Una seconda possibilità.

di ReroYonnaH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nome familiare. ***
Capitolo 2: *** Un aiuto inaspettato! ***
Capitolo 3: *** La battaglia decisiva? ***



Capitolo 1
*** Un nome familiare. ***


Egitto – 1988


“La morte.... eh?”

Il ragazzo dai capelli rossi chiuse gli occhi, ormai privo di forze e capace soltanto di rimanere solo con i suoi pensieri.

“Si, la accetto.
Ho vissuto una bella vita e una bella avventura, non mi pento delle mie scelte.
Grazie... ragazzi.
Per avermi accettato e avermi fatto capire che non tutti sono soli... anche i più strani.”

Una lacrima solitaria scese dal suo volto. Un ultima, sola lacrima.
E prima di cadere nel freddo buio dell'oblio il ragazzo sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo respiro in quello strano e bizzarro mondo.

“E addio.”


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America. Sede dell'associazione Speedwagon – 2011

 

“ALLARME ROSSO. ALLARME ROSSO. CALO DI ENERGIA.

PREGO RIPRISTINARE AL PIU' PRESTO”

 

Il caos.
Gente che corre avanti e indietro per i corridoi. Urla e gesti frenetici.
Non si sa cosa o come sia successo, ma un improvviso guasto ha fatto saltare la corrente per un intero reparto.

E quel reparto è proprio dove è tenuto sotto stasi il corpo di Jotaro Kujo, il padre di Jolyne Kujo, momentaneamente sospeso tra la vita e la morte in attesa del recupero di alcuni dischetti che, sottrattigli dal prete Enrico Pucci, servono per poterlo rimettere in forze.

Ma anche se durato per ben pochi minuti il blackout ha fatto si che il corpo, in particolare la testa, di Jotaro si scongelasse un minimo.
Quel minimo perché lui potesse, anche se pur inconsciamente, sentire un breve discorso di due operai che discutevano li di fianco a lui.


“Per fortuna qui è tutto a posto.
Qui ci penso io, tu vai a controllare il paziente dell'altra stanza.”

«Altra stanza? Ti riferisci forse a...»

«Kakyoin»

«Ora ricordo! Noriaki Kakyoin, quello che ci è stato portato di fretta una 20 di anni fa dall'Egitto.»

«Esatto, ma ora sbrigati!»

 

“EMERGENZA RIENTRATA. RIPETO. EMERG-”


Il freddo ora stava tornando ad abbracciarlo, bloccando i suoi pensieri e ritrascinandolo del buio del suo sonno forzato.
Il suo ultimo pensiero fu indirizzato a quel nome, per lui così familiare e così tanto lontano, che il fato gli avrebbe poi fatto accantonare nei meandri della memoria, quasi come un rifiuto.

“Kakyo...in...?”
 

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America. Kennedy Space Center – 21 Marzo 2012

 

A destra.
No, a sinistra.
No, adesso è sparito.

Riuscivano a vederlo a malapena ormai. Anzi, lo percepivano meglio ascoltando gli spostamenti d'aria che provocava che affidandosi alla vista.

Questa era l'attuale situazione del gruppo formato da Jotaro, Jolyne, Hermes, Emporio ed Annasui.
Bloccati sul tetto di una costruzione della stazione spaziale, circondati dal potere del nuovo stand di Pucci e praticamente impotenti di fronte ad esso.
Ormai erano svariati minuti che rimanevano fermi nella stessa posizione.

Al centro del tetto, chiusi a cerchio, mentre cercavano di localizzare da che parte sarebbe arrivato il prossimo attacco.
Erano al limite.

Nel silenzio e nella paura generale, nel tentativo di alleviare la tensione, una voce si levò dal gruppo.

«Tsk. Quel bastardo ci sta facendo il culo non poco.
Quanto vorrei poterlo prendere e riempire di cazzotti su quella sua faccia.»

«Zitta Hermes. Vuoi forse che quella brutta copia di un prete ti senta e decida ti tornare subito qui a divertirsi ancora un po'?
Utilizza questa pausa per riprende fiato e stai zitta.»

La ragazza dai particolari capelli si voltò verso l'amica, agitando le mani esasperata.
Un carattere irascibile come il suo non è facile da calmare.

