•Il mio disastro sei tu

di celeste98Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1

 

Mi chiamo Annalaura Rossi; i miei genitori non potevano darmi un nome peggiore di questo, per giunta abbinato ad un cognome banale!

Mi sto preparando per andare a scuola e mi guardo allo specchio: ho i capelli biondi, non sono molto alta e, caratteralmente parlando, sono molto permaloso e un po’schizzinosa.
Mi sono presa molte cotte, anche troppe oserei dire, ma non sono fidanzata e non intendo esserlo!

Ricordo che in prima media piacevo ai ragazzi di terza della mia sezione, ma lo facevano solo per prendermi in giro.

Ma come ho fatto ad essere così stupida?

Ricordo anche di aver rifiutato due ragazzi che mi corteggiavano con dei messaggini del tipo:

“Sei bellissima e vorrei frequentarti: perché non usciamo per conoscerci meglio?”.

Risultato? Il giorno dopo non facevano che sparlare di me, far finta di non salutarmi e lanciarmi degli sguardi omicidi; certamente non avevano imparato ad accettare la realtà.

Mentre ero persa in questi pensieri, mi sono accorta che sono passati dieci minuti!

 

-Mamma, sono le otto e un quarto!- esclamo con la mia solita voce stridula.

 

-Non ho tempo per fare colazione, vado direttamente a scuola perché mancato cinque minuti al suono della campanella!- Dopo aver dato un bacio a mia madre, corro immediatamente a scuola; dovrò fare due chilometri a piedi e anche di corsa.

Entro nel cortile della scuola per il rotto della cuffia.

Finito il suono della campanella, imbocco i corridoi dell’istituto ed inizio a cercare la 1B (la mia classe).
Quando l’ho trovata, sento una voce maschile dietro di me.

-Ehi, Rossi, come mai non mi saluti?-

 

-Scusami ma cercavo…- Non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrova davanti a Michele Latini, lo sbruffone della terza C per cui avevo una cotta l’anno scorso.

Ma con tutti i ragazzi che ci sono in giro dovevo incontrare proprio lui?

Scommetto una settimana senza il mio amato cellulare, che ha baciato metà ragazze dell’istituto.

Ed io che gli andavo dietro.

Vorrei non aver mai frequentato quel maledetto gruppo di Whatsapp e non aver mai ricevuto il suo numero di cellulare!
 

-Cosa cercavi?- mi domanda lui con un ghigno sulle labbra.

 

-L’ho già trovato! A non più rivederci, spero!- Detto questo mi dirigo al primo piano dove si trova la sezione B.

Fortunatamente lui sta in un’altra classe, così non può anche solo pensare di avvicinarsi a me.

Ho sprecato cinque minuti con lui, e credo siano sufficienti!

 

-Buongiorno!- esclamo al prof. appena arrivata in classe.

 

-Buongiorno, lei è…?-

 

-Rossi Annalaura! Mi scuso per il ritardo e spero che questo non succeda più…-

 

-Spero per lei. Non ci faccia l’abitudine, signorina Rossi!-

 

-D’accordo!- rispondo sbuffando.

Mi siedo nell’unico banco rimasto libero e prendo posto.

Scruto attentamente la classe: tutte le ragazze mi guardano con rabbia, come se le avessi fatto qualcosa. Noto anche che alcuni ragazzi hanno fatto dei fischi d’approvazione non appena mi sono seduta, seguiti da un rimprovero del prof.

 

-Non ti preoccupare: lo fanno a tutti.- mi sussurra la mia compagna di banco.

 

-Quanto a quelle ragazze, hanno messo in giro che tu sia una ragazza facile.-

Scommetto che è stato quel Latini a spifferarlo in giro!

 

-Cercherò di spiegare a loro come stanno realmente le cose.- le rispondo prima di girarmi verso il prof. e concentrarmi sulla lezione.

Non vedo l’ora che queste cinque ore finiscano presto!

 

Angolo Autrice <3 Salve a tutte care lettrici =) Questa è la mia prima storia (sarebbe la seconda , ma l' ho dovuta eliminare) quindi spero che vi piaccia e che recensite in tante. Aspetto le vostre recensioni. Alla prossima :*

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


2. CAPITOLO 2
Durante la ricreazione, scambio qualche parola con la via vicina di banco , e decido di mangiare il mio adorato panino  e, mentre sto addentando la mia cara colazione .. si presentano dei ragazzi messi in fila , tutti che si vogliono presentare
 …BHA! Ci si può conoscere anche durante l’ appello , no? … Io già li conoscevo tutti
-Piacere io sono..-dice un tipo alto con i capelli arruffati
-Marco?- dico io ..tanto già lo so che si chiama così ..
-No, Fabio- ... bhe  ho sbagliato solo nome, nulla di grave ..
-Io invece sono..- dice un altro un po’ bassino biondo che cerca di farsi spazio tra gli altri ragazzi
-Luca, giusto?- dico io trionfante, tanto questo l’ ho indovinato
-No, Giuseppe- Come Giuseppe?! Ritiro tutto ciò che ho detto poco fa
-Io invece sono…- ehm, ultimo tentativo
-Giovanni?- dico io con fare intuitivo, già so che avrò sbagliato di nuovo
-Esatto! Come hai indovinato?- Potrei dire che questo Giovanni era davvero carino .. alto , biondo, occhi tendenti al verde, con un luccichio al loro interno al dir poco spettacolare
-Bheee- Dico io, con un ‘bhe’ come fanno le pecore –Intuizione femminile- Aggiungo, con una voce alquanto sexy.
-Ah, si?- dice lui. Che c’è, vuoi sfidarmi per caso?!
-Ragazzi basta, inizia la lezione!- dice una…professoressa? Così vecchia come lei non può essere una professoressa!
Ebbene si! Mi sbagliavo e anche di grosso. Era la prof. D’italiano . E la prima figura di merda che avevo fatto in quel giorno , l’ avevo fatta con lei. Avevo detto che ‘UN’ era articolo determinativo e non indeterminativo e ‘CASA’ nome comune di animale. Che scema. Essere stata derisa da tutta la classe e aver preso una bella nota sul diario, era stato proprio bellissimo come primo giorno di scuola!
Alla fine della giornata decido di andare a casa da sola
Mentre m’incammino verso casa, una voce mi ferma di soprassalto
-Ehy, aspetta!- dice una voce dietro di me.
Avrò dovuto fare un urlo enorme , per essersi girata mezza strada a guardarmi.
Arrossisco subito, e me ne vergogno!. In fondo era colpa di lui.
-Ciao, Fabio- faccio cenno con la mano e un sorriso stampato in faccia.
-Sono Giovanni!- dice con tono quasi arrabbiato 
– Scusami, è il mio primo giorno di scuola, non posso ricordare tutti i nomi, ti pare?!- dico io, sgridandolo per bene.
-No, scusami tu- dice quasi dispiaciuto –Il fatto è che non mi piace essere scambiato con persone poco piacevoli-
-Perché cosa ti avrebbe fatto Fabio- sono troppo curiosa, oggi in classe sembrava tanto un bravo ragazzo…
-No niente, è una storia lunga- dice lui
-Eddai, raccontamela !- inizio a fare il broncio, come una bimba che vuole il gelato ma la mamma non glielo vuole comprare.
-La prossima volta, ok?- dice quasi scocciato
-Ma allora perché mi hai fermato! Stavo tornando a casa, e mi hai fatto fare una figura di merda davanti a mezza strada!- dico io incazzata al massimo, eh! Ho ragione pure io!
-Posso accompagnarti a casa? Tu dove abiti?- chiede lui
-A via Roma, è un po’ distante, non credo ti convenga accompagnarmi- dico io -Tu, dove abiti?-
-A via Fontana. Qui vicino- dice lui
-Bene, allora ciao-
-No, aspetta! Posso sempre accompagnarti. Non importa la strada. A casa sono solo fino alle 6,00 .. perciò mi farebbe piacere perdere tempo accompagnandoti a casa tua, ti va?-
W-O-O-W
Nessun ragazzo si era mai offerto di accompagnarmi a casa, e ora….
-Certo- dico io trionfante
Durante il tragitto nessuno di noi fiata dicendo una parola, quindi decido di rompere il selenzio
-Allora, me la racconti quella storia?-
-Quale storia?- dice lui con fare interrogativo
-Quella di Fabio- dico io
 Sbuffa – OKKEY- Dice scocciato. –Io e Fabio ci conosciamo fin dalle medie. Il nostro rapporto è sempre andato bene. Ma da quando in prima media mi misi insieme ad una ragazza, bhe lui fa di tutto per .. rubarla .. – dice con fare dispiaciuto – è da allora che io non ho più sereni rapporti con lui-
-Bhe!.. Tutto qui?- dico io. Quasi quasi gli ridevo in faccia
- Si, tutto qui. Anche se per te può sembrare una sciocchezza per me è importante- Si vedeva dai suoi occhi verdi, che brillavano di una luce intensa, che lo diceva davvero.
Dopo questa breve conversazione ritorna il silenzio di prima. I clacson delle macchine trafficate in strada e la puzza della benzina bruciata che riempie le mie narici, è la cosa che detesto di più , oni giorno sia all’ andata che al ritorno della scuola.
-Mi fai una promessa?- dice lui con un sorriso bellissimo sul volto
-Si?- dico quasi tremando per come mi aveva presa alla sprovvista
-Anche se ..FABIO .. ci prova con te, tu rifiutalo- dice sforzando di dire il duo nome
-Perché?-
-Perché so che ti mollerà nel giro di 15 giorni, e ti farà star male come le altre ragazze- dice con fare dispiaciuto
- Va bene, prometto- sorrido   
-Posso farti una domanda ?- dico io
- Dimmi- dice lui
- Perché non vuoi che ... cioè…- Tossisco –Chee….ehmm.-
-Perché ci tengo a te- dice lui con un luccichio negli occhi incredibile e un sorriso fantastico sul volto –Sembrerà strano, ma, anche se è il primo giorno che ti conosco, mi sei simpatica- dice lui con lo stesso sorriso di prima
 Rido – Anche tu- dico io sorridendogli
-Siamo arrivati- lo avverto
-Bene, allora a domani- dice lui
-Ciao- gli faccio un cenno di saluto con la mano, mentre lui mi saluta con un bacio sulla guancia.
Arrossisco immediatamente.
-Ciao- dice lui sorridendomi, e se ne va lasciandomi immobile fuori casa mia  rossa come un peperone


ANGOLO AUTRICE
Ciao belle!
Aaallora?
Prima che mi buttate pomodori e qualcos’altro addosso , chiedo perdono per il ritardissimo inaccettabile .
Ringrazio    sitita     e    martii_hopefate   per aver seguito la mia storia
COOOMUUNQUE
Pensate che Giovanni in realtà si sia innamorato della nostra Annalaura ? O la considera una sua amica? Fabio ci proverà con Annalaura?
Questo è da vedere
Alla prossima
Celeste

-------------RECENSITE--------------

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

“ Driiiiiin “

-Dio, no!-  Esclamo . Eccomi qui, la mia ‘ROMPI SCATOLE‘ mattiniera è arrivata, anzi no, è suonata!
-uff!- esclamo dinuovo. Questa volta più rumorosamente
-Cazzo, Annalaura! La vuoi finire?!- esclama mio fratello che nel frattempo si era coperto la testa con un cuscino

Avevo urlato così tanto?

-Si-  dico sbuffando  -Ora mi alzo- anche di malvoglia … però devo farlo
Ebbene si! Io e mio fratello dormiamo (PURTROPPO!) nella stessa stanza.
Devo ammettere però che la mia camera, o meglio, la nostra camera sia molto ampia per dividere i due territori che stabilimmo quando eravammo piccoli

-Questo è il mio lato e questo è il tuo!- diceva lui. Con la faccia ancora arrabbiata.
-Si!- dissi io.

Se non ricordo male… lui aveva appena 8 anni mentre io ne avevo 6
E litigammo solo perchè io avevo letto per prima il nostro fumetto settimanale preferito. Ci teneva che lo leggessimo sempre insieme
Mentre penso a questo mi viene da sorridere senza motivo.
E così, come tutte le mattine mi incanto sempre pensando tra una cosa e un‘ altra, perdendo i miei PREZIOSISSIMI 10 minuti.

Cooosa?! 10 minuti?!

Ah, dimenticavo! L a cosa più fondamentale del mio carattere è la precisione. La considero la cosa fondamentale. Come tutte le mattine, ho un programma scolastico settimanale (tranne la domenica) :

7,00 svegliarsi
7,05 andare in bagno
7,10 vestirsi
7,20 pettinarsi e truccarsi
7,40 fare colazione
7,50 controllare (ripassare) il trucco
8,00 uscire di casa

Bene ho perso 10 minuti più fondamentali del mio programma giornaliero. Guardo l‘ orario e sono le 7,47. Ok. Niente colazione . Ripassare il trucco.
Ebbene si! Vi sembrerò strana , ma nella mia vita , come ho sempre fatto, considero molto l‘ aspetto estetico che quello interiore.
Ripasso il velo di cipra chiaro che avevo messo prima. Calco di più la matina nera che avevo messo sull‘ occhio . E per finire il look … ‘IL MASCARAA!! …in questo momento ci vorrebbero tipo quelle musichette trionfali, ma cerco di immaginarmele solamente.

Esco dal bagno. Giusto il tempo di affacciarmi solo con il viso alla mia stanza
-Ciao, Lu- dico io , chiamandolo con il solito diminutivo , ignorando che il suo nome sia Luca, mentre lo vedo ‘spolliciare‘ sullo schermo del suo cellulare -Ciao, Annalaura- dice lui
OK. Adesso manca solo un saluto alla mamma e via. Mentre sto perscendere il primo gradino delle scale che portano alla cucina del piano di sotto…
-Hey , Annalaura!- dice ancora Luca
RETROMARCIA
-Dimmi- dico io frettolosamente, mentre lo vedo non rispondere perchè è troppo intento a spolliciare sullo schermo del suo cellulare  -Eddai, muoviti! Che mi fai fare tardi!- dico io
-Dammi un bacio- dice sporgendosi con la guancia dall’altra parte della stanza.
Che dire! Non posso fare a meno di sorridere e avvicinarmi al suo letto gli do un bacio sulla guarcia e vado.
Scendo le scale velocemente e raggiungo la cucina, dove vedo mia madre già a stare con le prese con i fornelli.
-Ciao , mamma- dico io,  dandole un bacio sulla guancia  -Ciao , tesoro. A dopo- dice lei con un sorriso sul volto.
Purtroppo , non ho mai tempo di salutare mio padre la mattina, siccome lascia la casa di mattina  presto , a causa del lavoro.
Apro la porta di casa e inizio a scendere le scale del mio palazzo.
Pancia in dentro, petto in fuori, sedere un po‘ in su.
Un bel respiro…e via!
Durante il tragitto verso la scuola, incontro alcune ragazze della mia stessa classe per strada. Invano il tentativo di salutarle, fanno finta di non conoscermi. OK. Allora neanche io conosco loro.
Raggiungo l‘istituto. Fuori vedo un gruppo di ragazzi… o meglio … fuori vedo il gruppo die miei compagni di classe , tra cui c’è anche Giovanni.
-CIAO, ANNALAURA- Dice un coro di voci maschili. Tranne Giovanni.Non ha aperto bocca.
Non rispondo.
Mentre percorro il cortile della scuola per raggiungere l’uscio della porta dell‘ inferno…mi sento afferrare la mano. Mi giro di scatto.
-Ciao- dice lui, con un sorriso sul volto
-Ciao, Giovanni- dico io, ricambiando il sorriso
-Andiamo in classe insieme?- mi chede
-Certo-
Saliamo le scale e giungiamo alla nostra classe. Prendiamo ogniuno i nostri posti, ed inizia la lezione.
Dopo due ore di ‘intenso‘ italiano (grammatica+letteratura) inizia finalmente la tanto attesa RICREAZIONE. In verità, avevo un po‘ di fame.
Ah, giusto! Non avevo fatto ricreazione. Bene . Cerco nel mio zaino, qualcosa da mangiare (che sinceramete, non ricordo) … devo essere sincera mi aspettavo un bel panino ... quando ho visto i pavesini (9 calorie, 0,9g di grassi , 20,7g carboidrati , 1,8g di proteine) la mia faccia era a dir poco schifata.
Viene interrotto il mio processo di descrizione di un pacchetto di ‘Pavesini‘ da Giovanni, che per poco non mi fa saltare dalla sedia stessa.
-Hey, Annalaura- sorride  -Ti va di uscire stasera?- dice con tono speranzoso

Stasera??
Oggi è sabato.
Oltre all‘ appuntamento dal parrucchiere alle 16,00
All‘ appuntamento dall‘ estetista alle 17,30
Poi solo libera.

