Coordinazione

di shanir7511
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quello che non c'è ***
Capitolo 2: *** Disfatta ***
Capitolo 3: *** Una Coppia Perfetta ***
Capitolo 4: *** Solo mio ***



Capitolo 1
*** Quello che non c'è ***



P
artecipante al contest "Let's Sport" indetto da Mad_Fool_ Hatter


  •   Autore: shanir7511
  • Titolo: Coordinazione
  •   Fandom: Haikyu!!
  •   Eventuale paring: Kuroo-Kenma  
  • Avvisi: Missing moments
  • Note: / 
  • Prompt scelto: Kuroo deve prendere parte ad un omiai

 

N.D.A

Eccomi con una nuova storia!!! ^.^ 

Partiamo dal presupposto che Haikyu!! non mi piace… Lo ADORO alla FOLLIA!! *.* 

Non solo è uno degli anime più precisi ed esaurienti dal punto di vista "pallavolistico" (da giocatrice non potevo non apprezzarlo *.*) ma la trama risulta sempre divertente, coinvolgente e capace di creare un senso di suspense da fare invidia a un thriller!! 

Non parliamo poi dei personaggi: c’è il geniale desposta che capisce come essere un RE, lo spaurito novellino che, superate mille peripezie, impara non solo a reggersi sulle proprie gambe ma persino a volare. 
Aggiungiamoci poi un adorabile libero, uno stoico capitano e altri indimenticabili figure e... Il gioco è fatto! 

È per questa sua caratteristica che ho scelto di scrivere qualcosina su Haikyu!! e spero veramente di essere riuscita a rendere la stessa atmosfera, spassosa e travolgente, ma soprattutto di aver “convinto” tutti quelli che, come me, stravedono per la coppia KurooXKenma:

Dai come si pùò non amarli!!!! Kemna è cucciolosissimo mentre Kuroo… Beh è Kuroo ;D (Fan dell Yaoi MODALITà ON *.*)

Ringrazio perciò Mad_Fool_Hatter e il suo bellissimo contest per avermi ispirato e tutti coloro che spenderanno anche solo un paio di minuti per lasciarmi un commento ^.^ 
Lo dico ogni volta ma davvero apprezzerò qualsiasi appunto vorrete muovermi (ci tengo molto a produrre qualcosa di decente perché Haikyuu! è veramente una serie fantastica!)

Direi che vi ho tediati a sufficienza ;D quindi…

 

Buona Lettura a tutti!!!!!!!!!


Coordinazione:

 

 

- Quello che non c’è -

 

Per vincere una partita è indispensabile avere una cosa: coordinazione.

Non solo nel singolo fondamentale, ma soprattutto nel costruire un’efficace azione di gioco.                   

Tutto parte infatti dal libero quando compie una difesa all’apparenza impossibile e riesce a passare perfettamente la palla all’alzatore; questi ha ora a disposizione tutto il campo per compiere la sua magia, sorprendendo l’avversario come il migliore tra gli illusionisti.
Infine l’attaccante, opposto, centrale o schiacciatore che sia, non deve fare altro che brillare per il gran finale, schiacciando il pallone senza neanche guardarlo, fiducioso della precisione con cui gli arriverà.

Cosa accade però se un giorno questa istintiva coordinazione si dovesse improvvisamente spezzare?!  

-I miei genitori mi hanno proposto di prendere parte ad un omiai- esordì Kuroo di punto in bianco, durante quello che sembrava un normalissimo pomeriggio d’estate.  

Appoggiai il joystick.

La voce del mio amico d’infanzia giungeva ovattata alle mie orecchie, mentre chiari ed assordanti furono gli scricchiolii che iniziai a sentire, come di una crepa che si dipana nel vetro.

Crack...

-Si terra tra quattro settimane, qualche giorno dopo la nostra prossima partita. I miei hanno concordato che aspettare oltre sarebbe stato un inutile spreco di tempo, ma mi hanno comunque chiesto cosa ne pensassi...-

Quei fastidiosi suoni persistevano.
 Ero certo che fossero solo nella mia testa, ma allora perché mi sembravano così dannatamente reali?!                  

Crack… Crack...

-…e io ho accettato-.

È questo il rumore che fa un oggetto quando si frantuma?!

Ed  il segnale di un cuore quando si spezza?!

Crack... Crack... Crack

-Kenma cosa ti succede?! Ti senti male? -

E poi il buio...

***

-Kenma andiamo, e la chiami un’alzata quella?! Non puoi anticipare così l’attaccante su una 4 spinta! Va bene tentare di eludere il muro avversario ma devi comunque mettere in condizione i tuoi compagni di poter attaccare come si deve!-.

Le grida dell’allenatore Nekomata saturavano l’aria, risuonando da una parete all’altra dell’enorme palestra della Nekoma High School come tuoni in una tempesta.

-Kenma sicuro di sentirti bene?- lo sguardo di Taketora mi fissava preoccupato, mentre ansimava tentando di recuperare fiato dopo l’ennesimo tentativo di realizzare quel nuovo schema.

Dopo l’ennesimo maledettissimo fallimento, sarebbe meglio dire.

-Non è da te essere così silenzioso e distratto durante un allenamento… No aspetta, silenzioso magari sì però non così… Come dire... Assente! Ecco assente, come se il tuo corpo fosse qui ma la tua mente fosse altrove! - balbettò lo schiacciatore.

-Cos’è, oltre che con le ragazze adesso hai persino problemi a parlare con il nostro Kenma?! Sono 5 minuti che ti sento balbettare in continuazione-  si intromise Kuroo, con fare canzonatorio, -Ok, il nostro caro alzatore potrà anche essere adorabile come un gattino arruffato ma…-.

-Basta Kuroo! Non dire così… Non...- ringhiai di rimando io.                    

Era dall’asilo, o forse persino prima, che conoscevo la lingua pungente di Kuroo e pensavo di essermi ormai abituato a questi suoi giochetti; nell’ultimo periodo però non potevo evitare di trovarli terribilmente irritanti, come se la sua stessa voce mi fosse diventata insopportabile.                                 

-Scusa Kenma, lo dicevo per scherzare. Non pensavo che ti avrebbe dato così fastidio- articolò Kuroo evidentemente a disagio.

E non era il solo: l’intera squadra della Nekoma High School mi osservava con evidente stupore. 
Erano ormai anni che giocavamo insieme e mai una volta mi avevano sentito alzare la voce in questo modo.

-Anche il nostro piccolo Neko-kun sa come si ruggisce allora- si inserì Kai, cercando di stemperare la tensione.

-Non sarà l’agitazione per la partita vero?!- continuò Inuoka sulla stessa scia, -Qua l’unico che può permettersi un minimo di ansia è il nostro carissimo capitano! Dicci hai già conosciuto la tua bella?-.

-Certo. È un’amica d’infanzia- rispose acido il numero 1 della Nekoma High School, visibilmente infastidito dal nuovo andamento di discorso.

