso io facevo sporadicamente e controvoglia, dovevo darmi una regolata o sarei diventata Jocelyn due la vendetta.
Jonathan cercò di abbracciarmi ma se solo si azzardava a toccarmi con un dito si sarebbe beccato un calcio dove non batte il sole. Rimase male dal mio rifiuto ma sinceramente ora non mi importava nemmeno un po’.
- Clary calmati non vi fa bene agitarvi così.
- Calmarmi? Calmarmi? NON DIRMI DI CALMARMI MALEDIZIONE!
Non so come ma dopo il mio urlo tutti i vasi e i vetri nella stanza esplosero. Jonathan mi protesse con il suo corpo per evitare che le schegge mi ferissero.
Sebastian guardava la scena a bocca aperta.
- Come accidenti hai fatto?
Ma chi io? Non ero stata io! Non avevo fatto niente per causare una tale distruzione e di certo non era mia intenzione distruggere l’arredamento con quello che costava, sarà stata una violenta folata di vento.
Jonathan mi prese il viso fra le mani e mi osservò attentamente per vedere se avevo ferite. Non attacca con me bello, è inutile che ti dimostri gentile ora, ci vuole molto di più per farti perdonare.
- Sto bene piantala e mollami la faccia, alto come sei mi farai venire un crampo al collo.
Ridacchiò allegro come se la tempesta fosse passata. Sebastian si guardava intorno confuso, come minimo stava controllando l’ammontare dei danni fissato com’era con gli oggetti d’arte.
- Clary come hai fatto?
Ancora? Insisteva il bamboccio, io non avevo fatto niente.
- Guarda che io non ho fatto niente. Sarà stato un po’ di vento.
Entrambi mi guardarono come se fossi pazza.
- Che c’è? Vi sembra così strano?
- Direi di sì visto che non c’è nemmeno uno spiffero d’aria fuori e i vetri delle finestre sono rotti verso l’esterno e non verso l’interno. Questo indica che la forza distruttrice proviene da dentro e non da fuori.
- Ok Sherlock bella deduzione. Peccato che io non abbia nessun potere, perché ti assicuro che altrimenti ti avrei già trasformato in un criceto e rinchiuso in una gabbietta a correre sulla ruota. Poi ti avrei rifilato alle cure di Sebastian e sai anche tu come diventa morboso con gli animali carini.
Il ragazzo moro mise il broncio, diventava peggio di un bambino di due anni davanti agli animali, li adorava, peccato che l’amore non fosse corrisposto.
- Io di certo non sono stato e Sebastian nemmeno quindi devi per forza essere stata tu.
Com’è che l’interrogatorio si era spostato su di me? Non ero io quella che aveva commesso un’azione stupida ai danni del partner. Io mi ero comportata bene in questi due mesi. Ero stata gentile, accomodante. Avevo condiviso con lui il letto (e altri mobili) eppure adesso per due vasi difettosi la condanna si spostava su di me? Me lo sarei ricordata durante il parto, quando in preda ai dolori gli avrei stritolato la mano spezzandogli qualche dito.
- Sentite scemo e più scemo, non ho fatto niente io e non cercate di cambiare argomento. Mi avete nascosto la verità e questo non lo sopporto. Dovevate dirmelo, ne avevo tutto il diritto.
Un altro soprammobile esplose. Ok forse era davvero colpa mia.
I due ragazzi mi fissavano assorti.
- Sorellina, forse ti devi davvero calmare. Ogni volta che ti agiti qualcosa esplode e dubito che succeda a tutte le donne incinte.
Che fratello erudito che avevo, che ragazza fortunata vero?
- Mi calmerò solo e unicamente quando mi racconterai tutto per filo e per segno capito? E pretendo di sentire Magnus.
- E’ rischioso comunicare con l’esterno.
Mi avvicinai al suo viso, per quanto la mia scarsa altezza me lo permettesse.
- Ora ascoltami bene. Se non mi fai parlare immediatamente con Magnus giuro che la prossima cosa che esploderà sarà la tua collezione di modellini dei grandi guerrieri. Esigo di parlare con i miei amici e soprattutto voglio sapere che accidenti mi succede. Hai capito?
Sospirò, povero il ragazzo, si stava stressando? Mi dispiaceva ( non era vero) dargli un tale fastidio ma mi ero stufata. Ero incinta, non invalida o stupida, doveva dirmi tutto quello che volevo e lo avrebbe fatto adesso.
- Anzi, ho cambiato idea, voglio vedere Magnus, portalo qui.
- Sei pazza? Ma lo sai quanto è rischioso?
- Lo immagino, ma tanto hai tutto sotto controllo no? Vedi di portare qui Magnus o ti giuro che torno a dormire nella mia camera e non mi vedrai più nemmeno con il lanternino!
Giusto per enfatizzare la frase un altro vaso esplose, iniziava a piacermi questa cosa.





JONATHAN


 

Per i mutandoni a pois di Lucifero, ero fregato. Avevo detto a Sebastian di distruggere quella maledetta lettera almeno un milione di volte, che ci voleva a farlo? Possibile che fosse talmente pigro da non saper distruggere nemmeno un foglio? Perché non l’avevo fatto io? Ah già, perché ogni volta che lo prendevo in mano distruggevo qualcosa, ed era difficile giustificarmi con Clary sulla mancanza di sedie nella casa.
Stava dando di matto, aveva uno sguardo da pazza e temevo seriamente che potesse colpirmi con qualcosa. Perché si agitava così? Le avevo già ripetuto che mi ero occupato di tutto, la sicurezza era al massimo livello, non aveva fiducia nelle mie capacità? Mi dovevo offendere?
Mentre la vedevo sbraitarmi contro, anche se aveva definito me e il mio amico, scemo e più scemo, e non c’era ombra di dubbio che il più fosse riferito a Sebastian; gesticolava così tanto, le guance erano rosse per la rabbia e devo essere dannatamente malato di mente e masochista per trovarla deliziosamente attraente in quel momento. Forse potevo circuirla un po’ e virare la sua rabbia facendola sfogare in altro modo, uno molto piacevole. Peccato che rifuggisse al mio abbraccio. Odiavo quando non voleva essere toccata.
La voglia di portarla di sopra per farla sbollire mi passò velocemente quando tutti i vetri iniziarono ad esplodere. Che cavolo succedeva? Io non ero, Sebastian neppure e Clary continuava a negare, eppure sentivo il potere scaturire proprio dal suo corpo.
Ci avrei pensato dopo, ora dovevo andare a rapire lo stregone più potente che avessi conosciuto solo perché la mia sorellina incinta faceva i capricci.
Ma perché non poteva avere una gravidanza tranquilla? Chiedevo troppo? Ero stato un serial killer in una vita precedente per meritarmi una cosa del genere? No, l’assassino era la mia attuale professione.
Dovevo farla ragionare, era rischioso portare qui Magnus Bane, a che pro poi? Tanto la lettera l’aveva già letta.
- Clary non posso andare a New York e poi che faccio quando lo vedo? Gli chiedo se gentilmente può venire con me nella mia casa segreta per parlare con te?
- Mi sembra un buon inizio, vai e cerca di tornare presto. Non mi piace mangiare da sola.
Uscì dal salotto lasciando me e Sebastian a bocca aperta, mi aveva appena congedato? Io, Jonathan Morgesten ero appena stato scacciato via come il più comune dei plebei?
Il mio amico mi mise una mano sulla spalla e mi voltai a guardarlo.
- Ci conviene cercare davvero lo stregone, diamole il tempo di sbollire la rabbia, non vorrei mai che la prossima cosa che fa esplodere siano le nostre teste.
- E va bene, cerchiamo il sommo stregone, già mi immagino le risate!


 

Non mi piaceva New York, troppo caotica, troppo sporca. Io ero cresciuto a Idris dove inquinamento e caos non esistevano. Come aveva fatto Clary a vivere in un posto del genere? Dove la bellezza non si trovava nemmeno sotto i sassi? In più la gente ci fissava in modo strano, che avevano da guardare? Non avevano mai visto due ragazzi affascinanti vestiti in pelle? Eppure dalle mie ricerche sapevo che look del genere erano di moda, erano forse i marchi ad attirare la loro attenzione? Oppure era la mia smisurata bellezza che abbagliava i passanti! Avevo notato le occhiate maliziose che mi lanciavano certe ragazze, Sebastian rispondeva mandando loro dei baci, io mi limitavo ad ignorarle. Con la gravidanza Clary era diventata decisamente gelosa e questo mi piaceva tantissimo. Dopotutto io ero esattamente come lei, non sopportavo che esseri di sesso maschile le girassero attorno, tolleravo Sebastian e i camerieri ma altri no! Mi ero imposto anche con il medico curante, se un uomo si fosse azzardato a guardarla, dove era mia solo prerogativa mettere mano, avrei dato di matto.
Non mi interessava se in questo mondo era normale, dovevo metterle una targhetta al collo con su scritto “ proprietà esclusiva di Jonathan Morgensten, vietato guardare, annusare e toccare”.
- Ehi amico ma tu lo sai dove abita Magnus Bane?
- Sì, me lo sono fatto spiegare da Clary. Non è molto lontano.
Abitava in un edificio che visto da fuori non prometteva niente di buono. La facciata aveva bisogno di una mano di intonaco e le luci fuori erano fulminate, sembrava il posto ideale per rapinare la gente, e mia sorella veniva qui anche di notte? Ma era sana di mente? E se qualche malfattore avesse cercato di derubarla? Meglio non pensarci, ormai la sua vita da ragazza single era finita, era impegnata con il sottoscritto ora.
Schiacciai il citofono e attesi che qualcuno rispondesse.
- Chi osa disturbare il sommo Magnus Bane?
Wow, pura la frase ad effetto? Molto in stile “ lasciate ogni speranza o voi che entrate”.
- Sono Jonathan Morgensten.
Niente, silenzio di tomba e il portone continuava a rimanere chiuso.
- No sul serio chi è?
Che fa non mi crede? Era così strano credere che fossi io?
- Te l’ho già detto stregone sono Jonathan Morgensten.
Ancora silenzio.
- Perché mai dovrei aprirti se affermi chi dici di essere? Sei venuto per uccidermi?
Ma certo! Parliamo di omicidi via citofono, con la gente in mezzo alla strada che ascoltano la conversazione e mi guardano male.
- Se fossi venuto ad ucciderti a quest’ora avrei sfondato la porta a calci ti pare? Invece mi sto comportando educatamente per amore di mia sorella. Presente? Capelli rossi, bassina, carattere discutibile.
Il portone si aprì, alla buon’ora!
Io e Sebastian salimmo le scale e arrivammo alla porta dello stregone, era socchiusa e lo presi come un tacito consenso ad entrare.
Devo ammettere che l’appartamento era mille volte meglio rispetto all’aspetto del palazzo. Clary mi aveva detto che a Magnus piaceva cambiare lo stile d’arredamento ogni giorno, oggi ricordava molto il Giappone.
La porta si chiuse alle nostre spalle e quando ci girammo lo stregone ci era appoggiato sopra e ci guardava con un cipiglio minaccioso.
Quanto può essere spaventoso uno vestito di viola, con glitter sparso ovunque e una cresta tenuta su da non so quali prodotti chimici? Poco vero?
- E così tu saresti il famigerato Jonathan Morgensten. Ti avevo già visto ad Idris ma devo ammettere che biondo stai meglio. Il bambolotto vicino a te chi è invece?
- Bambolotto?
Sebastian si era offeso.
- Io sono Sebastian Verlac.
- Ma non eri morto?
Interruppi la filippica di Sebastian sul nascere o non avrei ricavato un ragno dal buco.
- Era tutta una farsa. Mi serviva un’identità per entrare ad Alicante e il mio amico è stato così gentile nel prestarmela.
Magnus ci fece cenno di sederci sul divano mentre lui si accomodava sulla poltrona.
- Allora cosa vi porta qui?
- Due mesi fa abbiamo ricevuto la tua lettera.
Lo vidi annuire, il suo sguardo da gatto (forti però gli occhi così) era diventato più serio.
- Jocelyn è uscita completamente di senno. Clary come l’ha presa?
Sebastian si mise a ridere.
- Diciamo che abbiamo pensato di non dirle niente e oggi, per caso, ha trovato la tua lettera, non l’ha presa benissimo.
- Perché non le avete detto niente?
- Non volevo che si agitasse troppo.
Annuì di nuovo come a darmi ragione, ma dove stavi quando quella pazza mi minacciava?
- E quindi cosa vuoi da me ora?
- Clary ha espresso il desiderio di incontrarti, diciamo che mi ha velatamente minacciato di portarti da lei. Sente la vostra mancanza, la tua e del vampiro intendo.
- Anche a me manca biscottino.
Biscottino? Chiamava davvero così mia sorella?
- Puoi venire con noi allora? Non ti succederà niente hai la mia parola. Sei importante per Clary e non voglio ferirla ulteriormente.
- Va bene. Sono curioso di sapere come procede la gravidanza.
Un’idea mi venne in mente.
- Senti, tuo padre è un demone giusto?
- Sì.
- Per caso tua madre durante la gravidanza faceva accadere delle cose strane?
- Strane? Non saprei. Perché?
- Vedi durante la litigata Clary si è arrabbiata molto e tutte i vasi e i vetri hanno iniziato ad esplodere. Lei nega di essere la responsabile ma io sento il potere venire proprio dal suo corpo.
- Mm.
Bene, una risposta rincuorante non c’è che dire. Lo stregone prese a camminare avanti e indietro assorto nei suoi pensieri quando si fermò all’improvviso e mi guardò spaventato.
- Muoviti portami subito da Clary.
Se non fossi stato disperato mi sarei anche potuto offendere per l’ordine che mi aveva rivolto. Lo presi per un braccio e Sebastian si appoggiò alla mia spalla, aprire il portale fu veloce e immediatamente arrivammo alla villa.
Lo stregone emise un lungo fischio di apprezzamento.
- Hai capito Clary? Carina la casa.
- Grazie.
Una domestica ci venne subito incontro, era molto agitata.
- Padron Jonathan per fortuna siete arrivato.
- E’ successo qualcosa?
- La padrona si sente male.
No, ma stava bene prima che partissi.
- Dov’è ora?
- Nella vostra camera, è talmente debole che non riesce a stare in piedi.
Mi precipitai su per le scale con Sebastian e Magnus che mi seguivano.
Spalancai la porta della camera e vidi mia sorella nel letto, pallida come un lenzuolo.
Rimasi un attimo immobile, troppo stupito per fare qualcosa. Lo stregone mi sorpassò e si precipitò da Clary. Le sue mani iniziarono a mandare scintille blu e io sentivo il cuore in gola.
Quando mi guardò dedussi che non c’erano buone notizie. Oddio ti prego non portatemi via Clary, non ora che siamo felici!
- E’ come temevo.
- Cosa?
- La causa per cui Clary si è sentita male è il bambino.
Il bambino? Mi sedetti su una sedia pronto a ricevere l’ennesima batosta, perché non potevo avere una vita più facile? Cosa aveva mio figlio?

 


ANGOLINO DI MARLOWE


Buonasera a tutti quanti! Ho deciso di aggiornare oggi per due motivi. Il primo è che domani è il 1 Novembre ed è festa, quindi immagino che abbiate altro da fare. Il secondo è perché mi annoio. Mi scuso in anticipo per gli eventuali errori, ho un mal di testa allucinante da tre giorni e inizio quasi a vederci doppio. Anzi se avete un suggerimento per farlo passare ditemelo! L’aspirina per me è come l’acqua non mi fa più un tubo. Tornando al capitolo, capito qualcosa del bambino? Spero di sì, ma per sicurezza il sommo Magnus ci deluciderà in proposito sabato prossimo, non mancate! Ho notato che la storia non è più molto seguita, un po’ mi dispiace, evidentemente non sta procedendo bene come immaginavo o semplicemente vi annoia e non vi piace. Vuol dire che continuerò a scrivere per quelle povere anime pie che ancora mi seguono e mi recensiscono.
Kiss
Mar dalla testa che martella

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18



 

JONATHAN

 

