Il Fattore Cugina-Coinquilina

di milly92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...E i tre punti di Sheldon ***
Capitolo 2: *** ...E il primo giorno all'Università ***
Capitolo 3: *** ...E il primo sabato sera a Pasadena ***
Capitolo 4: *** ...E il piano di Amy ***
Capitolo 5: *** ...E il primo appuntamento ***
Capitolo 6: *** ...E la questione del reggiseno ***
Capitolo 7: *** ...E la follia del weekend ***
Capitolo 8: *** ...E Tanto Rumore per Nulla ***
Capitolo 9: *** ...E la Friendzone ***
Capitolo 10: *** ...E la seconda base ***
Capitolo 11: *** Epilogo - ....E il matrimonio ***



Capitolo 1
*** ...E i tre punti di Sheldon ***


ilfattore

Il Fattore Cugina-Coinquilina

 

1. ... E i tre punti di Sheldon

 

L'ascensore era fuori uso, accidenti.

Marnie pensò subito che quell'appartamento posto al quarto piano senza l'utilizzo dell'ascensore dovesse essere qualche segno di qualche entità superiore – in cui non credeva assolutamente - che voleva spingerla per forza a fare un'attività fisica che andasse oltre lo spostarsi dal divano alla cucina o dalla biblioteca a un'aula per andare a lezione.

In quell'occasione, Marnie avrebbe preferito essere un po' più atletica, ma poi si ripetè mentalmente che la ginnastica che faceva fare al suo cervello era sufficiente anche per il suo corpo.

Si lasciò sfuggire un lungo sospiro, causato dai tre trolley che aveva con sè, così si affrettò a citofonare a sua cugina Penny, che a breve sarebbe diventata anche la sua coinquilina.

Prese un bel respiro e citofonò, con una delicatezza assurda dovuta alla paura causata da quella specie di nuova vita che stava iniziando: una nuova casa, una nuova città, una nuova università dove conseguire, finalmente, il dottorato...

"Chi è?" disse la voce squillante di sua cugina.

"Ciao, Penny, sono Marnie!".

"Tesoro, ciao! Sali!".

"Veramente non funziona l'ascensore e mi chiedevo se potessi darmi una mano con i bagagli...".

"Oh, sì, giusto! Aspetta un attimo!".

"Ok...".

Liberandosi dalla giacca blu che indossava, Marnie si aggiustò gli occhiali sul naso, come faceva sempre quando era nervosa.

Lei e Penny non erano mai state amiche, in realtà, visto che si conoscevano poco e abitavano in due Stati differenti.

I suoi genitori avevano lasciato Omaha quando lei aveva dieci anni e avevano preferito farla studiare a New York vista la sua bravura, bravura che l'aveva portata a laurearsi in Ingegneria Fisica e, ora, al dottorato alla Caltech University di Pasadena.

Era così persa nei suoi dubbi e nei suoi pensieri che solo dopo qualche istante percepì la presenza di due uomini e di Penny di fronte a lei.

Sobbalzò, riscuotendosi dalle sue fantasie, e sorrise in direzione di quest'ultima.

Fu uno shock vederla con i capelli che esibivano un taglio radicale, quasi mascolino, e con addosso un completo molto serio e professionale, nero con una semplice camicia bianca.

Sapeva che sua cugina ormai avesse accantonato il sogno di diventare un’attrice e che fosse fidanzata ufficialmente, ma trovarsi davanti alla realtà dei fatti era una cosa totalmente differente.

"Oh, Penny!" esclamò, avvicinandosi.

"Marnie, tesoro, ciao, benvenuta!".

Penny l'abbracciò calorosamente, come se si fossero viste per l’ultima volta due giorni e non dieci anni prima. "Sono sicura che ti troverai benissimo qui!".

"Ma siamo sicuri che questa sia tua cugina?".

Una voce maschile, un po' fredda e precisa,  interruppe i convenevoli tra le due e attirò l'attenzione di Marnie, che si precipitò a guardare il soggetto che aveva pronunciato queste parole.

Era una un uomo che aveva poco più di trent'anni, alto, dalla pelle pallida e con indosso una maglietta di Flash.

"Sono sua cugina, sì" rispose quindi, senza capire.

"E lui è Sheldon, il collega scienziato più pazzo che incontrerai mai" sbottò Penny, guardando male l'uomo.

"Sheldon Cooper, fisico teorico" disse lui, porgendole la mano.

"Marnie Brooks, ingegnere fisico" rispose lei, alquanto stranita da quella presentazione così rigida e formale con tanto di professione specificata.

Vide un lampo di comprensione eccheggiare negli occhi di Sheldon, che guardò Penny con un'occhiata di scherno. "Ora ho compreso tutto! Ecco perchè hai una cugina, una persona che ha parte dei tuoi geni, che è laureata! E' una Wolowitz qualunque, non il genio che vuoi farci credere!" esclamò, ridendo in un modo strano.

"Prego?".

"Ma se sta per prendersi il dottorato, che Wolowitz non ha! Te l'ho detto tre volte!" esclamò Penny, esasasperata.

"Davvero? Scusami, Penny, ma se volessi ascoltare tutto ciò che mi dici e assimilarlo diventerei uno di quei giornalisti di gossip qualunque".

"Io comunque sono Leonard, Penny deve averti parlato di me!" s'intromise l'altro uomo, molto più basso dell'altro e con lo sguardo celato da una montatura di occhiali nera.

"Oh, sì, il suo fidanzato, piacere! Penny mi ha raccontato di te e del vostro fidanzamento, congratulazioni!”.

Sorridente, anzi, gongolante, Leonard annuì. “Grazie! Cioè, sono ancora nella fase in cui ascoltare una cosa del genere mi fa domandare: “Ah, quindi è tutto, vero, non l’ho sognato?!”, poi ricordo che è vero e...”.

“Tesoro, abbiamo tutto il tempo di raccontare questa storia a Marnie, ora aiutiamola con le valige, su” gli ricordò Penny, mentre si apprestava a prendere una delle valige della cugina.

"Allora? Su, su, usate i vostri cervelli per far arrivare questi trolley al quarto piano! Ovviamente non mi rifersco a te, Marnie!" disse nuovamente, incando le altre e scambiando un sorriso con la ragazza, che rispose al gesto timidamente.

 

 

Quella sera, Marnie si ritrovò sommersa da volti di persone nuove, ma che, stranamente, non la fecero sentire a disagio.

Guardare il mondo dietro un paio di occhiali spesso ti fa sentire lontana dalla solita massa di gente popolare, alla moda e cool, ma, con stupore, la ragazza si ritrovò a contatto con gente decisamente nerd, così diversa dalle solite amicizie di Penny.

Oltre a Leonard e Sheldon, si ritrovò a fare la conoscenza di una minuscola e dolce microbiologa, Bernadette, una simpatica e un po' strana neurobiologa, Amy, un astrofisico indiano dall'aria intimidita, Raj, e, per finire, un suo collega ingegnere, fin troppo basso ma apparentemente simpatico, Howard.

- Deve essere il Wolowitz a cui mi ha paragonato Sheldon - pensò Marnie, dopo che il gruppo di amici si fu presentato.

"Penny ci ha detto che sei anche tu un'ingegnere" disse Howard, qualche minuto dopo le presentazioni generali.

Erano tutti seduti attorno ad un tavolino su cui era poggiata la cena, e ormai lo spazio era così ridotto che Penny aveva aggiunto una sedia per farla sederla sedere accanto al divano, vicino a Bernadette,  mentre Raj se ne stava per terra.

"Sì, mi sono laureata due mesi fa alla Columbia e ho fatto domanda alla Caltech per il dottorato, me ne hanno parlato molto bene".

"Come mai hai deciso di proseguire dopo la laurea?".

Marnie scrollò le spalle e si lasciò scappare un sorrisino che trasudava passione e soddisfazione. "Adoro ciò che studio e vorrei saperne di più" spiegò semplicemente.

"Prendi nota, Howard! Marnie, con queste parole hai appena conquistato un punto. Te ne bastano altri quarantanove e potrai definirti membro della mia cerchia di amici" s'intromise Sheldon, che se ne stava seduto su quello che le avevano spiegato essere il suo “Posto”, su cui nessun’altro poteva prendere posto, intento com'era nel condire il suo cibo thai con mille ingredienti richiesti precedentemente da Leonard.

La ragazza lo guardò stralunata, senza capire da dove provenisse tutta quell'altezzosità, e notò che nessuno sembrasse sorpreso da quel comportamento.

"Sheldon, per piacere, Marnie è la cugina di Penny, trattala bene" la difese Amy.

"Oh, ma io la sto trattando benissimo! E' un'estranea che sta nel mio appartamento da quindici minuti e non l'ho ancora cacciata fuori".

"Scusa?" sbottò la nuova arrivata, increudula a causa di cotanta maleducazione.

"Tranquilla, tesoro, ci penso io" mormorò Penny, alzandosi e dirigendosi a passo d'elefante verso il fisico teorico. "Sheldon, osa trattare di nuovo male mia cugina e giuro che chiamo tua madre e gli dico che stai violando uno dei comandamenti!".

"No, mammina no, perchè devi sempre metterla in mezzo?" si lamentò Sheldon, mettendo su il broncio e lasciando perdere il condimento della cena.

"Oh, la metterò in mezzo finchè non la pianterai!".

"Ok, va bene, Penny, solo giocando sporco puoi vincere con me".

"Dite che se lo minaccio mettendo in mezzo la madre si deciderà a fare sesso con me?" bisbigliò Amy, improvvisamente entusiasta.

"No, perchè sa che la madre non ti darebbe ragione visto che non siete sposati" rispose prontamente Bernadette. “Ricorda che anche io provengo da una famiglia super cattolica...”.

Ovviamente, Marnie non riuscì a contenersi e lanciò qualche occhiata indiscreta verso Amy, che ora stava prendendo la sua porzione di cena.

"Sì, anche se non sembra lei è la ragazza di Sheldon. Non hanno un rapporto fisico, però..." iniziò a spiegare Bernadette, sempre a bassa voce.

"... Il che è il colmo visto che lui è un fisico, hahaha" continuò Raj, fiero della sua pseudo-battuta non proprio divertente.

Forse lo comprese, perchè arrossì e si zittì, abbassando il capo.

"Il loro massimo rapporto fisico è rappresentato da qualche bacio, ma solo dopo San Valentino di quest’anno. Mentre sua madre è una fanatica religiosa. Io lo capisco, però, anche mia madre lo è, è ebrea e anche obesa" terminò Howard.

Non sapendo come rispondere, Marnie disse: "E tu stai con Bernadette, giusto?".

"Siamo sposati. Che peccato che l'unico ingegnere qui con cui potresti condividere tante passioni sia già occupato!".

"Oh, ehm... Tranquillo, non sei il mio tipo" sorrise Marnie, per poi smettere di parlare perchè notò che Sheldon si stava avvicinando con la mano destra protesa verso di lei.

"Ti chiedo scusa, Marnie. Benvenuta a casa mia...".

"Nostra!" lo corresse Leonard.

"... Nostra, e benvenuta nella nostra cerchia di amici. Ovviamente, se avrai bisogno di un mentore nei tuoi studi, potrò darti una mano in nome della scienza, e non rifiuterò una tua eventuale richiesta di amicizia su Facebook perchè altrimenti tua cugina inizierebbe a sfoggiare i suoi comportamenti da maschiaccio nei miei confronti che tanto mi turbano".

"Oh, ok, grazie" rispose la ragazza, stringendo la sua mano e decidendo di non ribattere su nulla vista la stranezza del soggetto che aveva di fronte.

 

 

Circa tre ore dopo, stanca per la giornata appena trascorsa, Marnie si appoggiò comodamente sul divano del piccolo soggiorno di Penny che nel giro di pochi minuti si sarebbe dovuto trasformare nel suo divano letto, vista la quantità ridotta di spazio nel piccolo appartamento della cugina.

Le andava bene così, la borsa di studio non le consentiva di poter spendere molti soldi per l'affitto vista la costosissima retta della Caltech, e per non essere da sola in una città nuova avrebbe dormito anche per strada.

"Lasciatelo dire: sono orgogliosa delle tue amicizie! Ok, forse di Sheldon un po' meno ma...".

"Ma eri preoccupata di trovarti in un gruppo di fattoni che avrebbero preso in giro quello che fai" terminò Penny per lei, tuttavia sorridente e prendendo posto al suo fianco.

"Beh, sì" ammise timidamente Marnie.

"Tranquilla, sono tutti delle ottime persone, anche Sheldon lo è, in un modo tutto suo, ovviamente".

"Davvero?!".

"Davvero! Ci ho messo un po' per diventare una sua amica, ma ne è valsa la pena. Si è offerto di prestarmi soldi quando ne avevo bisogno, si preoccupa per Leonard ed è carino a modo suo quando non sa cosa fare con Amy...".

"Ho sentito che non hanno un rapporto fisico".

"Sì... L'apice della loro intimità c'è stata questo S.Valentino grazie ad un bacio, ma si vogliono bene come poche coppie al mondo, fidati, lui deve solo imparare ad avere confidenza con i contatti fisici. Lo so che è da pazzi" aggiunse Penny, alzando gli occhi al cielo.

Marnie rise, scuotendo il capo. "Ehi, parli con una che ha passato gli ultimi quattro anni tra ingegneri strambi e che... Beh, ha avuto solo un ragazzo in vita sua con cui non ha mai combinato nulla, quindi posso capire eccome!".

Ovviamente, la mascella di Penny stava per cadere per terra, proprio come quando aveva sentito dire Sheldon che forse, in futuro, avrebbe avuto una relazione fisica con Amy. "Cosa? Tu sei...".

"Puoi dirlo, non è una parolaccia!".

"Tu... Insomma, sei...".

"Sono vergine, Penny, sì. Ho avuto un solo ragazzo in vita mia, Carter, ci siamo mollati dopo un anno".

"Dopo un anno! E non avete...".

"No. Sai, mi piaceva, avevamo tanto in comune, ma alla fine finivamo sempre per vedere un episodio di "Alphas" o “Babylon 5", giocavamo con la xbox e... Forse è la pura dimostrazione del fatto che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria".

"Eh?".

"E' il terzo principio della dinamica, vuol dire che...".

"Oh mio Dio! No, grazie, tesoro, ma l'appartamento in cui si tengono i sermoni di fisica è quello di fronte al nostro".

Marnie sbuffò, non grandendo l'essere stata interrotta. "Lo sai che dici spesso "Oh mio Dio"?".

"Me lo dice spesso anche Sheldon" osservò la bionda, ancora scossa. Poi, ricomponendosi, sorrise e accarezzò il braccio della cugina. "Fidati, Marnie, sei circondata dalle persone giuste, e sono sicura che tu ed Amy diventerete grandi amiche!".

"E perché?".

"Così, così" sviò la conversazione la ragazza, alzandosi. "Ti troverai bene qui, promesso".

Marnie fece un cenno di assenso e sospirò.

"Lo penso anch'io... Grazie per l'ospitalità!".

"E di che... Mi ci voleva una mano con l'affitto, grazie a te, cuginetta. Ora vado a dare la buonanotte a Leonard".

"Ok, io preparo il letto".

 

 

Leonard stava sistemando il soggiorno dopo la cena di benvenuto per Marnie mentre Sheldon sistemava il suo portatile,  evidentemente dopo aver dato la buonanotte ad Amy, quando Penny entrò.

"Allora, che ne dite di mia cugina?" chiese, entusiasta.

"Io mi chiedo ancora se sia sul serio tua cugina" borbottò Sheldon. "Ma tacerò perchè ci tengo al mio faccino del Texas".

"E' carina, cioè, nel senso di graziosa, voglio dire, tu sei più bella, ovviamente, volevo dire è... E' ok!" borbottò confusamente Leonard come suo solito nel momento in cui iniziava i suoi giri di parole che lo portavano a non esprimersi al meglio.

La sua fidanzata ridacchiò e gli gettò le braccia al collo.

"Sei carino anche tu, tesoro".

"E lei come si sente? Che ha detto di noi?".

"Le piacete, temeva di trovarsi in un gruppo simile a quello che avevo al liceo...".

"Allora è sul serio sveglia e intelligente. Un altro punto per Marnie!" esclamò Sheldon.

"Mi ha appena recitato il terzo principio di non so cosa per spiegarmi perchè non ha mai fatto sesso, certo che è intelligente!".

"Oh, bene, allora i punti salgono a quota tre!".

"Perchè sa il terzo principio della dinamica?" chiese Leonard, senza capire.

"No, perchè non ha mai avuto un coito e quindi non sarà una vicina rumorosa come sua cugina!" spiegò Sheldon con aria di ovvietà.

"Sheldon, piantala o i tre punti te li ritroverai in faccia..." disse Penny.

"Parli dei punti di sutura o... Va bene" sospirò teatralmente il fisico teorico, alzando le mani dopo un'occhiataccia della coppietta. "Vado a dormire, buonanotte".

I due aspettarono che Sheldon scomparisse dalla loro vista per poi tornare a guardarsi.

"Accompagnerete voi Marnie domani, no? Lei non guida" chiese la bionda.

"Non guida, non fa sesso... Se Sheldon non avesse Amy, li farei uscire insieme!" ridacchiò Leonard. "Ok, sto zitto. Certo, verrà con noi".

"Bravo il mio scienziato! Ora vado, buonanotte!".

Penny lo baciò ed uscì, trovandosi davanti una Marnie già profondamente addormentata appena entrò nel suo appartamento.

Premurosa, le rimboccò le coperte e spese la luce, senza smettere di sorridere.

Immaginava la sua cuginetta-scienziata alle prese con la vita di tutti i giorni lì, a Pasadena, e sentiva che si sarebbero divertite un mondo insieme.

Certo, se dieci anni prima qualcuno le avesse detto che lei e Marnie si sarebbero trovate in condizione di dover vivere insieme proprio quando lei era in procinto di sposare un fisico sperimentale, si sarebbe persa in una grande risata derisoria, ma ora le cose stavano così e non poteva fare altro che sentirsi felice.

 

 

 

*°*°*°

Ciao a tutti!

Eccomi qui, in questa sezione, dopo qualche mese.

Questa storia risale a tantissimi mesi fa e poltriva nel mio pc fino ad oggi.

Ho apportato qualche modifica, aggiornandola con alcune cose che sono successe fino al sesto episodio dell’ottava ragione.

L’unica cosa differente è che in questa storia non c’è Emily e il negozio di Stuart non ha subito alcun incendio.

Il personaggio di Marnie porterà un po’ di scompiglio nel gruppo di Penny&Co, ma non vi anticipo nulla :D

Nel caso vi sia piaciuto questo primo capitolo, fatemelo sapere, anche perché i primi tre capitoli sono già completi.

Vi lascio un’anticipazione dal prossimo capitolo ^^

 

"Buongiorno, Sheldon" disse lei. "Perchè hai bussato tre volte?" chiese ingenuamente.

"Sono le sette e quarantadue e... Dodici, ora tredici, quattordici secondi e tu mi poni una domanda simile? Sei in ritardo, conserva le domande per dopo, potrai pormele in classe" ribattè Sheldon.

"In classe?!".

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Capitolo 2
*** ...E il primo giorno all'Università ***


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2. ...E il primo giorno all'Università

 

Toc toc toc. "Penny e Marnie!".

Toc toc toc. "Penny e Marnie!".

Toc toc toc. "Penny e Marnie!".

Marnie sobbalzò mentre cercava di dare un senso ai suoi capelli castano scuro, che, purtroppo per lei, appena lavati erano ingestibili a causa del loro essere mossi e un po' crespi.

Avrebbe tanto voluto aver ereditato la chioma bionda e disciplinata della cugina, ma purtroppo per lei i capelli scuri di sua madre avevano preso il sopravvento.

"Marnie, per favore, apri tu!" urlò Penny dal bagno.

Stralunata da quella assurda bussata, la ragazza obbedì, per poi trovarsi davanti uno Sheldon che, senza nemmeno salutarla, indicava con aria pignola il suo orologio da polso.

"Buongiorno, Sheldon" disse lei. "Perchè hai bussato tre volte?" chiese ingenuamente.

"Sono le sette e quarantadue e... Dodici, ora tredici, quattordici secondi e tu mi poni una domanda simile? Sei in ritardo, conserva le domande per dopo, potrai pormele in classe" ribattè Sheldon.

"In classe?!".

"Oh, sì, non ne sono entusiasta nemmeno io, ma il dottor Gablehauser ha detto che tocca a me farvi la prima lezione riguardo la fisica dei semiconduttori perchè il vostro professore è in ospedale a causa di un laser usato male. Avrai un incompetente come docente, lo so".

"Stai parlando di te?".

Il fisico la guardò senza capire, poi accennò una risatina nervosa. "Eri ironica?".

"Nooo" rispose sarcasticamente Marnie.

"Peccato, mi sembrava di aver capito così. In tal caso, no, non sto parlando di me, parlavo del tuo professore...".

Marnie scoppiò a ridere, non riuscendosi a trattenere: da dove era uscito quella sorta di uomo con le magliette da bambino e l'incapacità di comprendere ironia e sarcasmo nonostante l'evidente intelligenza?

"Ehilà, Shelly! Sei venuto a prendere mia cugina?" s'intromise Penny, intenta nell’indossare gli orecchini di perla che Leonard le aveva regalato ultimamente.

"Sì, Leonard mi ha detto di venire a chiamarla perchè dobbiamo accompagnarla all’università. A tal proposito... Marnie, sei ritardataria come tua cugina! E' tardissimo, muoviti!".

"Calmati, Sheldon, Marnie inizierà il primo corso alle nove e anche noi iniziamo a quell'ora!" mormorò Leonard, uscendo dalla porta di casa e salutando con un bacio la sua ragazza.

"Sì, ma io devo prima passare in lavanderia, oggi ho lezione e devo ritirare il mio completo delle lezioni del lunedì e indossarlo".

"Perchè, presentarsi a lezione con la maglia di lanterna verde non è ok?" ridacchiò Marnie.

"No, tesoro, più correttamente direi che non è ok indossare una cosa simile in qualsiasi occasione..." rispose Penny, scambiando un'occhiata ammiccante con Leonard.

"Lo so, lo so, Lanterna Verde è vergognoso a causa dell'ultimo film, ma ho comprato questa maglietta prima che la produzione Hollywoodiana lo rovinasse" si giustificò Sheldon, non comprendendo il punto della questione. "Comunque... Su, andiamo!".

"Un attimo che prendo la borsa" disse Marnie, correndo nel suo appartamento e meritandosi un'occhiata di disapprovazione da parte del fisico teorico.

"Oggi dopo le lezioni vieni con me e le ragazze? Andiamo a farci un aperitivo così ti diamo il benvenuto come si deve!" l'invitò la cugina con un sorriso.

"Certo, grazie!".

"Alcool e uscite varie?". Sheldon mostrò il suo disappunto scuotendo il capo con fare drammatico, facendo sbuffare il suo coinquilino. "Non ne uscirà nulla di buono, ne sono sicuro... Sarà una Penny 2.0 che, essendo intelligente, potrà distruggerci con qualche invenzione a causa dell'eccessivo apporto di alcool ingerito. Penny si trasformebbe nell'equivalente del Dottor Frankenstein e...".

"Sheldon, stà zitto! Pensa ai treni!" lo interruppe Leonard e, finalmente, riuscì a ottenere un po' di silenzio.

 

"Allora, sei emozionata?".

Seduta nel retro dell'auto del ragazzo di sua cugina, Marnie annuì alla sua domanda, sentendo il cuore che galoppava sempre più forte.

"Sì, tantissimo! Ho dormito poco e niente, non mi sembra vero, sai? Ho sempre sentito parlare bene della Caltech ed essere stata ammessa è un sogno...".

"Sono sicuro che ti troverai bene".

"Speriamo! Sai, in realtà ho paura di non trovare nuovi amici e di passare la pausa pranzo da sola come mi capitò il primo giorno di liceo e di college".

"Sei fortunata, c'è chi ha sempre pranzato da solo, non solo il primo giorno!".

"Spero non ti faccia invidia vedere il nostro tavolo pieno di gente, quando entrerai in mensa" disse Sheldon.

"Ecco, lui è uno di quelli che pranzava da solo e ora sai perchè" borbottò Leonard. "Puoi sederti con noi, se ti va" aggiunse.

"Cosa? Leonard, Marnie non può sedersi con noi! E' un'alunna, oggi terrò una lezione per il suo corso, potrebbero accusarmi di nepotismo o non so chè!" protestò Sheldon.

"Hai ragione, tranquillo Leonard, non c'è problema...".

Il viaggio in auto trascorse tranquillamente visto che Sheldon propose di giocare al gioco del silenzio, e nel giro di pochi minuti si ritrovarono davanti alla Caltech University.

Marnie osservò la struttura, lasciandosi scappare un sorriso colmo di speranza e fiducia, nonostante quella nuova avventura la spaventasse parecchio.

Odiava i cambiamenti, amava vivere in sicurezza, basandosi sulle poche certezze che aveva, mentre quel trasferimento e il dottorato avevano scombussolato il suo già precario equilibrio.

Scese dall'auto, sistemando la borsa sulla spalla, e in quel momento vide che i ragazzi stavano salutando qualcuno con un cenno, in lontananza.

Si voltò e vide che si trattava di Raj, l'astrofisico. Ricordò che la sera precendente avevano parlato poco e niente perchè lui, come lei, sembrava essere poco loquace.

"Ciao, Raj! Oggi è il primo giorno di Marnie!" spiegò Leonard.

"Oh, in bocca al lupo" rispose l'indiano, sorridendo.

"Ed io sarò il suo professore, oggi!" aggiunse Sheldon.

"Oh, in bocca al lupo due volte".

Marnie ridacchiò, scrollando le spalle, come per celare l’evidente nervosismo che la stava affliggendo da ore. "Comunque, sapreste dirmi qual è l'aula 202?".

"Può accompagnarti Sheldon, no?" ragionò Leonard.

"Ehm... Leonard, non vorrei entrare in classe con il professore" spiegò Marnie, pacata.

Già l'idea che il fisico teorico potesse interrogarla la spaventava a morte, e non voleva aggiungere altri fardelli come il farsi vedere in sua compagnia.

"Posso accompagnarti io" si offrì Raj, sorridendo, per poi tornare subito serio, come se ne fosse pentito.

"Certo, grazie!".

"Bene, allora ci vediamo dopo, in bocca al lupo" disse Leonard.

"Ci vediamo in classe, sii puntuale!" l'ammonì Sheldon, indicando l'orologio con aria minacciosa come aveva fatto un’ora prima fuori la porta del suo appartamento.

Annuendo,  Marnie si allontanò e iniziò a seguire uno dei suoi nuovi conoscenti, un po' imbarazzata.

"Pensi che dovrei avere paura di Sheldon?" domandò, più che altro per rompere il ghiaccio e distrarre la sua mente dal pensiero di fare qualche figuraccia.

"Ma no... Cioè, chiamalo Dottor Cooper e andrà tutto bene. L'ultima volta che tenne una lezione finì su Twitter...".

"Tanto che fu bravo?".

"No, si beccò il dito medio da parte di tutta la classe contemporaneamente!".

"Cosa?!".

"Sì!".

"Spero solo di saper rispondere a tutto" mormorò la ragazza, sospirando.

"Stai calma, Sheldon non interroga mai, lui è il tipo di persona che fa le domande e poi si risponde da solo per mostrare la sua bravura".

"Oh".

Rilassata, Marnie ne approfittò per guardarsi intorno e studiare ogni dettaglio, perchè sapeva che poi avrebbe dovuto raccontarlo ai suoi genitori in una lunga telefonata.

"Pranzi con noi, dopo?" aggiunse Raj.

"Non credo, Sheldon mi ha fatto notare che sarebbe sconveniente visto che tecnicamente oggi sono una sua alunna...".

"Tipico. Non te la prendere sul personale, non permette nemmeno ad Amy -che ora lavora qui- di sedere con noi".

"Davvero?".

"Sì. Ma possiamo farti compagnia noi e escludere lui, tranquilla!" propose l'astrofisico, entusiasta.

"No, dai, non c'è problema, devo farmi nuove amicizie e sarà un buono stimolo per impegnarmi".

"Sei molto carina, non avrai problemi" disse Raj, per poi tapparsi la bocca come se avesse detto una parolaccia.

Marnie si sforzò di non arrossire - non era abituata a ricevere complimenti, anche perchè spesso era circondata da ragazzi che la notavano solo se si mettevi davanti la tv durante una partita alla xbox -. "Non sono mica Penny" disse stupidamente, per poi tapparsi la bocca a sua volta.

"Sei... Sei arrivata" cambiò argomento Raj, imbarazzato più che mai, indicando la porta a destra.

"Grazie! Dovrei... Dovrei muovermi, mancano cinque minuti alle nove e vorrei prendere un buon posto".

"Certo, certo. Buona lezione...".

"Grazie!".

"Prego! Grazie a te per la chiacchierata!".

"Prego! E grazie per le indicazioni...".

"Prego!".

Si guardarono, senza sapere cos'altro dire, finchè ognuno non andò nella sua direzione, senza nemmeno mezza parola.

 

 

Quando Sheldon entrò in aula, con la sua camminata rigida e uno sguardo di pura superiorità dipinto in volto, Marnie si sentì tremare, proprio come le succedeva durante le terribili lezioni del professor Jarycho alla Columbia.

Era circondata da una ventina di persone, tutte abbastanza sicure di sè e tranquille all'apparenza, e ciò la fece sentire fuori luogo.

Abbassò lo sguardo,  soffermandosi sul maglioncino grigio e la gonna nera a pieghe che aveva indossato, e si sentì decisamente stupida visto che le altre dottorande sembravano a loro agio in comodi jeans, gonne aderenti o addirittura completi composti da pantaloni, camicia e giacca.

"Bene, buongiorno, il preside Gablehauser mi ha detto di darvi il benvenuto alla Caltech University. Beh, mi ha detto anche di trattarvi con riguardo e di farvi sentire a vostro agio, ma non si può avere tutto dalla vita, sappiatelo. Certo, ciò non vale per me visto che a sedici anni avevo già preso due dottorati e aspiro a un premio Nobel, ma questo è un altro discorso. Sono il Dottor Sheldon Cooper, fisico teorico. Da quest’anno ricopro il ruolo di professore al corsodedicato allo studio della Materia Oscura, ma questo lo saprete già".

Un silenzio attonito seguì le sue parole, cosa che, evidentemente, non gradì.

"E vi definite dottorandi? Non conoscete me, ergo non conoscete nemmeno le mie pubblicazioni, quindi non potrete dirvi degni del ruolo che ricoprite qui! E, tra parentesi, la Materia Oscura non è quella che troverete nei vostri pannolini*, mocciosi che non siete altro! Non dovevo accettare di fare lezione a degli ingegneri, accidenti, dovevo mandare Wolowitz al posto mio... Sarebbe potuto accadere se avesse il dottorato. Deve prendere il dottorato assolutamente, non posso subire ancora simili oltraggi a causa della sua pigrizia, acciderbolina!" aggiunse tra sè e sè. "Bene, iniziamo” continuò, ricomponendosi. “E, no, se avrete intenzione di scattare foto in cui, appena mi giro, alzate il dito medio contemporaneamente, sappiate che non mi girerò, ha! Ma come scriverò alla lavagna?".

Marnie cercò di non ridere, ricordando le parole di Raj, e si sentì più rasserenata: aveva capito che Sheldon Cooper fosse un po' pazzo, ma almeno era così concentrato su se stesso e a prendere in giro lei e i suoi colleghi che di sicuro non avrebbe fatto domande, sicuro com'era di avere solo lui tutte le risposte.

 

 

"Ciao, Marnie, sono Amy, Penny mi ha dato il tuo numero. Se ti va oggi possiamo pranzare insieme, lavoro anche io alla Caltech per una ricerca. Se sì, ti aspetto all' 1:30 p.m. in mensa. Ciao!".

Mentre tutti uscivano dall'aula del secondo corso della giornata - ingegneria meccanica - Marnie si affrettò a rispondere all'sms che aveva ricevuto ormai un'ora prima dopo aver sistemato il quaderno degli appunti in borsa.

Pranzo con Amy dopo aver assistito alla lezione del suo fidanzato, bingo!

"Ciao Amy! Certo che mi fa piacere, solo che non so come raggiungere la mensa. Sono fuori l'aula 305, puoi venire tu da me?" scrisse rapidamente, sentendosi decisamente imbranata.

Di solito il suo senso dell'orientamento era pessimo, e il fatto che l'università fosse enorme, con vari edifici, non l'aiutava affatto, per cui fu grata di trovarsi davanti Amy Farrah Fowler nel giro di cinque minuti.

"Ciao!" la salutò, improvvisamente animata.

"Marnie, ciao! Come sono andate le prime lezioni?" la salutò di rimando Amy.

"Bene, cioè...".

"Non mentire, so che avevi lezione con Sheldon. Conosco i suoi difetti, puoi essere onesta" la rassicurò la neurobiologa, sorridendo con convinzione.

"E' stato bravo, ha spiegato tante cose interessanti, solo che è stato un pochino... Presuntuoso, ecco, ma forse ha ragione, nel senso che dovrei leggere le sue pubblicazioni, dopotutto sono un'ingegnere fisico".

"Ti basta frequentarlo per un po' e saprai tutto, il mio fidanzato ama condividere il suo sapere e tende a includerlo nei suoi discorsi quotidiani" disse Amy, entusiasta. Le fece cenno di iniziare a camminare, così Marnie la seguì.

"Un po' me ne sono accorta" ammise l'ingegnere.

"Pensi che sia strambo, vero?" borbottò Amy, rabbuiata.

"Io? No, no, cioè, ha una personalità fuori dal comune e lo conosco da un giorno solo! Siete tutti amici di Penny e mi fido di voi".

"Fai bene, e poi, voglio dire, per me il più strambo è Raj. Se potessi, esaminerei il suo cervello, deve essere interessante!".

"E perchè?".

Amy le lanciò un'occhiata intenerita, come quella di una maestra che deve spiegare a un bambino quanto fa uno più uno.

"Fino a un anno fa soffriva di mutismo selettivo, riusciva a parlare con le donne solo se sotto l'effetto dell’ alcool, e ciò lo porta ad essere eccessivamente timido con l'altro sesso. Aggiungi l'accento particolare, la sua smodata passione per i film di Sandra Bullock e per la cucina, il suo slinguazzarsi con la sua cagnolina e il gioco è fatto!" spiegò rapidamente, mentre attraversavano il corridoio dove c'erano gli uffici di geologia.

Marnie deglutì, stupita.

"Stamattina mi è sembrato timido, sì" disse solo, scrollando le spalle.

"E ritieniti fortunata di aver conosciuto Howard solo ora che è sposato, prima era peggio".

"Addirittura?".

"Sì, viveva con sua madre e avrebbe avuto un coito con qualsiasi cosa assomigliasse a dei genitali femminili".

"Ehm...".

"Ti sto mettendo a disagio?".

Si bloccarono nel bel mezzo del corridoio; Amy guardava Marnie con curiosità e lei ricambiava lo sguardo senza sapere cosa dire.

"No, no, è solo che... Siete tanti, tutti diversi, ed io ho sempre conosciuto una persona alla volta" cercò di giustificarsi la seconda, scrollando le spalle.

"Che carina, mi ricordi Lucy, l'ex di Rajesh! Ma tranquilla, oggi pranzerai con me, voglio dire, sono la più fica dopo tua cugina e posso aggiornarti su tutti i gossip più succosi della nostra combriccola! Immagino che Penny ti abbia detto che sono la sua BFF!".

"Ce-Certo" asserì Marnie che, invece, una cosa del genere non l'aveva mai sentita.

Cosa diavolo voleva dire BFF, poi?!

 

 

Quando entrarono in mensa, con i vassoi del pranzo in mano, le due ragazze catturarono l'attenzione di Leonard e company, e Howard le salutò, facendo loro segno di avvicinarsi.

"Salve, signore!" disse.

"Salve, ragazzi. Noi andiamo a pranzare, buon appetito" disse Amy.

"Ma dai, non volete sedervi con noi?".

