Black Hole

di metaldolphin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Black hole ***
Capitolo 2: *** Vortice di stelle ***



Capitolo 1
*** Black hole ***


"Sei come un buco nero di cui ho superato l'orizzonte degli eventi: ormai per me è impossibile cercare di tornare indietro. E  nemmeno lo vorrei.
Non avrei una vita al di fuori di questa nave, non avrei una vita senza il tuo passo sul metallo di questo ponte, non avrei una vita senza l'ombra del mantello su queste paratie di freddo acciaio.
Se un giorno dovessi lasciarmi indietro potrei annichilirmi come farebbe un grammo di antimateria liberato nell'atmosfera terrestre, in un dolore così grande che, forse, persino tu riusciresti a sentire."

 
Harlock sgranò l'occhio davanti a quel file-diario, trovato per caso mentre metteva via i pochi effetti personali raccolti da Meeme, un mese dopo che erano decollati.
Aveva riportato l'equipaggio sulla Terra, affinché partecipasse alla ricostruzione, dopo quei due anni di battaglia contro le Mazoniane, lasciandoli su quella superficie martoriata quasi a tradimento, ripartendo soltanto con l'aliena, unica superstite della sua gente.

Rilesse l'ultima parte, sentendosi come un ladro blasfemo che sa di violare qualcosa di sacro: si era acceso senza che lo volesse e sapeva bene che, se avesse potuto, mai e poi mai Yuki Kei avrebbe voluto che lo vedesse.

Perché era chiaro a chi fossero riferiti quei pensieri così intimi e allo stesso modo così disattesi.

Lui sapeva bene che un grammo di antimateria sarebbe durato il soffio di un istante, nelle condizioni da lei ipotizzate e sentì un disagio profondo crescergli dentro, insieme a qualcosa che non sentiva da troppo tempo.
Era così insensibile il suo cuore, da non aver capito? Non era riuscito a percepire e a prevedere il dolore che lei avrebbe provato se l'avesse lasciata indietro: cos'era diventato Harlock, fiero pirata a difesa di un pianeta che non lo meritava?
Freddo come lo spazio senza stelle che segnava la distanza tra le galassie, gelido come il corpo di una stella che non aveva più energia da dare e la rubava agli astri vicini.
Proprio come aveva detto Kei.
Un buco nero.
Ed ora cosa avrebbe fatto lei? E cosa avrebbero fatto gli altri?
Su di un pianeta che non avevano chiesto di abitare...
Senza l'Arcadia che Kei considerava al pari di una casa...
Senza di... Lui?
A quel pensiero percepì il suo cuore che cambiava ritmo.
Portò la mano guantata al petto.
Dolore.
Cosa gli stava accadendo?
Scaricò il suo peso, poggiandosi pesantemente con entrambe le mani alla console densa di strumentazioni, chinandosi in avanti.
-Cos'hai, Harlock?- sentì dire alla voce musicale di Meeme.
Scosse il capo, prendendo un profondo respiro.

Sapeva già che c'erano momenti nella vita, attimi ben delineati, in cui qualcosa si spezza dentro senza che si possa fare qualcosa per fermarlo.
Ne aveva vissuti ed erano rimasti come boe che galleggiavano, a segnare punti di svolta che obbligano a prendere direzioni ben precise e non è possibile tornare indietro.

Raddrizzò la schiena e si avviò per uscire dal ponte di comando. Marciò deciso verso il cuore dell'Arcadia, verso il luogo in cui dimorava l'essenza del suo Amico.

Un'ora dopo il metallo della nave stridette, quando la manovra presa (quasi) autonomamente ne cambiò improvvisamente la rotta, riportandola verso l'ultimo pianeta su cui erano stati, effettuando una stretta virata di centottanta gradi.
L'Arcadia aveva risposto all'ultima domanda del suo Capitano: -Cosa devo fare, amico mio?

Il piccolo sole giallo tornò visibile abbastanza in fretta, ma ci vollero giorni per rientrare nel Sistema Solare.

Passarono vicino all'azzurro intenso dell'enorme Nettuno e ad Harlock ricordò gli occhi di lei, quasi dello stesso colore, ma più trasparenti e sinceri.

