black moon

di sakura18
(/viewuser.php?uid=558617)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un nuovo inizio -parte prima- ***
Capitolo 2: *** un nuovo inizio-parte due- ***
Capitolo 3: *** un nuovo inizio -parte terza- ***
Capitolo 4: *** la pesca -parte prima- ***
Capitolo 5: *** la pesca -parte seconda- ***
Capitolo 6: *** la pesca -parte terza- ***
Capitolo 7: *** Halloween -parte uno- ***
Capitolo 8: *** Halloween -parte due- ***
Capitolo 9: *** Halloween -parte tre- ***
Capitolo 10: *** Halloween -parte quarta- ***
Capitolo 11: *** campeggio -parte prima ***
Capitolo 12: *** campeggio -parte seconda- ***
Capitolo 13: *** campeggio -parte terza- ***
Capitolo 14: *** inverno -parte prima ***
Capitolo 15: *** inverno -parte seconda- ***
Capitolo 16: *** inverno-parte terza- ***
Capitolo 17: *** inverno-parte quarta- ***
Capitolo 18: *** l'uscita -parte uno- ***
Capitolo 19: *** l'uscita -parte due- ***
Capitolo 20: *** l'uscita -parte tre- ***
Capitolo 21: *** l'uscita -parte quattro- ***
Capitolo 22: *** l'uscita -parte cinque- ***
Capitolo 23: *** l'angelo -parte uno- ***
Capitolo 24: *** l'angelo -parte due- ***
Capitolo 25: *** insieme -parte uno ***
Capitolo 26: *** insieme -parte due- ***
Capitolo 27: *** cambiamenti -parte uno- ***
Capitolo 28: *** cambiamenti -parte due- ***
Capitolo 29: *** verità -parte uno - ***
Capitolo 30: *** verità -parte due- ***
Capitolo 31: *** separazione -parte uno- ***
Capitolo 32: *** separazione -parte due- ***
Capitolo 33: *** dichiarazione -parte uno- ***
Capitolo 34: *** dichiarazione -parte due- ***
Capitolo 35: *** terrificante -parte uno- ***
Capitolo 36: *** terrificante -parte due- ***
Capitolo 37: *** l'inizio della guerra -parte uno- ***
Capitolo 38: *** l'inizio della guerra -parte due- ***
Capitolo 39: *** inizio -parte uno- ***
Capitolo 40: *** inizio -perte due- ***



Capitolo 1
*** un nuovo inizio -parte prima- ***


ciao a tutti sono sakura e questa è la mia prima storia. vi anticipo che ci saranno un pò di errori e visto che non riesco a vederli tutti ve lo dico prima e che dividerò i capitoli in parti essendo troppo lunghi. metterò un capitolo intero ogni settimana se per motivi di lavoro o di studio il prossimo o i prossimi sabati non avrò pubblicato nessun capitolo lo pubblicherò entro lunedì -se è possibile- e.. sperp che questo "libro" vi piaccia come piace a me e... buona lettura!
 

Black Moon
 
                     La mia vita? Bè…. Magica.

 

 

Uno
 
Un nuovo inizio

Rosy.
 
   La mia vita peggiorò da quando mia madre mi lasciò in un orribile incidente d’auto.
   Era al lavoro quando successe, stava tornando a casa, era tardi, molto tardi, fuori era buio e stava cominciando a piovere forte, andava veloce per tornare il prima possibile. Come lavoro faceva il medico, tutti dicono che era un angelo salvò molte vite che non potevano essere salvate, ma lei ci riusciva sempre, nessuno sa come faceva. Guariva ogni tipo di malattia, anche quelle più gravi, ma quel giorno è stata trattenuta più a lungo. Io ero da una mia amica, dovevo tornare a casa per le nove di sera e quando arrivai a casa, non c’era. La aspettai per molto tempo poi sentì il telefono squillare. Risposi. Era la polizia mi dissero che una macchina è andata fuori corsia, sbandava ed è andata addosso a quella di mia madre, ha sbattuto la testa e ha perso i sensi, la macchina aveva cominciato a prendere fuoco, l’hanno tirata fuori, ma non hanno fatto in tempo per salvarle la vita. trovarono la mia foto e il numero di casa e mi chiesero se oltre a mia madre avevo un padre o una zia, gli dissi che avevo un  padre che abita in montagna nel Trentino, in una piccola cittadina. Mi chiesero la mia età, avendo quasi diciassette anni non posso andare ad abitare da sola e quindi mi portarono da mio padre dopo il funerale.

 
   In aeroporto ero seduta, aspettavo che chiamassero il mio volo. È dura andare via, lasciare tutto e tutti,  vorrei tanto salutare i miei amici, abbracciarli, ma non posso, sono tutti a scuola e sfortunatamente il mio volo è al mattino è proprio sfortuna.
   Finalmente chiamarono il volo per il Trentino.
   Mi misi seduta nel mio posto vicino al finestrino e chiusi gli occhi, sperando che mi addormentassi subito.
   Qualcuno mi toccò la spalla, era l’hostess.
   "siamo arrivati" mi disse dolcemente, guardai fuori, effettivamente eravamo già arrivati, mi alzai e presi i miei bagagli, cercai mio padre da tutte le parti ma non lo vedevo, trovai delle sedie libere e mi sedetti, decisi che se mio padre era venuto a prendermi mi avrebbe cercato lui.
   Accesi il telefono. Cinque messaggi tutti dei miei amici che mi salutavano e dicendomi che gli mancavo, risposi a tutti nello stesso modo “anche tu mi manchi ti voglio bene” lo inviai e aspettai di vedere una figura alta, muscolosa con capelli biondi e occhi verdi. Non lo vidi. Aspettai ancora per dieci minuti e finalmente arrivò.

   "scusa! c’era traffico" mi abbracciò talmente forte che mi è sembrato di sentire le mie ossa scricchiolare.
   "tranquillo. Ora lasciami mi stai soffocando" mio padre si chiama Michele Rossi è un uomo alto, molto bello ed è molto giovane -trentasei anni- mia madre quando mi ha avuta aveva diciannove anni e mio padre ne aveva venti.

   "ti aiuto a prendere le tue cose, tu intanto vai verso la macchina, è un fuoristrada nero" presi la mia borsa e m’incamminai fuori l’aeroporto, sentì mio padre trascinare le valigie e mi fermai davanti alla macchina aspettando che la aprì. Mi misi seduta e chiusi lo sportello, entrò anche mio padre e mise in moto la macchina. Uscì dal parcheggio e imboccò la strada verso casa. Dovevo sopportate un viaggio di un ora e mezza.
   Io e mio padre non siamo dei gran chiacchieroni e in più c’erano anche tutti gli anni che non ci siamo visti. Conclusione: non parlammo per tutto il tragitto. È stato un viaggio di una noia mortale, volevo chiedergli così tante cose! Però, un pochino mi vergognavo. Così rimasi a fissare il paesaggio fuori dal finestrino che pian piano diventava sempre più selvaggio.
   Il paesino dove sono cresciuta da piccola è veramente piccolo. Ci sono solo le cose necessarie. Un super mercato. Una scuola. Una libreria. Un bar. Un negozio di vestiti e infine una cartoleria. Lì si può trovare di tutto, soprattutto ad Halloween, mi ricordo che ci andavo per comprare degli effetti speciali con mio padre e aveva delle cose pazzesche. E per finire siamo circondati dalla natura selvaggia. Il bosco. pieno di orsi, lupi cervi e non so quali altri animali. Ci sono state mole sparizioni cinque anni fa. Delle persone sono state trovare bruciate o completamente dissanguate. Non hanno ancora scoperto il colpevole. Ma in fondo non succede niente da quasi due anni. È probabile che sia morto ormai.
   Finalmente arrivammo a Caponotte –il famoso paesino- sì, lo so è un nome strano. Lo hanno cambiato tre anni fa, mentre il killer era in giro a seminare terrore.
"oh quasi mi dimenticavo, quando arriveremo a casa, ci saranno degli ospiti per vederti" lo disse con un sorrisetto da furbo, chissà chi sono. Ma almeno abbiamo spezzato questo silenzio.
   "li conosco?"
   "sì li conosci, soprattutto il figlio quando venivi qua giocavate sempre insieme" chi potr... ora ricordo! Giocavo sempre con un bambino, si chiamava Lorenzo Fabbri era davvero simpatico, mi faceva sempre morire dal ridere, uscivamo ogni volta che venivo a trovare mio padre. Lui aveva i capelli biondi come l’oro e occhi blu mare, ogni volta che incrociavo il suo sguardo, mi ci perdevo dentro da quanto erano blu.
Chissà ora come sarà diventato.

   "non vedo l’ora di rivederlo" sono davvero contenta non riesco a stare ferma. Mio padre sorrise e non cambiò mai espressione. Rimase così sorridente.
   Finalmente vedo la mia casa con una macchina bianca parcheggiata e c’erano loro che ci aspettavano. Riconobbi subito Lorenzo, vedevo una chioma di un biondo quasi accecante, misi la mano sulla maniglia pronta ad aprirla.
   Finalmente rallentò e aprì lo sportello e uscì immediatamente dalla macchina e saltai addosso a Lory abbracciandolo forte, lui ricambiò e mi sollevò da terra, ha messo su muscoli ed è molto più carino e ha tagliato i capelli. Prima gli coprivano quasi gli occhi ma ora ce li ha corti e gli arrivano fino a inizio collo, invece prima gli arrivavano a metà spalla. Davanti ora ha una specie di ciuffo.
   "mamma mia, ma guardati come sei cresciuta!" mi fece fare una giravolta e i nostri padri si guardarono sorridendo chissà a cosa pensavano.
   "ma guardati tu! Sei diventato uno schianto! Raggio di sole ha, ha" quando eravamo piccoli, lo chiamavo sempre così per i suoi capelli mi è mancato, mi manca divertirmi con lui. "sei andato in palestra in questi anni?" Lory arrossì. Il mio umore era salito alle stelle, nulla può rendermi triste in questo momento.

   "bè... sì" si passò una mano tra i capelli biondi.
   "allora ragazzi, che ne dite se entriamo in casa? Così Rosy, può raccontarci tutto" mi aiutarono a portare dentro le mie valigie e si misero seduti nel divano ed io nella poltrona a raccontare della mia vita con mia madre.
   Credo che passasse un’ora quando finì di parlare e non mi hanno mai interrotta, solo alla fine mi hanno torturato con mille domande, soprattutto Lorenzo, mi chiedeva sempre se ho avuto un ragazzo e se ce lo avevo ora, risposi sempre di no. Dopo il mio racconto dissi che dovevo andare a mettere a posto le cose in valigia e farmi una doccia, così
presi i miei bagagli e andai di sopra nella mia nuova stanza.
   Quando entrai vidi che era enorme, con un letto matrimoniale, la moquette bianca e le pareti color beish chiaro, a destra il letto era vicino alla finestra e a sinistra c’era un comodino in legno chiaro con sopra una lampadina. Misi le valigie sopra in letto e le aprì, andai verso l’armadio e dentro c’era uno specchio, guardai il mio riflesso, i miei vestiti erano tutti stropicciati, i miei capelli rossi ce li avevo tutti in disordine, presi il mio pettine e iniziai a spazzolarli, poi lo riposi, che senso ha pettinarsi ora i capelli se ora devo fare la doccia? Mi guardai i miei occhi azzurri,  mi hanno sempre detto che sono strani e unici, sono azzurri e attorno alla pupilla ci sono striature nere e un po’ di giallo sembrava oro, poi ci sono anche le occhiaie che vogliono dire che dovrò farmi una bella dormita stanotte, sono notti che non chiudo occhio.
   Presi dei vestiti puliti, lo shampoo, il balsamo e il bagno schiuma e andai al bagno per farmi la doccia, una di quelle che durano più di mezz’ora per togliermi tutta la stanchezza di dosso. 
   Dopo trenta minuti uscì, mi asciugai e mi vestì e finalmente posso pettinarmi e togliermi tutti i nodi, presi il phon e li asciugai. Scesi giù e c’erano ancora loro.

   "Rosy, restano a mangiare da noi, per te sta bene?" annuì. "ah un'altra cosa, domani inizierai la scuola è già tutto pronto con i libri e il resto quindi stanotte vai a dormire presto, ti dovrai alzare alle sette, la scuola inizia alle otto" fantastico, non sono qui da neanche un giorno e devo già andare a scuola. Sospirai.
   "tutti a tavola!" gridò mio padre. Ha cucinato della pasta al pomodoro, mi misi a tavola e cominciammo a mangiare, nel mio piatto ci misi del parmigiano.
"papà come funziona questa scuola? In che anno sono?" presi una forchettata di pasta.

   "sei al penultimo anno" s’infilò una forchettata piena di pasta in bocca. Chissà se faranno qualche festa. Ho sempre sognato di fare tutte quelle feste Americane tipo quella di halloween o il ballo di fine anno…   ah, già non siamo in America siamo in Italia e qui non si fa ne festa di Halloween e ne quella di fine anno. Uff. però potrei sempre chiedere non si sa mai no?
   "e dimmi papà in questa scuola faranno anche il ballo e anche la festa di halloween?" ti prego fa che dica di sì, ti prego, ti prego, ti prego.
   "certo che li fanno" yeee! Saltai dalla sedia con le braccia alzate gridando “yeee” poi aprì gli occhi e vidi che mi stavano guardando tutti, mi misi seduta arrossendo sempre di più e tornai a finire di mangiare.
   "vedo che... comincia a piacerti l’idea di andare a scuola" solo per le feste ma... sì.
   "
be… non dovrebbe essere tanto male" 
   "sai in questa scuola hanno cambiato un po’ di cose, sembra di essere in una scuola Americana con balli, feste, oh e hanno anche gli armadietti. E a dire il vero non so il motivo del perché l’anno fatta così ma.. se piace meglio no?" disse Lorenzo, sorridono tutti. In effetti è un po’ strano, mah meglio due anni passeranno più veloci così.
   "E tu Lory in che anno sei?" 
   "io sono all’ultimo anno ricordi? Ho un anno in più di te" mi da delle pacche sulla testa piano come se fossi un cane.
"a si giusto, è vero me ne ero dimenticata. E smettila di accarezzarmi come se fossi un cane! uffi"
   "ha, ha, ha" risero in coro. Per il resto della serata guardammo un film bellissimo, non ricordo il nome.
   Alla fine erano le dieci e mezza di sera e i nostri ospiti andarono a casa ed io corsi subito in camera a mettermi il pigiama e subito a letto. Stranamente mi addormentai subito facendo un sonno tranquillo.
 
    Mi sembrò di essere investita da un treno quando mio padre mi venne a svegliare scuotendomi mentre dormivo ancora. Mi alzai barcollando come uno zombie, andai in bagno a farmi la doccia senza bagnarmi i capelli, mi vestì con dei jeans neri, una maglia a scollatura a V bianca, e delle scarpe da ginnastica, mi truccai con mascara e matita e scesi a fare colazione con un cappuccino.

   "nervosa per il tuo primo giorno di scuola?" lo guardai e rise, mi pulì dalla schiuma, mi succedeva sempre.
   "grazie non ci stavo pensando. Ora che me lo hai ricordato, sì sono nervosa" mi abbracciò rimasi immobile non me lo aspettavo così... sentimentale.
   "stai tranquilla andrà bene" sciolse l’abbraccio e mi andò a prendere lo zaino. Andai in macchina e in pochi minuti eravamo già arrivati, lo salutai e scesi. Guardai la scuola. Enorme e troppi studenti!

   M’incamminai verso la porta, dove spero si entri per andare alla segreteria per prendere gli orari. Mi scontrai con parecchia gente e non dissero nemmeno scusa. Maleducati. Finalmente arrivai mi è sembrata la camminata più lunga della mia vita. La aprì e trovai subito la segreteria, che colpo di fortuna!
   "salve" dissi. Lei alzò lo sguardo assonnato con gli occhiali che gli scendevano dal naso, se li tirò su e mi fece un sorriso.
   "
salve. Tu sei... Rosy Rossi scommetto, la nuova" annuì, poi prese dei fogli e cominciò a sfogliarli in cerca dei miei orari spero. "allora... vediamo, ma, dove gli avrò messi? Ah, eccoli. Allora cara questi sono i tuoi orari ora devi andare nell’aula 3 C insieme alla professoressa di arte. E non ti preoccupare se hai iniziato tardi, infondo hai iniziato due settimane dopo, vedrai ti ambienterai presto" mi fece l’occhiolino, che strana segretaria, la ringraziai e presi i fogli, guardai la cartina della scuola, mi diressi all’aula di arte. Eccola. Ok respira, devo solo aprire la porta salutare e farmi presentare dalla prof, poi andare a sedermi. Va bene ora aprì la porta. Presi la maniglia, ma poi ci ripensai, bussai e sentì “avanti!” aprì la e salutai tutti.
   "ciao! Stavamo proprio parlando di te, ti stavamo aspettando Rosy. Ragazzi questa è la vostra nuova compagna di classe Rosy Rossi" avevo gli occhi di tutti puntati addosso, di sicuro ero diventata rossa come un peperone.
   "ciao" dissi piano.
   "ciao Rosy!" dissero in coro. La prof mi fece accomodare nell’ultimo banco vicino a una ragazza molto carina, capelli neri ondulati, occhi marroncini verdi, pelle abbronzata.

   "ciao, io sono Francesca Ridolfi" mi sorrise è molto gentile ed educata le strinsi la mano.
   "ciao, io sono Rosy" sorrisi. Si guardò in torno e chiamò due sue amiche, una era alta, snella, bionda e occhi azzurri e l’altra era una, ragazza alta, molto alta, magra con capelli neri e occhi scuri.

   "Rosy ti presento Giulia, e Valentina" la Giulia è quella bionda e la Valentina è quella mora.
   "ciao" gli sorrisi.
   "ok,
ora che avete fatto amicizia iniziamo la lezione, Francesca puoi prestare un foglio di disegno a Rosy?" chiese la prof. Vidi che mi passava un foglio bianco, una matita e una gomma. "ok. Bene oggi disegneremo o meglio proverete a disegnare un angelo, disegnatelo come più vi piace avete carta bianca.  Al lavoro!" iniziai a tracciare le ali, non so perché ma sapevo già come volevo farlo, chiesi a Francesca se mi prestava l’oro, il nero e il rosa pallido. Iniziai. Lo disegnai senza maglia con i muscoli scolpiti e con dei jeans neri. Poi mi concentrai sulle ali, le penne le feci grandi dorate e le piume bianche con il contorno nere. Disegnai anche gli occhi del ragazzo, con sopracciglia nere e gli occhi erano grandi a mandorla, trovo che gli occhi a mandorla siano stupendi, forse perché mi ricordano i lupi, il mio animale preferito. I suoi capelli sono neri e un po’ lunghi che gli cadono sugli occhi, come lunghezza gli arrivano fino a coprire metà orecchio. È bellissimo un vero angelo.
   Guardai quello della Francesca, il suo aveva ali nere con dei brillantini, sembra un cielo stellato. L’angelo era una ragazza con i capelli simili ai suoi, ma aveva il volto triste, il disegno però era veramente bellissimo.
   "wow Rosy è stupendo" si avvicinò meglio al mio disegno e lo guardò con più attenzione. "è strano ma... sembra che hai disegnato Hiroki, lo hai incontrato in giro per caso?" chi è Hiroki? E poi perché avrei dovuto disegnare lui?
   "no non l’ho mai visto. Chi è?" Francesca indicò il disegno e disse solo:
   "lui" 
 
   Suonò la campanella per la pausa pranzo.
   Facemmo la fila e non so bene che cosa sia quella roba chiamata cibo, ma non feci domande e presi solo un insalata con carote. Adoro le carote. Ci mettemmo in un tavolo pieno e Francesca salutò tutti loro, mi sedetti su una sedia vuota vicino a Valentina. La mensa era enorme con tavoli colorati e tondi il nostro era di colore azzurro, peccato, mi piaceva quello rosso.

   "ciao" un ragazzo carino mi salutò. Aveva i capelli castani con il ciuffo tirato da una parte, gli occhi sono strani uno era azzurro. Il destro. E l’altro era marrone. Il sinistro, bellissimi. Mi sorrideva e mi resi conto che non gli ho ancora restituito il saluto.
   "ciao" gli strinsi la mano. Era caldissima.

   "piacere Mattia" disse continuando a sorridere e devo dire che ha un gran bel sorriso.
   "piacere Rosy" sorrisi anche io, poi la Francesca  ci mise un braccio intorno alle spalle.
   "allora adesso che avete fatto le presentazioni vi unite a noi?" vidi che eravamo solo noi due e tutti gli altri erano riuniti a parlare e a ridere. Ecco ora non si capisce nulla in mezzo a tutti questi ragazzi che parlano e allora mi guardai di nuovo attorno, non so è come se dovessi cercare qualcuno. E d’un tratto il mio sguardo si fermò su un ragazzo alto, bello, moro ma non riuscivo a vedere bene il viso, ma vidi che... assomigliava al mio disegno! No è impossibile avrò le allucinazioni, mi strofinai gli occhi e lo riguardai. No è identico

   "cosa c’è Rosy? Ah hai visto Hiroki, il tuo angelo" cosa? Mi girai verso la Francesca e sorrideva.
   "è assurdo è identico al..."
   "al tuo disegno, sì è vero. È strano, sicura che non lo hai visto mentre entravi a scuola?" 
   "no, no non l’ho mai visto a parte ora" poi scosse le spalle come se avesse un brivido di freddo. "comunque è terrificante. Tu lo hai disegnato prima di vederlo" già. Terrificante. Arrivò una ragazza con lunghi capelli biondi e lo abbracciò, aveva una ragazza, era ovvio.

   "è Vanessa, la odiano tutti anche Hiroki, ha, ha sì so cosa stai pensando, non è la sua ragazza, a dire il vero non ce l’ha" mi disse la Valentina. Mi girai e tornai alla conversazione. Me ne restai tutto il tempo della pausa pranzo a parlare con loro, e per tutto il tempo da quando mi sono girata  mi sentivo osservata, ma non ho mai avuto il coraggio di girarmi.
   Finalmente siamo arrivati all’ultima ora. Ginnastica. Il prof Franchini mi disse che per oggi non la dovevo fare essendo il mio primo giorno e non avevo gli orari quindi me ne restai seduta sulla panchina, e ovviamente ogni lezione nuova il prof o la prof mi presentava alla classe, fortunatamente in alcune ore c’erano le mie nuove amiche e amici. Ma non durerà per tanto, perché questi orari non sono quelli definitivi, arriveranno domani, spero che non cambieranno. Mattia mi salutò mentre stava per fare una battuta di pallavolo e ricambiai. Vorrei tanto giocare anche io. Alla fine della partita il prof fischiò e li richiamò sulla riga vicino alla cattedra. Lui si avvicinò a loro e li guardò. È strano questo professore.

fine prima parte..



 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** un nuovo inizio-parte due- ***


un nuovo inizio -parte due-



   "ok ragazzi, cinque giri di campo di corsa" e fischiò e tutti partirono poi tornò da me e si sedette sulla sua sedia imbottita.
   "allora Rosy ti piace questa scuola?" disse mentre apriva il registro.
   "sì, è bella" 
   "ti volevo parlare di una cosa" chiuse il registro e mi guardò. Lui aveva i capelli grigi, occhi marroncini, occhiali e due o tre rughe.
   "mi dica prof" lui prese la sedia e si sedette vicino a me.
   "cosa ne pensi se a fine anno, oltre al ballo facciamo una specie di gara di ballo latino americano? Non è una gara perché siamo solo noi questa classe a ballare. Cosa ne dici? Ne ho già parlato con loro e hanno detto che gli va bene e quelli che hanno detto di no domani avranno un’altra lezione e al loro posto ci saranno altri ragazzi." che forza! Non ho mai sentito una scuola che fa queste cose, mio padre ha fatto bene a mettermi in questa scuola.
   "certo mi piacerebbe tantissimo!" fece un gran sorriso, poi fischiò e richiamò i ragazzi e gli annunciò la notizia. 
   Alla fine della scuola andai verso l’armadietto, presi i libri e li misi nello zaino, alcuni li ho dovuti tenere in mano perché non ci stavano, troppi libri in questa scuola, mi incamminai verso l’uscita, credo che dovrò prendere uno zaino più grande. Bam!  andai a sbattere contro qualcuno e caddi per terra. Mi feci anche male alla mano.
   "ma guarda dove vai! Ai." vidi una mano tesa verso di me e l’afferrai e mi tirò su, poi... eccolo Hiroki, visto da così vicino è ancora più bello, rimasi a bocca aperta e la richiusi subito.
   "tutto bene?" ero bloccata non riuscivo a dire niente, solo ad annuire con la testa, mi presi la mano, mi faceva male, sicuramente ha visto la mia espressione appena ho sfiorato il punto che mi faceva male.
   "fammi dare un occhiata" mi prese la mano e delicatamente  accarezzò il polso, aveva una mano calda e delicata, ma allo stesso tempo forte, aveva un espressione seria concentrata poi mi lasciò la mano molto dolcemente e mi guardò.
   "tutto a posto hai preso una botta forte con il polso ti verrà un livido ma niente di serio. Mi dispiace"
   "per cosa ti dispiace?" prese i miei libri caduti e me li consegnò. Si mise lo zaino in spalla e tirò un sospiro.
   "per averti fatto cadere, non ti avevo vista scusa. Ehm.. ora devo proprio andare ci vediamo domani Rosy" domani? Come faceva a sapere il mio nome? Si sistemò i capelli da una parte e gli vidi gli occhi, così, belli e... cosa? Per un attimo mi è sembrato che i suoi occhi avessero un colore in più, oro. sembrava che attorno alla pupilla avesse delle striature oro, ma sarà stata la mia immaginazione. 
  Lui mi sorrise, era un sorriso dolce e poi se ne andò. Non feci nemmeno in tempo a salutarlo e come una scema lo salutai con la mano quando era girato di spalle, alla fine non gli ho chiesto come faceva a sapere il mio nome, lo guardai uscire e mi ricomposi, presi il mio zaino e uscì anche io. 

   Arrivata a casa, buttai lo zaino sul divano e mi stesi aspettando mio padre che rientri in casa. Quegli occhi del colore dell’oro, non riesco a togliermi dalla mente il suo viso così uguale al mio disegno. Perché ho disegnato lui? Nemmeno sapevo che esistesse prima della pausa pranzo, ma sì! sarà una coincidenza, deve esserlo per forza! La porta si chiuse con forza e feci un salto pazzesco, mi misi seduta sul divano e vidi mio padre mettere due sporte di spesa sulla tavola, mi alzai per aiutarlo.
   "lascia fuori la carne, faccio il pollo con il purè stasera" tirai fuori tutta la spesa e la misi a posto e mio padre iniziò a cucinare. 
Quando ebbi finito andai in camera a fare i compiti, fortunatamente non ne avevo molti, solo degli esercizi di matematica e di arte, ma di arte dovevo solo fare un disegno cubista.
   "Rosy a tavola!" chiusi il libro e andai di sotto, dovevo solo ripassare i contorni del disegno e poi ero libera, matematica l’avevo già finita.
   "allora com’è andata la scuola? Cos’hai al polso?" mi prese con forza la mano e guardò il livido già comparso. E adesso cosa gli dico? Che mi sono scontrata con il ragazzo più bello della scuola in più palestrato?
   "sono... caduta dalle scale" mi lasciò il polso e mi guardò dubbioso.
   "sei caduta.. dalle scale. Oookey. Poi come hai fatto a cadere solo tu lo sai" si mise una mano tra i capelli e fece una risatina. "mi ero dimenticato che sei un disastro e che cadi spesso. Ha, ha, ha una volta sei caduta di sedere dalle scale da piccola e ti tagliavi sempre anche nei modi più assurdi ricordi?" mi misi a ridere, eccome se mi ricordo ne porto ancora i segni, nel braccio ho una cicatrice leggera bianca di quando mi ero graffiata con il libro alle elementari, ancora non so come abbia fatto.
   "sì mi ricordo" la serata andò avanti così per un po’ ricordando tutti i momenti più ridicoli della mia vita.

   La mattina dopo ero nervosa, oggi ci avrebbero consegnato gli orari definitivi, forse incontrerò di nuovo Hiroki, non dopo la figura che ho fatto ieri cadendo come un sacco di patate. 
   Decisi di andare in bici a scuola mi ero svegliata troppo presto e non volevo rimanere a casa, quindi presi la bici e cominciai a pedalare, guardai l’ora, erano le sette e dieci minuti. Da casa alla scuola ci metto dieci minuti, se pedalo veloce. Girai a destra, dirigendomi nel bosco e seguì il sentiero come diceva il cartello non si sa mai. Scesi dalla bici e misi il cavalletto e mi incamminai. Il posto è bellissimo vidi anche un coniglio selvatico, era così carino, tutto bianco con quelle orecchie lunghe. Il sentiero iniziò a sparire e mi fermai e guardai in alto, non si vedeva neanche il cielo solo il verde delle foglie degli alberi così mi voltai e andai alla bici per andare a scuola.
   Alla fine finì per fare tardi avevo fatto male i conti. Portai il compito di arte alla cattedra insieme a tutti gli altri e tornai al mio posto vicino alla Fra. 
   Nell’ora di mensa vidi i professori avvicinarsi ai tavoli chiedendo in che anno erano poi vennero da noi, fecero presto perché eravamo tutti nel penultimo anno. 

Prima ora arte
Seconda ora inglese
Terza ora matematica
Quarta ora grammatica e italiano
Pausa pranzo
Quinta ora scienze
Sesta musica
Settima palestra 


   Non sono male, molte ore sono in classe con i miei amici tranne in musica e palestra, li sono da sola. Mi voltai nel tavolo di Hiroki, eccolo! con quei suoi capelli che gli ricadevano sugli occhi. Guardai il mio panino e gli diedi un morso. 
   "allora che si fa sabato? Andiamo al cinema?" chiese la Vale. Mi diedero il permesso di chiamarle: Vale, Giuly e Fra, che sollievo. 
   "io non lo so devo sentire mio padre che impegni ha preso. Conoscendolo di sicuro per sabato ha preso già un impegno senza dirmi niente. Ve lo faccio sapere stasera" dissi io.
   "ok, perfetto voi potete tutti?" acconsentirono, spero che mio padre non abbia preso nessun impegno, vorrei tanto andare con loro. 
   "hey Rosy!" sentì una voce chiamarmi, mi girai e vidi un ragazzo biondo venirmi incontro. Mi mise un braccio sulle spalle. Lo guardai.
   "hey, non dirmi che dopo l’altra sera non mi riconosci più! Vero?"
   "Lory!" mi alzai e lo abbracciai davanti ai miei nuovi amici, che rimasero a bocca aperta, non avendo detto a loro del mio amico che sto abbracciando.
   "hey voi due, abbiamo capito che vi volete bene ma le smancerie dopo la scuola grazie!" disse la Vale. Io e Lory sciogliemmo l’abbraccio.
   "siamo solo amici, ho giusto lui è Lorenzo un amico di infanzia" lo indicai.
   "ciao a tutti" e risposero in coro un “ciao!” 
   "Rosy ora devo andare dai miei amici, ma ci vediamo più tardi ok?" annuì. Mi baciò sulla guancia e raggiunse i suoi amici. Mi sedetti e mi toccai la guancia sinistra dove mi ha baciata.
   "hooo! Ti ha baciata che carinooo! Me lo dovevi dire che avevi un amico così bello" disse la Giuly, avvicinandosi ancora di più a me. La Vale sembrava essere arrossita. Che gli piaccia Lorenzo? 
   "beh, tu non me lo hai chiesto!"
   "che cosa c’era da chiedere? Comunque è ora di andare"
   Guardai per un ultima volta nel tavolo di Hiroki prima di andare a lezione. Stava ridendo con i suoi amici e Vanessa mi lanciò un occhiata omicida, ignorandola me ne andai insieme agli altri. 
   All’ora di scienze mi misi seduta vicino a Mattia era così carino oggi con la cresta, una maglia bianca a scollo a V e i jeans. Mi sorrise.
   "tieni, mettiteli è meglio" mi consegnò degli occhiali strani, me li misi.
   "come sto?" si mise a ridere e arrossì, di sicuro ero buffa, ma lo era anche lui.
   "buongiorno ragazzi oggi faremo un esperimento come sapete già dagli occhiali e dal camice. Bene oggi cercheremo di fare diventare questo colore trasparente" come si fa a far diventare un marrone corteggia trasparente? Ci consegnò della polverina rosa da mettere. 
   Dopo un ora finimmo l’esperimento e... be… non posso dire che mi è riuscito, perché invece di trasparente è... diciamo.. nero. Non so come ho fatto a farlo diventare così, sono stata l’unica e ho seguito tutti i passaggi, ma niente.
   "tranquilla Rosy diventerà trasparente anche il tuo solo che ci metterà un ora in più" almeno quello. Mattia mi prese in giro fin ch’è l’ora finì. Tirai un sospiro e andai a lezione di musica con il mio flauto.
   Quando arrivai in classe non c’era ancora nessuno, posso scegliere il posto che voglio! Evviva! i posti erano a forma di ferro di cavallo con quattro banchi in mezzo di due file di due banchi. Mi sistemai in fondo e dopo un minuto la classe si riempì. Tirai fuori il libro e il flauto e quando vidi che qualcuno si sedeva accanto a me mi voltai e per vedere chi è  vidi... Hiroki. È per caso un sogno? Cosa ci faceva accanto a me? Poi guardai la classe e tutti i posti erano occupati. Ora capivo.
   "te lo avevo detto che ci saremmo visti oggi" lo guardai e sorrideva era magnifico da togliere il fiato.
   "sì. Lo avevi detto" non so cosa dire! mi vergogno troppo.
   "bene ragazzi aprite il libro a pagina centodiciassette, dovete completare le note" iniziai a scrivere e vidi che lui prese la matita e vidi che aveva difficoltà, così decisi di mettere da parte la timidezza e la paura e lo aiutai. Anche se dovrebbe saperle ormai le note, infondo siamo in quarta superiore!
   "vedo che hai un pochino di difficoltà. Se vuoi ti do una mano" lui mi guardò e sorrise mettendo una mano tra i capelli.
   "eh sì, grazie non so proprio niente di dove stanno le note" lo aiutai a finire e poi feci il mio.
   "sei brava con le note. Grazie" arrossì.
   "grazie e prego" gli sorrisi.
   "allora... come mai se venuta a vivere qui con tuo padre?" mi voltai di scatto verso di lui, non volevo ripassare la morte di mia madre. Però dovevo rispondergli. Abbassai lo guardo sul libro.
   "perché mia madre ha avuto un incidente in macchina e non hanno fatto in tempo a salvarla. Ora ho solo mio padre" alzai lo sguardo. Era triste, l’ho rattristito perfetto, uff.
   "Rosy io.. non sapevo, scusami mi dispiace tanto per tua madre"
   "grazie" mi sorrise. "allora…" bene, ho catturato la sua attenzione, ora devo chiederli se è Giapponese o Cinese o Coreano e anche come faceva a sapere il mio nome. "quindi.. tu sei…" avevo lo sguardo sul libro.
   "Giapponese. Sì. Ah, non dirmi che stavi per dire se ero Cinese vero?" alzai o sguardo dal libro e lo guardai, rossa in viso.
   "eh? No, no. Assolutamente. Ehm.. Sei in Italia da tanto giusto?" spero di non fare delle domande di troppo, non vorrei offenderlo. Lui mi studiò, forse per scoprire a cosa stavo pensando o a cosa stavo provando, aveva un espressione seria. Lo vedevo con la coda dell’occhio.     
   "si, sono nato a Fukuoka, ma quando avevo cinque anni il capo di mio padre gli ha dato un incarico nuovo, qui in Italia così ci siamo trasferiti, sai fa il poliziotto e avevano bisogno di lui qui, ma poi sono andato a fare le medie in Giappone" mentre lo diceva sorrideva e teneva lo sguardo sul libro, si vede, che è molto orgoglioso di suo padre. E chi non lo è!
   "wow e ti trovi bene?" lui mi guardò e annui, mantenendo il suo sorriso. "ho un ultima domanda se posso fartela"
   "certo, chiedi pure" stava leggendo il testo che ci ha assegnato la prof, dovevamo leggere e completare le domande, ormai la lezione sarà anche finita.
   "ieri, quando ci siamo scontrati, mi hai chiamata “Rosy” ma ancora non ci eravamo incontrati e non eravamo mai stati in classe insieme. Come facevi a sapere il  mio nome?" ritornò serio, ci stava pensando?
   "ecco…" DRIIIIN la campanella suonò e lui scappò via senza darmi una risposta. Io raccolsi le mie cose, perché aveva cambiato subito espressione?  E poi è corso via, come se non mi voleva dare la risposta. Mi alzai e andai a palestra, dovevamo già iniziare con i balli. 
   Mi cambiai, indossai dei pantaloncini neri corti e una maglia bianca a mezzamanica. Le altre ragazze si vestivano come me, ma più provocanti con la maglia... be alcune non avevano nemmeno la maglia ma un top sportivo.
   Uscimmo e ci mettemmo sulla linea gialla per fare l’appello. Quando ci chiamava dovevamo fare un passo avanti e dire presente. dopo
   "Rossi Rosy" feci un passo avanti . guardai a sinistra io ero l’ultima della fila e vidi un ragazzo farsi avanti.
   "Rossi Rosy" feci un passo avanti e poi tornai al mio posto.
   "Sakurai Hiroki"no! Era davvero lui! Perché è qui adesso? Alla fine ci disse di metterci seduti.
   "in questa lezione e nelle altre da partire da adesso si ballerà. Oggi si sceglieranno i vestiti delle ragazze, per voi ragazzi il vestito è uguale per tutti. Poi si sceglieranno le coppie o meglio sceglierò io. Tutto chiaro? 
Bene adesso farò vedere un vestito alla volta e poi mi dite chi lo vuole. Questo è il primo"

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** un nuovo inizio -parte terza- ***


   un nuovo inizio -parte terza-



Il primo vestito era verde smeraldo con brillantini in fondo della gonna con spalline sottili e la schiena scoperta. Mi sa che saranno tutti con la schiena scoperta. Questo lo scelse la Deborah. Il secondo era bianco con scollatura a cuore e teneva la schiena mezza scoperta.
   Nessuno di questi vestiti mi attirava, tranne l’ultimo, era bellissimo, rosso con brillanti attaccati alla scollatura, che cadevano a cascata, la schiena la teneva tutta scoperta ed era corto come tutti, aveva le maniche che salivano fino al collo per poi unirsi dietro, a mo’ di collare.
   "lo vorrei io questo" alzai la mano e il prof me lo consegnò. Per me è il più bello e soprattutto brillava. Poi ci consegnò le scarpe erano tutte uguali color argento aperte con tanti lacci eleganti, con dei brillantini e ovviamente erano con il tacco. 
   "ok, ora andate a portare i vestiti nel vostro spogliatoio e poi tornate qui che facciamo le coppie" sono agitata, con chi mi potrebbe mettere il prof? Quando tornammo i ragazzi erano tutti in piedi. Il prof ci passò davanti sembrava che doveva comprare un cavallo da corsa. Cominciò ad abbinare i ragazzi alle ragazze così rimasi io con un'altra ragazza insieme altri due ragazzi. Non so con chi mi abbinò non volevo guardare.
   Il prof ci mise in posizione io avevo la mano sulla sua spalla e l’altra gli tenevo la mano e lui mi teneva una mano sul fianco. Il prof mi alzò la testa e ho visto con chi dovevo danzare tutti i giorni era un ragazzo carino capelli castano chiaro occhi verdi. Per un ora intera ballammo una canzone bellissima si chiama “Obsession”. Facemmo molti errori e poi questo ragazzo mi toccava quasi sempre il sedere! Che schifo. È un maniaco! Mi pestava  piedi non era il mio compagno ideale. Mi sentivo che qualcuno mi fissava, ma alla fine scoprì chi era. Sakurai Hiroki. Lanciava delle occhiatacce! Non sapevo se ce l’aveva con me o con il mio compagno di ballo. Alla fine il prof si convinse che non è il compagno giusto per me e ci scambiò, e per ironia della sorte lo scambio fu proprio con Hiroki e la sua compagna Deborah, così il pervertito con cui ballavo ora toccava alla povera Debby. Sono un po’ impaurita. Devo dire che ballammo molto bene. 
   Finalmente la lezione finì e mi andai a cambiare, mi dovevo portare a casa il vestito per provarlo insieme alle scarpe.
   Aprì l’armadietto e presi i libri. Qualcuno si appoggiò.
   "hey, bella ragazza!" mi girai, e vidi Lory, fiuu pensavo fosse il pervertito di prima.
   "ciao, bel ragazzo" risi, chiusi lo zaino e me lo misi in spalla, era uno zaino di quelli che vanno adesso quelli a tracolla. 
   "che fai oggi pomeriggio?" mi guardava dritto negli occhi, distolsi lo sguardo, e vidi che vicino alla porta c’erano le mie amiche che mi guardavano e ridevano. Chissà che dicevano. "allora? Sei impegnata oggi?" ho mi ero dimenticata della domanda.
   "no però, sai ho ancora tutte le cose da mettere a posto, i miei libri e altro" si rattristò. E si guardò le scarpe.
   "ah pensavo che avevi già messo a posto le tue cose l’atra sera" con la gamba destra faceva avanti e indietro come un bambino. Mi faceva ridere.
   "si ma avevo messo solo via i vestiti, scusa facciamo un'altra volta ok?" lui si mise a ridere e di gusto anche! Che avrà tanto da ridere? Mah.
   "si tranquilla tanto ci vedremo presto, e non intendo a scuola! Ciao ciao!"  corse via salutando con la mano. Cosa avrà voluto dire? All’uscita incontrai le miei amiche e andammo insieme fino al cancello della scuola, poi ci salutammo e ognuna andò a casa propria.
   Quando tornai a casa mio padre era già arrivato. Bene così potevo dirgli se potevo andare al cinema sabato.    
   "papà! Ti devo dire una cosa!" urlai. Andai in cucina ed era li seduto che mi aspettava.
   "anche io ti devo dire una cosa" era tutto contento chissà di cosa si tratta.
   "dì prima tu papà" mi sedetti e lo ascoltai.
   "ok. Sabato io, te e i Fabbri andiamo a pescare di sera al lago" era così contento che stava tremando sulla sedia e non riusciva a stare fermo.
   "chi?" Fabbri? E chi sono?
   "come chi? Lorenzo e suo padre! Luca Fabbri" oh già! 
   "è vero! Mi ero dimenticata che si chiamano così di cognome"
   "tu cosa mi dovevi dire?" 
   "ehm... le mie amiche mi avevano inviato al cinema questo sabato, ma visto che dobbiamo andare a pescare verrò con te" mi dispiaceva tantissimo non andare con loro, ma mio padre aveva già preso questo impegno da molto prima.
   "grazie Rosy! Secondo me vieni per Lorenzo he? dì la verità" mi spinse con il gomito.
   "no. Per niente. Va be si, dai papà non lo vedo da tanto è ovvio che vengo anche per stare con lui" lui se ne andò di sopra e io rimasi li da sola a cenare. 
   Quando ebbi finito sparecchiai e andai in camera e mi provai il vestito e le scarpe, mi stavano bene la misura era perfetta. Non vedo l’ora di indossarli.
   Mi stesi nel letto e andai sotto le coperte. Mi girai sul fianco destro e chiusi gli occhi. Spero di non sognare niente.
   

   Durante la notte sentì un rumore di ali, mi alzai e aprì la finestra forse era solo un passerotto, ma il rumore era troppo grande, forse era un falco. Comunque qualsiasi cosa sia se né andato e tornai a dormire.




fine primo capitolo il prossimo sabato metterò il 2 capitolo...  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** la pesca -parte prima- ***


ciao a tutti! ecco qui il secondo capitolo. prima che lo leggiate vorrei precisare una cosa. questo che sto scrivendo non è una storia ma un libro quindi sarà una cosa lunga. non sono molto brava, scrivo per hobby quindi non vi arrabbiate se sbaglio i tempi verbali o altro io cerco di mettercela tutta per renderlo presentabile prima di pubblicarlo. ma sicuramente ci saranno degli errori. è noiosetto anche questo capitolo ma essendo un libro è normale. dal prossimo si comincerà a muovere qualcosina, spero di aver detto tutto... mmmh sì, bene... buona lettura! 


Due
 
  La pesca

 
 
   Camminai nel buio evitando le radici in superficie. Saranno le tre di notte la luna era alta nel cielo, era diversa era nera. Una luna nera, strano, continuai a camminare non sapevo dove stavo andando, stavo seguendo il mio estinto.
   Sentì dei battiti di ali, mi avvicinai piano, piano mi nascosi dietro un cespuglio. Ali enormi, ali del color oro e bianco con il contorno nero. Come nel mio disegno.
   Poi sentì un rumore, mi voltai e vidi un lupo enorme che mi attacca, non feci in tempo a vederne il colore, ricordo solo che aveva gli occhi azzurri con striature nere... come i miei! E poi vidi la bocca, enorme con denti lunghi e affilati. Vidi solo che mi voleva mordere.
   Mi svegliai di colpo sudavo freddo e tremavo. Che sogno orribile. Sentì mio padre che partiva, guardai fuori dalla finestra. È già partito.
   Corsi immediatamente in bagno a farmi una doccia veloce e vestirmi e truccarmi alla velocità della luce, ero in un ritardo pazzesco. Presi una pasta e uscì per andare a scuola. Feci colazione in bici e andavo più veloce che potevo. Arrivai giusto qualche minuto più tardi del suono della campana, corsi su per le scale e bussai alla porta della mia classe ed entrai. Mi misi nel mio posto accanto alla Giuly.
   -hai fatto tardi stamattina come mai? Non ha suonato la sveglia?- rise.
   -no ha suonato è solo che ho fatto un incubo, dopo te lo racconto nella pausa pranzo- annuì. Aprì il libro e cominciammo a leggere la storia dell’arte.
   Mi colpì qualcosa in testa e cadde sul banco. Un foglietto, lo aprì.
 
   Dai raccontami il sogno... non posso aspettare fino alla pausa pranzo. Tanto questa storia dell’arte è una noia mortale.
 
   Presi la penna, strappai un pezzo di foglio dal quaderno senza farmi sentire e cominciai a raccontare il mio incubo. Aspettai il momento giusto per lanciare il bigliettino. La prof si gira, lo passo alla Giuly. E si mette a ridere sotto i baffi. Alzai gli occhi al cielo e sospirai.
 
   È bellissimo! Ha, ha non è che hai sognato Hiroki? Sai com’è visto che hai sognato il ragazzo del tuo disegno, però non capisco quale sia la parte del lupo che ti vuole uccidere.Già non lo capisco neanche io. La prof ci consegnò due fogli uno c’era un disegno di due persone, la donna era sdraiata e l’uomo la proteggeva da non so cosa. L’altro foglio era nero dovevamo disegnarlo con un gesso del colore che ci pareva e poi sfocarlo nelle parti di ombra e disegnare il sole che illumina e stracciare la sfumatura del sole verso di loro, così ci aiutava a capire dov’era la parte illuminata e quella no.
   Scelsi il viola, il disegno era piuttosto complicato ma l’effetto finale è venuto abbastanza bene e presi un otto.
   Le altre ore erano ancora più noiose e passarono lentissime, ma finalmente arrivò la pausa pranzo e come sempre Vanessa era al tavolo di Hiroki, presi il vassoio e la solita insalata l’unica cosa “sana” che c’era, mi misi seduta nel solito tavolo insieme agli altri.
   -Rosy allora per dopo domani ci sei?- mi chiese la Vale.
   -no non posso mio padre ha preso un impegno. Devo andare a pesca con lui e dei nostri amici. I Fabbri.- tutte le ragazze quando dissi “Fabbri” cominciarono a fare tutte “uuuh “fortunata” “già è davvero fortunata che conosce quello schianto di Lorenzo” mi veniva da ridere, prima tutte filano dietro a Hiroki, poi basta nominare Lorenzo Fabbri e si dimenticano del misterioso e affascinante ragazzo della scuola per andare dietro a Lory.
   -mi piacerebbe venire con te Rosy- disse la Vale.
   -ha, ha certo vieni solo per Lory- risero tutti e lei arrossì tantissimo. Mmh alla Vale gli piace Lorenzo ottimo! Come istinto mi voltai e sorpresi Hiroki che mi guardava. Ci guardammo per un po’, poi arrivò Vanessa e mi fulminò con lo sguardo.
   -ma che ha quella contro di me? Ha qualcosa di strano-
   -fa così con tutti. O meglio con chi si sente minacciata di portarle via Hiroki anche se lui non è suo e tu per lei sei una minaccia- mi spiegò la Fra. Io mi voltai.
   -ma come fa ad essere minacciata da me? Io non piaccio a lui anzi credo che non mi sopporti- guardai la Fra.
   -mah non credo che sia così. Se non ti sopportava, non ti guardava e ne parlava- beh se lo dice lei, finì la mia insalata e ci alzammo tutti per andare a lezione.
Presi lo zaino e me lo misi in spalla e andai a lezione di scienze.
 
   Mentre camminavo nel corridoio vidi due persone che stavano litigando. Una ragazza e un ragazzo. La ragazza era attaccata agli armadietti e il ragazzo la sta tenendo per le spalle. Sicuramente le sta facendo male.
   -lasciami non è colpa mia!- urlò la ragazza. Io mi nascosi dietro l’angolo per non farmi vedere. Il ragazzo aveva una faccia infuriata.
   -dimmi che non è lei! Dimmelo!!- la stava strattonando, lei abbassò lo sguardo per terra.
   -mi dispiace- la ragazza lo guardò negli occhi. -è lei- lui la lasciò andare e fece qualche passo indietro, era come se fosse in uno stato di shock, si passò una mano tra i capelli neri e disse qualcosa che non sentì.
   -a volte il destino fa le scelte sbagliate, tutto qui- disse la ragazza. Poi vidi bene il viso di lui ed era Sakurai Hiroki.
   -ma perché il destino me l’ha segnata a me?- colpì l’armadietto vicino al viso della ragazza talmente forte che lasciò l’impronta del suo pugno. Mi spaventai. E corsi subito a lezione. Non lo avevo mai visto così arrabbiato e feci la strada più lunga. Infatti arrivai in ritardo. Mattia non mi chiese che cosa avessi, ma fece di tutto per farmi ridere e ci riusciva! molte volte il prof ci riprese perché ridavamo. Ma l’ora, prima o poi doveva finire. Presi di nuovo la strada più lunga e arrivai ancora in ritardo. 
   -scusi per il ritardo, non avevo visto bene l’ora- mi misi nel mio posto con malavoglia essendo vicina a lui.

   -va bene. Che non succeda mai più- riprese la lezione sulla musica classica.
   Hiroki era rigido sulla sedia. Aveva i capelli tutti spettinati, uno sguardo spento, triste. lo guardai e vidi che mi guardava con la coda dell’occhio.
   Distolsi lo sguardo immediatamente e mi concentrai sulle note.
Senza riuscirci, chi sarà la ragazza misteriosa con cui parlava prima? Perché era così arrabbiato? No, ora basta pensare a lui mi devo concentrare sulla musica.
   Mi concentrai solo quando toccò a me a leggere, non ci riuscì sapendo che vicino a me c’è un ragazzo che non mi sopporta. Lo tenevo d’occhio a volte per vedere cosa fa, ma non cambiava espressione, era freddo e rigido. E dopo un ora la campanella finalmente suonò, però avevo ancora Hiroki nella prossima lezione.
   Mi diressi nello spogliatoio insieme alle alte ragazze. Entrammo dentro e mentre ci stavamo spogliando, entrò il prof, io mi coprì con la maglia e le altre rimasero così, senza vergognarsi.
   -sbrigatevi a vestirvi. Oggi si balla- chiuse la porta e finì di cambiarmi indossai. Quando tutte noi eravamo pronte uscimmo e andammo in palestra. I ragazzi erano già vestiti. Naturalmente. Loro vanno più veloci di noi a vestirsi e ancora non capisco come fanno.
Ci mettemmo sulla riga bianca. Il prof fece l’appello.
   -Romanof Deborah- fece un passo avanti dicendo “presente”
   -Rossi Rosy- feci un passo avanti. Poi chiamò lui.
   -Sakurai Hiroki- fece un passo avanti.
   -presente- tornò al suo posto e quando il prof ebbe finito ci mise a coppie come l’ultima volta. Mi sa che le coppie non si possano cambiare e ci insegnò i passi. Vedevo Hiroki dritto negli occhi, aveva ancora una sguardo freddo, arrabbiato. Sembrava che ce l’aveva con me e non so perché! Non gli ho fatto niente!
   Durante il ballo inciampai un paio di volte e il prof mi rimproverava sempre, se inciampo un'altra volta mi sa che Hiroki si arrabbierà ancora di più. Pensando a questo inciampai e caddi in ginocchio.
   -Rosy sei un disastro!- mi gridò Hiroki contro. Mi salirono le lacrime agli occhi e iniziai a piangere. Fortunatamente il prof non c’era era andato un attimo dalla direttrice.
 
   -mi raccomando, io vado un attimo dalla direttrice, voi intanto ballate ed esercitatevi- disse e uscì dalla palestra.
   -va bene prof!- gridammo e iniziammo a ballare. Questo è quello che è successo cinque minuti fa.
 
   -avanti Rosy non volevo farti piangere- non riuscivo a smettere non so perché. Hiroki mi prese le mani e mi tirò su in piedi e mi asciugò le lacrime e mi sorrise.
   -dai andiamoci a sedere cinque minuti- mi condusse nella panchina e mi sedetti.
   -perché ti sei messa a piangere? Solo perché ti ho urlato contro dicendoti che sei un disastro? Scusa non volevo è che inciampi sempre e... dai scusa per favore smetti di piangere- ma non ci riuscivo. Non riuscivo a smettere. Mi ero fatta male alle ginocchio e poi mi ha urlato contro. E poi adesso perché è così gentile con me? Pensavo che non mi sopportava. Forse perché gli facevo pena, certo una ragazza cade e comincia a piangere è ovvio che un ragazzo dopo è gentile. Mi mise un braccio attorno alle spalle e mi attirò a se per tranquillizzarmi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** la pesca -parte seconda- ***


   -tranquilla non sei un disastro. Certo non posso dire sei una ragazza fantastica e roba così perché non ti conosco, ma so una cosa. Non sei per niente un disastro. Mmh? Capito? Dai su vai a bere un po’ d’acqua e poi torna che continuiamo a ballare prima che arriva il prof- che bravo attore! Mi sorrise. Mi asciugai le ultime lacrime e mi alzai ringraziandolo e andai in bagno a risistemarmi il trucco e a bere un po’ d’acqua.
   Mi lavai la faccia per togliere l’acqua salata delle lacrime dalle guance, mi appoggiai al lavandino e mi guardai. Perché è così gentile tutto ad un tratto con me? Non è giusto che faccia così. Prima è dolce e gentile e poi diventa freddo e distante. Tirai un profondo sospiro e mi misi la matita dove ormai non c’era più. mi guardai i capelli ed erano tutti spettinati, me li pettinai un po’ con le mani almeno per metterli un po’ a posto. Bene ora posso uscire, ho gli occhi ancora un po’ rossi ma non si vede molto.
   Uscì dal bagno e vidi Hiroki seduto con la testa tra le mani. Ecco scommetto che è tornato freddo e distante. Perfetto.
   Lui alzò la testa di scatto, sentendo il rumore dei miei passi. Si alzò e mi sorrise, io mi bloccai, allora non era ancora diventato freddo? Bene. Mi incamminai e lui si inchinò prendendomi la mano e la baciò da gentil uomo.
   -mi concede questo ballo signorina Rosy?- mi guardò dritto negli occhi. Da togliere il fiato com’è possibile che abbia degli occhi così belli? Così... angelici. Feci un inchino e accettai. E riprendemmo a ballare insieme agli altri.
   Dieci minuti dopo arrivò il prof tutto contento vendendoci ballare. Si sistemò sulla sedia a guardarci e a correggerci se avevamo delle imperfezioni. Non ce la facevo più, mi facevano male le gambe.
   Il prof finalmente fischiò e ci rimettemmo in fila sulla riga bianca.
   -bravi. Oggi siete stati favolosi se continuate così diventerete più bravi dei ballerini professionisti- ci mettemmo a ridere e anche il prof    
   -no non sto scherzando siete stati davvero molto, ma molto bravi oggi. Ora potete andare a cambiarvi e andare a casa a riposare. Domani imparerete un ballo nuovo, più difficile. Si chiama “no vale la pena inamorarse”- che bello. Casa. Riposo. Sembra un sogno. Mi sedetti sulla panca. E mi cavai le scarpe.
   -ho, cara panca mi sei mancata- risero tutte.
   -non balli molto a quanto pare he?- mi chiese la Lisa. Lisa era una ragazza più o meno alta come me, capelli biondi e occhi azzurri, una ragazza carina e simpatica.
   -he no, a dire il vero non ho mai ballato- mi guardarono tutte.
   -la prima volta? Neanche in discoteca?- chiese la Deborah. Lei invece era poco più bassa di me io sono un metro e sessanta lei sarà un metro e cinquantacinque, capelli marroncini lunghi fino alle spalle e occhi marroni chiari.
   -no, non sono mai andata in discoteca- ero ancora seduta ad assaporare la panca.
   -cosa? Io non potrei stare ogni sabato a casa senza discoteca e senza tacchi- disse la Debby.
   -hey Debby ci sono molte persone che non vanno in discoteca e poi diciamolo, sei una gran festaiola!- disse Giada. Ridemmo tutte quante.  
   Mi alzai, presi lo zaino e uscì da scuola. Mentre stavo scendendo gli scalini fuori da scuola sentì qualcuno che mi prese la spalla. Mi fece girare. Era Vanessa. Che cosa voleva adesso questa?
   -sentimi bene stupida ragazzina. Stai lontana da Hiroki. Lui è mio- stai lontana..??
   -sentimi bene tu. Per prima, cosa abbiamo due ore da fare insieme e non posso evitare di stargli lontana. Secondo, è lui che cerca a me- quando non è impegnato a fare il freddo. -terzo, non ci esco insieme e non siamo neanche amici! Quindi prima di aggredire qualcuno che non fa assolutamente niente, informati! Per quella cosa che hai detto che lui è tuo, per quanto mi riguarda puoi tenertelo, a me non importa- gli ero vicinissima e le gridavo contro, di solito non sono così, ma verso di lei ho una tale rabbia che non so spiegarne il motivo. Lei fece qualche passo indietro con una espressione di sorpresa e forse anche di terrore nei suoi occhi. Lei raccolse il suo zaino e se ne andò urtandomi con la spalla. Ma che le ho fatto di tanto male? Non dovrebbe essere così tanto gelosa di Hiroki visto che non stanno insieme.
   Presi la bici e andai a casa di malumore. Però non vedo l’ora che sia domani sera per la pesca! Ma nel pomeriggio mi aspettavano dei lavori domestici.
   Arrivai a casa e misi la bici a posto. Aprì la porta ed entrai.
   -ciao papà!- si sentì un gran rumore in cucina, ma che stava combinando? Andai a vedere e stava cercando di fare degli spiedini di gamberetti.
   -oh ciao Rosy. Non ti avevo sentita arrivare. si, certo, come no. Mi misi seduta sulla sedia e guardai mio padre impanare gli spiedini.
   -papà domani sera a che ora partiamo?- si girò a guardarmi con le mani tutte sporche di pane.
   -appena arrivano i Fabbri prepariamo la cassetta delle esche e le canne e poi partiamo- spero che mi metteranno loro le esche perché io non le tocco.
   -vado di sopra a fare i compiti.. quando è pronto chiamami- fece sì con la testa e andai di corsa in camera mia. Misi i libri sulla scrivania e cominciai a studiare e a fare i compiti. Presi il flauto e suonai qualche melodia che avevamo imparato a lezione.
   Quando ebbi finito feci lo zaino e mi stesi sul letto sfinita, mi misi un cuscino in faccia e cominciai a pensare a Hiroki, quando caddi e mi aiutò a tirarmi su.. è stato gentile, ma perché? Ci sono tante domande che non so darmi una risposta. Perché mi doveva piacere un ragazzo così complicato? Non poteva piacermi... che so... uno come Lorenzo? No he? Uffa eppure Lory è un bravo ragazzo, dolce, gentile, simpatico e caloroso invece Hiroki è... si molto bello, ma freddo, distante e non capisco a che gioco stia giocando con me. Se mi odia o vuole essere mio amico. Perché sto pensando a queste cose? Aah devo smetterla!
   -Rosy! Vieni giù!- non capisco cosa ci sia tra lui e Vanessa, lei si arrabbia se lui mi parla, ma lui non la considera nemmeno è davvero un mistero. Qualcuno aprì la porta di scatto facendomi fare un salto nel letto.
   -allora? Ti ho già chiamato una volta. Vieni giù che è pronto- mi ha chiamato? E quando? Io e i miei pensieri quando comincio mi può passare un treno vicino e non me ne accorgo nemmeno.
   -sì, arrivo- mi alzai e scesi giù. Ci mettemmo a tavola.
   -allora il ballo come va? la scuola? Prendi buoni voti?- mio padre sfilò uno spiedino e si staccò tutta l’impanatura e se lo mangiò, io lo imitai.
   -si va bene, va tutto bene anche se dovrei migliorare.. oggi sono caduta mentre ballavo- non lo guardai mai dritto negli occhi, staccai un altro gamberetto e come l’altro cadde l’impanatura.. li deve schiacciare di più per non farla andare via.
   -mmh...- masticò velocemente ed ingoiò. -non ti ho chiesto ancora con chi balli- glielo dico? O no? Non mi sembra grave se gli dico con chi ballo no?
   -con Sakurai... Hiroki- lo guardai e fece un sorriso. Era abbastanza contento. Si vede che lo conosce.
   -bene. E com’è? Ti tratta bene?- a dire il vero ci sono giorni che mi ignora e giorni tipo oggi che è stato gentile… per un po’.

   -sì, mi tratta bene- si alzò e mise il piatto a lavare, vidi che avevo altri tre gamberetti ancora ne staccai uno e lo mangiai.
   -bene. Sarà meglio- se ne andò in sala a guardare un programma di pesca che c’è sempre a quest’ora: otto di sera. Io finì di cenare e pulì i piatti e andai di sopra a fare la doccia. Sperando di rilassarmi.
   Ed è stato così non ho pensato a nulla, mi asciugai e mi misi il pigiama  
Presi il phon e andai in camera ad asciugarmi i capelli. BUM! Feci uno scatto nel letto. Cos’è stato? Spensi il phon e con ancora i capelli bagnati mi alzai dal letto, presi la lampada, andai verso la finestra. La aprì e... vidi una piuma bianca con il contorno nero. Di che specie di uccello poteva appartenere una piuma così? Guardai in alto. Niente. in basso. Niente. Non ce ne era più traccia. Se era stato lui a fare un rumore così era anche bello grande. Chiusi la finestra e misi la piuma dentro un cassettino, la voglio conservare è così bella e morbida. Ripresi ad asciugarmi i capelli e finalmente si asciugarono. Andai sotto le coperte e chiusi gli occhi e mi addormentai subito.
 
   Il mattino seguente mi svegliai presto per la luce del sole, mio padre dormiva ancora, le sei e quaranta di mattino!? E che faccio a quest’ora?          
   Di sicuro non mi metto a fare i lavori domestici adesso, rischierei di svegliare mio padre. Decisi di restare sdraiata nel letto aspettando che si facciano le sette. Aspettare senza fare niente è noioso e infatti mi addormentai quasi subito.
 
   Driin ,driin, driin, driin ecco finalmente la sveglia delle sette, era ora, tirai via le coperte e mi alzai dal letto, andai a vedere in camera di mio padre e non lo vidi, bene si sera alzato. Sentì un rumore di scodelle in cucina e scesi giù. Mio padre stava mettendo in due scodelle del latte e metterle nel microonde a riscaldarlo per un minuto e mezzo, poi le tirò fuori e le mise in tavola con due cucchiai, i cereale e lo zucchero.
   -buongiorno papà- lo salutai allegramente e mi misi seduta. Lui mi fece un gran sorriso di ricambio.
   -buongiorno Rosy. Di buon umore oggi?- si mise seduto anche lui misi due cucchiai di zucchero nel latte e mescolai e misi i cereale.
   -può darsi- sorrisi.
   -e come mai così felice stamattina?- lo guardai e rimasi ferma con il cucchiaio in bocca, restai così per pochi secondi.. perché ero così felice? Per la pesca? No, non credo che sono felice per la pesca è noiosa.
   -non lo so- mangiai la mia colazione e fece così anche lui.
   -mmh, certo- 
   -non posso essere di buon umore perché mi sono svegliata bene?- 
   -ok Rosy- finimmo di fare colazione e mio padre mi baciò sulla guancia e uscì per andare al lavoro. Io rimasi a casa a pulire, tanto per tenermi occupata.
   Iniziai a lavare i piatti e a pulire tutta la cucina, mi misi i guanti e presi la spugna, spruzzai il prodotto sui fornelli e cominciai a strofinare per bene. Chissà se pescherò qualcosa stasera, lo spero, non vorrei essere l’unica a non pescare, ci farei una brutta figura e mio padre mi avrebbe rinfacciato per tutta la mia vita che lui aveva pescato e io no.
   Misi la spugna a posto e anche i guanti e cominciai a spazzare e a dare lo straccio per la cucina e intanto aprì la finestra così si poteva asciugare subito. Appena l’aprì è volato dentro una penna color oro e si posò per terra, appoggiai lo straccio contro il muro e raccolsi la penna e la guardai bene. Era molto grande, la rigirai tra le dita per osservarla meglio pensando di quale volatile potesse appartenere, uno molto, ma molto grande. La appoggiai sul tavolo e continuai a finire di pulire.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** la pesca -parte terza- ***


Presi la penna e andai in camera mia e la misi insieme alla piuma.
    Accesi internet e scrissi penna colore oro cliccai cerca trovai molti siti di penne grandi e oro ma solo quelle che scrivono, poi trovai quello che stavo cercando. Ali possenti colore dell’oro ci cliccai sopra e mi comparve un sito di angeli. Non è quello che stavo cercando, ma intanto che c’ero decisi di darci un’occhiata. Cominciai a leggere.
   Non guardare molto lontano... essi non sono distanti... ma sono qui... vicino a noi... vestono i nostri abiti… vivono con noi.
 
   Mmh diventa interessante, cliccai la freccia in basso per scendere...
 
   Gli angeli sono creature create da Dio, per il bene e abbattere il male, trasferiti sulla terra per tenere d’occhio gli esseri umani per difenderli dai Vampiri, con loro alleati ci sono i Licantropi, creature create da Lucifero con il solo scopo per uccidere. Ma con l’avanzare dei secoli i Licantropi hanno voluto unirsi al bene – o almeno alcuni-  tra Angeli e Licantropi c’è un alleanza, si sopportano, ma se possono si evitano. Appena un angelo incontra la sua anima gemella per la prima volta ,come segnale, il colore degli occhi cambia.
   Angeli, creature magnifiche, con enormi ali, che siano bianche o nere o persino rosse, solo un angelo ha le ali con tre colori. Oro, bianco e nero. .
   Sono davvero poche le coppie formate da Angeli e Licantropi, il bene e il male uniti in una relazione. Una cosa unica al mondo. Infatti, solo due coppie si sono sposate e avuto figli. Troppa è la paura del licantropo, molti di loro non vogliono accettare il loro destino, rimanendo da soli per l’eternità.”
 
   Rimasi a bocca aperta, pensai a quando trovai le piume... le piume... mi alzai dalla sedia di fretta e andai a vedere nel cassetto. Presi una piuma e una penna e le misi sulla mia mano, controllai bene il link. “ tre colori, oro, bianco e nero.” È come la piuma che ho in mano adesso. Bianca e nera, la penna è d’orata! Pazzesco è impossibile! Un Angelo mi viene a guardare fuori dalla mia finestra? No, no è impossibile non può essere vero! Crollai sulla sedia a guardare la piuma e la penna sul mio palmo della mano. Ma sì! Sarà un caso che ci sia la descrizione su internet, avranno inventato tutto. Per forza. Basta spensi in PC e finì di fare i lavori.
   Sentì suonare il campanello, andai ad aprire.
   -ciaoo Rosy!- il ragazzo diciamo che mi è “saltato” addosso abbracciandomi. Ricambiai e lo guardai meglio quando sciolse l’abbraccio.
   -Lory! Già qui?- doveva venire alle sei di sera non pensavo fosse così tardi.
   -he sì, ti ho disturbata? Dovevo venire più tardi?- mi guardai, avevo ancora la tuta e la coda di cavallo.
  -ehm... no è che stavo pulendo e ho finito proprio adesso e non ho avuto tempo di cambiarmi- Rise non so perché e risi anch’io. Lo feci entrare e ci mettemmo seduti sul divano. Si guardò intorno e poi finalmente il suo sguardo si posò su di me. Io mi sciolsi i capelli, cominciava a darmi fastidio.
   -allora... a che ora torna tuo padre?- 
   -fra poco, ma dobbiamo partire subito?- accavallai le gambe per stare più comoda.
   -già, il posto dove dobbiamo andare è lontano, non mi ricordo nemmeno il posto però è buono per pescare, davvero buono- e magari non si pesca niente, sono sicura che sarà così. Se vogliono andare via presto è meglio che mi muovo a fare la doccia.
   -Lory io devo andare a fare la doccia, ho sbagliato i tempi per colpa... di una cosa, quindi.. ora vado, tieni il telecomando, intanto che aspetti ti passi il tempo guardando la TV- io mi alzai e andai in bagno, aprì il rubinetto della doccia e aspettai che venisse calda.

   Mi rilassai completamente sotto il getto d’acqua, ripensai alle piume, devo scoprirne di più, magari un libro serio su gli Angeli e Licantropi. Com’è possibile... i suoi occhi, quella volta, la prima volta che gli ho parlato per un attimo gli sono cambiati di colore? No, sarà stato un riflesso o la mia immaginazione. Però io li ho visti davvero.
   Uscì dalla doccia e mi avvolsi con l’accappatoio e iniziai ad asciugarmi e a vestirmi, cavolo ho dimenticato la maglia in camera, mi tocca ad andarla a prendere.
   Aprì la porta e guardai se veniva qualcuno, non vidi nessuno, entrai in camera e frugai dell’armadio alla ricerca di una maglia, la trovai e uscì per andare in bagno e mi scontrai con Lorenzo. Lui diventò rosso e mi coprì con la maglia.
   -sc... scusa non pensavo che... stessi ancora in reg.. reggiseno mi… dispiace-- stava muovendo le mani come se volesse rimediare al suo errore, ma rimaneva immobile sul posto. Diventai rossa.
   -o.. ok io vado in bagno e tu non ha visto niente ok? Bene- andai in bagno e mi misi la maglia, la matita, mi misi a posto i capelli e uscì.  
   Finalmente eravamo al completo, e avevano già sistemato tutto! Mancava solo di salire in macchina e partire.     
   Il tragitto sembrò durare una vita, un’ora di macchina, con molte curve, ho dovuto prendere la pastiglia per il mal d’auto.. cominciavo a pensare ai miei amici... mi mancano tantissimo, poi a mia madre e a Hiroki che non ci dovrei neanche pensare! Ma nemmeno un piccolo pensiero, ci ritorno sempre e mi chiedo ogni volta perché, ma senza una risposta.
   -Rosy, ti senti meglio? Rosy! Hey mi senti?- sbattei le palpebre per tornare alla realtà, e vidi Lorenzo che aveva la mano sulla mia spalla.
   -sì. Sto meglio. Grazie- guardai fuori dal finestrino. Era già buio. A quest’ora io e mia madre andavamo in giro per i boschi in cerca di funghi o delle specie di erba che servivano per guarire....
 
 
   -tesoro, guarda sotto a quel cespuglio- disse mia madre. Andai verso ad un cespuglio enorme pieno di spine appuntite. Mi abbassai e mi misi i guanti per non graffiarmi. Spostai le foglie e trovai una pianta alta, con foglie a forma di cuore con un fiore blu a forma di piumino tondo e morbido, deve essere questa la pianta che cercava. La strappai piano, piano per non staccare le radici. La presi delicatamente e andai verso mia madre. La vidi che era in ginocchio. Mi dava le spalle, stava scavando. Mi avvicinai.
   -è questa la pianta, mamma?il fiore emanava un profumo buonissimo, sapeva di rosa ma con un accenno di calle.
   -si è questa. Grazie mille!- mi sorrise, uno di quei sorrisi che ti fanno sentire bene.
   Continuammo la ricerca di altre piante ancora per un ora, poi ci sedemmo una di fronte all’altra sull’erba, mettemmo le piante al centro. Poi mia madre tirò fuori un block notes e una matita.
   -ne abbiamo raccolte tante stasera he? Ben fatto Rosy, grazie dell’aiuto- prese un’ erba e la guardò bene da vicino e cancellò il suo nome dalla lista. Continuò così fin che non ha finito di vedere tutte le piante che abbiamo preso, poi le mettemmo nel cestino con della terra e andavamo a casa.
   -bene tesoro vai a dormire, mi hai aiutato davvero tanto questa sera, ho tutto quello che mi occorre. Buonanotte-- e dopo questa frase che mi diceva ogni volta che rientravamo, io andavo a fare una doccia, e poi a letto.
 
 
   La macchina si fermò e mi riportò alla realtà. Scendemmo, annusai profondamente, che buon odore. Mi incamminai verso le barche.. le barche? Perché sono due? Non saliamo tutti in una? Mi toccai la spalla e.. avevo dimenticato in macchina lo zaino, ecco cosa succede quando si pensa troppo! Mannaggia e me! Tornai indietro di corsa e presi lo zaino. Chiusi la macchina e raggiunsi mio padre.
   -Rosy tu Sali con Lory così potete parlare tra di voi- mi sorrise. feci spallucce e salì nella barca con Lory, lui la spinse in acqua e salì anche lui. si mise davanti a me e mi porse una canna da pesca, la presi e poi aprì un barattolo abbastanza puzzolente... mi porsi un po’ avanti per vedere che cosa c’era. L’esca. Lui si mise la sua e io aspettai che me la metteva anche a me, ma... rimase li a guardarmi e si mise a ridere.
   -che c’è? Perché ridi? Io non metto l’esca te lo puoi scordare! Non voglio toccare quei vermi, mi fanno schifo- così rosa e viscidi che ti si contorciano in mano.
   -ok, te la metto io dai- prese l’amo e il verme e lo infilzò, e si contorceva anche sull’amo... bleh!
   -ecco fatto, tieni- presi il filo e lo tenni lontano da me, poi presi con tutte e due le mani la canna e lanciai il filo con attaccato all’amo il verme.    
   E ora si deve solo aspettare che degli stupidi pesci abbocchino.
   Il lago è così nero da fare paura, sembra che deve spuntare da un momento all’altro qualcosa.
   -non dirmi che cominci già a stufarti vero? Abbiamo appena iniziato- tenni lo sguardo sull’acqua.
   -no, no- i nostri genitori sono molto più in là per non far intrecciare i fili e poi credo perché vogliono farci restare da soli.
   -sicura? È tutto oggi che sei strana. Che hai?- sentivo il suo sguardo addosso, alzai e abbassai la canna per far muovere il verme da farlo sembrare vivo.
   -no, sto bene. Sento un po’ la mancanza dei miei amici e di mia madre. Tutto qui- la barca si mosse, e guardai che vicino a me si era messo Lorenzo e mi mise un braccio attorno alle spalle e mi accarezzò il braccio, per darmi conforto. Gli sorrisi e mi appoggiai a lui.  È così caldo e accogliente. Vidi la sua canna scendere giù. Da lui qualcosa ha abboccato. Se ne andò dove era seduto prima e  cominciò a tirare.
   -è bello grosso! Tira come un dannato!- volevo aiutarlo, ma come potevo? Se non ce la faceva lui come potevo farcela io? Dopo qualche minuto tirò fuori dall’acqua un bel pesce abbastanza grande, con il buio non si capisce bene di che colore è, e non so nemmeno che pesce sia, nemmeno Lorenzo lo sa. Be speriamo che pesco qualche cosa pure io.  
   Tirai fuori l’amo, l’esca era troppo bagnata. E vidi che non c’era più.
   Qualche dannato pesce si è mangiato l’esca senza farsi prendere uffaa! Perché lui si e io no? Non è affatto giusto! Decisi di fare un ultimo tentativo, poi rinuncio non ho abbastanza pazienza per pescare.
   Lanciai e questa volta l’ho mandato molto più in là e molto più in profondità.. speriamo bene.
   -sei stato fortunato. Però non lo trovo giusto! Ammettilo hai messo una qualche sostanza da far avvicinare i pesci solo nella tua direzione- rise, gli diedi un pugno amichevole alla spalla.
   -si, certo! Ha, ha mi hai scoperto ho messo, senza farmi vedere, il verme dentro a un barattolo di miele. Ha, ha, ha!- risi fino alle lacrime. Con lui mi diverto sempre è così simpatico! 
   -
mi sono mancate le nostre risate in questi anni- ritornammo seri per un attimo.
   -sì. Anche a me e tanto- ci guardammo e ci sorridemmo.
   Vidi la barca di mio padre venirmi incontro.
   -è ora di fare una pausa. Tirate fuori le esche- ci diede i panini. Lory lo ha preso con prosciutto crudo, insalata, pomodoro e una fetta di formaggio, lo stesso suo padre e anche quello di mio padre. Io invece solo con prosciutto cotto e insalata. Mangiammo in silenzio con solo il rumore della natura.
  -abbiamo preso proprio la serata sbagliata per pescare. Voi che avete pescato in queste due ore?- ci chiese Luca. Lory gli fece vedere il suo pesce.
   -voi?- chiesi io. Loro avevano pescato cinque trote in tutto. È proprio una serata morta questa. Almeno siamo in compagnia, ed è una bella compagnia.
   -noi torniamo là voi rimanete qui o vi spostate?- guardai Lorenzo.
   -Mmh... qui è una zona povera voglio provare a vedere se c’è qualcosa laggiù- Mio padre e Luca tornarono ne loro posto e Lory accese il motore e andammo verso il centro. Mise l’ancora e continuammo a pescare.
   Dopo un’ora c’ho rinunciato e lo guardai pescare. Qui è illuminato dalla luna. Gli splendono i capelli, mi venne da ridere, ma solo per un attimo. È così serio, concentrato sembra che parli telepaticamente con i pesci, perché non fece altro che pescare. Io però non presi niente anche se stavo concentrata come lui, funzionò, pescai un alga....
 
   Dopo un'altra ora morta, decisi di imitarlo. Sguardo fisso sull’acqua e pensare “ dai pesci, qui c’è un bel vermicello che vi aspetto, forza venite qui da bravi non andate da Lorenzo, lui è cattivo io no..” ma anche pensando così andarono tutti dal “cattivo” Lorenzo. Cambiai l’esca e tirai lontano, dopo un po’ sentì la canna andare giù e tirai in su con forza, caddi e tirai su per vedere che cosa avevo pescato. Pensavo fosse un pesce ma... c’era solo un’alga verde, la presi e la gettai in acqua e decisi che avrei rinunciato..
-ha, ha Rosy come hai fatto a pescare un alga? Ha, ha hai anche il sedere tutto bagnato sei caduta proprio nell’unica zona bagnata! Ha, ha ah Rosy, Rosy dai, dammi te la metto via- gliela porsi e gli tolse tutto e mise a posto la canna da pesca. Io rimasi seduta ad osservarlo.
 
