We Remain

di Romanova
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ghost in the night ***
Capitolo 2: *** Meet the ghost ***
Capitolo 3: *** Who was the ghost? ***
Capitolo 4: *** A ghost that smiles ***
Capitolo 5: *** Ghost under the bombs ***
Capitolo 6: *** Circus Ghost ***
Capitolo 7: *** Ghost changes ***
Capitolo 8: *** Ghost twice ***
Capitolo 9: *** Ghost become a man ***
Capitolo 10: *** Ghost with flowers ***



Capitolo 1
*** Ghost in the night ***



Buongiorno, signore e signori! Prima di tutto voglio ringraziare Colpa delle Stelle per essersela sorbita tutta in anteprima, poi voi che mi sopporterete per 23 pagine di Word!
Ci sono alcune modifiche, come Cinna vivo e altri piccoli dettagli che noterete lungo il corso della storia, definiamole licenze poetiche.
Grazie a chi legge, recensisce o anche solo segna nelle seguite!
Princess ve ama <3.
 
Chiude gli occhi e si rintana in un angolo buio della navicella sperando che la morte o qualcuno di ugualmente pietoso lo raccolgano e rechino sollievo alla sua sofferenza.
Non sa quanto tempo passa dal momento in cui gli si oscura la vista e quando riapre gli occhi, colpiti da un fascio di luce accecante e bianca di un neon, probabilmente dell stessa navicella.
Bene, il che vuol dire che quantomeno è vivo.
Deve capire dove si trova senza farsi prendere dal panico e dall'isteria che lo ha colto prima di finire giù dalla Cornucopia.
Non riesce a percepire gran parte del suo corpo, ma immagina sia normale visto che è finito in mezzo a un Hunger Games e a delle bestie feroci molto innamorate delle sue viscere.
Il respiro gli si ferma in gola quando nota degli aghi piantati nel suo braccio destro che gli iniettano sostanze liquide dal colore strano.
Riconosce solo la Morfamina, l'ha sentita nominare parecchie volte durante l'allenamento prima dei Giochi.
Urla con tutta la forza che il suo fragile corpo è in grado di fornirgli.
La prima a comparire è Katniss, seguita da un uomo biondo che non riconosce e un paio di quelle che suppone essere infermiere visto il camice candido che indossano e la cuffietta che raccoglie i loro capelli.
"Ehy, il ragazzo si è svegliato! " commenta sarcastico l'uomo.
"E'... E' Cato!" Katniss sbarra gli occhi.
Allora si sono sbagliati!
Il cuore le muore in gola, a Capitol City non si sono accorti del mancato decesso del ragazzo probabilmente perchè il localizzatore gli è stato strappato dal braccio dalle belve e si è disattivato perché schiacciato da una delle zampe dei possenti animali.
"Come sei arrivato qui? Che intenzioni hai? Perchè se ti dimostri ostile per più di due secondi sappi che il dosaggio della tua morfamina potrebbe inaspettatamente aumentare" minaccia Haymitch.
Cato fa una fatica immane a parlare: ha le labbra secche, si sente intorpidito e ha la testa pesante più del solito.
"Dobbiamo dargli dell'acqua e sfilargli le flebo, Haymitch!"
L'infermiera fa quanto chiesto dopo un breve cenno del mentore del dodici, che studia il capitolino con comprensibile diffidenza.
La sensazione dell'acqua che scorre lungo la gola è la cosa più piacevole che il ragazzo del due percepisce da molto tempo.
"Immagino di essere riuscito a salire sulla vostra navicella per pura fortuna, visto che da quando sono scappato dall'arena mi sono limitato a vagare: mi sono infilato nel primo luogo che mi ricordava la Cornucopia, nel primo posto che mi pareva familiare" riesce ad articolare faticosamente il giovane tributo: "E non... non ho intenzioni ostili.
Immagino di aver perso una gamba, anche se continuo a sentirla"
Effettivamente è vero: il biondo continua a muovere il moncherino al posto della gamba sinistra come se l'arto fosse ancora lì.
Probabilmente ha sentito talmente tanto dolore e visto talmente tanto sangue che la perdita della gamba in confronto è una passeggiata di salute.