Ero arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo. Che accidenti voleva dire che Clary stava male a causa di nostro figlio? Anche lo stregone cercava di metterlo in cattiva luce?
- Cosa vorrebbe dire che la colpa del malore di Clary è di nostro figlio?
Lo stregone attese un istante per rispondermi, mi guardò attentamente decidendo forse se era opportuno darmi ulteriori brutte notizie, temeva forse per la sua vita? Pensava che avrei dato in escandescenza? Faceva bene! Al momento non mi sentivo sicuro di niente, nemmeno della mano di Sebastian sulla mia spalla per darmi forza. Sospirò pesantemente e si sedette sul bordo del letto iniziando ad accarezzare i capelli di mia sorella. Era un gesto intimo, si vedeva l’affetto che metteva in quel gesto e la guardava con amore. Se non sapessi il legame che intercorreva tra di loro sarei potuto diventare geloso, invece Magnus Bane era un secondo padre per lei. L’aveva vista crescere e lui si era profondamente affezionato. Buffo come mia sorella avesse due padri e un quarto di madre, ovviamente biologicamente parlando, perché dal punto di vista affettivo il suo valore era pari a zero.
Finalmente dopo interminabili minuti di silenzio prese a parlare.
- Tu hai sangue di demone Jonathan.
Ma va? Penso lo sapessero anche i sassi.
- Non è una novità.
- Certo che no, ma è anche vero che Clary ha molto più sangue angelico rispetto a un normale Shadowhunters. Vostro figlio ha per un quarto sangue di demone e tre quarti di angelo.
Ok, fin qui aveva senso.
- Quindi?
- Hai detto che gli oggetti sono esplosi quando Clary si è arrabbiata no?
Annuii.
- Evidentemente il bambino sentendola agitata ha voluto proteggerla scatenando il suo potere demoniaco.
Mio figlio aveva protetto sua madre … da me? No riformuliamo … mio figlio aveva protetto sua madre, credendo che la rabbia verso di me fosse in qualche modo segno di pericolo. Ero già orgoglio del mio bambino o bambina, non volevo fare favoritismi.
- Ma Clary non è in pericolo vero?
- Ma figurati, chi vuoi che l’ammazza a questa! Una bella dormita e torna come nuova. Non era abituata a tutto questo potere extra, il suo fisico deve solo adattarsi a questi nuovi poteri. Solo non deve affezionarcisi troppo dato che una volta nato il bambino non li avrà più.
Tirai un sospiro di sollievo, avevo temuto il peggio (colpa della domestica fatalista) e invece non era niente. Un po’ mi preoccupavano i suoi poteri, insomma, ancora doveva nascere e già aveva distrutto la maggior parte dell’arredamento del salotto, chissà nel periodo dell’adolescenza cosa avrebbe combinato.
Invitai lo stregone a uscire dalla camera, meglio far riposare mia sorella, volevo che tornasse nel pieno delle sue forze e tenace come prima. Non avevo dubbi che con i suoi nuovi poteri potesse diventare il nuovo e rinnovato terrore della casa.
Accompagnai Magnus nello studio e lo feci accomodare. Sebastian si sedette al suo fianco.
- Immagino che il motivo per cui mi avete portato qua abbia a che fare con la taglia sulla testa di tuo figlio.
- Anche, non metto in dubbio che a Idris le cose stiano peggiorando, ma Clary aveva bisogno di sentirsi rassicurata da una faccia amica.
- Lo immagino. Capisco la tua scelta di volerla tenere all’oscuro per il suo bene, ma la ragazza detesta le menzogne e le bugie. Guarda quello che è successo con vostra madre. Ha vissuto una vita di menzogne e la sua memoria è stata talmente danneggiata che probabilmente molte dei suoi ricordi saranno irrecuperabili.
Strinsi i pugni, ogni volta che sentivo quello che aveva combinato Jocelyn mi veniva il nervoso. Da piccolo, quando Valentine mi addestrava, spesso avevo chiesto notizie di mia madre. Mio padre assumeva uno sguardo ferito, quello tipico di un uomo abbandonato dall’amore della sua vita. Mi guardava e poi mi rifilava un ceffone.
- Tua madre ti ha abbandonato perché ti odia Jonathan. Non chiedermi più di lei, quella traditrice non merita la nostra sofferenza. Diventa forte e un giorno, quando la rincontrerai, riuscirai ad ucciderla senza provare dolore.
Quante volte mi aveva ripetuto quella frase? Ogni volta che chiedevo di lei mio padre si infuriava e dopo poco capii che non valeva la pena continuare a farsi picchiare per una come lei.
Non mi ero sbagliato comunque, era orribile e quasi ringraziavo di non essere cresciuto con lei.
Se riuscivo a portare lo stregone dalla mia parte avrei avuto maggior protezione per la mia famiglia e soprattutto notizie che magari alle mie spie sfuggivano.
- Voglio chiederti una cosa Magnus Bane, quanto è importante per te Clary?
- Non farmi domande di cui sai già le risposte. Penso si sia capito che tengo a lei, altrimenti non mi sarei mai sognato di seguirti chissà dove senza certezze per la mia incolumità.
- Ti avevo dato la mia parola.
- Vorrai scusarmi se tendo a non fidarmi.
Sorrisi, iniziava a piacermi.
- Voglio sapere cosa sta facendo mia madre.
Lo stregone prese a guardarsi le unghie.
- Oltre a formare un esercito contro di te e Clary dici? Quello che so è che ha fomentato tutto il Conclave, pendono dalle sue labbra, ogni cosa che dice per loro è come oro colato.
Addirittura?
- Cos’è quello sguardo scettico? Jocelyn è sempre stata una donna forte e carismatica. Non per niente Valentine è rimasto affascinato da lei. Può fingersi indifesa e spesso innocua ma ti assicuro che è tutto tranne questo. Dopotutto è riuscita ad organizzare una rivolta anni fa, ti stupisci che ora stia formando un altro esercito?
Era vero, mio padre me lo aveva raccontato ( tra un pugno e un calcio intendo). Quello che avevo capito di mia madre era che prima stava al gioco, ti assecondava, ti elogiava e poi, quando quello che facevi non andava più bene per lei ti dava il ben servito. Aveva cresciuto Clary come se fosse la sua bambola personale, doveva sempre fare quello che lei le diceva. L’aveva tenuta sempre d’occhio in una maniera a dir poco maniacale. Poi mia sorella si era ribellata, era andata oltre il bel visino di Jocelyn e l’aveva vista per com’era realmente. Dicevano tante cose di me, che ero perfido, crudele e spietato, un abominio con il sangue di demone, ma tenendo conto di tutti i fatti, ero davvero io il mostro?
- Ascoltami bene Morgensten. All’inizio anche io davo per scontato che tu fossi il vero cattivo. Insomma uccidevi gente da tutte le parte, ti vesti di nero, sono indizi inconfutabili.
Inarcai un sopracciglio, vestirsi di nero era una prova?
- Ti imputavo molte colpe e spesso temevo per Clary. Ora invece, ascoltando tutto quello che succede a Idris inizio ad avere la conferma che questo nostro mondo è profondamente sbagliato e corrotto. Bisogna fermare tua madre, non deve assolutamente toccare il bambino.
- Sono d’accordo con te. Quindi posso considerarti un mio alleato?
Annuì con il capo.
- Lo faccio per Clary e per il mio nipotino. Puoi contare anche sull’aiuto di Simon e di Alec.
Alec? Mi ero perso qualche passaggio? Ma i Lightwood non detestavano mia sorella? Perché il maggiore era dalla nostra parte? Soprattutto dopo tutto quello che era successo a causa mia? Che sia un omonimo?
- Ehm, di quale Alec stiamo parlando esattamente?
- Di Alec Lightwood ovviamente. È il mio compagno. È solo grazie a lui se sono riuscito a mandarvi quella lettera.
Lo stregone aveva una relazione con il figlio di Robert Lightwood? E lui lo sapeva già? Speravo vivamente di no, volevo vedere la sua faccia inorridita, era un uomo dalle strette vedute.
- Nel senso che ti ha portato carta e penna?
- No genio! Alec ha origliato la discussione fra tua madre e la sua. È rimasto stupito nell’apprendere della gravidanza di Clary, ma non trova sia giusto il modo di comportarsi del Conclave. Mi riferisce tutto quello che succede all’interno dell’Istituto e a Idris.
Bene, che inaspettato colpo di fortuna.
Mi girai a guardare Sebastian che stranamente era rimasto zitto per tutto il tempo della conversazione, cosa che non era da lui. Stava fissando i capelli di Magnus, ne era come ipnotizzato.
- Sebastian?
Niente, silenzio di tomba, lo stregone si girò per fissarlo e solo allora il mio amico sembrò riprender vita. Arrossì per l’imbarazzo e si schiarì la voce.
- Dicevi?
- No niente, ti trovavo molto assorto. Qualche pensiero profondo che vuoi condividere con noi?
Incredibile come la sfumatura rosata della sua pelle passasse ad una gradazione di rosso intenso in pochi istanti.
- Penso di no. Ora se è tutto andrei a fare merenda, prima che Clary si svegli e mi spedisca chissà dove per comprarle qualche strano cibo immangiabile.
Si diresse svelto alla porta e uscì.
Lo stregone lo guardò allontanarsi.
- Sai, è un ragazzo parecchio strambo il tuo amico. È molto carino ma a volte dubito della sua sanità mentale.
- Tranquillo non sei l’unico. Comunque mi farebbe piacere averti come ospite. So che Clary ci teneva molto a parlare con te. Vorrei che restassi fino ad allora.
- Non c’è problema.



 

JOCELYN

 

Scaraventai tutti i soprammobili per terra. Tutto ciò che volevo era distruggere ogni cosa intorno a me. Erano passati altri due mesi e quegli incapaci non erano riusciti a trovare mia figlia. Era incinta di quattro mesi ed ora non era più possibile sbarazzarsi del coso che le cresceva dentro. Buttai per terra un vaso di ceramica. Il suono dei cocci in frantumi mi rilassava. Immaginavo di fare la stessa cosa a Jonathan, di punirlo per quello che aveva fatto.
Non era valsa a nulla la mia supplica al Conclave. Una cosa avevo chiesto, di trovare mia figlia e niente. Introvabile e per giunta avrei dovuto aspettare il parto per poterla riavere di nuovo a mia totale disposizione. Ma se Clary pensava di fuggire così da me si sbagliava di grosso. Avevo ripreso ad allenarmi, diventavo ogni giorno sempre più forte, ritornando ad essere la cacciatrice che ero un tempo. Le persone che mi seguivano erano aumentate, avevo organizzato un piccolo esercito che sarebbe bastato per rovesciare quello stupido di mio figlio. Avrei fatto giustizia e riportato la pace a Idris. Mi avrebbero acclamata come un’eroina e non più come la moglie di Valentine. Pensavano che non mi accorgessi dei loro sguardi diffidenti? Di come mi additassero alle spalle? Quando mi guardavano in faccia si scioglievano in mille complimenti ma poi ti pugnalavano alle spalle.
Ma tutto questo sarebbe presto cambiato. Mi bastava uccidere Jonathan e suo figlio, il Conclave avrebbe riconosciuto il mio valore e la mia dedizione alla causa. Mi avrebbe ridato il posto di prestigio che mi meritavo e grazie a Clary e al suo potere di creare nuove rune, avrei formato una nuova generazione di Shadowhunters. Mia figlia poi aveva una duplice funzione. L’avrei fatta sposare con un membro di una delle famiglie più importanti, mi avrebbe garantito il loro appoggio verso la mia ascesa al potere. Che facevi a fare figlie femmine se non potevi utilizzarle in qualche modo? Un membro del Conclave poi sembrava molto interessato a Clary. Aveva già una quarantina d’anni, un fisico atletico e capelli lunghi mori, occhi verdi, non si era mai sposato prima e a quanto pare aveva molto prestigio all’interno del consiglio. Mi si era avvicinato lui per primo, dopo il mio appello per ritrovare mia figlia si era presentato. William Ravenscar mi aveva proposto di prenderla in moglie. Nel mondo dei mondali sarebbe passato come un pedofilo, ma per uno Shadowhunters cui la discendenza era tutto era più che normale, certo, forse non sposarsi a sedici anni con uno molto più vecchio di te, ma era anche vero che Clary si stava già dando alla pazza gioia con suo fratello, se voleva tanto aprire le gambe le avevo trovato la persona giusta con cui farlo. Gli avrebbe dato dei figli e sarebbe stata una moglie ubbidiente, l’avrebbe fatto sia con le buone che con le cattive, poco importava il suo volere.
- Jocelyn che succede?
- Luke.
Ultimamente non passavo più molto tempo con lui. Il mio caro fidanzato si occupava della libreria e del branco ed era all’oscuro di ogni mio piano. Era rimasto sconvolto della scomparsa di Clary. Si reputava colpevole per non averla difesa e mi aveva chiesto addirittura scusa. Non gli avevo detto che era scappata, nemmeno che era incinta, era meglio che credesse di essere davvero lui il responsabile, era più facile da gestire. Mi amava, ma amava anche Clary e non sopportavo l’idea che preferisse lei a me.
- Scusami, ero arrabbiata, triste e me la sono presa con i tuoi mobili. Mi dispiace tanto Luke!
Mi abbracciò.
- Non importa, sono preoccupato anche io. Vedrai la troveremo.
Oh, com’era facile prendersi gioco di lui, quasi mi dispiaceva. Ma su una cosa aveva ragione, l’avrei trovata!



 

CLARY



 

Quando aprii gli occhi mi sentii rinata. Dopo la mia sfuriata in salotto mi ero sentita svuotata di ogni energia ed ero arrivata a stento a letto per riposarmi. Mi stiracchiai e andai a farmi una bella doccia. Mi asciugai e misi una tuta, era già quasi ora di cena e non mi andava di imbellettarmi per passare un’ora a tavola per poi tornare a dormire.
Scesi le scale e cercai mio fratello e Sebastian. Non capivo dove fossero finchè dal giardino non sentii una voce a me famigliare. Spalancai la porta finestra e Jonathan e Magnus si girarono a guardarmi. Mi lanciai sullo stregone che mi prese al volo.
- Ehi calma biscottino!
- Sei davvero qui! Non ci posso credere!
- Grazie bella fiducia che hai di me. - disse Jonathan voltando il viso dall’altra parte offeso.
Ridacchiai divertita, era uno spasso quando faceva il permaloso.
- Dai non prendertela. E’ da tanto che sei qui?
- Un giorno intero direi, hai dormito per un bel po’. Ti senti bene? Spossata?
Negai con il capo.
- Mi sento benissimo! Sono bella riposata e ho proprio voglia di fare due chiacchiere con te.
Lo presi per mano e lo trascinai verso la mia vecchia camera.
- Ehi! E io?
Mi girai verso Jonathan.
- Non lo so, trova qualcosa da fare, leggi un libro, fai un puzzle, dedicati al decupage!
- A che cosa?
Lo ignorai e proseguii per la mia meta. Sapevo che detestava essere ignorato ma mi sarei fatta perdonare più tardi.
Nessuno sarebbe entrato in questa camera senza il mio permesso e avevo voglia di parlare con il mio stregone preferito da tanto tempo ormai.
Lo feci sedere sul letto e io mi misi a gambe incrociate, mi sembrava quasi l’ora del pettegolezzo.
- Allora Magnus raccontami cosa succede!
Mi raccontò di mia madre, di quello che stava combinando. Avevo già letto tutto questo nella lettera ma volevo avere la conferma di persona.
- E’ proprio uscita di senno. Come può fare questo a me che sono sua figlia?
- Non lo so biscottino. È stato Alec a dirmelo.
- Alec????
Se c’era una persona a cui non piacevo era sicuramente Alec. Fin dal primo giorno in cui ci incontrammo mi aveva sempre detestato, poi i rapporti si erano appianati, ma da qui a tradire la sua famiglia per fare il doppio gioco il passo era tanto! Poi lo rividi quel giorno all’Istituto, pallido e triste, aveva perso il suo parabatai, il mio Jace, questo doveva averlo profondamente cambiato.
- Tu come stai Magnus? E Simon?
- Sto bene Clary. Il tuo amico vampiro invece si sente solo. Passa il suo tempo uscendo con Maya oppure occupando il mio salotto. Ormai quando entro in casa mia lo trovo seduto sul mio divano che coccola il mio gatto e gioca ai video games.
- Oh povero Simon!
- Povero Simon? Povero me vorrai dire! Non mi piace avere nerd vampiri in giro per casa tutti i santi giorni. La metà dai giochi che fa non li capisco. Ha provato a farmi giocare una volta ma non ci ho capito niente.
Ridacchiai, mi ero perso una scena incredibile che peccato.
- E Luke?
Pensavo spesso a lui, mi domandavo se davvero non importassi più nemmeno a lui. Magnus sembrò capirlo.
- Clary, Luke non sa nulla della tua gravidanza né che tu sia scappata di tua spontanea iniziativa. Pensa che Jonathan ti abbia nuovamente rapito.
- Lui non lo sa?
Negò con il capo, quindi non mi odiava?
- Non so cosa Jocelyn gli stia raccontando ma lui non sospetta minimamente tutto questo.
- Però temo che quando lo verrà a sapere mi odierà pure lui. Ama troppo mia madre per stare dalla mia parte, perderò anche lui Magnus.
Mi prese una mano stringendola fra le sue.
- Sono sicuro che Luke non ti abbandonerà mai Clary. Lotterebbe per te fino alla fine.
Speravo fosse davvero così.
- Comunque, tu sai qualcosa di questi miei nuovi poteri?
- Oh si, a quanto pare baby Morgensten reagisce quando ti arrabbi. Ha cercato di difenderti. Non sei abituata a tutta questa energia e hai dormito un bel po’. Man mano riuscirai a controllarli. Però una volta che il bambino sarà nato non li avrai più lo sai vero?
- E’ un vero peccato, dovevi vedere le loro facce traumatizzate!
Scoppiammo a ridere e mi sembrò quasi che tutti questi mesi non fossero mai passati.



 

Dopo una cena leggera Magnus era tornato a casa e io mi ero ritirata in camera per mettermi la camicia da notte. Jonathan insisteva nel dire che quelle di seta fossero più comode ma io con il pancione mi sentivo ridicola. Peccato, che il biondo malefico avesse pensato di nascondermi tutti i pigiami normali in qualche angolo sperduto della casa, e mi fossero rimasti solo questi pezzi di stoffa striminziti con cui dormire.
Ne indossai una azzurra e mi spazzolai i capelli, lo facevo sempre prima di andare a dormire, anche se poi mi sarei agitata nel sonno e avrei vanificato gli sforzi.
Sentii la porta della camera aprirsi e dallo specchio vidi entrare Jonathan.
Aveva uno sguardo arrabbiato.
Mi si avvicinò velocemente e mi costrinse a guardarlo.
- Non mi piace essere ignorato Clarissa.
Ma quanto non era adorabile quando faceva il geloso?
Presi a slacciarli i bottoni della camicia e la feci cadere per terra.
- Mi dispiace molto Jonathan, posso farmi perdonare in qualche maniera?
Gli morsi delicatamente la mascella e lo sentii irrigidirsi.
La sua bocca calò frenetica sulla mia in un bacio appassionato.
Le sue mani mi accarezzarono il seno stringendolo possessivamente gemendo estasiato.
Gli slacciai i pantaloni tirandoli giù insieme ai suoi boxer. Lui in compenso mi tolse la camicia da notte e gli slip. Eravamo troppo affamati l’uno dell’altro. Mi girò verso lo specchio dandogli la schiena, mi appoggiai al piano da toletta ed entrò dentro di me con un’unica spinta. Potevo vederlo muoversi attraverso lo specchio, ogni sua spinta mi portava sempre più vicino all’orgasmo e le sue mani mi torturavano facendomi invocare il suo nome.
- Jonathan.
Raggiungemmo l’orgasmo e lo sentii riversarsi dentro di me, adoravo quei momenti, mi sentivo completa mentre accoglievo la sua essenza dentro di me.
Avevo il fiatone e le gambe indolenzite, ma mi sentivo bene e più viva che mai.
- Clary?
- Sì?
- Sposami



 

ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve! Anche questa volta aggiorno di venerdì. Mi scuso in anticipo per eventuali orrori di ortografia ma dopo aver attaccato prespaziati malefici tutto il giorno ( malvagi davvero, mi hanno tirato scema! A un certo punto le immagini si confondevano e pensavo di averli attaccati tutti storti, sono dovuta andare a prendere un metro per accertarmi!) la mia vista non è ancora in condizioni ottimali. Coooooooooooomunque ma quanto odiosa non è Jocelyn? Sono i pezzi che più detesto scrivere e purtroppo mi toccano finchè non qualcuno non ce la toglierà da in mezzo alle scatole. Clary è tornata come nuova visto? Ha ancora cinque mesi davanti a lei per darsi alla pazza gioia con i poteri dei bambini, farà patire le pene dell’inferno a quei poveri ragazzi. Ovviamente recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!
Kiss
Mar              

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19
 



 

CLARY


 


Vi prego, vi scongiuro, ditemi che non me l’ha veramente domandato. Non può avermelo chiesto davvero così! Dopo aver fatto sesso e per di più senza un minimo di romanticismo. Non che io mi aspettassi una proposta con cena al lume di candela, rose rosse e le dolci note suonate da violini, ma nemmeno così! Mi bastava che si mettesse in ginocchio ( possibilmente vestito, non mi sembra appropriato con tutta la mercanzia a prendere aria), e mi facesse la proposta. Chiedevo tanto? Insomma, non pretendevo un anello con diamante ( anche se un luccichio al dito non mi avrebbe fatto schifo). Intanto quel tonto, perché ora non potevo dire che fosse intelligente, mi fissava in attesa di una risposta.
Cos’è si aspettava pure una risposta affermativa?
Dai Clary, girati, fai un bel sorriso e prendilo a sberle.
Presi un respiro profondo e mi girai nel suo abbraccio. Ok, forse guardarlo con quell’aria da cucciolo in attesa del biscotto non aiutava moltissimo, il fatto che fosse nudo ancora meno.
- Jonathan - ecco brava con calma - stai scherzando vero?
- No perché?
Mi chiedeva anche il perché lo stupido.
- Mi hai davvero chiesto di sposarti … così?
Mi guardò un istante e alzò le spalle … avete capito? Aveva alzato le spalle! Come se mi avesse chiesto se gli passavo il sale a tavola e io gli avessi detto di no! Ma la tinta ai capelli gli aveva fritto tutti i neuroni? Cosa c’era che non andava in questo ragazzo?
A volte era dolce e gentile, altre spietato, altre spiritoso, nemmeno uno affetto da schizofrenia acuta era paragonabile a lui.
- Clary? Non mi dici di sì?
Ah! Da persino per scontato che la risposta sia positiva.
- Jonathan caro, tu non puoi avermi davvero chiesto di sposarti dopo aver fatto sesso contro il mio tavolino da toiletta.
- Ma si che l’ho fatto.
No, non capiva.
- Sei proprio stupido allora! Non puoi chiedermi una cosa così importante così.
- Ma dai! Tanto lo sappiamo entrambi che mi dirai di sì, quindi che importa come l’ho chiesto? Porti in grembo mio figlio, è logico che vuoi sposarmi.
L’omicidio è ancora un reato? No, sul serio … è ancora un reato? Perché improvvisamente la voglia di fargli ingoiare la spazzola per capelli inizia a sembrarmi un’idea meravigliosa.
Che importa se poi sarei diventata una ragazza madre, piuttosto che crescere mio figlio con un tale idiota ero disposta al sacrificio.
- Ti sembra logico? Sul serio? Quindi prima mi sbatti come se fossi una che puoi trovare su qualsiasi marciapiede di New York, sfoghi i tuoi bisogni da primadonna isterica e poi mi chiedi di legarmi a te per il resto della vita?
- Non ti ho sbattuta … eri consenziente mi pare! Era per farti perdonare.
Calma, calma, calma, se fra i due qualcuno doveva farsi perdonare questo era lui non io. Io l’avevo ignorato per una giornata preferendo passare il mio tempo con un amico che non vedevo da mesi. Se facevo la lista delle cose per cui lui doveva scusarsi facevo notte.
Lo allontanai da me e gli conficcai il mio indice nel petto per sottolineare ogni punto che dicevo.
- Senti un po’ carino. L’unico che deve farsi perdonare qui sei tu. Mi hai portato a letto la prima volta fingendo di essere Jace. Ti sei intrufolato per due mesi, ogni santissima notte, nella mia camera. Mi hai mentito sul messaggio di Magnus, hai raccontato i fatti nostri a una vecchia, e qui quella che ha sbagliato sono io? Cerca di darti una raddrizzata biondo o giuro che tuo figlio nemmeno in cartolina lo vedrai sono stata chiara?
- Mi stai dicendo di no?
- Però, quando vuoi sei intuitivo!
Mi afferrò per le braccia.
- Non puoi dirmi di no.
Era troppo, per una volta accolsi con grazia i poteri concessi da mio figlio e scaraventai l’energia in un unico punto …  contro Jonathan.
L’impatto fu fortissimo tanto da scaraventarlo contro la porta scardinandola e facendolo finire fuori dalla stanza.
Mi precipitai a vedere dove fosse finito e lo vidi stordito accasciato alla parete che si teneva la testa.
- Ascoltami bene Jonathan, ti proibisco di rientrare in questa camera finchè non mi avrai chiesto scusa. Non voglio vedere la tua faccia nemmeno per sbaglio o giuro che ti uso come sfogo con i poteri del bambino. E tu - indicai un cameriere che passava nel corridoio - porta il tuo padrone nella sua vecchia camera e vedete di aggiustare la porta entro un minuto o diventerò il vostro peggiore incubo!
Rientrai in camera. Avevo scaraventato Jonathan fuori dalla stanza e avevo fatto una ramanzina udibile a tutti gli abitanti della casa … nuda. Perché nella fretta di sbarazzarmi di quell’idiota non mi ero minimamente resa conto che ero ancora senza vestiti, ovviamente anche il biondastro era completamente svestito, peggio per lui!




