My dilemma, from the moment I met ya

di CuteLilShit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Demi & Selena ***
Capitolo 2: *** Primo giorno di scuola! ***
Capitolo 3: *** Il primo giorno di scuola è un disastro! ***
Capitolo 4: *** Ad ognuno i propri problemi ***
Capitolo 5: *** Non soffre solo Demi... ***
Capitolo 6: *** Non è finita qui -parte 1- ***
Capitolo 7: *** Non è finita qui -parte 2- ***
Capitolo 8: *** Una (s)gradevole sorpresa -parte 1- ***
Capitolo 9: *** Una (s)gradevole sorpresa -parte 2- ***
Capitolo 10: *** Una (s)gradevole sorpresa -parte 3- ***
Capitolo 11: *** Il Litigio -parte 1- ***
Capitolo 12: *** Il Litigio -parte 2- ***
Capitolo 13: *** La Festa ***
Capitolo 14: *** ... Ci rivediamo finalmente ***
Capitolo 15: *** Capitolo 11 -parte 1- ***
Capitolo 16: *** 12. This is not the end ***



Capitolo 1
*** Demi & Selena ***


Capitolo 1
 
Delena
 
 
 
Ciao, mi chiamo Demetria Devonne Lovato. Sono conosciuta come Demi Lovato, o semplicemente Demi. Ho diciassette anni, sono un’attrice e cantante. La mia migliore amica è Selena Gomez. Ci siamo conosciute un bel po’ di tempo fa, sul set di ‘Barney & Friends’. Le voglio un mondo di bene, mi supporta sempre, mi dice sempre di essere bellissima. Forse è l’unica senza contare i miei parenti. Tuttavia non sa quelli che al momento sono i miei segreti… Attualmente vado al liceo, anche se lo odio con tutto il cuore. Quelle dannate, delle ragazze mi perseguitano: non fanno altro che ripetermi di essere brutta, o di essere grassa. Non so che fare, sono a dieta e sono dimagrita di diversi chili, ma continuano. L’unica cosa che posso fare è cercare di ignorarle, anche se è impossibile. Mia madre mi dice “pensa positivo, bada solo a chi pensa che sei perfetta, perché è quello che sei”, lei non sa cosa si prova ad essere vittima di insulti. Anche Selena me lo dice. Sinceramente credo più a lei, è una ragazza della mia età e mi capisce. Insomma, io voglio un mondo di bene a Selena, non penso potrei vivere senza lei.
 
*
 
Mi chiamo Selena Marie Gomez, chiamatemi solo Selena. Ho diciassette anni, sono un’attrice. Voglio un mondo di bene a Demi Lovato, è la mia migliore amica. L’ho incontrata per la prima volta qualche anno fa sul set di ‘Barney & Friends’ e da allora non ci siamo mai separate. Demi mi dice sempre di essere la più bella del mondo, poi le ricordo che sta lei prima di me. Non mi crede, e sbaglia. È bellissima, so che delle bulle nella sua scuola le dicono di non esserlo e le ripeto sempre di non dar loro retta, ma so quanto sia difficile. In ogni caso è comunque una bravissima cantante, sta lavorando su un album, e sono sicura che farà un record di vendite, come il record di visioni di “Camp Rock”. A Demi dico tutto, non sa solo una cosa, non penso gliela dirò mai. Vado al liceo, non vedo l’ora che finisca così avrò più tempo ad dedicare allo spettacolo e alla musica, so di non essere una brava cantante vocalmente parlando, ma ci voglio provare.



Angolo dell'autore:
Hey, grazie per aver letto la intro di questa storia. Presto pubblicherò il primo capitolo. Non ho niente da dire.
Cià :*
P.s.: scusate per eventuali errori di ortografia :'D

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Capitolo 2
*** Primo giorno di scuola! ***


Capitolo 2
 
Primo giorno di scuola!
 
 
Demi:
Mi svegliai a mala voglia al suono della sveglia. Il secondo anno di liceo sarebbe iniziato in quel fatidico giorno. Altri mesi di pura tortura. Non capisco davvero cosa ci sia di bello nel torturare i ragazzi così. Loro dicono “la scuola serve a voi per imparare”, frase spudoratamente smentita dalla nostra supplente di religione l’anno scorso che disse “…A me non importa che voi impariate chi siano Cirillo e Metodio...” , insomma, penso che siano oramai chiare le loro vere intenzioni.
Spengo la sveglia e prendo il cellulare staccandolo dal caricatore. Un messaggio: Selena << Buongiorno Demi! Oggi ricomincia la scuola eh? Dai su, quest’anno andrà meglio. Sii forte. Sel :* <3 >> . Lessi quel messaggio sorridendo. Almeno la giornata era cominciata bene. Le risposi << Ma come fai a svegliarti così presto la mattina?  Ah ah, speriamo… Buona fortuna anche a te, l’anno scorso non ti è andata molto bene in geografia o sbaglio? Ci sentiamo dopo <3 Demi :* >> 
Scesi in cucina per fare colazione. Presi solo un pezzo di pane: la sera prima avevamo festeggiato l’ultimo giorno di vacanza mangiando una pizza alle 2.00 di notte. Non il massimo insomma. Non l’avrei mangiata se Madison non mi avesse pregato (“Ti prego Demi! Festeggia con noi! Non lo noterà nessuno lo giuro!”.) Mi vestii in fretta e scesi per non perdere lo scuolabus. Mia sorella iniziava la scuola domani, quindi rimase a dormire. Salii sul furgoncino giallo facendo finta di non esistere mimetizzandomi con gli altri ragazzi. La giornata era iniziata bene, non volevo rovinarla con un insulto da parte di quelle arpie. Fortunatamente non mi notò nessuno ed entrai nell’istituto senza problemi. Guardai tutto ciò che mi capitò d’occhio. Nessun cambiamento, sempre gli stessi muri che cadevano a pezzi, gli stessi poster dell’anno scorso. Ce n’erano persino alcuni con su scritto “Vota per Lindsey Melbourne come reginetta” o “Nick Dunford il vostro re!”. Non capivo davvero perché si mettessero così in ridicolo, loro dicono che “ti porta onore”, ma io sinceramente non capisco così cosa ci sia di onorevole nell’indossare una stupida coroncina di plastica. È bello quando hai tre anni, quattro, ma poi quando cresci dovresti capire che sono solo cavolate. E poi più che onore si dovrebbero vergognare di vedere le loro facce tutte pasticciate su quegli stupidi poster.
Passai oltre e notai con piacere che avevano già sistemato sulla bacheca le varie attività da fare dopo scuola. L’anno scorso stava un Glee club, un club di canto corale, ma fu un vero e proprio fiasco. C’erano già dei nomi scritti sul foglio delle cheerleader e dei giocatori di football. Scacchi, arte, computer, tanta roba, ma ad attirare la mia attenzione fu un foglio con su scritto “Musical”. Solo un nome stava scritto, Bartholomeo McGustry. Ma che diamine di nome era mai quello? Doveva essere uno scherzo. Afferrai la penna e scrissi il mio nome. Mi allontanai a fatica da tutti quei ragazzi e mi diressi verso quello che l’anno scorso era stato il mio armadietto. In realtà era lo stesso anche quest’anno. Aprii e trovai dei fogli che lasciai l’anno scorso dato che non mi andava di levarli. C’erano dei disegnini su di essi, disegnini a dir poco orribili fatti con la mia unica amica in questo posto durante le varie ore scolastiche. Si chiamava Martha, ma quest’anno si era trasferita dall’altra parte dello stato per colpa del lavoro dei genitori. Quell’anno sarei stata da sola, lo sapevo. D’altronde avevo sentito che l’anno scorso una matricola come me era stata praticamente stuprata da un ragazzo di terzo, il quale fortunatamente ora si ritrova in un collegio. Quindi, meglio soli che mal accompagnati. “Alla prima ora nella stanza 23”. Entrai nella suddetta stanza, riuscii a sedermi all’ultimo posto ed entrai nel mio “mondo immaginario”, come sempre d’altronde.
 
Selena:
Uscii a mala voglia dalla vasca al suono delle nocche di mia madre contro la porta. Era ora di colazione. Mi asciugai il corpo e misi i primi vestiti che vidi, poi avvolsi i miei capelli in un asciugamano e scesi. Presi un pancake e cominciai a mangiarlo. Dopodiché presi il cellulare e lessi ciò che mi aveva risposto Demi. << Ma come fai a svegliarti così presto la mattina?  Ah ah, speriamo… Buona fortuna anche a te, l’anno scorso non ti è andata molto bene in geografia o sbaglio? Ci sentiamo dopo <3 Demi :* >>  ore 8.10, praticamente un minuto fa. Le risposi << Sono semplicemente una persona mattiniera, non una dormigliona come te, razza di panda! Mia madre mi ha appena detto che dopo veniamo da voi per “festeggiare il primo giorno di scuola”, quindi “ci vediamo” dopo, ciao :** >>.
Finita la colazione, mi preparai per bene e mi avviai a scuola. Era molto vicina a casa mia, quindi ci andavo a piedi. Faceva caldo, era lo stesso caldo di Agosto, non era cambiato niente. La scuola in cui andavo era nuova quindi mi sarei di nuovo dovuta presentare e di nuovo avrei dovuto subire gli sguardi sbalorditi di tutti quelli che mi conoscevano grazie alla televisione.
Entrai nel giardino di quella nuova scuola. Notai, o meglio, odorai con piacere che era ben curato. “Speriamo che anche la scuola sia così pulita” dissi tra me e me. Guardai le lettere di ferro sopra l’entrata che dicevano ‘Galilei High School’, dal nome sembrava una cosa seria, quindi forse era una scuola seria e pulita. Niente di più sbagliato. Ragazzini urlanti ovunque, persino carta igienica che volava qua e là, ragazzine con lo smalto appena fatto che sporcavano tutto. Entrai direttamente nell’aula in cui dovevo andare, dove mi sedetti all’ultimo banco. Dopo qualche minuto stavano tutti quanti, tra cui anche la professoressa che mi disse < Signorina, si tolga gli occhiali da sole, non siamo in spiaggia qui! >. Fantastico, neanche è iniziata la scuola che già mi beccano a fare qualcosa di sbagliato. Tolsi gli occhiali e continuò < Non l’ho mai vista qui, è nuova per caso? >, risposi di si e disse < Oooh, ma allora venga qua a presentarsi. Su su > m’incitò con le mani. Mi alzai ed andai vicino alla cattedra, dove guardai prima lei, poi mi girai verso la classe e dissi < Mi chiamo Selena Gomez, ho sedici anni, e non vi importa da dove vengo >. Ecco, lo sapevo. I soliti bisbigli e pettegolezzi, i soliti sguardi scioccati. < Sì, sono Selena Gomez de “I Maghi Di Waverly” >. Altre occhiatacce. Tornai a posto svogliata e mi buttai sul banco. E quella era solo la prima ora. Non osavo immaginare come avrei fatto tutta la giornata.
La seconda ora consisteva in un’ora di palestra. Avevo chiesto ad una ragazza cosa avremmo fatto e mi rispose . Entrammo in palestra e trovammo un vecchio senza peli ad aspettarci. E con senza peli intendo che non aveva proprio peli: aveva la pelata e si era fatto la ceretta alle gambe e alle braccia, penso anche al petto. Le sopracciglia sembravano rifatte, e nonostante sembrasse una checca la sua voce era decisamente roca. Ci disse qualcosa a proposito lo sport e quanto fosse importante. Poi ci fece fare qualche giro di campo prima di darci degli strani palloni blu. Ci divise in due squadre senza uno schema ben preciso, o meglio, fece una squadra forte contro una notevolmente più debole. Io ovviamente, dato che sono la solita sfigata, capitai nella squadra più debole. E sentii un fischio: tutti cominciarono a lanciare i palloni contro gli avversari. E subito la nostra squadra fu decimata. Mi stavo guardando attorno per osservare chi rimaneva in campo e schivai a fortuna una pallonata di quelle potenti. Time Out. Andai subito a bere nell’acqua e notai quasi con piacere che anche nell’altra squadra erano rimasti pochi ragazzi. La partita ricominciò e in un batter d’occhio rimanemmo io e un ragazzo nella nostra squadra e un maschio e due femmine nell’altra. Il ragazzo della mia squadra “eliminò” uno dei ragazzi dell’altra ma venne a sua volta buttato a terra da una pallonata della ragazza. Solo io contro due, fantastico! Dopo qualche secondo di pausa la partita ricominciò e riuscii a schivare un pallone ed eliminare il ragazzo, rimanendo in uno scontro uno contro uno contro la ragazza. Mi misi  in posizione ma un tipo mi cadde addosso facendomi lasciare la palla. Fui capace di schivare la palla in arrivo di quella ragazza, ma caddi a terra in un modo orribile, tanto da finire in infermeria. Ovviamente in tutto questo frangente il prof fece finta di niente. Probabilmente un giorno gli avrei spaccato la faccia dalla rabbia, ma in quel momento l’unica cosa spaccata era il mio polso. Fui accompagnata da un bidello in infermeria rispondendo < Che cazzo guardi? > o < Levati dalle palle > ad ogni persona che mi guardava male. Cercate di capirmi, mi ero appena forse rotta un braccio. Mi stesi sul lettino e senza accorgermene mi addormentai. Che bel primo giorno di scuola.




Angolo dell'autore o meglio dell'autrice:
Grazie per aver letto fino a qua! Scusate per eventuali errori grammaticali e passata dalla pagina facebook "Like a Skyscraper" dove sono admin! Grazie ancora <3

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Capitolo 3
*** Il primo giorno di scuola è un disastro! ***


Capitolo 3
 
Il primo giorno di scuola è un disastro!
 
 
Demi:
Mi risvegliai solo quando sentii una voce dire < Signorina Lovato! Risponda! Signorina! > e notai solo in quel momento che tutti quanti mi fissavano. < Cosa? Scusi, può ripetere? > chiesi nel modo più gentile possibile. La prof sbuffò e disse < Qual è la capitale dell’Italia? >. Che domanda scema, < Roma > risposi scocciata. < Ottimo, adesso mi dica la capitale dei Paesi Bassi? > mi chiese guardando il registro. Le mie guance diventarono rosse e bollenti. Che diamine di domanda era? Non l’avevamo neanche studiato l’anno scorso! Secondo me aveva qualche problema di amnesia questa qua. Mi guardai attorno confusa. La mia salvezza fu una mappa dell’Europa sul muro alla mia destra. Fui così fortunata da trovare una mappa con tutte le capitali scritte sotto. In realtà ero troppo lontana per riuscire a leggere tutta la parola, ma capii qualche lettere e dissi la prima città con quelle lettere che mi venne in mente. < Ehm, Am… Amsterdam? > balbettai. < Può ripetere? > disse la prof sporgendosi più verso di me. Ripetei < Amsterdam? > ma lei si sporse un po’ di più dicendo chiaramente “Ehi, sono sorda! Ripeti!” facendomi fare l’ennesima figura di merda. Che bel primo giorno di scuola.
Le ore seguenti non facemmo nulla di interessante. Saltai la mensa, mi nascosi in un’aula e aspettai. Mi piaceva stare da sola: da quando ero piccola, mi dicevano che, dato che sono un Leone, sono abbastanza scontrosa. Non ho mai creduto in superstizioni sceme come queste, ma era vero. A quanto sapevo come i Leoni ero tipica farmi un gruppetto e difenderlo da tutti. In questo caso il mio gruppetto erano Selena, Dallas, e qualcun altro. Beh, in realtà tengo a cuore veramente solo a loro due, gli altri sono solo amici. Ma fa niente, mi bastano loro. Arrivarono gli altri ragazzi e capii che questa lezione mi sarebbe piaciuta un sacco: Musica! Venne una professoressa molto giovane. Era alta e Bionda, o meglio, i suoi capelli erano marroncini chiari, ma aveva le punte bionde. Gli occhi erano verde acqua, contornati da dell’eyeliner leggero. Le guance erano belle rosse naturali, e il lucidalabbra leggero brillava alla luce. Sembrava un angelo sceso in terra. Rimasi a guardare la sua faccia per tipo mezz’ora. Ci aveva chiesto quale tipo di musica ascoltavamo. Il suo accento era straniero. Dopodiché ci aveva detto di far ascoltare alla classe alcune canzoni che noi ascoltavamo a turno.
Alcune ragazze fecero ascoltare Taylor Swift e Avril Lavigne, così io decisi di far ascoltare una cantante molto famosa, ma allo stesso tempo, come dire, non molto ascoltata dai ragazzi. Due parole. Christina Aguilera. La adoro, e poi ha una voce magnifica e decisamente potente. Chissà se un giorno riuscirò anch’io a cantare così. Feci ascoltare loro Fighter. In quella classe stavano le ragazze che mi bullizzavano, e quella canzone era davvero importante per me. In realtà non descriveva benissimo la mia situazione, ma era qualcosa. La sentii tutto il tempo guardando quelle ragazze, con degli occhi omicidi. Sentimmo un’altra canzone e poi la campanella suonò. Non successe nulla di interessa successivamente: ci fu un ora di storia, e poi non ricordo. La giornata si concluse con una bella pioggia. L’aria era davvero depressa, ma a farmi compagnia c’era la felicità del sapere che tra poche ore sarebbe venuta a trovarci Selena. O meglio, la famiglia Gomez, ma a me importava solo di lei.
 
