Odiami... Perché TI AMO!

di Kyryu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo e PRIMO CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** SECONDO CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** TERZO CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** QUARTO CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** QUINTO CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** SESTO CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** SETTIMO CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** OTTAVO CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** NONO CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** DECIMO CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** UNDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** DODICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 13: *** TREDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** QUATTORDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** QUINDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** SEDICESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 17: *** DICIASSETTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 18: *** DICIOTTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 19: *** DICIANNOVESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 20: *** VENTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 21: *** VENTUNESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 22: *** VENTIDUESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 23: *** VENTITREESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 24: *** VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 25: *** VENTICINQUESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 26: *** VENTISEIESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 27: *** VENTISETTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 28: *** VENTOTTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 29: *** VENTINOVESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 30: *** TRENTESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 31: *** TRENTUNESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 32: *** TRENTADUESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 33: *** TRENTATREESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 34: *** TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO ***
Capitolo 35: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo e PRIMO CAPITOLO ***



Odiami… Perché ti Amo!

Prologo

 

Era un sogno. Eppure sembrava così reale… Io, per due mesi, nella mia città d’origine.

No, no… Gio… sei fuori strada…. Stai dormendo e ora entrerà quel monello di Daniele, seguito a ruota da quel cretino patentato di Luca… 

Sentii un grande scossone…. Non capivo cosa fosse, fino a quando non aprii gli occhi e mi ritrovai Luca, tutto sorridente.

-Perché mi hai svegliato?- gli chiesi, con la voce sonnecchiante, stiracchiandomi per bene.

-COME?? TI SEI DIMENTICATA CHE OGGI PARTIAMO PER ROMA??? MUOVITI!- mi urlò nelle orecchie, come se fossi sorda.

Bene. Avevo capito. Non era un sogno. Io, Giorgia Dorotei, sarei tornata nel mio continente d’origine. Dopo circa diciotto anni vissuti in Spagna, con qualche capatina in Italia, per vedere come stavano gli zii, sarei andata a vivere da loro per un bel periodo.

Il mio fratellone Luca ed io saremmo stati ospiti da zia Anna e zio Dario, per evitare le seccature dei nonni. Infatti erano vecchi (non sia mai!) e decrepiti, ma avevano lo spirito di due birbantelli; non saremmo riusciti a combatterli.

Così, dopo essermi ripresa sul serio, mi alzai dal letto ed aprii la tapparella; Davanti a me, si estendeva il Parco di El Retiro di un verde brillante, illuminato dai raggi accecanti del sole.

Decisamente sarebbe stata una fantastica vacanza.

 

PRIMO CAPITOLO

 

Quant’è difficile lasciare la propria città anche solo per un paio di mesi.

Stavamo attraversando la città, con alla guida della macchina mio padre e, accanto a lui, mia madre. Si tenevano la mano anche quando erano in macchina: erano una bellissima coppia e decisamente sempre innamorata; la loro giovinezza era incredibile. Quando ero bambina, non capivo come mai avessi dei genitori così giovani, ma poi, compresi che mia madre e mio padre ci ebbero quando avevano a malapena 18 anni, mia madre, e 20 anni, mio padre; adesso ne avevano rispettivamente 36 e 38. Mio padre, el señor Matteo Dorotei, non era mai stato molto bello, a giudicare dalle descrizioni della loro adolescenza di mia madre, però aveva e ha un carattere d’oro: si arrabbia poco, ma seriamente, è simpatico, è dolce… è il mio papy. Stranamente, la spunto sempre con mamma perché è lui a proteggermi; mia madre, invece, la señora Cristina d’Angelo Dorotei, era ed è tuttora molto bella e soprattutto invidiata da tutti: molto spesso prendevamo parte alle loro liti, causate tutte dalla profonda gelosia di papy. Un carattere stupendo, ma sempre un po’ troppo rompiscatole, per i miei gusti.

Ho altri tre fratelli: Luca è il più grande ed è più grande di me solo di un anno; identico a mia madre in tutto, Luca era ed è il mio fratello preferito perché mi difendeva sempre quando avevo problemi a scuola per la mia “eccessiva” bellezza e poi, lo preferivo perché era il migliore in tutto: sempre lui in cima alla mia lista. Come non parlare di quei due scriccioletti di quattordici  anni? Parlo di Daniele e Samantha, i miei due fratelli gemelli, nati qualche anno dopo di me; sono identici a mia madre, come Luca, ma anche loro, hanno ereditato il carattere di mio padre. L’unica pecora nera della famiglia sono io. Con i capelli castano scuro, ricci, lunghi sulla schiena fino a raggiungere il sedere, gli occhi di un nero profondo, tendente al blu notte e un fisico ammirato da mezza Madrid, avevo assunto il carattere di mia madre: forse era per quello che io ero sempre piaciuta a mio padre, proprio perché assomigliavo tantissimo a mia madre, anche se fisicamente ero la sua fotocopia. Guardavo sfrecciare, dal mio finestrino, le attrazioni di Madrid che scorrevano via veloci, lasciando impresse nella mia mente il maggior numero possibile di immagini di quel mondo bellissimo, che era la mia città. Io ho sempre amato la Spagna, tanto da considerarla la mia prima casa, ma, naturalmente, con il sangue italiano nelle vene, ho sempre avuto la voglia di provare a vivere lì, a Roma. Saremmo stati ospitati dagli zii e questo mi rendeva felicissima: quanto mi mancavano! Semplicemente rivederli, sicuramente avrebbe attenuato la mancanza dei miei.

Entrammo in autostrada e in una mezz’oretta, arrivammo all’aeroporto di Madrid-Barajas.

Il nostro volo sarebbe stato alle dieci e mezza, ma tra check-in e roba varia, siamo arrivati alle nove. Terminate tutte le pratiche, arrivò velocemente anche l’ora di salutare il resto della famiglia. Mio padre mi prese in braccio e mi strinse tra le sue braccia, dicendomi:

-Divertiti, piccola peste… Se succede qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami ed io sarò lì. Va bene?-

Mi salirono le lacrime agli occhi: ho già detto che papà era il mio preferito tra i due?

-Va bene… Papy… Mi mancherai tantissimo…. – gli risposi, provando a trattenere le lacrime.

-Anche tu, scricciolina mia… Adesso ti lascio, altrimenti per un motivo o per un altro ti convincerei a rimanere qui…- mi rispose, provando a staccarsi.

-Allora? Me la lasci salutare?- chiese mia madre, con un sorriso molto disteso, quello che usava quando sembrava molto felice, quasi commossa.

-Scusami, tesoro.. Ora saluto anche l’altro…- disse, avvicinandosi a Luca e agli altri due mostriciattoli, venuti per salutarci.

Mia madre mi guardava… Sembrava quasi infelice…

-Mamma… Non sto mica partendo per sempre… Sto via solo due mesi… Voleranno..!- le dissi, abbracciandola d’istinto. Mia madre, non trattenendosi, cominciò a piangere.

-E che… Mi sembra soltanto ieri che ti ho vista nascere.. E guardati! Ora parti e chissà quante altre volte ci lascerai..! Vabbè.. sono tutte ansie di noi genitori… fai buon viaggio, piccola mia… E dai una controllata a tuo fratello..!- mi disse, facendosi abbracciare da mio padre, dando libero sfogo a quelle leggere lacrime. Mi avvicinai ai piccoli e dissi:

-Mi raccomando… Cosa vi ho raccomandato di fare?- gli chiesi, volendo ricapitolare quello che dovevano fare in mia assenza.

-Dobbiamo occuparci di mamma e papà… E, quando vediamo la porta di camera loro chiusa, non dobbiamo entrare neanche per scherzo. Non si sa mai.- mi risposero in coro, sembrando quasi due telepatici: non per niente erano gemelli, no?

-benissimo… ora… Samy.. Puoi tranquillamente prendere la mia stanza, a patto che al mio rientro, tu e la tua roba non ci siate già più.. capito??- le dissi. I suoi occhi si illuminarono  e mi chiese:- D.. Davvero? Posso?- le feci segno di sì con la testa e lei, si girò dal fratello e gli fece una linguaccia.

-Vedi? Gio è la migliore…!-

-Stupida bambina…- gli rispose, sottovoce il gemello.

Mi fecero quasi ridere e per salutarli li abbracciai tutt’e due. Ripresami, recuperai le mie valige e mi misi accanto a Luca.

-Sei pronta?- mi chiese, con aria raggiante: solo poche volte lo era così tanto… Forse anche lui sentiva quello che sentivo io.

-Sì- gli risposi.

Salutando l’ultima volta i miei familiari, ci voltammo verso il gate e ci dirigemmo verso la strada che, per me, rappresentava la mia libertà, le mie ali. Luca sarebbe stato al mio fianco, come al solito. 

Quell’ora sarebbe volata come niente e ci saremmo ritrovati in Italia. Roba da non crederci.

L'angolo dell'autrice...
Ciao...!! bene... Come promesso, ho scritto il semi-continuo di Dannatamente difficile...
spero non vi deluda... In questa storia saranno di più le scene hot , non ci saranno scene di violenze e cose simili, ma
sarà una cosa un po' meno "casta" dell'altra... Vi ringrazio in anticipo del sostegno che (spero) mi darete...!!
BESUCCIOSSS*** Vostra... Kyryu!!! **

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Capitolo 2
*** SECONDO CAPITOLO ***


SECONDO CAPITOLO 

 

Mio fratello ed io avevamo viaggiato accanto; ero appoggiata a lui e stavo sonnecchiando, mentre mi carezzava i lunghi boccoli. I miei genitori avevano scelto per noi un viaggio in prima classe: adesso che avevano un lavoro fisso, erano abbastanza ricchi per poterci far fare dei bei viaggi. Sollevai un attimo lo sguardo e mi accorsi che lo sguardo di mio fratello era perso tra le nuvole e quello sprazzo di cielo che si vedeva dal finestrino; era sempre stato un po’ taciturno con gli altri, ma con me, invece, sembrava quasi logorroico. In quegli ultimi due giorni aveva quasi perso la parola e aveva un espressione strana sul viso: non era felice, ma non era neanche triste… Sembrava preoccupato… Ero decisa a cavargli di bocca quale fosse il suo problema.

Mi avvicinai ancora di più e feci la gattina, strofinandogli i miei capelli sotto il mento e appoggiandomi pienamente al suo petto; aveva funzionato: aveva staccato gli occhi dal finestrino e mi guardava tutto sorridente.

-Che c’è Gio? Come mai tutta questa affettuosità?- mi chiese, dandomi un bacio sulla fronte.

-No.. dimmi piuttosto che hai tu… Non sei più te stesso… Parli poco, mangi poco, hai un’espressione indecifrabile stampata sul viso…. Che succede? Niente risposte del tipo “Non è niente”… Non ti libererai di me fino a quando non mi dici tutto, quindi ti conviene sputare il rospo e anche subito- gli risposi, guardandolo negli occhi.

Il mio sguardo, come sapevo bene, era indagatore e Luca sapeva perfettamente che non poteva scappare… Sarebbe stato costretto a parlare.

Sospirò rumorosamente e vidi quell’espressione, ancora una volta.

-Ti ricordi di Mélita? Quella mia amica che tre anni fa si era trasferita in Italia?- mi chiese.

Mélita era una ragazza simpaticissima, amica di Luca da quando era entrato alle elementari.

-Sì… Quindi?- gli chiesi, intenta a capire dove volesse andare a parare con quel discorso.

-Bè… ha scoperto che sto arrivando in Italia e, anche lei, si trova a Roma… Ora, dato che è successa una cosa… bè.. ecco… non vorrei vederla.- provò a spiegare a grandi linee, ma c’era qualcosa che non tornava.

-Ma… da chi l’ha scoperto se non ti sentivate da circa qualche mese?- gli chiesi, interessata a sapere chi avesse fatto la spia.

-Ehm… Ti arrabbierai appena lo saprai…- mi disse Luca, mordendosi un labbro.

Ebbi una mezza idea di chi stesse parlando, ma io non giungo mai a conclusioni affrettate senza avere delle prove certe.

-Dimmi subito chi è stato..- gli dissi, spostandomi un po’ da lui, cercando di darmi un po’ di contegno, stringendo la base del naso tra il pollice e l’indice.

-Ema…- mi disse, ma ormai l’avevo intuito.

Ema, ovvero Emanuele Reali, era la persona, per me, più odiosa di questa terra…. Nonché mio cugino. Ema era stato adottato da zio Dario e zia Anna, quando aveva circa sei anni; ha la mia stessa età.. ed è nato il mio stesso giorno… Avremmo dovuto festeggiarlo assieme quel compleanno, il 7 luglio. Era antipaticissimo, però i miei zii lo adoravano tantissimo soprattutto perché era sempre stato il migliore in tutto: a scuola, negli sport, come sapevo bene, anche con le ragazze. Nessuno ha mai saputo della sua adozione, perché, infatti, somiglia in tutto e per tutto a zio Dario. Stavo per prendere fuoco, lo sentivo..

Bene… Giorgia stai calma… ricordati che il tuo maestro ti ha insegnato a dominare la rabbia… la kick-boxing, il karate, il judo e il taekwondo a cosa ti sono serviti in questi anni, se poi li devi buttare in fumo per colpa di un schifoso verme?

-Tutto bene, sorellina?- mi chiese Luca preoccupato: sapeva bene quale furia si scatenava se mi arrabbiavo sul serio e ha sempre preferito non vedermela usare.

-All’incirca…- sussurrai, non ancora in grado di riprendere una conversazione, senza staccare qualche poggia testa da qualche sedile.

-Signore e Signori, la linea *** vi da il gentile benvenuto a Roma… Vi auguriamo una buona permanenza..-

-Certo… che augurio del cavolo…- dissi, sarcasticamente.

-Tranquilla… Solo che… bè.. Solitamente Ema ed io andiamo anche abbastanza d’accordo, ma questa proprio vorrei risolvermela io…- mi disse Lu, provando ad essere un po’ più forte.

-Cos’è successo da farti avere quella faccia?- gli chiesi a bruciapelo, anche se solitamente in queste cose tipo “amore” e “cuore”, preferisco tenermi alla larga: sono tutte cose per persone sciocche.

Luca divenne tutto rosso in viso, però mi abbracciò e disse:

-Bè… il fatto è che mi sono dichiarato a Mélita e lei mi ha rifiutato clamorosamente… Voilà, svelato il grande segreto… Il miglior rubacuori di Madrid è stato messo K.O. da una donna…-

Rimasi scioccata. Luca… il più bello della scuola, tra i più bei ragazzi di Madrid, il migliore in tutto (scuola, sport, ecc…), rifiutato da Mélita? No.. Assolutamente impossibile… Sicuramente aveva qualche problema.

-Non ci credo… assolutamente non ci credo… Quindi non me la dai a bere così…- gli dissi, guardandolo in faccia.

- Credici… perché è quello che è successo… però non ne faccio un dramma… in Italia dicono “morto un papa, se ne fa un altro”, no? Bene, questa sarà anche la mia filosofia… Non mi farò rovinare le vacanze nella miglior città dell’Italia solo per un rifiuto…-

-Ben detto!- disse un’hostess che doveva avere più o meno ventidue anni, passandoci accanto ammiccando clamorosamente a mio fratello.

Mio fratello sfoggiò il suo solito sorriso da “El conquistador” e fece praticamente sciogliere in terra la ragazza, che subito dopo estrasse un biglietto da visita con scritto il suo numero.

Mio fratello rispose un semplice “Muchas Gracias, señorita..” con quell’espressione stampata in faccia e voltandole le spalle.

- Decisamente sarà una bellissima vacanza…- disse, sfoggiando il biglietto a mo’ di bandiera.

Recuperammo le valige e ci dirigemmo verso l’uscita del gate: probabilmente sarebbe arrivato zio Dario, alla guida della sua Ferrari nera. Se c’era una cosa in cui mio padre e lo zio si assomigliavano, era proprio la questione “macchine”: adoravano quelle costosissime, tipo Ferrari, Lamborghini, Maserati, ecc… E infatti le avevano tutt’e tre, poi, per le zie, avevano regalato una Mercedes ciascuna. Chissà cosa avrebbero comprato a noi per le nostre patenti…

Accesi il mio cellulare e notai un messaggio di un numero sconosciuto, che diceva:

Verrò a prendervi io… cara adorabile.. nana!

Il numero dello zio ce l’avevo salvato… Ma, allora, chi era?

Il solo vederlo appoggiato ad una colonna, davanti all’uscita, mi diede alla testa.

Mio fratello, alla vista della mia faccia, aveva cominciato a pronunciare una leggera tiritera che aveva un potere calmante su di me… Ma che in quel momento non mi scalfì neanche.

Con il suo metro e novantatre, sovrastava tutti quanti, tranne mio fratello che era alto circa quanto lui; molte ragazze lo consideravano una vera bellezza: dagli occhi azzurro intenso, dai capelli biondo cenere e dal profilo greco, quell’Adone aveva un sorriso, che provocava la mia prematura ira. Mi avvicinai velocemente a lui e sibilai:

-Tu… Faccia da schiaffi che non sei altro…-

Mi guardò, mi sorrise e disse, allargando le braccia:

-Benvenuta a Roma.. piccola…-

Neanche il tempo di aggiungere altro, che gli sganciai un pugno in pieno naso, atterrandolo. Si riscosse velocemente dal pugno e non sapendo cosa dire si rialzò.

Ripresi in mano la mia valigia ed aggiunsi:

-Coglione…-

Diedi il tempo a Luca di guardare in cagnesco Ema e dissi:

-Muoviamoci… c’è fretta..-

In quel momento, tornò ad illuminarsi, come una scritta al neon, la frase di Luca:

Decisamente sarà una bellissima vacanza…

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao ragazze…!!!

Bene… Pensavo che vi deludesse, mentre invece ho visto che non vi ha del tutto fatto schifo… :P

Bene… ora passo alle risposte e ringraziamenti:

_sefiri_ : CIAAAAAAOOOO!!! grazie mille..Pensavo che non ti sarebbe piaciuto…Spero di non deluderti…!!

Cassandra 287: grazie mille per avermi seguito da “Dannatamente difficile” fino a qui… Ne sono proprio contenta…!

Oasis: CIAOOOO!!! Bentornata… Grazie mille per aver commentato!!

Mary___02: Ciao! Grazie per aver recensito… Non immaginavo piacesse così tanto…!! (Ho scoperto solo un paio di giorni fa come si fa a sapere chi ha aggiunto le tue storie tra i preferiti… Ed ero sbalordita O___O!!! )… :D

 

 

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Capitolo 3
*** TERZO CAPITOLO ***


TERZO CAPITOLO

 

Che fastidio che mi dava… non lo sopportavo proprio. Quel pallone gonfiato ci condusse alla sua macchina, una Ferrari rosso fuoco decapottabile, e decise di aprire il bagagliaio proprio quando stavo passando accanto a lui, allora presi la rincorsa e stavo per molargli un pugno nello stomaco, quando mio fratello si mise in mezzo e mi bloccò, guardandoci tutt’e due.

-Ragazzi… basta. Non vi sopportate e lo capisco… Ma facciamolo per gli zii: ve ne prego. Dobbiamo convivere assieme per due mesi quindi, evitiamo scenate da bambini. D’accordo?- guardò prima me, poi lui. Annuimmo e, nello stesso momento, aggiungemmo sommessamente:

-Se quell’idiota la smettesse di comportarsi da idiota…-

Ci guardammo e ci scambiammo uno sguardo fatto di fulmini e saette.

Avevamo accordato che ce ne saremmo rimasti buoni e tranquilli per tutto il periodo che avremmo dovuto trascorrere assieme; intanto, con la sua solita guida da pilota di F1, stavamo ammirando le bellezze di Roma, stupendoci della bellezza assurda del posto.

Dopo aver svoltato in alcune strade, ci ritrovammo davanti agli occhi una maxi-villa, circondata da un immenso giardino, abbellito da una bellissima fontana.

Frenò facendo una clamorosa sgommata quasi davanti alla scalinata che conduceva all’entrata.

Scendemmo dalla macchina e, dalla porta in alto della grande scalinata, ci accorgemmo di due persone ferme sulla porta: dato che erano messi in contro luce non riuscivamo a vederli bene.

Lasciai scaricare le mie valige ai ragazzi e percorsi quel breve tratto che mi separava dai miei adorabili zii.

- Aaaaaaaaah!!!! Zia Anna! Zio Dario!- urlai con tutto il fiato che avevo, abbracciandoli di slancio.

Zia Anna era un po’ più bassa di me (forse non l’ho detto, ma io sono alta un metro e settantacinque…. Lo so, piccolo difetto ereditato da mio padre), ma aveva la stessa luce che brillava negli occhi di mia madre, una luce che, quando sorrideva, irradiava tutto quanto, dando una luce nuova a tutte le persone e a tutte le situazioni.

-La mia piccola Giorgia!!- mi disse, urlando come un’ossessa e stritolandomi nel suo dolce abbraccio affettuoso –Sembri cresciuta…. E devo dire che sei proprio bellissima…. Com’è andato il passaggio da cintura marrone a cintura nera?-

Mi anticipò nella risposta mio cugino, attirando l’attenzione della zia su di sé:

-Immagino che l’abbia passato alla grande….-

Mia zia lo fissò e vide la macchia di sangue presente sulla sua camicia, rabbrividendo.

-Oh oh oh… La mia adorabile nipotina ha fatto rigare dritto il signorino, a quanto vedo…- disse zio Dario, sbellicandosi dalle risate.

-Ah ah ah… molto divertente papà… proprio da piegarsi dal ridere…- rispose Ema, trasportando le mie valige – ma cosa ci hai messo dentro? Del piombo?- mi chiese, tenendole ancora in mano.

Mi avvicinai, gliele strappai dalle mani e le presi come se fossero piume.

-Cos’è? Hai qualche problema con i muscoli? E’ tutto finto tutto quello che c’è nascosto sotto la maglietta?- gli chiesi, entrando in casa. Mi guardò fulminandomi del tutto.

Gli zii, intanto continuavano a sbellicarsi dalle risate.

La casa degli zii era proprio… enorme. Non sembrava neanche una vera casa.

-Venite… vi mostro la vostra ala- disse Ema, lasciandoci spiazzati.

Io e Luca ci guardammo e rimanemmo a bocca aperta: aveva detto seriamente un’ala?

-dai… muovetevi! Avete capito bene… Qui dentro abbiamo circa cinque alee: una mia, una di mamma e papà e due per gli ospiti: naturalmente, voi la condividerete; naturalmente se non vi disturba.- ci disse Ema, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Anche noi eravamo ricchi, ma i miei genitori non buttavano i soldi all’aria solo per avere una comodità eccessiva in casa; decisamente era troppo.

Luca mi precedette, dicendo:-tranquillo… staremo bene…-

Ci dirigemmo verso una ala, cominciando a salire le scale.

-Lasciate le valige là… Le farò portare su da Pierre..- disse Ema, continuando a salire le scale con un passo velocissimo. Sembrava molto irritato: era arrivato il momento di stuzzicarlo un po’. Mi misi accanto a lui e lo fissai: aveva qualcosa che lo irritava profondamente.

-C’è qualcosa che non va? Ti da fastidio, per caso, il fatto che i tuoi abbiano riso di te?- gli chiesi, provando a fare la gatta morta.

-Cerchi rogne, Gio? Non è assolutamente il momento…!- mi rispose, a denti stretti.

-Non credo proprio che tu……- inciampai in un gradino, ma lui, per evitare che cadessi all’indietro, mi prese per il braccio e mi attirò a sé, mantenendo un contatto visivo elettrico.

Mi tenne così per un po’ continuando a fissarmi; poi, prima ancora di lasciarmi, disse velocemente a Luca:

-Ti ricordo che avrete un bagno a testa e una cucina tutta per voi e due camerieri; io sono nell’ala davanti alla vostra-

Luca lo fissò stranito, poi Ema si avvicinò al mio orecchio, tenendomi sempre abbracciata, e sussurrò:

-Nonostante lo sport…. Noto con immenso piacere che non è tutto merito del reggiseno quello che hai qua davanti….-

Oddio… Non mi ero accorta che il mio seno era praticamente premuto contro il suo ampio torace.

-Brutto malatoooo……..- urlai, ma lui si era già divincolato ed era scappato verso la sua ala.

Luca mi si avvicinò e provò a calmarmi.

-Cos’è successo? Io non ho sentito quello che ti ha detto…. Come mai se rossa in viso?- mi chiese, carezzandomi la spalla.

-Io… a quell’idiota… gli faccio saltare le palle!!!- ringhiai.

Me la pagherai, pensai, continuando la scalinata fino ad arrivare nella mia nuova dimora.

 

Ema….

 

Ossignorebenedettomammamariamadredidio…. Non era possibile…

Raggiunsi camera mia e chiusi a chiave. Mi appoggiai alla porta, ancora con il fiatone e mi misi a sedere per terra.

Non me la ricordavo per niente così; mi aveva letteralmente spiazzato. Vederla uscire dal gate con quel portamento mi aveva dato alla testa… No.. Lei era mia cugina e tale doveva restare, anche se era diventata veramente bellissima. E non solo per la sua altezza, ma perché era proprio bella: sicuramente avrebbe fatto strage di cuori tra i miei amici.

E prima… Che imbecille ero stato… Ma dovevo sempre punzecchiarla?

Bè… era stata colpa sua! Lei mi aveva stuzzicato ed io le avevo risposto…!

In tutti quegli anni, non aveva cambiato per niente quel suo caratteraccio da maschiaccio.

Però, quando mi era caduta tra le braccia… Avrei preferito non constatare di persona!

Che malato… Però… era proprio messa bene.. Era morbidissima…

Santo cielo! Ma a cosa stavo pensando!

Smettila Emanuele… Tu hai la tua ragazza e la ami tantissimo e tu odi e dico ODI tua cugina, punto e basta.

Eppure…. Qualcosa di nuovo sembrava essersi messo in moto… ma cosa?

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti…!! Grazie mille a chi l’ha letta e a chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti…!!! Passiamo ai commenti & ringraziamenti:

Oasis: grazie mille!! :D Spero che questo capitolo non deluda…!!

_sefiri_ : ahahaha!! Che strano… Ma chissà perché a tutti piace Luca..!!Vedrai cosa capiterà più avanti con lui…!! Però c’è la differenza che Luca e Giorgia non sono come Matteo… Hanno un atteggiamento diverso, sono più aperti (in Spagna, solitamente i ragazzi appena vedono una persona che le piace, si tuffano subito a conoscerla… non fanno come da noi che guardano e non ci provano! :P) e sono più spavaldi!! Spero non abbia deluso…!!

 

 

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Capitolo 4
*** QUARTO CAPITOLO ***


QUARTO CAPITOLO

 

Gio…

 

Varcammo la porta e ci ritrovammo davanti ad un salotto gigantesco… non eravamo abituati a tutto quel lusso, però… Ci saremmo adattati sicuramente.

Poggiammo le nostre valige e un cameriere ed una cameriera ci si avvicinarono e si presentarono; per primo, parlò il cameriere.

-Salve… noi siamo Davide e Lorena e siamo felici di darvi il benvenuto qui in casa Reali.-

Poi, sentimmo Lorena dire:-Probabilmente non ci capiscono…- e invece Luca disse:

-Stai tranquilla…. Lo capiamo perfettamente l’italiano… Io sono Luca e lei è mia sorella Giorgia- avvicinandosi alla cameriera, la prese per mano e continuò –lieto di conoscerti…-

Il solito rubacuori…!

-Perfetto… Lasciate pure qua le vostre valige: ci penseremo noi a farvele avere nelle vostre stanze… A proposito… Le stanze sono in quel corridoio laggiù.- disse Davide, evitando il commento di mio fratello.

-Grazie Davide…- dissi io;

- Benissimo… se avete bisogno di qualcosa, non esitate a chiedere…- mi disse Davide con un bellissimo sorriso, sciogliendomi.

-Perfetto…- bisbigliai, voltandomi verso il salotto, guardandomi un po’ intorno: era bellissimo, creato con un design moderno sui colori del nero e del bordeaux, di una forma circolare con tantissime finestre; il corridoio era nascosto da una grande pianta, posizionata al lato dell’entrata del corridoio. Era illuminato da una grande vetrata che era posizionata alla fine del corridoio; nella porta accanto alla grande vetrata lessi e c’era scritto:”La camera della nana”… Decisamente non gliel’avrei fatta passare liscia. Aprii la porta e mi ritrovai dentro al mio paradiso terrestre: mi accorsi che la mia camera si trovava precisamente in una torre, data la sua forma circolare, piena di portefinestre che davano sul balcone, che si affacciava sull’immenso giardino verde. Davanti a me c’era un enorme letto in stile moderno, a due piazze, con tanto di televisore al plasma posto sul soffitto; attorno al letto, c’era un enorme velo leggero rosso, che copriva il letto come una tenda. Alla sinistra, c’era un bel salottino fatto interamente in pouf (e lui sapeva che io adoravo i pouf), con una poltrona comodissima posta davanti al camino in disuso, data la stagione. Sulla sinistra, invece c’era un saccone da boxe e, quasi a volermi accecare, un bagliore di luce rispecchiato sopra il legno laccato in vernice nero prese possesso del mio sguardo. Lentamente, mi avvicinai all’oggetto delle mie attenzioni, quasi ad avere paura che si dissolvesse sotto i miei occhi, come per magia e mi sedetti sul seggiolino e lo aprii. Davanti a me, si estesero i tasti bianchi e neri lucidati, colorati in quei due soli colori stile film degli anni ’30; quel pianoforte a coda era uno degli oggetti più belli che avessi mai visto. Sfiorai con delicatezza un tasto e sentii il martelletto colpire dolcemente la corda, che produsse un suono meraviglioso, lentamente tra le mie mani, prese vita una melodia italiana, del 1961. Come una scarica elettrica mi ritrovai a cantare quella canzone a pieni polmoni, come una liberazione…

 

Senza fine,

tu trascini la nostra vita,

senza un attimo di respiro,

per sognare,

per potere ricordare,

quel che abbiamo già vissuto…

Senza fine..

Tu sei un attimo

senza fine

Non hai un ieri, non hai un domani

Tutto è ormai nelle tue mani..

Mani grandi…

 

Sentivo lo sguardo di qualcuno dietro di me. Ma non m’importava niente.

La canzone volse alle note finali e, appena conclusa, mi appoggiai completamente al pianoforte, sentendomi totalmente svuotata, ma, in un certo senso, anche piena di nuove emozioni;abbracciai lo strumento come meglio potei, quasi a volergli trasmettere il mio senso di gioia. Quello sguardo sembrava non volesse smettere di perforarmi la schiena e, voltandomi, lo ritrovai appoggiato allo stipite della porta con le braccia conserte; aveva sul viso un’espressione… sembrava quasi… emozionato.

-Wow… Zia Cristy ha fatto un ottimo lavoro con te…- sussurrò, cercando, forse di riprendere il controllo totale della voce.

Mi avvicinai al letto, tirai la cordicella e il grande velo che l’attorniava si sollevò ed io mi ci stesi sopra a pancia in su.

-Mamma non ha fatto proprio un bel niente… E ho studiato pianoforte di nascosto… Non tanto perché i miei non me lo permettessero, ma perché volevo qualcosa che fosse solo mio…- non capivo perché stessi parlando proprio con lui e soprattutto non capivo come avesse fatto a sapere del pianoforte. Mi alzai di scatto sul letto e gli chiesi:

-Ma… tu come facevi a saperlo?-

Lui mi sorrise, si avvicinò e si sdraiò a pancia in su e cominciò a parlare.

-Quando due anni fa siamo venuti in vacanza da voi, tu una volta dicesti:”mamma… Vado da Loli!” e uscisti di casa; Luca ed io ci stavamo annoiando a morte, così decidemmo di seguirti. Ma Luca si accorse subito che non stavi andando da Loli, dato che non eri scesa alla solita fermata. Così, ti seguimmo e ci accorgemmo che entrasti dentro una scuola di musica. Salimmo e ci nascondemmo dietro la porta della tua classe e in quel momento stavi suonando proprio tu: Luca era sbalordito, io ero scioccato, ma non ne facemmo parola con nessuno. E, dato che me ne sono ricordato, dovresti ringraziarmi.-

Mi misi a pancia in giù ed ebbi il suo viso a qualche cm di distanza.

-Non penso proprio, dato che questa è stata una TUA scelta…- gli dissi.

-Che acida… Ma quanto yogurt scaduto ti mangi la mattina? Una cassa intera?- mi chiese, sbuffando.

-Tranquillo… Invece tu sei un mostro… Tipo Shrek prima di Fiona… Sei così. Orribile- dissi tagliente: non avevo mai avuti peli sulla lingua.

-Vedi? Sei sempre tu quella che deve sempre rovinare tutto quanto… Fino a qualche minuto fa stavamo parlando pacificamente e guardaci adesso..!- disse, cominciando a farmi saltare i nervi.

-Se tu non mi stuzzicassi con le tue battute del cavolo, forse non ti risponderei così…!-

-Certo… Ma sentitela: ha parlato quella che non stuzzica mai! Sei peggio di un ago… anzi, sei una spina nel fianco. Odiosa, la regina delle vipere!!!- mi rispose alzandosi e dirigendosi verso la porta, adirato.

-Ha parlato quello che, dentro il latte della colazione aggiunge veleno!- gli urlai, lanciandogli un cuscino, che andò a sbattere contro la porta, dato che lui l’aveva appena richiusa, facendola sbattere.

Odioso, rompiscatole…. Bello quanto ti pare, ma era peggio di una donna alle prese con la menopausa.

 

 

L’angolo dell’autrice…

 Ciao a tutti! Bè… grazie mille a chi continua ad aggiungere questa storia tra i preferiti, ne sono veramente molto lieta…

Passiamo ai commenti…..                                   

Oasis : hihihi… immaginavo di stupirvi con questo capitolo… non capita mica tutti i giorni la fortuna di avere un cugino e un fratello così…!! Spero di non avervi deluso con quest’altro.

_sefiri _ :  ehm si… Sai come dicono “lo spirito è pronto… ma la carne è debole”!! :D Luca più avanti avrà una storia a parte…! Ma credo dopo che avrò finito questa… chissà…! Grazie per la recensione… molto gentile, anzi gentilissima.

bribry85 : ahahah… grazie mille per aver commentato… Sapevo che vi avrei sorpresi con questo finale…!!! Spero che questo capitolo non dispiaccia…!!!

Grazie mille a tutti…

p.s. mica vi uccido se commentate, eh!! :P

 

BESUCCIOSSS***

Vostra… Kyryu!!

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Capitolo 5
*** QUINTO CAPITOLO ***


QUINTO CAPITOLO

 

Ema…

 

Dannazione…!

Era nata per farmi andare fuori di testa! Prima era tutta delicata e bellissima come una rosa, poi, come in tutte le rose, spuntava quella spina maledetta, connaturata nel suo carattere, che ti faceva odiare quel fiore in tutti i modi.

Non l’avevo fatto apposta, ma avevo detto a mia madre che, per la camera di Giorgia, ci avrei pensato io ad arredarla: non tanto per farle un dispetto, ma perché volevo farle passare una bella permanenza a casa nostra.

Ero a conoscenza della sua passioni per le arti marziali e quant’altro, ma, come un fulmine a ciel sereno, il ricordo di quella voce melodiosa e delle sue dita poggiate con delicatezza estrema su quel pianoforte mi attraversò mozzandomi il respiro.

Decisi in quel momento di comprare un pianoforte e ci sarei andato personalmente; un mese dopo, il giorno prima del loro arrivo, arrivò il pianoforte e lo sistemai proprio dove sapevo avrebbe attirato la sua attenzione, dove poteva splendere in tutta la sua eleganza e bellezza.

Appena Davide la lasciò entrare nella sua camera, arrivò nella mia ala, dicendo:

-Sign… Ehm, volevo dire Emanuele… La signorina Giorgia è appena entrata in camera sua.-

-Perfetto… Ah.. Davide… Tu e Lorena avete la serata libera e tenete questi…- dissi, prendendo cento euro per lui e cento per Lorena: erano per me come degli amici, anche se stipendiati.

-Ma no…- disse per rifiutarli, ma io, guardandolo male, gli risposi:

-Non accetto rifiuti… Mi avete sopportato in questi ultimi due mesi di follia… Quindi prendeteli e uscite… E tra parentesi… mi sono accorto di voi due, quindi non rompere… Passate una buona serata… -

Vedendo la sua reazione alquanto imbarazzata, ammiccai e lui, prendendo i soldi uscì dalla mia camera.

Mi avvicinai alla loro ala, senza fare rumore, mi avviai quatto, quatto al corridoio e mi accorsi che la porta di camera sua era aperta.

Sentii la sua voce melodiosa accompagnare la musica… Sembrava impossibile che solo quei due elementi riuscissero a scatenare in me un’emozione tale da avvicinarmi a lei e strapparle un bacio, ma non un tenero bacio dolce no, ma uno di quei baci violenti che tolgono il respiro, che ti danno un’emozione strana, quasi di eccitazione…

Ma che sto pensando? Sicuramente sto andando fuori di testa… Certo… A me non piace quel mostro di mia cugina… è solo perché a me è sempre piaciuta la musica dal vivo… Forse.. è attrazione del momento… pensai.

Sapevo che aveva avvertito la presenza di qualcuno, perché ad un certo punto si era irrigidita come un pezzo di ghiaccio.

Terminate le note, mi preoccupai perché si era accasciata sul pianoforte, ma poi mi accorsi che si era messa ad abbracciarlo. Era sana?

Si voltò di scatto verso di me… Che avrà visto nei miei occhi?

Sbattei la porta violentemente, uscendo da quella porta. Avevo bisogno di dimenticare della sua acidità, altrimenti mi sarei sparato.

Certe volte sapeva farti odiare tutto e tutti. Scesi le scale, pronto per uscire un po’. Davanti all’ingresso incontrai mio padre che si rivolgeva in effusioni non proprio “caste” con mia madre.

Doveva partire per un paio di giorni e questo avrebbe rovinato la continua ed instancabile attività sessuale che rimbalzava tra loro. Per mia sfortuna, si concedevano spesso quel divertimento. Sorrisi e continuai a scendere le scale di corsa e dissi:

-Ragazzi… Non siete un po’ troppo cresciuti per queste cose?-

Mio padre mentre si staccava un po’ dalle labbra di mia madre, rispose:

- Tranquillo… Noi siamo nell’età giusta per farlo… -

Mia madre, intanto, stava cercando di risistemarsi, dato che quel malato di mio padre, le aveva slacciato la camicia.

- Mi raccomando…. Tieni d’occhio tua madre… non mi piace che qualcuno le si avvicini…- mi disse, abbracciandomi.

-Certo… E’ sempre un mio dovere controllarla, no?- gli risposi, facendolo ridere.

-Uffa… La volete smettere? Sono io quella che deve controllare voi, non il contrario..!- rispose, mia madre scocciata. Fece per andarsene, ma mio padre la bloccò per un braccio e continuò a baciarla… Quanto erano smielati.

-Bene.. Io esco..- dissi, scappando dalla porta, dirigendomi verso la mia macchina, parcheggiata nel vialetto.

Mia madre, si staccò un attimo e mi raggiunse fuori, rincorrendomi giù per le scale.

- Manu! Dove vai? E i tuoi cugini?- mi chiese.

- Vorranno sicuramente riposarsi… Dovrei essere a casa in meno di due ore… Ci vediamo dopo. Ti voglio bene.- le dissi, salendo.

-Anche io!!- mi rispose, salutandomi con la mano.

Salii in macchina e, facendo una sgommata, mi incamminai a tutta velocità ritrovandomi ben presto lungo l’autostrada, dritto per Civitavecchia.

Adoravo il mare, soprattutto quando la spiaggia era deserta… Avevo dimenticato di prendere qualcosa da mangiare. Vabbé, mi sarei nutrito con le sigarette, come al solito.

In meno di una mezz’oretta buona mi ritrovai davanti al porto; un luogo definito da tanti bruttissimo, ma per me è sempre stato il posto più bello del mondo.

Ho ancora il ricordo marchiato a fuoco, sulla mia pelle di quel giorno di tanti anni fa…

La nave stava attraccando. Erano a malapena le sette del mattino e la brezza marina mi sfiorava il viso, come una carezza. Speravo con tutto me stesso che quella nuova occasione che mi si stava rivolgendo fosse un dono del cielo, una fortuna inaspettata. I miei genitori mi avevano abbandonato, lasciato da solo come un cane abbandonato. Non volevo più rivivere quel sentimento d’angoscia e di terrore che mi aveva oppresso il cuore fino a quel momento; sarei riuscito a superare tutto quanto.

La signorina dell’orfanotrofio mi aveva preso per mano ed eravamo scesi dalla nave.

C’erano un sacco di persone che attendevano i propri familiari. Un pensiero che mi sorse, fu:

“Ci saranno i miei nuovi genitori? Mi vorranno bene?”

Non ebbi il tempo di pensarci che due figure altissime, mi si presentarono davanti.

Una signora bellissima, giovanissima, con un bel sorriso stampato sul suo viso, totalmente diverso dall’espressione invecchiata e abbattuta della mia vera madre, accompagnata da un signore altrettanto bello e giovane, ma aveva l’aspetto… forte: tutto lo faceva assomigliare ad un eroe, il mio eroe.

Avevano in mano un cartello con su scritto :”Ema, nostro figlio”.

Ad un certo punto la mano della signorina dell’orfanotrofio che ho sempre odiato, divenne per me un peso insostenibile, tanto da lasciarla e correre incontro ai due signori.

I due signori di scatto, mi videro e mi tesero le braccia, che non mi feci sfuggire, dato che i due signori mi avevano abbracciato stretto, stretto.

-Bene… Questi sono i tuoi genitori..- disse la signorina dell’orfanotrofio quasi con tono scocciato. Al quale mia madre, si arrabbiò e rispose:

-Benissimo… Dato che non vuole partecipare alla nostra gioia, gradiremmo che lei non ci rovinasse la festa…. Ema è la cosa migliore che ci potesse capitare…-

Mio padre mi levò lo zaino che avevo indosso, con dentro solo una maglietta, un paio di jeans di ricambio sgualciti e il mio Teddy, tutto pieno di morsi dei miei ex-amici dell’orfanotrofio, se lo mise in spalla, mi prese in braccio e con l’altra mano prese la mano di mia madre, fulminando con lo sguardo la signorina dell’orfanotrofio.

Ci allontanammo e ci ritrovammo davanti ad una limousine nera con i vetri oscurati.

Il mio sguardo si accese e mio padre mi disse:

-Non sei mai salito su una limousine? Bene… Posso dire che questa appartiene ufficialmente a te… Su entriamo, abbiamo una festa in tuo onore!-

Io sgranai gli occhi e mi ritrovai catapultato dentro quella macchina, fissando i miei genitori, che non facevano altro che darmi attenzioni: non tanto per viziarmi e lo sapevo bene, ma soltanto perché sentissi il calore di una vera famiglia, quale sarebbe stata la mia.

La parola famiglia non avrebbe più avuto un significato tetro e oscuro; sarebbe stata una parola che trasmetteva gioia da tutte le lettere, il centro della mia esistenza.

Presi le loro mani e dissi:- Vi voglio bene…-

Accesi la mia sigaretta e pensai che da quel giorno di dodici anni fa, la mia vita mi aveva fatto il dono più bello della mia vita, ricordandomi ancora del mio primo incontro con quel piccolo furetto, che, in quel momento, probabilmente giaceva sdraiata sul letto della sua camera, addormentata oppure seduto elegantemente su quello sgabello davanti al pianoforte, intonando una delle tante canzoni dolcissime che solo lei sapeva rendere con quella grazia e quella dolcezza finissima.

-Cosa ci fai tutto solo, qui?- mi arrivò una voce delicata.

-Aspettavo te, amore.- le risposi, finendo di fumarmi la mia sigaretta.

Un paio di braccia mi cinsero i fianchi e la sentii respirare contro la mia schiena.

- Ti amo, Ema…-

Una lama mi trafisse il petto con una forza bruta, che mi permise soltanto di rispondere.

-Anche io, Elisa…-

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti… grazie per i commenti e soprattutto ringrazio ancora quelle persone che aggiungono questa storia tra le preferite… (siamo già arrivati a 16… non me l’aspettavo proprio!)… Che dire? Passiamo subito ai commenti specifici:

_sefiri_ : ahahah… Luca ha gli stessi geni di Matteo…. Ci credo che ti piace…!! :D Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto..!!

bribry85: spero di non averti deluso, dato che alla fine ho fatto entrare in scena Elisa, la fiamma di Ema…!!

Oasis: grazie a te, che lasci sempre una recensione…!!!

Bene… Con questo ricordo che chiunque volesse commentare, non gli taglio mica le dita…. Mi farebbe molto piacere sapere quello che pensate di questa storia e soprattutto, sapere anche come avreste voluto che andasse avanti la storia, se non vi è piaciuto qualcosa… Va bene?? Confido nella vostra sincerità!!

BESUCCIOSSS***

Vostra… Kyryu!!!

 

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Capitolo 6
*** SESTO CAPITOLO ***


SESTO CAPITOLO

 

Mi strinse le spalle, mentre il nostro bacio si approfondiva e quelle labbra che sapevano di menta, mi opprimevano il cuore. Non erano le sue

Eppure era bellissimo baciarle perché rispondevano teneramente a qualsiasi proposta delle mie… Ma non erano le sue

Quel corpo che si allacciava stretto al mio, che mi abbracciava, che mi riscaldava nelle notti più gelide d’inverno, mi piaceva. Lo adoravo e gliel’avevo dimostrato in più modi… ma non era il suo…

- Ema… Che ti prende?- mi chiese Elisa, avvicinandosi ancora di più, annullando quel minimo lembo di letto che separava i nostri corpi nudi, ancora scossi dalle forti emozioni provate.

La fissai; i suoi occhi castano chiaro, mi scrutavano attentamente… Anche quando era arrabbiata i suoi occhi rimanevano dolci, come il miele, quasi a ricordarmi che, nonostante tutto, mi amava… Ma non erano i suoi…

La mia mano scivolò attorno alla sua vita, scoperta dal lenzuolo, e la strinsi a me.

-Questi giorni non mi sento più me stesso… Non so proprio che mi prende…-

Mi accarezzò il viso, passò la mano tra i miei capelli, per poi avvicinarsi alle mie labbra, posando un dolcissimo bacio.

-Sono qui… Per qualsiasi cosa…-

Quella reazione mi fece lo stesso effetto di un pugno allo stomaco, aprendomi gli occhi, ancora una volta, a quella realtà disarmante: semplicemente, non era lei.

La strinsi ancora un attimo a me, posandole un leggero bacio sulle labbra, e poi mi alzai dal letto, racimolando tutti i miei vestiti. Mi vestii nel corridoio e, pronto ormai per tornare a casa, la sua voce mi richiamò, dicendo:

-A che ora passi a prendermi?-

-Alle otto… Va bene?- le chiesi, prima di uscire.

-Perfetto… Ti amo!. Mi rispose con un sorriso sulle labbra, avvicinandosi e baciandomi intensamente.

Uscii da lì, da quella casa dove mi ero svuotato di quel desiderio struggente che mi aveva preso per quasi tutto il suo arrivo, sperando di riuscire a resisterle, al mio rientro a casa.

Sono già arrivato a questo livello?, pensai, preoccupandomi del livello della mia malattia.

Perché di malattia, si trattava.

Ero un malato, perché quello che provavo per lei, non era un amore dolce: il suo viso, le sue labbra carnose, i suoi capelli morbidissimi, il suo corpo arrendevole, capace di annullare qualsiasi mio tentativo di resisterle… la bramavo, provavo per lei un amore quasi violento, passionale, ma appunto, rasentava la violenza. Il suo corpo mi chiamava, ma il suo carattere (e anche il mio!) me la faceva respingere, in tutti i modi. L’odiavo, ma l’amavo.

Ero in macchina. Guidavo in autostrada, senza guardare effettivamente dove stessi andando: ormai i miei pensieri erano concentrati in qualcosa che stava cominciando a farmi uno strano effetto, eccitazione misto ad un’immensa paura: la vedevo, l’immaginavo davanti a me, seduta al pianoforte mentre suonava una ballata romantica ad occhi chiusi; mi avvicinavo a lei, mi mettevo a carponi sotto il pianoforte, fino ad avere un primo piano delle sue gambe perfette.  Immaginavo già come avrei potuto viziarla, mentre premeva quei tasti con forza, costringendo la sua bocca a restare serrata, evitando di urlare…

Rasentavo il comico. Mi sentivo come un qualsiasi verginello alla sua prima esperienza… Ma santo cielo!

La colpa era sua che mi mandava fuori di testa con un semplice gesto! Non doveva vincere… Sarei riuscito a farla cedere per prima.

Più mi avvicinavo a casa mia, più sentivo qualcosa muoversi nel mio stomaco, e quindi mi sentivo in colpa: Elisa mi era stata accanto per sei splendidi mesi, amandomi senza limiti. L’amavo tantissimo, ma quella mattina mi scontrai con quel sentimento irrazionale, causato proprio da Gio.

Oltrepassai il cancello e parcheggiai la macchina davanti alla fontana; salii le scale che conducevano all’entrata e rientrai. Sapevo di trovare mia madre in salotto: quando mio padre era via, lei si sedeva sempre o sulla poltrona o sul divano, tutta accoccolata e teneva tra le mani una tazza di cioccolata calda; sembrava quasi sempre un’anima in pena, ma tanto lo sapevo che si riprendeva tutta in una volta quando mio padre tornava a casa.

Attraversai il grande corridoio e mi ritrovai nel grande salotto; come previsto mia madre era lì, ma stava parlando al telefono con qualcuno.

-Si, Mara… Dobbiamo organizzare i corsi d’orientamento per i nuovi studenti… Lo so che siamo solo a giugno, ma lo facciamo per poi evitare di ritrovarcelo da fare a settembre… No?-

Mia madre era la preside di una rinomata scuola privata (medie primarie e medie secondarie), frequentata dalla “crème de la crème” di Roma e conosciuta in tutta Italia.

Mi sedetti sul divano posizionato davanti alla sua poltrona; quanto le volevo bene.

Mia madre era una tra le poche persone che conoscevo e che stimavo profondamente al mondo… Certo, un po’ rompi come tutte le madri, ma le volevo tanto bene. Terminò la telefonata e si sedette vicino a me.

Appoggiò un braccio allo schienale del divano e con l’altra mi accarezzava i capelli: era uno di quei gesti che mi rilassava, uno di quei pochi contatti fisici che mi andassero bene, dopo l’adolescenza…

- Come mai quella faccia? E’ successo qualcosa?- mi chiese, preoccupata.

- Niente, mamma… Sono solo un po’ frastornato da alcune cose… Niente d’importante..!-

Mia madre mi guardò un po’ torva: sapeva che non sempre riuscivo a dirgli tutto quello che sentivo, anche perché sapevo che sicuramente quello che provavo non le sarebbe piaciuto per niente, però voleva sempre sapere.

-Va bene…- mi disse, rassegnandosi – Ah.. I tuoi cugini scenderanno tra mezz’ora… Vorrebbero che tu gli facessi da cicerone, per la città…-

Un po’ rimasi scioccato… Giorgia che mi chiedeva di portarla a farle visitare un po’ la città? Impossibile.

-… E scommetto che l’ha chiesto Luca, vero?- le chiesi, sarcastico.

-Si… però anche Gio era d’accordo… se solo non vi odiaste come la peste… Probabilmente stareste bene insieme… come dei veri cugini che si rispettino!- mi rispose, rimbeccandomi.

L’ultima frase fu quella che lasciò un marchio a fuoco sulla mia pelle… Come dei cugini che si rispettino.

Mi ero dimenticato della nostra parentela, anche se proprio non ci credevo: dal punto di vista sanguigno, non avrei dovuto avere problemi, dato che io ero stato adottato, ma dal punto di vista prettamente familiare, il problema c’era eccome. Poi, immaginavo la reazione violenta di mio padre e di zio Matteo: mi avrebbero squartato.

Ma come fare? Non potevo continuare in quel modo…

Però… Sapere che Giorgia desiderava la mia compagnia e desiderava (probabilmente) rivedermi, riaccese in me una nuova speranza, che però sapevo, si sarebbe spenta al primo nostro accenno di ostilità e di odio.

Ero pienamente cosciente che quell’amore, nato violentemente, probabilmente sarebbe morto allo stesso identico modo, lasciando un cuore non più pulsante e sanguinante.

Pregavo solo di uscire indenne da quello scontro micidiale.

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti…!! Grazie mille ancora e ancora a chi continua a leggere questa storia…!! Ne sono proprio felicissimissimissima…. :D

Ora passo alle risposte…:

_sefiri: lo so… l’amore fa fare strane cose… Da questo capitolo avrai capito che ormai non c’è via d’uscita per il ragazzo! :P eheheh…. Credo proprio che ricomparirà nel prossimo capitolo!!

Bribry85 : stranamente a tutti piacciono i triangoli d’amore….!! Però rimarrà un duo… chissà chi saranno…!!!

Oasis: grazie, Darling…..!!! :D sono contenta che il capitolo non ti abbia deluso… Spero che anche questo, non l’abbia fatto… :D

Benissimo… Ora che ho risposto a tutti, chiedo umilmente perdono se questo capitolo è troppo corto, ma il prossimo sarà più lungo, quindi pazientate... rinnovo i miei sinceri GRAZIE e chiedo ancora di commentare…. Come ho già detto non sbrano nessuno se mi dite che vi schifo.. no? :D

Ok… a presto guys….!!!

Vostra…. Kyryu!!!

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Capitolo 7
*** SETTIMO CAPITOLO ***


SETTIMO CAPITOLO

Gio…

-Uffa…-

Sarei dovuta uscire con quella sottospecie di rifiuto umano e mio fratello; ci avrebbe dovuto portare in giro per la città di Roma, quindi avrei dovuto optare per degli abiti chic ma anche abbastanza comodi.

Dopo aver passato al setaccio tutto il mio guardaroba, riuscii a trovare un paio di shorts bianchi e una maglietta nera a maniche corte, con una profonda scollatura che non lasciava spazi all’immaginazione... Bè, dovevo essere pronta per qualsiasi incontro, no?

Premeditavo di non riuscire a passeggiare con i tacchi, quindi optai per un paio di scarpe dorate che risaltavano la mia abbronzatura, frutto del mese passato a Valencia, ospite a casa della mia amica Loli.

Per il trucco optai su qualcosa di molto semplice: un leggero ombretto dorato, un po’ di mascara e un bel lucidalabbra. Mentre mi stavo finendo di preparare, qualcuno bussò alla porta della mia stanza.

-Avanti..!-

Apparve sulla porta mio fratello. Mi squadrò e fece un fischio d’approvazione.

-Molto bella… Sei perfetta, sorellina.-

Mi voltai e lo vidi appoggiato nella stessa identica maniera in cui qualche ora prima si era messo quell’orrore: dovevo ammettere che quella posa metteva in risalto la bellezza di tutti i ragazzi fighi; perché tutto potevi dire, tranne che non erano fighi.

Si era messo una camicia bianca con delle sfumature che arrivavano fino al nero, abbinato a un paio di pantaloni neri, creati su misura dal sarto di famiglia, Juan Carlos, abbinati ad un paio di scarpe nere in pelle eleganti.

-Anche tu non sei niente male… Sei pronto per fare conquiste?- gli dissi, riprendendo le mie operazioni estetiche rivolgendomi di nuovo verso la mia toeletta.

Luca si avvicinò e si mise dietro di me, guardandomi in viso dal riflesso dello specchio.

-Sì… A quanto ho capito Ema ci vuole portare in giro un po’ per Roma e poi ci vuole far conoscere alcuni suoi amici… Scommetto che ci sarà anche Mélita, quindi devo essere al meglio della mia forma…- mi rispose, poggiando le mani sulle mie spalle.

-Sorellina… mi devi promettere una cosa…- esordì Luca, facendomi voltare;

-Dimmi… Sono tutta orecchi…- gli risposi, guardandolo attraverso quel suo sguardo castano-verde.