 
   Dopo mezz’ora si stufò anche lui e mise a posto anche la sua canna e decidemmo di andare a riva. Fissammo bene la barca con la corda attorno ad un albero, mi misi seduta a gambe incrociate a guardare la luna e le stelle.
Strappai un fiore e gli strappai i petali. Mi venne un brivido di freddo. e mi strofinai le braccia.
   -hai freddo?- 
   -no. Sto bene- non è del tutto vero, sto congelando. Sentì le braccia di Lorenzo abbracciarmi, è così caldo non posso resistere al suo calore, mi appoggiai alla sua spalla, e mi lasciai accarezzare dalle sue grandi e calde mani.
   -sai, sotto alla luna la tua pelle è come se brillasse. È bellissima- lo guardai e arrossì.
   -davvero?- allungai il braccio davanti a me e lo guardai, a me non sembra brillare. Sentì Lorenzo irrigidirsi, lo guardai, sembrava piuttosto nervoso, ora che ci penso è stato nervoso per tutta la sera.
   -si, davvero- arrossì. Mi guardai le mani che tenevo unite sulle gambe. Mi fece voltare il viso con le sue dita e piano, piano vidi i suoi occhi avvicinarsi sempre di più, sentivo il suo respiro, le sue mani nella mia schiena, mi spingevano verso di lui, ci guardammo negli occhi per un istante, gli misi le mani attorno al collo e ci avvicinammo di più, si fermò quando le nostre labbra erano vicinissime, restò fermo per pochi secondi e poi sentì le sue labbra posarsi sulle mie. Ricambiai il bacio, le sue labbra sono morbide e il suo bacio così dolce da sciogliersi. Lui mi abbracciò. Hiroki.. mi staccai.
   -scusa non posso- mi portai la mano sulle labbra, avevo le lacrime agli occhi.
   -ho fatto qualcosa di male? Lo sapevo, non dovevo farlo- si allontanò, era diventato triste e mi sentì in colpa.
   -no, tu non hai fatto niente è che non sono pronta per una storia ancora. È presto, la scuola, la morte di mia madre...- Hiroki... non potevo stare con Lorenzo,  mi piace, ma... c’è Hiroki. Lui mi guardò e mi sorrise.
   -sì ti capisco bene, mi accontenterò di essere il primo ad averti baciato-  mi sorrise, e mi arruffò i capelli. Mi sento malissimo.
   -io però mi sento in colpa- mi prese il mento fra le mani e mi costrinse a guardarlo.
   -non devi sentirti in colpa. Proprio per niente ok? Dai vieni qui- mi abbracciò e mi appoggiai a lui. ma ancora non mi passava. -stai tranquilla, hai ragione, è meglio restare così, come sempre. almeno posso ancora abbracciarti?- annuì. È giusto avergli detto di restare amici? Non so cosa fare o cosa dire, so solo che mi sento male per averlo rifiutato. Tutto per colpa di quel ragazzo che non so neanche se gli sto a genio. Sciogliemmo l’abbraccio, ci guardammo negli occhi, non vidi neanche un ombra di tristezza. sembra che per lui non sia successo niente. Lui mi pizzicò la guancia.
   Ci sdraiammo uno accanto all’altro a guardare le stelle.
   -guarda.. l’orsa maggiore e l’orsa minore- indicò una zone del cielo, ma io non le vidi.
   -dove?- lui mi prese la mano e la mise davanti a un gruppo di stelle.
   -questa è l’orsa minore... la vedi?- annuì. -e questa è l’orsa maggiore ora le ho viste! Che belle.
   -sono bellissime. Le stelle, la luna è una serata stupenda- lui annuì. Ma poi la serata finì. Tornammo alla macchina e il viaggio sembrò durare anche poco... perché mi addormentai sulla spalla di Lory.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Halloween -parte uno- ***




 

Tre
 
Halloween

 
 
   La domenica è stata noiosa, per ammazzare il tempo sono andata un po’ nel bosco, nel sentiero, mio padre me lo ha vietato di superarlo, dice che è pericoloso, ma io non credo che lo sia, però ho fatto come mi ha detto. Domani sarà il mio compleanno, farò diciassette anni.
 
   Il giorno del mio compleanno.
   Mi alzai piano dal letto in punta di piedi, senza fare rumore, arrivai in cucina e feci colazione. Sentì un rumore di passi, mio padre si deve essere alzato.
   -buongiorno papà- aveva tutti i capelli spettinati e le occhiaie, ha dormito male.
   -buongiorno- strano, non mi abbraccia, non mi spettina i capelli... be tanto sono già spettinati. Lo guardai dirigersi nella credenza in cerca dei cereali, che poi erano sulla tavola.
   -papà, sono qui- li presi in mano e li agitai, lui si girò e si mise a tavola. Si è dimenticato del mio compleanno! Come ha fatto a dimenticarsi? Tirai un profondo sospiro e finì di fare colazione e mi andai a vestire per andare a scuola e visto che c’era tempo mi feci due o tre onde ai capelli e il resto li lasciai lisci. Presi la bici, lo zaino e andai a scuola.
   Misi il lucchetto alla bicicletta e mi incamminai verso l’entrata. Vanessa. Che cosa vuole adesso? Mi passò vicino e mi spinse con la spalla, che prepotente. La guardai correre verso Hiroki e praticamente gli è salta addosso abbracciandolo, lui è rimasto immobile, non cerca nemmeno di abbracciarla. Ghiaccio. L’unica cosa che mi viene ad abbinarlo è il ghiaccio. Mi misi lo zaino meglio sulla spalla ed entrai.
   Mi sedetti nel mio posto e preparai già il foglio da disegno. Le mie amiche entrarono tutte sorridenti e si misero sedute subito vicino a me, la Fra alla mia sinistra e la Giuly alla mia destra.
   -auguri Rosy!- mi abbracciarono e le ricambiai, io arrossì. Sciogliemmo l’abbraccio e le ringraziai, poi frugarono nel loro zaino e tirarono fuori un pacchettino. No anche il regalo no.
   -dai, dai. Apri- mi diede il pacchettino la Fra e lo aprì. Era una collana con una pietra nera lucida e liscia. -l’ho trovata mentre camminavo per il mercatino, avevano tutte queste pietre con il loro segno zodiacale e ho pensato che ti sarebbe piaciuto. Ti piace?- mi chiese la Fra.
   -se mi piace? È bellissima! Grazie, mi piace tantissimo- mi aiutò a metterla e la ringraziai di nuovo. Poi la Giuly mi porse il suo di regalo e lo aprì. Era un braccialetto tutto ricamato rosso con i cuori, mi disse che è il braccialetto dell’amicizia. Noi quattro lo avevamo, anche la Vale solo che oggi è ammalata.
   -è stupendo, grazie mille. Vi voglio bene- e le abbracciai. La prof entrò e ci diede il compito: disegnare un campo fiorito, mise la musica e noi dovevamo mettere nel disegno quello che provavamo con i vari tipi di musica, un ricordo, un colore, un immagine che ci viene in mente.
   Cominciai a disegnare l’erba e mise una musica triste, malinconica.     
   Disegnai mia madre in mezzo al foglio. Poi mise una musica hip-hop molto forte diciamo che è quasi rock. Disegnai una lotta, mi da forza, una forza violenta. Infine mise una musica romantica, molto dolce. Disegnai l’angelo, senza accorgermene. Ma perché l’ho disegnato? Perché? Uff.. presi la gomma e una mano mi fermò.
   -no, non devi cancellare un tuo sentimento, se questa sinfonia ti fa provare questo, non devi cancellarlo, non è sbagliato- la prof mi sorrise e mi lasciò. Guardai l’angelo incompleto e mezzo cancellato. Ok, se la mette così lo finirò ascoltando quello che provo.
 
   E finalmente la campanella suonò, scrivemmo il nome dietro il foglio e lo consegnammo. Le prossime lezioni furono decenti, mi divertì tanto con Mattia, mentre il prof si girava, ripetevamo tra di noi quello che aveva detto. Mi diressi  in mensa e presi la solita insalata e l’acqua.
Ci sedetti insieme agli altri.
   -allora sapere qualcosa per la festa? Vi hanno detto qualcosa a voi i prof?- chiese Etienne. Un ragazzo del gruppo.
   -che festa?- aggiunsi io mentre mi sedevo.
   -il trentuno c’è la festa di Halloween, i prof ci devono dire chi la organizza. A dire il vero ci dobbiamo proporre noi, ma fin ché non ci danno il foglio su cosa scegliere è un po’ difficile che ci facciamo avanti- mi rispose Etienne.
   -wow bello, a me piacerebbe addobbare- mi sorrisero.
   -le tue amiche ci hanno detto che oggi è il tuo compleanno!- mi fecero gli auguri e come sempre arrossì. Mi sistemai una ciocca dietro l’orecchio e guardai il tavolo di Hiroki e stava ridendo. Wow  ride! non l’ho mai visto ridere, è bellissimo da togliere il fiato.
   -bene e dove sarà la festa?- chiesi tornando alla realtà.
   -in palestra- rispose Etienne.  Finimmo di mangiare e andammo tutti in classe. La lezione di scienze non si farà per un po’, il prof si era ammalato. È un tipo che si ammala spesso. Speriamo non così tanto spesso.
  All’ora di musica i professori, prima di entrare ci diedero un foglio sulla festa di halloween da compilare. Mi sedetti nel mio solito posto, presi una penna e cominciai a compilarlo. Feci una X sulla casella direttrice della festa, a me piace scegliere i festoni, gli addobbi e tutto il resto e dire agli altri dove metterli e dare anche una mano.
   -ti piace comandare gli altri he?- mentre facevo una altra X, feci un salto e con la penna macchiai il foglio. Hiroki mi ha fatto saltare dalla sedia.
   -no, non è così. È che mi piace scegliere gli accessori e tutto il resto, non comandare- ritornai a finire di compilare il foglio.
   -si. Certo- cosa voleva dire?
   -cosa vuoi dire con “si. Certo”?- lo guardai, mi sta irritando. Lui alzò lo sguardo su di me e rimasi incantata ancora una volta dai suoi occhi.
   -niente. Non volevo dire niente- si. Come no. Sospirai e piegai il foglio a metà e lo misi nel diario. Tirai fuori il libro di musica e il flauto, oggi non ho nessunissima intenzione di aiutarlo con la musica.
   A fine lezione, ovviamente mantenni la mia parola, l’ho ignorato, mi ha fatto un po’ pena quando vedevo che aveva dei problemi con le note ma feci finta di niente.
 
   Consegnai il foglio e mi dissero che potevo dirigere la festa, ero contentissima non vedo l’ora di dirlo alle mie amiche.
   -Fra! Giuly!- corsi verso di loro.
    -che c’è? Che è successo?- chiese la Fra.
   -mi hanno detto che posso dirigere la festa!- cominciarono a urlare e a saltellare.
   -grande! Noi invece dobbiamo mettere le decorazioni, far funzionare gli effetti speciali, Mattia mette la musica, Etienne invece si occuperà del buffet poi c’è anche altra gente. Però dobbiamo farlo insieme a Franchini visto che si svolgerà in palestra- meglio di niente, non vedo l’ora di iniziare sono coì contenta che non riesco a stare ferma sono una sagoma tremante.
   -va bè, fa niente ora è meglio che vado in palestra sennò mi mette una nota. Ciaoo!- corsi in direzione della palestra e arrivai giusto in tempo insieme alle altre. Presi il telefono e mandai un messaggio alle mie amiche. Scrissi: un pomeriggio dobbiamo andare a scegliere i vestiti per la festa! Ok? Ciaoo. lo inviai e mi vestì.
   Abbiamo fatto solo poche volte le prove del vestito mentre ballavamo, ora non era più necessario dovevamo solo imparare i passi, il vestito e le scarpe sono solo un dettaglio, l’importate è imparare i passi. Come sempre, ci mettemmo sulla riga bianca e il Prof fece l’appello. Hiroki andò verso il Prof. Chissà cosa gli doveva dire. mi avvicinai senza far vedere e mi misi dietro il palo che tiene la rete della pallavolo –che ora non c’era- so che è sbagliato origliare, ma sono troppo curiosa.
   -dimmi Hiroki, qualche problema?- Hiroki arrivò e si appoggiò con le mani alla cattedra.
   -voglio cambiare compagna di ballo- che cosa?! Cosa ho fatto? Lo so di essere un disastro e di cadere spesso, però non pensavo di andare così male a ballare... eppure lui vuole cambiare partner.
   -Hiroki, perché vuoi cambiare? State andando benissimo è successo qualcosa tra voi due?- scossò la testa. Ha chiuso le mani a pugno.
   -allora qual è il problema?- Non pensavo che mi odiasse così tanto. Mi sentivo male, come potevo ballare con un ragazzo che mi odia?
   -voglio solo cambiare partner con lei non vado bene- aveva tutti i muscoli tesi delle braccia. Ma cosa gli è preso tutto d’un tratto? Perché chiedere un cambio ora? Non poteva farlo sin da subito? Incrociai le braccia al petto. Andai in mezzo alla palestra e iniziai il riscaldamento, giusto per non farmi notare.
   -mi dispiace, ma ora come ora è troppo tardi per cambiare, se non volevi ballare con lei dovevi dirmelo da quando ti ho messo in coppia. Non posso più cambiare e poi a me sembra che voi due andate più che bene- sorrise il Prof, ma Hiroki non la pensava come lui e sbatté un pungo sulla cattedra, e se ne andò a riscaldarsi. Non ci posso credere, guardai il prof, rimasto a bocca aperta dalla sua reazione e andai verso di lui guardando a destra e a sinistra per vedere che nessuno se ne accorgesse.
   -Prof perché non ci cambia? Vista la sua reazione è meglio che ci cambi- lui scosse la testa e i suoi occhiali gli caddero sulla punta del naso, se li tirò su.
   -mi dispiace signorina Rossi, ma non si può, vede hanno tutti fatto confidenza tra loro, si sono abituati a ballare insieme e se vi cambio si rovina tutto, mi dispiace, prova a parlargli durante i riscaldamenti o le pause tra una lezione e l’altra. Fate amicizia- si. Io e lui amici? Non ci riusciremo mai siamo troppo diversi e poi lui non mi può vedere.
   -si. Come se fosse facile fare amicizia con lu- guardai in direzione di Hiroki mentre si riscaldava.
   -lo so è un tipo molto difficile, ma se scavi più affondo è molto simpatico, ora sta facendo il timido e l’arrogante, ma quando ti conoscerà per quella che sei, non sarà più così. Vedrai. Ora vai a riscaldarti- chissà quanto devo scavare per trovare la sua simpatia. Mi sa molto. Andai insieme a Deborah e ci riscaldammo.
Guardai Hiroki, è da solo bene. Mi incamminai verso di lui, tanto fra
cinque minuti dovevamo ballare insieme perché non provare a fare “amicizia”? Mi fermai davanti a lui e alzò lo sguardo.
   -scusa non ti ho fatto ancora gli auguri. Auguri- mi sorrise, e si alzò. A che gioco sta giocando?
   -grazie- lui si guardò attorno e fece dei cerchi con il piede.
   -ti posso aiutare in qualche cosa?- perché è così gentile adesso? Questo ragazzo non riesco a capirlo.
   -i tuoi cambi di umore improvvisi mi fanno impazzire- incrociai le braccia al petto. Fece una faccia seria. Bene vediamo cosa rispondi.
   -cosa vuoi dire?- mi aspettavo un'altra risposta.
   -prima sei maleducato, poi sembra che mi odi e adesso sei gentile. o mi odi o no, non puoi fare così, perché non ci capisco niente- mentre parlavo gesticolai con le mani. Lasciai cadere le braccia e le misi sui fianchi aspettando una risposta, che non arrivò mai, grazie al fischietto del Prof.
   Cominciammo a ballare e io lo guardai seria, arrabbiata aspettando ancora la risposta, ma lui aveva un espressione pensierosa sembra anche preoccupato per qualcosa, mi guarda in modo strano. Mi fece fare un salto e mentre mi teneva girò su se stesso. Lo adoro quel passo, mi teneva entrambe le mani in vita mentre mi sollevava. Ha delle mani molto delicate. Mi ha fatto capire che può spezzare qualsiasi cosa, ma se vuole è anche molto delicato. Mi ha fatto capire tutto questo solo con il tocco delle sue mani, ma la mia espressione non cambia. Voglio la risposta. Il Prof fischiò e la lezione finì, lui sparì insieme ai nostri compagni, perché scappa? Mi incamminai allo spogliatoio e mi cambiai.
   Andai al corridoio, presi il mio zaino e vidi Hiroki fuori. Gli corsi incontro, questa volta non mi scappa! e quando aprì la porta per uscire da scuola, corsi per raggiungerlo, ma il pavimento era bagnato e scivolai, vedevo le piastrelle avvicinarsi sempre di più, ma d’un tratto si bloccarono.
Hiroki mi tirò su.
   -stai più attenta!- ecco il suo caratteraccio, ma voglio sempre quella dannata risposta. Rimasi in piedi immobile a fissarlo. -che c’è?- mi misi le mani sui fianchi.
   -sto ancora aspettando. Mi odi?- fece un passo in dietro sorpreso.
   -be...- si mise una mano dietro la testa tra i capelli e poi la lasciò cadere e incrociò le braccia. -si e no, avvolte ti vedo e non ti sopporto, ma poi ti rivedo un'altra volta e mi sei simpatica.- si guardò le scarpe. Così io devo sopportare i suoi cambi di umore perché non sa se mi odia o no?
   -ok. Allora quando mi guardi e non provi più odio dimmelo così possiamo parlare. Non ho intenzione di sprecare il mio tempo cercando di diventarti amica, che non sai nemmeno cosa provi. Ci si vede he?- montai in bici e andai a casa lasciandolo da solo davanti alla porta della scuola. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Halloween -parte due- ***


   I giorni passarono e non parlai più con Hiroki lo vedevo sempre pensieroso, non parlava quasi più con i suoi amici e non degnava nemmeno di uno sguardo a Vanessa, nemmeno una parola. Non che prima le stava incollato, ma ora considerazione, zero. E non guardava nemmeno più verso il mio tavolo e comunque non ho tempo per queste cose adesso, devo organizzare la festa e oggi pomeriggio io e le mie amiche abbiamo in programma di andare a prenderci i vestiti.
La lezione di palestra per il momento non c’è più e al suo posto ci raduniamo ad organizzare la festa, gli altri che non c’entrano con l’organizzazione faranno un'altra lezione. Andammo insieme al Prof a prendere i festoni.
   Dentro in negozio vidi molte cose belle, ragni, dita, occhi, ma la
commessa mi disse che dietro il negozio c’erano le cose che cercavo io.
   -wow mi aveva detto che aveva cose terrificanti, ma non pensavo così terrificanti- mi lasciò da sola a scegliere. C’era uno scheletro, abbastanza credibile. Teste con espressioni di puro terrore, occhi molto realistici e soprattutto il mio preferito. Un uomo impiccato con graffi nelle braccia e torace. Poi c’era una macchina per il fumo. Finito di pagare tornammo a scuola a mettere giù le idee. Io di nascosto ho comprato un gioco di spiriti. La tavola ouija. Se lo dicevo col Prof che la volevo comprare mi avrebbe detto di no, quindi la presi quando non mi vedeva.
   -allora Rosy questo dove lo mettiamo- chiese Deborah alzando un cartello nero con scritto in rosso sangue “ATTENTI O VOI CHE ENTRIATE... POTETE NON USCIRNE VIVI ” quello è il cartello di entrata.
   -mmh... direi... dove entrano tutti? Dalla solita entrata o quella fuori?- chiesi.
   -quella solita- mi ripose la Vale.
   -bene. Allora, vieni Debby- presi dello scock e una scaletta.    
   -passami il foglio... ecco direi che qui va benissimo, è bello grande è impossibile che non lo vedano- scesi dalla scaletta e lo guardai, si il posto è giusto. Cominciammo a lavorare sodo, a provare la macchina del fumo... a cercare i posti giusti dove mettere gli occhi e tutto il resto.  
   Senza accorgercene il tempo volò, la campanella suonò e ce ne andammo a casa a riposarci. Arrivata a casa mandai un messaggio alle mie amiche “fra due settimane andiamo a prendere i vestiti va bene?” lo inviai a tutte e tre. Rimasi seduta a pensare alla conversazione che ho avuto con Hiroki. Ma che mi è saltato in mente? Mi misi le mani in testa. Grazie a me non mi parla più, bè almeno non mi guarda più con “odio” non dico che prima lo faceva però... sembra che mi guardi diversamente, sembra che mi rispetti di più. guardai l’ora. Le undici, andai sotto le coperte, chiusi gli occhi e mi lasciai andare dalla stanchezza.
 
 
   Passarono due settimane e con Hiroki ancora niente. Oggi era il giorno che dovevamo andare a prendere i vestiti e visto che la festa è il trentuno, mancavano solo quattro giorni. Oggi era sabato e c’erano gli sconti, infatti io e le mie amiche ne approfittammo ad andare a fare compere a pomeriggio presto.
   Mi sistemai i capelli e presi la borsa e i soldi, per sicurezza controllai se li avevo presi. Questa sarà la terza volta che controllo. Il campanello suonò, erano arrivate. Ok ho controllato tutto e non ho dimenticato niente. Spero. Andai di sotto e trovai mio padre sul divano a guardare una partita di calcio.
   -io vado. Ciao papà- lo salutai, ma lui si alzò e mi venne incontro.
   -hai preso tutto?- 
   -sì- bene ora mi farà l’elenco e io devo ricontrollare perché mi fa venire il dubbio.
   -chiavi?- controllai.

   -ci sono- 
   -fazzoletti?- controllai di nuovo.
   -eccoli- li tirai fuori per farglieli vedere.
   -portafoglio con i soldi e telefono?- sospirai, ma controllai lo stesso.
   -presi- mi abbracciò e mi salutò. Finalmente posso uscire di casa sicura di aver preso tutto e andare al centro commerciale.
   -stai attenta- annuì e uscì, salutai le mie amiche e ci incamminammo.
   -che bello scegliere i vestiti! Te Fra hai in mente qualcosa?- chiese la Vale. Chissà come si vestiranno. Io ho in mente un vestito da strega nero e il viola che usciva da sotto il vestito di pochi centimetri, le maniche arrivano alle mani e finiscono a punta, ed è abbastanza aderente. Ho le idee così chiare perché lo avevo già visto al negozio.
   -mmh credo che prendo... un vestito da angelo vendicatore- ottima scelta. Nel negozio che dobbiamo andare puoi dire alla commessa di cercare un vestito da formica e ce l’hanno, li hanno tutto l’impensabile, quindi è molto probabile che ci sia anche quello. -te Vale?-
   -mmh da infermiera sexy.. sss- si leccò la punta dell’indice e si toccò il petto. Ci mettemmo a ridere però è giusto osare un po’, in fondo è una festa, ci dobbiamo divertire. -Giuly, e te invece?- ci pensò un po’ su ma si vedeva che sapeva già cosa prendere.
   -da cat woman... miao- graffiò l’aria mentre diceva “miao” sorrisi.  
   -Rosy... che hai in mente te?- arrossì. E gli dissi il vestito che avevo visto.
   -è bellissimo... a te poi starà una favola- chissà... magari mi noterà anche Hiroki e forse mi verrà a parlare. Lo spero... a già c’è anche Vanessa, di sicuro lei si vestirà molto provocante. Non sarò nemmeno questa volta alla sua altezza. Lei è la ragazza più bella della scuola e Hiroki il più bello è ovvio che si metteranno insieme. Già. Ovvio.
   -Rosy a che stai pensando? Ti sei rattristita subito- mi chiese la Giuly venendo vicino a me. Che le potevo dire? non posso mentire davanti alle mie amiche.
   -pensavo che quando ci sarà la festa Hiroki e Vanessa si metteranno insieme- e comunque anche se ci penso non me ne dovrei neanche preoccupare... non mi importa di lui, perché me ne dovrebbe importare, chi è lui per me? Nessuno. Solo un ragazzo con cui ci ho scambiato due parole. La Giuly mi mise un braccio attorno alle spalle.
   -oh, Rosy non succederà fidati, a Hiroki non le interessa per niente quella specie di vipera, ha occhi solo per te... mmh? Dai sorridi stiamo andando a fare shopping e non ti permetteremo di essere triste ok?- mi accarezzò il braccio e si rimise in fila alle altre. Ma sì perché rovinarmi l’umore per lui? non ne vale la pena, ora sono qui con le mie amiche a fare shopping e non vedo l’ora. Un attimo. Cosa ha detto?
   -hey.. che volevi dire? Un attimo aspettatemi!- si erano incamminate lasciandomi indietro.
 
   Entrammo al negozio dei vestiti di Halloween, vidi subito il mio vestito e lo presi, le miei amiche ci misero un po’ di più a trovare quello che cercavano, ma lo trovarono tutte, compreso l’angelo vendicatore.
   -allora facciamo così, tre di noi restano fuori e l’altra si va a provare il vestito nel camerino, poi noi lo commentiamo. Vi va?- propose la Fra ed era anche una bella idea, perché se andavamo nel camerino sparpagliati e poi ritrovarci qui e parlare una sull’altra sarebbe un gran casino. approvammo l’idea. La Fra entrò per prima visto che l’ha proposta. Non vedo l’ora di vederla con quelle ali nere sulla schiena. Ci mise un po’, ma finalmente uscì ed era fantastica, aveva un abito nero elegante che lascia la schiena scoperta. Le ali sono attaccate al vestito dove copre le spalle e sono bellissime. Nere e per di più brillano e sono anche abbastanza grandi, fortuna che sono piegate sennò era un problema a stare in mezzo alla gente. Lei girò su se stessa e applaudimmo.
   -è un gran bel vestito, però non fa paura- disse la Vale. Già è vero se non ci fossero le ali direi che sia un abito da sera.
   -manca il trucco, metterò un po’ di sangue qua e là anche nel vestito- rientrò e si rimise i suoi vestiti, volevo andarci io, ma mi precedette la Giuly con il suo vestito da cat woman.
   La Fra si mise al suo posto e la Giuly entrò nel camerino, da quanto ho visto lascia poco coperto, anche se era a due pezzi. Maglia e pantaloni. Poco dopo uscì e confermò quello che avevo visto, aveva l’addome scoperto, e c’era un po’ di scollatura, i pantaloni erano di pelle, tutti tagliati come se un gatto lo avesse graffiato, ovviamente era tutto in pelle finta, nera. Lo votammo con i pollici in su e la Vale fece un fischio, la Giuly fece un inchino elegante, si girò e si diresse un po’ sculettando verso il camerino. Chiuse la tenda, ma poi la riaprì, ma lasciava coperto il corpo e si mise a ridere per la camminata che aveva fatto. E si rivestì. Che scema, ma ridemmo tutte.
   Mi stavo per alzare, ma la Vale si alzò prima di me. Non mi piace essere sempre l’ultima, uffa. La Giuly si mise al suo posto e la Vale andò nel camerino a provarsi il suo vestito da infermiera sexy. In più aveva preso delle calze a rete e dei tacchi a spillo. Si sentì il rumore dei tacchi e la Vale uscì. Era una favola si può dire che è una dottoressa davvero sexy, vestita così tutti i ragazzi alla festa cadranno ai suoi piedi.
-wow Vale- commentammo noi tutte in coro. Lei si leccò di nuovo la punta dell’indice e lo appoggiò al fianco facendo lo stesso suono di prima, ridemmo tutte e si andò a cambiare.
   Finalmente toccò a me. Presi il vestito, le scarpe e andai nel camerino, chiusi la tendina e mi svestì. Appoggiai i vestiti sulla sedia ed entrai nell’abito da strega. Dietro però aveva dei lacci come un corpetto e doveva aiutarmi qualcuno a chiuderlo. Aveva anche uno spacco di lato.
   -Fra? Vieni un attimo?- lei si alzò ed entrò nel camerino, io ero girata e tenevo i lacci per farle capire che mi doveva aiutare.
   -dimmi fin quanto devo stringere e se stringo troppo- annuì. Lei iniziò a tirare e ad allacciare, tirare, allacciare sempre così fin che non finirono. Mi girai e mi guardai lo specchio. Il vestito mi stava appennello.
   -stai davvero bene con questo vestito e poi con i tuoi capelli rosso fuoco, ti sta ancora meglio- arrossì e mi riguardai, mi misi una ciocca dietro l’orecchio e in effetti aveva ragione.
   -io vado a sedermi con le altre- uscì e poco dopo anche io. Rimasero a bocca aperta.
   -girati Rosy- disse la Fra. Ubbidì e feci vedere i lacci, è la mia parte preferita, li trovo molto eleganti. Mi rigirai.
   -ti manca il cappello- la Giuly si guardò attorno e si alzò tutto d’ un tratto. Tornò con un cappello nero con una striscia viola nella piega del cappello e brillava sembrava un cielo stellato. Me lo mise in testa.
   -ecco ora è completo. Ed è bellissimo-
   -si una strega sexy>> commentò la Vale.
   -te sei fissata con la parola “sexy” devi farti curare. Ha, ha, ha- ridemmo tutte. Mi andai a cambiare e andammo alla cassa a pagare. Controllai il prezzo del vestito, scarpe e cappello in tutto sono novanta euro, fortuna che ne avevo portati cento. Toccava a noi. Una alla volta pagammo. Presi il resto e a ognuno di noi è avanzato qualcosa. Andammo a prendere dei trucchi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Halloween -parte tre- ***


-di sicuro prendo l’ombretto viola è l’unica cosa che mi manca-
c’erano tanti tipi di viola tutti bellissimi, ma optai per un viola non troppo scuro ne troppo chiaro, brillante poi presi uno smalto nero e un eye liner nero.
   -io prendo il rossetto rosso- disse la Vale. Tutte le altre presero solo delle matite nere, dissero che avevano già tutto il necessario per truccarsi. Andammo a pagare e infine uscimmo e andammo a casa.
   -sentite la festa finisce alle undici e i miei a casa non ci sono, tornano molto tardi, perché vanno ad una festa. Mi hanno detto che torneranno per l’una, massimo le due di notte, pensavo che potevate venire da me, facciamo un pigiama party- horror. L’ho già chiesto ai miei e hanno dato l’ok- propose la Giuly. Perché no, così potevo portare il gioco della seduta spiritica.
   -a me sembra un ottima idea, poi quando entro in casa chiedo a mio padre e ti faccio sapere ma di sicuro dirà di sì- dissi. Dissero uguale le altre e andammo a casa.
Entrai ed era deserta.
   -papà! Ci sei?- non rispose. Ne approfittai per andare a fare i compiti.    
   Non vedo l’ora di indossare l’abito, lo appoggiai sul letto e il cappello lo misi sulla cattedra vicino al PC, mentre facevo i compiti davo un occhiata al vestito ogni tanto. Ero bloccata in un espressione di matematica e tamburellai la penna sul quaderno, e guardavo fuori dalla finestra, era già buio, magari la apro un po’... ma ci ripensai, la lasciai chiusa, tanto poi faceva troppo freddo. Non riuscivo a risolverla, le ho provate tutte. Ok basta do l’ultima occhiata e poi la lascio così. Iniziai a guardare i passaggi dall’inizio e trovai l’errore, invece di scrivere tre quarti alla seconda ho scritto un quarto alla seconda. Lo corressi e finì di fare l’esercizio. Sentì la porta aprirsi. Finalmente, chiusi il libro e corsi di sotto, poi risalì avendo dimenticato il vestito e gli accessori di sopra.
   -sono a cas... oh sei già qua- ma dov’era stato tutto questo tempo? -scusa ho fatto tardi... ero andato a fare un giro- si mise seduto sul divano e mi fece segno di andare a sedermi accanto a lui. -allora fammi vedere che cosa hai preso, spero niente di provocante- risi.
   -no tranquillo. Lo vuoi vedere così o lo vado a indossare?- 
   -indossalo. Sono curioso- andai di sopra e mi misi il vestito, il cappello e le scarpe. Scesi le scale e andai davanti a mio padre e feci una giravolta. Ovviamente i lacci li ho lasciati allacciati, ho solo tirato per farlo allargare così potevo indossarlo, poi basta tirare i lacci e si stringe.
   -mmh molto bello, ma non è troppo aderente? E quello spacco? È troppo aperto- sbuffai, per lui è tutto troppo aderente. Se dovesse scegliermi i vestiti li prenderebbe tutti troppo larghi per me.
   -no papà va bene così. Allora ti piace?- annuì e andai a cambiarmi di nuovo. Mio padre ha cominciato a cucinare, scesi e gli andai a dire del pigiama party- horror.
   -papà, ti devo dire una cosa- era girato di spalle che stava armeggiando con una padella.
   -dimmi-
   -il trentuno c’è la festa di halloween a scuola e finisce alle undici, dopo la Giuly fa un pigiama party e mi ha chiesto se ci potevo andare. Ovviamente ci saranno anche la Fra e la Vale. Posso andarci?- non rispose subito, anzi sembrava che si era irrigidito, assomigliava ad una statua, se continua a stare così sarò costretta a portarlo al museo.   
   -papà? Allora?- si girò e aveva un sorriso finto sulle labbra. C’era qualcosa sotto.
   -certo che puoi andare- poi si girò e continuò a fare quello che stava facendo. Almeno ha detto sì. Presi la tovaglia e la misi sul tavolo, poi quasi mi arrampicai per prendere piatti e bicchieri e infine le forchette e coltelli e tovaglioli. Ci mettemmo seduti, oggi nel menù c’è: petto di pollo in salsa rosa.

   -sai Rosy nei bicchieri ci andrebbe l’acqua- e infatti in tavola non c’era, mi sono dimenticata di metterla, mi alzai aprì il frigo e la misi in tavola. E iniziammo a cenare in silenzio.
   Mi ritrovai da sola a lavare i piatti. Finito di cenare mio padre si alzò e se ne andò a letto, lasciandomi qui. Mi tolsi i guanti e andai in camera a letto, prima di dormire però misi le ultime cose nello zaino, ma qualcosa attirò la mia attenzione vicino alla finestra. Stranamente era aperta, quando ero a fare i compiti era chiusa, me lo ricordo. Brr, che freddo mi affacciai alla finestra e guardai di sotto. Non c’era nessuno, mi guardai in giro. Il vestito c’era, non mancava niente anche il telefono era al suo posto, se erano entrati i ladri non avevano rubato niente... corsi verso la mia riserva dove tengo i soldi, sotto la moquette bianca all’angolo della stanza vicino al comodino, ci nascondevo i dolci da piccola. Sorrisi, quanti ricordi. Presi il portafoglio. C’erano tutti. mi alzai e mi concentrai sulla cosa che mi ha attirato l’attenzione di prima. Mi inginocchiai.
   Una piuma. O meglio dire, un’altra piuma, la presi fra il pollice i l’indice e la guardai da vicino, questa era diversa. Aveva un nero notte, la rigirai e rigirai ancora. Mi alzai e guardai fuori dalla finestra in alto questa volta, ma non trovai nessun volatile che potesse appartenere questa piuma. Andai verso il cassetto dove c’erano le altre penne e la misi insieme alle altre, ormai potevo farci un cuscino! Sarà stato questo uccello ad aprire la finestra? No, non sanno aprire le finestre. È inutile pensarci così tanto, così andai in bagno a lavarmi i denti e mettermi il pigiama.
   Andai sotto le coperte e chiusi gli occhi.
 
   All’improvviso mi ritrovavo alla festa di halloween a scuola, andava tutto bene io indossavo l’abito e si stavano divertendo tutti. mi guardai attorno alla ricerca di Hiroki e lo trovai che mi fissava, aveva un bellissimo costume da zombie, era pieno di sangue, davvero spaventoso.     
   Mi prese la mano e la baciò.
   -mi volete concedere questo ballo?- arrossì. Aveva i capelli tutti spettinati ed era incredibilmente bello, anche truccato da zombie.
   -certo- andammo in pista e cominciammo a danzare per tutto lo spazio che si era creato, si erano spostati tutti. Ma infine la canzone finì troppo presto, ma cominciarono le urla, mi girai, c’era un corpo in terra e non si muoveva, si stava espandendo una pozza di sangue vicino al suo collo, mi avvicinai e gli toccai i polsi alla ricerca delle pulsazioni. Zero. Niente battito. Girai il corpo. Rimasi scioccata e mi portai le mani davanti alla bocca. Quella stesa sopra ad una pozza di sangue era... la Fra! Gridai e qualcuno mi abbracciò da dietro, era Hiroki, mi girai e non aveva più la testa stavano tutti morendo, il mio vestito era sporco di sangue. Il corpo di Hiroki mi cadde addosso e lo presi, adagiandolo per terra con delicatezza. Ma che sta succedendo? Cominciarono a volare piume bianche, piume nere, penne oro macchiate di sangue. Mentre il buio si impossessava di me vidi degli occhi di un lupo color ghiaccio.
   Mi alzai urlando, respiravo come se avessi corso la maratona e stavo sudando freddo. Fortuna che era soltanto un sogno. BUM! Un rumore. Mi girai all’improvviso verso la finestra. Accesi la luce, il mio cuore stava accelerando, scesi dal letto e piano, piano presi la lampada in mano e mi incamminai verso la finestra, la aprì e sentì un forte battito d’ali, alzai lo sguardo e... niente. Non c’era niente, questo uccello ha fatto un mucchio di vento quando è volato via facendomi scompigliare i capelli.
Sembra che mi stia spiando. Ritornai a dormire. Ovviamente non mi addormentai, ma rimasi in dormi- veglia.
 
   La festa è domani e la conclusione è: che siamo abbastanza indietro con i preparativi.. dobbiamo ancora mettere in funzione ogni cosa, per provarli insieme e dobbiamo trovare una vittima. Mi proposi io, sono curiosa di sapere com’è.
   Decidemmo di venire di sera stavo già morendo di paura e nessuno mi ha detto niente, non so cosa mi ritroverò davanti per primo.
   -ok, te devi entrare, per il resto ci pensiamo noi- diciamo che la scuola di notte fa la sua parte è abbastanza terrificante anche senza accendere gli effetti sonori, mi incamminai dentro la palestra e vidi il cartello, proseguì e mi misi le mani in tasca della giacca, mi guardai intorno e accesero la macchina del fumo. Questa faceva tipo nebbia per terra fino al ginocchio, e non vedevo dove mettevo i piedi. Inciampai molte volte, sentì dei passi dietro di me, mi voltai. Nessuno. Tirai un sospiro. Questi effetti sonori sono fatti piuttosto bene e fortuna che la preside ci ha dato le chiavi per entrare, e comunque c’è sempre il custode che ci teneva d’occhio. Girai a destra non vedevo un gran che, era buio. Azionarono le grida e sì anche se so che è finto cominciai ad avere paura, perché non sapevo dov’ero, cosa avevo davanti, e cosa mi aspettava se continuavo a camminare, forse c’era l’uomo impiccato?    
Trovai un tavolo e mi appoggiai, ma dentro c’era qualcosa di viscido, non l’ho messo io questo qui. Tolsi la mano e la avvicinai per vedere meglio cosa avevo toccato, ed era sporca di sangue, mi spaventai parecchio, ma guardai dentro cosa c’era... occhi, saltai indietro, cambiai direzione, avrei preferito toccare la mano, quegli occhi fanno senso, però il sangue sembra reale.
   Incontrai l’uomo impiccato e mi scappò un urlo, poi la testa di una donna, degli arti mozzati e molto altro, infine ho gridato di farmi uscire e di spegnere, accesero le luci e uscì finalmente dalla palestra del terrore.
   -ok, si è spaventosa. Mi sono spaventata pure io che sapevo cosa aspettarmi... più o meno- avevo ancora la mano insanguinata. Erano tutti davanti a me che ridevano, è stato spaventoso e divertente nello stesso momento.
   -forte il sangue he? È il pezzo più forte- disse Etienne. Già davvero forte.
   -sì lo adoro, sembra reale- avevo anche la giacca macchiata di sangue! Come mi è venuto in mente di toccare la giacca con la mano? Uffa spero che vada via.
   -è vero, abbiamo comprato dei prodotti al negozio, per farlo più reale ci ha aiutati il prof di chimica- mi disse la Vale. Ero entusiasta sarà una festa pazzesca. Consegnammo le chiavi al custode e andammo tutti a casa, montai in bici e percorsi la strada di casa, non ci voleva molto, ma dopo l’esperienza in palestra avevo una fifa ad uscire per strada da sola al buio, mi guardavo sempre in dietro.
   Mi fermai davanti al bosco, lo guardai, mi attirava come una calamita, avevo già girato il manubrio della bici verso il bosco involontariamente, vidi una figura alta, sembrava un animale. Che sia un cervo? No i cervi scappano e non stanno vicino alla strada, questo animale... mi stava guardando? Al buio non si vedeva molto bene, ma avrei giurato che avesse la forma di un lupo, non è la prima volta che i lupi si avvicinano al paese così vicino, e infondo questo è un pesino in mezzo al bosco, ma è strano, se ne stava lì immobile, senza attaccarmi. Perché? Hey aspetta adesso che lo guardo bene, è alto per essere un lupo, che sia invece una persona? Scesi dalla bici e misi il cavalletto, mi avvicinai e la figura faceva dei passi indietro rimanendo nell’ombra. Si muoveva come se avesse quattro zampe, no, non può essere un lupo quello che mi stava davanti a fissarmi. Mi avvicinai più veloce e non so se ho fatto bene perché avanzando più veloce la figura misteriosa non se lo aspettava ed era rimasto immobile per qualche secondo, per poi nascondersi nell’ombra e mi è sembrato di vedere una zampa bianca. Alzai lo sguardo era alto un po’ più di me, e vidi due occhi luccicare nel buio. Scattai indietro e presi la bici e andai a casa. Misi le chiavi e mi guardai indietro verso il bosco. Non c’era più e questo non mi rilassava per niente. La chiave entrò nella serratura e caddi dentro casa con quanta forza ho aperto la porta. Mi rialzai e chiusi a chiave.
   -papà!- sssh! ma che sto facendo? È tardi e mi metto a gridare? Salì le scale a tutta velocità e mi buttai sul letto. Presi il pigiama e mi cambiai lì e mi misi sotto le coperte.
   Mi svegliai un ora dopo per chiudere bene la finestra, non si sa mai e tornai a letto.
 
   Mattino. Il giorno della festa.
   Mi alzai ancora un po’ scossa da quello che è successo ieri sera. Una zampa bianca come la neve, sembrava così soffice, ed era enorme. I suoi occhi erano molto più alti di come me li aspettavo e mi fissavano. Non ci capisco niente in questo posto è cambiato così tanto! Le misteriose piume e adesso una zampa di lupo. O almeno credo che sia di un lupo, era simile a un cane! Magari è una specie nuova, forse hanno preso dei lupi e hanno messo un qualcosa nel loro DNA per farli diventare così grandi e poi li avranno liberati. Ma poteva anche essere che ho immaginato tutto, in fondo quando tornavo a casa avevo una paura pazzesca e il bosco ha fatto la sua parte facendomi immaginare tutto.
   -buongiorno Rosy- mentre pensavo a tutto questo non mi accorsi che stavo scendendo le scale e c’era mio padre seduto a tavola che faceva colazione con il solito latte e cereali.
   -giorno papà- mi sedetti davanti a lui e presi una cucchiaiata di latte misto con cereali.
   -le prove?- mi guardò intensamente mentre si abbuffava.
   -hoo, le prove sono andate alla grande. Tutto molto convincente-
   -sì, quando tornavi a casa eri piuttosto spaventata-
   -già...- aspetta, e lui come faceva a saperlo? lo guardai con sospetto, che fosse sveglio quando ero rientrata a casa e mi ha sentito aprire la porta come se qualcuno mi seguisse? -come fai a sapere che ero spaventata?- rimase con il cucchiaio in bocca e gli occhi spalancati, come se l’ho scoperto sul fatto. Abbassò il cucchiaio.
   -be... ecco... ti ho sentito entrare in casa e sono sceso dalle scale per vedere cos’era tutto quel rumore e ti ho vista per terra- aah spero tanto che sia andata VERAMENTE così.
   -ho capito. Be ora devo andare a scuola ci vediamo stasera, quando vengo a prendere la mia roba.- portai la scodella al lavandino e mi andai a preparare per la scuola. Intanto tirai fuori dall’armadio il vestito e lo appoggiai sul letto così lo avrei trovato subito. Però avevo ancora tempo per preparare le cose per dormire a casa della Giuly. Presi il pigiama, spazzolino, dentifricio, spazzola, vestiti di ricambio e misi tutto dentro una sportina. Ora devo muovermi sennò arrivo in ritardo.  
    Presi la bici e arrivai a scuola in tempo, entrai in classe e mi sedetti aspettando la prof.
   È da un po’ che non vedo Lory adesso che ci penso non lo vedo e ne sento dall’uscita della pesca. Che ci sia rimasto male dopo averlo rifiutato? Mi manca. Adesso che ci ho pensato non potevo restare tranquilla fin che non gli mando un messaggio. Mentre mi sedevo a posto presi il telefono e gli mandai un messaggio di scuse.
   “Lory, ciao senti scusa per l’uscita della pesca e da come è andata, mi stavo preoccupando perché non ti sento ne ti vedo da qual giorno. Come stai? Tutto bene? Ci possiamo vedere? Per favore. Mi manchi. Ora però è meglio che vado sta entrando la prof, ma ti prego rispondi al messaggio appena lo vedi così sto più tranquilla. E spero che ci vediamo in prima possibile. Ciao.” Spensi il telefono appena in tempo. Le mie amiche arrivarono in ritardo, a metà lezione, si sono prese una bella strigliata dalla prof e chiesero scusa.  
   La campanella della pausa pranzo. Perfetto dovevo ancora vedere Hiroki. Presi il vassoio e come sempre presi l’insalata, oggi c’era anche della roba marrone che nessuno toccò. Chissà che cos’era, ma non avevo intenzione di scoprirlo. Mi andai a sedere nel nostro posto e c’erano già tutti, e ascoltai le ultime notizie, ma parlavano solo della festa di stasera e le mie amiche del pigiama party, non mi restava altro che dare una piccola sbirciatina al tavolo del misterioso Hiroki. Era insieme a Vanessa e come lo abbracciava! Ma che significa? Non mi avevano detto che tra loro non ci sarà mai stato niente? Lo vedo! Lei mi guardò e mi salutò con la mano facendomi un sorriso. Mi voltai, se continuavo a guardare mi sarebbe venuto da vomitare. Pensavo che nessuna in questa scuola gli piacesse e invece aveva solo una in mente e questa era Vanessa.   
   Giocherellai con l’insalata, improvvisamente mi era passato l’appetito.   
   Mi ricordai di accendere il telefono. tre messaggi. Tutti di Lory. Sorrisi aveva mandato lo stesso messaggio due volte e ora mi ha manto le scuse per averne mandato due uguali. Risi.
   “ciao Rosy, non ti devi scusare. Scusa se non ci siamo visti e non mi sono fatto sentire, ho avuto parecchio da fare con la scuola sai è l’ultimo anno e avevo molto da studiare e tutto il resto, ma non ti preoccupare ci vedremo presto. Promesso. Ciao” ero felice, almeno sapevo che non avevo rovinato niente respingendolo.
   -Rosy? Chi è?- chiese Etienne. Alzai lo sguardo e mi fissavano tutti. non avevo smesso di sorridere.
   -oh. Nessuno. È solo il mio migliore amico- ci alzammo e andammo in classe. Dovevo sopportare un ora di scienze e poi la vicinanza di Hiroki. Non ne potevo più del suo silenzio, primo o poi lo avrei affrontato. Di nuovo. Però c’è qualcosa che mi blocca. Forse per la frase che gli ho detto l’altra volta. Quando non prova più odio mi avrebbe parlato. O una cosa del genere, non mi ricordo bene cosa gli ho detto.
   Entrai in classe e la lezione di scienze iniziò. Oggi solo teoria quindi, una noia mortale.
Dopo un ora l campanella suonò e andai nell’aula di musica e mi sedetti vicino a lui.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Halloween -parte quarta- ***


Ovviamente non mi parlava, ma lo sorpresi un po’ di volte che mi guardava. O guardava solo in modo con cui suonavo? Aveva avuto dei problemi con il flauto. Almeno ora avevo solo un ora da passare vicino a lui, la palestra era occupata con tutte le cose per la festa.
   Finita anche quest’ora, finimmo di mettere a posto le ultime cose in mezz’ora e utilizzammo l’altra mezz’ora per rilassarci su un materassino e a parlare tra noi, io e le mie amiche ne abbiamo preso uno per parlare tra di noi, del pigiama party.
   -sentite io avrei preso un gioco per fare la seduta spiritica. Quello dove ci sono le lettere e i numeri e in mezzo una barra. La posso portare e possiamo provarlo- proposi io. Si misero a urlare, ma di gioia.
   -che bello! Ho sempre voluto provare a farlo, ma non sapevo dove si poteva comprare! Non vedo l’ora! chissà se è tutto vero- disse la Giuly entusiasta, non riusciva a stare ferma, mi misi un attimo nei suoi panni e secondo me la serata per lei cominciò a rallentare improvvisamente, ora voleva solo fare il gioco.
   -chissà, Fra magari puoi evocare tuo nonno- il nonno della Fra era morto per un tumore al pancreas quando lei era piccola, ci soffriva ancora e la capivo bene, io ho perso mia madre neanche un anno fa.   
   Magari potrei parlare con lei.
   -sarebbe davvero bello- disse lei. Aveva già gli occhi lucidi, pieni di lacrime. La consolammo, poi la Vale cambiò discorso.
   -ma avete visto oggi Hiroki e Vanessa? Si lasciava abbracciare! È pazzesco- a me non sembra poi così tanto pazzesco, sono perfetti insieme.
   -si, ma lui era freddo come se non sapesse quello che gli succedeva intorno. Lei lo ha abbracciato e lui glielo ha permesso, ma secondo me non se né neanche accorto- rispose la Fra. Secondo me se ne era accorto eccome.
   -Rosy? Che hai?- senza accorgermene ero diventata triste, e per nasconderlo cominciai a ridere.
   -si è vero non se ne era accorto che Vanessa lo abbracciava- risi, ma dentro stavo male. Gli altri ci guardarono in modo strano come se fossimo pazze, e un po’ lo eravamo, in fondo essere tra amiche si può essere un po’ pazze.
   -comunque, cambiando di nuovo argomento. Come sta Lory? Prima era lui no? Il tuo migliore amico- migliore amico lo disse con un po’ di invidia e gelosia. Dovevo dirle che mi aveva baciato? No meglio di no si vedeva chiaro e tondo che alla Vale le piaceva Lory. Arrossiva ogni volta e cominciava a tremargli le mani.
   -non ci vediamo da un po’ perché ora è impegnato con gli studi e altro.. non mi chiedere cos’è altro perché non ne ho una più pallida idea- la zittì subito. -e se vuoi saperlo non credo abbia una ragazza- era ovvio che non ce l’aveva. A meno che non si fosse messo insieme ad una ragazza in tutto questo tempo che non ci vedevamo.   
   Forse è questo “l’altro” che mi ha scritto nel messaggio. Se era davvero così ci sarebbe rimasta male.
   -oh quindi è single? Mmh- eccome se gli piaceva era cotta di lui!
La mezz’ora finì subito, andammo verso gli armadietti e tonammo a casa.  
   Alle otto dovevamo essere a scuola a prepararci ed aspettare tutti, per poi accendere ed aspettare le grida.
 
   Arrivai a casa giusto in tempo per cenare velocemente e andare a fare una doccia.
   -hai fretta he?- mi chiese mio padre. Presi solo una mezza porzione di pasta per finire prima, non avevo molto tempo.
   -già- non parlammo, meglio, così potevo finire prima. Finì e sparecchiai e corsi in bagno. Ma mi dimenticai i vestiti e uscì per poi rientrare di corsa. Quando sono di fretta mi dimentico tutto e ci metto più tempo, mi succedeva in continuazione. L’acqua della doccia era tiepida come piace a me e decisi di farla con tutta calma, così potevo rilassarmi in pace. Uscì, mi asciugai e mi vestì. Guardai l’ora. Le otto!! Non ci credo devo scappare, andare più veloce che potevo non posso fare tardi, devo anche cambiarmi! La festa inizia tra un’ora in punto.  
   Uscì senza salutare mio padre, non avevo tempo. Presi la bici e cominciai a pedalare a più non posso, non sono mai andata così veloce.
   -scusate sono in ritardo!- scesi e chiusi il lucchetto della bici e andammo in palestra per controllare per la millesima volta. Tutto ok.    
   Andammo negli spogliatoi a metterci i vestiti. Finalmente potevo indossare il mio vestito da strega non vedevo l’ora! E per di più siamo in ottimo orario.
 -sono nervosa, e se qualcosa andasse storto? Metti caso che la macchina del fumo non funziona? È la cosa più importante!>> la Fra stava impazzendo, la presi per le braccia e la scossi per farla riprendere.

   -Fra, calmati tutto andrà come nei nostri piani- si calmò. Ognuna di noi era in un bagno diverso per truccarsi, ci voleva molto tempo per avere un trucco credibile e perfetto, soprattutto la Giuly che si deve truccare da gatto e mettersi le lenti a contatto. Incominciai con un leggero fondotinta, poi passai agli occhi, misi un ombretto viola per poi andarlo a sfumare e fare un ombreggiatura un po’ scura, poi misi la matita nera e l’eye liner. Gli occhi erano a posto, mancava solo lo smalto. Lo applicai e aspettai che si asciugasse, per accelerare l’asciugatura ci soffiai sopra. Mi guardai allo specchio. Rimanevano i capelli. Ora li avevo legati per non sporcarli di trucco, ma non sapevo ancora come metterli. La Fra mi ha detto che mi stavano bene sciolti, ma non so... gli sciolsi e li arruffai un pochino e li tenni così. Uscimmo dal bagno tutte insieme e ci mettemmo a ridere, avevamo gli stessi tempi in tutto.
   -wow Giuly! Sembri proprio un gatto! Poi quelle lenti... fanno un po’ impressione, ma... sono forti!- dissi. Aveva aggiunto la coda e le orecchie al costume e tutto insieme pareva davvero un gatto, anzi no una gatta. La Fra era stupenda vestita da angelo vendicatore, e la Vale bè come diceva lei.. sexy, sss. Risi da sola come una scema.
   -anche te Rosy sembri davvero una strega, tranne per una cosa- disse la Vale.
   -ha si? E cosa?-
   -il cappello- dissero in coro. Già me ne ero dimenticata, me lo misi e ora eravamo pronte. Finalmente uscimmo dallo spogliatoio e i nostri compagni di scuola erano già arrivati.
   -Rosy! Sei davvero una bella strega, ma non trasformarmi in un rospo o dovrò cercarmi una principessa per farmi trasformare in un principe!- risi. E sì Mattia era vestito da fantasma, mi sembra un po’ banale, ma con il viso pallido e i capelli castani e gli occhi uno azzurro e l’altro castano stava davvero bene.
   -grazie anche tu sei un bel fantasmino, ma ti prego non infestare la mia casa è ancora abitata- rise. Raggiunsi i miei compagni su per le scale ed aspettare che le persone leggano il cartello. Bene. Etienne azionò la macchina del fumo. E subito dopo i suoni. All’inizio risero, ma hanno smesso quasi subito sentendo dei rumori insoliti e il sangue.  
   Alcune ragazze gridarono per ogni cosa che trovarono, noi ce la stavamo facendo addosso perché si erano persi dentro alla palestra.   
   Bellissima la scena dove una ragazza si appoggiò dove c’erano gli occhi con il sangue, sgranò gli occhi talmente tanto che sembravano essere usciti fuori.
   Ce l’avevamo fatta a spaventarli e i ragazzi potevano approfittarsene ad abbracciare le loro ragazze spaventate a morte. Quando finì, Etienne spense i rumori e la macchina del fumo, e il prof Franchini aprì la porta per farlo uscire.
   Scendemmo a prenderci gli applausi per il buon lavoro. Mi guardai intorno in cerca di Hiroki e lo vidi seminascosto, era vestito come nel mio sogno, da zombie. Vanessa era vestita molto provocante, con il costume da vampiro.
 
 
 
 
Hiroki
 
   Pazzesco che una come lei si veste da strega. Ma devo ammettere che è stata brava a spaventare queste rammollite. È stato anche divertente.
Non riesco più a sopportare Vanessa, la sto odiando con tutto me stesso. Per fortuna ha capito che deve stare lontano da me. Spero.

   -hey Hiro che fai da solo?- Suzuki Sakura, la mia migliore amica mi diede una pacca sulla spalla. Era vestita da dea greca. Morta. Ci conoscevano da quando siamo nati, ed era l’unica che mi capiva.
   -mmh? Niente, sto solo guardando- Rosy stava ballando con quel Mattia, vorrei tanto che non fossimo così diversi. O che sia uguale a me.  
   Non posso stare con lei, il suo comportamento è strano come se non sapesse chi fosse in realtà.
   -la stai ancora fissando?- sospirò. -senti Hiro è possibile stare insieme a una come lei, fidati. Pensa, la mia anima gemella è uguale a Rosy e sono morta? Nooo! non è successo niente e sua madre è come noi e suo padre, diciamo che ha un sacco di pulci- rise, a me non faceva per niente ridere. -il punto è che non puoi startene qui mentre lei, la tua metà è là che sta ballando con quel ragazzo e si vede benissimo che cosa prova lui per lei. Quindi prendi coraggio e vai là- la guardai.
   -davvero stai con uno così?- mi passai una mano fra i capelli un po’ in imbarazzo. -c’è non... non è poi così grave?- 
   -no. Molti di noi si sono messi con loro e non è successo niente anzi, è più bello stare con loro c’è più amore. Sono incredibili, pieni di coraggio e tanto amore da dare, ma sono un po’ protettivi e a volte sono ingombranti- mi sorrise con tenerezza pensando al suo ragazzo. -darebbero la vita per salvarci. Quindi pensaci bene- mi diede tre pacche sulla spalla dove aveva tenuto tutto il tempo la sua mano e se ne andò in mezzo la folla.
   -Sakura!- si girò. -grazie- mi sorrise e mi fece un cenno con la mano e se ne andò a ballare in mezzo alla folla. Mi sedetti sulla panchina e la osservai ballare. quindi non stanno dalla parte del male, ma quella del bene? o magari in mezzo. No non c’è un mezzo o bene o male. E noi siamo il bene loro il male. Non può mai funzionare. Ma se Sakura dice che molti di noi hanno loro come anima gemella, vuol dire che è possibile. Mattia le fece fare una giravolta per poi tirarla a sé. Non potevo vederla tra le sue braccia. Mi feci coraggio e mi alzai deciso di andarle a parlare. Facendo un passo alla volta.
 
 
 
Rosy
 
   Ballare con Mattia è stato divertente, ero distrutta e mi serviva un bicchiere d’acqua. Mi dimenticai che non l’abbiamo messa, ci sono solo bibite. O punch. Presi quello, me ne versai un po’ nel bicchiere e bevvi con gusto, non lo sentì nemmeno scendere da quanta sete avevo, ne presi un altro bicchiere.
   -ciao- Hiroki. Che voleva? Si mise di fianco a me e si appoggiò con la schiena al tavolo del buffè con le braccia conserte. -ti stai divertendo?- guardava fisso per terra.
   -si e tu?- non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, dopo tutte queste settimane che non mi ha rivolto la parola, perché proprio adesso? Gli era passato l’odio o perché alla festa è da solo e si sta annoiando?
   -sì dai, non è male questa festa- sorrisi. -ecco... bè...- si passò una mano tra i capelli facendoli spettinare tutti. -sei, molto carina vestita da strega- disse mentre aveva alzato lo sguardo per guardarmi. Oh. Voleva dirmi solo questo? Aveva ancora la mano tra i capelli, e pochi secondi dopo si appoggiò con le mani al tavolo restando appoggiato con la schiena.
   -ah, e gli altri giorni faccio schifo?- se è venuto qui per prendermi in giro poteva anche risparmiarselo.
   -no Rosy sei sempre molto carina, volevo solo farti un complimento per aprire una conversazione- una conversazione? Voleva parlare con me? Perché? Devo smetterla di farmi toppe domande tanto non sapevo darmi una risposta. Decisi di prendere coraggio e di guardarlo. Wow. Faceva davvero paura! Aveva gli occhi truccati di nero, il viso truccato di grigio con qualche zona ombra negli zigomi. Vidi che gli mancava mezzo collo e da lì colava molto sangue. Trucco fantastico.
   -ah, be, allora grazie. Sei carino anche tu da zombie- mi guardò e arrossì. -non volevo dire che sei carino truccato così e quando sei normale non lo sei, volevo solo dire che...- si mise a ridere. Alzai le sopracciglia. Gli facevo ridere? Almeno non lo facevo piangere. E rise pure di gusto. Ora si burla di me per essere impacciata per fargli un complimento.
   -scusa è che sei davvero divertente quando diventi imbarazzata e impacciata- lo prendo come un complimento e ridemmo insieme.
   -ha, ha ok basta se non la smetti di farmi ridere, ti trasformo in rospo!>> e agitai mani e dita verso di lui. alzò le mani come per dire “no ti prego questo no” ritornammo seri.
   -see… ti invitassi a ballare... verresti?- guardava la pista dove stavano ballando tutti, uno sguardo fisso su un punto lontano.
   -bè.. non so, sì- si girò verso di me. Si mise davanti a me e mi porse la mano.
   -ti va di ballare?- accettai e misi la mia mano sulla sua e andammo insieme agli altri. Finì la canzone e ne iniziò un'altra. Un lento. Allacciai le braccia al suo collo e lui mi prese in vita e cominciammo a ballare.
   -perché?- chiesi. Lui mi guardava dritto negli occhi, nel profondo dell’anima.
   -perché cosa?- mi fece fare una giravolta e mi tirò di nuovo a sé tra le sue braccia. Mi sentivo al sicuro, non come lo ero tra quelle di Mattia, con lui era diverso. Sentivo che essere tra le braccia di Hiroki era il mio posto.
   -perché sei venuto a parlarmi? dopo l’ultima conversazione che abbiamo avuto pensavo che non volevi più parlarmi- 
   -ho cambiato idea su di te, pensavo che eri una come Vanessa ma invece sei diversa. Sei... non so come dire... unica- unica? Io? Naah! Mi prendeva in girò. Non può pensarlo davvero ma, il suo sguardo però sembrava sincero.
   -quindi ora non mi odi più?- volevo tanto sapere che cosa avevo di unico, ma mi tenni questa domanda per me.
   -non ti ho mai odiata, almeno non per davvero, mi dicevo a me stesso che dovevo odiarti, ma a dire il vero, mi eri simpatica. Mi sei stata simpatica dal primo giorno che ti ho vista- ooh che dolce! Oltre che bello da mozzare il fiato era anche molto tenero.
   -pensavo che ti stavo antipatica- mi prese le mani tra le sue e mi allontanò per guardarmi meglio negli occhi.
   -per niente. Io volevo diventare tuo amico e lo voglio anche adesso- amico. Certo. Vuole essere solo un amico niente di più. mi rattristai e Hiroki se ne accorse.
   -che hai? Ho detto qualcosa di brutto?- mi riavvicinò e ritornammo come prima.
   -no, no anzi! Anche io volevo e voglio essere tua amica- amica lo dissi con tristezza. Mi sorrise e io gli sorrisi, da così vicino vidi che è davvero alto. Gli arrivavo a metà spalla e ogni volta che lo guardavo dovevo alzare la testa verso il cielo e lui verso terra. Eravamo comici.  
Senza rendermene conto ci eravamo fermati mentre ci sorridevamo e la canzone finì poco dopo, mi accompagnò alla panchina per sederci. Lui si chinò e mi baciò la mano.
   -grazie per il ballo, amica- sorrise. Vorrei che avesse detto “grazie per il ballo angelo mio” ma per “amica” me lo farò bastare.
   -grazie a te- e se ne andò. La festa dovrebbe finire fra poco. Hai bidelli gli toccava una dura notte. Dovevano ripulire tutto e mettere a posto tutti gli addobbi. Poverini. Intravidi la Fra e mi alzai, andai da lei. Stava spegnendo tutto e che voleva dire: la festa è finita. Uscirono tutti e noi per ultime.
   -scusaci se non siamo rimaste con te, ma quei fighi degli amici di Hiroki ci hanno invitate a ballare, pensa, a tutte e tre! Ed erano uno più bello dell’altro- disse la Vale. La Giuly si avvicinò per sussurrarmi all’orecchio.
   -ho visto che tu hai ballato con il più bello. Hiroki- diventai rossa come un peperone. Si era tolta la coda e le orecchie da gatto.
   -sì, ma siamo solo amici- mi giustificai, e poi era vero.
   -si inizia tutto diventando amici, poi vi sentirete più spesso, comincerete a uscire insieme da soli a cena o per una passeggiata romantica e poi lui si dichiarerà. Dirà: “ho Rosy ti amo, non posso più esserti amico, voglio stare con te, voglio che diventi la mia ragazza, non sopporterei vederti tra le braccia di un altro che non sono io”- disse la Giuly. Cominciò a dondolare a destra e a sinistra, tenendo le mani sul cuore mentre fantasticava, se questo era un anime Giapponese aveva gli occhi a forma di cuore.
   -se lo dici tu. Dai, andiamo- 
   Andammo in bici a casa sua e ci vollero venti minuti a tutta velocità. A mezzanotte dovevamo fare la seduta spiritica e dovevamo essere puntuali.
   Quando arrivammo ci mettemmo tutte il pigiama e presi la scatola del gioco.
   Regolamento: posizionare quattro candele bianche. Nord. Sud. Est. Ovest. Posizionare in mezzo la tavola ouija. Alle undici e cinquanta nove accendere le candele.
   È già inquietante. Mi sa che non è un semplice gioco, ma eseguimmo le istruzioni lo stesso e alle undici e cinquanta nove accendemmo le candele. A mezzanotte mettemmo le mani sulla barra e pensammo alla persona da evocare. Il nonno della Fra. Cominciammo a gridare: ci sei? la barra non si mosse. Lo gridammo altre due volte e poi si mosse sul sì. Ci guardammo contemporaneamente negli occhi.
   -sei tu nonno?- chiese la Fra.

La povera Fra cominciò ad avere le lacrime agli occhi.
   -stai bene?-

   -mi manchi- la tavola si mosse sulle lettere. Fino a comporre:
Anche tu
   -è così diverso senza di te, manchi a tutti soprattutto alla nonna-
Lo so, ma sto bene. non ti preoccupare pulcino mio. La Fra scoppiò a piangere coprendosi il viso con le mani, facendo così ha spezzato il contatto. La consolammo a vedemmo le luci delle candele tremolare, eppure il vento non c’era anche se avevamo la finestra aperta. La barra tremò andava da tutte le parti fermandosi in mezzo. Gridammo: ci sei? un po’ impaurite, molto impaurite.
Sì.
   -chi sei?- chiesi io, non poteva funzionare se non avevamo le mani sulla barra eppure si mosse lo stesso. Compose questa frase:
Non posso dirtelo, mi sono messa in contatto per darvi un avvertimento.
-che tipo di avvertimento?- ero terrorizzata.
Sta arrivando. Le tue amiche vedranno la morte, devi stare attenta al tuo sangue.
Al sangue? Che significa? E perché le mie amiche vedranno la morte? Non vorrà mica dire che moriranno?
   -cosa significa?- 
Sta arrivando. Sta arrivando. Attenta al sangue. Al sangue... È qui. le candele si spensero all’improvviso. Sentimmo dei passi fuori dalla finestra e ci abbracciammo, non avevamo il coraggio di andare a chiuderla. I passi cessarono. Proprio sotto la nostra finestra.
   Si sentì un rumore e vidi delle dita aggrappate alla finestra. Gridammo.    
   Se questo è uno scherzo non è affatto divertente. Ci alzammo e piano, piano la persona si tirò su ed era orribile. Aveva gli occhi rosso sangue i capelli biondi, talmente biondi che parevano quasi bianchi. Aveva delle macchie di sangue e i canini lunghi e ce li mostrava come se fosse un animale che ci ringhia. Ma smise e ci sorrise, e per un attimo quei pochi secondi che aveva quel sorriso stampato sulle labbra, era un bel ragazzo. Ma finì presto perché ci rimostrò i denti entrando con un balzo dentro la stanza. Gridammo e ci mettemmo a correre. Io chiudevo la fila.  
   Sentivo il suo respiro addosso e le sue mani, mi afferrarono e mi tenevano bloccata a terra. La morte. Le mie amiche stavano vedendo la morte e io stavo per morire. Di sicuro. Rimasero impietrite per quello che è successo subito dopo. Il mostro mi morse sul collo e sentì i canini tagliare la carne, le vene e succhiare il mio sangue. Aveva detto attenta al sangue. Il mostro si alzò subito dopo sputandolo fuori disgustato. Visto la sua faccia doveva fare schifo.
   Mi guardò spaventato, non sapeva più cosa fare.
   Mi puntò il dito.
   -Dovevate essere tutti morti!- disse ringhiando. Si girò di scatto verso la finestra -ce ne sono altri- si volatilizzò, come se non ci fosse mai stato. Io ero ancora stesa per terra tenendomi coperta la ferita per non far uscire altro sangue. La Giuly mi medicò con cura e mi mise un cerotto. Attenta al sangue. Il mio sangue ha fatto scappare il mostro. Come mai? Ce ne sono altri. Ma chi? Quali altri? Ma che sta succedendo in questo posto!?

ecco qui il terzo capitolo! sta cominciando a succedere qualcosa finalmente! prossimo capitolo sabato! ciao a tutti...

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** campeggio -parte prima ***


ciao a tutti volevo informarvi che i capitoli non li posterò più ogni settimana ma ogni due perchè sono indietro a scrivere (ho quasi finito il capitolo 7) quindi il prossimo capitolo lo posterò il 7 dicembre scusate! ora vi lascio alla lettura ciaoo! 
 

Quattro
 
Campeggio
 

 
   Vanessa
 
   Non va bene. Se Hiroki starà sempre con quella Rosy non riuscirò a continuare il piano. E se starà con lei si innamorerà! E questo non è affatto una bella notizia. Meglio se me ne vado a casa, non ne posso più di vedere questo orrore e questa festa di halloween che ha organizzato fa schifo. Comunque non potrei neanche intervenire con tutti questi stupidi umani che si dimenano o come dicono loro “che ballano”.
 
   Finalmente a casa. Mmh c’è già David. Perfetto.
   -mia signora- si mise una mano sul cuore e fece un leggero inchino.
   -obbediente come sempre. Bene. Ho un compito per te. So che stasera Rosy e le sue amichette fanno un pigiama party a casa della biondina di nome Giulia, ci saranno tutte e quattro, faranno una seduta spiritica. Voglio che tu vada a casa della bionda e aspetti che abbiano finito e dopo…- mi avvicinai al suo orecchio. -…voglio che tu uccida Rosy-
 
 
 
 
   Rosy
 
   -Un vampiro?!- gridai in mensa. Io e le miei amiche abbiamo preso un tavolo separato dal resto del gruppo. Per parlare in tranquillità di quello che è successo l’altra notte. È di colore rosso. Che bello!
   -shh! Vuoi che ti sentano tutti? siediti e ascolta- mi ordinò la Fra. Senza accorgermene mi ero alzata. Mi sedetti ubbidiente. -bene. allora per prima cosa dobbiamo scrivere tutte le cose che abbiamo notato in lui. Giuly cosa hai notato?- chiese la Fra.
   -be... direi gli occhi, ero ipnotizzata non so se avete notato ma erano rossi. Come il sangue- già è vero. Quegli occhi rossi, a solo pensarci mi è venuto un brivido freddo.
   -Vale tu cosa hai notato?- la Fra aveva scritto sul foglio: “occhi rossi”
   -bè direi i denti, avevi dei canini lunghissimi- scrisse anche questo.
   -io ho notato che è molto veloce e molto forte da com’è entrato e uscito dalla finestra in un batter d’occhio. Rosy, tocca a te.- rimasi immobile per un attimo per pensare, a dire il vero aveva la pelle fredda e a succhiato il sangue l’ ho sentito mentre beveva.
   -la sua pelle. Era molto fredda e l’ho sentito mentre beveva, ho sentito il mio sangue che usciva- la Fra scrisse ogni parola.
   -bene ogni cosa che abbiamo elencato sono delle caratteristiche di un vampiro. Quindi il nostro aggressore era un vampiro.- già porta a tutto a questa soluzione, quale persona succhia il sangue, morde sul collo, ha gli occhi rossi, è freddo ed è forte e veloce? Solo un vampiro.
   Stanno succedendo troppe cose strane, le penne, il lupo gigante e ora questo vampiro. Ma esisteranno? O magari ho solo sognato? Bè se ho sognato questo è un sogno davvero lungo e infinito e se lo è VOGLIO SVEGLIARMI! Mi pizzicai il braccio e niente, non è un sogno. Questa è la realtà.
   La pausa pranzo finì e andammo a lezione. Non riuscì a concentrarmi neanche una volta e i prof mi sgridarono. Mattia mi chiese molte volte se stavo bene e perché avevo una benda sul collo e per scherzo mi chiese se mi aveva morso un vampiro, be... anche se per lui era uno scherzo era la verità, ma gli dissi che mi sono tagliata con un ramo quando ero andata nel bosco stamattina. Anche se non ci ero andata.
 
   Palestra. Andiamo di bene in meglio! C’è anche Vanessa oggi. Strano non è in classe con noi, forse ha preso il posto di una ragazza che era ammalata.
   Mi lanciava delle occhiatacce ogni volta che mi guardava e solo perché sto ballando con Hiroki! La capisco se ci teniamo per mano o se siamo in un posto da soli o ci abbracciamo o baciamo, mi stava venendo il pensiero del bacio ma lo scacciai subito.
   La lezione finì e ci andammo a cambiare. Mentre stavo mettendo i vestiti nella borsa mi raggiunse Vanessa.
   -so cosa stai tramando. Vuoi Hiroki tutto per te. Non ti permetterò di portarmelo via, sei solo una stupida ragazzina- ora comincia a farmi arrabbiare sul serio, mi girai e la potevo guardare dritto negli occhi eravamo quasi alte uguali e feci uscire tutta la mia rabbia.
   -senti tu ochetta…- dissi mentre le puntavo il dito contro il petto.
   -nessuno ti vuole rubare nessuno quindi o la smetti con le buone o la smetti con le cattive. A te la scelta. E spero tanto che scegli le cattive così posso farti stare zitta come si deve- non so cosa mi sia preso, ma la rabbia mi sta divorando dall’interno, sembra che voglia uscire fuori qualcosa. La guardavo con ferocia.
   -pensi davvero di spaventarmi alzando un po’ la voce e puntarmi il dito contro? Ha, ha, ha, ha tu non sai con chi ti sei messa contro. Sono molto più forte di te- si era avvicinata così tanto che i nostri nasi si sfioravano. Ora non ci vedevo più dalla rabbia, non accetto il fatto che non le faccio paura e così lasciò che la rabbia guidi il mio corpo. Presi per il collo Vanessa e la attaccai contro al muro alzandola da terra. Mi uscì una specie di ringhio animale senza che me ne accorsi.  
   Fortunatamente eravamo lontano dalle altre, eravamo in fondo allo spogliatoio nel mio solito posto, però non è del tutto coperto e credo che abbiano visto un po’ la litigata.
   Vanessa dimenava le gambe e cercava di liberarsi dalla mia morsa.   
   Senza successo. Più lei cercava di liberarsi, più io stringevo e più il ringhio si faceva più forte. Mi guardava con terrore. Sorrisi. Era quello che volevo. Ora ti faccio paura? Immagino di si. Vidi un luccichio nella mia borsa e vidi che c’era ancora lo specchietto fuori, e vidi i miei occhi. Erano diversi. Erano… azzurri luminosi con le sfumature nere più evidenti, non erano normali occhi umani erano come gli occhi di un lupo! Mollai la presa. Vanessa cadde per terra e vidi che i miei occhi tornarono come prima, fiuu è stato solo un allucinazione dovuta alla troppa rabbia. Vanessa era per terra che stava boccheggiando come un pesce fuor d’acqua. Tesi la mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei la schiaffeggiò alzandosi da sola. Aveva ancora lo sguardo pieno di paura. Si teneva ancora la gola.
   -tu non dovresti esistere- e con queste parole uscì dallo spogliatoio di corsa.
  
 
   Finalmente a casa. Il cuore mi batteva come se avessi fatto una maratona, ho voglia di correre, non esco mai per correre, ma sento che mi devo sfogare quindi mi misi la tuta e scesi.
   -papà io vado a correre ordina qualcosa da mangiare per oggi- non fece in tempo a rispondermi che uscì di corsa. Cominciai a correre piano per non stancarmi troppo presto e mi concentrai con la respirazione per mantenerla regolare. Ero arrivata fino al negozio di libri. Mi fermai. C’erano libri di vampiri, licantropi. Decisi di entrare e comprare un libo sui vampiri. Dentro era enorme c’erano libri vecchi e pochi dei nuovi.
   -salve. Posso aiutarla?- mi si avvicinò il commesso. Era vestito con dei jeans scoloriti una cintura di cuoio e una camicia a scacchi, aveva barba e capelli lunghi e baffi, se lo incontravo per strada lo avrei scambiato per un barbone, giuro.
   -ehm… si sto cercando dei libri sui vampiri come riconoscerli come ucciderli cose così- mi guardò in modo strano. -è una ricerca per la scuola, sa ci hanno dato il compito di fare una biografia, sui vampiri, licantropi, sui miti, ma tanto sappiamo che non esistono i vampiri giusto?  he, he- la mia solita risata nervosa.
   -certo. Non esistono he?- lo ha detto in modo strano. Si guardò attorno e si passò le dita nel baffi per farli più lisci. -mi segua ho quello che sta cercando- lo seguì fino in fondo del negozio e prese una scatola tutta in polverata e ci soffiò sopra e la polvere mi venne tutta addosso.
   -ho, mi scusi- scossi la testa. Il commesso aprì la scatola e dentro c’era un grosso libro marrone con i contorni dorati. In mezzo al libro c’era un immagine di un vampiro.
   -ecco è sicuramente questo che sta cercando e in più ci sono delle informazioni anche sui licantropi- lo presi e quasi mi cadde sul bancone.
   -ehm.. quanto costa?- 
   -niente, glielo regalo. Lei è la figlia di Michele vero? Lo prenda come un regalo di bentornata- wow. Fantastico.
   -grazie! La ringrazio molto. Arrivederci e grazie- lo salutai e continuai la corsa, avevo ancora molta energia. Nel ritorno passai davanti al bosco dove avevo visto la zampa bianca. Mi fermai e guardai nel bosco, era già buio pesto non è molto saggio entrare a quest’ora.   
   Andai a casa dove potevo cominciare a leggere il libro.
   -sono tornata!- 
   -ho Rosy ho ordinato una pizza fra cinque minuti dovrebbe arrivare, va bene?- 
   -si ora vado di sopra a cambiarmi- salì di corsa le scale e mi buttai sul letto e aprì il libro.   
   I primi capitoli erano molto noiosi, ma i capitoli dopo si facevano più interessanti. C’era scritto quello che volevo sapere.

                 6

 
Come riconoscere un vampiro
 
   I vampiri sono come gli esseri umani, quindi è facile confondersi. Loro ci ingannano, come i licantropi anche loro si mescolano in mezzo agli umani ed è ancora più difficile da riconoscere.
Prima di tutto un vampiro è pallido, ha la pelle fredda, occhi iniettati di sangue, ma i loro occhi possono essere normali solo se non bevono il sangue umano, se ha gli occhi rossi è un vampiro da evitare soprattutto se si è essere umani, perché quel tipo di vampiro beve il sangue delle persone fino all’ultima goccia, i vampiri che NON hanno occhi rossi potete anche farvelo amico, non sono affatto pericolosi perché bevono sangue animale.  
  Ma possono sempre ingannarvi.
   Sono deboli alla luce del sole, non bruciano come dicono le storie, li indebolisce solo e se si indeboliscono hanno bisogno di mangiare di più.
   Hanno lunghi canini affilati, ma li usano solo per cacciare. Hanno i canini normali solo quando si devono nascondere.
   Sono molto forti del normale possono sollevare un auto come se fosse una bicicletta e sono molto veloci. Il loro nemico numero uno è il licantropo.  
   Quindi se il vampiro non riconosce il licantropo e gli sta bevendo il sangue se ne accorgerà dal suo sapore, per il vampiro il sangue licantropo ha un sapore disgustoso, come se si sta bevendo del latte andato a male, ma il suo potere è enorme, se un vampiro dovesse bere tutto il sangue del licantropo, lui diventerebbe immortale. Niente piò ucciderlo, neanche il fuoco o la decapitazione.  Questa era la parte interessante. Quella persona ha le stesse caratteristiche. Ma lui aveva sputato il mio sangue. Quindi questo vuol dire che io.. che io sono un.. licantropo? No è assolutamente impossibile. Lo saprei se lo fossi. Continuai a leggere.
 
 
 
7
 
Come uccidere un vampiro
 
 
   Non ci sono molti modi per uccidere un vampiro, ma se lo volete uccidere potete usare il fuoco, sono delle creature infiammabili quindi se gli lanciate del fuoco bruciano subito.
   Subito dopo viene un paletto di legno di frassino bianco, un albero speciale per uccidere un vampiro. Glielo piantate nel cuore e lui muore.
      Alla fine quando avete bruciato o impalato il vampiro lo si deve decapitare, non si sa cosa succede, ma è sempre meglio farlo.
   L’aglio non funziona e nemmeno il crocifisso. Sono storia tutte inventate.
 