 

JONATHAN


 

Mi faceva male tutto, di solito guarivo velocemente, perché sentivo ancora dolore? Ma si può sapere cosa avevo fatto di male? Eppure la serata era andata tanto bene. Lei era contenta perché il suo amico era rimasto un giorno intero, avevamo fatto l’amore e le avevo chiesto di sposarmi. Perché aveva reagito così? Nella mia fantasia si girava stupita e mi metteva le braccia al collo per l’emozione, poi mi diceva di sì e mi baciava appassionatamente per poi finire di nuovo a letto. Invece mi aveva insultato e cacciato dalla camera. Per di più ero stato trascinato dai domestici nella mia vecchia stanza nudo come un verme, di bene in meglio, poi uno si domanda il perché la servitù non sia più quella di una volta.
Mi alzai dal letto a fatica e mi guardai allo specchio, ero tutto un livido, mio figlio non ci andava giù leggero e stranamente se la prendeva sempre con me, questo legame privilegiato che aveva con Clary era ingiusto.
Mi vestii, persino allacciarmi i pantaloni mi costava uno sforzo madornale, ma non sia mai che Jonathan Morgensten venga battuto da un bottone.
Mi trascinai in sala da pranzo per fare colazione e come al solito trovai già Sebastian.
Appena mi vide scoppiò a ridere.
- Wow amico ma cosa ti è successo?
Lo sapeva tutto lo staff domestico e lui no?
- Vuoi farmi credere che non lo sai?
- Ti giuro di no. Ho sentito delle urla, questo sì, ma pensavo stesse facendo sesso estremo.
Magari! Invece avevo solo rotto una porta.
- Ho chiesto a Clary di sposarmi.
- E ti ha preso a pugni?
Negai con il capo.
- Dopo che Magnus è tornato a casa sua sono andato in camera. Abbiamo fatto sesso e subito dopo le ho chiesto di sposarmi.
Sebastian bevve il suo succo di arancia, poi posò il bicchiere vuoto con calma, si pulì la bocca e mi fissò.
- Sei per caso idiota?
- Ma perché???
- Non puoi chiedermelo sul serio!
- Si invece!
Si passò le mani fra i capelli.
- Non so più cosa fare con te Jonathan. Non puoi sbatterti una donna e poi una volta finito le chiedi di sposarti. Ma hai idea di quanto possa essere umiliante e sbagliato?
- Non capisco perché. Insomma è già incinta, è ovvio che voglia sposarmi no?
- Anche se fosse vero, e bada che non lo sto affermando, una donna vuole una proposta fatta come Dio comanda! Non che io ne abbia mai fatta una, ma almeno dei fiori potevi portarglieli!
Fiori? Ma scherziamo? Se le portavo due pezzi di erba mi diceva di sì?
- Capisco già dalla tua faccia che non capisci.
In quel momento Clary scese. Era semplicemente bellissima, portava dei pantaloni morbidi, adatti per il pancione e una magliettina con uno stile fantasioso. I capelli rossi erano raccolti in una treccia morbida. Non mi diede il bacio del buongiorno e si andò a sedere vicino a Sebastian ignorando completamente il posto accanto a me, quello che dal primo giorno aveva sempre occupato.
- Ciao Clary.
Niente, silenzio di tomba. Prese una fetta biscottata e iniziò a spalmare la marmellata.
- Ciao Clary - provò Sebastian a salutarla.
- Ciao Sebastian dormito bene?
- Ehm, si grazie. E tu?
- Splendidamente.
Digrignai i denti, aveva dormito bene senza di me? Io non avevo dormito per niente senza di lei. Esortai il mio amico a chiederle qualcos’altro.
- Hai programmi per oggi?
- Sì. Passerò la giornata ad ignorare il tuo amico biondo che fa di tutto per spingerti a chiedermi informazioni. Poi credo che dipingerò un po’, mi rilassa ed evito che il bambino abbia ancora la tentazione di far fuori suo padre.
Mangiò la sua fetta biscottata e si alzò pronta ad andarsene.
- Non puoi andare già via, non hai mangiato abbastanza!
Fece come se non avessi aperto bocca. Se ne andò e mi snobbò completamente e mi pare di aver già detto che detesto essere ignorato.
- Cavoli amico l’hai fatta proprio incavolare nera.
- Cosa posso fare per farmi perdonare?
- Vuoi davvero il mio consiglio?
- So che me ne pentirò ma sì. Ho bisogno del tuo aiuto.
Sebastian si aprì in un sorriso da stregatto.
- Hai chiesto aiuto al migliore, non te ne pentirai.
Iniziavo già.








Nemmeno negli allenamenti con mio padre avevo fatto tanto fatica. Stavo sudando come un maiale e ancora non avevo finito. Possibile che per fare una proposta di matrimonio bisognava sforzarsi tanto? Speravo solamente che tutti i miei sforzi venissero ripagati. Non sopportavo più il silenzio di Clary e nemmeno il dormire senza di lei.
Mi mancava il tepore del suo corpo e i baci che ci scambiavamo ad ogni ora del giorno. Non mi veniva nemmeno più a rapire per “saziarla”. Erano passati solo tre giorni dal litigio e già non ne potevo più.
Seguivo alla lettera le istruzioni di Sebastian e intanto cercavo a modo mio di farla cedere. Lo so che suona patetico, ma pensavo ancora di essere nel giusto. Quindi, conoscendo perfettamente lo stato dei suoi ormoni a mille, mi facevo trovare a torso nudo in modo da allettarla. La vedevo fissarmi e deglutire, potevo quasi percepire lo stato di eccitazione che aumentava. A volte vedevo i suoi occhi scurirsi dal desiderio, faceva due passi verso di me … poi riacquistava il controllo e se ne andava, lasciandomi perplesso e irritato.
Insomma, la situazione era difficile anche per me ma ormai era tutto pronto, dovevo solo convincere Clary a venire via con me.
Mi ero preparato per il meglio. Lavato, profumato e pettinato, indossavo dei jeans che a detta di Sebastian mi fasciavano il sedere in maniera strepitosa ( tralasciamo questi commenti) e una camicia bianca con i primi bottoni sbottonati. Avevo fatto trovare un vestito a Clary sul letto pregandola di indossarlo.
Le avevo comunicato che alle dieci sarei andato a prenderla per una sorpresa, quindi fiducioso mi diressi nella nostra camera, e ci tengo a sottolineare che rimaneva comunque camera mia. Bussai alla porta e una svogliatissima Clary mi venne ad aprire … in pigiama.
- Ma non sei ancora pronta?
- Per cosa?
- Ti avevo lasciato un biglietto.
- Ah quello! Sì lo letto ma ho pensato di non venire.
E no carina, non ho sgobbato come un mulo per tre giorni per sentirmi dire che non vieni! Dovessi caricarti in spalla come un sacco di patate verrai! Ora bastava dirgli questo semplice concetto in maniera persuasiva.
- Clary, per favore, voglio farmi perdonare. Puoi darmene modo? Ti giuro che non te ne pentirai.
Mi guardò per un istante e si morse il labbro dubbiosa.
- Per farti perdonare?
- Si amore. Per favore, un’occasione sola, se poi non ti piace ti do il permesso di sfogare i poteri di nostro figlio su di me.
- Va bene.
- Indossa il vestito che ti ho fatto preparare per favore.
Sbuffò ma rientrò in camera. L’aspettai in salotto e dopo quindici minuti scese. Il vestito che avevo scelto per lei le stava benissimo. Era di seta, morbido come la sua pelle. Color verde acqua si sposava benissimo con il suo incarnato. Aveva dei sandali bassi e i capelli li aveva lasciati sciolti. Le porsi la mano sperando che accettasse il mio invito a prenderla e lei lo fece. La condussi fuori e la sentii trattenere il fiato. Avevo fatto preparare una carrozza trainata da due cavalli. Non poteva cavalcare con il pancione e poi Sebastian giurava che un giro in carrozza fosse romantico, dal sorriso estasiato di Clary dedussi fu un punto a mio favore.
La feci salire e presi posto accanto a lei. Presi le redini e la feci partire. Nessuno dei due parlava, io ero troppo timoroso di dire sciocchezze e lei forse voleva vedere dove sarei andato a parare questa volta.
Sebastian mi aveva chiesto quale posto fosse speciale per noi, lì per lì non mi venne in mente niente, poi la folgorazione! La radura era il luogo in cui l’avevo baciata per la prima volta e dove mi ricambiò.
Così quando la raggiungemmo Clary rimase a bocca aperta.
- Oh Jonathan.
Avevo montato un gazebo fatto da tende bianche, mille cuscini erano appoggiati sul prato e c’era anche un tavolo bianco con tutti i suoi cibi preferiti.
Portai mia sorella all’interno del gazebo e si guardò intorno meravigliata, sfiorò la stoffa, i cuscini.
- E’ meraviglioso.
- Mi avevi chiesto di ritornarci e come vedi ho trovato un modo per accontentarti.
Mi sorrise entusiasta e interiormente sospirai di sollievo.
Passammo delle ore piacevoli a mangiare, ci sdraiammo sui cuscini per riposare o semplicemente per chiacchierare.
- Sono perdonato Clary?
- Diciamo di sì.
- Bene.
Mi inginocchiai davanti a lei e le presi le mai baciandole i palmi.
- Sono stato idiota ed egoista. Ti ho chiesto una cosa importantissima nel peggiore dei modi e non mi scuserò mai abbastanza per questo. Nella mia stupidità pensavo di avere tutte le sicurezze per dare per scontato la tua risposta. Non farò più questo errore perciò ora sono qui in ginocchio davanti a te Clarissa Morgensten. Mi reputerei l’uomo più fortunato della terra se tu accettassi di diventare mia moglie, la madre dei miei figli. Vuoi sposarmi?
Aveva gli occhi lucidi, non ditemi che avevo sbagliato ancora! Perché piangeva ora? Eppure pensavo di aver fatto bene.
Poi si chinò e mi baciò.
- Sì.
- Eh?
- Sì Jonathan ti sposo.
Mi alzai, la presi per i fianchi e iniziai a farla girare fino a farci ricadere sui cuscini. Presi a baciarla con passione, mi era mancata troppo.
Erano tre giorni che non la toccava e ora mi sentivo andare a fuoco. Le mie mani corsero sotto il suo vestito e accarezzai la morbida pelle delle gambe fino a risalire pian piano fino alla sua femminilità. Trattenni il fiato quando non trovai la barriera dell’intimo.
Si mise a ridere della mia espressione.
- Cos’è quella faccia? Avevo un certo presentimento e ho voluto renderti le cose più facili, non ti è piaciuta la mia sorpresa.
- Oh no, apprezzo tantissimo.
Così tanto che cercai di dimostrarglielo facendola gemere di piacere mentre le miei dita la esploravano.
- No Jonathan aspetta.
Come aspetta? Prima non si mette le mutandine per me e poi mi diceva di fermarmi?
Mi spinse via da lei e ci rimasi male.
Si alzò e uscì fuori dal gazebo.
- Clary dove vai?
Non mi rispose, si allontanò verso il torrente e fui lesto nel seguirla. Si fermò vicino alla riva e si girò per guardarmi.
- Sai - iniziò a slacciarsi il vestito davanti a me - il primo sogno che ho fatto riguardo a te era ambientato in questa radura. Ti stavi lavando completamente nudo e mi hai invitato ad unirmi a te.
Il vestito cadde a terra e fu nuda davanti al mio sguardo.
- Pensavo che sarebbe carino rendere reale questa mia fantasia non credi?
Entrò in acqua guardandomi maliziosamente, cavoli Jonathan e datti una mossa! Mi svestii strappandomi praticamente i vestiti di dosso e mi immersi.
La raggiunsi stringendola fra le miei braccia e baciandola famelico. Le nostre lingua si scontravano e le miei mani erano sul suo meraviglioso sedere. Me la schiacciavo contro. Entrai dentro di lei con un’unica spinta e lei buttò indietro la testa urlando dal piacere. La spinsi verso la riva in modo che la sua schiena fosse a contatto con la parete e presi a spingere con frenesia. Raggiungemmo l’orgasmo insieme.
La baciai ancora, lungi dall’essermi saziato di lei, dopotutto avevo un po’ di arretrati da smaltire. Mi staccai per riprendere fiato. Semplicemente deliziosa con i capelli bagnati, le labbra gonfie per i baci e gli occhi languidi. Sorrisi malizioso.
- Parlami un po’ di questi tuoi sogni Clary.

 





ANGOLINO DI MARLOWE

 

Salve gente! Una settimana orribile! Orripilante, da segnare sul calendario con il colore verde ( lo detesto). Ha piovuto talmente tanto che tutti i laghi della mia zona ( per inciso sono tre che fortuna eh?!) sono usciti e abbiamo zone allagate. Mia mamma è stata pure operata martedì, che dire? Sono o non sono una sfigata di prima categoria? Ho pure litigato con il mio capo! Ma torniamo al capitolo. Pareri? (non fatevi sempre pregare dite qualcosa!). Direi che alla proposta iniziale Clary non l’ha presa benissimo ma il caro Jonathan si è fatto perdonare no? Bisogna organizzare un matrimonio gente! Su su chi si occupa del catering? E dei fiori? La torta? Dai che ci sono un sacco di cose da fare!
Kiss
Mar

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20





CLARY


 