-Ti prego, ti prego… Cerca di comportarti bene con Ema… Io.. anche se non ci ho parlato, credo che abbia capito dove ha sbagliato… Quindi, non combattere una battaglia mia… E soprattutto, non dargli spago… Dobbiamo convivere con lui per altri due mesi, quindi non rovinare la vacanza litigando a tutto spiano con lui…. Capito?-

Il suo sguardo sondava la mia anima: certe volte sapeva farmi paura; era serio, stramaledettamente serio. Voleva per sé quella gatta da pelare e non voleva che mi mettessi in mezzo. Lo capivo, perché Mélita non era un argomento che mi riguardava, ma quell’idiota di Ema avrebbe dovuto pagare.

-Va bene… Ma non è giusto… E’ un cretino.- gli risposi, mettendo su il broncio, sperando che mi desse il permesso per prenderlo di nuovo a colpi.

-Lascia stare… E’ una situazione che vorrei gestirmi io… bene…- si spostò, si avvicinò alla porta- ti aspetto in salotto… Muoviti altrimenti Ema avrà abbastanza motivi per renderci la vita impossibile… Sai quanto odia i ritardi.- e, detto questo, uscì dalla stanza.

Davanti alla mia toeletta, seduta sullo sgabello, preparando la mia borsetta, mi venne in mente quando conobbi Ema, lasciandomi in preda dei ricordi.

Erano passati solo 13 anni da quell’incredibile giorno di primavera….

Quel giorno eravamo tutti ammassati nella camera da letto dei miei genitori mia madre, mio padre, mio fratello ed io, … Stavamo giocando a farci il solletico a vicenda: come al solito, stavamo vincendo papà ed io.

-Mat… Matteoo!! Smettilaa ahahahaha…!-

Mia madre urlava dal ridere e mio padre sembrava intenzionato a continuare; intanto anche io mi davo da fare, facendo morire dal solletico Luca che cercava in tutti i modi di mettermi alle strette.

-Oook… dai ragazzi, tutti fuori dal letto… e’ una bella giornata e propongo di andare a farci una passeggiata al parco, va bene?- propose mio padre, prendendo in braccio me e mio fratello, lasciando ancora sdraiata la mamma, stanca dopo tutte quelle risate.

Sentimmo in lontananza delle urla: arrivavano dalla camera di Samy e Dany. Ci fiondammo tutti e quattro in camera loro e li trovammo sdraiati a pancia in su, facendo a gara a chi urlava di più; sembrava stessero cercando di attirare la nostra attenzione.

-Che birbanti…- esordì mio padre, che prese in braccio Dany e gli fece un po’ di solletico.

-E già… chissà da chi avranno preso…- rispose mia madre, prendendo in braccio Samy, portandola in cucina. Mio padre e noi la seguimmo in cucina.

-Stai per caso dicendo che questi bambini sono birbanti come il sottoscritto…? Non starai esagerando..?- chiese mio padre, guardando mia madre con uno sguardo quasi offeso.

- Noo… io non lo direi mai…- rispose mia madre, voltandosi verso il ripiano della cucina, preparando la colazione per tutti e sei. Papà la raggiunse a si mise dietro di lei, prendendola per la vita; ci accorgemmo che nostra madre era arrossita per una frase che papà le aveva sussurrato all’orecchio: avevamo capito che dovevamo metterci da una parte. Così io e Luca prendemmo i ragazzi e ci sistemammo davanti alla tv, per evitare di vedere scene troppo romantiche. Avevamo rispettivamente sei, sette e un anno (ciascuno dei due birbanti)… Potevano risparmiarcele queste scene, no?!

Mentre eravamo tutti e quattro seduti sul divano, squillò il telefono di casa. Corsi a rispondere io.

- ¡Buenos días! …-

- Hey, hey… Piccolina calma la tua anima spagnola…- mi rispose una voce maschile dall’altro capo del telefono, in italiano.

-Zio Dario!!! – dissi io, contenta di sentirlo al telefono dopo un sacco di tempo.

-Ciao scricciolina… potresti passarmi tuo padre o tua madre?-

-Subito!- dissi e mi avviai a prelevare mio padre dall’abbracciò stritolante di mia madre.

- Papy…! C’è zio Dario al telefono…-

- Dario?- chiese, andando verso il telefono della cucina.

- Dario! Dimmi… mmm.. MMh… Ok… ho capito… Sono felicissimo per voi… Certo… tranquillo… saluti ad Anna… A più tardi..!-

-Allora? Che ha detto Dario?- chiese mia madre, portando le tazze di cioccolato per noi e le tazze di latte caldo per gli altri due;

-Ha detto che Ema è appena arrivato a Civitavecchia… e di raggiungerli con il prossimo volo che parte… tra due ore…- rispose mio padre, guardando i cellulari.

Vidi l’espressione di mia madre cambiare totalmente aspetto: da sorridente a terrorizzata.

-Matteo! Dobbiamo muoverci! Bambini bevete la cioccolata e andate a prepararvi- disse prendendo in braccio i gemelli correndo verso la loro cameretta.

Un’ora dopo eravamo in viaggio verso l’aeroporto di Madrid-Barajas; speravo che il viaggio in aereo durasse pochissimo: infatti, anche io volevo vedere il mio cuginetto.

Un’ora e mezzo di volo e la mia famiglia ed io ci ritrovammo catapultati all’aeroporto di Fiumicino; riconoscemmo subito l’alta figura di zio Cesare con accanto zia Diana, che ci salutavano a braccia aperte.

Luca ed io ci fiondammo subito verso di loro, dove zio Cesare ci afferrò al volo.

-Hey scriccioli made in Spagna… E’ passato tanto tempo dall’ultima volta! Sembravate due gnometti e guarda adesso quanto siete cresciuti!- disse, prendendoci in braccio tutt’e due.

Uno scappellotto ben assestato sulla nuca di zia Diana, gli fece capire che doveva metterci giù.

-Sei proprio uno stupido, Cesare! Gli farai male a furia di tenerli come se fossero dei sacchi di patate… non vorrai trattare così anche tua figlia?- gli chiese zia Diana, indicando mia cugina Melinda, addormentata dentro il passeggino.

- No.. tesoro… Non lo farei mai…- le rispose, carezzando teneramente una delle tenere guanciotte di Melinda, fissando quasi adorante la tenera espressione che si era dipinta sul suo visino.

Dopo che mamma e papà ci ebbero raggiunto, salimmo sulle macchine degli zii, dove Luca, io e papà salimmo sulla Maserati nera dello zio e mamma e i gemelli erano saliti sulla Ferrari rossa fiammante della zia.

In meno di qualche minuto ci ritrovammo davanti alla super casa degli zii;

Luca ed io, appena dopo aver varcato la porta, aperta dai domestici, li raggiungemmo nel grande salotto e gli saltammo addosso.

-Bambini! Vi siamo mancati?- chiesero gli zii, prendendoci in braccio, me, zio Dario, e Luca, zia Anna.

-Sì... tantissimo…- risposi, affondando la testa nell’incavo del collo dello zio. Lo zio mi tenne più stretta a sé ed io lo abbracciai ancora più forte

-Che carina…- disse, sottovoce –Di certo non assomiglia a te, Matte…- disse, rivolgendosi a mio padre.

-Lo so… Assomiglia sempre di più a sua madre…- rispose mio padre e , quando sollevai lo sguardo verso di lui, incontrai il suo viso e mi fece la linguaccia alla quale gli risposi a modo, mostrandogli la mia.

Zio Dario mi fece scendere, mentre zia Anna tenne ancora in braccio Luca ancora per un po’;

ad un certo punto lo zio disse:

-Vado a vedere dov’è finita la peste…-

Io, intanto, ero andata a sedermi in braccio a papà che mi accolse, facendomi ancora il solletico.

Dopo qualche minuto zio Dario rientrò in salotto tenendo per mano un bambino biondo dagli occhi azzurri, quasi in contrasto con la carnagione degli zii; sembrava così diverso da tutti noi.

Forse era l’espressione triste dipinta sul suo viso angelico, forse per la sua timidezza che mostrava a tutti noi, avevo deciso di prendere come missione da portare a termine entro la fine di quella breve vacanza quella di fargli fare un bel sorriso e di riuscire a fargli passare la timidezza.

-Bene… Lui è Emanuele…- lo zio si sentì tirare la maglietta e si abbassò verso Emanuele per sentire quello che aveva da dirgli all’orecchio –ehm.. sì… Potete chiamarlo semplicemente Ema…-

Io fui la prima ad avvicinarmi;nello sguardo dei miei parenti potevo notare lo stupore per la mia spavalderia.

Arrivai davanti a lui e dissi:

-Ciao… Io sono Giorgia, ma chiamami semplicemente Gio e sono tua cugina…- gli feci uno dei miei bellissimi sorrisi; Ema mi guardò un po’ stralunato e subito dopo arrossì come un peperone, balbettando un “piacere”.

Gli zii sembravano contenti della mia impresa.

Gli presi la mano e gli presentai mio fratello, con il quale cominciarono una bellissima amicizia.

Stavamo giocando con alcuni giochi e gli stavo facendo alcune domande…

-Ma… i tuoi veri genitori dove sono?- gli chiesi, senza peli sulla lingua.

-Ehm… mi hanno lasciato in un orfanotrofio….- mi rispose, abbassando lo sguardo.

-Scusa… non dovevo chiedertelo…- gli dissi, alzandomi per andarmene, ma lui mi trattenne per una mano e mi disse:

- No… era una domanda semplice… non mi hai dato fastidio…- sorridendo, come non aveva ancora fatto.

Non mi ricordo poi cosa accadde, ma mi venne in mente di dargli un piccolo bacio sulla guancia e, dopo averglielo dato, mi sentii spingere all’indietro: mi aveva spinta. Non ero mai stata una bambina piagnona e quella volta lo dimostrai in pieno, alzandomi e dirigendomi velocemente verso quella che sarebbe stata la mia cameretta. Mi chiusi dentro a chiave senza voler sentire niente e nessuno. Mi aveva offesa e non avrebbe avuto mai più la possibilità di rimediare.

Così, passai quei due giorni a Roma senza rivolgere la parola ad Ema che sembrava dispiaciuto, ma non mi interessava niente: non gliel’avrei fatta passare liscia. Ma… perché aveva un taglio sulla guancia destra?



L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti!! Grazie ancora a chi aggiunge questa storia tra le preferite… Siete fantastici!! Benissimo..

Questo capitolo è per dare un quadro generale del rapporto tra Ema e Gio…!

Ora passo alle risposte alle recensioni:

Bribry85 : chissà chi saranno…!!! :D hihihi… Spero che questo capitolo sia piaciuto…!!!

_sefiri_ : dai… lo so che in questa storia Luca non ha abbastanza spazio… Ma attendi… anche lui avrà la sua buona parte più avanti…!!

Oasis: grazie… *____* I tuoi commenti mi fanno arrossire fino alla punta delle orecchie… Spero (ancora) di non aver deluso con questo capitolo!!

Bene… Adesso… Vi lascio!!

Al prossimo aggiornamento…!!!

BESUCCIOSSS***!!! Vostra… Kyryu!!!

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Capitolo 8
*** OTTAVO CAPITOLO ***


OTTAVO CAPITOLO

 

Mi ripresi facilmente da quel ricordo che mi aveva inondata come un fiume in piena, prendendo tutto il mio coraggio e la mia pazienza facendoli congiungere in un unico mix, ed uscii dalla mia camera dirigendomi in salotto. Lì, come previsto, mi aspettava Luca bevendo un po’ di thé: un brutto vizio che aveva quando si sentiva un po’ nervoso.

-Andiamo?- gli dissi, carezzandogli la nuca, evitando accuratamente di toccargli i suoi intoccabili capelli.

-Va bene…- rispose, alzandosi e spegnendo le luci.

Uscimmo dalla nostra ala e raggiungemmo il grande salotto che si trovava al piano di sotto, dove c’era zia Anna intenta a gustarsi una bella tazza di cioccolata bollente; sembrava triste… Solitamente non aveva quell’espressione sul viso: era sempre stata una persona di un ottimismo impareggiabile, con un sorriso sempre stampato sulle labbra, mentre aveva un’espressione triste mista ad una voglia irrefrenabile di piangere; non era mai capitato di vederla in quello stato.

Ci fissammo per un attimo e capii che anche Luca era sorpreso quanto me nel notare quell’atteggiamento inconsueto della zia; ci avvicinammo quatti, quatti e prendemmo posto accanto a lei.

-Oh… ragazzi… Non vi avevo sentito arrivare…- ci salutò, annegando il suo volto dentro la tazza.

-Zia… che c’è?- le chiesi io, provando a sorridere.

-Non è niente…- rispose, ma una voce la interruppe:

-Oh…. Mamma ammettilo… Ti manca papà. E’ naturale… Non vi staccate mai un attimo: mi sembra più che logico che quando si allontana, senti di più la sua mancanza.-

Era lui; un pensiero mi si accese in testa: ma i fatti suoi non se li sapeva proprio fare? 

-La domanda non era rivolta a te… quind….- una pappina si fece sentire dietro la mia nuca e sapevo che in teoria mi sarei dovuto zittire, perché altrimenti non avrei onorato la promessa fatta a Luca.

-Cosa stavi per dire … regina delle Vipere?- mi chiese, guardandomi da dietro quello sguardo ghiacciato.

Il suo aspetto, in quel momento, sembrava decisamente molto cambiato: non aveva quella solita faccia da schiaffi, ma sembrava tormentato da qualcosa; se riuscivo a notarlo anche io che, oltre ad essere la regina delle Vipere ero anche la signore delle ottuse, c’era qualcosa che non andava bene. Il suo abbigliamento era impeccabile, come al solito: una camicia bianca leggera slacciata fino al petto, mettendo in rilievo i suoi muscoli, un paio di jeans neri che ricadevano perfetti senza neanche una piega, avvolgendo pienamente i muscoli delle sue gambe perfette; ai piedi indossava un paio di scarpe eleganti nere in pelle, dello stesso modello di Luca, di un paio di numeri più grandi.

Era la sua espressione che continuava a stupirmi: mentre mi guardava, la sua espressione da tormentata era diventata quasi… stupito? Non capivo cosa gli stesse passando in quel momento.

-Idiota..- sibilai, senza farmi sentire da Luca, ma in modo che lui potesse intendermi perfettamente.

La zia ci guardò e si mise a ridere:

-Certo che voi due non vi smentite mai… Sempre lì a punzecchiarvi a vicenda… Mai che la smetteste… Eppure un sacco di tempo fa eravate così…-

La fulminammo e ripetemmo assieme:- Così… come?-

Si strinse nelle spalle e rispose:- bè… Eravate più amici… E non litigavate… Vi volevate un gran bene…-

-Certo… Nell’epoca dei Flinstones…- risposi, con voce sommessa.

-Sicuramente… tu potevi fare la parte di Dino… Sempre a scassare le palle al prossimo…- mi rispose, con aria di sfida.

Mi sollevai dal lato della poltrona, mi misi di fronte a lui e gli dissi:

-Senti tu… Mi hai scocciato con il tuo atteggiamento… Dobbiamo convivere per due mesi… ce la fai a tenere i tuoi commenti idioti tutti per te?-

- Mi sa che questa domanda dovresti porla più a te stessa che a me….- mi rispose, osservandomi come se avesse i raggi X incorporati negli occhi. Fissava stupito ogni mio punto; la radiografia era una di quelle cose che non sopportavo, però sapevo che in quel modo avrei potuto ricattarlo.

-Se non la smetti subito di farmi la radiografia… Avviso subito zio Dario o mio padre… sai, credo che non avrebbero problemi a ridarti una sistemata come si deve…- gli dissi sommessamente, in modo che nessuno, tranne lui, potesse sentirmi.

Il più rosso dei colori andò a ricoprire le sue guance e non potei che trattenere una risata; si voltò e si diresse verso la porta, dicendo sconclusionatamente:-Muovetevi… Andiamo a fare un giro…-

Salutammo la zia e ci dirigemmo fuori.

Luca era già seduto in macchina, dietro; stavo avvicinandomi alla macchina quando due braccia mi fecero voltare e mi spinsero a ridosso del cofano dell’auto: Ema si mise davanti a me, poggiando le mani sul cofano, bloccando qualsiasi mia via d’uscita.

-Sia chiaro… Io non sono interessato a te… e ho una ragazza. Gradirei immensamente che tu evitassi di utilizzare questo tipo di atteggiamento davanti a lei… grazie.- mi disse acido, poi, con un sorriso malizioso, avvicinò le labbra al mio orecchio e… - E comunque, dovresti essere contenta che il mio sguardo indugi sul tuo corpo… la metà della fauna femminile di Roma, lo desidera…-

-Sì… Un branco di oche cieche. E soprattutto… Questo si chiama tradimento: la tua ragazza è ben cornuta. - gli risposi tagliente, pestandogli un piede e maledicendo me stessa per non aver indossato i tacchi per una volta. Lo lasciai col piede alquanto dolorante e salii al posto del passeggero.

- Non mi avevi promesso che avresti evitato questo atteggiamento?- mi chiese Luca, al quale risposi:

-Chiudi il becco… E’ solo uno strafottente. Deve rimanere al suo posto…-

Quella frase che mi aveva sussurrato era assurda! Ma.. perché mi guardava in quel modo?

Cos’è? La sua ragazza non lo soddisfaceva abbastanza? E poi… Io l’odiavo, quindi non mi faceva né caldo, né freddo; avevo avuto a che fare con persone della sua stessa stoffa anni addietro, ma… quelle persone, non erano lui.

Salì in macchina e con sguardo divertito e malizioso, mi fissò mentre metteva in moto e infilava la marcia, mandando i miei nervi a farsi benedire.

Odioso, odioso… Non riuscirai mai a piegarmi…Scordatelo!

 

 

 

L’Angolo dell’autrice…

Ciao a tutti…!!! Grazie mille a chi continua a leggere questa storia…!!! :D

Confesso: il capitolo che vi ho postato adesso non è uno dei migliori che ho scritto, anzi penso sia il peggiore: sapete, non mi piace scrivere capitoli di passaggio… li trovo noiosi, anche se servono per dare un po’ più di significato alla storia, che è sempre piena di casini, uno dietro l’altro.

Bene, ora che ho detto quello che pensavo… Passo a rispondere alle domande… :D

Bribry85: sai, quest’idea inizialmente non mi era venuta in mente… Poi… BUM! E’ uscita dal nulla…. Ok.. sono una scrittrice pazza, lo puoi dire.. hihihi..!! :D Vedrai cos’è successo… forse anche dal punto di vista di Ema…

Oasis: grazie ancora… Ma smettila di dirmi che non potrei mai deluderti… Con alcuni capitoli più avanti probabilmente accadrà….. Lo sento..!!! :P

Bene… Colgo l’occasione per ricordarvi che se commentate mica vi faccio mandare da Babbo Natale qualche malattia… :P (ci prendo gusto a scrivervi qualche scemenza… ahahah!!!) Quindi.. Commentateeee…!!!! :D

Grazie ancora…!!

BESUCCIOSSS***

Vostra… Kyryu!!!

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Capitolo 9
*** NONO CAPITOLO ***


NONO CAPITOLO

 

Ema…

 

Quanto ero assurdamente e pateticamente… idiota!

Ma dico, si può essere così scemi? Non capii perché mi stessi comportando in quel modo con Gio e soprattutto perché mi piaceva a quel livello fisico allucinante. Gli abiti che aveva scelto per la serata di certo non erano i più adatti per visitare una città, però dovevo ammettere che aveva un buon gusto e soprattutto azzeccava con le scollature, che mettevano in risalto le sue morbide, morbidissime curve del seno… Oddio! Che orrore..!

Io, Emanuele Reali, figlio di Dario e Anna Reali, fidanzato da sei mesi con la mia dolce Elisa… MI METTO A FANTASTICARE SU MIA CUGINA DI PRIMO GRADO??

Ah no… Di certo la colpa non era mia…! Io non avevo fatto niente…!!

Anche quando l’avevo intrappolata sul cofano della macchina… Non capiva che più mi provocava più mi faceva venire voglia?

Odiosa, vipera, lingua tagliente, amore

Come? Tutto, ma non amore! Se devo ammetterlo fino in fondo lei ha il potere di scatenare i miei ormoni, ma il cuore no! Pensavo, incessantemente.

Il mio cuore appartiene ad Elisa… Elisa.

Ormai il suo nome non suonava più con la stessa musicalità che aveva qualche mese prima… ma il sentimento era sempre quello… sembrava essere quello. Dentro di me sentivo che il mio amore per lei era una debole fiammella che, a poco a poco, si stava affievolendo, lasciando sempre di più spazio a quella fiamma che viveva come un parassita all’interno del mio cuore: quella fiamma di passione avrebbe distrutto tutto ed io non potevo fermarlo.

-Ema… Potresti accendere l’aria condizionata? Fa un caldo!- Mi disse Luca; guardai nello specchietto retrovisore: si stava slacciando un po’ la camicia per respirare meglio.

Poi, volsi lo sguardo accidentalmente alla mia destra.

Lo sguardo di Gio era perso nel panorama di Roma, ma il mio si era perso un po’ più in basso: vidi una goccia di sudore scendere dal collo fino all’incavo dei suoi seni… Oddio! Ma che temperatura c’era da sudare in quel modo? Guardai nel display del navigatore satellitare e mi diceva … 40°C … Ma…

-HEY! C***O VUOI STARE ATTENTO?- mi urlò Gio, voltando il volante verso destra; ero andato a finire nell’altra corsia senza accorgermene. Non mi accorsi che l’automobilista a cui stavo per rifare la facciata, mi aveva ringraziato con un epiteto molto delicato e raffinato.

Accostai subito al primo parcheggio libero.

-Sc.. Scusate… Tutto bene?- chiesi, guardando Luca.

-Si… noi stiamo bene…- mi rispose Luca; poi aggiunse, rivolto a Gio:-Sorellina… Potresti cominciare ad andare a visitare quello che ti interessa? Io avrei qualcosa di cui discutere con Ema..-

-Certamente.- rispose Gio, prendendo i suoi occhiali da sole e scendendo dalla macchina, si appoggiò al finestrino con le braccia, mettendo in evidenza quello che già si vedeva attraverso quella scollatura, dicendo qualcosa al fratello riguardo il posto dell’incontro in cui si sarebbero visti dopo qualche ora. Appena se ne fu andata, Luca scivolò nel posto accanto al mio, mentre io mi auto commiseravo sbattendo la testa più e più volte sul volante.

-Ti piace mia sorella, non è vero?- mi chiese, a bruciapelo. Io voltai il mio viso verso la sua parte: non so di quale colore fossi, ma sicuramente non era un colore normale quello che mi stava colorando il viso. Mi accorsi che non era il Luca normale; era tornata la versione di tredici anni prima. Il suo prezioso sguardo non aveva la sua dolce e delicata natura, ma sembrava volermi … uccidere. Il termine esatto era incazzato nero… E lo sapevo.

Stava giocando con la catenella che aveva appesa alla collo, arrotolandosela attorno al dito per poi srotolarla di nuovo, continuando quel gesto all’infinito.

-Lo sai… quello che penso: stalle lontano… Ed evita di venire quando la vedi: faresti ancora più schifo di quanto non lo sei; sai, speravo di non riprendere più quest’argomento, ma mi sembra che in tredici anni tu abbia cambiato di nuovo idea… Bè, se non vuoi rischiare, continua ad ignorarla. Lasciaci qui, tanto conosciamo Roma ed in caso dovessimo perderci non credo avremo problemi a farci capire…- mi disse.

Scese dalla macchina con un solo semplice movimento e si diresse verso la sorella, poco distante dalla macchina.

Non mi accorsi di quante persone erano passate accanto alla macchina, fissandola come un cieco guarda il sole per la prima volta; non mi accorsi del tempo che stava passando.

Il ricordo ancora bruciava come olio bollente sulla pelle…

Chi era questa bambina? Come mai le piaceva tanto stare con me?

Questa era la domanda che assillava la mia mente, tormentandola. Mi sorrideva apertamente… Dolce, simpatica, un po’ cocciuta ma tenera… La mia cuginetta mi piaceva tantissimo; anche Luca era molto simpatico, ma sembrava non avesse lo stesso sentimento che avevo io per lui.

Mentre Gio si era spostata un attimo per far vedere alla mamma la sua nuova costruzione con le lego (una casetta), Luca mi si era avvicinato e mi aveva detto:

-Stai lontano da Giorgia…- pronunciandolo male, leggendolo con il suono j aspirato, tipico della g spagnola. Avevo appena trovato una persona amica e me la voleva già togliere? A quale scopo?

-Perché dovrei?- gli chiesi guardandolo fisso.

-Perché tu non puoi giocare con lei, punto e basta. E’ troppo alta per te…- mi rispose.

-Alta? Veramente sono io che sono più alto di lei e anche più alto di te.- gli dissi, fulminandolo con lo sguardo.

-No… cioè… Insomma, lei è diversa da te e tu devi starle lontano…- mi disse, sparendo nel nulla; intanto Giorgia era tornata. Il suo sorriso era bello… più acceso di una stella, luminoso come il sole.

-Ema… - esortò ad un certo punto, mentre costruivamo un castello.

-Dimmi…- le dissi, senza guardarla, concentrato nel mio progetto.

-Ma… i tuoi veri genitori dove sono…?-

Sollevai lo sguardo di scatto incrociando quel blu notte intenso; distolsi decisamente rivolgendolo al tappeto che, in quel momento, sembrava aver  assunto una forma particolare e degna di essere l’oggetto delle mie attenzioni. Non sapevo che dirle, dato che nemmeno io ero a conoscenza della risposta.

-Loro… mi hanno lasciato all’orfanotrofio.-

Sollevai leggermente la testa per vedere la testa, sembrava stesse per mettersi a piangere.

-Scusa… non dovevo chiedertelo…- mi disse, alzandosi di scatto, pronta a correre lontano da me. Pensai:”No..! Piccolo raggio di sole, non scappare lontano da me!”.

La trattenei per una mano e lei si voltò verso di me, con la faccia di chi si sente in colpa.

- No… Era una semplice domanda… non mi hai dato nessun fastidio…- le dissi, sorridendo come non avevo mai fatto, dato che non avevo mai provato un sentimento così dolce; strano da dire, però non aveva mai voluto così tanto bene a una persona, né tanto meno a una bambina.

Lei si avvicinò a me piano, mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio:

-Anche se loro ti hanno lasciato, adesso hai noi… Ti vogliamo bene.. Perlomeno, io ti voglio bene…-

Mi diede un fugace bacio sulla guancia, facendomi arrossire e in quello stesso istante mi accorsi di un qualcosa che stava arrivando verso di noi.

Buttai a terra Gio e quella cosa mi colpì sulla guancia; la piccola pietra si trovava a qualche metro da noi. Seguii la direzione da cui era stata lanciata e mi accorsi della presenza di Luca.

Intanto, guardai Giorgia, che sembrava stupita e anche irritata.

-No.. non hai…- stavo per dirle, ma lei aveva preso la porta e non si era voltata indietro.

Da quel giorno fu guerra e non per un valido motivo. Lei non mi parlava perché non aveva capito che l’avevo protetta. Odio.. Le volevo bene, ma l’odio cresceva a pari misura…

Il mio telefonino squillò ed io mi risvegliai dal ricordo in cui ero caduto.

Lo presi in mano e mi accorsi che era Elisa.

-Pronto?- dissi, mettendo in moto la macchina.

-Ema? Dove sei? Ti sto aspettando! Sono già le otto e venti! Dove sei finito?- mi chiese, preoccupata.

O merda! Erano passate due ore da quando avevo lasciato Giorgia e Luca davanti a San Pietro?

O, peggio ancora, avevo passato due ore a ricordarmi il motivo per cui Gio mi odiava?

-Scusa… ma c’è un traffico!- le dissi, accelerando sempre di più, evitando il rosso in tutti i semafori possibili e immaginabili.

-Tranquillo… Ti aspetto!- mi disse, chiudendo la telefonata.

Mezz’ora dopo ero quasi arrivato a destinazione, quando mi squillò per la seconda volta il telefono; senza guardare chi fosse, risposi:

-Amore… sto arrivando, sono dietro casa…!-

-Amore… Che schifo! Ma controlli chi ti chiama prima di rispondere al telefono o ti viene difficile fare due cose assieme, come guidare e usare il cellulare?- mi chiese una voce. La sua voce.

-Ah… Ciao vipera… Cosa vuoi?- le chiesi, sviando il discorso. Com’era sensuale la sua voce al telefono…

- Volevo sapere se conosci qualche luogo di incontro come una discoteca o un pub… Qualcosa di togo… Io e il mio fratellino vorremmo andare a divertirci. Conosci qualche posto?- mi chiese, gentile come non mai.

-Mmm… Dimmi dove sei…- le chiesi, leggero.

-Siamo in Piazza Navona… Ci stiamo prendendo un cappuccino…- mi rispose, brevemente.

-Ugh… Il cappuccino al bar fa schifo…- le risposi, ridendo.

-Non perderti in chiacchiere inutili… Allora… cosa devo fare?- mi chiese; sentivo dal suo modo di parlare che aveva disteso le labbra: forse stava sorridendo.

-Allora… Attraversa Piazza Navona ed esci a Nord-est; da lì gira a sinistra e poi la prima a destra: arriva fino alla fine della strada e ti ritrovi sul Lungotevere; bene, segui la riva girando a destra e dopo due tre traverse, troverai la scritta “The Island” … Eccoti arrivata. – le dissi, parcheggiando la macchina davanti a casa di Elisa.

-Perfetto… Ci vediamo più tardi. Torniamo da soli… O almeno… provvederò a farmi dare un passaggio da qualcuno.- mi disse. Scommetto che per quanto riguardava l’arte del “fare la civetta con tutti”, nessuno la batteva. Senza neanche suonare il clacson, la portiera si aprì e vidi la mia Elisa con un abito aderente verde mela, lungo fino a metà coscia e con una scollatura micidiale; la scarpe erano dello stesso colore del vestito, con un tacco a spillo vertiginoso: bellissima visione. La vidi, mi sorrise ed io la baciai passandole le braccia attorno al collo e alla vita.

-Hey… così va a farsi benedire il mio rossetto…- mi disse, tra un bacio e l’altro.

-Non devi vestirti così… Sei troppo provocante…- le risposi, baciandole tutta la guancia.

-Va bene, non lo farò più …- mi rispose, facendomi l’occhiolino –ma… adesso.. andiamo? Dovevamo incontrarci mezz’ora fa al “The Island” con gli altri… ma, qualcuno ha fatto tardi!- mi disse, punzecchiandomi.

-Se non la smetti, lo facciamo qui, in macchina, così la colpa del ritardo sarà anche tua!- le dissi, puntandole un dito contro il viso.

 Mi sorrise imbarazzata (e per cosa poi? Stavamo insieme da sei mesi… mi sembra naturale parlarne con naturalezza no?!) e mi diede un bacio a fior di labbra dicendo:

-Mi arrendo… Parti, altrimenti ci crederanno dispersi…-

Così ripartimmo ed ogni km di strada verso Roma mi faceva sentire un peso, come se avessi non una spada di Damocle sulla testa, ma una o due sopra l’altra. Avrei dovuto fare i conti con i miei sentimenti; dolce e salato, sole e luna, nero e bianco, amore e passione…

Elisa e Giorgia. 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti…. Continuo (per l’ennesima volta) a ringraziare chi continua ad aggiungere questa storia tra le preferite…!! Ne sono molto felice…

Ah! Piccolo annuncio importante: a chiunque fosse interessato, ho scritto nella sezione dedicata a Twilight (Libri), una storia… passate e commentateee.. Si chiama “Stellina mia” … (lo so che non dovrei fare pubblicità.. però se è possibile … =////=” )!!

Ora … passiamo ai commenti a ringraziamenti..!

Oasis: grazie ancora…!!! Questo capitolo credo sia migliore dell’ultimo…!! Spero ti piaccia..!! :D

Bribry85: ihihih!!! Ho paura che una storia con continui colpi di scena senza un attimo di pace prima o poi stufi, però se voi mi dite che vi piace allora continuo… Naturalmente  scriverò anche pezzi tranquilli, non troppo movimentati…!!! Hihihihi…!! Grazie mille..!!

Benissimo… rinnovo la mia gioia se commentaste…!! Vi ringrazio però lo stesso anche se non lo fate… Perché solo per il fatto che voi mi seguiate mi rende felice..!!

Quindi… grazie ancora e a presto!!

BESUCCIOSS***

Vostra… Kyryu!!

 

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Capitolo 10
*** DECIMO CAPITOLO ***


DECIMO CAPITOLO

Gio…

 -Lu…- cominciai.

-Dimmi…- mi rispose; camminava davanti a me, sotto i lampioni del Lungotevere.

-Cosa hai detto ad Ema, in macchina?- gli chiesi.

Non sembrava dal suo comportamento giocoso, ma dal suo sguardo potevo capire che qualcosa era successo: era freddo, distaccato, qualcosa che capitava raramente.

Si fermò davanti a me, si voltò e mi fissò. Aprì la bocca, ma la richiuse; voleva dirmi qualcosa, sicuramente d’importante data l’espressione seria del suo viso e dal modo in cui la fronte era aggrottata.

- No, niente… Solo di evitare di comportarsi come un coglione…- mi rispose, sorridendo e distendendo le braccia: un chiaro invito ad un abbraccio stritolatore. Mi avvicinai e mi feci stringere; la mia testa andò a posarsi sotto l’incavo del suo collo e sentii il suo respiro tra i miei capelli.

-Mi sono rotto di tutti gli idioti che ti ronzano intorno… Non lo sopporto. Prima Juan, poi Julio, Carlos, Cesar, Cristobal, Delmar, Eduardo … perfino quel secchione di Arturo! Sei una mosca che attira uomini… Anche Ema, ad… O cazzo…! – disse, coprendosi la bocca.

Sentii alla perfezione anche l’ultima sillaba; mi staccai da lui e spalancai gli occhi.

Aveva forse… fatto il nome di… Ema??? No, impossibile.

-Puoi ripetere, prego?- gli chiesi, non ancora sicura di quello che avevo sentito;

-Avanti, Giorgia: non dirmi che non te ne sei accorta! Quello là ti sbava dietro ogni volta che indossi magliette del genere…!- mi disse, indicando la mia maglietta che, a mio prezioso parere, non aveva niente di troppo scollato… Ne volevano vedere di cose veramente scollate! Ma non era quello a scioccarmi più di tanto…!

- Quindi… Tu dici che quello… mi sbava dietro?- gli chiesi, giusto per avere una conferma.

-Si.. confermo… E il fatto che sia nostro cugino mi fa ancora più schifo..- disse, continuando ad andare avanti, passeggiando.

Un’idea molto cattiva mi stava ronzando in testa… Come mettere alla prova un ragazzo, se non con le armi più seduttrici di una ragazza?

-Bè, Lu… Tecnicamente, lui non è nostro cugino… Quindi..- dissi, mentre elaboravo il mio piano per bene.

-Cosa sta frullando quel tuo cervellino da cricetino che ti ritrovi?- mi chiese Luca, cercando di capire dove volessi andare a parare.

-Capirai, fratellino…- gli risposi -… intanto, adesso, andiamo a divertirci..!- cercando di sviare l’argomento.

La vendetta che meditavo da tredici anni finalmente era arrivata… Non avevo meditato abbastanza sul vero significato delle sue parole sussurrate, prima di salire in macchina, ma il mio odio veniva prima di tutto e l’avrei soddisfatto; avrei fatto tacere la bestia che viveva dentro di me, l’avrei saziata fino alla fine. Adesso, niente poteva fermarmi…

Ema…

 

Avevo lasciato Elisa davanti all’entrata del The Island; io stavo cercando un parcheggio là vicino. Ne trovai uno… a circa sei isolati dalla discoteca.

Ammettilo… Stai cercando una scusa per cercare di vederla il meno possibile o, perlomeno, di ritardare l’incontro.

Che codardo. Prima facevo le coglionate, poi volevo evitarne le conseguenze; ma si sa, prima o poi tutti i nodi vengono al pettine. Riuscii ad arrivare davanti all’entrata dieci minuti dopo, ma avrei preferito che fossero durati molto di più; presi un respiro e passai dove non c’era la fila, proprio davanti alla cordicella rossa, naturalmente beccandomi le occhiate delle “ochette” di tredici anni che volevano provarci e il buttafuori mi fece:

-We King… La tua tipa è già dentro: ti aspetta ai divanetti privati.-

-Oh grazie, Max…!- gli risposi, ed entrai.

Dentro, un mondo ultraterreno.

Il The Island era conosciuto per le sue serate fantastiche: non era una comunissima discoteca; era un pub, il “pub”, dove le serate di musica erano programmate: una volta poteva esserci una serata di raggaeton (non fatemelo ripetere… Quanto la odio quella musica spacca timpani!), e la volta dopo una serata dedicata al jazz. Potevo entrare ed uscire senza problemi da quella discoteca: ero il proprietario del locale, dato che il vecchio proprietario voleva farlo diventare un supermercato e ho pensato che un luogo così vicino al Tevere non poteva andare sprecato, così avevo chiesto a mio padre se potevo comprarlo; dopo tutte le trattative, ero riuscito ad averlo per me e lo avevo affidato in gestione ad un mio amico d’affari, Giacomo, Jack per gli amici. L’idea per le serate era venuta in mente a me, perché odiavo andare a ballare dove la musica mi ammazzava le orecchie e, soprattutto, io ODIAVO ballare il raggaeton e cose simili: lo facevo solo per portarci Elisa, che l’amava da morire. Sono sempre stato un tipo da musica dal vivo, un po’ all’antica ma ancora con i timpani buoni, abituati ad ascoltare la buona musica.

Avevo indirizzato Gio e Lu qui apposta; volevo vedere se gli piaceva questo posto.

Lo spazio era grande, ma le persone erano tantissime. Arrancai a fatica per arrivare fino al bancone.

-Hey King… Cosa desideri?- mi chiese Matteo, un mio amico che aveva bisogno di soldi e che avevo chiesto venisse assunto al locale, diventando barista.

-Ciao! Mmm… Facciamo… Due the verdi e tre rum’n’cola …- risposi velocemente.

-Arrivano!- mi disse, preparandoli sul momento.

Quella serata l’avevo dedicata alla musica dal vivo: avevo chiesto appositamente ad alcuni musicisti miei amici che venissero apposta per suonare un po’ di musica italiana. Sapevo perfettamente per chi l’avevo fatto: chissà dov’era in quel momento…

Presi le cose che Matteo mi aveva lasciato e le trasportai al piano di sopra, dove si trovavano i divanetti privati; là mi attendevano Elisa, Claudio, Marisa e Giulio.

Elisa mi prese le cose dalle mani, poggiandole sul tavolino, per poi farmi sedere sulla poltroncina, appollaiandosi sulle mie ginocchia.

-Perché ci hai messo così tanto…?- mi chiese, mentre la baciavo.

-Piccioncini… siamo qui per vedere cosa sanno fare questi tizi, mica per vedere voi due che vi sbaciucchiate- ci dissero Claudio e Giulio, in coro.

- Perdonateci…- dissi io, voltandomi verso il palco, che da là sopra sembrava fossimo in prima fila. Sbarrai gli occhi; che cavolo ci faceva lei davanti al piano?  

-Ema… che c’è?- mi chiese Elisa, spaventata dall’espressione che probabilmente si era dipinta sul mio viso.

-Hola..! Sono Giorgia e questa sera suonerò e canterò qualche pezzo per voi… Perdonate la mia pronuncia, ma non sono di qua… Spero di non storpiare queste canzoni..!-

La mia tortura ufficiale era salita sul palco, sedendosi elegantemente al piano come la mela d’oro su un piatto d’argento davanti agli occhi di una mandria di affamati.

La prima canzone che interpretò, accompagnandosi con il piano, fu “Cambiare” di Alex Baroni.

Amore, non mi provocare
arriverò fino alla fine dl te.
Amore, mi dovrà passare
per restare libero, cambiare.

Quelle parole cantate così soavemente, diedero una scossa al mio cuore, ormai sanguinante: non c’ero arrivato. Con un sorriso arrabbiato sulle labbra, mi morsi la mano, per poi sbatterla forte contro il tavolino più vicino; spaventai a morte Elisa, che non continuava a capire perché mi stessi comportando in quel modo.

-Ema… che succede?- mi chiese ancora, ma più arrabbiata prendendomi tra le mani il viso.

-Quella pazza scatenata che canta è “la persona” che ti dovevo far conoscere…- le risposi, facendola scendere dalle mie ginocchia, facendo avanti e indietro per il salottino.

-Qu.. Quella… è tua cugina Giorgia?- mi chiese, stupendosi; i miei amici sentendo quel pezzo di conversazione si stupirono;

-Tu..tu..hai una.. cugina così bella e che canta così bene… E NON CE LA PRESENTI?- mi chiese Claudio, con la mascella aperta fino a toccare terra.

-Veramente orribile…- aggiunse Giulio, scandalizzato dalla mia condotta.

-Giorgia. Non. Si. Tocca.- dissi a denti stretti.

-Ohoh… Il pivello sembra geloso… Cos’è? Un po’ di sana gelosia?- mi chiese Giulio.

-No… Solo che, prima di arrivare a lei, dovrete fare i conti con mio zio, mio cugino e mio padre, che la difendono come se fosse un tesoro inestimabile… Quindi, non so se vi conviene. – risposi, semplicemente.

Mentre la canzone volgeva alle ultime note, e gli ammiratori delle prime file affilavano lo sguardo come a pregustarsi la preda, decisi di fare qualcosa, per ridere un po’; mi misi davanti all’inferriata e urlai, con quanto più fiato avevo in gola:

-Brava…!-

Tutti quanti si voltarono dalla mia parte e il suo sguardo si rivolse verso di me; mi studiò poi, si alzò e fece un inchino.

-Perché non vieni a deliziarci della tua bravura, cantandoci o suonandoci un pezzo?- mi chiese, dal microfono.

-Non vorrei rubarti la scena… - le risposi, sorridendo ironicamente.

-Tranquillo… c’è spazio per entrambi- mi rispose, invitandomi chiaramente.

Decisi di scendere, ma sentii le mani di Claudio e Giulio trattenermi.

-Cosa intende? Sa… qualcosa che noi non sappiamo?- mi chiese Claudio.

-Non ti preoccupare… Ora rispolvero un paio di cose che vengono dal mio passato…- risposi, mentre sapevo di lasciarmi dietro un paio d’occhi che chiedevano spiegazioni.

Mi ritrovai giù e mi faci largo tra la folla per arrivare al palco; tutti quanti mi facevano passare come se fossi una rock star, additandomi e bisbigliando sottovoce: probabilmente, sapevano che ero il proprietario del locale.

-Canteremo  “The long and winding road” de i Beatles...- disse al microfono, poi, appena salito sul palco, mi chiese:- Sei d’accordo? Te la ricordi? La suono io?-

Risposi, velocemente:-Si, si, no.-

Sorrise; si spostò dal seggiolino e si alzò in piedi prendendo posto accanto a me, che mi ero seduto.

Partì lei per prima, come quando la cantavamo assieme, obbligati dai nostri genitori che non sopportavano di vederci fare la guerra per tutto e allora avevano proposto di fare, ogni anno, una sfida canora... Dove vinceva sempre lei, perché andando quasi sempre a lezione ne sapeva più di me, che studiavo di tanto in tanto con il mio insegnante di pianoforte; ma quest’anno non mi avrebbe trovato impreparato…

The long and winding road
That leads to your door
Will never disappear
I’ve seen that road before
It always leads me here
Lead me to you door

Scorgevo di tanto in tanto le facce sconcertate dei miei amici: questa versione di me stesso non la conoscevano, o forse neanche la immaginavano; non volevo incontrare il suo sguardo, probabilmente amareggiato dalla scoperta, forse stupito dalla situazione in generale. Suonavo come meglio sapevo, come meglio mi ricordavo la canzone, studiata e ristudiata per il confronto con lei.

Sorrideva, la brava attrice; sembrava un vero sorriso, mentre cantava con tutto il sentimento che poteva trasmettere.

Mi avvicinai al microfono e cantai anche io…

The wild and windy night
That the rain washed away
Has left a pool of tears
Crying for the day
Why leave me standing here?
Let me know the way...

Mentre cantavo, sentii tutti gli sguardi su di me, ma non feci particolarmente caso al pubblico: solo a lei. Continuava a sorridere come richiesto da copione, ma sapevo riconoscere un vero sorriso dal falso e lei, in quel momento, stava sorridendo veramente. Chissà cosa sta passando nella sua testa… Pensai, non riuscendo a concentrarmi su una risposta valida… Il fatto stava che quella creatura demoniaca mi stava tentando… Con i suoi capelli ricci, volutamente lasciati sciolti sulle spalle, i suoi occhi intensi, le sue labbra che avevano disegnate sopra un sorriso.

E il mio cuore, ancora sanguinante, comprese molto più di prima: ormai non era più questione di desiderio… Forse lui l’aveva intuito da quando aveva messo piede in terra italiana… Ma io, ottuso e stupido, non l’avevo capito; l‘amavo.

Amore. Non desiderio, non passione, non voglia matta di fare sesso… Amore.

Ecco il significato di “Chi disprezza compra..”; l’odio è il primo passo verso l’amore.

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti!! Grazie ancora a chi continua a leggere o ad aggiungere questa storia tra i preferiti.. e scusate il mostruoso ritardo, ma ho avuto problemi con la scrittura dei capitoli… Sono un’autrice complicata…! :D

Ora… passiamo ai commenti…!!

Vero15star: grazie mille… *///* ne sono commossa….!! Speriamo che Luca accetti e non gli rompa l’anima… :P Grazie mille per aver recensito… Ne sono molto contenta…!! MOLTO CONTENTAAA!!! :D

Bribry85: Bè… La gelosia di Luca nasce dal fatto che.. Bé ve lo dirà lui più avanti…!!! :P Comunque… state tutti scommettendo su un fatto che potrebbe e non potrebbe accadere… Chissà… Potrebbe anche mettersi con Luca, no?? :P Ske… Non cado così in basso…!

Oasis: grazissime…!! Sono contenta che anche questo capitolo sia piaciuto…!!

Allora… Da questo decimo capitolo, come avrete capito, cominceranno i problemi… O si disferanno? L’importante è NON PERDERSI QUESTI AGGIORNAMENTI CHE SONO I MIGLIORI!!!

BESUCCIOSSS****

Vostra… Kyryu!!!

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Capitolo 11
*** UNDICESIMO CAPITOLO ***


 UNDICESIMO CAPITOLO

Le note di quella bellissima canzone giunsero al termine della loro danza; ci rimettemmo al giudizio dei nostri ascoltatori.

Dopo dieci buoni secondi, scattarono gli applausi sbalorditi della platea e del piano superiore, dove potevo scorgere per la prima volta, lo sguardo della mia ragazza: sembrava sconvolta, ma non in senso negativo, ma in senso positivo. Mi sorrideva ed applaudiva assieme a tutti gli altri. Mi alzai dal seggiolino e, prendendo per mano Giorgia, facemmo un inchino davanti alla folla ammassata.

Scesi dal palco senza lasciarle la mano; improvvisamente si avvicinò al mio orecchio e disse:-Mmm… quella là sopra dovrebbe essere la tua ragazza… vero?-

Mi scostai e le risposi, sorridendo:-Sì… vieni te li faccio conoscere… Ma… Luca dov’è?-

-Ehm…- tossì, poi indicò dall’altro lato della sala, dove mio cugino ci stava dando dentro con una ragazza… guardai meglio: era Mélita; allora… le cose si erano risistemate.

-Scusa…- cominciai; sapevo di aver fatto male a spiattellare a Mélita il fatto che lei e Lu sarebbero venuti a vivere per un po’ a Roma –So di essermelo meritato in pieno quel pugno sul naso, quando siete arrivati… scommetto che era per quella situazione che mi hai messo al tappeto…- continuai, portandola con me verso le scale. Non mi accorsi che le stavo ancora tenendo la mano: sembrava la tessera perfetta di un puzzle, un incastro perfetto con la mia; calda, morbida, delicata… non si poteva dire la stessa cosa della proprietaria!

Ancora in pochi attimi, era tornata la rosa fiorente di quello stesso pomeriggio: le spine sembravano nascoste, ma sapevo bene che c’erano ed ero pronto a non farmi pungere.

Ci ritrovammo ai divanetti disposti a ferro di cavallo, rivolti verso il palco. Claudio e Giulio mi si avvicinarono e dissero:

-Ah… E’ così il famoso “King” sa cantare e suonare… che bravo musicista…-

mi presero uno da una parte e uno dall’altra e cominciammo una lotta giocosa, punteggiata da “Ahi” e “C***O, che male!” e terminata con il mio “BASTA!” incazzato;

mi levai da loro e mi avvicinai verso la mia ragazza. Ora che la guardavo da vicino, sembrava un po’ offesa. Era seduta al lato estremo del divanetto con lo sguardo rivolto sul palco. Mi avvicinai e mi sedetti accanto a lei: sapevo che voleva una spiegazione…

-E’ da quando sono piccolo che prendo lezioni di canto e pianoforte… E’ una specie di tradizione di famiglia saper suonare uno strumento o cantare… Mia zia, la madre di Gio, è cantante lirica all’Opéra di Madrid. Non ho voluto dirtelo perché… bè… Ami così tanto il raggaeton che pensavo, che se avessi scoperto della mia passione… bè… mi avresti preso per il solito figlio di papà… ma dovevo immaginarmelo che tu non avresti mai reagito così… Perdonami…- mi alzai e stavo quasi per andarmene, quando mi trattenne per un braccio.

- Pensi sempre e solo a te stesso… Solo alle tue reazioni: “Secondo me farebbe questo…” o “Secondo me farà sicuramente questo…”, insomma Manu! Cavolo! Se tutto il mondo dovesse girare attorno a quello che pensi tu, adesso saremmo degli automi!- mi disse con una rabbia cieca negli occhi.

Dovevo ammetterlo, era una di quelle cose che sapevo facevano arrabbiare Elisa, ma sapevo anche che dopo la rabbia iniziale… il suo volto si apre sempre in un largo sorriso.

Ed infatti…

-Però… Ti perdono… perché sei stato formidabile… Che ne dici: un giorno suoni qualcosa per me?- mi chiese, alzandosi ed avvolgendo le sue braccia attorno al mio collo.

-Dico che ti dedico un repertorio intero se serve per farti mantenere questo bellissimo sorriso da cucciola che hai…- le risposi, stampandole un falso bacio sulle labbra.

Falso solo da parte mia; falso, perché tutto quello che le stavo dicendo era falso: era solo affetto quello che stavo cominciando a provare per lei. Mi voltai verso mia cugina che si sentiva un po’ a disagio. Mi staccai da Elisa e dissi a Gio di avvicinarsi a noi; leggera come una farfalla si avvicinò e si presentò:

-Piacere… Sono Giorgia, ma tutti mi chiamano Gio… sei la ragazza di Ema?-

Il suo sorriso sembrava radiosissimamente… ipocrita. Non le piaceva proprio per niente.

-Il piacere è tutto mio, sono Elisa… - rispose Elisa, facendo del suo meglio per non sembrare scortese… Chissà perché, ma stranamente si odiavano… chissà.

Claudio si avvicinò a Gio e cominciò a parlare:

-Ciao Giorgia… Piacere, mi chiamo Claudio e lui è il mio amico Giulio… Allora.. Di dove sei? Solitamente gli italiani non parlano con questo accento-

Giorgia sfoggiò il suo sorriso ammaliatore e rispose:

- Yo soy de Espaňa... De Madrid...-

Gli occhi dei miei amici si illuminarono come se non avessero mai visto la luce del sole : per loro spagnola = figa da paura.

-Oh-oh…Perfetto… Prendiamo qualcosa?- le chiese Claudio, trascinandola con sé.

-Molto volentieri…- le rispose la signorina… Sentivo che qualcosa sarebbe andato storto.

 

Due ore e trenta whisky più tardi

 

-Non ci creeeedooo… non è pooosssibileeee…!-

-Ti dicooooo che è così… Auhauhauhauha!- rispose sguaiatamente Gio, ubriaca fradicia.

Sapevo che avrei dovuto fermarli, ma avevano bevuto mentre io ero occupato a salutare la mia fidanzata, che intanto se n’era andata via con Marisa.

Gio, stravaccata sul divanetto, totalmente poggiata a Claudio(e scommetto che a lui non dispiaceva per niente!)con lui che l’abbracciava, percorrendo in lungo tutta la sua schiena.

Mi salì il sangue al cervello e allora presi Gio e la tirai via, sentendomi urlare “Nooo…”

Mi voltai verso Claudio e dissi:

-Non toccarla…-

Claudio non fece niente, dato che era ubriaco perso, quindi non aveva nemmeno la forza per reagire. Presi Gio e la portai verso le scale, quando lei mi si staccò violentemente e disse:- mi stavo diveeertendoo…!-

Non risposi nemmeno: la presi come un sacco e la portai giù, sentendo le sue mani che picchiavano violentemente la mia schiena, impossibile da scalfire.

Cercai con lo sguardo Luca e lo trovai ancora affaccendato in situazioni poco decorose; lo raggiunsi velocemente e gli dissi:

-Porto a casa questa ubriaca… ci vediamo là..!-

E lui, fulminandomi con lo sguardo, disse:- Prova solo a toccarla e ti ammazzo… ah.. non ti preoccupare… Stanotte non torno a casa…- toccando provocatoriamente la sua ragazza.

-Ehm… ho capito… Ciao!- gli dissi, trascinandomi quel mostriciattolo come se fosse la cosa più leggera del mondo, mentre continuava a dimenarsi e a prendermi a colpi.

La feci sedere in macchina, accanto al posto del conducente, legandole per bene la cintura.

-Ema…- sentii sussurrare.

-Dimmi…- le chiesi, prima di chiudere la portiera.

-Per favore… Potresti evitare di odiarmi per adeeesso???- mi chiese, ancora mezzo intontita dall’alcol; non ti ho mai odiata, semmai quella che ha odiato fin dal principio sei sempre stata tu, mia cara! Pensai, cercando di non rispondere.

Chiusi la portiera e raggiunsi in un paio di falcate la parte del conducente, salendo e mettendo in moto. Accesi lo stereo su radio Dee-jay; intanto il suo volto era crollato sulla mia spalla… e Nek cantava…

Già le tre, tu ti scopri un po’:

stai dormendo attaccata a me

e sorridi però non so,

ora dove sei.

Tu vicina e così distante

Il cuore ti batte, ma

Per chi batte non ne so niente…

Chissà… chissà…

Tutte quelle azioni si stavano ripercuotendo sulla mia situazione: erano le tre, per davvero, stava dormendo attaccata a me, sorrideva ( per l’alcol)… Su una cosa aveva ragione Nek… Non sapevo per chi batteva il suo cuore… solo averla lì, così, era stato un miracolo divino. Mai mi avrebbe permesso di tenerla così vicino, senza nasi sanguinanti o ematomi da paura. Non sapevo per chi stesse battendo il suo cuore… se avessi saputo chi era l’uomo per cui il suo cuore faceva quelle capriole, l’avrei cercato in tutto il mondo e l’avrei torturato fino a che non mi avesse pregato di mandarlo dal Padre Eterno.

Quella canzone rispecchiava tutta la mia vita, in quel momento.

Tu sei, tu sai

Nel sogno da chi vai.

Tu sei, con me

Ma la mente dov’è?

Seguo il ritmo del respiro;

movimenti leggeri della fronte tua:

quando sogni non sei mia…

Si… i sogni erano il suo mondo. Non mi chiamavo Edward Cullen, io.

L’unico mondo dove lei poteva essere veramente se stessa, senza censurarsi, senza curarsi del fatto che qualcuno osservava i suoi sogni… L’unico posto dove io non potevo entrare; ma che diamine stai pensando, Ema? Mi chiesi, senza notare che stavo per passare con il rosso. Ti ricordo che lei non ne vuole proprio sapere di te… Ti odia… O-D-I-A!! Non puoi permetterti di farti sconfiggere da una ragazza e per giunta da una come lei…

Come lei, nessuna mai.

La canzone continuava ad aleggiare nella macchina… mi sarei dovuto cercare il cd dove c’era quella canzone…

Tu sei, tu sai

Nel sogno da chi vai.

