Cutting the rope

di AlexisRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Cosa succede quando ti lasci alle spalle il passato pensando solo ed esclusivamente al futuro?

Cosa succede quando ad un certo punto della tua vita, ti accorgi che le scelte che hai fatto non ti porteranno mai ad essere felice?

E cosa succederebbe se improvvisamente ti rendessi conto che tu, quelle scelte, non le hai fatte di tua spontanea volontá, ma che in realtá qualcuno ti ha condizionato?

Cosa succederebbe?

Io sono scappata. Non da un passato difficile, ma da scelte difficili che qualcuno ha preso Al posto mio. Sono scappata lasciando alle spalle tutti i "se", i "ma" e i "forse".

Sono scappata lasciando alle spalle la sicurezza, sia in campo lavorativo, che in campo amoroso.

Si dice che si sa quello che si lascia, ma non si sa cosa si trovi.

Io ho scelto l'ignoto, il salto nel vuoto, l'insicurezza e sicuramente, la strada più difficile.

Questa è la storia della persona che vorrei essere.

Una persona forte, determinata e combattiva... Ma soprattutto egoista.

Perchè quando ti accorgi che la tua vita é sempre ruotata intorno ad altre persone al di fuori di te stessa, l'unica cosa che puoi fare è scappare a gambe levate, oppure continuare a vivere tra i "se", i "ma e i "forse". Io il coraggio di mollare tutto non l'ho ancora avuto, ma conto di evadere dalla realtá scrivendo questa storia... E magari capirci anche qualcosina di più della mia vita e di quello che dovrei farci veramente.


 

Capitolo 1 

Nonostante sia a casa mia, mi sento un'estranea.

Forse sará che gli ultimi cinque anni della mia vita li ho passati a fare la spola tra casa mia e casa del mio ragazzo, e quando dico tutti i giorni, intendo tutti i sacrosantissimi giorni.Tutti i weekend ho dormito da lui, tutte le festivitá le ho passate a casa sua, notti inlcuse.

Ora mi ritrovo qui, per la prima volta in cinque anni, da sola in casa mia.
Cosa ne è stato della mia vita? Cosa ne é stato dei miei sogni?
In un'italia in cui nessuno ormai si può più permettere nulla, nemmeno di sognare, io mi ero rassegnata. Mi ero rassegnata a vivere secondo i canoni, i criteri e l'educazione che la mia famiglia mi ha severamente impartito.

Non fraintendetemi, i miei genitori sono i migliori del mondo, ma purtroppo la mia indole é sempre stata remissiva.
La mia famiglia da 6 anni a questa parte sta passando un periodo molto difficile con mio fratello maggiore.

La storia di mio fratello si può riassumere così:
Aveva una ragazza, hanno avuto una bambina.
Tre anni dopo, la ragazza decide di tornare a Torino, suo paese natale, portandosi dietro la bambina.
I primi sei mesi sono stati difficili, in quanto quella stronza impediva a mio fratello d vedere sua figlia.
Mesi dopo, gli avvocati stipularono degli accordi per far vedere la bambina a mio fratello.
Mi trasferii da lui l'anno della maturitá, perchè la depressione lo stava consumando.

Quell'anno non studiai, non dormii e soprattutto non pensai mai ad altro al di fuori di mio fratello, che purtroppo iniziava a rifugiarsi nell'alcool.
Le notti lui le passava ubriaco ed io le passavo a tenerlo d'occhio.

Risultato? Finii la scuola uscendo con un 82. 
Non male, dato che non avevo nemmeno il tempo di studiare a casa.
Gli unici momenti di vita vera li passavo a scuola e me li godevo tutti, stando attenta 6 ore su 6. Non che amassi particolarmente studiare, diciamo che la scuola era l'unico luogo dove potevo evitare di pensare a quello che avrei trovato una volta tornata a casa.

Lo stesso anno mio fratello perse il lavoro, e da allora ad oggi, non ha più trovato un impiego.
Ormai sono trascorsi cinque anni, le cose sono mutate, ma a che peggiorate.

Aggiungiamo il fatto che oltre al circolo dell'alcool, cadde anche in quello della droga. 

Ora capite?

No, non credo. 

Ma va bene cosí, è molto meglio cosí.
Vi auguro di non poterlo mai capire.


 

Avrete notato che non chiamo mio fratello per nome. Non lo faccio piú. 
Non lo faccio più da quando ho smesso di sperare che prima o poi ne sarebbe uscito.
Dopo tutte le paternali, i pianti e migliaia di euro prestati e mai rivisti, ho smesso di chiamarlo per nome. 
Lo amo con tutto il cuore, ma per preservare me stessa ho dovuto allontanarlo.
Parliamo, lui si confida e mi dice molte cose che i miei non vorrebbero mai sentire, ma tutto è dietro un muro. Per salvare me stessa, pian piano, mattone su mattone, ho imparato a non soffrire più per lui, ma ad isolarlo dal mio cuore.
Mio fratello attualmente ha 34 anni ed io 22... I ruoli dovrebbero essere invertiti, avrebbe dovuto essere lui, quello a tirarmi fuori dai guai, ma non è mai successo.
Perchè vedete, io sono quella affidabile, razionale, dal cuore sempre aperto, disponibile, pratica e con i piedi per terra... Ovvio che tutti abbiano delle aspettative nei miei riguardi.
Sono quella che appena ha finito la scuola ha trovato lavoro come impiegata e che a distanza di anni ha avuto il coraggio di iscriversi all'universitá, iniziando contemporaneamente a cercare casa per andare a convivere con il futuro marito.

Ebbene si! Ho 22 anni, ho un lavoro a tempo indeterminato, un fidanzato che sposerò e dei genitori meravigliosi!

Vi chiederete allora cosa voglio di più dalla vita.

Vi chiederete allora, come mai questa qua, che ha tutto quello che attualmente un italiano vorrebbe, si sta lamentando?

Il mio unico problema, é che non sono libera.


 

La libertá per me significa poter fare ciò che voglio della mia vita, andare contro la mia indole razionale ed inseguire l'orizzonte alla ricerca dei miei sogni.
Il mio sogno, da due anni a questa parte è andarmene.
Da due anni a questa parte, due volte all'anno, io ed il mil fidanzato andiamo in vacanza nello stesso posto, a Fuerteventura.
Ricordo ancora la prima volta che misi piede in quella terra selvaggia: mi sentivo giá a casa.
Pian piano che i giorni e le settimane passavano, mi innamorai perdutamente di quell'isola, ponderando su un possibile trasferimento.
Studiando lingue, lo spagnolo non sarebbe stato un problema.
Avendo uno spirito di adattamento molto alto, non avrei avuto guai, mi sarei adattata a qualsiasi lavoro avessi trovato.... E di lavori ne ho anche trovati.
Dalla cameriera alla receptionist all'animatrice di villaggio turistico. Nessun problema per me.

Il guaio però è nel mio fidanzato.

Lui ha alternato periodi in cui andare era il suo sogno ed altri in cui andare via era l'ultimo dei suoi pensieri. Due anni tra si, no e forse.

Fino a qualche tempo fa.

Finalmente i miei genitori erano entrati nell'ottica di farmi vivere la mia vita, lasciandomi andare, dicendomi che loro non erano nessuno per impedirmi di spiccare il volo e andarmene per inseguire il mio sogno.

Mi sentii libera e fottutamente piena di gioia.

Il tutto durò poche ore, in quanto il mio fidanzato aveva finalmente preso la sua decisione:

Lui non si sarebbe mosso dall'Italia.

Aveva sempre contato sul fatto che i miei genitori mi avrebbero trattenuto qui, senza avere le palle di dirmi le cose come stavano realmente.

Sono passati mesi da quel momento, e durante tutto questo tempo cercai di riprendere la mia vita come prima.

Dentro di me però avevo il completo caos. I pensieri negativi mi stavano divorando...

lui mi sta costringendo a vivere una vita che non voglio"

" chi è lui per decidere della mia vita?"

"Mi sento in catene. Perchè io mi devo sacrificare per lui? Perchè devo farlo io? Non può farlo lui?"

" non è amore"

"Non mi ama abbastanza"

"Non lo amo abbastanza"


 

Ed eccomi qui, di nuovo nella mia stanza, in quella che avrebbe dovuto essere la mia casa da sempre. Mi sento solo fuori posto e incredibilmente triste, costretta in una vita che non sento più mia. Accanto ad un ragazzo che non sento più mio.

Molti giorni ero rimasta li, in contemplazione della mia stanza, chiedendomi cosa ci fosse di veramente mio la dentro.

Molti giorni ero rimasta ad osservare la mia camera, cercando il coraggio di fare le valigie ed andarmene.


 

Feci un respiro profondo e presi la mia decisione.


 

Chiusi la porta, scrissi un biglietto e me ne andai.


 

Non avevo bisogno di nulla. Solo di me stessa.


 

09/01/2015 ~ Aeroporto di Milano Malpensa 


 

-vorrei un biglietto di sola andata per Helsinki- dissi affacciandomi allo sportello della Finnair

- signorina il prossimo volo parte tra mezz'ora, non ce la fará mai ad imbarcare i bagagli. Dovrá tornare lunedì, mi dispiace - disse l'impiegata dispiaciuta

- come lei stessa può constatare, viaggio leggera - dissi scostandomi

- ho un solo posto disponibile nella business class- disse la ragazza titubante

- andrá benissimo. Amo viaggiare comoda - dissi trattenendo a stento il sarcasmo

- allora dobbiamo sbrigarci. Avviso di non chiudere il gate - disse gentilmente, probabilmente impietosita dalla mia faccia stravolta o ingolosita da tutti i soldi che stavo per spendere.

Ritirai il biglietto, pagai e mi avviai ai controlli.
Per fortuna quel venerdì l'aeroporto era deserto, pertanto riuscii ad imbarcarmi puntualmente come una qualsiasi altra passeggera.
L'unica pecca di questo volo era che mi era costato la bellezza di 558€.
Le mie riserve monetarie non erano messe male, ma contando che sarei stata in un paese dove trovare lavoro sarebbe risultato molto difficile data la mia mancanza di conoscenza della lingua, avrei dovuto sicuramente stare molto attenta a come spendere i miei soldi.
Nel bagaglio a mano avevo solo pochi vestiti, e sicuramente non pesanti, quindi avrei dovuto mettere in conto il rifacimento del mio guardaroba.
Non che mi dispiacesse, per caritá! Da tre anni ormai il mio armadio era pieno solo di roba comoda o tailleur da perfetta impiegata.
Oltre alla mia libertá, volevo rivendicare anche la mia indole sbarazzina e talvolta anche sexy.

Ah giusto! Perchè voi non lo sapete!

Secondo il mio fidanzato, o forse dovrei dire ormai ex-fidanzato, una scollatura poteva arrivare solo fino all'osso della clavicola e le gonne rigorosamente sotto il ginocchio (molto più apprezzate erano le gonne lunghe ed informi e le magliettone giganti).

Presi posto sull'aereo e mi misi comoda. Viaggiare in business class aveva i suoi vantaggi!
Scoprii subito che avevo accesso ad internet ed al bar gratuitamente.
Tutte quelle storie sul "spegnete assolutamente i telefoni in fase di volo oppure cade l'aereo" erano una gran presa per il culo.
Il bello, era che avendo cinque ore di volo davanti a me, avrei potuto spulciare su internet alla ricerca di una casa in affitto e perchè no, anche di qualche negozio di vestiti decente.
I miei pensieri vennero interrotti dall'assistente di volo che ci intimava di prendere posto ed allacciare le cinture, mentre l'ultimo passeggero saliva a bordo.
Guardai l'orologio e notai che avremmo giá dovuto essere in volo da 20 minuti.

Possibile che avessero aspettato davvero un passeggero?

La ragazza della Finnair aveva detto che il volo era al completo, ma posto accanto al mio era vuoto.
Pensai che probabilmente, dato che si trattava di un biglietto in business class pagato fior di soldi, i piloti avessero potuto fare uno strappo alla regola ed aspettare il passeggero.

Sentii un macello provenire dal corridoio, ma a prima vista non vidi nulla.

Fu solo quando spostai il mio sguardo a terra che realizzai due cose contemporaneamente:

L'ultimo passeggero era caduto di faccia nel corridoio dell'aereo.

L'ultimo passeggero era Ville Valo.


 

Una hostess si precipitò ad aiutare il cantante, mentre io rimanevo pietrificata.
Una parte di me era scioccata, ma purtroppo, l'altra parte di me, quella con la vena sadica, scoppiò a ridere.
La hostess, udendo la mia grassa risata, mi fulminò con lo sguardo ed io mi zittii subito, tornando composta e fingendo di allacciarmi meglio la cintura.
Mi sentivo osservata. Alzai lo sguardo ed incrociai gli occhi pieni di odio dei uno dei miei cantanti preferiti.
Ricambiai lo sguardo spaesata, non capendo se ce l'avesse con me perchè avevo riso della sua caduta o per qualche altro motivo.
Si rivolse a me in un inglese perfetto:

- mi sa che lei ha sbagliato posto - disse acidamente

- le posso assicurare che questo posto è esattamente il mio - dissi piccata

Senza nemmeno degnarmi di uno sguardo chiamò la hostess e chiese spiegazioni.
Dal discorso che stavano facendo dedussi che il qui presente signor Valo, non aveva mai ("and when I say never, I mean NEVER" citato testualmente) condiviso il posto con qualcuno.
La hostess si scusò, ma purtroppo la signora (io) aveva pagato il biglietto ed aveva diritto a prendere questo volo tanto quanto lui. Disse inoltre che avrebbe fatto presente la cosa e che gli avrebbero rimborsato il biglietto.

Dio! Manco gli mancassero i soldi! Rimborsatemelo a me il biglietto, se proprio ci tenete!

Pensai.

Il ragazzo, ormai rassegnato, prese posto accanto a me.
Per non smentire la sua indole di cafone, mi fulminó con lo sguardo e si mise le cuffie.
Lo imitai e mi misi gli auricolari, non prima di averlo guardato male.
Ok che era un idolo, ma anche vaffanculo! La gente non si tratta cosí!
Accesi l'ipod e saltai disgustata la cartella dedicata alle canzoni degli HIM.
Manco morta gli avrei detto che ero una loro fan!
Scelsi la cartella dei Nightwish e mi lasciai trasportare dalle note di "Last ride of the day", giusto per rimanere in tema.
Durante il decollo, percependo dei movimenti strani, lanciai un'occhiata al cantante.
Stringeva così forte i braccioli che temevo si staccassero da un momento all'altro, inoltre la sua faccia era diventata blu e tremava considerevolmente.

Preoccupata dalla reazione, dimenticai l'astio e gli chiesi se andava tutto bene.

- ho un problema con i decolli e gli atterraggi - affermo stringendo i denti

- posso fare qualcosa? - chiesi azzardando

- se proprio vuoi fare qualcosa, parlami. Cerca di distrarmi, e ti prego, fa che sia un argomento interessante - disse lui guardandomi male

Decisi di ignorare il tono e lo sguardo, cercando invano un'ispirazione.
Le parole uscirono dalla mia bocca prima che me ne rendessi conto

- sono scappata - affermai andando nel panico

- cosa? Sei un'evasa di prigione? - rispose lui

- più o meno. Ho mollato la mia vita di punto in bianco e me ne sono andata, senza guardarmi troppo indietro. - affermai realizzando per la prima volta quello che avevo fatto.

- perchè? - chiese lui allentando la presa sui braccioli e girandosi verso di me per guardarmi meglio

- perchè non ero libera - dissi flebilmente

Lui scoppiò in una fragorosa risata ed io mi imbestialii.

- cosa c'è da ridere? - chiesi irritata

- ragazzina, qua nessuno è libero! - disse lui smettendo di ridere e guardandomi seriamente.
Sapevo benissimo che aveva ragione, ma quello della quale stavo parlando, era il mio personale concetto di libertá, ma siccome non conoscevo questo tizio, decisi di lasciar cadere l'argomento.