  
 
 
Questo devo farlo leggere alle mie amiche è interessante. Dopo ci sono i capitoli del licantropi, e come quello del vampiro i primi sono noiosi decisi di andare subito al capitolo sei.
6
 
Come riconoscere un licantropo
 
   Come i vampiri i licantropi si mescolano con gli esseri umani, non avendo la carnagione pallida, pelle fredda e occhi rossi è molto difficile da riconoscerli, ma un modo c’è.
   Loro si arrabbiano facilmente, anche per cose stupide, soprattutto se sono giovani o sono in fase di trasformazione.
   Sono molto forti come i vampiri, ma in forma umana non lo sono molto.
   I loro occhi sono strani, possono confondersi con quelli umani, ma se li guardate bene da vicino potete vedere che invece di un colore unico ne hanno di più se il licantropo è destinato a stare con un angelo i loro occhi hanno lo stesso colore delle ali dell’angelo, per esempio, l’angelo ha le ali rosse e bianche, quindi il licantropo avrà gli occhi con sfumature rosse o bianche, ovviamente avrà gli occhi normali cioè neri, o marroni, o azzurri e poi le sfumature. Se il licantropo è destinato a stare insieme ad un altro licantropo o umano o vampiro avrà gli occhi normale con una leggera sfumatura d’argento.
   Quando sono in forma di lupo, non aspettatevi un lupo normale, ma un lupo grande quanto una persona, o anche grande quanto un cavallo se davanti a voi avete l’alfa, ma non dovete avere paura di loro, sono creature dolci e generose non farebbero mai male ad un essere umano. Loro esistono solo per uccidere i vampiri è questo il loro compito. La loro trasformazione inizia quando hanno tredici o quattordici anni, non di più.
 
 
 
 
                                                                    7
 
Come uccidere un licantropo
 
   Se dovete uccidere un licantropo vuol dire che ha scelto la strada del diavolo se è così potete ucciderlo con il fuoco, o con lo strozzalupo, sono molto sensibili a questa pianta, se la toccano si bruciano, quindi se gli sparate o pugnalate qualcosa imbevuta nello strozzalupo moriranno, ma solo se è allo stomaco, al cuore o alla testa. Se sbagliate guariranno, se gli rompete le ossa guariranno in pochi minuti o giorni, quindi se è il caso di ucciderli mirate bene.
   I loro denti sono incredibilmente lunghi e affilati come rasoi. Il loro olfatto è straordinario, possono annusare un essere umano a chilometri e chilometri di distanza, possono sentire una persona, hanno zampe robuste per correre giorni interi per inseguire i vampiri. Loro non sono creature immortali come i vampiri invecchiano come gli esseri umani.  
 
 
   Il libro finisce così poi ci sono delle foto antiche. Mi fa male la testa per tutte le informazioni che ho letto. Ma devo farlo leggere alle mie amiche.  
   Domani porterò il libro a scuola.
  Sentì il campanello suonare, deve essere arrivata la pizza.
   Scesi di sotto
   -grazie. Arrivederci- mio padre chiuse la porta e portò le pizze in tavola. Non parlai, avevo troppi pensieri, perché quel libro era così dettagliato e così preciso? Era tutto vero? O era tutto inventato?
   Non lo so una parte di me dice che è possibile dopo quello che è successo a casa della Giuly, ma dall’altra mi dice che è inventato, com’è possibile che esistano i vampiri? E com’è possibile che dentro un essere umano ci sia un lupo così grande? Come fa a trasformarsi? È impossibile, però… già però cosa? Presi il cartone, lo piegai e lo buttai nel bidone. Questo libro però descrive solo come riconoscere o come uccidere, non dice altro. Credo che sia tutto inventato. Almeno non ho sprecato soldi.

   Andai di sopra augurando la buona notte a mio padre e andai a letto.

 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** campeggio -parte seconda- ***


     Il giorno dopo a scuola mi portai dietro il libro per farlo leggere alle miei amiche.
   -cosa? Cosa? Davvero? Fa vedere!- la Vale mi strappò il libro dalle mani e lo sfogliò.
   -leggi il capitolo sei e sette è lì la parte più interessante- la Giuly guardava il libro insieme alla Fra e la Vale.
   -è proprio come quel vampiro! Wow che fortuna aver trovato questo libro, Rosy è stupendo- disse la Vale.
   -già, la prossima volta sapremmo come difenderci- la Giuly aveva un inspiegabile sorriso.
   -la prossima volta?- chiesi io. Spero non ci sia mai una prossima volta.
   -scherzo! Ovviamente- rispose la Giuly. Continuarono a leggere. Mi guardai in giro. Com’è tranquillo. Non c’è Vanessa oggi, ecco il motivo. Sorrisi.
   -licantropi? Davvero? Interessante- disse entusiasta la Vale. La guardammo. Interessante? Non possono esistere. A dire il vero nemmeno quel vampiro non deve esistere, ma c’è, chissà magari esisteranno davvero?
   -Vale, tu non sei normale, devi curarti davvero!- intervenne la Fra.
   -adesso chiamo uno psichiatra, conosco il numero. Mio zio ci andava- disse la Giuly prendendo il telefono. La Vale le saltò addosso  cerando di prenderle il telefono. Ci mettemmo a ridere. Ormai cadevano dalla sedia e ridemmo ancora più forte, avevo le lacrime agli occhi dal ridere e d’un tratto non ci vedevo più. Mi toccai gli occhi e sentì due mani, sorrisi, riconoscerai quelle mani tra mille.
   -Lory!- gridai e gli saltai al collo e lo abbracciai. Era da tanto che non lo vedevo. Lui rimase fermo per un attimo, di sicuro non si aspettava il mio abbraccio, ma poi lo ricambiò.
   -hey, così mi strangoli- sciogliemmo l’abbraccio e lo invitai a sedersi con noi. Gli facemmo posto e si sedette accanto a me, e alla sua sinistra c’era seduta proprio la Vale. Perfetto. Alla mia sinistra c’era la Giuly e per chiudere la Fra.
   -allora, ragazze di cosa stavate parlando? Ridevate talmente forte e volevo unirmi a voi- non potevamo dirlo a lui! Ci avrebbe preso per pazze!
   -niente, cosa tra ragazze, cose che un ragazzo non deve sapere- rispose la Fra. Menomale che c’era lei.
   -oh, giusto Rosy, la festa è stata grandiosa! Effetti speciali davvero bellissimi- disse mentre mi guardava, poi si girò e guardò tutte.   
   -ottimo lavoro ragazze- sorrise. La Vale arrossì come un peperone. Devo provare a metterli insieme.
   -Lory- lui si girò verso di me.
   -mmh?- 
   -come mai in queste settimane sei sparito- si passò una mano tra i capelli e la riabbassò.
   -ehm.. è complicato, ma lo capirai- mi fece l’occhiolino. Cosa vuol dire? Sentì un rumore di una sedia che viene trascinata, era Mattia. Si mise vicino a me. Lo guardammo tutti. Alzò lo sguardo e vide che era al centro dei nostri sguardi.
   -che c’è?- chiese.
   -niente- risi. Cominciammo a parlare del più e del meno. La Vale era felicissima che Lorenzo era vicino a lei, ancora non ci credeva.

   -una sera facciamo un campeggio- propose Mattia.
   -campeggio? Dove? In mezzo al bosco pieni di orsi e lupi?- chiese la Fra. L’idea mi piaceva e anche tanto. Adoro stare in mezzo alla natura se poi sono con i miei amici mi piace ancora di più.
   -a me sta bene. Adoro i capeggi. Dobbiamo prendere le tende, i sacchi a pelo e…mmmh!- Lorenzo mi chiuse la bocca.  
   -non so, non sembra una buona idea. Sembra pericoloso- disse la Fra. Si è pericoloso, ma io voglio andarci.
   -dai ragazze- guardò tutti.
   -hey! Io non sono una ragazza!- disse Lorenzo. Erano tutte pensierose. Tranne io
   -dai ragazze! E Lorenzo!- mi stava già guardando male. Com’è suscettibile! Però così carino quando si arrabbia.
   -come sei carino quando ti arrabbi!- dissi mentre gli spettinavo i capelli. Lui arrossì leggermente. Mattia è veramente carino. Non lo avevo mai visto arrossire.
   -va bene io ci sto!- Lorenzo si alzò. -voi?- la Fra, la Vale e la Giuly si guardarono. Io mi alzai.
   -io ci sto- le mie amiche mi guardarono. Poco dopo si convinsero anche loro. Bene faremo un campeggio! Ci ritroveremo domani in questo tavolo. Ora dobbiamo andare a lezione.
   Io e Mattia andammo a lezione insieme visto che avevamo tutti e due scienze.
   -e così… andiamo in campeggio tutti insieme- disse.
   -già. Non vedo l’ora!- mi portai le mani al petto mentre lo dicevo. Sono così entusiasta! Non sto più nella pelle. Sarà divertente.
   -si, anche io- com’è silenzioso. Sicuramente vorrà chiedermi qualcosa.
   -senti Matti, ma vuoi dirmi qualcosa?- lui arrossì. Eh si avevo ragione. Vuole dirmi o chiedermi qualcosa, ma si vergogna. -non ti devi vergognare. Se devi dirmi qualcosa, fai pure. Non ti mangio mica he!- lo spinsi. Lui rise era così carino.
   -o…ok. Senti, ma… per caso tu e Lorenzo… siete solo amici o c’è qualcosa tra voi?- lo guardai. Ormai eravamo quasi arrivati all’aula di scienze.
   -no siamo solo amici, anche se…- mi tappai la bocca. Oh no! Stavo per digli che mi ha baciata quella volta all’ago.
   -”anche se”… cosa?- mancava poco all’aula. Devo sbrigarmi ad arrivare il prima possibile.
   -no, niente- accelerai il passo, lui mi seguì.
   -no dimmi- eccola! Arrivati. Puntai il dito dritto alla classe.
   -ah! Guarda! Siamo arrivati in aula. Forza entriamo- gli presi il braccio e lo trascinai in classe, dritto ai nostri posti. Meno male, ora non possiamo più parlare.
   Nel bel mezzo della lezione, sentì un bigliettino colpirmi la mano.
  
“Hey, me lo dici allora perché hai detto “anche se”..?”
 
“Ma non è niente, davvero! Anzi perché hai voluto sapere se siamo amici o no?”
 
“Be… ma niente, così per sapere. Andavate così d’accordo che ero curioso, tutto qui.”


“Aah ok. Va bene. Ora però ascoltiamo la lezione altrimenti ci mette una nota.”
 
   Guardai con la coda dell’occhio mentre lo leggeva e vidi che annuì leggermente. Questa lezione non è stata poi così noiosa, sì, non ho capito quasi niente di quello che ha spiegato il prof, ma è stata interessante.     
Aveva portato un’ esperimento che aveva fatto lui stesso a casa e ci fece vedere come aveva fatto. All’inizio non gli era venuto e noi tutti abbiamo riso, ma poi ci era riuscito. Uscimmo dalla classe e salutai Mattia, ma mentre mi giravo mi scontrai con una persona e caddi per terra. Vidi una mano tesa verso di me, guardai chi fosse, era una ragazza, carina capelli lunghi, neri fino metà schiena e con la frangetta, occhi grandi a mandorla e un sorriso gentile. Afferrai la mano e mi aiutò a rialzarmi.
   -scusa, non ti avevo visto spero che non ti ho fatto male- dissi mentre mi sistemavo i vestiti.
   -ah, no non ti preoccupare non mi hai fatto male. Tu invece? Stai bene?- 
   -si, ormai sono abituata a cadere- rise. La guardai, mi sembrava di averla già vista da qualche parte. Ah giusto! facciamo palestra insieme! Non l’ho riconosciuta subito perché sta sempre in disparte, a volte sta da sola, altre con Hiroki o con i suoi amici.
   -tu sei… Sakura vero? Abbiamo palestra insieme- sorrise. Sembrava fosse contenta che mi ricordavo di lei.
   -si, sono io e tu invece sei Rosy. Piacere- mi porse la mano e la strinsi. Che mano calda.
   -ora io ho lezione, ci vediamo a palestra Rosy. Ciao!- e corse via.
   -si! Ciao!- gridai. Sembra simpatica. Mi incamminai verso la classe di musica dove mi aspettava di affrontare un ragazzo misterioso.
 
   Sakura
   Andai a lezione. Finalmente ti ho incontrata, Rosy, non vedo l’ora di parlarti di nuovo. È stato interessante. Ancora non sai niente su ciò che sei realmente e non sai chi sono io. Ora capisco un po’ di più Hiro.
 
   Rosy
 
   Mi sedetti al mio posto vicino a lui. Ora non dovrei aver dei problemi a parlare con lui no? Ha detto che siamo amici, quindi che cos’è questo imbarazzo? Forza Rosy, salutalo, prendi coraggio. Da, dai, dai!                   
   -ciao- ce l’ho fatta! L’ho salutato.
   -ciao- oggi era vestito con una maglia a maniche lunghe azzurra, con jeans grigi e scarpe nere. Sembra molto imbarazzato anche lui, infatti si sta mordendo il labbro inferiore. È una cosa che faccio anche io. Sorrisi. Abbiamo una cosa in comune, magari ne abbiamo molte altre. Forza se lui non apre un dialogo dovrò farlo io e poi, lo ha detto anche il prof dobbiamo fare amicizia.
   -fa freddo oggi he?- lui mi guardò e inarcò un sopracciglio. Una discussione sul tempo? Davvero? Ma che mi prende! Lui sorrise.
   -si, molto freddo- continuò a sorridere. Almeno oggi è gentile, spero che non cambi umore come le altre volte. Cominciai a mordermi il labbro, sono nervosa. La prof entrò e cominciò la lezione, oggi dovevamo scegliere uno strumento da suonare. Decisi la tastiera, la chitarra è troppo difficile e la batteria non mi piace e poi mi piace il piano forte, anche se quella che devo suonare io è solo una tastiera, ma va bene così. Hiroki scelse la chitarra e a quanto pare la suona già da un bel po’. Ogni tastiera aveva due suonatori, io suonavo con una ragazza con gli occhiali e capelli castani chiari e l’altra coppia era un ragazzo di nome Andrea e l’altra si chiama Sandra.
   La prof ci insegnò dove sono le note e come tenere le mani, cominciammo a suonare la scala.
   -è difficile vero? Non riesco a suonare bene- disse la mia compagna di tastiera.
   -già. Comunque io sono Rosy. Piacere- tesi la mano verso la ragazza. Lei mi sorrise e la strinse.
   -Rosa. Piacere- cominciammo a fare amicizia, era una ragazza davvero simpatica e divertente, scoprimmo che avevamo lo stesso carattere. Ci aiutammo a vicenda, lei mi diceva quello che non sapevo io e io quello che non sapeva lei. A fine lezione la prof chiese a Hiroki se ci voleva suonava una canzone e scoprimmo che scriveva musica e ci suonò una suo canzone e devo dire che è veramente bravo. La canzone parlava di un ragazzo che si era innamorato di una ragazza, ma per qualche motivo -che nella canzone non diceva- non potevano stare insieme. Era molto romantica, ma anche triste. Però mentre suonava a volte mi lanciava degli sguardi come se voleva farmi capire qualcosa.
   Quando finì gli facemmo un’ applauso, se lo meritava. Quando si alzò fu circondato da tutte le ragazze. Grrr, mi da un po’ fastidio, quando tutte quelle ragazze si staccano da lui gli volevo fare i complimenti anche io.
   Finalmente lui andò verso il banco e lo raggiunsi. Si chinò a prendere lo zaino e lo mise sul banco a mettere a posto i libri.
   -ehm…- lui alzò lo sguardo e aspettò.
   -si?- 
   -sei… davvero bravo a suonare. Era una bella canzone- tenni lo sguardo basso e arrossì. Spero che non si sia notato molto.
   -grazie. Sai non è stato difficile a scrivere quella canzone, visto che è quello che mi sta succedendo adesso- alzai lo sguardo. Era arrossito. E appena lo guardai lui abbassò lo sguardo sullo zaino.
   -dovremmo… andare in palestra adesso- oh! È vero me ne ero dimenticata. Misi i libri nello zaino in fretta e furia e lo chiusi.
   -si dobbiamo anche sbrigarci, sennò arriviamo in ritardo- dissi mentre mettevo a posto le mie cose. Misi in spalla lo zaino e uscimmo dalla classe. Questa volta mi ha aspettato, non come la prima volta che è scappato fuori dalle classe.
   -oggi niente ballo he?- questa volta fu lui ad aprire un dialogo.
   -è vero! Che bello. Della palestra normale, finalmente. Mi piace ballare, ma cominciava a mancarmi la palestra- rise. Una ragazza che diceva che gli mancava fare palestra “che ragazza strana” avrà pensato.
   -mi piace- 
   -cosa?- mi ero persa una parte di frase? O ha detto solo “mi piace”?
   -ah, ho pensato a voce alta. Scusa. Ho detto che una ragazza che non ha paura di faticare, mi piace- quindi gli piace una ragazza che gli piace faticare he? Ora sono sicura al cento percento che non gli piace Vanessa. Che sollievo. Anche se le mie amiche mi dicevano che a lui non gli importava niente di lei non ero molto tranquilla, ma sentire una frase così da lui è più rassicurante. Sorrisi da sola.
   -siamo arrivati. Ci vediamo dentro- mi salutò con la mano ed entrò nello spogliatoio. Mi girai e bussai.
   -chi è?- chiesero in coro.
   -io!- mi aprirono e andai nel mio solito posto in fondo a cambiarmi. Intravidi in un angolino Sakura che mi salutò con la mano, ricambiai il saluto. 
Finito di vestirmi uscì insieme alle altre e ci mettemmo sulla riga per l’appello. Il prof fischiò e iniziammo a correre, dovevamo fare dieci minuti di corsa. Adoro correre. Mentre eravamo arrivati al terzo minuto Sakura mi raggiunse.
     -ciao!- si mise di fianco a me.
     -ciao- le sorrisi, tutti gli altri cominciarono ad avere il fiatone, ma io e Sakura non eravamo affatto stanche. Aumentammo l’andatura.
   -facciamo a chi resiste di più? Chi perde paga da bere- proposi lei.
   -certo. Iniziamo- aumentammo ancora di più, il prof ci disse di non andare così veloci sennò non resistevamo fino a dieci minuti, ma non lo ascoltammo. Era veloce, ma non poteva battermi, accelerai ancora di più, il prof fischiò e ci disse che mancavano due minuti. Mi girai verso di lei e le sorrisi, cominciai a vederle delle piccole gocce di sudore, ma teneva duro non mollava. E neanche io.
   Sull’ultimo minuto Sakura rallentò, era stanca. La raggiunsi.
   -sei già stanca?- a dire il vero cominciavo a cedere anche io, e mi colavano piccole gocce di sudore, ma non volevo mollare.
   -anche tu cominci a essere stanca- ci sorridemmo. Gli ultimi secondo inciampai e caddi e il prof fischiò. Sakura mi raggiunse e si abbassò.
   -ho vinto- sorrise e mi aiutò a tirarmi su. -bene, direi che mi devi da bere- 
   -a quanto pare- incominciammo a fare gli esercizi di respirazione. È stata una bella gara, divertente.
   -corri veloce. Ti alleni?- mi chiese.
   -no, mai. Però mi è sempre piaciuto correre, nella mia vecchia scuola ero la più veloce. E te?- scosse la testa.
   -ma vedo che hai fatto amicizia con Hiro. Ti piace?- he? Cosa? Come lo sa? Non pensavo che si vedesse così tanto. Rimasi in silenzio. -scusa. Troppo improvviso vero?- 
   -si, non mi aspettavo una domanda così diretta- finimmo gli esercizi e iniziammo a palleggiare. Mi legai i capelli.
   -quindi? Ti piace?- cosa le posso rispondere?
   -be… non sapresi- guardai in direzione di Hiroki. -è carino, simpatico, ma stiamo facendo amicizia è presto per dire se mi piace o no- lanciai la palla e continuammo a palleggiare.
   -capisco- 
   -perché me lo hai chiesto? Lui ti ha detto qualcosa?- prese il pallone.
   -così, volevo sapere se ti piaceva o no. Non mi ha detto niente. Dai continuiamo a giocare- Mi lanciò il pallone. Continuammo a palleggiare.
   Il prof fischiò e andammo nello spogliatoio. Alla fine, mi accasciai sulla panchina dello spogliatoio distrutta. Tutte lo eravamo. Sakura mi sedette accanto. Lei non mi sembrava così tanto affaticata. Prese dalla sacca un asciugamano e si tamponò la fronte. Io feci lo stesso, sciolsi i capelli e me li pettinai.
   -dove andiamo?- mi girai verso di lei. aveva ancora i capelli legati e la tuta. Mi sorrideva.
   -cosa vuoi dire?- lei rise. Mentre rideva i suoi occhi si chiusero e si fecero sottili, sottili, ma sempre belli.
   -mi devi da bere no? Quindi presumo che dovremmo uscire, andare in un bar o roba simile- aah, è questo quello che voleva dire, io me ne ero già dimenticata. Mi alzai e cominciai a cambiarmi. Andai alla ricerca della mia maglia dentro la sacca. La trovai e me la misi.
   -si, è vero. Allora andiamo al bar qui vicino, così ci prendiamo un gelato- Mi infilai i jeans e infine le scarpe. Lei sorrise e annuì. -bene allora ci vediamo fuori al cancello- la salutai e uscì dallo spogliatoio. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** campeggio -parte terza- ***


Mi incamminai verso gli armadietti a prendere i libri. Presi il portafoglio e controllai quanti soldi avevo. Meno male, ne ho abbastanza per pagarle da bere e due gelati.
   -non è sicuro contare i soldi in mezzo al corridoio, ci sono molto ragazzi male intenzionati che potrebbero rubarteli- Mattia si appoggiò di schiena contro gli armadietti con le braccia incrociate, mi guardava e sorrideva. Io dallo spavento feci quasi cadere i soldi.
   -ah! e tu saresti uno di quei ragazzi?- misi il portafogli nello zaino e me lo misi in spalla e chiusi l’armadietto.
   -non potrei mai togliere i soldi ad una povera ragazza indifesa- scoppiammo a ridere tutti e due a questa battuta. Mattia si meritò un pugno amichevole al braccio. Per fare scena si massaggiò il punto dove lo avevo colpito facendo una smorfia di dolore.
   -smettila, non ti ho fatto tanto male- ci dirigemmo verso l’uscita. Mi venne in mente del campeggio, dopo la pausa pranzo non ne abbiamo più parlato. -allora, si sa qualcosa del campeggio? Dove si fa? E quando?- chiesi. Alzò le spalle. A quanto pare non lo sapeva neanche lui.
   -non ne ho idea, ma credo che lo sapremmo domani- Mattia e Lorenzo erano gli unici ragazzi del gruppo del campeggio, mi venne da ridere al solo pensiero. Noi ragazze non faremo altro che parlare di ragazzi, si annoieranno. O pure no? Chi lo sa, può darsi di no visto che sono in compagnia di tante ragazze, spero solo che non gli venga in mente a nessuno dei due di fare cose strane, come ha fatto con me Lorenzo, non che non mi sia piaciuto il bacio quando eravamo al lago a pescare, però poteva evitarlo, visto che ero appena arrivata e ci siamo incontrato dopo tanti anni. Ma alla fine scoppiai a ridere. -che ti prende? Perché ti sei messa a ridere così all’improvviso?- eravamo quasi arrivati alla porta della scuola e poi eravamo liberi.
   -no, è che ho pensato, tu e Lorenzo sarete gli unici ragazzi e mi sono immaginata che eravamo tutti insieme a parlare di ragazzi in vostra compagnia- lui arrossì, a quanto pare non ci aveva ancora a pensato. Eravamo arrivati davanti alla porta e Mattia, la aprì e me la tenne aperta facendomi passare per prima. Che gentile.
   -non credo che mi vedrai mai parlare di ragazzi- tutti gli alunni uscirono fuori come un branco di bufali. Gente che correva, che si spintonava altra gente invece come me e Mattia –gente normale- camminavano tranquillamente verso il cancello.
   -sarebbe divertente- risi sotto i baffi, lui se ne accorse e mi fece il solletico. Io urlai e mi misi a correre. Ok ritiro quello che ho detto. Non siamo più gente normale, ormai adesso eravamo come tutti gli altri alunni. Corsi fino al cancello mentre lui mi seguiva. Alla fine mi raggiunse e mi catturò nel suo abbraccio mentre mi faceva il solletico e mi diceva di ritirare quello che avevo detto. Alla fine mi arresi e finì di farmi il solletico, io avevo le lacrime agli occhi e lui era rosso in viso.
   -scemo, non farmi mai più il solletico- mi sistemai la maglia e lo zaino.
   -ok, ok basta. Ora vado Rosy ci vediamo domani. Ciao!- lo salutai e se ne andò. Mi appoggia al muro e aspettai Sakura. Mi guardai attorno alla sua ricerca e quando girai per vedere di fianco a me, la trovai li che mi fissava. mi fece paura e feci un salto indietro dallo spavento.
   -da quanto sei qui?- mi misi una mano sul cuore per qualche secondo e la spostai per tirarmi su lo zaino, non faceva altro che scivolare.
   -da un po’, ho visto la scenetta tra te e quel ragazzo- sembrava un po’ infastidita.
   -oh, hai visto. Che imbarazzo!- mi coprì il visto e lei me lo scoprì subito.
   -la scenetta però era divertente. Andiamo?- annuì. Andammo in un bar a dieci minuti dalla scuola. Anche se siamo a novembre oggi fa caldino e un gelato ci sta. Quindi decidemmo alla fine, che invece di offrirle da bere le offrì un gelato. Durante il tragitto parlammo del più e del meno, se mi trovavo bene qui in questa scuola, se il posto mi piaceva..

   Arrivate al bar, entrammo e ci mettemmo in fila.  Il bar era abbastanza grande con due entrate. In fondo a sinistra c’erano dei tavolini e una sala per i fumatori, fuori dal bar mi era sembrato di vedere un dondolo. Ci voglio andare! Non c’era molta gente e infatti era già arrivato il nostro turno. Lei prese un cono con fragola e crema, io presi con crema e nocciola. Pagammo. Anzi pagai e uscimmo fuori dirette al dondolo. Era di un colore verde acceso con dei cuscini bianchi. Comodissimo. Ci sedemmo e ci gustammo in pace il gelato.
   -che noia, oggi è solo martedì- si lamentò Sakura. In fondo mancano solo tre giorni a sabato. Non penso sia una tale tortura aspettare solo tre giorni.
   -mmh. Già, però mancano solo tre giorni e poi è sabato e che vuol dire un po’ di riposo- sorrisi. Magari sabato si potrà fare il famoso campeggio. Giusto! Posso invitarla, più siamo meglio è! -senti Sakura-
   -mmh?- mi rispose mentre leccava il gelato.
   -io e i miei amici faremo un campeggio nel bosco non so quando, domani dobbiamo decidere. Ti va di venire? Più siamo meglio è- lei tossì, si stava strozzando con del gelato? Continuò a mangiare. Ci stava riflettendo e guardava il cielo. Lo guardai anche io. Magari aveva visto qualcosa. Lei si mise a ridere.
   -va bene. Allora domani mi unisco al vostro tavolo- annuì. Ho trovato una nuova amica. Che bello! Quando finimmo il gelato ci dondolammo un po’ per approfittare del dondolo. Continuammo a parlare del campeggio, era entusiasta e anche io. Non vedo l’ora. Sakura cominciò ad animarsi sempre di più raccontando come potevamo fare.
   -e poi alla sera accendere un fuoco e raccontarci delle storie paurose, poi entriamo tutti in una tenda –ovviamente solo noi ragazze- e fare una guerra di cuscini e potremmo parlare di ragazzi e…- le chiusi la bocca, non ne potevo più avrà elencato una cinquantina di cose che si possono fare in campeggio, cose che mi piacevano altre cose no. Tipo andare a caccia o cercare gli insetti. Io non li avrei mai fatti. Assolutamente no.
   -si, si ok ho capito. Tante, tante cose- ci mettemmo a ridere e alla fine il tempo è volato. Era ora di tornare a casa. Mi accompagnò fino a casa. La salutai ed entrai in casa. Chiusi la porta e salì le scale per andare a fare i compiti. Oggi è stata proprio una bella giornata. Spero ce ne saranno tante così, anzi magari anche più divertenti.
   Buttai lo zaino sul letto e presi i libri e iniziai a studiare. Ero talmente concentrata che non sentì mio padre entrare. Così dopo dieci volte che mi chiamava –per quanto diceva lui- risposi che ero in camera. Non ne potevo più così chiusi il libro e misi i libri dentro lo zaino, sbadigliando.
   Misi lo zaino per terra e mi sdraiai nel letto. Avevo in mente solo il campeggio. Mio padre accetterà? Andrà bene ai miei amici il fatto che ho invitato Sakura? La mia preoccupazione più grande è che mio padre non mi dia il permesso. Mi tolsi le scarpe e mi girai sul fianco destro guardando il muro. Era così comodo questo letto. I miei amici non mi hanno mandato più nessun messaggio –intendo quelli della Sicilia- ho provato a mandargli un messaggio o a chiamarli, ma loro niente. Si vede che forse non erano così tanto amici come dicevano loro. Questo mi feriva, ma scoprì che non mi importava molto, gli volevo bene, ma se loro non mi volevano più come amica io non ne avrei sofferto così tanto. Posso vivere anche senza di loro. Ora ho degli amici migliori di loro e adesso che ci penso non sento così tanto la mancanza di mia madre. Dovrei stare male ogni giorno però non è così. Sto bene e non è una bugia. Certo mi manca sempre e mi sento che ogni volta che ci penso mi salgono le lacrime, ma sento come se non dovessi stare male, come se non fosse davvero morta. È una sciocchezza. Mia madre è morta e dovrei piangere, forse sono ancora sotto shock? Non credo. Sospirai. Mi fa male la testa, mi girai a pancia in su e mi misi le mani dietro la testa. Non ho acceso la luce e fuori è buio. Che ore saranno? Le otto? Decisi di alzarmi e andare di sotto. Anche se era buio ci vedevo bene ecco un'altra cosa strana di me. Io vedo al buio, certo non come i gatti o altri animali, ma so orientarmi bene.
   Scesi di corsa le scale e andai in cucina. Dovevo chiedere il permesso. Trovai mio padre seduto in tavola a leggere un giornale aspettando che mi facevo viva. Aveva preparato anche stasera la cena. Mi misi seduta e iniziai a cenare. Lui piegò il giornale e lo mise vicino a lui.
   -hai finito i compiti?- mi chiese mentre arrotolava la forchetta negli spaghetti.
   -si poco fa. Senti papà ti dovrei chiedere una cosa- tenevo lo sguardo basso, avevo paura di incrociare il suo.
   -cosa hai in mente? Spero niente di pericoloso- di solito quando tenevo lo sguardo basso e volevo chiedere qualcosa è quel qualcosa che i genitori ti dicono sempre di no. E questo era uno di quei momenti.
   -io e dei miei amici di scuola volevamo fare un campeggio. Qui nel bosco- non rispose. Rimase in silenzio. Brutto segno, decisi di alzare un po’ lo sguardo. Ci stava pensando! Ci stava davvero pensando. Aveva lo sguardo fisso nella pasta e non mangiava e questo è un buon segno, ma non sempre però.
   -chi c’è con voi?- continuò a tenere lo sguardo basso.
   -ehm… c’è la Fra, la Vale, la Giuly, Mattia, Sakura…- 
   -no. Non ci vai- non mi aveva neanche fatto finire! Volevo dire e infine Lorenzo.
   -ma parchè?- chiesi. Spero che abbia un valido motivo –oltre il fatto che il bosco è pericoloso-  per non farmi andare.
   -perché non ci vai e basta- stringevo la forchetta, non mi sono mai arrabbiata per questo motivo, molte volte mia madre mi ha detto di “no” che non potevo uscire. Però questa volta sentivo una rabbia diversa che mi divorava da dentro.
   -non è giusto! E comunque prima di interrompermi -come hai fatto prima- dovresti farmi finire prima la frase!- stavo praticamente urlando, odiavo quando qualcuno mi interrompeva mentre parlavo. Anche se quella persona era mio padre. Mi fece un gesto con la mano.
   -prego allora, finisci- mi sentì un po’ rilassata. E finalmente ci guardavamo negli occhi, la mia reazione di prima gli aveva fatto alzare lo sguardo all’improvviso.
   -bene. E infine viene anche Lorenzo. Ecco, ora ho finito- lo guardai e si rilassò completamente. Girai la forchetta negli spaghetti e li mangiai. Lui era rimasto in silenzio, a quanto pare ci stava ripensando. Infine finalmente parlò di nuovo. È stato in silenzio per così tanto tempo che avevo finito di mangiare, mentre lui aveva ancora il piatto pieno.
   -va bene- sospirò. -puoi andare- cosa? Posso? Prima no e adesso sì? Solo perché gli ho detto che viene Lorenzo? Che vuol dire!? Cosa è cambiato da prima ad adesso? Solo perché viene con noi un maggiorenne… aspetta forse è questo il motivo prima eravamo tutti minorenni tutti diciasettenni. Però la Giuly ha diciotto anni. È stata bocciata il primo anno, ma Lorenzo perché ha cambiato risposta appena ho nominato lui?
   -davvero? Grazie!- lo abbracciai e lavai i piatti. Decisi che non era il caso di fargli tutte quelle domande a me basta che mi abbia dato il permesso. Spero che lo abbiano avuto anche gli altri. Ero talmente di buon umore, che mi sdraiai nel divano con mio padre a vedere un film che davano per la TV che lui voleva vedere.  Alla fine mi addormentai subito.
  
   Mi svegliai nella mia camera ancora con i vestiti di ieri. Mi alzai e andai a fare una doccia veloce e mi vestì. Decisi di mettermi dei jeans neri con una maglia che tiene le spalle scoperte azzurra. Mi misi dei fermacapelli e la matita nera e andai a scuola. Presi la bici e cominciai a pedalare. Oggi c’è il verdetto. Vorrei saltare le ore iniziali e andare direttamente a mensa, be il motivo è che non ho fatto neanche la colazione, visto che ho dovuto fare tutto di fretta. Mentre pedalavo davanti al bosco vidi un ombra nera frecciarci dentro. Frenai di colpo, ormai cadevo in avanti. L’ombra non c’era più. Che me la sia sognata? Feci spallucce e ripartì.
   Parcheggiai la bici e misi il lucchetto. Mi incamminai verso l’entrata. Oggi è molto nuvoloso speriamo che non si metta a piovere, fa anche freddo, forse ho fatto male a mettermi questa maglia. Ho, be ormai. Quando entrai andava già meglio, non era più freddo. Vidi Vanessa entrare in classe, appena prima di entrare mi rivolse un occhiata omicida e non esagero quando ho detto “omicida”. Ignorai la sua occhiataccia e andai nella mia classe all’ora di arte. Oggi niente disegno ma solo teoria ovviamente è stata una noia mortale, anche se ero vicina alle mie amiche e ci scambiavamo -a volte- i bigliettini la lezione fu noiosissima.
   Anche le ore consecutive furono noiose. Ma oggi per caso tutti gli insegnanti si sono messi d’accordo di fare tutti teoria o per fare addormentare gli studenti? Ma alla fine finalmente è arrivata l’ora della mensa. Ci mettemmo in coda aspettando pazientemente il nostro turno. Oggi nel menù c’era polpettone e visto che non ho fatto colazione, decisi di prendere solo un insalata e aggiungendo due fette di quel polpettone e Dio sa cosa c’è lì dentro, ma visto che degli studenti lo hanno preso e alcuni lo stavano mangiando e non erano ancora morti tanto vale provarlo. Venne il mio turno, mi feci il piatto e andai al nostro tavolo. Io ero la prima subito dietro di me c’erano la Fra, Giuly e la Vale. Chissà dov’è Sakura? La cerai ma non la trovai. Si vede che ancora era in fila.
   Iniziammo a mangiare e dopo dieci minuti ci raggiunsero gli unici ragazzi del gruppo. Oggi Lorenzo aveva un maglione nero con il colletto alto e dei jeans bianchi, invece Mattia aveva una maglia a maniche lunghe –che sembrava anche piuttosto leggera- verde che gli faceva risaltare i suoi capelli castani e i soliti jeans grigi. Le mie amiche invece portavano tutte i jeans quasi uguali, tranne la vale, lei li aveva fucsia. E maglia ovviamente scollate, ma non troppo visto il freddo e colorate. La Giuly era l’unica che cambiava quasi tutti i giorni la pettinatura, oggi aveva la treccia. Hanno cominciato a parlare delle lezione e della verifica di matematica, per me non è stata molto difficile, ma sono comunque preoccupata. Visto che nessuno apriva il discorso che tutti volevano affrontare decisi di aprirlo io.
   -decidiamo cosa fare per il campeggio o no? Avete chiesto ai vostri genitori se per loro andava bene?- sorrisero tutti, alla mia destra si era seduto Lorenzo poi c’era Mattia, la Fra davanti a me, la Giuly poi la Vale e infine ci sarebbe stata Sakura, ma di lei ancora niente.
   -io ho chiesto. Hanno fatto un po’ di storie, ma alla fine hanno accettato. Meno male quando mi hanno detto che potevo ho cominciato a saltare per tutta la casa. Non volevo rinunciarci a questa uscita!- disse la Vale. Io penso che a volte sia un po’ matta. Se dice che ha saltato per tutta la casa allora ha davvero saltato per tutta la casa.
   -ha, ha Vale tu non sei normale, ma infondo a noi piaci così. Comunque anche i miei hanno fatto un po’ di storie, ma appena dicevo i vostri nomi e le persone aumentavano si sono tranquillizzati. Scommetto che è così anche per voi giusto?- chiese la Fra. Già tranne per me se non dicevo il nome di Loreno il campeggio me lo potevo sognare. Annuimmo tutti.
   -ok, bene allora non ci resta che decidere il giorno e l’ora- disse Lorenzo.
   -non ancora manca una persona- lo interruppi io. Non potevamo decidere nulla senza Sakura. Mi guardarono con un aria da punto interrogativo. Mi faceva ridere. -ieri nell’ora di palestra ho parlato con una ragazza, si chiama Sakura e abbiamo fatto una specie di gara mentre facevamo i dieci minuti di corsa e ha vinto lei, ma solo perché io sono caduta- aggiunsi subito. Non volevo che pensassero che sono lenta. -e le ho offerto un gelato, abbiamo parlato un po’ e ho scoperto che è molto simpatica, divertente e alla fine l’ho invitata, sembrava una buona idea come ho detto anche con lei: più siamo meglio è. Ho fatto male?- speriamo che non si arrabbiano! Ma a quanto pare sembravano contenti.
   -si Rosy! Hai fatto benissimo e adesso dov’è? Ormai dobbiamo tornare in classe- disse Mattia.
   -Sakura. Ho già sentito questo nome, aspetta. Ma non è l’amica d’infanzia di Hiroki?- tutti mi guardarono. Che avevo fatto? Avevo un pezzo di insalata? Mi pulì con il tovagliolo, ma continuarono a fissarmi, allora mi guardai intorno, magari è successo qualcosa. Ma a quanto pare non è così. Decisi di chiedere cosa avevano da guardare.
   -che c’è?- 
   -hai fatto amicizia con l’amica di Hiroki! Vuoi strapparle delle informazioni su di lui he? Di la verità- disse la Vale..
   -he? No! ma che dici! Ho fatto amicizia con lei perché è simpatica. Tutto qui- incrociai le braccia e gonfiai le guance, offesa. Risero tutti e mi unì anche io.
   -cosa c’è da ridere?- ci girammo, e vidi una ragazza con un vassoio in mano, con una coda di cavallo neri corvino e un sorriso stampato sulle labbra. Sakura. Le sorrisi e la invitai a sedersi vicino a me nell’unico posto vuoto. La presentai agli altri e la salutarono in modo molto caloroso, una cosa da loro. Sono sempre calorosi con tutti. Quasi tutti. Non credo che siano così tanto gentili ad andare da Vanessa e salutarla con un gran sorrisone. Non me li immagino proprio per niente.
   -di che stavate parlando, ragazzi?- chiese Sakura mangiando una forchettata piena di insalata. Le rispose la Fra.
   -del campeggio. Rosy ha chiesto quando abbiamo intenzione di farlo e se abbiamo chiesto ai nostri genitori- infilzò con la forchetta il polpettone e se lo mangiò. La guardarono tutti, stavano aspettando che ci disse che poteva venire. Non sembrava capire subito e decisi di dirglielo. Sospirai.
   stanno aspettando che gli dica che i tuoi ti hanno dato il permesso>> lei si illuminò. A quanto pare non aveva capito davvero, be anche io non avrei capito se non li conoscevo, ma visto che ormai li conosco bene so cosa gli frulla per la testa. A volte. Mattia le sorrise in modo dolce. Che gli piaccia? Ma le stavano sorridendo tutti in quel modo, persino Lorenzo. Perché la guarda così? Aspetta, cos’è questa sensazione che sto provando adesso? Gelosia?
   -aah! Allora ditemelo subito! Comunque mi hanno dato via libera. Sono una dei vostri. Quando si va?- con la risposta molto rumorosa di Sakura mi riportò alla realtà. Che scema provare gelosia, non dovrei neanche. Uno, perché la Vale è innamorata di lui, anche se non lo ammette. Due, quando mi ha baciata l’ho respinto dicendogli che era meglio se restavamo amici. Quindi non ho nessun diritto di provare gelosia.
   -mmh.- dissero tutti in coro.
   -potremmo fare questo sabato? Così non dobbiamo aspettare una settimana intera. Se per voi va bene- mentre Mattia diceva l’ultima frase guardò me. Come se me lo stava chiedendo solo a me. Ma sembrava una buona idea infondo e ha anche ragione. Così mancano solo due giorni. Domani e dopodomani.
   -per me è perfetto- gli dissi sorridendogli, e poi guardammo gli altri che annuirono tutti.
   -potremmo fare per le diciotto e mezza? Tanto il bosco è vicino ci vorranno una quindicina di minuti a piedi per arrivare dove vi voglio portare- intervenne Lorenzo. E quindi sarà lui la nostra guida? Il nostro capo branco?
   -e che posto sarebbe?- chiese la Giuly. La Vale arrossì quando disse che ci vuole portare lui in un posto. Era cotta e stracotta di lui. Mi rende felice a pensare loro due insieme, non provo nessuna gelosia. Strano. Perché con Sakura sì e con la Vale no?  Non capisco. Infondo non c’è niente da capire ritornai alla conversazione lasciando che i miei pensieri si zittiscono.
   -è un se-gre-to- mentre diceva “se-gre-to” mosse l’indice a tempo. Chissà che posto è, io sono una ragazza molto curiosa e ora non sto più dalla pelle, voglio saperlo. Prima pensavo che tre giorni fossero pochi, ma adesso due giorni – ovviamente non conto oggi come terzo giorno- sembrano lunghissimi. La Giuly sospirò.
   -bè ragazzi, non so voi, ma adesso due giorni sembrano un eternità grazie a Lorenzo- disse Sakura, e non ha tutti i torti.
   Ci alzammo e ognuno andò alla proprio lezione.
   Hiroki si mise vicino a me, nel suo posto. Non avevo voglio di parlargli, la conversazione in mensa mi ha sfinita, e poi sono troppo impegnata ad ascoltare la prof e ad annegare nei miei pensieri, dove ci porterà? Nel cuore del bosco? Vicino al sentiero? Vicino alle colline? O alle montagne? Deve essere un posto vicino visto che dobbiamo camminare solo per quindici minuti. Ma forse ci metteremo molto di più, visto che saremo carichi come muli, con la tenda e tutto il resto. A pensarci bene, io non ho neanche una tenda, ho un sacco a pelo, ma non una tenda. Dovrò dormire fuori in mezzo agli insetti? Non voglio! Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi di qualcuno che mi stava punzecchiando con il dito nel mio braccio. Mi girai e Hiroki mi sorrise.
   -finalmente, è da un’ora che cerco di parlarti- 
   -ah, scusa ero sovrappensiero. Cosa volevi dirmi?- si girò verso il libro sempre mantenendo quel suo sorriso gentile e allo stesso tempo giocoso.
   -ciao- aspettai che mi dicesse qualcos’altro, ma a quanto pare voleva dirmi solo questo.
   -tutto qui? Volevi dirmi solo “ciao”?- io rimasi girata verso di lui, la prof stava ancora spiegando non si era ancora accorta che io non la stavo più ascoltando.
   -bè.. sì. Ti sei seduta, io mi sono seduto e non mi hai considerato proprio per niente, ti volevo salutare- mentre parlava guardava prima la prof, poi il libro per dare l’impressione che stava ascoltando. Forse ascoltava davvero.
   -ah, scusa. Ciao- mi girai e ritornai alla lezione. Sembrerebbe che Hiroki abbia deciso di cercare di essermi amico, invece di essere scorbutico con me. Bene è un passo avanti. Sono nervosa, me ne sono accorta perché non faccio altro che muovere la gamba destra, cercai di fermarla tenendola ferma con la mano. Funzionò un pochino. Ora devo chiedermi: perché sono nervosa? Per il campeggio? O perché Hiroki mi ha parlato e ha attirato la mia attenzione solo per dirmi “ciao”? mmh forse è per questo, lo guardai con la coda dell’occhio. Impugnava la penna con la mano destra, quindi è destro come me. Bene. Seguì il braccio coperto dal suo maglione grigio, fino al suo viso. Era concentrato, attento non sembrava affatto scocciato o arrabbiamo dalla mia presenza. Bene. Decisi di tornare a guardare il libro. Mi sentivo calda, mi toccai le guance ed erano bollenti. Ho no! Devo essere rossa come un peperone! Che imbarazzo e fuori fa pure freddo! Che scusa trovavo se mi vedeva conciata così? Dovevo guardare la prof e ascoltare, ascoltare solo la prof, e basta. Funzionò.
   La campanella suonò e mi diressi in palestra, un'altra ora con lui. Almeno c’era Sakura.
   Trascorsi l’ora correndo e facendo esercizi a quanto pare per un po’ le lezioni di ballo non erano previste. Meno male. Non me la sentivo di stare vicino a lui e sentire il suo profumo. La lezione finì preso e andammo tutti a casa. Mentre preparavo la cena sentì il mio telefono squillare. Andai a vedere. Era un messaggio della Fra, diceva che avremmo dormito in due in una tenda quindi Lorenzo e Mattia insieme. La Vale con Sakura. la Fra con la Giuly e io rimanevo da sola. Le risposi che non avevo una tenda e mi rispose che me l’avrebbe prestata lei, perché tanto avrebbe dormito insieme alla Giuly, le risposi che andava bene e che ci saremmo viste domani a scuola e la salutai. Continuai con la cena.
   Mio padre arrivò dopo un’ora. Gli raccontai della mia giornata e della conversazione di oggi in mensa. Mi diede l’ok. Io ero felicissima andai a lavare i piatti e poi subito a letto.
 
 
   I due giorni tanto lunghi passarono in modo molto noioso, ma almeno siamo quasi all’ora X. Tirai fuori il sacco a pelo rosso –il mio colore preferito- e preparai i vestiti, il pigiama e le cose per il bagno, con lo spazzolino, il dentifricio e la spazzola. Prima di andare via mi feci il bagno. Finito di asciugarmi i miei capelli ribelli rossi controllai per la millesima volta che ci fosse tutto. Bene a quanto pare non ho dimenticato nulla. Scesi le scale e mentre scendevo gli ultimi due scalini quasi caddi per terra, per fortuna c’era lo scorri mano sennò mi avrei fatto molto male. Mi misi in spalla lo zaino, il sacco a pelo sotto il braccio e uscì di casa chiudendomi dietro la porta e mi trovai davanti tutti i miei amici che mi aspettavano e ci incamminammo tutti insieme verso il posto in cui ci stava portando Lorenzo. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** inverno -parte prima ***


Cinque
 Inverno

 
   Siamo inizio Novembre e comincia a fare davvero freddo, tutte le persone cominciano a rintanarsi in casa al calduccio, invece noi siamo qui, fuori al freddo, per andare a fare campeggio nel bosco.
 
   Attraversammo la strada e girato a sinistra per andare fuori dal paese ed entrare nel bosco. Era freddo stavamo tremando tutti sotto i nostri cappotti imbottiti e per di più eravamo carichi come muli. Lo zaino pesava e dovevo trascinarmi dietro anche la tenda. Pesava tantissimo. Camminammo a passo lento. Mi sa che ci metteremo più di quindici minuti. Forse una mezz’oretta e si sta facendo sempre più buio.  
   Io chiudevo la fila, mentre Lorenzo era davanti a farci strada, davanti a me c’era la Vale e vicino a lei la Giuly, poi davanti a loro Sakura e Francesca e infine Mattia. Presi il telefono e mandai un messaggio a Matti, anzi cercai di mandargli un messaggio, visto che mi tremavano le mani dal freddo e non riuscivo a scrivere per colpa delle dita congelate. Mi ero dimenticata i guanti. Fantastico. Al posto delle mani avrò dei ghiaccioli. Gli scrissi: “hey tu! Non ti sei ancora congelato? Hai notizie su Lorenzo? È morto per caso? Perché non mi risponde, se è ancora vivo dimmi quanto manca non ne posso più di portare la tenda” spero che ho scritto bene, nella mia mente il messaggio è questo, poi chissà cosa gli avrò scritto. Misi il telefono in tasca sbirciai per vedere la chioma bionda di Lorenzo, ma non la vidi. Mi vibrò il telefono. Un messaggio. Diceva: ha, ha! Purtroppo è ancora vivo! Ha detto che mancano ancora dieci minuti e che voi ragazze siete lente, troppo lente per i suoi gusti” dieci minuti? Misi via il telefono nella tasca destra del giubbotto e aumentai l’andatura. Avevo rallentato parecchio e per raggiungerli mi misi a correre.
   Il bosco era una favola vidi molte querce, dei sempre verdi e molti altri alberi che non sapevo i loro nomi. Vidi anche un cespuglio di more. Inciampavo sempre nelle radici che sbucavano fuori dal terreno. Era abbastanza silenzioso. Sentì un rumore alla mia destra, mi girai e vidi un coniglio bianco. Bellissimo, cercai di avvicinarmi lasciando che gli altri continuassero la marcia, io volevo vedere il piccolo coniglietto da più vicino. Si lasciò avvicinare molto, potevo quasi toccarlo, ma quando mi chinai per vederlo meglio, lui scappò. Naturale, ma è bastato averlo avvicinato così tanto. Tutta contenta mi alzai, mi misi a posto meglio lo zaino sulle spalle e la tenda e corsi dietro agli altri. C’erano impronte ovunque, di volpi, procioni, lepri, conigli e quelli di un cane, no forse erano di lupo. Oddio ci sono i lupi in questo bosco? È fantastico! Io amo i lupi ho sempre sognato di vederlo uno dal vivo, spero tanto di vederne uno, ma credo sia un po’ difficile, però vederne le impronte mi rese ancora più felice di prima. Questo campeggio è iniziato alla grande. Ho dimenticato addirittura il freddo pungente di Novembre.
   Continuavamo ad entrare sempre di più e il bosco diventava sempre più fitto, cominciavamo a saltare dei piccoli laghetti. Ma dove ci sta portando? Sono passati più di dieci minuti! Che si sia perso? Nessuno parlava. Appena partiti non stavano zitti un attimo, ma adesso? Silenzio di tomba. Si sentivano solo i respiri affaticati del gruppo, compreso il mio. Camminammo e camminammo, e mentre andavo a vanti non vidi una radice sbucare dal terreno, inciampai e caddi, lunga e stesa. Si girarono e mi videro stesa per terra e non mi muovevo. Io li guardavo. Loro guardavano me, senza dire o fare niente. Poi scoppiarono a ridere, una grossa risata. Io mi alzai, mi pulì i pantaloni, raccolsi la tenda e lo zaino e mi incamminai, senza degnarli di uno sguardo.
   La camminata durò altri cinque minuti e alla fine in tutto ci mettemmo la bellezza di trenta minuti. Lo avevo detto io. Partimmo alle diciotto e mezzo e ora erano le diciannove spaccate. Ma ne è valsa la pensa alla fine. Quando arrivammo buttai zaino e tenda per terra e guardai il posto. Stupendo. Era un prato enorme potevamo metterci a correre, a giocare a pallavolo o a calcio. In primavera deve essere ancora più meraviglioso, era una macchia verde con attorno gli alberi. Girai su me stessa per vedere il cerchio dei sempre verde e altri tipi di alberi attorno a noi. Poi vidi che quasi a metà del cerchio c’era un fiumiciattolo era una linea quasi retta. Mi avvicinai e dentro cerano dei piccoli sassolini e alcuni sassi un po’ più grandi qui e là. Toccai l’acqua era fresca. Mi alzai e raggiunsi di corsa il posto dove ero prima e cominciai a montare la tenda. Gli altri si erano semplicemente sdraiati per terra a guardare il cielo. Alzai lo sguardo. Rimasi a bocca aperta, un cielo nero con una spolverata abbondante di stelle. Una meraviglia. Lorenzo ci ha portato davvero in un posto magico. Vale tutti i graffi e le cadute che mi ero fatta.
   Cominciai a montare la tenda e seguì le istruzione che mi diceva la Fra, io mi ero tenuta più distante degli altri, non mi piace stare troppo appiccicata e in un posto come questo stare un po’ in disparte è perfetto. O almeno per me lo è.  Quando ebbi finito crollai a terra, stanca morta. Adesso non avevo la forza ne per mettere le cose a posto ne aprire il sacco a pelo. Già è tanto quando Sakura ci ha detto di alzarci e andare a mangiare, attorno al fuoco. Lei e Lorenzo erano belli pimpanti. Hanno raccolto la legna e acceso il fuoco, poi fatto la tenda e messo a posto le cose, avevano portato addirittura il mangiare e da bere per tutti. Non è che stiamo via per una settimana ma dei panini e sandwich per cena e colazione andavano bene.
   Mi sedetti vicino alla Giuly a gambe incrociate e presi un panino con il pollo. Eravamo tutti insieme, seduti attorno al fuoco.
   -allora, ne è valsa la pena? Guardate in che posto vi ho portato- disse Lorenzo alzando le braccia al cielo. E le riabbassò subito.
    -sì! Eccome se ne è valsa la pena. È davvero un posto da favola- annuimmo, eravamo tutti d’accordo con la Giuly. Ero troppo stanca per parlare e penso anche gli altri perché non parlammo più.
   Finito di “cenare” andammo tutti a letto. Io rimasi fuori seduta davanti alla tenda a guardare il cielo stellato che ora era più ricco di stelle. Rimasi a contemplarlo, poi il freddo mi costrinse ad entrare nella tenda. Mi misi il pigiama e andai nel fiumiciattolo a lavarmi i denti. Quando ebbi finito tornai indietro e misi a posto il sacco a pelo e mi ci infilai dentro, al calduccio.
   Mi svegliai. Era ancora notte. Guardai l’ora nel telefono, erano solo le ventidue e quindici. Sentì un fruscio, misi via il telefono e mi sedetti stringendo il sacco a pelo. La cerniera della tenda si aprì e si fiondarono dentro le ragazze, per poco non urlai. Si accucciarono vicino a me facendosi piccole, piccole. Si erano portate dietro un cuscino. A vederle così con un sorriso maligno si direbbe che vogliano fare una guerra dei cuscini, ma non si mossero, rimasero lì ferme sedute.
   -dai, parliamo un po’ ho voglia di gossip- disse Sakura. lei aveva un pigiama bianco con dei fiori rosa, credo che siano quelli degli alberi di ciliegio del Giappone. Io avevo, si il pigiama, ma non era un pigiama vero e proprio. Ho solo dei pantaloni di una tuta e una maglia vecchia a maniche lunghe rosa.
   -di che dovremmo parlare?- chiese la Fra. Risposero tutte in coro a voce alta. -DI RAGAZZI!- ecco, lo sapevo di sicuro mi chiederanno su cosa provo per Lorenzo o Mattia o di Hiroki. Però io potrei chiedere alla Vale cosa prova per Lorenzo e finalmente confesserà. Si! mi si stampò un sorriso maligno sulle labbra, spero che le altre non se ne accorgano, infondo era buio è ovvio che non se ne accorgano. No aspetta, cosa? È buio e nella tenda non si vede un tubo, dovrei vedere solo il loro contorno, ma come mai io riesco a vedere il loro viso, il loro pigiama? Mi strofinai gli occhi. Magari ho qualche problema, appena li riaprì non c’era nessuno, solo dei contorni scuri. Che avrò sognato di vedere? Ma la Giulia mi fece tornare in mezzo a loro.
   -Sakura parliamo prima di te, visto che sei nuova avrai questo privilegio. Avanti chi ti piace?- in effetti ero curiosa anche io di saperlo. Chissà se ha qualcuno. Rispose subito.
   -bè.. si ho un ragazzo- rimasi a bocca aperta! Non me lo aveva detto. Chissà chi è. Glielo chiesi.
   -chi è? Uno della scuola?- vidi il contorno della sua testa girarsi verso di me.
   -no, non è uno della scuola- lo disse con un pizzico di nostalgia e tristezza.
   -non dirmi che..- non riuscì a concludere la frase che Sakura la finì per me.
   -è in Giappone? Si, ma ogni giorno ci vediamo su Skype o su Facebook. E poi ogni natale e ogni vacanza torno da lui, quindi alla fine non mi manca poi così tanto- si che bugiarda! Gli manca eccome! Aveva un tono così pieno di malinconia, ma le altre non se ne accorsero. Perché non se ne sono accorte? Ma le domande continuarono, stavolta su Giulia. La domanda la fece la Vale.
   -Giuly, chi ti piace a te? Scommetto che è uno pieno di muscoli e abbronzato he? Di la verità. Oh! Forse ho capito, è Matteo vero? Quello di quinta, si, si è lui!- ma che…? Sta dicendo tutto lei! parlare con lei è impossibile, non si tiene dentro niente soprattutto su queste cose, si fa delle fantasie pazzesche ti chiede chi ti piace e senza rispondere si fa una storia tutta sua. Come ha appena fatto.
   -no! Non mi piacciono tipi come lui. E comunque non sono interessata a nessuno. Per il momento- sentì una coperta muoversi e una testa che si appoggiava sulla mia spalla, le toccai i capelli. Era la Fra e a quanto pare mi guardava. La domanda toccò a me da parte sua. Aia.
   -Rosy? Tocca a te, Lorenzo sembra che ti viene dietro, ma Mattia è cotto e stracotto e Hiroki… non ne ho idea. Quindi hai tre ragazzi, uno più bello dell’altro. Quale scegli?- non pensavo che potessero chiedere di Hiroki, visto che c’è anche la sua amica di infanzia qui con noi. Comunque, è una mia amica anzi una nostra amica e poi dovevo raccontare a qualcuno quello che è successo tra me e Lorenzo, alla Vale non le farà molto piacere, ma infondo l’ho rifiutato. Decisi di dire tutto.
   -bè Mattia mi piace, ma…- feci una pausa i contorni si stesero per terra come se stessi per raccontare una storia romantica, quelle che iniziano con “c’era una volta” e alla fine finiscono con “per sempre felici e contenti”. La Fra appoggiò la tesa sulle mie gambe e continuai il mio “racconto”.  -mi piace come amico. Anche se è davvero molto carino certe volte penso che sia bello, ma come ho detto mi piace come amico. Lorenzo.. bè con Lorenzo è successo un qualcosa..- a sentire “qualcosa” mi hanno interrotto domandandomi cosa è successo.-niente di che, eravamo andati al lago per pescare insieme ai nostri genitori, e dopo ci stavamo stufando perché non stavamo prendendo niente e quindi siamo andati a “riva”- mimai le virgolette quando dissi la parola riva. -e siamo rimasti lì a guardare le stelle e all’improvviso lui mi ha preso il viso per farmi girare verso di lui e ci.. siamo. Baciati.- mi guardai le mani, per la vergogna, ma dalle loro labbra uscirono solo :”wow” “che cosa romantica un bacio stellato” la Vale non disse niente. Quindi ripresi il racconto di fretta e furia. -per un attimo l’ho ricambiato perché lo conosco da quando sono piccola e devo dire che ho avuto una cotta per lui, ma mi passò subito così- schioccai le dita. -e quindi mi staccai, e gli dissi che non potevo farlo perché c’è un ragazzo che mi piace e volevo rimanergli amica, e quindi ora siamo semplicemente amici-
   -che mi dici di Hiroki? È lui il ragazzo per cui non puoi ricambiare i sentimenti di Lorenzo e di Mattia vero?- chiese Sakura. le dico la verità? In fondo non c’è niente di male, sono solo amici lei ha un ragazzo non può essere gelosa o roba simile. Sentivo le guance avvampare, le sentivo bruciare. Mi strinsi il viso tra le mani per far scomparire il rossore. Poi le risposi.
   -si, è così. Tra i tre ragazzi quello che “scelgo” è Hiroki- mi sentivo in colpa, non so bene il perché e non ha senso, però mi sento in colpa. Sarà forse che non posso ricambiare Lory?
   -sentì una mano che mi toccò il ginocchio, era la mano si Sakura. ora toccava a me fare la domanda. La Fra si rimise seduta appoggiandosi alla mia spalla.
   -Vale, ora tocca a te. Chi ti piace?- esitò un istante, ma poi rispose.
   -nessuno- scoppiammo tutte a ridere, credo che se ne accorse anche Sakura che ha mentito. -perché ridete? È la pura schifosa verità! A me non piace affatto Lorenzo- non vedevo bene la Vale, ma conoscendola si mise a sedere con le braccia conserte. Mi inginocchiai e la raggiunsi. Mi misi seduta sui talloni davanti a lei.
   -ammettilo! Forza si vede che ti piace- scosse la testa. Bene se l’è cercata, la spinsi per terra e cominciai a farle il solletico, le altre mi raggiunsero subito, e tutte e quattro le facemmo il solletico. Dovevamo farle ammettere che le piaceva Lory e questo è l’unico modo, nessuno resiste a questa tortura. Gridò come una matta, ma alla fine vincemmo noi e sputò fuori la verità, finalmente ammise la sua cotta. Vidi qualcosa di bianco colpirmi dritto in faccia. Cominciammo la lotta dei cuscini, però non avevamo chiesto alla Fra chi gli piaceva, credo che ne fu contenta. Quindi lasciai perdere e mi unì alla guerra. Gridammo come aquile, ridemmo talmente forte che ci avrebbero sentito fino al paese.  Di sicuro i ragazzi adesso penseranno “ma che stanno combinando quelle matte?” oppure “ma che hanno da gridare tanto?” dovrebbero unirsi anche loro, mi facevano pena loro soli ad annoiarsi. Quindi mi alzai, presi un cuscino e uscì andando alla loro tenda. Appena fuori un aria gelida mi travolse, mi misi le pantofole e andai davanti alla tenda, aprì la cerniera e li trovai seduti uno davanti all’altro che ridevano. Gli tirai un cuscino e finì in faccia a Mattia, lui rimase in mobile e scoppiai a ridere. Lui intanto prese il cuscino e me lo stava per lanciare, io alzai le mani come se mi stesse per sparare e indietreggiai.
   -perché mi hai tirato un cuscino in faccia? Ti ho fatto qualcosa?- scossi la testa.
   -di là stiamo facendo una guerra dei cuscini e visto che voi siete qui soli soletti ho pensato di invitarvi- con la luce delle stelle vidi che i loro volti si illuminarono e gli comparve un sorriso. Presero il loro cuscino e andammo alla mia tenda.
   Cominciammo a prenderci  a cuscinate, io venivo spesso presa, non sono un gran ché ho una pessima mira, a volte. Mattia mi lanciò un cuscino e mi prese, persi l’equilibrio, anche quello non ne ho molto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** inverno -parte seconda- ***


Caddi indietro e mi aggrappai alla sua maglia e mi cadde addosso. Mi fece un po’ male, non pensavo che pesasse così tanto. Non lo vedevo, ma sentivo il suo fiato vicino, troppo vicino. Perché non si sposta? Perché non lo faccio alzare?
   -hey, è meglio lasciarli da soli. I piccioncini- la Vale sghignazzò e uscì dalla tenda seguita da tutti gli altri. Lorenzo restò a guardarci per qualche secondo mentre noi ci stavamo alzando e ci mettemmo seduti, indeciso se prendere per il collo Mattia e portarlo fuori o lasciarlo lì. Scosse la testa e uscì, e si girò.
   -ti aspetto nella tenda, mi raccomando Mattia- lo guardò e finalmente si decise a tornare in tenda. Così restammo soli. In una tenda. Nella mia tenda. È come se fosse camera mia, con il letto in compagnia con un ragazzo che a quanto pare prova qualcosa per me. Non è una bella cosa.
   -allora… siamo rimasi da soli he?- disse mentre si dondolava.
   -a quanto pare- mi guardai le mani. Non so che fare, non sono mai stata in questa situazione con un ragazzo. Anche se per me è solo un amico, cavolo! Ma è pur sempre un ragazzo ed è anche molto carino, non so cosa fare o cosa dire!
   -sai, se fossi un altro ragazzo avrei approfittato del buio per baciarti- credo che arrossì leggermente, mi sentivo le guance un po’ calde. Me le toccai per scacciare il rossore, non so perché faccio così, ormai ci ho preso l’abitudine. Mi viene automatico.
   -ma.. tu non sei un altro ragazzo, giusto?- non mi rispose, sentì un fruscio vicino a me. Si stava avvicinando. Poi tornò tutto silenzioso. Sentivo che mi stava guardando, poi si avvicinò, mise una mano tra la guancia e il collo e si avvicinò. Io ero voltata verso di lui appena avevo sentito il fruscio. Potevo vederlo mentre si avvicinava, vedevo le sue labbra schiudersi e gli occhi chiusi. Ho no stava per baciarmi! E ora che faccio? Devo fermarlo, ma prima che potessi fare qualcosa mi tirò a se stringendomi in un abbraccio protettivo. È quell’abbraccio dove ti senti al sicuro anche se c’è un assassino lì di fianco a te, finché sei circondato da queste braccia ti senti al sicuro, e così mi sentivo io. Al sicuro. Sentivo il suo cuore battere veloce, ma il respiro regolare. Così rilassante, mi teneva la testa contro il suo petto e l’altra sulla schiena, una morsa dove non si può scappare, mi sa che se non lo ricambio non mi lascerà andare, così lo ricambiai. Subito dopo sciolse l’abbraccio e rise. Che c’era tanto da ridere?
   -pensavi che ti avrei baciata veramente? Non sono quel genere di ragazzo, Rosy- questo lo sapevo bene, ma che altro avrei dovuto pensare mentre si avvicinava?
  -per un attimo l’ho pensato-
   -perché non mi hai fermato?- questa è un ottima domanda. Perché non l’ho fermato subito? Però lo stavo per fare.
   -perché… ero sorpresa, non riuscivo a muovermi, ma ti stavo per fermare, poi però mi hai abbracciata- i miei occhi ormai si erano abituati al buio e lo vidi annuire, non so per cosa.
   -già, volevo vedere come reagivi. È stato brutto da pare mia, lo so scusami, ma da quello che avevo detto prima, volevo portare avanti il mio discorso e vedere la tua reazione. Forse ormai avrai capito che non ti vedo solo come un’amica, Rosy, ma che ci posso fare? Con quei capelli rosso fuoco e quei occhioni azzurri, e la pelle candida come la neve come puoi non piacermi? Piaci anche a Lorenzo, me lo ha detto, per il fatto del bacio. A dire il vero ero tentato di rubarti un bacio come ha fatto lui, ma non sono quel genere lì, non sono il tuo ragazzo e io non ti piaccio in quel senso, non ho nessun diritto di baciarti, l’unica cosa che posso rubarti è un abbraccio. Come fanno gli amici- mi veniva da piangere, perché non posso ricambiarlo? Voglio ricambiarlo se provavo le stesse cose potevo andare da lui e baciarlo, ma non posso. Così gli chiesi solo scusa.
   -Matti, mi dispiace, vorrei tanto ricambiare i tuoi sentimenti, sei un ragazzo fantastico, gentile, romantico, divertente, ma non posso io… per me sei solo un amico.- mi sentivo così male! In colpa soprattutto, se non ci fosse Hiroki, Mattia mi sarebbe piaciuto e a quest’ora saremmo già una coppia. Lui sorrise.

   -sì, siamo amici, ma non credere che mi arrenderò. Alla fine conquisterò il tuo cuore- dicendo questo uscì dalla tenda, lasciandomi lì, in colpa e triste per averlo rifiutato. Ha detto che conquisterà il mio cure, cosa dovrò aspettarmi? Mi accasciai sul sacco a pelo sfinita. Chissà come si sta tra le braccia di Hiroki, se si sta così bene abbracciata a Mattia con Hiroki non mi scollerò mai. Ooh! Basta non ci devo pensare più! Devo dormire. Dormire, dormire, dormire. Alla fine mi addormentai.
   Mi svegliai di soprassalto, sentendo la tenda che si muoveva, pensavo che fosse il vento, ma quando uscì del vento non ce ne era traccia. Mi strinsi nella felpa che mi ero messa prima di aprire la tenda. Bè tanto ormai sono sveglia potrei andare a vere cos’è stato. Mi incamminai fino alla fine del cerchio di erba, dopo iniziava il bosco e non volevo entrarci, non sarebbe stato affatto prudente. Sentì un fruscio sopra a un albero davanti a me, alzai lo sguardo e vidi un paio di ali prendere il volo. Un aquila? Vidi una penna color oro, tesi il palmo e la penna si adagiò con delicatezza sulla mano. È grande, troppo grande per un’aquila, ma esistono uccelli così grandi? Questa penna, è lunga quanto il mio braccio, dalla mano al gomito. Guardai di nuovo in alto, con la speranza di vedere il proprietario di questa penna, ma vidi solo il cielo stellato e la cima degli alberi. Sospirai e tornai a dormire.
   Il rumore di parole e voci, mi costrinse a uscire alla luce del sole. Erano tutti svegli, a quanto pare mancavo solo io. Li raggiunsi ancora in pigiama e feci colazione.
   -oh! Buongiorno Rosy!- dissero le miei amiche in coro.
   -buongiorno dormigliona- Lorenzo lo disse mentre sorrideva. Contraccambiai e presi un sandwich, non so cosa ci fosse dentro ero ancora imbambolata per il sonno. Finito di fare colazione ci andammo a lavare la faccia e i denti e poi mi andai a cambiare. Oggi pomeriggio avremmo fatto una passeggiata per arrivare ad un fiume a pescare il pranzo. Ancora pesca. Uff. finì di vestirmi, mi pettinai. Il trucco potevo anche non metterlo, siamo tra amici, in mezzo alla natura cosa me ne faccio del trucco? Però non potevo non pettinarmi non voglio assomigliare ad uno spaventapasseri per tutto il giorno.
   Eravamo tutti pronti, e partimmo. Alla guida come sempre c’era Lorenzo, di fianco Mattia e noi ragazze tutte insieme a spettegolare sui ragazzi. Come eravamo cattive! Alla fine ci sentirono e ci sgridarono. Che guastafeste.
   -arrivati- ci annunciò Lorenzo. Cominciarono a preparare le canne da pesca e iniziarono a pescare. Ovviamente io non pescavo, l’ultima volta non è andata molto bene. Io e le ragazze cominciammo a cercare un posto dove stenderci e ci sedemmo a guardare i ragazzi mentre “lavoravano”. La Vale si sedette accanto a Lorenzo, figuriamoci. Io mi misi seduta vicino al lago, ma un po’ lontana dagli altri. Sakura mi raggiunse.
   -perché sei qui da sola?- la guardai mentre si sedeva vicino a me nella mia stessa posizione. Si portò le bambe al petto e se le abbracciò.
   -mi piace stare da sola. A volte- guardai l’acqua del fiume scorrere via, senza problemi ne pensieri.
   -per pensare?- annuì.
   -e a cosa pensi?- 
   -di tutto. Penso a quanto sono fortunata ad avere degli amici come voi…- più in là da noi si sentirono delle grida. Avevano pescato un pesce e finì in braccio alla Vale. -a questo posto. Tante cose- non le raccontai del lupo e delle penne ne del vampiro. 
  -già, tante. Ma scommetto che c’è dell’altro, non è vero?- aveva una voce così gentile. Non potevo resistere a non raccontarle quello che ho visto.

   -sì, c’è dell’altro.- 
   -che cosa?- perché deve essere così curiosa? Non poteva fare come le altre, dire “ho capito” e andare a “giocare” con gli altri? Ma infondo se non ci fosse Sakura, io con chi potrei parlare di queste cose? Però con le altre avevamo visto un vampiro, perché non coinvolgere anche lei? tanto ormai ha capito che c’è altro e non me la sarei cavata con “niente di che” decisi di sputare il segreto.
   -io… ad Halloween io, la Vale e la Fra siamo andate a casa della Giuly dopo la festa e abbiamo giocato con la tavola ouija- la vedi irrigidirsi, ma non mi interruppe. -abbiamo contattato il nonno della Fra, all’inizio pensavamo che fosse una di noi a muovere la tavola e invece abbiamo capito mentre si posava sulle lettere era venuto fuori la parola “pulcino” il nomignolo dato da suo nonno. Ma poi è comparsa un altro spirito, non ha voluto dirci il nome. Ci ha detto che la morte era vicina e a me di stare attenta al sangue. All’inizio non capivamo, ma poi le candele si sono spende e poi si è aperta la finestra e sono comparse delle dita aggrappate e poi…- mi rividi la scena. Il vampiro, i denti, gli occhi. il morso. Mi toccai il collo. -abbiamo visto un ragazzo biondo che ci sorrideva, un sorriso tra il gentile e malvagio, non so spiegare bene com’era. Dopo è entrato in camera e noi siamo scappate via, il ragazzo mi stava raggiungendo. E capì le parole dello spirito. Le miei amiche avrebbero visto la mia morte. Inciampai, ma non feci in tempo a rialzarmi che era subito sopra di me e.. mi ha…- mi portai di nuovo la mano al collo, pensando che ci fossero ancora i segni del morso o addirittura che mi stava mordendo proprio adesso. -mi ha morsa, mi stava succhiando il sangue, ma subito dopo si è rialzato disgustato sputando fuori il sangue che aveva bevuto e poi ha detto “dovevate essere tutti morti” e poi ha detto “ce ne sono altri” ed è scappato via. Ancora sento i denti che mi trapassano la carne e sento ancora il rumore che faceva mentre beveva.- continuavo a guardare l’acqua. Ora penserà che sono pazza.
   -e così hai incontrato un vampiro he? Anzi, avete incontrato- non sembrava molto scossa o altro, era calma. Borbottò qualcosa non capì bene, ma leggendo il movimento delle labbra sembrava che avesse detto “sta già capendo” la guardai, lei mi sorrise, si alzò e andò insieme agli altri, invitandomi a fare lo stesso e a non pensarci per un po’. avrò capito male? Ha davvero detto “sta già capendo”? e cosa dovrei capire? Mi alzai, tolsi la terra o altro dai pantaloni e mi unì agli altri. Avevano pescato un bel po’. decisi di riprovarci, avrei dato un'altra possibilità alla pesca. Rimasi lì come una scema per una mezz’ora piena senza prendere niente. Lorenzo mi prese in giro dicendomi che sono un incapace, così gli mollai la canna e andai vicino alle mie amiche.
   A noi ragazze toccò pulire e cucinare il pesce. Io e la Vale togliemmo le squame, Sakura li puliva e la Giuly e la Fra gli toglievano le lische e li sfilettavano. Facendo così finimmo presto ora dovevamo solo cucinarli. Li infilzammo in un rametto e lo mettemmo sul fuoco, girandoli di tanto in tanto. I pesci finalmente furono cotti e iniziammo a pranzare tutti insieme come una famiglia, mi sentivo bene insieme a loro, questi sono veri amici no come quelli che avevo in Sicilia, è stato un bene che me ne sono andata, così ho potuto vedere che persone false erano.
   -Rosy? Ma davvero voi all’ora di palestra state ballando? C’è a fine anno farete una specie di saggio?- chiese Mattia. Io annuì, è vero! il ballo è da un po’ che non proviamo me ne ero addirittura dimenticata.  -deve essere una figata- la parola “figata” mi sorprese, non l’aveva mai detta! Mattia si accorse della mia espressione. -che c’è?- scossi la testa.
   -niente. È che non ti ho mai sentito dire “deve essere una figata”- gli imitai la voce e si misero tutti a ridere, Mattia arrossì un po’, ma si unì a loro. Restammo tutti insieme a parlare finché non arrivò la sera, mettemmo tutte le cose a posto e smontammo la tenda. Si fecero le ventuno, io volevo rimanere a vedere le stelle solo un altro po’. alla fine dopo tante supplice mi concedettero cinque minuti per ammirare il cielo stellato. Ci stendemmo uno accanto all’altro ad ammirare lo spazio infinito. Questa volta riconobbi l’orsa maggiore e l’orsa minore, alla fine si erano divertiti a rimanere li sdraiati, ma si era fatta l’ora ti tornare. Quindi zaino in spalla e in cammino.
   Dopo mezz’ora arrivai a casa, sfinita erano le ventuno e quaranta. Mio padre dormiva già, non era neanche un po’ preoccupato? Salì le scale come un elefante, aprì la mia porta e buttai lo zaino per terra. Mi lanciai nel letto, pancia in giù, non mi andava di cambiarmi mi costava troppa fatica, decisi di rimanere in tuta. Brrr. Brrr.  Il telefono vibrò nella mia tasca, lo presi e lo misi davanti al viso era da parte di Sakura. diceva: “grazie per la serata mi sono davvero divertita con tutti voi. Notte.” Menomale che si è divertita, le risposi augurandole la buonanotte, misi il telefono nel comodino e mi addormentai.
 
   La veglia suonò e mi preparai per la scuola, feci una doccia veloce e mi vestì. Scesi di sotto, mio padre mi aveva lasciato la colazione. Mangiai veloce e partì per la scuola. Arrivai in orario. Giusto giusto per la verifica di arte. Che gioia! Menomale che so disegnare abbastanza bene.
 