«Ma Jolyne! Come fai a rimanere così calma e concentrata!
Non ti viene voglia di PRENDERE quel brutto collo e di---»

La sfogata questa volta fu accompagnata da massicce dosi di gesti e movimenti di mani e braccia, tanto da far perdere la pazienza a Jolyne che sbottò nel bel mezzo del discorso.

«Sei capace di parlare senza gesticolare come una gallina impazzita per una volta oppure hai intenzione di darmi ancora qualche gomitat-»

«Zitti tutti.»

Un movimento improvviso del braccio del padre della ragazza, Jotaro, zittì il piccolo battibecco che si era instaurato tra le due amiche.
Cosa avrà causato questa improvvisa reazione?

Tutti ascoltarono tesi i movimenti attorno a loro.
No, non era Pucci.
Dove fosse finito lo ignoravano ma ancora non vi era traccia della sua presenza.

«Cosa sta succedendo, signor Jotaro?

C'è qualche problema?»

«Ha visto qualcosa?»

Gli altri due membri maschili del gruppo, Annasui ed Emporio, si fecero avanti, avvicinandosi a Jotaro per chiedere spiegazioni.

Erano tutti straniti da quel suo comportamento.
Era fermo, fisso a guardare un punto impreciso in lontananza, alla base della struttura su cui erano.
Jotaro aveva percepito qualcosa.

Un attimo fa, per un piccolo lasso di tempo, gli era parso di sentire qualcosa.
Che fosse una voce, una presenza, o anche più di una non riusciva a distinguerlo.
Ma dopo qualche minuto alzò il braccio, indicando a tutto il gruppo un punto preciso, a sud ovest rispetto alla loro posizione.

E là, aguzzando la vista, riuscirono a vedere una cosa che pareva a tutti alquanto strana.
3 figure, ancora irriconoscibili, stavano correndo verso di loro.
Non erano state attaccate e la loro corsa non era influenzata dal fattore di invecchiamento del pavimento dovuto all'accelerazione del tempo.

Chi potevano essere quelle 3 figure?



_________________________
Angolo autrice

Ciao a tutti!
Questa è la primissima ff che provo a scrivere, quindi non sarà perfetta, scorrevolissima e prova di errori, ma spero vi piaccia!
Essendo Kakyoin uno dei miei personaggi preferiti ho voluto inventare questo AU (uno dei tanti direi) dove sopravvive.
Inoltre mi ha dato la possibilità di sfogarmi con uno dei miei personaggi più odiati, ovvero il "caro" Pucci.
E questo è tutto. Spero apprezziate questo mio tentativo!
Mi impegnerò a tenerla aggiornata e a finirla al più presto.   YonnaH <3

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Capitolo 2
*** Un aiuto inaspettato! ***


Tre figure che correvano senza problemi verso di loro avevano appena svoltato l'angolo del capannone che li nascondeva alla vista del piccolo gruppo sul tetto.
Tutti si fermarono, immobili, ad osservare quegli strani individui, nel tentativo di capire chi fossero.

Jotaro, tra loro, era quello che per prima li aveva sentiti arrivare, quando ancora erano nascosti dalle bianche mura di quel capannone... allora perché li aveva percepiti così chiaramente?

Anche lui non se lo spiegava.
Poteva sentire benissimo l'arrivo di Pucci, e come lui sua figlia, ma quello non era chiaramente lui.
Allora... chi?

«Papà, cosa... cosa sta succedendo?
Chi sono quei tizi?»

Jolyne si era avvicinata di poco al padre, osservandolo con fare serio.
Come il genitore era in grado anche lei di percepire eventuali nemici con chiarezza, ma stranamente non avvertiva ostilità da quelle persone.
Al contrario ora sentiva la loro presenza come se si trovassero a 5 metri di distanza dal loro gruppo, e questo la confondeva non poco.

Jotaro dalla sua parte non rispose ma evocò Star Platinum, e in un attimo fu in grado di vedere e riconoscere quelle persone.
Un ricordo si era fatto largo nella sua testa.
Se, come lui, chiunque avesse sangue Joestar nelle vene era in grado di percepirsi a vicenda, e per uno strano caso anche Pucci, allora...

