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di ludo22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo Vii ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIV ***
Capitolo 25: *** Capitolo XXV ***
Capitolo 26: *** Capitolo XXVI ***
Capitolo 27: *** Capitolo XXVII ***
Capitolo 28: *** Capitolo XXVIII ***
Capitolo 29: *** Capitolo XXIX ***
Capitolo 30: *** Capitolo XXX ***
Capitolo 31: *** Capitolo XXXI ***
Capitolo 32: *** Capitolo XXXII ***
Capitolo 33: *** Capitolo XXXIII ***
Capitolo 34: *** Capitolo XXXIV ***
Capitolo 35: *** Capitolo XXXV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Caroline si svegliò con un forte mal di testa, quella domenica mattina, non certamente dato dalla sbronza che non aveva avuto la sera prima.
"Diavolo" pensò la vampira "se bevevo cosa sarebbe successo?"
Ancora con gli occhi chiusi, realizzò che il suo comodo letto era diventato molto più duro durante la notte.
Allungò la mano per prendere la sveglia e controllare che ore fossero ma la sua mano incontrava nient'altro che aria.
Sbuffò infastidita, perché sua madre non le lasciava le cose al proprio posto quando le metteva in ordine la stanza? 
<< Mamma >> urlò << mamma, caffè! >> 
Scelse quel pessimo istante per aprire gli occhi, quel momento in cui un paio di occhi blu le si avvicinarono sospetti.
Fece un salto incredibile, prima di rendersi conto che si trattava di Klaus 
<< Tu, >> gridò in preda all'ira << stupido ibrido fanfarone >>
Si rese conto di essere legata mani e piedi alla parete che aveva di fronte e che stava dormendo… sul pavimento di una cella. 
Bleah.
Se quel maniaco di un ibrido l'aveva rapita questa volta non si sarebbe fatta remore e avrebbe cercato lei stessa un modo per ucciderlo che non includesse la sua morte e quella dei suoi amici.
<< Ibrido? >> sogghignò l'uomo di fronte a lei
<< Già, è quello che sei, e ora liberami >> disse la ragazza 
<< Mmmmh credo di non poterlo proprio fare, mia cara >> le rispose Klaus << Vedi tu sei mia prigioniera ora e da quando in qua una prigioniera ottiene la libertà senza un motivo ben preciso? >> 
Caroline pensò che dovesse essere impazzito del tutto. Prigioniera? Stava scherzando, non era vero? Lei non era sua prigioniera, non lo era mai stata e mai lo sarebbe stata, si augurò nella sua mente. 
<< E comunque cos'è il caffè? >> continuò lui, incuriosito
<< Stai scherzando vero? Si, deve essere tutto un mio strano sogno, ora mi darò un pizzicotto e mi sveglierò >>
Dopo aver detto questo la vampira si diede un forte pizzico sul braccio ma nulla accadde.
<< Strano >> si limitò a dire, sbigottita << di solito funziona, comunque ti ho detto di liberarmi, idiot… >>
<< Usi uno strano linguaggio e sei decisamente vestita da uomo oltre al fatto che sembri conoscere la mia natura, chi sei? >>
In quel momento Caroline si rese conto di come era vestito Klaus (nello specifico con una camicia bianca con uno strano collo di pizzo e con un paio di pantaloni di pelle, senza nessuna ombra delle collane che era solito portare nel ventunesimo secolo) e che i suoi capelli erano più lunghi.
"Sono finita nel passato?" rifletté, non ascoltando le parole dell'ibrido, troppo concentrata a pensare ad un'altra persona  
<< Bonnie >> sussurrò infatti 
<< Ti chiami Bonnie quindi… Uno strano nome ma se è così che ti chiam… >> ghignò Klaus. 
<< Il mio nome è Caroline, e poi Bonnie non è un nome strano! >> disse Caroline, conscia del fatto che conoscendo lo stupido ibrido che aveva davanti aveva poche chance di uscire viva da quella incresciosa situazione, a meno di non trovare subito una buona scusa. 
<< E da dove vieni Caroline? >> chiese ancora lui.
<< Ehm >> non poteva dirgli niente ovviamente, a meno che non volesse venire linciata dopo e non sapeva niente del periodo storico in cui si trovava, quindi poteva darsi che gli Stati Uniti non fossero ancora stati scoperti e in quel caso sai che ridere?!?
Così rispose con un'altra domanda:
<< Dove mi trovo? >>
Klaus si acciglio, era alquanto insolito che un prigioniero non solo non avesse paura di lui, ma addirittura si permettesse di fargli domande senza rispondere prima a quelle che poneva lui. Ma decise di proseguire il gioco e non staccarle subito la testa:
<< Sei a New Orleans, Caroline >> 
Caroline tirò un sospiro di sollievo, era in America almeno, e a quanto pareva il periodo storico era tra settecento e primi del novecento. Non sarebbe potuta essere più precisa nemmeno volendolo, data la scarse informazioni che le stava dando l'ibrido Originale e data la sua totale inesperienza sui vestiti dei secoli passati, ma sapeva che la famiglia Mickealson aveva abitato lì a cavallo tra quel periodo storico ("Grazie Katherine" pensò la vampira bionda, grata per la prima volta con la doppelganger malefica della sua migliore amica, per averle raccontato di quando aveva dovuto abbandonare l'America per oltre un secolo a causa dell'arrivo della famiglia Originale), e decise di inventare una storia
<< Stavo andando con la mia famiglia a Washington ma i lupi ci hanno attaccato! >> sperò che ci fossero veramente dei lupi in Louisiana, ma a giudicare dall'espressione di Klaus doveva aver toppato alla grande
<< Lupi, dici? E come saresti arrivata da sola, in una notte tempestosa come questa, dentro la mia stanza da letto? >>  
L'aveva presa per una sgualdrina?!?
<< Ei ma per chi mi hai preso? Non è che solo perché tu sei il potente signore degli ibridi ti puoi permettere di dare della sgualdrina ad una povera ragazza spaventata, che dopo essere scappata dai lupi e chissà che altre bestie, si è rifugiata in casa tua >>
<< Peccato che non abito in periferia ma in centro >> la rimbeccò Klaus, conscio di averla in scacco, l'espressione di un lupo che sa di avere un agnello indifeso davanti.
<< Era saltata la corrente* >> continuò ad inventare Caroline.
<< Strano, >> mormorò l'ibrido << non me ne sono accorto >> e dopo un attimo di sbigottimento continuò << comunque sei mia prigioniera e questo ti impedisce di… >>
<< Niklaus >> una voce arrivò ad interrompere il sadico ibrido che, sbuffando urlò:
<< Sono nelle segrete Elijah >>
"Elijah?!?" pensò la bionda vampira. Elena le aveva spesso parlato del vampiro Originale, onorandone la lealtà e la razionalità e Caroline si sentì leggermente più al sicuro sapendo che una persona di cui si era fidata Elena era con lei. 
Certo, lei, nel suo presente, non aveva mai parlato con il vampiro, se non delle veloci presentazioni quando Bonnie aveva disseccato lo psicopatico che aveva di fronte, ma solo sapere che qualcuno in quella casa non le sarebbe stato così ostile le bastò.
Almeno fino a quando i suoi occhi non incrociarono quelli del suddetto vampiro.
"Puro ghiaccio" pensò, mentre le iridi nocciola di lui si andavano a scontrare con quelle azzurre di lei. Gli occhi dell'Elijah attuale (o del passato o di che dir si voglia momento storico) erano infatti freddi e insensibili come il ghiaccio, appunto. 
Pensò che sarebbe potuta morire tra indicibili sofferenze e quel vampiro l'avrebbe lasciata morire, senza rimpianti o rimorsi di sorta.
<< Ti attende il consigliere Bertowsky per parlare di quell'affare… >>
<< Si, digli che tra qualche minuto sarò da lui >> lo interruppe il fratello, evidentemente non propenso a far sapere i suoi traffici alla vampira.
<< Va bene, fratello >> rispose Elijah, impassibile, uscendo dalla cella e dirigendosi verso l'uscita.
<< Dicevamo Caroline? Ah si… Ti è proibito muoverti da questa cella, fin quando o io o uno dei miei fratelli comanderà il contrario, non ti nutrirai fin quando non ti porterò io da mangiare e… >>
<< E come speri di tenermi chiusa qua dentro? >> lo interruppe Caroline << sono una vampira, come potrai aver notato… >>
<< Oh andiamo Caroline, finora mi sono voluto comportare da gentiluomo, ma se mi obblighi ti soggiogherò >> le rispose lui, ghignando << o magari preferisci essere subito punita? >>
<< Obbedirò, okay? >> rispose lei, sconfitta.
Non c'era tempo per la semantica in quel momento, pensò Klaus chiudendo la pesante porta in ferro che separava Caroline dal resto della casa e iniziando a salire le scale due a due, sennò l'avrebbe punita per aver usato un termine (no, scusate, due) a lui sconosciuti. Cosa diavolo significava "okay"? 
Intanto Caroline, nella sua cella, pensava a come e per quale motivo fosse finita in quel posto, lontano anni luce (non era solo una figura retorica per lei, pensò tristemente) da casa sua. 
E continuando a rimuginare si addormentò.

 

*Io mi rifaccio agli episodi di TO e quando si vedono le strade, sono illuminate da lampioni.

Nota dell'autrice:
La storia non è mai stata il mio forte, quindi qualsiasi suggerimento o aiuto è più che gradito.
Grazie.
Baci
Ludo  

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Il giorno dopo Caroline si svegliò e si rizzò subito a sedere, avvertendo una presenza al suo fianco che si rivelò essere Elijah che dopo alcuni secondi di paura le sussurrò dispiaciuto:
<< Mi dispiace Signorina Caroline, per le maniere di mio fratello, ma lui è fatto così… >>
<< Non potete liberarmi? Visto che vi dispiace così tanto >> provò lei sarcastica.
Il vampiro di fronte a lei scosse il capo e si limitò a mormorare:
<< Ieri dopo che mio fratello vi ha lasciata sola, vi è venuto a fare visita Kol, l'altro mio fratello, e beh… Diciamo che Niklaus non è stato contento di quest'invasione e…  ha fatto mettere un incantesimo sulla vostra cella… che impedisce a chiunque di liberarvi se non a lui stesso >>
Caroline si iniziò a domandare in che razza di famiglia fosse finita se una semplice ragazza non potesse nemmeno starsene da sola in una cella.
<< Comunque tenete >> le disse, lanciandole un vestito appallottolato.
<< Grazie, >> mormorò Caroline confusa << ma… perché mi state aiutando? >> 
<< Portarvi un vestito non significa aiutarvi Signorina Caroline, significa non essere barbari >> osservò Elijah alzandosi in piedi e dirigendosi verso l'uscita 
<< Aspettate >> lo bloccò lei << vi prego >>
<< Ditemi >> le disse lui, fermandosi ma non girandosi
<< Perché oggi siete… >> non riuscì a trovare un aggettivo per descrivere il comportamento dell'uomo che le stava davanti << diverso? >> concluse 
<< Ognuno fa sacrifici per la propria famiglia, il mio è immensamente piccolo, rispetto a quello di altri membri della mia famiglia, ma per acquietare Niklaus questo e altro… Ma voi ne avrete un'idea ben presto >> le rispose lui girandosi e sorridendole dolcemente 
"Ce l'ho già fidati Elijah" gli avrebbe voluto rispondere, ma si limitò ad annuire. 
<< Un' ultima cosa, vi prego >> lo blocco nuovamente.
Lui le sorrise nuovamente, intuendo che quella che aveva davanti sarebbe stata un osso più duro perfino di Niklaus.
<< Ho fame, non mangio dall'altro ieri sera! >>
<< Provvederò subito a far sapere a mio fratello il vostro disagio e cercherò di farvi liberare al più presto >>
<< Grazie Eliah >> gli disse lei, non riuscendo a spiegarsi del tutto il perché quel vampiro si stesse prodigando così tanto per lei: le aveva portato un vestito, le aveva detto che quell'idiota di Kol aveva cercato di entrare nella sua cella, le aveva promesso che l'avrebbe liberata e che avrebbe parlato con Klaus del fatto del cibo.
Quel vampiro era proprio strano, pensò, appoggiando la schiena al muro. E iniziando a spogliarsi per potersi mettere il nuovo vestito.

 

    -°°°°-

 

Klaus era chiuso nella sua ala dell'immenso maniero che avevano acquistato da relativamente poco e pensava a quella ragazza bionda. Si chiamava Caroline si ricordò e decise che non gli piaceva. Era indisponente, saccente e troppo, troppo… 
Il bussare della porta, gli impedì la ricerca di un altro termine per descrivere la ragazza che si era trovato inspiegabilmente nel letto la sera precedente.
Diede il permesso a chiunque si trovasse dietro la porta di parlare mentre ripensava, sorridendo, a quando, aveva chiesto a Kol prima (se poteva essere una trovata di qualcuno, era certamente del fratello minore) e ad Elijah e Rebekah poi, di chi fosse stata la brillante idea di portare quella meretrice nel suo letto. 
Alla risposta negativa di entrambi i suoi tre fratelli decise di portarla nelle segrete del palazzo.
Poteva sempre essere l'ennesimo tentativo di Mikeal di farlo fuori, aveva pensato, ma quell'opzione gli sembrava meno plausibile di secondo in secondo.
<< Lord Elijah le chiede udienza, mio Lord >> disse la guardia al di la della porta 
<< Fallo entrare >>
Non che avessero bisogno di guardie, ne lui ne i suoi fratelli, ma era rassicurante sapere che, in caso di attacco, qualcuno sarebbe morto prima di lui.
<< Buongiorno Niklaus >> entrò il fratello
<< Elijah >> gli rispose freddamente lui
<< Sono andato a trovare la nostra prigioniera stamattina >> commentò l'Originale moro
<< La notte le ha portato un qualche consiglio? >> chiese Klaus, fingendo indifferenza.
<< Se per consiglio intendi maggiore senso di uno strano umorismo e fame allora si >> rispose il vampiro sorridendo. Per quanto Niklaus ci provasse non sarebbe mai riuscito ad ingannarlo.
<< Lei sapeva chi fossi, Elijah. Mi ha chiamato ibrido… Oltre ad usare altri tre o quattro termini che non ho capito ma che credo fossero offensivi, visto il tono e il viso! >>
<< Lo so Niklaus, me lo hai già spiegato ieri sera >> commentò il fratello maggiore.
<< Tu cosa faresti al posto mio, fratello? >> gli chiese Klaus, stanco di pensare, desideroso solo di poter lasciare le redini della sua vita a qualcuno che non fosse lui stesso.
Elijah parve sorpreso dalla domanda del fratello, ma cercò di aiutarlo
<< Io scenderei a parlarle, le farei dire tutto ciò che sa, e la soggiogherei affinché dimenticasse tutto di noi >>
<< Si ma se non fosse alleata di Mikeal? Dio solo sa i nemici che abbiamo, Elijah >> cosa gli stava prendendo?, perché la sua bocca sembrava non rispondergli più?, e perché non voleva smetterla di parlare? << Non so fratello, ma credo che la compulsione non faccia al caso nostro >>
<< Vuoi ucciderla? >> chiese Elijah, orripilato. Sapeva che Niklaus aveva ucciso per molto meno, ma quella era beh… una ragazza. << Fratello, è una donna, che male potrebbe mai farci? Rifletti Niklaus. E' un vampiro, è vero, ma è giovane. Non avrà più di cinque anni! >> 
<< Bene, visto che sembri tenere tanto a questa ragazza, non ti dispiacerà allora prendertene cura personalmente >> commentò il fratello minore, stizzito e irato. Non aveva intenzione di ucciderla. Sarebbe stato una barbarie, oltre che uno scempio. Ma lui aveva sempre Marcel da istruire ed educare si ritrovò a pensare. Quindi al posto di due bambini se ne sarebbe trovato uno solo. Era tutto di guadagnato. Ma chissà perché avrebbe preferito lui educare la giovane Caroline e lasciare Marcel agli insegnamenti di Elijah che il contrario.
Ma ormai quel che è fatto è fatto! 
E poi da quando si interessava alle faccende del fratello? Se era così sciocco da volersi prendere cura da solo di una vampira che aveva anche meno di cinque anni, stando al suo compunto (non ne doveva avere avuti più di due), erano fatti suoi.

 

    -°°°°-

 

Caroline si era vestita, non con una certa difficoltà, dell'elegante vestito datole da Elijah. Se avesse avuto uno specchio si sarebbe complimentata con l'uomo per la scelta. Era di un rosa delicato, quasi pesca, che le scendeva morbido sui fianchi, mentre il corpetto era più stretto, molto di più. Non aveva quasi respirato per entrare.
Improvvisamente una sensazione, un movimento, una voce, un qualcosa insomma la fece girare e scoprì di ritrovassi alla distanza di un bacio da Klaus. 
Cercò di spostarsi, ma inciampò nel lungo vestito e si aspettò di cadere, per questo chiuse gli occhi, preparandosi all'impatto, che sorprendentemente non avvenne.
<< Mmmmh ma che fai? >> la sua voce la costrinse ad aprire gli occhi e si ritrovò, Dio solo sa come, ancora più vicina di prima a Klaus, che la teneva per la schiena.

 

 

Nota dell'autrice 

Ciao belle, 
Allora analizziamo un po' il capitolo insieme, che ne dite? 
A Klaus non piace Caroline anche se non fa che pensare a lei ed è geloso di Elijah e della sua proposta di tenerla con loro.
Elijah, come al solito che tiene le fila di tutto e tutti lo adoro. L'ho sempre adorato e credo che lo farò sempre.
Caroline, è dolce, innocente, non sa cosa l'attende (sia con Klaus che con Elijah), ma è al tempo stesso forte e sarcastica come la Caroline del telefilm. 

Spero che la mia storia vi piaccia 

Ludo

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


<< Grazie >> gli disse, negli occhi una gratitudine che non si sarebbe mai aspettato solo per non averla fatta cadere
<< Allora le buone maniere le conosci! >> le disse ad un centimetro dalle sue labbra.
<< Io si, siete voi che non le conoscete >> mormorò lei. Avrebbe voluto mandarlo al diavolo (niente l'avrebbe soddisfatta di più) ma non si era mai resa conto che il suo corpo rispondeva in quel modo a Klaus, o meglio non ci aveva mai fatto caso. Ricordava perfettamente la sensazione delle sue mani sulla sua bocca quando l'aveva salvata da Alaric, o durante il ballo a casa Mickealson quando l'aveva stretta più forte durante quel valzer, come se avesse paura che lei scappasse. E magari era proprio così. 
Improvvisamente pensò a Tyler, il suo ragazzo. Nemmeno volendo avrebbe potuto farlo. In aggiunta a quel pensiero poté notare che Klaus la guardava come fosse una povera pazza. 
<< Oddio, mi dispiace >> disse distogliendo in fretta lo sguardo, ma si accorse che lui non l'aveva ancora lasciata andare
<< E per cosa, Caroline? >>
Per tutto gli avrebbe risposto lei, perché ti illuderò tra duecento anni circa, perché non posso farlo, ne adesso, ne mai, perché tu non puoi farlo, perché nonostante tutto quello che provo per te (e si mise a pensare a giornate passate a  combattere contro quell'uomo, e decine di notte passate a combattere contro se stessa) non avrebbe mai potuto dargli quello che agognava nella sua epoca, invece si limitò a rispondergli:
<< Per questo, per averti costretto a salvarmi >> "di nuovo" aggiunse, ma solo nella sua mente.
<< Ehm Caroline stavi per cadere ed io non ho fatto altro che prenderti al volo >> le disse lui sorridendo, ma si vedeva che dentro di se la stava prendendo per pazza 
<< Oh, giusto, è che… >>
In quel momento entrò Rebekah, schifata e lui la rimise in piedi in meno di un battito di ciglia, nemmeno fosse una bambina bisognosa della mamma per stare in piedi..
<< Chi è lei? >> chiese << E che ci fa in casa nostra? >>
<< Calma Rebekah, lei è Caroline… >> si rese conto di non sapere il suo cognome così la guardò con lo sguardo interrogativo al che lei rispose sorridendo
<< Forbes, molto piacere… Rebekah giusto? >> aggiunse, tendendole la mano 
La bionda Originale prima guardò la sua mano, poi il suo volto prima di scappare disgustata chiamando:
<< Kol, Kol, la stracciona mi voleva toccare la mano >>
Klaus sbuffò sonoramente prima di dirle:
<< Mi dispiace Caroline per le maniere di mia sorella, ma lei è fatta così >>
E lei non poté fare a meno di pensare che quelle erano state le stesse identiche parole usate da Elijah per descrivere il fratello e le venne da ridere ma non poteva farlo senza mettere nei guai il povero Elijah, che si era così prodigato per lei.
Prima che potesse decidere se scoppiare a ridere o cadere preda di una crisi nervosa lui interruppe i suoi pensieri, e schiarendosi la voce le disse:
<< Bene, sono qui per liberarvi dal vostro confinameno forzato qui dentro >>
<< Quindi posso andarmene? >> chiese lei speranzosa. Magari una volta che si fosse allontanata abbastanza da quella maledetta famiglia e avesse trovato una strega disposta ad aiutarla, sarebbe potuta tornare a casa sua e strozzare Bonnie.
<< Non proprio, signorina Caroline >> la voce di Elijah li interruppe, come la prima volta che si erano parlati in quel secolo.
<< Che significa? Sono costretta a rimanere qui con voi? >> chiese, oltraggiata. Nessuno poteva farle questo. Era Caroline Forbes dopotutto, la maniacale, solare, perfezionista Caroline Forbes. E nessuno le poteva mettere le ali in gabbia.
<< Io non direi che è costretta, quanto che è sotto la mia tutela >> le rispose sempre Elijah, con quel cipiglio di fierezza e austerità che anche nel loro secolo lo contraddistingueva da tutti i vampiri che aveva conosciuto.
Intanto Klaus se la rideva sotto i baffi, quella ragazza aveva un qual certo fuoco dentro di se, non poteva negarlo, godendosi la scena.
<< So badare benissimo a me stessa anche da sola, grazie >> rispose lei, piccata.
<< Non direi, visti i ah… 'lupi' che l'hanno attaccata la notte scorsa e che l'hanno costretta a rifugiarsi nelle stanze di mio fratello >> ribatté Elijah sarcastico. 
Lei si sentì arrossire per l'evidenza della bugia raccontata, ma Caroline non era stata fatta per darla vinta agli Originali così facilmente, così era già pronta con una delle sue battute al vetriolo, prima di rendersi conto dell'occhiata che le stava lanciando Elijah. 
Così ammutolì mentre notava Klaus lanciare una strana occhiata a Elijah e sospirare sconfitto.
Dal canto suo Klaus non riusciva a capire come Elijah aveva potuto sconfiggere quella ragazza, così combattiva e sempre piena di spirito. Poi però pensò che era troppo tempo che pensava a lei e che era tempo che la lasciasse con il suo maestro, quindi dopo aver borbottato le parole che gli aveva detto di ripetere le streghe quando l'avesse voluta liberare, se ne andò, lasciando soli Elijah e Caroline.

 

Note dell'autrice:
Klaus è geloso ma non lo da a vedere e anche Caroline inizia a dare i primi segni di cedimento nei confronti del mio ibrido preferito? 

Lo scopriremo solo leggendo.

Baci 
Ludo

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Elijah le fece fare un breve giro di tutta la casa, mostrandole la sua camera (che era enorme, con un'ampio camino in porfido, un letto a baldacchino così grande che il letto di sua madre sarebbe sembrato piccolo al confronto e un'armadio così spazioso e pieno di vestiti dai colori così belli e delicati che Caroline non pensò nemmeno per un attimo che non fossero stati scelti dall'uomo che aveva di fianco e che le sorrideva), nella stessa ala di quella dell'Originale moro e Caroline chiese curiosa:
<< Perché non sto nell'ala di Klaus? Cioè sono una sua prigioniera, quindi… >> si rese conto di avere le guance porpora e preferì non continuare.
<< Miss Caroline, >> le rispose l'Originale pazientemente << i pirati sono morti da parecchio tempo e poi lei è sotto la mia tutela. Niklaus non può toccarla >> finì sorridendole. 
Continuarono a chiacchierare per qualche minuto, mentre Elijah apriva porte e le mostrava stanze sempre nuove. Ogni stanza da letto aveva uno studio, alcune piccolo, altre perfino più grandi della sua camera a Mystic Falls e in aggiunta a questi avevano anche una biblioteca. Quella di Elijah era la più grande della casa, le disse il vampiro, orgoglioso, mentre apriva l'ennesima porta, rivelando il resto della famiglia Originale radunatasi per il pasto del mattino, si rese conto. 
Che fu un totale disastro. 
Quando Caroline entrò nella sala da pranzo si rese conto che Klaus non scherzava quando le aveva raccontato di aver conosciuto i più importanti esponenti politici, artistici, economici e di tutte le branche esistenti sulla Terra.
Appeso al muro c'era un Van Gogh (era possibile?, evidentemente si!), un Cezanne e un Degas che insieme le davano l'impressione di stare in un dipinto più che in una sala da pranzo, ma lei d'altronde di arte non ne capiva niente, insieme a tutti i membri della famiglia Originale e un bambino di colore che la guardavano come fosse una aliena, almeno fino a quando non si accomodò a tavola nell'unica sedia libera che, guarda caso, era stata messa tra Klaus e Kol.
Si chiese se fosse il caso di protestare per la scelta del posto con Elijah ma prima che potesse aprire bocca per manifestare le sue rimostranze un'altra voce intervenne 
<< E' proprio necessario che faccia la prima colazione* con noi? >> chiese infastidita Rebekah 
<< Rebekah… Non iniziare! >> commentò Klaus caustico.
<< A dire il vero preferirei anche io non mangiare con voi >> intervenne Caroline guardandoli tutti meno Elijah. 
<< Come? E dove vorreste mangiare? >> chiese quest'ultimo sbalordito
<< Nella mia stanza? >> provò Caroline speranzosa ma la voce di Klaus interruppe le sue parole
<< Mi dispiace Caroline ma a quanto pare dovrete subire la nostra presenza >> le sorrise mellifluo.
<< Io non devo subire proprio niente, tantomeno la vostra presenza >>  si arrabbiò lei alzandosi in piedi.
Aveva smesso di essere la spaventata Caroline da quando era uscita da quella stupida cella. E non vedeva l'ora di mostrarsi per quello che veramente era: una guerriera (o almeno così le aveva detto una volta lui, e Caroline sperò che fosse vero).
<< Voi non andrete da nessuna parte a meno che non vogliate vedervela con l'intera famiglia Originale… e non ne uscireste bene, fidatevi >> le sorrise di nuovo Klaus.
Caroline pensò alle sue possibilità: poteva scappare ma non avrebbe fatto più di tre passi che si sarebbe trovata Klaus (o peggio Kol) a bloccarle il passo.
Buttarsi dalle finestre sarebbe stato un suicidio: non aveva fatto caso a quanti scalini avesse percorso, quindi poteva essere il primo piano, così come il decimo o potevano anche essere su una torre.
<< Bene allora! >> esclamò al colmo della frustrazione. Anche volendo non avrebbe potuto fare niente.
<< Signorina Caroline, cosa vi spinge a New Orleans? Oltre il fatto di vedere me, l'uomo più bello di questa città nonché di tutto il continente >> chiese Kol impertinente.
Caroline di Kol sapeva che… beh… niente. 
Sapeva che era un vampiro Originale, che era particolarmente vendicativo, che si sentiva bellissimo e che era un'idiota che aveva cercato di uccidere Jeremy Gilbert attraverso Damon, ma che il suo piano non era andato a buon fine poiché alla fine l'unico a morire era stato proprio lui.
Si rese anche conto di non averci mai parlato e che la sua voce ricordava quella dei campanelli a Natale, piacevole e musicale.
Quella vampira faceva sul serio? pensava intanto Klaus, sedutole affianco.
La sera prima era stato scortese a non offrirle da mangiare e ora che si dimostrava gentile (o almeno ci provava), lei lo rifiutava così? 
Bene, se voleva la sua parte cattiva, quella avrebbe avuto. 
Così mentre Caroline iniziava a parlare (anche perché dubitava che Kol credesse alla favola che aveva raccontato a lui la notte precedente, non che lui ci avesse creduto! lupi in Louisiana? Ma per piacere. Anche i bambini sapevano che di lupi in quella regione del paese se ne vedevano ben pochi se non nulli) lui si intromise nel discorso e disse al fratello:
<< Kol, la signorina Caroline non gradisce la nostra compagnia, fratello. Suggerirei di lasciarla alle sue rimuginazioni e di non disturbarla. >>   
<< Giusto Nik! Lasciamola a parlare da sola >> intervenne Rebekah gioiosamente mentre entravano cinque ragazze nella sala.
Caroline non capì a cosa servissero almeno fino a quando una di esse non le si avvicinò e Caroline poté notare vari segni di morsi sulla sua pelle candida.
<< Cos'è questo? >> chiese schifata
<< Mmmmh la colazione cara >> intervenne Kol, già ebbro del sangue della sua giovane vittima.
Non esistevano banche del sangue nel mille e ottocento ovviamente. 
Si chiese quanto potesse essere considerato scortese alzarsi dal tavolo e mettersi ad urlare che era una barbarie.
Parecchio intui quando notò lo sguardo che le lanciava Elijah dall'altra parte del tavolo, ma era più forte di lei (non poteva semplicemente rimanere ad osservare mentre quella famiglia faceva a pezzi delle povere ragazze, no?) e nonostante il muto avvertimento del maggiore degli Originali si limitò a sussurrare 
<< Incivili >>
<< Come? >> chiese Klaus staccandosi dal collo della ragazza con un lieve 'pop'.
<< Mi hai sentito benissimo, cafone >> continuò lei interperrita << non sei meglio di un'animale se fai questo ad una povera ragazza che non ti ha fatto niente >>
Klaus non sapeva cosa significasse 'cafone' ma poteva intuire dal tono che quella ragazza stava usando che doveva essere un insulto.
Stava già pe rispondergli, irritato da tutto l'astio che quella vampira arrogante provava nei suoi riguardi quando il fratello maggiore lo interruppe.
<< E cosa mangia lei allora, signorina Caroline? >> le chiese Elijah più per stemperare la tensione che per altro.
Se quella ragazza non la smetteva di far infuriare il fratello, presto qualcuno si sarebbe ritrovato senza testa.
Ovviamente non poteva dirgli che beveva dalle sacche di sangue che i volontari di plasma donavano e che, settimanalmente, Stefan rubava per tutti loro.
Ehi, un attimo… Stefan.
<< Bevo sangue animale >> mentì. 
Il sangue animale aveva un sapore orribile ma l'avrebbe sostenuta abbastanza a lungo da ideare un piano e scappare da quella casa degli orrori. 
O almeno così sperava, quando Rebekah sembrò notare qualcosa perché si mise a fare degli urletti isterici ed ad indicarle la mano.
<< Cosa? >> chiese Kol annoiato dal fatto che non si parlasse di lui intuì Caroline.
Ma abbassò comunque la testa per vedere il motivo per cui Rebekah sembrava impazzita.
E capì subito.
Aveva il suo anello solare.  


*D'ora in avanti per prima colazione intenderò la nostra colazione, per colazione il nostro pranzo e per cena… beh cena, alla maniera dei nobili europei del tardo ottocento 

 

Note dell'autrice:
Spero che il capitolo vi piaccia
Baci 
Ludo
Ps. No beta.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Cercò di nasconderlo, di metterlo in una tasca dei jeans ma si rese conto troppo tardi di non portare più i suoi amati pantaloni ma di portare invece uno stupido e vaporoso abito rosa.
E comunque anche se li avesse avuti non avrebbe fatto poi molta differenza dal momento che Klaus le prese la mano incriminata e commentò:
<< Cosa abbiamo qui? Un anello diurno! Interessante. >>
<< Niklaus… >> provò ad intervenire Elijah.
<< Sai quanti vampiri possiedono uno di questi gioellini eh tesoro? >> le chiese Klaus, mentre l'intera famiglia Originale la fissava con occhi accusatori e minacciosi.
<< No, ma direi che siamo in pochi a giudicare dalle vostre occhiate >> provò a sdrammatizzare Caroline.
In quel momento, Dio solo sa per quale motivo, Niklaus si mise a ridere istericamente e urlò:
<< Mikeal lo sa, Elijah, e penso che grazie alla tua preziosa nuova amica sappia perfino dove siamo ora >>
<< E' impossibile Niklaus >> intervenì Rebekah spaventata << nessuno ci ha più seguiti da Cadiz >>
<< E come fai a saperlo, di grazia, eh, adorata sorella? >> continuava ad urlare Klaus, sempre con quella risata isterica in bocca.
<< Seguiamo tutte le attività dai porti e via terra quella famiglia di licantropi ci guarda le spalle >> commentò Elijah semplicemente.
<< Si beh io non mi fido di quella famiglia di licantropi… Mikeal è furbo! Li avrà ammaliati con delle belle parole e tante promesse e saranno già passati dalla sua parte >> continuò Klaus
<< Nik stai spaventando l'unica persona che saprà darci qualche informazione in più su dove viene e cosa l'ha spinta qui >> commentò pigramente Kol.
<< Ehi fermi un attimo >> finalmente Caroline riuscì a parlare << non so chi sia questo Mikeal ma so con certezza che morirà presto >> se per presto si intendevano duecento anni, mentì Caroline.
<< E come fai a saperlo? >> chiese Elijah sconvolto.
<< Una mia amica è una strega e… mi ha predetto il futuro >> continuò ad inventare Caroline mentre tutti in quella stanza la guardavano accigliati << e mi ha donato questo anello. >>
<< Voglio conoscerla >> iniziò ad urlare Rebekah. mentre Kol sbuffava e gridava a sua volta che nessun incantesimo era in grado di far vedere il futuro e Elijah a sua volta strillava che se c'era una minima speranza che fosse vero dovevano accertarsene, ma Caroline non era interessata a nessuno dei tre Originali urlanti. Doveva sperare di guadagnare la fiducia dell'uomo che la stava guardando negli occhi.
Occhi blu mare contro occhi azzurro cielo.
A Caroline iniziò a girare la testa tanto quello sguardo scavava dentro di lei alla ricerca della verità.
Almeno finché l'Originale intimò a tutti e tre i fratelli il silenzio (Rebekah protestava ancora ma a lui non sarebbe potuto importare di meno) e le diede la mano per invitarla a seguirlo.
Così la portò a velocità vampirica dall'altra parte della casa.
Ma non poté fare a meno di notare la scossa di elettricità, ne la sensazione che l'aria gli venisse risucchiata dal petto che lo attraversò quando la sua mano e quella di Caroline si incrociarono.
<< Allora dolcezza, ricapitoliamo cosa so di te. Ti chiami Caroline Forbes, dimostri due anni come vampiro e diciassette da umana, sembri forte e determinata, ma sembra che tu lo sia diventata a costo di grandi rinunce personali e non perché ci sei nata >>
<< Ehi >> intervenne lei, ma lui le fece segno di no con il dito e capì che doveva lasciarlo finire.
<< Sei molto bella e… umana? Si credo che sia questo l'aggettivo che meglio descrive la tua personalità… Dimentico qualcosa? >>
<< No, direi di no >>
<< E su quante di queste cose ci ho preso? >> chiese lui, con un sorriso sul volto.
<< Ummmh su tutte >> sorrise a sua volta lei. Era incredibile come anche nel passato lui la conoscesse meglio di quanto Tyler o Elena la conoscessero.
<< Mi fa piacere saperlo, ma non posso lasciarti andare come avrai intuito. >>
<< Uff >> stava per ribattere lei, ma fu costretta ad interrompere quasi subito la sua lamentela perché lui parlò nuovamente:
<< E dovrò soggiogarti! >> 
<< Ma perché? >> chiese lei allarmata << Cioè non posso semplicemente giurarti che non conosco Mikeal e che non sono in combutta con lui? >>
<< Si ma questo significherebbe che io mi fidi di te, e non è questo il caso, tesoro! >> disse lui mentre Caroline notava i suoi occhi allargarsi e la voce diventare improvvisamente più bassa di almeno una ottava.
<< Aspetta, >> tentò Caroline la sua ultima speranza << giurami che non mi chiederai cose al di fuori di Mikeal >> 
<< Perché? >> chiese Klaus spazientito. Non gli erano mai piaciuti i segreti, figurarsi se una persona sconosciuta gli imponeva di giurare di non fargli domande che esulassero da un determinato argomento.
<< Perché ci sono cose nel mio passato, di cui non vado fiera, e che preferirei rimanessero ancora oscure >> mentì con tutte le sue forze. Mentì pensando a tutte le notti in cui si era obbligata a deviare i pensieri sull'uomo che aveva davanti, mentì pensando a quante volte le sarebbe piaciuto prendergli la mano e dirgli che lei c'era, di non preoccuparsi se il mondo sembrava buio e freddo perché lei c'era e l'avrebbe sempre riscaldato con la sua luce, mentì pensando a tutti gli sguardi che si era sentita nascere e poi era stata costretta a sublimare, mentì pensando a tutte le battute che le sarebbe piaciuto fare ma che non poteva perché lui era un mostro.
E fu di nuovo una lotta. Rimasero almeno mezz'ora a guardarsi negli occhi, e ancora a Caroline venne il mal di testa perché mentire a lui era sempre stato difficile, ma mai come mentire guardandolo negli occhi, non sapendo che anche a Klaus stava venendo un bella emicrania, dovuta all'intensità con cui Caroline tentava di fargli capire che certe cose di lei non doveva scoprirle. Non ancora almeno. A quel pensiero sogghignò. L'avrebbe scoperto, non oggi magari, non domani, ma prima o poi l'avrebbe scoperto. Era Niklaus Mikealson dopotutto. 
Nonostante questi pensieri lui non sapeva ancora cosa fare, mentre lei aspettava, sperando che la scintilla di umanità che Klaus le aveva sempre dimostrato ci fosse ancora.
Almeno fino a quando lui non annui con il capo e Caroline si rilassò, permettendogli un accesso ancora più semplificato nella mente della vampira.

 

 

Nota dell'autrice:

Prima scena veramente Klaroline.
La storia non è ancora il mio forte, quindi se qualche anima pia si accorgesse di errori madornali è pregata di dirmelo.
Intanto vi è piaciuta la lotta tra gli sguardi di Klaus e Caroline? Avreste preferito fosse stato Elijah ad interrogarla? O doveva essere Rebekah la prescelta per l'interrogatorio? 
E poi Klaus saprà mantenere la promessa fatta ad Elijah di non fare del male a Caroline o la torturerà una volta che avrà scoperto di più sul suo passato/futuro? 
E ancora continuerà ad essere Elijah il maestro della bella vampira o qualcosa cambierà in Niklaus dopo l'interrogatorio?
Per queste e tutte le potenziali altre domande che vi stanno nascendo in testa dovrete solo aspettare una settimana.

Baci 

Ludo

 

Ps. Ringrazio tutte le ragazze che hanno messo la mia storia tra i preferiti, tra le seguite e tra le ricordate, oltre ovviamente a tutte le ragazze che commentano.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Era passata solo una settimana.
Una misera ed infinita settimana dal giorno dell'invasione di Klaus nei pensieri della vampira bionda.
E lui non sapeva come comportarsi.
Aveva rispettato la sua volontà, esattamente come le aveva chiesto lei. Non le aveva chiesto niente che non riguardasse Mikeal.
E già se ne iniziava a pentire.
Anzi, se ne era pentito nell'esatto istante in cui l'aveva lasciata alle amorevoli cure di Elijah.
La pensava in continuazione e non se ne spiegava il motivo.
Certo era una bella ragazza, certo era una strana imitazione di vampiro, certo la scossa che aveva provato quando le aveva toccato la mano e il fatto che l'aria gli sembrasse come risucchiata dai polmoni erano tutti avvertimenti ma lui non ne vedeva il senso. 
Era un vampiro, santo cielo.
E non sapeva più cosa pensare.
Aveva cercato di evitarla per tutta la settimana, inutilmente, visto che bastava anche sentire il battito ritmico e lento del cuore di Marcellus per riportargliela prepotentemente in mente.
Come in quel momento.
Stava ascoltando il bambino ripetergli un brano del Macbeth e non si era nemmeno reso conto che gli stava ridicendo il prologo*, mentre lui gli aveva chiesto l'atto primo, scena seconda, quando entrò Kol.
<< Bravo Marcellus, se Shakespeare fosse in vita ti avrebbe sicuramente scelto al posto di Richard Burbage per impersonare Macbeth nel prologo. >>
<< Il prologo? >> chiese Klaus interdetto << No, no, stavamo ripetendo il… Oh non fa niente. Marcellus puoi andare. >>
<< Si Klaus, grazie >> aggiunse il piccolo un secondo dopo, memore degli insegnamenti di Elijah.
<< E chiudi la porta! >> suggerì Kol, stravaccandosi sul divano mentre Klaus lo guardava male. Quel triclinio apparteneva a Luigi XIII dopotutto.
Il bambino obbedì immediatamente. Non gli era mai piaciuto il minore dei fratelli Mikelason.
<< Allora che vuoi Kol? >> chiese Klaus infastidito.
<< Che voglio io? Cosa vuoi tu Nik? Sei tu che mi hai fatto chiamare stamattina >> gli rispose il fratello in tono canzonatorio. << Cavolo, se hai vuoti di memoria ora, tra mille anni non voglio sapere come ti ridurrai. >>
<< Sono le cinque di pomeriggio, idiota. >> lo riprese Klaus << Ti aspetti veramente che io mi riesca a ricordare cosa ti volevo dire stamattina alle sei? >>
<< Oh andiamo Nik! Non vorrai farmi credere che tu, il mio quasi ibrido ed immortale fratello che ha una memoria che nemmeno un'elefante possiede, improvvisamente ti sei dimenticato il motivo per cui mi hai convocato qui. >>
<< Effettivamente no >> sogghignò Klaus << Hai presente Caroline? >>
<< La strepitosa bionda che vive sotto il nostro stesso tetto? Hai visto che sedere che ha? Dio se solo potesse parlare… >>
<< Kol non mi interessano le tue stupide perversioni. >> lo interruppe il vampiro biondo, improvvisamente irato con il fratello. Ma cosa gli stava prendendo? Si riscosse l'attimo dopo. << Hai ancora contatti con Marie e Maud? >> 
<< Certo >> rispose Kol illuminandosi, ma non capendo dove volesse andare a parare il fratello.
<< Bene! Ho bisogno di un favore e sono sicuro che loro sapranno soddisfare i miei desideri… >>      
 

                        -°°°°-


Ormai erano diversi giorni che Caroline abitava nella residenza dei Mikealson e… le piaceva! 
Certo le mancava casa sua, le mancavano Elena e Bonnie e Stefan e Tyler e Matt, e sua madre, ma cercava di reprimere quei sentimenti il più possibile.
Si permetteva di pensare a loro solo la notte, prima di andare a letto e si chiedeva  come mai non cercassero di mettersi in contatto con lei.
Diavolo erano loro ad averla mandata nel passato.
Non meritava nemmeno di sapere il motivo quindi, a partire dalla terza sera, aveva smesso di piangere e si era iniziata a interrogare.
Se fosse morta, nel suo tempo, sarebbe mancata a qualcuno?
Ma intanto si trovava bene in quell'epoca e Caroline era sempre stata una ragazza che viveva per il presente, non per il passato.
Come in quel momento. 
Era rilassante stare con Elijah, il cui unico desiderio al momento pareva quello di insegnarle i passi di un particolare passo di danza che lei era certa di non riuscire a replicare, pensava.
La verità era che era nervosa.
Molto.
Perché Klaus la stava evitando? 
Non si ricordava di avergli rivelato chissà quali grandi rivelazioni sul suo avvenire (ed era certa che lui non le avesse fatto domande su altro che non fosse Mikeal perché sennò non se ne sarebbe dimenticata, ma -ehi la compulsione non serviva anche a quello-).
No. Klaus l'avrebbe uccisa se avesse saputo del futuro.
Troppo concentrata su questi pensieri non si accorse dell'orlo del vestito che le era sceso fin sotto le scarpe.
<< Caroline fai attenzio… >> disse Elijah allarmato prima di cadere assieme alla vampira.
Lei scoppiò a ridere guardando il suo volto interdetto un secondo prima dell'atterraggio sul duro marmo. Sembrava che in vita sua non fosse mai caduto.
Sentendo la sua risata gioiosa anche a lui venne da ridere e presto si trovarono entrambi a terra, senza fiato.
<< Erano secoli che non ti sentivo ridere così, Elijah. >> commentò una voce sarcastica.
<< Niklaus. >> si limitò a salutarlo il fratello mettendosi subito seduto.
<< Caroline, immagino sappiate che questa non è la posa adatta per una signorina. >> e fece cenno al suo vestito che si era alzato rivelando chilometri di gambe nivee.
Lei arrossì sentendosi per un istante come se lui l'avesse beccata con le mani nel vaso dei biscotti, ma si riebbe in fretta.
<< Oh e tu sei così un gentiluomo nel farmelo notare, non è vero Klaus? >>
<< Volevi qualcosa Niklaus? >> gli chiese Elijah, prevenendo la risposta che sapeva il vampiro biondo le avrebbe dato.
<< A dire il vero si, fratello. Rebekah richiede insistentemente la tua presenza. Deve scegliere non so che stoffe per la serata all'Opera di domani. >>
<< Dovremmo, quindi, finire la nostra lezione di danza prima >> disse l'Originale moro, con un finto tono dispiaciuto.
<< Oh non penso la nostra giovane ospite ti scuserà se oggi finiste con un po' di anticipo la vostra lezione di ah… Danza >> commentò Klaus, sempre con quel sarcasmo sottile in bocca << anche perché visti i risultati non la chiamerei danza! >>  
Lei finse di non sentirlo. Non voleva creare problemi a quel sant'uomo di Elijah.
<< Vai pure Elijah, io tornerò nelle mie stanze! >> disse invece.
<< E va bene >> acconsentì lui dopo svariate incitazioni da parte di Caroline sul fatto che no, non le dispiaceva finire mezz'ora prima la loro lezione e di non preoccuparsi perché dopo una settimana credeva di poter tornare senza difficoltà nelle sue stanze.
Ma intervenne Klaus.
<< Fratello la accompagno io, se ti fa così paura lasciarla sola! >> 
<< A dire il vero penso che sia un'ottima idea >> sorrise Elijah, ignorando i muti no e i cenni di diniego che gli rivolgeva la bionda.
<< Bene, è deciso allora, Caroline? >> disse Klaus, porgendogli il braccio mentre Elijah spariva sorridendo.
Era in ballo, bene. Tanto valeva ballare, pensò la bionda, offrendo all'Originale rimasto con lei il suo sorriso più falso.
<< Allora domani andrete all'Opera? >> chiese innocentemente.
<< Andremo all'Opera. Sei compresa anche tu, Caroline >> la corresse Klaus.
<< Cosa? Non sono intenzionata a venire con voi da nessuna parte, tantomeno con Kol o Rebekah. >> affermò al bionda indignata. Lei non era un oggetto.   
<< Bene, ti accompagnerà Elijah >> concesse Klaus << o odi anche lui, come sembri odiare tutti noi? >>
Lei arrossì e non rispose. 
<< Perché devo venire anche io? >> chiese invece.
Klaus si stupì nuovamente del coraggio che mostrava quella piccola vampira. Gli rispondeva sempre con una domanda. Ma come la volta precedente decise di risponderle sinceramente.
<< Perché sei bella, forte e luminosa! >>
E a lei sembrò di tornare a Mystic Falls, durante il ballo organizzato dalla stessa famiglia che ora la ospitava.
Ei un attimo, Mystic Falls, casa, Tyler, Bonnie, Elena, Stefan.
Chissà come mai le sembravano secoli che fosse partita da casa e si sentì crollare sotto il peso della responsabilità. Avrebbe dato tutto quello che aveva anche per rivedere per un minuto quel maledetto bastardo di Damon.
<< Speravo di farti io da cavaliere, ma se preferisci che sia Elijah a farlo, non mi offenderò di certo. >> ghignò lui.
Era una sfida quella? 
Bene.
L'avrebbe vinta lei.
<< No, no. Accetto ad essere la tua dama. >> gli sorrise lei, e non si rese conto che appena ebbe detto quelle parole i suoi polmoni si riempirono nuovamente d'aria, come se avesse rischiato d'annegare fino a qualche secondo prima, ma poi una mano l'avesse tirata su.   

 

*So che il Macbeth di Shakespeare non ha il prologo, che Macbeth entra a partire solo dopo il primo atto scena terza e che Richard Burbage non era un'attore ma un finanziatore, ma mi serviva sia un'opera (e trovo il Macbeth perfetto, sia perché lo cita lo stesso Marcel nel telefilm the Originals, sia perché Macbeth alla fine è schiavo della moglie e Klaus con Caroline non lo sarà mai) sia un personaggio e al posto di scervellarmi per ore e ore su un nome fittizio ma -ei c'è Wikipedia-.

 

  

Nota dell'autrice:

Brevissima scena Eliroline (non so se nemmeno esista una coppia del genere ma facciamo finta che ci sia, o soprattutto che abbia un nome del genere) e ci sta un sacco di Klaus, forse troppo XD!
Premetto che il capitolo che avevo in mente era diversissimo, ci sarebbero state minacce e qualche morte, ma ho deciso di rimandarle a data da destinarsi, preferendo una versione più soft di Klaus ad una più sanguinaria e vendicativa (non so nemmeno perché ho scelto questa versione alla fine, preferendo personalmente il Klaus cattivo ma vabbé) 
Ah e poi Kol! Sarà un nemico o un amico? Cosa gli ha chiesto di fare Klaus? E chi sono Maud e Marie? 
Vi ho deluso? Spero di no.

Baci 

Ludo 

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Capitolo 7
*** Capitolo Vii ***


Il mattino dopo Caroline si svegliò con una strana sensazione in bocca e le ci volle qualche istante per identificarla.
Aveva nuovamente accettato di uscire con Klaus.
Rimase qualche altro secondo nel letto mentre avvertiva il peso di quelle parole.
Stavolta era diverso, pensò, però.
Stavolta aveva accettato perché lui l'aveva sfidata e lei non era tipo da non raccogliere una sfida quando le veniva lanciata.
Questo le diede la forza per alzarsi dal letto incontro al nuovo giorno.
Questo le diede la forza per chiedere ad Elijah, dopo la prima colazione, con un sospiro, se per caso avessero qualche vestito di Rebekah che lei non metteva più per la serata che le si prospettava davanti.
Non si accorse nemmeno del sorriso che lui le lanciava quando le chiese chi fosse il suo accompagnatore e lei gli rispose Klaus.

 

                        -°°°°-

 

<< So del tuo appuntamento galante di stasera! >> gli disse Rebekah, entrando come un tornado nella sua stanza e buttandosi sul letto del fratello.
<< Non lo definirei appuntamento galante, sorella. Caroline sarebbe stata sola a casa se non mi fossi offerto di accompagnarla. >> ragionò Klaus, a petto nudo e con gli occhi che brillavano, mentre accostava due papillon ad una camicia per decidere quale ci stesse meglio << Ed io non mi fido di lei! >> 
<< Come mai? Io metterei quello nero comunque. Si addice di più alla tua anima. >> chiese Rebekah, interessata.
<< Sensazioni >> le sorrise misteriosamente lui. << ora se vuoi lasciarmi solo, io mi andrei a fare un bagno >> 
<< Sei impossibile Nik >> sbuffò Rebekah << Quando lo ammetterai? >>
<< Cosa? >> chiese Klaus, ancora concentrato sulla scelta del papillon.
<< Che ti piace! >>
Klaus finalmente alzò gli occhi e la guardò sconcertato, prima di risponderle:
<< Chi? A me non piace nessuno, sorella, e dovresti essere la prima a saperlo. Stai prendendo un granchio. >> 
<< Io lo dico per te. Prima accetti i tuoi sentimenti, meglio è. Non è che se fai finta che non esistano, allora significa che non esistono davvero. >>
Dopo aver detto ciò Rebekah uscì dalla stanza del fratello, sorridendo.
Il fratello sarà stato pure capace di mentire a se stesso, ma non poteva mentire a lei.

 

                        -°°°°-

 

Quando scese nel cortile Caroline si sentì improvvisamente in imbarazzo.
Alla fine Elijah aveva chiamato un sarto anche per lei e adesso era vestita con un  delicato abito sui toni dell'oro scuro, stretto in vita che si apriva, però, verso la fine, perfettamente intonato con i suoi capelli.
Aveva gli occhi di almeno dieci persone addosso (tutti vampiri ed un paio di umani addetti alla loro scorta, capì dopo qualche istante), compresi quelli del suo giudice più severo: Klaus, che la guardava come un uomo che fosse divorato dai suoi peggiori demoni interiori e non riuscisse ad uscirne, ma solo quando la vide si aprì in un sorriso sincero.
<< Sei bellissima, Caroline >> le sorrise infatti.
Caroline notò per la prima volta che lui non ghignava quando sorrideva a lei. Il suo sorriso raggiungeva gli occhi quando si parlavano, quando si toccavano, quando lei sorrideva lui in quel modo.
<< Grazie >> ribatté lei arrossendo << anche tu non sei male >> concesse alla fine, notando solo dopo qualche istante i suoi vestiti. Era stata troppo concentrata sui suoi occhi: blu come gli abissi dell'oceano, solo molto più caldi.
<< Aspettiamo qualcuno? >> chiese alla fine, notando che gli occhi del suo accompagnatore non si erano staccati dai suoi per quelli che ad entrambi erano parse ore, che, nella realtà, non erano stati che pochi istanti.
<< Come? >> chiese lui, schiarendosi la voce << Oh no. Elijah viene con una strega e Marcellus, Rebekah arriverà con il figlio del governatore, o almeno credo, e Kol preferisce rimanere a casa! >>
<< Bene! Come raggiungiamo l'Opera? >> chiese lei rabbrividendo, improvvisamente conscia del pericolo cui era scampata! Se Kol l'avesse presa, Dio solo sapeva come avrebbe fatto ad uscirne viva. Sul minore dei Mikealson si raccontavano storie da far drizzare i capelli (Caroline non dubitava che la maggior parte fossero stupidaggini, dettate da bocche ubriache e invidiose della popolarità che riscuoteva il più piccolo dei fratelli con chiunque incontrasse, ma dietro ogni leggenda si nasconde sempre un pizzico di verità), che aveva sentito raccontare da un paio di serve di quella famiglia.
Lui interpretò male il suo brivido perché le diede la sua giacca per coprirsi, mentre le chiedeva se avesse freddo.
Caroline per un momento si commosse al pensiero che il quasi-ibrido aveva avuto per lei, e gli rispose anche lei sinceramente, le guance improvvisamente ancora più imporporate:
<< Ho freddo si, ma non tremo per quello! >>
<< E per cosa allora? >>
<< Grazie! >> si limitò a rispondergli, e Klaus, evidentemente, capì perché prese a raccontarle della sua famiglia, degli stenti che avevano vissuto, dell'odio che sembravano provare tutti verso di loro, la famiglia Originale, la panacea di tutti i mali mentre si incamminavano verso il teatro. 
Ovviamente non le disse di Mikeal, di Ester, del tradimento che lui aveva perpetrato nei confronti della propria madre. Non si fidava ancora e soprattutto la reputava ancora una bugiarda.
Lei lo ascoltava affascinata.
Ovviamente aveva sentito Elena quando le aveva fatto un rapido riassunto della storia della famiglia Originale, ma non si sarebbe mai aspettata che sentirla raccontare dalla morbida voce di Klaus le facesse ancora venire i brividi lungo la schiena.
Così come ovviamente si accorse della mancata menzione ai suoi genitori.
Non si fidava ancora di lei, realizzò amaramente.
Così decise di raccontargli la sua storia.
<< Anche io ho vissuto una storia simile alla tua >>
<< Oh tesoro ne dubito! Ascoltavi quando ti parlavo? >> chiese lui sarcastico
<< I miei genitori odiavano e odiano tutt'ora probabilmente che io sia un vampiro. Mio padre mi ha torturato per due giorni, levandomi l'anello solare e lasciando aperta una finestra ogni qual volta mi metteva davanti una sacca di san… Voglio dire mettendomi davanti un animale morto, prima che un mio amico e mia madre mi venissero a salvare. >>
<< E come speri di eguagliare la mia storia amore? >>
<< Beh per esempio dicendoti che mia madre, quando lo venne a sapere disse ad un'altro mio amico che non mi voleva più come figlia e che mio padre è morto pur di non completare la trasformazione! >>
<< Mi dispiace, Caroline >> disse lui, abbassando gli occhi.
<< Non è colpa tua! >> rispose lei. Ed era vero. Non era colpa di quel Klaus rifletté lei. Quel Klaus era dispotico, arrogante e con una strana tendenza allo humor nero, ma non era certo responsabile della morte di suo padre. Il Klaus del futuro lo era, ma non quel Klaus.
In quel momento una leggera brezza serale le spostò i capelli da dietro l'orecchio a davanti al viso.
Caroline allora li prese tutti e se li riportò nella posizione originaria. Tutti, tutti meno una minuscola ciocca che però la infastidiva.
Capendo nuovamente il suo disagio Klaus si fermò e avvicinandosi a lei, le spostò la minuscola ciocca dietro l'orecchio commentando ad un soffio dalle sue labbra: 
<< Perfetta >>  
E Caroline ebbe la netta sensazione che se lui l'avesse baciata in quel preciso momento lei sarebbe morta.
Lui però la risparmiò, perché le disse:
<< Siamo arrivati, amore. >> 

 

                        -°°°°-

 

Elijah si era premurato di presentarla a tutte le persone più importanti presenti in quel momento all'Opera, compresa la sua amica Celeste.
Caroline capì immediatamente che tra quei due c'era del tenero ma preferì non chiedere ai diretti interessati per chiederlo, una volta saliti sul palco centrale (o il palco reale, come lo aveva definito Elijah la mattina stessa, dicendole che per il fratello non c'era altro modo di guardare l'opera), a  Klaus.
Caroline che non era mai stata a teatro, si stupì immensamente.
L'ampia scalinata, impreziosita dal tappeto rosso al centro e con il corrimano composto da tante piccole colonnine, unite sopra e sotto da una balaustra in marmo di carrara, la fecero sentire come ad una serata agli Oscar.
Quando poi entrò nel palco a loro destinato, se non avesse avuto Klaus dietro pensò che sarebbe caduta sul suo stesso sedere.
Al centro del palco vi erano tre poltrone enormi e due sedie normali.
<< Le poltrone più grandi furono costruite per il re, la regina e il primo figlio maschio che la coppia avesse avuto, le sedie invece erano destinate ai servi che, immancabilmente, si portavano dietro. >> le chiarì lui.
<< E se non ci fossero stati il re o la regina chi ci si sarebbe messo a sedere? >> chiese lei meravigliata.
<< Generalmente nessuno, ma poteva capitare che qualche nobile pagasse per potersi godere la vista. >> le spiegò pazientemente il suo cavaliere, allontanando la poltrona intermedia da dove stava precedentemente per poterle permettere di sedersi. 
A Caroline venne quasi da ridere, guardando l'espressione sul volto del 'Re' di quella città, e si chiese se Elijah non gli avesse fatto un corso accellerato di buone maniere.
Ma, una volta seduta, si dimenticò ben presto della risata, che spontaneamente le stava nascendo sulle labbra.
Le sembrava tutto così bello con quegli enormi affreschi sul soffito e quel magnifico lampadario, e spazioso, e meraviglioso.
E tutto si sarebbe aspettata in quel momento meno lo sguardo che le stava rivolgendo Klaus.
Quando si girò infatti per un momento rimase interdetta dalla forza che riusciva ad esprimere quell'uomo solo guardandola.
Era solo una ragazza santo Dio! Di diciassette anni.
Chissà se si poteva considerare stupro.
Invece gli chiese stupita:
<< Perché mi guardi in questo modo? >>
<< Perché sei bella, >> e si fermò un istante come se avesse paura di proseguire << e a me piace guardare le cose belle >> finì prima che si abbassassero le luci e lo spettacolo iniziasse.
Da quella notte in poi Caroline iniziò a sognare Klaus.

 

                    -°°°°-

 

<< Ci vorrà ancora molto? >> chiese Kol, battendo i piedi dal freddo. Era pur sempre inizio dicembre.
<< Non ci distrarre! >> sussurrò una voce nell'ombra del cimitero Lafayette. 
<< Uff >> grugnì Kol, sedendosi su una pietra tombale appartenuta a qualche strega, morta decenni prima. Cercò di leggerne il nome ma era troppo buio anche per i suoi sensi ultra affinati di vampiro Originale.
Sbuffando prese una candela e riuscì a leggere solo il cognome della strega e accanto ad essa una data: Bennett 1607
Quel cimitero era più vecchio di quanto pensasse, rifletté Kol, passandosi una mano tra i capelli e imprecando mentalmente contro la lentezza di quelle streghe maledette.    

 

N/A 

Allora, allora, allora Klaus è sempre più preso da Caroline e lei? 
Lei è Caroline, quindi non sa bene nemmeno lei cosa volere (sto cercando di attenermi il più possibile al carattere della quarta stagione di TVD per quanto riguarda Caroline, con risultati discutibili, me ne rendo conto, ma tant'è).
Klaus invece è diverso. 
Perché ovviamente epoca diversa, una cosa come diecimila morti in meno sul groppone diciamo che la coscienza la alleggeriscono parecchio. 
Elijah ha assunto un ruolo molto marginale in questo capitolo, lo so e me ne scuso.  
E poi Kol. Cosa starà complottando con le streghe? E Klaus quanto sa degli affari del fratello?  

Un bacio a tutte,

Ludovica

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


<< Natale si avvicina >> commentò Elijah affacciandosi alla finestra e osservando il continuo viavai di gente lungo Bourbon street.
<< Già, e allora? >> si limitò a dire Klaus che stava scrivendo una lettera, mentre Caroline, accanto al fuoco, stava facendo il solletico a Marcellus e Rebekah e Kol bisticciavano su chi dovesse suonare l'enorme pianoforte a coda presente nella biblioteca che avevano in comune.
<< Non pensi che sia il caso di andare a comperare un albero* o qualcosa del genere? >> chiese il maggiore dei Mikaelson, interdetto. Ogni tanto la mancanza di sensibilità del fratello lo stupiva ancora.
<< Elijah, abbiamo ottocento anni, e nessuno di noi l'ha mai fatto, oltre al fatto che nessuno di noi crede di Dio o cose simili. >> osservò Klaus, mettendo un punto alla lettera e rileggendo in fretta l'ultimo paragrafo.
<< Non mi pare una buona scusa per evitare di farlo. Senza contare che è quasi un secolo che non stiamo tutti sotto lo stesso tetto, in pace e armonia, quasi >> disse Rebekah, scoccando uno sguardo di compatimento a Kol quando disse l'ultima parola, con cui ancora lottava per il piccolo sedile posto davanti al piano. 
Elijah, sentendo quelle parole, rivolse un'occhiata di approvazione alla sorella.
Sapeva di poter contare sul suo appoggio.
<< Anche a me l'idea piace, Nik! >> fece eco Kol, cui i fratelli mandarono solo uno sguardo di sorpresa.
<< Si, ti prego Klaus. >> la voce sottile di Marcellus.
<< Tu dovresti stare a letto a quest'ora! >> affermò Klaus lanciando una breve occhiata malevola al fratello maggiore, riprendendo il secondo dopo a scrivere, ma annuendo dopo qualche istante. << E sia. >>
<< Perfetto. >> disse Rebekah, entusiasta << Chi va a comprarlo? >>
<< Se volete, potrei andare io domattina >> si offrì Caroline << sapete, nella mia città, ero una leggenda quando si trattava di feste. >>
<< Oh non ci provare, tesoro. >> le disse Klaus ridendo, finalmente alzando gli occhi dalla lettera che stava scrivendo per più di un paio di secondi << Non ti lascerei andare da sola da nessuna parte, figurarsi a comprare un'abete. E poi sei una prigioniera. >>
<< Io non sono la prigioniera proprio di nessuno e… >> ma si interruppe in quanto Kol stava mormorando qualcosa, e voleva sentire.
<< Non lo è come tutti i prigionieri che abbiamo avuto >> intervenne sussurrando il minore dei Mikaelson, il cui commento fu ignorato dal fratello.
<< Io mi fido di Caroline >> si limitò a dire Elijah. << Senza contare che sarebbe la seconda volta che esce da casa nostra. Hai paura che un lupo la rapisca? >>
<< E tutti noi sappiamo molto bene quanto sia facile conquistare la tua fiducia, fratello. >> lo derise Klaus, alludendo a Katerina. << Se sei d'accordo, e lo è Elijah, ti accompagnerò io. >>
<< Splendido! >> commentò Elijah, non dando nemmeno il tempo alla bionda di replicare che no, non le stava bene essere accompagnata da quell'arrogante, borioso e psicopatico ibrido, ma avvertendo le occhiate di Rebekah e Kol sulla schiena si limitò ad alzare un sopracciglio. 
Elijah gliel'avrebbe pagata.
Oh, se gliel'avrebbe pagata.

 

                    -°°°°-

 

Quella sera stessa 
<< L'hai fatto apposta, non è vero? >>
<< Rebekah… >>
<< Oh non ci provare Elijah. Ammettilo e basta! >> 
<< Diciamo che fare l'albero di Natale non rientra tra le mie cose preferite da fare >> e le sorrise.
<< Sei un maledetto bastardo, Elijah! >> ma sorrideva anche lei mentre lo diceva. Oh se era un bastardo!

 

                    -°°°°-

 

<< Elijah >> ringhiò Caroline il mattino dopo, entrando come una furia nella stanza del suo maestro << Cosa ti autorizza a… ? >>
<< Siamo pronti? >> la voce del suo 'accompagnatore' per quell'impresa la spinse ad alzare gli occhi al cielo.
<< Solo un secondo Niklaus, Caroline mi voleva dire qualcosa >> chiosò il maggiore dei Mikaelson sorridendo e schioccando la lingua su quell'ultima parola, sicuro che, davanti a Niklaus, la vampira non avrebbe mai avuto il coraggio di opporre resistenza.
<< Faremo i conti dopo >> commentò infatti la vampira bionda infastidita dall'interruzione.
'O forse non li faremo mai' pensò Elijah soddisfatto.
Il suo piano procedeva proprio bene.
<< Proprio bene! >> sospirò mentre Caroline usciva dalla stanza. 
Ora doveva solo parlare con Kol. 
Non capiva come mai il fratello pestifero della famiglia avesse accettato così di buon grado a fare una stupida tradizione umana come quella dell'albero di Natale.

 

                                 -°°°°-

 

Subito dopo la prima colazione, Rebekah, con la scusa che fuori faceva troppo freddo per uscire con uno dei suoi soliti vestiti (<< Siamo vampiri, Bekah >> le aveva risposto irritato Klaus, spalmandosi sul toast precedentemente imburrato una cospicua dose di marmellata d'arance, lei aveva risposto << Si, ma l'essere umano che ve lo venderà sospetterà qualcosa se la vedrà arrivare con un vestito a maniche corte, non credi, fratello? >>) la convinse ad andare nella sua camera per prenderle una pelliccia.
<< Sono contraria alle pellicce, a dire il vero. >> osservò Caroline una volta arrivate in camera della bionda Originale << E poi non eri tu che mi hai chiamata stracciona solo una settimana fa? >>
<< Beh ti sei ripulita parecchio da allora, e poi sei un vampiro veramente strano, Caroline >> commentò l'Originale << mangi animali e ti schifano le loro pelli? >> 
Aprì la sua cabina-armadio e Caroline rimase a bocca aperta. 
Ci sarebbe potuta rimanere dentro un secolo e avrebbe misurato solo un quarto dell'armadio.
Broccati e sete e pizzo e chiffon la sovrastavano. 
Era il paradiso.
<< Divertiti a scegliere una pelliccia. Sono lì sulla destra, ma io se fossi in te, prenderei quella di orso bianco lì >> sogghignò la bionda.
<< Grazie, Rebekah >> furono le uniche parole che riuscirono ad uscire dalla bocca della minore delle due.
<< Allora, tu e Nik state diventando intimi >> commentò l'Originale, fingendo indifferenza, mentre osservava la bionda prendere la pelliccia che le aveva indicato e infilarsela, stupefatta.
<< Come? Assolutamente no! >> rispose Caroline, girandosi di scatto, cercando di nascondere all'altra bionda le sue guance, improvvisamente diventate porpora.
<< Ti fa diventare matta, non è così? Ma quasi tutte le cose che ami lo fanno, non è vero? E' anche per questo che le ami. >> le sorrise Rebekah.
Non le ghigna come al solito, non le fa una delle sue solite battute cattive, si limita a stare li e ad aspettare, sorridendo.
Quel sorriso è troppo simile a quello del fratello, è il suo ultimo pensiero. 
Se non fosse stata Rebekah ma Elena o Bonnie le avrebbe detto tutto, che si, iniziava a provare qualcosa per Klaus, ma la ragazza che le stava davanti non era una delle sue migliori amiche. 
Però era una ragazza. Conosceva Klaus da millenni. Sapeva come funzionava la sua testa meglio di Klaus stesso, rifletté. 
Quindi decise di girarsi, ma non le rispose.
A Rebekah bastò quello. 
Bastò vedere le guance porpora di Caroline per capire che anche lei provava qualcosa per lui. 
Bastò vedere le sue movenze impacciate per rendersi conto che per quanto si sforzasse di negarlo, a se stessa ed agli altri (ed in questo lei ed il fratello, anche se per ragioni opposte, erano uguali rifletté Rebekah) non poteva che essere attratta da quell'essere che era suo fratello.

 

                    -°°°°-

 

<< Allora, quale scegli? >> sbuffò l'ibrido, fingendo indifferenza.
Durante il breve viaggio in carrozza che li aveva portati fino ai margini della città non avevano parlato molto, se non un breve accenno alla bellezza di lei quando era finalmente scesa dalle scale della palazzina.
Si erano limitati a guardare fuori dal finestrino e a scambiarsi qualche sguardo imbarazzato quando i loro occhi si incrociavano.
<< Ma sono milioni >> disse Caroline felice come una bambina il giorno del compleanno.
'E' veramente una creatura unica' pensò Klaus, mentre l'ammirava girovagare su e giù lungo le file di alberi, ma si riscosse dopo qualche secondo, maledicendo mentalmente la sorella. Era colpa sua se adesso vedeva quella ragazza in quel modo o sarebbe successo comunque?
'Sia come sia, è una normale ragazza.'
<< Credo di averlo trovato >> gli urlò la ragazza dopo qualche ora.
'Era ora' pensò Klaus. Aveva delle cose urgenti da fare in giro per la città e se lo avesse saputo le avrebbe fatte, non sarebbe rimasto ad aspettarla per cinque ore.
<< Ma… Ma… E'… >> 
<< Bellissimo, non trovi? >>
<< Stavo per dire il più brutto abete che la storia ricordi, tesoro. >> commentò Klaus << Dai guardalo, è orrendo. Ha pochi aghi, è piccolo e storto. Solo tu lo puoi trovare bellissimo. >> la prese in giro.
<< Tutti meritano un regalo di Natale, e magari salvando questo povero albero l'anima di qualcuno sarà meno nera. >> bofonchiò lei, risentita.

Era tradizione, infatti, che lei e sua madre andassero a comperare l'albero di Natale più brutto dell'intera cittadina.
<< Stai alludendo a qualcuno, amore? >> chiese lui, ammiccando maliziosamente.
Lei arrossì e borbottò qualcosa come 
<< So io dove le ficcherei quelle tue stupide allusioni! >>
Al che lui rise e pagando l'abete, diede al commerciante l'indirizzo di casa Mikaelson, indicandogli l'albero che aveva scelto lei.
Lei sentendo quelle parole, si girò interdetta e lui rispose alla muta domanda dicendole:
<< Tutti meritano un regalo di Natale, e magari salvando questo povero albero l'anima di qualcuno sarà meno nera. >>

 

                    -°°°°-

 

La mattina dopo Caroline scese le scale che portavano al cortile, conscia del pericolo in cui stava per incorrere.
Rebekah non apprezzava le brutture e il suo albero non si poteva certo definire una meraviglia.
Per questo quando sentì un urlo femminile proveniente dal cortile si nascose, ma poi cambiò idea e decise di affrontare l'ira dell'Originale, che infatti non tardò a scatenarsi.
<< Cos'è questo orrore? Chi ha autorizzato a portare in casa nostra quesito scempio? >> stava sbraitando contro Elijah, che, stupefatto, stava guardando anche lui l'albero. << Deve essere uno scherzo. Andate a riportarlo indietro, immediatamente >> urlò poi alla servitù.
Klaus, dalla sua stanza, se la rideva, quando vide Caroline scendere le scale come una furia e dire ai servi che no, l'albero era quello giusto e di lasciare perdere quello che diceva Rebekah.
'Si è proprio una creatura unica' fu il suo unico pensiero.

 

                    -°°°°-

 

Una volta sistemata la questione dell'albero (aveva finto lui stesso di andare a comprarne un'altro mentre era andato a comprare almeno dodici regali per lenire il terrore della sorella che qualcuno potesse vedere quello schifo, come lo aveva definito lei), Elijah andò nello studio del fratello e gli chiese cosa avesse intenzione di fare con Caroline.
<< Perché? Non ti sarai già stufato di fare il baby sitter ad una vampira di diciassette anni? >> chiese, versandosi una generosa dose di bourbon nel bicchiere.
<< Niklaus, è quasi Natale. Non credi sia appropriato permetterle di scrivere una lettera ai suoi parenti per spiegarle come mai non è ancora arrivata a Washington? >> 
<< Te l'ha chiesto lei? >> chiese Klaus.
<< No, ma… >>
<< Bene, la questione è sistemata! >> commentò il minore.

 

                        -°°°°-

 

Quella sera Caroline fu avvertita da Elijah di due cose: la prima era che, la sera di Natale si sarebbe tenuta una grande festa in uno dei molteplici locali della città e che Klaus non voleva mancare a quello del Roussos. 
La seconda era che da li a due settimane Kol festeggiava i suoi ottocentocinquanta anni.

 

                        -°°°°-

 

La settimana seguente, passò in un lampo, o almeno così parve a Caroline.
Il mattino Elijah le insegnava a suonare il piano (aveva rinunciato a tentare di insegnarle a ballare già da parecchi giorni, trovandola << Negatissima >> come le aveva sussurrato una volta malignamente Rebekah, cui i rapporti si erano immediatamente freddati dopo la storia dell'albero, passandole accanto. Elijah non si era azzardato a commentare le sue movenze ma era evidente che lo pensasse anche lui), il pomeriggio lo passava con la bionda Originale o Klaus, che se la portavano dietro su e giù per la città.
Una volta si era azzardata a chiedere ad Elijah come mai dovesse venire sempre accompagnata dappertutto e la risposta di Elijah l'aveva lasciata sconvolta.
<< Mio fratello non è una persona la cui fiducia si conquista facilmente, Caroline, anzi. Avrete sicuramente notato la battuta che fece Kol un po' di tempo fece sul fatto che tu sei diversa da qualsiasi prigioniero abbiamo mai avuto… >>
<< Si e allora? >> chiese la bionda.
<< Beh diciamo che da ottocento anni a questa parte voi siete al prima che Niklaus non uccide dopo due giorni! >> le sorrise lui.
<< Rimane il fatto che sia una prigioniera >> aveva commentato Caroline infastidita.
<< Avreste preferito un paletto nel cuore? >> le aveva chiesto gentilmente Elijah.
Quell'uomo aveva veramente un aplomb da pazzi, aveva pensato la vampira uscendo dalla biblioteca in cui aveva avuto quella spinosa conversazione. 
Questo però non le impediva di odiarlo o no? 
Comunque la differenza tra i suoi due accompagnatori era che mentre Rebekah la usava come valvola di sfogo, passandoci più il tempo per farlo passare che perché realmente interessata a lei, Klaus le spiegava sempre parti nuove della città.
Come quella volta che la portò nel bayou per una trattazione con dei lupi.
Caroline quel pomeriggio si divertì molto a sguazzare nel fango con i bambini figli dei lupi che abitavano quella zona desolata e sperduta, almeno fino a quando Klaus non finì la sua stupida trattativa e le intimò che o si faceva prestare un vestito da uno dei suoi nuovi amici o tornava a casa a piedi.
<< Sai quanto tempo ci metterei a scrostare dalla carrozza tutto quello stupido fango? >> le sogghignò.
Lei allora per ripicca, mentre gli passava accanto, gli fece lo sgambetto.
Lui, che non se l'aspettava, cadde rovinosamente al suolo.
<< Ma sei folle? Mi hai fatto male! >> disse lui, quasi in lacrime.
<< Oddio, mi dispiace… Io volevo solo giocare. Klaus, perdonami. >> provò a scusarsi, abbassandosi.
Non si rese conto che in quel momento lui allungò un braccio e la tirò giù facendole battere il sedere a terra e obbligandola ad una estenuante lotta a palle di fango.
Quando, dopo qualche ora, erano entrambi infreddoliti dal vento della sera che si andava ad infrangere contro i loro vestiti umidi, Caroline si sdraiò a terra e sorrise dolcemente ad occhi chiusi, e per la prima volta il suo pensiero non volò a casa, ma agli anni che quell'uomo aveva vissuto da solo, cercando qualcuno di cui fidarsi, qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui poter ridere come aveva fatto con lei per tutto il pomeriggio.  

 

*All'epoca non si facevano gli alberi di Natale, o almeno, stando a mia nonna e alle informazioni che sono riuscita a recuperare su internet, non si accennano ad alberi 

 

Nota dell'autrice:
Capitolo confusionario e pieno di cose. Me ne rendo conto e me ne scuso, ma la mia mente è tutta un subbuglio questi giorni e ho voluto dare questa impressione anche al capitolo.
Se trovate incongruenze siete pregate di farmelo sapere, perché l'ho scritto di getto stamattina (ieri sera ho avuto un impegno e non ho potuto scrivere più di due righe, che tra l'altro ho cancellato quasi subito).