-Si, a che ora?- dico io
-Ti va verso le 7,00?- dice lui
-Mhh…- …attimo di riflessione e tenzione…-Si-
-Bene allora a stasera- dice lui sorridendo tornando a suo posto

ANGOLO AUTRICE
Ciao bellissimeee!! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio di cuore le lettrici :
sitita , roxy15 , pcs , martii_hopefate , marissa93 , conlatestatralenuvole , Arianna Ary   ... che hanno seguito la storia
Grazie di cuore
Mi aspetto tante recensioni
Bacii
Celeste

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

Dopo l’ “intensissima” e “faticosissima” giornata scolastica, finalmente tornai a casa.
Finalmente era giunto il sabato!
Il giorno , che per me incorniciava tutta la settimana faticosa.
“Sia lodato il sabato!”
Penso tra me e me.
Si, è vero!  Il detto “santi in chiesa e diavoli in casa”, mi stava a pennello.
Il mio vero io, dopo 15 anni  di vita…bhe, posso dire che ancora non lo conosco.
A scuola mi presento come una studentessa modello,
che rispetta le regole,
rispetta i professori, …
A casa, invece, mi presento come una bambina monella
Che fa sempre i capricci,
che vuole avere sempre ragione (anche se per la maggior parte delle volte ho torto)
e che quando vuole una cosa, è capace di far cadere il mondo, pur di non cambiare idea.
Ebbene, si!
Questa sono io.
Torno a casa da sola, senza che una delle mie compagne mi accompagnino a casa.

-MAMMAAAAAAAAA-  dico appena varco la soglia della porta di casa mia  -SONO A CASAAA-

Mentre dico ciò, non mi accorgo che mio fratello , mi stava passando davanti con le mani che le coprivano le orecchie.

-Ma che mi urli Annalà-  dice con un tono di rimprovero.

-Perché ho urlato?- dico, facendo la finta tonta.

-Noo,  hai sussurrato- dice , con fare ironico.

-Scemo- mi scappa una risata  -Dov’è la mamma?-

-In cucina- dice, indicando col braccio la cucina. Poi, si mette le cuffie nelle orecchie , e inizia ad ascoltare la musica col suo mp3.
Invano il tentativo di dire che la musica era troppo alta, la sentivo perfino io!

-Ciao mamma- dico, dandole un bacio sulla guancia.

-Ciao tesoro-

-Papà?-

-Ha detto che torna in pomeriggio, più presto del solito-
dice sorridendomi

-Okkey. Allora vado a farmi una doccia- dico, ricambiando il sorriso

-Va bene, tesoro. Però fai presto! Tra poco è pronto a tavola-

-Si, mamy-
Corro sotto la doccia, nel tentativo di rilassarmi almeno un po’.
Finito il pranzo, mi diressi spedita in camera mia , per scegliere almeno cosa devo mettermi stasera.
-Mmmh…vediamo cosa abbiamo qui-
Dopo aver messo in disordine tutto l’ armadio, avevo finalmente deciso cosa mettere.

http://www.designsnext.com/wp-content/uploads/2014/05/Back-To-School-Outfit-Trends.png

Dovevo sbrigarmi a mettere tutto in ordine.
Se lo avrebbe visto mia madre, sicuramente le sarebbe venuto un’infarto.
I capelli li avrei sistemati con un semplice chignon.
Per il trucco, invece, avrei messo soltanto:
Fondotinta (per pelli chiare) ,
cipria (chiarissima) ,
mascara nero (extra volumizzante) ,
matita nera (sopra l’ occhio) ,
ed un velo di rossetto .

Decisi di passare il tempo, facendo un po’ il pc.
Accesi il pc e mi connessi a Facebook.
Sorrisi come un’ abete , quando lessi che Giorgia (la mia compagna di banco) era online.

Annalaura scrive: Ciao,  Giorgiiiiiii!!

Giorgia scrive: Ciao,  Annalaura!
Annalaura scrive: Devo dirti una cosa importante.

Giorgia scrive: Dimmi.

Annalaura scrive: Non ci crederai  >.<

Giorgia scrive: Ma a cosa?! Mi stai facendo preoccupare!

Annalaura scrive: Giovanni mi ha chiesto di uscire.

Giorgia scrive: Coooosaaaaa?!?!?!?!?!   :o

Annalaura scrive: Ehh, si!  U.U

Giorgia scrive: Ma non ti piaceva……coso?

Annalaura scrive: Punto 1° … Chi è coso?
Punto 2°

Giorgia scrive:  Seeee…..
Tutti all’ inizio dicono così, poi cambiano idea.

Annalaura scrive: Ma quanto sei scema xD
Stai sicura che io non cambierò idea.

Giorgia scrive:  Questo è da vedere, Annalaura!
Poi , alla fine avrò ragione io.   U.U

Annalaura scrive: Giò, mettiti l’ anima in pace xD
Io non cambierò idea.

Giorgia scrive: Fai come vuoi, baby  xD

Annalaura scrive:  Okkey, scema  xP
Ora vado, ciauu  :D

Giorgia scrive: Ciau, scemaa  ;)
Mi raccomando , non andare oltre il bacio!  U.U

Annalaura scrive: Che stronza che sei!  xD
E anche se fosse?  U.U

Giorgia scrive: Problemi tuoi U.U

Annalaura scrive: Uff!!!  Vado, ciao.

Giorgia scrive: Ciao,   ;D

Mi disconnessi, più tranquilla.
Finalmente era arrivato mio padre. Erano le 17.54
Decisi di prepararmi.
Per me non era affatto presto, anzi forse ero anche in ritardo.
Di solito per prepararmi ci metto minimo due ore.

Andai a vedere l’ ora.
Bene. Erano le ora 20.17  .
A che ora doveva venire??
“Bhoooo!!”
La mia mente inteligente non gli aveva chiesto a che ora veniva, e né gli avevo inviato un messaggio.
Presi il mio cellulare, che stava caricando sul mio bel lettino.
Cercai il nome “Giovanni" tra i numeri della mia rubrica
Una volta trovato:
E adesso che gli scrivo?
“Giovanni sei vivo??”
Ma  che razza di domande erano?!
Ehm, allora…
“Stai venendo?!”
Nooo. Troppo arrogante.
Ok. Questa andava bene.
D'altronde non era così difficile.

Un bel respiro.
Da Annalaura (20.23) : “Hey, Giovanni! A che ora mi passi a prendere?”
Da Giovanni (20,28): "Scendi,dolcezza“

Oddio.
Perché stavo tremando?
Riprenditi Annalaura!
Ricorda!

“Ho detto che Giovanni è carino, non che mi piace!”

Okkey.
È Carino, ma non mi piace.
È Carino, ma non mi piace.
È Carino, ma non mi piace.
È Carino, ma non mi piace.

Okkey.
Sembravo una psicopatica.

-Ciao mamma- dissi dandole un bacio sulla guancia.

-Ciao papii- dissi dandogli anche a lui un bacio sulla
guancia.

-Ciao Luca- dissi, facendo un cenno di saluto con la mano.

-Ciao, Tesoro- dicono i miei genitori.

-Ciao, Annalaura- dice mio fratello.

Scendo con l’ ascensore, sei piani.
Nell’ ascensore, inizio ad agitarmi.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.

Basta!
Ero arrivata al piano terra.
M’incamminai a passo spedito verso il portone, per poi attraversare il piazzale, ed infine aprire il cancello.
Mi stava aspettando su una moto a dir poco….WOW!
Era la “moto guzzi california 1400 costum”

-Ciao Annalaura- mi sorrise

-Ciao Giovanni- ricambiai il sorriso.
-Sei bellissima, stasera-

-Grazie- sorrisi a 57883 denti.

-Tieni- mi porse il casco.

Misi il casco, dopo di che partimmo.


ANGOLO AUTRICE
Ciao bellissimeeeee.
Scusate la mia settimana di ritardo 
Cooooooomuuuunquuue
Prima di tutto auguri a tutte le lettrici e le autrici di tutto efp  :D
Come avete visto , questo capitolo è più lungo rispetto agli altri....
Riguardo al finale del capitolo, ho deciso di lasciarvi un po' ..... curiose, diciamo.
Comunque ringrazio le 16 lettrici che hanno recensito;
le 4 lettrici che mi hanno messo come autore preferito;
le 6 lettrici che hanno ricordato a mia storia;
e le 14 lettrici che hanno seguito la mia storia.
Grazie di cuore :)
Alla prossimaaa
-Celeste

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

Fin da piccola ho amato sempre tutti i tipi di moto.
Però, ciò non esclude il mio terrore che ho per loro.
Mentre penso a questo, ho un déjà-vu :


-Dai, Lu- dico, protestando contro mio fratello –Ho detto che non ci voglio salire!-
-Eh dai, Annalaura! Non fare la bambina! Hai 9 anni no?!- dice con tono decisivo.
-Si, ma… sono grande, ma non voglio salire su questo motorino!- protesto io.
-Eh daii!-  si lamenta  - per una volta che lo zio me lo ha prestato, non lo vogliamo usare?!-
-Vedi che lo zio Antonio lo ha prestato a te, non a me!- mi giustifico.
-Mh…- mette le dita sul suo mento e finge di pensare  -Se Sali, potrai vantarti con le tue amiche dicendo che sei salita sulla moto con il tuo “principe azzurro”-  dice, mimando con le dita le virgolette in aria.
Si vedeva perfettamente che voleva convincermi a tutti i costi.
Non so come e né per quale motivo, ma cascai subito alla sua richiesta.
“si vedeva che ero una bambina”
-Va bene-
Era un piccolo motorino, colorato di nero e rosso ma allo stesso tempo, aveva delle strisce bianche su di sé.
https://www.bikepics.com/pics/2006%5C08%5C31%5Cbikepics-668800-320.jpg
Inizia a mettere in moto.
Non mi ero mai fidata di mio fratello, soprattutto a quell’ età, quando lui aveva soltanto undici anni.
Facciamo il giro del vialetto in cui abitava mio zio, una trentina di volte.
Non scorderò mai le sgommate che faceva per mettermi paura.
E neanche le volte in cui io dicevo:
-Basta Lu!- mi lamentavo  -Daiii! Voglio scendere!-
Questa “avventura” (d'altronde, spiacevole) terminò che cademmo dal piccolo mezzo
.
Non ci facemmo affatto male.
Ma, per vendetta, iniziai a fare le lacrime da coccodrillo e corsi da mia madre a dirle tutto


Mentre ricordo questo, d’istinto stringo di più la mia stretta che avevano fatto le mie braccia intorno alla vita di  Giovanni.
Il vento mi raffredda il volto e le mani.

-Hai paura?- mi sento dire.

-No, affatto- fingo un sorriso

-Sicura?-  insiste  -Stai tremando come una foglia-

-Ma noo- fingo una risata  -Sarà un’ impressione-

-Se lo dici tu…-

Poi cala il silenzio.
Odiavo il silenzio.
Gli unici suoni erano i clacson delle macchine in strada e il vociare delle persone.
Ad un tratto decido di rompere il ghiaccio.

-Dove stiamo andando?- chiedo curiosa

-Se te lo direi, non sarebbe più una sorpresa-

-Allora è una sorpresa?-

-Si-

-Ma sono curiosa!- mi lamento, provocandogli una risata.
Un colpo al cuore: la sua risata cristallina raggiunge tutto il mio corpo facendomi rabbrividire.

“CAVOLO!”

-Aspetta un altro po’ piccola…siamo quasi arrivati-  dice, rassicurandomi.

Per poco non svengo.
Mi ha chiamata “piccola”.
Sorrido all’istante, facendo diventare le mie guance di un colore roseo.
Chiudo gli occhi, e poggio la mia testa sulla sua schiena.
-Ecco- annuncia  - Siamo arrivati-

Apro leggermente gli occhi e vedo:

la strada in cui si era accostata la moto che si affacciava sul  mare, che si estendeva all’orizzonte come una grande coperta blu.
-oh mio dio!-  Esclamo affascinata dal quel paesaggio infinito che si estendeva a vista d’occhio, il sole che stava tramontando spalmava gli ultimi raggi sulla superficie increspata dell’acqua  facendola colorare di oro, argento e rame.
Alcune navi avanzavano lentamente al largo, lasciando alle sue spalle scie di schiuma bianca.
-E’…è stupendo-  sillabai incantata, lui sorride vittorioso e accelera lungo la discesa che portava al paesino marittimo.
Ferma la moto parcheggiandola a pochi metri dalla spiaggia.
Scendo veloce da essa, e corro come una bambina verso la spiaggia.
Allargo le braccia per assaporare il vento carico di aria salmastra che mi entra nei polmoni.
Sento delle braccia che mi circondano la vita e la testa di Giovy  (come lo chiamo io) che si posta nell’ incavo tra il mio collo e la mia spalla.
-Allora? Ti è piaciuta la sorpresa?- domanda lui.

-Si, tantissimo- mi giro e gli sorrido compiaciuta.

Rimaniamo così a fissarci per svariati minuti, che sembrano non finire più.
D’un tratto si avvicina a me pericolosamente.
I suoi occhi sono di un blu intenso come il mare.
Siamo talmente vicini che riesco ad intravedere le pagliuzze chiare, nei suoi magnifichi occhi.
Arrossisco senza sapere il motivo, ed indietreggio.
-Che ne dici di andarci a bagnare almeno i piedi?- dico io iniziando a togliermi le scarpe.

-Si- dice quasi dispiaciuto, come se avrebbe voluto qualcosa.
 

“Ah, gli uomini! Sono tutti uguali”

 

Mi mancava il mare.
Mi mancava davvero tanto.
Mi mancava correre sulla sabbia bollente.
Mi mancava avere il sale marino sulle braccia.
Mi mancava il sole, che surriscaldava il mio corpo, coperto solo dal costume.
Insomma, mi mancava il mare…compresa l’ estate!

Erano circa le 21,00  e non c’erano più venditori e né persone.
Cominciamo a camminare nella fredda sabbia, era morbida senza fastidiosi bastoncini o qualsiasi altra cosa che non fosse sabbia.
Mi guarda con un sorriso indecifrabile, e poi si gira senza dirmi niente, lo guardo perplessa, che problemi aveva?
-Cosa c’è?- Gli chiedo incuriosita da quell’atteggiamento, lui fa le spalluccie.

