Inhuman Love?

di gabri90rules
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Villa delle stragi ***
Capitolo 2: *** Preludio al mistero ***
Capitolo 3: *** Il misterioso proprietario di Ville Mireille ***
Capitolo 4: *** Lo sguardo nello specchio ***
Capitolo 5: *** Un mazzo di rose e il sorriso da Stregatto ***
Capitolo 6: *** Un bacio prima della carneficina ***
Capitolo 7: *** Confidenze ***
Capitolo 8: *** Nicholas Nightmare ***
Capitolo 9: *** La nemesi e il vero volto di Samuel Xavier Roses... ***
Capitolo 10: *** il dolore di un legame spezzato ***
Capitolo 11: *** Luna ***
Capitolo 12: *** La verità del vampiro e l'inizio della caccia ***
Capitolo 13: *** intrecci e verità ***
Capitolo 14: *** La Reincarnazione di Luna ***
Capitolo 15: *** Amore sincero ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni di visioni dimenticate ***
Capitolo 17: *** Pioggia di sangue ***
Capitolo 18: *** Nicholas Nightmare vs Samuel Xavier Roses: la genesi ***
Capitolo 19: *** Nicholas Nightmare versus Samuel Xavier Roses: La fine? ***
Capitolo 20: *** La fine del sonno della ragione e la genesi di un nuovo pericolo ***



Capitolo 1
*** La Villa delle stragi ***


Nella città di Alba Cara d’Avezzo, vicino a Como, la vita scorre come normale in tutt’Italia. Ogni mattina alle 7 e 30 i ragazzi sono in giro per le strade a gruppi di 7 o 8 per entrare a scuola. Oltre a questi gruppetti vi sono anche altri che solitari e in stato di semi – incoscienza, dovuta al sonno, hanno gli auricolari alle orecchie e ascoltano la musica che fa piacere a loro, dimenticandosi per un po’ della realtà che ci circonda. Tra questi gruppetti c’è Annalisa Aurora, 16 anni, studente di un liceo per geometri Da Vinci. Perché ci soffermiamo in particolare su questa ragazza e non su un’altra persona? Il motivo è semplice, questa ragazza vivrà in seguito un’esperienza unica nel suo genere. E non posso dirvi oltre. Annalisa è una ragazza solare, a volte infantile ma non per questo stupida. A differenza di molte altre ragazze della sua età non ha il ragazzo e non smania per averne uno. Se qualcuno la beffa per questi motivi, lei passa oltre e non da troppo peso alla questione; frequenta la classe terza sezione F e lei è brava nelle materie di disegno, buona nelle materie letterarie, molto altalenante in quelle scientifiche. In data di venerdì otto dicembre lei, come ogni mattina, entra in classe e si siede al proprio banco, il primo contro il muro nella quarta fila. La compagna Lucilla Alderani sposta la sedia e la fa accomodare. - Ehi Anna! Ciao come va? – chiede come ogni mattina Lucilla. - Ciao Lucy! Tutto bene – risponde come sempre Annalisa. E da lì la giornata è un continuo prendere appunti e chiacchierare tra di loro. Unico momento di distacco da quella monotonia è appunto il sacrosanto intervallo dove tutti gli studenti abbandonano le aule per spargersi su tutto il territorio della scuola per chiacchierare, giocare e stare assieme e gustarsi appieno un momento di relax prima dell’agonizzante urlo della campanella di inizio della quarta ora. Annalisa spesso alla pausa si sposta dall’amico d’infanzia Andrea Nano, il cui insolito cognome è contrastante con il metro e 90 d’altezza. Tra Andrea e Annalisa c’è una profonda amicizia fin dalla seconda media, quando per la prima volta si sono incontrati dopo che lei si prese una storta al piede camminando sulle scale e cadendo contro di lui e ruzzolando entrambi per la tromba. Annalisa, a differenza di Andrea, è alta 15 centimetri meno e ha i capelli castano scuro, due occhi verde malachite, un nasino con la punta leggermente rivolta verso l’alto e due labbra sottili sempre distese in un sorriso radioso. Andrea invece ha i capelli di un castano molto chiaro, gli occhi celesti con un fisico tipico da giocatore di basket. - Ehi Andre – lo chiama lei sporgendo la testa dal vano della porta della 3° D. La 3° D è la classe meno numerosa e lì dentro Annalisa la conoscevano tutti, e nutrivano, come ogni buon pettegolo usa fare, il dubbio che i due stessero segretamente insieme. Andre ci mette due minuti prima di capire che lo stanno chiamando e tra le prese in giro di tutti esce tirando una pacca sulla spalla all’amica dimenticando che lei è una ragazza e quindi più fragile. - Dannato! Faccio tutto lo sbattimento di venire a chiamarti e mi ringrazi con una botta del genere? Sono delicata io! E poi hai risposto dopo mezzora, ti sembra giusto far aspettare una ragazza? – dice pizzicandogli l’avambraccio. - A- Ahia! Maledetta! Sarai anche una ragazza ma in questi casi sei peggio di un maschiaccio! Porca miseria! – reclama Andrea. - Basta! Non rompere! Piuttosto… sabato sera allora andiamo tutti alla piazza Mireille, ci sei? – viene al punto lei. - Certo – risponde lui. Piazza Mireille è un luogo molto ambiguo dove di notte poche persone tendono a passarci e per lo più non ci restano più di tre secondi, oppure sono drogati e malviventi. In quella piazza vi è una costruzione: Ville Mireille; una casa decadente con degli interni molto lussuosi, molto kitsch, appartenente forse a un uomo con un gusto estetico da dandy. Il fatto che è a pezzi deriva forse dal fatto che la casa venne abbandonata dopo un periodo molto funesto in cui si ripetevano delitti per mesi e mesi. Da allora nessuno rimane di fronte alla villa per più del tempo per passare oltre. Annalisa, Andrea e un gruppo di loro amici hanno deciso una sera di stare in piazza e quella sera i due amici si trovarono sotto la casa di lui per poi prendere l’autobus e congiungersi al luogo di incontro di tutto il gruppo. Il gruppo è costituito da circa una quindicina di persone, tra rapper, metallozzi e truzzi. Uno di loro si avvicina ad Andrea, lo saluta e gli porge una sigaretta fatta a mano. - Ehi Lewis come va? – esclama Andrea fumando la sigaretta offerta. - Tutto bene Andre, siete pronti? – chiede Lewis estraendo dalla tasca interna della tuta larga da rapper un narghilè. - Ma non avrai intenzione di fumare la cannabis? – si intromette Annalisa, preoccupata dall’idea malsana del ragazzo. Tutto il gruppo si volta verso lei. - Ehi, Anna di che ti preoccupi? E’ roba buona! Non dirmi che tu sei una salutista che non vuole provare gli sballi di queste foglie? – e Annalisa si offese mentre Andrea la squadra e mettendo una mano avanti rifiuta. - Non mi va di stare male… - dice Andrea. Lewis ritorna nel gruppo, offeso pure lui. Annalisa si avvicina all’amico. - Non c’era bisogno di metterti dalla mia parte… Ora ti inimichi tutto il gruppo – dice lei. - E chissene importa? Ognuno la pensa come vuole e in fondo mi dà fastidio che Lewis parli male di te -. La lite finì lì e Andrea e Annalisa ritornano nel gruppo, parlando di canzoni e ascoltando i discorsi dei metallari sulle chitarre, i rap dei seguaci del gangsta e i più disparati argomenti degli altri. Appena scocca la mezzanotte, dopo il bivacco sulla piazza, una certa Eleonora, una ragazza vestita da emo con le occhiaie e il buon umore di chi si è appena finito di fumare una canna, propone di entrare nella villa. Un ragazzo molto grosso, certo Edward Mahatma, mezzo indiano, con un piede di porco sbucato da chissà dove forza la serratura e tutto il gruppo, inclusi Andrea e Annalisa, si incammina dentro il giardino abbandonato di Ville Mireille. Lewis e Riccardo sono in testa al gruppo e arrivati alla porta d’entrata la aprono. Andrea e Annalisa seguono silenziosi e timorosi il gruppo, passeggiando per la hall e guardandosi in giro. La hall di quella villa è uno stretto corridoio con muri bianchi tappezzati da quadri con autoritratti di uomini e donne dall’aspetto austero e importante. Tra un quadro e l’altro sedie di legno intagliato con imbottiture di color lillà o rosso tenue. Le tende bianche sfilacciate si muovono col vento leggero di quella notte. - Che bel posto – commenta Annalisa. - E’ vero – risponde Federica, un’amica alle sue spalle. - Abbandonato e pure tetro… Mi piace – esclama Andrea. Alla fine del corridoio una porta in noce che dà a un grande salone di quelli delle ville francesi settecentesche, con un pavimento di marmo bianco, mobili pregiatissimi, tavolini di cristallo, in parte a terra rotti, in parte disposti con una collocazione precisa. Eleonora si siede su uno dei tavolini di cristallo e con una canna in mano urla. - Yuuhu! Guarda quante bella robaccia! Facciamo un po’ di casino? -. Molta gente alza le braccia per approvare l’idea e i ragazzi si sparpagliano per il salone a fumare, spaccare le cose, o trasportare i mobili fuori dalla villa per ricavarci qualche soldo. Annalisa, nel gruppo, per un attimo sente girare la testa e decide di allontanarsi dal gruppo e tornare nel corridoio. Andrea la segue preoccupato. - Ehi, Anna, come stai? Ti senti bene? – chiede lui. - No… Mi gira la testa… ti prego andiamocene – le risponde lei. Tra i due cala il silenzio e in quel momento un grido acuto fende l’aria e da lì rumori di vetri rotti e un casino allucinante. - Ma quella voce non era, Elenora? – chiede Annalisa – Io vado a vedere cosa succede! – continua tornando sui suoi passi. - Ehi – esclama Andrea – dove vai? Diavolo non dovevi stare male? -.

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Capitolo 2
*** Preludio al mistero ***


Annalisa corre per tornare a vedere cosa succede e in quel momento vide qualcosa. Un ragazzo dai capelli neri, uno sguardo di ghiaccio e la bocca sporca di sangue. Annalisa fissò quegli occhi e ne rimase impietrita, con il sangue raggelato nell’apparato cardiovascolare. Il ragazzo lascia il corpo che sosteneva con una mano sulla schiena, questo cade con un tonfo sordo. Quel misterioso personaggi si incammina verso la ragazza e mentre lui cammina Annalisa sviene. Annalisa si risveglia nel suo letto, sudata e vestita del suo pigiama. Nella testa riecheggia una visione che molto probabilmente si tratta di un incubo, eppure le è difficile levarsela. Esce dalla sua camera e va verso la cucina per fare colazione. Ad attenderla sua madre che prepara la colazione. - Ciao Anna, vestiti che sei sudata, prendi un malanno altrimenti! – le dice la madre. - Ok mamma… - dice lei, pensando che ci sia qualcosa che non va. - Come mai sei così sudata? Hai fatto un brutto sogno? – chiede la madre, sporgendo la testa dal vano della porta. - N - non so mamma… Non mi ricordo… Senti ma ieri sera a che ora sono tornata? – domanda Annalisa. - All’una eri nel tuo letto… Grazie che sei tornata presto… - risponde la mamma. Annalisa va a cambiarsi in camera sua e per un attimo i suoi occhi vanno sullo specchio dell’anta dell’armadio. Per un decimo di secondo l’immagine riflessa dallo specchio non è la sua ma quella di un ragazzo alto, coi capelli neri e gli occhi chiarissimi, vestito con una camicia nera e dei pantaloni di lino scuri e al collo un ciondolo a forma di rosa in rubino. - Ieri sera che cosa ho fatto? – dice Annalisa. La ragazza, una volta vestita va nuovamente in cucina e prende una brioche alla crema. Per un attimo gli torna in mente Andrea. Lui sapeva cosa è successo quella notte. Quel vuoto di memoria che la preoccupava sarebbe stato risolto. Dopo il pranzo Annalisa si sdraia sul divano del salotto e col cellulare in mano prova a chiamare Andrea. Suona per un po’ di tempo poi la voce di Andrea risponde all’altro capo. - Pronto? – risponde Andrea con voce roca. - Ciao Andre, come stai? -. - Bene, ho solo un po’ di mal di testa e un po’ di febbre, ma a parte questo mi pare tutto ok… che c’è Anna? -. - Andre senti ma… Ieri sera cosa abbiamo fatto? Mi sono svegliata stamattina con un incubo e non mi ricordo niente di ieri sera… -. - Io ho la febbre da due giorni Anna, ieri sera non sono per niente uscito e lo sai. Ma sei sicura di non essere tu a sentirti poco bene? – commenta Andrea. - Non so… Comunque niente… quanto hai di febbre? tornerai domani o martedì a scuola? – cambia discorso lei. - Di febbre per ora ho 37 e 7, penso che torno martedì… grazie della chiamata ora vado a leggere un po’… Devo finire quel libro sulle sette sataniche… ciao -. - Ciao Andre scusa il disturbo ci vediamo martedì – e chiude la chiamata. Annalisa rimane perplessa, ricorda distintamente ieri sera di essere scesa di casa ed essere andata a casa di lui il giorno prima. Nel pomeriggio lei esce di casa, sola, per farsi un giro a piedi e prendendo l’autobus numero 7 va in direzione della Ville Mireille che, come sempre, è vuota. Si guarda in giro e per un attimo gli torna in testa il misterioso sguardo gelido e un riflesso indistinto. Inciampa e cade. - Ma che maldestra che sono! – e si rialza andando verso il cancello. Sfiora il freddo metallo e si accorge che la cancellata è stata forzata e constatato questo entra. Si guarda in giro. Il giardino non è molto grande ed è trascurato. Belle statue in marmo bianco sono coperte di Edera, alcune fontane hanno ancora dell’acqua ma su essa galleggiano le foglie degli aceri e il lastricato è invaso da erbacce tra una pietra e l’altra. - Questo giardino una volta doveva essere incantevole – giudica Annalisa continuando a camminare di fronte alla porta, chiusa. Gira il pomello d’ottone ma la porta non si apre. - Voglio entrare però uffa… - e gira attorno alla casa, finché non trova un'altra via. Una finestra aperta era poco più in alto della sua testa e per arrivarci doveva salire su una base che in pratica si trattava di un enorme piatto da antipasto tenuto da un fauno sopra la sua testa. Con fatica raggiunge la finestra e si immette nel salone. Molto mobili sono rivoltati, il pavimento col marmo lucente e i mobili disposti secondo una ben precisa disposizione ed alcuni tavolini, benché disposti accuratamente, risultano rotti o crepati in più parti. Su un tavolino un bicchiere di cristallo con del liquido e un libro aperto. Annalisa si avvicina a quel tavolino, colpita da quei due oggetti. Chiude il libro: si tratta dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e sulle prime strofe della “Fuga di Angelica”. Legge sottolineate a matita alcune parti dove l’autore parla delle gesta di Orlando che per l’amore di lei lascia molti trofei in molte parte del mondo conosciuto di quell’epoca. Annusa poi il bicchiere: è vodka. - Che strano… chissà quanto tempo è qui questa vodka… - e allontanando la testa dal bicchiere va verso un’altra porta dove si ritrova in una stanza. Sul muro di fronte alla porta una gigantografia alta a occhio e croce 2 metri e 80 circa, poco più piccola dell’altezza del soffitto della casa, 3 metri per le case vecchie. Questo enorme quadro raffigura una bellissima venere vestita di una toga bianca che con uno sguardo dolce quanto quello di una Santa Vergine sorride a chi guarda. Lo sfondo ricorda molto quello dei quadri di Ambrogio Lorenzetti, in particolare ricorda molto il quadro “Gli effetti del Buon Governo in città e campagna”. L’unico cosa da dire su quel quadro che del Lorenzetti si riscontra solo l’ambiente, perché il corpo della fanciulla è trattato più nel particolare il corpo di lei, più reale del resto del contesto. Nei due muri laterali sono collocati due enormi mobili con la funzione di librerie, pieni di libri d’ogni tipo, dalla Mandragola di Macchiavelli a Spleen di Baudelaire a opere italiane di autori quali Svevo, Pirandello, Verga e altri. A un certo punto una luce abbaglia l’intera stanza e dopo si affievolisce, danzando come se la luce provenisse da un fuoco. Sul muro vi è proiettata l’ombra di Annalisa, ma per pochi istanti un’altra ombra più grande la copre. Annalisa si gira di scatto ma vede che nascosto dietro uno dei mobili c’è un vano dove un braciere scoppietta ritmicamente, ma la domanda che sorge spontanea ad Annalisa è: << chi l’ha acceso se prima non vi era alcuna luce?>>. Stufa e un po’ spaventata dalle stranezze di questa casa ella torna sui suoi passi fino al corridoio d’ingresso, dimenticando di essere entrata dalla finestra, ma accade un’altra stranezza. La porta che prima era chiusa ora è addirittura spalancata. Cosa c’era di anomalo in questo posto?