Lo stand svanì e sul suo volto comparve un espressione di stupore mista a preoccupazione, cosa abbastanza rara dato il carattere spesso freddo dell'uomo.

«Cosa...»

L'intero gruppo si voltò verso di lui, ansioso di avere una risposta ai loro dubbi.
Il vederlo così colpito da ciò che aveva visto non faceva che crescere in loro l'ansia, e l'attesa di un prossimo improvviso attacco nemico non aiutava di certo.

«Cosa ha visto Jotaro?»

Emporio, sempre più sulle spine, si fece avanti assieme a Jolyne, ma i loro dubbi sarebbe presto stati chiariti.

«..Josuke?
Cosa diavolo ci fanno quei tre stupidi qui?»

A capo del piccolo gruppo in arrivo Jotaro aveva riconosciuto una persona che mai si sarebbe aspettato di rivedere, Josuke Higashikata.
Ora si spiegava anche il fatto di come fossero arrivati fino a li senza problemi con la pavimentazione, era tutta opera dello stand del ragazzo.
Ma perché lo stavano raggiungendo?
Come facevano a sapere dove--

«Quindi conosci quelle persone?»

A interromperlo dai suoi pensieri era stata sua figlia, che a quanto pare era ancora più incuriosita dalla reazione del padre.

«Si, sono dei ragazzi con cui ho avuto a che fare una decina di anni fa.»

«Una decina di anni fa? Ma allora...»

Quel periodo era proprio quello della sua infanzia che ricordava di meno, ma di cui ricordava benissimo l'assenza del padre.
Che fossero stata loro, quindi, la causa di quell'assenza?

«...
Riesco a vedere qualcuno adesso!»

L'allegra voce di Emporio attirò l'attenzione di tutti, che si sporsero insieme nella speranza di vedere qualcosa.
E qualcosa in effetti videro.

Adesso che era passato qualche minuto le tre figure erano tranquillamente visibili ad occhio nudo e quindi da tutto il resto del gruppo.
Ma ciò che videro, beh... li lasciò alquanto perplessi.

«Ma che cosa...»

Hermes, senza volerlo, aveva appena espresso ad alta voce il pensiero della maggior parte dei componenti.

Pantaloni e maglie dai colori accesi e spiccati, sul viola e giallo, con motivi e decori alquanto inadatti alla corrente situazione.
Scarpe all'ultima moda e pettinature impeccabili.
Quei ragazzi stavano arrivando per aiutarli o per una sfilata di moda?

Nel vedere le espressioni dubbiose del gruppo Jotaro, dentro di se, sorrise. Conoscendo i nuovi arrivati non era affatto stupito di quella entrata in scena.

«Ma come faranno a salire?»

Hermes si volse alla sua destra, verso il lato del capannone più vicino al gruppo in arrivo, e quindi rivolse la sua attenzione a Jotaro, in attesa di una risposta.
Si trovavano molto in alto, e anche con uno stand non sarebbe stato facile salire in tre senza farsi troppo notare.

«Non penso che avranno problemi in quello. Non servirà il nostro aiuto.»

“E sicuramente non si preoccuperanno di non dare nell'occhio”

Quel pensiero balenò nella sua mente all'istante, insieme alla preoccupazione per un possibile nuovo attacco da parte di Pucci.
Ormai erano diversi minuti che non si faceva vedere e qualcosa dentro di lui gli imponeva di stare sempre più attento.

Proprio in quel momento, dalla base del capanno si senti arrivare una voce maschile e alquanto giovane, quasi un urlo.

«CRAZY DIAMOND!»

Nel piccolo lasso di tempo trascorso, a quanto pare, i ragazzi avevano fatto in tempo a raggiungerne la base.
Si sentì tremare per un attimo l'intero edificio, e un rumore di crepe e materiali smossi provenire dal laterale.
Lo stand di uno dei tre giovani ne stava modificando la struttura per creare degli scalini.
Dopodiché, trascorso qualche secondo, ecco sbucare fuori da oltre il bordo i tre ragazzi.

«Ciao Jotaro, quanto tempo eh?»