Tu sei, tu sai

Stai svegliandoti ormai!

Mi sorprendono i tuoi occhi e quasi chiusi

Poi accesi, spalancati in me,

dici sorridendo:”Sognavo di te…”

Certo… Prima che capitasse una cosa simile, sarebbe dovuto cadere un meteorite.

Voltai un attimo lo sguardo verso di lei e la vidi sorridere leggera… Com’era bella; almeno quando dormiva potevo fissarla come e quanto mi pareva.

Arrivammo a casa quasi dopo dieci minuti di viaggio;

la presi in braccio e la portai nella sua area. Non russava, ma respirava quasi ansiosamente. La stavo per poggiare sul letto della sua camera, quando notai una sua lacrima scenderle dal viso come un piccolo diamante… Non capivo…

Gio… ma cosa stai sognando?

Si mosse ancora un po’ e disse:

-Cosa ti ho fatto? Cosa volevi? Perché mi… odi? Non ti credo più…-

Cosa stava dicendo? A chi pensava? Il mio autocontrollo stava vacillando: volevo subito sapere per chi si stesse ubriacando, quella sera.

Non sopportando il suo viso sofferente, decisi di avvicinarmi, posandole una serie di delicati baci che dalla tempia si diffondevano lungo tutto il viso.

-Ema…- sussurrò nel sonno, senza accorgersi che io ero lì, per guardarla.

La spogliai e le misi un pigiama; decisi di andarmene da quella stanza… altrimenti l’avrei svegliata e l’avrei obbligata ad ascoltare tutte le mie spiegazioni, le mie motivazioni e… qualcos’altro. Non mi ricordo quando fu l’ultima, ma sicuramente quella rimase la più dolce tra tutte le notti passate a dare piacere ad altre donne…

Come lei, nessuna mai.

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti…!!! Scusate il ritardo, ma non ho avuto proprio il tempo per scrivere…!!! Comunque… passo subito ai commenti perché non posso trattenermi oltre, ma spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che continuate a seguirmi e a commentare…

Bribry85: eeeeh… Capirai!! Non è chissà cosa..!! Perlomeno… non credo che mi salti in mente di creare una storia tra fratello e sorella… non è nel mio stile, almeno credo..!! :D Spero che anche questo capitolo sia stato “stupendo”… :D

Oasis: e questo è niente… Siamo ancora all’inizio della storia… :D

_ sefiri _ : tesssorrroooo…!!! Bentornata… Pensavo non ti piacesse più la storia… Invece, sono contenta che non mi abbia mollato…!!! :D Dai, dai… Anche Luca avrà la sua rivincita… :D  

Ok… Ora… Vi auguro Buon 2009 e Buone Vacanze….!!! :D

Vostra… Kyryu!!!

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Capitolo 12
*** DODICESIMO CAPITOLO ***


DODICESIMO CAPITOLO

 

Gio…

 

Erano già passate due settimane.

Il mio piano perverso non aveva avuto modo di essere attuato, dato che Ema non si faceva vedere esattamente dalla mattina successiva a quella serata di musica dal vivo al “The Island” e soprattutto perché tutto era andato a rotoli; infatti, quella mattina mi ritrovai sdraiata nel mio letto, con indosso il mio pigiama … chissà chi me l’aveva infilato… Mi ricordavo di avere ingerito un po’ di alcol per evitare di fare la sfacciata con lui senza una giustificazione, ma probabilmente avevo esagerato…. La mia memoria aveva troppi buchi neri, troppe lacune da colmare. Mi alzai ed andai nella cucina principale, al piano di sotto, dove trovai Ema in boxer, intento a cucinare qualcosa per… pranzo. Erano già le due del pomeriggio, constatai, osservando le grandi lancette dell’orologio posizionato sopra il frigoriferi.

Mi avvicinai quatta, quatta a lui e provai ad avvicinarmi al suo orecchio, ma mi precedette e disse:

-Lo sai che non si dovrebbero più fare scherzetti del genere, alla tua età?-

-Uff… ed io pensavo che non te ne fossi accorto…- dissi un po’ imbronciata, posizionandomi su una sedia. Solo in quel momento mi accorsi delle proporzioni della stanza: somigliava molto alla mia camera da letto; era circolare bianca, arredata in stile americano, con un bancone e sei sedie alte posizionate al centro, il tutto in legno chiaro.

Il piano cottura dava le spalle all’entrata della cucina, posto sotto la grande finestra che si affacciava sul retro, dove c’era un immenso giardino. I mobili della cucina, le mensole e i ripiani erano tutti in legno e rendevano la sala più bella di quanto non lo fosse già.

Odorai l’aria e sentii… profumo di pasta al pesto, come quella che mi cucinava mio padre quando mi sentivo un po’ giù.

Mentre apparecchiavo, gli chiesi:

-Ema… cos’è successo ieri?-

Alzai lo sguardo verso di lui e vidi che la sua schiena si era irrigidita di colpo; dopo un attimo che mi parve durare anni, mi rispose:

-Niente… Ti sei ubriacata, ti ho riportata a casa e ti ho lasciato a Lorena.-

Non era la verità e questo lo sentivo profondamente: non era mai stato bravo a fingere con me e lo sapeva.

Si voltò ad un tratto, trafficando con le posate mescolando per bene la pasta; poi, si accorse che avevo apparecchiato per due e, stupito, disse:

-Hey! Ma la pasta l’ho preparata solo per me! –

Guardai la terrina e risposi dicendo:

-E tu ti mangi tutta quella roba? Non credo, quindi versane un po’ anche a me!-

Feci per prendergliela dalle mani, ma lui sollevò la terrina, in modo che io non riuscissi a prenderla.

- E dai, Ema! Cavolo! Potresti darmene un po’… Quanto sei spilorcio!- quanto era stupido!

- Eeeeh… no, nana! E’ tutta mia!- mi sfotté, ridendo.

Io misi il mio broncio che faceva effetto su tutti e mi voltai verso la porta della cucina. Velocemente, sentii appoggiare la terrina e mi prese per i fianchi, trascinandomi sul seggiolino; poi, senza accorgermene, sentii le sue labbra sulla mia guancia… un bacino? Cos’era successo? Da quando mi trattava così?

-Stavo solo giocando..- disse, versando la pasta nel mio piatto.

Assaggiai la pasta: era buona quasi quanto quella che cucinava mio padre..

-Mmm.. che buona! Dovresti farti insegnare a cucinare da papà…- gli dissi, terminando la mia razione.

-Era quello che volevo fare quest’inverno… Così ti avrò in mezzo ai piedi per tutto l’anno!- mi disse, sbuffando scherzosamente.

Una lampadina mi si accese nella testa: modalità “piano in action” on.

Mi aggrappai al suo braccio, avvinghiandomi per bene e dissi, con tutta la sensualità possibile ed inimmaginabile:

-Bé… Ti dispiacerebbe avermi nei dintorni?-

Premetti per bene il busto contro il gomito, in modo da non lasciare niente in sospeso; notai il suo sguardo che da imbarazzato, a poco a poco, stava cambiando espressione… sembrava furioso. Mi prese per mano e salimmo le scale a tutta velocità, diretti verso la sua ala; mi sbatté dentro camera sua e chiuse a chiave.

Non ebbi il tempo di osservare le cose attorno a me, che mi sentii schiacciata tra il materasso del suo letto e il suo corpo statuario. Con rabbia cieca, sussurrò:

-A cosa volevi giocare? Sai, sono un uomo anche io come tanti altri, né più, né meno… Ho svelato il tuo piccolo trucco.. Stavi cercando di sedurmi, ma non sapevi con chi stavi giocando…-

il suo sguardo non aveva niente di normale… Era furioso.

Sentii le sue labbra sulla mia guancia, famelica, sentendo un velo di barba che copriva la superficie della sua; le sue mani vagavano sul mio corpo, intento a spostarmi il lembo della maglietta del pigiama, sganciando il reggiseno.

La sua mano s’insinuò sotto la maglia, stuzzicandomi. Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò:

-Ora che vuoi fare? Prima volevi sedurmi… invece, adesso sono io a farlo. Come ti senti? Male? Bene..-

Stava parlando da solo… Non capiva che ormai io non c’ero con la testa… ero persa nel movimento della sua mano, che continuava a torturarmi. [Piano, piano fece scivolare via la mia maglietta ed abbassò i miei pantaloncini del pigiama; in quegli istanti, non si era avvicinato alle mie labbra una singola volta.

-Adesso… ti senti usata, vero? Questo è quello che avresti fatto a me, se non me ne fossi accorto.. ma è irrilevante…- sussurrò l’ultima parte, quasi a non voler farsi sentire.

Per quanto cercasse di nascondere, anche lui era eccitato quanto me e lo sentivo, soprattutto dal solito coinquilino ai piani inferiori, che rispondeva sempre a richiami del genere.

Mi mordicchiò tutto il collo, scendendo verso la clavicola fino a raggiungere il mio seno; la sua bocca passava da un seno all’altro, sostituendo la mano alla bocca.

Con l’altra mano era giunto sopra la stoffa del mio perizoma nero, dove forse sentiva come io ero arrivata al punto del non ritorno.

Le mie braccia non si erano mosse un istante: mi stavo tenendo alle lenzuola, trattenendo i gemiti, cosa che mi riusciva difficile, poiché era una reazione spontanea; senza aspettare oltre, prese il lembo centrale e lo strappò con violenza.

-Ahia!- esclamai, appena sentii un bruciore sul fondoschiena.

Lui non ci fece caso… stava perdendo tempo ad ammirarmi con gli occhi fuori dalle orbite, stupiti e meravigliati assieme… nessuno mi aveva mai ammirata in quel modo.

Mi allargò meglio le gambe e senza perdere ulteriore tempo, tuffò il viso sulla mia femminilità, giocando con la lingua; era abile: infatti, nessuno di quelli con cui l’avevo fatto, era riuscito a portarmi a quel livello. Leccò, succhiò, ripassò i contorni… In un paio di minuti non resistetti e spostai le mie mani dal lenzuolo alla sua testa, pregando che si avvicinasse di più, che mi rendesse totalmente sua.]

Perché non reagivo? Perché non gli mollavo un calcio? Perché non lo volevo.

Dovevo sentirmi imbarazzata, umiliata… Ma niente di tutto questo era quello che provavo.

L’odiavo più di prima, ma qualcosa era scattato… Quella passione cieca che ti prende una volta che si arriva al limite; avevo oltrepassato il limite, quel limite.

Si fermò di botto. Sollevò la testa con uno scatto repentino e mi guardò; il suo sguardo scioccato mi fece uno strano effetto… No, non farlo, pensai con tutta me stessa. Si mise un mano alla bocca e sussurrò:

-Che… cosa ho fatto….?-

Si staccò totalmente da me e scese dal letto; mi dava le spalle e mi arrivò il suo sussurro come un pugno in faccia, come una ventata d’aria gelida.

- Non piangere, Gio…- cominciò; mi tastai le guance e notai che le lacrime ormai avevano preso il sopravvento sul mio viso… E continuavano a scorrere, senza che io le sentissi veramente mie.

- Hai tutto il diritto di odiarmi, Gio… Non odiarmi per il comportamento che ho avuto quando ero bambino… Odiami per quello che ti ho fatto, adesso… Odiami, perché nonostante sia stato violento, a me è piaciuto sentirti così… con me… Odiami… Perché ti amo! E non posso più fermarlo…-

Afferrò la prima maglietta e i primi pantaloncini che aveva davanti e me li lasciò sulla poltrona. Poi, afferrò un altro paio di vestiti ed uscì velocemente dalla stanza, lasciandomi là dentro. Sola.

Questa volta scoppiai a piangere sul serio … Mi ritrovai ad odiarlo più di quando meditavo vendetta, più di quando mi feriva con le sue parole taglienti… più di quando piangevo perché non riuscivo a capire perché mi respingesse… Quelle parole si fecero vive sulla mia bocca, tra un singhiozzo e l’altro…

-Ti odio… Ti odio… Ti odio… Ti odio… Ti amo- 

Compresi da quel giorno che non avevo mai provato odio per lui… Amore… solo amore… Infinito amore… Che cieca ero stata! Anni passati pensando di crogiolarmi nell’odio più puro, serate intere a pensare al mio dolore, senza pensare al suo stato d’animo. Quanto egoismo nei miei gesti!

Quelle due settimane mi erano servite a fare luce nel mio cuore; quel giorno stavo passeggiando per il giardino, dato che non avevo voglia di uscire in giro per negozi con la zia e lo zio. Indossavo un gonna nera in tela lunga fino ai piedi, una maglietta a maniche corte, attillata e un po’ scollata sul davanti e un paio d’infradito nere; i miei capelli ricci e lunghi erano raccolti in una lunga treccia che ricadeva sulla mia spalla destra. Era una bellissima giornata di inizio luglio: tra qualche giorno avrei compiuto diciannove anni… avremmo compiuto diciannove anni.

Passai accanto ad un cespuglio di rose bianche e ne colsi una; come da qualche tempo a questa parte, pensavo a lui. Carezzavo quella rosa come se fosse stata il suo viso, come se riuscisse a trasmettergli il mio tocco. Oltrepassai il cespuglio e mi diressi verso il sentiero in ghiaia che portava verso il ponticello sul fiumiciattolo collegato al laghetto; il giardino era curatissimo in qualsiasi aspetto: non un pezzo d’erba lasciato incolto, non una singola aiuola con fiori secchi. Sembrava il mondo delle favole.

Arrivai al ponticello e rimasi in sospeso sul fiumiciattolo, rimirando il mio riflesso: avevo l’aria afflitta… Eppure non mi sentivo realmente così. Colpa sua! Ma doveva farmi proprio quell’effetto? Mi sentivo come una qualsiasi stupida bambinetta alle prese con la sua prima cotta… Mi sollevai e mi sedetti in una panchina poco distante… Certo che il giardino potevano costruirlo anche un po’ più piccolo, eh! Il mio sguardo scorreva sull’acqua che scorreva tranquilla: notai una sagoma sul pelo dell’acqua, come se qualcuno mi stesse osservando dall’altro lato del fiumiciattolo; sollevai velocemente la testa, ma non trovai nessuno. Eppure… sembrava realmente lui

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti… Scusate l’immenso ritardo… Ma ho avuto dei problemi con il capitolo… Certe volte i personaggi non collaborano!!! :D

Cmq… SIAMO ARRIVATI A QUOTA 30 PERSONE CHE HANNO AGGIUNTO QUESTA STORIA TRA I PREFERITI…!!

Grazie mille ragazzi… Per me è tanto…. Davvero tantissimo…!! :D

Poi… santo cielo… quanti commenti….!!!

Sono davvero tantissimi!!!

Ok.. comincio subito…:

bribry85: grazie mille… Spero ancora che non deluda quest’altro…

Levsky: o santo cielo… Tu sei pazza…!! Assurdo… ahahaha… Grazie mille… Ne sono commossa… Sono felice del tuo commento (soprattutto apprezzo la tua pazzia del leggerti due storie in 5 ore e 40 minuti!! XD), anzi strafelice… Spero di non aver deluso con questo nuovo obbrobrio!!

Kirya: ciao!!! Grazie mille per essere passata anche qui… E’ sempre bello sapere che qualcuno continua a leggere questa storia, anche se alcuni di questi capitoli sono già usciti…:D

_sefiri_ : lo so… Ma vedrai… appena termino questa storia metterò in atto anche la storia di Luca… e chissà che succederà..!! :D Nek è  stato il mio primo cantante preferito… Da quando avevo 4 anni…! Sembra pazzesco, ma è così!! :D

Mary__02 : ahahah… Non sei stata la prima a farmi questo commento!!! Una mia amica, leggendolo, si è scompisciata dal ridere… ;D Grazie mille per essere passata…!! :D

Vero15star: bè… lo sai come sono fatti i fratelli maggiori… stanno a difendere le sorelline più piccole… E certe volte si mettono a proteggere anche le più grandi!!! XD Grazie mille per essere passata… :D

Fiuuuuuf… Ed ho terminato di rispondere alle domande…

Ora… Ravvivo il mio desiderio che commentiate e che siate sempre più disposti a commentare e, perché no, anche a dire le cose che non vi stanno bene…. :D

BESUCCIOSSS***

Vostra…. Kyryu!!!

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Capitolo 13
*** TREDICESIMO CAPITOLO ***


TREDICESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Non c’era stato giorno in cui, in quelle due settimane, non mi fossi dato dello stupido e non mi fossi rifugiato nei piaceri dell’alcool. Coglione… Sono un coglione… Un grandissimo coglione… Che avevo combinato? Cosa mi aveva fatto fare la mia mente insana?

Dannazione… Porca miseriaccia…

Non la smettevo di insultarmi.. I miei amici avevano smesso di comprendermi, dato che non avevo ancora deciso di raccontargli quello che avevo fatto; intanto, avevo deciso di lasciare Elisa: non avrei mai saputo più affrontare i suoi occhi, non dopo quello che gli occhi di Gio mi avevano mostrato. Un sentimento del tutto nuovo aveva illuminato quella coltre di nubi che era la mia testa: la voglia di sentirla di nuovo sotto di me, in preda ai sospiri più teneri, immersa nel piacere che avrei voluto darle… Stavo diventando paranoico. Ormai ero totalmente e incondizionatamente innamorato di lei che stava diventando il mio chiodo fisso, il mio punto di riferimento, la mia stella polare. Elisa ormai aveva perso il suo significato, eppure non volevo lasciarla… Forse perché, lasciandola, temevo di non ritrovare più la riva e di perdermi in mezzo alle onde di quell’abisso che era la passione, o forse perché temevo di trasformarmi in un altro essere. La paura rende ciechi, ti mette K.O. e una volta arrivato al fondo quella stessa paura che ti ha portato in basso non ti lascia risalire, lasciandoti a metà. A quel punto puoi scegliere di restare là sotto, prendendo la decisione più vigliacca… Oppure di risalire, affrontando quelle sfide che prima non avresti mai avuto il coraggio di superare, ma che ora sembrano bazzecole, rendendoti forte ed orgoglioso della decisione presa.

Potevo chiedere perdono ad Elisa e a Gio, restando con Elisa fino a quando non mi sarei stufato… Fino a quando non l’avrei dimenticata… Oppure… lasciare Elisa e provare a ragionare con Gio… il suo nome mi rendeva più smielato di un dolce.

La rivolevo… Non avrei mai dimenticato il suo corpo: la divinità relegata in un corpo umano.   

Erano passate quasi due settimane e quella sera mi ritrovavo ancora nel mio locale a scolarmi l’ennesima bottiglia di rum… Mi sentivo molto Jack Sparrow ne “I Pirati dei Caraibi”; non mi ricordo di preciso cosa stessi facendo, ma di sicuro era qualcosa di molto stupido quando mi sentii prendere dal colletto della maglia e sbattere per terra.

I miei amici o qualcun altro, mi raccolse e mi portò nel salottino, muto spettatore di quelle sceneggiate a dir poco amareggiate. Era stato Giulio a portarmi là.

Dopo qualche minuto di silenzio, disse:

-Ema… non puoi rintanarti in te stesso in eterno… Non c’è nessun altro: almeno a me puoi dirlo!-

Solitamente Giulio era il tipico ragazzo che non si faceva i fatti degli altri, a meno che non fossero gli altri a raccontarglieli… Quella sua proposta mi fece trasalire: dovevo essere proprio messo male per farmi ascoltare anche da Giulio; avevo paura di affrontare l’argomento. Sentivo che non mi avrebbe mai compreso, ma l’alcool fece il suo effetto e mi fece sputare ogni singola parola sull’accaduto:

-Amo mia cugina…-

Bastavano quelle tre singole parole per spiegare la mia situazione; ah, dimenticavo…

-… L’ho quasi violentata, anche se lei era consenziente… E sto tradendo Elisa… Bella situazione, vero?- chiesi, quasi ridendo della situazione.

Non avevo il coraggio di incontrare il suo sguardo: mi avrebbe trucidato, ma mi feci coraggio e lo guardai. Non sembrava per niente stupito.

-Ah… Ed è solo per questo che ti stai ubriacando?-

La mascella stava per toccare terra dallo stupore; cioè… Io ero afflitto da questa situazione e lui mi rispondeva “Ah… Ed è solo per questo che ti stai ubriacando?” ???

- E secondo te la situazione non è abbastanza grave, già di per sé?- gli chiesi, cercando di capire se avesse capito realmente il fondamento del problema.

- Bè.. Primo, tua cugina è bellissima, quindi la trovo una cosa abbastanza normale andare fuori di testa per lei; secondo, ti sei fermato in tempo prima di violentarla da quanto ho capito, quindi non l’hai fatto, in fin dei conti, no? Alla fine non hai ucciso nessuno. Terzo, sai anche tu che non puoi ferire Elisa… Quindi devi scegliere tra lei e Giorgia… Chiaro il concetto?-

Una di quelle cose che mi stupiva di Giulio era la sua schiettezza per certe situazioni. Poteva benissimo regalarti le ali per volare, ma con una sua semplice variazione, sapeva anche spezzartele quelle ali.

Dovevo scegliere… Non era più questione solo mia: anche Gio sapeva dei miei sentimenti, dato che ormai glieli avevo detti chiaramente. Che stupido. Potevo evitare di dirglielo… Potevo lasciare Elisa o farmi lasciare da Elisa per poi dichiararmi, ma ormai mi era chiaro il fatto che non sapevo tenermi lontano da situazioni complicate. Era mio destino quello di rendermi la vita difficile.   

Quella notte rientrai a casa con la mente un po’ più lucida, evitando di farmi vedere da mia madre.

Il giorno dopo era una splendida giornata: era il due luglio. Tra qualche giorno Gio ed io avremmo festeggiato il nostro compleanno… Secondo i miei, io avevo l’età di Gio, ma non sapevano che io avevo un anno in più e quel giorno avrei dovuto compiere non diciannove, ma vent’anni; chissà, forse non lo sapevano perché non avevano mai controllato veramente i miei documenti o avevano sbagliato qualcosa nella copiatura dei documenti.

Quella mattina mi svegliai di soprassalto: avevo sognato di nuovo di averla accanto a me; era un sogno ricorrente, che popolava le mie notti tormentate e che mi faceva sentire sempre peggio, gettandomi nella disperazione.

Mi alzai: avevo tutte le ossa indolenzite, dato che da due settimane stavo dormendo sul divano. Alzandomi, il mio sguardo cadde di nuovo su quel letto che non avevo toccato, al quale non mi ero neanche avvicinato. Forse, conservava ancora le emozioni di quel giorno, dolci ed eccitate da parte mia, ma… Che cosa aveva provato lei? Ribrezzo? Odio? Tutto poteva aver provato, tranne amore. Quanto mi odiavo per averle fatto del male, ma volevo che capisse quanto la desideravo. Dovevo farmi perdonare… ma non sapevo come. Il suo odio per me doveva aver raggiunto vette insormontabili; lei, con il suo caratteraccio, lei con il suo savoir-faire che abbagliava ed incantava, lei… alla quale non sapevo e non potevo resistere. Speravo nel suo perdono.

Mi feci una doccia veloce ed indossai un paio di jeans scuri ed una maglietta nera aderente, infilandomi un paio di scarpe da tennis qualsiasi: ormai non facevo quasi più caso al mio look e poi, dovevo solo rimanere in casa, quindi che senso aveva vestirsi bene?

Scesi in cucina e trovai un foglietto appeso al frigo. Era mamma che diceva:

“Ema… Sono andata a prendere tuo padre e rimarremo fuori tutto il giorno a fare spese e chissà… Luca è da Mélita, quindi sei a casa da solo con Gio… Comportati bene con lei e non fare come tuo solito… Tua, mamma orsa!”

Si affacciò sul mio viso un sorriso… Ricordi di quando ero piccolo.

Ero solo con lei. In quella grande casa. Era domenica e non c’era nemmeno la servitù perché era domenica anche per loro. Io e lei. Soli.

Decisi che era quello il momento di agire e di farmi perdonare.

Salii la rampa di scale che portava alla sua ala, ma la porta era aperta: era già uscita. L’unico posto in cui poteva essere era il giardino.

L’attraversai velocemente, ma mi fermai: avevo davanti a me il cespuglio di rose bianche. Ne raccolsi una e il mio pensiero si volse a lei, ma non avevo tempo: dovevo muovermi.

Arrivai davanti al ponte, ma mi accorsi che c’era già qualcun altro: lei.

Messa così di profilo potevo notare i suoi lineamenti perfetti: gli occhi tristi rivolti da qualche parte verso l’infinito dei suoi pensieri, il naso diritto raggiungeva le sue labbra morbide; i suoi capelli scuri e ricci erano stati legati in una lunga treccia che ricadeva poi sulla spalla, quasi ad esaltare ancora di più la sua bellezza. La sua maglietta bianca aderente e un po’ scollata, avvolgeva perfettamente le sue curve, regalandomi un dolcissimo momento di estasi. Quella gonna nera, lunga fino ai piedi seguiva le linee di suoi fianchi e delle sue gambe, svolazzando a seconda del vento; ai suoi piedi abbronzati indossava un paio d’infradito nere, basse.

Notai cosa reggeva in mano: una rosa bianca, delicata, come solo lei poteva essere tra i miei pensieri. La carezzava distrattamente mentre con la testa era da un’altra parte: il suo sguardo vacuo e la sua espressione triste mi confermarono che anche lei stava pensando probabilmente a quello che era successo. Non potevo sopportarlo; stavo quasi per uscire allo scoperto, quando lei si spostò e si diresse verso la panchina, dall’altra parte del ponticello. Da dietro quell’albero l’osservavo… Sollevò lo sguardo e capii che mi aveva visto… O perlomeno, credeva di avermi sognato, dato il modo in cui sgranò gli occhi.

Rimase lì per venti minuti… Non avevo il coraggio di raggiungerla… non ce la facevo.

Senza che me ne accorgessi, cominciò a piangere.

Si tastò le guance, come se non fosse vero che stesse piangendo; sorrise.

Certe volte sapeva stupirmi e quella era una di quelle.

Non resistetti, mi avvicinai a lei, quatto quatto e le sistemai la rosa dietro l’orecchio. Sollevò di scatto il viso ed incontrò il mio; il suo sguardo, il più tenero del mondo. Non capii perché mi stesse guardando in quel modo; doveva odiarmi, doveva picchiarmi, doveva… ma non fece nulla.

Si alzò e senza aspettarmelo mi baciò. Delicato, dolce, tenero… un bacio.

-Non farlo più…- mi sussurrò. Non ce la feci e le risposi:

-Non lo faccio più… Non ti toccherò più…-

-Cosa hai capito?? Intendevo dire… Non lasciarmi mai più così, sono state due settimane terribili…- mi disse, riprendendo a piangere. L’abbracciai e la tenni stretta a me.

-Perché… cos’è cambiato…? E’ successo qualcosa…?- le chiesi, prendendole il viso tra le mani.

-Ho capito che…- stava per dire, quando mi arrivò un pugno a sbalzarmi per terra.

Sollevai lo sguardo e vidi Luca.

-Non sai a cosa sei andato incontro… ti avevo già detto di stare lontano da lei… Di non sfiorarla…- mi disse con uno sguardo omicida. Anche Gio però non era male e così, diede un colpo sulla nuca al fratello facendolo svenire; corse dritta da me, chiedendomi:

-Tutto a posto?-

Il suo sguardo sembrava sinceramente preoccupato.

-tranquilla… non è la prima volta che mi fanno uscire sangue dal naso…!- le risposi, ricordandole il pugno al suo arrivo. Arrossì lievemente e disse:

-Scusa…-

La ripresi tra le braccia e la baciai con trasporto; allacciò le sue braccia attorno alle mie spalle. Quanto l’adoravo…

-L’unica cosa che è cambiata è che… anche io mi sono innamorata di te!- mi disse, ad un passo dalle mie labbra. Sorrisi compiaciuto.

-Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo…- sussurrai, guadagnandomi un bel morso sul labbro inferiore.

-Non montarti la testa!-

E veloce com’era arrivata, se ne andò prendendo il fratello svenuto e riportandolo in casa.

Ormai era mia.

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti… mamma mia..!!! 9 recensioni!!

Non ero mai arrivata a così tanto!!!

Grazie mille a tutti.. e anche a chi ha aggiunto questa storia tra i preferiti!!! :D

Bene.. passiamo alle risposte… e di certo non sono solo un paio!!

Bribry85 : grazie, grazie… :///:  arrossisco quando sento questi complimenti…. Spero che quest’altro (come al solito) non ti abbia deluso…

Vero15star: bè… il fatto è che volevo ricreare una storia con sentimentalismo però anche con un paio di scene… per così dire, “violente”. Era una specie di obbiettivo che mi ero messa e alla fine ho visto che è piaciuto… Grazie.. spero che anche questo capitolo sia stato “bello” e se non quello, mi accontento anche del “carino”… ;)

_sefiri_ : tranquilla.. arriverà di sicuro… Ma prima ci sarà una storia che ho già cominciato a scrivere e che è la mia prima storia che termino senza incasinarmi troppo (in questa sto andando a rilento perché non so  come fare per ricollegarmi al finale a cui avevo pensato!)… Comunque… sono contenta che ti sia piaciuto Ema… Almeno ti distrai un po’ da Luca.

Raffuz : grazie mille … :///: Perdona la mia domanda… ma sei maschio o femmina? Sai, lo so perché succede anche a me, il tuo nickname non mi fa capire il tuo genere e non vorrei fare gaffe…

Cmq.. sono veramente contenta che ti piaccia.. veramente.. grazie mille per aver recensito… Ne sono lieta… :D

Mary _____ 02 : ahahahahah…. E’ quello che ho pensato anche io quando l’ho riletto… (lo so, sono una stupida… ma anche io commento le mie storie… A casa, che parlo davanti al pc, ma lo faccio…!! U____U !) !!! Comunque… anche io mi lascerai far fare qualcosa da quel bravissimo ragazzo… Grazie mille per aver recensito…!!! Ne sono contentissimaaaa…!! :D

ery_94 : oh!! Una nuova fan!!!! Che bello!!! Sono SUPER-EXTRA-MAXY-Felice…!!! E’ un’emozione sentirsi dire che questa storia è fantastica.. non sono molto abituata a questi commenti…!!! :D Grazie…!!

Oasis : grazie, carissima.. Spero che questo nuovo capitolo non ti faccia cambiare idea…!! :D

Levsky : i tuoi commenti mi fanno sempre un certo effetto… @___@ mi mandano il tilt in cervello dall’emozione!!!

Comunque.. non è che sono andati a letto, però stava quasi per violentarla (per dirla proprio brevemente)… Per quanto riguarda il fatto che Luca non venga a sapere niente… bè… credo tu abbia avuto conferme da questo capitolo che qualcosa succederà di sicuro… Continuo a ringraziarti perché mi piace tantissimo quello che ti ha colpito di più.. e naturalmente io ne sono felicissima… Mi fai ridere tantissimoo!!! XD Per quanto riguarda il continuo… Lascia fare a me.. vedrai che la situazione non resterà sempre così…

LaylaFly: grazie mille….!!! Sono contenta che ti abbia colpito così tanto da leggerla tutta in una volta..!!! Ne sono contentissimaaaa…!! :D

 

OIOIOIOI… Fiuuuufff…. Povera me… Mi si stanno consumando le dita a furia di scrivere e di rispondervi… Però continuo a dire che mi fa molto piacere ricevere commenti e soprattutto anche delle recensioni… E soprattutto…. Se commentaste capirei che cosa non vi è chiaro e soprattutto cosa non vi piace…!!!

E’ una cosa importante, credo… :D

Quindi… Ragazzi, rinnovo la mia gioia nel chiedervi di lasciare qualche recensione o commento…

Grazie a tutti…!!

 

BESUCCIOSSS***

Vostra… Kyryu!!!!  

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Capitolo 14
*** QUATTORDICESIMO CAPITOLO ***


QUATTORDICESIMO CAPITOLO

 

 

Gio…

 

 

Quando avevo incontrato quei due oceani, il mio cervello aveva staccato la spina che ricollegava la mia parte razionale a quella innamorata folle, lasciandole totalmente spazio.

L’amore aveva preso a pugni tutti i miei ideali: avevo deciso di odiare per sempre Ema, invece adesso mi ritrovavo ad amarlo fino ad impazzire.

Mi faceva morire dolcemente tra le sue labbra, cullandomi in quel tepore che solo le sue braccia sapevano dare… In solo qualche minuto, mi aveva dimostrato quanto contassi per lui. Il suo sorriso dolce, malizioso e passionale tutto assieme rendeva tutto quanto… perfetto.

Mentre pensavo a tutte queste cose, avevo riportato mio fratello in camera sua; dopo quella botta che gli avevo dato, era doveroso accudirlo.

Sembrava dormire beatamente come un angioletto… un angioletto che non sapeva farsi i fatti propri. Era stato lui il primo a dire “rimani fuori dalle mie questioni” ed era quello che si metteva in mezzo tra me ed Ema?

Ad un certo punto si svegliò di soprassalto, urlando:

-Dove cazzo è quel cretino??-

Poi si accorse di essere in camera sua e si voltò dalla mia parte e vedendomi sola, disse:

-Cos’è successo?-

-Ti ho dato un colpo e sei svenuto..- gli risposi, impassibile davanti al suo sguardo che piano, piano si stava assottigliando.

-Ora ricordo… Cosa cavolo ti stava facendo quel coglione?- chiese, con gli occhi ridotti a due fessure e la voce spezzata.

-Stava facendo quello che un normale ragazzo fa alla sua ragazza… ti basta?- gli dissi, chiaramente.

Notai che il suo viso era prima diventato di un viola scuro fino a diventare di un colore simile ad un lenzuolo bianco; era scioccato, spaventato.

Dopo qualche minuto che sembrarono un’eternità, riprese fiato e sussurrò:

- Non mi dirai che… state assieme…?-

Non sopportavo quella situazione, ma gliel’avrei dovuto dire anche se non ne avevo avuto conferma sicura da Ema, quando spuntò proprio lui dall’altra parte del suo letto e disse:

-Si… Ci amiamo alla follia… Perché non dovremmo stare assieme?-

Luca divenne furibondo e il suo sguardo esprimeva odio profondo

-Perché siete cugini.. non è abbastanza,secondo te?- chiese, dosando il tono della voce.

-No, veramente… Lo sai che sono stato adottato… poco m’interessa se è un cognome che ci lega: io e lei staremo assieme. – i suoi occhi mi guardarono con una dolcezza che non credevo possibile; io risposi a Luca, continuando a tenere i miei occhi fissi in quelli di Ema, immergendomi totalmente in quei preziosi gioielli:

- Luca… Io voglio stare con lui… Punto e basta. Non si discute: chiaro?-

-BASTA! NON DIRE SCEMENZE SIMILI, GIORGIA! E TU.. TU RIMANI FUORI DALLA SUA VITA… NON METTERCI NEANCHE PIEDE… CAPITO??- urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

-Cosa ti da tanto fastidio della nostra storia, Lu?- gli chiesi, quasi in preda alle lacrime.

- Nessuno ti deve toccare… l’impegno che mi sono preso per la vita è quello di proteggerti sempre, sorellina… e se non ti proteggo proprio adesso, non riuscirò a farlo più avanti.- rispose, guardandomi serio.

Mio fratello… Era affetto dalla gelosia per me? Che idiota!

Mi avvicinai, l’abbracciai fortemente.

-Con lui sarò al sicuro… ci ameremo come avremmo dovuto fare sin dall’inizio… Il tuo dovere l’hai assolto abbastanza, fratellone… Ma ora, lasciami libera…-

il suo sguardo sembrava scioccato, però, alzando lo sguardo verso me ed Ema, sussurrò:

-Hai ragione… Non sei più una bambina…-

Lo lasciai dormire ed uscii dalla stanza, ritrovandomi travolta dal bacio di Ema.

Mi abbracciò, avvolgendomi le spalle e la schiena, poggiandomi contro il muro; le sue labbra ballavano sulle mie, sfiorandomi sensualmente. Si staccò e poggiò la sua fronte sulla mia.

-Ti amo da impazzire, Gio… -

Sorrisi e presi sensualmente il suo labbro inferiore, intrappolandolo tra le mie; sentirmi tra le sue braccia era fantastico, come se ci completassimo pienamente.

Ormai il sole era calato ed io e lui stavamo spaparanzati sul divano del salotto enorme, facendoci le coccole. Non pretendevamo niente l’uno dall’altra… Perlomeno, da parte mia non pretendevo niente, poi non so lui!

Mi abbracciava teneramente quando mi venne in mente…

-Ma… stai ancora con quella sottospecie di mostriciattolo…?- gli chiesi, esprimendo la mia opinione con tranquillità, fissando la mia mano carezzare la sua. Mi abbracciò più stretta e sussurrò:

-Sì… Però… Sai quello che provo e non ci tengo a farti fare il ruolo dell’amante… Quindi, non preoccuparti: usciremo presto da questa situazione.-

mi guardò negli occhi con un’espressione dolcissima; solitamente, non ero la solita ragazza che si emozionava per queste sdolcinerie, ma dovevo aver già capito che lui non era il “solito”… Era l’unico, quindi non potei farci niente quando arrossii di botto, guardandolo.

-Lo spero per te…- bofonchiai, sperando di non essermi fatta sentire. Invece mi sentì e sussurrò al mio orecchio:

-Che bella, la mia gelosona…-

Mi alzai di scatto;

-Secondo te… Io sono gelosa di te? Prima di dire una cosa del genere… Prova a prendermi!!!!!!- urlai, mentre scappavo, rifugiandomi nel grande corridoio che riportava alla scalinata che conduceva nelle alee.

- Ti ricordo che questa casa la conosco meglio di te! Quindi, non so se ti convenga giocare  con me…!!- mi urlò dietro, inseguendomi sulle scale.

Arrivai velocemente alla sua ala, rintanandomi velocemente nella prima stanza a destra, nascondendomi dietro il muro; Ema arrivò, si fermò… aveva le orecchie attente a qualsiasi mio rumore, per identificare la mia posizione, ma io ero più silenziosa di lui.

Repentinamente, presi la rincorsa e spiccai un salto, per dargli un calcio dritto sulla schiena facendolo atterrare a terra.

-Ahiaaa… Sei proprio una piccola pesteeee…!- mi disse con la faccia spiaccicata al pavimento.

-Ahahah… sei proprio uno scemo.. ti fai fregare da una donna! Ma non ti vergogni?- gli dissi, seduta a cavalcioni sulla sua schiena. Non me ne accorsi nemmeno, si rivoltò come una frittata sulla padella, mi abbracciò e mi baciò con passione.

-Siamo rimasti fregati tutt’e due..- mi sussurrò sulle labbra. Non resistetti.

-Ti amo tantissimo… - gli sussurrai.

Niente e nessuno ci avrebbe diviso, questo lo sapevamo per certo.

Erano all’incirca le dieci meno un quarto. Avevo un sonno, che quasi non mi accorsi di essermi addormentata sul divano con Ema accanto che russava leggero; gli diedi un pugno sulla spalla e si svegliò.

-Dai… andiamo a dormire…- gli dissi, ancora mezzo addormentata; non mi accorsi di nulla, tranne che la terrà mancò ai miei piedi e che sentivo le sue braccia stringermi le spalle e le gambe: mi aveva presa in braccio.

Dopo aver percorso il tragitto che portava dal salottino nella sua ala, mi portò in camera sua; mi poggiò delicatamente sul letto e si stese al mio fianco.

Il mio sguardo si perse ancora nei suoi occhi aprendomi le porte per un nuovo mondo, il suo mondo, di cui avrei voluto farne parte per sempre… Solo dove c’era lui, io capivo di aver trovato il mio posto. Era il pezzo mancante del grande puzzle della mia vita.

Prima di addormentarsi, sussurrò ancora, quasi non volesse che lo dimenticassi:

-Ti amo… nana…-

L’avrei dovuto picchiare per quel nomignolo? Sicuramente non in quel momento, dato che mi addormentai stretta nel suo abbraccio… Mi sarei vendicata il giorno dopo.

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti..!!! Wow… O.O … Sono con gli occhi spalancati..!! Sono contenta che vi sia piaciuto questo capitolo… Bè è il centro della storia e sarebbe meglio non perderlo….!!! :D

Ora passiamo alle recensioni…:

bribry85: hihih… Bé Luca è il fratello maggiore… sa perfettamente qual è il suo ruolo e come i fratelli siciliani, bè il suo dovere è quello di difendere l’onore della sorella (anche se loro sono spagnoli! :D ) !!! Sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo!!

_sefiri_ : ahahaha!! Certo… Non tradiresti mai Luca…!! Non l’avrei mai messo in dubbio…!! Hai detto proprio giusto: l’amore non è mai una cosa facile…!! Sono contenta che ti sia piaciuto anche questo capitolo… Spero di postare presto per alleviare le vostre sofferenze…!! :D

Levsky : @___@ Mi farai venire il mal di mare a furia di scrivere così tanto!! Ahahahah :D  Sono contentissima che ti sia piaciuto… Sinceramente mi ero stancata anche io di tutte quelle ragazze che sono timide, come hai detto tu, come un opossum… ahahah!! Mi hai fatto morire dal ridere..:!!! Luca è tornato a casa prima.. Ma ha trovato quello che ha trovato!! ;)  Poi… Per Elisa (ahaha… Come la sinfonia!), bèvedrai nei prossimi capitoli e per i parenti…. Tutto a suo tempo!!! Grazie mille per seguirmi in maniera così assidua… Spero che anche questo capitolo ti piaccia..!! :D

Ery_94 : bè… come ho spiegato a Levsky, era tornato prima…!! Grazie mille per aver recensito!!

Saraligorio1993 : grazie… E Benvenuta nel mondo di “Odiami perché ti amo!” !!! :D Io dico che qui siete tutte pazze… leggervi tutti questi capitoli in tre ore è da suicidio… Lo dico io che quando ne scrivo uno mi tocca rileggerlo decine di volte, non oso immaginare lo sforzo immane che tocca a voi quando li leggete tutti assieme… però ammetto che la cosa mi commuove… spero che questo capitolo ti sia piaciuto…!! :D

Oasis: grazie mille, come al solito!!!!! :D

Vero15star : ahahah… ti è piaciuto così tanto il capitolo che hai commentato tre volte?? :D Comunque.. grazie.. Sono contenta che ti sia piaciuto..!! Proprio felice…!! Spero che anche questo capitolo non abbia deluso..!!

Fairyire : oooh… Benvenuta anche a te…!!! Grazie mille… Quando leggete le mie storie mi fate sempre sentire …. In imbarazzo e anche lusingata…!!

 

O santo cielo…. Ho le mani che tra un po’ si scioglieranno sulla tastiera a furia di battere i tasti velocemente…!! Spero che questo capitolo non abbia deluso nessuno e soprattutto vi prego di commentare… Mi fareste molto felice e se c’è qualche cosa che non vi va, bè non resta che esprimere le proprie idee no? Tanto io non uccido nessuno e non sono cannibale… Quindi!!

Vi attendo in tanti!!

 

BESUCCIOSSS!!!

 

Vostra… Kyryu!!! ***

 

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Capitolo 15
*** QUINDICESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

 

Ciao a tutti… buon San Faustino a tutti i single.!! Perdonate il mio immenso ritardo, ma sono piena di compiti fino all’orlo e dato che da me, adesso, in Sardegna, ci sono le elezioni e la mia scuola è seggio elettorale, sono a casa per un paio di giorni quindi forse riuscirò ad aggiornare, finalmente…!! :D

Bene, ora, ringrazio chiunque l’abbia letta e soprattutto a chi l’ha aggiunta tra i preferiti,: mi fate immensamente contenta..!!! Grazie ragazzi..!! Ora vi lascio al capitolo, anche se credo sarà un po’ più “hot” di quanto credessi… spero di non scadere troppo in basso…. .. Mi raccomando recensite… anche se non vi piace!!! Riposte alle recensioni dello scorso capitolo, in fondo al capitolo ;) Thanks & Buona Lettura!!!

 

 

QUINDICESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Sentii il bisogno impellente di aprire gli occhi: non potevo starmene a fantasticare, sapendo chi avevo accanto a me, nel letto. Li aprii con delicatezza, quasi a non volermi sciupare la magnifica visione; era ancora lì. Grazie Dio, pensai in quel momento.

La stavo abbracciando completamente, come se non volessi farla scappare.

Il sole illuminava i suoi lunghi capelli, arruffati e che ricadevano delicati sulle spalle scoperte. Scoperte..? Mi domandai.

La notte prima mi ricordavo di averla trascinata a dormire con me, senza nemmeno esserci tolti gli abiti… Mi tastai e mi accorsi di essere ancora vestito se non per i pantaloni, che mi ero levato prima di dormire.

L’osservai attentamente: le sue mani e la sua testa erano morbidamente appoggiate al mio petto, mentre sentivo le sue gambe sotto il lenzuolo, annodarsi alle mie.

Sollevai leggermente il lenzuolo, guardando sotto.

Il suo corpo era stretto al mio… nudo.

Quando? Come? Perché?

Queste erano le domande che affollavano la mia testa, mentre sentivo i suoi seni premere dolcemente contro le mie costole. Non devo guardare, non devo guardare, non devo abbassare lo sguardo, non devo seguire i movimenti del suo respiro…

Cercavo disperatamente con tutto me stesso di non cadere in quella trappola sessuale. Ero riuscito a resistervi per un giorno intero, avrei dovuto farcela per ancora un altro paio, no?

Cominciò a stringermi un po’ di più a sé, mandandomi in tilt: aveva preso una mia gamba e l’aveva stretta tra le sue; sentivo quella rosa che avrei voluto sfiorare, carezzarmi la coscia. Senza che me ne accorgessi, cominciò a strusciarsi contro di me. Sentivo che i movimenti erano molto lenti, sfiorandomi delicatamente. Era eccitante ad un livello soprannaturale, una sensazione strana… Era magica.

Sentivo che il suo centro mi sfiorava delicato e bagnato, partendo dal ginocchio fino ad arrivare alla parte più alta della coscia. Ancora e ancora, continuava soffermandosi sul ginocchio.

Neanche volontariamente sarei riuscito a fermare quel fuoco che stava cominciando a divampare in me, culminando in un’erezione.  Porca miseria! Gio… ma cosa stai combinando? Pensai, mentre cercavo di spostarla. Mi fece sdraiare sotto di sé ed aprì gli occhi, poggiando il viso sul mio collo, leccandolo con le labbra.

-Buongiorno…- sussurrò, mentre sentivo le sue labbra mordicchiarmi leggermente e sensualmente.

-B..buongiorno… - rantolai, poggiando le mie mani sulla sua schiena.

Era sopra di me, nuda… cosa poteva fermarmi? Cominciai a passare le mie mani cominciando dalle spalle fino a giungere sul sedere… Fino a quando le sue non le bloccarono al materasso.

-Eh no. Dopo che mi chiami “nana”, non puoi pensare di passartela liscia…- mi sussurrò, mentre leggera mi toglieva la maglia. Dannazione… adesso questa mi uccide…

Intrappolò le mie labbra in un bacio famelico, simulando un movimento che avrei voluto compiere veramente se non fosse stato per i miei boxer. Non mi era mai successo: stavo per cedere e lei non mi aveva ancora fatto niente… Aveva solo accennato.

- Mmmm…- mi sfuggì un gemito. Si fermò un attimo e mi sorrise, sadica.

-Cos’è? Ti eccita? Mio caro… mi vuoi? Non adesso…- mi sussurrò all’orecchio, scostandosi, per poi scendere dal letto, rivestendosi. Notai il suo intimo: un reggiseno nero in pizzo semi-trasparente, sexy, ma non volgare e poi… un perizoma da uccidere qualsiasi fantasia sessuale più pervertita…

Mi guardò, mentre si infilava una camicia da notte nera in tulle trasparentissimo, lunga fino a metà coscia. Sorrise e disse:

-Dovresti fare qualcosa per quello … Non credo avrà soddisfazioni adesso…- Uscì dalla stanza in un fruscio di tulle.

Poggiai la testa al cuscino e, subito dopo, mi sollevai. Inizialmente non capivo cosa intendesse, poi guardai… La mia erezione era intatta. Una bella doccia fredda, Ema, ma congelata! Pensai, mentre mi avviavo verso la doccia.    

 

 Dopo la doccia mi vestii con una maglietta sportiva bianca, leggera, La Coste abbinata con un paio di jeans neri e un paio di scarpe nere, sportive.

I miei non erano ancora rientrati e così cominciai a destreggiarmi dietro ai fornelli: preparai della cioccolata calda, poi, per rimanere in tema, presi dal frigorifero una barretta di cioccolato al latte e lo feci sciogliere a bagnomaria in un pentolino… Quando fu pronto, decisi di metterlo in frigo per qualche minuto. Finito il tutto, tolsi il cioccolato squagliato e presi delle fragole dal frigo. Versai due bicchieri di spremuta d’arancia ed apparecchiai.

Ero girato, quando sentii le sue braccia cingermi la vita e con la sua bocca, cercava uno spazio, tra la mia camicia e la mia nuca, uno spazio per lasciarmi un bacio.

-Te la farò pagare… non pensare di cavartela facilmente… Vedrai…- le dissi, sorridendo.

- Non mi fai paura…- mi rispose, sedendosi sullo sgabello.

Fissava stupita la tavola… In fondo era solo una colazione a base di cioccolato: avevo trovato anche dei cioccolatini con liquore, una mia operazione di qualche giorno prima, e li avevo messi là sopra.

Ne mise uno in bocca e chiuse gli occhi…

-Mmm.. che buono…- sorrisi vendicativo, mentre mi sedevo accanto a lei e le sussurravo all’orecchio.

-E questo e niente… Tieni gli occhi chiusi…-

Li tenne. Notai solo in quel momento che cosa indossava veramente: un top nero, con sotto un reggiseno dalle bretelle trasparenti ed una gonna lunga e bianca con dei motivi floreali neri. Il cuore mi rimbalzò in bocca… Che tentatrice.

Le presi una mano e la feci sedere sulle mie gambe, mentre con una mano prendevo una fragola e l’intingevo nella cioccolata squagliata; lo portai alla sua bocca che gradì lo spuntino, morsicandola leggermente… lentamente, mentre gustava il cioccolato, l’altra mia mano sollevava piano la sua gonna.

-Non dovevi provocarmi in quel modo… E soprattutto sapevi che, vestendoti in questo modo, avrei avuto più facilità nel fare…- sussurrai, mentre piano piano arrivavo al suo interno coscia. -… questo…-

Inghiottì rumorosamente ed aprì i suoi immensi occhioni da cucciola. La mano libera intinse l’indice nella cioccolata e lo riavvicinò alla sua bocca che, vogliosa, lo leccò.

Santo cielo… questa è una macchina della tentazione, non una ragazza!  Pensavo, mentre l’altra mano si faceva strada tra le sue gambe, fino ad arrivare ai suoi slip.   

-Hey! Ma che state facendo voi due???-

Una voce scioccata ci fece sobbalzare; Luca, che aveva ancora il cuscino attaccato alla guancia, ci guardava scandalizzato. Ma diamine… tra tutti i momenti in cui poteva intromettersi, proprio in questo di doveva farsi vivo?

I miei pensieri non erano affatto gentili nei suoi confronti. Guardai per un istante Gio osservandola attentamente: aveva cercato di riprendere il controllo del suo respiro e c’era riuscita, ma il colorito delle sue guance erano ancora sul rosso porpora.

-Ho un paio di cose da dirvi.- esordì Lu, sedendosi nella sedia accanto a quella dove eravamo noi.

-Dì pure…- dissi io, sistemando meglio Gio sulle mie gambe, tenendola saldamente: non avrei mai permesso a nessuno di portarmela via.

-Accetto il fatto che stiate assieme dato che siete grandi e vaccinati… Ma non ditelo né agli zii, né a mamma e papà… Non credo loro capirebbero. Anzi, non lo capirebbero affatto.-

Non ci avevamo ancora pensato… Era un argomento della quale non avevamo ancora discusso; eppure doveva essere il primo della lista, dato che siamo parenti, ma, come al solito, avevamo ben altro di cui discutere.

Come il nostro odiarci reciproco. Come l’amore sia nato così, tra noi, repentinamente.

Guardai Gio… Anche lei era abbastanza spiazzata. Rispose lei per prima.

-Non avevamo ancora parlato di questo… Vedremo in futuro cosa fare; non siamo ancora sicuri se stare assieme o meno…- ascoltavo senza interesse.

Il silenzio prese soppravvento; riascoltai nella mia mente le sue ultime parole.

Mi voltai di scatto e la fulminai:

-COSA CAVOLO STAI DICENDO?-le urlai, pizzicandola.

Lei si mise a ridere… Aveva anche il coraggio di ridere. Stava piangendo dal ridere.

-Stavo aspettando la tua reazione… che, a quanto pare, ci ha messo un bel po’!!- rispose, appena riemersa dal suo falso pianto.

- Non.. dire… mai… più… cose… simili!- le dissi, stringendole convulsamente la vita.

Le sue braccia si annodarono perfettamente dietro il mio collo e sussurrò al mio orecchio:

-Non lo pensavo veramente…-

Mi sorrise ed io mi sciolsi come neve al sole.

-SIAMO A CASA!!- urlò mia madre. Erano tornati!

-Merda!- dissi io, facendo scendere Gio dalle mie gambe ed adagiandola sull’altra sedia accanto alla mia.

Mia madre, con la sua solita euforia, ci investì come un uragano, dicendo:

-Siete pronti? Su, coraggio! Non c’è tempo da perdere!-

Gio si voltò e le chiese:

-Zia… Per cosa dovremmo essere pronti?-

- Come “per cosa”? Ema, non…- chiese mia madre, stupita.

Oops… Forse mi ero dimenticato di dirglielo.

-Ehm… Me ne sono dimenticato.- risposi, grattandomi la testa.

-Che cosa? Che cosa?- chiese Luca, salutando lo zio.

-Per il compleanno di Ema andiamo sempre nella nostra villa al mare a Ostia. Dovevamo partire oggi, ma visto che si è dimenticato partiremo domani.- rispose semplicemente mia madre.

-Naturalmente avvisa Cesare e Diana che arriviamo domani. Stessa cosa per Matteo e Cristy…- le ricordò mio padre, avvolgendola nel suo abbraccio.

-Oh… è vero!! Però…- rispose, aggrappandosi come un koala.

-Però… abbiamo altro da fare, vero?- le chiese retoricamente, trasportandola dritta dritta verso il corridoio.

Si sentì la voce di mia madre, gridare:

-Ragazzi!!! Avvisate i vostri amici di prepararsi le valige per domani!!-

Grazie al cielo si erano allontanati prima di farci vedere qualsiasi cosa… Altrimenti non avrei retto.

Bene, bene… Avevo più di una faccenda da sistemare.

Elisa, per esempio. La dovevo invitare? Si o no?

Dovevo e lo sapevo; non volevo far soffrire Gio, ma dovevo. Perciò mandai un messaggio a tutti che mi risposero affermativamente.

Rialzai lo sguardo su di lei.

Dannatamente bella. Come non poter resistere?

Le posai le labbra sulle sue, delicatamente.

-NON VI VOGLIO VEDEREEEE!!!- urlò Luca, tappandosi gli occhi con le mani.

Gio ed io ridemmo… Speravo, con tutto me stesso, che quello si rivelasse il miglior compleanno di tutta la mia vita. Con Gio al mio fianco, ne ero più che sicuro. 