- E potremmo sapere il suo nome o si tratta di un segreto di stato?!- continuò Taketora, anche se era chiaro che l’intera squadra fremesse per sapere qualche altra succulente informazione sulla nuova fiamma di Kuroo.

Guardai il volto del mio compagno arrossarsi leggermente mentre tirava fuori dallo zaino il suo cellullare.

-Eccola- ci disse, allungandoci il telefono con una certa riluttanza.

Fissai la ragazza che troneggiava al centro dello schermo: era a dir poco splendida!
Aveva un sorriso luminoso e i capelli color ebano scendevano con sinuosi ricci sino alla vita, creando un armonioso contrasto con la pelle di alabastro.

-Si chiama Yuki ed è la figlia di una carissima amica di mia madre- farfuglio imbarazzato il centrale, abbassando lo sguardo come se stesse cercando di nascondersi.

“Yuki”, come neve. Le calza veramente a pennello.

-È il capitano della squadra di basket...- seguitò Kuroo, titubante.

Una sportiva: di bene in meglio!

- ... e anche capo del club di chimica e biologia dell’istituto- sbuffò infine, evidentemente provato da questa imbarazzante confessione.

“Ma ce l’ha un difetto questa?!” pensai sconsolato

No aspetta: perché mi importava così tanto se la futura fidanzata di Kuroo fosse chiaramente una bellezza, nonché una tipa atletica e persino dotata di un gran cervello?!
Perché provavo questo bizzarro senso di bruciore osservando quella che, a tutti gli effetti, sembrava essere la ragazza ideale per il mio amico?!                                                                                           

Una ragazza perfetta per stargli accanto, un qualcuno con cui condividere passioni ed interessi e che lo avrebbe sicuramente reso felice... Un qualcuno che però non ero io.

-L’allenamento non è finito! Tornate subito al lavoro pigroni o potete anche scordarvelo di vincere la prossima partita- urlò l’allenatore Nekomata.

Troppi pensieri, troppe domande mi ronzavano ancora per la testa azzerando qualsiasi altra cosa.

Vedevo Kuroo e questa, Yuki, mano nella mano mentre passeggiavano per la via principale della città, come in una patinata fotografia da catalogo pubblicitario. 
L’atmosfera giustamente romantica, lui, atletico e carismatico, lei, elegante e bellissima ed un bacio appassionato come coronamento di questo idilliaco quadretto.                                                                                                                                            

Una fitta improvvisa paralizzò il mio cuore.

C’era qualcosa di sbagliato in tutto questo.

Trascorsi il resto dell’allenamento in una sorta di limbo, concentrandomi più sullo scoprire la causa di questo mio nuovo turbamento che sulle direttive dell’allenatore.

Gravissimo errore!

-Kenma considerayo il tuo insostituibile contributo all’allenamento di oggi non ti dispiacerà concludere il tutto sistemando anche la rete e i palloni vero?!- berciò il mister con un tono che non ammetteva repliche.

Come previsto ci misi un’eternità; solitamente erano 4 o 5 membri scelti tra le nuove reclute a riordinare la palestra e assolvere a questo tutto da solo si era rivelato una vera faticaccia

“Non posso lasciarmi distrarre così facilmente o mi sarà impossibile rivedere Hinata e la Karusano in finale” meditavo, dirigendomi stancamente verso gli spogliatoi.

-Finalmente sei qui!- mi accolse una voce non appena ebbi varcato la soglia.

Sobbalzai sorpreso.
Una sola persona era rimasta nello spogliatoio e, sfortunatamente per me, era anche l’ultima che avrei voluto vedere in questo momento.

-Finisco di raccogliere le mie cose e poi possiamo andare; è da un po’ che non torniamo a casa insieme- continuò Kuroo, riponendo un paio di consunte scarpe da ginnastica dentro al borsone.

-No mi dispiace io... Io devo andare: mi stanno aspettando e stasera ho un impegno con i miei... Dobbiamo, dobbiamo…- balbettai confusamente.

Non era una proposta eccezionale, ma allora perché sentivo un’irrefrenabile desiderio di fuggire, come di un animale alla mercé del suo predatore?!                                                                                

Mi voltai, pronto ad assecondare questo inspiegabile impulso, quando fui trattenuto dalla voce del mio compagno.

-E così stavi pensando di andartene senza di me, ancora una volta. Kemna veramente non ti capisco: mi vuoi dire che cosa ti prende? Sono giorni che mi eviti! Ho forse fatto qualcosa che non va?- chiese il giovane centrale.

C’era della sincera preoccupazione nella sua voce e osservando il suo sguardo triste notai quanto il mio comportamento doveva averlo effettivamente ferito.                                                                                                                                

E come dargli torto?!

Mi stavo comportando da vero codardo: le occasioni in cui gli rivolgevo la parola potevano essere contate sulle dita di una mano e anche quando accadeva mi mostravo sempre gelido e scostante.
Non era un atteggiamento razionale, ma davvero come potevo descrivergli quell’assurda sensazione di abbandono che mi coglieva ogni volta che udivo la parola “omiai” se nemmeno io riuscivo a dargli un nome?! In che modo avrei potuto definire quel misto di irritazione e amarezza che sentivo crescere in me quando pronunciava il nome “Yuki” accompagnandolo con quel suo magnifico sorriso?!                                                                                                

Dovevo prendere tempo: sarei tornato a casa, avrei fatto una lunga doccia fredda e qualche partita ai videogames; avrei poi cenato con qualcosa di leggero, ordinato nel nuovo take away di fronte casa, e infine mi sarei addormentato con il televisore ancora accesso come accadeva ogni sera.
L’indomani mi sarei quindi svegliato ritrovando la mia mente nuovamente libera e leggera.                             

Già, domani.                                                                                                                                         

Avevo perso ormai il conto di tutti i “domani” che si erano susseguiti senza che cambiasse oggettivamente nulla: erano già trascorse due settimane e quel malessere che aveva contagiato la mia mente non accennava proprio a voler scomparire. 

-Kenma ci sei?- la voce di Kuroo fu come una secchiata d’acqua gelata, - Sei strano ultimamente, più strano del solito, ad essere sincero. Se ne sono accorti tutti, persino Taketora! Ok, non sei mai stato un gran chiaccherone ma almeno durante le partite e gli allenamenti, a modo tuo, ti sei sempre dimostrato reattivo e pronto a lottare. Invece adesso ti aggiri sperduto da una zona all’altra, come un’ombra persa in chissà quali riflessioni e persino il tuo gioco sembra, come dire, senza vita. Vedi, so di non essere stato molto presente nell’ultimo periodo, ma... -

-Non importa- sibilai io senza lasciarlo concludere.                                                                        

Volevo andarmene, il più in fretta possibile.

Il bisogno di fare chiarezza mi stava letteralmente sommergendo e il rimanere lì, pericolosamente vicino all’origine di tutti i miei dubbi, di certo non migliorava la situazione.

Kuroo, appariva proprio intenzionato a non demordere.