Quello a parlare fu il ragazzo al centro.
Era davvero eccentrico, con quella sua strana capigliatura.. una pompadour vecchio stile.
Ai suoi lati vi erano altri due ragazzi, uno con una capigliatura altrettanto particolare, di due colori ed una cicatrice a “X” sul viso, ed un altro chiaramente più basso di statura dei due compagni dai capelli biondi corti e acconciati verso l'alto.

«Cosa ci fate voi qui?
Andatevene subito, è pericoloso.»

«Oh, coraggio signor Jotaro, siamo venuti ad aiutarvi!»

A parlare questa volta fu il più basso dei tre, che si presentò subito dopo al gruppo come Koichi Hirose.
Un amico di vecchia data del viaggio di Jotaro nella città di Morioh.

«Abbiamo saputo che eravate in pericolo e abbiamo deciso di venirvi ad aiutare. Dovrebbe essere felice di questo!»

Lo sguardo di Jotaro fu freddo e deciso nel fulminare i tre ragazzi in quell'istante.
Nonostante non volesse ammetterlo era furioso e preoccupato per loro, ciò che stavano combattendo non era un normale portatore di stand dopotutto.

«Josuke ha percepito qualcosa, si è preoccupato e allora ha chiamato a casa tua per sapere dove fossi finito!»

«OKUYASU----!»

La voce del terzo ragazzo fece capolino all'improvviso dal gruppo, subito rimproverato da Josuke.
Chi lo conosce sa bene che sicuramente l'essere sveglio non è proprio il pregio di questo ragazzo, ma a quanto pare ora l'intero gruppo era venuto a conoscenza di quel piccolo particolare.

«Tsk.
Dovevate restarvene a casa vostra, qui è molto pericolos-»

All'improvviso Jotaro si zittì, allungando un braccio verso destra come per attirare l'attenzione del gruppo e guardandosi attorno preoccupato e allerta.

L'aveva sentito, Pucci, stava tornando da loro.
Proprio in quel momento una folata d'aria investi l'intero gruppo, facendo spostare di qualche centimetro i più piccoli di statura.
Tutti si misero all'erta, guardandosi attorno, fino a che non comparve quasi dal nulla la figura del prete al “galoppo” del suo nuovo stand.

«Pensavate forse che tre ragazzini potessero servirvi contro di me?
STUPIDI!
Sono troppo potente per voi, non potete nulla contro il mio attuale potere!»

Jolyne, Hermes, Emporio, Annasui e tutti gli altri che fino a quel momento erano rimasti in disparte ad osservare i nuovi arrivati erano adesso in allerta.
Il nemico era tornato e sapevano che non se ne sarebbe andato senza attaccare.

Poi è bastato un attimo.
Sparì da davanti a loro occhi.
La treccia di Jolyne si mosse come spostata da un improvvisa raffica di vento, diretta dietro di lei, esattamente dove si trovava suo padre.

Un tonfo.
E quando si girarono la scena che videro li lasciò a bocca aperta.

«…PAPA'!»
«JOTARO!»

Jotaro a terra con un profondo taglio alla gola, mentre le urla della figlia e di Josuke si sovrapponevano nello sgomento.
Poi il vento se ne andò e tutto tornò calmo.


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Angolo autrice

Ciao a tutti!
Questo è, finalmente, il secondo capitolo della mia primissima ff.
Sono sincera--- non mi esalta molto, nonostante mi sia impegnata e lo abbia rivisto più e più volte.
Spero solo che il prossimo capitolo venga fuori più movimentato e scorrevole.
Detto questo ringrazio la mia lettrice alpha nonchè amica che mi sta facendo ADDIRITTURA delle illustrazioni per i capitoli.

SONO UNA BAMBINA FELICE <3
Li caricherò man mano una volta pronti~
E con ciò ho finito, buona lettura!     YonnaH <3

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Capitolo 3
*** La battaglia decisiva? ***


Una macchia di sangue si allargava piano piano da sotto il collo del alto moro, ora a terra apparentemente privo di sensi.
Cosa era successo in quei pochi istanti? Nessuno riusciva a comprendere.
L'unica cosa chiara in quel momento era il panico che si stava diffondendo tra i membri dello strano gruppo radunatosi sul tetto di quel fabbricato.

Jolyne disperata, inginocchiata di fianco al padre nel tentativo di fare qualcosa, Hermes la mano sulla sua spalla ed Emporio e Annasui dietro di loro, rassegnati a guardare ciò che sembrava adesso una partita persa.