 
Selena:
Mi svegliai in quel disgustoso lettino, in quella disgustosa stanza azzurra di quella disgustosa scuola. Non ero, anzi, non sono sempre così acida, ma ho i miei momenti no. Trovai qualcuno a guardarmi. Mi avevano dato un sonnifero o qualcosa del genere: prima di addormentarmi era entrata un’infermiera che voleva controllare il mio polso, ma faceva dannatamente male e mi divincolavo come una matta, quindi mi aveva fatto bere un qualcosa di non identificato. Quindi ci misi un po’ di tempo per mettere a fuoco quelli che erano i miei genitori. O meglio, mia madre, mio padre era ancora a lavoro. Anche mia madre sarebbe dovuta stare a lavoro, ma si era preoccupata per me e aveva deciso di prendere un’oretta di pausa. Mio padre era il solo menefreghista, cosa gli importava che sua figlia si era appena ingessata il polso d’altronde? Aspetta, mi soffermai sul mio polso. Era davvero ingessato! < Oh cazzo > sussurrai, ma mia madre e le sue super orecchie sentirono l’imprecazione. < Selena! > disse guardandomi male e cercando di scusarsi con le mani all’infermiera, la quale sorrise. Probabilmente aveva spesso assistito a quella scenetta. dissi scusandomi. L’infermiera mi si avvicinò per fare qualcosa. Appena mi toccò la mano la ritrassi urlando in preda al dolore < Toglimi le mani d’addosso negra di merda! >. Eggià, l’infermiera era nera, ma non sono razzista! Lo giuro. Mi tappai subito la bocca e arrossii notevolmente. Guardai subito a terra e urlai < No! Mi dispiace! Io… Io non intendevo… oddio sono un’idiota, mi scusi! >. Mia madre come me aveva le mani sulla bocca e gli occhi spalancati. L’infermiera disse < Non preoccuparti, lo so che fa male. Avevi bisogno di sfogarti. Adesso però dammi la mano >. Era davvero dolce nonostante l’avessi trattata male. Le porsi la mano senza lamentarmi e strinsi la mascella più forte possibile. Non so cosa stesse facendo, ma era davvero doloroso. Cercai di trattenere le lacrime, fallendo miseramente. Cominciai a bestemmiare in tutte le lingue che conoscevo dentro la mia testa, finché l’infermiera non toccò un punto specifico che mi fece urlare . Tolse la sua mano dal mio palmo e mi guardò severa. < Puoi prendere in giro me, ma non il mio Dio! > disse nel modo più severo che potesse. Arrossii di nuovo e sentii il sangue nelle vene della mia faccia ribollire dall’imbarazzo, ma come facevo a dire sempre la cosa sbagliata nel momento sbagliato? Improvvisamente faceva un caldo boia, e sentii il sudore uscire dalla pelle. Mi guardò male per alcuni secondi poi scoppiò in una fragorosa risata dicendo < Scherzavo! Dovevate vedere le vostre facce >. Oddio, non solo era dolce ma anche simpatica. Le sarei diventata amica al più presto. Mi disse che potevo andarmene e così feci. Avevo dimenticato gli occhiali in palestra ma era tardi e dovevo tornare a casa. Dei ragazzi per strada risero del fatto che avevo appena pianto e feci loro un dito medio. Tornai a casa e mi buttai sul letto. Erano le 4.00, tra esattamente mezz’ora saremmo usciti da casa per raggiungere Demi. Mi godetti quella mezz’ora più possibile, mi cambiai i vestiti e partimmo.


Angolo dell'autrice:
Bhe, che dire, grazie a tutti per aver letto fino a qui! I primi capitoli sono un po' mosci ma già il quarto è più "movimentato" uwu Quindi, grazie a tutti quelli che sono tanto pazzi da leggere o seguire questa mia fanfiction, luv ya <3 :*  eeeeee al prossimo capitolo! (che pubblico ora ma vabbè, dettagli :'D )

Ωmega~T  (mio nome d'arte uwu)

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Capitolo 4
*** Ad ognuno i propri problemi ***


Capitolo 4
 
A ognuno i suoi problemi
 
 
Selena:
Il viaggio in macchina fu abbastanza lungo, ma arrivammo in tempo.
Appena arrivai, mi sentii subito meglio. Soffro di mal d’auto ma sentire il profumo dei fiori sui balconi della casa di Demi mi rincuorò. Quell’odore per me era come un’assicurazione di essere felice. Perché era così, la ero sempre felice. Entrammo e l’odore di moquette così familiare mi persuase le narici. Subito dopo l’unica cosa che fui capace di odorare fu dello shampoo alla vaniglia. Demi mi si era praticamente buttata addosso. Ricambiai l’abbraccio con una felicità disumana. Era da tanto che non ci vediamo fisicamente, e mi era mancata tantissimo. La nostra nuova casa era abbastanza vicina a quella di Demi quindi saremmo andata a trovarli più spesso, il che non poteva far altro che rendermi estremamente eccitata all’idea. Sentii Demi urlare il mio nome. Ovviamente feci lo stesso. Eravamo uguali a cinque anni fa, ancora delle bambine. Non volevo staccarmi da quel tanto aspettato abbraccio ma eravamo in mezzo alla stanza, quindi decidemmo di ricomporci ridendo. Abbracciai anche Dallas, era come una sorella per me. Erano solo le sette, e avremmo cenato alle otto, quindi Demi mi accompagnò in camera sua per stare un po’ da sole. Ovviamente notò subito il polso fasciato. Si portò una mano alla bocca e spalancò gli occhi prima di chiedermi . Le raccontai tutto, e la sua reazione fu: preoccupata, triste, sconvolta, di nuovo triste (le dissi che non avrei seguito lezioni di chitarra per un po’) e poi mi rise in faccia. Si, mi rise in faccia. Beh, non proprio in faccia, ma avete capito. Aveva una maglia lunga che copriva le braccia fino alle falangi. Mi chiesi perché la indossasse, dato che non le piacevano quel tipo di magliette, ma vabbè le persone cambiano.
 
 
Demi:
Per tutto il tempo Selena non fece altro che fissare strana la mia maglia. La odiavo in realtà, quella maglia, ma serviva a coprirmi i polsi. Se Selena lo avesse scoperto, l’avrebbe detto ai miei genitori, non sarei mai riuscita a comprarmi il suo silenzio. Ascoltammo un po’ di musica e poi andammo a mangiare. In realtà non successe molto quella serata, o meglio, io e Sel parlammo del più e del meno, anche del per e del diviso (okay, era pessima). Il tempo passò velocissimo, e in men che non si dica Selena e la sua famiglia se ne erano andati. Erano passate circa tre ora da quando avevamo mangiato, o meglio avevano mangiato. Ovviamente anch’io avevo mangiato ma davvero poco. L’indispensabile, diciamo. Quindi decisi di farmi una doccia. Misi l’acqua a scorrere. Il sistema di riscaldamento era molto lento quindi decisi di far riscaldare l’acqua prima di entrare. Nel frattempo mi spogliai e mi guardai allo specchio. Non ero dimagrita moltissimo in realtà, anche se volevo farlo credere. Guardai il riflesso dei miei polsi e di ciò che mi fossi fatta qualche ora fa, in quello stesso bagno. Le lamette erano al loro posto sui rasoi, le avevo lavate e rimesse là in modo da non creare sospetti. Oramai l’acqua della doccia doveva essere calda, quindi entrai cercando di dimenticare. Cosa abbastanza difficile dato che i polsi bruciavano un casino. Mi misi a piangere. Non lo facevo davanti ad altri, dovevo mostrarmi forte. Tanto si confondevano con le gocce della doccia. Le mie lacrime non contavano nulla, erano solo uno spreco d’acqua, così come io sprecavo solo ossigeno. Ero inutile, ero brutta, ero grassa. Ero solo uno sgorbio. I polsi erano rossi: le cicatrici a contatto con l’acqua facevano molto male. Finii di lavarmi e mi misi nel letto. Non feci in tempo ad addormentarmi che sentii il campanello suonare. < Ricardo, che succede? > sentii dire da mio padre. Altre voci indistinte. Decisi di mettere le scarpe velocemente e scendere per vedere cosa stesse succedendo. Trovai mio padre sulla soglia che ascoltava cosa diceva Ricardo, il padre di Selena. Ma se stava il padre di Selena, allora stava anche lei… ed infatti eccola là! Dietro a suo padre. Sembrava aver pianto. < Papà, cosa…? > dissi. Mio padre si girò verso di me, così come Ricardo e Selena, alla quale si illuminarono gli occhi. < A Ricardo si è bloccata la macchina. Hanno provato a chiamare dei soccorsi ma sono pieni di cose da fare, hanno detto che al più presto arriveranno, ma nella loro macchina fa freddo, così hanno deciso di ritornare qua, dato che la macchina si è fermata a poco più di un chilometro di distanza. Ricardo resta la per controllare se arriva, il 911, Mandy e Selena stanno qua, così si possono riposare. Selena dorme con te fino a quando non arrivano, va ben- > non fece in tempo a finire la frase che ero già mano nella mano con una Selena sorridente e la stavo trascinando in camera mia. Chiusi la porta e mi girai sorridente. Anche Selena mi sorrise per qualche secondo, prima che il suo sorriso si trasformasse in una smorfia. Stava guardando i miei polsi. Mi ero dimenticata di coprirli. Improvvisamente l’aria divenne cupa. Eravamo entrambe buie in voltò. Si portò lentamente una mano alla bocca e una lacrima le scese dagli occhi. Mi guardò negli occhi disgustata, ma non riuscivo a gestire quello sguardo e abbassai la testa. Le raccontai tutto, non potevo fare altro a quel punto. Ci sedemmo sul letto e mi afferrò il braccio. Guardò i segni da più vicino e sentii la mia mano bagnata. Stava piangendo. Non capivo perché lo facesse, non era successo a lei, ero io quella che si tagliava. Se l’avessero fatto Madison o Dallas, ovviamente, sarei stata triste, ma non così tanto da piangere. Mi voleva davvero bene. Anche io cominciai a lacrimare. Rimanemmo così per un po’, finché Selena non alzò la testa. Mentre con una mano reggeva ancora il mio braccio, con l’altra mi accarezzò la guancia. Mise le sue dita nei miei capelli e lo fece. Poggiò le sue labbra sulle mie. Potevo sentire il suo respiro unirsi al mio, sentivo le sue guance bagnate sulle mie, potevo sentire il suo cuore battere. Lasciò il mio polso per intrecciare le sue braccia attorno al mio collo. Feci più o meno lo stesso, e la sentii tremare sotto il sotto delle mie dita sopra la sua maglia. Desiderava di più, aprì la bocca e così feci io, in modo che le nostre lingue potessero unirsi. Cominciarono a ballare nelle nostre bocche, a esplorarle a vicenda. Selena mi posò su letto poggiandosi sopra di me. Sentii il suo corpo caldo sul mio. Sembravo essere nata per quella sensazione. Decisi di fare qualcosa, così portai le mie mani sui suoi fianchi. Trascinai le mie dite sulla parte laterale del suo torace prima di “arrivare a destinazione”, provocandole brividi lungo tutto il corpo. Era piacevole tenere le mani la, era eccitante? Non lo so, fatto sta che sarei rimasta in quella posizione per sempre. Selena prese una delle mie mani per stringerla e staccarsi dalla mia bocca. Prese un po’ di aria prima di cominciare a mordermi, sì, mordermi il collo. Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò < Ti desideravo da tanto, sai? >. Lo disse con una voce roca, non sembrava la sua a momenti, ma era sexy. Questa volta fui io a baciare il suo collo. Sel si mise sotto di me mentre agivo, cominciai a morderle il collo, fino a passare alle clavicole, che baciai con passione, lasciandole segni di lucidalabbra.
Un fastidioso rumore mi persuase le orecchie. Istintivamente buttai il braccio sul comodino spegnendo così la sveglia. Notai con fastidio il cuscino bagnato di saliva. Era stato tutto un sogno. Tutto un sogno. Guardai i miei polsi e decisi di alzarmi. Non era la prima volta che facevo un sogno del genere. Era sbagliato. Non era normale. Mi avviai triste verso la cucina e pensai alla falsa notte passata. Mi chiesi se sarebbe mai successo davvero.
E fu allora che successe, mia madre lo vide. Quella storia andava avanti da un bel po’, ma lei lo notò allora, facendo cadere a terra una tazza che stava pulendo. Urlò, attirando così l’attenzione di mio padre, che arrivò velocemente. Anche Dallas mi guardava sconvolta. All’inizio non ne capivo il motivo, ma poi focalizzai il perché del loro atteggiamento.
I miei polsi.
 
 
Selena:
Mi svegliai con la mano nei pantaloni del pigiama. Era successo di nuovo. Avevo di nuovo sognato di avere un rapporto… intimo con Demi. La tirai fuori lentamente. Non poteva continuare così. No, semplicemente no. Avrei dovuto dirglielo ma così facendo avrei di sicuro definitivamente perso la sua amicizia. Non che Demi fosse omofoba, ma di certo non avrebbe avuto una reazione positiva alla frase “Ehi, sono la tua migliore amica e sono follemente innamorata di te”. Cavolo, non sapevo che fare. Avevo un mal di testa tremendo e chiesi a mia madre se potevo non andare a scuola. Mi guardò scocciata, dicendomi che non potevo non andare a scuola il secondo giorno. Ma probabilmente le mie occhiate la convinsero a farmi rimanere, solo per oggi. Andai nella mia stanza e mi rimisi nel letto, presi un libro e cominciai a leggerlo, ma dopo pochi secondi ero ferma ad osservare il soffitto. Sentii il telefono squillare e mia madre che rispondeva. Sporsi la testa fuori dalla porta per sentire chi fosse. So che non erano fatti miei, ma non avevo niente di meglio da fare, e proprio non mi andava di andare a scuola. < Si Dianna? > disse, dopodiché silenzio. Sentii un piatto che aveva in mano cadere e rompersi. < Oh mio Dio… come sta ora? Sta Selena, glielo dico? Si, ora vado. Dille buona fortuna da parte mia. Si, un abbraccio. Ci sentiamo, Ciao >. Ero decisamente preoccupata. Dianna era la madre di Demi, e quel “Sta Selena, glielo dico?” non era per niente rassicurante. Sentii mia madre salire le scale, e decisi di rientrare in camera e stendermi sul letto, indifferente. La sentii bussare e dissi < Entra mamma>. E così fece. Era pallida, e sembrava sconvolta. Si sedette sul mio letto e cominciò a parlare: < Senti Sel, ti devo parlare, puoi scendere giù in cucina? >. Una volta scese continuò < Allora, tu sai cosa è il bullismo vero? Ecco, è sempre tra di noi, tu non puoi sapere chi è un bullo e chi una vittima. Ecco, tu dovresti sapere che Demi era vittima di insulti da parte di alcune ragazze, no? > annuii. Stavo tremando visibilmente < Ecco, e noi sappiamo che lei è forte, e che le ignorava. Non… non è così. Dianna mi ha detto che è bulimica> a quella parola spalancai gli occhi. Stavo per parlare ma mia madre mi zittì continuando a parlare <  Nonostante ciò, è dimagrita un sacco in questi mesi. Ma le bulle continuavano e, lei > deglutì prima di parlare. < Lei ha cominciato a tagliarsi. Era l’unico modo per non sentire il dolore che loro le provocavano, sentirne un altro. Andrà in rehab… > Non la finii di ascoltare. Andai in camera mia e mi buttai sul letto. Cominciai a piangere. Piansi per minuti, forse anche ore. Non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che una persona a me cara, una persona che sembrava sempre così allegra e solare potesse soffrire così tanto. Non riuscii a fare altro che piangere. Non riuscivo a perdonarmi per non averlo notato, per non averla aiutata. Le inviai due messaggi tra una lacrima e l’altra. Forse avevo finito tutta l’acqua che avevo in corpo. Su uno scrissi semplicemente << Mi dispiace, per tutto. Per non averlo notato. Per non averti aiutato. Ti prego perdonami >> e poi un altro, più colmo di sentimenti:
 << Perché? >>