- Si invece che importa! Sarò anche il tuo migliore amico ma non riesco ancora a leggerti nel pensiero: se non mi parli come faccio a capire quello che ti sta succedendo!? -

- Non pensarci, dico sul serio. Hai altre preoccupazioni al momento: concentrati pure sulla tua Yuki e sul tuo omiai- sbottai scocciato.

Le parole mi uscirono più taglienti e acide del previsto.
 Non era mia intenzione essere così crudele, ma avevo seriamente paura di fare qualcosa di cui mi sarei in seguito pentito.

-L’omiai l’omiai, perché ce l’avete tutti con questo dannato omiai?! E perché ti dovrebbe importare così tanto?!- sbraitò il capitano.

-Beh perchè io ti...-

Non lo sapevo.
 Non ci capivo più niente.                                                                                                               

Cosa provavo per lui?

Cos’era quella massacrante sensazione che mi tormentava ormai da giorni?     

Ma soprattutto, cos’era Kuroo per me?                                                                                                                   

Era forse il ragazzo solare e acuto che nonostante la mia timidezza cronica era sempre riuscito a farmi sentire parte del gruppo?!
Era lo sportivo che avrebbe preferito farsi una corsetta all’aria aperta ma che, pur di non lasciarmi solo, finiva col rintanarsi in camera mia per giocare ai videogames?!
Era il capitano forte e carismatico che aveva costretto me, privo di una qualsiasi abilità atletica, ad iniziare uno sport in cui era negato ma che, alla fine, era diventato parte integrante della sua vita?!                                    

Kuroo era mio amico. Il mio più caro amico.                                                                                            

Aspetta.

Mi soffermai su quest’ultimo pensiero: un “amico” avevo detto?!

-Tu cosa?! Ti prego Kenma spiegamelo! - chiedeva imperterrito il centrale.

Un’illuminazione.
Avevo capito.
Ora finalmente sapevo cosa c’era di sbagliato nel quadretto che avevo immaginato.
O meglio, cosa non c’era.

Mi voltai ed iniziai a correre.
Corsi, corsi finché le gambe non incominciarono a tremare.                                                                          

Che illuso!
Potevo anche scappare da quello spogliatoio e da Kuroo, ma non potevo di certo fuggire dalla consapevolezza che ormai mi aveva appena colpito.

Non ho mai brillato per qualità atletiche perciò non so dire dove trovai la forza per raggiungere casa senza riprendere fiato neanche una volta. Solo quando giunsi di fronte al cancelletto infatti mi concessi una sosta e di Kuroo, fortunatamente, non c’era la minima traccia.

Piccole gocce di sudore imperlavano la mia fronte, avevo il fiatone e il mio battito era pericolosamente accelerato.

Ripensai a quell’immagine.
C’era Yuki, c’era Kuroo…
Ma dov’ero io?!

Che fosse circondato dai suoi compagni di classe o dal resto della squadra fino ad ora ero sempre riuscito a ritagliarmi un posto al suo fianco. Nell’ombra certo, ma pur sempre vicino a lui.                 

Ma non sarebbe stato così questa volta: quello che stava per nascere difatti era un gruppo che non ammetteva terzi membri.                                            
“Un intruso” ecco quello che sarei diventato.
Amarezza, egoismo, gelosia si erano propagate per tutto il mio essere come un veleno portandomi a realizzare l’unica e inevitabile conseguenza:

-Sono innamorato di Kuroo- sussurrai, come se il semplice pensarlo non fosse sufficiente.

Fu come un incantesimo che di colpo annullò tutto il resto.
Il risentimento che aveva ottenebrato la mia mente si dissolse, sostituito da una nuova ed inequivocabile emozione: amore, puro e semplice.
Non un affetto fraterno, nè amicizia ma quella sensazione che ti riempie il petto per poi farti volare.

Quasi mi misi a saltare per l’eccitazione: allora non ero diventato completamente matto!
li sbalzi di personalità, il cattivo umore e tutto il resto, ogni cosa aveva una spiegazione logica ora!                       

Non ci volle molto però perché la realtà tornasse a farsi sentire e con essa arrivasse anche, duro e implacabile, il cosiddetto “rovescio della medaglia”.                                                                               
Mi colpì all’improvviso come un pugno nello stomaco.                                                                           

Amavo Kuroo.
Kuroo però amava Yuki, altrimenti non avrebbe acconsentito all’omiai.
La conclusione perciò poteva essere una soltanto: Kuroo non sarebbe mai potuto essere mio.

Una lacrima solitaria spuntò allora dal nulla.
In men che non si dica altre la seguirono, intersecandosi sulle mie guance come piccoli arabeschi.

“Non era giusto” strillava una voce lontana nella mia testa.
Non erano passati che pochi secondi da quando avevo scoperto cosa fosse l’amore è già ero destinato a vedermelo strappare via da sotto gli occhi.

Provavo l’irrefrenabile impulso di urlare, di gridare al mondo intero la mia frustrazione: stavo per perdere la persona a cui tenevo di più e non potevo fare niente per impedirlo.

Non so quanto tempo rimasi lì, aggrappato a quel cancello scolorito come se ne andasse della mia stessa vita.                                                                                                                                                                          

Il silenzio regnava sovrano, interrotto solamente dai singulti a mala pena trattenuti che scuotevano il mio petto.

“Passerà e tornerai a rivederlo solo come l’amico di un tempo” mi dicevo stringendomi in un solitario abbraccio.

“Tutto passerà, anche questo dolore che attanaglia il mio spirito” cercavo di convincermi.                       

“Passerà, sì, ma quando?”

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Capitolo 2
*** Disfatta ***



Disfatta 
 



Spesso mi sono chiesto cosa differenziasse una semplice sconfitta da una disfatta totale?!
Forse la prima, anche nella più drammatica delle situazioni, sembra in grado di mostrare un barlume di speranza, come la certezza di una futura rivalsa solo temporaneamente posticipata.Un perdita sì, ma con onore, che non ti lascia quello sgradevole gusto di amaro in bocca.
Una battaglia combattuta ad armi pari e sì, persino una lezione da cui imparare e di cui un giorno arrivare addirittura a sorridere.
La disfatta invece è ben altra cosa.
Si manifesta come una rotta senza appelli, un totale tracollo in cui arrivi a desiderare che tutto finisca al più presto lasciando i minor danni possibili.
Ecco, quella che stavamo giocando era una disfatta... La mia disfatta.

25-12

Il risultato parlava chiaro e ancora di più lo facevano quei numeri, pesando sulle mie spalle come dei macigni.
È l’alzatore che decide le sorti di una partita: gli altri giocatori possono anche avere il nome, la fama, gli applausi ma è l’alzatore il genio nascosto che permette tutto il resto, il regista nell’ombra che tira i fili di un incontro volgendolo a proprio vantaggio.
Se l’alzatore non assolve al proprio compito correttamente niente va per il verso giusto: l’attaccante non schiaccia come dovrebbe e l’intero gioco finisce per collassare rovinosamente su se stesso.
Se l’alzatore fallisce, tutta la squadra fallisce.
Era quindi mia la colpa, mia soltanto; sentivo gli occhi del pubblico puntati su di me e su quel maledetto tabellone, che incurante riportava i segni del mio tracollo a caratteri cubitali.
Eppure non mi importava.