L'aereo si era stabilizzato e il volo procedeva tranquillo.
Decisi di iniziare la mia ricerca di un appartamento nella capitale.
Appena vidi gli affitti spalancai gli occhi e sbiancai. 
1200€ al mese per un monolocale di 40 metri quadrati?
Chiesi alla hostess di portarmi dell'acqua al più presto, in preda alle vertigini.
Trangugiai l'acqua e ripresi la mia ricerca. Man mano che gli appartamenti scorrevano, mi sentivo sempre di più senza speranza.
Avevo a disposizione 20000€, ma avendo pensato di trasferirmi ad Helsinki per più di un anno, sicuramente non mi sarebbero mai bastati.
Partivo dall'ottica che non avrei mai trovato lavoro, non sapendo la lingua.
I miei progetti erano stati quelli di imparare in due anni la lingua e poi trovarmi un lavoro. Poi, quando le acque si sarebbero calmate, avrei potuto trasferirmi nel mio piccolo angolo di paradiso...Fuerteventura.
Illusa! Deficiente! Per quale cavolo di motivo non avevo guardato prima su internet?
Adesso mi toccava cambiare cittá, trovandone una più abbordabile.

Vi starete chiedendo per quale cavolo di motivo sto andando a Helsinki.
Vi starete domandando: ma questa pazza mica voleva andare a vivere alle Canarie?
Per quale assurda ragione sto andando in un posto che é l'esatto opposto di quel paradiso?

Ebbene, vi spiego...

Fuerteventura sarebbe il primo posto dove verrebbero a cercarmi, pertanto, per non farmi trovare, ho deciso di andare nell'ultimo posto al mondo dove io sarei in grado di vivere: al freddo. Sono sicura che a nessuno verrebbe in mente di cercarmi al nord.
Ho scelto Helsinki anche perchè é in Europa e se i miei avessero avuto bisogno, avrei potuto raggiungerli in giornata.
Ma tornando a noi, il problema ora era che dovevo cambiare destinazione.
Sconsolata, aprii un'altra finestra e cercai un appartamento a Dublino.
Perchè non Londra? Perchè quando io e il mio ex ci eravamo stati, mi era piaciuta un sacco e quello sarebbe stato il secondo posto dove sarebbero venuti a cercarmi.
Trovai delle offerte niente male, scovando un monolocale in affitto a 300€. Salvai la pagina e aprii un'altra finestra, cercando un volo per Dublino.


 

La notizia che mi si presentò davanti mi fece definitivamente perdere la pazienza.

" aereoporto di Dublino chiuso a causa della cenere presente nell'atmosfera dovuta all'eruzione vulcanica avvenuta questa notte a Reykjavik" 


 

- fottuta Islanda! - sbottai mettendomi le mani nei capelli

E ora cosa cavolo faccio? 
Magari posso rimanere qua un mesetto, visitare la cittá e prendermi una vacanza.
"Ma io non voglio buttare via soldi per niente! " pensai contemporaneamente
Un conto è passare tanto tempo in un posto ed imparare la lingua, un altro è buttare via soldi in una vacanza dalla quale non posso imparare nulla.
Mi devo rifare una vita, non starmene con le mani in mano!

- ci sono problemi? - chiese il mio compagno di viaggio

- no, nulla. Pensieri... - dissi criptica

- ho visto che guardavi gli appartamenti a Helsinki e che poi cercavi un volo per Dublino per oggi stesso. Hai per caso una doppia personalitá? - chiese alzando un sopracciglio

- avevo pensato di trasferirmi ad Helsinki per qualche anno, ma ho appena scoperto che a livello di affitti, i finlandesi sono dei ladri! Così ho pensato, perchè non cambio destinazione? E da qui Dublino... Cerco un volo e cosa scopro? Che l'aeroporto é chiuso per un eruzione vulcanica! Il mondo é contro di me... -  dissi esasperata

- passami il tablet. Ci penso io - disse lui

Confusa glielo passai, lasciandogli campo libero.

Digitò un indirizzo web e davanti ai miei occhi si aprì una pagina interamente in finlandese.

- di male in peggio! Non capisco una cippa di quella lingua! - dissi io cercando di riprendermi l'ipad, ma lui lo trattenne

- per quello ci sono io! Non ti preoccupare, ti faccio da interprete - disse rivolgendomi per la prima volta un sorriso. Quasi mi sciolsi e mi schiaffeggiai mentalmente cercando di darmi un contegno.

Spulciando nel sito, trovammo alcuni appartamenti a 500€ al mese, forse un po' più distanti dal centro, ma chissenefrega!

Fu quando i miei occhi catturarono la cifra di 350€ che gli saltai quasi in braccio.

- fermo! Fermo! Li c'è scritto 350€!! - dissi felicissima

- non se ne parla. Questo posto non va bene per te. - disse fermamente

- scusa, ma per quale motivo? - dissi io indignata

- perchè sono 5 RAGAZZI che cercano un coinquilino o una coinquilina. E qua specificano anche che se è donna é meglio. Mi rifiuto di tradurti il resto. - disse lui fermamente, cambiando pagina.

Lo lasciai fare, pensando che effettivamente, l'idea di convivere con qualcuno di sconosciuto, specialmente con dei ragazzi, non mi andava proprio.

- questo è un affare! - esclamò lui 

- cosa dice? - chiesi curiosa

- 400€ al mese. Affittasi mansarda abitabile fornita di cucina con sala open space, bagno con vasca, camera da letto. 65 metri quadrati ed è pure in un bel quartiere. Non ha la lavanderia, ma non è male, no? - disse lui speranzoso

Presi il telefono e feci due conti, pensando che in qualsiasi caso avrei potuto andare a lavarmi i panni in una di quelle lavanderie a gettoni.
Dopo qualche minuto di riflessione, convenni anch'io che era decisamente una buona occasione.
Lui scrisse rapidamente una mail all'agenzia, comunicandogli il mio interesse nell'affittare la casa.
Fu solo quando ebbe inviato l'email che realizzai che io non sapevo il finlandese e che quindi non avrei potuto capire la risposta dell'affittuario.

- scusa ma, e io come faccio a capire cosa mi rispondono? Non parlo finlandese - dissi io

- occavolo! Mi ero dimenticato... Beh, facciamo così, ti lascio il mio numero e quando ti rispondono mi chiami e ti traduco io, ok? - chiese lui divertito

- stai scherzando vero? - dissi scettica

- a dir la veritá no. Qualche problema? - chiese lui innocentemente

- io non do il mio numero a uno sconosciuto! - dissi fermamente

- ma infatti non sei tu che mi stai dando il tuo numero, sono io che ti sto dando il mio! Puoi anche chiamarmi da una cabina telefonica, se proprio non vuoi darmi il tuo. - disse lui sempre più divertito

- ma non sai nemmeno come mi chiamo - dissi cercando di farlo ragionare

- beh, rimediamo subito allora. Piacere, io sono Ville - disse porgendomi una mano

- piacere mio, io sono Chiara - risposi stringendogli la mano.

- ora che abbiamo formalizzato la nostra conoscenza, ti lascio il numero, così appena hai risposta dall'agenzia ti do una mano. Ora scusami, ma essendo appena stato in America, ho un jet lag da recuperare. Non mi svegliare se stiamo atterrando. - disse strizzandomi l'occhio e mettendosi una ridicola marscherina da sonno viola.
Annuii e tornai ad ascoltare musica.

Mi resi conto che si atteggiava proprio da divo, cosa che a dire la verità mi dava abbastanza fastidio.
È proprio vero che il più delle volte, quando conosci una persona famosa, non è mai come te la sei immaginata.
Io, per esempio, avevo sempre immaginato Ville come una persona sfuggente, riservata, ombrosa e abbastanza normale nel complesso, invece mi era apparso scorbutico, poi disponibile e soprattutto con manie da star... Insomma, un bel guazzabuglio contrastante.
Decisi di dedicare le ultime ore di volo imparando qualche frase in finlandese.
Due ore dopo, il capitano annunciò che saremmo atterrati a breve.
Mi resi conto che la lingua era a dir poco impossibile e mi ritrovai ad aver memorizzato solo qualche parola di cortesia.

Ville si svegliò solamente quando le ruote toccarono terra, ma la sua espressione fu impagabile. Avrei giurato di aver visto i suoi occhi uscire dalle orbite mentre si aggrappava con tutte le sue forze alla poltrona. Quando l'aereo si fermò, lo trovai nella stessa posizione.

- ehi, Ville... Siamo arrivati - dissi io scuotendogli una spalla

- ehm si giá. Grazie - rispose lui ancora verde in viso

Scendemmo dall'aereo e la prima cosa che pensai, o meglio, urlai, fu " cazzo che freddo!".
Ville mi guardò interrogativo ed io scossi la testa per lasciar perdere.
Mi avvolsi nella sciarpa rossa e mi calai in testa il cappellino coordinato.

- se andrai in giro per Helsinki vestita così ti congelerai dopo due ore - constatò il cantante mentre ci avviavamo dentro l'aeroporto.

- ero di fretta e non ho fatto le valige. Conto di rifarmi il guardaroba questo pomeriggio, mentre cerco un albergo - cercai di spiegargli

- hai giá prenotato? - chiese lui 

- no, contavo di trovare il più comodo e chiedere li. Ho un paio di nominativi comunque. - risposi

- il più comodo é l'Hilton... - cerco di convincermi lui

- eh no! Qua non mi freghi! Al di la del fatto che all'Hilton non ci metto nemmeno piede, so benissimo che si trova nel quartiere dei ricconi piuttosto fuori dal centro. - dissi io trionfante

- ma andando all'Hilton sarebbe più comodo anche per me, visto che dovró aiutarti con l'appartamento. - disse lui ombroso

- Ville, non ti preoccupare. Me la caverò in qualsiasi caso. Comunque è arrivato il momento dei saluti. Le nostre strade si dividono qua. Tu devi ritirare i bagagli ed io ho un albergo da trovare e un guardaroba da rifarmi. Grazie di tutto, davvero. - dissi fermandomi e porgendogli la mano
Lui la strinse titubante e mi guardò dritto negli occhi.

- in caso avessi bisogno, il mio numero ce l'hai. In qualsiasi caso, è stato un piacere conoscerti, Chiara - 

Il modo in cui aveva pronunciato il mio nome, la curva delle sue labbra mentre parlava, mi mandò un istante in visibilio. Nascosi tutto dietro la mia maschera di impassibilità e continuai il teatrino.

-stammi bene, Ville - dissi un attimo prima di andarmene


Nda: ed eccomi qua con un'altra ff. Diciamo che sono in un periodo abbastanza produttivo.
Questa storia nasce un po' dalla mia vita. Il motivo per la quale la pubblico è che davvero voglio fare chiarezza nella mia mente.
Mi sono resa conto che le soluzioni sono sempre abbastanza a portata di mano, ma nel mio caso, non le voglio vedere.
Con questa storia cerco di evadere la realtà, che al momento mi sta schiacciando. 
L'altro giorno, mentre scrivevo un capitolo dell'altra mia ff, mi sono imbattuta nel personaggio di Ville Valo, che ovviamente adoro.
In quel momento, ho deciso che volevo dedicargli un po' più di spazio, che non potevo fargli fare una comparsa nella mia storia e basta.
Mi sono resa conto che volevo analizzare a fondo il personaggio.
Cacchio! lui è Ville Valo!
lui è un protagonista, non un una misera comparsa!
Quindi... ecco l'idea di combinare la mia storia con Ville.

Hope you enjoy ;-)

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Mi feci portare dal taxi fino alla Senaatintori, la Piazza del Senato e da li proseguii a piedi. Da uno sguardo su internet, avevo trovato l'hotel più economico, l'Hotelli Finn.

Ora come ora però, l'unica cosa che sognavo era mettere le mani su un cappotto e degli abiti più pesanti. 

Da piazza del Senato, mi diressi verso il centro e con non poche difficoltá, comprai degli abiti più pesanti.

Le commesse furono molto gentili, peccato che non parlassero bene inglese, pertanto ci siamo ridotte a comunicare a gesti.

Una volta terminati gli acquisti di prima necessitá, mi incamminai verso l'Hotel che avevo addocchiato.

Era un misero 3 stelle, ma era uno dei pochi che potevo permettermi.

Entrai nella reception piena di sacchetti, sembrando appena uscita dal film I Love Shopping.

Tentai con l'inglese.

- buongiorno, volevo chiederle se avevate disponibile una camera singola per una settimana - chiesi cortesemente all'uomo baffuto che mi si presentava davanti.

- buongiorno a lei! Purtroppo mi è rimasta solo una doppia disponibile. Sarebbero 300€, ma penso di poter fare uno strappo alla regola e farle pagare come se avesse preso una singola. 200€ e siamo a posto - disse il vecchietto sorridente

- grazie mille, ma nessun problema. Pagherò quello che c'é da pagare, grazie comunque - dissi imbarazzata. Non volevo certo fare la figura dell'approfittatrice!

- insisto, signora - disse lui porgendomi le chiavi

- signorina a dire il vero, comunque non posso accettare. Sono 300€ e pagherò 300€ - dissi fermamente avvicinandomi per prendere le chiavi

- facciamo 250€ e la chiudiamo qua? - disse lui allontanando le chiavi dalla mia mano

- affare fatto allora - dissi io sorridente.

Questa proprio non me la sarei mai aspettata! Che cortesia!

- signorina Villa, mi servirebbe un documento e una firma qua. Le pulizie vengono fatte una volta ogni due giorni. Per qualsiasi cosa, non esiti a rivolgersi a me. Io sono Pennti, comunque - disse cordialmente

- grazie mille Pennti. Mi chiami pure Chiara, non ci sono problemi - dissi sorridendogli


 

La camera era spartana, ma accogliente. La fortuna era che la stanza era dotata di un piccolo angolo cottura, pertanto avrei potuto benissimo cucinare qualcosa qua.

Erano giá le 16:00 ed il mio stomaco iniziava a lamentarsi considerevolmente.

Decisi di uscire e trovare un posto dove poter mangiare e un supermercato per fare la spesa.

Scesi nella hall e decisi di approfittare subito della disponibilitá del signor Pennti.

- Pennti, mi scusi se la disturbo subito. Mi saprebbe per caso indicare il supermercato più vicino? - chiesi 

- nessun disturbo cara, il più vicino è dietro la Piazza del Senato, nel lato nord. Ti consiglio di andare a piedi, tanto è vicina. Sai giá come arrivarci? - chiese gentilmente

- si, grazie mille. In qualsiasi caso ho la mia fedele cartina con me! Grazie ancora! - dissi avviandomi in strada.


 

Mentre passeggiavo, pensai per la prima volta a come mi sentivo.

Non ero per nulla spaesata. Mi sembrava di essere a casa, pur non avendo mai visitato questa cittá. In questo periodo le ore di luce erano scarse, ma ciò non mi impediva di guardare ammaliata le luci di questa cittá, la cui bellezza era indescrivibile.

La sua posizione, vicino al mare, la rendeva terribilmente malinconica e allo stesso tempo romantica. Non vedevo l'ora di visitarla meglio.

Ripensai al fatto che solo 9 ore fa ero in Italia.

9 ore fa ho preso la mia decisione, finalmente.

Ho lasciato tutto senza ripensarci su due volte, conscia del fatto che se lo avessi fatto anche questa volta, sarei rimasta. L'unica cosa che provavo ora era il sollievo.

Potevo sentire quel senso di libertá scorrere nelle mie vene. La pazzia del mio gesto mi stava ubriacando di gioia. Ero libera. In tutti i sensi.

Non avevo ancora acceso il telefono e non avevo di certo intenzione di farlo a breve.

Decisi di chiamare i miei genitori da una cabina telefonica.

Vi ho giá detto quanto sono fantastici i miei? 

Ecco, ora sicuramente saranno terribilmente incazzati.


 

- pronto - 

- ciao, mamma - 

- Chiara, ma dove sei? - 

- sono andata via, mamma... Non ce la facevo più -

La sentii sospirare rassegnata ma soprattutto consapevole di quello che avevo passato negli ultimi tempi.

lo immagino, amore. Ma sono incazzata nera! Nemmeno un saluto! E poi dove diavolo sei? - 

- scusatemi davvero, ma se non lo avessi fatto subito non lo avrei più fatto. -

- lo capisco. Negli ultimi mesi ti ho visto proprio spenta... A dirti la veritá, non é stata una grande sorpresa vederti sparire... Volevo solo avere la certezza che si fosse trattato di questo, e non di altro... Chiara... Vuoi dirmi dove sei? - 

- se te lo dico, devi promettermi che la cosa resterá solo tra me, te e papá. Fabio non lo deve sapere. - 

- te lo prometto, amore. Voglio solo stare tranquilla. - 

- sono a Fuerteventura -

Dissi con cercando di metterci tutta la convinzione possibile

- immaginavo... Ti sei giá sistemata? -

 - si... Ho trovato un piccolo appartamento in centro a Corralejo. Tutto a posto. Ora scusami, ti lascio che devo fare la spesa...-

- certo, certo. Stai attenta e fatti sentire regolarmente...-

- certo... Ciao mamma, ti voglio bene...-

Dissi prima di riattaccare.