Angolo dell'autrice:
Sciao a tutti quanti! Come al solito grazie per aver leto e AAAAAH! Ve l'avevo detto che il quarto sarebbe stato più movimentato! Ne, voi non mi credevate uwu xD   Che ve ne pare? Ci ho messo una vita per fare questo capitolo D:     In ogni caso, spero che vi sia piaciuto eeeeeeeeh al prossimo capitolo! 
Un bacio a tutti :*

Ωmega~T

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Capitolo 5
*** Non soffre solo Demi... ***


Capitolo 5
 
Non soffre solo Demi…
 
Demi:
Quel posto era così freddo. C’erano per lo più adulti, ma anche ragazzi. Donne, uomini, Non riuscivo a capire cosa ci fosse nei loro occhi. Tristezza? No. Felicità? No. Entrammo in una stanza, dove un tipo stava seduto una sedia e accanto a lui una sottospecie di lettino. No, non lo avevano fatto davvero. Ero da uno psicologo? Decisamente… Mi fece “accomodare” e mi disse di raccontargli tutto. Bhe, non avevo molto da dire, ero vittima di bullismo. Successivamente mi portarono in un stanza con anche altra gente. Sapevo cosa fosse, stava spesso nei film. Era uno di quei posti dove tutti a turno dicevano i loro problemi. Non riuscivo a guardarli negli occhi. Loro magari soffrivano davvero, io mi tagliavo per egoismo. D’altronde cosa è se non egoismo tagliarsi perché qualcuno t’insulta? Sentii che anche gli altri ragazzi avevano i miei stessi problemi. Mi consolò un po’. Beh, non successe altro. Per l’appunto parlammo e poi basta. Quando mia madre mi venne a prendere le dissero di farmi usare delle medicine. Non ho altro da dire
 
 
Selena:
Terzo giorno di scuola. Quest’anno è iniziato proprio di merda. Cammino per i corridoi, vado in bagno, frequento i corsi, ma è inutile, nella mia testa sta solo Demi. Non riesco ancora a capacitarmi del fatto che una persona cui voglio bene soffra così tanto. E non penso mi perdonerò mai per non averla aiutata prima, per non aver notato cosa succedeva davvero. Era sempre così serena che era impossibile capire quanto dolore provava. Sbattei un ragazzo e caddi a terra. Lo stronzetto mi disse < Guarda dove metti i piedi, puttana! >. Mi alzai velocemente e gli diedi un pugno. Tutti i ragazzi nel corridoio si erano fermati a guardare. Il tizio (della squadra di football) era a terra sanguinante. Guardai la mia mano manco fosse un alieno. Davvero sferravo pugni così forti? Guardai di nuovo il ragazzo dolorante a terra e mi allontanai velocemente. Sentii il ragazzo urlarmi da dietro. Mi rincorse raggiungendomi. Mi spinse dentro lo sgabuzzino delle scope più vicino sbattendomi fortemente al muro. Si avvicinò a me e sbatté il suo bacino al mio sussurrandomi < Sei carina, non ti picchio, avrai un trattamento diverso >. Cominciavo davvero a spaventarmi. Si accanì al mio collo senza chiedermi niente e cominciò a morderlo. Era diverso da come lo faceva Demi nei miei sogni. Era doloroso. Lo spinsi ma fu inutile, si attaccò di nuovo a me. < Cattiva bambina > disse. Si abbassò i pantaloni. Cercai di non vedere girando subito la mia testa verso la porta. Mi risultò molto difficile dato che mi abbassò. La mia faccia era all’altezza del… di quel coso. Tenetti gli occhi chiusi. Lo spinsi di nuovo e di nuovo non ebbi successo. Ero disperata, era una situazione a cui non volevo partecipare. Lo sentivo ansimare sopra di me anche se non stessi facendo niente. Gli morsi violentemente la gamba e si spostò. In quell’istante scivolai verso la porta e riuscii ad uscire. Sbattei la porta alle mia spalle e scappai piangendo. Non sapevo neanche perché stessi piangendo, ma lo stavo facendo. Corsi nel bagno delle ragazze chiudendomi in uno dei cessi. Mi abbassai sulla tavoletta a mala voglia e vomitai l’anima. Ero rimasta traumatizzata dalla scenetta di prima. Si, decisamente non mi piacevano i ragazzi. Se per questo neanche le ragazze, fatta eccezione per Demi. Uscii da quella stanzetta dopo dieci minuti belli e buoni. Mi avvicinai al lavandino e mi sciacquai il viso e quel poco di capelli che si era sporcato. Mi guardai allo specchio e notai che avevo la zip dei pantaloni aperta. Il solo pensare a cosa stava cercando di fare quello stronzo mi faceva venire voglia di vomitare di nuovo. Fortunatamente i pantaloni erano attillati e non si erano abbassati, e dato che stavo correndo penso che non l’avesse notato nessuno. Adesso il problema era: che diamine avrei fatto ora? Mi rifiutavo di dirlo a mia madre, è un po’ come dire che per la prima volta ti è venuto il ciclo, non glielo dici ma lo scopre da sola in un modo o nell’altro. Solo che in questo caso non l’avrebbe scoperto. Dirlo ai prof? Non lo so, ci avrei pensato sopra. L’avrei detto a Demi, ovvio.
Rimasi per tutta l’ora nel bagno, tanto era l’ultima.
 
 
Demi:
Volevo uccidermi. Non solo lo avevano scoperto i miei genitori ed ero in rehab, ma presto l’avrebbe saputo mezzo mondo in un modo o nell’altro. Mi facevo schifo da sola, e sapevo che se avessero saputo che mi tagliavo mi avrebbero preso in giro ancora di più.
Salii in bagno cercando riparo in qualcosa che non stava: le lamette. Le avevano tolte. Scesi velocemente per andare in cucina trovandola con dispiacere chiusa a chiave. Ritornai in bagno cercando di vomitare, ma non ci riuscivo. Aprii un cassetto del comodino, dove tenevamo i cosmetici e altre robe utili trovando ciò che cercavo. Medicine. Svuotai il barattolino sulla mia mano e aprii la bocca. Probabilmente quella dose tutta insieme mi avrebbe ucciso. Non sapevo neanche che pillole fossero. Ma poi se fossi morta avrei fatto un piacere a tutti:  una bocca in meno da sfamare per i miei genitori, una camera tutta per se per Madison, una vittima in meno per le bulle, un’alunna in meno per i prof, una rompi in meno per Sel… Selena. No, lei non avrebbe voluto che lo facessi, ci sarebbe stata male se fossi morta, e io non avrei potuto più vederla. No, lei mi diceva di essere forte. Chiusi la bocca e lasciai cadere a terra le pasticche. Mi sedetti a terra poggiandomi al vetro della doccia. Sentii bussare, era mia madre. Non risposi. Cercò di aprire ma la porta era chiusa a chiave. Abbassò di più la maniglia una o due volte e poi cominciò a bussare violentemente. Sapeva che ero la dentro. Continuai a non rispondere.< DEMI. DEMI APRI. TI PREGO APRI QUESTA CAZZO DI PORTA. APRI! > cominciò ad urlare. Mi ritrovai con la testa tra le ginocchia in posizione supina a piangere. Non sapevo perché non rispondevo, perché non le facevo sapere che ero ancora viva e non mi stessi facendo del male. Semplicemente le parole mi si bloccavano in bocca. Dopo qualche minuto mi alzai e girai la chiave aprendo così la porta. Fui travolta da mia madre. Mi abbracciò e rimase incollata a me per tipo dieci minuti. Poi guardò a terra trovando le pilloline. Le guardò spaventata e si girò verso di me. Scossi la testa in modo da far capire che era tutto ok. Mi abbracciò di nuovo e mi disse di andare in camera mia a riposarmi. E che la cena sarebbe stata pronta tra mezz’ora. Mi buttai sul letto addormentandomi subito. Non cenai quella sera, nonostante i numerosi tentativi di mia madre di svegliarmi per farmi mangiare.
Il giorno successivo non sarei andata a scuola. E Selena e famiglia sarebbero venuti a trovarci.


Angolo dell'autrice:
Grazie per aver letto, nonostante ciò questo capitolo proprio non mi piace, e scommetto che non piacerà neanche a voi :/   Cercherò di rifarmi col sesto. Un bacio <3
Omega-T

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Capitolo 6
*** Non è finita qui -parte 1- ***


Capitolo 6

Parte 1
 
Non è finita qui
 
Selena:
Non riuscivo a pensarci. Anzi, non riuscivo a non pensarci. Oramai pensavo sempre alle stesse cosa: Demi e quello spettacolino a cui avevo assistito qualche giorno. Non avevo ancora capito quale fosse la cosa giusta da fare. Teoricamente avrei potuto fare tutto, o più o meno. Avrei potuto scriverlo su internet e sputtanarlo davanti a mezzo mondo. Perché se anche non avevo moltissimi fan Perez Hilton sarebbe riuscito a farlo sapere ad almeno tutta l’America. Nonostante ciò non facevo nulla, avevo paura. Avevo pensato qualche volta di dimenticare il tutto con le droghe o tagliandomi, ma quella cosa era successa prima e non nel momento in cui mi fossi drogata, e non l’avrei dimenticata ma avrei solo peggiorato le cose. La seconda opzione era accettabile, ma non potevo farlo. Non che mi importasse della mia salute o di cosa avrebbero pensato i miei genitori, ma non lo potevo, non lo dovevo fare per Demi. Con quali occhi sarei riuscita a guardare una persona che era appena entrata in Rehab mentre io stessa mi auto lesionavo? Non dovevo farlo perché lei me l’aveva chiesto, qualche giorno prima. Le avevo detto che stavo soffrendo senza specificare perché, e lei mi aveva detto << Selena ti prego, non autolesionarti. Ti prego. Parlane con un adulto se è un problema serio, ma non tagliarti. Per favore. >> E come potevo farlo dopo che mi aveva pregato di evitare quell’ipotesi?
Mentre ci pensavo su mi stavo vestendo, o meglio, cambiando. Era già passata qualche settimana dal primo giorno di scuola ed era uscito fuori che in realtà avevo solo una contusione al polso, e che quindi sarebbe ritornato tutto normale in poco tempo. Mi stavo vestendo perché andavamo a trovare Demi. Non ci andavamo da un bel po’, e dati gli ultimi avvenimenti i miei avevano deciso di lasciare i genitori di Demi da soli per un po’, ma erano passati abbastanza giorno per andarla a trovare e vedere come stessero tutti.
Entrammo in macchina e subito sentii lo stomaco bloccarsi. E non era per il mal d’auto. Era da secoli che non vedevo Demi, e non avevo idea di comportarmi. Parlare della sua riabilitazione o no? Chiederle “come va?” decisamente no, era abbastanza scontato che stesse in tutti i modi tranne che bene. “Ehi, sono stata quasi stuprata” no, decisamente no. L’avrebbe detto i miei peggiorando le cose. Beh, prima o poi avrei dovuto dirglielo. Non mi andava di farglielo scoprire indirettamente, come io avevo scoperto del suo problema …  Probabilmente l’avrei semplicemente abbracciata come tutte le volte, saremmo andate in camera sua come tutte le volte, e avremmo fatto ses- intendevo giocato, parlato e ascoltato musica come tutte le volte. Avrei voluto tanto concludere la frase che ho interrotto, ma purtroppo non era vero. In realtà non sapevo neanche se sarei riuscita ad abbracciarla senza saltarle addosso e baciarle anche il resto oltre la guancia. Cavolo, sono proprio innamorata cotta con tanto di frutta e dessert. Tirai fuori il cellulare e mi specchiai. Avevo una matita leggera e un po’ di eye-liner, anche se non me l’ero messa solo per venire qua. Oggi a scuola c’è stata una di quei laboratori senza senso a cui tutti dovevano partecipare, ed il tema di oggi era la moda, quindi avevano scelto le ragazze più belle secondo una votazione per far fare loro una sottospecie di sfilata. Ovviamente ero tra quelle dieci ragazze votate, al 4° posto, anche se sinceramente secondo me dovevo stare almeno al 2°, almeno. Dopodiché decisi di addormentarmi. Mi stesi sui sedili della macchina (piegando le gambe) accoccolandomi nelle braccia di Morfeo.
Mi svegliai da sola verso l’una e mezzo di notte, vidi l’orario dal cellulare. All’inizio avevo la mente ancora appannata, ma poi mi svegliai di scatto rizzandomi in piedi (ovviamente è un modo di dire, solo i bambini di tre anni. Guardai mio padre, poi mia madre e urlai < Che diamine è successo?! > Mio padre ridacchio e mia madre rispose tutto d’un fiato < Siamo arrivati a casa di Patrick e Dianna ma stavi dormendo. Abbiamo provato a svegliarti ma è stato del tutto inutile, continuavi a ronfare come un orso in letargo, così noi ci siamo divertiti e tu hai dormito >  …
Un impeto di rabbia mi assalì. Rabbia susseguita subito da tristezza. Non potevo crederci, settimane e settimane che non ci vedevamo e viene fuori che quegli idioti dei miei genitori non erano riusciti a svegliarmi e non avrei rivisto Demi per un altro mese, se siamo positivi. Non riuscivo neanche a parlare, ero semplicemente senza parole. Mi ricomposi sedendomi al sedile centrale e con un filo di voce chiesi < E Demi? >. Mia madre ridacchiò e rispose < Dovevi proprio vederla: era così delusa. Era decisamente triste, così tanto che ha provato anche lei a svegliarti – e con questa mi zittì dato che stavo per chiedere perché non avevano chiesto a Demi di svegliarmi – fallendo miseramente. Quindi se n’è andata tutta cupa in camera sua ed è restata li per tutto il tempo, non ci ha neanche detto come andava la riabilitazione così da potertelo riferire >. Ascoltai quelle parole senza fiatare. Ognuna di esse sembrava una pugnalata al cuore. Anzi, una pugnalata al cuore sarebbe stata meglio, almeno non ne avrei subito le conseguenze. Una lacrima cominciò a scendermi dall’occhio destro, poi una dall’occhio sinistro. Mi si sbavò tutto il trucco, ma in quel momento me ne fregava meno che niente. Ancora non riuscivo a crederci. Cominciai a singhiozzare in silenzio, mi coprii la bocca con la mano ed improvvisamente piansi tutte le lacrime che mi erano avanzate dai giorni precedenti. All’improvviso sentii mia madre urlare < RICARDO CAZZO! > L’unica cosa che vidi furono due fari davanti a noi e la macchina che usciva dalla strada, poi non vidi nient’altro.
 
