Tu non puoi capire

di Blue eye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Piccola premessa:
E' la prima storia che scrivo, l'idea di scrivere una FF è venuta leggendo diverse cose qua ma ho notato che si da molta importanza alla storia "amorosa", io ho deciso di scrivere una FF stile "episodio". Per l'idea c'è volta la infinita pazienza della mia migliore amica la sera del 25 dicembre 2014.
I capitoli non sono molto lunghi e, per ora, ne ho in programma 5 circa.
Ecco a voi il primo capitolo, buona lettura!
Si Consigli
Si Critiche costruttive (No: "fai skifo")
No insulti
Capitolo Uno

«Taylor? Arrivo».
Il detective Taylor si ritrovò nuovamente nella sua auto, correndo verso un cadavere. Era mattina e un gelido sole splendeva alto nel cielo. Il breve periodo di vacanze che aveva deciso di prendere per stare un po’ con Peyton si stava avvicinando ed era davvero contento. Arrivò sul posto dove la trovò intenta ad analizzare il cadavere.
«Michael Bowman, abbiamo trovato i documenti nelle tasche insieme ad un’abbondante somma di denaro,  il furto finito male è un’ipotesi da escludere».
Don Flack alle sue spalle, con la solita voce monotona, pronunciava queste parole. Erano tutti stanchi e ansiosi di andare a casa a passare un po’ di tempo con le proprie famiglie. Erano le sei del mattino e, seppur controvoglia e irrigiditi dal freddo, Lindsay e Danny iniziarono esaminare la scena. Era un vicolo mal ridotto pieno di immondizia dove si poteva trovare tutto e niente.
«Buongiorno! Cosa hai da dirmi? » Chiese Mac a Peyton
«Buongiorno a te- rispose lei a voce bassa facendo uno sbadiglio-la causa del decesso sono stati, quasi sicuramente, gli otto colpi di arma da fuoco in tutto il corpo, non sono in grado, ancora, di determinare quale sia quello fatale. Non ho notato nulla di strano per ora».
«Okay, ci vediamo in laboratorio» rispose Mac lasciandogli un dolce bacio sulla guancia, facendo bene attenzione a non essere scrutato da occhi indiscreti.
Appena arrivò in laboratorio fu Peyton a venirgli incontro, aveva diverse cose da dirgli così lo portò in sala autopsie. 
«Confermo che sono stati i colpi di pistola ad ucciderlo questo in particolare-disse porgendo a Mac una lente e indicandoli un buco in pieno petto- ma ci sono un paio di cose interessanti-porse il contenitore con i proiettili nove millimetri a Mac poi prese una pinzetta ed estrasse dalla bocca della vittima qualcosa di singolare. Sembrava un cuore-Gli è stato infilato in bocca post mortem, inoltre gli hanno chiuso gli occhi volontariamente per questo ho rinvenuto sulle palpebre delle impronte digitali».
Peyton porse a Mac un contenitore con l’organo rinvenuto nella vittima e le impronte digitali precedentemente trasferite su un adesivo trasparente. Con il carico di oggetti Mac salutò Peyton e tornò in laboratorio.
Mac divise i compiti, ognuno aveva qualcosa da analizzare; poi si sedette alla sua scrivania in attesa di Don, lui doveva portargli più informazioni possibili sul morto. Si pregustava già il tempo con Peyton, non si conoscevano da tanto ma avevano trovato subito un buon feeling. Mac, dopo tanto tempo, era felice. Non felice come quando aveva incontrato Claire, ogni persona è diversa e, di conseguenza, anche le emozioni che Peyton trasmetteva a Mac erano diverse da quelle che Claire gli aveva trasmesso tanto tempo prima.
«Un santo fino a due mesi fa-esordì Don entrando nell’ufficio; Mac sorrise- ha aumentato il peso di un pesce che aveva pescato in una gara, risultato? Espulso a vita dal circolo di pesca sportiva dove passava la maggior parte del suo tempo libero. Inoltre, voci dicono che la moglie, sempre nell’ultimo tempo, si fosse tramutata in un’alce-questa espressione fece sorridere Mac che si appoggiò allo schienale della comoda sedia da ufficio.  Mac fece per aprire la bocca ma Don lo bloccò e disse- è la fuori, aspetta solo te per essere interrogata ».