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Capitolo 3
*** Il misterioso proprietario di Ville Mireille ***


Il giorno dopo a scuola Annalisa lo trascorse in normalità, parlando con la compagna Lucy, prendendo appunti nelle lezioni teoriche e ridendo e scherzando durante l’intervallo. Due giorni dopo torna Andrea, guarito dalla febbre che sostiene di avere. Annalisa ci pensa su: sabato mattina lui era a scuola e all’intervallo avevano parlato di cosa fare il sabato sera e non era stato a casa. Durante l’intervallo lei si presenta alla porta della 3° D e chiama Andrea con falsa tranquillità. Lo porta alle scale antincendio, luogo poco frequentato dagli alunni della scuola. - Non farmi uscire che sono stato male fino a ieri… Ma che cosa vuoi dirmi, Anna? – polemizza Andrea. - Andre! A me viene un dubbio… quello che tu mi stia nascondendo qualcosa. Sabato è una balla che eri rimasto a casa perché durante l’intervallo abbiamo parlato di cosa fare la sera e la sera siamo andati con Lewis, Eleonora e la loro compagnia di svalvolati alla Ville Mireille. Perché mi nascondi le cose? – comincia lei. - Ma che cosa stai dicendo? E poi chi sono questi Lewis ed Eleonora? Io non li conosco… E poi sabato mattina non c’ero e lo sai perché mi hai mandato il messaggio per chiedermi come stai! – risponde lui. - COSA? – urla lei. L’affermazione l’ha fatta rimanere di sasso. - Ma perché urli? Ma sei sicura di stare bene? – chiede premuroso lui. - IO STO BENE, CRETINO! SEI TU CHE NON STAI BENE! PERCHE’ DEVI MENTIRE PROPRIO A ME? SONO O NON SONO UNA TUA AMICA? CHE BISOGNO C’E’ DA COMPORTARTI COSI’? – e Annalisa, in preda al panico scende le scale dimenticandosi dello zaino e corre via fino al parco vicino alla scuola e si siede su una panchina, con le mani sulle orecchie e il capo chino a guardare per terra. - Perché? – si ripete Annalisa, dentro di sé e ad alta voce. Il suo migliore amico gli nasconde qualcosa ma non si riesce a capire. Per un attimo vede un’ombra avvicinarsi a lei ma appena Annalisa alza la testa non scorge nessuno – io sto impazzendo… -. Dopo qualche ora trascorsa al parco a rimuginare ricompare Andrea col suo zaino. - Hai preso una nota per essere scappata da scuola lo sai? – commenta Andrea. Annalisa non lo sta ascoltando. - Sei ancora arrabbiata con me Anna? – chiede a bruciapelo Andrea. - No… in realtà non volevo arrabbiarmi, Andre… è solo che… non so… mi pare che sia successo qualcosa che non ricordo ed era qualcosa di strano… Giurami di non rimanere male ne di ridere, anche se di divertente c’è poco -. - Giuro – e intreccia indice e medio. - Sono tre giorni che faccio un incubo di cui non ricordo il contenuto e spesso guardandomi allo specchio o da qualche altra parte vedo occhi color celeste agghiaccianti e ombre che non appartengono a nessuno… E ho paura… -. - Di cosa? L’incubo non è realtà, è una suggestione della nostra mente. Ciò che si sogna non è reale… Secondo me tu ti immagini queste cose solo perché vedi degli oggetti che possono ricordare degli elementi del tuo incubo… Dai stai tranquilla, Anna! Non pensare troppo, che poi ti senti male e non sei più come sei-. - E come sono? – chiede con voce tremante da esaurimento Annalisa. - Una persona solare… Simpatica, di compagnia… insomma, una grande – risponde Andrea. Annalisa, commossa dalle parole dell’amico, l’abbraccia ripetendo la parola grazie. Torna a casa e purtroppo litiga con la madre per la fuga improvvisa, dovendo inventare un motivo plausibile. La madre la punisce impedendole di uscire la sera di casa per una settimana. Qualche settimana dopo, una volta chela punizione è finita, Annalisa decide di voler visitare nuovamente la Ville Mireille, incuriosita nuovamente dall’atmosfera misteriosa di quel posto. Ne approfitta il sabato sera, mentendo ad Andrea e agli amici di stare in casa perché ancora in punizione. E’ mezzanotte e si incammina nel giardino malmesso, le cui statue e le fontane sono obnubilate dall’oscurità di una notte senza stelle e le cui uniche luci in lontananza sono quelle fioche dei lampioni della piazza antistante alla villa. Apre la porta con facilità ed entra, camminando nel buio e tendendo le orecchie. Entra nel salone e nota diverse candele accese. Va nella stanza con la gigantografia dell’angelo e vede che il fuoco nel caminetto balena con la stessa intensità dell’ultima volta che era entrata nella Ville Mireille. - Ho una mezza idea che il mio vuoto mentale parte tutto da qui, ma non so perché – riflette. Tutt’un tratto, un rumore di passi attira l’attenzione di lei. In pochi attimi sente una mano toccarle la spalla e gira la testa spaventata ma non ancora una volta non vede anima viva. Si volta verso la porta e vede la sagoma scura di una persona. - Chi mai entra in questa mia modesta abitazione a oscurare la mia disperata solitudine? – sussurra una voce fredda. Dall’ombra compare un ragazzo e fa un passo avanti di fronte ad Annalisa. E’ un ragazzino sui diciotto anni, capelli neri con ciuffi lunghi che gli coprono la fronte e in parte gli occhi azzurri chiarissimi. Vestito con una maglia blu scuro sopra una giacca elegante nera e al collo un ciondolo argentato con incastonato un rubino grande come una ghianda. Annalisa squadra il ragazzo, intimorita dalla sua figura molto misteriosa e da qualcosa di sospetto nell’animo di quella persona, che non riesce a visualizzare. Istintivamente la ragazza fa un passo indietro e per poco non si scotta coi tizzoni del focolare. - Chi sei? Cosa vuoi? – pretende di sapere Annalisa. - La risposta è semplice, madamoiselle. Sono l’abitante di questa misera magione, Samuel Xavier Roses, piacere – risponde e le fa il baciamano, inchinandosi. Lei per un attimo esita, poi le porge la mano. Annalisa sta zitta per paura, poi si presenta. - M- mi chiamo Annalisa, piacere -.

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Capitolo 4
*** Lo sguardo nello specchio ***


Il ragazzo si alza e fissa Annalisa, sorridendo. Ma il sorriso è un sorriso enigmatico, molto simile a quello che si attribuisce alle statue. - Che rara bellezza in questo visino angelico – dice Samuel scostando una ciocca di capelli dalla fronte di Annalisa. - G- Grazie – risponde lusingata Annalisa, provando una sensazione strana, nuova. - Quale stupenda creatura si è introdotta in questa dimora… La prego venga con me nel salone a bere qualcosa… Trascorro molto tempo solo con me stesso, vorrei avere la sua preziosa compagnia, sempre che lei sia disposta… - propone il ragazzo, volgendo le spalle alla ragazza e camminando verso la porta. Annalisa guarda le spalle larghe di quel ragazzo e lo fissa muoversi. Appena Samuel si volta Annalisa gli guarda il viso, rimanendo prigioniera di quello sguardo di ghiaccio che l’attira ogni secondo di più. - Quindi? – Annalisa si riprende da quello stato di torpore e di incanto. - Ops scusami! Dicevi? – riprende lei ingenuamente. - Volevo sapere se potevo avere la sua bellezza come compagnia di questa mia notte così oscura… - sussurra Samuel. - Mmm… posso chiederti una cosa, Samuel? -. - S- sì – sibila. - Da quanto tempo abita in questo posto? -. - Da molto tempo, ora… vorrei ancora sapere se lei è disposta a farmi compagnia… Sa… la mia vita è solitaria e non vedo quasi nessuno…E di questo ne soffro – e chiuse gli occhi. Annalisa per un attimo prova compassione per l’unico abitante di Ville Mireille, così decide di stare un po’ con lui. - Su non fare così che poi mi metti in soggezione. Tra mezzora devo tornare a casa però… -. Samuel Xavier Roses apre gli occhi e Annalisa rivede per pochi istanti lo sguardo assassino che si ripete spesso negli incubi di cui non ricorda il contenuto; appoggia la mano alla tempia e se la massaggia. - Che le succede, milady? – chiede Samuel, notando l’improvviso malessere. - Nulla di che, non ti preoccupare. Senti mi puoi chiamare Annalisa? Quegli appellativi per quanto raffinati mi fanno sentire più vecchia di quanto sono, e ho solo 16 anni… Un’altra cosa… Non è che noi per caso ci siamo già incontrati? Magari qui dentro? -. Samuel porta Annalisa al salone e, una volta seduta su una sedia di legno dorato con delle raffinatissime imbottiture di seta rossa sulla seduta e sullo schienale, prende due bicchieri di cristallo. Prende da un mobiletto con delle bottiglie un Jack Daniels. - Non bevo alcolici… Sai sono minorenne. Hai del thè freddo? – puntualizza Annalisa. - Mi dispiace Annalisa per ora non ho the freddo… non ne vado matto… dovrei avere della coca cola… va bene? – Annalisa annuisce e Samuel prende dallo stesso mobile una bottiglia di vetro della coca cola. - Tornando alla sua domanda di prima – continua Samuel – No. Non credo Annalisa. (Annalisa chiede di essere chiamata Anna perché più corto.) Purtroppo io sono cagionevole di salute e non mi è concesso uscire durante il giorno… Questa situazione oramai va avanti da tanto tempo e non posso farci nulla -. Rimette nel mobile la bottiglia di Jack Daniels e prende del vino, un Bonarda nel 1968. Ne versa un po’ nel bicchiere poi dopo averlo annusato lo beve avidamente. - Poverino… ma perché allora bevi il vino? Non è mica una panacea… anzi… - dice lei. - Anna… io ho solo il vizio del bere, anche se non sono tipo da ubriacarsi, e l’unica cosa che mi resta da fare, aspettando la mia fine -. In Annalisa si sviluppa una compassione per Samuel. - Su non fare così… Se posso aiutarti… - propone Annalisa, dimenticando per un attimo che quel ragazzo non lo conosce e gli è comparso improvvisamente. - Davvero? Oh mia dolce ragazza! Sei così gentile! Vuoi proprio farlo? Assistere un malato non è una cosa facile… Io cercherò di esserti il meno peso possibile ma… -. - Sì, mi va… Non mi piace vedere una persona soffrire. Domani se mi sarà possibile vengo a trovarti, così non ti sentirai solo. Ma ora devo andare che è tardi… A presto -. - Aspetta – la ferma Samuel. Annalisa si ferma di scatto e si sente stringere vigorosamente. Samuel l’ha stretta a sé con tutta la forza e percepisce distintamente il calore di lui e la ragazza si sente battere forte il cuore. Samuel lascia l’abbraccio e si scusa per l’impulsività ma Annalisa risponde di lasciar correre e va via. Dalla finestra del secondo piano della villa Samuel sorride guardando la ragazza correre via. Due giorni dopo Annalisa decide di trascorrere quel poco tempo libero per studiare e un giorno di andare a trovare Samuel. Quel ragazzo le aveva dato una strana sensazione quella notte. Da una parte le dava una sensazione di paura e di mistero che la impauriva, dall’altra invece un calore e una sensazione di protezione e d’affetto quasi innaturale, che l’attirava. Sono le quattro del pomeriggio e come sempre la Piazza Mireille è vuota e i passi di Annalisa risuonano amplificati dal silenzio strano; allo stesso modo si ripete una volta che lei oltrepassa il cancello. Ancora una volta entrare in quel giardino le fa uno strano effetto: i fauni di granito le sorridono con evidenti segni di scherno, le ninfe in pose di fuga (ripresa forse della scultura Apollo e Dafne di Canova) ridono per chissà quale motivo e i leoni di marmo bianco sono ritti a guardare il cielo con regale fierezza. Annalisa apre il grande portone e cammina sul salone chiamando Samuel a gran voce ma nessuno risponde alle sue grida. Entra nel salone e si dirige verso una porta parallela a quella che porta alla stanza con la gigantografia di un angelo. Attraversa la porta di legno e si ritrova in un vano scala con le pareti nude e di uno zoccolino all’altezza del corrimano e di poco sopra il corrimano stesso. Su ogni scalino una striscia di seta rossa e dei bordini di bronzo. Al secondo piano un corridoio ancora più lungo di quello d’ingresso completamente oscurato, tranne che per alcuni porta candele attaccati alle pareti. Molte altre porte si alternano sui due muri. Una di queste porte attira l’attenzione di Annalisa: è rossa, con un’etichetta dorata con la scritta<>. Annalisa apre la porta e vede che la stanza è una stanza da letto arredata con un gusto molto femminile: davanti a un enorme porta finestra un letto a una piazza e mezzo con baldacchino, al fianco sinistro un comodino in legno con rifiniture in oro sulla base un centrino di pizzo bianco; una cassettiera d’ebano è posta parallelamente al letto e sulle maniglie dei cassetti sono legati dei fiocchetti rosso e oro. Sulla stessa parete del comodino c’è una specchiera a oscillazione, o specchiera ballerina, muto testimone, come in alcuni romanzi gotici, di chissà quali avvenimenti segreti. Annalisa si ferma di fronte a questo enorme specchio e si contempla. Purtroppo l’immagine non è nitida a causa della superficie non molto pulita, ma per un attimo un bagliore rossiccio si manifesta nello specchio sui suoi occhi. Lo sguardo di Annalisa si fissa automaticamente su quella luce forte e brillante, quasi ipnotica. Un giramento di testa improvviso la fa indietreggiare e sedere sul materasso del letto. Una volta seduta sente lo squillo del suo cellulare e risponde, al telefono c’è Andrea. - Ehi Anna come va? – chiede lui. - Bene, Andre, bene. Che fai? – risponde lei, cercando di nascondere a stento il malessere. - Sto andando con Federico a vedere un incontro di Tae – kwon – do. Sono alla pensilina dell’autobus 12, sei nei paraggi? Riesci a venire? -. - Mi dispiace… io sono per strada ma ho un leggero capogiro, sto tornando a casa. Ci vediamo domani -. Andrea, preoccupato e dispiaciuto, saluta la sua cara amica e appende il telefono. Annalisa allora, rompendo il silenzio suggestivo delle stanze e dei corridoi, esce da Ville Mireille. Verso sera, una volta indossato il pigiama, Annalisa si sdraia sul suo letto e messe le mani sotto il capo guarda il soffitto, riflettendo sulle sensazioni che prova in quel momento. “ Perché mi sento così?” si chiede “ Ho l’impressione che manchi qualcosa nella mia memoria e il tutto è ricollegato a quel ragazzo, Samuel. Ma ciò che più non capisco è perché ricordo distintamente che quel sabato io e Andrea ci siamo incontrati la sera e lui ribadisce che è rimasto a casa. E’ un caro amico e ho esagerato a reagire così, ma è tutto così irreale. E poi questi occhi che mi vengono alla mente. Sono così gelidi da farmi tremare e confondere. Non riesco a sostenere quello sguardo, ma quello che mi chiedo è da dove vengono. Di chi sono quegli occhi? Chi mi osserva? Mah… “E poi Samuel… perché quando l’ho incontrato ho avuto da una parte il terrore e dall’altra una sorta di attrazione?” si alza dal letto; accende al minimo le casse dello stereo e ascolta una canzone molto blanda e sognante. Tutt’un tratto decide di chiedere scusa ad Andrea del suo comportamento, cosa che si è resa conto di non averlo ancora fatto, e nonostante l’ora tarda lo chiama e per fortuna trova libero. - Pronto? – dà risposta Andrea. - Ciao Andre, ti disturbo? -. - Anna! Ciao! No figurati. Va meglio il capogiro? – si preoccupa Andrea. - Sì va meglio. Senti Andre ti devo parlare, seriamente…- continua Annalisa. - Oh beh… allora siamo a cavallo… Qual è l’argomento? -. - Non scherzare Andre… volevo chiederti scusa per quella volta che ti ho urlato dietro. Sai… ti ho ringraziato per le parole buone che hai detto ma, di fatto, non ti ho chiesto scusa delle mie cattive parole -. Andrea lancia una risatina irridente. - Ma stai scherzando? – chiede lui. - Perché? – reclama lei. - Ma quanto sei sciocca Anna, io ti avevo detto di lasciar stare. Non me la sono mica presa. E poi mi avevi detto di non stare bene, allora era plausibile che tu sia crollata, anche se mi dispiace di esserne stato la causa. Dai fa nulla. Ora dormi che domattina c’è la Trivia con quelle maledette tavole sulla villa -. Annalisa chiude e si lancia nuovamente sul materasso, soffiando fuori tutta la tensione accumulata.