 
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Capitolo 7
*** Non è finita qui -parte 2- ***


Demi:
Quelle parole echeggiavano nella mia testa come un pugnale che mi colpiva al cuore. < Hanno avuto un incidente… Selena è in ospedale… I medici stanno facendo del loro meglio… La situazione non migliora… >. Non riuscivo a sopportarlo. Diedi un calcio al muro di cartongesso rompendolo, presi a pugni la porta, senza ottenere nulla se non le nocche sanguinanti, buttai a terra il comodino e tutti i libri sugli scaffali. Venni fermata a forza da mia madre. Io, non ci capivo più niente. Avevo un mal di testa tremendo e la vista era offuscata dalle lacrime. Sentii chiamarmi. Era Selena. Dovevo avere le allucinazioni. Quella voce si fece sempre più forte…
 
 
Selena:
Mi svegliai di soprassalto rizzandomi in piedi e sbattendo fragorosamente la testa al tettuccio della macchina. Stavo ansimando ed ero sudata, manco avessi appena finito una corsa. Dovevo essermi mossa molto nel sonno perché mia madre mi guardava strana. < Hai avuto un incubo Sel? > mi domandò. Non le risposi, semplicemente mi ristesi sui sedili e cercai di calmarmi. Cosa abbastanza difficile. Il realismo dei miei sogni era diventato sempre più preoccupante, prima o poi mi sarei ritrovata a baciare Demi, dire “fanculo” alla prof o morire in un incidente stradale senza accorgermi di non star sognando.
Guardai fuori dal finestrino trovando la casa di Demi a pochi isolati. Parcheggiammo e ad accogliermi fu solo la madre di Demi, la quale dispiaciuta mi disse < Selena mi dispiace tanto ma Demi ha la febbre, prima stava urlando nel sogno e ha pianto, avrà avuto un brutto sogno. – capì il mio sguardo e continuò – puoi andare in camera sua e provare a svegliarla, ma non ti assicuro niente >. Appena finì la frase mi avviai subito verso camera sua. Quando entrai la vidi nel suo letto, con un panno bagnata sulla fronte. Mi avviai piano, non volevo svegliarla, e tolsi il panno per cambiare l’acqua. Era bollente. Le poggiai la mano sulla fronte ed ebbi la certezza che aveva almeno quaranta di febbre. Stava dormendo, quindi non si sarebbe accorta di nulla. Mi avvicinai al suo viso. Sentivo il suo respiro. Mi avvicinai ancora di più. Stavo per farlo, finalmente l’avrei fatto, quello che desideravo da tanto, avrei potuto baciarla. Avrei potuto realizzare uno dei miei sogni. Rimasi in quella posizione per qualche secondo, poi ritirai la testa indietro. Non volevo che fosse così, volevo che il giorno in cui l’avrei baciata entrambe ne saremmo state consapevoli. Strano ma vero avrei preferito non parlarle più invece di portare su di me quel peso. L’avrei fatto un giorno, ma quel giorno non era oggi. Quasi quasi mi dispiaceva di non averla baciata in quel momento, ma avevo preso una decisione. Strizzai il panno bagnato e glielo rimisi in fronte. < Demi? > dissi, < Sei sveglia? > continuai. La vidi muoversi lentamente.
 
 
Demi:
Aprii gli occhi e accanto a me trovai la persona che meno mi sarei aspettata di trovare. Selena mi guardava seduta sul mio letto, stringendomi la mano. < Buongiorno bell’addormentata > mi disse scherzosa. Sorridemmo e poggiai la mia schiena allo schienale del letto uscendo da quello che era solo un groviglio di coperte. Vidi Selena osservarmi quasi stupita, e mi accorsi solo allora che ero in reggiseno. Presi subito una maglietta dal comodino e la indossai velocemente, con Sel che rideva di sottofondo. < Dovevi vedere la tua faccia! Sei diventata tutta rossa! Ti ho già vista in biancheria intimo, lo sai vero? > disse ridendo. Le risposi < Beh, comunque avevo freddo > facendole la linguaccia. < Non lo so io ora, ti piaceva vedermi così? > azzardai accorgendomi solo in seguito di quello che avessi chiesto. Mi guardò strana aprendo leggermente la bocca e balbettò un no, nonostante un altro tipo di risposta non mi sarebbe dispiaciuta.
Avevo ancora la febbre ma decisi di alzarmi, d’altronde Selena e famiglia erano venuti fino a qua, non potevo lasciare loro figlia delusa.
Una volta vestita scendemmo trovando i nostri genitori già bell’e vestiti. < Andiamo da qualche parte? > chiesi stupidamente. < Una passeggiata > rispose mio padre, < Venite? > continuò. Annuimmo. Mia madre guardo Selena e disse < Sei riuscita a svegliarla? Wow, è un orso quando dorme >. Io girai lo sguardo annoiata, mentre Selena rispose ridendo < Ho un potere speciale > e facendomi il solletico pur di farmi ridere.
                Madison stava con Dallas, o meglio, Dallas aveva convinto Madison a stare con lei per lasciarmi in pace con Selena. Così ci avviammo in città. Subito io e Sel ci separammo dal resto del gruppetto andando verso il parco. Erano circa le cinque e a quell’ora stava davvero molta gente in città. Camminammo per circa mezz’ora prima di fermarci su una panchina. Stavamo parlando del più e del meno, fino a quando loro non spuntavano. < Guarda chi sta, la nostra cessa preferita. Vedo che sei ingrassata ancora. Chi è quella la, l’amichetta? >. Abbassai lo sguardo facendo finta di niente, ma Sel non fu del mio stesso parere. Si alzò con aria di sfida, guardò le due ragazze e disse < Allora razza di puttane decerebrate, come volete che vi chiami? Aspettate, vi suggerisco dei nomi: allora, troie, come già citato puttane o decerebrate, anoressiche, cesse, totali deficienti, trimoni,  teste di cazzo,  faccia di culo, feccia, feccia della feccia o feccia della feccia della feccia? Mi dispiace ma mi vengono in mente solo queste. Ma poi che coraggio avete ad insultare una ragazza per dei problemi suoi che è un’attrice, cantante, che ha pubblicato un album e conosciuto molti attori, mentre voi ve ne state in questa città a ballare come delle idiote in una scuola di merda che non fa nulla contro il bullismo e vi credete chissà chi mentre fate schifo. Ah, e l’amichetta qui presente è anch’essa un’attrice, quindi prima di giudicare fermati a pensare a chi sia meglio tra voi, e di sicuro non siete voi, che siete solo delle merde >. Rimasi semplicemente senza parole. Lei era riuscita a fare in un minuto quello che avrei dovuto fare io in cinque anni. Io semplicemente l’amavo. Una delle due, il cui nome mi fa schifo da dire, rimase qualche secondo senza parole, poi disse < Oh, vedi te, Demina Cicciona si fa proteggere dall’amichetta attrice... >. Non finì la frase perché Selena la spinse. L’altra delle due si avvicinò ma venne scansata dall’amica che disse < E va bene, vuoi fare a botte? >. Cercai di fermare Selena dicendo < Selena no! Non sai con chi ti stai mettendo contro … > ma fu inutile. Sel le si buttò addosso tirandole i capelli e dandole pugni sul corpo, ma l’altra si dimenò dando uno schiaffo a Selena, la quale rimase qualche secondo con la testa girata e la bocca aperta, per poi dare un calcio alla cheerleader che però la spinse forte buttandola a terra. Si mise a ridere e batté il cinque alle sue amiche, mentre io mi avvicinai a Selena. Le stava sanguinando il naso e la guancia era tutta rossa. Non potevo sopportare quella visione. Non potevo vedere Sel che soffriva. Potevano fare tutto quello che volevano a me, ma non a lei. Stava piangendo, e non di felicità. Mi alzai e lentamente mi avvicinai al gruppetto. < Oooh, Devonne ha imparato a camminare! O mio Dio, credevo sapesse solo piang- > presi la rincorsa e le diedi un pugno di quelli che non dimentichi[*]. Cadde a terra violentemente e le prese a sanguinare la guancia. Rimase a terra per un bel po’. Le sue amichette non si avvicinarono, bensì mi guardarono come se fossi un alieno. Andai vicino alla ragazza ancora a terra e le diedi due calci forti, per poi abbassarmi, afferrare il colletto della sua maglietta e cominciarle a darle pugni a destra e a manca urlando < PUOI FARE QUEL CHE CAZZO TI PARE CON ME, PUOI INSULTARMI, PUOI DIRMI DI ESSERE BRUTTA GRASSA, MA AZZARDATI ANCHE SOLO A SFIORARE LE PERSONE A CUI TENGO E GIURO CHE TI AMMAZZO! TI AMMAZZO, PUTTANA! >. Iniziò a piangere. Attirai l’attenzione della gente, compresi dei ragazzi che si avvicinarono a dirmi di smetterla, ma non gli diedi ascolto. Sentii Selena afferrarmi le spalle, inutilmente. Non mi stava dicendo niente, perché anche lei voleva vederle in quella condizione, ma era suo dovere fermarmi prima di combinare ulteriori guai. Mi afferrò dalla pancia per tirarmi indietro con tutta la forza che aveva. Non avevo mai notato che lei era molto agile e veloce, ma io forte e resistente. Lasciai andare la presa su quella ragazza ansimando, e mi girai notando quante persone mi stessero osservando. Spiegare loro cosa fosse successo sarebbe stata un’impresa impossibile, ma in quel momento non era il mio problema principale. Mentre una delle due ragazze era scappata, l’altra aveva preso coraggio e aveva deciso di “attaccarmi” mentre ero distratta. Mi aveva afferrato per i capelli e tirato, per poi darmi un calcio sulla schiena e un pugno. Era più forte della sua amichetta. Faceva dannatamente male. Selena riuscì a distrarla e in quel momento mi girai e la spinsi buttandola a terra, per poi avvicinarmi e calpestare non con il massimo della mia forza la sua pancia, lasciandola dolorante a terra a dondolarsi. Adesso il problema era spiegare il perché di quell’aggressione, ma semplicemente mi avvicinai verso Selena e la abbracciai. Fu un abbraccio pieno di dolore. Mi staccai solo per vederla di nuovo in faccia. Le stava ancora uscendo il sangue dal naso, la guancia era rossa e gonfia e stava piangendo, nonostante ciò sorrideva. Lei era forte, non come me. < Dovresti vederti, sembri appena tornata da un incontro di wrestling > dissi sorridendo. < Tu invece? Sei rossa e hai un taglio gigante sul viso fatto dal braccialetto con le borchie di quella tipa > scherzò. Effettivamente non me n’ero accorta che aveva un braccialetto con le borchie. Improvvisamente smessi di sorridere e cominciai a vedere tutto appannato prima di cadere a terra con Selena che mi chiamava. 


[*] http://media3.onsugar.com/files/2014/02/25/294/n/1922283/4275715cdd9bc81e_Glee.gif.xxxlarge.gif       < ------ più o meno


Angolo dell'autrice:
E rieccoci qua ad un nuovo capitolo! Non avete recensito l'ultimo :(  Vabbe, fa niente
Eravate rimasti sconvolti? :D Sappiatelo, per sta volta l'hanno scampata, ma potrebbe comunque succedere qualcosa di brutto u.u
Btw date un'occhiata alla "One-shot" che pubblicherò, sempre sulle Delena.
Grazie per aver letto fin qui <3

Ωmega~T
 

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Capitolo 8
*** Una (s)gradevole sorpresa -parte 1- ***


Capitolo 7
 
Una (s)gradevole sorpresa
 
Selena:
Erano passati circa quindici minuti dall’accaduto e Demi ancora non si svegliava, e i nostri genitori non erano arrivati. Cosa non avevano capito di “È urgente – venite subito – Demi…” (e poi era partita la linea)?  Era stesa sulla panchina e la fronte le bruciava. Avevo una cosa da dirle, ma non avrei potuto quel giorno, l’avrebbe scoperto da sola.
Una persona normale sarebbe incavolata del fatto di non poter passare quella giornata su cento con la sua migliore amica, ma io sapevo che stava male e non era colpa sua, e poi quello che era avvenuto poco prima aveva stancato anche me. Ripensai all’accaduto e un brivido attraversò il mio corpo. Era la prima volta che picchiavo qualcuno e che qualcuno picchiasse me per davvero, ma soprattutto era la prima volta che vedevo Demi così. Aveva sfogato tutto il suo dolore, l’aveva cambiato in rabbia, e diamine che rabbia! È stata fortissima! Purtroppo ho dovuto fermarla per evitare ulteriori guai ma mi sarebbe gustato molto vedere quella cagna morire dissanguata. Purtroppo non è morta, e anzi, si è appena alzata, ci ha lanciato un’occhiataccia e se n’è scappata lasciando a terra l’altra amica. Dicevo, è stata epica, e poi quante gliene ha dette, cavolo praticamente non dice mai parolacce in pubblico! E poi quando ha afferrato quella tipa per il colletto e ha cominciato a darle pugni a manetta è stato troppo epico e… decisamente eccitante. Quando le ho preso le spalle e l’addome per cercare di fermarla si potevano sentire i muscoli tesissimi, e sul collo le vene. E poi quando ha dato quel calcio sulla pancia? Stupendo! Abbassai lo sguardo sulla sua faccia: era sudata. Poveretta, aveva davvero la febbre a quaranta. Il graffio sulla guancia era ancora aperto ma non sanguinava. Mosse un po’ la testa e borbottò qualcosa. D’istinto le afferrai la mano. Sul palmo aveva ancora i segni delle unghie affondate nella pelle. Erano passati diciassette minuti dalla lite e aveva ancora quei segni, e questo per farvi capire quanto dannatamente forte erano i suoi pugni. Si girò verso di me e aprì gli occhi, dicendo qualcosa sottovoce che doveva essere “Selena, cosa è successo?”. Grazie alla mia capacità di leggere il labiale riuscii a capirlo e le risposi < Niente, tranquilla > facendo quel sorriso da ebete che fanno le mamme ai bambini quando sono appena usciti da un lungo intervento dal dentista. Non riesco a vederla così, sta proprio male. Pergo con tutto il cuore che i nostri genitori vengano presto e non solo perché Demi sta male, cioè, sì, soprattutto perché Demi sta male, ma anche perché giustamente ieri mi è venuto il ciclo e molto probabilmente mi sto sporcando tutta. Male che vada mi lego il giubbotto alla vita, tanto fa caldo.
Mi sento chiamare in lontananza e vedo la comitiva che si avvicina. Non mi alzo, sennò sveglierei Demi che ha la testa poggiata sulle mie gambe, quindi mi limito a sorridere nervosa. Dianna si avvicina e mi permette di alzarmi. Vengo travolta da mia madre, letteralmente. < Selena che diamine è successo?! > dice per poi afferrare la mia faccia e portarsi una mano alla bocca spalancata. Non parla, ma mi riabbraccia.
Dieci minuti dopo siamo a casa di Demi, la quale si è svegliata, ha preso un qualcosa per la febbre ed è venuta con noi in salotto per spiegarci cosa è accaduto. In realtà lei sta semplicemente poggiata a me mentre spiego, ma la cosa non mi dispiace. < Ecco, prima stavamo tutte tranquille sedute su una panchina del parco e a un certo punto arrivano le ragazze che prendono in giro Demi. La offendono e io mi alzo rinfacciando loro che le sottoscritte sono attrici e Demi anche una cantante e ha venduto un album, e che quindi dovrebbero starsene un po’ zitte, ma poi hanno continuato a insultarci e là mi sono incaaaaaavolata – stavo per dire un’altra cosa… - e abbiamo cominciato a picchiarci ma poi lei mi ha buttato a terra con un calcio se non ricordo male e, beh, ora sono così – dissi indicando la mia faccia e facendo un sorrisetto – e poi Demi si è incavolata pure lei, si è alzata e le tipe hanno detto qualcosa tipo “Non sapevo sapesti camminare” ma non hanno finito, o meglio, non ha finito la frase perché questo splendore che qui dorme – uno splendore che sentì la frase e sorrise – ha preso la rincorsa e le ha dato un pugno talmente forte che la tipa è letteralmente volata in aria per poi cadere con un tonfo. Poi Demi le si è avvicinata, si abbassata su di lei, le ha preso il colletto e ha cominciato a darle pugni a destra e a manca dicendo esattamente queste parole: “puoi fare quel che cazzo ti pare con me, puoi insultarmi, puoi dirmi di essere brutta, grassa, ma azzardati anche solo a sfiorare le persone a cui tengo e giuro che ti ammazzo! Ti ammazzo” – non specificai la parola che aveva detto alla fine – e poi l’ho fermata ma l’altra ha provato a farle male e, penso abbiate capito che abbia steso anche lei > fu la mia descrizione di ciò che era accaduto. I nostri genitori rimasero scioccati da questa descrizione, e Demi mi disse nell’orecchio < Forse non dovevi essere così precisa nei minimi dettagli, bastava dire che abbiamo fatto a botte con delle bulle, anche perché ora mi faranno il cazziatone che ho detto delle parolacce >. Il fatto che lei mi parlasse nell’orecchio mi fece rabbrividire. Se non fosse stato per la presenza di altre persone a quel punto l’avrei già baciata, perché era troppo dannatamente irresistibile. Ripoggiò la sua testa sulla mia spalla ed ebbi un brivido. No anzi, non un brivido, uno scatto, perché stavo davvero per saltarle addosso, ma a fermarmi fu sentire mia madre che diceva una cosa nell’orecchio a mio padre, il quale mi disse < Selena, sappiamo che volevi solo aiutare Demi ma non dovevi picchiarle >. Inarcai le sopracciglia e lo guardai male, poi continuò < Quindi sarai in punizione per un mese >. Cercai di ribattere ma Patrick continuò < In quanto a Demi, dopo ci parleremo noi. Avete fatto davvero una cosa sbagliata > e a quel punto mi rizzai in piedi disturbando Demi dal suo stato di dormiveglia e urlai < Sbagliato?! A me non pare che sia sbagliato provvedere al bullismo!  O, mi dispiace se per voi bisogna reagire solo con le parole! Ma, sapete cosa? LE PAROLE E BASTA NON FUNZIONANO! QUI BISOGNA AGIRE! Adesso dimmi papà, non sei tu in primis che da ragazzo difendevi i tuoi amici picchiando i bulli? Almeno non smentire ciò che dici! Basta, io ne ho le palle piene di ‘sta storia. Fanculo a tutti e buonanotte! > esclamai tutto d’un fiato. Ah, non vi ho detto che sarei potuta restare a dormire da Demi. Salii le scale e mi girai solo per vedere quest’ultima che salutava sconsolata i genitori e mi seguiva. Entrammo in camera sua e si sedette sul letto, distrutta. Io cominciai ad urlare cose a caso con Demi che cercava di zittirmi. < NON È POSSIBILE! DICO, TU SEI BULLIZZATA E NON PUOI NEANCHE REAGIRE, DEVI STARE LA A DIRLO AI PROF E NON FARE NIENTE! A SOFFRIRE! NON È- > < SELENA FAI SILENZIO CA-CCHIO! > urlò Demi. Mi girai verso di lei e mi accomodai sul letto dispiaciuta mormorando < Mi dispiace, è che mi fa troppo male vedere che soffri >. Mi guardò dritto negli occhi per poi abbassare lo sguardo e dire < Non ti devi scusare, sono felice che tu ci tenga così tanto a me. In ogni caso, tu resti qua a dormire no? Allora godiamoci questo pigiama-party! >. E così abbiamo fatto! Ci siamo divertite un casino! Abbiamo visto film, telefilm, visto canzoni, e poi ci siamo truccate, si, ci siamo truccate.
 