Baci

Ludo

  

  

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


La sera stessa consumarono il pasto nel silenzio più assoluto.
Elijah era andato a cena da Celeste, Rebekah era andata dal figlio del governatore (e a Caroline quasi mancavano le sue battutine su come teneva la forchetta o su come teneva il calice del vino), mentre Kol era andato a fare danni con qualche suo amico vampiro e qualche strega. Quindi a cena erano rimasti lei, Klaus e Marcellus che, stufo dell'atmosfera di disagio che si era creata tra i due vampiri, chiese:
<< Perché non vi sposate e avete tanti bambini? Sareste così carini insieme >> continuò con aria sognante.
<< Perché io e Klaus non andiamo d'accordo su tante cose, piccolo. >> gli rispose Caroline, lo sguardo pieno di imbarazzo.
<< Anche il mio papà e la mia mamma non andavano d'accordo, ma la mia mamma lo amava >> chiosò il bambino, come se fosse una cosa ovvia, come se fosse scontato che chi litiga tanto si ama.
<< E forse è stata proprio questa la causa della sua morte, Marcellus! >> ribatte Klaus, ghignando << L'amore è solo una debolezza. Non porta che dolore e sofferenza. >>
<< Smettila, >> intervenne Caroline, notando che al bambino tramava il labbro inferiore, come se stesse per scoppiare a piangere << Vieni qui, Marcellus >> disse poi, aprendo le braccia, per permettere che il bambino la abbracciasse.

 

                -°°°°-  

 

Una volta messo il bambino a letto, Caroline seguì l'odore di Klaus fino alla biblioteca che avevano in comune.
<< Come ti sei permesso di dire quelle cose a Marcellus? E' solo un bambino Cristo Santo! >> chiese irata.
<< E allora? Ha il diritto di sapere la verità. >> commentò Klaus, cui poco piaceva chi si permetteva di contestare i suoi metodi di insegnamento.
<< Peccato che sia una menzogna, come tutto ciò che esce dalla tua bocca, immagino >> disse la vampira tra i denti. 
Lui, sentendo quelle parole, le si avvicinò con la super velocità e le chiese trascinandola con se contro un muro, che per poco non crollò dalla forza dell'impatto con cui il vampiro la scagliò contro di esso. 
<< E cosa speravi che gli dicessi eh? >> ringhiò ingabbiandola con un braccio, l'altro mollemente adagiato lungo il fianco, ad un centimetro scarso dalle sue labbra.
Lei capì che non era tanto per lui, quanto per lei.
Le voleva dare una via di fuga, nel caso la situazione degenerasse.
<< Che non ci sposiamo perché non ci amiamo, non perché l'amore è una debolezza! >> ribatté lei, guardandolo negli occhi.
Riusciva a distinguere le pagliuzze oro e verde, dentro i magnifici occhi di Klaus, riflette la vampira, che si chiese come una persona così priva di speranze, di possibilità di redenzione, potesse avere quegli occhi.
Lui a quelle parole si immobilizzò, quasi lei gli avesse fatto male e chiuse gli occhi.
E lei si ricordò di un discorso che gli aveva fatto la madre, quando era bambina.

 

<< E' facile amare una persona amabile. >> le aveva detto, passeggiando nel boschetto dietro casa << Ma prova ad amare l'istrice, che non appena si sente amato si irrigidisce, si sente in pericolo, in gabbia, e mostra, fieramente terrorizzato, i suoi aculei.
Prova ad amare gli aculei dell'istrice, prova a tranquillizzarlo passandogli una mano sulla schiena. 
E' solo quando sarai pronta a ritrovarti distrutta dai suoi aculei che è amore. >> 

 

<< Tu sei l'istrice >> mormorò passando una mano tra la corta barba di lui.
<< Io sono cosa? >> chiese lui, aprendo finalmente gli occhi.
In quel preciso istante le labbra di Caroline si posarono dolcemente sulle sue.

 

                -°°°°-

 

<< Che non ci sposiamo perché non ci amiamo, non perché l'amore è una debolezza! >> gli disse.
E lui, chissà per quale ragione ripensò alle parole di Rebekah di qualche giorno prima.


<< Sei impossibile Nik >> sbuffò Rebekah << Quando lo ammetterai? >>
<< Cosa? >> chiese Klaus ancora concentrato sulla scelta del papillon.
<< Che ti piace! >>
Klaus finalmente alzò gli occhi e la guardò sconcertato, prima di risponderle:
<< Chi? A me non piace nessuno, sorella, e dovresti essere la prima a saperlo. Stai prendendo un granchio. >>
<< Io lo dico per te. Prima accetti i tuoi sentimenti, meglio è. Non è che se fai finta che non esistano allora non esistono davvero. >>

 

E gli venne istintivo pensare anche a Tatia. 
Tutti preferivano Elijah, alla fine.
Non c'era da stupirsi.
Elijah era il figlio perfetto, il fratello perfetto, il marito perfetto.
Che speranze avrebbe mai avuto lui? Il figlio bastardo, il fratello manipolatore, il marito di nessuno.
Quindi chiuse gli occhi, troppo triste perfino per sforzarsi di fare finta di non esserlo. 
Non era triste per il significato di quelle parole, o meglio lo era, ma la cosa che più gli faceva male era il tono della vampira.
L'aveva detto come se ritenesse impossibile che qualcuno riuscisse mai ad amarlo, come se lui non meritasse altro che disprezzo e odio.
Voleva che lei dicesse qualcosa, per cercare di superare il momento d'impasse, qualunque cosa.
Ma lei non si muoveva, non cercava nemmeno di allontanarsi da lui, si limitava a stare ferma.
<< Tu sei l'istrice >> mormorò dopo parecchi istanti di silenzio.
<< Io sono cosa? >> chiese lui, aprendo finalmente gli occhi.
In quel preciso istante le labbra di Caroline si poggiarono sulle sue.

 

                    -°°°°-

 

Aveva sete e voleva che Caroline gli continuasse a raccontare della principessa e dei topolini che la aiutavano a vestirsi per il ballo con il principe (e non dubitava che se Klaus l'avesse sentita raccontargli quella favola l'avrebbe cacciata di casa, dicendo che le fiabe sono roba da bambini, che loro erano mostri e che, quindi, non meritavano di ascoltare favole).
Ma quando socchiuse la porta della biblioteca che avevano in comune i quattro fratelli, si trovò di fronte ad una scena a dir poco spiazzante.
Klaus teneva Caroline in una gabbia formata dalle sue braccia e lei (e dovette aguzzare l'orecchio perché parlava veramente troppo piano) sussurrò:
<< Tu sei l'istrice? >>
<< Io sono cosa? >> chiese lui, confusamente, quando lei schiantò le labbra su di lui.
Marcellus rimase un altro paio di secondi a spiarli, voleva sapere cosa fosse l'istrice tanto per iniziare e poi voleva vedere cosa avrebbe fatto Klaus, ma un rumore improvviso lo fece girare. 
Kol.
<< Che guardi di tanto interessante? >> chiese il fratello molesto.
<< Ssssh >> lo rimproverò il bambino, mettendosi un ditino davanti alla bocca per intimargli il silenzio, ma sapeva bene che oramai era troppo tardi, come poté dimostrare il fatto che Klaus uscì dalla biblioteca, con le labbra ancora rosse e il fiato corto, facendo sorridere Kol che si limitò a ghignare:
<< La colpa non è mia stavolta! >> 
Al che Klaus cacciò tutti e due, ben sapendo che l'atmosfera era ormai rovinata.

 

 

Nota autrice:

Mai scritto capitolo più difficile in questa FF.
Ma mi sono anche divertita molto ad inserire Kol e Marcellus che rovinano i pensieri poco casti dei due. 
Aggiungo che mi dispiace aver allungato il brodo con i pensieri dei due, ma mi saranno necessari nei capitoli più avanti.
E nel prossimo capitolo avremo finalmente il compleanno di Kol... 
Baci 

Ludo

 

Ps. Non vi preoccupate, il motivo di questo viaggio nel tempo è ancora chiaro nella mia testa, ci sta solo mettendo più del dovuto ad uscire.

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Klaus rientrò nella biblioteca, visibilmente irato.
<< Ho commesso uno sbaglio! >> la voce di lei gli giunse da un angolo della stanza, inframmezzata dalle lacrime che le rigavano le guance. 
E a Klaus sarebbero venute in mente mille e più parole ma il loro bacio non lo avrebbe mai definito uno sbaglio.
L'avrebbe definito inaspettato, improvviso, piacevole, bellissimo, dolce, puro, luminoso, ma non uno sbaglio.
E sentì il suo cuore, morto da mille anni, fare un salto verso i piedi. 
Dall'ira, alla gioia, al fastidio, all'ira di nuovo e poi al turbamento, misto alla consapevolezza che, se lei lo credeva un errore, magari lo era veramente. Magari lei lo credeva un mostro, pronto a divorarla. Magari.
(Lo fosse stato? Come sarebbe continuata la frase, Klaus? Nemmeno lui avrebbe saputo dirlo). 
<< Bene >> disse, e nei suoi occhi Caroline lesse una ferita, così profonda che nemmeno quando aveva scoperto del tradimento della madre aveva mai letto << Se la pensi così… Buonanotte Caroline >> prima di usare la super velocità per andare a rinchiudersi nella sua stanza.
<< Klaus… >> disse piano lei, tra le lacrime, ma lui era già lontano.

 

                    -°°°°-

 

Quella notte Caroline sognò Klaus, ma non il Klaus reale, vero, che minacciava tutto e tutti pur di ottenere i suoi scopi. 
Lo sognò bambino, con gli occhi grandi e blu e i capelli lisci biondi, e, sentendolo piangere mentre Mikeal lo picchiava, le venne voglia di uccidere quel maledetto padre degenere, ma si rese conto che non aveva le gambe, ne le braccia, ne un busto.
Era una testa che fluttuava nello spazio.
Poteva solo assistere inerme e inerte a quella tortura.

 

                -°°°°-

 

<< Niklaus! >> la voce di Elijah, fuori dalla porta della sua stanza, bastò a farlo sobbalzare.
Aveva passato una notte orribile, dopo il loro cosiddetto 'bacio'. Pur provando a girarsi e a rigirarsi nel letto (e dopo aver spaccato due comodini e le sedie, poste davanti al piccolo scrittoio) non era riuscito a prendere sonno, fin quando non si era alzato e, dopo aver acceso la piccola luce a gas presente sulla sua scrivania, aveva iniziato a scrivere una delle sue innumerevoli lettere ad una delle sue potenziali vittime.
<< Elijah, entra pure. >>
<< O si tratta di una nuova moda nell'arredamento oppure non saprei proprio cosa pensare >> commentò il maggiore, indicando la montagna di legna ai piedi della porta della stanza del fratello.
<< Mmmh la prima! >> mormorò Klaus, spazientito, ma finse un sorriso, per quieto vivere. << Cosa vuoi, fratello? >> chiese dopo qualche istante in cui Elijah lo contemplava, sorridendo della sua battuta.
<< Oh, giusto >> Elijah si schiarì la voce prima di tornare a parlare << volevo chiederti cosa c'è tra te e Caroline? >>
<< Nulla, che ci dovrebbe essere. Lei è una mia prigioniera. >> ringhiò sottolineando quel mia come se fosse davvero una sua proprietà (e il suo primo pensiero fu che se lo avesse sentito lei avrebbe iniziato a fargli la morale), sistemandosi il polsino della camicia mentre parlava, però.
E ciò non sfuggì agli occhi d'aquila di Elijah
<< Se la pensi davvero così non ti dispiacerà che la accompagni io alla festa di Kol… >> disse allora il maggiore, sorridendo internamente.
<< Accompagnala dove vuoi! >> ringhiò Klaus, veramente arrabbiato, alzando gli occhi e rivelando le sue fattezze vampiriche. Perché tutti dentro quella casa vedevano del tenero tra lui e quella vampira? Lui era un'Originale, santo cielo. Il quasi ibrido Originale per essere precisi. E l'amore era solo una debolezza si ripeté nella mente. Ma allora perché gli sapeva tanto di scusa, tanto di bugia?      
Elijah non si scompose guardando il volto del fratello ma anzi, sentendo quelle parole, sorrise, e dopo aver salutato il fratello con un breve cenno del capo, si allontanò.
Se le cose continuavano così, pensò, il suo intervento non sarebbe servito, ma, visto che non si poteva mai sapere, decise di proseguire con il piano che avevano avuto lui e Rebekah qualche giorno prima.

 

                -°°°°-

 

<< Caroline, >> iniziò a parlare la mattina del gran giorno, durante la colazione, Elijah << vorreste farmi l'onore di essere la mia dama alla festa di Kol? >>
La vampira bionda arrossì, mentre non poteva fare a meno di sentire il ringhio di Klaus, l'urlo scandalizzato di Rebekah e i fischi di Kol.
<< Elijah, tu meglio di tutti dovresti sapere che la mia abilità nei vostr- volevo dire nel ballo, non è degna di te >> provò a dire la vampira, alzando lo sguardo dall'uomo che si era inginocchiato per farle quella strana proposta.
'Ma non lo sa che ci si inginocchia solo quando si chiede a qualcuno di sposarsi?' pensò, leggermente infastidita, prima di incontrare lo sguardo del suo aguzzino.
Klaus aveva negli occhi un tale tormento e una tale pena (per la scusa che aveva rifilato ad Elijah? per lei? per lui? non lo sapeva) che il suo primo istinto fu quello di dire che no, ci voleva andare con l'uomo che la guardava come fosse la cosa più bella che avesse mai visto nell'intero mondo, ma poi pensò che se lui non glielo aveva chiesto, le opzioni possibili erano due: o l'aveva già chiesto ad un'altra (e il cielo se la portasse via. Non era gelosia quello che provava. No, era ribrezzo, al pensiero che un'altra donna avesse deciso volontariamente di uscire con Klaus!) oppure non la riteneva degna di lui (e a quel pensiero le si chiuse lo stomaco, al punto che nemmeno l'invitante bicchiere di sangue animale che le aveva portato una delle serve le parve più così appetitoso).
<< Guiderò io. E poi…  >>
<< Non c'è bisogno di provare a convincermi, Elijah. Verrò volentieri alla festa con te! >> disse con aria di sfida, continuando a guardare negli occhi Klaus, che, sentendo quelle parole rovesciò, per la fretta di alzarsi, la sedia su cui era seduto, e, mormorando delle affrettate scuse, uscì dalla sala.
Nessuno dei presenti vide le occhiate e il sorriso che si lanciarono Rebekah ed Elijah.

 

                     -°°°°-    

 

Quella sera stessa Caroline si affacciò alla balaustra con il cuore in gola. 
Era così emozionata che rischiò di cadere dal tacco dodici che le aveva prestato, sotto minaccia di Elijah, Rebekah.
Elijah l'aveva avvertita, ma... le sembrava tutto così… così… favoloso? Bastava un aggettivo per descrivere la moltitudine di lampadine rosse, blu e bianche che circondavano il giardino dei     Mikaelson? O la stravaganza delle persone radunate sotto di lei? (Quello che portava due enormi serpenti intorno al collo era veramente un vampiro? E quel lupo laggiù poteva essere un lontano antenato di Tyler? E quella era davvero una strega, con degli occhi che parevano senza palpebre e il mento sporgente?) Oppure la favolosa torta di compleanno, alta quasi cinque piani, che sovrastava perfino il più alto dei vampiri presenti in quel cortile? 
Di una sola cosa era certa, comunque.
Non vedeva l'ora di compiere anche lei ottocentocinquanta anni, se era questo quello che la aspettava.
Se mai ci fosse arrivata, certo. E la cosa non era così probabile, se si faceva il conto delle volte in cui i suoi cosiddetti amici l'avevano usata per far cadere nell'amo l'ibrido Originale.
Solo stando per quel periodo di tempo lontana da loro, Caroline era riuscita a vedere la sua stupidità. La loro stupidità.
Come avevano potuto pensare che mandando sempre avanti lei, lui, un giorno, magari stufo dei continui rifiuti della vampira, non avrebbe potuto ucciderla? 
Come non avevano potuto pensare che stare troppo a contatto con l'ibrido non le avesse fatto mettere in discussione la sua relazione con Tyler?
Come non avevano potuto pensare che…
Si riscosse dai suoi pensieri un secondo prima di apprestarsi a scendere le scale.
'The show must go on!' pensò la vampira elettrizzata ma emettendo un sospiro.
<< Caroline >> la voce di Elijah la obbligò a fermarsi.
La aspettava ai piedi della imponente scala, serio ed impettito, ma solo quando riconobbe che era la sua accompagnatrice che stava scendendo sorrise.
Un sorriso caldo, sincero, umano.
Un sorriso amico.
Oh quanto avrebbe voluto avere sua mamma lì con lei! Lei avrebbe saputo cosa fare.
Ma lei non c'era. C'era solo Caroline, con i suoi confusi sentimenti e un'enorme sorriso, rivolto all'uomo che la stava attendendo.
<< Allora, sei pronto a farti pestare i piedi circa millecinquecento volte? >> chiese la vampira arrossendo.
<< Ho detto che guido io, e guiderò io >> disse facendole fare una giravolta.
E gli venne naturale pensare che Caroline in quel lungo abito blu mare, tempestato di brillanti in vita e con i guanti bianchi lunghi fino ai gomiti* era una visione, e che non faceva fatica a capire come facesse il fratello a trovarla così piena di vita e di futuro, mentre la sala si zittì per un istante, capì, perché tutti impegnati a guardare la vampira che aveva accanto e che rideva.

 

                    -°°°°-

 

<< E' quasi pronta, manca solo un pizzico di euforbia >> commentò soddisfatta la strega, aggiungendo alla pozione l'ultima erba magica.
<< Sarà uno splendido regalo per Kol! >> disse una giovane ragazza dai capelli rossi e con gli occhi verdi*.

 

                    -°°°°-

 

Mentre Elijah le versava da bere, Caroline pensò a quanto era diversa la sua vita a Mystic Falls.
Nel suo secolo nessuno versava da bere a nessuno (questo comportamento lo adottavano solo i fratelli Salvatore, con Elena, e Klaus, con lei, e gli fece male il cuore, ripensando a quando le aveva confidato dell'unica volta che aveva desiderato essere umano), e nessuno, e dico nessuno, si sarebbe azzardato a farle notare quanta luce sembrasse emanare in quell'abito (e le venne quasi da ridere al pensiero che qualcuno, molto prima di lui, l'avesse notato).
Pochi minuti dopo (e tre giri di bourbon più tardi, per i due vampiri), un vampiro moro e dai profondi occhi scuri chiese a Caroline di ballare.
<< A patto che guidi tu! >> disse lanciando una breve occhiata ad Elijah, che si mise a ridere, incoraggiandola.
<< Devo averti già vista da qualche parte, ma non ricordo dove… >> provò a fare conversazione l'uomo.
'Improbabile' pensò Caroline, ma si limitò a rispondere:
<< E' possibile! >> non vedeva l'ora di tornare ad ubriacarsi con l'amico, ma non aveva avuto il cuore di rifiutare il poveretto.
Se non fosse che, dopo l'uomo un lupo e due umani le chiesero di concederle un ballo.
Caroline accettava sempre, nella speranza di riuscire a dimenticare, seppur per pochi istanti, gli occhi di Klaus.
Ma non accadeva mai.
Forse i suoi occhi si erano troppo radicati in lei, forse le sue espressioni, il suo modo di storpiarle il nome (e Ca-ro-li-ne sapeva bene che a nessuno era concesso di farlo come lo faceva lui), forse il modo di incrociare le braccia dietro la schiena che solo lui aveva, Caroline non avrebbe saputo dirlo, ma non riusciva a ricordare un solo buon motivo per cui lei era costretta ad odiarlo.
Anche Stefan, Gesù, perfino lei stessa ed Elena avevano ucciso qualcuno nel corso della loro vita.
Certo lei l'aveva fatto per fame, ma Klaus l'aveva fatto per proteggere se stesso, esattamente come, duecento anni prima della sua nascita, Stefan.
E allora che c'era di male nel cadere tra le braccia del nemico se la resa era così dolce? (C'era tutto di male, le rispose la sua vocina interiore. C'era tutto di male, se il solo pensiero che le gironzolava nel cervello dalla sera precedente era stato quello di saggiare nuovamente le labbra dell'ibrido. C'era tutto di male, se l'unico pensiero che riusciva a fare ora era che niente e nessuno le avrebbero potuto portare via il ricordo della sua bocca, così peccaminosa e viziosa e che le induceva una scarica elettrica, e immaginarla mentre le sussurrava cose all'orecchio, perché non dubitava che, quelle labbra sarebbero state in grado di fare di tutto.)
Le vennero in mente le parole che aveva usato Alaric, tempo prima, per spiegare loro il perché Cesare si innamorò perdutamente di Cleopatra.
<< Il miglior modo per resistere ad una tentazione è cedere ad essa >> mormorò, lasciando un vampiro con un palmo di naso, mentre si allontanava dalla pista da ballo per chiedere dove si trovasse Klaus ad una serva.
Ma, in quel momento, Kol le chiese di ballare.
<< Sono il festeggiato, un ballo almeno me lo devi >> sogghignò l'Originale, porgendole la mano.

        

   

 

*Lo avete riconosciuto? Spero di si, se non lo aveste fatto, comunque, nel prossimo capitolo verrò spiegato. 

 

 

N/A 

Ciao ragazzi,
Si, sono sadica.
E si, sono cattiva.
Perché Kol vuole ballare proprio con Caroline? 
E perché Klaus non ha ancora fatto la sua comparsa in questa festa? 
E cosa complottano Elijah e Rebekah?
Ed Elijah inizia a provare qualcosa per la nostra eroina? (A questo posso rispondervi anche subito: NO! La mia storia è una Klaroline perché io sono Klaroline e quindi ciccia a chi odia questa coppia!) 
Siamo molto vicini a sapere il motivo di questo viaggio nel tempo? Finalmente si.
Nei prossimi capitoli saprete tutto.
E dato che sono cattiva, ma non così tanto, vi rivelo un piccolo spoiler: ci sarà un bacio.

Tanti baci a tutti

Ludovica

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


Klaus ringhiò quando sentì aprirsi la porta del suo studio, per fare posto a Rebekah, che prese a guardarlo come fosse pazzo.
<< Sei stato tutto il tempo qui? Da solo? Come un vecchio ubriacone? >> prese a ringhiargli anche lei, notando le decine di bottiglie sparse sul pavimento e sulla sua scrivania, forse solo per un istante, dimentica con chi stava parlando.
Lui non era Elijah o Kol, che, per quanto anche essi vampiri Originali, riuscivano a controllarsi nei momenti di rabbia.
Lui era Niklaus.
E nessuno si poteva permettere di mancargli di rispetto.
Nessuno.
Questo pensò il mostro, la bestia che aveva messo a dormire per troppo tempo da quando quella stupida ragazzina era entrata nella sua vita, quando entrò Marcellus, -perché Rebekah gli aveva promesso un ballo e gli aveva detto che andava solamente a vedere dove si era cacciato Niklaus, ed era più di un'ora che la stava aspettando.- e la vide, sdraiata sul pavimento, morta.
Non sentì nemmeno l'urlo di disperazione che fece il bambino, non sentì i piccoli pugni che cercavano di raggiungergli il petto, non sentì niente di tutto questo.
Aveva spento la sua umanità.
Niklaus non l'aveva mai fatto prima.
Era sempre stato convinto che non esistesse nemmeno un bottone per spegnere e accendere.
Credeva che fosse un'invenzione per quei vampiri giovani ed inesperti che, troppo vogliosi di sangue umano, uccidevano e ne bevevano fino a stare male per secoli, dopo.
Ne era sempre stato convinto, almeno fino a quando Caroline non aveva accettato di andare con Elijah alla festa.
Era scappato per cercare nuove vittime ed era rientrato a festa già iniziata.
Con la camicia lorda di sangue era salito nella sua stanza, sicuro di non essere visto da nessuno degli ospiti, aveva aperto un paio di bottiglie rubate ad una giovane coppia che aveva un sangue così squisito, sorrise al pensiero.
Tutte le altre venivano dalla sua personale cantina, invece.  
E ora si stava davvero meglio, pensò scendendo le scale, con il bambino in braccio, che ancora piangeva e piangeva e piangeva. 
Per un istante ebbe l'idea di spezzargli il collo e farla finita con quella stupida fandonia di lui che insegnava ad un bimbo la storia, la letteratura, la geografia e la matematica, (e soprattutto, in questo modo, avrebbe smesso di piangere), poi però penso a cosa avrebbero fatto Elijah e Rebekah e Kol e la stupida vampira bionda e decise che tutto sommato non ne valeva così tanto la pena.

 

                    -°°°°-

 

Caroline era titubante.
Klaus le aveva spiegato che la maggior parte delle maldicenze che aveva sentito dire dalle serve dei Mikealson erano solo fandonie e invenzioni, ancora non si sentiva tranquilla in sua presenza.
D'altronde aveva quasi ucciso Matt ed Elena ed aveva quasi disossato Jeremy.
Se Elijah era tranquillità, Klaus impulsività, Rebekah un qualche stupido gallinaceo, Kol era pericolo. 
Erano i suoi nervi, le sue ossa che glielo dicevano.
Fortunatamente, in quel preciso istante dal primo piano di villa Mikealson si sentì un'urlo agghiacciante che tre vampiri riconobbero come quello di Marcellus, il che costrinse Kol ad abbassare la mano e a guardare verso l'alto mentre Elijah correva a vedere cosa fosse successo e Caroline impallidì.
Non sapeva cosa fosse successo, ma qualcosa nel suo stomaco le disse che era accaduta una cosa terribile.
Klaus scelse quell'istante per palesarsi e per fare il discorso di ringraziamento a tutti i vampiri, streghe, lupi mannari, e umani che si erano dati appuntamento per quella festa.
<< Signori e signore, >> annunciò dalla balaustra sulla quale, solo qualche ora prima si era affacciata Caroline << vi do il mio più caloroso benvenuto e i miei più rispettosi omaggi >> 'E' ubriaco…' pensò Caroline, notando come strascicava le parole, che rivolgeva alla platea sotto di luI.  << per essere intervenuti a questo grandioso compleanno. Vorrei fare i miei più cari auguri al mio fratellino Kol, che in questi ottocentocinquanta anni mi ha fatto perdere la pazienza diverse volte, ma che grazie ai miei altri due fratelli, Elijah e Rebekah, ho sempre ritrovato. >> alzò il calice di vino che un servo gli aveva appena portato, e i loro sguardi si incrociarono. Caroline sentì uno strano brivido percorrerle tutta la spina dorsale mentre avvertiva, più che sentire, che qualcosa in Klaus era cambiato.
Il suo Klaus non ghignava in quel modo.
Il suo Klaus non la guardava con fredda indifferenza.
Il suo Klaus non si sarebbe mai azzardato a distogliere lo sguardo dopo appena un secondo da che lei lo guardava.
<< Ora tornate pure a gozzovigliare e a fare quello che facevate prima di venire interrotti da questa povera anima ubriaca di vino. >> finì, saltando giù dal parapetto e atterrando con non più di un lieve fruscio nell'ampio cortile.
Parecchie delle signore umane strillarono spaventate da quell'improvviso balzo nel vuoto, e Caroline pensò che magari si era sbagliata, che non era niente di reale, che non poteva essere vero, quando lo vide avvicinarsi ad un gruppo di amici, provenienti dalla lontana Singapore, e iniziare a chiacchierare amabilmente con loro, per non incrociare più il suo sguardo.
Ma quella sensazione ancora non passava.

 

                -°°°°-

 

Elijah salì di fretta e furia le scale che lo avrebbero portato allo studio del fratello.
Era da lì che era giunto quell'urlo disumano, no? 
Appena entrò si rese conto di essere nel giusto.
Rebekah era sdraiata a terra.
Si avvicinò per capire cosa fosse accaduto e le contò i battiti.
Non era morta.
Tirò un sospiro di sollievo.
Mikeal non era ancora giunto.
Scese le scale di corsa per andare a vedere come stesse Marcellus e lo trovò profondamente addormentato nella sua stanza.
Compulsione, capì, scendendo di corsa le scale, per andare a parlare con il solo responsabile della temporanea morte di Rebekah e del sonnellino che stava facendo il bambino: Niklaus.

 

                -°°°°-

 

Dopo qualche minuto di noia (un vampiro si era avvicinato a Kol per fargli gli auguri e rivolgergli i suoi più sinceri saluti), a Caroline venne sete.
Così decise di avviarsi da sola (senza accompagnatore) al bar, dicendo a Kol che andava a bere qualcosa.
Il vampiro era doppiamente stizzito, sia dal fatto che quell'idiota di un vampiro lo stesse tenendo così tanto, sia dal fatto che la sua preda stesse scappando, ma non poté che annuire.
Così la bionda si diresse da sola verso il bar, che, fortunatamente trovò vuoto.
Sfortunata, invece, fu quello che vide.
Klaus.
Klaus e una donna dai capelli rossi.
Klaus che baciava una donna dai capelli rossi.
Il suo primo istinto fu quello di mettersi ad urlare.
Il suo secondo istinto fu quello di scappare.
Il suo terzo istinto fu quello di fare una cosa che non aveva mai fatto prima.
Pensò ad Elena, a Stefan e a Damon.
Cosa avrebbero fatto loro? 
La terza opzione, senza ombra di dubbio.
Si, ma era nel milleottocento a New Orleans. Chi l'avrebbe aiutata a tornare la se stessa di un tempo? 
Non lo sapeva.
Ma il dolore era troppo, mentre sentiva la gola che le si stringeva, come una tenaglia.
'Come farò a tornare me stessa?'
Ma la sofferenza era troppa, mentre sentiva che i polmoni inglobavano sempre meno aria, sempre meno aria, sempre meno aria, sempre meno aria.
'Come farò a tornare me stessa?' 
Ma la disperazione era troppa, le stava dando la nausea.
'Come farò a tornare me stessa?'
Ma la tristezza era troppa, le stava facendo scendere lo stomaco sotto i piedi.
'Come farò a tornare me stessa?'
Ma l'angoscia era troppa, le stava facendo chiudere il cuore e le arterie.
Improvvisamente sentì una voce che non riconobbe, che le diceva, in maniera febbrile, come se avesse poco tempo, come se non ne avesse abbastanza per parlarle:
<< Fallo, basterà un click, un piccolo click e tutte le tue paure, tutto ciò che provi per Klaus, tutto ciò che provi per i tuoi amici, che ti hanno lasciata da sola in questo stupido e assurdo mondo, scomparirà! >>
Quando Caroline riaprì gli occhi si sarebbe aspettata che la festa fosse finita, che il mondo avesse smesso di girare, che fossero tutti morti, e che fosse rimasta solo lei in quel buco di pianeta.
E invece lo stupore prese piede.
Non era passato neanche un secondo da quando aveva chiuso gli occhi e abbandonato l'unica parte di lei che aveva tenuto ancorata a se, come quando era bambina che girava sempre con uno stupido orsacchiotto di peluche, e ricordava di averci tenuto così tanto! 
Ma oramai aveva più senso? 
Fece spallucce al vuoto e ordinò tre bourbon.
In quel momento Kol le si avvicinò nuovamente.
<< Mi dovevi ancora un ballo, giusto? >>
Caroline si mise a ridere di gusto e annuì dicendo:
<< Credo che il festeggiato si meriti più di un semplice ballo con me, ma per stavolta credo che ti potrai accontentare! >>
'Si!' pensò la vampira 'Senza umanità si sta molto meglio!' 

   

 

N/A 

Giuro che non lo faccio apposta a spezzare il capitolo in questo modo! 
E giuro anche che l'idea di una Caroline e di un Klaus nel passato senza umanità mi circola nel cervello da parecchio. 
Parlando del capitolo in se per se che ne pensate?
Come faranno sia Care che Klaus a ritrovare l'umanità? 
E la missione di Caroline verrà compromessa o meno?
Su su fatemi sapere anche come pensate che reagiranno Bex, Elijah e Kol a questo cambio di scenario..

Tanti baci

Ludovica

 

 

 

 

      

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Il giorno dopo, Caroline aprì gli occhi e si trovò nuda e imbrattata di sangue dalla testa ai piedi in una stanza che non riconobbe di primo acchito.
Le ci volle qualche minuto per ricollegare ciò che era successo la sera precedente: Klaus, Klaus che baciava una ragazza dai capelli rossi, la sua decisione di spegnere l'umanità, Kol che la invitava a ballare, Kol che la faceva ridere, Kol che le aveva chiesto se avesse sete, Kol che le proponeva di bere del sangue dal collo di un'umana, decine e decine di corpi dissanguati in un locale di periferia, la sensazione del sangue caldo che le fluiva giù lungo la gola era stata… inebriante.
E Klaus, il Klaus del suo tempo aveva sempre avuto ragione. La sensazione di potere di prendere o meno la vita di una persona, il sangue, il pensiero di essere sola e che nessuno, perché nessuno si sarebbe azzardato ad attaccarla (pregi di vivere con la famiglia Originale), tutte quelle nuove impressioni erano eccitanti.
Si chiese, per un solo secondo, se e quanto si fosse arrabbiato Elijah quando avesse scoperto ciò che aveva fatto.
E se per quel giorno avesse deciso di non seguire le lezioni con lui, ma di andare in giro per New Orleans, a nutrirsi e a divertirsi con Kol e i suoi amici.
Decise che non gliene importava più di tanto e prendendo l'accappatoio si andò a fare un lungo bagno.

 

                        -°°°°-

 

La notte prima, per quanto Elijah avesse chiesto in giro e cercato lui stesso, non era riuscito a trovare Niklaus.
La maggior parte delle persone (ubriache, senza dubbio) gli avevano detto di averlo visto baciare una ragazza.
Sul colore dei capelli e del vestito erano discordi invece.
Qualcuno diceva che fossero biondi e che aveva un vestito blu (e a quel pensiero il suo cuore si era allargato), qualcun altro affermava che fossero scuri e che indossasse un vestito corallo (e, sentendo quelle parole, il poveretto era corso a prendere la lista degli invitati, controllando maniacalmente quante ragazze avessero i capelli di quel colore), ma la maggior parte concordava sul fatto che fossero rossi e che portasse un abito verde.
Ma ciò non era possibile, si continuava a ripetere nella sua mente: il piano era uno e non poteva credere che non fosse stato eseguito. 
D'altronde entrambi i suoi fratelli erano stati d'accordo ricordò.

 

Era entrato nella biblioteca di Rebekah, dove li aveva trovati a litigare come al solito.
<< Smettila Kol! Emil non è un tuo giocattolino. Mi ha chiesto di sposarlo. >>
<< Oh e questo dovrebbe impedirmi di mangiarlo per cena? >> gli aveva ghignato il fratello degenere.
<< Kol, Rebekah, vi prego di smetterla di litigare! Vi ho convocati qui per un motivo importante… >> aveva detto Elijah entrando nella stanza.
<< Non vedo l'ora di sentire il motivo della nostra convocazione >> aveva continuato Kol << seriamente Elijah, per un attimo smettila di fare il fratello moralista e aiutami ad uccidere il 'fidanzato' di nostra sorella! >> 
Rebekah era stata sul punto di ribattere ferocemente all'affermazione del fratello ma la voce di Elijah l'aveva fermata appena in tempo:
<< Come spero tutti abbiate intuito, Niklaus prova qualcosa per Caroline >> si era affrettato a spiegare il maggiore << e credo che anche lei non sia immune al fascino di nostro fratello! >>
<< Come fai a dirlo? >> aveva chiesto la bionda Originale << Cioè le hai parlato di Nik? >>
<< No, ma l'ho intuito sia da come si muove quando lui entra in una stanza quando lei è presente, sia da come gli parla. >> aveva risposto il moro. << Oh santo cielo, non ve ne rendete conto? Quando Niklaus entra in una stanza lei si sposta impercettibilmente verso di lui, e quando parlano lei cambia espressione. Appare più serena, più rilassata! >> aveva risposto allo sguardo interrogativo che entrambi i fratelli gli avevano lanciato << Rebekah, se vuoi indaga pure! >> 
<< Perché io? >> aveva domandato la sorella irritata.
<< Perché sei una ragazza e dubito che Caroline si fidi di un uomo per certe ehm… confidenze >> le aveva risposto con tono ovvio Elijah.
<< Va bene, va bene, indagherò >> aveva sbuffato la minore. << Devo fare altro? >>
<< Si, dovresti invitare a casa quella deliziosa ragazza che aveva un'infatuazione per Niklaus… Come si chiamava? Genevieve, mi pare >> aveva proseguito a parlare il fratello moralista.
<< Genevieve? Perché mai dovrei voler invitare Genevieve a casa nostra? >> aveva chiesto acidamente Rebekah.
<< Perché per il compleanno di Kol ho grandi progetti >> dallo sguardo di Kol capì che lui aveva iniziato ad intuire dove volesse andare a parare, infatti commentò:
<< Gelosia! Sei un genio o un mostro Elijah? >>
<< Gelosia per cosa? Aspetta Elijah, lei è una strega, non possiamo soggiogarla… >> aveva chiesto la bionda, stupefatta.
<< Diciamo che le mie supposizioni sono corrette (cosa di cui non dubito), e a Caroline piacesse veramente nostro fratello. Cosa farebbe se vedesse un'altra ragazza gli iniziasse a girottolare intorno? >> aveva chiesto retoricamente il maggiore.
<< Si ingelosirebbe e proverebbe a farlo suo >> sorrisero entrambi i fratelli a quella considerazione.
<< Si ma Nik non è stupido, capirà al volo che qualcosa non va se una strega sconosciuta iniziasse a fargli da zerbino, non credi Elijah? >> aveva chiesto Kol.
<< Per questo servirà qualcuno che inviti Caroline alla festa e faccia in modo di starle il più vicino possibile. >> aveva affermato con tono saputo lui.
<< E chi sarebbe il pazzo da mettersi contro le ire di nostro fratello? >> aveva commentato la più piccola, prima di notare lo sguardo colpevole con cui Elijah li stava guardando. << No, Elijah, non posso permettertelo! Finiresti in una bara o peggio! >> aveva urlato poi.
<< Bekah >> aveva commentato il minore, ghignando << abbassa la voce! >>
<< Rebekah, cosa è peggio per la nostra famiglia? Me che passo cinquant'anni in una bara o l'amore di nostro fratello per una donna? >>
Rebekah era rimasta in silenzio perché aveva capito che il fratello sarebbe stato disposto, come sempre, a fare di tutto pur di vedere un briciolo dell'umanità celata sotto strati e strati di solitudine, sadismo e crudeltà del fratello.
Con Kol non c'erano state più di tante obiezioni! Lui sapeva che il fratello era nel giusto, e che, quella, era probabilmente l'unica speranza per Nik…

 

                    -°°°°-

 

Rebekah scese come una furia le scale urlando:
<< Nik! Dove diavolo sei? Stupido narcisista egoista di un ibrido! >>
<< Rebekah, shhh >> la voce di Elijah l'aveva bloccata dall'insultare ulteriormente il fratello. 
<< Elijah! Vedo che almeno tu sei ancora vivo! E comunque, devi smetterla di proteggerlo… >>
<< Lo sai che non lo farò mai >> le aveva sorriso il fratello, facendola entrare nella sua stanza.
<< Il piano ha funzionato? >> aveva chiesto allora la bionda.
<< Non lo so! >> le aveva risposto in un soffio il buon Elijah.
<< Come fai a non saperlo? >> aveva chiesto alzando gli occhi al cielo Rebekah quando entrò Kol nella stanza.            

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


<< Ehm Elijah, credo che abbiamo un problema! >> intervenì Kol.
<< Kol, stavamo parlando >> si lamentò Rebekah, ma fu costretta a zittirsi quasi subito.
<< Credo che sia successo qualcosa di strano a Caroline. >> sogghignò il più piccolo, ignorando la sorella, che sbuffò indispettita.
<< Che intendi con qualcosa di strano? >> chiese Elijah, non preoccupandosi troppo. La teatralità di Kol era famosa quasi quanto il suo modo di irritare Niklaus.
<< Stamattina le volevo portare la colazione a letto… >> 
<< E perché avresti voluto farlo? >> chiese Rebekah irritata.
Nessuno dei fratelli aveva avuto mai così tanti riguardi per lei come per quella vampira.
Kol si limitò a lanciarle uno sguardo di sufficienza e continuò il racconto:
<< e, prima di entrare, ho bussato, ma lei non mi ha risposto! >>
<< Tutto qui Kol? >> chiese Elijah inarcando un sopracciglio.
<< Aspetta prima di saltare a conclusioni errate! Dicevo? Ah si… Allora ho bussato più forte e Caroline continuava a non rispondermi, così sono entrato e lei non c'era. Ho provato anche nel suo studio e nel bagno e non l'ho trovata, ma ho trovato questo >> disse, porgendo un foglio di carta piegato in due, che il fratello riconobbe come uno di quelli che stavano nella camera di Caroline. << Non l'ho letto, se è questo che ti preoccupa >> aggiunse quando il fratello inarcò ancora di più il sopracciglio.
Gli toccò rileggerlo per ben tre volte.
La prima perché la grafia era diversa da quelle cui era abituato.
La seconda per afferrare veramente il significato delle parole su esso contenute.
La terza per la sorpresa, mista al dispiacere.
Non poteva essere.
Non poteva semplicemente essere.
Rebekah cercava di sbirciare cosa ci fosse scritto sul biglietto, ma, osservando il volto dell'amato fratello smise quasi subito.
Se un'uomo aveva l'espressione del viso distrutta quello sarebbe stato Elijah.
<< Non tornerà! >>
<< Come? >> chiese la bionda, infastidita.
<< Rebekah, presto, chiama Antoine e Josephine e tu, Kol, raduna tutte le streghe più potenti di New Orleans. Necessiteremo i loro servigi oggi più che mai. >> urlò scendendo le scale alla massima velocità che gli consentivano le gambe.
Non poteva essere lontana.
Non poteva esserlo.
Non solo per il fratello.
Se inizialmente Caroline era stata solo un mezzo per raggiungere uno scopo, con il passare del tempo aveva finito per affezionarsi a lei.
A considerarla quasi una sorellina.
E il pensiero che gli fosse capitato qualcosa gli faceva venire i brividi.

 

                -°°°°-

 

Non appena entrò in quel bar, ne riconobbe immediatamente il profumo ma decise di non sottrarsi alla sorte.
La vecchia Caroline sarebbe scappata a gambe levate al pensiero di condividere il pasto con qualcuno, ma la nuova Caroline aveva un'altra concezione di vita.
<< Caroline >> la salutò quando entrò nel locale. << quale buon vento ti porta in questa umile locanda. Non dirmi che ti ha mandata Elijah a cercarmi… >>
<< In verità sono qui per conto mio, Nik >> lo chiamò.
E a Klaus bastò sentirsi chiamare con quel nome familiare per ritrovare un briciolo di lucidità.
<< Non mi avevi mai chiamato Nik >> disse l'ibrido aggrottando la fronte.
<< Non posso? >> commentò la bionda avvicinandosi pericolosamente a lui. 
Senza umanità riusciva ad apprezzarlo ancora di più e le parve strano.
Era magnifico, si ritrovò a pensare. Con i ricci biondi pettinati all'indietro, gli occhi color lapislazzuli e quelle labbra enormi, imbrattate di sangue, così come il mento e la leggera barba. 
Si stupì di se stessa, perché reputò impossibile essere riuscita a non farlo suo per ben quasi due anni.
E prese a leccargli il mento.
<< Era deliziosa! >> chiosò, schioccando le labbra, mentre lui mugolava sotto di lei.
<< Lo so, tesoro. Era una mia vittima d'altronde! >> non sapeva quanto quel gioco sarebbe durato ma gli stava piacendo, e in una maniera innaturale (era lui quello che comandava), quindi prese con entrambe le mani il capo della giovane e cercò di baciarla, ma lei si sottrasse e gli diede un pugno che per poco non lo fece scivolare dallo sgabello su cui era seduto, prima di scuotergli il dito indice davanti al viso e commentare:
<< Ah no, Nik… Oggi comando io… >>, disfacendogli e sfilandogli il papillon dal colletto della camicia, per poi avvolgerselo intorno al collo come fosse una sciarpa.
Klaus ringhiò frustrato.
La odiava, decise per l'ennesima volta.
Sarebbe stato molto più convincente se non se lo fosse ripetuto per tutta la notte e metà della mattina, per poi, però, finire a tentare di baciarla.
E adesso l'avrebbe morsa, l'avrebbe dissanguata e ne avrebbe riportato il cadavere ad Elijah.
La verità era, però, che Caroline aveva paura.
Non voleva tornare ad essere la vecchia se stessa, non subito almeno.
E sapeva bene che, se Klaus l'avesse baciata, tutti i sentimenti inespressi, tutto ciò che si teneva dentro da due anni, tutto ciò che aveva provato per lui nel suo viaggio nel tempo sarebbero tornato, con una violenza inaudita a poggiarsi sulle sue fragili spalle. 
Ah e non dimentichiamo i morti della notte precedente.
No, era meglio stare senza emozioni, pensò camminando all'indietro e avviandosi verso la porta del locale, invitandolo, però, con il dito, ad avvicinarsi.
In quel momento il suo corpo sbatté contro una persona e, quasi in contemporanea, il palmo della mano destra prese a bruciarle insopportabilmente.
Lanciò un urlo, perché le sembrava che la sua mano stesse andando a fuoco e si girò, verso la persona con cui si era scontrata, sperando che avesse una torcia o una candela, perché ciò avrebbe spiegato l'accaduto, e non che una qualche strega chiacchierina avesse detto a Bonnie cosa aveva fatto in quell'epoca storica e quindi, le avesse annullato i poteri dell'anello solare, per incontrare degli occhi azzurro ghiaccio che sarebbero stati impossibili da dimenticare*.
Stava per sussurrare, terrorizzata, il nome di una delle persone che più odiava sulla faccia del Pianeta quando l'ibrido le piombò davanti come un falco.
<< Se non vuoi che ti strappi via il cuore, ti consiglio di girare alla larga, amico >> si limitò a dirgli l'ibrido, mentre Caroline si guardava distrattamente la mano, che ancora bruciava, per poi focalizzare tutta l'attenzione su di essa, dimenticandosi per un momento del vampiro che era stato nascosto dalle massicce spalle di Klaus.
Vi erano, infatti, incise delle lettere, come un tatuaggio, che però, appena lette, sparirono, lasciandole la pelle intatta e formicolante.
'Era anche l'ora' pensò irritata, mentre Klaus si girava verso di lei e le chiedeva se stesse bene, passandole delicatamente una mano lungo la mascella, per poi fermarsi per un singolo, eterno, istante sul mento.
<< Perché non dovrei stare bene? >> trillò la bionda, cercando di essere credibile, mentre dentro di se avvertiva uno strano vuoto alla bocca dello stomaco.
A Klaus non gli ci vollero che un paio di secondi per intuire che Caroline gli stava nascondendo qualcosa.
<< A giudicare dall'urlo che hai lanciato, sembrava che ti avessero trafitto il cuore con un paletto! >> ghignò infatti l'ibrido.
Mano a mano che la sbronza passava, riusciva a scorgere sempre più dettagli.
Come, per esempio, l'espressione che assunse Caroline quando cacciò quell'inopportuno scocciatore.
O il fatto che la sua pelle da rosa pallido cambiò tonalità, diventando di almeno tre   ottave più chiare, facendola somigliare più ad un fantasma che ad una persona.

     

 

 

*Lo avete riconosciuto? Diciamo che ho voluto fare un regalo a tutte le mie amiche shippatrici di un certo personaggio di TVD (anche se qualcuna dì voi non se lo merita, visto lo scherzzetto che avete fatto al sondaggio delle E!, ma vabbé, sono generosa oggi), comunque farà solo una breve comparsa anche nel prossimo e nel prossimo ancora perché poi credo che se ne dovrà andare per forza di cose…

 

N/A 

Ciao ragazzi,   
Cosa avrà letto Caroline sul palmo della sua mano? 
E Klaus? Inizia a sospettare qualcosa? 
Ed Elijah (ammetto di aver faticato non poco a far scappare Caroline perché amo Elijah. Lo trovo uno dei personaggi più complessi, belli ed esaustivi della serie tv. Forse lo preferisco anche a Klaus, e Klaus è tipo da sempre il mio amore segreto e nascosto)? Lo vedremo in una veste ancora nuova? O si atterrà alla sua ordinaria veste di fratello precisino e moralista che io tanto amo?
Baci 
Ludovica

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Kol entrò nel cimiero come un principe romano appena asceso al foro, quando riconobbe, da lontano, le due streghe con cui doveva parlare.
<< Ha funzionato! >> urlò abbracciando a turno una e poi l'altra << Oh Marie, sei un vero portento! >> commentò poi, baciando sulla bocca l'ultima, la quale arrossì per l'imbarazzo.
<< Abbassa la voce, Kol, >> ribatté una delle due, che aveva lunghi capelli castano scuri e occhi di un verde intenso. << Non si può mai sapere chi o quali orecchie ti stanno ascoltando, o se tuo fratello ha piazzato delle spie in circolazione. >>
<< Calmati Maud, ho controllato che non mi seguisse nessuno! E poi Nik sa del nostro appuntamento, quindi non vedo il motivo di tanta segretezza. Senza contare che è stato lui a chiedermi quel piccolo favore! >> ma il vampiro abbassò ugualmente la voce.
Maud aveva ragione, New Orleans non era un luogo sicuro, per nessuno, specie in quel periodo di finta tregua.
Il clan Guerrera stava solo aspettando che loro facessero un passo falso per riprendersi la città.
E le streghe non sarebbero state neutrali.
Alcune di loro avevano giurato alleanza alla sua famiglia, certo, ma per la maggioranza rimanevano ostiche sia ad una fazione che all'altra, aspettando, anche loro, il momento della rivalsa. 
<< Ti ha detto tutto quindi? >> chiese eccitata Marie, che al contrario dell'amica, era alta  e bionda, con dei profondi occhi color cioccolato.
<< Ci puoi scommettere, dolcezza. Si è aperta a me come un fiore fa con il sole. Mi ha rivelato tutto, meno >> e qui la sua voce divenne un sussurro così flebile da costringere le due donne ad avvicinarsi. << meno ciò che l'ha portata qui. >>
<< In che senso? >> chiese Maud preoccupata. Nessuno era mai riuscito ad eludere una pozione da loro preparata. << Il filtro che ti abbiamo dato… >>
<< So come funzionano le pozioni, grazie Maud. >> le rispose secco Kol << Ma stavolta era diverso. Mi ha risposto a tutte le domande ma quando le ho chiesto perché fosse qui, mi ha risposto che non lo sapeva. Oh e non credete che non abbia provato più volte a riformulare la domanda. >> aggiunse dopo qualche secondo, notando le occhiate che gli stavano lanciando il duo. 
<< Dovremo ricontrollare i testi di magia! >> osservò Marie, seccata.
<< Non credo che la risposta che cerchiamo provenga dai libri di magia che usiamo, altrimenti non avrebbe rivelato niente… Per me il problema è alla base! >> commentò Maud, gli occhi accesi come quando recitava un incantesimo.
<< Cosa vuoi dire? Qualcuno l'ha soggiogata prima che venisse qui? Ma noi Originali siamo tutti qu… >> Kol non finì la frase, il ghigno che lo contraddistingueva gli si spense sulla faccia non appena realizzò che non era del tutto vero.
Mancava ancora un'Originale all'appello. Il più pericoloso, a ben vedere: Mikeal.
Mikeal il Distruttore, Mikeal il vampiro che cacciava i vampiri, Mikeal il cacciatore.
Si chiese se ci fosse davvero lui al principio di tutto, 
Nei secoli passati aveva provato più volte a soggiogare vampiri e umani con il solo compito di uccidere Nik, ma pensava che quei tempi fossero finiti con l'avanzare del nuovo secolo.
Non aveva senso.
Era come un rompicapo, di quelli impossibili, però.
<< Viene dal 2012, dal futuro. Mi ha detto che ha un'amica strega, molto potente, nel suo tempo, e che, probabilmente, l'ha spedita lei, ma se è come dite voi, potrebbe essere stata costretta a mentire! >>
<< Non necessariamente. Potrebbe anche essere stata soggiogata prima di essere trasformata. Visto il caratteraccio di tuo fratello punterei più su questa ipotesi che su quelle precedenti. >> sopraggiunse una terza voce.
<< Genevieve, che piacere vederti. Credevo che saresti stata la prima vittima di Caroline, ma quella ragazza è piena di sorprese. >> osservò il vampiro, stupito. A quanto pareva l'autocontrollo di quella vampira era davvero invidiabile.
<< Penso che fosse il suo piano, ma so difendermi da sola, grazie per l'interessamento Kol. >> gli sorrise sarcasticamente la donna.
<< Beh, non ti sei divertita ieri sera? >> chiese il ragazzo, fingendosi, l'istante dopo, moralista << Rebekah ti aveva detto che ci dovevi solo provare o sbaglio? Baciarlo non era nei patti. >>
<< Oh e a te dispiace così tanto, non è vero? Finalmente sai una cosa che tuo fratello nemmeno sospetta e, improvvisamente inizi a giudicare. Elijah non ne sa niente, comunque no? >> chiese la strega, preoccupata, cui Kol rispose con una risata.
<< Elijah... Elijah era troppo preoccupato ad analizzare il corpo di mia sorella e del bambino >> disse poi con tono risentito.
Era sempre stato palese che tutti, compresa quella vampira venuta dal futuro per chissà quale diavolo di motivo, preferivano chiunque all'interno della famiglia, chiunque eccetto lui. 
Per i primi tempi che i fratelli gli riservavano quel trattamento l'aveva presa come un semplice atto di ribellione al fatto che era scappato quando la madre era morta, ma dopo qualche secolo passato a dormire in quella stramaledetta bara, aveva capito che ci doveva essere di più.
Ed era invidioso, rancoroso e incline alla vendetta.
Lui era sempre Kol Mikealson, l'astuta volpe dopotutto. 
<< Spero che anche tu non ti sia fatto prendere troppo la mano con quella vampira… >> commentò Marie, guardandolo male.
Il ragazzo scosse il capo veemente. 
Già era stato abbastanza brutto non potersi portare la su strega preferita alla festa, ma se doveva recitare una parte, era meglio farla per bene.
Maud si schiarì la voce con veemenza, per far tornare i tre al punto.
<< Io penso che dovrebbe morire, comunque! Potrebbe essere o meno una minaccia, ma via il dente via il dolore >> 
<< Secondo me sarebbe una pessima idea! >> la riprese Marie << E' comunque una ragazza sola, spaventata e che non sa perché sia finita qui. Consiglierei di farcela amica, e poi, giudicare. >>
<< Genevieve! Almeno tu metti un po' di sale nella zucca di questa testa vuota… >> disse Maud, seccata.
<< Credo che abbia ragione Marie… Anche io suggerisco pazienza, in questi casi. Non si sa mai che potrebbe anche risultarci utile, sorelle! >> commentò la donna.
<< Oh ma andiamo Gen! A te piace suo fratello, >> disse la strega più irrazionale arrabbiata, indicando Kol << e non credo che avere quella smorfiosa bionda aiuterà la tua causa. >>
<< Ma cosa dici? L'amore non è una cosa volontaria. Se decidessimo di chi innamorarci sarebbe tutto più facile, ma molto meno magico. >> concluse la bionda, vedendo sul volto dell'amica dai capelli rossi, che non aveva considerato quell'opzione.
Kol intanto era perso nei suoi pensieri.
Erano ottocento anni che era alla ricerca di un modo per abbattere il fratello. Certo non lo voleva morto, come voleva Mikeal, ma addormentato si.
E cos'era la morte se non un perpetuo sogno? rifletté.
Decise all'istante che avrebbe mentito al fratello su quanto aveva scoperto. 
Decise anche che non avrebbe detto nulla ad Elijah. Quel buon samaritano cercherebbe il modo per farla desistere dalla sua impresa, qualunque diavolo fosse, e questo, Kol non poteva permetterlo.
Anche Rebekah non sarebbe stata una buona confidente.
Sarebbe corsa da Nik e gli avrebbe spifferato tutto o l'avrebbe uccisa lei stessa, solo per dispetto.
<< Kol, almeno lo dirai a Klaus? >> chiese Maud.
<< Forse si, forse no… >> rispose Kol, il ghigno gli era tornato sulla bocca, e, dopo aver strizzato l'occhio a Genevieve e Maud, lanciò un bacio a Marie che gli sorrise, si allontanò, lasciando le streghe a bisticciare 

N/A
Capitolo Kol-centred!
Era anche ora... Kol è un personaggio che mi è sempre piaciuto, è furbo, intelligente e sagace.
Spero che vi piaccia anche questo capitolo.
Baci
Ludo 

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


<< Antoine Guerrera è uno dei più famosi, feroci e sanguinari uomini lupo che abbia mai incontrato. Mi stava per staccare di netto il braccio con i suoi denti da licantropo! >> aveva ammesso candidamente Elijah il mattino dopo la tremenda battaglia che in molti ricordavano come 'Guerra Civile' che, in realtà, non era stata altro che una battaglia intestina tra licantropi, streghe e vampiri, che aveva visto vincitori questi ultimi, non per meriti, quanto perché le truppe dei vampiri erano meglio organizzate rispetto a quelle delle fattucchiere e dei mannari.
<< Perché l'hai lasciato in vita è una domanda che mi perseguiterà fino alla fine dei miei giorni. >> aveva commentato Nik, ghignando, quando lo era venuto a sapere.
<< Perché apprezzo l'audacia e il coraggio! >> era stata la pronta risposta di Elijah << e perché mi ha ricordato tantissimo lui quando era bambino… >> le aveva confidato, un paio di notti dopo, indicando il fratello minore, con una sorta di strana malinconia nello sguardo, che Rebekah non era stata in grado di definire…  

 

Rebekah corse a perdifiato verso casa Guerrera, dove il fratello maggiore le aveva intimato di andare, subito dopo aver letto la missiva di Caroline.
D'altronde Elijah l'aveva buttata poco aggraziatamente sul pavimento, prima di uscire.
E lei, leggendola, non ci aveva potuto credere.

 

<< Elijah, mi dispiace molto, ma il mio posto non è qui con voi.
Spero potrai apprezzare la mia sincerità tanto quanto io apprezzo i tuoi insegnamenti. Grazie, per tutto. Caroline >> aveva letto Kol a voce alta, fermandosi di tanto in tanto perché non era avvezzo alla grafia della vampira. 
<< Kol, devi sapere per forza qualcosa tu! >> aveva mormorato rabbiosa contro il più piccolo dei fratelli della combriccola Mikealson, che si era chinato per raccogliere il pezzo di carta bianca, tutto stropicciato, avvicinandosi minacciosamente e strappandoglielo di mano per leggere lei stessa. << Eri l'unico oltre a Nik, ad essere ancora presente sia durante che dopo il suo discorso! >>
<< Bex, calmati! >> le aveva ghignato lui << Non so niente di che fine abbia fatto Caroline. Sai com'è ero impegnato in un'altra faccenda che mi piaceva molto di più! >> aveva aggiunto, facendo un gesto eloquente con le mani.
<< Kol, fai schifo! >> lo aveva insultato prima di uscire rapidamente dalla stanza…

 

<< Quella piccola ingrata, >> aveva continuato ad offenderla prima di arrivare davanti all'immenso cancello che precedeva villa Guerrera.
<< Chi va là? >> una voce, dall'alta torre, la insospettì ma non troppo per decidere di uccidere il povero stolto che stava cercando di capire chi fosse che bussava con tanta energia al portone.
<< Rebekah. >> disse. << Rebekah Mikealson. >> aggiunse quando si rese conto che quella non era casa sua, e che nessuno, del clan Guerrera la conosceva per il solo nome di battesimo.
<< Avanti! >> le gridò l'uomo, aprendo finalmente il cancello.
<< Era anche ora… >> commentò Rebekah, infastidita.
<< Signorina Mikealson >> le venne incontro il più giovane della famiglia Guerrera, un'uomo attraente, dai profondi occhi scuri e la carnagione olivastra, uscendo dall'enorme palazzo, vestito con una calda vestaglia verde come le foglie di alloro e profumata almeno il doppio. Rebekah non lo conosceva che di nome, ma si diceva che avesse ucciso tutti i fratelli per ottenere l'ambito premio di alfa, e solo questo, bastava a farle gelare il sangue nelle vene. Nik l'aveva pugnalata, certo, ma almeno lui non lo faceva con il fine di ucciderla, come invece aveva fatto quell'uomo. << Cosa la porta così di buon'ora nella mia umile dimora? >> 
'Umile', pensò la bionda, osservando i divani foderati di velluto bordò e i luminosi lampadari composti da cristalli di Boemia, 'umile un corno!', ma gli rispose educatamente:
<< Buongiorno signor Guerrera. Sono venuta a chiedere un favore a voi e alla vostra famiglia >> disse, l'espressione contrita che stava mostrando non poteva che enfatizzare il poetico discorso che stava per fare di lì a pochi secondi.
<< La vostra amica, una certa vampira bionda chiamata Caroline è scappata, già lo sapevamo, se è questo che intendeva dirci! >> si intromise lui, emettendo un sospiro.
<< Come? Come facevate a… >>
<< Saperlo? E' una grande fortuna avere come amici sia le streghe che i lupi del Bayou, signorina Mikealson. Una fortuna che ne voi ne i vostri fratelli avete mai capito. >> commentò l'uomo, sorridendole sarcasticamente, sedendosi compostamente su un'ampia poltrona, foderata anch'essa di velluto, mentre lei rimaneva in piedi, sconvolta, ma, in fretta, riguadagnò la combattività .
<< La prego di moderare i toni. Si trova sempre davanti ad una signorina! >> disse in un tono roco e basso Rebekah. Letale quasi.
Nessuno si era mai permesso di rivolgersi in questo modo a lei.
Se non si fosse trovata nella casa del più antico e potente clan di licantropi dell'intera regione non avrebbe esitato a mordere lo sventurato che si permetteva di parlarle in quel modo.
E poi che significava che era una grande fortuna avere per amici le streghe e i lupi del Bayou?
Entrambe le fazioni rispondevano a loro. Ai Mikealson.
Se non fosse stata in pericolo l'unica speranza del fratello non si sarebbe fatta scrupoli nel torturarlo, ma, dopo un'istante di riflessione, decise che era meglio non fare troppa pressione su quell'uomo.
<< Mi dica solo dov'è. Vi giuro che nessuno di voi verrà punito! >> tornò immediatamente all'usare il voi anziché il lei e l'uomo lo notò, perché fece una strana smorfia, prima di ribattere:
<< Non ci punirete? Oh signorina, voi non avete proprio idea di con chi sta parlando. Noi del  clan Guerrera veniamo da una delle più pure dinastie di lupi mai creati. Credete veramente che ci potreste fare qualcosa anche volendolo? >>
<< Sono un vampiro immune alla luce solare, voi siete lupi e dipendete dalla luna. Chi credete che l'avrebbe vinta tra me e voi? >> ringhiò Rebekah ora veramente arrabbiata, mostrando le sue fattezze vampiriche.
Un conto erano le mezze intimidazioni, cui era sempre stata abituata prima dal padre, poi dal fratello, ma arrivare a minacciarla, quello no.
Era inammissibile.
'Quest'uomo è pazzo', pensò.
<< Vi rendete conto che state minacciando uno tra i più influenti membri del consiglio? E che lo state minacciando in casa propria, soprattutto? >> domandò l'uomo, ridendo sguaiatamente.
<< E voi vi rendete conto che state cercando di intimidire un'Originale? >> chiese Rebekah, non abbandonando neanche per un'istante il suo vero volto.
Tutti i suoi sensi erano all'erta, ma era pressoché sicura di una cosa: un vampiro era più forte di licantropo nei giorni in cui la luna piena non era presente.
<< Non c'è bisogno di fare dell'arroganza sul fatto che voi siate uno di quei mostri che hanno dato il via alla vostra orrenda specie. >> le rispose, saccente, il giovane capo branco. << Comunque se avete la pazienza di aspettare cinque minuti che vado a prendere una mappa, vi mostrerò con piacere dove è stata avvistata l'ultima volta la vostra amica! >> aggiunse, per ingraziarsela più che altro, capì la vampira.
Stava accadendo qualcosa di strano in quello stupido branco di licantropi, fu l'unico pensiero della bionda, decidendo di non mettersi a contestare la scelta di parole dell'uomo.
Lei e la stupida vampira bionda non erano amiche.
<< Prego, fate pure. >> commentò, non abbassando la guardia nemmeno per un'istante, ma ritirando le zanne.
L'uomo uscì, accompagnato dal puzzo mal nascono di licantropo che emanava.
'Dovrò riferirlo a Nik appena tornerò a casa', rifletté, ora sempre più ansiosa di tornare ad abbracciare il piccolo Marcellus e parlare con Elijah e litigare con Kol e prendere in giro Nik.
<< Antoine, dobbiamo parl… >> una voce la fece girare, per scoprire che era la moglie del licantropo, che si bloccò non appena la vide. << Oh perdonami, non sapevo avessimo ospiti. >>
Fu in quel momento che, girandosi di scatto verso destra, perché aveva sentito un rumore, qualcosa la attaccò alla gola.
La 'cosa' guaì quando lei cercò di scrollarsela di dosso, tentando di morderla e afferrarla.
'Non può essere!' fu il suo ultimo pensiero cosciente prima di cadere svenuta a terra, non prima però di sentire la voce di Antoine Guerrera che le sussurrava all'orecchio, sfiorandole la guancia con un dito:
<< Ci divertiremo moltissimo con te, bambolina! >>

 

 

N/A

Ci tenevo solo a ringraziare tutti coloro che continuano a mettere la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate (e quando mi sono resa conto che eravate così tanti, mi sono commossa ed ero tutta un -Grazie. Ma no, non può essere la mia storia. Vi adoro. Grazie-).
Spero che la storia continui a piacervi ed ad interessarvi.
Tanti baci
Ludo     

 

Ps. Mi scuso per i capitoli che sono in ritardo con la special guest, ma ho preferito dare la precedenza a Kol e a Rebekah prima di inserire un 'nuovo' personaggio, ma dal prossimo capitolo inizierete a vedere una luce in fondo al tunnel. Giuro!   

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


Stefan si appoggiò alla finestra della sua stanza, sorseggiando il bourbon che si era premurato di fregare la sera prima al fratello maggiore.
Non era una sua abitudine bere di mattina, ma a mali estremi, estremi rimedi.
Lo sceriffo Forbes non faceva altro che chiamare il telefono di Caroline, lasciando messaggi su messaggi, Rebekah era inquieta e Bonnie non riusciva a trovare il modo di far tornare la sua migliore amica nel tempo presente.
Niente era andato secondo i piani.
Elena era ancora senza umanità, Damon le stava ancora appresso, alla ricerca di un modo per farla ritornare indietro, Matt era troppo occupato a fare il cameriere al Grill e comunque non ne avrebbe capito un granché, a malapena lui aveva capito, quando, una mattina di poche settimane prima, Bonnie si era presentata alla porta di casa loro e gli aveva chiesto di poter parlare…

 

<< Da soli! >> aveva aggiunto la streghetta, con un'espressione che rasentava l'isteria.
<< Certo Bonnie. >> e si era affrettato a guidarla nella sua stanza, dove lei era scoppiata in lacrime.
<< Bonnie che c'è? Cosa è successo? >> aveva chiesto lui, sorpreso e terrorizzato al tempo stesso.
Era una cosa ben rara vedere la strega piangere e quelle piccole goccioline d'acqua salate gli avevano fatto venire i brividi perché volevano poter dire solo una cosa: pericolo in vista.
<< Ho fatto una cosa brutta. >> aveva balbettato Bonnie.
<< Sono sicuro che non può essere una cosa così brutta. >> gli aveva risposto Stefan, ora in minore ansia, accomodandosi sulla sedia posta alle spalle dell'imponente scrivania in mogano, facendo segno alla ragazza di accomodarsi sul letto. Bonnie era una tipetta leale e onesta, e niente di ciò che avrebbe potuto dire o fare l'avrebbe mai sconvolto.
<< Ho mandato per sbaglio Caroline nel passato! >> disse tutto d'un fiato la ragazza, inframmezzando parole, lacrime e muco.
Come non detto!
<< Come? Perché? Come è possibile? Perché? >> chiese il ragazzo, stupito.
Non era possibile che Caroline fosse finita nel passato.
L'aveva vista la sera precedente al Grill e avevano riso della stramba capigliatura che si era fatta April Young.
Certo quella mattina a scuola non era venuta, ma aveva pensato che fosse per via dei pidocchi che, si diceva, girassero a scuola.
'Caroline con i pidocchi in testa sarebbe una scena che mi piacerebbe vedere' aveva ghignato al pensiero.
<< Non era in programma che ci andasse lei, era Rebekah che si era proposta. >> aveva detto allora Bonnie, mangiandosi le parole, in una maniera che Stefan trovò incomprensibile.
<< Calmati Bonnie, respira e spiegami tutto dal principio! >> suggerì il ragazzo allora.
Così la strega gli aveva detto tutto.
Delle minacce di Silas, di come Rebekah si fosse offerta di andare a fare un piccolo viaggio nel tempo alla ricerca di Kol, che magari ne sapeva di più su quella minaccia che si stavano preparando ad affrontare, di come qualcosa si fosse rotto durante l'incantesimo, permettendo a Caroline l'accesso in un secolo a Rebekah negato, del fatto che non riuscisse a contattarla.
<< Sai come farla tornare indietro? >> domandò il vampiro, allucinato.
Bonnie scosse veemente il capo mentre le lacrime continuavano a rigarle le guance.
<< Sono gli spiriti, mi tengono alla larga perché ho usato l'Espressione, cercano di isolarmi, non mi parlano. >> aveva pianto Bonnie, alzandosi dal letto e torcendosi le mani.
<< Calmati Bonnie, >> le aveva ripetuto Stefan, << sei in grado di portare un'altra persona nel secolo in cui è finita Caroline? >> chiese, ma lui già sapeva la risposta, che non tardò ad arrivare, infatti.
<< No! Gli spiriti mi impediscono di fare tutto. Non riesco a contattarla Stefan. >>  aveva gridato la ragazza, in preda al panico. << Potrebbe essere ovunque, alla mercé di chissà chi, ricattata, resa schiava o peggio. >>
Stefan aveva sentito una piccola lacrima iniziare a rigargli il volto, ma aveva preferito ignorarla, asciugandosi rapidamente il volto.
Serviva una mente lucida, diretta e schietta, e non era il momento di darsi per vinti, soprattutto.
<< Shhh, shhh >> le aveva sussurrato, stringendola al petto << Sappiamo in che secolo è finita almeno? E dove? >> aveva chiesto allora, sperando, in qualche strano modo, che non si fosse spinta troppo lontano nel tempo e nello spazio.
<< New Orleans, primi dell'ottocento, approssimativamente >> gli aveva risposto la strega, già più tranquilla per il solo fatto di essersi confidata.
'Primi dell'ottocento, New Orleans…' Stefan arrivò subito al collegamento giusto.
<< Bonnie devo chiedere una cosa a mio fratello. Non ti preoccupare, non ci impiegherò più di un minuto. >> aggiunse, vedendo l'espressione di puro terrore sul volto della ragazza. << Potresti scusarmi? >> 
<< Certo, anzi scusami. >> si era limitata a dirgli la ragazza, stupita dall'atteggiamento del vampiro.
<< Damon, nei primi dell'ottocento eri a New Orleans, giusto? >> si era affrettato a chiedergli, una volta scese le scale che portavano allo scantinato, dove Elena era ancora rinchiusa, con la super velocità.
<< Si, perché? >> gli aveva risposto il fratello maggiore, stupito dall'irruenza del minore e dai suoi occhi… Sembrava che avesse pianto, o sbagliava? 
<< Lei ci può sentire. >> aveva detto Stefan, abbassando improvvisamente la voce e spingendo fuori il fratello.
<< Caroline >> e gli aveva raccontato velocemente tutta la storia.
<< Blondie tra i Mikealson del diciannovesimo secolo… E' un peccato che sia qui a discutere con te al posto di prendere una grossa ciotola di pop corn e vedere come se la cava. >> aveva sorriso Damon << Calmati Stefan, sono convinto che stia bene, >> aveva aggiunto, vedendo l'espressione costernata del fratello più piccolo << non c'è bisogno che ti ricordi che tra lei e Klaus c'è sempre stata una connessione… In questo secolo almeno. >>
<< E' proprio questo il punto Damon, Caroline è una donna del ventunesimo secolo fatta e finita. Non credo che Klaus sarà così propenso a risparmiarla in un tempo diverso. >> 
<< Stef. >> aveva provato a fermarlo il vampiro più vecchio, ma il fratello era già sparito.

 

E ora si doveva preparare per andare a scuola, come se fosse una normalissima mattina e lui non fosse uno squartatore vampiro con manie omicide nei confronti di Bonnie e di Rebekah!
'Che cosa gli avrà detto il cervello?' si era chiesto, una volta superato lo shock iniziale!
Almeno Klaus era partito per New Orleans era l'unica cosa che lo rincuorava.
Se avesse saputo che Caroline era partita alla volta di un'improbabile viaggio nel passato, nel suo passato (e Stefan sapeva che il passato di Klaus non era tutto rosa e fiori, anzi, era più rosso sangue e cosparso di cadaveri), con la consapevolezza che, una volta tornata (ammesso che fosse tornata, cosa che diceva sempre Damon, e lui non riusciva nemmeno a pensare a quell'opzione), la sua percezione di lui sarebbe cambiata per sempre, era sicuro che li avrebbe trucidati tutti, dal primo all'ultimo.
Rebekah professava che i suoi ricordi di quel periodo fossero intatti (<< Niente stupide bionde cheerleader. >> erano state le sue parole precise ricordò il vampiro), ma poteva anche darsi che non avesse personalmente incrociato il cammino della vampira nell'ottocento.
Con un sospiro si andò a fare la doccia, chiedendosi se le cose sarebbero mai potute andare peggio.

 

                    -°°°°-

 

Lei e Klaus avevano passato una meravigliosa giornata bevendo sangue di qualche vittima innocente ( << Credevo non bevessi sangue umano… >> le aveva detto lui, stupito, vedendola addentare il collo di una ragazzetta sui sedici anni, colpevole di averla guardata per più di qualche istante, e Klaus non credeva davvero che lei potesse essere più bella e seducente di come era quel giorno, con le labbra sporche di sangue umano e negli occhi solo sete e lussuria e, soprattutto, ora più che mai più simile a lui piuttosto che al moralista e perfetto Elijah, ma lei aveva fatto spallucce, limitandosi a conficcare più in profondità i denti nel collo della giovane vittima, e lui le aveva sorriso in quel modo che bastava a farle tremare le gambe e riempirle il cuore di aspettative di un mondo migliore con lui al suo fianco), e bevendo alcool in quantità industriali quando un vampiro l'aveva riconosciuta e si era affrettato a tornare alla villa per riferirlo ad Elijah, che era accorso subìto.
<< Sai in che pericolo ti saresti potuta andare a cacciare? New Orleans è una città pericolosa Caroline, non è uno sperduto paesino di provincia… >>
Elijah le stava facendo una ramanzina di quelle infinite, ma lei era stata più concentrata sugli occhi di Klaus, che la guardavano divertiti.
<< Niklaus, preferisci fare lo stoccafisso che guarda o prima o poi deciderai a prendere parola? >> aveva chiesto ad un certo punto il vampiro più anziano.
<< Dovrei dire altro Elijah? Hai già detto tutto tu. Sono deluso dal tuo comportamento Caroline, non ti azzardare mai più a rifarlo, Kol smettila di farmi il verso… >> lo scimmiottò l'interpellato.
<< Niklaus non è il momento di prendermi in giro, e poi… >>
<< Basta Elijah, te ne prego! Mi sono già scusata e vorrei andare a letto, se me lo concedi. >> lo interruppe Caroline, cui Klaus scoccò uno sguardo di ringraziamento.
Elijah sapeva essere veramente pesante il più delle volte, si rese conto, e questo lato del suo carattere gli ricordava tanto Elena.
Anche lei, quando il suo interruttore era accesso, era pesantissima.
Era tutto un 'No, non si mangiano gli esseri umani, è una cosa brutta, Caroline!' e via dicendo.
Anche se adesso, con entrambe con le emozioni spente, si sarebbero potute divertire parecchio!
Il collegamento Elena-casa, le riportò alla mente il vampiro moro e dagli occhi di ghiaccio che aveva visto la mattina stessa.
<< Caroline, non voglio soggiogarti, quindi mi dovrai fare una promessa: non ti allontanerai mai più dalla villa senza il mio permesso o quello di Niklaus. Non è sicuro fuori. La mia famiglia si è fatta un numero esorbitante di nemici nel corso dei secoli e vorrei evitare che certe voci si spargessero in giro. >> dicendo questo lanciò un'occhiata, che era un misto di accusa e di biasimo al fratello minore, che, sorpreso, alzò entrambe le mani ghignandogli in faccia:
<< Che ho combinato stavolta, eh Elijah? >>
<< I tuoi sentimenti per questa ragazza stanno intaccando il tuo giudizio, fratello. Un tempo ti saresti accorto in meno di due secondi che… >> ringhiò il maggiore indicando Caroline, mentre Kol sorrideva, beato.
Era da tanto tempo che non assisteva ad un vero scontro tra i due fratelli più grandi. Per una ragione futile come il cuore di una donna, poi. 
Gli ricordava tanto i bei tempi, quando c'era Tatia tra loro.
<< Di cosa mi sarei dovuto rendere conto, dimmi, caro fratello? Dei sentimenti che anche tu provi per lei? Non sono cieco Elijah, anche se fingo di esserlo. >> 
<< Farnetichi! Sei troppo devastato dall'alcool per renderti conto di cosa stai insinuando. Quando morì Tatia ci giurammo che niente si sarebbe mai più messo in mezzo a noi… E ora te ne esci che io proverei qualcosa per Caroline? >> quasi urlò Elijah arrossendo furiosamente e togliendo dalle mani il bicchiere colmo fino quasi all'orlo di whisky del fratello.
Caroline li guardava a bocca aperta.
Elijah era innamorato di lei? Era impossibile.
Stava per intervenire in difesa del suo maestro quando Klaus riprese la parola e disse con aria sprezzante, avvicinandosi minacciosamente con la super velocità al fratello, fino a che non furono a cinque centimetri di distanza, i nasi che quasi si sfioravano:
<< E allora come spieghi tutto questo interessamento nei suoi riguardi? Fin dal primo giorno, ti sei proposto come suo insegnante, fin dal primo giorno, hai fatto pressione perché venisse accettata come una di famiglia, fin dal primo giorno, hai fatto in modo che venissi sempre messo in luce da lei. Se c'è qualcuno il cui giudizio si sta intaccando per via della ragazza non sono io. >> finì Klaus, in affanno quasi.
Elijah le dava le spalle, ma non fu difficile intuire dal sorrisetto di Klaus chi fu il primo ad abbassare lo sguardo.
<< Basta! >> sussurrò Caroline, devastata.