   L’inverno è arrivato, oggi fa davvero freddo mi sono dovuta mettere un maglione per proteggermi dal vento gelido. A scuola tutti erano vestiti pesantemente, tranne Vanessa. Quando la vidi eravamo in mensa, e il riscaldamento non c’era, quindi stavamo tutti diventando delle sculture di ghiaccio.
   -Dio, che freddo!- si lamentò Mattia, si stringeva nelle braccia e sbatteva i denti. Io mi stringevo solo nelle braccia oppure me le strofinavo.
   -già, potevamo mettere dei termo anche qui però- disse la Fra. La Giuly aveva indosso una felpa e il giubbotto imbottito, era molto freddolosa. E la Fra aveva solo una maglia pesante. La Vale invece aveva una maglietta e sopra una felpa con il cappuccio grigia. Lorenzo non c’era oggi. E Vanessa era vestita estiva, con dei collant e una maglietta scollata che lasciava scoperte le spalle. Oggi era più bianca del solito e stranamente è seduta da sola con lo sguardo assorto nei suoi pensieri. Strano, come mai non da fastidio ad Hiroki? Il mio sguardo si posò su di lui, seduto accanto a lui  -dove prima c’era Vanessa- c’era seduta Sakura –che di solito sedeva con noi- ridevano di una battuta che mi ero persa e che volevo ascoltare, anche io volevo ridere insieme a loro. Erano così… splendenti. Abbassai lo sguardo e sospirai. Sembrava come se non sentissero il freddo. Anche se stavamo congelando. finimmo presto il pranzo per andare a lezione. Ci alzammo doloranti e andammo in aula, tutti camminavano in rallentatore, ero l’unica che camminava normalmente, forse. Arrivai all’aula di musica, non c’era ancora nessuno. Così mi misi al mio posto aspettando gli altri. Intanto tirai fuori il libro e lo aprì e incominciai a sfogliarlo. Sentì la porta aprirsi e un sospiro. I passi si fecero più vicini e sentì un fruscio di vestiti che si sedevano e poi uno zaino che veniva buttato per terra. Io tenni lo sguardo fisso sul libro, non so perché, ma ero molto nervosa il cuore mi aveva cominciato a battere all’impazzata. Non mi piace sentirmi in questo modo e la sua presenza è dolorosa. Tirò fuori il suo libro e lo mise sul banco quasi sbattendolo. Al rumore sobbalzai.
   -ah, scusa ti ho spaventata- scossi la testa. Ma non lo guardai. -perché non mi guardi? Ti vergogni?- rise. La sua risata è magnifica, lui continuò la sua risatina arrossì.
   -no non mi vergogno e non ti guardo perché semplicemente non mi va- lo guardai per essere più credibile. Non lo guardavo perché mi vergognavo. Ha ragione lui.
   -ooh! Oggi sei velenosa he?- disse lui con un sorriso complice.
   -già- finalmente entrarono gli altri e la prof e tornammo a guardare i nostri libri.
   -senti… che ne dici se andiamo a fare un giretto… uno di questi giorni. Ti andrebbe?- alzai lo sguardo su di lui, lo teneva fisso sulla pagina come se avesse letto quello che aveva appena detto. Per caso, mi ha… mi ha chiesto di uscire? Lui si accorse del mio stupore e gli vidi l’angolo della bocca curvarsi all’in su. -ovviamente come amici, per conoscerci. A scuola non abbiamo molto tempo per parlare no?- tornai a fissare il libro, intanto la prof aveva incominciato la sua lezione, io non sapevo niente di Hiroki e lui non sapeva niente di me, dove potremmo andare? Di cosa potremmo parlare? Ma il mio desiderio di stare ancora di più con lui è davvero tanto.
   -va bene- mi guardò e lo sentivo che mi guardava, così incrociai il suo sguardo. Ah quegli occhi a mandorla sono fantastici, e la sua pelle bianca e liscia mi fa arrossire di più ogni secondo che lo guardo, e mi affrettai a rispondergli. -mi va- gli sorrisi e finalmente ascoltai la lezione. Orgogliosa dalla risposta appena data. Non sono stata ne sgarbata e non ho nemmeno balbettato, divento ogni giorno più brava a nascondere la mia “cotta” a lui. La lezione non ci permise di parlare visto che suonavamo sempre. Ma mi concessi di guardarlo di tanto in tanto. E a volte lo sorprendevo che mi guardava. Sono contenta che uscirò con lui. E sono super nervosa.
   La lezione finì e ci dirigemmo in palestra. Per la prima volta, Hiroki camminò al mio fianco.
   -quando ti va di uscire?- mi chiese all’improvviso, mentre stavamo uscendo dalla classe. Ma non aveva paura che lo sentissero i suoi amici? Insomma urlare ai quattro venti quando mi va di uscire, non ci fa una bella figura, visto che non sono bella come Vanessa.
   -bè anderebbe bene sabato o domenica, visto che non c’è scuola- parlai a bassa voce per non farmi sentire dai nostri compagni.
   -perché parli a bassa voce? Parla con il tuo timbro di voce normale. Comunque, sabato. Va bene.- 
   -bene allora a sabato- mi guardava in modo strano, non so dire come, ma strano. -che c’è? Perché mi guardi così?- scosse la testa, mentre stavamo per scendere le scale salutò un suo amico.
   -continui a parlare a bassa voce e non capisco il perché, ti vergogni di camminare con me? Non vuoi farti vedere dai tuoi amici che mi stai parlando?- si abbassò per parlarmi più vicino e visto che io ero un metro e sessanta e lui un metro e ottanta –a vederlo da così- si è abbassato di un bel po’ parlando a bassa voce.
   -che?! No! C’è pensavo che se parlavo a bassa voce i tuoi amici non sentivano quello che diciamo, pensavo che eri te che ti vergognavi- mi guardò e sgranò gli occhi, facendo così diventarono più grandi.
   -perché mai dovrei vergognarmi di te- non mi sembrava ne una domanda ne un affermazione. Quindi dissi solo: -boh- mi vergognavo della mia risposta, ma non sapevo cosa dire. Lui mi guardò di nuovo strano e io arrossì, mi sentivo stupida. Ma lui scoppiò in una forte risata. Come quella in mensa, io di nuovo mi ero persa la battuta e come prima volevo unirmi anche io. Eravamo quasi alla palestra. Perché è così corta la strada?
   -scusa, mi è venuto da ridere senza motivo-
   -pensavo che mi stavi prendendo in giro- sorridevo, sapevo che mi prendeva in giro, volevo sentirglielo dire.
   -bè, forse un pochino- fece il segno di “pochino” con l’indice e il pollice. Risi e anche lui. Finalmente. Finalmente anche io rido insieme a lui. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** inverno-parte terza- ***


Non come rideva insieme a Sakura, ma è qualcosa. E per mia sfortuna siamo arrivati davanti agli spogliatoi. Lo salutai e entrai.
   -Rosy! Finalmente! Dov’eri?- Sakura mi corse in contro.
   -stavo arrivando. Ero per strad- il sorriso non se ne voleva andare, e neppure il rossore, iniziai a cambiarmi.
   -hai cinque minuti di ritardo- mi girai e aveva messo le mani sul fianco, era seria.
   -ero con Hi.. qualcuno- non riuscivo a dirle che ero con lui. Feci una smorfia e mi girai, quando combino qualcosa, mi viene spontaneo fare una smorfia. Sakura si avvicinò, aveva messo le mani dietro la schiena.
   -con Hi… finisci il nome per favore- chiusi gli occhi e tirai un sospiro.
  -Hiroki. Ero con Hiroki- ce l’ho fatta. Gliel’ho detto. Mi girai e lei sorrideva. Credo che non le dispiaccia il fatto che mi piace e che ero con lui.  -e mi ha invitata di uscire. Sabato.- la tenuta della palestra ora è diversa, invece dei pantaloni corti ora li avevamo lunghi e maglia a mezzamanica. Lei gridò e mi buttò le braccia al collo, mi sorprese. Uscì di corsa dallo spogliatoio, spero che non stia andando da Hiroki.
   Finì di cambiarmi e uscì, appena entrai in palestra vidi Sakura ad aspettarmi seduta per terra a gambe incrociate, c’erano già i ragazzi. Ci mettemmo sulla riga e il prof fece l’appello. Quando fece il mio nome feci un passo avanti e poi tornai indietro. Io volevo ballare, il prof aveva interrotto gli allenamenti di ballo perché si era reso conto che la fine della scuola era lontana e così dovevamo fare esercizi su esercizi. Oggi toccava alla solita corsa di dieci minuti, poi quelli di respirazione e infine ci disse che per noi c’era una sorpresa. Chissà di cosa si tratta.
   Abbiamo iniziato a correre, come mai non c’è Lorenzo oggi? Che sia ammalato? E perché me ne sto preoccupando solo adesso? Be prima non è che abbia avuto tempo di pensare a qualcos’altro che non sia Hiroki, però come sua amica potevo pensarci prima, accidenti a me che cattiva che sono. Non che lui sappia che mi sto preoccupando solo adesso.   
   Appena sono passata dalla porta della palestra che porta fuori ho visto un movimento. Decisi di rallentare, così al prossimo giro magari avrei visto qualcos’altro. Ecco. Ci siamo. Mi bloccai guardando quel volto che conoscevo. Era nascosto dagli alberi della scuola, ma io lo vedevo e soprattutto l’ho riconobbi. Mi sorrideva. Come se sapeva qualcosa che io non so. Oppure era contento che mi ricordavo di lui. Mi portai la mano al collo, ormai era una cosa che mi veniva automatico. A questo mio gesto il suo sorriso si fece più largo.
   Gli altri mi passarono veloci, non sapevano nulla, non sapevano chi c’era qui fuori. Non sapevano che adesso la loro vita era appesa a un filo. Un vampiro. Ecco cosa c’era fuori. Ancora mi era impossibile crederci e per la prima volta, volevo inseguirlo. Le mie gambe stavano bruciando, volevano scattare e rincorrerlo fino a raggiungerlo e poi… e poi… c’è qualcos’altro, ma non so, cosa avrei potuto fare contro qualcosa che poteva uccidermi in un secondo? Rimasi lì paralizzata, poi qualcosa dentro di me si mosse. Sentivo che c’era qualcosa che non andava come un mal di stomaco, mi veniva da vomitare. E nell’aria è comparsa uno strano odore di putrefazione. Mi girava la testa, mi misi una mano sullo stomaco senza staccare gli occhi da lui, avevo paura che se distoglievo lo sguardo potesse uccidere tutti.
   Cominciavo a sudare freddo, vedevo doppio, mi girava la testa. Lui non c’era più, ma il mio sguardo era ancora puntato fuori dalla porta. Sentivo qualcuno che mi scuoteva, ma non mi fece ne caldo ne freddo avevo solo paura che quel vampiro potesse uccidere tutti se distoglievo lo sguardo, avevo paura che mi attaccasse di nuovo, avevo paura che uccidesse davanti ai miei occhi Sakura o Hiroki o tutti i miei amici, senza che io potessi fare niente. La mia vista si annebbiò e non sentì più il  pavimento. Svenni. 
   Era tutto nero, l’unica cosa che vedevo era quel volto. Quegli occhi rossi, quel sorriso.

   “Rosy! Rosy svegliati!”
Sentivo qualcuno che mi chiamava, ma ero troppo spaventata, non volevo distogliere quello sguardo, altrimenti avrebbe ucciso tutti.
   “Rosy! Per favore. Svegliati!”
Ancora quella voce. Chi è che continua a chiamarmi? Non capisce che se mi sveglio è la fine per tutti?
     “Mi stai facendo preoccupare, per favore svegliati”
Ora le voci aumentarono. Sentivo molte persone che chiamavano insistemente il mio nome. Poi mi sentì sollevare da terra. Volevo svegliarmi, volevo vedere chi era. Ma poi persi del tutto i sensi.
 
   Quando mi svegliai ero in un posto bianco, per un attimo ho pensato che fossi morta, ma appena vidi chi mi era seduto accanto ci ripensai. Aveva appoggiato la testa sul letto. A quanto pare ero qui da molto tempo. Aveva il volto girato verso di me, era così carino quando dormiva, tesi la mano per accarezzargli quei capelli corvini. Mugugnò qualcosa e poi si mosse, ritirai la mano. Vidi che stava alzando la testa, si era svegliato, lo imitai ma all’incontrario. Chiusi gli occhi e appoggiai la testa sul cuscino. Feci finta di svegliarmi. Aprì piano gli occhi, e mi guardai attorno. Appena incrociai il suo sguardo, mi sorrise.
   -meno male! Ti sei svegliata finalmente. Mi hai fatto preoccupare a morte. Non farlo mai più- aveva un espressione così seria e preoccupata che gli credetti. Mi sentì in colpa.
   -scusa- abbassai lo sguardo come fossi una bambina che ha combinato un danno.
   -che cosa è successo? Perché guardavi fuori? Cosa hai visto?- quante domande! Ma cos’è un interrogatorio? Non potevo dirgli la verità se ci fosse Sakura era una cosa, ma non potevo dirgli che avevo visto un vampiro, mi avrebbe presa come pazza.
   -niente. Non lo so neanche io- tenni lo sguardo basso, mi guardavo le mani.
   -sei sicura di non aver visto niente?- si era avvicinato, quando mi volsi a guardarlo il suo viso era a pochi centimetri dal mio, e ci allontanammo imbarazzati.
   -sicura- tenni lo sguardo fisso su di lui cercando di essere più convincente possibile. Funzionò. La scuola era finita da dieci minuti gli dissi che poteva tornare a casa, io mi sentivo già molto meglio e poi era entrata l’infermiera dicendomi che potevo tornare tranquillamente a casa dicendomi che è stato solo un mancamento, niente di serio. Uscì dall’infermeria e andai a casa.
 
 
 
Hiroki
 
   Tornai a casa tardi. Rosy non me la raccontava giusta, lei aveva visto qualcosa e io dovevo scoprire cosa. A tutti i costi.
Aprì la porta e buttai lo zaino sul divano. A casa vivevo da solo, mio padre è sempre in giro per lavoro e mia madre stava in Giappone. Ho diciotto anni quindi posso starmene tranquillamente per conto mio. Mi stesi sul divano cercando di dormire un po’, ma invano dopo pochi  minuti il campanello suonò, sobbalzai dallo spavento. Sarà Rosy? No è impossibile, mi alzai e andai ad aprire. Sakura. lo immaginavo, la feci entrare e si accomodò sul divano dove ero io steso prima.
   -allora… uscirai con Rosy he?- andai in cucina a preparai del thè verde. 
   -si e quindi?- le davo le spalle, lei si alzò e si sedette sullo sgabello della cucina.
   -glielo dirai?-
   -si. ma ancora non so ne come ne quando- non ho paura della sua reazione so come reagirà. Il fatto è che non so se le piaccio o no. E comunque a me che importa? Io non devo mica stare insieme a lei! quelli della sua razza non mi piacciono.
   -mah, comunque almeno ti sei deciso a esserle amico e dopo l’amicizia nasce l’amore!- mi girai e le versai il thè. Ringraziò con un inchino col capo.
   -tsz, non nascerà mai l’amore tra me e lei, non lo permetterò- non so ancora come avrei fatto, ma non lo avrei permesso. Non mi innamorerò di lei, ne ora ne mai. Assolutamente no.
   -adesso dici così, ma poi appena ci esci insieme non puoi più farne a meno- lei beve tutto il thè, si alzò sorridendo, un sorriso che io odio, da saputella e con la mia tazza se ne andò.
   .hey! Quella è la mia tazza!- la rincorsi, ma era già uscita. Poteva essere ovunque adesso e non mi andava di rincorrerla per una semplice tazza, tanto sarebbe tornata ancora e dopo le avrei chiesto di restituirmela. Presi la tazza e tornai nel divano a bermi il mio thè verde. Avevo ancora i compiti da fare, non è che me ne importi tanto, ma visto che sono in questa scuola sono costretto. Ma ora non ne ho per niente voglia. E anche se studio non riuscirei a stare concentrato, nella mia mente c’è solo lei. non capisco, perché è svenuta? La cosa che ha visto deve averle fatto veramente paura, ma a tal punto di svenire? Non credo. Secondo me c’è dell’altro. Bevvi l’ultimo sorso di thè verde e posai la tazza sul tavolino. Rimasi lì seduto per un po’ poi decisi di stendermi. Per non sentire la mancanza del Giappone mio padre ha costruito questa casa in stile giapponese con il tatami, il futon le porte di carta di riso, ma ha voluto aggiungere qualcosa di Italiano, la cucina, il bagno e l’ingresso. In Giappone prima di entrare in casa ci si toglie le scarpe, io lo faccio anche qui, per abitudine. Forse era meglio se rimanevo là, con mia madre. A quest’ora non avrei avuto nessun problema. Cosa dovrei fare sabato? Dove la porto? Non so niente di lei. forse potrei chiedere ai suoi amici o direttamente a Sakura. no lei no penserà che mi importi di Rosy e che non è vero. Forse. Ma se chiedo alle sue amiche senza farmi vedere potrebbero dirmi qualcosina. Qualche posto che le piace. Si farò così, ormai ho deciso. Mi alzai e andai in camera a fare i compiti.
 
 
 
Rosy
 
 
Stanotte non dormì molto bene, non so cosa sognai, ma ricordo solo degli occhi, prima degli occhi rossi, poi occhi gialli di un lupo e infine due occhi marroni. Che cosa vuol dire? Non mi ricordo i loro volto, ma potevo abbinare gli occhi rossi. Ma gli altri no. Non ho mai visto gli occhi gialli di un lupo. Quella volta ho visto solo una zampa bianca, tutto il resto era in ombra. Oggi a scuola mi aspettavano molte domande da parte dei miei amici. Ah giusto! Chissà se oggi Lorenzo sarà a scuola.
   Arrivai in anticipo di cinque minuti, vidi davanti all’entrata della scuola Mattia. Eccoci, ci siamo.
   -yo- mi salutò con la mano sorridendomi. Non sapeva se parlarne o no, era a disagio.
   -vuoi sapere cosa mi è successo ieri, giusto?- lui arrossì un po’. -bè sono svenuta. Niente di che.- mi guardò con la coda dell’occhio.
   -ho sentito che ti sei fermata all’improvviso e guardavi qualcosa fuori. Avevi una faccia terrorizzata- si mise le mani in tasca nei jeans neri e si dondolò, fece avanti e indietro un paio di volte e poi smise.

   -ora, stai bene?- 
   -si. ora sto meglio- sorrise, e finalmente si decise a guardarmi. I suoi occhi bicolore mi piacciono un sacco, credo di non averglielo mai detto.
   -sai. Mi piacciono i tuoi occhi- mi avvicinai e gli scostai i capelli di lato per scoprire di più gli occhi. lui era arrossito e sorrise divertito.
   -davvero? Di solito le ragazze si allontanano proprio perché ho questi occhi- allontanarsi da degli occhi così belli. Non capiscono niente. Ero ancora vicina a lui.
   -bè, a me piacciono li trovo magici- rise. Mentre ridevo gli si crearono delle nuvole create dal freddo.
   -anche i tuoi occhi fanno la loro parte. Con quelle sfumature nere- distolsi lo sguardo, me ne ero dimenticata che anche i miei avevano qualcosa di “speciale”.
   -si, me lo hanno detto- si sentirono delle voci in lontananza, per prima vidi arrivare Vanessa, appena mi vide mi sorrise, un sorriso pieno di odio. Io e Mattia ci allontanammo, appena Vanessa mi passò da vicina mi spintonò, e si fermò vicina a me per sussurrarmi qualcosa.
   -ti è piaciuta la visita di ieri? Ho sentito che sei svenuta. Chissà, magari la prossima volta capiterà qualcos’altro di un semplice mancamento- se ne andò ridendo. Cosa voleva dire? Lei c’entra con tutto questo? Com’è possibile? Non ci credo! Vidi Mattia guardami con una faccia strana, gli dissi di andare dentro, la campanella era suonata. Ero schioccata come può centrare in tutto questo? Non sarà anche lei un vampiro vero? Questo spiegherebbe tante cose.
   Aprì il libro di arte, non mi piace fare teoria, adoro di più disegnare. Soprattutto adoro leggere, è da tanto –adesso che ci penso- che non leggo un libro come si deve. Non come l’ultimo che ho preso, quello che parla come uccidere i vampiri. Magari appena torno a casa esco e mi vado a comprare un libro, o magari due o tre. Dipende se c’è qualcosa che mi ispira. Speriamo bene ho bisogno di leggere, ho bisogno di sentire l’odore delle pagine, dell’inchiostro. Ne avevo davvero bisogno. Mi rilassava tantissimo, starmene per conto mio ed entrare nel libro.
   La lezione finì, mi alzai e andai all’ora successiva. Le persone mi guardavano strano, si era sparsa presto la voce del mio mancamento. Al solo ricordo mi viene un brivido alla schiena.
   Le lezioni finirono e andai a mensa, non avevo ancora visto Lorenzo, ma dove si era cacciato? Avevo provato a mandargli dei messaggi, ma non ne ha risposto neanche a uno ed è strano, lui rispondeva subito.
   Presi il vassoio e un piatto di riso in brodo. Raggiusi i miei amici che mi aspettavano. Mi sedetti vicino a Mattia e alla Giuly. Iniziai a mangiare in silenzio, che cosa imbarazzante. Fortunatamente c’è Mattia che risolve la situazione.
   -allora, bello il campeggio he? Secondo me Lorenzo si è ammalato-
   -già, è vero. Ieri non è venuto a scuola, chissà che cosa ha fatto- si chiese la Vale tra se.
   -è probabile che sia solo ammalato. È un essere umano dopo tutto, anche uno schianto come lui si ammala sai- intervenne la Giuly.
   -Rosy, tu hai il suo numero no? Perché non gli mandi un messaggio così questa qui la smette di preoccuparsi?- mi chiese la Fra, io annuì. Tanto vale riprovarci. Tirai fuori il telefono e scrissi: “Lory! Questo sarà in decimo messaggio e sarà l’ultimo. Perché non mi rispondi? Sei ammalato? Per favore appena leggi i messaggi rispondi subito! By, by”  lo inviai.
   -fatto. Non credo che mi risponda, questo era il decimo messaggio che gli mando- misi il telefono dentro la tasca della felpa.
   -e non ha risposto? Sarà morto?- Mattia si portò l’indice sul mento e guardò il soffitto. Se non lo si guardava attentamente si pensava che parlasse per davvero, ma lo vedevo da vicino e aveva un leggero sorriso.
   -Mattia! Non dire certe cose!- lo spinsi, lui rise. A noi si unirono tutti gli altri. La Vale è un po’ preoccupata, he si gli piace un po’ troppo direi.
   -ragazzi è meglio andare a lezione, Mattia noi abbiamo un esperimento da fare oggi- mentre andavamo via ci seguì un coro di “huu-huu”. Scemi.
   Arrivammo subito in classe, ci mettemmo il camice e gli occhiali. Era così ridicolo con quegli affari! 
   Cominciammo a mettere i prodotti chimici nei becher. Presi un cucchiaino con dei granelli rosa. Ne misi due dentro al becher pieno di acqua.
   -allora, ti piace Hiroki eh?- mescolai e cominciò a fumare, non so se è una bella cosa.
   -questo lo sai già no? Per caso vuoi chiedermi qualcosa?- lui era molto avanti con l’esperimento, aveva già messo l’acido e aveva ottenuto un colore bianco. Presi il contagocce e ne misi quattro di acido. Se me ne andava sul camice me lo avrebbe bucato.
    -bè, può darsi- lo guardavo con la coda dell’occhio e vidi che era a disagio. Questa situazione dove ci ha cacciati è imbarazzante e questo solo perché non posso contraccambiare i suoi sentimenti. Accidenti a me.
-dimmi- lui provò l’esperimento mettendoci dentro un pezzetto di carne attaccato all’osso. Lo tirò su e della carne non c’è ne traccia. Solo l’osso leggermente bucato. Direi che è riuscito molto bene. -ci uscirai insieme?- lo guardai. Teneva lo sguardo sul becher. Girai la testa per guardare il prossimo punto delle cose che dovevo fare per l’esperimento.
   -si. mi ha chiesto di uscire per conoscerci meglio- mi scappò un sorriso, cercai subito di nasconderlo. Ora presi il pezzetto di carne e lo immersi, attesi due secondi e lo tirai su, ma la carne era ancora lì. Quindi riprovai un paio di volte. Ok ci ho provato quattro volte ma la quarta tirai su ma il pezzo di carne era ancora li. Maledetto.
   -ha, ha, ha ma quante gocce di acido ci hai messo? Non si scioglie neanche se lo preghi in russo! Ha, ha- misi il broncio e incrociai le bracci, il prof venne  da me e controllò il mio lavoro. A quanto pare avevo sbagliato le dosi dell’acido. Mattia mi prenderà in giro per un bel po’ di tempo, eppure non è difficile.
   -ti prenderò in giro per il resto della tua vita per questo. Quindi preparati- ecco, lo sapevo. Sono brava in chimica ho buoni voti, ma quando devo fare la pratica o fa cilecca o il risultato arriverà dopo delle ore. Fortunatamente il prof mi mette voti discreti anche in pratica perché comunque ci metto impegno e ci rimango male ogni volta, credo che mi dia un voto in più di quanto merito solo perché gli faccio pena.
   -Yuppi! Che bello! Mi prenderai in giro fino alla mia morte. Non vedo l’ora- ovviamente ero sarcastica. A quanto pare il discorso di uscire con Hiroki è saltato. Meno male, non ne volevo parlare con lui.
   Ci togliemmo i camici e gli occhiali, controllai il telefono, niente messaggi. Lui ora aveva arte e io musica, di solito andavo subito nell’aula di musica perché il prof di chimica era ammalato e non c’era un supplente. Era bello uscire un ora prima, però era noioso perché non potevo stare molto tempo con Mattia. Io però dovevo andare da tutt’altra parte, doveva attraversare tutta la scuola di corsa per arrivare all’ora di arte.
   -Matti davvero posso andarci da sola in classe, te vai altrimenti la prof si arrabbia.- fece spallucce, quando voleva poteva essere più testardo di me.
   -tanto ormai siamo arrivati- teneva le mani dietro la testa, mi ricordava Goku. Solo che lui ha i capelli castani e gli occhi bicolore. E ovviamente non è un Saian. -ti va di uscire? Ovviamente come amici-

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** inverno-parte quarta- ***


mancavano pochi metri e sarei dovuta entrare in classe, mi ha incastrato non potevo pensarci. È davvero furbo.
   -non saprei, lo fai per conquistare il mio cuore?- si mise a ridere, io ovviamente lo seguì. Eravamo arrivati davanti alla porta, dovevo dargli una risposta ed entrare subito. -si, va bene- gli sorrisi e andai al mio posto. Lo vidi rimanere in palato e sorrideva, poi si accorse che faceva tardi ed è corso via.
   In classe c’erano pochi studenti e tra questi c’era già Hiroki, mi sedetti al mio posto vicino a lui.
   -un tuo amico?- non feci in tempo neanche a sedermi e aveva già concluso la domanda. Annuì. -ti piace?-
   -cos’è questo interesse verso di me tutto d’ un tratto?- ops. Dovevo restare zitta. Avevamo fatto “pace” poco fa e già cercavo una litigata con lui? Fortunatamente la prese come uno scherzo tra amici. Che fortuna.
   -carina. Quindi ti piace- non era una domanda, per niente. La prof entrò e ci consegnò un foglio, a quanto pare ci toccava una verifica a sorpresa.
   -si mi piace- serrò il pugno, aggrottai le sopracciglia. Perché quel gesto? -ti sto prendendo in giro. È un amico, mi piace come amico quello si- gli vedevo i muscoli contrarsi sotto il maglione, l’ho fatto arrabbiare. Bene!
   -non scherzare su questo- abbassai la testa e gli chiesi scusa. Mi scompigliò i capelli. E lo vidi che sorrise.
   -ok ora basta parlare e iniziate il compito. Ora!- fece partire il timer, avevamo tutta l’ora.
   La verifica era facile, erano domande sugli strumenti, sulle note. Mi è andata bene. Finì cinque minuti prima, consegnai e andai a posto, subito dopo consegnò anche Hiroki. Vidi atterrare sul mio banco un bigliettino, lo aprì.
 
 
   Ci vediamo sabato alle quindici. Ti vengo a prendere a casa tua, quindi fatti trovare pronta.
 
   Presi una penna scrissi la mia risposta dietro il suo bigliettino.
 
Va bene capo.
 
   Glielo lanciai e atterrò sulla sua mano. Lo prese e lo aprì, quando lesse la mia risposta sorrise e mi guardò e fece di si con la testa. Avevo un appuntamento con Hiroki, be “appuntamento” credo sia una parola grossa, ma è qualcosa. Il problema adesso è: che cosa mi metto? No, non ci devo pensare, prima di tornare a casa devo andare in libreria a comprarmi dei libri e poi ci penserò quando torno a casa, se mi va sennò mi metterò a leggere.
La campanella suonò e come ieri, Hiroki mi aspettò. Mi rende felice, sta davvero cercando di essermi amico. Che carino! Mi alzai e insieme andammo a lezione di ginnastica. Ginnastica, strano all’improvviso ho paura. Una strana sensazione allo stomaco, mi tremarono le gambe, forse per quello che è successo ieri.
   -che ti prende? Non stai bene?- 
   -he? Perché?- lo guardai, presi l’elastico che portavo al polso destro mi feci la coda di cavallo alta, così ho una cosa in meno da fare. Lui distolse lo sguardo.
   -mi sembri pallida, hai incrociato le braccia e hai rallentato il passo- non si fa sfuggire neanche un dettaglio. Misi le mani in tasca nei jeans.
   -no sto benissimo- accelerai il passo, a dire il vero avevo paura. E se il vampiro compariva di nuovo? e se Vanessa ha in mente qualcosa? E se stavolta invece di starsene li impalato a guardarmi mi attacca? E se.. oh devo smetterla con questi “e se” mi sto torturando per niente.
     -sicura?- annuì, eravamo arrivati davanti alla palestra, il prof ci raggiunse.
   -buongiorno prof- non era proprio un buongiorno però va bene lo stesso.
   -buongiorno. Hiroki vai pure a cambiarti.- fece un leggero inchino e se ne andò. Alcune usanze Giapponesi le ha tenute. Bene. Il prof mi mise un braccio sulle spalle e mi girò verso la palestra. -sai, per oggi è meglio se salti, dopo quello che è successo ieri non vorrei che ti affaticassi troppo. Per oggi ti esonero e se domani ti sentirai meglio puoi tornare a fare ginnastica. Ora vai a sederti sulla panchina ok?- sbuffai, spero che non se ne sia accorto.
   -va bene prof- con lui è meglio non discutere, può essere strano a volte. Mi sedetti sulla panchina aspettando i mie compagni, il prof si mise accanto a me sulla sua sedia imbottita a rotelle. I ragazzi entrarono e si misero in fila, io abbassai lo sguardo. Mi sento in imbarazzo. Sentivo i loro sguardi addosso e dei bisbigli. Vedevo Hiroki preoccupato, gli feci un sorriso per fargli capire che stavo bene, poi guardai il prof e di nuovo lui. Annuì, aveva capito che era stato il prof a esonerarmi. Anche le ragazze entrarono e iniziò l’appello. Oggi c’era in programma la solita corsa e i soliti allenamenti, subito dopo i ragazzi giocarono a basket e le ragazze si sedettero vicine a me, parlammo di quanto erano carini i ragazzi che correvano e sudavano. Deborah era indemoniata! Saltava addosso a tutti, un ragazzo non faceva in tempo a tirarsi su la maglia per asciugarsi il sudore che lei cominciava a urlare: “aah! Che figo!” lo ha detto anche a Hiroki, lui sentì e inarcò un sopracciglio guardando me. Io gli feci di no con la testa e portai le mani in avanti e indicai la Debby, lui sorrise divertito e riprese a giocare. Devo dire però che erano tutti bravi e carini guardarli mentre correvano di qua e di là palleggiando. Hiroki era bravo a fare canestro aveva un salto molto più elevato degli altri. Saltava molto, molto in alto, sembrava che volava. Il prof fischiò e toccò le ragazze. Giocarono a pallavolo. Io rimasi da sola, i ragazzi si misero sulle panchine o seduti per terra a commentare il gioco delle ragazze. I suoi amici lo trattenevano e quindi non ha avuto la possibilità di venire a farmi compagnia, non che doveva essere obbligato, però… poteva benissimo dire “vado a farle compagnia per dieci minuti” che solitudine.
   Mi concentrai a guardare il gioco erano dieci a dodici, erano brave e tanto. Sentì la panca scricchiolare vicino a me, mi voltai.
   -ciao esonerata- mi fece sorridere. Aveva una maglia a mezzamanica bianca e dei pantaloni blu con una striscia bianca di lato e delle scarpe da ginnastica nere con lacci verdi. Teneva le mani sulle ginocchia.
   -ciao- mi concentrai sulla partita, ora Debby era alla battuta, fece volare la palla all’alzatrice che l’alzò alla schiacciatrice e fece punto. Grandi, sono delle grandi. -sono brave he?- chiesi interrompendo il silenzio calato fra di noi.
   -molto. Chissà se lo è anche la ragazza esonerata. Tu che dici?- lo spinsi con la spalla, ridendo.
   -mi prendi in giro? Uffa non ho chiesto io di esonerarmi, è il prof che ha insistito, ma domani- dissi alzando l’indice. -tornerò a fare ginnastica- ero nervosa non mi sono mai comportata in questo modo con un ragazzo che mi piace, sembra che sto parlando con Mattia invece che con Hiroki. La squadra di Debby era in svantaggio, tifavo per lei visto che era l’unica con cui avevo legato di più.
   -bè, meno male. I ragazzi pensano che sei una sfaticata, stavano cercando il motivo del perché sei seduta qui invece di stare lì- indicò il campo di pallavolo dove stavano giocando. Mi serviva una lettura. Sembro una drogata. Ha! Ha! Che cosa vado a pensare. Mi tamburellai la testa con l’indice e il medio.
-bello. Che gentili che sono i tuoi amici, e non sai cosa stavamo dicendo noi di voi.- smisi di torturarmi la testa e la rimisi sulla panchina. Avevo ancora i capelli legati ad una coda di cavallo. La slegai, ma quando stavo tirando giù l’elastico guardai Hiroki, se mi sarei slegata i capelli mentre lui è qui vicino penserà che lo faccio apposta per attirare l’attenzione e per farmi notare. strinsi la coda per far risalire l’elastico. Misi i gomiti sulle gambe e appoggiai il mento ai palmi. Guardai il pallone andare da una direzione all’altra, sembrava che guardavo una partita da ping-pong. Punto per la squadra di Jessica. Ora erano undici a tredici.

   -aah ma lo so che cosa dicevate. Mi sono sentito un po’ osservato, soprattutto dalla tua amica Deborah- mi guardò con la coda dell’occhio, io abbassai lo sguardo colmo di imbarazzo. -be..- si diede delle pacche sulle ginocchia e si alzò. -io ora vado da loro, a dopo- mi fece un cenno con la mano e lo imitai. Si sarà accorto che anche io lo guardavo? Solo a volte però non così tanto come Debby, mi sa che è ossessionata dai ragazzi. Lo guardai andare via e per sbaglio mi calò lo sguardo. Cambiai colore dal bianco al rosso pomodoro. Come ho potuto guardargli il sedere? Mi stavo facendo contagiare da Deborah, non va affatto bene, però c’è da dire che non è niente male.. ma che mi metto a pensare! Mi coprì la faccia con le mani, sento ancora il rossore inondarmi le guance. Posso dire che ora erano in tinta con i capelli. Giusto i capelli! Ora potevo benissimo scioglierli, non penserà più che voglio fare colpo su di lui. Mi scoprì il viso e mi slegai i capelli, aah finalmente liberi! Odio legarmi i capelli, preferisco tenerli sciolti.
   Il prof fischiò, l’ora era finita, ma la partita no erano arrivate a quindici a venti, vinse la squadra di Jessica. Peccato, comunque erano tutte brave, le andai incontro e battei a tutte loro il cinque.
   Uscì dalla palestra e mi sedetti sugli scalini aspettando pazientemente.
   -puoi già andare a casa- il prof si mise davanti a me incrociando le braccia. Aveva gli occhiali legati da un filo e li teneva come se fosse una collana. Li usava solo per leggere. Aveva una maglia bianca con le maniche lunghe -che aveva tirato su- con righe nere e dei pantaloni blu e scarpe bianche, si vestiva sempre così, ah e aveva dei baffi grigi sotto ad un naso abbastanza grande e capelli grigi. E la pancetta non mancava.
   -no aspetto i miei amici. È brutto andare via senza salutare, giusto prof?- gli sorrisi.
   -giusto- ricambiò e se ne andò via lasciandomi da sola seduta sulle scale. Dopo pochi minuti i ragazzi uscirono e se ne andarono agli armadietti a prendere lo zaino e scappare via per andare a casa. Davanti a me si fermarono un paio di scarpe nere -delle all stars- con righe bianche e dei jeans grigio chiaro della misura perfetta del ragazzo, ne troppi larghi ne troppi stretti. poi salì e vidi un maglione grigio con il colletto alto. Poi vidi un sorriso e dei meravigliosi occhi a mandorla.
   -che fai? Non te ne vai a casa?- mi alzai e mi pulì i jeans.
   -ti aspettavo. E ora che ti ho aspettato me ne posso anche andare. Ciao. A domani- salì le scale e lui mi seguì correndomi dietro,  andai al mio armadietto e presi lo zaino.
   -potevi anche aspettarmi, sei salita di corsa le scale di fretta e furia- lui si appoggiò di schiena agli armadietti mettendo le mani in tasca nei jeans.
   -si. scusa è che devo andare subito in libreria a comprare dei libri. Visto che è da molto che non leggo qualcosa, e ne ho bisogno, ma non pensare che sono una drogata di libri perché non lo sono. Sai adesso sto solo blaterando, chissà perché he, he- sbattei la testa contro l’armadietto e rimasi in quella posizione per qualche secondo.
   -perché tieni la testa appoggiata al tuo armadietto? Non avevi fretta?- alla parola fretta mi risvegliai e mi misi lo zaino in spalla -sai, anche a me piace leggere e vedo che non vedi l’ora di andartene via.-
arrossì, era la verità non vedevo l’ora. -allora.. ciao. a domani Rosy- detto questo si allontanò salutandomi con la mano e uscì, mi incamminai subito dopo dirigendomi a passo svelto alla libreria del paese.

   C’erano un sacco di libri di ogni tipo, il mio reparto lo trovai presto.
La scelta era difficile, ce ne erano così tanti belli e interessanti, cominciai a svogliarli e leggere la trama, uno mi interessò. Si chiamava “l’accademia dei vampiri” ce ne erano quattro. Li comprai tutti. Andai alla cassa e pagai.
   Andai di corsa in camera i mi buttai sul letto tirai fuori i quattro libri e li misi sul comodino, presi il primo e iniziai a leggere la trama e il primo capitolo, di tanto in tanto annusavo le pagine. Leggere mi rilassava tantissimo andavo in un altro mondo e questa volta ero in un accademia di vampiri di due razze “Moroi” i vampiri diciamo buoni che bevono il sangue umano dai cosiddetti donatori. Erano umani che donavano il loro sangue. E poi c’erano i Damphir che erano metà Moroi e metà umani. Questi li chiamano guardiani perché devono proteggere i Moroi da un'altra razza di vampiri. Gli Strigoi, loro uccidevano le persone per berne il sangue.
   Quando mi accorsi che il tempo era volato, controllai l’ora. Erano le diciannove e quindici. Mi alzai e corsi di sotto a mettere su una pentola d’acqua, ovviamente portandomi dietro il libro, mi sedetti e continuai la lettura. Quando l’acqua cominciò a bollire misi il sale e buttai dei maccheroncini. Decisi di farli con il pomodoro e una noce di burro. Quando la pasta fu cotta la scolai a la raffreddai, preparai il sugo e intanto entrò mio padre.
   -sono tornato.. mmh che profumo che cucini?. stavo mescolando il pomodoro per sciogliere il burro. Gli davo le spalle. -cos’è questo? Hai comprato un libro?- mi girai, speriamo che non lo abbia sporcato. Stava leggendo la copertina dietro, poi aprì il libro e lesse la trama –il libro ha una copertina che si toglie e può essere usata per tenere il segno- lo rimise a posto.
   -maccheroncini al pomodoro, e a dire la verità ne ho presi quattro perché è una saga, ti prego fai che non mi hai tolto il segno!- gli andai in contro controllando che la parte della copertina dove c’era la trama non si era tolta. Fortunatamente era ancora al suo posto, meno male. Tornai al sugo che era pronto, spensi e cominciai a saltare la pasta.
   -papà puoi prendere due piatti, due forchette, due bicchieri e l’acqua per favore?- potevo benissimo dire se poteva apparecchiare, ci ho pensato solo adesso, bè fa lo stesso.
   -agli ordini- apparecchiò e impiattai la pasta. Ci sedemmo a mangiare.
   -allora com’è andata la scuola?- chiese mio padre.
   -bene, oggi c’è stata una verifica a sorpresa di musica, ma credo di essermela cavata abbastanza bene- o almeno spero. -il lavoro?- non disse niente annuì e basta. Non avevamo molte cose con cui parlare, che imbarazzo.
   -com’è andato il campeggio? Vi siete divertiti?- il campeggio. Che bella esperienza! La rifarei mille volte.
   -si bellissimo, mi sono divertita tantissimo e anche gli altri, ma a proposito di questo, è dal campeggio che non sento e non vedo Lorenzo. Gli è successo qualcosa? Sei amico di Luca no? Ti ha detto qualcosa?- si fece serio improvvisamente. Oddio, gli è successo davvero qualcosa,  cosa potrà essere accaduto? Starà male? Cominciavo a preoccuparmi, mio padre non mi degnava di una sola risposta, guardava solo il suo piatto quasi vuoto con un’espressione seria. Poi finalmente si decise a parlare.
   -niente di grave, doveva… sbrigare qualche faccenda, niente di che- niente di che, non mi convince molto.
   -davvero? Che faccenda?- scosse la testa, si alzò e si diresse in sala ma prima mi arruffò i capelli e lasciando lì la mano.

   -ancora non sei pronta per saperlo- se ne andò mentre faceva cadere la mano, mi prese una ciocca di capelli e se la trascinò con se, poi cadde sulla mia spalla. È difficile togliere le parole di bocca da mio padre, quali faccende doveva sbrigare? E per cosa non ero ancora pronta? Sbuffai, finì di mangiare e lavai i piatti, poi raggiunsi mio padre.
   -cosa guardi?- gli chiesi mentre mi sedevo sul divano accanto a lui.
   -il signore degli anelli- 
   -oooh! È vero che c’è stasera! Allora vado a preparare i pop-corn!- aprì la credenza e presi una confezione di pop-corn, la misi nel microonde e puntai tre minuti. Appena suonò presi due piatti di plastica e li divisi. Andai da mio padre e gli porsi il piatto. Lo prese e mi sedetti sul divano a guardarci insieme il signore degli anelli.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** l'uscita -parte uno- ***


ciao a tutti scusate per l'assenza, ma ho avuto qualche problema con il lavoro e la salute. adesso cercherò di andare avanti con i capitoli più in fretta possibile. a voi il capitolo sei! buona lettura.

 

Sei
  L’uscita
 


I giorni passarono e il giorno dell’”appuntamento” con Hiroki arrivò in un batter d’occhio. Oggi è sabato, ore nove del mattino, Hiroki sarà qui alle quindici, sono già nervosa adesso figuriamoci dopo. Visto che non ho trovato niente da mettermi –anche se di vestiti ne ho un po’- voglio sembrare carina. Quindi mi farò accompagnare dalla Giuli a fare un po’ di shopping fra un’ora. Lei mi può consigliare qualcosa di carino da mettere, si veste sempre bene, anche se i vestiti non sono firmati lei fa abbinamenti perfetti, è quella giusta per farsi aiutare in queste cose. È brava anche a fare le conciature, infatti lei ha sempre i capelli in ordine e sempre acconciati in modo diverso.
Ero sul letto a pancia sotto a leggere il secondo libro “morsi di ghiaccio” la storia si fa ancora più interessante. Chiusi i libro a malincuore e cominciai a prepararmi, indossai dei jeans bianchi e una maglia a maniche lunghe azzurra con sfumature blu. Mi misi le scarpe, mi truccai con un filo di matita nera e un po’ di mascara. Il campanello suonò, era arrivata, mi pettinai i capelli e scesi le scale afferrando di volata la borsa -che era sul divano- già preparata per l’uscita, presi il cappotto e me lo infilai. Aprì e uscì chiudendomi la porta alle spalle.
   La Giuli era vestita con dei jeans neri strappati sulle ginocchia, un maglione bianco e un giubbotto imbottito, so che il maglione è bianco perché sbuca un po’ fuori dal giubbotto. Oggi aveva lasciato i capelli sciolti, li aveva lunghi fino a metà schiena come i miei.
   -buongiorno!- disse mentre mi buttava le braccia al collo. Ricambiai l’abbraccio.
   -’giorno- sciolsi l’abbraccio e salimmo sulla sua macchina. Per andare a fare dello buono shopping dovevamo andare in centro, ci voleva una mezz’ora buona. Guardai fuori dal finestrino, si prometteva una bella giornata di sole mantenendo però questo freddo invernale. Non vedo l’ora che nevichi, non dovrebbe mancare molto. Forse un mese.
  -a che pensi?- mi chiese la Giuli facendomi sobbalzare dall’improvvisa domanda.
   -alla neve, pensavo che dovrebbe mancare un mese- ora il cielo è un po’ nuvoloso, ma si cominciavano a intravedere dei raggi di sole e le nuvole cominciavano a sparire. Meglio così. Non voglio starmene dentro un bar.
   -un mese a che cosa? Che nevichi?- io e lei eravamo molto simili, non esteriormente –lei è alta e io bassa lei bionda e io rossa- ma interiormente, avevamo lo stesso carattere, la pensavamo uguale su tutto o quasi.
   -si, adesso non è abbastanza freddo, ma i gradi stanno calando quindi dovrebbe mancare un mesetto. Non vedo l’ora- mi girai verso di lei. -sai, potremmo giocare a palle di neve, poi fare i pupazzi di neve, stare a casa da scuola. Ecco soprattutto questo. Ha! Ha!- rise anche lei.
   -si sarebbe bello, e qui nevica anche parecchio potremmo stare a casa una o due settimane, poi liberano le strade- restammo in silenzio per qualche minuto poi lei iniziò un altro dialogo che avrei preferito non parlarne. -sei nervosa? Per l’uscita con Hiroki- ecco, cominciavo  rilassare, e ora arriva lei a rovinare tutta la mia tranquillità.  
   -si nervosissima, so che non è un vero appuntamento, però sai sono comunque nervosa- si fermò, avevamo beccato il rosso.
   -ma comunque siete solo voi due no?- mi chiese mentre ripartiva, eravamo quasi arrivate.
   -si siamo solo noi due. Vuole che ci conosciamo meglio- a queste parole arrossì.
   -bè se siete solo voi due direi che è un appuntamento- la guardai incredula. In effetti se un ragazzo e una ragazza escono da soli credo che sia un appuntamento. Bene, ora sono ancora più nervosa.
   -dici? Già forse hai ragione… aaah! Ora sono più nervosa!- mi portai le mani alle tempie, la Giuli parcheggiò e spense la macchina, mi tirò via le mani e mi guardò negli occhi, io come sempre distolsi lo sguardo.
   -non devi essere nervosa, tu sei molto carina è lui quello che deve essere nervoso, ora fai dei respiri ti calmi e ti concentri sullo shopping, non ne parleremo più ok? Però mi devi promettere che quando torni a casa dall’uscita con lui mi racconti tutto- le sorrisi e annuì. Lei mi lasciò e mani e scendemmo dalla macchina, mi sentivo un tantino meglio.
   Il centro commerciale era enorme, c’erano quattro scale mobili, due salivano e le altre due scendevano, era tutto coperto da un enorme cupola di vetro, salimmo sulle scale mobili e quando scendemmo c’era una porta a vetri scorrevole, entrammo e mi sentivo già una bambina che si era persa. Si poteva scegliere se andare a destra o a sinistra. La Giuli aspettava che mi ambientassi e che mi guardassi attorno, a sinistra c’era un bar piccolino e a destra incominciavano le vetrine. Lei decise di andare a destra. La seguì come un cagnolino, a quanto pare veniva qui moto spesso.
   Vidi anche una libreria, ma non sembrava un gran che, la oltrepassammo, avremmo comprato qualcosa dopo pranzato, è scomodo andare in un ristorante con delle sporte. Uscimmo nel reparto delle vetrine ed entrammo dentro all’elettronica. C’erano molte cose come computer, giochi, dvd, musica e molto altro. Io e la Giuli ci fermammo nel reparto film e musica. C’erano film di ogni tipo anche quelli vecchi. Trovai un film di Aldo, Giovanni e Giacomo “tre uomini e una gamba” è il film preferito della Fra, ma credo che sia un po’ di tutti è un film stupendo. Costa anche poco! Meno di dieci euro. Andai nel reparto musica, a me non piacciono molto i cantanti Italiani, alcuni sono bravi, ma secondo me le canzoni Italiane hanno troppe parolacce oppure parlano troppo di sesso. Per questo non mi piacciono, ma adoro le canzoni di Ricky Martin, sono stupende.
   Di lui non c’è neanche un CD ma come si fa a non avere neanche un suo CD? Uff, tornai dalla Giuli delusa. Era ancora alla ricerca di qualche DVD che ancora non aveva visto. Andai a vedere se c’era qualche DVD di Anime –cartoni Giapponesi- non ne trovai, solo Schooby-doo e i film di Barbie. Roba per i bambini.
   Uscimmo deluse tutte e due non avendo trovato quello che cercavamo, lei non ha trovato nessun film e io nessun CD di Ricky Martin. Si erano fatte le undici e cinquanta, e decidemmo di andare a mangiare qualcosa. Vedemmo un ristorante Giapponese/Cinese lì vicino, c’era molta gente, quindi non si dovrebbe mangiare male. Facemmo la fila aspettando pazientemente il nostro tavolo.
   Dopo dieci minuti un tavolo si liberò e ci fecero strada, come ogni ristorante Giapponese aveva il rullo dove c’era il cibo, riconobbi però che i camerieri e i proprietari erano solo Cinesi.
   -carino no?- mi chiese mentre si prendeva un piattino di sashimi. Mi guardai attorno, c’era un sacco di gente e ne arrivava ancora! La imitai e presi un piattino di sushi.
   -si, non è male, ma hai notato che sono tutti Cinesi no? Il cartello dice Giapponese/Cinese dovrebbero essersi anche qualche Giapponese e invece no- presi il pacchettino delle bacchette e le staccai. assaggiai il sushi, non era male, e poi questa è la prima volta che lo mangio.
   -si, lo so però cucinano bene. E poi i camerieri sono carini- lei mi fece l’occhiolino e io annuì. In effetti erano piuttosto carini. Prese un altro piatto.
   Restammo lì ancora una mezz’ora per poi pagare e incominciare lo shopping. Lei aveva bene in mente cosa prendersi, io invece non ne avevo idea. Potevo optare per una gonna con delle calze di lana, ma di inverno è meglio di no, poi io sono anche freddolosa meglio non rischiare a rimanere congelata. Sennò potevo optare per dei semplici jeans e una maglia elegante, questo opzione mi piaceva di più. Chissà se andrà bene anche alla Giuli? Speriamo di si. non ho nessuna intenzione di indossare un vestito o una gonna con questo freddo. Però potrei sempre comprarli per la primavera o l’estate.
   Entrammo in uno dei tanti negozi di abbigliamento, questo era uno dei preferiti della Giuly. Ormai conosceva anche i commessi. Devo dire però, che dentro è veramente bellissimo c’era musica e anche una palla da discoteca, muri colorati, il pavimento aveva la moquette! Ed era rossa! Bellissimo. C’erano vestiti, gonne, magliettine cose corte ovunque. Mi piacciono, ma non credo che siano adatte a questa uscita. La Giuly mi condusse dove c’era della roba pesante, vedevo già qualcosa di carino che poteva andare. Io stavo già prendendo dei maglioni, ma vedevo la Giuly che faceva cenno di no e si mise a parlare con una commessa. Speriamo che non parlano di me. Misi a posto un maglione viola –che mi piaceva anche– e me ne andai in giro per il negozio, vagando come un fantasma senza una meta. Svoltai a sinistra e c’erano appesi dei vestitini corti, li guardai. Non erano male, ma praticamente non lasciavano coperto nulla! Non fanno per me. L’unica volta che ho indossato un vestito corto è stato al matrimonio di mia zia. Lo stesso vale per i tacchi. In estate indossavo dei pantaloncini, ovvio, ma quelli non è la stessa cosa di una minigonna. Non mi facevano sentire a mio agio, già è tanto se indossavo quelli! I miei vecchi amici mi dicevano di scoprire le gambe, le mie amiche mi invidiavano, ma ora come ora che non mi hanno ne cercato ne risposto magari mi prendevano solo in giro. Presi un vestito a caso e me lo appoggiai, mi guardai allo specchio, non mi stava male, non ho delle brutte gambe, ma non indosserei mai questo tipo di cose tirandomela e fare vedere che ho un bel fisico. Cosa che io non ci credevo, sinceramente non mi piacevo molto, sì pensavo che fossi carina, ma niente di più. Rimisi a posto il vestito sospirando. La Giuly mi chiamò tirandomi fuori dai miei pensieri deprimenti. Mi diressi verso di lei.
   -lei è Elena, ci aiuterà a trovarti dei vestiti per il tuo appuntamento, è lei che mi da consigli sull’abbigliamento- disse mettendole la mano destra sulla spalla sinistra della commessa. Elena ha i capelli corti a caschetto con un ciuffo di lato castani chiari, sembra appena uscita dalla parrucchiera non ha un capello fuori posto, ha gli occhi grandi e marroni e denti bianchissimi abbaglianti direi, sembra di guardare una pubblicità di un dentifricio. mi viene da chiederle che marca di dentifricio usa. Ovviamente era vestita molto elegante, pantaloni neri con una cintura con le borchie, delle scarpe con il tacco bianche aperte, una maglia rossa scollata con una collana che le arrivava fino alla scollatura, e infine dei braccialetti. Molti braccialetti. Elena mi porse la mano e io la strinsi.
   -piacere!- che saluto energetico! Io le sorrisi e le dissi un pietoso piacere timido. Lei mi condusse dentro il camerino, la Giuly stava a disparte. -intanto che aspetti puoi sederti, io vado a cercare qualcosa e torno subito, facciamolo sciogliere questo ragazzo d’accordo?- mi fece l’occhiolino, io mi sedetti e aspettai il suo ritorno. Sinceramente ho paura di quello che mi può fare indossare. E sul fatto che era appena uscita dalla parrucchiera avevo ragione, i suoi capelli odorano di quello strano shampoo che usano loro. Il camerino era piuttosto carino e comodo, ha una sedia imbottina viola e le pareti nere con un gigantesco specchio che mi guardava. Cercavo di distogliere sempre lo sguardo dal riflesso che mi faceva vedere, ma visto che devo aspettare guardai.
   Quel riflesso con quei capelli rossi e gli occhi così strani mi guardavano, è un ragazza così insicura e timida. Vorrei dirle di essere più coraggiosa e di dirle che in verità è una bella ragazza, ma prima di dirlo vidi qualcosa di strano. È stato un secondo, mentre battevo gli occhi mi è sembrato di vedere qualcosa di giallo. mi alzai e andai davanti allo specchio. Mi avvicinai e non vidi niente in particolare. Sarà stato la luce, o uno scherzo del mio cervello. Elena aprì la tenda e sobbalzai, aveva un mucchio di vestiti, con mio grande piacere non c’era niente di leggero e di corto. Li accettai volentieri e li appesi ai ganci. Bene, si incomincia! Tirai la tenda e cominciai a cambiarmi d’abito.  
   Il primo cambio era molto carino, jeans bianchi e una maglia a maniche lunghe rossa con delle macchie sfocate di bianco. Bocciato.
   Il secondo invece non mi piaceva. Pantaloni di una tuta verdi con la scritta “dance” di dietro e una felpa con il cappuccio grigia. Bocciato.
   Il terzo lo adoravo, jeans rossi stretti, la cintura in pelle –finta– con delle piccolo borchie grigie, maglia scollata bianca a maniche lunghe. Promosso. Ho trovato cosa mettermi per l’uscita con Hiroki! Finalmente. Mi rimisi i miei vestiti e andai a pagare. in più comprai una molletta con un fiocchetto bianco a pois neri. Uscimmo dal negozio ringraziando la commessa. Ora erano le quattordici e due minuti. Andammo a casa di corsa, avevamo fatto tardi, però mi sono divertita molto.
   -arrivate a casa ti butti nella vasca e cerca di fare più in fretta possibile così riesco ad acconciarti i capelli e a truccarti va bene?- mi domandò la Giuly mentre accelerava.
   -si, va bene- guidò come una pazza è un miracolo che non c’erano i poliziotti. Ok, Hiroki mi veniva a prendere alle quindici e sono le quattordici e venti appena avevo varcato la soglia di casa, iniziai a spogliarmi mentre salivo le scale di corsa e dirigendomi in bagno. Aprì il rubinetto e misi del bagnoschiuma. Cominciai a spogliarmi completamente e mi immersi nella vasca. L’acqua era bollente, ma non avevo tempo per portarla alla perfezione. Chiusi il rubinetto e mi rilassai. Dovevo fare dei respiri profondi, dovevo calmarmi, in fondo dovevo solo uscire con un mio amico no? He sì è solo un uscita normale come quella con la Giuly. Mi bagnai i capelli, mi misi lo shampoo nel palmo della mano sinistra e iniziai a insaponarli. Li sciacquai e misi il balsamo e feci il risciacquo. Rimasi ancora un po’ dentro alla vasca, avevo bisogno di rilassarmi un altro minuto. La Giuly era in camera mia ad aspettarmi armata di phon, spazzola, trucchi e non so cos’altro.
   Dopo cinque minuti uscì e mi infilai dentro all’accappatoio. Cominciai ad asciugarmi e andai in camera dove sarebbe avvenuta la mia trasformazione. Appena entrai la mia scrivania era piena di cosmetici, oggetti per i capelli di ogni tipo. Fa una certa paura vederla ridotta così. Presi coraggio e mi sedetti sul letto di fianco alla Giuly. Lei mi porse i vestiti e me li mise sulle gambe. Presi un reggiseno –non mio– e lo alzai portandomelo davanti agli occhi per osservarlo meglio. Era di pizzo nero.
   -ehm… Giuly, questo non è mio. Perché me lo sono ritrovato in mezzo ai vestiti che devo indossare?- e c’erano anche degli slip abbinati! Non mi sarei messa niente di questa roba pizzata. Gli restituì l’intimo e presi il mio, non è sexy ma almeno potevo sentirmici bene. E comunque non è un appuntamento di quelli da farlo continuare alla sera!
   -dai! È bello e poi è della tua misura, perché metterti quella roba semplice?- andai a prendere i vestiti che avevo lasciato sul bordo del letto e li presi.
   -perché quello è troppo per un uscita semplice come questa. E poi perché devo mettermi quella roba quando lui non la vede neanche?- arrossì appena finì di dire la frase, non mi sono resa conto di quello che ho detto e corsi verso il bagno dall’imbarazzo. Mi cambiai e mi profumai di fretta e furia. Erano le quattordici e quarantacinque. Si è fatto più tardi del previsto. Corsi in camera e mi sedetti composta sul letto affidandomi completamente alla Giuly.
   Cominciò a pettinarmeli togliendo i nodi. Cominciò ad asciugarmeli, alternava con la spazzola mentre li sciugava. Continuò così fin ché non si asciugarono del tutto. Se fa solo questo ai capelli potevo farlo anche da sola visto che lo faccio quasi ogni volta. Mi fece girare verso di lei e mi guardò. Mi alzò il mento e mi girò il viso a sinistra e destra. Si alzò e andò alla scrivania dove aveva messo i suoi trucchi. Ritornò con un fondotinta del colore della mia pelle, con un mascara, una matita nera, dell’ombretto e infine un lucida labbra color pesca.
   Iniziò con il fondo tinta, non so perché me lo stava mettendo non ne avevo bisogno. La lasciai fare infondo se non lo sa lei come posso saperlo io? Mise dell’ombretto rosa pallido sulle palpebre e il mascara, poi mi guardò per qualche secondo e continuò mettendomi la matita sia sopra che sotto e in fine il lucida labbra. Mi guardò e mi fece il segno dell’ “ok” mi alzai e mi andai a controllare allo specchio, ma la Giuly mi prese per il polso e mi tirò indietro, si mise davanti a me con la mollettina che avevo comprato.
   -visto che l’hai comprata mettitela. Vediamo come ci stai- si chinò e me la mise nel lato destro della testa. La fissò bene e fece qualche passo indietro.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** l'uscita -parte due- ***


Sorrideva, a quanto pare il suo “capolavoro” era riuscito bene. Mi misi di fretta le scarpe. “Din don!”  il campanello suonò, cominciai ad agitarmi si erano già fatte le quindici. Ero immobilizzata dall’agitazione. La Giuly prese la mia borsa e mi spinse verso le scale e mi aiutò a scenderle e mi condusse alla porta. Mi porse il cappotto e me lo infilai. Il campanello suonò ancora. Me lo immaginavo davanti alla porta tutto agitato che si sistemava il colletto della maglia, tutto ad un tratto me lo immaginavo con la camicia e la giacca tutto bello elegante e ci starebbe anche bene soprattutto con una cravatta nera. Mi sentivo scrollare.
   -Rosy! Hey sveglia devi uscire no? Dai!- mi sussurrò per non farsi sentire. Mi ripresi e afferrai la maniglia e aprì la porta. La Giuly si nascose in salotto.
   Davanti a me vidi un ragazzo moro molto elegante, portava dei jeans neri con degli anfibi neri, una camicia bianca e una cravatta nera, avrà freddo con quella camicia? Poi vidi spuntare dal colletto un maglione sempre bianco per non farlo notare. Alzando lo sguardo mi ritrovai un sorriso splendido e molto dolce e infine quegli occhi che tanto mi piacevano. Hiroki in tutta la sua bellezza era davanti casa mia, e io stavo per uscire con lui. Mi sentivo fortunatissima. Non smettevo di sorridere.
   -ciao- lo salutai, mentre uscivo chiudendomi la porta alle spalle. La Giuly sarebbe uscita pochi minuti dopo, non era un problema.
   -ciao- mi stava guardando, mi stava guardando! Lo vidi arrossire leggermente, nelle guance ora aveva una leggera sfumatura rosata. lo fece sembrare un bambino. -allora, dove andiamo?- gli domandai. Lui si guardò intorno e infine mi prese il polso trascinandomi via con lui. Stavamo andando verso il bosco. No mi stava portando nel bosco! oddio, non voglio pensare male di lui, ma sinceramente cominciavo a essere preoccupata. Mi stava portando nel cuore del bosco, era molto fitto, ma poi vidi una collina c’era solo quella, solo una collina solitaria circondata dagli alberi. Hiroki cominciò a rallentare mentre stavamo salendo e proprio in cima c’era stesa una tovaglia a scacchi bianchi e rossa. Lui si tolse le scarpe e si sedette a gambe incrociate sulla tovaglia. Mi fece cenno di sedermi anche io. Mi tolsi le scarpe e mi sedetti come lui.
   -ti piace qui?- guardai il cielo, azzurro con delle nuvole bianche, sembravano così morbide! A parte il freddo è una giornata bellissima. Comunque non è poi così freddo con un cappotto pesante. Mi ricordai che mi aveva fatto una domanda. Che cosa mi ha chiesto? Se mi piace? Chi? Lui? No forse mi ha chiesto se mi piaceva il posto. Per sicurezza meglio rispondere con un sì.
   -sì, mi piace- lo vidi sorridere e buttare fuori un sospiro di sollievo.
   -questo è il mio posto preferito. Mi sento così in pace quando vengo qui. Ogni volta che sento la mancanza di casa mia vengo qui. Cioè, quasi sempre- sorrise, ma questa volta un sorriso malinconico, triste. -ma sono contento che ti piaccia anche a te- a primavera deve essere davvero magnifico. Sarebbe stato pieno di erba verde con mille fiori. Invece adesso l’erba è un po’ secca e ingiallita e invece di essere colma di fiori era ricoperta da un tappeto di foglie secche. Tra il marrone, il rosso, il giallo. Era magnifico lo stesso. Vedere una collina così colorata da foglie cadute dagli alberi.
   Mi stesi sulla coperta a guardare il cielo azzurro. Misi le mani dietro la testa al posto di un cuscino. È così rilassante! I cinguettii degli uccelli, e il vento che accarezza gli alberi. Davvero rilassante. Chiusi gli occhi e mi rilassai. Per un momento mi ero dimenticata di essere in compagnia di Hiroki. Si stese vicino a me. Mi ricordò una scena di Twilight.
   -è così rilassante. Grazie- stavamo guardando tutti e due il cielo, vidi una nuvola che assomigliava a un coniglio. Che carina!
   -per questo ti ho portata qui, per rilassarci e parlare in tranquillità. Se saremmo andati in un parco o in qualche caffetteria l’atmosfera sarebbe stata imbarazzata no? Invece qui si sta bene. Almeno così la penso io- lo guardai, aveva il braccio sinistro dietro la testa, e il braccio destro lo teneva sullo stomaco. Sì era totalmente in relax.
   -anche io la penso come te- restammo in silenzio per qualche secondo, poi Hiroki allungò verso il cielo il braccio che teneva sullo stomaco, all’inizio si guardava la mano, ma poi mi indicò una nuvola con l’indice, sorrideva. Cercavo di trovare la nuvola che aveva attirato la sua attenzione, ma non vedevo niente. Cercai di avvicinarmi a lui, ma continuavo a non vedere niente. Lui si mise a ridere e abbassò il braccio dove lo teneva all’inizio.
   -sei buffa, ha! Ha!- buffa? Perché? Misi il broncio e incrociai le braccia al petto, mentre ero ancora stesa. Continuava a ridere. -e dai, non era un offesa, “essere buffa” per me è una buona cosa- lo guardai. Era girato verso di me sul fianco destro e teneva la testa appoggiata sul polso. Wow, è davvero… splendido! Arrossì e mi girai a guardare in alto per non farmi scoprire. Ormai non ero più imbronciata. Come si fa a tenere il muso a uno come lui! È impossibile. Mi ritrovai a sorridere.
   -bè, allora grazie- guardai per terra e raccolsi una foglia rossa, la girai e rigirai. Mi ricordò quando ho fatto lo stesso con quella penna. È vero! È da un bel po’ che non ne vedo più, peccato avrei voluto vedere di chi potesse appartenere. Mi stava riaffiorando un altro ricordo, ma lo scacciai via. Non volevo pensare a cose triste, oggi volevo divertirmi e mi sarei divertita. Per oggi non avrei pensato né alle piume né al vampiro e neanche alla minaccia di Vanessa. Non avrei pensato a niente di tutto questo.
   Adoro questo posto, la Sicilia non è niente a confronto del Trentino, là ho trovato persone sgarbate, amici falsi, mare, mare e solo mare certo molto persone sono gentili, sarò io a essere stata sfortunata con gli amici là. Almeno qui ho trovato qualcuno che tiene davvero a me. Una bella casa, un bosco praticamente attaccato al giardino - c’è solo la strada a dividere dalla casa alla “natura selvaggia”- e delle persone fantastiche. Non me ne andrei mai, per nessuna ragione al mondo.
   Stavamo in silenzio da un po’ quindi decisi di proporre un gioco.
   -che ne dici di guardare le figure delle nuvole?- ci guardammo e fece cenno di si. guardammo il cielo alla ricerca di qualche fiocchi di nuvole, ma erano dei pezzi insignificanti. Prima ne avevo viste tante, ma ora non c’erano.
   Rimanemmo stesi alcuni minuti prima che si incominciavano a vedere delle figure nel cielo.
   -hey, secondo te quella non assomiglia ad una scarpa?- cercai di vederla, guardavo a destra e a sinistra poi lui si avvicinò e mi indicò con l’indice dove dovevo guardare. Finalmente la vidi.
   -mm. Si, ma secondo me assomiglia anche ad una poltrona- si mise seduto vicino a me e lo guardai. Con quella camicia e con quella cravatta lo fa sembrare più grande. Gli da un aria così matura.
   -una poltrona? Davvero?- mi guardava con aria scettica. Io invece di una scarpa ci vedevo una poltrona, non è mica colpa mia infondo no? Io rimasi stesa a fissare il cielo.  Annuì alla sua domanda. -mmh.. mah io ci vedo una scarpa- si risdraiò accanto a me alla ricerca di un'altra figura che il cielo stava disegnando. Vidi una nuvola bellissima. Sorrisi e cominciai a indicare animatamente.
   -guarda! Guarda! Quella nuvola non sembra una mandria di cavalli selvaggi?- lui guardò dove puntavo il dito e sorrise, forse anche per lui è così. Io adoro i cavalli, diciamo tutti gli animali. Tranne gli insetti, quelli no. Assolutamente no. Odio gli insetti, ho una paura matta delle cimici, ogni volta che ce né una scappo via e chiudo tutte le porte che ci sono tra me e la cimice. Una volta una mia amica per distrarmi da un ragazzo che mi aveva rifiutata mi ha detto che avevo una cimice in testa, io mi ero bloccata e avevo iniziato a piangere, ero nel panico non sapevo cosa fare. La mia amica era seria aveva una faccia terrorizzata anche lei e così mi aveva convinto e avevo cominciato a piangere e a dimenarmi di più. Mi sentivo le gambe molli poi alla fine mi aveva detto che era una scherzo. Ci mettemmo a ridere, alla fine mi aveva davvero distratta. Due mesi dopo si trasferì in America. Ho perso del tutto i contatti con lei. era la mia migliore amica, ma ritornando alle nuvole, mi stava parlando e io ancora con il braccio alzato che indicava la mandria di cavalli che avevo visto, non stavo ascoltando quello che mi stava dicendo. Abbassai il braccio e lo misi sullo stomaco dove era anche l’altro.
    -…e alla fine non ho più montato a cavallo- a quanto pare mi ha raccontato di quando era caduto da cavallo e da allora non cavalca più. Io avevo smesso solo perché mi sono trasferita, e sinceramente avrei una voglia matta di andare al maneggio più vicino di monta americana e ricominciare, ma non c’è il mio allenatore e non ne voglio altri. Lui era fantastico mi faceva ridere ho vinto molte competizione grazie a lui. In tutto sono sette. Ho iniziato quando avevo undici anni e da allora non ho più smesso. La prima competizione era una gimkana, sono arrivata quarta, ma ero all’inizio quindi è andata abbastanza bene. Le altre sono sempre arrivata prima con un bel distacco di punteggi dagli altri. Direi che sono nata per cavalcare. Che gli potevo dire? A me non è mai successo di cadere da cavallo. Chissà come mi comporterei se a tutto un tratto il mio cavallo si imbizzarrisce e mi disarciona. Non ne ho idea.
    -sai, anche io andavo a cavallo, ho vinto sette competizione una sola sono arrivata quarta, ma ho smesso perché mi sono trasferita qua e non voglio ritornarci, non voglio nessun altro allenatore- feci una pausa e ripresi. -se dovessi cadere da cavallo non saprei cosa fare. Forse anche io non riuscirei più a montare, o forse il mio amore per i cavalli è così forte che rimonterei in sella subito. Non lo so, però è un peccato che non ci vai più. Ti vorrei vedere, cavalcare- lo guardai e gli sorrisi, lui si era rimesso seduto. Decisi di imitarlo e mi sedetti anche io tenendo le gambe stese e le mani unite tra le ginocchia.
   -già, è stato un bel volo, ho avuto paura e così per sicurezza non ci sono più salito, ma mi sono ripromesso che un giorno ci riuscirò non so quando, ma sicuramente ritornerò in sella- mi sorrideva, vedevo che non vedeva l’ora, glielo si leggeva in faccia. È una bella cosa che abbiamo l’amore per i cavalli in comune, è un passo avanti. Magari abbiamo molte altre cose in comune.
    -allora quel giorno ti guarderò- ci guardammo e scoppiammo a ridere. Che bello, sto ridendo insieme a Hiroki, ho desiderato molto questo momento! Piano, piano smettemmo di ridere e mi guardai attorno imbarazzata. Anche lui era in imbarazzo, si guardava le mani.
   -che ne dici se ci facciamo delle domande a turno? Per conoscerci meglio. Fino adesso ho scoperto che ti piacciono gli animali e che cavalcavi e che sei buffa- si lasciò scappare una risatina e poi continuò tenendo sempre lo sguardo sulle sue mani. -insomma, vorrei conoscerti di più ecco- che tenero quando è in imbarazzo! Mi ritrovai anche io a guardargli le mani, le aveva davvero belle. Proprio delle mani da uomo, forti. Protettive e allo stesso tempo delicate. Arrossì e guardai gli alberi. Mi venne un idea, girai la testa di scatto verso di lui e lo guardai, lui ha alzato lo sguardo dal mio scatto.
   -oppure potremmo giocare a obbligo o verità!- anche lui si illuminò, secondo me ora pensava “perché non ci ho pensato io!” aveva questa espressione adesso. Si mise seduto di fronte a me a gambe incrociate, io lo ero già. Le nostre ginocchia si sfiorarono, mi vennero i brividi, ma non dal freddo.
   -bene, visto che è una tua idea inizia tu. Obbligo o verità?- se sceglievo verità che tipo di domanda mi avrebbe fatto? E se sceglievo obbligo che cosa mi avrebbe fatto fare di ridicolo? Ci pensai su, forse è meglio andare sul sicuro e scegliere verità, mi vergogno un po’ a fare qualcosa di ridicolo.
   -verità- ho paura di quello che mi vorrà chiedere. Può fare qualsiasi domanda visto che di me non sa niente. Forse era meglio se facevo obbligo. Mi guardava con un sorriso maligno.
   -a che età hai dato il tuo primo bacio?- e questa che domanda è? Oddio sono in un imbarazzo totale! Mi guardai le mani, le dita non smettono di torturarsi a vicenda. Che cosa gli posso dire? Una bugia? No, no assolutamente no. Ho detto verità e quindi devo rispondergli sinceramente. Devo dirgli che il mio primo bacio è stato con Lorenzo? No non sono affari suoi no? Gli dico semplicemente l’età, sì gli dico solo questo.
   -diciassette tu?- lui sicuramente il suo primo bacio l’ha dato molto prima e sicuramente ad una ragazza che amava molto.
   -io… non ho ancora…- alzai lo sguardo e incontrai il suo sguardo imbarazzato. Non ha ancora dato il suo primo bacio? Non ci credo! È impossibile! Un ragazzo bello come lui non ha mai dato un bacio a una ragazza? Lo guardai con aria interrogativa. -già, non ho mai avuto una ragazza- non ci posso credere, questo è più imbarazzante! Mi faceva pena. Aveva un’aria così tenera!
   -anche io non ho mai avuto un ragazzo. Diciamo che il mio primo bacio me lo hanno rubato- 
   -chi è stato?- non potevo dirglielo! E se lo conosceva? Bè non credo che possa andare da Lorenzo e prenderlo a pugni, ma… la Vale lo sa già e quindi cosa potrebbe cambiare se glielo dico? Credo niente.
   -un mio amico di infanzia. Eravamo a pescare e visto che non prendevamo niente –io a dire la verità ho pescato un alga- e…- mi misi a ridere come una scema. Anche lui poi si è messo a ridere, si sarà immaginato la scena. Che risate! Appena mi fui calmata continuai. -e siamo andati a riva dell’ago e non so c’era un atmosfera romantica, mi ha detto che la mia pelle è bella sotto la luce della luna. No scusa, ha detto che risplendeva, allora io avevo guardato se era vero poi lui mi ha girato il viso verso di lui e mi ha baciata. Ma l’ho dovuto respingere perché…- no il motivo non glielo avrei mai detto. Non gli avrei detto perché mi piaceva. -perché lo vedevo solo come amico, ma alla fine non se l’è presa e siamo ancora amici- sembrava molto attento a quello che dicevo, mi prestava molta attenzione. Ora toccava a me chiedergli obbligo o verità. Cosa potevo chiedergli? Cosa potevo fargli fare? Che situazione, non voglio fare qualche domanda scomoda o fargli fare qualcosa che per lui è imbarazzante. Non voglio metterlo a disagio, ma è un gioco un po’ crudele e comunque ha iniziato lui con un argomento non molto delicato, ma per “vendicarmi” della sua domanda cosa posso chiedergli? Non mi viene in mente niente. Posso anche chiedergli qualcos’altro di normale.
   Ero rimasta in silenzio a pensare e lui mi guardava aspettando che dicessi qualcosa. Non dovevo più pensare così tanto altrimenti avrebbe pensato che fossi un po’ strana.
   -bè, obbligo o verità?- gli chiesi all’improvviso. Lui ci pensò su. Mentre pensava guardava in alto torcendo un po’ la bocca. Poi sorrise mi guardò e rispose.
   -verità-
   -mmh…- ora ero io a pensare, cosa potevo chiedergli? Non ne ho idea. Forse.. nooo! la domanda è scappata via.
   -non sai cosa chiedermi?- 
 
 
Hiroki
 
   Rosy. È davvero una ragazza buffa, anche se resto dell’idea che è meglio starle lontano, infondo è pur sempre una di quelli! E io di loro non mi fido. 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** l'uscita -parte tre- ***


Ma ho scoperto questo lato di lei che… mi piace. Un po’. credo che non succeda niente se siamo amici. Devo solo mantenere una giusta distanza non diventare troppo intimi. Facile, non mi innamorerò mai di una come lei. Mai.
   La guardavo riflettere, mentre cercava di trovare una domanda imbarazzante per vendicarsi di quella che le ho fatto io –lo so che vuole vendicarsi loro sono così in fondo- mi sorprenderebbe se mi facesse una domanda semplice tipo: “hai mai fumato?” o “se ho mai maritano la scuola” comunque l’ho marinata un paio di volte. Ok, è una bugia l’ho maritata parecchie volte, solo per noia, la scuola è così noiosa! Almeno in quelle Giapponesi finite le ore scolastiche ci sono i club. io ero nel club di basket, tutte le ragazze venivano a vederci e a tifare o semplicemente venivano per vedere noi. Avevo molte ragazze carine che mi venivano dietro, ma nessuna mi faceva battere il cuore. Odio dover rifiutare una ragazza, ma non posso neanche dirle “anche tu mi piaci” e prenderla in giro, non è da me. Comunque anche se sono qui in Italia da parecchi anni ho voluto frequentare le media là e visto che le elementari durano un anno in più io invece di averne diciassette, ne ho diciotto. Per il mio pese sono ancora un minorenne. Diventerò adulto a vent’anni e non vedo l’ora.
   Chiusi questo cassetto di pensieri e mi concentrai su Rosy, che stava ancora pensando. Tenni lo sguardo su di lei, magari se la osservo si muoverà e mi farà questa domanda. La guardai e mi accorsi per la prima volta che era… carina. Con quei capelli rosso fuoco, la pelle bianco latte, gli occhi azzurri, quel sorriso tanto gentile… no non posso pensare a queste cose! Sono vietate devo mettere un cartello che dice “vietato pensare a Rosy” me lo devo stampare nel cervello. Mi sdraiai per stare più comodo, penso che ce ne vorrà ancora per un po’. non le chiederò mai di pensare a cosa le va di fare. Ci metterebbe troppo e la giornata potrebbe finire subito. Da quest’angolazione vidi che si era vestita in modo strano dal solito, all’inizio non ci ho fatto molto caso, ma ora che la guardo vedo che ha dei jeans rossi e una maglia bianca corta da un lato e lunga da un lato, sta molto bene vestita così e ha anche una molletta con un fiocco bianco. Non è che… si è vestita così perché… le avevo chiesto di uscire? D’un tratto mi venne in mente che anche io mi sono vestito in modo strano! Mi guardai. Avevo un maglione bianco con sopra una camicia dello stesso colore e una cravatta. Una cravatta? Una cravatta?!  Perché mi sono messo sta roba? Presi il nodo per sfilarmela, ma la voce di Rosy mi bloccò.
   -hai mai marinato la scuola? E ti ricordo che hai detto verità. Quindi non puoi mentire- rimasi bloccato. la guardavo mentre avevo ancora in mano il nodo della cravatta. Potevo sembrare una statua. Misi le braccia sotto la testa e la appoggiai. Sorrisi, non potevo credere che mi ha chiesto se ho mai marinato. Ero sicuro che si vendicasse della domanda di prima e invece… mi ha fatto questa. Girai la testa di lato dove era seduta lei. aspettava con ansia la mia risposta e la accontentai.
   -si, molte volte- mi concentrai a guardare le nuvole sopra di noi che viaggiavano per paesi lontani. Sentì un movimento vicino a me, la guardai con la coda dell’occhio. Ora era accanto a me a guardare le nuvole.
   -davvero? Quante?- devo dire però che è una ragazza molto diretta. Un'altra cosa che mi piace. Dannazione!
   -non lo so, forse una decina. O di più- 
   -wow, però! Allora non sei un bravo ragazzo come dicono tutti he?- la guardai e lei si voltò nella mia direzione.
   -un bravo ragazzo?- lei annuì, non sono per niente un bravo ragazzo.
   -perché hai marinato la scuola? Ti annoiavi?- questa ragazza mi legge nel pensiero! O è una maga oppure… mi sa capire. -già. Ma ora tocca a me. Obbligo o verità?- non credo che sceglierà mai obbligo, è troppo timida. Il cielo comincia a dipingersi di giallo. Sta cominciando a calare il sole. Fra dieci minuti è meglio tornare indietro. Poi alle diciannove ho prenotato al ristorante. Quindi non dobbiamo fare tardi.
   -verità- lo sapevo. E sapevo anche cosa chiederle. Decisi di incontrare il suo sguardo.
   -ti piace qualcuno?- lei arrossì. Poi sbiancò improvvisamente. Mi alzai sui gomiti pensando che si sentisse male, ma lei mi sorrise e mi rilassai un pochino. Si sedette a gambe incrociate io rimasi così com’ero. Unì le mani tra le ginocchia e muoveva le dita nervosamente. Sì c’era qualcuno. Aspettai che mi rispondesse. Poi vidi che annuiva lentamente. Mi sedetti a gambe incrociate e mi piagai un po’ verso di lei cercando di vedere il viso nascosto dai suoi capelli. Appena mi vide scattò indietro dallo spavento. Vidi che era rossa.
   -posso sapere chi è?- mi misi con la schiena dritta, lei teneva ancora il viso nascosto. Scosse la testa.
   -è uno che conosco?- scosse di nuovo la testa. Allora sarà un suo amico. Forse quel ragazzo con gli occhi strani, com’è che si chiama? Matteo? Matt? No, Mattia sì così si chiama. Controllai l’ora si erano fatte le quindici e mezza, dovevamo andare. Mi alzai e le tesi la mano. Lei alzò lo sguardo e l’afferrò e la tirai su. Ci mettemmo le scarpe ripiegai la coperta e ci incamminammo verso il bosco per andare verso la mia macchina.
   Stavamo per entrare nel bosco quando Rosy si fermò, e guardò un qualcosa per terra vicino a lei, io cercai di vedere che cosa guardava, ma lei si chinò e lo raccolse. Appena mi fece vedere cosa aveva trovato sbiancai. Lei stava sorridendo, l’ha riconosciuta, cominciai a sudare freddo.
   -guarda! Guarda che bella! Ne ho trovate altre a casa mia. Mi chiedo di chi appartengono- rimase a fissare quella penna color oro, come c’è finita qua? -secondo te di che specie può appartenere questa penna?- dovevamo andarcene via. Se farà altre domande scoprirà tutto. Mi guardai attorno.
   -buttala via. È sporca! e magari quel volatile può essere anche malato. Forza, andiamo- le presi il polso e la trascinai via. Non mi fermai neanche una volta, neanche se mi diceva di rallentare e di lasciarle il polso. Non mi sarei fermato finché non saremmo in macchina. Avevo paura che se ci saremmo fermati lei avrebbe trovato qualcos’altro e avrebbe scoperto tutto prima del previsto. Avevo deciso che dopo qualche uscita le avrei rilevato tutto. Non doveva assolutamente scoprirlo prima. 