Non avevo più parlato con Kuroo.                                                                                                              

Dal quel giorno il nostro rapporto si era come interrotto: non un messaggio, né una chiamata e nonostante fossero  solo pochi metri quelli che separano le nostre case non eravamo mai stati più lontani.

-È con le cose semplici che dobbiamo risolvere questa partita: usiamo i colpi certi, quelli che siete in grado di eseguire ad occhi chiusi; provare bizzarri schemi adesso non ci servirebbe a niente.
Ricordate, siamo come il sangue che fluisce senza fermarsi: portiamo ossigeno sia al corpo per agire che alla mente per pensare. So che è una tiritera che vi ripeto ogni santissima volta ma continuerò a farlo finché non si stamperà in quelle zucche vuote che vi ritrovate! I membri di una squadra sono un tutt’uno: forza, agilità, furbizia, sono solo caratteri aggiunti: è la coordinazione tra compagni la vera arma segreta, ed è appunto su questo principio che noi costruiremo la nostra vittoria! Ognuno dovrà dare il suo contributo... Sto parlando soprattutto per te, Kenma-.

L’attenzione di tutti era rivolta su di me.

-Tu e Kuroo giocate insieme da anni e siete diventati a tutti gli i muri portanti di questo team: tocca a voi risolvere la partita sfruttando la vostra ormai ben consolidata alchimia. Osservando i nostri sfidanti Kenma, non hai notato niente?!- mi interrogò il mister.

Mi voltai verso il campo avversario: parevano essere tali e quali a noi.
Solo l’espressione magari appariva un po’ più distesa, ma che dire, stavano riportando una vittoria schiacciante. 
Persi le speranze e rivolgendomi verso il mister feci “di no” con la testa.

-Il centrale avversario è un novellino- esordì contrariato l’allenatore Nekomata, -E tende a curare esageratamente l’attacco in 4; fintando un colpo spinto per lo schiacciatore e dando invece una veloce in 3 dovresti riuscire a sorprenderlo. In questo modo Kuroo e Inuoka non dovrebbero più preoccuparsi del muro rivale, andando a segno senza alcun problema- spiegò utilizzando il suo solito tono pragmatico, -Se neanche questo dovesse funzionare prova allora uno dei tuoi pallonetti di seconda o qualsiasi altra cosa ti venga in mente; persino io ho capito che questo è un periodo no per te ma, al momento, non mi interessa  minimamente sapere quello che ti frulla per la testa: l’unica mia preoccupazione adesso come adesso è riuscire a trovare una soluzione per capovolgere le sorti di questo scempio... E non lo possiamo fare senza la tua sviluppata capacità di osservazione: non ci puoi abbandonare ora!-

Alzai appena lo sguardo.

L'allenatore e la squadra contavano su di me: potevo leggere la fiducia nei loro occhi, supportata dalla speranza che anche questa volta ce la saremmo cavata.
Ma niente di tutto questo era capace dia toccarmi.

Kuroo era l'unica cosa a cui riuscissi a pensare!                                                                                            

Mi sentivo in colpa: tentavo veramente di concentrarmi sulla partita, ci stavo provando in tutti i modi... Ma ogni volta la parola “omiai” faceva capolino della mia testa insieme a quel consolidato senso di impotenza e abbandono.
Li avrei delusi, ne ero certo.

Ma cosa potevo fare?! Esiste forse un modo per bloccare i sentimenti una volta risvegliati?!

Annuii e proprio in quel momento l’arbitro annunciò l’inizio del secondo set.
Il mister lesse la formazione: Kuroo partiva in seconda linea.
Entrai in campo, osservandolo mentre si avvicinava alla panchina: nessuna parola di incoraggiamento, nessun gesto di incitamento. 

Io non guardavo lui, lui non guardava me. Due automi immobili, persi nei reconditi meandri dei loro pensieri.                 
E faceva male, molto male.
Il fischio d’inizio.
Nonostante il mio pessimo umore sembrava però che le parole dell’allenatore avessero sortito l’effetto sperato sui miei compagni: tutto pareva essere tornato alla normalità e pian piano anche la mia mente iniziava ad essere finalmente più lucida.
Riuscivo a servire alzate precise permettendo alla squadra di conquistare un punto dopo l’altro senza alcuna difficoltà. 

Una veloce in 3, un colpo spinto in zona 4 e perfino un imprevedibile attacco dell’opposto.
Ogni cosa sembrava essere al suo posto e stavamo persino riuscendo a mettere in difficoltà i nostri avversari come mai era accaduto nel primo set.
Non davamo loro respiro: ad un attacco subito seguiva immediatamente un muro inespugnabile e ad ogni ACE una ricezione perfetta.

Punto.

Giro.

Battuta.

Punto.

Un altro giro.

Kuroo è in prima linea.

Lo vedo dare il cinque a Yaku mentre entra in campo, sicuro e fiducioso come al solito.

Non devi farti prendere dall’ansia Kenma. Pensa alla partita, solo alla partita” mi ripetevo come un mantra.    

Avevo da poco realizzato i sentimenti che provavo per lui e già erano diventati una parte fondamentale di me.
Una parte imprevedibile e selvaggia che mi faceva avanzare perennemente sull’orlo di un baratro: un flebile soffio di vento a disturbare il mio cammino e sarei precipitato.

-Kenma, dobbiamo parlare- mi disse Kuroo non appena mi ebbe raggiunto sotto rete.

3 semplici parole. 
Un uragano nella mia testa.

Cominciò tutto con una pipe non chiamata, degenerando poi di minuto in minuto.
Palloni non ricevuti, muri non recuperati: stavamo lentamente collassando su noi stessi, mentre il divario dai nostri avversari aumentava sempre di più. 
Ed ero io l’artefice di tutto questo!

“Sei tu il collante della Nekoma High School” mi aveva detto un giorno il mister.

Ma cosa succederebbe se la colla non svolgesse il suo compito a dovere?!
Semplice, tutto crollerebbe e ciascun pezzo andrebbe perso.                                                                    
Bene, ecco quello che ci stava accadendo.
Dovevo fare qualcosa prima che fosse troppo tardi.

 -Chance ball-  urlò Kai.

Ecco l’occasione perfetta: una palla facile, finalmente.

A chi avrei dovuto passala?!

Potevo contare su Taketora e sul suo braccio micidiale o su Kai con la sua letale precisione.
Sarebbero stati certamente le opzioni migliori… Ma no!
Dovevo dimostrare a me stesso che ero in grado di cavarmela e di non farmi controllare da quel mare di emozioni che avevano preso possesso del mio cuore.
In 3, l’avrei alzata in 3.
L’avrei passata a lui, a Kuroo.

Così decisi.