 

   

        

 

 

N/A

Chiedo umilmente perdono (di nuovo), ma mi è parso brutto non rendervi partecipi di ciò che sta accadendo a Mystic Falls (il delirio più totale? Nah… Cioè la preoccupazione c'è, ma nessuno è ancora uscito di matto come invece farò accadere tra qualche capitolo).
Bonnie che non sa niente di niente (poverina, mi fa un po' pena anche perché a me piace Bonnie, pur non trovandola un personaggio molto incisivo, ma vabbè!), Stefan disperato, Rebekah che non sa che pesci pigliare, Damon menefreghista ed Elena in piena crisi di switch off… 
Klaus è partito per New Orleans, quindi lo vedrete solo nel passato temo (e non perché non ami il Klaus moderno, anzi si, un pochino lo odio, e chi segue The Originals ed è Klaroline, credo, mi capirà, che poi (SPOILER STAGIONE SECONDA DI TO! SE NON SIETE AL PARI CON L'ULTIMO EPISODIO NON LEGGETE FINO ALLA CHIUSURA DELLA PARENTESI) che schifo di appuntamento è in un caffè? Il ballo a Villa Mikealson, quello si che si chiama appuntamento. O quello al concorso di Miss Mystic Falls. Quello è il Klaus che voglio. Ridatemi il Klaus che ammazza mamma Lockwood nella fontana o quello che uccide dodici ibridi, rei solo di averlo tradito. Non il piagnucolone che va appresso ad una psicologa depressa!)!
Nel passato si è creata una situazione ambigua, invece.
Caroline è devastata dalle parole di Klaus (nel prossimo capitolo analizzerò meglio la situazione, tranquille), Klaus si sente tradito ed è furioso con il povero Elijah, Kol, da sordido manipolatore quale è, assiste in silenzio allo scambio di battute tra i fratelli e Elijah? Prova davvero qualcosa per la mia vampira preferita? 
Ci vediamo nel prossimo capitolo,

Baci 

Ludovica

 

ps. Abbiate pazienza per l'epica storia d'amore Klaroline, mi serviranno almeno altri cinque capitoli di odio e disgusto e in cui Klaus cercherà (SPOILER!) inutilmente di farsi perdonare XD.
pps. Per chi è ancora interessato alla storia, la prossima settimana (e solo la prossima) mi vedo costretta ad anticipare il giorno di pubblicazione a Giovedì, perché mia mamma mi ha praticamente obbligato a partire per il mare con lei e mio padre e i miei fratelli (leggete, per la prossima settimana pubblico Giovedì, non sabato). 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


<< Diglielo Elijah! >> sibilò.
<< Digli che non è vero! >> disse, implorandolo quasi.
<< Digli che non provi niente per me! >> quasi urlò Caroline, dandogli uno sgrullone, dal momento che il vampiro sembrava essersi fossilizzato, mentre Klaus li fissava, ghignando, e Kol cercava di nascondere la piccola ruga di costernazione che gli era spuntata in mezzo alla fronte, tra le sopracciglia..
'Quando il tempo aveva iniziato a scorrere così velocemente? E quando mi sono avvicina a lui?' si domandò la vampira, irritata dalla mancanza di parole dell'uomo.
'In quanto tempo tutto cambia?', tornò a chiedersi la vampira, non appena capì che la mancanza di parole da parte dell'uomo non era dovuta ad un potente incantesimo, ma al semplice fatto che era stato colto in flagrante.
Se avesse avuto a fianco Bonnie ed Elena si sarebbe messa sicuramente a ridere, perché era impossibile, assolutamente impossibile che i due fratelli Mikealson, come i Salvatore di li a qualche secolo, si fossero innamorati della stessa persona, di lei.
Lei era Caroline Forbes, maledizione!
Quella che per attirare l'attenzione della madre si era tinta i capelli di uno strano arancione carota, e Liz, comunque, l'aveva a malapena notato, costringendola, una settimana dopo, a tingersi nuovamente del suo colore naturale.
Quella che nessuno sceglieva mai.
Quella che era sempre la seconda scelta.
Quella che non sarebbe mai diventata grande.
<< Caroline… >> provò ad avvicinarsi Klaus, lo stesso Klaus che aveva baciato un'altra, quando sarebbe mancato tanto così che lei capitolasse, lo stesso Klaus che aveva ucciso Jenna e la mamma di Tyler, solo per spregio.
<< Non mi toccare! >> stavolta urlò proprio, infuriata, stringendo i pugni.
Se pensava che, agendo in quel modo si fosse avvicinato a lei, beh, era un illuso.
Anzi la sua rabbia crebbe nei suoi riguardi più di quella che provava per Elijah.
<< Come ti sei permesso? >> urlò avvicinandosi a lui, << Come ti sei permesso? >> arrivò a sillabare quasi.
<< Di fare cosa, precisamente, tesoro? Di mostrarti le debolezze di mio fratello? Oppure è il semplice fatto che Elijah ti abbia nascosto qualcosa a farti imbestialire così? >> la derise Klaus, mentre Kol mormorava:
<< Sarebbe il caso che andassimo tutti a dormire >>, ma la voce di Caroline tuonò, con le guance paonazze e avvicinandosi a lui:
<< Non sono le debolezze di Elijah a farmi imbestialire, è la tua mancanza di empatia e la tua voglia di fare la spia a farmi ricredere su di te! >> 
<< Sapevi chi ero dal primo istante in cui ci siamo incontrati! Sapevi che ero subdolo e cattivo! Anzi, direi che sia il caso di iniziare a porre le domande a te, e non a me. >> urlò il vampiro, mettendole le mani sulle braccia come a bloccarla.
Non ci poteva credere! Era semplicemente assurdo.
Quella vampira era impossibile, ragionò.
Fino a due settimane prima non lo sopportava, poi c'era stato un breve momento in cui lui aveva sentito qualcosa, una specie di scarica elettrica, che lo portava a volerle stare vicino, sempre di più, collimata dal loro bacio, poi l'aveva ignorata, non perché non pensasse a lei giorno e notte, ma perché sarebbe stato troppo difficile da ammettere che quella piccola vampira aveva risvegliato qualcosa in lui, poi aveva spento le emozioni, rivelando quanto debole fosse senza di loro. Perché era geloso, geloso fradicio di Elijah.
Elijah che gli voleva sempre e comunque bene, Elijah che non si scomponeva nemmeno quando tornava a casa con il sangue di dieci vittime sulla camicia, Elijah che era considerato da tutti la perfezione.

Ma, mentre stava per pronunciare le parole che l'avrebbero fatto odiare per sempre da lei, intervenne nuovamente la voce seccata di Kol.
<< Nik, basta. Non concluderai mai niente se la soggiogherai ora! Aspetta domattina… >> 
<< Certo Kol, lasciamole la possibilità di scappare, di nuovo! >> ringhiò Klaus, girandosi verso il fratellino pestifero e interrompendo, in questo modo, gli sguardi di puro odio che si stavano lanciando lui e la bionda. Adesso anche Kol era contro di lui? Ci mancava solo la comparsa di Rebekah con affianco quel patetico ragazzino che era convinta di amare e avrebbe ufficialmente dato di matto. << Ho aspettato anche troppo per ricevere informazioni da lei. >> concluse, tornando a girarsi e a guardarla negli occhi, dove poté leggere un briciolo di paura.
'Finalmente!' fu il suo unico pensiero.
<< Niklaus, >> la voce di Elijah, che gli mise una mano su una spalla, bastò a farlo sussultare. << Ti prego, smettila! Stai spaventando lei… E noi. >>
Klaus si girò e in quel momento vide l'effetto che le sue parole stavano avendo anche su Kol ed Elijah.
Entrambi lo guardavano sorpresi.
Entrambi sapevano che se lui avesse compiuto quel gesto, Caroline non l'avrebbe mai perdonato.
Entrambi sapevano che, nonostante le sue parole, quella vampira contava qualcosa per lui.
Entrambi sapevano che il fratello non intendeva farle paura, quanto che lei provasse affetto per lui, nonostante le sue parole.
Se riusciva a fare del male a quella ragazza, cosa sarebbe stato disposto a fare per ottenere ciò che desiderava?
Così, mentre il suo orgoglio si ribellava e gli diceva di non farlo, di non lasciare la presa su quelle delicate braccia, si sorprese di se stesso, perché la lasciò lentamente.
<< Una notte! E non ti allontanerai dalla villa. >> sibilò, soggiogandola, prima di fuggire, diretto alle sue stanze.

 

                    -°°°°-

 

La notte stessa Klaus ebbe un incubo devastante.
Sognò, infatti, la voce di Caroline che lo chiamava, terrorizzata, e più la cercava meno riusciva a vederla tra la folla assiepata sul marciapiede di casa sua. 

 

                        -°°°°-

 

Kol era distrutto, a dire poco.
Non gli interessavano le minacce ad Elijah, sapeva bene che il fratello non si sarebbe mai azzardato a procurare danni permanenti a ciascuno di loro, ma il fatto che stesse per scoprire di Caroline gli importava eccome.
'Senza di lei non potrò mai essere libero!' pensò e se conosceva Nik bene come credeva di conoscerlo, la ragazza sarebbe morta entro l'ora di pranzo, se non addirittura prima.
Si affrettò nella stanza da letto della vampira, notando una fragranza diversa nell'aria, ma non ci fece caso, essendo troppo assorto nei suoi pensieri.
Stava per entrare nella stanza della bionda quando si rese conto che l'odore che aveva sentito prima non era di un qualunque sconosciuto.
<< Licantropi! >> mormorò, sguainando i canini ed entrando velocemente nella stanza della 'prigioniera', per scoprirla vuota, il letto ancora intatto.
Preso dal panico, mi mise a cercarla ovunque.
Controllò in bagno, dentro gli armadi e perfino sotto al letto, dove trovò un piccolo sacchetto che dall'odore che emanava doveva essere pieno di… 
<< Verbena >> confermò i suoi sospetti quando lo aprì e vide i fiori di quel particolare viola e le foglie, << quella piccola ingrata... >> imprecò, quando entrò anche Elijah, ancora insonnolito.
<< Kol, che ci fai nella mia ala della villa? Sono le sei di mattina… >> chiese il maggiore, stupito.
Generalmente Kol si alzava tardi e non faceva niente fino alle tre del pomeriggio.
Alcune volte evitava addirittura di vestirsi, fino a sera, scatenando l'ira di Rebekah e di Niklaus.
<< Caroline… E' scappata! O l'hanno rapita! >> sussurrò, bianco come un cencio, il fratellino.
<< Kol, Niklaus è stato chiaro. L'ha soggiogata ieri sera affinché non scappasse mai più e… e… >> anche Elijah sentì l'inequivocabile odore di lupo mannaro che appestava l'aria.
Le ipotesi erano due a questo punto, rifletté il vampiro più anziano, lasciandosi scivolare a terra: o Caroline si era fatta dei nuovi amici durante il suo soggiorno negli squallidi bar del quartiere francese la notte prima, o Kol aveva ragione.
<< Vai ad avvertire Niklaus! Subito! >>
<< Penserà che l'abbiamo aiutata a fuggire, Elijah! Io propongo di prendere Bex e filarcela. Più veloci della luce. >> sbuffò il minore, costernato dalla apparente stupidità del maggiore.
'Elijah avrebbe sempre cercato di vedere del buono in Nik', pensò, 'anche dove non ce ne era.'.
<< Pensi che non ci troverebbe comunque? E poi l'odore è inconfondibile. Stavolta noi non c'entriamo niente! >> lo rimbeccò il fratello responsabile.
<< Ci ucciderà comunque. Nel caso migliore ci pugnalerà con uno dei suoi fantastici coltelli! >> provò ad opporsi Kol.
Elijah ci pensò per qualche secondo.
<< Abbiamo fino alle nove, nove e mezza circa. Vai a svegliare Rebekah e poi corri dalle streghe e fagli fare un incantesimo di localizzazione! Se non la troveranno loro, andrò io stesso da Niklaus e mi consegnerò come unico responsabile, dando il tempo a te e a Rebekah di scappare. >> annunciò il maggiore dei due.
<< Ma Elijah… >> provò a dire Kol.
Non sapeva come avrebbe finito la frase.
Forse dicendogli che non ne valeva la pena, forse rivelandogli chi era davvero Caroline, forse…
<< Kol stai perdendo tempo, sbrigati! >> furono le uniche parole che riuscirono ad uscirgli dalla bocca, diventata improvvisamente secca.
L'idea di ciò che gli avrebbe fatto Niklaus non lo allettava per niente, ma quale sarebbe stata l'alternativa?

 

                        -°°°°-

 

<< Genevieve, la vampira si sta riprendendo >> una voce che non riconobbe.
<< L'ho visto, grazie Maud! >> un'altra voce, seccata questa volta.
<< Hai spruzzato quel profumo? >> la prima voce, mentre Caroline notava che non riusciva ad aprire gli occhi.
<< Assolutamente si! Kol è furbo, ma non sospetterà mai di noi, per quanto riguarda Elijah non mi ha visto che un paio di volte e non mi riterrà mai colpevole di tale ignomia. >> confermò la seconda voce, in tono più dolce, rispondendo alla muta domanda della prima.
Kol… Elijah… E quello che sentiva in sottofondo era chiaramente qualcosa che bolliva.
'Streghe' pensò.
Provò di nuovo ad aprire gli occhi, non riuscendovi.
<< E Klaus? >>
Klaus… Bastò quel nome a dare un senso a tutto.
L'avevano presa per un qualche loro folle piano contro il vampiro.
<< V-vi prego >> balbettò sussurrando la vampira, riuscendo finalmente ad aprire gli occhi, ma vedendo tutto sfocato, come dietro ad un vetro smerigliato.
Riuscì a distinguere solo due figure umane, di cui una con i capelli rossi, come la donna che aveva baciato Klaus la sera del compleanno di Kol, ma non poteva essere lei… Non poteva, semplice.
<< Ci preghi? >> rise la voce di strega-due << Di fare cosa, esattamente? >>
<< C-c-cosa volete da me? E cosa avete fatto ai miei occhi? >> chiese Caroline.
<< Un semplice incantesimo di sfocamento dell'immagine, tesoro. Ma fossi in te non mi preoccuperei per i tuoi occhi… O almeno non quanto per la tua vita! >> adesso anche l'altra strega rise, avvicinandosi pericolosamente a lei, in mano aveva un paio di quelle che dalla forma e dalla postura della donna avevano tutta l'aria di essere… 
<< Dì pure addio alle tue dita, cara! >> disse strega numero uno, brandendo in mano un paio di cesoie e staccandogli il mignolo di netto.
Caroline urlò e pianse per quelle che le parvero ore, mentre sentiva il dito ricrescere, e ogni volta la strega glielo tagliava.

 

 

N/A 

 

Capitolo lungo (per i miei standard, almeno) e inizio dicendo una sola parola: streghe!
Puoi amarle o puoi odiarle ma la fine che spetta tutte loro è una e una soltanto: devono morire, tutte (ovviamente scherzo! Adoro Bonnie e tutte le sue socie).
Per quanto riguarda il resto non c'è molto da dire, tranne il fatto che Klaus (nuovamente) fa atto di pietà e accoglie la richiesta di Kol ed Elijah e della silenziosa Caroline.
Riusciranno mai ad avere un semplice happy ending in una delle mie storie? Ma perché, chiedo io. La bellezza della vita sta tutta nelle complicazioni ;)…

Tanti baci,

Ludovica


ps. Non mi sono dimenticata di Elijah e degli ipotetici (bah?) sentimenti che prova per Caroline, solo che tutta la situazione Eliroline dovrà essere chiarita più avanti perché non puoi OVVIAMENTE provare a parlare ad una persona che è scomparsa per mano dei licantropi (anche se loro non sanno che sono state le streghe a rapirla)!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


Caroline si era accucciata su se stessa, in un'ora imprecisata della notte, e ciò aveva convinto le streghe a smettere di torturarla.
<< Perché mi state facendo questo? >> chiese, non appena le sembrò che le forze le stessero, un minimo, tornando.
<< Oh, tesoro, non saresti mai dovuta venire in questo tempo! >> le rispose quella che le sembrò la rossa.
<< Voi sapete? Come fate a sapere…? >> 
<< Che vieni dal futuro? >> la interruppe la stessa strega di prima << Oh cara, non penserai mica che qualcosa possa sfuggire al nostro controllo, no? Siamo streghe, non stupidi Vampiri Originali che non notano il letame che hanno affianco e scartano il diamante. >> commentò la rossa, strappando con più violenza del necessario delle strane foglie che poi gettò con malagrazia dentro ad un calderone lì vicino.
'E' Klaus il problema, lei è innamorata di lui', pensò Caroline dopo qualche istante.
A quanto pare quelle maledette cesoie erano state imbevute di una qualche sostanza che le ottenebrava i sensi, perché sentiva la testa incredibilmente pesante e faceva particolarmente fatica anche solo a mettere in fila due parole di senso compiuto.
<< Beh se sai cosa prova per me, non ti sarà difficile immaginare cosa vi farà quando scoprirà cosa mi avete fatto. >> concluse la bionda, appoggiando la testa sul muro, tremando sul finale.
Klaus era talmente arrabbiato con lei che non sapeva se si sarebbe arrischiato a venire in suo soccorso.
E poi le sue parole:

 

-Sapevi chi ero dal primo istante in cui ci siamo incontrati! Sapevi che ero subdolo e cattivo! Anzi direi che è il caso di iniziare a porre le domande a te, e non a me.- urlò il vampiro, mettendole le mani sulle braccia, come a bloccarla.
E Caroline sapeva di non potersi fidare, che prima o poi sarebbe arrivata la stangata, ma aveva cercato di continuare a vedere il buono in quel mostro, che ora la guardava con occhi di ghiaccio.
Aveva giocato troppo con il fuoco, pensò mentre vedeva gli occhi di lui allargarsi.
Ma Kol interruppe il diverbio 
-Nik, basta. Non concluderai mai niente se la soggiogherai ora. Aspetta domattina!-
-Certo Kol, lasciamole la possibilità di scappare, di nuovo!- aveva ringhiato con tutta la crudeltà di cui era stato capace e Caroline si era sentita morire.
Lui non si sarebbe mai fidato di lei! 
Come quando aveva finto di essere morto.
Come quando l'aveva baciata nel corpo di Tyler.
Come quando aveva rischiato di ucciderla (non una, ma ben due volte!), solo perché non riusciva ad ammettere che era il suo orgoglio a venire prima di tutto. Prima di lei.
Quella sconvolgente quanto inaspettata rivelazione, le fece venire le lacrime agli occhi perché sapeva che non si sarebbe fermato davanti a niente e nessuno, stavolta.
Sarebbe morta inutilmente, in un secolo che non conosceva, circondata da persone per cui non provava altro che odio, e non sarebbe più riuscita a vedere Tyler, Stefan, Bonnie, Elena e sua madre!
'Dannazione' qualcosa nel suo cervello scattò. 'non puoi farti vedere mentre piangi! Non da loro!, Non da lui!'
Le bastarono circa due secondi, il tempo che ci impiegò lui per rigirarsi nuovamente verso di lei, per riprendere il controllo di se.
Due secondi che a lei parvero infiniti, per lui una bazzecola.
-Ho aspettato anche troppo per ricevere informazioni da lei.-
Ma una briciola di paura prese possesso degli occhi azzurri della ragazza.
-Niklaus,-la voce calma e pacata di Elijah interruppe i propositi del Re della città,-Ti prego smettila. Stai spaventando lei… e noi- concluse mettendogli una mano sulla spalla.
Klaus si girò, e Caroline ebbe la netta impressione che lui avrebbe risposto loro: -E' questo che volevo ottenere!- poi l'avrebbe soggiogata e uccisa.
Ma forse leggendo nei volti sconvolti di Kol ed Elijah riuscì a vedere una luce che lei non riusciva perché sibilò:
-Una notte! E non ti allontanerai dalla villa.-
Caroline gemette, gettando fuori un'ampia boccata d'aria, che non si era resa conto di aver trattenuto, mentre si massaggiava le braccia nei punti in cui lui l'aveva stretta.
Aveva guadagnato una notte.
E quella notte avrebbe saputo come sfruttarla, pensò sogghignando, ricordando il sacchetto di verbena acquistata quella mattina alle Jardin Gris. 

 

<< Oh, tesoro, è per questo motivo che ho spruzzato del profumo al licantropo tutto intorno alla tua camera e dentro di essa. Gli Originali correranno dalla famiglia Guerrera, al massimo andranno a chiedere spiegazioni a quelli del Bayou, e una volta che li avranno sterminati tutti, non avendo spiegazioni da nessuno di essi, entreremo in scena noi streghe, portando in braccio il tuo povero cadavere martoriato, e diremo di averlo trovato sul fondo di qualche palude. >> concluse la spiegazione la strega.

 

                            -°°°°-

 

Kol fece gli scalini due a due, arrivando in fretta nell'ala della sorella minore, ma una volta entrato nella sua stanza, trovò anche il suo letto non sfatto.
<< Che diavolo succede qui? >> si limitò a mormorare, stralunato.
Non gli era nuovo che Bex facesse le ore piccole a casa del suo fidanzato, anzi, ricordava di averla presa in giro in più di un'occasione proprio per quel motivo, ma era sempre tornata a dormire a casa, pensò, correndo verso la casa del governatore alla massima velocità in cui le gambe di vampiro lo sostenevano.

 

                            -°°°°-

 

Mentre Kol entrava in camera di Rebekah, altre due figure uscivano da villa Mikealson in una sontuosa carrozza.
<< Allora, Marcellus, cosa ne pensi della mia idea? >> chiese Klaus, una volta che furono arrivati alla loro destinazione.
<< Fiori? >> domandò dubbioso il bambino << Non credi che scusarsi sarebbe molto più semplice? >> 
Klaus scosse piano la testa.
C'erano cose che lui non era abituato a fare e, tra queste, c'era lo scusarsi.
Elijah era un maestro in quello.
Elijah faceva il danno e, il secondo dopo, chiedeva perdono.
Lui no.
Lui si limitava a fare il danno, poi chi si è visto si è visto.
Aveva vissuto ottocentocinquanta anni in quel modo e non era intenzionato a cambiarlo di certo.
<< I fiori piacciono alle ragazze no? E poi ce ne sono un mucchio che significano 'mi dispiace' >> ricordò l'uomo.
Ester e Rebekah sarebbero andate a colpo sicuro, probabilmente, ma lui non possedeva quel talento. 
Ricordava solo che le rose rosse significavano 'amore imperituro' e non era quello il caso, decise.
<< Io non ti capisco, >> sorrise il bambino << Caroline ti piace e tu continui a comportarti come se, di lei, non te ne importasse! >>
<< Caroline non mi piac- >> ribatté seccato il vampiro, alzando gli occhi al cielo.
Come mai tutti volevano vedere del tenero tra lui e quella vampira solo Dio lo sapeva.
Comprare dei fiori non significava automaticamente che lui provasse qualcosa per lei, no? 
<< Cosa avrai mai combinato di così grave da arrivare a comprarle dei fiori, poi… >> lo interruppe il piccolo, lasciando Klaus basito.
<< Schifezze >> sussurrò, infastidito dall'acutezza del bambino.
A quanto pareva Elijah, prima di lui, l'aveva educato proprio bene.
Ma soprattutto, tutti sapevano, apparentemente, comportarsi meglio di lui.
<< Cosa sono? >> chiese Marcellus, incuriosito dalla nuova espressione, mentre si fermava ad annusare una rosa nera di inaudita bellezza.
<< Sono cose che nella vita non bisogna fare. >> spiegò pazientemente Klaus.
<< L'hai combinata proprio grossa eh? >> commentò ridendo il piccolino.
<< Buongiorno signori, serve aiuto? >> si inserì nella conversazione un sorridente commesso del negozio.
<< Si, grazie. Il signore qui cerca dei fiori per farsi perdonare dalla sua amata >> spiegò Marcellus, prima che Klaus potesse mandarlo via.
Il commesso perse qualche istante a guardarli a bocca aperta, mentre il vampiro quasi si strozzò con la sua saliva.
'Piccolo insolente…'
Nonostante il momentaneo sbalordimento, indotto dal fatto che fosse stato il bambino a parlare, il lavorante ritrovò ben presto il buonumore, perché si affrettò a rivolgersi a Klaus:
<< Certo, capisco. Avevate in mente qualcosa di particolare? >>    
<< No, ci mostri lei qualcosa! >> fu ancora una volta il bambino a rispondere, lasciando i due uomini esterrefatti.
<< Bene, allora seguitemi, prego. Qui abbiamo degli splendidi gigli che significano… >>
<< Ehm, il bambino esagera, non è la mia amata… >> provò a dire Klaus, ma il commerciante nemmeno diede segno di aver udito le sue parole, continuando a camminare mentre illustrava ai due i vari significati dei fiori.
Klaus perse ben presto interessa per la montana di parole che uscivano dalla bocca del venditore, limitandosi a seguirli di fioriera in fioriera, sconfortato.
Se aveva sperato di riuscire a sbrigare la faccenda in meno di mezz'ora, beh, grazie all'intervento di Marcellus, si sbagliava di grosso.
Il bambino, d'altro canto, sembrava molto interessato a tutto ciò che usciva dalle labbra dell'uomo, rivolgendogli, di quando in quando, addirittura qualche domanda.
Due ore dopo circa (e più di millecinquecento fiori visti), il bambino e Klaus non sapevano ancora quale fiore scegliere.
Stavano per salutare il solerte commesso (e Marcellus stava per ricevere un severo rimprovero, e probabilmente, un sonoro scapaccione) quando il bambino lanciò un urletto e tirò la manica di Klaus, che si voltò, sbigottito.
<< Quel fiore là cosa significa? >> si rivolse al commesso, indicando un fiore con i petali gialli e dal lungo fusto.
<< Quello si chiama girasole, tesoro, ed indica che un raggio di luce è apparso nel cuore di una persona >> disse una voce femminile.
I tre si girarono in contemporanea per vedere chi avesse risposto al posto del ragazzo, che si complimentò con la donna:
<< Complimenti, non è da tutti sapere il significato di un fiore così raro, signorina… >>
<< Oh mi chiami pure Genevieve. >> disse la donna dai capelli rossi, sorridendo e tendendo la mano all'indirizzo del commerciante, che la baciò prontamente, poi tornando a focalizzarsi sui due. << Tu devi essere Marcellus, Nik e Rebekah mi hanno detto meraviglie sul tuo conto! >>
I
l bambino arrossì, nascondendosi dietro Klaus per l'imbarazzo, mentre la donna girava loro intorno, come farebbe una tigre con la sua preda.
<< Scusi, ci conosciamo? >> chiese il vampiro, interdetto, cercando di non perdere di vista gli occhi verdi della ragazza.
Non ricordava di aver mai parlato di Marcellus all'infuori di Elijah e di qualcuno dei suoi conoscenti più stretti. 
E, tra di essi, non c'era di certo quella donna.
<< Quindi non sei venuto qui per me. >> rise la donna, guardandolo dritto negli occhi << Ah, >> aggiunse, come se qualcosa l'avesse scottata << Capisco, sei qui per lei, per quella vampira >> commentò con disprezzo, quasi << Davvero il tuo cuore si rifiuta di vedere? >> domandò, poi, in un sussurro languido quasi, avvicinandosi per toccargli una guancia, piano. 
Il vampiro, non appena percepì la punta delle dita della strega sulla propria pelle, si spostò velocemente verso destra, rischiando di urtare un vaso, ringhiando.
Non gli erano mai piaciute le persone che invadevano il suo spazio personale.
E come faceva, soprattutto, a conoscere Caroline?   
Non aveva mai parlato a nessuno (e di questo era più che certo) della vampira bionda, che oramai sognava tutte le notti.
<< Come fate a conoscere…? >> 
<< Credo che fareste bene a parlarne con Kol. Lui saprà senza dubbio illuminarvi meglio di me sulla nostra fantomatica amica del futuro! >> commentò la donna, pensierosa, apparentemente non turbata dall'improvviso spostamento dell'uomo. << Sarò una splendida madre per te, tesoro. >> disse poi, rivolgendosi al bambino, lasciato momentaneamente scoperto da Klaus, guardandolo dritto negli occhi, prima di uscire, accompaganata dal ringhio malcelato di Klaus.
'Oggi deve essere la giornata mondiale dell'impertinenza!' si disse.

Il bambino si limitò ad impallidire, visibilmente provato.
<< Mi ha mostrato delle immagini… >> sussurrò dopo qualche istante, ma Klaus era troppo occupato a pensare a cosa aveva detto la strega.
Che significava che doveva parlare con Kol? Di Caroline? Cosa sapeva il fratello che lui non sapeva? E cosa significava 'la nostra fantomatica amica del futuro'? Qualcuno l'aveva mandata per colpirlo dal futuro? Si chiese quante possibilità ci fossero. Non poteva essere così sfortunato.
<< Come? >> chiese, ringhiando dalla frustrazione quasi, tornando a rivolgere l'attenzione sul bambino.
C'erano troppe cose che non gli tornavano in quella storia, decretò, con la mezza idea di pugnalare il fratello e riporlo nel posto che bramava alquanto: la bara. 
Poi sarebbe andato da lei, l'avrebbe soggiogata e l'avrebbe uccisa.
'Non è la prima volta che uccido un amore di Elijah' sorrise al pensiero, ricordando Katerina e Tatia.
Si, ma cosa avrebbe comportato in lui?, si chiese al colmo della frustrazione.
'Tutte domande che affronterò quando si presenterà l'occasione'  
<< Mi ha fatto vedere un bacio… Tra te e lei >> proseguì il bambino, sempre sussurrando e chiudendo gli occhi, deglutendo forte. << Credo che fosse casa nostra quella che ho visto, ma era tutta illuminata come il giorno della festa di compleanno di Kol… Ma c'ero anche io quel giorno e non mi ricordo di averti visto baciare nessuno. >> 
Fu come se qualcuno gli avesse acceso una lampadina nel cervello! 
Ora si che ricordava.
Caroline che accettava l'invito di Elijah, il vino, le labbra di quella ragazza dai capelli rossi come il fuoco, le parole che le aveva rivolto.

 

-I tuoi occhi mi ricordano quelli di una persona…-
-Chi?- 
-Non è importante, ora…- ma i suoi occhi lo avevano tradito, andando a posarsi sulla splendida vampira vestita di un delicato abito sui toni del blu, che non si adattava alla moda del secolo, ma che, per questo, non faceva altro che apparire ancora più splendida ai suoi occhi.   

 

E seppe, con matematica certezza, che quella ragazza era una strega.
Una strega molto potente.
Che conosceva sia lui che Caroline.
Un leggero brivido gli risalì lungo i reni, correndo verso la villa.

 

 

 

 

 

 

N/A

 

Capitolo molto discorsivo, lo so e me ne scuso, ma necessario.
Ora quasi tutti sanno del segreto di Caroline (mancano solo Elijah e Bex stando al mio compunto) e qualcosa si inizia a muovere nelle viscere di Klaus.
Lui ovviamente ha paura, perché ha un padre con manie omicide, e una famiglia a dir poco assurda (tutti che cercano di abbattere tutti, nessuno che si fidi abbastanza di nessuno e via discorrendo), e spero di riuscire a far emergere meglio le sue paure nel prossimo capitolo, quando incontrerà Elijah e Kol (non mi scappi così facilmente, figlio bello).
Caroline sta male, perché se da un lato la sua umanità è ancora abbastanza latente, dall'altro essere rapita il giorno stesso in cui ha capito che Klaus non si fiderà mai di lei la sta distruggendo.
Kol che non trova Rebekah l'ho voluto inserire perché amo immaginare un Kol che non sa che pesci pigliare, lo ammetto!
Tanti baci, 
Ludovica

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX ***


Elijah passeggiava nervosamente, facendo su e giù lungo il delizioso cortile interno di villa Mikealson, torcendosi addirittura le mani, di tanto in tanto.
Aveva più e più volte provato a ripetersi nella mente il discorso che si apprestava a fare, rinunciandovi sempre.
Quindi ora stava, mentre si godeva quelli che erano i suoi ultimi istanti nel mondo terreno, annusando il profumo dei gelsomini e mangiando brioche.
'I piccoli piaceri della vita.' pensò tristemente. 
Mezz'ora dopo che aveva mandato un servo a chiamarla, sentì una carrozza fermarsi sul ciglio della strada e una figura dal passo troppo leggero per essere maschile scendere da essa.
Aspettò un paio di istanti, giusto il tempo necessario affinché lei pagasse e il conducente del calesse si allontanasse, per correrle a velocità di vampiro incontro.
<< Celeste. >> la chiamò, prima di sorriderle e avventarsi sulle labbra della donna, che, seppur reticente, all'inizio, le aprì.
Dopo qualche istante lei, però, si sottrasse al bacio, guardandolo preoccupata.
<< Elijah, va tutto bene? >> chiese, accarezzando il volto dell'amato, sorpresa da tutta l'irruenza che provava il vampiro. << Non appena il tuo servo mi ha chiamata… >>
L'Originale non le diede il tempo per dire nient altro, tornando a tuffarsi tra le labbra della strega, desiderando che quel momento non finisse mai, la donna però deviò prontamente il bacio, stavolta, ridendo.
<< Elijah non fare il cattivo. >> lo ammonì, sempre con quell'adorabile sorriso sul volto, poi, però, tornò seria << Che succede? >>
<< Caroline, >> disse l'uomo, perdendo come per magia il sorriso. Non c'era più tempo, ragionò in fretta. << pensiamo sia stata rapita. >>  << Oh mio Dio >> commentò la strega, spaventata. << avete idea di chi… >>
<< I lupi! Ma non sappiamo ne di quale clan, ne il motivo. >> finì lui per lei.
<< Oh mio Dio >> ripetè la strega << posso fare qualcosa per aiutarvi? Un incantesimo di localizzazione, magari! Fammi andare a casa a prendere il mio grimorio e le erbe necessarie e… >>
<< Non ce ne è bisogno. Ho già mandato Kol a chiamare le sue amiche streghe. >> la interruppe il vampiro. << Celeste, devo chiederti un favore, un enorme favore. >>  riprese a parlare dopo qualche istante a voce molto bassa e guardandola negli occhi. 
Non avrebbe mai accettato che per colpa sua il fratello facesse del male ad una delle persone a cui più teneva sulla faccia della Terra.
<< Certo! >> sussurrò la strega, poggiando la sua fronte con quella dell'uomo. << Tutto. Lo sai che farei di tutto per te. >>
<< Se mi ami veramente allora scappa. Fuggi, il più lontano possibile da New Orleans. Dimenticati di me, e cosa ancora più importante, non cercarmi, mai più! >> le sussurrò, sperando che non avrebbe fatto domande e che se ne andasse, semplicemente.
<< Elijah… Come puoi chiedermi di fare questo? Tuo fratello ti minaccia, non è così? >> chiese la strega, urlando quasi sul finale, impallidendo, conscia del pericolo.
Sapeva bene che, nonostante lei fosse una strega, e quindi, teoricamente, una delle più potenti creature del creato, per scalfire anche solo in parte il quasi ibrido Originale sarebbero servite più di mille della sua stessa specie.
E New Orleans poteva contare solo su un centinaio scarso di quei particolari esemplari.
<< Shhh, Celeste, shhh >> mormorò il vampiro, trascinandola con sé verso una della colonne che circondavano l'ampio giardino << shh, amore mio >> la abbracciò, continuando a cullarla con la sua morbida voce, ripetendo il suo nome, quasi fosse una cantilena, mentre avvertiva la donna piangere, e per soffocarne i singhiozzi, la strinse più forte al petto.
<< Svanite! Quelle maledette streghe sono sparite nel nulla. Nik mi ucciderà. Anzi ci ucciderà! >> il ringhio di Kol dietro di lui lo fece sobbalzare. << Oh, salve Celeste. >>
Kol si riprese in fretta dalla sorpresa di trovarsi la strega amata dal fratello davanti << Oh e, Elijah, anche Rebekah non si trova. >> concluse, abbassando gli occhi, mortificato.
Delle tre ore che gli rimanevano non ne erano rimaste altre che una, e se non trovavano in fretta una soluzione, sarebbe rimasto un solo Originale, e una dispersa, probabilmente.
<< Sei andato a casa del governatore? >> chiese il fratello mite, continuando ad abbracciare la strega, che intanto si era ricomposta, asciugandosi le lacrime.
<< Certo! Anche al Rousseas e al sanatorio. Di lei non c'è traccia, da nessuna parte. >> proseguì il minore.
<< Potrebbe essere scappata prima di noi? >> chiese Elijah, non rendendosi conto di stare parlando ad alta voce, mentre, con la coda dell'occhio notò Celeste che lo stava osservando.
Non era da Rebekah scappare.
Non era da Rebekah scappare senza avvertirlo.
Non era da Rebekah scappare senza avvertirlo e lasciare lui e Kol in un mare di guai.
<< E Rebekah ci lascerebbe da soli ad affrontare un Nik furente? >> il ghigno di Kol era tornato.
<< Non sappiamo con certezza cosa sia successo, quindi io, attualmente, sono più incline a pensare che sia scappata piuttosto che sia stata rapita. Se vedi altre opzioni possibili, Kol, non esitare a chiamarmi! >> Elijah sovrastò la voce del fratello, ora veramente irritato.
Non vedeva una via di fuga salva per nessuno di loro, ora.
<< Comunque la sostanza non cambia. Potremmo anche essere cento fratelli, ma la vendetta di Nik sarà spietata e terribilmente dolorosa! >> proseguì il minore dei due, che al contrario del maggiore, esibiva un sorriso soddisfatto sul volto.
<< Cosa hai tanto da ghignare Kol? >> lo riprese immediatamente Elijah.
Lui non ci vedeva proprio niente da ridere in tutta la disastrosa situazione in cui si trovavano.
Dopo qualche istante si rese conto che Kol ostentava troppa tranquillità, troppa calma.
<< Cosa hai fatto, Kol? >> chiese con voce stentorea allora.
<< Cosa ti fa pensare che io abbia combinato qualcosa? >> ribatté il minore dei due, fingendosi offeso.
<< Per esempio la tua estrema calma in una situazione del genere! >> fu la pronta risposta del maggiore dei due.
<< Già, Kol, gradirei sapere anche io il motivo di tanta calma. >> la voce di Klaus li fece girare tutti e tre nello stesso momento.
Il fratello di mezzo esibiva un ghigno malevolo sul volto, che entrambi i fratelli avevano imparato ad associare a nulla di buono.
<< Niklaus… >> provò ad intervenire Elijah, ma bastò una fredda occhiata del biondo per metterlo a tacere.
<< Kol, Kol, Kol, quante volte te l'ho detto che non ti devi permettere di rubare ciò che è mio? >> disse Klaus, mettendogli amichevolmente un braccio intorno alle spalle.
<< Che intendi, Nik? Non ti ho rubato niente, e poi… >> Kol, stranamente, aveva più paura di quella versione di Klaus che di quella fratricida, proprio perché non sapeva cosa aspettarsi.
Quando Nik era in modalità omicida era facile capire dove voleva andare a parare, ma quando assumeva quel modo così fintamente dolce, significava che qualcuno stava per ricevere un trattamento ben peggiore.
<< Ne sei sicuro? Prova ad andare indietro con la memoria! >> lo interruppe il quasi-ibrido, fingendosi sorpreso.
Tirare fuori le risposte a Kol poteva essere un'impresa alquanto ardua, e Klaus lo sapeva bene.
<< Niklaus è stata colpa mia! >> intervenne Elijah.
<< Sapevi anche tu, quindi? >> chiese il biondo, ora in difficoltà. La storia si faceva più marcia del previsto, ma riguadagnò in fretta l'abituale compostezza, assumendo un tono di voce arrabbiato, ma mascherato dal suo solito sarcasmo. Nessuno doveva sapere quale era il suo fine ultimo. << Dovevo immaginare che ci fossi dietro anche tu, Elijah. D'altronde a chi può interessare se il fratello bastardo viene ucciso. Mi avete sempre odiato tutti, non è vero? >> finì, amaro.
<< Uccidere? Come? Cosa? >> pigolò Celeste ancora abbracciata ad Elijah, interdetta.
Erano la famiglia Originale, indistruttibile per eccellenza.
Klaus le rivolse a malapena uno sguardo di sufficienza, arricciando il labbro superiore, quasi schifato, il che diede il tempo ai due fratelli rimasti di scambiarsi uno sguardo.
Ma mentre negli occhi di Kol, Elijah lesse la colpa, in quelli trasparenti e sinceri del maggiore dei Mikealson, Kol lesse solo stupore, misto ad una qual certa dose, ora, di consapevolezza.
<< Niklaus, qui nessuno vuole farti del male. >> provò a ragionare, non troppo convinto, Elijah.
<< E' davvero così, Elijah? >> chiese il biondo. << Ho fatto di tutto per voi! Ho costruito un impero, ho aiutato nella costruzione di questa stupida città, non discuto le vostre pessime frequentazioni, >> disse alludendo a Celeste e alle amiche di Kol << ti ho perfino permesso di tenerti quella ragazzina, Elijah, cosa devo fare di più per farmi accettare da voi? Dalla mia famiglia? >> disse con voce bassa e letale.
Elijah stette in silenzio.
Non sapeva cosa rispondere.
Niklaus si sentiva, per l'ennesima volta, rifiutato.
Solo che, questa volta, piuttosto che al solito tentativo di ammutinamento da parte dei fratelli si aspettava una pugnalata alle spalle.
E Niklaus non perdonava facilmente.
<< Nik… >> Kol provò a togliere dall'imbarazzo Elijah.
<< Con te farò i conti dopo, idiota. Anzi, >> ebbe un ripensamento, perché lo vide voltare la testa verso di lui, mentre ancora stavano in quella scomoda posizione. << perché non farli subito? >>
Elijah non ebbe nemmeno il tempo di gridare o di provare ad aiutare il fratello.
Nella sua testa, tutto accadde al rallentatore.
Vide Klaus tirare fuori da una tasca interna della giacca qualcosa, vide l'espressione stupefatta di Kol quando capì di cosa si trattava, vide i suoi occhi allargarsi dalla sorpresa e l'espressione di puro compiacimento misto ad un ghigno che Elijah aveva imparato a conoscere bene nei secoli passati che gli rivolse il biondo.
Quando il quasi ibrido ritirò la mano vide un pugnale diverso da quello che usava normalmente per addormentare i fratelli che lo disattendevano in qualsiasi modo.

     

                               -°°°°-

 

Caroline si sveglio, richiamata dalle urla di tre donne che identificò come le due streghe che l'avevano torturata ed una terza voce, sconosciuta.
Ricordava frammenti del suo sogno, ma non potevano essere giusti, perché sua madre non aveva mai scusato Klaus in quel modo.

Era ancora vestita per il concorso di Miss Mystic Falls, con quel vestito dorato e i capelli lisci, che le davano un qual certo fastidio.
Era sera e Caroline era stanca, molto, per questo si era stesa sul suo letto a pancia in giù, il viso soffocato dal cuscino (tanto non poteva morire!) quando la madre entrò nella sua stanza.
<< Caroline, è pronta la cena da mezz'ora. Che ci fai ancora vestita da sera? >> chiese Liz Forbes, stupita.
<< Mamma hai presente quando ti imbatti in qualcosa e pur sapendo che che non riuscirai mai a cambiarla o a perdonarla, non ti fermi e ci provi fino alla fine? >> 
<< Intendi dire quando ti senti divisa in due? Parte razionale e irrazionale? Amore sono una donna anche io. Siamo state create per le cause perse! >> la prese in giro la madre, entrando nella piccola camera e sedendosi sul letto, mentre prendeva ad accarezzarle i capelli.
<< Cosa fai quando ti senti così? >> chiese la ragazza, girando parzialmente il viso verso la donna, godendosi le carezze.
I capelli le davano molto meno fastidio ora, decretò.
<< Beh dipende! Di chi stiamo parlando? >> chiese Liz.
<< Klaus. >> Caroline esitò prima di gettarlo fuori come un sospiro, sperando che la madre non capisse quello che aveva detto, dato che era tornata nella posizione originaria.
Liz sorrise.
<< Caroline, ti direi che non è sbagliato avere fede che qualcosa cambi in lui, ma al tempo stesso, ti suggerirei di fare attenzione, e molta, anche. Spesso ci illudiamo di sapere come sarà il finale della nostra favola, ma la verità è che una parte di te sa come andrà a finire, l'altra assiste, impotente, perché cercherà di trovare sempre un appiglio. Sia da una parte che dall'altra. Ad una parte di te piacerebbe arrendersi al fascino oscuro che lui provoca, l'altra lo odia per questo, esattamente come una parte di te odia lui e tutto lo scompiglio che ha portato nelle nostre vite, ma l'altra prova attrazione per quella creatura. >> concluse la madre, alzandosi dal letto.
La figlia restò sbalordita.
Si sarebbe aspettata che Liz le dicesse che era sbagliato provare dei 'sentimenti' per il mostro, che niente e nessuno sarebbe mai stato in grado di cancellare tutto il male che aveva portato.
Ciò che non si aspettava era essere compresa e addirittura accettata.

 

<< Che significa che l'avete torturata? Siete pazze. I Mikealson ci uccideranno tutte! >> un grido a pieni polmoni della strega sconosciuta squarciò l'aria.
<< Abbiamo un piano, Marie! Abbiamo spruzzato tutto intorno alla sua stanza dell'essenza di licantropo… >> la voce sottile di strega-torturatrice.
<< Un piano alquanto stupido, direi! Elijah Mikealson ha chiesto una consulenza per trovarla a noi, e indovinate la sorpresa di Kol quando ha trovato il cimitero vuoto? >> l'ennesimo urlo di strega buona (a quanto pareva). << Senza contare che Celeste Dobouis sta con uno di loro. Preferireste vedere torturata lei o che il tuo stupido passatempo, Genevieve, se la faccia con la vampira? Senza contare che lei non è del nostro tempo! Quanto tempo pensate che possa durare un incantesimo del genere? Settimane, mesi, anni, secoli, millenni? Per quanto possa essere stata potente la strega che l'ha mandata da noi, le si staranno prosciugando le energie. Presto sarà costretta ad interrompere l'incantesimo, e la ragazza tornerà nel suo tempo! >> abbaiò Marie, entrando nell'ampio scantinato.
<< Non sei tu la reggente, Marie! Non ti è concesso liberare… >> pigolò strega-torturatrice.
<< Non mi è concesso fare cosa, di grazia Maud? Liberare una ragazza? O impedirti di seguire l'ennesima delle stupide fissazioni della tua socia? Ringraziate che non l'ho avvisata io, la reggente! >> disse Marie, con gli occhi di fuoco e un cipiglio così battagliero e colmo di potere da far indietreggiare perfino Maud.
<< Mi dispiace, cara, ma ti dovrò far dimenticare tutto. Ne va della nostra incolumità! >> disse la strega, iniziando a recitare una formula magica, chinandosi davanti a lei per spostarle una ciocca di capelli sudata dal volto.
<< Ehm che intendi con tutto? >> chiese la vampira.
<< Tutta la tua vita! MI dispiace. >> la risposta le arrivò dritta al cervello, senza che la strega avesse parlato, come se le potesse leggere nel pensiero, mentre Caroline si vedeva passare davanti agli occhi la sua vita. 
Si vide bambina, con Liz, che le accarezzava dolcemente i capelli dopo aver preso un bel voto a scuola, e capì che quei ricordi le venivano strappati via.
Urlò e pianse, ma a quanto pareva ciò non fece che aumentare il potere della strega, perché le immagini le si paravano davanti più velocemente.
Lei e Bonnie mentre giocavano sulla sabbia, lei ed Elena mentre venivano interrogate a scuola, lei e Bill mentre lui le raccontava una favola… 
Serrò gli occhi, alla ricerca di un modo per estraniare la strega dai suoi ricordi, inutilmente. 
Più cercava di non pensare a nulla, maggiore era la forza che esercitava la strega.
Ma qualcosa accadde in quel momento, perché anche se continuava a vedere tutti i suoi ricordi, tutta la sua vita, passarle davanti, ebbe l'impressione che il potere di Marie andasse ad affievolirsi, piano piano.
Quando riaprì gli occhi capì il perché.
Vide la strega che le stava davanti riversa a terra, coperta di sangue.
I lunghi canini della sua forma vampirica scesero quasi in automatico e dovette fare un enorme sforzo per cacciare indietro le lacrime.
A pochi passi da lei, Genevieve, la strega dai capelli rossi innamorata di Klaus, che mormorava un incantesimo.

N/A:
So che questo capitolo non è dei migliori, anzi credo che sia il peggior scritto dell'intera FanFiction, ma tra ieri sera ed oggi, pur avendo un sacco di idee, non sapevo come concretizzarle.
Per quanto riguarda il capitolo in se per se, cosa pensate che nasconda il pugnale che Klaus ha conficcato nel petto del povero Kol? E perché Elijah, pur avendo ammesso le sue 'non-colpe', non sia stato ancora punito? Vi è piaciuto il piccolo momento flashback tra Liz e Caroline (inizialmente avevo pensato di far fare il ruolo del pacificatore a Stefan, ma poi ho cambiato idea quando mi sono figurata in mente la barbie vampira stesa sul letto di camera sua, e poi trovo più indicata una donna per certe confidenze, no?)?
Voglio le vostre speculazioni, i vostri suggerimenti e le vostre impressioni, anche per dire 'Sei un'imbecille, sparisci!'. 
Giuro che non mi offendo XD!
Un bacio 
Ludovica 

ps. Voglio tranquillizzare anche tutte le fan di Rebekah: non è assolutamente morta. Solo che non è lei il mio target al momento!

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Capitolo 20
*** Capitolo XX ***


<< Che diavolo hai fatto, Niklaus? E che cosa hai usato contro Kol? >> chiese Elijah, irato.
<< Ci ha mentito fin dall'inizio Elijah, e non potevo permetter… >> rispose disgustato il biondo, sputando quasi, mentre vedeva le vene sul collo del fratello gonfiarsi e i suoi occhi inscurirsi.
Era sicuro che Elijah non sapesse niente del tradimento di Kol.
Ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Elijah non si faceva comprare, Elijah era stata ed era, tutt'ora, l'unico che avesse sperato nella sua redenzione.
Anche se lui non ne vedeva una fine, Elijah continuava a sperare che lui, il fratello bastardo, potesse trovare la pace, un giorno.
<< Non potevi permettere cosa, esattamente? E' tuo fratello. E' nostro fratello. >> lo interruppe gridando il maggiore. << O forse credevi che nessuno fosse in grado di notare cosa provi per Caroline, eh, fratello? >>
<< Cosa c'entra la ragazza? E comunque io non provo niente per Car… >> grugnì Klaus alzando gli occhi al cielo, stufo. 
Perché tutti erano fissati con quella maledetta storia tra lui e Caroline?
Quando lo avrebbero capito che la sua forza stava nel non provare sentimenti, nel non dare sfogo alle emozioni?
Stava per mettere a tacere con uno dei suoi provvidenziali pugnali magici anche il fratello moraliste, quando fu interrotto dallo stesso Elijah, che sbraitò:
<< Ha tutto a che fare con lei. Non te ne rendi conto? Sei cambiato da quando lei è entrata in casa nostra. Non sei più nemmeno in grado di distinguere il giusto dallo sbagliato. >> 
<< Su una cosa devo darti ragione, fratello, >> sogghignò il minore. << Caroline deve morire! >>
<< Si, e poi chi dovrà raccogliere i cocci? >> chiese il moro, sempre più irato. A quel punto non gli importava neanche più di Kol: Niklaus doveva vedere.
<< Che intendi? >> domandò il quasi ibrido.
<< Intendo che sei bravo a parlare di ucciderla, di torturarla o di soggiogarla ma, anche ieri sera, non l'hai fatto. Ti sei chiesto il perché? >> chiese il vampiro.
Klaus rimase zitto.
Non sapeva cosa rispondere senza compromettersi.
Avrebbe potuto dire che era stato lo sguardo di Elijah e Kol, ma sarebbe stata una bugia e sapeva che Elijah sapeva.
<< Come pensavo… >> concluse il maggiore. 

Nell'ombra, non vista, una figura si allontanò.
Aveva sentito abbastanza.

 

                            -°°°°-

 

Era entrato in quel bar per noia, mista a fame.
Era un vampiro giovane, aveva bisogno di nutrimento costante, Damon Salvatore, o come lo chiamava la sua cricca di amici succhia sangue, il vampiro dagli occhi di ghiaccio, chiaro riferimento alle iridi chiare, unico regalo che gli aveva fatto la madre.
E, dentro quel bar, c'era un ottimo odore di sangue, misto ad un profumo diverso, particolare, che Damon aveva l'impressione di aver già percepito, ma non ricordava ne quando ne dove.
Una volta entrato, aveva capito in fretta a cosa appartenesse quell'odore.
O, per meglio dire, a chi.
Gli unici avventori che bazzicavano quel luogo erano un paio di uomini, già ubriachi, e un ragazzo, accompagnato da una graziosa ragazza.
Questi ultimi erano, chiaramente, due vampiri, visto lo sbrodolamento di sangue dell'uomo su tutta la camicia e sul mento.
La giovane aveva capelli biondissimi, quasi dorati in quel tardo pomeriggio, ma era girata dall'altra parte e non ebbe modo di guardarla in volto.
Si accomodò al bancone, restio a guardare.
L'uomo che la accompagnava aveva una pessima cera.
Aveva delle occhiaie molto lunghe, e, oltre alla camicia, anche i pantaloni erano sporchi, di terra, fango e sangue.
I canini della sua forma vampirica erano visibili, e Damon notò che erano lunghi quasi il doppio dei suoi, mentre le cornee degli occhi erano più nere che rosse, come quelle di qualsiasi vampiro il giovane avesse mai incontrato, l'iride quasi nero, che contrastava con il pallore dell'uomo.
Lui dimostrava venticinque, massimo ventisei anni, lei, con quella corporatura minuta e le gambe lunghe, sedici.
Il duo potevano essere amici, amanti, fratelli o qualsiasi altra cosa, ragionò in fretta il moro.
Certamente non fratelli, fu costretto a riconsiderare quando vide la ragazza sporgersi per leccare il sangue del vampiro biondo e lui che tentava di baciarla. 
Era stato tentato di intervenire, quando aveva sentito il ringhio malcelato uscire dalle labbra dell'uomo (e si era chiesto come facesse a ringhiare in quel modo che gli faceva venire i brividi solo a sentirlo), ma si era trattenuto, notando che la giovane non ne sembrava turbata, anzi… Sembrava si divertisse a stuzzicarlo, disfacendogli e mettendosi intorno al collo il papillon del venticinquenne e allontanarsi verso la porta del locale, ma, accidentalmente, lo urtò e la ragazza lanciò un urlo degno di una strega messa al rogo.
Più veloce di un ghepardo che piomba sulla sua preda, il ragazzo gli si avvicinò e gli ingiunse, con un ghigno malevolo sul volto, la voce bassa e letale, segno che doveva essere un vampiro abbastanza vecchio e molto, molto forte, e, mettendogli un braccio intorno alle spalle -e si, era proprio un vampiro, chi altri si sarebbe permesso di minacciarlo altrimenti?-: 
<< Se non vuoi che ti strappi via il cuore, ti consiglio di girare alla larga amico! >>  
Aveva fatto a malapena in tempo a vedere gli occhi azzurri, inscuriti dal desiderio e dalla fame della vampira che quel maledetto vampiro gliela stava portando via.
Perché Damon Salvatore, respirando per quel breve istante il corpo della ragazza aveva percepito delle tracce del suo stesso sangue nel corpo di lei, e non capiva come diavolo ci fosse finito.
Per questo li aveva seguiti, a debita distanza, in dieci e più luoghi, tra pub, parchi e bar.
I due ridevano e scherzavano, punzecchiandosi e avvicinandosi almeno fino a quando, da una carrozza era sceso un vampiro, dai profondi occhi color cioccolato scuro e i capelli altrettanto scuri, che aveva stretto il braccio della biondina, urlando che diavolo stessero facendo e che il divertimento era finito, per entrambi.
Aveva continuato a seguirli anche dopo, e li aveva visti entrare dentro uno sfarzoso palazzetto coloniale, pieno di piccoli balconcini e con un ampio cortile interno, al cui interno c'erano un paio di sedie in ferro battuto e un piccolo tavolo.
Non sapeva cosa lo spingesse, ma era curioso. 
Curioso del perché una giovane che non aveva mai visto avesse tracce del suo sangue addosso.
Si era quasi arreso dal vederla spuntare un'altra volta fuori dal cancello, quando aveva visto due figure muoversi nell'ombra. 
Una di esse continuava a ciarlare su un certo Niklaus, quanto fosse bello Niklaus, che occhi splendidi aveva Niklaus, l'altra, silenziosa si limitava a dirle di abbassare la voce.
<< Sono vampiri, Genevieve! Se ci sentissero, saremmo tutte morte. >> 
<< Lo so, lo so. Però fa caldo sotto questo stupido cappuccio. >> aveva detto la chiacchierona, continuando a spruzzare nell'aria da una boccetta una fragranza che assomigliava terribilmente a quella di… Licantropo?!?
Damon storse il naso, mentre osservava la chiaccherina togliersi il già menzionato cappuccio per rivelare una massa di capelli rossi e un paio di occhi di un azzurro splendente.
Poi le due entrarono silenziosamente nella villa. 
Poco dopo uscirono, non da sole. 
Portavano una ragazza dentro un grosso sacco di iuta, intuì il vampiro, semi svenuta, apparentemente, ma il vampiro fece in tempo a vedere una ciocca di capelli della giovane: oro su marrone.
E intuì che per avere risposte avrebbe dovuto o allearsi con il demonio oppure accettare il fatto che spesso le risposte alle domande della vita non si ottengono.
Ma Damon Salvatore non era stato fatto per accettare in silenzio il fato, decretò, seguendo le streghe, che, felici come fosse Pasqua e tranquille come un lavoratore la domenica mattina, si diressero verso il cimitero LaFayette.

 

N/A

Ciao ragazzi, 
Avviso importantissimo per chi ancora fosse intenzionato a seguire la mia storia: si cambia giorno di aggiornamento, che pensavo di spostare a Mercoledì. Fatemi sapere voi se il giorno vi piace o preferite che io aggiorni di Martedì (per questa settimana, sarà comunque di mercoledì, perché non ce la faccio in tre giorni a scrivere un capitolo, non se devo e voglio attenermi ai miei normali standard di scrittura, quindi ciccia XD!).
Volevo innanzitutto ringraziare tutte le pazze, folli, sognatrici che mi hanno seguito fino ad ora, il vostro sostegno mi è stato fondamentale per arrivare fino a qui.
Parlando del capitolo in se per se: allora Damon sa qualcosa, ma c'è da vedere con chi si alleerà, perché ci sono varie fazioni in gioco (licantropi, streghe, vampiri e umani, che attualmente ho trattato poco o nulla, ma Camille è una diretta discendente della famiglia O' Connel, che, stando a TO, è tra le più antiche della città, quindi Cami, stai bene dove stai (a.k.a nei miei incubi), quindi non penso che la fazione umana non avrà un peso molto rilevante), Klaus ce l'ha sempre con il mondo ed Elijah prova sempre a farlo ragionare.
E chi è l'ombra che assisteva, non vista, alla scenata tra Klaus ed Elijah? Non è Damon, ve lo dico già da subito.
Ho un'idea ben precisa di che fine toccherà a questo personaggio, e non sarà delle migliori, ma rallegratevi, non muore almeno.
Un bacio
Ludovica 

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Capitolo 21
*** Capitolo XXI ***


Damon Salvatore entrò nell'ampio cortile in pietra, chiedendosi se avesse fatto la giusta decisione nel venire a parlare con la famiglia che ospitava la fanciulla, quando vide il vampiro biondo che l'aveva minacciato la volta precedente, di spalle, accucciato davanti a qualcosa che non ebbe modo di definire, mentre… Piangeva? 
Aguzzò l'udito, mentre cercava di nascondersi dietro una delle colonne dell'imponente patio.
Si, stava proprio piangendo.
Una volta che si fu accertato che nessuna parte del suo corpo sporgesse, azzardò una breve occhiata.
Vide una lacrima scivolare lungo il viso del biondo e una decina di corpi a terra, apparentemente morti.
L'uomo stava, ora, singhiozzando.
Damon non era mai stato un tipo pauroso, ma quelle lacrime gli fecero venire la pelle d'oca.
'Pessimo piano, Salvatore, pessimo piano!', pensò, tornando a nascondersi.
Il problema era che se si muoveva era morto, se respirava era morto, se parlava era morto, se faceva qualsiasi cosa, era morto.
<< Che io sia dannato! >> non si rese conto di sussurrare.
Il biondo psicopatico, sentendo il mormorio venire alle sue spalle, sussultò e, girandosi, urlò:
<< Chi è là? >>
Damon Salvatore, per la prima volta in venticinque anni di vita, ebbe l'impressione che la morte stava correndo verso di lui a velocità vampirica.

 

                            -°°°°-

 

<< Capo! Capo! >> una voce lo destò dal leggero sonno in cui era caduto.
<< Gaston, lo sai che ore sono? >> 
<< Certo che lo so, capo! Sono le nove e mezza del mattino capo! >> rispose Gaston, inebetito.
Non era un genio, il ragazzo. Non lo era mai stato a dirla tutta.
Ma era coraggioso, molto.
E, soprattutto, un qualche suo lontano parente aveva aiutato a costruire villa Mikaelson.
Antoine Guerrera si alzò, scocciato, prendendo una vestaglia leggera dall'armadio.
Era un licantropo e ciò comportava che non sentiva il freddo.
Per questo dormiva nudo.
Nemmeno da bambino, quando giocava con i fratelli più grandi, ricordava di aver mai sentito la sensazione del gelo che penetra le ossa, impedendo qualsivoglia movimento.
Forse era dovuto al fatto che la sua prima vita l'aveva presa quando aveva solo quattro anni, fracassando la testa di un amichetto contro le scale del sagrato di Sant'Anna.
Ma nel clan Guerrera aveva sempre funzionato in quel modo. Il più giovane ad uccidere diventa automaticamente il capobranco.
Quegli stolti dei fratelli se ne resero conto in fretta, quando li uccise, rei solo di aver chiesto al padre morente se era veramente intenzionato a lasciare tutto il cospicuo patrimonio della famiglia a quel pazzo sanguinario del minore dei fratelli.
Da allora, nessuno più si era opposto alla sua nomina a re dei licantropi Guerrera.
Nonostante ciò, il suo impero era crollato.
La colpa, a sentir lui, era da attribuire alla più vecchia famiglia di vampiri mai creati, a sentire qualcun altro era dovuto alla sua incompetenza, e a sentire qualcun altro ancora era da addossare al fatto che aveva deciso, da solo, di sposare un'umana e non una figlia della luna, come avevano fatto i suoi padri prima di lui e i padri dei loro padri.
Decise, istantaneamente, che mettere al corrente la moglie della sua operazione segreta 'Riprenditi-la-città-che-quella-stupida-famiglia-Originale-ti-ha-fregato' non era il massimo, quindi prese Gaston per un'orecchio e lo spinse verso il salottino attiguo.
<< Mi avevate detto di venire a svegliarvi se qualcosa cambiava… >> disse Gaston, con la solita faccia da imbecille.
<< Lo so, mi ricordo ciò che ti ho detto! Allora? >> si limitò a chiedere scocciato il re dei licantropo di New Orleans.
<< Ehm allora cosa? >> 
<< Allora che cosa è successo? >> chiese Antoine spazientito, quasi rimpiangendo di non aver ammazzato anche il padre del ragazzo.
<< Ah, giusto! Beh, credo che abbiamo preso la ragazza sbagliata. >> blaterò Gaston, facendo una faccia saputa e furba, che poco si adattava al personaggio.
<< Perché? >> chiese il licantropo più anziano mettendosi a sedere su uno splendido triclinio dei primi del seicento e invitando con un cenno della testa l'altro a fare altrettanto.
<< Beh perché ho sentito i due fratelli Mikaelson… >> 
<< Quali fratelli? Sii più preciso. >> chiese il re, scuotendolo per le spalle.
<< Il biondo e il moro! >> 
<< Quale? Sono due i fratelli che hanno i capelli scur… Lascia stare, continua. >> disse solo Antoine, stancamente. Era il caso di mandare il giovane Gaston nelle retrovie, pensò.
Anche perché visto quanto capiva… 
<< Dove ero arrivato? Ah si, li ho sentiti discutere su di una ragazza. Caro qualcosa mi pare che si chiami. >>
<< Cosa dicevano su questa ragazza? >>
<< Beh, il moro urlava che il biondo era cambiato da quando la ragazza aveva fatto la sua comparsa nella famiglia. Deve essere una lontana cugina o una cosa del genere, e ha detto qualcosa come chi avrebbe raccolto i cocci, ma poi il biondo ha detto che avrebbe ucciso una persona e ho avuto paura che si riferisse a me e sono scappato. >> concluse il giovane licantropo.
<< E cosa ti fa pensare che abbiamo sbagliato ragazza >> il Guerrera fece un verso di scherno quando pronunciò la parola 'ragazza', come se la loro prigioniera non fosse nient'altro che spazzatura. E per lui era così. Gli era stato insegnato a combattere contro i vampiri, non fraternizzare o farsi irretire o, addirittura, essere loro soci in affari << per ricattare la famiglia Originale? >> 
<< Beh il vampiro biondo si è fermato per qualche istante a guardare il vampiro moro e non ha risposto. >>

 

                                    -°°°°-

 

'Cosa faccio? Cosa faccio?' pensò Damon.
Si sarebbe messo a saltellare come una ragazzina isterica, se non fosse che, in quel modo, quel demone biondo l'avrebbe scovato e ucciso.
Il pensiero corse, automaticamente, alle vittime che aveva visto cadere sotto le sue letali e pericolose zanne.
Solo il giorno precedente si era nutrito di più di quaranta persone, prosciugandole interamente del sangue.
Se tanto gli dava tanto, ci avrebbe messo meno di un secondo a farlo fuori. 
Uscì lentamente con le mani bene in vista, in segno di pace.
<< Chi sei? >> chiese il biondo assottigliando gli occhi, stupito, ma la sorpresa si trasformò ben presto in un ghigno malevolo.
Altro sangue da versare.
Il vampiro fece un passo in avanti e Damon ne fece uno indietro, vedendo il seme della follia albergare negli occhi blu dell'uomo, che, noncurante, iniziò a girargli attorno, come un branco di lupi con un indifeso agnellino, costringendolo a ruotare il corpo per non perderlo di vista.
<< Bene, bene. Vedo che hai paura. E' un'emozione saggia. Caroline e i miei fratelli sono stati gli unici a non averne in mia presenza, e… Guarda a cosa li ha portati. >> disse il biondo, indicando i corpi a terra, sogghignando cinicamente.
Quel pazzo aveva davvero ucciso i fratelli? La situazione era più grave di quanto lui si aspettasse.
Non si era certo aspettato un comitato di benvenuto, visto anche quanto il vampiro aveva fatto alle sue precedenti vittime (e l'entità della notizia che gli stava portando), ma se la situazione era così grave allora…
<< L'altro giorno eravate in compagnia di una ragazza bionda… >> 
<< Uff, l'ennesimo pretendente. >> a quanto pareva quel pazzo era intenzionato a non fargli nemmeno finire di parlare.
<< Non sono qui per chiederle la mano. Dubito che lei me la possa anche concedere. >> ribatté sarcasticamente Damon. << Non ero che io che tentavo di metterle la lingua in gola con irruenza in quel bar, ieri! >>
<< No, magari non avrei il diritto di concedervela, ma Caroline è parte della famiglia, come si ostinava a ripetermi il mio adorato fratello maggiore. >> disse il vampiro biondo, indicando una delle tante figure ammassate.
Damon avvertì, più che vedere la postura dell'uomo cambiare, diventare da semi rilassata a di attacco.
<< L'hanno rapita! >> mormorò, prima che il buio prendesse possesso dei suoi pensieri e del suo corpo. 

 

                                        -°°°°-

 

<< Sei sicuro, Kol? >>

 

Era un sogno? 

 

<< Certo che sono sicuro, Marie! >>

 

No, era la realtà, ricordò.

 

<< Questa è la pozione, allora. Ti impedirà di cadere in un sonno profondo, qualsiasi cosa tuo fratello sia intenzionato a farti. >>
<< E come funziona? Cioè non mi addormenterò anche se Nik mi pugnalerà o… >>
<< Oh no, dormirai, ma sarà più un sonnellino che altro. Sarai in grado di svegliarti da solo, dopo qualche ora, e sfilarti il pugnale. >> 
<< Grazie dolcezza. Me la potresti far recapitare domani da Genevieve? Tanto anche lei è invitata al mio compleanno. >>
<< Certo caro. Ma perché la vuoi per il tuo compleanno? >>
<< Nik mi ha chiesto di fargli un favore e non vorrei che ciò interferisse con i miei progetti, tutto qui! >>

 

 

 

 

N/A

 

Ciao a tutti, 
Rieccomi qui.
Beh che dire? Kol si sta per svegliare (la Plec ha incasinato così tanto la mitologia che spero mi perdonerete questo mio piccolo incantesimo, perché Kol mi serve! E' lui il punto focale della mia storia), Elijah è disperso (per il momento), la famiglia Guerrera complotta nell'ombra, Damon preda del buio e Klaus alla deriva.
Un bel quadretto!
Vi chiedo di avere pazienza, perché siamo solo all'incirca a tre quarti della storia.
Un bacio
Ludovica

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Capitolo 22
*** Capitolo XXII ***


<< Dai, non ti ho praticamente toccato! >> disse Klaus spazientito non appena notò che il respiro dell'uomo si era regolarizzato, dandogli una piccola botta con il piede.
Ed era vero.
Se in un primo momento aveva creduto che fosse umano, era stato costretto a ricredersi quando l'aveva morso.
Il suo primo pensiero quando il sangue aveva impattato contro la sua lingua era stato che era amaro come fiele e, decisamente, non aveva un buon sapore.
Aveva sputato a lungo ed era addirittura andato alla ricerca di un bicchiere d'acqua per sciacquarsi la bocca.
'Vampiro.' aveva decretato dopo qualche minuto passato a guardarlo.
Si girò e vide il volto dormiente del fratellino più piccolo e tornò il groppo alla gola che aveva avuto qualche istante prima che arrivasse quel ragazzino.
Anche come vampiro non doveva aver avuto più di due, massimo tre anni.
Aveva anche detto qualcosa su Caroline? 
Dopo pochi secondi il vampiro aprì gli occhi e si addossò ad una parete, trascinando il sedere per terra, aiutandosi con le braccia, spaventato.
Klaus sospirò e si accucciò, alzando le mani, come aveva fatto il moro pochi minuti prima, in segno di pace.
<< Non ti voglio fare del male. >> disse.
<< Ah no, e cosa eri intenzionato a farmi prima? Che io sia maledetto! Io e quella vampira! >> ribatté il moro, facendosi piccolo piccolo contro il muro.
<< Se ti avessi voluto morto lo saresti già stato, non trovi? >> sospirò di nuovo, l'Originario, inarcando un sopracciglio.
Il vampiro parve rifletterci per qualche istante, poi Klaus allungò la mano con lentezza, evitando di fare movimenti bruschi.
<< Il mio nome è Niklaus Mikealson, ma puoi chiamarmi Klaus. >> offrì il biondo.
<< Damon Salvatore, e la mano preferirei non dartela, se per te va bene. >> disse il vampiro, sbigottito dagli sbalzi d'umore di Niklaus o, come preferiva lui, Klaus.
<< Cosa posso offrirti Damon? Un bicchiere di scotch o di bourbon? Oppure preferisci un semplice bicchiere d'acqua? >> provò amichevolmente Klaus.
<< Chi sono? >> chiese invece Damon, indicando il mucchio di cadaveri che il vampiro aveva disposto in un angolo dell'ampio patio.
Klaus ringhiò, mostrandogli i denti della sua forma vampirica e sibilò infastidito:
<< Il fatto che non sia intenzionato a non farti del male ora, non significa che sarà per sempre così. >>
Il messaggio era chiaro, pensò Damon, niente domande sull'ammucchiata di corpi.
<< Prima parlavi di una certa vampira bionda >> proseguì a parlare il vampiro più anziano, ritirando le zanne. << Potresti dirmi se sai chi l'ha rapita e dove l'hanno portata? >>
Chissà perché, sentiva di potersi fidare di quel vampiro. 
Come se fossero stati destinati ad incontrarsi, prima o poi, e Caroline avesse solo anticipato gli eventi.
<< Certo che lo so! >> rispose Damon ghignando, ma non aggiunse altro.
<< Bene. Allora puoi dirle che sta bene dove sta! >> un ghigno gemello fiorì sulle labbra del biondo, mentre il ragazzino, sentendo quella risposta, si afflosciò su se stesso.
<< Come? >> ebbe solo modo di balbettare, prima che un'altra voce intervenisse.
Una voce di un bambino, dolce e musicale.
<< Klaus! Non puoi dire sul serio! >> 

 

                                -°°°°-

 

Non notato ne da Klaus, ne da Damon, un cuore nell'ombra riprese a battere, prima piano, poi sempre più velocemente. 

 

                                -°°°°-

 

<< Cosa facciamo con te? >> chiese strega dai capelli rossi, prendendo una sedia posta in un angolo e la poggiò davanti a lei, massaggiandosi le tempie e chinando la testa, come se avesse l'emicrania.
A quanto pareva, dopo l'incantesimo di quella pazza della sua amica (?, nemica?, rivale? Non sapeva nemmeno lei cosa fossero le une per le altre a quel punto), aveva decretato che era tutto una maledetta follia.
<< Se vuoi ti posso raccontare di come ci siamo incontrati io e Klaus! >> propose Caroline.
<< Perché faresti questo? >> chiese la strega, tornando a guardarla con quegli occhi azzurri e brillanti..
La vampira fece spallucce.
<< Per ringraziarti, immagino! Se non fosse per te, tutti i miei ricordi sarebbero svaniti. >>
<< Prego, allora. >> sorrise la rossa, incitandola a parlare.
<< Era il giorno del mio compleanno e il ragazzo con cui stavo all'epoca… Con cui sto… Oh mettiamola che ci sto ancora, va bene? >> Genevieve aveva capito poco e niente di questo fantomatico ragazzo, ma la incitò comunque a continuare, facendole un gesto eloquente con la mano, al che Caroline sorrise << mi aveva appena morso. Klaus l'aveva soggiogato a farlo, perché un mio amico gli aveva nascosto una cosa a cui lui teneva molto. Il mio ragazzo era… beh è un ibr… Lupo mannaro, >> si corresse la bionda, maledicendosi mentalmente, ma la strega non diede cenno di aver notato incongruenza e Caroline proseguì. << e un mio amico mi aveva riportato da poco a casa. Un morso di lupo mannaro può uccidere un vampiro, >> spiegò la bionda << e quindi stavo nel mio letto. Aspettavo la morte, credo. Non pensavo che lui sarebbe davvero venuto a salvarmi, ma lo fece. Non pensavo nemmeno di voler continuare a vivere, ad essere sincera. >> rise la vampira. << Ma lui mi disse che il mondo mi stava aspettando e che c'erano grandi città e arte e musica. La bellezza autentica. E accettai il suo sangue, che mi guarì del tutto. >> concluse la vampira.
<< Però lui ti piace! >> affermò la strega. 
<< Come? No! Io… >> balbetto la vampira, incerta su come avrebbe continuato.
<< Non serve nasconderlo, non a me, almeno. Vi ho visto, sia alla festa di Kol, che all'Opera! Come vi guardate, come il suo corpo risponde al tuo quando sei nelle vicinanze, come il tuo risponde al suo. Sono i particolari che vi fregano. Sono sempre i particolari. Sai che era andato a comprarti dei fiori stamattina? Il bambino aveva visto dei girasoli e sono quasi convinta che avrebbe comprato quelli! >> rise la strega.
La vampira si stupì.
<< Klaus e fiori? Non me lo immagino per niente. >> risero insieme. Poi Caroline tornò seria << Comunque una cosa non è cambiata in questo viaggio: l'effetto che mi fanno i suoi occhi. Quando ci guardiamo, anche se è di sfuggita o per sbaglio, tutto cambia. Anche se, magari, in testa in quel momento ho un'altra persona, o un'altra cosa. Mi abbattono sempre, completamente. E mi ci vuole qualche secondo per ritornare allo stato iniziale. >>
<< Grazie per la tua onestà, >> disse la strega << ma non posso permetterti di scappare o lasciarti andare. Sai troppe cose su di noi! >> 
<< Lo immaginavo. Ora, se vuoi scusarmi, sono stanca e vorrei riposare. >> concluse la vampira.
<< Ma certo! >> le sorrise la rossa.
Bene, si era aperta un varco, pensò Caroline, chiudendo gli occhi, e ora non le restava che aspettare il momento giusto.
Però tutto quello che le aveva detto era vero, ragionò, mentre aspettava che il sonno le avvolgesse i pensieri, ogni qual volta lui la guardava, anche solo con la coda dell'occhio, per non parlare di quando i loro occhi si incrociavano veramente, sentiva come un sussulto dentro al suo cuore, un desiderio di scappare dalla propria carne prima ancora che da lui.
Come durante la festa a tema del Winter Wonderland.