"Sheldon sostiene che sia inconveniente visto che oggi ha tenuto lezione al mio corso" spiegò Marnie.

"Ti risulta che Sheldon sia il preside?".

"No...".

"Perfetto, sedetevi, su!".

"Potresti essere sempre una semplice studentessa che vuole chiarimenti" aggiunse Leonard.

"Allora potremmo pranzare tutti e sei insieme tutti i giorni!" esclamò Amy, mentre faceva segno alla sua nuova amica di prendere posto.

Sheldon lanciò uno sguardo di rimprovero ad Howard, poi, con nonchalance, si voltò verso Marnie. "Bene, sono tutto orecchi, fammi tutte le domande che vuoi".

"E perchè?".

"Perchè in caso necessario diremo che sei qui con noi superiori - ovviamente non parlo di te, Howard - perchè hai delle domande da pormi, ed io non mento mai, non so mentire" ribattè Sheldon.

"Ecco perchè sto con lui, non mi mentirebbe mai se avesse una relazione con un'altra" disse Amy, sorridendo a trentadue denti.

"O forse perchè è leggermente improbabile che accada" sbottò Howard, ancora offeso per non essere stato incluso nel gruppo dei "Superiori".

Sheldon lo ignorò, impegnato com'era a fissare Marnie. "Allora? Sto aspettando".

"Veramente mi era chiaro tutto" rispose in soggezione la ragazza. "E in più ho fame, posso pranzare?".

"Preferisci nutrire il tuo stomaco piuttosto che la tua mente. Gioventù bruciata!".

 

 

"Quindi, direi di dare il benvenuto ufficiale alla cara Marnie senza scienziati tra i piedi!" esclamò Penny circa cinque ore dopo, alzando il suo calice di vino con entusiasmo.

Bernadette ed Amy la guardarono con un filo di biasimo in un modo che fece ridere l'ultima arrivata.

"Che c'è?".

"Penny, siamo delle scienziate anche noi, e ormai anche tua cugina lo è" le ricordò Bernadette.

La bionda alzò gli occhi al cielo, sbuffando.

"Tranquilla, ho capito cosa volevi dire, grazie per il pensiero" s'intromise Marnie per non far degenerare la cosa.

Levò a sua volta il suo calice di vino, seguita dalle altre due, e i loro bicchieri si sfiorarono appena.

"A Marnie e alla sua nuova vita qui a Pasadena" disse Bernadette.

"Benvenuta nel gruppo più fico della città e dintorni!" terminò Amy, dandole una pacca sulla spalla.

"Grazie, sono onorata! Mi divertirò tanto con voi, ne sono sicura" ringraziò Marnie, per poi bere un lungo sorso e lasciarsi scappare un'espressione un po' contrita. "Sono astemia e non amo il sapore degli alcolici" spiegò.

"Oh, te lo farò passare, tesoro" ridacchiò Penny.

"Dicci qualcosa di te, Marnie" aggiunse Bernadette, guardandola con interesse, come se la stesse studiando.

La ragazza fece spallucce, come per minimizzare la cosa.

"Beh... Ho quasi ventiquattro anni, ho una sorella maggiore, adoro la saga di Harry Potter, andare al Comicon, in occasione del quale mi vesto sempre da Hermione – è comodo, sapete, con questi capelli non devo nemmeno sforzarmi di indossare una parrucca - e avevo una migliore amica, Betsy, fino all'anno scorso".

"E come mai avete litigato?" chiese Amy.

"Siamo cresciute, siamo cambiate, cioè, lei è cambiata, ha detto che essere amica mia è una noia, ha iniziato ad uscire con alcuni ragazzi della New York University e non si è fatta viva per mesi, io ero impegnata con gli esami finali e... E basta, ci siamo allontanate" mormorò.

"Che idiota! Non pensarci più, ora hai noi" cercò di tirarla su la cugina, accarezzandole il braccio.

"Qualche sera potremmo giocare a Twister!" aggiunse Amy.

"Oh, io adoro quel gioco, spesso ci gioco anche da sola!" esclamò Marnie, battendo le mani per l'eccitazione.

"Anche io! Cioè, prima che la mia vita diventasse così fica".

Penny alzò gli occhi al cielo, bevendo un altro sorso di vino, e Bernadette guardò Marnie, intenerita: dopotutto, sembrava una sorta di Amy più giovane, senza scimmie per casa e un fidanzato pseudo-psicopatico.

"Allora possiamo organizzare una serata Twister tutte insieme, che ne dite?".

"Hai ragione, Marnie! Domani possiamo vederci da me, vieni a casa mia con me dopo le lezioni e le ragazze ci raggiungono, che dite?".

"Io finirò di lavorare tardi" si giustificò Penny.

"E io ho il turno di pomeriggio" disse Bernadette.

"Allora possiamo giocarci da sole e replichiamo qualche altra volta!" disse Amy.

"Per me va bene".

Le due nuove amiche batterono il cinque in segno di alleanza, mentre le due bionde assistevano alla scena, intenerite.

"Sapete che vi dico? Adoro Pasadena!" dichiarò Marnie, due bicchieri di vino dopo, a causa di cui si addormentò nel giro di pochi istanti, sotto lo sguardo intenerito delle altre tre.

 

*°*°*

Ed ecco qui il secondo capitolo!

Che ne dite?

Marnie ha rivelato qualcosa in più sulla sua vita e ha avuto a che fare con gli altri all’università. Come prestavolto  ho scelto Zooey  Deschanel , anche  se  immagino Marnie con gli occhi castani e meno  bella xD

Mi sto divertendo a correggere i capitoli, visto che li avevo scritti mesi fa, e vi comunico che questa storia ne avrà massimo 10.

Grazie a chi ha letto/recensito/iniziato a seguire questa storia!

E a tutte le Shamy shippers che mi hanno lasciato una recensione: tranquille, sono la prima che ama gli Shamy! ;)

Vi lascio uno spoiler dal capitolo 3 ^^

"No, Sheldon, non ho il ciclo!" protestò Marnie, sbuffando.

"E sei in questo stato perchè non ce l'hai e temi di aspettare un bambino?".

"Cos...? No!".

 

A presto!

Milly92

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Capitolo 3
*** ...E il primo sabato sera a Pasadena ***


3tbbt

Salve a tutti!
Prima di lasciarvi alla lettura,
ci tenevo a dirvi che l’episodio dei 
cioccolatini – poi capirete quale – non è stato
copiato dalla 7x15...
Questo capitolo risale a Gennaio (come vi ho già detto questa storia giaceva nel mio
pc da mesi e mesi, ho semplicemente aggiornato alcune nuove caratteristiche dei personaggi) e per 
me è stata una sorpresa trovarlo nell’episodio di San Valentino.
Ovviamente, sarà dovuto al fatto che quando si parla di cani che stanno male
Pensiamo sempre al fatto che debbano aver mangiato del cioccolato, è un luogo comune xD
Detto ciò, buona lettura!
Questo è uno dei miei capitoli preferiti, spero vi piaccia! ^_^
Milly92

 

3. ...E il primo sabato sera a Pasadena

 

 

"Ehi, tesoro! Tutto bene? Come è andata a scuola? Hai fatto nuove amicizie?" chiese Penny il venerdì pomeriggio, appena Marnie varcò la soglia dell'appartamento 4B, apparentemente dall'aria desolata e un bel po' triste.

"No... Mamma" sbottò quest'ultima, sottolineando l'ultima parola con acidità. "Non vado a scuola da cinque anni, ormai, da quando è finito il liceo!".

"Uhm, siamo belle acide, oggi" constatò Leonard.

"Deve essere perchè Marnie ha le mestruazioni" ragionò Sheldon, distraendosi per un istante dall'albo a fumetti che stava leggendo.

"No, Sheldon, non ho il ciclo!" protestò Marnie, sbuffando.

"E sei in questo stato perchè non ce l'hai e temi di aspettare un bambino?".

"Cos...? No!".

"E come potrebbe, se è più pura della Vergine Maria" ridacchiò Penny.

Marnie la guardò male, mentre Sheldon contrastava la battuta con un: "Oh, Penny, non ti ci metterai anche tu con questi parallelismi religiosi! Mia madre è già abbastanza!".

"Non ci credo! Prendimi pure in giro, fai con comodo, scusami se non sono figa come te, se non ho un ragazzo e tanti amici!" urlò l'ingegnere, per poi uscire di corsa dall'appartamento, premurandosi di far sbattere la porta con eccessiva forza.

"Penny, per favore, fammi sapere quando avrà sul serio il suo ciclo mestruale così potrò segnarlo sul calendario ed evitare di averci a che fare, visto che già senza essere in quel periodo sa essere così irascibile" disse Sheldon, per poi tornare a leggere il suo amato fumetto.

Dal canto suo, Penny si passò una mano sulla faccia, senza sapere cosa fare. "Sono una cugina terribile" si autoaccusò.

"Ma no... Deve aver passato una brutta giornata, tutto qui" la rassicurò Leonard. "Anche se, sì, la tua battuta non era proprio felice".

"E' che la conosco così poco e... E siamo diverse, tanto diverse!".

"Sei diversa anche da Bernadette ed Amy, eppure siete amiche".

"Concordo. Se sei riuscita ad andare d'accordo con una tosta come la mia Amy, ci riuscirai di sicuro con tua cugina. Suvvia, condividete del DNA, sono sicuro che c'è una Penny nascosta in lei, da qualche parte" s'intromise il fisico teorico. "Non che la cosa mi faccia piacere".

"Hai ragione!".

"Come sempre".

"Ora vado da lei, mi scuso e... E le farò un bel regalo per farmi perdonare!".

"Per essere sua cugina?" chiese Sheldon.

"Idiota".

"Ricordati di chiederle quando ha il ciclo!".

 

 

"E' bellissima, grazie, grazie!".

Il sabato sera, Marnie si ritrovò ad esultare davanti al regalo che aveva scelto di farsi comprare. Abbracciò Penny, felice come non mai.

"Figurati. Certo, mi aspettavo che mi chiedessi delle scarpe, un profumo, delle vitamine per studiare, se capisci cosa intendo...".

"Che? Scherzi, avevo proprio bisogno di questa lavagna, così potrò risolvere tutte le equazioni che voglio e preparare gli esami! Non ne ho mai avuta una! Grazie!".

"Mi hanno aiutato Leonard e Raj, non sapevo nemmeno dove comprarne una" spiegò la cugina.

Marnie le sorrise, entusiasta, poi si allontanò per contemplare il regalo, proprio come un'abitante dell'Upper East Side che contempla il suo nuovo attico.

"Come va qui? Piaciuto il regalo?". Raj entrò nell'appartamento dopo una lieve bussata.

"Sì! Penny mi ha detto che l'hai aiutata a scegliere, grazie anche a te".

"Figurati, io... Io l'ho fatto in nome della scienza, no?" mormorò Raj, guardando altrove. "Cavolo, lasciatelo dire, Penny, con questa lavagna e l'ordine che regna qui il tuo appartamento è irriconoscibile".

"Lo so, sembra più l'appartamento di Leonard e Sheldon che il mio".

"Mi piace tenere tutto in ordine" si giustificò Marnie. "Proprio come mi piace tenere in ordine i libri per materia e ordine alfabetico".

"Grandioso!" esclamò sua cugina, cercando di trattenere un po' di sarcasmo mentre lanciava un'occhiata fugace alla libreria recentemente installata dall'ingegnere e colma di libri che erano stati definiti "L'essenziale". "Ora, se volete scusarmi, vado a prepararmi, io e Leonard andiamo a cena fuori con Howard e Bernadette".

Così, si recò in bagno, e a Marnie e Raj non rimase che fissarsi senza sapere cosa dire.

"Tu... Tu che piani hai per stasera? Immagino farai qualcosa di fico con i tuoi amici del dottorato" chiese Raj, prendendo posto sul divano del piccolo soggiorno.

Marnie sospirò, facendo un cenno di dinego con sommo rammarico. "In realtà in questi primi cinque giorni di lezione non sono riuscita a farmi nessun amico".

Raj la fissò, sbalordito.

"Pe-Perchè... Cioè, wow, è impossibile che tu non sia riuscita a fartene nessuno, come si fa a dire di no a una ragazza come te...".

"Eh?" l'interruppe la ragazza. "Dire di no? Perchè, scusa, tu fai amicizia chiedendo a qualcuno se vuole essere tuo amico, come all'asilo?".

L'astrofisico si lasciò scappare un piccolo "Oh!" di comprensione. "Io avevo capito farsi nel senso di... Lascia stare, scusa...".

Marnie spalancò gli occhi, per poi lasciarsi scappare una risata nervosa.

"Raj, certo che hai occhio per i doppi sensi! Io mi riferivo a...".

"Ho capito, scusa, scusa".

"Dicevo, purtroppo quelli del mio corso o sono degli asociali o delle ochette senza cervello che non capisco come cavolo abbiano fatto ad essere ammesse!".

"Forse, sai, si sono fatte degli amici ai piani alti dell’università" suggerì Raj, ammiccante.

"Ora il tuo doppio senso avrebbe senso, in effetti. Comunque, in conclusione, starò qui ad esercitarmi alla lavagna" spiegò Marnie, sospirando. "Non mi pesa, voglio dire, in vita mia sarò uscita solo qualche sabato al college, sono abituata. Tu che fai, invece?".

"Io... Niente, vedrò un film con la mia principessa speciale, tutto qui".

"Oh, ti vedi con la tua ragazza quindi".

Raj la fissò, stralunato. "Ragazza?" domandò, incredulo. "Ma no, io parlavo della mia cagnolina, Cinnamon!".

"Anche io avevo un cane a New York, Lupin. Mi manca tanto, in realtà".

"Comunque, se ti va, posso aiutarti con gli esercizi" propose Raj, per poi tapparsi la bocca, proprio come aveva fatto quando le aveva detto che era carina.

Sorpresa, Marnie annuì, sorridendogli.

 "Certo, potresti essermi davvero utile, dopotutto sei un astrofisico...".

"E vado d'accordo con gli ingegneri, il mio migliore amico è un ingegnere" aggiunse l'uomo, con il suo sorriso un po' stupido tipico dei momenti più imbarazzanti.

"Non lo metto in dubbio" asserì Marnie, che non trovava alcun nesso tra quella frase e il loro discorso.

Raj continuò a sorridere, poi si guardò intorno con aria vaga e indecisa. "Allora se per te va bene vado a prendere la piccolina e torno" propose, avvicinandosi con uno scatto alla porta.

"Certo, certo, fai con comodo".

La ragazza l'accompagnò fino all'uscio, e quando tornò in casa trovò Penny che la fissava con l'aria di chi la sapeva lunga, il corpo coperto dall'accappatoio, i  corti capelli bagnati e un’espressione sorniona dipinta in faccia.

 "Mi ero sempre chiesta come ci provassero i nerd con i nerd, e ora lo so" ridacchiò, facendole l'occhiolino.

"Che?".

"Oh, ma dai! Non dirmi che non hai capito, Marnie! L'unica equazione che importa a Raj riguarda voi due che passate un sabato sera insieme e che avete come risultato...".

"Penny, almeno, sai com'è fatta un'equazione?".

"Io... Ma certo, frequento da sette anni la casa di due fisici! Sono quelle cose in cui ci sono lettere e numeri messi insieme e... Oh, non cambierò discorso! Tesoro, capisco queste cose e Raj sta provando a farsi avanti".

"Pensava solo alla sua cagnolina, Penny" sospirò Marnie, alzando gli occhi al cielo. "Lo so che per te è diverso,gli uomini trovano scuse in continuazione per starti accanto, ma per me è diverso, se un ragazzo mi parla di equazioni, si tratterà di equazioni, stop. Pensa che una volta il mio ex disse: "Non vedo l'ora di aprire la tua camera dei segreti, stasera", ed io ero convinta che fosse un modo per propormi di fare sesso, pensavo che volesse accedere alla camera dei segreti  con il suo Basilisco, se capisci cosa intendo, e invece...".

"E invece?".

"E invece si trattava sul serio della Camera dei Segreti. Mi aiutò con il gioco di Harry Potter alla Playstation con cui avevo difficoltà. Quindi, capisci il punto?".

"Il tuo ex era gay, ci scommetto quello che vuoi!".

Marnie sbuffò, incrociando le braccia. "No! Il punto è: se un astrofisico dice una cosa, sarà quella, senza via d'uscita e doppisensi".

Penny imitò un sorrisino triste e abbracciò la cugina, accarezzandole i capelli con fare materno. "Puoi darmi l'indirizzo del tuo ex quando vuoi, ricordo ancora come si picchia la gente!".

 

"Howard, ho fatto una cazzata".

"Sei nato?".

Raj si gettò di peso sul divano di casa sua, inveendo mentalmente contro il telefono da cui proveniva la voce del suo migliore amico, mentre Cinnamon cenava con una delle sue costosissime scatolette di cibo per cani.

"Piantala, non è il momento! Ho bisogno del mio amico!".

Howard sospirò pesantemente e si preparò mentalmente ad ascoltare una storia assurda, una di quelle tipiche di Raj.

"Che è successo?" domandò, paziente.

"Passerò la serata con Marnie, l’aiuterò con i compiti, stasera".

"Bravo, hai capito che passare il sabato a perdere tempo in locali di dubbio gusto con Stuart sia del tutto inutile!".

"Ma non capisci? Io... Io l'ho praticamente invitata ad uscire, e se ha detto di sì magari le sto simpatico e ho paura di rovinare tutto!".

"Invitata...? Ma sei fuori? Ripetimi le parole esatte che le hai detto!".

"Howie, che succede? Chi ha invitato chi?" s'intromise Bernadette, che si trovava nella camera da letto come il marito e non aveva potuto non ascoltare la telefonata mentre arricciava i capelli.

"Raj passerà la serata con Marnie".

"Oooooooooooh!".

Raj chiuse gli occhi, cercando di calmarsi senza alcun esito.

"Lei mi ha detto che doveva fare degli esercizi, mi sono offerto di aiutarla e ha accettato" spiegò.

"Tranquillo, Raj, Marnie non è il tipo di ragazza che ha chissà quali aspettative, di sicuro pensa che andrai lì solo per studiare" lo rassicurò Bernadette.

"Hai messo il vivavoce?!" sbotto l'indiano, alquanto indignato.

"Sì, sai, non vedevo l'ora di sentire la tua voce amplificata" lo scimmiottò Howard, imitando il suo accento.

Seccato, Raj staccò la chiamata e guardò Cinnamon che si dava da fare nel consumare la sua cena con grande gusto. "La prossima volta che viene zio Howie ti lascerò morderlo, che dici? Ah, no, giusto, dimenticavo che non ha carne da offrirti".

 

Senza sapere come, alle otto e mezzo, Marnie si ritrovò circondata da Leonard, Penny, Amy, Bernadette ed Howard, che la fissavano in un modo alquanto inquietante, misto tra il curioso e lo sbeffeggiatore, mentre leggeva.

"E' successo qualcosa?" chiese quindi, insospettita, distraendosi dal libro di fisica quantistica.

"No, è tutto ok" disse Leonard, con un sorriso strano che non gli donava affatto.

"Volevamo salutarti prima di uscire" squittì Bernadette.

"E assicurarci che tu possa passare un bel sabato sera" mormorò Howard.

"Che premurosi, grazie, è tutto ok" dichiarò Marnie, con un sorrisino di circostanza. “Sono in buone mani!” esclamò, alzando il libro ed indicandolo con sarcasmo.

Qualcuno bussò alla porta, e Penny corse ad aprirla, per poi sorridere a Raj con la sua migliore espressione che stava ad indicare "Ah, beccato!".

Tutti si voltarono verso di lui, nello stesso istante, e non la smettevano di fissarlo con eccessiva curiosità.

Raj entrò nell'appartamento, depose Cinnamon sul pavimento e ricambiò lo sguardo degli amici, ovviamente senza capire il perchè di quell'atteggiamento.

"Perchè avete quelle facce? E' successo qualcosa?".

"Ma no, no, è tutto ok, siamo venuti a salutare Marnie" si giustificò Amy, per poi scambiare un inconfondibile occhiolino con Bernadette.

Raj sospirò, rilassato. "Bene, voglio dire, pensavo che quegli sguardi fossero dovuti a una cattiva notizia...".

"Tipo che Sandra Bullock non è stata nominata ai People’s  Choice Awards?" s'intromise Howard, prendendolo in giro.

"Esatto! Perchè, non è così? Ho letto ieri le nomine, diamine!".

"No, no, tranquillo, è così, ho controllato io" lo rassicurò Penny, mentre il resto del gruppo passava lo sguardo da Marnie a Raj, come per dire "Mi dispiace che passerai la serata con uno così".

"Comunque, noi andiamo, è tardi" cambiò argomento Leonard, che cercava di ricordare cosa diamine fossero i People’s Choice Awards.

"Sì, sì, divertitevi" squittì Bernadette.

"Ma faremo solo i compiti" disse Raj, guardandola male.

Marnie lanciò un'occhiata in stile "Che ti dicevo?" alla cugina, che parve alquanto sorpresa da quelle parole.

"Per qualsiasi cosa io e Sheldon siamo di là" disse invece Amy.

"Ok, grazie. Buona serata a tutti" mormorò Marnie, accompagnando il gruppo all'uscio e perdendosi negli ultimi saluti, prima di chiudere la porta e ritrovarsi da sola con Raj e la piccola Cinnamon.

"Ho... Ho portato dei cioccolatini e della birra, se ti va" esordì Raj.

Sorpresa, la ragazza annuì.

"Io adoro il cioccolato, grazie!".

"Perfetto".

Senza sapere bene cosa dire, Marnie gli lanciò un ultimo sguardo prima di riprendere il libro in mano e leggere un paragrafo con aria interessata, alquanto a disagio.

Dopotutto, Raj aveva eplicitamente detto che avrebbero studiato, no?

Eppure, una piccola parte di lei, quella che emergeva giusto a S.Valentino e in altri due-tre momenti dell'anno, si era illusa di poter interessare all'astrofisico in quel breve lasso di tempo tra il suo invito e il suo ritorno nell'appartamento.

"Allora... Ti va qualche cioccolatino, ora?".

La ragazza alzò lo sguardo e notò che l'astrofisico sembrava alquanto imbarazzato, così si diede mentalmente della stupida: perchè mai doveva fare la parte dell'indifferente solo per una stupida aspettativa che si era creata nella sua testa?

Ragion per cui annuì e si alzò, lasciando il libro sul divano dopo aver piegato l'angolo della pagina a cui era arrivata.

"E' l'ideale, grazie" mormorò, avvicinandoglisi. "Cerco sempre di stare lontana da tutto ciò che derivi dal cacao perchè sono golosissima".

"Allora ti posso stare simpatico visto che sono un cioccolatino anch'io" ribadì Raj.

Marnie sgranò gli occhi, sicura di non aver sentito bene la battuta, e lui comprese di aver dato luogo, di nuovo, ad una delle sue battute infelici, tanto che si agitò mentre apriva la scatola a tal punto da far saltare fuori dei cioccolatini, che raggiunsero il pavimento.

"Oh, scusa...".

"Ma no, tranquillo. Ero... Scusa, le tue battute sono davvero molto particolari e...".

"Dici pure che sono sceme. E' che quando sono nervoso dico cose sceme".

"Perchè sei nervoso?" domandò Marnie, senza capire.

"Oh... Beh, vedi...".

Uno strano verso distolse la loro attenzione dalla conversazione, e si guardarono intorno.

Cinnamon se ne stava vicino ai cioccolatini caduti e muoveva la testa in maniera strana, e sembrava che non respirasse bene visto il modo in cui si lamentava.

"Cinnamon!"urlò Raj, avvicinandosi per soccorrerla.

"Ha mangiato il cioccolatino, oddio!" urlò a sua volta Marnie, terrificata.

"Non respira bene, io... Devo correre dal veterinario!".

Raj corse a prendere il suo giubbino e la gabbietta della cagnolina, mentre la ragazza aprì prontamente la porta dell'appartamento per farlo uscire. "Sono sicura che andrà tutto bene" disse, preoccupata per la piccola Cinnamon.

"E' tutta colpa mia, dovevo raccoglierlo... Scusami!".

Come un fulmine, senza dire altro, l'indiano uscì correndo di casa, preoccupato come non mai dai lamenti sempre crescenti di Cinnamon.

Marnie si chiuse la porta alle spalle, sospirando, e mangiò il cioccolatino che aveva preso in mano qualche minuto prima.

Guardò la lavagna ancora bianca e limpida e si disse che quella serata sarebbe continuata così com'era all'inizio: lei, tante equazioni e qualche cioccolatino come guest star.

Erano ormai le dieci passate quando Marnie si ritrovò davanti ad un'equazione che non riusciva a risolvere.

Ci aveva provato e riprovato nell'ultima mezz'ora ma senza esito, e la cosa la rendeva ansiosa perchè odiava non riuscire nei suoi esercizi.

Temeva sempre che il professore l'avrebbe chiamata alla lavagna per una dimostrazione pratica, e quando non sapeva risolvere tutti i tipi di equazioni assegnate andava in panico e ciò pregiudicava la sua sicurezza nelle dimostrazioni pratiche.

Deglutì, mangiando l'ultimo cioccolatino, troppo presa per sentire i sensi di colpa, e l'unica soluzione che le si parava davanti era chiedere aiuto al fisico teorico che abitava di fronte a lei.

Odiava chiedere aiuto agli altri, e poi sapeva che lui era da solo con la sua fidanzata... Non voleva disturbarli, in realtà, ma la parte preponderante del suo cervello - quello dell'ingegnere e non della ragazza educata - prese il sopravvento.

Così, armata di scuse e tono gentile, si apprestò a bussare alla porta dell'appartamento di Sheldon e Leonard.

Ad aprirle fu proprio il fisico teorico, che la guardò senza espressione in particolare alcuna.

"Ciao, Marnie" disse quindi.

"Ciao, Sheldon! Disturbo?" chiese, torturandosi le mani.

"Io e Amy bevevamo una tisana e ci hai interrotti, se è questo che vuoi sapere...".

"Sheldon, non essere scortese!" disse la voce di Amy, la quale si avvicinò a sua volta alla porta e sorrise alla nuova amica. "E' successo qualcosa? Come va con Raj?".

"In realtà se ne è andato prima delle nove, Cinnamon non stava bene...  Sono qui per una richiesta di aiuto. Sheldon, non è che potresti aiutarmi con un'equazione di Dirac che non riesco a risolvere?".

Gli occhi di Sheldon si illuminarono appena egli percepì il significato di quella richiesta, e spalancò la porta che prima teneva a stento socchiusa.

"Ma certo che posso aiutarti! Hai scelto la persona giusta a cui chiedere, ingegnere!" esclamò, puntandole pollice e indice contro come se fossero i componenti di una pistola.

"Oh, grazie! Vi ruberò pochi minuti, promesso!".

Amy fece un sorrisino di circostanza, mentre Sheldon era eccessivamente preso, tanto che si intrufolò nell'appartamento senza nemmeno bussare, vista la porta aperta.

Le ragazze lo seguirono, in silenzio, mentre lui si strofinava le mani con avidità.

"Ecco qui la piccolina... Ha! Vedo che sei a un'impasse!".

"Sì...".

"Qualcuno qui ha un problema con le matrici gamma... Ma quel qualcuno non sono io, ha!".

"Ha" gli fece eco Marnie, strabiliata da quella sorta di telecronaca.

"Cooper analizza l'equazione, nota il coeficciente mancante, effettua le sostituzioni che riconducono all'equazione di Glein Gordon e... Tadà, fatto, in circa diciannove secondi!" esultò, brandendo il pugno che reggeva il pennarello nero in mano.

"E' un genio" disse semplicemente Amy, adorante, scrollando le spalle con nonchalance, mentre Marnie guardava il tutto con bocca aperta, sbalordita.

"Ma allora lo sei davvero!".

"Avevi dei dubbi?".

"No, no! Cioè... Quel coefficiente schifoso, me la pagherà! Grazie, Sheldon, davvero!".

"E' un piacere aiutare le persone, quando si tratta di provare che la fisica non ha segreti per me e che sono il migliore" rispose il vicino, continuando a guardare la lavagna estasiato.

"Allora andiamo?" disse impaziente Amy.

"Cosa? No! Ora ho una gran voglia di risolvere equazioni! Posso farne altre?" chiese lui speranzoso.

"Puoi aiutarmi domani, ora la tua serata con Amy ti aspetta" gli ricordò Marnie, pacata.

"Ma io voglio farle ora!".

"Va bene, non c'è problema" sbottò Amy, incrociando le braccia e facendo segno di andarsene.

Sentendosi in colpa, Marnie la trattenne per un braccio, guardando male Sheldon.

"Per favore, Sheldon, torna da te con Amy, domani mattina possiamo continuare".

"Non c'è problema" replicò Amy. "Tanto tra mezz'ora il nostro appuntamento sarebbe finito comunque!".

Ci furono una serie di occhiate tra i due, cosa che fece sentire in colpa Marnie, e poi Amy lasciò la stanza in silenzio, dopo un pacato "Ciao" e la camminata un po' più incurvata del solito.

"Se l'è presa, mi odierà" constatò la ragazza.

"Amy? No! Lei è felice se io sono felice, e ora questa lavagna rappresenta la mia felicità" disse il fisico teorico.

"A me sembrava dispiaciuta".

"No, credimi, ora... Dammi il libro, su, dedichiamoci a queste piccoline".

Non proprio convinta, Marnie obbedì e scrisse l'equazione successiva con attenzione, senza tralasciare nessun particolare.

 

 

"Non sai quanto sia bello avere qualcuno con cui studiare, a casa mia nessuno comprende la mia passione per l'ingegneria" ammise Marnie un'ora e trenta equazioni dopo,  mentre riponeva il libro al suo posto e Sheldon beveva una tisana.

"Ti capisco, anche a casa mia nessuno comprendeva la mia passione per la fisica, ero circondato da una massa d'incompetenti. Pensa che la mia sorella gemella ha impiegato sei anni per diplomarsi e non faceva altro che prendermi in giro... Quando, volendo, io ero quello in posizione di prenderla in giro fino alla morte".

"Mia sorella maggiore dice che morirò da sola a causa di qualche "aggeggio" che fabbricherò".

"Oh, come ti capisco!".

"Ti facevo più strambo, ma alla fine non siamo così diversi" borbottò Marnie, incredula, sorridendo timidamente e prendendo posto di fronte all'uomo.

"Per favore, io non vado a disturbare la gente perchè non so fare delle semplici equazioni" ridacchiò Sheldon, per poi smettere. "Ah, temo di essere stato inappropriato, Leonard mi dice sempre che lo sono. Forse ti riferivi ad un qualcosa di più generico".

"Precisamente. Tranquillo, non ti disturberò più..." borbottò Marnie, mortificata per la risposta del fisico che non era stata proprio educata.

"Scherzi? Mi farebbe piacere, specialmente se si parla di aiutarti con la scienza invece di sorbirmi le chiacchiere futili di tua cugina!".

"Ok... Potrei prenderti in parola".

"Salve ragaz... Sheldon?".

Penny era appena entrata nell'appartamento, seguita da Leonard che guardava i due confuso proprio come lei.

"Ciao! Raj ha dovuto portare Cinnamon dal dottore e Sheldon mi ha aiutato con le equazioni" spiegò Marnie, non comprendendo tutto quel disappunto e quella eccessiva sorpresa.

"E Amy?".

"Ha lasciato che io fossi felice con le equazioni di Marnie! E' magnifica, lo so!" esclamò Sheldon.

"E non la meriti affatto..." disse per lui Penny.

Marnie lesse una sorta di disappunto nei suoi occhi e non seppe spiegarsi il perchè.

"Comunque, domani continuiamo, voglio vedere le altre equazioni sciocche contenute nel tuo libro!" dichiarò il fisico teorico, alzandosi e facendo per uscire.

"Se ci tieni" mormorò Marnie.

"Bel ringraziamento, dopo che ti ho aiutato!".

"Ma no, mi fa piacere" si corresse subito la ragazza, accennando un sorriso.

"Perfetto, verrò qui alle dieci. Buonanotte".

Anche Leonard salutò le ragazze, che rimasero sole, immerse in un primo silenzio strano.

"Penny, che c'è?" chiese quindi Marnie.

"Pensavo ad Amy, non avrà gradito l'essere stata lasciata da sola".

"Lo so! Ho fatto di tutto per far continuare la loro serata ma non c'è stato verso di far cambiare idea a Sheldon".

Penny annuì - conosceva l'amore del fisico per qualsiasi cosa avesse a che fare con la scienza - poi si lasciò sfuggire uno sbadiglio alquanto sonoro.

"Andiamo a dormire, dai, domani quel pazzoide verrà all'alba".

"No, alle dieci".

"Appunto, l'alba!".

Ridacchiando per la strana concezione del tempo di sua cugina, Marnie le diede la buonananotte, pensando che quella giornata, dopotutto, aveva avuto uno stralcio di vita sociale.

E questa sensazione aumentò quando si ritrovò a leggere un sms da parte di Raj.

"Cinnamon sta bene, spero di poterti dare una mano la prossima volta".

Sorrise e si apprestò a indossare il pigiama, un po' più serena circa la sua vita a Pasadena.

 

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Capitolo 4
*** ...E il piano di Amy ***


4

4. ...E il piano di Amy

 

"S.O.S. Stronzetta ad ore dodici che vuole rubarmi il fidanzato. Qui urge un piano, io penso alle scimmie, ci vediamo da me tra mezz'ora".

Penny si ritrovò ad inveire contro il suo cellulare che l'aveva appena svegliata a causa della sua suoneria.

Tutti sapevano quanto la domenica fosse sacra per lei e che non bisognasse disturbarla prima di mezzogiorno!

Quando lesse il messaggio di Amy, tuttavia, si svegliò completamente, viste le immagini scaturite nel suo cervello da quelle semplici parole: la sua casa invasa da un gruppo di scimmie impazzite, che distruggevano tutto e si gettavano sulla povera Marnie.

Dicendo mentalmente addio alla sua quiete e alle due dodici ore di sonno domenicali, si alzò di malavoglia, diretta verso la cucina dove avrebbe svegliato sua cugina e le avrebbe chiesto di non farsi più aiutare da Sheldon per il bene della sua salute mentale... Ed anche per quello di Amy, ovviamente.

Tuttavia, l’immagine che le si parò davanti appena uscì dalla sua camera fu sconcertante quanto l’sms della sua amica: Sheldon e Marnie mangiavano degli Oreo sul divano e ridevano riguardo qualcosa che non riusciva a capire.

“... E quindi sul serio Leonard è andato con una vecchia solo per ottenere un finanziamento per il dipartimento di fisica?!”.

“Oh, sì!”.

“Che eroe! E davvero Howard è finito in ospedale a causa di quella mano robotica...?”.

“Sì!”.

“Sheldon, credevo che tu fossi il più pazzo e invece...”.

“Ehm, ehm”.

Entrambi si voltarono, trovando Penny alle loro spalle che li fissava, con le braccia incrociate e un sopracciglio levato.

“Non per fare la guastafeste, ma sono le dieci e mezzo, non dovreste studiare?” domandò.

“Penny, nonostante io condivida l’idea che non si smetta mai di imparare visto che l’universo è infinito, penso tu sappia che il mio scopo è proprio spiegare come esso sia nato, ergo, per avvalermi di una simile pretesa, e rispondendo alla tua domanda, io non ho bisogno di studiare. Ho quel che mi serve sapere tutto qui” rispose prontamente Sheldon, indicando il suo cranio con un dito.

Marnie rise, per poi smettere subito appena vide l’occhiata di disapprovazione di Penny.

“Scusa, è che quando se ne esce con queste risposte non riesco a credere che siano spontanee e non frutto di un copione” spiegò, indicando col capo il vicino. “Comunque, in pratica Sheldon è venuto qui alle otto perché non voleva aspettare oltre, ma per fortuna ero già sveglia, quindi abbiamo già studiato per due ore e...”.

“Marnie! Ti ripeto, io non ho bisogno di studiare, ho...”.

“Lo so, lo so, scusa” sbuffò l’ingegnere.

“Ah, ok. Quindi avete finito?” chiese sua cugina.