Non lo guardai. 
Percepii i suoi occhi d’ossidiana studiare ogni mio movimento, eppure non lo guardai.
e l’avessi fatto avrei ricordato e così anche il dolore sarebbe nuovamente ricomparso.

Sentii appena la superficie della sfera a contatto con i miei polpastrelli e il suo peso tra le mie dita quando gliela passai.
Vidi la palla sollevarsi, avvicinandosi alla reta in maniera perfetta e la mano del numero 1 della Nekoma High School pronta ad inseguirla.

Entrambe si libravano in alto, molto in alto... Troppo in alto!                                                                       

Accadde in un secondo: la palla oltrepassò quelle 5 dita tese senza che esse potessero in alcun modo raggiungerla, cadendo infine rovinosamente a terra.
L’arbitrò fischio due volte: 25-19.
Era l’ultimo punto e io non me n’ero nemmeno reso conto.

-Ma che ti è preso Kemna?! Diamine ma non hai visto che ero completamente in ritardo dopo l’ultimo muro!- inveì il mio capitano.

Non lo ascoltai e persino gli applausi del pubblico mi sembravano altro che uno sciabordare lontano.
Mi trascinai fuori dal campo come uno zombi, andandomi a sedere sul bordo della panchina: udivo ancora il tonfo del pallone e l’atterraggio di Kuroo dopo il colpo andato completamente a vuoto.                     
Avevo confidato sulla nostra cosiddetta armonia decidendo di non chiamare l’attacco: pensavo che Kuroo avrebbe comunque capito, credevo che sarebbe stato lì, pronto a colpirla come sempre.
Ma mi era sbagliato.
Lui non c’era, non ci sarebbe più stato.

Le immagini di Kuroo e Yuki insieme, la palla che cadeva senza che nessuno potesse intervenire, rassegnazione per l’ennesimo set perso e l’ormai ben conosciuta tristezza.
Ogni cosa si mescolava insieme.                                                                                                                             
Avrei voluto piangere, ma neanche una lacrima accennava ad uscire: le avevo consumate tutte quel giorno, appoggiato al cancelletto, proprio a due passi da casa sua.

-Eh no le cose, non possono più andare avanti in questo modo. È ora di finirla!- lo voce del numero 1 della Nekoma sovrastò tutte le altre.                                                                                                     
All’inizio non me ne curai ma all’improvviso percepii una forte stretta intorno alle mie spalle e poi una mano che mi afferrava per il polso. 
Mi lasciai strattonare docilmente, come un burattino a cui avevo tagliato i fili.

-Speravo di poter aspettare fino alla fine dell’incontro ma a quanto pare devo intervenire subito- mi ringhiò contro Kuroo.

Udendolo così pericolosamente alterato finalmente mi decisi ad alzare la testa.
Aveva la mascella contratta e una strana determinazione nello sguardo.

-Kenma, Kuroo dove state andando?- chiese l’allenatore preoccupato.

-Kenma non si sente tanto bene mister, lo accompagno a darsi una risciacquata- rispose prontamente il mio compagno.
Gli permisi di trascinarmi senza opporre resistenza: conoscevo Kuroo e sapevo che contraddirlo in un momento come questo sarebbe stato inutile.

Raggiungemmo gli spogliatoi.
Eravamo soli e nel buio di quell’angusto spazio lo udii mormorare: -Ti prego Kemna sono tuo amico, il tuo migliore amico! Parlami! Voglio solo esserti d’aiuto!-.

-Non ti interessa! Lasciami in pace e pensa a quel tuo maledetto omiai!- esplosi ormai sull’orlo di una crisi di nervi

-Kenma non c’è più alcun omiai!- mi urlò in risposta Kuroo.

-Io… Come scusa?! Ma quel pomeriggio a casa mia tu avevi detto che... e... e quelle foto che hai fatto vedere a tutti durante gli allenamenti- balbettai io, scioccato.

- In verità era già tutto pronto: i nostri genitori erano talmente elettrizzati dall’intera faccenda che avevano già iniziato a organizzare i preparativi per una festa che ufficializzasse la cosa. A casa mia non si parlava d’altro e anche i genitori di Yuki andavano e venivano in continuazione... Almeno finché, per colpa di un certo qualcuno, hanno dovuto mandare tutto a rotoli. Dovevi vedere com’erano furibondi! Papà aveva persino portato il vestito da “grandi occasioni” in tintoria- spiegò con un ghigno.

-Scusa ma continuo a non capire: l’omiai è stato annullato? Per colpa di chi?-

-Ma davvero non ci arrivi o sei talmente pigro da non voler nemmeno fare uno sforzo e riconoscere l’evidenza dei fatti?!- mi disse mentre sentivo le sue solide braccia circondarmi le spalle con un’immaginabile tenerezza.

Sembravano enormi, comparate alle mie. 
Adesso che ci penso era sempre stato così: lui imponente e più irruento di un cucciolo, ed io minuto e silenzioso come un gatto.

-Non rispondi?- domandò, rompendo l’equilibrio di quel silenzioso contatto, -Va bene, permettimi allora di mettere le cose finalmente in chiaro- sospirò in tono rassegnato 



- Angolino dell'Autrice -

Eccomi qui con un nuovo capitolo ^.^ 
Chiedo venia per il ritardo ma l'università ha assorbito ogni briciola di tempo di energia.
Che dire, la situazione tra Kuroo e il nostro caro alzatore si fa sempre più difficile e, come se non bastasse, ci si mette di mezzo anche la pallavolo (da giocatrice mi sono immedesimata moltissimo nella sensazione di "disfatta" provata da Kenma -.-"); a tal proposto poi, spero che nonostante l'utilizzo di "termini tecnici" la storia risulti comprensibile a tutti (in fondo anche l'anime da questo punto di vista è davvero il migliore che abbia mai visto *.* l'ho forse gia detto?! xD)

Ci tenevo infine a ringraziare:
Airinslytherin e Pinky_neko per le recensioni!! Mi hanno fatto davvero davvero piacere <3 
Mi auguro che anche questo capitolo non vi deluda!! =D

Un bacione a tutti quelli che avranno voglia di leggere la mia storia (e magari di lasciare qualche commentino =3)
A presto!!!!!!!

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Capitolo 3
*** Una Coppia Perfetta ***



Una Coppia Perfetta 




POV Kuroo


Il sole stava tramontando e i pochi raggi rimasti diffondevano un romantico alone vermiglio un po’ ovunque.
Non c’era nessuno in giro, nessuno tranne loro: una ragazza ed un ragazzo seduti sulla panchina di uno dei tanti parchi disseminati nella zona.                         
Sarebbero potuti benissimo passare per una classica coppietta, non fosse stato per l’espressione assente e lontana che si leggeva nel viso del giovane, nonostante la vicinanza della compagna.

-Kuroo? Kuroo! Ma mi stai ascoltado?- lo voce della fanciulla interruppe il placido silenzio pomeridiano, csembrando più stanca che scocciata.