Si alzò dalla sedia, diede una pacca sulla spalla a Don poi si avviò verso le stanze in cui si svolgevano gli interrogatori. Per prima cosa Mac fece le condoglianze alla donna che piangeva davanti a lui. Era visibilmente sconvolta, tremava. Impassibile, come sempre, Mac si accinse a fare il suo lavoro. Iniziò dicendole che conoscevano la situazione della famiglia, il padre che stava più fuori a bere che a casa poi espose la situazione, lei aveva tutti i motivi per volere il marito morto. I soldi? La gelosia? I moventi c’erano.
«Lei intende dire che sono sospettata? » Esordì la donna che, sconvolta si asciugava le lacrime con un fazzoletto.
«Dove era ieri sera?» Con occhi increduli la signora Bowman si guardò intorno, quasi per cercare aiuto
«Io.. io ero a casa a guardare la televisione».
«C’è qualcuno che può confermarlo? Dove era suo marito? »
«Si, certo, mia figlia. Io non ho idea di dove fosse mio marito ieri sera, penso nel bar sotto casa, è sempre in giro a bere». La donna scoppiò a piangere. A questo punto l’interrogatorio si concluse, il detective Taylor fece nuovamente le condoglianze alla signora poi uscì.
Mac stava ritornando nel suo ufficio quando gli si affiancò Danny
«Cuore di coniglio, coniglio semplice da compagnia. Sono venduti ovunque e continuamente, sarà difficile trovare l’assassino con solo questa informazione-si stavano separando quando Danny disse- Ah, dimenticavo! Lindsay ha esaminato le impronte ritrovate sulle palpebre della vittima, nessun riscontro nel CODIS. Sicuramente il vicolo è la scena del crimine primaria, è stato ucciso li. Non abbiamo trovato nulla, la pistola non c’era. C’erano tracce di stivali da lavoro e abbiamo analizzato le impronte lasciate ma non siamo riusciti a rinvenire a nessuno ».
Mac, apprese le notizie, si rintanò nel suo ufficio, poco dopo entrò Peyton, aveva appena concluso il suo turno quindi si trovarono a parlare davanti a una grossa tazza di caffè nero.
Il giorno seguente fu il turno del secondo classificato alla gara di pesca, il signor Bennett era un uomo basso e grasso con un’aria particolarmente arrabbiata. Dopo un lungo e snervante interrogatorio, in cui il detective Taylor poneva domande sempre più approfondite scavando sempre di più cercando di scoprire il più possibile, arrivarono alla conclusione che  l’uomo non aveva un alibi, quella sera, a dir suo, era a casa ma nessuno poteva testimoniarlo. Inoltre, egli, fece capire aveva tutto da guadagnare nell’uccidere il signor Bowman.
Passarono due settimane ma, con le poche prove che avevano non riuscirono ad incastrare la signora Bowman né il secondo classificato alla gara di pesca. Alla prima era stato confermato l’alibi da un secondo interrogatorio mentre il secondo, nonostante non avesse un alibi confermato, era rimasto sotto libertà vigilata. Avevano troppe poche prove. Il detective Taylor passava gran parte del suo tempo alla scrivania, sfogliando fascicoli di casi irrisolti sorseggiando caffè. Inoltre le impronte digitali sugli occhi non corrispondevano né alla moglie né al signor Bennett e, anche se uno di loro avesse chiesto a qualcuno di fare il lavoro sporco, non avevano prove per incastralo. Ma poi, perché chiudergli gli occhi?