“Sì, per fortuna ora mi è tutto chiaro, mi eserciterò solo un altro po’ oggi”.

“Perfetto. Allora, Sheldon, che ne dici di fare una sorpresa ad Amy? Devo andare da lei, posso accompagnarti” si offrì la bionda, esibendo uno dei sorrisi migliori che riservava ai dottori per riuscire a vendere prodotti che nessun altro sarebbe stato in grado di far acquistare in condizioni normali.

“Vedrò Amy stasera per andare al cinema, Penny”.

“E non puoi vederla anche stamattina? Per recuperare le ore perse ieri, sai”.

Sheldon sbuffò, alzandosi ed assumendo la stessa espressione che soleva rivolgere al malcapitato di turno che dimostrava di non conoscere qualcosa che lui riteneva fondamentale.

“Proprio per questo vedremo un film della durata di tre ore e mezzo, per recuperare i trenta minuti persi ieri. Pensi di saper programmare la mia relazione con Amy meglio di me, Penny?” domandò.

“Io...”.

“Era una domanda retorica, Penny! Sai cosa significa?”.

“Ehm...”.

In difficoltà, Penny si morse il labbro, per poi guardare in direzione di Marnie, la quale provò a suggerire la risposta.

Come un lampo, Sheldon si voltò verso di lei, che non potè continuare la sua buona azione.

La fulminò con lo sguardo e subito si diresse verso la porta.

“Vado a giocare con la x-box, almeno lei non mi tempesterà di domande” si congedò.

Chiuse la porta, lasciando le due cugine da sole, immerse in uno strano silenzio che fu rotto dalla più giovane.

“Comunque, Penny, una domanda retorica è...”.

“Ooh, stai zitta!”.

 

 

Quando Penny giunse a casa di Amy, trovò Bernadette seduta sul divano del soggiorno, intenta nel sorseggiare una tazza di thè.

“Amy, prima che tu mi dica qualsiasi cosa, voglio tu sappia che mia cugina non ha assolutamente intenzione di rubarti Sheldon. Lui le ha dato una mano con lo studio, ora lei non ne più bisogno. Marnie non è stata in grado di sedurre il suo ragazzo, figuriamoci uno Sheldon” disse Penny.

Bernadette la guardò male, sorpresa e stupefatta allo stesso tempo.

“Non penso sia una cosa carina da dire, sai?” la rimproverò. “Comunque, Amy, nonostante la cattiva formulazione del pensiero” – qui la bionda sbuffò, alzando gli occhi al cielo – “Penny ha ragione. E poi, avete dimenticare che Raj ha provato a farsi avanti in un modo tutto suo?”.

“Ecco! Ci conosce da otto giorni e già ha messo le zampe sulla metà dei nostri uomini!” esclamò Amy, mentre porgeva una sigaretta alla menta a Charlie, la scimmia di cui si stava occupando al momento.

“Ma no, no! Amy, stai fraintendendo tutto! E poi, scusa, quindi Raj voleva farsi avanti sul serio?” domandò Penny, interessata.

Bernadette annuì, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Ieri ha chiamato Howie subito dopo averle proposto di darle una mano, era sconvolto... Ormai conosco Raj, proverà a farsi avanti, Cinnamon permettendo”.

“Ecco, Cinnamon! E se la addestrassi per mordere la faccia di quell’ingegnere malefico?!” esclamò Amy, il volto illuminato dalla nuova idea.

“Amy! Basta, smettila, è la stessa storia di Alex ,ricordi? Temevi il peggio invece era innocua!”.

“Ma, Penny, non c’entra! E poi comunque la storia di Alex ci insegna che alla fine comunque ci provò con qualcuno, quindi, attenta amichetta, che potrebbe comunque mettere le mani su Leonard!”.

“Hahaha, che simpatica che sei, Amy!” esclamò Bernadette, ridendo come un’ossessa, tanto da dover posare la tazza di thè sul tavolino per non roversciarla.

Ovviamente, si beccò un’occhiataccia da parte di Penny, e solo quando se ne rese conto fece uno sforzo immenso per smetterla.

Tuttavia, la loro attenzione fu distolta da qualcuno che bussava alla porta.

Tre bussate seguite da un inconfondibile: “Amy!”.

Quest’ultima si illuminò, prima di tornare seria e avvicinarsi all’uscio, passando davanti ad una Penny che non capiva il motivo dell’arrivo del suo vicino che mezz’ora prima aveva declinato l’offerta di recarsi dalla sua ragazza.

“Sheldon, cosa vuoi?”.

La voce di Amy era dura, si spezzò nel momento in cui vide che il suo ragazzo aveva in mano una rosa rossa.

“Io... Volevo chiederti scusa per ieri sera. Sono stato scortese. Ho messo la mia felicità davanti alla tua e... E so che devo sforzarmi di comportarmi bene, perché sono molto fortunato ad averti al mio fianco e non voglio rischiare di perderti. Anche se, diciamolo, come potrebbe mai accadere?”.

Ignorando l’ultimo commento, la neurobiologa si portò le mani al petto, incredula per la bellezza di quelle parole. Prese la rosa che l’uomo le stava porgendo e l’annusò, beandosi del suo profumo.

“Sheldon! Ma... Ma sono parole tue? Sii onesto, dimmelo se le hai prese da uno dei film di Spiderman” domandò, temendo la risposta.

“No, sono mie. Voglio dire, ho fatto un riassunto del ragionamento che Leonard e Marnie mi hanno fatto poco fa e ne ho ricavato questo discorso” spiegò Sheldon. “Si vede l’impronta puerile di uno fisico sperimentale fallito e un’ingegnere fisico che non riesce a risolvere semplici equazioni, vero?”.

“Ma no, andava benissimo! Dimmi cosa ti hanno detto”.

“Leonard mi ha chiesto perché ieri sera ero nell’appartamento di Penny e non con te, poi è arrivata Marnie per chiederci del detersivo e si è intromessa. Mi ha detto che una relazione è simile ad una serie TV che amiamo composta da dieci stagioni: non ci scocciamo mai di guardarla, staremmo ore a vedere un episodio dietro l’altro, ignorando le altre cose che dobbiamo fare. E quindi mi ha detto che sarebbe stato carino farti visita in base a questo principio, proprio come quando ci svegliamo la domenica mattina e, avendo la giornata libera, ne approfittiamo per vedere tutta la tv che vogliamo” disse il fisico teorico, scrollando le spalle.

Alquanto incredula, Amy spalancò la bocca.

“E quindi tu sei qui invece di...”.

“Oh, non ricordarmi che ora dovrei essere sul mio divano a guardare due episodi della serie classica di “Star Treck”!”.

“Oh, no, no, certo. Vieni, entra. Penny?”.

“Sì?” domandò quest’ultima, ormai seduta al fianco di Bernadette.

“Marnie è un amore, dille che può continuare a fare i suoi splendidi discorsi a Sheldon!” esclamò vittoriosa, esibendo la sua rosa rossa e guadagnandosi un bel sorriso da parte delle sue amiche.

 

 

Marnie si apprestò a cancellare gli ultimi esercizi alla lavagna, ponendo così fine al suo pomeriggio di ripasso.

Penny si era fermata a pranzo da Amy, invitandola a raggiungerla lì, ma aveva declinato l’invito, sapendo che poi non avrebbe potuto ripetere ed esercitarsi con calma.

Anche Leonard l’aveva raggiunta lì, così era stata sola nel suo appartamento fino alle sei del pomeriggio, fino a quando qualcuno non aveva bussato alla sua porta.

Immaginando che fosse la cugina, aprì, salvo poi trovarsi davanti Raj.

Le sorrideva timidamente, con le mani in tasca e l’espressione un po’ imbarazzata, che quasi non osava guardarla in faccia.

“Raj, ciao!” esclamò lei, alquanto sorpresa. “Se cercavi gli altri mi dispiace, sono da Amy, hanno pranzato lì”.

“Ciao, Marnie. No, in realtà sono venuto per te. Voglio dire... Volevo scusarmi per ieri”.

“Ma no, non c’è nulla di cui scusarsi! Come sta Cinnamon?”.

“Bene, bene! Oggi le ho dato i farmaci prescritti dal veterinario... Comunque... Posso entrare?”.

“Oh, sì, certo, entra!”.

Marnie si diede della stupida vista la sua mancanza di educazione in quei casi, ma non era abituata a comportarsi da padrona di casa.

Inoltre, il fatto che non fosse il tipo di ragazza che aveva decine di ragazzi alla porta, tranne i fattorini che le consegnavano la pizza, non giovava alla situazione.

“Accomodati! Posso... Offrirti qualcosa da bere? Un succo d’arancia?” domandò, avvicinandosi al frigo mentre il ragazzo prendeva posto sul divano.

“Certo, grazie”.

Cadde un silenzio imbarazzante, spezzato solo dal rumore del succo versato nel bicchiere di vetro che la ragazza di premurò di porgere a Raj.

“Ehm... Cosa hai fatto oggi?” chiese quest’ultimo, dopo aver bevuto il primo sorso.

“Ho ripetuto gli esercizi di ieri. Tranquillo, poi Sheldon mi ha dato una mano, sia ieri che stamattina”.

“Bene, bene! Io invece sono stato assillato da numerose videochiamate dei miei. Loro abitano in India, sai”.

“Oh, e come mai?”.

“Sono nato lì”.

Marnie si lasciò scappare una risata, scuotendo il capo.

“No, dicevo... Come mai ti hanno assillato?”.

“Oh, lo fanno da una vita, sai... Raj, dovresti sposarti! Raj,trovati un lavoro che ti faccia guadagnare di più! Raj, se vuoi fare coming out tranquillo, ci siamo già rassegnati!” esclamò, scimmiottando la voce del padre.

Quando notò che l’ingegnere lo fissava, sconvolta, si apprestò a portare le mani davanti a sè, come per fermare qualsiasi pensiero negativo.

“Non devo fare coming out, mi piacciono le ragazze!” spiegò. “Comunque, mi hanno assillato perché mia sorella Priya si è fidanzata con un ragazzo inglese e pretendono che io le imponga di mettersi con uno della nostra cultura”.

“Un inglese e un’indiana, wow, chissà cosa ne penserebbe Gandhi” osservò Marnie.

“Vorrei essere morto come Gandhi, almeno non dovrei subire tutte quelle urla!” esclamò l’indiano, per poi bere il resto del succo in un solo sorso, come se fosse un drink ad alto contenuto alcolico.

“Dai, l’importante è che tu sia qui e puoi sempre non rispondere alle chiamate. Io l’ho fatto quando sono stata mollata dal mio ex e mia madre mi assillava per sapere il perché e se mi piacesse qualcun’altro. Teme che morirò da sola visto che a nessun ragazzo può piacere una secchiona come me” .

Marnie terminò il suo breve discorso con una scrollata di spalle, poi accennò un breve sorriso.

Raj, dal canto suo, la guardò profondamente.

“Il tuo ex è un idiota. A me farebbe davvero piacere uscire con te” disse senza preamboli.

Scrutò la reazione della ragazza, che da scioccata divenne incredula, poi enigmatica.

“Ehm... Raj, mi stai invitando ad uscire?” domandò timidamente, sentendo la sua voce mancarle per chissà quale ignota ragione.

Non aveva febbre, nè mal di gola, nè influenza.

Quale termine medico avrebbe potuto spiegare quella condizione?

“Sì. Sempre se ti fa piacere. Altrimenti... Fingiamo che io abbia bevuto alcool e non un innocente succo, me ne vado e...”.

“No,no!”.

“Non ti fa piacere?”.

“No!”.

“Ok...”.

“No, Raj, che hai capito! Io... Oh, sono una scema! E’ che nessuno mi aveva mai invitata ad uscire, prima!”.

Perplesso, il ragazzo battè le palpebre numerose volte, confuso.

“Come?”.

Marnie annuì tristemente.

“Il mio ex non mi ha mai invitato ufficialmente. Sai, ci ritrovavamo sempre nello stesso gruppo di studio, e un giorno abbiamo finito di studiare tardi, così siamo andati a mangiare qualcosa in un fast food, poi mi ha baciato e... Boh, credo ci siamo messi insieme così” spiegò. “E so di essere fuori dal mondo, non ti biasimerei se dopo la mia spiegazione tu cambiassi idea”.

“No. Voglio ancora uscire con te, e poi magari non mi giudicherai male visto che non hai molti termini di paragone”.

Vedendo la perplessità di Marnie dipinta sulla sua faccia, si affrettò ad aggiungere: “Non sono un serial killer, eh! E’ che... Mi piace...”.

“Facciamo così, mi dirai cosa ti piace quando usciremo, ok?”.

Contento, Raj annuì, entusiasta. “Ti va di venire a cena da me, domani?” propose, alquanto speranzoso.

“Sì. Va bene”.

Marnie avvertì un brivido lungo la schiena, simbolo del fatto che fosse felice di sapere cosa significasse essere stata invitata per un appuntamento dopo ventiquattro lunghi anni di vita.

Alla fine, nonostante tutto, Penny aveva avuto ragione riguardo Raj.

 

Quando venne il momento di tornare a casa, Raj si congedò con la promessa di farsi sentire per mettersi d’accordo per il giorno dopo.

Marnie lo accompagnò alla porta, salutandolo con la mano alquanto timidamente, e notò quanto lui fosse felice nel momento in cui si allontanò dal pianerottolo senza nemmeno badare alla coppia che si stava baciando fuori alla porta dell’appartamento 4A.

Invece, Marnie non riuscì a non notare le figure di Sheldon ed Amy che si stavano scambiando un dolce bacio, magari per darsi la buonanotte.

Notò una rosa rossa nei capelli della neurobiologa, e ricordò che Leonard aveva suggerito a Sheldon di comprargliene almeno una.

Silenziosamente, per non farsi notare, chiuse la porta, rientrando nell’appartamento, salvo poi appoggiarsi con le spalle ad essa.

Sheldon, dopotutto, era umano.

Stava baciando la sua ragazza, che aveva ricevuto una bella rosa, anche grazie al suo intervento di molte ore prima.

Il pensiero di aver fatto qualcosa di buono e di essere stata invitata fuori da un ragazzo le scaldarono il cuore, ma comunque non si mosse di lì, finché non sentì i passi di Amy che si allontanava, iniziando a scendere le scale.

Sheldon l’aveva aiutata con le equazioni, lei gli aveva dato una mano con la sua ragazza.

Erano pari, si erano aiutati a vicenda, forse potevano definirsi amici.

Provò a scacciare la strana sensazione che sentiva nel suo petto – come se ci fosse qualcosa di ingarbugliato al suo interno – ma l’unica che riuscì a scacciare qualcosa fu Penny, quando aprì la porta dell’appartamento e la cugina, che se ne stava ancora contro di essa, volò sul pavimento.

“Tutto ok, tutto ok, scusate” disse la ragazza, decisamente rossa in viso, provando ad alzarsi, in direzione di Penny e Leonard. “Ero lì perché ho appena salutato Raj. Vado a cena da lui domani, buonanotte! Domani ho lezione presto!” si congedò, scappando in direzione della stanza di Penny, salvo poi ricordare che dormiva sul divano.

Si diede una manata sulla fronte, dandosi della stupida.

Doveva semplicemente calmarsi, era l’emozione per l’uscita, tutto qui.

E, nel frattempo, in tutto l’appartamento 4B rieccheggiava il “COOOOSA?” di Penny e Leonard.

 

*°*°*°*°*°*

Salve a tutti!

Eccoci qui, con il capitolo che ci fa entrare nel vivo dell’azione ^^

Molte di voi sono curiose perché non comprendono chi ruberà il cuore di Marnie, eheh.

Posso solo dirvi: in questo capitolo avete avuto un assaggio di ciò che accadrà, mentre dal prossimo la situazione sarà decisamente ingarbugliata.

E poi... Care Shamy  Shippers, spero avrete apprezzato il bacio fuori la porta xD

Sono felice di sapere che questa storia vi stia piacendo, davvero, le vostre recensioni mi riempiono di gioia :D

Ecco uno spoiler dal capitolo 5:

“Scusami, ma cosa ti fa ridere così tanto? Conosci mia cugina?” chiese Marnie, che non stava affatto apprezzando la figura che quella trentenne dall’aria dispotica stava facendo.

 

 

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Capitolo 5
*** ...E il primo appuntamento ***


5

Eccoci qui con il capitolo dedicato all’appuntamento di Marnie e Raj!

Come andrà?
Lo scoprirete solo leggendo eheh xDGrazie a chi continua a seguire questa storia ^^
Buona lettura!

milly

 

 

5. ...E il primo appuntamento

 

Marnie si guardava intorno, sorpresa di scoprire che quegli abiti succinti che vedeva spesso in tv esistessero sul serio.

Gli unici due vestiti più eleganti che aveva indossato in vita sua erano quelli che aveva indossato in occasione del diploma e della laurea, ma erano entrambi neri e abbastanza larghi, perché non le andava di mettere in mostra le sue forme.

Inoltre, non era assolutamente una ragazza con tutte le curve al posto giusto, e sua madre non faceva altro che farglielo pesare ogni volta che si avvicinavano ad un negozio di vestiti.

Era abbastanza alta, ma aveva i fianchi abbastanza larghi, una pancia non proprio piatta e delle braccia un po’ grosse, che la facevano sentire a disagio quando indossava una maglia a giro maniche.

Per questo, quando Penny e le ragazze le avevano proposto di uscire con loro per andare a fare shopping in vista dell’appuntamento con Raj si era opposta fermamente.

Aveva ceduto solo nel momento in cui sua cugina era andata a prenderla dopo le lezioni e, invece di portarla a casa, aveva parcheggiato nei pressi del centro commerciale, dove Amy e Bernadette la stavano aspettando.

“Io non voglio indossare chissà cosa! Lo capite?” esclamò esasperata quando si ritrovò tra decine di vestiti di Forever 21. “E in più non posso permettermi di spendere soldi per queste cose futili, la mia borsa di studio è limitata!”.

“A parte che Forever 21 è abbastanza economico... Te lo regalo io, tranquilla! Le vendite vanno a gonfie vele e posso fare un regalo alla mia cuginetta nerd” disse Penny.

“Non posso accettare, cuginetta figa” l’apostrofò Marnie, che non aveva gradito essere etichettata così. Era una persona normale, condividevano lo stesso ossigeno, accidenti! “Mi hai già regalato la lavagna e...”.

“E allora te lo regalo io” si offrì Amy, sorridendole. “Non ti ho ancora ringraziato per quello che hai detto a Sheldon, ieri. L’ho apprezzato molto, e ammetto di essere stata un po’ arrabbiata quando l’appuntamento è finito prima a causa tua”.

L’ingegnere scrollò le spalle. “L’avevo capito, non c’è problema. Non devi fare una cosa simile per me solo...”.

“Marnie, questo sarebbe perfetto!”  l’interruppe Bernadette, mostrandole un vestito blu molto ampio sui fianchi, che arrivava fino a metà coscia.

“Eh? Bernie, ma è troppo estroso!”.

“Estroso? Hai mai visto l’armadio di tua cugina?!”.

“Tu lo provi e basta!” esclamò Penny, ignorando il commento precedente.

“Voi non capite! Non posso presentarmi conciata così, con un vestito elegante, è una semplice cena a casa sua e... Non voglio fare la figura dell’idiota!” continuò a protestare Marnie. “Quando avevo sedici anni, i più popolari della scuola mi invitarono ad una festa in maschera, così mi presentai vestita da Hermione in occasione del Ballo del Ceppo... Ma era uno scherzo. Erano tutti vestiti normalmente, e scoppiarono a ridere nel vedermi conciata diversamente”.

Amy e Bernadette fecero un segno di comprensione, mentre Penny l’abbracciò con calore.

“Tesoro, devi andare avanti! E’tutto ok, non c’è nessuno scherzo, davvero!” la rassicurò.

“Potremmo procedere per gradi! Che ne dici di provare una gonna e una camicia carina?” propose Bernadette, comprensiva.

“Va bene...” asserì Marnie. “Dovete scusarmi se dico queste cose che possono sembrare strane, ma... Alcune esperienze non sono state molto piacevoli e ora che mi trovo bene qui non vorrei combinare casini” aggiunse, più preoccupata del dovuto, in realtà.

“Ti capiamo perfettamente, Marnie! Pensa che i miei amici del dottorato mi rinchiusero in una sauna con una foca in calore durante l’anno di studio in Norvegia... Non sei da sola!” la rassicurò Amy.

“Davvero?”.

“Sì, davvero!”.

“Io sono sempre stata presa in giro per la mia bassa statura, eppure ora sono felice con Howie e il lavoro che amo!” disse la microbiologa, sorridendole con fare rassicurante.

“Io... Io vi voglio bene, cerchiamo questo completo, dai!” concluse Penny,che si sforzò di ricordare momenti imbarazzanti del suo passato, ma senza alcun successo.

 

 

“Signori, cosa facciamo stasera?” domandò Sheldon, appena si fu seduto al tavolo della mensa dove Raj, Leonard e Howard lo stavano aspettando. “Voglio dire, che film vedremo?”.

“Io non ci sono... La madre di Penny vuole conoscermi e a quanto pare stasera parleremo tramite Skype. Yaaay!” esclamò Leonard, falsamente entusiasta, brandendo le braccia con un’energia che sembrava costargli la vita.

“Io devo andare a cena dalla mia ippo-mamma” sbuffò Howard.

“Bene. Allora rimaniamo solo io e te, Raj. Lascia che ti illustri il mio piano perfetto per una piacevole serata...” iniziò Sheldon, rivolto verso l’indiano, il quale, però, lo interruppe.

“Ehi,ehi, ehi! Sono impegnato! Che ci crediate o no, ho un appuntamento!” esclamò, soddisfatto e decisamente compiaciuto.

Non vedeva l’ora di raccontare della serata che avrebbe trascorso con Marnie, in realtà, e aveva aspettato il momento del pranzo per dirlo a tutti contemporaneamente-

Di scatto, Howard si voltò verso di lui, mentre Sheldon osservava quel comportamento con aria curiosa.

“Con Cinnamon?” lo prese in giro l’ingegnere, beffardo.

“Sì, se vuoi rimanere con lei visto che è stata male puoi dircelo, non ti giudicheremo” aggiunse Leonard, che, nonostante sapesse già tutto, non riusciva a approfittare di un momento simile per fare qualche battuta.

“Eri sarcastico?” chiese Sheldon.

“No!” borbottò Leonard, poco convinto.

“Esco con Marnie, viene a cena da me” spiegò Raj.

“Che cosa?!” urlò Howard.

Leonard si limitò ad alzare il pollice in direzione dell’amico, decidendo di non dire di aver saputo la notizia in anteprima, mentre Sheldon trovò un modo tutto suo per dare il suo originale contributo alla conversazione.

“Se la cara Beverly” – qui guardò il suo coinquilino – “Analizzasse la situazione, Raj, ti direbbe che il tuo provare ad instaurare un rapporto con un’ingegnere non è altro che causa del tuo desiderio represso nei confronti del tuo amico ingegnere che purtroppo è convolato a nozze prima di poter realizzare l’affetto reciproco che nutrite nei confronti dell’altro”.

“CHE COSA?!” urlarono Raj e Howard contemporaneamente.

Leonard ridacchiò, pensando che, dopotutto, non era l’unico ad avere in programma una serata stressante.

 

 

“In bocca al lupo, Mar! Andrà benissimo!”.

Circa quattro ore dopo, Penny accompagnò Marnie alla porta, dopo averle aggiustato per l’ultima volta il colletto della camicia azzurra che aveva abbinato alla gonna a ruota nera.

In ansia, Marnie si limitò a scrollare le spalle e a sorridere debolmente, dopo aver detto un semplice: “Ci vediamo dopo”.

Quando la porta alle sue spalle si fu chiusa, la ragazza si apprestò a scendere le scale, consapevole del fatto che Raj la stesse aspettando nella sua macchina fuori al condominio.

“Non è nulla, stai tranquilla! Andrà tutto bene, non dire assurdità e andrà tutto alla perfezione” si ripetè mentalmente, così assorta nei suoi pensieri che non si rese conto di aver urtato qualcuno.

Si ridestò, e notò di essersi imbattuta in uno Sheldon alquanto contrariato.

“Oh, scusami, Sheldon,scusami! Non volevo venirti addosso!” esclamò l’ingegnere, portandosi una mano alla bocca.

“Marnie! Ma dove hai la testa? Stavi per rovinare la mia cena!” rispose il fisico teorico, controllando che la busta con il cibo giapponese fosse integra e priva di danni.

“Scusami,ero soprappensiero e non ho avvertito la tua presenza” spiegò lei, deglutendo.

“Ciò non ti solleverà dall’aver avuto il tuo primo strike!”.

“Il mio primo che?!”.

Strike. Chiedi a Penny, lei è un’esperta in materia. Ora ti saluto, la mia perfetta serata in solitudine mi aspetta. Ciao!”.

“Ciao” replicò la ragazza, continuando il suo tragitto, pensierosa.

Perché era solo?

Ricordò che Amy avrebbe lavorato ad un esperimento, quella sera, glielo aveva detto quel pomeriggio.

Penny e Leonard sarebbero stati impegnati con la videochiamata con sua zia Lauren, e Howard e Bernadette?

Ah, sì, avevano la cena dalla signora Wolowitz, la mircobiologa se ne era lamentata ore prima.

Si bloccò, guardando verso l’alto, sostando secondo piano.

Se non avesse avuto quell’appuntamento, avrebbe potuto fargli compagnia, magari avrebbero studiato insieme e visto qualche puntata di un telefilm...

Poi, lo squillo di Raj la ridestò, così si decise a proseguire, scacciando quella strana sensazione che sentiva nel suo stomaco da almeno ventiquattro ore.

 

Appena la vide, Raj pensò che fosse davvero carina con i capelli raccolti in uno chignon e il volto leggermente truccato.

Gli infondeva sicurezza, perché sembrava una ragazza normale, simpatica, che non lo avrebbe preso in giro.

Le aprì la portiera dell’auto, con gentilezza, e la cosa sembrò emozionarla, tanto che lui sorrise.

Entrò a sua volta nell’auto, così emozionato a sua volta che ci impiegò qualche secondo per mettere in moto.

Si scambiarono qualche frase di circostanza durante il breve tragitto, per poi iniziare a parlare con più vivacità una volta fuori dal condominio in cui viveva l’astrofisico.

“Cinnamon dorme, così non potrà causare altri problemi, stasera” la rassicurò il ragazzo appena varcarono la soglia di casa sua.

Marnie annuì, mentre si guardava intorno.

La casa era ordinata, non sembrava quella di un trentenne single, ad essere onesti.

“Vedendo casa tua mi verrebbe da dire che sei sposato, sei troppo ordinato!” osservò, provando a mantenere il tono scherzoso.

“Dici così perché non hai ancora visto la cena...”.

Raj si avvicinò per sfilarle il cappotto, dicendole quella frase quasi sussurrando, in un modo che la fece sentire quasi in imbarazzo.

Si voltò mentre lui sistemava il cappotto nell’ingresso, e quando egli tornò la fissò, sorpreso.

“Stai... Stai benissimo!” esclamò.

“Grazie”.

“Prego, accomodati a tavola!”.

Marnie obbedì, e nel giro di qualche minuto si ritrovò davanti ad una sfilza di portate che sembravano appena uscite dal menù di un ristorante di lusso.

“Hai... Hai cucinato tu?” domandò, incredula.

“No, la mia moglie segreta, quella che tiene tutto in ordine!” la prese in giro Raj, tuttavia gongolante. “Scherzo, eh, sono contro la poligamia, io! Diciamo che negli ultimi anni mi sono impegnato, mentre i miei amici iniziavano relazioni che ora li hanno condotti a vari fidanzamenti ufficiali e matrimoni” sintetizzò, scrollando le spalle.

“Oddio! Io... Io so a malapena fare un toast” ammise la ragazza, squadrando incredula dei tortini di verdure dalla forma perfetta. “Solo che sono allergica ai latticini e...”.

“No problem, me l’ha detto Penny. Puoi mangiare tranquillamente!”.

“Grazie, Raj. Sei gentilissimo, non ho parole!”.

L’astrofisico si perse in un sorriso: era così strano non combinare alcun casino, essere a proprio agio...

“Posso accendere le candele o ti sembra... Eccesivo?” domandò, con cautela.

“No, no, vai, fai pure” concesse Marnie, che iniziava a sentirsi tranquilla.

Così, vide il ragazzo accendere le candele, spegnere le luci e poi servirle un piatto pieno di pietanze dall’aria invitante.

Era lei quella seduta di fronte ad un uomo, con le luci soffuse, che stava ricevendo sorrisi e occhiate dolci?

Se glielo avessero qualche mese prima, non ci avrebbe creduto affatto.

“Sembra tutto perfetto” mormorò, incredula.

Raj stava per replicare quando qualcuno bussò alla porta.

Senza capire, si alzò, dirigendosi verso l’entrata.

“Non aspetto nessuno, ovviamente! Scusami!”.

“No, fai pure, magari è un’emergenza” replicò Marnie, per poi sospirare di nascosto.

Guardò l’orologio: erano stati in pace per meno di mezz’ora, che record!

Forse era un vicino che aveva bisogno di qualcosa, pensò, visto che gli amici sapevano dell’appuntamento e Raj non aveva parenti in città.

Ebbe giusto il tempo di pensare ciò che sentì un sorpreso: “Priya! Ma che ci fai qui? Ma come sei ing... Oddio!”.

Non riuscendo a resistere, Marnie si alzò per controllare cosa stesse succedendo, e finì per trovarsi una donna indiana alla porta,visibilmente incinta e con un’aria di scuse stampata in faccia.

 

Non seppe come, ma nel giro di pochi istanti Marnie si ritrovò nel bel mezzo di un litigio con i fratelli Koothrappali come protagonisti.

Aveva davanti a sè la famosa Priya, quella che stava con un inglese e che i genitori avrebbero voluto sistemare con un indiano.

Era bella, con i lunghi capelli neri, un abito largo che non celava il pancione e i lineamenti alquanto arrotondati, ma aveva la stessa energia di un leone pronto a rincorrere una gazzella.

“Che significa che starai qui finché George non ritornerà a Pasadena?  Non sapevo nemmeno che fossi incinta!”.

“Sì, sono incinta. Sei mio fratello, no? Devi aiutarmi, non so dove andare e devo anche organizzare le nozze...”.

“Cosa?”.

“Mi sposo! La gravidanza è stata programmata proprio per convincere i nostri genitori che George mi ama e...”.

“Priya! Ma cos...”.

“E quindi domani tu mi aiuterai a dire a mamma e papà della gravidanza e...”.

“Ma perché, non l’hanno capito quando ti hanno vista in faccia durante le videochiamate?!”.

“Mi stai dando della grassa?!”.

“Ti sto dando della pazza incinta! Priya, ti rendi conto..?!”.

“Ehm, ehm, scusate”.

Marnie si fece coraggio per interrompere la discussione, dopo aver fatto due più due.

Se quella era la sorella di Raj, incinta, in procinto di sposarsi con quel George contro la volontà dei genitori, beh,si poteva dire che l’appuntamento fosse stato interrotto.

Non capiva perché ogni volta che lei e il ragazzo erano da soli, qualcuno a lui caro come il cane o la sorella dovevano creare problemi e interrompere la loro serata.

“Tu chi sei?” domandò l’indiana, che evidentemente non aveva gradito l’interruzione della discussione.

Marnie spalancò gli occhi, incredula: era lei quella che avrebbe dovuto usare quel tono infastidito, accidenti!

“Io sono Marnie” replicò goffamente, senza sapere cosa dire.

“Sì, lei è Marnie, la cugina di Penny che si è trasferita da poco qui. E questo è il nostro primo appuntamento che hai interrotto!” esclamò Raj.

Priya scoppiò a ridere, tanto che fu costretta a sedersi sul divano.

“Esci con la cugina di Penny!” disse ridendo, ancora incredula, come se fosse una cosa esilarante.

“Scusami, ma cosa ti fa ridere così tanto? Conosci mia cugina?” chiese Marnie, che non stava affatto apprezzando la figura che quella trentenne dall’aria dispotica stava facendo.

“Ma scherzi? Io sono stata con Leonard, circa quattro anni fa. Rido perché mi sembra assurdo che ti vada di uscire con Raj dopo che è andato a letto con Penny” spiegò.

“Che- Che cosa?!”.

Come una forsennata, Marnie si girò di scatto verso Raj, battendo numerose volte le palpebre.

“Tu e Penny... Avete... Cosa?!” ripetè ancora, senza capacitarsi dell’assurdità di quelle parole.

“Ma no, no, Priya ha esagerato!” si difese Raj, con il panico dipinto in faccia.

“Ho esagerato? Tu mi hai chiamato tutto gongolante, dicendo che la mia storia a distanza con Leonard sarebbe andata bene perché ormai tu e Penny vi adoravate dopo quella notte passata insieme!” disse Priya. “Penny non te l’ha detto?” chiese, rivolta a Marnie. “Chissà perchè non sono sorpresa...”.

L’ingegnere deglutì con fatica, sentendo di essere stata catapultata in un’altra dimensione.

Sapeva che Penny fosse uscita con tanti ragazzi, ma non credeva che nel momento in cui uno di essi si fosse fatta avanti con lei non le avrebbe detto nulla, specialmente dopo che aveva accettato di uscirci!

“Tu... Tu esci con me dopo essere andato a letto con mia cugina? Magari mi vedi come il suo rimpiazzo?!” urlò, con i pugni serrati a tal punto da far diventare le nocche delle mani bianche.

“Ma no, Marnie! E’ una storia vecchia, ci siamo ubriacati e...”.

“Io devo andarmene, scusate!”.

Come una furia, la ragazza corse verso l’ingresso, afferrando il cappotto e la borsa, con Raj che la seguiva.

“Marnie, credimi! Sono dispiaciuto, avrei dovuto dirti che...”.

“Avresti dovuto dirmelo, sì! Io... Diamine, mi stai facedo sentire come una stupida!” urlò lei, con il cuore che batteva a mille per la rabbia e il volto rosso come un peperone.

Aprì la porta, ma Raj la trattenne per un braccio.

“Per favore, lascia che ti spieghi! Fammi capire cosa devo fare con mia sorella e poi...”.

“E poi niente! Pensa a tua sorella, se esco con qualcuno vorrei stare al primo posto, non dopo mia cugina, tua sorella o chiunque altro! Lasciami in pace!”.

Marnie si liberò dalla stretta ed uscì dall’appartamento.

“Ma dove vai? Sei venuta qui con me... Non hai la macchina e non sai guidare, ricordi?”.

Ma Marnie non tornò indietro, piena di collera com’era.

Sentendosi stupido più che mai, Raj si affrettò a prendere il cellulare mentre guardava male la sorella.

“Rajesh, caro, non ci sai proprio fare!”.

Ignorandola, si affrettò a scorrere la rubrica e a premere il pulsante “Chiama”:

“Leonard? So che sei impegnato, ma ho bisogno del tuo aiuto...”.

 

Era sola, alle dieci di sera, nei pressi della casa del ragazzo con cui avrebbe dovuto cenare.

Non c’erano pullman, tutti gli amici erano impegnati, ed era arrabbiata con Penny per averle nascosto una cosa importante come l’aver fatto sesso con il suddetto ragazzo.

Passò davanti ad un bar, e vide un elevato numero di persone che beveva, rideva, si divertiva.

Qualche coppietta si stava baciando, qualcuno si teneva per mano sopra la superfice del tavolo...

Tutto ciò le sembrava così irraggiungibile, come se non fosse destinato ad essere un momento che avrebbe vissuto, prima o poi.

“E’ normale. Tutti hanno avuto le loro esperienze, tutti tranne me. E’ colpa mia, non loro. Sono una sfigata” si disse, prima di prendere un bel respiro ed entrare nel bar.

Prese posto dietro al bancone, e un barista alquanto carino la guardò con aria gentile.

“Cosa ti porto?” domandò, mentre puliva la superfice del bancone con uno strofinaccio.

“Qualcosa che mi faccia sentire sexy, desiderabile, e che mi faccia dimenticare come mi sento ora, ovvero uno schifo” rispose Marnie, seppur ironica.