-Oh scusami, devo essermi distratto un attimo. Dicevi che molto probabilmente con la prossima vittoria tu e la tua squadra vi qualificherete ai regionali della stagione estiva... Davvero congratulazioni!- articolai incerto.

-Beh, grazie... Ma non pensi di esagerare con tutti questi complimenti?! Si da il casso che me li avessi già fatti, non so, un quarto d’ora fa al massimo?! Adesso sono tipo 10 minuti buoni che cerco di aggiornarti sui preparativi per la nostra festa di fidanzamento... Sul serio Kuroo sii sincero e dimmi se non ti interessano. Capisco che tu sia un ragazzo e se ti sto annoiando cambiam…-

-No no, non è colpa tua Yuki! Sono io: oggi ho proprio la testa da un’altra parte-.

-Sai forse dovremmo interrompere tutto qui. Stiamo correndo un po’ troppo: in fondo abbiamo solo 17 anni! Per non parlare poi di tutti gli innumerevoli impegni di questo periodo: la scuola, lo sport, gli amici, l’universit…-  

-No, credimi non centrano niente. Non capisco cosa mi succede, credimi, non lo so proprio. Posso però essere completamente sincero con te senza che tu finisca col piantarmi qui all’improvviso per correre da mia madre disperandoti con i soliti “Kuroo qui… Kuroo quello”?-

-Ascoltami è dall’asilo che sopporto i tuoi scherzi e sono mai andata a lamentarmi con le maestre?! Se non puoi essere sincero con me con chi dovresti esserlo scusa?!-

-E se questo non fosse uno scherzo?-

-Andiamo Kuroo!! Ti decidi a vuotare il sacco o vuoi fare notte?- 

- Ok. Avverto come delle strane sensazioni ultimamente. All’inizio pensavo fossero dovute all’agitazione, in fondo un omiai è pur sempre un’occasione ufficiale. Adesso però non sono più tanto convinto che sia solo quello: mi sento vuoto, come se mancasse qualcosa e quello che mi circonda non fosse ancora sufficiente. Ti prego non ridere, perché già alle mie orecchie questa storia sembra un po’una pazzia. 
Come se non bastasse anche Kemna, l’amico di cui ti parlavo, si comporta in maniera incomprensibile: è freddo e in 17 anni che lo conosco non lo avevo mai visto ricorrere a un tono aggressivo come quello di poco fa, negli spogliatoi. Sai, nonostante la sua grande insicurezza sono sempre stato in grado di intuire cosa gli passasse per la testa. Ora non è più così: è come se avessimo perso qualcosa. Sarà solo una questione di... Di…-

-Coordinazione- mi interruppe lei, come se fosse la cosa più scontata al mondo, -Oh Kuroo, speravo di non dover essere proprio io a dirtelo; avrei preferito che non te ne rendessi mai conto o, al massimo, che lo capissi senza il mio aiuto-. 

-Capire cosa?- la interrogai interdetto.

-Che tra noi non può funzionare- sentenziò lei, -A dir la verità non è che non è che non siamo fatti l'uno per l'altro, anzi, potremmo benissimo essere ciò che la gente definisce una coppia perfetta: abbiamo lo stesso carattere ironico ed espansivo, un umorismo pungente ed una naturale predisposizione alla provocazione; siamo poi due sportivi, capitani delle rispettive squadre e consapevoli dei nostri ruoli: perciò non ci troveremmo mai a discutere per il numero eccessivo di partite o l'impegno costante degli allenamento. Insomma, la nostra sarebbe una relazione senza troppi intoppi, quel tipo di rapporto che scorre fluido e tranquillo verso il cosiddetto “lieto fine”. Ma sappiamo entrambi che anche così non potrebbe mai funzionare: siamo uguali kuroo, troppo uguali! Lo siamo sempre stati: per questo andavamo cosi d’accordo e stavamo sempre insieme fino a quando non è comparso lui…- 

-Lui?!- gemetti io

-Kemna, se non sbaglio- disse con un sorriso tirato, -Dai Kuroo come avrei mai potuto non accorgermi di quello che stava succedendo tra voi! Da quando sei passato a prendermi dopo i vostri allenamenti non hai fatto altro che rimuginare su quello che vi è successo e io sono diventata come invisibile- concluse con una leggera nota amara nella voce.

Ero sconcertato: il comportamento di Kemna mi aveva certamente ferito, ma non pensavo che gli effetti fossero diventati così evidenti.
Yuki parve accorgersi del mio sconcerto e si affrettò a continuare: - Tranquillo, non te ne faccio una colpa: non siamo noi a poter decidere verso chi far volgere il nostro cuore e se anche decidessi di ignorare tutto e continuare con questo assurdo progetto non concluderei comunque niente. 
Sai, l’ho capito assistendo di nascosto alla vostra ultima partita: gioco a basket e non pretendo di capirci molto di pallavolo ma quando ho visto l’attacco combinato tuo e di Kemna ho subito capito di aver appena assistito a qualcosa di magico. La fiducia che si leggeva nei tuoi occhi mentre aspettavi che ti servisse la palla mentre sapevi con sicurezza che te l’avrebbe passata. Non un cenno, né un segno. Sapevate comunque cosa e quando farlo. Se non è questa coordinazione

-Ma quello è un gioco e non ha niente a che vedere con la vita reale!- cercai di giustificarmi

-Kuroo ti prego! è dall’asilo che sogno il momento in cui ti saresti venuto da me con un gigantesco bouclé di rose e, stringendomi dolcemente a te, mi avresti sussurrato qualche smielata frase da soap opera. Non è facile perciò accettare che questa fantasia non diventerà mai realtà ma so di non poterti dare quello di cui hai bisogno; come ho detto prima siamo uguali, io e te: stessi interessi, stessi gusti, stesso modo di fare. Nessuna novità, nessun compromesso: tra di noi non ci potrà essere che una specie di” imitazione”, e questo, credimi, alla lunga stanca. La coordinazione è tutta un’altra faccenda: può nascere solo tra due individui diversi, in grado però di superare le proprie differenze per completarsi a vicenda. È questo l’inestimabile tesoro che ti lega a Kemna e che invece io e te non potremmo mai sperare di raggiungere-.

-Yuki io... Mi dispiace, non so cos'altro dire- ammisi infine abbassando lo sguardo.
Lei sorrise. Ogni traccia di amarezza era scomparsa dal suo viso, lasciando però spazio ad un’espressione triste: - Parlerò io con i nostri genitori. Dirò loro che non ho intenzione di correre così e che preferisco concentrarmi sul mio futuro e sul basket. Sai l’allenatore della mia squadra ha origini americane e ci ha proposto di sfruttare alcuni suoi agganci per provare ad ottenere una borsa di studio negli stati uniti: penso proprio che accetterò visto che lì il livello dei giocatori è di molto superiore al nostro. Per questo  non voglio niente che mi possa trattenere qui, rallentando la mia scalata: in altre parole è un modo carino per dirti “ti lascio”-.

-Yuki non c’è bisogno che tu faccia tutto questo-.