-Niente e che…- risponde , lasciando la frase in sospeso.

-Che?- continuo io incitandolo.

-Nulla lascia stare-

-Va bene-

Giungiamo sul bagnasciuga
Non perdo tempo, che subito metto i piedi nell’acqua marina.
L’acqua ghiacciata mi lambisce la pelle e mi dà una piacevole sensazione di tepore, in perfetto contrasto con quella sensazione di freddo della sabbia.
-E’ congelata!- si lamenta lui facendo un espressione buffa.

Non so perché, inizio a ridere come una matta, facendolo ridere anche a lui.
In effetti ha ragione, l’ acqua è troppo fredda, così vado a sedermi insieme a lui sulla riva, soffermandomi a guardare la luna dimezzata,  che illuminava il paesaggio con raggi di luce di un bianco spettrale.
-Vorrei rimanere qui per sempre- dico, ammirando il cielo punteggiato di stelle.

-Per sempre?- chiede lui

-Si, per sempre-

Poggio la mia testa sulla sua spalla e chiudo chi occhi, mentre lui mi circonda il mio fianco sinistro con il suo braccio.
-Giovy- dico con la voce quasi assonnata

-Mh?-

-Ti voglio bene- dico

-Anche io, piccola- dice, facendo spuntare sulle sue labbra, un sorriso perfetto.



ANGOLO AUTRICE
Ta-dan  xD
Passato una buona settimana ragazze??
Spero di sì =)
Questo capitolo inizialmente non doveva essere così lungo; ma sarebbe stato troppo corto :P
Forse il capitolo precedente non vi è piaciuto molto :/
Cooomunquue
Spero che questo capitolo sarà di vostro gradimento………spero xD
Spero di non annoiarvi,
baci!
-Celeste

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



⊰ CAPITOLO 6. ⊱

-Guarda! Una stella cadente!- esclama, indicando con il dito un punto nel celo.

Sussulto spaventata.
-Dove?- dico incuriosita.

-Lì-  Dice, puntando ancora con un dito un punto nel cielo.

Contemporaneamente sento la stretta del suo braccio sul mio fianco sinistro, più forte.
Arrossisco improvvisamente.
-Esprimi un desiderio!- mi incita.

-Mh, allora…- dico, chiudendo gli occhi.  -Fatto!- sorrido.

-Qual è il tuo desiderio?- dice curioso.

-Non posso dirtelo- dico, iniziando a ridere.

-Daii- si lamenta, facendo il broncio e gli occhi da cucciolo bastonato. Come un bambino a cui è stata rubata la caramella.

-No, non te lo dico- Inizio a ridere.

-Ah, no?- dice sorridendomi  -Allora vorrà dire che te lo farò dire io- dice, mantenendo sempre quel tono divertente.

-E che cos…-  lascio la frase in sospeso perché sono stata interrotta dalle mie continue urla e risate isteriche, causate dal solletico che mi fa Giovanni.!

-No!-  Esclamo  -Il solleti…co…NOO!- Dico senza smettere di ridere.

Ad un tratto si ferma.
Forse per le mie continue suppliche.
Sono distesa completamente sulla sabbia, con Giovanni quasi sopra di me.
I nostri visi sono pericolosamente vicini, riesco perfino a sentire il suo respiro sulla mia pelle.
Si avvicina sempre di più…finchè  le nostre labbra non si congiungono in un…”bacio”
È un bacio lento, dolce,  stranamente assurdo!
Le sue braccia mi stringono possessivamente, come se avesse paura che il vento mi porti via con un soffio. Il fiato si stringe, i miei polmoni e il mio stomaco sono schiacciati contro il suo corpo.
Non riesco più a staccarmi, e mi ritrovo a trattenerlo appoggiandogli una mano al collo.
Sempre molto piano.
Al che, lui stringe ancora di più la sua presa possessiva, lasciandomi completamente in apnea.
Ad un tratto si stacco, lasciandomi un senso di vuoto dentro di me.

“CAVOLO!”

Penso tra me e me.
Aveva ragione Giorgia, “all’inizio tutti dicono che sono amici, poi…”.
Mi sorride guardandomi con i suoi intensi occhi blu.
Non avrei mai pensato di innamorarmi del mio (migliore) amico.

-Tu mi piaci, Annalaura- mi sussurra a fior di labbra, con un filo di voce.
Io sono ancora così presa a respirare il suo fiato, che ci metto qualche secondo ad assimilare quelle tre parole.

“Tu”…“mi”…”piaci”

- Cosa? - riesco solo a dire in un bisbiglio flebile.

Fa tipo una faccia dispiaciuta.
Come se volesse chiedermi scusa.

-Scusami. I-io non so come mi sia venuto, io non...-  Gli appoggio una dito sulle labbra prima che la sua agitazione sfoci in un attacco di panico.

-Ssh-  lo zittisco io, come una preghiera.

Lascio che le mie dita scivolino piano dalle sue labbra, come una carezza, e mi riavvicino di nuovo fino a sfiorargliele, per poi avvicinare le mie labbra alle sue, in modo che si ritocchino di nuovo in un bacio.
All’inizio fu un bacio dolce , poi, man mano più ricco di passione: si potevano ben udire i respiri affannati di tutti e due.
Mi stacco per riprendere fiato.
Mi sorride compiaciuto.

-Anche tu mi piaci- dico ancora con il fiato mozzato.

Mi sorride nuovamente, ed io ricambio il sorriso.
Abbassa lo sguardo verso il suo polso sinistro, guardando l’ orologio.

-Sono le 11,53- dice rivolgendo il suo viso a me  -Dovremmo andare- dice dispiaciuto.

-Già- dico .

Ci alziamo entrambi dalla sabbia, e ci dirigiamo verso la moto.
Dopo aver messo le scarpe e il casco partiamo di nuovo, dirigendoci verso casa.
Per tutto il tempo del viaggio, non ho fatto altro che stringergli la vita con le mie braccia e poggiare la mia testa sulla sua schiena.

-Hey- dice sussurrandomi.

-Mh?-  dico, mugolando assonnata.

-Siamo arrivati, piccola- dice sorridendomi.
Scendo dalla moto dirigendomi verso il portone.

-Ciao Giovanni- dico facendo il cenno di saluto con la mano.

-Hey!- dice facendo il broncio sporgendo la guancia per farsi dare un bacio.
Ok. Un bacio sulla guancia andava bene.
Mi dirigo verso di lui per bacargli la guancia, ma lui più veloce si gira, facendo combaciare le nostre labbra.
Durante il bacio, non mi accorgo che dalle mie labbra vi esce un miugolio, per poi posargli le bie braccia intorno al suo collo.
Mi stacco improvvisamente.

-Devo andare- Gli sorrido.

-Buonanotte, piccola-. Dice e riparte.

angolo autrice.
Ciao bellissime/i !
Come avete visto ho aggiornato prima.
Spero vi piaccia il capitolo ;)
A presto,
-Celeste

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

 

 

Entrai silenziosamente in casa silenziosamente, cercando di non fare nessun rumore, e chiusi la porta dietro alle mia spalle.

Dal silenzio che è nella casa, noto che tutti stanno dormendo.

Respirai a fondo dirigendomi verso la mia camera.

Durante il tragitto,  mi accorgo che Luca stava dormendo sul salotto in una posizione poco comoda e con la TV accesa.

La spensi , e lo ricoprii con una coperta.

Giungo in camera, metto di fretta e furia il pigiama e mi sdraio sul letto.

 

Era così morbido!

 

Chiudo gli occhi e ripenso all’intera uscita.

D’istinto inizio a sorridere.

 

 “-Scusami. I-io non so come mi sia venuto, io non...-  Gli appoggio una dito sulle labbra prima che la sua agitazione sfoci in un attacco di panico.

-Ssh-  lo zittisco io, come una preghiera.”

 

Arrossisco immediatamente, come una scema.

D’un tratto  il display del mio cellulare s’illumina.

NUOVO MESSAGGIO


Da Giovy <3:

“Hey principessa, stai già dormendo?”

Guardai attentamente quel messaggio e sorrisi.
 

Per Giovy <3:

“No, non riesco a dormire L

 

Da Giovy <3:

“Oh, piccola L ! Vorrei essere li vicino a te per coccolarti finchè non ti addormenti”

 

Il mio cuore batteva a mille e non riuscivo a spiegarmi il perché .

Sorrisi improvvisamente, facendo colorare le mie guance di un roseo tendente al rosso.

 

Per Giovy <3:

“Magari”

 

Non credevo di aver mandato davvero quel messaggio.

-Oddio!- esclamo.

 

Da Giovy <3:

“Guarda che se fai così davvero vengo a casa tua ;) “

 

Per Giovy <3:

“Mh, allora…magari, magari, magari”

 

Lo stavo stuzzicando, per verificare se alla fine cedeva.

 

Da Giovy <3:

“Sei sola a casa? ;) “

 

Per Giovy <3:

“Ahahah, ma che domande fai? Comunque se davvero ci tieni a saperlo…No, sto a casa con i miei”

 

Da Giovy <3:

“Che peccato allora! ;P”

 

Per Giovy <3:

“Cosa che peccato? Vabbè lasciamo stare … mi è venuto sonno”

 

Da Giovy <3:

“Vedi? Le mie coccole arrivano anche via SMS u.u “

 

Per Giovy <3:

“Ahahaha J … Allora, notte”

 

Da Giovy <3:

“Notte, piccola”

 

Sorrido d’istinto e chiudo gli occhi, per poi cadere tra le braccia di Morfeo.

 

Apro leggermente gli occhi, lievemente infastidita da quei pochi raggi che penetrano dalle tende.

Alzo le coperte fin sopra gli occhi, per godermi pochi istanti di quel piacevolissimo calore che emanavano i strati di tessuto, che ricoprivano completamente il mio corpo.

Mi allungo per prendere la sveglia: le 12,37.

 

“In fondo è ancora prima mattina per me.”

 

Sollevo il lenzuolo mettendomi a sedere. Appena appoggio i piedi sul suolo, percepisco un piccolo brivido di freddo che mi percorre il corpo. Mi alzo e ancora leggermente assonnata e, a passi incerti mi dirigo verso il bagno, non del tutto consapevole del mio aspetto che da lì a poco si sarebbe rivelato in tutto il suo splendore.

Mi dirigo verso il lavandino.

Quasi mi spavento: trucco sbavato, occhiaie, capelli arruffati, pelle più pallida del solito.

Inizio a lavarmi il viso, per poi ritruccarmi e vestirmi decentemente.

 

http://photo3.ask.fm/464/648/150/1280003010-1r0ti8t-k05rqsagji0lj95/preview/4.jpg

 

Mi dirigo in cucina dove trovo mio fratello tutto dolorante, e mia madre alle prese con i fornelli.

 

-Buon giorno!- esclamo, facendo sussultare tutti.

 

-Ah, signorina! Si piò sapere a che ora sei rientrata ieri sera?!- dice mia madre, alquanto arrabbiata.

 

-Bhe…verso…le… undici?- dico sottovoce cercando di improvvisare.  Anche se sapevo che  mi ero ritirata molto più tardi.

 

-Impossibile! Alle undici ero ancora sveglia per aspettarti!-

 

Okkey.

 

Il “piano A” è stato dichiarato fallito.

Avvio “piano B”

 

-Ehm, allora…-dico io iniziando ad improvvisare.

 

-Lascia stare-dice mia madre, sei perdonata- dice in tono scherzoso.

 

Corro ad abbracciarla, per poi lasciarle un bacio sulla guancia.

 

-Ti voglio tanto bene- dico io

 

-Anche io, siccome sei già vestita, vai a fare la spesa, Annalaura- dice dandomi il foglietto dove vi è scritto la spesa da fare.

 

-Okkey, mamy- dico, iniziando a prendere il cappotto e la borsa, per poi chiudermi la porta alle spalle.

 

Scendo le scale lentamente, ripensando ancora alla sera precedente.

Mi sentivo strana, non sapevo spiegare cosa avevo, era come se mi mancasse qualcosa, senza sapere cosa.

 

Inizio a camminare, dirigendomi verso il supermercato.

“Che belli i giorni in cui non si va a scuola” pensavo.

 

Giungo al supermercato.

M’incammino per i vari scaffali, per prendere l’occorrente.

Pago la cassiera, e via!

Con una busta in mano, m’incammino verso casa.

Durante il tragitto, sento vibrare il mio cellulare (segno dell’arrivo di un messaggio)

 

Da Giovy <3:

“Buon giorno ,  principessa”

 

Sorrisi appena lessi.

 

 

Per Giovy <3:

“Buon giorno J

 

Da Giovy <3:

“Che fai di bello?”

 

Per Giovy <3:

“Mh, nulla. Sto andando a casa”

 

Da Giovy <3:

“Dove sei? ;)”

 

Sorrido, ed inizio a scrivere.

 

Per Giovy <3:

“Perché lo vuoi sapere? “

 

Inizio di nuovo a stuzzicarlo.

 

Da Giovy <3:

“Perché mi manchi.”

 

Improvvisamente il mio cuore perde un battito.

Arresto i miei passi.

 

Per Giovy <3:

J

Riesco a sentire La tua voce anche se non ci sei”

 

Da Giovy <3:

“Girati piccola J

Mi volto di scatto.

I miei occhi si perdono nel suo magnifico blu.

Mi sorride.

Ha il fiatone, si vede che ha corso per seguirmi.

Gli corro in contro, e lo abbraccio forte, come lui fa con me.

 

 

-Ma quanto hai corso- dico ridendo.

 

-Abbastanza per raggiungerti-

 

Inizio a ridere.

È bellissimo, anche con la fronte costellata dal sudore.

 

-E questo?- dice puntando lo sguardo verso la busta della spesa  -Dai a me- dice, togliendomela di mano.

 

-Ma, no! Non c’è bisogno- mi giustifico io.

 

-Oh si, signorina. Le ricordo che sta parlando con “Messer Giovanni, detto il gentiluomo” –

 

-Oh mi scusi Messer gentiluomo- dico io –Ma Cenerentola dovrebbe andare al castello-

 

-Allora, mia principessa- dice inchinando il busto verso in avanti, come un inchino –Lasci che io la porti al vostro castello, con la mia carrozza- dice, alzando lo sguardo facendomi l’occhiolino.

 

-Accetto la vostra richiesta, mio principe- dico iniziando a ridere, ma per poco, perché la mia bocca viene tappata dalle sue labbra.

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao, mie care donzelle!

Spero che questo capitolo vi piaccia J

In effetti è molto lungo…

Vi mando un forte bacio.

La vostra cara,

-Celeste

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

 

È lunedì, e come tutti i lunedì , ovviamente non ci si lascia il letto con tanta felicita.

 

“Ed invece mi tocca farlo!”

 

La sveglia suona, facendomi sussultare.

Allungo il braccio sul comodino, e a tastoni cerco di far smettere di suonare quell’aggeggio.

Finalmente ci riesco, ma con un movimento brusco ed inconsapevole, la faccio cadere a terra.

 

-Cazzo-  esclamo al tonfo causato da me stessa

 

Recupero la “rompi scatole mattiniera” da terra sbuffando.

 

“Si sarà rotta!”

 

Mi alzo dal letto barcollando e mi dirigo verso il bagno, rischiando di sbattere contro la parete.

 

“Voglio rivedere Giovanni!”