Non si aspettava di vedere un cenno affermativo, in realtà, e nemmeno che egli prendesse un bicchiere minuscolo e lo riempisse di un liquido trasparente.

“Ecco”.

“Cos’è?”.

Il barista la guardò come se fosse un’aliena, poi, ridacchiando, disse: “La cosa perfetta da bere nel tuo caso”.

“Mi fido, allora!”.

“Devi bere tutto in un sorso, mi raccomando!”.

Obbidiente, Marnie prese il bicchiere, se lo portò alla bocca e bevve tutto in un sorso con una smorfia disgustata.

 

 

“Dove sei? Rispondi, per favore! Leonard”.

“Ehi, tu, straniero, potresti leggere e rispondere, per favore? Ci vedo doppio” esclamò Marnie tre shot di vodka dopo, ridacchiando.

Il barista la guardò, come se fosse un personaggio di un buffo cartone animato, e prese il cellulare della ragazza.

Comprendendo la situazione, rispose dicendo il nome del bar, più che altro perché aveva capito che quella ventenne occhialuta non aveva mai bevuto un goccio di vodka e si sentiva in colpa per averle dato qualcosa di così pesante.

Bastò qualche minuto per far sì che Leonard e Sheldon entrassero nel bar, la vedessero e le si avvicinassero.

“Marnie! Ma che ti è preso?” esclamò il primo, evidentemente preoccupato.

“Leoooonard! Stavo per chiamarti, ma... Non ci vedo bene, mi gira la testa... Non puoi sposare Penny! Ha fatto cose sconce con Raj!” ridacchiò Marnie, sussultando pesantemente.

“Penny ha fatto cose sconce con tutti, tranne che con me ed Howard, ovviamente. Non dovrebbe sposarsi mai, se questo è il tuo punto di vista” osservò Sheldon.

“Sheldon, è ubriaca!” gli rammentò l’amico.

“Magari fossi ubriaca... Sigh... Ma ciò potrebbe spiegare perché ho visto quella strega indiana...”.

“Cosa?”.

“Sì, la strega indiana, quella incinta, che dice di essere la sorella di Raj... E anche la tua ex! Hahaha! Dai, Leonard, uno come te non può aver avuto due ragazze in vita sua, hahahaha!”.

Fuori controllo, Marnie rideva così forte che rischiò di cadere dallo sgabello, tanto che Leonard fu costretto a sorreggerla.

“Stai parlando di Priya?!” chiese, senza capire.

“Sì... Pri... Ya.... Che stronza!”.

“Non uso quelle parole ma concordo, Marnie! E’ così che definirei Priya!” disse Sheldon. “Potrei quasi eliminare il tuo primo strike...”.

“Cosa? Ma se non hai mai eliminato nessuno dei miei... Oh, ma che sto dicendo, chi se ne importa! Marnie, vieni, torniamo a casa!”.

“Io a casa non ci torno, no! Non dormirò da quella stronza di Penny!”.

Ci volle un po’ prima che potessero essere in grado di farla alzare, ignorando i suoi commenti fuori luogo, anche perché Leonard era alquanto sorpreso e infastidito dal ritorno di Priya e Sheldon odiava dover contribuire nel dover aiutare a trascinare quei sessantacinque chili che non ne volevano sapere di trovare un equilibrio e camminare da soli per arrivare alla macchina.

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Capitolo 6
*** ...E la questione del reggiseno ***


6

6.... E la questione del reggiseno

 

Trascinare Marnie per ben quattro rampe di scale fu davvero dura.

Sheldon sbuffava, sostenendo che il braccio della ragazza attorno al suo collo l’avrebbe strozzato, mentre Marnie ridacchiava per ogni cosa e diceva in continuazione parole del tipo “Penny”, “Raj”, “Stronzi”.

“Dovrebbero vietare alle donne di bere, dico sul serio! Ogni volta che Amy è sbronza mi dice idiozie che da quel che ho capito dovrebbero servire a dirmi che sono sexy. Pfff” sbottò Sheldon, appena giunsero al quarto piano.

“Sei sexy a modo tuo, sì!” esclamò Marnie, allontanando il suo braccio dalle spalle di Leonard e gettandosi esclusivamente addosso al fisico teorico, che rimase imbambolato, sorpreso, mentre si ritrovava avvolto dalle braccia della ragazza che gli arrivavano a stento alle spalle.

“Leonard. Leonard! Aiuto! Come me la tolgo di dosso?” urlò Sheldon, immobile, quasi in panico.

Leonard sbuffò. “E lo chiedi a me? Ti sembro uno che ha avuto un problema del genere in passato?” domandò sarcastico, decidendo di vendicarsi per tutte le volte che era stato preso in giro.

Marnie strinse la presa, tanto che Sheldon provò a liberarsene con uno strattone e, come risultato, la fece cadere per terra.

“Ehm, Leonard! Leonard! Aiutala a rialzarsi!” urlò lui, quasi come se avesse a che fare con una bambola di cristallo allo stesso tempo infetta.

“Aspetta che chiamo Penny, non sa nulla di questa storia e spero non sia arrabbiata perché ho mollato lei e sua madre”.

“She-Sheldooon... Mi gira la testa! Aiutami!” urlò Marnie, con una voce stridula da far venire i brividi.

Provò a rialzarsi, ma cadde, e l’unico punto di appoggiò che trovò fu la gamba del fisico, il quale però fece di tutto per allontanarla.

“Che fai? Mi abbandoni anche tu?” piagnucolò la ragazza, stendendosi per terra, esausta.

“Cosa? La tua frase implica che qualcuno ti abbia abbandonato e che...”.

“Sheldon, Sheldon, ci penso io!” l’interruppe Penny, sfrecciando fuori dall’appartamento 4B e abbassandosi al livello della cugina.

Quando ella la vide, sgranò gli occhi e iniziò a muovere i pugni come se fossero una centrifuga.

“Tu, stronza! Sei andata a letto con Raj!” esclamò, senza controllarsi.

“Tesoro, calmati, sei ubriaca e...”.

“Io sarò pure ubriaca, ma... Ma tu sei stata falsa! Dovevi di-dirmelo!” urlò Marnie, singhiozzando e iniziando a piangere disperatamente. “Siete tutti felici e contenti... E io sono sola... Sono sola! Sola! Voglio tornare a New York! New York!” continuò ad urlare, agitandosi freneticamente.

“Marnie, calma, ora ti aiuto a...”.

“Lasciami, lasciami stare, Penny! Ti odio!”.

Colpita, Penny si immobilizzò, gli occhi improvvisamente lucidi, ferita come non mai.

La cugina era sbronza, sì, ma lei era un’esperta in quel settore e sapeva che in mancanza di lucidità si tendeva a dire ciò che si pensava veramente.

“Marnie, io ti voglio bene, e ti giuro che tra me e Raj... Non è successo nulla! Non riesco a vederti in queste condizioni!”.

“Sheldon, Sheldon, aiutamiii”.

Perplesso, Leonard fissò prima Marnie, poi il suo coinquilino.

“Sembra che al momento si fidi solo di te” osservò.

“Ma deve perdonarmi, io devo spiegarle la situazione, è una cosa meno grave di quello che è! Aiutatemi, su!” disse Penny, e Leonard si avvicinò prontamente a lei per darle una mano nel sollevare Marnie.

Stranamente, ella si agitò poco, seppur continuando ad inveire, e per la coppia fu un sollievo vederla stesa sul divano dell’appartamento di Leonard e Sheldon.

“Sono preoccupata, deve essere la prima volta che beve così tanto! Ed è per colpa mia! Dovevo dirglielo, ma era così felice di uscire con Raj, di iniziare ad ambientarsi...” si lamentò Penny, passandosi una mano sul volto.

“Da quello che possiamo dedurre, è stata Priya a spifferare tutto” disse Sheldon. “Ehi, toglietela dal mio posto!” aggiunse. “Non vorrete che puzzi di alcool, vero?”.

“Sheldon, per favore, sii comprensivo, è questione di poco, aspettiamo che si addormenti e la porto da me” sbottò la bionda, per poi accarezzare i capelli della cugina, che si agitò.

“Penny, via... Vattene! Domani chiamo a casa e torno, sì, sì...” sussurrò, per poi chiudere gli occhi.

“Ma cosa dici, Marnie?” esclamò Leonard, preoccupato a sua volta, anche per la faccia impaurita e triste di Penny.

“Tranquillo, Leonard. Se è come sua cugina, che ha deciso mille volte di tornare in Nebraska, tra otto anni sarà ancora qui” sussurrò Sheldon, facendo l’occhiolino.

 

 

Marnie si svegliò in una camera che non era la sua.

Stava dormendo in un vero letto, non su quel materasso non proprio comodo che faceva parte del suo divano letto.

Aprì gli occhi con difficoltà e notò di essere circondata da action figures di vari supereroi e da alcune pareti dal colore chiaro.

Lentamente, con un mal di testa lancinante, si mise a sedere e una foto di Penny e Leonard sul comodino le fece capire di essere nella stanza del ragazzo di sua cugina.

Sua cugina, sì.

Provò a ricordare gli avvenimenti della sera precedente, e purtroppo per lei fu in grado di ricordare quasi tutto: l’arrivo di Priya, la scoperta di quell’assurda notte tra Penny e Raj, lei che scappava, il bar, quegli shots, l’arrivo di Leonard e Sheldon, lei che si stringeva a Sheldon, che cadeva, che urlava contro Penny...

“Diamine!” esclamò.

Si sentiva davvero stupida, si era comportata da immatura, ma dall’altra parte era ancora arrabbiata per non essere stata avvisata circa il passato di sua cugina e Raj.

“Stupida, stupida, stupida!” si autoaccusò. “Sei una bambina! Hai detto di voler tornare a New York e ti sei gettata addosso a Sheldon, ma che ti prende?”.

Il suo monologo fu interrotto da ben tre bussate seguite dal suo nome, e non seppe perché si premurò di passarsi una mano tra i capelli prima di dire “Avanti”.

Sheldon entrò nella stanza, con un’espressione neutra.

“Buongiorno, Marnie. Il mio udito vulcaniano ha sentito il tuo monologo, e sono venuto per dirti che c’è del caffè pronto ad aspettarti e delle pastiglie ottime per il post sbronza che ti ha lasciato Penny. Ah, e tra un’ora hai lezione, ovviamente. Leonard verrà a prenderci come al solito”.

“Grazie, Sheldon. Ma perché ho dormito qui? E dov’è Penny? Devo scusarmi...” esclamò Marnie, preoccupata.

“Hai insistito, non volevi tornare a casa vostra e hai minacciato Penny dicendo che svilupperai il modellino di un robot zombie per nutrirsi del suo cervello inesistente nel caso in cui non se ne fosse andata... Così lei e Leonard hanno deciso nel lasciarti qui, hanno aspettato che ti addormentassi e poi si sono addormentati entrambi sul divano. Ora Penny è già a lavoro ma si è premurata di controllare come stessi e di lasciarti quelle pasticche visto che hai lezione” spiegò Sheldon. “Ora, se vuoi scusarmi...” si avvicinò alle tende e le aprì, inondando di luce la stanza.

“Oddio, no!”.

Proteggendosi il viso, Marnie scattò giù dal letto, per poi cadere a causa di un piede che le si era addormentato.

Sheldon le si avvicinò.

“Se hai intenzione di gettarti addosso di nuovo, sappi che urlerò. Non lascio che Amy lo faccia, se non in determinate occasioni, figuriamoci se...”.

“Ho capito, tranquillo, anzi, scusami, non ero in me ieri sera” mormorò Marnie, colpita da quelle parole.

Mano a mano si rialzò, appoggiandosi al comodino di Leonard, salvo poi scoprire che Sheldon aveva strabuzzato gli occhi all’altezza del suo petto e poi era corso via dalla stanza senza dire nulla.

Abbassò lo sguardo, e notò con orrore di avere la camicetta decisamente sbottonata, in modo da mettere in bella mostra il reggiseno a balconcino e push up che le lasciava più di metà seno scoperto.

“Cooper, tu non hai visto niente!” urlò, zoppicando come una matta mentre si abbottonava la camicia. “E’ assurdo! Il primo ragazzo che vede il mio reggiseno è Sheldon Cooper!”.

Sheldon era di spalle, intento nell’aggiungere dei cereali alla sua porzione di latte.

“Se può consolarti, nemmeno io ho mai visto una ragazza in reggiseno prima d’ora, se escludiamo le donne in bikini che frequentavano la piscina in cui mi costringevano ad andare tra i sei e i dieci anni. Eppure non sono così sconvolto!” la criticò.

Marnie prese posto su uno degli sgabelli, sospirando.

“Almeno non sei nella lista di quelli che hanno visto mia cugina nuda” disse, scrollando le spalle.

“Per amor del vero, Marnie, devo correggerti. Era il 2009, Penny aveva avuto un incidente nella vasca, e sono stato costretto a soccorrerla. Mentre l’aiutavo a vestirsi per andare in ospedale, ad occhi chiusi, purtroppo ho visto il suo sedere e ho erroneamente palpato quella che credo sia quella che in gergo si è soliti chiamare una tetta” spiegò Sheldon.

L’ingegnere sgranò gli occhi, e ringraziò il fatto di non aver ancora bevuto il suo caffè perché di sicuro glielo avrebbe sputato in faccia con poca grazia.

“Ma Leonard ed Amy lo sanno, e se a loro sta bene, non capisco il perché di questa tua espressione facciale. Non sono bravo a decifrare i volti, ma direi che sei sorpresa”.

“Sì, sorpresa che tutta Pasadena abbia visto Penny nuda”.

“Non capisco la sorpresa. In quanto componente dello stesso albero genealogico, dovresti conoscere il passato di Penny”.

“Non ci frequentiamo da dieci anni, Sheldon. Comunque, non sono affari miei e.... E ho lezione tra quarantacinque minuti, devo correre a farmi una doccia e a vestirmi, anche se ora più che mai ho un mal di testa pazzesco...” disse la ragazza, bevendo il caffè in un sorso.

Poi assunse una di quelle pastiglie gialle che Penny le aveva lasciato, e uscì di corsa dall’appartamento, senza nemmeno dire “Ciao”.

 

 

“Leonard, Leonard!”.

Ad ora di pranzo, Marnie ebbe la fortuna di incontrare il fisico sperimentale in uno dei corridoi del dipartimento di fisica.

Lui la guardò, con un sorriso di circostanza. Quella mattina l’aveva accompagnata all’università, ma era stata decisamente silenziosa.

“Scusami, stamattina ero un po’ fuori fase...”.

“Ma è normale stare così se Sheldon Cooper ha visto il tuo reggiseno e metà di ciò che contiene” disse Leonard, decidendo di metterla sullo scherzo.

Marnie spalancò la bocca, arrossendo.

“Cosa? Te l’ha detto lui?!” urlò, con voce acuta.

“Sì, lui mi dice tutto Marnie. Ha fatto una chiamata a tre, avvisando sia me – in quanto tuo futuro parente – sia Amy. Non penso che lei però abbia capito al cento per cento, visto che aveva appena finito il turno notturno ed era in procinto di addormentarsi”.

“E non ha detto altro?”.

“Ha messo in dubbio che Penny si sia rifatta il seno visto che il tuo è più piccolo, e ha detto che devo scoprire la verità prima di sposarla perché non è giusto iniziare il matrimonio basandolo su delle bugie. Non me lo far ricordare, per favore!”.

“Oh. E pensa che indossavo il push up... Comunque, volevo scusarmi per ieri! Davvero, sono stata una bambina, ho esagerato, e non vedo l’ora di chiarire con Penny. Sei stato gentilissimo nel venirmi a prendere al bar e a lasciarmi il tuo letto, davvero, e sono felice di sapere che un ragazzo d’oro come te entrerà nella mia famiglia in futuro” si scusò Marnie.

Leonard le sorrise sinceramente, scuotendo il capo.

“Ma no! E’ stato un piacere, tutti abbiamo dei momenti difficili. Magari potresti ripagarmi andando a dormire da un’amica in futuro, in modo da lasciare il vostro appartamento a me e Penny” azzardò il fisico, ridacchiando.

“Sarà fatto, anche se probabilmente dovrò dormire per strada visto che non ho altri amici” ironizzò Marnie.

Si abbracciarono, suggellando un altro passo in avanti nella loro amicizia, ma furono interrotti da un “Ehm, scusate”.

Si voltarono, e trovarono Raj alla loro destra, che li fissava con aria dispiaciuta.

“Io... Ho una cosa importante da fare ora, ciao...” se la squagliò Leonard.

“Ok. Priya ti saluta. E’ incinta di sei mesi, e ha riso quando le ho detto che ti sposerai con Penny” gli urlò contro Raj.

“Dì a Priya che è lei che ha fatto la stronza, anni fa!”.

Quando rimasero da soli, Raj deglutì.

“Ti va di venire un secondo nel mio ufficio?”

Non avendo altra scelta, Marnie annuì e lo seguì, per poi sedersi.

“Io... Avrei dovuto ascoltarti, ieri, invece di fuggire” iniziò, senza lasciargli il tempo di parlare. “E poi io sono qui da nemmeno dieci giorni, non ho il diritto di giudicare il passato di nessuno. E’ solo che... Avrei preferito saperlo, prima di uscire con te” spiegò.

Raj annuì, strofinandosi nervosamente le mani.

“Hai ragione. Marnie, prima di tutto, ho esagerato con Priya, le ho detto una bugia! Nella mia vita ci sono state così poche ragazze che dire di essere stato con Penny l’avrebbe zittita per un po’. In pratica, circa tre anni e mezzo fa, mi sono trasferito momentaneamente da Sheldon perché Leonard stava con mia sorella, dopo essere stato un anno con Penny, e odiavo averli entrambi in casa, mi mettevano a disagio. Così, una di quelle sere, io e tua cugina abbiamo bevuto fin troppo, siamo finiti a letto, nudi, ma non abbiamo combinato nulla, te lo posso garantire! Mi sarebbe piaciuto, ovvio, ma non è successo e al momento ne sono felice perché... Beh, ho avuto il piacere di conoscere sua cugina, ed è mille volte migliore” rivelò l’astrofisico, un po’ imbarazzato.

Toccata e sollevata, Marnie si lasciò scappare un sorriso soddisfatto, salvo poi tornare seria.

“Ne sono felice ma... Raj, da quel che ho capito al momento sei preso da tua sorella e preferisco tornare alla situazione iniziale” ammise.

Il ragazzo battè numerose volte le palpebre, perplesso.

“Non vuoi più uscire con me? Non ti piaccio?” domandò.

“Sei dolcissimo, Raj, sei tutto quello che potrei chiedere in un ragazzo, ma... Prendiamoci un po’ di pausa, dopo ieri. Ho capito che ci sono dei lati di me che devo migliorare, voglio conoscervi tutti meglio, ambientarmi... E tua sorella mi spaventa, ad essere onesti” aggiunse lentamente.

“Starà qui solo per un mese, Marnie! Questa non è una scusa plausibile, io non capisco!” obiettò Raj, ferito. “Ricordi come stavamo bene, ieri? A lume di candela, felici, a nostro agio...”.

“Raj, non insistere, per favore”.

Marnie si stava odiando come non mai: era dispiaciuta per quello che stava dicendo, era lusingata nel vedere un ragazzo così carino e dolce disposto a frequentarla, ma il suo cuore le diceva di smettere, di prendersi una pausa.

“Allora, abbiamo chiuso?”.

“Non abbiamo mai iniziato, Raj” gli ricordò tristemente. “Il nostro appuntamento è durato circa venticinque minuti e... Se può consolarti, una parte di me sperava... Di concludere la serata con te che mi accompagnavi a casa e mi davi il bacio della buonanotte. Ma ora, io... Non lo so...” concluse, sentendo un magone orribile mentre si alzava, dirigendosi verso la porta con lo sguardo basso.

“Posso rimediare ora, Marnie!” esclamò Raj, alzandosi.

La fermò per il braccio, le accarezzò il viso e le lasciò un bacio sulla guancia, prima di spostarsi mano a mano verso le sue labbra.

“No, Raj, no”.

L’ingegnere si spostò prima che fosse troppo tardi. “Non è successo nulla, dammi un po’ di tempo. Ci vediamo a cena da Leonard, stasera” si congedò, liberandosi dalla sua presa e chiudendo la porta alle sue spalle.

“Questo lo conto come preliminare, sì” borbottò Raj, prima di sospirare pesantemente, triste più che mai.

 

 

Quando Penny tornò a casa, fu sorpresa di trovare il piccolo tavolino della cucina-soggiorno imbandito.

C’era del vino, e due cartoni che probabilmente contenevano pizza.

“Cosa...?”.

“Ciao, Penny”.

Marnie spuntò da sotto il tavolo, imbarazzata, mostrando un orecchino che evidentemente le era caduto.

Lei e Penny si guardarono per un po’, senza dire nulla, poi, come per magia, si ritrovarono abbracciate, strette l’una all’altra con una morsa di ferro.

Con sommo orrore, Penny comprese che Marnie stava piangendo.

“Tesoro, ma cosa...?”.

“Scusami, Penny. Ricordo le cose brutte che ti ho detto e... Mi dispiace! Sono un mostro, non è colpa mia se sono insicura, priva di esperienze... Avrei solo voluto che tu me lo dicessi, quando ti ho detto dell’uscita! Mi è sembrato di tornare indietro, quando la bella ragazza di turno mi soffiava via tutte le speranze di uscire con qualcuno...” spiegò, singhiozzando. “Raj mi ha detto che non avete fatto nulla, ma non me la sono sentita di continuare a vederlo, mi sento in colpa e...”.

Non riuscì a continuare, perché la porta dell’appartamento si aprì, rivelando un’Amy piuttosto arrabbiata, che camminava quasi a passo di marcia.

“Tu! Come hai osato mostrare il tuo reggiseno e metà di quelle noci che ti ritrovi al mio Sheldon?” urlò. “Capisci che lui non ha ancora nemmeno visto nè il mio reggiseno nè il cardigan che ho sotto il primo cardigan?”.

“Amy! E’ stato un incidente, ieri mi sono ubriacata e...”.

“So tutto, so tutto! Già Penny mi ha tolto la possibilità di essere la prima donna che un giorno il mio ragazzo palperà, ora ti ci metti anche tu a togliergli un’altra prima volta?!”.

“Amy, per favore, non è nulla! E’ lui che continua a dirlo in lungo e in largo da oggi!”.

“Perché mi è fedele e non ha nulla da nascondermi! Avresti dovuto chiamarmi!”.

“Amy, Marnie ha avuto una giornataccia” s’intromise Penny. “E ci stavamo chiarendo, quindi, per favore, puoi tornare tra poco?”.

Amy annuì, poco convinta.

“Ok, ok, ma sappi che devi stare attenta, ragazzina, se non vuoi trovarti la casa piena di scimmie. Almeno ha visto il tuo reggiseno e non quello di Bernadette... Lì sì che temerei il confronto...” disse, prima di uscire dall’appartamento e tornare in quello di fronte.

“Mi fa tanta tenerezza, come se qualcuno potesse rubarle Sheldon!” ridacchiò Penny.

Marnie imitò una risatina nervosa, sentendo lo stomaco in subbuglio, per poi cambiare argomento.

“Mi hai perdonata?” chiese.

“Ma certo, non hai fatto nulla che io non abbia fatto milioni di volte. Un po’ di vergogna ti ci voleva, sei troppo perfetta!”.

“Dici? Perchè ne sento proprio tanta...” ammise la ragazza, sforzandosi di non pensare ad Amy e alla questione della camicia sbottonata. “Comunque, mi dispiace ma ceneremo qui. Sia perché così puoi dirmi delle cose su di te che ignoro ma che dovrei sapere, sia perché di là c’è Raj e non mi va di vederlo dopo che ha provato a baciarmi”.

“Addirittura?”.

Marnie annuì, sconsolata.

“Bene, lasciami avvisare gli altri e torno” disse Penny, entusiasta.

Quando fu da sola, Marnie sospirò, sedendosi.

“L’unica soluzione è stare per fatti miei e ignorarli entrambi” disse, decisa, sussurrando.

Deglutì, e notò di avere il battito accelerato.

Ripensò allo sguardo di Sheldon quando le aveva visto il reggiseno, e sentì il viso andare a fuoco.

Tuttavia, i suoi pensieri furono interrotti dal ritorno di Penny.

“Eccomi, ah, lasciami che ti dia l’ultima news... Venerdì sera io e Leonard andiamo ad Omaha! Così conoscerà dal vivo mamma! Non è un problema se ti lascio qui da sola per un weekend, vero?” chiese, tra l’entusiasta e il preoccupato.

“Da sola, qui?!”.

“Sì. Male che vada puoi chiedere aiuto a Sheldon, no? Ma tranquilla, ama stare da solo, non ti darà fastidio! Anzi, potresti approfittarne per dare una festa con gli altri dottorandi e...”.

Ma Marnie non la stava ascoltando.

Il suo livello di attenzione si era azzerato dopo il semplice concetto che le era stato esposto: lei, sola per tre giorni con Sheldon come unico vicino.

Deglutì.

Il destino la odiava, decisamente, non c’era altra soluzione.

 

*°*°*°*°

 

Tadààà.

Chissà quante Shamy shippers mi stanno odiando, ora come ora! xD

Vi ricordo sempre che sono una di voi, eh!

Comunqueee... Marnie si ubriaca, se la prende con Penny, dorme nella camera di Leonard e mostra il suo reggiseno a Sheldon, senza volerlo.

E a quanto pare passerà un weekend da sola, con lui come unico vicino.

Cosa succederà?

Purtroppo non so quando aggiornerò perchè sabato prossimo mi laureo e ho mille cose da fare, è già un miracolo aver pubblicato oggi ^^’

Comunque, vi lascio uno spoiler come sempre:

Ricambiò il bacio, felice, e lasciò che lui la sovrastasse, mentre le sbottonava la camicetta.

 

Sono stata molto cattiva, lo so xD

A presto!

Milly.

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Capitolo 7
*** ...E la follia del weekend ***


7
Eccomi!
Sono reduce da giornate assurde, ma ho appena avuto dieci minuti liberi quindi eccomi qui :D
Sono davvero di corsa, ma leggendo le vostre recensioni non volevo lasciarvi con il dubbio per un’altra settimana, quindi... 
Eccovi il capitolo dello spoiler fatale xD
Ora corro a rispondere alle recensioni, spero che vi piaccia!
Pregate per me, che ho una paura matta per la seduta di laurea ^^’
Fatemi sapere che ne pensate e grazie a tutti coloro che seguono la ff :D
Bacioni!
Milly.

 

7... E la follia del weekend

 

“Amy lavorerà fino a tardi”.

“Oh, quindi siamo solo io e te. So che ami stare da solo, quindi tornerò a casa...”.

Marnie si avviò verso la porta, ma avvertì una presa attorno al suo braccio che la costrinse a voltarsi, trovandosi faccia a faccia con Sheldon.

“Rimani qui, mi fa piacere averti intorno. Stasera pensiamo ad approfondire la nostra amicizia, che dici?”.

Marnie deglutì, incredula, ma non oppose alcuna resistenza quando Sheldon la trascinò sul divano e si tolse di scatto la maglia a mezze maniche e poi quella a maniche lunghe che aveva sotto, rimanendo a dorso nudo.

“Sheldon!”.

“E’ ancora presto per urlare il mio nome, piccolina...”.

Prima che potesse replicare, le labbra di Sheldon erano sulle sue, fameliche più che mai, per regalarle quel bacio appassionato che desiderava da giorni e a cui pensava prima di addormentarsi e appena sveglia.

Ricambiò il bacio, felice, e lasciò che lui la sovrastasse, mentre le sbottonava la camicetta.

Lasciò che i polpastrelli accarezzassero il petto dell’uomo, fino a gettargli le braccia al collo, per non lasciarlo andare in nessun modo.

“Volevo farlo da quando ci siamo conosciuti... Lascerò Amy per te, promesso...” sussurrò lui contro il suo orecchio, mentre le baciava il collo con eccessiva voluttà, regalandole numerosi brividi lungo la schiena.

Marnie sorrise, per poi rifiondarsi su di lui, finché uno strano rumore non la distrasse...

Un rumore familiare che non riusciva a ricordare...

Toc- Toc- Toc “Marnie!”.

Toc- Toc- Toc “Marnie!”.

Toc- Toc- Toc “Marnie!”.

Marnie si svegliò di soprassalto, salvo poi urlare come un’ossessa quando si ritrovò uno Sheldon seduto sul suo letto che aveva appena finito di bussare contro il legno del mobile vicino ad esso.

“Ehi, perché urli?!”.

Ma Marnie non replicò, tutta rossa in viso. Si alzò di scatto e corse verso il bagno come una furia, dove si specchiò e notò di essere... Strana.

Era sconvolta, accaldata, e il suo primo istinto era quello di uscire dal bagno, prendere Sheldon, gettarlo sul letto e finire quello che avevano iniziato nel suo sogno.

Non aveva mai fatto un sogno del genere su un ragazzo vero, accipicchia!

Le era successo con numerosi attori, ma mai con un uomo in carne ed ossa, che probabilmente non avrebbe pronunciato mai nessuna delle parole dette nel sogno.

Aveva bisogno di una doccia fredda, subito, altrimenti i suoi ormoni avrebbero avuto la meglio.

Non ebbe nemmeno il tempo di sfilarsi la maglia del pigiama che udì di nuovo quelle odiose tre bussate seguite dal suo nome.

“Sheldon! Piantala, che vuoi?!” urlò, alquanto disperata.

“Dobbiamo fare il piano per questo weekend, visto che Leonard non c’è. Devo vedere quanto puoi essermi utile nella conduzione delle mie attività regolari” le ricordò.

Voleva che lei sostituisse Leonard, quindi avrebbero passato del tempo insieme, cosa che voleva evitare e che aveva fatto negli ultimi quattro giorni.

“Posso farmi una doccia, prima?” domandò, esasperata.

“No. Ho da fare prima che Leonard parta e...”.

“Ok, ok!”.

Sospirando, Marnie prese un elastico, raccolse quella chioma indistricabile che si ritrovava e si sciacquò il viso con l’acqua gelida.

Quando uscì dal bagno, si ritrovò il vicino di fronte che attendeva.

“Posso recuperare i miei occhiali?” chiese, irritata e decisa a non mostrare nessun segno di cedimento.

“Certo, Marnie, certo. Siamo in un paese libero, purtroppo. L’America dovrebbe assomigliare di più alla Cina, secondo il mio punto di vista, e l’unica opinione dominante dovrebbe essere la mia. Riesci ad immaginare? Un mondo dove chi osa contraddirmi finisce dritto filato in piazza, dove viene torturato da alcuni uomini di fiducia, che poi troverei il modo di torturare a mia volta perché...”.

“Sheldon, accipicchia, non trovo i miei occhiali e con le tue chiacchiere nelle orecchie non riesco a concentrarmi!”.

Il motivo per cui le risultava difficile concentrarsi era un altro, ma era meglio non dirlo ad alta voce.

“Ecco. Ora saresti finita dritta in piazza e mi staresti scongiurando per salvarti” mormorò Sheldon, sognante, mentre la seguiva nel soggiorno. “Eccoli, comunque” aggiunse, trovando gli occhiali sul tavolino e porgendoglieli.

“Grazie”.

Marnie li inforcò e si trovò davanti il volto nitido di quello scienziato da strapazzo che, purtroppo per la sua salute mentale, occupava fin troppo spesso i suoi pensieri, ultimamente.

“Vedi, ecco le buone maniere! Il mio metodo non è stato messo in atto e già funziona!”.

“Sheldon, senti” lo interruppe Marnie, impaziente. “Cosa volevi dirmi? Perché sei qui?”.

“Devo sapere quanto puoi sostituire Leonard ora che mancherà per il fine settimana. E anche Penny, a dirla tutta. Quando fai il bucato?” domandò, con un’aria precisa il fisico teorico, squadrando l’ingegnere come se la stesse esaminando.

“La domenica” rispose lei, senza capire.

“Hai da fare, domani sera?”.

Il cuore di Marnie perse dei battiti.

Glielo stava chiedendo davvero? C’era una remota possibilità che il suo sogno si avverasse?

Prima di poter ragionare e capire che non ci fosse alcun secondo fine, non si controllò e disse: “No, sono liberissima!”.

“Perfetto, quindi puoi fare il bucato con me, domani. Sostituirai Penny. Prima odiavo dover rispondere alle convenzioni sociali, ma anno dopo anno mi sono abituato alla sua presenza, sai? Prendere in giro il suo povero vocabolario, le sciocchezze in cui crede... Chiamami romantico, se vuoi”.

Marnie sapeva che non significava nulla, che non avrebbe dovuto passare del tempo extra con lui, eppure accettò, odiandosi.

“Va bene...”.

“Grandioso. Poi, cena. Allora. Domani sera ci sarà Amy, domenica ci saranno i ragazzi... Per quanto riguarda stasera, è incerto. Howard non sa se venire e Raj teme d’incontrarti, come nell’ultima settimana. Hai combinato un bel pasticcio, ingegnere! Lui guarisce dal mutismo selettivo e tu gli fai tornare la paura di vedere una donna”.

“L’unica donna di cui dovrebbe avere paura è quel mostro di sua sorella” commentò acidamente Marnie, che odiava la situazione che si era creata con Raj.

Lui le aveva mandato un dolcissimo sms in cui le diceva che gli mancava e lei, da gran bastarda, l’aveva ignorato ma sentendosi decisamente in colpa.

“E’ una battuta? Concordo, anche se non so se si possa concordare con una battuta o limitarsi a ridere” disse Sheldon, ridendo in un modo alquato strano.

“Tu la conosci,vero?”.

“Purtroppo sì. Ah, è una storia lunga Marnie. Potremmo stabilire di parlarne domani, nella lavanderia”.

“Certo”.

“Idiota, idiota, farete il bucato e basta, idiota! Non significa nulla... Anche se, diciamolo, Raj ha iniziato così, con la scusa degli esercizi, e poi è arrivato l’invito ufficiale... Ma lui ha Amy! Amy! E’ impegnato... Oh, guarda quegli occhi! Che carino che è!”.

La ragazza impiegò un po’ per far tacere la sua voce interiore, e si accorse di essersi persa una parte del discorso.

“... E quindi niente fumetteria, niente cena thai...”.

“Sheldon, scusa, pensavo ai panni da lavare. Cosa stai dicendo?”.

Sbuffando, il fisico teorico alzò gli occhi.

“Nel mio mondo ideale, torneresti ad essere torturata per la tua disattenzione, Marnie! Comunque, dicevo, visto che non guidi non puoi accompagnarmi in fumetteria, a prendere la cena thai di stasera...”.

“Posso andarci a piedi, se vuoi. Potrei prendere la cena anche per me, non è un problema”.

“A piedi? Il ristorante dista circa tre chilometri, Marnie! Magari poi ti stanchi e mangi tutto per strada, senza lasciarmi nulla” osservò Sheldon.

“Ma dai! Mi farebbe piacere, posso prendere l’autobus!”.

“Ah, l’autobus. In effetti, potrei usarlo per recarmi anche in fumetteria prima di cena... Odio doverne usufruire, ma ho parecchie nuove uscite da prendere”.

“Potrei venire con te, fino all’anno scorso leggevo tantissimi albi a fumetti e manga ma poi ho smesso in vista della laurea. Vorrei tanto vedere questa famosa fumetteria!”.

Sheldon parve meditarci su, poi annuì.

“Solo se porti tu il cibo in mano” propose.

“Affare fatto!”.

“Bene, direi che è tutto. Sei stata utile in un modo tutto tuo, Marnie, grazie. Prenderemo l’autobus delle diciassette e trenta, non osare fare ritardo!”.

“Certo, certo”.

La ragazza accompagnò l’uomo alla porta, per poi sorridere tra sè e sè.

Sarebbero andati in fumetteria insieme, poi a prendere la cena, poi avrebbero fatto il bucato insieme...

Poi l’altra parte, quella coscienziosa, le diede della “Stronza senza cuore” circa due secondi dopo.