Rosy

Mi aveva afferrato il polso e trascinata via. La penna mi è caduta dallo strattone che mi ha dato. Cercai di tirare indietro per riprenderla, ma andava troppo forte e non avevo la forza di fare niente, mi ritrovai a corrergli dietro. La sua reazione è stata davvero strana, appena gli ho fatto vedere la penna è diventato pallidissimo. C’è qualcosa sotto e in qualche modo devo scoprire cosa mi nasconde.

   Dopo qualche minuto uscimmo dal bosco e mi trascinò lontano da casa mia. Dove mi stava portando? E perché ancora non mi lascia il polso? Vidi una macchina in fondo alla strada, era una macchina nera. Non so che tipo di macchina sia. Mentre mi trascinava inciampai in un buco e lui ha cercato di tenermi su. Appena ripresi l’equilibrio riprese il suo cammino e arrivammo davanti alla macchina. Mi trascinò nel lato del passeggerò, aprì la portiera e mi buttò dentro e la richiuse. In un batter d’occhio me lo ritrovai al posto di guida che stava mettendo le chiavi nel quadro e girarle. Mi allacciai la cintura e quando lui si mise a posto partimmo per una meta a me sconosciuta. Mi presi il polso che ancora faceva male. Dove stavamo andando?
   Il cielo cominciava a cambiare colore, le nuvole ora erano di un rosa pallido. Presi il cellulare dalla borsa e controllai l’ora. Mi erano arrivati tre messaggi. Li aprì, erano tutti della Giuly. Il primo diceva che era uscita dieci minuti dopo. Il secondo mi aveva chiesto come stava andando l’appuntamento. Alzai gli occhi al cielo. Non è un appuntamento! Passai al terzo. Diceva che mi dovevo ricordare di raccontarle tutto appena tornavo a casa. Guardai in direzione di Hiroki, era attendo a guidare, non credo che ci siano problemi se rispondo. Le scrissi di stare tranquilla e che le avrei raccontato tutto. Guardai l’ora, erano le diciotto e sette. Ma dove mi stava portando a quest’ora? Non avevo informato neanche mio padre che avrei fatto tardi, lui sa che sarei stata casa stasera e se tornava e non mi trovava si sarebbe arrabbiato.
   -ma dove stiamo andando?- il mio telefono vibrò, sarà la risposta della Giuly del mio messaggio.
   -al ristorante. Ho prenotato per le diciannove- ristorante? Perché non mi ha detto niente? Aprì la borsa e cercai il portafoglio, lo trovai e controllai quanti soldi avevo. Oh. Rimasi con il portafoglio aperto. -cosa c’è? Perché te ne stai immobile a fissare il portafoglio?- oh no, mi ha visto! Come gli dico che ho solo dieci euro? Lo chiusi e lo misi dentro la borsa, feci un respiro profondo e lo guardai. Dovevo dirglielo che non mi potevo pagare la cena, così poteva chiamare e dirgli di cancellare l’ordinazione.  Sì, dovevo diglielo adesso.
   -senti… ehm…- mi guardai le mani imbarazzata.
   -mmh?- 
   -ehm… dobbiamo andare per forza al ristorante?- lui annuì.
   -perché? C’è qualche problema? Non ti va?- 
   -mi va, ma… ecco non.. mi posso pagare la cena. Ho solo dieci euro. Mi dispiace- alzai lo sguardo e lo vidi che stringeva forse il volante. Ecco l’ho fatto arrabbiare, ora penserà che sono…
   -ha! Ha! Ha! E pensavi che non lo potevo sapere che non avevi soldi? Ha! Ha!- he? Lui sapeva che non avrei avuto i soldi per pagare e ha prenotato lo stesso? Che gentile. Dun’tratto sentivo un qualcosa di strano allo stomaco e al cuore. forse è questo quando si prova se il ragazzo che ti piace fa qualcosa di carino per te? Era una bella sensazione. Vidi un porta CD vicino al mio sedile, lo aprì e cominciai a frugare alla ricerca di qualcosa che mi poteva piacere.
   -hey! Attenta a non rovinarmi i CD ci tengo- ne presi uno e lo rimisi al suo posto, era musica Rock non mi piace questo genere.
   -sì, sì, guardo solo- ne presi un altro. Mmmh un gruppo Giapponese? Gli “Hey! Say! Jump!” non sembrano male, lo misi sulle gambe. Andai alla ricerca di qualche altro CD. Trovai altra musica Rock e americana. Michael Jackson, Madonna. Erano gli unici Americani. Trovai uno di una cantante –ovviamente Giapponese- Fujita Maiko, non sembrava male, la misi sopra agli Hey! Say! Jump! Ne pescai altri due che mi ispiravano uno si chiamavano “On/ Off” a quanto pare dalla copertina erano gemelli. E l’altro si chiamavano “Kat-Tun” chissà come sono le canzoni. Pop? Rock? Chissà, bè potrei sempre aprire uno dei CD e infilarlo nel lettore e schiacciare Play. Però meglio chiedere.
   -Hiroki…- mi bloccai, rimasi a bocca aperta, non lo avevo mai chiamato per nome! Che imbarazzo! Rimasi a fissarlo aspettando che mi dicesse qualcosa, ma mi rispose sorridendo con un “mmh?” quindi continuai. -ehm… potrei sentire questi CD? Mi sembrano molto belli, e visto che sono curiosa vorrei sapere come sono i gruppi Giapponesi. Posso?- oddio, sembro una bambina che chiede alla mamma se può andare a giocare con i suoi amici. Però lui annuì e mi diede il permesso di metterli nel lettore. Il primo che misi su erano gli “On/Off.” La prima canzone che partì mi è subito piaciuta si intitolava “Futatsu no kodou to akai tsumi” ascoltai un'altra canzone che si chiama “Butterfly” bellissima. Poi misi il CD di “Fujita Maiko”. La prima canzone che partì era “Takaramono” mentre la canzone andava lui sorrideva. Poi appena finita mi ha detto che il titolo in Italiano è “tesoro” la seconda che partì si chiamava “Nee” sembrava molto triste, ma mi piaceva tantissimo. Ho capito anche da sola il titolo della canzone. “hey” questa è la traduzione. Poi misi il CD degli “Hey Say Jump” Come negli altri ne misi due la prima si chiamava “arigatou”  la traduzione tanto si sa. La seconda si chiamava “crazy, but magic power” e infine gli ultimi i “Kat-Tun” avevo il tempo di ascoltarne solo una. Scelsi la quinta canzone “Love your self” bellissima. Ogni canzone mi ripetevo come un disco rotto. Dicevo sempre mi piace è bellissima! Poi purtroppo Hiroki fermò la macchina e tolse le chiavi, eravamo arrivati.
   -di già?- imitai i bambini quando mettono il broncio e lo feci ridere. Lui scese e mi venne ad aprire la portiera. Che galante!
-dai, scendi le altre le ascolti dopo- evvai! Scesi dalla macchina e entrammo. Il ristorate di chiama “Sakura” che strano nome.
   -non provi a indovinare che tipo di ristorante si tratta?- mi chiese mentre alzò un sopracciglio. sì lo avevo capito. Anche a mezzogiorno avevo mangiato sushi insieme alla Giuly. Appena entrammo un ragazzo e una ragazza ci accolsero e a quanto pare l’Italiano non lo parlano, almeno avevo Hiroki con me, infatti parlò lui.
   -konbanwa- disse facendo un inchino, lo imitai.
   -konbanwa, irasshyaimasen!-ci dissero i camerieri. Hiroki disse il suo nome e ci condussero al nostro tavolo. Ogni cameriere che incontravamo ci faceva o un inchino oppure un inchino con quel “irasshyaimasen” il ristorante era molto luminoso, con tavoli alcuni tondi altri quadrati poi c’erano delle scale che portavano di sopra. Ci sarà un'altra sala, nei muri c’erano disegnate delle figure Giapponesi, tipo il monte Fuji o alcuni templi poi gli alberi di ciliegio in fiore. Il pavimento era con un pavimento di legno lucidissimo. il soffitto era pieno di lampadari, non li vedevo bene proprio perché facevano molta luce, ma sapevo che erano molto eleganti. Dove c’erano le finestre ora ci stavano delle tende rosa a coprirle.
   Il nostro tavolo era in fondo alla sala, mi accomodai al mio posto e Hiroki si sedette di fronte a me. Guardai il disegno che avevo di fianco. Era un tempio dorato in mezzo all’acqua, continuava con un’ altro diverso. Era un altro tempio rosso molto alto con il monte Fuji accanto e in primo piano dei rami degli alberi di ciliegio.
   Hiroki aveva già guardato il menù mentre io mi guardavo intorno.
   -hey, che cosa avevi detto prima?- lo vidi sorridere da dietro la carta dei menù. La chiuse e messa a lato del tavolo.
   -semplicemente ho detto: buona sera e loro hanno detto: buona sera, benvenuti. Tutto qui- che stupida! Potevo arrivarci anche da sola. Presi il menù e lo guardai. Non conoscevo nessuno di questi piatti, solo il sushi. In fondo chi non conosce il sushi? Decisi di chiuderlo e metterlo sopra a quello di Hiroki.
   -cosa mi consigli di prendere? Te cosa hai preso?- 
   -a dire il vero se non ti dispiace ho già ordinato per tutti e due- ha ordinato anche per me? E se ha preso qualcosa che non mi piace cosa faccio? Spero che quello che mi ha preso mi piaccia.  Ah! Devo avvisare mio padre che resto fuori a cena. Tirai fuori il telefono e lo aprì, c’era ancora il messaggio che mi era arrivato prima.
   -ti da fastidio se vado un attimo fuori? Devo avvisare mio padre che resto fuori a cena- lui scosse la testa.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** l'uscita -parte quattro- ***


-no, fai pure- mi alzai e andai fuori. Mi sentivo lo sguardo Hiroki addosso. Aprì la porta e uscì, lessi il messaggio sicuramente è la Giuly che vuole sapere perché non sono arrivata a casa, lei è così…
   Rimasi a bocca  aperta, non era lei, ma era… Lorenzo! Nel messaggio c’era scritto: “ciao! scusa se non ci vediamo da un po’, ma sono successe molte cose e quindi diciamo che hanno avuto bisogno di me per… sistemarle, tornerò presto a scuola promesso! Ciao Rosy” che messaggio strano doveva “sistemare delle cose” ma quali cose? Certo che qui tutti hanno dei segreti he? A quanto pare io non ne ho, mah. Andai alla rubrica e chiamai mio padre avrei risposto a Lory appena tornata a casa.
   Il telefono a casa squillava a vuoto, riagganciai e richiamai, se non risponde adesso me ne ritorno dentro. Ancora niente. Riagganciai e me ne tornai dentro, anche perché sono uscita senza giubbotto e faceva freddo. Appena entrai raggiunsi il tavolo dove era seduto Hiroki, vedevo che stava bevendo dell’acqua e c’erano già dei piatti. Lo raggiunsi mi sedetti e infilai il telefono in borsa.
   -ti ha sgridato? Hai una faccia- mi portai le mani alle guance, come se potessi capire che faccia avevo! Le appoggia al tavolo.
   -no, non ha risposto a quanto pare non è a casa, riproverò tra dieci minuti. Wow! Che cosa mi hai preso?- davanti a me c’era un piatto con un triangolo di riso, sembravano arancini a forma triangolare con solo riso bianco e una cosa nera in mezzo. Lui invece aveva preso una scodella di… boh sembravano spaghetti in brodo con dell’uovo, della carne. Cercai di allungare il collo ma non riuscivo a vedere bene.
   -ti ho preso degli Onighiri e invece il mio piatto si chiama Ramen- mi sembrava che stava parlando con una bambina. Io annuì e presi un triangolino di riso e gli diedi un morsetto. Masticai e masticai, aveva un sapore strano, diverso però è buono, diedi un altro morso e piano piano finì il mio piatto. La cosa nera –mi ha spiegato Hiroki- è un’alga usata anche per i sushi, si chiama alga nori detta più Giapponese “yaki nori”. Il suo piatto lo mangiava con le bacchette. Strano io li avrei mangiati con una forchetta ha! Ha io e la mia ignoranza. Per il brodo aveva una specie di cucchiaio. Vorrei sentirlo questo piatto.
   Hiroki alzò lo sguardo e vide me che fissavo il suo Ramen, avrà intuito quello che pensavo perché prese le mie bacchette e pescò dal piatto dei noodles e li tenne sollevati.
   -vuoi assaggiarli?- mi chiese mentre alzava e abbassava i noodles nel brodo. Io feci sì con la testa e lui mi fece cenno di avvicinarmi, lui alzò il piatto e lo avvicinò a me per non farli gocciolare. Annusai il piatto, il profumo era buono, ora devo sentire il gusto. Aprì la bocca e Hiroki mi imboccò. dopo un po’ che masticavo capì che era buono. Diedi l’ok per fargli capire che mi piacevano, arrivò un cameriere e portò via, io bevvi un sorso di acqua.
   -ti sei divertita oggi?- mi chiese guardandomi negli occhi, ma perché tutti mi devono guardare così? A me non piace. Distolsi lo sguardo.
   -sì, mi sono divertita e mi sto divertendo, e te?- oddio ti prego fa che dica che si diverte ti prego!
   -molto- lo guardai e ci sorridemmo. Arrivarono altri due piatti. Era il dolce, lui si è preso una torta al thè verde e a me ha preso un gelato al sesamo. Non mi convince, però lo assaggiai lo stesso. Ne presi un cucchiaino, un cucchiaino dopo l’altro lo finì. Pensavo che non mi sarebbe piaciuto niente e invece era tutto buonissimo. Mi ricordai che dovevo chiamare mio padre, controllai l’ora erano le venti in punto. A quest’ora sarà già a casa, feci vedere il telefono a Hiroki e mi alzai. Questa volta presi il giubbotto, ma non riuscivo a mettermi la manica sinistra, poi Hiroki si alzò e mi aiutò, anche lui si era vestito.
   -torniamo a casa tu intanto vai fuori io vado a pagare ok?- annuì, lo vidi andare verso la cassa e io mi diressi fuori. Andai verso la macchina tanto era vicino all’entrata appena esce mi vede subito. Mi misi vicino alla portiera del passeggero e chiamai casa. Dopo cinque squilli finalmente rispose.
   -pronto?- rispose mio padre, aveva una voce stanca.
   -papà, io ho provato a chiamarti, ma non eri a casa volevo dirti che sono andata fuori a cena con…- potevo dirglielo? Sì non credo che mi urlerà dietro. -con Hiroki, siamo usciti adesso dal ristorante e ora mi riaccompagna a casa- non sentì niente dall’altro capo del telefono, poi sospirò.
   -ok, tra quanto arrivi?- non era molto preoccupato, un altro padre mi avrebbe sgridata, mi avrebbe detto: Hiroki? Chi è? Un tuo amico? Dove sei? Tra quanto torni? Domande di questo tipo invece mio padre solo “tra quanto arrivi?” bè forse meglio così.
   -non so, credo tra un’ oretta o un’ora e mezza- 
   -va bene ci vediamo a casa allora. Ciao- 
   -ciao- riattaccò, strano guardai il telefono e chiusi la chiamata, mi girai e sobbalzai ritrovandomi di fianco dall’altro lato della macchina Hiroki. Mi portai una mano al cuore. batteva all’impazzava mi aveva fatto davvero prendere un colpo.
   -ti ho spaventata?- sgranai gli occhi, me lo ha chiesto davvero? Mmh non so è che adoro prendermi paura da sola, adoro quando il mio cuore gli prende un infarto. Ma decisi di non rispondergli così.
   -sì non farlo mai più!- dissi mentre aprivo la portiera e mi sedevo. Mi allacciai la cintura e aspettai che si mettesse a posto e mise in moto.
   -scusa, non volevo spaventarti- prima di partire lo vedevo che mi stava scrutando, come se avessi qualcosa fuori posto o come se avessi qualcosa in faccia.
   -che c’è? Sono sporca?- mi pulì la bocca e non vidi niente, magari mi sanguinava il naso. Niente.
   -no, niente allora andiamo- partì, fedele alle parole dette da Hiroki misi i CD e mi ascoltai le canzoni.
   Per tutto il tragitto non parlammo, ascoltavamo solo le canzoni qualche volta lui sorrideva o rideva e mi traduceva alcune cose 
-ovviamente solo le parti che a lui facevano ridere-  adoravo queste canzoni le trovavo davvero energiche, soprattutto una è Rock Hiroki ha insistito a farmela ascoltare era la sua preferita di quel gruppo si chiamano “An Cafè” la canzone infatti si chiama “Gutan Rock” anche se il genere non mi piace questa canzone mi da un energia pazzesca, così tanto che la riascoltai ballando a tempo. Lui rise per tutta la canzone sono contenta che lo facevo ridere così tanto. Purtroppo dopo il tragitto fin troppo presto, si fermò vicino al marciapiede e scesi. Lui mi accompagnò alla porta. Non dirmi che è quel tipo di momento! Quel momento che lui ti accompagna alla porta di casa tua e… ti da un bacio! No non potrei reggerlo, mi porse qualcosa. Erano i suoi CD! Lo guardai con un aria interrogativa.
   -perché me li stai dando?- 
   -così te lo puoi ascoltare con calma tanto io posso prenderli quando voglio. Tienili te- me li stava davvero dando? Che bello, li presi e come al ristorante feci un inchino. Li sogghignò.
   -grazie mille, davvero grazie- me li portai al petto e li “abbracciai” lui mi fece il saluto dei militari e un inchino.
   -ci vediamo a scuola allora. Buona notte- 
   -sì. Buona notte grazie, per… la giornata. Mi sono divertita tanto. Grazie- lui annuì e indietreggiò di alcuni passi.
   -anche io mi sono divertito molto. ‘notte, Rosy- sorrisi. Mi ha dato uno strano brivido quando ha detto il mio nome, dei brividi belli. Lo salutai con la mano ed entrai in casa chiudendomi la porta alle spalle. Che bella giornata pensavo che andasse peggio e invece è stata fantastica.
   In casa era tutto buio, mio padre è già andato a letto? Non mi aveva detto che ci vedevamo a casa? Bè pazienza, salì in camera e mi misi il pigiama, andai in bagno e mi lavai i denti e subito dopo mi buttai nel letto. mi piace tanto buttarmi, il letto è talmente morbido che mi faceva fare tre o quattro saltelli prima di fermarsi, rimasi stesa a gambe e braccia larghe, sono così felice. D’un tratto sento delle risate che provengono fuori dalla mia finestra, mi tiro su a sedere e rimango così per alcuni secondi ad ascoltare, non sentì più niente, decisi di andare a vedere. Mi alzai e andai davanti alla finestra, la aprì e mi affacciai, non vedevo niente “buum!”  un rumore dal tetto, un ladro? Poi sentì quel familiare battito d’ali e una piuma cadere ed atterrare nel giardino. Sorrisi da sola nel buio della stanza e me ne andai a letto sapendo che mi sarei addormentata subito felice della mia vita che sto vivendo.
 
 
   Lunedì mattina.
   Mi svegliai contro voglia. Mi sentivo uno zombie, il giorno prima mio padre mi ha messo in “punizione” perché sono tornata casa tardi, ecco spiegato il motivo del perché era così caldo al telefono, mi avrebbe fatto la ramanzina faccia a faccia e così invece di uscire con le amiche mi ritrovai a pulire da cima a fondo la casa. Compreso la soffitta che era piena di robaccia. C’erano così tante ragnatele che potevo farmi un vestito. Bleh. Ho dovuto uccidere parecchi ragni e molti erano molto grossi. Però è stata una punizione ben accetta visto la splendida giornata passata in giorno prima. Chissà oggi che cosa succederà.
   Mi sedetti al bordo del letto guardando i CD sopra il comodino, me li sono ascoltati tutti mentre pulivo e una spolverata qui e una là alla fine mi sono divertita. Mi sentivo i capelli spettinati, forse erano molto di più che spettinati e probabile che assomigliavano a un nido di aquile. Con un sospiro mi alzai e mi diressi al bagno cercando di riprendere vita. Mi guardai allo specchio, era un disastro, avevo le occhiaie, l’aria stanca e i capelli facevano paura. Presi la spazzola e cercai di sciogliere i nodi, un impresa ardua. O se ne andavano con le buone o con le cattive, fortunatamente non dovetti usare le cattive maniere e i nodi si sciolsero abbastanza facilmente. Per mia fortuna, passai al viso dovevo togliere quest’aria stanca. Mi buttai l’acqua fredda e rimasi senza fiato, avevo esagerato con girando il rubinetto tutto dalla parte fredda. Mi guardai e andava molto meglio, rimanevano solo le occhiaie, ma quelle potevo coprirle con il trucco.
   Finì di prepararmi e scelsi i vestiti. Optai con un maglione nero e dei jeans grigi con sfocature bianche e degli stivali neri senza tacco che arrivavano al polpaccio. Poi passai al trucco e infine mi controllai se ero presentabile. Perfetto, ma perché mi stavo concedendo tutto questo tempo per prepararmi? Devo ancora fare colazione, perché voglio essere presentabile al 100%? Anche prima lo facevo, ma adesso un po’ di più, sarà perché voglio essere carina per Hiroki? Oddio è per questo! Mi misi le mani tra i capelli, ma poi mi accorsi che facendo così li spettinai tutti. Sbuffai e scesi le scale, mio padre era già seduto sulla sedia a bere la sua tazza di cappuccino, vicino a lui ce n’era una seconda. Mi aveva preparato la colazione. E questo mi rese un po’ felice, solo un po’. lo raggiunsi.
   -’giorno papà- lo salutai mentre mi sedevo accanto a lui e toccargli la spalla. Presi il cucchiaio e assaggiai il mio cappuccino, feci una smorfia, era freddo. continuai a berlo dovevo accontentarmi, non potevo lamentarmi e comunque dovevo andare a scuola non avevo tempo per riscaldarlo.
   -’giorno Rosy- bevve l’ultimo sorso e si ripulì con un tovagliolo. Io facevo fatica a finirlo era imbevibile. -dormito bene?- mi domandò mentre si alzava e portava la tazza nel lavandino. Feci un ultimo sacrificio e finì la mia colazione. Finalmente. Lo raggiunsi e lavai la mia tazza.
  -abbastanza. Tu?- ovviamente era una bugia, avevo dormito malissimo ero talmente stanca che non riuscivo a prendere sonno, mi addormentai verso le tre di notte.

  -sì. Con la casa così pulita non si può che dormire bene- ovvio, sono stata io a tirarla a lucido così! E da sola per giunta.
   -bè io vado a scuola altrimenti faccio tardi- lo salutai dandogli un bacio sulla guancia, non è una cosa che faccio spesso e spero che questo mio gesto gli possa far passare la rabbia.
   -ok, fai la brava mi raccomando- gli sorrisi, ma io faccio sempre la brava. -e non sei più in punizione, hai pulito tutta la casa da sola senza fare obbiezioni, pensavo che ci avresti messo una settimana e che avresti fatto un pessimo lavoro, invece ti sei rimboccata le maniche e hai fatto un ottimo lavoro in un giorno interno- sapevo che non lo ero più mi avevo detto: “fin ché questa casa non è pulita da cima a fondo e non è linda e pulita tu non esci di casa” bè avevo fatto quello che voleva e in un solo giorno. Sono stata brava e me lo dico anche da sola, non pensavo di farcela.
   -grazie- gli rivolsi un mega sorriso e lo abbracciai. Stavo facendo tardi, sciolsi l’abbraccio e mi infilai il cappotto. -ora devo davvero andare sennò  faccio tardi- lo salutai e uscì. Appena chiusi la porta mi accorsi che non avevo preso su lo zaino, rientrai in casa e trovai mio padre con in mano lo zaino, lo ringraziai e pedalai di corsa fino alla scuola dove mi attendevano mille domande.
   Appena entrai in classe le mie amiche non riuscivano a stare ferme sulle loro sedie, io sedevo in mezzo tra la Fra e la Giuly, la Vale mi sedeva davanti. Mi sedetti la mio posto si voltarono tutte e tre verso di me arrabbiate. E avevano ragione le avevo promesso che le avrei raccontato tutto appena tornata a casa, ma alla fine non l’ho fatto per via della punizione. Unì le mani come se dovessi pregare e chiesi perdono.
   -scusate! Ma ero tornata a casa tardi e il giorno dopo mio padre si è arrabbiato e mi ha punito pulendo la casa da cima a fondo e non ho avuto tempo per mandarvi un messaggio- cambiai tono di voce da supplichevole a malizioso. -e poi… non è meglio che vi racconto dal vivo?- feci l’occhiolino. Loro mi guardarono e si misero a ridere, mi avevano perdonata. Che sollievo, la lezione stava per iniziare e tirai fuori il libro. Avrei raccontato tutto a mensa. Sakura sarà di sicuro la più curiosa. Cercai di stare connessa alla lezione, ma la mia mente ritornò indietro nel tempo, non riuscivo a togliermi dalla testa il suo viso. Le sue parole. Le sue risate. Aveva detto che ero buffa, mi rendeva felice. Certo non è una cosa molto romantica, ma mi fa piacere.
   La lezione finalmente finì e ora che ero da sola le lezione si allungarono improvvisamente. Finalmente la campanella della pausa pranzo si fece viva, ci alzammo tutti e ci dirigemmo in mensa. Presi un vassoio e presi della pasta al pomodoro e raggiunsi il nostro tavolo. A quanto pare ero la prima, feci spallucce e mi sedetti al mio posto e aspettai gli altri. Per prima mi raggiunse la Fra e via, via arrivarono tutti. Dov’è Mattia? Lo cercai tra la folla, ma non lo vidi da nessuna parte. Che fosse malato? Almeno non doveva sentire il mio racconto. Non gli avrebbe fatto bene sentirlo.
   -allora? Quando ti decidi a parlare?- mi chiese la Vale. Mancava anche Sakura all’appello. Ma Hiroki no. Lo vedevo seduto composto insieme ai suoi amici, oggi era vestito normale con un maglioncino a V e un paio di jeans e degli anfibi neri. Semplice. Incrociò il mio sguardo e mi salutò con la mano. Non lo aveva mai fatto! Che faccio? Non potevo ignorarlo, quindi lo imitai, e poi ritornò a parlare insieme agli altri. Presi una forchettata di penne e la mangiai prima di rispondere alla domanda.
   -adesso parlo, tranquille- cominciai a raccontare tutto dalla mattinata a scegliere i vestiti fino alla sera quando mi ha regalato i suoi CD. Restarono zitte per tutto il tempo, cosa che era abbastanza rara conoscendo la Vale, appena conclusi continuai a mangiare il mio piatto ormai freddo. oggi è giornata che devo mangiare o bere cose fredde.
   -quindi… niente bacio?- alla parola “bacio” mi andò di traverso l’acqua, loro pensavano che mi avrebbe baciata? Se fossi stata al loro posto io non avrei mai… ok lo avrei pensato anche io. Scossi la testa e finì di bere il mio bicchiere d’acqua.
   -che palle! Io al posto tuo lo avrei baciato subito- eeh, la Vale e la sua finezza. Secondo me non avrebbe avuto il coraggio di baciarlo.
   -e te avresti baciato Lorenzo? C’è se eri al mio posto e invece di Hiroki c’era Lory lo avresti baciato? Visto che hai detto che lo avresti fatto- lei arrossì, sembrava un pomodoro. Dietro a quel suo lato pazzoide e “fine” c’era una ragazza timida che arrossisce appena sente pronunciare il nome del ragazzo che le piace. Tenera. Infine scosse la testa, lo immaginavo non avrebbe avuto il coraggio di farlo. la pausa pranzo finì e ci incamminammo in classe. Dovevo stare da sola in aula, non mi andava, ormai mi ero abituata di essere in compagnia di Mattia, senza di lui sarebbe stata noiosa la lezione. Entrai in classe con il broncio, ma scomparì appena vidi dei capelli che conoscevo molto bene. Mi accorsi che mi era comparso un sorriso involontario, mi schiaffeggiai per farlo sparire, ma non c’era niente da fare. Lo raggiunsi e mi sedetti vicino a lui.
   -hey, cosa fai marini la pausa pranzo invece della scuola?- sogghignò.
   -no, dovevo recuperare un interrogazione. Non mi andava bene il voto che mi aveva dato e così mi ho avuto un'altra possibilità, purtroppo ho dovuto pagare un caro prezzo- gli sentì brontolare lo stomaco. Poverino ha dovuto saltare il pranzo per recuperare un brutto voto.
   -che secchione! Era tanto brutto il primo voto?- lui aprì il libro di chimica.
   -mi aveva dato sei e mezzo- spalancai la bocca, aveva presi un sei e mezzo, ma ha voluto recuperare lo stesso? Potevo capirlo se aveva preso un insufficienza, ma è un sei e mezzo!
   -ma sei scemo?- degli alunni entrarono e mi sentirono, si misero a reprimere delle risate. Gli diedi un pugno alla spalla. Lui mi guardò sorpreso massaggiandosi dove lo avevo colpito. Ovviamente non gli ho dato un pugno tanto forte.
   -perché? Io non sono scemo- lo disse con una voce imbronciata. Si guardò le mani che teneva sul libro aperto.
   -sì che lo sei, ha voluto recuperare un sei e mezzo, perché? Non potevi lasciarlo così? Perché recuperarlo? Potevo capirti se avevi presi cinque o meno, ma un sei e mezzo? Non lo capisco proprio- lui fece spallucce, non mi guardava neanche. Oggi è un po’ strano, tirai un sospiro rassegnata. -almeno questo voto è migliore?- lui annuì.
   -mi ha dato nove- cavolo che secchione! Bè anche io lo ero, ma non avrei mai cambiato un voto sufficiente. Ma lui ha volto rischiare e gli è andata anche bene prendendo nove. Cominciai a ridere, ho un amico davvero scemo, ma intelligente. Smisi di ridere, il prof era entrato in classe. Oggi niente esperimenti solo della noiosissima teoria. Lo stomaco di Mattia continuò a borbottare, e ogni volta sussultava e arrossiva. Il prof era girato di schiena, strappai un pezzo di foglio senza fare troppo rumore e scrissi: “dopo scuola andiamo in un bar? Il rumore del tuo stomaco che reclama il cibo comincia a disturbarmi” ovviamente sapeva che scherzavo. Lo piegai in quattro e glielo passai. Appoggiai la guancia sul palmo e lo guardai con la coda dell’occhio. Lo aprì e sorrise. Scrisse qualcosa e me lo passò.
   “hey, io qui sto soffrendo! Ma va bene dopo scuola portami in un bar”
Feci cenno di sì. La lezione proseguì lenta come una lumaca con il sotto fondo dello stomaco del povero Mattia. Ogni volta cercavo di soffocare una risatina e –ovviamente- ogni volta Mattia mi fulminava con lo sguardo che mi fece venire da ridere ancora di più. 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** l'uscita -parte cinque- ***


La campanella suonò e ci alzammo tutti dirigendoci alla lezione successiva. Avevo ancora musica e palestra. Uff, speravo che mancava solo un ora.
   Entrai in classe e mi sedetti al mio posto. Hiroki non era ancora arrivato, la classe era già piena mancava solo lui. Spero che vada tutto bene e che non mi stia evitando. Appena questo pensiero mi sfiorò la mente Hiroki entrò in classe, che sollievo. Si avvicinò e sentì che aveva il fiatone. Aveva corso per venire qui? Strano, di solito non arriva tardi. Chissà dov’era, doveva essere lontano per avere questo fiatone. La prof entrò a grandi falcate e ci consegnò degli spartiti, dovevamo suonare i nostri strumenti, mi diressi verso la tastiera e iniziai a studiare la melodia. Era per Elisa di Beethoven, era abbastanza complicata, ma dopo che si ha preso la mano diventava abbastanza facile. Per tutta la lezione suonammo questa canzone –che io adoravo– la lezione finì, non so se aspettarlo oppure andarmene da sola. Mentre me ne stavo li a pensarci su sulla soglia della porta, sentì una mano scompigliarmi i capelli, sapevo chi era, lo seguì stando vicino al suo fianco come un cagnolino. Teneva lo zaino sulla spalla destra e la mano sinistra infilata nella tasca dei jeans. Restammo in silenzio per tutto il tragitto verso la palestra, anche se non ci dicemmo niente è come se abbiamo parlato per tutto il tempo. Non era un momento imbarazzante, proprio per niente, ero a mio agio e così sembrava anche lui.
   Mi lasciò davanti agli spogliatoi e se ne andò. Io entrai e andai al mio posto. Alla fine anche oggi Lorenzo non si è fatto vedere -mi sono dimenticata di rispondergli! Che scema!- E Vanessa? Perché non è più a scuola? Mmh adesso che ci penso è da un po’ che non viene a scuola, tanto meglio, di sicuro non sono triste del fatto che lei non c’è, anzi mi rende felice. Niente Vanessa niente vampiro. ancora mi sembra impossibile che i vampiri esistono. mi lasciai cadere sulla panchina e iniziai a cambiarmi di contro voglia.
   -hey! Come va Rosy?- mi salutò in modo energico Sakura. anche lei ha dovuto recuperare un voto?
   -hey, come mai non c’eri a mensa?- rimase un attimo in silenzio, ma che faceva, ci stava pensando? Mi alzai per mettermi la maglia e infine misi le scarpe mentre attendevo la sua risposta.
   -niente di che- fece spallucce. La gente è difficile da capire, uscimmo e raggiungemmo gli altri sulla riga per fare l’appello. Oggi mancava solo un tizio di nome Andrea. Iniziamo la corsa. Mi aspettavo una valanga di domande da parte di Sakura, infatti avevo ragione, solo che arrivarono più tardi del previsto.
   -allora, com’è andato l’appuntamento?- ancora con questa storia dell’appuntamento, era solo un uscita! Perché nessuno lo capiva? Decisi di non negare per evitare discussioni. Tanto alla fine vincevano sempre loro.
   -bene, mi sono divertita- guardai fuori dalla porta, ormai è diventata un’abitudine.
   -eeh? Dai racconta- non potevo raccontarle tutto e farle pensare che era un appuntamento perché non lo era, e poi lui è qui e se per caso ci passa accanto e sente la conversazione? Di sicuro lo metterei in imbarazzo. Mi guardai indietro, era l’ultimo quindi potevo raccontarle tutto.
   -non era un appuntamento- lei sbuffò, ero io a dover sbuffare non lei.
   -com’era vestito? Normale o elegante?- ci pensai su effettivamente non era vestito tanto normale.
   -aveva una camicia con una cravatta- continuammo a correre stando attenta a tenere a bada Hiroki. Bene è ancora in fondo.
  -cravatta? Allora era vestito elegante. E ora ti dico che quello era un appuntamento. Fidati lo conosco, si è vestito elegante per fare colpo su di te- mi fece l’occhiolino. E quindi si è vestito elegante per fare colpo su di me? Ha! Ha! Che stupidaggine, non ci crederò fin ché non sarà lui a dirmi che quello era un appuntamento. Non risposi a Sakura, ma le feci un sorriso e annuì.

   Mentre correvamo passammo davanti alla porta dove avevo visto il vampiro, e mentre ci passavo davanti vidi un ombra nera dirigersi verso l’entrata della scuola –o almeno così mi sembrava- guardai indietro, ma non c’era nulla lì fuori. Devo smetterla di torturarmi in questo modo.
   Finimmo la corsa e i soliti esercizi di respirazione iniziammo con gli attrezzi. Io e Sakura scegliemmo la trave e sbirciai Hiroki scegliere il quadro svedese. Quel attrezzo lo odio, non mi piace per niente, non riuscirei neanche a fare un quadro. Mi romperei le braccia di sicuro. Tornai alla trave, dovevamo camminarci fin ché non avevamo un ottimo equilibrio, su questo ero avvantaggiata. Ho un eccellente equilibrio. Salì sulla trave e camminai fino alla fine con naturalezza, come se stessi camminando in mezzo alla strada. Scesi e raggiunsi le altre, mi buttai sui materassini e guardammo la Jessica fare l’esercizio. Vacillava e ogni volta doveva fermarsi e ritrovare l’equilibrio. Decisi di stendermi e rilassarmi, tanto per il prof non c’erano problemi. I materassini erano messi a scala, c’era quello più basso, subito dopo c’era il livello poco più alto –dove erano tutte le altre- e infine il mio, c’erano quattro materassini, a vista non era così alto da arrampicarsi arrivavano al sedere. Le ragazze parlottavano tra di loro mentre io ero tra le nuvole, pensavo all’uscita con Hiroki, a Vanessa, al vampiro. nella mia mente c’erano solo queste cose. Nient’altro. Dovevo solo scegliere a quale pensare. Non feci in tempo a sceglierne uno che sentì qualcuno tuffarsi sul mio materassino e mi ritrovai per aria e crollai addosso a un ragazzo. Cercai di rialzarmi e guardare chi fosse. Quando lo scoprì rimasi di sasso. Non sono mai stata così vicina a lui, il mio corpo premuto contro il suo e i nostri nasi quasi si sfiorano, le mia braccia hanno perso la forza le sentì molli. Non lo avevo mai visto da così vicino e il suo profumo… mi stava facendo impazzire. Il profumo del dopobarba mischiato a un profumo dolce, sembra miele. Mi sentivo le guance in fiamme. Qualcuno chiami dei pompieri per favore! Dovevo togliermi da sopra di lui, Hiroki di certo non mi stava aiutando, era immobile. Raccolsi tutte le mie energie e mi spostai di lato tornando sdraiata sulla schiena come prima.
   -hai intenzione di uccidermi per caso?- il mio cuore stava ancora correndo come un pazzo. E lui sembrava piuttosto tranquillo.
   -no volevo solo stendermi qui- 
   -e dovevi proprio farlo in quel modo? Sapevi che mi sarei ritrovata per aria- incrocia le braccia e gonfiai le guance. Sentì due dita premermi le guance e involontariamente buttai fuori l’aria.
   -ha! Ha lo so l’ho fatto apposta, è stata una scena bellissima! Ha! Ha! Ha!- mi sta prendendo in giro! Ma se devo rendermi ridicola in quel modo per vederlo ridere, mi rende solo felice. Ripensando alla scena, sì è stata davvero divertente. Mi ritrovai a ridere insieme a lui e la lezione finì in un batter d’occhio. Mi vestì in fretta e furia, presi le mie cose nell’armadietto e andai subito a casa. Avevo un sacco di compiti da fare e poi volevo finire l’ultimo libro della saga “l’ accademia dei vampiri”.
   Finì i compiti e le ultime pagine del libro, andai a letto presto senza mangiare, ero troppo stanca e poi all’improvviso mi è arrivata una strana nausea. Non mi veniva da rimettere, sentivo come se il mio stomaco si stesse trasformando in qualche cosa. Mi è successo molte volte poi passava poche ore dopo. Quindi non ci faccio troppo caso, anche se questo è molto più forte.
   Mi addormentai poco dopo lasciandomi cullare dal suono dei miei respiri.

Hiroki
 
   Eccomi qui, nel bosco insieme alla mia migliore amica, Sakura. non la smetteva più di parlare, raccontava di lei e del suo ragazzo, di come stanno bene insieme, di come la guarda e altre cose da piccioncini. Mi fa ribrezzo, non so come fa a stare con uno come lui. Io non ci riuscirei. Comunque io l’ho portata qui per un motivo e devo dirglielo, prima che mi consuma le orecchie.
   -senti Sakura… voglio dirglielo- lei si bloccò e la raggiunsi. Era sbiancata di colpo. Infondo la capisco, voglio rivelare a una ragazza il mio più grande segreto, per di più ancora non ho capito se è un essere umano o no. Ed è per questo motivo che voglio farle vedere chi sono io.
   -sei sicuro? Se poi va male cosa farai? Entrerete in guerra come tutti gli altri o farete come me e Tomoya?- Tomoya è il suo ragazzo.
   -ancora non lo so, ma credo che dipenda da come reagirà lei- Sakura annuì e riprese a camminare, la seguì. Già se reagirà male, io cosa farò? E se reagisce bene? Bhè io spero che reagisca bene che dica: “wow! Fantastico!” o cose di quel genere se risponde così vuol dire che è un essere umano. Ma se reagisce male vuol dire che è…
   -secondo me reagirà bene- ritornai al presente, mi concentrai sulle parole di Sakura. andrà bene he? Lo spero davvero tanto. La decisione è presa, domani dopo la scuola le dirò chi sono. Ormai non si torna più indietro. Speriamo solo che non reagisca male. Se dovesse accadere… inizierà una guerra.
   Continuammo a camminare fino a sparire nel buio.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** l'angelo -parte uno- ***


ciao a tutti scusate ancora per il ritardo. volevo dire che nel capitolo precedente ho sbagliato a scrivere "irassyaimase" (benvenuto/i) e invece ho scritto irassyaimasen con la fretta a scrivere ho aggiunto una "n" e con la fretta di leggere  mi è sfuggito scusate tanto! e volevo aggiungere un ultima cosa: dopo questo capitolo sarò ancora più in ritardo a pubblicare perchè del capitolo otto ho scritto solo tre pagine (sono bloccata!) quindi vi chiedo di avere molta molta pazienza per favore. e ancora scusate per i futuri ritardi. buona lettura!


Sette

 
L’angelo

 

Rosy
 
   Mi svegliai di soprassalto, controllai l’ora. le tre e dieci di notte. Mi rituffai nel cuscino, perché mi sono svegliata a quest’ora? uff. mi rigirai nel letto due o tre volte prima di sentire un urlo nel bosco. Mi alzai e andai alla finestra alla ricerca di qualcosa, di qualcuno. Aprì la finestra e un vento gelido mi colpì il viso, per istinto annusai l’aria. Non so perché lo sto facendo, ma ormai l’ho fatto. Riconobbi un odore strano, di marcio. Mi infilai il primo paio di scarpe che trovai e corsi di sotto entrando nel bosco.

   Il bosco di notte è così tetro! Perché sono venuta da sola in un posto del genere? Sono scema! Ecco perché. Ahhh! Un altro grido, proveniva da destra. Corsi nella direzione dell’urlo per poi fermarmi e rimanere in ascolto. Niente. Silenzio assoluto, ma poi sentì qualcuno calpestare un rametto, girai sempre a destra e ripresi a correre. Dovevo aiutare quella persona, dal grido sembrava una ragazza. La scena che mi ritrovai davanti agli occhi mi bloccò i piedi e rimasi lì ferma impalata. Mi sentivo un ghiacciolo, l’aria è fredda e la scena che vedevo mi raffreddò completamente. Davanti a me c’erano due corpi per terra, non si muovevano erano circondati da un enorme pozza di sangue, ma la cosa che mi spaventò più di tutte è che l’assassino lo conoscevo. Quei capelli biondi quasi bianchi, quella pelle così pallida e i denti aguzzi. Lui. Il vampiro che avevo visto fuori da scuola e quello che ci ha fatto visita a casa della Giuly. Vedevo che teneva sollevato un corpo inanime dai capelli biondi ormai colorati di rosso. Lo lasciò cadere per terra. Ora i corpi erano tre e quei tre corpi erano le mie migliori amiche. Io indietreggiai in preda alla paura. Il vampiro continuò a sorridere, aveva la bocca sporca di sangue. Il sangue delle mie amiche, all’improvviso mi sentì un brivido scorrermi nelle vene, smisi di indietreggiare e lo guardai. Tenni i miei occhi fissi ai suoi. Un sorriso si impadronì delle mie labbra, il vampiro mi corse incontro e mi saltò addosso. Mi svegliai in una pozza di sudore, avevo il respiro pesate. Misi una mano sul petto per regolare il battito. Controllai l’ora. le sei e quaranta. Mi misi seduta sul bordo del letto, che incubo orribile. Perché ho fatto un sogno simile? Non ho guardato nessun film horror ne mangiato pesante –non ho neanche cenato- nel libro alla fine non c’erano ne lotte ne uccisioni, quindi non capisco perché fare un sogno del genere. Mi passai una mano sulla fronte mandida di sudore. Decisi di alzarmi e andare a farmi una doccia fredda. Dieci minuti dopo uscì e mi vestì per la scuola. Indossai dei jeans bianchi e una maglia nera con scollo a V e le mie all stars nere. Mi truccai come sempre.
   Scesi a fare colazione. Mi versai il latte in una tazza e lo misi nel microonde e preparai il caffè. E se avevo fatto questo incubo perché succederà qualcosa di brutto? No, non posso accettarlo che succederà qualcosa alle mie amiche. Devo stare appiccicata a loro. Devo tenerle d’occhio. Devo proteggerle.  Il suono del microonde mi svegliò dai miei pensieri, presi la tazza con dentro il latte e mi versai il caffè.
È ancora presto, mio padre starà ancora dormendo. Mi sedetti e bevvi il mio “cappuccino” con calma. Mio padre scese poco dopo.
   -’giorno-
   -’giorno papà- andò verso il frigorifero a prendere il latte e se lo versò anche lui in una tazza, ma invece di riscaldarlo se lo bevve così.
   -dormito bene?- strano da parte sua chiedermi se ho dormito bene. Di solito non me lo domanda, forse è perché esco sempre di fretta? Probabile. Scossi la testa.
   -ho fatto un incubo tremendo- mio padre si sedette accanto a me. Lo guardai meglio aveva i capelli tutti spettinati e la maglia sgualcita e… un attimo, cos’è quello? Una macchia? Di.. sangue? Mi avvicinai meglio per vedere bene.
   -cosa c’è? Aah è una macchia di caffè. Ieri mattina mi è caduta una goccia, mi sono dimenticato di lavarla. Può sembrare sangue he? Già be… dai raccontami questo tuo sogno e poi fila a scuola- una macchia di caffè della mattina prima dice e perché non la messa a lavare? Però non sembra affatto caffè, ma se dice che lo è dovevo credergli. Gli raccontai delle grida, che mi sono precipitata fuori e dei corpi delle mie amiche abbandonati per terra. Del vampiro e del mio strano brivido. Gli dissi anche che ero andata a letto con una strana nausea.
   Finì di raccontarlo e vidi un leggero sorriso, spero di aver visto male. Mio padre disse qualcosa, non sentì cosa, ma sapendo leggere un pochino il labiale sembra che abbia detto “ci siamo quasi”. Se ha davvero detto così cosa voleva dire con “ci siamo quasi”? Ma a cosa? Cosa deve succedere? Decisi di lasciar perdere, avevo già qualcosa a cui pensare per oggi, questo sogno mi ha scombussolata parecchio, forse è meglio se lo racconto anche alle mie amiche. Sì, forse è meglio, infondo sono coinvolte con questo vampiro e lui nel mio sogno c’era.

   Arrivai a scuola in anticipo, più precisamente… dieci minuti prima. Fantastico, e ora cosa faccio? Mi appoggiai al muretto vicino al cancello e incrociai le braccia al petto. Diverse immagini mi balenarono nella mente, non mi volevano dare pace. Due corpi per terra. Il sorriso insanguinato del vampiro. le mie amiche morte. Queste immagini continuano a presentarsi nella mia mente, appena l’ultima sparisce, ricomincia tutto da capo. Stavo impazzendo, fare un sogno simile. Perché? Da quando sono arrivata sono successe delle cose strane. Le misteriose penne, il vampiro, i sogni, la zampa bianca. Anche io mi sento diversa da quando sono arrivata qui. La strana nausea –anche se l’avevo già da molto prima- mi arrabbio facilmente, prima non mi arrabbiavo mai e ora invece.. basta un niente –da parte di Vanessa soprattutto- che mi arrabbio. E poi questo strano odore di marcio che sento. Voglio delle risposte, ma non credo che le riceverò da mio padre, visto che mi ha detto una bugia. È ovvio che quella non era una macchia di caffè, comincio ad aver paura. Che sia un serial killer? Ho un assassino come padre?
   -Rosy? Rosy!- sentivo che qualcuno mi scuoteva. Ma grazie a questa persona mi ha fatto smettere di pensare male di mio padre. È ovvio che non è un killer.
   Guardai alla mia sinistra chi mi stava strattonando.
   -ciao Mattia- che sguardo strano, sembra preoccupato. Tenevo lo sguardo fisso sui quegli occhi bicolore. Questa è la prima volta che sostenevo lo sguardo così a lungo su qualcuno mentre mi guardava. Di solito lo distoglievo sempre.

   -stai bene Rosy? Hai una faccia. Hai dormito male?- direi malissimo e a quanto pare avevo una faccia davvero strana da quanto era preoccupato Mattia.
   -già, ho fatto solo un brutto sogno, ma è tutto a posto, sto bene- feci un sorriso sforzato, spero che non se ne accorga. Purtroppo non ha abboccato, sono un libro aperto non riesco a nascondere le mie emozioni e le mie preoccupazioni, non riesco a nascondere niente.
   -raccontami- si appoggiò anche lui contro il muro facendo così le nostre spalle si toccarono. O meglio dire, la mia spalla era contro il suo braccio. Mattia sarà alto più o meno dieci centimetro in più di me. Sono tutti più alti di me.
   -davvero, non è niente mi ha scombussolato un po’, ma mi passerà- feci un altro tentativo con il sorriso sforzato, ma come prima non funzionò. Aprirono il cancello ed entrammo, ci avviammo in un angolo dove nessuno può sentirci. Alla fine fui costretta a svuotare il sacco. Gli raccontai il sogno per filo e per segno senza tralasciare nulla. Mattia rimase in silenzio ad ascoltare, a volte gli vedevo apparire un espressione di terrore quando arrivai al punto dei due cadaveri lo vidi sbiancare, ma non disse niente e non mi interruppe mai.
   -ecco questo è tutto- lo guardavo di sottecchi. Mi aspettavo che si mettesse a ridere o a dirmi che è solo un sogno e che non ci devo più pensare, ma non disse niente di queste cose.
   -c’è altro che devi dirmi? È successo qualcosa che ti ha terrorizzato? Per fare un incubo del genere devi aver vissuto qualcosa di terribile- voleva sapere tutto. Glielo leggevo negli occhi, era davvero serio. Lui sapeva che c’è sotto qualcosa e vuole aiutarmi. Aprì la bocca per raccontagli della notte di Halloween quando la campanella suonò per farci entrare in aula. La richiusi e gli feci cenno che gli avrei raccontato dopo. Mi sedetti nel mio banco vicino alle mie amiche, cominciai a scrivere tre bigliettini uguali per poi lanciarli a loro. Li piegai e aspettai il momento giusto. li passai tutti senza farmi beccare. Vedevo con la coda dell’occhio le reazioni della Fra e della Giuly, non erano certo le migliori. E il loro colorito ora erano uguali, non potevo vedere la Vale, ma lei si girò per alcuni secondi e aveva un colorito cadaverico. La lezione finì e andai alle prossime. Mi toccò fare un compito a sorpresa a cui io non sapevo rispondere a quasi nessuna domanda. Spero almeno di aver preso la sufficienza.
   A mensa presi un piatto di pasta al pomodoro e raggiunsi il nostro tavolo. Sakura era insieme a Hiroki. Bene, così potevo raccontare tutto a Mattia. Pochi minuti dopo il tavolo era pieno. Alla mia sinistra c’era la Vale, alla mia destra la Giuly, davanti a me Mattia. Mancano solo due posti: uno è di Lorenzo e l’altro di Sakura. è meglio così se loro due non  sono seduti qui –e poi Lorenzo è da un po’ che non viene a scuola- non vorrei che altre persone siano in pericolo. Ormai per Mattia è tardi mi aveva scoperta, ed è ora che sappia cosa è successo.
   -Mattia ti ricordi che mentre stavo correndo io mi ero fermata e dopo sono svenuta? Te lo hanno detto no?- fece sì con la testa. -bene, quella volta mi ero bloccata a fissare fuori dalla porta perché avevo visto una persona, una persona che conoscevo, anzi che conosciamo.- mi fermai feci un respiro profondo e continuai.  -Vedi dopo la festa di Halloween siamo andate a casa della Giuly abbiamo fatto un gioco…-
   -la tavola Ouija- mi interruppe la Vale. Lui la guardò e poi tornò a posare i suoi occhi su di me.
   -esatto, abbiamo evocato suo nonno- indicai la Fra. -ha funzionato, ma poi qualcosa è andato storto e uno spirito ci ha contattate, ci ha voluto mettere in guardia su qualcosa che stava per arrivare da noi. Ci ha detto: “le tue amiche vedranno la morte, devi stare attenta al tuo sangue” poi le candele si sono spente e la finestra si è aperta, abbiamo visto delle dita aggrappate e abbiamo visto che era una persona, aveva i capelli talmente biondi che sembravano bianchi e i suoi lineamenti del viso erano molto belli, aveva anche una pelle molto pallida e infine sorrise e aveva dei canini molto lunghi- feci una pausa e guardai la sua reazione. Rimase in ascolto non riuscivo a capire cosa stesse provando così continuai. -ci ha inseguite io sono inciampata e sono caduta, ho pensato al messaggio dello spirito: “le tue amiche vedranno la morte” stavano guardando la mia morte e lo sentì. Un dolore al collo, e il mio sangue che usciva, lui stava bevendo il mio sangue, non feci in tempo a pensare più a niente che lui si staccò e sputò fuori quello che aveva bevuto. Era schifato mi ha puntato un dito e mi ha detto: “dovevate essere tutti morti” e poi si girò verso la finestra della stanza della Giuly e ha aggiunto: “ce ne sono altri” e si volatilizzò, io rimasi con due buchi profondi nel collo. Fortunatamente non ci ha uccise, e quella volta a scuola lo avevo visto, avevo paura che se non sostenevo il suo sguardo potesse uccidere tutti poi non so come mi è successo, ma sono svenuta- raccontai tutto d’un fiato e animando quello che successe. Abbassai lo sguardo sul mio piatto vuoto aspettando una reazione qualsiasi. Ma disse solo:
   -perché non me ne hai parlato prima?- nel mio campo visivo non c’era più il piatto, ora c’erano gli occhi di Mattia. Le mie amiche rimasero in silenzio, mute. Senza voce, infondo cosa c’è da dire?
   -non lo so- vidi un cambiamento di espressione, ora c’era solo gentilezza, sì Mattia è davvero un ragazzo molto gentile.
   -ora non sarai più sola. Non sarete- si corresse velocemente. -vi aiuterò io, se ci sarà qualcosa se vedrete qualcosa, vi aiuterò. Non vi dovete più preoccupare- avevo le lacrime agli occhi, vedevo sfocato. 
   La Vale invece aveva aperto i rubinetti ed era finita tra le braccia di Mattia. Era una scena molto dolce, mi fece sorridere.

   -grazie Matti- sorrise da sopra la chioma nera della Vale. Mi sentì un pochino meglio.
   
   La lezione di scienze la trascorsi facendo la verifica. Qualche volta guardavo in direzione di Mattia in cerca di un suo sorriso per rassicurarmi e lui me li regalava sempre.
   Andai a lezione di musica, oggi la prof doveva farci vedere una video cassetta di un concerto di Beethoven. C’erano già degli alunni  seduti composti ad aspettare l’entrata della professoressa. Raggiunsi il mio e mi sedetti vicino a Hiroki. Lo salutai e lui ricambiò con un cenno del capo, strano sembra nervoso. Mah, ormai mi sto abituando ai suoi cambi di umore. Almeno non sembra avere espressione cattiva, è solo nervoso e vorrei tanto sapere il motivo.
   La prof entrò come una furia mise la cassetta e spense la luce. Sentì Hiroki irrigidirsi e muoversi. Lo guardai con la coda dell’occhio e vidi che aveva appoggiato il mento sulla mano destra e la sinistra la teneva chiusa a pugno. Stava muovendo la gamba destra dal nervosismo.
   -pss- mi avvicinai a lui. -che hai? Perché sei nervoso?- vidi che spalancava gli occhi dallo stupore e dal terrore per avergli fatto quella domanda. Ma la prof ci interruppe.
   -silenzio laggiù!- mamma mia che caratteraccio, è girata male oggi. Rimasi in silenzio e guardai il concerto. Le mie orecchie erano felici di ascoltare questa musica, tutto d’un tratto mi rilassai, poteva succedere di tutto e io non avrei provato niente. avrei continuato ad ascoltare questa musica fino alla fine. Dopo un ora l’effetto di rilassamento svanì  e tutti i miei pensieri sono ritornati a invadere la mia mente.
   Mi alzai e seguì gli altri fuori dalla classe e andai all’ ultima ora. Entrai nello spogliatoio e vidi dei capelli neri in fondo alla stanza dove di solito mi cambio io. Le altre stavano arrivando adesso. Raggiunsi Sakura.
   -ciao- misi la mia sacca sulla panca e mi sedetti.
   -ciao- mi tolsi le scarpe e tirai fuori la tuta. Com’è silenziosa. Oggi la gente è strana. Finì di cambiarmi e aspettai la mia amica e uscimmo.
   Pochi minuti dopo stavamo già correndo, stavolta la corsa durava venti minuti. Corsi accanto a Sakura, mentre Hiroki è molto più indietro. Sembra ancora più nervoso di prima.
   -sai cosa ha Hiroki?- chiesi.
    -in che senso?- guardai i suoi capelli, così neri e lucidi, sembrano morbidi come piume.
   -sembra nervoso, tu sai il perché?- rimase in silenzio, poi scosse la testa. Penso che non abbia così voglia di parlare, la lasciai in pace e finì i venti minuti di corsa. Il prof fischiò e crollai a terra. Stranamente non sono stanca, sono crollata a terra solo per non continuare a correre. Mi sentivo bruciare da dentro, sentivo un fuoco che mi divorava e che voleva uscire, ma in qualche modo non ci riesce. Sakura mi porse la mano e la afferrai.
   -grazie- le vedevo delle goccioline di sudore sulla fronte, ma non aveva il fiatone. Mi controllai la fronte e il collo, non c’era nessuna traccia di sudore. Niente. E il respiro era accelerato, ma solo perché volevo correre ancora e ancora. Sakura non se ne accorse e si mise vicino a me a fare gli esercizi, cercai con tutte le mie forze a far uscire almeno una goccia di sudore, ma credo sia impossibile fare a comando una cosa del genere.
   -bella corsa oggi he?- la guardai da dietro il mio braccio. eravamo piegate in avanti e tenevamo le mani sulle ginocchia per poi ritornare dritte.


 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** l'angelo -parte due- ***


   -già. Dobbiamo giocare a pallavolo dopo. Credo- lei annuì. Sì, sicuramente avremmo giocato a pallavolo.
   Il prof ci fece mettere sulla riga.
   -oggi, come avrete capito giocherete a pallavolo. Maschi contro femmine. Via! Andate in campo- fischiò un'altra volta. Dovevo fare la schiacciatrice. però c’era una ragazza più alta di me, doveva farla lei la schiacciatrice, non io. Comunque è solo un gioco. La partita iniziò.
 
   Alla fine vinsero i maschi, abbiamo fatto tre partite. La prima l’abbiamo vinta noi e le altre due ovviamente i maschi. Sono caduta un paio di volte e mi sono beccata una pallonata nel braccio, per il resto le partite sono state divertenti.
   Ci andammo a cambiare e finalmente potevamo andarcene a casa. Uscì e vidi le mie amiche aspettarmi. Le raggiunsi.
   -hey, che succede?-
   -niente, volevamo solo salutarti… No, volevamo sapere se va tutto bene- erano preoccupate per me, che carine.
   -si va tutto be…- non riuscì a finire la frase che qualcuno mi trascinò via. Cercai di fermarmi o di allentare la presa, ma niente. questa presa, questa mano… è quella di Hiroki! Perché mi sta trascinando via?
   -lasciami! Dove mi stai portando?- ormai avevo rinunciato a lottare per liberarmi era troppo forte.
   -devo farti vedere una cosa. Stiamo andando nel bosco- nel bosco? adesso? Cosa deve farmi vedere nel bosco? ha trovato una tana di un lupo? Dei lupacchiotti? Che cosa? Sto letteralmente impazzendo oggi.
   -hai intenzioni di trascinarmi a forza fino al bosco?- non mi rispose, camminò e basta. Gli vedevo solo la schiena e i capelli. Non si voltò neanche una volta. Il mio cuore cominciò a galoppare e non so come mai. Ora anche io sono nervosa, non so cosa vuole è questo che mi preoccupa, il non sapere. Ho paura.
   Dopo un bel po’ di camminata nel bosco si fermò in una radura. È quella dove avevamo fatto il pic-nic. Mi lasciò la mano e io mi fermai, lui rimase un attimo fermo davanti a me poi si incamminò da solo allontanandosi da me di dieci passi. Cominciò a spogliarsi. Oddio. Cosa… cosa vuole fare? Il cuore va a mille, mi sudavano le mani. Si è tolto la giacca di pelle e la buttò per terra dove capitava, mi dava ancora le spalle. Poi si tolse il maglione, rimase con una maglietta bianca a maniche corte. Non si è tolto i jeans. Allargò le braccia e alzò la testa verso il cielo. Sta per succedere qualcosa. Me lo sento. Avevo paura, ma il mio sguardo rimase sul ragazzo con le braccia aperte e il volto verso il cielo. E poi accadde. Durò pochissimo, un battito di ciglia se in quel momento sbattevo gli occhi mi sarei persa la scena, ma fortunatamente li avevo completamente spalancati. Vidi che si aprivano due linee. Una nella spalla destra e l’altra nella sinistra. E infine esplosero e vennero fuori un paio di ali. Erano enormi e possenti. Le mie gambe ebbero un leggero tremolio. Un angelo. È questo che è Hiroki. Era il mio disegno. E io lo sapevo –in qualche modo- Ed era splendido. Mi accorsi che mi stavo muovendo verso di lui e quando mi fermai ero dietro i lui, ero talmente vicina che se allungavo la mano potevo toccargli l’ala. E finalmente vidi il colore. Le penne erano dorate e le piume bianche con il contorno nero. Allora erano sue. Sorrisi. Allungai piano una mano, avevo paura che se lo toccavo sparissero. Avevo paura che fosse un sogno. Vidi che teneva le mani lungo i fianchi chiuse a pugno e teneva la testa bassa. Anche lui aveva paura. La mia mano era quasi arrivata, e se gli faccio male se gli tocco le ali? Ma ormai era troppo tardi la mia mano era già appoggiata sulle piume. Erano davvero morbide, accarezzai quell'ala morbidissima, mentre lo facevo lui ebbe un brivido, così smisi. Forse gli stavo facendo male. Lui piegò le ali dietro la schiena e si girò. Ora potevo vedergli il viso finalmente. Stavo allungando di nuovo la mano per potergli toccare una guancia. Gli punzecchiai la sinistra con l’indice, lo feci un po’ di volte fin ché lui la prese e intrecciò le dita, mi stava tenendo la mano. Mi stava tenendo per mano! Un angelo mi sta tenendo la mano! Non ci posso credere. È fantastico, lui mi ha osservata per così tanto tempo, però anche io in un certo senso l’ho osservato.
   -perché ti sei fermata?- mi chiese l’angelo. La sua voce rimase quella di prima, ma visto il momento mi è sembrata più magica, più cristallina, forse perché lo ha detto in un modo dolce in un modo che non avevo mai sentito.
   -pensavo che ti facesse male- volevo che sorridesse. Voglio che mi sorrida, ma rimase serio a guardare ogni mia minima mossa, ogni mia emozione, ogni mia espressione.
   -non mi fa male. È una bella sensazione invece- aprì l’ala sinistra e mi circondò, lui appoggiò la mia mano sulla sua ala, era così morbida. È
una cosa indescrivibile, tenevo lo sguardo fisso su quelle piume bianche, mi stavano ipnotizzando. E così il ragazzo che mi piace è un angelo. E questo angelo mi ha osservata per molto tempo attraverso la mia finestra. La mia finestra? La mia camera? Lo guardai con una furia negli occhi.
   -cosa? Cosa c’è?-
   -cosa c’è? Mi hai spiata mentre mi cambiavo? Non mi hai vista mentre mi cambiavo vero? So che mi osservavi ho trovato delle tue penne e piume. Non dirmi che hai visto… che mi hai visto…- lui portò le mani in avanti come per dire “non sparare”.
   -no! Assolutamente no, ti guardavo dormire tutto qui, non mi sarei mai permesso si vederti nuda. Credimi, non ho visto niente- era arrossito moltissimo, non potevo rimanere arrabbiata con lui per molto tempo e poi ha un faccia buffa! Risi e ritornai ad accarezzare l’ala che ancora mi circondava.
   -è fantastico. Sei un angelo- per la prima volta, oggi lo vidi sorridere. Sembrava come se si fosse tolto un peso. Lui si avvicinò e mi mise le mani sui fianchi, io lo guardai sorpresa. E ora cosa vuole fare? non mi piaceva come mi stava sorridendo, sembrava un sorriso malizioso, gli misi le mani sul petto per tenere una certa distanza. Ma lui non fece niente.
   -ti va di volare?- mi si gelò il sangue. Cosa.. cos'è che vuole fare? volare? Con.. me? Mi vuole portare lassù?
   -no, no ho paura e se poi cado?- piegò la testa da un lato.
   -potrei mai farti cadere? In fondo sono il tuo angelo custode- sorrisi alla parole “angelo custode” più o meno è così, anche se non mi ha salvato da niente. se rifiuto un’opportunità del genere sono veramente una stupida. Volare insieme ad un angelo e non un angelo qualsiasi, volare insieme a Hiroki. Non posso assolutamente rifiutare.
   -sì, mi va di volare- sorrise a trentadue denti, è il primo vero sorriso che mi regala e mi piace un sacco, voglio che mi regali molti altri sorrisi, molte altre emozioni. Lui mi abbracciò e io mi aggrappai allacciando le braccia attorno al suo collo. Sembrava un normale abbraccio, senza le ali e senza il fatto che stiamo per prendere il volo. Nascosi il viso contro il suo petto e sentì una risata. Cominciò a sbattere le ali creando un vento fortissimo, poi fece un salto, un unico salto e non sentì più la terra sotto i piedi. Quando mi accorsi che non tornava più giù mi aggrappai ancora di più a lui e Hiroki mi strinse più forse. Tra le sue braccia mi sentivo così bene, mi sentivo come se fossi a casa, non potrei aver un posto più sicuro che tra le braccia di Hiroki.
   Stavamo volando, Hiroki cominciò a volare dritto e sentivo le gambe a penzoloni così mi aggrappai a Hiroki anche con le gambe e le intrecciai ai suoi fianchi.
   -puoi guardare ora- piano, piano aprì gli occhi, ma vidi solo la sua maglia, voltai piano la testa e vidi del verde e del blu. Misi a fuoco e… Siamo davvero in alto! Mamma! Paura! Paura! Sentì le braccia di Hiroki stringersi ancora di più e questo mi tranquillizzò e guardai il bellissimo panorama, non andavamo molto veloci qualche volta entrava nel mio campo visivo l’ala sinistra dell’angelo, ancora non ci posso credere. Ha voluto condividere il suo segreto con me, questo mi rende davvero speciale e felice. Mi agitai quando vidi dei cervi correre e poi di nuovo quando vidi un orso con i suoi cuccioli. Hiroki mi doveva tenere ferma con tutta la sua forza da quanto mi muovevo a indicare gli animali. È fantastico poter vedere il mondo da quassù. Questo posto è magnifico.   
   Mi appoggiai alla sua spalla godendomi il panorama. Hiroki si piegò a destra e tornò indietro. Non dirmi che il viaggio è già finito? Non voglio! Mi piacerebbe stare così per sempre.
   Arrivammo nel punto in cui siamo partiti, ma non scese, si rimise in “piedi” tolsi le mie gambe sai suoi fianchi. Ogni volta che sbatteva le ali mi circondavano ed era una sensazione di protezione bellissima. Eravamo solo io e lui. E nessun altro. Vidi che era ancora nervoso, c’è dell’altro che deve dirmi. La paura tornò a impossessarsi di me.
   -cosa succede?- chiesi preoccupata e un tantino terrorizzata.
   -devo dirti un'altra cosa, ma non so come dirtelo- sarà una cosa brutta? O una bella? Non ne ho idea. Chiuse gli occhi e tirò un sospiro, anzi tre lunghi sospiri e poi tornò a guardarmi.
   -Rosy tu…- deglutì. -tu… mi piaci- che cosa? Io.. Io gli piaccio? Un sorriso si impadronì delle mie labbra, speravo tanto che ricambiasse i miei sentimenti e ora mi ha detto che gli piaccio! Questa è la giornata più bella della mia vita.
   -puoi ripetere?- lui sorrise e si avvicinò ancora di più a me, i nostri nasi quasi si sfiorarono.
   -tu mi piaci- e di nuovo un sorriso ancor più grande si presentò sulle labbra. E anche sulle sue. Ora toccava a me dichiararmi.
   -anche tu mi piaci. Hiroki-
   -Rosy- si avvicinò lentamente, io rimasi ferma, aspettando. E finalmente sentì le sue labbra sulle mie. Era un bacio dolce e delicato. Le sue labbra sono morbide e calde. Lui si staccò piano come se avesse paura che mi potessi rompere. Appoggiò la sua fronte contro la mia e ci sorridemmo per poi iniziare un bacio più appassionato di prima. Il nostro primo bacio è stato delicato come un fiore, questo invece è romantico e allo stesso tempo appassionato. Da quanto ero felice mi scesero alcune lacrime che si unirono alle nostre labbra rendendolo salato, con una mano mi accarezzò una guancia e la lasciò appoggiata concludendo il bacio, sorridendomi. Con l’altra mano mi strinse un paio di volte per farmi capire di reggermi bene a lui, tolse la mano e la appoggiò sull'altra guancia. Mi circondò con le ali scendendo lentamente, e mentre scendevamo giravamo su noi stessi, che cosa incredibile. Chissà come fa. Toccammo terra, il giro è finito ora si ritorna sulla terra ferma. Sono sicura che appena domani mi sveglierò sarà tutto finito. Il solo pensarci mi rattristò. Scossi la testa come per cancellarlo e in qualche modo la tristezza se ne andò. Aveva ritirato le ali. Ora poteva sembrare una persona normale, come unica prova aveva due tagli nella maglia. Feci un passo indietro, ma lui mi prese le mani e mi tirò verso di lui. Vidi che aveva qualcosa nelle mani. Una sua penna. Lui mi alzò il viso per guardarlo.
   -c’è un ultima cosa che vorrei chiederti- questa volta la paura non si presentò. Non ero neanche nervosa. Sentivo solo la felicità. Questa volta fu lui a fare un passo indietro tenendomi le mani.
   -dimmi- fece un respiro profondo.
   -vuoi uscire con me? Intendo come coppia-
   -mi stai chiedendo se voglio essere la tua ragazza?- lui arrossì e fece leggermente di sì con la testa. -sì. Voglio uscire con te- sorrise e mi mostrò la penna. Io la presi e la rigirai per guardarla da ogni angolazione.    -un regalo per te. Per ricordarti di oggi-
   -come faccio a dimenticarmi di oggi? Comunque, grazie Hiroki. Mi piace tantissimo-
   -sono contento che ti piaccia e che non ti dimenticherai di oggi. Ora è meglio se ti riporto a casa altrimenti tuo padre si preoccuperà. io annuì e mi accompagnò a casa. Questa volta non mi trascinò, ma rimase al mio fianco tenendomi per mano. 


Hiroki

  
   È umana. È assolutamente un essere umano. Mentre la guardavo accarezzarmi l’ala sentivo dentro di me scoppiare la felicità. Non aveva esitato quando ha scoperto le mie ali, non ha avuto paura. Io ero l’unico ad essere terrorizzato. Ero terrorizzato all’idea che mi guardasse con odio o con terrore, ma quando ho sentito le sue dita appoggiarsi sulle mie piume, ho sentito un brivido di piacere scorrermi nelle vene. Non ho mai provato una sensazione simile. Mentre volavamo insieme nel cielo era elettrizzata, all’inizio aveva un po’ paura, ma quando ha visto tutti quei animali, si è talmente animata che mi è stato difficile tenerla ferma.
   Ripensando a questa giornata non potevo non sorridere, mi rigirai nel futon, ma non riuscì a prendere sonno. Impossibile ho così tanta adrenalina nel corpo ancora. Mi farebbe bene un volo. Rimasi qualche minuto per vedere se il sonno si impossessava di me, ma a quanto pare non ne ha la minima intenzione. Così mi alzai e mi vestì, non vidi neanche cosa stessi indossando, non era importante vestirsi bene per farsi un volo.
   Uscì di casa, una folata di vento mi colpì il viso risvegliandomi ancora di più, annusai l’aria. C’era odore di neve. Sentì un formicolio nelle scapole e subito dopo sentì un pizzicotto, segno che le mie ali sono fuori, libere. Ogni volta mi sento del tutto aperto, libero. Certe volte è dura tenere le ali nascoste dagli esseri umani soprattutto se sono arrabbiato o felice.
   Mi preparai per spiccare il volo, e saltai. Cominciai a sbattere le ali per prendere quota e in pochi secondi ero a metri e metri di distanza dalla terra. Potevo vedere gli alberi, i laghi i fiumi, le case… non sapevo dove stavo andando, ma una parte di me mi stava guidando ad una meta precisa. L’unico posto dove andavo. L’unico dove volevo andare e dove volevo restare.
   Atterrai piano sul tetto, stando molto attendo a non far rumore, ma a quanto pare non sono stato così bravo a essere silenzioso. Ogni volta finivo per fare un rumore. Soprattutto quando dovevo spiccare il volo, mi è impossibile essere silenzioso in quel momento. Ora sono proprio sopra la sua camera. Non è una cosa giusta spiarla, visto che si è già arrabbiata perché pensava che l’avevo vista nuda, però non è che io non l’ho mai vista mentre si cambiava, c’è stato una sera che l’ho intravista, ma ho distolto subito lo sguardo, non sono quel tipo di ragazzo.
La osservavo mentre dormiva, aspettavo che spegnesse la luce e poi mi appoggiavo alla finestra e rimanevo lì a guardarla. È così bella, la pelle candida come la neve, le guance leggermente arrossate, i suoi capelli rosso scuro, le sue palpebre chiuse con le sue nerissime ciglia che le accarezzavano le guance. La luce che veniva spenta mi riportò alla realtà. Stava andando a dormire. Ma dormirà davvero? Aspettai appollaiato sul tetto altri venti minuti prima di andare alla sua finestra. Atterrai silenziosamente e mi appoggiai, come un bambino appiccicato alla vetrina di un negozio di caramelle. Ecco la lì, girata sul fianco destro a darmi le spalle. Dai respiri rallentati e regolari si era addormentata. Per lei deve essere stata una giornata faticosa. Doveva essere esausta per essersi addormentata così in fretta. Da qui potevo vedere solo la sua chioma rossa spuntare fuori dalle coperte. Come mi posso comportare domani? La vado a prendere? La aspetto davanti al cancello della scuola? Devo sedermi con lei al suo tavolo? La devo invitare al mio tavolo? No, forse questo è meglio di no non credo che sia pronta ancora a conoscere tutti i miei amici, Rosy è una ragazza molto timida e si sentirebbe a disagio in mezzo a tutte quelle persone che non conosce. Forse potrei andarla a prendere e andare a scuola insieme. O magari aspettarla davanti al cancello, sì credo sia meglio, magari non vuole che la accompagno a scuola, meglio chiederglielo prima. Ok, riassumendo io domani la aspetto davanti al cancello della scuola e mi siederò insieme ai suoi amici. Bene, sono nervoso. Vidi un movimento, si stava girando ora la potevo vedere il viso. Non l’ho mai vista così, ha un aria così rilassata, così tranquilla, la luna piena illuminava la sua stanza, guardai il cielo. La luna aveva un color argento acceso. Con la coda dell’occhio vidi che si mosse ancora. Credo che sia ora di andare. Spalancai le ali e volai fino a casa mia. Dovevo arrivare presto domani a scuola. 
 

fine capitolo 7

 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** insieme -parte uno ***


ecco un altro capitolo scusate se l'ho pubblicato così tardi ma ho avuto un pò da fare. con il nono sono quasi a metà ma avrò ancora meno tempo per il lavoro e lo studio del giapponese che mi terranno occupata per un pò quindi abbiate un pochino di pazienza e spero che continuerete a leggere il mio libro vi dò uno spunto di cosa succederà nel decimo magari vi incuriosirà un pò (almeno spero) nel decimo ci sarà un cambiamento molto importante per Rosy che le cambierà completamente la vita. e si scoprirà un nuovo segreto. lo ammetto non è un gran chè come "anticipazione" ma io dico sempre meglio di niente!. ok adesso vi lascio leggere...
 