 

Almeno questo rendeva il giorno più sereno!

Dopo essermi fatta il bagno , essermi truccata e vestita, mi dirigo in cucina.

 

-Buongiorno a tutti- dico, salutandoli ognuno con un bacio sulla guancia.

 

-Come mai così contenta?- chiede mio fratello.

 

Mio padre alza lo sguardo e corruga la fronte, cose se stesse cercando di analizzare il mio animo mattutino.

Mia madre, invece rideva di sottecchi.

Sapeva che io e Giovanni stavamo insieme.

Ricordo ancora il giorno in cui glielo dissi:

 

-Ehm…mamma, senti…voglio dirti una cosa- dico avvicinandomi a lei, che, nel frattempo, era intenta ad apparecchiare la tavola per la cena.

-Dimmi, cara- dice sorridendo, mentre posa i piatti sul tavolo.

-Ehm…ecco- cerco d’improvvisare.

Basta, Annalaura!

Hai deciso di dirglielo!

In fondo, la decisione l’hai presa tu.

-Hai perso la lingua?- dice in senso ironico accennando una risata.

-IoeGiovannistiamoinsieme- sbotto tutto d’un fiato.

-Cosa?- accenna una risata.

-Ehm…ripeto- sto sudando freddo.

Forse non accetterà la situazione.

-No, avevo capito- dice  -Me ne ero già accorta-

Le sorrido.

-Si…è un bravo ragazzo, ma…- si interrompe

 -Ma?- la incito a continuare.

-Non ti affezionare molto Annalaura, ricorda che lo dico per il tuo bene-

Rimango in silenzio e non le rispondo.

Cosa voleva dire? Cosa significava quella frase?

Io e Giovanni stavamo insieme, ed entrambi ci amiamo, punto.

 

-Perché non ti fai i fatti tuoi?- dico in senso ironico.

In effetti, è vero.

Secondo me, lo sapeva che tra Annalaura Rossi e Giovanni Costantini, c’era qualcosa.

E ne approfittava, per farmi fare qualche figuraccia.

Poso la ciotola nel lavello, e mi dirigo in camera, per controllare se sono pronta definitivamente.

Mi guardo allo specchio.

Capelli, ordinatamente posti sulle mie spalle;

mascara applicato;

matita applicata;

outfit completo;

 

“Che dire? Posso andare.”

 

Prendo la mia tracolla, già completa di tutti i libri del giorno, e corro verso l’uscita di casa.

 

-Io vado!- esclamo prima di chiudere la porta alle mie spalle.

 

Uscita dal condominio, ispiro l’aria mattiniera.

Sono passati quattro mesi, in un batter d’occhio!

Manca poco alla primavera.

Inizio a percorrere il tragitto casa-scuola, pensando a lui.

Odio fare questo percorso a piedi.

E per lo più, da sola!

Uscii il cellulare dalla tasca, per controllare se avevo ricevuto altri messaggi.

Nessuno.

Decido così, di mandargli io un messaggio

 

Per Giovy<3:

“Hey! Mi auguro che tu non stia ancora dormendo xD “

 

Sorrido, continuando a camminare.

Dopo circa cinque minuti mi s’illumina il display del mio cellulare.

 

Da Giovy <3:

“Hey Principessa! No, ti sbagli. Ti sto aspettando fuori scuola”

 

Davvero?

 Avanzo i miei passi, facendo tamburellare il mio cuore per l’emozione.

Volevo rivederlo.

Morivo dalla voglia di rivederlo.

Arrivo a scuola correndo.

 

“Mi sa che l’ ora di fisica già l’ho fatta”

 

Giovanni mi viene in contro.

-Ma quanto hai corso?- accenna una risata, facendo sciogliere il mio cuore.

 

-Abbastanza- dico con il fiato mozzato.

 

-Entriamo, dai- mi incoraggia prendendo la mia mano.

 

Entriamo in classe con lo sguardo di tutti i nostri compagni , compreso il professore d’inglese.

 

-Rossi! Costantini! Vi beccate un bel ritardo entrambi!- esclama.

 

“Tsè! Chissà quanti ne hai fatti tu alla nostra età”

 

Ci mettiamo nei rispettivi posti di banco, in silenzio.

Finita l’ ora, Giorgia, inizia a darmi gomitate ridendo di sottecchi.

 

-Che c’è?!- dico irritata.

-Giovanni ti sta guardando… e come ti guarda!- dice facendo comparire un ghigno sulle sue labbra.

Mi volto in direzione di Giovanni.

I nostri sguardi si incrociano.

I miei occhi si perdono nel suo blu, immenso e spettacolare.

Mi sorride.

 

L’ora di educazione fisica la passammo in palestra, a correre per tutta la circonferenza della palestra.

Era già il quarto giro, non ce la facevo più, stavo per fermarmi quando:

-Ragazzi, fermatevi!- il vocione di quel lurido di un professore.

Gliele farei fare io quattro giri di corsa per tutta palestra. Tse!

-Costantini, Rossi…formate due squadre per la pallavolo-

Cosa?

Avrei dovuto giocare come avversaria del mio ragazzo?!

E va bene!

In fondo era solo un gioco.

 

 

-Miaa!-

-Passa a me!-

-Sotto rete!-

-è fuorii!-

 

Basta! Sono stanca!

Morirò su un campo di pallavolo!

 

-Rossi! Svegliaa!- stronzo di un professore, ti faccio svegliare io!

 

Gli sguardi di Giovanni, mi avrebbero fatta morire sul colpo.

 

-venticinque a undici per noi- esclama un mio avversario.

 

Finalmente è finita!

 

Mi si avvicina Giovanni, mentre io poggio l’ asciugamano sul mio collo.

 

-Bella partita, però- dice sorridendomi.

 

La fronte imperlata dal sudore, i capelli scompigliati e i muscoli messi in evidenza da quella canotta… erano piccoli dettagli che lo rendevano semplicemente…bellissimo!

 

-Questo lo dici tu!- commento disperata.

 

Ci dirigiamo in classe.

Finita la giornata scolastica mi dirigo esausta, verso l’ uscita di scuola.

 

-Annalaura!- Mi sento chiamare.

Mi volto.

 

-Hey Giovanni- sorrido

 

-Ti accompagno a casa…se ti va- chiede con tono gentile.

 

-Certo- gli sorrido.

 

C’incamminiamo verso casa mia , nel silenzio più assoluto.

“Perché non parla?”

 

D’un tratto la sua mano, sfiora la mia, per poi intrecciare le sue dita con le mie.

Sorrido ed arrossisco, abbassando lo sguardo.

 

-Siamo arrivati- gli sorrido guardandolo negl’occhi.

 

Prende il volto con entrambi le mani, e avvicina le sue labbra alle mie.

 

-Ti amo- sussurra soffiando sulle mie labbra , per poi congiungerle con le sue.

Mi alzo sulle punte dei piedi, intrecciandogli il collo con le mie braccia.

 

Lo amo. Lo amo. Lo amo.

Lo amo all’infinito.

Abbandona le mie labbra con un sospiro, causandomi una stretta allo stomaco.

 

-Ci sentiamo- mi sorride

 

-Ciao- ricambio il sorriso.

 

Rientro in casa felicissima.

 

-Sono a casa-esclamo.

Mia madre mi guarda con un’espressione preoccupata.

 

-Hey, mamma! Tutto ok?- dico spogliandomi del giubbino e della borsa ingombrante.

 

-Tesoro…devo parlarti-

 

-Dimmi mamma…sono tutta orecchie-

 

Sospira prima di parlare  -L’azienda in cui lavora papà, ha cambiato città…dobbiamo trasferirci-

 

-C-cosa?- mi pizzicano gli occhi.

Scuotendo la testa, indietreggio.

 

-Mi dispiace, Annalaura-

 

-NO! IO NON ME NE VADO DA QUI!- esclamo.

 

-Dai, Annalaura…ti farai nuove amicizie, avrai nuovi professori…-

 

-NO! Io non me ne vado da qui! … ho costruito delle amicizie, dei progetti, un amore , una vita!  Non può finire tutto così!- esclamo prima di uscire fuori di casa in lacrime.

 

Ora ho capito quando mi disse:

“Non ti affezionare molto…lo dico per il tuo bene”

 

Angolo autrice

Salve a tutte!!!

Spero che questo capitolo vi piaccia =D

Non volevo fare una fine così, tragica…o almeno, così triste.

Ma in fondo dobbiamo vedere il seguito!

Vi auguro una felice “Domenica delle palme” (anche se in anticipo)

E anche di passare delle felici vacanze pasquali (finalmente!)

Un bacione!!!

-Celeste

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Esco fuori dal condominio in lacrime, e mi dirigo verso “casa Costantini”.

 

“Forse solo lui potrebbe capirmi”

 

Inizio a correre.

Non mi importano gli sguardi delle persone.

Durante il tragitto, involontariamente leggo una frase su un muro:

 

“Combatti fin che puoi.

Vivi per ciò che sei”

 

Si.

Combatterò finchè non avrò più forze…

Non possono finire tutti questi sogni.

Una favola che non avuto inizio neanche cinque mesi fa.

Non può finire tutto in una volta, no!

 

 

 

Pov’s  Giovanni

 

 Sto facendo zapping tra i canali tv, mentre addento un panino.

I miei verranno tardi, e come tutti i giorni settimanali, sono costretto ad annoiarmi.

D‘ un tratto suonano alla porta.

Chi sarà a quest’ora?

Scendo le scale velocemente e mi dirigo verso la porta d’ingresso.

Apro la porta  scorgendo Annalaura  con il volto coperto dalle sue piccole mani, mentre singhiozzava.

-Hey- dico  per  rassicurarla.

 

Ha gli occhi rossi colmi di lacrime, che non smettevano di rigarle il volto.

 


-G-giovanni- dice con il fiato mozzato.

 

Si butta fra le mie braccia.

 

-Hey…cosa succede?- dico accennando un sorriso.

 

Quante volte l’ho vista piangere.

E tutte le volte mi si è sempre sciolto il cuore.

 

-I-io…non voglio!- dice piangendo sulla mia spalla sinistra.

 

-Facciamo una cosa- dico distanziandomi leggermente da quell’abbraccio   -Adesso entriamo, e mi spieghi tutto con calma- dico mentre con entrambi i pollici  le asciugo le lacrime.

 

Annuisce.

Chiudo la porta alle mie spalle e la faccio accomodare in salotto.

 

-Dimmi-  mi siedo vicino a lei facendo poggiare la sua testa sulla mia spalla.

 

Mi volto versoAnnalaura , il suo volto spaventato a morte , gli occhi che le si riempiono di lacrime, ed un’espressione come se vorrebbe dirmi…

 

‘Non avercela con me.’


Con un sospiro, poggio la mia mano sul suo fianco destro, attirandola a me con dolcezza.

 

Tira su con il naso  -L’azienda in cui lavora mio padre, ha cambiato città … devo trasferirmi - sbotta tutto d’un fiato.

 

Per un attimo, il mondo mi cade completamente addosso.

No.

 

-C-cosa?- dico incredulo.

“ho sentito bene?“

 

Sorpira tremando  -Io…io non voglio! … Non voglio andarmene!- dice stringendosi a me.

Le accarezzo la schiena per calmarla.

 

-Quando? È distante da qui?- sto andando in panico.

 

-Domani mattina- sospira  -A Liverpool- aggiunge

 

-A Liverpool?- dico con un tono incerto.

Smarrimento... Stupore...Sbigottimento totale... questa era la mia espressione.

 

Non parla, fissa solamente il pavimento con aria triste.

L’unica cosa che posso giurare a me stesso, è renderla felice.

Ma adesso non posso.

Non posso mica obligare a suo padre di cambiare lavoro?

Mi manderebbe via da casa sua in calci in culo.

Mi dimostro forte anche quando  dentro, sono pieno di dolore.

L’ho sempre fatto.

 

Una lacrima le riga il volto, causandomi un dolore che mi attorciglia lo stomaco e mi fa sentire un senso di vuoto…incolmabile.

-Hey…- stringo di più la mia stretta   -Non piangere, piccola…ci sentiremo tutti i giorni e massimo una volta  a mese verrò a trovarti- le sorrido  -Giuro- dico incrociando le dita per poi baciarle.

Mi sorride con gli occhi lucini.

Tira su con il naso, facendomi una tenerezza assurda.

 

-A che ora parte l’aereo?-

 

-Credo verso le 11,00-

 

-Hai fame?- forse non avrà mangiato.

 

-Un po’- dice toccandosi lo stomaco.

Sorrido.

 

-Rimediamo subito!- dico alzandomi.

Mi avvicino e le porgo la mano per aiutarla ad alzarsi. La prende senza esitare e la faccio alzare, portandola in cucina.

 

Abbandono la sua mano e mi dirigo verso il figo.

Lo apro più volte mentre cerco spunti su cosa cucinare.

Ad un tratto sento una risata alle mie spalle.

 

-Sai cucinare?-
Era seduta su uno sgabello, con il viso appoggiato sui palmi delle mani e l'espressione corrucciata, ma allo stesso tempo divertente.

 

-Vuoi mettere in dubbio l’arte del “mio saper cucinare?’’- dico in senso ironico.

La volevo far sorridere.

Vederla felice.

Vedere le sue labbra sorte in un sorriso spettacolare.

Vedere i suoi occhi luminosi, e perderci dentro.

Vedere quegl’occhi azzurri come il mare, luminosi da perderci dentro.

 

-Mh…non lo so, ci devo pensare- disse in tono malizioso.

Lo faceva apposta.

 

-Mentre ci pensi i vedo cosa posso cucinare-

Mi metto alla ricerca di una libro di cucina e alla fine trovo un vecchio libro munito di tante ricette in un cassetto.

 

“Non ho mai cucinato in vita mia…spero di non fare una figura di merda’’

 

Sfoglio le varie pagine quando ad un tratto leggo:

 

"Pasta alla carbonara“

400 g Spaghetti

200 g Pancetta affumicata o guanciale

4 tuorli Uova

Un cucchiaino di Olio

un pizzico di Sale

un pizzico di Pepe

50 g Pecorino

 

Non sarà affatto facile.

Inizio a leggere ad alta voce, mentre col dito scorro sul foglio:

- Cuocere gli spaghetti in acqua bollente e con poco sale. La cottura deve essere al dente…bla, bla, bla …poi tagliare a dadini la pancetta, bla, bla, bla … Sbattere le uova , bla, bla, bla … mescolare il tutto … ok.-

 

Una risata mi addolcisce il cuore.

 

-Si vede che hai capito tutto!- dice in senso ironico, iniziando nuovamente a ridere.

Chiudo il libro e mi avvicino a lei.

 

-Ce la posso fare?-

 

-Mh…si. Basta che non combini pasticci- mi sorride.  -Se vuoi ti do una mano- dice alzandosi dallo sgabello.

 

-No, no… tu sei la mia ospite, nonchè la mia ragazza-

Mi sorride.

 

Le poggio le mani sui suoi fianchi, mentre lei intreccia le braccia intorno al mio collo.

 

-Allora vediamo cosa sa fare questo cuoco- Un ghigno le appare sulle sue labbra.

 

-Hey! Mi stai mettendo forse alla prova?-

 

-Mh…forse si, forse no- sorride, facendosi scappare un risolino.

 

 

 

Pov’s Annalaura

 

-Ecco a te- dice porgendomi il piatto.

 

-Wow! Sarà buonissimo-

-Prova- mi incoraggia lui!