Mi stavo per sposare. Sì, avete capito bene, io Clarissa Morgensten stavo per convolare a nozze con mio fratello. Se qualche tempo fa qualcuno mi avesse rivelato una possibile relazione fra me e Jonathan, come minimo l’avrei fatto internare in qualche istituto psichiatrico.
Ormai ero venuta a patti con me stessa. Avevo fatto la dura, la ritrosa, la preziosa, poi la disponibile ( fin troppo ultimamente) e alla fine avevo detto di sì. Mi ero lasciata coinvolgere da questa relazione a tal punto da sentire il bisogno di legarmi ufficialmente a lui. Non mi importava (oggi) dei vari alti e bassi fra di noi, mi piaceva il nostro rapporto tanto da volerlo rendere più forte.
Così, dopo essere tornati dalla radura, aver realizzato una delle primissime fantasie su di lui, una volta entrati a casa trovammo Sebastian seduto su un divanetto in attesa di buone notizie.
Quando Jonathan gli comunicò l’annuncio dell’imminente matrimonio urlò talmente tanto dalla felicità da farmi sinceramente dubitare chi stessi sposando in realtà. Mio fratello non si era sgolato così tanto, anzi aveva preteso che fossi io a perdere la voce a furia di urlare il suo nome.
Comunque, da quel momento le miei giornate furono riempite da tutti i preparativi. Avevo chiesto, gentilmente tra l’altro, se fosse possibile celebrare il matrimonio dopo il parto. Non per qualche timore verso lo sposo o perché avessi cambiato idea, semplicemente perché non mi andava di sposarmi con il pancione. Ottenni quello che avevo chiesto con tanta educazione? Ovviamente no!
Mi ero sorbita una filippica di tre ore da Jonathan in cui passava dall’offeso a vittima sacrificale con tanto di mela in bocca pronto per lanciarsi nel cratere di un vulcano.
- Non riesco a capire perché vuoi rimandare le nozze.
- Eppure mi sembra di parlare la tua stessa lingua. Non voglio sposarmi con il pancione! Che differenza fa se aspettiamo qualche mesetto?
Non pensavo che la sua faccia assumesse un’espressione così buffa quando faceva l’offeso.
- Fa una differenza abissale. Voglio poter dare il mio cognome a mio figlio!
Santissima pazienza cosa mi toccava sentire.
- Jonathan … forse non hai realizzato che noi due siamo fratelli e per tanto il cognome è lo stesso?
- Non fa niente, è una questione di principio. Ci sposeremo fra un mese. Questione chiusa.
- Fra un mese? E dove accidenti lo trovo un vestito, in queste condizioni, in così poco tempo?
- Guarda che anticipo a tre settimane eh?
- E un mese sia
Il mese più difficile e duro di tutta la mia vita. Peggio della volta in cui scoprii la mia insegnante di matematica chiusa nello sgabuzzino della scuola a baciarsi ( e voglio fermarmi a questa immagine) con il bidello. Peggio delle lasagne di mia madre e con questo ho detto tutto.
La primadonna che mi ritrovavo come futuro marito non solo aveva deciso la data, ma pretendeva pure di scegliere il mio vestito. Passi la prima ma col cavolo che decideva cosa dovevo indossare! Tutto il mio intero armadio l’avevo scelto lui, almeno l’abito bianco potevo deciderlo io? Che alla fine non poteva essere nemmeno di quel colore ma oro. Io l’avevo sempre sospettato che gli Shadowhunters erano persone spostate di mente. Nero per il combattimento e fin qui nulla da ridire, è un colore che si adatta all’oscurità, ti mimetizzi bene, le macchie di sangue non si notano particolarmente. Bianco per i funerali … e già qui avrei delle lamentele, è un colore così luminoso, che senso ha usarlo per i morti? Poi a mio parere snellisce alla grande e nessuno lo nota preso dal suo dolore. Rosso per i rituali, anche qui nessuna obiezione, era un colore passabile. Oro per i matrimoni, ora … con tutti i colori esistenti al mondo, perché proprio l’oro? Non era la mia massima aspirazione vestirmi da Ferrero Rocher versione gigante. Avevo insistito nell’avere un abito almeno avorio ma vi pare che possa scegliere il colore del mio vestito? Certo che no, e non si era fissato solo Jonathan ma pure Sebastian! Sono le nostre tradizioni blablabla, sarebbe carino fare qualcosa per bene blablabla. Insomma abito oro e basta.
Però lo avrei scelto io con l’aiuto di Magnus. Aveva tentato di rifilarmi una sua sarta di fiducia ma l’avevo prima scaraventato contro un muro e poi velatamente minacciato dicendogli che se osava proferire becco sullo stile del mio abito l’avrei appeso per i gioielli di famiglia al lampadario del salone mentre era acceso!
Insomma, non pretendevo di dilapidare il patrimonio di famiglia ( bello sostanzioso devo dire) da Klienfild, dove Randy mi avrebbe aiutato a scegliere l’abito fatto per me e dove si sarebbe commosso nel sentire la storia della mia vita, no! Mi accontentavo di un negozio qualunque, non necessariamente a New York. Magnus sosteneva di conoscerne uno bellissimo a Los Angeles, non so per quale motivo lo conoscesse ma ormai mi affidavo alle sue cure.
Anche qui mi ero sorbita un discorso chilometrico su quanto fosse pericoloso per me e per nostro figlio.
- Sei una scellerata. Vuoi rischiare la vita per un vestito? Non pensi al bambino?
- E’ proprio pensando a lui che lo faccio. Non voglio di certo che pensi che sua madre si fa vestire come una bambola dal padre! Ho tutto il diritto di scegliere il mio abito. Tu hai preteso di gestire la data, il catering, che poi siamo in quattro gatti quanto cibo vuoi si può sapere?
- Non importa in quanti siamo, è un vero matrimonio.
- E pure il colore hai scelto! Voglio deciderlo io il mio abito o giuro su quanto mi è più caro al mondo che dico a Magnus di modificare il tuo abito e ti assicurò che non ti piacerà. Ti vedo già così carino, vestito di paiette viola e un cappello con la piuma che mi aspetti all’altare non trovi?
Trattenne il fiato.
- Non oseresti mai, avresti delle foto ridicole.
- Ogni tanto qualche bella risata ci vuole.
Sbuffò stizzito ma alla fine, per una volta, si faceva come dicevo io.
La ricerca dell’abito fu terribile. Magnus mi aveva accompagnato in questo negozio di sua conoscenza e per l’occasione avevo portato anche Simon. Non perché mi fidassi del suo gusto in fatto di vestiti, ma per passare del tempo insieme.
Il negozio da fuori sembrava normale, piccolo e grazioso. Appena entrammo ci accolse una donnina di mezza età che mi squadrò criticamente, e già per questo ero tentata di prenderla a sberle ( ma è solo una mia impressione o la gravidanza mi rende più violenta?). Provai talmente tanti di quei vestiti da averne la nausea. Simon insisteva per vedermi con un modello a sirena, ora, se una ha il pancione, vi sembra normale indossare un vestito che le strizza il corpo per metterlo in risalto? No vero? Tanto valeva attaccare una freccia con scritto donna incinta! Magnus era fissato con i modelli ampi. Anche qui errore madornale, sono alta un metro e una scatola di tonno, fatemi indossare un abito del genere e non mi si vede più. Alla fine presi in mano la situazione e scelsi per conto mio. Non mi piacevano i modelli pomposi e nemmeno quelli senza nessuna decorazione, per il colore non avevo problema perché Magnus con un incantesimo lo avrebbe cambiato. Dopo più di due ore, in cui mi ero rifiutata di uscire e anche di far andare in bagno gli altri, compresa la commessa, trovai quello giusto.
Non aveva un corpetto rigido ma uno morbido in pizzo con una fascia di brillanti sotto il seno, la gonna misto velo e pizzo cadeva morbida e non dava assolutamente fastidio alla pancia, nota positiva aveva le spalline sempre in pizzo che evitavano di farmelo cadere.
Non sembravo una mongolfiera e mi sentii bella. Lo presi subito convinta sia da Magnus che da Simon, quest’ultimo tra l’altro disse che mi evidenziava molto il seno, cosa che a Jonathan avrebbe fatto sicuramente piacere.
Successivamente fui estromessa da ogni altra preparazione. Il mio personale e petulante wedding planner, per gli amici Sebastian Verlac, avrebbe provveduto a tutte le decorazioni.
Fu un mese lungo ed estenuante, il pancione ormai era evidentissimo e temevo quasi di sembrare ridicola in abito da sposa e spesso sfogavo la mia ira su Jonathan. Passavo da momenti di estrema felicità a quelli di depressione acuta. Spesso mi lamentavo del mio peso, del gonfiore delle caviglie, dei seni troppo grossi ( cosa che mio fratello smentiva accuratamente).
Passarono trenta lunghi e faticosi giorni e finalmente oggi mi sarei sposata.
Avevo espressamente proibito a Jonathan di dormire con me la notte precedente e lo stupido non ne capiva il motivo. Insomma, lui voleva le tradizione degli Shadowhunters? E io volevo questa, lo sposo non doveva vedere la sposa il giorno prima del matrimonio, era già tanto se aveva goduto della mia compagnia fino a cena, almeno la notte poteva andare a passarla in un’altra stanza.
Mi ero svegliata abbastanza agitata, le domestiche mi avevano aiutato a prepararmi e ora mi stavo fissando allo specchio in preda ai mille dubbi. Il vestito mi stava bene e i capelli erano raccolti in una pettinatura complicata, c’erano tantissime forcine e iniziavo a sentire il male al cuoio capelluto.
Bussarono alla porta e sbuffai per l’esasperazione.
- Jonathan se sei ancora tu giuro che non mi vedi all’altare hai capito?
La porta si aprì e la testa del mio migliore amico fece capolino.
- Tranquilla non sono il tuo biondo maritino.
Sorrisi contenta nel vederlo. Stava bene in abiti eleganti peccato che lui non amasse metterli. Il completo nero lo slanciava molto e metteva in risalto il suo incarnato pallido. Non aveva le solite vene bluastre in risalto, segno che si era nutrito di recente. Avevo deciso che Simon sarebbe stato il mio testimone mentre Magnus mi avrebbe accompagnato all’altare. Di norma sarebbe toccato a Luke ma lui ovviamente non era disponibile.
- Sei davvero bellissima Clary.
Sorrisi contenta facendo una piroetta su me stessa per farmi ammirare meglio, e quando mi sarebbe ricapitata un’altra occasione del genere?
- Sei pronta? E’ quasi ora.
Presi un respiro profondo e afferrai la sua mano per farmi condurre fuori dalla stanza. Magnus mi aspettava e mi guardò commosso. Mi porse il braccio.
- Sei pronta biscottino?
- Sono pronta.





JONATHAN


 


Non ero in ansia, nemmeno agitato … di più! E se lei cambiava idea? E se non voleva più sposarmi? E se una volta arrivata all’altare cambiasse idea e mi lasciasse lì come un fesso?
In questo mese avevo preparato tutto per bene e spesso l’avevo un po’ esasperata, mi aveva scaraventato in giro per la casa in preda alla rabbia ma io volevo solo che tutto fosse perfetto.
Sebastian, povera anima pia, mi rassicurava sulle mie inutile paranoie. Sosteneva che se non era scappata prima, perché avrebbe dovuto farlo ora?
 Era una buona domanda. Insomma, l’avevo rapita, ingannata, manipolata, messa incinta e lei era ancora qui con me!
Eppure la notte precedente non mi aveva permesso di dormire con lei e questo mi aveva angosciato profondamente, non mi interessava se erano tradizioni dei Mondani, io senza di lei non riuscivo a dormire.
Non sapevo nemmeno come fosse il suo vestito e morivo dalla curiosità. L’avevo spesso tormentata per scoprire qualche particolare, avevo provato a corrompere il suo amico vampiro ma questo si era messo a ridere. Sembravo davvero così patetico? Probabilmente sì.
Questa mattina mi ero svegliato prestissimo, alle cinque ero già in piedi tutto pimpante e pronto al grande passo. Avevo buttato giù dal letto ( letteralmente parlando) Sebastian per farmi aiutare a prepararmi, sordo alle sue proteste di voler dormire ancora un po’. Non mi importava se il matrimonio iniziava a mezzogiorno, la perfezione richiedeva tempo.
Mi ero lavato, profumato, pettinato e indossato il mio completo. L’oro non era esattamente il mio colore ma io, al contrario di qualcun altro, non protestavo e me lo facevo andare bene. Modestia a parte ero davvero magnifico.
- Allora amico, pronto a diventare un uomo sposato? Sicuro della tua scelta?
- Non ho alcun dubbio è sempre stata solo Clary, non esiste nessun altro per me.
Lo vidi annuire. Scesi al piano di sotto per ammirare gli sforzi dei nostri preparativi.
Tutta la casa era addobbata. La cerimonia si sarebbe tenuta in un’ala della villa adibita proprio per questi eventi, anche se sicuramente mio padre la usava per rituali demoniaci e cose del genere. Io avevo fatto dare una rinfrescata all’ambiente e acquistato tutto il necessario per celebrare matrimonio. C’erano fiori ovunque e il celebrante era un mio uomo di fiducia. Pian piano i miei invitati arrivarono, eravamo in pochi, la maggior parte erano alleati e qualche amico ( si ho degli amici) di vecchia data. Ora dovevo aspettare solamente Clary.
A volte quando vuoi che il tempo vada velocemente sembra che non passi mai, mentre quando ti diverti vola in un istante. In questa occasione le ore che mi separavano dal mio lieto fine sembravano non trascorrere mai. Avevo controllato tutto più volte, conversato con gli ospiti, mangiato qualcosa e sgridato Sebastian giusto per fare qualcosa. Ormai stavo dando di matto ed ero pronto ad anticipare persino la cerimonia che mia sorella fosse pronta oppure no, tanto era splendida anche in pigiama.
Poi finalmente fu il momento. Mi posizionai vicino all’altare e attesi l’arrivo di mia moglie. Il suo amico vampiro era al suo posto come testimone e finalmente la vidi vicino alla porta. Splendida, era la sola cosa che potevo dire. Il vestito le stava stupendamente e per una volta mi complimentai per la scelta di darle carta bianca. Si lamentava tanto del colore oro ma in realtà le stava divinamente, era abbagliante e mi ricordò molto il sole, il mio sole.
Magnus l’accompagnò fino a me e lei mi sorrise contenta. Fu come tornare a respirare. Non era fuggita.
Ho dei vaghi ricordi della cerimonia, mi vergogno nell’ammettere che non prestai particolare attenzione alla parole del celebrante, mi rammento della runa matrimoniale e di aver baciato Clary. Lo so che avevo insistito io per sposarci, che colpa avevo se mi ero vagamente distratto? Ero totalmente assorto nel fissare la mia sorellina e poi ammettiamolo, le funzioni religiose sono tremendamente noiose. Una volta avevo cercato di prestare attenzione, mi ero concentrato con le intenzioni, ma dopo cinque minuti viaggiavo già con la fantasia.
L’importante era che ero riuscito a legarla finalmente a me. Nessuno poteva negare questa unione, soprattutto davanti a tutti questi testimoni.
Il banchetto in onore degli sposi si tenne nel salone delle grandi occasioni ( si avevo pure questo, sono un ragazzo organizzato io). Clary guardava tutto a bocca aperta.
- Non sapevo nemmeno l’esistenza di questa sala.
- Certo che no, avevo già progettato di fare qui il nostro pranzo di nozze. Doveva essere una sorpresa.
- Potevi sempre organizzare tutto in giardino no?
- In giardino? Con insetti e mosche che ci danno fastidio mentre mangiamo? Mangiare fuori va bene per un picnic cara mogliettina, non per il nostro matrimonio. Non ti piace?
- E’ splendido Jonathan.
Volevo ben vedere, avevo speso fatica e domestici per far diventare questo posto una meraviglia. Mio padre non l’aveva mai utilizzato ed era sporco da far schifo. Molti domestici si erano lamentati ma ehi! Pagavo io quindi silenzio e obbedienza!
Molti invitati vennero a farci le congratulazioni, dovetti spiegare a Clary chi fossero dato che lei non ne conosceva nessuno. Si dimostrava gentile con tutti e accettava i complimenti di buon grado.
Il resto della giornata passò velocemente, ballammo molto e i brindisi non mancarono. Dovetti togliere più volte il bicchiere di vino dalle mani di Clary dato che non reggeva benissimo l’alcool e nelle sue condizioni non era il caso che esagerasse, non si sa mai, magari iniziava a far volare gente.
Gli ultimi ad andare via furono Magnus e il vampiro.
Lo stregone mi si avvicinò con fare minaccioso.
- Prova a farla soffrire e ti giuro che non mi importa come ma ti ucciderò capito?
Annuii con il capo e lui se ne andò tutto sorridente dopo aver abbracciato mia moglie ( mi piace troppo definirla così). Il vampiro le diede un bacio sulla guancia e se ne andò via. Rimaneva solo Sebastian ma lui abitava con noi.
- Allora sposini, siete stanchi?
- Un po’ - rispose Clary.
- Meglio che andate a riposare allora. Io vi lascio soli soletti.
E se ne andò anche lui.
Eravamo rimasti da soli, la presi in braccio e mi dirissi verso la nostra camera. Sapevo dalle tradizioni mondane che lo sposo doveva varcare la soglia con la sposa in braccio, ci tenevo a rispettarla, un po’ per le origini di Clary e un po’ per mio sfizio personale.
Lei rise felice. Quando la misi giù l’avvolsi in un abbraccio possessivo e le diedi un piccolo bacio sulle labbra.
- Allora Signora Morgensten come si sente?
Mi mise le braccia intorno al collo.
- Direi bene Signor Morgensten.
- Non sei pentita quindi?
Scosse la testa energicamente.
- Perché dovrei? Non ho nessun motivo per pentirmi. Siamo una famiglia, aspettiamo un bambino.
- Verissimo. Sentiamo, ora cosa hai intenzione di fare?
- Bè, prima di tutto mi slego i capelli, queste forcine mi stanno trapassando la testa.
Liberò la chioma rossa che le ricadde in morbide onde, sospirò di sollievo, a volte le donne non le capivo davvero, che bisogno c’è di agghindarsi fino a soffrire?
- Poi?
- Poi vorrei che il mio caro maritino mi aiutasse a togliermi il vestito.
- Oh, con molto piacere.
Stavo già per slacciarle i bottoni sulla schiena quando lei mi fermò.
- Non ho finito. C’è un’altra tradizione che vorrei rispettare, e spero che fra gli Shadowhunters sia lo stesso.
Oddio, fa che non sia niente di strano.
- Voglio consumare la prima notte di nozze.
Ok, nessun problema.
- Ah sì? Mmm mi faccia pensare cara signora. Si da il caso che anche fra la nostra gente ci sia questa usanza e anche se non ci fosse sarei più che lieto di fare l’amore con mia moglie.
Presi a slacciarle il vestito e lei fece lo stesso con me.
La guardai e incredibilmente mi emozionai. Avevo già fatto l’amore con lei, eppure questa volta mi sembrò diverso, sapevo che ora avrebbe consolidato la nostra unione ufficialmente, anche se lei ancora non mi aveva detto di amarmi, era legata a me indissolubilmente.
E fu meraviglioso esplorarsi nuovamente, come due persone che sanno di appartenersi.
E mentre ci perdevamo nel piacere non potei far altro che ripeterle all’orecchio.
- Sei mia, solo e per sempre mia.





 

ANGOLINO DI MARLOWE


 

Bene, bene, bene ( wow ho iniziato in versione Maleficent) il capitolo del matrimonio e nessuno muore, un nuovo record per me. E’ anche più corto rispetto ai precedenti ma doveva essere così. Non mi piace perdermi in descrizioni chilometriche, perdo interesse io nello scriverlo e voi nel leggerlo. Non so voi ma a me questa settimana è sembrata durare il doppio! Venerdì non arrivava mai e poi odio profondamente il giovedì. E’ come se ti dicesse “ guarda che arriva il weekend” ma poi ti frega perché dopo c’è un altro giorno lavorativo, piglia per i fondelli! Ma ritorniamo alla storia, giudizi? Non so voi ma io non vedo l’ora di finirla questa storia. Sta diventando un po’ troppo lunghetta per i miei gusti per voi no? Ora vado a stirare!
Kiss
Mar

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


CAPITOLO 21

 


CLARY


 


Sono passati quattro mesi dal mio matrimonio. Non pensavo di poterlo mai dire, e sinceramente non lo dirò mai al diretto interessato, ma Jonathan si stava dimostrato un marito perfetto. Sempre attento e disponibile, premuroso ( nelle sue capacità intendiamoci) e un amante passionale. Non mi ero mai immaginato la vita coniugale ma dovevo ammettere che per ora mi piaceva moltissimo. Mio fratello, anche se penso che ora dovrei piantarla di definirlo solo così, era stato talmente dolce da rispettare anche le tradizioni mondane comprando una coppia di fedi. Ci teneva a rispettare anche le mie usanze e poi avevo ammesso esplicitamente che adoravo le cose che luccicavano, quindi mi aveva fatto questa meravigliosa sorpresa.
A volte Sebastian ci prendeva in giro per come sembravamo sdolcinati, secondo me era un po’ geloso del nostro rapporto. Sapevo però che Jonathan soffriva per una mia mancanza. Era vero che avevo accettato di sposarlo, di condividere con lui tutta la mia vita, di partorire suo figlio e di crescerlo con amore, però non gli avevo ancora detto “ ti amo”.
A volte lo vedevo guardarmi di nascosto, forse meditava se un giorno avrebbe mai sentito quelle parole uscire dalla mia bocca. Purtroppo ero una codarda, mi veniva più facile zittirlo baciandolo o facendogli cambiare argomento. Penso avesse capito che ormai non provavo più odio verso di lui, che la storia con Jace, sempre se storia si potesse definire quell’infinito altalenarsi di menzogne e baci rubati; fosse acqua passata e che ormai non pensavo più a lui. Jonathan cercava la sicurezza nei miei sentimenti e se da una parte ero più che disponibile nel dargliela, da un’altra avevo una paura folle.
Non avevo accettato di sposarlo solo per via del bambino, sapevo già che provavo qualcosa per lui al di fuori dell’aspetto fisico. Insomma, parliamo chiaro, mi piaceva dal punto di vista fisico e fin qui penso che nessuno potesse mai obiettare niente, oggettivamente parlando è un bel pezzo di ragazzo. L’intesa fra di noi era eccezionale e non parlo solo per via degli ormoni. Per quanto riguarda i miei sentimenti … penso di aver iniziato a provare qualcosa per lui fin dalla gita alla radura. Poi c’era stato l’inganno, ma anche lì oltre l’iniziale senso di tradimento mi ero riscoperta felice per aver fatto per la prima volta l’amore con lui. E ora, dopo questi mesi passati insieme, fra litigi vari e baci per riconciliarci, ero più che sicura di amarlo. Non trovavo il coraggio per dirglielo però. Mi faceva quasi pena vederlo così afflitto, lui me lo aveva detto dal primo giorno di provare qualcosa per me e io che facevo? Niente, lo fissavo e rimanevo zitta come un dannatissimo pesce rosso.
Non riuscivo a trovare il momento adatto, quando potevo dirgli la grande rivelazione? Appena svegliati al mattino? Una versione zombie e con i capelli gonfi, probabilmente uno spettacolo penoso, contro di lui che sembra il ritratto della perfezione anche da appena sveglio? Davvero non capivo come uno che si agitava in continuazione nel letto, dopo aver fatto l’amore, potesse avere ancora i capelli perfettamente in ordine, mi saliva un nervoso che non vi dico!
Magari durante il pranzo o la cena? Così rischia di soffocare e io rimango vedeva? No grazie.
Di certo non durante l’intimità, aveva fatto lui l’errore madornale di chiedermi di sposarlo in quella situazione e l’avevo scaraventato via.
Non pretendevo di essere originale (altrimenti l’avrei urlato dalla camera mentre lui si trovava in bagno a fare … le cose sue) ma solo di trovare il momento adatto.
Oltre a questo problema ero anche entrata nel nono mese di gravidanza e mi sentivo una balena spiaggiata. Non ero ingrassata tantissimo ma la pancia era d’impiccio per la maggior parte delle volte. Mi cadeva qualcosa per terra e non riuscivo a piegarmi per afferrare l’oggetto. Le caviglie erano gonfissime e dovevo correre a fare pipì almeno una cinquantina di volte al giorno. Ogni vestito che mettevo sembrava starmi malissimo. Jonathan invece continuava a sostenere che sembravo radiosa, il ragazzo aveva dei gravi problemi di vista.
Ogni visita di controllo andava bene e avevo tassativamente vietato di sapere cosa fosse se maschio o femmina. Non volevo che il mio maritino gongolasse per aver sfornato il maschio al primo colpo ( ma perché poi si da tanta importanza al maschio? ) e non volevo che diventasse irritabile quando pensava alla sua bambina. Nemmeno era nata e già era geloso marcio. A volte lo sentivo borbottare infuriato contro i futuri pretendenti, si preparava già il discorso! Solo una cosa avevo chiesto alla dottoressa, volevo avere la sicurezza che non fossi incinta di due gemelli. Avevo il terrore del parto e se già mi spaventava l’idea di far uscire un bambino figuriamoci due! Per fortuna mi era andata bene.
Jonathan desiderava una famiglia numerosa e a pensarci bene neppure io ero contraria all’idea, ma meglio procedere con un figlio alla volta. Entrambi eravamo cresciuti come figli unici da due genitori che messi insieme non ne facevano neanche mezzo, io avevo avuto Simon nei miei momenti di solitudine ma lui no. Aveva passato l’infanzia da solo e non voleva assolutamente che i suoi figli patissero il suo stesso destino. Avevo provato a spiegarli che certe volte i figli unici si trovavano bene anche da soli, che non tutte le situazioni erano come le nostre, ma niente, era irremovibile. Ma se pensava che avrei sfornato bambini a ripetizione cascava proprio male, due, massimo massimo tre ma non di più.
Il mio caro maritino aveva già preparato la cameretta, svaligiato negozi di vestitini e di peluches. Pure Magnus si stava dando da fare con i regali e mi faceva molto piacere anche se non erano direttamente per me. Con l’avvicinarsi del termini Jonathan stava diventando asfissiante, non voleva nemmeno che scendessi dal letto. Aveva paura persino di baciarmi, perché e cito testuali parole “ ho letto che il sesso stimola il parto, è meglio se non ti tocco”.
E facciamolo nascere no? Quando non voglio che mi tocca è sempre attaccato a me come una cozza allo scoglio, quando invece lo desidero io diventa premuroso e si spaventa. Ormai mancavano una manciata di giorni e non ce la facevo più. Non volevo rimanere a letto, volevo camminare, le tisane per rilassarmi mi facevano schifo e avevo voglia di sfogare la mia frustrazione su mio marito.
Forse con il pancione non gli piacevo più? Erano passate settimane dall’ultima volta che avevamo fatto l’amore e iniziavo a preoccuparmi. Buffo come una cosa che avevo sperimentato solo nove mesi fa, di cui avevo fatto a meno per tutta la mia vita ora mi mancasse così tanto. Mi mancava Jonathan, preso com’era dai preparativi e dalle misure per la nostra sicurezza ( grazie mamma se non ci fossi tu!) lo vedevo poco.