Risentirono dell'enorme forza gravitazionale di Giove e dovettero effettuare le consuete correzioni di rotta, mentre associava quelle sfumature ai biondi capelli di Yuki; però poi apparve anche la grande Macchia Rossa che ne feriva la superficie inquieta, tempesta in corso da migliaia di anni terrestri e ne fu turbato: pareva un infausto presagio sanguigno, sulle sfumature calde del gigante gassoso e volse lo sguardo altrove.

Oltrepassarono la Cintura degli Asteroidi e Marte, come il Dio greco della guerra, anche se lontano dal loro cammino, tranquillo nella sua orbita, poteva sentirlo nel suo cuore dilaniato da una battaglia contro se stesso.

Ormai la terra era un punto luminoso e ben visibile, al centro perfetto degli schermi e faceva sentire Harlock come sotto lo sguardo di un serio e spietato inquisitore.
Ma allo stesso tempo ne era attratto.
Aveva rischiato tutto per quella gente, per quel mare blu e le verdi terre: era pur sempre la sua patria, anche se non più la sua casa, dopo essere stato tradito e rinnegato dagli stessi che aveva salvato.
E poi c'era lei.
Fino a quel momento mai avrebbe creduto di poter essere ricambiato nei sentimenti da sempre nascosti, ma comunque presenti, come la canzone di una stella di neutroni, che pulsa di un'energia che permea l'intera galassia, senza essere vista con chiarezza.

Mentre l'attrito con l'atmosfera terrestre riscaldava lo scafo dell'Arcadia nei punti più esposti, il Capitano ebbe un'esitazione derivata da un pensiero improvviso.
E se invece Yuki avesse avuto ragione?
Se lui fosse stato proprio come un buco nero che distrugge ed annienta tutto ciò che ha intorno?
Era già successo in passato, con Maya, che le somigliava così tanto…
Dopo di lei aveva  chiuso il cuore, obbligandolo a non esternare sentimenti così profondi, per non passare di nuovo attraverso quel dolore.
Ebbe la tentazione di far invertire nuovamente la rotta, ma più in basso, nella città in ricostruzione, ormai erano stati avvistati: i motori che accompagnavano quattrocento metri di acciaio blu che planano attraverso le nubi spesse dell'inverno che avvolgeva macerie e palazzi in costruzione erano difficili da ignorare… una folla di persone si era radunata, tra il timore e il rispetto, nella periferia sgombra dai detriti.

Sospesa a mezz'aria, l'Arcadia, con la sua bandiera pirata che sventolava fiera, si mise in attesa.
Un gruppetto si era staccato dalla massa, andando loro incontro, e si era fermato sotto di essa.
C'erano tutti: spiccavano Zero e Masu-san, Yattaran e Tadashi e Maji.
Indietro, con lo sguardo triste, era rimasta Yuki Kei.
Poteva vederli bene dal pavimento reso schermo dal genio di Tochiro, mentre in disparte sedeva in silenziosa obbedienza Meeme.

Lo scafo vibrò, come a volerlo scuotere dall'immobilità in cui Harlock era caduto osservando quella gente sotto i suoi piedi.
Il portellone si aprì autonomamente, chiaro invito a scendere loro incontro, ma il Capitano non si mosse.
Poi, però, vide che gli altri si muovevano verso la nave, mentre lei rimaneva ferma e la osservò meglio; pallida, ostentava uno sguardo che mai le aveva visto in viso: l'antimateria aveva già reagito con la materia che la circondava o era ancora in tempo a portarla via, prima che si annullasse?

Uno svolazzo del mantello nero e l'uomo corse via per percorrere veloce la distanza che lo separava dall'esterno.
Saltò giù dalla nave e l'equipaggio gli si fece incontro, sorridente e speranzoso, per il ripensamento di quello che avrebbero sempre considerato il loro Capitano. Ma dopo un rapido e brusco saluto, quest'ultimo si innalzò su tutti e la chiamò a gran voce: -Kei! Yuki Kei!
Le vide alzare il capo, con i chiari capelli che le ondeggiavano ai lati del viso e lo sguardo di nuovo vivo.
Ma rimase immobile.