«A noi!» brindarono Mac e Peyton in un piccolo ristorante. Entrambi erano imbarazzati dalla situazione, a pochi tavoli da loro si trovata Sid con sua moglie, e vedendoli allo stesso tavolo soli soletti lui non aveva evitato di salutare e poi ammiccare a Mac. Il detective Taylor era elegante, come suo solito;  Peyton indossava un abito medio-lungo color viola. Dopo una lunga cena i due si ritrovarono in camera di Peyton, ella lasciò un tenero bacio sulla bocca di Mac; lui la afferrò per i fianchi.
La mattina seguente il telefoto di Mac suonò e lui per poco non cadde inciampando nel vestito di Peyton abbandonato sul pavimento
«Taylor? Arrivo.»
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ecco a voi il secondo capitolo, spero vi piaccia.
Capitolo Due

«Taylor? Si, arrivo»
Peyton guardò interdetta Mac.
«È stato rinvenuto un cadavere in un lago da pesca sportiva nel Queens». Disse Mac tutto d’un fiato. La camera era un disastro ma non c’era tempo per rimettere in ordine, si vestì in fretta e lo stesso fece Peyton poi uscirono insieme.
Il cadavere era all'interno del lago, a pancia in giù diversi sommozzatori vestiti di tutto punto aspettavano le indicazione del detective Taylor per iniziare le ricerche.
Come al solito la voce cristallina del detective Flack iniziò a esporre i fatti.
«E’ stato ritrovato dal signor Bennett, gira voce che lui fosse il ragazzo “misterioso” che aveva aiutato Michael Bowman nella gara di pesca. Si chiamava Ian Torres, sposato ma senza figli ».
Mac ringraziò poi diede ordine ai sommozzatori di entrare in acqua, estrarre il corpo e cercare sul fondale. In poco tempo questi schizzarono in acqua e iniziarono il loro lavoro.
Peyton, una volta che gli fu consegnato, iniziò ad esaminare il corpo. Mac, intanto, aspettava sul bordo del lago i sommozzatori. Dopo una decina di minuti uno gli si parò davanti, bagnandogli le scarpe. Teneva stretto in mano, trionfante, qualcosa. Mac gli indicò una scatolina, appena il sommozzatore lo ripose al suo interno Mac prese la scatola e la esaminò, non c’erano dubbi, era un cuore di coniglio, del tutto simile a quello trovato nella bocca del signor Bowman. Mac si girò e tagliò con lo sguardo il signor Bennett, che sembrava aver penso quell'aria da sbruffone, poi gli andò incontro. Danny e Don sghignazzavano in un angolo, non doveva essere una passeggiata tenere un'interrogatorio con un Mac Taylor appena sceso dal letto e particolarmente stralunato. Il signor Bennet fece un passo indietro ma due poliziotti lo bloccarono.
«Ha bisogno di un buon avvocato» si limitò a dire Mac; il signor Bennett annuì cercando, invano, di mantenere la sua posa da sbruffone. Danny e Flack continuavano a guardare sorridenti la scena ma, ad uno sguardo minatorio di Mac, si separarono e iniziarono a fare il proprio lavoro. Danny raggiunse Lindsay sulla riva fangosa del lago, fecero il calco di diverse impronte poi le riposero in delle buste. Si separarono e, armati di guanti e torce iniziarono ad esaminare la sala in cui si svolgevano abitualmente le cene. Sembrava che non venisse usata da diverso tempo, uno strato di polvere giaceva sul pavimento, nessun segno di effrazione; l’assassino e il signor Torres non erano entrati li dentro. Intanto, poco distante, Mac parlava con Peyton del cadavere
«Otto colpi di pistola - recitava lei buttando, di tanto in tanto, un’occhiata al cadavere che giaceva supino sull'erba - esattamente come quelli inferti a Michael Bowman, inoltre anche a lui sono stati chiusi gli occhi volontariamente».
Mac abbassò lo sguardo pensieroso, l’unico sospettato era il signor Bennett che ora sembrava essersi tutto d'un tratto calmato. Avrebbe continuato a pensare al caso una volta in ufficio e dopo l’autopsia del cadavere.
I sommozzatori uscirono dall'acqua, radunarono tutto quello che avevano trovato in dei sacchetti poi si cambiarono e se ne andarono.