 

 

 

 

Bene, ora passiamo alle risposte:

Bribry85: grazie mille… sono commossa… Spero, come al solito, che la mia paura che questo capitolo vi deluda non diventi reale… E poi, siamo solo a metà della storia… mancano ancora un bel po’ di capitoli alla fine. Grazie mille per la tua gentilezza…

Vero15star : ahahahahah… Sì, anche io sono contenta che Luca si sia fatto i fatti suoi… Sono sempre i fratelli maggiori a rompere l’anima nelle storie d’amore delle sorelle minori… Grazie mille!!! Ah.. Spero che questo nuovo capitolo ti sia piaciuto!! :D

_sefiri_ : non mi dimentico mica della tua passione per Luca…. Hihihihi!! Però ho una brutta notizia da darti, sef : d’ora in poi, Luca avrà solo un ruolo secondario, posizionato proprio in fondo fino ai tre/quarti della storia… poi da lì tornerà in grande stile… intanto ti ho avvisata… :D Grazie mille del sostegno nel continuare a leggere questa storia anche se sono sempre in ritardo!! :D

Levsky : hihihi… Felice di farti felice… Solitamente io non sono la tipa da scene romantiche, ma quando scrivo quelle partono senza che io me ne renda conto… Per esempio la mia prima storia (Dannatamente Difficile), doveva essere una storia d’odio… cioè, è nata da un’idea totalmente diversa da ciò che avrei voluto scrivere… Ma le mie mani sono partite in quarta sulla tastiera ed è uscito quel che è uscito… Quindi, le scene romantiche, non tutte sono volute… ;) Passando all’argomento “opossum”… Posso dirti che mi stavo spanciando dal ridere..!! Spero che continuerai a sostenermi, leggendo e commentando questi capitoli orribili ( :P ) !!! :D

Ery_94: Luca non può farne a meno; vuole troppo bene a sua sorella per ferirla… La lascerà decidere e se soffrirà… Bè, non si negherà dal dirle : “te l’avevo detto!” … :D Sono contenta che ti sia piaciuto… E soprattutto spero che anche questo abbia sortito lo stesso effetto…!!! Grazie!

Oasis: grazie bella..!! :D Sono contenta che ti sia piaciuto!!!! :D

 

Bene… Come al solito, confido in voi nel lasciare una piccola recensione…!!!!

BESUCCIOSSS***  Vostra… Kyryu!!

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Capitolo 16
*** SEDICESIMO CAPITOLO ***


L’ANGOLO  DELL’AUTRICE

Ciao a tutti… sono molto contenta che, anche lo scorso capitolo, vi sia piaciuto…. Non immaginavo che riuscisse a colpirvi così tanto..!! :D Vi ringrazio per il continuo sostegno che mi date… E’ più di quanto una scrittrice “in erba” si può aspettare…!! E soprattutto: SIAMO ARRIVATI A QUOTA  55 PERSONE CHE HANNO AGGIUNTO QUESTA STORIA TRA I PREFERITI !!

Sono molto più che contenta… Ringrazio , quindi, anche chi legge questa storia e non commenta: mi fate felici lo stesso!! :D  

Bene.. Ora passiamo ai commenti del giorno:

Bribry85: bè… Vedrai molto presto quello che accadrà… Sono in tanti che aspettano il pezzo in cui Ema lascerà Elisa… !! :D Sarò ripetitiva, ma sicuramente qualcosa accadrà… Anche perché sarà in uno dei prossimi capitoli, anche se non immediato…!! Quindi, pazienta: accadrà molto presto..!!  Intanto goditi la scena di questo capitolo;D

Levsky:  Sofia… (posso chiamarti così?) anche tu sei sarda, come me? Io vivo vicinissima a Cagliari, tu di quale zona sei? :D Cmq…Questo capitolo credo ti darà delle delucidazioni su quanto accadrà durante la “compleanno- vacanza” a Ostia… :D Mmm… Io non immagino Luca con Elisa, anche perché, per come li conosco io, sono totalmente diversi… Sono contenta che la storia non ti stia deludendo… A presto!! :D

Vero15star: Ehm… sì… E’ necessaria per il continuo della storia… Altrimenti tutta la storia va a farsi benedire…!!!  E vedrai…!! ;D

Oasis: tranquilla…. NON SEI LA SOLA CHE L’HA PENSATO!!! Anche a me, che sono la creatrice, non mi dispiacerebbe uscirci e chissà…. (CENSURED) … ahahhah!! :D

Ery_94: ahahahah… Fondiamo un nuovo club? EMACLUB: per chi non dispiace un mondo fatto di Belli!!! Ahahahah…:D Cmq… Leggi il capitolo e poi mi dirai… !!!

 

Bene… ora che ho risposto alle recensioni, ravvivo come al solito le mie richieste di lasciare un commentino, anche piccolino, in modo da poter sentire i vostri pareri…. E ora… Sono interessata a sapere, come, secondo voi, Ema lascerà Elisa… Stupitemi!!! Voglio vedere cosa riuscite a immaginarvi su quest’evento della storia!! :D  

Vi ringrazio ancora e vi lascio al nuovo capitolo!!!

BESUCCIOS***

Vostra… Kyryu!!!  

 

 

SEDICESIMO CAPITOLO

 

Bene…

Che giornata di merda!

Non pensavo che la partenza si sarebbe rivelata tanto schifosa.

Tutte le mie aspettative erano state spazzate via come fossero foglie al vento, ma non da subito: il risveglio era stato bellissimo, fantasticamente stupendo.

Mi ritrovai avvinghiato da due morbide braccia… Sempre lei.

Delicatamente cercai di non svegliarla, ma appena si accorse che mi stavo muovendo si attaccò ancora di più a me; la parte peggiore del mio essere chiedeva, pregava, supplicava di tenerla ancora con me e di baciarla teneramente.

Venne accontentata subito: la strinsi ancora un po’ e cominciai a tracciare una linea che partiva dalla fronte fino a stazionare per qualche minuto sulle sue labbra di fragola, per poi fermarsi al capolinea: la linea dei suoi morbidi seni.

Là, posai dei teneri e casti baci, fino a quando non mi assalì una voglia… quella voglia.

Lentamente e delicatamente le spostai le bretelle della camicia da notte, scoprendo che sotto non indossava nient’altro… Meglio, avrei avuto più possibilità nel mio intento.

le abbassai l’indumento dalle braccia.

Come se le avessi dato una scossa, si spostò velocemente e si risistemò.

-Pensavi di cavartela così facilmente??- mi chiese, alzandosi dal letto e sorridendomi maliziosamente. Sadica, cattiva, provocatrice… Mille erano gli appellativi che le diedi, ma nessuno rispecchiava veramente a fondo la sua natura… Angelicamente diabolica.

-Pregavo proprio di sì… Comunque… Buongiorno…- le dissi, raggiungendola e prendendola tra le braccia… Mi piaceva quando faceva la perfida.

-Buongiorno anche a te…- rispose, sollevandosi per darmi un bacio, che io di certo non rifiutai. Eravamo carichi di nuove aspettative per quel giorno… Ci saremmo divertiti di sicuro in vacanza.

Non per vantarmi, ma la villa ad Ostia è due volte più grande di questa, solo che è un po’ ingombrante; non ci lamentiamo, ma la utilizziamo solo per le vacanze.

Scendemmo con le valige quando ritrovammo un Luca alquanto nervoso.

Mi avvicinai a lui e gli chiesi:

-Hey cugino.. Come mai così nervoso?-

Il suo sguardo da nervoso passò a furioso.

-Non te ne fotte un cazzo… Sono nervoso perché ho paura di fare qualcosa di sbagliato… cosa che capita di continuo, con Mélita…- mi rispose, volendomi quasi uccidere.

-Dai… Stai tranquillo…- gli dissi, dandogli una pacca sulla schiena, che non gradì.

Mi riavvicinai alla mia adorabile ragazza che si specchiava nello specchio posizionato accanto all’entrata, giusto per ammirarsi prima di uscire.

Sembrava più bella del solito: indossava elegantemente una maglietta senza maniche bianca, decorata con degli strass sparsi per tutta la sua superficie, un paio di shorts neri e cortissimi che risaltavano le sue gambe bellissime. Per terminare ai piedi aveva un paio di scarpe decolleté nere, con dei tacchi vertiginosi.

Si stava sistemando meglio i capelli. Le avevo detto che mi piaceva quando si faceva la treccia perché la rendeva bellissima e si era messa in testa di farsela sempre… proprio come in quel momento.

Arrivai da dietro e posai le mie mani sulla sua vita; come sembrava fragile!

Le posai un bacio sulla guancia e le sussurrai:

- Troppo bella…-

Mi guardò un po’ spaesata, poi arrossì di botto, borbottandomi un semplice –Grazie..-

-Ragazzi… Sono arrivati gli altri!!- urlò Luca, da fuori.

Ci staccammo subito e prendemmo le nostre valige, caricandole in macchina, che avrei modestamente guidato io.

In quel momento mi venne in mente: come mai Gio non mi aveva chiesto informazione sui partecipanti? Oh oh.

Appena passate le macchine di Giulio e Claudio, vidi la Mercedes di Elisa con al suo fianco Marisa; ed in quel momento non la notai solo io.

Sentii Gio prendere un respiro profondo e voltarsi dalla mia parte.

-Non… Avevi…- si bloccò un attimo per prendere respiro, stringendosi la base del naso tra il pollice e l’indice della mano –Non avevi detto… che l’avresti lasciata…?-

La presi da parte e la riportai dentro, chiudendo la porta.

-Quando la lasciavo se non l’ho neanche vista?- le chiesi, provando a non urlare.

-Potevi mandarle un messaggio!! No! Invece, dovevi pure invitarla!- urlò lei, fuori di sé.

-Ascoltami bene: non potevo lasciarla così, dopo sei mesi. Mi capisci? Ora… Io amo, e dico AMO, te… Non ti basta?- le chiesi, prendendola per le spalle.

Il suo sguardo mi trafisse, ma mai quanto le sue parole.

-No… non mi basta.- e, detto questo, uscì dalla porta salutando i ragazzi e anche Elisa.

Caricò le valige nella mia macchina e si sedette nel retro della macchina di Claudio.

Il fumo mi usciva perfino dalle orecchie.

Ripetei: che giornata di merda! 

-Amore!- disse Elisa, preparandosi ad un abbraccio, ma che non arrivò dato che non la calcolai più di tanto, mirando alla macchina di Claudio.

Aprii la portiera e la presi di forza, sollevandola.

- Pezzo di cretino che non sei altro!- urlò, dandomi colpi sulla schiena. –Mollami subito!-

Aprii la portiera del passeggero della mia macchina e la buttai lì: grazie al cielo i ragazzi mi avevano lasciato un paio di manette pelose in macchina, così la intrappolai, legandola alla maniglia dello sportello. Provò a liberarsi, ma io chiusi la macchina e non sentii neanche la sequela di bestemmie che mi lanciò addosso.

La ignorai del tutto, ma non potei ignorare lo sguardo scioccato dei miei amici.

-Mi ha scocciato il suo atteggiamento da bambina… E’ ora di sistemare un paio di cose- spiegai brevemente.

I ragazzi mi credettero, e Giulio urlò:-Allora festeggiato…? Ci muoviamo?-

-Certo… A chi arriva prima ad Ostia!- risposi, sedendomi dentro.

Con mia immensa fortuna, Luca si sedette in macchina con Giulio e Mélita. Così io e Giorgia avremmo avuto tempo per parlare.

Ci avremmo messo, massimo dieci minuti… Speravo mi bastassero.

- Sei gelosa?- le chiesi, fermandomi vicino al Tevere… In teoria non sarei dovuto passare di lì, ma almeno non avrei incontrato nessuno.

- Non sono gelosa… non sopporto che mi si menta…- mi rispose, con la faccia totalmente rivolta verso il finestrino, apposta per non incontrare il mio sguardo.

-Non volevo… Ma avevo paura di farla soffrire… Lo sai che io non sono quel tipo di ragazzo che promette e poi dimentica tutto…- le risposi… Quant’era difficile farsi perdonare da lei.

Tosta, dura e soprattutto senza pietà.

- Non ti mento quando dico che TI AMO… e soprattutto…- quanto mi costava ammetterlo… - Non mi sono mai eccitato così tanto con una ragazza, se non con te.- le dissi, probabilmente rosso in volto.

Lei non si voltò neanche… Aspettò qualche minuto e disse:

-Muoviti ad arrivare alla villa, mi fa male la mano ammanettata. –

Dopo quello che le avevo detto, dopo quello che avevo ammesso… Lei aveva il coraggio di dirmi “Muoviti ad arrivare alla villa”?

Incazzato nero, riaccesi il motore e guidai fino alla villa, senza accorgermi del suo riflesso contro il finestrino, se non fino a quando non siamo arrivati a casa.

Villa Emanuel si estendeva in tutta la sua imponenza, in un lotto che avrebbe potuto contenere un palazzo reale. Il cancello era in ferro battuto con incise a grandi lettere dorate la D (del cognome di mia madre) e la R (del cognome mio e di mio padre), intrecciate in un meraviglioso gioco di volute e disegni geometrici che si sparpagliavano per tutto il cancello. Per arrivare alla villa, bisognava oltrepassare il lungo viale alberato.

Arrivati lì la grande villa, tinta di un giallo oro risaltava per la sua imponenza.

Le macchine degli altri erano già parcheggiate là davanti. Quella casa, io, la conoscevo in lungo ed in largo, senza problemi. Mi fermai direttamente dentro il garage, quando mi voltai verso la sua parte.

Aveva ancora il viso voltato verso il finestrino chiuso.

Vidi il suo riflesso… Le sue belle guance erano rigate da delle lacrime silenziose, che non volevano essere scoperte. Il mio unico pensiero in quel momento fu: che cazzo ho combinato per farla sentire così?

 Le presi il braccio libero e lo costrinsi tra la mia mano e il sedile dov’era messa: solo in quel momento notai la sua espressione arrabbiata, ma anche sofferente.

Mi misi sopra di lei e le diedi un bacio che avrei voluto abolire tra quelli del mio repertorio: l’assalii con tutta la mia passione, con tutto quello che avevo in corpo, rabbia compresa e glieli scaricai tutti in una volta, travolgendola. Sembrava arrabbiata anche lei, dal modo in cui rispondeva.

Era una lotta continua tra due leoni che mai e poi mai avrebbero ceduto la vittoria all’altro; stanchi ci staccammo giusto per riprendere un attimo fiato per poi ricominciare; intanto il suo braccio mi aveva stretto la vita e le mie le sfioravano la guancia ed il collo.

Ad un certo punto, il bacio era diventato più leggero, più dolce, fino a quando non sentii i suoi denti mordermi con forza il labbro inferiore.

-Ahia!- urlai, sentendo il mio stesso sangue scorrermi in bocca.

Lei, intanto, dalla tasca dei miei pantaloni aveva sfilato la chiave delle manette e si era liberata. Scese dalla macchina, lanciandomi in faccia quegli arnesi, fissandomi con furia omicida.

Si voltò per dire:- Non pensare che io non sia arrabbiata… è una speranza vana.-

Poi riprese la sua camminata, sciogliendosi in un solo gesto la lunga treccia, lasciando che i ricci ribelli si risistemassero lungo la sua schiena.

Quella scena riapparve nella mia testa al rallentatore… e compresi che neanche il più bravo dei domatori sarebbe riuscito a dominare la sua indole ribelle e selvaggia; selvaggia… Nessuna gabbia sarebbe mai riuscito ad intrappolarla, nessun agguato.

Nemmeno un uomo acceso dal fuoco della passione e dell’amore.

 

 

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Capitolo 17
*** DICIASSETTESIMO CAPITOLO ***


DICIASSETTESIMO CAPITOLO

 

Gio…

 

Come si é permesso quel pezzo di deficiente che non è altro ad ingannarmi in quel modo?

Pensai fuori di me, mentre ripercorrevo il tratto dal garage verso la casa.

Mi aveva promesso che l’avrebbe lasciata. Mi aveva detto che non mi avrebbe fatto sentire un’amante. Me l’aveva detto... Ma sapevo che non dovevo fidarmi delle sue promesse facili.

Bé, Gio… E’ come al solito… Tu credi in lui, lui ti tradisce e la storia si ripete all’infinito…

La parte delusa di me stessa mi aveva già messa in guardia da un bel pezzo: mai più fiducia nei ragazzi. Ed io, ogni volta, come una polla cadevo nella solita trappola, senza scampare al dolore dell’ennesima perdita di un pezzo di cuore.

Eppure sentivo una sensazione strana nei confronti di Ema.. Sentivo che potevo dargli fiducia, ma il mio cuore ormai ridotto a pezzi sanguinanti non avrebbe retto il nuovo colpo.

Preferivo tirarmi fuori, prima di non riuscire ad evitare l’irreparabile.

Però… non gli avevo lasciato nemmeno il tempo di spiegare… Forse questa volta ero in torto io.

Nei suoi occhi leggevo rabbia, furia omicida nei confronti di Claudio (lo sapevo per certo, questo, dato il comportamento assurdo che aveva avuto prima di arrivare qui…)e soprattutto… Dolore.

Non credevo che un ragazzo potesse provare dei sentimenti simili; non lo concepivo, ma il suo sguardo non poteva essere falso. Lui si sentiva forse anche peggio di come mi sentivo io, ma non poteva trattarmi in quel modo. La mia dignità prima di tutto, poi tutto il resto.

Raggiunsi velocemente l’ingresso della casa ed era esattamente come mi ricordavo: immensamente grande e meravigliosa. Gli zii hanno sempre avuto abbastanza soldi per potersi permettere case di quel genere ed altre tante come quelle.

Le valige le avevo lasciate in macchina… Merda, dovevo andare a prenderle.

Mi voltai appena e vidi Ema che lasciava le mie valige a due uomini grandi e grossi, che non sembravano nemmeno inservienti, ma body-guard.

Si voltò e mi fissò per un attimo: triste, cercava di nascondere quello stato d’animo sotto una faccia di bronzo degna di una statua.

Mi voltai di nuovo e mi avvicinai all’ingresso dove c’erano i ragazzi che ci aspettavano.

Claudio mi si avvicinò e cingendomi le spalle con un braccio, ci disse:

 -Hey ragazzi! Dove eravate finiti? Avete perso la scommessa!!-

-Non è mica colpa mia se quel deficiente guida come se avesse appena preso la patente…!- mi difesi, accusando Ema. Era dietro di me e non aveva ancora aperto bocca, però sentivo il suo sguardo micidiale, perforatore.

-Amore!- urlò Elisa, scendendo le scale dell’area degli ospiti e buttandosi tra le braccia di Ema. La prese e quasi a farmi un dispetto l’abbracciò e la baciò appassionatamente, sotto i fischi degli amici e lo sguardo di disapprovazione di Luca, che ormai sapeva tutto.

-Dai ragazzi… Mi fate schifo!- disse Mélita, facendo finta di tapparsi gli occhi, mentre mio fratello sorrideva e diceva:

-Tesoro… Non criticarli…- poi sussurrò, anche se sapeva perfettamente che noi potevamo sentire tutto -… Noi facciamo di peggio…-

Mélita arrossì e gli diede un pugno sul petto, mentre Luca e noialtri ci stavamo piegando dalle risate.

-Ragazzi!!-

Quella voce soave mi ricordava molto quello di mia madre, ma sapevo perfettamente che era la voce di mia zia. Salimmo le scale e la trovammo in piedi con un foglio in mano messa accanto allo zio.

-Sì, zia?- le chiesi io, guardandola.

-Abbiamo sistemato le stanze… dato il problema di sovraffollamento (solitamente non siamo in così tanti!), bé… se non ci sono problemi tu potresti dormire nella tua vecchia stanza… va bene? C’è qualche problema?- mi chiese, guardandomi come se non sapesse come fare.

-Non ti preoccupare… Non ho problemi…- le risposi, sorridendole.

 -Ora.. Io scendo a mettere a posto le mie cose, ci vediamo tra un po’…- dissi, mentre scendevo di nuovo le scale, dirigendomi verso l’area che frequentavo quando ero piccola.

Il grande ingresso con tre grandi corridoi; presi il primo a destra e poi voltai al corridoio a sinistra… Per mia sfortuna, lessi bene l’iscrizione sopra l’inizio dell’area…

Ema’s zone…

-Perfetto…- borbottai tra me e me… Oltre il danno, anche la beffa… Quella parte era diventata l’area di Ema.

Il salotto circolare mi ricordò un sacco di cose… Lui ed io che giocavamo insieme… Come se ci volessimo veramente bene… E tutto questo scatenò in me tutti i ricordi degli ultimi giorni passati assieme. Una lacrima minacciò di scivolare dalle mie palpebre, ma con la mia forza sovrumana non l’avrei mai permesso.

Le porte si affacciavano sul salotto circolare. Tutto era arredato in stile moderno, fatto apposta per essere abitata da giovani.

Come ricordavo bene, c’era un solo bagno in quell’area.

Non persi tempo ed entrai in camera mia: era stata abbellita, decorandola non come una camera per bambini, ma come una camera da letto per una ragazza più grande.. La grande finestra era aperta, il vento faceva muovere le tende ed il sole illuminava la stanza. Mi accorsi quasi immediatamente della figura alle mie spalle, ma, dal profumo, sapevo perfettamente che era lui.

Chiuse la porta della camera a chiave, mi si avvicinò e mi bloccò le braccia.

-Ascoltami… Ti prego…-

Lo sguardo di Ema era tormentato, ma non gli diedi tregua.

-Non eri dalla tua ragazza? Cosa ci fai qui?-

Che cazzo stai facendo, idiota? Il mio cuore urlava… Ma era il mio orgoglio a dettare legge in quel momento, come se la colpa fosse sua. Come se io avessi ragione.

- Ascoltami… Immagina se tu stessi con un ragazzo da sei mesi e poi lui ti mollasse via sms, senza una spiegazione valida… Come ci rimarresti?- mi chiese, tenendomi le mani dolcemente. Aveva ragione… Non potevo comportarmi così… Ero in torto.

E per cosa? Per la mia gelosia.

Ero gelosa marcia che qualcuno potesse toccarlo… Non ero mai stata gelosa di qualcuno, ma c’era da aspettarselo: con lui ogni cosa aveva un sapore diverso e rivalutavo qualsiasi situazione.

-Scusami…- sussurrai, ma in contemporanea al mio sentii anche il suo “scusa”.

Ci guardammo negli occhi. Nei suoi, azzurri, potevo leggervi l’amore che provava per me; non so cosa vi lesse nei miei, ma sicuramente qualcosa che l’incitò a circondare il mio corpo con le sue braccia possenti. Non erano passati manco venti minuti dalla nostra litigata e già avevamo fatto pace.

-Abbiamo appena litigato eppure mi è sembrato un’eternità… il solo non vedere il tuo sorriso per un istante, mi ha riempito il cuore di una tristezza infinita. Ti amo…- mi sussurrò leggero, prendendomi di peso e adagiandomi sul letto.

-Tu non dovresti chiedermi scusa… Io sono gelosa. Gelosa di un ragazzo meraviglioso… gelosa di te…- sussurrai, attorcigliando le mie braccia attorno il suo collo.

Ghignò tutto contento…

-Finalmente l’hai ammesso..!! Oltre a scoprire che sei gelosa, hai detto che sono un ragazzo meraviglioso…-

Mi avvicinai alle sue labbra, ma al posto di morderle cominciai a baciarlo con foga. Ormai non riconoscevamo più dove finiva uno e dove cominciava l’altro. L’amore ci aveva resi una sola cosa, una sola persona.

Quando ci staccammo, risposi in un sussurro leggero e velato:

-E’ vero… Sono gelosa… Te quiero mucho…-

Lo trascinai sopra di me.

Le mie gambe ancora coperte, strinsero i suoi fianchi… Quanto lo volevo…

Senza dirmi niente, mi sfilò le scarpe, con una delicatezza estrema. Prese il mio piede e cominciò a baciarlo… sensuale, dolce, tutto quello che in un ragazzo sarebbe stato impossibile da trovare, avevo avuto la fortuna sfacciata di trovarlo io!

Come anche solo non provare ad amarlo?

Come anche solo pensare di rimanere offesi con lui?

I suoi baci come una secchiata d’acqua bollente sulla pelle gelida, ti davano quella sensazione calda e accogliente che potevi sentire solo con lui…

Le sue mani erano andate già sotto la mia maglietta, intenzionate a sfiorarmi come meglio potevano, come a voler toccare ogni parte del mio corpo.

Quando cominciò a sfilarmela, un qualcosa ci interruppe.

- Toc toc. Gio… lo so che sei lì dentro! Non puoi rinchiuderti là dentro per sempre…!-

La voce di Luca ci interruppe e spostai Ema di dosso, sistemandomi alla bell’e meglio.

Mi assicurai che si fosse nascosto in balcone ed andai ad aprire la porta.

-E’ inutile che faccia la gelosa… Fino a quando quello non lo dice ad Elisa, non potete fare niente… Tanto vale non prendersela per una scemenza simile…!-

Mio fratello è sempre stato il migliore. In tutta la sua bellezza, poggiato con il fianco destro allo stipite della porta e con le braccia conserte sul petto.

-Mi stavo sistemando… Secondo te la mia vita gira attorno a lui?! Non si chiama mica “Vodafone” di cognome!!- gli dissi, sorridendo.

-Meno male..! Altrimenti se ti fa soffrire non rispondo più delle mie azioni!- mi rispose, abbracciandomi –Ora vado… mettiti il costume… Così possiamo andare al mare..!-

Chiusi la porta e lui, ancora, come se non potesse farne a meno, mi assalì da dietro.

Mi spostò i capelli da un lato e cominciò a baciarmi il collo; dolce, caldo e passionale oltre ogni previsione e immaginazione i suoi baci mi fanno andare il corpo in fiamme, quel pensiero irrazionale fu il frutto della parte più perversa e libidinosa del mio essere.

Mi fece voltare dalla sua parte e mi baciò, per un tempo che sembrò infinito, ma che invece durò solo qualche minuto.

La sua voce soave carezzò il mio orecchio, rendendomi elettrica:

-Ora vado a prepararmi: muoviti! Ti amo…-

Si sottrasse alla mia presa stritolatrice e lentamente si incamminò verso l’uscita. Si voltò un’ultima volta e sorridendo maliziosamente, mi disse:- Se hai qualche problema, che ne so… Per allacciare il costume o cose simili… bé, sono nella stanza accanto!-

Mi tolsi la scarpa e gliela lanciai contro, colpendo sfortunatamente la porta, guadagnandomi la sua sonora risata da dietro la porta.

Quante cose avrei voluto ancora dirgli… e mostrargli.  

Uscii dalla mia stanza…Davanti alla porta della camera di Ema, lui ed Elisa stavano, a quanto vedevo, cercando un modo per staccarsi le labbra a vicenda.

La mia furia omicida prese posto alla calma apparente che ero decisa di prefissarmi davanti agli altri ed ero pronta anche a darle un calcio per farla sparire di dosso a lui. Appena Ema si accorse che c’era anche lei, cercò di fare di tutto per staccarsi Elisa di dosso… Ma gli mimai, con il labiale:

-Tranquillo… Fai pure… Tanto te la farò pagare, comunque…- 

E, sotto il suo sguardo spaventato, scappai silenziosamente dal salottino e lasciai che la coppia si strusciasse come si deve sulla porta.

Un sorriso malizioso si fece vivo sulle mie labbra: era sicuro che gliel’avrei fatta pagare… Sia a lui, che a lei.

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti…  Sto proprio cag***o fuori con questa storia… Hanno commentato solo 4 persone!!!! Vabbè… Io continuerò a postare finché ci sarà anche una sola persona a commentare…!! :D Quindi… Passiamo alle risposte…!! :D

Bribry85 : al mondo non esistono persone che non siano mai state soggette al sentimento della gelosia, quindi perché per Gio dovrebbe essere diverso?? Grazie mille per il sostegno… A presto!! :D

Levsky: bè… Perché dovrebbe dirle che sta con sua cugina?? Potrebbe anche ometterlo, no?? :D Cmq… sono contenta che questa storia ti piaccia…!! E soprattutto… wow… sei del Nord!! :D A presto, Sofy!!

Niky818:  ahahah… “Come fai a scrivere così bene?”… bella domanda! Me lo sto ancora chiedendo…!!! Mi sembra chiaro che ci sia anche Elisa in vacanza!! :D *me in versione diabolica *  

Ery_94: tranquilla… accadrà molto presto… anche se non in questo capitolo…!!!  

Bene… Io attendo sempre i vostri commenti!!! Spero che mi vogliate così bene da lasciarmi anche un commentino!! Vi voglio bene!!

BESUCCIOSSS***  Vostra,  Kyryu!

 

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Capitolo 18
*** DICIOTTESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti…!! :D sono contenta che questa storia continui ad appassionarvi, nonostante tutte le cose orribili che sto facendo ai protagonisti…. Bene… Ora… *///* … Non so se per questo motivo mi cambieranno rating, ma so che questo capitolo non rientrerà di sicuro nel rating verde (grazie al cielo, hanno inventato anche il rating arancione!!)… perciò… spero di non aver esagerato… E soprattutto non vorrei che vi facesse disdegnare la mia storia…. Se non vi piace la scrittura del capitolo, ditelo subito… Non mi piace apparire volgare, solo che non sapevo come esprimermi…. Vi ringrazio in anticipo per la vostra collaborazione e soprattutto per i commenti, che spero mi lascerete anche se non vi piacerà…

Ora, prima di passare al capitolo, risponderò alle recensioni:

Bribry85: sono super- maxi- contenta che ti piaccia… vedrai in questo capitolo come si vendicherà Gio… :D (sperando che vi piaccia)!! Besoss**

Levsky: hihihi…. Non è mica colpa di quel povero Cristo… vedrai in questo capitolo…!!! Cmq… Non ti preoccupare: non solo da te ha fatto brutto tempo; dopo l’alluvione, da noi ha fatto un tempo da schifo inimmaginabile, un inverno più orribile non l’ho mai visto!! A presto***

Vero15star: daaai… mischino… è sempre e solo nel posto sbagliato al momento sbagliato!! Hihihi… grazie per essere passata… ;)

Ery_94 : tranquilla, capirai quello che è successo in questo capitolo… credo cambierai idea… ;D Ciauz…!!

Niky818: hihihi… accetto il  “perfida” come un complimento…:D  Tranquilla anche per me è così…. Immagino l’Ema della mia vita, ma non l’ho ancora conosciuto… ma magari l’avessi…!!

Bene… Ora vi lascio al capitolo…!!! Mi raccomando: solo pomodori maturi…!!  ;) 

 

 

 

DICIOTTESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Io, come uno stupido, tornavo da lei strisciando come un verme per implorare il suo perdono, la mia unica ancora di salvezza, la mia promessa di paradiso.

E lei, come il più magnanimo degli angeli, con un sorriso me lo accordava, facendomi sentire più leggero di una piuma, portandomi con sé sulla sua “Isola che non c’è”, dove Peter Pan sarebbe scappato urlando, dato che l’amore per una donna (o essere ultraterreno) è un sentimento che un bambino non può capire.

In quei momenti mi sentivo come un qualsiasi giullare di corte che dedicava le sue opere dolci e delicate alla sua amata, bella e irraggiungibile…

Mi stavo preparando per la serata al mare, ma come è facile perdersi in congetture fantasiose e sbagliare come mettersi i boxer da spiaggia…!

Certo che sei proprio uno stupido, Ema…! Sei innamorato cotto…! Mi dissi, arrossendo visibilmente davanti allo specchio, coprendomi gli occhi con una mano e facendo un segno di diniego con la testa.

Non mi accorsi dell’entrata di qualcuno nella mia camera…

Mi sfilai i boxer, rimettendoli nella loro ordinaria e regolare posizione, quando avvertii le mani di qualcuno, stringermi da dietro abbracciando il mio petto.

Mi venne un brivido: sapevo perfettamente che quel tocco non poteva essere quello di Gio; il suo modo di toccarmi non era mai stato così… inesperto.

E poi… Gio aveva sempre e perennemente le mani calde, quindi quei due cubetti di ghiaccio, pallidi come il latte, non potevano essere suoi.

Piano e lentamente scesero lungo il mio torace scoperto, soffermandosi sui pettorali e con una particolare attenzione ai miei addominali non troppo scolpiti, ma evidenti.

Il solo sentirmi toccare da lei non mi faceva più effetto… Mi faceva sentire soltanto schifosamente schifoso…Le sue mani cominciarono ad oltrepassare il sottile confine dei miei boxer, insinuandosi sotto la stoffa.

Non ce la facevo… mi sentivo un verme.

Per evitare che lo notasse, le intrappolai le mani e mi voltai, sussurrandole:

-Dobbiamo uscire… Ti prego… Altrimenti potrei non controllarmi…-  le dissi, baciandole leggermente le labbra.

Elisa sbuffò e disse:

- Sono ben oltre due settimane che non ti fai vivo e che non riesco a stare un attimo da sola con te… E sono oltre le due settimane che… bè…-

Sembrava imbarazzata…

-Che cosa?- la incitai ad andare avanti.

-Bè… sono oltre due settimane che… che non facciamo l’amore.- finì la sua frase lasciata a metà. Cavolo… Certo che Gio mi aveva assorbito completamente… Avrei potuto mollare Elisa all’inizio di quelle due settimane, piuttosto che litigare con Gio per colpa della sua presenza… Così starei con lei, attaccato a lei, unito a lei, con lei, avec elle, with her, con ella…

Preso com’ero dai miei sentimenti stavo facendo soffrire più del dovuto Elisa… Mi sentivo in colpa perché la stavo tradendo, ma la cosa che mi fece imbestialire era che la baciavo ancora… Era una cosa abituale, una routine. Per farla soffrire di meno avrei dovuto non baciarla più e soprattutto, avrei dovuto essere più freddo.

La mia galanteria non era una cosa voluta: la mia educazione mi aveva fornito di una delle regole più ferree… mai trattare male le donne.  Certe volte non l’avevo rispettata.. altre, non riuscivo a non rispettarla.

Temevo di farle del male, ma non potevo continuare così… Amavo Gio più di me stesso… più della mia stessa vita.

-Perdonami…- le dissi, abbracciandola.

-Va bene… te lo concedo… Ora vestiti, altrimenti non resisterò io!!- mi sussurrò contro il mio petto, ridendo sommessamente.

Mi diede il tempo per vestirmi ed uscimmo dalla mia stanza; come prevedevo, mi bloccò sulla porta, impossessandosi delle mie labbra.

La mia partecipazione era passiva. Spero che Gio non esca da quella stanza o almeno, spero che sia già uscita, pensai mentre Elisa si avvinghiava a me mentre cercava di farmi provare qualcosa. Aprii gli occhi e la ritrovai dietro di lei: il suo sguardo non aveva niente di normale. Provai a staccarmi quella piattola dalle labbra, ma rimaneva incollata a me in stile piattola.

Il mio angelo aveva la rabbia negli occhi, ma poi come se un’idea malsana le avesse attraversato la mente, sorrise e con quelle sue labbra che avrei voluto mordere, leccare e baciare all’infinito, mi sussurrò:- Tranquillo… fai pure… Tanto te le farò pagare-

Quelle semplici parole mi mandarono in subbuglio.

Cosa aveva intenzione di combinare? Farmi ingelosire? Ignorarmi? Peggio ancora… Lasciarmi definitivamente?

Non lo sapevo, l’unica cosa che dovevo fare era aspettare una sua reazione. Quando mi accorsi che si dileguò definitivamente, staccai Elisa da me e la presi per mano.

-Amore… andiamo, altrimenti faremo tardi!- le dissi, conducendola verso l’ingresso, dove i ragazzi con Gio, ci aspettavano all’ingresso, già muniti di asciugamano.

Claudio stava chiacchierando con Gio, Luca e Mélita.

Il mio sguardo si soffermò su di lei… Sorrideva tranquillamente… a Claudio.

Io a quel pezzo di cretino gli spezzo la mascella, se continua a sorridere alla mia Gio… Mia, perché ormai sapevo di non riuscire più a fare a meno di lei.

Si voltò dalla mia parte e mi sorrise angelicamente… Quanto poteva essere diabolica una ragazza??

-Dai ragazzi!! Andiamo! Così possiamo rimanere fino a tardi in spiaggia… Corpo di ghiaccio, attento a non surriscaldarti troppo!!- mi disse Giulio, indicando con un cenno della testa la “sanguisuga” che rimaneva attaccata a me, camminando accanto a Marisa.

Ci avviammo in spiaggia tutti sorridenti… Tranne io, che non riuscivo a staccare lo sguardo da Gio, incurante della qualsiasi espressione di Elisa.

Il sole delle due del pomeriggio era cocente e dalla sabbia della spiaggia, dato il caldo insopportabile e il clima torrido, sembrava uscisse del fumo. Il mare presentava uno scenario divino, anche se preferivo di gran lunga le meravigliose coste della Sardegna.

Passammo la serata sotto gli ombrelloni dello stabilimento balneare “Real” … Chissà chi l’aveva aperto, vero? Giocammo a beach volley, a racchettoni, passando un lungo e bellissimo pomeriggio al mare.

Non avevo mai riso così tanto e non avevo mai sorriso a lei così tanto. A fine serata, dovetti andare nel mio camerino, posizionato in fondo alla lunga fila degli altri, dove avevo lasciato alcuni dei miei effetti personali. Cercavo di nascondermi da Elisa, che stava diventando più piattola del normale… Non mi ero mai accorto del suo atteggiamento così… appiccicoso… ma io non potevo parlare: il mio termine di paragone era una dea.

Aprii la porta e chiusi subito a chiave. Il mio camerino equivaleva ad uno stanzino, dove c’era lo spazio solo per cambiarsi ed una poltrona per poggiare la cose; ma la cosa che non notai all’inizio fu un qualcuno seduto su quella poltrona. O meglio, poggiato totalmente allo schienale della poltrona, con indosso solamente il top del costume e con le gambe accavallate, nascondendo la sua femminilità messa in mostra senza la presenza del secondo pezzo del bikini.

Gio, con le braccia appoggiate ai braccioli della poltrona, mi sorrideva maliziosamente.

Quello che non notai, inizialmente, fu il suo corpo… Era sicuramente appena uscita dall’acqua e, come Venere, sapeva di piacere conciata in quel modo. Una goccia, coraggiosa, decise di percorrere la linea del collo, fino a raggiungere l’incavo tra i seni, oltrepassando la quasi inesistente pancia, raggiungendo il mio paradiso.

Non so che espressione avessi, ma sicuramente lo stupore interpretava le sensazioni che mi scorrevano dentro, stampandosi a caratteri cubitali sul mio viso.

-Gio.. ma… ma… cosa stai combinando?- le chiesi avvicinandomi alla poltrona, ma non mi disse niente.. si alzò e mi venne incontro, mi prese la mano e mi fece sedere, dove prima c’era lei.

-Zitto… solo per aver tradito ancora una volta la mia fiducia, dovrei mandarti a fanculo… Ma non ci riesco… Ti amo… troppo…- mi disse – Però… ora devi lasciare fare a me…- continuò, cominciando a slacciarmi i boxer facendoli scendere assieme alle mutande che portavo sotto. Mi alzai leggermente per darle la possibilità di sfilarmeli, cosa che fece immediatamente, liberando da una costrizione forzata il mio fedele compagno di docce fredde. Incontrai il suo sguardo… sorrideva maliziosamente, ma notavo quella leggera punta d’eccitazione che si leggeva nei suoi occhi.

Con lentezza calcolata mi fece aprire le gambe e si inginocchiò in mezzo; le sue mani percorsero il lungo tragitto dalle mie spalle, lungo i pettorali, carezzando sofficemente i miei addominali, fino a dove desideravo arrivasse.

Ora, le sue mani erano come due stufette portatili, mi eccitavano: non sarebbe dovuto capitare, non mi era mai capitato, ma solo sentire le sue mani sui miei addominali, mi aveva fatto gemere.

Mi sorrise, senza alcun imbarazzo. La sua mano mi carezzò delicatamente, ma decisa a darmi piacere.

-Non… n.. non farlo… se… se.. non ti va.. non farlo…- le dissi: volevo evitare di farmi fermare poi a metà.

-Shhh…. Devi solo stare zitto. E naturalmente… Devi godere…- mi rispose, posandomi un dito sulle labbra.

Gemevo… Come non era mai successo… Nessuna c’era mai riuscita.

La mia fama da “Corpo di ghiaccio”, se l’avessero saputo i miei amici, sarebbe caduta in basso: mi stavo eccitando. La sua mano percorse la mia virilità dall’altro verso il basso, in un gioco erotico travolgente; amavo la sua mano.

Per un riflesso istintivo, staccai la mano dal bracciolo e la poggiai dietro la sua testa, un chiaro invito a continuare quel passatempo in maniera diversa, eppure estremamente più eccitante.

Lei, come se volesse esaudire ogni mio desiderio, fece ciò che le chiesi: mentre la mano continuava la sua azione benefica sul mio corpo, la sua bocca oltrepassava il mio petto, lasciando una scia di baci lungo i miei pettorali arrivando agli addominali.

Continuò a scendere, oltrepassando la mia peluria, arrivando direttamente alla situazione critica: la mia erezione sensibile a qualsiasi contatto esterno.

Posò dei baci impalpabili su tutta la sua lunghezza, facendomi desiderare che lo accogliesse interamente dentro la sua bocca; mi leccò la punta, poggiando le sue mani lungo i miei fianchi. Le mie mani si posarono sulla sua nuca, guidando il ritmo del mio piacere. Improvvisamente cominciò a prenderlo tutto.

-Mmm… - respiravo, gemevo e continuavo a tenere la sua testa tra mani. Ad un certo puntò aumentò il ritmo.

-Spostati..!- le dissi, al culmine del piacere, ma lei, testarda come un mulo, continuò a muoversi fino a quando io non mi riversai nella sua bocca. Ero venuto… Mi aveva fatto raggiungere il massimo piacere. Si staccò da me, sorridendo vittoriosa del suo gesto.

La feci sollevare e la baciai teneramente e le dissi:- Grazie…-

-Non era mica per te: era solo l’inizio… questa, è la punizione…- mi rispose.

Cos’altro poteva farmi se non quello che ha fatto?

Sentii i miei polsi immediatamente legati ai braccioli, grazie a delle manette pelose; davanti a me c’era una sedia. Si sedette davanti a me, a gambe chiuse.

-Ora… vediamo come reagisci a questo…- sussurrò.

Le sue mani sfiorarono il suo viso, carezzandolo come un amante avrebbe fatto alla sua amata; passarono all’incavo del collo dove c’era il legaccio del top: bingo!

In un solo semplice gesto, il top di Gio scivolò a terra, rivelando i suoi seni rotondi, perfetti. Era nuda davanti ai miei occhi.

Voleva darsi piacere, senza darmi possibilità di farlo io.

-No.. Ti prego… Non farlo…- rantolai.

-Ora sono io che comando i giochi…- mi rispose, passandosi le mani sui seni, stuzzicandoli interamente con le dita. Il mio sguardo era perso interamente lì: il movimento dei suoi seni, sotto pressione delle sue mani era ipnotizzante.

Sapeva eccitarmi solo con lo sguardo… Quegli occhi blu notte, quasi neri, mi stavano sondando l’anima: mi amava, ma non mi avrebbe mai permesso di tradirla. Pena l’odio e il dolore.   

-Quanto mi desideri, Em??- chiese, provocandomi dolcemente, solo come sapeva fare lei.

Il mio sguardo non so che cosa le stesse mostrando, ma sapevo che era scioccato ed eccitato oltre ogni limite.

-Non sai quanto..- le risposi.

-Allora…- sussurrò lei facendo scivolare la mano sinistra verso il ventre, quando…

-Hey Ema!!! Muoviti! Stiamo tornando a casa!!!-

Claudio… Pezzente, idiota, cretino

Lo stavo maledicendo in tutti i modi possibili. La mia bella dea si alzò dalla poltrona, mostrando le sue bellezze e le sue nudità a me ed ai quattro muri, unici spettatori di quello spettacolino hard.

- Mi sa proprio che questo discorso dovremo riprenderlo più tardi…- sussurrò, mentre si rifugiava velocemente dentro il bagno.

La porta del bagno si richiuse all’istante lasciando dietro di sé una marea di pensieri che invasero la mia mente.

Diamine!! Non può essere che una ragazza mi faccia esplodere in questa maniera… non posso lasciarmi andare in questo modo…!!

Tanto ci sei dentro… E lo sai, anche senza che te lo dica io… La ami e sai che non ce ne saranno altre... Fidati di me: lei è l’unica. E’ unica.

Le mia parte più razionale cercava di trovare un senso logico a quelle sensazioni, ad ogni singolo gesto che mi faceva impazzire, il mio cuore invece trovava subito la risposta.

Il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce… Era così la frase, no?

E tutto prendeva senso, come se da quella porta del bagno non fosse uscita lei, ma un angelo.

Si era fatta la doccia. Aveva indossato una camicia bianca a maniche corte (una delle mie, prese forse dal mio armadio di casa), sbottonata in modo che lasciasse intravedere la scollatura della canotta nera, abbinata ad un paio di pantaloncini alla pescatora che, con la sua abbronzatura dorata, risaltavano la forma delle sue gambe, con ai piedi un paio di infradito nere e basse.

Mentre si avvicinava alla poltrona, un profumo di pesca pervase le mie narici mandandomi in estasi. Stava per uscire quando un suono gutturale uscì dalle mie labbra: non sapevo nemmeno io da dove fosse uscito, ma sicuramente la mia bramosia non ne poteva più di restare a cuccia con il ben di Dio che le si presentava davanti.

-Gio…-

Si voltò, appoggiata alla porta e disse, sorridendo maliziosamente:

-Cos’è? Ti manco?-

Le risposi, senza mantenere l’eccitazione nascente.

-Si… tanto… però… Dovresti liberarmi…- sputai, con molta difficoltà, cercando di non farle notare quanto stavo patendo tutto il suo sadismo.

-Oh.. hai ragione…- leggera e con un volto da assassina; mi si avvicinò e, con le chiavi, mi liberò dalle manette.

Le mie mani si mossero involontariamente: si posizionarono alla base della sua vita, stringendola con tutta la forza che possedevo. Immediatamente, la feci sedere su di me a cavalcioni sulle mie gambe.

Come me, anche lei non riusciva a trattenersi oltre.

I nostri sguardi si cercavano con cupidigia e i nostri volti, insoddisfatti, si scontrarono in un bacio dove la passione e l’amore si fondevano in una cosa sola, unendoci come solo loro sapevano fare.

Non potevamo farne a meno: restare lontani ci rendeva schiavi dell’odio, dividendoci inesorabilmente, ma la vicinanza ci univa in maniera univoca.

-D.. D.. Dobbiamo andare…- le sussurrai. Con le sue braccia allacciate saldamente al mio collo, rimaneva con la sua fronte poggiata alla mia, ad occhi chiusi.

Sì, proprio in quella posizione, dove avrei voluto rimanesse per sempre; dove io potevo rimanere a fissarla.

 -Quanto vorrei non allontanarmi da te… Anche solo di mezzo centimetro…- sussurrò, senza muoversi. – Quanto vorrei tenere la realtà fuori da quella porta ed abbandonarmi a te… dedicarti ogni singolo minuto, lasciando che l’amore riempia ogni singolo attimo della nostra vita… Più mi arrabbio, più ti amo… Più ti sto lontano, più soffro… Io.. Io..-

Non riusciva a parlare; le lacrime avevano preso il sopravvento sul suo viso angelico.

-Gio, amore… Lascerò Elisa… stasera, dopo cena-

Aprì gli occhi di scatto, ma, come dopo ogni tempesta, il suo sorriso naturale e felice prese il suo posto, ridonando i suoi caldi e benefici raggi.

Gio provava ciò che provavo io, ne ero consapevole: per questo non avrebbe mai ammesso una seconda opportunità.

Nessun passo falso. Pena la mia felicità.  

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Capitolo 19
*** DICIANNOVESIMO CAPITOLO ***


DICIANNOVESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Prima di uscire dal camerino mi feci una doccia veloce e poi indossai un paio di pantaloncini neri, corti abbinati ad una maglietta bianca aderente. Facevo tutto di fretta, senza quasi accorgermi di ciò che stavo facendo, cercando di sbrigarmi; forse non volevo sprecare neanche un singolo istante? Chissà…

Quelle sue parole mi avevano trasmesso un nuovo sentimento, più potente di tutti quelli che ebbi provato in quei giorni: renderla mia, per sempre. Farla felice con ogni mezzo a disposizione sarebbe diventato il mio motto per la vita.

Questo non è amore… cinguettò felice il mio cuore, esiste qualcosa più forte dell’amore?

A meno che non lo inventi tu, non credo esista, rispose la mia testa in maniera fredda e distaccata. Ormai era il cuore che aveva preso il comando di tutta la situazione e la mia testa si era arresa, non tanto disperatamente, ma aveva preso la faccenda come un avvertimento: sarebbe sempre stata pronta a dirmi, al primo accenno di crisi, “te l’avevo detto”; non l’avrebbe presa come un’agognata vendetta, ma come una crescita.

Se non uccide, fortifica… no?

Uscii dal bagno, ritrovandomi davanti la più fulgida creatura del mondo, addormentata come la più bella delle principesse; dormiente, poggiava le gambe su uno dei braccioli della poltrona. Semplicemente splendida…  sentenziarono univocamente il cuore e la testa, rapiti dalla scena. Era naturale che fosse stanca, dopo quello che mi aveva fatto passare.

Osservandola attentamente nel silenzio religioso che ci circondava, trovai una spiegazione ad uno dei particolari che, per me, la rendevano un mistero: la lunga treccia riccioluta, poggiata delicatamente sulla spalla destra rappresentava la sua sottomissione; non a me, ma al più dolce e nobile dei sentimenti, quale l’amore, lo stesso tipo d’amore che rendeva schiavo me, in egual misura. Mentre mi inginocchiavo accanto alla poltrona, quel desiderio di averla per me si rifece vivo, avvicinandomi sempre di più per prenderla da sotto le ginocchia e dietro la schiena, cercando di non svegliarla.

La mia bella addormentata non si accorse di niente, anzi, si accoccolò meglio contro il mio petto, sospirando dolcemente; deposi un bacio dolce e impalpabile su quella bocca di rosa, dolce come miele. Uscii dal camerino dello stabilimento e il caldo sole al tramonto mi colpì come un pugno sul viso; lo spettacolo della spiaggia non era niente al confronto con gli splendidi giochi di luce con i capelli e la pelle di Gio: era divina, ultraterrena. Mille e più aggettivi non sarebbero mai bastati a descrivere la sua bellezza.

Non sapevo quanto ancora avrei potuto resistere, ma in quel momento tutti i miei propositi di aspettare il momento opportuno stavano andando a farsi benedire. Diedi le spalle alla spiaggia, dirigendomi verso il fondo della spiaggia, dove si trovava l’entrata sul retro della casa. Il crepuscolo aveva preso il posto di quel romantico sole morente, facendo intravedere le prime stelle. Avevo attraversato silenziosamente tutto il giardino sul retro, arrivando all’entrata della cucina.

La prima a vedermi fu Maria Luisa, la nostra cuoca. Appena si accorse dell’ospite tra le mie braccia, si staccò dai fornelli, urlando come una pazza isterica:

-Signorino!! Cos’è successo alla Sign…?-

-Shhh!!- la zittii subito, indicando lo stato comatoso in cui la mia paziente era caduta.

-Ah.. va bene..- mi rispose, riprendendo a cucinare, canticchiando allegramente.

Uscii dalla cucina, ritrovandomi in uno stretto corridoio che mi avrebbe portato all’ingresso della casa.

Dall’entrata, svoltai nel solito corridoio a destra e poi sarei riuscito ad arrivare nell’apertura a sinistra, nella mia area, facendo ben attenzione che non si svegliasse. Però, il mio piano di farla dormire era stato mandato in fumo da un urlo sovrumano.

-Ema!!!- quella oca di Elisa si sarebbe sentita fino in Cina. Arrivava dal salottino del primo piano, scendendo le scale in fretta. Infatti, dalle scale del primo piano si poteva intravedere chi attraversava il corridoio.

Tutto ciò che temevo da circa mezz’ora, si era compiuto in meno di un secondo: la mia principessa aveva socchiuso i suoi begli occhi blu notte, guardando il mondo come se fosse un neonato, aprendo prima un occhio e poi l’altro.

-Shh… Fai ancora finta di dormire…- sussurrai a Gio, leggero. Mi voltai dalla sua parte e feci a quell’animale da strapazzo:

-Shhh!!! La svegli!!- Elisa non sembrava molto contenta del fatto. Infatti, anche se non era realmente vero, mi sembrava di vedere del fumo che usciva dalle orecchie.

-Ema! Dobbiamo parlare! Subito! E’ tutto il giorno che non mi calcoli!- disse, con il volto paonazzo, in preda ad una rabbia cieca.

Sapevo che quel momento doveva arrivare… Ma almeno speravo prima di mettere qualcosa sotto i denti.

Dì la verità: avresti preferito aspettare dopo cena, preparandoti un discorso completo e senza pieghe, vero? Ormai l’occasione è questa! Prendila e fai quello che devi! Altrimenti tutte le tue belle parole con Gio, saranno state dette a vuoto, mi disse la mia testa, facendomi ragionare.

In quel momento compresi che la mia paura non era di ferire, ma di essere ucciso. Sapevo che non sarebbe stato facile, proprio per niente, ma non potevo immaginare che sarebbe stato così difficile.

-Dammi il tempo di poggiare Gio sul letto, poi parliamo. Subito.- dissi, risolutivo. Sempre meglio essere chiari fin da subito, per evitare di complicare le cose.

Tanto, più complicate di così, si muore…! Commentò la mia testa, sarcasticamente.

Mi diressi subito in camera di Gio e, chiusa la porta, mi accorsi dei suoi movimenti fulminei; scese dal suo fantomatico giaciglio ambulante e si mise davanti a me.

-Vuoi dirglielo adesso?- mi chiese, tranquilla. Bè, la risposta mi sembrava logica, no?

-Bè… e quando dovrei dirglielo se non adesso? Non ne posso più di litigare con te solo per lei. Basta. Ti amo e non posso mettere le corna a lei.- le risposi, uscendo dalla stanza.

Prima di uscire notai nel suo sguardo una luce differente: felicità, gioia. Le espressioni che meglio le riuscivano. Richiusi la porta dietro di me, cercando di non abbassare la guardia contro quei due occhi color miele.

-Allora…? Ema… Cosa sta succedendo? Non mi guardi negli occhi, non parliamo, non rimani con me, scappi sempre via appena succede qualcosa con i tuoi cugini… Non capisco più chi sei!- esordì Elisa, quasi sull’orlo della disperazione. Presi un respiro profondo e parlai.

-Elisa… Io… Non ci riesco. Per quanto io continui a stare con te, meno riesco ad amarti. Non so cosa sia successo, né quando: so solo che non riesco ad amarti più come prima. Non posso continuare a stare con te, sapendo di non riuscire a renderti felice: non fa bene né a te, né a me. Quindi… E’ meglio se…-

-No! Noi possiamo ancora provarci, Ema! Io non lascerò che tu mi lasci così!.- mi sovrastò con la sua voce stridula, in preda al panico.

- No, Elisa. E’ finita. Non ha senso stare assieme, se uno dei due non condivide il sentimento- Sei stato troppo duro, disse la mia testa, concordando con il mio cuore, ma non sapevo che altro dire. Vedere le sue lacrime, come ben sapevo, mi faceva sentire uno stronzo, ma non sapevo che altro fare: il mio dovere andava al di sopra di tutto. Tutto per Gio. 

-Grazie… per avermelo detto. Almeno, sei stato… sincero.- mi disse, tra le lacrime, allontanandosi in corsa.

Sicuramente avrà pensato epiteti peggiori di “sincero”, ma non mi interessava: avevo un altro paio di occhi davanti a me, che mi guardavano adoranti. Senza aspettare altro, rientrammo in camera sua e, dopo aver dato un calcio alla porta, il suo assalto mi sembrava lecito.

Non mi diede il tempo di aggiungere niente.

-Amo.. eem, Ema… Non ci credo… tu.. tu… ce l’hai fatta!- esultò, avvolgendo le sue braccia attorno al mio collo, baciando ogni singolo atomo presente sul mio viso.

-Chiamami pure Amore…  Ormai, sono tuo.- le sussurrai, abbracciandola a me, stringendola come se non volessi mai farla andare via… come se ci riuscissi veramente!

-Sì… Amore mio.- sussurrò. Nessuna era mai riuscita a farmi sentire un brivido chiamandomi “amore mio”… Con la sua voce soave e angelica, sentivo quel nomignolo più dolce di qualsiasi parolina zuccherata, uscita dalla sua dolce bocca.