 

Stava ammirando il suo lavoro, un dipinto, raffigurate un solitario ed enorme fiocco di neve, in una foresta buia e ombrosa.
Le allegre musiche natalizie del Grill coprivano quasi del tutto tutti i suoni provenienti dall'esterno.
Sentendosi osservata, girò lentamente il capo, ma ce ne sarebbe stato davvero bisogno? 
Ciò che la separava dal suo personale demone era un misero tavolo di legno, coperto da un'allegra tovaglia natalizia e con sopra posti dei regali, mentre lui le sorrideva.
-Sei qui per rubare le stampelle al piccolo Tim?- gli aveva chiesto sarcasticamente, mentre la solita ondata di eccitazione e paura le percorreva le gambe, risalendole dritta fino al cervello.
C'era sempre qualcosa di straordinariamente elettrizzante in Klaus.
Qualcosa che era più del carisma innato che aveva, qualcosa di più del magnetismo che possedeva, qualcosa in più della magnificenza di cui era dotato, qualcosa di più del pericolo che sembrava trasudare da ogni suo singolo arto.
Provava sempre una eccitante ebbrezza nel sapere che a lei, e a lei sola, era permesso prenderlo in giro in quel modo.
-Dickens era un uomo oscuro. Ti sarebbe piaciuto!- le rispose lui, con quella sottile ironia che lo contraddistingueva da chiunque Caroline avesse mai conosciuto, facendo il giro del tavolo per raggiungerla, ma lei fece il giro opposto.
-Bel fiocco di neve, comunque.- proseguì, cercando di evitare il più possibile il suo sguardo.
-Il mio lavoro è davvero così letterale?- chiese Klaus, a metà tra lo sconsolato e il divertito.
-Sono seria. Rappresenta qualcosa di… solitario- concluse, non sapendo bene cosa altro aggiungere.
Lui aveva mille anni, lei solo diciotto, santo cielo.
Caroline si chiese se stessero parlando di lui o del quadro.
-Lo prenderò come un complimento.- le disse lui, perdendo quell'ombra di sorriso.-Ti posso offrire un bicchiere di champagne?- 
-No, non puoi. Troppi sguardi di gente adulta. Non vorrei essere la storia di avvertimento sul liceo al prossimo consiglio cittadino.- aveva detto, girandosi e facendo qualche passo in avanti, per permettergli, inconsciamente, di avvicinarsi a lei.
-Beh è una buona cosa, allora, che la parte della liceale sia quasi finita.- lei si era girata di scatto sentendo quelle parole.
Sapeva di averlo vicino, ma non si aspettava così tanto.
Per un singolo istante si erano guardati negli occhi ed ecco la magia.
Non esistevano più Tyler, ne Stefan, tantomeno la cura.
Esistevano solo i suoi occhi.
Esistevano solo quelle infinite sfumature di azzurro e blu e verde e ocra scuro.
Esistevano solo quegli oceani, quei ghiacciai, quei cieli, quelle foreste e quelle foglie autunnali. 
E, come sempre, le ci volle qualche istante prima di riprendere il controllo di se.
-Se dobbiamo essere gentili l'uno con l'altra, allora ho bisogno di quel bicchiere di champagne.-
Klaus aveva sorriso, esibendo quelle fossette da perdizione assoluta. 
-E' questo che ci accomuna?- le aveva chiesto, facendo un'ulteriore passo in avanti, verso di lei.
Doveva sapere che averlo così vicino le provocava certi istinti.
Ne era più che certa.
Ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
-Non c'è niente che ci accomuni.- aveva sbuffato, sentendosi morire mentre lo diceva.
Parte buona e parte cattiva Car, ricordalo sempre.
-Permettimi?- le aveva detto lui, sorridendo, sicuro che mentisse, mentre si allontanava e i suoi occhi con lui.
Caroline ci aveva messo qualche secondo di troppo a ricollegare che doveva mandare un messaggio a Stefan…  

 

                        -°°°°-

 

<< Marcellus, ovviamente. >> grugnì Klaus, seccato, mettendosi a sedere pesantemente su una delle sedie in ferro. << Dov'è quello stupido vetturino? Non esistono più i lavoratori di una volta… >> commentò, sbuffando e facendo un sorrisino spazientito a Damon, alzando in contemporanea gli occhi al cielo. << Gli avevo detto di farti fare un lungo giro di tutta New Orleans e del bayou. >>
<< Klaus, non puoi permettere che qualcuno tenga in ostaggio, con chissà quali fini poi, Caroline! >> gli ringhiò contro il bambino, arrabbiato.
<< Non solo posso, ma lo faccio anche! >> ribatté il vampiro, stancamente.
Se tiravano ancora fuori la storia che lui provava qualcosa per Caroline, li avrebbe uccisi all'istante, decise.
<< Stupido testone! Lei starà soffrendo le pene dell'inferno mentre tu te ne stai seduto qui, a compiangere il fatto che nessuno ti capisce. Lei ti capiva. O almeno cercava di farlo. >> il vampiro più grande ringhiò a sua volta, sentendo le parole che il piccolo gli rivolgeva, ma non era più in grado di fermarsi. << Credi che Kol ed Elijah vorrebbero questo? >> lo incalzò Marcellus.
<< Non mi interessa cosa vorrebbero Kol ed Elijah, >> disse Klaus tra i denti, << Ci ha traditi Marcellus, fine della questione! >> si giustificò poi, incrociando le braccia, con aria ostinata.
<< E allora? Tu quante volte hai tradito Rebekah o Kol o Elijah? Quante volte li hai pugnalati alle spalle? Quante? >>
<< Era per il loro bene! Non l'ho mai fatto perché mi divertisse farlo. >> ringhiò il vampiro biondo, esasperato, alzando gli occhi al cielo.
Nessuno sembrava mai capire che, dietro alle sue pugnalate, si celava sempre un motivo.
<< Sai benissimo che se avesse voluto tradire te o sarebbe morta lei o lo saresti tu, quindi non vedo il motivo di tutto questa rabbia nei suoi riguardi. >> continuò a sollecitarlo insistentemente il bambino, respirando affannosamente mentre lo guardava con aria di sfida. Dopo qualche istante di mutismo generale, Marcellus decretò che il suo salvatore non avrebbe alzato un singolo muscolo per aiutare la sua unica speranza di gioia.
Decise anche che se Klaus non voleva dare una mano a quel vampiro, questo non significava che anche lui era costretto a farlo.
Così, dopo aver emesso un sospiro, e gli prese la mano e si diressero, insieme, verso l'uscita di casa Mikaelson.
<< Dove pensi di andare? >> chiese il biondo infuriato, cui il piccolo lanciò un sorriso più da vampiro che da essere umano e Klaus rabbrividì guardandolo.
<< Se non vuoi aiutarla tu, ci penseremo noi! >> disse solo, allontanandosi nel giorno splendente.
Marcellus contò fino a cinque, una volta uscito e come volevasi dimostrare, sentì il suo maestro alzarsi dalla sedia, imprecando e correndogli dietro.
<< E va bene, vi aiuterò. Ma sia chiaro che non lo faccio per lei. Anzi, una volta che ce l'avrò sotto le mie mani, le farò rimpiangere di non essere stata sincera prima. >>
<< Va bene! >> si limitò a dire Marcellus sorridente. 
'Oh, sei così prevedibile', pensò il bambino, lasciando automaticamente la mano del giovane vampiro per metterla nelle mani di chi, ancora una volta, l'avrebbe aiutato. 

 

 

 

 

N/A

Ciao ragazze,

Non so bene come chiedere il vostro perdono per quanto riguarda il ricordo di Caroline, perché ci sarebbero mille scene in cui Caroline 'perde' l'uso della ragione in presenza di Klaus, ma ho un debole per quando Klaus le dice 'Is that our thing?' (oltre ad averlo per JoMo e il suo sorriso tutto fossette) quindi niente, è questo il ricordo che ho scelto.   
Parlando del capitolo in se per se, Elijah non è morto, Kol sta tornando e Caroline cerca di guadagnare la fiducia di Genevieve, Klaus è ancora in una fase di non accettazione per quello che prova per Caroline (e sento da casa mia le critiche perché, ma se lui la ama dovrebbe correre a salvarla, perché la lascia lì? La mia risposta è molto semplice: Klaus non riesce ad accettare il tradimento, o quello che lui reputa tale.
Come potrebbe, dunque, accettare che Caroline gli abbia nascosto non solo che viene dal futuro, ma anche che (dal suo punto di vista, la verità è un'altra storia) lo voglia uccidere? Non può, semplice! Se a ciò aggiungiamo quell' infido essere di Kol, quell'insopportabile precisino di Elijah e una Rebekah scomparsa (ripeto, sempre dal suo punto di vista. Io amo tutti gli Originali, chi più chi meno (vedi Finn)!), ma poi decide per il compromesso. Ci sarà di più dietro alla sua decisione di aiutare la mia vampira preferita o è solo grazie a Marcellus? 
Un bacio a tutte,
Ludovica

 

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Capitolo 23
*** Capitolo XXIII ***


<< Hai un piano? >> chiese Damon sentendo una presenza dietro di se, qualche ora di perlustrazione dopo.
La luna era sorta già da qualche ora, dando una strana aria al cimitero di Saint Peter* e si sentivano, in lontananza, i lupi ulularle contro.
<< Certo che si! >> il ghigno sfrontato di Klaus rientrò nel suo campo visivo.
<< Allora che stiamo aspettando? >> domandò Damon, alzandosi in piedi e togliendosi la polvere dai pantaloni.
<< Calma, calma! Prima vorrei farti una domanda se me lo concedi! >> lo fermò il biondo mettendogli una mano sul petto.
<< Ho alternative? >> chiese sarcasticamente Damon, guardando male la mano dell'Originale, che gli riversò un pigro sorriso maligno, ma levò la mano, prima di parlare.
<< Perché vuoi salvarla? >> gli chiese Klaus, perdendo il ghigno d'ordinanza e assumendo un'espressione quasi triste, quasi stanca, quasi… << Lei non rappresenta niente per te, e non capisco perché tu voglia… >>
<< Non mi piace, se è questo che intendi. Cioè è una bella ragazza, >> si corresse il vampiro dagli occhi di ghiaccio, notando l'occhiata assassina che gli lanciò il biondo << ma preferisco, oggettivamente, le more. >> un ghigno identico a quello che aveva fatto il suo compare prima fiorì sulle sue labbra << E, per rispondere alla tua domanda, ho sentito l'odore del mio sangue su di lei. >>
In un primo momento Klaus si sbalordì.
Non era assolutamente possibile che la sua Caroline conoscesse quella sottospecie di villico vampiro.
La prima volta che l'aveva vista aveva pensato che dovesse essere una regina, o una principessa, una nobile insomma. 
<< Cioè sei stato tu a trasformarla? >> domandò Klaus, adirato. Se non ci fosse stato Marcellus tra i due, come un piccolo angelo custode, probabilmente gli avrebbe staccato la testa dal collo di netto e tante grazie alla cara e vecchia ospitalità del Sud.
<< Klaus, è pericoloso influire sugli eventi del futuro. >> lo riprese infatti il bambino, lanciando, però, un'occhiata perplessa a Damon.
'Ti è andata bene, stavolta.' fu il primo pensiero di Klaus, seguito a ruota dalle condizioni di salute in cui poteva versare Caroline.
Le streghe maledette avevano lanciato un incantesimo che impediva ai suoni di uscire dalla tomba in cui si erano rifugiate.
'Oh se solo si saranno azzardate a torcerle un solo capello…'

 

                            -°°°°-

 

L'aria tornò ad invadergli i polmoni in un rantolo spezzato.
Tossì a lungo prima di tornare, lentamente, a respirare.
Si tolse velocemente un pugnale di oro bianco dal petto.
Erano passate poche ore, se ne rese conto dal sole che calava e che iniziavano a spuntare le prime stelle.
Fortunatamente Nik non lo aveva rinchiuso in una delle sue solite bare, pensò.
Sogghignò, Kol, e si sarebbe quasi messo ad urlare dalla contentezza.
La pozione aveva funzionato.
Non era più costretto a fare ciò che voleva Niklaus sotto minaccia del pugnale.
Non era più costretto a seguirlo.
Non era più costretto a fare niente che non gli andasse fare.
Si alzò in piedi e, stiracchiandosi, vide tutti i servi vampiri, umani e perfino un paio di licantropi, stesi a terra, morti.
Nik doveva aver dato di matto quando gli era stato riferito di Caroline, ipotizzò.
Ma non vide Elijah.
E ciò lo preoccupò.
Se non era lì, vicino a lui, le possibilità erano due: poteva essere scappato oppure… 
'No!', ricordò, 'l'unico paletto di quercia bianca era rimasto a suo padre, dopo la distruzione dell'albero.' 
Guardò un'ultima volta dietro di se, i corpi dei suoi guardaspalle, dei suoi amici, dei suoi servi, prima di darsela gambe.
Direzione: vecchio mondo. 
Aveva sempre amato l'Europa, le sue città, i suoi abitanti, i suoi monumenti…

 

                                -°°°°-

 

Si trovava al Grill, circondata dalla sua solita atmosfera familiare e rustica, ed era Natale, poiché riconobbe la famosa canzone 'Jingle Bells', risuonare dagli altoparlanti.
Era quello il posto che le apparteneva?
Klaus, un tempo che sembravano vite fa, gli aveva confidato che il mondo poteva essere casa sua, se lei glielo permetteva.
Poi nell affollato locale entrò una persona.
-Stefan- urlò sorridendo.
-Caroline- la salutò lui correndole incontro.
Sembrava che non si vedessero da secoli, mentre l'ultima volta che si erano visti risaliva a… La vampira corrucciò a fronte.
Quanto tempo era che non vedeva il migliore amico?
Oh beh, non era importante ora.
-A cosa devo questa così urgente convocazione?- domandò ridendo, invece.
-Dobbiamo parlare Caroline. Vieni?- disse il Salvatore più piccolo, perdendo il sorriso e la luce che generalmente lo contraddistingueva, per assumere una posa più da squartatore che dallo Stefan che era il suo migliore amico, e scortandola verso uno dei tavoli seminascosti del Grill.
Una volta che si furono accomodati e che Matt ebbe portato loro una bottiglia di Bourbon (-Crepi l'avarizia- aveva riso Caroline, sperando di far ritrovare all'amico il sorriso, che, in effetti, rise, ma non giunse agli occhi) e il giovane ebbe riempito i due bicchieri, si decise a parlare.
-Caroline, cosa c'è tra te e Klaus?- 
La bionda, che aveva appena assaggiato il liquido ambrato, fu costretta a sputarlo per evitare di strozzarsi.
-Cosa intendi, esattamente?- chiese sputacchiando il poco bourbon rimastole in gola, arrossendo furiosamente.
-Parlo del filo che vi lega!- disse il Salvatore più piccolo, mentre i suoi tratti si addolcivano, rendendolo più simile al se stesso solito che a quello che era stato un tempo.
-Perché dici il filo?- chiese Caroline sconvolta, tentando di far scivolare il discorso.
Se era davvero così pessima a mentire, Klaus doveva essere proprio un credulone per non essersi reso conto di tutte le volte che aveva finto sorrisi o che aveva provato a fargli pietà (una vocina dentro la sua testa le disse che non aveva mai davvero finto, che anzi, in sua compagnia, si era sempre divertita e che lei sapeva, sentiva che quell'uomo poteva essere migliore, se indirizzato da una mano capace)… Oppure aveva sempre saputo che nascondeva un secondo fine (che fosse uccidere lui o addormentare i fratelli poco importava)?
Il giovane rise, facendole segno di no con il dito, quasi volesse dirle che lui le avrebbe risposto solo dopo che lei avesse confessato, ma fu lui il primo a parlare.
-Perché è una cosa molto sottile e resistente, che, volendo, passa inosservata ed è estendibile quasi illimitatamente attraverso lo spazio, il tempo e l'attraversamento., in ogni senso, della gente. Però non sempre il filo esiste.- concluse il suo breve monologo il Salvatore, pensieroso.
Caroline rimase talmente tanto affascinata dal discorso che fu quasi un bisogno istintivo e urgente quello di chiedergli:
-No?- solo per farlo continuare a parlare.
-Niente affatto!- continuò l'amico, rendendosi conto che Caroline aveva bisogno di quelle parole. -Vedi, Caroline, magari due persone credono di essere molto unite, però poi si staccano e scoprono che stanno anche meglio senza l'altro!-
Caroline si chiese se fosse stato il caso di sentirsi offesa. C'era un implicito riferimento a Tyler o parlava in generale?
-E allora perché credevano di essere così unite?- domandò invece, come una bambina, ma pregava che Stefan avesse la risposta anche a quella domanda, perché non voleva pensare all'ibrido più del necessario.
Stefan bevve una rinvigorente sorsata del liquido prima di rispondere:
-Perché erano legati da una colla di semplici abitudini, oggetti, luoghi condivisi e gesti stratificati. E' una colla così densa da apparire una saldatura perenne, ma vedi, il bello è questo, perché quando uno dei due prova a separarsi, non c'è nessun filo che gli va dietro.-
Ora ne era certa: stava parlando della sua storia con Tyler.
E nella sua mente un'immagine ben definita prese piede: il mondo senza Tyler. Non sarebbe poi cambiato un granché.
Il mondo senza Klaus? Lei sarebbe rimasta la solita ragazzetta insicura di provincia, con manie di protagonismo e una leggera tendenza all'isteria e alla nevrosi.
Ma c'era di più.
'Riuscirei a vivere se sapessi di avergli fatto concretamente del male? Riuscirei a vivere se dopo aver passato qualche tempo insieme a lui anche nel tempo presente lo lasciassi? Riuscirei a vivere vedendo l'uomo e non la bestia, che tante volte ho sperato di vedere?'
Caroline ebbe bisogno di qualche secondo per processare il tutto.
-Che cosa triste!- se ne uscì alla fine, non rendendosi conto di parlare, ne che le sue guance avevano ripreso colore.
-Oh lo è. La maggior parte delle relazioni è basata su questo, credo.- aggiunse Stefan, come se con quella piccola parola finale intendesse non solo lei e Tyler, ma milioni di altre persone.
-E quando sai che il filo esiste?- domandò la bionda.
-Bhe, te ne rendi conto perché tenti di spezzarlo e ti trovi a caduta libera attraverso il significato stesso delle cose.- replicò Stefan, esibendo un ghigno che avrebbe potuto far concorrenza a quello dell'ibrido.
Nella mente di Caroline tutta una sfilza di immagini le passarono davanti agli occhi: Klaus che baciava Genevieve, il momento in cui le sue emozioni sparirono, le parole dell'ibrido che l'avevano ferita più di quanto credesse…
Quindi Stefan sapeva.
Impallidì.
Stefan sapeva che aveva perso il controllo.
Impallidì ancora di più.
No!
Non era possibile.
'E' solo uno stupido sogno!' 
-E di cosa è fatto questo filo?- domandò pianissimo al posto di chiedere delucidazioni all'amico in merito al fatto se era tutto nella sua testa o era reale.
-Di uno scambio continuo di domande e risposte, -il giovane Salvatore sorrise, mentre gli occhi tornavano a risplendergli. -di sguardi, anche solo immaginati. Assonanze, intuizioni, sorprese e curiosità reciproca che non si esaurisce. E similitudini. E differenze.- 

 

                            -°°°°-

 

Il fuoco imperversava intorno a loro.
Il piano di Klaus era semplice quanto efficace: aveva mandato il bambino alla ricerca di parecchia legna e, aiutato da Damon, con la supervelocità, l'avevano disposta in cumuli ordinati e apparentemente casuali, disponendola tutta intorno alla tomba sacrilega, ordinando, poi, ad un becchino di dare fuoco al tutto.
Quel pazzo aveva usato anche del cherosene, spingendosi addirittura all'imboccatura della suddetta tomba, ricordò Damon.
Cogliendole impreparate, Damon sperava di vincere quella battaglia.
Il suo compare non aveva dubbia al riguardo.
<< Hai dubbi? >> gli aveva ghignato Klaus.
Quindi stavano aspettando, pazientemente, che il fumo e le fiamme facessero il loro effetto.
Se, in un primo momento, nemmeno una foglia si era mossa da quell'antro oscuro e intriso di magia, dopo circa due minuti di fervente attesa, in cui Damon aveva sentito i muscoli delle gambe fargli male, tanta era la tensione accumulata, mentre Klaus non aveva fatto altro che sogghignare all'indirizzo dell'oscura immobilità del sepolcro, le streghe avevano iniziato ad uscire urlando ed imprecando.
Perfino dalla loro postazione rialzata riuscivano a sentire l'odore della pelle bruciata di quelle povere anime.
Entrambi i vampiri si lanciarono uno sguardo, prima che facessero scendere i lunghi canini e che le loro reali fattezze, il volto del mostro, uscisse allo scoperto e atterrassero, non più lievi di un'alito di vento, sul duro marmo del cimitero e iniziassero la strage.

 

                                -°°°°-

 

Quando gli arrivò l'sms, Stefan si stava servendo di una generosa dose di bourbon, seduto sull'ampio divano di casa sua.
L'sms in questione era molto semplice, solo sei parole: 
Dobbiamo parlare. Vieni a casa mia.
Inquietante e minaccioso, pensò il Salvatore più giovane, lasciando perdere il bicchiere e salendo due a due le scale per raggiungere la sua stanza.
Una volta che si fu vestito si diresse inquieto e preoccupato verso casa Bennett, per trovarla deserta. 
Bussò più volte, irritato.
Aveva di meglio da fare che perdere tempo con Bonnie e le sue stupidaggini.
Bussò un'ultima volta, prima di girarsi per andare via, ma si trovò una persona inattesa davanti.
Abbie Bennett, con una busta della spesa in mano.

 

 

 

*A New Orleans ci sono due cimiteri: quello Lafayette e quello di Saint Peter, che è il più antico (è stato edificato nel 1721), nonché vicino al quartiere francese. 

 

N/A 

Ciao ragazze,
In questo capitolo ho voluto inserire nuovamente Stefan, che ci sarà anche nel prossimo e forse in quello seguente, ma non lo so ancora (pur avendo ben chiaro in mente dove voglio spingere la mia OTP, non so quanto e dove e come farceli arrivare!).
Ve lo dico già da subito, dal prossimo capitolo in poi la storia sarà quasi esclusivamente una Klaroline nuda e cruda (perché sono la mia OTP, quindi ciccia a chi sperava in un Carolijah o in una Koliloline (vabbé sono handicappata per inventare nomi da dare alle coppie, è assodato, NON MI ODIATE, please).)!
La guerra continuerà anche nel prossimo capitolo, con il salvataggio di Caroline e COSA CI FA ABBIE BENNETT SUL PORTICO DI CASA?
Ho pensato a lungo a che fine farà il personaggio di Bonnie (e non mi odiate, ve ne prego, amanti del personaggio, perché mi è necessario per arrivare alla conclusione parziale di ciò che accade a MF), e Abbie ne avrà molto a che fare così come gli inconsapevoli Klaus e Damon del passato XD!
Un bacio a tutte,
Ludovica

 

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Capitolo 24
*** Capitolo XXIV ***


<< Dov'è lei? >> ruggì all'ennesima strega che gli si parò davanti, scuotendola per le piccole spalle, mentre lei lanciò un urletto e i suoi occhi si riempivano di lacrime perché loro erano vampiri e ai vampiri era negato l'accesso in quelle tombe.
Sentiva il compagno, dietro di se, continuare a dilaniare la carne della povera malcapitata che aveva sotto ai denti.
<< Ti prego, non mi uccidere! >> la voce della strega uscì in un sussurro fievole.
<< Come ti chiami? >> chiese il vampiro, ghignando.
<< Jaime, Jaime Bennett. >> gli rispose debolmente la strega.
<< Addio Jaime Bennett. >> sogghignò Klaus, torcendole il collo.
Non gli erano mai piaciute le persone che invocavano pietà quando sapevano di essere spacciate.
E poi sarebbe stato pericoloso portarsi una di loro dietro, si convinse.

 

                            -°°°°-

 

<< Abbie Bennett, è un piacere rincontrarla! >> Stefan porse la mano alla donna che l'accettò riluttante, per poi chiedere sbigottita:
<< Scusami, caro, ci conosciamo? >>
Il vampiro strabuzzò gli occhi, interdetto.
Non c'erano state delle vere e proprie presentazioni ufficiali, ma, nonostante ciò, si aspettava che la donna si ricordasse del pazzo che aveva cercato di ucciderla.
<< Il mio nome è Stefan, Stefan Salvatore. Sono… >>  si presentò il vampiro.
<< Il nipote di Zac? Poverino, che fine tremenda che ha fatto! Attacco di un animale, mi pare, no? >> Abbie scosse il capo, come a sottolineare quanto fosse dispiaciuta.
<< Ehm, si! Ha fatto proprio una brutta fine. >> ammise Stefan, ricordando il pro nipote, morto a causa di Damon. << Cerco sua figl… >>
<< La vuoi una tazza di the, caro? >> lo interruppe la donna.
<< No, veramente avrei da fare, sa la scuola… >> il vampiro fece un sorriso tirato << Cercavo sua figlia, a dire il vero. >>
<< Caro, io non ho figli. Mi dispiace! >> 

 

                        -°°°°-

 

Fu un lavoro semplice e pulito.
Il genere di lavoro che piaceva ad entrambi.
Almeno fino a quando non si trovarono davanti una porta, sorvegliata da due lupi.
Il primo pensiero di Klaus fu che non era possibile che i lupi del Bayou si fossero affiliati con le ovvie perdenti dello scontro.
Tutti sapevano che la famiglia Mikealson era immortale.
Tutti sapevano che competere con uno qualunque di loro equivaleva a morte certa per la specie che li sfidava.
Tutti sapevano della sua impulsività.
Tutti sapevano quanto odiasse chi cercava di tradirlo.
I lupi ringhiarono così forte da dare l'impressione che fossero cento, anziché due povere anime.
Ah beh, non era importante, fu il suo ultimo pensiero prima che sguainasse le zanne e dicesse al compagno d'armi (Conoscente? Amico? Collega in piani criminali? Non avrebbe saputo dargli una definizione e nemmeno era interessato a farlo, al momento) di tenersi pronto.

 

                            -°°°°- 

 

Osservava, da una collina poco distante, New Orleans.
Aveva sempre preferito il silenzio, Elijah.
Amava un buon thé con dei biscotti, i libri e il silenzio.
Forse per questo la sua scelta era ricaduta su Celeste.
Perché era pura, buona e di poche parole.
Lei, come lui, sapeva che non ne necessitavano tante per farsi capire.
E, ora, la sua vita era distrutta.
Per l'ennesima volta Niklaus aveva distrutto tutto.

 

<< Portatemi quell'irritante esemplare di femmina! Così potrò dimostrare a mio fratello quanto tengo a lei. >> aveva ghignato ad un paio di serve, che, interdette dal tono cinico e disincantato che il fratello minore aveva assunto, erano corse nelle stanze di Caroline.
<< Cielo Niklaus, non te ne rendi nemmeno più conto? Il tuo mondo ruota tutto intorno a lei! >> affermò il bruno, alzando gli occhi al cielo << E voi, fermatevi. >> disse poi, rivolgendosi alle serve che avevano già percorso metà delle scale, dirette nella camera della vampira.
Elijah sapeva di essere sospetto.
Lo sapeva perché quelle erano più parole da Kol che dal fratello buono e misericordioso che era sempre stato.
Niklaus assottigliò gli occhi.
<< Osi sfidarmi, Elijah? >> chiese solamente, con un tono così nero e mortifero che il fratello quasi poté vedere la punizione che lo avrebbe atteso se avesse continuato a contraddirlo. << E voi correte a chiamarla, prima che uccida voi e le vostre famiglie. >> continuò, volgendo lo sguardo verso le due povere donne, che si guardarono un secondo negli occhi, prima di decidere di seguire le direttive del minore dei due.
<< Fermatevi ho detto! >> urlò Elijah, raggiungendole con la super velocità e mettendo le mani sui loro sterni, in un estremo quanto disperato tentativo di proteggere ciò che aveva di più caro al mondo: la sua famiglia.
Niklaus gli fu sopra in un lampo, scaraventandolo giù dal parapetto.
Se non fosse stato un vampiro sarebbe morto, ma, fortunatamente, lo era, atterrando con non più di un leggero tonfo sul freddo pavimento di marmo.
Anche il minore dei due scese in meno di un battito di ciglia, pronto alla battaglia.
In quell'infinitesimale lasso di tempo, Elijah ebbe il tempo di analizzare da più punti di vista la sua situazione.
Aveva Celeste dietro, che, in quel momento, tremava come una foglia.
Aveva anche il corpo del fratello dietro.
Si chiese se avesse sfruttato quegli istanti per svegliarlo, quanto ci avrebbe messo a riprendersi e ad aiutarlo.
Niklaus era troppo forte per lui.
Lo aveva sempre saputo.
Lo sarebbe sempre stato.
Non aveva scampo contro le ire del fratello.
<< Strega, lo sai che mio fratello prova qualcosa per un'altr… >> prima che Niklaus potesse finire la frase, Elijah gli diede uno schiaffo che rimbombò lungo le mura del piccolo cortile interno.
E se ne stupì immensamente.
Il suo sguardo era stupito e smarrito. 
Guardò la sua mano come se fosse altro da lui.
Elijah non faceva queste cose.
Elijah non si comportava mai male.
Elijah era stato educato a prendersi cura di tutti loro.
Dalla piccola Rebekah al possente Finn.
<< Che c'è, fratello? Pensavo ti facesse piacere il fatto che per, una volta, non sarà colpa del fratello bastardo se lascerai una ragazza! >> lo schernì il biondo.
<< Elijah… >> fu un sospiro tremulo quello che usci dalla bocca di Celeste.
Il maggiore dei due si girò appena, non volendo cedere il fianco al fratello, che in quel momento, si stava dimostrando un bastardo, in tutte le accezioni del termine, ma le lanciò uno sguardo che significava tante cose.
Niklaus sfruttò quel momento per attaccarlo e, più veloce della luce, gli diede un pugno in pieno sterno, che gli spezzò il fiato, costringendolo ad arretrare ed a tenersi il petto con le mani, chinando la testa.
Non si sarebbe arreso senza lottare, decise all'istante, l'aveva già fatto troppe volte.
Così, approfittando della risata malevola che era nata sulle labbra del sangue del suo sangue, gli diede un calcio tra le reni.
Niklaus volò dalla parte opposta del cortile, mentre lui tornava in posizione eretta e parlò:
<< Non mi interessa se dovrò picchiarti come faceva nostro padre. Per salvarti farei questo ed altro. Quella ragazza sarà la tua salvezza, che tu lo voglia o no. >>
<< Quanto sei ingenuo, Elijah. Io non voglio essere salvato, è questo che ti è sempre sfuggito nei tuoi contorti ragionamenti sulla mia espiazione! >> urlò il biondo, al colmo della frustrazione e della rabbia, sputando un grumo di sangue.
<< Non mi importa nemmeno dei tuoi ripetuti tentativi di fare finta che la tua redenzione non sia possibile, o che non ti importi. >> continuò a parlare il maggiore dei due, avvicinandosi con la super velocità e costringendolo a terra, mettendogli un piede sul cuore, e premendo leggermente, per fargli capire che non avrebbe smesso finché non si sarebbe arreso. << Anche se dovrò passare l'eternità a salvarti dalla tua testardaggine, dalla tua meschinità, dal tuo sadismo. >>
<< Perché vuoi continuare a vedere del bene in me anche quando non ce ne è? >> domandò Niklaus, con le lacrime agli occhi.
Elijah si stupì della domanda.
Non se l'era mai posta neanche lui.
Era una cosa da fare, punto.
Come mangiare o respirare.
<< Perché non abbandono le persone a cui tengo. >> ammise, togliendo il piede e tendendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi. << Perché sei mio fratello. >> Niklaus accettò la mano e si issò in posizione eretta. << Perché, per te, ho sempre sognato un futuro felice, non voglio che tu ti trasformi in nostro padre. >>
<< Direi che è un po' tardi per quello! >> disse solo il minore dei due, raggiungendo con la super velocità Celeste e strappandole il cuore con la mano destra.
Elijah non poté fare niente.
Poté solo correre, più velocemente che poté, verso il corpo del suo amore e sostenerla, prima che toccasse terra mentre un grido disarticolato lasciava le sue labbra.
<< Ecco! Ora sai come ci si sente quando qualcuno ti ruba ciò che pensavi fosse tuo. >> concluse Niklaus gettando quel cuore, il suo cuore a terra e allontanandosi per andarsi a cambiare la camicia.

 

Non sapeva come, ma gliel'avrebbe pagata.
Poteva stipulare un'alleanza con i licantropi che avevano preso prigioniera Caroline, ma sarebbe stato inutile.
Le loro sorti erano state decise nel momento in cui avevano rapito la ragazza.
Doveva, invece, farsi furbo ed aspettare il momento giusto…

 

                            -°°°°-

 

Tra i due calarono parecchi minuti di silenzio, necessari alla giovane per processare il tutto, mentre Stefan la guardava compiaciuto e sorridente.
Diavolo era stata lei a chiamarlo, era il minimo che lui gli facesse vedere ciò che sapeva di avere davanti agli occhi, ma che, per orgoglio, viltà, e per l'oggetto dei desideri in se per se della sua migliore amica, non si concedeva mai.
-Stefan, quanto credi che possa durare un sentimento impossibile?- chiese Caroline, a quel punto terrorizzata.

-Che intendi per sentimento impossibile?- le domandò a sua volta l'amico, l'espressione vacua di chi non capisce di cosa si stia parlando.
La ragazza rise amaramente, davanti all'atteggiamento assunto dall'amico e si affrettò a chiarire:
-Parlo di quando un sentimento ha avuto anche un solo, infinitesimale attimo di possibilità, ma che per qualche assurdo e sadico e inevitabile motivo non può compiersi e quindi, non può durare. Un sentimento che c'è, ma che non può esistere.- 
Dopo qualche attimo di trepidante esitazione il vampiro si decise a risponderle:
-Mi stai ponendo la domanda delle domande, Caroline. Credo che basti un solo istante per dare origine ad un ricordo e ciò che sopravvive all'oblio è destinato, o per meglio dire, obbligato all'immortalità. Un sentimento impossibile, come lo chiami tu, è possibile che resista a tutto, anche agli altri sentimenti che una persona può provare per altre persone, perché lascia sempre intatto il desiderio che splende nel ricordo, ed è nel ricordo si ama davvero, forse anche di più. Quindi se tu mi chiedi per quanto tempo può durare un sentimento impossibile, credo che la mia risposta sarà che i sentimenti impossibili sono quelli che durano per sempre.-
'Vuoi essere perennemente soggetta al ricordo o vuoi darti da fare affinché qualcosa si concretizzi?' 
-Grazie mille Stef, ora devo andare, ma prima un'ultima cosa: è un sogno o è la realtà?- domandò la bionda, arrossendo furiosamente mentre prendeva la giacca.
-E' così importante?- rise l'amico, che, di secondo in secondo tornava sempre più ad essere il suo migliore amico e sempre meno Squartatore.
-
No, probabilmente no!- rise anche lei, mentre un sensuale caldo la avvolgeva e vide una luce bianca avvicinarsi sempre di più.
Ma non era la luce della morte.
Era la luce della vita.
 

Un rantolo spezzato fu il preludio alla rinascita della vampira bionda.
Era pronta, pensò aprendo gli occhi.

 

                            -°°°°-

 

<< In che senso non ha figli? E Bonnie cos'è allora? >> chiese Stefan, smarrito.
<< Chi è Bonnie, caro? >> gli rispose Abbie, sinceramente curiosa. << Credo che tu ti stia sbagliando… >>
<< Deve essere uno scherzo! >> sibilò il vampiro, imbestialito. << Posso entrare in casa? >> chiese poi, tornando nei panni che aveva indossato tante volte, i panni del bravo ragazzo che non avrebbe fatto a fette volentieri tutta Mystic Falls per non esserne ancora sazio dopo, e aguzzò le orecchie alla ricerca del cuore di Abbie, che trovò subito: batteva rapido, come le ali di un uccellino.
Se Abbie non era un vampiro e diceva di non avere mai avuto figli allora significava che il passato era cambiato.
'Caroline' 
Stefan sbiancò quando realizzò di chi fosse la colpa.
<< Certo, caro. >> la donna gli fece strada nella piccola abitazione. << Sei sicuro di stare bene? Ti vedo parecchio pallido! >>
In quel momento il telefono del ragazzo squillò e lui, scusandosi, uscì dalla porta.
<< Damon! Abbiamo un problema… >> disse non appena sentì il fratello chiamarlo con voce irritata.
<< Dì a quella stupida streghetta di rimettere in funzione l'anello solare di Elena. Non mi interessa cosa abbia combinato, ma stava per essere abbrustolita direttamente dalla luce del sole! >> la voce seccata di Damon lo riscosse.
<< Damon, Bonnie è scomparsa! >> ammise il Salvatore più giovane.
<< Che intendi dire con scomparsa? >> chiese il maggiore dei due, ora davvero irritato.
<< Esattamente quello che ho detto! Sono a casa sua e ho incontrato Abbie, che mi ha detto di non aver mai avuto figli. >> Stefan sapeva che la sua spiegazione poteva sembrare ridicola, ma era la triste verità.
<< Aspetta un attimo! >> gli ingiunse Damon << Hai provato a sentirle il battito cardiaco? >> 
<< Certo che si. E, a quanto pare, è umana. >> disse Stefan, leggermente offeso dalla mancanza di fiducia del fratello. 
<< Abbiamo tre grossi problemi, allora, fratello! >> disse semplicemente il maggiore.
<< E quali sarebbero? >>
<< Il primo: la nostra preziosa streghetta; il secondo: Elena; il terzo: Caroline. >> concluse, agganciando la telefonata.
La vita fa davvero schifo, ebbe modo di considerare il giovane Salvatore correndo verso casa sua, se sei un vampiro e sei sfigato come lo era lui.

 

                                -°°°°-

 

Quei due lupacchiotti o non erano stati per niente addestrati all'arte del combattimento o avevano avuto un maestro di lotta veramente scarso. 
<< Caroline! >> chiamò una volta che ebbe aperto la porta con un calcio.
La stanza in cui era entrato era buia, nemmeno la luce della luna riusciva a penetrare quell'oscura immobilità, chiamò Damon, che si era andato a cercare la cena tra le numerose vittime della notte.
Lo aveva avvertito di non bere il sangue direttamente dalla vena delle streghe:
<< Chissà con quali schifezze lo hanno contaminato, >> aveva aggiunto, notando che il vampiro non aveva dato troppo peso alle sue parole. << bevilo quando sono morte, se vuoi rinvigorirti un poco. >>
Il compagno aveva fatto una smorfia al pensiero di bere da carne morta, ma alla fine aveva annuito.
<< Portami una fiaccola! >> disse solamente. 
Di Genevieve non se ne era vista l'ombra e ciò lo impensieriva.
Era pur sempre una delle streghe più potenti di tutta la sua stupida congrega.
<< Klaus. >> la voce soffocata della vampira gli arrivò dalla sua sinistra.
<< Caroline! Descrivimi il posto in cui ti trovi, presto. >> cercò di zittire il fiume di parole che stavano sicuramente per uscire dalla bocca della bionda, che infatti, protestò, mentre il sollievo tornava ad inondargli i polmoni. Era viva.
<< Ei, che modi! Non lo sai che… >> Klaus riuscì a percepire che la ragazza non era che all'inizio della lunga fila di epiteti che gli avrebbe riservato una volta uscita di lì, ma il ringhio che si propagò dalla sua gola fu sufficiente a zittirla. << Comunque sono seduta a terra e c'è una grande lastra di marmo bianco davanti a me, su cui sopra sono poste delle ciotole grigie… >>
<< Un altare sacrificale! >> concluse l'uomo, mentre avvertiva, più che vedere Damon entrare, reggendo una fiaccola, che, sfortunatamente si spense, nel momento in cui il vampiro entrò nella stanza.
<< Maledizione, è un'incantesimo! >> capì dopo qualche istante il quasi ibrido.
<< Aiuto! Klaus, dove sei? >> gridò Damon, in preda ad una crisi di panico. 
<< Damon, stai tranquillo! Sono leggermente più avanti a sinistr… >>
<< E da dove vengono tutti questi ragni? Aiuto, aiutoooo! >> il Salvatore continuava ad urlare, dandogli la strana impressione che le pareti si stessero avvicinando le une alle altre.
<< Finalmente vieni a giocare nel mio territorio. >> una voce, dolce e musicale come il cioccolato, ma al tempo stesso, dura e forte come il metallo, ridacchiò eccitata dal fondo della stanza.
Si comincia, pensò Klaus, sguainando i canini.    

 

 

 

N/A

 

Ciao ragazze,
Mi ero illusa di riuscire a fare entrare tutta la guerra contro le streghe in un unico capitolo, quindi l'ho frazionato in due parti.
In questo capitolo troviamo un'Elijah con manie vendicative, un Niklaus determinato a salvare la mia eroina, una Caroline che, finalmente, sa quello che vuole, e uno Stefan (quello del futuro, quello del sogno è a dir poco sorprendente) a dir poco interdetto.
Ve l'avevo detto che a MF la calma sarebbe durata per ben poco, o no XD? 

Spero che la mia storia vi continui a piacere.

Un bacio

Ludovica

 

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Capitolo 25
*** Capitolo XXV ***


 

In Time



<< Come è possibile che sia scomparsa? >> urlò Damon, lanciando contro il muro un leggero tavolo di legno, che, vista la forza dell'impatto, si frantumò in miliardi di piccole schegge.
Una sedia e un paio di libri più vecchi dello stesso Damon avevano già fatto la stessa fine, obbligando il Salvatore minore a nascondere alcuni dei loro beni più preziosi in una stanza diversa.
Non se ne riuscivano a capacitare.
Anche Matt era stato ammesso a quella riunione straordinaria.
L'umano, a dire il vero, non aveva aiutato molto, limitandosi solamente a singhiozzare ed a lanciare, di quando in quando, qualche occhiata disperata verso i due vampiri nella stanza.
Tyler era, ovviamente, ancora lontano, disperso tra gli Appalachi e il Grand Canyon, per quanto ne sapevano loro.
Non che avessero intenzione di chiamarlo.
Sarebbe successo il finimondo se avesse saputo cosa stava succedendo a 'casa'.
E non a torto, pensò sconfortato il minore, seguendo le movenze del maggiore, che scaraventava contro il fuoco, che ardeva crepitando labilmente, il contenuto di decenni (secoli?) di storia della famiglia Salvatore, oltre quella trafugata ad altre, ovviamente.
<< Come. è. possibile? >> ad ogni parola il Salvatore accompagnava lo scricchiolio di un componente del mobilio fracassato. 
<< Penso che la colpa… >> la voce di Stefan fu coperta dall'ennesimo servizio di porcellana frantumato, mentre una bestemmia usciva dalle labbra del Salvatore più anziano.
Stefan sapeva che Damon non era dispiaciuto per Bonnie, o almeno, non tanto quanto per la speranza di riuscire a veder tornare la loro ex con la sua umanità integra.
<< Penso che la colpa sia da attribuire… >> altro piatto rotto.
<< Damon stai distruggendo tutta casa, basta. Oltre al fatto che quel servizio di piatti è costato una fortuna! >> lo rimproverò Stefan, a metà tra il seccato e l'arrabbiato.
Il fratello si girò verso di lui, gridando parole sconnesse, mentre respirava affannosamente, come se avesse corso una maratona e fosse ancora umano. 
<< Come se i soldi fossero un problema. >> ghignò malevolo Damon, mandando al macello l'ultimo mobile di quella stanza: la sedia su cui era seduto Donovan, che cadde rovinosamente al suolo.
<< Ahia >> si lamentò il giovane, toccandosi il sedere, ma nessuno dei due fratelli sembrò troppo propenso a sentire le sue rimostranze.
<< Siamo vampiri, Stefan! Sai cosa significa vero? >> ghignò allargando le braccia il primogenito << Possiamo soggiogare le persone affinché… >>
<< Grazie per la lezione di vita! Pensi che non lo sappia? >> lo interruppe Stefan, sibilando tra i denti.
<< Vuoi essere la cena stupido quarterback? >> chiese Damon avvicinandosi pericolosamente e minacciosamente a Matt, notando per la prima volta da quando era entrato in casa, che non erano soli come sperava.
<< Damon! >> Stefan si parò di fronte a lui, come un genitore che difende il figlio dal mostro brutto e cattivo delle favole.
<< Stavo scherzando Stefan, tranquillo! >> disse il maggiore, leccandosi, però, volutamente le labbra, quasi potesse sentire anche a quella distanza il sapore del suo sangue, mentre il minore sentiva il povero giocatore di football indietreggiare con gli avambracci, spaventato.
Non che non fosse vero, ma comunque…
<< Penso che la colpa sia da attribuire a Caroline. O al Klaus del passato. O a te del passato. >> concluse finalmente Stefan.

 

                            -°°°°-

 

Caroline si svegliò tossendo, nel bel mezzo del caos generale.
Poteva sentire il fumo entrare dagli spifferi della porta e della piccola finestrella.
Alcune streghe urlavano insulti irripetibili, alcune provavano a spegnere l'incendio che sembrava essersi scatenato a pochi metri da loro, altre ancora si limitavano a morire, urlando come ossesse.
<< Genevieve >> urlò la vampira, mentre l'ennesimo colpo di tosse la travolgeva.
Aveva solo un pensiero fisso in mente: uscire da quell'impiccio infernale in cui si trovava.
<< Caroline >> la voce della sua nemica, che scoprì essere appena fuori la porta dove era stata condotta con la forza.
<< Genevieve, >> tossì la bionda << presto, liberami! Posso aiutarvi, posso… >> 
<< Potresti scappare, vorresti dire! E poi è meglio così, non capisci? Non avrò nemmeno il tuo sangue sulle mie mani. >> disse la strega, tra il gioioso e l'imbarazzato, come… come… come se fosse delusa per non averci pensato prima lei stessa.
<< Credi che Klaus ti possa amare? Sei solo una povera illusa Genevieve. Klaus non sa amare. >>

 

-So che sei innamorato di me.
E chiunque sia in grado di amare, può essere salvato.-

 

Le sue parole, contesto diverso, stessa storia.
Ancora una volta era stata usata come gioco di potere, come danno collaterale, come capro espiatorio. 
<< Klaus è incapace di fidarsi, di provare emozioni oltre l'odio cieco che lo ha spinto negli ultimi ottocentocinquanta anni… >>
Sentì i passi leggeri della strega fermarsi nel mezzo del corridoio per ascoltarla, pregò silenziosamente.

 

-Io ho fatto molto più di abbastanza. Ho mostrato gentilezza, clemenza, pietà. 
L'ho fatto per te, Caroline. 
L'ho fatto solo per te.-

 

Le parole di lui, chiare come acqua…
<< Non saprebbe mostrare gentilezza nemmeno se non avesse altra scelta… >> perché le dava così gioia frantumare i sogni di quella povera incosciente? Che ne andasse della sua vita era assodato, ma le eroine non provavano sollievo nel distruggere le speranze dei cattivi, o forse si?

 

-Si, beh, sappi solo che se Tyler fosse ancora asservito a me, non ti avrebbe mai ferita.
Non glielo avrei permesso.-

 

Ancora una volta le parole che aveva usato lui.
All'epoca aveva pensato che fosse solo un altro sporco trucco per farla finire in trappola, per farla cedere, solo un'altra tacca sul medagliere delle conquiste di Niklaus Mikaelson…
<< Ha costretto il mio ragazzo a scappare. Scappare, ti rendi conto? >> rise la vampira.
Rideva per Tyler, per se stessa, perfino per Klaus.     

 

-L'ho fatto una volta, quando credevo ne valesse la pena.
Ma ne è venuto fuori che certa gente non può essere aggiustata.
Le persone che fanno cose orribili, sono solo persone orribili.-

 

Stava mentendo all'epoca? O era la pura verità?
<< Klaus non ti amerà mai. Come probabilmente non è mai stato innamorato di me. >> concluse, assottigliando gli occhi.
Il fumo glieli faceva pizzicare quasi insopportabilmente, ma non poteva fare altro.
<< Gli ho detto che vieni dal futuro. Se vorrà venire a salvarti, cosa di cui non dubito, non verrà solo per me. >> sussurrò la strega, contrariata, come se quell'ammissione le costasse fatica e si disprezzasse al tempo stesso per quella confessione, percorrendo il corridoio dalla sua parte, aprendo la porta e liberandola solo parzialmente dalle corde intrise di verbena.
<< Ma mi seguirai e non proverai a far spuntare quelle orribili zanne da vampiro, va bene? >> proseguì Genevieve.
<< Dove andiamo? >> chiese allora sbalordita Caroline.
Per il momento la preoccupazione per ciò che le avrebbe fatto Klaus andava accantonata in un angolo remoto della sua mente.
Doveva concentrarsi sul presente e pensare a dove la stesse portando la strega.
<< Queste vecchie tombe sono piene di sotterranei. >> le rispose solo parzialmente Genevieve, prima di accedere ad un piccolo cunicolo infossato nella roccia, accompagnandola dentro una stanza più piccola e con una specie di piccolo altare di arenaria bianca e tre piccoli calici dello stesso materiale, incastonati nella roccia.
Dopo averla nuovamente legata uscì dalla stanza, trafelata.
Doveva per prima cosa capire come avrebbe fatto a scatenarsi l'incendio, per poi pensare al contrattacco.

 

                        -°°°°- 

 

<< Cosa vuoi Genevieve? >> chiese Klaus, sputando un grumo di sangue.
<< Non riesci ancora a capirlo? >> domandò a sua volta la strega, sconcertata, lanciandogli un'altro incantesimo nel buio, che, stavolta, scansò. Aveva perso parecchio sangue e le pareti che si stringevano sempre di più attorno a lui non erano il massimo del comfort. << Voglio te! >>
<< E' un peccato, allora! >> ghignò il vampiro.
Il fatto che nemmeno i suoi occhi di vampiro fossero in grado di vedere oltre la tetra oscurità del luogo prescelto per la battaglia campale era, anche quello, uno svantaggio.
Certo aveva sempre i sensi da vampiro Originale, ma erano poca cosa, paragonati al potere delle streghe.
Anche la ritirata risultava essere una via impraticabile, a quel punto.
Poteva solo combattere.
Damon era perso nei fumi delle varie visoni che gli mandavano le fattucchiere e non sperava di avere un aiuto da lui.
Cercò freneticamente nel suo cervello un'idea che potesse essere una, inutilmente.
Poteva chiamare il bluff della strega, ma sapeva bene che l'unico modo per farlo era quello di essere disposti a perdere tutto.

 

                                -°°°°-

 

<< Hai me! >> urlava Caroline tra le lacrime. << Lascia stare lui, ti prego! >> 
<< Tu saresti il premio di consolazione, dolcezza, ora fai silenzio! >> disse la strega, oscurando la conversazione che stava avendo con Caroline, nonché le urla della stessa vampira, ma la ragazza capì che si stava rivelando un compito superiore alle reali capacità di Genevieve, perché stava impallidendo visibilmente.

 

                                -°°°°-

 

 D'un tratto sentì un movimento venire da sotto di lui.
<< Caroline! >> sussurrò, elettrizzato.
La strega era furba, pensò.
Aveva messo due lupi a guardia della porta sbagliata, sicura che lui avrebbe seguito la loro traccia, come aveva fatto, in effetti.
Quello che la strega non immaginava era l'intelligenza della bionda.
<< Tesoro, devi fare una scelta. O me e la tua vita, o lei e la sfortunata morte di entrambi. >> disse la strega, la sua voce stava iniziando a diventare mano mano sempre più roca, segno che si stava stancando.
<< Che ne dici di una terza possibilità? >> ghignò sinistramente Klaus.
<< E quale sarebbe? >> domandò Genevieve, sinceramente curiosa.
<< La tua morte! >> disse, continuando a ghignare sadicamente, e dando un forte calcio verso il basso che fece crollare il pavimento, rivelando una luce e l'altare sacrificale che gli aveva descritto Caroline, mentre sentì le due donne gridare.
'Sto arrivando, tesoro' fu il suo ultimo pensiero prima di saltare nel vuoto.

 

                                -°°°°-

 

A Caroline prese letteralmente un colpo.
Il soffitto sopra di lei cedette e si stava già per vedere morta (non tecnicamente, ma una volta in testa non sarebbe stata nemmeno così piacevole), quando una figura piombò in mezzo a loro.
Klaus, il vampiro sterminatore, era giunto tra loro.
Le sue intenzioni furono chiarissime non appena scese, zanne in bella vista e squarci su tutto il corpo, da cui, da alcuni di essi, grondava ancora sangue.
<< Klaus! Klaus! >> lo fermò lei. << Guardami! Guardami! Guardami!, stupido testone di un vampiro Originale! >>
Il vampiro mosse leggermente la testa verso di lei, ringhiando per gli appellativi appena datigli, ma come a dire che aveva la sua totale attenzione, mentre i suoi occhi, neri come l'inferno, così diversi dai suoi occhi gialli con sfumature di verde intenso quando era l'ibrido Originale, erano puntati ancora verso Genevieve, che tremava in un angolo.
<< Sono viva! Non mi hanno ucciso! >> se avesse avuto le mani libere gliele avrebbe sventolate davanti.
<< Hanno mancato di rispetto alla mia famiglia, non solo a te Caroline! >> disse il vampiro con tono mortifero e letale e la ragazza capì che le toccava elaborare un piano, e in fretta.
<< Fammi scegliere la punizione che più mi aggrada per queste sporche streghe, allora! >>
Klaus ritirò i canini, stupito.
Bene, aveva attirato la sua attenzione.
Non era assolutamente accettabile che gli chiedesse di sentenziare a morte una persona che aveva insultato ripetutamente la sua famiglia.
<< Perché? >> chiese.
<< Perché è a me che sono state inflitte le torture peggiori. >> sentenziò Caroline, risoluta. << Liberami, >> disse poi << queste corde alla verbena fanno un male cane. >>
Al vampiro non restò che annuire, ringhiando non appena la sua pelle toccò lo spago infetto dall'erba nociva, liberandola dalla costrizione.
<< E sia. >> mormorò dopo qualche istante, sondando gli occhi limpidi della sua vampira.
<< Genevieve, per i crimini da te commessi… >> 
Klaus sogghignava soddisfatto.
Aveva sempre amato le donne di potere e Caroline nelle vesti di giudice sarebbe stata perfetta. Con i capelli biondi e nient'altro che cieca furia negli occhi azzurri sarebbe stata perfetta perfino come Regina.
Dopo appena un attimo si stupì del suo stesso pensiero.
Regina? 
No!
Non c'era posto per una Regina nel suo regno.
<< …ti condanno… >>
Aveva fatto proprio bene a lasciarle decidere la pena per quella strega.
<< …all'esilio permanente da New Orleans. >> finì sfinita, accasciandosi al suolo.
Come? 
Esilio? 
Aspetta un attimo…
<< Non la toccare Klaus. Se vuoi prendertela con qualcuno sono io l'unica responsabile della condanna. >> mormorò la vampira prima di svenire dal dolore delle corde e per il fumo, che ancora circolava nei suoi polmoni.   

 

                                -°°°°-

 

L'odore di Klaus investì in pieno i suoi sensi.
Era svenuta?
Non ricordava altro che il volto del vampiro e la fragranza della sua pelle.
Era come cercare di respirare acido, o fiamma viva, tanto era intensa e ammaliante.
Entrambi respiravano affannosamente, ma la giovane vampira sapeva che erano due tipi di respiro diversi.
<< Sei venuto a salvarmi, alla fine. Non ci avrei scommesso un soldo bucato. Era Genevieve quella che sperava. >> sorrise debolmente Caroline, l'espressione mutò, però, ben presto quando si trasformò in una smorfia di dolore.
'Perché sorridi Caroline? Lo sai che sono qui per punirti, no?'
Non aveva un graffio, considerò Klaus in fretta, ma si vedeva che aveva patito la sete in quei giorni.
Senza contare lo stato mentale in cui poteva versare.
Le streghe erano capaci di fare cose al cervello di una persona.
<< Tieni gli occhi puntati sull'orizzonte, tesoro. E' lì che mi vedrai! >> sogghignò l'Originale, prima di rendersi conto che Caroline era troppo debole persino per reggersi in piedi, figurarsi per camminare.
Le porse il polso, come avrebbe fatto parecchio tempo dopo.
Lei guardò per un istante nei profondi occhi del vampiro, prima di soffermarsi sulle sue ferite, non del tutto ancora rimarginate, e scuotere la testa.
<< Anche tu sei debole, troppo! >> mormorò, stremata.
'Io? Debole?'
<< Si, ma io, a differenza tua, non mi essiccherò in poco tempo se non mi nutro entro un quarto d'ora, a quanto pare… Su bevi! >> la incitò allora, conscio che avevano poco tempo prima che Caroline iniziasse veramente ad essiccarsi.
<< No! Non prima che anche tu abbia bevuto del sangue almeno. >> continuò interperrita la vampira.
<< Caroline… >> provò a farla ragionare lui.
'Mi servi intera per il tuo processo.'
Senza dubbio Elijah avrebbe fatto un lavoro migliore per convincerla, ma l'aveva lasciato, come sempre accadeva quando la sua rabbia era troppo acuta e i suoi sensi predatori prendevano il posto della lucente razionalità che gli era stata data in dono.
<< Se tentassero ancora di attaccarci? Tu non saresti abbastanza forte per resistere ad un altro attacco, ed io non sarei in grado di far fronte ad un eventuale carica. >> ammise la vampira. << Oltre, probabilmente, ad essere del tutto incapace come guerriera! >> sorrise, mentre sentiva anche le ultime forze abbandonare il suo corpo.
'Chi è il folle che, dopo stanotte, oserebbe mettersi contro di me?'
<< E va bene! >> ringhiò il vampiro, prendendola in braccio e portandola via da quell'infernale luogo.

 

                        -°°°°-

 

Klaus sentì subito che c'era un odore diverso nell'aria.
Non era il solito puzzo di decomposizione e di morte a circondare il palazzo.
Mancava qualcosa, ma non ebbe più di tanto tempo per soffermarcisi sopra.
Aveva una vampira da salvare.
Una vampira che aveva, probabilmente, la risposta a parecchie delle sue domande.
Ma chissà per quale ragione, il pensiero non lo rinfrancò come si sarebbe aspettato che facesse, mentre la adagiava sul suo letto e le porgeva il suo polso, accarezzandole piano i capelli e coprendola con le coperte al tempo stesso.

 

                        -°°°°-


<< Dovresti dirglielo, non appena si sveglierà, sai? >> disse il bambino, servendosi di una più che generosa dose di porridge.
<< Cosa? >> chiese distrattamente Klaus, sfogliando il giornale, la cui notizia di prima pagina era l'incendio nel cimitero di Saint Peter.
<< Che sei rimasto con lei giorno e notte da quando l'hai riportata a casa! >> gli rispose Marcellus, aggiungendo dello zucchero, proibito alla sua normale dieta (Elijah pensava che facesse male ai denti, tsk), e sorseggiando la prima cucchiaiata della zuppa.
'Bleah! Ma è disgustoso.'
Pensò di non aver mai mangiato niente di più cattivo in vita sua e maledisse mentalmente Elijah, che era sempre così fissato con la sua alimentazione, optando per un semplice bicchiere di latte e un toast…
Così spostò impercettibilmente il piatto pieno verso la sua sinistra, ma abbastanza perché uno dei nuovi servi di casa Mikaelson notasse il movimento e accorresse per levargli la maleodorante stoviglia, ripiena dello schifoso intruglio, da sotto il naso.
<< Non servirebbe comunque a niente. >> ribatté il vampiro bevendo tutto d'un fiato il suo bicchiere di scotch e lanciando una breve ma significativa occhiata al piccolo, uno di quegli sguardi che significavano 'è mattina presto e non ho dormito stanotte, quindi non parlare troppo a meno che tu non voglia essere il mio prossimo pasto!'.
<< Certo che sarebbe utile! >> replicò energicamente il bambino. << Voglio dire, non è sbagliato provare sentimenti! >> si affrettò a balbettare, intimorito dall'occhiataccia che gli mandò il vampiro.
<< Mi irrita! >> ammise Klaus, evitando di guardare negli occhi il bambino, dopo qualche istante di silenzio in cui quest'ultimo, per l'imbarazzo, aveva bevuto tutto d'un fiato il bicchiere di latte, sporcandosi e facendosi venire i tipici 'baffetti' << Mi irrita come un quadro bellissimo di un pittore che odio. Mi fa arrabbiare, mi confonde, ma non riesco a fare a meno di continuare ad ammirarlo. E non so cosa mi prende quando sono in sua compagnia, so solo che quando i nostri sguardi si incrociano mi sento… Perso >> concluse il vampiro, tornando a guardarlo negli occhi e lanciandogli uno sguardo di supplica, come a fargli capire che non poteva sforzarsi di fare di più… Non ce la faceva… 
<< E vorresti farmi credere che non ti piace? >> lo prese in giro il bambino, ridendo.
Erano le bugie ad averli condotti a quel punto, o ci sarebbero finiti comunque?
Quando mentiva sul fatto che non provasse attrazione per Caroline, quando mentiva ad Elijah, fingendo che andasse tutto bene e avrebbe voluto, invece, solo spaccargli la faccia, quando mentiva a Rebekah sul fatto che non l'avrebbe più pugnalata, quando mentiva a Kol, facendo finta che anche lui facesse parte di quel sempre e per sempre, giurato da solamente tre di loro… 

'La differenza sta che l'argento si beve, l'oro si aspetta' pensò il vampiro.
Così sorrise.
Un sorriso che voleva dire tante cose, tra le tante, basta mentire.
A se stesso, in primis.
Poi a tutti gli altri.

 

                            -°°°°- 

 

<< Come stai? >> una voce piccola e sottile la riportò alla vita.
<< Marcellus? >> disse solamente la bionda, tirandosi su dal letto.
<< Si, sono io. >> rise il bambino abbracciandola, felice che la sua amica fosse tornata a parlare. << Mi sei mancata, Caroline! >> 
<< Ahi >> mormorò la bionda, facendo finta che il bambino le avesse fatto male stringendola troppo.
<< Scusami, ti ho fatto male? >> disse precipitosamente il bambino, come se avesse paura che lei scappasse di nuovo, staccandosi.
<< Qualcuno ti ha detto di smettere di abbracciarmi? >> scherzò la vampira, tornando ad avvolgerlo.
Dopo qualche minuto passato in quel silenzioso abbraccio, che per loro due, però, significava così tanto, i due si separarono e lei trovò la forza di chiedere:
<< Dov'è Klaus? E di chi è questa stanza? E per quanto tempo sono stata incosciente? E cosa è successo al resto della famigli… >>
<< Calma, calma! Quante domande. >> rise il bambino << Sei incosciente da un paio di giorni, più o meno. La risposta alla tua seconda domanda è molto semplice: sei nella camera da letto di Klaus. >> le sorrise.
Oh, adesso che ci faceva caso le lenzuola avevano proprio l'odore persistente e agrumato dell'ibrido.
Anche l'arredamento della stanza rispecchiava in pieno i gusti dell'uomo: classico, elegante ed eterno.
Sembrava che nemmeno una foglia potesse turbare l'immobilità di quella stanza.
Oltre al letto a due piazze e mezzo ('Cosa ci farà mai quel pazzo con un letto così grande?') nella camera trovavano posto solo una sedia in legno ed una piccola scrivania di mogano, su cui erano posti diversi fogli.
<< Sono i suoi schizzi? >> chiese la vampira, curiosa.
Il bambino annuì, ma la avvertì che Klaus era molto geloso dei suoi disegni e che gli aveva giurato che l'avrebbe fatto a fette se si fosse azzardato a toccarne uno solo.
<< Ha fatto giurare a te, a me no! >> scherzò la vampira, facendogli una linguaccia e gattonando sul letto per avvicinarsi alla scrivania e prendere uno dei fogli sparsi.
La sorpresa le fece spalancare le labbra in una comica 'O'.
Era lei.
Ma non la solita, vecchia, banale, moralista lei.
Era una Caroline diversa, ebbe modo di pensare.
Era una Caroline donna quella dipinta da Klaus, non la Caroline ragazza che si sentiva.
La Caroline ritratta dal quasi ibrido era terribilmente affascinante, con una qual certa aria di sfida nello sguardo, pericolosa e seduttrice, ma, al tempo stesso, aveva qualcosa di dolce nelle labbra e nei lineamenti del viso.
Ovviamente aveva già visto i dipinti dell'ibrido, anzi, teneva in gran conto il disegno che la raffigurava, dopo che Tyler, in preda ad una scenata di gelosia, aveva minacciato di dargli fuoco, ma quelli erano diversi.
C'era qualcosa di mortalmente ammaliante nei dipinti che stava scorgendo ora.
Era tutto quello che le sarebbe piaciuto davvero essere.
Klaus aveva dipinto la sua anima, realizzò.
E l'anima te la prende solo chi riesce a vederla, pensò sconfortata, pensando a Tyler, lontano anni luce, sia mentalmente che fisicamente, ora più che mai.
Sfogliò i primi cinque o sei fogli, prima che una voce accentata la facesse girare verso la porta.
<< Non lo sai che è maleducazione spiare i lavori di una persona senza prima chiedergli il permesso? >> ridacchiò Klaus, forse leggermente in imbarazzo, appoggiato allo stipite della porta.
<< Non lo sai che è maleducazione fare disegni su una persona senza prima chiederle il permesso? >> freccia lei indispettita.
Era stata beccata in pieno ad osservare i lavori dell'ibrido.
Più di una volta, anche nel suo tempo, si era chiesta come facessero i colori a combinarsi in quel modo per quell'essere.
Il blu, per esempio. 
Nella maggior parte delle sue opere lì esposte, era quasi sempre il blu il colore dominante. 
Un blu carico, come il cielo di notte, cui solo i capelli dorati, il fine incarnato perlaceo, le labbra rosse come piccole gemme e gli occhi, di un azzurro tenue, riuscivano a sfuggirgli, quasi il pittore si fosse stancato di inserire tutto quel colore e avesse deciso, alla fine, di ripiegare sugli altri.
<< Grazie Marcellus, puoi andare! >> sorrise l'Originale.
Il bambino sorrise ad entrambi e fece l'occhiolino alla giovane prima di uscire e chiudere la porta.
<< Mi vedi davvero così? >> chiese la ragazza, prima di riuscire a fermarsi.
'O prima di dare fiato alla bocca senza usare il cervello!'
L'Originale, che era entrato nella sua stanza solo per cambiarsi la camicia, lorda del suo stesso sangue, si fermò slacciando il primo bottone, guardandola, interdetto, e chiese:
<< Così in che senso? >>
<< Beh, guardami, e poi guarda il disegno! Siamo simili, è vero, ma questa non sono io. Io sono… >> 
<< Splendida, determinata e assolutamente radiosa? Si lo sei, ma sei anche coraggiosa e terribilmente incosciente, oltre che elegante, insolente e spropositatamente affascinante e sincera! >> 
<< Klaus, dobbiamo parlare… A proposito della sincerità. Non sono stata del tutto onesta con te. Vedi ci sono cose di me che tu… >> provò a dirgli, timidamente, la vampira.
Sapeva bene quale sarebbe stata la reazione dell'ibrido alla sua confessione: morte,  tortura e ancora morte.
<< Non ho bisogno di sapere nulla, Caroline! Quando sarai pronta a dirmi ciò che senti di dovermi dire, ne parleremo, ma, attualmente, non vedo né la necessità, né il bisogno di sapere più di quanto già non sappia. >> la interruppe il vampiro, serio in volto, negli occhi una serenità che Caroline poche volte gli aveva visto.
<< Vorrei però farti una domanda, se posso. >> aggiunse Klaus qualche istante dopo.
Caroline si limitò ad annuire, sopraffatta.
<< Perché? >>
La vampira capì al volo quale era la domanda sottintesa, ma non seppe trovare, sul momento, una risposta.
<< Non lo so! >> ammise dopo qualche secondo, in cui sentì la tensione come scivolare via. << Però sapevo che era la cosa giusta da fare! >>
Fu quasi un bisogno istintivo e primordiale quello di avvicinarsi e mettergli, senza fare movimenti bruschi, e delicatamente (era pur sempre l'ibrido psicopatico che aveva ucciso milioni di persone), una mano all'altezza del cuore e appoggiare la testa sul suo petto.
Non sarebbe mai stato abbastanza, per nessuno dei due, pensarono all'unisono, che era come quando litigavano, era una guerra a chi feriva di più l'altro, l'urlo più forte, il desiderio di sentirsi più vicini, ma al momento bastava quello, mentre il vampiro poggiava la testa su quella di Caroline e si lasciavano cullare dal semplice ritmo dei loro cuori, che, in quel magico ed irripetibile istante, battevano all'unisono.

 

 

N/A 

Ludovica dovrebbe studiare e invece scrive di Klaus e Caroline.
No dai, a parte gli scherzi (che scherzi e scherzi?, dovrei studiare veramente XD!) ci sono troppe cose da dire in questo capitolo, così tante che lascerò, per una volta, la parola a voi, miei cari/e lettori/lettrici.
Spero che abbiate apprezzato il momento Klaroline e che la mia storia vi continui a piacere e ad entusiasmare (trovo che sia troppo presto per il loro primo vero bacio nella mia storia, in quanto Caroline deve ancora confessare a Klaus parecchie cosucce, di cui l'ibrido non sarà troppo contento, temo, ma vabbé, chi vivrà, vedrà XD!).
And today it's questions time: Sarah98 chiede se siamo vicini alla fine. La mia risposta è che siamo indiscutibilmente più vicini alla fine che all'inizio, ma non credo che questa storia chiuderà i battenti tanto presto XD.
Nel senso, non credo che la farò durare tipo storia infinita di ventiduemila capitolo, perché punto uno, il tempo chi ce l'ha, e poi perché devo conciliare studio, lavoro, ragazzo e amici e il tempo per scrivere non riesco a trovarlo più così facilmente (specie in periodo di esami e in estate), ma, come disse la Plec a suo tempo 'Ci sono ancora storie da raccontare' (tipo spoiler: Bex e i lupi)!
Sono sempre ben accette critiche, purché costruttive e pomodori, possibilmente maturi, che fanno meno male XD!

Un bacio a tutti 

Ludovica 

 

Ps. Nel testo sono presenti due riferimenti a Niccolò Fabi e a Massimo Bisotti 

 

 

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Capitolo 26
*** Capitolo XXVI ***


In Time 

 

Erano ancora uniti in quella sottospecie di strano abbraccio, in cui le loro braccia non si incrociavano e le uniche cose a sfiorarsi erano la mano destra di lei con il petto di lui e la testa di lui a sovrastare la testa di lei.
Nessuno dei due si era reso conto dello scorrere inesorabile e troppo veloce del tempo.
Klaus aveva chiuso addirittura gli occhi ad un certo punto, quando un servo, dopo aver bussato diverse volte, entrò nella camera.
<< Oh, chiedo scusa, >> mormorò visibilmente imbarazzato, abbassando lo sguardo. << ma è pronta la cena. >>
<< Arriviamo! >> sospirò soltanto Klaus non staccandosi dalla testa di Caroline nemmeno per un istante.
Chissà perché, solo in quel momento, gli sembrava che tutti i pezzi fossero al posto giusto.
Non si erano nemmeno baciati, niente sesso, gli bastava solo rimanere in quella posizione.
Si sentiva pieno.
Sazio.
<< Hai lasciato davvero libera Genevieve? >> chiese Caroline.
Non era che non si fidasse di lui, ma… doveva sapere.
No, era che non si fidava proprio di lui, le rispose una vocina molto simile a quella di Stefan nella sua testa.
Se non ti fidassi di lui almeno un po' non saresti in questa posizione così compromettente, no?, gli rispose un'altra voce, simile a quella di Damon.
Non significa niente, immaginò che dicesse il suo Stefan mentale, diventando più rosso di un pomodoro maturo (ammesso che Stefan potesse mai arrossire, eh!).
Significa tutto, invece, il fratello molesto che lanciava un piatto contro il più piccolo.
<< La cosa ti sorprende, Caroline? >> chiese a sua volta Klaus, staccandosi lievemente per poterla guardare negli occhi.
<< Beh, tu e Genevieve non siete proprio, come dire… Migliori amici. >> ribatté lei.
<< Questo non significa che io non mantenga la mia parola, Caroline! >> disse l'uomo dopo qualche istante, pensieroso. << Anche se nel futuro non devo essere tanto affidabile, a giudicare dalla tua occhiata. >> ridacchiò poi.
<< No… Beh… Si… Non proprio… E' complicato… >> ammise la vampira, arrossendo.
<< Tutte le cose che ti piacciono sono complicate come me, o sono solo un caso? >> domandò lui, ghignando.
<< Sono troppo furba per essere sedotta da te, Klaus! >> la ragazza si chiese se fosse un caso o se un qualche Dio, terribilmente sadico stesse scrivendo per lei le loro battute.
Doveva essere la seconda opzione, senz'altro la seconda quando lui le rispose:
<< Beh è anche per questo che mi piaci, tesoro. >>, ma stavolta non ci fu malizia nel suo tono di voce, solo sincera curiosità.   
<< Ah, >> disse dopo qualche secondo il vampiro, separandosi del tutto da lei e prendendo una camicia pulita nell'imponente cabina armadio che si apriva dietro un pannello seminascosto nel muro e facendole segno di girarsi, al che lei rispose sbuffando e mugugnando un qualcosa come: 'Ma guarda te se mi devo voltare per vederti a petto nudo, come se non l'avessi mai fatto prima, poi!' facendolo sorridere. Il futuro doveva essere veramente un posto strano, pensò, se agli uomini era permesso mostrarsi a torso nudo dalle donne*. << ho dato disposizione affinché i tuoi oggetti personali venissero trasferiti nella mia ala del palazzo, se per te va bene. >>
Per un solo istante il pensiero corse ad Elijah, facendogli perdere quasi del tutto il buonumore.
Gli parve quasi di vederlo.
Serio ed imponente, al posto della schiena di Caroline.
Spesso nei secoli che avevano trascorso insieme, il fratello maggiore si offendeva per delle inezie e spariva per giorni, a volte addirittura mesi, ma tornava, sempre.
Quello che li legava era più forte del sangue stesso, che, comunque, li univa indissolubilmente.
Si sforzò di sorridere, toccandole lievemente una spalla per farle segno che poteva girarsi.
Non stava bene che una donna sola dormisse in un'ala del palazzo non destinata a lei.
O, almeno, non stava bene a lui.
'Tieniti stretti gli amici, ma ancora di più i nemici', era un detto che ripeteva spesso il padre, e Klaus, che era sempre un passo avanti a tutti, l'aveva adottato come sua filosofia di vita. 
Non che ritenesse Caroline una nemica, ma non si poteva mai sapere...