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Capitolo 5
*** Un mazzo di rose e il sorriso da Stregatto ***


Il giorno seguente Annalisa va a scuola ed entrando in aula vede qualcosa di strano sul suo banco. Sul suo banco qualcuno ha appoggiato un mazzo di rose rosse. Annalisa si volta verso Lucilla. - Ma chi mi ha mandato questi fiori? -. Lucilla sorride maliziosamente. - Ma come? Hai un ammiratore e nemmeno lo sai? -. Annalisa prende una rosa e si punge l’indice con una spina. L’attimo seguente a quella sensazione di dolore Annalisa sussulta, come colta da un improvviso brivido. Nota che sotto il bocciolo c’è legato col filo trasparente un biglietto. “ Per la persona che ha rubato il mio cuore e la cui assenza è un enorme dolore per me”. Annalisa per un attimo e senza motivo pensa a Samuel, quel misterioso ragazzo cagionevole di salute proprietario della Ville Mireille, ma abbassando gli occhi vede il nome di chi gli ha mandato le rose: un tale Michele Fornari. . E chi è questo tipo? – si rivolge nuovamente alla sua compagna di banco. Lucilla si copre le labbra con la mano e per un attimo pensa su chi possa essere questo Michele Fornari. Alzando l’indice della mano sinistra verso l’altro risponde: - Ora mi ricordo di lui, è quel figo che c’è in 5 A -. - Ne so quanto prima, Lucilla – ironizza Annalisa e in quel momento Andrea entra per chiedere dei pantoni e si accorge del trambusto. - Weilà – esclama – chi è il mandante? -. - Un tale che non ho mai visto… - risponde Annalisa. - Magari è una persona stupenda e tu finalmente ti fidanzi – ironizza Andrea, rischiando ed evitando uno schiaffo. - Cretino. Cosa vuoi dire con finalmente? Ti ricordo che pure tu sei single! -. - Forse perché non ho trovato la persona giusta? -. - Una che ti sopporti? Ci vuole la clonazione o una donna fatta di ferro - replica lei. - Quello deve avere le rotelle fuori posto per innamorarsi di una scema come te, bimbetta! – rischia e stavolta prende uno schiaffo. Un colpo di tosse disturba la lite. Entrambi si girano e di fronte a loro un ragazzo alto, coi capelli biondi, vestito in camicia blu e jeans. - E tu chi sei? – chiede sgarbatamente Andrea. - Mi chiamo Michele Fornari – dà risposta con compostezza lo strano personaggio. - Mi hai mandato tu le rose? – reclama Annalisa. - Esatto, Anna. Vedi, io ti amo… Ti prego mettiamoci insieme, voglio che tu sia la mia ragazza perché nessun’altra è come te -. - Ma quante stronzate dici? – sussurra Andrea. - Senti – comincia Annalisa, spiazzata da questa dichiarazione goffa e incisiva – ti ringrazio del regalo, sono molto belle, ma ti dico solo che per la tua proposta devo pensarci su, non sono una ragazza che cade ai piedi di un ragazzo solo perché lui mi regala qualcosa -. Michele rimane basito ma non si scompone. - Mi risponderai quando vuoi Anna. Ti prego solo di non farmi aspettare molto che l’attesa mi fa soffrire… - e torna in classe. - Ma è scemo? – conclude Andrea. Una volta finita la giornata scolastica Annalisa torna a casa prendendo l’autobus e con le rose in mano. Dietro di lei a pensare ai fatti suoi c’è Andrea, seduto nei pochi posti liberi. Lei è in piedi aggrappata al palo e da quando è salita sull’autobus non si sente tranquilla. Una sensazione di atmosfera pesante la fa agitare e per qualche minuto non fa altro che guardarsi intorno, preoccupando Andrea. - Che hai? -. - Niente. Non mi sento tranquilla. Ho l’impressione di avere qualcuno che mi sta fissando – reclama lei. Andrea si guarda in giro e non vede nessun interessato alla sua amica ma Annalisa incrocia uno sguardo misterioso che compare dal vetro del finestrino. E’ agghiacciante e le fa staccare la mano dal palo nel momento in cui il mezzo fa una curva brusca. Cade all’indietro contro un anziano signore che impreca furiosamente dandole della stupida. - Ma ti senti bene? Anna è un periodo che ti vedo strana che succede? – comincia il discorso Andrea. - Io sto bene, perché? -. - Prima mi dici che ti sto nascondendo qualcosa, poi scompari improvvisamente quando ti cerco e ora questa caduta e non mi sembri così mongola da cadere da sola! -. - In che senso scompaio? – nel cervello di Annalisa si forma una forte confusione. - Ti ricordi quando ti ho detto che andavo a vedere un incontro di Tae-kwon-do con il Fede? Prima ti avevo cercato per tre ore ma il cellulare era spento e a casa tua non c’era nessuno – esclama Andrea. Alla fermata tutt’e due scendono assieme a un po’ di gente. C’è una panchina al fianco della pensilina in vetro e acciaio e lì i due ragazzi si siedono e Annalisa butta via le rose che nella caduta si sono rovinate. - Io sto bene Andre, però… Ultimamente mi sento strana e se ti dico cosa sento mi dai per matta. Io vedo negli specchi degli sguardi agghiaccianti che mi fanno tremare dalla paura. E poi… sono andata a Ville Mireille da sola -. - Ma sei scema? Quel posto sarà pieno di barboni e non mi stupirei se ci trovi qualche setta satanica! -. - Lì ci vive uno strano ragazzo, un certo Samuel. Dice di essere il proprietario della villa. Mi fa tanta pena, è così spento e triste… - parla Annalisa. - C’è un abitante a Ville Mireille? Non ci credo! Non l’avrei mai detto. Ma tu non ti fidare Anna, non penso che tu lo conosca bene. Stagli lontano Anna -. - E a te che t’importa di cosa faccio Andre? Sono contenta che tu ti preoccupi per me ma non ce n’è bisogno. So badare a me stessa e t’assicuro che non succede nulla. Quel Samuel lo trovo un bravo ragazzo e dubito che possa farmi del male, ora scusami ma oltre ad avere fame sono in ritardo torno a casa! Ci vediamo! -. Annalisa corre via mentre Andrea rimane seduto sulla panchina e il suo sguardo si rivolge casualmente a un ragazzo molto strano: non molto alto, vestito in giacca scura e camicia chiara con un ciondolo al collo, capelli corvini con frangia che copre in parte gli occhi e un’espressione seria quasi paurosa. Il ragazzo si è mosso quando Annalisa si è alzata e va nella stessa direzione. Andrea lo segue e tutti e due vanno in direzione della casa di Annalisa Aurora. Il ragazzo sospetto cammina con molta calma, passo cadenzato e senza scomporsi, mentre Andrea è molto nervoso e aumenta il passo quando quella strana figura si allontana troppo. Dopo un po’ di strada ecco entrambi di fronte alla casa della ragazza, appena entrata. La figura pedinata da Andrea si ferma davanti al portone e si volta verso il suo pedinatore. Il ragazzo gli sorride quasi con malvagità e Andrea, stupito dall’essere scoperto, gli chiede chi egli fosse. Il ragazzo scompare improvvisamente come il gatto del Cheshire (meglio conosciuto come lo Stregatto): il corpo si dissolve pian piano mentre l’unica parte che rimane visibile, quasi fluttuante, è il sorriso. - Ho paura per Anna – esclama Andrea. Si gira di scatto e si scontra con un uomo vestito di nero coi capelli lunghi. L’uomo, fermatosi ad ascoltare la riflessione del ragazzo, esclama: - Penso proprio che debba averla – e scompare.

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Capitolo 6
*** Un bacio prima della carneficina ***


Anna entra in casa. E’ da sola e ci sono tutte le griglie chiuse. Senza farci caso sale le scale fino nella sua camera. Nessuna luce è accesa e sale le scale al buio. Accende l’interruttore per il corridoio ma la luce non va allora con una piccola imprecazione Annalisa giunge in camera e apre la porta e vede una figura scura seduta sul suo letto. - Mamma? – chiede lei spaventata. Una fiammella di una candela inizia a danzare davanti al volto di Samuel Xavier Roses, seduto sul letto. - Ciao Anna -. Anna si porta una mano sul petto. - Samuel, cosa ci fai qui? – gli chiede, spaventata e arrabbiata. - Sono venuto a cercarti e tua madre mi ha detto di aspettarti qua, ora tua madre è uscita per fare spesa – mente spudoratamente Samuel. - Non mi ha nemmeno avvertito… E’ proprio svampita mia madre…- dice Annalisa lasciando lo zaino vicino alla scrivania e sedendosi accanto al ragazzo. - Che mi racconti Samuel? -. - Nulla di particolare, Anna, nulla di particolare… Tu invece – e s’avvicina all’orecchio di lei – qualcuno ha fatto qualcosa nei tuoi confronti? -. Annalisa rimane lì per lì a riflettere sulle parole di quello strano ragazzo che sta sorridente di fronte a lei. - Perché mi fai questa domanda? – ribatte Anna, voltandosi seria verso di lui. Il ragazzo, con uno sguardo quasi agghiacciante ma ipnotico allo stesso tempo, risponde: - Così… sai… sono una persona curiosa -. Anna istintivamente gli racconta di Michele Fornari, confidandosi come se conoscesse Samuel da una vita. Mentre parla lei guarda quel ragazzo, sente battere forte il cuore e una forte insicurezza. Lui la guarda con uno sguardo diverso, dolce e sorride. - Tu non te la senti di amare perché hai paura di soffrire… - esclama Samuel, spostandosi i capelli dalla fronte. Annalisa viene colpita da questa affermazione come se al posto delle parole ci fosse un pugnale. Lui, capendo di aver colto nel segno, le si avvicina e poggia la sua mano sul dorso di quella di lei. - Non reprimere i tuoi sentimenti solo per la paura. Sennò non imparerai veramente il significato di questa parola. Amore non è solo tutto ciò che si dice in giro. E’ molto di più -. - Ma… Samuel… Quel ragazzo è solo uno che fa il cascamorto con tutte… perché dovrei aver paura di amare? – chiede lei con un tono di voce molto bassa che fa capire la sua momentanea fragilità. - Perché fino a quel momento tu non hai mai visto alcuna persona interessarsi così tanto a te… o forse non te ne sei mai accorta – risponde calmo lui. - Ma…? – ribatte lei ma non fa in tempo a finire la frase che sente il calore della mano di lui passare sulle sue gambe. Il volto di lui si avvicina a lei e Annalisa chiude per alcuni attimi gli occhi. Chiude gli occhi ma nel chiuderli sente una voce che urla qualcosa di indistinto. Samuel le blocca le braccia e la voce smette di urlare. Le labbra di Samuel sfiorano quelle di Anna per poi arrivare a un bacio appassionato. Annalisa sente accendere dentro di sé una strana sensazione e i due continuano quel gesto con crescente passione. A un tratto Samuel scosta le labbra e sentendo i rintocchi delle campane della chiesa vicina volge lo sguardo alla finestra: sta calando la sera. - Samuel? – lo chiama Annalisa – Perché l’hai fatto? -. - Perché l’ho fatto? Che domande sono, mio candido fiore? La risposta è così chiara. Credi che l’amore a prima vista non esista più in quest’epoca così materialista? -. Annalisa rimane basita mentre Samuel esce dalla stanza. - E ora dove vai? Mi lasci sola? – chiede lei, per la prima volta timorosa di rimanere con se stessa. - Torno a casa, Anna. E’ il momento che io vada a riposare, è stata una giornata intensa per me… Ci rivedremo spesso, prometto – e scende le scale. Il rumore di chiavi girare nella serratura preannuncia l’arrivo della madre di Anna. Anna si alza dal letto e rincorre Samuel per spiegare la sua presenza in casa alla madre, per non creare alcun malinteso; inaspettatamente però il ragazzo è sparito e la signora Aurora si stupisce di trovarsi di fronte la figlia. - Che c’è Anna? – esclama la mamma. - Ciao Mamma! Come va? Scusa se non ho aperto le finestre ma ero talmente stanca che ho dormito fino ad adesso… Ah ah… Dai ti aiuto a portar dentro le borse… - e, mentre porta in cucina le borse, Anna guarda la strada nella speranza di vedere Samuel prendere l’autobus per Piazza Mireille. Samuel però prende una direzione diversa dalla piazza Mireille e con passo cadenzato segue una via secondaria fatta di vicoli e di case malfamate. Un gruppo di teppisti lo segue alle spalle e appena lui si ferma questi lo circondano. - Ehi ragazzino, non hai paura a girare da solo? – afferma con sarcasmo un uomo di colore vestito con canottiera scura e una vistosa cicatrice sulla spalla sinistra. Samuel alza le spalle e risponde no. - Ti va di scherzare? Te la facciamo passare questa voglia – s’intromette un ragazzino di tredici anni con un coltello. - Uno come te a quest’ora dovrebbe essere a nanna dopo aver letto una favola dei fratelli Grimm – ironizza Samuel. Il ragazzino si slancia per accoltellare Samuel ma quest’ultimo gli blocca il polso e con un rapido movimento glielo gira facendo cadere il coltello. Dopo un grido di dolore del piccolo teppista Samuel gli lascia la mano e inizia a indietreggiare verso un edificio completamente oscurato. - Dove scappi? Te la facciamo pagare! – esclama un uomo burbero coi capelli biondi. Samuel indietreggia sorridendo finché non scompare alla vista della gang che si smobilita per cercarlo. - Aspettate! – esclama un tizio col berretto e una mazza da baseball – dividiamoci, chi lo trova lo fa a pezzetti e gli lascio tenere qualche souvenir del suo corpo! – e tutto il gruppo, esultando, si riunisce per formare i gruppi. Si formano tre gruppi da tre persone. Il tipo con il berretto cammina con la mazza dietro il collo assieme all’uomo di colore e l’uomo coi capelli biondi. Camminano tutti e tre nel buio ma improvvisamente l’uomo di colore e il biondo scompaiono, lasciando solo l’uomo col berretto. Alle sue spalle compare il volto di Samuel, con gli occhi color cremisi, e un sorriso. - Vuoi giocare al gatto con il topo? – chiede Samuel. L’uomo brandisce la mazza e tenta di spaccare il muso alla sua “preda”, ma Samuel Xavier Roses scompare per ricomparirgli davanti, in mano tiene qualcosa: la testa dell’uomo di colore. - Cercavi questo? – poi tira su l’altra, con la testa bionda dell’altro suo compagno – o questo? -. - Bastardo! -. - Oh – esclama Samuel – non sono parole che si addicono a un candido fiore, dolcezza – e lasciando cadere le teste leva il cappello e aprendo la tuta al suo avversario, mostrando i capelli rossicci e il corpo longilineo e il seno di una donna. La donna allora tenta nuovamente di colpirlo con la mazza e stavolta ci riesce ma Samuel sembra non sentir alcun dolore, anzi si avvicina pian piano al collo di lei. - La tua famiglia ti ha sempre disprezzato e tu per mostrarti importante agli occhi di qualcuno, per essere temuta e rispettata, hai preso parte a una gang di teppisti… Hai rovinato la tua vita, renditene conto – gli sussurra all’orecchio il ragazzo, aprendo la bocca, mostrando due canini acuminati, e affondando i denti nel collo di lei. La donna guarda il vuoto sopra di sé ma gli occhi diventano vitrei e nella sua mente riaffiorano ricordi lontani dei famigliari che le addossavano ogni colpa e lei, invece di farsi in quattro per andare verso la retta via, ha deciso di fare parte di un gruppo di teppisti per poter massacrare i genitori, cosa che ha fatto qualche anno dopo e non è mai stata scoperta. - Il tuo sangue è troppo amaro e acido – afferma Samuel sputando sangue per terra. La donna cade sulle ginocchia e muore dissanguata senza che ella possa chiamare aiuto. La fine per gli altri teppisti non tarda ad arrivare. Sul tetto dell’edificio in ombra un uomo dai capelli lunghi corvini, vestito da motociclista, scruta indifferente l’operato di quel misterioso ragazzo. - Ci si vede…- esclama l’uomo voltando le spalle al massacro.