Dall'altro lato vi erano Josuke, ancora tremante e incapace di mettere in ordine le idee accompagnato da un ancor più impanicato Okuyasu.
L'unico ancora capace di pensare in modo lucido era Koichi, il piccolo ragazzino che tutti all'inizio avevano sottovalutato.


«JOSUKE, MUOVITI!
Cosa stai aspettando?!»

Le urla del ragazzo dai corti capelli biondi scossero per un secondo l'intero gruppo, che si rivolse verso di lui.
Stava osservando con faccia seria e scioccata il ragazzo che si era presentato col nome di Josuke.

«Io--
Jotaro è---»

Il sudore imperlava la sua fronte anche se non era affaticato e la mente ancora offuscata dall'accaduto. Ci volle qualche secondo prima che la testa del ragazzo si rimettesse in moto.
Scattò in piedi, battendosi una mano sulla tempia, fino quasi a farsi male, con un sonoro “ciak”, il che fece risvegliare e quasi preoccupare l'amico Okuyasu.

«Giusto Koichi, hai ragione.
CRAZY DIAMONDS!»

Uno stand dai colori molto sul.. pastello? Si materializzò dietro al ragazzo.
Era ricoperto di cuori fino a far venire la nausea, o almeno fu quello che passò per la mente di Hermes quando ci posò gli occhi sopra.

Non appena le mani di Crazy D toccarono il collo di Jotaro questo si rimarginò completamente e in pochi istanti era di nuovo come se non fosse mai accaduto nulla.
Lo stand si ritirò e tutti stettero col fiato quasi sospeso ad osservare quello che era il membro più anziano del gruppo, nella speranza di vederlo rialzarsi.

Josuke e Jolyne erano forse i più preoccupati tra tutti, ma bastarono pochi istanti ed ecco che Jotaro riaprì gli occhi e si rimise a sedere, prontamente aiutato da Koichi.

Si mise una mano sul volto non appena seduto.
La sua mente era un poco annebbiata, ma gli ci volle davvero un attimo per ricordarsi gli ultimi avvenimenti.
La sensazione di un attacco imminente. Pucci che stava per attaccare e la pericolosa posizione di Josuke e sua figlia nella traiettoria.
La volontà di proteggere tutti gli fece evocare in un istante il suo stand, che gli permise in quei pochi secondi a lui disponibili di spostare i suoi compagni e lasciare che a venir ferito fosse solo lui... e aveva fatto davvero bene. Come avrebbero fatto se uno dei membri più importanti del gruppo si fosse ferito?

La sua mano si spostò dalla faccia e andò a togliere la piccola mano che aveva appoggiata sulla sua spalla, appartenente a Koichi.

«Sto bene.»

Mentre si rialzava le espressione di tutto il resto del gruppo di uniformarono. Il sapere che Jotaro stava bene aveva ridato loro speranza e l'avere con loro uno stand così interessante era ancora meglio.
Ma la loro felicità pote durare poco purtroppo.

«Cosa facciamo Jotaro?»

A parlare era stato Josuke, avvicinatosi un attimo al leader del gruppo, ma ben presto altri lo seguirono.

«Esatto dobbiamo trovare un piano, non possiamo permettere a quel bastardo di farci nuovamente il culo in questo modo!»

Le parole “vivaci” di Hermes si staccarono riconobbero subito, mentre lei agitava convulsamente le mani nel tentativo, a quanto pare, di strozzare l'aria.

«Dobbiamo elaborare un piano o non ce la faremo mai, non è forse vero signor Jotaro?»

Emporio, ragazzino sveglio, alzò la voce in modo da farsi sentire ed attirare l'attenzione, e subito tutti si rivolsero verso Jotaro.

«...ho un idea.»

Il suo sguardo vagò prima a Josuke, poi a Okuyasu e a tutto il trio proveniente da Morioh, per poi spostarsi verso sua figlia.

Dopo un rapido cenno del capo li invitò tutti ad avvicinarsi a lui, e creando un cerchio si abbassò il silenzio, interrotto solo dal lieve mormorio delle spiegazioni di Jotaro.