 
Demi:
Si stava truccando sul mini-specchio in camera mia, e io ero mezza-cotta. Anche se avevo preso una medicina, la febbre era ancora alta, e nonostante ciò ero ancora la in piedi. Non sarebbe capitato spesso un pigiama-party tra noi due, quindi me lo dovevo godere il più possibile. Si girò e rimasi senza fiato. Era bellissima. Aveva un leggero eye-liner e una ciocca di capelli neri le copriva un occhio. Era semplicemente una dea. Qualcosa partì in me, una sensazione che non avevo mai provato prima, e che non riuscii a frenare, e mi alzai di scatto…
 
 
 
Selena:
E lo fece, mi baciò…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Pugno del capitolo scorso mi sono ispirata a questo: http://media3.onsugar.com/files/2014/02/25/294/n/1922283/4275715cdd9bc81e_Glee.gif.xxxlarge.gif
Per Demi e Selena truccate:http://images2.fanpop.com/image/photos/10200000/slena-and-demi-wallpapers-selena-gomez-and-demi-lovato-10252219-800-600.jpg



Angolo dell'autrice:
Soddisfatti? Ahahahah
Vi ricordo che sono molto sadica...... quindi, aspttatevi di tutto di più nel prossimo capitolo. Lo so che questo è corto, ma volevo farlo finire così e non sapevo che altro scrivere.

Come al solito, grazie per aver letto fino a qui eeeeeeeeee al prossimo capitolo! Miraccomando, recensite!
Love you all <3


 
 
 

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Capitolo 9
*** Una (s)gradevole sorpresa -parte 2- ***


Demi:
M’incollai alla sua bocca come una bestia bramosa di passione. Io non volevo, io DOVEVO farlo, ne avevo bisogno. Non era come me l’ero immaginato, beh, a dir la verità non me l’ero immaginato ma fa niente. Odorava di fragola, sapeva di fragola. Era il suo profumo preferito, lo indossava sempre. E ovviamente a me non dispiaceva. Era passato qualche secondo e ancora non si era staccata. Normalmente mi sarei fatta qualche domanda, ma in quel momento, me lo volevo solo godere quel momento. E si mosse. Poggiò una mano sulla mia spalla e decisi di staccare le labbra, per approfondire il bacio. Non se lo fece ripetere due volte. La sua lingua piombò dentro la mia bocca e, ok perdonatemi ma è imbarazzante, cominciò a “esplorarla”. Volevo rimanere in quella posizione per sempre. < De- … >. Io e Sel ci girammo di scatto trovando Dallas che ci fissava, scandalizzata. Le sue guance divennero rosse e se né andò, sbattendo la porta. Le corsi dietro chiamandola, ma sembrava non volermi dare ascolto. Entrai a forza in camera sua e mi urlò contro < Demi ma che cazzo fai?! > e io le urlai di risposta < Dallas calmati! >. < No io non mi cal- > < Non lo so neanche io che diamine stessi facendo ok? Mi vuoi ascoltare, per favore!? >. Sembravamo dei titani che litigavano. < Perché non me l’hai detto? > mi chiese Dallas desolata. < Detto cosa? > risposi. < Che ti piacciono le ragazze, genio. > < Ma cos- a me non piacciono le ragazze! > < Ti ho appena beccata a baciare Selena! > < Abbassa la voce! A me non piacciono le ragazze, e neanche i ragazzi, a me piace Selena >. Ci fu un lungo minuto di imbarazzante silenzio, interrotto da mia sorella che disse < E che hai intenzione di fare? Devi fare… beh, hai capito…? > e io risposi < Coming out? No, almeno, cercherò di capire cosa veramente provo per ora >. Un altro minuto di silenzio. < Adesso vattene dalla mia stanza, idiota > disse sorridendo e dandomi uno scappellotto sulla nuca.  < Almeno bacia bene! > la sentii dire mentre uscivo dalla sua camera. Beh, l’ha presa bene, spero. Ritornai in camera mia, chiusi la porta e Selena mi si buttò addosso. Ricambiai l’abbraccio, e sentii lentamente la mia spalla bagnarsi. Mi staccai per guardarla negli occhi, ma non ce la faceva. Guardava in basso, a sinistra, a destra, ovunque tranne che nei miei occhi. I suoi per di più erano pieni di lacrime, quindi molto probabilmente non ci vedeva niente. < Ehy, Sel guardami… > dissi cercando di attirare la sua attenzione. < Demi mi dispiace io non dovevo farlo! Non è corretto! Ti prego perd- > poggiai di nuovo le mie labbra sulle sue. Era come se non potessi resistere. A mala voglia mi staccai e con il tono più dolce che avessi dissi < Sel calmati, sono stata io, tu hai solo accettato, e, a dir la verità, non me ne pento e lo rifarei altre mille volte > inevitabilmente sorridendo e poggiando le mie mani sulle sue guance. Non sapevo davvero cosa stessi facendo, e sapevo che ne avrei subìto le conseguenze, ma in quel momento non mi importava. Era così bello poterle stare così vicino, il mio cuore non hai mai battuto così forte prima di quel momento, e fino ad ora. Questa volta fu lei ad agire, baciandomi. Sentii la faccia essere bagnata dalle sue lacrime calde, ed era bello, perché sapevo che quelle lacrime erano di felicità. Certo che era incredibile da pensare: “Demi Lovato bacia Selena Gomez” scritte sulle pagine di tutti i giornali sarebbe stato decisamente peggio di qualsiasi altra cosa mi fosse capitata a scuola. Ma alla fine ero a casa mia, e le tende erano chiuse, quindi nessuno fuori avrebbe potuto vederlo. Passarono cinque minuti buoni prima che entrambe ci staccammo per respirare decentemente. Selena con la sua solita ironia disse < Sono senza fiato > mentre le diedi uno schiaffetto sulla guancia ridendo. Sentimmo mia madre salire le scale e ci buttammo sul letto accendendo velocemente il portatile e andando sul primo sito che ci venne in mente, facebook. Mia madre entrò e ci girammo di scatto. < Oh ma voi due sempre insieme state? Dai su, ognuno nel proprio letto > disse indicando a Selena il letto che aveva preparato per lei. Guardai Sel e le feci un cenno, e si decise a parlare. < Signora madre di Demi – non sapeva mai come chiamarla – mi dispiace per la sfuriata che ho fatto prima io ero solo- > < O, non scusarti cara, ti posso capire, piuttosto dovrei arrabbiarmi con Demi > disse poi lanciandomi un’occhiataccia. Selena mi stava per chiedere perché avrebbe dovuto sgridare me ma mia madre la fece “accomodare” nel suo letto e ci diede la buonanotte. Da lontano la sentii dire < E non fate casino sennò vi faccio pulire tutta la casa domani mattina! > a cui risposi con un sonoro “Maaaaaaa’!”. Selena stava ridendo, e dopo qualche minuto me la ritrovai di nuovo nel mio letto, ma mi guardava seria. Le lanciai uno sguardo interrogativo e rispose < Tua madre ha detto che si sarebbe dovuta incavolare con te ma sul suo volto non c’era traccia di rabbia quindi non era per quella lite, ma per qualcos’altro, dato che sembrava dispiaciuta >. Realizzai la frase e le risposi < Ahemmm, ecco, lunga storia, ma tanto non ti interess- > avvicinò la sua faccia alla mia tenendo una distanza pericolosa e mi disse < Io non sapevo che tu ti tagliavi, adesso dimmi che altro è successo >. Aspettai un minuto prima di rispondere < Ecco, io non le avevo detto che delle ragazze mi prendevano in giro >. Si allontanò subito da me per poi urlarmi < Perché non gliel’hai detto? Sei un’idiota! >. La guardai triste e poi abbassai lo sguardo. < No io, non volevo offenderti, è solo he dopo tutto ciò che è successo, non voglio che ti succeda qualcosa > ribatté lei. Sorrisi e le dissi < Giuro che ti dirò sempre cosa mi succede di brutto okay? > sembrò consolarla e continuai < Sei sempre così dolce con me. Sei l’unica al di fuori della mia famiglia che mi tratta bene praticamente > e subito mi disse una cosa che mi lasciò senza parole:
 < Ti amo >




Angolo dell'autrice:
Si lo so che è corto ma mi ci vorrà un po' di tempo per pubblicare il resto. Eggià, questo capitolo sarà diviso in tre parti. Pubblico questa perché sono sicura che passerà un po' di tempo prima che lo finisca e poi voi mi ignorate :( 
Vabbè, spero che questa parte vi sia piaciuta, ci ho messo due secoli per scriverla, e ne sono soddisfata u.u
Dopo questo come al solito grazie per aver letto fino a qua e alla prossima parte!
Love you all <3


Ωmega–T

 

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Capitolo 10
*** Una (s)gradevole sorpresa -parte 3- ***


 
Selena:
Lo dissi senza pensarci su. E sbagliai, poiché Demi non rispose, bensì rimase a guardare il pavimento sorridendo. Stavo per chiederle scusa quando mi abbracciò e mi fece stendere sul letto, poggiando la sua testa nello spazio tra la mia di testa e la mia spalla. Ci addormentammo così, o meglio, ci mettemmo così e rimanemmo così, perché io non mi sono addormentata fino a qualcosa tipo le sei e penso che lei abbia fatto la stessa cosa. Insomma, non penso che nessun’essere umano sarebbe riuscito a dormire decentemente dopo quella giornata. Fu una notte stressante, cioè, da un punto di vista è stata rilassante, ma ho avuto l’ansia di fare o dire qualcosa di sbagliato – anche se l’avevo già fatto – per tutto il tempo, quindi sono stata immobile ad accarezzarle i capelli e basta, fino a che non sono riuscita a resistere e ho chiusi gli occhi nelle braccia di Morfeo.
Quando aprii gli occhi Demetria si era già alzata, anche se nel sonno non l’avevo notato. Ero girata verso la porta, sul mio fianco sinistro, e quando mi alzai i miei capelli sulla parte sinistra della testa erano tutti schiacciati. Mi girai verso l’altro lato venendo accecata dalla luce del sole che entrava dalla finestra. A giudicare da quel sole dovevano essere le dieci o le undici. Nonostante la luce nei miei occhi riuscii a distinguere una figura che doveva essere Demi. Era seduta sul letto dove avrei dovuto dormire io e leggeva, ma non si era accorta che mi ero svegliata. Cercai di dire qualcosa ma la gola era troppo secca e dalla mia bocca uscì solo uno strano verso che fece girare di scatto la mia amica. Mi sorrise e mi disse < Chi è la bella addormentata ora? >. Le sorrisi di rimando facendole una smorfia e mi alzai. Scendemmo e facemmo colazione parlando con la madre di Demi di come il sapone per piatti non fosse più lo stesso di una volta. Una volta finita questa, decidemmo di andare di nuovo in camera sua a parlare del più e del meno. Mio padre sarebbe venuto a prendermi a mezzogiorno, quindi avevamo ancora qualche ora, quindi decisi di farmi avanti. < Quindi? > le chiesi. Mi guardò interrogativa, per poi capire di cosa stessi parlando. < Non lo so > mi rispose. < Perché hai risposto al mio bacio? > < Perché me lo hai dato? > ci chiedemmo a vicenda. Stava pensando la stessa cosa che stavo pensando io, a veder la sua faccia. “L’ho fatto perché ti amo”. Era l’unica risposta, ma ci limitammo ad abbassare lo sguardo imbarazzate. Ci fu un lungo minuto di silenzio, interrotto da Dianna che bussò alla porta e disse < Selena sono arrivati i tuoi genitori >. Annuii triste e mi alzai prendendo la mia roba. Prima di uscire mi girai verso di Demi e dissi < Quindi? >. Rispose <  Dimentichiamo >. Si, rispose proprio “dimentichiamo”. Se foste stati là avreste sentito il mio cuore rompersi in cinquecentocinquantamila pezzi, ed è anche poco. La guardai malissimo, come ti guarderebbero i tuoi se andasti da loro a dire “Mamma, papà, sono stata bocciata, sono incinta e sono bisex”.  Si alzò e si avvicinò a me, ma la scansai malamente facendo un segno di rifiuto con la mano. Balbettai qualcosa, ma uscii correndo dalla camera e scesi le scale, ritrovandomi nel cortile. Non mi girai, anche se la sentivo chiamarmi. Presi un grande respiro ed entrai in macchina. < Ehy Sel > disse mio padre. Cercai di rispondere, ma dalla mia bocca uscì solo un verso strozzato. Si girò verso di me, ma nascosi velocemente la mia faccia tra le mie ginocchia e, tra una lacrima e l’altra (praticamente un millesimo di secondo) gli dissi di andare via da quel post stramaledetto. Non se lo fece ripetere due volte e schiacciò l’acceleratore, salutando con un gesto Dianna. Per tutto il tempo non feci altro che piangere e bagnare completamente le maniche della giacca e i pantaloni. Ero in uno stato penoso, con il naso rosso e gli occhi consunti dalle lacrime. E non riuscivo a fermarmi! Diamine se non riuscivo a fermarmi. Tra le due ero io la ragazza forte, quella che non piangeva mai, quindi quelle erano tutte le lacrime che avevo conservato in passato. Avevo spento il cellulare, dato che mi arrivavano messaggi e chiamate a catena. Improvvisamente mi ricordai di quello che le dovevo dire. Come diamine avrei fatto lunedì.
 