 

8
Insieme

 
 

Rosy

 

   Mi svegliai di buon umore. Quello che è successo ieri mi sembra solo un sogno. Chissà oggi cosa succederà. Spero tanto che mi venga a prendere. Aprì l’armadio in cerca di vestiti carini. È un po’ difficile trovare qualcosa di carino essendo inverno, gli abiti sono pesanti e io mi metto sempre molta roba addosso. Ma alla fine optai per un maglioncino nero a collo alto, dei jeans bianchi e scarpe grigie. Andai davanti allo specchio e cominciai a truccarmi e pettinarmi. Rimasi a fissare il fiocco che avevo indossato per.. l’appuntamento -A questo punto posso confermare che quello era un appuntamento- che faccio? Me lo metto anche oggi o no? Si stava facendo anche tardi e ancora non ha suonato il campanello. Ormai non viene più. Decisi di non mettermi il fiocco. Corsi giù dalle scale afferrai una pasta e uscì di casa. Presi la bici salì e cominciai a pedalare e a mangiare contemporaneamente.
   Arrivai a scuola e misi il lucchetto alla bici e andai all’entrata. Non capisco, perché non è venuto a casa mia a prendermi? Non mi ha neanche mandato un messaggio ne ha chiamato. Non è che è obbligato, però un messaggio per farmi sapere se andavamo a scuola insieme poteva mandarmelo. Oppure è stato tutto un sogno. E che è anche molto probabile. Insomma, un angelo non è una cosa che si vede tutti i giorni, quindi è probabile che ho sognato tutt… non riuscì a finire la frese. Vidi Hiroki davanti a me, se in quel momento non alzavo lo sguardo lo investivo. Gli sfuggì un sorriso involontario e vidi spuntare una piccola fossetta sulla guancia sinistra, sentì una piccola fitta al cuore. Perché è così bello? E con quella piccola fossetta lo è ancora di più. Gli si colorarono di rosa le guance. Allora non è stato un sogno ma la realtà. Gli saltai in braccio aiutandomi con una piccola spinta, lui si sbilanciò facendo dei passi indietro, mi abbracciò e mi tenne sollevata per qualche secondo. Poi mi rimise giù.
   -buongiorno- disse.
   -buongiorno- Hiroki mi prese per mano.
   -andiamo?- annuì. Sorpassammo il cancello della scuola.
 iniziammo a camminare verso la nostra strada, il nostro futuro. Insieme. Da adesso sarebbe cambiato tutto. Ora sarà tutto diverso. Non so il motivo del perché ho pensato a queste cose. Me lo sono sentito dentro, non so però se sarà positivo o negativo, ma io spero che sia positivo. Arrivammo davanti alla porta della scuola ed entrammo. Il tragitto fu corto e non parlammo, ci bastava solo tenerci per mano, ma avremmo parlato più tardi volevo chiedergli così tante cose! Purtroppo arrivammo subito alla mia classe. Lui mi salutò con un bacio sulla fronte e anche lui andò nella sua classe. Io rimasi qualche secondo lì in piedi imbambolata ancora per quel contatto delle sue labbra che si posavano sulla mia fronte, era piacevole sentire le sue labbra calde sulla mia fronte fredda. Scossi la testa ed entrai in classe, mi sedetti al mio posto aspettando le mie amiche. Scommetto che vorranno sapere che voleva ieri Hiroki. È un vero peccato non raccontare a loro che in verità è un angelo, ma credo siano molto felici di sapere che ci siamo messi insieme. Salteranno dalla sedia. Mattia, però non sarà molto contento.  Mi aveva chiesto se volevo uscire con lui come amici, non penso che quando saprà che ora sto con Hiroki voglia uscire ancora. Vidi entrare un gruppo di sei persone e si misero al loro posto. Il mio cuore per un attimo accelerò pensando che fossero le mie amiche. Sono solo le mie amiche perché sono così nervosa di vederle? Saranno solo contente che ora sono la ragazza di Hiroki… sono la ragazza di Hiroki, ancora non ci credo mi ci dovrò abituare a dirlo. Una ragazza bionda entrò in classe. La Giuli. Si sedette di fianco a me a destra. Oggi era vestita con un maglione color rame, dei jeans neri e degli stivaletti grigi senza tacco che arrivavano al polpaccio. E teneva i capelli sciolti. Subito dopo entrarono insieme la Fra e la Vale. Vestite con dei jeans: la Fra semplici e la Vale verdi. E avevano tutte e due una maglia rosa a scacchi. La Vale si sedette davanti a me e la Fra alla mia sinistra. Ma non riuscì a parlare con loro, solo un cenno per salutarle, perché subito dopo entrò la prof e iniziò la lezione. Fra poco sarà Natale. Il primo Natale senza mia madre. Come sarà? Sarò felice? Certo che sarai felice, anche senza tua madre sei felice lo stesso, soprattutto senza i tuoi ex amici sobbalzai quando sentì questa voce nella mia testa, ma era la mia di voce ma non mi ero nemmeno resa conto di aver pensato a queste parole. Come posso essere felice senza mia mamma? Come posso solo pensarlo di esserlo? Io sto cambiando non so cosa, ma qualcosa in me sta cambiando, non sono più quella ragazza super timida che ero all’inizio, prima non avrei mai avuto il coraggio di parlare con un ragazzo e invece con Hiroki gli ho pure risposto male, ho quasi picchiato Vanessa. Vanessa, è da parecchio che non si fa vedere a scuola. È anche vero che è un vampiro –anche se non ho le prove- ma perché saltare la scuola? Che cosa starà tramando? Vorrà uccidere qualcuno? Ma che cosa sto pensando! Scossi la testa per eliminare i brutti pensieri.
   Le lezioni come sempre erano noiose e la pausa pranzo sembrava non arrivare mai. Mentre l’ultima campanella suonava -che significava l’ora di pranzo- mi alzai e fuori dalla porta e vidi Hiroki che mi aspettava, mi tremavano le mani e avevo le farfalle nello stomaco. Mi avvicinai e ci incamminammo. Lui teneva le mani lunghe ai fianchi io invece le tenevo unite come le Giapponesi negli anime e lo sguardo basso. Prima di scendere le scale le tenni lunghe ai fianchi, sentì la sua mano appoggiarsi alla mia, e io come sempre lo imitai. Non riuscivo a vedere il suo viso visto che io tenevo lo sguardo basso e lui mi prese per mano e questo mi costrinse a guardarlo. Era arrossito e sorrideva, anzi sorrideva sotto ai baffi. Gli tirai la mano e lui mi guardò.
   -che c’è?- mi chiese. In giro non c’era più nessuno eravamo gli ultimi.
   -niente- gli sorrisi e stavo per scendere i primi scalini, ma Hiroki mi attirò a sé e mi baciò. Da quanto tempo non sentivo le sue morbide labbra posarsi sulle mie, così calde e accoglienti, ma purtroppo la magia finì subito riportandomi alla realtà ci sorridemmo e scendemmo gli scalini insieme mano nella mano.
   Quando arrivammo all’entrata della mensa le nostre mani si separarono per metterci in fila e andare a prendere il vassoio. Io presi un insalata di riso e un mandarino con una bottiglia di acqua, Hiroki invece si prese una lasagna e anche lui una bottiglietta di acqua. Io mi avviai verso il mio tavolo pensando che venisse con me, ma lui andò dai suoi amici. Non vuole farsi vedere con me? In effetti mi ha baciata quando non c’era nessuno in giro e quando stavamo entrando lui mi ha lasciato la mano e adesso lui va a mangiare insieme ai suoi amici. A bè penso che voglia stare con loro, non credo che sia perché si vergogna di me, no? Mi sedetti vicino alla Vale.
   -dov’eri finita? Mi stavo preoccupando- disse Mattia. Non penso che lui prenderà bene la notizia della mia relazione con Hiroki.
   -ehm.. da nessuna parte.- iniziai a mangiare la mia insalata di riso quando vidi le espressione delle mie amiche farsi incredule. Avevano gli occhi talmente sbarrati che pensavo potessero uscirgli. Anche Mattia era incredulo. Poi una persona si mise vicino a me e vidi il motivo delle loro espressioni. Hiroki. Si è messo vicino a me e mi aveva accarezzato la testa. Mi sentivo il viso in fiamme, ora capito perché avevano gli occhi sbarrati, ce li avevo anche io.
   -be, non mangiate?- chiese Hiroki. Non si sentiva affatto fuori posto, anzi era a proprio agio anche se lo guardavamo così. Le miei mie amiche balbettarono un “sì” Mattia invece si era fatto scuro in viso. Aveva capito, mi dispiaceva molto per lui era così carino, soprattutto mi sentivo malissimo che non riesco a ricambiarlo e ora sono qui, insieme a Hiroki che stava prendendo una forchettata della mia insalata di reso e me l’aveva appoggiata sulle labbra. Cosa? Mi allontanai dalla forchetta e lui sorrise e la avvicinò di nuovo. oddio, la fossetta! Come posso resistere al quella bellissima e dolce fossetta?.
   -visto che non mangi ti imbocco io forza “aaaam”- mi sentivo così in imbarazzo! Io aprì la bocca e lui mi imboccò. Lo ringraziai e iniziai a mangiare da sola. Che cosa imbarazzante! Davanti a tutti una cosa del genere! Le mie amiche sogghignavano in modo malefico. Sembravano dei demoni che volevano strapparmi informazioni di quel gesto. Strizzai gli occhi e ritornarono di nuovo le mie e innocue amiche.
   -Rosy, devi dirci qualcosa?- mi chiese la Giuli.
   -be.. ecco…- guardai Hiroki per avere il permesso di dirlo e lui fece un cenno con la testa. Ritornai a guardare le mie amiche compreso il povero Mattia. -ecco… ieri quando Hiroki mi ha trascinata via con lui voleva dirmi qualcosa…- sentì Hiroki irrigidirsi, aveva paura che spifferavo il suo segreto davanti ai miei amici? Ma continuò a mangiare la sua lasagna stando attento a quello che dicevo. -e mi ha portata nel bosco e lì.. mi ha detto che gli piaccio e se volevo uscire con lui. Io gli ho detto di sì e così adesso… stiamo insieme- lui alzò lo sguardo su di me e mi sorrise.
   -finalmente! Cosa ti dicevamo noi? Te lo avevamo detto che gli piacevi!- fulminai con lo sguardo la Vale. E al mio ragazzo gli sfuggì una risata strozzata. E subito dopo scoppiarono tutti a ridere, in mezzo alle risate c’erano delle congratulazioni e degli auguri.
   -vi siete già baciati?- ci voltammo tutti verso Mattia, lui non era affatto contento e non si era unito alle risate e neanche agli auguri.
   -dai Mattia è ovvio che si sono baciati- disse la Giuli.
   -com’è stato?- vidi Hiroki arrossire. Si abituerà mai alla Vale? Lei è una persona molto diretta è difficile abituarci, ma perso che per me andrà d’accordo con tutti i miei amici. L’unico che manca è Lorenzo. Chissà cosa starà facendo. Chissà se starà bene.
   -comunque auguri ancora e Hiroki tratta bene la nostra Rosy- la Giuli è così dolce! Che carina, Hiroki annuì sorridendole e tornammo a pranzare e a parlare allegramente. Mattia restò in silenzio, spero che a lezione mi parlerà io non voglio che la nostra amicizia finisca. Ma non posso nemmeno dirgli di accettare la mia relazione e fare finta di niente, questo sarebbe egoismo, però… già però… cosa?
   -dov’è Sakura?- chiesi io guardandomi intorno.
   -ah, Sakura è andata a casa perché non si è sentita bene- mi rispose Hiroki.
   -ah poverina, chissà come sta- mi mise una mano sulla spalla per rassicurarmi.
   -sta bene tranquilla, non è niente di grave- meno male cominciavo a preoccuparmi. Mentre guardavo in giro in cerca di Sakura vidi che gli altri si alzavano e andavano in classe. È già ora? uff. Anche noi ci alzammo e andammo in classe, salutai le miei amiche e insieme al mio ragazzo c’era ovviamente Mattia visto che eravamo in classe insieme. Mattia era molto in imbarazzo. Lo potevo vedere bene con la coda dell’occhio e Hiroki mi teneva forte la mano, un gesto molto rassicurante. Raggiungemmo la classe in silenzio e Mattia entrò come un fulmine, mentre Hiroki mi salutò con un bacio sulla fronte e se ne andò. Raggiunsi Mattia e mi sedetti vicino a lui.
   -Mattia mi dispiace- che altro potevo dirgli? Lui rise.
   -ti dispiace per cosa? Che stai con il ragazzo che ti piace? Non ti devi scusare di niente. Ovviamente non mi va giù visto che tu mi piaci, ma…- si girò verso di me e mi fece un sorriso a trentadue denti. -sono contento che lui ti ricambi, e sappi che appena ne avrò l’occasione ti porterò via da lui- io annuì e ricambiai il sorriso. Sono contenta che alla fine rimaniamo amici, non è cambiato niente e infatti ci scambiammo bigliettini per tutta l’ora. In un batter d’occhio l’ora di scienze e di musica volarono, non abbiamo avuto molto tempo per parlare durante musica, ma almeno potevamo stare insieme in palestra. Finalmente potevamo correre insieme. E non vedo l’ora.
 
-gira voce che esci con Hiroki- mi disse la Deborah. Ero entrata da poco negli spogliatoi non ho avuto neanche il tempo di sedermi sulla panchina. Oggi non sarei andata nel mio solito posto sarei rimasta insieme alle altre a rispondere alle loro domande. Io annuì a Deborah.

 

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** insieme -parte due- ***


   -eh? Davvero? Quindi state insieme?- mi chiese una ragazza con i capelli ricci rossi. Penso che si chiama Anna.
   -si, stiamo insieme da ieri- Anna si agitò ancora di più tutta elettrizzata del nuovo gossip.
   -fantastico! E come bacia? Chissà com’è stare tra le sue braccia- lei si abbracciò facendo una piroetta con lo sguardo perso nel vuoto. Io risi e cominciai a cambiarmi. Anche le altre ragazze stavano ridendo.
   -be… io penso che bacia bene. Non ho mai avuto un ragazzo quindi… ed è fantastico stare tra le sue braccia, ci si sente al sicuro- mi sedetti sulla panca a mettermi le scarpe. Infine mi legai i capelli pronta per fare ginnastica.
   -non hai mai baciato nessuno? Davvero?- io annuì. Mi alzai e mi diressi verso la porta.
   -penso che dovremmo andare- acconsentirono tutte e l’argomento fu chiuso. Raggiungemmo i ragazzi e vidi subito in fila Hiroki. Era li in piedi con dei pantaloncini bianchi larghi da basket e con una maglia a maniche corte blu.
   -ogni giorno fate sempre più tardi. Cosa combinate nello spogliatoio per fare sempre così tardi?- noi ci guardammo senza rispondere. -va be a quanto pare è un segreto. Ok cominciamo l’appello. Armani Anna- Anna fece un passo avanti. Quando finì l’appello incominciammo la corsa e come speravo correvo insieme a Hiroki.
   -vediamo chi va più veloce?- proposi io.
   -ma poi ci stanchiamo presto-
   -io e Sakura lo facciamo sempre- lui ancora non era convinto, ma poi aumentai la velocità e sorrisi e lui mi raggiunse. La gara era iniziata. Lui era un osso duro, era molto più veloce di Sakura e per poco non persi. Ma almeno l’ho battuto che soddisfazione!
   -ha! Ha! Ti ho battuto! Avviva!- saltai dalla gioia poi mi fermai e vidi che mi guardava in modo strano –era piegato in due a riprendere fiato come se avessi qualcosa di orribile addosso. Mi avvicinai e lui si raddrizzò. -cosa c’è?- 
   -niente. bella gara, mi hai stracciato- mi accarezzò la testa e iniziò a fare gli esercizi di rispirazione. Ma io continuai a guardarlo in modo preoccupata. Lui mi sorrise da dietro il suo braccio sinistro.
   -tranquilla ero solo sconvolto che mi avevi battuto. No sono abituato a perdere e questa è stata la prima volta che qualcuno mi batte figuriamoci poi una ragazza! Sono sotto scock!- lo spintonai e ci mettemmo a ridere. Be se era solo quello allora potevo anche non preoccuparmi. Dopo gli esercizi di respirazione il prof ci fece fare dei palleggi di palla volo e una partita. E finalmente noi ragazze battemmo i ragazzi.
 
Uscì dallo spogliatoio e andai a prendere le mie cose all’armadietto.
   -Rosy!- mi girai e vidi che Hiroki mi veniva incontro. -hey, ti va di venire a casa mia adesso?- a casa sua? Non vorrà mica…? Lui forse capì quello che pensavo e infatti aggiunse: -oddio non è come pensi. Vorrei solo portarti a casa mia e parlare un po’ di ieri- ah allora è solo questo, meno male! Mi sento così leggera ora!
   -ah allora si, va bene, adesso chiamo mio padre per dirglielo- lui annuì e mentre facevo il numero e avvicinavo il telefono all’orecchio Hiroki indicò fuori. Mi avrebbe aspettata fuori da scuola. Io annuì. Lo vidi uscire.
   -pronto? Che succede?- 
   -niente volevo dirti che sto fuori con un amico torno a casa stasera o forse andiamo a mangiare fuori- non potevo ancora dirgli che ora avevo un ragazzo e che andavo proprio a casa sua! Avrebbe pensato sicuramente male come avevo fatto io poco fa! 
-ho.. be penso che vada bene se questo è un amico, ma non fare troppo tardi ok? Non vorresti ripulire di nuovo la casa da cima affondo non è vero?-

   -no! Assolutamente no!- mio padre dall’altra parte della linea rise e mi diede il permesso. Lo salutai e chiusi la comunicazione. Raggiunsi Hiroki e mi accompagnò alla sua macchina. Viveva a dieci minuti dalla scuola e la sua casa da fuori è spettacolare. È grande con un bel giardino davanti e il bosco dietro. Abita in mezzo alla natura da solo? Dall’altro lato della strada anche li il bosco. non sarà pericoloso stare qui? Lui mi condusse verso l’entrata e aprì la porta. Entrammo e vidi che Hiroki si è fermato dove c’è uno scalino e si tolse le scarpe. Quindi è in stile Giapponese la casa? Lo imitai togliendomi le scarpe. C’era un corridoio che andava fino in fondo per poi c’erano della scale che porteranno alla sua camera. Il pavimento del corridoio era di legno lucido. Alla mia destra c’era la sala con una televisione, un divano bianco, una libreria e in mezzo alla stanza un tavolino sempre in legno, ma il pavimento era diverso non so cosa fosse ma era strano. Alla mia sinistra invece c’era la sala da pranzo con un tavolo per quattro persone. Poi c’era un bancone dove penso si prepara da mangiare di colore bianco e dietro il bancone ovviamente il piano da cucina, fornelli, forno ecc… nel corridoio si intravedevano delle altre porte e un altro scalino, ma mi avrebbe fatto vedere dopo. Lui era andato in cucina e lo raggiunsi mettendomi seduta su una delle sedie vicino al bancone. E lo guardai preparare il thè. Poi aprì uno sportello sopra di lui e prese una tazza. Ma perché una? Lui non lo beve? Si girò e versò il thè nella tazza nera. E me la porse.
   -tu non lo bevi?- lui scosse la testa.
   -sei mia ospite e in Giappone è maleducato servirsi quando si hanno degli ospiti- a e quindi è per questo? Però sapevo che lo voleva anche lui. Quindi mi alzai e lo raggiunsi dietro il bancone, presi un’altra tazza nera e versai il thè e lo porsi verso Hiroki.
   -ecco così non ti sei servito da solo- si mise a ridere, a quanto pare non fanno neanche questo, ma accettò il thè servito da me e mi diede un veloce bacio sulle labbra.
   -arigatou Rosy-Chan- Rosy… Chan? Cosa vorrà dire? Lui si incamminò ridendo verso la sala e si inginocchiò e appoggiò al tazza sul tavolino e mi fece segno di sedermi davanti a lui. Lo raggiunsi e mi sedetti sui talloni come fanno i Giapponesi. E sorseggiai il thè. Wow! È buonissimo!
   -perché ti sei messo a ridere? E perché quando hai detto… Rosy-Chan sei arrossito?- lui bevve un sorso di thè e mi guardò. Appoggiò la tazza.
   -perché hai fatto una faccia troppo buffa e sono arrossito perché quando noi Giapponesi abbiamo una relazione oppure siamo amici intimi chiamiamo l’altra persona per nome e aggiungendo il “Chan” ovviamente questo è per le ragazze, per i ragazzi invece usiamo il “Kun” e visto che stiamo insieme volevo provare a chiamarti per nome aggiungendoci il “Chan” di solito non ci chiamiamo mai per nome ma usiamo il cognome e aggiungendoci “San” o gli altri due che ti ho detto, ma se si ha una relazione o se si hanno amici intimi ci si chiama per nome, ma non sempre però- annuì e bevvi un altro sorso di thè.
   -ho capito, quindi io dovrei chiamarti Hiroki-Kun?- lo guardai e lui arrossì violentemente e annuì, finì di bere la sua tazza di thè e io finì la mia.
   -cos’è questo?- appoggiai la mano sul “pavimento”.
   -si chiama “tatami” è un tipo di pavimento Giapponese- tatami? Che strano nome, tatami. Mah.. comunque pensavo fosse più scomodo e invece non è così, anzi è abbastanza comodo per essere un “pavimento”.
   Che cosa imbarazzante, essere in casa sua e non dire niente. scena muta. Be anche lui non è che stia parlando molto. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa da dire ma non trovai niente di cui parlare ed è calato un atmosfera molto imbarazzante. Ho no, non va bene devo dire qualcosa, qualunque cosa!
   -ti va di andare a sederci sul divano?- alzai lo sguardo, Hiroki stava indicando il divano bianco dietro di lui. Io annuì. Ci alzammo e ci andammo a sedere sul divano. Lui si mise vicino a me, talmente vicino a me che le nostre spalle si toccano. Sono così nervosa! Cosa devo fare? cosa devo dire? non ho mai avuto un ragazzo e non saprei cosa fare. Cosa farebbe Sakura al mio posto? Di sicuro non avrebbe mai fatto calare questa atmosfera imbarazzante.
   Tenevo lo sguardo basso, lo guardavo con la coda dell’occhio, lui sembrava più a suo agio. Rilassato. Vidi che si mosse e mi mise un braccio attorno alle spalle. Da questo gesto il mio rossore diventò più rosso e anche il mio imbarazzo. Il battito del mio cuore non vuole smettere di battere così veloce. Non dirmi che sente il rumore dei miei battiti vero? Perché deve fare tutto questo rumore? Io il suo non lo sento per niente. devo riprendermi, ma che mi succede? È il mio ragazzo no? È anche un angelo, perché non gli sto domandando niente? forza, chiedigli qualcosa, di qualcosa almeno! Questa vocina non smetteva di riperdermi queste cose e ha ragione, devo parlare. Parlare. Parlare. Forza parla!
   -he.. hey, Hiroki- si voltò verso di me, ok ho attirato la sua attenzione adesso devo colpirlo con delle domande.
   -mmh? Cosa c’è?- mi voltai a guardarlo. Fu un grande errore, l’unica domanda mi morì in gola. Avere Hiroki così vicino e sapere che è un angelo e per di più è il mio ragazzo…. Non posso farcela! -cos’hai? Sei molto silenziosa- cambiò posizione per guardarmi  meglio.
   -non ho niente è che… vorrei farti una domanda ma… non so se è il caso- Hiroki sorrise. Aveva uno sguardo così dolce e premuroso! Vidi che si stava avvicinando a me e mi tirò a sé. Lui si era appoggiato con la schiena al bracciolo del divano, in questo modo era con la parte superiore dritta, aveva steso le gambe per farmi  appoggiare la schiena contro il suo petto, ma io ero ancora seduta.
  -forza stenditi- obbedì. Se giro la testa posso sentire il suo cuore che batte veloce. Allora non è solo il mio!
   -ora dimmi quello che volevi dirmi- cominciai a giocherellare con la sua mano che mi tenevano stretta a lui. Aveva delle mani così belle, così grandi e forti, ma allo stesso tempo delicate.
   -come… come sei diventato un angelo? Succede come i vampiri o come i lupi mannari che ti basta un morso e “puf” sei come loro?- si mise a ridere e di gusto anche! Mi voltai a vidi che aveva le lacrime agli occhi dalle risate. Misi il muso e mi voltai.
   -no, non fare così non ti stavo prendendo in giro! Vedi è che non succede così agli angeli, non si più trasformare un umano in un angelo e poi un angelo che morde una persona! Ha! Ha!- e ricominciò a ridere, mi immaginai la scena. Un angelo che si avvicina a un essere umano e lo morde e subito dopo l’essere umano gli spuntano le ali. Si fa ridere, come se un angelo è capace di fare una cosa simile. Cominciai a ridere insieme a lui.
   -e quindi non potete trasformare nessuno?- sentì che stava annuendo.
   -già, nasciamo così-
   -e quando vi spuntano le ali? Nascete già con le ali o cominciano a crescere negli anni?- 
   -appena compiano nove anni ci screscono le ali, quando succede si sente un dolore terribile. Anche quando le ritiri e devono riornare dentro la carne, le prime volte fa veramente molto male, ma dopo non vedi l’ora di liberarle, appena escono ci si sente liberi quando dobbiamo nasconderle ci sentiamo rinchiusi in una gabbia. Non è una bella sensazione.- non pensavo che dovevano soffrire per fare uscire le ali le prime volte. Pensavo che nascessero così con delle piccole alette. Invece devono sopportare un dolore insopportabile. Gli accarezzai il braccio per consolarlo come per fargli passare tutto il dolore che ha dovuto subire.
   -mi dispiace-
   -e di cosa?- 
   -di tutto quello che hai dovuto passare- 
   -a no non ti preoccupare ora non sento più dolore.- tenevo le braccia sul mio stomaco e Hiroki cominciò ad accarezzarmele. Mi venne la pelle d’oca.
   -hai altre domande da farmi?- ci pensai su. Che altro potevo dirgli? Be ci sono molte domande, potevo fargliele davvero tutte?
   -be.. ne ho un po’- lo sentì ridere.
   -allora inizia pure. Risponderò a tutte le domande che mi farai>> mi sistemai per essere più comoda e iniziai l’interrogatorio.
   -ok prima domanda-
   -seconda. La prima me l’hai già fatta- gli tirai una gomitata nello stomaco.
   -ok seconda domanda. Nate qui sulla terra o vivete in paradiso?- sentì che si stava trattenendo dal ridere. Devo ammettere che è una domanda stupida. Vorrei non averla fatta. Mi sto vergognando da sola!
   -no viviamo qui, gli anziani vivono da un'altra parte. Non so dove penso che stiano in un mondo parallelo-
   -un mondo parallelo? Cioè?- 
   -non so come rispondere a questa domanda. penso che ci si arrivi andando a tutta velocità. Fortunatamente non mi hanno mai chiamato quindi non so come ci si arrivi. Prossima domanda- mondo parallelo. Che forza. Chissà com’è.
   -ok, avete tutti le ali bianche?-
   -no assolutamente no. Ognuno di noi le ha diverse, per esempio Sakura le ha rosa, con il contorno di un rosa più scuro. Ricordano molto i fiori di ciliegio. Poi ci sono angeli con ali rosse o nere- 
   -che bello! Però io penso che le tue ali siano le più belle di tutte- rise. -i licantropi esistono?- lo sentì irrigidirsi. Sembrava un pezzo di legno. Si mise a sedere costringendomi a fare lo stesso. Lo guardai, era impallidito e aveva la mascella serrata. Mi guardò e vidi che i suoi occhi erano freddi, duri. Si alzò improvvisamente e mi fece alzare tirandomi per un braccio. rimase in piedi immobile per un po’ per poi abbracciarmi all’improvviso. mi alzò il viso e mi baciò. Non era uno dei suoi baci che mi dava, questo era più duro più possessivo. Sembrava che volesse farmi cancellare la domanda di poco fa. Concluse il bacio e mi guardò negli occhi. tenendomi il viso costringendomi a guardarlo.
   -di questo non devi preoccuparti. Ti riporto a casa- mi diede un altro bacio per poi dirigersi verso la porta.
 
   Mi accompagnò fino alla porta, mi diede un bacio in fronte e se ne andò a tutto gas a casa. Io rimasi li impalata come una scema. Ma che è successo? Ho detto qualcosa di male? Aprì la porta e andai a letto. Non mi andava di preparare la cena ne di parlare con mio padre. Mi cambiai e andai a letto. Stranamente mi addormentai subito, con la compagnia del dolore allo stomaco.  



ci sentiamo presto (o almeno spero) con il nono capitolo.ciaoo!

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** cambiamenti -parte uno- ***


Nove
Cambiamenti


 

   -tesoro, il thè è pronto!- mia madre aprì la porta della mia stanza ed entrò. Era da un po’ di anni che mi prepara sempre il thè, aveva uno strano odore, ma il sapore era buono. A pensarci bene non gli ho mai chiesto che tipo di erbe metteva. -te la appoggio sul comodino, va bene?- appoggiò la tazza sul mio comodino e mi baciò la fronte. Mia madre aveva sempre un buon profumo. Sapeva di miele. E di fresco, forse menta? -grazie, mamma- presi la tazza e cominciai a sorseggiare il thè. buono come sempre. Questo thè mi fa sempre passare il mal di stomaco, ogni giorno da quando avevo dodici anni soffrivo di questo malessere, da quel momento mi preparava sempre questo infuso di erbe e come per magia mi passava. Ora non sto più male, ma ormai è diventata un’abitudine. Non potrei dormire senza berlo.
   -prego, tesoro. Dormi bene- mia madre stava per uscire, ma non lo fece, mi lanciò un occhiata strana. Quasi colpevole, come se dandomi questo thè stesse facendo qualcosa di male a me.
   -mamma, posso farti una domanda?- lei sorrise e si avvicinò al letto e sedendosi sul bordo.
   -certo. Chiedi pure- 
   -cosa ci hai messo dentro? Ha uno strano profumo. Volevo chiedertelo prima ma, alla fine me ne dimenticavo sempre- lei mi guardò, con sguardo triste. Aveva le lacrime agli occhi. come mai è triste? Sarà successo qualcosa? -mamma… cos’hai?-
   -niente, tranquilla.- fece una lunga pausa prima di rispondere alla mia domanda. -li dentro ci ho messo del Aconitum Napellus, detto anche… strozzalupo- strozzalupo? Ma non era una pianta tossica? Perché me la metteva nel thè? stava cercando di avvelenarmi? No cancellai subito dalla mente che mia madre cercava di uccidermi. Ma allora perché proprio quello e non delle altre piante? Tipo quella del thè verde o della menta.
   -ma, mamma perché…- mia madre non mi fece finire la domande che mi interruppe subito.
   -tranquilla tesoro, non ti farà male. Anzi se continuerai a bere questo infuso con lo strozzalupo non avrai mai più dolori allo stomaco. Quindi bevi- non ne ero del tutto convinta che mi facesse bene. Però da quando bevo questa specie di thè, il mal di stomaco è sparito. Quindi mandai giù tutto il thè che aveva preparato mia madre. Porsi la tazza a mia madre, lei mi sorrise e sparì nel buio del corridoio.
 
   Mi svegliai di soprassalto. Avevo un mal di stomaco tremendo. Mi portai una mano dove sentivo male e cominciai a premere, sperando che da li a pochi minuti potesse sparire, ma i pochi minuti diventarono ore. Controllai l’ora. le tre e quaranta. Mi girai di fianco, ma il dolore peggiorò. Dio! Sembra che dentro di me un qualcosa si stia facendo strada strappando con le unghie e con i denti a costo di uscire, non avevo mai provato un dolore così forte in vita mia. Mi piegai, ma niente. non dirmi che l’infuso di mia madre mi sta facendo male adesso?! Da quando è morta non l’ho più bevuto. Non voglio morire.
   Mi alzai e corsi in bagno, colpita da un conato. Mi accovacciai nel water, ma non uscì niente. rimasi in questa posizione per un po’, poi decisi di rinunciare e mi alzai, ma quando ci provai caddi a terra. Mi girava tremendamente la testa, ed ero bollente. Non credo che sia una normale influenza. Non voglio morire. Non adesso! Non ora che ho trovato dei buoni amici e persino un ragazzo! Non voglio. Mi ritrovai stesa per terra, piegata a tenermi lo stomaco dal dolore e a piangere. Stavo letteralmente singhiozzando, cominciai a tremare violentamente. La pelle mi bruciava, pensavo che sarei andata a fuoco da un momento all’altro, ma poi fortunatamente mio padre entrò in bagno. Vedevo solo le sue gambe, rimase qualche secondo fermo. sotto scock forse, ma poi si inginocchiò vicino a me e cominciò a cullarmi tra le sue braccia.
   Sudavo freddo, avevo tutti i capelli bagnati, non riuscivo a smettere di tremare, e il male allo stomaco non aveva intenzione di lasciarmi in pace. Mio padre mentre mi cullava mi accarezzava il viso e i capelli, mi diceva delle cose, ma non riuscivo a scorgere le parole. Ormai non capivo più niente, non vedevo più niente, solo ombre. Cercai con tutte le mie forze di capire cosa stesse dicendo mio padre, ma era tutto inutile. Ormai è finita. Piano, piano il buio mi inghiottì, portandomi via con sé. le palpebre si fecero pesanti, volevo dire addio a mio padre, ma non sapevo come fare a dirglielo. Non ho idea di come si faccia a parlare. Non so come si faccia ad accarezzare, non so più come si fa ad aprire gli occhi.
  
   Io… chi sono? Stavo fluttuando nell’oscurità, non so il mio nome, non so chi sono o cosa sono.
   Io… come mi chiamo? Proprio poco fa… non stavo male? Ero con qualcuno. Chi? Ero in un posto. Dove? E perché… stavo… piangendo? Avevo fatto un sogno. Nel sogno c’era una ragazzina di tredici anni con una donna. Forse era la madre. Le stava dando qualcosa da bere. Poi la bambina volle sapere qualcosa. E quando la donna le rispose la ragazzina ne rimase sconvolta, ma bevve lo stesso quella bevanda. Non dirmi… che quella ragazzina… ero io? Perché ho sognato quel momento? Mia madre mi disse qualcosa. qualcosa.. ma non ricordo cosa, ma dentro di me sento che è importante, devo sapere cosa mi disse.
   Cominciai a sentire delle voci. Di chi sono queste voci? Sembrano preoccupate. Cosa sarà successo? Sentì qualcuno prendermi la mano destra e se la portò alle labbra. Mi diede un bacio. Ma non lasciò andare la mia mano, continuò a tenerla tra le mani e a stringerla, ma non molto forte.
   Cominciai a scorgere qualche parole.
   -…bene?... non si sveglia… successo?- questa voce… penso di conoscerla. Sakura? questa è la voce di Sakura! cominciai a riconoscere altre voci. Quella della Giulia, della Vale e della Fra. E poi c’erano tre voci maschili. Chi saranno? Sembravano tutti molto preoccupati. Però l’unica voce che volevo riconoscere era quella che mi teneva dolcemente la mano e che mi accarezzava il viso. Voglio ricordare. Chi è? Chi è?
   -Rosy-Chan, mi senti? è ora di svegliarsi- una voce così dolce, così dolce che vorrei solo svegliarmi e abbracciarlo. Però non riesco a ricordarmi il suo nome. Perché non ci riesco? Ho riconosciuto le voci femminili, che appartengono alle mie amiche. E poi alle altre due voci maschili appartengono -O almeno penso- a Mattia e Lorenzo, ma non riesco a ricordare la voce della persona più importante per me.

   Il ragazzo mi prese il viso tra le sue mani. Le mani, così grandi e forti, ma allo stesso tempo delicate. Dico sempre così ogni volta che lui mi accarezza. Lui appoggiò la sua fronte contro la mia e mi chiamò.
   -Rosy- la sua voce. Angelo. Perché mi viene ad abbinarlo ad un angelo? Che lo sia davvero? Sì, mi ricordo che un ragazzo si è trasformato in un angelo. Mi ricordo che abbiamo volato insieme e si era dichiarato. Era stato molto dolce, ho confessato anche io i miei sentimenti e alla fine ci siamo baciati. Lui mi osservava. Lui è il mio angelo custode dagli occhi grandi e a mandorla. Hiroki! Ecco come si chiama. Hiroki. Devo svegliarmi, devo vederlo. Voglio vederlo. Cominciai ad aprire gli occhi, era una cosa che mi costava un sacco di energie. Ma alla fine riuscì ad aprire gli occhi.
   -Hiroki!- mi alzai di scatto colpendo qualcosa con la testa. Mi guardai intorno. Cercando lui. Mi voltai alla mia destra e lo trovai che si massaggiava la fronte. Lo guardai preoccupata, ma poi lui mi guardò e mi sorrise. Era uno di quei sorrisi che possono far sciogliere qualunque cosa. Persino le rocce. Continuò a massaggiarsi la fronte, allora è lui che ho colpito! Poverino! Non badai alle altre persone nella stanza che mi toccavano e abbracciavano contenti. Guardavo solo lui. Mi porsi più vicino per toccarlo per accertarmi che stesse bene, e lui mi venne incontro prendendomi il viso tra le mani.
   -stai bene?- chiedemmo all’unisono. -sto bene- rispondemmo di nuovo insieme. Ridemmo e ci abbracciammo.
   -appena ho saputo quello che ti è successo mi è venuto un colpo. Ho avuto una paura! Non giocarmi più uno scherzo simile, mi sono spaventato a morte- mi stringeva forte, come a non farmi andare più via. Io lo ricambiai, purtroppo non con la stessa forza. Ho usato quasi tutte le mie energie solo per svegliarmi.
   -scusa. Non lo farò mai più. Promesso- restammo abbracciati ancora per un po’, poi certe voci ci costrinsero a separarci.
   -per fortuna che ti sei svegliata. Ci hai fatto prendere a tutti un infarto- commentò Mattia. Mattia ha dovuto assistere a questa scena. Allungai una mano verso di lui e Mattia l’afferrò.
   -posso abbracciarla?- chiese con Hiroki. Lui annuì e mi ritrovai fra le braccia di Mattia. Era accogliente anche lui. Sapevo che gli piacevo, mi sentì in colpa per avergli fatto vedere la scena romantica mia e di Hiroki. Per fortuna che non ci siamo baciati. Per fortuna di Mattia non per la mia. Sciogliemmo l’abbraccia e mi diede delle affettuose pacche sulla testa. Uno a uno mi abbracciarono. Diedi un pugno abbastanza forte a Lorenzo.
   -dove sei stato?- si massaggiò il punto dove lo avevo colpito e gli comparì un sorriso beffardo.
   -vedo che ti sei ripresa in fretta. Mi hai fatto male- si lamentò lui. Si sedette sul letto.
   -già, mi riprendo in fretta- ci sorridemmo complici, poi lui si alzò e mi diede un bacio sulla guancia.
    -io adesso devo andare. Ho delle cose da fare. Piacere di averti conosciuto Hiroki.- si strinsero la mano, poi Lorenzo gli si avvicinò all’orecchio. E gli sussurrò qualcosa. Che io stranamente sentì. Hiroki si irrigidì. Non sembrava che gli piacesse così tanto Lorenzo.
   -trattala bene, o ti spezzerò le alucce- un ghigno si impadronì delle labbra di Hiroki.
    -non credo che un cane sappia spezzare qualcosa- sentì uno strano rumore provenire da Lorenzo. Un ringhio? Scossi la testa per togliermi la conversazione tra Hiroki e Lorenzo. Si stavano sorridendo. Che mi sia immaginata tutto? Lorenzo salutò tutti e se ne andò.

 
 
   Dopo una certa ora se ne andarono tutti. Restai da sola con mio padre.


Vanessa

 
 
   Transilvania. Casa mia. Tirai un profondo sospiro di sollievo. Accidenti a quella dannata Rosy, rovinarmi i miei piani. Ce lo avevo in pugno. Pochi giorni e Hiroki sarebbe morto. Sentivo già il suo sapore angelico. Il sangue degli angeli è così dolce, potevo diventare il vampiro più forte che esista. Dopo mio padre ovviamente. Lui è il numero uno, il primo vampiro creato da Lucifero. È normale che sia lui il più potente di tutti. E io voglio superarlo facendo fuori tutti gli angeli che ci sono sulla terra. Partendo da Hiroki. Ha il sangue potente, non posso più sbagliare. Devo inventarmi qualcos’altro. Per prima cosa, devo cercare di uccidere l’umana. Non capisco, come mai David non è riuscito a ucciderla? Perché non l’ha uccisa la notte di Halloween? Io proprio non capisco! Picchiai il pugno sul tavolo e si ruppe. Accidenti, il tavolo nuovo di papà. Rimasi seduta in sala da pranzo con il tavolo spaccato a metà. Accavallai le gambe e aspettai il ritorno di qualcuno.
   Cavolo! Quella Rosy mi fa imbestialire! Io ho provato con tutte le mie forze a conquistare quel ragazzo, e poi arriva lei e lo conquista! Io sono molto più attraente di lei! sicuramente anche più bella, ma allora perché non ha funzionato? Devo inventarmi qualcos’altro, e alla svelta.
   -Vanessa, figlia mia sei tornata- mi voltai. Sulla soglia della porta della sala da pranzo c’era un uomo alto –un metro e ottantacinque- moro con capelli lunghi che arrivavano alle spalle. Occhi neri come l’oscurità. A guardarlo con gli occhi umani si può dire che abbia ventiquattro anni, ma sono molto lontani dalla vera età. E poi indossa sempre un cappotto nero lungo fino alle caviglie. Non capirò mai il perché. Si veste sempre in modo antico. Non saprei dire neanche che anno. Forse del ‘500.
   -sì padre. Sono tornata- fece il giro del tavolo e lo studiò come se dovesse comprare una Ferrari.
   -cos’è successo al tavolo?- mi guardai intorno, per dare la colpa a qualche sua guardia-vampiro, ma a quanto pare oggi non ce né neanche uno. Che sfortuna. -lascia stare. Ne comprerò uno nuovo.- si mise a sedere su una sedia vicino a me.
   -padre, per quale motivo ti vesti ancora così?- mi sorrise. gli vidi i canini aguzzi.
  -penso che mi stiamo meglio questi vestiti che quelli moderni, e poi mi rendono elegante. E ovviamente bello e tenebroso e anche misterioso.- già, devo ammettere che ha ragione. -ma comunque, dimmi perché sei qui- come glielo potrei dire? se si arrabbia.. non voglio neanche pensarlo.
   -ecco, padre. Il motivo è… ehm, il mio piano per uccidere e impossessarmi del sangue dell’angelo è fallito.- lo guardai e una delle sue espressioni che mi preoccupano di più è questa. Non mostrare nessuna espressione. Sarà arrabbiato? Deluso? Non lo so e questo mi spaventa. Mio padre è l’unica cosa che mi spaventa. E non va assolutamente bene.
   -perché è fallito?... Figlia?-
   -per… colpa di… un’umana- mio padre si alzò e buttò una metà del tavolo in fondo alla sala e si frantumò in piccoli pezzi. Io sussultai e abbassai ancora più lo sguardo. Afferrò i braccioli della mia sedia e mi costrinse a guardarlo negli occhi.

   -allora dobbiamo inventarci un nuovo piano-



 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** cambiamenti -parte due- ***


Rosy

 
   -ma… papa! Perché?- rimasi in piedi davanti alla cucina con le mani sui fianchi. Mio padre era dietro il bancone a tentare di preparare la cena. Anche se ora non faceva un bel niente a parte litigare con me.
   -perché ho detto no! Non ho intenzione di cambiare idea- sbuffai. Non è assolutamente giusto.
   -ma ora sto bene! Non vedi! Sto in piedi, la febbre è passata e anche il mal di stomaco.- le contai sulle dita. Ora l’unica cosa che provavo è solo rabbia.
   -te lo ripeto un ultima volta. Tu. Domani. A scuola non ci vai. Punto- sbuffai un'altra volta. Non capisco, perché non posso andarci? È una cosa ingiusta! Io domani ho anche una verifica! Capisco che sono stata male, però ora è passato!
   -ma perché!?- mi lanciò un’occhiata omicida, indietreggiai di due passi.
   -perché sei stata male e non voglio che torni a scuola così presto. Il discorso è chiuso. Vai a sederti che è pronto- non che non voglio stare a casa, ma facendo così non posso vedere Hiroki. E comunque ho davvero una verifica domani! A cui posso mancare tranquillamente una volta. Perché non ho una sufficienza almeno nella materia di chimica? Magari se sapeva che avevo un brutto voto e quella era un opportunità per alzarlo, magari mi avrebbe fatta andare a scuola.
   Mi sedetti e mio padre mi servì un piatto di riso in brodo. Ma che..?
   -papà, perché mi ha preparato del cibo da ospedale? Spero che il sapore però non sia lo stesso- immersi il cucchiaio e ci soffiai sopra. 3. 2. 1. Come sospettavo. Il sapore è peggio di quello dell’ospedale.
   -e dai! non è così male. E cosa più importante: ti fa bene- si portò una mano allo stomaco. -ti fa bene qui-
   -però non è giusto. io sto mangiando un piatto di riso in brodo e te sei davanti a me che ti mangi una fiorentina con il purè! Io penso che lo hai fatto apposta- iniziai a mangiare il mio piatto da ospedale. Mio padre mi fece la linguaccia. Si sta comportando come se il litigio di prima non ci fu mai stato. Facendo così però mi innervosisce ancora di più.
   Alla fine lasciai il piatto mezzo pieno e me ne andai in camera augurando la buonanotte a mio padre.
   Mi tuffai tra le coperte del mio letto. Comunque non lo trovo giusto. però non ha tutti i torti, sono stata davvero male, è ovvio che vuole che rimanga a casa. Ah! Ho fatto solo un scenata e non ho neanche ragione! Che caldo! Magari è meglio se apro un po’ la finestra. Ah così è molto meglio! Un folata di vento mi accarezzò il viso spettinandomi, ma l’unica cosa che mi importava è sentire finalmente dell’aria fresca. Mi sentivo bruciare da dentro. Un fuco che mi bruciava dall’interno. Ma fortunatamente ora si era spento.
   Non so per quanto rimasi davanti alla finestra all’aria fresca, ma a quanto pare abbastanza, quando riaprì gli occhi davanti a me vidi un viso che conoscevo bene. Gli sorrisi e lo lasciai entrare.
   -come ti senti?- ci sedemmo sul letto. Sono in camera da letto con… Hiroki? Davvero? Oh mamma. Io annuì alla sua domanda.  -meno male. Ci sei mancata a scuola. Soprattutto a me- mi guardò intensamente. Mi sentivo come se mi stesse guardando l’anima. Ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Mi posò una mano sulla guancia e si avvicinò cautamente a me. Schiusi le labbra e aspettai di ricevere un suo bacio, ma non accadde. Mi baciò la guancia e appoggiò la fronte contro la mia, guardandoci e sorridendoci. Sì, mi piace davvero tanto, anche se  l’altra volta si è comportato male. Giusto! l’altra volta. Mi allontanai improvvisamente lasciandolo di sasso.
Non potevo passarci sopra. Era stato molto freddo, era stata una reazione molto strana. In fondo era solo una domanda, poteva rispondere sì o no.
   -che succede? Stai male di nuovo?- chiese preoccupato. Mi prese per le spalle e chinò la testa per guardarmi negli occhi. visto che tenevo lo sguardo basso. Quando lo guardai, vidi che era molto preoccupato dalla mia improvvisa allontananza. Sarebbe meglio tranquillizzarlo.
    -no. Sto bene è solo che…-
    -solo che…?- andava davvero bene chiedere una spiegazione? E se si sarebbe arrabbiato? E se cominciassimo a litigare? E se dopo quella litigata ci lasciassimo? E se… aaa! Ora basta! Smettila di essere così insicura e buttati! Lui ha sbagliato no? Ti ha fatto del male no? Sì me lo ha fatto. E allora fatti dare delle spiegazioni e se si dovrà litigare litigherete, ma te non ti farai mettere i piedi in testa. Non ti farai sottomettere da nessuno. Mi sorpresi di aver pensato a quelle cose. Sembrava che fosse un’altra persona. Però devo ammettere che ha ragione. Devo buttarmi.
   -ecco… l’altra volta quando ero a casa tua..- cambiò espressione. Era teso, come una corda di un violino. Avevo paura che se avessi detto qualcosa la corda si fosse rotta e quindi lui si sarebbe arrabbiato. Ma andai a vanti correndo il rischio. -ti ho chiesto se i licantropi esistono, ma tu non mi hai risposto e mi hai riportata a casa senza spiccicare una sola parola. Perché avevi reagito così? Perché non mi avevi risposto? Mi stai nascondendo qualcosa?- a ogni domanda mi avvicinai ancora di più. Eravamo di nuovo molto vicini, i nostri nasi si sfiorarono quando lui sussultò dalla mia vicinanza inaspettata. Volevo assolutamente le risposte, ma lui non sembrava stare molto bene, era molto pallido e gli vidi scivolare una gocciolina di sudore sul lato sinistro del suo viso. Era nervoso, agitato, si guardava attorno. Per un attimo mi sembrò di avere davanti a me un animale selvatico messo alle strette e cercare un nascondiglio in più fretta possibile. E finalmente diventò “normale” ritornò Hiroki non più quell’animale impaurito. Aveva  una sguardo deciso, non era più pallido, mentre lo guardavo mi sentì bene. Mi sembrava che una palla di luce gialla mi entrò nel corpo e mi riscaldò. Sentivo la pace, la tranquillità, felicità. Mi sentivo davvero bene e con se portò via la rabbia, la preoccupazione, Hiroki mi sorrise facendo comparire quella fossetta che tanto mi piaceva e che mi faceva impazzire. Ricambiai il sorriso, volevo avvicinarmi ancora di più, volevo toccarlo, volevo baciarlo, volevo che mi abbracciasse. Mi avvicinai ancora di più e lui si allontanò, non poté andare più da nessuna parte quando arrivò alla testiera del letto. ora lui era steso, mi avvicinai e mi stesi sopra di lui annullando tutta la distanza che ci separava, lui mi cinse la vita con le sue braccia e cominciammo a baciarci. Non so se era quella strana sensazione che mi ha invaso prima ha farmi fare questo, ma non era quello che volevo fare. Non del tutto almeno. Non volevo finire in questa situazione, e non riuscivo a uscirne.
   I baci si fecero più passionali e le sue carezze aumentarono di intensità. Prima mi cingeva la vita ora la stringeva, senza farmi troppo male. Poi salì su per la schiena sotto la maglia. Poi, però si fermò improvvisamente. Mi prese il viso tra le mani e mi guardò, interrompendo il bacio.
   -non… non possiamo Rosy. Non ora.- ero assolutamente d’accordo, io annuì. Dopo quello che è appesa successo come potrei parlare? -hey, ti va di fare un giretto?- 
   
   E con “giretto” ovviamente intendeva volare. Al buio. E ancora peggio: ero in pigiama! Non ha voluto sentire obbiezioni, non ha voluto che mi cambiassi, non ha voluto nemmeno che mi mettessi la tuta. Però uscire mentre ero in pigiama… che colpo basso.

   Volammo… da qualche parte, non vidi niente quindi mi affidavo completamente a lui. L’unica cosa che riuscivo a vedere, se alzavo la testa, era la mezza luna insieme alle stelle. Questa notte era davvero un cielo stellato come quello dei film. Molto romantico. Mi lasciai abbandonare dalla brezza della notte, dalla tranquillità e dal rumore che facevano le ali di Hiroki.  E mi addormentai sulla sua schiena.
 
 
Hiroki
 
   Stavamo volando sul mare quando mi accorsi che Rosy si addormentò. Forse avevo usato troppo l’ hikari, non le faceva un bell’effetto su di lei. mi ha davvero sorpreso quando mi ha messo con le spalle al muro con quelle domande, non potevo fare altro che usare la luce per calmarla. Non… è meglio che non sappia tutto adesso. Scoprire la verità ora la scombussolerà, sapere che i licantropi esistono la manderà su di giri e vorrà sapere tutto su di loro. E sapere la loro vera identità, il loro vero carattere, quello che fanno e quello che erano la rattristerà. Volevo davvero dirgli il perché l’ho baciata in quel modo e subito dopo l’ho portata a casa, ma non posso mica dirle che i licantropi sono malvagi e baciandola e “colpirla” con l’ hikari le lascia un marchio. Già forse con l’ultima cosa ho sbagliato. Ora ogni creatura che incontrerà saprà che sta insieme ad un angelo, e non a un angelo normale, ma ad un pezzo grosso. Ah, cosa posso fare? chissà se c’è un modo per cancellare il marchio? Anche se preferirei che rimanesse così, almeno quello stupido lupo biondo non le metterà le zampe addosso, mi viene il voltastomaco. Il modo in cui la guardava.. sembrava che stesse aspettando una bistecca, e ovviamente la bistecca era lei. Questo è l’unico modo che conosco per proteggerla. Proteggerò Rosy a tutti i costi. Con tutte le mie forze, fin ché sarà con me sarà al sicuro.
   Continuai a volare per un'altra oretta. L’aria del mare poteva farle solo bene, ma era meglio se tornava nel suo letto. letto? aah! No! Non devo pensarci! Devo togliermelo dalla testa. Stupido effetto collaterale della luce. Bhè almeno già da domani mattina non si ricorderà più di quello che avremmo potuto fare. Per fortuna.
   Atterrai davanti al letto e la misi sotto le coperte. Mi inginocchiai e le accarezzai la guancia, spostandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli rosso fuoco. Mi accorsi di sorridere, mi portai una mano davanti alla bocca per far sparire il sorriso. Riportai la mano sulla sua guancia e la baciai. Poi mi spostai al suo orecchio.
   -buonanotte, Rosy- le sussurrai. Le diedi un ultimo bacio sulla guancia e mi tuffai nell’oscurità.
 
 
Rosy
 
   I giorni passarono e ogni notte mi vidi sempre con Hiroki, appena salivo in camera augurando a mio padre la buonanotte, Hiroki ogni volta mi accoglieva con il sorriso accompagnato dalla fossetta. Poi mi portava sul tetto e lì restavamo gran parte della notte a chiacchierare fin ché non mi sarei addormentata. Di solito crollavo verso l’una. E ogni mattina mi risvegliai sempre nel mio letto sotto le coperte e con una bellissima sensazione all’orecchio e alla guancia. Mio padre era sempre all’idea di non farmi andare a scuola. E con mia grande sorpresa ogni giorno a casa c’era Lorenzo. Passavo la mattinata con lui, chiacchieravamo, ridevamo, scherzavamo. Ma il momento migliore era la sera. Ah, ovviamente le mie amiche mi venivano a trovare subito dopo scuola per un ora, per poi tornare a casa e insieme a loro c’era anche Mattia, mi rendeva felice vederlo, lui non sembrava per niente triste, neanche quando ha sorpreso me e Hiroki baciarci in cucina, aveva sempre il sorriso sulle labbra, chissà. Magari avrà trovato una ragazza? Ogni volta che glielo chiedevo lui non mi rispondeva. Cambiava sempre argomento.
   Ieri pomeriggio i mei amici mi portarono una bellissima notizia: Vanessa se era ritirata da scuola, è la notizia più bella che potevano darmi. Rimasi di ottimo umore per tutto il giorno. Soprattutto alla sera. Hiroki si presentò nella mia stanza –come ogni sera- con in mano un mazzo di rose rosse e un peluche strano. Sembrava una polpettina rosa con due righe nere verticalmente. Accettai felicemente i due regali, le rose le misi sulla mia scrivania, domani mattina sarei sgattaiolata in cucina a prendere un vaso. E il peluche lo tenni stretto a me. Quando me lo avvicinai al viso scoprì che aveva il profumo di Hiroki. Sapeva di miele e -sembra strano ma è così- di luce, un profumo buonissimo.
   Quando finalmente mi accorsi che stavo annusando quel peluche da troppo tempo da far scoppiare a ridere Hiroki, lui mi disse che era un Dango. Faceva parte di un anime –cartone Giapponese- chiamandosi Clannad mi raccontò tutta la storia e la trovai davvero molto romantica e drammatica. Quindi questo è un Dango he? Lo guardai e dopo aver saputo la storia mi piacque ancora di più. Questo era solo uno dei tanti Dango, da questo momento ne avrei collezionati molti. Assolutamente. Vorrei avere il Dango blu e quello piccolo così avrò la famiglia di Clannad.
   Come sempre quando mi addormentai, mi mise sotto le coperte con tra le braccia il peluche.
 
   Mi svegliai malissimo. Non sentivo niente, ma sapevo che c’era qualcosa che non andava in me. Mi alzai lo stesso e uscì dalla stanza per andare a prendere un vaso per le rose. Appena chiusi la porta della camera vidi uscire dalla sua mio padre. Dalla sua reazione dovevo avere una faccia spaventosa. Appena mi vide sbiancò e sgranò gli occhi talmente tanto che avevo paura che potessero uscirgli dalle orbite. E lì sentì il dolore allo stomaco. Oh no, non di nuovo. questa volta ci rimango, di sicuro questa volta ci lascerò le penne. La testa cominciò a girare vorticosamente, vidi dei puntini neri e la febbre ritornò. Penso di avere un tumore al pancreas. Se devo morire vorrei morire subito senza sofferenza. Lasciai la maniglia della porta e avanzai di qualche passo verso mio padre. -papà.. non.. mi sento.. ben..- per poi crollare a terra priva di sensi, e lasciai che il dolore e il buio mi inghiottisse.





ciao a tutti spero che questo capitolo vi sia piaciuto! a me molto, e penso che il prossimo sia meglio spero) ci vediamo al capitolo 10! 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** verità -parte uno - ***


ciao a tutti! scusate il ritardo spero che potete perdorarmi per i miei ritardi passati e futuri! ecco qui il decimo capitolo. verso la fine ho avuto un blocco, quindi è stato un pò difficile sopratutto perchè non sapevo come farlo finire, ma mentre lo scrivevo prima mi è venuta l'idea. ed eccolo qui! buona lettura spero davvero tanto che vi piaccia.


Dieci
Verità

 
 

   Ci risiamo. Ecco la stanza buia dove ero l’ultima volta. Ah, ma questa volta posso capire chiaramente le parole e i dialoghi. Ma non capisco dove sono. A casa? All’ospedale? Nella bara? No, non sono morta, però il dolore è passato, la febbre anche. Quindi.. cosa mi è successo questa volta? Che cos’è… questa sensazione?
   Mi voltai e vidi che c’era un immagine. Un sogno? No, un ricordo. Ero molto piccola, avrò avuto sette anni. Stavo giocando con le bambole in camera mia mentre i miei genitori parlavano in cucina. A quanto pare papà era venuto a trovarci. Li sentivo parlare, ma non li ascoltavo davvero.
 
   -io non capisco cosa ci sia di male!- papà era arrabbiato con la mamma. È la prima volta. Continuai a giocare con le bambole, è così divertente!
   -non voglio rischiare che la mia bambina rischi la vita. Non voglio!- anche la mamma ora sta gridando. Mi girai verso la porta, ero tentata ad andare ad aprirla e origliare, ma la mamma ha detto che è sbagliato. Quindi è meglio se continuo a giocare, magari smetteranno presto di litigare e andremo fuori tutti insieme al parco.
   -è un guardiano! È suo compito proteggere la gente dai vampiri- papà, i vampiri non esistono, lo dice sempre la mamma. Che stiano recitando la parte di qualche film? Papà ha fatto l’attore tempo fa magari gli hanno dato una parte. si è così, perché i vampiri non esistono.
   -non permetterò che accada. Non permetterò mai che mia figlia diventi un guardiano! Resterà per sempre un essere umano. Te lo garantisco- sentì sbattere una porta. Papà se né andato. Quindi non andiamo più al parco? Aprì la porta e corsi giù le scale di corsa. Mia madre mi vide e mi catturò. Mi prese in braccio.
   -lo sai che non si corre giù dalle scale, potresti cadere- lo sapevo bene, ero caduta ben tre volte dalle scale perché correvo e una volta mi sanguinò il naso. Mia madre mi disse che avevo cinque anni. Appena vidi il sangue scoppiai in lacrime.
   -sì mamma lo so. Ma te e papà avete litigato?- la mamma mi fece un sorriso e scosse la testa. Mi diede un bacio sulla guancia e mi mise a terra. La mamma è così bella, alta slanciata, capelli rosso fuoco. Da mio padre ho preso solo gli occhi. 
   

   Quel pomeriggio andammo al parco e mi comprarono un gelato alla crema e un peluche di un cane. Quindi io sarei… un guardiano? Che cosa sarebbe un guardiano? Io devo proteggere gli umani? Quindi non sono un essere umano? Mia madre e mio padre parlavano di vampiri. Che cosa sono loro? E io, cosa sono? Delle voci mi riportarono alla realtà, senza riuscire a svegliarmi.

   -finalmente ci è riuscita. Certo doveva succedere quando aveva dodici o quattordici anni, ma almeno ce l’ha fatta. Pensavo che questo giorno non venisse più- penso che parlò mio padre. Cominciai a sentire strani odori, che roba è? È disgustoso. Sembra polvere o muffa.
   -già, ogni giorno pregavo che arrivasse e finalmente eccola qui. In tutti il suo splendore, è davvero unica non ce ne sono tanti di come lei. Ma pensi che si sveglierà presto?- Lorenzo? Cosa ci fa lui qui? E di che diamine stavano parlando? Io non capisco. Non capisco proprio. Ora cominciai a sentire dei suoni che normalmente non dovevo udire. Mi sto trasformando in qualche creatura mostruosa o in un mutante o magari in un supereroe? Come Spiderman? Oddio, spero di no. Odio gli insetti.
   -non dovrebbe mancare molto, comunque appena si sveglia e si accorgerà di quello che è successo dobbiamo tenerla ferma, sarà sotto shock- papà, perché parli in questo modo? Perché dici queste cose? Farei meglio a svegliarmi al più presto, così posso capire meglio.
   -l’hai già ritirata da scuola?- cosa?! Ritirata da scuola? No! Non voglio! Perché? Cosa ho fatto?
   -sì. L’ho fatto ieri. Lorenzo hai visto? Il marchio che le ha lasciato il suo ragazzo è sparito. È una fortuna he?- marchio? Che.. che cosa mi ha lasciato Hiroki?... ah Hiroki. Dove sei? Questa volta non verrai al mio soccorso come l’altra volta? Già, ora sei a scuola. Bhè tanto ci saremmo visti stasera. Forza ora basta poltrire, devo svegliarmi e andare in cucina a prendere il vaso per metterci le rose che mi ha regalato.
   -hey. Guarda, si sta svegliando!- quando aprì gli occhi la prima cosa che vidi è: verde. Sono nel bosco. E davanti a me c’erano mio padre e Lorenzo. Cos’è quel sorrisetto compiaciuto che avete? Guardai in basso e vidi.. una zampa. Zampa? Mi tirai un po’ su e loro scattarono in avanti per tenermi, ma io li ignorai e mi guardai. Zampa. Zampa. Pancia. Zampa. Coda. Anche dall’altra parte uguale. Che.. che… che cosa mi è successo? Perché sono un lupo? Cercai di alzarmi ma loro mi bloccarono. Volevano che restassi a terra? Ve lo scordate, usai tutte le mie forze e mi alzai su quattro zampe, barcollai un po’, ma trovai subito l’equilibrio. Guardia in basso. Lunghe zampe rossicce uguali a quelle di un cane. Non sono mezzo lupo e mezzo umano, ma un lupo completo. Un lupo. Lupo. Non ci credo. Sono un licantropo! Guardai nella direzione di Lorenzo e di mio padre e mi sorpresi di essere più o meno alta come loro. Ma, non dovrei alzare lo sguardo per guardarli? Sono alta uguale a quando ero una persona. Allora la saga di Twilight è vera? Sono uguale ai lupi che ci sono nei film. Pazzesco. Le persone davanti a me stavano sorridendo, e si avvicinarono cautamente a me.
   -finalmente Rosy, non sai quanto abbiamo aspettato- quindi loro… sono come me? Sono licantropi, questo si spiega la zampa bianca. Chissà di chi era tra loro due. Cominciai a sentire uno strano odore, annusai l’aria attorno a me. L’odore proviene dietro di me. Appena mi voltai vidi un cervo. Feci un passo verso di lui, ma non mi vide. Quanto sarà lontano? Quanto posso guardare lontano? A quanto pare molto, era magnifico, manto marrone, aveva delle corna davvero grandi. Quando si muoveva era di un eleganza incredibile. Lo invidiavo, anche io volevo essere elegante come quel cervo. Mi voltai verso mio padre e Lorenzo, mi sorpresi quando vidi al posto del mio amico un licantropo biondo. Era alto. Aveva dei muscoli nelle zampe impressionanti. Era maestoso. Come farà a correre veloce con tutti quei muscoli? Appena si mosse i muscoli si contrassero. Mi girava attorno, mi annusava, mi osservava. Cosa voleva fare? d’istinto abbassai il muso e tirai indietro le orecchie. Aspetta.. mi sto sottomettendo? Lorenzo ringhiò e io mi accucciai vicino a lui. Cosa stavo facendo? La voce non mi aveva forse detto che non dovevo sottomettermi a nessuno? Allora perché lo sto facendo adesso? Bhè lo sto facendo perché lui è più alto, più grosso di me e sicuramente è da molto tempo un licantropo quindi è molto più forte di me. Non ho scelta che sottomettermi. Però non mi piace questa situazione, raddrizzai le orecchie e il pelo, mi alzai lentamente e quando mi ero alzata del tutto cominciai a ringhiare come faceva lui senza mostrare i denti. Il licantropo Lorenzo piegò la testa di lato, e smise di ringhiare. Mio padre stava sorridendo. Mi si avvicinò e mi mise una mano sulla schiena.
   -devi trasformarti adesso- a cosa? A un essere umano? Come dovrei fare? non ne ho idea. Guardai l’uno e poi l’altro, speriamo che capiscano che non so da dove iniziare a trasformarmi in essere umano.
   “Tranquilla ti aiutiamo noi.”  La voce che era nella mia testa non era la mia. Era.. di Lorenzo? Come faccio a sentire la sua voce nella mia testa? Non dirmi che i licantropi parlano tra di loro così, sto impazzendo, sento che prima o poi svengo. 
   “Rosy, tranquilla. Fai dei respiri profondi. Devi pensare a te quando eri un umana, non è difficile. Forza prova”. Chiusi gli occhi e cominciai a fare come mi è stato detto. Pensai a quando mi guardavo allo specchio mentre dovevo provare i vestiti per l’appuntamento con Hiroki.
   Cominciai a sentire qualche cambiamento, sentì il corpo bruciarmi da dentro, i muscoli si contrassero. Questa volta niente mal di stomaco, ma si presentò un dolore ancora più atroce. Sentì tutto. Le ossa accorciarsi, le orecchie ritirarsi, il muso farsi più piccolo, la pelliccia che diventava pelle, il fuoco stava bruciando tutto. Piano, piano il lupo se ne andava lasciando subentrare la me umana. E finalmente tornai in me.
   Mi ritrovai stesa sull’erba e sulle foglie secche. Sentivo freddo, cercai di alzarmi ma mio padre mi mise un cappotto addosso. Oddio, non dirmi che sono nuda! Mi strinsi nel cappotto e mi alzai. Questa è la cosa più difficile che abbia mai fatto, mi ero abituata alle quattro zampe e ora che devo camminare solo con due mi sembrava un’impresa difficile. Barcollai leggermente e mi aggrappai al braccio di mio padre, sempre tenendomi coperta con il cappotto. Lorenzo fortunatamente si era girato di spalle. Ed era umano. Perché ha i vestiti? I miei erano tutti strappati i suoi no. Guardia per terra alla ricerca di abiti maschili tutti a brandelli, ma c’erano solo i miei. Quindi ci si può trasformare senza distruggere i propri abiti? Mio padre mi porse degli indumenti. Li presi e cominciai a cambiarmi dietro a un albero. Fortunatamente questi vestiti erano i mei. Dopo che mi fui vestita mi misi a posto i capelli e raggiunsi gli altri. E ora, cosa si fa?
   -bhè, è andata piuttosto bene. Non hai cercato di ucciderci per fortuna- disse Lorenzo e mio padre annuì. Dovevo provare a ucciderli?
   -cosa… cosa succede adesso?- che strana voce, dovevo abituarmi anche a questo. Dopo essermi trasformata devo abituarmi a tutto, anche se sarà stata un lupo solo per cinque minuti. Un immagine mi invase la mento. Il cervo. Ci sarà ancora? Mi girai e lui era sparito. Giusto stavo guardando a molti chilometri da qui. Per un attimo per ne ero dimenticata.
   -adesso, si va a scuola- scuola? Ma non mi aveva ritirata? All’improvviso sentì una gran stanchezza. Mi si chiudevano gli occhi. Mi avvicinai a mio padre e mi appoggiai a lui. Lui appoggiò la mano sulla testa.
   -è normale essere così stanchi la prima volta. Ma non devi dormire adesso, non ancora. Ora dobbiamo andare nella tua nuova scuola e devi essere sveglia. Forza raddrizzati adesso- obbedì, e iniziammo a camminare nel bosco che si faceva sempre più fitto ogni minuto che passava. Era pieno di alberi, cespugli, erba. Era difficile o addirittura  impossibile camminarci. Ma ce la feci senza troppe difficoltà.
   Forse dopo un ora o anche due arrivammo in una specie di recinto di cemento con un cancello in mezzo. Non riuscivo a vedere la fine del recinto. Chissà dove arriverà? Mio padre suonò il campanello e disse il suo nome e il cancello si aprì. Lorenzo mi teneva la mano come incoraggiamento. Entrai nella struttura e rimasi a bocca aperta. Quella là sarebbe… una scuola? Sembrava più che altro un castello! Aveva le torri a punta e tutto il resto. A parte il portone che quello proprio non c’era, ma al suo posto c’era una semplice porta a vetri. Ci toccherà camminare parecchio però. Ancora camminare. Tra quanto arriveremo? Seguimmo la stradina di ghiaia che conduceva all’entrata della “scuola” attorno alla scuola vidi che c’era il bosco –ovviamente- ma non era molto fitto, c’erano delle panchine, delle altalene, delle statue, un laghetto con una coppia di cigni. Magnifici, ah! Proprio adesso si stanno avvicinando l’uno all’altro formando un cuore con il collo! Davvero magnifico e romantico.
   Cominciai a vedere della gente che si dirigeva tra una lezione e l’altra.
Ma che razza di scuola sarà? Non mi dire che.. è una scuola di licantropi? No, no, questo non potrei reggerlo. Sarebbe una cosa… troppo forte! Cercai di guardare dietro la scuola per vedere cosa ci potesse essere, ma non vidi molto solo una coda e delle zampe marroni. Allora è davvero uno scuola di licantropi! Cominciai a sorridere da sola come un idiota, ma va bene così. Io sono un licantropo e da oggi studierò in una scuola di licantropi. Qui c’è gente come me. Non potrei essere più felice di così. Sentì una fitta colpirmi il cuore. La gioia e il sorriso svanirono. Mi sentì triste. Mi mancava Hiroki. Come potrò vederlo adesso? Come posso parlargli? Spero che mi concederanno di vederlo qualche volta. Spero che mi venga a trovare di notte come faceva poco tempo fa. E come farò con le mie amiche? Le potrò vedere? Dovrò risparmiare le domande a più tardi perché eravamo quasi arrivati all’entrata della scuola. C’erano un sacco di ragazzi e poche ragazze. Mi guardavano tutti in modo strano. Entrammo dentro alla segreteria. Insieme a noi c’era anche un altro ragazzo con i suoi genitori. A vederlo così sembra abbastanza alto, forse aveva la mia età. Aveva dei capelli strani. Neri con le punte bionde, belli però. Ci mettemmo seduti vicino a loro e aspettammo la segretaria o chiunque doveva venire a darci il benvenuto.
   La segreteria non era molto grande, davanti a noi c’era una scrivania con molti fogli in disordine, delle penne e una sedia. Le pareti erano color panna, e il pavimento era in piastrelle bianche lucide. Le sedie erano nere e di plastica. Attaccati alle pareti c’erano dei quadri con dei lupi e alla mia sinistra c’era una finestra abbastanza grande. Si affacciava in un prato dove c’era il laghetto con i cigni.
   Appena sentì qualcuno aprire la porta, mi voltai e vidi una signora con i capelli color argento lunghi. Era alta e molto snella. Indossava dei pantaloni neri con una camicia elegante color beish. In più aveva una collana di perle e degli occhiali da vista. Aveva un viso molto gentile con poche rughe attorno agli occhi e alla bocca. Appena ci vide ci sorrise e si accomodò dietro alla scrivania davanti a noi.
   -allora, vediamo chi c’è qui. Tu sei…- indicò il ragazzo vicino a me. -Fabio Micci giusto?- lui annuì. A quanto pare non è uno di molte parole. -e tu invece sei…- indicò me questa volta. -Rosy Rossi, dico bene?- annuì. Scommetto che Fabio penserà la stessa cosa che ho pensato io di lui. Che sono di poche parole.
   -ok. Vi siete trasformati un po’ in ritardo he? Diciassette anni. Non ci è mai capitato. Quello che si è trasformato più tardi aveva quattordici anni, ma non vi dovrete preoccupare di questo. Ora prendete questi fogli e andate nella vostra stanza del dormitorio, domani inizierete le lezioni, quindi andate a letto presto- 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** verità -parte due- ***


presi i fogli che ci diede la segretaria e li guardai. Era la mappa della scuola. Ok, mi perderò di sicuro. C’erano un sacco di linee rosse. Spero che chiedendo in giro qualcuno di buon cuore mi aiuti a trovare al mia stanza. Giusto! poteva aiutarmi Lorenzo! Sì non c’è nessun problema.
   -avete delle domande da farmi prima di andare?- Fabio scosse la testa.  Al contrario di lui io avevo una domanda.
   -io ne ho una- lei mi guardò e mi sorrise. Aveva un sorriso così gentile.
   -dimmi cara- il ragazzo vicino a me teneva sempre lo sguardo basso, ma vidi che mi stava osservando. Non riuscivo ancora a vedere il suo viso.
   -ecco… potrò vedere i miei amici vero? Io ho anche un ragazzo quindi..- la supplicai con lo sguardo, ma dalla sua espressione la risposta è no.
   -mi dispiace, ma devi lasciarti tutto alle spalle. Immagino che i tuoi amici e il tuo ragazzo siano umani no?- bè sul mio ragazzo si sbaglia, ma meglio non dirglielo. -non devi continuare a essere loro amica e ovviamente devi lasciare il tuo ragazzo. Non è permesso avere amici umani mentre siete sotto nostra protezione. Quando avrete finito la scuola potete fare quello che vi pare, ma fino a quel momento… spero che mi capisci. Mi dispiace averti dato questa brutta notizia. Gli insegnati ti diranno il motivo. Ok ora potete andare, ma prima..- prese un cestino pieno di caramelle e dolci. -prendete uno di questi- mentre ce lo porgeva ci sorrideva. Io presi una caramella alla fragola e Fabio prese un cioccolatino alla menta. Ci alzammo e salutammo. I suoi genitori e mio padre restarono in silenzio.
   Quando uscimmo dalla segretaria i genitori ci lasciarono. Mio padre mi salutò con un bacio sulla guancia e qualche pacca sulla testa. Tirai un sospiro. Quindi non devo più essere amica della, Fra della Giuly e della vale he? Non mi sembra giusto, ma che male c’è essere loro amica? Io proprio non capisco.
   -hey, non startene lì impalata a osservare il vuoto. Mi dai sui nervi- ma che..? mi voltai e Fabio mi guardava, avevo ragione. Era alto. E adesso che lo guardavo meglio, è vestito tutto di nero. Anfibi neri, jeans neri, giacca di pelle nera e infine capelli neri con le punte bionde. L’unico tocco di colore in quell’oscurità. No, ho trovato un altro colore. Gli occhi. aveva degli occhi verde smeraldo. Bellissimi. A parte il suo carattere, ma chi si crede di essere? Parlarmi in quel modo!
   -come hai detto scusa? Se ti do sui nervi basta che te ne vai nel tuo dormitorio no?- ho risposto male a uno sconosciuto? Paura, paura cosa faccio? Vidi apparire un leggero sorriso. Ho no, avrà pensato che sono quel tipo di persone che risponde a tono. Ti sbagli!
   -oh! La ragazza punge he? Penso che non sarà poi così noiosa questa scuola. Ci si vede in giro, rossa- mi salutò con un cenno con la mano e uscì.  Come mi ha chiamata? Rossa? Ma come si permette questo tizio? Non mi conosce nemmeno. Gonfiai le guance e buttai fuori l’aria. Uscì anche io, alla ricerca di Lorenzo, ma guardai lo stesso la mappa, magari potrei capire come arrivare al dormitorio. Almeno quello.
   Era da un ora che giravo alla ricerca dei dormitori e nessuno mi aiutava e il perché in giro non c’era nessuno. Ma dov’erano finiti tutti? È impossibile che hanno lezione adesso. Ci deve essere per forza qualcuno. Va bene anche il bidello o il giardiniere. Mi va bene qualunque persona mi possa dire dove sono i dormitori! Non avevo neanche la valigia.  Non avevo più le mie amiche, non avevo più nessuno. A parte Lorenzo e mio padre. E a quanto pare è difficile farsi degli amici qui, quando c’era ancora qualcuno in giro tutti mi evitavano, forse perché –come ha detto la direttrice- mi sono trasformata tardi? Non lo so. Mi incamminai e provai a fare un ultimo giro della scuola, dopo di che avevo deciso che mi sarei arresa e avrei aspettato che gli altri uscissero e andassero a dormire. Appena mi ritrovai sul retro della scuola vidi una ragazzina con una mappa. Allora anche lei è nuova? Stava entrando in una porta. Decisi di seguirla, starà andando ai dormitori, spero.  
   Come immaginavo, si stava dirigendo ai dormitori. Guardai il foglio della mappa con scritto il numero della stanza. Sembrava stare in un hotel. C’erano corridoi ovunque. Ma quanti licantropi c’erano? È impossibile che ce ne siano così tanti.
   La mia stanza era la numero 58, dovrei esserci quasi ormai. Finalmente arrivai davanti alla porta della stanza. L’aprì e dentro ci trovai già qualcuno. Con le sue valigie. Avrò sbagliato? Tornai indietro e guardai il numero. 58. Allora sarà questa. Ma non avevo una stanza tutta per me? Dovevo condividerla con qualcuno? Entrai nella stanza e seduta sul letto c’era una ragazza dai capelli neri, lunghi. Appena mi vide si illuminò e mi sorrise. Aveva un bellissimo sorriso. Gli occhi erano come smeraldi. Le guance rosa. Doveva avere più o meno quattordici anni. La ragazza si alzò e mi venne incontro porgendomi la mano.
   -ciao! io sono Luna. Piacere- Luna? Non avevo mai sentito una persona che si chiamava Luna, però è davvero un nome bellissimo.
   -ciao, io sono Rosy. Piacere- le strinsi la mano. cominciai a guardarmi attorno, la stanza aveva due letti, uno era attaccato alla parete alla mia destra e l’altro era attaccato alla parete a sinistra. Lei era seduta sul letto a sinistra. poi vidi una porta. Probabilmente li c’era il bagno. Davanti a me c’era una finestra molto grande. E vicino a me c’erano due grandi armadi marroni. Pensavo che la stanza fosse più piccola. Bhè meglio così.
   -è grande! Mi piace. Dove posso  mettere le mie cose? Qual è il tuo armadio?- chiesi a Luna. Lei si avvicinò a uno dei due e lo indicò.
   -questo! l’altro l’ho già riempito. Spero che non ti dispiaccia- 
   -no, no va benissimo questo. Grazie- andai alla ricerca delle valigie e trovai la mia quasi subito. Mi inginocchiai e cominciai a mettere a posto i miei vestiti. Tirai fuori degli abiti che non avevo mai visto, oddio non è che ho aperto quella di Luna? La richiusi.
   -Luna, questa è la tua per caso?- lei si girò e la guardò. Poi scosse la testa. I suoi capelli ondeggiarono a destra e a sinistra. Come fa ad averli così?
   -no. Le mie sono queste e sono vuote.- allora.. di chi sono questi vestiti? Riaprì di nuovo la valigia e cominciai a guardare i nuovi abiti. C’erano dei pantaloni da ginnastica, dei jeans, delle felpe, delle maglie. Alcuni erano eleganti. Trovai anche dei vestiti e delle gonne. E sono tutti della mia misura. Quando li toccai avevano qualcosa di strano, non sembravano fatti dello stesso materiale che erano fatti i vestiti normali.
   -streghe- alzai la testa di scatto e davanti a me c’era inginocchiata Luna.
   -cosa?- lei indicò gli abiti.
   -gli hanno fatti le streghe. Sai se per caso noi siamo in giro e ci capita di trasformarci, non si distruggono. E poi è imbarazzante ritornare esseri umani ed essere nudi non trovi? Io non mi sentirei per niente a mio agio. C’è mi è successo prima e non sai che imbarazzo davanti ai miei genitori! soprattutto mio papà! Ah comunque con quei vestiti non ti ritroverai mai più in quella situazione. Forte he?- già forte. In effetti è molto imbarazzante ritornare esseri umani e non indossare niente. Mi ritrovai ad annuire, un pensiero si fece l’argo tra gli altri… streghe?! Esistono anche quelle? Non ci credo. Non dovrei crederci invece visto che i vampiri esistono, i licantropi esistono quindi esistono anche loro. Stranamente non ne ero così entusiasta. Che licantropi e streghe non vadano d’accordo? Ma allora se è così perché ci hanno fatto questi vestiti? No, di sicuro vanno d’accordo.
   -io mi sono trasformata davanti a mio padre e al mio migliore amico. Anche lui è come noi. Non sai che imbarazzo volevo sotterrarmi.- lei si mise a ridere, aveva una risata cristallina. Penso che andremmo d’accordo.
   -già ti capisco benissimo. Ma posso farti una domanda personale?- io annuì. Intanto stavo finendo di mettere a posto le ultime cose che c’erano dentro la valigia. -quanti anni hai?- e questa sarebbe una domanda personale?
   -ne ho diciassette- lei rimase a bocca aperta. Letteralmente. A quanto pare è davvero raro che un licantropo si trasformi così tardi.
   -Luna forse è meglio se richiudi la bocca o ci entreranno le mosche- fece come le ho detto. Era davvero sconvolta. -e te quanti ne hai?- iniziò a balbettare, poi fece un respiro profondo e si calmò.
   -quattordici- come pensavo! Io e quell’ odioso ragazzo siamo gli unici ad avere diciassette anni e essere al primo anno di questa scuola.
 