 

“Per qualsiasi cosa chiamami, mi raccomando!” esclamò Penny, circa quattro ore dopo, abbracciando con calore la cugina.

“Stai tranquilla, andrà benissimo, divertiti!” replicò Marnie, sorridendo. “Salutami tutti!”.

“Certo!”.

“Ciao, Marnie. Se lo stramboide di là ti crea qualche problema, chiamami, non ti preoccupare” si congedò Leonard, stringendola a sè lievemente.

“Ma no, mi ha già detto cosa devo fare per sostituirvi, andrà tutto bene” rispose la ragazza, evasiva. “Zia Lauren ti adorerà!”.

“Certo, certo, proprio quando ha detto “Speriamo che non se ne fugga anche dall’altare” quando ho dovuto andarmene per raggiungerti al bar”.

“Puoi dire che era colpa mia, davvero”.

“Scherzi? Poi chiamerebbe tua madre solo per dirle “Ha! Non sono l’unica ad avere una figlia ubriacona!”, non lo sai?” osservò Penny.

“Ehm, va bene... Fate buon viaggio, ragazzi!”.

“Certo, prega per noi!” esclamò Leonard,prendendo il suo trolley, proprio come Penny.

Li accompagnò alla porta, giusto in tempo per vedere Sheldon uscire a sua volta.

“Non osate portarvi dietro dei virus dal Nebraska che non vi faccio entrare in casa!” li minacciò, puntando loro l’indice contro.

“Ti vogliamo bene anche noi, stramboide, ci mancherai” disse Penny, sorridendo con sarcasmo.

“Ma tanto tornate domenica sera, vero?”.

“Sì, Sheldon, sì” rispose Leonad, seccato.

“Bene, bene. Oh, accidenti!”.

Sheldon non si trattenne e abbracciò il suo coinquilino, simbolo di quanto gli sarebbe mancato.

“Tranquillo, Sheldon, è tutto ok! Tornerò tra soli due giorni!”.

Sheldon annuì. “Certo, certo, non badate a me, andate pure”.

“Sei carino quando sei umano, Sheldon” ridacchiò Penny. “Fai il bravo con Marnie” aggiunse, prima di lasciargli un bacio sulla guancia.

Sheldon alzò gli occhi al cielo, per poi vederli allontanarsi poco a poco.

“Sembri sconvolto. Se ti può calmare, possiamo seguire il protocollo sociale e ti invito a prendere un thè caldo da me” osservò Marnie, parlando prima di poter sul serio realizzare ciò che stava facendo.

“Hai quello alla liquirizia?”.

“Sì”.

“I biscotti al burro?”.

“Sì”.

“Posso usare la mia tazza?”.

“Sì”.

“Va bene”.

Sheldon entrò nel suo appartamento per prendere la tazza, mentre Marnie entrava nel suo e si apprestava a mettere il bollitore sul fuoco.

Si sentiva irrequieta, con il volto accaldato, ma avvertiva una sorta di senso di ribellione che non la faceva sentire in colpa, bensì viva.

Con calma, prese due bustine di thè alla liquirizia e la sua tazza con la scritta “Keep Calm and Love Math”, mentre Sheldon entrava nell’appartamento.

“Accomodati pure” lo invitò.

Lui obbedì, e prese posto nella poltrona alla sinistra del divano, da tutti riconosciuto come il suo posto ufficiale in quella casa.

“Il weekend passerà velocemente, stai tranquillo” lo rassicurò.

“Devo contraddirti, Marnie. Stando alla teoria di Einestein, il tempo tende a trascorrere velocemente solo quando ci si diverte, e senza Leonard e il mio prenderlo in giro per qualsiasi cosa il divertimento non c’è” replicò Sheldon, preciso come suo solito.

Marnie prese la sua tazza e la poggiò alla destra della sua, inserì la bustina di thè e poi spense il gas, prese il bollitore e versò l’acqua nelle tazze.

“Puoi aiutarmi a fare i nuovi tipi di equazione che stiamo studiando al corso di Fisica Applicata. Se ricordo bene, svolgerle e prendere in giro gli autori del libro ti fa divertire” azzardò l’ingegnere, speranzosa.

“Oh, buona idea! Sarai anche un’ingegneruncolo, ma in un modo tutto tuo sai essere intelligente, Marnie!” esclamò il fisico.

“Possiamo iniziare ora, se vuoi. Abbiamo l’autobus tra due ore”.

“Benissimo! Thè alla liquirizia, equazioni, fumetteria, cena thai... Non potevo chiedere di meglio!”.

Nel frattempo, nell’appartamento 4A, il cellulare del fisico teorico vibrava inutilmente, segnalando numerose chiamate perse da parte di Amy.

 

 

“Pronto, Amy! Scusami, avevo lasciato il cellulare a casa...”.

“Ma dov’eri? Ero preoccupata!”.

Shedon era appena rientrato in casa per prendere il giubbino, la sua immancabile tracolla con dentro il portafogli e il cellulare, ed era rimasto colpito nel vedere tutte le chiamate perse da parte della sua ragazza.

“Ero da Marnie. Leonard e Penny sono partiti per Omaha e l’ho aiutata con le equazioni. Ora stiamo andando in fumetteria” spiegò.

“Cosa? Eri con Marnie per tutto questo tempo?” urlò Amy, alquanto arrabbiata.

“Sì, Amy. Perché hai questo tono?”.

“E come andrete in fumetteria?”.

“In autobus. Marnie mi ha chiesto di mostrargliela, conosce molti fumetti e...”.

“Sheldon! Ti rendi conto? Tu odi andare in autobus e stai trascorrendo tutto il pomeriggio con Marnie, da solo!” continuò ad urlare la neurobiologa, preoccupata e gelosa allo stesso tempo.

“Non capisco. Ho passato pomeriggi interi con Penny e non ne hai mai fatto una questione di Stato. La mia nuova vicina è appassionata di fumetti e non posso andare in fumetteria con lei?” chiese il fisico, senza capire il motivo di quel comportamento.

“Non è questo! Da quando c’è lei, in un modo o nell’altro, si sono verificati avvenimenti che mi preoccupano. Tu le piaci, Sheldon!”.

“Che-Che-Che cosa? Amy, stai farneticando. Marnie mi vede come una figura di riferimento. E’ cresciuta con gente come Penny nonostante la sua discreta intelligenza, capisci? E ora, se vuoi scusarmi, c’è un autobus che mi aspetta insieme all’ultimo numero di “The Amazing Spiderman”. Ciao”.

“Sheldon, non osare staccare...”.

“Mi hai regalato dei calzini di Batman il mese scorso, ricordi?”.

“Sì, ma che c’entra?”.

“Sheldon ha ricevuto dei calzini.Sheldon è  un elfo libero”.

Compiaciuto, Sheldon staccò la chiamata, infilò il cellulare nella borsa a tracolla e uscì, trovando una sorridente Marnie che lo aspettava sul pianerottolo.

 

 

Quando Marnie mise piede nella fumetteria, una ventina di teste maschili si voltarono all’istante in direzione dell’entrata.

A disagio, la ragazza si bloccò, sicura nel non aver mai ricevuto tante occhiate in vita sua, nemmeno il giorno prima, quando il professore di Ingegneria Meccanica l’aveva chiamata alla lavagna.

“Non badarci, lo fanno con tutte le ragazze che entrano” le spiegò Sheldon.

“Ciao, Sheldon” s’intromise Stuart avvicinandosi e guardando l’ingegnere con aria incuriosita. “Mi hai portato una nuova cliente?”.

“Sì. Lei è Marnie, la cugina di Penny. Ed ora, se volete scusarmi, corro dai miei amati fumetti” esclamò il fisico, correndo in direzione dello stand con le ultime uscite.

“Oh. Marnie. Ho capito chi sei. Beh, ciao, chiamami se hai bisogno di qualcosa. Cioè, voglio dire, non chiamarmi chiamarmi, chiamarmi nel senso di chiamare il mio nome da qualsiasi angolo del negozio e verrò in tuo soccorso. Non oserei mai dirti di chiamarmi in un altro senso, dopotutto sono amico di R... E ho parlato troppo. Ciao”.

Come una furia, Stuart si allontanò, lasciando Marnie decisamente perplessa.

Sapeva che il proprietario della fumetteria – oltre ad essere uscito con Penny ed Amy - fosse amico di Raj, e la cosa la mise a disagio.

Sospirando, si voltò per cercare la figura di Sheldon, ma si imbattè prorpio in quella di Raj con sommo stupore.

“Ehi, Marnie. Ero... Ero lì, non  mi hai visto?”.

“Ciao, Raj. No, lì... Dove?”.

“Ehm, hai ragione, appena sei entrata mi sono nascosto dietro la sagoma de La Cosa dei Fantastici Quattro. Scusami”.

Marnie annuì, sforzandosi di sorridere.

“Le cose non devono andare così, Raj. Sono io che ho iniziato ad evitarti martedì sera non venendo a cena a casa di Leonard e Sheldon, ma mi dispiace. Mi dispiace aver ignorato il tuo dolcissimo sms... Non mi crederai, ma mi sono sentita così in colpa che ieri notte ho pianto. Ti va se proviamo a comportarci come se nulla fosse successo?” provò a spiegarsi l’ingegnere, cautamente.

“Non devi piangere per me, davvero. Piango già abbastanza io per me. Ok, scusa, non dovevo dirlo. Comunque... Priya se ne è andata prima del solito, è tornata in Inghilterra con il fidanzato, si sposeranno a novembre. Quando vuoi puoi venire a vedere un film da me, senza nessun secondo fine” propose Raj.

“Certo, va bene”.

“Marnieee, qui ci sono dei numeri che devi leggere assolutamente, la tua conoscenza dei fumetti ha bisogno di ampliarsi!” la chiamò Sheldon.

“Vengo. Scusami” disse Marnie, per poi correre in direzione del vicino.

 

“Howard andrà a cena dai suoceri e Raj starà a casa. Eccoli, gli amici che ti abbandonano!” sospirò Sheldon, mentre aspettavano il loro turno per prendere la cena al ristorante thai.

“Ehi... Pensavo, siamo entrambi soli. Potremmo cenare qui e poi prendere l’ultimo bus per tornare a casa” propose speranzosa Marnie, sforzandosi di suonare convincente.

“Ma io sono abituato a cenare a casa, con i miei amici, con Leonard che sbaglia a prendere l’ordinazione e si merita una delle mie strigliate...”.

“Ma non cambierebbe nulla! Magari il cameriere sbaglia sul serio l’ordinazione” ipotizzò Marnie.

L’idea di sedersi nella sala del ristorante con lui, chiacchierare mentre aspettavano la cena, era davvero allettante.

“E’ già tardi, Marnie. Non mi azzarderei a prendere l’ultimo autobus!”.

Poi il fisico prese il cellulare, evidentemente rispondendo ad un sms, e nel giro di pochi istanti Amy entrò nel ristorante, con aria furba e di vittoria.

“Amy, eccoti! Marnie voleva convincermi a cenare qui ma le ho detto di no. Ti andrebbe di cenare con me, stasera?” domandò Sheldon, speranzoso.

“Certo, Sheldon. Ti accompagno io a casa” rispose Amy, per poi guardare Marnie con aria di false scuse. “Ho l’auto piena, devo accompagnare dei colleghi a casa, ma c’è sempre l’autobus, giusto?” chiese.

Sentendosi decisamente sconfitta, Marnie annuì, deglutendo.

“Certo, ovvio. Anzi, sapete che vi dico? Mi è venuta voglia di.. Pizza, sì! Ho visto una pizzeria nelle vicinanze, vado lì. Ci vediamo!” esclamò la ragazza, rossa in viso, con il labbro inferiore che le tremava insieme alla gambe.

Si sentiva una stupida, oltre che umiliata.

Che figura aveva fatto! Amy era intelligente, aveva capito tutto, e le aveva provato di essere l’unica donna esistente nella vita di Sheldon.

Dal canto suo, Amy, vittoriosa, non riuscì a trattenere un discreto: “Che stronzetta! Sheldon Cooper, sei solo mio!” prima di gettare  le braccia al collo del fidanzato  e stampargli un bacio sulle labbra.

Il fisico non si sottrasse, chiudendo gli occhi e stringendola a sè all’altezza della vita, ma poi, quando si separarono, la guardò con biasimo.

“In un luogo pubblico?!” chiese, non gradendo l’occhiata di una signora anziana che gli ricordava sua nonna.

“E’ la sera dell’appuntamento, Sheldon, ricordi?”.

“Sì... Quindi non sei arrabbiata con me per la questione della fumetteria?”.

“Sono arrabbiata con Marnie, Sheldon. Equazioni, fumetti, cibo thai...”.

“Ma che significa?”.

Amy sorrise, riuscendosi a trattenere a stento per non abbracciarlo.

“E’ così bello che tu non ci sia arrivato,davvero. Significa che non ho nulla da temere” sorrise Amy, improvvisamente calma e serena.

Pensò a quando, circa tre anni prima, aveva provato a far aumentare i sentimenti di Sheldon nei suoi confronti cucinandogli il suo piatto preferito accompagnato dalla sua bibita preferita e dalla colonna sonora di Super Mario. Nonostante tutto, aveva funzionato, cosa che invece con Marnie non era successo... Sheldon voleva solo lei, ne aveva appena avuto la prova.

 

Raj aveva appena acceso la tv e preso delle patatine che qualcuno bussò alla porta.

Temendo di ritrovarsi davanti sua sorella, aprì con cautela, salvo poi rimanere basito.

Marnie era lì, sull’uscio, con in mano un cartone gigante di pizza.

Aveva il viso rosso, i capelli sconvolti, e sembrava davvero fuori di sè.

“Marnie, ma cosa...?”.

“L’offerta del film è ancora valida?” domandò la ragazza, con una voce nasale che non le donava affatto .

Perplesso, Raj annuì.

“Certo, ma... Che ti succede? Entra” la invitò.

Marnie obbedì, ritrovandosi di nuovo in quella casa, per la prima volta dopo il disastroso appuntamento.

“So che l’unica cosa che mi merito è questa pizza gettata in faccia, ma volevo scusarmi. Ho combinato un casino. Amy mi odia” spiegò, per poi singhiozzare e tornare a piangere, rossa di vergogna.

“Cosa? Aspetta, vieni, siediti...”.

Raj la fece accomodare sul divano e prese posto al suo fianco.

“Meno male che avevo già preparato i fazzoletti, stavo per vedere “Il diario di Bridget Jones” e ogni volta mi fa piangere” spiegò il ragazzo, porgendole il pacco di fazzoletti alla loro destra.

“Grazie” sussurrò Marnie, asciugandosi le lacrime.

“Perché Amy ti odia?”.

“Perchè sono un mostro. Se non ti ho dato una seconda possibilità, è perché temo di essermi presa una cotta per Sheldon!”.

“COSA?!”.

Marnie annuì tristemente. “Sono una sciocca. Lui ha occhi solo per lei eppure oggi, approfittando dell’assenza di Leonard e Penny, ho fatto di tutto per trascorrere del tempo con lui. Ma Amy avrà capito tutto, è venuta al ristorante thai, e mi ha anche detto di non poter accompagnarmi quando poi la sua macchina era vuota. Ora loro ceneranno insieme, ed io sono una pazza illusa. Non so che mi è preso, non ho mai fatto una cosa orribile. Scusami, ora so come ci si sente ad essere ignorati, se vuoi cacciarmi di casa non dirò nulla, me lo merito”.

Ancora sconvolto, Raj rielaborò il tutto, lentamente, poi si alzò, prese il cartone contenente la pizza, lo aprì e le porse un pezzo.

“Puoi stare.... Ma solo se canti “All by myself” con me quando parte la canzone” propose.

Sorridendo tra le lacrime, Marnie annuì, per poi abbracciarlo.

“Grazie Raj, sei davvero speciale” mormorò, rimanendo così vari secondi, tanto che lui la strinse a sè a sua volta, sorridendo.

Poi, la colonna sonora del film li fece separare, lasciandoli lì, con della pizza, in compagnia dell’altro per più di due ore per la prima volta da quando si conoscevano.

 

Erano passati tre giorni dal disastroso venerdì in cui Marnie aveva inutilmente provato a passare più tempo con il suo vicino di casa, e in quel periodo di tempo si era barricata in casa a studiare, facendo una pausa solo quando Raj andava a farle visita e la convinceva ad andare a prendere un caffè fuori da quelle quattro mura.

Dal canto suo, Penny non riusciva a capire il cambiamento di sua cugina, avvenuto in un semplice weekend.

Era più taciturna, pensierosa, e inoltre nessuno riusciva a spiegarsi l’improvvisa amicizia che era nata con Raj dopo ciò che era successo.

“Non la capisco, davvero!” si lamentò quel lunedì pomeriggio con Amy e Bernadette, approfittando dell’assenza dell’ingegnere, che era andata dal parrucchiere di fiducia di Raj –che ovviamente si occupava di uomini e donne contemporaneamente – per accorciare un po’ i lunghi capelli castani.

Le due amiche si scambiarono uno sguardo significativo d’intesa, poi, sospirando, Amy si voltò verso Penny.

“Io... So perché” le disse, schiarendosi prima la voce.

“E cosa aspetti? Dimmelo!” urlò Penny. “Sto impazzendo! Mi sembra di avere una figlia adolescente che...”.

“Sì, ma una figlia adolescente si prenderebbe una cotta per un bad boy” osservò Bernadette.

“Cosa vuoi dire?”.

“Marnie ha una cotta per Sheldon. Non-osare-ridere” scandì Amy, ammonendola.

“Che-che-che-cosa?!” urlò Penny, sputando il sorso di vino che aveva appena bevuto e macchiandosi la camicia bianca. “Ma stai fuori, Amy? Ancora con questa storia?!”.

“E’ vero, Penny. Marnie venerdì ha fatto di tutto per stare sola con lui, l’ha convinto a prendere l’autobus, sono andati in fumetteria, e voleva convincerlo a cenare con lei al ristorante thai e prendere l’ultimo autobus...” mormorò Bernadette.

“Quando sono arrivata al ristorante, mi ha dato prova della sua colpevolezza andandosene, dicendo di voler mangiare pizza, e ha confidato tutto a Raj, che lo ha scritto nel suo diario, che è stato letto da Howard...”.

“Che lo ha detto a me. A quanto pare sono amici e Raj la aiuta a stare lontano da Sheldon in modo da farle passare questa assurda cotta” spiegò Bernadette, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Amy.

“Sheldon che fa colpo su una, cioè! E Raj tiene un diario come una tredicenne! Assurdo!”.

“Ehm, io sono qui, comunque, eh” sbottò Amy, che non apprezzava il modo in cui si parlava del suo ragazzo, come se fosse un alieno.

“Mia cugina cotta di Sheldon! Quale altra assurdità accadrà dopo?” mormorò Penny, portantandosi una mano alla tempia.

Nessuno ebbe modo di replicare perché furono interrotte da un Leonard che sorrideva gongolante mentre entrava in casa.

“Non ci crederai, Penny! Alex è tornata per far firmare dei documenti a Sheldon e mi ha chiesto di vederci! Le piaccio ancora, ci credi? Le stava venendo un colpo quando le ho detto del fidanzamento! Scusate l’interruzione, vado a twittare la news! A dopo ragazze!”.

Felice, uscì, lasciando Penny con gli occhi spalancati.

“Ecco l’altra assurdità che aspettavi” ribadì Amy. “Ora sai come ci si sente quando un’ochetta ci prova col tuo ragazzo, stronzetta!”.

 

 

“Wow!”.

Marnie si guardò allo specchio, incredula, e sorrise incosciamente.

“Mi piacciono tantissimo!” esclamò, osservando i capelli castani piastrati che ora le arrivavano alle spalle, a dispetto della sua chioma che era sempre stata lunga e scomposta.

“Sei davvero bella, ancora di più” disse Raj, con il cuore. “Ti avevo detto che un nuovo taglio ti avrebbe fatto sentire meglio”.

“Avevi ragione, mi sento... Nuova! Grazie, davvero!”.

Marnie abbracciò Raj con slancio, e quando si separarono iniziarono a ridere entrambi all’improvviso, senza motivo, spensierati.

“Il tuo metodo funziona... Mi sto concentrando sulle cose belle della mia vita, sullo studio, e sul mio nuovo caro amico” ridacchiò la ragazza poco dopo, quando uscirono dal parrucchiere. “Non avevo mai vissuto così, sai? Voglio dire... Andare a lezione, studiare, ma allo stesso tempo uscire, scoprire nuovi posti, fare qualcosa di diverso... Ti devo molto” ammise.

“E’ un piacere aiutarti. Davvero, è bello passare del tempo con te, senza pressioni, inviti e cose assurde” mormorò Raj, tuttavia felice.

Marnie sorrise.

“Che dici... Festeggiamo il mio nuovo taglio con un bel frullato?”.

“Mi sembra ovvio!”.

 

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Capitolo 8
*** ...E Tanto Rumore per Nulla ***


8

Eccomi qui! ^^

Oggi il pc ha fatto i capricci, ma per fortuna ora si è acceso...

Grazie a tutti per gli auguri e i numerosi “in bocca al lupo”, mi hanno portato fortuna ^^ Ora posso dire di essere laureata... E con un occhio che ho portato bendato nelle ultime 48 ore, ma per fortuna è tutto ok xD

Scusate il fiume di parole, ma volevo aggiornarvi.

Comunque... Terzultimo capitolo, eheh.

Marnie si è arresa, secondo voi?

Lo scoprirete solo leggendo :D

Spero vi piaccia, fatemi sapere!
Grazie a tutti coloro che continuano a leggere e recensire, siete unici!

Ah... E se qualche Shamy shipper ha voglia di fangirlare dopo aver visto la 8x11, fatevi avanti, ho ancora gli occhi a cuoricino! <3

Proprio per questo, pensavo... Vi andrebbe se creassimo un gruppo su fb in cui parlare di TBBT, delle puntate, del cast e dove pubblicizzare le storie di questa sezione? Fatemi sapere :D

Bacioni,

milly.

 

8. ...E Tanto Rumore per Nulla

 

 

Circa due mesi dopo...

 

Marnie giunse nel palazzo che da due mesi e mezzo era la sua nuova casa.

Vedendo l’ascensore guasto come al solito, sospirò, e si apprestò a salire le otto rampe di scale che l’avrebbero condotta al quarto piano.

Era felice, aveva scoperto di aver preso A all’esame di Fisica Quantistica e aveva comunicato il risultato a casa, con somma gioia della sua famiglia.

Tuttavia, il pensiero di rientrare a casa e trovare Amy e Bernadette sedute su quello che purtroppo la sera si trasformava nel suo letto non le piaceva affatto.

Non parlava seriamente con loro dalla sera in cui Amy era intervenuta al ristorante thai, e tutte le volte che cenavano insieme non la coinvolgevano nella discussione e lei stava nell’appartamento 4A giusto il tempo di cenare, dicendo che doveva studiare.

Sheldon diceva che faceva bene, approvando quindi la sua scelta, e lei inizialmente si era sentita molto turbata – avrebbe preferito un “Stai qui un altro po’” – poi ci si era abituata.

Ormai lo considerava come un qualcosa di intoccabile, che non conosceva nemmeno bene.

L’unica cosa positiva di quei mesi era stata l’amicizia con Raj: uscivano sempre insieme, andavano al cinema, e stavano progettando di iscriversi insieme ad un corso di fit boxe per smaltire tutti i frullati che si concedevano durante la settimana.

Quando Marnie giunse a casa sua, ovviamente, trovò le tre migliori amiche che conversavano tranquillamente con una bottiglia di vino quasi vuota sul tavolino.

“Salve” disse freddamente, con un sorrisino di circostanza.

“Tesoro, ciao! Come è andata la giornata?” l’accolse Penny.

“Ho preso A all’esame”.

“Complimenti!”.

“Brava!” squittì Bernadette.

Amy si limitò a sorridere freddamente.

“Grazie. Vado a farmi una doccia”.

“Aspetta, Marnie. Stavamo parlando del Ringraziamento, mancano pochi giorni... Abbiamo scoperto un bel ristorante al centro di Pasadena, ti andrebbe di venire?” domandò Penny, entusiasta.

“Io.. Non lo so...”.

“Viene anche Raj, dai!”.

“Che c’entra, scusa? Devo fare una cosa solo perché la fa Raj? Posso fare ciò che voglio, se non sbaglio. Mi permettete di pensarci un po’?” sbottò acidamente, salvo poi tapparsi la bocca.

Tutte la guardavano sbalordite per quella grinta, e lei si sentì una strega.

Il problema era suo, non loro.

Lei si era allontanata, preferendo il silenzio all’affrontare la situazione.

Tuttavia, Penny parve decidere il contrario.

Si alzò e le andò incontro con aria decisa, sospirando.

“So perché stai così. Sono mesi che sto zitta ma... Lo so, Marnie. So della tua cotta, lo sanno tutti, tranne Sheldon” mormorò la bionda, cauta.

Marnie arrossì di botto, e notò subito lo sguardo delle altre due saettare verso di lei.

“Io... No, no, sto bene, mi è passata!” gracchiò, sentendo la gola asciutta.

“Ammetti di essere stata cattiva il giorno in cui sei andata in fumetteria con Sheldon?” domandò Amy.

“Non ho fatto nulla, non è successo nulla! E’ tutto tuo!” strillò Marnie, sforzandosi di non iniziare a piangere.

“Sai che vittoria” borbottò sarcasticamente Penny, per poi zittirsi.

“Ovvio che lo è! Sheldon ama solo me, me lo ha detto, sai? Mi ama, quindi è meglio che tu la smetta di comportarti così con noi. Sono io quella che dovrebbe avercela con te!” sbottò Amy, alzandosi e fronteggiandola.

“Perché ti scaldi tanto se sei così sicura che sia tutto tuo? Mi sono allontanata e lo ignoro, non sei contenta? No, non lo sei, perché in cuor tuo hai notato che stavamo per diventare molto intimi. Ora, se volete scusarmi, vado a farmi una doccia e poi tolgo il disturbo” rispose Marnie, che, in realtà, pensava solo la metà di quelle cose, ma le aveva dette per difendersi.

Amy se ne stava immobile, colpita, e Bernadette le si avvicinò, sussurrando un: “Lo sai che non è niente vero, per lui ci sei solo tu”.

 

“...E quindi Will Wheaton continua a mandarmi sms ma non so cosa fare” disse la voce di Amy, circa un’ora dopo.

Marnie aveva appena finito di asciugarsi i capelli e si stava vestendo nella stanza di Penny, visto che le altre avevano continuato a fare salotto sul suo letto come se nulla fosse.

“Dovresti dirlo a Sheldon” mormorò Bernadette.

“Sei matta? Lo sai come reagirebbe. Non dirgli nulla” disse invece Penny.

Non riuscendo a trattenersi, Marnie schiacciò l’orecchio contro la porta, ancora animata dalla discussione di poco prima.

“Non siete affatto d’aiuto! Devo prendere una decisione, mi ha chiesto di vederci il giorno prima del Ringraziamento”.

“Vacci” insistè Penny.

Marnie boccheggiò, portandosi una mano sul cuore: possibile? Will Wheaton aveva invitato Amy ad un appuntamento? E lei prendeva anche in considerazione la possibilità di incontrarlo?

La rabbia di poco prima raggiunse il picco, tanto che si decise a sbrigarsi, a infilare le scarpe basse, il cappotto e a prendere la borsa.

Quando aprì la porta, le ragazze si zittirono di botto e lei fece un sorrisino di circostanza.

“Esco, come promesso” borbottò freddamente, per poi aprire uno dei cassetti ed estrarne un cavo USB. “Devo restituirlo a Leonard, c’è in casa?” aggiunse.

“Oh, sì, certo” mormorò Penny. “Marnie, comunque penso che...”.

“Bene, ciao” l’interruppe la cugina, uscendo di casa, senza premurarsi di ascoltarla.

Si sentiva davvero una stronza, ma era stufa di essere additata come la povera scema senza speranze di turno.

Doveva essere trattata male per nulla? Tanto valeva fare qualcosa...

 

Leonard le aprì la porta e le sorrise.

“Marnie! Entra!” la invitò.

Lei ricambiò il sorriso, felice di vedere qualcuno che fosse gentile e sincero con lei.

“Ciao, Leonard. Che bello vedere che c’è qualcuno che non mi tratta come un’appestata, oltre Raj” ammise.

“So come ti senti, ci sono passato per anni come Penny, anche se non capisco come tu possa essere attratta da lui” spiegò, scrollando le spalle.

Marnie arrossì, paonazza. “Leonard!”.

“Tranquilla, non è in casa. Comunque... Non hai fatto nulla di male, sono dalla tua parte. Io ho fatto di peggio,davvero, tipo dare cattivi consigli a Stuart quando uscì con Penny”.

“Penny è uscita anche con Stuart?”.

Leonard annuì. “Incredibile, eh?”.

“Vedi? Cioè, alla fine Penny alla mia età ne ha combinate di cotte e di crude e ora mi tratta come se fossi una bambina che deve tornare a fare la brava, ti sembra giusto? Non ho mai sbagliato in vita mia e...”.

“Marnie, tranquilla. Le parlo io” promise il ragazzo, incoraggiante.

“Grazie! Comunque, sono venuta a restituirti il cavo USB che mi hai prestato” aggiunse la ragazza, estraendo l’oggetto dalla borsa e porgendoglielo.

Nel giro di poco salutò il fisico sperimentale, un po’ più felice, e uscì dal suo appartamento.

 

 

Stava giusto pensando che fosse stato un bene non aver incontrato Sheldon che se lo ritrovò davanti, qualche passo dopo essere uscita dal condominio.

Notò la figura alta e magra poco distante da lei e sospirò, domandandosi che cosa avrebbe fatto.

Gli avrebbe detto di Will Wheaton e Amy? L’avrebbe semplicemente salutato?

Non ebbe il tempo di decidere che lui era già a pochi centimetri da lei, con una busta della spesa tra le mani.

“Marnie, ciao” la salutò educatamente.

“Ciao, Sheldon” replicò, nervosa più che mai.

“Non sono pratico nel decifrare voci ed espressioni, ma mi sembri strana. Non ti sarai mica ammalata? Gira una brutta influenza e non voglio ammalarmi!” esclamò il fisico teorico, allontanandosi di qualche passo come se avesse visto un mostro dinanzi a lui.

“No, no, sto bene... Ho preso A all’esame” aggiunse poi, giusto per dire qualcosa e guadagnare tempo.

“Oh, bene. Certo, io ero il tipo da A+, ma non si può pretendere molto, vero?” obiettò il ragazzo.

Basita, Marnie si domandò cosa ci trovasse in quello spilungone saccente, poi guardò quegli occhi blu e quel sorrisino adorabile e dimenticò tutto.

“Comunque, c’è una cosa che hai bisogno di sapere” disse, prima di riuscire a trattenersi.

“Cosa? Aspetta, aspetta, mi sembra di capire che tu mi stia per dire qualcosa di segreto e confidenziale. L’ho capito dal fatto che hai abbassato la voce e le sopracciglia”.

“Sì, è così”.

“E allora non voglio saperlo! Odio mantenere i segreti e se è sul serio confidenziale, beh, non mi interessa” esclamò il ragazzo, allontanandosi.

“Riguarda Amy e Will Wheaton!”.

A Marnie bastò dire quei due nomi per far sì che il fisico si bloccasse e si rigirasse, con un’aria alquanto stranita.

“Non capisco. Cosa vuoi dirmi? Amy e Will Wheaton sono due delle persone che conosco che non hanno alcun legame, anzi, non si trovano molto bene tra loro. Voglio dire, sono entrambi pazzi di me, ma le cose che hanno in comune terminano lì” spiegò Sheldon, scrollando le spalle.

Marnie deglutì, sentendosi in colpa ma allo stesso tempo come un fiume in piena.

“Ho ascoltato una conversazione in cui Amy diceva che lui continuava a mandarle sms e penso che si incontreranno il giorno prima del Ringraziamento. Pensavo dovessi saperlo” disse l’ingegnere tutto d’un fiato, sentendo il volto accaldato nonostante la temperatura non proprio alta.

Sheldon battè le palpebre, confuso, poi sorrise.

“Sarà una sorpresa per me, ne sono sicuro! Mi adorano entrambi!” esclamò.

“Non saprei, Amy sembrava turbata e... Indecisa. Ma non è nulla di cui tu possa informarti dando uno sguardo all’archivio sms del suo telefono, no?”.

“Marnie, mi stai proponendo di violare la privacy della mia fidanzata?!”.

“Ti sto proponendo di tutelarti... So quanto non ti piacciano le sorprese, Sheldon, e penso che non meriti di avere qualcuno al tuo fianco che agisce alle tue spalle” spiegò la ragazza, improvvisamente seria.

“Marnie... Conosco Amy, sarà qualcosa che sta organizzando per me! Alla fine, per dirla con un titolo Shakesperiano, si tratterà di Tanto Rumore Per Nulla” minimizzò il ragazzo, che probabilmente non aveva nemmeno intuito cosa stesse suggerendo la ragazza. Fece per andarsene, poi si bloccò e si voltò. “Ah, Marnie?”.

“Sì?”.

“Usa il tempo che sprechi nell’ascoltare le conversazioni altrui per studiare... Un’A+ è tutta un’altra storia!” la rimbeccò, per poi voltarsi e andarsene.

Marnie si mosse il labbro, delusa da quella conversazione, e non le rimase che dire: “Io non ti ho detto nulla, mi raccomando!”.

 

 

Circa quindici minuti dopo, l’auto di Raj si fermò davanti il condominio dei ragazzi,e il proprietario uscì, sorridendo in direzione della ragazza che lo stava aspettando.

“Congratulazioni per l’esame!” esclamò, porgendole un frullato ai lamponi. “Ecco, il portafortuna! Che ti avevo detto? Bevilo quando studi e andrai bene, è un mio vecchio rito!”.

“Grazie, Raj. Mi stai facendo ingrassare...”.

“Appena torno andiamo in palestra, promesso!”.

“Appena torni?”. Confusa, Marnie guardò Raj,che annuì con aria colpevole.

“Ho l’areo per Londra stasera... Priya e George si sposano tra due giorni, mi perderò il Ringraziamento, tornerò lunedì. Volevo dirtelo, ma stavi studiando...” si giustificò l’astrofisico, con un sorriso triste.

“E allora? Solo perchè stavo studiando...?”.

“Lascia stare, tornerò presto. Mi dispiace perdere il Ringraziamento, ma devo andare”.

Per Marnie fu un duro colpo sentire quelle parole, tanto che sospirò pesantemente e rifilò un’occhiata rattristata all’amico.

Voleva raccontargli ciò che aveva appena fatto, sperando in un’opinione positiva, ma Raj doveva partire e, conoscendolo, avrebbe passato il giorno del matrimonio al telefono con lei se necessario, pur di darle una mano.

Perciò, a malincuore, mormorò semplicemente: “Sarà un Ringraziamento pietoso senza te. Gli altri vanno a mangiare in un ristorante e...”.

“Certo che vanno in un ristorante, senza il loro amato chef!” ribadì Raj, indicando sè stesso con fierezza.

Marnie si lasciò scappare un sorriso. “Volevo dire che saranno tutti in coppie e credo che rimarrò a casa. Penny mi ha appena detto che sa tutto e... Mi sento a disagio. Torna presto!” aggiunse in un sussurro.

“Non sai quanto vorrei rimanere qui, davvero. Mi mancherai” mormorò l’astrofisico, avvicinandosi e stringendola a sè con calore. “Anche se sarò fuori per il Ringraziamento, so di cosa devo essere grato”.

“E di cosa?”.

“Di averti nella mia vita. Mi sono divertito molto con te negli ultimi mesi” ammise il ragazzo, quando la liberò dalla sua stretta.

“Anche io” ammise Marnie, che in quei casi non sapeva mai cosa dire o fare. “Mi... Mi mancherai anche tu”.

Ci fu un lungo minuto di silenzio, interrotto infine dal: “Beh, io.. Devo salutare anche gli altri, è meglio che vada” di Raj.

“Certo. Io invece vado alla ricerca di qualche dvd da vedere, stasera escono tutti quindi posso starmene in pace davanti alla tv...”.