"Ero più che convinta di averti visto cadere" ripete la Everdeen.
"Pare che qualcuno abbia concesso al sottoscritto di sopravv..."un paio di colpi di tosse, si deve necessariamente interrompere:" Sopravvivere".
La mora non è del tutto convinta di quanto il ragazzo (o meglio, quel che ne resta) sia disposto facilmente a dimenticare le bellezze di casa sua e la ricchezza della capitale di Panem.
"Fino a portarti con noi nel distretto 13, pare" brontola il mentore:" Cosa ci garantisce che ci possiamo fidare di te, che nessuno della capitale tenterà mai più di contattarti, di essere tu una persona libera e fedele alla nostra causa? Non possiamo permetterci errori di nessun genere, e di solito preferisco commetterli per difetto piuttosto che per eccesso"ammonisce Abernate con ancora in mano il contagocce della flebo del ragazzo.
"Sono morto" soffia stanco il ventenne:"Sono morto per tutti, senza un posto dove andare, una casa cui fare ritorno o uno scopo: ho passato un anno in una stramaledetta foresta in attesa di una via d'uscita o della morte: mi siete capitati voi"."
Perde di nuovo i sensi, Katnip e Haymitch rimettono la vita del giovane alle mani esperte delle infermiere di bordo, si siedono su un paio di poltroncine, in un angolo appartato della navicella accuratamente ripulita da cimici, microfoni e telecamere di sorta dopo essere stata scelta per essere quella che li avrebbe portati al 13 dopo l'ennesima apparizione della Ghiandaia.
"E' una pazzia tenerlo qui" soffia l'uomo.
"E' una pazzia che sia vivo, oltre che una sofferenza immane per lui: gli mancano una gamba e il viso resterà sfigurato a quel modo per sempre, probabilmente: molti dei suoi organi sono stati parzialmente meccanizzati: è disumano tenere in vita le carcasse".
Abernathy si trova costretto ad annuire:" Però... potrebbe tornarci utile avere qualcuno di invisibile agli occhi tecnologici della capitale"
"Immagino che sia così, per quanto non sia proprio sicura che sia una persona affidabile: sarebbe stato un buon soldato, il governo lo ha distrutto"obietta la mora massaggiandosi le tempie: aver recuperato Cato e come utilizzarlo richiede un'attenta analisi di pro e contro, troppo lunga da fare e sopportare se si accumula al mal di testa una brutta ferita da missione e il sonno per aver aperto gli occhi molto presto quel mattino.
Lei ricorda con precisione il cannone che ha esploso il colpo in aria quando il chip del Tributo finalista numero tre si è disattivato sotto gli occhi indifferenti dei funzionari e degli scienziati esperti nella manipolazione della realtà selezionati apposta per quella manifestazione di crudeltà e potere.
"Ne discuterò con tutti gli altri, poi ti farò sapere una nostra decisione in merito, ora preoccupati unicamente di riposare fino a quando non arriveremo, dolcezza" mormora distrattamente il mentore mentre si avvia verso la sala attigua in cui lo attendono lo stilista Cinna e un'altra decina di persone tutte coinvolte nella ribellione alla capitale, tutta con lo stesso identico obiettivo: distruggere Panem e sovvertire l'ordine costituito.
La ventenne recupera il suo arco e si addormenta su una cuccetta dopo aver augurato la buonanotte anche al prezioso oggetto che si disattiva ubbidendo all'ordine della padrona.
Al loro arrivo al distretto vengono accolti da un boato di gioia: sono tutti sani e salvi e per di più l'incarico è stato un successo come pronosticato dalla televisione che manda continuamente immagini della Ghiandaia e si occupa di montare le strisce video che poi disturbano le trasmissioni di Capitol, troppo vulnerabili agli attacchi degli informatici del tredici.
 

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Capitolo 2
*** Meet the ghost ***


Katniss si trascina stancamente verso il suo appartamento e si fa identificare facendo passare la striscia del suo braccialetto sul lettore.
E' tornata alla base e al suo adorato letto.
Ormai ha completamente rimosso ogni pensiero, saluta Gale con un mezzo sbadiglio, bacia frettolosamente sua madre e la sorella che vede ormai raramente per poi tentare di sdraiarsi sul letto.