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Qualche metro distante dal gruppo, accampato dietro ad una serie di colonne, vi era invece Pucci.
Sicuro di se e felice della vittoria alcuni potrebbero pensare, quando in realtà i suoi pensieri erano ben altri.

«Come... come è possibile che Jotaro sia di nuovo in piedi?
Come è possibile che sia ancora vivo?
Che io abbia sottovalutato quei ragazzini...?»

Le mani che si alternavano tra i capelli e la bocca, vittime le sue povere unghie... la preoccupazione di aver tralasciato un particolare importante lo stava attanagliando.

«No, impossibile, non posso aver commesso un errore simile.»

La sua testa si voltò di scatto verso la direzione in cui si trovava il gruppo.

In un attimo il suo stand venne evocato e grazie al tempo accelerato e alla sua particolare silenziosità si avvicinò di ancora qualche metro, rimanendo poco distante ad osservare quei 3 strani elementi che da poco si erano uniti agli altri.

“Come è possibile che quello strano ragazzo, da quell'abbigliamento e acconciatura così assurdi, abbia uno stand così forte?”

Quelli erano i pensieri che affollavano nella sua testa da ormai interi minuti.
Ma anche “e gli altri due? Che poteri avevano?”
Erano particolari che non poteva sottovalutare.
Sempre con le unghie sotto i denti per la paura e l'indecisione Pucci commise un errore a lui fatale. ….o forse no.

Jolyne, quella più vicina alla sua posizione, per il veloce istante in cui il prete si sporse per studiare meglio gli stand a lui nemici, percepì una debole sensazione, e quando si voltò lo vide.

Fu un attimo, quasi impercettibile dall'occhio umano, ma lo sentì, e nell'arco di pochi millesimi di secondo ecco che evocò il suo stand e lanciò un attacco verso di lui, diretto ad immobilizzarlo.

 

«E' QUI! STONE FREE!»

Fu una cosa così immediata che prese tutti alla sprovvista.
Il gruppo, ancora preso dalle spiegazioni appena terminate, si aprì e si dispose ad attacco, come istintivamente.

Jolyne aveva appena lanciato i suoi fili, diretti al braccio di Pucci, che quasi per un pelo lo afferrarono.
Ma non ci fu' neanche il tempo di una veloce esultazione il prete non si fece prendere dal panico, e grazie all'aiuto e alla velocità del sto stand tirò il braccio con una forza tale che sollevò dal tetto la povera portatrice e la scaraventò, come con un enorme frusta, di nuovo verso il terreno.

«...JOLYNE!!»

Per fortuna l'impatto venne intercettato con velocità inaudita da Hermes, che con l'aiuto del suo stand riuscì ad indirizzare la caduta dell'amica verso di lei.
La forza che aveva guadagnato era però troppo forte da sopportare e l'impatto coinvolse entrambe le ragazze, che finirono scaraventate contro il cemento, perdendo i sensi.

«Jolyne!
Hermes---!»

Emporio fece subito per precipitarsi dalle due ragazze, sconvolto nel vedere le due amiche a terra dopo un solo attacco.
Una mano però lo prese per il braccio e lo attirò a se, ritrovandosi “inglobato” e bloccato in una zona a lui sconosciuta ma istintivamente sicura.
Anasui lo aveva preso e lo aveva messo al sicuro, ritirandosi lontano dalle due ragazze con un enorme sforzo di volontà., ma sapeva che la priorità era proteggere chi non aveva difese, e così avrebbe voluto anche la sua adorata Jolyne.

Negli stessi istanti, esattamente davanti ai loro occhi, Josuke e Okuyasu si erano messi in posizione di attacco, pronti a difendere i loro compagni e l'ancora debole Jotaro, che nel frattempo era stato raggiunto da Koichi.


«Voi due... pensate forse di potermi attaccare?
Stolti!»

Pucci, chiaramente infervorato, senza dare il tempo neanche di pensare, scomparve alla vista, ricomparendo come per illusione dietro alle loro teste.
Un improvvisa botta e fitta alla testa sorprese i due ragazzi, come gli altri ancora svegli ad assistere alla scena.
E senza aver avuto la possibilità di reagire, il loro sguardo, per qualche secondo perso nel vuoto divenne nero, ed ecco che anche i due giovani di Morioh erano a terra.