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Capitolo 7
*** Confidenze ***


Anna è sdraiata sul letto, con gli auricolari nelle orecchie e una canzone d’amore dal ritmo molto magico e misterioso. Ripensa al bacio di Samuel, una sensazione così dolce, una strana agitazione e un sentimento di continua e snervante attesa del ritorno di quel misterioso ragazzo. Lo conosce da appena una settimana eppure ora più di prima vuole conoscerlo più a fondo. - Che sia amore? – pensa. “Ma perché questo sentimento?” è questo il dilemma che vortica nel suo cervello senza una risposta logica. Nuovamente torna quello sguardo di ghiaccio a bloccarle i ricordi. Annalisa pensa ancora a quella notte a Ville Mireille con Andrea e amici di cui non ha più presente i nomi. Un nome poi ritorna nella sua memoria: Luna. Luna è il nome scritto sulla targhetta di quella stanza nella villa. Traducendo la frase della targhetta inizia a domandarsi chi sia questa Luna, a provare gelosia per questa persona, senza un motivo per Annalisa logico. - Magari è la sua ragazza… spero di no, aveva detto di vivere solitario – si risponde lei. Annalisa si addormenta. Il mattino a scuola Annalisa è molto agitata, ha bisogno di confidarsi con Andrea e più volte non riesce a seguire la lezione e i regali con bigliettini di Michele Fornari vengono buttati come fossero carta straccia. All’intervallo Annalisa entra precipitosamente nella classe di Andrea e lo porta fuori nel terrazzo deserto. - Che c’è? – chiede Andrea, incuriosito dalla poca calma dell’amica. - Andre… devo dirlo a qualcuno… Io ieri ho avuto un’esperienza particolare: ti ricordi quel Samuel? Beh… - Andrea continua a guardarla mentre arrossisce all’improvviso. - Beh cosa? Che ha fatto questo tipo? -. - Mi ha baciato… - Andrea rimane sbalordito di fronte a quest’affermazione mentre Annalisa si gira e cammina verso il parapetto, appoggiandosi su di esso. - Che cosa? Ma perché? – balbetta lui. - Non chiedermi nulla… Mi ha fissato negli occhi, ha capito il perché non mi fidanzo e poi… mi ha fissato e mi ha baciato. E’ stata una bella sensazione… credo di essermi innamorata di Samuel…- fantastica lei. - Ma sei scema? Lo conosci appena, cosa sai di lui? Non eri tu quella scettica che snobba tutte le persone che ci provano? – ribatte il ragazzo, innervosendosi. - E’ vero… ma questa volta è diverso… sento che lui può rendermi felice, Samuel con le ragazze ci sa fare… -. - Ti stai rimbambendo? Svegliati Anna ti prego! Non ti fidare di quello lì… ieri l’ho visto seguirti e scomparire mentre mi sorrideva malignamente! Quello vuole solo giocare con te! – ribadisce Andrea, immobilizzandola alle braccia e scuotendola. - Ma cosa dici Andre? Farnetichi? Dai diamine, magari non era lui! E poi ieri quando sono entrata lui era già in casa mia. Ora che ci penso io sono andata a parlare con mia madre per chiarire un malinteso che non c’era, è rimasto in casa perché è stata lei a lasciarlo in casa nostra… -. - Aveva i capelli neri e un ciondolo con un rubino incastonato al collo! Non sto farneticando Anna, io ho paura che tu possa essere in pericolo! -. - Andrea basta! Non dire cazzate so badare a me stessa! – urla Annalisa divincolandosi e tornando nella sua classe. Andrea rimane in piedi sul terrazzo a guardare la sua amica correre via da lui. - Quella scema potrebbe essere molestata da un pazzo e non se ne rende conto! Ora che cazzo faccio? – un foglio di carta svolazza vicino a lui fino a cadere ai suoi piedi. E’ una pubblicità: un detective. Andrea per un attimo pensa che possa essere una soluzione: vuole far pedinare Annalisa per poter fermare quel ragazzo così strano.

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Capitolo 8
*** Nicholas Nightmare ***


Due giorni dopo Andrea si reca all’indirizzo indicato dal depliant e si ritrova davanti a un palazzo in condizioni poco buone: la facciata scrostata e qualche finestra rotta e delle scale scheggiate in più punti. Apre la porta d’ingresso e si trova in una sorta di portineria con un cartello dove sono segnati annunci e le targhette dei residenti: al terzo piano a sinistra c’è l’ufficio di Nicholas Nightmare, investigatore privato. Andrea trova la porta aperta ed entra: l’ingresso è un piccolo corridoio le cui pareti sono tappezzate di foto di moto e di creature bestiali. - Prego si accomodi – esclama una voce tonante. Andrea segue la direzione di quella voce e si trova nell’ufficio di Nicholas Nightmare: una piccola stanza adibita a studio molto disordinata, con foto di donne appese ai muri e un televisore a schermo piatto attaccato al muro. Nicholas Nightmare è un personaggio molto particolare: due occhi scuri ma brillanti, un ghigno beffardo, capelli lunghi corvini con le punte colorate di rosso, un fisico esile ma robusto, due gambe lunghe da velocista. Veste una tuta nera coi bordini rossi e un paio di jeans scuri con due fondine alla cintura. - Salve – sussurra Andrea, imbarazzato. - Cosa sono tutte queste buone maniere? Non sono mica un vecchio o un tuo professore: dammi del tu e passiamo alle presentazioni -. Si danno la mano e Nicholas si siede su una poltrona in una scrivania posta di fronte alla televisione e mette i piedi sul tavolo e le mani dietro alla nuca. - Oh scusa… Mi chiamo Andrea Nano – comincia Andrea. - E sei alto un metro e novanta? E’ una presa in giro o uno scherzo di natura? – ironizza malignamente Nicholas Nightmare. Vedendo Andrea offeso gli chiede scusa e il ragazzo continua la sua presentazione. - Il mio problema è un po’ particolare… Una mia cara amica dice di essersi innamorata di un ragazzo molto misterioso che vive in una villa deserta…-. - Ville Mireille? – lo ferma Nicholas Nightmare. - Sì… E questo ragazzo l’altro giorno ha seguito me e lei. Ha continuato a seguire lei fino a casa, io l’ho seguito e arrivati entrambi a casa di lei si è girato verso me e mi ha sorriso malignamente e poi è scomparso misteriosamente -. Nicholas Nightmare lo guarda per niente stupito e gli risponde semplicemente: - Ok lascia fare a me… Visto che il caso mi piace e tu mi stai simpatico ti faccio un piccolo sconto. Voglio un anticipo di 4 000 euro entro la fine del mese e altri 4 000 alla fine del lavoro -. - Ma perchè la sua parcella è così alta? – chiede ingenuamente Andrea. - Ho finito i proiettili… - risponde serio il detective.

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Capitolo 9
*** La nemesi e il vero volto di Samuel Xavier Roses... ***


Per qualche giorno il rapporto tra Andrea e Annalisa fu leggermente freddo, entrambi non parlarono poco quella questione fu quasi dimenticata. Eppure Andrea rimane preoccupato per Annalisa, innamorata di una persona sconosciuta di cui nessuno sa nulla, tranne questo Nicholas Nightmare che al racconto del ragazzo non si stupisce di nulla. Ultimamente Annalisa, solamente nel incrociare Andrea, sente dentro di sé un nervosismo, una repulsione mai provata prima per un caro amico. Quella sera decise di andare da lui, da Samuel. Da quella sera in cui lui la baciò appassionatamente nel suo cuore e nella sua mente non c’era spazio se non per lui. Quel fragile ragazzo ha dimostrato di essere dolce e passionale e Annalisa si sentiva attratta. Alle 9 di sera saluta la madre, dicendole di stare in giro con un’amica, e si dirige alla Ville Mireille. La porta principale si apre da sola e lei senza alcun timore incede velocemente verso il salone. - Samuel? Ci sei? – ma nell’ampia sala vi è solo un esercito di tavolini di cristallo e ombre, ombre taglienti e immense portate dalle gigantesche tende a coprire le immense vetrate della facciata est e della facciata ovest dell’edificio. La voce di Annalisa riecheggia e dopo due passi una fiammella arde nel braciere della sala della gigantografia. A seguire la luce delle lampadine a forma di fiammella dei candelabri del salone. Il signorino Roses è seduto vicino a un tavolino precedentemente nascosto dalla possente ombra dei tendaggi. - Ti aspettavo Annalisa – sibila Samuel, agitando il bicchiere con dentro limoncino. - Ma non ti ho nemmeno avvisato, come... – ma senza vederne il movimento Samuel è di fronte alla ragazza e le posa l’indice sulle labbra sottili. - Ss… non crucciarti troppo mia cara… Sei venuta qua per me… me lo sento… da quella notte non ho fatto altro che pensarti… -. Annalisa è titubante. - Anche io… anche io da quella sera ho pensato molto a quello che hai fatto… è stato meraviglioso, vorrei poterlo ripetere, ma… -. Il ragazzo si scosta i capelli dal volto e fissa in modo accigliato e offeso la ragazza. - Ma? Qual dilemma ti fa così soffrire, Anna? -. - Samuel… io… l’altro giorno ho raccontato a un amico che… beh… tu mi… - e si ferma. - Sì? – sorride Samuel. - Tu mi piaci, Samuel… Da quando ti ho incontrato provo delle strane sensazioni-. - Che sia controllo mentale? – irrompe una voce dall’esterno. In quel momento però i vetri di una delle grandi finestre si infrangono e un uomo vi salta attraverso, con due pistole modello “Jackall” in mano e vestito in pelle. L’uomo si rialza: ha i capelli neri lunghi con le punte colorate di rosso, veste con una tuta da motociclista e un giubbotto di pelle, ginocchiere e parastinchi in plastica dura sopra i jeans. Il misterioso individuo apre gli occhi, scuri come l’ombra ma brillanti come la luce. Si sistema i capelli dietro e con un sorriso punto la pistola contro il ragazzo. Annalisa si avvicina a Samuel, che l’abbraccia dolcemente e guarda l’avversario con uno sguardo truce, quasi animalesco che provocherebbe terrore a chiunque, ma evidentemente non a quell’uomo. - Scusate l’intrusione, sono solo di passaggio, sto rovinando qualcosa? – sbeffeggia l’indesiderato visitatore. Samuel per un attimo sembra pronto a ringhiare e a lanciarsi all’attacco come una belva inferocita, ma la presenza di Annalisa vicino a sé in qualche modo lo porta a trattenersi. - Signorina… sarò franco, non è troppo sicuro stare tra le braccia di quel ragazzino – esclama sempre puntando la pistola, lo stravagante personaggio. - M- ma lei, che cosa vuole? Chi è lei? – prende coraggio Annalisa, coraggio infuso dal tepore del corpo di Samuel. - Ahahahahahah… scusate la mancanza di buona creanza… Il mio nome è Nicholas Nightmare… detective. Eh sì… non sembra ma è così – risponde Nicholas. - E si può sapere cosa vuole da noi, signor Nightmare? – chiede Samuel. - Che ne dici della risposta: la voglio uccidere? – e spara contro il ragazzo, sfiorandogli la spalla sinistra. - Nooooooooooo – urla Annalisa, stringendosi istintivamente a Samuel, chiudendo gli occhi. Annalisa nel chiudere gli occhi non riesce a vedere l’espressione di Samuel a quell’affronto: lo sguardo diventa gelido, quasi come lo sguardo di un assassino o di una bestia, ogni muscolo del suo volto è contratto dalla rabbia e la bocca aperta mostra una dentatura con canini aguzzi. - Perché non esegue quello spettacolo di fronte alla donna? – ride Nicholas Nightmare e sparando nuovamente, stavolta al terreno come i cowboy solevano fare con la gente codarda. Samuel Xavier Rose poggia la propria mano sul capo di Annalisa mentre lei improvvisamente cade in un sonno profondo, pronunciando il nome di lui. Il proprietario di Ville Mireille prende il corpo della ragazza e lo posa su una chaise-longue messo di fronte al ritratto gigante della donna – angelo. Ora Nicholas Nightmare e Samuel Xavier Rose sono uno di fronte all’altro, senza alcun ostacolo. - E’ stato quel ragazzo a chiederti di seguirmi? – chiede il ragazzo. - Dovresti saperlo… Sei tu che hai posseduto la mente della mia portinaia – ironizza il detective. Samuel rimane stupito per poi ridacchiare. - Che c’è da ridere? Li conosco i trucchetti di voi… vampiri – replica Nicholas, enfatizzando quell’ultima parola. - Che cosa ti ha detto lui? – continua, freddo, Samuel. - Che non si fida di te… e ci tiene a quella ragazza – risponde il detective indicando con la canna della pistola Annalisa, addormentata sul mobiletto, bella come una venere. Samuel si para davanti alla pistola. - E tu hai accettato? – richiede, quasi con un tono di minaccia, Samuel. - Ho giurato di ripulire il mondo da voi, brutta feccia, non mi tiro certo indietro – risponde Nicholas Nightmare, stavolta molto serio. Samuel scoppia in una risata sguaiata e quasi non sua. - Cosa vuoi fare con lei? – chiede il detective, senza per nulla mostrare agitazione. - Lo vedrai, una volta che giacerai nel tuo tumulo – urla il ragazzo, afferrando per il collo l’uomo, molto più alto di lui, e stringendo con una forza disumana. Il detective però gli spara al polso dalla distanza di qualche millimetro. Il ragazzo urla e staccando il braccio si accorge di non avere più attaccato né il polso né la mano. Nicholas Nightmare si stacca dal collo la mano in pieno di rigor mortis del ragazzo. - E mi credi così stupido di non immergere nell’acqua santa i miei proiettili d’argento? – commenta. - Maledetto – sibila Samuel. - Te lo ripeto un’altra volta, cosa vuoi fare della ragazza? - alza la voce, l’uomo dai capelli lunghi, sparando a raffica tutti i proiettili nei caricatori delle jackall. I colpi entrano del corpo di Samuel, facendo sanguinare e bruciando le carni. Un urlo disumano di Samuel echeggia nel salone buio e desolato, così forte da echeggiare per tutta la città intera, facendo svegliare di soprassalto molta gente… compreso Andrea.