Occupato.
Vorrebbe sbattere la testa contro il muro.
"Togliti".
Nessuna reazione dalla figura sul suo prezioso e vitale materasso.
"Ho bisogno di dormire!Tu cosa ci fai qui fra l'altro?" sbotta la mora irritata e al limite dell'esaurimento.
"Mi hanno fatto entrare, qui!" sibila astioso il biondo mostrando il bracciale malamente allacciato a un polso.
"Cioè ti hanno detto di aspettare qui?"
"Esatto, non sapevo fosse il tuo... alloggio" spiega Cato stendendo la protesi sul materasso.
"Sei stato qui per più di cinque ore? Mia madre e mia sorella..." ribatte Everdeen notando l ‘improvvisa assenza delle due.
“Non hanno protestato troppo, visti i certificati dei pezzi grossi”
Il braccialetto si fa sentire informandoli che ormai è ora di cena.
Si dirigono in mensa e consumano un rapido pasto le cui dosi sono centellinate e calcolate senza eccedere di un milligrammo rispetto al loro fabbisogno.
Cato nota senza troppo sforzo la fronte corrucciata della mora, ma si rifiuta di proferire parola e termina la cena e poi ritorna da dove è venuto occupando il letto.
Quando ritorna anche Katniss ha una faccia piuttosto scura.
“Non proferire parola” ringhia la Ragazza in Fiamme.
Il ragazzo alza le spalle.
“Starai qui”.
La ventenne si butta sul letto ignorandolo.
Dopo un po’ di silenzio si sente uno sbuffo che chiunque potrebbe scambiare per il ringhio di un leone.
“NON HAI NIENTE DA DIRE?” scatta Kat irritata dal silenzio.
“Mi hai detto di non proferire parola, quando qualcuno mi minaccia con quel tono… “
“Mia madre non tornerà prima di domani!”
Quanto parla?
“Mi hai preso per il tuo diario segreto?”domanda Cato ghignando mellifluamente.
Un altro sibilo di frustrazione.
Katniss resta con gli occhi persi a studiare il soffitto per un bel po’.
Si lascia sfuggire un sospiro.
“Sembri diverso da quello dell’Arena… hai persino dell’umorismo”.
“E tu un filo di isteria in più di quanto mi aspettassi”
La botta che il massiccio biondo si prende gli mozza il fiato per un secondo.
E’ muscolosa per essere una ragazza ed è forte, senza contare che le diverse missioni di cui ha sentito parlare devono averla irrobustita parecchio.
Lui sembra ancora parecchio fragile, sta recuperando (per quel che può) con una lentezza esasperante.
Toh, adesso fa l’offesa.
Si è voltata e pare sia intenzionata ad addormentarsi a giudicare dal ritmo cui si sta regolarizzando il suo respiro.
Decide che forse anche lui nonostante i dolori può chiudere gli occhi sino alla mattina successiva.
A svegliarli è lo strillo di Primrose.
La piccola paperella bionda è cresciuta: si è fatta una quattordicenne alta, dai lunghi capelli biondi e la pelle color porcellana che aiuta la gente che ritorna ferita al distretto.
Ha tanto talento, ma di certe cose in una famiglia di minatori c’è poco tempo per discutere, senza contare che non ha mai avuto nemmeno una cotta, quindi perché nominarle?
“Prim, non è come sembra…”
“Mamma, Cat si porta i ragazzi in casa!”
La mora si alza esasperata rincorrendo la sorella.
“Mamma, giuro che non è come sembra!”strilla la maggiore.
“Katniss, chi è questo ragazzo?”domanda severamente la signora Everdeen mentre si prepara un caffè annacquato per combattere il sonno in vista del turno successivo in infermeria: ha solo un’ora di pausa, non recupererebbe nulla del sonno perduto a causa dei suoi pazienti quindi tanto vale tenersi svegli.
Chiaramente le condizioni di Cato non sono rassicuranti: la sua faccia è un collage di cicatrici, ha una protesi al posto della gamba sinistra e altre ferite in via di guarigione qua e là a dipingergli la pelle come se fossero schizzi sfuggiti al pennello di un artista distratto.