 

Vi chiederete come mai la mia mamma è stata così comprensiva...

Beh, lei sapeva tutto. Sapeva del mio disagio e soprattutto lo capiva.

Vi chiederete inoltre, come mai, dato che la mia mamma sapeva tutto, le ho mentito sulla mia destinazione?

Ovviamente perché l'ultima cosa che mi aspetto è che se ne rimanga zitta. Ci penserá su qualche giorno, ma poi scoppierá e la prima persona alla quale lo dirá sará Fabio.

Sospirai rassegnata a dover mentire alla mia famiglia.

Qualcuno doveva sapere dove fossi, in caso ci fosse stata un emergenza.

Decisi che l'indomani avrei scritto alla mia migliore amica. Lei si che avrebbe mantenuto il segreto. 


 

Mi inoltrai nelle corsie del supermercato, rimanendo a dir poco avvilita.

Le etichette erano tutte in finnico ed io nn sapevo come interpretarle.

Inoltre avevo lasciato in camera l'ipad, quindi non avevo con me un traduttore.

Mi rassegnai a comprare solo verdure, olio e pasta.

L'indomani avrei fatto un giro nella piazza del mercato per comprare del pesce.

Stavo accuratamente studiando una scatoletta per capire se si trattava di zuppa o altro, quando una voce sconosciuta si rivolse a me in inglese.

- fossi in te metterei giù quella roba. È zuppa di pesce in scatola e ti posso assicurare che fa veramente schifo -

Mi girai e mi trovai davanti  una ragazza altissima, occhi azzurri e dread lunghi fino al ginocchio.

Riposai la scatola e la ringraziai per il consiglio

- turista appena arrivata? - mi chiese sorridente

- in realtá sono appena arrivata, ma non sono esattamente una turista. Credo che mi trasferirò qui per qualche tempo, sempre che riesca a trovare qualcosa di commestibile da mangiare nel contempo...- dissi sorridendogli

- wow! Che coraggio trasferirsi qua a Gennaio! Io sono Martha, comunque - disse la ragazza porgendomi una mano

- piacere mio, io sono Chiara - risposi stringendole la mano

- bene, Chiara. Vediamo cosa riusciamo a mettere nel tuo carrello ora... - disse prima di trascinarmi dietro di lei.


 

Mezzora dopo uscivamo dal supermercato con due buste piene di roba.

Avevo scoperto Martha veniva da Exeter, in Inghilterra e si era trasferita ad Helsinki da tre anni, in cerca di nuovi orizzonti.

Era davvero simpatica e speravo con tutta me stessa di poter rimanere in contatto con lei, anche se non azzardavo ad essere così invadente.

- da che parte vai? - mi chiese fermandosi fuori dal market

- verso l'Hotel Finn, è li che per ora alloggio - le spiegai

- benissimo! io abito ad una traversa di distanza- disse iniziando ad incamminarsi


 

- e così sei arrivata qui stamattina dall'Italia... Come mai te ne sei andata? La crisi? - mi chiese curiosa

- non proprio... Avevo un bel lavoro, ma diciamo solo che non era più il mio posto nel mondo. È una lunga storia... - cercai di spiegare brevemente

- beh, visto che é una storia lunga, ti va di raccontarmela stasera davanti ad un drink?-  chiese lei

- certo! Volentieri! - risposi felice

- ah! Non ti ho chiesto se ti piace la musica finlandese... Sai, metal, rock eccetera.. - chiese spalancando gli occhi

- io amo la musica finlandese! - risposi entusiasta

- allora stasera ti porto nel locale dove lavoro di solito, il Tavastia. Fortuna che il venerdì è il mio giorno libero! - disse prendendomi a braccetto.

- aggiudicato! Non vedo l'ora - esclamai ridendo


 

Mi sentivo terribilmente spensierata e piena di vita. Nessuna traccia della Chiara malinconica e apatica. Cercai di contenermi, pensando che comunque ero in Finlandia da poche ore e che le cose avrebbero potuto peggiorare da un momento all'altro.

Decisi però di godermi la vita, cercando di ritrovare quella che ero una volta. 

La ragazza spensierata e sempre sorridente.


 

Ci lasciammo ad un incrocio con la promessa di rivederci quella sera alle 22:00. Mi sarebbe passata a prendere lei con la sua auto, così da essere più comoda.

Rimasi spiazzata dalla sua gentilezza e probabilmente realizzai che qui la cosa era normale. Siamo solo noi italiani a non essere gentili e disponibili con tutti.

Entrai nella mia stanza ed iniziai a disporre le cose in frigorifero.

Avendo una fame terribile, aprii un pacchetto di patatine ed accesi il telefono, che subito iniziò a vibrare nelle mie mani.


 

56 chiamate senza risposta

12 messaggi


 

Tutti da Fabio, che mi chiedeva dove fossi finita.

Cancellai tutto e non risposi nemmeno ai messaggi, spegnendo il telefono.

Quello che dovevo dirgli gliel'avevo detto ieri sera.

Mi sdraiai sul letto e rievocai nella mente la conversazione della sera precedente, dove tutto era finito.


 

- Fabio, cortesemente potresti mettere giù il telefono quando ti parlo?! - dissi stizzita.

Ogni volta che cercavo di intrattenere un discorso con lui, o stava al telefono oppure si metteva al computer. Sbuffando, il ragazzo bloccò lo schermo, senza mettere via il cellulare.

- che cosa c'é? - disse svogliato

- c'è che sono mesi che sto provando ad assecondarti rimanendo qua e ogni giorno la situazione peggiora. Quel giorno ti avevo chiesto di venirmi incontro anche tu, proponendo possibili soluzioni, ma tutto quello che ho ottenuto é la solita routine. Lavoro, casa, computer, televisione. Io non ce la faccio più. - dissi esasperata

- beh, é un problema tuo se le cose non ti vanno bene. Di certo non puoi pretendere che sia io a trovare la soluzione ai TUOI problemi - disse puntandomi il dito contro

- dato il fatto che l'unica ragione per la quale mi trovo qui, é la nostra relazione, mi sembra abbastanza normale che tu mi dia una mano a risolvere le cose - gli risposi 

- cosa ne so io cosa ti può rendere la vita migliore? Iscriviti in palestra, vai a correre oppure fonda un club del libro. Fatti tuoi! Basta solo che te la fai passare! - disse riprendendo in mano il cellulare e iniziando a scrivere messaggi

- io non sono come te! Non vivo di palestra, lavoro e computer! - gli urlai contro

- certo! Tu vivi di libri e basta! Ma per favore, ritorna con i piedi in terra. Dove credi di andare? Cosa ti aspetti dalla tua vita? Che sia tutto rose e fiori come i romanzetti rosa che leggi? Svegliati una dannata volta! - disse lui uscendo dalla stanza sempre con il cellulare in mano

- io non pretendo una vita da romanzo! Pretendo però che tu mi stia ad ascoltare quando ti esprimo il mio disagio nei confronti di qualcosa! - dissi andandogli dietro

-  mi hai stancato con tutte queste chiacchiere. Ora ho una partita in rete, ne riparliamo domani - disse lui staccandosi dal cellulare solo per accendere il computer

Rimasi allibita. Persi la pazienza.

Tutte le volte, quando aprivo l'argomento della mia infelicitá, mi rispondeva così.

Adesso basta.

- basta. Fabio, è finita. - dichiarai fermamente

- si certo. Come no - rispose lui digitando al computer

- non sto scherzando, Fabio. Abbiamo chiuso. Stop. Finita. Game over. Io me ne tiro fuori.- gli urlai.

Lui abbandonò lo schermo del pc e spostò lo sguardo nel mio, impaurito.

Per un momento ebbi la pia illusione che si fosse pentito del suo menefreghismo.

- e la caparra per il ristorante ? E la caparra delle bomboniere? - disse lui 

Illusa.

Cretina.

Immaginate cosa provai quando ebbi la prova di avere a che fare con un insensibile pezzo di merda legato solo ai soldi...

- fottiti Fabio - dichiarai tranquillamente prima di uscire dalla porta e dalla sua vita.


 

Ah l'amour! 

Certo che l'amore rende proprio schiavi, oltre che ciechi.

Nessun problema, non avrei mai più commesso l'errore di innamorarmi.

Forse potevo diventare lesbica... Era un'idea.

Naaa... Mi sarebbe troppo mancato... Ehm ehm... Si dai, ok la smetto.

Decisi di lasciar perdere quelle cazzate e mi infilai in doccia.

Ripensandoci, non mi potevo proprio definire innamorata di Fabio. Forse c'era stato amore all'inizio, ma senza tutte quelle storie frivole delle farfalle nello stomaco o unicorni che volano.

Solo una grande sintonia e armonia. Il problema è che man mano che gli anni passavano, non parlavamo più. Anche quando ci vedevamo, il che succedeva tutti i giorni, non parlavamo più di 5 minuti. O facevamo sesso, oppure guardavamo qualche film.

Il tutto molto squallido, con il senno di poi.

Beh, una cosa è certa: l'amore nei confronti di quel ragazzo era sparito da una sacco di tempo. Era subentrata la cosiddetta abitudine, ma senza più feeling.

Non pretendo di avere lo stesso tipo di amore dei primi tempi, ma la sintonia, la complicitá e lo stare bene insieme sono elementi indispensabili in una relazione. 

Ormai Fabio non mi considerava nulla più di un buco per soddisfare i suoi impulsi.

Ora che ero lontana da casa era facile lasciarsi andare a riflessioni obiettive di questo tipo, e ne fui felice. Ora che la nostra storia era finita, non dovevo più mentire nemmeno a me stessa.

L'unica cosa della quale ero certa quando avevo lasciato l'Italia, era che Fabio, non appena avesse davvero realizzato la nostra rottura, non si sarebbe dato per vinto, perchè nonostante tutto, lui non era capace a rimanere solo.

A provare la mia teoria c'erano i messaggi e le 52 chiamate senza risposta.

Al momento il mio cellulare rimaneva spento, non avevo intenzione di farmi rovinare la serata.

Non che avessi intenzione di rispondere ad una delle sue chiamate, ovvio.

Mangiai un piatto di spaghetti al sugo e una bella bistecca, almeno con la pancia piena avrei retto molto meglio l'alcool.


 

Finito di mangiare mi preparai in vista della serata, scegliendo dei leggins neri e una maglia lunga, ma abbastanza scollata, dello stesso colore.

Completai il tutto truccandomi leggermente e mettendo gli stivali nuovi di pacca.

Ovviamente tacco 13 senza plateau.

Erano anni ed anni che non mi mettevo in ghingheri e la cosa mi stava dando alla testa.

L'immagine che mi si presentò davanti allo specchio non rifletteva per nulla la Chiara degli ultimi 5 anni. Forse non era nemmeno mai esistita.

Fissai il mio riflesso e mi trovai più grande, matura. Ne fui felice.

Era arrivato il momento di essere me stessa, e non vedevo l'ora.

Rimasi ad aspettare in strada l'arrivo di Martha, accendendomi una sigaretta per ingannare il tempo.

Sia ben chiaro, io non fumo regolarmente. Diciamo solo che lo faccio quando sono particolarmente agitata ed attualmente la mia preoccupazione derivava dal non sapere cosa mi sarei trovata davanti questa sera. La classica paura dell'ignoto.

Vidi che una macchina nera si accostava al marciapiede dall'altro lato della strada.

Martha abbassó il finestrino e mi fece cenno di salire.

Spensi la sigaretta con la punta dello stivale ed entrai nell'abitacolo.

- ciao Martha! - la salutai sorridente

- ciao Chiara, tutto bene? - chiese lei baciandomi una guancia

- si tutto bene, tu invece? - chiesi per cortesia

- da quando ci siamo lasciate pomeriggio è scoppiato il finimondo. Mi sono trovata il mio ex sotto casa e ho dovuto aspettare mezzora prima che si decidesse ad andarsene per poter entrare. John sta diventando ossessivo! - disse lei

- oddio mi dispiace! Potevi venire da me, almeno ci saremmo fatte compagnia - le dissi comprensiva

- hai ragione, ma avevo paura di disturbarti... - disse lei timidamente

Questo accenno di timidezza contrastava nettamente con il suo carattere esuberante ed espansivo.

- non mi avresti disturbata per niente! Mi fa piacere avere una persona come te intorno! - decretai sicura

- grazie! Allora la prossima volta non mi farò troppe pippe mentali e correrò subito da te! - rispose strizzandomi l'occhio


 

Arrivammo al Tavastia dopo una ventina di minuti e grazie a lei entrammo senza nemmeno fare la fila.

La notte era giovane e non stava ancora suonando nessuno.

Ci sedemmo al bancone ordinando da bere e iniziando a raccontarci le rispettive vite.

- quindi sei appena uscita da una storia... - chiesi cercando di farle parlare di questo fantomatico John.

- si. É stato un vero stronzo. Vivevamo assieme e una sera ero rientrata prima dal lavoro, fu in quell'occasione che lo beccai a letto con la sua segretaria. Non ne fui poi così tanto sorpresa, a dirti il vero. L'avevo capito che c'era un'altra. Quindi l'ho mollato e mi sono trasferita per conto mio. Sono passati ormai due mesi. Ogni tanto, come oggi, me lo trovo fuori ad aspettarmi sotto casa, solo che proprio non mi va di parlargli. - mi raccontò

- certo, posso immaginare! Ma scusa, se sono due mesi che ti rompe, non puoi denunciarlo? Questo é stalking! - esclamai allarmata

- si, ma non lo fa sempre. Cerca di convincermi a rimettermi con lui, cosa che si sogna, ovviamente. È innocuo, non ti preoccupare. Piuttosto, raccontami un po' cosa ci fai tu qua... Hai detto che la storia era lunga.-

E così mi aprii con la mia nuova amica, raccontandogli degli ultimi 2 anni.

Gli parlai del mio ragazzo sempre presente fisicamente, ma mai con la testa.

Parlando con lei, mi resi conto che non ricordavo nemmeno la nostra ultima chiaccherata da persone normali... Io e Fabio non parlavamo da più di un anno.

Mi chiedo ora come ho fatto a stare insieme ad una persona con la quale non parlavo e oltretutto stavo pure per sposarlo!

- oddio ma come hai fatto a lasciar passare tutto questo tempo? e lo stavi pure per sposare! ecco perché hai quel solitario all'indice sinistro...- disse lei allarmata

In pochi minuti, una persona estranea aveva capito di più della mia vita rispetto a quanto avevo fatto io fino ad oggi.

- scusa Chiara, ma se il matrimonio è annullato, perchè non togli l'anello?- mi chiese timorosa

- non fare quella faccia! Ho provato di tutto ma non riesco a toglierlo... Penso che l'unica soluzione sia tagliarlo. Lo porto da così tanto tempo che il mio dito lo ha inglobato! - dissi in preda al panico

- su, non ti preoccupare. Magari lasci passare qualche giorno e si toglie da solo. Sai, il freddo sgonfia le dita, quindi prima o poi uscirá da solo. Ma ora, brindiamo: alle nuove amicizie e soprattutto alla tua nuova vita! Kippis! (Salute) -  esclamò Martha alzando il cocktail

- Alle nuove amicizie, alla mia nuova vita e soprattutto alle donne indipendenti! Kippis! - risposi io facendo tintinnare i bicchieri.