Tutto potevo immaginare tranne che, mentre Gio e io ci guardavamo negli occhi e ci scambiavamo una promessa che non avremmo mai spezzato, qualcuno ci avesse visto dalla porta non del tutto chiusa. 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti!! Scusate l’immenso ritardo… ma ho avuto dei problemi con il capitolo!! Non riesco quasi mai a metterlo sul sito senza causare danni!! O addirittura metterci scritte strane..!!! Ora… Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e vi prego… COMMENTATE!! Senza tenervi tutto dentro…!! Ok? :D

Bene… passo ai ringraziamenti:

Bribry85: sono contenta che tu l’abbia trovato “bello” il capitolo… Grazie mille !! Spero che anche questo capitolo abbia sortito lo stesso effetto.

Levsky: credo che questo capitolo ti abbia dato un paio di soddisfazioni, soprattutto per quanto riguarda la questione “Elisa” :D Spero tanto che ti sia piaciuto anche questo capitolo..!!

GioH__xX : grazie… ne sono proprio contenta ero incerta se metterlo per intero questo capitolo o tralasciarlo… alla fine ho fatto la scelta più giusta e l’ho messo tutto!! :D

Ery_94 : e già.. Altrimenti avrei fatto passare Gio come una che promette e non mantiene niente… E dato che lei non è così… ahahahah à risata cattiva…!! :D

Bene… Invito ancora a commentare: non preoccupatevi anche le critiche sono bene accette…!!! :D

A presto!! Spero di postare il più presto possibileeee…!!! :D

BESOSSSS*** Vostra… Kyryu!! :D

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Capitolo 20
*** VENTESIMO CAPITOLO ***


VENTESIMO CAPITOLO

 

 Gio...

 

Ascoltavo in silenzio dietro la porta della mia camera, attenta a cogliere ogni singolo particolare della loro conversazione. Il mio cuore stava per esplodere. E poi, la consapevolezza di quell’atto, tanto atteso, diede una reazione diversa a ciò che mi aspettavo.

Era riuscito a farlo veramente. Ema aveva lasciato Elisa, proprio sotto i miei occhi.

…………………… Il cuore ormai non rispondeva più ai comandi, sembrava fosse sparito.

Gio… respira, calma, era quello che volevi no? Allora che diavolo ti prende? Chiese la mia testa, al cuore, muto. Non è possibile! Si può essere più felici????

Il mio cuore ormai era arrivato al limite; non avrebbe resistito ancora se lui fosse rimasto con Elisa. Poi, come un fulmine a ciel sereno, il fatto che Ema avesse prestato fede a quella promessa, mi aveva riempito di una gioia immensa, quasi accecante.

In quel momento, lo guardai negli occhi. Eravamo l’uno di fronte all’altro; ci guardavamo e i suoi occhi erano ricolmi di sentimenti, che fino a quel momento non avevo mai visto. Occhi dove mi potevo specchiare, limpidi, stupendi, meravigliosi… Occhi, i quali rimandavano l’immagine di me stessa, in maniera distorta e quasi inverosimile alla realtà: il mio volto era la maschera della felicità pura, ma era ancora troppo poco rispetto al caos che mi stava travolgendo come un’onda.

L’abbracciai d’istinto, come non avevo mai fatto, stringendolo a me come se da quello dipendesse tutta la mia intera esistenza. Sentivo i nostri respiri… Il suo fiato leggero sul mio collo, e sorrideva. Lo sentivo. Anche senza guardarlo avrei saputo distinguere le sue espressioni: ormai ogni suo atteggiamento, ogni sua espressione era stata marchiata a fuoco sulla mia pelle… Non avrei mai potuto più dimenticarmene. Ma guarda quanto può cambiarti la vita innamorarsi…. Era proprio vero: avevo amato in passato, ma nessuno era arrivato dove era arrivato lui. I sentimenti prendono un significato tutto diverso e non sempre c’è spazio per la razionalità; quando ci si innamora la cosa è ingovernabile e assapori tutto, anche ciò che forse, una volta, ti eri ripromesso di non fare per nessuna ragione al mondo.

L’amore ci governa, ci guida verso nuovi orizzonti, ci apre le porte verso nuovi mondi… Non puoi prendere o lasciare a tuo piacimento perché è un circolo vizioso: una volta entrato, non si torna indietro, anche perché è impossibile non restarne scottati. Non si può fare a meno di amare… Il primo impulso che proviamo come esseri umani è amare.

Solo in quel momento capii che il mio amore per lui cresceva sempre di più, a dismisura, senza che io potessi farci niente per fermarlo… Non ci sarei mai riuscita, non avrei mai voluto fermarlo. Sentirmi sussurrare all’orecchio quel “sono tuo”, mi aveva scombussolato dentro; un batterista si sarebbe inchinato davanti al ritmo che il mio cuore aveva preso, appena sentite quelle dolci parole. Mi staccai da lui, giusto per guardarlo ancora un po’.

-Ti amo, Ema… Come non avevo mai fatto prima…- sussurrai, guardandolo con gli occhi lucidi… Per me era una cosa bellissima… Non mi ero mai sentita così coraggiosa eppure così timida nel dire una frase del genere. Sembrava visibilmente emozionato… Le sue mani erano scese da metà schiena e adesso sfioravano delicatamente la mia vita.

-Non dirmelo in quel modo…- sussurrò leggero quasi divertito, stringendomi ancora un po’ di più.

- E in quale modo dovrei dirtelo?? – gli chiesi, leggermente offesa. Gli dicevo che l’amavo unicamente come non avevo mai fatto e mi rideva- quasi- in faccia?

- Se me lo dici in quel modo… Potrei soffocarti di baci fino ad ucciderti dolcemente… Adesso, non mi immagino neanche un singolo istante lontano da te… Il cielo più limpido di questa terra, in assenza di te, sembrerebbe vuoto e spento… come se vivessimo a Milano. Adesso, io non riesco ad immaginarmi senza te. Quella che vivevo, prima di te, non era vita. Amore mio… non piangere. Credimi se ti dico che senza te sono perso. -  mi disse, prima di baciarmi con una passione da farmi rabbrividire nel più profondo.

Non avrei mai più dimenticato quella sera: il crepuscolo faceva da sfondo ad una delle scene più romantiche della mia vita. Quel momento sarebbe rimasto tra i migliori di tutta la mia vita. Tra le lacrime sentivo i suoi baci carezzarmi il viso.

Quanto era bello sentirsi coccolare in quel modo? … Era bellissimo, punto e basta.

-Gio… Dobbiamo andare a mangiare…- mi sussurrò, nell’incavo del mio collo. Sicuramente Ema avrebbe preferito fare altro in quel momento, ma sapeva che non potevamo rinchiuderci nella nostra bolla e mandare all’aria quella pseudo vacanza-compleanno.

Mi staccai da lui e lo guardai attentamente.

-Ora come farai con Elisa..?- gli chiesi, carezzando i suoi capelli delicatamente. L’indomani sarebbe stato il nostro compleanno… E due giorni dopo saremmo tornati a casa.

Il suo sguardo mi carezzava dolcemente, come se fossi un oggetto di cristallo, trasmettendomi tutto l’amore contenuto nei suoi occhi.

-Non lo so… Sinceramente non mi andava di aspettare la fine della vacanza per dirglielo… Il problema è che, adesso che ci rifletto bene, ho smesso di amare Elisa da quando mamma e papà mi hanno detto del vostro arrivo… il solo pensare di passare un mese intero con te, mi ha dato un certo senso di smarrimento. Per tre anni hai rifiutato di venire ai miei compleanni e guarda che non me ne dimentico: l’odio che provavi per me, mi infondeva un certo senso di irrequietezza… Una cosa che non riuscivo a governare. Poi, all’improvviso, mi ricordai di alcuni piccoli frammenti di ricordi, come se li avessi tenuti nascosti, come la tua passione per il piano… come la tua malsana idea del karate e della box… tutte cose che alla fine mi hanno fatto sorridere. Forse era amore fin dall’inizio...-

Non era un discorso preparato; quel suo racconto era frutto di momenti passati a riflettere. Dopo questo non sarei mai riuscita a staccarmi da lui… neanche per un singolo momento.

-Ma dov’eri nascosto fino a qualche anno fa?- gli chiesi, facendolo sorridere. Era perfetto. Non c’era niente che non andasse. Lui era la mia metà e sapevo che era così, perché lo sentivo. Sembrerà folle, ma lo sentivo dal più profondo del mio essere.

Lui rise, con la sua risata da angelo e gli occhi ricolmi, come un calice pieno, di felicità.

Vedevo tutto troppo rosa forse, ma non potevo farne a meno: era il mio momento di essere felice e me lo sarei goduta fino all’ultimo.

 

 

Aut…

Qualcuno li aveva visti… Era andata lì solo per chiedere una cosa a Giorgia, per sapere cosa avesse fatto. Ma, senza farlo apposta, li aveva visti. Un bacio, due baci… Sembravano fidanzati da sempre.

Ema stava baciando sua cugina. Stava tradendo una sua amica.   

Il pensiero corse alla sua amica, pensando a tutti i momenti di paranoie che le aveva fatto vivere. Lei cercava sempre e in tutti i modi di consolare tutti i comportamenti protettivi verso i cugini, in particolare verso Gio… Ora si era spiegato tutto.

Scioccata, rimaneva impalata dietro quella porta,senza avere la capacità di muoversi o di fare altro.

E ora? Che faccio?  

Le domande erano sempre quelle: tradire un amico e raccontare tutto alla sua ragazza o stare zitta e tradire un’amica?

Quella scelta era difficilissima, ma non sapeva cosa fare. Lentamente riuscì a muovere qualche passo in direzione del corridoio che riportava all’ingresso. La sua mente spaziava tra le due opzioni malsane ambedue, ma che avrebbero alla conclusione di qualcosa.

Le idee si confondevano e tutto prendeva un significato differente.

Tutto prese una forma migliore, quando vide, seduta su una poltroncina del corridoio, la sua amica piangendo.

Marisa, sicuramente, non l’avrebbe lasciata lì. Il suo dovere sarebbe stato quella di confortarla. Marisa non poteva lasciare Elisa.

Quindi, per il bene di Elisa, non avrebbe raccontato niente: anche perché, ormai, senza ombra di dubbio, Ema l’aveva lasciata. Ma non l’avrebbe passata liscia.

Sicuramente si sarebbe vendicata. Tutto per la sua amica.

 

L’angolo dell’autrice…

Mi sa tanto che sto cadendo proprio in basso… Vabbè.. io continuerò a scrivere con gioia!!! :D

Comunque…. Devo ringraziare tutti quelli che seguono questa storia… perché siamo arrivati a 72 persone che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti… Ne sono estremamente contenta.. ora.. passiamo ai ringraziamenti particolari, con risposta ai commenti…:D

Bribry85: sei sempre la prima che commenta!! :D ahahah Comunque.. si, è stato un po’ duro… però non volevo che si lasciasse in sospeso la situazione da parte sua: per lui avrebbe dovuto essere capitolo chiuso… più avanti capirete perché ho voluto così…! :D

Vero15star: da come avrai letto da questo capitolo, avrai già capito di chi si tratta….Quindi.. la situazione non cambia: sono lo stesso nei casini.

Levsky: grazie mille…:D hihihi… Spero di non avervi fatto venire il diabete a furia di scrivere capitoli così dolci..:D però.. sono contenta che ti sia e che vi sia piaciuto..:D

Ery_94: bella domanda… in questo capitolo non è ancora successo niente… chissà nel prossimo…:D

Bene.. ora… Spero che commentiate in tanti, anche perché non mi disturberebbe sapere anche le critiche (perché qualcosa da criticare ci sarà comunque…!)… Quindi… io vi aspetto… Mi raccomando!!

BESUCCIOSSS***

Vostra… Kyryu!!! :D

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Capitolo 21
*** VENTUNESIMO CAPITOLO ***


VENTUNESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Non riuscivo a non sentirmi sollevato. Forse era Gio, forse era tutto l’insieme, ma non riuscivo a darmi pena per aver lasciato Elisa; non avrei mai voluta trattarla come uno straccio e lasciarla sapevo che era l’unico modo per non farla più soffrire.

Più guardavo Gio più impazzivo d’amore… amore, non passione… Per quella avremmo avuto tutto il tempo più avanti… se non anche dopo.

Bè, tutto, ma non stupido…  Commentò la mia testa, ridendo brevemente.

Infatti il mio desiderio, presente fin dalla prima volta che avevo capito che mi piaceva, stava rasentando la riserva: o mi sarei mosso, o avrebbe agito lei per me.

Io, seduto sulla poltrona, osservavo ogni suo movimento, mentre si spostava nella stanza, cercando qualcosa di adatto. La sua camminata lenta, ma spedita mi faceva impazzire e quella sua aria corrucciata alla ricerca di un paio di vestiti, mi scaldava il cuore. Sì… Stavo andando fuori di testa per lei.

L’amo, l’amo, l’amo…

-Ema??- sentii la sua voce richiamarmi e alzai la testa di scatto, ritrovandomi davanti i suoi occhi, belli come un cielo notturno d’estate.

-Cosa c’è?- le chiesi, totalmente spiazzato. Mi ero incantato… d’altronde, come non rimanere ammaliati da una falena così splendida?

-Mi hai fatto un sacco di scene per cambiarmi in fretta per andare a cena ed ora rimani tutto bello, comodo e seduto in poltrona??- mi chiese, sbuffando sonoramente. Adoravo farla arrabbiare… anche perché conoscevo un paio di trucchetti per farle passare l’arrabbiatura.

Mi diede le spalle e con le braccia incrociate, mi teneva il broncio. Mi sollevai dalla poltrona e mi misi dietro di lei. Stavo per allungare le mani e sistemarle sulla sua vita, quando lei si girò verso di me in posizione da boxe.

-Non provare a fare i soliti trucchetti con me: io ti tengo testa… e lo sai- disse, sorridendo maliziosamente.

Rimasi sconcertato: d’altra parte dovevo immaginarmelo! Pensavo di fare il solito, con lei? Sbagliato… disse il mio cuore, ridendo della stupidità della mia mente.

Mi sistemai in posizione di difesa e sussurrai:

-Non sei la solita, lo so…-

Cominciai a sferrare un paio di pugni leggeri, ma lei schivava tutto quanto e con una breve mossa mi fece crollare a terra.

Non sapevo come facesse, ma lei era più forte di me; anche nella vita, avrei scommesso la testa che lei era più forte di me nell’accettare le sfide, nel vincerle e nell’accettare le sconfitte… Lei era più in gamba di me e su questo non avrei mai avuto niente su cui discutere.

Con il viso a pochi centimetri dal mio, e il suo corpo formoso attaccato al mio, sussurrò:

-Bravo, visto che lo sai… Non trattarmi come tutte le altre.- ed il suo sorriso da angelo demoniaco prese possesso del suo viso e posò con delicatezza le sue labbra invitanti sulle mie.

Velocemente, così come si era posata, si staccò e rialzandosi, mi tirò su con sé.

-Quanto sei cattiva… potevamo starcene lì…- borbottai, guadagnandomi una risata argentina, solo come poteva essere la sua: armoniosa e delicata.

-Andiamo… ci staranno aspettando in sala…- le dissi, aprendole la porta e facendola passare, ma davanti a noi, una figura ostruiva il nostro passaggio: Luca.

Il buonumore che aveva avuto la mattina non si poteva dire che l’avesse accompagnato anche di sera; infatti, il suo volto era visibilmente impallidito e il suo sguardo mandava scintille da tutte le parti. Prima ancora che dicesse qualcosa, il mio angelo moro l’anticipò, dicendo:

-Evita i rimbrotti sul come trattare le ragazze, Lu: ne stavano soffrendo entrambi e quando una relazione diventa pesante, non è più possibile cercare di recuperare il rapporto-

La calma con cui Gio aveva detto le cose, sembrava non aver colpito per niente il fratello, fumante di rabbia.

-Solo perché andava di mezzo il tuo onore, non significa che lui l’avrebbe dovuta lasciare subito: perlomeno, avreste potuto resistere fino alla fine della vacanza!- rispose, infervorandosi ancora di più. Allora, che non avevo ancora aperto bocca, dissi con una freddezza che non immaginavo nemmeno di possedere:

-Non potevo aspettare. Non volevo ferirla, ma se lasciarla era l’unico modo per non farla più soffrire, è stato giusto così; Luca… so anche io che non avrei dovuto, ma ormai… sono dentro ad una situazione dalla quale non posso più uscire.- conclusi, guardando negli occhi la mia donna.

-Siamo dentro…- aggiunse Gio, intrecciando la sua mano alla mia.

Esasperato oltre ogni limite, Luca sospirò e disse:

-Guardandovi mi fate passare la voglia di dire qualsiasi cosa… Siete.. siete…-

-Melensi?- proposi.

-Da diabete?- aggiunse Gio.

-Siete così fastidiosi che non riesco nemmeno a guardarvi!- disse, facendoci ridere a crepapelle. Intanto, tornammo nel corridoio e dall’ingresso principale, risalimmo le scale che conducevano ai vari saloni, tra cui il salone da pranzo.

Salone non tanto per dire, ma perché proprio era enorme: i miei genitori sono sempre stati difficili da accontentare, soprattutto per quanto riguarda il mobilio e le dimensioni delle stanze; odiavano i posti piccoli, se non per le baite in montagna. Quindi, anche per la casa al mare avevano deciso di creare una stanza dal soffitto alto, rettangolare, decorata raffinatamente in stile moderno. I colori, le luci e il resto creavano un effetto accogliente… in modo da non far sentire l’ospite a disagio, insomma; ma proprio in quel momento, quando varcammo la soglia del salone, l’aria era tutto fuorché accogliente.

Mi sentivo in Alaska… senza giubbotto.

Elisa mi osservava con lo sguardo vacuo, mentre tutti gli altri mi guardavano a volte comprensivo, a volte con la voglia di ammazzarmi… l’unica che non aveva variato la sua espressione era Marisa. Mi fissava come se volesse che non fossi mai nato; lo sguardo omicida, il viso contratto in una smorfia intimorente, il colore della sua pelle rasentava il bianco cadaverico e mi fecero spaventare. L’orrore sembrava fosse sceso sulla terra e si fosse relegato in una persona. Non capivo perché lei se la prendesse tanto: di certo non era lei che avevo lasciato! Sicuramente… no. Niente di tutto ciò che penso, può essere disse la mia mente, con assoluta certezza.

Mi voltai ed osservai il sorriso aperto di Gio, che mentre passava stava donando un po’ di gioia all’atmosfera. I ragazzi l’accolsero contenti, mentre Elisa l’osservava, incapace di poter accennare ad un sorriso.

La cena, dopo un primo attimo di freddezza, sembrò trascorrere al meglio; per tutta la cena non mi era capitata l’occasione di volgere il mio sguardo dalla parte di Marisa, se non a fine serata. L’osservai e il suo sguardo truce passava da me all’altra parte della tavolata, dove c’era Gio.

Da lì nacquero i miei dubbi… E si sa, i dubbi sono la casa dei guai.

 

L’angolo dell’autrice…

Ok.. L’ho capito, questa storia non vi sta più entusiasmando, ma io ci sto mettendo del mio meglio… Lo so che quest’aggiornamento è povero, però è un capitolo di transizione…. Vedrete… il 22 e il 23 saranno dei capitoli proprio tosti… E ci saranno tante di quelle cose che neanche vi immaginerete..!!!! ;)

Bene.. Ora passiamo ai ringraziamenti a Bribry85 (sei sempre la prima!! :D), Levsky (bè…. Casino non proprio… vedrai più avanti!!)  e a vero15star (mmm… Non ci ho ancora veramente pensato se farli scoprire dai genitori di Ema…. Ora mi hai dato un’idea..!! :D )!!!!

Spero non mi abbandoniate… Mi raccomando… Non preoccupatevi della mia reazione: accetterei di più delle critiche che il nulla assoluto…!!! :D

Naturalmente… Vi aspetto in tanti!!

A presto… Sono sicura che il capitolo arriverà prestissimo!!!! :D

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Capitolo 22
*** VENTIDUESIMO CAPITOLO ***


VENTIDUESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

La cena terminò senza alcun intoppo, ma quella sensazione di gelo non accennava a diminuire. Sarebbe stata la mia ultima notte da diciannovenne: sicuramente, questo fatto non avrebbe scombussolato niente nella mia vita. I ragazzi avevano proposto per andare in discoteca, al “The Raven”… quella discoteca era il luogo di consolazione per le anime afflitte, come dovevano essere ridotte sia la mia che quella di Elisa; io mi ero rifiutato, soprattutto perché dopo quelle due settimane da incubo, di buio totale, non avrei mai più rimesso piede in una discoteca, se non su costrizione.

Claudio stava tentando in tutti i modi di tentarmi, senza alcun risultato effettivo:

-Dai, Ema! Devi divertirti… Festeggiare…!!!-

-Cla… te l’ho già detto: non mi va!- gli risposi, mentre fumavamo in tranquillità, seduti in giardino.

-Dai, fratello: in tutta onestà, quando ti ricapita di approfittarne, soprattutto quando non sei impegnato? Intendiamoci, non mi è piaciuto per niente quello cha hai fatto ad Elisa, ma si sa, l’amore non ha senso… quindi… tanto vale cominciare a riprendere in mano la tua vita da scapolo, no?- chiese, con sguardo pieno di sottintesi –E poi… il “Raven” è pieno di ragazze… Vedi un po’ tu- terminò la sigaretta, la schiacciò sotto il piede e se ne andò, lasciandomi solo, in compagnia dei miei pensieri.

Se solo sapessi come sto, amico mio… pensai, mentre terminavo la mia sigaretta. Mi sedetti  su una panchina, poggiando il braccio lungo lo schienale e profondamente colpito dal cielo; non mi era mai capitato di restare ad ammirarlo con così tanti pensieri nella testa.

Erano tanti e tutti intricati, come rovi di spine: la mia vita normale, monotona, banale, passata per anni nello sfarzo e nel piacere procurato dai soldi e dalle donne, scombussolato da una semplice e sola ragazza. Il classico caso: lui, bello, intrigante e pieno di soldi s’innamora del suo opposto… ma non è così. Con verità mi stavo interrogando…

Quanto coraggio ci vuole per arrivare fin dove sono arrivato? Tanto… Quanto dolore ho causato? Tanto… Quanto amore ho ricevuto? … Tantissimo… Ne è valsa la pena di fare tutto questo? …

Non avrei mai più avuto paura nel dire a me stesso la verità, perlomeno, non dopo tutto il caos che mi ero creato attorno prima di capire di amare Gio.

-Sbaglio o c’è qualcuno che si è appena trasferito sulla Luna?- sussurrò una voce, divertita.

-Sbaglio o non si osservano le persone di nascosto?- risposi, altrettanto divertito; anche al buio, riuscivo a riconoscere la sua forma perfetta. Come anche solo non adorarla? La sua figura sottile si sedette accanto a me, accostandosi sempre di più a me.

Non era vestita come prima: indossava un abito nero, scollato sul seno, tempestato di strass… la cosa che non gradii era la vertiginosa lunghezza dell’abito; in pratica, la gonna dell’abito non esisteva! Però, bè, la visione delle sue gambe lunghe, aggraziate… non era proprio male. Il problema era un altro…

-Cosa ci fai vestita in questo modo?- le chiesi, stringendo il braccio, che era poggiato sullo schienale, sulla sua spalla.

-Come “Cosa ci fai vestita in questo modo?” ? Dobbiamo andare a ballare…!- mi rispose, sorridendo. Mi stava prendendo in giro?Proprio quella sera non avrei mai avuto voglia di andare a ballare… In teoria… bè… avevo altro in programma.

-Chiariamoci subito: uno, non andremo in discoteca io e te, stasera; due, non ti farei mai andare conciata in questo modo… Non stai andando a fare conquiste!- le dissi, scandalizzato. Lei mi guardò e rise, sbellicandosi da morire.

-ahahah… Assurdo… sei proprio assurdo…- le frasi sconnesse che uscivano dalla sua bocca mentre continuava a ridere, non mi facevano proprio sorridere: io le parlavo seriamente e lei mi rideva in faccia?

-Non sono assurdo: non mi va che tu venga vestita così!- le dissi, offeso. Levai il braccio dalla sua spalla e mi alzai. Lei non mi bloccò, ma disse:

-Sei geloso marcio… Non è vero?- mi chiese a bruciapelo. Sapevo che lo sapeva: il mio sentimento era equivalente al suo; mi bloccai e sospirai.

Sentii un leggero fruscio e le sue braccia circondarono il mio torace, di spalle.

-Non c’è bisogno di dirlo ad alta voce… Per me è lo stesso- mi rispose teneramente, tenendo le sue mani tra le mie; come sembravano piccole le sue mani paragonate alle mie…

-Ti amo…- le sussurrai leggero… Non avrei mai voluto rovinare quel momento per niente al mondo.

- Lo sé… Te quiero mucho, yo también…- sussurrò in risposta, in spagnolo. Sulle sue labbra una lingua del genere aveva su di me un effetto avvolgente: dolcezza e sensualità ballavano un tango sensazionale, facendomi ubriacare.

Mi voltai e la presi tra le braccia, sollevandola; le sue andarono ad avvolgere il mio collo, unendosi a me in un bacio tanto coinvolgente che non potrei mai descrivere nei minimi particolari.

Leggera… Non pesava niente, era leggera, ma fortissima e lo sapevo. Non si smuoveva di un solo millimetro; quella era la sua posizione, lì, dove solo io potevo tenerla e dove lei poteva solo desiderare di rimanere per sempre.

Ci staccammo un minuto, solo per sentire i nostri respiri, che stavano galoppando come cavalli imbizzarriti e i nostri cuori… bè, se i nostri respiri erano in quello stato i nostri cuori ormai avevano preso la tangente e non sarebbero tornati in loro per un po’!

Da lontano sentimmo delle voci che mi stavano richiamando… era Claudio.

Dannazione… Sempre lui a rovinare i miei piani?? Dannazione!! Pensai, mentre con un ultimo bacio lasciavo andare Gio.

Attraversai il piccolo tratto del giardino che mi separava dalla casa e trovai Clà che mi osservava attentamente. Nel suo sguardo avevo visto una scintilla di curiosità, poi con un sorriso sornione mi disse:

-Allora… ti sei già ripreso,a quanto vedo…-

Non capivo a cosa si riferisse e infatti, gli chiesi:

-Di cosa parli?-

-Non fare il finto tonto con me… Quel succhiotto di certo non si sarà fatto da solo!- mi rispose, indicando il lato destro del mio collo. Entrai velocemente in casa e mi osservai al primo specchio: e cavolo! Pensai, questo non è un succhiotto ma un SIGNOR succhiotto!

Era gigantesco e l’avrebbero sicuramente notato a mille miglia di distanza… Ma non poteva stare più attenta a dove me lo faceva? No, proprio in bella vista!

Te la farò pagare, Giorgia!

 -Allora… Di chi si tratta?? Su, avanti, non fare come se non fosse niente con me… Sono quasi tuo fratello!- mi incitò.

-Ti dico solo che è molto bella… E che la sua bellezza non è discutibile: è il massimo- gli risposi, sorridendo furbescamente: in fondo, era quasi come mio fratello… Non potevo non dirgli niente.

Lui fece una mossa, allargando le braccia e dicendo:

-non ci credo… Ti fai trovare con un succhiotto grande quanto una mela e, descrivendo la tipa che te l’ha fatto, mi dici soltanto “è molto bella”?? Pensi che mi accontenti?-

-Per il momento fattelo bastare- gli risposi, mentre mi dirigevo verso la mia parte della stanza… con lui alle calcagna.

-Dai, fratello…-

Arrivammo nella sala d’ingresso, per arrivare alla mia ala, quando ci accorgemmo che mia madre e Gio stavano scendendo le scale.

-Ahahah… davvero?- stava chiedendo Gio, ridendo per un qualcosa che probabilmente le aveva detto mia madre.

-Sì… non sto scherzando!- le rispose mia madre, ridendo altrettanto.

Ci bloccammo e mi accorsi solo in quel momento che una stella stava brillando più delle altre: come le avevo chiesto, si era cambiata. Però era inguardabile… anzi… guardabile, lo era anche fin troppo!

Se io ero con il cuore in gola, voltandomi, Claudio era messo peggio di me: se non fosse stato per amor della decenza, avrebbe sbavato per terra e si sarebbe messo ad ululare come un assatanato. Mi stava salendo la voglia di strangolarlo.

Infatti, Giorgia, indossava un top nero, che avrei preferito strapparle di dosso piuttosto che vederlo aderire sulla sua pelle, come una seconda pelle… Un paio di jeans a vita bassa e neri, accompagnati da un paio di decolleté nere con tacco a spillo; fin là non c’erano problemi.

Il problema era un gioiello d’argento che teneva attaccato ai suoi fianchi e che scendeva, a mo’ di collana, sulla pancia scoperta e che terminava con un cuore di cristallo… quello avrebbe mandato in visibilio pure un santo.

-Allora? Cos’è? Qualche problema?- ci chiese, osservando attentamente il mio sguardo: mi stava provocando ma non potevo risponderle per le rime in quel momento… perlomeno non con mia madre e Claudio davanti.

-No, nessun problema..- mi anticipò, Claudio, inghiottendo sonoramente.

Ci si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio, con un sorriso malizioso da farmi girare la testa:

-Tu, invece? Hai qualche problema con il mio abbigliamento…? O non hai mai visto una ragazza vestire in questo modo?-

Probabilmente arrossii di botto, o forse no, fatto sta che faticai a risponderle.

-N.. no.. Tutto a posto…-

Ci sorpassò, ci voltammo per vedere il suo fondoschiena e – Signore dammi la forza- ci accorgemmo che stava ancheggiando sensualmente, come se la sua missione fosse farmi impazzire.

Non credevo che sarei resistito a quella tentazione umana fino a dopo la serata in discoteca.

Nel silenzio più assoluto, mentre Cla mi accompagnava a cambiarmi la camicia, ci ritrovammo davanti alla stanza; qualcuno mi stava aspettando ed era Marisa.

-Cla.. potresti entrare in camera, giusto un momento? Dovrei parlare con Marisa..- gli chiesi, mentre scrutavo attentamente Marisa.

-Si, certo..- entrò in camera mia e chiuse la porta.

-Elisa ed io non veniamo in discoteca… il motivo l’avrai capito da solo…- esordì, con uno sguardo indecifrabile.

-Va bene… Non c’era bisogno di scendere a dirmelo: l’avrei capito.- risposi, senza tradire alcuna emozione. Marisa si mosse verso l’entrata dell’ala, per tornare nella sua, però si fermò e disse:

-Ema… solo perché io non ho detto niente, non significa che non sappia… Meno male l’hai lasciata prima… O forse… hai fatto il doppio gioco?-

Mi si ghiacciarono le vene: Marisa mi aveva visto con Gio.

-Cosa ti dovrebbe importare? Ho tagliato i ponti per evitare di farla soffrire ancora: non si può continuare una storia se non c’è partecipazione da parte di uno dei due. E il mio sentimento non era lo stesso per me già da un po’ di tempo.- le risposi, con fervore.

-Per quanto riguarda quello che mi dovrebbe importare… La mia migliore amica è una cosa di cui mi importa molto! Ma allora perché hai aspettato fino a questo momento?- mi chiese, con rabbia esplosiva.

-Quello che ho fatto non ti deve interessare, Mari… E adesso, se non ti dispiace, dovrei andare a cambiarmi.- le risposi, ignorando la sua domanda.

Si voltò verso di me e sorrise, come se avesse avuto un’illuminazione su tutta la situazione.

-Ah.. Certo. Ma, bravo… Ho capito tutto! Hai lasciato Elisa per evitare di continuare a fare il doppiogioco con Giorgia… E dato che Giorgia trovava questa situazione insostenibile, tu l’hai fatta felice! Veramente… sei uno s*****o … Sicuramente la più onesta tra voi due, è stata lei..- mi disse, guardandomi con sguardo sprezzante. La cosa mi fece infuriare e le risposi per le rime:

- No. Io non amavo Elisa già da un pezzo! Solo perché Giorgia mi ha aperto gli occhi, non significa che stessi reggendo il doppiogioco: non ci tenevo nemmeno io a reggere il doppiogioco. La mia paura era quella di… farmi guidare veramente dal cuore. Marisa… L’amore non è solo bianco o nero: sono stato sincero con Elisa, a partire da quando ci siamo messi insieme, fino ad ora; non le ho mai raccontato bugie. Ho scoperto di non amare Elisa, quando è arrivata Gio… Non per bellezza, ma per carattere, per i suoi modi di fare. Marisa… L’amore ha diverse sfumature. Poi, per quanto riguarda quando scegliere il momento per lasciare Elisa ho sbagliato, ma non sapevo come fare. Probabilmente avrei dovuto farlo molto prima, ma ora l’ho fatto… E’ meglio per tutt’e due-

Probabilmente con questa risposta la scioccai, ma non potevo permetterle di mettere bocca sulla mia situazione con Gio… Non glielo avrei mai permesso.

-Bene… Sono contenta almeno che con me sia stato sincero… io non dirò niente: sarà lei ad accorgersene, prima o poi. Ah… Domani mattina, Elisa ed io ce ne andiamo, quindi…- mi lasciò due pacchettini e mi disse –Buon compleanno, Ema…- girò sui tacchi e se ne andò via.

Infastidito, mollai i pacchetti nel primo angolo della mia camera, dove trovai Claudio che mi aveva scelto gli abiti per la festa.

-Allora… Che succede?- mi chiese Claudio, osservandomi con sguardo curioso.

-Niente… Mi ha detto solo che lei ed Elisa se ne andranno domani mattina… Nient’altro…- gli risposi; solo in quel momento osservai gli abiti che mi aveva scelto: erano gli abiti da conquiste!

-Hey! Ma.. questi sono gli abiti da battaglia!- gli dissi.

- Fratello… stasera ANDIAMO in battaglia… vedrai, ci divertiremo.- mi rispose, mentre si accomodava meglio sul mio letto. Risi.

Quella sera si sarebbe rivelata una serata assurda…

Mi cambiai ed andammo verso la sala centrale dove c’erano tutti… Giulio parlava amichevolmente con Mélita e Luca e Gio stava semplicemente a guardare,senza dire altro.

All’improvviso, mi sentii trascinare via per un braccio e mi accorsi che era stato Claudio.

-Ehm… Fratello, avrei un favore da chiederti…- mi disse, un po’ imbarazzato.

-Dimmi…- la cosa non mi piaceva proprio per niente…

-Ehm… allora… Posso provarci con Giorgia?- chiese, imbarazzato.

Non so che sguardo avessi in quel momento, ma di sicuro non era benevolo; sicuramente quella si sarebbe rivelata una serata interessante.

-Provaci soltanto e vedi quello che ti succede…- gli risposi, con cattiveria; mi avvicinai agli altri, lasciando Claudio impalato lì come uno stoccafisso e dissi:

-Andiamo… La notte è giovane!-

Prendemmo due macchine e andammo verso il “THE RAVEN”.

Ne è valsa la pena di fare tutto questo? …

Osservai Gio, al mio fianco che mi sorrideva, entusiasta.

Sì… e ancora tremila volte, sì!

 

 

L’angolo dell’autrice…

Bene… eccomi tornata, come promesso con un nuovo capitolo, decisamente più lungo… Adesso che ho quasi finito la scuola posso dedicarmi completamente a questa storia, per la quale certe volte, vado pazza (non per vantarmi, anche perché non me ne faccio niente dei miei complimenti soggettivi!!! Ahahahhah :D) … Certi giorni mi chiedo come abbia potuto creare un personaggio come Ema…!!!

E adoro da morire  Giorgia … Vabbé… Comunque vi ringrazio perché mi sostenete sempre e mi seguite sempre…!!

Passiamo ai commenti:

bribry85: spero questo capitolo non ti abbia deluso… hihihi… Adesso arriverà il bello della situazione…. :D Manca poco al caos generale…:D

EmilyAtwood: grazie mille per aver atteso… Immagino anche con impazienza, dato che anche io, quando le persone che scrivono le mie storie preferite scrivono dopo millenni, sono sempre impaziente…!!! :D Ti ringrazio per aver letto la storia… Sono, purtroppo , sicura che questa storia sarà lunga un sacco di capitoli… almeno una quarantina di capitoli ci stanno sicurissimi..!!! vabbè… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!!!!

Bene… Rinnovo il mio invito a lasciarmi un piccolo commentino…!!! :D Anche con critiche si intende… eh!! :D

Bene… Ci sentiamo presto!!! :D

BESUCCIOSSS*** Vostra… Kyryu!!! :D

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Capitolo 23
*** VENTITREESIMO CAPITOLO ***


VENTITREESIMO CAPITOLO

 

Gio…

 

Odiavo il caldo… in quel momento capii che mi mancava la Spagna, col suo caldo secco e non così umido da ucciderti.  Nella macchina di Ema, anche se c’era l’aria condizionata, stavo morendo; avrei voluto tanto togliermi la maglietta e i jeans: anche quegli straccetti che indossavo, non so perché mi facevano venir caldo.  O forse…

Per un attimo Ema, seduto accanto a me, alla guida della macchina, mi guardò. Quegli occhi tanto azzurri da poter far concorrenza al cielo stesso, erano carichi di un desiderio e di un’eccitazione che mi fecero deglutire.

Mmm… pensai, il caldo che sento non è normale… E’ lui che mi sta trasmettendo le sue sensazioni.

Però, mentalmente, sorrisi tra me e me…  Stavo facendo impazzire Ema e nonostante ne fossi rimasta scottata, la cosa mi faceva piacere in maniera quasi cattiva… Però l’amore che provavo per lui eclissava questi pensieri rendendomi più smielata che mai. Erano saliti tutti in macchina di Claudio e da noi non c’era nessuno.

Eravamo fermi ad un semaforo e la mia mano s’intrecciò alla sua; senza che me ne accorgessi, mi lasciò e la sua mano percorse un leggero tratto sulla mia coscia, avvolta dai jeans leggeri.

Come prevedevo, la sua mano era bollente… dolcemente, fece scorrere le dita su e giù lungo la mia coscia, disegnando degli arabeschi a me sconosciuto e mai noti.

-Tesoro…- sussurrai, leggera.

-Mmm?- mi chiese, ridendosela sotto i baffi mentre la sua mano non accennava a smettere.

-Smettila…- gli intimai, sorridendogli e maledicendolo con lo sguardo.

Scattò il verde e la mia mano intrecciò la sua, mentre gli facevo cambiare marcia, in modo da distrarlo delle sue idee malsane.

-Vedo che ti riprendi abbastanza in fretta…- sussurrò tra sé e sé.

-Bè… vedila da questo punto di vista: preferisco non rovinarmi le sorprese… Se poi ti mostrassi ora ciò di cui sono capace… Non ti lascerebbe un po’ l’amaro in bocca? Un po’ triste, direi…- gli risposi, mentre lo guardavo con il fuoco al posto dello sguardo. Incurante della perdita degli altri, si fermò in un parcheggio e fermò di brutto.

-HEY! MA COS….- non feci in tempo a finire la frase che mi assaltò, con un bacio … tremendo.  Mi portò sopra di sé, al posto del conducente e mi strinse con una cupidigia da farmi rabbrividire; quella era l’unica sensazione che riuscivo a provare mentre, famelico, mi possedeva solo con le sue labbra.

Si staccò un attimo, giusto per darmi il tempo di riprendere fiato… e di riprendermi metà del mio cervello che si era perso per strada!

-Dicevi?- mi chiese, trattenendo le mie labbra tra le sue; non capivo come facesse, ma sapevo che aveva qualche tecnica particolare per sedurre… Perché di seduzione si trattava.

-Non hai niente da dire, Gio?- mi chiese Ema, con quella faccia da furbetto.

Non riuscivo ad articolare nessuna risposta: probabilmente ciò che volevo fare era suggerito dall’espressione del mio volto, che urlava “Sesso, sesso, sesso”, senza alcun contegno.

-V..Veramente… - esordii… I suoi occhi celesti non mi avevano abbandonato per tutta la durata della conversazione…

-Si?- mi incitò a proseguire la mia arringa, mentre cattivo, le sue labbra stavano esplorando il mio collo, strapazzandomi e mandandomi lentamente in estasi.

-… AAAH… CAVOLO! Ma è possibile che alla fine ce l’abbia vinta sempre tu?- esclamai, fuori di me dalla frustrazione che stavo provando.

Lo volevo, non l’avrei mai negato, ma se decidevo una cosa, era quella punto e basta. Lui si sarebbe dovuto arrendere, invece ci teneva tantissimo a mettere il dito nella piaga e a minare il mio, già precario, autocontrollo.

A quella mia esclamazione, aveva sorriso come non aveva mai fatto: un sorriso travolgente, con due brillanti al posto degli occhi; stavo cominciando ad avere fatica a respirare.

-Per la prima volta, accetti la sconfitta senza ribattere più di tanto…! Erano anni che volevo finalmente batterti!- disse, divertito.

Ancora stupita dalla bellezza di quel suo sorriso, rielaborai le sue ultime parole… Scoppiai come una furia.

Gli mollai un ceffone in piena guancia, tanto da lasciargli il segno rosso.

Questa volta fui io a stupire lui! Si tastò dolorante la guancia, con la bocca aperta; sicuramente l’avevo colpito con molta forza.

Mi risistemai al mio posto, accanto a lui, mentre cercavo di ricompormi un poco: stare con lui, ogni volta mi rendeva impresentabile agli occhi degli altri.

-Posso sapere cosa sta frullando in quel tuo cervello? E soprattutto… Perché te la sei presa? Ti dà fastidio il fatto che per una volta sia riuscito a metterti a tacere?- mi chiese, cattivo.

Non lo guardai nemmeno in faccia per rispondergli; dissi solo:

-Muoviti.. ci avranno dato per dispersi… -

Rimase interdetto per un momento, senza rimettere in moto l’auto, dato che sentii il suo respiro, profondo e lento, come se stesse cercando di riprendere fiato dopo una lunga corsa… o dopo una lunga litigata. Dopo un minuto buono, girò le chiavi e partì in quarta, alla volta de “The Raven”.

Sottovoce, sospirai:

-Per stasera, noi due, abbiamo concluso…-

Non mi aveva sentito, sicuramente, poiché eravamo giunti a destinazione. “The Raven” era una discoteca posta un po’ più lontano, rispetto all’ubicazione di Villa Reali-D’Angelo… Infatti era un po’ più nascosta e si trovava al centro della cittadina; era un cubo perfetto dipinto di blu e nero: luogo adatto per accogliere dei ragazzi in piena crisi ormonale e per dare spazio a giovani disposti a tutto per trovare una compagnia passeggera. Era un luogo molto dark, ma sempre pieno di persone di tutti i generi, dato che non si faceva distinzione tra Rock e House... Tutti ascoltavano tutto e la cosa sembrava molto gradita.

Ema costeggiò il cubo e dopo aver svoltato a destra, c’era un parcheggio con un portone di metallo, e al di sopra, scritto in luminoso:”ZONA VIP”; questo parcheggio era completo di bodyguard ai due lati del portone!

-Nome?- chiese uno dei due bodyguard a Ema.

- Luieme  Remanel…- rispose, sicuro. Il bodyguard guardò nella lista e, tranquillo, disse:

-Signor Reali… Prego…-

Perché aveva utilizzato un acronimo per entrare?

Fecero scattare il portone in metallo e riuscimmo ad entrare in un maxi parcheggio sotterraneo. Scendemmo dalla macchina avvolti da un silenzio tombale; la tensione era così tanta che sarebbe stato possibile tagliarla con un coltello. Cominciai io.

-Come mai hai usato un acronimo per entrare?- gli chiesi, totalmente indifferente, senza far trasparire dalla mia espressione alcuna emozione.

-Semplice: in questo locale tutti i “VIP” utilizzano un acronimo come una specie di password… E poi, nel buio di questa discoteca, non verrebbero mai riconosciuti, quindi, facendoli entrare dal lato posteriore e senza che nessuno li veda, possono frequentare questo posto come delle qualsiasi persone che vogliono svagarsi e perdersi tra la folla- mi rispose, chiamando l’ascensore.

Infatti, il parcheggio era sotterraneo e per raggiungere la discoteca dovevamo prendere un ascensore; l’ascensore arrivò in un batter d’occhio e salimmo a bordo.

Non ebbi nemmeno il tempo di salirci sopra che le braccia di Ema, forti e possenti, mi bloccarono contro il muro solido dell’ascensore. Mi guardò per un istante negli occhi, dolcemente, poi la sua espressione si fece dura… di pietra, trasmessa da quegli occhi glaciali. Le sue labbra erano a qualche centimetro dalle mie e il richiamo era sublime… Ma sapevo che non avrebbe ceduto; lo conoscevo troppo bene per poter anche solo sperare uno dei suoi baci roventi e passionali. Non avevamo ancora premuto il pulsante ed eravamo ancora bloccati lì dentro, fermi come delle statue. Dopo qualche istante, prese la parola, controllando tutti i toni per evitare di scatenare tutta la furia che gli tempestava dentro, ma che era mostrata solo in parte da quei portali azzurri.

-Pensi davvero che, per stasera, abbiamo concluso? Non credere di poterti nascondere dietro un piccolo litigio… Sto impazzendo…!!-

Quel commento mi fece inviperire…

-E tu, invece, sei la delicatezza fatta a persona! Io mi confido e cosa fai? Mi ridi in faccia… E, per di più, mi sfotti! Non pensare di avere ragione, Emanuele… Non pensarci proprio!-  gli risposi, continuando a versare benzina sul fuoco.

-No… sei tu che ogni volta pretendi di avere ragione su tutto… Sempre e comunque…! Non ti accorgi nemmeno che in ogni singolo momento della tua dannatissima vita vuoi monopolizzare tutti… e vuoi che tutti stiano alle tue regole! SCENDI DAL PIEDISTALLO CHE TI SEI COSTRUITA E CERCA DI VIVERE…!!- mi urlò contro, ferendomi più di quanto mi aspettassi; non sentivo più il mio cuore, ma non l’avrei mai lasciato vincere.

-Perfetto.. In questo caso, tu staresti dicendo che sono un’immatura bambinetta viziata, o sbaglio? Benissimo… Vuol dire che hai scelto proprio la persona sbagliata con cui stare, Ema. Mi auguro che tu abbia fortuna con qualcun’altra stasera, come farò io, d’altronde- gli risposi. In quell’istante le luci dell’ascensore non messo in funzione, si spensero, pur sapendo della nostra presenza all’interno; restammo qualche minuto in silenzio.

Sentivo solo il suo respiro sulle mie labbra… si stava avvicinando sempre di più. In un attimo, mi ritrovai con la sua bocca sopra la mia, che mi baciava con… violenza. Da quell’ultima volta, dalla volta in cui l’avevo fatto arrabbiare seriamente, non mi aveva più baciato in quel modo… Sembrava tutto, fuorché dolce e passionale. Velocemente mi strinse tra le sue braccia con una forza capace di paralizzare qualsiasi mio movimento.

Non volevo che mi baciasse in quel modo… non lo volevo… però… Era inevitabile. Per il solo desiderio di tenerlo più vicino a me, l’avrei accettato in qualsiasi modo.

Incapace di controllarmi, allacciai le mie braccia attorno alle sue spalle e infilai le mie mani tra i suoi capelli, stringendolo in maniera convulsa.

Le mie gambe, non so come, finirono per cingergli i fianchi e il mio peso gravava totalmente sulle sue braccia; l’attirai ancora di più a me e le sue braccia, in risposta, andarono a stringere i miei glutei. Si staccò un attimo giusto per darmi il tempo di riprendere fiato, e si riavventò su di me, come una tempesta.

Si staccò un attimo e si avventò sul mio collo, mordendomi non con forza, ma con molta passione; mi sollevò ancora più su, e veloce com’era arrivato, mi abbassò il top e la sua bocca coprì ciò che il mio top aveva nascosto: non respiravo dal piacere.

Alternava, famelicamente, la sua bocca ad una delle sue mani, mandandomi in orbita. Mi palpava con una foga che nessuno aveva mai osato e con una maestria da far rabbrividire; leccava, succhiava i miei seni, mi tirava e stuzzicava intento a farmi impazzire. Mentre mi faceva capire che non si sarebbe fermato solo lì, presi ad armeggiare con la sua cintura, ma la sua mano mi fermò prontamente, in un chiaro invito a non azzardarmi a muovermi.

-Ora tocca a me….- sussurrò, sulle mie labbra, prima di catturarle di nuovo tra le sue, mordendomi dolcemente.

Mentre il braccio che continuava a sorreggermi mi carezzava la schiena, la sua mano libera scese ancora più giù, sfiorando il gioiello che indossavo alla vita, fino ad arrivare alla chiusura dei miei jeans; con lentezza calcolata, e con un autocontrollo degno di un cavaliere di epoca medievale, me li slacciò e li abbassò, buttandoli per terra… Diamine… voleva farlo veramente nell’ascensore!       

-Em….- sussurrai. Avevo paura di rovinare tutta l’atmosfera che si era creata tra di noi; dopo un litigio, scientificamente provato, l’ideale per riappacificarsi era fare l’amore.

Però… non potevamo.

-Cosa c’è?- mi chiese, sussurrando con rudezza. Non mi aveva mai parlato in quel modo.

-Non possiamo qui…- gli sussurrai; si era fermato sulla mia pancia a tracciare i contorni del mio ombelico. Sollevò gli occhi, fino ad incontrare i miei… Mandavano lampi.

-Gio… Ti prego. So che non ce la farei se tu entrassi in quella stanza dove l’aria è così lussuriosa da far girare la testa… Ti prenderei davanti agli altri, e non mi metterei tanti scrupoli. Ti prego… sii mia. Per adesso…- mi chiese, quasi supplicante. Come potevo non rispondergli di sì? Quello sguardo mi faceva sentire male, però dovevo.

-No, Ema.- dissi decisa. Lo spostai lateralmente. Mi rinfilai i miei jeans e mi risistemai il top; lui era ancora scioccato. Probabilmente nessuno aveva mai rifiutato una sua proposta. Di slancio, si poggiò totalmente contro l’altra portiera in lamiera; il suo sguardo sembrava deluso e frustrato per la situazione. Con forza bruta, premette il pulsante che ci avrebbe catapultato di nuovo nel mondo umano, dove la nostra bolla stava per essere spezzata ancora. Quanto avrei voluto dimenticarmi degli altri e pensare solo a noi… la tentazione era forte, ma, come sempre, la mia ragione prevaleva sempre sul mio istinto. Arrivammo al primo piano.

Come d’incanto una sala macabra ci si presentò davanti agli occhi, stupendomi;

-Benvenuta al THE RIVER… Vediamo se riusciamo a trovare i nostri “fortunati” per la serata…- mi sussurrò con cattiveria all’orecchio.

-Tranquillo…- gli risposi, mentre camminavo estasiata, alla vista di un luogo così magnificamente… Dark – Io non avrò di certo problemi… Probabilmente però le tue spasimanti avranno un problemuccio con il tuo ego smisurato…!!- gli risposi, altrettanto incazzata. Prima di lasciarci avvolgere totalmente da quell’atmosfera, mi trascinò nel luogo più buio della sala e mi sbatté al muro, ancora una volta.

-Ricordati sempre… Prima ancora che qualcuno ti possa sfiorare, prima ancora che qualcuno possa solo pensare di immaginarti come ti vedo io… Tu sei mia. In tutti i sensi. Il tuo cuore è legato indissolubilmente al mio; la tua anima è la mia anima… Dove adesso senti battere il tuo cuore, non è il tuo: quello è il mio cuore. Il tuo giace qui- mi disse, indicando con un dito la parte sinistra del suo torace.

In quel momento, sentii soltanto il correre veloce del mio cuore… Per quanto potesse sembrare una minaccia, era smielata come il diabete… Il suo sguardo serio mi stava facendo andare in iperventilazione.

Non ce la feci; feci aderire completamente il mio corpo al suo, stringendolo convulsivamente e lo baciai con una forza che andava totalmente oltre le mie aspettative.

Mi strinse a sé come se fossi la sua unica ragione di vita. Si staccò un attimo e mi abbracciò a lui, mentre le nostre fronti si sfioravano; il suo respiro, leggermente affannato, era come un soffio di vita sul mio viso.

Avrei voluto stare lì per sempre, in quel luogo buio, eclissando totalmente le persone che si dimenavano scatenate, eclissando la voce di Cascada che cantava Bad Boy in una maniera quasi demoniaca; avrei voluto che le sue braccia mi tenessero stretta a lui per sempre e che la sua voce accarezzasse per sempre le mie orecchie.

Mi lasciò andare e prese posto accanto ai nostri amici, sorridendo loro come se non fosse successo niente. Com’era bello… Anche alla luce del neon, lui risultava sempre il più affascinante… E non l’avevo notato solo io: infatti, avevo già notato che un paio di ochette di diciassette anni avevano adocchiato il mio ragazzo… e la cosa non mi andava affatto a genio. Le vidi avvicinarsi a lui… Gli chiesero qualcosa e cosa fece lui? Sollevò lo sguardo verso di me, mi sorrise furbescamente e rispose di sì a loro e si sistemò al centro della pista, ballando con loro. Chissà quanti fulmini e saette stavano mandando i miei occhi; ma non sarei rimasta a guardare. Adocchiai Claudio che ballava con una tipa, al centro della sala, poco più in la di Ema; mi avvicinai e cominciai a ballare con lui, oscurando la tipa e la bellezza truccata con delle semplice mosse di danza. Osservai Claudio: era semplicemente scioccato dal mio modo di ballare e sembrava totalmente incantato, ma non si fece abbattere; ballammo assieme e stavamo facendo scatenare i nostri vicini di danza. Ema voltò un attimo lo sguardo verso il suo amico e si accorse di chi stesse ballando accanto a lui, strabuzzando gli occhi… Sicuramente non si aspettava che avessi pensato di ripagarlo con la sua stessa moneta e soprattutto senza farmi scrupoli di alcun tipo. Il mio sedere si strusciò contro il cavallo basso di Claudio e le sue mani erano sopra i miei fianchi.

Oops… pensai, mentre mi accorsi che Ema non era affatto contento di quella scenetta.

Lasciò quelle ochette che lo guardarono leggermente incazzate e si avvicinò a noi; picchiettò sulla spalla del suo amico e gli chiese, probabilmente, di andare a farsi un giro.

Claudio lo fece passare e andò a ballare con alcune sue nuove conoscenze.

Davanti a me, vedevo solo lui e il suo fisico.

La musica stava cambiando composizione e una canzone rock, quale riconobbi come Venus Doom degli HIM, si addiceva perfettamente alla nostra situazione. Il ritmo era calzato dalla gran cassa della batteria e del basso, rendendo il tutto estremamente eccitante. Si avvicinò con gran velocità a me e mi prese tra le sue braccia, sussurrando sopra il chiasso della canzone e della folla scatenata che ci accerchiava:

-Dopo quello che ti ho detto, non ti senti in colpa? Sei davvero…-

-Perfida… E la cosa peggiore è che pensavo almeno tu rispettassi le tue stesse condizioni… Ma se tu non le rispetti per primo, come puoi pretendere che io le rispetti?- gli chiesi, passando le mie mani dalle sue spalle alla schiena.

-Allora… Dobbiamo farci perdonare a vicenda…- sussurrò debolmente, già perso nel nostro oblio personale. Le sue labbra furono sulle mie, con passione. Tutto ciò mi fece sorgere dei dubbi…

Ci sarebbe mai stato un momento in cui non avrei voluto avere nient’altro che lui al mio fianco? La domanda era costante, ma la risposta non arrivava, anche perché non potendo prevedere il futuro, non potevo sapere cosa stava per capitare.

 

 

L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti..!! Scusate il ritardo ma, come potete ben vedere, sono tornata con un nuovo lungo capitolo… Spero di non avervi fatto attendere molto..!!! :D

Ora... Ringrazio chiunque abbia letto questi capitoli… Soprattutto il precedente! Poi, ringrazio i “commentatori” e rispondo subito… :D

Bribry85 : Ciao!! Stupita, vero?? Lo so, sono stata veloce… hihihi!! Comunque… Sei sempre la prima a commentare… Vediamo se anche stavolta sei veloce.. :D Sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo… non c’è niente che mi faccia più felice di un commento positivo (bé… quale scrittore non ne sarebbe felice?? :D ) A presto..!!