Rimanevano ora solo Koichi e Jotaro, che si erano prontamente protetti da quell'attacco a loro molto vicino grazie ad Echoes act 2.

Quello che accadde poi lasciò i due di stucco.
Invece di un attacco offensivo come ovviamente credevano, ciò che ricevettero dal prete fu un occhiata indignata e un inaspettata ritirata, sparendo dai loro occhi e lasciando i 3, o 4 membri del gruppo ancora coscienti veramente stupiti.

Ciò che portò Pucci a lasciare il campo di battaglia potrebbe essere stata l'indignazione per non aver ricevuto attacchi da parte del “leader” del gruppo.
O magari la rabbia per non aver scoperto nulla sui suoi nemici, facendosi invece scoprire.
Qualunque sia stata, quella sua fuga diede l'opportunità ai ragazzi di recuperare, svegliare e aiutare il resto del gruppo adesso a terra.

--------------------

Erano ormai passati svariati minuti dall'ultimo attacco.
Durante quella pausa erano stati aiutati tutti i membri rimasti a terra, e nonostante le ferite riportate ormai erano tutti pronti per mettere in atto il fatidico piano.

Il silenzio regnava sul tetto del fabbricato su cui si trovavano.
E la disposizione era adesso stata studiata.

Da una parte Jolyne, con Okuyasu e Koichi.
Da un altra invece si trovavano Jotaro insieme al resto del gruppo.

Le uniche cose che rompevano il silenzio erano i respiri pesanti e veloci, i battiti dei cuori che quasi potevano sentirsi tanta era la tensione e l'agitazione del momento.
Un attimo. Tutti gli occhi in contemporanea si spostarono ad osservare un esatto punto all'orizzonte.
Lo avevano sentito.

Una veloce occhiata e qualche cenno di testa vennero scambiati tra Josuke, Jotaro e Jolyne.

«Siamo pronti.»


…..
Eccolo, Pucci, ora potevano vederlo tutti chiaramente.
Aveva accelerato ancora, ormai era quasi notte anche se fino a pochi minuti fa il sole era sorto.
Ma sapevano cosa fare, non erano impauriti.

Una folata di vento e qualche oggetto che probabilmente era stato raccolto e lanciato da Pucci sfiorarono le guance dei presenti sul tetto, lasciando qualche graffio.


«E così pensate di potermi sconfiggere?
Pensate di poter superare questo potere che anche Dio teme?
Sciocchi!
Ignoranti e stupidi figli di Dio, perirete qui e ora, davanti ai miei occhi!»

Un primo attacco stava per essere scagliato. Pucci era lanciato a tutta velocità contro Jotaro, quando proprio la sua voce si staccò dal gruppo.


«ORA!»

Hermes, all'improvviso, attaccò con Kiss Pucci, lanciandogli addosso degli oggetti appuntiti sollevati grazie all'aiuto dello stand di Josuke, combinati con l'aiuto di Jolyne ed Annasui.
A ruota Attaccò anche Annasui, che seguendo la scia dell'oggetto doppio di Kiss tentò di manipolare e ferire Pucci.
Entrambi gli attacchi fallirono e i due ragazzi vennero lanciati a terra, prontamente recuperati da Jotaro.

Ma sui loro visi vi erano dei sorrisi.

«Cosa---»


«ADESSO OKUYASU!»

Ci era cascato. Era troppo pieno di se e non aveva notato che quello era un trucco per distrarlo.
Okuyasu, il ragazzo con una cicatrice a “X” sul viso si era pericolosamente avvicinato a lui e aveva invocato il suo stand.
Lo stava osservando con uno strano ghigno quando una mano venne agitata tra lui e la faccia del ragazzo.

«Sarebbe tutto qui il tuo potere? Stupido sciocc-»

«Eheheheh... a chi hai dato dello stupido, eeeh?!
THE HAND!»

Come risucchiato da una strana forza Pucci si ritrovò all'improvviso attirato verso il tetto del fabbricato.
Ma come era possibile? I movimenti si sarebbero dovuti mutare per via del tempo accelerato. Loro non dovrebbero essere stati in grado di fare nulla contro di lui, ma... l'aria non cambia mai no?
E purtroppo quello lui non poteva saperlo.