-Invece sì: Kuroo sono innamorata di te da tutta la vita, ma sono anche consapevole che una persona non può sopravvivere solo con metà cuore e il tuo non potrà mai essere totalmente mio. Nonostante questo rimango pur sempre un’amica che tiene a te sinceramente: voglio che tu sia felice, anche se questo significherà farmi da parte. Devi perciò assicurarmi che gli parlerai e che farai di tutto perché le cose tra voi funzionino; almeno così il mio sacrificio non sarà stato vano e non mi sentirò così dannatamente... Io...- le parole le morirono in gola.

vedere Yuki, l’orgogliosa e sempre sorridente Yuki, ridotta in quello stato mi faceva sentire mortalmente in colpa.

Mi avvicinai, cingendole delicatamente le spalle.

-I fiorai al momento sono già tutti chiusi: dovrai accontentarti di questo. Se c’è altro che posso fare per te non esitare a...- tentai di articolare

-Stai zitto – grugni, seppellendosi ulteriormente nel mio abbraccio, -Visto che sarà l’ultima volta, lasciami assaporare questo momento come si deve-.


- Angoletto dell'autrice
Eccomi con un nuovo capitolo!! So che vi ho fatto aspettare più del previsto U.u  Scusate veramente ma l'univeristà mi sta davvero assorbendo totalmente.
Spero comunque che vi piaccia, nonostante sia un po' "di transizione" e non ci siano dei veri e propri sviluppi nella storia dei nostri pucciosissimi protagonisti ^.^
Ci tengo inoltre a ringraziare: 

MidoTaka & pinky_neko (ancora una volta *.* grazie per la tua costanza =D) e tutti quelli che seguono/ricordano la mia storia

Alla prossima!!!!

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Capitolo 4
*** Solo mio ***


- Solo mio -

Quando Kuroo smise di parlare un silenzio tombale calò tra di noi. Non potevo credere che tutto questo fosse reale.

-Ora sai come stanno le cose. Inizialmente avevo creduto che questo affetto fosse una cosa normale, naturale e spontanea quanto respirare; col tempo però quel semplice sentimento è diventato un qualcosa di più: ho iniziato a essere cosciente della tua presenza. Costantemente.
Sapevo dove ti trovavi e cosa stavi facendo in qualsiasi momento: eri la prima cosa che i miei occhi cercavano quando entravo in palestra per gli allenamenti e l’ultima che osservavo prima di imboccare il vialetto di casa. Non mi sono nemmeno sorpreso del desiderio che mi cresceva dentro quando ammiravo l’eleganza dei suoi movimenti o l’abilità delle tue mani mentre toccavano un pallone-.

-Perché allora l’omiai? Perché hai aspettato un’intera settimana per dirmi che era tutto finito?!- sbraitai.

La gola mi faceva male per il troppo urlare, avevo le lacrime agli occhi ed il viso tremendamente il viso arrossato; era il cuore però ad essere enell condizioni peggiori: le parole di Kuroo lo avevano colpito in pieno e ora rimbombava nel mio petto con l’intensità di un tamburo.

-Non cedere, non farlo-, mi dicevo, -Non permetterti di sperare...-

-Come ti ho detto, i sentimenti che provo per te mi erano chiari già da qualche tempo, ma come fare a rivelarteli senza rischiare di rovinare la nostra amicizia? Vedi Kemna tu non ti accorgi del tuo modo di interagire con chi ti sta attorno: la gente comune ti definirebbe apatico, introverso o potrebbe confondere tutta questa tua indifferenza per arroganza.
Io so che non è così, ma allo stesso tempo non posso fare a meno di chiedermi se esista davvero qualcosa in grado di smuoverti, qualcosa capace di penetrare quell’inespugnabile corazza che ti sei costruito tutt’intorno; sai, sono arrivato persino a domandarmi se ti accorgeresti della mia assenza qualora decidessi di scomparire: questo pensiero mi tormentava a tal punto da costringermi a testare questo nostro legame. Avevo indovinato che ci fosse qualcosa che non andava con Yuki, anche se non capivo bene cosa, ed una parte di me voleva vedere fino a dove ti saresti spinto pur di rimanere mio amico. È solo per questo che ho accettato; ma le cose non sono andate come speravo: tu mi hai allontanato, chiudendoti ancora di più in te stesso. Non parliamo poi di Yuki, che ha sofferto inutilmente per questo mio assurdo gioco: l’ho presa in giro fin dal principio e ora comprendo che non avrei dovuto coinvolgerla sapendo perfettamente che la sola cosa a cui la mia mente riuscisse a pensare eri tu!- concluse, come rassegnato.

-Cosa vuoi da me Kuroo?- domandai, non capendo dove volesse andare a parare.

-Voglio che tu sia sincero e che per una volta nella tua vita non corra a nasconderti in quella maledetta fortezza che sei solito erigere quando la situazione sfugge al tuo controllo. Non tenerti tutto dentro!-

-Tu non capisci!- urlai cercando di ricacciare indietro le lacrime.

-Sì, capisco solo che tu sei un vigliacco. Non tieni veramente a me: sei un bambino, capace solo di mettere il muso perchè qualcuno gli ha portato via un giocattolo. Ed io che ho mandato tutto all’aria per te… Quanto sono stato stupido!-

La rabbia iniziò a montare: non feci niente per contrastarla e la lasciai libera di fluire come mai prima d’ora, permettendogli di assumere il controllo di ogni fibra del mio essere.

-Farà male, lo so- esordii cercando di regolare la respirazione, -all’inizio avvertirò il cuore contorcersi ad ogni lettera. Poi, quando, te ne andrai dopo avermi dato la tua risposta anche il dolore comincerà nuovamente ad affiorare; ma a te evidentemente tutto questo non interessa.
“Sono innamorato di te”, è questo che volevi sentirmi dire?!- confessai infine con un urlo strozzato.

Immediatamente la calma si impadronì di me. Non sentivo più nulla, non provavo più niente.
Kuroo ora sapeva la verità.
-Mi chiedo come agirà- pensavo completamente perso in quell’attimo di attesa.

Si scuserà forse? Ne rimarrà sorpreso? O semplicemente mi compatirà?

Di una cosa ero certo: se mi avessi chiamato “amico” sarei crollato.

Quello che non avrei mai potuto prevedere sarebbe stata la sua risposta: la stretta di Kuroo farsi più forte attorno al mio corpo e la sua mano cominciò a farsi strada sotto alla mia maglietta: si muoveva su e giù per la schiena, carezzando delicatamente il solco della mia spina dorsale.

-Ridillo- sussurrò a pochi centimetri dal mio orecchio.

Potevo percepire il suo respiro caldo sul collo e questo non fece altro che aumentare i brividi che si scatenavano per tutto il mio corpo ad ogni sensuale tocco delle sue dita.

-Sono innamorato di te – esclamai con maggior convinzione.

-Ancora- chiese di nuovo lambendo il lobo del mio orecchio per poi scendere fino alle spalle.

-Sono innamor-AHH- un gemito mi sfuggì incontrollato.

