A Strange Story.

di Hurley_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella Frase. ***
Capitolo 2: *** Angeli ***



Capitolo 1
*** Quella Frase. ***


Stavo correndo in mezzo a rami e foglie di arbusti oramai secchi di un bosco che sembrava non avere mai fine, finché non vidi un bagliore tra due cespugli. Mi buttai in quella strana luce e vidi lui. Mi bastò solo un nano secondo per capire che era Patrick. Stavo ancora correndo e non riuscivo a far smettere alle mie gambe di muoversi, così gli andai addosso. Mi fermò per le braccia, e io lo strinsi forte a me. “Tutto okay?” chiese lui e io accennai con il capo. Sorrise e mi abbracciò talmente forte da farmi mancare il respiro per qualche secondo. Poi mi staccai da lui e lo ringraziai, lui iniziò a dirmi “Sai, devi smetterla di metterti nei guai, soprattutto con la gente che gira da queste parti che tu …” non riuscì a finire quello che stava dicendo che si mise a sorridere come un pazzo.
 

Suonò la sveglia e bastò una spinta per farla cadere a terra e farla smettere di suonare. Scesi dal letto e mi diressi verso la cucina per mettere qualcosa sotto i denti. Mia mamma era già sveglia come al solito. Lei è una che va a dormire a tarda ora la sera, ma è la prima della famiglia che si sveglia. Su questo devo ancora capire come fa.                                                                                                         Presi la bottiglia del latte e me la versai in una ciotola, poi buttai come una cascata, i cereali. Mangiai con calma, a differenza delle altre mattine perché sapevo che potevo fare tutto con la massima tranquillità. Finita la colazione andai in camera per prepararmi: decisi di indossare i miei vecchi jeans blu scuro, e una felpa rossa. Finito anche di lavarmi i denti e la faccia, misi la cartella sulle spalle e salì in macchina, pronta per affrontare una dura giornata di scuola.
Scesi dalla macchina e lo vidi. Stava parlando con il suo migliore amico, Pete, ragazzo simpatico, anche se non ci ho mai parlato. Non credo che lui mi abbia vista, quindi sono andata dalla mia migliore amica, Marika, che tutta sorridente mi stava aspettando con ansia. “Non sai che cos’è successo ieri sera alla festa?” mi disse lei senza neanche salutarmi, “Che festa c’era ieri sera?”, chiesi io incuriosita e un po’ offesa che non mi avesse detto nemmeno una parola riguardo a questa festa.         Marika è la mia migliore amica dal secondo anno delle medie. Le posso confidare tutto. Ma lei non  era la tipa che se succede qualcosa di spettacolare non te lo dice, anzi ti dice anche quante volte fa pipì in un giorno! Quindi mi è sembrato strano che non mi abbia detto niente riguardo alla festa.                                               “Organizzata da uno dell’ultimo anno, Richard Smith. Ci siamo conosciuti qualche giorno fa nel corridoio della scuola. Mi dispiace di non averti detto niente.” “Non preoccuparti. Allora cos’è successo ieri?” “Giusto, me ne stavo dimenticando. Beh come dirtelo... Ally si è baciata con Patrick.” “Ally Moore?! Quella ha baciato Patrick? Avevano detto in giro che aveva un debole per lui, ma non pensavo fosse vero.” Rimasi sbalordita.
Patrick Stump. Un figo della madonna, cantante di una band, popolare, dell’ultimo anno ed è il desiderio di tutte le ragazze, per le cagne non ne parliamo. Mette quasi sempre un cappello nero in testa, particolare che lo rende ancora più sexy. Mi compare ogni notte in sogno e nell’ultimo mi ha detto una frase che devo ancora capirla ‘devi smetterla di metterti nei guai, soprattutto con la gente che gira da queste parti.’                                                                                                        Io e lui avremmo parlato più o meno 8 volte in tutta la mia vita, ma mi guardava con certi occhi che a me spaventavano a morte, a volte. In tutto sono state 12 volte che l’ho beccato mentre mi fissava. Forse ero ossessionata da lui... forse.                                              Sento qualcuno che mi chiama da dietro le spalle, mi giro e mi trovo davanti Patrick. “Ciao, come stai?”strano. Molto strano. Perché Patrick mi aveva chiesto per la prima volta come stavo? Cosa sapeva? Sapeva che lo sognavo ogni notte e della frase che mi tormentava da un’ora? “Bene.” Risposi mentendo. “Riconosco quanti dici le bugie, Williams, allora, come stai?” cavolo mi aveva beccato. “Lo sai? Chi sei?” chiesi riferendomi alla frase che lui mi aveva detto in sogno. Sorrise quando sentì le mie domande e si girò a guardarsi la spalla, poi, rigirandosi verso di me, disse “Sai, sei più intelligente di quello che pensavo. Si, lo so, e non posso dirti chi sono.” Se ne andò.                                                                                                  Quando Patrick fu lontano, Marika mi guardò con aria interrogativa. Io non le avevo mai detto che lo sognavo e di quella frase maledetta... e neanche volevo dirglielo, quindi la guardai sorridendo, l’abbraccia e le dissi appoggiata alla sua spalla “Lascia stare.” Come ciliegina sulla torta suonò la campanella e ci dividemmo verso le rispettive classi.                              
 