Non fece in tempo neanche a rendersi conto di cosa stesse succedendo che il ragazzo sfregiato in viso si scostò, rivelando dietro di lui quel piccolo e basso ragazzino, che osservava nella sua direzione con sguardo serio.
Dietro di se fluttuava uno strano essere verde, che tanto ricordava un bambino.

«ECHOES ACT 3 FREEZE!»

Un attimo e accadde una cosa ancora più strana.
La gravità... la gravità si moltiplicò e in un secondo si ritrovò bloccato a terrà, sbattuto contro il terreno con una forza inaudita, tanto che la botta a momenti rischiò di far sparire il suo stand.
Cosa stava succedendo? Non riusciva a muoversi!
Le sue braccia, le sue gambi erano pesanti, immobili, come legate da---- corde?

Appena riuscì a volgere lo sguardo il sudore e l'agitazione presero il controllo sulla sua figura.
All'improvviso si ritrovava legato da una moltitudine di fili che provenivano da quella ragazza con una strana acconciatura in testa.
Inutile, era immobile. La gravità non lo mollava, gli arti bloccati, e ora....
Sopra di lui troneggiavano con uno spaventoso ghigno sul viso Jotaro e Josuke.

Josuke si scrocchiò le dita delle mani, Jotaro si sistemò il cappello, tutto senza mollarlo di un attimo con lo sguardo.

Pucci, immobilizzato e terrorizzato riuscì ad aprire bocca con voce tremante.


«Non sarà mica...»

E in tutta risposta si ritrovò sommerso di pugni, in un magnifico concerto composto da “oraoraora” e “dorarara”.


Durò poco.
Le nuvole tornarono a scorrere in modo normale. Il vento si calmò e il sole finalmente si fermò nel cielo.
Pucci era svenuto, il suo stand sparito e finalmente l'orribile effetto aveva smesso di influenzare la terra.

«Ottimo lavoro ragazzi.»

L'intero gruppo, dopo un attimo di esitazione, si lasciò andare in un urlo liberatorio, risate, abbracci e pacche sulle spalle.
Nonostante la stanchezza, la tensione e la fatica della battaglia... la felicità aveva preso il sopravvento.


«Cosa ne facciamo di... lui?»

La voce di Jolyne, che si era staccata dai festeggiamenti, si rivolse al padre.
Il nemico ormai inerme era ancora avvolto nelle stringhe del suo stand, come un enorme pacco regalo.

«Potremmo portarlo all'associazione Speedwagon, che ne pensate?»

Gli sguardi si volsero questa volta verso Koichi, e dopo qualche scambio di occhiate decisero che era la soluzione migliore.
Li sarebbe stato rinchiuso in reparti appositi e tenuto in osservazione in modo da non poter più nuocere a nessuno.

La battaglia era finita, finalmente erano potuti scendere e concedersi il lusso di qualche momento di relax tra sigarette e chiacchierate, ma c'era qualcosa nella testa di Jotaro che gli premeva nascosta da qualche minuto, fino a quando non si bloccò, sbarrando gli occhi e fissando fisso il pavimento.

«...papà?»

 

«L'associazione... Speedwagon?»



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Angolo autrice

SCUSATE.
Non so davvero come scusarmi, avevo detto che avrei aggiornato a poco, e volevo davvero farlo, scusatemi davvero... ><
Purtroppo nella mia famiglia è accaduto un gran brutto incidente e ho avuto bisogno di tempo per riprendermi prima di riuscire ad andare avanti... ma ora eccomi qui!
Sono riuscita a completare questo capitolo che avevo iniziato da tempo e penso inizierò già il prossimo! Finalmente arriva il bello *^*

Ho voluto tagliare corta la parte della battaglia eprchè nella mia idea era solo una piccola parte e non volevo tirarla troppo lunga, ora si entrerà nella vera trama. Inoltre grazie ai commenti mi sono venute due piccole idee da aggiungere <3
E per le immagini... adesso ve ne è solo una, metterò il link di tumblr se a qualcuno interessa!

Detto ciò spero che questo capitolo vi piaccia e che non risulti troppo pieno ma è stato veramente difficile... buona lettura!    YonnaH <3

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