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Capitolo 10
*** il dolore di un legame spezzato ***


Andrea si sveglia sudando freddo per l’urlo potentissimo che lo turba nel profondo dell’animo. Terrorizzato si chiede di chi fosse quella voce così mostruosa, che potesse emettere degli acuti così atroci. - Annalisa… - pronuncia con la gola secca, e velocemente si cambia per uscire. - Devo trovarla… - sussurra chiudendo dietro di sé la porta d’entrata della casa. Gira senza meta nelle strade che stranamente sono deserte e coperte di una coltre di nebbia fitta e soprannaturale. I suoi passi sono resi pesanti dall’eco e la sua irrequietezza non gli permette di ragionare a mente fredda. - Cosa starà facendo Annalisa? E Nicholas Nightmare? Provo a chiamarlo! – e d’impulso prende il cellulare, componendo il numero sul foglietto, piegato in tasca. Il numero suona libero ma d’un tratto un fischio potentissimo rompe il timpano ad Andrea Nano e una volta rimesso l’orecchio, il fischio diventa il segnale di numero occupato. Il ragazzo impreca e nell’imprecare si ricorda di Ville Mireille. - E’ andata a trovare quel Samuel! – esclama affrettando il passo nella nebbia fitta che non mostra alcuna via. Il corpo di Samuel è straziato, i vestiti laceri che non coprono più un petto che ora è pieno di bruciature e cicatrici che sfrigolano. All’altezza del petto il cuore si vedeva pulsare distintamente sotto la pelle. - Non avevo ancora visto un vampiro con un cuore – sussurra Nicholas Nightmare, togliendo il caricatore dal calcio della pistola. Quell’azione però gli fa perdere tempo e Samuel Rose ne approfitta per arrampicarsi sul muro e scendere dalla finestra. Il silenzio e il buio tornano a ricoprire la villa abbandonata. L’uomo dai lunghi capelli corvini si avvia verso la stanza dove la giovane Annalisa Aurora dormiva di un sonno indotto. - Nicholas – grida Andrea, affannato dalla corsa, all’entrata del salone. Il detective rinfodera le pistole e raggiunge Andrea. - Il ragazzo ha mostrato la sua vera natura, addormentandola prima di mutare il proprio aspetto – spiega Nightmare. - In che senso? – chiede Andrea. - Vampiro… - sussurra Nightmare, sorridendo malignamente. Andrea indietreggia scettico. - Sono solo delle invenzioni della fantasia! Tu sei un imbroglione! – esclama Andrea, indicando il detective con un dito. Nicholas Nightmare non muove un muscolo. - Beh… Molte persone non mi hanno creduto, perché dovrei scandalizzarmi? – scuote le spalle. - Io mi rifiuto di pagarti finché non lo vedo con i miei occhi – commenta Andrea mentre l’uomo gli punta la canna della pistola sulla tempia. - Ascoltami bene… - sospira – un vampiro non si mostrerà mai a comuni mortali se non in caso di pericolo, tu sei in grado di mettere alle strette un ragazzo che sa scomparire come vuole e che se lo fai incazzare ti può sbranare con la facilità con cui addenti un Big Mac? -. Andrea inizia ad alterarsi, soprattutto per la pistola puntatagli in fronte. Lo sposta con una manata in un gesto di pazzia ma il detective non reagisce. O meglio non reagisce subito. Qualche secondo dopo con una mano lo afferra per il bavero del giubbotto. - Ascoltami bene ingenuo coglione! Tu puoi anche non pagarmi a me non interessa cosa vuoi fare! Sappi solo che se ci tieni alla tua pelle e a quella della ragazza lì da solo non te la puoi cavare! Fatti pure ammazzare! Tanto io quel Samuel Xavier Rose lo posso stanare quando mi pare! – e se ne va via, attraversando il salone, il corridoio e la porta d’ingresso fino alla moto parcheggiata in mezzo al giardino abbandonato. Andrea rimane da solo in quella casa, con Annalisa. Lei giaceva addormentata sulla chaise-longue di fronte al gigantesco quadro dell’angelo. La guarda; il visino addormentato mostrava tutta la bellezza della giovane: il naso leggermente rivolto all’insù, le labbra sottili, i capelli che scendevano sulla fronte come i rami dei salici piangenti. L’impressione data è la fragilità sempre nascosta da quel suo essere positiva. Andre la prende in braccio e la porta via da quella pericolosa Ville Mireille. Nel tenerla in mano però per un attimo lui sente un capogiro e chiudendo gli occhi vede lo sguardo di occhi felini ma dalla pupilla azzurra. Riapre gli occhi e chiama subito il padre. Anna, Andrea e il padre di Andrea si dirigono alla loro casa, più vicina a Ville Mireille di quanto è la casa di Anna. Andrea avverte personalmente in genitori di Annalisa che ha avuto un malore improvviso. La madre preoccupata chiede se l’hanno portata al pronto soccorso ma Andrea mente dicendole di aver chiesto a un medico di guardia di venire. Tanto il padre di Andrea è realmente un medico. Annalisa però non ha nulla: dorme soltanto. Dorme sul letto di Andrea, mentre il ragazzo è sdraiato sul divano del salotto, stanco sia per la fatica che per la tensione della serata. Samuel compare sul davanzale della finestra della camera di Andrea, senza alcuna ferita, dall’aspetto di un ragazzo normale come finora aveva mostrato. - Anna – sussurra. La ragazza riapre lentamente gli occhi, non rendendosi conto di dove fosse. - Samuel… ma… quel tipo? – il vampiro la zittisce. - Andrea ti ha trovato addormentata e temendo il peggio ti ha portato a casa sua… Io sono fuggito da quello strano individuo ma stai tranquilla… io sono qui ora… - e con uno sguardo ipnotico le guarda il viso. Annalisa lo abbraccia. - Oh Samuel… stammi vicino ho paura di perderti – esclama lei, istintivamente. Samuel Xavier Rose ricambia l’abbraccio però gli sussurra di dover andare e scende dalla finestra, scomparendo nella via solitaria. Due giorni dopo, perfettamente ripresasi da quella strana incoscienza, Annalisa torna a scuola. Le giornate però non sono più le stesse. Andrea spesso le sta vicino, come se avesse paura di qualcosa e volesse distoglierla da quello; purtroppo il pensiero di Annalisa, che si sente sempre più confusa e strana, è sempre rivolto a Samuel. Da quella notte, alla presenza di Nicholas Nightmare, Annalisa prova terrore nel pensare a quell’uomo che uccide il ragazzo. La notte la ragazza sente riecheggiare un urlo disumano, mai sentito prima eppure famigliare. Passano i giorni e le settimane e più Annalisa voleva Samuel accanto, più il proprietario di Ville Mireille non si mostrava. - Devo vederlo, non resisto più – ragiona Annalisa. L’idea della ragazza è di cercare un recapito telefonico di Samuel Xavier Roses e l’unico modo di trovarlo è frugare nella Villa alla ricerca di dei numeri utili, un numero di cellulare che per ricordarsi all’inizio potrebbe aver scritto su di una rubrica.

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Capitolo 11
*** Luna ***


Il giorno di Halloween, passata la mezzanotte, mentre i genitori dormono profondamente, Annalisa esce di nascosto da casa per raggiungere la Villa, che, nonostante il suo misterioso aspetto fosse perfetto per un divertimento da halloween, risulta deserto e le vie adiacenti evitate, come se ci fosse una barriera che induceva la gente a non entrarvi. Andrea è stato a una festa di amici e amiche di Annalisa e ora, stanco, egli torna a casa e incontra un suo coetaneo vestito da vampiro. - Annalisa… - pensa lui. La ragazza è innamorata di Samuel e su questo riflette Andrea, disturbato da questo fatto. “Annalisa è innamorata di quel ragazzo… Non riesco a sopportare questa cosa…. Non mi fido di quello, ha un che di pericoloso non voglio che Annalisa stia con quello!” pensa “Ma d’altro canto non posso farci nulla… è innamorata di quello”, picchia un pugno contro il muro, imprecando. - Cosa posso fare? – esclama, indignato e arrabbiato nello stesso istante. La città rumorosa spegne di colpo ogni frastuono e Andrea, controllando l’orologio, nota che sono le 3 di notte. Un rumore di passi attira l’attenzione. Volge lo sguardo e vede una ragazza. Bionda, pallida in volto, corporatura esile vestita di un abito con gonna di un candido bianco che contribuisce a dare l’impressione di un fantasma alla figura. Andrea tira indietro il braccio, mette la mano dolorante nella tasca dello smanicato e volge le spalle alla ragazza, camminando. - Fermo – sussurra lei. Lui ubbidisce, senza capirne il perché – so io come devi risolvere la tua questione… -. Annalisa sale le scale fino al secondo piano e, oltrepassata la stanza di Luna, si trova davanti a un mobiletto a cassetti pieno di fogli, in cui forse può trovare la rubrica con il recapito per cercare Samuel. Niente. Continua il corridoio illuminato dalle candele e aprendo una porta a caso si trova in una stanza adibita a guardaroba. Tante marionette di legno molto simili a quelle usate come modelli per il disegno artistico vestono ogni tipo di abito, uno più elegante dell’altro ma, soprattutto (cosa molto strana che fa incuriosire Annalisa) abiti femminili. Stupendi abiti di ogni tipo di tessuto e fattura adornati di ogni tipo di accessorio: nastri, gioielli, fiocchi, monili di bigiotteria, guanti di seta e molto altro. Tra questi manichini, moltitudine di statue lignee impassibili ma coscienti d’ogni cosa successa lì, ce n’è uno solo senza abito. Al sostegno della marionetta c’è una targhetta in ottone con inciso: “ l’abito preferito di Luna, abito bianco del chiarore lunare”. La ragazza mette una mano sulla spalla di Andrea. Il ragazzo si volta di scatto e si ritrova col volto vicinissimo a quello di lei. E’ molto bella: gli occhi di un blu zaffiro incantevole, due labbra carnose e un ovale del viso perfetto con una pelle liscia e bianca di un pallore quasi mortale. - Ma tu chi sei? – risponde Andrea spostando la mano dalla spalla. La ragazza mette le mani dietro la schiena e avvicina il suo viso a quello di Andrea. - Il tuo problema si chiama Samuel Xavier Roses,vero? – chiede nuovamente la ragazza. Andrea rimane impietrito: come faceva la ragazza a conoscere così il problema. - Lui sta possedendo la mente di Annalisa Aurora, la tua cara amica… non è vero? – continua la ragazza con un tocco di malizia e di mistero in quel sorriso accennato. Andrea continua a rimanere impassibile, domandandosi più volte chi sia questa fanciulla vestita con l’abito bianco che fa risaltare la carnagione chiarissima della pelle, e lei gli accarezza il collo, facendo passare le dita sulla pelle di lui. Una delle unghie di lei però graffia il collo di Andrea. - Ahia – lamenta Andrea. La ragazza si avvicina al taglio, lo guarda poi avvicina le labbra alla goccia di sangue che sta uscendo. Dapprima diede un leggero bacio al collo di lui, poi leccò le gocce che escono dalla ferita. Andrea per un attimo rimane fermo ad assaporare quella piacevole sensazione, poi un’altra puntura però lo fa reagire. Spinge via la ragazza. - Cosa vorresti fare? – prende coraggio Andrea Nano. La ragazza gli mostra i denti: ha dei canini molto appuntiti. - Sono un vampiro mio caro… - spiega -… credevi non esistessero vero? Hai trattato male quel detective che non avrebbe comunque accettato i tuoi soldi perché ci caccia solo per il gusto di sterminarci, dandogli del ciarlatano… Ma non è lui a essere ciarlatano… siete voi umani che cercate con la ragione di chiudere gli occhi sulla realtà… La scienza e la società vi impongono di credere al loro velo di menzogne. Noi esistiamo da sempre… Creature dannate a vivere l’eternità rifuggendo la luce e la religione… -. - Sono più confuso che prima… ehm… scusami, come ti chiami?- la interrompe Andrea. La ragazza ridacchia. - Io ho il nome del satellite di questo umile pianeta, che guarda da lontano le umili vite altrui, invidiosa e maliziosa. Mi chiamo Luna… e come ti dicevo voglio aiutarti – Luna porge la mano ad Andrea. - In che modo vuoi aiutarmi? – domanda il ragazzo. - Raccontandoti la verità sul proprietario di Ville Mireille… -.