Le enormi mani di Kuroo, abbandonata la mia schiena, stavano ora rivolgendo le proprie “gentili attenzioni” altrove: accarezzano con passione il mio petto, alternando brevi e deliziosi tocchi tra i capezzoli ormai inturgiditi e il ventre perfettamente piatto.

Non riuscivo a controllarmi: imbarazzanti suoni, simili a degli uggiolii, si propagavano per tutta la stanza nonostante tentassi in tutti i modi di trattenerli.

E lui rideva, rideva di me e della mia incapacità nel resistergli.                                                        

Ne avevo abbastanza però. Per tutta la vita mi ero lasciato trascinare dall’irruenza e voglia di fare del mio amico: questa volta però non gli avrei lasciato condurre le redini del gioco tutto da solo.

Per prima cosa pero dovevo farlo smettere... Ma come?!

Mi divincolai e nonostante ogni centimetro del mio corpo lottasse contro questa decisione riuscì infine a liberarmi dalla sua morsa; immediatamente provvidi a bloccargli i polsi.

-E dimmi cosa vorresti fare, mio caro Neko-kun?!- chiese con arroganza.

Mi stava sfidando, potevo leggerlo chiaramente nei suoi occhi scuri.
Lo fissai a mia volta: non mi sarei tirato indietro.

“Lo vedrai, eccome se lo vedrai” pensavo avvicinandomi lentamente alla mia “preda”.                                   

Giunsi a pochi centimetri dal collo: potevo respirare l’odore di sudore misto al forte profumo di colonia e questo mix mi mandò su di giri.
Persi completamente la cognizione di me e di ciò che mi circondava. Tutto sparì, tranne l’aitante ragazzo di fronte a me.

Fu per questo, forse, che trovai il coraggio di agire: iniziai a lappare delicatamente ogni frammento di pelle che riuscivo a raggiungere, intervallando, di tanto in tanto, qualche leggero morso.

Vidi il suo pomo d’Adamo fare su e giù, mentre deglutiva evidentemente sorpreso.

Ero tremendamente soddisfatto: non avevo mai pensato di poter esercitare un tale ascendente su qualcuno.

Un’idea deliziosamente perfida si insinuò allora tra i quei pensieri: Kuroo aveva voluto testare me e i miei sentimenti... Perché  non restituirgli il favore?!

Cominciai quindi a strusciarmi sempre più languidamente contro il suo corpo, eliminando qualsiasi spazio vuoto potesse ancora esistere tra noi.                                                                                             

La risposta del mio compagno, con mio immenso piacere, non si fece attendere: forte e pulsante percepii infatti la sua eccitazione contro la mia gamba. 
Decisi poi di mettere ancora più alla prova la sua resistenza accentuando il senso di sfregamento con il mio ginocchio a livello del cavallo... Non lo avessi mai fatto!

Come colto da un improvviso furore Kuroo si riprese e io mi ritrovai chiuso tra le sue membra e la parete.

-Ahahah e io che volevo andarci piano con te- soffiò eccitato il centrale.

Subito la sua mano prese possesso della mia virilità: la sua presa era sicura e io mi lasciai immediatamente travolgere da quella conturbante sensazione. 
Non avevo mai sperimentato niente di così totalizzante come in quel momento ed ogni fibra del mio essere pareva esserne diventata vittima.
Tutto dal battito del mio cuore fino al respiro pareva essersi sincronizzato con i movimenti di quell’arto.

Stavo per oltrepassare il limite: lo percepivo risalire per tutto il mio essere come un’inesorabile marea. Volevo di più, ancora di più...

-Kuroo…- sospirai il suo nome con una voce che non riconobbi.

-Continueremo dopo- mi sussurrò, fermando improvvisamente la mano -Andiamo a vincere questa partita prima!- concluse con tono soddisfatto, lasciandomi lì, ansante e del tutto insoddisfatto.

Rimasi immobile, appoggiato a quel muro ancora per alcuni secondi, osservando la sua imponente figura sparire oltre la porta degli spogliatoi.

Non potevo ancora crederci: Kuroo era veramente mio?

Non di Yuki o di una qualsiasi altra ragazza, ma mio e di nessun altro?

Secondo un famoso filosofo occidentale, un certo Platone, se non ricordo male, l’eros o amore rappresenta la forza più potente che esista su questa terra, un’energia così potente da essere capace di innalzarti sopra gli altri uomini, permettendoti di raggiungere livelli di conoscenza altrimenti insondabili.

E così era successo anche a me.
Per colpa o merito, ancora non so decidermi, di Kuroo in queste ultime settimane avevo sperimentato una tale valanga di emozioni che mai avrei creduto possibile: avevo conosciuto la frustrazione generata dall’impotenza, l’amarezza di fronte a qualcosa che non poteva essere cambiato, la rabbia, il senso di abbandono e un dolore talmente intenso da essere in grado di spezzare un cuore a metà.

Yuki aveva parlato di coordinazione.
Non so se sia la definizione più adeguata, ma proprio non riesco a trovare un modo migliore per definire il rapporto che condividiamo io e Kuroo; l’unica cosa che so con certezza è che con lui riesco a sentirmi completo ma soprattutto felice come mai lo sono stato nella mia intera esistenza.

-Andiamo a vincere- ripetei tra me e me non troppo convinto.

Un solo pensiero infatti occupava la mia mente in quel momento: cosa intendeva Kuroo con “continueremo dopo?!”

Angoluccio dell'autrice:

Scusateeeeee!! Non so che altro dire U.u  
Mi spiego: primo esame all'università, e giusto per partire alla grande che faccio io?! Sottovaluto la difficoltà degli argomenti convincendomi che, come al liceo, mi basti la studiata dell'ultimo minuto per preparare il tutto... Grandissimo errore!! 
Ed ora eccomi qui, reduce da una full immersion di diritto costituzionale pronta ad aggiornare questa storia (finalmente, direte giustamente voi u.U) vista la mia decisione di abbandonare temporaneamente la scrittura per focalizzarmi sul "dovere".

Chiedo dunque venia e mi appello a tutte le matricole e anche a coloro che lo sono stati... Confido che possiate capirmi!! Per gli altri ancora scusate!!!!!!

Ringrazio comunque tutti coloro che hanno sostenuto la mia storia:

1 - Airinslytherin 
2 - BAP yes sir Roberta 
3 - environmentalist 
4 - kselia 
5 - kwonxoxofeltom 
6 - MidoTaka 
7 - Necantix_ 
8 - pinky_neko 
9 - Princess of Guns 
10 - secchanJ7 
11 - Sirius98
12 - Wilwarind86 

Che l'hanno inserita tra le SEGUITE

1 - BAP yes sir Roberta 
2 - nobuyo

Che l'hanno aggiunte alle RICORDATE

1 - supermarika1000

Che l'ha inserita tra le preferite

GRAZIE davvero a tutti, ma soprattutto un ringraziamento speciale per pinky_neko per la sua puntualità nelle recensioni e tutto il supporto che mi ha dato =D




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