Una volta arrivato in ufficio Mac iniziò a scrivere sulla lavagna tutto ciò che accomunava le vittime, rimase pensieroso per diversi minuti fissando il vuoto poi si sedette alla scrivania preoccupato. Era quasi sicuro si trattasse di un killer, doveva quindi essere rapido nel collegare le prove, non voleva altri morti. Picchiettò sulla scrivania fissando le scritte; da una parte c'erano le caratteristiche dell'omicidio (cuore di coniglio, otto colpi di pistola, gli occhi chiusi volontariamente); dall'altra le caratteristiche fisiche e sociali della vittima (non erano persone ricche, avevano entrambi una moglie, gli occhi azzurri e i capelli neri, entrambi avevano abitato in un quartiere del Queens, erano entrambi abbastanza giovani).
Danny entrò nell'ufficio
«Le impronte sugli occhi della vittima coincidono con quelle trovate sugli occhi del signor Bowman ma, come sempre, nessun riscontro nel CODIS - Mac si appoggio allo schienale della sedia silenziosamente - le impronte di stivale coincidono con quelle trovate nel vicolo dove è stato ritrovato il signor Bowman, stesso numero, stesso tipo di scarpa, consumate nello stesso modo».
Danny era abbattuto, non aveva molto da dire al suo capo e sapeva di non essere riuscito a ricavare molto, così uscì dall'ufficio. Il detective Taylor fissava la lavagna da oramai due ore; nulla, neanche una piccola illuminazione che lo potesse aiutare ad avvicinarsi alla risoluzione del caso. Il detective Flack entrò nell'ufficio.
«Mac, nella stanza degli interrogatori ti aspetta il signor Bennett».
Il detective Taylor annuì, si soffermò a guardare nuovamente la lavagna, fece un sospiro e si alzò dalla sedia. Camminava con in mano la cartella del caso, passo dopo passo la sua rabbia per il caso cresceva, voleva a tutti i costi fare sputare il rospo al signor Bennet. Il suo viso da sbruffone gli si poneva davanti ad ogni curva. Dopo pochi minuti arrivò, entrò e fece sbattere la cartella sul tavolo, essa si aprì e rivelò le foto dei cadaveri. Il detective Taylor fece qualche passo all'interno della stanza con le mani sui fianchi poi si appoggiò alla sedia con entrambe le mani fissando il sospettato negli occhi. Non doveva essere facile fissare il detective Taylor negli occhi, reggere il suo gelido sguardo.
«Allora?» Esordì lui quasi urlando.
«C-cosa? Io non ho fatto nulla!» Si difese il signor Bennett.
«Avanti! - continuò il detective Taylor - cos'è stato? Rabbia repressa per la gara di pesca persa? Mi sembra un comportamento un po’ eccessivo ma tutto può essere!» Gli occhi del detective scintillavano.
«Non li ho uccisi io! Perché mai avrei chiamato io il 911?» Aveva ragione, perché chiamare il 911 allora?
«Una copertura? Questo sarò io a deciderlo!» Rispose gelido il detective. Il signor Bennett stava cedendo, era sul punto di una crisi di nervi, capendo quindi che non sarebbe più riuscito a ricavare nulla il detective Taylor riprese la cartella e uscì lasciando il signor Bennett seduto e impaurito.
Mac si stropicciò gli occhi, era esausto non era riuscito a ricavare assolutamente nulla. Quello che il Richer Bennett aveva detto, però, era giusto; perché mai chiamare la polizia se era stato lui? Il detective Taylor arrivò nel suo ufficio; li lo aspettava Peyton.
«Mac, tutto bene?» Chiese lei premurosa. Lui si stropicciò di nuovo gli occhi e annuì poi si congedò con un “arrivo subito”.
Appoggiò le mani alla macchinetta del caffè in attesa del suo caffè nero con poco zucchero. Tornò in ufficio. Peyton lo guardava preoccupata, era oramai sera e capì che non sarebbe mai riuscito a portarlo a casa con lei, non era la prima volta che Mac si prendesse tanto a cuore un caso e passasse la notte in bianco per risolverlo.