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Capitolo 12
*** La verità del vampiro e l'inizio della caccia ***


Annalisa guarda il manichino “nudo” e si dispiace di non aver potuto vedere quel vestito. Si volta e camminando a caso tra quell’esercito di nobili di legno adocchia un abito lungo color porpora, con cuciture dorate e una cintura di raso dorato. - E’ incantevole – commenta Annalisa, toccando con mano il velluto. Si guarda attorno. Annalisa toglie il vestito dall’uomo di legno e inizia a svestirsi per poi mettere quell’abito. La difficoltà gli arriva ai lacci del corpetto e nella stanza non vi era alcuno specchio. A un certo punto però sente qualcuno che li allaccia, Annalisa si volta di scatto e vede Samuel. - Samuel! – grida lei, abbracciando e stringendo forte il ragazzo. - Sono tornato… scusami Annalisa… quell’uomo sta continuando a darmi la caccia… Quel Nicholas Nightmare è un osso duro, perciò io in questa villa non posso può stare… per ora sono in un albergo in centro… Sono al “Le Sirene”… stanza 302. Vienimi a trovare ogni tanto – spiega Samuel, chiudendo gli occhi e ricambiando l’abbraccio. - Oh Samuel… - sussurra Annalisa, sentendosi al sicuro tra le braccia di lui. - Sai Anna, non mi sentivo così bene da quando nella mia vita c’era lei… - bisbiglia Samuel. In quel momento Annalisa sussulta, innervosendosi per il semplice fatto di non essere stata l’unica ragazza nella vita di Samuel Xavier Roses. Non è da lei essere gelosa, ma in quel momento quella frase le dette fastidio. - Chi? – chiede impettita e stizzita. - Si chiamava Luna… Era bellissima… finché un giorno… - comincia la narrazione. Analogamente al racconto di Samuel, Luna, che è ancora viva, riferisce la loro storia. Racconta di come in realtà il proprietario della villa una volta fosse umano, di come lui s’innamorò di lei. - Del perché si fosse innamorato di una ragazza come me non l’ho mai capito… Questa mia carnagione mi fa sembrare un fantasma… - esclama Luna. - Hai un viso molto bello Luna, probabilmente è rimasto incantato da quello – commenta Andrea, distogliendo lo sguardo dai denti di lei. Continua il racconto: Samuel si infatuò di Luna e scappò da casa per cercarla. Il padre lo diseredò ma lui se ne infischiò perché l’unico pensiero era Luna. Girò molte città alla ricerca di quella ragazza ma non la trovò, finché il giorno di Halloween di 15 anni fa lei gli andò incontro. - 25 anni fa? Che anno era? – interrompe Andrea. - 1984… - sussurra Luna guardando il cielo coperto da nubi. - Quanti anni ha Samuel? – chiede nuovamente Andrea. - 43 – alla risposta Andrea rimane stupito. - Ma se ne dimostra 17? -. La ragazza, mettendosi a posto la gonna, spiega la verità: Samuel, nel 1984, aveva appena compiuto 18 anni; lei l’aveva morso e lui, di fatto, avrebbe vissuto la sua vita senza mai mutare il suo aspetto. La sua conoscenza progrediva ma il suo corpo non cresceva e, quindi, nemmeno invecchiava. Alla morte del padre, l’anno successivo, Samuel uccise la madre per poter ottenere la Ville Mireille e vivere felice assieme a Luna. - Finché… - sospira Luna. Nicholas Nightmare sta nel suo ufficio, seduto sulla scrivania e intento a lucidare la pistola con molta attenzione. - Non abbandono questo caso… Quel Roses è una bella preda… Bravo a manovrare come un burattinaio, le anime di noi umani. Eppure gira anche di giorno, come ha testimoniato Andrea. Ma quel giorno che ha detto lui però c’era tempo nuvoloso. La luce però c’era. Ho l’impressione che non sia un vampiro vero e proprio – poggia la Jackall sulla scrivania con forza – Ma è scaltro, una preda veramente stimolante! -. Ai piedi dell’uomo una donna grassa con gli occhi chiusi e il corpo sopra una pozza di sangue e vicino dei bossoli di proiettili. - Sarà il caso di fare rifornimento… - dice dopo una sonora risata. Alzandosi dalla scrivania prende un cappotto nero e infilatosi gli anfibi decorati con fibbie argentate ai lati apre la porta e nascoste le due pistole nelle fondine ai lati della cintura si incammina verso la portineria, per dirigersi alla casa di Andrea. Quella notte però era stranamente limpida e silenziosa.

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Capitolo 13
*** intrecci e verità ***


Un giorno Luna fu violentata… - continua Samuel, con voce grave e un evidente segno di dolore per la ferita riaperta così violentemente. Annalisa si porta le mani a coprire la bocca. - … Erano le 3 di notte e lei non era ancora tornata a casa, andai a cercarla a casa degli amici ma nessuno mi sapeva dire dove fosse andata, alcuni nemmeno l’avevano vista andare via. Quanto odiai quelle persone… Camminando nel buio delle strade sentii dei rumori e delle urla di dolore soffocate. La trovai a terra, piena di ferite e sanguinante. Quei dannati erano fuggiti… rubai una macchina e la portai all’ospedale, ma non ci fu nulla da fare… la costituzione debole del suo corpo non le permise di sopravvivere… Morì durante il viaggio… - e il ragazzo scoppia in un pianto disperato. Annalisa in quel momento prova lo stesso dolore del suo amato e gli mette una mano sulla spalla. Successivamente le labbra di lei sfiorano quelle di lui. - Ci sono qua io con te… - e Samuel, sorride, baciandola dolcemente. Si abbracciarono e il bacio divenne sempre più appassionato. Nicholas scende le scale ed esce dall’edificio quando una donna gli si avvicina con passo cadenzato. E’ una bella donna, non molto alta di statura, magra, capelli corvini a coda di cavallo, di carnagione olivastra.Al naso un piercing e gli occhi scuri. Nicholas la riconosce come la barista del suo pub preferito, una ragazza che conosce bene e che ha sempre apprezzato. - Ciao Nadia – esclama mettendo una mano in tasca. - Oh Nicholas… quanto tempo che non ci vediamo… - sorride lei con aria furbesca. - Sarebbero due giorni ma se vuoi sia così tanto, meglio così – e mentre lo diceva lei s’avvicina. Lo bacia. Nicholas apprezza e ricambia ma a un certo punto sente mancargli le forze ma comunque toglie la mano dalla tasca e la posa sul bacino di lei. A un certo punto Nadia riceve un messaggio e senza distogliere le sue labbra da quelle del detective. Legge il messaggio: “E credi proprio che io ci caschi?Ahahahah” controlla il numero: quello di Nicholas Nightmare. Senza rendersene conto Nadia ha la canna della pistola poggiata alla pancia. Le labbra dei due si allontanano e il detective coi capelli lunghi sorride malignamente e preme il grilletto. Un proiettile perfora la pancia della donna mentre Nicholas estrae l’altra Jackal e gli imprime un buco in mezzo alla fronte. - Vampiro… deve ancora nascere una creatura della notte capace di fregarmi così – e detto ciò dalle vie laterali sbuca un gruppo enorme di persone tutti a guardare malamente il detective e ringhiare come bestie inferocite. Nightmare apre le braccia come per invitare il nemico, che non se lo fa ripetere due volte. Il cacciatore di vampiri incrocia le braccia puntando le pistole in direzione opposta e spara. C’entra in fronte una prostituta e un agente di polizia. Corre via verso la via principale e come una mandria di bufali impazziti i vampiri seguono il detective che spinge via un ragazzo ubriaco dalla sua moto per rubargliela e usarla per la fuga. Quattro agenti di polizia, posseduti e manovrati da qualcuno di invisibile, fanno rotolare dei bidoni cilindrici per bloccare la moto. Nicholas fa un testa coda e lascia il mezzo prima di farsi male. - Maledizione ma quanti sono? – si chiede lui, con evidente preoccupazione. Annalisa e Samuel stanno nella camera da letto di lui. Samuel le bacia il collo mentre lei si sta spogliando. Contemporaneamente Andrea e Luna stanno camminando per le strade deserte, per andare alla casa di lui. - A Halloween che successe allora? – domanda Andrea. Luna sospira. - Un cacciatore di vampiri mi aveva scoperto… si chiamava Raphael Zamiel Pesadilla… nome falso di Manuel Nightmare… il gemello malefico di Nicholas Nightmare -. - Perché Nicholas Nightmare è buono? A me è sembrato un uomo senza scrupoli…- commenta Andrea. - E’ solo diventato cinico… il fratello se la prese con lui perché non è riuscito a uccidermi… Samuel si vendicò e Manuel Nightmare finì la propria vita infilzato a una picca come faceva Dracula nel romanzo di Stoker – finì Luna. - Lo sapevo che Samuel era malvagio… me lo sentivo – sussurra Andrea. - Se ti tolgono la cosa più cara tu come ti comporteresti? E’ vero che non mi uccise, ma ebbi il rigor mortis. Mi risvegliai dopo due anni e fuggii per non essere finita da Nicholas. Ma ciò non toglie quello che dicevo: come ti comporteresti Andrea Nano? – chiede Luna, scostandosi una ciocca bionda dal viso. Andrea rimane silenzioso. - Se ti viene portata via Annalisa come reagiresti? – tocca il tasto dolente. - Farei quello che sto facendo ora… impazzire… - reagisce, mettendosi le mani tra i capelli.

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Capitolo 14
*** La Reincarnazione di Luna ***


La passione dei due amanti, del vampiro pazzo dal dolore e della dolce ragazzina la cui mente è plagiata, si consuma tra le mura di Ville Mireille e Annalisa si sente felice, mentre Samuel è criptico. In alcuni momenti mostrava piacere e felicità, in altri diventava serio e pensieroso, ma nonostante ciò lei è felice. - Samuel… - sussurra lei. - Anna… - continua Samuel. Gli occhi di Annalisa si perdono in quelli del ragazzo. - … ti amo – conclude Anna. Andrea cade in avanti, sentendo dentro di sé un dolore lancinante al petto. - S’è dichiarata… - sibila Luna, guardando di fronte a sé. - COSA? – alza la voce Andrea. - Samuel… l’ha convinta a dichiararsi a lui. E all’unisono a unito i vostri cuori, notando il vostro aspetto reciproco, in modo che questo avvenimento comporti in te un dolore senza fine -. In quel momento nella città vuota risuona un rumore di molti passi in corsa e di spari. Annalisa si addormenta avvolta nelle lenzuola, mentre Samuel Xavier Roses sta nella stanza di Luna, di fronte allo specchio oblungo. Gli occhi gelidi si riflettono visibili anche se in parte nascosti dalla lunga frangia di capelli corvini. - Luna… - sussurra, guardando Annalisa – non c’è dubbio… le assomiglia tantissimo… così bella -. Gli occhi di Samuel diventano vermigli e al suo sorriso perfetto si sostituirono due canini appuntiti. Sulle scapole compaiono due gigantesche ali da pipistrello. - Sarà mia per sempre… ma a tempo debito – si esprime Samuel in un monologo il cui unico spettatore è lo specchio, muto spettatore della tragedia che deve ancora avvenire – Ora la parola ai miei seguaci. Nicholas Nightmare deve morire -. Attorno alla città di Alba Cara D’Avezzo compare un enorme cupola di un colore granato. Tutti i cittadini ascoltarono nella loro mente la voce di Samuel e si misero alla ricerca del detective dai capelli lunghi. Samuel rise rozzamente, come se si liberasse di un peso portato troppo a lungo su di sé. Luna e Andrea si fermano ad ascoltare e a guardare l’immensa cupola. - E adesso che succede? – reclama Andrea, premendosi la mano al petto. E’ impazzito… - sussurra la ragazza, portando anch’ella la mano al petto e chiudendo gli occhi -… amore… -. Diversi colpi d’arma da fuoco rompono il silenzio. - Perché prima era normale? – continua Andrea, supponendo fosse opera di Samuel, dopo aver ascoltato l’aneddoto dei vampiri. Gli spari si fanno più vicini finché da una via compare, sbalzato via da chissà cosa, il corpo di un uomo grasso e barbuto. A seguire c’è un uomo coi capelli neri dalle punte colorate di rosso, vestito con un giubbotto lacerato in più punti. - Fuck – impreca Nicholas Nightmare. - Signor Nightmare – urla Andrea. L’uomo si gira di scatto e un cazzotto di un gigante nero lo scaraventa a terra. Nicholas si rialza con un colpo di reni ma è ancora barcollante. Luna si frappone tra l’uomo e il colosso di colore. Il nero tenta di tirare un pugno anche a lei, ma Luna è impassibile di fronte a lui. Gli occhi di Luna diventano rossi e lacrimano sangue, lasciando profonde cicatrici dove colano le lacrime. - Svegliati dall’incubo, debole umano – comanda con voce ferma. L’avversario si ferma improvvisamente e inciampando cade all’indietro. Luna poi si rivolge alle altre 20 persone alle spalle dell’uomo. Alza il braccio sinistro e dalle membra escono delle piume nere che cadono sul terreno e si formano delle ossa che vanno a comporsi per plasmare un’ala nera. - Anche voi! – e tutte quelle persone si risvegliano smarrite. La folla animalesca si disperde nel totale scombussolamento mentre rimangono soli Nicholas Nightmare, la vampira Luna e il giovane Andrea Nano. Il detective, seduto sull’asfalto, fissa la ragazza guardandola in cagnesco. Luna ricambia con uno sguardo di sufficienza e altezzoso al tempo stesso. - Ti ricordi di me, signor Nightmare? – sorride lei, cambiando espressione del volto. - Come potrei dimenticarla signora vampira? E’ lei che ha portato scompiglio nel rapporto tra me e il mio adorato fratellone – risponde lui estraendo la Jackal. Andrea sposta nuovamente la pistola. - Signor Nightmare! Mi sono rotto di questo suo comportamento – strilla il ragazzo – deve smetterla di giocare con le vite altrui! Luna, anche se è un vampiro, ha una vita e le ricordo che le ha salvato la pelle! -. Il detective fa cadere la Jackal e si sdraia rivolgendo lo sguardo al cielo, coperto dalla cupola. - Vampira, anche se questo moccioso ha ragione, io non cambio idea su di voi… Mio fratello andò fuori di testa perché era ossessionato. Ha tentato di uccidere persino me perché ho reagito come Andrea. Una volta distinguevo vampiri buoni e cattivi. Capii che lei era buona, ma nonostante tutto la incolpai della pazzia di Manuel. Ora dubito. Penso che mio fratello fosse più bestia di voi, con la sua ossessione. Ma siccome Manuel era Manuel, io invece sono Nicholas. Nicholas Nightmare, l’incubo di voi non morti. Al momento però mi preme uccidere il suo amato, per liberare la povera Annalisa, che vedo le assomiglia – e ride. - Ma se Annalisa è castana? – interrompe Andrea. - Guarda i lineamenti, cretino – gli propone il detective. Andrea fissa Luna. Notò nella corporatura, nelle labbra, nell’ovale del volto le stesse fattezze dell’amica e se ne stupì. - Ma com’è possibile? – chiede il ragazzo. - Scherzi del destino – sorride Luna, spostandosi una ciocca di capelli e sistemandosi la gonna. - E ora Samuel Xavier Roses crede che Annalisa sia la sua reincarnazione – conclude il detective.

