Scritta per la sfida "Tra queste note" del gruppo facebook "Sfide a colpi di storie"
PREMESSA
Songfic ispirata a "Yer Fall"
degli Hey
Rosetta! sul mio grande amore
disperato, Patrick. Ne consiglio vivamente l'ascolto, ma non lasciatevi
ingannare dalla melodia apparentemente allegra: la canzone è
tutt'altro!
Buona lettura :)
In the wet grass out back
We spread the sheet
And with one last easy laugh
The night released
We breathed the dark, the
shaking stars
The distant, constant cars
Breathed the sweet
Air between us
What was it like?
To be young, strong, stupid
and drunk
Soft in the jagged night
My open, rosy throat
Dekeing secret knives
Now we close these petals
To the oncoming ice
And I'm not coming out, I'm
not coming out, I'm not coming out, I'm not coming out.
My love, my love is dead I
buried it
In the falling leaves, looking
awful green, in the whipping wind
My love, my love is dead I
buried it
And it's better hid, all the
shit we sling into the whipping wind
My love, my love is dead I
buried it
Just an honest kid, I always
did everything they said
My love, my love is dead I
buried it
What a senseless thing! this
heart in shreds in the whipping wind!
Yer Fall ~
Hey
Rosetta!
Nonostante l'arrivo dell'autunno, l'erba sulla collinetta del campo da
golf, quella della diciottesima buca, è detestabilmente
verde.
Supponi che, dopotutto, debba essere così, in un campo da
golf: prato verde e perfetto tutto l'anno. Quello che proprio non
tolleri è il verde arrogante, inappropriato, delle foglie
ancora aggrappate ai loro alberi, mentre il vento spazza via le loro
sorelle, già cadute.
Tu sei una di quelle. Una foglia secca che non ha ancora toccato terra,
trascinata in una caduta senza fine da un vento ben più
crudele di quello che adesso ti sta graffiando forte la pelle del viso
e delle mani. Vortichi nel vuoto, scendendo sempre più in
basso, convinto di volta in volta di aver toccato il fondo, spinto
dalla voce di Brad.
Frocio.
Ti accasci sul prato umido e freddo, lo stomaco pieno di tutto quel
vino che ti sei scolato senza quasi accorgertene, così acido
che ti brucia ancora in gola, il respiro pesante che sa del fumo
dell'ultima sigaretta, la testa splendidamente leggera. Leggera e,
grazie a Dio, vuota.
Senza la bocca di Brad che attacca la tua e la divora, nel
più bello dei baci.
Senza la bocca di Brad che si contrae per il dolore ogni volta che il
cuoio della cintura del padre si abbatte sulla sua schiena nuda.
Senza la bocca di Brad che ti sputa addosso quella parola.
Frocio.
Gira tutto. Fai fatica a seguire il flusso dei tuoi stessi pensieri,
fai fatica a dare un nome, un ordine, un cazzo di senso a tutto quel
gran casino che hai dentro. L'unica certezza è di essere
sbronzo marcio.
La sorte, quando ci si mette, sa essere di un'ironia spietata. Pochi
mesi prima, Brad aveva bisogno di essere ubriaco o fatto, per fare
l'amore con te. Pochi mesi dopo, e sei tu ad aver bisogno di essere
ubriaco o fatto, per riuscire a increspare le labbra in un sorriso
malato, inespressivo e impersonale, per ripetere a chiunque –
e, soprattutto, a te stesso- la formuletta ormai imparata a memoria:
“Sto davvero bene. Come se fossi libero, o qualcosa del
genere. Come se non fossi più costretto a fingere,
adesso.” Stronzate.
Non fai altro che fingere.
Fingi che il vostro amore sia morto e sepolto, che sia stato solo una
patetica cottarella adolescenziale.
Fingi di non esserti reso conto del disprezzo, dell’odio, che
Brad covava per quello che eravate, di come lo ritenesse sbagliato.
Gay e omofobo: bel paradosso, sì. Ma tu l’hai
amato comunque, caparbio, sperando che prima o dopo l’avresti
convinto che non c’era niente di sbagliato nel rotolarsi
insieme su questo stesso prato, nel respirare abbracciati la notte e le
stelle sopra di voi. E invece lui sperava che toccare un bel paio di
tette potesse piacergli quanto toccare te.
Fingi di non averlo visto quella sera, al parco, con un altro. Ci pensi
e ti senti morire.
La gola si fa improvvisamente secca, la bocca piena di sabbia. E una
cosa gonfia preme contro il palato, asciutta, soffocante. Impieghi
secondi che sembrano anni per collegare, intontito come sei. Ah
sì. È la lingua. La solita, pensi.
Gli occhi, ormai costantemente rossi e gonfi per l’alcol,
l’erba e il pianto, ti si riempiono di lacrime. Non hai
neanche più la voglia di provare a trattenerle, lasci che ti
righino le guance, che ti appiccichino i capelli alla pelle. Ci
penserà il vento ad asciugarle, lasciando delle tracce
salate sul tuo viso.
Sei sempre stato bravo a fingere, a recitare una parte. Alla Mill Grove
High School parlano ancora della tua interpretazione insuperabile di
Frank-n-Furter nel Rocky
Horror. Alla Mill Grove parlano
ancora di cosa è successo a mensa quel giorno di maggio, di
come un destro abbia centrato la mascella perfetta del più
popolare quarterback della squadra di football. Del motivo per cui quel
pugno sia partito.
Frocio.
E poi capisci, in un barlume di lucidità ti rendi conto,
riesci a costatare l’ovvio.
Non sei più Patrick, adesso sei davvero Niente.
Lasci che il vento ti porti
via, come una foglia in autunno.
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