Prendo la forchetta, e mangio il primo boccone.

 

-Mh, buono davvero!- esclamo.

Ride facendomi balzare il cuore.

 

Finalmente finiamo di pranzare.

 

-Allora, principessa…il pranzo le è stato di suo gradimento?-

 

Annuisco.

 

Guardo l’orario sul display del mio cellulare.

Cavolo! Sono le 15,03!

 

-Dovrei andare a casa, o mia madre mi da per dispersa- Sbuffo.

 

-Ti accompagno- dice, andando in direzione dell’attacca panni.

 

-No…non c’è bisogno, posso andare da sola-

 

-Non lo dire nemmeno- mi sorride.

 

Usciamo dalla porta d’ingresso, per poi, una volta usciti, richiuderla alle nostre spalle.

Ci dirigiamo verso la sua moto.

Mio passa il casco, il quale, lo indosso senza problemi.

Arriviamo sotto casa.    (Finalmente!)

Non ce la facevo più.

Mi sarei presa sicuramente una strigliata da mia madre.

Spegne la moto.

 

-Grazie mille- faccio per scendere dalla moto.

 

-Hey…- mi sorride.

Ricambio il sorriso.

 

-Prometto che domani vengo all’aereoporto- sorride strizzandomi l’occhio.

Mi pizzicano leggermente gli occhi.

 

 Non piangere.

Non piangere.

Respira….ma non piangere.

Trattieni le lacrime.

Non piangere.

 

-Ci conto- gli sorrido forzatamente.

Non riesco a sorridere, sapendo che sarei dovuta stare lontano da lui per chi sa quanto tempo.

S’inclina leggermente in avanti, per stampare un bacio sulla mia fronte.

Una lacrima amara mi riga il viso.

Tutti i miei tentativi di trattenere le lacrime, sono andati tutti a puttane.

 

-Shh-  mi consola, mentre io continuo a singhiozzare.

 Affondo il mio viso  nel suo petto.

 

-Nessuno ci separerà, neanche una fottutissima distanza-  mi rassicura.

Sospiro.

 

-Devo salire- dico sussurrando lievemente sulla sua bocca.

Mi accarezza lievemente il viso per poi baciarmi le labbra.

Mi sorride…come se volesse dire:

 

“Stai stranquilla … sarò sempre con te“

 

Poi se ne va.

 

 

Apro lentamente la porta ad occhi bassi.

 

-Eccoti, finalmente!- urla mia madre, affiancata da mio padre.

 

-Ma dove sei stata?!- dice mio padre.

 

-In un luogo sicuro! Dove solo una persona può capirmi!-

 

-Ma cosa ti sta succedendo?- dice mia madre con tono preoccupato.

-Io non voglio partire!-

Pensare di stare in un maledettissimo liceo inglese, avere per compagni e professori degli inglesi perfettini e rompi scatole, è una cosa che mi fa saltare i nervi.

 

-BASTA! Questo è un argomento chiuso! Domani partiremo tutti per Liverpool, senza ‘perchè’ e senza ‘ma’. Punto- sentenzia mio padre.

 

Non posso ribattere contro i miei genitori.

Me ne vado in camera sbattendo la porta con tutta la forza che ho.

Preparo senza voglia le valige.

Mi butto sul con le lacrime agli occhi.

Senza neanche accorgermene mi addormento.

 

 

-Annalaura! Hey, Annalaura, svegliati!- una vocina rompi scatole , mi sveglia dal mio più bel sogno.

 

-Che vuoi, Lu!- dico infastidita

 

-Dobbiamo andare, dai-

Guardo di fretta l’orario : 8,47

Mi alzo dal letto e vado in bagno.

Mi lavo velocemente e mi vesto.

Non faccio colazione.

Non ce la faccio…

 

Presi il mio cellulare dalla tasca dei miei jeans, per controllare se mi era arrivato qualche messaggio.

 

 Da Giovy<3:

“Hey, principessa…tra poco vengo ;)“

 

-Tesoro, non mangi?- chiede mia madre.

 

-No, non ho fame- sentenzio.

 

-Guarda che fa male non fare colazione, soprat…- la blocco prima che possa iniziare uno die suoi monologhi.

 

-Mamma, ripeto: ho detto che non ho fame.- dico infastidita.

 

-Fai come vuoi, Annalaura-

 

-Mamma, tra poco viene Giovanni…mi accompagna lui all’aereoporto- appena finisco di parlare sento bussare al citofono.

 

-È lui! Ci vediamo all‘ aereoporto-

 

Scendo velocemente le scale, quando raggiungo velocemente l’andrione.

 

-Hey, principes…- lo blocco con un bacio , prima che finisse di parlare.

 

-Ciao- gli sorrido.

Ricambia il sorriso.

 

-Prima di partire voglio portarti in un posto- dice.

 

-Va bene- gli sorrido.

 

-Sali, dai- mi invita a salire sulla sua moto, dopo aver messo il casco.

 

Passai tutto il tempo del viaggio, con gli occhi chiusi e la testa poggiata alla sua schiena, mentre il vento accarezza i capelli.

 

Perchè tutto questo sarebbe dovuto finire?

 

-Siamo arrivati- Alzai lo sguardo per vedere dov’eravamo.

Era una sorta di parcheggio, quasi deserto.

Scesi dalla moto.

Ad un tratto mi chiude gli occhi con entrambe le mani.

Sussulto, per lo spavento.

-Deve essere una sorpresa, perciò ti guido io-

 

-Okay- dico, accennando un risolino.

 

-…di qua…attenta al gradino…adesso ci sono le scale…- era così dolce, non finivo di sorridere.

 

-Adesso puoi aprire gli occhi- dice togliendo le sue mani dai miei occhi.-

 

-Oddio…- sussurro.

 

Sotto di me, vi era un prato, un enorme prato, costellato da tanti fiori, di tutti i tipi possibili ed immaginabili.

 

-Vieni- mi incitò, prendendo la mia mano.

Mano nella mano, mi portò sotto una bellissima quercia.

 

-Bello, vero?- mi chiese, sorridendo.

 

-Stupendo…- dissi ancora incantata.

 

-Sono cresciuto in questo posto, da quando avevo quattro anni- mi dice, sorridendo  -Non è mai cambiato…è sempre stato così,… spettacolare-

 

-Quando tornerai da Liverpool, tutte le volte che vorrai venire in questo posto, potrai farlo… appartiene anche a te- aggiunge sorridendomi.

Ricambio il sorriso.

Chiudo gli occhi, ed ispiro quell’aria così pulita.

 

-Dobbiamo andare- mi avverte lui

 

-Già…-

 

Saliamo sulla moto, questa volta in direzione “aereoporto“

 

 

-Mi mancherai un casino- dico soffiandogli sulla sua bocca.

Non importa se i miei mi stanno guardando.

 

Inclina leggermente il suo volto, per poi congiungere entrambe le nostre bocche.

All’inizio è un bacio lento…dolce, poi diventa più passionale.

Una lacrima mi riga il volto.

-Questo non è un addio…- mi dice con le sue mani che mi sorreggono il volto  -ma un arrivederci- mi sussurra.

 

Ad un tratto una voce interrompe tutto.

 

fu questa voce , proveniente dagli artoparlanti a svegliarmi dai miei pensieri.

 

Mi allontano da Giovanni senza dire una parola, senza perdere il nostro contatto visivo.

Con la mia valigia giungo sulle scale dell’aereo.

Le lacrime mi solcavano il viso, ma ancora di più quando vidi da lontano una sottile lacrime, seppur sottile, così tanto amara, solcare il volto di Giovanni, e le sue labbra mimare un…

 

Ti amo.

 

 

L’amore è un sentimento duro e complicato, porta a sorridere per un nonnulla, e a soffrire per la più futile motivazione.

L’amore ti porta all’egoismo, a voler l’amato per sempre accanto a sè, trascurando la sua felicità.

 

 

ANGOLO AUTRICE.

Oddio, ragazze/i, spero di aver fatto sorride, magari anche connuovere uno di voi :‘)

Buona pasqua in anticipo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


 

Capitolo 10

 

Avevo preso il mio posto e messo le cuffiette, cominciando a fissare il vuoto fuori dal finestrino.

Attraverso esso , si vedeva in cielo il sole spendere, illuminando tutto il paesaggio. Poche nuvole macchiavano quel magnifico telo di un azzurro splendente.

L’aereo partì nell’arco di 20 minuti.

Accanto a me vi era mio fratello, Luca, mentre i miei genitori , si erano accomodati in qualche sedile più avanti ai nostri.

Durante il viaggio, avevo dormito pochissimo, quasi nulla … ero in uno stato pietoso.

Mi sembrava tutto così irreale.

Aver abbandonato gli amici, la scuola, la città, Giovanni …

 

“Gia,Giovanni…’’

 

Mi sentivo una merda per averlo lasciato lì … da solo.

Era come un pezzo di puzzle…senza questo pezzo, anche se minuscolo, lascerebbe comunque incompleto il puzzle.

E così la mia vita, era diventata tutta d’un fiato incompleta.

Mi venne una stretta allo stomaco quando penso a ciò che è successo poche ore fa:

 

-Questo non è un addio…- mi dice con le sue mani che mi sorreggono il volto  -ma un arrivederci- mi sussurra.

 Le lacrime mi solcavano il viso, ma ancora di più quando vidi da lontano …  una lacrima, seppur sottile, così tanto amara, solcare il volto di Giovanni, e le sue labbra mimare un… 

“Ti amo’’

 

Presi dei respiri per non piangere.

 

“I veri uomini non piangono…” penso tra me e me. “No, forse mi sbaglio…gli uomini dal cuore d’oro piangono eccome”

 

Ed è proprio così…

Giovanni Costantini ha un cuore immensamente d’oro.

Un velo di malinconia avvolge il mio viso, ed un’amara lacrima solca la mia guancia.

 

-Tutto okay?-  mi chiede sorridendomi.

 

-Si, scemo- accenno un risolino, mentre con una mano mi asciugo di fretta la guancia.

 

-Hey! Guarda che mi sono offeso- dice facendo il broncio.

 

-Scusa- accenno un sorriso.

 

-Perchè piangi?- dice tentando di consolarmi.

 

-Niente…lascia stare- rivolgo lo sguardo nel vuoto.

 

-E dai! Anche a me mancano tutti, ma è una situazione da accettare-

 

-Già…-

 

-Questione d’amore?- dice accennando una risata  -Guarda che vi ho visti mentre vi “baciucchiavate’’ all’aereoporto- disse mimando le virgolette con le dita.

 

Gli do una gomitata in pieno stomaco, facendolo piegare in due per il dolore.

Tsè! Così impara.

 

-Non ci posso credere che uno così quello ha rubato il cuore alla mia sorellina- dice fingendo un tono disperatorio.

 

-Primo, ‘‘quello’’ … come lo chiami tu, ha un nome se non lo sapessi. Secondo, “uno così’’ … così come, scusa?- dico con un tono arrabbiato.

 

-Cavolo, Annalaura! Come lo difendi!- dice  -Comunque, era per dire…So che quel “pezzo di figo del Costantini’’come lo chiamate voi ragazze, ti abbia rubato el corazón- dice alzando contemporaneamente entrambe le sopracciglia  -Non esclude che io lo considero ancora uno stronzo patentato, senza cervello, idiota, spezza cuori, deficiente, deceleb…- mi aveva lasciato a bocca aperta.

 

-Può bastare, grazie- lo zittisco.

Mancavano altre undici ore di viaggio, quindi, calcolando le ore saremmo arrivati alle ventidue. Quindi, calcolando il fuso orario, a Liverpool, saremmo arrivati alle sedici.

-Okay, posso dormire- dico accasciandomi sulla spalla di mio fratello.

Mi risveglio quasi due sei ore dopo, a causa di uno stupido annuncio:

 

-“I gentili passeggeri sono pregati di allacciarsi le cinture di sicurezza ed assicurare i bagagli a mano sotto i sedili, poiché la pista di atterraggio di Liverpool è ormai prossima, ed è previsto l’atterraggio entro dieci minuti. Grazie’’-

 

-Finalmente! Ecco l’addormentata- esclama mio fratello, massagiandosi la spalla su cui io mi ero accasciata per dormire.

 

-La “bella’’ addormentata- lo correggo.

 

-Si, certo…- dice in senso ironico.

 

-Vorresti mettere in dubbio la mia bellezza?- lo incalzo.

 

-No, ma non posso perdere questo momento. Ci aspetta il decollo!- esclama con gli occhi luccicanti, come un bambino che ha visto cento pacchetti di caramelle.

Lo ignorai, mettendomi la cintura accuratamente.

Dopo poco, sentii il carrello dell’aereo toccare l’enorme pista d’atterraggio.

Eravamo arrivati.

Forse, la mia vita cambierà del tutto.

Forse, questo viaggio mi sarà d’aiuto per dimenticare le cose brutte avvenute nel passato.

Forse, questa città sarà il punto in cui inizia una nuova vita.

La mia seconda vita.

 

-Andiamo, dai!- la voce di Luca, mi svegliò dai miei pensieri.

 Vedo tutti passeggeri che si alzano,a scopo di dirigersi verso l’uscita.

Mi alzo anche io, e con molta comodità, prendo i bgagli e mi sistemo.

Mio fratello, invece, a differenza mia, fa tutto frettolosamente…

 

Sembra un razzo!

-Lu, aspet…- Non riesco neanche a finire la frase ,che vedo Luca che si mette a correre spingendo le persone per scendere rapidamente.

 

Il solito cretino -.-’’

 

I miei genitori, invece, già sono scesi.

Scendo dall’aereo, ancora rimbambita per il viaggio non connetto neanche leggendo le scritte in inglese sui cartelloni finchè non leggo:

 

“Welcome to Liverpool“

 

D’un tratto, una forte scarica di brividi mi pervade tutto il corpo.

Dimentico tutte le tristezze, tutte le cose che mi hanno ferito nel passato, tutte le malinconie…

Il vuoto, che dentro di me giaceva, immune ad altre sensazioni, era scomparso improvvisamente.

 

- S-siamo davvero a Liverpool?- chiedo incredula.

 

-Si tesoro. Questa è Liverpool!- dice mia madre.

 

 Ci dirigiamo tutti all'interno dell'aereoporto.

A mia madre le è venuta la “brillante“ idea di farci accompagnare a casa da un taxi.

Okay. Fa niente.

Un taxi quasi subito, ci scorta in una casa molto grande tanto che alla vista di questo non posso far altro che pensare,  (che forse e ripeto),  forse non è poi tanto male questa Liverpool.

 

Era enorme, a due piani con un lungo porticato in legno chiaro. All’interno c’era l’ingresso, in cui, vi era un grande salone, munito di un salotto (molto ampio), una Tv Samsung a 80 pollici, poggiata su un mobile, il tutto era circondato da alcuni quadri, un pianoforte a coda bianco, una libreria e un camino. A fianco alla libreria c’era una porta-finestra che conduceva al giardino sul retro della casa. Poco distante dall’ingresso  vi era il bagno. A sinistra c’era una cucina  che aveva la funzione anche da sala da pranzo. Al piano di sopra, invece, c’erano tre camere da letto, due bagni e uno studio. C’era un bagno con la vasca idromassaggio ed uno con una doccia enorme. La mia camera era la più grande rispetto alle altre: aveva un letto matrimoniale stupendo, con una vista favolosa del giardino sul retro e delle case vicine ed era vicino al bagno con la vasca idromassaggio. Il mio armadio era molto ampio, poiché era formato da una cabina armadio e uno scomparto dove poter tenere tranquillamente tutti i vestiti. Davanti al letto c’era un mobile che sorreggeva una Tv Plasma e vicino allo specchio, tra la porta e l’armadio, vi era uno stereo.