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Capitolo 15
*** Amore sincero ***


Nicholas, Andrea e Luna si nascondono in una palazzina, per evitare l’inseguimento di tutte quelle persone impazzite e per riprendere fiato. Andrea sale al primo piano ed entra in un appartamento deserto e si sdraia sul divano in salotto. - Anna… - sussurra guardando il soffitto. - Ti manca? – chiede Luna, sedutasi accanto, con un tono dolce ed estremamente umano. - Io e Anna ci conosciamo praticamente da quando siamo piccoli. Siamo sempre stati assieme. Inseparabili… -. - E ora che lei non c’è soffri? – commenta Luna girandosi una ciocca di capelli biondi attorno all’indice. - Mi sento vuoto Luna… non avevo ancora provato a stare lontano da lei per così tanto tempo. Sento che oltre a lei non mi interessa altro … -. - Da quando hai questi pensieri? – esclama curiosa la ragazza – vampiro. - Scusa? – risponde Andrea, spiazzato dalla domanda. - Da quando hai questi pensieri? – ripete Luna. - Mah… Non lo so… Forse da quando lei ha iniziato a parlarmi di persone mai conosciute e di fatti mai accaduti. Ma soprattutto da quando nei suoi interessi c’era quel Samuel… - risponde lui. - Ti manca tanto vero? -. - Troppo – conclude Andrea. Annalisa si siede accanto e avvicina il viso a quello di Andrea Nano e gli sorride. Un sorriso molto dolce ma allo stesso tempo malinconico. Andrea rimane per un attimo incantato da quel viso dolce, dimenticando la vera natura di quella figura. Lei s’avvicina sempre più e le labbra di entrambi si sfiorano finché lei non mordicchia il labbro inferiore di lui, per poi finire con un vero e proprio bacio. Un bacio appassionato, nato da alcun motivo logico, nato solamente dal caso e da due persone il cui animo è straziato dalla mancanza di una persona. Andrea chiude gli occhi e s’abbandona al piacere di quel momento ma all’interno della sua mente non ha Luna. Un turbinare di ricordi, un’orda di innumerevoli foto dei due amici Andrea e Annalisa che mangiano il gelato assieme, grida mentre giocano alla Playstation, camminano fianco a fianco nel corridoio della scuola. L’attenzione della mente di Andrea però è sempre focalizzata solamente su una figura: quella di Annalisa Aurora. La ragione in quel momento è come una sentinella che finisce il proprio turno di guardia e mentre la razionalità, filtro che impedisce all’essere umano di conoscersi a fondo, viene meno i desideri riaffiorano. E il desiderio di Andrea è quello di avere accanto a sé Annalisa, non Luna. Risvegliandosi da quella dolce seppur fittizia sensazione di piacere e benessere. Luna si accorge del distacco del ragazzo e levando le labbra dalla bocca di lui guarda il pavimento. - Mi dispiace. Non dovevo ricambiare il tuo bacio – si giustifica grave Andrea. - Volevo avere la prova del tuo amore. Ho avuto la conferma. Sei innamorato – ironizza Luna. - Perché l’hai fatto? Tu non sei la sposa di Samuel? Perché mi hai baciato? – alza la voce sdegnato Andrea. - Io sono un vampiro, Andrea! Noi vampiri non proviamo amore… eppure è un piccolo e futile motivo per cui invidiamo voi umani. Quando mi risvegliai dopo il tentativo di Manuel fuggii da Samuel per non mentirgli più. Io non ho mai amato una persona -. - Siete esseri viventi e intelligenti come gli umani, Luna! Sapete sicuramente amare! – alza la voce Andrea. - Noi conosciamo le pulsioni animalesche come il sesso, la fame, l’ira, ma l’amore, l’affetto… è una cosa che non capiamo – sospira la ragazza guardando il pavimento. - Perché allora Samuel nonostante sia un vampiro vuole così tanto Anna? – riflette Andrea. - C’è una sostanziale distinzione tra noi: gli originali e gli umani contaminati. Io sono un’originale, Samuel è un contaminato. L’ho morso e gli ho fatto bere il mio sangue durante un rapporto – spiega la ragazza. - Ma non hai mai sentito un vuoto dentro di te mentre eri sola, oppure una voglia di averlo al tuo fianco nei momenti di difficoltà? – continua il ragazzo. - In alcuni momenti, ma… - ammette Luna, togliendosi i guanti di raso bianco. - Vedi? Allora non è vero che voi non avete sentimenti! – urla Andrea. - Non dire sciocchezze – sibila Luna. Un rumore di passi fa zittire entrambi. Nella stanza compare Nicholas Nightmare, vestito con un completo elegante di Armani. - Sto bene? – sorride stupidamente con la sigaretta tra i denti – Il proprietario di questo appartamento doveva essere ricco -. - Ma l’hai rubato qui? – chiede Andrea. - Ovvio. Quando posso arrotondare, lo faccio. Varrà 6 000 euro solo giacca e camicia – ride il detective girandosi. Un rumore rompe il silenzio. Un gruppo di uomini vestiti di nero dallo sguardo perso e dall’atteggiamento ostile corrono in direzione del detective che estrae le Jackal da sotto la giacca. - Maledetti! State cominciando a seccarmi – grida sparando verso il gruppo.

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Capitolo 16
*** Rivelazioni di visioni dimenticate ***


Annalisa è alla finestra del terzo piano della Ville Mireille. Sta vicina al parapetto del balcone sulla facciata centrale, meravigliosa nell’abito di Luna che aveva indossato il giorno prima per curiosità. Il suo sguardo è rivolto alla cupola color granato che copre la cittadina. Perché la città è coperta da quella cupola? – si chiede la ragazza. Samuel rimase dietro le tende a sbirciare poi cammina con passo cadenzato e silenzioso. - Amore… – sussurra. Annalisa si volta di scatto, quasi spaventata. - Samuel! Non ti ho sentito! Dovresti smetterla di comparirmi all’improvviso – risponde indispettita Annalisa. - Scusami Anna. L’abitudine… Non adoro far rumore. Come stai? Quest’abito ti rende incantevole… - dice lui avvicinando la faccia al collo di lei, annusando il profumo della sua pelle. - Oh grazie… sto bene, Samuel. Senti una cosa però… - lo interrompe la ragazza. Il ragazzo si blocca per un istante e guarda in volto la sua “ospite” con un atteggiamento di evidente fastidio. - Dimmi -. - Quella… - indica la cupola in cielo. - Che bella… - mente Samuel, facendole credere di non averla notata. - E’ un po’ angosciante… Perché ricopre la città? – si domanda Annalisa. - Vorrei sapere per te ogni cosa… ma purtroppo non so dirti cosa sia ne dove venga ma se ti fa piacere che essa scompaia cercherò un modo per farla scomparire – e detto ciò Annalisa e Samuel si baciarono. Samuel dopo il bacio tornò in casa mentre Annalisa rimane appoggiata al parapetto, lo sguardo rivolto alle vie che dalla Piazza Mireille vanno alla città. Una sensazione simile alla puntura di tanti aghi la fa sussultare. Si posa la mano destra al petto. - Chissà dov’è Andrea… - si chiede e rientra in casa. Samuel è di fronte alla gigantografia dell’angelo nella stanza al primo piano. Ammira con molto interesse la sua ombra riflessa sulla tela. - Ahahahahahah… Annalisa vuole che io tolga la cupola… Bene! Vuol dire che devo sbrigarmi a uccidere il cacciatore di vampiri e il ragazzino. Non posso giocare al gatto col topo all’infinito – e detto questo il corpo di Samuel si disgrega in un’infinità di falene. Mentre gli insetti volano fuori da una finestra, un uomo sulla cinquantina entra nella stanza. Ha i capelli neri e un portamento austero; veste un lungo soprabito nero e una mantella di ugual colore. Sotto il soprabito, una giacca elegante nera e rossa all’interno, un gilet con orologio a cipolla nel taschino. - Stolto di un mezzosangue – esclama con tono di disprezzo – pagherai il tuo prezzo -. Annalisa rimane sola in casa, sola con se stessa in una casa gigantesca e silenziosa. Decide di rivestirsi con i suoi abiti e gira la casa per curiosare un po’ in quel luogo cupo e immenso. Esce dalla stanza di Samuel e s’incammina per il lungo corridoio del primo piano per percorrerlo fino alla sua fine. Miliardi di stanze per ospiti, diversi bagni dai pavimenti luccicanti e perfetti fino ad arrivare all’ultima porta. L’ultima porta del corridoio è diversa da tutte le altre: è consumata dal tempo e ha due lastre di metallo e al centro un elmo con una visiera decorata con l’abbozzo di uno scudo diviso in 4 quadrati. La serratura d’ottone è opaca e mentre Annalisa la apre risuona un forte cigolio. La ragazza si ritrova all’interno di un altro ampio salotto, con un camino di fronte a tre divani dalla fodera bianca: due normali e un angolare. Il pavimento è fatto di piastrelle bianche e di fronte ai divani c’è un grande tappeto color porpora. Sopra il camino, un altro elmo molto simile per forma a quello dell’ingresso ma l’unica diversità è che dalla fronte si innalza un corno in avorio. Annalisa si avvicina a quell’ermo, apre la visiera e dallo spavento fa un passo indietro. Sotto la visiera sta una testa umana i cui occhi azzurri, gelidi, fissano la ragazza. In quel momento Annalisa, sedutasi sul divano, comincia ad avere alcune visioni. Ricorda Eleonora, Lewis, Federico e di tutti i suoi amici morti molti mesi primi in quella villa, ma soprattutto ricorda quegli occhi famelici, gelidi e la bocca lorda di sangue: gli occhi e la bocca di Samuel Xavier Roses!

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Capitolo 17
*** Pioggia di sangue ***


Shockata da quel ricordo, Annalisa si accoccola sul divano bianco, spaventata da quel ricordo. Pensa. “E’ stato Samuel… Mio dio! Perché l’ha fatto? Perché l’ha fatto? Mi sono innamorata di un pazzo assassino! No! E’ un incubo!”. Per qualche minuto questi pensieri ruotano nella sua mente come dentro una centrifuga. - Devo chiedere a Samuel perché l’ha fatto – esclama, dopo qualche minuto, alzandosi e decidendosi ad affrontare la realtà. In quel momento però il suo sguardo torna sugli occhi di quella testa all’interno dell’elmo. Si alza e stacca l’elmo dal camino e si accorge di un buco nascosto. Annalisa mette la mano al suo interno e sente che nel piccolo vano è presente un bottone. Una volta toccato un rumore di ingranaggi che si muovono risuona per la stanza. Esce di corsa dal salotto e nota che vicino alla parete del corridoio è comparsa una pendola. Una comune pendola di legno chiaro, noce, con un quadrante colore dell’alabastro scandito da tacche dorate per i minuti e per le lancette; uno sportello per il pendolo con una lastra di vetro colorata come le vetrate delle chiese. Annalisa apre lo sportello del pendolo e guarda il pendolo la cui estremità è il volto di un demone che ride beffardo. - Ma da dove arriva questo? – si chiede lei, vedendo che sotto di esso c’è una botola a cui l’orologio è fissato. Volgendo nuovamente lo sguardo al quadrante nota che è indietro di almeno 4 ore. - Ora lo metto a posto – e sistema le lancette. Nuovamente il rumore degli ingranaggi muoversi. Al centro del corridoio una botola la cui lastra coprente scorre lentamente mostrando una scalinata di pietra che scende. Annalisa prende coraggio e scende le scale: oltrepassata la botola, il coperchio scorre fino a chiudersi e delle torce poste a uguale distanza sul muro si accendono magicamente, illuminando un antro buio e angusto. Alla fine delle scale la ragazza si trova in una stanza enorme le cui pareti sono di pietra e il soffitto è molto basso. - Che strano posto! – esclama lei poggiando la mano su una strana cassa in mogano, coperta da una tovaglia di seta rossa. Annalisa fa due passi indietro per vedere meglio quella strana cassa: ai lati aveva dei maniglioni dorati lavorati. - Non sarà mica… - balbetta spaventata lei, pensando a cosa può essere quella cassa. Apre il coperchio di quella cassa e nota che l’interno è imbottito e foderato di raso rosso. E’ vuota. Annalisa tira un sospiro liberatorio e la richiude con fatica. Uno strano spiffero percorre l’antro buio. Nicholas Nightmare, Luna e Andrea stanno correndo per la strada, il detective davanti con le pistole puntante verso i nemici. - Ehi qui vicino c’è un negozio d’armi, quello dove mi rifornisco! Si svolta a sinistra signori – e senza fermarsi gira l’angolo. Andrea e Luna lo seguono, anche se non riescono a stargli dietro per troppo tempo. Due uomini vestiti da punk alzano dei bidoni e li fanno rotolare contro il detective che li salta. - ‘sti cazzo di bidoni mi hanno rotto! – urla Nightmare mentre li centra in mezzo alla testa. Un altro uomo lo afferra per la collottola dell’abito di Armani. - Questo costa un occhio! – gli risponde arrabbiato il detective scaricando il caricatore sul volto dell’aggressore. L’uomo fuori di senno lo lascia andare e Nicholas si pulisce l’abito ma non si accorge che il suo assalitore si è rialzato. - Osso duro, eh? – e punta le armi ma una folata di vento passa tra di loro. Luna fluttua di fronte ai due litiganti e con le braccia aperte guarda negli occhi il “posseduto”. - Stai dando fastidio! – sorride lei con malignità mentre con il pensiero gli sfracella il cranio. - Luna! – grida Andrea che si è accorto di un killer con il fucile da cecchino su uno dei palazzi che punta l’arma contro la ragazza. Il ragazzo salta e sposta la ragazza dalla traiettoria del proiettile. Luna ringrazia Andrea e nel frattempo si avvicina anche il detective. In quel momento però succede qualcosa di strano: tutto il rumore degli umani posseduti cessa e cala il silenzio più assoluto. Le parole di Andrea diventano echi nel nulla e la cupola inizia a diventare color del sangue e pian piano a cadere come pioggia: una pioggia di sangue. - Una pioggia di Sangue… - sibila Luna, leccando le goccioline cadute sul suo avambraccio. - Ma cosa diavolo sta succedendo? – si domanda Andrea piuttosto nervoso e spaventato. - E’ vicino! – ride Nicholas, avviandosi tranquillo verso il negozio con passo cadenzato.

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Capitolo 18
*** Nicholas Nightmare vs Samuel Xavier Roses: la genesi ***


Quando la pioggia di sangue finì, nel cielo una figura nera gigantesca piomba a terra con la forza di una meteora. Andrea è molto vicino a quella strana figura, Luna si è nascosta improvvisamente e Nicholas sta camminando tranquillo verso il negozio d’armi. Andrea guarda di fronte a sé. Quella figura ha sembianze umane ed ha il capo chino. Noto i capelli corvini, un vestito elegante scuro e un paio di ali da pipistrello uscire dalle scapole. Il capo chinato si alza improvvisamente: il capo di Samuel Xavier Roses. Andrea e Samuel, dopo tantissimo tempo, si guardano fissi negli occhi; il primo con orrore e rabbia, l’altro invece con pazzia e divertimento. - Oooh… E’ molto tempo che non ho il piacere di vederti… - sibila Samuel con una voce grave, diversa dalla sua. - Io… Io no! – risponde meccanicamente Andrea, noncurante della soggezione che gli da quel vampiro. Samuel non ribatte e in quel momento le sue ali dalle dimensioni gigantesche si rimpiccioliscono fino ad accartocciarsi e sparire nelle ferite delle scapole. - Noto che siamo spiritosi eh? – ride sgarbatamente Samuel. Finita la cupa risata lo afferra per il collo e lo alza da terra. Un proiettile si conficca nel polso di Samuel. - Ehi vampiro… Mi sono rotto le palle di vedere quella tua brutta faccia… che ne dici di morire? – urla Nicholas Nightmare con la Jackal ancora fumante. Samuel lascia andare Andrea e si rivolge al cacciatore di vampiri. - Facciamo gli spiritosi, Nicholas Nightmare? Hai tanta voglia di giocare? T’accontento subito, ma poi non frignare se ti ritrovi con un arto in meno! – risponde il vampiro, il cui corpo sta accumulando elettricità. In quel momento comincia un combattimento che di umano ha poco e niente: Samuel fluttuando nell’aria si lancia contro il nemico come una pallottola impazzita, Nicholas Nightmare lo scansa all’ultimo con una capriola e di risposta mira alla testa del suo avversario. Samuel scompare e si ritrova proprio a due dita dal naso del detective che però risponde rapidamente alla provocazione e gli tira un calcio al mento. Samuel, dopo il colpo, abbassa nuovamente il capo ridendo sarcasticamente. - Questo non sopporto di voi vampiri! – sentenzia il detective infilzando il ventre di Samuel con un coltello nascosto sotto la giacca. Samuel sembra subire ridendo. - Uhuhuhu… stupido essere umano – reclama Samuel posando la mano carica di elettricità sul volto di Nicholas, che grida straziato. Andrea sfonda con un pugno la vetrina del negozio e ruba un altro coltello e lo lancia contro Samuel, centrando il fianco sinistro. Il vampiro lascia la presa su Nicholas e senza voltarsi si smembra in tante falene. Andrea e Nicholas sono uno vicino all’altro, il secondo seduto con la testa china. - Nicholas come ti senti? - chiede Andrea Nano. - Prova a mettere due dita nell’alimentatore di una sedia elettrica poi mi racconti – risponde seccato lui mentre estrae i caricatori dalle jackall per sostituirli. - Ma Luna? – cambia discorso Andrea mentre Nicholas si rialza oscillando. - Dannazione! Fammi entrare in quel negozio! Presto! Ho finito i proiettili d’argento! – e Andrea lo aiuta a raggiungere il negozio. Nicholas si stacca da Andrea una volta passato l’uscio del negozio d’armi e inizia ad aprire cassetti e ante di mobili. - Quello ha deciso di farci fuori, Andrea! E senza le precauzioni, che si fa? Aiutami a cercare i proiettili e una scatola con sopra la scritta Werewolf! – Andrea allora aiuta nella ricerca il detective e dopo aver svuotato interi scaffali trova una piccola valigetta di un color verde militare con la scritta Werewolf a lettere dorate. Mentre cerca d’aprirla però uno sciame di api nere si frappone e lo costringe a retrocedere. - Hai proprio voglia di giocare eh, vampiro? – sorride Nicholas mettendosi in tasca le munizioni appena trovate. Una voce rimbomba nella testa di entrambi. Nicholas si volta e vede il volto di Samuel fissarli dall’altro lato di una specchiera. Il detective spara al vetro e nello stesso istante spara di fronte a sé, centrando nello stomaco Samuel. Il buco nello stomaco si richiude e il proiettile viene rilanciato in direzione opposta e centra in piena fronte Nicholas Nightmare, che viene sbalzando all’indietro mentre la ferita zampilla sangue come una fontana. - NOOOOO – grida Andrea correndo per prenderlo al volo. Il tempo però si ferma: come in un videoregistratore l’azione si riavvolge e il proiettile esce dalla tempia dell’uomo e finisce tra le dita di Samuel, che lecca il sangue sulla superficie del bossolo. - Uff… MALEDETTO VAMPIRO IO NON SONO IL TUO GIOCATTOLINO! – urla Nicholas saltando contro la scatola verde e aprendola. All’interno della scatola un enorme pistola, grande quasi il doppio di una jackall, con incisa sul manico e sulla canna una croce dorata. Nicholas Nightmare spara tre colpi e il rimbombo è assordante. I proiettili si conficcano nel corpo di Samuel come quelli precedenti ma l’effetto è diverso: al contatto con il corpo la carne inizia a fumare come per reazione chimica. Il corpo di Samuel inizia a sciogliersi e lui emette ululi disumani dal dolore mentre i due “buoni” fuggono dal negozio.