Era lui che doveva raggiungerla, adesso: dopo i milioni di chilometri percorsi, non poteva mancare gli ultimi venti metri.
Li coprì col consueto passo, facendosi largo tra gli altri, fino a raggiungerla.
Rimasero a fronteggiarsi per interminabili secondi, poi la avvolse e la tenne stretta. Poggiando la guancia sulla seta dei suoi capelli mormorò: -Ho sentito il tuo dolore. L'ho compreso, anche se, forse, ormai è tardi.
La sentì tremare nel suo abbraccio e sperò di essere giunto in tempo.

Non ci volle molto affinchè i presenti vedessero decollare la grande astronave, stavolta con l'equipaggio al completo.

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Capitolo 2
*** Vortice di stelle ***


Harlock non aveva dato una rotta al suo Amico: la cosa importante, in quel momento, era raggiungere al più presto lo spazio aperto, per evitare il consueto, noioso scontro con le forze aeree terrestri.
Non aveva detto nulla agli altri, dopo aver dato loro il permesso di tornare a bordo: era sparito nel suo alloggio poppiero e non si vedeva in giro nemmeno Yuki.
Avrebbe parlato con gli altri più tardi, adesso era il momento delle spiegazioni e delle scuse con qualcuno in particolare.
Yuki Kei lo guardava, seduta composta e rigida sulla sedia, lo sguardo interrogativo, velato di rabbia repressa e colmo di una inquietudine nuova.
Cosa era accaduto?
Perché era tornato indietro e le aveva detto quelle parole?
-Ti chiederai perché l'ho fatto- esordì lui, dandole le spalle, guardando dalla sua privilegiata postazione panoramica lo spazio che si lasciavano dietro, la Terra ben visibile con i suoi colori vividi contro il nero sfondo puntellato di stelle.
-Cosa? Lasciarmi indietro o tornare?

Il Capitano rimase muto.
Non aveva tutti i torti ad essere arrabbiata.
Ma ciò che più lo colpì fu la totale mancanza di fiducia in lui, chiara nelle parole dette e nel tono in cui le aveva pronunciate.
Mai si sarebbe aspettato di vederla così.
E scoprì di avere davvero paura di non essere tornato in tempo, che la Yuki conosciuta potesse essere ormai un ricordo lontano nel tempo, lasciato sfumare quando i potenti motori dell'Arcadia lo avevano portato lontano senza una parola di commiato, senza una spiegazione.

Non si voltò a guardarla, mentre le rispondeva cercando di mantenere il solito timbro caldo ed un tono di voce non troppo alto: -Forse entrambe le cose. Hai diritto a tutte le risposte.
Stavolta toccò a lei trattenere il fiato, come aveva fatto anche in quella radura, tra tutta quella gente, mentre lui la abbracciava e poi la conduceva, tenendola per mano, a bordo.

Lui continuò: -Sono andato via perché credevo che fosse giusto così. C'era e c'è ancora bisogno di persone come voi per ricostruire e fare di quel pianeta un posto migliore… i Terrestri sono soltanto dei rammolliti che non sanno cosa vogliono. Inoltre non volevo più sapervi in pericolo, dato che nonostante tutte le promesse fatte, il Governo continua a dare la caccia all'Arcadia. In quanto al mio ritorno… - si voltò a guardarla, poi si avvicinò alla vecchia scrivania di legno che completava l'eterogeneo arredamento della sua camera e ne aprì un cassetto chiuso con una chiave annerita dal tempo. Ne estrasse la scheda del diario e Yuki arrossì, imbarazzata, riconoscendola.
-So bene che non avrei dovuto leggerla. Ma è successo e la cosa non mi dispiace, perché mi ha aperto gli occhi. Scusami, non avevo capito. O non volevo capire, non lo so nemmeno io.

Le narrò, non senza emozione, di molti anni prima, di lui e di Maya, di come l'avesse persa e di quanto ne avesse sofferto. Di come avesse chiuso il suo cuore, anno dopo anno, rivolgendo la sua mente ad altro, sui nemici da affrontare e alla difficile vita da fuggitivo nello spazio. Della successiva perdita del suo Amico, del nuovo dolore che gli aveva lacerato l'anima, e l'aveva spinto a chiuderla in una fortezza quasi inaccessibile.