- quindi adesso cercherai un lavoro? - mi chiese Martha

- dubito che troverò un lavoro senza sapere il finnico.. - risposi tristemente

- beh, dipende cosa cerchi. Che lavoro facevi in Italia? Hobby? Esperienze passate? - 

- facevo l'impiegata in un'assicurazione, quindi come lavoro lo escludiamo. Come esperienze passate, fammi pensare...ho fatto la cameriera in qualche bar ed in un ristorante. Infine i miei hobby sono la musica e i libri - le raccontai

- beh, lasciando perdere il tuo lavoro precedente, potresti fare la cameriera. Basta imparare la lista dei cocktail e qualche frase di cortesia e il gioco è fatto. - disse lei speranzosa

- mah... Io aspetterei di imparare un po' di più la lingua. Se poi mi capita di portare le ordinazioni sbagliate, mi sarei giocata un'opportunità lavorativa.- le spiegai

- hai ragione... E la musica? Ascolti solo oppure suoni qualcosa? - 

- suono un po' di tutto, chitarra, basso, batteria e un po' di piano. Principalmente il basso però. Poi canto. Avevo due gruppi in Italia... Ecco, questa è una delle pochissime cose che ho odiato dover lasciare li.- le spiegai

- ma è fantastico! Potrei parlare con il titolare e chiedergli di farti una prova. Di solito avevamo una ragazza che cantava e suonava il piano nelle ore dei pasti, ma ora se nè andata. Poi, così non avresti problemi con la lingua... - disse entusiasta

- questa potrebbe essere un'idea, in effetti. Se non ti spiace, prova a chiedere. Sarebbe fantastico! - risposi felice

- nessun problema tesoro! Speriamo che Viktor ti prenda! Io e te che lavoriamo qui... Meraviglioso! Guarda, iniziano a suonare! Che ne dici di andare a ballare un po'? -

Senza aspettare la mia risposta, che in qualsiasi caso sarebbe stata positiva, mi trascinò in pista.

Ballammo per un tempo indefinito, fino a quando non sentimmo più le gambe. Ci trascinammo verso il bar e ordinammo nuovamente da bere. Questa volta però, presi solo una coca-cola, conscia del fatto che non avrei retto altro alcool. Martha invece si scolò due mohito in due minuti, con la scusa della sete. Fu così, che quando uscimmo dal locale, la più sana ero io.

- Martha, se vuoi guido io. Capisco che non sei nemmeno brilla, ma se ci ferma la polizia sono guai. -Le spiegai 

- hai ragione, forse è meglio che guidi tu. Ti dico la strada - rispose saggiamente

Qualche minuto dopo, ci trovavamo davanti al mio albergo e incappai in una tragedia: la porta era chiusa. Guardai l'orario e constatai che in effetti, visto che erano le 4 di notte, avevano avuto le loro buone ragioni per chiudere. Mi girai verso Martha e mi feci coraggio

- ho un problema... - dissi timidamente

- che succede? - chiese allarmata

- ehm...sono chiusa fuori... - risposi

 - beh, ma qual'è il problema? Vieni da me! Non accetto un no come risposta, anche perchè non hai molta scelta: o da me oppure sul marciapiede - disse sorridente


 

Fu così che mi trovai nel monolocale di Martha.

Due minuti e giá rimpiangevo il marciapiede. Quello non era un appartamento... Era uno sgabuzzino! 

- si, lo so... Non é il massimo, ma è quello che posso permettermi al momento. Comunque è una soluzione temporanea, devo solo trovare una casa decente con un affitto abbordabile. - mi spiegò lei

- beh, non sará il massimo ma almeno hai la tua indipendenza, no? - risposi cercando di sembrare convincente.

Il monolocale era composto da un'unica stanza contenente cucina e letto e poi un piccolo bagno. Per fortuna era tutto pulito ed ordinato.

Troppo stanche per fare altro, ci buttammo sul letto e cademmo immediatamente tra le braccia di Morfeo.


 





Hyvää iltapäivää  a tutti!
ed eccoci qui con il secondo capitolo della storia, dove Entreremo un po' nel freddo centro di Helsinki e conosceremo un altro personaggio, moooolto importante\
Il nostro amatissimo Ville lo ritroveremo tra un po', ma non disperate, arriverà facendo la sua comparsa in sella al suo ronzino con tanto di chitarra sguainata! (uhm.. non esattamente)
Non amo dilungarmi in discorsi inutili, volevo solo avvisarvi che questi prossimi 2 capitoli saranno dedicati principalmente alla protagonista che sta cercando di rifarsi una vita partendo da zero. -.-'
INFINE, VOGLIO RINGRAZIARE COLORO CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE/PREREFITE/RIOCORDATE

MetalheadLikeYou
Stormy_Weather
Heaven_Tonight


E SOPRATTUTTO,  GRAZIE MILLE A COLEI CHE HA RECENSITO LA STORIA 

youaremyheaventonight85

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Biip bibiip biip bibiip biip bibiip

Mi svegliai udendo questa fastidiosissimo suono spaccatimpani.
Ci misi ben due minuti a focalizzare dove fossi e chi ci fosse accanto a me.
Allungai il braccio sorpassando il corpo di Martha e spensi la sveglia che continuava a suonare.
Provai a svegliarla dolcemente senza ottenere nulla, così alzi la voce.

- Martha! Sono le 11:30!-  

Immediatamente spalancò gli occhi, si girò a guardare l'orario e si catapultò letteralmente fuori dal letto inciampando almeno due volte, dopodiché si chiuse in bagno.
Mi alzai anch'io ed iniziai a vestirmi. Aspettando che la mia nuova amica uscisse dal bagno, aprii il frigo per prepararle la colazione. 
L'unica cosa che trovai furono yogurt magro e the. Misi il the in infusione e tirai fuori un barattolo di yogurt.
Quando Martha uscì dal bagno rimase stupita.

- ma cosa? Mi hai preparato la colazione? - chiese spalancando gli occhi
- beh, non lo chiamerei esattamente un "preparare la colazione"... Però mi sembra il minimo... - cercai di spiegare prima che mi si fiondasse addosso stritolandomi in un abbraccio. 
- nessuno l'aveva mai fatto! Grazie mille! - disse commossa.

Mentre lei mangiava, mi fiondai in bagno per lavarmi declinando l'invito di Martha a mangiare con lei. Fortuna che in borsa portavo sempre uno spazzolino da denti! Mi sistemai alla bel e meglio e uscii. Martha mi spiegò che doveva essere al lavoro alle 12:30, quindi dovevamo uscire subito.
Mi lasciò all'hotel con la promessa di sentirci dopo per sapere cosa avrebbe detto Viktor sul fantomatico posto di lavoro.
Rentrai in hotel salutando velocemente Pennti e mi rinchiusi in camera.
Visto che ormai era ora di pranzo, decidetti di prepararmi qualcosa da mangiare, cambiarmi e poi uscire.

L'aria di Helsinki era a dir poco frizzante. Faceva un freddo cane! Altro che!
Stavo girovagando per il da appena un'ora e i miei piedi erano giá ibernati. Decisi di riscaldarmi ed entrai in un bar, ordinando una cioccolata calda.
Il bar era pieno di gente, ma la cosa che più mi colpì era che quasi tutti stavano scrivendo a computer. Mi accomodai in un tavolo per due persone, decidendo di tirar fuori l'ipad e cercare nuovi posti da visitare. Ad un certo punto, mi sentii osservata e alzai lo sguardo.
Un signore sulla cinquantina mi sorrideva dolcemente. Ricambiai cortesemente il sorriso, senza darci troppo peso. Il signore, capendo probabilmente che non ero del posto, si rivolte a me in inglese.

- posso sedermi? - 
- prego, si accomodi - risposi tranquillamente

Se in Italia mi fosse capitata una cosa del genere, sarei scappata a gambe levate pensando al signore come al solito maniaco di turno, ma qui, sará la cittá, la disponibilità della gente oppure  la nuova me stessa che iniziava a farsi vedere, decisi di lasciar perdere i pregiudizi ed essere cortese. 

- grazie, signora - rispose mentre si accomodava
- signorina a dire il vero... - risposi meccanicamente pensando che dovevo assolutamente trovare una soluzione per togliermi quella pietra dal dito, che anche se piccola, pesava tonnellate.
- oh, giusto. Non ha ancora la fede! - 

Sorrisi amaramente nascondendomi dietro la mia tazza di cioccolata. Non avevo la minima voglia di spiegare all'ennesimo sconosciuto la mia storia. Che pensasse pure che fossi in procinto di sposarmi! 

- da dove viene? Con quei capelli e quegli occhi, dubito che sia finlandese - disse lui sorridendo

In effetti, i miei grandi occhi nocciola chiaro combinati con la mia pelle olivastra, la mia bassa statura e i capelli ramati, non facevano molto "finnica". Ovvio che non passassi inosservata nel paese dei biondi spilungoni dagli occhi azzurri.

- vengo dall'Italia, nemmeno lei sembra di queste parti - azzardai riferendomi alla sua zazzera nera striata di bianco

- in effetti, signorina, vengo dagli Stati Uniti. Però sono ormai così tanti anni che vivo ad Helsinki, che mi sento un nativo. - spiegò
- beh, non posso biasimarla. Questa cittá è magnifica e per ora ho trovato le persone davvero cortesi. Quel tipo di cortesia che non ricordo di aver mai sperimentato. Sembra un sogno. - cercai di spiegargli
- giá! Qui per fortuna, nonostante siamo in una grande cittá, lo spirito è aperto e disponibile. Per quello non me ne sono più tornato in patria. - 
- cosa fa di bello qua a Helsinki? - chiesi curiosa
- come avrá potuto notare, questo bar é frequentato principalmente da scrittori. Questo è quello che ho fatto io negli ultimi trent'anni della mia vita. Prendevo carta e penna e venivo qua a scrivere. A quell'epoca mi sognavo di avere un computer, quindi la stesura risultava sempre molto lunga, faticosa e laboriosa. Immagini lei cosa si prova quando dopo aver scritto a mano 20 pagine, scopri che tutto quello che hai buttato giù fa schifo e lo devi buttare. Oggi basta premere "canc" ed in due secondi hai eliminato tutto, senza pensarci due volte, tanto non hai nè la mano stanca né tanto meno dell'inchiostro da pagare. Oggi é tutto così semplice... Ho decisamente sbagliato generazione! Mi scusi il monologo, signorina... Di certo non volevo farle perdere tempo ad ascoltare un povero vecchio ciarlare sulla sua vita passata- disse lui sorridendomi
- non dica sciocchezze! La sua storia mia ha affascinata. Quindi lei è uno scrittore? Conosco qualche sua opera? - chiesi titubante ma molto curiosa
- se lei è quel genere di ragazza romantica che si chiude nei libri per evadere la realtá, potrebbe benissimo essere.. - rispose lui criptico sorridendomi.

Stava forse insinuando che fossi davvero così? E se davvero lo aveva intenzionalmente detto, come aveva fatto a capirlo?

- ok. Lo sono, lo ammetto. I libri sono la mia passione, o meglio, la mia ancora di salvezza. La carta non é nulla senza i poemi, l'inchiostro sprecato senza le parole. I libri sono il mio ossigeno. Chi legge riesce a vivere miliardi di vite attraverso le parole di un autore. Sono una di quelle persone che preferisce i libri alla realtá - dichiarai
- lo avevo capito. Si ricordí però che anche lei ha una vita, e la vita va vissuta. Per quanto ne sappiamo, ne abbiamo solo una a disposizione e dobbiamo assaporarla fino in fondo. Posso sapere il suo nome? - mi chiese gentilmente
- mi chiamo Chiara - dissi porgendogli la mano
- piacere Chiara, io sono Nicholas - rispose sorridente stringendomi la mano.

E fu in quell'esatto momento che realizzai chi avevo davvero di fronte a me. 

Sbiancai.

Nicholas?

Oddio

- lei è Nicholas Sparks, vero? - chiesi sbarrando gli occhi
Lui proruppe in una fragorosa risata - ebbene si, Chiara - 
- mi scusi, ma mi riesce strano immaginarla vivere in questa cittá. Credevo che risiedesse a New York. - cercai di spiegargli
- diciamo che voglio che tutti pensino di potermi incontrare la. Amo la solitudine e soprattutto l'incognito, per questo sono qua, dove nessuno mi può riconoscere - mi spegò
- ma scusi, perché allora mi ha rivelato chi è davvero? - chiesi confusa
- non lo so per certo, cara Chiara. So solo che mi hai ispirato e volevo conoscere la tua storia. Mi sono lasciato andare, senza pensarci troppo... Sa, a volte ci vuole. - mi spiegò
- cosa vorrebbe sapere? - chiesi ancora più confusa
- mi piacerebbe scoprire cosa ci fa una giovane ragazza come te qua ad Helsinki -
- la mia storia è banale.. - cercai di giustificarmi
- nessuna storia è banale se raccontata bene... - rispose lui guardandomi negli occhi
Forse fu il suo sguardo paterno, o la mia indole confidenziale ed espansiva che stava affiorando, fatto sta che gli raccontai qualcosa di più di me
- non sto per sposarmi. Non più - iniziai a dire, più a me stessa che a lui
Lui mi ascoltò in silenzio, aspettando che proseguissi
- sono venuta ad Helsinki lasciando la mia vita alle spalle. Ieri mi sono decisa, ho preso la borsa, i documenti e me ne sono andata-  gli spiegai - avevo una vita normalissima a casa. Lavoro, fidanzato e famiglia. Stavo per sposarmi, ma era la persona sbagliata per me. Così me ne sono andata, semplicemente - conclusi nascondendomi dietro la tazza di cioccolata, che ormai era finita
- non mi sembra per nulla semplice la tua storia. Tutto tranne che semplice. Cosa ti ha spinto a rinnegare la tua vita? - chiese serio
- mi sono finalmente resa conto che la vita è fatta di compromessi, oltre che scelte. C'è stato chi ha fatto scelte al posto mio ed io ho provato a conviverci.
Cercai di fare dei compromessi con il mio ex, fallendo miseramente. Dopo un po' quella vita mi andava stretta, e così mi sono chiesta giorno per giorno come potesse una persona condizionarmi così tanto da costringermi a vivere una vita che non volevo. Il mio ex fidanzato per la precisione. Io volevo andarmene dall'Italia, e lui, dopo due anni di "si", "no" e "forse" ha chiuso la questione dicendo che non avrebbe cambiato vita. Ho provato a conviverci, glielo giuro Signor Sparks, ma giorno dopo giorno potevo sentire le catene che si stringevano attorno alle mie ali. Non ce l'ho fatta più. Infine il colpo di grazia è stato quando mi sono resa conto che io e lui non avevamo più un rapporto contornato d'amore. Sa quanto tempo è passato da quando abbiamo intrattenuto una conversazione normale, un dibattito di qualsiasi genere? Mesi, forse anni. - decretai tristemente

- ti dispiace se prendo appunti? E per favore, Chiara, chiamami Nicholas - 
- nessun problema... Ma cosa devi scrivere? - chiesi confusa
- avevo ragione Chiara. Mi hai ispirato. - decretò sorridente
- non avrai intenzione di scrivere la mia storia?! - esclamai nel panico
- perchè no? - chiese tranquillamente
- beh, ma per forza! È una banalitá! - dichiarai alzando le mani al cielo
- ti ho giá detto che la tua storia è tutto tranne che banale. Mi piacerebbe analizzarla e ovviamente romanzarla. Non tutto quello che scriverò sará vero e soprattutto non utilizzerò i nomi reali. Che te ne pare di Demetra? Sai mi hai dato l'impressione di una Demetra, quando ti ho visto. - Disse entusiasta
- La dea della terra e della fertilitá... Impegnativo come nome. Ma soprattutto non veritiero...- dissi tristemente volgendo lo sguardo fuori dalla finestra, fingendo di osservare la gente che passeggiava.
- tutto bene? Ti ho turbato? - chiese Nicholas appoggiando una mano sulla mia
- si... No... Si. Forse è meglio se cambiamo nome, questo non va bene - decretai
- spiegami. Non per la storia, ovviamente. Se è una cosa personale non la metterò per iscritto -
- anche perché ti rovinerebbe il finale - risi amaramente
- riguarda il significato del nome vero? - insistette lui
- non posso avere figli, Nicholas. - dissi incontrando finalmente il suo sguardo che rimase decisamente sorpreso.
- mi dispiace tanto... - disse lui

Annuii e tornai a guardare fuori dalla finestra, cercando di ricacciare dentro le lacrime.
Dopo un paio di minuti di silenzio, lo scrittore parlò

- forse questa storia fará più bene a te che a me. Hai detto che i libri sono il tuo ossigeno, il tuo modo per evadere dalla realtá. Bene. Ti propongo questa cosa: prendiamo atto della tua vita e di quello che ti ha portata qua, dopodichè andiamo di fantasia. Vuoi un marito? Avrai un marito. Vuoi 10 figli? Avrai dieci figli. Vuoi essere sola ed indipendente? Sarai sola ed indipendente. Guidami tu. Fammi conoscere gli eventi che ti ha portato ad essere qua oggi e poi dimmi cosa sogni. Passo per passo. Cosa ne dici? - chiese lui catturando la mia attenzione.