 << Perché? >> chiese la ragazza, l'espressione mutata da seccata a preoccupata improvvisamente. << E' successo qualcosa ad Elijah? >> girandosi e guardandolo negli occhi.
<< Elijah sta bene, se è questo quello che ti spaventa, Caroline. >> rispose Klaus pronunciando il suo nome con una freddezza innaturale. << Il mio caro fratellone non è mai stato meglio. >>
L
' omissione non era dire una bugia, no?, rifletté.
No, non lo era, giunse alla conclusione qualche istante dopo.
<< Che c'è adesso? >> chiese Caroline, leggermente sorpresa dal cambio di atteggiamento dell'Originale.
Non era possibile che un secondo prima fosse il principe azzurro e l'attimo dopo il lupo cattivo.
Ma era bipolare o cosa?, pensò la vampira.
Certo che era bipolare, la redarguì un angolo silenzioso della sua mente.
Come quando era andata a chiedere la restituzione di Elena…

 

Aveva appena ricevuto un messaggio di Stefan in cui le scriveva di aver perso Elena e che aveva bisogno di qualcuno da trasformare in vampiro per poi essere ucciso.
-Le cose stanno così: io non sono venuta qui solo per chiederti la liberazione di Elena…-
-Non l'avrei mai detto!- ma le aveva sorriso, esibendo quelle magnifiche fossette e Caroline, per un solo secondo, si era sentita al riparo, complice quel sorriso.
-Sono venuta per distrarti, così che Stefan potesse entrare a casa tua e liberarla…- il volto dell'ibrido stava lentamente passando da felicità a dolore a rabbia più totale, nell'arco di un secondo.
Felicità perché erano insieme.
Dolore perché probabilmente non si aspettava che lei ammettesse così candidamente che di avergli mentito (e perché sperava, forse, che a lei piacesse la sua compagnia tanto quanto a lui piacesse la sua).
Rabbia perché non si dovevano permettere di entrare in casa sua e di rubargli ciò che, a torto o a ragione, lui considerava suo di diritto.
Quella sciocca doppelganger non faceva eccezione.
Potevano degli occhi essere così espressivi?, si domandò la vampira.
-…Cosa che ha fatto, e non dare di matto, ma poi lui l'ha… persa-
L'ibrido aveva calciato indietro lo sgabello su cui era seduto, un'espressione di sola furia a incidergli i bei tratti, lei si era affrettata a seguirlo, con un po' più di grazia, limitandosi a scendere.
-Klaus…- aveva provato a fermarlo.
-Caroline sei bella, ma se non la smetti di parlare, ti uccido!- le aveva detto, pronto all'imminente battaglia con i Salvatore, e poi alla ricerca della doppelganger.
-Pensano di aver capito come fermare le allucinazioni.- aveva affermato lei, sperando che l'ibrido la ascoltasse e non le staccasse la testa dal collo o, ancora peggio, se ne andasse senza prima sentire ciò che aveva da dire.
Fortunatamente, per l'ennesima volta, lui la ascoltò, perché si girò nuovamente.
-Okay. Hai dieci secondi per dirmelo!-

 

<< Niente! >> disse Klaus distogliendo lo sguardo da lei, come se fosse diventata improvvisamente una cosa sgradita alla vista. << Andiamo a cena, dai! Sto morendo di fame. >>
Ma la mano della vampira, stretta intorno al suo polso, lo bloccò.
Strano, non aveva nemmeno sentito arrivare l'arto della giovane.
Se fosse stata la mano di chiunque altro, anche di Elijah, gliela avrebbe staccata di netto, ma era Caroline quella che lo stringeva.
Sperava forse di fargli male?, sorrise, sarcastico, internamente al pensiero. 
<< Tu adesso mi dici cosa è successo. Non posso vivere sempre sul tuo ottovolante emotivo Klaus. >> ringhiò la ragazza.
<< Vuoi sapere cos'ho Caroline? >> ringhiò più forte di lei, facendo emergere il volto del mostro, al che la vampira indietreggiò spaventata, non dallo sfoggio delle zanne e dalle vene nerastre comparse sotto gli occhi dell'uomo, ma dall'intensità con la quale Klaus la stava guardando, e dalla forza delle sue parole. << Mi piaci! Mi piaci perché sei maledettamente testarda e perché sei sgarbata e perché brilli, di una luce così intensa che spesso mi abbaglia. E non importa quanti e quanto solidi muri io costruisca attorno a me. Tu fai sempre in modo di abbatterli. E tutte queste tue peculiarità fanno si che tu mi piaccia ogni secondo di più. E se non l'avessi ancora capito, non voglio nessun altra che te. >> concluse il suo discorso stringendo i pugni e cercando di ritrovare una calma almeno apparente, ritraendo i canini. << E ora ti ho spaventata e tu scapperai urlando. Non è forse così? >>
<< Klaus… >> Caroline non sapeva che dire.
Letteralmente.
Lei, che era sempre stata così brava con le parole, si ritrovò, per la prima volta in vita sua, a corto di esse.
<< Ho capito! >> mormorò il vampiro, dandole le spalle e incamminandosi verso la sala da pranzo.
Sarebbe stato sempre così per lui, pensò.
La seconda scelta, il meno amato, quello che era meglio evitare.
La felicità non era compresa nel pacchetto.
Non si sarebbe mai dovuto aprire con lei.
Mai.
D'altronde era una traditrice bugiarda.
Dio solo sapeva cosa poteva nascondere. 
<< Klaus, >> lo richiamò lei superandolo con la super velocità vampirica e piazzandosi davanti a lui, con espressione bellicosa sul volto, << non darmi mai più le spalle, per prima cosa >> un flashback la colpì in pieno…

 

-Riesco a sentire le schegge muoversi vicino al mio cuore. Aiutami!- le aveva ringhiato, come se fosse colpa sua se Silas avesse deciso di colpire lui.
Lei stava chattando con un paio di amiche di scuola e non vi aveva fatto troppo caso. Erano ore che l'ibrido la continuava a minacciare, d'altronde.
All'inizio aveva provato addirittura a fare il carino.
'Ti offrirò castelli in Scozia, gioielli, ma ti prego, aiutami'
Come se lei fosse tanto stupida da cascarci, aveva pensato.
Che se ne sarebbe fatta di un castello se non avrebbe saputo con chi dividerlo (e no, l'uomo che la stava pregando, letteralmente, di levargli il paletto non era un'opzione soddisfacente)? 
-La tua parola, prima!-
-Cosa ti fa pensare che semplicemente non la romperò una volta che te l'avrò data?- le aveva chiesto, irato e al limite della sopportazione.
-Vuoi che diventiamo amici?- aveva detto, guardandolo con aria di finta commiserazione, riponendo il cellulare e assumendo una postura leggermente più composta dello spaparanzarsi sulla poltrona che aveva assunto prima. -Amicizia: passo uno. Mostrami che posso fidarmi di te.- 
-Io ti ho salvato la vita, due volte.- aveva ribattuto lui, irato e, al tempo stesso, sicuro di se.
Così tanto da infastidirla.
-Perché sei stato tu a metterla in pericolo. Due volte.- aveva ribattuto lei, così sicura di amare Tyler da sfidarlo. -Perché non riesci a fare una cosa decente per una volta?-
-Perché Tyler Lockwood ha tentato di uccidermi!- si era quasi messo a piangere su quelle ultime sillabe.
-Tutti noi abbiamo cercato di ucciderti. E tu hai cercato di uccidere la maggior parte di noi.- si era alzata in piedi quando aveva detto quelle parole, come a voler mettere più enfasi. -Come pensi di meritare la mia amicizia, se non fai niente per guadagnartela?-  
-Io non mi farò ingabbiare né da te né da nessun altro!- aveva urlato anche lui, irato per il compromesso che la vampira stava chiedendo, alzandosi in piedi e, come al solito, era una lotta a chi urlava più forte, a chi feriva di più l'altro, a chi voleva stringere di più tra le braccia l'altro.
-Cosa c'è di sbagliato in te? Io sto tentando di venirti incontro, nonostante tutte le cose orribili che hai fatto, e tu non riesci ad uscire dalla tua linea di pensiero. Dio, mi dispiace per te.- aveva urlato anche lei a quel punto, girandosi per andare via.
-Non darmi le spalle!- le era ricomparso davanti alla velocità della luce, ringhiando infastidito. Non aveva fatto in tempo nemmeno a fare un passo, considerò. 
-Avrei dovuto dartele secoli fa!- 

 

La potenza di quel ricordo la lasciò boccheggiante di fronte a lui, che stupito dall'immobilità della bionda, le chiese se andava tutto bene.
<< Si, si, scusami. Un ricordo! >> ora sapeva quanto lo aveva ferito ogni volta che si allontanava da lui.
<< Brutto, devo dedurre dal tuo volto! >> ipotizzò Klaus, oscurandosi in viso, corrucciando le sopracciglia, come se fosse colpa sua, ma toccandole la guancia, fino alla mascella, delicato e con una tale lentezza che fece chiudere gli occhi alla vampira, troppo piena di quel presente, come se fosse il fiore più prezioso del mondo e avesse paura di sciuparlo, e alzandole, in contemporanea il volto, in modo che potesse guardarla negli occhi.
Beh, non era che la colpa non fosse da attribuire quasi interamente a lui, ma… Era il Klaus del futuro quello che la faceva soffrire e che non si scusava.
Questo Klaus era stranamente dolce quando si trattava di lei, ed iperprotettivo, e…
Se ci fosse stato un premio per chi riusciva a far scappare una ragazza in meno di dieci minuti, avrebbe vinto il primo, il secondo e il terzo premio.
Era incredibile quanto i loro pensieri si fossero allontanati in una manciata scarsa di secondi.
<< No, non brutto, ma nemmeno bello. >> gli sorrise lei.
Un sorriso falso, capì il vampiro.
<< Non dovresti mentirmi, tesoro. Non sono io quello che ci perde! >> mormorò Klaus, guardando nei profondi occhi azzurri della ragazza e leggendovi una marea montante di dispiacere misto a rabbia repressa.
<< Vuoi la verità Klaus? >> disse lei arrabbiata, scostandosi dalla sua mano, quasi fosse un verme strisciante e lei una bambina, stringendo in contemporanea i pugni, fino a farsi diventare le nocche bianche. << La verità è che mi fai letteralmente impazzire. Un secondo mi fai sentire in paradiso, l'attimo dopo all'inferno. E non so cosa farci. E ogni qual volta penso a me e a te insieme, a noi, il mio cuore perde un battito. E non è ciò che dici o ciò che fai. E' che quando mi sei vicino mi sento protetta, al sicuro, a casa, quasi. E non so cosa voglio, so solo che stanotte vorrei dormire con te. E tutto ciò mi mette una paura folle, perché è sbagliato, ingiusto e… >>
<< Però sei qui! >> la interruppe lui, come se la parte più importante del discorso fosse quella finale.
<< Si, sono rimasta Klaus. >> sbuffò la ragazza. Poi però notò l'espressione contrariata che aveva assunto l'uomo davanti a lei e aggiunse << E sono intenzionata a rimanere. Perché sono testarda e mi piacciono tutte le cose dannatamente complicate. Prima hai parlato di muri, beh, pur sapendo che ci andrò a sbattere non riesco a fermarmi. Non quando si tratta di… >>
'Te' avrebbe voluto avere il coraggio di dirgli, chiudendo gli occhi, per quello che le parve un'ora. 
Avrebbe voluto essere come la Caroline che lui aveva dipinto. Forte, decisa, determinata e radiosa, ma non lo era.
Avrebbe voluto avere il coraggio di baciarlo sulla bocca e fargli capire che quello che provava lui anche lei lo provava a sua volta, ma sapeva di non potere.
Era solo una stupida ragazzina spaventata dalle conseguenze delle sue azioni e delle sue parole.
Quindi optò per un diplomatico:
<< Persone autodistruttive e cocciute. >> scrollando le spalle.
Rimasero per un paio di secondi in silenzio, entrambi troppo concentrati sulle loro elucubrazioni e su quello che aveva detto l'altro.
Poi Klaus le prese la mano.
E il cuore di Caroline si aprì.
<< Andiamo principessa! >> le disse sorridendo. << Non vorrei che quel mascalzone di Marcellus evitasse per il secondo giorno di fila le verdure. Chi lo sente Elijah dopo? >> alzando gli occhi al cielo sulle ultime parole, come a dire che 

 

                            -°°°°-

 

Fu una cena molto tranquilla.
Tutte le barriere erano state abbattute, sia da un lato che dall'altro.
Tutti i muri, creati appositamente per tenere fuori l'altro, erano stati rasi al suolo.
Tutte le fortificazioni, erette per nascondere i rispettivi cuori, demolite.
Avevano parlato di tutto, avevano anche discusso, mentre Marcellus se la rideva, sul lato lungo del tavolo (Klaus aveva detto alla servitù di far mettere Caroline al posto di Elijah, a capotavola, e, dopo le iniziali proteste, era stata costretta ad acconsentire, non tanto perché trovasse giusto approfittare dell'assenza del maggiore, quanto per l'occhiata che le aveva mandato Klaus), che, evidentemente, aveva già capito tutto, da parecchio.
Poi avevano messo insieme a letto il piccolo, e Caroline aveva continuato a raccontargli di Cenerentola, lasciando Klaus basito e sull'orlo di una crisi di nervi.
<< Non gli dovresti raccontare certe storie! Gli mettono solo in testa che il vero amore esiste e baggianate simili… >> aveva affermato, una volta che ebbero chiuso, molto delicatamente, la porta del bambino.
<< Si, perché tu sei un esperto di vero amore, non è così? >> lo aveva preso in giro lei, scuotendo lievemente la testa quando lui le offrì la mano. << Dove mi vuoi portare? >> chiese.
<< Fidati di me, Caroline. Non ti sto dicendo che sono cambiato, che sono un bravo ragazzo, che non ti farò mai soffrire e che non ti vorrò staccare la testa un giorno si e l'altro pure. Ti sto chiedendo di fidarti! >> le rispose lui, enigmatico e misterioso. 
La stava minacciando, forse? O le voleva garantire una via d'uscita sicura? 
Non c'era una risposta.
Non ci sarebbe mai stata.
Era Klaus, giunse alla conclusione la giovane, mettendo timida la mano nella sua.
Non voleva una via d'uscita, pensò.
Voleva vivere. 
Voleva che qualcuno gli insegnasse come vivere.
Voleva che qualcuno la prendesse per mano e le mostrasse tutte le meraviglie che il mondo aveva da offrire.
Voleva svegliarsi ogni mattina con il suo ghigno davanti e non pentirsi un solo secondo della scelta presa (parte della sua mente sapeva che non era possibile, che lui sarebbe rimasto sempre il sadico ibrido che desiderava, che amava essere odiato, ma sapeva bene anche che la luce sconfigge le tenebre, e che, se era così luminosa come le aveva detto lui per due volte, sia nel passato che nel suo futuro, cercare di portare un briciolo di speranza in quell'uomo non era impossibile).
Voleva viverlo, si rese conto dopo qualche secondo, spaventata dalla sua stessa ammissione, seppur mentale.
<< Chiudi gli occhi, tesoro. >> le suggerì lui.
<< Perché? >> rispose quasi sbuffando la ragazza, allargando gli occhi. << Non voglio che mi porti in qualche strano postaccio. >> si giustificò, non appena il vampiro capì che non era intenzionata a dargli anche quell'effetto sorpresa.
<< Fa come vuoi! >> la riprese lui, sbuffando e alzando gli occhi al cielo, come se fosse lei quella irragionevole.
Lui, un pazzo sadico, le chiedeva di fidarsi e lei non solo glielo concedeva, ma si ritrovò con gli occhi chiusi prima ancora di pensarci, mentre avvertiva, grazie allo spostamento dell'aria, lui che la conduceva all'esterno.
<< Puoi aprire gli occhi e smettere di stringermi la mano, Caroline. >> la prese in giro lui dopo appena due secondi, che alla vampira erano parsi anni.
La prima cosa che notò non appena arrivarono nel luogo prescelto, fu, oltre al leggero vento freddo notturno, l'odore del dolciastro del legno e quello salato del mare.
<< Dove siamo? >> indagò prima di aprire gli occhi.
<< Uff! >> sbuffò lui. << Non sei nella mia stanza delle torture, tranquilla. >> cercò di rassicurarla, non dando cenno di provare fastidio per l'intreccio delle loro mani, ancora saldamente unite.
Lei, allora, aprì prima esitante un occhio, poi l'altro, meravigliata. 
Si trovavano in una radura al di fuori della città. 
La luce della luna, appena sorta, non rendeva giustizia al luogo. 
Era tra i territori più belli che la vampira avesse mai visto.
Erano circondati da querce secolari, così alte da oscurare, quasi il cielo.
A pochi passi da loro, l'Oceano.
Milioni e milioni di stelle si stagliavano, placide, sopra di loro.
Milioni e milioni di piccoli mondi, come lo potevano essere quell'albero per uno scoiattolo e la sua famiglia, o l'oceano per un simpatico delfino.
Milioni e milioni di mondi, come gli occhi del vampiro.
Mille e più sfumature di blu, di verde, di azzurro e di ocra scuro sembravano essere state concentrate, stipate, compresse in quel portentoso sguardo, così bello che Caroline fu mossa a compassione per tutte le persone che non avevano mai visto degli occhi così, essere guardate con la stessa intensità e devozione con cui lui guardava lei, nutrirsi di quegli occhi, perché Klaus era nutrimento, era vita, era dolore, era paura, era sorpresa, era rabbia, era gioia.
Era una creatura dannatamente complicata, risolse, inclinando leggermente il capo , guardandolo, affascinata.
In lontananza si potevano scorgere le luci di New Orleans e il bayou, ma sembravano così lontani, come Tyler, Elena, Stefan e sua madre, le sue lealtà, i suoi obblighi, tutto ciò che pensava fosse giusto e sbagliato.
Lei, solo allora sciolse le loro mani, per girare su stessa, come una bambina, due, tre, quattro volte.
<< Dove siamo? >> chiese, confusa ma eccitata, così tanto che si mise a ridere per nulla.
<< Sei in uno dei miei posti preferiti al mondo, Caroline! >> le rispose lui. << E' qui che vengo a dipingere, quando mi sento particolarmente ispirato e non ho la modella davanti. >> le spiegò dopo qualche istante, sorridendo, felice di una felicità riflessa.
Come può essere un uomo così malvagio capace di vedere tanta bellezza, si chiese Caroline facendo l'ennesima giravolta, come una bambina, che le procurò un inaspettato capogiro che la fece finire dritta dritta tra le sue braccia, che la prese al volo per quei bianchi arti. 
<< Ops, perdonami. Un giramento di testa. Dovuto alle giravolte, credo. >> disse specchiandosi negli occhi di lui, così chiari e senza più alcuna barriera, che fu costretta a distogliere lo sguardo.
<< Che c'è? >> chiese lui, stupito, ricalcando le parole di poco prima di lei.
<< E' che non trovo giusto che tu mi mostri sempre le cose più belle del tuo mondo ed io… niente! Il bayou, l'Opera, tutte quelle chiese… >> sospirò la ragazza, rispondendo alla domanda inespressa ma che era riuscita a leggere negli occhi del quasi ibrido, non sapendo a quale emozione cedere tra l'irritazione e la rabbia.
<< Sono vivo nella tua epoca? >> le chiese lui, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzato, in cui lei non si era mossa di un centimetro dal punto in cui stava, e lui nemmeno.
<< Si! >> rispose lei, stupita dalla sua domanda.
<< Allora le conoscerò presto! >> mormorò lui, avvicinando la sua fronte a quella della donna.
<< Sei incredibilmente… calmo stasera. Cosa è successo? >> chiese la vampira, pregando che qualcuno le ridesse il Klaus cattivo, quello che le aveva fatto fuggire il suo (ex? non sapeva nemmeno lei cosa provava per il vampiro che le stava davanti, ma di una cosa era certa: i rapporti stavano cambiando) amore, quello che odiava.
<< Non lo so, ma credo di aver capito che non servirebbe minacciarti o punirti. Così come non servirebbe domandare con il rischio, poi, di non trovare più casa. >> continuò a sussurrare lui, pensieroso.
<< Ecco, qui inizio a capirci molto. >> gli sorrise Caroline.
<< Quando raggiungerai la mia età lo capirai anche tu! >> sorrise a sua volta lui, dando quella mezza risposta non con tono supponente o da professorino, ma con tutta la semplicità del mondo.
<< Prima che continuiamo con questo… >> disse la bionda, facendo rifermento al poco spazio intercorso tra loro << devo dirti una cosa. >> annunciò, sentendo una parte di se stessa che spingeva per parlare (l'onesto e sincero Stefan o lo spericolato e incosciente Damon?), mentre l'altra (il prudente Stefan o l'autoconservazionista Damon?) che le sembrava voler tappare la bocca. 
<< Riguarda il futuro, non è così? >> sospirò semplicemente lui.
<< Si! >> rispose solo lei, mentre sentiva un groppo allucinante alla gola farsi via via più largo, ingigantendosi e gonfiandosi. 
<< Preferisci sederti, tesoro? Ti vedo pallid… >> 
<< Proverò a farti fuori, nel futuro. >> tremò mentre lo diceva tutto d'un fiato, consapevole che, se avesse voluto farle del male, quello sarebbe stato il momento ideale.
<< Cosa significa farti fuor… Oh >> mormorò lui, capendolo dall'occhiata colpevole di lei.
'Oh' bastò quella piccola parola per mettere fine a tutto ciò che avevano creato, a tutto ciò che potevano essere, a tutto ciò che non sarebbero mai stati, mentre Caroline sentì le sue braccia, che fino al secondo prima le ricordavano tanto casa, sicura, confortante, rassicurante, irrigidirsi e contrarsi fino quasi allo spasmo.
Non riusciva a crederci.
Lei voleva ucciderlo.
Non era possibile.
Lei voleva ucciderlo.
Un'unica certezza si instaurò al posto della precedente: era stato stupido a fidarsi del suo cuore al posto della sua testa. 
'Avresti dovuto immaginarlo', sembrò sussurrargli una parte del suo cervello, quella che aveva imparato ad associare a Mikael.
'Ma non ha il paletto di quercia bianca', parve mormorargli l'altra parte di se, quella che, spesso prendeva le sembianze di Elijah.
'Non è importante, un giorno, si sveglierà e proverà ad ucciderti, e tante care cose' di nuovo la voce di Mikael.
'Non è detto' strepitò Elijah.
'Uscite dalla mia testa', gridò silenziosamente. E le voci smisero di parlare, lasciandogli un vuoto incolmabile.
'Ora mi staccherà la testa o mi strapperà il cuore. Ora mi staccherà la testa o mi strapperà il cuore. Ora mi staccherà la testa o…' pensò la vampira, stringendo gli occhi.
Non voleva vedere la sua mano calare come una scure sul suo petto o sulla sua testa, o ancora peggio, entrambe.
Rimasero per qualche minuto (ora? giorno? mese? anno? secolo? millennio?) in quella identica posizione.
Lei, non avendo il coraggio di muoversi per paura di far scattare veramente qualcosa nell'ibrido omicida che aveva davanti, e lui, troppo arrabbiato per fare alcunché.
<< Lo faresti ora? >> chiese lui, tra i denti.
<< Ora? No. Assolutamente no. >> 
<< Se ne avessi la possibilità, se avessi qui, davanti a te, l'unico paletto che può uccidermi, lo faresti? >> tornò a chiedere lui, gli occhi spiritati, come un folle, stringendola per le braccia così forte da farle male.
<< Klaus ho detto di no! Mi fai male… >> sussurrò lei, con le lacrime agli occhi.
<< Ne sei sicura? Nonostante tutte le cose brutte che sembro averti fatto? Perché, chiaramente, devo essere una persona orribile se anche un'anima buona come la tua mi vuole morto! >> continuò a domandarle Klaus, lasciando la presa e guardandosi i palmi come se si fosse reso conto solo in quel momento di avere due mani, girandosi di scatto e percorrendo diversi metri a velocità umana, ma a passo mortalmente veloce. 
<< Klaus, è il te del futuro che, spesso e volentieri, ucciderei. Tu non hai niente a che fare con quella persona! >> disse lei, sforzandosi di fargli capire, di fargli vedere…
<< Siamo la stessa persona Caroline! Me del passato, me del futuro… Cosa credi che cambi? Sempre di me si tratta. Del sadico, dello psicopatico, del paranoico, del manipolatore, del bastardo Niklaus Mikaelson! >> quasi arrivò ad urlare lui allargando le braccia e continuando a camminare a passo veloce.
<< Non siete assolutamente la stessa persona! >> gridò proprio la donna, per superare il torrente di parole, di recriminazioni, di bugie, che uscivano dalla bocca dell'uomo, arrabbiata, mentre un gufo, poco distante, bubulò il suo disaccordo per aver perso una preda grazie all'urlo di Caroline. << Perché non riesci a capirlo? Il Klaus del futuro avrebbe ucciso Genevieve senza pensarci un solo istante. Tu mi hai ascoltato. Klaus, tu mi hai ascoltato! >> continuò ad urlare raggiungendolo con la super velocità e piazzandoglisi davanti, una mano alzata all'altezza del suo cuore. << Tu mi hai ascoltato. >> pigolò, abbracciandolo stretto, quasi si aspettasse il colpo mortale.
Che, sorprendentemente, non arrivò.
Lui non si mosse.
Sembrava una statua di ghiaccio.-
'Almeno non mi sta cacciando via, o peggio, strappando un braccio.'
<< Si sta facendo tardi! E' meglio tornare a casa, Caroline. >> parlò il vampiro dopo qualche minuto, e riecco il tono freddo, pensò la bionda, il tono che usava così raramente con lei, da darle quasi i brividi.
Un unico pensiero continuava a martellarle nella mente, come il battito di un tamburo o quello di un cuore umano: continua a vivere, continua a vivere, continua a vivere.
<< No, Klaus! Noi non andremo a casa. Non finché non avremo risolto la questione. >> gli ingiunse Caroline contro la pelle, stringendolo con ancora più forza contro il petto, aspettandosi quasi un suo urlo di dolore o almeno un minuscolo crack di una costola spezzata.
<< Che c'è da risolvere? Sono un mostro, me ne sono fatto una ragione molto tempo fa! >> si divincolò, guardando lontano, verso le luci della città.
A Caroline quella dichiarazione fece piangere il cuore. 
Lui si comportava in quel modo perché credeva di essere un mostro.
Lui si comportava in quel modo perché era convinto di essere un mostro.
Lui si comportava in quel modo perché il padre lo aveva persuaso di essere un mostro.
Le rivennero in mente le parole di uno dei suoi cartoni animati preferito da bambina, La Bella e La Bestia.

'Chi mai potrebbe imparare ad amare una bestia?'

Ma non lo era.
Non lo era affatto.
Non per lei.
Non con lei.
Si, indubbiamente aveva fatto cose raccapriccianti nel suo futuro (non voleva soffermarsi a pensare al Klaus del passato), ma non era mai successo niente di veramente irreparabile (una voce dentro la sua testa sembrò ricordarle di Carol Lockwood, e di Jenna, e di Alaric, e i dodici ibridi amici di Tyler ma la ignorò a bella posta. Era in fase motivazionale, in quel momento, non in fase ricorda tutte le persone che Klaus ha ucciso). 
E capì quanto gli avesse fatto male lei stessa, rifiutandolo sia nel suo tempo che in quello attuale.
<< Non sei un mostro. Sei una persona che ha avuto… >> 'Ora come la concludi la frase, Caroline?' << parecchi problemi nel corso della sua storia personale. >> risolse dopo appena un istante di incertezza. << Partendo da quel tuo orrendo padre, per poi passare a quella madre snaturata che ti sei ritrovato, fino ad arrivare ai tuoi fratelli. Il problema delle creature come noi è che, mentre quando muore un essere umano la sua lista di peccati finisce lì, noi continuiamo a vivere, ad esistere. Non dovrebbe essere così, ma così è! Ogni creatura soprannaturale ha del sangue sulle proprie mani. Perfino io. Io, Caroline Forbes, ho ucciso tredici persone. >> continuò Caroline, rabbrividendo istintivamente al ricordo delle dodici streghe e dell'umano, morti sotto le sue mani. << E non mi interessa quanto lunga sia la tua lista. Tu. Non. Sei. Un. Mostro. >> sillabò, costringendolo con le mani ad abbassare il volto in modo che la potesse guardare negli occhi. << Sono intenzionata a ripetertelo per tutta la notte, se pensi che ti sia utile! E no, non è nemmeno colpa tua se sono stati creati i vampiri. >> disse, prevenendo la risposta dell'uomo. Se voleva credere di essere un mostro, beh, era autorizzato a farlo, ma non con lei davanti. << Immagino che, se anche non ci fossi stato tu, Henrick sarebbe uscito una sera di nascosto e sarebbe morto. O se non fosse stato la tua famiglia, prima o poi qualche famiglia sarebbe andata a vivere a Mystic Falls e un componente di quella famiglia sarebbe morto, dando l'energia, il potere, la rabbia, in qualsiasi modo tu la voglia chiamare, necessaria ad una strega di trasformare un congiunto in vampiro. Potresti, potrai e sarai tante cose, Niklaus Mikaelson, ma non sei un mostro. >> stava straparlando, se ne rendeva conto benissimo, ma non riusciva proprio a fermarsi quando iniziava. << E non sei un mostro. E poi… >> il suo sproloquio fu fermato (sia lode nell'alto dei cieli!) dalle morbide labbra di Klaus, che andarono a collidere con le sue con forza, chiedendo, bramando, ardendo per una risposta di Caroline, che non si fece attendere, baciandolo in un modo che non avrebbe ritenuto possibile fino a qualche istante prima, facendo un piccolo saltello, sicura che lui l'avrebbe presa, come, in effetti avvenne, prendendola per le cosce sode e trascinandola verso un albero lì vicino.
Nell'esatto istante in cui le loro labbra si schiusero, entrambi furono attraversati da una specie di corrente elettrica che partì dalla bocca, per finire nei loro ventri.
Le labbra di Klaus erano morbide e incredibilmente calde per essere quelle di un vampiro, non ancora ibrido, ebbe modo di notare Caroline, mentre lui prendeva possesso del bacio.
Chi era stato il primo a baciare l'altro?, si chiese Klaus.
No, domanda sbagliata.
Chi aveva bisogno di più di quel bacio? 
Era l'ennesima domanda senza risposta, a cui avrebbe ben presto imparato ad associare il volto di Caroline, mentre avvertì il duro terriccio impattare contro la sua schiena e fargli esalare un piccolo:
<< Ahia >> che fece ridere entrambi.
<< Un Originale come te che si fa sconfiggere da un po' di terra! >> lo prese in giro la ragazza, ridendo con quella sua risata argentina e caratteristica.
Avrebbe saputo riconoscerla tra milioni, pensò, mentre lei rotolava sul prato e gli poggiava la testa sul petto.
<< Possiamo rimanere un altro po' qui? >> chiese la giovane.
<< Tutto il tempo che vuoi, amore! Non ci corre dietro nessuno. >> le rispose lui, sereno, chinando appena la testa per depositarle un leggero bacio sulla fronte.
'Io non sono un mostro', e sorrise, mentre Caroline gli chiedeva quale stella fosse quella sopra la sua testa.
'Io non sono un mostro', mentre lei si puntellava sui gomiti e gli dava un leggero calcetto, perché:
<< Klaus, dormi? >>
'Io non sono un mostro', quando si mosse, e più rapido della luce, la sovrastò, andando a sfiorare con le labbra, lasciando piccoli baci e con il naso, l'orlo del vestito di Caroline.
Quando alzò lo sguardo per controllare la zona circostante (e sapeva che era una scusa, banale e sciatta, ma di meglio non avrebbe saputo trovare sul momento), cercò il suo sguardo e si stupì, si stupì perché non gli era mai parsa più bella di mentre si mordeva il labbro inferiore forte, per evitare che dalla sua bocca uscissero gemiti o ansimi o quant'altro, per non dargli soddisfazione, capì ghignando, e tornando al suo compito originario, con maggiore impegno. 


*Secondo Wikipedia anche agli uomini, nell'800 era vietato farsi vedere a petto nudo dalle donne! Shame on you, stupida Wikipedia, che mi fai riconsiderare tutto il lavoro creato negli ultimi mesi XD!

N/A 
Chiedo esimio perdono, mi genufletto sui ceci e chiedo la vostra clemenza più assoluta.
So che questa non è la reazione che molti di voi si aspettano da Klaus, ma lui prova dei sentimenti per Caroline, quindi troverei ancora più inverosimile l'uccisione o la tortura della suddetta vampira.
So, anche, che tutto il discorso di Klaus 'sono un mostro e non merito niente dalla vita' andrebbe e dovrebbe essere affrontato in modo diverso, ma non ho avuto né la pazienza, né la voglia di impelagarmi in discorsi troppo complicati perché è estate e il caldo mi fa male XD.
Un bacio a tutte 
Ludovica

ps. Ringraziamenti dovuti e necessari: vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine per tutti/e coloro che continuano a mettere la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite, perché è anche merito vostro se sto crescendo. E ovviamente a tutti coloro che recensiscono (Sarah98 parlo di te XD), perché siete persone fantastiche e io non vi merito, visto anche il capitolo che ho scritto, ma vabbé.

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Capitolo 27
*** Capitolo XXVII ***


In Time 

 

Occhi.
Occhi blu che lo fissavano.
Occhi blu sorprendentemente simili ai suoi che lo fissavano.
Occhi blu sorprendentemente simili ai suoi che lo fissavano e sembravano dirgli ciò che aveva sempre saputo.
Si sentiva soffocare.
Mostro, urlavano.
Non aveva più aria nei polmoni.
Assassino.
L'aria era sempre più fina.
Nessuno ti amerà mai.
Sarebbe morto, era più che certo di questo.
Bastardo.
Era l'inferno?
E non ci poteva essere pace.
Perché anche lui sapeva che era vero.

 

Klaus si svegliò di soprassalto.
Era con Caroline, nella sua radura e il cielo era buio pesto, segno che all'alba mancavano ancora diverse ore.
Nel sonno, lei lo aveva abbracciato intrecciando una gamba con la sua.
Tremava ancora quando gli ultimi echi del sogno si dissolsero.
Cercò di divincolarsi dall'abbraccio della ragazza, molto piano, per non svegliarla.
Lei emise un grugnito una volta o due, ma dormiva sogni profondi e beati quando, finalmente, riuscì nel suo intento.
Sudava.
Sudava freddo.
Pensò che un bel bagno nelle acque ghiacciate dell'Atlantico non gli avrebbe fatto male, spogliandosi e abbandonandosi nello specchio freddo.
Quasi non si accorse che la sua temperatura corporea era scesa, riemergendo, ancora troppo scosso dal sogno.
Quegli occhi.
Chiuse istintivamente i suoi.
Sapeva a chi appartenevano.
Ma era lontano.
Doveva essere lontano.
Elijah aveva ragione, con loro che controllavano i porti e la famiglia Guerrera a terra le probabilità che lui fosse in città erano minime.

 

Ed era un bambino, con i capelli lisci come l'olio e biondi come il sorgere dell'aurora.
Stava provando a cacciare, con Elijah, un cerbiatto.
Sarebbe dovuto essere il loro pasto per le settimane seguenti.
Era da oltre un mese che si esercitava, sotto l'occhio attento del fratello maggiore, con arco e frecce, era preparato, era pronto.

 

No, doveva combattere quei ricordi.
Non era più l'innocente bimbo che chiedeva solo di essere amato dal padre.
Era un uomo, dannazione.

 

Il cervo era scappato.
Grazie alla sua mira scadente o al respiro troppo profondo che aveva fatto prima di scoccare la freccia oppure era dovuto al fatto che il suo piede di bambino aveva incontrato un sasso, l'istante prima di tirare il micidiale dardo?

 

'No, no!', pregò in silenzio, tornando ad immergersi nelle torbide acque dell'Atlantico, cercando un riparo, un rifugio, qualsiasi cosa.

 

-La tua mira sta migliorando. La prossima volta non ti sfuggirà.- gli aveva detto Elijah, sorridendo e dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.
Improvvisamente lui era arrivato, e l'aria di maggio si era fatta gelida.
-Lo stai incoraggiando, Elijah, nonostante sia più patetico ogni giorno che passa.-
Klaus si era sentito offeso e imbarazzato dal commento del padre, così aveva deciso di ribattere, con voce sottile:
-Io non sono patetico.- facendo una piccola smorfia su quel 'non', quasi a chiedere 'Perché mi tratti così? Sono un bambino come lo eri tu alla mia età. Ti voglio bene, papà, amami!'

 

Nuotava, sempre più giù.

 

-Non rispondermi. Non sei abbastanza uomo da tenere in mano un'arma. Se non sai cacciare, non sei nient'altro che un peso.- gli aveva risposto lui, arrabbiandosi.
'Perché sei sempre così arrabbiato con me, papà?', ma al posto di fargli quella sciocca domanda aveva chiesto scusa.
Il resto era una miriade confusa di ricordi.
Mikael che lo prendeva per il colletto della camicia, alzandolo di qualche centimetro da terra, e gli sussurrava, guardandolo dritto negli occhi, l'espressione incattivita dalla rabbia e dallo sgomento, perché lui era il capofamiglia e nessuno, nessuno doveva osare mettersi contro di lui:
-E' un vero peccato che non ci possiamo nutrire con i tuoi occhi tristi per le scuse. E' la tua unica abilità.-   

 

Poche bracciate, solo poche bracciate… 

 

L'aveva poi rilasciato malamente, facendolo cadere a terra di faccia.
-Padre, fermati!- la protesta accalorata di Elijah, a cui era seguito il ghigno del padre e le sue parole, oh, le parole che gli aveva rivolto:
-Stai indietro, a meno che tu non voglia essere il prossimo. Il ragazzino ha bisogno di rinforzarsi.-
Quel giorno era tornato a casa con due costole rotte e parecchi lividi sulla schiena e sul torace… 

 

Riemerse dalle acque.
L'incubo era finito.
Poteva tornare a respirare.

 

                                -°°°°-

 

<< Devo andare a controllare uno dei miei affari al porto. >> spiegò pazientemente ad un sonnolento Marcellus.
<< Non ci puoi andare dopo colazione? >> chiese il bambino, assonnato, reprimendo uno sbadiglio.
Il cielo aveva appena iniziato a schiarirsi, e non capiva tutta la fretta dell'Originale.
Sembrava che avesse un cane rognoso alle calcagna.
<< No. E' urgente. Lo dirai tu a Caroline? >> chiese Klaus, ora sbrigativo.
<< Si, si! >> disse il bambino, tornando sotto le coperte, al caldo. << Aspetta un minuto, >> lo richiamò dopo un secondo. L'Originale era uscito solo per metà dalla stanza, la testa rispuntò, incuriosita. << come è andata la serata ieri? >> chiese innocentemente il bambino, gli occhi scuri grandi, enormi.
<< Meglio di quanto mi aspettassi! >> il vampiro sorrise e ammiccò, prima di uscire alla velocità della luce dalla stanza.
Marcellus, prima di cadere in un sonno profondo e comatoso, pensò che era proprio vero il detto: Dio li fa e poi li accoppia. 

 

                            -°°°°-

 

<< Dov'è? >> chiese Caroline urlando, spalancando di botto le porte della sala da pranzo, i tratti incisi dalla furia.
<< Ehm, buongiorno Caroline… >> a quanto pareva c'era solo il piccolo Marcellus nella stanza, che mangiava un toast con la marmellata d'arance e che beveva latte.
Retaggio di quell'idiota di un'Originale inglese, pensò la vampira.
A chi sarebbe mai venuto in mente di dare ad un bambino marmellata d'arance per colazione? 
Bleah! 
<< Potresti portarci uova strapazzate e bacon? Oh, e anche dei pancakes? E tanto, tantissimo sciroppo d'acero. >> bisbigliò ad una serva.
<< Certo signorina! >> fu la pronta risposta della domestica, terrorizzata, che si affrettò ad uscire dalla stanza, chiudendo le porte che Caroline aveva lasciato aperte, per adempiere alle sue funzioni.
<< Buongiorno Marcellus. >> rispose al saluto la ragazza, addolcendo il bel viso. avvicinandosi e scompigliandogli dolcemente i corti ricci, prima di sedersi al suo solito posto.
<< Hai passato una bella serata, ieri? >> si affrettò a chiedere il bambino, curioso, addentando il toast.
<< Cosa sai? Parla Marcellus! E, per l'amor di Dio, lascia stare quello schifoso pane in cassetta. Ti sto facendo portare la vera colazione americana. >> la vampira assottigliò gli occhi, arrossendo appena quando pronunciò le prime parole, per poi scoppiare a ridere sulle ultime, vedendo l'espressione sconcertata del bambino.
<< Ma a me piace… >> protestò debolmente Marcellus.
<< Se non fossi stato, probabilmente, troppo tempo con quel pazzo, nevrotico, ossessivo, paranoico di un'Originale, adesso saresti indubbiamente meglio, ma non posso rimediare al passato, solo al futuro. >> commentò la giovane, con espressione bellicosa.
Marcellus si chiese quanto Caroline conoscesse della sua storia personale prima di incontrare Klaus, ma non ribatté anche perché un meraviglioso odore stava salendo dalla porta di servizio.
In quel momento entrò la serva, poggiando sul tavolo i piatti che Caroline aveva richiesto.
<< Assaggia, forza. >> lo incitò la bionda.
Il bambino tagliò un minuscolo pezzettino di uovo e ci mise sopra una microscopica fetta di bacon, non fidandosi completamente dei gusti della vampira, e assaporò il primo boccone, chiudendo gli occhi.
<< Oh, ma è delizioso! Grazie Caroline. >> gridò esaltato il piccolo.
La ragazza non poté fare altro che sorridere di fronte all'entusiasmo di Marcellus, decidendo all'istante di rimandare le domande su Klaus a dopo, anche se la curiosità era tanta.
Sorprendentemente, dopo qualche minuto, in cui il bambino si era profuso in complimenti sul suo gusto eccellente in fatto di cibo che aveva la vampira e aveva chiesto alla cameriera di fargli preparare sempre quella colazione, fu lui a riprendere il discorso:
<< Klaus non mi ha detto niente, tranne il fatto che doveva uscire presto stamattina e che la sua serata è stata… Oh, come erano le sue parole… Oh, certo,  'Meglio di quanto lui si aspettasse'. >> sillabò. << Che poi cosa diamine vorrà dire? >> aggiunse a metà tra il risentito e il divertito.
<< Vuol dire che si è divertito, tesoro. >> mormorò la vampira, arrossendo.
'Allora anche a lui è piaciuto!' non fece nemmeno in tempo a formulare il pensiero che un servitore vampiro le si avvicinò, e le mormorò, piano, all'orecchio:
<< Ehm, signorina, c'è una strega, che è venuta per chiedere udienza a… >> 
<< Dille che è uscito e che Dio solo sa quando tornerà. >> rispose automaticamente la ragazza, pensando che la strega volesse l'Originale, tornando a rivolgere l'attenzione a Marcellus, che la stava guardando con un po' troppa deferenza.
<< No, no, signorina, vuole parlare con lei. >> aggiunse il poveretto, inorridito dal fraintendimento. 
Una strega vuole parlare con me? 
Ringraziò Dio che Klaus non ci fosse, altrimenti le avrebbe impedito di fare un solo passo al di fuori della sala.
<< Dov'è? >> chiese, invece.
<< Ha detto che preferiva aspettarvi in giardino, perché… >>
Non ci fu bisogno di altre parole, mentre Caroline si alzava e, a velocità vampiresca, raggiungeva il luogo designato all'appuntamento.
Poteva essere Bonn… No, era meglio non sperare che fosse nessuno.
Oppure poteva essere Genevieve, che voleva vendicarsi… Il pensiero la fece rabbuiare.
<< Salve. >> annunciò la sua presenza la vampira, notando subito non era nessuna delle due.
<< Oh, buongiorno signorina Caroline, >> rispose al saluto una ragazza mora, dagli occhi verdi incredibilmente dolci e la pelle chiara, non troppo alta. << il mio nome è Clara, Clara Sommerline. >> continuò, facendo una bella riverenza.
<< Buongiorno signorina Clara. >> la vampira non fece alcun inchino, ma si limitò a chinare lievemente il capo. Aveva imparato, a sue spese, che con le streghe di quel tempo non si poteva mai sapere.
<< Possiamo darci del tu? >> chiese gentilmente la mora. << Non vorrei mancarti di rispetto, ma mi sembri molto… giovane >> concluse.
<< Certo Clara. >> rispose Caroline, rilassandosi istintivamente. << Ti posso offrire qualcosa da bere? >> 
<< Oh, no, grazie! Ho già fatto colazione. >> replicò tranquillamente la strega, sorridendo. << Ma non mi dispiacerebbe sedermi su quelle deliziose sedie. >> aggiunse, dopo qualche secondo.
<< Certo, accomodati pure. >> la invitò a mettersi comoda la bionda.
La maga parve stupita della spontaneità e del candore di Caroline perché disse:
<< Non ti immaginavo così, sai Caroline, nonostante Genevieve mi avesse accennato al fatto che fossi una ragazza decisamente speciale. >>
<< Conosci Genevieve, quindi? >> la bionda sentì i peli rizzarsi automaticamente sulle braccia, e i canini bucarle la pelle, ma Clara rise:
<< Era la mia migliore amica, prima che… Beh prima che perdesse la testa. >> ammise, negli occhi una tristezza infinita. 
<< Oh, mi dispiace. Sai, per tutto. >> confessò la vampira, tristemente, ritirando le zanne.
Certo la strega dai capelli rossi non le aveva fatto un gran favore, rapendola, ma era viva.
Non aveva riportato un singolo danno da quell'incidente. 
<< Hai reso un grande favore alla comunità delle streghe Caroline, non dovesti essere triste. >> riconobbe Clara, sorpresa.
Quella ragazza non poteva essere una vampira.
Era dispiaciuta per Genevieve, accidenti!
Il capo della congrega, una volta venuto a sapere ciò che aveva combinato la sua amica, aveva decretato che non era degna di godere ulteriormente dei poteri magici e, con l'aiuto di tutte le poche streghe rimaste vive dallo scontro, glieli aveva tolti.
L'ultima volta che l'aveva vista, al limitare di New Orleans, vestita di stracci e urlante oscenità, Clara ricordava perfettamente l'astio con cui Genevieve aveva descritto la giovane vampira che ora le sedeva davanti.
<< Era comunque un essere umano, e l'ho allontanata da tutto ciò che era importante per lei. >> ribatté Caroline, mentre si sentiva, inspiegabilmente, gli occhi lucidi.
Ci fu qualche istante di silenzio, necessario alle due per processare il tutto.
<< Bene, >> disse la maga, tirando su con il naso e cercando, nella piccola borsa, un fazzolettino. << non sono qui per deprimerci ulteriormente, quanto per proporti un accordo, un favore, potremmo definirlo… >>
<< Ma che piacevole quadretto! >> una voce beffarda raggiunse il duo.
<< Klaus >> riconobbe Caroline, girandosi di scatto, pronta a difendere la sua nuova amica, chiamandolo duramente.
<< Tesoro, strega, >> le salutò lui, sempre con quel tono sarcastico, non dando cenno di aver capito quanto fosse arrabbiata la ragazza in realtà. << credevo di avere fatto piazza pulita della vostra squallida congrega l'altra notte, ma evidentemente ho mancato un paio di erbacce. >>
Sbagliava o aveva il fiatone? 
Il vampiro era appoggiato ad una delle colonne del giardino, bello come un dio greco, fintamente rilassato, ma Caroline sapeva che, dietro le spalle innaturalmente tese, il quasi ibrido era pronto ad attaccare al minimo segno di pericolo o minaccia.
E perché riusciva ad essere dannatamente sexy anche dopo una maledetta corsa? 
<< Klaus, stai calmo. Clara non mi vuole fare del male. Non è vero Clara? >> domandò la vampira, come a riprova delle sue parole, guardando con la coda dell'occhio la strega, che si era alzata e guardava l'Originale con fredda furia.
Non voleva cedere il fianco, e lei era l'unica che lui non avrebbe mai ferito.
Non intenzionalmente, almeno.

 

-La mamma di Tyler è morta, così come mio fratello. Siamo pari.- aveva detto lui, guardando Tyler, come se non provasse più desiderio di vendetta, ma solo bruciante e vivido dolore. 

 

No, non era il momento di abbandonarsi al ricordo del suo morso, del dolore che aveva provato, della delusione che per la prima volta, in sua presenza, l'aveva colta. 

          

-Chiama Bonnie. Convincila a farmi uscire da qui.- aveva continuato a parlare, rivolgendosi a lei stavolta.
-Io non ti aiuterò, mai e poi mai.- aveva scosso lievemente il capo prima di parlare, come per rischiararsi le idee, ma non ne aveva avuto veramente bisogno, era solo una conferma. 
Di ciò che provava per Tyler, di ciò che provava per Klaus.

 

Era delusa. 
E non era tanto il dolore del morso a farle male.
Era il fatto che ci stava quasi per cascare.
Quante altre volte avrebbe potuto ignorare quel sorriso tutto fossette? Quante altre volte avrebbe potuto ignorare quelle battute, così sagaci e spesso divertenti, il cui unico intento era quello di farla crollare? Quante volte? 

 

-Quanto rapidamente hai dimenticato la parte in cui ho salvato Tyler dalla miseria di essere un licantropo? O, la notte in cui tua madre mi invitò a casa sua per salvare la vita della sua preziosa figlia?- aveva chiesto lui,  scioccato e… dispiaciuto (?) dal suo rifiuto.
Caroline sapeva che lui aveva ragione, che lui poteva essere gentile, che non era solo buio, ma sapeva anche quante persone avesse ucciso, quanto non provasse rimorso per tutte le brutte azioni che compiva, quanto potesse essere cattivo e spregevole.
Quindi le parole le erano salite quasi in automatico.
Come un fiume in piena.
Come una marea dirompente, che sfonda argini e dighe.
Le aveva sputate fuori quasi come una medicina.

 

Era lo stesso Klaus? Potevano esserci diversi Klaus a seconda del contesto in cui si trovava? 

 

-Hai le allucinazioni? Tu hai ucciso sua madre.- aveva indicato Tyler, come per mettere più enfasi. -E non dimentichiamo che stiamo nella casa dove viveva la zia di Elena, Jenna, viveva.- si era avvicinata a lui, inconsciamente. Non credeva che lui le volesse, potesse fare del male. -Oppure credi che il tuo fascino ci faccia dimenticare che hai ucciso anche lei? Sai che c'è? No, non sono intenzionata a entrare in questa discussione. Non vali nemmeno le calorie che brucio per parlare con te.- 
Lui l'aveva guardata, ferito, nel suo io più profondo, prima di prendere una piantana e, con la super velocità, conficcargliela nello stomaco.
Aveva sentito l'urlo di Tyler:
-No.- ma le era sembrato così lontano, mentre il dolore al centro dello stomaco così vicino. 
Poi lui l'aveva attirata a se, facendole superare la barriera magica imposta dalla sua migliore amica, e l'aveva morsa.
Era stata una cosa veloce, tutto sommato, aveva pensato, mentre guardava Tyler.
Una bellissima simmetria. 
Il sangue di Tyler l'avrebbe dovuta uccidere, un anno e mezzo prima, ed ora, la morte, prendeva le sembianze del suo salvatore.
Si sarebbe messa a ridere, se non fosse stato per il dolore alla spalla e l'oblio che la chiamava.
Aveva fatto appena in tempo a capire le sue ultime parole:
-Ora, questo valeva decisamente le calorie.- prima che il dolore alla spalla e quello al centro dello stomaco prendessero il sopravvento, facendola svenire.

 

Notò, con immenso piacere, che non si erano mossi dal punto in cui stavano.
<< Caroline, spostati. Ora! >> sibilò il vampiro.
<< Non ce ne è bisogno, signor Mikaelson. Qui non si potrebbe parlare comunque, non quando il vostro cortile è pieno di vostre spie. >> 'O quando ci siete voi', ma il commento rimase solo ad aleggiare tra loro, come un profumo particolarmente disgustoso. 
Klaus ghignò.
Un ghigno particolarmente cattivo, perché la strega fece un passo indietro.
Anche Caroline, dal canto suo, si spaventò per quella parodia di sorriso.
Non era più abituata a vederlo così, dannazione!
<< Gradirei che mi venisse usata la stessa cortesia che io riservo a voi, signorina… Clara… dico bene? >> 
La ragazza parve sorpresa, ma dopo qualche secondo di silenziosa lotta interiore, decise di assecondarlo.
<< Come preferite, Sire… >> disse l'ultima parola con sconcertante livore. << Caroline, è stato un vero piacere fare la tua conoscenza. Se mai avessi bisogno del mio aiuto ti lascio il mio indirizzo. >> scrisse, su un biglietto, il suo indirizzo, mentre la vampira provava a dire:
<< No, non te ne devi andare… >> ma la strega la interruppe:
<< Cara, fidati di me. E' meglio così! >>
Klaus la seguì con lo sguardo, fino a che non ebbe voltato il cancello del cortile, poi si girò dalla parte di Caroline.
<< Beh direi che sono arrivato appena in tempo. >> ridacchiò compiaciuto.
<< Appena in tempo per cosa, precisamente? E cosa significa spie nel giardino? >> domandò la vampira irata, poi lo guardò negli occhi e capì. 
Ma certo. Come aveva potuto pensare che lui si fidasse di lei? Come aveva potuto essere così stupida?
Ci erano voluti secoli prima che si fidasse del fatto che i fratelli non lo avrebbero abbandonato.
<< Mi hai fatta seguire… >> mormorò, con voce incolore.
<< Si. >> le rispose lui, sussurrando e distogliendo lo sguardo.
<< Klaus >> lo chiamò solo la vampira, con tono tra l'esasperato e l'arrabbiato, portando le mani alle tempie, come per farsi un lento massaggio.
<< Era solo per la tua protezione! >> si difese il vampiro, che sembrò aver ritrovato tutta la sua caparbietà in meno di un secondo scarso.
'Per la mia protezione, per la mia protezione, per la mia protezione, per la mia' si ripeté nella mente la ragazza.  
<< E per quanto riguarda la tua domanda precedente: come hai fatto a non vederlo, tesoro? Ti stava fuorviand… >>
<< Klaus, non sono una bambina. Non ho bisogno della tua costante ed ossessiva protezione. >> lo interruppe Caroline, quasi al colmo
della frustrazione.
Il vampiro spalancò gli occhi.
Adesso la colpa era sua? 
Non era lui ad intavolare conversazioni con streghe sconosciute, dentro casa sua, per altro.
Non era lui ad essere stato mandato nel passato.
Non era lui ad…
<< Senti, capisco che con Rebekah queste… >> la ragazza parve alla ricerca del termine giusto << …precauzioni erano necessarie, ma non lo sono con me. >> la ragazza davanti a lui parve capire di aver fatto un'errore, perché trasalì.
<< E cosa ti rende diversa da mia sorella? Tu, forse, sei anche peggio di mia sorella. Proverai ad uccidermi, per tua stessa ammissione. >> aggiunse l'uomo, ancora incredulo della facilità con cui l'aveva perdonata.
Aveva punito Rebekah ed Elijah per molto, ma molto meno.
Con Rebekah bastava anche un'occhiata al momento sbagliato e lei giaceva addormentata sul fondo di qualche cantina.
Elijah non si arrischiava da parecchio tempo a contestare le scelte del fratello, anche se Klaus sapeva bene che, nel profondo del suo essere, il maggiore lo detestava.
Chi avrebbe mai potuto amarlo?
Era un abominio, uno scherzo della natura, mezzo licantropo, mezzo vampiro, non ci sarebbe mai, mai, mai stata redenzione, non per lui.
<< Me lo farai pesare per sempre, non è così? >> chiese la ragazza, gli occhi improvvisamente lucidi
Dannazione, non voleva piangere! 
E allora come mai si sentiva sull'orlo delle lacrime?
<< Caroline… Non intendevo dire quello che ho dett… >> provò a dire Klaus, ma le parole della giovane lo liquidarono sul posto.
<< Oh io penso che sia proprio quello che intendessi dire. >> allontanandosi e guardandolo con aria fredda e dura. 

 

                                -°°°°-

 

La trovò, un'ora dopo, in biblioteca.
In quel breve lasso di tempo aveva avuto modo di pensare, oltre ad addentare il collo di cinque o sei ragazze e ad aver distrutto parecchi suppellettili nel suo studio, per sfogarsi.  
Caroline stava leggendo una vecchia copia dell'Inferno di Dante Alighieri in lingua originale, l'espressione ancora arcigna e battagliera.
<< Caroline >> la chiamò raggiungendola.
Lei, ovviamente, non rispose.
<< Caroline >> la chiamò di nuovo.
<< Hmpft, >> un verso molto poco dignitoso uscì dalle labbra della giovane, che si vide costretta a parlare << che vuoi? Guarda che ci sento benissimo anche se non mi chiami dieci volte. >> rispose lei, belligerante.
Klaus sorrise istintivamente.
Quella ragazzina era l'unica, in otto secoli e mezzo di vita, a cui permetteva di uscire da una stanza senza il suo permesso, e si ostinava a volerlo combattere.
<< Come fai a leggere l'italiano antico? >> domandò stupito e affascinato.
La ragazza parve sorpresa dalla domanda, lasciando da parte, per un'istante, l'atteggiamento guerrafondaio e gli rispose:
<< Me l'hanno insegnato a scuola*! Non avevo mai letto la Divina Commedia in italiano. Certo, non capisco tutti i termini, ma la maggior parte si. >>
<< E a scuola devi essere brava, presumo? >> tornò a domandare Klaus, sempre più ammaliato da quella forza della natura che si stava dimostrando Caroline Forbes.
Era capace di sfidarlo come nessuno prima di lei, era intelligente, scaltra, dolce, bella…
<< Non cercare di cambiare discorso, Klaus. Sono ancora arrabbiata con te. >> lo riprese la giovane, facendo un broncio degno di Rebekah. 
<< Come posso farmi perdonare? >> sospirò l'Originale, continuando ad esibire quel sorriso tutto fossette e malizia.
La ragazza alzò gli occhi dal libro, stupefatta.
Klaus Mikaelson che chiedeva il perdono non era cosa di tutti i giorni, pensò.
<< Mi lascerai andare da Clara, oggi pomeriggio? >> decise, immediatamente, di sfidarlo.
<< Caroline ho chiesto il perdono, non l'impossibile. >> ghignò lui.
<< Allora niente perdono. >> concluse la ragazza, tornando con gli occhi al libro.
Lo sentì sospirare prima che la caricasse su una spalla.
<< Lasciami, idiota! >> gli urlò lei, arrabbiata, cercando inutilmente di divincolarsi o almeno di scendere.
<< No, almeno fino a quando non mi perdonerai. >> disse lui, risoluto, camminando a velocità umana.
<< Allora potrebbero volerci secoli. >> ribatté lei, piccata.
<< E' una fortuna, allora, che non abbiamo altro che il tempo. >> rise l'ibrido.
<< Oh, ti stancherai di sicuro prima tu! >> mormorò la giovane, con astio che fece ridere ancora più forte l'Originale.
Ci fu qualche istante di silenzio, in cui l'unico rumore era il ticchettio sul pavimento delle scarpe di Klaus e qualche raro saluto ai servi, cui Caroline, immancabilmente, chiedeva aiuto, ma loro (stupidi codardi) o la ignoravano o se ridevano sotto ai baffi, increduli di trovare il loro padrone così disponibile e giocherellone.  
<< Soffri di personalità multipla? >> indagò la ragazza.
<< Come? >> lo sentì ridere, anche se non poteva vederlo.
Bene, era in zona franca.
<< Si, sai, quando passi dalla rabbia alla felicità in meno di un'istante, o cose così. >> gli rispose lei, in tono acido.
<< Qui la chiameremmo volubilità o lunaticità, al massimo Caroline. >> le spiegò lui. << Ma mi piace questo termine. >>
A riprova di ciò, lo sentì sussurrare 'Personalità multipla' un paio di volte, come a volerselo fissare bene in mente.
<< Dato che, evidentemente, passeremo secoli in questa posizione, posso farti una domanda? >> domandò la bionda, cambiando atteggiamento.
Se fare la scontrosa non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, magari fare la dolce avrebbe apportato qualche migliorament… 
<< Tesoro, sono troppo furbo per farmi sedurre da te. >> la prese in giro lui, ricalcando le parole che la sera prima aveva usato lei, mentre la bionda masticò un insulto tra i denti. 
Dio, adesso ricordava perfettamente i motivi che l'avevano spinta a volerlo morto nel suo futuro.
Era decisamente fastidioso, sia nel futuro che nel passato.
Si chiese come avesse fatto Elijah a sopportarlo per tutti quei lunghi otto secoli e mezzo.
Il pensiero del suo maestro sembrò riportarle alla mente un paio di particolari mancanti nel mosaico.
<< Dov'è Elijah? E Kol? E quell'insopportabile gallina di Rebekah? >> chiese la giovane, tamburellando più forte che poté sull'ampia schiena dell'Originale, a metà tra lo scocciato e il divertito (dall'assurdità della situazione, non dal mancato compromesso con il vampiro, siamo chiari), mentre Klaus si fermò di botto.
A quanto pareva era arrivato il momento, seppur Klaus si fosse imposto di non pensarci troppo, di confessare.
<< Elijah è… è scappato. >> concluse Klaus in fretta, sperando quasi che lei non capisse.
Ovviamente, non fu così.
<< Perché è scappato? E per andare dove? >> chiese ancora Caroline, aggrottando la fronte << Non se ne sarebbe mai andato senza salutarmi, no? >>
<< Perché sei così interessata a mio fratello? >> domandò invece Klaus, lottando per non perdere il controllo. << Lui non è niente per te. >>
La verità era che Klaus era geloso.
Ed egoista.
E possessivo.
E non riusciva ad accettare che lei avesse legato tanto il fratello moralista e assolutamente troppo perfetto, rispetto a lui.
Quante volte i genitori avevano preso ad esempio Elijah? Quante volte Tatia aveva preferito uscire con il maggiore che con lui? Quante volte Rebekah aveva detto che era Elijah il suo fratello preferito? Quante?
<< Lo stesso discorso potrebbe valere per chiunque, allora. Cosa sono io per te? >> ragionò in fretta la bionda, non capendo cosa le volesse suggerire Klaus.
Forse che, Elijah, stufo del continuo ripetere inutili passi di danza o di poggiare le mani sull'immenso pianoforte a coda aveva deciso di abbandonarla? O forse… 
<< Non scherzare con me, Caroline! >> ringhiò lui, arrabbiato, riprendendo a camminare.
<< Klaus, si può sapere che ti prende? >> domandò Caroline, riuscendo finalmente a divincolarsi ed a scendere (Caroline non dubitò che non fosse dovuto alla forza usata da lei, quanto al fatto che lui avesse deciso che era il caso di metterla giù. Era pur sempre un vampiro di ottocentocinquanta anni, d'altronde) ed a mettergli le mani sul volto, avvicinandolo a se. << Se non vuoi che vada da quella strega, va bene, cioè non va bene, ma posso accettarlo, >> la vampira si chiese da dove provenisse quel fiume di parole << ma non devi riversare tutto il tuo risentimento nei confronti di tuo fratello, che tra parentesi, non ti ha fatto niente… >>
<< Questo lo pensi tu, tesoro. Tra noi Mikaelson è sempre corso cattivo sangue, persino tra noi fratelli! >> sibilò lui, irritato.
<< Klaus… >> il suo tentativo di portare un po' di sensatezza nella discussione con il quasi ibrido fu cancellato dall'arrivo festoso di Marcellus, recante un enorme cucciolo di pastore tedesco, chiedendo a Klaus se, per favore, potevano tenerlo.
'Ottimo tempismo, Marcellus, ma il tuo salvatore non mi potrà sfuggire per sempre!' fu l'ultimo pensiero della vampira, prima di mettersi a ridere per l'espressione disgustata di Klaus alla vista dell'enorme cagnolone, che, prontamente, andò a leccarle le mani, ingiungendole, l'istante dopo, di andarsi a lavare.

 

                                -°°°°-

 

Subito dopo pranzo, con la scusa di dover aiutare il bambino a riportare il cane, Caroline uscì (<< Levatemi questo enorme sacco di pelo dalla faccia! >> era stato il grido iracondo di Klaus, quando la povera bestiolina gli si era avventata contro per leccargli il volto e la ragazza e il piccolo erano scoppiati a ridere così forte che erano accorsi un paio di servitori, che, trattenendo le risate, si erano affrettati a spostare l'enorme cane).
<< Marcellus, sai tenere un segreto? >> chiese la giovane vampira, dopo che ebbero riaccompagnato l'animale a casa sua e si erano accomodati per prendere una cioccolata calda in una delle molteplici coffeehouse** del quartiere francese.
<< Credo di si! Che vuoi fare? >> le rispose il bambino, dubitando di se stesso, per un attimo.
Non era mai stato un bravo bugiardo, come gli ripeteva spesso e volentieri il suo protettore. 
<< Una strega è venuta a casa stamattina e mi ha chiesto udienza e… >> la vampira lo guardò affranta, come a volergli spiegare che… 
<< Immagino che Klaus abbia rovinato tutto, non è così? >>  le domandò semplicemente il bambino, sospirando. << Sai, credo che lui tenga molto a te! In certi momenti penso che tu sia l'unica cosa che gli impedisca di farci fuori tutti. >> scherzò poi.
<< Sei intelligente per avere solo nove… >> lo prese in giro la ragazza, subito ripresa dal piccolo:
<< Ei, ne ho undici! >> che si finse mortalmente offeso, incrociando le braccia al petto.
<< Lo so, lo so! >> rise la vampira, subito seguita dalla risata del piccolo.
<< Volevi sapere, penso, se sarei disposto a reggerti il gioco ed ad accompagnarti, no? >> tornò a chiedere il bambino, quando l'eco della risata si spense.
<< Si. >> rispose solo la vampira, stupefatta dall'acume del piccolo.
<< Accetto volentieri il vostro invito, ma prima devo porvi una domanda. >> annunciò il bambino, fingendo il tono pomposo di Elijah, che fece sbellicare la ragazza.
Quel bambino era una sagoma, pensò Caroline, annuendo.
<< Perché sei interessata a sapere cosa vuole quella strega da te? >> 
La bionda, che tutto si aspettava meno quella domanda, abbassò lo sguardo.
<< Non lo so, ma penso fosse una brava ragazza e non mi sento di giudicare. >>
Il bambino ci pensò per qualche istante.
Il gioco valeva la candela?, si chiese.
Dopo qualche istante, anche il bambino acconsentì con la testa.
<< Andiamo, prima che il tuo ragazzo si faccia strane idee in testa su dove siamo finiti! >>

 

                                         -°°°°-

 

Klaus si diresse nel suo studio, frustrato.
Erano più di tre ore che Caroline e Marcellus erano usciti per riportare a casa quella stupida palla di pelo che aveva osato buttarlo a terra, leccandogli tutto il viso ed aveva perso più di due ore per lavarsi, dopo.
Certo non li aveva lasciati andare da soli, anzi.
Aveva messo loro, come scorta, un paio di vampiri.
Ovviamente gli aveva detto di non farsi vedere, non sia mai che la vampira bionda pensasse che lui non si fidasse di lei.
Riusciva quasi a sentire le sue urla:
<< Come hai osato farmi seguire ancora? Brutto stupido di un'Originale! >> 
La sua voleva essere solo una protezione.
Una banale e umile protezione.
Era solo un caso che avesse detto al più vecchio dei due di fare rapporto, una volta tornato a casa.
Tra l'altro con Caroline non aveva fatto ancora la pace e Klaus sapeva quanto potessero essere testarde ed imprevedibili le donne arrabbiate.
Improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, venne colpito da un ricordo.

-Se mai avessi bisogno di me ti lascio il mio indirizzo.-
 

Corse in giardino, ansioso.
Cercò ovunque quel maledetto biglietto.
Alzò addirittura un paio di stupide piante ornamentali, che tanto piacevano a Rebekah.
Sparito.
<< Caroline >> ringhiò.
'Maledetta femmina', fu invece il suo unico pensiero, correndo più velocemente della luce, verso la casa di Alexandra LaRue, capo delle congreghe delle streghe e l'unica persona in grado di aiutarlo per la sua ricerca dell'abitazione di Clara.      

 

                                    -°°°°-

 

<< E' questa. >> disse il bambino, sicuro di se.
<< Sei sicuro? >> chiese la vampira dubbiosa.
<< 1252 Royal Street***. Se sai leggere è questa! >> la prese in giro il bambino, indicando una piccola palazzina color crema, circondata da un piccolo giardino, coperto di fiori e di piante ornamentali, circondato, a sua volta, da una piccola recinzione in ferro battuto.
<< Bussa, prima che decida che il tuo sangue è abbastanza dolce per essere il mio prossimo pasto. >> ridacchiò la vampira.
<< Agli ordini, sua maestà! >> continuò a scherzare il bambino.
<< Marcellus… Sai, vero, che non potrò rimanere per sempre con voi? >> chiese la ragazza, scombussolata, fermandogli il braccio un attimo prima che bussasse.
Era la quinta volta che usava degli appellativi quali: Regina o Sua Maestà o, ancora, Sovrana, segno evidente che pensava che lei e Klaus si sarebbero sposati.
Doveva fargli capire che, prima o poi, sarebbe andata via.
<< Che intendi? Vuoi di nuovo scappare? >> chiese il bambino, mentre il labbro inferiore gli tremava.
<< No, no, no! Assolutamente no! >> rispose la bionda, abbracciandolo e decidendo all'istante che non era il caso di discuterne ulteriormente.
'Avremo tempo, dopo!' pensò, sconfortata.
Rimasero un paio di minuti in quella posizione, il bambino stretto a lei e lei stretta a lui.
Quando finalmente Caroline stava per dirgli che poteva anche smetterla di stringersi così tanto a lei, la porta di casa Summerline si aprì e Clara le sorrise.
<< Sapevo che saresti venuta… E hai portato un piccolo amico con te! >>
<< Si, sono qui! >> disse la giovane vampira.
<< Beh, che fate sulla porta? Coraggio, entrate. >> li accolse la strega sorridendo.
Caroline si chiese se avesse preso la decisione giusta, lasciando solo Klaus a casa, per venire a parlamentare con una strega sconosciuta. 
Ma la seguì, sicura che era la sua mente, non il suo cuore, a parlare.

 

                                -°°°°-

 

<< L'avete vista? Che vi dicevo? Non è la sorella il loro punto debol... >> una voce nel buio, subito dopo che la vampira entrò nella casa di… Il licantropo si sporse per leggere la targhetta con il nome: Clara Summerline.
<< Sarebbe stato difficile non vederla, Gaston! >> ribatté, mellifluo, Antoine Guerrera.
A quanto pareva il suo piano avrebbe dovuto prendere una rotta diversa da quella iniziale, ma non era così importante, pensò vagamente irritato.
La bionda Originale non parlava e ciò lo iniziava ad impensierire.
Eppure era stata così loquace e combattiva con lui, appena quattro giorni prima.
Probabilmente aveva solo bisogno di un'incentivo maggiore. 
Si, ma quale?
Nemmeno a farlo apposta, tre secondi dopo che ebbe fatto questo ragionamento, gli si avvicinò un altro licantropo, che sussurrò, al suo superiore, parole incomprensibili alle orecchie del povero Gaston.
<< Ma bene, portatelo subito a palazzo! >> ghignò Antoine, battendo appena le mani, rivolgendosi poi a Gaston, che lo guardò interdetto << Non avremo bisogno della ragazza, a quanto pare. Abbiamo un altro Originale per le mani. >>
L'occhiata che gli lanciò il capo lo gelò sul posto.
Si avvicinava la guerra, pensò Gaston, e niente e nessuno li avrebbe fermati stavolta.

 

                                -°°°°-

 

<< Stamattina mi hai detto che voi streghe avevate un regalo per me, quale sarebbe? >> chiese la vampira.
La strega, dopo averli accolti in casa propria ed aver girato, sporgendosi lievemente fuori dall'uscio, la testa a destra e a sinistra, come se fossero stati seguiti, aveva offerto loro del thè con dei deliziosi piccoli pasticcini circolari, ripieni di marmellata e spezie.
<< Si chiamano macarons****, li importa un mio amico dalla Francia. >> aveva detto la mora, assaggiandone uno.
Sia il bambino che Caroline avevano rifiutato gentilmente l'offerta, anche se Marcellus era stato tentato dai dolcetti, intuì la strega, perché aveva sorriso e gli aveva assicurato che non erano avvelenati.
Solo allora il bambino ne aveva assaggiato, timidamente, un pezzettino, confermando che erano buonissimi.
<< Beh, è molto semplice. Tesoro, >> si rivolse al bambino << mi andresti a prendere, in cucina, delle foglie di salvia? >>
<< Certo! >> aveva annuito Marcellus, con la bocca piena, beccandosi l'occhiataccia della sua bionda amica, lieto di potersi rendere utile.
<< E' la prima porta a destra! >> gli disse la strega. << Scusami, >> aggiunse poi, tornando a guardare Caroline << ma prima ho origliato parte della vostra conversazione e credo che per lui sia troppo. >>
<< Troppo cosa? >> chiese Caroline, leggermente scombussolata, dondolando il piede destro, segno del suo nervosismo e della sua agitazione, capì Clara, sorridendo.
Era un bene che avesse paura, pensò la donna.
Tutti nel mondo magico sapevano che loro, le streghe erano le creature più potenti.
<< Ti stiamo offrendo la possibilità di tornare nel tuo tempo, Caroline. >>

 

 

*Matt, nella 4x21, dice chiaramente che è rimasto indietro in italiano. Da qui il fatto che Caroline lo sappia leggere e capire.
**In America e in Inghilterra il concetto di bar è diverso dal nostro: per bar, nei suddetti paesi, si intende dove è consentita la vendita di alcolici e, dove, ai bambini è vietato, ovviamente, l'accesso, mentre il nostro bar (dove si consumano caffè, dolci e quant'altro) sono chiamati café o coffeehouse.
***La palazzina da me descritta esiste veramente (ovviamente, Dio solo sa se era così ai tempi, ma comunque…)! Andate su google maps a vedere quanto è carina! 
**** I macarons sono stati inventati nei primi anni del 1800 e sono dolcetti di forma circolare, squisiti (soprattutto quelli alla vaniglia, al caramello, alla rosa e al burro d'arachidi, che qui da noi, sfortunatamente, non va moltissimo e shame on you! Laduree, perché non ne commerci di più, qui in Italia, di macarons al burro d'arachidi?)

 

N/A

Ciao ragazze,
Qualcuna di voi mi ha fatto notare che italianizzo spesso e volentieri il Mrs., Mr. e Miss. Premetto che non lo faccio apposta (anche perché avendo mamma americana, se lo sapesse mi strapperebbe un braccio XD), lo faccio perché trovo ridicolo scrivere Mr. quando ci sono una tale varietà di termini (come gentiluomo, signore, ecc.), che vogliono dire la stessa identica cosa ma, dal punto di vista stilistico, sono mooolto più belli, ed eleganti e forbiti.
Per questo, e per altri mille motivi (tra cui, non ultimo, l'amore assoluto ed incondizionato che provo per la nostra lingua), cercherò sempre di italianizzare il più possibile i vocaboli in inglese nei miei racconti (quello che riesco, ovviamente. Il computer rimane computer e via dicendo XD).
Sul capitolo non c'è molto da dire.
Klaus è, come al solito, arrabbiato, Caroline è, come al solito, irresponsabile e noncurante dei pericoli che la possono circondare, lfamiglia Guerrera complotta nell'ombra e Clara?
Ho amato scrivere le parti dedicate alla pura e onesta Clara Sommerline, l'amica di Genevieve nella serie tv, tanto che credo di ampliare il suo personaggio, se anche a voi piace.
Detto questo vi lascio,
Un bacio 
Ludovica

 

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Capitolo 28
*** Capitolo XXVIII ***


In Time 


Stava passeggiando tranquillamente lungo il molo, ancora troppo concentrato su quell'angosciante sogno.
Era da parecchio tempo che non sognava più Mikael.
Secoli a ben vedere.
Dopo aver riportato a casa Caroline aveva passato le restanti tre ore che lo separavano dall'alba a scrivere una lunga lettera per Elijah, raccontandogli nel dettaglio il sogno e chiedendogli di tornare a casa al più presto.
Non sapeva dove il fratello si trovasse, ma era sicuro che uno dei suoi fidati luogotenenti avrebbe saputo come, e dove, trovarlo.
Per un attimo aveva anche pensato di mandare il creatore di Caroline, quel Damon, ma sapeva bene che non era detto che il fratello lo lasciasse vivo.
Si era girato e aveva lanciato un'occhiata affettuosa a Caroline, non appena il pensiero lo aveva colpito.
La ragazza ancora dormiva.
L'Originale pensò che gli sarebbe piaciuto ritrarla anche in quella posizione, ma la mano, che era andata alla ricerca spasmodica di un foglio e di un carboncino, si fermò, non appena realizzò quello che stava facendo.
Stava invadendo di nuovo la sua intimità, ridacchiò internamente alla riflessione.
Senza contare che non gli aveva ancora detto se gli erano piaciuti i suoi precedenti lavori.
Si riscosse da quei pensieri non appena uno dei vampiri che aveva messo per la protezione di Caroline lo raggiunse.
-Sire- aveva detto, inchinandosi.
-Cosa è successo?-
-Una strega ha chiesto udienza alla vostra ehm…. amica.- annunciò con voce monocorde l'uomo, che non aveva più di una trentina d'anni.
Aveva splendidi capelli castano chiaro e occhi di un verde splendente.
Il poveretto non fece nemmeno in tempo a finire la frase che l'Originale già correva.
'Quella ragazza attira più guai che api sul miele!' 