Le si fece vicino e si chinò a posarle una mano guantata sul viso chiaro, da cui traspariva una partecipazione che si confaceva al suo carattere.
-Perdonami. Accetterò se non vorrai più seguirmi. Se vorrai tornare indietro non hai che da dirlo.

Una lacrima le segnò il viso.
Poi un'altra.
Vennero fuori in silenzio, senza un sospiro o un singhiozzo: scorrevano mute, semplicemente, da due occhi troppo azzurri per essere dimenticati e troppo coraggiosi per essere sottovalutati. Ma non vi lesse perdono o completa fiducia, non ancora.

C'era qualcosa che doveva essere messo in chiaro, prima.
Si alzò in piedi, in quegli strani abiti civili, così fuori posto in quel contesto già di per sé così singolare, tra legno, cuoio, velluto ed acciaio.
Anche se non era abbastanza alta da guardarlo in viso senza alzare gli occhi, lo fronteggiò con il coraggio che lui ben conosceva e che sapeva essere ancora presente in lei, nonostante l'aspetto fragile.
-Cercherai ancora di decidere della mia vita?- gli chiese, calcando il tono su quel possesso che, a ragione, lei considerava soltanto suo.

Era quello il punto: a Yuki non andava il fatto che lui avesse deciso per lei, con quell'abbandono, forzandola ad una separazione mai chiesta, ad una vita che non desiderava condurre.
Harlock l'aveva capito leggendo quello stralcio del suo diario, glielo stava ribadendo lei stessa a voce.
Lui, che si vantava di di viaggiare sotto un vessillo che considerava di libertà, non ne aveva dato al suo equipaggio: liberamente lo avevano seguito e li aveva costretti a sbarcare e rimanere sulla Terra.
Sorrise con amarezza, piegando appena le labbra, poi scosse il capo.
-No. Né della tua, né di quella degli altri.

Solo a quelle parole un pallido sorriso le si affacciò sul volto ancora umido e nello sguardo tornarono a far capolino vecchi sentimenti, mai scomparsi, ma soltanto sopraffatti dalla disperazione e dalla delusione.
-Allora va bene- gli confermò.

E poi volle sentire soltanto il suo calore, avvolgendosi delle sue braccia e stringendolo a sé, per imprimere bene nella mente quella sensazione: non aveva capito con chiarezza i sentimenti di lui, se ci fosse stata occasione di provarla ancora una volta… quello era un momento particolare, che probabilmente non si sarebbe ripetuto.
Però, quando fece per staccarsi, Harlock la trattenne, carezzandole la schiena con impacciata ed inaspettata delicatezza.
-Resta con me, Yuki- le mormorò e lei si irrigidì, non credendogli ancora.

Cercò ancora una volta il suo viso, per una conferma a lungo desiderata e la trovò nel suo occhio profondo che la guardava con una luce tutta nuova.
Senza riuscire a parlare, si limitò ad annuire, ridendo.
Non aveva sperato più di sentirgli dire quelle parole, ormai da tanto tempo, da prima che la abbandonasse.

E poi dietro di lui il cielo e le stelle si confusero in un unico vortice che poco dopo incluse anche l'arredamento della cabina del Comandante, mentre le assaggiava le labbra in un primo bacio, poi in un altro ed un altro ancora, fino a che nulla parve più esistere intorno a loro: c'erano soltanto l'uno per l'altra e nulla più.
 
 
 
 
 
 
  Angolo dell'Autore a piè (di pagina):
Salve a tutti!
Come notato da coloro che hanno dedicato il loro tempo a leggere la prima parte di questa mia, la storia è il mio personalissimo proseguo alla serie classica, quella che vidi da bimba e che più di tutte mi è rimasta dentro.
Le mie perplessità coincidono con quelle di Yuki, che libertà è se poi li costringi a sbarcare?
Allora sogno il ritorno di un Capitano che comprende questa sua (momentanea?) incoerenza e fargli abbracciare una Yuki che, evidentemente, solo e soltanto nei miei ricordi un po' appannati vuole stare con lui.
Perdonate sviste, incongruenze e svarioni scientifici: qualora ce ne fossero è solo colpa di chi scrive!

Ringrazio chiunque dedichi il suo tempo per seguirmi: non è cosa dovuta in questa vita sempre di corsa e quindi doppiamente preziosa!

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