Ero combattuta. In due giorni mi ero trovata catapultata in un'altra realtá, dove immediatamente avevo potuto conoscere tre persone.
Prima il Valo in aereo, poi Martha, alla quale mi ero giá affezionata ed infine uno degli scrittori più famosi al mondo: Nicholas Sparks.
Se giá dopo due giorni avevo conosciuto così tante persone disponibili, non osavo pensare come mi sarei ridotta tra un anno.
Al momento la mia confusione era dettata dal fatto che non riuscivo a spiegarmi come potesse interessare la mia storia.

Cosa aveva visto in me Sparks? 

Ero sicura che si fosse giá fatto na sua idea, ma avevo paura a domandarglielo.
Allo stesso tempo, non volevo sapere la risposta, conscia del fatto che non mi sarebbe piaciuta.
Infine eccolo lì, il desiderio di buttarsi per l'ennesima volta verso qualcosa di sconosciuto. La voglia di cimentarsi in qualcosa di nuovo e straordinario come la stesura di un libro. Forse quest'avventura mi avrebbe insegnato qualcosa, oppure mi avrebbe lasciata con l'amaro in bocca. Ora che stavo realizzando il mio sogno di ricostruirmi una vita fuori dall'Italia, non avevo ancora pensato a cosa avrei desiderato avere dopo.
Perchè si sa, l'uomo non è mai contento. Si prefissa degli obbiettivi, insegue dei sogni e quando finalmente li raggiunge o li realizza, inizia subito a cercare qualcos'altro. Ogni uomo è perennemente insoddisfatto, ma si sa, questa è la nostra indole.
Abbandonai tutte le reticenze e i dubbi e decisi di buttarmi.

- vediamo cosa ne esce fuori - dichiarai sorridente.

 

Trascorremmo cinque ore nel caffè, ore in cui gli parlai della mia vita, del mio rapporto con i miei genitori e ciliegina sulla torta, di mio fratello. Eravamo partiti iniziando a parlare della famiglia, in modo tale che potesse farsi un'idea della mia infanzia, adolescenza e quant'altro. Gi raccontai dei Natali passati, dei capodanni in montagna con gli amici e delle vacanze estive. Gli parlai di mia nonna, l'unica rimasta, che aveva avuto il coraggio di abbracciare la tecnologia comprandosi un tablet per giocare a scopa in internet ed iscrivendosi a facebook. Lui ascoltava, prendeva appunti e rideva con me. Certe volte si dimenticava di scrivere e si perdeva nei miei racconti, così tanto che a volte doveva interrompermi chiedendomi di ripetere un determinato evento, domandandomi cosa avessi davvero provato, scavandomi dentro. 
Fu quando scorsi l'orario, che mi ricordai che aspettavo la telefonata di Martha.
Mi scusai con Nicholas ed accesi il cellulare.

Lo spettacolo era lo stesso di ieri: 96 chiamate senza risposta e 22 messaggi.
Fabio stava superando sé stesso.

Insieme alle chiamate perse del mio ex, ce n'era una di Martha di qualche minuto fa.
Mi scusai di nuovo con lo scrittore e la richiamai.


 

- ciao Martha, sono Chiara. Ho visto la tua chiamata - 

- ciao cara! Dobbiamo provvedere a farti una sim finlandese, non puoi accendere il telefono solo due volte al giorno! - 

- hai ragione. Vedrò cosa posso fare pomeriggio - le risposi dandole pienamente ragione.

Se mi fosse successo qualcosa, o se semplicemente Martha avrebbe avuto bisogno, non sarei stata raggiungibile. Mi ripromisi di comprarmi un altro telefono con una nuova sim quello stesso pomeriggio.

brava ragazza, così mi piaci. Per quanto riguarda il lavoro, ho una notizia da darti...-

beh, cosa aspetti? Dimmela. Non me la prendo se non ha accettato, non ti preoccupare -

Dissi capendo benissimo la posizione delicata in cui si trovava la mia amica

allora, da una parte la notizia è buona, mentre dall'altra è un completo disastro. Ti spiego: ho parlato con Vik, e mi ha detto che vuole farti una prova. Cosa normale, dirai... Ma invece no! Vuole che tu, questa fantomatica prova, la faccia stasera... Capisci? Stasera! - esclamò isterica  

beh, non è poi così tanto una tragedia. Certo, il preavviso è poco, ma basta scaldare la voce un'oretta prima e il gioco è fatto. - cercai di spiegarle

- no, tu forse non hai capito. Non è il problema della voce, il problema é che ti fa fare la prova questa sera! Non capisci? È sabato sera! - urlò spaccandomi un timpano

e quindi? Intendi che ci sará più gente? - chiesi confusa

- lascia perdere... Lo vedrai con i tuoi stessi occhi. Ci vediamo fuori dal Tavastia per le 20:30. Vik ha detto che suonerai per un'oretta e mezza se tutto va bene. Mi ha detto anche di dirti che se fai schifo ti spegne l'impianto e di butta giù dal palco alla prima stonatura. Povero, capiscilo, é sabato sera. Riesci ad arrivarci o mando qualcuno a prenderti? - 

- ehm... No, ci arrivo in taxi, grazie comunque... Ci vediamo dopo- 

- a dopo tesoro e... Vick ha chiesto di farti mettere un vestito. Vuole una cosa da piano bar per questa sera. Ha detto qualcosa riguardo una cena. Quindi vestito nero e tacchi! Fai del tuo meglio! Devo scappare! Baci! -

Dopo tutta quella raffica di parole, avevo capito solo che dovevo essere la alle 20:30, che dovevo indossare un vestito nero e se facevo schifo... Fuori a calci in culo. Benissimo! Inutile dire che questa ragazza mi stava a dir poco agitando. Cos'era questa cosa del sabato sera? Ok Chiara, ora ti calmi e focalizzi quello che devi fare: sim/telefono, vestito nero e tacchi. Perfetto. 

Ore? 17:30

Ok, 17:30. C'era tutto il tem... CAZZO!!!

Di corsa, racimolai le mie cose dal tavolo pronta ad andarmene.
- Nicholas, ho un'emergenza. Devo fare un paio di commissioni e ho i minuti contati. Devo andare - gli spiegai mentre mi mettevo il cappotto
- si, lo avevo capito. Devo comprare un telefono giusto? - chiese 
- non solo quello, devo anche trovare un vestito nero e dei tacchi, sai, prima mi sono dimenticata di dirti che con tutta la fretta che avevo di andarmene, non ho fatto le valigie.- gli spiegai mentre andavo a pagare. Lui mi anticipò e pagò le consumazioni. Ovviamente cercai di impedirglielo, ma la mia stazza da un metro e cinquantacinque mi impediva di essere notata dal cameriere, nonostante gli sventolassi davanti un biglietto da 20€. Cercai di restituire i soldi a Nicholas, senza ottenere esito positivo. - dai, la prossima volta offri tu. Dimmi, ora dove andiamo? - chiese lui calandosi il berretto in testa - vieni con me? - chiesi sbalordita
- se non ti scoccia, mi farebbe piacere. - rispose sorridente

Scrollai le spalle e gli chiesi di indicarmi il negozio di elettronica più vicino.
Entrammo nel negozio e lasciai parlare lui in un perfetto finlandese. Sicuramente avendolo al mio fianco avrei risparmiato un sacco di tempo nel cercare di farmi capire. L'unica cosa che dovetti fare fu scegliere il modello di cellulare. Gli indicai il primo che capitava, tanto io della tecnologia potevo fare a meno. Nicholas ebbe da ridire sulla mia scelta ovviamente, cercando di convincermi a comprare almeno un modello dotato di fotocamera. Mi lasciai convincere facilmente, almeno avrei potuto scattare qualche foto a questa cittá.

Fatto sta che uscii dal negozio con un telefono che era anche troppo tecnologico per i miei gusti. 

Mi lasciai condurre dal mio accompagnatore in un piccolo negozietto di classe, dove per pura fortuna, trovai immediatamente il modello di vestito che cercavo.
Era un semplice tubino nero abbastanza corto. Di classe ma non troppo impegnativo. La schiena era composta un velo di tulle ricamato con un teschio. Appena lo provai, me ne innamorai. Le scarpe furono abbastanza difficili da reperire, dato il mio piedino da cenerentola.
Ebbene si, portavo un misero 35 e qua le scarpe partivano dal 36. 

Ci lasciammo nei pressi di Senatiintori, con la proposta di rivederci l'indomani nello stesso bar.
Ovviamente ci scambiammo i rispettivi numeri di cellulare. 

Mentre mi avviavo verso l'hotel, mandai un messaggio a Martha comunicandogli il mio nuovo numero di telefono. Ora dovevo solo definire la scaletta e scaldare la voce. 


Il taxi mi lasciò davanti al Tavastia alle 20:10. Non volendo rischiare di arrivare in ritardo ero uscita di casa alle 19:30 ed era stata una fortuna. Quella sera di traffico ce n'era parecchio. Mandai un messaggio a Martha avvisandola del mio arrivo e mi avvicinai all'entrata. Giá a quell'ora, la fila per entrare era interminabile. Mi misi in coda rassegnandomi a dover aspettare. Cinque minuti dopo, mi sentii chiamare e mi voltai verso l'ingresso. Martha mi vide e mi fece cenno di entrare. Scusandomi con i ragazzi in fila, riuscii a farmi largo in quella bolgia infinita. Forse ora avevo capito cosa intendeva la mia amica quando mi aveva detto " ma è sabato sera! Capisci? Sabato sera! ".

Raggiunsi Martha, che mi abbracciò forte.

- non pensarci. Andrai alla grande. Solo ti prego, non farmi fare figure! Ora che ci penso non ti ho mai sentita cantare... - mi disse nel panico
 - non ti preoccupare, al limite ci penso io a spiegare a Viktor come stanno le cose - cercai di rincuorarla
- a proposito di Viktor, mi ha detto che ti vuole un attimo nel suo studio. Seguimi - disse entrando nel locale.
Attraversammo il locale, che era giá pieno di gente e ci dirigemmo verso una porta con la scritta "staff only". Varcai la porta e mi trovai in un corridoio lungo con altre porte. Martha mi indicò l'ultima a destra e mi disse che doveva tornare al lavoro. Il suo turno pomeridiano finiva alle 23:00, pertanto ci saremmo viste al bar verso quell'ora. Mi diede un bacio di incoraggiamento e sparí dietro la porta.

Mi incamminai verso l'ufficio cercando di rimanere calma. Una volta davanti all'ingresso, respirai a pieni polmoni e lasciai defluire l'aria lentamente, poi bussai.
Una voce baritonale mi disse di entrare.
Varcai la soglia cercando di mantenere un contegno. L'uomo che mi si presento davanti però, non era esattamente come me lo aspettavo.
Davanti a me avevo un vichingo moro altissimo e con una pancia prominente. Era vestito di pelle nera dalla testa ai piedi e per completare il quadro, aveva una paio di baffi neri lunghissimi. Due occhi freddi come il ghiaccio catturarono il mio sguardo. Non potei fare a meno di trasalire. 

- buonasera, io sono Chiara. L'amica di Martha - dissi porgendogli la mano
- entri e chiuda la porta Chiara, io sono Viktor. Ora vediamo di capirci meglio. La mia ultima cantante mi ha mollato senza preavviso da un giorno all'altro. Era brava, moooolto brava! Se lei non sará brava almeno quanto lei, la sbatterò fuori senza nemmeno batter ciglio. Intesi? - disse burbero
- intesi - risposi deglutendo
- ora, sono le 21:25. Lei attacca tra 5 minuti. Per questa sera, le do carta bianca. Sappia solo che non accetto canzoncine alla Elthon John o Beatles. Mi faccia sentire qualcosa in venti seconti. Voglio appurare almeno che sia intonata. - disse squadrandomi da capo a piedi
Intimidita, ma allo stesso tempo intrigata dalla sfida, decisi di farlo giocare in casa, cantandogli a cappella un pezzo dei Nightwish , Everdream.

Fu solo quando ebbi finito di cantare che realizzai che me l'aveva lasciata finire senza interrompermi. Ora il sul sguardo era indecifrabile, ma una cosa era certa: avrei cantato.

- ottima scelta. Me la riproponga al piano. Lo voglio come pezzo finale. Se ha altri pezzi dei Nightwish li faccia. Tutte le canzoni di band finlandesi sono le predilette qua. Mi stupisca. Ora vada. - mi congedò il titolare.
Uscii dalla porta tirando un sospiro di sollievo, conscia forse del fatto che il peggio era passato.
Ora toccava a me, dovevo mettercela tutta.

 

Salii sul palco e mi accomodai sullo sgabellino del pianoforte a coda. 
Mi schiarii la voce e mi presentai.

 - buonasera signori e signore, sono Chiara. Questa sera vi terrò compagnia con un po' di musica soft, in attesa delle vere star di questa sera, i Seven Wolf. Vi ricordo che il live inizierá alle 22:30 dopo una pausa di mezzora. Ora, vi canteró un pezzo degli Epica, giusto per rendere omaggio alla vostra meravigliosa terra. Questa è Delirium - dissi sorridendo al pubblico. Un lieve applauso di incoraggiamento si levò mentre le luci si fecero più soffuse. Quando l'applauso iniziò a scemare insieme alle luci, attaccai a suonare. 
Suonare il piano non era mai stato il mio forte, ma di certo ero meglio di alcuni pianisti dilettanti che sapevano solo fare accordi. Non ero un genio, ma non ero nemmeno malaccio. Conscia della mia bravura e confidente nelle mie capacitá canore, mi lasciai andare alla musica. Mi persi nel mio mondo fatto di note, vocalizzi e arpeggi estraniandomi completamente dalla realtá. Così, come capitava quando leggevo, mi persi nel mio universo lasciando fluire la musica dentro di me. Ogni tanto mi fermavo solo per presentare il nuovo pezzo, mentre il più delle volte mi ritrovavo ad unire le canzoni l'una con l'altra improvvisando dei giri fino a quando non raggiungevo la tonalitá giusta della canzone che stavo per cantare. Sventrai completamente il repertorio degli Epica, Nightwish, Sonata Arctica,  Apocalyptica e H.I.M. riarrangiando i pezzi con il piano. Mentre le ultime note di Join me in death degli H.I.M. scemavano, l'occhio mi cadde sul pubblico. Incontrai gli occhi umidi di Viktor e cercai di nascondere un timido sorriso, senza riuscirci. Notai che anche le sue labbra erano curvate all'insù ed inoltre annuiva nella mia direzione. Proseguii attaccando una ballad dei Sonata Arctica, Last drop falls. 
Alla fine della canzone cercai gli occhi di Viktor, cercando di capire a che punto della serata fossi. Lo incontrai sotto il palco che mi faceva segno di fare l'ultima. Senza staccare le dita dal piano, continuando a suonare, mi rivolsi al pubblico.

- ragazzi, questa è l'ultima di questa sera. Siete stati un pubblico fantastico. Grazie di cuore, questa è Everdream - sussurrai al microfono.

Chiusi gli occhi e mi immersi in quella canzone, che sentivo così mia, nonostante non mi appartenesse. Come sempre, mi lasciai trascinare giù dalle emozioni e solo quando staccai le dita dal piano, percepii che le mie guance erano rigate di lacrime. Mi ripresi e mi accorsi che tutta la sala stava applaudendo, compresi i camerieri. Avevo davanti la mia prima standing ovation in piena regola. Mi inchinai al pubblico ringraziandolo e quando mi rialzai intravidi Martha in piedi sul bancone che applaudiva con le lacrime agli occhi. Le mandai un bacio, sorridendole. Vedendo che l'applauso non scemava, mi inchinai nuovamente ringraziando il pubblico.Vidi Viktor che mi guardava applaudendo mentre qualcuno, con un berretto nero calato in testa gli sussurrava qualcosa nell'orecchio e lui annuiva.Ringraziai nuovamente e scesi dal palco stando attenta a non inciampare nei tacchi.

Conoscendomi, dopo quella perfomance avrei potuto rovinare tutto caracollando giù dal palco come una patata. Accolsi con gioia i complimenti che alcune persone mi riservarono, cercando di combattere la timidezza.

Dopo circa una mezzora mi liberai della gente e raggiunsi Viktor al bar, senza parlare, ordinando da bere. Quando un cameriere mi allungò il margarita, gli allungai una banconota da venti, ma una mano mi bloccò.