 

                                -°°°°-

 

Il sole aveva già compiuto il suo normale ciclo, sopra il cielo della Louisiana, bruciando i campi e seccando le poche piante che riuscivano a sopravvivere in quella regione, dove le piogge erano viste più come un miracolo che come una disgrazia, quando Marcellus e Caroline varcarono il portone di casa Mikaelson.
Nel viaggio di ritorno, il bambino aveva tentato senza successo di convincere l'amica a parlare, arrendendosi ad un certo punto.
<< Dov'è Klaus? >> chiese sbrigativa la vampira ad una vecchia serva che passava per il giardino.
<< E' tornato anche lui da qualche minuto, signorina! >> le rispose l'anziana signora, in tono gentile. << Credo che sia nel suo studio, comunque. >>  
<< Grazie. >> disse Caroline, chiedendo poi al piccolo << Ti dispiace se lo raggiungo subito? >>
<< Certo che no. >> le sorrise il bambino << A patto che racconti un'altra favola stanotte. >> 
<< Sarà fatto. >> promise Caroline, rincuorata dall'atteggiamento sempre positivo di Marcellus.
'Se con lui è tanto facile, magari anche con Klaus non sarà un'impresa impossibile…'
 

Non appena entrò nella stanza designata, capì che qualcosa era cambiato nello sguardo del quasi ibrido, seduto compostamente dietro l'imponente scrivania con le braccia conserte.
Aveva gli occhi scuri, più neri che del consueto blu, ma non era il nero tipico della forma del vampirismo.
Era il nero da arrabbiatura.
<< Dove sei stata tutto il pomeriggio? >> chiese mellifluo, le vene che pulsavano sul collo.
La giovane capì che era una finta, che sapeva benissimo dove erano stati lei e Marcellus, ma non poteva dirglielo… Non poteva…
<< In giro… >> rispose lei evasiva, sedendosi dall'altra parte del tavolo.
Tra loro calò un silenzio teso.
Un silenzio che sapeva di omissione, di bugia da parte di Caroline, da quella di Klaus non era nient'altro che la quiete prima della tempesta.
Quella maledetta di una LaRue non si era sbottonata di un millimetro, adducendo come scusa il fatto che quella di Caroline doveva essere una scelta personale, che non doveva essere influenzata da alcuno e che, se fosse stata lei a volergliene parlare, bene, altrimenti avrebbe dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
Nemmeno le sue velate minacce sul fatto che avrebbe ucciso tutte le streghe di New Orleans erano servite a qualcosa.
La strega si era limitata a replicare che, agendo in quel modo, avrebbe tolto a Caroline il libero arbitrio, sacro per tutti gli esseri umani. 
<< Klaus, credevo che avessimo passato il punto in cui… >> provò a dire la vampira.
<< Mi hai mentito! Mettendo non solo a rischio la tua vita, ma anche quella di Marcellus >> la accusò il vampiro, gli occhi fiammeggianti, ma il tono di voce era forzatamente basso, il che non aumentava le sue possibilità di uscirne viva. << Sei andata da quella strega. >>  
In quel momento la ragazza capì perché Elijah e Rebekah si arrendevano sempre quando l'argomento in discussione riguardava il fratello.
Tutti i suoi tratti erano incisi da gelida e distruttiva furia.
E fu in grado di riconoscere la rabbia omicida, il desiderio di farle male, tanto quanto ne aveva fatto lei a lui, il desiderio di torturarla, per l'indecisione di cui era stato pregno, fino a pochi istanti prima, il desiderio di punirla, perché non riusciva ad essere come lui voleva.
C'era, esisteva, era presente, nei suoi occhi e nelle smorfie del suo viso, altrimenti perfetto.
<< Si. >> non era una domanda, ma la donna si sentì di rispondere comunque.
Non le andava di mentire.
Aveva smesso di essere la piccola, insicura, fragile Caroline Forbes.
<< E non hai pensato a cosa potesse succedervi, immagino? Sareste potuti morire o vi avrebbero potuto imprigionare o peggio… >> ringhiò Klaus.
<< Non farmi la paternale Klaus. Sapevo che era una cosa che andava fatta, punto. >> ribatté la giovane, infuocandosi.
<< Paternale? Paternale? >> il vampiro sbarrò gli occhi e prese ad urlare, alzandosi in piedi, puntandole l'indice minacciosamente contro << Non ti sto facendo nessuna paternale, Caroline, anzi. Sai come si chiama la tua? Insubordinazione. Se non >> il vampiro chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, prima di riaprirli e continuare a parlare. << provassi ciò che provo per te ti avrei già staccato la testa a morsi, sappilo! >>
<< Passi alle minacce ora? No perché ci mancavano al tuo arsenale di insensatezze nei miei riguardi. >> affermò la vampira.
<< Credi che siano queste le mie minacce? Oh, tesoro, si vede che non mi conosci bene quanto credi. Quando ti minaccerò avrai la certezza che lo farò. >> Klaus esibì il suo sorriso più cattivo, dicendo quelle parole.
<< Come se non lo avessi già fatto! >> sibilò la vampira, arrabbiata.
<< Sei solo una bambina! Una sciocca e insolente bambina che non sa di quello che sta parlando. >> abbaiò lui.
Caroline, sentendo quelle parole ci vide letteralmente rosso.
Lui che chiamava lei bambina?
Seriamente?
Chi era l'idiota che l'aveva fatta seguire quella mattina stessa? 
Chi era l'idiota che tutti, alla fine, lasciavano? 
Chi era l'idiota che non dava retta a nessuno?
<< Dov'eri stamattina? >> chiese, invece.
Klaus sembrò sbigottito dalla domanda.
<< In giro… >> rispose, evasivo, distogliendo lo sguardo.
'Ah, adesso chi è che evita le domande?'
<< L'avevo intuito, grazie. Intendevo dire dove? >> domandò la vampira, sarcastica.
Il quasi ibrido non rispose, ma continuò ad evitare il suo sguardo.
<< Mi dai risposte a metà e io, d'ora in avanti, ti risponderò come mi risponderai tu. >>
Si alzò in piedi, pronta a congedarsi, ma lui la fermò:
<< Non sono abituato a dormire con nessuno. Avevo bisogno di tempo… Per riflettere, credo… >> sussurrò.
Caroline lo guardò negli occhi e vide la profondità delle emozioni di Klaus.
Aveva paura.
Non sapeva di cosa, ma aveva paura.
Era difficile essere un Re quando Caroline ti guardava in quel modo, inclinando leggermente il capo, come se stesse elucubrando il tutto, pensò Klaus.
Era difficile persino essere un vampiro quando Caroline ti guardava con un misto di pietà e di preoccupazione negli occhi.
<< E poi la mattina mi alzo molto presto e avevo paura di svegliarti. >> aggiunse in tono volutamente più leggero.
<< Oh, Klaus >> la vampira corse tra le sue braccia. << non so cosa ti abbia spaventato così tanto, ma io non ti abbandonerò. Mai! >> promise la ragazza, mentre il vampiro espirava, chiudendo gli occhi, e poggiava la testa sui biondi capelli di lei.
Dopo qualche istante Klaus, chiese, schiarendosi piano la voce, che gli era diventata improvvisamente rauca:
<< Allora, cosa voleva da te quella strega? >>
Caroline ci pensò qualche istante prima di rispondergli.
<< Le uccideresti… E non puoi farlo! >>
L'uomo sentì l'ira montare nuovamente.
Perché non si riusciva a fidare di lui?
<< Hai un'opinione così bassa di me? >>

 

Aveva sentito Matt provare a difenderla.
Una difesa inutile e priva di fondamento, dato che lui era l'unico a poterla salvare.
-Sono qui per aiutare, Matt.- aveva detto lui.
Poi era arrivata sua madre.
-Entra.- una sola parola, ma piena della speranza che Liz Forbes aveva sempre avuto, nei confronti di tutti.
Per lei, per Damon, per Stefan…
Poi era entrato nella sua stanza.
Se la morte veniva con le sue sembianze, Caroline aveva pensato che poteva andarle molto, ma molto peggio.
Portava una semplice henley bianca, una giacca nera e due o tre collane al collo. Da quella prospettiva poteva sembrare quasi un angelo, con quei capelli biondi e gli occhi blu, ma lei sapeva bene di non potersi fidare.
-Sei qui per uccidermi?- aveva chiesto, tremando su quell'ultima parola, quasi si aspettasse un dolore che il suo debole e fragile corpo non avrebbe potuto reggere.
Una domanda legittima, tutto sommato.
Era stato lui ad ordinare a Tyler di morderla.
-Nel giorno del tuo compleanno? Hai un'opinione così bassa di me?- aveva fatto una piccola smorfia quando aveva detto la parola compleanno, come a volerle dire che lui non era così cattivo, che tutto ciò che faceva poteva trovare una giustificazione, e l'aveva detto con una voce così delicata e priva di qualsivoglia doppio senso che era stato un bisogno quasi impellente quello di essere sincera.
-Si-
La sua mimica facciale non aveva fatto trapelare nulla, ma dalla sua postura, Caroline aveva capito che era sorpreso. 
Che non si aspettasse, forse, un minimo di risentimento e odio? 
Le aveva spostato, delicatamente, la coperta per esporre il segno del morso, ormai entrato in suppurazione.
-Oh, sembra fare male. Mi dispiace, tu sei quella che definiamo 'danno collaterale', non c'è niente di personale.- lui aveva fatto una piccola smorfia quando lei lo aveva guardato sconvolta.
Niente di personale? Stava scherzando, vero? 
Per colpa sua si trovava ad un passo dalla tomba, santo cielo! 
-Adoro i compleanni!- lui aveva cambiato discorso in meno di un battito di ciglia, toccandole il braccialetto che le aveva regalato Tyler, delicatamente.
-Si, tu sarai ad un bilione, o qualcosa del genere.- aveva emesso una risatina tremula, per stemperare la tensione e per convincerlo a darle il colpo di grazia, o a salvarla.
-Devi aggiustare la tua percezione del tempo quando diventi un vampiro, Caroline. Celebrare il fatto di non essere più vincolata alle tradizioni umane.
Diventi libera.- le aveva risposto lui, sorridendo quasi.
-No, io sto morendo.- la sua risposta era stata dura e secca, mentre lo guardava.
Lui si era seduto, leggero, sul suo letto.
Sembrava comunque un re, appena asceso su un trono.
L'aveva guardata per più di un paio di secondi, concentrandosi sui suoi occhi, l'unica parte di se che non poteva mentire. 
-E potrei concedertela, la morte, se questo è ciò che realmente vuoi, se davvero credi che la tua esistenza non abbia significato. A me stesso è capitato di pensarci, una volta o due, nel corso dei secoli, se vuoi la verità.- Caroline si era stupita della prontezza di spirito dell'Originale. Lui, tra tutti, tra Elena, Bonnie, Matt, Tyler, Stefan, Damon, aveva capito che, magari, quella vita non faceva per lei, che, magari, sarebbe stato più dignitoso lasciarla andare. -Ma ti voglio introdurre ad un piccolo segreto: c'è un intero mondo là fuori che non aspetta altro che te.- si era chinato di più quando lo aveva affermato. Erano a meno di cinquanta centimetri di distanza, probabilmente. 
Grandi città e arte e musica. La vera bellezza.- aveva sorriso.
-E tu potresti averla.
Potresti avere un milione di altri compleanni.
Tutto ciò che devi fare è chiedere.-
Le sue parole l'avevano convinta che valeva la pena vivere.
Che la sua vita valeva davvero qualcosa.
-Non voglio morire.- 

 

<< No, >> la vampira rise, stanca. << ma deve essere una scelta personale, senza influenze da parte tua! >>  
<< Caroline… >> la rimproverò lui, staccandosi di poco.
<< Klaus, ti prego! Non discutiamone, non ora. >> 
<< Discutendo, discutendo? >> l'antica rabbia che da sempre provava per chiunque non gli ubbidisse parve risorgere, come una fenice dalle sue ceneri. << Caroline, la maggioranza delle streghe sono cattive, specialmente in questa città, specialmente se vogliono avere a che fare con te, o con me, o con chiunque faccia parte della mia famiglia! Perfino il piccolo Marcellus potrebbe essere in pericolo, allo stato attuale delle cose. >>
<< Che intendi? >>
<< Intendo dire che c'è una fazione, beh… una grossa fazione delle streghe di questa città, che preferirebbe vederci tutti morti! >> ringhiò lui, cercando di spiegarsi.
Evidentemente, qualcosa nel suo piano, fallì, perché la ragazza si staccò del tutto da lui e fece un passo indietro.
<< Ah, capisco. Mi stai dicendo che, visto che vogliono morto te, dovrebbero volere morti tutti i vampiri. >>  
<< No, beh… Si… >> mormorò il vampiro, in evidente imbarazzo.
<< Beh, si da il caso che Clara è stata gentile con me e che non mi volesse fare del male. >>
Perché doveva essere sempre iperprotettivo?
Era soffocante, ma rassicurante, in un certo qual senso.
<< Tesoro, non credo che fosse gentile per pura bontà del suo animo, quanto perché sperava di allontanarti da… >>
<< Quindi la colpa è, comunque, tua! >> la ragazza non gli diede il tempo di proseguire il discorso, che già era voltata, pronta ad andarsene.
<< Ti ho dato il permesso di congedarti? >>
<< Non credevo che servisse il tuo permesso per andarmene, Sire. >> disse l'ultima parola con lo stesso astio di Clara, quella stessa mattina. 
<< Non ti servirebbe se ti comportassi come ti dico di comportarti io! >> replicò l'Originale, ora contrariato.
<< Era tutto migliore quando non eravamo niente! >> sussurrò la vampira, arrabbiata, non pensando all'effetto devastante delle sue parole.
Klaus gelò, letteralmente, sul posto.
Aveva esplicitamente detto che avrebbe preferito che tutto quello che era successo tra loro non fosse mai accaduto.
Che senso avrebbe avuto continuare?
Che senso avrebbe avuto pretendere di essere quello che lui non era?
Nessuno, si disse.
Nessuno.
Il suo cuore batteva a morto.
Non c'era pace.
Non ci sarebbe mai stata.
Non per lui.
<< Credo che tu abbia ragione, Caroline! Puoi andare. >> disse l'Originale, con tono neutro, incolore, che non rispecchiava affatto ciò che provava.
Anche il tono con cui aveva pronunciato il suo nome era diverso.
Non c'era più la rabbia, l'affetto, il trasporto, non era più il centro della sua passione più profonda. 
Era un nome tra i tanti. 
<< Klaus, non intendevo dire che quello che ho detto. >> provò a dire la ragazza.
<< Oh, io credo proprio di si! >> replicò il vampiro, uscendo dallo studio.

 

                                -°°°°-

 

<< Allora, Rebekah, hai due opzioni davanti a te! O mi dici tutto quello che serve per uccidere te e la tua disgustosa famiglia oppure torchieremo tuo fratello! >> disse Antoine, il tono di voce insolitamente gentile.
<< Come? >> balbettò l'Originale, confusa, il labbro sotto tremante.. 
I morsi che i lupi le continuavano ad infliggere non aiutavano la sua sanità mentale, così come il paletto imbevuto di verbena piantato nel bel mezzo dello stomaco, che le impediva la rigenerazione naturale.
Avrebbe dovuto parlare con Chris di quello, pensò il licantropo, chinandosi ed estraendole, con un po' di fatica, il suddetto paletto. 
La vampira rilasciò un sospiro di puro sollievo, mentre Antoine di accucciò vicino a lei, non troppo, però.
Se c'era una cosa che Antoine Guerrera non era, era uno stupido.
Sapeva bene che i vampiri erano creature pericolose.
Senza contare che lui non era trasformato, quindi un morso della vampira lo avrebbe ucciso. 
<< Uno dei tuoi fratelli è nostro prigioniero. >> sillabò il membro più importante della famiglia Guerrera, cercando di farsi capire e guardando negli occhi la giovane, che distolse lo sguardo.

 

-In che condizioni si trova?- aveva chiesto il Guerrera, entrando nel sotterraneo.
-Sta bene, è spossata e stanca, e blatera cose che nessuno di noi riesce a capire, ma è viva, se è questo che vuoi sapere!- gli aveva risposto il carceriere, aprendogli la porta.
Socchiudendo appena gli occhi, per via del buio che regnava nella stanza, la vide.
Era stesa su un fianco, mentre sembrava che… piangesse?
Il capobranco aguzzò l'orecchio.
No, ci doveva essere un errore.
I vampiri erano esseri senz'anima. 
Un tempo sarebbe bastato dire il suo nome perché tutti i più potenti della Terra tremassero, ora sembrava un cucciolo spaurito.
Il vestito era a pezzi, mentre il suo corpo tremava, scosso da invisibili convulsioni.
Improvvisamente, la vampira alzò la testa e urlò:
-Alexander! Come hai potuto?- prima di avventarsi contro il corpo del licantropo, canini in bella vista e iridi rosse come fuoco.
In quel momento, dalle ombre più remote della stanza, comparvero due lupi, che corsero in difesa del loro capobranco, mordendo e dilaniando la pelle della ragazza, mentre Antoine arretrava, interdetto e spaventato, e il carceriere, dopo qualche istante in cui le uniche cose che si sentirono furono gli schiocchi secchi delle ossa rotte dell'Originale entrò bestemmiando e gli conficcò un paletto al centro dello stomaco.
-Ben fatto, Chris!- commentò il capo, uscendo dal sotterraneo e facendo un cenno di ringraziamento anche verso i due lupi a difesa della prigioniera.

  

                        -°°°°-

 

Stava bevendo troppo, se ne rendeva conto, ma non le importava minimamente.
<< Caroline, va tutto bene? >> chiese educatamente il piccolo Marcellus, servendosi di una abbondante porzione di patate al forno.
<< Tutto benissimo, tesoro! >> grugnì la vampira, stringendo con più forza del dovuto il delicato bicchiere di cristallo, che si frammentò in miliardi di piccoli pezzi.
<< Accidenti! >> urlò la vampira, mentre il denso vino rosso le macchiava il vestito.
Fece segno ad una serva di non preoccuparsi e che avrebbe pulito lei il danno.
'Dovrò ad Elijah due vestiti e un bicchiere!' pensò la vampira, affranta.
La cosa peggiore era che, in tutte le loro precedenti discussioni, era stata sempre lei a scappare, mai lui.
Klaus minacciava, la feriva, ma non se ne andava mai per primo.
Come anche quella volta, davanti al Grill…

 

Si era ritrovata a parlare del college con quello strambo Originale, più interessato a conoscerla che a farsi conoscere.
Gli aveva già raccontato, con una facilità immensa, dell'invidia che le aveva provocato la troppa vicinanza con Elena negli anni passati e del rapporto con suo padre e sua madre.
Lui sembrava interessato a tutto ciò che la riguardava.
Gli stava appunto raccontando del suo sogno inespresso di fare l'attrice quando lui la interruppe.
-Cosa hai fatto?- le aveva chiesto, alzandosi in piedi e toccandosi il cuore, come se fosse stato colpito da una freccia.
-Niente.- aveva replicato, drizzandosi anche lei.
Cosa avrebbe potuto fare? 
Era da oltre un'ora che chiacchieravano, pensò, sbirciando il piccolo orologio che aveva al polso.
-Che cosa hai fatto?- tornò a chiederle lui, prendendola per gli avambracci e iniziando a stringerla, l'espressione mutata da rilassata a furiosa in meno di due secondi.
-Non ho fatto niente! Fermati.- aveva risposto lei, sconcertata, mentre sentiva le dita dell'Originale scavare nella morbida pelle.
Era la verità.
Una volta tanto non sapeva davvero quale fosse il piano generale.
Sapeva solo che doveva fare l'esca per Klaus.
Damon non le aveva voluto dare più informazioni, credendola, forse, ancora la stupida biondina che si era portato a letto due anni prima.
Avrebbe chiamato Stefan, o Elena, dopo, aveva pensato, uscendo in fretta da casa, per farsi spiegare il tutto.
L'Originale aveva smesso di stringerla e le aveva lasciato le braccia, doloranti.
-Kol…- aveva mormorato girandosi, quasi sapesse quello che stava accadendo al fratellino, poi si era riscosso in fretta e le aveva ordinato di andare a casa e chiudersi dentro.
-Ma io…- aveva protestato la vampira.
-Caroline, vai a casa tua e chiuditici dentro, subito.- le aveva ingiunto, lo sguardo terribilmente serio. -A meno che tu non voglia che ti chiuda dentro casa mia.- aveva accennato un piccolo sorriso all'angolo destro delle labbra, mettendo in evidenza una singola fossetta.
-No di certo!- aveva risposto la vampira, prendendo la borsetta che aveva lasciato, incautamente, sulla panchina.
-Prima però, mi piacerebbe avere il tuo numero!- l'aveva fermata lui, piazzandosi davanti a lei. -Sai, in caso avessi nuovamente bisogno del mio sangue, o emergenze simili…- era arrossito sulle ultime parole o la luce le giocava brutti scherzi?
Caroline aveva riso.
Il fratello giaceva imbalsamato tra le mani dei fratelli Salvatore e lui pensava ad un modo per riconttatarla.
-Va bene!- aveva deciso ancora prima di pensarci davvero, dandogli il suo numero di cellulare.
L'Originale l'aveva guardata fino a quando non era scomparsa…

 

E ora il primo ad abbandonare la discussione era stato lui.
<< Caroline stai bene? Non ti preoccupare per il bicchiere. Era vecchio ed Elijah… >> 
Si limitò ad annuire alle domande del bambino.
Non erano importanti.
Non quanto il pensiero di averlo perso, probabilmente, per sempre.
Se avesse potuto si sarebbe schiaffeggiata da sola.
Aveva messo un punto su una cosa che non era sicura di voler finire.
Aveva messo un punto su una cosa che non era sicura che fosse destinata a finire… 
 

-Avrai sempre una scelta Caroline!- l'aveva rassicurata Clara 
-Quindi mi stai dicendo che se rifiutassi la vostra cortese ehm… offerta, non subirei conseguenze?- aveva chiesto la vampira, interdetta.
-Certo che no, cara! Ci mancherebbe altro. Non siamo barbare incivili!- aveva detto la strega, con gli occhi spalancati.

 

<< Portatemi un'altro bicchiere, subito! >> ordinò in tono duro ad un servitore, accorso per l'infrangersi il bicchiere.
Non riusciva a pensare a nient'altro oltre al modo in cui aveva detto il suo nome.
Non era più il centro del suo mondo.
Avrebbe preferito morire piuttosto che svegliarsi con la consapevolezza che il suo nome non avrebbe più significato niente per lui.
Lui che era splendido anche quando si arrabbiava.
Lui che era incantevole perfino quando si ostinava a non vedere.
Lui che era l'uomo sbagliato, al momento sbagliato, nel posto sbagliato, ma che si era presentato con quel sorriso indescrivibile, nella sua camera da letto di Mystic Falls.
Tre secondi dopo, arrivò il bicchiere.
La vampira si verso l'ennesimo bicchiere di vino, noncurante dello sporco sul vestito.
Aveva senso preoccuparsi di una stupida macchia, se l'unica persona che non l'aveva mai giudicata, accettandola sempre per quello che era, aveva smesso di considerarla?
Decisamente no, pensò, bevendo l'ultimo bicchiere e alzandosi di scatto, su gambe malferme e traballanti.
Non poteva finire così.
Non poteva, semplice.
Una volta arrivata sulla tromba delle scale urlò:
<< Klaus… Nik… Niklaus… Dove sei?… Ti devo parlare… Ti prego… Klaus… Nik… Nikl… >> inciampò su uno scalino particolarmente insidioso, perché più alto  degli altri, pur essendo abituata a saltarlo da lucida, e vide il pavimento di legno antico avvicinarsi al rallentatore, sempre di più, sempre di più, sempre di più… E, oh, quella era una scheggia?
Sembrava essere stata messa lì apposta per il suo cuore.
Non ci sarebbe stato il suo cavaliere oscuro a salvarla questa volta, di questo era più che certa, pensò, stanca, accogliendo quella che, per lei, era la morte.
Una parte del suo cervello rifiutò quell'idea.
Ma avrebbe rivisto suo padre.
Il pensiero la confortò e la riempì di commozione. 
La parte di lei che ancora lottava sembrò dare un guizzo.
'Non puoi morire così!' sembrava dirle, ma la parte preponderante di se stessa stava accogliendo la morte come una sorella, da lungo tempo persa.
'Avanti Caroline, chiamalo un'altra volta, un'ultimo sforzo, fallo, tesoro mio!' era la voce di sua madre?
'Ti prego Caroline!' Stefan?
La giovane aprì la bocca.
'Non mollare, Care, ti prego, non ora! Ci sei così vicina…' Bonnie?
'Coraggio Barbie. Non ti arrendere!' Damon?
'Care ti prego, non puoi abbandonarci così. Abbiamo bisogno di te!' Elena?
Il suo inconscio faceva gli straordinari, quel giorno.
<< Kl… >> fu un attimo.
Un leggero fruscio e poi il pavimento che si allontanava, mentre una presa salda, ma gentile, la tirava su.
<< Caroline >> la sua voce.
Il tono di voce era a metà tra il disgustato e l'arrabbiato, però.
'Meglio di niente!', pensò la ragazza. 
<< Oh, sei qui… Credevo… credevo che mi odiassi… Oh, Klaus >> balbettò la vampira, abbracciandolo stretto e affondando il viso nella sua camicia.
Quello era il profumo dove sarebbe voluta tornare ogni giorno.
Quel profumo, quell'odore, per lei, era casa.
Dovunque si trovassero, in qualsiasi tempo fossero.
<< Caroline, sei ubriaca e hai tutto il vestito macchiato di quello che, dall'odore, dovrebbe essere vino rosso e… mi stai sporcando la camicia. >> Klaus fece un salto all'indietro per evitare ancora il contatto con le vesti sporche dalla bevanda purpurea.
<< Oh, mi dispiace… >> la vampira sporse il labbro inferiore, in una parodia di volto dispiaciuto, molto poco convincente << Ma credevo che mi odiassi per ciò che ti ho detto e… >> 
<< Caroline non penso che sia il caso di parlarne ora, anche perch…>> disse Klaus, ma il suo discorsetto di rimprovero fu fermato dal dito che gli mise davanti alla bocca la ragazza.
L'Originale, a dispetto di ciò che avrebbe pensato chiunque, non glielo staccò di netto.
<< Mi dispiace, non intendevo dire che vorrei cancellare quello che c'è stato tra noi. Tu però sei una persona impossibile! >> ragionò a voce alta la vampira.
<< Io? Impossibile? >> un ghigno si estese sul volto dell'Originale.
<< Già, sei… esasperante e spesso mi verrebbe voglia di strozzarti. Hai tutte queste assurde manie di controllo e quello che hai fatto ad Elena… Dio, l'hai quasi uccisa, anche se poi è diventata un vampiro per colpa di quell'idiota di tua sorella… >> proseguì a parlare la ragazza, non rendendosi conto che certi particolari erano riservati, che si trovava nel passato, che non poteva dirgli proprio tutto ciò che avrebbe voluto. << Sei stato tremendo anche con Stefan… Per l'amor di Dio, renderlo di nuovo uno squartatore! E poi ciò che hai fatto a Ty… >> 
<< Oh, Caroline Forbes, cosa dovrò fare con te, testarda, pazza e cocciuta come nessun altro al mondo? >> Klaus decise di interromperla, e le prese la testa con le mani facendo scontrare le loro fronti, decidendo che non era importante sapere il suo futuro.
L'avrebbe presto vissuto, tanto.
Qualcosa, dentro di lui, invece, gli diceva che il tempo che stava vivendo con Caroline era quasi al suo scoccare.
<< Forse… solo tenermi come sono! >> replicò la giovane, specchiandosi nello sguardo di Klaus, e per la prima volta in vita sua, si riconobbe. 
Non era più la fragile Caroline Forbes umana, quell'insicura piccola ragazzina.
Ma non era nemmeno Caroline Forbes la vampira, quella che fingeva per quieto vivere che il sangue umano non la tentasse, o che tuttle scelte degli amici fossero giuste.
Era Caroline Forbes, infinitamente al sicuro tra le braccia dell'uomo che aveva minacciato e ucciso milioni di persone. 
Klaus aveva detto il suo nome come un tempo.
Tutto era tornato al suo posto.
<< Siamo più simili di quanto mi aspettassi, tesoro. Entrambi beviamo per dimenticare. >> le spostò una ciocca di capelli da davanti agli occhi. 

 

-Non puoi uccidere Tyler!- era stata così sicura di quell'affermazione all'epoca, così indissolubilmente certa che fosse lui l'uomo con cui avrebbe voluto passare il resto della sua esistenza.
-Non solo posso, ma devo. Ho una reputazione da mantenere.- aveva detto lui, serafico, ma pronto alla battaglia. -E per di più, voglio farlo.-
-Non ti sto chiedendo di perdonarlo! Tutto ciò che ti sto chiedendo è di lasciarlo vivere. Da qualche parte, lontano da qui.- aveva aggiunto, come se sperasse che lui appoggiasse veramente quella decisione.
-Così lui potrà vivere una vita felice dopo che ha portato i miei ibridi ad odiarmi, dopo che ha provato ad uccidermi, dopo che ha fatto della sua missione di vita quella di trovare la cura per gettarmela in gola…- 
-Tutti noi vogliamo la Cura!- l'aveva interrotto lei, supponente, sperando che lui non notasse la piccola falla nel suo piano, quel minuscolo punto debole che avrebbe fatto crollare il suo castello.
-Proprio tutti? Anche tu?- aveva chiesto lui, così orgoglioso e meschino e subdolo.
-Non importa. C'è una e non ho speranze di prenderla.- aveva ribattuto lei, fiera.
-Ma se potessi… Non la prenderesti comunque, vero? Preferisci la te stessa di ora alla ragazza che eri un tempo.- ed ecco che il suo piano, tenuto nascosto a tutti, era venuto alla luce. Lui sapeva che non l'avrebbe presa. Tra Tyler, Bonnie, Elena, Stefan, Matt, lui era stato l'unico, non solo a chiederglielo, ma a sapere anche la risposta.
-Ti piace essere forte, non invecchiare, non avere paure.
Tu ed io siamo uguali, Caroline…-

 

La notte era finita, davanti a se vedeva solo la luce splendente dell'alba.
Ei, un attimo…
Cura… Silas… Kol!
<< Dov'è Kol? >> bisbigliò concitatamente.
<< Perché? >> la domanda stupì Klaus, che aggrottò la fronte.
Tra la sua vampira e il fratello non c'era mai stato particolare feeling, anzi.
Gli era sempre parso che Caroline quasi temesse il fratellino, nonostante le rassicurazioni il giorno che erano stati all'Opera.
Klaus sapeva che Kol era tante cose, un piantagrane, un narcisista, un incosciente, ma non era, di sicuro, un idiota.
<< Devo… devo chiedergli una cosa… >> mormorò la vampira, le guance paonazze.
Si rendeva conto di fargli del male, ma non poteva tornare nel futuro senza risposte.
<< Credo che sia nel seminterrato, insieme a Finn… Potrai interrogarlo domattina. Fidati che non scapperà. >> sussurrò il vampiro, gli
occhi chiari e limpidi.

Non era arrabbiato.
La ragazza si stupì.
Non era arrabbiato.
Che avesse capito ciò che Caroline provava per lui?
Non era arrabbiato.
Non si rese conto di piangere, grata, mentre faceva collidere le labbra con quelle del vampiro.
Non voleva dargli spazio di manovra, voleva privarlo della volontà, voleva che si sentisse come la facevano sentire i suoi occhi, impotente e così piccola…
Non se ne rese conto fino a quando non lo vide alzare una mano e toglierle una piccola lacrima.
<< Devo baciare proprio da schifo per farti piangere in questo modo! >> scherzò l'Originale, sapendo che il motivo delle lacrime era un altro.
Caroline esalò una piccola risata tremula, mentre Klaus, prendendola in braccio, con una premura che Caroline raramente gli aveva visto usare, la portava in una delle tante stanze da letto e la adagiava su di un letto, estremamente morbido e soffice e…  
Con gesti precisi ed attenti le allentò il nodo del corsetto, e fece per allontanarsi, lasciandola dormire in pace.
Ma una piccola e bianca mano prese la sua.
<< Resta, ti prego! >> disse, intrecciando le dita con le sue.
A Klaus non sfuggì l'implicita supplica di quelle parole.
Resta!
Cosa voleva dire? Resta fino a quando non mi addormento?, Resta fino a domattina?, Resta per sempre?
Resta!
E quale era la risposta più adatta, in ciascuno dei tre casi?
Resta! 
Ci furono tre secondi di interminabile silenzio.
Poi Klaus si tolse le scarpe e le ordinò di fargli posto.
<< Non vado da nessuna parte, tesoro. Ora però dormi, piccola! >> mormorò tra le onde bionde.
A Caroline sarebbe piaciuto davvero tanto replicare a quell'ultimo nomignolo, ma il sonno la colse troppo presto per fare altro che sorridere.

 

                                -°°°°-

 

Il mattino dopo Caroline si svegliò con la consapevolezza di dover accertarsi di qualcosa ma non sapeva esattamente cosa.
Aprì gli occhi, titubante, ed incontrò il corpo del vampiro.
'E' rimasto davvero!'
Aveva dei ricordi confusi della sera precedente, e un saporaccio tremendo in bocca.
'E' rimasto davvero!'
Il potente signore degli ibridi dormiva al suo fianco, sorrise al pensiero.
Notò che dormiva con il volto interamente soffocato dal cuscino, in una posa così infantile che le venne da ridere.
'E' rimasto davvero!'
Il bisogno di toccare la pelle serica del suo collo fu quasi insostenibile.
Scostò di un millimetro scarso il pesante piumone, attenta a non svegliarlo, e librò una mano.
Dormiva con la camicia, che non si era nemmeno sbottonato.
Stava, dunque, per toccargli il collo con un dito, quando Klaus aprì un occhio.
Il suo inconscio sembrò avvertirlo di un movimento, di un rumore, di un qualcosa di anomalo nell'aria perché, in meno di un battito di ciglia, si trovò addossato alla parete di fondo della stanza, un ringhio ad uscirgli dalle labbra, i muscoli tesi e rigidi, gli occhi che guizzavano da un punto ad un altro della stanza, a cercare ombre o qualsiasi altra cosa volesse approfittare del suo riposo per prenderlo, torturarlo e, infine, ucciderlo.
Gli ci volle qualche istante per riconoscere la figura che, dal letto, lo guardava, ferita e spaventata.
<< Che stai facendo? >> chiese, con il cuore che ancora gli batteva forte nelle orecchie.
<< Niente. >> replicò la vampira, prima di rendersi conto della posizione inequivocabile in cui si trovava.
Era girata da un lato, le guance paonazze e il dito indice puntato verso dove stava prima l'Originale.
<< Cioè… volevo toccarti. >> aggiunse.
<< Volevi toccarmi? >> ripetè il vampiro, come un automa.
<< Si, >> disse la vampira, alzandosi e avvicinandosi a lui con calma e a velocità umana. Quando furono così vicini che i loro petti si toccavano, alzò lentamente un braccio e gli sfiorò la nuca. << così! >> 
Klaus chiuse gli occhi e dischiuse le labbra non appena avvertì la leggera pressione delle dita della giovane.
<< Rimani per sempre. >> 
<< Si. >> 
Aveva avuto la sua risposta, alla fine.
E niente le era mai sembrato più facile che sussurrare quella piccola parola, appoggiando la testa sul petto dell'uomo.

 

N/A

 

Chiedo esimie scuse per il ritardo, ma ho un problema enorme, ovvero che sono negli States e a casa mia non abbiamo il wifi, quindi sono dovuta uscire alla ricerca del più vicino Starbucks, che dista un chilometro e mezzo da casa mia, e a piedi, con un computer che pesa più di me, non è così facile (Shame on my parents and on my sister! Perché mio padre, che è fissatissimo con la tecnologia, non si sia ancora deciso a comprare una linea fissa, rimarrà sempre un mistero, e a mia sorella, per avermi fregato la macchina il giorno che serve a me…).
Comunque, chiedo perdono anche per il capitolo, denso di flashback e di nonsense, ma è estate, Miami è bollente e il caldo è insostenibile.
Un bacio 
Ludovica 

ps. Terz'ultimo capitolo prima delle mie vacanze? Si!
pps. Un grazie infinite a chi ha votato la mia storia al Klaroline awards.
Vi adoro, letteralmente!

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Capitolo 29
*** Capitolo XXIX ***


In Time

 

 

Una settimana dopo

 

La vita non sarebbe potuta andare meglio nemmeno volendolo, pensò Klaus, ricordando la promessa che si erano scambiati lui e Caroline.
Il giorno dopo sarebbe stato Mardi Gras, la festa più aspettata da tutta New Orleans.
I costumi, i dolci, la musica…
Perfino lui, la aspettava quasi con impazienza.
Più che impazienza, la sua era curiosità e un pizzico di gelosia.
Caroline aveva passato la maggior parte del suo tempo con Marcellus e quella maledetta di una Sommerline, per organizzare la festa che si sarebbe tenuta a casa sua.
Era quasi certo che l'aiuto della streghe non fosse così casuale, ma anzi, determinato ad un chiaro scopo, ma, non avendo prove per confutarlo, era stato costretto ad accettare l'aiuto che gli aveva proposto.

 

-Non sbirciare, Klaus!- aveva riso lei, quando lo beccò ad osservare la lunga, lunghissima lista delle cose da comprare, da smistare e da organizzare per quel magico evento.
-Non stavo sbirciando.- aveva ribattuto lui, mettendo su un broncio adorabile, che la vampira si era affrettata a baciare via prima di volatilizzarsi, per andare a vedere come procedevano i preparativi giù nel cortile.

 

Non aveva minimamente pensato a come si sarebbe vestito, ma era sicuro che Caroline avrebbe avuto la prontezza di spirito di comprare anche per lui un abito.
Generalmente erano Rebekah con Elijah o Kol ad occuparsi di quella festa.
Sfortunatamente, Elijah non si faceva vedere da quasi due settimane, Kol era in una bara e Rebekah…
Beh, Rebekah era… 
Klaus aggrottò la fronte, entrando nel suo studio, l'unica stanza, oltre la camera da letto, in cui gli era concesso mettere piede.
<< Caroline >> urlò, sicuro che in qualsiasi angolo della casa fosse, lei sarebbe stata in grado di sentirlo.
<< Non urlare, idiota! >> lo rimbrottò lei, entrando dalla porta con movenze aggraziate e femminili, che stonavano del tutto con la parolaccia che aveva appena detto.
Klaus sorrise appena.
<< Ho bisogno di un favore dalla tua nuova amica! >>  
<< Puoi pure chiamarla, non credo che abbia paura di te. >> replicò lei, ancora concentrata sui passi che le aveva insegnato Marcellus.
<< E volevo chiederti una cosa. >> aggiunse, spostando il peso da un piede ad un'altro per l'imbarazzo, capì la vampira.
<< Non mordo mica. >> mormorò Caroline, arrossendo anch'essa per la spiacevole battuta, ma Klaus non le diede peso.
<< Da cosa ti vesti? >> chiese tutto d'un fiato.
<< Oh, >> sussurrò la ragazza, arrivando a capire dove voleva andare a parare l'uomo << non sai da cosa vestirti, vero? Beh, non ti preoccupare. Ho già pensato a tutto io! >>
<< Davvero? Cioè grazie! >> rettificò, vedendo l'occhiata di fuoco che gli lanciò la vampira.
La giovane scrollò le spalle, e fece per uscire, ma lui la bloccò, parandosi davanti a lei.
<< E' un sacco di tempo che non passiamo più di qualche minuto da soli senza l'inopportuna presenza di Marcellus o di una di quelle streghe. >> disse, affondando la mano nei biondi capelli della ragazza e tirandoli appena, affinché alzasse la testa.
Caroline stava per esalare un urlo di protesta, perché aveva ancora tanto lavoro da svolgere e ancora di più da catalogare, ma la bocca di Klaus fu sopra la sua in un attimo, costringendola a schiudere le labbra.
Un gemito involontario fuoriuscì dalla sua gola.
Dio, 
Klaus aveva ragione! 
Era una settimana esatta che non passavano del tempo insieme da soli, ma Marcellus e Clara avevano bisogno di lei e… 
<< Care… Credo di aver trovato la stoffa che mi hai chiesto… >> la voce di Clara giunse ad entrambi nitida.
<< Salvata dalla campanella! >> disse Caroline, esibendo un sorriso tutto luce.
<< Già, >> mormorò Klaus, immusonito. << una volta o l'altra gli strapperò la lingua a quella streghetta! >>
Caroline sorrise sentendo la protesta dell'Originale.
Era sicura che lui non le avrebbe mai fatto del male.
Beh, quasi!
<< Stasera! >> propose per acquietarlo. << Stasera sarò tutta tua! >>
Klaus finse di pensarci per qualche secondo.
<< Va bene! >> acconsentì alla fine.
<< Ma temo che dovrai portarmi a cena fuori. Il salone è ancora tutto in disordine. >> aggiunse, come a voler giustificare il caos che regnava in casa Mikaelson dal giorno in cui gli aveva promesso che sarebbe rimasta per sempre con lui.
<< Caroline… >> la avvertì lui, ma la sua vibrante lamentela fu fermata dalla voce di Clara che non demordeva dal chiamare la sua vampira ad intervalli di tre secondi circa.
<< Grazie! >> sussurrò la vampira, dandogli un breve ma intenso bacio sulle labbra ancora schiuse dell'Originario.



                                                              -°°°°-


<< Allora... Da cosa ci vestiremo domani sera? >> chiese Klaus con tono innocente, appoggiando la testa sulle mani giunte.
<< E' un segreto. >> la vampira gli strizzò l'ccchio, complice, osservando i piatti proposti nel menù.
Nessuno di essi era particolarmente invintante a suo dire e, fortunatamente, Klaus sembrava essere un habitué del posto, perché le chiuse la lista delle pietanze praticamente in faccia.
<< Non ti preoccupare, tesoro! Alfredo* è uno dei miei ristoranti preferiti a New Orleans. So io cosa prendere! >> le ghignò strafottente.
La ragazza lo lasciò fare, ma non poté esimersi dal lanciargli un'occhiataccia.
<< Chissà quante ragazze ci avrai portato, allora! >> concluse.
Klaus le scoccò uno sguardo ferino.
<< Non credo siano affari tuoi, tesoro. >> replicò, tranquillo. << Ma se devo essere sincero, sei la prima che viene con me in qualità di... >>
<< Cosa ordinate? >> un elegante cameriere comparve al loro fianco, interrompedo qualsiasi discorso il quasi ibrido le stesse per fare, vestito con una giacca crema dai bordi scuri e papillon nero.
<< Oysters Rockfeller** come antipasto, Crawfish... >> 
Caroline perse ben presto interesse nell'ascoltare l'ordinazione che stava facendo Klaus, per guardarsi intorno.
Alfredo era indubbiamente uno dei più bei ristoranti di tutta New Orleans.
La piccola terrazza che era stata apparecchiata per l'occasione era semplicemente splendida.
Le piante rampicanti che crescevano tutto intorno alle mura e la piccola tenda bianca che li nascondeva dal mondo esterno, oltre alle centinaia di luci che li accerchiavano la facevano sentire al sicuro, protetta quasi.
Si poteva osservare tutta la città da quella posizione sopraelevata.
Prima che Klaus finisse di ordinare, un uomo si avvicinò al loro tavolo.
<< Sire >> disse inchinandosi.
Caroline sentì distintamente la traccia di scherno che uscì dalle labbra dell'uomo quando chiamò il vampiro, oltre ai brividi che le corsero lungo la pelle.
<< Oh, Antoine, è un vero piacere incontrarti qui. >> disse semplicemente Klaus, << Caroline, conosci Antoine Guerrera? >> 
La vampira scosse il capo, sentendo un gelo innaturale scivolarle sulla pelle.
<< Antoine Guerrera, ti posso presentare Caroline Forbes, Caroline, Antoine. >> il quasi ibrido evidentemente non aveva notato il tono con cui l'uomo si era appellato a lui, quindi, forse, o era normale, o stava impazzendo del tutto.
L'uomo le prese elegantemente la mano e depositò un breve bacio su di essa, alzando appena lo sguardo per guardarla negli occhi.
Gli occhi scuri dell'uomo avevano una strana sfumatura di ocra, pensò la vampira.
E poi il suo profumo... Aveva qualcosa di familiare, di conosciuto, ma... 
<< Siete un licantropo? >> domandò, alzando, senza volerlo, il tono di voce, e voltando il capo verso destra e verso sinistra, come a cercare aiuto, dimenticando con chi stava a cena per qualche istante.
I due uomini si lanciarono uno sguardo stupefatto, ma fu Klaus a parlare per primo.
<< Si, tesoro, è un licantropo, e adesso, grazie a te, lo sa anche quel signore lì in fondo. >> ghignò, spazientito. << E ora dovrò andare a soggiogarlo. Con permesso. >> fece una buffa smorfia ad Antoine e una breve quanto sarcastica riverenza a lei, prima di alzarsi e dirigersi verso il pover'uomo.
<< Allora siete voi la ragazza che ha fatto cambiare così rapidamente il Re di questa città! >> mormorò Antoine, sedendosi, momentaneamente nel posto lasciato vuoto da Klaus e lanciandole un'occhiata lasciva.
Caroline si sentì in soggezione davanti agli occhi scuri e spietati dell'uomo.
Per un attimo pensò addirittura che, se avesse voluto farle del male, lo avrebbe fatto senza battere ciglio.
<< Io invece non ho mai sentito parlare di voi. >> replicò lei, muovendosi a disagio sulla sedia.
<< Oh, non mi aspetto che la famiglia Originale si ricordi di uno sputo di licantropo come me. >> il Guerrara rise, come se trovasse divertente la faccenda, ma era una risata fredda, atona, senza gioia. << Ma mi aspetto che, di qui a qualche secolo, il mio nome verrà ricordato e il vostro cancellato. >> 
La vampira represse un piccolo brivido di paura.
<< Mi state minacciando? >> chiese, con tono di voce duro.
<< Chi, io? Assolutamente no, signorina. Il mio è più un... ah, un avvertimento. >> disse dopo qualche istante di esitazione calcolata.
Lui sapeva che si trovavano lì, arrivò a capire la giovane. 
Aveva qualcuno che li aveva seguiti? Molto probabile.
Magari era stato proprio lui ad interferire con la magia di Bonnie.
E non si sarebbe fatto scrupoli nel cercare di spazzarla via, come un granello di sporco da sotto le sue unghie curate, se avesse osato interferire con i suoi piani.
<< Cosa intende... >>
<< Scusatemi per l'attesa. >> Klaus ricomparve al fianco di Antoine, che si alzò in fretta, ma non abbastanza da non farle l'occhiolino, che, ovviamente, il quasi ibrido non notò.
'Chissà perché, quando serve, la cavalleria non c'è mai!' pensò la giovane
<< Beh, vi auguro una buona cena e una buona permanenza qui a New Orleans, signorina. Sire >> il Guerrera stava per congendarsi, quando Caroline ebbe un'idea.
<< Ehm, signor Guerrera, domani sera ci sarà una festa a casa nostra, >> mise particolare enfasi su quel nostra, come ad indicare che non se ne sarebbe andata tanto presto. << mi chiedevo se le andasse di partecipare... >>
Klaus che stava bevendo un sorso di vino, per poco non si strozzò, mentre faceva saettare gli occhi dal viso di Caroline a quello di Antoine, come in una ridicola partita di tennis.
Il licantropo ghignò prima di annuire.
<< Sarebbe un vero onore. >> e dopo aver detto queste parole, sparì all'interno del locale.
<< Klau... >>
<< Hai veramente detto 'casa nostra'? >> chiese il vampiro, piacevolmente stupito.
La vampira lo guardò, confusa e sbalordita.
<< Sì, ma non è questo quello di cui ti volevo parlare. >> disse una volta che fu sicura che il licantropo si fosse allontanato a sufficienza. << Credo che mi abbia minacciato! >>
<< Minacciato? Tesoro non credo che... >> Klaus provò a liquidarla, ma la vampira non gli badò.
<< Si, minacciato. >> confermò la ragazza. << Poi non hai sentitto quando ti ha chiamato quanto disprezzo c'era nella sua voce? >>
<< Carolin... >> 
<< Non mi fido di lui! >> annunciò perentoriamente la giovane.
<< Nemmeno io mi fido del tutto di lui, ma... >> 
<< Cosa? Non lo ritieni una minaccia? Credi che solo perché il suo corpo sia vincolato alla luna non ci potrebbe fare del male? >> lo incalzò Caroline.
<< Credo che tu sia parecchio stanca, amore. >> risolse diplomaticamente il quasi ibrido, guardandola con aria comprensiva. << La famiglia Guerrera è stata, per lungo tempo, uno spettro, che gravava su noi vampiri, come una fastidiosa dose di verbena, ma nessuno di quella famiglia è più un pericolo.Soprattutto Antoine. Non si azzarderebbe mai e poi mai a tentare un nuovo colpo di stato. >> disse, come a voler concludere il discorso.
<< Lo vedremo... Anzi, te lo dimostrerò domani sera! >> aggiunse la vampira, con aria di sfida.
<< Vedremo chi avrà ragione dei due. >> Klaus terminò con un ghigno sardonico ad increspargli le labbra piene di parlare, facendo scendere uno strano silenzio tra di loro, che perdurò per tutta la cena.
Klaus stava pensando ai tempi passati, quelli in cui il nome Guerrera faceva tremare vampiri e umani al solo nominarli, Caroline si stava concentrando su come far capire a Klaus che l'uomo con cui avevano parlato non era del tutto sincero.



                                                              -°°°°-


Caroline riconobbe il luogo, ma era come se ci fosse una pesante patina che le impediva di vedere bene il tutto.
Era il suo liceo a Mystic Falls?
Mosse, incerta i piedi, ma era come cercare di camminare nella melassa.
Poi una voce da dietro di lei le fece voltare la testa e venire i brividi allo stesso tempo.
-E' un piacere rivederti, Caroline!-
Quel tono di voce, quella particolare inflessione quando diceva il suo nome, quell'accento... 
Intorno a lei vedeva solo buio, buio e oscurità.
-Klaus?- provò a chiamare.
Non appena fece il suo nome, dal fondo della sala comparvero due occhi gialli screziati di sottili ramificazioni verdastre.
Gli occhi dell'odio.
Gli occhi di una creatura che non sapeva amare.
Gli occhi che la spaventavano più della morte stessa.
-Klaus, cosa ci facciamo qui?- chiese con voce tremante, che non riconobbe come la sua.
L'ibrido rise freddamente.
-Ti ricordavo più furba, tesoro, ma ehi!, il mondo è di chi si continua a stupire, no?- chiese retoricamente Klaus, avanzando sicuro verso di lei, gli occhi gialli che non si staccavano mai dal suo volto. 
'E' un sogno, deve essere un sogno!'
-TI va di fare un gioco hmm, amore?- chiese lui.
-Kla...-
Più veloce di un fulmine lui le comparì davanti e la spinse contro il muro della palestra, crepandolo e distruggendo le speranze che quello fosse solo un sogno.
Il dolore alla schiena era così
reale.
Mentre una nuvola grigia di polvere e calcinacci si alzava, lui le si avvicinò.
Con la stessa forza che avrebbe usato una bambina per strappare i petali di una delicata margherita lui la prese per il collo, lasciando che i suoi piedi ciondolassero a quache centimetro da terra.
-Ti ho fatto una domanda, tesoro!- sputò, infuriato.
'Non piangere, non piangere, non piangere...' si impose la giovane.
Non gli avrebbe mai permesso di vederla in lacrime!
-Kla...- rantolò.
Lui le sbatté solo la testa contro il muro, stavolta, provocadole un trauma cranico che l'avrebbe uccisa, se fosse stata umana.
-Sai che odio ripetermi, no?- esalò Klaus, o simil-Klaus.
-E' un sogno, è solo un sogno, è solo un sogno!- ripeté concitatamente la ragazza.
-Lo credi davvero, tesoro?- chiese lui, infilando la mano che non era occupata a strangolarla nel petto, superando carne, sangue ed ossa per arrivare a stringerle il cuore.
Un singhiozzo strozzato le lasciò le labbra, mentre una lacrima che aveva cercato inutilmente di trattenere, scivolò lungo il suo viso.
-Ti odio!- esalò.
L'ibrido rise di nuovo.
-Ed eccoci arrivati al punto che volevo illustrare. Tu mi odi, non riuscirai mai ad amarmi, non è forse così?- chiese.
Caroline lesse nei suoi occhi l'implicita sfida, ma lesse anche altro.
C'era una marea montante di accuse e recriminazioni e sangue dentro quegli occhi, lei lo vedeva, lo percepiva, ma vedeva anche con chiarezza che l'ibrido le voleva bene, non le avrebbe mai fatto davvero del male, mai!
Anche quando l'aveva morsa, l'aveva curata.
Perché teneva a lei, perché la amava!
-Il gatto ti ha mangiato la lingua, hmm tesoro? Sarà meglio che provvediamo a vedere se ci sono speranze che ricresca allora!- dopo aver sibilato ciò, le strinse con appena più forza il cuore.
Caroline urlò e scalciò mentre le lacrime scendevano copiosamente dai suoi occhi, ma la sua forza era nulla paragonata a quella dell'Originale, lo sapeva.
-E' un sogno, è solo un sogno, è solo un sogno!- urlò, come a volersi difendere dal dolore, dalla paura, dall'odio...
-Se lo fosse, tesoro, credi che riuscirei a fare questo?- l'uomo tirò appena in fuori la mano che stringeva l'organo che aveva permesso che lui le rubassse, senza nemmeno accorgersene.


<< Caroline >>

Che diavolo di problemi aveva? 
Stava permettendo un'altra volta ad un uomo, a Klaus, di interferire con la missione che le era stata assegnata.


<< Caroline >>

Non era lì per fraternizzare con il nemico, non era lì per passarci dei piacevoli momenti assieme...
E la risata gelida di Klaus era più forte di tutto.


<< Caroline >>

Più forte della paura, più forte del suo cuore che le batteva furioso nel petto... 

<< Caroline, amore sono qui. E' un incubo, amore! Svegliati.- 
Caroline si svegliò, stringendo, per un secondo, più forte che poté la camicia che l'Originale usava per dormire, per poi alzarsi e, a velocità vampirica, assumere un atteggiamento di difesa, ringhiandogli contro, canini in bella vista.
Klaus ritirò la mano, che era salita immediatamente al volto della vampira, ferito ed arrabbiato.
<< Caroline, non so se sia uno scherzo di pessimo gusto, ma... >>
<< Sei davvero tu? >> continuò a ringhiare.
Il vampiro trattenne la voglia di alzare gli occhi al cielo.
Chi diamine si aspettava che fosse?
<< Certo che sono io, tesoro. >> esalò alla fine.
Non l'aveva mai vista più sconvolta e spaventata di quel momento, pensò l'istante dopo.
Sembrava che fosse stata ferita dalla persona che più amav...
<< Oh, >> capì Klaus << hai fatto un incubo che mi riguardava, non è così? >>
 Caroline, in quel momento, realizzò che era davvero Klaus quello con cui stava parlando e gli si buttò, letteralmente, tra le braccia.
<< Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace... >> ripeté, singhiozzando contro il suo petto.
E non era solo per non averlo riconosciuto!
Qualcuno le stava mandando un messaggio.
'Ti rimane poco tempo, ti rimane poco tempo, ti rimane poco...'
<< Ti va di raccontarmelo, amore? >> chiese l'uomo, non appena il respiro della ragazza tornò ad essere regolare, mentre lui non aveva fatto altro che continuare ad accarezzarle i capelli.
Caroline scosse piano la testa.
Odiava quella debolezza, ma non è che potesse controllare i suoi sogni, no?
<< Vuoi che ti abbraccio fino a quando non ti riaddormenti, allora? >> propose l'Originale.
<< Per principio dovrei dirti di no, ma quando mi ricapita un'occasione del genere? >> gli rispose la donna, accoccolandosi ancora di più sul suo petto.
Era davvero difficile, se non impossibile, ragionò Klaus, non perdere la testa con le braccia ben strette di Caroline attorno al corpo.



  



 




*Alfredo è uno dei ristoranti più antichi di tutta New Orleans, oltre ad essere uno dei più buoni (mi dice il mio amico Dan). 
Non ha una terrazza, ma chiamiamola licenza poetica, va bene? 
**Ostriche alla Rockfeller, dovrebbero essere ostriche con l'aggiunta di qualche verdura sopra. A me le ostriche non fanno impazzire, detto papale papale, ma sono uno dei piatti principali della cucina creola.

 



Nota autrice:
Ciao ragazze, sono veloce oggi perché sto ancora in America e non voglio ammorbarvi. Questa settimana, farò uscire due capitoli al posto di uno, perché sono stata particolarmente cattiva nel non darvi mie notizie, fino ad oggi XD! Il secondo capitolo dovrebbe uscire tra sabato e domenica.  

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Capitolo 30
*** Capitolo XXX ***


In Time 

 

-Lei non potrà mai essere felice, figliolo! Non con te. Perché non la lasci andare?- una voce sorprendentemente simile a quella di sua madre.
Era nella sua radura, quella che aveva mostrato a Caroline.
Davanti a sé, vedeva una tela, parzialmente incompleta, che raffigurava un essere grottesco, dai capelli biondo rossicci, gli occhi neri come l'inferno e le labbra particolarmente pronunciate.
Si voltò, sorpreso.
I suoi sensi di vampiro Originale non avvertivano altro che non fosse quella dannata voce.
-Mostrati, se ne hai il coraggio.- disse con voce esitante.
Se fosse stata veramente la madre, avrebbe voluto davvero vederla?
-Perché dovrei farlo, Niklaus? Per poterti permettere di uccidermi? Di nuovo?- gli rispose quella morbida voce.
-Madre?-
Doveva essere davvero lei. Nessuno sapeva del suo tradimento più oscuro.
-Si, Niklaus, sono io!-  
Non appena la voce disse quelle parole, una figura uscì dal fitto sottobosco.
-Elijah? Fratello, ti ho cercato così tanto…- si fermò. 
C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli, ma il maggiore aveva uno sguardo strano.
-Avresti dovuto lasciarla a me!- esalò semplicemente.
-Cosa? Chi?- domandò Klaus, confuso.
Perché ricordare era così dannatamente difficile?
Elijah indicò una figura alle sue spalle, e Klaus si voltò.
Davanti a lui c'era l'algida figura della sua Caroline.
-Perché non mi lasci andare, eh, Klaus? Con Elijah potrei essere felice. Ma tu mi vuoi avere tutta per te, non è vero?- dopo aver detto questo, Caroline si avvicinò al fratello e gli prese la mano.
-Hanno ragione, sai! Probabilmente, se non ci fossi tu, sarebbero anche felici.- la voce scanzonata di Kol, che comparve dietro di lui e si affiancò ad Elijah e Caroline, lanciandosi uno sguardo d'intesa con il maggiore.
Era un incubo! 
Doveva esserlo! 
-Caroline, tesoro, vieni qui!- ordinò duro.
Sia che fosse un sogno o che non lo fosse, non gli piaceva il pensiero che Caroline in balia della follia di Elijah.
-Perché dovrebbe farlo? Qui l'unico mostro sei tu!- Rebekah… 
-Non le farei mai del male.- disse, poco convinto.
-Oh ma ti piacerebbe farmene, non è vero?- Caroline lasciò la mano di Elijah e gli si avvicinò, come un gatto. -Ammettilo, Klaus!-
-No, io…-
-Quando sono andata con Marcellus da Clara? Non mi avresti voluta uccidere? O quando ho accettato di andare alla festa di Kol con Elijah?- continuò ad incalzarlo lei, facendosi sempre più vicina, sempre più vicina, sempre più vicin… 
-No, io…-
-Quando Genevieve ti ha detto che venivo dal futuro?- lo canzonò.
-N…-
-Smettila di mentire, Klaus!- Elijah si sovrappose tra lui e Caroline, quasi avesse paura che si sarebbe avventato contro di lei.
-E tu speri di essere felice con mio fratello?- si decise ad attaccare. -Se ti azzarderai a toccarla, giuro su Dio che Elijah…-
-Cosa? Lo ucciderai? Come hai già fatto con nostra madre?- si avventò su Kol, che ghignava sardonico.
Voleva fargli male, voleva…
Le forti braccia di Elijah e quelle delicate di Rebekah lo fermarono.
-Guardati, Niklaus! Guarda cosa sei diventato? Sei un mostro!- esalò ancora una volta sua madre.
-Smettetela! Siete voi, siete tutti voi ad avermi reso quello che sono!- gridò, scrollandosi di dosso Rebekah ed Elijah per guardarli in volto.
-Noi?- Rebekah rise. -E dimmi, Nik, chi di noi ti avrebbe detto di uccidere nostra madre? O di pugnalare Finn e Kol? O di…-
-Rebekah, chiudi quella boccaccia! Tu non sai di cosa stai parland…- 
-Ha ragione! Lasciatelo a me.- disse Caroline, guardando alternativamente Rebekah ed Elijah, come se da loro dipendesse il suo imminente futuro.
Elijah sorrise e scosse piano il capo.
Rebekah, al contrario, parve entusiasta di farla entrare nell'arena del leone da sola.
Poi la sua vampira si avvicinò ad Elijah e lo guardò.
C'era amore nel suo sguardo.
Quello che non aveva mai provato guardando lui.
C'era desiderio nel suo sguardo.
Quello che spariva non appena lui la guardava.
C'era… 
-E' un sogno, è solo un sogno, è solo un sogno!- ripeté.
-Se lo fosse davvero, credi che potrebbe davvero fare tanto male?- disse Caroline, avvicinandosi ancora di più ad Elijah. 
Tra loro c'erano, ora, meno di cinque centimetri di distanza.
Poi il fratello coprì quella distanza, facendo collidere le loro labbra in un bacio appassionato quanto fastidioso per lui da guardare.

 

<< Nooo >> urlò Klaus, mettendosi seduto di soprassalto.
Per un paio di secondi non riconobbe la sua stanza.
Il suo cuore morto batteva rapido come quello di un colibrì.
Era stato solo un sogno.
Si passò una mano sul volto, per scoprire che aveva pianto.
Accanto a lui c'era il vuoto.
Caroline si doveva essere già alzata. 
Strano! 
Lui aveva il sonno estremamente leggero. 
I secoli passati a scappare da Mikael, dal senso di colpa, dall'amore, lo avevano fatto diventare una creatura abietta.
Una creatura che nessuno avrebbe mai potuto amare. 
Un mostro!
Lui lo sapeva.
Lo sapevano i suoi fratelli.
Lo sapeva Mikael.
Lo sapeva sua madre.
L'unica a non essersene ancora resa conto era Caroline.
Forse il sogno aveva ragione!
Forse sarebbe stata meglio se lui non si fosse intromesso nella sua relazione con Elijah.
Non si sarebbero mai dovuti nascondere, lei non avrebbe mai dovuto celare l'odio che provava per lui, lui non avrebbe mai dovuto mascherare l'amore che provava per lei. 
Sarebbero stati… felici.
In un modo che lui nemmeno immaginava.
Non era troppo tardi, però! 
Poteva ancora fare la scelta giusta!

 

                            -°°°°-

 

Mardi Gras era arrivato, finalmente.
E nemmeno metà delle cose che aveva richiesto erano pronte, come al solito.
Saettò accanto ad un uomo, e gli indicò il punto esatto in cui doveva sistemare le sedie, leggermente infastidita.
Doveva parlare con Clara e la strega, ovviamente, aveva pensato di prendersi un giorno di vacanza.
La cosa non avrebbe dato più di tanto fastidio, normalmente, ma doveva vincere una scommessa, oltre a parlare con lei del futuro.
Se ingenuamente aveva pensato che, non pensando ai suoi amici a casa, ai suoi doveri, alle sue responsabilità, beh, dopo il sogno che aveva fatto la notte stessa, non c'erano più dubbi.
Doveva tornare a casa sua!
Sapeva che Klaus non l'avrebbe presa affatto bene, quindi non gli aveva detto niente.
<< Buongiorno Care >> la salutò dolcemente il piccolo Marcellus, avvicinandosi a lei.
Caroline sobbalzò, sentendo la voce del bambino.
Volente o nolente aveva finito per affezionarsi alla casa, ai suoi abitanti, a Clara, a Marcellus, ad Elijah, alla loro piccola famiglia.
A Klau…
Rigettò fuori il pensiero.
<< Buongiorno Marcellus >> rispose educatamente al bambino che le sorrise, andando ad aiutare un signore anziano a portare via una di quelle orrende piante ornamentali.
<< Tesoro, no, vieni qui! Ho un compito molto più importante da affidarti. >> la vampira prese il bambino per le spalle e, dopo avergli detto precisamente cosa voleva che facesse, lo lasciò andare.
<< Farò come mi hai detto, Care! >> promise solennemente il bambino.
<< Allora, dai corri! >> rise la ragazza.
Marcellus non poteva sentire ciò che avrebbe detto a Clara, pensò la vampira, osservando il bambino filare via.
L'avrebbe detto a Klaus, che ne avrebbe fatto una cosa di stato e le avrebbe impedito anche solo di mettere fuori il naso di casa…

 

                                -°°°°-

 

<< Buongiorno, dormiglione >> lo salutò Marcellus, non appena Klaus entrò nel suo studio.
<< Che ci fai qui? Non dovresti stare con Caroline a preparare le ultime cose? >> lo rimproverò il suo maestro, stancamente.
<< E' quello che sto facendo. >> si difese il bambino.
<< Cioè devi fare da balia a me? >> chiese l'Originale, non sapendo a quale emozione cedere se l'ira più devastante o una semplice risata.
<< No! Devo portarti a prendere le ultime misurazioni per il sarto. >> rispose fieramente Marcellus. << Ma prima ti devo bendare. >> disse, avvicinandosi con un fazzoletto di seta.
<< Ah, non se ne parla! Non mi farò bendare da nessuno. >> replicò l'Originale, ghignando.
Se fosse stato per lui, avrebbe messo fine a quell'oscenità che i suoi fratelli avevano messo in piedi quando erano arrivati nel Nuovo Mondo dalla lontana Europa quasi cinquant'anni prima, con uno schiocco di canini.
Nonostante gli sforzi dell'amica di Caroline, Rebekah era ancora dispersa…

 

-Potrebbe aver deciso di farsi lanciare un incantesimo di occultamento!- aveva detto Clara dubbiosa, dopo che le aveva chiesto di rintracciare la sorella.
-Io voglio solo sapere se sta bene.- aveva risposto lui, fiero, nascondendo dietro quelle poche parole la preoccupazione di secoli.
Nessuno toccava la sua famiglia e sopravviveva! 
Nessuno!
Avrebbero dovuto ficcargli il paletto di quercia bianca nel petto prima che una cosa del genere potesse succedere.
E anche allora avrebbe continuato a lottare con le unghie e con i denti.
-Dovrò andare a casa e controllare sui miei vecchi grimori, allora.- aveva concluso la strega, allontanandosi.
-Ah, signorina Sommerline,- la bloccò lui, toccandole delicatamente un polso, cui la strega si ritrasse immediatamente. -la ringrazio.-
-Non lo faccio per voi, stiate pure tranquillo!- lo aveva freddato con quelle semplici parole.
-Meglio, perché quando verrò a chiedervi il conto per il disturbo che avete arrecato alla mia famiglia, neanche io lo farò per voi.- finì ghignando cattivo, mettendo particolare enfasi su quel 'mia famiglia'.
Perché avrebbe anche potuto negarlo fino alla morte, ma Caroline ne era entrata a far parte a pieno diritto.
Non era più una semplice prigioniera (ammesso che lo fosse mai stata, cosa di cui, comunque, dubitò).
Non era la sua amante, non era una sua amica, non era la sua fidanzata, non era niente di tutto ciò!
Il non sapere a che stadio della relazione fossero lo infastidiva, ma mai quanto il pensiero che una sua parola potesse farla scappare per sempre.
Per questo aveva sempre rimandato, e rimandato e rimandato.
Pensò di chiedere aiuto al piccolo Marcellus.
'Ma certo', pensò Klaus 'gli chiederò di chiedere a Caroline per lei cosa siamo!'
La strega, intanto, era impallidita, ma aveva preferito glissare e allontanarsi in tutta fretta.
Klaus era rimasto per parecchio tempo a fissare la porta del suo studio, chiedendosi dove avesse sbagliato quella volta…

 

<< Oh, ti prego! Caroline non me lo perdonerà mai se non lo faccio! >> il bambino, senza che lui se ne accorgesse gli si era avvicinato.
<< Mi rifiuto di scendere bendato come un condannato a morte. >> concluse il vampiro, prendendo un pesante cappotto per il bambino e uno per se dall'appendiabiti che Caroline aveva fatto montare qualche giorno prima.

 

-Fidati, mi ringrazierai!- aveva detto, sorridendogli.
Che speranze avrebbe mai potuto avere lui, aveva pensato, povera anima costretta da secoli e per secoli a vagare su quella loro Terra, di fronte a quel sorriso, tutto sicurezza e luce e… 
Lui aveva sospirato e le aveva risposto:
-Lo spero per te1- ma il suo tono non l'aveva fatta ne spaventare ne l'aveva terrorizzata come avrebbe voluto.
Anzi, l'aveva fatta ridere, abbracciandolo stretto.

 

<< Sapevamo che avresti risposto una cosa del genere, >> sospirò pesantemente il bambino. << quindi abbiamo dovuto prendere le necessarie misure. Scusami. >> 
Come se quello 'scusami' fosse una parola d'ordine si trovò circondato da una decina di vampiri della sua scorta personale, che lo accerchiarono e lo sollevarono in alto, permettendo a Marcellus di bendarlo, per poi condurlo fuori da casa, mentre lui ringhiava minacce a nessuno e il bambino rideva.

 

                            -°°°°-

 

<< Ho paura, Marcellus! >> disse Klaus, con lo sguardo sofferente di un condannato a morte, non appena il sarto li ebbe lasciati soli.
<< Umh? Di cosa? >> pensava che il vampiro più potente del mondo non avesse paura di un signore anziano con un po' di pancia, che girava tra gli ampi ed ordinati scaffali del negozio, con un piccolo sacchetto di aghi… 
<< Ho paura di essere felice. >> aveva mormorato l'Originale sconvolto, forse dalla sua stessa ammissione, forse dalla sua stessa paura, forse dalla profondità delle sue parole, stropicciandosi il viso, come se volesse occultare i suoi tratti, che il bambino conosceva così bene da poterli dipingere lui stesso.
Ma Klaus non stava parlando del sarto, stava parlando di Caroline.
Però, quell'espressione, il bambino non l'aveva mai visto.
Sembrava un uomo che i diavoli stessero divorando.
L'inferno giaceva sepolto nei suoi occhi.
<< Come fai ad avere paura di essere felice? E'… assurdo. E' semplicemente assurdo. Tutti noi vogliamo la felicità! >> lo aveva interrogato Marcellus, smettendo di guardare un abito verde bosco per signora che credeva sarebbe stato benissimo a Rebekah.
<< Perché quando sei felice, e lo sei davvero, hai qualcosa che ti possono portare via. Ed io non posso permetterlo. >> gli aveva risposto Klaus, ancora annegato in quei demoni, così difficili, per lui, da lasciare andare. 
E Klaus era figlio di quei demoni, da cui sempre tentava di fuggire, glielo si poteva leggere negli occhi, che, dal consueto blu, divennero in fretta neri e oscuri, si rese conto Marcellus, spaventandosi appena. 
Ma Elijah gli aveva insegnato che niente era impossibile, quindi perché anche a lui non poteva essere concesso un briciolo di felicità? 

 

                                -°°°°-

 

Caroline si specchiò nel lungo specchio della sua ex stanza, nell'ala di Elijah.
Da quando aveva iniziato a dormire con Klaus, nel letto di Klaus, lui aveva decretato che non le era più necessaria quella stanza e che poteva trasferirsi nella sua camera, lasciando quella libera per quando sarebbe tornato il fratello maggiore.
Quando sarebbe tornato davvero Elijah era ancora un mistero, invece.
Ogni qual volta provava a parlare con Klaus di quello scottante argomento, il vampiro o cercava di distrarla, o spariva, così, alla quarta volta che chiedeva dove fosse finito il fratello moralista, senza ottenere risposta, aveva smesso di chiedere.
Sperava solo che lui stesse bene, dovunque fosse e che non stesse soffrendo.
Si lisciò una piega inesistente sull'abito quando entrò Marcellus, già vestito di tutto punto.
<< Caroline, noi siamo pront… >> si bloccò a metà della frase, stordito.
<< Marcellus stai bene? >> domandò, avvicinandosi. 
Sembrava che fosse stato colpito da un raggio raggelante o qualcosa del genere.
<< Sei bellissima. >> esalò alla fine.
<< Lo dici come se fossi brutta nella vita di tutti i giorni. >> lo prese in giro Caroline.
<< No, ma, beh, stasera sei uao! >> si difese il bambino, facendo sfoggio della parola che gli aveva insegnato lei stessa un paio di giorni prima. << Klaus rimarrà abbagliato. >> concluse, strizzandole l'occhio.
<< Lo credi sul serio? >> domandò Caroline, nervosa.
Il bambino le lanciò una di quelle occhiate che significavano 'Ti-sei-vista-allo-specchio?' prima di avvicinarsi a lei e mormorare:
<< Però manca qualcosa… Mmmh, non saprei proprio cosa potrebbe essere… Oh, ma certo! >> si colpì la fronte con una mano e si mise una mano in tasca, tirandone fuori un piccolo sacchetto di velluto bordeaux e glielo porse.
<< E' per me? >> chiese la ragazza, a metà tra lo sconcerto e l'impaurito.
Il bambino annuì.
<< E… lo devo aprire adesso? >> domandò di nuovo.
Marcellus si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
Somigliava così tanto a Klaus, e, inconsciamente, a lei quando faceva quel semplice gesto, che una piccola lacrima di commozione le lasciò il viso.
<< Beh, grazie! Non so cosa dire e, oh… >> era un bracciale.
Quel bracciale! 
Dannazione! 
Se le cose andavano male prima, adesso stavano per andare addirittura peggio.
<< Ti ha detto Klaus di darmelo, tesoro? >> chiese la vampira, con tono materno e solo velatamente retorico.
Sapeva bene che quel regalo glielo poteva aver fatto solo lui, che nessun altro era dotato di così tanto… 
<< No! Un signore prima è passato e mi ha detto di consegnartelo, prima della festa, che era della sua defunta sorella e che… >> le rispose il bambino.
<< Cosa? >> quasi urlò Caroline, sconvolta. 
E se si fosse trattato di Eli… 
<< No, non era Elijah. >> Marcellus sorrise tristemente, capendo dove voleva andare a parare la ragazza. << Non era nemmeno un vampiro. Sembrava più un licantropo. Aveva i capelli scurissimi e gli occhi neri, ma erano strani, i suoi occhi, intendo! Sembrava come se ci fosse uno strano colore all'interno delle sue iridi… >> 
<< Ocra scuro >> Caroline impallidì e si portò una mano al petto.
Antoine Guerrera.

 

                                -°°°°-

 

<< Chi è Antoine Guerrera? >> sibilò la ragazza, pestandogli un piede, intenzionalmente.
Klaus sorrise, sistemandosi meglio i polsini della camicia prima di voltarsi per fronteggiarla e… 
Rimanerne del tutto abbagliato.
Non poteva dirle della sua scelta se lei era così bella. 
E luminosa.
E forte.
E adorabilmente indispettita.
Assolutamente no! 
Sarebbe stato un oltraggio.
Caroline si imbarazzò appena, notando lo sguardo dell'uomo percorrerla lungo tutta la sua figura, ma non retrocesse di un passo.
<< Caroline, sei… >>
<< So cosa sono, grazie, Klaus! >> lo interruppe la giovane, digrignando i denti. << Ti ho fatto una domanda. >>
Gli occhi blu dell'uomo si scurirono appena.
Ora, da blu oltremare, erano diventati di un blu zaffiro incredibilmente bello da guardare, ma, allo stesso tempo, terribilmente pericoloso.
<< Stavo per dire, infatti, che sei estremamente irritante, tesoro. >> dicendo quelle parole, assottigliò appena gli occhi. << Antoine Guerrera è il capo della famiglia Guerrera. >> 
<< Che sarebbe? >> domandò ancora una volta Caroline, arrossendo visibilmente stavolta.
Sapeva bene che non erano quelle le parole che Klaus avrebbe usato per descriverla se lei non lo avesse interrotto.
<< A loro piace definirsi i capi, o Re, dei licantropi dell'intera Louisiana, ma da quando siamo arrivati noi Originali, il loro potere è calato drasticamente. Oramai non se ne conteranno più che un centinaio scarso di membri della loro famiglia. A New Orleans ne risiedono la maggior parte, ma… >> le spiegò Klaus.
Mentre il vampiro le illustrava tutti i particolari di quella sanguinosa guerra, tenutasi una ventina d'anni prima, Caroline era già lontana.

 

-Allora… Cosa volevi farmi vedere?- aveva chiesto lei, interrompendo il silenzio che era calato tra loro da quando si erano allontanati dalla folla.
Non che si stesse male in silenzio con Klaus, eh! 
Anzi, forse lei lo preferiva.
Non che lo temesse! No, proprio no.
Ma da quando lui l'aveva salvata, provava una strana sensazione alla bocca dello stomaco, quando si incontravano.
E prima di quel giorno, era successo spesso, anche se non si erano mai rivolti la parola dal giorno del suo disastroso compleanno.
Lui le sorrideva, mettendo in mostra quelle fossette da delirio assoluto, mentre lei si limitava a scrollare le spalle e ad allontanarsi, più rapida della luce.
La verità era che la innervosiva.
Terribilmente.
-Una delle mie passioni.- le aveva risposto lui, apparentemente tranquillo, conducendola davanti ad un impressionante dipinto raffigurante un paesaggio lagunare.
Le sembrava che fosse di qualche pittore famoso (Degas*, poteva essere?) o si sbagliava.
-Uao, impressionante. Devo supporre che i curatori del Louvre non prendessero la verbena.- aveva ribattuto lei rapidamente.
-Beh, è stato un loro errore.- 
Caroline aveva sbuffato, un po' imbarazzata dalla continua esibizione di buone maniere da parte dell'uomo.
Era quasi certa che Klaus facesse sempre tutto per un secondo fine, e a lei non aveva ancora chiesto niente per averla salvata dal morso di Tyler.
Stava quasi per chiedergli di smetterla e di dirle cosa volesse veramente da lei ma, un altro pensiero aveva preso possesso della sua mente.    
-E cosa mi dici di questo? Dove lo hai rubato?- aveva chiesto con tono saputo.
-E' una storia lunga, ma ti posso assicurare che è stato indossato da una principessa, bella quasi quanto te.- 

 

Quindi Klaus non l'aveva propriamente rubato, o forse si?
Ed era veramente appartenuto ad una principessa, il suo non era stato solo un modo di dire. 

 

-...Bella quasi quanto te.- 

 

Non conosceva nessuno della famiglia Guerrera, ma doveva essere una bellezza di quelle spettacolari.
E se era stato regalato a lei, come mai lo aveva Klaus?
Lo aveva rubato a lei, dunque?
In quel caso, si sarebbe dovuta offendere?
Oppure, naturalmente, aveva finito per dimenticare anche lui?
E perché allora, nel suo presente, non se ne ricordava?
Doveva essere successo qualcosa nel passato che le impediva di ricordare.
Troppe domande.
Serviva Clara, ora più che mai! 
Ma prima… Cosa poteva volere Antoine Guerrera dalla famiglia Originale? Da lei?
<< Antoine Guerrera mi ha regalato questo. >> disse, mostrando il delicato bracciale.
Klaus si avvicinò, e lo osservò bene.
C'era qualcosa di strano, non nel bracciale, ma nel gesto stesso.
Per Dio, non voleva avere un altro pretendente tra i piedi! 
E scatenare un'altra guerra con quella famiglia!
E…  
<< Sono diamanti montati su oro bianco, Caroline. E' molto bello. >> commentò, non dando sfoggio di ciò che veramente lo impensieriva.
Caroline annuì appena.
<< Sei pronta? >> chiese l'Originale, tornando a focalizzarsi su quello che dovevano fare al momento.
Caroline avrebbe voluto più di ogni altra cosa dirgli che no, che non lo era affatto, che voleva solo passare dieci anni a dormire, che… 
<< Si >> disse con voce fievole.
Klaus le porse il braccio.
<< Allora andiamo, amore! Ci sono un sacco di persone che non aspettano altro di congratularsi con te. >> ghignò.


*Degas= Edgar Degas, pittore francese impressionista. 
Non so perché ma il quadro di Klaus davanti al quale si fermano lui e Caroline, mi da tanto idea di essere un quadro impressionista (se ho preso una cantonata, me ne assumo la piena responsabilità), ovviamente non di Degas, che, da quanto so, non disegnava paesaggi, ma è uno degli artisti più famosi di quel periodo.
E nei licei americani, generalmente non si studia storia dell'arte come nei nostri, ma si fa solo disegno tecnico.
Da qui il fatto che Caroline si confonda tra i vari pittori XD!