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Capitolo 19
*** Nicholas Nightmare versus Samuel Xavier Roses: La fine? ***


La pioggia di sangue è ricominciata e i due uomini sono in mezzo ad una strada deserta, schiena contro schiena a guardarsi intorno, finchè non echeggia in ogni parte la risata malefica del Nonumano. - Io mi sto stufando di giocare e tu? – sussurra il detective rivolgendosi ad Andrea. - Perché tu stai giocando? – risponde spaventato Andrea. - Giocavo – sorride beffardo Nicholas spostandosi il ciuffo di capelli dalle mash rosse. - Tu sei pazzo! – sentenzia Andrea. - No! Amo giocare! – ride ancora una volta l’uomo. - Perché sto parlando con te? – esclama Andrea stufo dei giri di parole. - Vuoi fare la predica al batman mai cresciuto? – sghignazza nuovamente Nicholas Nightmare puntando in alto la nuova pistola Werewolf. Nel punto in cui punta la pistola Samuel compare dal nulla, usando ancora una volta la giocosa comparsa del gatto di Cheshire. Smettendo di sorridere Samuel salta giù dall’edificio e facendo riapparire le ali da pipistrello plana sulla sua preda. Nicholas scaraventa a terra Andrea e salta in aria per evitare l’attacco di Samuel e cade sulla sua schiena. Samuel, una volta bloccato, viene crivellato dai proiettili. - BASTA!!! – urla una voce femminile. Il ragazzo e il detective rimangono in silenzio e si guardano angosciati. Da dietro l’angolo compare Luna, tesa, quasi angosciata da quella scena. Le ali nere dal braccio di Luna si dirigono verso il collo dell’investigatore, che inarca la schiena per evitarle. - Che cazzo fai? – s’inalbera il detective. - Lascialo stare! – si fa seria Luna, dai cui oggi scendono lacrime di sangue. Andrea fa un passo avanti chiedendo il perché ma qualcosa lo blocca. - Non ti avvicinare! – urla Luna. - Non ti capisco! – grida di risposta Andrea – PERCHE’ TI SEI NASCOSTA? PERCHE’ ORA CI ATTACCHI? PERCHE’? -. Andrea cerca di muovere le membra bloccate dalla forza occulta della vampira. - I- io… Non voglio vederlo ridotto così… - sussurra lei asciugando i rivoli di sangue sulle sue guancie. - BASTA CON QUESTE FALSE SCUSE… VOLEVI VEDERLO NO? VOLEVI REINCONTRARLO! E INVECE COSA FAI? EH? COSA FAI? – si dimena ancora di più Andrea. - BASTA! NON PUOI CAPIRE! – minaccia Luna estraendo un’altra ala nera dal braccio destro. - E INVECE CAPISCO BENISSIMO! SEI UNA EGOISTA! UNA VIGLIACCA! PARLI PARLI E POI QUANDO DEVI FARE QUALCOSA TI NASCONDI! – e con un ultimo strattone Andrea si libera del controllo di Luna e quest’ultima è cade sulle ginocchia, stremata dallo sforzo di contenere la furia di Andrea. - L’HAI AMATO! L’AMI ANCORA! E ORA? ORA CHE E’ FUORI DI SE’ LO RINNEGHI? -. Nel frattempo Nicholas cerca di bloccare Samuel che si sta ribellando. Nightmare viene lanciato via da una forza misteriosa e Samuel si rialza a fatica. - Stolti umani… vi mettete a litigare fra di voi… Siete patetic… AAAAAAA! – grida di dolore Samuel, che non si è accorto di una pallottola conficcata nell’addome che non usciva e non rientrava, provocando a intervalli regolari un dolore atroce. - Qui il tuo unico avversario sono io, rifiuto! – interviene Nicholas rialzandosi e puntando la Werewolf alla testa dell’avversario. Nel frattempo Andrea sta urlando contro Luna che si avvicina sempre più a una crisi isterica. - UNA PERSONA VA AMATA PER COME E’! IN QUALSIASI CASO! E SE IN QUESTO MOMENTO E’ FUORI DI SE’, TU SEI L’UNICA CHE LO PUO’ RINSAVIRE! QUINDI ORA DEVI FARE SOLO UNA COSA: ANDARE A PARLARGLI! -. Luna con un calcio lo lancia contro i bidoni della spazzatura nel vicolo dietro l’armeria. - Non ti azzardare a darmi ordini piccolo essere umano! – risponde Luna ansimante. Luna allora si dirige verso i due litiganti, decisa a far rinsavire l’amato Samuel, che combatte senza sosta e con una rabbia immensa in corpo contro l’umano. - Nightmare! – ordina Luna – Scaraventalo contro di me! -. I due contendenti se le stanno dando di santa ragione: Samuel afferra per il braccio armato l’avversario e lo scaraventa contro la facciata di un edificio e Nightmare spacca di schiena una finestra cadendo dentro l’edificio e gridando dal dolore. Non vedendolo riapparire Samuel si scaglia a una velocità impressionante verso la finestra e una volta entrato riceve un pugno nello stomaco dal redivivo detective. - E con questo? – sorride Samuel. - No… - risponde Nightmare posando la canna della Werewolf sul mento del vampiro – CON QUESTO! – e spara. L’impatto col proiettile fa cadere Samuel dalla finestra. - SAMUEL! – grida una voce femminile, quella di Annalisa. Andrea alzandosi in piedi dopo il colpo di Luna sente quella voce. - Anna? – commenta Andrea.

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Capitolo 20
*** La fine del sonno della ragione e la genesi di un nuovo pericolo ***


Anna compare improvvisamente da dietro un vicolo e, assistendo alla scena della caduta di Samuel, corre in suo aiuto. Non sa come sia arrivata lì si ricorda solo della stanza sotterranea e nulla più. La sola vista di Samuel cadere la fa angosciare e preoccupare in maniera straziante e dolorosa. - ANNA! – grida Andrea andando incontro ad Anna. La ragazza volta il suo sguardo e vede Andrea. - Andre! Che ci fai qui? – chiede Anna spaesata e preoccupata per l’amato. - Sono venuto per salvarti! – dice lui. - E da chi? – domanda ancora più confusa. - Da Samuel! Quel bastardo ha cercato di ammazzarci! – sentenzia Andrea Nano. - Ma cosa dici? Samuel non ammazzerebbe mai! Dentro è una persona buona – risponde lei correndo verso Samuel. Andrea rimane bloccato da quelle parole e guarda Annalisa andare. Dentro di sé si fa una domanda: “L’ho persa?”. Nightmare si è lanciato a capofitto dalla finestra per cadere sopra Samuel e finirlo. Annalisa nel frattempo affretta il passo per poter spostare Samuel e far in modo che non si faccia male. Andrea guarda ancora Annalisa correre come una disperata, lui ancora fermo, immobile a ripensare alle parole così piene di significato esposte da Annalisa: quella ragazza era innamorata. E lui anche. E’ innamorato di Annalisa. Non avrebbe perso l’occasione. Andrea si toglie da quel torpore e insegue Annalisa urlando. - ANNA!! – la ragazza si volta indietro mentre corre. - CI HO PENSATO MOLTO! SONO STATO MALE SENZA DI TE E MI SONO RESO CONTO… - si blocca per riprendere fiato mentre Anna rallenta il passo per sentire le parole del suo carissimo amico. - … IO TI AMO! NON POSSO FARE A MENO DI TE! – urla Andrea con tutto il fiato in corpo. Annalisa si ferma improvvisamente e si gira a guardare l’amico con uno stupore infinito. In quell’istante Luna rimane pietrificata da quelle parole allo stesso modo: Andrea ha avuto il coraggio di ammetterlo e non ha esitato, mentre lei all’epoca lo fece. Andrea raggiunge alla fine Annalisa e sbuffando la guarda negli occhi e i due si fissarono, lei confusa, lui sicuro di sé. - Non posso vivere senza di te… Anna – continua Andrea. In quel preciso istante una luce molto forte pervade i due ragazzi. Samuel rotola per evitare Nicholas e volge lo sguardo a quella luce accecante, dilatando al massimo le pupille. - ANNA! – grida il vampiro riprendendo le forze mentre Nicholas Nightmare cade rovinosamente. - Andre… - sussurra Anna guardando l’amico – io… a me piace Samuel… -. - Non riesco ad accettarlo Anna… Tu non ti rendi conto… Lui ti sta usando per se stesso! – cerca di spiegare Andrea ma lei non ascolta e intanto la luce si fa sempre più fievole. - ANNA – grida Samuel con una voce che di umano ha poco e nulla ma mentre sta correndo qualcuno lo placca e lo costringe a fermarsi: Luna. - Fermati! Sono Luna Samuel! – dice lei abbracciando il vampiro. - Luna? – balbetta Samuel. - Sono io, amore! – piange Luna ma Samuel la guarda stupita. - Non può essere… Tu sei morta tempo fa… Non ti ho più rivista d’allora… Non puoi essere Luna… Luna è Anna – balbetta il vampiro in stato confusionale. Andrea e Annalisa continuano a guardarsi mentre la luce diventa sempre più flebile, con lei molto confusa e lui che sta lottando contro la sofferenza crescente del suo cuore. - Mi dispiace Andrea… io ti voglio molto bene ma… - si giustifica Annalisa. - Ti prego non ripetere quella frase… non riuscirei a sopportare – sussurra Andrea. - Luna si è reincarnata in Annalisa – esclama Samuel levando da sé il corpo di Luna spingendola via. - Samuel! – urla la ragazza. - Ma tu chi sei? – chiede Annalisa volgendo lo sguardo verso Luna. Le due ragazze incrociano lo sguardo: entrambe si guardarono stupite della loro somiglianza. Colore di capelli a parte i lineamenti, la corporatura, gli occhi, il portamento; Annalisa e Luna sembrano due gemelle. - Mi chiamo Luna, Anna. Sono quella Luna che ha amato Samuel – risponde prontamente la vampira. Annalisa abbassa lo sguardo. - L’hai fatto soffrire lo sai? – bisbiglia la ragazza. - Lo so… e ora me ne pento… però… Io lo amo. Amo Samuel… e vedendo come questo ragazzo è stato senza di te capisco molte cose. Ho capito cosa vuol dire amare veramente. Cosa comporta essere lontani da quella persona che ha rappresentato tutto il mio mondo. Ed io stupida per paura di Samuel mi sono nascosta… - e Luna si mise le mani sul volto. - Anna – dice Samuel avvicinandosi alla ragazza, approfittando di Nicholas Nightmare privo di sensi. - Samuel… - esclamarono entrambe mentre Andrea assiste alla scena, pieno di dolore. Samuel si volge verso Luna. Le accarezza le guance, passa i polpastrelli delle dita su tutto il volto della ragazza vampiro come fa un cieco per conoscere una persona e poi guarda gli occhi di Luna. Vide al suo interno il riflesso di lui assieme a una luce calorosa. - Tu… - dice Samuel Xavier Roses, riprendendo le sembianze umane. Luna sorrise. Cala il silenzio più assoluto. - Tu sei Luna… lo rivedo nei tuoi occhi… rivedo il tuo amore… quello che mi ricambiasti molto tempo fa… No… non ci credo – e il vampiro scoppia in un pianto. Annalisa Aurora svenne e Andrea la prese prima che toccasse terra. - Anna! – dice preoccupato Andrea Nano. In quel momento rinviene Nicholas Nightmare. - Hai fatto quello che dovevi fare Luna? – domanda il detective facendo roteare la Werewolf con il dito nello spazio del grilletto. Luna gli sorride rispondendo “sì”. - Io… - balbetta il vampiro -… ho visto in questa ragazza il tuo aspetto… e mi sono convinto fossi tu… però credevo che tu avessi perso ogni ricordo… -. - Lascia stare, Samuel. Sono qui. Sono viva, mi ricordo tutto e, cosa più importante, non ti lascerò mai più. Vivremo felici te lo prometto – assicura la ragazza spostando una ciocca di capelli biondi dal viso. Nello stesso istante Annalisa si riprende e un po’ intontita chiede cosa sia successo. - E’ una storia lunga – ironizza Andrea sorridendo felicemente dopo tanto tempo. - Mi ricordo solo… una frase… Ti Amo… e mi pare che a dirlo… fossi tu – dice Annalisa indicando con un dito il naso di Andrea. - Non ti sbagli… - spiega il ragazzo chiudendo gli occhi - … sai… sei stata assente per molto tempo e io mi sono reso conto che stare senza di te è per me un supplizio… mi sei mancata… e lì ho realizzato: tu sei la mia vita -. Annalisa a quelle parole si commosse e lo abbracciò. Una risata molto forte interrompe l’atmosfera e fende l’aria come una lama. I 5 alzarono la testa al cielo, preoccupati. Un lampo improvviso circonda tutta Alba Cara d’Avezzo e uno sciame di cavallette si riunisce a formare una sagoma antropomorfa. La sagoma nera simile a una marionetta inizia a plasmarsi come la sagoma di un uomo molto alto, vestito con un soprabito nero e un cappello a cilindro. - Che bello spettacolo – commenta l’uomo applaudendo – peccato che tra qualche secondo dovrà calare il sipario! -.

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