 
Demi:
Mi faceva male la fronte. Molto. E anche i polsi, le braccia. Non riuscivo neanche a credere a quello che avessi detto. Ero stata così stupida, era solo che davvero non sapevo cosa dire. Non rispondeva né alle chiamate, né ai messaggi. Entrai velocemente in bagno e trovai quella piccola lametta, là in alto, nascosta. Ritornai di soppiatto in camera mia e mi buttai sul letto, tagliando tutte le mie braccia. Almeno così riuscivo a non pensare a quella dannata parola che avevo detto. Avrei potuto realizzare il mio attuale sogno, e invece rovinai tutto. Era da un po’ che non lo facevo, tagliarmi, quindi avevo perso l’abitudine di non urlare. Per i primi cinque segni riuscii a resistere, ma quando cominciai a passare da quelli già fatti, dalle cicatrici, cominciai a urlare, senza riuscire a resistere. Mia madre e Dallas corsero subito in camera mia, cingendomi con le loro braccia. Anche Maddie era accorsa, ma era troppo scandalizzata per entrare. Mentre mia madre mi urlava di smettere, Dallas prese la lametta dalle mie mani senza problemi, dato che stavo tremando tutta. Nessuno sapeva perché mi stessi comportando così, e ovviamente non gliel’avrei detto. Mi limitai a fermarmi un attimo, mentre mi dicevano “Tranquilla, andrà tutto bene”. Ma non andrà bene. Perché continuano a dirmelo, loro non sanno cosa provo, non sanno cosa sta succedendo, non andrà tutto bene. Eppure loro continuano a dirmelo, con quell’alone di arroganza, con quell’aria di pietà, come se fossi una bestia bastonata. Per un attimo riescono a calmarmi, a tenermi ferma, per un attimo, prima che urli < NOOO! > e cominci a sbattere la testa sul muro. Vedo dalla finestra che l’urlo ha attirato l’attenzione di parecchie persone. Sento mia sorella maggiore e mia madre urlare di fermarmi, e lo faccio, ma non per fargli piacere, ma perché svengo, di nuovo. La febbre non mi è passata quindi con quello, aver perso molto sangue e aver sbattuto la testa. Questa volta mi svegliai nell’ospedaletto, da sola. Era notte, ma la città era comunque rumorosa. Cercai di alzarmi, ma avevano bloccato i miei polsi al letto, così buttai di nuovo la mia testa sul letto, rassegnata. Non riuscii a dormire, così cominciai a canticchiare nella mia testa, fino a riaddormentarmi, fino alle due circa.
Mi svegliai di colpo, alzandomi. Cercai di vedere che ore erano, ma non riuscivo a mettere a fuoco l’orologio, così guardai attraverso le tende. Era giorno. Ed era lunedì. Cercai nuovamente di alzarmi, dimenticandomi, come un’idiota, che ero legata al letto. Guardai il telecomandino vicino alla mia mano e premetti i pulsanti che mi capitarono a tiro. Dopo un po’ entrò un’infermiera sulla cinquantina che mi chiese cosa volessi. Le risposi che dovevo andare a scuola perché avevo un importante assemblea, o compito in classe, o spettacolo, non mi ricordo. Fatto sta che le feci tanta pietà che chiamò i miei genitori. Dopo pochi minuti entrò mia madre che mi disse < Demi non puoi andare a scuola, non sei… in condizione >. < Mamma ti prego, stare qua mi deprima ancora di più, e se non vado le bulle diranno ai prof l’accaduto e mi prenderò tutta la colpa > le risposi. Era indecisa, così continuai < Ti prego >. Mezz’ora dopo ero a scuola, nei corridoi vuoti dato che era la seconda ora. Adesso avevo spagnolo, così mi diressi verso l’aula dedicata ad esso. Inspirai ed espirai lentamente, aprii la porta e non finii neanche di dire “Buogniorno”. Una cosa attirò la mia attenzione.
In quell’aula c’era Selena.




Angolo dell'autrice:
Rieccomi! Scusate se mi sono assentata per qualcosa tipo un mese, ma ho preso una breve pausa. Tra la scuola, gli altri impegni e questa storia e l'altra stavo impazzendo xD
Questa parte di capitolo è davvero orribile, quindi scusatemi :c
Ho già una bella idea, e volevo chiedervi, che voto date a questa storia da 1 a 10?
Quindi, grazie per aver letto e al prossimo capitolo <3 (prossimo letteralmente, questo è finito)
Ah, e ho deciso di non continuare se non ho almeno una recensione. Sarà egoista, ma non voglio scrivere storie inutili. 


Ωmega~T

 

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Capitolo 11
*** Il Litigio -parte 1- ***


Capitolo 8
 
Il litigio
 
 
< Signorina Lovato, si accomodi pure > disse la professoressa.  Rimasi li, sulla soglia della porta a fissarla, senza neanche respirare. Ero tentata di uscire e correre via, oppure di stropicciarmi gli occhi e credere che fosse un’allucinazione, ma non lo feci, semplicemente entrai e mi sedetti al mio posto, calma. CALMA UN CORNO. Avete presente quando il vostro cuore ha appena deciso di fare una gara di velocità? Ecco. Mi sedetti e l’unica cosa che feci per tranquillizzarmi fu non guardarla per tutta la lezione. Cosa alquanto impossibile, ma, strano ma vero, ce la feci. Sapevo benissimo che anche lei non aveva voglia di vedermi, ma perché non me l’aveva detto prima? Perché non me l’aveva detto prima di limonare e poi litigare? Diamine, almeno sarei stata pronta a quello shock. Mi sentivo dannatamente osservata. L’ora finì che praticamente non avevo capito niente, anche se non mi serviva. Selena era intervenuta parecchie volte, non solo rispondendo correttamente (anche lei d’altronde parlava spagnolo) ma dicendo qua e là una battutina, conquistandosi la simpatia dei ragazzi e persino della prof. La campanella suonò, ma l’incubo non finì. Infatti Sel aveva le mie stesse ore di lezione. Ovviamente in ciascuna di esse riuscì a conquistare la simpatia di tutti. La mensa, il momento che più temevo era giunto. Decisi di non andarci, rimanendo nel campo dove le cheerleader si stavano ancora allenando, dando solo una sbirciatina veloce alla stanza dove si mangiava, notando che praticamente c’era la fila per sedersi dove era seduta Sel. Anche lei era famosa, ma decisamente più bella e magra di me, quindi aveva attratto di più l’attenzione positivamente. Mi sembrava semplicemente un incubo, anzi, lo era. Rimasi ad osservare le ragazze che si allenavano. La coach era molto crudele e le faceva allenare più del tempo previsto, costringendole a mangiare quello che lei portava loro, rendendole degli stecchini tutt’ossa e muscoli. Anche stavo riuscendo a diventare come loro, ma non vi dico come…
La giornata scolastica finì, con tanto di sgridata dalla prof di storia perché avevo risposto male ad una battuta decisamente brutta (ma che ovviamente fece ridere gli altri) di Selena. Ed eccomi là, a pensare a cosa potessi fare. Beh, non mi andava di fare nulla, quindi non feci nulla. Presi il cellulare e le mandai un messaggio, a Selena. Non volevo chiederle perché fosse lì, piuttosto le scrissi << Ehy, Sel ti prego scusami per quello che ho detto ieri, non lo volevo davvero dire, è che piuttosto non so che dire. Rispondi per favore >>. Conoscevo Selena e sapevo che non era mai lei a fare il primo passo in quanto a dare spiegazioni o chiedere scusa, e in ogni caso il guaio l’avevo combinato io, e dovevo rimediare io. Passarono alcuni minuti e il mio cellulare squillò. Lo presi in una mossa velocissima, ma presi un respiro profondo prima di leggere, per calmare un po’ la mia testa che si era già fatta dei film mentali. Film mentali che sembrarono realizzarsi dato che il messaggio era da parte di Sel e “diceva” << … >>
Passò un minuto e mi arrivò un nuovo messaggio, sempre da parte sua, ma che stavolta dire che mi spezzò il cuore è dire poco. << Ho una nuova BFF, il suo nome è Taylor, forse la conosci, è famosa. Decisamente più di te. Quindi puoi anche dimenticare il mio nome >>
Rimasi semplicemente pietrificata. Non riuscivo a realizzare cosa avessi appena letto. Andai sul profilo facebook di Selena, trovando quello che mi aspettavo. “La mia nuova BFF. Ti amo Taylor :*” e una vecchia foto di lei e Taylor Swift. C’erano già migliaia di commenti, di cui molti che chiedevano perché io fossi stata eliminata dal suo mondo. Chiusi con violenza il macbook, presi la mia giacca e uscii, borbottando un “ciao”, e trovando fuori da casa le persone che meno volevo vedere. Si era venuto a sapere che Selena era venuta qua, così c’era qualche paparazzo qua e là con la macchina fotografica pronta. Cercai in tutti i modi di non essere notata, ma una macchina si fermò a pochi centimetri di me mentre attraversavo e urlai un urlo. Si girarono verso di me, e tra la confusione varia e la macchina che mi suonava rientrai veloce nel portone di casa mia. Mi chiusi la porta alle spalle e sentii quei dannati servi del diavolo avvicinarsi. Presi un gran respiro e mi feci forza, uscendo. Mi stavano facendo una miriade di domande, ma ad interessarmi fu una sola, < Ehy Demi, come sta Selena? >. Un impeto di rabbia mi attraversò il corpo, ma mi trattenni dall’urlare di andare in un posto migliore, ma gli risposi semplicemente < Chiedilo a Taylor! >. Devo dire che ci rimasero molto male, così riuscii ad allontanarmi. Sentendo che quella mia risposta li aveva trattenuti solo per pochi secondi mi misi a correre, ritrovandomi per l’ennesima volta in lacrime. Era strano che non le avessi già sprecate tutte. Mi ritrovai al parco comunale, al laghetto, pieno di bambini. Sembrava una normalissima giornata, ma il solo pensare che a chattare con Selena ora era Taylor Swift non mi rendeva triste, mi rendeva arrabbiata. Ci mancava solo di essere verde e sarei potuta benissimo essere l’aiutante di Hulk in quanto a rabbia. Cercai di placarla buttando qualche sassolino nell’acqua, finche tutti i sassolini nel raggio di due metri tutt’attorno al laghetto erano finiti, almeno in superficie, ma non mi andava di sporcarmi le unghie di terra, così, dato che era anche tardi, decisi semplicemente di ritornare a casa. < Demetria Devonne Lovato! Ti rendi conto che mi hai fatto prendere un dannatissimo infarto?! Sei letteralmente scomparsa!  > fu l’accoglienza di mia madre. Disse anche qualche altra cosa ma non la ascoltai, limitandomi ad andare in camera mia, e mettermi a dormire, perché nei miei sogni forse sarebbe andata meglio.
 
Selena:
Ero lì, stesa sul mio letto, a pensare a cosa stessi facendo. Perché le avevo riposto così? Taylor era davvero simpatica, ma non sarebbe mai stata in grado di sostituire Demi. E poi Demi mi aveva anche chiesto scusa, perché le avevo risposto così? So solo che in quel momento volevo farla ingelosire, e penso proprio che ci fossi riuscita dato che poche ore fa avevano subito pubblicato un video dove diceva “chiedetelo a Taylor” rispondendo ad una domanda ed era passata dalla mia attuale casa correndo via, molto probabilmente in lacrime. Non potevo tutto d’un tratto ritornare la sua migliore amica dopo averle detto quelle cose, quello che era fatto era fatto.



Angolo dell'autrice:
E rieccomi qua a darvi fastidio! Yaayy! Innanzitutto volevo chiedervi se gradite il fatto di divire il capitolo in varie parti. Secondo me è meglio perchè: 1 Vi lascio in tensione MUAHAHAHAHAH 2 Posso fare i capitoli abbastanza lunghi senza però perdere la vostra attenzione. Quindi, fatemi sapere
Seconda cosa... 406  VISUALIZZAZIONI DEL PRIMO CAPITOLO? Ahahahah, voi siete pazzi :'3   
In ogni caso, grazie mille per aver letto fino a qua eeeeeee alla prossima parte di capitolo! xD <3

P.s.: vale anche qua la regola di almeno una recensione u.u


Ωmega~T


 

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Capitolo 12
*** Il Litigio -parte 2- ***


Era passata circa un’ora e mi stavo addormentando, quando mi svegliai di colpo, con un solo pensiero in testa. Se anche io avessi litigato con Demi, lei si sarebbe definitivamente depressa e si sarebbe… fatta ancora di più del male, e nessuno l’avrebbe aiutata. Mi venne improvvisamente una voglia stramaledetta di mandarle un messaggio chiedendole scusa, così presi il cellulare, ma mi fermai, sapendo che non era il modo giusto per chiederle scusa. Erano le undici e passa d’altronde. Quando stavo per mettere a posto il telefono, questo vibrò, facendomi sussultare. Lo presi e notai quello che meno mi aspettavo. “New Message: Demi”: << Ti prego perdonami Selena. Ti prego >>. Non riuscivo a sopportarlo, sapere che Demi era in questa condizione. Non sapevo perché, ma me lo sentivo, stava piangendo. Spensi velocemente il cellulare e misi la testa sotto al cuscino, cercando di trattenere le lacrime. Era dannatamente impossibile, dato che ogni due secondi mi veniva in mente lei e quando eravamo insieme. Non so come ma riuscii ad addormentarmi, già preoccupata per il giorno seguente.
Mi svegliai con gli occhi gonfi. Per tutta la notte avevo sognato Demi che si tagliava, e che si drogava o beveva troppo. Non riuscivo a svegliarmi, ero come intrappolata in un limbo, ed era orribile.
Ero all’entrata della scuola. Mancavano pochi minuti al suono della campanella, e oramai erano quasi tutti dentro. Dico quasi perché io ero là con un gruppo di ragazze. Erano delle cheerleader, e mi avevano trovata subito “interessante”. Mi avevano chiesto se volevo entrare nella loro squadra, ma avevo risposto che recentemente mi ero fratturata la gamba e che mi stavo riabituando ad usarla. Stavamo per entrare quando all’improvviso eccola, Demi. Credevo non sarebbe venuta. < Demi… > dissi, ma questa mi ignorò. < Demi > dissi più convinta, bloccandola per il polso. Le altre ragazze si misero dietro di me, incrociando le braccia e assumendo un’espressione di chi se la crede. < Che vuoi? > mi disse acida, distogliendo lo sguardo. I suoi occhi erano gonfi e rossi, come se avesse pianto invece di dormire. I miei però non erano meglio. Mi girai verso le cheerleader, che mi fecero un cenno. Mi rigirai verso Demi, che mi guardava, inespressiva. Non dissi nulla. < Avanti dillo, o hai paura? > disse una delle ragazze dietro di me. Demi sbuffò e disse < Dirmi cosa? Che sono grassa? Brutta? Inutile? Beh, è inutile che me lo dici, lo so già. Sii forte un cazzo, sono distrutta. Li vedi questi? >. Porto una mano all’altezza dei suoi occhi e si abbassò la manica. Il suo braccio era completamente rosso. Non si riusciva neanche a distinguere la pelle intatta dai tagli. Questi partivano dal palmo e continuavano fino al gomito, anche se sembrava ce ne fossero altri dopo la manica. Anche sulle sue guance stavano delle sottili cicatrici, probabilmente fatte con le sue unghie. Guardò in basso, per poi abbassare il braccio e avvicinarsi di più a me.
< Mi hai deluso > disse. Si allontanò ed entrò nella scuola. < Perché non l’hai fatto? > mi chiese una. Non rispose. < Beh, non sei dei nostri finché non glielo dici, sfigata > continuò, prima di entrare con le sue amiche. Rimasi là, tanto la prima ora era di educazione fisica, e la la coach era una vecchia che manco sapeva cosa fosse un pallone, non si sarebbe accorta della mia assenza. Mi sedetti sui gradoni e misi le mani tra i capelli. Non mi veniva da piangere. Non era che avevo finito le lacrime, è che proprio non ero triste. Ero… disgustata? Forse, disgustata da me stessa. Disgustata, arrabbiata, delusa. Avevo deluso sia Demi che me. Volevo semplicemente scomparire. Era suonata la campanella della seconda ora così mi decisi a entrare. Quella scuola era decisamente più caotica della mia, il che era decisamente strano. Fortunatamente ci saremmo stati solo due settimane. Ah, non vi ho detto perché. Beh, mio padre aveva avuto una promozione, credo, e, diciamo che, essendo questa a Dallas, e Dallas è lontana da Grand Prairie, dove abitiamo noi, ci siamo trasferiti per poco la. Io e mia madre saremmo potute benissimo rimanere la senza spostarci, ma così mia madre avrebbe avuto un po’ di riposo e io sarei potuta stare con Demi. Diciamo pure però che questo non era proprio nei miei interessi in questo momento. Mi avviai verso l’aula di scienze, dove fortunatamente non stavano né Demi né le bulle.
Avevo passato le ultime ore senza nemmeno accorgermi di che materia stessimo parlando. Ora ero in mensa, seduta ad un tavolo con altri ragazzi “popolari”. A dir la verità nessuna di quelle ragazze era bella come lo era Demi… Demi, beh, lei era da sola, nel cortile. Era venuta ma quando mi aveva vista aveva lasciato il cibo e se n’era andata. Attorno a me non facevano altro che dire di quanto loro fossero fighi, dell’ultima volta che avessero avuto un rapporto intimo e di quanto gli altri fossero sfigati. Di colpo mi alzai. Gli altri mi guardarono male e dissi loro < Non ho fame >, per poi allontanarmi, o meglio avvicinarmi, a Demi. Una volta raggiunto il cortile dissi < Demi… > spaventandola. < Vattene > mi disse, svogliata. < Dobbiamo parlare > le dissi, prendendola per un polso, sentendo sotto il mio palmo le cicatrici. < E cosa ci dovremmo dire, scusa? “Mi dispiace tanto” o “Non volevo farl… > la interruppi, baciandola. Era diverso, questa volta non me ne sarei pentita. Questa volta ero io a farlo, di testa mia. Ero sicura che avrebbe significato più di mille parole. E il fatto che lei non si ritrasse significava che pensavano la stessa cosa. “Ti amo”. Quel bacio era la risposta a tutto. Eravamo sul punto di andare oltre le semplici labbra, quando sentimmo un urletto. Ci girammo scattanti e vedemmo quella che doveva essere una ragazzina del primo anno. Aveva i capelli bagnati e qua e là, sparsi per la maglietta, stavano dei pezzi di carta igienica. Probabilmente delle ragazze dovevano averla “bullizzata”. < No, no, no no no no > dicemmo io e Demi all’unisono. Ci alzammo e la raggiungemmo velocemente. Lei ci guardava malissimo e balbettava qualcosa tipo “Tu, lei, tu, waaa”. < Ok ascolta, era solo… una prova! Sì, una prova. Sai, noi siamo attrici eeeh, un tizio, ci ha chiesto di partecipare in questo film e fare le due… > disse Demi, fermandosi là. < Le due protagoniste che devono accettare la loro sessualità e, eeee, e dirlo agli altri, no? > continuai io. La ragazzina sembrò calmarsi, ma sapevamo che il suo “shock” non era finito. < Ok, non lo dire a nessuno > disse Demi, porgendole una banconota da dieci dollari. Gli occhi della ragazzina si illuminarono e fece per afferrarli, ma Demi ritirò la sua mano, guardandola seria e dicendo < Giuri di non dirlo a nessuno? >. La tipa cercò di prendere i nomi senza dire niente, ma (strano ma vero) era più bassa di Demi, e si arrese, alzando le mani e dicendo < Va bene, non lo dico a nessuno >. Demi le cedette i soldi, e quella si allontanò veloce, contemplando il bottino del suo silenzio. Ci guardammo, ansiamanti data l’ansia appena provata, e ridemmo. < Ok, non facciamolo a scuola > disse Demi, dopo un po’. La guardai male. Davvero non voleva fare coming out? Cioè, è come dire “Ehy, ti voglio ma non ti amo davvero”. Sembrò notare il mio sguardo e continuò < Per ora. Almeno finché non ci capiamo qualcosa >. Abbassai lo sguardo, imbrazzata. < Sai, forse non è giusto. Intendo, beh, in realtà non so cosa intendo, ma se lo diciamo ai nostri genitori ci potrebbero vietare di stare insieme o, anche peggio, potrebbero cacciarci di casa > dissi confusa. < Ehy ehy ehy. Anche se loro ci dovessero cacciare, beh, noi scapperemo, no? > mi disse. Ridacchiai dopo quest’ultima affermazione. < Dico sul serio! Io… > si fermò. La guardai, impaziente di sentire come avrebbe continuato. < Io ti amo Sel. È questa la verità. Io ti amo da quando ci conosciamo. Solo, non ero pronta ad accettarlo. Le ho provate tutte, sono persino andata su google a guardare foto di, ecco, quel coso che hanno i maschi, laggiù – le sue guancie diventarono rosse – ma non ho provato quello che provo con te. Ho anche visto foto di “donne hot”, ma niente, solo con te provo quello che le persone comunemente chiamano amore. Avevo solo paura che tu non provassi lo stesso > continuò. Quelle parole entrarono direttamente nel mio cuore, come un pugnale, che lentamente ti uccide. < Oh non sai quanto avrei pagato per sentirtelo dire > risposi, strappando una risata anche a lei. < Se tu sapessi cosa faccio io pensando a te o in che situazioni ti penso… beh, forse è meglio che non lo sai > continuai. Subito divenne rossa in faccia, e abbassò lo sguardo. < Che vuoi da me? È naturale, cioè, non lo faccio apposta… > cercai di scusarmi, ma probabilmente avevo soltanto peggiorato la situazione. Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò < Beh, stai pur certa che le cose sconce le faremo. >. Mi tremò tutto il corpo, e dovetti stringere le gambe e incrociarle per non cominciare a toccarmi. Ridacchiò e mi morse l’orecchio. Ma quanto dannatamente poteva essere sadica a farmi soffrire così? La campanella suonò e si allontanò dal mio orecchio, sconsolata. Mi squadrò da cima a fondo, per poi darmi un veloce bacio sulla labbra e alzarsi, dicendo < Ci sentiamo dopo, Selena sono-troppo-sexy Gomez > facendomi un occhiolino. Rimasi là, basita, e deglutendo quella che doveva essere una poltiglia che un tempo era il mio cervello, sciolto dalla troppa eccitazione. Demetria Devonne Lovato, sei la mia morte.