“Non nolleggiare la saga di Harry Potter, però! Dobbiamo vederla insieme appena torno!”.

“Sì, tranquillo. Ciao, Raj”.

“Ciao, fai la brava in mia assenza!” la prese in giro l’indiano, prima di abbracciarla rapidamente per l’ultima volta.

 

 

Toc. Toc. Toc. “Marnie!”.

Toc. Toc. Toc. “Marnie!”.

Toc. Toc. Toc. “Marnie!”.

Sbalordita, Marnie smise di leggere per l’ennesima volta l’ultimo capitolo di “Jane Eyre” e battè numerose volte le palpebre. Sheldon la stava cercando?

Non si parlavano da due giorni, da quando gli aveva detto di Will ed Amy, e temeva il peggio.

Deglutendo e respirando con forza, la ragazza si avvicinò alla porta e la aprì lentamente, ritrovandosi davanti il fisico teorico.

“Fingiamo che tu mi abbia invitato ad entrare” esclamò, entrando con passo rapido e chiudendo la porta alle sue spalle.

“Sheldon, che succede?”.

“Tu, maledetta! Mi hai tentato! Per colpa tua ho invaso la privacy della mia fidanzata e ora la mia memoria eidetica non mi consente di dimenticare i ventidue sms che ha ricevuto da Will Wheaton, che tra l’altro è tornato nella lista dei miei nemici!” urlò, puntandole l’indice contro.

Marnie boccheggiò, incredula.

Ringraziò il cielo che Penny fosse uscita con Leonard per comprargli un completo nuovo, altrimenti avrebbe subito scoperto le sue azioni poco nobili.

“E... Cosa hai scoperto?” chiese, esitante.

“Te lo dico io cosa ho scoperto! Che Amy domani sera aspetterà Will nel suo appartamento! Lui scriveva sms colmi di “Allora, ci stai?”, “Dimmi di sì”, “Acqua in bocca con Sheldon!”, “A che gusto preferisci il caffè?” e cose simili!”.

“Sheldon... Mi spiace, ma è meglio che tu lo sappia, no?” mormorò Marnie, con una voce bassissima.

“Tu mi hai cacciato in questo guaio e tu mi ci tirerai fuori!” urlò invece il fisico, accalorato più che mai.

“Io? E cosa posso...?”.

“Domani mi troverai un passaggio per andare a casa di Amy e vedere se Will si presenterà. E se lo farà... Lo affronterò da vero uomo del Texas”.

“Ma.. Come posso... Non conosco nessuno oltre voi! Possiamo andare a piedi, Amy abita a quindici minuti da qui, dopotutto. E poi credo dovresti pagare Amy con la stessa moneta” aggiunse la ragazza, accalorata.

Il pensiero di Amy che tradiva Sheldon con un attoruncolo qualsiasi la mandava in bestia, anche perché lei aveva fatto di tutto per allontanarsi da quel ragazzo visto che era impegnato.

Come si suol dire, chi ha il pane non ha i denti.

“E sarebbe?”.

“Lei si vede con qualcuno. Anche tu devi farle capire che sei in grado di vederti con qualcun’altra” spiegò cautamente.

Sheldon esitò, stringendo gli occhi, mentre pensava. “In effetti, ho provato a fare una cosa del genere il giorno in cui le ho chiesto di diventare la mia ragazza. Lei era uscita con Stuart...”.

“Cavolo, ma tutte sono uscite con Stuart?”.

“A quanto pare sì. Comunque, immagino come riflesso di gelosia, invitai tua cugina ad uscire con me e lei mi fece capire che dovevo essere coraggioso e riprendermela”.

“Ma non vedi, Sheldon? E’ la seconda volta che esce con qualcuno che non sia tu, ha bisogno di capire che non sei il tipo che si fa maltrattare! Devi reagire!”.

“E quindi, al contrario di tua cugina, mi proponi di utilizzare inganni e giochetti. Astuto. Dopotutto sei più intelligente di Penny!” commentò il fisico, più deciso.

“Certo che lo sono! Mi volevano a Yale!”.

“Ed io sono stato accettato ad Harvard, Yale, Princeton, Brown, Oxford, Sorbona... Non vedo il punto della questione”.

Marnie si trattenne per non ridere, visto il paradosso di un uomo con un quoziente intellettivo altissimo che non capiva ciò che gli stesse dicendo.

“Lascia perdere. Posso aiutarti io, dille che uscirai con me” spiegò, speranzosa.

“In effetti avrebbe senso, sono mesi che mi dice che devo fare attenzione a te. Che sciocca che è, non sa che vuoi solo aiutarmi” mormorò ingenuamente il fisico, esibendo la sua totale mancanza di malizia. “Allora siamo d’accordo”.

“Perfetto”.

 

Il giorno dopo, alle otto di sera, Marnie e Sheldon erano nascosti dietro l’angolo del condominio in cui viveva Amy.

“Ora, appena vedrai Will, non fiatare e non ti muovere. Se poi scendono, li affronteremo” sussurrò Marnie.

“E come li affronteremo?”.

“Devi dire ciò che pensi e se la cosa va male, dici ad Amy che tanto avevi intenzione di uscire con me” mormorò la ragazza.

“Cosa intendi con “se la cosa va male”, Marnie?”.

“Se conferma di voler uscire con lui”.

“Marnie?”.

“Sì?”.

“Ho paura. Non voglio perderla”.

Quelle parole furono una brutta doccia fredda per Marnie, tanto che si sentì l’aria mancare.

Cosa stava combinando?

Lui era palesemente innamorato pazzo di quella stramba neurobiologa, e nulla avrebbe fatto mutare i suoi sentimenti e trasferirli verso di  lei.

Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, escogitare trucchetti e inganni, ma il risultato non sarebbe mai cambiato, in nessun modo.

Sheldon amava Amy, non c’era spazio per lei nel suo cuore, doveva farsene una ragione.

In uno slancio di pura bontà e sensi di colpa, così, sospirò e obbligò il fisico a voltarsi verso di lei.

“Sheldon...” disse, sentendo la gola secca. “Hai sbagliato a fidarti di me. Va da Amy e parla chiaro, sono sicura che una soluzione ci sarà. Ti ho ingannato” ammise, sentendo le lacrime che rischiavano di bagnarle il viso.

“Cosa?”.

Marnie annuì, tirando su con il naso.

“La questione di Amy e Will è vera, ma io ho giocato sporco. Volevo che vi lasciaste, perché tu... Tu mi piaci!” rivelò, vergognandosi come una matta, con una voce stridula che non le donava affatto. “Amy aveva ragione. E ora capisco perché si è comportata così con me... Sarei capace di fare delle cose subdole, come tutti” disse, con la voce che le tremava.

Si sentì piena di vergogna, con le gambe che rischiavano di farla cadere, ma allo stesso tempo si sentì più leggera.

“Io ti piaccio?” esclamò sbalordito Sheldon, spalancando la bocca. “E’ la prima volta che una ragazza me lo dice, oltre Amy. Ma d’altronde... Io piaccio a tutti, si sa!”.

Marnie, che ormai piangeva, sorrise tra le lacrime.

“Va da lei e dille ciò che sai, dille pure che te l’ho detto io e chiedile come stanno i fatti. Io starò qui se vuole chiarimenti, ma accertati che non abbia armi con sè” ironizzò, cercando un fazzoletto nella borsa.

Sheldon obbedì, decisamente non più preoccupato come prima, e Marnie lo vide allontanarsi, con tutte le speranze di essere ricambiata.

“Chissà se un giorno qualcuno mi amerà come lui ama Amy...”.

 

“Tu! Mocciosa!”.

Amy la stava raggiugendo. Camminava a passo spedito, e dietro di lei Sheldon e Will Wheaton guardavano la scena, intimoriti.

Entrambi sapevano quanto potesse essere pericolosa una litigio tra due donne.

“Amy...”.

“Come hai osato ascoltare e fare la spia! Ma ti pare che avrei tradito Sheldon?”.

Marnie scrollò le spalle.

“Era una sorpresa per Natale! Will ha bisogno di lavorare e mi ha proposto di girare un episodio di “Fun with flags” con Star Trek come tema, insieme a lui e a James Earl Jones! Non volevo accettare perché so quanto Sheldon ami il suo show e non avrebbe potuto apprezzare la sua assenza in uno delle puntate, ma alla fine ho accettato! E tu ne hai subito approfittato!” urlò la neurobiologa, fuori di sè.

Sentendosi uno straccio, Marnie fece un passo indietro.

“L’ho capito, Amy. Ho capito che siete inseparabili e che nel suo cuore ci sei solo tu. Altrimenti perché pensi che gli abbia detto di dirti tutto? Io non sono così! Non ho mai fatto queste cose! Non so cosa mi sia preso... Più mi impedivi di stargli vicino e più ti odiavo. Ma è finita, mi faccio da parte, anzi, ci ho pensato... Vado a vivere da Raj finchè non torna, così non lo vedrò e gli starò lontano” dichiarò, sforzandosi di non piangere ancora.

Basita, Amy la squadrò da capo a piedi, incerta se crederle o no.

“E come faccio a sapere che la smetterai?”.

“Il fatto che so che pur provandoci ancora non mi degnerebbe di uno sguardo. Ti nomina sempre, e quando ti vede gli si illuminano gli occhi. Ecco di cosa dovresti riconoscente per il Ringraziamento” disse Marnie, sospirando.

“Giuro che se ti azzarderai a...”.

“Non accadrà, promesso” tagliò corto Marnie, che non desiderava altro che andarsene. “Ci vediamo” aggiunse, salutandola con la mano e allontanandosi.

“Dove vai? Sei a piedi!”.

“Meglio, ho bisogno di riflettere. Ciao”.

Da sola, così come era arrivata in quella città, Marnie si avviò per le strade ormai buie di Pasadena, dicendosi che un giorno sarebbe stata felice anche lei.

 

 

“Tesoro!”.

Appena Marnie aprì la porta dell’appartamento di Raj, si ritrovò davanti una Penny alquanto elegante che si gettò tra le sue braccia.

“Penny, ehi!”.

“Come devo fare con te? Te ne vai, lasciandomi un semplice bigliettino sul tavolo!”.

“Penny, comprendimi, per favore” sussurrò Marnie, con gli occhi ancora rossi vista la nottata insonne e piena di pensieri negativi che aveva appena trascorso.

“Hai fatto bene. Gli hai detto quel che provi e sei tornata sui tuoi passi, non molti l’avrebbero fatto” disse Penny, seria.

“Non avevo scelta. Mi sono sentita... Inutile, e ora voglio starmene in pace, Raj è d’accordo” spiegò la cugina, scrollando le spalle.

“Ma tornerai da me appena torna, vero?”.

“Sì, tranquilla. Ho bisogno di qualche giorno di pausa, senza vedere Sheldon, morirei d’imbarazzo. Godetevi il vostro Ringraziamento!”.

“Ma non mi sento tranquilla nel sapere che sei qui, sola, in un giorno così importante...” obiettò la bionda, preoccupata.

“Sto bene! Guarda,ho una scorta di cibo assurda,un bellissimo televisore, la xbox, tanti dvd... Starò bene” la rassicurò Marnie, sforzandosi di sorridere.

Penny sospirò e alla fine annuì.

“Chiamami per qualsiasi cosa, promesso?” domandò.

Marnie annuì.

“Passo quando finiamo, ok?”.

“Certo, ti conservo il dolce!”.

Si abbracciarono, per poi essere di nuovo separate dalla porta d’ingresso, sicure di aver raggiunto un nuovo piccolo traguardo nella loro amicizia.

 

 

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Capitolo 9
*** ...E la Friendzone ***


9

Saaalve!

Volevo solo dirvi che per la questione del gruppo di TBBT su FB (in cui possiamo pubblicizzare le nostre storie di questa sezione, ma soprattutto "sclerare" insieme dopo ogni puntata), ho deciso di farlo in
questi giorni, quindi se vi va ditemi come vi chiamate su facebook e vi aggiungerò :)
Ci "Vediamo" a fine capitolo con le note finali!
Buona lettura!

9. ...E  la Friendzone

 

“Buongiorno, raggio di sole!”.

Marnie mugugnò qualcosa e aprì lentamente gli occhi, e con difficoltà riuscì a distinguere il volto di Raj, un bel po’ sfocato a causa della mancanza degli occhiali.

Sorrideva ampiamente, e inoltre Marnie percepì un buon profumo di caffè e di croissant.

Si mise a sedere, sforzandosi di non sbadigliare, poi non riuscì a trattenersi e gettò le braccia al collo dell’amico.

“Raj! Finalmente sei qui, ho combinato un casino!” esclamò. “Dovresti cacciarmi di casa, sono una persona orribile!”.

“Ti riferisci al fatto che mi hai svuotato la dispensa?” la prese in giro il ragazzo, allegro.

“No... Cioè, scusami, ho mangiato tantissimo, mi dispiace, ti rifarò la spesa e...”.

“Marnie, ti prendevo in giro. So tutto, Amy mi ha mandato un’email ben dettagliata che ho letto appena ho messo piede a Londra” ammise l’astrofisico, improvvisamente serio.

La ragazza deglutì e attese il verdetto dell’amico, in soggezione come non mai.

Per ingannare il tempo si voltò verso il comodino alla sua sinistra e bevve sorso d’acqua dal bicchiere che aveva riempito la sera precedente, dopo aver trascorso l’ennesima serata da sola a guardare un film e a mangiare cibo non proprio salutare.

“Non dovevi farlo. Sei stata una manipolatrice, hai approfittato dell’ingenuità di Sheldon, e per di più hai sfruttato una storia di cui non conoscevi i veri dettagli per riuscire a stare con lui e a fargli dire che evntualmente sarebbe uscito con te! Nemmeno io l’avrei fatto! Ma dall’altra parte posso capire, cioè... Ti sei sentita sola, non avevi più a che fare con le ragazze, e ciò ti ha istigato a comportarti male. Però sono felice di sapere che tu abbia detto la verità prima che fosse troppo tardi” disse l’astrofisico, prima arrabbiato, poi più calmo e comprensivo.

Marnie si morse il labbro e alla fine sospirò, annuendo.

“Non so cosa mi sia preso, davvero, io non sono così, io sono sempre la vittima e mai l’artefice in questi casi, davvero! Ci ho pensato e... Sai, per tutta la mia vita sono stata circondata da gente che pensava solo a prendere il massimo e a vincere la borsa di studio, mentre ora...”.

“Cosa?”.

“Ora ho visto Penny e Leonard, Sheldon ed Amy, Bernadette ed Howard... E li invidio. Hanno qualcosa che io non ho, e che non avrò mai se continuo così. Non so come comportarmi, mi fisso per degli stupidi che hanno occhi solo perla propria ragazza e non saprei cosa fare per riuscire a farmi amare, perchè, diciamolo, sono un casino vivente, so solo studiare, mangiare schifezze, guardare la tv e fantasticare su personaggi inesistenti a cui voglio più bene che alle persone reali, quasi quasi!” esclamò l’ingegnere, alzandosi dal letto, salvo poi cadere per la sua mancanza di equilibrio appena sveglia.

“Marnie!”.

Raj corse in sua direzione e le porse il braccio per rialzarsi, così lei afferrò la sua mano e si alzò lentamente.

“Sono un disastro, ti giuro che ora torno da Penny...” sussurrò.

“Se tu sei un disastro, lo sono anch’io, Marnie! Anche a me piace studiare, mangiare, guardare la tv e tutto il resto, ma ciò ci rende fighi, non mostri!”.

“Vorrei che altri la pensassero così...”.

Raj deglutì e la guardò negli occhi, stringendo ancora la sua mano tra le sue, fino ad intrecciare le loro dita con un gesto lento ma deciso.

“Rimani qui fino a quando vuoi, davvero. Le vacanze terminano tra qualche giorno, hai tempo prima di tornare alla Caltech” disse.

“Ma no, non posso! Ti renderei la vita un inferno, davvero!”.

“Dimmi come ciò potrebbe rendermi la vita un inferno... Vivere con una ragazza è il mio sogno da quando vivo qui, lo sai” ridacchiò Raj, facendola vivere a sua volta.

“Allora grazie, dormirò sul divano e...”.

“Ma sei scema? Ci dormo io, tranquilla!”.

“Idiota! Non solo...”.

“No, on voglio sentire scuse e...”.

“Aspetta!”. Marnie lo interruppe, dopo aver guardato il letto. “E’ grande abbastanza per entrambi, se non ti dà fastidio” propose.

Raj spalancò gli occhi, confuso.

“Co-co-cosa?”.

“Ok, come non detto, che scema, io...”.

“Va benissimo, non mi dà fastidio. Perfetto. Ora... La colazione, su!”.

Sorridendo, Marnie annuì e fece per tornare a letto, quando poi notò di avere ancora la mano intrecciata a quella dell’amico, il quale sorrise timidamente e la lasciò andare.

 

 

“Qui gatta ci cova” sentenziò Penny quel pomeriggio, mentre riempiva il suo calice di vino, quasi fino all’orlo.

“Non essere maliziosa... Si trovano bene insieme, non vedo quale sia il problema” osservò Bernadette.

“Spero si mettano insieme” aggiunse Amy, bevendo a sua volta un sorso di vino.

“Perchè così non disturberà più Sheldon?” chiese Penny.

Amy la guardò male, scuotendo il capo.

“Cheee? Ma no, perchè voglio che siano entrambi felici con qualcuno e... Ok, sì” ammise infine, quando le occhiate delle amiche si fecero più penetranti. “Le cose con Sheldon vanno benissimo e vorrei che continuassero così”.

“Non te lo ruberà nessuno, davvero” disse la microbiologa, rassicurante. “Questa storia ha provato che gli Shamy sono indistruttibili”.

“Solo perché Marnie non ci sa fare” borbottò Penny, già un po’ brilla.

Per fortuna il discorso fu interrotto da qualcuno che bussò alla porta, altrimenti si sarebbe generata una discussione di dimensioni apocalittiche vista la faccia contrariata di Amy.

“Non le badare, è partita” mormorò Bernadette, mentre Penny si alzava per aprire e si manteneva in equilibrio con una certa difficoltà.

Amy annuì, sospirando, per poi voltarsi e vedere Raj entrare nell’appartamento.

“Salve signore, fingerò di non aver origliato la vostra conversazione” disse, per poi accomodarsi al fianco della moglie del suo migliore amico.

“Quale conversazione?” chiese Amy, falsamente disinvolta.

Raj la guardò con biasimo, prima di rivolgersi a tutte e tre.

“Bene, come saprete, tra tre giorni è il compleanno di Marnie...”.

“No, non lo sapevamo!” disse Bernadette.

“Ehm, non lo sapevo nemmeno io. Continua!” borbottò Penny, per poi singhiozzare rumorosamente.

L’indiano le rivolse uno sguardo di biasimo peggiore di quello che aveva riservato ad Amy, salvo poi toglierle il bicchiere ormai vuoto di mano e ricevere un’occhiata omicida.

“Comunque, Marnie è molto giù, e penso che passare quasi una settimana chiusa in casa, da sola, sia stata una punizione sufficiente. Si è pentita del suo errore come non mai, e si è fermata prima di creare problemi, e soprattutto si sente sola perchè vede voi che siete così fortunate, amate... Mentre lei crede che nessuno le voglia bene, cosa che non è vera, e quindi una festa a tema sarebbe l’ideale per farle capire che non è sola” spiegò cautamente, ma allo stesso tempo infervorato, pieno di passione per ciò che diceva.

Tutte lo guardarono, poi Bernadette si voltò verso di lui.

“Raj... Se il problema è il fatto si sente sola, non amata, beh... Credo che dovresti dirle cosa provi per lei” dichiarò.

Raj spalancò gli occhi e quasi saltò dal divano, come se avesse visto un alieno.

“Cosa? Bernie, cosa...?”.

“Oh, andiamo, mocciosetto, abbiamo capito tutti che sei cotto di lei!” esclamò lei, con la sa solita vocina più acuta del solito.

“E forse potresti essere ricambiato, poco a poco. Marnie non accetta di condividere il letto con chiunque!” aggiunse Penny, singhiozzando di nuovo. “Siamo moooolto diverse!”.

“Ma andiamo! Fino ad una settimana fa moriva dietro a Sheldon e se le piace quel tipo, beh, non ho speranze” ribattè Raj.

“Puoi dirlo forte” asserì Amy, felice.

“Quindi ammetti che ti piace?” squittì la microbiologa, entusiasta.

Raj sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

“E’ intelligente, goffa, insicura, ama i frullati, condividiamo il letto e la doccia... E’ ovvio che mi piaccia!” esclamò alzandosi, avviandosi verso la porta. Fece per uscire, poi tornò indietro. “La festa si farà da Leonard e Sheldon, alle venti. Il tema sarà Harry Potter,così potrà indossare l’abito del Ballo del Ceppo che comprò al liceo. Noi invece ci vestiremo con la tipica divisa di Hogwarts... Scegliete voi un personaggio! E siate buone!”.

Se ne andò sbattendo rumorosamente la porta, lasciando le tre ragazze assorte nei propri pensieri.

“E’ cotto” sentenziò Bernadette, sospirando.

“E anche lei deve ricambiare!” asserì Amy, speranzosa.

“Io vedo doppio” mormorò Penny, prima di mettersi comoda e cadere in un coma profondo.

 

 

Leonard, Sheldon e Howard erano seduti ai loro soliti posti quando Raj rientrò nell’appartamento 4A, decisamente scosso e imbarazzato.

“Abbiamo sentito tutto, ovviamente. Che bello sentirti ammettere che sei di nuovo cotto di lei!” lo prese in giro Howard, con un sorrisino di scherno.

“Di nuovo? Ancora, semmai” mormorò l’astrofisico, prendendo posto all’astremità del divano su cui erano seduti l’ingegnere e Sheldon. “Dici di essere il mio migliore amico ma non capisci mai i miei sentimenti!”.

“Ah, Rajesh, da una parte vorrei che tu fossi me” disse invece Sheldon, mentre Howard sbuffava.

“E perchè?”.

“Così Marnie ricambierebbe i tuoi sentimenti, ma, cosa vuoi farci, nessuno può essere all’altezza di Sheldon Cooper” spiegò, scrollando le spalle.

“Tu sei un idiota! Non solo non sei andato a controllare se stesse bene, in mia assenza, come non ha fatto nessuno di voi, ma osi anche fare battutine del genere?”.

Sheldon esitò, pensieroso.

“In mia difesa” aggiunse poi, “Vorrei dire che non conosco la consuetudine sociale imposta a chi non ricambia i sentimenti di una ragazza. L’unica persona che abbia mai espresso interesse per me è la mia fidanzata, e in quanto tale l’affetto era corrisposto, quindi non so cosa si debba fare dopo un sottinteso “Non sono interessato” scaturito dal fatto che per il sottoscritto esista solo una fanciulla, che corrisponde al nome di Amy Farrah Fowler”.

“Traduco: non è mai piaciuto prima a qualcuna prima di Amy” ridacchiò Leonard. “E comunque io sono andato con Penny, ma non l’abbiamo trovata in casa, era al cinema”.

“Scuse! Comunque, la festa si farà, quindi pensate a chi vorrete essere. Lei sarà Hermione, quindi in quanto suo temporaneo coninquilino e amico più stretto, sarò Ron” disse Raj, decisamente minaccioso.

L’umore generale mutò sensibilmente: varie volte avevano organizzato una festa per una delle ragazze, ma mai una con un tema di loro gradimento come Harry Potter.

“Io potrei essere Harry e Penny potrebbe essere Ginny!” mormorò Leonard, entusiasta come non mai.

Sheldon lo guardò con aria critica, storcendo il naso.

“Beh, per altezza siamo lì, ma a questo punto o compri una parrucca alla tua lei o inviti Alex, altrimenti non si capirà chi siete” sentenziò.

“Niente Alex! Non c’è bisogno di un’eventuale zuffa tra ragazze, anche perchè dobbiamo tenere a bada Amy e Marnie!” urlò Raj.

Howard lo guardò con disprezzo, per poi puntargli l’indice contro.

“Seriamente? L’unica cosa migliore di andare ad una festa a tema di Harry Potter è avere la possibilità di assistere ad un eventuale lotta tra ragazze, e se permetti uno scontro Penny-Alex è decisamente più appetitoso di uno tra Amy e Marnie!”.

“Pervertito!”.

 

 

“Ti va un’omelette al formaggio e prosciutto?” domandò Marnie il giorno dopo, poco prima di cena.

Aveva riempito il frigo quella mattina, e aveva portato la spesa da sola a casa con eccessiva difficoltà, perché Raj aveva detto di avere del lavoro extra da fare con i suoi amici nonostante fossero ancora gli ultimi giorni di vacanza.

“Certo, volentieri” rispose distrattamente il suo ormai coinquilino momentaneo, mentre controllava qualcosa sul tablet.

“Devi lavorare ancora o potremmo vedere un film?” propose, speranzosa.

“Scusami, ma non posso, devo finire... Oh” si bloccò, dopo aver preso il cellulare in seguito all’aver ricevuto un sms.

“Tutto ok?”.

“Ehm, sì, certo”.

In realtà non andava per niente bene, perchè quel “Raj, mi manchi, possiamo vederci?” da parte di Lucy metteva in crisi il precario equilibrio della sua vita, in cui la momentanea convivenza con Marnie lo rendeva felicissimo.

Avrebbe voluto dirglielo, esporle la sua confusione, confidarsi, dirle che con lei stava bene e poteva archiaviare il caso di Lucy se lei fosse stata disposta ad iniziare ad uscire con lui di nuovo, ma si limitò a mentire, proprio mentre qualcuno bussava alla porta.

Ancora stordito, pur di fare qualcosa, andò ad aprire e trovò Sheldon.

“Cosa ci fai qui?” chiese,alquanto duramente.

“Posso parlare con Marnie?”.

La ragazza fu stupita nel non sentire l’istinto di correre via per la vergogna appena appurò chi la stesse cercando, e fece rapidamente segno a Raj di dire di sì, cosa che lo lasciò alquanto basito.

“Sì, è qui. Vi lascio soli” sbottò, per poi prendere il cellulare e digitare rapidamente un “Ok, quando vuoi!”.

Marnie si avvicinò al divano appena Sheldon mise piede nel soggiorno e lo guardò nervosamente, ma fu felice di non sentire lo stomaco in subbuglio o la gola secca, come se tutti quei giorni passati lontano da lui avessero sortito un buon effetto sui suoi propositi di non provare più nulla per lui.

“Cosa ci fai qui?” chiese senza preamboli.

Sheldon la guardò.

“Da padrona di casa, seppur momentanea, dovresti invitarmi a sedere e a prendere una bevanda calda...” osservò.

Marnie sbuffò, incrociando le braccia.

“Siediti, prego. Ho finito il thè e...”.

“Naah, lascia stare, non ne ho voglia” borbottò il fisico, sedendosi. “Sono qui per adempiere alla consuetudine sociale prevista dopo l’episodio della “Friendzone” che si è generato tra noi” spiegò poi, mimando il termine Friendzone tra delle immaginarie virgolette.

“Che cosa?” esclamò Marnie.

“Ma sì! Internet ha definito così ciò che è successo tra noi. Eravamo amici, tu poi hai provato qualcosa in più al contrario di me, e quando me lo hai detto, beh, a quanto pare ti ho Friendzonato” spiegò rapidamente Sheldon, come era solito fare per far comprendere un concetto a qualcuno. “Ecco perchè trovo alquanto sciocche le scienze sociali”.

“Tu hai ricercato su Internet il fenomeno che c’è stato tra noi?” chiese Marnie, alquanto scioccata.

“Esattamente. Ho fatto bene i compiti, dì la verità!”.

“Benissimo. Così tanto che la mia corteccia prefrontale si sta chiedendo cosa ci trovassi in te”.

“Beh, immagino intelligenza, carisma, degli occhi blu che fanno impazzire chiunque, specialmente la mia nonnina, un QI altissimo, un’ottima istruzione, dei movimenti intestinali precisi quanto un orologio svizzero....”.

“Continua, continua, sta funzionando”.

Sheldon guardò la ragazza decisamente confuso. “Cosa?”.

Marnie ridacchiò. “Come, non era una tecnica per farmi capire che sei uno stramboide e che non devo rimpiangere nulla?” lo prese in giro, divertita al massimo.

“No, rispondevo solo...”.

“Era unadomanda indiretta retorica” sentenziò l’ingegnere, spazientita.

“Oh,bene,bene! Ad ogni modo, dopo aver studiato il caso della Friendzone sono giunto ad una conclusione...”.

“Cioè?”.

“Che potrei arrivare a considerarti un’amica come considero amica Penny. Da quando ti sei trasferita mi è piaciuto trascorrere del tempo con te, mi piace risolvere equazioni  a cui non riesci a trovare una soluzione e a farti da guida per quanto riguarda i fumetti. Quindi, quando vorrai e ti sentirai pronta, possiamo tornare a passare del tempo insieme come prima” concluse il fisico teorico, scrollando le spalle. “E poi con te il mio circolo sociale raggiungerà un numero di ben due cifre, alla facciaccia di chi mi diceva che sarei morto da solo! Certo, io lo prendevo come un augurio, ma sai...”.

Marnie non riusciva a smettere di sorridere di fronte ai monologhi assurdi di quel trentenne spilungone che aveva di fronte.

Improvvisamente erano semplicemente divertenti ed assurdi, e lui era un semplice genio incapace di comprendere il sarcasmo, senza nessun sex appeal.

Le sembrava di essere tornata ai suoi primi giorni a Pasadena, quando Sheldon era semplicemente una sorta di genio pazzo e incomprensibile.

Certo, la cosa la confondeva, non erano nemmeno dieci giorni da quando stava per fare una pazzia per farlo mollare con Amy, ma era felice di sentirsi improvvisamente più libera.

Quindi lo interruppe con un: “Va bene, c’è altro?” e lo vide rifletterci su.

“No, oltre al fatto che sei invitata a cena con Raj se vuoi” le fu risposto.

“Non credo, ma... Grazie”.

Marnie lo vide annuire, mentre si risistemava la sua immancabile borsa a tracolla, così lo accompagnò alla porta.

“Grazie per essere passato, l’ho apprezzato” aggiunse poi.

“Figurati, ho imparato una nuova convenzione sociale, dopotutto!”.

“Sheldon?”.

“Sì?”.

“C’è Amy fuori al pianerottolo, vero?”.

Sheldon si morse il labbro, poi sospirò.

“Sei davvero intelligente come dici, Marnie. Amy mi dispiace, sei stata beccata!”.

Ridendo, Marnie aprì la porta e si ritrovò di fronte una Amy alquanto imabarazzata, che sorrideva a stento.

“Temevi che gli sarei saltata addosso o cose simili?” la prese in giro Marnie, non prendendosela.

“Diciamo che con te è meglio stare sempre sull’attenti” si difese la neurobiologa.

Marnie sospirò, senza smettere di sorridere.

“Puoi stare tranquilla, il tuo ragazzo ha detto tre o quattro cose che hanno spento ogni mio spirito bollente” continuò a ironizzare, stranamente più tranquilla che mai.

“Ho origliato tutto, quindi posso immaginare cosa sia stato. L’avessi dette prima, scemo!”.

 

 

 

Aveva ventiquattro anni, cavolo.

Il primo dicembre stava volgendo alla fine, e Marnie era triste come non mai.

Era stata a casa tutta la giornata, Penny non l’aveva chiamata e la sentiva più distante che mai.

Solo Raj le aveva fatto gli auguri e le aveva promesso che le avrebbe fatto una sorpresa, ma continuava a sentirsi triste, come se avesse buttato via altri dodici mesi.

Si era laureata, era entrata alla Caltech, ma poi...? Niente.

Certo, aveva un nuovo caro amico, per la prima volta in vita sua aveva detto ad un ragazzo quel che provava, ma per il resto si sentiva vuota, inquieta.

Da giorni, Raj aveva da fare, era strano, e le sembrava che il ragazzo che l’aveva accolta appena tornato da Londra fosse scomparso nel nulla.

Probabilmente, anche lui si era scocciato di lei, e ciò l’aveva spinta a fare le valige e a decidere a tornare da Penny il giorno seguente.

Inoltre stava spesso con il cellulare tra le mani, cosa che le fece intuire che si stesse sentendo con qualcuna.

Tutto combaciava, tutto si incastrava perfettamente.

Aveva trovato qualcuna e ora lei non era più gradita, anche perchè di certo non fa piacere sapere che il ragazzo con cui ti vedi vive con un’altra...

Persa in questi pensieri, a stento udì Raj bussare alla porta e lo lasciò entrare con un falso sorriso.

“Bene, hai indossato una sottoveste come ti ho chiesto?” domandò.

“Sì, ma ancora non ho....”.

“Shhhh. Ora dovrò bendarti, fidati di me!”.

“No che non mi fido, cosa...?”.

“Fidati. Allora, togli la vestaglia...”.

Imbarazzata, Marnie obbedì, rimanendo con una semplice vestaglia bianca che a stento le copriva metà cosce.

Alzò lo sguardo, intimidita, e vide che Raj la fissava, ammutito, per poi deglutire.

“Ok, ora mi spieghi cosa vuoi fare?” chiese, per celare il suo imbarazzo di fronte a quella situazione.

Raj si riscosse e poi annuì.

“Devo bendarti. Andremo in un posto per il tuo compleanno e indosserai un abito che vedrai solo lì. Sarai bendata fino alla fine, sappilo!”.

“Cosa? E vuoi vestirmi tu?” chiese, incredula.

“No, no, ho un’aiutante, ma... Su, lasciati bendare e la faccio entrare!”.

“E va bene, ma solo perchè c’è in ballo una sorpresa...”.

Marnie chiuse gli occhi e avvertì Raj avvicinarsi, per poi sistemarsi alle sue spalle mentre le posava una benda nera sugli occhi.

“Non devi imbrogliare, devi dirmi se vedi qualcosa!” mormorò, quasi vicino il suo orecchio destro, tanto che la ragazza avvertì una sorta di pelle d’oca che la fece rabbrividire.

“Ecco fatto”.

Raj testò la benda in tutti i modi, e quando ebbe la prova che Marnie non vedeva sul serio nulla, ordinò alla sua aiutante di vestirla.

Marnie si sentiva a disagio, avvertiva una persona che la guidava per far entrare le braccia in un vestito lungo, setato, ma non sapeva chi fosse.

Poi udì un: “Aspetta che ora ti chiudo il vestito...” e capì di non conoscere la sua interlocutrice.

“Ok. Scusami, posso sapere chi sei?” chiese, un po’ intimorita.

“Io sono Lucy” rispose la ragazza.

Marnie si immobilizzò, prendendo un bel respiro, mentre avvertiva la lampo che si chiudeva.

“Lucy... L’ex di Raj?” chiese.

“Beh, sì”.

“Oh, non lo sapevo...”.

“Scusa, è che non mi piace avere a che fare con molte persone contemporaneamente, ho una sorta di ansia sociale e... A Raj serviva qualcuno che ti vestisse senza farti vedere il vestito, e... Ho accettato, perchè non mi vedrai e così mi sento più a mio agio e...”.

“Buffo, io non ti vedrò e tu invece mi hai visto mezza nuda” commentò acidamente Marnie.

Lucy non rispose, e la ragazza capì di essere stata scortese.

“Scusami, è che sono ansiosa anche io, non volevo essere scortese” si scusò.

“No, la verità è che stavo cercando un modo per fuggire senza che tu te ne accorgessi ma qui abitiamo molto in alto e la finestra era l’unica opzione” commentò Lucy, per poi tornare a lavoro e finire di sistemare l’abito.

“Oh. Verrai a questa... Sorpresa?” chiese Marnie, più che altro per scoprire qualcosa in più.

“Scherzi? No, no, lì sul serio fuggirei anche dal decimo piano. Volevo dare una mano a Raj ora che ci stiamo rivedendo, ora torno a casa...”.

“Bene. Cioè, in bocca al lupo, vi auguro...”.

Ma Marnie non fu costretta a inventarsi alcun augurio, visto che Raj entrò, esordendo con un: “Pronta? Oh, che bello che sei ancora qui senza provare a scappare, Lucy!”.