Ilachan89yamapi: grazie mille per aver commentato… Sono contenta che la mia storia ti piaccia… :D Spero di non averti deluso con questo nuovo capitolo… Attendo presto un commento.. Ci conto!!! ;)

Ery_94 : hihihi… Mi sento in colpa… Così mi fate capire che posto sempre troppo tardi!! :D hihihi.. Spero di non essere troppo in ritardo…!!!

Levsky : *______* Sofy…. Sei tornataaaa..:!!!! Io pensavo non ti piacesse più questa storia e non commentassi più…..!!!! Sono contenta che non sia così!! Hihihi… Bè, posso anticiparti che, per il momento (giusto per un paio di capitoli :D), puoi stare tranquilla: Marisa non farà niente.. ma non assicuro proprio niente… ;)  Aspetto un tuo nuovo commento molto presto…!!! BACII!! *** :D

MalyCullen: Grazie mille per aver letto tutt’e due le storie… immagino la sfacchinata che ti sei fatta per leggerle tutt’e due, tutte in una volta...!!! Spero di non averti deluso con questo nuovo capitolo…!!! A presto!!! :D

Bene… adesso che ho ringraziato… Aspetto commenti… Lo ripeto: non preoccupatevi, accetto anche critiche negative…. di certo non me la prendo!! :D

A presto..!! BESUCCIOSSS*** Vostra… Kyryu!! :D

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Capitolo 24
*** VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

Ciao a tutti!!! Sono contenta che sia piaciuto a tutti il capitolo precedente… Sono proprio felice… :D

Per questa volta metterò le risposte alle recensioni prima del capitolo… Sperando di essere esauriente nelle risposte… :D

Bribry85: ihihihi!! Sono contenta che ti risollevi un poco il morale… Almeno questa storia servirà a qualcosa, no? Ahahahah!! :D Secondo me è giusto che Gio debba farlo impazzire un poco… è un modo sicuro per tenerselo stretto… Spero ti piaccia anche questo capitolo!! :D Alla prossima!

Ery_94: Come ho detto a Bribry, condivido proprio quel detto.. perdona l’attesa, la prossima volta spero di arrivare presto con il nuovo! ;)

MalyCullen: sono contenta che non abbia deluso… La tua domanda avrà risposta proprio in questo capitolo… :D Spero ti piaccia.. :D

IoNonLoSo : hihihihi… Grazie mille, Stefy (posso?) . Non immaginavo sortisse un effetto così… :D Ho sempre pensato di scrivere in maniera bambinesca…Però sono contenta quando mi smentite sempre… :D Si.. condivido con te anche il pensiero che Ema è la fine del mondo… Devo dire che come personaggio… l’ho immaginato fin troppo bene. Spero che ti piaccia anche questo capitolo!! :D

Bene… Godetevi il 24° capitolo!! A presto!! :D

 

 

 

***

 

VENTIQUATTRESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Quella ragazza mi faceva incendiare con uno solo sguardo. Sembrava impossibile, ma era così! Aveva un potere capace di neutralizzare qualsiasi mia difesa, potente come una bomba atomica, rendendomi volubile ed eccitato sopra ogni altra cosa.

Quanto odiavo il fatto che lei avesse questo effetto su di me… Poteva governarmi e manipolarmi e non lo sopportavo.

La cosa peggiore era che sapeva di possederlo e lo sfruttava ogni volta; se l’era presa… per che cosa? Semplicemente per averle detto che si stava comportando come una principessina viziata?

Quell’epiteto risvegliò in me un sacco di pensieri… Principessa… Rappresentava tutta la sua essenza e non solo per il suo carattere, ma anche perché era perfetta come una principessa e regale in qualsiasi suo gesto…

L’avrei chiamata sempre così, da quel momento in poi.

In quel momento, dentro quell’ascensore, mi stavo incazzando seriamente; ma alla perdita della corrente all’interno di quell’abitacolo, gli altri miei sensi si misero in funzione e sentii come il suo respiro era accelerato in un nanosecondo e come sentissi vicino a me il calore della sua pelle, sublime richiamo per il mio corpo… Mi ero avventato su di lei, impetuoso come un mare in tempesta; se ci ripenso ancora, potrei giurare di aver sentito la temperatura attorno a me salire vertiginosamente. Purtroppo l’amore è come un bravo giocatore di poker: solo lui sa la verità e sta a lui decidere se scoprire i suoi “full” o continuare a bluffare; Gio bluffava molto bene… ma, in quei momenti, nemmeno lei avrebbe continuato a mostrare la sua migliore faccia da poker e, com’è accaduto, si sarebbe lasciata andare alla passione più pura, quale era la mia.

Eravamo là dentro… Ormai il THE RAVEN si stava svuotando… Eppure erano solo le tre del mattino!! Il mio desiderio era quello di portare via Gio e di allontanarla il più possibile da quel posto… Dopo averle fatto una dichiarazione che non mi sarei mai aspettato di fare in tutta la mia vita, aveva deciso di farmi impazzire. Anzi, in teoria la colpa non era sua, dato che mi ero messo in testo di farla impazzire di gelosia, ballando con quelle quattro galline; ma la mia dea divina non c’era cascata… però mi aveva risposto per le rime: infatti si era messa a ballare davanti a Claudio, il quale, avendo già una dama, lasciò perdere la sciacquetta con cui stava ballando e si mise a ballare con la mia ragazza. Naturalmente, io non ero fatto di ghiaccio come tutti credevano, ma avevo anche io i miei punti deboli… e Gio era uno di quelli.

I baci lenti che ci eravamo scambiati in pista non erano altro che il preludio della nottata che, speravo, ci attendeva.

Claudio si era rimorchiato una tipa e l’aveva già portata a casa, chiedendomi di riportare a casa Luca, Mélita e Giulio, il quale non aveva nessunissima voglia di portarsi a letto qualche gallinella senza cervello… Lui era il più sano di tutta la nostra congrega.

Luca sembrava in estasi e Mélita, rossa per l’imbarazzo, cercava di calmarlo per evitare che urlasse in mezzo al parcheggio sotterraneo del locale semideserto.

-E’ stata la notte più bella passata in discotecaa!!- commentò mio cugino, in preda all’alcol, in maniera quasi assoluta: non camminava male, sembrava cosciente, tranne quando si faceva prendere da quegli scatti così strani.

-Shh.. Ho capito, amore, ma abbassa la voce…- sussurrò Mélita, rossa per l’imbarazzo: chissà perché ma quei due non me la contavano giusta. Non capivo cosa stessero nascondendo, ma sicuramente l’avrei scoperto a breve.

-Signore… Ma che ho fatto per avere un fratello così pazzo…?- commentò sarcastica la mia principessa, mentre sbadigliava sonoramente. No, no, mia cara… Devi stare sveglia ancora per un bel po’… Non pensare di poter sfuggirmi proprio adesso… Pensò la mia anima, famelica di possedere quel suo dolce corpo.

- Tranquilla…- le sussurrai all’orecchio –… in quanto pazzia vi equiparate!- scappando velocemente, mentre lei, impettita dalla mia affermazione, sibilava:

-Questa me la paghi, Reali. E tranquillo…- sussurrò ad un centimetro dal mio viso -… la mia pazzia è ciò che ti piace di più…-

Mi voleva mandare in reparto terapia intensiva in meno di un secondo, l’avevo capito.

Guidai tranquillo verso casa… Non avevo bevuto più di un drink, quindi non avevo problemi. Arrivammo velocemente alla villa; ci salutarono tutti. L’unico che non rispose fu Luca che venne trascinato in camera da un Giulio alquanto scocciato da quella situazione: povero, probabilmente durante i giorni in cui avevo litigato con Gio, era toccato sempre a lui trasportarmi sbronzo a casa.

La mia principessa rimase seduta accanto a me, fino a quando non parcheggiai la mia macchina nel garage… quello stesso garage che aveva visto il nostro scontro qualche ora prima.

Possibile che tutta la nostra storia si fosse svolta in un semplice giorno? Come al solito con lei i momenti si allungavano… Eppure, non abbastanza: con lei, sentivo lo scorrere del tempo e presto, sapevo che mi sarei dovuto separare da lei. Sembrava una cosa molto stupida, ma sapevo che prima o poi lei sarebbe dovuta tornare in Spagna e per quanto cercassi di convincermi che lei sarebbe rimasta con me, sentivo il peso di quell’oppressione diventare come un grosso macigno sulla mia anima.

Dovevo godermela, riempire quei pochi giorni nei quali avrei potuto ancora tenerla a me.

-Spero tu non sia stanca…- sussurrai mentre, leggero, la estraevo dal suo posto e la prendevo in braccio… come una vera principessa che si rispettasse.

-Credo invece di sì…- disse, sbadigliando-… ma credo che per una giusta causa possa fare un’eccezione.- mi rispose, sorridendomi maliziosamente.

Signore, dammi la forza per portarla almeno fino in camera… Non voglio prenderla qui, in giardino… pregai con tutto me stesso, mentre oltrepassavamo l’ingresso.

Avevo predisposto tutto: erano giorni che organizzavo per quel momento così perfetto. E sapevo perfettamente cosa le sarebbe piaciuto… Amore, solo quello.

La conoscevo abbastanza bene per poter affermare che non le interessavano le candele e le rose… Lei adorava essere trattata con amore e passione, fedeli compagne di una vita.

Mentre le sue labbra sfioravano sensualmente le mie, si accorse che stavamo salendo le scale.

-Dove mi stai portando?- sussurrò, evitando di parlare troppo forte, spezzando così la dolce atmosfera che si era creata tra di noi. Le risposi semplicemente:

-Aspetta e vedrai…-

Quella semplice frase da film romantico, me ne accorsi, la fece arrossire e riprese a baciarmi con trasporto.

Quanto amore riusciva a trasmettermi solo con dei semplici baci?

Quella domanda non avrebbe mai smesso di assillarmi… Adoravo i suoi baci, per quanto dolci o passionali potessero essere; certe volte mi facevano sentire come un vile peccatore che chiedeva perdono alla sua dea, e lei, generosa e misericordiosa come sempre, concedeva il perdono, senza esitare.

Per quanto ancora sarei riuscito a resisterle? Almeno fino alla camera, pensai torbidamente. 

Stavo salendo tutte le rampe di scale, arrivando in un lampo, al terzo piano: era stato creato apposta da mia madre, amante dei panorami, per chi adorava le viste sul mare.

I miei stavano dormendo in una camera là sopra… Sicuramente nella loro solita.

Meno male che avevano fatto una camera anche per me, ma lontana di tre stanze dalla loro. Gio, che mi stringeva le braccia attorno al collo, si guardava attorno, mentre io avanzavo con passo sicuro verso la mia camera.

-Continuo a non capire dove mi stai portando…- sussurrò. Dimenticavo che lei non aveva mai conosciuto quella parte della casa; i miei non volevano che noi bambini giocassimo al terzo piano; vabbé, poco male, dato che l’avrebbe scoperto a breve.

Non le risposi, ma leggermente aprii la porta con un leggero calcetto…

Sentii il suo respiro mozzarsi, alla vista del mare. Compiaciuto, la trasportai dentro, chiudendo la porta della camera a chiave. La mia camera era grande più o meno come un’aula universitaria; era rettangolare a, al centro, s’innalzava un letto a baldacchino da due piazze e mezzo, con lenzuola di seta blu notte. 

Dietro il letto era situata una parete, costituita da un’unica enorme vetrata: forse era stato proprio quello ad affascinarla.

-Ma… è bellissimo…- sussurrò, con una mano davanti alla bocca, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

-Lo so…- le risposi dolcemente, mentre poggiavo le mie labbra sulla sua bella fronte. Per quanto cercassi di risultare il più dolce possibile, la mia passione crescente rendeva quasi tutti i miei gesti un unico richiamo: sesso. Non ce la facevo, eppure sapevo che avrei dovuto fare il bravo… poi, con una come lei, sicuramente le cose sarebbero state in salita.

Si voltò un attimo, scrutandomi con la sua miglior faccia sexy …

Forse non sarà così difficile… pensai, mentre la poggiavo delicatamente sul letto e la facevo stendere sotto di me.

Le sue braccia si allacciarono prontamente al mio collo e mi attirarono a sé, come se quella poca distanza fosse incolmabile, come se fossi troppo lontano da lei.

Mi stesi sopra di lei, evitando di pesarle addosso, reggendomi sulle mie braccia; però, notai, era ancora troppo vestita.

Velocemente le levai quel top che già da un paio d’ore, non vedevo l’ora di strapparle; e forse dal modo in cui glielo tolsi, un po’ lo capì.

-Siamo di fretta?- mi chiese, con un sorriso a trentadue denti.

Mi avvicinai al suo viso e lasciai una scia di baci lungo tutta la sua superficie, partendo dalla fronte, arrivando sulla tempia fino al suo mento, per poi risalire sulla sua guancia, arrivando lentamente al suo orecchio, dove sussurrai:

-Con te… Mai…-

La sentii rabbrividire sotto di me, al suono di quelle parole. Mi riavvicinai alla sua bocca, dove posai un dolce e tenero bacio… trattenuto dalle sue labbra, desiderose di passione.

Come al solito, mi lasciai raggirare da quel tenero angelo con le corna, e lasciai che catturasse il mio viso tra le sue mani delicate e mi baciasse in quel suo modo così intraprendente ed… eccitante.

Le sue mani raggiunsero i miei capelli, che avrei desiderato strapazzasse per tutta la notte, anche se stava per farsi giorno.

Lasciai, in controvoglia, le sue labbra per dedicarmi al suo tenero collo che morsi, baciai, sfiorai. Ogni suo respiro era come una dolce brezza trasportata dal mattino: risvegliava ciò che era addormentato, donava vita a ciò che sembrava morto.

Mentre tormentavo il suo collo come meglio potevo, seguii tutto il percorso delle sue mani che, curiose, avevano lasciato i miei capelli e si stavano dirigendo verso altre mete; da lì, carezzarono le mie spalle in soffici tocchi, senza mai aumentare d’intensità, fino ad arrivare ai miei pettorali – in quel momento sentii, con immenso piacere, un suo sospiro- e sfiorare con la punta delle dita i miei addominali.

Non so come, ma ogni suo piccolo gesto o ogni suo piccolo sospiro, mi facevano impazzire.

Non ce la feci: non le diedi neanche il tempo di ribattere che le bloccai le mani sopra la testa e cominciai a toglierle (di nuovo, per quella sera) quei jeans che, se avessi potuto li avrei bruciati. 

I suoi occhi non facevano una piega; calmi ed imperturbabili, mi scrutavano e sul suo viso aleggiava un mezzo sorriso. Mentre glieli sfilavo, notai che il piccolo gioiello che aveva tenuto per tutta la serata era ancora lì, quasi a sfidare la mia già labile calma.

Quel cuoricino in diamante sembrava volesse dire che lei, come lui, era la cosa più splendida che avessi mai potuto sperare di trovare nella mia vita.

Eh cuoricino… Mi sa tanto che hai ragione  

Mi sollevai un poco e l’osservai attentamente; i suoi capelli sciolti si rivelarono estremamente e magnificamente lunghi e ricci… avrei potuto seguire le forme dei suoi capelli per giorni, senza mai stancarmi.

Quasi a voler realizzare un mio capriccio, sollevai una mano e, delicatamente, sfiorai quei capelli… lei aprì i suoi occhi… aprendomi le porte del Paradiso.

Perché un blu notte così intenso poteva portarmi solo in quel luogo dove angeli, come lei, vivevano felici e spensierati.

Era come se in tutto quel tempo non l’avessi mai vista veramente… Come se fino a quel momento non avessi mai realizzato che la sua bellezza non era soltanto fisica.

I suoi occhi trasmettevano tutto quello che stavo aspettando da sempre: amore, incondizionato e puro; desiderio, forte e travolgente; passione, delicato sintomo d’amore.

Potevano un paio d’occhi buttare giù tutto il mio mondo?

Non un paio d’occhi qualsiasi… solo i suoi.

Mentre l’osservavo, continuando a far passare la mia mano delicata tra i suoi capelli, mi venne in mente una sola canzone, che aveva popolato tutta quella estate.

Nonostante fosse un po’ vecchiotta… Descriveva tutto ciò che mi era capitato.

Sotto quelle note, osservai Gio, come un ragazzo osserva per la prima volta la sua ragazza nuda, con gli stessi sentimenti e il cuore in gola…

 

Hai cercato di capire
e non hai capito ancora
se di capire di finisce mai.
Hai provato a far capire
con tutta la tua voce
anche solo un pezzo di quello che sei.
Con la rabbia ci si nasce
o ci si diventa
tu che sei un esperto non lo sai.
Perché quello che ti spacca
ti fa fuori dentro
forse parte proprio da chi sei.

Metti in circolo il tuo amore
come quando dici "perché no?"
Metti in circolo il tuo amore
come quando ammetti "non lo so"
come quando dici "perché no?"…

 

Passai in rassegna del suo viso, delicato come non mai, facendo passare la mia mano tenuemente, temendo che si spezzasse al mio tocco. Di riflesso, chiuse gli occhi e avvicinò il suo viso alla mia mano, desiderando quel tocco più di qualsiasi altra cosa.

Con la mano arrivai a sfiorare le sue labbra… morbide, soffici, squisite… Avrei sempre avuto più di mille aggettivi per poter descrivere le sue labbra.

Quasi a voler esprimere un mio desiderio, baciò la mia mano, schiudendo leggermente quelle due tentazioni viventi, facendomi sentire il suo dolce respiro.

Adesso che avevo capito la sua essenza divina, avevo quasi paura a baciarla; sarà sembrato stupido, ma era così. Mi avvicinai lentamente e guardandola ancora, posai un bacio su quel santuario che avevo paura di aver contaminato con il mio peccato.

La mia dea non aveva alcuna intenzione di lasciarmi andare… Neanche io, ma volevo continuare ad osservare la sua bellezza. Intanto, nella mia testa, quella canzone rimbombava come se avessero acceso uno stereo…

 

Quante vite non capisci
e quindi non sopporti
perché ti sembra non capiscan te.
Quanti generi di pesci
e di correnti forti
perché 'sto mare sia come vuoi te.

Metti in circolo il tuo amore
come fai con una novità
Metti in circolo il tuo amore
come quando dici si vedrà
come fai con una novità…

 

Come avevo fatto in tutto quel periodo a non vederla realmente?

Il suo collo aveva quella forma sinuosa da cigno, aprendomi lo scenario che si stava proponendo un po’ più in sotto, sul petto.

Il mio sguardo cadde sui suoi seni nudi, che perfettamente rotondi, si mostravano ai miei occhi come colline perfette… Per quanto avessi deciso di non avere fretta, l’istinto umano di farle un assalto era stato più forte: affondai nell’incavo dei suoi seni baciando ripetutamente quella parte; nonostante cercassi di metterci meno bramosia di quanto sentissi, arrivai su uno dei suoi seni e cominciai a vezzeggiarlo come sapevo, come potevo… come voleva.

I suoi gemiti erano la musica più dolce e potente che avessi mai sentito… Sconnessi ed eccitanti, mi facevano andare fuori di testa. Feci così per tutt’e due i seni (pensando, logicamente, di non poterne trascurare nemmeno uno!); dopotutto, dovevo apprezzare la mia dea, devoto e riconoscente come sempre, no?

Ancora, quel gioiello voleva uccidermi… ma non gliel’avrei più permesso: le mie mani si congiunsero dietro la sua schiena e, al primo colpo, sganciai la catenella, liberandola da quel cuoricino annulla- cuori.

Solo una cosa mi separava dal traguardo: i suoi slip.

Per quanto cercassi di non tremare, non ce la facevo. Quella mia reazione la spaventò.

-C..cosa c’è, Ema?- mi chiese, preoccupandosi.

-E’.. è… che.. sono emozionato…- sussurrai, prima di lasciarle un bacio delicato sulle sue labbra di rosa -… Non sai cosa significa… non immagini cosa sia per me vederti così.. sei stupenda… bellissima… e i tuoi occhi.. o mamma mia… sono la cosa più incantevole che io abbia mai avuto l’occasione di vedere… come un miracolo… Io… ti amo e sono emozionato… sto tremando perché ti amo e questo è il tuo effetto su di me…- continuai, mentre le mie mani carezzavano le spalle, i seni, l’addome…

Sarebbe stata la notte che non avrei mai dimenticato per tutto l’oro di questo mondo.

Il suo sorriso e il suo “ti amo da morire” dichiararono la mia felice morte.

 

…E ti sei opposto all'onda
ed è li che hai capito
che più ti opponi e più ti tira giù.
E ti senti ad una festa
per cui non hai l'invito
per cui gli inviti adesso falli tu.

Metti in circolo il tuo amore
come quando dici "perché no?"
Metti in circolo il tuo amore
come quando ammetti "non lo so"
come quando dici perché no…

 

Non mi accorsi attentamente di ciò che accadde dopo… Fu tutto talmente veloce che ricordo ancora il suo modo frettoloso di togliermi i vestiti, di farmi stendere sotto di sé e di farmi rimanere in balia delle sue mani… le mie “stufette” portatili… mi sfilò i boxer e, come sapeva fare lei, si occupò di rendermi ancora più eccitato di quanto non lo fossi, con le mani e con quella bocca…

Non avrei resistito se non l’avessi costretta a stendersi di nuovo dove aveva fatto stendere me e non avessi ripreso a baciarla.

Aveva fatto di tutto per essere l’ultima ad essere svestita; non ancora per molto, pensai malignamente mentre con la bocca baciavo il suo ombelico, una piccola chiocciola perfetta. I suoi respiri si fecero più pesanti…

-Ti prego…- sussurrò, tra i gemiti.

-Ti prego… Cosa?- la stuzzicai, mentre con il viso mi misi alla stessa altezza della sua femminilità.

-Fammi tua… come vuoi.- sussurrò, mentre il mio respiro contro il tessuto delle sue mutandine era come vento sul fuoco.

-Come desideri… mia principessa…- sussurrai in preda all’estasi, mentre con le mani spingevo verso il basso la nostra barriera che sparì come rugiada al sole.

Per quanto fossi eccitato, cercai di farmi spazio delicatamente in lei… Ma la cosa non durò a lungo. Dopo il primo attimo, fu tutto potentemente amplificato.

La mia decisione di essere buono e paziente era andata a farsi fottere, lasciando spazio alla mia passione che, bramosa, cercava di prendere il più possibile. La cosa peggiore fu che… Gio rispondeva a tutto ciò che le facevo. Nonostante stessi andando troppo forte, lei non cedeva al ritmo e mi seguiva in quella danza decisamente troppo veloce.

Questo mi diede una conferma sicura: mi voleva allo stesso modo in cui la volevo io.

E poi.. fu tutto come un immensa ondata di luce, l’orgasmo ci colpì come un potente e piacevole schiaffo.

Ricordo ancora le sue mani strette alle mie mentre, con gli ultimi affondi, cercavo di calmarmi.

Il suo abbraccio fu la cosa che mi spiazzò più di tutto… mi abbracciò e sussurrò:

-Amore… buon compleanno…- 

Confuso, guardai la radiosveglia che indicava che era il 4 luglio. Arrossii, come non mi era mai successo… Quello era stato il suo regalo di compleanno.. per me.

La strinsi a me e sussurrai:

-Buon compleanno anche a te…-

In quel momento il mio desiderio che quel compleanno passasse nel migliore dei modi, nonostante i primi litigi, si manifestò in tutta la sua magnificenza. Naturalmente, come avevo detto.. con Gio, era più che certo.

Avrei dovuto ringraziare la mia stella, che sicuramente mi stava proteggendo… Anche se ne avevo una ancora più brillante che si occupava di me, egregiamente.

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Capitolo 25
*** VENTICINQUESIMO CAPITOLO ***


VENTICINQUESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Non sapevo che ore fossero.

Quelle cavolo di tende non mi avevano fatto chiudere occhio, dato che la luce vi filtrava bene attraverso.. ed io e Giorgia, nonostante fossimo rientrati alle tre, avevamo preso sonno verso le sette… o perlomeno, lei c’era riuscita, io no.

Tanto valeva non metterle neanche le tende!! Pensai, incavolato; tenevo stretto a me quell’angelo caduto dal cielo… Soffice come una nuvoletta rosa, bellissima come Venere. Non avevo bisogno d’altro per rendere quella giornata migliore: niente di meglio che restare abbracciati e nudi con l’amore della propria vita…

Ora che ci pensavo, Gio sarebbe partita per tornare a casa, tra meno di una settimana.

Nonostante non volessi ammetterlo, lei rappresentava tutto ciò che avevo sempre desiderato: un’amica, una fidanzata, una compagna… non avrei mai voluto lasciarla andare via e poi la morbosa gelosia che sentivo per lei, di certo non contribuiva.

Aprii un occhio e poi l’altro, per evitare di farmi male nel guardarla tutta in una volta… Di colpi al cuore ne bastano uno ogni tanto e la sera prima avevo fatto l’ “en plein” .

I suoi capelli lunghi e ricci, coprivano tutto il suo cuscino; il suo viso sembrava luminoso: un sorriso aleggiava anche nel sonno e le sue palpebre e l’espressione della sua fronte la facevano apparire rilassata. La strinsi ancora un po’ a me e notai che il suo corpo morbido, che si stringeva a me, era ancora nudo…

Chissà se l’è piaciuto… Oppure sono proprio una frana… Oppure…

Non ho mai avuto problemi d’ansia da prestazione, però soffrivo fortemente di “ansia post-sesso” ; pazienza, avrei aspettato il suo risveglio, per scoprirlo.

-Ema…-

Sentii il mio nome sussurrato dalle sue labbra, come se non volesse svegliarmi. Ancora, il mio nome si fece leggermente più forte.

-Ema… oh… sì… Ema…-

Ma che cosa…?

Quella domanda si fece viva nella mia testa, quando il mio nome si fece ancora più forte tra i suoi gemiti, mentre si muoveva contro il mio corpo, il quale non poteva certo non rispondere alla reazione. Per interessamento, stetti al suo gioco.

-Cosa c’è?- le chiesi, sottovoce.

-Oh sì… -lei continuava…- ti prego…- sussurrò ancora, mentre le sue gambe strusciavano contro le mie, sotto le lenzuola.

-Cosa … vorresti?- le chiesi, stuzzicandola. Quanto mi sarei divertito a prenderla in giro quando si sarebbe svegliata…

-Vorrei… Che non mi guardassi mentre dormo e che la smettessi di rispondere mentre parlo nel sonno..- mi rispose, mentre un vero sorriso fece capolino sulle sue labbra.

Ma porca… Ci ero cascato di nuovo! Mi aveva preso di nuovo in giro, ma stavolta non avrebbe diretto lei i giochi: questa volta sarebbe toccata a me.

Mentre lei non aveva ancora aperto gli occhi, con uno scatto, la intrappolai sotto di me.

Ecco, adesso sì che si comincia a ragionare… pensai, mentre le mie labbra si erano già avventate sul suo collo. Lei intanto, se la rideva come una matta.

-Buongiorno a te, festeggiata… piaciuta la scenetta?- le chiesi, mentre torturavo la sua mandibola, fino ad arrivare ad un passo dalle labbra; i suoi occhi erano ancora chiusi.

-Ci puoi contare… Comunque, buongiorno anche a te, festeggiato… Piaciuto il mio regalo?- mi chiese, mentre continuavo il mio percorso di baci lungo il suo viso.

-Direi di sì… Non so tu…- le risposi. Ecco.. stava arrivando il momento che temevo: avrei saputo il suo giudizio.

-Come “direi di sì”?- stava sviando la mia domanda… ma, gentilmente mi fermai e l’osservai.. com’era bella…!

-Se devo dirla tutta… Non ho mai fatto l’amore con così tanto sentimento… e passione. Mi piacerebbe… sapere invece cosa ne pensi tu…- le chiesi, mentre le baciavo la bocca.

Lei, come se avesse paura, aprì gli occhi e… capii tutto.

Una sola occhiata ai suoi occhi blu notte mi bastò per avere una conferma sicura, rafforzata dalle sue parole.

-Io… non l’avevo mai fatto…-

Scusa?

La mia mente partorì quella domanda e non solo… la mia bocca l’aveva gettata subito, alla quale lei rispose:

-Non nel senso che… ma nel senso che..- era imbarazzatissima: le sue guance rosee me lo dichiararono, ma, con coraggio, lei riprese la parola decisa –non avevo mai fatto l’amore… Quello che ho fatto con tutti quelli che sono stata era stato solo sesso… Con te è stato… wow… niente da dire…-

Non resistetti.

La baciai di nuovo con passione e le sue mani andarono ad abbracciarmi la schiena, toccandomi, pizzicandomi lievemente e giocosamente.

-Bé… potremmo sempre fare un bis…- le suggerii, mentre le mie mani risalivano sui suoi seni; un suo sussulto, mi fece sobbalzare.

-Che succede?- le chiesi, staccandomi di colpo.

-Niente… è che… non me l’aspettavo…- sussurrò, imbarazzata. Ma.. Quanto poteva essere carina? E’ proprio stupenda…

Ma come si poteva resistere con una tentazione nel letto?

Di certo, avrei voluto soddisfarla ancora, ma…

-TANTI AUGURI TESOROOOOOO!- sentii provenire dalla porta; dannazione, era la voce di mia madre!!!

D’istinto mi misi sopra di lei, coprendola al massimo, cercando di nasconderle i capelli.

Mio padre fece il suo ingresso dalla porta con mia madre, ma, alla vista della scena, rimase bloccato sullo stipite.

-Wow..- commentò, prendendomi in giro- rimorchiare il giorno del proprio compleanno dopo aver lasciato la propria fidanzata è proprio grande…-

Voltai solo la faccia, mentre Gio si faceva piccola piccola sotto di me.

-Davvero simpatico, papà… Ma potreste…- gli chiesi indicando la porta. Mia madre era scioccata; non aveva proferito parola, ma dalla sua espressione capii che non era proprio contenta.

-Ti voglio pronto tra mezz’ora… E la tua amica fuori di qui, quando vuole- disse mio padre in tono lapidario. Si richiusero la porta alle spalle e Gio poté prendere un respiro di sollievo.

Non mi era mai successo che i miei mi cassassero con una ragazza!! E poi, proprio con lei mi doveva capitare? Dannazione!

- Per un attimo… Ho temuto il peggio!- sussurrò Gio, abbracciandomi.

-Per un attimo… Ho temuto che mio padre mi sgozzasse e che mia madre morisse d’infarto…- dissi io, stringendola; nonostante la minaccia di mio padre, non potevo fare a meno di lei.

Le sue mani scesero dalla mie schiena, trovando prontamente i miei fianchi fino ad arrivare sul davanti, in corrispondenza dei miei glutei, dove c’era un mio amico che aveva proprio voglia di svegliarsi bene…

-No… Gio… non possiamo… altrimenti mezz’ora non mi basterà mai!- la pregai, mentre lei mi zittiva con una carezza.

-Shh.. decido io…- sussurrò, con quel suo tono di voce così eccitante, che neanche un monaco di clausura avrebbe resistito. Secondo voi chi vinse quel round, sotto le lenzuola?

Sicuramente, non io dato che ero in balia dei suoi baci e delle sue mani.

 

Da un’altra parte della casa…

 

- Impossibile. Davvero, non ci credo..- sussurrò mia moglie, mentre stavamo passeggiando nel giardino, com’eravamo soliti fare la mattina presto.

- E dai... Non è mica la prima volta che si è portato a letto una ragazza.. d’altronde… ha preso tutto dal sottoscritto, da Cesare e da Matteo… Era naturale che uscisse un ragazzo di una certa stoffa.- le risposi, ottenendo un pugno sul braccio. Certe volte mia moglie sapeva essere violenta e su questo non c’era niente da ribattere.

-Non intendevo quello ma…- cominciò…

Spero che non abbia capito ciò che ho capito anch’io.. Pensai, sperando veramente che non avesse capito niente.

-Che cosa intendevi?- le chiesi, interessato.

-Intendevo che.. non immaginavo che potesse essere stato così sfacciato! Andare a letto con un’altra ragazza, dopo aver lasciato la fidanzata il giorno prima.. è assurdo!- esclamò Anna, scioccata.

Grazie Dio, dissi mentalmente, mentre annuivo con vigore a tutte le affermazioni di Anna.

Avevo intuito che fosse Gio, la ragazza sotto di lui.

Conoscevo bene mia nipote, e sapevo che aveva una voglia sotto il piede destro… Probabilmente lei non s’era accorta di avere il piede scoperto, ma io si.

E sapevo che… avrei dovuto fare un bel discorsetto a Ema.

Nonostante non fosse mio figlio biologico, non potevo fare in modo che la famiglia si dividesse perché lui era andato a letto con sua cugina. Solo che… non potevo farlo durante quei giorni… avrei aspettato che Giorgia e Luca fossero tornati a casa per parlargli.

Sperando nel loro buonsenso.

 

In un’altra stanza…

 

Sono proprio orribile.

Una persona orribile ed ignobile.

Ma non me ne frega proprio un cazzo… Ne ho voglia e lo faccio.

Furono questi i miei pensieri mentre lei, inginocchiata tra le mie gambe, provava a farmi eccitare, impacciata. Mi accesi un sigaretta, aspirai ed espirai il fumo e la sfottei:

-Cos’è? In tutto questo tempo ti sei dimenticata i miei insegnamenti?-

Lei non mi rispose, mentre con le mani armeggiava con il mio membro. Non ero dell’umore adatto, dopo la notte passata con un’altra, ma svegliarsi la mattina e sentirsi chiedere di fare qualcosa di simile… non potevo certo dire di no.

-Prendilo in bocca…- dissi, mentre espiravo ancora fumo.

Il suo viso incontrò il mio e disse:

-Mai.-

La rabbia mi montò dentro e le dissi, prendendola per i capelli ed avvicinarla a me:- Non sei in posizione di poter dire qualcosa… Chi t’ha insegnato in tutti questi mesi a soddisfare il tuo uomo? Io. Chissà cosa ne penserebbe Ema se gli dicessi che la sua donna scopava con me? La sua reazione possiamo ben immaginarla… quindi, prendilo in bocca interamente e non fare storie.-

Avvicinai ancora la sua testa, fino a quando la mia punta non venne accolta dalle sue labbra.

-Brava… vedi che sei anche disponibile, quando vuoi?- la sfottei. Però stava andando troppo piano.

-Muoviti..- le dissi, afferrandole con forza la nuca ed affogandola; sentivo che non riusciva a respirare ma non mi interessava. Ne avevo voglia e l’immagine della dea irraggiungibile non contribuiva a calmarmi.

Spinsi più forte che potei, probabilmente facendole male, ma non me ne curai. Incazzato, la spinsi via e lei, dopo qualche tossicchio, riprese la parola:

-Ma sei scemo? Volevi uccidermi?-

-No… non ora che… Voltati.- le dissi , mentre mi calavo i pantaloni.

Riluttante lei si voltò ed io armeggiai con la sua mini: le sollevai la mini gonna e scostai il semplice perizoma rosso; non valeva neanche la pena di spogliarla.

-Che squallore…- sussurrò lei, mentre appoggiava con le mani al muro.

-Zitta, non ti voglio sentire…- le ordinai, cattivo.

Lei sapeva cosa volevo, per quello non si era posta problemi.

E sapeva che non sarei stato affatto gentile: le avrei fatto del male, perché sapeva che non doveva svegliarmi per chiedermi di farlo con lei.

Le mie mani si poggiarono sui suoi fianchi e spinsi contro di lei forzando l’apertura.

Spinsi con forza ed un suo gemito mi fece incazzare.

Non smisi: doveva tacere e non piangere; le tappai la bocca e l’altra mia mano andò ad insinuarsi davanti, sotto quel pezzo di stoffa rosso. Le mie dita, come il mio membro, furono irruenti sulla sua femminilità.

-Non devi piangere… Altrimenti rischi di farmi incazzare di più…- le sussurrai, mentre cattivo, un dito della mano che copriva la sua bocca andò ad insinuarsi anche lì.

Lei, silenziosa, lo leccò e succhiò come non aveva fatto prima con il mio “amico”.

-Ah.. facciamo anche le schizzinose?- le chiesi, con una rabbia crescente.

-No, Claudio..- sussurrò mentre spingevo con forza, senza rendermi conto di ciò che stavo facendo.

Perché, probabilmente, se fossi stato veramente in me, avrei evitato di trattarla come la stavo trattando.

Purtroppo anche io, avevo capito troppo tardi cosa voleva dire la parola amore.

E l’avevo persa… E, in quel momento, avrei potuto fare in modo di riconquistarla, e invece?

La violentavo.. perché quello che le feci dopo fu peggio, ma non voglio descrivere i particolari.

Sarei, tutt’oggi, solo da picchiare per quello che le stavo facendo; ma tutto, era iniziato per colpa mia.

Ho sempre amato Elisa… Era la mia migliore amica di sempre. Quando conobbi Ema, in seconda liceo, feci la più grossa cazzata della mia vita: la presentai a lui.

Quello stesso lui che, in meno di una settimana, aveva riempito la sua testa.

Quello stesso lui che, inconsapevolmente, mi aveva soffiato il posto che desideravo.

Fu allora che decisi di farla ingelosire, cercando altre ragazze, diventando come non avrei mai voluto; lei si preoccupava per me, per come stavo diventando, ma non capiva.

Passarono gli anni ed io non mi decidevo a dichiararmi… Per quanto fosse sembrato stupido, mi sentivo inadatto a lei.

Mi ero deciso, stavo per fare il grande passo, quando… Il suo sorriso smagliante mi fece crollare tutto il mondo addosso: avevo capito che si era messa con Ema ed io.. io.. avevo solo sprecato tempo.

Lei… dopo due mesi che stavano assieme, mi chiese ciò che avrei desiderato di più al mondo, ma in un senso diverso: voleva che io le insegnassi tutto ciò che poteva piacere ad un ragazzo, dal punto di vista sessuale.

Lo feci, ma non aveva mai saputo quanto soffrivo nel sentirla, in quei momenti, così vicina, eppure così lontana. Non sapeva che, mentre lei stava “imparando”, io imparavo a conoscerla e ad adorarla, come sapevo, come doveva essere adorata… ma lei, cieca, non vedeva e non capiva…

Chissà cosa avevo fumato quel giorno, quando si ripresentò sulla mia porta, anzi sulla porta di una delle stanze di Ema e mi cercava per soddisfare le sue voglie di amante non corrisposta.

Ferito nell’orgoglio, ferito da lei, volevo farla soffrire… Ma non era così che doveva andare… Non così, pensai, mentre terminato il mio e il suo orgasmo la ripresi tra le braccia e, nel suo dormiveglia, sussurrai un debole “Scusa”.

 

L’angolo dell’autrice…

Perdonate il ritardo…!!! Spero che questa storia vi piaccia ancora… anche perché a quanto vedo dalle recensioni, l’ultimo capitolo non mi è sembrato che vi abbia entusiasmato… Spero sia solo una mia impressione… continuo a ringraziare chi continua a leggere questa storia.. ai 71 utenti che l’hanno aggiunta tra i preferiti e ai 21 che l’hanno aggiunta tra le seguite… grazie mille a tutti!!!

Ora.. passiamo alle recensioni:

Bribry85: grazie mille… Credo che questo capitolo abbia già risposto alla tua domanda della scorsa recensione: ci sarà un putiferio con la P maiuscola… :D A presto e grazie ancora per averla letta!!

IoNonLoSo: grazie anche a te Stefy!! Sì, Gio in questa storia rappresenta un po’ come, secondo me, deve essere la donna d’oggi… intraprendente e sempre pronta a condurre il gioco…!!! :D Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!

Bene.. confido in voi… Sper che lasciate un commento, anche perché, come dico sempre, io non mangio nessuno, quindi se mi lasciaste un commentino negativo, non me la prenderei per niente al mondo… :D

Grazie mille, ancora!!

BESUCCIOSSS*** Vostra… Kyryu!!! :D

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Capitolo 26
*** VENTISEIESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

Grazie mille a tutti!!

Come potete vedere stiamo per raggiungere la fatidica soglia delle “100” recensioni… Sono estremamente felice che questa storia vi sia piaciuta..

Ringrazio particolarmente non solo chi ha recensito (i quali, hanno un posto speciale nel mio piccolo heart :D), ma anche chi ha semplicemente letto (facendo arrivare le letture di questa storia oltre le 3300) oppure l’ha aggiunta tra i preferiti (72 preferiti) o tra le seguite (22 seguite) …. ENORMEMENTE GRAZIE PER TUTTO!!!!

Ben, ora passiamo alle recensioni…

IoNonLoSo: Stefy!!Capita che certe abitudini non cambino.. della serie andare a svegliare il festeggiato per fargli gli auguri…!!! Eheheh.. Solo che questa volta hanno avuto una sorpresa… ahahah.. Grazie mille per aver recensito, ne sono contentissima… :D

Bribry85: Paolo?? O.O Non ricordavo di aver messo qualche Paolo nella storia… ahahahah… Sicuramente ti riferivi a Dario.. Vedrai comunque in questo capitolo cosa accadrà..

 

Ora… Continuo a ringraziarvi… Ma.. Se commentaste mi fareste più felice… soprattutto perché.. sembra che questa storia non vi piaccia più.!! Se ho sbagliato qualcosa, non avete che da dire… quindi, aspetto pazientemente i vostri commenti!!!

 

A presto.. BESUCCIOSSS*** Vostra… Kyryu!! **

 

P.s. Non so se riuscirò a postare prima di partire.. altrimenti… Ci vediamo dopo il ventuno agosto… Bye, bye!!! :D

 

 

VENTISEIESIMO CAPITOLO

 

Gio…

 

Per quanto stupida potessi essere stata a voler rimanere nel letto con lui fino al mattino, non riuscivo a non essere felice… Perché era la sensazione che provavo veramente, mentre stavo accoccolata a lui, dopo quel secondo “round”.

Eppure… continuavo a sentire che qualcosa non tornava…

Un senso d’oppressione all’altezza del petto, come se la vita che stavo conducendo in quel momento fosse destinata a non durare.

No, io lo farò durare! Fosse l’ultima cosa che faccio! Dissi a me stessa, come se quella decisione avesse il potere di cambiare le cose. Non sarebbe stato possibile continuare la nostra storia a distanza tra La Spagna e l’Italia; non avrei retto io con la storia della lontananza, non avrebbe retto lui con la sua solita gelosia.

Per quanto ancora avremmo potuto tenerci abbracciati stretti, aspettando che il sole ci colpisse con i suoi splendidi raggi? Per quanto ancora avrei avuto occasione di bearmi di un suo sorriso o di un suo solo gesto?

Per quanto ancora saremmo durati?

Lo so, lo so: penserete che stessi esagerando, e in parte ne ero convinta anche io… Eppure quella sensazione che la nostra storia non sarebbe andata a buon fine, continuava a persistere.

Da quando lo zio aveva detto ad Ema di uscire dalla camera mezz’ora dopo… erano passate altre due ore.

Ema dormiva profondamente, con un’espressione da bambino sognatore e con un debole sorriso sulle labbra; quei suoi capelli biondi lo facevano somigliare ad un putto… uno di quelli dipinti sulla cappella Sistina ed ero sicura che i suoi occhi non erano da meno.

Le sue braccia erano posizionate proprio qualche centimetro sopra il mio fondoschiena, stringendomi amorevolmente a sé.

Per quanto avessi aborrito per anni tutti quei gesti così dolci da far venire il diabete, mi piaceva pensare che il suo amore per me fosse così forte da superare perfino le barriere del sonno e soprattutto che desiderasse la mia presenza anche mentre sognava.

Posai un bacio leggero sulle sue labbra, mentre teneramente, facevo scorrere le mie mani sul suo petto; sentire i suoi muscoli rilassati, ma sempre pronti a scattare. Mi facevano provare una sensazione di potenza. Lui era mio e lo sapevo.

Io ero sua e lo sapeva.

Staccai delicatamente le sue mani e cercai di divincolarmi, mentre sentivo i suoi grugniti di protesta, ma non gli diedi retta e mi alzai, cercando la mia roba, rivestendomi ed uscendo dalla stanza.

Richiusi la porta dietro di me e, sperando di non trovare nessuno, mi diressi verso le cale, scendendole con rapidità impressionante, fino a giungere in un soffio nella mia camera.

La cosa che mi face rabbrividire fu il fatto di trovare mio zio, seduto sul mio letto, con un espressione indecifrabile stampata sul volto.

La cosa non mi piacque per niente.

-Buongiorno! Tutto bene, zio?- gli chiesi, incurante della situazione.

I suoi occhi mi osservarono mentre poggiavo la borsetta sul cassettone a destra della porta e –sentivo- non mi lasciavano un momento di tregua.

-Piccolina dello zio…- sussurrò leggero -… Oggi sei più grande! Volevo farti una sorpresa venendo a svegliarti, ma avevo appreso che non c’eri… Comunque: buon compleanno!- disse, porgendomi una scatolina di velluto nero.

Lo guardai e la sua espressione mi sembrava leggermente migliorata, come se quello che gli aveva fatto oscurare lo sguardo, si fosse volatilizzato come una nuvola spinta dal vento; con grande interesse, aprii la scatolina e vidi… il simbolo della Mercedes su una chiave.

-Oh… OH! ZIO! Ma sei pazzo?- gli urlai, mentre gli saltavo al collo dalla gioia.

Rise di gusto, contento di avermi fatta felice.

Mi sedetti sulle sue gambe e lui mi abbracciò stretta.

-Cosa potevo regalare alla mia piccola peste preferita se non una macchina, dato che ha già compiuto i diciannove anni e ha già preso la patente?- mi chiese, mentre mi carezzava i capelli delicatamente.

-Sei tutto pazzo!! Però… sono interessata a vedere questo fior fiore di macchina! Andiamo!!- lo presi per mano ed uscimmo dalla mia ala, anzi dalla zona che doveva appartenere ad Ema.

Zio Dario rise da impazzire e disse, mentre mi stava dietro con tutta la sua velocità:

-La pazza sei tu!!-

Uscii fuori dalla casa e, sul vialetto principale, una bellissima Mercedes SL 500 nera con un fiocco rosso legato attorno ad essa faceva la sua “porca” figura.

Non so se rimasi ammutolita dallo splendore della macchina o per il fatto che quella macchina fosse mia.

-Allora? Niente commenti particolari?- fece zio Dario, quasi deluso dalla mia reazione.

-Caspita…- sussurrai, mentre giravo attorno alla macchina –è di un favoloso unico… ma.. sei sicuro che questo regalo sia proprio per me?- gli chiesi.

Dopotutto, mi sentivo ancora un po’ in colpa per il fatto che mi avesse visto con Ema, anche se non lo sapeva.

-Naturalmente, piccola mia…Perché mai non dovrei farti un regalo simile?- mi chiese, aiutandomi a sciogliere quel grande fiocco.

Ero pronta a guidare quel gioiellino, quando sollevai lo sguardo verso la casa e…

Ritrovai la cosa più preziosa della mia vita, affacciato alla finestra con una stupendissima camicia bianca di seta leggera, abbottonata fino all’ultimo bottone e ordinato in maniera quasi maniacale. Aveva pettinato i suoi splendidi capelli in una morbida cresta e… sembrava appena uscito da una rivista.

Mi stava guardando… mi sorrise dolcemente, ma credo non si fosse accorto che accanto a me ci fosse suo padre, così distolsi lo sguardo e mi infilai nel posto del guidatore; la macchina era spaziosa e perfettamente arricchita con interni in pelle nera, proprio come la desideravo.

Mio zio si sedette accanto a me e disse:

-Ancora niente? Questa macchina attende soltanto di essere messa alla prova.. e chi meglio della padrona può farlo?-

Fremevo dalla voglia di toccare quel piccolo gioiellino, così girai la chiave nel quadrante e la macchina prese vita sotto le mie dita, facendo sentire le sue leggere fusa.

Mentre ancora estasiata mi godevo il suono della mia piccola ed economica macchinina, la solita Ferrari rossa decapottabile ci affiancò e, quasi a sfidarmi con quel sorriso tronfio che si trovava, voleva che gareggiassi contro di lui.

-Oh, oh.. Qui c’è qualcuno che ha voglia di gareggiare…- sussurrò lo zio, già eccitato all’idea di una corsa in piena regola. Ma non ne avevo intenzione, così abbassai il finestrino e urlai contro l’autista dell’altra macchina.

Ema, a sua volta, abbassò il finestrino e mi sorrideva perfido.

-Se hai intenzione di correre, fai pure da solo.. Devo ancora provare il mio amore!-

La sua faccia si fece scura per un attimo, poi lentamente, ghignò e mi provocò, con quella faccia così sexy… da farmi venire voglia di scendere dalla macchina e assaltarlo.

-Sai.. non ti facevo così codarda, cuginetta.. Ti immaginavo con un poco di spina dorsale in più..-

Va bene… si stava guadagnando un bel pugno in faccia; probabilmente lo zio si accorse della mia reazione così disse:

-Bene… Facciamo così: devo andare a prendere delle persone all’aeroporto… facciamo a chi arriva prima, così evitiamo scontri successivi? Naturalmente, bisogna stare entro i limiti di velocità!-

La sfida mi sembrava più che accettabile, così..

-Accetto questa sfida-

Quella frase uscì contemporaneamente dalla bocca di entrambi, facendo ridere a crepapelle lo zio.

-Perfetto… ci vediamo a Fiumicino!- diede il via lo zio, seduto accanto a me.

Partimmo a tutta velocità dalla Villa, sempre in continua accelerazione; dovevo ammetterlo quella macchina mi piaceva parecchio, soprattutto il suo modo delicato di scivolare sull’asfalto e di essere maneggevolissima. 

-Prendi questa strada… arriveremo per primi!- mi disse zio Dario, mentre mi indicava di svoltare alla prima a sinistra, che ci avrebbe condotto su una Super strada;

la strada non sembrava molto lunga… caspita però.. che traffico! E tutto su questo maledetto Ponte della Scafa!

-Ma zio, sei sicuro che questa strada possa portarmi il più velocemente possibile a Fiumicino - gli chiesi, alquanto incerta della sua decisione.

-Ho scelto questa strada apposta, bambina mia… abbiamo tempo per parlare…- mi rispose, sicuro, guardando davanti a sé.

O Signore… di cosa vuole parlarmi? Pensai, in preda al panico. Stavo pregando in tutte le lingue che non dicesse ciò che pensavo mi volesse dire.

-Non pensare che non abbia capito, Giorgia… eri tu la ragazza di stamattina.. non è vero?- mi chiese, cercando di sembrare il più naturale possibile.

Scappare non sarebbe stata la via giusta e lo sapevo bene… ma non ero preparata!!

Se avessi aperto bocca, avrei scatenato l’inferno dantesco in rivisitazione moderna sotto le sembianze di zio Dario e di mio padre, però… non potevo evitare la cosa.

-Sì.. ero io. - risposi, cercando di non far notare il rossore alle mie guance.

Lo zio sospirò. Potevo ben immaginare che quella situazione non fosse la migliore da gestire da solo, sempre che non l’avesse già raccontato a zia Anna.

Con un tono di voce totalmente differente da ciò che mi aspettavo, disse, contento:

-Finalmente qualcuna degna di essere la sua fidanzata!-

E allora sì che mi partì la mascella, quasi a contatto con il parabrezza,dallo stupore.

 

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Capitolo 27
*** VENTISETTESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

Che bello!! Sono contenta che non vi abbia stancato questa storia! Pensavo al peggio!!

Grazie mille a tutti voi che leggete questi miei piccoli “orrori” (purtroppo non riesco a vedere questi capitoli con un’ottica differente da questa…) e che riuscite sempre a sostenermi in tutti i modi, dal leggerla e basta fino al recensirle!!

Perdonate il ritardo, ma sono partita per due settimane in Spagna e non ho avuto occasione per postare prima di oggi… spero questo capitolo vi piaccia, anche se credo sarà leggermente cortino!!

Ora.. Rispondiamo alle recensioni:

evol: grazie mille!! Sono contenta che la storia riesca sempre a sorprenderti… è una dei miei principali obbiettivi.. ;D Spero di non deluderti con questo capitolo!!! :D

Vale728: Ciao!! Mi ricordo di te perché mi avevi lasciato un commento nell’altra storia su alcuni dubbi, anzi su alcuni piccoli particolari che non avevo ben chiarito… o sbaglio? :D

Sinceramente, anche a me questa storia mi piace di più rispetto a “Dannatamente Difficile”.. Strano a dirsi, dato che la maggior parte delle volte il primo è sempre il migliore, però è proprio così. Essendo stata la mia prima storia, non credevo avesse sortito l’effetto desiderato… anzi, sotto alcuni punti di vista credevo avesse anche un po’ “toppato”, ma sono contenta di essermi sbagliata… anche perché, senza quella, non sarei mai riuscita a scrivere questa!!Scusa, sto scrivendo un romanzo… :///: spero ti piaccia anche questo capitolo… E avrai la risposta al dubbio sulle persone che sono andate a prendere all’aeroporto!! A presto!!

Lucyette: OH!! Che bello!! Grazie tantissime per aver recensito… e soprattutto per aver fatto la faticaccia di leggere tutti questi capitoli, compresa l’altra storia!! Dario è un personaggio tutto particolare… e vedrete in seguito!!Spero questo capitolo sia di tuo gradimento!! :D

Bribry85: oddio… Mi dispiace tantissimo!! L Comunque, vedrai adesso ciò che ne pensa Dario… Poi.. tra Matteo e Dario chissà cosa accadrà… Questa è una cosa alla quale non avevo ancora pensato.. Mi hai dato un’idea!! Grazie mille!! Spero ti piaccia anche questo capitolo!!!

Bene… Adesso vi lascio al nuovo capitolo!!

BESUCCIOSSS***

 

A presto, vostra… Kyryu!!! :D

 

VENTISETTESIMO CAPITOLO

 

-Come?- chiesi, come se non avessi veramente capito ciò che mi aveva detto.

Aveva veramente detto.. “Finalmente qualcuna degna di essere la sua fidanzata” o l’aveva suggerito la mia mente?

-Ho detto che sono contento che tu sia la sua nuova fidanzata… a meno che…- zio Dario mi guardò storto e sussurrò -… a meno che tu non sia stata la passione di una notte..-

Quanto… mi… stavo… sotterrando; se avessi potuto creare un varco sotto di me e nascondermi in esso, l’avrei fatto senza alcun tipo di remora.

-… Ma conosco mio figlio: quello sguardo non era uno sguardo da una notte… e credo che il motivo di tutta la sua sofferenze durante le settimane passate fossi tu!- continuò contento. Dovevo parlare… ero obbligata, perlomeno per spiegare l’evolversi degli eventi.

-Zio… non vorremo fare la parte dei lussuriosi, condotti dalla passione che ci rende schiavi… Io lo amo. Noi ci amiamo. La cosa è stata talmente lenta che non ce n’eravamo accorti prima di adesso! E lui… ha fatto carte false per me, ha cercato di mettere a posto la situazione con Elisa per farmi stare meglio e per fare le cose per bene; lui.. è.. è..- mi mancavano le parole, mentre il piccolo tappo di traffico si era levato e ci dava il via libera per arrivare indisturbati a Fiumicino… Ma era stato fatto apposta in modo che io rivelassi questa parte a mio zio?

Sbattei la testa contro il volante, cercando di nascondere il mio rossore… mi vergognavo come una ladra a confessare i miei sentimenti a qualcuno che non fossero Ema, Lu o Papà. Già… quel papà al quale non avevo raccontato niente.

Ripresi la frase..

-Caspita… lui è meraviglioso… Ci sono dei giorni in cui lo odio con tutta me stessa… e…-

-Ed altri che, senza di lui, senti di non funzionare … senti di non poter fare neanche un passo avanti!- terminò lo zio, sorridendo radiosamente. Ricambiai il sorriso; aveva capito perfettamente le mie emozioni.

-Sì… è questo ciò che volevo sentir dire: bambina mia, se è così, non lasciarlo! Io non metterò mai i bastoni tra le ruote se le cose stanno così. Ma se ti fa del male, nonostante sia mio figlio, non avrò pietà.- mi disse, scompigliandomi i capelli.