Ho tante robe da dire...
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Bel regalo di Pasqua? Spero di si xD  Beh, innanzitutto fate quello che vi ho detto qua sopra uwu fidatevi, almeno vedete di cosa si tratta. Seconda cosa, beh niente. Non c'ho niente da dire xD  
Cià e grazie a tutti per aver letto, e buona Pasqua :*


Ωmega~T

 

 

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Capitolo 13
*** La Festa ***


Capitolo 9
 
La festa
 
 
 
 Selena:
Mi svegliai in un posto a me sconosciuto, in un letto matrimoniale, non ricordando nulla della serata appena passata data la sbronza. Sapevo solo che eravamo andate in un ristorante/ostello per il compleanno di Dallas, la sorella di Demi. Mi svegliai, sentendo subito una stramaledetta fitta in testa. Era quasi completamente buio, le tende erano chiuse, e sentivo qualcuno stramazzare di giù. Probabilmente quelli che avevano bevuto di meno si erano già alzati e stavano chiacchierando. Mi guardai attorno, cogliendo ogni singolo dettaglio per riuscire a ricordare se fosse successo qualcosa di strano quando ero ubriaca, ma non notai niente se non i miei vestiti buttati qua e là e il fatto che stavo dormendo in biancheria intima, come al solito. Decisi di ristendermi sotto le coperte e rimettermi a dormire, tanto non potevo fare molto con quel mal di testa, ma qualcosa attirò la mia attenzione. Non ero sola nel letto.
 
 
Dallas:
Salve, sono Dallas Lovato, la sorella maggiore della famosa Demi, e organizzai una festa in onore del mio compleanno. Ho deciso di farla in un ristorante/ostello, cosicché chi si fosse ubriacato avrebbe potuto passare la nottata là. Invitai moltissima gente. Ovviamente i miei amici, e quelli di Demi, che alla fine sono anche miei amici. Passo abbastanza tempo con loro e spesso chattiamo su facebook quindi, sì, sono proprio degli amici per me. Erano le sei, la festa sarebbe iniziata a momenti, ma qualcuno era già arrivato. Non stavamo sistemando le cose, tanto “chissene”, stavamo semplicemente parlando.
Eravamo tutti lì, in quella piccola discoteca a ballare, e vedevo qualcuno già andare nelle varie camere dell’ostello. Erano tutti innamorati, che volevano andare a pomiciare in santa pace. Ogni tanto vedevo andarci dei gruppetti da tre o quattro, ma preferivo non sapere cosa avrebbero fatto. Erano circa le due, quando vidi due persone attirare la mia attenzione. Erano Demi e Selena, e andavano, mano nella mano, in una delle camere. Volevo andare a vedere cosa avrebbero fatto, ma anch’io ero sotto l’effetto dell’alcool, quindi rimasi là, a chiacchierare e ballare con qualcun altro.



Selena:
Cercai di capire chi fosse, ma tra il mal di testa e il buio fallii miseramente. Trovai sul comodino il mio cellulare, e decisi di prendere quello per fare luce. Avrei benissimo potuto accendere la lampada, ma non mi andava di svegliare chi stesse accanto a me. Non appena lo accesi notai che avevo qualcosa tipo 20 messaggi, ma non mi andava di vedere chi li avesse mandati, così semplicemente feci luce sull’altra persona. Ci misi un po’ per mettere a fuoco, e, dopo i vari sforzi, arrivai alla conclusione che era Demi. < Sel… Selena… spegni la luce, voglio dormire > mugolò. Ridacchiai e le risposi, dolcemente < No, mi piace darti fastidio >. < Speeegnilaaa… > rispose. A mia volta dissi < No, mi dispiace, ti devi alzare >. Borbottò qualcosa tra se e se, per poi sedersi sul letto, lentamente. Notai che sulla sua pelle c’erano alcuni segnetti viola, ma non capivo cosa fossero. I capelli erano tutti scompigliati, e schiacciati dalla parte dove aveva poggiato la testa per dormire. < Bene… > dissi, e mi avvicinai a lei. Proprio quando eravamo sul punto di baciarci, si allontanò furtiva e mi mise le mani sulla pancia, per poi cominciare a muoverle, un po’ su tutto il corpo. Scoppiai in una risata frenetica, alternata a qualche “smettila, ti prego”. < Anche a me piace darti fastidio > disse, ridendo. La odiavo in certi momenti. Mi ricattava sempre così, facendomi il solletico. E la cosa brutta è che tra le due solo io lo soffro, lei no. Cominciai a piangere, dalle risate, ovviamente, e respiravo malissimo. Dovevo essere diventata viola in faccia, perché decise di lasciarmi andare, e farmi riprendere fiato. < Ti… odio… > dissi, con quel poco di aria che ero riuscita a prendere. < Oh lo so che mi odi > rispose, avvicinandosi pericolosamente a me. Notai solo in quel momento che anche lei, come me, era solo in biancheria intima. Mi diede un bacio veloce, e poi si mise seduta a gambe incrociate sul letto, aggiustandosi i capelli.  Mi girai e cominciai a guardarla. Era. Semplicemente. PERFETTA. Le cicatrici si vedevano, ma di certo tu, persona sana di mente, non pensi a quello se hai Demi Lovato mezza nuda davanti a te. < Hai il seno più grosso del mio > dissi all’improvviso, senza accorgermi di quello che stessi dicendo. Si mise a ridacchiare e disse a sua volta < Sei invidiosa, Gomez? >. < Certo che no > risposi. Mi avvicinai a lei, e la bloccai, cingendole le mie braccia attorno al collo, e ricevendo quel bacio che tanto desideravo. Erano passati praticamente due giorni dalla litigata fuori da scuola, e da allora non avevamo fatto altro che passare più tempo insieme possibile. Andavo a casa di Selena, e spesso i suoi genitori non c’erano, così non facevamo altro che quello, baciarci. Era diventato normale ormai. E, ovviamente, a nessuna delle due dispiaceva. Ci staccammo per prendere fiato, e io mi stesi sul letto. Le tende erano ancora chiusi, quindi era ancora buio, ma ci vedevo meglio di prima. < Cosa sono quelli? > le chiesi, indicando i segni viola. Li aveva praticamente tutti sulle spalle e sul collo, quindi fu difficile guardarli. < Ehm, credo siano quei cosi comunemente chiamati “succhiotti” > rispose, ridacchiando. < Io ti ho fatto quei cosi? > dissi, inarcando le sopracciglia. Demi mi guardò con una faccia molto tipo “ma non mi dire” e rispose sarcastica < No guarda, è stato Joe Jonas. Mi pare ovvio che sia stata tu >. < Da quando sei così sarcastica? > dissi, sorridendo. Si avvicinò a me e sussurrò < Ho imparato dal maestro > dandomi uno schiaffetto. Rimasi lì a guardarla, senza potermi muovere. Santo cielo, quando volte ho detto che era bellissima? < Dovremmo vestirci, e scendere, magari fare una passeggiata per… smaltire l’alcool > disse, prendendo il suo cellulare per vedere l’ora. Sgranò gli occhi e disse < Sono le due, quindi volendo potremmo anche mangiare >. < Certo > risposi, sorridendo.


Demi:
Scendemmo le scale, mano nella mano, gli occhi socchiusi per via del sole. Intravidi quella che doveva essere mia sorella Dallas. I miei genitori non stavano. < Buongiorno signorine > disse ridendo. < È un po’ tardi, non pensate? Ieri eravate ubriache fradice, dovevate vedervi. Noi abbiamo pranzato, se volete qualcosa andate di là > continuò, indicando quello che doveva essere un ristorante di fronte all’ostello. Sbuffai. < Non ho soldi > dissi. < Idem > replicò Selena. Dallas alzò le spalle e rispose < Allora niente pranzo, anche io li ho spesi tutti > facendo un sorrisetto beffardo. < Ah, e, ehm, Demi, perché indossi il maglione di Selena e… > disse indicando entrambe. Sentii le mie guance avvampare. Avevamo deciso di vestirci semplicemente, non con abiti da sera complicati, tanto era semplicemente la festa di mia sorella. Al buio dovevamo esserceli scambiati.  < Mi piaceva. Le ho chiesto se potevo provarlo e… > fu la risposta di Selena, che ci salvò. < Ah. Beh, divertitevi > disse Dallas, intendendo chiaramente “andate da qualche altra parte che voglio stare con i miei amici”. Non esitammo ad andarcene. Uscimmo dall’ostello e ci incamminammo verso la villa comunale. Fortunatamente era una giornata nuvolosa, quindi non avevamo bisogno di cappelli o occhiali. Beh, gli occhiali le celebrità li portano sempre, ma non ci importava più di tanto in quel momento.
Arrivammo al parco, e notammo subito che era pieno di gente, il che era strano, dato che erano le due di sabato. Ci sedemmo su una panchina, osservando i bambini che giocavano a pallone. Rimanemmo sedute in silenzio per un bel po’, quando ruppi il silenzio dicendo < Ti va di disegnare con me? >. All’inizio Selena fece una faccia stranita, cercando di capire il senso di cosa avessi appena detto, per poi girarsi verso di me e sorridere dolcemente, dicendo < Certo >. Le sorrisi di rimando, e mi avvicinai, ma venni bloccata da Selena. < Ehy ehy, siamo in pubblico > mi rimproverò. < E allora, non m’importa, io ti amo e lo voglio mostrare > le risposi. < E prima o poi lo farai, ma pensaci bene, se lo diciamo adesso, o ci scambiamo effusioni in pubblico adesso, poi sarà davvero un casino. Dai, lo sai che ti amo anche io, ma, non ora, ok? > continuò. Annuii dispiaciuta, e le afferrai la mano. < Andiamo da qualche altra parte, sta arrivando troppa gente > le chiesi.
Eravamo vicino a casa sua, ed eravamo esauste. Avevamo camminato tutto il giorno, in cerca di un posto carino dove stare, ma là a Dallas era tutto affollato, ed eravamo tornate a casa, insoddisfatte. < Allora ci lasciamo qua, Lovato? > mi disse. La guardai sconsolata, e risposi < Purtroppo, Gomez >. Mi sorrise, con quel solito sguardo che diceva chiaramente “Non ti voglio lasciare”. Mi guardai attorno, e le diedi un veloce bacio, lasciandola lì, basita. < Ti amo > dissi veloce, per poi girarmi e andarmene, senza girarmi a guardarla. Sapevo che era ancora la a fissarmi, d’altronde anche io avrei fatto la stessa identica cosa.
 