N/A 

Vado di nuovo di corsa, che sto per perdere la coincidenza! 
Un bacio a tutte voi, mie adorate lettrici Klaroline e non.
Ludovica
ps. Si cambia nuovamente giorno di aggiormanamento, che sarà, di nuovo Sabato

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Capitolo 31
*** Capitolo XXXI ***


In Time 


Si muoveva rapido ed ansioso, lungo la banchina del porto.
Erano già quattro giorni che, per via della bassa marea, nessuna nave era partita.
Sperava di riuscire a pagare, o meglio soggiogare (era pur sempre un vampiro, per l'amor del Cielo) un capitano che lo portasse il più lontano possibile da New Orleans.
Africa, Europa, Asia, Oceania… Qualunque destinazione sarebbe stata l'ideale.
-C'è bassa marea, signore.- l'ennesimo capitano, un anziano lupo di mare con gli occhi pressoché oscurati dalle cataratte e lunghi capelli brizzolati, che rifiutava la sua offerta. -Per la prossima settimana dubito che una sola nave partirà.- Dio, sembrava che l'avessero imparata a memoria quella maledetta risposta.
-Ma io devo partire, subito!- aggiunse il vampiro, mettendo enfasi e allargando le iridi su quel "subito".
Gli fu subito chiaro che sarebbe servito a poco, quando adocchio il piccolo braccialetto di verbena che l'uomo portava al polso.
Gli venne voglia di strapparlo dal polso del suo possessore, ma si sarebbe solo ulteriormente indebolito.
Erano, infatti, quattro giorni che il succhiasangue non si nutriva di sangue umano.
Non voleva attirare troppa attenzione su di sé, e lui sapeva che la sparizione di due o tre marinai al giorno, sarebbe risuonato come un campanello d'allarme per chi aveva occhi e orecchie puntate su di lui.
Il marinaio alzò le spalle e si allontanò, mormorando un:
-Mi dispiace.- che di sentito aveva poco e niente.  
-Fidati, dispiacerà più a me!- aveva sibilato il vampiro, mettendo le mani in tasca e continuando a camminare lungo il porto.
Il sole era ormai tramontato quando l'uomo si diresse stancamente verso il peggiore bar della zona.
-Un bicchiere di rum, per favore.- chiese educatamente al barista, che lo guardò male e il vampiro si morse la lingua.
'Maledizione!'
Nonostante i frequenti cambi di bar, la sua educazione, risalente al Medioevo, gli impediva di immedesimarsi del tutto nel ruolo del mozzo, a cui aveva rubato i vestiti pochi giorni prima.
Il barista gli versò il bicchiere del forte liquore, mentre il vampiro gli buttò una banconota da cinque dollari sul bancone, grugnendo un qualcosa di indistinto, sperando che bastasse.
L'umano non lo guardò più, segno che stava riuscendo bene nel suo intento.
Il succhiasangue si diresse verso un piccolo tavolino sul fondo del locale, vicino ad una finestra, il genere di tavolo dove puoi osservare senza essere osservato.
Capì immediatamente che qualcosa era cambiato, quando vide avvicinarsi una puttana al folto manipolo di marinai, accalcati nello sporco bar di quartiere.
-Signori, c'è aria di cambiamento nell'aria!- annunciò la donna, esibendosi in una lieve riverenza.
-Cosa ti fa pensare che ci sia quest'aria, Annette?- chiese uno dei tanti uomini, dandole una forte pacca sul sedere, che fece scoppiare a ridere tutti gli altri.
-Stai zitto Bill, sei ubriaco e sono solo le sei di pomeriggio.- ribatté un altro uomo. -Allora, Annette, cosa succede a Villa Mikaelson?-
Il vampiro, a quel punto, non fece fatica a riconoscere quella che aveva erroneamente scambiato per una prostituta.
Era una delle cameriere di Rebekah.
-Si dice che il padrone sia di gran buon umore in questi giorni. Davvero di buon umore.- urlò la donna per superare il marasma che stavano facendo i marinai.
Il vampiro si chiese per quale razza di motivo Niklaus Mikaelson avesse assunto una cameriera con delle amicizie così… discutibili, ma la domanda gli rimase bloccata in gola, quando sentì un'altro mozzo domandare:
-E cosa ti fa dire che le cose andranno meglio in città? Lui è il Re, sì, ma dei mostri. Noi umani viaggiamo su un binario diverso dal loro e…-  
Improvvisamente, un ringhio lontano, ma conosciuto, gli fece drizzare i capelli.
'Elijah' 
Si mosse tranquillamente fuori dal locale, per poi uscire in strada e iniziare a correre.
Corse più veloce che poté, verso la fonte del rumore, finché non giunse in una piccolo spazio, nelle paludi del Bayou…


N/A 
Allora, ragazze! 
Capitolo immensamente corto, lo so e me ne scuso, ma sto ricevendo un sacco di inbox che mi chiedono 'Che fine abbia mai fatto Elijah' e visto che sono cattiva, ma non così tanto, ho pensato ad una fine molto particolare per il mio amato. 
Non abbiatene a male, amanti del personaggio, perché anche io lo sono!
Un bacio 
Ludovica

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Capitolo 32
*** Capitolo XXXII ***


In Time 

 

Non appena scesero le scale, furono accolti da un'ovazione che durò secoli, o così parve a Caroline, che, nel più completo imbarazzo, si inchinò leggermente.
<< Splendida festa, mia signora! >> si complimentò un bell'uomo sulla cinquantina, camminando su gambe malferme.
<< Caroline, conosci il governatore di New Orleans? >> Klaus le sorrise, incoraggiante.
<< Credo di si. All'Opera. >> ammise la vampira, arrossendo furiosamente.
Quella sera sembrava non saper fare altro.
La cosa a metterla più in imbarazzo, ovviamente, non erano i complimenti che le rivolsero, piano piano, tutte le più importanti cariche di quella città, quanto gli occhi di Klaus.
Non la lasciavano.
Mai! 
Nemmeno quando si volle togliere il pesante soprabito.
Come diavolo avrebbe fatto a lasciarlo andare, se lui la continuava a guardare in quel modo che le faceva tremare le gambe e le faceva saltare diversi battiti del cuore? 
Era una domanda senza risposta.
La prima delle molte, probabilmente.
E dove diamine si era andata a cacciare Clara?
La festa era a tema: La Divina Commedia.
Caroline doveva averci pensato a lungo e scrupolosamente era giunto alla conclusione Klaus, quando quello stesso pomeriggio il sarto gli aveva fatto vedere la sua creazione per lui.
Un lungo mantello nero, con una maschera che gli copriva tutto il volto, anch'essa nera, ma con qualche screziatura rossa all'interno.
Caroline, invece, era un angelo. 
Un angelo sceso sulla Terra per dannarlo.
Con i lunghi capelli biondi e gli occhi celesti non si era nemmeno resa conto di quanto fosse bella.
Ovviamente, stava facendo di tutto per allontanarla da sé, ma si rese conto che era impossibile.
E non era per il rimorso che provava nei confronti del fratello.
Era qualcosa di più radicato dentro di sé.
Se fino a quel momento aveva sempre evitato di pensare a lei in quel modo, ora, non poté esimersi dal farlo.
Lui l'aveva lasciata entrare nel suo cuore.
E dannazione!
Lui non poteva permetterlo! 
Era Niklaus Mikaelson, terrore del mondo sovrannaturale, per Dio!  
'L'amore è una debolezza, l'amore è una debolezza, l'amore è una debole…' 
Poi lei si girò a guardarlo.
Aveva negli occhi quella luce, così indiscutibilmente sua, loro, così da Caroline, che si dovette fermare per qualche istante.
E capì che aveva già fatto una scelta.
L'aveva tenuta con sé nonostante non sapesse quasi nulla di lei… 

 

Decise di partire con una domanda di riscaldamento, nonostante sapesse che non aveva verbena in circolo.
-Come ti chiami?-
-Caroline Forbes-
-Da dove vieni, Caroline?-
-Mystic Falls, Virginia.- rispose lei, l'espressione vacua.
Il vampiro aggrottò le sopracciglia.
-Come fai a conoscere Mikael?-
-Non lo conosco di persona, ma ho sentito molto parlare di lui.- aveva risposto lei.
-Se non lo conosci di persona, come fai a sapere che morirà?- 
-L'ho visto! Ho visto tu che lo impalettavi e il suo corpo prendere fuoco.-
-Descrivimelo fisicamente.-
-Alto, biondo cenere, occhi azzurri e vestiva elegante.- 
-Basta così!- aveva decretato lui, battendo appena le mani.

 

L'aveva invitata con sé all'opera… 

 

-Allora domani andrete all'Opera?- aveva chiesto lei, innocentemente.
Per qualche secondo aveva addirittura pensato che tutto ciò che Caroline facesse fosse innocente, prima di ricordare…
Lei non era una sua amica.
Avrebbe potuto definirla a stento una minaccia, ma non si poteva mai sapere…  
-Andremo all'Opera. Sei compresa anche tu, Caroline.- l'aveva corretta lui, esibendo un leggero ghigno.
-Cosa? Non sono intenzionata a venire con voi da nessuna parte, tantomeno con Kol o Rebekah. >> aveva risposto lei, fieramente, ma c'era anche qualcos'altro, nella sua voce… Indignazione forse?
E per cosa poi?
Ma se c'era una cosa che Niklaus Mikaelson apprezzava, beh, era il coraggio. 
E quella vampira neonata ne aveva da vendere.
-Bene, ti accompagnerà Elijah >> decise di concederle lui, esibendo un vero ghigno, stavolta. -o odi anche lui, come sembri odiare tutti
noi?-
Caroline arrossì e Klaus sentì il suo cuore battere appena più velocemente.
Nervosismo o collera?
-Perché devo venire anche io?- chiese, al posto di rispondere alla domanda che le aveva posto lui.
Il vampiro si stupì nuovamente di tutto quell'ardimento.
Nessuno, in ottocento cinquanta anni di vita, l'aveva mai sfidato in quel modo.
Fu, quindi, quasi un'esigenza fisica, quella di essere sincero.
-Perché sei bella, forte e luminosa!-
La vide perdersi per qualche istante in qualche oscuro pensiero.
Avrebbe potuto con facilità, entrare nella sua mente e vedere a cosa stesse pensando la vampira, ma ancora una volta, decise di darle il beneficio del dubbio.
-Speravo di farti io da cavaliere, ma se preferisci che sia Elijah a farlo, non mi offenderò di certo.- l'aveva sfidata lui, ghignando sardonico.
Se c'era una cosa che Niklaus era sempre stato bravo a fare era spingere le persone al limite.
-No, no. Accetto volentieri ad essere la tua dama.- aveva sorriso lei, dimostrandosi o più furba o più sciocca di quanto lui credesse.
Bhe era solo una questione di tempo, oramai...

 

Quando aveva ammesso per la prima volta che lei gli piacesse… 

 

Elijah l'aveva presentata a tutte le personalità più illustri ('Illustri? Poteva veramente definire quei quattro topi di fogna illustri?') presenti in quel momento all'Opera, mentre lui era andato al foyer a fare rifornimento di alcool.
Quando, finalmente, erano saliti per l'imponente scala che li avrebbe portati al parco reale, l'aveva vista, per la prima volta, illuminarsi di meraviglia.
-Le poltrone più grandi furono costruite per il Re, la Regina e il primo figlio maschio che la coppia avesse avuto, le sedie invece erano destinate ai servi che, immancabilmente si portavano dietro.- spiegò lui, notando l'evidente disagio che aveva colto la ragazza.
-E se non ci fossero stati il Re o la Regina chi ci si sarebbe messo a sedere?- aveva chiesto lei, meravigliata dalla sua cultura.
-Generalmente nessuno, ma poteva capitare che qualche nobile pagasse per potersi godere la vista.- le aveva chiarito lui, spostando la sedia di mezzo, per poterle permettere di sedersi. 
I suoi occhi si erano illuminati nuovamente guardandolo, ma Klaus non ci aveva fatto troppo caso, perché non appena lei si sedette, la sua sorpresa aumentò ancora.
L'Originale si era limitato a guardarla, sempre più colpito e affascinato.
Quella neonata era capace di risvegliare qualcosa in lui.
Qualcosa a cui non avrebbe saputo dare un nome, ma che c'era.
Qualcosa che premeva dentro di lui, che gli impediva di respirare bene, che gli impediva di focalizzare la sua attenzione per più di qualche minuto su altro che non fosse lei, che gli impediva di...
Nonostante questo, quando lei si era girata per guardarlo, e gli aveva chiesto perché lui la guardasse in quel modo, non aveva potuto fare a meno di risponderle:
-Perché sei bella- fermandosi un istante, come se avesse paura di continuare. -E a me piace guardare le cose belle.-

 

Quando le aveva fatto scegliere l'albero di Natale… 

 

-Allora, quale scegli?- sbuffò l'ibrido, fingendo indifferenza.
Durante il breve viaggio in carrozza che li aveva portati fino ai margini della città non avevano parlato molto, se non un breve accenno alla bellezza di lei quando era finalmente scesa dalle scale della palazzina.
Si erano limitati a guardare fuori dal finestrino e a scambiarsi qualche sguardo imbarazzato quando i loro occhi si incrociavano.
-Ma sono milioni- disse Caroline felice come una bambina il giorno del compleanno.
'E' veramente una creatura unica' pensò Klaus, mentre l'ammirava girovagare su e giù lungo le file di alberi, ma si riscosse dopo qualche secondo, maledicendo mentalmente la sorella. Era colpa sua se adesso vedeva quella ragazza in quel modo o sarebbe successo comunque?
'Sia come sia, è una normale ragazza.'
-Credo di averlo trovato- gli urlò la ragazza dopo qualche ora.
'Era ora' pensò Klaus. Aveva delle cose urgenti da fare in giro per la città e se lo avesse saputo le avrebbe fatte, non sarebbe rimasto ad aspettarla per cinque ore.
-Ma… Ma… E'…- 
-Bellissimo, non trovi?-
-Stavo per dire il più brutto abete che la storia ricordi, tesoro.- commentò Klaus, -Dai guardalo, è orrendo. Ha pochi aghi, è piccolo e storto. Solo tu lo puoi trovare bellissimo.- la prese in giro.
-Tutti meritano un regalo di Natale, e magari salvando questo povero albero l'anima di qualcuno sarà meno nera.- bofonchiò lei, risentita.
-Stai alludendo a qualcuno, amore?- le aveva chiesto lui, ammiccando maliziosamente.
Caroline arrossì e Klaus si stupì di quanto potesse essere ancora più bella con le guance paonazze, ma bofonchiò un qualcosa come:
-So io dove le ficcherei quelle stupide allusioni!-
Al che, lui rise e si convinse.
Se era così certa che sarebbe stata quella la scelta giusta per l'albero di Natale, l'avrebbe assecondata.
Pagò l'albero ed indicò quello che aveva scelto lei. 
Lei, sentendo quelle parole, si girò interdetta e piacevolmente sorpresa, e lui rispose alla sua muta domanda con un:
-Tutti meritano un regalo di Natale, e magari, salvando questo povero albero, l'anima di qualcuno sarà meno nera.-

 

Quando aveva messo da parte il proprio orgoglio, per lei… 

 

-Sapevi chi ero dal primo istante in cui ci siamo incontrati! Sapevi che ero subdolo e cattivo! Anzi, direi che è il caso di iniziare a porre le domande a te, e non a me.- aveva urlato, infuriato con lei, con Elijah, con il mondo, con il destino, che non gli voleva offrire nemmeno quella piccola possibilità, afferrandola per le braccia.
Come in un flashback, si vide passare davanti tutti i momenti che aveva vissuto con la bionda vampira. 
La serata all'Opera, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, il loro primo bacio, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, l'invito del maggiore, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, il momento in cui aveva capito che doveva tramutarsi nella bestia per ricevere un minimo di attenzione, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, quando aveva baciato un'altra ragazza, sperando che fosse lei, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael, le ore che avevano passato insieme, la sua preghiera di chiedergli solo ciò che riguardava Mikael… 
E seppe da dove iniziare a porle le domande.
La verità era che Klaus era debole.
Lo era estremamente.
Nessuno lo guardava come lo guardava Caroline, con un misto di odio e disprezzo. 
Nessuno, dai tempi in cui c'era suo padre a dominare sulla sua famiglia, osava più fargli notare tutte le sue mancanze ed i suoi errori. 
Ed era geloso.
Innaturalmente geloso. 
Di Elijah. 
Di nuovo, il fratello maggiore sembrava essere riuscito a conquistarsi le grazie della donna per cui lui provava qualcosa.
Stava per pronunciare le parole che l'avrebbero fatto odiare per sempre da lei, quando Kol intervenne.
-Nik, basta. Non concluderai mai niente se la soggiogherai ora. Aspetta domattina…-
Ovviamente uno dei due fratelli sarebbe dovuto intervenire, ma Klaus si stupì che fosse stato Kol. 
Kol era da sempre, il menefreghista, quello che si vestiva un giorno si e dieci no, quello che si divertiva a spezzare i cuori delle povere ragazze che finivano, inevitabilmente, per cadere ai suoi piedi… 
-Certo Kol, lasciamole la possibilità di scappare, di nuovo!- aveva ringhiato, voltando appena il viso e interrompendo il gioco di sguardi di puro odio che si stavano lanciando lui e Caroline, stringendola con più forza per gli avambracci, per non farla scappare. -Ho aspettato anche troppo per avere informazioni da lei.- concluse, tornado a girarsi verso la vampira, ma qualcosa cambiò nel suo sguardo, fiero e battagliero, perché Klaus vi fu in grado di leggere un briciolo di paura.
'Finalmente!' fu il suo unico pensiero.
-Niklaus,- Elijah accompagnò il suo nome ad una breve strizzata della spalla, lo fece sussultare. -Ti prego smettila. Stai spaventando lei… e noi.-
Il vampiro si girò, e incontrò prima gli acuti occhi di Kol, che sembravano sorpresi e inorriditi, poi quelli del maggiore.
Gli occhi di Elijah erano da sempre stati, per lui, un terribile promemoria di tutte le cose brutte che aveva fatto, ma mai come in quel momento il vampiro vi colse il terrore e l'apprensione che vi albergavano.
Entrambi i fratelli sapevano che quella sciocca vampira contava qualcosa per lui. 
Entrambi sapevano che se avesse compiuto quel gesto, Caroline non l'avrebbe mai perdonato.
Decise, così, di lasciarla andare, lentamente, mentre sentiva una parte di lui lottare prepotentemente affinché non la lasciasse andare.
-Una notte! E non ti allontanerai dalla villa.- aveva sibilato, soggiogandola e sparendo nelle sue stanze. 

 

Le aveva permesso di decidere la punizione per Genevieve…

 

-Sono viva! Non mi hanno ucciso!- al vampiro venne un po' da ridere, perché era evidente e grazie Caroline!, lo vedo che sei viva e che respiri, e che non hai perso un briciolo del tuo caratteraccio, ma si impose di rimanere serio.
Era lì per dispensare morte e tortura, non per ridere insieme a lei.
-Hanno mancato di rispetto alla mia famiglia, non solo a te Caroline!- optò per dire, mentre si apprestava a sentenziare a morte Genevieve e tutte le streghe della sua congrega.
A Klaus parve quasi di vedere le rotelle girare dentro la testa di Caroline, alla ricerca di un modo… 
-Fammi scegliere la punizione che più mi aggrada per queste sporche streghe, allora!-
Sentì i canini della sua forma vampirica ritrarsi per lo stupore.
Non era assolutamente accettabile che gli chiedesse di sentenziare a morte una persona che aveva insultato ripetutamente la sua famiglia.
-Perché?- chiese, impressionato.
Caroline non era la tipica persona che avrebbe permesso che un'innocente (per quanto quella particolare congrega potesse definirsi innocente) venisse uccisa.
-Perché è a me che sono state inflitte le torture peggiori.- sentenziò Caroline, risoluta. -Liberami,- disse poi. -queste corde alla verbena fanno un male cane.-
Al vampiro non restò che annuire, ringhiando non appena la sua pelle toccò lo spago infetto dall'erba nociva, liberandola dalla costrizione.
-E sia.- mormorò dopo qualche istante, sondando gli occhi limpidi della sua vampira.
-Genevieve, per i crimini da te commessi…- 
Klaus sogghignava soddisfatto.
Aveva sempre amato le donne di potere e Caroline nelle vesti di giudice sarebbe stata perfetta. Con i capelli biondi e nient'altro che cieca furia negli occhi azzurri sarebbe stata perfetta perfino come Regina.
Dopo appena un attimo si stupì del suo stesso pensiero.
Regina? 
No!
Non c'era posto per una Regina nel suo regno.
-…ti condanno…-
Aveva fatto proprio bene a lasciarle decidere la pena per quella strega.
- …all'esilio permanente da New Orleans.- finì sfinita, accasciandosi al suolo.
Come? 
Esilio? 
Aspetta un attimo…
-Non la toccare Klaus. Se vuoi prendertela con qualcuno sono io l'unica responsabile della condanna.- mormorò la vampira prima di svenire dal dolore delle corde e per il fumo, che ancora circolava nei suoi polmoni.   

 

 

Nemmeno volendolo sarebbe più riuscito ad allontanarsi da lei, a smettere di respirarla, a smettere di scherzarci, a smettere di…

 

                            -°°°°-

 

Jaqueline Guerrera sapeva di essere ancora una bella donna, nonostante il passare del tempo.
Nessun uomo, vampiro o lupo o stregone che fosse, aveva mai rifiutato una delle sue avance. 
Non era tanto quello a preoccuparla, quanto il destino del marito.
Sapeva di stare su un cammino impervio, ma nonostante le sue accalorate proteste, Antoine era stato irremovibile.

 

-Chi è il capofamiglia?- le aveva chiesto con tono saputo.
-Tu!- aveva ammesso alla fine, sconfitta.
-Non ti devi preoccupare, amore mio.- aveva cercato di rassicurarla suo marito, abbracciandola stretta, che se non ci avesse fatto attenzione le avrebbe, probabilmente, rotto un paio di costole. -Abbiamo tre Originali dalla nostra. A quanto ci ha detto la ragazza, l'unico rimasto è quel maledetto di un Klaus.-

 

<< Sire >> si inchinò, non appena vide il maestoso profilo del vampiro.
<< Oh, Jaqueline. E' un vero piacere incontrarla qui. >> Klaus le sorrise, un sorriso caldo, che non aveva niente a che fare con tutti i precedenti sorrisi che si erano scambiati negli anni precedenti. << Posso presentarti… >>
<< La vostra nuova conquista? Non c'è n'è bisogno. In città non si parla di altro che non sia lei. >> la donna osservò bene i lineamenti della ragazza che aveva di fronte. 
Banali, fu il primo aggettivo che le venne in mente.
Con quei capelli biondi e gli occhi azzurri, dove credeva di andare?
Di ragazze come lei era pieno il mondo.
Notò che anche la ragazza la stava osservando.
'Mi stai semplificando il lavoro, grazie, tesoro!'
<< Se Vostra Grazia sarebbe così gentile da accompagnarmi al bar… Sa, questi tacchi sono così scomodi… >> disse, evitando la mano che la vampira le porse, con sorprendente nonchalance, come se non se ne fosse minimamente accorta.
<< Ehm… >> Klaus guardò per un paio di istanti il volto della ragazzina che aveva al fianco. 
<< Vai pure, Klaus. Ti aspetteremo qui! >> sorrise quella, adducendo a lei e al bambino che la famiglia Originale aveva adottato, qualche mese prima.
L'umana vide chiaramente il lampo di sfida che intercorse tra lei, la vampira e il bambino. 
Gli occhi del bambino e di quella sembravano dirle come 'Lui è nostro, non ce lo porterai via.'
'Oh, cari, è già troppo tardi, se è a questo che alludete…'

 

                            -°°°°-

 

Mentre Caroline era ancora troppo impegnata a guardare Klaus e quella donna allontanarsi ('E chi mai l'aveva invitata?' rifletté la vampira) Antoine Guerrera le si avvicinò da dietro:
<< Mi concede l'onore di questo ballo, signorina Forbes? O dovrei già chiamarla Regina? >>
Caroline sobbalzò, sentendolo parlare.
Era un maledetto vampiro e non lo aveva sentito arrivare.
<< Ma certo… >> non sapeva come chiamarlo.
Signor Guerrera? Sire? Perché nel 1800 doveva essere tutto così dannatamente complicato?
<< Può chiamarmi Antoine, o signor Guerrera, come preferisci. >> le rispose lui, ghignando sardonico. 
<< E lei può chiamarmi Caroline, o signorina Forbes. >> lo riprese la ragazza, sentendosi, per un secondo, smarrita.
Dov'era Klaus quando serviva?
Ah, certo, con quella maleducata sgualdrina d'alto borgo.
Da lontano li teneva d'occhio e lo vide ridere di gusto ad una battuta della donna.
Come buttava il capo all'indietro, i suoi occhi troppo blu, che si riempivano di piccole rughe agli angoli, il modo che aveva di… 
Antoine Guerrera si schiarì la gola. 
<< Allora, accetta il mio invito, o cosa? >> le chiese, improvvisamente sbrigativo.
Caroline non si era nemmeno accorta che l'orchestra avesse iniziato a suonare.
Dannazione! 
Klaus l'avrebbe uccisa! 

 

-Il primo ballo spetta agli organizzatori della festa!- le aveva ghignato, appena prima di andare a letto.
-Ma io non sono…- era arrossita, dicendo quelle parole, rifugiandosi nel collo del quasi ibrido. 
-Brava?- aveva continuato a ghignare lui. -Lo so. Per questo prenderai lezioni dal meglio sulla piazza.-
-Che sarebbe?- aveva chiesto lei, infastidita, staccandosi definitivamente dal corpo del vampiro, per rifugiarsi nella sua parte del letto. 
Non le piaceva l'idea di mettersi nelle mani di qualcun altro.
Ovviamente a lui non era piaciuta l'improvvisa separazione dei loro corpi, perché la sovrastò a velocità vampirica e quando lei stava per protestare ed alzare gli occhi al cielo, lui le aveva dato un bacio da mozzare il fiato, prima di continuare a parlare:
-Ho pensato che non ti piacesse prendere lezioni da qualcuno che non fosse della famiglia, quindi, in mancanza di El… mio fratello, -si era corretto velocemente Klaus, perdendo per un istante il ghigno che lo contraddistingueva dal fratello nobile. -ho considerato Marcellus.- 

 

<< Sono sicura che il suo… ah 'accompagnatore' non farà troppe storie! >> la rassicurò lui, ma c'era sempre quell'ombra di sarcasmo malcelato quando parlava di Klaus, porgendole il braccio.
<< Non ne sono così sicura! >> asserì la ragazza, accettando l'arto che il licantropo le aveva gentilmente offerto.
<< Avete fatto uno splendido lavoro, Caroline. >> le sussurrò l'uomo all'orecchio, facendole venire i brividi. 
Non brividi di piacere, ma di paura.
<< Grazie! >> disse lei con voce appena tremante.
L'uomo sorrise appena.
<< E poi siete bellissima. Il bianco vi dona particolarmente. >> continuò, suadente.
<< Ehm grazie! Ma sono impegnat… >> perché c'era esitazione nella sua voce?
Era vero, dannazione! 
Lei stava con Klaus. 
Certo, non avevano ancora chiarito cosa fossero, ma ciò non cambiava cosa provava per l'Originale.
<< Vi trovate bene con la famiglia Originale? >> le domandò il licantropo.
<< Si. Sono la mia famiglia. >> rispose, non volendo dare troppa corda all'uomo.
<< Quindi pensate che Klaus vi difenderà sempre e comunque? >> 
Caroline ci pensò per qualche istante… 

 

Era appena scappata da Alaric e si era voltata verso l'aula dove era stata tenuta prigioniera, Elena non l'aveva seguita.
Dove poteva essere, dannazione?
Non era abbastanza forte per fare alcunché, specie se si trattava di combattere con il supremo cacciatore. 
Concentrò tutta la sua attenzione sul suo udito.
Niente. 
Poi si sentì trascinare con una forza impressionante ed una mano a coprirle la bocca.
Tentò di urlare prima di riconoscere l'odore della pelle e il leggero profumo del dopobarba.
Era Klaus. 
Per quanto potesse essere più al sicuro con lui che con Alaric, le parole che le rivolse lui le mandarono brividi caldi lungo tutta la spina dorsale.
-Shhhh, shhhh va tutto bene, va tutto bene, sono io, va tutto bene, sei al sicuro.- aveva mormorato, togliendo delicatamente la mano dalla sua bocca, per lasciarla scivolare poi dolcemente sul suo collo, l'altra le teneva saldamente il braccio. 
In una qualsiasi altra situazione, qualsiasi davvero, Caroline avrebbe attaccato il suo assalitore! 
Sia che fosse stato Klaus o che fosse stato Stefan! 
Ma, in quel momento, la giovane realizzò che non gli voleva fare del male.
Certo se Alaric l'avesse ucciso i suoi problemi sarebbero notevolmente diminuiti, ma non sarebbe mai stata lei quella che gli avrebbe puntato il metaforico coltello alla gola.
E non perché avesse paura di lui! 
Caroline non aveva mai avuto paura di lui.
O meglio ne aveva, ma non era mai in relazione alla sua mente.

Damon l'aveva soggiogata, l'aveva usata, aveva abusato di lei.
Klaus non l'avrebbe mai fatto.
E non perché non potesse farlo, le era stato chiaro da principio.
Lui non voleva soggiogarla
Lui voleva conquistarsi la sua fiducia.
Lui voleva essere degno di essere amato da lei.
Fossero passati anche mille anni, Klaus non si sarebbe mai piegato al vile desiderio di vederla inerme, come una bambola di pezza.   
-Salveremo Elena, tu vai a casa e rimani dentro. Hai capito?- aveva continuato a sussurrare lui con la sua voce accentata che quando era in ansia rimarcava ancora di più.
-Mi hai capito?- aveva detto poi a voce leggermente più alta, perché non aveva risposto, voltandola.
Si sentiva imbambolata come un pupazzo, mentre lui sondava i suoi occhi chiari, alla ricerca di tutto il dolore che doveva aver passato in quelle poche ore. 
Se c'era una cosa di cui Caroline era sempre stata certa era che Klaus non era il tipo d'uomo che lasciava andare le cose.
Specie se qualcuno provava a rivolgergli un qualunque affronto.
Le venne voglia di provare a dirgli di non fare del male a Ric, che non era colpa sua, che era inutile e che il dolore era passato, ma non c'era abbastanza tempo, non c'era abbastanza tempo, non c'era abbastanza temp… 
Annuì e disse solo: 
-Grazie.-
Klaus aveva scelto di nuovo lei! 
I Salvatore, al posto suo, l'avrebbero interrogata subito sulle condizioni in cui versava la sua migliore amica, lui no.  
Lui la sceglieva, continuamente.
Aveva scelto di salvarla, senza chiedere nulla in cambio, quando Tyler l'aveva morsa. 
Aveva scelto lei al ballo della sua famiglia. 
Aveva scelto di seguirla fuori dal Grill, pur immaginando che lei avesse accettato non perché realmente interessata a farsi conoscere da lui, ma per farle fare, per l'ennesima volta, la piccola distrazione bionda.
Aveva scelto lei anche il giorno prima… 
Non importava a cosa stesse per andare incontro. 
Non importava nemmeno a cosa avrebbe dovuto rinunciare.
Lui continuava a sceglierla. 
'Non morire, fai attenzione, ti prego!' cercò di trasmettergli attraverso gli occhi. 
Lui sembrò capirla perché le rivolse un'occhiata tra il sorpreso, il toccato e il preoccupato, prima di tirare un sospiro leggermente più forte del normale e sparire.

Caroline aveva seguito la figura di quello che le avevano detto essere un mostro (e che non lo era, non con lei, non per lei) finché non aveva voltato l'angolo e si era sentita improvvisamente vuota, dove prima c'erano le braccia di Klaus a sostenerla… 

 

<< Come le ho già detto, siamo una famiglia! Facciamo errori, ma diciamo anche mi dispiace quando serve, ridiamo, ci diamo seconde possibilità, perdoniamo e spesso ci urliamo addosso, ma siamo pazienti. Lo siamo molto. Ci amiam… >> Caroline non finì mai di dire quella parola al Guerrera, non perché non ci credesse, ma perché non era sicura di cosa provasse Klaus per lei.
Certo la perdonava, la viziava, la faceva sentire unica e speciale, ma non le aveva mai detto cosa provava veramente per lei. << Siamo una famiglia, insomma. >> aggiunse arrossendo.
<< Sembrereste essere quella perfetta. >> ammise il licantropo ghignando.
Caroline sentì le guance raggiungere un livello di rosso che difficilmente si era sentita anche da umana, ma non rispose.  
<< Credete nell'anima gemella? >> chiese il licantropo di punto in bianco.
Caroline non seppe cosa rispondere.
Pensò per qualche secondo alla domanda dell'uomo.

Una persona incontra migliaia di persone e nessuna di esse la tocca veramente.
Poi ne incontri una e la tua vita cambia.
Per sempre.

<< Si >> rispose alla fine.
Klaus aveva cambiato la sua vita.
In un modo che lei riteneva impossibile, ma l'aveva fatto.
La sfidava, le faceva mettere tutto in discussione, la stupiva, la costringeva a vedere la realtà con occhi sempre nuovi, la stimolava… 
E lei era abbastanza certa di fare lo stesso per lui… 

 

-Dai, andiamo a caccia!- le aveva sussurrato piano contro la pelle del collo.
-Sono contraria all'uccisione di poveri umani innocenti.- aveva ribattuto lei, decisa e fiera.
Aveva letto nello sguardo di Klaus quella luce che solo a lei riservava quando lo sfidava.
-Intendevo dire caccia di animali. So che non bevi il sangue degli inutili esseri umani!- aveva risposto lui, orgoglioso e già pronto alla battaglia.
-Hai una tecnica tremenda.- le aveva ghignato lui, non appena si era tuffata sulla sua prima preda, un povero ed ignaro cerbiatto. 
La mezz'ora successiva fu un continuo di alzate di occhi, per Caroline, che lo trovò oltremodo irritante e noioso e inutile (non era sua abitudine mangiare animali).
Aveva appreso direttamente dal migliore d'altronde: Stefan.

 

 

Se qualcuno le avesse detto, solo sei mesi prima, che avrebbe dormito nel letto del suo nemico, di colui che aveva ucciso Elena e la mamma di Tyler e Jenna Sommers, che aveva fatto spegnere le emozioni di Stefan, gli avrebbe dato del pazzo e l'avrebbe mandato a quel paese.
Ma ciò era successo!
Ciò era reale!   

<< Io credo nella teoria del singolo proiettile. >> replicò seraficamente l'uomo.
Notando l'occhiata sorpresa della ragazza, elaborò:
<< Beh, ci sono molti tipi di amore nel mondo. Ma c'è un'unico proiettile, con inciso sopra il nome di ciascuno di noi! Se sei così fortunata da essere anche solo sfiorata da quel proiettile, puoi stare certa che quella ferita non guarirà mai più. >> finendo di parlare le fece fare un casqué, che la portò a stringersi più saldamente contro le braccia dell'uomo.
L'uomo ne approfittò per farsi ancora più vicino a lei.
<< Mi lasci, subito! >> sibilò la vampira.
<< Altrimenti? Rischieresti seriamente di mordere il più importante membro della famiglia di licantropi dell'intera Louisiana? >> 
Era tutto calcolato, pensò Caroline.
Fortunatamente, in quel momento, dalle spalle del lupo mannaro, comparve una figura terribilmente familiare.
<< Caroline? >>
<< Klaus? Grazie a Dio! >> disse la ragazza, mentre il Guerrera la riportava lentamente in piedi.
Troppo lentamente! 
Il vampiro ringhiò.
Una minaccia sufficiente a far retrocedere il Guerrera, che si scusò, prima di allontanarsi.
<< Credevo che ti avessero ucciso! Stupido di un vampiro Originale. >> sbuffo lei, mentre Klaus la avvolgeva con le sue forti braccia e la faceva ballare.
<< Dove ti eri andato a cacciare? >> continuò a chiedere Caroline.
Il vampiro scrollò le spalle.
Non ne voleva parlare, messaggio chiaro! 
Le fece fare una lenta giravolta, mentre la giovane era troppo impegnata a pensare a ciò che aveva fatto quello sporco di un licantropo. 
Le parve strano che lui non gli avesse strappato entrambe le braccia, solo per averla toccata, ma Klaus era, da sempre, un uomo pieno di sorprese. 
<< Grazie, per essere sempre il mio personale salvatore. >> sussurrò contro la sua spalla, appoggiandovi la testa.
Lui si limitò ad annuire.
Non fece una delle sue stupide battute sarcastiche sul fatto che, di questo passo, si sarebbe fatto odiare da tutta la comunità sovrannaturale di New Orleans, o sul fatto che lei era per eccellenza la damigella indifesa.
<< Klaus, va tutto ben… >>
Fu in quel momento che le labbra di Klaus scesero sulla sua bocca.
Tutto ciò che successe dopo fu un ammasso confuso di suoni e colori, sovrastato da un ringhio belluino, che Caroline aveva sentito tante volte…

 

 

N/A 

 

Ho dovuto dividere il capitolo in due parti! 
Lo so, sono una cretina, ma che ci posso fare?
Vorrei anche aggiungere che non tutto è sempre quello che sembra e che un'altro personaggio sta per entrare in azione (altri due, e li conoscete entrambi!). 
Ah e anche che il ricordo di Caroline, quello del 'Sei salva', l'ho aggiunto all'ultimo, perché amo immensamente JoMo e la sua pronuncia perfettamente inglese (oltre al significato intrinseco delle sue parole: 'Va tutto bene, va tutto bene, sono io, va tutto bene, sei salva.', per me hanno sempre significato più del momentaneo salvataggio di Caroline. E' quasi come se lui le stesse dicendo, 'Stai tranquilla, stai tranquilla, non permetterò che QUALCUNO ti faccia del male, stai tranquilla, con me sei al sicuro.' e diciamocelo, ragazze, potremo essere tante cose, ma alla voce di JoMo NON si può e non si deve resistere!) 
Chiedo perdono anche per tutti gli eventuali errori di grammatica, di punteggiatura e chi più ne ha più ne metta, ma sto malissimo (il raffreddore sarà la mia condanna definitiva sigh!).
Un bacio 

Ludovica

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Capitolo 33
*** Capitolo XXXIII ***


In Time 


Klaus rideva, ma non la perdeva mai d'occhio. 
Caroline era… raggiante, oltre che assolutamente splendida e affascinante.  
Era abituato, fin da bambino, d'altronde, a puntare la sua preda e a non lasciarla mai. 
Gli diede particolarmente fastidio che Antoine Guerrera le avesse chiesto di ballare quando anche lui sapeva bene che il primo ballo generalmente era destinato a lui e alla compagna del momento o a Rebekah.
Solo che Caroline non era una compagna del momento, tantomeno la sorella.
Non era una conquista da sfoggiare come si fa con un cavallo di razza.
Non era un mezzo per raggiungere un fine. 
<< Jaqueline, sai per caso perché tuo marito abbia regalato un bracciale, appartenente alla sua defunta sorella, a Caroline? >> chiese, interrompendo qualsiasi frivolezza la donna gli stesse raccontando.
<< Chi è Caroline? >> chiese innocentemente l'umana, ma i suoi occhioni sgranati non fecero effetto sul vampiro, che si concentrò sul suo battito cardiaco.
Stava mentendo! 
La trascinò con sé, prendendola per un braccio e facendo attenzione che nessuno li notasse, in un angolo buio del cortile.
<< Non mentirmi, Jaqueline! >> ordinò, sibilando cattivo. << Entrambi sappiamo che… >>
<< Non dovresti essere tu a mentire a me, Klaus! >> replicò lei, sullo stesso tono, liberandosi facilmente dalla momentanea incatenazione, battendogli semplicemente le mani sul petto. << Non crederai davvero che sia lei quella giusta? >>
<< Non solo lo credo, ma lo so! >> disse lui, fiero e senza l'ombra di un cedimento.
<< Oh, ti prego Klaus. Sei così insulso… Come probabilmente lo è lei. >> aggiunse la donna.
Il quasi ibrido si limitò a ringhiare.
Non le avrebbe fatto del male, ma se continuava su quella strada…
<< Saprai senz'altro, allora, cosa dicono le streghe sul suo conto… >> sussurrò l'umana, strizzandogli l'occhio, in una parodia di complicità.
<< Si, e sai come la penso sulle profezie delle streghe! >> ribatté il vampiro, ancora più deciso e battagliero.
Avrebbe dovuto lottare per lei, era una delle cose che gli era stata chiara fin dal principio.
Lottare per il suo affetto, per il suo sorriso, per vederla fidarsi di lui…  
<< Andiamo Klaus… sappiamo entrambi che con lei non sarai mai felice. Entrambi sappiamo a chi appartiene davvero il tuo cuore. >> e gli strizzò, decisa e senza esitazione alcuna, il cavallo dei pantaloni. 
Klaus sentendo la mano della donna appoggiarsi sul suo membro, chiuse gli occhi, ma non si scostò.
Le immagini di lui e Jaqueline erano ancora così dannatamente vivide.
Le promesse, i baci, i morsi, i corpi, intrecciati e nudi… 
<< Questo era un tempo. >> disse con voce mortalmente bassa. << Ora non sei nulla per me. >>
La donna parve offesa, ma il suo cipiglio battagliero non diminuì.
<< Allora dimmi, se il tuo cuore non mi appartiene più davvero, perché mi hai promesso di vampirizzarmi una volta che avessi distrutto Antoine? >> chiese languidamente, massaggiandolo affettatamente, esattamente come piaceva a lui.
<< Questo era prima. Te lo ripeto ancora una volta per fartelo entrare in quella tua testaccia dura. Non mi interessi più. >> rispose il quasi ibrido, che continuò a stare fermo ('E perché non ti muovi?' sembrò rimproverarlo una voce nel suo cervello, 'Muoviti, dannazione!').
<< Ne sei sicuro? Il corpo non mente, tesoro, me l'hai insegnato tu stesso! O forse te ne sei dimenticato, come hai finto di dimenticare me? >> la donna sospirò sulle sue labbra, non smettendo nemmeno per un istante di muovere quella mano.
Klaus si sentiva… debole.
Era stato forte per talmente tanto tempo, d'altronde…
Si sentiva… Stanco.
Era rimasto così tante notti sveglio, a leggere carte che indicavano gli spostamenti del padre, d'altronde… 
Era terrorizzato. 
E stavolta non era per il padre, o per qualche demone oscuro troppo difficile da uccidere. 
Tutti sapevano che tra lui e Caroline non avrebbe mai funzionato.
Lei era troppo bella per lui, troppo luminosa, troppo… 
L'unico ad avere qualche residua speranza era Marcellus… E Caroline, molto probabilmente. 
Che senso avrebbe avuto continuare a fingere?
Si abbandonò, per un solo istante, al tocco della donna, appoggiando il capo sulla sua spalla, che prese la sua non-reazione come un invito a continuare, intrufolando la mano dentro ai suoi pantaloni, e baciandogli, piano, il collo sussurrandogli:
<< Ecco il mio giocattolino preferito. >> 
Jaqueline non si accorse della lacrima che gli lasciò il viso e che le si depositò sul vestito.
Avrebbe rovinato tutto, in un modo o nell'altro.
'Le lacrime non macchiano,' pensò il quasi ibrido. 'non se ne accorgerà nessuno.'
Era solo questione di tempo…

-Ognuno di noi vive nella sua personale trappola!- le aveva sussurrato, quando l'aveva portata nella sua radura. Si erano, ormai da qualche ora, sdraiati e stavano chiacchierando di tutto e di niente, la testa di lei appoggiata mollemente sul suo torace, quando lui se ne era uscito, di punto in bianco, con quel discorso serio. -Siamo bloccati e non ce ne liberiamo nemmeno se vorremmo.-
La giovane era stata molto enigmatica, ma gli aveva risposto serenamente:
-Ogni tanto decidiamo volontariamente di cadere in una di queste trappole.- 
-Io sono nato nella mia.- le aveva confidato, e non c'era un minimo di rimpianto nel suo tono di voce, il che aveva costretto la ragazza a tirare su la testa e a guardarlo. -Non che mi interessi. Non più, comunque.-
-Ma dovrebbe farlo.- il vampiro l'aveva guardata e le sue guance si erano tinte di un delizioso rosso, che gli aveva fatto venire voglia di dipingerla subito. -Dovrebbe interessarti, intendo.-
-Certo che mi interessa, ma mi piace dire che non lo faccia, Caroline.- aveva ghignato e le aveva dato un bacio a fior di labbra.

Caroline che rideva… Caroline spaventata… Caroline che si concentrava sui passi di danza… Caroline affranta… Caroline che piangeva… Caroline emozionata… Caroline mentre spiegava la matematica a Marcellus… Caroline piccola… Caroline che lo baciava… Caroline timida… Caroline… Caroline… CAROLINE…   


Klaus ringhiò e si mosse.
Non era ancora detto.
C'era un margine di possibilità che lui non le facesse del male.
Sì, ci doveva essere.
Da qualche parte, nel mondo, c'era una remota chance che lui non l'avrebbe ferita. 
Era millesimale, Klaus lo sapeva, ma ci si aggrappò con tutto sé stesso. 
<< Oh, guarda, il mostro che è in te deve essersi risvegliato. Immagino che lei non sappia niente di noi. >> lo prese in giro la donna. 
Il quasi ibrido ringhiò di nuovo, appena più forte, stavolta, quasi a volerle intimare il silenzio.
<< Tra me e te non c'è niente >> chiarì. << Abbiamo fatto del buon sesso, ma è tutto qui. Non ti avrei comunque vampirizzata, Jaqueline. Il mio è stato tutto un piano per sottrarre il potere a tuo marito. >> il vampiro vide le lacrime di disperazione sul viso della donna, ma non si lasciò commuovere. << Vattene, ora! Non voglio farti del male, ma se continuerai, sarò costretto a fartene. >>
La donna lo guardò per un ulteriore secondo prima di voltarsi e andarsene. 
Klaus tirò un sospiro di sollievo, prima di girarsi e tornare con gli occhi alla festa.
Tutto stava andando come previsto.
Solo la musica era un po' troppo alta per i suoi gusti, ma oltre questo, non vide nulla di strano. 
Guardò Marcellus giocare con un gruppo di bambini e ne sorrise.
Marcellus era felice.
Con un po' di fortuna, Caroline gli avrebbe concesso il prossimo ballo e tutto sarebbe tornato al proprio posto.
Sarebbero stati felici anche loro.
Prima o poi. 
Seguì il suo inconfondibile odore, per trovarla in compagnia di Antoine Guerrera.
Quel maledetto le stava facendo fare un casqué, e con la scusa di quella posizione, le si era avvicinato.
Un po' troppo sia per i suoi gusti, che per quelli della vampira.
<< Mi lasci, subito! >> la sentì sibilare. 
<< Altrimenti? Rischieresti seriamente di mordere il più importante membro della famiglia di licantropi dell'intera Louisiana? >>
Si avvicinò ulteriormente dicendo quelle parole.
Tra i due, ora, non c'erano che cinque centimetri scarsi.
Gli avrebbe strappato le braccia e le gambe, poco ma sicuro! 
<< Caroline? >> si limitò a chiamarla, consapevole che il lupo l'avrebbe lasciata andare a quel punto.
Ci poteva essere un solo Re, ed era lui. 
<< Klaus? >> lo chiamò la ragazza, << Grazie a Dio! >> mentre il Guerrera la riportava lentamente in piedi.
Troppo lentamente! 
Le braccia, le gambe e la testa, si corresse mentalmente l'Originale.
Il vampiro ringhiò, infastidito. 
Bastò quella a far capire al lupo mannaro che non era il caso di giocare ulteriormente e, scusandosi, si allontanò.
<< Credevo che ti avessero ucciso! Stupido di un vampiro Originale. >> lo rimbrottò Caroline, mentre lui la faceva ballare. << Dove ti eri andato a cacciare? >> domandò poi.
Klaus scrollò le spalle.
Non voleva parlarle.
Avrebbe voluto trascinarla in camera sua e marchiarla.
Con il suo corpo e con i suoi denti e con tutto quello che c'era nel mezzo.
Ma, probabilmente, lei non avrebbe apprezzato.
Il pensiero gli fece fare un mezzo sorriso triste.
Era tutto così difficile. 
Perché doveva essere tutto così difficile?
<< Grazie, per essere sempre il mio personale salvatore. >> sussurrò la giovane, appoggiando la testa sulla sua spalla. 
Klaus si limitò ad annuire. 
Nella sua testa stavano prendendo piede tutta una serie di immagini spiacevoli.
Cosa sarebbe successo se fosse arrivato con solo un secondo di ritardo?
<< Klaus, va tutto ben… >> fece in tempo a chiedere, prima che la sua bocca fosse sopra la sua e un ringhio gutturale gli lasciasse le labbra, come un monito. 
 
                        -°°°°-


Marcellus li osservava, da lontano.
Era felice. 
Erano felici
La sua famiglia.
Certo, erano parecchio disfunzionali e con parecchi problemi di temperamento, sia da una parte che dall'altra, ma quale famiglia è perfetta?
Osservò Caroline prendergli la mano e, dopo avergli lanciato un'occhiata penetrante, condurlo in casa, e capì che quelle erano cose da grandi.
Li lasciò andare, con un mega sorriso sul volto, rincorrendo un altro bambino.
 
                        -°°°°-


Prima che Klaus potesse parlare, rimproverandola per il suo comportamento sconsiderato, o le provasse a dire altro, Caroline lo baciò.
Le sarebbe piaciuto che quel momento, -quello in cui la sua lingua entrava nella bocca dell'Originale e lui si faceva trasportare da lei, per i primi due secondi almeno, mentre il suo cuore batteva forte, così forte che le sembrò di sentirlo dentro le orecchie ed uno strano languore, che non aveva mai sperimentato prima la colse- fosse durato per sempre.
<< Caroline… >> Klaus si staccò ed appoggiò la fronte contro la sua.
<< Non c'è bisogno che parli. Sono stata sciocca, irresponsabile e… >>
<< E meravigliosa. >> finì il quasi ibrido per lei.
<< Già, oltre che incoscient… Aspetta, cosa hai detto? >> chiese la ragazza, sorpresa.
<< Ho detto che sei meravigliosa, Caroline Forbes, e non mi rimangerei niente. >> confermò lui, sorridendo.
Fu quello, il momento in cui non facevano altro che guardarsi e sorridere, che la convinse. 
<< Vieni >> sussurrò, troppo timorosa di farsi sentire, se avesse alzato solo di un'ottava la voce, conducendolo nella loro stanza da letto.
Lui la seguì, curioso.
Fu quando la vide iniziare a slacciarsi il corsetto che, però, parlò, schiarendosi la voce:
<< Caroline, non mi devi niente, non lo faccio per quell… >>  
La ragazza alzò lo sguardo e Klaus pensò, per un solo secondo, che gli sarebbe piaciuto annegare nei suoi occhi, così azzurri e così… 
<< Lo so. >> disse solamente, continuando nel suo lavoro.
<< Caroline, >> l'Originale prese nuovamente la parola. << se questo è quello che veramente vuoi… >>
<< Si, Klaus è questo quello che voglio! >> sbuffò la giovane. 
Lentamente indietreggiò, fino a quando non sentì il legno del letto scontrarsi con le sue gambe. 
In quel momento Klaus perse del tutto la ragione.
Si avventò, ringhiando, contro le sue labbra.
Non c'era più niente di puro, niente di casto, non c'era più la morigeratezza del primo bacio.
C'era solo desiderio.
Si stavano baciando come si baciava una coppia di amanti che si amavano da secoli.
Klaus esigeva, Klaus pretendeva! 
Caroline, nella sua breve vita, non si era mai sentita potente o necessaria.
Mai!
Nemmeno per sua madre o suo padre.
Certo, le volevano bene, ma Caroline sapeva che, se non fosse stato per lei, i suoi non si sarebbero mai sposati e, forse, sarebbero stati entrambi più felici.
Beh, Klaus, quel bacio, i loro corpi pressati, quasi volessero fondersi -e non potevano, non potevano, perché due corpi non ne possono fare uno, nemmeno volendolo- le diedero l'impressione di essere tutto quello.
Caroline era potente! 
Caroline era necessaria! 
Caroline era amata! 
<< Piccola, te lo chiedo per l'ultima volta, è davvero questo quello che vuoi? >>
I suoi magnetici occhi blu erano ricolmi di sentimenti che non si sarebbero mai e poi mai potuti etichettare sotto la voce di un'unica emozione.
C'era desiderio, c'era lussuria, c'era devozione, c'era affetto, c'era amore
Klaus le stava, ancora una volta, dando la possibilità di scegliere. 
Klaus, il potente signore degli ibridi, le stava dicendo che avrebbe sempre avuto una scelta.
Non era poi tanto diverso da quello che le aveva da sempre offerto a Mystic Falls… 

Era al ballo dei decenni e stave ballando con Tyler, un suo braccio sopra le sue spalle, l'altro intorno alla sua vita, mentre quelle di lui le circondavano delicatamente i fianchi.
Caroline si era sentita così felice.
Il suo ragazzo era lì! 
Contro ogni previsione era riuscito anche a liberarsi dal soggiogamento di quel mostro di Klaus ('Alla faccia tua Damon' ricordava di aver pensato).
Poi Tyler si era girato verso l'entrata della palestra e aveva guardato qualcosa o qualcuno sconvolto.
-Che c'è?- gli chiese lei, più che altro perché, per un solo secondo, con gli occhi del suo ibrido, si era vista per ciò che realmente sentiva di essere: una ragazza felce e innamorata.
Il clima si era subito raffreddato, non appena anche lei si girò, per incontrare lo sguardo fiero di… 
-Dove sei stato, amico?- chiese Klaus, il tono di voce basso e abbastanza furibondo, ma non eccessivamente, come se si stesse trattenendo solo perché c'era lei.
Caroline roteò mentalmente gli occhi.
-Sono appena tornato in città.- Ty era stato evasivo, e la ragazza se avesse potuto l'avrebbe abbracciato stretto.
-Ah, questa è bella. Non ricordo di averti dato il permesso per andare via in primo luogo.- non c'era ombra di un sorriso sul suo volto, facendole temere il peggio. Stava quasi per intervenire lei stessa, ma Klaus fu più veloce, avvicinandosi a loro, a lei. -Non ti dispiace se mi metto in mezzo, vero?-   
-Si, veramente, ci dispiace.- erano state queste le prime parole che le erano uscite dalla bocca, acide e brusche, come voleva essere con lui.
Insomma, che diritto aveva di rovinare anche il ballo?
Già era stato abbastanza brutto assistere al ridicolo spettacolino che aveva messo in piedi per quel maledetto ballo (il bracciale, tutte quelle bugie su quanto fosse bella, il disegno in cui la ringraziava per la sua onestà e via dicendo), ma non si sarebbe fatta rovinare anche questo.
Nossignore, era Caroline Forbes, d'altronde.
Klaus aveva fatto una piccola smorfia a Tyler, che poteva sembrare un sorriso, ma che, in verità, era un implicito invito ad andare a farsi un giro per la durata della prossima canzone.
-No, va bene!- aveva detto lui a quel punto.
La coppia si era guardata negli occhi per un solo istante, in cui lui aveva cercato di farle capire che lo stava facendo solo perché lui non sospettasse, perché non lo scoprisse e lei aveva mosso appena le labbra, per fargli capire che si, aveva capito.
Il suo piano di rifiuta-Niklaus-Mikaelson avrebbe preso un'altra volta il volo, ma non poteva semplicemente lasciar correre come niente fosse.
Le parole le erano, per l'ennesima volta, scivolate fuori senza che lei ci potesse pensare:
-Perché devi sempre dimostrare di essere il maschio dominante?-
-Io non devo dimostrare niente, tesoro, io sono il maschio dominante.- aveva detto lui, seccato ('Bingo' aveva pensato lei, felice che non la trattasse come la principessa a cui aveva rubato il braccialetto. Lei non era sua amica, non lo voleva essere e il diavolo se la portasse via se mentiva!).
Lei aveva sbuffato, alzando il bel nasino verso il cielo. 
-Andiamo,- l'aveva invitata lui, porgendole una mano. -un ballo. Non mordo.- aveva aggiunto sorridendo per la sua battuta, quasi. 
Caroline si era girata verso Tyler, alla ricerca del salvataggio del principe azzurro, ma la sua espressione schifata le aveva fatto capire che lui non l'avrebbe potuta aiutare.
Non in quel frangente.
Non ora.
Non lei, comunque.
Klaus era rimasto fermo e lei aveva potuto vedere il sorriso allargarsi e le fossette fare capolino, mentre anche lei tendeva la mano per prendere quella di lui.
La solita scarica di adrenalina le era circolata dentro il corpo, come a ricordarle con chi stava veramente ballando, con chi stava parlando, con chi…
Non appena le loro mani si incontrarono il senso di pericolo si acuì ancora di più.
Ma era anche così dannatamente eccitante.
La sensazione di pericolo, ovviamente, non Klaus.
Però il pericolo era collegato a Klaus, quindi, probabilmente, lei trovava eccitante lu… 
'No, sei ubriaca, Caroline.', l'aveva redarguita parte della sua mente.
L'uomo la portò al centro della pista, per oscurarle la visuale di Tyler, capì, ma le fece fare una lenta giravolta, per poi adagiare una sua mano su un fianco, l'altra nella sua.
-Ti sarebbero piaciuti gli anni venti, Caroline. Le ragazze erano spericolate, affascinati, divertenti. Ballavano letteralmente fino a cadere per lo sfinimento.- rise l'ibrido, facendola voltare.
La ragazza rise sarcasticamente prima di dire:
-Suppongo che ciò non succedeva ai loro compagni di ballo.- 
-Dovresti essere più gentile con me.- Klaus aveva fatto una piccola pausa, quasi volesse stuzzicarla a chiedergli il perché, ma l'unica cosa che aveva ottenuto era stata un'occhiata sorpresa. -Domattina andrò via dalla città. Ti avrei invitata a venire con me, ma entrambi sappiamo che non sei ancora pronta per accettare la mia offerta. Forse un giorno, tra un anno, o tra un secolo, busserai alla mia porta, e mi permetterai di mostrarti ciò che il mondo ha da offrire.- aveva finito di parlare e si erano guardati intensamente negli occhi.
Non c'era desiderio carnale nei suoi occhi, solo desiderio di farle vedere cosa si stava perdendo.
Klaus l'avrebbe portata con sé.
Klaus, un giorno, se lei avesse avuto la forza di andare da lui e bussare alla sua porta, l'avrebbe incoronata regina.
Caroline riuscì a vedere il grandioso piano che l'ibrido aveva, per entrambi.
Tutto ciò che voleva, poteva essere a portata di mano… 
Tutti i pensieri reconditi e nascosti nella sua anima… 
Tutto ciò che voleva veramente dalla vita… 
Si riscosse da quel sogno ad occhi aperti e sbuffò di derisione, abbassando gli occhi.
Era un illuso se si aspettava veramente che lei l'avrebbe seguito.
Non importava se fossero passati cento o duecento anni o un millennio.
Lei non si sarebbe mai schierata dalla sua parte.
Mai! 
Anche lui abbassò lo sguardo, e Caroline avvertì il solito senso di dispiacere che le attanagliava le viscere quando gli rispondeva male.
Sapeva che Klaus non si era fatto così da solo, ma era sempre più facile dare il suo peggio a quell'uomo che provare ad essere gentile con lui.
-Ricorda le mie parole.- le disse l'ibrido, mortificato e offeso, sciogliendo le loro mani, il loro abbraccio, i loro corpi. -Piccolo ragazzo di provincia significa piccola vita di provincia. Arriverà il giorno in cui non sarà abbastanza per te.- e si allontanò.
Caroline era rimasta per un tempo indefinito a guardare l'uscita, sperando quasi che rientrasse…
 

Una mano gentile la svegliò dal suo sogno ad occhi aperti.
<< Hey >> 
Caroline non perse tempo.
Lo baciò, come un assetato nel deserto beve la sua ultima goccia d'acqua.
Lo baciò, come un malato di tumore ai polmoni respira la sua ultima boccata d'aria.
Lo baciò, come un funambolo mette piede sul suolo dopo aver fatto il record mondiale.
Lo baciò perché non avrebbe saputo cosa rispondere a quegli occhi, che la stavano implorando, letteralmente, di potergli permettere di perdersi in lei, di unirsi in un unico corpo, di… 
<< Se ti farò del male… >> sussurrò lui, improvvisamente spaventato.
<< No, non me ne farai. >> gli poggiò dolcemente una mano sulla guancia, e lo sentì rilassarsi sotto il suo tocco. 
Lei gli si mise a cavalcioni, smaniosa, ma Klaus fermò le sue piccole mani frettolose.
<< Vai troppo veloce. >> si lamentò. 
<< E' così che facciamo nel futuro. >> Caroline corrucciò la fronte, esasperata.
<< Ma qui non sei nel futuro, tesoro. Qui sei nel passato. Fatti guidare da me! >> le sussurrò piano, con voce seducente, che le fece correre milioni di brividi lungo la spina dorsale.
Così iniziò una lenta ma, oh, così dannatamente piacevole tortura.
Klaus le sfilò gentilmente prima un guanto, poi l'altro, percorrendo con le labbra il tragitto che, piano piano, stava liberando.
La ragazza mugolò qualcosa di indistinto e Klaus ne sorrise.
Era troppo impaziente.
Non dubitava che nel futuro si usasse essere più veloci, ma qui erano nel passato.
Non c'era fretta.
E poi Klaus voleva amarla per bene, non come si fa sesso con una prostituta.
Caroline era una Regina e meritava di essere trattata come tale.
Poi toccò al corsetto di pizzo bianco, che fu levato con i denti, ma delicatamente, mentre la ragazza sentiva ogni asola di madreperla lasciare al suo posto la pelle nuda.
Improvvisamente, Caroline realizzò che era Klaus quello che la stava toccando, era Klaus che la stava guardando, come un lupo fa con un agnellino, era Klaus che la stava spogliando… 
Si coprì il petto con le mani, come se gli volesse oscurare, solo grazie a quelle piccole mani, la vista del suo seno.
<< Tesoro, non farlo. >>
<< Perché? >>
Klaus la guardò di nuovo negli occhi, quasi fosse solo il suo corpo una distrazione, stupito, prima di risponderle: 
<< Perché sei una visione magnifica, Caroline. >>
Forse fu il modo che aveva solo lui di guardarla, come se fosse la più unica e rara creatura sulla faccia della Terra, forse fu il modo che solo lui aveva di chiamarla, giocando con quella piccola r nel mezzo del suo nome, forse fu il modo in cui le sfiorò la mano destra, così gentile e delicato da farle dubitare perfino che fosse la stessa persona che aveva ucciso Elena e Jenna e Carol Lockwood, ma Caroline sentì le sue mani scivolare via e il suo corpo pressarsi contro quello dell'Originale con ancora maggiore foga, baciandolo.
Fortunatamente, anni e anni di cheerleading l'avevano temprata bene, facendo sì che tutto fosse al posto giusto.
L'amore non è tutto bianco o nero, realizzò, quando lui la spinse ad inarcare la schiena, per avere completo controllo sul bacio.
L'amore ha un milione di sfumature diverse!
Sentì anche le mani di lui diventare, improvvisamente, impazienti, perché si sfilò la camicia a velocità vampirica, staccandosi per un secondo scarso, ma che bastò a farle sentire la sua mancanza.
Fu in quel momento che Caroline realizzò la portata dello sguardo di Klaus.
Nessuno l'aveva mai guardata come la guardava lui. 
Stefan non l'aveva mai guardata, semplicemente perché non gli era mai piaciuta, Matt l'aveva amata, certo, ma non c'era devozione nel suo sguardo (aveva spesso pensato che, quel particolare sentimento fosse destinato solo alla sua migliore amica), Tyler non aveva mai cercato la sua vera essenza solo con lo sguardo e Damon… beh Damon l'aveva solo sfruttata quindi…
C'era qualcosa di spaventoso e, al tempo stesso, bellissimo nell'essere guardate così.
C'era qualcosa di spaventoso e, perciò, bellissimo nell'essere guardate così da Klaus.   
C'era qualcosa di spaventoso e, per questo, bellissimo nell'essere guardate così da Klaus mezze nude.
Klaus, terrore del mondo sovrannaturale, Klaus, il potente signore degli ibridi e dei vampiri, Klaus, l'invincibile.
Caroline sapeva che era praticamente impossibile attirare l'attenzione di un'Originale, che lui avrebbe potuto avere tutte le donne che voleva, solo schioccando le dita, che non ci sarebbero state possibilità, probabilmente, nel suo mondo, nella sua Mystic Falls, ma ciò non le impedì di sperare.
<< Cos'è questo? >> domandò, notando uno strano marchio percorrergli l'avambraccio e, parzialmente, la spalla sinistra.
<< Un tatuaggio. >> grugnì lui, evidentemente non molto propenso a chiacchierare in quel momento.
<< Grazie >> la giovane alzò gli occhi al cielo, sfiorando la morbida e calda pelle. << volevo sapere cosa significa. >>
<< La piuma significa leggerezza, negazione e superamento degli ostacoli, >> le spiegò, sbuffando. << le rondini la libertà. >>
<< Oh, beh, i miei complimenti. Tra tutti i tatuaggi nel mondo, sei riuscito a trovare quello che si adatta meno alla tua personalità! >> lo prese in giro, prima di rendersi conto, come al solito, di aver dato fiato alla bocca senza prima pensare.
Lo guardò negli occhi, per cercare un segno della sua probabile quanto certa morte, ma lo vide serrare le labbra, prima di scoppiare a ridere.
<< Qualcuno potrebbe vederla in questo modo, piccola, certo, ma tantissimi altri potrebbero dirti il contrario. >> rise l'Originale.
Caroline amò il fatto che lui potesse ridere anche in una situazione come quella.
Damon l'avrebbe, molto probabilmente, morsa, Matt sarebbe scappato e Tyler l'avrebbe mandata a quel paese.
Klaus invece rise, e lei con lui.
Quando, infine, lui arrivò a slacciarle la lunga gonna, Caroline si sentì in paradiso. 
Si chiese se era questa la sensazione che provavano tutte le donne, mentre facevano l'amore con l'uomo che amavan… 
No, aspetta un attimo.
Lei non amava Klaus!
Era affascinante e bellissimo e carismatico e iperprotettivo, ma lei non lo amava.
Si pressò con ancora più forza contro il suo petto, decidendo all'istante che non era quello il momento giusto per scandagliare i suoi sentimenti, e poggiò le mani sul suo stomaco, che si contrasse istintivamente sotto il suo tocco.
Improvvisamente, fu lei a stare sotto di lui, i capelli sparsi sul cuscino, gli occhi chiusi, in completa estasi, mentre le dita abili di lui le scavavano nella pelle, e tra i seni. 
Caroline mosse, esitante, una mano verso i suoi pantaloni, chiedendosi se fosse ancora troppo presto, ma lui non la fermò e capì che aveva, almeno per il momento, via libera. 
Si limitò a sfiorare il suo membro, prima di toccarlo più energicamente, guadagnandosi un respiro più profondo da parte dell'Originale, che le sorrise.
A quel punto, la ragazza decise che era abbastanza e gli sfilò la cintura in pelle e tirò giù i pantaloni, rivelandole l'unica parte del corpo di lui che non poteva mentirle, non più, ormai.
<< Klaus… >> ansimò lei, con voce roca. 
<< Sei troppo frettolosa, piccola. >> la riprese subito l'Originale, sorridendo, ma la baciò, l'istante dopo, come se lei fosse la cosa più bella che avesse mai visto, come se non si potesse mai stancare di lei, come se fosse un angelo sceso sulla Terra, con l'unico compito di redimerlo. Caroline lo baciò a sua volta, con tutta la passione repressa e il desiderio e l'attrazione che da sempre provava per quell'uomo. 
Lei si dimenò contro di lui, contro le sue mani, contro il suo corpo, quando sentì una delle sue grandi mani scivolare quasi innocentemente lungo le sue cosce, su e giù, avanti e indietro, e di nuovo su e giù. 
Sdraiata con le gambe di lui attorno al suo corpo, Caroline provò l'intenso desiderio di tornare a coprirsi, ma lo sguardo bruciante che le lanciarono gli occhi di Klaus, ormai del tutto inscuriti dal desiderio, la fece fermare, mentre faceva scivolare seducentemente un dito dal suo femore verso il piccolo centro di terminazioni nervose che l'avrebbero condotta al Paradiso.
<< Sei bellissima, Caroline >> disse, con voce gutturale e arrochita. Caroline sentì le guance arrossire e gli diede nuovamente un bacio, perché non poteva essere serio, non poteva essere nel giusto, non poteva… 
Le labbra di Klaus, i denti e la bocca, passarono, improvvisamente, a torturarle il seno. La giovane pensò che non sarebbe potuto essere più bravo nemmeno volendolo, quando le sue mani entrarono in gioco, una le afferrò gentilmente le mani, spingendogliele sopra la sua testa, l'altra scese giù, lungo le cosce, poi arrivò al suo interno cosca e poi… 
Oooh
I suoi fianchi spinsero contro la mano di Klaus che ridacchiò.
<< Devi avere pazienza, piccola. >>
Le sarebbe piaciuto rispondere con qualche commento salace e sarcastico ma il tocco del quasi ibrido era così dannatamente appagante, al punto che le sembrò di avere le vertigini. L'Originale attese ancora un momento, godendosi le espressioni del viso di Caroline, continuando a disegnare cerchi attorno a quel punto, quando inserì un dito.
<< Klaus >> il suo nome le uscì dalla bocca come una preghiera e una maledizione nello stesso tempo << non smettere! >>
Caroline si agitò dicendo quelle parole e lui fece come lei gli aveva richiesto, giocando con lei come fosse la corda di un violino. 
Il pollice continuava a fare piccoli cerchi attorno a quel punto, mentre un secondo dito si era unito al primo, lavorando abilmente dentro di lei. 
Ma fu quando le sue labbra e i denti scesero sul suo collo che Caroline sentì un'energia mai provata prima, percorrerla per arrivare dritta fino al cervello.
<< E' stato… beh… wow… >> ansimò la bionda.
<< Non siamo che all'inizio, tesoro. >> sorrise Klaus, esibendo quelle dannate fossette.
<< Chiaramente! >> alzò gli occhi al cielo, ma sorrise, guardandolo leccare il frutto del suo piacere dalle dita, il suo sguardo che continuava a bruciarla.
Le poche volte che qualsiasi altro ragazzo lo aveva fatto, dopo glielo aveva fatto pesare terribilmente (perfino Matt e Tyler), Klaus, invece, sembrava volesse farlo senza ricevere niente in cambio e sembrava anche averne bisogno, in un certo qual senso, il che era una cosa estremamente sexy, ebbe modo di notare. 
Scivolò lungo le sue gambe seducentemente, per fargli capire che era pronta.
Klaus non se lo fece ripetere due volte e affondò in lei, fino in fondo.
<< Sei stremata, amore? >> le chiese, gentilmente, notando che aveva chiuso gli occhi.
Lei si limitò a scuotere il capo. 
Cosa avrebbe potuto fare, mentre lui si iniziò a muovere piano dentro di lei?
<< Guardami. >> canticchiò lui al suo orecchio. Voleva vederla, non voleva che gli venisse sottratta una sua singola espressione. Pensò, per un istante, che gli sarebbe piaciuto ritrarla anche in quella posizione, anche se dubitò che la sua mano sarebbe mai riuscita a replicare il suo bellissimo volto mentre lui si accingeva a riempirla.
Lei aprì gli occhi e per la prima volta si riconobbe nello sguardo dell'Originale. 
Lei era perfetta.
Lui era perfetto.
Loro erano perfetti, insieme.
Separati non sarebbero valsi un granché, ma uniti… Beh, avrebbero potuto distruggere il mondo o… 
Non ci fu tempo per altre elucubrazioni perché lui si iniziò a muovere più velocemente dentro di lei, e lei lo accolse, come un contadino accoglie la pioggia dopo la torrida estate, come un pittore accoglie una nuova sfumatura di rosso, come… 
Forse significava questo essere amate.
Forse significava questo essere amate da Klaus.
Mentre lui continuava a muoversi, lei si concentrò sulle sensazioni che le stava donando.
Per un solo istante, volle distogliere lo sguardo, perché c'era troppo nei suoi occhi, troppo amore, troppo dolore, troppo sangue, ma non lo fece, perché ebbe paura di rompere il collegamento che si era venuto a creare tra loro due.
Sembrava che dove finisse l'uno, iniziasse l'altra e così per sempre.
Lei desiderava stare con lui, lei aveva bisogno di lui, lei…
<< Klaus >> urlò Caroline, mentre anche lui veniva, dentro di lei, ringhiando il suo nome.
E fu in quel momento che Caroline si sentì completa.


N/A 

Come distruggere la mia reputazione anche su EFP? Semplice, dandomi al porn! 
Spero abbiate apprezzato il momento che ho voluto dare a questi due (lo so, non è un granché, ma abbiate pietà, non scrivo mai di cose così spinte, ma volevo premiare chi mi legge fin dal primo capitolo, quindi…)
Un bacio,
Ludovica   

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Capitolo 34
*** Capitolo XXXIV ***


In Time

 

Klaus rimase per qualche secondo fermo, dentro di lei. 
La sensazione di stare dentro al suo corpo era… Fantastica.
Era quasi come tornare umani… Con i super poteri dei vampiri!
Era come essersi liberato di tutti i demoni che aveva nascosto, troppo a lungo, nella sua anima. 
La bestia, il grande e cattivo lupo, il figlio illegittimo, il figlio deludente, erano lontano da lui, in quel momento.
Le baciò la punta del naso, prima di uscire delicatamente da lei e alzarsi dal letto. 
<< Dove vai? >> chiese Caroline, mezza addormentata. 
<< C'è una festa da mandare avanti qui sotto, tesoro. >> scherzò Klaus. << E non sta bene che sia solo Marcellus ad accogliere gli ospiti. >>
<< Posso venire con te? >>
L'uomo si girò. 
Era bellissima! 
Lo era sempre, ma con i capelli spettinati e il leggero rossore che le si propagava dalle guance fino al collo era… Divina. 
<< Certo, piccola! >> sorrise. 
La punizione per Antoine Guerrera avrebbe dovuto aspettare, ma non era poi così importante. 
Si rivestirono in silenzio. 
A Caroline il silenzio non era mai piaciuto. 
Le ricordava dei solitudinari pomeriggi passati a casa sua, quando era piccola, aspettando suo padre, che, però, non era mai tornato.
Klaus, invece, sembrava apprezzarlo. 
Siamo troppo diversi, siamo troppo diversi, siamo troppo diver…
Ma non voleva essere lei la prima a farglielo notare. 
Nonostante ciò, quando sbatté brevemente le palpebre, l'unica cosa che vide fu l'orizzonte e la luna che illuminava il volto di Klaus. 
Dannato quasi ibrido! 
Le era riuscito ad entrare anche nella testa! 
Non bastava sottopelle…
<< Sei sicuro che non abbiamo commesso un errore? >> chiese Caroline, prima di aprire la porta. 
La domanda della ragazza ferì i suoi sentimenti, ma decise di comportarsi come se niente fosse. 
<< Tu lo volevi, io lo volevo, non vedo che errore possa essere. >> commentò, un po' più freddamente di quanto avrebbe voluto, alzando le spalle e uscendo dalla camera da letto. 
Caroline rimase per qualche altro secondo ferma nella stanza, chiedendosi che errore avesse fatto stavolta.

 

                            -°°°°-

 

Jaqueline ancora si aggirava nel cortile dei Mikaelson. 
Non era sua abitudine lasciare che un uomo la trattasse come l'aveva trattata Klaus. 
Inoltre non era mai stata una donna a cui piacesse giocare secondo le regole che non fossero quelle che aveva deciso lei stessa. 
Quindi, quando vide la stupida ragazzetta che si era illusa di aver conquistato il cuore del suo vampiro, seduta al piccolo bar del giardino, sola, fu quasi un desiderio incontrollabile quello di andare a parlarle. 
<< Un bicchiere di… Oh, ma guarda chi c'è qui! Nientemeno che la futura regina di New Orleans! >> disse con sarcasmo evidente nella voce. 
<< Non so a cosa si stia riferendo, ma io e Klaus non stiamo insieme. >> disse Caroline, tremando appena sulle ultime parole. 
Dio quanto avrebbe voluto che tornasse tutto al primo giorno! 
Pensò, con un pizzico di nostalgia, alla sua versione umana, quella sciocca e frivola, che non sapeva niente di vampiri e che viveva la sua esistenza serena e felice, in una Mystic Falls senza drammi soprannaturali. 
Niente drammi con gli Originali, niente Damon che la violentava, niente Tyler che si trasformava in licantropo…
Poi però pensò a Klaus, alle sue mani, alla sua voce accentata, al suo modo di guardarla, al suo carisma e al suo… 
Realizzò che non sarebbe mai e poi mai voluta tornare indietro nel passato! 
Avrebbe potuto avere la normalità per colazione, la sanità mentale per pranzo, e l'innocenza per cena, avrebbe potuto cercare di aggirare il desiderio che aveva per lui, di lui.
L'aveva già fatto una volta, non sarebbe stato poi così difficile replicare. 
Ma non era una cosa che lei voleva veramente.
Se le fosse stato dato in sorte il potere di decidere come vivere la sua vita, avrebbe rivissuto ogni singolo momento. 
Anche quelli più dolorosi!
Anche stare con Klaus, pur sapendo che non era come si sarebbe dovuta comportare! 
Anche stare con Klaus, pur sapendo della sua perfidia, delle sue manie di prepotenza e della sua cattiveria! 
Anche, semplicemente, stare con Klaus! 
<< Ah, davvero? Non lo avrei detto visto come ti ha difeso qualche ora fa! >> commentò l'umana. 
Caroline si chiese perché quella sera le dessero tutti addosso in quel modo, ma preferì non rispondere all'implicita sfida che le aveva lanciato Jaqueline. 
<< Non ricordo di avervi invitato alla festa. >> disse invece. << Quindi siete l'accompagnatrice di… >>
L'umana sorrise fintamente, ma non rispose alla domanda della vampira. 
<< Tu invece sei diventata il suo piccolo animaletto domestico, non è vero? >> 
<< Io non sono l'animaletto domestico proprio di nessuno! >> si infuriò Caroline. << E poi… >>
<< Vedi tesoro, >> la interruppe Jaqueline, << tu puoi vincere nel breve tragitto, ma, alla lunga, si stuferà di te. L'ho visto accadere. Con mio marito e con Klaus stesso. Alla fine anche lui tornerà da me! Lo fanno tutti! >> e se ne andò.
Caroline sentì la bile e l'alcool lottare per uscire. 
Per la prima volta dai tempi in cui lei e Tyler fingevano di essere amici, una strana sensazione le attanagliò il cuore: gelosia.
Era ovvio che Klaus non fosse vergine. 
Dio, non lo era lei, figurarsi lui, che di anni alle spalle ne aveva ottocentocinquanta e passa! 
Ma il pensiero del suo corpo, aggrovigliato con quello dell'umana, le dava il vomito. 
Le loro labbra… 
I loro gemiti… 
<< Che intendi con che tornerà da te? >> ringhiò, afferrandola per un braccio. 
Jaqueline guardò male la mano imprudente che l'aveva afferrata, fino a quando Caroline non allentò appena la presa. 
<< Oh, non lo sai quindi, piccolina? >> la schernì l'umana, che in risposta ricevette solo un'occhiataccia, << Io e Klaus siamo stati insieme! >> elaborò, notando che la vampira era in procinto di staccarle la testa. 
Il respiro di Caroline si spezzò.
Allora era vero! 
I suoi sospetti erano fondati! 
Jaqueline la stava guardando con un pigro sorriso soddisfatto sul volto.
<< Per quanto tempo siete stati… >> provò a chiedere la ragazza, non volendo far vedere quanto tutto ciò l'avesse disgustata e scioccata. 
<< Insieme? Avevo quindici anni quando la nostra storia è cominciata. Quindi, sono più di dieci anni che va avanti il nostro tira e molla. Se vuoi un consiglio, tesoro, ti consiglio di impacchettare le tue cose e lasciare la sua ala della villa. Presto tornerò io ad abitarla. >> sorrise, districandosi dalla presa della vampira e allontanandosi. 