 

“E quindi ti rivedi con Lucy”.

“Beh, sì”.

“Io... Vi auguro il meglio, te lo meriti”.

“Grazie... Siamo arrivati”.

Alquanto a disagio, Raj accostò l’auto e aiutò una Marnie ancora bendata a scendere, guidandola fino al condominio di Sheldon e Leonard.

“Ora, se permetti, ti prenderò in braccio altrimenti capirai dove siamo...” disse il ragazzo, appena arrivarono nei pressi delle scale.

“Sei scemo? Peso troppo” obiettò l’ingegnere.

“Ma così capirai subito dove siamo”.

“Se non possiamo usare l’ascensore siamo di sicuro nel condominio di Penny, vero?”.

“Troppo intelligente. Ok, ti guido io”.

Raj prese Marnie sottobraccio e l’aiutò ad arrivare a destinazione nonostante l’abito lungo, temendo domande che invece non arrivarono.

Infatti, Marnie pensava a Lucy, alle sue parole, a quanto sembrasse stramba e al fatto che lui l’avesse tenuta all’oscuro...

Per questo, riuscì solo a dire: “Potevi dirmi di Lucy, non ti avrei sbranato. E comunque domani torno da Penny, tranquillo” quando erano ormai fuori l’appartamento 4A.

“E’ complicato, Marnie! Ma puoi stare da me quanto vuoi...”.

Ma ormai Leonard aveva aperto la porta, sorridente come non mai, ignaro di tutto, e Raj finse a sua volta un sorriso, mentre spingeva la festeggiata verso l’entrata.

Le tolse la benda, giusto in tempo per farle vedere le luci accendersi, gli invitati che urlavano “Sorpresa!” vestiti da studenti di Hogwarts e la colonna sonora di Harry Potter diffondersi per tutta la casa.

Marnie sgranò gli occhi, alquanto scioccata, per poi abbassare lo sguardo e notare di aver indosso l’abito del Ballo del Ceppo che aveva comprato al liceo per quella festa disastrosa in cui tutti l’avevano presa in giro.

Invece questa volta aveva degli amici, che sembravano essere andati avanti dopo le sue azioni poco nobili, ed erano lì, pronti a festeggiare i suoi ventiquattro anni con la sua saga preferita come tema.

Davanti a tutti c’era Penny con una lunga parrucca rossa, al canto di un perfetto Leonard-Harry Potter che esibiva fieramente la sua finta cicatrice.

Alla lora destra, Bernadette sorrideva ed indossava il copricapo che Luna esibiva nella partita Grifondoro contro Serpeverde, mentre Howard era un perfetto Dobby.

Al centro, invece, Sheldon ed Amy erano perfetti nei loro ruoli di Voldemort e Bellatrix Lestrange.

Non riuscendo a non ridere, Marnie non trattenne un falso timoroso: “Sei Bellatrix perchè vuoi torturarmi, Amy?”.

Tutti risero, simbolo del fatto che avessero superato tutto, e nel frattempo Marnie si voltò verso Raj.

Era decisamente buffo con la parrucca rossa e delle finte lentiggini, ma sorrideva lo stesso, nonostante le sue parole di poco prima.

“E tu sei Ron!” esclamò, sorpresa. “Grazie, ragazzi, grazie, è una sorpresa... Non ho parole!”.

Si strinsero tutti in un abbraccio di gruppo, per poi dare inizio alla festa.

 

 

Expelliarmus!”.

Avada Kedavra!”.

“Ma no,Sheldon, avevamo detto che avremmo lasciato fuori le Maledizioni Senza Perdono!” si lamentò Leonard, mentre puntava la sua spada laser contro quella di Sheldon, che al momento fungevano da bacchette.

“Ehi, io sono Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e posso fare ciò che voglio” ribattè Sheldon.

“Ha ragione! Su, su, forza!” urlò Howard.

“Cuginetta? Vieni un secondo!”.

Marnie lasciò a malincuore la visione di quell’improbabile duello e seguì Penny fuori l’appartamento, sentendo che le sarebbe toccata una sorta di ramanzina.

Si accomodò sulle scale che conducevano al piano superiore insieme a lei e la guardò, esitante.

“Beh, per prima cosa... Auguriii! E’ stata una tortura dover tacere fino a stasera!” iniziò la bionda, togliendosi la parrucca di Ginny. “E poi... Scusami, so di non aver reagito bene. Cioè, non ti sono stata vicino, mi sentivo divisa tra te e Amy e sono stata sul serio un po’ arrabbiata con te. Poi ho pensato alla prima parte dei miei vent’anni e ho dedotto che sei stata decisamente migliore di me. Forse è stato per questo che ti ho ignorato un po’, e vorrei scusarmi. Poi Amy mi ha detto che Sheldon ti ha fatto visita e...”.

“Sto bene, Penny, è tutto ok” l’interruppe  Marnie, sorridendo debolmente. “Anzi, al momento mi sembra tutto così... Sciocco. E’ scomparso tutto quello che provavo e...”.

“Davvero?”.

“Sì. Non so come sia possibile, davvero! Forse perchè gli sono stata lontana...”.

“E allora perchè mi sembri giù?” indagò la cugina, sospettosa.

“Promettimi di non ridere” l’ammonì Marnie, arrossendo sensibilmente.

Penny fece del suo meglio per rimanere seria ed annuì, mimando una sorta di giurin giurello.

“Ho scoperto che Raj si rivede con Lucy...”.

“Cosa?!”.

“E la cosa mi dà fastidio. E ho paura, non voglio incasinare le cose di nuovo!” si lamentò la festeggiata, portandosi le mani tra i capelli. “Sarò costretta a cambiare città, ho paura di ciò che potrei provare!”.

“Tesoro, ma tu hai anche accettato di uscire con Raj, in precedenza. Forse era tutto scritto, forse dovevi prima sbagliare con Sheldon per capire che lui è quello giusto...” ragionò Penny, alquanto colpita da quella serie assurda di eventi.

“Ma... Lui ora esce con Lucy! Non voglio rivivere tutto, e non voglio perderlo, lui è importante per me e non voglio essere Friendzonata di nuovo! Vivere con lui mi ha fatto capire che è proprio così come sembra, adorabile, pasticcione e... Sto invidiando Lucy come non mai!”.

“L’ho lasciata”.

Le parole le morirono in gola.

Si immobilizzò, fece solo ruotare la testa per avere l’orrida conferma del fatto che Raj fosse lì, ai piedi della scalinata, con l’aria frastornata ma stranamente decisa.

“Bene, direi che ci vediamo dopo” se la svignò Penny, alzandosi, recuperando la parrucca e tornando nell’appartamento con un’aria sorniona.

“Sono appena tornato da lei, ho capito che... Per lei non avrei mai organizzato una festa così e... Ho chiuso con lei. Ho accettato di rivederla solo perchè mi sembravi felice quando Sheldon è venuto a trovarti, è da quando ti conosco che penso solo a te”.

Lentamente, Raj salì le scale, fino a trovarsi ad un gradino da Marnie, che lo fissava con gli occhi lucidi, incredula, commossa.

Il cuore le batteva a mille, sentiva la bocca asciutta, le gambe le tremavano nonostante fosse seduta, proprio come il braccio teso verso Raj, che le prese la mano per aiutarla ad alzarsi.

Lentamente ci riuscì, senza sapere come, salvo poi rischiare di cadere visto i tacchi e la pendenza in cui si trovava.

Si appoggiò a Raj, il quale la strinse per la vita e, senza aggiungere altro, si avvicinò lentamente al suo volto, per poi baciarla dolcemente, come aveva desiderato fare da quando l’aveva conosciuta.

La sentì tremare, ma forse tremava anche lui per la felicità, la felicità di non essere respinto che raramente aveva provato in vita sua.

La strinse a sè con dolcezza, e lei mano a mano portò le mani sul suo volto, stringendolo delicatamente, come per non farlo andare via.

Aveva sempre desiderato un bacio come regalo di compleanno e, finalmente, quell’anno era stata accontentata.

 

 

Quando Sheldon uscì di casa per aggiustarsi il trucco e prenderlo da casa di Penny, rimase sconvolto nel vedere Marnie e Raj che si baciavano sulle scatole, stretti l’una all’altro.

Sgaiattolò subito nell’appartamento 4B senza fare rumore, poi si appoggiò alla porta.

“Tsk. Passare da uno Sheldon Cooper ad un Koothrapali qualunque! Amy ne sarà felice, sì. Le lezioni di fisica stanno tornando, Dottor Cooper, quindi direi che puoi scrivere qualche equazione difficilissima alla lavagna, in modo da ricordare a Marnie chi è il migliore... Oh, come mi sento cattivo... Sarà che stasera sono Voldermort, cioè, voglio dire, Colui-Che-Non-Può-Essere-Nominato...”.

 

 

*°*°*°*

Tadaaaaaaaaaaaaaan.

Vi presento uno dei miei capitoli preferiti, scritto in meno di due giorni.

Che ve ne sembra?

Spero che comprendiate la dinamica dei fatti, nonostante Marnie sia passata quasi da un giorno all’altro dal provare qualcosa per Sheldon a provare qualcosa per Raj.

In pratica, si comprende che alla fine Marnie era affascinata da Sheldon, ma alla fine l’ha conosciuto poco visto che per quasi due mesi l’ha ignorato, e si è ostinata a fare ciò che ha fatto più che altro per raggiungere uno “scopo” e non perché provasse un sentimento autentico.

Invece, trascorrendo del tempo con Raj senza pressioni, ha capito di provare un vero interesse per lui, interesse che è emerso quando ha rischiato di perderlo a causa di Lucy.

La scena finale la immaginavo così da sempre, e se siete fan di Harry Potter ricorderete la scena del quarto film in cui Hermione piange sulle scale a causa di Ron durante il Ballo del Ceppo.

Questa volta, invece, “Hermione” riceve un bacio da “Ron”, eheh.

Sono curiosa di sapere cosa ne pensate!
Fatemi sapere,

aggiornerò il prima possibile ^^

 

Ne approfitto per augurare a tutti BUON ANNO!

<3

Milly.

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Capitolo 10
*** ...E la seconda base ***


10

Ciao a tutti!
Giusto per chiarire... Questo NON è l’ultimo capitolo,
ho deciso di aggiungere
anche l’epilogo, che avrà come protagonisti tutti e non solo Marnie :D
Detto ciò...
Grazie a chi continua a seguire questa storia, vi adoro!
Spero di aggiornare la prossima settimana e che
questo capitolo sia di vostro gradimento ^_^

Inoltre,   qui  https://www.facebook.com/groups/896755527021863/ trovate

il gruppo su TBBT di cui vi parlai, non è assolutamente un gruppo "personale" in cui spammo le mie storie, ma un "Posto" dove sclerare insieme dopo ogni puntata, esprimere le nostre considerazioni sulla serie etc...

Vi basta mandare la richiesta e vi accetterò, vi aspetto!

Buona lettura,

milly.

 

 

10. ....E la seconda base

 

Bernadette guardò furtivamente Amy, che guardò Penny, che guardò Leonard, che guardò Sheldon, che guardò Howard, il quale mimò un rapido “Dovremmo andarcene”.

“Non si accorgeranno di nulla” mimò in risposta sua moglie, mentre Amy prese il cellulare e compose rapidamente un sms.

Qualche secondo dopo, il cellulare di Sheldon squillò a causa dell’sms ricevuto con un sonoro “I’m Baaatman!” e fece sobbalzare tutti, specialmente le due figure che se ne stavano ancora strette l’uno all’altra sulle scale, pomiciando senza essersi accorti di nulla.

“Cos..? Oh! Ma che ci fate qui, spioni?!” urlò Marnie, staccandosi da Raj e guardando il gruppo che li stava guardando con un interesse mutatosi in imbarazzo.

“Sheldon ha detto ad Amy che vi stavate baciando, lei lo ha detto alle ragazze e... Su, dai, Raj che bacia una ragazza vera! Miracolo! Non potevamo perdercerlo!” si giustificò Howard, per poi fare l’occhiolino all’amico mentre alzava il pollice in segno di approvazione.

Dal canto suo, Raj ricambiò il gesto, per poi fare finta di nulla quando Marnie si voltò.

“Direi che lo spettacolo è finito” disse poi, ma ancora compiaciuto.

“Certo, certo. Marnie, dovresti venire a spegnere le candeline comunque... Sempre se ti è rimasto un po’ di fiato” disse Penny, senza riuscire a trattenersi, scatenando le risate di tutti.

Marnie arrossì e per tutta risposta fece una smorfia, mentre tutti si avviavano di nuovo verso l’appartamento 4A.

Tutti tranne Sheldon, che se ne stava ancora giù la scalinata con il cellulare in mano.

Visto che manca poco al mio compleanno, vorrei che anche tu mi facessi un regalo del genere, ovviamente in privato” lesse, stranito. “Secondo voi a cosa si riferisce? Alla festa a tema?” domandò.

“Certo, sicuro” lo prese in giro Raj, mentre Marnie scoppiava a ridere.

“Perfetto! Grazie, Raj!” esclamò il fisico teorico, per poi raggiungere gli altri.

Rimasti da soli, Marnie e Raj si guardarono, questa volta più imbarazzati rispetto a ciò che avevano fatto negli ultimi venti minuti.

La ragazza aggiustò la spallina dell’abito che, chissà come, era molto più giù rispetto al suo posto abituale, mentre Raj recuperò la sciarpa di Grifondoro che era finita sulle scale.

“Bene, direi che dovremmo... Parlarne” sussurrò Marnie, dopo essersi schiarita la voce.

Raj annuì, sospirando.

“Beh, direi che sia innegabile che...Beh, siamo attratti l’uno dall’altra, vero? Vero? Dimmi che non ho immaginato tutto, prima quando sono andato da Lucy ho mangiato troppe caramelle per l’ansia e non vorrei che fosse un brutto scherzo causato da troppi zuccheri” domandò, preoccupato.

“Ma no! E’ tutto vero, solo che... Sono confusa, è la prima volta che appena scopro di provare qualcosa per qualcuno lui mi bacia. Ho paura” ammise Marnie, mordendosi il labbro.

“Ma se ti ho invitato ad uscire quasi subito! Io credevo che tu sapessi che non avevo smesso di provare dei sentimenti!”.

L’ingenere scosse il capo, tuttavia sorridendo.

“Devo ricordarti che sono l’essere più insicuro del mondo?” domandò.

“Lo sono anche io! Ecco perchè saremmo perfetti insieme!”.

Risero, felici, prima di iniziare a scendere le scale.

“Aspetta”.

Raj bloccò Marnie prima che potesse entrare a casa di Leonard, e lei lo fissò.

“Sì?”.

“Esci con me, domani? Giuro che nessuno ci disturberà, spegneremo tutti i cellulari, non diremo a nessuno dove siamo e...”.

“Sì”.

“Hai accettato?”.

“Sì, Raj”.

Il ragazzo sorrise candidamente e poi la prese per mano,conducendola in casa come se fossero sul serio dei partecipanti ad un ballo.

 

 

“Penso sia meglio che io dorma da Penny, dopotutto anticipo il mio ritorno di sole sette ore” sentenziò Marnie, circa due ore dopo.

Tutti se ne erano andati e lei aveva deciso di accompagnare Raj fino all’uscita del condominio, dopo aver indossato dei comodi pantaloni e una felpa.

“Sì, hai ragione...”.

“Non fraintendermi, vorrei venire ma al momento non sono molto lucida e non penso che condividere il letto sia una buona idea. Baci da Dio e se accadesse qualcosa in più, beh... Preferisco aspettare e...”.

“Io bacio da Dio?” domandò Raj, perdendo il filo della questione.

Imbarazzata, Marnie annuì.

“Mi hai fatto il più bel regalo del mondo, con queste parole. Non è che posso registrarle e inviare la registrazione a Howard?”.

“Scemo! Io faccio un discorso serio e tu te ne esci così?” lo rimbeccò Marnie, tuttavia sorridendo.

Più passavano i minuti, e più realizzava di trovarsi sempre di più a suo agio con lui, sentendo di potergli parlare di qualsiasi cosa.

Raj scrollò le spalle.

“Perché è l’unica novità. Non mi aspettavo di certo che tu decidessi di... Insomma, sono abituato ad andarci piano e con te è la prima volta che voglio andarci piano veramente, non voglio rovinare tutto!” spiegò.

“Grazie. E grazie per la festa, per avermi fatto vivere con te, per avermi capito...”.

“Grazie a te per non aver rifiutato il mio invito e per non avermi respinto quando ti ho baciato” disse invece Raj, più serio del dovuto.

Marnie rise, e lui la seguì a ruota, infischiandosene del caos che stavano generando nel condominio nonostante fosse l’una passata di notte.

“Allora... Aspetto notizie da te per la nostra uscita” sussurrò infine l’ingegnere, esitante.

“Certo. Non diciamo niente a nessuno, così nessuno ci rovinerà la serata”.

“Perfetto”.

“Perfetto”.

Annuendo, si guardarono, senza sapere cosa fare.

“Beh, allora vado...” borbottò Marnie, guardando le sue scarpe da ginnastica con aria interessata.

“Sì, anche io...”.

“Ciao”.

“Ciao, buonanotte!”.

Senza guardarsi, si allontanarono, ognuno andando nella propria direzione.

“Stupida, stupida!” si rimproverò Marnie, colpendosi la testa con un pugno numerose volte e bloccandosi a metà della prima rampa di scale.

Avevano pomiciato senza ritegno per chissà quanto tempo e poi si erano salutati come degli imbecilli!

Prendendo un bel respiro, fece retrofront, giusto per vedere Raj andarsene, ma quando si affacciò fuori il condominio lo vide a pochi passi da lei, fermo in sua direzione.

Increduli, si sorrisero e automaticamente corsero in direzione dell’altro, per poi stringersi e cercare le labbra dell’altro come se fosse una cosa naturale, giusta e tanto sperata per concludere la giornata nel migliore dei modi.

 

 

“Voglio sapere tutto!”.

Appena Marnie mise piede nell’appartamento, si ritrovò una Penny più che sveglia seduta sul suo divano, sorridente come non mai.

Deglutì, arrossendo.

“Non c’è nulla da sapere” bofonchiò, intimidita.

“I tuoi capelli arruffati e il resto del lucidalabbra spalmato sulla tua faccia dicono il contrario...” disse la cugina, ammiccante. “E potrei aver visto un bacio da film fino a pochi minuti fa dalla finestra, quindi...”.

“Penny!” la rimproverò Marnie, arrossendo come una matta.

“Perchè hai anticipato il tuo ritorno qui? Cioè, non fraintendermi, sono felicissima che tu sia tornata, ma è una cosa un po’ incoerente con ciò che è successo stasera...”.

“Sapevamo cosa sarebbe potuto accadere da lui, e abbiamo deciso di andarci piano” sentenziò Marnie.

Penny annuì, comprendendo.

“Andarci piano, sì, certo. Cara mia, a ventiquatro anni non avrei mai preso una decisione così saggia”.

“Sì, ma a ventiquattro anni tu facevi sesso da quasi dieci anni e...”.

“Ehi, ehi, ehi!”.

“Sto dicendo una bugia?”.

“No, no” replicò Penny, contrariata.

“Ma comuque ci sarei andata piano anche se avessi avuto la tua esperienza, stanne certa. Raj è... Speciale e... Vorrei sul serio che costruissimo un rapporto solido” spiegò Marnie.

La bionda annuì, poi si alzò e la strinse a sè con calore, accarezzandole i capelli arruffati per metà.

“E’ bello vederti felice, gli ultimi due mesi sono stati davvero duri, ma almeno ti hanno fatto conoscere Raj e... Ne è valsa la pena” ammise, felice.

“Al momento mi sembra di non ricordare la cotta per quello strambo di Sheldon” aggiunse Marnie, quando si separarono. “E ora percepisco sul serio la differenza... L’avevo idealizzato, mentre ora conosco i difetti di Raj ma nonostante ciò voglio passare del tempo con lui”.

“E quindi, dimmi! Quando vi vedrete?” domandò Penny, mentre la cugina iniziava a prepararsi il letto.

“Non so, si vedrà...” mentì quest’ultima, tuttavia sorridendo grazie al suo essere di spalle.

“Ah, ok. Invece io avrei una piccola novità...” disse la bionda, improvvisamente esitante.

“Cioè?”.

“Ieri io e Leonard abbiamo deciso la data del matrimonio”.

“Cosa?”.

Marnie si voltò giusto in tempo per vedere il bellissimo sorriso della cugina farsi sempre più ampio, mentre annuiva. “Sì! Abbiamo deciso di aspettare per dirlo perchè c’era la tua festa e non volevamo metterci in mezzo... Ci sposiamo il ventuno marzo, l’ha scelto Leonard perchè ha detto che quando mi ha incontrato è iniziata la primavera nella sua vita...”.

“Ooh!”.

“E vorrei che tu fossi la mia damigella d’onore, anche se so che Amy se la prenderà”.

“Davvero?!”.

“Davvero!”.

Marnie corse a riabbracciare Penny, felicissima per lei, e sentì che finalmente tutto stava andando alla perfezione.

“Certo che accetto, è un onore!”disse, sentendo quasi le lacrime per l’emozione.

 

La giornata era iniziata davvero bene, e non solo perchè era stata scelta come damigella d’onore, aveva trovato dei cornetti per colazione e mille messaggi di auguri sulla sua bacheca di Facebook risalenti al giorno prima.

Marnie si sentiva stranamente tranquilla e felice, come se nulla potesse turbarla.

Inoltre, ricevere un messaggio che recitava le parole “Buongiorno, raggio di sole! Vengo a prenderti alle 8, sarà una sorpresa!” seguite da numerosi cuori, fu la spinta giusta che la convinse ad alzarsi dal letto per vivere al meglio le ultime ventiquattro ore di vacanza.

Si preparò il thè dopo aver addentato un croissant che le aveva lasciato Penny prima di andare a lavoro – purtroppo le sue vacanze erano terminate quasi una settimana prima -  e si affrettò a sistemare il suo letto per poterlo trasformare di nuovo in un divano e sedercisi su mentre sorseggiava la bevanda.

Circa un’ora dopo, decise di iniziare a organizzarsi per la giornata, per comprendere cosa indossare e come sistemare i capelli, salvo poi realizzare che per la primissima volta in vita sua aveva voglia di comprare dei vestiti nuovi e andare dal parrucchiere.

Raj voleva uscire con lei così com’era, nonostante non avesse il corpo di una modella e un viso perfetto, quindi perchè mai avrebbe dovuto preoccuparsi della taglia dei pantaloni in cui sarebbe entrata?

Prendendo un bel respiro, così, si decise ad uscire di casa e a bussare all’appartamento di fronte, per chiedere a Leonard un passaggio per il centro commerciale.

Ad aprirle, però, fu Sheldon.

“Buongiorno, Hermione” la salutò, stranamente entusiasta. “La tua festa ieri è stata un successone, ho vinto ben due duelli e ora ho il diritto di anticipare l’ispezione per controllare le condizioni del bagno”.

“Wow” replicò Marnie, senza sapere cosa dire. “C’è Leonard?”.

“No, tornerà a breve per una commisione”.

“Bene, allora provo a chiamarlo, grazie”.

“Puoi aspettarlo qui” aggiunse Sheldon. “Mi stavo annoiando, odio le vacanze, non comprendo il loro significato, onestamente”.

“Penso sia meglio evitare, per Amy, sai” ragionò Marnie.

“Risolviamo subito” esclamò il vicino, facendole segno di attendere.

Si allontanò, recuperò il cellulare, lo avvicinò all’orecchio e attese. “Amy!” disse dopo poco. “Senti, qui c’è Marnie che cerca Leonard, ma lui è fuori, tornerà a breve. Le ho proposto di rimanere qui ad aspettarlo ma lei vuole tornare a casa a causa tua. Capisco. Certo. Bene. Ok. Marnie, entra pure! Ciao, Amy, ci sentiamo ad ora di pranzo” sentenziò, per poi posare il telefono.

Sospirando, Marnie annuì ed entrò, chiudendo la porta alle sue spalle.

“A quanto pare si sta spargendo la voce del tuo appuntamento con Rajesh di stasera ed Amy è tranquilla” spiegò il fisico teorico.

“Cosa?!”.

“Penny ha controllato l’anteprima del messaggio che lui ti ha mandato stamattina. Cosa vuoi che ti dica, Marnie, sono donne!”.

“Ehm, lo sarei anche io, comunque...”.

“Certo, ma la cosa che ti ha fatto ottenere un invito in questo soggiorno è il fatto che io non ti abbia mai sentito parlare di vestiti, acconciature e gossip su quelle che comunemente sono note come le “celebrità” del mondo del cinema” spiegò accuratamente il ragazzo, per poi sedersi sul suo amato posto.

“Veramente sono venuta qui per chiedere a Leonard di accompagnarmi al centro commerciale per fare un po’ di shopping per stasera” dichiarò Marnie, sedendosi di fronte a lui. “Mi dispiace smentirti”.

Sheldon fece una smorfia di disapprovazione, alzando gli occhi al cielo.

“Odio la consuetudine sociale che obbliga la gente a vestirsi decentemente per un appuntamento. Quando uscii la prima volta con Amy ero vestito come sempre eppure eccoci qui, dopo più di quattri anni, ancora insieme. Certo, all’epoca lei era semplicemente la mia amica femmina con cui volevo fare un figlio...”.

“Che-che-che-che cosa?!” urlò Marnie, quasi strozzandosi con la saliva.

Sheldon che voleva un figlio da Amy?! Ma se odiava il contatto fisico e a stento la baciava!

“Hai avuto la stessa reazione di Penny. Semplicemente ci rendemmo conto che con i nostri quozienti intellettivi avremmo generato un essere dall’intelligenza massima, ma sarebbe stato fatto tutto clinicamente, sia chiaro. Tua cugina mi fece notare che però io e Amy non ci conoscevamo visto che messaggiavamo per tutto il tempo e mi disse di invitarla fuori... E lei trascorse la serata con noi, visto che non guido e mi accompagnò” disse Sheldon, scrollando le spalle.

Marnie annuì, metabolizzando la cosa.

“E  il figlio?!”.

“Penny mi fece notare che una cattolica come mia madre non avrebbe tollerato un nipote al di fuori del vincolo matrimoniale”.

“Oh. Beh, grazie, Sheldon”.

“Per cosa?”.

Marnie sorrise sorniona.

“Se il tuo primo appuntamento con Amy è stato in compagnia di mia cugina e siete ancora insieme, beh, c’è speranza per me e Raj nonostante le calamità che si generano quando stiamo da soli per più di trenta minuti” spiegò, ilare più che mai e improvvisamente più tranquilla.

 

 

Raj l’aveva presa per mano appena erano scesi dalla macchina, e a lei non era dispiaciuto affatto, anzi, l’aveva guardato e poi gli aveva sorriso timidamente.

Poi, in pochi minuti, si erano ritrovati in un parco decisamente non frequentato da nessuno.

“Cosa...?”.

“Aspetta e vedrai”.

Marnie seguì il ragazzo fino al centro del parco più o meno, e lo vide prendere un telo dallo zaino che si era portato dietro.

Ringraziò il fatto di aver preso dei pantaloni bordeaux e un maglioncino nero e non una gonna, visto che quell’appuntamento sembrava richiedere molta praticità.

Raj prese posto sul telo e le fece segno di imitarlo, così obbedì e lo guardò con aria interrogativa.

“Guarderemo le stelle, se ti va. Ecco i vantaggi di uscire con un astrofico! Cioè, le stelle puoi guardarle con chiunque, ma io potrei spiegarti cosa stiamo guardando”spiegò il ragazzo.

“Certo, va benissimo, è una bellissima idea”.

“Però, prima... Ceniamo! Ti piace il sushi?”.

Marnie annuì, e sorrise nel vederlo tutto compiaicuto mentre estraeva delle vaschette dallo zaino e gliene porgeva una con premura.

“Ti confido un segreto: non so mangiare con le bacchette!” ammise, mordendosi il labbro. “Lo mangio sempre con le mani, se sto da sola”.

“Possiamo mangiarlo con le mani insieme”.

“Non credo, è il primo vero appuntamento e... Non voglio che tu mi veda mangiare come un animale!”.

“Marnie, ti ho visto divorare un sacchetto di patatine in meno di cinque minuti mentre guardavi “Game of Thrones”, qualche giorno fa, eppure sono qui”.

Marnie spalancò la bocca e se la coprì con le mani, per poi usarle per coprire tutto il viso per la vergogna.

Ricordava quel momento, credeva di essere da sola perchè Raj era in bagno per una doccia...

“Non ci credo! Io... Oddio, non capisco! Sono praticamente peggio di un uomo quando mangio e credo di essere da sola, perchè vuoi uscire con me?” domandò, isterica al massimo per la figuraccia fatta.

“Perchè sei vera e, avendo vissuto con te dopo esserci visti quasi tutti i giorni per più di due mesi, posso dire che mi piaci. Mi piaci tanto, Marnie, ogni giorno di più” mormorò Raj a voce bassa, ma in un modo che lei udì perfettamente.

Ciò la fece sorridere come non mai, per poi farla avvicinare al suo viso.

“Baciami, Dottor Koothrappali, perchè poi non so se ci converrà farlo dopo aver mangiato il sushi” disse, provando a sussurrare in un modo sensuale che probabilmente risultò solo goffo.

Raj sorrise apertamente prima di sporgersi a sua volta verso di lei, reclinare il capo e baciarla dolcemente, mentre la ragazza provava a gattonare in sua direzione.

Nel giro di poco, si ritrovarono inginocchiati l’uno di fronte all’altra, stretti in un bacio che ormai di dolce aveva ben poco.

Marnie sentiva la stretta sicura di Raj prima attorno alla sua vita, poi sulle sue spalle, e il solo contatto delle loro mani mentre si baciavano la mandava decisamente in tilt.

E’ difficile rimanere lucida quando il ragazzo che ti piace è proprio di fronte a te e ti bacia come non eri mai stata baciata prima.

Forse prima non le era mai piaciuto nessuno, forse era solo abituata alla presenza del suo ex e ci stava per routine, mentre ora si sentiva diversa, felice, ma anche più sicura.

Non seppe come, ma si ritrovò stesa sul telo, con Raj che quasi la sovrastava, per poi separarsi.

“Scusami, immagino che per te questo sia correre troppo....” farfugliò, dopo aver lasciato una mano vagare sotto il suo maglione per qualche secondo e averla sentito tremare.

Marnie si mise a sedere, un po’ frastornata.

“No, no, è che era fredda, tutto qui”.

“Non devi dire bugie, sul serio, capisco...”.

“Raj” l’interruppe Marnie, sospirando. “E’ vero che ti ho detto di andarci piano, ma non voglio essere trattata come una bambola di cristallo solo perchè sono vergine” disse, sentendo di essersi tolta un grande peso dallo stomaco.

Lui sapeva che non aveva esperienza, ma non glielo aveva mai detto esplicitamente, e la cosa le pesava molto, come se avesse una sorta di segreto.

“E ti dirò, per me non c’è problema se entro la fine della serata vuoi arrivare in seconda base. Mi mandi in tilt e... Non riesco a ragionare. Ora, per favore, mangiamo” aggiunse, come se avesse parlato del meteo, prendendo le due vaschette e porgendone una.

“Io... Ok... Bene” biascicò il ragazzo, alquanto sorpreso e incredulo. “Posso mandare un messaggio ad Howard? Tutti fremono nel sapere...”.

“Manderò io un messaggio ad Howard” lo bloccò Marnie, sorniona.

Raj deglutì, annuendo, mentre la vedeva estrarre il cellulare e scrivere qualcosa.

 

 

“Un messaggio!” .

“Oh, leggi, leggi!” squittì Bernadette, battendo le mani.

“Brutti spioni... Ok, ho fatto la mia parte, ditemi tutto!”  esclamò Penny.

“Di sicuro hanno già ripetuto lo show di ieri. Prendi esempio!” mugugnò Amy, guardando male Sheldon.

“Lo show?” domandò lui, perso.

“Lascia perdere!”.

“Dai, dai, Howard, leggi!” lo incitò Leonard.

L’ingegnere obbedì, entusiasta, e poi strabuzzò gli occhi.

Si generò un: “Cosa c’è?” generale, e lui replicò con un: “E’ da Marnie!”.

Calò un silenzio assurdo mentre cliccava sull’sms per leggerlo.

Ciao Howard. Qui tutto bene, abbiamo limonato di brutto. Raj bacia da Dio, quindi spero non lo prenderai più in giro. E molto probabilmente dopo arriveremo alla seconda base. Saluti a tutti, so che state cenando insieme in attesa di notizie. Ci vediamo domani all’università. Non osare rispondere, tanto non potrei leggere la risposta visto che siamo impegnati. Ciao ciao” lesse, sbalordito, soffermandosi su ogni punto con aria sempre più scettica.

“Dopo ventiquattro ore sono alla seconda base... E dove siamo noi, dopo quasi quattro anni?” domandò Amy, sospirando. “L’unica cosa che mi consola è che sono stata la prima che hai baciato!”.

“Ti piacerebbe! Il primo bacio lo ha dato alla madre di Leonard!” esclamò Penny, per poi tapparsi la bocca con le mani, mentre Amy e Leonard urlavano: “Cosa?!” e Sheldon, per nulla turbato, chiedeva: “Cos’è la seconda base? Si parla di football?”.

 

“Quell’sms era mitico!”.

“Lo so!”.

Marnie e Raj avevano finito di cenare da un po’ e guardavano le stelle, stesi sul telo, abbracciati.

“Non oso immaginare le ragazze domani, quando vorranno sapere come è andata...”.

“Devi vedere i ragazzi! Mi assaliranno di domande...”.

“E cosa dirai loro?” chiese Marnie, curiosa.

“L’appuntamento non è ancora finito, no?”.

“Giusto. Beh, io comunque dirò che sono stata bene e che è bello stare con te senza catastrofi...”.

Un tuono rumorosissimo li fece tremare, seguito da un lampo e poi da una pioggiarellina sempre più fitta.

“...Naturali. Come non detto, non hai controllato il meteo dopo che hai deciso di venire qui?” terminò rassegnata l’ingegnere, sospirando pesantemente.

“Ehm, no, a dire il vero”.

“Beh, sembra che ci sia un temporale in arrivo, dovremmo andare...”.

“Ma non voglio che la serata finisca già!”.

“Infatti può continuare in macchina!”.

Rapidamente, con un sorriso d’intesa, si affrettarono a piegare e sistemare il telo e a prendere la busta con i rifiuti, per poi correre abbracciati verso la macchina, incuranti del fatto che ormai fossero fradici per metà e sulla buona strada nel beccarsi almeno un po’ d’influenza.

 

 

“Sorpresa! Oggi pausa pranzo tutte insieme, ci vediamo in mensa, ma 30 minuti prima se puoi, io e Penny dobbiamo tornare a lavoro per le 14.30”.

Cercando di non farsi notare dal professore di Ingegneria Meccanica, Marnie corse a controllare il cellulare appena lo udì vibrare.

Due mesi prima non avrebbe mai fatto nulla del genere, ma al momento la sua vita sociale era migliorata e non riusciva a non badare al telefono fino alla fine della lezione.

Inoltre, i numerosi sms colmi di cuori, animaletti e faccine che si mandano baci che si era scambiata con Raj parlavano chiaro:era meglio flirtare con delle emoticon che ascoltare il professore...

Leggendo l’sms di Bernadette, sorrise, pensando che ora quelle tre volevano tornare ad instaurare un rapporto con lei.

Ripensò a quando era stata trattata con freddezza, ma al momento la voglia di avere delle amiche pronte a ripartire da zero prese il sopravvento.

Era stata perdonata, e questo era ciò che contava, così rispose con un “Ok!”.

Circa un’ora dopo, così, camminò più sicura di sè verso la mensa, ignorando le occhiate di quelle ochette del suo corso che ormai erano amiche e l’avevano ignorata.

Vedere le ragazze e sedersi con loro fu davvero bello, e per la prima volta dall’inizio del dottorato si sentì completa: aveva degli amici e un ragazzo con cui usciva, cosa poteva chiedere in più?