 

 

Finalmente arrivò il fatidico giorno. Mi ero svegliata indolenzita. Il lato del letto sui cui dormiva Jonathan era vuoto e freddo, si era alzato presto e mi aveva lasciato da sola, di nuovo. Sbuffai infastidita e andai in bagno per lavarmi. Ovviamente optai per una bella doccia, chi ce la faceva ad alzarsi dalla vasca con questo ingombro?  Ci voleva una certa forza di volontà e in questo momento ero svogliata al massimo. Uscii e mi asciugai velocemente. Stavo letteralmente morendo di fame e avevo voglia di qualcosa di dolce. Presi dall’armadio il primo vestito comodo che trovai e scesi di sotto.
La sala da pranzo era vuota, non c’era nemmeno Sebastian per chiacchierare, ma mi avevano proprio abbandonato tutti? Che noia mangiare da soli, lo detestavo proprio. La giornata stava iniziando proprio male. Sfogai il mio dissapore nella brioches al cioccolato e mi alzai alla ricerca di qualcuno.
La sfortuna di vivere in una casa gigantesca? Non trovare mai nessuno quando hai bisogno. Visto che nessuno mi controllava decisi di fare una passeggiata in giardino, era una giornata calda e il sole splendeva così forte che prima di bollirmi la testa misi un cappello.
Era piacevole passeggiare un po’, stare sempre chiusa in casa mi deprimeva. Non ero tornata nemmeno più alla radura, gli unici posti che avevo visto erano la clinica e la casa di Magnus. Speravo che una volta nato il bambino e la situazione di mia madre si fosse risolta, avrei avuto più libertà di movimento.
- Clarissa!
Oh cielo, nome completo, urlato ad alta voce, il maritino era arrabbiato!
- Jonathan, ma che piacevole sorpresa che ci fai in giardino?
Avanzò verso di me con passo militare, aveva un cipiglio serio e gli occhi se possibile erano più neri del solito.
- Cosa ci faccio io? Cosa ci fai tu qui fuori da sola.
- Avevo voglia di fare una bella passeggiata.
Si portò una mano fra i capelli spettinandosi un po’, rimasi ad osservare quel gesto affascinata, stava bene anche con i capelli in disordine il disgraziato.
- Ti ho ripetuto mille volte che non puoi andare in giro da sola. La casa è protetta ma non voglio correre rischi. Almeno potevi chiedere a qualcuno di accompagnarti.
- E a chi? Tu mi ignori e Sebastian è sempre attaccato al tuo sedere. Nessuno mi tiene compagnia e mi annoio.
- Non è vero che ti ignoro!
- A no? Sono settimane che non facciamo l’amore e che non mi dai nemmeno un bacio, inizio già a farti schifo?
- Ti ho già spiegato perché…
- Si hai paura di far nascere il bambino e blablabla. Notiziona dell’ultima ora! Sono di nove mesi Jonathan, è ora che nasca una buona volta! Forse ti disgusto con il pancione? Non ti piaccio davvero più?
Ma sentitemi quanto sono patetica! E che tono piagnucoloso per giunta, non mi piaceva lamentarmi e mi stavo dando fastidio da sola per il mio comportamento insicuro.
Jonathan mi guardò allarmato e mi abbracciò.
- Certo che no Clary. Sei bellissima, non sai quanto mi costa evitare di toccarti.
- E tu smettila no?
- E se poi faccio male al bambino?
Gli presi il viso fra le mani e lo baciai, le miei braccia intorno al suo collo e lui che ricambiava con passione.
Quando mi staccai avevamo entrambi il fiatone.
- Hai visto? Non è successo niente.
Annuii assorto e tornò a baciarmi, la pancia era un po’ un ostacolo ma Jonathan non si lasciava più scoraggiare. Gli morsi piano un labbro e lo sentii gemere.
- Entriamo dentro?
Sperai di averlo detto con un tono abbastanza suadente.
- Sì meglio.
Entrammo in casa senza mai staccarci totalmente, mi baciava, mi sfiorava, finalmente ero riuscito a sbloccarlo?
- Oh eccovi qui!
Adesso lo uccido sul serio! Finalmente riesco ad irretire come si deve mio marito e Sebastian salta fuori come i funghi? Ma non aveva altro da fare? Non poteva sistemare il suo armadio come era solito fare? Trovare qualche ragazza con cui passare il tempo? Tagliare l’erba del giardino? Leggere un cavolo di libro?
- Mi cercavi?
No Jonathan non dargli corda, stavi andando tanto bene prima!
- Ti devo far vedere una cosa puoi venire?
- Certo
Il lampadario iniziò a dondolare pericolosamente ed entrambi i ragazzi mi guardarono allarmati.
- Clary? Va tutto bene?
- Vattene con il tuo amico e già che ci sei dormici anche con lui d’ora in poi!
Lo mollai lì come un fesso e mi diressi in camera da letto. Mi sentii delusa e demoralizzata. Non avevo niente da fare e venivo pure abbandonata da mio marito per chissà quale progetto segreto.
E ora che facevo? Non avevo voglia di disegnare e nemmeno di leggere un libro, non mi faceva uscire per andare a trovare Magnus e Simon, non potevo fare niente!
Mi sdraiai sul letto imprecando come uno scaricatore di porto e senza accorgermi mi addormentai.




Mi svegliai stranamente indolenzita ma non ci feci caso, forse avevo dormito in una posizione scomoda.
Scesi dal letto con fatica e andai alla ricerca di quei due decerebrati che vivevano insieme a me.
Li trovai in sala da pranzo che confabulavano chissà cosa, appena mi videro si zittirono di colpo.
- Tutto bene Clary? Hai saltato il pranzo lo sai che non fa bene al bambino.
Lo fulminai con lo sguardo e si zittì.
Mi sedetti e chiesi a uno dei domestici se poteva prepararmi una camomilla, mi faceva male lo stomaco e non capivo perché.
Intanto quei due continuavano a guardarmi.
- Che avete da fissare?
- Ci chiedevamo se ti è passato il nervoso.
Li guardai.
- Pensavo di sì, ma ora che vi rivedo a confabulare sta tornando la voglia di picchiarvi.
La domestica mi portò la camomilla e presi a sorseggiarla. Mi era sempre piaciuta, da bambina la bevevo volentieri, la mamma di Simon la preparava sempre quando esageravamo nel mangiare caramelle e ci veniva mal di pancia, che bei tempi!
All’improvviso sentii una fitta più forte e umido fra le gambe … o porca miseria.
- Jonathan?
- Cosa?
- Mi si sono rotte le acque.
- Che??? Ma proprio ora?
- Cosa volevi che ti mandasse una lettera per raccomandata per avvisarti?
Jonathan e Sebastian si alzarono preoccupati, mi aiutarono ad alzarmi per portarmi in camera. Le fitte che sentivo ora avevano un senso, possibile che fossi così stupida da non capire nemmeno quando il bambino stava per nascere? Non capivo però perché mi stessero portando in camera mia. Non dovevamo andare all’ospedale?
- Ma perché andiamo in camera nostra Jonathan?
- Devi sdraiarti per partorire Clary.
- Lo so ma perché andiamo in camera? Non andiamo all’ospedale?
- Non posso portarti in ospedale, potrebbero attaccarci durante il parto.
Niente ospedale? E chi accidenti mi aiutava a partorire? Ma stiamo scherzando? Io volevo dottori e antidolorifici!
- Non puoi dire sul serio Jonathan! Voglio andare in ospedale!
- Andrà bene tranquilla.
- Tranquilla un corno! VOGLIO ANDARE IN OSPEDALE!
- NO! Ora sdraiati e rilassati.
Mi aiutarono a sdraiarmi e se possibile il dolore aumentò, preferivo camminare.
Le domestiche iniziarono a sciamare intorno a me portando asciugamani, mi aiutarono a cambiarmi mettendo una semplice camicia da notte. Oddio ma faceva sul serio?
- Jonathan?
Mi venne vicino prendendomi per mano.
- Ma chi farà nascere il bambino? Dimmi che non sei tu o Sebastian, ti prego dimmelo!
Scosse la testa e tirai un sospiro di sollievo.
- Tra le mie spie c’è un guaritore, ti aiuterà lui. Sebastian è andato a prenderlo proprio ora, dovrebbe tornare fra un’ora.
Un’ora? Come un’ora? E che facevo per tutto questo tempo? E se il bambino non voleva aspettare così tanto?
Non so se fosse una mia impressione ma mi sembrava che quei benedetti sessanta minuti non passassero mai. Le contrazioni mi stavano uccidendo. Jonathan cercava di rassicurarmi ma l’unica cosa che volevo al momento era rompergli la mano o strozzarlo.
- Te l’avevo detto che non dovevo baciarti.
- Non rompere tu e i tuoi baci! Doveva nascere e basta. Ma quando arriva?
- Presto non preoccuparti. Stai andando bene Clary.
Dopo un’infinità di tempo la porta si aprì e comparve Sebastian con una donna ( mi sembrava strano che fosse uomo la spia che doveva aiutarmi).
- Ciao Clary, sono Abigail, come andiamo?
- Perché non lo dice lei a me?
Rise tranquilla, rise! Io stavo male e pativo le pene dell’inferno e questa mi prendeva per i fondelli.
Fece uscire Jonathan e Sebastian e rimanemmo da sole.
- Ci siamo tesoro.
Da quel momento i ricordi diventano confusi, mi ricordo solo delle mie urla, degli insulti rivolti a Jonathan (molti insulti), il dolore. Poi il pianto. Trattenni il fiato finchè non vidi un bambino tutto sporco e urlante fra le braccia di Abigail.
- Complimenti Clary è un bellissimo maschietto.



 

JONATHAN

 


Ogni urlo mi straziava l’anima. Non riuscivo più a stare fermo e stavo consumando il pavimento a furia di fare avanti e indietro. Sebastian era nervoso come me. Ero stato cacciato dalla stanza e forse era un bene visto gli insulti che riuscivo a sentire rivolti verso di me. L’avevo detto che non dovevo baciarla! Il sesso stimolava i parti, perché non ero riuscito a resisterle? Ah già perché sono un dannato idiota.
Certo che in tutti i libri delle gravidanze che avevo letto potevono inserirlo un capitolo  o due sull’ansia dell’uomo durante il parto. Giurai che il prossimo figlio l’avrei fatto nascere in ospedale, ma ora proprio non era possibile, era troppo pericoloso. Mentalmente imprecai contro mia madre e le augurai di passare una nottata chiusa in bagno per la dissenteria e di finire la carta igienica. Quando l’avrei uccisa le avrei fatto scontare anche il dolore di Clary in questo momento.
Poi sentii il pianto e tirai un sospiro di pensiero. Entrai nella stanza e trovai la mia spia con in braccio mio figlio.
Andai da Clary, era stanca e sudata, le diedi un bacio leggero sulle labbra.
- Ehi mamma e papà qualcuno vuole conoscervi.
Abigail porse a Clary nostro figlio e lei lo prese fra le braccia. Mi sporsi per poterlo vedere meglio. Piccolissimo, con i pugnetti chiusi. Un ciuffo di capelli biondo ramati, gli occhi erano strani invece, uno verde come quelli di Clary e uno nero come i miei. Il bambino era una perfetta combinazione di noi due, il carattere rimaneva ancora un mistero.
Clary mi fissò intensamente con gli occhi lucidi.
- Jonathan?
- Sì?
- Io ti amo.
Sentii il cuore schizzarmi in fondo ai piedi per poi salire velocemente al suo posto. Mi aveva davvero detto che mi amava? La guardai in cerca di sicurezza e lei mi sorrise annuendo. Mi chinai per baciarla.
- Ti amo anche io.
Era il giorno più felice della mia vita in assoluto!
Qualcuno bussò alla porta e Sebastian fece capolino con la testa.
- Posso venire a conoscere il mio nipotino?
- Vieni pure - disse Clary, aveva un tono stanco, ma dal suo viso si vedeva chiaramente quanto fosse felice.
Il mio amico si sporse per vederlo, più che altro mi spintonò per farsi spazio.
- E’ proprio bello ragazzi, avete deciso un nome?
Io e Clary ci guardammo un attimo, un nome? Non ci avevamo proprio pensato. Come potremmo chiamare nostro figlio?





JOCELYN

 

Finalmente tutto era pronto. I guerrieri stavano per partire, avrei setacciato ogni angolo di Idris, ormai mancava davvero poco. Preparati Clary la mamma sta arrivando.


 

ANGOLINO DI MARLOWE

Salve gente! Il pargolo è nato!!! Come potete leggere non gli ho ancora dato un nome, sono proprio indecisa su come chiamarlo. Idee? Ormai la storia sta per arrivare alla fine, la cara Jocelyn sta per arrivare (speriamo si perdi per strada e cada giù in un burrone, ma conoscendola si faranno male i sassi e non lei). Ho voluto dare più spazio a Clary e penso che se lo meriti no? Questa volta non mi dilungherò troppo nel mio angolino, qualcuno (Silvia_fangirl) dice che le faccio venire l’ansia, quindi sto zitta e non faccio spoiler!
Buon weekend!
Kiss
Mar

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22

 


CLARY



 

Avevo sempre detestato scegliere nomi, sia a scuola durante i temi con personaggi inventanti, sia nella vita reale. Quando da piccola avevo una bambola nuova passavo un’infinità di tempo per decidere come chiamarla e alla fine non ero mai soddisfatta. Una volta avevo avuto due pesci rossi, medesimo problema e alla fine li avevo chiamati rosso 1 e rosso 2, che tristezza infinita. Se poi ci fermavamo a riflettere, chi era quello spostato che regalava dei pesci ai figli? Non li puoi accarezzare, portare in giro, giocarci, li guardi nuotare dentro una boccia e poi muoiono… inutili come animali domestici non c’è che dire.
Il problema attuale però era dare un nome al mio bellissimo bambino. Chiamatelo istinto materno, imprinting, amore a prima vista o qualsiasi altra stupidaggine che psicologi e scienziati abbiano inventato; ma dal primo momento in cui posai lo sguardo su quella creaturina non potei che innamorarmi pazzamente di lui.
Era così minuscolo, nel mio abbraccio pareva starci comodamente. Continuavo ad accarezzargli le manine e quei piedini minuscoli. Avevo notato il ciuffo di capelli ramati e quegli occhi così inusuali e particolari. Era una perfetta fusione fra le caratteristiche fisiche mie e di Jonathan.
Abigail se ne era andata subito dopo il parto, avevo apprezzato il suo aiuto ma la sentivo comunque un’estranea.
Ora eravamo rimasti solo io, Jonathan, Sebastian e ci avevano raggiunto Simon e Magnus.
Inutile dire che lo stregone rimase affascinato da mio figlio, continuava a fissarlo e quando chiesi se voleva prenderlo in braccio allargò gli occhi stupito.
Strano come un uomo abituato ad essere al centro dell’attenzione, ricoperto di glitter, vestito con abiti che nessun essere umano sano di mente metterebbe; provasse una tale soggezione per un esserino così minuscolo.
Lo teneva come se si dovesse rompere da un momento all’altro e non potei trattenere un risolino. Era buffo. Anche Jonathan, quando l’aveva preso in braccio la prima volta, l’aveva tenuto come se fosse fatto di vetro e ovviamente Sebastian gli metteva ansia con le sue continue raccomandazioni ( neanche avesse una ventina di figli per potersi dimostrare così esperto).
Ora eravamo seduti tranquillamente nella mia camera, io ovviamente a letto, Jonathan al mio fianco ma sopra le coperte, Sebastian e i miei amici su un divanetto.
Eravamo tutti concentrati per cercare il nome adatto per il bambino.
- Che ne dici di Valentine?
Mi girai verso mio marito e lo guardai malissimo.
- Dico che hai perso il senno della ragione.
- Perché? Era nostro padre.
- Che ha cercato di uccidermi più volte ed era pronto a sacrificarmi? E poi considero Luke mio padre
- Bè … non vorrai davvero chiamarlo così vero? E poi Valentine sarà stato un pessimo padre ma era pur sempre un grande guerriero.
- Cosa vuol dire scusa? Solo perché era bravo a combattere? Tanto vale chiamarlo Attila allora!
- Ma anche no!
- Allora scordati che chiameremo nostro figlio Valentine! Non mi piace nemmeno come suona. E poi detesto dare i nomi dei morti ai figli, mi sembra davvero di cattivo gusto.
- Che ne dite di Sebastian?
Inutile dire che lo guardammo male tutti.
- Che ho detto di male? E’ un bel nome!
- Non chiamerò mio figlio come il mio migliore amico! Mi fa pensare che il padre naturale sia tu!
-Quante storie!
Momento di silenzio, se prestavo attenzione potevo sentire le rotelle che giravano nelle teste dei miei amici.
- Possiamo sempre chiamarlo Jonathan Junior.
- Jonathan per favore sta zitto e basta. Cos’è dobbiamo passare la via a chiamarlo Junior? Davvero?
- Ma non ti va mai bene niente!
- Clary perché non lo chiami Jace?
Grande idea Simon, mi sembra proprio appropriato come nome!! Come no!
- Dico che è una pessima idea.
- Perché?
- Oltre al fatto che rimane comunque una persona morta? Immaginati la scena di mio figlio che trotterella felice vicino al papà – e lanciai uno sguardo a Jonathan – e gli chiede “ Papy ma perché mi chiamo Jace?”. Lui secondo te cosa dovrebbe rispondere? “ Tesoro ti chiami come l’ex fidanzato di tua madre!”.
Jonathan fece una faccia buffissima, come se avesse ingoiato venti limoni uno dopo l’altro.
- No in effetti è una pessima idea.
Ci puoi giurare che lo è. Altro momento di silenzio, possibile che non mi venisse in mente niente? Non volevo che mio figlio avesse un nome imbarazzante e venisse preso in giro in eterno, non volevo rischiare di chiamarlo Arcibaldo per mancanza di ispirazione. Rimuginai per un po’ finchè finalmente non si accese la tanto agognata lampadina.
- Che ne dite di Ian?
- Ian?
Annuii con il capo, Ian Morgensten suonava benissimo, era corto e nessuno l’avrebbe storpiato in alcun modo. Il mio nome era Clarissa eppure venivo chiamata solo Clary ( anche se a me andava più che bene, detestavo il nome completo).
- Ian e poi?
- Ian e basta! Ian Morgensten. Non ha bisogno di un secondo nome. Non ti piace?
Fissai direttamente Jonathan, alla fine gli unici che avevano potere decisionale eravamo noi due e nessun altro.
Lui sembrò rimuginarci un po’ su … un po’ troppo per i miei gusti, non gli piaceva?
- Mi piace.
Davvero?
- Davvero?
- Sì, trovo che gli si addica benissimo.
Magnus batté le mani contento.
- Allora benvenuto al mondo Ian Morgesten.