- i dipendenti non pagano da bere - decretò Viktor facendo cenno al cameriere.
Sorrisi a trentadue denti tra me e me, ringraziandolo.
- ti voglio qua tutte le sere dalle 20:30. Il lunedí è il tuo giorno libero. Il venerdì sera farai la serata completa, attaccando alle 20:30 con il piano, poi alle 22:30 attaccherai con qualche band fino alle 2:00. Ti trovo io dei ragazzi con la quale suonare. La paga è di 1700€ al mese. Pago il 30 regolare. Se poi vedo che la cosa va bene, potrei affidarti anche qualche sabato sera completo ogni tanto. Ok? - disse burbero
- sarebbe fantastico - risposi sorridente
- lunedì faccio preparare il contratto. Non tollero assenze se non in caso di malattia e le ferie me le devi chiedere con almeno due settimane di anticipo. Uno sgarro e sei fuori. Per il resto, sono impressionato e devo ammettere che mi hai quasi commosso - disse mostrando una specie di sorriso sbilenco.
- non sgarrerò, Viktor. Grazie di cuore - decretai seriamente
- oh ragazza mia! Non ringraziare me... Ringrazia la tua mamma che ti ha dato questa voce e anche il pubblico che mi ha convinto fino in fondo. - disse stringendomi una spalla prima di volatilizzarsi in mezzo alla folla.
Rimasi al bar a sorseggiare il cocktail mentre aspettavo che Martha finisse il turno. I ragazzi dei 7 Wolf avevano giá attaccato a suonare nel tipico stile death metal finlandese, così il tempo passò velocemente tra un coktail e la musica.
Martha mi raggiunse verso le 23:30, scusandosi per il ritardo spiegandomi che il sabato sera era sempre così. Mi abbracciò e si complimentò con me per la serata.
- Viktor è venuto da me e sai cosa mi ha detto? - disse felice
- cosa? - chiesi curiosa
- ha detto " ottimo lavoro. Mi piace " - esclamò entusiasta
- wow... Quindi? - chiesi non capendo
come quindi? Nel linguaggio di Viktor significa che è strafelice di averti qui e ci ama follemente entrambe! Sai, è un po' burbero, ma come si dice "can che abbaia non morde". Sotto sotto quell'uomo è più tenero di un pulcino! -
-sará, ma a me fa una paura terribile - constatai
- non lasciarti intimidire. Non ha mai trattenuto nemmeno un euro dalla busta, sapessi quanti bicchieri ho rotto la prima settimana! A quest'ora avrei dovuto lavorare gratis! -
- vedremo come andrá. Di sicuro mi reputo strafortunata. Due giorni che son qua e mi é capitato di tutto! Non sai chi ho incontrato oggi... -
E fu così che le spiegai del mio incontro con Nicholas e del libro.

All'inizio come me fu scettica, ma poi convenne anche lei che quest'esperienza era una cosa che capitava una volta sola nella vita.
- caspita! Capisco ora come mai sei così stanca! Il signor Sparks ti ha spupazzata per bene! -
Esclamò Martha prima che una voce fece irruzione nella nostra conversazione.

- chi ha spupazzato per bene chi? - chiese un ragazzo biondo altissimo con fare ammiccante
- Miro! Se Viktor ti vede qua ti uccide! - esclamò Martha nel panico
- tutto a posto Tesoro, Viktor mi ha ripreso a lavorare qui - disse lui
Solo in quel momento la mia amica parve notare il grembiule nero annodato ai fianchi del ragazzo. 
- questo è un miracolo! Come hai fatto? Hai venduto l'anima al diavolo? - chiese ridendo la mia amica
- più o meno. Diciamo che ho accettato di lavorare gratis per un mese... - disse lui storcendo il naso
- tu sei pazzo! A proposito... Miro, ti presento Chiara. Mia nuova amica, nonché cantante di questo buco - disse facendo le dovute presentazioni. Io e il ragazzo ci stringemmo la mano, presentandoci.
- bene, ragazze. Io devo andare, se Viktor mi trova a cazzeggiare questa volta mi butta fuori sul serio! Una di queste sere beviamo qualcosa insieme, che ne dite? - 
- sembra perfetto, che ne dici Chiara? - chiese Martha girandosi verso di me
- Certo, perchè no? -
- allora, ci sentiamo per telefono. Buon lavoro Tesoro! - disse Martha sorridendo al ragazzo.

Qualcosa mi diceva che quei due si morivano dietro.

Chiesi alla mia amica se tra loro due ci fosse qualcosa, ma lei subito smentì, spiegandomi che erano così legati perchè una sera Miro aveva buttato fuori a suon di calci ( e quando dico calci, intendo proprio calci) il suo ex. L'unica cosa che aveva guadagnato da quell'episodio, fu la gratitudine e l'affetto di Martha . Peccato che quel gesto gli costò il posto di lavoro. Ora però sembrava che le acque si fossero calmate. Martha però, non me la raccontava giusta. Fu solo dopo il terzo mohito che riuscii a farla parlare.

- ok ok ok! Adesso basta con questo interrogatorio! Sherlock, hai vinto! Miro mi piace da morire, peccato che so per certo che la cosa non é ricambiata.- disse tristemente continuando a giocherellare con la cannuccia del bicchiere.
- come fai ad esserne sicura? Non è da tutti prendere a calci l'ex ragazzo di un'amica. A meno che, per quell'amica lui non provi qualcosa... - cercai di spiegarle
- ne sono sicura perché è fidanzato. La vedi quella tizia che sta spillando la birra al bancone? Quella barbie con due tette enormi vestita di latex? Ecco quella è lei - disse abbassando lo sguardo ed iniziando a pestare la menta sul fondo del bicchiere.
- quella li? - chiesi allibita
- esatto, quella li. E fidati Chiara, non potrò mai competere con lei. Non solo è tremendamente sexy, ma è anche fottutamente simpatica ed alla mano. Tutto quello che un uomo desidera. Invece guarda me: una seconda scarsa di reggiseno, capelli con i dread e gambe scheletriche. - disse tristemente
- stai scherzando vero? Tu sei una bomba sexy! Se fossi lesbica ti sarei saltata subito addosso! - esclamai
- e non lo sei? - chiese lei sorridente
 - no, non lo sono - dissi ricambiando il sorriso
- peccato! - esclamò
- ma cosa dici?! - dissi scoppiando a ridere
- beh, se fossimo state lesbiche a quest'ora la nostra vita non sarebbe stata così incasinata. Inoltre, penso anch'io che se fossi stata lesbica mi sarei innamorata di te. Quindi il gioco sarebbe stato semplice: orgasmi assicurati tutti i santi giorni! - disse battendomi il cinque e scoppiando a ridere insieme a me. 
- saremmo state una bella coppia io e te, questo devo proprio ammetterlo. Peccato che la nostra situazione sentimentale sia abbastanza drammatica. Per quanto mi riguarda, io ho chiuso con gli uomini! - dichiarai alzando il bicchiere
- anch'io ho chiuso con gli uomini, sorella. Diamoci al lesbo! - esclamò lei brindando insieme a me.

Dopo qualche risata, finimmo in pista a scatenarci. La fortuna di essere stata un'impegata era che ero abituata a portare i tacchi per 9 ore al giorno, pertanto i miei piedi erano al sicuro. Non potevo dire lo stesso del trucco e dei capelli, che man mano che ballavamo, si disfavano. Più per il caldo, che per la stanchezza, decidemmo di tornare a casa.

Il viaggio fu tranquillo e Martha mi offrí un passaggio.
Durante la serata avevamo pensato, dato il mio nuovo lavoro e i nostri alloggi temporanei, di provare a cercare un appartamento insieme.
L'idea era ottima, pertanto ci accordammo di trovarci l'indomani mattina nella mia stanza per discuterne meglio. Mi lasciò davanti all'Hotel verso le 2 del mattino, e ler fortuna trovai Pennti ad accogliermi.

- buonasera signorina Chiara! Tutto bene? - mi chiese premuroso
- buonasera Pennti, si perfettamente! Non potrebbe andare meglio di così! Ho un lavoro! - esclamai un po' brilla 
- sono felice per te! Ti ho aspettata perché volevo lasciarti la copia della chiave dell'ingresso. Ho notato che fa le ore piccole e che ieri sera non è rientrata - disse preoccupato
- grazie mille! In effetti il lavoro che ho trovato mi fará fare tardi ogni sera... - gli spiegai
Vedendo la sua faccia allibita, cercai di spiegarmi meglio
- faccio la cantante, Pennti, non mi guardi così. - dissi ridendo
Lui non potè fare a meno di trattenersi e scoppiò a ridere insieme a me
- meglio così signorina. Detto questo, la lascio riposare - disse congedandomi
- buonanotte Pennti! E grazie mille per avermi aspettata! - gli dissi mentre chiamavo l'ascensore
- figurati cara. Buonanotte -

Arrivai stremata nella mia camera e mi tuffai in doccia, dopodichè mi buttai nuda nel letto, addormentandomi profondamente. 
Tutta l'adrenalina che avevo accumulato durante la giornata mi aveva sfinita.

 

Hei hei! mamma mia ragazzi miei... mi sa che sto esagerando con la lunghezza dei capitoli eh!?
ammetto che mi accorgo della loro lunghezza solo quando vado a correggere...CHE FATICA! xD

bene bene... ma quanta gente conosce Chiara? e sto Nicholas Sparks?
Volete sapere la mia espressione mentre la mia mente partoriva il nome dello scrittore?         ebbene,  eccolo:


ODDIO!                        mi uccido.                        O.O


mi spiego meglio... non è che io ami proprio Nicholas Sparks (PER NULLA PROPRIO A DIRE IL VERO!)
solo che mi serviva il nome di un cacchio di scrittore famoso che scrive porcherie romantiche e ha una famigliola felice tipo mulino bianco.
Capitemi... -.-'

detto ciò, mi serve quel dannato scrittore! ne ho bisogno!
Chiara ha bisogno di uno psicologo, e lui sarà la sua sottospecie di psicologo fatto su misura per lei. xD

che altro dire?
GRAZIE MILLE A TUTTI VOI CHE SEGUITE LA STORIA! 

=)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 

L'aria di mare che mi accarezzava i capelli, il profumo di salsedine che pervadeva l'aria e il lieve vociare degli ultimi bagnanti che si ritiravano per la sera...

Eccolo qua, il mio momento preferito della giornata. Quello in cui tutti tornavano a casa lasciandomi sola in quel piccolo angolo di paradiso che mi faceva tanto star bene.

La sabbia sotto i piedi e le dolci onde che mi bagnavano le punte delle dita, mentre attendevo con ansia che il sole calasse.

Il colori del tramonto si confondevano e si riflettevano sui miei capelli ribelli, spostati dal vento. 

Una mano che mi cinge la vita, accarezzandomi gelosamente il ventre non ancora pronunciato. 

E poi quella voce, così piena d'amore, che mi sussurra parole rassicuranti.

- andrá tutto bene, Chiara. Saremo dei bravi genitori -

Ma io non ero preoccupata. Nonostante avessi 20 anni, diventare madre era sempre stato uno dei miei sogni. Ero elettrizzata, totalmente assorbita dalla piccola vita che stava crescendo dentro di me. Quella vacanza, doveva essere l'ultima per quest'anno. 

Tra un anno saremmo stati alle prese con pannolini, biberon e piccoli vagiti.

- non ho paura, Fabio. Non vedo l'ora... -  gli dissi appoggiandomi al suo petto.

- sarai una brava mamma, Amore mio... - disse baciandomi il capo.

Le onde del mare si infrangevano sulla sabbia e sugli scogli, mentre io e lui rimanevamo li, abbracciati e cullati dal rumore del mare, accarezzati dal vento e dall'ultimo sole del giorno.

Percepii l'ultimo raggio di sole allontanarsi dalla mia pelle finendo per estinguersi nell'acqua cristallina.

Ero felice.

Percepii un movimento dietro di me, poco prima che lui si staccasse da me.

Mi voltai, interpretando quel distacco come un invito a tornare a casa. 

Invece eccolo li, fermo e sorridente. 

Uno di quei sorrisi che ti scaldano il cuore, che riservi solo alla persona che ami e che è tutta la tua vita.

Lo guardai piena d'amore mentre si inginocchiava sulla sabbia, tirando fuori una piccola scatolina blu.

Le lacrime mi appannarono la vista appena realizzai cosa stesse facendo.

- Chiara Lucia Villa, vuoi sposarmi? -

L'emozione mi mozzò il fiato e mi inginocchiai davanti a lui, priva di forze.

Lo guardai negli occhi e vi lessi tutto quello che dovevo sapere.

Amore. Felicitá. Futuro.

- si, Fabio Fossati. Lo voglio -  

 

Mi svegliai di soprassalto, tutta sudata. Le immagini del sogno ancora vivide nella mia mente.

Scoppiai a piangere, in balia del dolore. Mi strinsi le ginocchia al petto, cercando di tranquillizzarmi inutilmente. Iniziai a tremare e a vedere nero.

Un attacco di panico.

Era ormai tanto tempo che non mi capitava e mi aveva colta impreparata.

Cercai di respirare lentamente e focalizzare la mia attenzione su un evento positivo, un momento felice della mia vita, cosí come mi aveva insegnato la psicologa.

L'unico momento felice alla quale riuscivo a pensare era però proprio quello. Il sogno.

Sforzandomi di pensare ad altro, presi il tablet e cercai una foto di Sara.

Cercai di farmi domande da sola, cercando di tranquillizzarmi e pensando ad altro.

Chissá com'era andata la verifica di matematica. 

Speriamo che non abbia preso un'altra nota per mancanza di disciplina. 

Chissá com'è andato il pigiama party che doveva fare venerdì sera.

Piano piano, pensando a mia nipote, riuscii a calmarmi.

Quando i tremori cessarono, mi alzai ed andai a farmi una doccia.

Dovevo lavare via il ricordo.

Lentamente, uscii dalla doccia trovandomi davanti allo specchio.


 

Non é colpa tua. Sono cose che capitano, Chiara. C'è sempre l'adozione."


 

"Non puoi lasciarti andare, hai solo vent'anni. Hai una vita davanti a te. Stai per sposarti. Cerca di focalizzarti sul futuro. Lascia andare i ricordi..."


 

Le parole della psicologa mi tornarono alla mente, rievocando periodi ormai passati.


 

"Puoi provare a scappare il più lontano possibile, ma questo non vuol dire che ogni giorno il tuo passato non sará li a bussare alla tua porta."

 

E poi quella voce, la voce di Fabio. Il mio fidanzato.

Quella frase pronunciata dopo mesi di sofferenze, cercando di farmi reagire. Una frase pronunciata con le migliori intenzioni, ma che inevitabilmente ha finito per creare la prima crepa nel nostro rapporto.

Su una cosa aveva ragione Fabio: dal passato non si scappa.

 

Distolsi lo sguardo dallo specchio, schifata dall'immagine della vecchia me stessa.

Uscii dal bagno ed iniziai a vestirmi.

Avevo una vita da vivere, come aveva detto Nicholas.

 

Avevo appena finito di cercare di tradurre la mail di risposta dell'agenzia, quando un messaggio mi avvisò dell'arrivo di Martha.

La mail... Ieri, troppo presa dagli eventi l'avevo dimenticata.

Armandomi di Google Translate, ero riuscita a mettere insieme un puzzle di parole che iniziavano ad avere un senso, usando un po' di immaginazione.

Il Valo mi aveva lasciato il suo numero, ma mi rifiutavo di usarlo.

Ora che ci penso, penso di averlo perso. 

Avevo ficcato il fogliettino di carta nella tasca del giubbotto, ma come avevo appena constatato mentre cercavo le chiavi della stanza, la tasca era vuota.

Trovai le chiavi appoggiate sul ripiano della cucina e armata di cappotto, borsa e ipad, scesi nella hall per incontrare Martha. 

- ciao tesoro! - le dissi baciandole una guancia

- ciao Honey, mio dio! Che faccia smorta che hai! - disse lei squadrandomi allibita

- non ho dormito benissimo, nulla di che. Allora, andiamo su da me o da qualche altra parte? - chiesi cambiando argomento e cercando di sorriderle il più naturalmente possibile.

Lei mi guardò circospetta per qualche secondo, poi mi prese a braccetto e mi trascinò fuori dall'albergo.