Angolo dell'autrice: (con un colore orribile D:)
Partiamo col dire che questo capitolo fa schifo pure a me. Davvero, non c'avevo idee. Cioè, so cosa scrivere nel prossimo, ma non mi andava di scriverlo subito (piccolo spoiler) o davvero mi chiamavate Never A Joy stile Ryan Murphy, quindi ho fatto questa schifezza. In ogni caso ci tenevo a dirvi che ho modificato l'età di Demi e Selena, che ora hanno *rullo di tamburi* NIENTEMENO CHE DICIASSETTE ANNI! WOOOHOOO!
Vabbè, in ogni caso, grazie per aver letto, scusatemi per eventuali errori di calligrafia eeeeeeeeeeh al prossimo capitolo! :*



Ωmega~T

 

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Capitolo 14
*** ... Ci rivediamo finalmente ***


Capitolo 10

… Ci rivediamo finalmente
 
 
 
< Demi, vieni >. Mia madre entrò in camera mia, con un’aria cupa e lo sguardo spento. Subito sentii una fitta al cuore, senza avere un motivo razionale. < Cosa… > cercai di chiedere ma mi interruppe, dicendo < Vieni e basta >. Mi alzai velocemente e la seguii, arrivando alla macchina. Madison e Dallas erano già dentro. Quest’ultima mi guardava, preoccupata, e spaventata da una mia possibile reazione a quello che sarebbe accaduto da lì a poco. Mi sedetti avanti, allacciando la cintura e sfregandomi le mani, cosa che facevo sempre quando ero nervosa. < Dove… dove andiamo? > chiesi, sperando in una risposta che non mi arrivò. Mia madre si limitò a stropicciarsi velocemente gli occhi. Mi girai verso Dallas ma anche questa abbassò semplicemente lo sguardo, triste. Mi ricomposi sul sedile, e sentii mia sorella maggiore sussurrarmi < Mi dispiace >. Non mi girai, sapevo che non avrei concluso niente. Nella macchina calò il silenzio, interrotto solo dal suono del motore. Mi stavo facendo i peggiori film mentali in testa, ma molti di questi non comprendevano Madison e Dallas. Decisi di staccare lo sguardo dal cielo per guardare l’orario. Erano passati solo dieci minuti, eppure sembrava un’eternità.
Stavo quasi per addormentarmi, quando vidi un luogo familiare: era l’ospedale, avevo letto solo questo. Non sapevo in che città fossimo, ma probabilmente non la mia città natale. Mi girai veloce verso mia madre, e le chiesi (con vari sbalzi della voce) del perché fossimo andate in un ospedale, ma si limitò a parcheggiare e a dirci di scendere. Entrammo in un luogo abbastanza affollato, e non triste come si pensa, ma abbastanza allegro, con qualche clown qua e là, per il reparto bambini. Salimmo e, a differenza di come si vede nei film e nei telefilm, il corridoio non era pieno di tizi strani collegati a dei sacchetti di… cose, ma c’era semplicemente qualche gruppetto di persone a parlare con i malati vicino alle porte, e qualche infermiera che andava in giro. Ma vidi una cosa che mi fermò il cuore. Erano i genitori di Selena.
Improvvisamente il respiro mi si accorciò, e mi appoggiai al muro. Non riuscivo a respirare, e sentii subito gli occhi inumidirsi. Selena era all’ospedale. Qualsiasi fosse il motivo, non riuscivo a capacitarmi che la persona che avevo visto qualche settimana fa era all’ospedale. Forse era… No, non lo voglio nemmeno ricordare cosa pensai. Poteva avere qualche malattia grave… se era all’ospedale non era nulla di bello. In realtà non avevo visto se era nei nella stanza, ma me lo sentivo, e non vi sto a dire perché. Dallas mi prese per un braccio, e mi aiutò a proseguire, mentre mia madre era già andata a salutare i genitori di Sel. Madison era rimasta giù in macchina, a giocherellare con il nintendo ds. Mi avvicinai, lentamente, e vidi il dottore, mentre parlava con mia madre per descriverle meglio la situazione. E fu li che la vidi, Selena. Il cuore cominciò a battermi a mille, e  mi buttai sulla porta. Dallas mi afferrò per un braccio, e Ricardo dall’altro, in modo da fermarmi. Cercai di divincolarmi, urlando < Lasciatemi andare! Lasciatemi! Lei è la mia… > mi fermai un attimo, proprio un attimo prima di dirlo. Stavo per dire “fidanzata”, per poi ricordarmi che non avevamo ancora fatto coming out. < Lei è la mia migliore amica! Lei è la mia unica amica… > continuai, ma mi arresi sapendo bene che erano più forti di me quelli che mi reggevano, e avevo perso le forze dato il grande shock. Sentii le mie guance calde e bagnate per colpa delle lacrime, e le mie mani sudavano freddo. Mi riappoggiai al muro, convincendomi a non vederla, sapendo che in tal modo mi sarei solo fatta del male. Dopo qualche minuto, in cui i nostri genitori si chiarirono sull’accaduto, mi chiamarono, con uno sguardo triste.


Selena:
Stavo tornando a casa da scuola, come ogni giorno. Lo zaino pesante e la pancia che brontolava dalla fame. Non appena fossi tornata a casa avrei subito contattato Demi, dato che non ci sentivamo da un po’. Stavo serenamente camminando sul marciapiede desolato, quando improvvisamente qualcuno mi afferrò da dietro, mettendomi una mano davanti alla bocca. Cercai di liberarmi e urlare, ma il tizio mi diede una ginocchiata sulla schiena, che mi fece scivolare a terra, lacrimante. Cominciai a non riuscire a respirare, l’aria non mi arrivava al cervello, così svenni.
Mi svegliai dopo pochi minuti, in una stanza, e lo riconobbi. Era il ragazzo che aveva cercato di stuprarmi a scuola. Era seduto lì, su una sedia, con il mio cellulare tra le mani e la bocca spalancata. Feci un suono di troppo, e attirai la sua attenzione. < E così ti sei svegliata. Ahah, credevi che una piccola sveltina, non fatta, mi sarebbe bastata? Sai, tu credi di essere lesbica, ma non lo sei, solo non hai incontrato il ragazzo giusto > disse, mostrandomi i vari messaggi con Demi. Si avvicinò a me, e si attaccò al mio collo, mordendolo. < Ora capirai… > sussurrò, pulendo le mie guance dalle lacrime, che scendevano come una cascata.

//
Ero ancora stesa lì, su quello che doveva essere un tavolo pieno di polvere. Gli occhi rossi e consunti dal pianto, le gambe sporche del mio stesso sangue. Il tizio stava dormendo su una poltrona. Mi alzai lentamente, tremando. Cercai di scendere dal tavolo, e osservai il mio corpo. Su molti punti era rosso e viola. Mi incamminai verso l’uscita, ma caddi più volte. Mi faceva malissimo tutto il mio corpo, e con tutto intendo tutto. Decisi di prendere il mio cellulare, che però mi cadde di mano. Il ragazzo mi aveva ferrato il polso, quello che avevo fasciato, provocandomi subito un dolore lancinante. Non esitai un secondo a farlo…
Afferrai il coltellino al suo fianco, conficcandoglielo in una clavicola. Subito arretrò, dandomi l’opportunità di prendere il mio cellulare, i pantaloni e scappare. Era mezzanotte circa, la città era vuota. Corsi senza una meta precisa, fermandomi in un vicolo cieco. Indossai i pantaloni e chiamai subito i miei genitori. Chiusero la chiamata e mi accasciai a terra. Subito sentii le mie guance inumidirsi. Chiusi gli occhi e aspettai li, incapace di muovermi, di fare pensieri sensati, i miei genitori.





 
Demi:
Ascoltai quello che il medico ci diceva senza fiatare, traumatizzata dall’accaduto. Il mio respiro divenne sempre più corto, le gambe reggevano sempre meno.
“Selena è stata abusata”
Non riuscivo a capacitarmene. Ci fecero entrare, e, a differenza di come mia sorella e mia madre si aspettavano, rimasi calma. Mi sedetti sulla sedia accanto a lei, osservandola. Le afferrai la mano, stringendola forte. < Sel… > sussurrai. < Ora ci sono io, proprio qui accanto a te. Mi senti? > continuai, cominciando a piangere. < Se mi senti stringi la mano > dissi, massaggiando con il pollice il dorso della sua mano. < Ti prego… > sospirai, sconsolata. Abbassai la testa, incapace di osservare la mia ragazza in quello stato. Passarono circa dieci minuti, quando i nostri genitori decisero di lasciarmi sola con Selena. Appena furono usciti chiusi la porta, assicurandomi che non fossero nei paraggi, e mi buttai addosso a Sel. Le cinsi le braccia attorno al collo, cominciando a singhiozzare. Dopo cinque minuti bell’e buoni mi ricomposi. La guardai. Era li, esanime su quel lettino bianco. Il respiro di una persona che dorme. Era piena di segni rossi e viola. Poggiai una mano sulla sua guancia, mi abbassai lentamente e le diedi un bacio. I miei capelli sciolti ci divisero dal mondo esterno. Eravamo solo io e lei. Sentii di nuovo il suo respiro contro il mio. Le sue labbra contro le mie, le desideravo. Sentii la porta aprirsi e mi rizzai in piedi. Ma non abbastanza presto per far si che non accadesse. Mia madre mi osservava, con la bocca spalancata. Dallas abbassò lo sguardo e uscì. Mia madre si girò, dirigendosi verso i genitori di Selena. La raggiunsi velocemente, chiamandola. La fermai, afferrandola dalle spalle e la costrinsi a girarsi. Non parlava, semplicemente si girò verso di me, con uno sguardo sconvolto. < Mamma… mamma… mamma santo cielo ascoltami! Ti prego non lo dire ai genitori di Selena. No… non ci guadagnerai nulla… > cercai di dire, < Da quanto va avanti questa storia? E lei, lo sa? > mi interruppe mia madre urlando, facendomi indietreggiare. < Mamma dopo ne parliamo, ok? Quando siamo a casa, e siamo più tranquilli, ma ora ti prego non dire nulla, ti prego > continuai.  < Demi… > < Mamma ti prego dammi tutte le punizioni del mondo, cacciami da casa ma non dirlo ai genitori di Selena, ti prego. > Mia madre prese un lungo respiro e si girò. Sapevo che aveva preso una decisione e ormai non potevo distoglierla, anche se non sapevo quale fosse. Poteva essere una decisione positiva o negativa, solo il tempo me l’avrebbe detto. < Ti aspetto in macchina, non fare tardi >. Dallas mi guardò, sconsolata, e seguì mia madre.
Rientrai velocemente nella stanza d’ospedale per salutarla. < Ci vediamo presto Sel… buona fortuna > le dissi, dandole un bacio sulla fronte. “Anche se servirebbe più a me” pensai.




I AM BACK FINALLY
Questo capitolo è un po' così così, man mano che si procede con i capitoli la storia diventa sempre meno realistica, ma alla fine non è proprio per allontanarsi dalla realtà che si leggono le fanfiction? :3
E niente, spero vi piaccia, pubblico l'altro capitolo dopo almeno una recensione, e buoni esami a chi ce li ha <3





Ωmega~T

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 11 -parte 1- ***


Capitolo 11

Outing…?
 
 
< Mi devi dire niente per caso? > Disse mia madre, cercando di mantenere la calma. Arrossii, nervosa, e guardai fuori dal finestrino, pur di non incontrare neanche il riflesso del suo sguardo.  < Sto aspettando > continuò. Non sapevo che dire. Ero confusa, non sapevo neanche cosa stesse accadendo. Non sapevo cosa provavo, non sapevo perché lo provassi per lei, anzi solo per lei. < Mamma… > balbettai. E poi? E poi cosa le avrei detto? E come avrebbe reagito? Non che fosse omofoba, ma… ma non penso sia proprio il massimo pensare che la tua figlia famosa sia gay. < No anzi, non mi dire niente, mi è bastato vedere > disse. < Da quanto va avanti? > proseguì. < Ma- > cercai di dire, venendo bloccata da mia madre che ripeté < Da quanto? >. Decisi così di rispondere < Quattro mesi > fredda, quasi sofferente.
Ci furono cinque minuti bell’e buoni di silenzio, interrotti dalla voce di mia madre, che mi chiese < Sei gay? >. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. Non me lo chiedevo da tempo, anzi, non me l’ero quasi mai chiesta, io mi chiedevo “Mi piace Selena?”. < No! > esclamai, presa dal panico. < Io non sono… lesbica, a me piace Sel. Solo lei, non provo assolutamente niente per altre ragazze, o altri ragazzi > mi spiegai meglio.
Io amavo Selena



Rigiro il cellulare nelle mie mani, nervosa. Sarà qui a momenti, e ne parleremo. Non possiamo andare avanti così.
Non siamo più adolescenti, dobbiamo chiarire. E io mi sento decisamente più confusa di quando avevo 18 anni. Suona il campanello, e mi sale il cuore in gola. Non posso farlo.



SPOILER ALERT (?)
Note dell'autrice:
Dopo secoli e secoli sono tornata con questo schifo :D
Scusate davvero se è così corto, ma non ho proprio idee (e quelle che mi sono venute in irlanda le ho dimenticate) e non mi andava di far passare un altro mese, quiiindi. 
Btw si, quello alla fine è un Flashforward. La parte "vecchia" sta per finire, e tra poco inizia la parte con le nostre Delena contemporanee, e vi dico già che uno dei capitoli si chiamerà "Non sempre c'è un lieto fine"...
Btw 2 raga... secondo voi dovrei continuare a pubblicare sta storia? A voi piace? :/
Vabbè, al prossimo capitolo.



Ωmega~†
 

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Capitolo 16
*** 12. This is not the end ***


 
< Sel! Sel! > urlai direttamente buttandomi nelle sue braccia, rifugiandomi nel suo caldo e protettivo abbraccio.
< Qualcuno è felice di vedermi? > rispose, sorpresa dal gesto ma ricambiandolo.
< Tu non… non immagini neanche quanto! Cioè tu… Oddio! > cercai di dire, ma dalla felicità mi ero messa a piangere e non riuscivo a scandire le parole.
< Ok andiamo in camera mia, così mi spieghi con calma il motivo della tua euforia >              
Salimmo le scale e per tutto il tempo non riuscii a togliermi il sorriso di bocca. Non appena Sel chiuse la portala riabbracciai, questa volta lasciandole un leggero bacio a fior di labbra fuori da occhi indiscreti.
< Io… Sel, i miei… lo sanno > sussurrò insicura.
< E come hanno reagito? > chiese dolcemente.
< Ora sono qui da te, puoi immaginarlo! > esclamo euforica.
Lei mi abbraccia forte, nonostante lo sforzo fisico.
 
*****
 
Quando entra in casa mia tuttavia non posso fare a meno di sentire le farfalle nello stomaco, come se fossi ancora sedicenne.
È struccata e indossa una semplice felpa larga e dei jeans, degli stivali con dei tacchi non esagerati.
 
*****
 
< Quando ero in ospedale… > comincia Sel. Dopo esserci sfamate con un sandwich ci siamo semplicemente sedute sul suo letto a parlare. < È quando stavo in ospedale che ho detto ai miei, beh, di noi. > continua giocando con i miei capelli sul suo ventre. < Quindi ora possiamo considerarci una coppia, giusto? > mi chiede.
< Si, giusto > rispondo sorridendo. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*****        
 
Mi sveglio di colpo, ansimando. Ho fatto spesso sogni del genere da quando litigammo. < Tutto ok? > Chiede la ragazza al mio fianco.  
Prendo un lungo respiro per calmarmi e rispondo di si. < Dormi, domani hai l’ultima tappa del Neon Lights Tour > mi dice poi.
< Già, buonanotte, di nuovo > sussurro dandole un bacio a stampo, uno fra tanti.









 




 
NOTE:
Piango.
Questa storia finisce malissimo e so che mi odierete ma questa è la fine! so che sti ultimi due capitoli sono stati un po' scprisciati ma avevo perso l'isipirazione :c nonostante ciò non è detto che non pubblicherò più nulla sulle Delena... ewe
Voglio ringraziare 
InLovatoArms
rochi_estrella
LittleDreamer12
demilejoejforever
cla2184
Lovatic_Tiva
eliss17
Rockvato
mariaconce95
fifth_harmony5
jaureguisvojce
Dammiunaiuto505

Che hanno recensito la storia.
dany_maty
DemiLovato23
ErikaCyrus
fifth_harmony5
Lovatic_Tiva
mariaconce95
Rockvato

Che hanno aggiunto la storia alle preferite.
deminamylove
Che l'ha aggiunta alle storie da ricordare.
Brittana4Ever
chiaram93
Clacly919
Dammiunaiuto505
dany_maty
ddloovato
demi_lovato2008
eliss17
flaz
jaureguisvojce
mariaconce95 
(sei ovunque LOL)
mexisaloneinthismoment
siula

Che l'hanno aggiunta alle storie da seguire.

Nel caso mi vogliate mandare una richiesta di amicizia su fb (? LOL) il mio link dovrebbe essere sul profilo LOL 2
Grazie mille anche a tutti coloro che hanno semplicemente letto la storia e coloro che leggeranno o commenteranno questo capitolo. Grazie per avermi accompagnato in questa avventura ed aver supportato la mia testolina matta AHAHAH
Come ho già scritto, forse pubblicherò altre storie Delena, solo per voi ewe <3
Grazie mille ancora, scusate per eventuali errori grammaticali eeeee alla prossima!



La Nônna



 

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