 


 

JOCELYN




 

Stavo mettendo a ferro e fuoco ogni singolo antro di Idris, dove accidenti si erano cacciati quei due disgraziati dei miei figli? Possibile che fossero scomparsi? Eppure qualcuno doveva sapere dove si trovavano. Ormai Clary doveva essere entrata nel nono mese di gravidanza e questo significava solo una cosa, stava per partorire e non potevo permettere che si affezionasse al bambino. Se solo mi assomigliava un po’ avrebbe capito, come me ai miei tempi, che l’essere che avrebbe stretto fra le braccia altro non era se non un abominio da eliminare. Più tempo passava con lui e più sarebbe stato difficile farle dimenticare il bambino. Era pur sempre un legame che andava reciso e avrebbe avuto delle conseguenze. Dopotutto era giovane e perfettamente in salute, il tempo per fare altri bambini l’aveva e persino il marito era già pronto per lei.
Ravenscar diventava sempre più irrequieto e a volte aveva degli scatti violenti che mi facevano dubitare della buona riuscita del piano. Sembrava bisognoso quanto me di trovare Clary, sinceramente non capivo il perché. Non mi sembrava così decrepito da dover per forza sposarsi immediatamente mettendo su famiglia. Quando si arrabbiava menava spesso le mani, dovevo affidare mia figlia a un tipo del genere? Però, a ben pensarci, una sberla o due le avrebbero fatto solo che bene. Sì, William era l’uomo ideale per lei, polso di ferro e sapeva bene cosa voleva. Clarissa doveva solo stare zitta e fare il suo dovere di moglie. L’unico problema rimaneva comunque il trovarla.
Avevo cercato di convincere Luke nel mandare il suo branco in perlustrazione ma anche lui negli ultimi tempi era diventato scostante. Cercavo di tenerlo buono, di dimostrarmi fragile e indifesa, bisognosa di riabbracciare mia figlia, ma ultimamente nemmeno questo bastava. Mi guardava in modo strano e spesso si allontanava da casa per molto tempo tornando a notte tarda. Pensavo cercasse Clary ma iniziavo a dubitare dei suoi buoni sentimenti verso mia figlia.
Ma ormai mancava così poco, me lo sentivo, erano a un passo da me e avrei fatto di tutto per trovarla, anche bruciare Idris.



 

Il colpo di fortuna fu inaspettato, avevo chiesto al Conclave di controllare tutti gli spostamenti degli Shadowhunters. Per uscire da Idris bisognava firmare un registro, ogni persona che andava via lo facevo seguire, fu così che trovai mia figlia.
La cara Abigail Highsmith era uscita senza un apparente motivo ed era tornata molte ore dopo. Le miei spie avevano detto che appena uscita dalla città si era incontrata con un ragazzo giovane e moro. Dubitavo che le piacessero i ragazzini e fui ancora più incuriosita quando mi dissero che improvvisamente, mentre li seguivano nella foresta, erano misteriosamente spariti. Il mio istinto vibrava.
Entrare in casa sua fu facile, come aspettarla seduta comodamente nel suo salotto. Viveva da sola e non trovai nessuno ostacolo ad attendermi. Mentre attendevo girovagai un po’ per la casa aprendo cassetti e frugando in ogni armadio o scrivania. Non c’era niente di sospetto, nessun foglio strano che rivelasse qualcosa di losco da pare sua.
- Trovato niente?
- No William.
Ovviamente era venuto con me, non potevo rischiare nulla.
Quando finalmente la porta si aprì entro la donna. Aveva l’aria stanca. Accese le lanterne di strega luce e lanciò un grido sorpreso quando ci vide.
- Ciao Abigail.
- Jocelyn, cosa ci fai in casa mia?
Passai una mano sul tavolo.
- Ho pensato di farti una visita, ti sembra così strano?
- Certo che sì, non ci siamo mai rivolte la parola prima.
- Un imperdonabile errore da parte mia non trovi? Penso sia il caso di rimediare.
Con un cenno del capo diedi il segnale a William che con poche mosse immobilizzò la donna.
La fece inginocchiare davanti a me, come se fossi la sua regina e questo mi piacque moltissimo.
- Iniziamo a conoscerci meglio cara ti va? Perché non mi dici dove sei andata oggi?
- Avevo un’irrefrenabile voglia di andare a raccogliere funghi.
- E sei tornata a mani vuote?
- Avrò sbagliato la zona.
Risi divertita.
- So invece che ti sei incontrata con un ragazzo giovane, molto giovane.
- Che vuoi farci, mi piacciono i ragazzini, preferisco la carne fresca.
Le diedi un manrovescio in faccia.
- Ti conviene dirmi la verità.
- Perché se no cosa mi fai?
Estrassi un coltello dalla cintura e lo feci passare sopra alla candela che avevo acceso appena entrata in casa. La lama si riscaldò velocemente.
- Ora lo scoprirai.
Le appoggiai la lama sulla guancia e la sentii urlare, questo era solo l’inizio.




Dovevo ammettere che la Highsmith era un tipo resistente, l’avevo ustionata con il coltello deturpando il suo bel visino. William le aveva rotto un braccio e strappato le unghie e nonostante questo rimaneva zitta. Era davvero disposta a morire? Le pestai con forza la mano ancora sana e urlò di dolore.
- Perché non la finiamo con questa inutile resistenza? Ti ho chiesto solo dove si trova mia figlia. Io e il suo fidanzato siamo molto preoccupati.
- Fidanzato?
- Sì, sono prossimi alle nozze.
Rise, evidentemente le torture la stavano portando alla pazzia.
- Difficile sposare una donna già sposata.
Trattenni il fiato.
- Cosa intendi dire?
Rise ancora più forte.
- Dico solo che Clary e Jonathan si sono già sposati e da qualche mese tra l’altro.
Mi sentii stordita per un minuto. Come aveva potuto osare tanto? Voleva proprio rovinarmi quella ragazza? Non bastava fare la puttana con suo fratello rimanendo incinta, ma doveva pure sposarselo?
- Non importa - disse William - tanto uccideremo Jonathan e rimarrà presto vedova, non è un problema irrisolvibile.
Questo era vero, accidenti, i ricordi da cancellare stavano aumentando e la mia pazienza diminuiva sempre di più.
Conficcai il coltello nel fianco della donna rigirandolo lentamente.
- Dov’è? Dimmelo dannata strega!
- Non ti dirò un bel niente. Uccidimi pure.
Dopo lo avrei fatto sicuramente ma ora avevo altri piani in mente. Feci un fischio e Dagan entrò. Ero un uomo decisamente bello peccato non fosse il mio tipo. Era uno stregone molto potente, non al livello di Magnus ma tornava comunque utile. Aveva una particolare capacità, entrare nella mente delle persone per scavare affondo nei ricordi. Abigail non parlava? Avrei saputo quello che volevo in un altro modo.
- Fallo.
- Aspetta che cosa vuole …
Non terminò la frase, lo stregone pose le sue mani ai lati della testa e la donna emise un urlo strozzato per poi smettere di fare resistenza.
Quando lo stregone la lasciò si girò verso di me, gli occhi totalmente rossi.
- So dove si trovano i tuoi figli.
Finalmente!
- Clarissa ha anche partorito, oggi, lei è andata ad assisterla.
Quell’abominio era già nato? Dovevo muovermi in fretta allora.
- Sai portarci dove si trovano?
Annuì.
- Bene
Conficcai il coltello per l’ultima volta nel cuore di Abigail uccidendola.
Era giunto il tempo della resa dei conti.

 




LUKE


 

Ero stato stupido. Sapevo che l’amore è cieco ma non pensavo così tanto. Avevo passato la vita ad amare persona che credevo totalmente diversa. Nella mia mente avevo idealizzato Jocelyn come la donna perfetta, la mia anima gemella, invece mi ero totalmente sbagliato.
Avevo notato che qualcosa in lei era cambiato. Dalla prima volta che Clary era stata rapita era diventata nevrotica, nervosa e leggermente instabile. In un primo momento avevo dato la colpa all’accaduto, pensando che una volta ritrovata mia figlia sarebbe migliorata, invece era peggiorata. Appena la mia bambina mise piede in casa non faceva altro che osservarla, controllarla ogni istante, la vedevo rovistare nei suoi armadi, persino nei rifiuti. Poi Clary era scomparsa nuovamente e lei aveva perso totalmente il senno della ragione. Cercava di ingannarmi con le sue lacrime e i suoi singhiozzi. Faceva finta di essere preoccupata ma in realtà sapevo che era solamente arrabbiata.
Forse la mia cara fidanzata si dimenticava che non ero totalmente umano, che avevo l’istinto e i sensi di un lupo, che la sentivo perfettamente quando borbottava o si nascondeva parlando con William Ravenscar. Mia figlia era incinta e nessuno mi aveva avvisato. Sentivo i complotti che faceva con quell’uomo, prima voleva farla abortire contro il suo volere, motivo per cui a quanto pare Clary era scappata, e ora voleva uccidere il bambino. Mi ero dimostrato il solito caro e vecchio Luke, l’uomo affidabile e che lei evidentemente credeva stupido. Non le avrei permesso di vendere mia figlia a quell’uomo orribile e nemmeno di uccidere mio nipote come se fosse una bestia. Se mia figlia voleva tenerlo ed era scappata da Jonathan aveva fatto più che bene.
Ora, osservavo Jocelyn prepararsi per la battaglia e dentro di me la tentazione di bloccarla cercando di farla rinsavire era forte, ma lo sentivo, non c’era più speranza per lei, emanava un odore di follia pura. Sarei andato con lei, avrei partecipato all’attacco verso mia figlia … e avrei impedito all’amore della mia vita di uccidere dei poveri innocenti.






JONATHAN


 

Mio figlio mi odiava. Ne ero fermamente convinto, altrimenti come si spiegava che ogni volta che cercavo di prenderlo in braccio mi rigurgitava qualcosa sulla camicia o piangeva istericamente? Non gli piacevo! Eppure cercavo sempre di stare con lui, di coccolarlo, ma niente! Preferiva sua madre, con lei non emetteva nemmeno un fiato ed ero geloso da morire.
- Piantala di fare il broncio Jonathan, il bambino non ti odia.
- Sì invece guarda.
Mi avvicinai a lei e appena mi vide si mise a piangere, visto che mi detestava?
Clary rise.
- Visto?
- Guarda che lui sente la tua paura e non si lascia toccare.
- Io non ho paura di un neonato che dici?
- Il qui presente neonato però ti ha sballottato a destra e a sinistra quando era nella pancia della sua mamma.
- Forse perché la suddetta mamma continuava a prendersela con il suo papà.
Sollevò le spalle.
- Cerca di dimostrarti rilassato, di non aver paura di prenderlo in braccio. Sembri un tronco di legno appena lo sfiori, non ti morde e non aver paura di fargli una carezza.
Non è che avessi paura, e se gli facevo male? Se accidentalmente lo graffiavo?
- Ah che birbante!
- Mmm?
- Tuo figlio vuole essere cambiato.
E me lo porse. Che accidenti ci dovrei fare ora?
- Vai a cambiarlo Jonathan.
Io? Dovevo farlo io?
- Ma amore, non sarebbe meglio se per le prime volte te ne occupassi tu?
- Amore - rispose lei facendomi il verso - non sono io che non sa relazionarsi con il proprio figlio. Vai e cambialo. Affronti demoni, sarai ben in grado di cambiare un pannolino e poi sono stanca. Mi piacerebbe dormire un po’.
Mi aveva fregato, mi diede un bacio veloce e mi lasciò con il bambino malefico.
Ian mi guardava in attesa di essere cambiato però non piangeva. Lo portai in bagno dove un fasciatoio era stato già montato apposta per lui. Gli tolsi la tutina e slacciai il pannolino. Un forte odore mi colpì alle narici.
- Accidenti nanerotto sei piccolo ma l’odore è bello forte eh?
E ora? Pulirlo era facile e non ci misi molto … ma come accidenti si metteva il pannolino pulito? I disegni andavano davanti o dietro? Guardai la scatola in cerca delle istruzioni e non c’erano. E che cavolo! Ci sono ovunque e qui no? Andiamo per istinto, la decorazione andranno davanti, stessa logica per i vestiti. Fu facile, mi sorprese davvero questo. Tornai in camera e trovai Clary addormentata, allora non scherzava prima.
Portai il mio piccolo principino a fare un giro per la casa, le domestiche si erano già innamorate di lui, appena lo vedevano partivano a fare versetti idioti.
All’improvviso sentii un brivido lungo la schiena … le difese …
Sebastian corse trafelato verso di me.
- Jonathan!
- Le difese?
- Ci attaccano.
- Mia madre vero?
Lo vidi annuire, te ne pentirai amaramente madre.

 



 

 

 

ANGOLINO DI MARLOWE

 

Buonaseraaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!! Non ero sicura di riuscire a scrivere qualcosa questa settimana. A volte sono davvero tentata di eliminare questa storia ma poi il mio Jonathan interiore mi sgrida dicendola di continuare. Se questo capitolo avesse un titolo lo chiamerei “ Luke si è svegliato”. La cara Jocelyn non si immagina proprio che il caro fidanzato sappia tutto, pensa di poterselo rigirare ancora come un calzino, poveraccia che amara sorpresa avrà. Devo ancora decidere come eliminare William, mi sta sulle scatole in una maniera incredibile quell’uomo, mi fa proprio schifo, direi che sarebbe il degno compagno della donna malefica che dite? Il bambino si chiama Ian ( non è un Husky, la persona che l’ha detto sa perfettamente che mi rivolgo a lei) e non è adorabile? Fa già i dispetti al suo papà, tenero lui. Guardare Heroes mi fa male lo ammetto, ma adoro troppo Sylar e il mio sadismo ( già particolarmente sviluppato) ne viene contagiato.
Perdonate gli eventuali errori!
Kiss
Mar

 

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


CAPITOLO 23



 


JONATHAN



 

Grandissima stronza. Erano almeno dieci minuti che insultavo mentalmente mia madre. Non poteva lasciarci in pace vero? Doveva rovinare anche uno dei momenti più felici della mia vita! Eppure non chiedevo troppo, volevo avere una famiglia con Clary, qualche figlio e magari che tutti gli Shadowhunters mi riconoscessero come indiscusso “sovrano”, chiedevo tanto? Non mi sembrava di aver fatto richieste assurde anzi, mi accontentavo di poco. Invece quella squilibrata di mia madre si era messa in testa di ucciderci tutti, suo nipote in primis, ma non poteva trovarsi un hobby costruttivo invece di rompere le scatole a me?
Chiamare i miei alleati non richiese molto tempo, ero preparato da mesi a questa evenienza, da quando lo stregone amico di Clary mi aveva avvertito del pericolo. Fra poco meno di cinque minuti demoni, fate, shadowhunters si sarebbero ritrovati nel giardino per combattere gli uni contro gli altri.
Insieme a Sebastian avevo osservato l’avanzare dell’esercito di mia madre, non erano in molti, forse una trentina o giù di lì, ma erano addestrati ad uccidere e quindi una probabile minaccia per mio figlio. Sbraitavo ordini ad ogni alleato che arrivava. Gli ultimi che oltrepassarono il varco creato nel mio ufficio furono Magnus Bane e Simon Lewis. Mi sorprendevano sempre gli amici di mia sorella, non solo l’avevano sostenuta per tutto questo tempo, ma volevano anche affrontare un esercito per lei.
- Siete sicuri delle vostre scelte? Nessuno vi obbliga a combattere.
Lo stregone fece un verso sprezzante. Lo osservai bene, non capitava tutti i giorni di vederlo vestito tutto di nero, senza nessun glitter ad adornare la sua figura. Persino i capelli erano tenuti giù, niente cresta per il combattimento, era sobrio e aveva negli occhi una luce diversa, era sicuro di sé.
- Non lo faccio di certo per te ma per Clary e il bambino. In mezzo all’esercito di Jocelyn c’è anche Alec, mi invia continuamente messaggi per avvisarmi di come procedono i preparativi da loro.
Il giovane Lightwood tradiva la sua famiglia a tal punto? Mi venisse un colpo! L’unico decente e faceva la spia per me.
- Ottimo, non me lo aspettavo. Tienimi aggiornato allora. Te la senti di combattere con noi stregone? O preferisci difendere la casa dalle retrovie?
- Preferisco le retrovie, ho il tempo materiale per tessere incantesimi senza il problema di ritrovarmi con la testa mozzata dal corpo.
- E io?
Il giovane vampiro mi guardava in attesa di una risposta. Lo soppesai attentamente in cerca di potenziale. Era magro, senza traccia di muscoli, anche se per un vampiro questo non significava niente. Le vene erano visibili quindi aveva fame. Si capiva subito che non era abituato a combattere, non aveva gli istinti di un guerriero e l’unica cosa che poteva essere davvero utile era il marchio sulla sua fronte. Il marchio di Caino era forse l’unica possibilità di tenere Clary davvero al sicuro.
- Tu proteggerai Clary e Ian. Sarai in camera con lei e nessuno le si dovrà avvicinare inteso?
- Tutto qui?
- Ti sembra poco? Ti sto affidando le vite delle persone più importanti della mia vita. Il marchio che hai in fronte proteggerà non solo te ma anche loro. Chiunque cerchi di attaccarti per arrivare a loro farà una brutta fine.
Annuì deciso e infine mi girai per guardare il mio migliore amico. Lo avevo trascinato in varie disavventure ma mai di proporzioni gigantesche come questa.
- Prima che tu inizi a darmi ordini sappi che non ho alcuna intenzione di venire spedito da qualche parte. Sono il tuo braccio destro e lo sarà anche in battaglia. Ti guarderò le spalle.
Non speravo in niente di meglio da lui, gli diedi una pacca sulle spalle in segno di stima e affetto, ormai la battaglia stava per iniziare, sentivo le voci provenire dal giardino sempre più forti. Prima di combattere però volevo salutare Clary e mio figlio.
Nei film mondani, in situazioni del genere, l’eroe passava un ultimo istante con l’amore della sua vita. Ci sarebbero stati pianti strappalacrime, baci d’addio e magari avrebbero fatto sesso contro qualsiasi superficie disponibile, lui alla fine sarebbe morto e lei, dopo pianti interminabili, avrebbe scoperto di essere incinta decidendo di crescere il figlio in memoria dell’amore perduto. Bene, avrei salutato Clary e Ian, l’avrei baciata, spiegato a grandi linee cosa accadeva, non avevo assolutamente il tempo di fare l’amore con lei prima del combattimento e, sinceramente stremata com’era dal parto mi sentivo una bestia solamente a pensarlo, e poi il figlio c’era già quindi niente clichè.
Appena entrai nella nostra camera la trovai alzata che guardava dalla finestra, aveva un’espressione preoccupata e si tormentava le mani nervosamente.
- Clary?
Si girò verso di me.
- Jonathan che cosa sta succedendo?
- Ci stanno attaccando.
- Nostra madre?
Annuii con la testa, chi altri poteva attaccarci proprio ora?
Lo sguardo di mia moglie si rabbuiò e gettò uno sguardo a Ian che dormiva placidamente nella culla vicino al letto, beato lui, non si rendeva conto di niente.
Clary mi venne ad abbracciare.
- Ho paura Jonathan.
Le accarezzai i capelli cercando di tranquillizzarla.
- Non ti preoccupare di niente. Ero già pronto per questo combattimento, i nostri alleati stanno arrivando. Il tuo amico Simon resterà in camera con te per proteggerti.
- Simon?
- Sì, il vampiro e Magnus hanno deciso di combattere con noi e Alec sta facendo la spia dall’esercito nemico.
Sollevò un sopracciglio perplessa.
- Alec Lightwood?
- Lo so, ho avuto anche io la tua stessa reazione.
- Posso aiutarti anche io Jonathan, posso tracciare delle rune, potrei combattere.
- NO!
Sobbalzò spaventata.
- Non voglio che tu combatta, la tua unica priorità deve essere Ian, proteggi lui.
- Ma…
- Niente ma! Lo farai?
Mi guardò qualche istante indecisa ma poi, quando guardò di nuovo nostro figlio addormentato, la determinazione si leggeva chiaramente nei suoi occhi.
- Lo farò però tu torna da noi va bene?
Mi chinai per baciarla, non sarebbe stato un bacio d’addio, ero fermamente intenzionato a tornare da loro.
- Niente mi terrà lontano da voi.
La baciai un’ultima volta e feci lo stesso con mio figlio, poi uscii pronto a combattere contro mia madre, e mi sarei premurato di porre definitivamente fine alla sua esistenza.