-Grazie, zio… ma.. come hai fatto a capire che ero io quella.. ehm… hai capito, insomma!- chiesi, in evidente imbarazzo.

Mi fermai davanti a Fiumicino e, dopo aver parcheggiato, mi bloccò il mento e disse:

-Bé… la prossima volta vedi di coprirti meglio la voglia che hai sotto il piede destro… ah…! Abbiamo vinto a quanto vedo!-

Uscii dalla macchina e vidi Ema parcheggiarsi dietro di me… mi accorsi in quel momento che… la camicia di seta era stata sbottonata di un poco e faceva intravedere i suoi pettorali perfetti e che quei jeans rendevano fin troppa giustizia al suo fisico, tanto da farmi sentire così insignificante –cosa che non succede praticamente mai- davanti al suo sguardo blu oltreoceano; mi accorsi di tutto questo mentre, elegantemente, scendeva dalla macchina e si toglieva gli occhiali da sole alquanto scocciato.

-Non ci posso proprio credere! Siete arrivati anche prima di me! Eppure avete sicuramente preso la strada del Ponte della Scafa..!! Non è possibile!!- sbuffò, mentre mi guardava.

Aveva aspettato che lo zio entrasse nel terminal, per abbracciarmi e dirmi:

-Oggi sei scappata… Potevi aspettare almeno che io mi svegliassi… ma ti perdono lo stesso. Ti amo-

Stavo per diventare scema. Tutto quell’amore mi stava per dare alla testa… come avrei fatto a contenere tutte quelle gioie? Sicuramente, prima o poi sarei esplosa dalla felicità.

Il suo sorriso sembrava fatto di nuvole: leggero, brioso e soprattutto… mozzafiato.

Ribadisco ancora una volta il concetto: non ero una romanticona, ma tutte quelle piccole attenzioni che mi stava dedicando mi stavano facendo desiderare di esserlo.

In quel momento, Ema sembrava spensierato, come se neanche la peggiore delle disgrazie potesse scalfire il suo buonumore; avrei voluto tanto poterlo essere anche io.. solo che dovevo raccontargli che suo padre sapeva tutto!!

E allora sì, che il suo buonumore sarebbe crollato.

Ma non mi sembrava giusto.

Non so perché, ma quella volta sentivo che era giusto tenere per me quel piccolo segreto; in fondo, non poteva nuocerci, dato che prima o poi zio Dario ne avrebbe parlato anche con lui. Avrei fatto qualsiasi cosa per fargli tenere sempre quel sorriso sulle labbra, anche nascondergli alcuni det … fatti.

Si avvicinò lentamente e mi baciò a fior di labbra, per poi scappare anche lui dentro il terminal.

Quanto mi faceva morire, quello scemo!

Chiusi la mia Mercedes ed entrai anche io… Mi accorsi tutta in una volta che non sapevo chi stessimo andando a prendere all’aeroporto: lo zio, infatti, ci aveva detto che saremmo dovuti andare a prendere qualcuno, ma non aveva specificato chi. 

E la cosa non mi piacque proprio per niente; ad un tratto, mi voltai a destra e trovai lo zio ed Ema sedersi nella sala d’attesa, aspettando che gli “ospiti” uscissero dal gate.

Le loro facce sembravano tranquille e rilassate… Forse lo zio non aveva ancora parlato con lui del fatto che ci aveva scoperti.

Per rompere un po’ il silenzio che si era creato tra noi, chiesi:

-Zio.. ma chi sono questi ospiti che devono arrivare?-

Lo zio mi guardò e sorrise, senza darmi alcuna risposta, cosa che invece mi arrivò alle spalle.

-Come “chi sono questi ospiti che devono arrivare”, piccolina?-

Mi voltai e mi ritrovai davanti la persona più importante della mia vita, dopo Ema.

-PAPA’!!! Cosa.. come.. che ci fai qui?- gli chiesi, abbracciandolo.

Mio padre mi strinse a sé, dicendo:

-Se Maometto non va alla montagna, allora sarà la montagna ad andare da Maometto! Dice così il detto… E, siccome tu non rispondevi alle mie chiamate, sono venuto io. E poi.. oggi è il tuo compleanno...-

-… E di certo non potevamo saltarlo!- concluse una voce femminile, molto familiare.

-MAMMA!! Anche tu qui? Ma siete venuti in pompa magna?- le chiesi, mentre mi staccavo un po’ da mio padre e mi buttavo tra le sue braccia.

-Naturalmente non potevamo mancare anche noi!- dissero in coro Samy e Dany.

Abbracciai anche loro e rivolgendomi a tutta la mia famiglia, chiesi:

-Allora? In Spagna va tutto bene?-

Mi rispose mio padre:

-Si, come al solito… il solito caldo torrido affrontato da un paio di condizionatori…!-

Ema era rimasto leggermente indietro, come se volesse lasciarmi un po’ di spazio per stare con la mia famiglia… che poi, la mia famiglia era anche la sua famiglia!

Mio padre volse lo sguardo verso quella parte e lo vide:

-Ma.. Dario, questo è Ema? Non si direbbe!!-

Si avvicinò a lui cominciò a riempirlo di giocosi pugni, mentre Ema rispondeva leggero.

-Cos’é… ti spavento per la statura, zietto?- gli chiese, facendosi prendere per la testa e facendosi scompigliare i capelli da mio padre; nonostante Ema fosse alto, mio padre lo superava, dato che era alto sul metro e novantacinque, quindi più alto di lui di circa due cm.

-Direi di sì, mostriciattolo biondo!- gli rispose, mentre se lo strapazzava tutto.

–Comunque… io e te dobbiamo fare un discorsino: sai, roba da uomini.- disse, dandogli una pacca sulle spalle.

Sbiancai di colpo; sbaglio o tutti in quel momento stavano cospirando inconsapevolmente contro Ema e me?

Calmati! Non puoi farti scoprire così facilmente! Mantieni la calma! Mi dissi, cercando di darmi un contegno. Daniele si accorse del mio mutamento d’espressione e disse:

-Hey, sorellona… cosa c’è che non va?-

La sua domanda fece scalpore in tutti i miei familiari che mi guardarono stralunati e un po’ preoccupati.

Affiancai mio fratello minore e dissi, sorridendo forzatamente:

-Ma che cosa vai a pensare, piccolo furfantello?-

Diamine, diamine.. ci mancava un pelo e mi scoprivano!! Anzi, CI scoprivano!

Pensai, maledicendomi mentalmente.

Lentamente, tutti ci dirigemmo verso l’uscita… quando mi sentii afferrare da una braccio solido.

-Vuoi stare calma? Se fai così ti casseranno in meno di qualche istante!- mi sussurrò leggero in uno orecchio -… Bé, come idea non sarebbe male, quella di presentarmi come tuo nuovo fidanzato…!- disse tra sé e sé.

-Ma sei scemo? Vuoi morire così giovane?- gli chiesi, guardandolo male.

Ormai il suo sorriso e quella sua espressione così spensierata avevano pieno potere sui miei pensieri e sulle mie decisioni.

In quel momento, la sua folle idea di presentarsi alla mia famiglia come fidanzato, mi allettava tantissimo e non mi spaventava più di tanto la reazione di mio padre.

Povera ingenua… quanto mi sbagliavo!

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Capitolo 28
*** VENTOTTESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice...

Scusate il ritardo… non volevo farvi attendere.. spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!

Ora rispondo alle recensioni:

Bribry85: in questo capitolo, come al solito, avrai le tue risposte.. naturalmente non sarà esplicito, però si capisce perfettamente quali sono i pensieri dei genitori (anzi… del GENITORE!! :D) … Grazie mille per aver recensitoo!! :D

Lucyette: scusa tanto, ma ero in Spagna e lì non potevo aggiornare, non avendo a disposizione né il tempo né il pc per poter scrivere e postarlo… ahahahah… Goditi questo capitolo!! :D

Levsky: SOFYYYY!!! Ciaooo!! Mi sei mancata tantissimo… grazie mille!! *___* è sempre bello sentire cose del genere.. anche se i miei sono orrori e non storie… Ora.. E già, zio Dario è molto furbo e sveglio e conosce molto bene sia sua figlio che sua nipote. Dico che non sarà una bella cosa quando i genitori lo sapranno, e potrei avere un assaggio da questo capitolo… Per quelle due non ci ho ancora pensato veramente… ma credo anche io che faranno “gazzosa”… Povero Claudio: era accecato dalla passione e dalla gelosia… è comprensibile il suo comportamento!!

Ahahahah… Matteo è grande e lo vedrai!! :D Spero di non tardere con il prossimo aggiornamento..!!

Elienne: Oooh!! Benvenuta nel mio mondo..!! E, sì, per le vocali mancanti.. mi capita perché scrivo di notte e molto spesso, prima di postare non ricontrollo… Quella canzone è SEMPLICEMENTE splendida, anche se io, quando ho scritto, ho preso ispirazione dalla versione fatta da Fiorella Mannoia, anche se.. bé lo stile del Liga si riconosce no? :D

Ahahah.. non credo che Gio ed Ema siano poi tanto diversi.. sono due testardi e cocciuti come muli… Senza contare che hanno dei modo di ragionare così complicati, che mi ci perdo anch’io che sono la loro narratrice… @__@  Molto spesso è colpa loro se io non riesco a postare in fretta: mi mettono sempre nei pasticci e non so mai che scrivere sul foglio bianco! Grazie mille per la recensione… sono molto contenta che ti sia piaciuto e spero che anche questo non sia da meno!! :D

Vale728: ahahah… Grazie mille!! No!! Non vorrei mai che qualcuna di voi si auto-flagellasse per una cosa scema come la mia storia… si, sminuisco sempre il mio lavoro, ma è sempre meglio così.

Ora non dico più nulla… è meglio che tu legga, prima che io dica qualcosa di compromettente!! A presto!!

Bene… Ora, vorrei ringraziare anche chi la legge e basta: mi fate molto felici lo stesso!! :D

Ora, vi lascio al capitolo!!!

BESUCCIOSSS** Vostra.. Kyryu!!

 

Vorrei dedicare questo capitolo ad una mia

amica che oggi ha lasciato la sua famiglia e i suoi amici…

Questo è per te E. …

 

 

VENTOTTESIMO CAPITOLO

 

Ema..

 

Ero felicissimo… Come non mi era mai capitato. Il solo pensiero di essere tra le sue braccia mi faceva sentire completo, come se una parte di Paradiso fosse racchiusa in quel suo corpo diabolico e quella sensazione mi facesse sentire come il più felice dei mortali.

Chissà quante milioni di persone avranno detto la stessa frase, ma nessuno poteva equiparare alla mia felicità; niente e nessuno avrebbe potuto scalfire il mio buonumore.

Lei, Stupenda in qualsiasi modo, meravigliosa in ogni suo sguardo, mi amava.

Il solo sapere questo credevo mi sarebbe bastato.

Non desideravo altro e non volevo stare in altri luoghi dove non ci fosse lei.

Sono sempre stato dell’idea che il destino fosse solo una sciocca invenzione degli uomini per cercare di nascondere i propri errori, ma mi sono dovuto ricredere: molto spesso è lui a ribaltare le situazioni e a renderle talmente assurde da essere quasi incredibili.

In quel momento, se qualcuno mi avesse predetto ciò che mi sarebbe accaduto da lì a qualche istante, avrei avuto il cattivo gusto di ridergli in faccia.

Dopo aver caricato i bagagli in macchina, zio Matteo, Papà e Dany salirono nella mia macchina, mentre zia Cristy e Samy decisero che volevano provare il nuovo acquisto.

Prima di salire in macchina, evitando accuratamente di farsi notare da qualcuno, mi rivolse un sorriso mozzafiato, quello stesso splendido sorriso che mi aveva rivolto mentre era abbracciata a me, qualche ora prima.

Non ne sono tuttora certo, ma sono quasi sicuro di aver messo in mostra l’espressione più dolce che possedevo e mimai un tenero:

-Ti amo…-

Arrossendo di botto, salì in macchina, pronta a seguirmi alla volta di casa.

Mi sedetti al posto di guida e sospirai, contento; immediatamente sentii una strana presenza al mio fianco. Mi voltai di scatto e ritrovai accanto a me un sospetto quanto concentrato nel leggermi il volto zio Matte.

I suoi occhi sembravano quasi socchiusi, concentrati nel capire cosa si aggirasse nella mia mente. Non avendo capito niente, mi chiese a bruciapelo e senza alcun tipo di pelo sulla lingua:

-Come mai quell’espressione così sognante?-

Se vi dicessi che in quel momento sarei voluto scendere dalla macchina e scappare a piedi per nuove mete incognite – non solo a me, ma anche a quelle di mio zio-, ci credereste?

Solo, discutendo da solo con lui, potevo capire pienamente lo stato agitato di Gio: zio, infatti, era peggio di un ispettore nel bel mezzo di un interrogatorio decisivo.

Perdonami amore per non averti capita subito…! Pensai immediatamente, mentre facevo girare la chiave nel quadro e mettevo in moto, alla volta di “Villa Reali 2: la vendetta”; sul retro, papà chiacchierava allegramente con Dany.

Morale della favola: nessuno sarebbe venuto a salvarmi.

Optai per la “risposta- evasiva- possibilmente- lontana-dalla- verità”, naturalmente, altrimenti avrei rischiato di perdere definitivamente almeno un’ultima occasione con Gio, cosa che assolutamente non avrei mai voluto perdere.

-Sai come si dice, zio, per noi adolescenti questo è il momento in cui ridiamo o entriamo in depressione per ogni scemenza… quindi-

Credevo che questo sarebbe bastato a tenere a bada i suoi dubbi da Sherlock Holmes; credevo, appunto.

-Questa tua affermazione di per sé, non mi crea problemi, ma se vedo un’espressione simile sul tuo volto mentre guardi mia figlia, allora mi metto in allarme..- mi rispose, trucidandomi semplicemente con lo sguardo.

Com’è possibile che ci abbia già scoperto?

Mi chiesi, mentre cercavo di prendere tempo, sentendomi come un assassino che non vuole ammettere il suo reato.

-Dai Matte, non hai visto che dietro la macchina di Gio, c’era una bionda tutta curve che gli stava sorridendo?- gli disse mio padre- Santo Subito!- cercando di mettere sul ridere la faccenda e quindi salvandomi dalla mia quasi- più- che- certa morte.

Gli lanciai uno sguardo dallo specchietto retrovisore, incontrando immediatamente il suo sguardo divertito. Mi voltai verso il finestrino e notai che, dietro la macchina di Gio, c’era veramente un bionda … e che bionda!

Lo zio, si voltò come me e l’osservò, squadrandola come se al posto degli occhi avesse i raggi X; il suo volto tornò calmo e gioviale come al solito e, con aria seria, disse:

-Quando ero giovane anche io guardavo le bionde… è proprio vero il detto: noi uomini ci mettiamo con le bionde e poi ci sposiamo con le more!-

Presi un respiro di sollievo, mentre mi fermavo al primo semaforo dopo l’uscita dell’aeroporto.

-Hai proprio ragione, amico mio- gli rispose mio padre, mentre sentivo Dany commentare con un -¡ Es muy guapa! …-

Velocemente lo zio si voltò e interruppe la frase del figlio:- Non è roba per te, Dany!- provocando la mia risata e quella di mio padre.

-E dai, Matte! Lascia che il ragazzo si rifaccia un po’ gli occhi!- esclamò mio padre, mentre l’interlocutore, sbuffava.

-Credo che per quest’estate se li sia rifatti abbastanza, il “ragazzo” come lo chiami tu…- commentò zio Matte, a denti stretti.

-Ehm.. Mi ha scoperto mentre “parlavo” con una mia amica in camera di Luca…- confessò a mio padre, in modo che potessi ascoltare anche io; gli scoccai un’occhiata dallo specchietto retrovisore e mi accorsi che era alquanto imbarazzato.

Di certo mio padre non se ne metteva problemi nel mostrare i suoi pensieri, anche quando era meno opportuno.

-Alla faccia del ragazzino! Questo non ha neanche diciassette anni e si sta già dando da fare? Si vede proprio che la classe non è acqua! Ema, già a quattordici anni, aveva la fila di ragazzine dietro la porta di casa… Quante volte avrò dovuto dire:”Mi dispiace ragazze, ma Ema è uscito da poco.. ma se correte, forse riuscite a raggiungerlo!” .. quante risate!- raccontò mio padre, piegandosi dal ridere.

-Certo… e poi ero io quello che doveva scappare per non farsi trovare… erano talmente tanto prese che le avevo trovate anche appese al cornicione della finestra di camera mia, mentre mi stavo cambiando…- dissi, ancora scioccato. Certo, anche da ragazzino la popolarità mi piaceva, ma quello era stato davvero troppo!

- Davvero? Non ti facevo così … “sveglio” da quel punto di vista, cugino; credevo che tu non le avessi ancora scoperte queste cose!-

La Mercedes nera di Gio si era affiancata alla nostra e la sua voce mi aveva colpito come un fulmine a ciel sereno.

-Sai, per tua informazione, Giorgia, queste cose le conosco da molto prima di te… E conosco anche molte cose… Ma che a te non saranno concesse provare…- risposi, facendo finta di rispondere con sarcasmo pesante, evitando accuratamente di guardarla in viso.

Altrimenti, sapevo che le cose che non le erano concesse provare, gliele avrei fatte provare sul momento e senza preoccuparmi della presenza dei miei zii, dei miei cugini e di mio padre.

-Prego ogni sacrosanto giorno che non mi capiti di provare una ripugnanza simile… so che sarebbe solo tempo sprecato ed energie spese alla ricerca del… nulla!- mi rispose, con la sua –falsa- aria da “tanto l’ultima parola ce l’ho sempre io”.

-Caspita ragazzi!! Avete migliorato tantissimo! Almeno adesso non vi prendete a parolacce… Se, per il bene della famiglia, devo mandare Gio tutte le estati da voi, allora sarà un piacere!- esclamò lo zio, quasi contento.

-Chissà perché sono così..- commentò sottovoce mio padre, che –grazie al cielo!!- sentii solo io; ma non capivo.

Non poteva essere… perlomeno… non mi era parso di vederlo incazzato nero.

Pensavo che quella mattina non avesse capito niente, altrimenti avrebbe fatto di peggio, senza alcuna ombra di dubbio.

Perché sapevo che, appena qualcuno di loro –mio padre e mio zio- avesse avuto il sentore di una qualsiasi mia relazione con Gio, sarebbe stata dura da superare.

Sia per noi, sia per la nostra famiglia.

Avevamo già imboccato il viale alberato e dissi ai passeggeri:

-Vi faccio scendere davanti all’ingresso, intanto io vado a parcheggiare…-

Mi fermai e accanto a me, quella Mercedes Nera dai vetri oscurati; i miei e i suoi passeggeri vennero accolti da mia madre, mentre noi ci dirigevamo verso il garage.

Sentii in lontananza il commento sarcastico e divertito di mio zio:

-Di certo non posso temere Ema… Dal loro livello di odio, di certo lui si mangerebbe viva la mia piccolina senza pensarci minimamente!-

Quanto ti sbagli! Te ne accorgerai, mio caro zio… Presto o tardi, saprai cosa rappresento per lei! Pensai totalmente su di giri, mentre parcheggiavo in garage.

Scesi dalla macchina e mi accorsi che Gio non scendeva dalla sua; naturalmente, con i vetri oscurati non vedevo cosa stesse facendo, così passai davanti al parabrezza e vidi i suoi occhi brillare… si era seduta dietro, nel posto dei passeggeri e con l’indice mi chiamava, sussurrando:-Vieni qui..-

Non aspettai un solo momento: velocemente aprii uno degli sportelli e mi infilai nell’abitacolo, accanto a lei, assaltandola. Con uno scatto mi spinse all’indietro e chiuse la sicura della macchina, in modo che nessuno ci disturbasse.

L’osservai bene… Indossava ancora gli abiti della sera prima… sicuramente mio padre non le aveva dato il tempo di cambiarsi; lasciamo perdere poi tutti i commenti che feci riguardo all’effetto che mi stava facendo.

Lentamente mi prese per il colletto della camicia e sussurrò:

-Cosa significa “conosco tante cose, ma a te non sarò concesso provarle”, Ema?-

Forse avevo un tantino esagerato con la rispostaccia? Eppure mi era sembrata alquanto convincente per cercare di tenere su la nostra “petite farce”!

Stavo cominciando a sudare: le sue labbra erano sempre più vicine alle mie, ma mi faceva dannare perché appena sembrava che arrivassero al punto, si allontanavano giusto quel millimetro che serviva.

-Allora? Sto aspettando… - mi chiese, divertita, mentre arrivava sul mio collo.

Non resistetti; l’abbracciai e la baciai con tutta la passione repressa in quelle poche ore e che sembrava mi bruciasse fin dentro l’anima.

Durante una pausa, con il poco fiato che mi era rimasto, risposi:

-Era solo una frase… e poi..- bisbigliai nel suo orecchio –stanotte avrai l’occasione di potermi mettere alla prova… sono sicuro che le “tante cose” che conosco saranno di tuo gradimento..-

Con una faccia maliziosa, totalmente diversa da quella che ero abituato a vedere, disse:

-Allora…-

-GIOOOOOOOOOOO!!!-

Una voce interruppe il suo discorso, lasciandoci totalmente nel panico. Samy la stava cercando e noi… eravamo abbracciati e alla mercé di chi passava davanti al parabrezza!

-Porca miseria!- sussurrai, mentre trascinava Gio sotto di me, nascondendoci dietro i sedili, in modo da non riuscire a vedere.

-GIO! Ma dove si è cacciata? Mmm.. In macchina non c’è… O perlomeno non l’ho vista!- disse tra sé Samy, mentre con la mano cercava di vedere oltre il vetro.

Se ci avesse scoperto, sapevo che sarebbe stato il principio della fine e non volevo assolutamente.

Fece il giro da dietro e si stava avvicinando al parabrezza, cercai di schiacciarmi il più possibile contro Gio, per evitare di farmi vedere e mi accorsi che Gio stava ridendo.

Silenziosamente ma stava ridendo; sicuramente la mia espressione seria la stava facendo morire dalle risate.

Samy passò anche davanti al parabrezza e disse:

-No.. non c’è proprio! Eppure non mi sarei stupita se si fosse portata un ragazzo e si fossero nascosti dietro i sedili…-

Vidi Gio sbiancare di botto ed io, ascoltatore malcapitato, spalancare gli occhi dallo stupore di quell’affermazione. Questa me l’avrebbe dovuta spiegare…

Sollevai gli occhi e guardai Samy andarsene via quando una mano calda, ben conosciuta, si insinuò sotto i miei boxer e cominciò a toccarmi provocandomi un gemito che non sfuggì alle orecchie attente di Samy che disse:-Ho sentito qualcosa, ma… Mi sarò sbagliata…-

Se ne andò via e convinto di non farmi sentire da nessuno, dissi:

-Non pensare di potermi distrarre con una cosa…- feci un sospiro cercando di concentrarmi sul mio discorso e non sulla sua adorabile mano -… simile.-

Mi zittì poggiando un dito sulle mie labbra e sussurrando:

-Riprenderemo questo discorso più tardi… a meno che… Tu non preferisca parlare…-

La sua mano si era velocizzata e sicuramente non volevo che smettesse ciò che aveva intrapreso.

Arrivai ad un compromesso:

- Dopo… mi dirai tutto… chiaro?-

-Perfetto- mi rispose, con un sorriso malizioso e dolce, baciandomi come solo lei sapeva fare.

Quella volta, grazie a Dio, nessuno ci aveva visti e questo ci permise di stare ancora assieme, per quel poco che saremmo ancora rimasti insieme

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Capitolo 29
*** VENTINOVESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice!!

Ciao a tutti!! Sono contenta che vi sia piaciuto questo capitolo solo che… avete recensito in pochi! Vabbé io vi ringrazio lo stesso, perché comunque siete stati in tanti a leggere!!

Bene.. passiamo alle risposte alle recensioni!

Lucyette: ciao! Grazie mille per aver recensito.. sì, quelle frasi così deprimenti, servono perlomeno a prepararvi alla fine, che prevedo sarà tra cinque o sei capitoli (non ho ancora deciso bene) … Bé.. ti lascio alla letturaaa!! :D

A presto!!!

Bribry85: lo so, anche io… ma vedrai.. il finale che metterò, sicuramente non vi piacerà, ma ci sarà il continuo… quindi manca ancora un bel po’ a che tu veda il VERO epilogo… ;) baci!

Vale728: dipende da cosa intendi tu per disastroso… :D io sono ottimista di natura e ti dico che si sistemerà tutto..  e quello che succederà.. sì, sarà disastroso, ma per il momento non voglio anticipare nulla!!! Spero ti piaccia il capitolo! A presto!! :D

Bene… ora… ecco a voi questo capitolo, perdonate come sempre il ritardo!!! :D

Spero vi possa piacere!!

 

 

 

 VENTINOVESIMO CAPITOLO

 

Ema...

 

Perfetto… Veramente molto bene. Prima ci mettevamo in macchina per poter “parlare” e uno, arriva sua sorella a cercarci e, per evitare accuratamente di farci vedere, ci nascondiamo dietro i sedili, e due, scopro inconsapevolmente dalla suddetta sorella che non è la prima volta che capita alla mia ragazza di “parlare” con i ragazzi, in macchina… Veramente bomba.

Ah! Dimenticavo! Numero tre: per evitare di raccontarmi la cosa, mi ha distratto con alcuni giochetti… diciamo non proprio casti, mandandomi fuori di testa dall’eccitazione, naturalmente non mantenendo fede al patto e raccontandomi niente.

Era già pomeriggio inoltrato e gli zii stavano discutendo con i miei su alcune cose, mentre noi eravamo con i miei amici ed i fratelli di Gio.

Qualcuno aveva concesso un po’ di tregua a Gio ed aveva avuto il tempo di farsi una doccia e di cambiarsi; l’avessi saputo prima, non gliel’avrei lasciata fare.

Fece il suo ingresso, vestita con un vestito blu chiaro; semplice, con le bretelline, ma molto corto. Aveva legato in quella sua solita, splendida treccia i lunghi capelli con infilata sul lato destro una rosa blu, quasi accanto all’orecchio. Si era leggermente truccata sui colori del celeste e con un leggero lucidalabbra.

Sarebbe stata incantevole lo stesso anche se non ne avesse usato…

Credo ancora oggi che quel suo abbigliamento era stato voluto; giusto per poter dire:”Ema, dopo questo, crollerà ai miei piedi!”.

-Benissimo… adesso ci manca soltanto che si metta a fare lo strip-tease e siamo a posto!- sentii borbottare zio Matte, mentre zia Cristy gli dava uno scappellotto.

-Sempre la solita storia…- sussurrò la zia, facendo ridere anche i miei.

Ad un certo punto mia madre si avvicinò a me, e mi disse, prendendomi in disparte:

- Mi hanno salutato Marisa ed Elisa… sembrava molto triste; mi hanno detto che ci saremmo riviste in città.-

Sollevando lo sguardo, mi accorsi che Claudio aveva ascoltato questa conversazione, nonostante non fosse vicino, e… la sua solita espressione felice, si trasformò per una frazione di secondo in un’espressione di puro terrore.

-Grazie mamma. Non mi pento di ciò che ho fatto.- le dissi, cercando di avere un’aria così convincente, da ispirarle un minimo di fiducia.

Mi sorrise, come solo lei sapeva fare, e mi lasciò con degli interrogativi.

Cosa sapeva Claudio in più di me?

Se non lo conoscessi più delle mie stesse tasche, direi che mi sta nascondendo qualcosa. Pensai…

Te l’immagini? Adesso vengo a scoprire che ha avuto una relazione con Elisa… magari anche quando stavamo insieme!!   

Risi a quel pensiero stupido… Però. Però.

-Perché stai ridendo?-

La sua domanda fu più che lecita, mentre si sedeva sul bracciolo della poltrona sulla quale ero seduto io; davanti a me, sul divano, erano seduti Luca e Mélita occupati in una discussione tra piccioncini, Claudio sulla poltrona accanto alla mia destra mi stava versando da bere. Gli occhi di Claudio corsero sulla figura alla mia sinistra, illuminandosi di colpo e rispose:

-Sicuramente per qualche pensiero poco depravato che ha immaginato appena ti ha visto..-

Porca miseria! C’era mio zio a meno di cinque metri da noi e aveva intenzione di farci scoprire?

Mi voltai e lo fulminai, dicendo:-Se non ti ho ucciso durante questo lungo periodo della nostra amicizia, stanne certo che lo farò tra pochi istanti!-

Accanto a me, Giorgia rideva serenamente.

Avevo già spiegato che, quando Gio rideva, si illuminava tutta la stanza e chi la ascoltava ridere smetteva di occuparsi delle proprie attività e si metteva in ascolto?

Se non l’avevo fatto… bé, ecco un po’ la scena.

Tutti quanti si voltarono, compresi gli zii e guardarono Gio sbellicarsi dal ridere…

Certo che mi ero trovato la ragazza giusta con la quale mantenere una relazione segreta!!

Lo zio mi guardò di traverso e mi chiese, stupito:

-Cosa le hai detto per farla ridere?-

Non mi avrebbe più fregato, avrebbe potuto starne certo; con la mia solita aria da super figo, presi in mano il drink che Claudio mi stava offrendo e risposi:

-Probabilmente sto diventando un giullare e non me ne ero ancora accorto…-

Lo zio mi squadrò per un attimo e, stupito da quella mia risposta, mi sorrise e disse:

-Sei sempre stato il mio nipote preferito!!-

-Forse anche l’unico…- borbottò Gio, scatenando la risata di tutti.

.Bé… proprio l’unico, no…- fece mio padre, abbracciando mia madre da dietro. Nei loro occhi c’era una strana scintilla, come se stessero nascondendo qualcosa.

Lo stupore mio e di Gio fu alle stelle; Giorgia cominciò a contare per vedere se non si fosse dimenticata di qualche cugino lontano.

-Le cugine del papy sono zitelle… zio Marco è gay… Bé c’è sempre Melinda dello zio Cesare, ma non è tecnicamente una cugina..- disse Giorgia, parlottando tra sé e sé.

Guardai i miei genitori… O cavolo!

-Non è possibile!!!- esclamai, mentre mi mettevo in piedi e andavo da loro. Mia madre mi abbracciò e mio padre disse:

-Ragazzi… è in arrivo un altro della famiglia Reali!-

La faccia sbigottita dello zio e della zia mi avevano messo un gran buonumore e il sorriso fantastico di Gio fu una cosa impagabile.

- Com’è possibile che proprio adesso vi sia venuto in mente di avere un bambino? Non potevate pensarci quando avevo, che so… dieci anni??- chiesi, mentre mi scioglievo dall’abbraccio di mia madre.

-Vedi, all’epoca non ci stavamo pensando neanche noi… e poi c’eri già tu! Senza contare che per noi stava diventando quasi impossibile averlo.. e invece, voilà! Pronto in attesa di vivere, un altro piccolo Reali!- mi rispose lei, sfiorandosi leggermente la pancia.

Mi voltai leggermente per osservare lo zio: sembrava assorto. Poi lo vidi voltare il viso verso la moglie e dire:

- Vedi? Che problemi ci sarebbero se ne avessimo un altro anche noi?-

La zia lo guardò torvo e rispose:

-Perché noi siamo contenti così… e poi…- vidi la zia sussurrare qualcosa al suo orecchio e vidi gli occhi di zio Matte spalancarsi di botto. Le sorrise e rispose:

-Dimenticavo questi particolari fondamentali della gravidanza… Però…-

-Però niente…!- gli rispose la moglie, facendolo ridere. Si avvicinarono anche loro ad abbracciare i miei e sentii zio Matte ridacchiare e dire a mio padre:

-Vedrai… Non sarà una passeggiata!!-

Ci fu tutta una confusione generale, perché anche Donato, il maggiordomo di questa casa si perse in congratulazioni… mi estraniai un attimo dalla comitiva ed uscii dal salone, quando sentii una mano afferrarmi il braccio e trascinarmi via; sapevo che era Gio.

Avevo intrecciato la sua mano alla mia e, con un ultimo sguardo d’intesa, cominciò a correre, ridendo come una pazza.

Ed io, come uno scemo… ridevo con lei.

Correndo mano nella mano, mi conduceva nella cucina al pian terreno, dove passammo davanti a Maria Luisa; stava spennellando con una salsina alcuni polletti che avremmo avuto l’occasione di guastare per la cena a buffet di stasera… Ci credereste se vi dicessi che è saltata in aria quando ci ha visto presi per mano, sorridenti e felici?

-Oh Signore! Non ci credo.. Signorino Emanuele! Signorina Giorgia! Come..?- le sue domande sconclusionate ci fecero ridere. Rispose Gio.

-Maria Luisa, ti prego di non dire a nessuno che ci hai visto passare di qui.. e soprattutto non devi dire niente in generale su di noi.. Non credo sia ormai tanto mistero che… bé, siamo assieme…-

Il suono di quelle parole mi rimisero in moto il cuore, che correva più veloce di un motore di una macchina in folle. Maria Luisa aveva sempre avuto un debole per Giorgia e non riusciva a non stravedere per lei. Così, rispose la cuoca:

-Che cosa splendida! Ma… come farete con i vostri genitori? Il Signor Matteo sicuramente non sarà contento!! Vabbé, siete grandi abbastanza per potervela cavare.. e non preoccupatevi: sarò più sigillata di una camera blindata!-

Gio ed io la ringraziammo e ci mettemmo a correre verso l’uscita dal retro che dava sulla spiaggia; solo in quel momento mi accorsi che Gio aveva una borsetta con sé, contenente chissà cosa.

La spiaggia a quell’ora (le sei di pomeriggio) era deserta… Una cosa quasi impossibile da trovare a Luglio! Tutto il cielo sembrava coperto da un leggero strato di nuvolette rosa, mentre il sole cominciava a calare e a disperdere i suoi ultimi raggi morenti.

Lei continuava a correre e così quando ci ritrovammo sul bagnasciuga, con ancora le scarpe addosso, con i nostri respiri pesanti e i nostri cuori attaccati alla gola.

-Devo dire.. che è stata una bella corsetta!- sussurrai, mentre continuavo a stipare il mio corpo di aria marina.

Gio mi guardò e sussurrò delicata, mentre si sfilava le infradito celesti con il leggero tacco:

-Volevo stare un po’ sola con te…-

Quelle parole così teneramente semplici mi fecero scattare; non aspettai neanche un minuto per stringermela al petto.

In quel momento mi accorsi dell’intricata acconciatura che aveva dietro: nella treccia erano stati infilati dei petali di rosa blu e i capelli erano stati ricoperti di meravigliosi brillantini che, alla luce del sole, la rendevano più splendente di qualsiasi diamante di valore è più luminosa di qualsiasi raggio di sole che avesse mai colpito il mondo.

Mentre l’abbracciavo con un braccio, la mano dell’altro si posizionò sotto il suo mento e glielo sollevai, facendo incontrare i nostri sguardi.

-Sei sempre più bella; è inutile che io faccia di tutto per competere… sei sempre tu la migliore…- le carezzai il volto, mentre lei poggiava la mia guancia sul mio palmo, come un chiaro invito a continuare -… Come farò quando… quando tornerai a Madrid?-  buttai lì, come una bomba.

I suoi occhi si aprirono di colpo e vidi il mio stesso dubbio lampeggiare come una spia d’avvertimento: avevo tolto fuori quell’argomento e l’avremmo affrontato.

-Io… non lo so. Ema… se ci fosse un modo per tenerti vicino a me, o se ci fosse un modo per stare vicino a te… non esiterei, ma abbiamo intenzione di prendere strade differenti. Non vorrei mai lasciarti… ma come faremmo? La distanza uccide…- sussurrò leggera, mentre mi cingeva possessivamente i fianchi, come se potessi volatilizzarmi da un momento all’altro.

Come se volessi volatilizzarmi.

-La distanza uccide le coppie… ma l’amore le rinvigorisce. Come puoi non crederci?- le chiesi, mentre poggiavo la fronte sulla sua, ascoltando il suo respiro, in attesa di una sua risposta.

-Ci credo… ma se.. per favore… è il nostro compleanno. Possiamo non pensarci per almeno.. un due ore?- mi chiese, riprendendo a sorridere e togliendo fuori dalla sua borsa un telo mare enorme.

Le sorrisi e le concessi la sua richiesta: tanto prima o poi l’avremmo ripreso in mano quell’argomento.

Mi tolsi le scarpe e mi sdraiai accanto a lei, mentre lei armeggiava con qualcosa nella borsetta; l’osservai tutta concentrata e le chiesi:

-Che cosa stai combinando?-

Lei sollevò un attimo lo sguardo e, con una scintilla maliziosa negli occhi, mi rispose:

-Lo vorresti sapere… Dai, allora ti accontento!- dalla borsa tolse fuori un pacchetto argentato lungo. Era il mio regalo.

La guardai esterrefatto; ma.. non aveva detto che il suo regalo per me.. era quello della notte precedente?

Mi aveva decisamente scioccato.

-Gio… ma…-

-Niente ma, Ema. Aprilo e basta.- mi bloccò, mettendomi un indice sulle mie labbra e sorridendo. Le lanciai un’ultima occhiata e aprii il regalo: c’era un bracciale in acciaio ad anelli, molto semplice, ma molto virile.

-Grazie amore.. ma non dovevi!- le sussurrai, ma lei mi prese il bracciale di mano e lo capovolse: a grandi lettere, incise su ogni anello, c’era scritto “Ti amo.. Tua, Gio!”

Se l’avessi indossato dall’altro lato non si sarebbe visto… se l’era studiata la cosa!

Una domanda sorse tra i miei pensieri, come se quelli che avevo già, non bastassero a costipare la mia mente: ma quando aveva avuto il tempo per andare a comprarlo?

-Quando l’hai comprato?- le chiesi, mentre me l’allacciava.

-Ho chiesto a Luca di andare ad ordinarlo… anche se era molto reticente sulla questione della scritta, ma praticamente l’ho costretto.- mi rispose, mentre contemplava il bracciale al mio polso.

Mi misi seduto e, dalla tasca dei jeans, tolsi una scatolina di velluto, legata attorno con un nastrino azzurro (non era stato voluto!)… Gli occhi di Gio si illuminarono.

-Bé… credevi che non ci avessi pensato, vero? E invece anche io sono un ragazzo di larghe vedute…- le dissi, mentre gliela ponevo tra le mani.

Non resistette e l’aprì. I suoi occhi s’ingrandirono e fece:

-Oh… oggi, voi Reali, non avete ancora smesso di sorprendermi!-

Infatti, la mia scatolina, conteneva un anello d’oro bianco, decorato con dei piccoli brillanti di forma quadrata che ricoprivano la circonferenza dell’anello, alternati.

-Amore! Sei stato formidabile! Grazie!- mi sussurrò, mentre poggiava le labbra sulle mie delicate. Allora, come lei fece con me, le mostrai l’interno dell’anello.

C’era una frase scritta con una scrittura antica e diceva:”Il mio cuore è dove ci sei tu… Ti amo… Tuo, Ema!”

La sua espressione si fece sbalordita e non riuscì più a parlare; però si fece capire subito, dato il modo in cui assaltò le mie labbra.

Il sole, intanto stava cominciando a calare, mentre noi parlavamo e parlavamo… Non avrei mai smesso di parlare con lei, anche perché non mi sarebbe stato possibile: il solo non parlarle sarebbe stato come rinunciare a mangiare e a bere per due giorni; una cosa inconcepibile, quindi.

Ad un certo punto, Giorgia si mise in piedi, sul bagnasciuga; mi stava dando le spalle, con i piedi immersi nell’acqua, e osservava il sole tramontare. In quel momento mi sembrò più bella che mai; presi la sua borsetta, in quel momento e trovai la macchina fotografica digitale.

L’accesi e misi a fuoco, in quel momento si voltò di profilo e si accorse che stavo per farle una foto. Scattai e la sua voce mi giunse come un proiettile nel cuore:

-Come faremo, Ema? Io ti amo da morire, ma non sopporterei di averti lontano. E lo sai…-

Gettai di nuovo la macchina in borsetta e mi avvicinai a lei, prendendola tra le braccia.

Non ricordo cosa le sussurrai, mentre lei poggiava la testa sul mio petto, abbracciandomi teneramente.

Ricordo solo la consistenza di nuvola e di felicità che mi diede il suo bacio, quando ci accorgemmo di non essere soli.

-Emanuele…-

Quel tono mi mise paura.

Quella voce fece rabbrividire pure Giorgia; si staccò un attimo da me e si voltò verso il detentore di quella voce. Mi sussurrò debolmente:

-Saremo insieme… anche adesso… è il primo passo. E’ il primo!-

Ci voltammo assieme: zio Matteo ci stava osservando con occhi infuocati.

Bene… questo non è che l’inizio della fine, mi dissi mentalmente, mentre ci avvicinavamo a lui. Insieme, mano nella mano.

Come avevo sempre desiderato di fare da una vita.  

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Capitolo 30
*** TRENTESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

 

Grazie mille a chi continua a mettere questa storia tra le preferite oppure a chi continua a leggerla e basta… Perdonate i miei ritardi…!!!

Tanto torno..!!! ;)

Ora passiamo alle risposte alle recensioni!!

lucyette: credo che la risposta a questa domanda la trovi proprio in questo capitolo..!!!! E chissà… ;)

Vale728: bene.. sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo… questi ultimi che sto scrivendo mi stanno proprio mettendo a disagio.. della serie che rimango per ore a fissare la pagina bianca, prima di riuscire a cavarne qualcosa…!!! E soprattutto… nooo… non farmi complimenti di questo genere che mi emoziono..!!! *///*  non sono tutto questo chissà che di bravura…!!!

Bribry85: CIAUU!! :D ahahahahahahah… sono molto cattiva.. me lo dicono in molti!! Soprattutto per le mie terrificanti idee… dal prossimo capitolo spero riuscirete a capire le mie intenzioni….!!! :D

Sonietta: mamma mia!! Un’altra che ha letto tutta la storia… Ti ammiro per il coraggio… certe volte sono sicura ti sia venuta voglia di spararti, perché in certe parti è molto lunga e ripetitiva…. Grazie mille!! Mi emoziona sapere che questa storia ti abbia colpito!! Benvenuta, in ritardo, nel mondo di Ema e Gio!!! :D

Spero ti possa piacere anche questo capitolo!!

Bene.. adesso che ho risposto a tutte.. prego cortesemente di COMMENTARE!! Ne sarei felice.. soprattutto per vedere come reagireste ad un possibile sconvolgimento di situazione… muahmuahmuah…. *risata malefica*!!!

Mi raccomando… Mi affido a voi!!

BESUCCIOSSS***

Vostra.. Kyryu!!

 

Enjoy this chapter!! :D

 

 

 

TRENTESIMO CAPITOLO

 

Gio…

 

La situazione non sembrava delle migliori per poter permetterci di fare gli spavaldi, ma Ema ed io avevamo grinta da vendere perciò ci avvicinammo a mio padre che, con i pugni serrati sui fianchi e dall’alto del suo metro e novantacinque, ci squadrava con rabbia cieca.

Fummo davanti a lui; Ema prese la parola:

-Zio.. Lo so quanto la cosa non ti piaccia, ma.. sono follemente innamorato di Gio e..-

Mio padre lo fulminò e sibilò tra i denti, come se le sue parole fossero capaci di uccidere:

-Prima di tutto, non chiamarmi zio: da quando ti sei permesso di fare questo oltraggio, non sei più mio nipote… secondo, non potete immaginare quanto questa cosa non mi vada a genio. E sono deluso. Profondamente deluso, soprattutto da te, Gio-

Sollevai lo sguardo fino a incrociare i suoi occhi: era ferito.

Lo sapevo… con tutto il bene che gli volevo però, non potevo contestare contro il mio cuore. Sciolsi delicatamente la mia mano da quella di Ema e mi avvicinai a lui, piano, dicendo:

-Papà… ti voglio un mondo di bene. Però, c’è una cosa che vorrei sapere, prima di parlare: cosa ti rode di più? Il fatto di sapere che io sto con Ema, mio cugino, o il fatto che io stia con qualcuno in generale?-

Le mie domande erano più che lecite: in basa alla sua risposta, avrei fatto sentire la mia parola. Il suo sguardo confuso e arrabbiato mi misero un po’ di paura… solo un po’, perché sapevo che papà non avrebbe mai messo le mani addosso ad Ema; checché ne dicesse, era ancora suo nipote e lo sarebbe stato per sempre.

-Non importa quali siano le mie motivazioni. Non voglio che vi frequentiate, punto e basta… Veramente impossibile!- urlò quasi mio padre, mentre si passava una mano sulla fronte.

-No… mai.- sussurrai debolmente, mentre piano, piano indietreggiavo e tornavo accanto a Ema. Mio padre al suono delle mia parole sussurrate, sollevò lo sguardo verso di me e mi rispose con un tono di voce che non aveva mai usato con me:

-Farai quello che dico… Siete cugini! Non vi è mai saltato in mente questo piccolo particolare?! Non siete due ragazzi normali…-

Ema mi passò un braccio sopra le spalle e disse, parlando con una durezza mai vista:

-Abbiamo provato: non possiamo lottare contro ciò che sentiamo in eterno; è da suicidio! Ed io… mi sono ubriacato per due settimane di fila, avendo questa consapevolezza, pur di rispettare la moralità della situazione… ma sono arrivato ad una conclusione: Gio ed io non siamo cugini di sangue, quindi tecnicamente non abbiamo alcun legame.. E sono disposto a riprendere il mio vero cognome, pur di restare con lei.-

Puntai lo sguardo al suo viso; possedeva quell’espressione contratta, in una smorfia di pura forza di volontà. Sì, ne ero certa: l’amore che lo legava a me era più forte di qualsiasi legame sanguigno.

In quel momento, sapevo che mi sarebbe stato chiesto di decidere, ma non volevo pensarci.

Ma prima o poi sarai chiamata a prendere una decisione… e non avrai vie di fuga: tuo padre o Ema.

La voce della mia coscienza aveva ragione, ma avrei voluto decidere sul momento. Però… Quanti però!!

-Non mi interessa come ti chiami, ma cosa rappresenti nella nostra famiglia! Secondo te come reagirebbero i tuoi alla notizia che stai con Gio?- chiese mio padre, infervorato.

-Lo sappiamo già e… non ci disturba. Nonostante siano nostro figlio e nostra nipote, la loro storia non è un problema.-

La voce di zia Anna lo colse di sorpresa; si voltò e dietro di sé vide zio Dario cingere la vita di zia Anna. Accanto a loro, mia madre aveva un’espressione a dir poco sbalordita.

Lentamente mi guardò negli occhi e mi chiese:

-Gio, ma tu sei felice?-

Era troppo scontata la risposta a quella domanda; strinsi fortemente la mani di Ema e risposi con tutta sincerità:

-Sì… non creda esista una persona che possa rendermi più felice di lui..-

Zia Anna aveva sul viso un sorriso dolcissimo, mentre zio Dario mi fece l’occhiolino.

Dopo un attimo d’incertezza, mia madre sorrise e s’avvicinò a mio padre.

-Tesoro… Basta discutere. Io sono felice per loro. Sanno cosa stanno facendo- gli sussurrò delicata, ma mio padre mi guardò e disse freddo.

-Allora, Gio, dovrai prendere una decisione: o me o lui.-

La sua ostinata gelosia mi chiedeva di fare una scelta tanto odiata, perché nonostante volessi un mondo di bene a mio padre, non potevo negare Ema.

Non potevo negare al mio cuore di battere per lui o semplicemente di esistere per lui.

La mia mano si mosse nella morsa di quella di Ema, solo per stringerla un po’ di più.

Stavo per aprire bocca… quando dalla mia bocca non uscì alcun suono.

Ritentai, quando calde lacrime cominciarono a sgorgare dai miei occhi; non sapevo cosa mi fosse preso, ma non riuscivo a dire quello che volevo dire.

Ema accanto a me, sembrava fosse diventato una statua di sale.

No.. pensai, mentre mi schiarivo la voce e:

-Papà… scelgo Ema. Perché nonostante io ti voglia un bene dell’anima e tu m’abbia cresciuta, non posso negare d’amarlo. L’amo fino quasi a farmi male… e non credo riuscirei a sopportare questo; ti prego, non prenderlo come un boicottaggio.

Papy… io non voglio ferirti. Però se mi vuoi bene, se davvero ci tieni a me… metti da parte l’orgoglio e accettaci. Dovresti essere felice per me! Invece… sembri quasi disgustato.-

Sussurrai questo, mentre lacrime continuavano a solcarmi non solo le guance, ma anche l’anima.

Perché mio padre faceva parte di una parte della mia anima, come lo era mia madre e perdere anche uno solo di quei due sarebbe stato fatale.. quasi quanto perdere Ema per sempre.

Il suo sguardo sembrò intenerirsi per un attimo, poi guardò la mano mia e di Ema stringersi e il suo sguardo di pietra si rifece vivo, assieme a quelle parole taglienti:

-Perfetto.. allora non abbiamo più niente da dirci.-

Voltò le spalle a tutti e tornò verso la casa.

Tutti rimanemmo ammutoliti dal suo comportamento; l’unica che scoppiò in lacrime fui io, che non sapevo come sentirmi: felice, per aver finalmente rivelato le mie carte a tutti, o triste, perché stavo perdendo mio padre.

Ema mi prese tra le braccia, sussurrandomi all’orecchio:

-Tesoro.. ce la faremo…-

Mi sciolsi dalla sua stretta, velocemente e dissi:

-Io… ho scelto te, però.. ho paura di perdere lui… posso stare un po’ sola?-

Volevo vederci un po’ meglio, da sola.

Lui annuì, mentre io correvo verso la casa, diretta in camera mia in corsa.

Non volevo farlo soffrire ulteriormente mentre piangevo come una disperata, perciò decisi che era meglio che per un po’ mi lasciasse da sola.

Sapevo che mi avrebbe aspettata sempre.

Sempre.

 

Ema…

 

Mi aveva chiesto di restare un po’ sola…

Sapevo che me l’avrebbe chiesto; d’altronde, dopo una scelta come quella che aveva fatto, non poteva essere diversamente.

Nonostante volesse bene a suo padre, aveva scelto me.

E di questo non potevo che esserne contentissimo; però vederla soffrire mi faceva sentire in colpa: non doveva litigare con la sua famiglia per stare con me.

Zia Cristina mi si avvicinò mentre vedevo scappare via Gio; mi abbracciò e disse:

-Ema, caro… non ti preoccupare: tutto si risolverà per il meglio. Matteo ha sempre avuto quest’amore così attaccato per sua figlia… Eppure gliel’avevo detto che prima o poi si sarebbe fidanzata, ma no! Lui voleva che la figlia rimanesse accanto a lui per sempre.. e adesso, come puoi vedere, ecco i risultati..!! Stai tranquillo: prima o poi si rassegnerà all’idea e capirà che così facendo, la sta soltanto facendo soffrire!-

Quelle parole mi davano un certo conforto: avrei aspettato che tornasse lei e ne ero sicuro… Sarebbe tornata da me molto presto, anche solo per chiedermi di coccolarla.

E, in quel momento, le sarei stato vicino più di quanto non avessi già fatto in vita mia!!

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Capitolo 31
*** TRENTUNESIMO CAPITOLO ***


TRENTUNESIMO CAPITOLO

 

Ema…

 

Erano passati già sei giorni dalla nostra vacanza a Ostia e soprattutto, era passata solo una settimana da quel famoso litigio con lo zio.

Gio aveva recuperato il suo buonumore, nonostante suo padre le mettesse sempre i bastoni fra le ruote. Credo che, per una volta, possa dire si essermi sentito felice.

Felice perché, oltre ad essere insieme, sentivo il suo bisogno di me.

Di me e di nessun altro.

Tutti gli anni precedenti erano stati annullati dalla forza del nostro amore che alimentava tutte le nostre giornate. Quella mattina di metà luglio mi ero svegliato proprio bene: Gio dormiva beatamente abbracciata a me, nuda. Era naturale che volesse dormire ancora un po’, dopo che, la notte prima, non le avevo concesso neanche di chiudere le palpebre per qualche secondo, perciò la lascia recuperare beatamente il suo riposo.

Lentamente, cercai di sfilare le sue braccia dal mio corpo- tentazione che dovetti rifiutare con molta riluttanza- e, silenziosamente mi vestii ed uscii dalla camera.

Casualmente, passai davanti alla camera dei miei genitori, sentendo le loro voci impegnate in una conversazione.

-.. tesoro.. Ema è grande abbastanza e non credo che abbia bisogno di ricordargli i suoi “doveri” di uomo..- disse mio padre, con voce ferma.

- Ma sono preoccupata! E se… Giorgia rimanesse incinta?- mia madre certe volte si metteva delle paranoie assurde.

Però… Ema, che faresti se succedesse davvero?

La mia testa stava dando vita, nella mia mente, alle fantasie di mia madre; focalizzai una strana immagine: Gio, leggermente più “ingombrante”, con un bel pancione.. dove viveva mio figlio.

Sarebbe una cosa stupenda!

Il mio cuore certe volte rispondeva in maniere che neanche io comprendevo totalmente.

Arrossii… però l’idea mi sarebbe piaciuta veramente.

Ma cosa cavolo vai a pensare? Hai solo vent’anni! Sei ricco sfondato, certo, però.. dovresti fare più cose prima di… sì.. anche a me non dispiace l’idea di avere un figlio da lei.

Anche la mia testa aveva unito il suo parere a quello del cuore.

I miei occhi innamorati avrebbero visto quella situazione con gioia immensa.

Scesi al piano inferiore… preparai la colazione per tutti a base di cioccolato! Gio non era l’unica ad adorare la cioccolata in maniera quasi demoniaca.. aveva ereditato quella passione oltre che dai suoi genitori, anche dai miei.

Mentre cucinavo, pensavo.

Nono avevo avuto il tempo di parlare con Claudio… quella sua espressione non mi aveva convinto.

Sembrava tormentato, comportamento totalmente in distacco con il suo solito carattere.

E poi.. mi aveva colpito il fatto che, mentre parlavo con mia madre di Elisa, il suo viso fosse stato attraversato da una fitta di.. dolore?

Mi bloccai.

Cos’è successo?

La mia mente contenne altri mille pensieri contemporaneamente a quelli già preesistenti, correndo alla velocità della luce; niente di tutto ciò che stavo pensando si ricollegava a quella situazione.

Mi sentii oppresso da un qualcosa che, sapevo, mi avrebbe ferito.

Avevo appena finito di preparare la colazione, quando presi il cellulare in mano. Il numero era già registrato in modalità “chiamata rapida”.

Aveva appena cominciato a squillare quando, dall’altra parte, sentii la voce di Claudio rispondermi con un semplice :-Hey!-

Era segno che l’avevo appena svegliato da un sonno molto profondo.

Presi un respiro calmo.

-Ho bisogno di parlarti.. è importante- gli dissi, cercando di non svelare niente dalla mia voce, ma, come prevedevo, mio fratello sapeva bene quale fosse l’argomento che avessi in mente di trattare con lui. Sentii un suo lungo sospiro, sulla bocca del telefono.

-Dimmi dove e ti raggiungo..-

-Ti aspetto qui a casa.. arriva quando vuoi..- gli risposi; mi sentivo svuotato da tutto.

L’involucro del mio corpo pesava, in aggiunta al peso procurato dalla mia mente.

Era successo qualcosa tra quei due.. ne ero sicuro al 99,9%. 

Va bene.. ci sta immaginare che sia successo qualcosa tra quei due.. ma quando?

Quella domanda suscitò un marea di immagini non proprio benevoli nei confronti di Claudio. Se avessi scoperto qualcosa su una relazione tra loro quando ancora stavo insieme a Elisa, non sapevo ancora come avrei reagito;

Claudio.. era mio fratello. Non ricordo giorno in cui noi due abbiamo litigato.

Conoscevamo tutto l’uno dell’altro, ma, a quel punto.. non ero più tanto sicuro di sapere tutto di lui.