Capii immediatamente che non l'avevo convinta al 100% con la mia affermazione, ma non ci badai troppo.

- allora, io direi di andare direttamente a cercare un'agenzia immobiliare, almeno non perdiamo tempo. D'altronde è il loro lavoro, è inutile che cerchiamo su internet quando possiamo avere la pappa pronta servita su un piatto d'argento.- disse mentre ci avviavamo verso il centro.

Concordai con lei e le riferii della mail dell'agenzia. Avendo l'indirizzo e constatando che era abbastanza vicina, prendemmo un tram e andammo direttamente li.

Durante il tragitto cercammo di conoscerci meglio come coinquiline, iniziando a capire cosa dava fastidio a ciascuna di noi. Definemmo anche il budget, che essendo in due, era decisamente più alto. 

Constatata la sua fissa per lo yogurt, il suo schifo per i calzini sporchi e la mia fissa per l'ordine e la pulizia, entrammo nell'ufficio piene di speranza.

 

La ragazza che ci seguì fu molto gentile e disponibile.

La mattinata la passammo a visitare qualche casa, trovando sempre qualcosa che non andava. Da quelle visite appurammo che sia io che lei odiavamo la moquette, tutto ciò che era marrone e ultima cosa ma non meno importante: odiavamo la carta da parati.

Quando una di noi storceva il naso, l'altra liquidava direttamente la ragazza dell'agenzia.

L'agente immobiliare ormai era alla frutta, aveva perso tutto l'entusiasmo che ci aveva riservato la mattina ed ora pareva più rassegnata di me e Martha.

L'ultima casa che avevano disponibile era un po' al di sopra dei nostro standard, come ci fece notare l'agente.

Ormai scoraggiate, avevamo deciso di dare comunque un occhio solo per il fatto che si trovava in un bel quartiere.

Quando la ragazza aprì la porta dell'appartamento, rimanemmo a bocca aperta.

Dotato di due camere da letto, una cucina, un soggiorno e due bagni, era l'appartamento più bello di tutti quello che avevo visto nella mia vita. Non era nè troppo grande,nè troppo piccolo. Era semplicemente perfetto.

Il pavimento di laminato grigio, abbinato ai mobili bianchi e neri creava un contrasto positivo rispetto alla parete rossa del soggiorno.

Io e la mia amica ci guardammo ed annuimmo, chiudendoci in bagno.

- ok. L'affitto è alto, ma cacchio: è una figata! - sussurrai entusiasta

 - hai ragione. Non posso nemmeno prendere in considerazione l'idea di accontentarmi di uno di quei buchi che abbiamo visto, avendo scoperto questo posto! E poi siamo in una zona residenziale!  Guarda! Da qua si vede anche il parco! - esclamò Martha.

- e dalla sala possiamo vedere anche il mare! - le ricordai

Uscimmo dalla stanza mano per mano come una vecchia coppia di sposini.

 - lo prendiamo!- esclamammo  contemporaneamente


 

Per formalizzare il contratto d'acquisto avremmo dovuto aspettare martedì, perchè al momento non disponevo ancora di un contratto di lavoro.

Versando una caparra di 5000€, pari a 5 affitti, riuscimmo a convincere l'agente a fermare l'appartamento.

Per festeggiare, decidemmo di andare al mercato del pesce e cucinare qualcosa nella mia camera d'albergo.

Mentre passeggiavamo nelle vie del mercato sul lungo mare, l'episodio di quella mattina sembrava mai un lontano ricordo.

Acquistammo il pesce direttamente da un pescatore e completammo il menú acquistando una bottiglia di vino, giusto per festeggiare. Spensierate, ci avviammo verso l'albergo.


 

- che turno fai oggi? - chiesi alla mia amica mentre mi ficcavo in bocca l'ennesimo boccone di  orata gratinata.

- inizio con te alle 20:30 e finisco alle 4:00. Andiamo insieme? - chiese lei finendo di masticare e portandosi il bicchiere di chardonnay alle labbra

- certo. Dovevo vedermi con Nicholas, ma ho disdetto. Ha detto che forse verrá questa sera a sentirmi cantare. Inoltre devo fare un salto in centro. Devo fare assolutamente shopping - le spiegai

- hai pronunciato la parola magica! Shopping! Sei decisamente la donna della mia vita! - disse Martha brindando.

Risi e seguii il suo gesto.

 

- questo devi assolutamente provarlo! - esclamai indicandole il vestito corto che avevo appena visto indosso ad un manichino

- il rosso! Scherzi? - domandò scettica

- certo che no! Tu provalo e poi mi dici! - dissi facendole l'occhiolino

- ok, ma solo se tu provi questo trionfo verde smeraldo! - 

Acconsentii e mi infilai nel camerino insieme a lei.

Una volta indossati i vestiti, aiutandoci a vicenda con le zip, constatammo che ci stavano davvero bene. L'unico dubbio che avevo sul vestito era che non sapevo quando avrei potuto indossarlo. Il verde non è esattamente un colore da locale rock.

Dopo un po' di reticenze da parte mia, Martha mi convinse ad acquistarlo, dicendo che "non si sa mai".

Ignorando l'ultimo commento, raccolsi gli altri capi che avevamo scelto e andammo a pagare.

Il nostro pomeriggio di shopping sfrenato mi stava costando una barca di soldi, ma ero tranquilla: ormai avevo un lavoro!

In totale avevo comprato dieci abiti da usare al Tavastia, quattro maglie/vestiti lunghi da indossare con stivali e calze pesanti, due paia di jeans per comoditá e qualche maglietta.

Odiavo i pantaloni, ma appena Martha posò gli occhi su un paio di pantaloni di pelle a sigaretta, mi minacciò di farmela pagare per almeno un mese se non li avessi comprati.

Dopo averli provati ed avendo avuto la certezza che mi stavano bene e non mi facevano sembrare una battona, comprai anche quelli.

Non vi dico cosa cercò di rifilarmi la mia amica quando ci inoltrammo nel reparto di biancheria intima! Spiegandole che tanto nessuno avrebbe visto quello che avevo sotto i vestiti, comprai una serie di mutandine antistupro nere e qualche reggiseno dello stesso colore.

Martha mi lasciò fare, senza però evitare di esprimere il suo disappunto, mormorando qualcosa tipo "ben ti sta se quando meno te lo aspetti ti troverai a fare sesso con quella roba addosso e il tizio scapperá  a gambe levate".

Risi al suo borbottare continuo, decidendo di porre fine a quella giornata proponendo la ciliegina sulla torta. La malattia di tutte le donne, giovani o vecchie che siano: le scarpe!

Condividendo il mio entusiasmo, svaligiammo la pelletteria comprando tacchi a destra e a manca. Io decisi di contenermi. 

Comprare scarpe era in assoluto la cosa che preferivo fare di più al mondo, quindi decidetti di acquistarne solo due paia e pian piano comprarne di nuove mese per mese, godendomi gli acquisti.

Tornammo a casa verso le sette di sera. Eravamo state costrette a chiamare un taxi, consce che non avremmo mai potuto raggiungere il mio albergo a piedi con tutti quei sacchetti e scatole.

Erano così tanti che il tassista si offrì di aiutarci a portarle su in camera, ma ovviamente rifiutammo, facendoci aiutare da Pennti.

- buonasera Chiara! Vedo che anche oggi hai fatto shopping! - disse ridendo ed prendendo qualche scatola prima che mi cadesse dalle mani.

- grazie Pennti. Sei sempre gentilissimo .- 

- figurati, cara é il mio lavoro.-

 

Dopo aver buttato gli acquisti sul letto, ci preparammo velocemente per la serata.

Martha insistette per farmi indossare i fantomatici pantaloni di pelle abbinandoci una maglia rossa che lasciava la schiena scoperta e le decolletè di vernice rossa che avevo comprato pomeriggio. 

- quanto ti invidio! Almeno tu puoi indossare ciò che vuoi, mentre io sono costretta ad indossare la solita canottiera ogni santa sera. - sbuffò lei mentre mi aggiustava il trucco

- beh, anche se indossi la divisa questo non vuol dire che non puoi fare null'altro. Ci sono sempre i capelli ed il trucco. Forza, facciamo cambio, ora é il mio turno di giocare! - esclamai alzandomi e spingendola sulla sedia.

Iniziai ad applicarle l'eyeliner sulle palpebre, completando il trucco con matita nera, ombretto nero e perlato. I suoi occhi color ghiaccio erano meravigliosi.

- ehi! Ma tu non sei Inglese! Hai il ghiaccio della Finlandia negli occhi...- la accusai scherzando

Lei abbassò lo sguardo sorridendo timidamente

- eh no! Alza quello sguardo! Devi mettere in mostra gli occhi meravigliosi che hai! - dissi mentre le sistemavo l'ultima forcina nei dread.

Ora il suo era diventato uno chignon voluminoso e molto raffinato.

La feci alzare e la misi davanti allo specchio, cingendole una spalla

- ora tutti gli uomini cadranno i tuoi piedi! - esclamai sorridente

- non sembro nemmeno io...- disse sorridente

 - invece sei tu!  Ora forza, il lavoro ci aspetta! - esclamai entusiasta

- vediamo se tra un mese sarai ancora così felice di andare a lavorare! Ti consiglio di conservare l'entusiasmo...- disse ridendo la mia amica mentre uscivamo dalla stanza.

 

- buonasera ragazzi, anche questa sera vi terrò compagnia con un po' di musica. Hope you enoy this one...-

Attaccai la serata con Letter to Dana dei Sonata Arctica, eseguendo dopo alcune canzoni dell'altro giorno. 

Prima di iniziare, avevo spiegato a Viktor che un mio amico di New York forse sarebbe venuto, pertanto gli avevo chiesto il permesso di eseguire New York New York di Liza Minelli.

Lui aveva borbottato qualcosa tipo " osa stonare e non ti pago la serata" ma poi aveva acconsentito. Ormai avevo capito come prenderlo, anche grazie ai consigli di Martha.

Bastava sorridergli dolcemente, sbattere un po' le palpebre e non lasciarsi intimidire.

Provammo la scenetta in macchina, continuando a ridere.

Quando ero arrivata davanti a lui, avevo un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

Se Viktor avesse guardato bene, avrebbe notato però che le mie gambe tremavano dalla paura.

Tutto sommato però, Martha aveva avuto ragione.

Sorrisi spensierata ed alzai lo sguardo sulla folla mantenendo il sorriso, cercando il mio amico.

Quando i miei occhi incontrarono il suo sguardo, il sorriso si spense subito.

Ville era qua.

Ville era qui e mi stava ascoltando.

Spostai lo sguardo sulla tastiera del pianoforte e decisi di prolungare l'assolo.

In quel momento non sarei stata in grado di cantare.

Quando ritrovai la calma, attaccai con l'acuto di Nemo dei Nightwish.

Conclusa la canzone, mi fermai un attimo per bere un bicchier d'acqua.

Quando Posai di nuovo lo sguardo sul pubblico lo trovai. Nicholas era arrivato. Gli sorrisi felice e presentai la canzone.

- questa canzone la voglio dedicare a un mio amico... Nick,nonostante tutto, casa è sempre casa - dissi guardandolo e strizzandogli l'occhio.


 

Start spreading the news, I'm leaving today 

I wanna be a part of it, New York, New York. 

These vagabond shoes are longing to stray 

and step around the heart of it, New York, New York 

I wanna wake up in the city, that doesn't sleep, 

to find I'm king of the hill, top of the heap. 

My little town blues are melting away 

I'll make a brand new start of it, in old New York 

if I can make it there, I'd make it anywhere 

it's up to you, New York, New York 

 

Quando arrivai all'acuto finale, lasciai sfumare le note del piano e poi attaccai con tutta la potenza che avevo nella voce.

Gli applausi non si fecero attendere a lungo. Come l'altra sera mi ritrovai davanti a diverse persone in piedi che applaudivano.

Ringraziai e proseguii con la serata. Ovviamente tutta di nuovo in chiave rock-acustica.

Viktor mi aveva chiesto di preparare alcuni pezzi per le prossime serate, e siccome avevo voglia di cambiare un attimino, cantai quelle che conoscevo, chiudendo la serata sempre con Everdream.   

Finita la canzone, stavo per ringraziare il pubblico, quando Viktor mi fece cenno di aspettare.

Pochi secondi dopo mi raggiunse sul palco.

- ho un cliente davvero importante che mi chiede se puoi fare Cyanide Sun degli HIM. La sai? - chiese gentilmente per la prima volta

Ovviamente quel ragazzo era davvero antisgamo! Tanto vale che fosse venuto qua a chiedermelo di persona. Lasciai perdere ed assentii.

Iniziai a suonare l'intro e lo cercai tra la folla, sperando di incontrare i suoi occhi.

Dapprima non lo vidi, fu quando attaccai con l'ultima frase che lo scorsi.

Era esattamente sotto il palco, davanti a me.

 

Underneath the Cyenide Sun...

 

Come avevo fatto a non vederlo?

Vederlo li davanti mi sconvolse dentro. Sará stata la cotta adolescenziale che avevo avuto tanti anni fa, oppure sará stato il vedere le sue labbra muoversi insieme alle mie mimando le parole della sua stessa canzone, fatto sta che avvertii un fastidiosissimo dolore alla pancia.

Quasi un pugno. No, non un pugno, piuttosto dei fastidiosissimi pizzicotti.

Quando finii la canzone, ringraziai il pubblico dandogli appuntamento a domani e defilandomi abbastanza velocemente.

La prima cosa che feci fu correre in bagno.


 

Ok, lo so che queste cose non dovrebbero essere scritte, ma cavolo! Anch'io vado in bagno come tutti voi!

Cercai di capire se quell'improvviso malessere fosse causato da un colpo di freddo che aveva giocato un brutto tiro al mio intestino, oppure da un'indisposizione momentanea, ma tutto ora sembrava regolare. Diedi la colpa al pesce e uscii, dirigendomi verso il bar.

Incontrai Nicholas al bancone e gli sorrisi.

- ciao Chiara! Sei meravigliosa sul palco! - disse lui baciandomi una guancia

- grazie Nick... Cerco di fare del mio meglio - risposi timidamente

- e ci riesci! Grazie per la canzone, era fantastica! - 

- una sciocchezza, era per fare due risate. - mi giustificai pensando che quell'idea era stata pessima. Ora me ne vergognavo tremendamente.

- a dir la veritá, mi é venuta la pelle d'oca quando hai tirato quell'acuto! Altro che risate, ero ammaliato- 

- beh, grazie mille. Cosa ti offro da bere? - chiesi lasciando cadere l'argomento.

Non ero molto brava a ricevere complimenti, soprattutto in ambito musicale.  

Non fraintendetemi, sono conscia della mia bravura, solo che mi imbarazzo tremendamente a sentir dire certe cose.

- prenderó un martini dry, grazie. - chiese lui gentilmente

Ordinai il drink e optai per rimanere leggera, visto il malore momentaneo di prima, scegliendo un analcolico alla frutta senza ghiaccio.

-Allora, quando ci vediamo per la nostra sessione di psicologia letteraria? - chiese lui

- domani mattina alle 9 al bar? - risposi io ridendo

- benissimo. Incontriamoci al bar, facciamo colazione e magari facciamo anche una passeggiata, che ne dici? -

- se non fa troppo freddo, volentieri - risposi scettica

- cara, siamo ad Helsinki ed è Gennaio! È ovvio che fará freddo! - rispose lui ridendo

- vorrá dire che prima della passeggiata ingurgiterò almeno due tazze di cioccolata. Magari me ne porto una dietro per scalarmi le mani - dissi iniziando a sentire giá freddo

- ragazza mia, tu ha sbagliato cittá! - esclamò scuotendo la testa divertito

- mi sa di si... Quanti gradi hai detto che avete ad Agosto? - chiesi preoccupata

- tesoro, noi non misuriamo la temperatura in gradi. Noi andiamo a ghiaccioli! Devi capire che la filosofia del perfetto finlandese, é così: se sui tetti ci sono le stalattiti, allora fa freddo e non puoi fare il bagno. Se invece non ci sono le stalattiti, allora é tempo di mettere il costume e buttarsi in acqua! - disse lui seriamente 

- io il bagno in quel freezer non lo faccio! - esclamai impaurita. Giá potevo vedere i titoli di testa del giornale " ragazza Italiana morta assiderata tra i ghiacci di Helsinki. Forse non aveva capito che solo i finnici hanno la pelle così spessa da non percepire il freddo"

Risi dei miei stessi pensieri, scuotendo la testa.