«Ecco i proiettili - disse Peyton porgendo a Mac una scatolina trasparente contenente otto proiettili - appartengono alla stessa pistola che ha ucciso anche il signor Bowman, Lindsay ha confrontato le striature, coincidono. Tu hai interrogato il signor Bennet?»
«Si ma non sono riuscito a ricavare assolutamente nulla, si è difeso dicendo che lui non abbia ucciso nessuno, sembrava dicesse la verità - bevve un sorso di caffè - l’unica cosa positiva è che sembra aver perso la sua aria da sbruffone»
Peyton sorrise, lasciò un tenero bacio sulla guancia di Mac poi uscì. Il detective sprofondò nella sedia e, continuando a bere il suo caffè, ricominciò a esaminare la lavagna piena di scritte; di tanto in tanto si alzava per aggiungere o cancellare qualcosa. Decise di tornare a casa solo alle quattro di mattina, e, nonostante il tempo passato, non aveva ricavato nulla.
Aperta la porta di casa sospirò, si fece una doccia poi si rintanò nel letto; si addormentò quasi immediatamente ma solo poche ore dopo la sveglia suonò.
Passarono ben due settimane ma non ci furono novità riguardanti il caso. Mac dormiva beato abbracciato al suo cuscino, con il lavoro si era molto allontanato da Peyton, si vedevano tutti i giorni ma la sera erano entrambi molto stanchi e non cenavano quasi mai insieme.
Il telefono svegliò il detective Taylor che mugugnò poi si sporse per rispondere
«Taylor? Arrivo.»

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo Tre

«Taylor? Arrivo. »
Il detective scese dal letto e si vestì velocemente poi uscì di casa; era livido, si era ripromesso che il killer non avrebbe colpito ancora e, dalla voce bassa e pacata di Peyton, aveva intuito che un altro cuore di coniglio doveva essere stato ritrovato nella bocca di un cadavere.
Parcheggiò e scese dalla macchina rapidamente, si infilò gli occhiali da sole e si avvicinò a Peyton.
Il cadavere si trovata a Central Park ed era stato ritrovato da un guardiano notturno.
Mac si avvicinò a Peyton, era da tanto che non si vedevano, lei sfoggiava un brillante sorriso.
«Novità? » Chiese lui, secco. Era visibilmente stanco e provato dalle ore passate in ufficio. Il sorriso di lei mutò, avrebbe preferito essere salutata, magari abbracciata; abbassò lo sguardo nascondendo un po’ di rabbia.
«E’ stato ucciso con otto colpi di pistola, come i precedenti, poi gli è stato messo in bocca questo. » Il tono della sua voce era pacato, rispondeva “come da manuale”. Porse a Mac un sacchetto contenente il cuore di un coniglio. Don. Al contrario di Mac e Peyton, sembrava particolarmente allegro quella mattina; con voce squillante iniziò a parlare.
«Anthony Jenkins, aveva 35 anni non era sposato e non aveva figli.-Don guardò Mac, lo fissava serio.- In ufficiò ti farò trovare una cartella con più informazioni possibili» Don filò via.
Danny e Lindsay iniziarono ad esaminare il parco, si divisero e iniziarono a prendere le impronte di scarpe che si trovavano nei pressi del cadavere, erano entrambi stanchi e provati dal lavoro che Mac gli aveva dato.
Raccolsero diversi campioni di sangue fino a quando Danny, non richiamò l’attenzione di Lindsay.
«Guarda qua»-disse indicando con il dito un brandello di stoffa impigliato a un ramo.
Lindsay lo guardò sorridente poi lo prese con le pinzette e lo esaminò
«Non sembra della vittima-disse lei guardandolo con attenzione-però potrebbe essere di qualsiasi persona che è passata di qua». Concluse con un po’ di amarezza, chiudere questo caso non le sarebbe affatto dispiaciuto. Mac stava diventando davvero irascibile, quasi insopportabile.