Era tutto così…

 

-Wow…- sussurro a me stessa, stupita da ciò che vedevo.

Mi sembrava di essere in uno di quei film principeschi, come “Pretty princess’’o altro…

 

- Vedo che hai già trovato la tua stanza!- esclama una voce alle mie spalle.

Sussulto per lo spavento.

 

-Si. È stupenda! L’adoro!- esclamo.

 

-Bhe, lo vedo!-  dice ridendo.

 

-Quale sarebbe la tua stanza, Luca?- domando curiosa.

 

-Di fronte alla tua- dice indicandomi con il dito una stanza con la porta socchiusa.

Mi dirigo verso di essa, apro la porta e con gli occhi ispeziono la stanza: Aveva il divano letto, enorme! Il televisore sopra una mansarda , un armadio molto grande , scrivania in legno chiaro e una balcone, che si affacciava sulla strada.

 

-Anche la tua stanza è carina!- dico.  - Però la mia di più- dico in senso ironico.

 

-Okay bestiolina, hai vinto.- dice scompigliandomi i capelli.

 

Esco dalla stanza di mio fratello, e mi dirigo al piano di sotto, dove vedo mio padre attaccare alcune prese della corrente, e mia madre  in cucina, intenta a posizionare alcune cose in frigo.

 

-Mamma?-

 

-Dimmi tesoro-  Dice senza voltarsi.

 

-Ehm … potrei uscire un po’ ?- chiedo

 

-Per fare cosa tesoro?-

 

-Ehm…per conoscere meglio la città?- 

Si gira per guardarmi, come per farmi il test delle espressioni facciali,, come dire:

Cosa vuoi fare da sola in citta? E se ci sono i ladri? Se ci sono i malviventi? Se ti perdi? Se non sai come ritornare a casa?

 

- Cosa vuoi fare da sola in citta? E se ci sono i ladri? Se ci sono i malviventi? Se ti perdi? Se non sai come ritornare a casa? E se…- come non detto.

 

-Dai mamma…- la faccia da cucciolo è il tentativo più diffuso nelle mie missioni riuscite.

 

-No, tesoro. Magari un’altra volta, esci con me-

 

*  Faccia da cucciolo

* Mani congiunte

 

-Dai mamma … è una passeggiata per il vialetto!- la supplico.

 

-Ho detto di no , Annalaura. Uscirai domani mattina insieme a tuo fratello per andare a scuola-

 

*  Faccia da cucciolo

*  Mani congiunte

*  In ginocchio

 

-Dai mamiii…-

 

-Sistema i bagagli così poi magari esci- dice sorridendomi.

 

-Grazie, mami!- dico abbracciandola.

Mi dirigo in camera, e inizio a sistemare le mie cose nell’armadio fin quando non svuoto tutte le valige.

 

Decidido di fare un bagno caldo prima di uscire.

Così, uscita dal bagno inizio a prepararmi:  Mi misi una maglia larga con le maniche a pipistrello; dei jeans aderenti; ed infine della vans colorate.

 

-Io esco un po’. Torno subito- dico salutando i miei.

 

Chiudo la porta alle mie spalle ispirando l’aria fresca di Liverpool.

Il cielo era di azzurro scuro, quasi blu.

Il sole stava tramontando per far spazio all’ ingannevole luna che mostrava ogni notte una faccia diversa.

È tutto così bello qui…

L’unica cosa che mi manca è lui…

Feci uscire il cellulare dalla tasca dei miei jeans, controllando l’orario.

Erano le diciannove.

Involontariamente mi accorsi dei tanti messaggi che avevo ricevuto da parte di Giovanni…

 

Da: Giovy<3

Ore: 13,07

Oggetto: Hey, principessa J Come va il viaggio?

 

 

Da: Giovy<3

Ore: 13,54

Oggetto: Scusami per prima, forse stai dormendo… Sogni d’oro angelo mio J

 

Da: Giovy<3

Ore: 15,47

Oggetto: Hey, Annalaura. Tutto okay? Sei ancora in viaggio? Fammi sapere … Ti amo.

 

Da Giovy <3

Ore: 16, 39

Oggetto: Principessa  … forse ti sto rompendo, ma perfavore, inviami un messaggio anche un “vaffanculo’’, ti prego… Mi manchi. Ti amo.

 

Respiro affannosamente.

Mi manca il respiro, mentre le lacrime fuoriescono interrottamente dai miei occhi.

Fa male. Fa male da morire averlo distante da me…

 

A Giovy<3

Ore: 19,13

Oggetto: Vaffanculo perche mi manchi come l’aria. Vaffanculo perchè ti amo e non sei con me. Vaffanculo a questa fottuta distanza!

 

Le lacrime solcano il mio viso senza fermarsi.

I ricordi non fanno altro che complicare tutto:

 

-Hey, che succede?- la sua voce calda, è capace di scaldare ogni cuore.

Cado fra le sue braccia, piangendo.

-I-io non voglio- dico piangendo sulla sua spalla destra.

-Facciamo una cosa- dice distanziandosi da quel piccolo abbraccio -Adesso entriamo, e mi spieghi tutto con calma- dice rassicurandomi, mentre con entrambi i pollici mi asciuga le lacrime.

 

 

-Hey…- dice stringendo di più la stretta sul mio fianco  -Non piangere piccola…ci sentiremo tutti i giorni, e massimo una volta a mese verro a trovarti- mi sorride  -Giuro- dice incrociando le dita, per poi baciarle.

 

 

-Sai cucinare?- chiedo curiosa.

-Vuoi mettere in dubbio la mia arte del cucinare?- chiede in senso ironico.

-Mh, non lo so…ci devo pensare- dico in tono malizioso

 

 

-Nessuno ci separerà, neanche una fottutissima distanza…- dice rassicurandomi.

 

 

-Vorrei rimanere qui per sempre…- dico ammirando il cielo punteggiato di stelle.

 

-Per sempre?- chiede lui.

 

-Si, per sempre-

 

Poggio la mia testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi, mentre lui mi circonda il mio fianco sinistro con il suo braccio.

-Giovy- dico con la voce quasi assonnata.

 

-Mh?-

 

-Ti voglio bene- dico.

 

-Anche io piccola…- dice facendo spuntare sulle sue labbra un sorriso perfetto.

 

 

-Tu mi piaci, Annalaura- mi sussurra a fior di labbra.

 

Mi dirigo verso casa correndo.

-Tesoro, ma…-   mia madre non riesce a finire la sua frase, che corro in camera mia piangendo.

Mi butto sul letto cercando di dimenticare tutto, ma non ci riesco.

Fa troppo male…

 

Certi legami sfidano le distanze, il tempo e la logica.

Perchè ci sono legami che sono semplicemente destinati ad essere.

 

 

 

Angolo autrice

Eccomi qui con un nuovo e triste capitolo :‘)

Spero vi piaccia ragazze.

Un bacioneeee

La vostra,

-Celeste

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

 

-Annalaura... Annalaura?... ANNALAURA!-

Una voce stridula interrompe i miei sogni, facendomi sussultare.

È mia madre …

Miugolo con la voce assonnata, rannicchiandomi ancora di più nel mio letto.

 

-Dai muoviti è tardi- dice togliendomi le coperte di dosso  -Non vorrai mica fare tardi il primo giorno di scuola? Forza muoviti…- A quelle parole aprii gli occhi.

 

-Uff…e vabene- dico mettendomi a sedere.

 

-La tua divisa è nell’armadio- dice punando le braccia in direzione dell‘armadio -Ti aspetto di sotto- detto questo, abbandonò la stanza.

 

-Non fare tardi! - aggiunge poi poco prima di chiudere la porta.

Mi alzo dal letto sbuffando, dirigendomi verso il grande specchio poggiato sulla parete. Fissai per qualche secondo la mia immagine riflessa: i miei capelli erano stranamente ordinati. Mi dirigo verso il bagno per sciacquarmi il viso, lavarmi i denti e truccarmi.

Esco da esso, e mi dirigo verso camera mia.

Apro le ante dell’armadio, ed inflo di fretta la mia divisa.

Essa consiste in: camicia bianca , una giacchetta nera, accompagnata da una gonna nera.

Mi guardo allo specchio, sforzandomi di sorridere.

Scesi in cucina, dove trovo già la ciotola ripiena di latte e cereali, sul tavolo.

 

-Tesoro!- esclama mia madre alle mie spalle  -Questa divisa ti sta d’incanto- mi sorride.

 

-Troppo seria per i miei gusti- commento.

Sospira.

 

-Vedrai che ti troverai bene- dice sorridendomi  -Adesso però mangià che tuo fratello sta di là, ad aspettarti-

 

-Okay- sentenzio.

 

Finito di fare colazione, ci dirigiamo entrambi verso la fermata del bus, in perfetto silenzio.

Chissa' cosa mi sarebbe aspettato, nuova scuola, nuovi amici, nuovi insegnanti, nuova città.

Mentre aspettavamo il bus alla fermata, vidi con la coda dell’occhio una figura di un ragazzo dai capelli neri che, con passi felpati, avanzava velocemente verso la strada, mentre una macchina stava sfrecciando a tutta velocita con il guidatore al cellulare.

Non feci tempo ad urlare:

 

-ATTENTO!-

 

Scattai verso di lui, presi la sua camicia da dietro e lo tirai indietro finendo inesorabilmente entrambi a terra uno sopra l’altro.

 

- S-stai bene?- chiedo preoccupata, mentre mi alzo da terra.

 

-Si - si limita a dire, guardandomi negl’occhi, per poi andarsene in direzione del bus.

Ovviamente questo è il ringraziamento per avergli salvato la vita!

Neanche un grazie…tsè!

Aveva una chioma riccioluta di un marrone chiaro e degl’occhi verde smeraldo.

Salgo sull'autobus stracolmo e le porte si chiusero.

Cercare un posto era assolutamente impossibile.

Mi volto, per guardare un po’ l’ambiente: c'erano ragazze che cercavano disperatamente una superficie trasparente, per potersi specchiare; ragazzi che sfogliavano pagine di libri, probabilmente con la speranza che in quella mezz’ora scarsa, avrebbero potuto imparare qualcosa; quelli che sembravano sempre sul punto di addormentarsi; quelli che chiacchieravano amabilmente fra amici; c'erano quelli che non scostavano gli occhi dallo schermo del cellulare, spolliciando sul display…

Ed infine c’era quel ragazzo,accanto a me, o meglio, eravamo entrambi schiacciati dalla folla.

Finalmente, dopo un po’, il bus si fermò, lasciandoci giusto fuori l’istituto scolastico.

All'esterno si presentava come una struttura imponente ed antica, ma una volta entrata si poteva notare come l'interno fosse moderno. La mia nuova classe sarebbe stata la  I°A , mentre quella di mio fratello, la III°A.           Girai un po' per tutta la scuola prima di trovarla: era la classe in fondo ad un corridoio del secondo piano.

Più mi avvicinavo alla porta, più mi sentivo mancare l’aria.

Busso.

-Avanti-


-Buongiorno, ehm…scusate il ritardo -

 

-Tu devi essere Annalaura- dice un’…insegnante (?)… sorridendomi

-Bene ragazzi, sono lieta di presentarvi la vostra nuova compagna di classe, Rossi Annalaura...- Mi fissavano tutti, non sapevo dove guardare. -Puoi prendere posto lì- dice indicandomi un banco in mezzo ad un gruppetto prettamente maschile.

Uno seduto scomposto con l'aria di un nullafacente, uno che scriveva, come se niente fosse, sul prorio banco, un’altro che sfogliava un libro di testo con una molta apatia, un ragazzo, che con la testa volta verso il proprio banco, era intento a piegare e ripiegare un foglio, con lo scopo di ottenere un’aeroplano di carta, ed infine c’era lui, quello che non mi aveva detto nemmeno “grazie’’ , per avergli salvato la vita, e che era intento a squadrarmi dalla testa ai piedi.

 

Dopo tre lunghe ora di letteratura, filosofia e aritmetica, finalmente suona la campanella, che segna la fine della terza ora e l’inizio dell’intervallo.

Cerco qualcosa da mangiare nella borsa, ma nulla.

 

-Cazzo! Ho scordato la merenda…- esclamo sotto voce a me stessa, sperando che nessuno mi abbia sentita.

Ok. Fa niente.

Volgo il mio sguardo alla classe: c’è chi sotto i banchi, spollicia sul display di un cellulare; chi si fa i selfie cercando (invano) di non essere scoperto dal prof; chi mi rivolge un voloce sguardo, per poi bisbigliare qualcosa, nell’orecchio del compagno accanto; chi sta leggendo qualcosa sui libri e ripeteva a pappagallo…

 

Involontariamente, vedo tre ragazze che si avvicinavano in direzione del mio banco, guardo altrove, cercando di non farci caso.

 

-Ciao!- dicono in coro.

 

-Ciao- mi limito a dire.

 

-Tu devi essere la ragazza nuova-  domanda la prima del “gruppetto’’.

 

-Si- dico prendendo un libro di scienze nella borsa.

 

-Sei di queste parti?- domanda  la terza.

 

- Ehm…no. Mi sono appena trasferita- poso il libro sul banco e inizio a sfogliarlo.

 

-Hai visto quanti ragazzi carini?- domanda la seconda

 

-No…-sentenzio.

Lei, di sua risposta, accenna una risata.

 

-Okay...comunque il mio nome è Crystal, Crystal Hathaway.- dice la prima.

Una ragazza alta e abbastanza formosa, con dei lunghi capelli tendenti al rosso, raccolti in una coda alta. Indossava un filo di trucco, precisamente un filo di matita per gli occhi; abbinato il tutto con dei legins neri, una semplice maglia sbracciata a fantasia militare con stampata sopra la scritta dorata  “Belive in you’’ e dei stivaletti bassi.

 

-Lei è Lydia Winston- afferma Crystal, indicando la seconda ragazza.

Era una ragazza bassina e minuta, con i lunghi capelli neri le ricadevano ondulati fino alla schiena. Gli occhi erano di un azzurro tendente al verde ed erano truccati perfettamente di nero. Indossava un paio di jeans neri stretti in fondo con una maglietta blu con le maniche a tre quarti che le fasciava perfettamente il corpo minuto; ai piedi delle converse bianche.

 

-Mentre lei è…- Indica la terza, cercando di dire il terzo nome.

 

-Annabelle Tell- dice facendomi un sorriso d’abete.

Capelli bruni, occhi color nocciola, di altezza media. Indossava un paio di jeans lunghi blu scuro, delle scarpe da ginnastica grigie e una maglia a manica a tre quarti bianca con una civetta sopra.

 

-Bene, io sono Annalaura Rossi- dico rivolgendole un mezzo sorrisino .

 

-Ed io, sono…Bellissimo- dice in senso ironico, il tizio che prima mi squadrava dalla testa ai piedi…

 

-Ti consiglio di stare alla larga da lui e da quegl’altri rompi-coglioni- dice indicando con il capo il lato del gruppetto maschile.

 

-Si chiama Daniel Cooper, ed è il capobranco di quel gruppetto- Afferma Annabelle, indicando quel ragazzo -Inoltre è anche il più figo- aggiunge schiarendosi la voce.