 

Il giardino era diventato un campo di battaglia vero e proprio. I primi cadaveri erano sparsi in mezzo all’erba. I demoni erano i più facili da abbattere, non erano mostri di intelligenza e combattevano solo per istinto. Ma erano un ottimo mezzo per abbattere le prime linee nemiche.
Appena gli alleati di mia madre mi videro partirono all’attacco contro di me. Che sciocchi, pensavano davvero che le loro patetiche armi potessero farmi qualcosa? Ero per metà demone, guarivo velocemente e nessuno di loro era alla mia altezza. Mulinavo la spada velocemente, ovunque mi girassi colpivo qualcuno e in poco tempo i miei abiti furono sporchi di sangue. Al mio fianco Sebastian non era messo meglio. Aveva un taglio sul braccio destro ma oltre a quello stava bene. Magnus lanciava incantesimi ad una velocità impressionante. Piante crescevano dal terreno avvolgendo i miei nemici, palle di fuoco li colpivano ponendo fine alle loro vite. L’esercito di mia madre si assottigliava ad ogni nostro passo. Le fate erano spietate, alleati formidabili, odiavano da sempre gli Shadowhunters nonostante la rinnovata alleanza. Ci consideravano alla stregua di schiavisti e da una parte ragione.
Mentre difendevo la casa cercavo con lo sguardo mia madre, era lei l’unica responsabile di tutto questo, ma non trovavo nessuna chioma rossa. Il giovane Lightwood colpiva i suoi stessi compagni con l’arco, proteggeva il suo stregone da lontano, speravo che nessuno dei suoi si accorgesse del suo voltafaccia o avrebbe avuto una bella gatta da pelare.
Mentre continuavo la ricerca di quella pazza un uomo corpulento mi sbarrò la strada. Aveva un fisico atletico, dei capelli neri e dei freddi occhi verdi. Teneva uno spadone con una mano sola e da come mi fissava dedussi non fosse un mio grandissimo fan. Iniziò a menare fendenti cercando di staccarmi la testa dal collo ma riuscii ad evitarlo. Non era particolarmente veloce, puntava tutti i suoi colpi sulla mera forza fisica ma io ero agile e sprecava solo le sue energie mentre cercava di uccidermi.
Iniziò a ridere come un folle appoggiando la spada a terra, si spostò una ciocca di capelli sudata dagli occhi e mi fissò come se il solo vedermi gli provocasse i conati di vomito.
- E così tu saresti Jonathan Morgenstern? Ti immaginavo diverso. Assomigli molto a tua padre, la stessa faccia da schiaffi.
Conosceva mio padre?
- Si ragazzino, conoscevo bene Valentine. Superbo, implacabile, un uomo dalla dubbia moralità che non teneva nemmeno alla sua famiglia.
Wow, se possibile mio padre riscuoteva meno successo di me, ma tutto quello che aveva detto era vero.
- Sai, non mi sembra molto educato sparare sentenze senza prima presentarsi ti pare?
Rise, sembrava il suono delle unghie sulla lavagna.
- Hai ragione moccioso. Il mio nome è William Ravenscar e sono il futuro marito di Clarissa.
Prego? Il rumore delle spade che cozzano l’una sull’altra deve avermi danneggiato seriamente l’udito. Mi era perso di capire che questo tizio fosse il futuro marito di mia moglie.
- Come scusa? Chi saresti tu?
- Penso tu abbia capito benissimo.
- Mi dispiace deluderti amico, ma Clarissa ha già un marito e quello sono io.
Rise ancora più forte, ma che problema aveva?
- Non vedo dove sia il problema moscerino. Ti ucciderò e la cara Clarissa sposerà me.
- Ma quanti anni hai cinquanta? Non puoi sposarti una donna della tua età?
- Ne ho quarantadue se proprio lo vuoi sapere. Perché mai dovrei sposare una donna della mia età se per me non può avere nessuna utilità?
- Utilità?
- Esattamente.
Iniziò a girarmi intorno, forse nella speranza di risultare minaccioso ai miei occhi, ma a me ricordava solamente un vecchio avvoltoio incapace di catturare la preda.
- Devi sapere che tua madre mi ha venduto tua sorella in cambio del mio appoggio.
Oh ma qui rasentiamo la follia! Ma che aveva nel cervello mia madre? Vendere Clary a un vecchiaccio per una manciata di uomini? Ma si era rincoglionita del tutto?
- Clary non vorrà mai sposarti. Lei mi ama e abbiamo un figlio.
- Quello che vuole lei a noi non importa. Una volta che sarai morto e con te pure tuo figlio, provvederemo a farle cancellare la memoria con la magia. Si sveglierà prima di ricordi su di te e quell’abominio che avete generato. A quel punto sarà così facile sposarla.
Rise della mia faccia nauseata.
- Suvvia, non dirmi che non sfrutteresti anche tu le sue capacità! E’ in grado di creare rune nuove. Una volta che la minaccia da te creata sarà debellata, io verrò elogiato e le farò tracciare una runa a tutti gli Shadowhunters del nostro mondo. Dirò che si tratta di un simbolo di forza e alleanza ma in realtà servirà solamente a controllarli tutti.
Questo era più pazzo di mio padre. Far creare una runa del genere a Clary era folle, le avrebbe consumato molta energia rischiando di ucciderla.
- E’ solo per questo che vuoi sposare Clary?
- Ovviamente dovrà generarmi qualche figlio, qualcuno a cui tramandare il mio potere. Devo ammettere che per essere giovane è un bel bocconcino e sono sicura che dopo essere stata con te sarà ben felice di provare un vero uomo.
Questa volta fui io a ridere.
- Se con vero uomo intendi un vecchio che a mala pena riesce a slacciarsi i pantaloni, allora hai ragione. Ma il vostro piano ha un’enorme falla. Io non morirò per mano tua e l’amore che prova per me è più forte di un banale incantesimo della memoria.
Lo attaccai, ogni secondo in più che vedevo il suo sorrisetto mi ispirava violenza. Non gli diedi tregua, lo colpivo ripetutamente senza dargli il tempo di riprendere fiato. Cercava di innervosirmi parlando di Clary ma c’era una cosa che avevo imparato da mia padre. La rabbia portava solo alla disfatta, durante un combattimento era necessario mantenere i nervi saldi e la mente lucida.
Lo colpii con la spada al fianco destro e appena perse l’equilibrio lo colpii dietro le ginocchia facendolo crollare a terra. Allontanai il suo spadone e gli posai il piede sul torace per inchiodarlo a terra. Gli infilai il cuore con la spada uccidendolo.
- Vai all’inferno stupido parassita.
Guardai la situazione e con piacere notai che quasi tutto l’esercito di mia madre era stato sconfitto, ma lei dov’era?

 



 

JOCELYN



Appena la battaglia iniziò il mio primo pensiero fu quello di intrufolarmi in casa. Superare le linee nemiche di mio figlio fu facile, soprattutto se il tuo stregone personale è in grado di fare un incantesimo dell’invisibilità come si vede. Che smacco sorpassare tutti gli alleati che mio figlio aveva piazzato così bene, quasi mi veniva da ridere.
Entrai in casa e rimasi meravigliata. Se la spassava bene quella sgualdrina di mia figlia. Mobili di lusso e quadri di gran valore. Scommetto che aveva persino la servitù, mentre io avevo sprecato la mia vita in uno squallido appartamentino di New York.
Chissà dov’era, guardai tutte le stanze del piano terra e quando non trovai nessuno passai a quelle del piano superiore. Ormai l’incantesimo stava svanendo e stavo tornando visibile, peccato, niente uccisione a sorpresa per mio nipote. Il primo piano aveva varie stanze e per di più era diviso in due parti. Iniziai con calma ad esaminare l’ala destra ma anche questa volta non incontrai nessuno così ritornai sui miei passi.
L’ala sinistra sembrava più sfarzosa, che sciocca, Jonathan doveva avere la stessa tara megalomane del padre, era ovvio che la camera padronale si trovasse qui. In fondo al corridoio c’era una parte enorme e accostando l’orecchio alla porta sentivo distintamente la voce di Clarissa e quella di Simon.
Spalancai la porta, le entrate ad effetto erano sempre state il mio punto forte e vedere l’espressione di mia figlia era impagabile.
- Ciao tesoro, pronta per tornare a casa?





CLARY

 

Ero nervosa, non riuscivo a stare ferma. Sentivo i suoni della battaglia e non riuscivo ad impedirmi di immaginare tutti gli scenari possibili. Sapevo che Jonathan era forte ma temevo per la sua sorte. Simon cercava di calmarmi, di farmi sedere sul letto ma chi sarebbe riuscita a riposare mentre tuo marito rischia la sua vita per difenderti?
Ormai non avevo nemmeno più unghie da mangiare e i capelli sembravano un nido di paglia per tutte le volte che ci avevo passato le mani dentro. L’unico calmo nella stanza era Ian che placido dormiva nella sua culla.
- Clary perché non ti siedi un po’?
- Piantala di dirlo Simon! Non voglio sedermi e nemmeno rilassarmi. Come posso stare calma quando mio marito sta combattendo di sotto?
- Lo so, ma hai appena partorito e tutta questa agitazione non ti fa bene.
Feci per replicare quando la porta si spalancò di colpo e mia madre fece la sua plateale e non richiesta apparizione.
Non l’avevo mai vista vestita con gli abiti da Shadowhunters e aveva uno sguardo folle.
Si guardava intorno e con la spada angelica che teneva in mano faceva cadere tutti i soprammobili.
- E così è qui che vivi?
Simon si parò davanti a me e a Ian.
- O non essere sciocco Simon, pensi davvero che tu potresti in qualche mordo fermarmi?
- Io no, ma il marchio sulla mia fronte sì. Prova solo a colpirmi e ti ritroverai in cenere.
Continuò a gironzolare per la stanza e ogni volta che tentava di avvicinarsi alla culla sia io che Simon la ostacolavamo. Ma perché Jonathan non mi aveva lasciato una spada in camera? Non mi sarei sentita tanto inerme come ora.
- Sai tesoro, mi sono molto arrabbiata quando hai disubbidito ai miei ordini.
- Ti aspettavi sul serio che sarei venuta con te per uccidere mio figlio?
Finalmente si fermò per guardarmi e lessi nel suo sguardo tutto l’odio che provava per me.
- Sì Clary, mi aspettavo totale ubbidienza da te. Sei stata una delusione su molti fronti. Per fortuna ci sono io che rimedio ai tuoi errori.
- Errori? Non è stato un errore innamorarmi di Jonathan e nemmeno dare alla luce Ian.
Fece una smorfia disgustata.
- Lo è stato invece. Guarda cosa ho fatto per te, ho mandato un esercito per riaverti. Vedrai, quando Jonathan e quel … coso saranno morti ti sentirai meglio e riuscirai ad andare avanti per la strada che io ti ho tracciato.
Ma di cosa stava parlando? Ogni passo che faceva nella nostra direzione la portava sempre più vicina a noi. Simon cercò di bloccarla saltandole addosso ma non so come si ritrovò privo di sensi a terra. Non era assolutamente possibile, il marchio di Caino non era scattato e mia madre sorrideva.
- Tutta qui la protezione che Jonathan ha messo per la sua mogliettina?
- Ma come hai fatto?
- Ho anche io uno stregone privato che mi aiuta e guarda caso la sua specialità sono i vampiri. Un piccolo incantesimo e ogni vampiro nel raggio di due chilometri cadrebbe in un sonno profondo.
Scavalcò il corpo di Simon e si avvicinò a me. Guardò nella culla.
- E così questo sarebbe tuo figlio? Niente di che.
- Lascialo stare mamma. Non osare avvicinarti a lui.
- Perché se no che fai?
Afferrai il vaso alle miei spalle e la colpii alla testa, ormai stavo diventando proprio un’esperta nel tramortire la gente.
Mia madre però si rialzò ridendo come una pazza e mi diede un manrovescio facendomi finire per terra.
- Non ho sacrificato gli anni migliori della mia vita per farti giocare alla piccola sgualdrina felice.
- Perché non vuoi che io sia felice?
- Oh tesoro, io voglio che tu sia felice, solo che te lo dirò io come. Jonathan sarà morto a quest’ora e io ho già trovato un brav’uomo che ti vuole sposare. E’ un tantino più vecchio di te ma non importa.
Mi rialzai appoggiandomi al muro.
- Tu sei completamente pazza! Io non sposerà mai un uomo che non conosco. Io amo Jonathan e amo mio figlio!
- Oh ma non ti ricorderei di loro, un bell’incantesimo di memoria et voilà! Vita nuova. Potrai avere anche altri figli non preoccuparti. Questo coso non ti mancherà.
Alzò la spada pronta a calarla su Ian e io mi misi davanti cercando di bloccarla. Le miei mani che provavano a rallentare l’avanzata del colpo fatale che avrebbe ucciso mio figlio. Ma in confronto a lei io ero debole e nonostante ci provassi in tutti i modi riuscì a liberarsi della mia presa. Urtai la culla di Ian che si svegliò piangendo. Lo presi in braccio cercando di calmarlo, non avevo intenzione di lasciarlo, se voleva ucciderlo doveva eliminare anche me.
- Non rendere le cose difficili Clary. Lascia il bambino.
La guardai con odio.
- Io non lascerò mai mio figlio, io non sono come te!
- Un vero peccato, ma te la sei voluta tu.
Vidi la spada calare e chiusi gli occhi per non vedere la fine che sopraggiungeva quando un urlo strozzato mi fece riaprire gli occhi.
Mia madre guardava la spada che fuoriusciva dal suo addome. Per un momento pensai fosse Jonathan ma quando vidi chi impugnava l’arma rimasi scioccata. Jocelyn si voltò e forse per la prima volta rimase senza parole.
- Luke? Come hai potuto?
- Non ti lascerò uccidere mia figlia e mio nipote.
Mio padre estrasse la spada e lei crollò a terra ormai priva di vita, buffo, non provai nemmeno un po’ di pena per lei.
- Clary stai bene?
- Luke?
Alzarsi e gettarmi fra le sua braccia fu un tutt’uno. Mi strinse a sé piangendo, aveva ucciso l’amore della sua vita per me.
- Clary!
Jonathan sbucò dalla porta e quando vide che ero salva tirò un sospiro di sollievo. Sì, ora era tutto finito.