Mise il brandello di stoffa in sacchetto poi lo richiuse e continuarono le ricerche.
Tornarono in ufficio, tutti con tanto lavoro da fare.; Mac si sedette alla scrivania ed esaminò nuovamente la lavagna in attesa che Flack gli portasse ulteriori informazioni su Anthony Jenkins.
Un leggero bussare portò Mac ad alzare la testa.
«Ecco qua» disse Don appoggiando, cautamente la cartella sulla scrivania. Mac fece un cenno con il capo e lasciò che Don uscisse, silenziosamente, dall’ufficio.
Prese in mano la cartella e iniziò a leggere; gli saltò immediatamente all’occhio che le tre vittime avevano in comune il luogo di nascita nonché luogo dove erano cresciuti fino alla fine dell’adolescenza, quando poi si erano persi.
Si conoscevano? Il detective Taylor appoggiò la schiena sullo schienale della sedia quasi fosse sollevato dalla notizia: avevano una pista; dopo qualche minuto si alzò e si diresse in sala autopsie.
«Novità? » Disse Mac cingendo i fianchi di Peyton che, in un primo momento sobbalzò poi si spostò e si avvicinò al cadavere.
«Otto colpi di pistola, un cuore di coniglio trovato in bocca e le stesse impronte sugli occhi. » Disse Peyton freddamente rimanendo in piedi davanti al cadavere.
Mac la guardò poi si avvicinò e cercò di prendergli la mano che lei spostò rapidamente.
«Cosa succede? » Chiese lui preoccupato
«Nulla, sono solo stanca» rispose lei, ora quasi pentita di tale gesto.
Mac la guardo e le lasciò un bacio all’angolo della bocca, poi uscì dalla sala autopsie.
Ritornando in ufficio lo affiancò Lindsay che iniziò a parlare in merito alle prove.
«Ho esaminato le prove, il brandello di stoffa che abbiamo trovato vicino al corpo della vittima appartiene a questo tipo di camicia» porse a Mac il palmare dove era riportato il modello di una semplice camicia a quadri
«Ottimo lavoro» disse sorridente Mac
Purtroppo questa camicia è venduta un po’ ovunque, è difficile dire chi l’ha comprata concluse Lindsay. Mac le mise una mano sulla spalla e ripeté:
Buon Lavoro
Il detective tornò nel suo ufficio, si sedette alla scrivania e decise che avrebbe convocato, il giorno seguente, le mogli dei ragazzi morti. Se loro non potevano parlare potevano farlo le persone a loro più vicino.
Il giorno dopo il Mac arrivò in laboratorio mattina presto, avrebbe lui stesso interrogato le mogli delle vittime e, se non avesse scoperto nulla, avrebbe convocato anche i genitori. Si sedette alla scrivania e preparò una breve lista di domande da porre alle tre donne. Alle nove in punto iniziarono gli interrogatori. Le domande riguardavano, ovviamente, l’infanzia della vittima. Risposte vaghe, non precise; la fidanzata dell’ultima vittima non conosceva neanche il luogo dove era cresciuto il ragazzo.
La mattina seguente Mac arrivò in ufficio per interrogare i genitori delle vittime, rilassato e tranquillo ancora ripensando alla fantastica serata passata con Peyton, i familiari di Ian Torres non conoscevano quasi nulla dell’infanzia del figlio mentre quelli di Michael Bowman elencarono tutti gli amici uno per uno con grande precisione. Mac si stupì sentendo pronunciare il nome del detective Flack.
Uscendo dalla sala interrogatori il cellulare di Mac Taylor squillò.
Urla, uno sparo poi più nulla, il vicino,quindi, aveva chiamato il 911 non ricevendo risposta al suo bussare.


Spazio riflessioni: Spero che questo capitolo vi piaccia (almeno più di quando è piaciuto a me)! La storia sta per finire ma non ho ancora deciso se aggiungere uno o due capitoli (devo ammettere che sono molto curiosa di scrivere il finale).

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