   Finì di mettere a posto le mie cose e decidemmo di andare in giro per la scuola. Vedemmo molte foto di ragazzi e ragazze sorridenti, di lupi e di professori. Nei corridoi dei dormitori c’era una moquette rossa e pareti di legno chiaro.
   Uscimmo e ci dirigemmo verso il lago dei cigni. Ormai non sentivo nemmeno più il freddo, anzi si stava bene. Andammo in esplorazione nel bosco e lì non c’era nessuno. Solo alberi, cespugli.. cose che ci sono in un normale bosco. Ci aspettavamo che pullulava di licantropi, ma a quanto pare non era così. Restammo deluse, tutte e due. Tornammo indietro ed entrammo nella scuola. C’erano due piani, nel primo non c’erano molte classi ne vedevo solamente due. E il primo piano era molto grande, cosa ci saranno dentro quelle classi? Cosa faranno? Percorremmo il corridoio e salimmo le scale. Nel secondo piano erano piene di porte. In ogni porta c’erano dei cartelli con scritto: “anno 1 classe A” percorremmo tutto il secondo piano ed erano tutte classi. C’erano solo tre anni, ma le classi erano davvero tante. Quanti alunni ci saranno?
   La palestra è l’unica cosa che non trovammo. Voglio vedere Hiroki. Voglio incontrarlo.
   -Rosy, andiamo a mangiare? È tutto il giorno che camminiamo, sta diventando buio e il mio stomaco si sta lamentando.- aveva ragione, poverina l’ho costretta a girare con me per tutto il pomeriggio e non ho pensato che potesse essere stanca o affamata. E a pensarci bene anche il mio stomaco cominciava a farsi sentire.
   -scusa Luna, non ci avevo pensato. Adesso andiamo- il mio stomaco si lamentò e arrossì. Luna si mise a ridere e mi unì anch’io. Ci incamminammo verso la mensa, e lì finalmente vedemmo tutti gli studenti. Per tutto il pomeriggio vedevamo qualche studente qui e là, ma mai tutti insieme ed erano tanti. Tra la folla vidi una chioma che conoscevo bene trascinai Luna con me. Entrammo, non assomiglia per niente alla mensa della mia vecchia scuola. C’erano due file per prendere da mangiare e molti tavoli lunghi e al posto delle sedie c’erano delle panche della stessa lunghezza dei tavoli, andammo nella seconda fila e strofinai la testa bionda. Oddio, spero che sia lui. Non ci avevo fatto molto caso, ma c’erano altri due ragazzi dai capelli biondi. Spero di non essermi sbagliata, altrimenti avrei fatto una bruttissima figura.
Il ragazzo si girò e con mio sollievo era Lorenzo. Appena mi vide si illuminò e mi abbracciò. Sciolsi l’abbraccio e presentai la mia nuova amica a Lorenzo, lui era sembrato abbastanza contento di conoscere Luna. Povera Vale, ora ha una rivale in amore. Finalmente toccò a noi, e appena vedemmo quello che dovevamo mangiare, non ci potevamo credere. A scuola ci davano della robaccia, ma questa… è tutta un'altra cosa. C’erano tanti tipi di carne, arrosto, fritto, alla griglia… c’era anche della verdura, ma ce ne era talmente poca che nessuno la prendeva. Proprio perché non si vedeva. In tre anni arriveremmo a pesare oltre cento chili se ogni giorno ci sarà questo cibo. Non vorrei pensare alla colazione. Penso che durante il giorno dovremmo fare molto movimento per rimanere in forma. Luna prese delle fette di manzo con l’insalata e una coscia di pollo. Io presi del pollo cotto in padella con il purè. Andammo alla ricerca di un tavolo e l’unico vuoto era quello in fondo alla mensa. Ci mettemmo sedute insieme a Lorenzo e iniziammo a parlare del più e del meno. Luna era davvero una ragazza simpaticissima. Durante la cena ci ha fatto morire dalle risate, facevamo fatica a mangiare perché ridevamo sempre.
   Quando finimmo mettemmo a posto il vassoio e andammo nel dormitorio, noi e Lorenzo ci dividemmo nel bivio dove le ragazze andavano da una parte e i ragazzi dall’altra. Ma sono sicura che se ci sono delle coppie in questa scuola, non rispettano questa regola. Io e Luna camminammo in silenzio fino alla nostra stanza, stranamente mi ritrovai triste tutto d’un tratto. Mi mancava la mia vita di prima, mi mancava stringere in un caldo abbraccio Hiroki, mi mancavano le mie amiche che mi facevano sentire come se fossimo sorelle. Mi mancava la mia casa, anche Mattia mi mancava, i suoi occhi che mi osservavano. Riavrò mai questa vita? Mi fermai davanti alla porta della camera.
   -che succede?- chiese Luna.
   -devo andare in un posto- girai sui tacchi e corsi fuori. 



capitolo dieci fine ci vedremo nel prossimo capitolo! chissà dove starà andando Rosy? 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** separazione -parte uno- ***


ciao a tutti! scusate l'enorme ritardo ecco a voi l'undicesimo capitolo spero che vi piaccia :)

 


Undici

Separazione



Corsi come una disperata, non avevo più fiato, ma non mi importava. Dovevo raggiungerlo, a qualunque costo. Devo vederlo. Ne ho bisogno.
   Ormai avevo lasciato alle spalle la scuola da un bel po’. Ero nel bosco e non riuscivo a uscire da lì. Non vedevo il muro che delineava il territorio della scuola. Mi ero persa, ma non riuscivo a fermarmi. Il mio estinto mi stava portando da qualche parte. Il bosco si faceva ancora più fitto, e facevo sempre più fatica a evitare gli alberi, ma alla fine riuscì a fermarmi. Ero davanti a un lago circondato da alberi. Nel mezzo dell’acqua c’era il riflesso della luna piena. Guardai in cielo. Era davvero bellissima. E le stelle così brillanti. Strano, mi viene da piangere. In qualche modo mi sentivo così triste. sentì un fruscio dietro di me. Mi voltai.
 
 
 
Hiroki
 
   Cosa posso fare? ho appena scoperto che la mia ragazza è il mio nemico. È la figlia del diavolo. Un demone. Non riesco a concepire che alcuni di noi hanno sposato uno di loro. Proprio non ci riesco, non so cosa fare. non posso stare con lei. Per me è impossibile, da oggi comincerà a uccidere. Sarà pericolosa.
   Me ne stavo sul divano con la testa tra le mani a cercare una soluzione per restare con Rosy, ma senza successo. Mi alzai e uscì fuori, senza una meta precisa. Mi fermai dopo alcuni passi e guardai il cielo. C’è una luna piena veramente magnifica. Chiusi gli occhi e senza volerlo scivolò una lacrima. La lasciai fare la sua strada. Aprì gli occhi e spiccai il volo. Non so dove stavo andando, ma seguì il mio estinto. Dovevo andare da lei, dovevo vederla un ultima volta. Prima di dirle addio.
   Stavo sorvolando il bosco, quando le mie ali mi fecero atterrare vicino a un lago. Ritirai le ali e avanzai lentamente. C’era una ragazza davanti a me. Quei capelli rosso fuoco li riconoscerei ovunque. Scavalcai  un cespuglio davanti a me, ma nel farlo feci molto rumore e lei si voltò. Mi pietrificai. Lei mi sorrise e senza volerlo lo ricambiai. La raggiunsi.
 
 
Rosy


Lui era proprio qui, davanti a me, sotto la luce brillante della luna. Però la sua espressione era stranamente triste. Sentì un nodo alla gola, non riuscivo a parlare. Oh, no mi viene da piangere. Guardai in terra.

  -Rosy…- gli si fermò la voce. Adesso mi sentivo ancora peggio. Anche a lui gli veniva da piangere.-Rosy, io…- si fermò di nuovo e alla fine sospirò. Sentì dei passi e subito dopo delle braccia circondarmi. Ricambiai l’abbraccio e iniziai a piangere. Strinse ancora di più l’abbraccio. Non so per quale motivo ci stiamo lasciando. Forse sa cosa sono. Io però non voglio, e dalla sua reazione nemmeno lui. Ma allora perché? Sentì le sua braccia allentarsi e si posarono sulle mie spalle costringendomi a sciogliere l’abbraccio. Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Mi alzò il viso per guardarlo e rimise la mano sulla spalla. Le lacrime continuarono a scendere e le asciugò con i pollici.
   -io… sono venuto qui per vederti un ultima volta- ultima volta? Dovrà partire da qualche parte o vuole lasciarmi? Io non riesco a capire.
   -Hiroki. Perché mi stai lasciando?- rimase immobile per alcuni secondi, lui deglutì e quando lo fece gli spuntò la mia amata fossetta. Non la vedrò mai più quindi? Non vedrò più i suoi occhi? le sue braccia non mi abbracceranno mai più in un abbraccio protettivo? Le sue mani non mi accarezzeranno più come se fossi il suo più grande tesoro? E le sue morbide labbra non mi baceranno mai più? Io non riesco a immaginarmi senza Hiroki. Non stiamo insieme da tanto tempo, ma io volevo altri ricordi insieme a lui. Non ne ho abbastanza, non mi bastano, ne voglio tanti altri. Ma a quanto pare io non piaccio più a Hiroki, non vedo nessun’altro motivo del perché mi stia lasciando. -per… per caso nonti piaccio più? Non mi vuoi più al tuo fianco?- lo guardai con le lacrime agli occhi. Lui scosse la testa e i capelli gli ricaddero sugli occhi.
   -tu mi piaci. Molto, ma uno come me.. ehm. Un angelo non può stare con un licantropo. Non si può, io non ci riesco. Ho pensato e pensato un modo per stare con te, ma è stato inutile. Non riesco stare con un licantropo- non.. può… stare con un licantropo? Per quale motivo? Io non sono cattiva, forse angeli e licantropi sono nemici? Ancora io non riesco a capire.
   -Hiroki… io..- mi zittì mettendomi un dito davanti alle labbra.
   -ti prego Rosy… ti prego non parlare- stava cedendo. Vedevo il mento che tremava leggermente e la sua voce si crepava sempre di più. Stava per crollare. -ti prego Rosy… baciami.- l’ultimo bacio he? Non potevo di certo rifiutare. Mi alzai in punta di piedi, gli misi le braccia attorno al collo mentre le sue si spostarono più in basso e mi tirò a sé in un abbraccio. E lo baciai. Come nel nostro primo bacio, le nostre lacrime si unirono. Questo era un bacio veramente triste e le lacrime salate mi facevano male. Sentivo tutta la sua tristezza e lui sentiva la mia. Quanto vorrei che questo bacio non finisse mai, anche se è doloroso. Ma prima o poi finirà. Lui mi tirò a se più forte per l’ultima volta per poi interrompere il bacio e scomparire nell’ombra. Ora ero sola. Sola nella foresta della mia nuova scuola. Ci siamo separati. Definitivamente. Mi toccai le labbra dove prima c’erano le sue, potevo ancora sentirle.  Guardai verso il bosco. dovevo tornare, Luna si starà preoccupando, me ne ero andata così di punto in banco senza dirle niente.
   Durante il cammino del ritorno, avevo la mente vuota, non riuscivo a pensare a niente, provai a pensare a quello che era successo poco fa, ma non riuscivo a trattenere nessun pensiero. Mi sentivo vuota, come un contenitore che è stato svuotato dal suo contenuto. Scavalcavo e evitavo cespugli, rami senza accorgermene. L’unica cosa che riuscì a pensare era che dovevo essere triste adesso, perché dopo non posso permettermi di deprimermi, non quando devo farmi una nuova vita e non davanti a Luna. Magari quando mi sarò integrata per bene allora potrò deprimermi e piangere, ma ora non è il momento di essere tristi.
   Raggiunsi la porta della mia stanza, tirai un lungo sospiro e misi da parte la tristezza e l’aprì. Luna era seduta sul letto che guardava fuori dalla finestra e appena mi sentì entrare, si voltò e mi corse incontro abbracciandomi. Rimasi ferma come un tronco di un albero, poi ricambiai l’abbraccio.
   -non scappare più in quel modo. Mi hai fatta preoccupare, ma dove sei andata? Hai una faccia, stai bene?- ho no, gli occhi rossi! Me ne ero dimenticata. Cercai di farle un sorriso convincente.
   -sto bene, mi ero solo ricordata di fare una cosa. Niente di cui preoccuparsi. Davvero- mi diressi verso l’armadio a prendere un pigiama.
   -sì, ma sei un po’ strana. Se è successo qualcosa, puoi parlarne con me. Ti ascolterò.- ha capito che è successo qualcosa. Alla fine non sono riuscita a convincerla del tutto. Anche se ha detto così, sicuramente non mi metto a raccontarle quello che è successo. Non ne ho proprio voglia di rivivere tutto. Mi voltai verso di me e feci ricomparire un sorriso.
   -va bene, grazie  ma davvero non è successo niente. mi vado a cambiare e poi è meglio andare a dormire, secondo me domani sarà una giornata tosta.- lei annuì e andai verso il bagno a cambiarmi per poi mettermi a letto.
 
 
La giornata del mio primo giorno in un'altra scuola –di nuovo- è stato davvero duro. Appena ci svegliammo io e Luna andammo in mensa a fare colazione. Scoprimmo che la scuola aveva addirittura una veranda dove fare colazione, ma optammo per la mensa, anche perché non sapevamo dov’era.
   Per colazione c’era di tutto, ed era anche molto abbondante, come la cena. Io presi delle fette biscottate con la marmellata di fragole e Luna prese uno yogurt all’albicocca. Ci guardammo in giro e vedemmo che tutti avevano dei piatti abbondanti. Persino le ragazze, solo noi nuovi avevamo preso poche cose. Qualcosa mi diceva che fette biscottate e marmellata era troppo poco per affrontare la mattina. Feci spallucce e cercammo un tavolo dove sederci, fortunatamente molte persone erano andate nella veranda quindi c’erano molti tavoli liberi. Facemmo colazione in pace, parlando del più e del meno. All’improvviso si sentì un altoparlante che comunicò che agli alunni appena arrivati dovevano dirigersi in palestra. Quindi ci alzammo e ci dirigemmo tutti in palestra.
   Come sospettavo la palestra era enorme, in questo momento era vuota, ma negli angoli vedevo dei manichini, delle armi e altra roba che non riuscivo a capire. Mi concentrai sulla persona davanti a noi. Ci guardava come se fossimo delle macchine e doveva scegliere la migliore, alla fine si fermò e iniziò a parlare.
   -buongiorno a tutti, io sono Marco e sarò il vostro allenatore, vi addestrerò ad essere dei bravi guardiani, vi insegnerò a uccidere e a proteggere. Sarà dura quindi tenetevi pronti. Bene, professoressa…- fece un cenno con la mano verso di noi -sono tutti suoi- questo Marco, era abbastanza giovane, avrà più o meno ventisei anni, aveva i capelli neri corti con la cresta, occhi nocciola e pelle abbronzata. La professoressa, aveva i capelli biondi, gli occhi neri e pelle bianca come il latte. Praticamente il contrario di Marco. Iniziò a parlare.
   -ciao ragazzi io sono Angel e sarò la vostra guida. Vi parlerò della storia dei Licantropi e tanto altro, ma per un breve periodo, dopo aiuterò Marco ad addestrarvi. Avrete le giornate piene e soprattutto saranno stancanti. Io penso di aver detto tutto, che facciamo Marco? Facciamo le due classi?- lui annuì. Io finì nella seconda classe insieme a Luna –fortunatamente- e quel fastidioso di Fabio andò a finire nella prima. Direi che è stata una fortuna non averlo tra i piedi. Noi della seconda classe iniziammo la lezione con Angel e nel pomeriggio avremmo iniziato l’addestramento.
   -ciao a tutti. mi ripresento, sono Angel e io vi insegnerò la storia di come siamo nati. Tenetevi pronti queste ore saranno dure anche perché ci sarà solo una lezione, e sarà questa- sentì delle lamentele e dei bisbigli da parte dei miei compagni di classe. E in fondo li capisco. Ci sarà solo una lezione. Quindi… racconterà tutto oggi. in questo preciso istante. Ora capisco perché avevamo tutta la mattina con lei. Avrei fatto meglio a bere delle tazze piene di caffè stamattina. Si sedette sulla scrivania. A prima vista non sembrava affatto un’insegnante di “storia”, forse dal modo in cui parlava o più probabilmente da come si vestiva. Indossava dei jeans neri strappati alle ginocchia, un maglioncino a collo alto di lana nero con dei fiocchi di neve bianchi e infine scarpe da ginnastica. Non era per niente truccata, aveva una pelle molto pallida color latte. E i suoi capelli biondi legati in una coda di cavallo. Sembrava avere sui ventiquattro anni. Ecco perché non assomigliava per niente a un insegnante. Angel cominciò la lezione. -allora ragazzi, ascoltate bene. Non avrete bisogno di prendere appunti grazie alla nostra fantastica memoria non vi dimenticherete niente- fantastico, non chiedevo di meglio. -inizio col dire che i nostri antenati furono creati da Lucifero o come lo conoscerete meglio voi, dal diavolo- dal diavolo? Fantastico ora capisco perché Hiroki non vuole stare con me. Forse. Sentì dei bisbigli, ma Angel continuò. -all’inizio Lucifero usò i nostri antenati per distruggere gli angeli e gli esseri umani, volava il potere voleva il mondo ai suoi pedi. E ci stava anche riuscendo, ma un giorno un licantropo si oppose ai suoi ordini, non accettava di dover uccidere e così iniziò a difendere gli esseri umani..- l’insegnante si fermò e rifletté su qualcosa che probabilmente aveva dimenticato. -probabilmte vorrete sapere come mai questo licantropo si rivoltò contro il suo creatore.- annuirono tutti, compresa me. -lui si chiamava Ralf è sempre stato diverso dagli altri sin da quando fu nato. Non aveva amici, i suoi genitori lo odiavano perché non voleva cacciare insieme a loro. E lo cacciarono. Lui se ne andò nel bosco lontano da tutti. Lucifero andò da lui ogni notte per convincerlo a tornare, ma lui rispose ogni volta con: forse. Mentre viveva da solo incontrò una ragazza, un umana ai suoi occhi, ma lei racchiudeva dentro di se un segreto. Proprio come lui. La seguì da tutte le parti, sapeva a che ora andava a dormire, quando si svegliava, cosa mangiava, cosa le piaceva e cosa no. Insomma uno stalker- 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** separazione -parte due- ***


noi studenti ci mettemmo a ridere. -alla fine la ragazza lo scopri e lui si dichiarò, la ragazza non sapeva l’identità del ragazzo, ma le piaceva così accettò. Erano sempre insieme si amarono molto, ma prima o poi la magia si spezza. E così successe. Lei scoprì la vera identità di Ralf. Lei ovviamente lo lasciò immediatamente, lui non riusciva ad accettarlo e così promise alla ragazza di lasciare definitivamente il branco e di unirsi agli angeli per difendere gli esseri umani. E in quel momento accadde una magia. All’inizio il suo manto era grigio e con occhi rossi, ma il manto si colorò di bianco e gli occhi diventarono marroni. Era cambiato, era diventato buono. Così quella sera lei e Ralf si unirono. E si si unirono in quel senso- ovviamente i ragazzi fecero un boato. Io e Luna arrossimmo -la sera dopo Lucifero tornò da lui e gli diede un compito da fare. Ralf si oppose agli ordini del suo creatore, così Lucifero scagliò i genitori di Ralf contro la famiglia di lei e gli uccisero. Lui accecato dalla rabbia cominciò a combattere insieme agli angeli e uccise il suo stesso branco.. e anno dopo anno nacque una nuova razza. I guardiani. Cioè noi. Diciamo che Ralf e l’angelo sono i nostri Adamo ed Eva. Solo che sono morti semplicemente di vecchiaia. Per oggi finiamo qui- finiamo qui? Ma non aveva detto che ci raccontava tutto oggi? lei ci fece l’occhiolino e uscì sorridendo dalla classe. In classe c’era l’assoluto silenzio, erano rimasti tutti di sasso, si aspettavano che ci raccontasse qualcos’altro, ma a quanto pare ci stava semplicemente prendendo in giro. Lentamente raccogliemmo le nostre cose e uscimmo dalla classe per andare a pranzo. Sembrava che fossero trascorsi pochi minuti, ma dall’assegnazioni delle classi e tutto il resto sono trascorse delle ore. E ora era mezzogiorno in punto.
   Ovviamente c’era una marea di roba da mangiare, io e Luna  ci guardammo pensando alla stessa cosa. Ovvero abbuffarci. Prendemmo ogni cosa che quelli più grandi di noi prendevano. Cioè tutto di ogni cosa. Un po’ di questo, un po’ di quello.. riuscimmo a mangiare la metà delle cose che avevamo nel piatto. Era davvero troppo. Mi chiedo come facciano loro.
   -mi vengono i brividi se penso che quello che ci ha creato sia proprio il diavolo- già, lui. Ma sarà davvero esistito? Sarà davvero come tutti lo immaginano? Pelle rossa, corna, coda e forcone? Mah. Risposi a Luna con un semplice “mmh.” Cosa starà facendo adesso Hiroki? Starà bene? Mi penserà qualche volta? Starà sorridendo in questo momento? Sospirai. Stavo giocherellando con il cibo mentre Luna mi diede una leggera spinta e farmi tornare alla realtà.
   -che c’è?- le chiesi. Lei mi guardò e aggrottò le sopracciglia.  
   -sei strana. E continui a sospirare è successo qualcosa ieri sera quando sei corsa via?- appoggiai la forchetta sul piatto. Ormai ero troppo piena anche solo per mangiare una briciola di pane. La guardai sorridendo e scuotendo la testa. -sei sicura?- annuì. Non volevo proprio parlarne. Non oggi, almeno.   -ok, se lo dici tu, io comunque ci sono per ascoltarti- 
   -grazie, ma non ce né bisogno. Comunque penso che dobbiamo preoccuparci per quello che ci aspetta oggi pomeriggio- indicai quelli della prima classe. Erano ridotti male, alcuni sanguinavano, altri zoppicavano e avevano dei grossi lividi. Un ragazzo da me familiare mi guardò e mi sorrise salutandomi con la mano. Fabio. Ma che fa? mi sta prendendo in giro? Ora fa il carino? E per di più stava venendo qui.
Si sedette vicino a me appoggiandomi sulle spalle il braccio. come se gli appartenessi. Lo scostai. In fondo io avevo Hiro… no, cosa stavo andando a pensare? Io non avevo nessuno. Non appartengo più a nessuno, solo a me stessa. 
   -ciao rossa, come te la passi?- rossa, di nuovo quel nomignolo insopportabile.

   -me la passo bene, invece tu, mica tanto bene vedo he?- Luna guardava prima lui, poi me poi di nuovo lui come se fosse una partita di ping pong. A Fabio gli comparve un sorriso che non mi piaceva per niente.
   -ti stai preoccupando per me? Allora è vero che un uomo ferito è attraente>-mi si avvicinò di più e io mi allontanai.
   -come se potessi preoccuparmi per uno come te- lo sfidai avvicinandomi. Ma lui sembrò gradire il fatto che mi sia avvicinata così mi allontanai di nuovo. Fabio fece per parlare ma Luna si intromise.
   -hey, hey voi due calmate i bollori. Non è il momento di mettersi a litigare- ci voltammo entrambi verso di lei, e ora che aveva la nostra attenzione ci fece cenno di guardarci intorno e vidi che se ne stavano andando tutti. Io e Fabio ci guardammo.
   -ci vedremo presto rossa, promessoà- alzò con quel suo sorrisetto e se ne andò. Che nervoso. Certo non vedo l’ora di vederlo! Salto dalla gioia. Aaah ma doveva essere proprio un licantropo questo qui? Ingoiai la rabbia per poi sfogarmi nel pomeriggio.
   Io e Luna andammo a fare un giro nel bosco vicino alla scuola. Dopo pranzo c’era un’ora di pausa, non è consigliabile lottare dopo aver mangiato. Così io e la mia nuova amica ci facemmo una passeggiata.
   Il paesaggio non era molto diverso da dove andavo a passeggiare prima, me lo aspettavo più selvaggio.
   -cosa c’è tra te e Fabio?- appena finì di farmi la domanda inciampai in una radice. Tra me e Fabio? Cosa le ha fatto pensare che ci potesse essere qualcosa?
   -non c’è niente, assolutamente niente. Perché?- lei fece spallucce.
   -così, sembravate molto intimi e in sintonia, pensavo che stavate insieme- insieme? Con quello? Improvvisamente pensai a Hiroki. Mi fermai e guardai il cielo. Non c’era neanche una nuvola, era perfetto. Quanto vorrei essere lassù insieme a lui. Liberi nel cielo come aquile. Cominciarono a tremarmi le mani e le chiusi a pugno cercando di tenerle ferme. Sarebbe bellissimo se fosse appollaiato da qualche parte a tenermi d’occhio. Senza accorgermene cominciai a piangere. Sembra che se continuo a guardando in alto, può comparire e portarmi via da un momento all'altro. Sentì delle braccia circondarmi non riconobbi l’abbraccio, ma sapevo che era Luna e io mi lasciai andare in un pianto disperato tra le sue braccia ricambiando. Lei mi accarezzava la testa per calmarmi, ma allo stesso tempo incoraggiarmi a sfogarmi. Quando mi ripresi abbastanza per parlare eravamo sedute per terra, tenendomi ancora tra le sue braccia.
   -non capisco perché non gli vado più bene. Non capisco. Io non capisco. Non riesco a capire- stavo quasi urlando, Luna mi strinse più forte.
   -io non so cos’è successo ieri sera, ma andrà tutto bene non ti preoccupare. Non sei da sola, ci sono io puoi dirmi tutto puoi anche solo piangere se vuoi io ti sarò vicina- mi accarezzò per tutto il tempo i capelli, mi staccai un po’ per guardarla negli occhi. dovrei avere un aspetto orribile. Di solito non mi faccio vedere così da nessuno. Ma i sentimenti sono arrivati così all’improvviso non potevo fare altrimenti.
   -grazie, scusa per…- mi indicai e lei capì che mi stavo scusando per essere crollata a piangere. Lei mi fece un sorriso gentile, che non avevo mai visto. Forse solo mia madre mi sorrideva in quel modo.
   -non ti preoccupare. Ora è meglio andare o faremo tardi.- mi aiutò ad alzarmi. Aveva ragione si stava facendo tardi.
   -appena torniamo ai dormitori ti racconterò tutto. Penso di dovertelo visto la scenata che hai dovuto sopportare- lei ridacchiò.
   -bhè ci conto- rise più forte e io mi unì a lei.
   -hey!- la spinsi fingendo di essere offesa. Tornammo indietro allegre e piene di energia.

 
   Per il pomeriggio ci diedero delle tute per facilitarci i movimenti –ovviamente le tute erano dello stesso tessuto che erano i nostri nuovi vestiti. Così non si potevano strappare- Ci mettemmo tutti in riga.
   Eravamo dentro alla palestra e questa sarà stata quattro o cinque volte più grande di quella in cui andavo io a scuola. Era immensa. Forse anche troppo grande per noi otto.
   -ok ragazzi, quello che faremo oggi è lottare. Combattere. Vi insegnerò come uccidere un vampiro e come difendervi sia da esseri umani sia da lupi. Quindi tenetevi pronti, saranno delle ore intense e soprattutto dolorose. Oggi inizieremo a potenziare i muscoli. E a fine lezione lotterete fra di voi a coppie. Ok iniziamo.- ci condusse davanti a degli strani oggetti. Erano degli elastici attaccati al muro e noi dovevamo prendere le maniglie e tirare. Questo esercizio dovevamo farlo per mezz’ora. l’esercizio era divertente, non era per niente stancante. Forse per noi, ma per un essere umano era quasi impossibile farlo. A fine esercizio Marco ci fece vedere come saremo diventati forti. Prese le maniglie e tirò. E l’esercizio si staccò dal muro lasciando un buco. Non si sforzò neanche un po’ è come se avesse lanciato una pallina ai suoi piedi. Fantastico. Diventeremo così forti? Facevo fatica a tirare fino in fondo figuriamoci a staccarlo dalla parete. Sarà impossibile arrivare a quel livello.
   Subito dopo ci fece fare un ora di sollevamento pesi. Caricò subito trenta chili. Era il peso minimo che avevano, noi ci dovevamo adeguare e aumentare subito la nostra forza e sollevare trenta chili anche se non ce la facevamo. Devo ammetterlo, non riuscivo a sollevare neanche due centimetri. Ero fradicia, tutti erano fradici di sudore.
   Finalmente dopo venti minuti riuscivo a sollevare trenta chili. E dopo un ora riuscivo a sollevare trenta cinque chili. Ero orgogliosa dei miei progressi. Anche quelli di Luna, anche lei riusciva a sollevare lo stesso peso.
   Il pomeriggio continuò così per altre due ore. Poi finalmente ci insegnò le basi per combattere e per difenderci. Non ci disse come si uccide un vampiro, lui va subito alla pratica e salta la teoria. Lui lascia la teoria a Angel, sinceramente non vedo l’ora che sia domani mattina. Almeno le sue lezioni non saranno così faticose e dolorose come quelle di Marco.
   Ci rimproverò molto e ci corresse sempre. Diceva che se sbagliavamo la posizione anche di un centimetro poteva essere fatale per noi o per chi stavamo proteggendo. Ogni volta che sbagliavamo ce lo ripeteva, e ripeteva e ripeteva ancora. Sembrava un disco rotto.
   E come aveva detto lui, prima che finisse la lezione facemmo le coppie per lottare tra di noi e provare le tecniche appena imparate. Io e Luna dovevamo combattere, una contro l’altra. Non riuscirò a colpirla. Neanche una schiaffetto, ma come si fa? è impossibile è così delicata e carina non voglio farle male. Forse riuscirei a tirare qualche pugno o schiaffo se c’era davanti a me Fabio.
   -ok ragazze, prima di tutto voi due adesso non siete più amiche, ma nemiche. Quindi non abbiate paura di farvi male, guarirete subito. Bene iniziate il combattimento- ci guardammo e assumemmo le posizioni e cominciammo a girarci attorno. Ci ha insegnato due modi per combattere. Uno è contro un vampiro l’altro è contro un nostro simile. Ovviamente nessuna delle due faceva la parte del vampiro. Giravamo in cerchio a studiarci, poi Luna scattò in avanti e mi buttò per terra e me la ritrovai sopra. Stava cercando di sottomettermi, cercando di stringermi il collo con le mani. Cercai in tutti i modi di fermarla, ma era veloce. Ma io ero più grande e quindi più forte. Raccolsi le forze nel braccio sinistro e la spinsi di lato, ora le parti si erano invertite. Lei a differenza di me, calciava, tirava pungi e aveva uno sguardo omicida. Faceva paura. E così faceva sul serio he? Sorrisi e iniziai a fare sul serio anche io, mi spostai e mi rimisi in piedi in un batter d’occhio. Ricominciammo a girare in cerchio, questa volta fui io a scattare e le tirai un pugno nella spalla cercando di rompergliela. Non ci riuscì. Come immaginavo, ma lei si spaventò a sufficienza per distrarsi così io ne approfittai e la buttai per terra e la mobilizzai con il mio peso. E riuscì a sottometterla. Ci guardavamo negli occhi con il fiatone e ci sorridevamo soddisfatte della nostra lotta. Mi alzai e la aiutai. Marco ci applaudì, eravamo le prime quindi per adesso eravamo le migliori. Avevamo evitato di ferirci e avevamo fatto un combattimento leale. Chissà gli altri come lotteranno? La risposta è: malissimo. Si erano procurati dei tagli sulle guance e dei polsi rotti. Marco disse, visto che siamo dei “cuccioli” ci metteremo più tempo a guarire, ma più ci faremo male prima guariremo. Lui ci fece vedere una prova. Si tagliò il braccio, dalla ferita uscì una gran quantità di sangue, ma in pochi secondi il taglio non c’era più solo una riga rosa che piano piano diventava bianca. Fantastico, restammo tutti affascinati.
   Finalmente tornammo nei nostri dormitori a farci una doccia, andare a mangiare e poi a letto a dormire.
   Io e Luna prima di dormire dovevamo fare una chiacchierata. Ci mettemmo comode sul mio letto, una di fronte all’altra a gambe incrociate.
   -io e il mio ragazzo ci siamo lasciati. Lui è un angelo e ha detto che non riesce a stare con una come me. Forse un po’ capisco. Un angelo è una creatura bianca creata da Dio per proteggere, invece noi siamo creature nere create dal diavolo per uccidere. So che adesso ci sono due razze di licantropi però ha detto che è difficile lo stesso e quindi…- lasciai in sospeso la frase, sapevo che avrebbe capito la fine. Lei mi prese la mano e me la strinse dandomi forza.
   -vedrai,  capirà che ha fatto un grandissimo errore. Il più grande della sua vita- mi misi a ridere. Il più grande errore della sua vita? Il suo più grande errore è stato venire qui e lasciare il Giappone. Ma decisi di non dirlo altrimenti avrebbe detto: “ma no non è quello!”
   -sì, forse hai ragione. Però adesso mi sento meglio dopo quel pianto di oggi pomeriggio- ridacchiammo. -andiamo a dormire? Che ne dici?- lei annuì e andò nel suo letto. Sprofondammo in un sonno pesante.
 
 
 
Hiroki
 
   Anche se l’ho lasciata, non riesco a non tenerla d’occhio. Mi aveva fatto malissimo quando era scoppiata a piangere tra le braccia di quella ragazza. Sentivo uno strano sentimento. Gelosia, forse. Volevo essere io a confortarla e a stringerla forte a me sussurrandole nell’orecchio: “è tutto a posto, andrà tutto bene ci sono io qui a difenderti.“ ma ora non è più il mio compito, dopo quell’episodio sfrecciai dritto a casa. Durante il tragitto incontrai Sakura, ma non mi fermai e appena arrivai a casa c’era lei ad aspettarmi a braccia conserte. Brutto segno, mi aspettava una bella sgridata. Non so se potrò sopportarla, sto già male per conto mio. Comunque atterrai lo stesso e la raggiunsi. Appena arrivai davanti a lei mi mollò con tutta la sua forza uno schiaffo che mi fece voltare il viso.
   -sei un idiota!- si ,questo lo so! -questa è la cosa più idiota che hai fatto in tutta la tua stupida vita Hiroki!- si, hai ragione. Serrai la mandibola e chiusi gli occhi, assorbendomi tutta la sfuriata e gli insulti.
   -perché cavolo l’hai lasciata? Lei è perfetta per te. Solo perché è quello che è. Sei stato cattivo Hiroki, che paura hai? Che ti uccida? Che ti faccia male? E io cosa dovrei dire allora? Io sto da sempre con un licantropo e non ho neanche un graffio! E guardami quando ti parlo!- mi fece voltare il viso per guardarla. Io feci un passo in dietro e feci un profondo inchino.
   -mi dispiace! Mi dispiace! Mi dispiace…. Mi.. dispiace…- cominciai a singhiozzare, e Sakura mi mise una mano sulle spalle e io mi lascia cadere per terra e lasciai  che lei mi abbracciasse. -mi dispiace… mi dispiace..-
   -ssh, va bene, ora non scusarti più. In fondo ti capisco è difficile stare con loro, ma non va bene quello che hai fatto. E non devi chiedere scusa a me in quel modo. Quando avrai capito va da lei, inchinati e chiedile di ritornare con te, ovviamente non devono mancare le scuse. He? Ok- non riuscivo a controllarmi, mi vergognavo di me stesso. Io feci di sì con la testa e lei continuò a consolarmi fin ché la crisi non passò.
   Ho fatto un grande sbaglio. Forse è l’errore più grade della mia vita e devo rimediare il prima possibile.

ecco la fine di questo capitolo spero che avrete molta pazienza per aspettare il prossimo e come sempre aspetterò con ansia le vostre recensioni (se volete farle) ok è tutto al prossimo capitolo byby ciaoo! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** dichiarazione -parte uno- ***


ciao! scusate per il ritardo (sarò in ritardo questa volta?) ho avuto problemi con il pc, non si vedeva più lo schermo ma ora sepro che sia tutto a posto (anche perchè si è riparato da solo senza averlo portato ad aggiustare) comunque ecco il dodicesimo capitolo, spero che vi mi piaccia e che me lo farete sapere con una piccola recensione :) buona lettura! 


 

Dodici
Dichiarazione


 

Il giorno dopo, appena mi svegliai fu orrendo. Sentivo dolore dappertutto, anche alle dita delle mani. Luna era messa come me. Doloranti ci incamminammo in mensa a fare colazione. Ne facemmo una molto abbondante.
   -non riesco a muovermi, mi fa male dappertutto. Come faremo oggi ad allenarci?- si lamentò Luna. Provavo lo stesso suo dolore, però non mi lamentai. Allenarci era nostro dovere, dovevamo imparare in fretta se volevamo uscire da scuola diplomate. Wow! Ragiono come un licantropo adulto, mi stupisco da sola.
   -sinceramente non lo so, ma non dovremo lamentarci, ci sono passati tutti e guarda i risultati. Saremo così anche noi, quindi stringiamo i denti e andiamo avanti.. mi diede ragione e finimmo la nostra colazione per poi dirigerci in classe dove ci aspettava Angel.
   Ci mettemmo sedute vicine nell’ultima fila. Luna si sdraiò sul banco lamentandosi dei crampi, scappò anche a me qualche lamento di dolore quando mi muovevo, ma almeno non stavo a dire sempre !che male! Non ce la faccio!” Però dovevo capirla,  io ero più grande di lei quindi so sopportare meglio, lei invece aveva ancora quattordici anni.
   Dopo alcuni minuti la classe cominciò a riempirsi, sembravano tutti degli zombie, avevano anche la camminata uguale. Soprattutto i mugugni. Angel entrò in classe e prese posto sopra la scrivania come ieri.
   -buongiorno ragazzi! Vedo che l’addestramento di ieri è andato bene. Allora, ieri abbiamo parlato di come siamo nati, oggi invece vi parlo di come siamo fatti. Cioè i denti, le ossa, il pelo e altre cose e se c’è abbastanza tempo vi parlerò di un'altra cosa che per ora rimane un segreto- oggi era vestita con vestiti molto leggeri. Aveva dei leggins neri con dei pantaloncini che arrivavano a metà coscia, in jeans, delle ballerine e una maglia bianca a pois rossi a maniche corte. Oggi aveva lasciato i capelli sciolti. Sembrava ancora più giovane. -allora, per prima cosa non soffriamo il freddo. Come vedete dal mio abbigliamento –per voi è ancora presto più avanti non sentirete ne caldo ne freddo- è forte vero?- rise. Aveva una risata cristallina, e contagiosa. Scese dalla scrivania e andò verso una lavagna. Rivoltò un foglio e c’era un immagine di un lupo. Indicò le zampe. -abbiamo ossa dure, muscoli potenti, grazie a questi riusciamo a correre molto veloci. Riusciamo a raggiungere i centocinquanta chilometri all’ora.- un ragazzo la interruppe.
   -i cento cinquanta? Sul serio?- era un ragazzo bassino con degli occhiali neri e capelli castani. Angel gli sorrise molto gentilmente.
   -sì, sul serio. Ora andiamo avanti.- con l’indice toccò la zampa e andò fino alla spalla. -la nostra altezza media è sul metro e settanta, ma c’è stato un licantropo che ha raggiunto un metro e ottantacinque.- cosa? Così tanto? Sarà stato il licantropo più potente che ci sia mai stato, se doveva essere così alto. -voi sarete alti un metro e sessanta ora che siete dei cuccioli, ma in pochi mesi avrete raggiunto l’altezza media.-  ora toccò il collo. -il collo è molto grosso e la pelle “elastica”- imitò le virgolette. -questo perché tutti ci attaccano in quel punto- indicò il lato del collo -noi possiamo girare la testa e ucciderlo o semplicemente staccarlo da dosso a noi. Ma non possiamo girare la testa come fanno i gufi- sentì delle risatine nei banchi davanti. Ora passò alle orecchie. -abbiamo un udito molto fine, ve ne accorgerete una mattina che vi alzerete, sentirete di tutto. Gli uccellini che cinguettano, il ruscello e molto altro ancora. Voi a quel punto dovrete fare finta di niente, come se non li sentite per davvero, sarà difficile, ma ci riuscirete. E ora gli occhi. Questo sapete già farlo. Appena vi siete trasformati avete visto delle cose che per voi erano vicine, ma quando siete tornati umani non riuscivate a vedere più. Dico bene?- noi annuimmo. Io vidi un cervo, pensavo che fosse così vicino… -vi abituerete anche a questo. Passiamo alle spalle, alla schiena e alle zampe posteriori. Non c’è molto da dire. Vi posso solo ripetere che abbiamo ossa grosse e muscoli potenti. Ecco come siamo fatti- un altro ragazzo alzò la mano. Adesso che ci faccio caso, noi due siamo le uniche ragazze in questa classe. Come mai ci sono così tanti ragazzi e così poche ragazze? È strano.
   -sì. Chiedi pure-
   -ha dimenticato i denti- lei guardò il disegno. 
   -oh! È vero grazie, Andrea- Angel girò un altro disegno, e qui c’erano due disegni di una bocca di un lupo. Uno mostrava un lato e l’altro mostrava il davanti. Che canini lunghi. -ecco, ovviamente questo è un disegno, nella realtà sono più grandi. Come vedete, i canini sono molto lunghi. Questi denti ci servono per spezzare le ossa dei vampiri, o dei nostri simili, ma soprattutto dei nostri simili. Anche un lupo normale potrebbe uccidere un vampiro se solo fosse veloce e forte come noi. Comunque questi denti sono molto affilati come rasoi. A visa sono lisci come quelli di un normale cane, ma se un normale essere umano ci passasse un dito si ritroverebbe con un dito aperto come un libro.- feci una smorfia di disgusto. Guardai al mio fianco e a quanto pare non ero l’unica, tutti erano disgustati. -sì, fa schifo lo so, ma è così.- guardò l’orologio e si incamminò e si sedette sulla scrivania con un sorriso stampato sulle labbra. -abbiamo ancora un pochino di tempo. Quello che vi parlerò adesso è: come trasformare un essere umano in uno come noi- Luna si raddrizzò, era stata tutto il tempo stesa sul banco, ora era seduta dritta, attenta a non mancare una sola parola di quello che stava per dire Angel. -ci sono due modi per trasformarlo- li contò sulle dita. -uno. tramite un bacio alla francese. Questo però deve essere proprio fatto ogni singolo giorno per una settimana. Due. Il nostro sangue deve entrare nel corpo dell’essere umano. Questo è più efficace e più veloce. Più il sangue del licantropo è potente meno tempo l’umano si trasforma. Questi sono i due modi- Andrea, il ragazzo di prima, alzò la mano e Angel gli diede il permesso per parlare.
   -quindi la leggenda del morso è una cavolata? Se mordiamo qualcuno quello non si trasforma?- lei ci pensò su, e infine rispose.
   -mmh dipende, in questa scuola c’è solo uno studente trasformato con un morso, ma questo è successo perché il licantropo che lo ha morso aveva molta saliva in bocca e soprattutto era arrabbiato. La rabbia aiuta, perché siamo talmente accecati dalla rabbia che non vediamo chi ci sta davanti e lo mordiamo con una tale potenza che va in circolo abbastanza saliva da trasformarlo in pochi minuti. Può essere anche il nostro migliore amico, quindi state attenti a controllarla.- ora capisco perché mi è stato vietato di vedere le mie amiche fin ché sono ancora un “cucciolo”. Ora alzai io la mano e mi diede il permesso.
   -come mai quelli che si trasformano sono più i ragazzi delle ragazze?- tutti si voltarono verso di me, avevo gli occhi di tutti addosso. Mi sentì avvampare, quanto vorrei nascondermi sotto al banco!
   -è una bella domanda, penso che non ci sia una risposta. Io ho sempre pensato che i maschi siano più forti delle ragazze e che sia per questo motivo che siano loro la maggioranza. Non credo di essermi spiegata bene. Mmh, gli umani maschi non alzano un dito a una donna no? La donna umana non va picchiata, e quindi è debole perché non può combattere contro un essere maschio umano e questo non può combattere contro una donna umana, invece noi combattiamo contro i licantropo maschi e loro combattono con noi. Sia in forma umana sia in forma lupo. Quindi secondo me è per questo che ci sono meno femmine, per non combattere.- mmh, sì in effetti aveva ragione, però chissà il vero motivo. Lo scoprirò mai? Non credo.
   -grazie della risposta Angel- lei mi sorrise.
   -di niente Rosy, e ora andate siete liberi. Ah ho dimenticato una cosa, abbiamo bisogno di calorie e di energia, bruciamo molto quindi dovrete mangiare molto. Abituatevi già da adesso. A domani!- sì, questo penso che lo avevamo capito tutti. Andammo a mensa, decidemmo di pranzare fuori e magari schiacciare un pisolino prima dell’allenamento.
   Uscimmo e trovammo un posticino dietro la scuola dove non c’era nessuno. Ci sedemmo e iniziammo a pranzare. Questa volta divorammo tutto quello che prendemmo. Spostai il vassoio e mi stesi, appena appoggiai la testa sull’erba, mi addormentai. 
   Capelli biondi. Pelle bianca. Occhi rossi. Carini lunghi. Sorriso di ghiaccio. Il vampiro. questa volta era insieme a Vanessa, stavano combattendo contro qualcosa. Non riuscivo a vedere bene con loro due davanti, guardai in cielo e vidi una piuma bianca con il bordo nero venirmi incontro. Allungai una mano e ci atterò sopra. La presi fra l’indice e il pollice e la guardai meglio. Sgranai gli occhi dallo shock. Ma.. ma questa era… guardai nella direzione della battaglia che ora si era conclusa. Da un lato c’era il vampiro biondo e dall’altro Vanessa. In mezzo a loro c’era Hiroki. Era coperto di sangue. Sentì salire le lacrime. I due vampiri mi fissarono sorridendomi. Poi Vanessa alzò il viso di Hiroki e lo morse sul collo. Stava… stava bevendo il suo sangue. Come osa toccarlo! Si staccò e il sangue le colò sul collo. Sentì la rabbia e la accolsi a braccia aperte. Controllarmi? Col cavolo. Mi trasformai e gli andai addosso. Mi ritrovai in un altro posto. Un altro luogo che non avevo mai visto. Ero ancora in forma di lupo, mi guardai attorno. Era una stanza buia senza niente. all’improvviso vidi una figura bianca, luminosa venirmi incontro. Era Hiroki. Ma non era morto? Aveva un aria così triste, sembrava deluso. Gli scivolarono sulle guance delle lacrime piene di tristezza.

   -perché non eri al mio fianco?- spalancai la bocca. Perché non ero la tuo fianco? perché mi hai lasciata! Ecco perché. -perché non mi hai aiutato? Perché mi hai lasciato morire solo?- morire… da solo? Queste parole mi distrussero. Da solo. Anche io mi sentivo sola. Mi sentivo così sola senza di lui. Mi mancava tantissimo.
   -voglio che torni da me. Ti prego torna. Ti rivoglio qui.- le lacrime cominciarono a scendergli più veloce. Lui non le asciugava. Le lasciava scendere. Volevo dirgli che sarei tornata. Anche subito e che anche io volevo tornare da lui. Ma non ci riuscì, il sogno cambiò ancora.
   Ero nella mia vecchia casa, con mia madre. Ero seduta sul divano a bere il mio thè. lo presi e ne bevvi un sorso. Sentì che mi bruciava la gola. Il dolore si faceva più intenso e mi misi a urlare. Crollai a terra a urlare dal dolore, ma all’improvviso scomparve. Mi alzai in ginocchio e vidi che mia madre era seduta davanti a me, aveva uno sguardo deluso e triste. come quello di Hiroki.
   -e così ti sei trasformata- a sentire la sua voce mi salirono le lacrime e cominciarono a scendere.
   -mamma… scusa…io..- mi zittì con un cenno della mano.
   -devo dirti alcune cose. Stai per svegliarti devo fare in fretta- bisbigliò l’ultima frase. -Rosy, devi tornare insieme a Hiroki. È in pericolo.- alla parola pericolo, mi tornarono in mente le immagini della lotta. -diventa più forte velocemente, devi proteggerlo. Attenta al sangue- quella frase.. l’ho già sentita da qualche parte. ah! Ad halloween! Quindi era lei!.
   -mamma, eri tu..- non riuscì a finire la frase che mi svegliai e mi ritrovai a scuola. Mi guardai intorno e vidi di fianco a me Luna, preoccupata. Di nuovo.
   -stai bene? Ti agitavi nel sonno, e ti ho svegliata, scusa- mi ha svegliata lei? meno male che non mi aveva svegliata un minuto prima. Mi misi seduta e mi sistemai i capelli.
   -non fa niente, anzi grazie per avermi svegliata. Ho fatto un sogno assurdo. Non so però, se ascoltarlo o no. In fondo era solo un sogno- Luna si alzò e mi porse la mano e mi aiutò.
   -racconta- mentre rientravamo a scuola e ci cambiavamo per andare in palestra le raccontai il sogno. Lei mi ascoltò senza interrompermi.
   -secondo me è uno di quei sogno premonitori. Dovresti ascoltarlo, fare come ti dice- wow, non me lo sarei mai aspettata. Pensavo che mi dicesse di lasciarlo perdere. Mi sbagliavo.

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** dichiarazione -parte due- ***


   -tu dici? Mmh, non so, vedremo- arrivammo in palestra e iniziammo i nostri faticosi esercizi. Stavamo diventando più forti a vista d’occhio e Marco era orgoglioso di noi. Quando incominciammo a combattere, ci disse le stesse cose di ieri. Questa volta fece lui le coppie, mi abbinò con Andrea. Andrea era un ragazzo alto come me. Aveva tredici anni, capelli neri corvino, occhi nocciola e molto magro. Avevo paura di fargli del male, così scheletrico. Ci mettemmo in posa e come ieri ci girammo intorno. Nessuno fece la prima mossa, così decisi di farla io. Feci una finta di lato e attaccai dall’altro. Gli diedi una gomitata sulla schiena e lui cadde a terra. Mi misi subito sopra per bloccarlo e sottometterlo, ma lui si girò e le parti si invertirono. Sentivo le sue dita sfiorarmi il collo, non mi sarei mai sottomessa, non potevo permetterglielo. Quindi gli presi il polso e glielo ruppi. Lui gridò dal dolore, ne approfittai per togliermelo di dosso, ma lui mi prese il braccio e lì ci fu il mio errore. Appena mi prese il braccio, il mio in stinto mi fece girare per non dargli la schiena, ma appena mi girai sentì un crack capì subito che mi ero rotta la spalla. Non ci feci caso e continuai la lotta con un braccio solo. Gli mollai un calcio nello stomaco e una seconda gomitata sulla schiena e infine lo sottomessi. Mi alzai e lo aiutai ad rialzarsi. Il braccio mi faceva male da morire. Marco gli diede un occhio e disse che sarebbe guarito da solo entro due ore.
   Io e Luna eravamo in mensa, alla fine Marco mi mise una fascia legata al collo per tenerlo fermo. Così ero una buona preda per Fabio, se mi vedeva conciata così.
   -ti fa male?- mi chiese Luna. Io annuì. Per fortuna Luna aveva solo un livido sullo zigomo destro, ricevette un pugno bello forte. Poverina. Mi dispiaceva per lei. -ehm… sta arrivando Fabio- 
   -cosa? E perché?- lei fece spallucce. Fabio si sedette vicino a me pronto a infastidirmi di nuovo.
   -oh! La mia ragazza si è rotta una spalla. Vuoi che ti guarisca io?- fece un sorriso malizioso.
   -preferirei che mi stessi lontano e non sono la tua ragazza!- lui si ritrasse come se fosse stato offeso. Mi dava proprio sui nervi. Non posso più sopportarlo.
   -oggi sei davvero di pessimo umore. Se continui a fare i capricci non di darò niente di me. Rossa- grrr, di nuovo. e poi cosa voleva dire con.. quella frase? Non stava parlando di.. quello. Vero?
   -non voglio assolutamente niente da te e smettila di chiamarmi rossa. È fastidioso- 
   -lo so. Lo faccio apposta, è divertente vederti arrabbiata- si alzò ridendo. Prima o poi gli mollerò un bel pugno sul naso. Che arrogante e che pervertito! Vidi Luna sorridere sotto i baffi.
   -che c’è di divertente?- lei mi guardò e scoppiò in una profonda risata. Mi guardai attorno, cercando di vedere se aveva attirato l’attenzione. Fortunatamente nessuno ci stava guardando.
Appena la mia amica si riprese continuò a parlare.
   -siete davvero una coppia comica. Come due sposini ha, ah! Ah e poi praticamente lui ti ha detto di fare sesso con lui! Per ben due volte! Ha! Ha! Troppo comico! E la tua faccia, eri praticamente scioccata.- ricominciò a ridere come una pazza e io rimasi immobile senza dire niente. Luna ha davvero usato quella parola? Una ragazza dolce, educata che usa una parola del genere. Questo mi ha scioccata.
   La sera fu uguale identicoaa quelle passate. Ogni giorno diventavamo più forti e i nostri pugni si facevano più brutali. Ci ritrovavamo con delle ossa rotte o delle ferite. Ma questo è un bene, più ci facciamo male, più in fretta guariremo.
   Appena arrivammo nella nostra camera, Luna si addormentò, dormiva come un sasso. Così, io ne approfittai a sgattaiolare fuori. Sarebbe vietato andare fuori dal dormitorio a quest’ora, ma volevo stare da sola.  
  Mi fermai davanti al bosco, volevo andarci. Magari se tornavo dove io e Hiroki ci eravamo lasciati, lui sarebbe tornato e magari ci avrebbe ripensato e mi avrebbe chiesto di ritornare con lui. Sì, forse nei miei sogni. Trovai una roccia e mi sedetti, mi misi a guardare il bosco. Era così silenzioso, tutti gli animali staranno dormendo a quest’ora e i carnivori staranno andando a caccia di piccoli animali. Anche il vento starà riposando. Era così tranquillo, forse troppo. Appoggiai il mento sulle mani cercando di guardare oltre i buio e gli alberi. Improvvisamente sentì una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Al contatto improvviso feci un salto dallo spavento e guardai subito chi fosse.

   -che ci fa la mia ragazza preferita qui tutta sola?- non potevo scegliere compagnia peggiore. Fabio si fece spazio prepotentemente nella roccia dove ero seduta io, costringendomi a spostarmi.
   -volevo stare da sola. E tu che ci fai qui?- lo guardai di traverso, non mi fidavo di lui. Non era un ragazzo cattivo, ma come si comportava con me, non si sa mai. Lui fece spallucce.
   -anche io volevo stare da solo. Ti va se stiamo da soli insieme?- mi sorrise malizioso. Ma sa fare solo questo sorriso? Non può sorridere in modo gentile e basta?
   -fa come ti pare. Basta che non mi disturbi- detto ciò, mi girai dandogli le spalle e guardai il cielo. Una folata di vento mi scompigliò i capelli, per poi cessarsi all’improvviso. Stranamente Fabio restò in silenzio, si stava comportando in modo diverso, eravamo qui fuori da soli e non diceva niente. Non era da lui. Lo guardai di sottecchi, lui si stirò le braccia verso il cielo e le riabbassò. Stava guardando anche lui il cielo come me. Aah! Io non mi devo preoccupare per uno come lui, mi prende sempre in giro, è volgare, è…
   -sai, una mia amica è morta per colpa mia- mi voltai di scatto verso Fabio. Lui mi guardò e sorrise, ma non era uno di quei sorrisi che faceva di solito. Questo era triste e malinconico.  -non sono riuscito a proteggerla- non avrei mai immaginato che aveva un passato triste e che si incolpava.
   -com’è morta?- chiesi. Lui tornò a guardare il cielo.
   -la stavo riportando a casa. Quella sera si era lasciata con il suo ragazzo, era triste e quindi ero corso da lei a farle compagnia, ma appena eravamo vicini a casa sua è sbucato fuori una strana persona, ha subito attaccato me, per mettermi K.O per poi occuparsi di lei dopo, ma appena mi ha morso lui ha detto delle cose strane. Io sapevo di essere un licantropo, solo che non riuscivo a trasformarmi, lui lo capì e così se ne approfittò per ucciderla davanti ai miei occhi, io non sono riuscito a proteggerla. Se mi fossi trasformato prima, magari a quest’ora sarebbe ancora viva.- lui mi guardò e gli ricomparve quel sorriso triste. -è stato un anno e mezzo fa, non fare quella faccia triste. Ormai non ci penso quasi più. E quando ci penso cerco un posto per stare da solo, per fortuna eri qui, sennò mi deprimevo troppo- che cosa triste, lui soffriva così tanto e io l’avevo trattato davvero male. Mi faceva un po’ pena, non riuscivo ad immaginare di vedere una mia amica che veniva uccisa davanti ai miei occhi. Io lo avevo provato solo in sogno ed è stato terribile.
   -mi dispiace per la tua amica, deve essere difficile andare avanti dopo quello- lui scoppiò in una profonda risata, pregai che nessuno lo sentisse o ci saremmo ritrovati nei guai.
   -ah, scusa, ma quello che hai detto era esilarante. Te l’ho detto: è stato un anno e mezzo fa. Ormai fa parte del passato, non si può cambiare quello che è successo. E ora che ti ho raccontato la mia storia triste, dimmi perché sei qui seduta da sola- allora era questo che voleva? Sapere perché ero qui? Mi viene da pensare se quello che mi ha appena raccontato non fosse inventato. Ma decisi di dirglielo.
   -la prima notte, qui, io e il mio ragazzo ci siamo lasciati. Ha detto che un angelo non può stare con un licantropo. Ecco perché sono qui da sola- lui restò in silenzio, mi aspettavo che mi prendesse in giro o che diceva qualcosa di stupido, invece mi mise una mano sulla spalla e la strinse.
   -è un idiota, sei una bella ragazza, sia caratterialmente che fisicamente. Ha fatto un grave errore lasciarti, ora che sei sulla piazza magari un altro ragazzo potrebbe portarti via.- questa volta il suo sorriso era ritornato normale. Cioè malizioso. Sbuffai e scossi la testa.
   -ti diverti tanto fare così? A darmi fastidio, a prendermi in giro.- lui lasciò cadere la mano sulla roccia.
   -ovvio, è divertente farti arrabbiare e a metterti in imbarazzo.- lo guardai male, e lui alzò le mani come per non farmi sparare un colpo di pistola.  -hey, prendilo come un complimento, lo faccio solo con chi mi sta simpatico- dovrei ritenermi fortunata allora! Allora Luna non le sta simpatica?
   -quindi Luna ti sta antipatica?- lui mi guardò pensieroso. Aveva rimesso le mani sulla roccia.
   -è quella ragazza con cui stai sempre giusto?- annuì. -mmh. No non mi sta antipatica, ma con lei non ho ispirazione, invece con te è diverso. Sono sempre ispirato per darti fastidio- mi diede una spinta amichevole. Questa è la prima volta che parlavo “normalmente” con Fabio, e devo dire che non era così antipatico, anzi, era piuttosto simpatico. Era bello parlare con lui. Quando era serio.
   -sei un tipo strano, ma divertente- lui sgranò gli occhi e si avvicinò a me con un sorriso divertito stampato sulle labbra.
   -sono divertente he? Non è che ti stai innamorando di me?- lo spinsi forte e lui cadde dalla roccia. Io scoppiai a ridere e subito dopo anche Fabio. Subito dopo si rialzò e si pulì i vestiti. Adesso che lo guardavo meglio era vestito con una tuta. Aveva i pantaloni neri e una maglia bianca a mezza maniche, e devo dire che ci stava anche abbastanza bene. Prima che poteva accorgersi che lo stavo guardavo, mi voltai.
   -io vado al dormitorio. Dovresti andarci anche tu. Se vuoi ti accompagno- lo guardai, gli sorrisi e scossi la testa.
   -resto qui ancora cinque minuti. Grazie.- lui sorrise e mi salutò come un militare e se ne andò. Feci un respiro profondo e annusai l’aria. Sapeva di neve. Aprì gli occhi e davanti a me c’era Hiroki. Mi alzai di scatto, pronta a scappare via. Lui ritirò le ali dietro la schiena e restò immobile. Ero a disagio, lui era davanti a me e non diceva una parola. Io ero davanti a lui e non dicevo una parola. Chi doveva incominciare? Bè, di sicuro lui, visto che è stato lui a venire da me. E fortunatamente incominciò a parlare.
   -ciao.- 
   -ciao.- risposi. Sembrava anche lui a disagio. Cosa dovevo fare? le mie gambe mi dicevano di correre in direzione della scuola, ma il mio cuore voleva rimanere lì e sentire che cosa aveva da dire.
   -io… volevo scusarmi… per come mi ero comportato. Non capivo cosa stavo facendo. Non capivo che stavo lasciando l’unica ragazza che ha accettato tutto di me, anche dopo che ti sei trasformata. Hai continuato ad amarmi. E io non sono riuscito a fare lo stesso con te.- lui fece alcuni passi verso di me. Io restai immobile, non avevo la forza di andare da nessuna parte. Si fermò a pochi centimetri da me. Restò così per alcuni secondi, poi si chinò. Le braccia lunghe ai fianchi.
   -mi dispiace! Mi dispiace. Ti prego, se puoi, perdonami. Sono stato un idiota, lo so. Mi sono beccato anche uno schiaffo per quello che avevo fatto…- alzò la testa per guardarmi, aveva gli occhi rossi, appena incrociò il mio sguardo, riabbassò la testa chiedendo scusa senza smettere un attimo. Poi smise, si raddrizzò e mi guardò serio.
   -Rosy, mi piaci e non voglio rinunciare a te. Non voglio lasciarti a nessuno. Sarò egoista, ma voglio stare con te. Non voglio più ascoltare gli altri angeli sconsigliando a stare con quelli della tua razza. So che andrà bene, quindi ti prego, dammi un’altra possibilità. Questa volta non sbaglierò.- mi sembrava molto serio, sapevo che non mentiva. Però non potevo dargliela vinta così facilmente, doveva farsi perdonare del dolore che mi aveva procurato.
   -va bene, però mi devi corteggiare come si deve. Devi riconquistarmi- gli comparve un enorme sorriso di felicità. Non potevo non ricambiarlo. E poi finalmente gli rividi la mia amata fossetta.
   -sì, lo farò- io annuì e il suo sorriso si allargò ancora di più.
   -posso.. vuoi… vuoi fare un giro?- il sorriso scomparve, lasciando il posto a un espressione che non avevo mai visto. Speranza. Sperava che gli rispondevo di sì. E così feci.
   -solo se ci andiamo volando- gli comparve un ghigno e mi diede le spalle per farmi salire. Lui mi aiutò, ma mentre salivo sulle sue spalle, scivolai e caddi per terra sbattendo il sedere contro il terreno. Hiroki si girò appena sentì il rumore della caduta e mi guardò preoccupato, mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi.
   -ti sei fatta male?- mi ripulì dalla terra e dall’erba e scossi la testa.
   -no, sto bene- questa volta lui si abbassò per facilitarmi la salita e finalmente mi ritrovai sulle sue spalle. Appoggiai il mento tra la spalla e il collo. Era così accogliente, mi era mancato davvero molto. Annusai il suo profumo, era così buono e fresco. Senza accorgermene stavamo già volando. Il vento mi sfiorava gentilmente il viso, scompigliandomi i capelli, ma non mi importava di averli tutti spettinati come uno spaventapasseri, ero troppo concentrata a godermi il panorama. C’erano alberi verdi, anche se è ancora inverno, montagne piene di neve, ah! La neve! Stava iniziando a nevicare! Mi misi a sorridere da sola come una stupida, ma non importava neanche di quello. Io adoro la neve. I capelli neri di Hiroki cominciarono a diventare bianchi. Presi coraggio e con la mano destra gli tolsi la neve dai capelli, lui si girò e mi sorrise per poi tornare a guardare davanti. Mi accorsi da un bel po’ che stavamo facendo un giro lungo, ma più che lungo, stavamo facendo il giro della scuola. Questo mi rese felice, vuol dire che vuole stare più tempo possibile con me, vero?
   Ovviamente il volo non sarebbe durato per sempre e per i miei gusti finì fin troppo presto. Atterrammo vicino alla scuola, dove iniziava il bosco. mi girai verso di lui, non voglio ancora che se ne vada.
   -ti va di salire in camera?- lui sobbalzò e diventò rosso. Aveva una strana espressione da bambino, ma era così carino! Lui si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo.
   -ehm… ecco… non saprei… ehm..- non riuscì più a trattenermi dal ridergli in faccia e cominciai a ridere di gusto. Avevo i goccioloni, ma che aveva capito?
   -ah, hai capito male… ha! Ha! Non ti ho invitato in camera per fare cose strane, ma per accompagnarmi- alla fine della frase ritornai seria e sulle sue labbra comparve un sorriso e annuì. Mi prese tra le sue braccia, spiegò le ali e ci ritrovammo in aria in un secondo. Fortunatamente la finestra era aperta, mi fece atterrare delicatamente dentro la stanza e subito dopo mi raggiunse. Stranamente mi sentivo molto nervosa, eppure questa non è la prima volta che siamo da soli in camera mia –anche se questa non è solo camera mia- Hiroki mi prese le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Aveva uno sguardo così serio, vorrei tanto baciarlo.
   -ecco.. Rosy… io…-
   -fate pure come se non ci fossi, he?- saltammo dallo spavento e sciogliemmo le nostre mani. Luna era sul letto, sdraiata con le braccia dietro la testa, i suoi capelli gli incorniciarono il viso, se non sapessi che è un licantropo non avrei avuto dubbi che fosse un angelo.
   -ah.. sc.. scusa Luna, non ti avevo vista- ah, sarò diventata rossa come un pomodoro. Sicuro. Cercai di nascondermi il viso mettendo i capelli davanti. Vidi Hiroki con la coda dell’occhio chinandosi e chiedendo scusa, come un perfetto Giapponese.
   -ah! no, no.- si alzò dal letto e venne verso di noi. -non vi dovete scusare, infondo io sono invisibile ai vostri occhi innamorati.-
  -HE?- dicemmo in unisono io e Hiroki.
   -mah, per questa volta va bene, io mi metterò lì, e non fate cose vietato ai diciotto anni. Infondo io ho solo quattordici anni dovete limitarvi a fare certe cose davanti a me.- ma.. cos’è successo a Luna? All’inizio non era così, sarà stata una copertura? Per nascondere il suo vero carattere? Mah, infondo mi ha aiutato ed è divertente, avrà due personalità. Mi ritrovai a sorriderle. Lei annuì e andò sul suo letto e ci diede le spalle. Il mio sguardo si posò su di lui e sentì le guance avvampare.
   -beh… ci vediamo presto. Hime-sama.- detto questo fece un bacio mano e uscì spiccando il volo. Rimasi imbambolata per qualche secondo per poi ripensando a quello che mi aveva detto. Hime-sama? E cosa vuol dire? mi affacciai alla finestra.
   -hey! Hime-sama cosa vuol dire?!- in lontananza sentì una risata divertita. Sorrisi e chiusi la finestra. Spero che la prossima volta che mi verrà a fare visita arrivi presto. Molto presto. Mi girai a guardare Luna. La raggiunsi sul suo letto pronta all’interrogatorio.
   -hey, chi era lui? Non mi dire che… quello era… il tuo ex-ragazzo?- ex- ragazzo, appena sentì quella parola feci una smorfia di disgusto. Ah, ma ora non è più il mio ex-ragazzo vero? Oppure lo è? Aaah! Ah, giusto! gli avevo detto che doveva conquistarmi, quindi sarà di nuovo il mio ragazzo. Aah, ora mi sento meglio. Mi sentì scuotere da due forti mani femminili.
   -aa! Ahi, mi hai fatto male!- mi massaggiai le clavicole. Avevamo aumentato talmente tanto la nostra forza in questi pochi giorni che ormai me le rompeva. Lei si portò le mani davanti alla bocca, sorpresa dalla forza che aveva usato.
   -scusa, non l’ho fatto apposta. Allora? Era lui vero?- arrossì e lei lo prese per un sì. -aaaah! Lo sapevo! Lo sapevo! Ehm.. ora va tutto bene tra di voi vero? Sembrava che ti stava per dire una cosa importante. Mi dispiace per avervi interrotti- è vero, prima mi stava per dire qualcosa. Chissà che cos’era.
   -non ti preoccupare, me la dirà la prossima volta che ci vedremo. Comunque, sì, ora va tutto bene. Davvero- cominciammo a ridere insieme e a parlare, le raccontai tutto, dalla prima volta che lo vidi fino a quel momento. Non le raccontai dell’incontro tra me e Fabio. Lei come al solito restò in silenzio ad ascoltarmi. Alla fine andai nel mio letto e ci addormentammo. Sono sicura che da oggi in poi le cose miglioreranno.



spero che mi perdoniate per gli errori e spero che vi sia piaciuto. al prossimo capitolo! byby :) 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** terrificante -parte uno- ***


ciao a tutti ho un "annuncio" da fare. il 5 settembre partirò per il giappone e starò là per 13 giorni quindi non riuscirò a pubblicare il capitolo 14. sono già abbastanza avanti con il capitolo, quindi lo pubblicherò fine settembre/inizio ottobre scusate per il futuro ritardo, spero che avrete la pazienza di aspettare. ok... mmm sì penso di aver detto tutto, vi lascio con la lettura. ciao! ci risentiamo più avanti byby! :)  
 

Tredici
Terrificante

 
 
vanessa
 
   -signorina Vanessa, ne abbiamo catturati due- David e un altro servo tenevano due angeli con mani e ali legate. Perfetto, mi avvicinai a dare un occhiata alle prede, gli girai intorno e accarezzai le ali. Presi fra le dita una piuma e la staccai con forza. L’angelo si lamentò dal dolore e nel punto che avevo staccato la piuma fuoriuscì una gocciolina di sangue. La leccai, mmh delizioso.
   -hai fatto un ottimo lavoro, David e come ricompensa puoi prenderti quello- gli spinsi l’altro angelo contro il mio servo e iniziò a mangiare, non prima di avermi ringraziata. Alzai il mento di questo uccellino e gli piantai i denti nel suo collo. Sentì il suo sangue scendermi in gola. Così buono, dolce, il sangue può buono che ci sia. Questo era sangue puro, nessuna traccia di oscurità. Potevo sentire il sapore della gentilezza e della purezza. Lo prosciugai fino in fondo e lo lasciai cadere a terra senza vita. Mi ripulì.
   -hai scelto proprio bene oggi. Devi procurartene altri se dobbiamo lottare contro i licantropi.- David si inchinò e si congedò. “hey, Rosy, sto vendendo a prenderti!”
 
 
Hiroki
 
   Mi aveva perdonato, mi aveva perdonato davvero! “sono il ragazzo più felice al mondo” mi ritrovai a pensare sempre alla stessa frase, ero talmente felice che Rosy mi abbia perdonato che non riuscivo a dormire. Sorridevo come un idiota, ma un idiota felice. Mi rigirai e rigirai, ma vedevo solo il suo sorriso e prima che me ne accorsi si fece mattina e come ogni mattina mi toccò andare a scuola. Le lezioni finirono in fretta ed era già ora di pranzo. Andai in mensa.
   Quando mi misi a cercare il tavolo dove c’erano gli altri angeli, Francesca, Giulia e Valentina mi catturarono e mi portarono contro la mia volontà al loro tavolo.
   -hey, mi fate male! Posso venire anche da solo insieme a voi, mica scappo!- niente da fare, mi lasciarono solo quando mi sedetti.
   -ora dicci: dov’è Rosy?- mi accigliai. E ora cosa potevo dire? sono le sue amiche, dovrebbero sapere la verità, però… bisogna mantenere il segreto, per la nostra incolumità. Non potevo di certo spifferare a loro che Rosy era diventata un licantropo, verrebbero a sapere anche di me e dopo anche di tutti gli altri. No! Assolutamente no, non lo dirò mai, neanche se sono le sue amiche.
   -non lo so. Suo padre l’ha trasferita in un'altra scuola migliore di questa, io la vedo solo di pomeriggio e di sera qualche volta.- ci saranno cascate? Speriamo proprio di sì.
   -bugiardo!- Giulia batté le mani sul tavolo con forza e si alzò in piedi. Aveva un’espressione mai vista sul suo volto gentile. Che cos’era? Cosa nascondeva? Si accorse di quello che aveva fatto e fece una risatina nervosa mettendosi a sedere. -he! He! Scusate, è che non accetto il fatto che Rosy abbia cambiato scuola, così, su due piedi, senza dirci niente. Non risponde neanche alle chiamate e nemmeno ai messaggi e quando andiamo a casa sua non c’è mai nessuno. Mi sto preoccupando, tutte ci stiamo preoccupando.- ah! Ora capisco la sua reazione di prima, per un attimo sembrava che volesse attaccarmi e farmi sputare fuori la verità a forza di torture. Tutte le altre annuirono a quello appena detto da Giulia.
   -beh anche io sono preoccupato. La vedo pochissimo e sembra stia bene. Appena la vedrò vi darò notizie. Ok?- acconsentirono tutte, così mi alzai e raggiunsi il mio tavolo. Fiù, per un attimo ho avuto paura di Giulia. Mi rallegrai pensando che stasera vedrò Rosy.
 
 
Rosy
 
    -i vampiri si riconoscono subito. Primo: hanno un odore davvero tremendo, come di cadavere putrefatto. Più il vampiro è vecchio più puzza. Secondo: dall’aspetto. Il vampiro ha la pelle pallida, più del normale, come una bambola di ceramica. Loro possono nascondere il loro vero colore degli occhi e i denti, ma non fatevi ingannare, annusate bene. Le streghe e gli angeli, invece, è impossibile riconoscerli. Non li si riconosce nemmeno dall’odore, ma non importa, l’importante è poter riconoscere i vampiri. Questo è tutto! vi ho torturato molto oggi visto che era l’ultima lezione. Da oggi vi allenerete e basta, io vi aiuterò. Potete andare. Ciao!- che lezione straziante, abbiamo dovuto ascoltare come uccidere un vampiro, come uccidere un licantropo e altre cose che non avrei la forza di ricordare.
   In mensa c’era una strana agitazione, lo sentivamo tutti e per istinto ci mettemmo in allerta, non potevo annusare o ascoltare come gli adulti, ma avevo una buona vista –non ‘ che me faccia un gran ché, ma meglio di niente- mangiammo sempre guardando in giro, per cogliere un cambiamento in qualcuno di noi. Chissà gli adulti che odori sentono in questo momento, non vedevo l’ora di avere le loro stesse capacità.
   Appena finimmo andammo a cambiarci, oggi sarà una giornata speciale. Allenamento fuori dalla palestra. Mi abbracciai per riscaldarmi le braccia. Durante la notte fece una bufera e ora era tutto coperto di neve, aveva nevicato talmente tanto che mi arrivava alle ginocchia, facevo fatica a camminare figuriamoci ad allenarmi. Un impresa impossibile.
   -bene ragazzi, trasformatevi- trasformarci? E perché? Nessuno chiese niente e obbedimmo e ci trasformammo. Appena diventai lupo mi guardai intorno, c’erano lupi grigi, lupi neri, lupi bianchi e marroni. Luna era -come sempre- molto bella. Aveva il manto nero con le zampe bianche e una riga bianca che partiva dalla punta del naso fino in mezzo alle orecchie. Lei mi guardò e scodinzolò. Anche gli altri avevano delle macchie di altri colori e sfumature, erano tutti bellissimi. Io ero l’unica ad avere il manto rosso con la zampa destra bianca, il sottopelo nero e una macchiolina bianca nel centro del petto. Davanti a noi non c’era più Marco, ma al suo posto ora c’era un enorme lupo grigio, al suo fianco un altro lupo altrettanto grande, ma leggermente più basso e più snello e con il manto tra il biondo e il bianco. Quella dovrebbe essere Angel.
   “i giorni passati vi siete allenati quando eravate esseri umani. oggi vi allenerete da lupi. E ora cominciate a correre!” anche se non aveva aperto la bocca per parlare, sentì lo stesso la sua voce nella mia testa. iniziammo a correre. Era una bellissima sensazione sentire la neve sotto le zampe –anche se la neve mi arrivava quasi a metà zampa – correre in branco, tutti insieme è ancora più bello, la parte “brutta” potevo vedere e sentire i pensieri degli altri. Guardando i loro pensieri andai a sbattere contro un albero. Marco venne vicino a me e mi aiutò a rialzarmi, scossi la testa per togliermi la neve dalla testa e appena mi voltai, vidi Marco ringhiarmi contro con i denti scoperti e il pelo e coda dritti. Io appiattì le orecchie, abbassai la testa e misi la coda tra le zampe e raggiunsi gli altri. Appena mi allontanai un po’ da lui, raddrizzai la testa, le orecchie e la coda. Questo è il potere del capobranco? Non mi piace per niente. intravidi Luna in mezzo al branco, accelerai per raggiungerla, mi feci largo fra i lupi e finalmente la raggiunsi.
   “che è successo?”
   “niente. sono andata a sbattere contro un albero e Marco mi ha sgridata ringhiandomi contro” dentro la testa sentì delle risate di altri lupi che non conoscevo, insieme a quella di Luna. Quei lupi ci raggiunsero.
   “hai sbattuto davvero contro un albero? Ha! Ha!” che nervoso, non mi conoscono neanche e avevano il coraggio di prendermi in giro? Sentì che Infondo non lo aveva detto con cattiveria.
   “già, mi ero distratta, vedevo davanti agli occhi un pensiero di un altro e a quanto pare quel lupo aveva la strada libera senza alberi” i due lupi erano più bassi di me di cinque centimetri. Uno era un maschio –quello che parlava con me- e l’altro era una femmina dal manto bianco con sfumature nere intorno al collo e schiena. Il maschio aveva il manto marrone scuro.
   “ti sei fatta male?” era stata la femmina a parlare questa volta. Potevo sentire la sua preoccupazione. Scossi la testa.
   “no niente. ho la testa dura” sentì una punta di divertimento che proveniva verso di lei. Forte questa cosa di sentire cosa provavano gli altri lupi.
   “sei divertente. Io sono perla e lui è mio fratello Andrea” Andrea quindi aveva una sorella? Ma.. io e Luna non eravamo le uniche femmine in classe? Me ne sarò dormita una?
   “piacere, io sono Rosy e lei è Luna” corremmo insieme fin ché non finimmo l’allenamento. Marco ci portò fuori dal bosco dove eravamo partiti. Ora dovevamo lottare. Sarà ancora più pericoloso per noi avendo come unica arma i denti. La neve si colorerà di rossa. Marco e Angel fecero le coppie, Luna combatté contro Perla e io mi ritrovai un lupo dal manto nero carbone con occhi gialli. Bello era bello, ma faceva paura, appiattì le orecchie e feci dei passi indietro per la paura. No! Non devo tirarmi indietro. Mi ripresi e gli andai incontro, ci girammo intorno ringhiandoci contro.
   “non ho intenzione di perdere contro di te” gli dissi. Lui ringhiò ancora più forte, per farmi capire che lui era più forte di me.
   “neanche io”  rispose. Molto bene, lo attaccai alla gola e lui girò il collo e mi morse. Avevo sbagliato punto, mollai la presa e riprendemmo a girarci attorno. Questa volta non dovevo sbagliare, dovevo morderlo nel punto che non può girare la testa. Gli andai addosso, lui si alzò sulle zampe e lo imitai, non era più alto di me, cercai di morderlo nel muso, ma lui si spostava sempre, tornammo sulle quattro zampe, questa volta senza girarci intorno. Ci attaccammo subito. Facemmo molti rumori spaventosi, ci rivoltammo uno sopra l’altro in continuazione. Mi fece andare a sbattere contro un albero, mi scappò un lamento di dolore. Mi rialzai subito e continuammo la lotta. Non perderò mai contro di lui. Lo morsi svariate volte al collo facendolo sanguinare e ovviamente anche lui riuscì a mordermi le zampe e il collo. La neve intorno a noi era rossa.
   Dopo alcuni minuti individuai il punto esatto e ne approfittai. Non si accorse che aveva lasciato via libera al punto e lo morsi stringendo bene i denti. Lui guaì  forte. Era insopportabile, ma alla fine smise di lottare e si accasciò a terra, io lasciai la presa e lo guardai, avevo vinto. Marco venne verso di noi, sentivo quello che provava, era scioccato.
   “se questo era un combattimento vero, lo avresti ucciso. Brava Rosy, sei molto brava a lottare.” Scodinzolai involontariamente e appena me ne accorsi, smisi. Continuammo fin ché non diventò buio.
    Finalmente potevamo riposare. Io e Luna eravamo in camera, stese sul letto. Era stato un allenamento durissimo, le braccia mi facevano male, le gambe non le sentivo più, avevo ossa rotte, morsi e lividi. Per lo meno sarei guarita in poche ore. Solo un paio di ore. Non avevamo nemmeno la forza di parlare, ma sarà sempre così? Ogni giorno, ogni giorno sarà un allenamento sfiancante.
   Quando mi stavo per addormentare, sentì bussare alla finestra. Dolorante, provai ad alzarmi. Mi feci cadere a terra e pian, piano mi alzai appoggiandomi al letto. buttai un occhio a Luna. Dormiva già profondamente. Andai alla finestra e l’aprì facendo attenzione a non fare troppo rumore. Vidi Hiroki atterrare sulla ringhiera, mi spostai per farlo entrare.
   -scusa, non sono riuscito a venire prima- scossi la testa. Era buio fitto dentro la stanza, riuscivo a vederlo perfettamente, come se il sole stesse tramontando. Era vestito con una felpa blu e dei jeans bianchi con scarpe nere. La felpa era una di quelle con i cappuccio. Aveva i capelli tutti spettinati dal vento.
   -stai bene? L’addestramento è stato duro?- posò lo sguardo sul mio braccio, lo nascosi dietro la schiena. Questo braccio, lo sentivo ancora sanguinare. Lui mi si avvicinò e mi prese la mano delicatamente, la tirai indietro, non volevo che guardasse la ferita, mi scappò un espressione dolorante. Lo lasciai fare. Alzò la manica della maglia, ecco, ora la ferita era scoperta, sanguinava ancora molto. Ci era andato pensante quel licantropo. Hiroki mise la mano sopra alla ferita, senza toccarla e vidi una luce bianca provenire dalla sua mano, una luce lieve, ma visibile abbastanza bene con i miei occhi.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** terrificante -parte due- ***


Subito dopo sentì che la ferita si riscaldava e alla fine smise di sanguinare, rimase solo una cicatrice rosa che sparirà in pochi minuti. Lo guardai incredula. Sanno fare questo? Non lo sapevo, lui mi sorrise e mi arruffò affettuosamente i capelli e andò a sedersi sul letto. lo raggiunsi sedendomi accanto a lui.
   -hai altre ferite?- 
   -no, Grazie, ma che.. che cos’era quella luce? Angel non ci ha detto che avete dei poteri- gli comparve un sorrisetto compiaciuto.
   -ovvio, non lo sa nessuno. Solo tu, ma non dirlo- annuì. Il silenzio calò nella stanza, che imbarazzo. Mi sentivo nervosa per niente. Cosa potevo dire? non mi veniva in mente nessun argomento. Per sbaglio mi scappò uno sbadiglio. Ero davvero stanca della giornata, avevo bisogno di dormire. Lui se ne accorse e fece per alzarsi, ma lo presi per la manica della felpa. Non volevo che se ne andasse, non mi bastavano i pochi minuti trascorsi insieme oggi. Volevo di più.
   -che succede? ti fa male qualcosa?- restò a fissarmi immobile, mentre io tenevo lo sguardo basso. Mi vergognavo dire quelle parole guardandolo in faccia. Ma presi coraggio e incrociai il suo sguardo.
   -non andartene- chinò la testa da un lato, il ciuffo gli ricadde sugli occhi, coprendoli quasi del tutto. Lo pregai con gli occhi, lui annuì e si mise dall’altro lato del letto, mi sdraiai accanto a lui. Ci guardavamo senza dire o fare niente. ad un tratto lui alzò un braccio e lo lasciò in aria. Era un invito per appoggiarmi sul suo petto, giusto? quindi va bene se mi appoggio, no? Accettai quell’invito, lui mi abbracciò con quel braccio. Era così accogliente e rilassante. Iniziò ad accarezzarmi i capelli con dolcezza e delicatezza, aveva un ritmo lento e mi addormentai.
 