 

-Annabelle!- la rimprovera Lydia  -Sei fidanzata!- aggiunge.

 

-Si, si. Lo so…ma non si può rinnegare la realtà- afferma, facendomi scoppiare a ridere sonoramente.

Era molto alto, almeno 1,85 cm, muscoloso, occhi da cerbiatto, grandi labbra carnose e un piercing sul sopracciglio destro ed enormi tatuaggi su entrambe le braccia.

 

-L’altro, accanto a lui, è David Gray- dice Crystal  -Il “cagnolino fedele’’ di Cooper- dice, mimando con le dita le virgolette in aria.

Lui, invece era, come Logan, molto alto, aveva dei lineamenti rari, un incrocio fra ciò che esiste di più duro e la tenerezza, occhi verde scuro, capelli bruni e brizzolati ed un fisico tonico.

 

-Quello seduto, invece, è Caleb Walker-dice Lydia, indicando con il capo un tizio dai capelli biondo platino, occhi marroni, fisico muscoloso ed infine aveva un tatuaggio sul collo.

 

-Quello accanto a lui, è Logan Walker, fratello di Caleb- dice Annabelle rivolgendosi ad un tizio moolto alto, anch’esso, come gl’altri, ha un fisico molto tonico, occhi marroncini e capelli corti e neri come la pece, con un ciuffo che non sta mai giù.

-Ed infine, quello che scherza con Gray e Cooper, è William Brock- Dice Crystal  -Quello più stronzo di tutti-

È un ragazzo con occhi azzurro chiaro, con striature tendenti al grigio verso l'interno, capelli bruno chiaro, quasi biondi, ed infine (come tutti gli altri) fisico magro e muscoloso.

 

Sono tutti magri e muscolosi…dovranno fare molto sport.

 

-Sono ragazzi da evitare- aggiunge seria.

 

-Ehm…okay- dissi, dando retta al suo consiglio, senza chiedere troppe  spiegazioni.

 

-Allora, Annalaura. Ti va di fare un giro della scuola?- domanda Lydia.

 

- O-okay- dico titubande.

 

-Andiamo, allora- dice Crystal

Usciamo insieme dalla classe per dirigerci in corridoio.

Dopo un po’ di cammino, finalmente giungiamo alla palestra.

 

- Questa è la palestra, mentre alla tua destra c’è lo spogliatoio maschile ed accanto quello femminile- dice Annabelle.

 

-C’è la squadra di pallavolo e la terribile ed insuperabile squadra di basket- afferma Crystal.

 

-Perchè tremenda ed insuperabile?- domando curiosa.

 

-Devi sapere, cara Annalaura, che quel “gruppetto di fighi’’ che stanno nella nostra classe, costituiscono la squadra di basket più popolare dell’intero istituto- dice Lydia  -Nessun’altra squadra è riuscita mai a superarli- aggiunge

 

-Sono ragazzi da e.v.i.t.a.r.e- sentenzia Crystal.

 

-Perchè da e.v.i.t.a.r.e?- domando con il suo stesso tono.

 

-Bhè, perchè come sono conosciuti per il basket, sono conosciuti anche per i guai e i disastri, che continuamente combinano- afferma Annabelle.

 

-Okay- dico alzando entrambe le mani, in senso di arresa.

Crystal, accenna una risata piena di umorismo e poggia la mano sulla mia spalla.

 

-Scusaci Annalaura se siamo così con te, ma lo facciamo per esperienza…perchè sappiamo che quelli lì, che si credono dei fighi, sono in realtà soltanto dei deficienti, che usano le ragazze come un giocattolo “usa e getta’’- dice.

 

-Okay. Messaggio ricevuto- dico facendo l’occhiolino.

Detto ciò, scoppiammo tutte e tre, in una fragorosa risata.

 

-Credo sia meglio se ritorniamo in classe- dice Lydia.

 

-Già- sentanzia Annabelle.

 

Usciamo dalla palestra, in direzione della nostra classe.

Gli alunni , sparsi per i corridoi,si dileguavano man mano nelle rispettive aule.

 

-Di un po’Annalaura- dice curiosa Lydia  -Sei fidanzata?- chiede.

 

Rido prima di rispondere  -Si-

 

-Wow! Amore a distanza?- chiede Annabelle.

Già, fottuta distanza.

 

 

-Si- dico con un piccolo senso di tristezza nel mio tono di voce.

Mi manca da morire Giovanni, ma vado avanti con il pensiero che lui stia bene.

 

-Tutto ok?- domanda Crystal.

 

-Si-. Sentenzio - Andiamo in classe- dico precedendo tutte e tre.

Lo sguardo di tutti i compagni ricade su di noi, ma soprattutto su di me.

Fortunatamente, la prof. ancora non era arrivata.

Prendo posto, senza perdere tempo.

 

Entra la professoressa di storia e tutti ci alziamo meccanicamente per darle il buongiorno.

 

-Buongiorno ragazzi, sedetevi pure- afferma l’insegnante prima di prendere posto dietro la cattedra.

 

-Vedo che abbiamo una nuova arrivata- dice l’insegnante divolgendosi a me.  -Rossi Annalaura, giusto?-

Annuisco.

 

-Mi hanno detto che eri molto brava nelle materie orali, soprattutto la storia, spero che non mi deluderai…- conclude.

 

-No-

 

-Bene. Dunque, oggi interroghiamo…Cooper- dice seria.

Il suo nome è quello della vittima chiamata al sacrificio.

 

- Fanculo-

 

-Cosa ha detto, Cooper?- chiede, fingendo di non aver capito-.

 

- Fantastico!- esclama ironico, tanto che la classe scoppiò in una risata contagiosa.

 

-Bene, siccome la sua allegria, testimonia che è preparato, la invito a dirmi la lezione del giorno, qui, vicino la cattedra- afferma seria.

 

Si alza dal banco con l’aria da sbruffone e raggiunge la cattedra.

 

-Da dove comincio?- chiede curioso.

 

-Lezione del giorno, Cooper-.

 

-Dunque, stamane stavo per essere investito da una macchina, d’un tratto una mano mi tira indietro. Era una ragazza…- Mi guarda -Finiamo entrambi a terr…- non riesce a finire la frase che la professoressa lo incalza.

 

-Cooper! Le ho detto lezione del giorno!-

 

-Prof, questa è lezione del giorno- dice in senso ironico, facendo ridere nuovamente la classe.

 

-Basta. Adesso vada a posto. Oggi si prende l’impreparato!- esclama, alzando notevolmente il tono di voce.

Lui, dal canto suo, alza le mani, in senso di arresa e torna al suo posto, volgendomi lieve sguardo.

 

-Allora?- dice la professoressa, rivolta a Cooper  -Vorrei sapere quale donna, ti abbia salvato nel tuo mondo dei sogni- dice tutto d’un fiato l’insegnante.

 

Il mio battito cardiaco aumenta, improvvisamente.

Ma perchè doveva fare quella domanda?

Farò una figura di merda mai vista, già il mio primo giorno di scuola.

Non dire niente.

Non dire niente.

Non dire niente.

Non dire niente.

Non dire niente.

 

-Rossi Annalaura- sbotta tutto d’un fiato.

Boom.

Gli sguardi di tutti i compagni, soprattutto quello della professoressa, ricade su di me.

Abbasso lo sguardo, ed arrossisco improvvisamente.

 

-È vero signorina Rossi?- domanda l’insegnante.

No,non è vero.

Non è vero.

Non è vero.

Non è vero.

 

Angolo autrice:

Salve a tutte/i!!!

Forse vi ho messo un po’di cuoriosità in questo capitolo ^-^  (spero) xD

Ho concentrato tutti i personaggi principali, che la protagonista troverà nella sua nuova città, Liverpool *--*

Detto questo, vi mando un forte abbraccio =D

A prestoo =3

-Celeste

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


    Capitolo 12

 

-Allora?- dice la professoressa, rivolta a Cooper  -Vorrei sapere quale donna, ti abbia salvato nel tuo mondo dei sogni- dice tutto d’un fiato l’insegnante.

 

Il mio battito cardiaco aumenta, improvvisamente.

Ma perchè doveva fare quella domanda?

Farò una figura di merda mai vista, già il mio primo giorno di scuola.

Non dire niente.

Non dire niente.

Non dire niente.

 

-Rossi Annalaura- sbotta tutto d’un fiato.

Boom.

Gli sguardi di tutti i compagni, soprattutto quello della professoressa, ricade su di me.

Abbasso lo sguardo, ed arrossisco improvvisamente.

 

-È vero signorina Rossi?- domanda l’insegnante.

No,non è vero.

Non è vero.

Non è vero.

Non è vero.

 

-S-si- balbetto diventando più rossa di prima.

Nell'aula calò il silenzio, facendomi cadere nell'imbarazzo più totale.

Forza, Annalaura!

Torna in te!

 

-Bene, signorina Rossi, mi complimento per il suo gesto eroico. Ma non frequenti molto Cooper- disse seria, rivolgendosi a Cooper.

 

-Prof. perchè deve sempre rovinare la mia reputazione?-disse in tono malizioso, facendo scoppiare l'intera classe in una risata generale.

 

-Pensa per te, e per il tuo voto in condotta, Cooper- girò i tacchi, ed abbandonò l’aula, dopo il suo cordiale “arrivederci’’.

Sbuffai cercando di fare la vaga.

 

-Davvero Cooper stava per essere investito?- La voce stridula di Annabelle mi fece sussultare e saltare sulla sedia dopo avermi rotto un timpano, ovviamente-.

 

-Oppure è un’altra sua cazzata?- La voce di Crystal non aiutava affatto il mio povero udito.

 

-Ma è ovvio che l’ha fatto apposta. Solo per attirare l’attenzione- disse seccata Lydia.

Mi ripresi un secondo dallo spavento.

 

-No. Stava davvero per essere investito…- mi guardavano con la bocca spalancata per lo stupore.

 Non avevano mai visto una persona che stava andando a finire sotto una macchina? Evidentemente no.

 

-…Comunque, basta. Ho fatto una figuraccia epica!- dissi mettendomi una mano sulla fronte, disperata.

 

-Ma noo- mi dice Crystal mettendomi una mano sulla spalla. –Basta che non l’ha saputo…- non continuò la frase, che Lydia e Annabel ripeterono in coro:

 

-“La pettegola’’ Betty Anderson.- E chi è quest’altra?

 Non capivo più niente, volevo solo tornare a casa. In Italia. Anzi, volevo Giovanni. Lui si che è la mia casala mia protezione…il mio amore

Okay. Torna in te.

 

-E chi sarebbe?-

 

-Sciocca, civettuola e snob, Betty Anderson è la pettegola numero uno di tutto l’istituto, nonchè la vicepresidentessa del giornale scolastico. - mi informò Lydia.

C’era un giornale scolastico qui a Liverpool?

Come era evidente la differenza fra Italia e Regno Unito.

 

-Mai dirle qualcosa che è accaduto all’interno della scuola- mi avvertì Crystal.

Altrimenti che sarebbe successo?

 

-Altrimenti?-

 

-Bhe, potrai finire sulla bocca di tutti- Annabelle mi allarmò.

 

-Oh, no…questo non è nulla.-  disse Lydia.

 

-Potrai finire sul giornale scolastico-

Oh, no!

Già immaginavo: Tra l’esposizione dei fatti più notevoli del giorno, l’eroica studentessa italiana, Annalaura rossi, ha salvato il baskettista, Daniel Cooper, da un’incidente autostradale.

Ero nel panico più totale!

Presto questa scuola sarebbe diventata un incubo, per me.

 

-Sul giornale scolastico?!- dissi incredula.

 

-Stai tranquilla, non è ancora detto che Betty lo sappia- affermò Crystal, tranquilla.

Troppo tranquilla.

Socchiusi gli occhi e sospirai affranta.

 

-Tranquilla, ci parleremo noi.- disse Lydia, cercando di tranquillizarmi.

 

-Si certo, come quella volta che sbagliasti il mittente di quel famoso messaggio, anzicchè inviarlo a Steven, lo inviasti a Betty…- Annabelle si interruppe, presa da una forte risata isterica  -Il messaggio diceva: “Amore non vedo l’ora di baciarti. Ci vediamo fuori scuola, al termine della giornata. Ti amo’’- rise di nuovo  -Cercò, durante l’intervallo, di prendere il cellulare di Betty ed eliminare il messaggio…Ma fu scoperta-

 

-E fu così che il giorno successivo, sul giornale vi era la foto di Lydia mentre frugava nella borsa di Betty, con scritto sotto “Incastrata la ladra di cellulari, Lydia Winston. Occhio ai vostri cellulari!’’- concluse la vicenda Crystal.

Wow! Ma che storia avvincente!

-Ha-ha. Grazie per avermelo ricordato, avevo scordato l’accaduto- fece in senso ir onico Lydia.

 

Dovrei aspettarmi anche il mio nome sul giornale scolastico, magari domani mattina.

Sbuffai, cercando di scacciare i brutti pensieri.

 

-Hai paura che tu possa finire sulla bocca di tutti, non è vero? Hai paura della tua reputazione, di essere guardata dall'alto in basso da tutti gli studenti della scuola, ma, ehi! Nessuno non è finito sul giornale scolastico, per una scemenza…Calcoliamo anche quella di Lydia va’… C’è gente che se ne sbatte. Ed è quello che farai anche tu, se uscirai sul giornale scolastico.- Non potei far a meno di sorridere a tutte e tre.

In fondo avevano ragione.

Ho salvato la vita a un ragazzo, e ne vado fiera!

Daltronde cosa c’era di male nel salvare la vita ad un essere umano? Nulla.

Quindi… No problem, baby.

 

 

-Hey tesoro, come è andato il primo giorno di scuola? Come sono i professori? Come sono i compagni di classe?Com’è l’istituto? Ti sei fatto nuove amicizie?-. Ecco, riinizia la tortura di sempre, le solite domande di ogni mamma.

 

-Si, mamma…tutto okay- Mi spogliai della giacca e salii le scale con una lentezza da far paura.

 

-Ah,tesoro sono così felice per te!-

 

-Si, mamma…ho un forte mal di testa, vado in camera.Scusa.- Mi avvio furtivamente verso la mia stanza, con un unico scopo: risentire Giovanni.

Si, è vero. Quella del mal di testa, è una scusa bella e buona…

Di solito non mentivo mai a mia madre,e mi è dispiaciuto tantissimo farlo adesso,ma… ho dovuto farlo per un motivo ben preciso.

Cioè?

Mancanza di amore.

Si…a volte sembravo una bambina infantile ed immatura, ma ognuno ha i suoi pregi ed i suoi difetti o meglio dire, seconda faccia-.

Mi gettai sul letto, con la testa tra i morbidi cuscini mentre spolliciavo sul display del miocellulare per verificare se ci fossero messaggi:

Niente. Nessun messaggio. Nessuna chiamata persa. Nulla.

Non è possibile.

Come si era potuto dimenticare?!

Okay. Non ci sentiamo da circa…dodici ore.

Dodici ore?!

Non ci vidi dalla rabbia e gettai il cellulare il più lontano possibile da me. Mi guardai intorno, ed il nervosismo crebbe ulteriormente in me.

Okay. Calma.

Inoltre, non c'era alcun motivo per arrabbiarsi tanto con lui…

Come non c’era nessun motivo?!

Ero lunatica, viziata, antipatica, sdolcinata da far schifo, ma quando avevo ragione…insomma, avevo ragione!