 
 

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Capitolo 2
*** Angeli ***


Mi svegliai di colpo. Di nuovo quel sogno. Di nuovo Patrick. Pensavo di essere diventata pazza oppure ero pazza.. di Patrick. La sveglia suonò qualche minuto dopo. Erano le sette e trenta del mattino e la voglia di andare a scuola era sotto zero, però volevo andare solo per vederlo, per chiedergli spiegazioni.                                   Mi vestii e per la fretta non feci nemmeno colazione. Zaino alle spalle e salì in macchina con mia madre in direzione della scuola superiore di Chicago “Illinois Institute of Technology”. Alle otto e ventiquattro minuti, stavo scendendo dalla macchina e mi dirigevo nel parcheggio per gli studenti, dove di solito c’era Patrick e i suoi amici. Niente. Neanche l’ombra di lui e di nessun altro. Il parcheggio ero vuoto e la cosa mi spaventò perché c’è sempre il pienone lì. Andai nell’atrio della scuola e vidi un gruppetto di persone in tutto il corridoio. Mi avvicinai a loro e chiesi dove fossero tutti quanti: << Guardate, c’è la Williams! >> urlò uno di loro mentre gli altri mi guardavano increduli. “Ma cosa hanno bevuto per colazione quelli lì stamattina?!” Proseguii per la mia strada finché non sentii una mano che mi prendeva per il braccio, mi girai verso quella persona e fu così che sotto il suo cappello vidi i suoi occhi verdi. << Sophia, ma cosa diavolo ti è saltato in mente per dire a tutti che oggi c’era sciopero?! Il preside ha chiesto a quei ragazzi che vedi laggiù in fondo perché non ci fosse nessuno e sai loro cosa hanno risposto? Hanno detto che sei stata tu a dire che oggi la scuola scioperava. Se ti trova Barnas sei letteralmente fottuta >> mi disse tutto questo senza lasciarmi dire nemmeno una parola. << Io non ho detto a nessuno che oggi c’era sciopero. Ora come faccio con Barnasino? >> << Barnasino? >> replicò lui << Sì, se hai notatao il naso del preside è così piccolino >> Patrick mi guardò sconvolto e questo mi bastò per farmi spuntare un sorriso.  << Barnasino sta arrivando >> disse una voce che spuntò dietro alle mie spalle e quando si girò a guardarci capì che era Pete. << Barnasino? Che razza di nome è? >> disse un un’altra voce. Andy. << Beh sempre meglio di “BarnaSONE”, no?! >> questo che parlò era Joe. Il simpaticone della band. Con quei capelli un po’afro era adorabile. Ci nascondemmo dietro il pilastro di muro. Patrick era vicinissimo a me. Troppo. << Tra qualche secondo mi tolgo dal tuo corpicino >> mi disse lui quando si accorse che io stavo per soffocare. Detto fatto, quando eravamo al sicuro dalla vista del preside, lui si staccò delicatamente dal mio corpo. Anche se ora era a qualche centimetro in più da me, riuscivo a sentire lo stesso il suo profumo muschiato.                             Suonò la campanella della prima ora. Eravamo rimasti solo noi cinque; avevamo urlato, giocato e corso per tutti i corridoi della scuola. Uno spasso. Io non avevo fatto nemmeno un accenno a Patrick del sogno e lui non sembrò dispiaciuto di questo. << Sophia, vieni, ti faccio vedere una cosa >> mi disse Patrick fermandomi per le spalle. Mi coprì gli occhi con le sue mani stranamente fredde. Aveva evidentemente sudato quando avevamo corso tutti insieme e non erano trascorsi molti minuti da quando ci eravamo fermati. Allora perché  le sue mani sembravano essere ad una temperatura al di sotto dello 0? Cosa nascondeva? Patrick, dietro di me, mi stava spingendo a camminare e sentivo Pete dire “Di qua, di qua!” non riuscivo veramente dove mi volessero portare quei quattro pazzoidi. Ecco che sento aprirsi una porta. All’improvviso sentì una voce dentro alla mia testa come se qualcuno mi stesse parlando attraverso la mente. << La sentite anche voi? >> chiesi io. Sentì Patrick e gli altri ridere. << Perché ridete? Che sta succedendo? >> domandai ancora. << Rilassati. Concentrati sulla voce che senti. A chi assomiglia? >> mi chiese Andy mentre Joe stava per rotolarsi per terra dalle risate; non riusciva a guardarmi senza smettere di ridere. Ripetei le parole di Andy tra me e me. All’improvviso … << Tu! >> dissi togliendomi le mani dagli occhi di Patrick. Il mio volto era rivolto a lui. << E’ la tua voce! Ne sono più che sicura! >> lui mi guardò