 

                                -°°°°-

 

<< Sai come le risolviamo noi le questioni nel mio paesino? >> chiese Caroline.
<< Oh, tesoro, no, ma credo che me lo mostrerai presto. >> commentò Jaqueline, annoiata.
Se intendeva sfidarla a duello era un'illusa, pensò la moglie del licantropo.
Caroline mostrò le due bottiglie che aveva tenuto nascoste dietro la schiena, con due piccoli bicchieri.
<< Non sono avvelenate, tranquilla. >> disse, versandosi e versandole il primo bicchiere di bourbon. 
La storia si iniziava a fare interessante. 
Molto più del previsto! 
Se Caroline avesse alzato lo sguardo, avrebbe visto il luccichio di potere, misto a vittoria negli occhi della donna, ma era troppo concentrata sul versare l'esatta quantità dell'alcolico nei bicchierini. 
<< Molto interessante! >> mormorò Jaqueline.

 

                                -°°°°-

 

Klaus stava amabilmente discorrendo con il governatore. 
Beh, amabilmente… 
<< Suo figlio e mia sorella stanno insieme e lui non sa dove sia lei? >> domandò il vampiro, con la mezza intenzione di staccare la testa dal collo di quell'incompetente. 
<< Precisamente! >> urlò l'umano, ebbro di vino e dei pregiati liquori. 
Klaus si allontanò. 
Se la festa non sarebbe finita di lì a qualche minuto, avrebbero fatto tutti una brutta fine. 

 

                                -°°°°-

 

Erano arrivate al ventitreesimo bicchiere. 
E Caroline aveva appena decretato di odiare il bourbon. 
L'unica cosa che la faceva andare avanti era il fatto che la donna che aveva davanti era umana. 
Oggettivamente, quanto può essere più resistente un'umana rispetto ad un vampiro?
Fino a mezz'ora prima Caroline avrebbe detto che la forza di un essere umano era nulla e… Avrebbe sbagliato alla grande! 
Quelle donna sapeva il fatto suo in fatto di alcool, maledizione! 
<< Sono una vampira, Jaqueline. Come speri di battermi? >> biascicò.
L'umana la guardò con un puro sguardo di sufficienza e ingoiò il ventiquattresimo bicchiere, senza fiatare. 
Per la prima volta in tutta la sua vita, Caroline chiese a Dio di darle il potere di Damon Salvatore quando si trattava di alcolici. 
Ma, ovviamente, Dio aveva altro da fare! 
Portò, a fatica, l'ennesimo bicchiere di liquore alla bocca. 
<< Ti vedo stanca, tesoro. Magari vuoi un minuto di pausa. >> la schernì la donna. 
Caroline sorrise e, facendosi forza, ingollò l'alcool.
Di questo passo avrebbe vomitato, poco ma sicuro! 
Beh, non tecnicamente!, sembrò dirle la parte più selvaggia della sua mente, quella che aveva ancora diciassette anni e a cui non importava delle conseguenze, la parte che aveva imparato ad associare a Damon.
No, ma sverrai a terra!, la rimproverò la parte razionale di sé stessa, quella che prendeva le sembianze di sua madre e di Stefan. 
E Klaus ti raccoglierà da terra!, sembro sussurrarle Damon.
Il pensiero non era così tanto spiacevole, pensò Caroline.
<< Adesso basta! >> mormorò la vampira, scorgendo, con la coda dell'occhio, il suddetto vampiro che la guardava. 
Prese la bottiglia di bourbon e la finì in due grosse sorsate, sfidando Jaqueline a fare di meglio. 
La donna si limitò a sorridere. 
<< Sai, tesoro, per essere una vampira giovane sei abbastanza forte, ma vedi, io sono abituata a bere drink anche più forti del bourbon. 
Considerala una sconfitta. >> e, prendendo una bottiglia ancora da stappare, ne bevve tutto il contenuto. 
Caroline grugnì qualcosa di indistinto, prima di poggiare pesantemente la fronte contro il tavolo.  

  

                                -°°°°-

 

<< Non è meravigliosa? >> chiese Klaus, vedendo uscire Caroline dall'interno della casa su gambe leggermente malferme. 
Per quanto potesse essere arrabbiato, per quanto potesse avercela con lei, Klaus non era la tipologia di persona che negava la bellezza.
Marcellus rispose giovialmente. 
<< Certamente. >>
<< Ed è mia! >> sussurrò il vampiro, più a se stesso che a Marcellus. 
<< Ehm… credo che… >> Marcellus non ebbe mai la possibilità di continuare la frase, visto che Caroline cadde di botto sul duro pavimento in marmo. 
<< Pensi che sia svenuta? >> chiese Klaus, non muovendo un muscolo. 
<< Credo di si! Ed è la tua ragazza, non la mia! >> sorrise il bambino, dimostrandosi più furbo di quanto Klaus si aspettasse. 

 

                                -°°°°-

 

Caroline pensò che era comodo, il marmo. 
Pur essendo duro, aveva una sua morbidezza, una sua fragilità. 
Esattamente come Klaus, come lei, come Stefan, come… 
<< Tesoro, tutto bene? >> ghignò qualcuno sopra la sua testa. 
Caroline aprì soltanto un occhio e realizzò della posizione compromettente in cui si trovava. 

 

                                -°°°°-

 

Klaus intercettò Jaqueline appena prima che uscisse. 
<< Cosa hai fatto? >> ringhiò. 
<< Io proprio niente. Diciamo che ho fatto solo notare alla tua amica che sta perdendo solo tempo prezioso con te. >> si spiegò l'umana. 
Klaus le avrebbe volentieri staccato la testa, ma c'erano ancora troppi ospiti in giro per il cortile di casa sua. 
Respirò profondamente un paio di volte, per togliersi pensieri omicidi dalla mente, prima di tornare a parlare. 
O a ringhiare, per quel che valeva. 
<< Cosa vuoi perché ci lasci stare? >> 
L'umana sorrise. 
<< Voglio quello che mi è stato promesso, Klaus. Niente di più, niente di meno! >>
Il vampiro cercò freneticamente, nella sua memoria, tutte le promesse, tutti i giuramenti che avesse mai fatto a quel diavolo travestito da donna. 
Le aveva promesso che l'avrebbe trasformata in vampira. 
Le aveva promesso che le avrebbe procurato un anello solare. 
Le aveva promesso che… 
No! 
Non era possibile! 
Stava scherzando quando le disse quelle parole! 
Lei doveva saperlo.
Insomma era Klaus Mikaelso…
<< Ti sto facendo un favore. Prima capirai che non ha niente di speciale, prima tornerai da me! >> commentò la donna, sporgendosi appena, affinché la sua bocca, accuratamente truccata di rosso fuoco, fosse a pochi millimetri dal suo orecchio. 

 

                                -°°°°-

 

<< Ce la faccio, non ho bisogno del tuo aiuto! >> sibilò Caroline, tentando di aprire la porta. 
<< Sicura amore? >> Klaus ghignò. 
<< Certo che sono sicura. >> la voce della ragazza stridette sull'ultima parola, mentre provava, inutilmente, a tirare. 
<< No. Non ce la faccio. >> disse poi, sicura che lui l'avrebbe aiutata. 
<< Lascia, faccio io! >> Klaus sorrise della momentanea incapacità di Caroline di aprire una semplice porta.
Perché Klaus sembrava… divertito? 
Lei era… arrabbiata con lui, dannazione! 
Non ci sarebbero state fossette che tenevano stavolta.
Lui la prese in braccio, teneramente, mentre lei provò a divincolarsi. 
<< Mettimi giù, Klaus. Ti prego, gira tutto! >> rise.
Perché doveva comportarsi da perfetto gentiluomo quando l'unica cosa che voleva fare era spaccargli la faccia? 
E perché la pelle delle sue ginocchia e della sua schiena formicolava dove la stava toccando? 
<< Come la mia principessa comanda. >>
Caroline sentì distintamente le braccia di Klaus lasciarla e il vuoto che le lasciarono nel petto e… l'aveva appena chiamata principessa? 
<< Ho parlato con Jaqueline! >> disse. 
<< Lo immaginavo. E immagino cosa ti abbia detto. Ma lei… >>
<< Lei cosa, Klaus? >> lo attaccò Caroline, incrociando le braccia al petto. << Lei ti conosce meglio di quanto potrò mai fare io? E' stato divertente, ora puoi andare? Oppure non ti scuserai nemmeno e ti limiterai a lasciarmi? >>
<< Di cosa stai parlando, tesoro? >> chiese l'uomo, iniziando ad alterarsi. 
Stava, per caso, facendo delle stupide assunzioni su come si sarebbe dovuto comportare?
O su come avesse voluto che si comportasse?
O su… 
<< Non è ovvio? Ti sono sempre piaciuta perché non ti ho mai dato troppo spago, non mi sono mai arresa al tuo potere oscuro, non siamo… >> la ragazza si fermò per un momento, imbarazzata, per poi continuare. << e ora… Ora tutto è cambiato e mi continuavi a guardare in modo strano, sotto, e magari ti sei pentito o… >>
<< Caroline, sei ubriaca e non mi va di parlare di questo ora. >> concluse Klaus, voltandosi per uscire dalla stanza. 
Avrebbe dormito da un'altra parte dell'immensa villa. 
Magari nell'ala di Elijah… 
La verità era che era stanco di continuare a dimostrare che teneva a lei, quando lei era la prima a mentire su ciò che provava per lui.
Cosa si aspettava? 
Che le dicesse che la amava? 
Klaus Mikaelson non amava! 
Era una delle poche certezze che aveva acquisito con il tempo. 
Se ne doveva fare una ragione, come se l'erano fatte tutta le sue precedenti amanti! 
Nik, tuttavia…   
Fu un attimo.
Caroline, in un impeto di rabbia cieca, bruciante, vedendolo in procinto di aprire la porta, si sfilò velocemente una scarpa e gliela lanciò contro, centrandolo sulla nuca.
<< Mi hai appena lanciato una scarpa? >> chiese Klaus, girandosi incredulo e… furioso, ma i suoi occhi ebbero un breve guizzo anche… divertito.
<< Si, >> disse flebilmente lei, notando l'occhiata assassina che le lanciò il vampiro, ritrovando però, ben presto, il suo naturale coraggio. << ma l'ho fatto perché non ti puoi permettere di zittirmi in questo modo. E perché… >>  
Klaus, con la super velocità dei vampiri, la spinse contro un muro, e lì, tra il freddo del muro ed il suo corpo bollente, la baciò. 
<< Nessuno mi aveva mai tirato una scarpa prima! >> sussurrò con voce roca dal desiderio. << Mentirei se non ti dicessi che mi piace anche questo lato di te! >> 
<< Quello che tira scarpe? >> sorrise Caroline, mentre Klaus era rapidamente passato a baciarle il collo e le mandibola e la clavicola.
<< Assolutamente! >> rise il vampiro. << Ma inizio a pensare che mi piacciano tutti i lati di te, miss Forbes. Perfino quelli che mi nascondi! >> 
<< Io non ti nascondo nient… >> 
<< Non mi interessa Jaqueline. Mi interessi tu! >> la interruppe Klaus, << E dovresti smetterla di dirmi come comportarmi perché un giorno potrei anche decidere di seguire i tuoi consigli. >> scherzò poi, afferrandola per le cosce sode.
Caroline si lasciò alzare e allacciò le gambe attorno alla sua vita. 
<< La stessa cosa vale per me. Non mi interessano Antoine o Elijah o chicchessia. Mi interessi tu. Solamente tu. >> sussurrò di rimando lei, guardandolo negli occhi e strofinando i loro nasi. 
Questa volta Caroline non protestò e si lasciò depositare sul letto. 
<< Allora, dove eravamo rimasti, miss Forbes? >> scherzò Klaus, succhiandole il labbro inferiore in una maniera indecorosa, la mano destra nei capelli biondi della donna, la sinistra che le slacciava, frenetica, il corsetto.
Quando arrivò all'ultimo bottone, si fermò, e la guardò negli occhi. 
Solo poco tempo prima gli aveva chiesto se avessero commesso un errore e… 
Ed era terrorizzato dal pensiero che non fosse ciò che la vampira voleva. 
D'altronde l'aveva rifiutato così tante volte… 
<< Ehi, >> Caroline gli mise una mano sulla guancia. << Questo è ciò che voglio! Io e te! Non mi interessa se sto, tecnicamente, facendo l'amore con il nemico. >> 
Ed era vero! 
Ogni singolo muscolo del suo corpo le imponeva di scappare. 
La sua mente le stava lanciando un SOS ogni tre secondi circa. 
Ma il suo cuore le imponeva di restare ferma.
Di lasciarsi andare a quell'uomo e alla naturale paura che lui le induceva. 
Anche da semplice vampiro, Klaus era capace di terrorizzarla! 
Non come Damon! 
Caroline ricordava ancora i sogni che le aveva indotto a fare il fidanzato di Elena, durante il breve periodo in cui si erano frequentati: lei che uccideva sua madre, lei che uccideva Elena, lei che uccideva Matt, Bonnie, Tyler, tutti i suoi amici e le persone a cui più teneva… 
Lui, a differenza del maggiore dei Salvatore, non avrebbe mai e poi mai ferito lei in prima persona.
I suoi amici e il suo ragazzo forse, ma mai lei. 
Strinse, fino a lacerare, il lenzuolo in seta chiara.
Tyler. 
Tyler, con i suoi occhi scuri e la pelle olivastra.
Tyler, con quella voglia di primeggiare. 
Tyler, che l'aveva amata così tanto da riuscire a sconfiggere il soggiogamento di Klaus. 
Tyler, che non l'aveva amata abbastanza da restare… 

 

Caroline si era appena appoggiata al freddo lavandino della sua scuola, specchiandosi. 

 

-Non importa quante volte ballerò con lui. Io amo te!-

 

Aveva detto a Tyler, solo pochi minuti prima. 
E allora perché, dentro di sé, sentiva la bugia? 

Perché è da quando è arrivato Klaus che qualcosa dentro di te è cambiato!, sembrò risponderle il suo Damon mentale. 
Assolutamente no!, il suo amato Stefan, che difendeva sempre ciò che era giusto.  
Non che Caroline avesse iniziato a guardare Tyler con occhi diversi. 
Proprio no! 
Ma c'era una piccola voce, dentro la sua testa, che sembrava ricordarle quanto
realmente valesse. 
Quanto desiderasse una vita al di fuori del suo piccolo paesino, lontana dai drammi di Elena, lontana da tutti loro. 
Quanto….
-Caroline, mi presti il rossetto?- chiese una voce.
Tiki, ricollegò immediatamente Caroline, sorpresa.
Perché non era l'unico essere vivente ancora vivo sulla Terra? 
Perché… 
Glielo passò senza nemmeno voltarsi. 
Chiuse gli occhi e aprì l'acqua. 
I suoi occhi. 
Erano così antichi e intensi e…
 
Smettila, Caroline! Smettila subito!, ancora una volta il suo Stefan mentale le veniva in soccorso. 
Si bagnò i polsi, nella vana speranza di farsi scivolare via il suo sguardo. 
C'era sempre quel pizzico di nostalgia quando Klaus la guardava.
C'era sempre quel pizzico di affetto, che non mostrava a nessun altro, quando Klaus la fissava. 
C'era sempre quel pizzico di… 
La porta del bagno si aprì e una voce maschile accentata soggiogò le sue compagne. 
-Andate via!- 
-Che ci fai ancora qui?- chiese la ragazza con voce sorpresa. 
-La tua amica Bonnie sta avendo dei problemi con l'incantesimo per farci uscire di qui, e ho deciso di sfruttare l'occasione per venire a parlare con te, senza l'inopportuna, quanto fastidiosa, presenza del tuo ragazzo.- commentò Klaus, appoggiandosi al muro del bagno. 
Caroline avrebbe voluto davvero protestare per gli aggettivi che l'uomo aveva usato per descrivere Tyler, ma non avrebbe potuto dargli davvero torto. 
C'erano così tante cose che avrebbe voluto dirgli… 
C'erano così tante cose che avrebbe voluto confidargli… 
Ma era il suo ultimo giorno! 
Poi addio Klaus, addio sensi di colpa, addio affetto per il malvagio lupo cattivo! 
-Fai sembrare come se ci fosse davvero qualcosa di cui parlare tra di noi. Beh, ultima notizia del giorno: non c'è assolutamente niente di cui parlare!- disse lei, coraggiosamente.

 

-Sei bella, forte, luminosa, mi piaci!-

 

Klaus sorrise, avvicinandosi e piegò leggermente la testa, come se la stesse studiando.
-Sì, cerchi sempre di trattarmi con sdegno e sufficienza, e questo fa male, tesoro.- il suo sorriso si intensificò mentre lei alzava gli occhi al cielo, oramai a separarli solo pochi centimetri di spazio. 
-Il tuo corpo, tuttavia, racconta una storia molto diversa, amore.- una mano di lui le attraversò la schiena, mentre Caroline sentì il bruciore, lì dove lui la toccava. 
-Si, disgusto, forse!- la ragazza provò a ritrovare il controllo del suo corpo con quella battuta salace, ma la sua voce suonò senza fiato. Klaus aveva un sorriso soddisfatto sul volto, e i suoi occhi, oh, i suoi occhi! 
Bruciavano da quanto erano insaziabili e intensi! 
Caroline si morse il labbro e scosse la testa. Lei non stava pensando alle scintille che sembravano propagarsi dai loro corpi quando erano nelle vicinanze, lei non stava pensando alla strana chimica che sembrava attrarli. Lei lo odiava,
chiaro? 
Chiaro! 
-Non puoi negarlo amore.- sussurrò lui, chinandosi appena sul suo collo. -Lo sento anche io!- le forcine che tenevano sù il suo complicato chignon parvero vacillare, mentre lei sentì il fiato, dannatamente bollente di lui, contro il collo mentre continuava a disegnare leggeri arabeschi sulla pelle di porcellana della sua schiena.  
Caroline pregò che qualcuno entrasse nel bagno. 
Chiunque! 
Anche quell'insopportabile so-tutto-io di Tiki… 
-Spesso ti manca anche il respiro.- mormorò Klaus, prima di baciarle delicatamente una spalla e… Dio se aveva ragione. Caroline aveva smesso di respirare. Quando se ne rese conto, cercò di recuperare il fiato, insieme alla dignità, ma erano respiri brevi, inframmezzati, troppo rapidi perché l'aria giungesse davvero ai polmoni. Sembravano quasi più degli ansiti che respiri veri e propri, dannazione! 
Caroline voleva gridare, voleva spostarsi, ma scoprì che le sue gambe e la sua voce non le appartenevano più.
Un braccio le circondò rudemente la vita sottile, mentre un leggero ringhio si propagò dalla gola di Klaus. 
'Non è abbastanza, non è abbastanza, non è abbastanza, non è abbastanz…' Caroline lesse, attraverso lo specchio, negli occhi dell'ibrido, ma sapeva bene che lui avrebbe rispettato la sua decisione, qualunque essa fosse stata. 
Se c'era ancora una decisione da prendere, soprattutto! 
La ragazza, infatti, continuò a stare ferma. 

Muoviti Forbes, si può sapere che ti prende?, ancora una volta fu la voce di Stefan a riscuoterla dalle sensazioni che le stava facendo provare lui. 
Solo un altro secondo!, pregò il suo Damon mentale. 
Fu durante quel maledetto secondo di troppo (o era un minuto? Forse un'ora? Giorno? Secolo? Millennio?) che Klaus si avvicinò ulteriormente a lei, e le succhiò il lobo dell'orecchio. 
I suoi denti umani premettero la leggera e tenera cute, ma non morsero, prima di rilasciarlo con un leggero pop.
E Dio, quanto le sarebbe piaciuto evitare quell'ennesima umiliazione, ma il desiderio era, semplicemente, troppo forte. 
Un leggero gemito le lasciò le labbra.
Caroline aprì di botto gli occhi, rendendosi conto che erano chiusi, e lo guardò male dallo specchio che aveva di fronte. 

Lo odiava, lo odiava, ma l'immagine di loro due, intenti a fare chissà cosa, che si rifletté nello specchio le brucerà per il resto della sua eterna vita. 
Lei, premuta tra il lavandino e il corpo dell'ibrido, le braccia e le gambe tremanti, lo sguardo malizioso e… Malvagio di Klaus.
Sì, c'era malvagità nel suo sguardo! 
La stessa che ha un lupo quando vede un agnellino solo e sperduto nel mezzo della foresta. 
Lui sapeva che lei non sarebbe stata capace di dimenticarlo, per quanto lontano andasse! 
Lui sapeva che lei non sarebbe stata capace di rimanere ancora troppo tempo a Mystic Falls! 
Lui sapeva che…  
Stava ansimando troppo, la sua schiena si alzava e si abbassava al ritmo di quella di lui, e per un attimo, si sentì… Dio… Così… Maledettamente… Bene! 
Caroline gli diede una leggera gomitata e lui la lasciò andare.
Si scambiarono un'ultimo rapido sguardo attraverso quel maledetto specchio, prima che lui sparisse, ma la leggera risata di lui permeava ancora l'aria. 
Caroline sentì distintamente le gambe cedere e crollò sullo sporco pavimento del bagno, per la prima volta in vita sua, sicura di aver commesso un errore…  

 

Ora, come allora, Caroline si chiese cosa sarebbe successo se si fosse lasciata andare. 
Klaus, intanto, le aveva slacciato il corsetto del tutto e si stava impegnando per riuscire a sfilarle la gonna. 
<< Un secondo. >> chiese la vampira. << Un secondo, Klaus! >> 
L'uomo, sentendosi chiamare per la seconda volta, si fermò, irritato. 
Lei gli aveva detto che lo voleva e adesso si tirava indietro? 
<< Perché ti piaccio? >> chiese la ragazza. 
<< Tu mi hai interrotto per chiedermi perché mi piaci? >>
Seriamente?
<< Si >> c'era una risolutezza nuova nella voce e negli occhi di Caroline mentre lui si tirava sù.
<< Bene. >> commentò il vampiro, mettendosi seduto e aiutando lei a fare lo stesso. 
Era evidente che lei lo stesse mettendo alla prova e, per quanto questo comportamento lo ferisse, era certo che non nascondesse cattive intenzioni. 
<< Mi piace questa parte di te. >> disse il vampiro, indicandole il basso ventre e Caroline alzò gli occhi al cielo, ma lui sorrise e proseguì. << Mi piace il fatto che tu sia fragile e dura, timida e aggressiva allo stesso tempo. Mi piace che mi interrompi, quasi, sempre. Mi piace come sorridi. Il solo pensiero di farti del male mi fa sentire il peggior killer del mondo. Perché questo gioco, di carne ed ossa, non può e non deve essere spento. Sei così bella quando sorridi… >> il vampiro si interruppe per passarle l'indice sulla guancia, per un secondo dimentico del suo compito. << E mi piaci perché ti impunti che vuoi aprire l'unico pistacchio chiuso, quando la ciotola è piena di pistacchi che si aprono. Mi piaci perché sei spaventosamente bella, ma non te ne rendi conto. E… >>
<< Cosa intendi con 'spaventosamente'? >> Caroline si azzardò a fare la prima domanda, spaventata dalla risposta, e lo vide lanciarle un'occhiataccia, ma le rispose. 
<< Intendo dire che, spesso, temo di non riuscire più a trovare qualcosa di altrettanto bello nel mondo, Caroline. Posso continuare, ora?>> chiese il vampiro, leggermente sorpreso dall'arrossamento delle guance della ragazza. 
Come era possibile che quell'angelo si sminuisse sempre? 
La vampira annuì e lui proseguì:
 << E amo dormire accanto a te. >>
Le guance della giovane si tinsero di un rosso ancora più acceso quando sentì la parola 'amo' uscire dalla sue labbra.
Klaus non era capace di amare! 
Klaus non sapeva cosa fosse l'amore! 
Klaus non…  
Caroline abbassò lo sguardo, in un naturale gesto di auto conservazione e pudore, ma Klaus le prese il mento con le dita della mano destra e la costrinse a tornare occhi negli occhi.
<< E' una cosa che ho desiderato fare dalla prima volta che ti ho vista. Dormire con te. Non parlo di fare l'amore, ma di stare, semplicemente, sdraiato accanto a te. Stringerti forte per proteggerti da qualunque brutto sogno tu stia facendo al momento. Scoprire, al mattino, che abbiamo intrecciato le mani, cosa che capita abbastanza spesso, se devo dirla tutta. >> Klaus si fermò un istante, per tornare al punto. << Comunque, baciarti la tempia mentre ti addormenti sul mio petto. Cullarti fino a che non ti vedo con gli occhi chiusi. Sentire il tuo lento battito cardiaco stabilizzarsi mentre ti addormenti. Mi piacciono tutte le tue insicurezze, anche quelle che cerchi disperatamente di non farmi vedere. Mi piace che arrossisci quando ti fanno un complimento. Mi piace il fatto che riesci a vedere del buono in una persona come me. Mi piace il fatto che non ti trucchi la bocca di rosso fuoco, come fanno tutte le altre ragazze, che non stiri i capelli, ma che li lasci naturalmente boccolosi. Mi piacciono tutte le cose che ti rendono diversa dalle altre. >>
Caroline lo guardò, sorpresa. 
Era incredibile come, anche nel passato, Klaus fosse l'unico in grado di farla sentire unica e speciale. 
La prima scelta. 
Non Tyler, non Matt, non Damon, non Stefan. 
Klaus. 
L'ibrido millenario. 
Il più cattivo tra i cattivi. 
La persona che aveva ucciso milioni e milioni di persone.  
Caroline sapeva, oggettivamente, di amare troppo.
Amava i suoi genitori più di quanto loro avessero mai amato lei, aveva amato Matt incondizionatamente, aveva amato Tyler di un amore intossicante, illimitato, come se potesse essere solo lui l'ultimo amore della sua vita e ora Klaus… 
Solo che Klaus non era capace di amare! 
Se lo dovette ripetere nel cervello più di una volta.
Ma lei cosa provava per il vampiro? 
Non lo odiava, poco ma sicuro! 
Caroline si chiese se l'avesse mai davvero odiato. 
La loro storia sembrava essere costellata di miliardi di minuscoli frammenti di ragioni per cui doveva odiarlo, e miliardi di minuscoli frammenti di ragioni per cui lei non poteva odiarlo. 
Ma amare Klaus… Anche solo voler bene a Klaus… Significava entrare in una spirale che in cui non era certa di saper essere in grado di uscire. 
Diavolo, non era certa di niente! 
Il vampiro fraintese l'occhiata che gli lanciò lei, e si offese, perché sorrise amaramente:
<< Come vedi ce l'ho anch'io un cuore, piccola, ma si fa fatica a raggiungerlo, e tu ci sei arrivata così in fretta che mi spaventa, spesso. 
E adesso sono stanco, quindi, se me lo concedi, vorrei andare a letto. >> sdraiandosi e mettendosi una mano davanti agli occhi, come per nasconderli alla fievole luce che li accerchiava. 
<< No… Non… Non devi nasconderti. Non da me! Non da noi! Non da questo! >> proruppe la ragazza, scostandogli la mano dal volto. 
<< E allora cosa vorresti che facessi, hmm, Caroline? >> ribatté lui, infuriandosi e alzandosi in piedi di scatto. 
C'era un'energia nuova tra i loro corpi, la riuscivano a sentire entrambi. 
Una specie di senso di attesa.
Una specie di speranza nuova, che nessuno dei due avrebbe mai ammesso che ci fosse, ma che c'era. 
L'aria ne era pregna! 
Caroline pensò alle mille e più opzioni che le vennero in mente, ma erano tutte giuste e sbagliate allo stesso tempo, tranne… 
Sapeva che era una mossa azzardata, ma, forse, era l'unico modo in cui lui avrebbe capito cosa provava davvero lei nei suoi riguardi.
E ne sarebbe valso la pena in quel caso? 
Klaue era un maestro del controllo, eppure… 
Eppure era la paura il tratto dominante del suo carattere, in quel momento. 
Paura che scoprisse troppo, paura che non capisse, paura che…  
<< Scambiamoci il sangue! >> sussurrò. 


N/A 

Buongiorno a tutti, 
No, non sono morta, tantomeno mi hanno rapita gli alieni (o JoMo, sigh). 
Ho solo avuto parecchi esoneri, il computer rotto e il lavoro che non mi fa vivere (oltre al mio ragazzo e ai miei amici XD).
Volevo anche dirvi che, causa tutti questi impegni, che si intensificheranno durante i mesi di Dicembre/Gennaio/Febbraio, sarò impossibilitata a scrivere più di un capitolo al mese (ma saranno più lunghi, almeno questo ve lo devo XD).
Per quanto riguarda le scene smut ne ho in programma un altre paio, poi basta, ma mi pareva brutto attaccarle l'una all'altra, quindi, la prossima dovrebbe essere a breve, molto a breve, quindi stay tuned!  
Cosa ne pensate di Jaqueline? 
La sto rendendo credibile o sta venendo un bello schifo? 
E dell'idea di Caroline? 
Porterà più male o più bene nella dinamica di coppia? 
Io lo so, ma aspetto i vostri commenti XD. 
Un bacione, 

Ludovica


ps. Per le amanti di Romeo and Juliet in a different way, vi prego di darmi un altro paio di settimane, perché dopodomani ho l'ultimo esonero e poi inizio gli esami il 16 di dicembre (lo so, bella sfiga, è la Sapienza, baby ;)) 
pps. Grazie mille a tutte le ragazze/i che recensiscono, che continuano a mettere la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, oltre a quelli che mi scrivono messaggi privati. 
Vi adoro, dal primo all'ultimo! 
Seriously! 

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Capitolo 35
*** Capitolo XXXV ***


In Time
 
Dal capitolo precedente:
 
Caroline lo guardò, sorpresa. 
Era incredibile come, anche nel passato, Klaus fosse l'unico in grado di farla sentire unica e speciale. 
La prima scelta. 
Non Tyler, non Matt, non Damon, non Stefan. 
Klaus. 
L'ibrido millenario. 
Il più cattivo tra i cattivi. 
La persona che aveva ucciso milioni e milioni di persone.  
Caroline sapeva, oggettivamente, di amare troppo.
Amava i suoi genitori più di quanto loro avessero mai amato lei, aveva amato Matt incondizionatamente, aveva amato Tyler di un amore intossicante, illimitato, come se potesse essere solo lui l'ultimo amore della sua vita e ora Klaus… 
Solo che Klaus non era capace di amare! 
Se lo dovette ripetere nel cervello più di una volta.
Ma lei cosa provava per il vampiro? 
Non lo odiava, poco ma sicuro! 
Caroline si chiese se l'avesse mai davvero odiato. 
La loro storia sembrava essere costellata di miliardi di minuscoli frammenti di ragioni per cui doveva odiarlo, e miliardi di minuscoli frammenti di ragioni per cui lei non poteva odiarlo. 
Ma amare Klaus… Anche solo voler bene a Klaus… Significava entrare in una spirale che in cui non era certa di saper essere in grado di uscire. 
Diavolo, non era certa di niente! 
Il vampiro fraintese l'occhiata che gli lanciò lei, e si offese, perché sorrise amaramente:
<< Come vedi ce l'ho anch'io un cuore, piccola, ma si fa fatica a raggiungerlo, e tu ci sei arrivata così in fretta che mi spaventa, spesso. 
E adesso sono stanco, quindi, se me lo concedi, vorrei andare a letto. >> sdraiandosi e mettendosi una mano davanti agli occhi, come per nasconderli alla fievole luce che li accerchiava. 
<< No… Non… Non devi nasconderti. Non da me! Non da noi! Non da questo! >> proruppe la ragazza, scostandogli la mano dal volto. 
<< E allora cosa vorresti che facessi, hmm, Caroline? >> ribatté lui, infuriandosi e alzandosi in piedi di scatto. 
C'era un'energia nuova tra i loro corpi, la riuscivano a sentire entrambi. 
Una specie di senso di attesa.
Una specie di speranza nuova, che nessuno dei due avrebbe mai ammesso che ci fosse, ma che c'era. 
L'aria ne era pregna! 
Caroline pensò alle mille e più opzioni che le vennero in mente, ma erano tutte giuste e sbagliate allo stesso tempo, tranne… 
Sapeva che era una mossa azzardata, ma, forse, era l'unico modo in cui lui avrebbe capito cosa provava davvero lei nei suoi riguardi.
E ne sarebbe valso la pena in quel caso? 
Klaue era un maestro del controllo, eppure… 
Eppure era la paura il tratto dominante del suo carattere, in quel momento. 
Paura che scoprisse troppo, paura che non capisse, paura che…  
<< Scambiamoci il sangue! >> sussurrò. 

 
 
 
.
 
 
 
Silas era stato fermo, in attesa, da millenni oramai.
Parte di lui strepitava per il sangue della maledetta che lo aveva reso schiavo, imprigionandolo per il solo errore di essersi innamorato di un’altra donna, l’altra voleva solo ricongiungersi con Amara, e vivere per sempre con lei, in questa vita o nell’altra che fosse.
E non c’era stata fine ai suoi tormenti, imprigionato in quella tomba di pietra e roccia, fino a quando non aveva sentito una voce dire:
-E’ questa? Questa è la cura?-
Parole che non aveva saputo riconoscere di primo acchito, perché era troppo tempo che nessuno parlava così vicino a lui.
Ed adesso era, finalmente, vicino alla sua liberazione.
Così vicino a riabbracciare Amara nell’altro lato.
Così vicino alla morte che agognava da secoli.
Così maledettamente vicino…
La strega Bennett lo impensieriva, dall’altro lato.
Erano un paio di settimane che non aveva sue notizie.
Era tempo di farle vedere che lui non scherzava.
Era tempo di mostrare anche alle persone che lei amava che lui aveva smesso di perdere tempo con i giochetti infantili…
 
 
 
-°°°°-
 
 
 
Klaus smise di camminare e si girò, dandole le spalle, in completo shock.
Non poteva dire sul serio.
Aveva riconosciuto la determinazione e il coraggio nelle parole della ragazza.
<< Perché? >> chiese, quasi ringhiando, scombussolato.
Erano passati quasi otto secoli dall’ultima volta che aveva condiviso il sangue con un’altra persona.
Secoli di vittorie e di gioie, ma non poteva negare l’evidenza.
L’unica volta che si era concesso di provare ad amare, lei gli aveva frantumato il cuore…
Un unico suono sembrava risuonargli in testa, e sembravano le voci di Elijah, e Mikael, e Kol, e Finn, e delle centinaia di migliaia di persone che lui aveva ucciso.
Ti lascerà, come Aurora!, Ti lascerà, come Aurora!, Ti lascerà come Aurora!...
Aurora, dai profondi occhi verdi e la pelle chiara.  
Sei un mostro, Niklaus!...
Aurora, con i capelli rossi e le labbra fini.
Sei solo un patetico ragazzino!...
Aurora, con le sue cicatrici.
Nessuno ti amerà mai!...
Aurora, che conosceva l’uomo.
Ti lascerà!
Aurora, che non era stata in grado di restare.
Mostro!
Aurora che gli aveva frantumato il cuore.
Patetico!...
 
 
Dolore, amore e solitudine…
-Scappare con te? Lasciare questa casa? Mio fratello?- aveva chiesto Aurora, allucinata e scombussolata.
Dolore, amore e solitudine…
Klaus sapeva di starle chiedendo molto, ma sapeva che là fuori c’era altrettanto, se non di più.
Ci doveva essere di più!
Dolore, amore e solitudine…
-Il mondo è più grande di queste quattro mura. Permettimi di mostrartelo.- l’aveva implorata febbrilmente.
Dolore, amore e solitudine…
Non c’era tempo da perdere, purtroppo!
Mikael stava loro alle calcagna.
Gli sembrava quasi di sentire il suo respiro sul collo.
Klaus sentì un brivido freddo scendergli lungo la spina dorsale.
 Dolore, amore e solitudine…
-Come? Nascondendoci? Scappando da quel mostro di tuo padre? Sempre fuggendo e vivendo come cani?- gli aveva risposto lei rabbiosamente. Quella non era la sua Aurora. –Non penso proprio!-
Dolore, amore e solitudine…
-Tuo fratello ti ha messa contro di me!- era giunto rapidamente alla conclusione.
Sapeva bene cosa provava Aurora...
Dolore, amore e solitudine…
Tristan De Martel aveva decretato la sua fine, pensò.
-No, sono io ad abbandonarti, perché non ti amo! Lo pensavo, ma solo adesso sono in grado di vederti chiaramente. Sei una misera cosa crudele e non vali lo sforzo di essere amato, tanto più da me.- aveva urlato l’unica donna a cui aveva aperto il suo cuore.
Solo dolore!
-Non è questo quello che intendevi dire.- l’aveva pregata lui, sentendo un improvviso vuoto al centro del petto.
-Dopotutto anche tua madre ti ha lasciato. Se perfino colei che ti ha dato la vita ti ha rifiutato, quale speranza hai?- gli chiese Aurora, in modo freddo e… era la sua ragazza.
Che era colei che deteneva in mano il suo cuore.
Che era colei per cui lui sarebbe morto.
Che era colei che, un giorno, lui sperava accettasse di sposarlo.
Solo solitudine!
-Mi stai spezzando il cuore…- aveva mormorato, non riuscendo a trattenere le lacrime. –E mi hai giurato che non avremmo mai più parlato di questo!-
Che sciocco che era stato ad aver riposto tutto il suo affetto in quella ragazza che lo guardava come se non ci fosse stato più niente a legarli.
Niente che li unisse.
Niente che li…
Avevano, solo da qualche ora, condiviso il sangue e la colpa doveva essere della sua balzana idea di provare a vedere cosa succedeva.
Se solo avesse avuto il tempo di smaltire il suo sangue e, conseguentemente, tutte le orribili idee che le aveva messo in testa Tristan…
-Io non ti devo niente! Noi non siamo simili e io non ti amo!- aveva decretato lei, guardandolo come si guarda, spesso, una cosa sgradita alla vita e Klaus aveva capito.
Dolore e solitudine si mischiarono in un connubio disastroso quanto indescrivibile.
Lei non lo amava più.
Era stato solo il suo passatempo per qualche mese.
Lei non lo aveva mai amato.
Era rimasto, ancora una volta, solo…
 
 
Dopo di lei, Klaus si era chiuso all’amore, come un riccio si chiude al passaggio di un essere umano.
Non era una cosa che aveva fatto coscientemente.
Ma il pensiero di dover ripassare per quel calvario l’aveva indurito.
Il pensiero di essere impuro per quel sentimento l’aveva incattivito.
Il pensiero di…  
<< Perché non riesci a vederti come ti vedo io?
Tu sei diverso da chiunque io abbia mai conosciuto o incontrato. Perché scegli il tuo cammino senza voltarti indietro o rimorsi. Ma tu hai la possibilità di scegliere o meno se innamorarti di qualcuno. E vuoi sapere cosa penso?
Penso che tu ti sia innamorato di me. >> Caroline pensò all’ultima volta che lei gli aveva rivolto quelle quasi identiche parole.
Solo che, allora, lei non credeva che arrivasse mai il giorno in cui veramente si sarebbero realizzate…
 
 
-Se non mi nutro del tuo sangue, morirò- aveva mormorato, la voce rotta dalla febbre.
E perché ti sei messa in mezzo ad una discussione tra due stupidi arroganti quali erano il tuo ragazzo e l’uomo che aveva cercato di distruggere l’intera Mystic Falls, Forbes?
Non potevi farti i fatti tuoi, una volta tanto?
-Allora morirai, e Tyler avrà imparato la lezione nel più duro dei modi.- le aveva risposto lui, appoggiato allo stipite della porta, continuando a guardare dritto avanti a sé, il viso intellegibile, distaccato, quasi, come se non gli importasse più se lei viveva o meno.
Come se fossero due sconosciuti.
Come se lui non l’avesse salvata da Alaric, o dal morso di Tyler, solo l’anno prima...   
Dopo che l’aveva aiutata a trascinarsi sul divano, non avevano fatto un granché di conversazione, se si escludevano le grida dovute alle allucinazioni e, ogni tanto, le sue mani fredde sulla fronte, quasi ad accertarsi che la febbre ci fosse ancora.
O magari, ad alleviarle parzialmente il dolore.
-Come puoi fargli questo? A sua madre? A me?- stava perdendo sempre più le forze, se ne rendeva conto, ma voleva arrivare a fargli capire una cosa ben precisa.
Il veleno le rendeva difficile concentrarsi su più di un pensiero al secondo e stava iniziando ad avere il fiatone, come dopo un’estenuante maratona. 
-Ho mille anni. Chiamala noia.-
Perché non la stava guardando?
Klaus, anche nei suoi momenti peggiori, aveva sempre avuto lo sguardo fisso, puntato su di lei e adesso che le venne a mancare, sentì una specie di forza soprannaturale spingerla per continuare a parlare.    
-Non ti credo.- aveva mormorato Caroline, iniziando a sentire il peso della morte sulle sue spalle.
Era una cosina leggera, la morte, quasi liberatoria.
-Bene. Allora è perché sono il male puro, e non posso farci niente.- l’aveva ammonita Klaus, facendole intuire che se continuava su quell’andazzo, le cose per lei non avrebbero fatto altro che peggiorare.
Cosa avrebbe potuto farle più di quello?
Era incatenata sul divano della sua migliore amica, con lui come unica compagnia.
Lui, al quale lei stava per dare quella possibilità che le aveva chiesto, parecchi mesi prima.
Lui, che era diventato più del malvagio ibrido pronto a tutto pur di trovare vendetta.
Lui, che nascondeva la sua umanità dietro uno scudo di sangue e di ossa nemiche, come fossero quasi un premio.
Lui, il cui veleno la stava lentamente uccidendo.
Punizione peggiore non l’avrebbe potuta trovare nemmeno volendolo.    
-No,- dovette fare un respiro profondo prima di continuare a parlare. -è perché sei stato ferito.-
Dopo quelli che le erano parsi secoli, il suo sguardo blu oltremare incrociò quello della vampira.
-Il che significa che c’è una parte di te che è umana.-
Finalmente si era staccato da quella stupida parete e le si era avvicinato, pensò Caroline.
E l’espressione del suo viso era molto meno mortifera, considerò in fretta.
Klaus si sedette sul basso tavolino non perdendo, nemmeno per un istante, il contatto visivo.
-Come puoi arrivare a pensare una cosa del genere?- le chiese, le labbra leggermente tremanti, ma probabilmente quella era la luce che le giocava brutti scherzi.
-Perché l’ho visto.- per un secondo, Caroline si fermò. Era impossibile non fermarsi quando gli occhi di Klaus la guardavano in quel modo, santo cielo. -Perché mi sono ritrovata a sperare di dimenticare tutte le cose orribili che hai fatto.-
-Ma non ce la fai, non è vero?- stavolta, oltre agli occhi, anche le orecchie dovevano averle smesso di funzionare.
La voce di Klaus non poteva essersi spezzata!
Non poteva, semplice!
Era il suo veleno che la stava uccidendo, Dio santo.
Ma c’era di più.
C’era sempre di più, quando riguardava Klaus.
Perché riflesso nello sguardo di Klaus, Caroline riconobbe la paura.
Non per lui.
Per lei!
Lui non voleva che lei morisse, ma voleva sapere perché avrebbe dovuto risparmiarle la vita, quando ne aveva stroncate milioni di altre.
Voleva sapere che lei l’aveva perdonato.
Caroline conosceva bene le debolezze dell’essere vampiri.
Faceva male la consapevolezza di non essere più umani.
Faceva male la consapevolezza che bastava niente per farli scattare.
Faceva male la consapevolezza di non potersi più fermare.
Faceva male…
Caroline pensò a tutti gli errori che lo avevano condotto –diamine, che li avevano condotti- fino a lì.
Sarebbe stata in grado di perdonargli tutto?
La parte di lei umana, quella che somigliava stranamente a Stefan, e a Bill, e a sua madre, le disse di sì.
D’altronde morire era solo una continuazione della vita.
Significava solo essere passati dall’altra parte.
Significava solo essere nascosti, dietro l’angolo.
Significava solo essere incapaci di parlare con Elena, e Bonnie, e Tyler, e Stefan, e Liz, e… Klaus.
Niente che la vecchia Caroline non avesse già accettato.
La parte di lei vampira, invece…
-So che sei innamorato di me, e chiunque sia in grado di amare, è in grado di essere salvato.- non era quella la risposta che Klaus stava cercando, lo sapeva bene, ma questo era il meglio che riuscì a tirare fuori.
Lui distolse lo sguardo, quasi quello della vampira lo bruciasse e scandì:
-Hai le allucinazioni.-
Caroline aveva riso sommessamente.
-Immagino che non lo saprò mai…- aveva sussurrato, chiudendo gli occhi e sentendo il confortevole peso della morte iniziare a prendere possesso dei suoi arti, mentre un rantolo le lasciava le labbra.
-Caroline… Caroline…- aveva sentito lui provare a chiamarla.
Ci sono ancora, avrebbe voluto dirgli, ma non trovò la forza.
Poi, qualcosa le alzò la schiena, e sentì la lacerazione della carne e il meraviglioso profumo del sangue di Klaus che la chiamava.
Ma era troppo debole perfino per seguirne l’odore…
Fortunatamente l’ibrido sembrò capirlo, perché le avvicinò il polso alla bocca, mentre lei si faceva trascinare come una stupida bambola di pezza.
Non appena il suo sangue le toccò le labbra, Caroline fu in grado di ragionare di nuovo, al punto da dare una grossa sorsata e poi un’altra e dopo un’altra ancora e un’altra ancora, fino a che non si sentì abbastanza in forze da riuscire ad aggrapparsi al polso che, come aveva voluto toglierle la vita, adesso gliela stava ridonando.
Registrò, come fosse una cosa automatica, che petto dell’ibrido e la sua schiena erano vicini, troppo vicini, mentre sentiva la naturale scarica di adrenalina risalirle nei punti dove le sue mani o il suo petto che fossero, la stavano toccando.
L’altra mano di Klaus, nel frattempo, era impegnata ad accarezzarle i capelli, come se quei fili dorati fossero la cosa più importante al mondo…  
   
 
<< Oppure tu puoi amarmi, ma sei troppo testardo e spaventato per ammetterlo, perché l’ultima volta che sei stato innamorato sei stato ferito… >> continuò a parlare la donna.
Klaus pensò che non l’aveva mai odiata tanto come in quel momento.
Perché non era vero, lui non amava, lui era una creatura fredda e vuota e…
<< Smettila! >> ruggì. << Smettila di dirmi ciò che provo, o ciò che pensi io debba provare! >>
Ma Caroline seguitò, interperrita a parlare:
<< Perché? Non vuoi che ti dica le cose come stanno? O perché hai paura che io stia dicendo la verità? O perché è talmente tanto tempo che non provi a collegarti con qualcuno, che non sia la tua famiglia, senza ricatti o asservimento o comprandoli, da esserti dimenticato come si fa?…
 
 
Si trovavano, ancora una volta, al ballo della famiglia Mikaelson, nello studio di Klaus.
Lei non si era fatta incantare dalle sue parole!
Ci sarebbe mancato altro…
Però una parte di lei era affascinata, a sé stessa non poteva mentire!
Da quei meravigliosi occhi color oceano, dallo spiraglio di umanità che le aveva mostrato nel giorno del suo compleanno, dalla sua forza, dai suoi movimenti, felini e sinuosi, dal suo…
-Deve essere meraviglioso semplicemente schioccare le dita e ottenere ciò che desideri.- aveva commentato lei, in tono tra il serio e il faceto.
Klaus si era limitato a sorridere, non capendo bene dove volesse andare a parare, evidentemente.
-E’ per questo che collezioni ibridi? Un piccolo esercito personale che ti porta nei posti e che ti porta cose?- aveva dedotto a quel punto Caroline, arrabbiata.
Era un ibrido.
L’ibrido Originale, Santo Cielo!
Immortale per eccellenza.
Che se ne sarebbe mai potuto fare di…
-Stai facendo delle assunzioni!- aveva detto Klaus, lo sguardo fiammeggiante.
-E allora perché hai bisogno di Tyler? Smettila di controllarlo. Ridagli indietro la sua vita.- esalò Caroline, sentendosi sul punto di esplodere.
Non solo per la presenza accanto a se di lui.
Stargli accanto la portava a fare pensieri, dire cose, immaginare situazioni che la Caroline di prima non avrebbe mai e poi mai pensato di fare.
 
Roma? Parigi? Tokio?...
 
C’è un intero mondo che ti sta aspettando là fuori.
Grandi città e musica e arte.
La vera bellezza…
 
Dall’altro lato, lei amava Tyler.
Era certa di quello.
Anche se lui era scappato (per proteggerti, per proteggerti, per proteggerti, suonava come una cantilena oramai…).
Anche se lui non le poteva offrire il mondo, come stava facendo Klaus in quel momento.
Anche se lui…
-Sai, è stata una serata divertente,- Klaus l’aveva guardata intensamente negli occhi, ma c’era rabbia dietro il suo sguardo. Tanta rabbia. -ma è tempo che tu vada.-
-No, ho capito. Tuo padre non ti amava e tu pensi che nessuno lo farà mai. Ed ecco perché tu usi la compulsione sulle persone o le asservisci o cerchi di comprarle.- aveva commentato Caroline. -Beh, non è così che funziona. Tu non ti colleghi alle persone perché non provi nemmeno a capirle.-
 
 
Caroline realizzò che era un paio di secondi che aveva smesso di parlare e che le spalle di Klaus si erano arcuate.
<< Beh, siamo da soli, adesso, e non hai altra scelta che ascoltare quello che ho da dire. >> la piccola vampira fece forza per girarlo dalla sua parte, ma quel bambinone di un Originale era testardo più di un mulo e le toccò piazzarsi davanti a lui.
<< Apri gli occhi. >> sussurrò Caroline, notando che erano chiusi.
Si chiese distrattamente se fossero stati così durante tutto il suo discorso iniziale, o se li avesse chiusi non appena aveva sentito le sue mani avvicinarsi al suo braccio.
<< Apri gli occhi! >> ripeté.
Klaus, quando li aprì, si sarebbe aspettato tutto, meno che lo sguardo con cui lo stava guardando Caroline.
C’era comprensione nel suo sguardo.
E disponibilità.
Era come se lei gli stesse chiedendo di fidarsi.
Ma lui non poteva!
Era tutto troppo difficile.
<< E ti capisco.
Dio se lo faccio.
Ci sono passata anche io, sai?
Ad un certo punto hai deciso di abbandonare l’idea di amare perché ti sei illuso che così fosse più facile.
Perché ti sei illuso di non meritare l’affetto di una persona.
Ma io… >> Caroline si rese conto di avere parlato tutto d’un fiato e che le mancava l’aria e che le spalle di Klaus si erano incurvate ancora di più di quanto non fossero già prima, quando gli aveva detto che pensava che lui la amasse.
D’altronde se ciò poteva essere vero nel futuro, non era detto che fosse così anche nel passato.
Ma lei sapeva bene quello che provava.
Dio!
Parte di lei lo sapeva da sempre!
Un’altra parte di lei si ribellava perché non poteva essere vero.
Non poteva provare quel sentimento per l’ibrido Originale.
Ma si rese conto che quello che la bloccava era la paura!
Caroline aveva sempre avuto paura di Klaus.
Non delle sue zanne o dei suoi artigli.
Ma dell’ipotesi che si era avverata, alla fine.
Aveva cercato di mascherare le sue emozioni per così tanto tempo da essersi dimenticata che ci fossero.
Perché le paure sono tante mentre il coraggio è uno solo?, si chiese Caroline.
Si rese conto che la persona giusta non era quella che è in grado di calmare le ansie e riempire le attese, ma quella che non faceva avere ansie e attese, quella che le accetta, senza rimorsi di sorta.
Ed era così che Klaus la faceva sentire.
Caroline non era mai stata abbastanza, sempre troppo.
Troppo stupida, troppo superficiale, troppo inutile, troppo nevrotica, troppo insicura, troppo antipatica, troppo bambina, troppo adulta, troppo solare, troppo immatura, troppo matura, troppo bugiarda, troppo onesta, troppo brutale, troppo poco Elena… 
Mai abbastanza, sempre troppo!
Solo per lui, per quell’uomo psicopatico e bellissimo, lei era abbastanza!
<< Ma io non penso che tu sia un mostro. Hai sbagliato, hai commesso degli errori, hai pagato, paghi e pagherai sempre, ma con me non c’è alcun prezzo da pagare. Dio, io voglio conoscere il vero te stesso, perché non ho paura della tua oscurità, di ciò che sei, di ciò che eri, io… >>
Gliel’avrebbe detto.
Le serviva solo un altro secondo.
<< Tu? >>
<< Io… >> Cavolo!
Perché non riusciva a dirlo?
Poggiò la fronte sulla sua, i loro fiati si scontravano, infuocando le loro labbra.
Caroline desiderò, per un solo secondo, perdersi nella bocca dell’uomo, facendola sua per sempre.
<< Klaus io… >>
Klaus, evidentemente, arrivò a capire ciò che le voleva dire.
<< Shhh! >> le dita del vampiro corsero alla sua bocca per tapparla. Accidenti, adesso che si era decisa a dirgliele…
Perché?
Perché non voleva?
Sai un decimo, forse meno, del suo passato Barbie, e magari è un bene che ti abbia fermato!, le rispose la voce irriverente di Damon.
Magari ha solo paura, esattamente come te!, le rispose la voce incoraggiante di Stefan.
<< Klaus… >>
<< No! Non dirlo. >>
Forse non era ancora pronto a sentirsi amato, a prendere atto di essere un uomo meraviglioso…, Stefan era, come sempre, il suo più fidato consigliere, seppur solo mentale.
<< Permettimi di amarti, Klaus! >> riuscì a dire Caroline, riuscendo a togliersi le sue mani dal volto.
<< Tu, tu… Mi ami? >> chiese lui.
Perché sembra farti così male?
Perché ti sembra così surreale che una donna te lo possa dire?
<< Vorresti che te lo dicessi? >> chiese la vampira.
<< No, non voglio! >> ribatté lui diretto.
<< E’ una fortuna, allora, che io non segua mai ciò che mi dici di fare! >> sorrise Caroline.
<< Non adesso, Caroli… >>
<< Invece sì! >>
Klaus cercò di ruotare il capo, allontanando le loro teste, ma lei lo prese per le guance, stringendole leggermente e tenendolo fermo.
<< No. >> bisbigliò il vampiro.
<< Guardami… Guardami >> ripeté, dal momento che lui aveva abbassato lo sguardo. << Io sono innamorata di te. Dio, mi sento persa e sono completamente e follemente innamorata di te. >> Klaus si immobilizzò.
Sembrava che qualcuno lo avesse messo in pausa.
Oddio, ho rotto Klaus Mikaelson! O è quello o mi rifiuterà.
Una specie di ringhio gutturale uscì involontariamente dalla bocca di Klaus.
Sentendo quel suono primordiale la ragazza quasi si spaventò…
 
 
Era sul dondolo di casa Gilbert, aspettando.
Un segno, forse, o più semplicemente, una scusa.
Il morso, Tyler che se ne andava…
Quello era il posto dove Tyler le aveva detto addio.
Quello era il posto dove Tyler l’aveva baciata, per l’ultima volta.
Lui non avrebbe mai smesso di dargli la caccia.
E lei non avrebbe mai smesso di cercare di proteggere il suo primo amore.
Il morso, Tyler che se ne andava…
Uno squillo aveva rotto l’immobilità della sera.
La ragazza ci mise qualche secondo a capire che era il suo telefono a squillare.
Vedendo chi era che la stava chiamando, cercò di alzarsi, inutilmente.
Non poteva permettere a lui di avere l’ennesima arma da poter usare contro di lei, ma si arrese dopo qualche altro secondo.
Le sue gambe sembravano essersi cementificate.
-Elena- rispose alla fine.
Il morso, Tyler che se ne andava…
-Caroline? Stai bene?-
La bionda si chiese per qualche istante come mai la sua migliore amica le stesse facendo quella domanda.
Non era lei ad essere in pericolo di vita.
Lo era il suo ragazzo.
Il morso, Tyler che se ne andava…
E tutti i suoi più cari amici (eccetto Damon e Rebekah, che non potevano essere considerati amici, non da lei, comunque).
E anche se fossero tornati tutti sani e salvi, Klaus li avrebbe uccisi comunque.
-Si, abbastanza, grazie.- replicò, semplicemente.
Il morso, Tyler che se ne andava…
-Sei sicura? Hai una voce strana…- le aveva confidato Elena, preoccupata.
-Sto bene, Elena, grazie.- aveva risposto lei seccamente.
Non le andava di raccontarle il suo ennesimo fallimento.
Klaus sembrava dipendere, in un certo qual senso, da lei, e lei non era riuscita nel suo intento.
Tyler, prima o poi, sarebbe morto.
E lei non avrebbe potuto fare niente per impedirlo.
Altro che immortalità e immortalità!
-Se lo dici tu… Klaus è ancora nel…- aveva provato a chiedere l’amica.
-Si- l’aveva interrotta Caroline.
-Care, sei sicura di stare bene? Klaus…- l’aveva interrogata Elena, il tono di voce di chi sapeva che qualcosa era successo, anche se non sapeva esattamente cosa.
Elena aveva sempre avuto una specie di terzo occhio per capire quando qualcosa la preoccupava o la spaventava…
Solo che non voleva scoppiare in lacrime dove lui era a portata d’orecchio.
-Non mi può più fare del male, e nemmeno mi spaventa, Elena, tranquilla.- aveva cercato, istericamente, di tranquillizzarla la bionda.
Il morso, Tyler che andava via…
La sua migliore amica era rimasta per qualche secondo in silenzio, meditando.
-E non ti fa più paura questo che se te ne faccia?- aveva chiesto alla fine.
 
 
Con le lacrime agli occhi, lui la travolse in un bacio appassionato e la strinse a sé, come se gli avesse chiarito il senso della vita, o gli avesse rivelato le più importanti parole della sua vita. Erano, di certo, parole forti, potenti, che volevano mirare al cuore, ma per lei era così normale la bellezza di quell’uomo che, una volta dette, non riuscì più a smettere di dirle.
<< Mi sono innamorata di te, Klaus. Sono follemente innamorata di te! >> ripeteva, ad ogni ripresa di fiato, mentre lui continuava a baciarla.
Le sue labbra erano come seta contro le sue e le stavano sconvolgendo i sensi.
Ogni emozione che stava provando passava anche attraverso il suo corpo, per giungere dritta al cuore.
Potente, devastante, travolgente, lui era tutto ciò che Caroline non aveva mai pensato di poter avere.
E, anche se non rispose al suo ‘mi sono innamorata di te’, la giovane sentiva, sapeva e credeva che il suo cuore glielo stesse bisbigliando, anche se in modo impercettibile.
 
 
 
-°°°°-
 
 
 
Stefan stette in silenzio, pregando e aspettando, mentre Lucy Bennett li osservava da sotto le lunghe ciglia scure.
Avevano faticato come dannati per farsi dare da Katherine l’indirizzo della lontana parente di Bonnie, sperando in un qualunque tipo di aiuto.
-Non capisco quale sia il punto, signori Salvatore!- mormorò la strega, dopo parecchi istanti di silenzio.
Damon alzò gli occhi al cielo, irritato.
Lucy nel frattempo stava sorseggiando un po’ del suo the freddo.
-Vogliamo che...-
-Se fosse possibile.- Stefan interruppe il fratello, prima che creasse un danno irreparabile con la strega.
Il maggiore dei Salvatore roteò gli occhi.
-Già, comunque, vogliamo che tu ci dia una mano a far rivivere Bonnie.-
-Beh, questo è impossibile.- commentò Lucy, mentre un leggero ringhio di avvertimento proruppe dalla bocca di Damon. -Vedete, ammesso che io creda alla vostra storiella, c’è sempre il problema che, facendo risorgere la vostra amica, morirei io. E non mi sento proprio in vena di morire per una ragazzina che ha giocato troppo con la magia. Anche se fosse una mia parente, non vedo perché aiutarla. Non mi pare che avesse un coltello alla gola quando ha fatto l’incantesimo per spedire la vostra amica indietro nel tempo.- 
Davanti alla prospettiva di un’eternità senza la Elena umana che lui amava, in un attimo, il maggiore dei Salvatore fu in piedi, pronto ad attaccare la strega, zanne bene in vista, se non fosse che Stefan lo fermò, posizionandosi davanti a lui.
-Damon, abbiamo già giocato troppo con il futuro degli eventi.- sussurrò concitato, mentre il fratello seguiva, con lo sguardo, ogni più piccolo movimento di Lucy che, spaventata dalla rapidità dei movimenti dei fratelli, si era ritratta.
La donna ansimava, colta dal panico, mentre il più piccolo dei fratelli pensò, per un singolo istante, che le stesse venendo un attacco di cuore e che, se ciò fosse capitato, avrebbero avuto ben poche speranze di
-Vampiri…- sussurrò la strega, prima di urlare, non appena si riebbe un minimo. –Fuori! Andate fuori da casa mia!-
-Non ci penso nemmeno! Prima riporti in vita Bonnie, prima… Ouch!- il maggiore dei Salvatore fece una smorfia di dolore quando Stefan gli diede una gomitata sullo sterno.
-Ci dispiace di averti disturbata, Lucy.- disse semplicemente, strattonando e spingendo il fratello, affinché uscisse.
-Cosa stai facendo?- mugugnò Damon infuriato. –Credevo stessi dalla mia parte… Credevo…-
-Sono dalla tua parte, ma spaventarla non ci è utile.- sussurrò il minore, preoccupato.
D’altro lato le streghe erano le creature più potenti del loro mondo.
Sarebbe bastata una parola al posto sbagliato e il cuore di Damon avrebbe fatto un giro sul lucido pavimento in marmo della strega.
E questo era esattamente quello che Stefan intendeva evitare.
Per quanto non lo potesse soffrire, il più delle volte, era sempre suo fratello.
Quello che, quando erano bambini, più di una volta si era preso la colpa, pur di non scatenare l’ira del padre su di lui.
Quello che lo aveva difeso dai ragazzini più grandi e prepotenti quando erano ragazzetti.
Quello che gli aveva rubato la ragaz…
No, quello non era colpa di Damon!
O, almeno, lo era solo parzialmente!
Se solo non fosse stato così stupido da decidere di salvare prima Matt, le cose sarebbero andate diversamente…
Se solo non fosse stato così stupido da decidere di tornare a vivere a Mystic Falls, una volta che aveva salvato Elena dall’incidente, svoltosi sul ponte di Wickery, con i suoi genitori adottivi, le cose sarebbero andate diversamente…
Se solo non fosse stato così stupido da…
-Signor Salvatore, signor Salvatore…- li fermò Lucy, scoccando uno sguardo malevolo a Damon, facendogli intuire che era con Stefan che voleva parlare.
-Dimmi…-
-Non posso riportare indietro la vostra amica, ma questo non significa che non posso fare qualcosa!- sussurrò la strega, per non farsi sentire da Damon, che si era già rifugiato in macchina.
-Perché vorresti aiutarci ora, quando ci hai buttato fuori casa tua?- chiese il minore dei Salvatore, sospettoso.
Non era la prima volta che qualcuno gli teneva un’imboscata.
Magari poteva essere Klaus stesso ad avergli teso una trappola…
-Perché avete il cuore puro, nonostante la pessima influenza di vostro fratello.- mormorò Lucy. –E perché era da diverso tempo che non mi capitava un’avventura simile tra le mani.- rise poi.
Il giovane si specchiò negli occhi nocciola della donna, alla ricerca del tradimento imminente, dell’inganno, della macchinazione, ma non ne trovò.
-Va bene!- acconsentì alla fine il ragazzo. –Hai detto che non puoi riportare in vita Bonnie, cosa pensi di poter fare, allor…?-
-Posso spedire uno di voi nel passato, per aiutarvi a riprendere la vostra amica!- disse, sicura di sé Lucy.
 
 
 
-°°°°-
 
 
 
Non c’era abbastanza tempo, non c’era abbastanza tempo, non c’era abbastanza temp…, mentre Klaus le strappava la gonna e lei faceva altrettanto con i suoi pantaloni e la sua camicia.
Caroline aprì di botto gli occhi, che aveva chiuso durante quei ruvidi baci, ritrovandosi avvolta dalle morbide coperte del suo let… del loro letto, guardando Klaus con un senso di attesa e il respiro accellerato.
Eccolo lì, l’uomo che avrebbe bruciato la Terra e tutto il sistema solare, solo per vederla sorridere.
Eccolo lì, l’uomo con cui lei aveva scelto di stare.
Eccolo lì, l’uomo che avrebbe lottato per lei fino all’inferno e ritorno.
Eccolo lì, l’uomo che aveva in mano il suo cuore.
Klaus scese, e scese, e scese, fino a che non arrivò ad un passo da , dove si permise di fermarsi ad apprezzare il corpo della bionda sotto di lui.
Caroline tremò sotto il suo fiato caldo, che si andò a scontrare con la sua nudità.
Il vampiro alzò lo sguardo al suo volto e incontrò i suoi occhi.
L’espressione del suo viso era quasi timida, quasi paurosa, quando la sua lingua, un secondo dopo, calò su di lei.
Caroline dovette trattenersi per evitare di prendere i suoi ricci ribelli e spingere la sua testa dove più la voleva.
Dio, la sensazione di essersi persa era così forte…
La seconda volta che la sua lingua la colpì, fu più rilassata, ma non per questo, meno appagante.
Klaus non le aveva mai dato l’impressione di essere uno che si sarebbe sottomesso, ma non era, forse, quello che stava facendo adesso?
E… Dio, la percezione di averlo lì, tra le sue gambe, era incredibile.
Caroline si stupì ulteriormente, imprecando mentalmente, al pensiero che lui, con quelle labbra e quella lingua che, adesso, le stavano dando piacere, era stato in grado di minacciare e uccidere centinaia di migliaia di nemici.
I loro occhi si rincontrarono di nuovo, mentre lei scorse un luccichio malizioso nelle iridi blu dell’uomo, che si tirò su di scatto e prese a baciarle la pancia, per poi risalire al seno, soffermandovisi parecchio tempo, continuando a leccare, a depositare leggeri morsi e baci altrettanto impalpabili, per poi arrivare alla sua bocca.
In un unico rapido e fluido movimento la penetrò, iniziando a muoversi prima piano, poi sempre più velocemente, fino a quando non trovarono il loro ritmo, selvaggio e animalesco.
Lui sorrise di uno di quei suoi rari, genuini sorrisi, che solo a lei (e a Rebekah, forse) riservava.
<< Shhh, amore, shhh. Sembra che il cuore ti debba uscire dal petto. Shhh. >>
Una delle sue mani percorse lentamente il tragitto che andava dalle sue cosce fino al suo sterno, tamburellando e simulando il ritmo del suo cuore.
Klaus decelerò i suoi movimenti, fino all’istante prima frantici, affinché Caroline sentisse tutto di lui, affinché capisse
Il male e il bene.
La parte umana e la bestia.
Il buio e la luce.
L’amore e l’odio.
Caroline, nella sua fantasia, aveva da sempre immaginato che Klaus fosse un amante superbo, eccezionale addirittura (in mille anni ce ne erano di cose che un essere umano può sperimentare, può fare, può…), ma quello non era paragonabile a niente che lei avesse mai vissuto.
Il modo in cui le sue spinte collidevano con il suo centro, il modo in cui la guardava attraverso gli occhi socchiusi, il modo in cui…
Non avrebbe mai immaginato che ci si potesse sentire così.
Così bene!
Così forte!
Così perversamente…
Gli occhi di Klaus si aprirono non appena realizzò quello che stava… quello che stavano per fare.
Era impossibile che quella donna avesse richiesto a lui, tra tanti uomini sulla Terra, di condividere il sangue.
Era impossibile che quell’angelo avesse chiesto ad un diavolo come lui di condividere il sangue.
Era impossibile che quella dea della luce avesse chiesto ad un dio delle tenebre di…  
Una volta che le sue zanne fossero entrate nella pelle lattea del collo della ragazza cui sentiva di appartenere, anima, mente, corpo e cuore, non avrebbe più permesso a nessuno di avvicinarla.
Non avrebbe più permesso a nessuno di toccarla.
Non avrebbe più permesso a nessuno di...
Sarebbe stata sua… Per sempre.
<< Caroline… >> la chiamò.
Caroline non era mai stata propriamente una fan del suo volto in modalità vampiro, ma quello di Klaus, quello di Klaus era… Magnifico.
Le zanni prominenti, che erano a malapena coperte dalle labbra piene, gli occhi neri screziati dalle profonde venature, il modo in cui i suoi occhi la veneravano in più di un modo…
Scosse la testa con decisione:
<< Fallo! >> sussurrò.
<< Caroline… >> era una supplica quella di Klaus.
La stava pregando di farsi mordere o di non farsi mordere?
Era troppo tardi, pensò.
La sua decisione era stata presa!
<< Klaus, fallo! Ti prego. >> richiese lei.
Caroline sentì le zanne bucarle le gengive e, dopo che lui le ebbe dato il suo assenso, spostando leggermente il collo, gli affondò i denti nella gola.
Il sangue di Klaus era… Meraviglioso.
Esattamente come ricordava fosse dalle precedenti esperienze che aveva avuto bevendo da lui, solo che stavolta era ancora migliore!
Se non fosse che… mancava del tutto il veleno, ereditato dal suo vero padre, letale per i vampiri.
Perché?, si domandò il suo Damon mentale.
Beh, non è ancora diventato un ibrido!, le rispose lo Stefan che abitava permanentemente nel suo cervello. 
Klaus la morse solo pochi secondi dopo.
Fu in quel momento, quello in cui il leggero dolore dovuto al suo morso la trafisse, che raggiunse il culmine del piacere e fu certa che avrebbe urlato se non avesse avuto la bocca impegnata mentre, anche Klaus, dopo altre due spinte, venne dentro di lei.
Una miriade di sensazioni non sue presero possesso della sua mente e del suo cuore.
Era come se un flusso continuo di emozioni li collegasse.
Fu un’esperienza stranissima ma, non per questo, meno fantastica.  
La prima emozione che riuscì ad identificare fu l’adorazione.
Per lei.
Successivamente venne il piacere.
Era quasi certa che lei stesse emettendo le stesse vibrazioni a lui.
Poi scorse rabbia, ma era lontana, in quel momento.
Fiumi di rabbia.
Si chiese distrattamente come avesse fatto a sopravvivere con tutta quell’ira in corpo.
Non era sano, non era normale!
Ma aveva capito, già da diverso tempo, che la normalità non faceva più parte della sua vita.
La quarta sensazione che riuscì a percepire fu la vendetta.
Così come per la rabbia, ce ne era a fiumi.
Dieci vite non sarebbero bastate a dissiparla tutta.
Ma c’era più di quello.
Un’ultima emozione la colpì, nell’esatto momento in cui si sentì pronta a smettere di bere. 
Klaus era felice.
Non sarebbe riuscita a spiegarlo facilmente a parole, ma era una cosa che sentiva, come l’aria fredda della notte o il cinguettio degli uccelli al mattino o il profumo di french tost al mattino.  
Le serviva aria, aveva assolutamente bisogno di aria e si rese conto che Klaus si era staccato dal suo collo e che la stava guardando.
Così, dopo un’ultima vigorosa sorsata, finì anche lei di bere.
<< E’ stato… Semplicemente… >> ansimò Caroline, sentendo un’intensa stanchezza colpirla, e allo stesso tempo, una profonda euforia e una vibrante energia.
Probabilmente, non sarebbe mai stata più forte di come lo era in quel momento.
<< Incredibile? >> domandò Klaus, uscendo delicatamente da lei e puntellandosi su un gomito per riuscire a guardarla.
<< Cos’erano tutte quelle sensazioni che ho provato? >> cercò di non mettere troppa enfasi nella domanda, temendo che lui si ritraesse, come tutte le volte che si apriva con lei.
Un passo avanti e due indietro.
Era il gioco del gambero.
Era il loro gioco.
<< Non lo avevi mai fatto prima? >> domandò Klaus, sinceramente meravigliato.
Doveva esserci stato qualcun altro prima di lui.
Ci doveva essere stato!
Non era possibile che quell’angelo gli si fosse consegnato così, altrimenti…
Perché lei era pura e bellissima mentre la sua anima era macchiata irreparabilmente di sangue (e altro materiale organico, probabilmente).
La donna soppresse uno sbadiglio:
<< No, mai. Tu? >>
<< Tu… Tu… Io… >> Klaus tentennò sulla risposta (voleva essere onesto con lei, lo voleva davvero, per la prima volta nella sua ottocentenaria vita voleva essere del tutto sincero con una donna, ma non sapeva come lei l’avrebbe presa e… Perché era stata così onesta e sincera nel dirgli che non aveva mai condiviso il sangue prima? Diamine, da qualche parte ci doveva essere una legge che vietava quel grado di franchezza e schiettezza), prima di notare le palpebre chiuse e il respiro regolare della ragazza.
Si alzò lentamente e spense l’interruttore.
Tornò a letto e la coprì con il leggero piumone.
Mai, in ottocentocinque anni di vita, aveva mai provato il desiderio di abbracciare una donna dopo averci fatto sesso, ma loro non avevano fatto solo sesso, ragionò.
C’era un qualcosa di stranamente attraente in lei.
Come se lui fosse il polo negativo di una calamita e Caroline fosse quello positivo.
Si chiese se quella strana sensazione alla bocca dello stomaco (milioni di piccole cose che volavano) fosse l’amore.
Accompagnate, ovviamente, dall’onnipresente sensazione che qualcuno, o qualcosa, l’avrebbe portata via.
Che fosse Elijah, o 
Ecco il dramma delle emozioni, ne lasci entrare una e il portone si spalanca per tutte, considerò infastidito.
Solo che non poteva permettere che prendessero il sopravvento.
Dio, era Niklaus Mikaelson!
Le emozioni erano inutili e fortemente sopravvalutate.
L’indomani avrebbe cercato un insetticida e se lo sarebbe buttato in gola, nella speranza che qualche goccia gli giungesse nello stomaco.
Ma prima…
<< Non so cosa sia l’amore, né se una creatura come me sia in grado di provarlo ma, se esiste, deve essere il muro che, con il sudore della mia fronte, ho eretto intorno a te. >> sussurrò, osservando la donna muovere la testa nella sua direzione, come se una parte inconscia di lei lo sentisse.
<< L’ho costruito perché fosse grande, perché fosse forte, l’ho costruito perché respingesse gli impulsi del mio cuore.
E il muro è diventato grande e forte e si è liberato da chi l’aveva costruito.
Ho dimenticato chi ci avevo murato vivo.
Ho dimenticato che, chi ci avevo murato, forse, è morto nelle fondamenta.
Il muro si è liberato dal suo costruttore.
E forse, da tempo, sono morto nelle fondamenta, mentre il muro continua a crollare, e a ricostruirsi. >>
Non visto, il segno del morso non si rimarginò come avrebbe dovuto fare…
 
 
N/A
 
Ciao ragazze,
 
Vi chiedo scusa per la mia assenza, ma sono stati mesi abbastanza drammatici!
Capitolo abbastanza Caroline-centric (non temete, sta arrivando anche quello più Klaus-centric XD).
Per il resto, spero che il capitolo vi sia piaciuto, perché ci ho messo davvero l’anima, il cuore e buona parte del mio fegato (XD).
Penso sia impossibile non rendere, almeno un pochino, Klaus OOC quando Caroline gli rivela i suoi sentimenti (o forse sono io a renderlo sempre OOC, non saprei XD).
Chi pensate che sia il prescelto ad andare nel passato (sempre se ci sarà un prescelto XD)?
Seconda scena smut completata!
Vi è piaciuta?
Avreste voluto più dettagli?
Vi ha fatto schifo?
E Caroline è riuscita, finalmente, ad esprimere ciò che prova per Klaus.
Quanto durerà la loro felicità?
E cos’è ‘sta storia del morso?
Perché non si rimargina?
Magia?
Sfiga?
Vi premetto che non avrà nulla a che fare con il fatto che Klaus, nel futuro, sarà un ibrido (o almeno, ce l’ha solo parzialmente), ma avrà a che fare con una certa persona morta che… Ops, troppi spoiler ;)!
Vi ha fatto schifo l’intero capitolo?
Causa wifi rotto sono ancora impossibilitata a scrivere più di un capitolo al mese, ma vi prometto, questa volta, di essere più puntuale.
Recensite per piacere.
Un bacione,
 
Ludovica
 
Ps. Parte del discorso di Caroline è stata presa dal più famoso telefilm ‘One Tree Hill’, che amavo quando ero ragazzina (Brooke e Lucas forever, e vaffanculo a quella stronza di una Peyton, per diana).
 
PPs. Per ogni recensione sono venti righe in più e un giorno in meno di attesa!
Giudicate voi ;)! 

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