“Ma ciao!” squittì Bernadette, salutandola fin troppo affettuosamente con un abbraccio.

“Ciao, cuginetta!” esclamò Penny, dandole un bacio sulla guancia.

“Ehi, ex traditrice” l’apostrofò Amy, tuttavia sorridendo.

Marnie prese posto, notando che tutte pendevano dalle sue labbra, e la cosa la fece sentire strana e diversa come non mai: per una volta era lei quella che aveva qualcosa da raccontare!

“Howard vi ha detto dell’sms, no?” iniziò, facendo l’occhiolino.

“Sì! Raccontaci!” disse Penny, implorante. “Stamattina sei fuggita...”.

“Beh, siamo stati bene, sapete. Siamo andati in un parco per vedere le stelle...”.

 

 

“...E quindi a causa della pioggia siamo tornati in auto...” concluse venti minuti dopo, scrollando le spalle.

“E li ha raggiunto la seconda base, vero?” domandò Amy, curiosa.

“Sì” ammise Marnie, arrossendo.

“E bravi!” l’apostrofò Penny.

“A quando con la terza?” domandò la microbiologa, fissandola con malizia.

“Ehi, ehi, ehi, calma! Non è una gara ma... Cacchio, datemi il tempo di stare al passo!” si lamentò Amy.

“Non posso prometterti nulla” la prese in giro Marnie, ridendo. Poi, prese il cellulare,lesse un messaggio e le guardò. “Ora scusatemi, ma devo andare in bagno...”.

Si allontanò, sentendosi ribelle come non mai, e corse fino all’ufficio di Raj, aprendo la porta senza farsi notare da nessuno.

Sgaiattolò dentro e raggiunse Raj, seduto dietro la scrivania.

“Hai chiuso a chiave?” le domandò, sorridendo.

Marnie annuì, prima di sedersi sulla scrivania.

“Dov’eravamo rimasti durante la pausa di stamattina...?” chiese, per poi attirarlo a sè e baciarlo.

“Non lo ricordo più...” sussurrò lui contro le sue labbra.

Erano felici come non mai, e sapevano tutto ciò non rappresentasse altro che l’inizio di qualcosa di magico.

 

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Capitolo 11
*** Epilogo - ....E il matrimonio ***


epilogo

Ed eccoci qui con l’epilogo.

Mi scuso per eventuali errori di battitura,
ho ricontrollato ma ho la febbre, quindi ho un mal di testa assurdo da oggi :/
Questo capitolo è stato scritto quasi
 interamente di sera/notte, con una
banalissima playlist di Youtube in sottonfondo,
composta da canzoni smielate quali “I don’t wanna miss a thing”,

“Wonderwall”, “You’re beautiful” e così via xD
Buona lettura, vi aspetto nelle note finali :D

Qui  https://www.facebook.com/groups/896755527021863/  c'è  il gruppo su TBBT creato da me, se vi va mandate la richiesta :D

Milly.

 

 

Epilogo

... E il Matrimonio

 

“Vegas, Vegas, Vegas, Vegas!”.

Penny, Bernadette, Marnie, Cassidy – la sorella maggiore di Penny –e Anne – la sorella maggiore di Marnie – non facevano altro che urlare questa parola appena misero piede nell’hotel in cui avrebbero alloggiato per l’addio al nubilato della prima.

Era ormai il diciassette marzo, mancavano quattro giorni alle nozze dei futuri signori Hofstadter, e la damigella d’onore, conoscendo la sposa, aveva organizzato un meraviglioso weekend a Las Vegas per celebrare i suoi ultimi giorni da single.

Le uniche che non si dilettavano nell’urlare il nome del luogo in cui si trovavano erano Amy e Beverly, la madre di Leonard.

Pur di non passare il weekend con sua madre, Leonard era stato piuttosto convincente nel convincerla ad andare all’addio al nubilato della sua fidanzata, con la scusa del “Vi adorerete, non vi vedete da anni!”.

“Allora... Ho prenotato due stanze!” disse Marnie, con aria indaffarata, mentre si avvicinava alla reception. “Inizialmente eravamo sei, la madre di Leonard non era inclusa e...”.

“Sistemo tutto io, sono la sposa dopotutto, no?” ridacchiò Penny.

“Certo” bofonchiò Marnie, incredula riguardo tutto quell’entusiasmo.

Dopotutto, negli ultimi due mesi sua cugina non aveva fatto altro che lamentarsi e chiedersi se fosse giusto sposarsi, a causa delle solite crisi pre-matrimonio, e vederla lì, serena e felice, era una sorta di miracolo.

“Io voglio stare in camera con la vecchia” s’intromise Amy, raggiungendole con passo felpato.

“Ti senti bene?” chiese Marnie, sempre più incredula.

Penny sgranò gli occhi e iniziò a scuotere il capo, bloccandosi improvvisamente.

“Oh no, no, no, no, no!”.

“Oh sì, sì, sì, sì, sì!” ribattè Amy.

“Tesoro, se Leonard ha accettato che sua madre da ubriaca, ben cinque anni fa, abbia dato un semplice e casto bacio al tuo ragazzo, ovvero il suo migliore amico, quando non vi conoscevate nemmeno, puoi farlo anche tu!”.

“No che non lo accetto. Quella stronza se la vedrà con me! Stai per assistere alla sorte che ti sarebbe toccata se avessi osato anche solo sfiorare il mio Sheldon” borbottò Amy convinta, rivolgendosi verso Marnie mentre faceva scoccare le nocche con aria minacciosa.

L’ingegnere alzò gli occhi al cielo, mentre Penny iniziava a pensare a come dire a Leonard che sua madre era morta in seguito ad un incidente causato da Amy.

 

 

“E’ un bene che Beverly abbia da fare stasera, voglio dire, è il mio cavolo di addio al nubilato e devo fare follie!” esclamò la futura sposa un paio di ore dopo, esibendo uno scintillante abito dorato super corto ed aderente.

“Ovvio! Mi mette in soggezione!” mormorò Bernadette, tremando al solo pensiero.

“Più che altro è un bene che tu non la veda di persona da anni, è una strega!” biascicò Cassidy.

“Stasera voglio bere anche io!” aggiunse Marnie.

Cassidy la guardò, super sorpresa, e poi scoppiò a ridere. La sua risata era molto simile a quella di sua sorella, e aveva i capelli dello stesso biondo dorato, ma era un po’ più in carne e leggermente più alta. “Tu che bevi? Ma daaai!”.

“Ne sono capace” la rimbeccò Marnie, offesa.

“Ma perchè, scusa?” s’intromise Bernadette, incuriosita.

“I miei verranno alle nozze, e volevo presentare loro Raj visto che non fanno altro che dirmi che dovrei uscire con qualcuno e studiare di meno, ma...”.

“Ma cosa?” domandò Penny, senza afferrare il punto della questione.

Marnie sospirò, sedendosi sul letto con aria affranta.

“Lui, dopo ben tre mesi di uscite, non mi ha ancora definito “la sua ragazza”! Era tutto troppo bello per essere vero, chissà cosa...”.

Ma la sua lamentela fu interrotta da un: “Cosa?! Lei addirittura ha continuato a sentirsi con Sheldon in tutti questi anni senza che io ne sapessi nulla?” che proveniva dalla stanza di fronte.

“Scusami, tesoro, ma qui abbiamo un dramma peggiore” borbottò Penny, sospirando e avviandosi fuori la stanza, salvo poi tornare e indossare un trench al di sopra dell’abito scollatissimo.

“Vengo con te!” disse Bernadette.

“E poi quasi quasi mi avete biasimato quando mi sono ubriacata dopo che ho scoperto che avevi passato la notte con Raj. Lei per un bacio sta facendo un casino!” sospirò Marnie. “Vengo con voi!”.

Uscirono dalla stanza e per fortuna trovarono la porta della stanza di Amy aperta, così entrarono.

La scena a cui si ritrovarono ad assistere era surreale: Amy che piangeva e Beverly che la guardava, seduta dietro la scrivania della stanza, come se la stesse studiando.

“... E per il mio tredicesimo compleanno, mia madre andò a trovare mia nonna così mi lasciò da mia zia, che mi diede il permesso di organizzare una festa, ma nessuno si presentò, perchè io ero quella stramba con la madre pazza che le allungava la divisa quasi fino alle caviglie! Poi, per il mio sedicesimo compleanno, mi scrisse una lettera, in cui provò a convincermi che dovevo pensare solo allo studio, a preservare il mio imene e avere rispetto per me stessa. E mi convinse! Intanto, però, non appena iniziarono ad avvicinarsi i miei trent’anni, iniziò a rompermi con la questione del “Devi uscire con qualcuno o morirai zitella!”. Grazie mamma, grazie! Come facevo a trovarmi un ragazzo se per tutta la vita mi ha traumatizzato e... E insomma, io ora ho un ragazzo che è praticamente un genio, che si è deciso a baciarmi dopo ben tre anni di relazione e a dirmi che mi ama e... E io vengo a sapere che... Che lei lo ha baciato e si tiene in contatto con lui! Io sono una neurobiologa, lei è una neuroscienziata e una psichiatra, insomma, mi sembra proprio il suo tipo visto che Sheldon è attratto da chi si occupa di cervelli!”.

“Interessante” mormorò Berverly, con il suo tipico tono tra l’altezzoso e lo strascicato. “Per certi versi mi ricordi tanto Leonard. Immagino che il fatto che io sia anche la madre di un tuo amico e che quindi ricopra un ruolo materno come la tua genitrice che ti ha tanto condizionato non aiuti”.

“Ovvio che non aiuta!”.

“Una che mi risponde senza continuare a limitarsi a piagnucolare! Se credessi in un’entità divina, definirei ciò un miracolo. Ma d’altronde sei la ragazza di uno come Sheldon, e lui non sbaglia mai. Fortunata sua madre...”.

“Quindi lei mi sta dicendo che lo vede semplicemente come il figlio intelligente che non ha mai avuto?” chiese Amy, con la voce ancora rotta dalla crisi di pianto.

“Precisamente. E poi, scusami, ma a malapena ricordo quel bacio... Ero parecchio ubriaca, e non ha nulla a che vedere con i baci del mio Sean...”.

“Sean?”.

“Il mio... Boy toy, è così che si definisce così un atletico ragazzo sulla trentina che ha una relazione sessuale con una donna, diciamo, matura, giusto?”.

“Direi di sì”.

“Porca puzzola” sussurrò Penny, prendendo Bernadette e Marnie per i polsi e trascinandole fuori dalla stanza.

“Meno male che non ci hanno visto...” disse la microbiologa.

“Meno male che hanno risolto tutto” aggiunse Marnie.

E infatti, qualche istante dopo, Amy uscì fuori dalla stanza e guardò le amiche, gongolante nonostante la faccia arrossata.

“E’ tutto ok, davvero! Sono pronta per la serata!” esclamò, per poi abbracciarle con trasporto.

 

 

“Guarda chi si vede... Le nostre dolci metà!” esclamò contento come non mai Leonard la domenica sera.

Lui e i ragazzi attendevano il ritorno di Penny e le altre nel soggiorno di casa sua mentre giocavano una delle loro partite a Dungeon&Dragons.

“Le vostre dolci metà, semmai” lo corresse Marnie con un sorrisino di scherno.

“Marnie! Ma perchè non hai risposto ai miei messaggi?” esclamò Raj, avvicinandosi e provando ad abbracciarla.

“Scusami, ho mille telefonate da fare, il matrimonio è dopodomani, ne parliamo in seguito. Lasciami stare stasera. Ciao, ragazzi!”.

Marnie finse di sorridere in direzione degli altri e poi uscì di casa rapidamente, prendendo il cellulare.

Ovviamente, Raj la seguì e la bloccò, parandosi davanti a lei in modo da bloccarle la strada.

“Mi dici che è successo? Cosa ho fatto?” chiese, preoccupato.

“Raj, ho un trasloco da fare entro domani pomeriggio e un’intera famiglia da sistemare in un hotel, mi merito un po’ di pace?”.

“Posso aiutarti io con il trasloco, te lo dico da secoli ma...”.

“Avresti potuto aiutarmi in un altro modo, in realtà, ma hai avuto la tua occasione quindi ora ti prego di lasciarmi libera, ne parleremo” lo zittì Marnie, sorpassandolo, aprendo la porta dell’appartamento di Penny ed entrandoci, prima che lui riuscisse ad imitarla.

Non riuscendo a trattenersi, scoppiò a piangere silenziosamente, mentre Raj bussava numerose volte contro la porta.

Vide davanti a sè il riassunto degli ultimi tre mesi, senza sapere cosa pensare.

Lei e Raj che stavano sempre più bene insieme, ma senza nessuna chiacchierata che ufficializzasse il loro rapporto.

Penny e Leonard che litigavano con Sheldon per la sistemazione dopo le nozze, e che alla fine decidevano di andare da Penny, in modo da lasciarla senza un tetto, perchè Sheldon non voleva Amy con sè e Amy quindi non poteva cederle il suo appartamento.

Avrebbe tanto voluto un invito da parte di Raj, invito che non era mai arrivato e l’aveva obbligata a decidere di trasferirsi di Loreen, una delle meno antipatiche del suo corso.

Aveva aspettato un invito fino all’ultimo, ma nulla, Raj non aveva fiatato.

Cos’era per lui?

La scema con cui uscire, pomiciare e da spogliare almeno per metà nella sua auto o in casa sua?

Non poteva affrontarlo ora, non poteva creare un litigio stratosferico e rovinare il matrimonio, ma si sentiva rifiutata come non mai e le sembrava di essere tornata indietro di mesi e mesi.

 

“Penny, sei bellissima!” esclamò Marnie, emozionata.

“Sì!” approvarono Bernadette ed Amy, sincere come non mai.

Penny sorrise dall’alto del suo vaporoso abito bianco con il corpetto ricamato d’argento, salvo poi abbracciare le ragazze. “Grazie, vi devo tutto! In questi mesi siete state le mie ancore di salvezza! Non so cosa avrei fatto senza di voi...” ammise, grata come non mai.

“Beh, non saresti qui” ridacchiò Bernadette, facendo ridere anche le altre.

“Sono così felice per te che ho quasi dimenticato che tu mi abbia snobbata come damigella d’onore” rivelò Amy. “Più che altro perchè avrei potuto percorrere la navata con il testimone dello sposo, ovvero il mio Sheldon, mentre devo lasciarlo a lei” spiegò, ammiccando verso Marnie.

“Povera Amy. Guarda, giuro che te lo ruberò in quei quindici secondi in cui mi darà il braccio...”.

“Era sarcastica, Amy, quindi ora basta lamentele. Mi sto sposando! E chissà, magari afferrerai proprio tu il bouquet, più tardi” le ricordò la sposa, provando a tirarla su.

“Vorrei poterti credere. Anche se accadrà, non servirebbe a nulla”.

“Non dire così, Sheldon ti ama tanto. E lo dice una che è quasi impazzita per aiutarlo a trovare il regalo perfetto per S. Valentino, solo un mese fa” le ricordò Marnie.

Sorpresa, Amy le sorrise.

“Anche se è presto, sono sicura che anche Raj prova tutto questo per te” disse.

Marnie sorrise tristemente e scosse il capo, sospirando.

“Mi ama così tanto che non mi ha chiesto di essere la sua ragazza e non mi ha offerto un tetto quando ne avevo bisogno, certo. Comunque... Ora pensiamo solo alla sposa, su!” aggiunse, per poi riabbracciare sua cugina.

Il momento fu interrotto dall’arrivo di Lauren, la mamma di Penny, e Drusilla, quella di Marnie, insieme alle rispettive figlie.

Ci fu un mix di “Tesoro!”, “Sei stupenda!”, “Non ci credo!” e “Hai fatto bene a non indossare scarpe alte, vista la statura di Leonard!”, e le tre ragazze rimasero in disparte, approfittando per sistemare gli ultimi dettagli dei loro lunghi abiti borgogna e il trucco.

 

 

Mancava poco.

Penny sospirava pesantemente mentre Marnie ed Amy le sistemavano il vestito, nell’ingresso laterale della chiesa in cui si sarebbe tenuta la cerimonia.

“Andrà tutto bene, dimenticherai tutto appena lo vedrai in fondo alla navata” la rassicurò Bernadette, vista la sua esperienza di ormai quasi quattro anni prima.

“Solo una cosa: Leonard ha paura che tu dica dica il nome di un tuo ex, tipo Zack, come è successo a Ross in “Friends”, quindi... Ripeti con me: Leonard, Leonard, Leonard!” aggiunse Sheldon, insolitamente affascinante nel suo abito da cerimonia.

Penny lo guardò malissimo e lui tacque, per poi voltarsi verso Marnie.

“Sai che odio i contatti umani, quindi non osare stritolarmi il braccio” l’ammonì.

“Non lo farà, tranquillo” rispose Amy, guardando Marnie con aria minacciosa, la quale sbuffò sonoramente.

Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con Raj, che la guardava timidamente.

“Sei bellissima” le disse in un soffio.

“Grazie”  replicò lei freddamente.

“Dopo... Possiamo parlare?”.

“Va bene” concesse.

“Ragazzi, è tutto pronto, mettiamoci in fila!” esclamò Bernadette, emozionata.

Tutti guardarono Penny, che ricambiò l’occhiata con un sorriso, e poi si misero in fila: Sheldon e Marnie davanti a tutti, seguiti da Amy e Raj, poi da Bernadette ed Howard e infine c’era Penny al fianco di suo padre.

Furono dei secondi magici, scanditi dalle note della tradizionale marcia nuziale e dai battiti del cuore del gruppo di amici, emozionati come sempre.

Nonostante nessuno avesse mai scommesso un centesimo su di loro, Penny e Leonard erano lì, sempre più vicini, pronti a giurarsi amore eterno di fronte a tutti i loro parenti.

Lo sposo era senza fiato nel vedere quel bellissimo angelo vestito di bianco venire verso di lui, e si sentì l’uomo più fortunato del mondo.

Marnie e Sheldon furono i primi a separarsi per porsi l’uno accanto allo sposo e l’altra alla sinistra della sposa.

“Sì è presentata, Leonard. A quanto pare, i vostri bambini saranno sul serio bellissimi ed intelligenti, ma non immaginari, contro ogni mia previsione. Complimenti, hai smentito il Dottor Cooper!” sussurrò Sheldon, mentre Amy e Raj si separavano per raggiungerli.

Leonard guardò l’ormai ex coinquilino, e sapeva di aver appena ascoltato il breve ma sincero discorso di incoraggiamento del suo testimone, che a casa era stato stranamente silenzioso.

Sapeva quanto fosse dura per lui lasciarlo andare, vivere da solo, e quelle semplici parole erano tutto per lui.

“Grazie, Sheldon. Davvero, grazie mille, significa molto per me” sussurrò.

Si guardarono, scambiandosi uno sguardo di profonda fratellanza, e poi ognuno fissò lo sguardo dinanzi a sè, giusto in tempo per vedere Howard e Bernadette separarsi e Penny e suo padre avvicinarsi.

Leonard fissò la sua futura sposa, incredulo di star vivendo quel momento tanto sognato, strinse la mano di suo padre e poi tolse il velo che copriva il volto della ragazza.

“Ti amo” mimò con la bocca.

“Ti amo anche io” mimò lei in risposta.

Già solo avere una risposta simile e non un “Grazie!” significava molto per lui.

Ce l’avevano davvero fatta e non vedeva l’ora di vivere con lei al suo fianco.

 

 

“Auguri agli sposiiiiiiii!”.

Circa due ore dopo, gli ormai signori Hofstadter fecero il loro ingresso nella sala del ristorante che avevano scelto per la cerimonia, accolti da un fragoroso applauso.

“Diamo il benvenuto ai signori Hofstadter, che apriranno le danze con il loro primo ballo da marito e moglie!” disse lo speaker assunto per la cerimonia.

Leonard arrossì, imbarazzato dall’ardua prova che lo attendeva, e Penny si lasciò scappare una risata liberatoria mentre prendeva il marito per mano e lo conduceva al centro della pista da ballo.

“Ehi, damigella d’onove, come va?”.

A qualche passo di distanza, mentre le note di “I will always love you” si diffondevano nella stanza, Marnie si voltò e scoprì di essere stata interpellata da Barry Kripke.

Lo conosceva di vista, e poi perchè i ragazzi l’avevano nominato varie volte, criticandolo aspramente.

“Bene, grazie” rispose semplicemente, per poi voltare lo sguardo verso la pista.

“Ti va di ballave con me, dopo?” insistè lui, avvicinandosi e facendo l’occhiolino.

Marnie non ebbe il tempo di replicare che un elegante Raj si frappose tra loro.

“Bada a come parli, Barry! Nel caso non lo sapessi, lei è la mia ragazza!” esclamò, accalorato come mai.

Marnie sgranò gli occhi, sicura di non aver sentito bene, e afferrò il ragazzo per la cravatta.

“Come... Come mi hai definito?” domandò.

“La mia ragazza! Ok, so che non ne abbiamo discusso ancora ma...”.

“Oh! Finalmente! Sono mesi che...”.

“Aspettavi...?”.

“Sì!”.

“Anche io! Ma avevo paura!”.

“Di cosa?!”.

“Di correre troppo e...”.

“Ma sei scemo?!”.

“Probabile... Da quando usciamo insieme mi sento ricretinito...” ammise l’astrofisico, per poi baciarla con sclancio, mentre lei continuava a tenergli la cravatta. “Quindi... Marnie, vuoi essere la mia ragazza?” sussurrò Raj quando si separò, felice.

“Sì!”.

“Beh, sono felice pev voi, vagazzi...” sussurrò un Kripke alquanto contrariato, per poi allontanarsi alla ricerca di altre parenti da adocchiare con cui concludere qualcosa.

“Marnie! Ma chi è questo ragazzo con cui ti stai baciando?!”.

La ragazza si voltò e si ritrovò davanti i suoi genitori che fissavano lei e Raj: sua madre era contrariata ma allo stesso tempo compiaciuta – lo smoking donava decisamente all’indiano – mentre suo padre sembrava decisamente imbufalito.

“Mamma, papà! Vi presento il mio ragazzo, Raj, esco con lui dal mio compleanno!” spiegò felice la ragazza. “A quanto pare c’è qualcuno disposto ad uscire con una... Com’era? Una pazza che pensa solo alla matematica, alla fisica e che un giorno verrà uccisa dai suoi stessi marchingegni!” aggiunse, sarcastica come non mai.

“Rajesh Ramayan Koothrappali, piacere! Avete una figlia meravigliosa!” si presentò Raj, stringendo le mani ai coniugi Brooks.

“Sei indiano” constatò il signor Brooks.

“Sei molto carino!” disse invece sua moglie, improvvisamente radiosa.

“Grazie signora. E sono anche molto ricco, e un astrofisico, e una volta sono stato anche sulla copertina di “People Magazine”, sa?” aggiunse Raj.

“Mia figlia ha degli ottimi gusti. Beh, che aspettate? Il primo ballo è finito, tocca a voi ora!”.

“Grazie mamma” disse sarcasticamente Marnie, per poi prendere Raj per mano e condurlo al centro della pista, dove Amy, Sheldon e gli altri erano già pronti per il lento successivo.

 

There are many things that I would  like to say to you,  I don't know how because maybe  you're gonna be the one who saves me. And after all, you're my wonderwall...”.

Sheldon canticchiava “Wonderwall” dopo la fine del loro ballo, mentre tutti erano impegnati nel prendere il cibo dal buffet.

Era seduto al suo posto, vicino ad Amy, mentre il resto del tavolo era vuoto.

“Ti piace questa canzone?” domandò lei.

“No, semplicemente grazie alla mia memoria eidetica sono in grado di assorbire in un secondo i testi di stupide canzoni pop” rispose, per poi alzarsi rapidamente e allontanarsi.

Amy lo imitò, notando quanto fosse turbato.

“Sheldon, ehi!” lo chiamò, camminando con difficoltà sui tacchi per stargli al passo.

Lui accelerò, uscendo dalla sala e avvicinandosi alla zona dei bagni.

“Sheldon!”.

“Amy, cosa vuoi fare? Seguirmi nel bagno degli uomini, santo cielo?”.

Lei guardò l’orologio e poi scosse il capo.

“Sono le cinque e venti del pomeriggio, non mi freghi. Non andrai in bagno almeno fino alle sette meno un quarto, ti conosco perfettamente!” disse.

“Grazie, Amy”.

“Per cosa?”.

“Mi hai appena ricordato un buon motivo per non volerti sotto il mio stesso tetto. Mi conosci perfettamente, inoltre sono un pessimo bugiardo e... Non funzionerebbe, no, sarebbe fuori luogo!” spiegò lui, più per convincere se stesso che lei, la quale si portò una mano al petto, senza fiato e gli occhi quasi fuori dalle orbite.

“Tu... Stavi sul serio considerando l’idea di... Vivere con me?” domandò, senza parole.

Sheldon fece una smorfia per l’essere stato beccato come un novellino e poi la guardò.

“Oggi sono emozionalmente instabile, il mio coinquilino se ne va di casa...”.

“Si trasferisce di fronte al tuo appartamento, andiamo!”.

“...E io so che mi sentirò solo, che avrò bisogno di qualcuno fidato che sappia farmi la manovra di Heimlich se necessario, accudirmi quando sarò malato e che non fugga come lui...”.

“Io sarei felice di farlo, perchè ti amo e lo sai” sussurrò Amy, prendendo le mano del fisico teorico tra le sue.

“No! Amy, non sono lucido! Sono emozionalmente devastato e... Tu sei troppo carina al momento, più del solito, il che mi fa andare in panico e apre uno scenario in cui io divento ancora più umano e preferisco dormire al tuo fianco piuttosto che guardare Doctor Who”.

“Pensi che io sia...Carina?” chiese lei, emozionata.

Sheldon annuì, mordendosi il labbro.

“Fin troppo” ammise, per poi guardare altrove.

“Dormirò nella stanza di Leonard. Quando vorrai, sarai tu a propormi un cambiamento. Ha funzionato con Penny e Leonard con la proposta di matrimonio, perchè non può funzionare con noi? Io non ti metterò mai fretta, e lo sai. Voglio solo... Condividere il più possibile con te!” lo fece ragionare Amy, avvicinandosi di più.

“Amy, devo rifletterci su”.

“Ovviamente. Che non si dica che Sheldon Cooper non riflette abbastanza! Sai che ti dico? Quando me lo chiederai, sarò io che ti rifiuterò, così saprai come mi sento!” gli urlò contro la ragazza, per poi allontanarsi.

“Amy!”.

Combattendo contro la sua volontà, la neurobiologa finì col voltarsi verso il suo ragazzo. “Che c’è?”.

You’re my Wonderwall. Va bene, vieni a vivere con me!” disse, avvicinandosi.

“Cosa...?”.

“Peggio di Leonard non puoi essere, no? Mi conosci perfettamente, so che non fischietterai e... Beh, ti amo, e penso che questo influisca, giusto?” domandò il fisico, impacciato.

“Giustissimo” sorrise Amy, sentendo quasi le lacrime agli occhi.

Gli gettò le braccia al collo, e poi bastò uno sguardo per farli ritrovare entrambi labbra contro labbra, persi in un dolce bacio che valeva quanto la più bella promessa d’amore.

“Bravo, Sheldon, dacci dentro!”.

Si separarono, trovandosi di fronte una Beverly con i capelli sconvolti e l’abito stropicciato, al fianco di un bellissimo ragazzo molto più giovane di lei. “Sean, mi raccomando, esci con discrezione e fingiti un cameriere, se necessario... Mio figlio non ha bisogno di un ulteriore trauma il giorno del suo matrimonio, è già messo malaccio di suo” sentenziò, per poi ammiccare nei confronti di Sheldon ed Amy che la fissavano sconcertati.

 

 

Finalmente ci fu una breve pausa tra le varie portate, e Raj e Marnie ne approfittarono per isolarsi da parenti impiccioni e già mezzi ubriachi.

Trovarono un angolo strategico ben isolato nel giardino dell’hotel, e presero posto su una panca di pietra grigia.

“Allora... Dovevi parlarmi, giusto? Cioè, immagino ci sia altro oltre la questione dell’ufficializzare il nostro rapporto” disse Raj. “E’ dovuto al fatto che la settimana scorsa non siamo usciti perchè Cinnamon non stava bene? Se ti senti minacciata da lei, giuro che...”.

“Raj, ma la pianti?” chiese Marnie, alzando gli occhi al cielo. “Semplicemente, avrei preferiti che mi offrissi un tetto sotto cui vivere quando si è capito che avrei dovuto traslocare a breve. Mi sono sentita rifiutata, inutile, sola...”.

“Che cosa? Ma io stavo per dirtelo, solo che Howard mi ha detto che era una terribile idea visto che uscivamo da poco!” si giustificò lui, incredulo al massimo.

“Cosa?! Raj, perché ascolti Howard?! E’ vero, stiamo insieme da poco ma... Abbiamo già vissuto insieme, accidenti! Ed è chiaramente palese che io voglia stare con te, pensavo l’avessi capito! Non capisco che senza abbia fare finta di nulla quando sono sicura per quel che provo per te!”.

Raj sorrise e le accarezzò una guancia, per poi darle un piccolo bacio.

“Visto che dici così, spero non mi ammazzerai se ti dico che ti amo. Penso di amarti da quando ti ho accompagnato in aula il primo giorno di lezioni, in realtà, e vorrei che tu venissi a vivere da me, perchè se non l’hai capito ancora, io ti amo e sono davvero, davvero pazzo di te” rivelò lentamente, riuscendo a malapena a sostenere il suo sguardo.

“Oh, Raj!” commentò Marnie, commossa. Stava sul serio per iniziare a piangere per la gioia, ma si trattenne e gli gettò le braccia al collo, felice come non mai. “Ti amo anche io e... Sì, non vedo l’ora di vivere con te! E così magari potremmo concludere anche un certo discorso che abbiamo in sospeso da un bel po’” aggiunse, sussurrando contro il suo orecchio.

Raj deglutì, respirando rapidamente, come se avesse appena corso.

“Marnie! E’ il matrimonio di uno dei miei migliori amici e tu osi tentarmi... Per me possiamo concluderlo anche ora, davvero!”.

“Scemo! Se ne parla dopo... Quando andremo a casa nostra!”.

“Ragazzi, venite, c’è il lancio del bouquet!” li chiamò Bernadette da lontano, con la sua inconfondibile vocetta.

Marnie annuì, alzandosi, e prese Raj per mano, guardandolo con un’occhiata di intesa.

Ebbe appena il tempo di fare due passi e svoltare l’angolo che quasi inciampò nel vestito di Amy.

“Che...?!” sbottò, per poi trovarla raggomitolata insieme a Sheldon.

“Io non volevo origliare, mi ha convinto lei!” si difese il fisico teorico, alzandosi e aiutando la sua fidanzata a fare lo stesso mentre con l’altra mano la indicava con il pollice.

“Io ti odio, Brooks!” urlò Amy, sbuffando.

“E perchè?!”.

“Non vedevo l’ora di sbatterti in faccia il fatto che Sheldon mi avesse chiesto di vivere da lui e tu, cosa fai? Ottieni lo stesso invito da Raj e anche la promessa di fare sesso dopo il matrimonio!” strillò, battendo un piede per terra.

“Amy!” la rimproverò Sheldon. “Ma ci senti? Hanno detto che dopo il matrimonio devono semplicemente concludere un discorso, non indulgere al coito! Scusatela, è ancora emozionata per il mio invito e ha bevuto un pochino”.

Trattenendosi a stento dal ridere per l’ingenuità dell’ormai ex vicino, Marnie sorrise in direzione di Amy.

“Ti giuro che ti lascerò afferrare il bouquet, Amy” le promise, rassicurante.

“Ti conviene” commentò lei, per poi singhiozzare.

Ridacchiando, Marnie e Raj si allontanarono, seguiti dall’altra coppia.

E, circa dieci minuti dopo, sorrisero con sincerità quando videro un’agilissima Amy riuscire ad afferrare il bouquet lanciato da Penny, mentre Sheldon deglutiva con rassegnazione.

 

 

“Wow”.

“Lo so, wow!”.

“Wow!”.

“Wow. Ci fermeremo mai?”.

Ancora senza fiato e decisamente sudata, Marnie si mise a sedere, premurandosi di coprirsi con il lenzuolo nonostante ormai Raj sapesse fin troppo bene cosa ci fosse lì sotto.

Subito dopo il matrimonio, aveva chiamato Loreen per disdire il trasloco e senza sapere come si era ritrovata sul letto di Raj, ed avevano concluso quel certo discorso come se fosse la cosa più logica e naturale del mondo, dopo tutte le volte che si erano interrotti per un motivo o per un altro.

“Per me possiamo continuare quanto vuoi, basta che mi fai riprendere. Cavoli, sembriamo Bella ed Edward in Breaking Dawn!” appurò Raj, per poi sorridere soddisfatto e lasciarle un bacio sul collo.

“Tu... Hai letto Breaking Dawn?” chiese Marnie, scioccata.

“Sì! Anche Twilight, New Moon ed Eclipse. Perchè, tu no?”.

“Ehm...”.

“No! Non mi dire! Tu sei una di quelle che critica la saga e...”.

“Esattamente”.

“Oh, no”.

“Raj, è ok! Abbiamo praticamente gli stessi gusti, va bene avere delle opinioni divergenti. E poi... Insomma, tu sei più sexy di quel vampiro luccicoso!” aggiunse Marnie, per calmare le acque.

“Lo pensi davvero?”.

La ragazza annuì, per poi appoggiarsi al suo petto e stringersi a lui.

“E tu sei decisamente più espressiva e simpatica di Bella” disse quindi Raj, stringendola a sè.

“Ma grazie! Anche se direi che non ci vuole molto...”.

La discussione fu interrotta dal cellulare del ragazzo che iniziò a squillare, rivelando una chiamata da parte di Howard.

“Dì la verità, gli hai detto i nostri piani” mormorò Marnie, leggendo il nome sul display.

“Cosa? No! E’ stata Amy” si lamentò Raj.

“Beh, la cosa non cambia” sospirò la ragazza, per poi prendere il cellulare e rispondere nonostante lo sguardo preoccupato del suo fidanzato. “Ehi, Howie caro! Scusami ma Raj è impegnato, tra poco riprenderemo per il quarto round, capisci? Perfetto. Ciao ciao!” esclamò, per poi spegnere il cellulare e poggiarlo sul comodino.

Raj era allibito, e non credeva che tutto ciò stesse accadendo a lui: era innamorato, era corrisposto, viva con la sua lei e la trovava sempre più piena di sorprese come un uragano.

“Nel caso non fosse chiaro, ti amo” disse.

“Nel caso non fosse chiaro, il tuo migliore amico è un idiota e ti augura buona fortuna per il quarto round. E, sì, ti amo anche io” replicò Marnie, facendolo ridere come un matto prima che di accoglierlo di nuovo tra le sue braccia e farsi amare ancora, gioiosa e spensierata come non mai.

Trasferirsi a Pasadena e iniziare una nuova vita era l’esperimento più rischioso che avesse mai effettuato, ed era felice che fosse andato alla perfezione.

 

 *°*°*°*

Ed eccoci qui, con l’epilogo.

Che dire, non so bene cosa aggiungere...

E’un epilogo molto banale, con un finale alla “e vissero felici e contenti”, ma non avrei saputo fare diversamente.

Questa storia è nata ormai un anno fa, ero titubante nel pubblicarla ma sono felice di averlo fatto alla fine!
In ognuna di noi c’è una Marnie, secondo me, e spero abbiate apprezzato anche le battute finali di questo breve ma intenso processo creativo.

Onestamente, spero si percepisca l’amore che provo per questo show che mi aiuta a sorridere quando c’è qualcosa che non va, ed è così che ho sempre immaginato il matrimonio dei Lenny... Sheldon che ricorda la battuta sui loro eventuali figli, Leonard emozionato, Penny che inizialmente dà di matto ma poi è felice.

Non so cosa aggiungere se non GRAZIE a tutti voi che avete seguito, letto e recensito questo mio breve sclero ^_^

Tornerò preso con altre OS, promesso!

Un bacione,

milly.

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