serio. Joe aveva smesso di ridere. << Esperimento concluso alla perfezione >> disse Pete. Patrick tutto serio disse: << Se ti dico un segreto, un NOSTRO segreto, saprai mantenerlo? >> ebbi paura di rispondere. Feci un cenno di sì con la testa. << Bene >>  ribatté lui. << So che oggi volevi chiedermi spiegazioni del sogno.. >> iniziò e quando io sentì quelle parole lo guardai con aria interrogativa come per dire “E tu come fai a saperlo?” << Ora avrai una risposta alle tue domande. E’ semplice ma allo stesso tempo complicato >> inizia a spaventarmi e non so perché ebbi paura che quei ragazzi non fossero “umani”. Alle medie, il mio insegnate di religione ci fece una lezione sugli angeli e sul libro di Enoch. Quella lezione mi rimase così impressa sulla mente che quando arrivai a casa, feci una ricerca su google sugli angeli e lessi alcune loro caratteristiche che incredibilmente combaciavano con quelle di Patrick e dei ragazzi.                                                                                          
“Angeli” sospirai io. Vidi i loro volti guardarsi a vicenda e non capivo se pensavano che fossi una pazza e che gli angeli non esistono e se avevo fatto centro e loro erano quelle creature. << Come cavolo … >> << Okay, forse ho detto una cazzata. Fate finta di non avermi sentito >> << Non ritirare niente di ciò che hai detto. Come ti sono venuti in mente gli angeli? >> mi chiese Patrick e io gli spiegai la ricerca su internet. << Ho letto alcune caratteristiche sugli angeli e il computer diceva che erano freddi come il ghiaccio fuori ma caldi come il fuoco dentro >> << Wow >> sospirarono i quattro in coro. << Allora.. siete angeli? >> un velo di paura e terrore si fece vivo nel mio sguardo. << Internet ti diceva anche che gli angeli possono comunicare telepaticamente? >> mi chiese lui con aria non sarcastica ma neanche seria. << No.. >> << Allora internet non dice tutta la verità >> ribatté il ragazzo. << Diglielo Trick >> disse Andy. << Cara Sophia, incredibile ma vero, prima hai indovinato a dire la parola “angeli”. Noi siamo angeli >> rimasi sconvolta che se sapevo che lo erano. << Aspetta, non siamo tutti angeli uguali >> mi informò Pete. << In che senso? >> gli chiesi io. <<    Beh, devi sapere che io, Joe e Andy siamo angeli custodi ma Patrick no.. lui è un angelo caduto >> lo seguivo a stento. << Anche loro quattro erano angeli caduti prima, poi hanno deciso di diventare custodi e di perdere le loro ali. Io invece no. Le ali me le hanno strappate anni orsono e mi hanno esiliato sulla terra >> mi disse Patrick. << Da chi? >>  << Dai demoni >> mi rispose lui. Mi stavo abituando a questo discorso e lo seguivo con stupore  e interesse. << Perché non sei diventato un custode come loro? >> chiesi. << Io voglio riprendere le mie ali ma per farlo devo sacrificare una persona che mi è stata assegnata. Con questa persona puoi decidere se proteggerla, così diventi il suo angelo custode o puoi decidere di sacrificarla prendendo così le ali >>  << Oh.. >> << Ma vuoi sapere il piatto forte? Questa persona che mi è stata assegnata.. sei tu. Io non voglio sacrificarti >> un brivido di terrore mi passò lungo la colonna vertebrale. Mi spinsi indietro e sbattei contro il muro. << Tranquilla, io non voglio sacrificarti. Non potrei mai>>  << E perché no? >> << Perché ti amo troppo e che senso avrebbe sacrificarti, riprendere le ali e diventare finalmente umano, se non posso passare la mia vita accanto a te >> rimasi sbalordita << Tu menti! Come fai ad amarmi se non mi conosci nemmeno? >> gli urlai io << Sbagli. Gli angeli in generale, possono conoscere a fondo una persona senza nemmeno parlarci. Lui sa tutti i tuoi segreti, pregi e difetti >> disse infine Joe. << Ma quindi tu.. >>
 
Vi rubo un altro minuto …
Volevo solo informarvi che ho preso ispirazione al mio libro preferito e saga “Il bacio dell’angelo caduto” di Becca Flitzpatrick, cambiando un po’ di particolari. Forse ho scritto un po’ troppe informazioni in questo capitolo che dovevo distribuirle meglio in degli altri. Ma spero vi piaccia comunque. Grazie di cuore a chi ha letto il capitolo precedente e che ha anche recensito o chi ha solo letto, ringrazio tutti. 

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