   Quando mi svegliai, lui non c’era. Al suo posto trovai un bigliettino e una sua penna. Il biglietto diceva:
 
 
 
Io ti aspetterò sempre, Rosy. Qualunque cosa succeda. Saprò riconquistarti come si deve.
scusa se non ti ho salutata quando me ne sono andato, ma avevi bisogno di riposare e quindi ho preferito lasciarti dormire, così ti ho scritto questo biglietto.
Buongiorno Hime-sama.”
 
Aveva una calligrafia davvero ordinata e che era strano per un ragazzo. Mi strinsi quel biglietto e la sua penna tra le braccia.
   -qui c’è qualcuno che ha avuto una bella serata- sobbalzai. Anche Luna si era svegliata. Mi doveva beccare proprio in questo momento imbarazzante? Mi inginocchiai sul letto, tenendo sempre tra le braccia il biglietto e la penna. Non li avrei lasciati per niente la mondo. erano il mio tesoro, visto che le penne e le piume che ho a casa non potrò più vederle. Hiroki mi aveva fatto veramente un bellissimo regalo, dandomi la sua penna.
   -che cosa sai?- si sedette a gambe incrociate sul letto abbracciando il cuscino. Incredibile! Anche appena sveglia aveva i capelli in ordine! I miei saranno arruffatissimi. Che tristezza. le comparve un sorriso malizioso.
   -l’ho visto che si stava alzando dal letto, ti ha guardata e ti aveva messo addosso la coperta, visto che te la eri tolta. Poi ti ha sorriso in modo davvero tanto dolce e poi ha scritto qualcosa su un foglio e –non so come abbia fatto- ha tirato fuori un ala e si è staccato una penna e l’ha messa sul cuscino insieme al biglietto e poi è andato verso la finestra e prima che uscisse ti aveva guardata un ultima volta. Ecco questo è tutto- wow! Davvero molto dettagliato e preciso. Se non fosse un licantropo e il suo futuro non fosse già scritto –come quello di ognuno di noi- potrebbe fare la scrittrice… bhè, più o meno.
   -grazie per avermi detto tutto. Ora però dobbiamo alzarci e andare a fare colazione. Anche oggi ci aspetta una giornata faticosa- ci alzammo, appena arrivata alla porta mi fermai. Avevo sentito un rumore. Mi girai verso di Luna. Anche lei lo aveva sentito. Corremmo verso la finestra e aguzzammo la vista. C’era un orso in mezzo al bosco lontano chilometri dalla scuola. Stava facendo dei versi strani. Lo.. lo potevamo sentire?! Quindi siamo dei veri licantropi ora? Luna pensò alla mia stessa cosa: annusammo l’aria. C’erano un sacco di odori, ma ne riconobbi uno che spiccava su tutti gli altri: quello di Hiroki. Ora potevo sentirlo meglio, era un profumo veramente buono. Sapeva di sole, caldo, miele e di fresco. Era fantastico.
   Dopo aver scoperto i nostri novi “poteri” andammo in mensa. Ci sedemmo insieme ai nostri nuovi amici e iniziammo a parlare. Scoprimmo che anche loro era successa la stessa cosa. Potevano sentire rumori e odori che prima non sentivano. Siamo diventanti licantropi adulti ora. Mi sentivo orgogliosa di esserlo.
   Quando finimmo, ci dirigemmo in palestra, dove ci aspettava Angel, che non indossava la tuta! Perché non la indossava? E Marco dov’era? Lo cercai da tutte le parti, ma di lui nessuna traccia. Angel aveva uno strano ghigno.
   -buongiorno a tutti ragazzi e congratulazioni! Siete degli adulti ora, e come “premio”..- fece le virgolette alla parola “premio”. -oggi avrete la giornata libera. Potete andare dove volete- mmm.. in che senso: potete andare dove volete? Quando Angel vide che non esultammo ci spiegò meglio. <> ci scacciò fuori dalla palestra. Eravamo ancora tutti perplessi. Davvero potevamo uscire dalla scuola? Quindi potevo vedere le mie amiche… ah, giusto. c’era il divieto di non vederle più. Non era molto giusto, anche se lo facevamo per il loro bene.
   Io e Luna andammo in camera. Decidemmo di uscire nel pomeriggio e approfittare del resto della mattina per dormire. Prima puntai la sveglia, così non ci potevamo dimenticare dell’uscita di oggi pomeriggio. Mi misi sotto le coperte e con la compagnia della penna di Hiroki, mi addormentai ripensando alle sue carezze. Già, mi aveva riconquistata grazie a quel gesto. Non va bene!
 
   Sentì una musica fortissima, come quelle delle discoteche. Mi alzai di soprassalto per spegnerla. Questo super udito è fantastico, ma aveva i suoi lati negativi. Bè, alla fine, sveglie siamo sveglie. Andammo a fare a turno una doccia e ci vestimmo con dei jeans e una maglia a maniche lunghe e infine degli stivali che arrivavano al polpaccio. Fuori c’era ancora la neve. Che bello!
   Uscire da scuola era una cosa veramente stupenda. Eravamo in compagnia di Andrea e sua sorella, Perla. L’aria era così fresca! Tutti e quattro ci dirigemmo in paese, dopo tanto tempo.
 
Il pomeriggio era stato divertentissimo e fortunatamente non incrociammo le mie amiche. Forse avevo parlato troppo presto. Proprio mentre stavamo tornando indietro, vidi quattro figure venirci incontro abbastanza velocemente. Oh, no. Mi voltai e cercai di scappare, ma qualcuno mi corse incontro e mi prese il braccio. Era Mattia. No, ti prego. Lui no, non potevo sopportare di vedere quel volto triste.
   -non provare a scappare Rosy, ci devi delle spiegazioni- 
   -io… non vi devo proprio niente- calma, calma. Dovevo mantenere la calma, non dovevo agitarmi, non dovevo arrabbiarmi e soprattutto… non dovevo piangere. Le mie amiche mi raggiunsero, sembravano piuttosto arrabbiate.
   -dove sei stata? Perché te ne sei andata da scuola?-  chiese Valentina. Distolsi lo sguardo da loro. Mi prese per le spalle e mi scosse. Facendo questo mi costrinse a guardarla e visto che lei era più alta di me, alzai lo sguardo.
   -non sono cose che ti riguardano. Lasciami per favore- lei obbedì. Forse dallo scock di come le avevo risposto. Vidi lo sguardo di Giulia farsi di ghiaccio. Venne verso di me e mi prese per il colletto della maglia. Me la ritrovai a pochi centimetri dal naso. Sentì qualcosa muoversi dentro di me. Si metteva male, se continuava in questo modo mi arrabbierò sul serio.
   -ci devi dire il motivo. Ce lo meritiamo alla fine no? Siamo tue amiche no?- abbassai lo sguardo e i capelli mi ricaddero davanti, coprendomi il viso.
   -no. Non lo siete più- si paralizzò, speriamo che finisca qui al più presto possibile. Voglio tornare. Mollò la presa.
   -Rosy, per favore… non mentirci. Noi vogliamo sapere solo dove ti trovi e il perché hai lasciato la scuola senza motivo. Per favore- non potevo, non potevo rispondere a Mattia. Non ce la facevo, rimasi zitta. Qualcuno mi spinse e andai a finire addosso a Luna. Guardai subito chi era stato. Come si permettono di spingermi? Se Luna si fosse fatta male? fortunatamente non si fece niente.
   Era stata… Giulia? Non riuscì più a trattenermi, ormai sentivo la rabbia salirmi sempre di più. Mi tremarono le braccia.

   -forse non hai sentito? Io non voglio più essere vostra amica!- Luna e Andrea mi preso per le braccia.
   -non vorrai trasformarti proprio qui davanti a loro, vero?- mi sussurrò all’orecchio Luna. Aveva ragione, dovevo andarmene. Al più presto. lanciai un’occhiataccia ai miei amici come avvertimento. 
   -andiamo- quando eravamo a pochi metri lontano da loro mi concessi un ultima occhiata triste alle persone che mi lasciai indietro. Tornammo alla scuola. Appena varcammo in cancello sentimmo un odore strano. Un licantropo si era trasformato per via della rabbia, non ci facemmo troppo caso. Non era una cosa tanto importante, ma appena ci avvicinavamo alla porta sentì un bruttissimo presentimento. Mi voltai e…

 
 
 
Mattia
 
   Non me la raccontava giusta. Quella non è la Rosy che conoscevo. Non è la Rosy di cui mi sono innamorato. Era una persona sconosciuta. Non avrebbe mai risposto in quel modo alle sue amiche. Di sicuro era successo qualcosa che non voleva raccontarci. Dovevo scoprire che cos’era. Quindi decisi di seguirli, stando molto attento a non farmi vedere. Ma dove stavano andando? Nel bosco? sarà difficile non fare rumore lì. Decisi comunque di seguirle.
   Camminai per molto tempo prima di arrivare ad un posto con una recinzione di cemento con un enorme cancello, era aperto ed entrarono. Io le raggiunsi subito dopo. C’erano dei ragazzi e poche ragazze. Ma cos’è? Una scuola? Alla mia sinistra sentì un latrato terribile. E non solo quello. Un lupo enorme, grande quanto me ed era inferocito. Appena mi vide mi corse incontro e mi morse il braccio, continuò a mordermi fin ché una ragazza non me lo tolse di dosso.
 
 
Rosy
 
   Quello che successe dopo fu orribile. Mattia era qui. A scuola. E un lupo della nostra classe gli saltatò addosso e lo morse ripetutamente il braccio. Io gli corsi incontro e glielo tolsi di dosso. Non sapevo che Mattia era cosciente oppure no, ma lo aiutai ad alzarsi e mi seguì fino all’infermeria. Era scoccato, poverino. Lo aiutai a sedersi e gli strappai la manica della maglia. Erano delle brutte ferite e sanguinavano parecchio. Lo aveva morso molo in profondità. Questo vuol dire che… si trasformerà? Alzai lo sguardo su di lui. Ero spaventata, forse anche lui, ma era in stato di scock e non capivo cosa stesse provando. Dolore? Paura? Ribrezzo? Presi una garza da un mobiletto e gli avvolsi il braccio delicatamente, senza fargli troppo male. Lo aiutai a stendersi e gli andai a prendere uno strofinaccio bagnato e glielo misi in fronte, alla fine svenne.
 
   Decisi di rimanere con lui fin ché non si fosse svegliato. Mi sedetti su una sedia e appoggiai la testa sul letto. senza accorgermene, mi addormentai.
   Sentì una mano accarezzarmi i capelli. alzai la testa di scatto, finalmente si era svegliato. Mi sorrise, che sollievo. Era ancora vivo e sembrava che stesse bene.
   -ti senti bene? Ti fa male qualcosa? Mi dispiace- lui mi guardò con quei suoi occhi bicolore. Appena rimise i pezzi a posto, gli vidi il terrore impadronirsi di lui. Mi allontanai piano senza fare movimenti bruschi.
   -Non voglio farti del male. Credimi- mi sedetti sulla sedia, mi strinsi la testa fra le mani. E ora come farò a spiegargli tutto? Diventerà davvero un licantropo? Sentì che si mosse e mi prese le mani e appoggiò la fronte alla mia.
   -non ho paura di te. So che non mi farai del male, però ora per favore, spiegami tutto- sospirai, mi ritrassi un po’ da lui e mi sedetti sul letto. gli raccontai tutto. O quasi. All’inizio non ci credette, ma doveva rassegnarsi. Questo era il mondo reale, non quello di fantasia.
   -non ci posso credere, è tutto vero- prima che potessi dire qualcosa, Angel entrò bruscamente. Mi alzai e le lasciai libero il passaggio. Cominciò a visitarlo.
   La visita durò qualche minuto, poi venne verso di me con un aria triste. quando mi fu vicina, scosse la testa mettendomi una mano sulla spalla. Mattia diventerà un licantropo. Lanciai un ultima occhiata a Mattia e uscì dalla camera. Da un momento all’altro diventerà uno di noi. Meglio lasciarlo con qualcuno che può occuparsi di lui. Sentì un gran rumore dentro quella stanza. E infine un ringhio, ecco fatto. Chiusi gli occhi e una lacrima scivolò via. Corsi in camera, non potevo vederlo. Era colpa mia se ora era diventato come me! Come ho fatto a non accorgermene che ci stava seguendo? Con l’udito e l’olfatto ormai sviluppati avrei dovuto accorgermene. Seppellì la faccia contro il cuscino e mi lasciai andare in un pianto disperato. Sentì bussare, mi asciugai velocemente le lacrime e andai ad aprire. Angel entrò nella stanza.
   -ora sta bene. È sconvolto, ma sta bene.- passarono qualche minuto di silenzio prima che continuasse. -non è colpa tua. Non hai sentito il suo odore e nessun rumore. Giusto?- si voltò a guardarmi. Come faceva a saperlo? Dalla mia reazione capì che aveva ragione. -a volte succede. siete appena diventati degli adulti, capita perdere l’olfatto e l’udito, non si è ancora stabilizzato per bene. Dovranno passare alcuni giorni prima che si stabilizzino. Quindi non fartene una colpa, ok?- annuì. Lei mi si avvicinò e come prima mi mise una mano sulla spalla. -ci prenderemo cura di Mattia. Lo alleneremo fin ché non arriva al vostro livello, dopo di che, potrà stare in classe con te.- annuì di nuovo. uscì dalla stanza. Mi rimisi a letto, sta volta, senza piangere.
   Qualche ora dopo, Luna, entrò e si mise a letto senza dire una parola. Anche lei si sentiva in colpa, come me. La finestra era chiusa. Decisi di aprirla, speravo che si presentasse Hiroki da un momento all’altro. Restai ad aspettarlo per un po’ e alla fine, finalmente, arrivò. Era un sollievo vedere quella figura slanciata e muscolosa. Mi dava un senso di protezione. Ed eccolo qui, davanti a me. Non resistetti, mi fiondai tra le sue braccia. Avevo bisogno del suo calore. Di protezione.
   -hey, che succede?- a questa domanda lo strinsi più forte, lui mise un gemito, ma non mollai la presa. Fortunatamente capì. Mi fece sciogliere l’abbraccio e mi aiutò a salire sulla sua schiena. Mi aggrappai bene e spiccammo in volo. Insieme. Quando sorvolammo il bosco, vidi un lupo biondo. Lorenzo. Cosa farà? Pattuglia la zona? Non riuscì a scoprire altro, volavamo veloci e non riuscì a vedere cose stesse facendo.
   Mi portò in un posto lontano. Non so di preciso dove, ma di sicuro eravamo in montagna. Atterrammo in una montagna coperta di neve. Mi posò dolcemente su una roccia, guardai l’orizzonte. Lo spettacolo era magnifico. C’era un lago coperto di ghiaccio. Era così luccicante, Hiroki era vicino a me, con le braccia lungo i fianchi. La sua mano era proprio qui vicino, volevo prenderlo per mano a tutti i costi. Lottai per non farlo, ma alla fine lo feci. Lui rimase sorpreso, ma alla fine mi sorrise e rimanemmo a guardare il panorama, per poi riportarmi dove eravamo partiti.
   -grazie per avermi fatto vedere quel posto. Mi è piaciuto veramente molto- 
   -di niente. Mi sembravi molto giù e quindi ho pensato di portarti lì. Di solito ci vado quando sono triste, mi risolleva sempre il morale vedere quel panorama. Ora stai bene, vero?- annuì. Sì, ora stavo bene talmente bene di prendere coraggio e baciarlo. Si impietrì, non se lo aspettava, ma quando si riprese, ricambiò il bacio. Mi erano mancate le sue labbra, mi strinse più forte a lui, senza interrompere il bacio, mi stese sul letto con lui sopra di me. Poi, all’improvviso lo interruppe.
   -che succede?- avevamo il fiato corto, come se avessimo corso una maratona.
   -devo andare. Scusa- scese dal letto e si diresse verso la finestra.
   -Ho fatto qualcosa?- mi sedetti a gambe incrociate, cercando di fare un aria da cane bastonato per farlo rimanere qui con me.
   -no, ma se dovessi rimanere, non so se potrei fermarmi>> fermarsi?
    -quindi non rimani?- lui si avvicino a me e mi tolse i capelli dalla fronte e mi baciò.
   -non questa sera. Perdonami, ora devo andare- annuì e lui se ne andò, lasciandomi sola in camera con Luna. 



ci vediamo al prossimo capitolo a fine settembre o inizio a ottobre ciao! ittekimasu! 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** l'inizio della guerra -parte uno- ***


ciaooo!! sono tornata! :( la faccina triste è voluta non ho sbagliato. l'esperienza in Giappone è stata fantastica mi sono trovata benissimo, e ho capito che voglio continuare gli studi là e il prossimo anno ottobre/novembre andrò a tokyo a studiare :D non vedo l'ora. adesso che sono tornata soffro di nostalgia. mi manca persino il ragazzo del konbini (i konbini sono supermercati dipo la conad paerto 24 su 24 7 giorni su 7 365 giorni all'anno) mi sono trovata bene anche con la lingua e con le persone mi sono trovata molto bene. adesso vi racconterò solo tre episodi che mi hanno segnata. non vi interesserà ma io ve lo racconterò lo stesso se poi non volete leggere andare subito giù al capitolo. ok 1) i pirmi giorni a kyoto io e la mia amica (conosciuta a roma) siamo entrare nell'hotel e dentro l'hotel c'era un negozio che vendeva thè e altra roba e ci siamo fermate a guardare una scatolina, ma non capivano che tipi di thè c'erano, la signora ci era venuta in contro a spiegharci cosa c'era dentro, poi l'abbiamo ringrazia e lei... ha avuto una reazione super sorpresa! ha cominciato a dire waa parlate giaapponese! poi ci ha regalato uno snack alla cannella (?) e visto che era costosa ci ha detto che ce ne poteva dare solo uno a testa e poi ha detto che l'abbiamo sorpresa, ma noi eravamo sorprese dalla sua reazione. è stata davvero carina (poi il cameriere dell'hotel "karasuma hotel" era quasi identico all'attore yamamoto yusuke "se siete cuoriosi andate a vedere su google così vi fate un idea di com'era bello bello il cameriere" io e serena la guida lo guardavamo a bocca a perta) 2) sempre a kyoto l'ultimo giorno siamo andate in giro per gion e stavamo tornando indietro abbiamo chiesto indicazioni a un ragazzo e ci ha chiesto dove stavamo andando, poi ha preso su e ci stava accompagnando fino all'hotel! ma lui stava andando da tutt'atra parte! ma distava 30 minuti a piedi io sapevo che facevano così la mia amica era rimasta sopresa, però dopo gli abbiamo detto che andava bene fino a li e poi se nè andato di corsa ;) 3) a tokyo shibuya volevo andare a comprarmi i cd quelli che ho scritto nel capitolo l'uscita. ho preso quelli degli hey say jump, kat- tun e uno nuovo arashi. "ne ho presi 11 e ho speso 27 mila yen penso sui 200 euro" poi volevo prendermi anche dei dvd e siamo andate di sopra "aveva 4 o 6 piani non ricordo bene" e ho preso un dvd di un film che si chiama high school debout lo adoro e ho chiesto: questo quanto costa? e lei questo vero? sul momento non ci ho fatto caso ma dopo, quando ho ripensato alla giornata mi è venuto da ridere. c'è ovvio che volevo sapere quanto costava quello e non quello là in fondo. cmq era per perdere tempo e dirmi che quei dvd erano da prendere in prestito :( cmq ho finito sennò se continuo finische che vi racconto tutto e non va bene. oki ecco la prima parte del capitolo buona lettura! e scusate del tema. 

 

QUATTORDICI
              
        L’inizio della guerra 

 

Lo osservavo. Lo osservavo ogni giorno. Quel lupo dal manto castano e occhi bicolore, prima era un essere umano. Era stato morso da un licantropo. Era stato uno della mia classe a fargli quello. Ora quel ragazzo lo seguiva dappertutto. In mensa, in camera, in classe e agli allenamenti. Ci mancava poco che lo accompagnava persino in bagno. Si sentiva responsabile di quello che aveva fatto, non lo biasimavo per quello, io avrei fatto la stessa cosa, dopo averlo morso per sbaglio. Mattia gli aveva ripetuto moltissime volte di stare tranquillo e di non seguirlo dappertutto, ma non c’è stato niente da fare. Alla fine sono diventati amici, bhè, meno male. Da quel giorno non mi ero avvicinata una volta a Mattia, era sempre impegnato negli allenamenti con Lorenzo, ci doveva raggiungere il prima possibile, così poteva allenarsi insieme agli altri licantropi. Fin ché non arrivava quel momento, dovevo solo tenerlo d’occhio.
 
I giorni passarono e Mattia migliorò a vista d’occhio. Dopo domani entrerà nella nostra classe. Dovremmo allenarci insieme e non… non credo di riuscire a battermi con lui –se Marco deciderà di farmi lottare- non riuscivo neanche a parlargli! Ho cercato di evitarlo, anche se lui mi inseguiva e mi chiamava, proprio non riuscivo a guardarlo negli occhi senza sentirmi in colpa. Mi rifugiavo sempre in camera o nel bosco, facendo perdere le mie tracce. Sfruttavo sempre il fatto che non era sviluppato del tutto il suo udito e il suo olfatto. Al contrario di me, ormai ero un licantropo adulto.
   Ero solo una codarda! Mi vergognavo di me stessa, scappare così da un mio amico. Anche in questo momento stavo scappando, Mattia mi stava rincorrendo per tutta la scuola, guardai dietro di me per vedere se l’avevo seminato oppure no. No, era ancora li che mi seguiva. Appena guardai da vanti a me andai a sbattere contro qualcuno e grazie a questo, Mattia mi raggiunse e mi prese per un braccio e mi strascinò via. Aveva aumentato di parecchio la sua forza, aveva messo su muscoli. Riuscivo a vedergli i muscoli delle braccia, indossava una maglia a maniche lunghe, bordeaux. Quindi si vedevamo piuttosto bene.
   Mi portò nel bosco non troppo lontano dalla scuola, visto che fra poco la pausa sarà finita. Mi lasciò il braccio. Si girò verso di me, sembrava sul punto di piangere. In questo momento mi faceva molta tenerezza, volevo andargli incontro e abbracciarlo, ma non lo feci. Che codarda! Mi facevo veramente schifo. 
   -perché scappi da me?-  mi chiese. Aveva tutti i capelli spettinati e il suo sguardo sempre allegro, ora era triste. Ero una persona orribile che feriva gli altri. Avevo ferito le mie amiche. Le prime che avevo conosciuto e che mi avevano parlato. Avevo ferito Hiroki, trasformandomi in licantropo e poi Mattia. Dovevo smetterla di fare così. Strinsi i pugni per fermare il tremore alle mani. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, alla fine scesero. Avevo cercato di controllarmi, ma senza nessun risultato. Sono troppo emotiva. Mattia mi venne incontro e fece quello che avrei dovuto fare io prima. Mi abbracciò.
   -mi.. dispiace- risposi singhiozzando. L’abbraccio di Mattia era diverso da quello di Hiroki. Era caldo. Mi rassicurò e mi asciugò le lacrime. Infine mi sorrise.
   -non ti devi scusare di niente. Però ti prego, non evitarmi più. Ok?- mi accarezzò i capelli e io annuì. Riuscirò a farcela? Spero di sì. Ancora non riuscivo a guardarlo negli occhi, ma parlandogli avevo fatto un passo avanti. Ritornammo a scuola in silenzio.
   L’allenamento fu uguale a quello di ieri e dell’altro ieri. Imparammo mosse, punti deboli, sollevammo pesi e infine lottammo. La solita routine. L’unico momento dove potevo sentirmi a “casa” era stare insieme a Hiroki, e non vedevo l’ora. Questa sera era in ritardo, quindi sgattaiolai fuori e corsi verso il bosco. Cercai di catturare un movimento, un suono o un odore. Non riuscì a sentire niente. Poi d’un tratto vidi da lontano qualcosa che volava, era lui. Finalmente, tirai un sospiro di sollievo. Pensavo che gli era successo qualcosa. Atterrò a pochi passi da me, aveva qualcosa che non andava. Teneva lo sguardo masso e il ciuffo gli copriva gli occhi, quindi non potevo vederlo chiaramente. Stava tremando, forse per il freddo o.. per qualcos’altro? Posò lo sguardo su di me, aveva gli occhi lucidi. Oh no! Non dirmi che mi stava lasciando un'altra volt… Hiroki appoggiò la testa sulla mia spalla, interrompendo i miei pensieri. Io incominciai ad accarezzargli la testa gentilmente e ad abbracciarlo.
   -Hiroki, che succede?- ero spaventata dalla risposta che poteva darmi, ma non dovevo più essere una codarda. Non voglio. Sentì le sue lacrime bagnarmi la maglia e le sue braccia circondarmi in un abbraccio disperato. Le gambe gli cedettero e cademmo a terra in ginocchio. Continuai ad abbracciarlo ed accarezzarlo. Non potevo sciogliere questo abbraccio. Sentivo che ne aveva bisogno come l’aria. Alla fine riuscì a darmi una risposta singhiozzando.
   -mio fratello… mio fratello… è stato… ucciso- suo fratello? Ucciso? Il suo abbraccio si fece più forte, come il suo pianto. E il suo tremore. Ucciso.. qualcuno aveva ucciso un angelo. Una cosa veramente grave. E imperdonabile.
   -chi è stato?- il nome che sussurrò al mio orecchio mi schioccò. Non poteva essere, non ci credevo. Sciolse l’abbraccio e mi baciò sulla fronte per poi appoggiando la sua alla mia. Iniziai a piangere. Oggi era giornata di pianti. Questa volta mi consolò lui, il suo abbraccio era decisamente diverso da quello di Mattia. Non c’era posto migliore per me se non tra queste braccia.
   -andrà tutto bene, in un modo o nell’altro.- non sentì quelle parole che mi disse dopo. Vedevo solo oscurità. Conoscevo questa sensazione, stava per succedere qualcosa, chissà, potevo definirle visioni?
   Mi trovavo in una stanza buia con un tavolo e una sedia al centro della stanza. Mi ci avvicinai. Sopra al tavolo c’era una foto, la presi, ma appena la toccai prese fuoco. Riuscì a vedere solo delle persone e dei lupi che lottavamo. Ci sarà una guerra?
   -ciao, Rosy- sobbalzai e mi guai indietro in un secondo, mettendomi in posizione d’attacco. Ma cosa…? Mamma? Rilassai i muscoli. Cosa ci faceva mia madre qui? -ascoltami Rosy, non c’è più tempo ormai, devo parlarti di alcune cose.- le feci segno di proseguire, lei capì e iniziò a parlare.
   -Rosy, sei dotata di un grande potere, oltre quelli del lupo. Sei l’unica che ha ereditato poteri angelici.- cosa? Poteri angelici? Ma cosa stava dicendo? -hai il potere di prevedere il futuro. Ti ho osservata per tutto il tempo, avevi fatto un disegno, vero?- un disegno? Intendeva quando avevo disegnato Hiroki senza averlo mai visto? Mia madre indicò il tavolo. Mi girai ed eccoli lì, il mio primo disegno. Lo presi e lo guardai. Sì questo era il ritratto di Hiroki. Senza averlo mai visto lo disegnai il mio primo giorno di scuola. Guardai mia madre incredula, quindi, io facendo questo disegno avevo predetto l’incontro tra me e Hiroki e che era un angelo?
   -fai molti sogni strani, non è così? Quei sogni sono pezzi del futuro. Quello che succederà. Stacci molto attenta. Ah un'altra cosa, devi prestare molta attenzione. I vampiri stanno uccidendo gli angeli per diventare più forti e attaccarti. Ma non sanno che il sangue dei licantropi è molto più potente del nostro. Per questo a loro non piace, il vostro sangue per loro ha un sapore disgustoso e questo vi protegge, ma se lo venissero a sapere… non so cosa potrà succedere.- vidi mia madre scomparire e riapparire. E adesso che stava succedendo?
   -abbiamo poco tempo. Ricorda, una guerra sta per avvenire, una tua amica ti sta mentendo.. devi essere preparata a combattere- mia madre pian piano scomparì, e mi svegliai in camera mia. Stiamo scherzando? Dovrei combattere? Non sono pronta! E quella amica di cui non dovrei fidarmi è davvero quella che Hiroki mi aveva sussurrato all’orecchio? Sentì un movimento vicino a me e subito dopo un braccio pesante circondarmi la vita e stringere verso la persona stesa accanto a me. Era rimasto a dormire? Non me lo ricordo. A dire il vero non ricordo nulla da quando mi aveva detto che sarà andato tutto bene. Sentì il suo respiro sul collo. Era rilassante, ma quando la sua mano cominciò a infilarsi sotto la maglia cominciai ad agitarmi. Che… che voleva fare? allora stava facendo finta di dormire? La mano non andò oltre. Incominciai a rilassarmi un pochino. Il cuore aveva cominciato a galoppare come un matto e non voleva smettere. Cercai di fare dei respiri profondi e di calmarmi, ma non funzionò perché la sua mano incominciò a muoversi. Oddio, cosa dovevo fare? svegliarlo? Fermarlo? Girarmi? Non avevo la forza di fare niente, ero completamente immobilizzata. Hiroki si mosse e venne più vicino a me e mise una gamba sulle mie. Ok. ok, ok, ok si mette male! Che faccio? Che faccio? Cominciavo a sentire caldo, la sua gamba era pensante e la sua mano lasciava tracce infuocate sulla mia pelle. La mano pian piano si fermò completamente. Rimase in questa posizione. Non potevo muovermi, mi teneva ferma con il braccio come se avesse paura che scapassi. E la gamba bloccava tutto il resto. Ero in trappola.
   Mi ci era volto molto tempo prima di riuscire ad addormentarmi e dormire fino alla mattia dopo.
 
   Mi svegliai per prima, Hiroki era ancora in quella posizione. Allungai un braccio e guardai l’ora. Le cinque e mezza. Fra mezz’ora dovevamo svegliarci, prepararci e andare a fare colazione. Lui sospirò, si mosse di nuovo anche con la gamba non ce l’aveva più sopra le mie, ma al dì la delle mie gambe. Con la mano cominciò a salire e a scendere. Dovevo ammetterlo, era piacevole, ma cominciavo a sentirmi strana. Il cuore ormai mi usciva dal petto e sentivo caldo. Hiroki appoggiò la sua guancia alla mia. E ora che farà? Si svegliò. Rimase immobile, probabilmente non si aspettava di svegliarsi in questa posizione. Alzò la testa e mi guardò, e poi guardo la sua mano e infine la gamba. Lo vidi sbiancare e subito dopo arrossire. Tolse la gamba e la mano per poi mettersi seduto con la schiena appoggiata al muro. Lo imitai.
   -scusa… non volevo…- mi indicò gesticolando. Era davvero in imbarazzo, si vedeva da come si comportava e soprattutto che non mi guardava negli occhi. -spero di non aver fatto altro- scossi la testa e lui tirò un sospiro di sollievo. Calò il silenzio. Ah è vero! Non gli ho mai chiesto cosa volesse dire Hime-sama! Mi avvicinai a lui.

   -che.. che c’è?- mi avvicinai a lui forse troppo e troppo in fretta, arrossì più di quanto non lo era già.
   -non mi hai mai detto cosa vuol dire Hime-sama- lui sorrise e mi baciò. Questo era il primo bacio che mi diede dopo quasi due giorni.
   -ohayou, Hime-sama. Buon giorno, principessa- arrossì. Lui si appoggiò alla mia spalla e cominciò a ridacchiare.
   -che c’è da ridere?- scosse la testa, mi accarezzò una guancia e mi diede un altro bacio.
   -niente.- gonfiai le guance e provai ad assumere un aria offesa. Scoppiò a ridere e mi sgonfiò le guance mettendomi un indice in una guancia e l’altro nell’altra e spinse.
   -Rosy, mi fai innamorare di te sempre di più- il mio viso prese fuoco, Hiroki si avvicinò e incominciò a baciarmi il collo. Sentire in suo respiro sul collo e le sue labbra sfiorarmi la pelle era una sensazione bellissima. Ma dovevo fermarlo.
   -Hi.. Hiroki- quando lo chiamai, si fermò di colpo.
   -scusa, è meglio che vada adesso- si alzò e andò verso la finestra. Lo seguì. Prima che potesse prendere il volo decidi di confessargli quello che provavo.
   -Hiroki- lui si girò a guardarmi.
   -anche io, anche io mi sto innamorando di te sempre di più- a queste mie parole rimase spiazzato. Non se l’aspettava, prima di andarsene mi regalò un sorriso bellissimo insieme alla fossetta che amavo tanto e spiccò il volo. La mia vita non potrebbe andare meglio di così. 
   Come in un battito d’ali, arrivò il girono in cui Mattia si unì alla nostra classe. Per me non era un bel giorno, anche perché voleva sempre stare vicino a me, lo capivo, io ero l’unica che conosceva –a parte il licantropo che lo aveva trasformato- ma a parte noi non conosceva nessuno. Lui si chiamava Matteo, almeno credo, Mattia non se la sentiva di andare da Matteo, perché lui se ne stava insieme a tutti gli altri della classe, invece io stavo solo con Luna, Andrea e Perla, si fece più coraggio di venire da noi che andare da lui. Cercai di starmene più lontana possibile da Mattia. Penso che se ne accorse. Mi lanciò un occhiataccia che mi fece abbastanza paura.

   Dopo che Marco ci presentò il nuovo arrivato ci assegnò gli allenamenti di oggi, in più ci aspettava una sorpresa dopo fatto questi esercizi per rinforzare i muscoli. Mattia era fantastico, stava al nostro passo senza forzarsi troppo! Si era allenato duramente per arrivare dove eravamo noi adesso. Vorrei tanto sapere che cosa pensava, soprattutto che cosa pensava di me. sapevo di non fargli paura o altro, ma non credo che ora pensi a me come prima. Credo che mi veda come un superiore, qualcuno da imitare. Lo tenevo d’occhio anche adesso, vedevo che stava facendo fatica a fare un allenamento, penso che la cosa giusta da fare è andare ad aiutarlo. Però… ah! Uffa! Mi ero detta di non essere più codarda no? Mi diedi la carica necessaria e andai verso di lui. Sì, stava decisamente sbagliando tutto.
   -che combini?- mi misi davanti a lui, alzò lo sguardo e riprese con l’esercizio. Lo alzai bruscamente.
   -hey, mi stavo allenando- quello non era allenarsi. Proprio no. Marco non c’era neanche, era andato a prepararci la “sorpresa” anche se, secondo me non sarà una bella sorpresa per noi.
   -stai sbagliando tutto, facendo così non alleni i muscoli, fai solo della gran fatica- lui chinò la testa da un lato. Aveva le punte dei capelli bagnati di sudore, era carino però. <> mi sedetti e iniziai, gli feci vedere dove mettere le bambe e le braccia e gli dissi quanta forza mettere, lui annuì ogni volta, quindi mi alzai e lo lasciai fare. Ritornai al mio allenamento.
   Tre ore dopo tornò Marco e ci portò in una parte del bosco che ancora non avevo visto. Eravamo in una radura, non c’era neanche un albero. O se c’erano erano a chilometri di distanza da dove eravamo noi. Alla nostra sinistra c’erano degli attrezzi da box, a destra c’era una specie di capannone bianco e davanti a noi c’erano dei pupazzi attaccati a una macchina. Quando ci avvicinammo riuscimmo a vedere bene questi macchinari strani. Da lontano un occhio umano lo potrebbe scambiare per delle persone, ma non lo erano, ovviamente. Erano vestiti tutti uguali, pantaloni rossi e una felpa bianca, ognuno avevano una parrucca diversa. Marco si avvicinò a uno di quei cosi e lo accese, il pupazzo si raddrizzò e aprì gli occhi. Riconoscemmo tutti cosa assomigliavano. Ai vampiri. Avevano pelle pallida, occhi rossi. Sentì ribollirmi il sangue. Il sangue? mia madre aveva detto qualcosa riguardo il sangue, ma in questo momento non ricordavo niente.
    Marco ci spiegò che queste macchine si comportavano come un vero vampiro, se volevamo alzare di livello bisognava solo mettere gli anni che vogliamo che abbia la macchina-vampiro. Per vincere dovevamo solamente toccare il collare che avevano attorno al collo, il collare era fatto d’argento, anche se ci avviciniamo con una potenza da staccare la testa alla macchina non potremmo farcela. Ci aspetta un nuovo faticoso esercizio. Che bello! Ci rimboccammo le maniche e iniziammo l’allenamento. Io mi misi tra Luna e Mattia, il mio aveva i capelli biondi. Mi ricordava il vampiro che aveva attaccato me e le mie amiche. Accesi la macchina. Il vampiro si avvicinò alla velocità della luce, non lo vidi arrivare e mi colpì un fianco. Sentì un crack, che meraviglia, avevo appena iniziato e già avevo delle ossa rotte. Mi girai e lui non c’era. Ma dove..? sentì uno dietro le spalle, non fui abbastanza veloce e mi attaccò rompendomi altre ossa. Io me lo tolsi di dosso, non mi doveva più colpire o avrebbe vinto. Mi avvicinai e iniziammo una danza, lui scattava a destra e io lo schivavo, facevo delle giravolte per schivare i suoi calci o i suoi pugni, sferrai anch’io qualche calcio, che andarono a segno tutti. Dovevo attaccarlo al collo, era l’unico modo per spegnerlo.
   Un ora dopo o forse due, non so bene quanto passò, cominciai a stancarmi. Avevo un braccio insanguinato, ero sporca di terra, foglie, sangue, non mancavano anche le ossa rotte. La neve cominciava a sciogliersi, ma quello che ne era rimasta era tutta colorata di rossa, non solo grazie a me, ma a tutti. Erano tutti ridotti uno schifo. Avevo il respiro corto, ero stanca e non ne potevo più di vedere quella faccia. Attaccai con tutte le mie ultime forze e lo attaccai al collo. L’argento faceva male, ma fortunatamente non era argento puro, la macchina-vampiro cadde a terra senza vita. Finalmente era finita. Crollai a terra lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo. Rimasi lì per tutta la durata dell’allenamento. Per oggi avevo finito.
   Andammo tutti in mensa, eravamo talmente stanchi da non riuscire a mangiare, ma qualcosa dentro lo stomaco lo dovevamo mettere altrimenti non saremmo riusciti a superare la giornata di domani e non avremo energie a sufficienza per combattere. Combattere? Cosa mi era venuto in mente..? il sogno che avevo fatto, ora mi ricordo! O mio dio. Qualcuno ci attaccherà? Vanessa, lei era un vampiro e mi voleva uccidere. Se è così mi troverà pronta. Non mi farò uccidere così facilmente. Ma per quella amica che mi stava mentendo… sarà davvero il nome che Hiroki mi aveva sussurrato all’orecchio? Era davvero…
   -Rosy, Rosy!- il continuo chiamare mi riportò alla realtà, dovevo parlarne subito con i miei amici. Ma potevo raccontargli che prevedevo il futuro e che ci sarà una guerra contro i vampiri? Ma più che altro, mi crederanno? Dovevo provarci lo stesso, era una cosa troppo importante da tenermela per me. 


scusate, ma per ora pubblico solo la prima parte. anche perchè è mezzanotte passata e domani mattina devo andare a lavorare, ma vedrò di pubblicare la seconda parte domani pomeriggio. ok, se volete lasciate una recensione a me fa solo piacere :) ciaoo! 




 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** l'inizio della guerra -parte due- ***


ecco qui la seconda parte!
 

   -hey, HEY! ascoltate un attimo tutti- avevo la completa attenzione di ognuno di loro. Iniziai a raccontare.
   -Luna, ricordi quella volta che ti ho raccontato il sogno? Ne ho fatto un altro- lei annuì e fece un espressione più concentrata. bhè.. mi è venuta in sogno mia madre. Mi ha raccontato alcune cose, tipo che ho ereditato dei poteri angelici, mi ha detto del sangue dei licantropi che è più potente di quello degli angeli e che i vampiri stanno uccidendo degli angeli per venirci a uccidere- nessuna reazione. Staranno valutando mentalmente se ero letteralmente impazzita per via della stanchezza o stessi dicendo la verità. Mentre loro pensavano, una figura catturò la mia attenzione. Non vorrà venire qui spero! Infatti, venne verso di noi con quel suo passo da macho.
   -oh! Ecco la mia ragazza preferita insieme ai suoi amici! Ah, ce né uno nuovo, ciao!- Mattia rimase immobile, ma alla fine, titubante, strinse la mano di Fabio. Era sempre il solito, anche dopo quella chiacchierata non era cambiato per niente. -di cosa parlavate? Avete una faccia.      - nessuno rispose. Che sollievo, non volevo che Fabio venga a sapere di questo. Ma poi Luna…
   -io penso che dici la verità. Dobbiamo prepararci alla guerra e uccidere quei vampiri- la guardammo tutti, Fabio rimase a bocca aperta, mi nascosi il viso tra le mani. Ora mi prenderà in giro, scoppierà a ridere, qualcosa farà. Non fece niente, la serietà si impadronì di lui.
   -ci sarà una guerra. Sì. E molto presto direi.- lo guardai con occhi sgranati, come faceva a saperlo? Solo noi ne eravamo a conoscenza. Lui incrociò il mio sguardo e mi diede un buffetto. -l’ho sognato. Ho sognato una guerra, si mette male ragazzi. Diventano ogni giorno più forti. Dobbiamo darci sotto con gli allenamenti- lo aveva sognato? Avrà i miei stessi poteri? Però aveva ragione, dovevamo allenarci molto di più. -inizieremo domani notte- 
 
   Al buio, in mezzo al bosco con la neve, iniziammo l’addestramento. Dovevo ammettere che Fabio era davvero bravo, ma molto severo.
   “voglio che lottiate tra di voi facendo sul serio. Questo non è un normale addestramento con Marco, questo è l’addestramento prima della battaglia. Mordete, rompetevi le ossa, fate finta che il giorno sia già arrivato. Chiaro? Non voglio morire per via di un vampiro. Ora iniziamo” eravamo tutti seduti in semicerchio con lui in mezzo che ci spiegava come dovevamo fare. A quanto pare aveva dietro le spalle un passato da leader. Appena ebbe finito, ci alzammo e decidemmo con chi combattere. Volevo lottare con Fabio, così lo scelsi. Lui fece una faccia soddisfatta. Lo sapevo perché sentivamo le nostre sensazioni, eravamo lupi quindi non facevamo molte espressioni, ma dai suoi pensieri potevo immaginare perfettamente la sua faccia soddisfatta e curiosa. E poi scodinzolava. Lo troverà sicuramente eccitante lottare contro di me. Gli farò vedere.
   Ci mettemmo uno davanti all’altro. Non lo avevo mai visto trasformato e… dovevo ammetterlo, aveva un manto meraviglioso. Il colore base era il nero. Poi aveva il contorno delle orecchie bionde, le punte del pelo dietro le zampe e attorno al collo sempre biondo, anche sotto la pancia e le punte della coda erano bionde. Sarà per via della tinta, ma gli stava davvero bene. Infine occhi giallo paglia. Se non avesse questo caratteraccio e non stavo con Hiroki mi sarebbe cominciato a piacere. Fabio chinò la testa di lato, aveva capito che lo osservavo e lo trovavo bello. Sentì subito le sue emozioni, meglio se non le ascolto e parto all’attacco.
   Scattai verso di lui e mi schivò, lo attaccai subito, senza aspettare un secondo. Questa volta non riuscì a schivarmi. Azzannai il suo collo senza mollare la presa. La seconda regola è: non mollare la presa. Pensando a questo, strinsi ancora di più per non rischiare di farmelo sfuggire. Lui uggiolò di dolore e cercò di staccarmi, senza successo. Provò a spingermi via con le zampe, ma non riuscì. Al secondo tentativo ce la fece, ma non mollai la presa e con me venne via un pezzo di collo. Urlò di dolore. E cominciò a colargli un sacco di sangue, per un attimo mi venne su un conato, ma lo ricacciai indietro. Lui furioso mi saldò addosso vendicandosi. Ma riuscì a non farmi mordere il collo, così lo feci arrabbiare ancora di più e gli fuoriuscì un ringhio spaventoso. Ma non mi feci intimorire. Così mi rialzai in un baleno e provai un secondo attacco, ma lui mi precedette e mi morse nel petto. Sentì i suoi denti entrare nella carne e il sangue uscire dalla ferita, ma non mi lamentai del dolore, non volevo dargli altre soddisfazioni. Provai a staccarlo, ma ovviamente anche lui seguiva le regole del combattimento, così gli presi la testa fra le mie fauci e strinsi. Restammo immobili così. Io in piedi con le zampe appoggiate sulla sua schiena e la sua testa tra i denti e lui a quattro zampe leggermente piegato mordendomi il petto. Faceva un male cane, ma dovevo resistere.
   “ti arrendi?” gli chiesi. Lui mi rispose con un ringhio.
   “devo ammettere che sei più forte di quel che mi immaginavo”
   “mi sono allenata duramente solo per questo” soffocò una risata.
   “pensavo che le nostre prime posizioni strane le avremmo provate a letto” dopo questo strinsi ancora più forte e sgorgò fuori altro sangue dai lati della sua testa. Anche in questo momento con il nostro sangue dappertutto era ancora capace di dire queste cose.
   “ti piacerebbe. Ora molla la presa” sentì che aveva leggermente allentato, ma poi si buttò per terra con me attaccata e mi fece cadere battendo forte la parte destra del corpo e dal dolore aprì la bocca. Grave errore, non dovevo farlo. Me lo ritrovai sopra di me in un batter d’occhio con ancora il sangue che gli colava dal collo e dai lati della testa.  Sapevo bene che cosa dirà ora. Si chinò ritrovandomi il suo muso fin troppo vicino al mio.
   “sei morta. Hai perso” andò verso gli altri lupi. Mi alzai e mi scrollai schizzando di qua e di là il sangue. La neve era diventata di un rosso scuro, era spaventosa. Le ferite cominciavano a curarsi e raggiunsi Fabio per ricominciare. Tra un combattimento e l’altro sentivo una presenza sopra agli alberi. Sapevo benissimo chi c’era e non mi entusiasmava per niente sapere che ci stava osservando. Mi aveva vista in un momento orribile, mi aveva già lasciata una volta pensando che i licantropi sono tutti dalla parte del diavolo, non volevo che lo rifaccia vedendomi adesso.
   Ci allenammo fino alle cinque di mattina. Dovevamo pur dormire qualche oretta. Ci radunammo ancora a semicerchio ascoltando Fabio.
   “beh.. per il nostro primo addestramento non è stato male. Avete obbedito a quello che vi avevo detto. Non pensavo che lo avreste fatto. Domani c’è la giornata libera, l’allenamento c’è domani sera dopo cena. Ora andiamocene a letto” lo seguimmo tutti, tranne io. Dovevo salutare qualcuno. Trotterellai dalla parte opposta alla scuola e dalla lotta. Mi fermai e sentì qualcuno atterrare sulla neve soffice dietro di me. Io rimasi girata, non volevo che vedesse il sangue, ormai secco, rimasto nel manto. Ma quello che fece mi sorprese. Si mise di financo a me e vidi spuntare il suo viso davanti al mio muso. Mi ricordava qualcuno che si nascondeva dietro a un muro e per spiare qualcuno tirava fuori solo la testa dal suo nascondiglio. Questo era quello che aveva fatto Hiroki. Ci guardammo, poi lui si mise davanti a me, anche da licantropo dovevo alzare lo sguardo per guardalo in faccia. Poi fece un'altra cosa che mi sorprese. Allungò una mano verso di me e mi accarezzò un guancia. Sorrise, sicuramente era un sorriso involontario.
   -hai un pelo davvero morbido.- continuò ad accarezzarmi. Poi tornò serio. -ho sempre desiderato un cane- piegai la testa di lato cercando di sembrare offesa. Lui scoppiò a ridere. -no! Non intendevo che devi essere il mio cane o qualsiasi cosa tu pensi, solo che fin da piccolo desideravo un cane, mi è solo venuto in mente questo. Devo dire che sei bellissima da umana e anche da licantropo. Hai il manto rosso come i tuoi capelli.- mi appoggiò la mano sulla testa, feci qualche passo avanti e mi appoggia a lui tendendo la testa all’in su per guardarlo e lui l’abbassò. Mi fece qualche carezza dietro al collo e mi baciò il naso. Per qualche strana ragione la mia coda cominciò a muoversi da sola. Io non volevo, ma lei faceva come gli pareva. Hiroki cominciò a ridere, si piegava in due dalle risate, io lo guardavo cercando di fargli capire che ero imbronciata, ma non credo che lo capisca. Quando finalmente smise di ridere prendendomi in giro si girò verso di me e mi abbracciò stringendo forte.
   -ho avuto una gran paura prima quando lottavi contro quel tizio, perdevi così tanto sangue. Non sapevo cosa fare. Quando ti aveva buttata a terra ho provato molta rabbia verso di lui, ma sapevo che non dovevo interferire, ma stare li a guardare mentre soffrivi è stato orribile. Meno male che ora stai bene. Però lascia che stia un po’ così- lasciai che mi abbracciasse ancora per un po’ come aveva chiesto lui. Poi dopo che abbia controllare che tutte le ferite si erano rimarginate mi accompagnò alla stanza -rimasi per tutto il tempo in sembianze di lupo, avevo dimenticato di mettermi i vestiti fatti dalle streghe- mi salutò ed entrai in camera.
   Trovai Luna seduta sul letto a gambe incrociate che mi aspettava, andai in bagno e ritornai in sembianze di un essere umano, indossai il pigiama e raggiunsi Luna. Mi tuffai sul letto e mi girai sul fianco.
   -dai, cosa vuoi dirmi- sapevo che voleva chiedermi qualcosa, sennò non si sarebbe messa seduta così e non mi avrebbe aspettata.
   -non devo chiederti niente- la guardai storto e lei capì. Tirò un sospiro e si stese come me.
   davvero ci sarà una guerra?- mi guardava con un espressione mista paura e speranza. Sperava che le dicessi che mi ero sbagliata, anzi, che ci eravamo sbagliati. Ma non potevo dirle una bugia.
   -sì- le si dipinse sul volto un’espressione di vero terrore e di tristezza. Avevamo paura, non sapevamo ancora come sarà questa guerra e quando succederà, ma di sicuro saremo pronti. Anche se eravamo terrorizzati.
   -ok, volevo solo una conferma.- lei mi sorrise e mi augurò la buonanotte. Mi girai dall’altra parte e con il pensiero che domani ci sarà la giornata libera, mi addormentai.
  
   Quando uscì dal cancello, mi sentì libera. Finalmente, oggi niente scuola, solo libertà. Annusai l’aria e mi incamminai fuori dal bosco. dovevo godermi la mia libertà, anche se per metà giornata. Quando arrivai in paese erano le quattordici e dieci. Approfittai della mattina per recuperare un po’ di ore perse. Qualcosa mi dice che da oggi in poi non avrò molto tempo per dormire.
   Questa era la prima volta che uscivo da scuola da licantropo adulto. Dovevo ancora abituarmi alla vista, soprattutto all’udito, era difficile eliminare i suoni lontani e concentrarmi su quelli vicini. Mi sentivo adulta ed era una sensazione fantastica.
   Osservare i bambini che giocavano al parco, mi fece ricordare che la loro vita dipendeva da noi. Se un essere umano moriva per cause misteriose, una parte di colpa era nostra. Non vorrei che nessun essere umano morisse per colpa mia. Volevo salvare tutti, ma noi sapevamo che “salvare tutti” era impossibile. Mi costrinsi a guardare altrove e me ne andai il più velocemente possibile dal parco. Mi veniva il magone pensando che quei bambini potevano morire a causa mia. Ora capivo bene il duro addestramento a cosa serviva. Noi vivevamo solo per loro, siamo guardiani, il solo nostro compito era proteggere gli esseri umani. Mi ritrovai depressa improvvisamente, tutte queste persone che andavano in giro sorridenti. Ridevano. Si divertivano. Ormai per me questi tempi erano finiti. Non che prima uscivo così tanto, però… non potevo più uscire con le mie amiche, non potevamo più fare campeggio insieme, parlare di ragazzi, scherzare, andare a comprare vestiti di halloween. Quanto mi mancavano. Aah! Dovevo smetterla di pensare a cose tristi! Questo è il MIO giorno libero, non dovevo rovinarmelo. Forse era meglio se tornavo indietro. Già, meglio così. Girai sui tacchi e me ne tornai indietro, ma andai a sbattere con qualcuno. Con una persona che era meglio non incontrare. Giulia. Lei mi sorrise, un sorriso timido, come se non sapesse cosa fare, bè la settimana scorsa non abbiamo avuto una bella conversazione. Feci per andarmene, ma mi prese per un braccio.
    -ti va… ti va di andare a prenderci qualcosa da bere? Ti prego, per farti perdonare per come ci avevi trattato la volta scorsa- mi guardava come una cane bastonato, non riuscivo a dirle di no. Così eravamo nel bar più vicino con una cioccolata calda tra le mani.
   -allora… cosa fai adesso?- ero nervosissima, dovevo stare attenta a quello che poteva sfuggirmi dalla bocca. Mi rigiravo la tazza tra le mani facendola girare su se stessa.
   -vado in un altra scuola- non la guardai negli occhi nemmeno una volta. Non sapevo nemmeno com’era vestita e nemmeno il bar sapevo com’era. Non era il bar dove andavamo e dove sono stata con Sakura.
   -che scuola è? È vicina?- perché tante domande? Non potevo risponderne nemmeno a una, non ero brava in queste cose. Non so fare a inventarmi una storia credibile sul momento! -sai, anche Mattia ormai non viene più a scuola. Ne sai qualcosa?- cosa potevo risponderle? Sì, la scorsa settimana mi ha seguito e si è beccato un morso da un licantropo e ora lo è anche lui? No, non so che scusa dire! forse era meglio se perdevo tempo e andare a chiedere quando arrivava il toast che avevo ordinato. Forse era la scelta migliore.
   -vado un attimo a chiedere che fine ha fatto il toast. Arrivo subito- mi alzai e andai al bancone. Mi misi in fila e aspettai. Quando arrivò il mio turno una ragazza mi disse che ci volevano ancora due minuti e poi sarà pronto. Ma come li facevano questi toast? Stavano per caso facendo il pane in questo momento? Ringraziai e raggiunsi la mia amica. Sarà giusto chiamarla “amica”? mi sedetti davanti a lei e bevvi un sorso di cioccolata calda. Mmh.. aveva un sapore strano. Pizzicava. Mi pizzicava la gola, era come avere tante punture di zanzare. Era insopportabile.
   -com’è? Come ti senti?- a quest’ultima domanda la guardai dritto negli occhi. come mi sentivo? perché fare una domanda del genere? La guardai in modo strano e lei capì al volo i miei pensieri.
   -no, è che a volte quando la bevo mi viene un po’ di nausea. Ma solo in questo bar- abbassai lo sguardo. Anche lei aveva preso la stessa cosa che avevo ordinato io. La tazza era vuota.
   -però ora stai bene no? L’hai bevuta tutta e non hai detto una sola volta che non ti senti bene- lei sbiancò improvvisamente. Si stava comportando in modo strano e.. anche io cominciavo a sentirmi strana. Sentivo lo stomaco andare in fiamme, sudavo freddo. Mi alzai e corsi fuori, sentivo che dovevo dare di stomaco. Qualcuno mi aveva messo… lo strozza lupo nella bevanda. Barcollai per un po’ prima di capire chi era stato. Mi tenevo lo stomaco, cercavo di non urlare di dolore, avevo già provato questa sensazione in sogno. Mia madre me lo metteva nel thè per non farmi trasformare, ma ora che ero un licantropo mi poteva uccidere. Ma questa persona non voleva uccidermi, voleva scoprire se ero o no un licantropo. Mi appoggiavo al muro, la gente mi guardava storto. E io cominciavo a vedere tutto sfocato e annebbiato. Stavo per svenire. Dovevo arrivare a scuola. Vidi una figura poco più avanti, non capì chi era, ma a quanto pare conosceva me. Quando crollai a terra mi venne incontro di corsa gridando il mio nome. Ma non riuscivo a sentire niente, ero sotto shock. Avevo in mente solo un nome, lo stesso nome che mi aveva sussurrato all’orecchio Hiroki quella sera, quando gli avevano ucciso il fratello. La stessa persona che mi ha messo lo strozzalupo nella mia bevanda e l’assassina del fratello di Hiroki è:
   -Giulia-. 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** inizio -parte uno- ***


ciaooo a tutti! buon natale e buon anno! (anche se in ritardo) come avete passato le vacanze? io non molto bene visto che ho lavorato fino al 6 gennaio. ora finalmente ho le ferie fino al 3 febbraio e ho potuto finalmente finire il capitolo. volevo pubblicarlo per natale ma ero troppo stanca non so se avete presente negli anime dove si vede lo spirito abbandonare il corpo. ecco io ero così. eheh allora oggi vi devo dire una notizia quindi dovete leggere fino alla fine per forza :P ok ho deciso che quando "black moon" sarà finito (mancheranno dai 2 ai 3 capitoli) mi fermerò per un pò non so quanto (perchè ho deciso che ci sarà un conitnuo che si chiamerà "red moon" spero che coninuerete a leggere anche quello) e di fare una fan fiction sugli "hey say jump" ma non sarà su tutti loro (anche perchè sono 9 bellissimi ragazzi, sono idol, attori e fotomodelli e altri fanno pure altro e sarebbe difficile fare un fan fiction con tutti loro e con il loro lavoro) quindi ho deciso di mettere solo 3 di loro: yamada ryosuke, chinen yuri e daiki arioka. se non li conoscete andate a vedere su google o anche su youtube se siete curiosi di sapere chi sono (ve lo consiglio sono bravissimi) e quindi... niente, sarà ambientato in giappone in una scuola e la protagonista sarà vittima di bullismo per via di.... segreto :P e loro tre avranno una parte importantissima sulla sua vita sopratutto uno di loro. chi sarà? se vorrete recensire il capitolo scrivete anche chi potrà essere. heheh cmq volevo dirvi questo è un messaggio stra lungo, lo so scusate, ma non sto nella pelle di questa cosa e spero con tutto il cuore che potrete seguirmi anche nell'altra storia e ovviamente nel conitnuo di questo libro. ah giusto la fan finction con gli "hey say jump" si chiamerà "ikanaide" che vuol dire non andare. sarà una storia romantica/drammatica se qualcuno conosce il dorama (telefilm giapponesi) koiziora sarà tipo quello hehe :P ok ho parlato anche troppo e ora vi lascio con il capitolo ciao e al prossimo! byby :)


Quindici
inizio
 
Vanessa
 
   -hai verificato?- lei annuì.
   -sei riuscita a nascondere il tuo odore da lei?- annuì di nuovo.
   -ah, Giulia, cosa farei senza di te?- mia cugina sorrise.

 
 
Hiroki 

Non morire! Non morire! Non morire! Continuai a ripetere queste parole fino all’infermeria della scuola. No, continuai a ripeterle all’infinito. Anche in questo momento che sapevo che non era in pericolo, continuavo a ripetermele nella testa. Vederla svenire tra le mie braccia e sussurrare quel nome è stato uno shock. Avevo così paura che mi morisse tra le braccia! Ero andato nel panico e poi, quando me l’hanno portata via, mi sono sentivo svuotato, ero impotente, non potevo fare niente per lei, non volevo più provare una sensazione del genere. Mi lasciarono li fuori dalla porta per molte ore prima di informarmi che stava bene e che aveva bisogno di cure e di riposo. Tirai un sospiro di sollievo, ma la paura non voleva andarsene via. Avevo paura che quando ritornerò alla sua stanza sta sera, il suo letto sarà vuoto. Oppure che fra qualche minuto o qualche ora mi chiamano per dirmi che non c’era più niente da fare. Tornai a casa accompagnato da questi pensieri, mi fermai davanti alla porta e fissai il bidone dell’immondizia. Perché sono dovuto tornare a casa? Come hanno potuto cacciarmi via? Come hanno osato separarmi da lei? come… come…

   -aaah! kuso!!*- calcai il bidone con tutte le mie forze. Mi misi le mani dietro la testa e appoggiai la fronte al muro di casa e dopo molto tempo mi lasciai andare in un pianto disperato. tirai un pugno al muro, ricavando solo un dolore alla mano e un buco. Mi allontanai e aprì la porta e me la richiusi alle spalle. Andai dritto in camera, non avevo voglia di fare niente, solo di stare da solo. Ormai Giulia sarà troppo lontana per ucciderla, quanto vorrei fargliela pagare per tutto quello che ha fatto, lei che ha avvicinato Rosy fingendosi sua amica, l’aveva pure invitata a casa sua nella notte di Halloween, lei sapeva tutto. Sapeva che sarebbe venuto quel vampiro per ucciderla. Sapeva tutto.
   Quando raggiunsi la fine delle scale qualcuno suonò la porta. Tirai dritto, prima o poi si stuferà. Ma non fu così, il campanello continuò a suonare e a suonare e a suonare. Alla fine, stufo, scesi le scale e aprì la porta. Non mi sarei mai aspettato di ritrovarmi davanti a me Francesca.
 
 
 
 
Mattia
 
   -sì, me ne occuperò io- l’infermiera mi consegnò un foglio e delle garze. Lei era l’unica strega qui dentro, ci aiutava a curare le ferite gravi, in questo caso.. ha aiutato Rosy a espellere lo strozzalupo. Purtroppo però, non ne aveva espulso molto, quindi toccava a me tenerla d’occhio e curarla.
   -d’accorso, allora te la affido a te. Mi raccomando, devi tenere a bada la febbre, la pressione e falle espellere tutto. Mi fido di te- dopo queste ultime raccomandazioni, uscì e corsi fino al dormitorio femminile, dove mi aspettava Rosy.
   Quando entrai la vidi proprio male, non era ancora cosciente e sudava freddo, aveva un espressione di dolore, mi inginocchiai accanto a lei e cominciai a tamponarle il sudore dalla fronte. Ora era messa un po’ meglio, quando Hiroki la portò qui era… così spaventoso, gridava e ogni cinque minuti aveva una convulsione, questo, lui non lo sapeva. È stato fuori per tutto il tempo aspettando, io me la sono vista tutta. Cercavamo di tenerla ferma per farle un iniezione, ma non funzionò. Subito dopo la strega le ha fatto ingerire una pozione, ma Rosy vomitò sangue. rabbrividì, ho avuto una paura. Appoggia sul comodino lo straccio e le provai la febbre e la pressione. Erano alte tutte e due, ma almeno non così tanto come prima. Mi appoggiai al letto e senza volerlo mi addormentai.
   Quando mi risvegliai c’era la finestra spalancata, mi guardai intorno. Il letto di Luna era vuoto, l’avevano spostata temporaneamente fin ché Rosy era messa così. Sentì una mano appoggiarsi sulla mia spalla, mi guardai indietro e c’era Hiroki. Provai compassione per lui, aveva gli occhi gonfi e i capelli spettinati, indossava persino gli stessi abiti. Mi alzai e ci ritrovammo a guardarci negli occhi. Alla fine crollai.

   -prenditi cura di lei- dovevo rinunciare. -la ami veramente molto, penso anche più di me- sforzai un sorriso e gli appoggiai una mano sulla spalla.
   -Mattia..- scossi la testa.
   -tranquillo, tu puoi prenderti cure di lei molto meglio di me, io mi sono addormentato quando dovevo badarla, tu non lo avresti mai fatto.- guardammo tutti e due Rosy che dormiva in un sonno tranquillo. -è per questo che rinuncio- passarono alcuni secondi, poi Hiroki mi abbracciò all’improvviso. Rimasi immobile. Un ragazzo.. mi stava abbracciando… che cosa.. dovrei fare..?
   -mi dispiace Mattia, per tutto quello che hai passato.- Per qualche strana ragione, dopo queste parole mi accorsi che non potevo più trattenermi e cominciarono a scendere le lacrime. Hiroki strinse più forte, mi sentivo a disagio, ma grazie a lui ho potuto sfogarmi. Sì, ero davvero pronto a lasciare Rosy nelle mani di Hiroki.
   Gli spiegai tutto quello che doveva fare e come doveva comportarsi, per poi lasciarli da soli e me ne tornai in camera. Lanciando un ultimo sguardo alla sua camera.
 
Hiroki 

Mi stesi sul letto vicino a lei e la osservai, quando non si muoveva o non si lamentava, guardavo se respirava, le tamponavo il sudore, le provavo la febbre e infine le misuravo la pressione. Passai tutta la notte così, ma verso la mattina le venne un attacco epilettico. Le presi e la piegai sul lato tenendola ferma, accarezzandole i capelli e sussurrandole nell’orecchio che sarebbe andato tutto bene, e dopo pochi minuti, si fermò. All’ora che c’era segnata nel foglio le diedi la medicina che era già sul comodino. Le aprì la bocca e le misi due gocce. In qualche modo doveva espellere tutto lo strozzalupo. Mi sedetti sul pavimento e aspettai. Dopo mezz’ora aprì gli occhi e vomitò per terra, io saltai per aiutarla, ma non potevo fare niente. Quindi le accarezzai la schiena e le tenni i capelli. Quando smise la rimisi stesa e lei si riaddormentò. Andai in bagno e ripulì tutto. Per poi rimettermi nel mio posto a tenerla d’occhio, le riprovai la febbre e sembrerebbe che stava diminuendo piano, piano. Fra due ore dovrebbe tornare Mattia per darmi il cambio, giusto il tempo che l’infermiera la veniva a controllare, se scoprissero che sono qui mi cacerebbero vi di nuovo. E io non volevo separarmi da lei per nessun motivo.

   Le due ore passarono in modo tranquillo, non so se era un bene o un male, ma sembrava più serena e il suo colorito bianco latte stava ritornando. Mattia entrò nella stanza, io mi alzai e mi diressi alla finestra, dovevo restare qui fuori giusto il tempo che l’infermiera la visiti.
   -com’è stata?- mi girai. Lui le stava toccando la fronte per cercare di capire se aveva la febbre, per poi spostarsi al collo per ascoltare i battiti.
   -come al solito, ha avuto delle convulsioni e ha vomitato sangue, ma in queste due ore non è successo niente- lui annuì restando serio, ma avrei giurato di aver visto un sorriso. Questo mi rassicurò e aprì la finestra per uscire, ma quando stavo per scavalcare Mattia parlò.
   -grazie.- ci guardammo per qualche secondo, per poi fare un cenno accompagnato con un sorriso e uscì fuori.
   Andai sul tetto e mi sedetti abbracciandomi le gambe. Il sole oggi picchiava sulla neve rendendola brillante, sembra una distesa di brillantini bianchi, a Rosy piacerebbe vederlo. Sospirai e appoggiai la fronte sulle ginocchia, perché Giulia? Farle un torto simile è stato tutto calcolato dal loro primo incontro, tutto quanto. Ogni cosa, ogni parola, erano solo bugie. Appena si sarà svegliata si ricorderà tutto o dovrò raccontarle di chi l’ha avvelenata? L’unica cosa che sapevo era che da oggi cambierà tutto, tutta la verità è saltata fuori come un eruzione di un vulcano.
   Dovevo dirle anche la verità su Francesca, cavolo come faccio a… i miei pensieri si bloccarono appena sentì delle voci dentro la stanza. Erano di una donna e di Mattia.
   -allora, com’è andata la notte?- chiese la donna che doveva essere l’infermiera.
   -ha avuto elle convulsioni e ha vomitato alcune volte- rispose Mattia.
   -mmh… sembrerebbe tutto normale. Ora devo controllare che tutto sia a posto e che abbia espulso tutto. Aiutami un attimo- sentì dei passi e dei rumori metallici, ma nessuno dei due parlò per molti minuti.  Che cosa le starà facendo? Quanto vorrei essere dentro in quella stanza. Finalmente i rumori metallici cessarono e l’infermiera parlò.
   -ok, è tutto a posto, possiamo metterla giù. Bene, dovrebbe svegliarsi da un momento all’altro, mi raccomando Mattia tienila d’occhia fin ché non si sarà svegliata.- l’infermiera si allontanò.
   -potrà ricominciare ad allenarsi?- 
   -certo, ma a partire a domani, so che vorrà ricominciare da subito, ma bloccala se dovesse succedere, non voglio che si sforzi oggi.- detto questo sentì la porta aprirsi e chiudersi subito dopo. Aspettai un segnale da Mattia prima di entrare. Mi aprì la finestra e entrai nella stanza, aveva un espressione molto più tranquilla e serena ora che era tutto a posto. Io mi sentivo come se un sasso si fosse sollevato sul cuore, ero così contento che stata bene e che fra poco si sarebbe svegliata, non vedevo l’ora di parlarle di nuovo e di stringerla a me. 



*kuso=merda


 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** inizio -perte due- ***


-hai uno strano sorriso sulla faccia- mi toccai le labbra per scacciarlo, dovevo contenermi quando c’era lui visto che provava amore verso la mia ragazza, non mi piaceva questa cosa, ma non volevo far soffrire il suo migliore amico e quindi dovevo contenermi il più possibile. Cavolo però, non posso neanche sorridere?
   -bhè… allora te la lascio appena si sveglia chiamami.- si mise le mani in tasca e cominciò a dondolare avanti e indietro, come se stesse aspettando qualcosa.
   -grazie, me ne occupo io ora- 
   -mmh- tenne lo sguardo basso e se ne andò, lasciandomi finalmente solo con Rosy. Mi inginocchiai nel mio solito posto e appoggiai la testa aspettando di vedere qualche tremito o sussulto, qualsiasi cosa che mi diceva che si stava per svegliare.
   Le ore passavano e non vidi nessun segno, a volte un pensiero si infilava nella mia mente dicendomi: si sveglierà mai? Lo scacciai furi dai miei pensieri. È ovvio che si sveglierà! Dovevo solo aspettare. 
 
 
   Una mano mi stava scompigliando i capelli, chi era? No, non mi va di svegliarmi, sono stanco e ho sonno. Mi girai dall’altra parte sperando che chiunque mi stava scompigliando i capelli mi lasciasse dormire in pace, ma ovviamente questa continuò. Sbuffai e mi svegliai di mala voglia, mi girai e a guardarmi c’erano due occhi azzurri, era un sogno? Stavo per caso sognando? Allungai una mano e sfiorai con la punta delle dita una sua guancia per vedere se era vera. Quando capì che era tutto vero e che non stavo sognando la abbracciai, lei mugugnò qualcosa che non capì, ero così felice che si era svegliata!
   -Hiroki… non… respiro…- oh. Mi allontanai subito per farla prendere aria. Era questo quello che aveva detto prima, le tolsi i capelli dai viso e le sorrisi.
   -scusa.- dopo aver ripreso fiato mi sorrise anche lei, quanto mi era mancata! i suoi capelli, la sua pelle, la sua voce.. tutto.
 
 
 
   Rosy
 
    Non ricordai niente di quei giorni, buio totale. L’unica cosa che ricordavo era che Giulia mi aveva avvelenato la cioccolata e poi un ragazzo seduto per terra con la testa sul letto che dormiva. Ero sollevata di sapere che era Hiroki, da quanto mi aveva raccontato era rimasto sempre al mio fianco, ero così felice, mi era rimasto vicino in un momento orribile come questo. Purtroppo però, doveva chiamare subito Mattia per far venire l’infermiera per controllarmi e Hiroki uscì dalla finestra. Appena l’infermiera entrò in camera corse verso di me e mi controllò gli occhi, li osservò per molto tempo, non mi spiegò il motivo, mi disse solo che se avevo ancora dello strozzalupo, gli occhi erano la risposta. Dopo lunghi minuti mi controllò i muscoli del corpo e controllò che avessi tutte le ossa, alla fine mi confermò che avevo espulso tutto lo strozzalupo –non sapevo in che modo- e mi diede un buffetto alla guancia e se ne andò.
   Quando uscì, Hiroki entrò dalla finestra sorridendomi, alla vista del suo sorriso così rilassato e tranquillo mi sentì una stretta al cuore, come se un grosso sasso si fosse tolto, mi sentì sollevata. Potevo vederlo, toccarlo, guardarlo. Per sempre… o almeno era quello che speravo.
 
 
   Fra chissà quando, ci sarà una guerra ed è molto probabile che qualcuno di noi muoia, io ero un licantropo angelico e lo era pure Fabio, avevamo dei poteri –a parte quelli del licantropo ovviamente- potevamo vedere il futuro tramite ai sogni.  Il mio ragazzo era un angelo e anche la nostra amica Sakura. Una delle mie amiche –o almeno io pensavo che lo era- era un vampiro da chissà quanto. Il mio migliore amico Mattia era un licantropo trasformato da un morso di un altro della mia classe e ora si stava allenando con noi, insieme a Perla, Andrea e Luna. Ovviamente c’eravamo anche io e Fabio. Il mio amico di infanzia era un Alpha e insegnava, a volte, qui a scuola ed era per questo che non lo vedevo ne sentivo per così tanti giorni. Come ciliegina sulla torta, qui davanti a noi, dopo settimane di esercizi e allenamento per distruggere i vampiri, c’erano Hiroki, Sakura e.. Francesca. E tutti e tre aveva le ali dietro la schiena. Loro ci guardavano e noi guardavamo loro, cercando di capire cosa volessero. Infine parlarono e ci dissero che volevano partecipare alla guerra, infondo era anche la loro. Non discutemmo per molto, forse alcune ore. Io ero assolutamente contraria, non volevo che si facessero male, o peggio. Ma vedevo disperazione, determinazione e tristezza nei loro occhi, quindi acconsentì. Da quel momento ci allenavamo insieme, insegnavamo agli angeli come uccidere un vampiro o a distrarlo per poi lasciar fare a noi il lavoro sporco, un lavoro di squadra.
   Gli allenamenti diventarono più duri e ovviamente qualcuno prima o poi ci avrebbe scoperto. Detto fatto. Lorenzo mentre pattugliava la zona ci scoprì. Ci meritammo la sua sfuriata e dopo che si fu calmato ci fece fare un patto. “io non dico niente, ma devo partecipare anche io” così anche Lorenzo ora era con noi. Gli raccontammo tutto, di cosa eravamo io e Fabio, di Giulia, degli angeli. Tutto. Lui capì perché volevamo lasciare fuori tutti gli altri. Erano troppo giovani. Purtroppo lo erano anche Andrea, Luna e Perla, ma ormai per loro era tardi. Non potevamo impedirgli di lottare per difendere i più deboli. Era il nostro lavoro, anche se anticipato di un anno. Dovevamo passarne due prima che potevamo uscire dalla scuola e andare a caccia di vampiri o assegnarci delle missioni o persone da proteggere o addirittura scuole di maghi –cosa che eravamo assolutamente contrari e addirittura schifati-.
  
   Passarono alcuni mesi e la primavera ormai era finita, feci altri sogni, ma non capì ancora quanto mancasse alla guerra. E se ci fossimo sbagliati? Magari non succedeva niente. Forse non eravamo neanche licantropi angelici. Però, Francesca e mia madre e anche Fabio erano convinti di questo, quindi passai oltre. L’ansia e la paura aumentarono giorno, dopo giorno, le “bambole” con cui ci allenavamo ormai erano quasi tutte rotte e i livelli ormai li avevamo superati tutti. Ogni “bambola” aveva duecento livelli. Potevamo uccidere senza problemi un vampiro di oltre duecento anni. Quindi mi venne da pensare: e se quei vampiri avevano molti più anni? Se ne avessero quattrocento, eravamo spacciati. Avevamo poche possibilità di sopravvivere. Mentre facevo questi pensieri negativi qualcuno mi spinse facendomi tornare nella realtà. Era Lorenzo.
   -so a cosa stai pensando, anche se non siamo in forma di lupo. Ti si legge in faccia. Non pensare che potremmo morire, pensa che tutti quei vampiri moriranno! Devi partire con questi pensieri, sennò morirai di certo- oh, incoraggiante, bene ora avevo anche questo pensiero. C’era la possibilità che potevo lasciarci le penne. Mi preoccupavo solo per i miei amici, ma dovevo preoccuparmi anche di me stessa. Però aveva ragione, se partivo con questi pensieri negativi ovviamente finirà male.
   Guardai Lorenzo, che aspettava che gli dessi ragione e alla fine se ne andò tutto contento. Gli avevo dato ragione, anche perché ce l’aveva! 
   Come ogni sera andai all’allenamento clandestino. Ormai tutti lo chiamavano così. Allenamento clandestino. Era vietato stare fuori di notte, dopo l’addestramento con gli insegnanti, ecco il motivo del nome.
Arrivavo sempre in anticipo, non mi piaceva fare tardi, anche se ero stanca morta e non avevo energie, non ne saltavo neanche uno.
   Era strano allenarsi insieme a Hiroki, a volte mi lanciava occhiate preoccupate, quando perdevo troppo sangue o mi lasciavo sfuggire un guaito. Io non avevo tempo per preoccuparmi, era un pensiero che sarebbe arrivato il giorno tanto atteso. Quel momento sì che sarò preoccupata!
   “sempre in orario, he?” come risposta sbuffai col naso. Trotterellai fino alle “bambole” ma quando arrivai non c’erano. Al loro posto ce ne erano delle nuove. Mi avvicinai lentamente, non si sa mai, potevano muoversi all’improvviso. Nell’indicatore dei livelli vedevo che partiva da duecento fino a seicento. Questo era la cosa più fantastica che era successa in questi giorni. Visto che non vedevo l’ora di provarli iniziai immediatamente. Misi il livello trecento, non feci neanche il tempo ad accenderlo e lottare un minuto che mi aveva già battuta. Mi rialzai e riprovai e riprovai e riprovai, fin ché finalmente non riuscì a batterlo. Ci era voluta tutta la notte. Dopo di che andai a battermi in forma umana contro un altro. Alle cinque di mattina tornammo in camera sfiniti. Dormimmo mezz’ora o un ora per poi ricominciare tutto da capo. 
 
   -tre giorni, tre giorni, tre giorni…- una voce mi ripeteva la stessa frase mentre dormivo. Tre giorni. Tre giorni. Continuai a dormire. La voce era sempre lì, ma questa volta c’erano delle immagini, era una lotta. Vampiri, licantropi e angeli che lottavano, non si capiva molto. Le immagini erano sfocate e la voce mi distraeva. Tre.. giorni? Lotta? Mi svegliai di soprassalto.
   Tra tre giorni ci sarà la lotta..?! 



grazie per averlo letto e sopratutto alla vostra pazienza aspetterò una vostra recensione se vorrete farla e al prossimo capitolo. ciaoo! :)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2257034