 

ANGOLINO DI MARLOWE

 

Buonasera gente ma soprattutto Buon Natale! Mangiato bene? Ricevuto tanti regali? Non sono scomparsa, aspettavo le agognate ferie per pubblicare il capitolo. Prima di Natale e nel mese di agosto le cose in ufficio diventano assolutamente impossibili! Vai qui, chiama là, stress assoluto! Mi serviva un po’ di calma. Bisogna festeggiare la morte di Jocelyn, chi si aspettava che il colpo fatale sarebbe arrivato da Luke alzi la mano!!! Spero di non aver scritto cavolate assurde, ormai manca solo l'epilogo. Bene, ora vi lascio andare. Ma come regalo possa avere una recensione???? Anche piccolinaaaaaa?
Auguri ancora
Kiss
Mar

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


EPILOGO


 

CLARY


Erano trascorsi tre giorni dalla fine della battaglia. Avevamo trascorso il tempo cercando di rimettere in ordine i danni provocati dall’esercito di mia madre. La casa non aveva subito molti danni, nessuno a parte Jocelyn era riuscito ad entrare, il giardino invece era irriconoscibile. Mancavano intere zolle d’erba, c’erano solchi ovunque e in alcuni punti dal terreno si levavano rivoli di fumo sospetti, qualche demone tossico sicuramente era morto lì.
Sotto mia insistenza avevo pregato Jonathan di riconsegnare i cadaveri degli Shadowhunters nemici a Idris, per dar modo ai famigliari di onorare i caduti in battaglia. Mio marito aveva storto il naso alla mia richiesta, ma che colpa avevano quei poveretti? Non era stata una loro idea quella di attaccarci ma solo di mia madre, loro avevano eseguito gli ordini. Forse il gesto magnanimo di mio fratello avrebbe addolcito il Conclave in qualche maniera, giusto per darci un attimo di tempo per respirare.
Anche per mia madre era stato organizzato un piccolo funerale, non tanto per me e Jonathan, anzi quest’ultimo, se fosse stato per lui, avrebbe gettato il cadavere in pasto a qualche demone e tanti cari saluti. L’avevo fatto per Luke, da quando l’aveva uccisa era entrata nel mutismo più assoluto. Sembrava uno zombie che si trascinava a fatica, non mangiava, non beveva e non dormiva. Passava le giornate camminando da una stanza all’altra, fissava il paesaggio fuori dalla finestra e sospirava. Non aveva versato nemmeno una lacrima per lei ma si vedeva che soffriva moltissimo.
Lo capivo, aveva passato anni ed anni a struggersi d’amore per quella donna, cosa che mia madre non meritava assolutamente visto quant’era egoista. Aveva atteso silenziosamente che lei si accorgesse di lui, era rimasto al suo fianco aiutandoci in tutti questi anni, accontentandosi del ruolo di amico. Poi, finalmente, mia madre aveva deciso di dargli una possibilità, ricambiando il suo amore, per quanto una come lei potesse ricambiare qualcosa, e alla fine era morta per una mera sete di conquista obbligandolo ad ucciderla.
Un uomo meraviglioso come Luke meritava di meglio dalla vita, ero più che sicura che ci fosse qualcuno di meglio per lui, doveva solo cercarla.
L’unico che riusciva a risollevare in qualche maniera mio padre era Ian. Il mio bambino aveva sviluppato una sorta di empatia verso di lui, ogni volta che lo vedeva aggirarsi nel suo campo visivo pretendeva che lo prendesse in braccio e Luke lo faceva volentieri. Era l’unico che riuscisse a strappargli un sorriso e a dirla tutto rendeva l’atmosfera più leggera a tutti. Era un monello fatto e finito, pretendeva la completa attenzione, insomma, era come suo padre.
Dopo la battaglia la casa era diventata molto affollata, gli alleati se ne ero andati ma Alec, Magnus e Simon erano rimasti con noi.
I miei amici avevo dimostrato di essere combattenti eccellenti. Durante la battaglia lo stregone aveva tirato fuori incantesimi che avevano stupito il mio caro maritino. Ora Jonathan ci pensava due volte prima di prenderlo ancora in giro per i suoi completi stravaganti. Simon invece si sentiva in colpa per essersi addormentato, si considerava il vampiro più debole e inutile di sempre. Cercavo di tirarlo su di morale ma era inconsolabile, stranamente aveva legato molto con Sebastian, lui riusciva a distrarlo e si era proposto come allenatore cosa che il mio migliore amico aveva accettato … per poi pentirsi subito dopo. Il super allenamento di Sebastian prevedeva dei ritmi stancanti e massacranti, compresa una corsa iniziale intorno alla casa di venti minuti con tanto di ostacoli (veri e che mordono) pronti ad ucciderlo.
Alec non poteva assolutamente tornare a casa sua. Aveva tradito la sua famiglia alleandosi con noi. Non potevamo rischiare di perderlo, era molto forte e soprattutto, se gli fosse successo qualcosa, Magnus avrebbe dato di matto e non era consigliabile vederlo arrabbiato, mai!
Ian si era affezionato a tutti, era un bambino molto tranquillo, piangeva raramente e solo con suo padre. Jonathan rimaneva dell’idea che lo detestasse ma si vedeva che al bambino piaceva metterlo in crisi. Gli sbavava sempre sulla camicia pulita, gli tirava i capelli oppure appena il padre si girava iniziava a piangere isterico, lo faceva solo con lui.
Mio marito mi guardava disperato e io ridevo come una pazza, era giusto che imparasse a cavarsela da solo.
Nonostante le piccole parentesi divertenti eravamo tutti in ansia. Ci aspettavamo in qualsiasi momento un secondo esercito pronto a marciarci contro. Da Idris non arrivava nessuna notizia, né dal Conclave, né dalle spie di Jonathan.
Non sapere cosa succedeva era oltremodo snervante. Avevo scoperto dai piani di mia madre che aveva progettato un matrimonio combinato per me. Se Luke non l’avesse uccisa si sarebbe sbarazzata del mio bambino e mi avrebbe fatto sposare con un vecchiaccio che aveva un delirio di onnipotenza quasi uguale al suo. Pensava che con un incantesimo di memoria sarebbe stato possibile manipolarmi, volevano governare su Idris ed io ero la chiave del loro successo, per fortuna entrambi erano morti e quando avevo visto il cadavere del mio “futuro marito” ero rimasta disgustata dal modello d’uomo che mia madre aveva scelto per me, per fortuna avevo un gusto migliore.


 

Un altro giorno era passato e Jonathan sembrava una bestia in gabbia. Eravamo tutti riuniti nel suo studio. Mio marito voleva andare ad Idris.
Era sordo alle nostre proteste, diceva che l’attesa lo stava logorando, preferiva combattere un esercito di demoni piuttosto che attendere ancora una loro mossa.
Per fortuna non dovette aspettare ancora molto. Un messaggio di fuoco ci avvisò che il Conclave voleva parlare con noi in un luogo neutro, niente Idris e nemmeno la nostra casa. Ovviamente accettammo.





Il luogo dell’incontro con mia sorpresa era l’Istituto di New York. Come potevano definirlo neutro? Insomma, era una scuola sotto lo stretto controllo del Conclave dove venivano addestrati giovani Shadowhunters. Ormai non potevamo più rifiutare.
Ci presentammo tutti lì a mezzogiorno in punto. Le porte si spalancarono per noi e venimmo accolti dal miagolio annoiato di Church.
- L’ho sempre detestato questo gatto.
- Jonathan guarda che ti sente!
Sbuffò.
- Cosa vuoi che mi faccia scusa?
- Lascia stare e seguiamolo.
E dove ci portò secondo voi? Ma nell’ufficio di Maryse Lightwood. Fu Alec a spalancare la porta e senza mostrare nervosismo fu anche il primo ad entrare, dopotutto questa era casa sua.
Maryse Lightwood era in piedi vicino alla sua scrivania e al suo posto seduta c’era Jia Penhallow.
Non sembravano ostili ma solo tanto stanche.
- Benvenuti - ci disse Jia, era stranamente cordiale.
Jonathan si posizionò in mezzo alla stanza e mi fece mettere al suo fianco mentre gli altri erano dietro di noi.
- Suvvia non c’è bisogno di mettersi in formazione di combattimento, vogliamo solo parlare.
- Potevate farlo prima di mandare un esercito ad uccidere la mia famiglia.
Maryse sospirò e cercò lo sguardo del figlio prima di parlare, Alec si voltò per non incrociare i suoi occhi.
- Non era mia intenzione mandarvi un esercito. Ho cercato di far calmare Jocelyn, di farla ragionare. Non è servito, era come se fosse entrata in un mondo tutto suo.
- Era pazza. Ha cercato di uccidere i suoi figli e suo nipote. Ora passi il voler eliminare me. Mi ha detestato dal momento in cui sono venuto al mondo. Ma Clary che colpe aveva? E mio figlio?
- Jonathan - Jia prese la parola - ti posso assicurare che Idris non vuole più avervi come nemici. Sia io che Maryse abbiamo cercato di far ragionare il Conclave. Abbiamo tentato di arginare i movimenti di Jocelyn, ma non abbiamo avuto nessun consenso da parte loro.
Si fermò un istante fissandoci.
- Però, dopo la nostra assoluta disfatta e vedendo i corpi dei nostri Shadowhunters tornare per i rituali funebri - fissai Jonathan con sguardo soddisfatto e lui sbuffò - siamo riusciti ad arginare i vari complotti contro di voi.
Maryse prese la parola.
- Voi siete i figli di Valentine ma ora come ora non avete fatto niente contro Idris. Siete rimasti nella vostra casa e non avete dato fastidio a nessuno. Anzi siamo stati noi a causare tutto questo. Sappiamo che avete varie spie fra le nostre cerchie ma nonostante ciò niente è stato fatto per nuocerci.
Sono sicura che nella mente di Jonathan la frase “per ora” risuonasse insistentemente. Non avevo idea di che piani avesse mio marito ma non me ne preoccupavo troppo.
- Per ciò - Jia fece una pausa ad effetto - abbiamo pensato di far entrare Jonathan, o chi per lui, come membro effettivo del Conclave.
Cosa? Avevo sentito davvero ciò che pensavo di aver sentito? Guardai i miei amici e dalle loro facce stupite dedussi di sì. Volevano che mio marito entrasse a far parte dell’organo amministrativo più importante di Idris?
- Scusate, voi davvero volete farmi entrare nel Conclave?
La porta si spalancò di colpo e una trafelata Isabelle entrò nella stanza.
- Voi non potete dire sul serio! E’ un assassino!
Erano mesi che non la vedevo e non era cambiata per niente. Solita corporatura magra, splendidi capelli neri, cipiglio da regina con tanto di sguardo arrogante.
- Isabelle, non sei stata invitata a questa riunione!
- Ma mamma! Non potete dire sul serio, ha ucciso Max!
- Isabelle esci subito da questa stanza!
- Mi rifiuto, non posso sopportare che questo assassino faccia parte del Conclave. E tu Alec, mi vergogno del fatto che tu sia mio fratello, come puoi stare dalla sua parte? Ti sei dimenticato che a causa sua Max non c’è più? Volti le spalle alla memoria di Jace!
- Ora sta zitta Isabelle!
Non avevo mai sentito urlare Alec, imprecare diverse volte sì, ma alzare la voce con un suo famigliare mai.
- So benissimo chi è e cosa ha fatto. Ma che colpa ne hanno Clary e Ian? Jace non avrebbe voluto la loro morte. E mi da profondamente fastidio che usi i nostri fratelli come argomentazione. E’ stato Valentine ad uccidere Jace, non Jonathan, per quanto i due non si amassero.
Fece un momento di pausa, Magnus gli strinse una mano per incoraggiarlo a parlare.
- Per quanto riguarda Max, è vero, l’ha ucciso lui, è una verità che non si può negare. Tutt’ora cerco di superare la cosa, ci vorrà del tempo e forse non riuscirò a perdonarlo del tutto. Ma quello che lui dice è vero. Il Conclave è bigotto, con idee retrograde e sorpassate da tempo. Hanno organizzato un esercito per uccidere un bambino innocente. Tu pensi che questa sia giustizia?
Isabelle fece un verso sprezzante.
- Bambino? Quello è un piccolo mostro. Era meglio ucciderlo subito per evitare problemi in futuro.
La voglia di prenderla a sberle era forte, come osava dire queste cose su mio figlio? Un angioletto di bambino che non aveva fatto del male a nessuno (escluso i voli di suo padre contro i muri).
Ero pronta a prenderla per i capelli e sbatterle la faccia contro il pavimento quando Simon, o per meglio dire la proiezione del mio amico ( essendo un vampiro non poteva entrare nell’Istituto) prese parola.
- Isabelle, credo tu debba tacere ora.
- Simon anche tu? Cosa ha di così speciale Clary che siete tutti dalla sua parte? Cosa vi ha promesso quella là?
- Non ci ha promesso niente. Semplicemente è mia amica. Un tempo sono stato innamorato di lei - Jonathan lo guardò malissimo, non lo sapeva? - ma ora provo solo un affetto fraterno. Ian ha per metà sangue angelico e per metà demoniaco, non è un mostro. Altrimenti ogni persona presente in questa stanza dovrebbe essere considerato come tale.
- Mi stai paragonando a loro?
- Non oserei mai offendere un bambino in questa maniera.
Trattenni a stento una risata, aveva offeso Isabelle nell’orgoglio.
Maryse si schiarì la gola cercando di riportare la conversazione su binari più pacifici, nel limite del possibile.
- Isabelle penso tu abbia espresso il tuo parere, ora per favore stai zitta. Allora Jonathan, accetti la nostra proposta?
Mi voltai verso mio marito, aveva lo sguardo serio e ci fissava, gli feci un cenno con la testa, per fargli capire che qualsiasi cosa avesse scelto sarei stata comunque dalla sua parte.
- Accetto ad una condizione.
- Sentiamo.
- Magnus e Luke rimangono i rappresentanti degli stregoni e dei lupi mannari.
- Va bene.
- Simon sarà quello dei vampiri invece.
- COSA??
- Zitto vampiro, farai come ho deciso.
- Ma…
- Va bene.
- Ma io non voglio!
Niente, lo stavano ignorando tutti.
Jia porse la mano a Jonathan e lui la strinse.
- Benvenuto nel Conclave Jonathan Morgenstern.

 



 

JONATHAN


 


Ero stanco morto. Chi l’aveva immaginato che avere a che fare con il Conclave fosse così snervante. Erano un ammasso di vecchi imbecilli retrogradi e con la puzza sotto il naso. Ogni volta che mi vedevano iniziavano a spettegolare fra di loro come delle stramaledette zabette. A saperlo non avrei mai accettato di entrare nell’organizzazione e avrei raso al suolo l’edificio con tutte quelle persone false e bugiarde dentro.
Evidentemente non avevano preso bene la mia entrata in scena nei giochi di potere, c’erano alcuni che volevano sicuramente uccidermi da come mi guardavano. Passavo le giornate a litigare contro vecchi principi inutili, cercavo di portare un po’ di modernità nel sistema. Tutto quello che proponevo era soggetto di discussione solamente perché ero il figlio di Valentine.
Se quei vecchi pensavano di potermi dire cosa fare e come avevano sbagliato di grosso. Avevano avuto da ridire anche sulla mia scelta dei rappresentanti delle altre razze, erano troppo favorevoli alla mia causa, secondo le loro eccelse menti, ma va? Secondo voi perché li avevo scelti? Meglio tirare l’acqua al mio mulino dato che da parte loro non avevo nessun aiuto.
L’unico sollievo era quando rientravo a casa. Dopo una giornata logorante non c’era niente di meglio che tornare dalla propria famiglia.
Luke viveva con noi, Clary non se la sentiva di lasciarlo solo e in effetti, dalla faccia sbattuta che aveva non potevo darle torto.
Si stava riprendendo molto lentamente, il suo branco cercava di dargli supporto ma stava risalendo il baratro del dolore un passo alla volta.
Anche Simon era rimasto da noi, sua madre l’aveva sbattuto fuori di casa a causa della sua natura di vampiro e ovviamente mia moglie non poteva lasciare il suo migliore amico in mezzo a una strada. Sebastian poi l’aveva preso sotto la sua ala e gli stava insegnando le basi del combattimento. Non sapevo come facesse ad allenarlo con le armi, il marchio non si attivava quando ci provava?
Alec e Magnus invece ritornavano a New York alla fine di ogni giornata. Il giovane Lightwood non aveva ancora ripreso i contatti con la sua famiglia. Maryse cercava in ogni modo di comunicare con lui, ma Alec rimanesse sempre sulle sue. La sorella non parlava con nessuno, era ancora convinta di avere ragione e noi evitavamo di parlarle, l’unico con cui cercava di relazionarsi era il vampiro, ma Simon le aveva detto chiaramente che non avrebbe accettato una ragazza che non apprezzava la sua famiglia, perché sì, ormai eravamo tutti una grande famiglia.
Magnus stava organizzando il suo matrimonio con Alec. Ero riuscito, con grande fatica ed emicranie non indifferenti, a riconoscere lo stesso valore agli Shadowhunters gay. Davvero non capisco che problemi avessero contro di loro, combattevamo alla stessa maniera, non cambiava niente se amavano persone del loro stesso sesso.
Sebastian, il mio migliore amico, era il mio braccio destro e ormai si era autoproclamato mio bodyguard personale, non si fidava nel lasciarmi da solo con i membri più anziani e mi seguiva ovunque. Ultimamente però aveva conosciuto una ragazza e usciva spesso con lei lasciando la casa vuota. Non sapevo chi era, non voleva presentarcela ancora, sapevo solo che era bionda con occhi verdi e che a quanto pare aveva una pazienza infinita per sopportarlo per tutte quelle ore di seguito.
Mi stava già molto simpatica perché togliendomi di torno il mio amico la sera avevo più tempo per Clary, senza che nessuno ci interrompesse come era solito fare.
Ian cresceva a vista d’occhio. Il mio ometto era splendido e con quegli occhi di diverso colore faceva strage di cuori fra tutto il personale femminile della casa, le soddisfazioni di un padre! Aveva iniziato a manifestare qualche potere, telecinesi per ora e speravo si limitasse a questo, non vorrei che iniziasse a sputare fuoco o cose del genere.
Si divertiva a farmi i dispetti e non riuscivo a fargli perdere quel vizio. Ogni volta che cercavo di fargli il bagnetto o di cambiarlo mi ritrovavo completamente zuppo dalla testa ai piedi mentre lui rimaneva asciutto. Aveva smesso di piangere in mia presenza cosa che apprezzai tantissimo. Si lasciava prendere in braccio, coccolare, amava sbavare sulle mie maglie e non su quelle di sua madre, evidentemente apprezzava il mio stile!
Spesso passava il tempo con suo nonno, era l’unico che gli strappasse una risata ogni tanto. Persino Maryse Lightwood volle vederlo e rimase conquistata dal mio campione, come darle torto, i Morgenstern sono tipi affascinanti.
Con Clary le cose andavano più che bene. Non posso dire che i litigi mancassero, anzi erano all’ordine del giorno, avevamo entrambi dei caratteri forti. Spesso discutevamo per sciocchezze ( come chi aveva mangiato i biscotti dell’atro ) ma era bellissimo fare pace.
Dopo il parto per i primi tempi mi ero tenuto abbastanza calmo. Insomma, non potevo pretendere di fare sesso e lei mi avrebbe picchiato a sangue alla sola richiesta. Ero tornato a fare le fantomatiche docce fredde e a letto tenevo ferme le mani. Lei non diceva niente, non sembrava più la pazza che mi rapiva per rinchiudermi nello sgabuzzino, lo ammetto un po’ mi mancava.
Aspettai più di un mese per poter sfiorare ancora quella pelle di seta. Un giorno ero rientrato prima dal Conclave e la cercavo per la casa. Non trovandola mi diressi nella nostra camera e notai la porta del bagno socchiusa.
L’aprii e la trovai immersa nella vasca coperta di schiuma, una visione. Rise della mia faccia, evidentemente sembravo un pazzo e mi fece il gesto di unirmi a lei. Da lì a fare l’amore con lei il passo fu molto breve.


 


Era già passato un anno dalla fine della battaglia e le cose procedevano piuttosto bene. Avevo conosciuto la fidanzata di Sebastian, si chiamava Eve e stranamente il mio amico aveva intenzioni serie con lei.
Luke stava ritornando a vivere, usciva, scherzava e spesso rimaneva con il suo branco per alcuni giorni.
Simon e Isabelle avevano iniziato a uscire insieme, io ancora non mi fidavo totalmente di lei, ma sembrava essersi data una calmata.
Magnus e Alec si erano sposati ed erano partiti per la luna di miele, avevano in mente di viaggiare molto e di conoscere nuovi posti esotici.
Il Conclave ormai eseguiva i miei ordini alla lettera, niente più lamentele su di me, avevo dimostrato le miei capacità di leader e avevo ottenuto il loro rispetto.
Per quanto riguardo me e Clary, stavo mettendo in atto il mio piano “mettiamo incinta mia moglie per la seconda volta” cosa di cui lei non era a conoscenza. Ogni giorno ringraziavo la mia idea di creare quell’illusione nella foresta, senza quella non avrei ottenuto l’amore e la mia splendida famiglia.
Chissà cosa avrà in serbo per noi il futuro.

 



 

ANGOLINO DI MARLOWE


Fine!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! E’ finita evviva! Non vedevo l’ora. Ho aspettato l’ultimo giorno di vacanza per postare l’ultimo capito. Era iniziata tanto bene questa storia e poi credo di essermi persa per strada. Dopotutto, l’anno non è finito nei migliori dei modi per me e da come sta iniziando ci vorrà del tempo prima di ritornare un po’ sereni. Come vedete ho lasciato un finale abbastanza aperto. Quello che succederà dopo dipende tutto dalla vostra fantasia. Almeno non sono previste altre guerre nel prossimo futuro … a quanto pare solo bambini, magari Sebastian mette incinta Eve ( primo nome che mi è capitato sotto tiro siate clementi).
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite, seguite e ricordate. Le anime pie che mi hanno risollevato il morale con le loro recensioni. Ora mi prenderò un luuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuungo periodo di pausa e poi vedrò se ritornare a scrivere.
Un mega bacione a tutti!
Mar

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