Presi velocemente il cellulare e gli inviai un messaggio.

 

A Giovy<3

Ore: 13,37

Oggetto: Hey…

 

“Hey…’’. Hey?!

Come avevo potuto inviargli uno Hey?!

mi maledii mentalmente, per avergli inviato un banalissimo “Hey’’.

Che stupida.

 

Da Giovy<3

Ore:13,41

Oggetto: Hey, principessa! Già sveglia?

 

Come, come, come?

“Già sveglia?’’

Ma giusto… il fuso orario!

 

A Giovy<3

Ore: 13,43

Oggetto: Certo che si!  Mi avevi preso per una dormigliona?

 

Scherzare con lui, anche attraverso un cellulare, mi rendeva felice.

Si, felice. Anche se dietro quella felicità, si nascondeva un filo di malinconia.

Sospirai, sorridendo, immaginando lui, il suo sguardo, i suoi occhi, il suoi sorriso, a quello che mi avrebbe detto se fosse stato insieme a me. Ora.

 

Da Giovy<3

Ora:13,52

Oggetto: Si… La mia dormigliona Vorrei vederti sorridere, come facevi sempre…

Ti ricordi quella volta a casa mia, quando cercai di cucinare? Mi viene da ridere se ci ripenso, ma poi mi ricordo che siamo a chilometri di distanza… Non sai quanto mi manchi, Annalaura.

 

Sentii un groppo alla gola, le mie labbra iniziarono a tremare, e le lacrime bagnavano quella mia maglietta attillata e quei jeans un po' aderenti – sospirai. Asciugai le lacrime con la mano.

 

A Giovy<3

Ore:13,51

Oggetto: Mi stai facendo piangere… Quando vieni? Manchi da morire, anche a me…

 

Da Giovy<3

Ore: 13,54

Oggetto:  Per me può anche andare a farsi fottere ‘sta maledetta distanza…

Tornerò presto, Annalaura. È una promessa.

 

Angolo autrice:

Hi, Guys!

Spero che questo capitolo vi piaccia J

Vorrei segnalarvi, che questa storia, probabilmente sarà ripristinata.

Mi dispiace un mondo…

Fatemi sapere che ne pensate.

Un abbraccio fortissimo.

La vostra,

-Celeste

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Giovanni’s pov.

 

<> Finalmente! Non avevo mai amato così tanto il suono della mia sveglia.

Oggi era il grande giorno! (Aspettato per circa tre settimane).

Oggi era il compleanno di Annalaura. Avevo deciso di farle una sorpresa andando a Liverpool.

Ed era quello che stavo facendo.

Ero talmente agitato, che non feci nemmeno colazione.

 

-Andiamo, su- disse mio padre.

Eh, si! Avevo raccontato tutto ai miei.

Era stato moolto difficile convincerli della mia partenza soprattutto mia madre- , ma alla fine eccomi qui! Sto partendo per Liverpool.

 

-Si, voi andate in macchina, vi raggiungo fra un attimo.- afferma mia madre.

Affiancato da mio padre, mi dirigo verso la macchina , dopo aver caricato bagagli e cose varie.

 

-Stai diventando un uomo, Giovanni!- Affermò mio padre spalleggiandomi. Risi.

 

-Sai… anch'io, più o meno alla tua età, facevo queste cose con tua madre.-

 

-Papà, erano altri tempi… Adesso  però, rischiamo di perdere l’aereo!- lo avvisai.

 

-Eccomi, eccomi!- afferma mia madre, scendendo le scale di casa -Forza. Andiamo!- non potei far a meno di sorridere, dopo esser salito in macchina. Dovevo solo prepararmi per le lacrime di mia madre e le raccomandazioni di mio padre.

 

Tutto ciò che volevo fare era andare da Annalaura. Rivederla, finalmente.

Rivederla sorridere. Rivederla, in tutto e per tutto.

 

 

- C-chiamami appena arrivi- disse mia madre in preda a una crisi di pianto.

 

-Si, mamma…non ti preoccupare!- cercai invano di calmarla.

 

-Si, che mi preoccupo!- disse mia madre alzando notevolmente il tono di voce.

 

-Oh, figliolo, fatti abbracciare-  Oh, no! Ci si metteva anche mio padre, adesso! Lo abbracciai, cercando di calmare entrambi.

 

-Papà, sto partendo per Liverpol, non per la guerra.- Obbligai mio padre a staccarsi da me, per quanto mi sarebbe mancato, mi sembrava ne stesse facendo una tragedia inutile.

 

-Per ogni cosa, chiamami- continuò mia madre.

 

-Mamma, stai tranquilla che sopravvivrò- la tranquillizzai.

Questo aeroporto, mi ricordava così tanto la partenza di Annalaura.

Sospirai.

 

-“Il volo, con partenza  Roma-Milano e destinazione Liverpool, sta per decollare’’- Fu così che la voce metallica degli altoparlanti dell'aereoporto mi avvertì.

Mia madre, al mio fianco, continuava a battere imperterrita sul pavimento lucido il suo piede destro, trasmettendomi la sua preoccupazione.

 

-Ciao mamma, ciao papà. C’è un volo che mi aspetta!- sorrisi a loro, mentre prendevo tutti i bagagli, e mi dirigevo in aereo.

 

-Ciao figliolo. Prenditi cura di te-. Garnier.

 

Il volo fu tranquillo e stranamente non ebbi alcuna paura.

Il volo durerà quasi cinque ore … cosa fare tutto questo tempo? osservare attentamente gli altri?

C'è un tizio avanti a me che si è addormentato e sta sbavando sul suo pantalone, bleah…

Non avevo assolutamente avvisato Annalaura del mio arrivo.

Solo Luca.

Si… cognatino perfetto in questo caso Sempre se non aveva rovinato l’intera programmazione-.

Volevo vedere la sua espressione quando mi avrebbe visto, vedere il suo sorriso, vederla sorridere con me, scherzare, vederla ridere, farla sentire al sicuro.

D’un tratto sentii il cellulare vibrare nella tasca.

 

Da AnnalauraLove <3

Ore: 14,23

Oggetto: Heyy! ❤❤

 

Eccola qui! La materializzazione dei miei pensieri.

 

A AnnalauraLove <3

Ore: 14,26

Oggetto: Principessa :) Come stai?

 

Da AnnalauraLove <3

Ore:14,34

Oggetto: Malee! Verifica di storia :(  (Mi sono preparate, eh! :D)

 

A AnnalauraLove <3

Ore: 13, 37

Oggetto: Secchionaa :P 

 

Avevo inviato quest’ultimo messaggio, con notevole spontanietà. Era curioso di vedere la sua reazione, si sarebbe arrabbiata?

 

Da AnnalauraLove <3

Ore:13,44

Oggetto: Cattivoo  

 

-Mi dispiace, ma i cellulari vanno spenti- mi comunicò l’hostess.

 

-Okay.- sentenziai.

 

A  Annalaura <3

Ore: 13,49

Oggetto: Scusami piccola, devo andare. A dopo

 

Spensi il cellulare e lo riposi nella tasca die miei pantaloni.

Lentamente chiudo gli occhi dalla stanchezza. Poi tutto si fa scuro e io mi addormento.

 

-“I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Siamo pronti per il decollo’’-

Mi stropiccio gli occhi e tasto la tasca del mio pantalone per vedere se ho il cellulare.

La mia attenzione torna al  finestrino: l’aereo -incredibilmente leggero per la sua stazza- stava decollando sulla pista più lontana dal blocco centrale dell'aeroporto.

Il cielo era abbastanza grigio, stava piovendo, infatti.

Sbuffai. Non vedevo l’ora di scendere da qui.

Peccato che le hostess non fossero della stessa idea: pregavano insistentemente tutti i passeggeri di rimanere fermi ai loro posti, fintanto che il velivolo non fosse stato perfettamente fermo.

Finalmente l'aereo tocca terra. Scattai in piedi, correndo quasi lungo l‘intero il corridoio.

                                                                             

Nonostante la stanchezza per il viaggio e per il fuso orario, ero impegnato a scannerizzare minuziosamente l'intera città alla ricerca di qualcuno, che mi aiutasse.

Non ci capivo più niente, tanto che mi fermai addirittura a pensare in mezzo alla strada, mentre le auto mi strombazzavano dietro a ritmo di musica.

Un automobilista mi urlò contro:

- Careful! Watch where you're going! -. Preferii non commentare. Nonostante il mio inglese stentato, avevo capito che si riferiva a me.

 

L’unico che mi poteva aiutare era Luca. Fu così che decisi di chiamarlo.

-Ecco, il fidanzatino!- questo sarebbe un “Pronto?’’

 

-Il fidanzatino, come lo chiamo tu, è naufragato nella tua città.- dissi ironico.

 

-Aspetta che vengo a prenderti con il cavallo di My Little Pony- Che stronzo.

Sentii una leggera voce familiare, che diceva:“Ma con chi stai parlando?’’

Sorrisi, pregando mentalmente di farla parlare di nuovo.

 

-Sempre in mezzo tu!-sentii una risata di sottofondo  -C’è Crystal e company, lì-  stavolta sentii un:“Sei un antipatico!’’

 

-Okay, dove sei precisamente?- mi chiese.

Mi girai intorno,  cercando di capire dove fossi, poi alla mia destra vidi un’insegna con scritto sopra:

 

-Bulwer Street.- esclamai  -Di fronte all’Halifax House- aggiunsi.

 

-Ma allora non ti sei perso!- Finalmente una bella notizia  -Alla fine della strada c’è un istituto scolastico molto grande…Bhè lì c’è il tuo amorino- disse in tono ironico.

Okay.

Annalaura stava a pochi metri distante da me.

Trassi un respiro profondo ripromettendomi mentalmente di sorprenderla e farla felice ad ogni costo.

 

-Allora amico, quali sono i tuoi piani?- chiese ancora al cellulare.

 

-Allora…-

 

Annalaura’s pov.

Come se n’era potuto dimenticare?!

Tutti, -o almeno quasi tutti- mi avevano fatto gli auguri.

Stamane, prima di andare a scuola gli avevo anche parlato tramite messaggio forse si sarebbe ricordato- ed invece niente! Mi ha parlato come se nulla fosse.

Ero furiosa. Anzi, furiosa era a dir poco.

 

-Annalaura stai bene?- mi chiese Lydia, fuori la scuola.

 

-No.- sentenziai.

 

-Come mai?- Chiese Crystal.

 

-Il mio ragazzo non mi ha fatto nemmeno gli auguri.-

 

-Forse si sarà dimenticato.- Disse Annabelle.

 

-Come può il mio ragazzo, dimenticarsi del mio compleanno?!- domandai arrabiata  - Sarà meglio che veda, o perderò il bus. Ciao ragazze, a domani- le salutai con un cenno di mano e loro ricambiarono.

 

Il cielo grigio si stagliava sopra gli edifici, tra i quali si intravedeva già la collina, dietro la quale vi era la mia casa.

Stava piovendo a dirotto, ed io stavo raggiungendo la fermata del bus a passo felpato.

Ho i capelli scompigliati, la borsetta che sbatte contro il fianco e gli stivali nuovi che tacchettano sul marciapiede. Raggiungo la fermata dell'autobus dove trovo un temporaneo riparo dall'acqua.

Mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo passandomi una mano fra i capelli fradici. Devo avere sicuramente un aspetto disastroso, ma non mi importa più di tanto.

Alzai gli occhi all'improvviso e notai  un ragazzo incappucciato, che aveva lo sguardo fisso sullo schermo del suo cellulare, e aspettava anche lui la fermata.

Non riuscivo a vederlo bene, perchè aveva quel maledetto cappuccio sulla testa, ma, aveva i lineamenti simili a…

No!

Giovanni sta in Italia, a circa duemila km distante da me.

Dedicai una rapida occhiata all'orologio: l'autobus era in ritardo di qualche minuto e ciò non fece altro che aumentare il mio disappunto.

Non potevo neanche farmi venire a prendere, per il semplice motivo che il mio cellulare puntualmente- si era scaricato.

Sento il suo sguardo indugiare su di me e in quel momento vorrei tanto che il mio cellulare non fosse morto, così potrei almeno fingere di aver qualcosa da fare.

Mantengo lo sguardo fisso su una pozzanghera, fin quando non sento l'autobus fermarsi davanti a me, emettendo un suono stridulo, mentre apriva le porte.

Salii su di esso senza problemi, e la stessa cosa fece quel ragazzo incappucciato. Stranamente l’autobus era mezzo vuoto, così mi sedetti sul primo posto libero accanto al finestrino.

 

Giovanni’s Pov.

In quel momento pensai che il mondo intorno a me stava impazzendo, ma forse era perché mi stavo nascondendo dentro ad un fottuto cappuccio.

Oddio, ti prego guardami! Parlami…

Non le avevo fatto gli auguri, per cui probabilmente era normale quel suo atteggiamento triste ed irritato.

Mi accorsi che alternava spesso lo sguardo tra il finestrino e il suo cellulare.

 

-Posso sedermi?- le chiesi, senza guardarla in volto.

Mi stesse fissando senza senza parlare.

 

-S-si.-

 

Dopo attimi di silenzio che parvero interminabili iniziò a parlarmi:

-Potrà sembrarti scortese, ma…posso farti una domanda?-

 

-Dimmi- non la guardai.

 

-Potresti toglierti il cappuccio?-

 

-Preferirei tenerlo.- sentenziai.

La sentii sbuffare. Sorrisi.

 

-È illegale tenere il viso coperto e nascondere la propria identità, sopratutto qui a Liverpool. Con questo cappucio potr…- non la feci finire la frase, che l’attirai a me e la baciai così intensamente che non volevo più staccarmi. Con una mano le cingevo il fianco, mentre con l’altra mi tolsi il cappuccio.

La sentii irriggidirsi.

Quella bocca.

Ricambiò il bacio dell'altro senza esitazione.

Quegl’occhi.

Sentii le guance bagnarsi: stava piangendo.

Quelle mani.

Iniziò ad accarezzarmi dappertutto: le guance, i capelli, il petto, …

Quando si staccò da me, iniziò a piangere senza tregua, accasciata sul mio petto.

 

La strinsi a me, il più possibile, mentre i suoi singhiozzi si disperdevano nell’aria.

 

-Shh, sono qui piccola…- la rassicurai, dandole piccoli baci sul collo.

Alzò lo sguardo e mi guardò con quegl’occhi da cucciolo.

Le sorrisi.

 

-Non sai neanche quanto mi sei mancato- tirò su il naso cercando di non darla vinta alle lacrime.

 

-Anche tu piccola mia…- la baciai lentamente sulle labbra.

 

-A proposito, tieni- le sorrisi porgendole una scatoletta, dentro la quale vi era un piccolo regalo: una collana con un cuore, come ciondolo, al cui interno vi erano due iniziali…G&A

 

-Auguri piccola- le sorrisi nuovamente, mentre lei apriva la scatola.

 

-Oh mio Dio!- esclamò -È bellissima!-

 

-Ti piace?- fece di si con la testa come risposta.


-Allora girati che te la metto.- 
Si girò, e spostò i suoi capelli su un lato.

 

-Ti amo Giò. Sei il regalo pià bello- Le sorrisi, e la baciai con mai avevo fatto.

Proprio in quel momento l’autobus si fermò.

 

 

Angolo autrice:

Eccomi qui con un nuovo capitoloo!

Vediamo un pò cosa ne pensate.

Fatemi sapere.

Un abbracciooo,

-Celeste
 

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