- beh, prima o poi ti ci abituerai. Scherzi a parte, abbiamo circa 15 gradi di media - mi spiegò

- cooooooosa?! - esclamai sbarrando gli occhi

- tesoro, ma dove pensi di essere finita? Siamo più vicini a Babbo Natale che al resto del mondo... - disse lui ridendo

- cambiamo argomento, sennò va a finire che scappo anche da qua - dissi ridendo

- va bene! L'altro giorno avevamo iniziato a parlare della tua famiglia.Mi dicevi di avere un fratello, giusto? - chiese lui toccando l'ultimo argomento della quale avrei voluto parlare. 

Piuttosto il bagno in mare, adesso! 

Mi irrigidii, cercando un modo per fargli capire che non mi andava di parlare di lui.

Né ora né mai. Era un argomento off limits. 

- si, ho un fratello maggiore. Nick, senza offesa, ma mio fratello rimane fuori da questa storia. Non mi chiedere di lui, per favore - cercai di spiegargli senza riuscire ad avere tatto

- oh! Si, nessun problema. Era giusto per chiedere - disse lui quasi offeso

- non te la prendere Nicholas, nessuno sa nulla di lui. Solo non posso parlarne. Comunque, io ti ho raccontato un sacco di cose della mia vita, ma tu non mi hai detto nulla! - esclamai sorridendogi

- beh, ovviamente perchè le informazioni le puoi trovare anche su internet - disse lui dandomi una lieve spintarella di scherno

- guarda che non sono il tipo di persona che si fa gli affari degli altri. Non so nulla di te! Fammi da wikipedia - dissi scherzando

- allora, ho una moglie meravigliosa, Cathy, che ha dato alla luce i nostri meravigliosi cinque figli: Miles, Ryan, Landon e le gemelle Lexie e Savannah.

Sono uno scrittore e un padre orgoglioso dei miei ragazzi. Ti sembrerò molto "vecchio stampo"  ma credo fermamente in Dio e sono un cristiano praticante a tutti gli effetti. Anche se a dirti la veritá, ho ancora qualche problema a capire i sermoni in finnico - disse facendomi ridere.

Mi raccontó un po' della sua vita, della sua famiglia e dei suoi libri.

Rimasi affascinata dalla sua storia, realizzando che sarei potuta rimanere li ad ascoltarlo ore ed ore. Non solo era un ottimo scrittore, ma anche un bravo narratore.

Quando scoccò la mezzanotte, si congedò, spiegandomi che doveva tornare a casa dalla sua famiglia. Comprensiva, annuii e lo salutai.

Decidetti di rimanere ad ascoltare ancora un po' di musica, visto che i ragazzi che stavano suonando questa sera erano davvero bravi. Era una cover band dei Children of Bodom.

Martha stava lavorando, quindi attualmente mi trovavo da sola appoggiata al bancone del bar.

Non sono mai stata una di quelle persone che si sentono a disagio nella solitudine, anzi, quasi quasi la prediligevo. Non capisco nemmeno come facciano certe ragazze a non riuscire ad andare nemmeno in bagno se non sono accompagnate dalla fedele amica.

Cos'é, devono aiutarle a tenere su la gonna?

Fare pipí da sole è davvero così deprimente?

Forse il fatto che apprezzassi la solitudine era dovuta al fatto che avevo passato gli ultimi cinque anni della mia vita attaccata al mio ex, quindi riservarmi un po' di spazio per me stessa era davvero bello.

Fatto sta che iniziavo ad apprezzare il silenzio, il non dover per forza intrattenere una conversazione con qualcuno, il non dover rendere conto a nessuno, il non dover cercare di dare voce ad ogni mio pensiero, era rilassante. 

Stare da sola era un toccasana per la mia mente.

Ascoltai la band, fino a quando non staccarono per fare una pausa.

Decisi di approfittare della situazione ed andare a fumare una sigaretta nel retro, la seconda che fumavo da quando ero arrivata ad Helsinki.

Non fumavo molto quando stavo in Italia, ma nell'ultimo periodo, a causa dello stress, avevo aumentato il numero di sigarette a quattro al giorno ed iniziavo a sentire i tentacoli del vizio aderire sempre più profondamente dentro di me.

Stavo facendo progressi, questo era certo. 

Accesi la sigaretta e mi appoggiai al muro esterno.

La stradina era silenziosa a quell'ora della notte. Piccoli fiocchi di neve iniziarono a cadere, iniziando a ricoprire i comignoli dei tetti con una soffice coltre candida.

Non essendo abituata a vedere la neve, avendo abitato per anni nella piovosa e nebbiosa Milano, rimasi affascinata a guardare quello spettacolo.

Ovviamente ogni tanto nevicava, ma pochi giorni all'anno e poi la neve finiva per sciogliersi quasi subito.

Mi scappò una risata quando ricordai l'ultima grande nevicata che avevo visto.

A quell'epoca ero ragazzina di dodicenne alle prese con l'adolescenza. Nonostante fossi in un'etá caratterizzata dall'estraniazione e dal rifiuto generale, nulla mi trattenne dall'uscire a giocare a palle di neve con i miei vicini di casa, vecchi amici con la quale avevo passato l'infanzia.

Erano tutti dei ragazzi più grandi di me di qualche anno, eppure per un pomeriggio tornammo bambini. Quando Alex, più grande di me di quattro anni, suonò alla mia porta proponendomi una lotta all'ultimo sangue, mi armai subito di guanti e tuta da sci, entusiasta.

Ovviamente persi. 

Alex era riuscito non solo a colpirmi innumerevoli volte, ma anche a sotterrarmi completamente sotto la neve, aiutato da Daniele e Marco. 

Sorrisi al ricordo, chiedendomi se mai sarei riuscita a giocare ancora a palle di neve e sentirmi bambina ancora una volta.

 

- vedo che hai sempre una doppia personalitá, Jeckill. - disse una calda foce alla mia sinistra, ridendo. Sobbalzai per la sorpresa e cercai di capire chi avesse parlato.

La figura si avvicinò e grazie alla luce del lampione, scorsi finalmente il suo viso.

Ville.

Il fastidio alla bocca dello stomaco tornò immediatamente.

"Quest'uomo ti fará venire un'ulcera" pensai.

- ciao Ville. Cosa intendi? - chiesi confusa

- intendo che la mia teoria della tua presunta doppia personalitá sia appena stata provata - disse lui appoggiandosi al muro di fianco a me

- perchè dovrei avere una doppia personalitá, scusa? - chiesi irritata

- perché quando sono uscito, ti ho sentito borbottare la parola "neve" con espressione sognante, hai sorriso per due minuti e poi ti sei intristita - spiegò lui

- scusa ma da quanto sei qui? - chiesi allarmata

- abbastanza da aver notato che hai fatto solo due tiri alla sigaretta. È finita, buttala. - esclamò indicandola.

Guardai la mia mano e realizzai che avevo ormai solo in mano il mozzicone, buttandolo nel posacenere.

- vuoi? - chiese lui offrendomene un'altra

- no, sto cercando di smettere definitivamente - risposi scuotendo la testa

- beh, per smettere dovresti buttare il pacchetto - 

- hai ragione - assentii

Rimanemmo un attimo in silenzio e poi mi staccai dal muro, pronta a rientrare.

"Per quale cavolo di motivo ero rimasta fuori?

Ti aspettavi forse che ti avrebbe parlato?

Idiota! "

Pensai, mentre mettevo la mano sulla maniglia.

- non mi hai richiamato - disse improvvisamente lui

Mi girai e optai per una mezza veritá.

- ho perso il tuo numero, mi spiace -

Non avevo nemmeno avuto intenzione di usarlo, ma questo non lo dissi.

- capisco. Beh, te lo lascio di nuovo, allora - disse prendendo in mano il cellulare

- non ce nè bisogno - mi affrettai a dire, forse con troppo entusiasmo

- wow! Come non detto, allora - esclamò scuotendo la testa

- scusa, non volevo essere sgarbata. Intendevo che ho giá risolto per la casa, quindi niente. Grazie per l'aiuto, comunque - gli dissi cercando di rimediare

- hai giá trovato casa? - chiese curioso

- si, questo pomeriggio - 

- dove lo hai trovato? - 

Indecisa tra il dire la veritá e mentire, optai per rimanere vaga.

- non so come si chiama il quartiere. L'unica cosa che so è che abbiamo un panorama bellissimo - esclamai sorridendo entusiasta al ricordo dell'appartamento

- mare? - 

- non solo! Sia il mare che il parco! - risposi troppo presa dall'entusiasmo per rendermi conto di avergli rivelato troppe cose.

Lui rimase in silenzio, buttò la sigaretta a terra e si girò verso di me, avvicinandosi.

Era troppo vicino.

Il mio spazio vitale era appena stato invaso.

Ora mi ritrovavo a respirare la condensa formata dal suo respiro.

"Ehi! Ma questa è caipiroska alla fragola!" Pensò la parte malata del mio cervello.

"Chiara, Ville Valo ti sta respirando in faccia e l'unica cosa alla quale riesci a pensare é la caipiroska alla fragola? SEI PAZZA!?" 

Cercai di darmi un contegno, spostando gli occhi dalla sua bocca ed incontrando il suo sguardo.

ALLARME ROSSO!!" Urlò la voce nella mia testa. Subito spostai lo sguardo altrove, focalizzandomi sul muro.

"Tò! Va che bel mattone..."

- ok, adesso basta! - esclamò lui facendomi sobbalzare. Lo guardai interrogativo ed aspettai che si spiegasse meglio. Lui fece un respiro, si calmò e poi riprese a parlare.

- il quartiere dove hai trovato casa è Munkiniemi, dove abito io. Ti da fastidio che sappia dove abiti? E poi che cosa ti ha fatto di male il mio numero di cellulare? Sei una ragazza in terra sconosciuta, per giunta da sola... Possibile che non ti è rimasto un briciolo di raziocinio? Se dovessi avere qualche problema, almeno avresti il mio contatto. Io parlo finnico, tu no. Io conosco il posto, tu no. Quindi, per favore, segnati il mio cavolo di numero di telefono! Fallo per la mia coscienza almeno - spiegò esasperato lui.

Sembrava che stesse parlando con una bambina di due anni, spiegandogli che i sassi non si toccano perché sono sporchi. Mi sentii un'idiota. In effetti le uniche persone che conoscevo erano straniere come me, anche se abitavano qui da anni.

Gli porsi silenziosamente il cellulare e glielo passai.

Lui digitò il numerò e me lo ripassò.

- brava ragazza, vedo che ci siamo capiti - disse sorridendo

Gli feci uno squillo, per lasciargli il mio. 

- mica avevi detto che non davi il numero a degli sconosciuti? - rispose lui sorridendo

- diciamo che mi hai ricordato il mio papá e mio papá il mio numero ce l'ha - risposi prendendolo in giro.

- ehi! Avró quasi quarant'anni ma non sono così vecchio! - esclamò lui inorridito

- scherzo, Ville. Diciamo che mi hai convinta - gli sorrisi

- vedo che il numero é finlandese. Hai buttato quello italiano? - chiese curioso

- no, ce l'ho ancora. Sai, per i miei genitori. - cercai di spiegargli

- scusa, non gli puoi dare il nuovo numero? - mi chiese.

Non risposi. Non che non volessi, solo che per la prima volta mi vergognavo di dire che i miei non sapevano esattamente dove fossi. Lui sembrò capire e si rispose da solo.

- non dirmi che i tuoi non sanno che sei qua! - disse allarmato

Non risposi, limitandomi a stare in silenzio

- Chiara, ma sei pazza?! - urlò lui.

 

"Uh che bello si ricorda il mio nome!" 

Zitta, vocina malefica. Non é il momento di sciogliersi.


- é complicato. Sanno che me ne sono andata, ma non sono dove credono che sia.- cercai vagamente di spiegargli.

- e dove pensano che tu sia? - chiese

- è una storia lunga... - risposi vaga, cercando di lasciar cadere l'argomento.

- ho tempo, rientriamo - disse lui

- in realtá, devo tornare in albergo. È giá la una e mezza e alle due chiudono la hall...- gli spiegai, ovviamente mentendo. Pennti mi aveva dato la chiave. Decisi che però questo ragazzo non doveva saperlo. Doveva assolutamente starmi lontano. 

- ah, ok. Vorrá dire che riprenderemo il discorso un'altra volta - disse lui aprendomi la porta e lasciandomi passare per prima.

Sentivo il suo sguardo puntato su di me, mentre ci muovevamo in mezzo alla folla del locale. Arrivai all'entrata principale e mi girai per salutarlo, non trovandolo.

Scrollai le spalle e mi rigirai, pronta ad uscire, quando lo vidi materializzarsi davanti a me, mentre si infilava una giacca di pelle nera.

Lo guardai confusa.

- che fai? - chiesi

- ti accompagno, ovvio no? - rispose spingendomi fuori dalla porta.

- no Ville, grazie lo stesso ma prendo un taxi - cercai di dirgli inutilmente.

- ed infatti anch'io sono in taxi - disse mentre apriva la portiera e mi faceva entrare nell'abitacolo. Sbuffai e rimasi zitta.

- il nome dell'hotel?- chiese alzando un sopracciglio

Senatiintori andrá benissimo! - risposi sgarbata

- il nome, Chiara! - mi incalzò lui

- e va bene! Hotelli Finn, kiitos - risposi rivolgendomi direttamente al tassista.

Rimasi in silenzio, incrociando le braccia al petto come una bambina.

- ma tutte le italiane sono così? - chiese lui rompendo il silenzio

- cosí come? -

- cocciute! - rispose lui ridendo

- naaa... Sono abbastanza remissive, tutte "si marito", "subito marito". - mimai prendendo la cosa sul ridere

- essere come loro,  no? - chiese lui ridendo

- lo sono stata per troppo tempo...- risposi incupendomi

Per tutto il resto del viaggio ci chiudemmo in un silenzio tranquillo,privo di tensione. Probabilmente Mr. Voglio farmi i fatti tuoi aveva capito che di domande ne aveva fatte anche fin troppe e che forse proseguire con l'interrogatorio sarebbe stato indiscreto. 

Oppure molto più semplicemente non gliene fregava nulla. 

Lasciai perdere la cosa e guardai la cittá scorrere fuori da finestrino.

Qualche minuto dopo, il taxi si fermò davanti all'Hotel. Salutai Ville senza riuscire a restituirgli i soldi della corsa.

- buonanotte Hyde - mi salutò il finnico sorridendo.

 

Rientrai nella camera d'albergo tirando un sospiro di sollievo. Finalmente il mio stomaco stava meglio. Quel ragazzo doveva sicuramente avere qualcosa di tossico, possibile che mi sentissi male solo quando lui era nei paraggi?

Mi spogliai velocemente e mi misi in pigiama, addormentandomi profondamente.

Mi svegliai una mezzoretta dopo udendo la suoneria del cellulare.

Sbloccai l'affare tecnologico impaziente e vi trovai un messaggio in finnico e poi in inglese.


 

 "Siamo felici di darle il benvenuto nel mondo di Sonera!

Per venire a conoscenza del suo credito residuo, digitare #3344

Per scoprire le nostre ultime offerte, digitare #3322

Se invece vuole contattare il nostro servizio clienti, digitare #3300"


 

Sbuffai irritata, lanciai il telefono sul letto e mi girai dall'altra parte, riprendendo sonno.

 

N.D.A.
ECCOCI QUI CON IL NUOVO CAPITOLO CHILOMETRICO APPENA SFORNATO...
CHE DIRE? NON SONO MORTA! NE' TANTO MENO MI SONO DIMENTICATA DEI NOSTRI DUE PROTAGONISTI... AL CONTRARIO!
IL PROBLEMA E' CHE TRA ESAMI UNIVERSITARI, LAVORO, PALESTRA, DUE PROGETTI MUSICALI DA PORTARE AVANTI E LA VITA CONIUGALE...
NON HO AVUTO NEMMENO IL TEMPO DI FARE COPIA-INCOLLA!
DETTO QUESTO, MI SCUSO PER L'ATTESA E ASPETTO CON ANSIA LE VOSTRE RECENSIONI!

MILLEMILA GRAZIE A

youaremyheaventonight85
CHE HA RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO! <3

 

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