A pensarci bene.. lui aveva avuto un atteggiamento di distacco simile, durante quegli anni di conoscenza e amicizia: era stato durante il primo periodo in cui Elisa ed io ci eravamo appena messi insieme.

ma.. se era interes- l’amava così tanto già da allora… perché ha fatto in modo che io la conoscessi?

Forse.. voleva che tu facessi parte di un pezzo della sua vita? Rispose il mio cuore, alla domanda della mente, forse.. il pezzo più importante della sua vita.

Quella volta, avevo, inconsapevolmente ferito una delle persone più importanti della mia vita.

Lui aveva sofferto perché gli avevo rubato l’amore della sua vita.

Inconsapevolmente, avevo trasformato la natura di Claudio, facendolo diventare uno sciupa femmine di prima categoria.

Aveva incanalato le sue energie negative in un circolo vizioso.. aveva sofferto per tre anni, portandosi a letto tutte le donne del mondo.. tranne lei, l’unica che non poteva avere.

E se.. fosse successo anche con lei?

In quel momento i miei dubbi stavano cominciando ad assillarmi in maniera quasi morbosa.

Sentii le sue braccia cingermi il petto da dietro e l tenero calore del suo corpo sulla schiena. In punta di piedi, raggiunse il mio orecchio e, sussurrando, mi disse:

-Buongiorno…-

Che problemi dovrei mettermi se al mio fianco ho lei? A quale scopo interessarmi su qualcosa del passato, se possiedo già lei che sarà il mio futuro?

Mi voltai e la presi tra le braccia ; si era infilata un top nero e un paio di shorts in jeans. Ai piedi, sono un paio di sandali del medesimo colore della maglia.

Sembrava il ritratto della dolcezza, con i suoi lunghi capelli ricci liberi ed i suoi occhi blu scuro scintillanti.

Sicuramente, io, un bacio non glielo avrei mai negato!

Le sue labbra, come costatai sul momento, sapevano di.. cioccolato!

-Quante volte ti ho detto che non devi assaggiare i miei piatti, prima ancora che siamo pronti?- le chiesi, mentre prestavo attenzione alla cioccolata che stavo facendo sciogliere a bagno maria sul fornello.

Sbuffò ironicamente.

-Si vede proprio che sei un vero e proprio cuoco perfettino… eppure io conosco un bel modo per toglierti tutta quest’aura di perfezione!- disse, sussurrando l’ultima parte quasi tra sé e sé.

- Ah, sì?. Le chiesi, tenendola per la vita. Con passi delicati, la trascinai contro il tavolo della colazione; il suo sorriso sembrava un misto tra il radioso e il malizioso.

La feci salire sopra di esso e le sue gambe cinsero la mia vita.

-Ehm, ehm-

Un tossicchio ci aveva fatti saltare in aria: di certo non avrei voluto vedere i miei in preda a qualche attacco di cuore di prima mattina!

Grazie al cielo era solo Claudio, che sembrava un po’ imbarazzata.

In quei pochi momenti che ero con Gio mi ero dimenticato della sua questione; però, ora ce l’avevo davanti agli occhi.. era arrivato il momento di capire cosa diavolo fosse successo.

-Ciao..- disse Claudio, ricambiato calorosamente dalla mia ragazza.

Io non avevo accennato ancora a niente; me ne restavo lì, inerme, mentre osservavo il suo sguardo.

Guardandolo bene non sembrava il mio fratello, quello che avevo imparato a voler bene: era una sua brutta copia, solo a giudicare l’aspetto smunto del suo viso e dall’aria stanca sui suoi occhi.

Finalmente smise di scambiare qualche battuta con lei. Il suo sguardo si posò su di me, quasi preparato ad un incontro con me.

-Andiamo fuori..- gli dissi, sorridendogli: non serviva a niente prendersela per il passato.

Stupito dalla mia reazione, mi seguì senza dire una parola.

Uscimmo in giardino, sotto lo sguardo vigile ed attento di Giorgia.

Camminavamo l’uno accanto all’altro, aspettando il momento migliore per parlare… da parte mia, per tentare di parlare.

Aprii bocca:

- Sappi che quello che sto per chiederti non influirà sul nostro rapporto. Ti voglio bene, però ho bisogno di sapere. E’ successo qualcosa con Elisa, mentre stava con me?-

Credo che l’espressione di Claudio fosse più esplicativa di qualsiasi altra parola.

-Sì… le.. le insegnavo come compiacerti… semplicemente perché volevo tenerla al mio fianco… l’amavo, ma tu mi hai anticipato. Nient’altro.- mi rispose, con aria afflitta.

Lo sapevo.

-L’altro giorno.. ho reagito in quel modo per il semplice fatto che.. che l’ho quasi violentata. Ero accecato dalla rabbia che mi fosse venuto a cercare solo per del sesso.. ero inviperito dal fatto che non avesse mai capito i miei sentimenti per lei. Mi sento vuoto.. senza lei, senza sorriderla, senza sfiorarla.- continuò, poggiandosi ad un albero.

-Vai da lei.. e dille che l’ami-gli risposi, senza pensarci. –Se l’ami così tanto.. segui ciò che senti e và da lei!-

Lo sguardo di Claudio si fece vacuo.

-Non posso.. Lei.. lei..- rispose, ma un’altra voce si sovrappose alla sua.

-Io amo te…-

Dietro di me, Elisa dall’aria stremata percorse gli ultimi metri che ci distanziavano e mi baciò, preso alla sprovvista.

O cavolo.. questa mi sta baciando ed io non sto facendo niente… Sono troppo sconvolto…

 La staccai, ma fu troppo tardi: avevo ancora impresso lo sguardo deluso e amareggiato di Giorgia, che aveva visto la scena del bacio.

In seguito, udii solo i suoi passi svelti tornare dentro casa.  

 

 

L’angolo dell’autrice…

Buongiorno a tutti!! Perdonate il mio ritardo.. Sapete, questa storia funziona in basa a quanto scrivo… siccome ho un paio di capitoli in anticipo, se non scrivo quelli che verranno, non posto il capitolo.. spero di essermi spiegata!

Bene, ringrazio chi l’ha soltanto letta e chi continua ad aggiungere imperterrito questa storia tra le preferite e le seguite.. precisamente è passato un anno da quando ho cominciato a scrivere questa storia… Siamo quasi giunti alla fine!!! :D

Molto bene.. adesso rispondo alle recensioni:

lucyette: è vero, Matteo è stato un po’ eccessivo.. ma vedrai! Riuscirà a riscattarsi perfettamente.. :D Perdona il ritardo… Spero vivamente che anche questo capitolo ti piaccia!! A presto**

sonietta: grazie Manu, sono contenta che continui a piacerti. Anche tu, scusa il mio ritardo.. dovrei fustigarmi da sola per riparare.. anche se spero che questo capitolo basti.. XD In un certo senso sono sicura che, dopo questo capitolo, tu ti stia convincendo nel venire a cercarmi e uccidermi… ma vedrai.. la situazione migliorerà.. si spera.. :D Alla prossima!

Vale728: oddio… così mi metti fuori gioco!! Non puoi farmi complimenti del genere, soprattutto perché non credo di esserne all’altezza!! Però, ti ringrazio lo stesso, sono contenta che abbia suscitato quest’emozione.. *///* Ora.. naturalmente, un po’ bisognava capire che Matteo avrebbe reagito così, soprattutto per quanto riguarda l’attaccamento che ha sempre avuto nei confronti della figlia.. più avanti metterò una piccola finestrella su MatteoxCristina, durante il viaggio di Gio e Luca, in modo da comprendere meglio le sensazioni di Matte… Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!!! BESOSS***

Bribry85: non ti preoccupare.. non ci hai messo molto tempo!! Credo che però la risposta alla domanda dello scorso capitolo tu l’abbia ritrovata qui… XD La piccola parentesi serviva un po’ a farvi capire che grande caos sarebbe successo… Mi raccomando, se non capite qualcosa chiedete spiegazioni.. io sono qui. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!!

Mi raccomando ragazze: non perdetevi questi capitoli perché sono quelli finali!!

Spero di aggiornare presto.. BESUCCIOSSS**

Vostra.. Kyryu!!! ;D

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Capitolo 32
*** TRENTADUESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

Grazie mille a chi continua a sostenermi.. nonostante le poche recensioni!! :D Io so perfettamente che ci siete… (della serie: SO CHE CI SIETEEEE.. VENITE FUORIIIII!!!) ahahahahahahahahahah.. :D

Bene… sono contenta che vi sia piaciuto anche lo scorso capitolo.. e perdonate i miei ritardi: sono tutti legati allo studio…!!

Perdonatemi ancora, se oggi non posso soffermarmi sulle recensioni, che apprezzo da morire (e lo sapete XD) , quindi ringrazio Lucyette, bribry85 e Vale728 che commentano sempre… vi ringrazio tantissimo perché continuate a sostenere questa storia.. anche se molto spesso preferireste ammazzarmi piuttosto che vedere finita male la storia, ma abbiate pazienza e le cose si sistemeranno.. ;)

Bene, ora vi lascio al capitolo. Buona lettura.. :D

 

 

TRENTADUESIMO CAPITOLO

 

Gio…

 

Ma come ha potuto?

Quella era la domanda peggiore che mi rincorreva, mentre come un fulmine, mi precipitavo nella mia stanza.

Avevo sacrificato l’amore per il mio adorato padre… ma per che cosa?

Per lui che, alla prima occasione (immotivata), bacia la prima che incontra e questa, guarda caso, è proprio la sua ex?

Salii di corsa le scale fino alla parte di appartamento dove si trovava la mia stanza.

Nonostante avessi passato le settimane in camera di Ema, avevo lasciato le mie cose nella camera che mi era stata assegnata all’arrivo; in quel momento, avrei voluto solo uscire velocemente da quel luogo che conservava quell’ “amore” che diceva di professare per me. Sulla soglia della mia porta, osservavo quasi con orrore quegli ornamenti che, per me, non valevano più niente, se non le rovine di un castello di carte spazzato dal vento.

Forte come una folgorazione, mi arrivò agli occhi il riflesso del sole sul bellissimo pianoforte.

Sentii calde lacrime colare sul mio viso, straziato da un dolore incomprensibile; chiusi la porta dietro di me a doppia mandata.

Mi buttai a pesce su di esso, cominciando a toccare i tasti a caso, come se non lo sapessi suonare veramente.

Avevo bisogno della sua presenza… Non chiedevo altro e lui lo sapeva. Anzi, no, io sono tornata senza alcun tipo di remora tra le sue braccia, amandolo; non aveva alcun motivo per fare quello che ha fatto.

I miei pensieri scorrevano come un fiume in piena, variando dalla disperazione alla desolazione più pura.

Le mie mani stavano cominciando a scivolare sui tasti bagnati dalle lacrime che versavo.

In lontananza, sentivo i colpi potenti del bussare di Ema; infatti, il mio pianto sovrastava qualsiasi suono attorno a me.

Neanche la voce di Ema riusciva a raggiungere le mie orecchie, nonostante urlasse da dietro la porta.

Un colpo. Il mio nome urlato dalla sua voce. Un altro colpo. Il mio cuore infranto dalla sua leggerezza.

Vagamente sentii le sue ultime parole, sussurrate da dietro la porta. Mi avvicinai ad essa, il più silenziosamente possibile.

- Giorgia.. Ti amo. Non so neanche io cosa sia successo: quel bacio, che non si può neanche definire tale, dato che mi ha fatto schifo! Non bacerei mai nessuna che non fosse te… Quell’abominevole cosa non l’ho sentita. Io vedo solo TE! Davanti ai miei occhi ci sei sempre e solo tu!!! Se hai visto tutta la scena, allora avrai capito cosa è successo.. ora me ne vado, ma ricordati che.. sono sconvolto anch’io… comprendimi anche tu..-

Poggiai una mano sulla porta, magari immaginando che in corrispondenza, dall’altro lato della porta, ci fosse la sua.

Le sue parole avevano sortito una specie di alleggerimento nel mio cuore: non aveva perso tempo nello shock del momento ed era venuto subito a cercarmi e forse questo poteva farmi capire che il suo amore per me, non era come me lo stavo raffigurando in quel momento, cioè una menzogna.

Ma.. le domande sono sempre più delle risposte. Sempre.

Però.. quanti però…

Voltai la schiena alla porta e mi feci scivolare contro di essa, come se questo mi facesse sentire più a contatto con lui, dall’altra parte; sapevo che non si era mosso.. non avevo sentito i suoi passi muoversi o anche solo accennarsi a muoversi.

L’amavo… non avevo altra via d’uscita; non potevo tornare indietro come se niente fosse stato.

E poi.. è stato solo un bacio.. posso perdonarglielo…

No.. se gli perdonassi quello, chissà in futuro quant’altro potresti perdonargli?

E’ ingiusto che tu possa fare dei pensieri simili nei confronti di qualcuno che ami! E non è un qualcuno! E’ l’uomo della tua vita!

Il mondo è pieno di persone come lui.. Quel bacio è significativo: mi ha tradita.. no posso dargli più fiducia!

Potrai trovarne altri milioni o trilioni come lui… ma nessuno di quelli è LUI! Senza contare che, da quello che ti ha detto, dovresti lasciagli la porta aperta.. lascia entrare i suoi sentimenti e lasciati andare per una volta, testa calda!

No. Non posso. Ho sofferto abbastanza e, credimi, questa scelta la sto facendo anche per te… Abbiamo sofferto entrambi, amico mio. Per quanto hai intenzione di lasciarti trafiggere? Come se, di pugnalate, tu non ne abbia ricevute abbastanza!

Testaccia dura… come lo vuoi capire che lo sento? Sento che questa è la strada giusta! Se io faccio questo è anche per te… Nessuno di noi lo fa per egoismo e questo l’abbiamo capito… Perché non ti vuoi fidare?

Sembrerà banale, ma… perché è la mia natura.

Il mio cuore e la mia testa agivano in un botta e risposta accanito, come se nessuna delle due volesse ascoltare nemmeno per scherzo le considerazioni dell’altro; quei due pazzerelli.. rappresentavano me stessa.

Divisa in due parti distinte, ma sempre me.

L’amavo come una pazza… Sì… il mio cuore aveva ragione… Ma mi ero ripromessa di non cascarci più. Mai più.

Ed era una promessa che avevo fatto in una situazione simile.. con il mio ex.

Sì. L’avevo perdonato di un peccato simile a questo, ma, nonostante mi avesse visto, aveva continuato a fare come se non fosse successo niente. E naturalmente cosa avrei dovuto fare? Restare a guardare?

Dopo avergli piantato un casino, mi aveva giurato che non l’avrebbe fatto più; secondo voi è stato un vero giuramento di fedeltà?

Ve lo dico io: no. Mi aveva tradito con ben altre sette ragazze.

Avevo concluso con i perdoni… non avevo mai creduto alla vita pacifica, ma da quel momento in poi, non credetti nemmeno più nel perdono.

D’istinto, così come avevo sempre fatto, mi avviai all’armadio: la soluzione per rendere felice sia la testa che il cuore era solo una.

Scappare.

Da ciò che stavo diventando: un’innamorata folle.

Scappare.

Dall’amore che non avrei mai più avuto il coraggio di guardare negli occhi.

Stavo mentendo a me stessa, cari lettori: perdonatemi, ma quella mi sembrava la scelta migliore da fare.

Raccolsi tutto in una valigia e aspettai: la notte aiuta sempre.

 

Ema…

 

No, no, no, no…

Non doveva andare così!

Io.. non so sinceramente cosa mi sia preso veramente… ero talmente scioccato che non avevo risposto volontariamente a quel bacio.

Non volevo credere alle parole che mi stavano dicendo.

Non ci avrei mai creduto.

E il bacio di Elisa.

Era stato il peggiore del mondo; vedevo ad occhi aperti le mille espressioni del viso di Gio, alla vista di una scena tanto ripugnante.

Scappò, come qualsiasi persona avrebbe reagito, ma non come avrebbe reagito lei; quasi come se la fiducia che mi avesse dato in quelle settimane, in quel “quasi” mese fosse sparita del tutto.

Mi staccai da Elisa e le dissi:

-Mi fai schifo, perché dopo una dichiarazione sputata come la sua, non capisco come tu abbia potuto baciarmi..-

Il turbamento che aveva colpito inizialmente era solo un pallido richiamo di vergogna; sorrise diabolicamente e mi rispose:

-Quando capirai che non puoi stare con lei? Ad ogni modo, Claudio è in mio potere proprio perché mi ama… e poi… mio padre possiede metà della proprietà del suo, quindi non so a chi convenga-

Lo sapevo.

In tutta questa storia centrava Marisa; le aveva raccontato tutto, non subito, ma quasi.

-Quando capirai che non ti voglio? Potrai stuprarmi, ma da me non avrei né un briciolo di comprensione né un briciolo di compassione.. e adesso vattene, prima che faccia chiamare Serjey .- risposi, in maniera glaciale, prima di correre a tutta velocità sulle scale che conducevano sull’ala che apparteneva a Gio e Luca.

Dal salotto arrivava, filtrava il suono di un pianoforte malamente toccato; era sconvolta. No, no.. Amore mio… Io..

Neanche la mia testa aveva la forza di pensare a qualcosa. Corsi fino alla porta della sua camera e provai a spalancarla: tentativo inutile, dato che aveva chiuso la porta a chiave.

Bussai alla porta, potentemente, urlando il suo nome.

Un colpo. Niente da fare. Due colpi. Tutto inutile.

Sentii uno spostamento d’aria affianco a me, ma non mi accorsi del pugno levato in aria che si apprestava a colpirmi; quel pugno mi fece finire sul pavimento, di schiena.

Sollevando lo sguardo mi accorsi che era stato Luca a colpirmi così duramente.

Aveva l’espressione di chi sapeva in quale modo sarebbe andata a finire la nostra storia.

Mi prese per il colletto e mi sollevò da terra: non avevo neanche il coraggio di reagire, perché sapevo di meritarmi tutto quello che mi aveva fatto… lo sapevo troppo bene.

-Tu.. Che hai fatto a mia sorella, lurido sporco verme?- mi ringhiò, come se l’avessi violentata.

-Luca.. lasciami un attimo.- ero in uno stato di shock che non comprendevo appieno nemmeno io. Claudio mi aveva tradito per amore di Elisa, Elisa mi aveva tradito per aver un po’ della mia attenzione.. io ho tradito Gio per colpa di Elisa.

Perché lo so, fosse stato per me, non l’avrei mai fatta avvicinare alle mie labbra, tempio consacrato alla mia dea.

Mi guardò stranito, come se non si aspettasse quella reazione da me, e mi lasciò stare.

Mi appoggiai totalmente contro la porta e sussurrai, sperando che la smettesse di suonare; sì, aveva appena smesso.

- Giorgia.. Ti amo. Non so neanche io cosa sia successo: quel bacio, che non si può neanche definire tale, dato che mi ha fatto schifo! Non bacerei mai nessuna che non fosse te… Quell’abominevole cosa non l’ho sentita. Io vedo solo TE! Davanti ai miei occhi ci sei sempre e solo tu!!! Se hai visto tutta la scena, allora avrai capito cosa è successo.. ora me ne vado, ma ricordati che.. sono sconvolto anch’io… comprendimi anche tu..-

Non chiedevo altro, solo che comprendesse i miei sentimenti e che mi stesse ad ascoltare.

Poggiai una mano contro la porta, magari immaginando che dietro ci fosse la sua.. illuso.

Non illuso, follemente innamorato.

Decisi che l’avrei aspettata nel salotto, fino a quando non sarebbe uscita da là dentro.

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Capitolo 33
*** TRENTATREESIMO CAPITOLO ***


L’angolo dell’autrice…

Wow!! Sono contenta che lo scorso capitolo vi sia piaciuto, nonostante il caos che sto lasciando alla fine di questa storia.. Come avrete sicuramente capito, la storia sta per terminare…  infatti, il prossimo capitolo sarà l’ultimo, con un epilogo che probabilmente vi tirerà un poco su (ma non ci spero tanto.. :P) … Non preoccupatevi; la storia non finirà veramente come la lascerò alla fine di questa storia, solo che, per una questione di praticità, vorrei terminare questa parte ed iniziarne una nuova, con più intrighi e divertimenti vari… Se dopo questo piccolo avvertimento non avete capito niente, sappiate che ne sono contenta così vi lascio col fiato sospeso.. :D

Bene.. ora passo alle recensioni:

lucyette: ahahahahahahah… Non posso assicurare niente, anche perché la risposta sta nel capitolo qui sotto.. Per Dario, invece… nell’epilogo ci sarà qualcosa che vi farà capire quanto tiene a Ema e Gio. Bene.. spero che questo capitolo ti piaccia!! A presto***

bribry85: ahahahahahahah… perlomeno potete considerarmi un’autrice sincera, no? Sto facendo avverare le mie previsioni!! Ahahahah… :D alla prossima!! :D

XXX_Ice_Princess_XXX : Gio è fatta così… E non si può fare nient’altro che aspettare e osservare le sue scelte!! Anche io molte volte non la comprendo… U___U … è sempre difficile comprendere i suoi stati d’animo e se lo dico io che sono la scrittrice, credimi, non è cosa facile! Invece Ema è più comprensibile... (si vede che è il mio preferito?? :D) … Sono contenta ti sia piaciuto questo capitolo!!! BESOSSS**

Sonietta: Ciauuuu!!! :D ahahahahahahahah… Don’t worry!! Anche a me capita di recensire molte delle storie che leggo, quindi non ti preoccupare!! Cmq… Devi considerare che Ema conosce Gio: se voleva parlare con lui, sarebbe uscita e gli avrebbe parlato.. invece si è chiusa in camera, segno che voleva rimanere da sola. Tanto sapeva che era là dentro, perché l’ha sentita suonare… E’ un romanticone e non gli piace fare l’uomo duro che spacca porte, finestre e quant’altro!! :D

E poi.. daiii.. Ema era scioccato.. ha scoperto che aveva un’impalcatura più grande di una casa (perché l’aveva capito) e che quella scema di Elisa non avrebbe rinunciato a lui, nonostante tutto.. era comprensibile che non riuscisse a capire niente!! Comprendiamolo quel poverello!!

Ahahahah.. Al prossimo capitolo!! :D

Elienne: eheheheheheh… No, no.. altrimenti che senso avrebbe scrivere se la situazione non si ribalta un poco? Non sono tendente al depressivo, anche se questi ultimi capitoli, sono su quella lunghezza d’onda, credo che bisogna sconvolgere i piani iniziali e capire (anche per me è un esercizio di comprensione.. U___U) la reazione dei personaggi, che sono alquanto complessi. KISSESS**

Grazie mille a tutte voi che avete recensito.. sono contentissima!!! :D

Bene.. spero che vi piaccia anche questo capitolo, nonostante non sia dei migliori!!!

ASPETTO COMMENTI!!! A presto… BESOSSS***

 

Vostra… Kyryu!! :D

 

 

 

 

 

TRENTATREESIMO CAPITOLO

 

Gio…

 

Avevo preparato tutte le cose da portare giù in macchina; non mi restava che attendere per la notte.

Sapevo che mi avrebbe aspettata da qualche parte nel mio cuore, ma almeno dovevo provare. Volevo stare con me stessa.. forse stare lontani ci avrebbe fatto bene, anzi ne ero quasi convinta.

Non pensarlo neanche per scherzo: sai anche tu che la lontananza non ti farà affatto bene… non vi farà affatto bene…

Dannazione. In quel momento sentivo il mio cuore sanguinare, lentamente.

Aspettavo il momento migliore per andare via.

Qualche ora prima, avrei chiesto di poter rimanere fino a data da destinarsi; in quel momento avrei dato di tutto per essere a casa mia con mio padre.

Gli zii sapevano che (in teoria) sarei dovuta partire in settimana, ma che avrei chiesto loro di poter rimanere ancora un po’; mi affacciai alla finestra.

Il sole stava ormai già morendo dietro gli alberi del giardino.

Si stava avvicinando per me il momento di andare.

Mi mossi lentamente, mentre raggiungevo camera di Luca; non potevo andarmene senza averlo perlomeno salutato. Non bussai, semplicemente per evitare di farmi sentire: non sapevo realmente perché, ma era come se lui mi stesse ascoltando, aspettando una mia qualsiasi mossa.

Luca stava leggendo: una sua solita mania, quando desiderava riflettere su qualcosa; quando si accorse della mia presenza, lanciò il libro da una parte e mi corse incontro, abbracciandomi.

-Gio.. ma che è successo?- mi chiese, sussurrando.

Avrei dovuto negare, altrimenti gli avrei causato dei problemi e non volevo… desideravo solo del tempo per me, volevo perdonarlo davvero, non soltanto esteriormente come avevo fatto come con l’altro mio ex.

-Ma niente, stai tranquillo… però, ascolta, sto partendo per Moena..- gli dissi, brevemente ma , a quanto sembrava, dalla sua espressione furibonda, non sembrava molto contento di questa notizia.

- Che ti ha fatto? DIMMI CHE C***O TI HA FATTO!!-

Il suo modo di urlare mi fece inorridire; se si fosse fatto sentire, non avrei potuto evitare Ema.

Gli tappai la bocca con una mano e gli intimai, vivamente:

-Stai zitto! Non mi ha fatto niente… ho bisogno di tempo… ha baciato la sua ex, forse per errore, forse no… ed io mi sento uno schifo, però l’amo e continuerò a farlo… anche se provassi a smettere mi sarebbe impossibile. Dillo tu agli zii… e dì ad Ema che c’è una lettera per lui. Ti prego.-

Notai dai suoi occhi che si era calmato. Staccai la mia mano dalla sua bocca, pregando che non gli saltasse in mente di sbraitare come un ossesso.

-Farò come mi hai chiesto, ,a sappi che non si doveva permettere. Non vorrei dirtelo, però.. te l’avevo detto. Questa storia sembrava assurda fin dall’inizio, ma no.. tu e le tue follie assurde! Sempre..-

-Basta, luca. Non voglio sentire altro.- gli risposi, lapidaria. Non avevo bisogno di qualcuno che mi facesse da seconda coscienza: avevo avuto già abbastanza guai con la mia, di coscienza.

Il suo sguardo cambiò ancora, facendosi quasi triste.

-E così… parti, eh? Ci vediamo a casa, a Settembre.. a meno che non mi venga voglia di venirti a trovare…- mi disse, carezzandomi una guancia.

-Scordatelo, Luca. Donata non ti vuole più vedere neanche per scherzo! E poi.. vedremo… se ritornerò a casa..- risposi, sussurrando debolmente l’ultima parte.

-Come? Non starai pensando di.. rimanere qui?- mi chiese, stupito.

Non ebbi il coraggio di rispondere; per una serie di motivi, avrei preferito non dare una risposta certa.

-Ora vado.- gli dissi, abbracciandolo -..Fai come ti ho detto, per favore…- pregandolo.

-non mi sembra molto maturo da parte tua: non ha salutato neanche gli zii!!- mi disse, sciogliendo il nostro abbraccio.

Eh già.. mi ero dimenticata di salutare gli zii.

Erano a malapena le nove di sera: avrei fatto sicuramente in tempo ad andare da loro e salutarli come si doveva.

-Tranquillo! Ci vado subito!- gli risposi, uscendo dalla sua stanza e tornando nella mia.

Presi la mia valigia ed in quel momento mi accorsi che pesava più dell’andata: lì dentro, oltre ai miei effetti personali, stavo portando con me tutte le emozioni che avevo provato in quel viaggio… che stavo provando anche in quel momento.

Sapevo – o perlomeno sentivo di esserne consapevole- che quel viaggio non era ancora finito…il mio amore non era ancora finito.

Uscii dalla mia stanza silenziosamente, sotto lo sguardo triste di Luca.

-Mi mancherai, sorellina…- sussurrò, mentre mi guardava andare via.

Con gli occhi, ripercorsi quel corridoio in tutta la sua lunghezza, quasi a voler memorizzare ogni particolare di quel luogo che aveva ospitato una parte di me.

Forse la più importante… sibilò, amareggiato, il mio cuore.

Il corridoio immetteva nel salotto e nell’area cucina-cottura inutilizzato: quell’area, sotto la luce cupa della luna, non mi era mai sembrata tanto triste come in quel momento.

Anche lui era lì, quasi a voler ricordare la sua presenza costante in quella casa; sopra al divano, sdraiato con un’espressione tormentata, Ema dormiva apparentemente indisturbato.

Proprio quando stavo andando via, sentii un leggero filo, strettamente legato al mio cuore, tirare.

Come se qualcosa si stesse lentamente sciogliendo, come un nodo indistricabile… e fu proprio in quel momento che mi sentii quasi solo.

Non voltarti, Gio… vai avanti.. altrimenti non riuscirai mai a tornare indietro… 

La mia testa parlava a vanvera, mentre il mio cuore agiva e reagiva d’impulso: poggiai con delicatezza la valigia a terra, accanto alla porta e in un paio di passi, raggiunsi il mio amore dormiente.

Dalla finestra, il cupo bagliore della luna filtrava etereo e stupendo, illuminandogli il viso.

La mia prima impressione sulla sua espressione fu totalmente sbagliata: sembrava tormentato da qualcosa, come se fosse rinchiuso dentro n incubo e non riuscisse a svegliarsi.

No.. Ema non deve soffrire in questo modo.. e lo sai anche tu…

Tu conosci i motivi che mi spingono… che ci spingono ad andare via… e sinceramente è stata colpa sua!

Ancora e ancora la continua lotta tra il mio cuore e la mia testa imperversava senza tregua; ma per quanto ancora sarei fuggita per evitarlo?

Mi inginocchiai silenziosamente accanto a lui; i miei occhi non vedevano altro che non fosse lui, la mia luce.

Mi accertai che il suo sonno fosse profondo, poi, con una mano comincia a sfiorargli il viso, così come se non fosse successo niente fra di noi.. come se l’avessi perdonato.

Ancora? State soffrendo tutt’e due!! E’ da folli fuggire da un amore così grande e splendido come questo! Riflettici!

Non ne voglio più parlare, punto e basta.

L’ultima risposta da parte della mia testa fu quella decisiva, ma in contrasto con le azioni del mio corpo: infatti, stavo continuando a carezzargli il viso.

Lentamente, risalii lungo i suoi lineamenti.

L’espressione sul suo viso si rilassò totalmente e sembrò stesse dormendo in un sonno tranquillo… com’è facile e semplice rilassarsi quando sia ha qualcuno accanto che ti..?

-Che diavolo sto facendo?- mi chiesi, dandomi mille volte della stupida, sottovoce.

Volevo scappare e che facevo?

Perdevo tempo a coccolarlo! Solo tempo dopo, mi accorsi che ne avrei avuto bisogno: mi sarebbe mancato come se un pezzo di me stessa lo avessi lasciato a lui.

Avvicinai la mia bocca alla sua e la sfiorai, delicatamente.

-Ti amo..- sussurrai lì, mentre vedevo nascere su suo viso un sorriso.

Mi staccai da lui e, in un passo fui di nuovo sulla porta, con in mano la valigia.

Mi mancherai…

Non ti mancherebbe affatto se rimanessi!

ZITTO!

 

Ema…

 

La luce del sole mi stava accecando.. e sentivo tutte le ossa scricchiolare, quasi a chiedermi “pietà!”.

Alla fine, mi ero addormentato sul divano, nell’invano tentativo di sperare che uscisse dalla sua stanza.

Mi sentivo strano.. come se sapessi già cosa sarebbe successo.

Quella notte era stata tremenda, fino a quando non ebbi sentito qualcosa: probabilmente mi ero immaginato tutto! Avevo sognato una sua mano carezzarmi, sfiorarmi il viso.. e sentii anche un “ti amo”… ma sicuramente era stata la mia fantasia che, in casi estremi, comincia a galoppare come un cavallo al trotto.

-Hey!-

Aprii gli occhi e mi ritrovai Luca, vestito di tutto punto. La mia prima domanda prima di alzarmi fu quella che aveva occupato tutta la mia giornata di ieri.

-Si è alzata?- gli chiesi, sollevandomi da quel divano. Mi sgranchii le gambe e mi avvicinai allo specchio accanto alla finestra! Sembravo un barbone, non solo dagli abiti ma anche dall’espressione che avevo assunto. Assurdo pensare quanto un persona possa cambiare la vita… assurdo pensare quanto avesse cambiato l’ordine dei miei bisogni primari!

Mi accorsi solo un po’ di tempo dopo che Luca non aveva ancora risposto alla mia domanda.

-Luca.. ma Gio..?- cominciai, voltandomi.

Lo guardai e mi accorsi di un’espressione strana sul suo volto.

Non aspettai altro: corsi velocemente lungo il corridoio trovandomi immediatamente davanti alla sua porta; o forse, sarebbe stato opportuno dire quella che era stata la sua porta.

L’aprii cautamente.

Sicuramente, sul mio volto si dipinse l’espressione massima del vuoto. Non c’era niente di suoi: i suoi dolci abiti non erano presenti sulla solita sedia; la sua valigia non era al suo posto. Lei non c’era.

Vidi, poggiata sul letto una lettera, con inciso il mio nome che in quel momento non mi ricordavo fosse veramente mio.

Se n’era andata.

Aveva strappato tutto me stesso… e se n’era andata.

Ricordo che urlai dalla disperazione.

Lei non c’era.

Non era più con me.

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Capitolo 34
*** TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO ***


TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO

Gio…


Nel buio profondo, la mia Mercedes ed io sfrecciavamo silenziosamente come due fuggitivi. Sentivo la strada scivolare e le gomme della macchina stridere sull’asfalto. Non ero propriamente orgogliosa delle mie scelte, nonostante in quel momento pensassi di fare la scelta più giusta.
Avevo i finestrini abbassati e la brezza notturna, agevolata dall’andatura del veicolo, mi scompigliava i capelli che non avevo legato: non l’avrei mai più fatto.
Tutte quelle sensazioni che sentivo in quel momento, solitamente sono sempre ricollegate al senso di libertà.. già, proprio quella che sentivo mi stava abbandonando del tutto.
Più mi allontanavo da Roma, meno mi sentivo libera perché inesorabilmente tutti i nostri ricordi insieme prendevano vita nella mia mente, come se mi pregassero di tornare indietro; lentamente, riprovavo tutte le emozioni provate assieme e tutto quello che riusciva a scatenarmi un suo semplice sguardo… o un suo splendido sorriso.
Ed intanto, nella mia mente, riprendevano vita le parole di Zio Dario che mi aveva detto prima di andare ...

Stavo scendendo le scale, mentre incontrai mio zio che, probabilmente stava uscendo.
-Oh! Ciao piccol… Che stai facendo con le valige?- mi chiese, bloccandosi del tutto davanti a me. Non risposi, ma poggiai la valigia accanto a me e mi buttai di slancio tra le sue braccia.
-Hey, piccolina dello zio! Che c’è?- mi strinse a sé, quasi a infondermi coraggio. Mi staccai da lui e gli dissi:
-Zio.. vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me… davvero, l’ho apprezzato tantissimo. Il fatto è che.. sto partendo. Vado a Moena per un po’ di tempo, ma questo lo sapevi già da quando vi avevo detto che, dopo un mese, sarei andata al nord a trovare una mia amica… però… per una serie di motivi, andrò adesso.-
La sua espressione si trasformò da felice a scioccato, passando per altrettante emozioni. Ci fu un minuto di silenzio.
-E’ stato Ema?- mi chiese, sottovoce. Conosceva bene sia me che suo figlio, da non poter non capire che fosse successo qualcosa tra noi, eppure non volevo creargli guai: per il bene di noi due sarei sparita per un po’; l’avevo scritto anche ad Ema, nella lettera che gli avevo lasciato.
-Sì.. ma non.. non è importante… tornerò…- gli risposi, eludendo qualsiasi aspettativa di sapere altro.
-Se non fosse importante, non te ne andresti, quindi non dirmi bugie, Giorgia… - osservò mio zio, sciogliendo un po’ l’abbraccio per guardarmi in faccia.
Non seppi cosa rispondergli. Forse perché sapevo che aveva ragione…
-Non ho intenzione di decidere sulle tue decisioni, Gio. Sei grande abbastanza per poter scegliere se restare ed affrontare di petto le cose… o fuggire da tutto questo. Io non posso darti consigli: sei tu che devi fare la scelta, anche se, a quanto vedo, l’hai già fatta.-
Le sue parole mi diedero una leggera scossa, ma sapevo che il terremoto sarebbe arrivato in qualche attimo.
-Ti dico solo una cosa: se vai via, non guardare indietro. Ti faresti solo del male, quindi non voltarti.- mi disse, sussurrando.


Quello scossone di parole mi diedero la forza necessaria per prendere in mano le valigie e caricarle in macchina, nel garage.
Lettori, avete ragione a dire che sono stata una vigliacca… tutt’ora lo penso, nonostante siano passati un paio d’anni da quel giorno, ma non c’è giorno in cui io non mi dia della codarda, della coniglia… Mi sono comportata come la peggiore delle perdenti.
Facevo di tutto per non pensarci e di concentrarmi sul mio viaggio fino a Moena: sapevo di non poterci arrivare tutto in una volta, anche perché da fare di notte quel tratto di strada non era mica semplice! Così, decisi che mi sarei fermata a Firenze, dove gli zii avevano un palazzo di loro proprietà e che avevano adibito come hotel a cinque stelle; l’attico, a quanto sapevo, era stato regalato ad Ema come presente per i suoi diciotto anni.
Non avrei mai voluto approfittare dell’ospitalità, ma Firenze era all’incirca lontana da lui… ma, come si sol dire, mi stavo dando la mazza sui piedi andando a dormire proprio nel suo appartamento.
Poi sarei andata tutta in una volta a Moena, dove mi aspettava la nostra casa in montagna… Donata, la mia migliore amica, viveva lì ed infatti ci eravamo conosciute durante la mia prima estate con i miei genitori in Italia, quando avevo circa quattro anni.
Era figlia di alcuni amici dei miei genitori che gestivano un ristorante specializzato in cibi tradizionali del posto; mio padre e suo padre erano soci in questo progetto e, in quel periodo, gli affari stavano andando abbastanza bene.
Inutile dire che Donata, ragazza molto solare e con uno charme da incantare al primo colpo, fu la prima esperienza amorosa di Luca… una storia che non è finita molto bene, dato che i componenti della coppia erano degli egocentrici assurdi e, dopo una lunga litigata, decisero assieme che non si sarebbero mai più rivisti per un bel po’ di tempo.
Luca non era una persona da non mantenere fede alle promesse, però era sempre restio a rinunciare ad un bel viaggio a Moena: nonostante Donata, quei luoghi avevano sempre avuto un considerevole spazio nel suo cuore, come nel mio.
Viaggiavo con la sola convinzione che al mio arrivo avrei trovato Donata ad accogliermi e a sostenermi in quel momento… Avevo bisogno dei suoi consigli per poter ridare fiducia ad Ema.
La notte passava… ma Ema, dalla mia testa, non passava mai.

Ema…

Non c’era.
Lei… Non era qui.
Luca non si era avvicinato per dirmi qualcosa… sicuramente era uscito per lasciarmi crogiolare nella mia stessa disperazione.
Di certo avrà pensato che la colpa sia soltanto mia… Che se sono in questa situazione è perché mi ci sono buttato io stesso.
Non aveva tutti i torti, ma io che ne potevo sapere delle congiure e le trame di Elisa e Claudio?
Tripla pugnalata alle spalle: prima il tuo migliore amico, poi la tua ex-fidanzata… e poi la tua fidanzata! Non c’è due senza tre!
Avevo sfogato la mia disperazione in un urlo che aveva annullato le mie forze; non so come ma mi ritrovai inginocchiato a terra, con le lacrime agli occhi.
Dovevo ammetterlo, non mi era mai capitato di amare una persona così tanto come amavo lei… Nonostante l’amore per i miei genitori che avevano una parte di vitale importanza nella mia vita, lei era riuscita a scombussolare il mio mondo ribaltando qualsiasi mio ordine.
D’altronde… Cosa potevo aspettarmi di meno? Lei non ha fatto altro che capovolgere e stravolgere a suo piacimento ogni mia scelta… da sempre. Da quando non avevo ancora capito che lei era tutto il mio mondo… che era tutto quello che avrei desiderato per il futuro.
Lentamente e ansante, come se i miei anni non fossero venti, ma ottanta, mi misi in piedi e mi avvicinai al letto, leggendo il mio nome sulla busta di quella lettera.
Avevo un accendino nella tasca dei pantaloni… tanto se n’era andata… che bisogno c’era di leggere quella lettera. Sarebbe bastato un semplice gesto e avrei bruciato la lettera in meno di qualche attimo… No.
Nonostante tutto volevo sentire cosa avesse da dire, almeno l’ultima volta, l’amore della mia intera esistenza.
Aprii la lettera e vi trovai all’interno solo un lungo foglio bianco, scritto e ricorretto mille volte, con qualche sbavatura da qualche parte, segno che non era propriamente felice di scrivermela o anche solo di lasciare qualche ricordo del dolore che stava provando.
Presi fiato e cominciai a leggere il contenuto della lettera.

Amore…
Non voglio accusarti di niente… nonostante non sia colpa tua, io non posso accettare questo. Io.. non lo sopporto. Sono gelosa da impazzire, ma il tradimento non lo tollero in nessuna maniera. Io.. vorrei avere un po’ di tempo per poterti perdonare come si deve… Vorrei dedicarmi totalmente a te, nonostante qualcuno abbia osato profanare qualcosa di MIO… Dirai:”Che bisogno c’era di andare via? Avremmo risolto subito e in maniera indolore” Ebbene, ti dico che se ti avessi avuto davanti a me, non so cosa ti avrei detto… probabilmente e sicuramente qualcosa di cui poi mi sarei potuta pentire e pensandoci a menta lucida, non avrei voluto mai insultarti.
Io sono già stata vittima di tradimento e, sebbene sappia perfettamente che tu non sei come gli altri … Ti ricordi quella favola indiana sulla rana e lo scorpione?
Lo scorpione doveva attraversare il fiume, così, non sapendo nuotare, chiese aiuto alla rana, chiedendogli di farlo salire sulla sua schiena e di portarlo dall’altra parte del fiume.
La rana gli rispose:”Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!”
“ Per quale motivo dovrei farlo?” incalzò lo scorpione “Se ti pungo, tu muori ed io annego!”
La rana stette un attimo a pensare e, convintasi della sensatezza dell’obiezione dello scorpione, lo caricò sul dorso e insieme entrarono in acqua. A metà tragitto, la rana sentì un dolore intenso provenire dalla schiena e capì di essere stata punta dallo scorpione.
Mentre entrambi stavano per morire, la rana chiese all’insano ospite il perché del folle gesto.
“ Perché sono uno scorpione…” rispose lui “… è la mia natura” …
Amore… come lo scorpione, io non sono in grado di cambiare ciò che sono.
Tornerò per noi… per riprendere da dove avevamo lasciato.
Ti amo.

Unicamente Tua,
Gio


Era una lettera che, probabilmente non avrei mai capito… Però… non mi ha lasciato perché non mi ama.. Proprio perché mi ama mi sta lasciando qui.
Io.. non ho avuto neanche il tempo di spiegarle niente, quelle parole che le ho detto davanti alla porta a cosa le servono se non mi ha neanche guardato negli occhi?

Mi sedetti per terra… sul balcone, mentre guardavo il sole morire dietro le case di Roma.
Presi una sigaretta dalla tasca dei pantaloni, l'accesi… ed aspettai.

 

 

L’angolo dell’autrice…

Vi ringrazio di cuore per i commenti e per le visite… Le letture di questa storia sono arrivate a 5000 …. Senza contare i lettori che l’hanno messa tra i preferiti che sono 80 e  i lettori che l’hanno messa tra le storie seguite, che sono 43 … Mi rendete felice in ogni momento, anche se leggete e non commentate.. E poi, naturalmente, un grazie particolari a coloro che commentano.. Grazie mille..!!!

Bene.. questo era l’ultimo capitolo di questa storia, ma non preoccupatevi: avevo deciso già da tempo di dividere questa storia in due libri, dato che in uno sarebbe stato troppo lungo (bisogna considerare che con questa storia sono già arrivata alle 100 pagine di Word!!) … E volevo dare una svolta alla storia! Non disperatevi, perché tanto finirà bene.. anzi, più che bene!

Il prossimo capitolo sarà l’epilogo… e poi…

ARRIVERA’ A BREVE LA PARTE MIGLIORE DELLA STORIA DI EMA E GIO IN UNA NUOVA STORIA, che si intitolerà…

 

E poi magari piove…

 

Aspetto naturalmente i vostri commenti!!

Perdonate, mie lettrici, se oggi non posso rispondervi singolarmente e ringraziarvi a dovere…!! Mi rifarò la prossima volta!!

 

BESUCCIOSS***

 

Vostra… Kyryu!!! :D

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Capitolo 35
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Non so quanto tempo passò da quel giorno di metà luglio, da quando l’amore della mia vita mi aveva lasciato con un cuore sanguinante in mano e una lettera… la sua lettera.

Non mi resi conto effettivamente dello scorrere del tempo, nonostante quello scorresse inesorabilmente, come non può fare altrimenti.

Compivo tutte le azioni abituali di qualsiasi persona con un’igiene intima personale alquanto discreta (praticamente mi lavavo e mi cambiavo gli indumenti tutti i giorni e, spesso, più volte al giorno) e tornavo in camera sua.

Non mi muovevo da lì, come se là dentro la sua essenza si sentisse di più, come se la sua presenza si sentisse di più… eppure non c’era.

Io… non riuscivo a capacitarmene.

L’unica cosa che potevo fare era restare seduto lì dentro ed aspettare il suo ritorno, con il cellulare a portata di mano sempre acceso.

Ormai avevo imparato qualsiasi imperfezione del mio I-Phone , causata dalla mia rabbia repressa e quindi, molto spesso, mi ritrovavo a lanciarlo attraverso la stanza, provocandogli qualche graffio… Il perché l’aspettassi per molti potrà sembrare fuori luogo, ma volevo pensare di avere almeno una possibilità con lei.

Intanto, mentre avevo collegato Radio Deejay, passò una canzone… non ricordo bene di chi fosse, so solo che aveva un testo stupendo… e che si rifaceva totalmente alla mia vita… o perlomeno, si rifaceva a quei brandelli di vita che mi erano rimasti in mano.

 

Waiting for your call, I’m sick, call,

I’m angry, call, I’m desperate for your voice.

Listenin’ all the songs you used to sing,

In the car, do you remember “Butterfly” or

“Early Summer”? it’s playing on repeat, just

Like when we would meet…   Like when we would meet..

 

‘Cause I was born.. To tell you “I love you”

And I’m torn.. To do what I have to!

To make you mine and stay with me tonight..

 

….And I’m tired of being all alone

And this solitary moment makes me want to come back home!

And I’m tired of being all alone

And this solitary moment makes me want to come back hone!

 

‘Cause I was born to tell you “I love you”!

And I’m torn.. to do what I have to!

To make you mine and stay with me tonight.

 

Mi sentivo un totale idiota… mai nessuna canzone mi aveva scavato dentro come quella.  Ognuna di quelle parole aveva fatto in modo che io mi sciogliessi in un pianto liberatorio.

Probabilmente avevo bisogno di piangere… non per sentirmi meglio, non per rimangiarmi il senso di colpa che mi doleva nel petto… ma per pregare.

Pregare che lei tornasse.

Pregare che lei tornasse e mi abbracciasse.

Pregare che lei tornasse, mi abbracciasse e mi dicesse che ci sarebbe sempre stata e che non si sarebbe più allontanata neanche per riflettere.

E che mi dicesse che mi amava come l’aria che respirava, come l’amavo io.

Un giorno faceva particolarmente freddo, non so perché, eppure ricordavo fossimo a fine luglio, e mio padre arrivò tutto sparato in camera di Gio, dove ormai vivevo io e urlò come un forsennato, dicendo:

-BASTA COSI’, EMANUELE REALI! BASTA! Non capisci che questa situazione va avanti da quasi CINQUE MESI? Fossero stati cinque giorni, MA CINQUE MESI!!-

Io ero seduto ancora per terra, mentre ormai il sole albeggiava già da un bel pezzo, con una sigaretta in mano; per un attimo mi stupii che fosse passato così tanto tempo… non l’avevo sentito scorrere.

Velocemente, incazzato come una iena, mi si avvicinò e mi prese per il bavero del colletto e mi fece sollevare.

-Basta. Sii uomo e vattela a riprendere! L’hai capito che non puoi continuare in questo stato?- mi chiese mio padre, guardandomi negli occhi.

-Papà… - risposi, mollemente -.. mi ha chiesto tempo… io non posso fare altro che concederglielo, nonostante io non lo possa sopportare… Io.. io..-

Non mi accorsi subito del suo gesto, ma ricordo solo che fece un male cane.

Mi diede uno schiaffo con tutte le sue forze.

Scioccato al massimo, mi portai una mano sulla guancia, guardando mio padre stupito di quel gesto.

Ci guardammo negli occhi e sussurrò:

-Ema… amare significa lasciare libera la persona amata quando lo richiede, ma per questa scemenza pensavo ti saresti messo in macchina dopo neanche qualche minuto! Cosa ci fai qui? Perché non sei lì a riprendertela, aspettando che torni lei? Ema.. sei un uomo! E in quanto tale non puoi aspettare oltre! Hai aspettato abbastanza… e se sarà amore, appena ti vedrà non potrà far altro che saltarti tra le braccia e dirti che ti ama… ma non puoi ridurti per sempre in questo stato. C’è un limite al dolore… ! Và da lei e riprenditela!-

Mi lasciò andare ed uscì dalla stanza, lasciandomi solo.

Quello schiaffo ero stato doloroso, non tanto per la forza con il quale mi era stato scagliato, quanto per l’effetto morale che mi aveva dato; mi aveva totalmente destabilizzato, mandando in frantumi quella bolla di dolore che mi ero costruito attorno.

Aveva ragione, tanta ragione.

Eppure non riuscivo a convincermi del fatto che dovevo andare a cercarla… e poi, come un flash, la prima soluzione che mi era venuta in mente durante i primi gio- mesi era sempre stata la più giusta; questo è perché non sempre riesco ad essere egoista e non ascolto ciò che mi dice la mia mente, ma ascolto sempre quello che vogliono gli altri! Le parole che pensai quel giorni che lessi la lettera, si rifecero vive in me, come se non si fossero mai spostate da lì..!

Io.. non ho avuto neanche il tempo di spiegarle niente, quelle parole che le ho detto davanti alla porta a cosa le servono se non mi ha neanche guardato negli occhi?

Sì… l’avrei trovata e le avrei spiegato tutto: non avrei permesso ancora ad una porta di dividerci mentre le parlavo. Volevo parlarle guardandola negli occhi.

Sussurrare le mie parole di scuse dritte al suo cuore, provando a riparare quelle crepe che avevo causato… così forse avrei anche rigenerato il mio, che mi aveva riconsegnato dopo averlo reso così vulnerabile.

Basta!

Le parole di mio padre mi avevano dato una scossa rinvigorente e mi avevano rimesso in carreggiata.

Mi rimisi in piedi e buttai la sigaretta, ancora intera.

Sarei partito, sarei tornato.

L’avrei resa di nuovo mia.

Per sempre, amore mio.

 

Fine

 

 

To be continued in another new story…!!!

 

L’angolo dell’autrice…

E come potete vedere, siamo alla fine di questa storia, anche se ci sarà il seguito… non preoccupatevi non accadrà niente di male ai nostri piccioncini!! E soprattutto, spero di non scadere nel banale, perché come avevo spiegato alla fine di “Dannatamente Difficile”, solitamente i continui delle storie la maggior parte delle volte, se non sono scritti con cura, perdono fascino e annoiano.

Considerate il seguito come se questa storia non fosse finita… :D

Ringrazio particolarmente chi ha seguito questa storia, sinceramente mi avete stupito, anche perché siete stati in tanti!!

Porca palette, per dire che ho cominciato esattamente un anno fa a scrivere questa storia e che, soprattutto, non sapevo scrivere affatto le storie, non mi aspettavo una tale affluenza sia di letture che di recensioni.

Naturalmente, ringrazio chi l’ha aggiunta tra le preferite, cioè le 80 persone che hanno letto i deliri della mia mente:

 

1 - Ale 93 [Contatta]
2 - Ale Skywalker
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3 - alina81
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4 - AngelG
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5 - antimarella94
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6 - aquizziana
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7 - Auri
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8 - B r o K e n
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9 - bella95
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10 - bersa
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11 - Bijouxer
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12 - bribry85
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13 - cassandra 287
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14 - chica KM
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15 - cla61
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16 - crusade
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17 - EmoGirl91
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18 - EratoMelpomene
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19 - ery_94
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20 - evol
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21 - Fairyire
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22 - ffdipendente
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23 - genny 63
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24 - gingi__devishina
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25 - GioH__xX
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26 - GiuGiu33
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27 - Giu__xX
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28 - grow
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29 - Hiii
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30 - HOLLYWOOD
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31 - IoNonLoSo
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32 - ISAHARA
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33 - kimi
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34 - kira83pc
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35 - kirya
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36 - Kreika
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38 - LaylaFly
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39 - Levsky
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40 - LibertyMagnolia
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41 - lillina913
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42 - lorella
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43 - lucyette
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44 - marcella
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47 - MaryCullen
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48 - Mary___02
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49 - masychan
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50 - meryj
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51 - mimi14
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78 - _HoneY_
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79 - _kiky_
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80 - _sefiri_
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Poi, naturalmente, ringrazio chi l’ha aggiunta tra le seguite e mi ha accompagnato durante questo viaggio durato un anno e due mesi:

 

1 - akane_date [Contatta]
2 - Alexiel Malfoy
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3 - AngelOfLove
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4 - annalisa70
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5 - araba89
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6 - Auri
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7 - BambolaBionda
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19 - ffdipendente
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20 - flavia93
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22 - GIUGGIOLINA1808
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23 - giulietta90
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Ringrazio anche chi ha soltanto letta questa storia senza averla commentata… per me è già un onore che questa storia sia stata soltanto letta.

Last but not least , ci sono le mie commentatrici: mi avete supportato con i vostri commenti e mi avete fatto morir dal ridere con le vostre supposizioni e congetture varie; siete state di grande aiuto anche quando ho avuto qualche blocco (e non sono stati facili da superare)… Grazie di cuore… Non mi aspettavo che questa storia vi sarebbe piaciuta così tanto. Soprattutto, ringrazio TUTTE le commentatrici che nel corso della storia hanno lasciato anche un solo commento: per me è stata una cosa splendida!! Grazie mille!

Questo è il bello di essere autori di una storia: il sapere che qualcuno legge le nostre “opere” e prova le stesse nostre emozioni, magari allo stesso identico modo… è incredibile!

Bene… avevo promesso che avrei ringraziato a dovere le mie commentatrici una per una.. cominciamo!

Bribry85: grazie mille per avermi seguito!! Sono contentissima che ti sia piaciuta la storia, nonostante questo finale… anche se ho come la sensazione che questa parte finale ti sia piaciuta particolarmente! ;) Ci vediamo nell’altra storia!!

Lucyette: grazie anche a te! Lo so, lo so… se riuscirai ad aspettare due settimane, magari arrivo con la nuova storia… Almeno un attimo di pausa me lo concederete, no? :D

Vale728: sono strafelice che la mia immaginazione abbia colpito e affondato il bersaglio!! Nel senso che sono contenta che la storia della rana e lo scorpione sia riuscita a spiegare le motivazioni per la fuga di Gio… Per precisare, la storia l’ho presa dalla canzone degli 883 dell’album GRAZIE MILLE, che si intitola appunto, “La rana e lo scorpione”… Una canzone veramente splendida…!!

Spero che questo epilogo abbia stuzzicato la tua mente, tanto da attendere con impazienza l’epilogo…!! A presto!! :D

Sonietta: grazie mille anche a te… Dopo questo epilogo, avrai capito che Gio non è ancora tornata… chissà cosa la sta trattenendo ….?! Ci vediamo nell’altra storia, che ricordo s’intitolerà:

E poi magari piove…

 

E dopo aver lasciato questa pulce nell’orecchio di qualcuno… vi lascio, continuando a ringraziarvi per avermi seguito!!

A presto!!

 

BESOSSS***

 

Umilmente Vostra, Kyryu!!! :D

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