“Cato”
“Eh?”
“Si chiama Cato, è stato classificato come fantasma e resterà con noi a tempo indeterminato”.
Preferisce omettere il dettaglio che ha preso parte alla sua stessa edizione degli Hunger Games.
Come se il problema fossero i numeri.
“Mamma, quello l’ho visto nell’Arena!”
Maledetta la memoria di Prim.
“Sì, ma ormai è qui e qui resterà: non è pericoloso, hanno detto!” conclude la mora voltandosi verso il diretto interessato che pare divertirsi un mondo ad assistere a quel dibattito.
“E’ sicuro? Non cercherà di ucciderci?” chiede la piccola
“Mamma, ce l’hanno assegnato dall’amministrazione! Fai finta che… non so, sia un orfano o qualcosa del genere”sbotta Katniss esasperata dal prolungarsi del discorso.
“Sei un orfano, ragazzo?”
“Più o meno, sono un.. . come mi ha chiamato Miss Autocontrollo? Oh, giusto: fantasma!”
La faccia di Catnip è imperdibile, anche se per prudenza gli rifila un gran bel calcio sul ginocchio ancora sano.
“Sei fastidioso, chiederò di farti spostare, possibilmente nella spazzatura”.
“Se l’han chiesto dai piani alti possiamo farci poco, tesoro. Dai, vai a farti una doccia” mormora la donna che per tanti anni ha visto la figlia con molte espressioni in viso: gioia, pianto, rabbia, determinazione, stanchezza, dolore.
“Ragazzo, fammi un favore”
Il ventenne studia la donna in attesa di una sua risposta: gli chiederà di andarsene? Lo butteranno fuori anche dal 13?
Deglutisce mostrando per un attimo la propria incertezza sotto lo sguardo severo di una madre, quello che lui non vedrà più.
“Continua a far divertire mia figlia” dice buttando giù il caffè e uscendo per perdersi poi nell’immensità dei cunicoli del distretto per tornare al lavoro con al seguito la figlia minore.
Cato è comprensibilmente perplesso e resta in silenzio sino al ritorno di Katniss che indossa un pigiama e ha i capelli ancora un po’ umidi raccolti in una treccia disordinata.
Lo fulmina coi grandi occhi chiari.
“Posso avere l’ardire di domandare un posto sul suo materasso, Ghiandaia?” chiede falsamente servizievole e mieloso.
“Mi stai chiedendo di dormire appiccicata a un tizio semisconosciuto che ha tentato di uccidermi?”
“E ti ha implorato a sua volta di ucciderlo, sì”
“Cosa ne pensa mia madre? E mia sorella?”
Il biondo alza gli occhi al cielo, un po’ seccato e un po’ divertito dall’insistenza della sua coinquilina.
“Pensano che dovrei restare qui, soprattutto tua madre! Ora possiamo dormire?”
La mora si leva la soddisfazione di pizzicargli una guancia con forza prima di accoccolarsi di fianco a lui, come succedeva con Peeta.
Quando le torna in mente quel dettaglio, si scosta.
“Lo facevi col ragazzo del pane?”
“Mi voleva bene”
“Eravate amici”
“Puoi ben dirlo”
“Girati”dice lui non capendo nemmeno il motivo per cui sta facendo l’amicone a quel modo.
Forse è perché quella è tutto ciò che gli resta da paragonare a una famiglia.
Forse perché quelle quattro pareti sono tutto quello che gli resta da chiamare casa.
Le tiene solo la mano mentre lei appoggia il capo sulla sua spalla ancora lesionata strappandogli un gemito di dolore.
“Perché…”
“Non solo quelli degli ultimi distretti hanno paura prima di presentarsi davanti alla morte”.
Giusto, la morte.
La Ghiandaia s’addormenta domandandosi come abbia fatto a finire fra le braccia di uno dei ragazzi che fino a pochi mesi prima l’avrebbe uccisa senza pensarci due volte e ora è più protesi e metallo che carne e sangue.
Innocuo e soprattutto indifeso, privo di un’identità e di una missione.
L’istinto le suggerisce che almeno per quella notte può dormire lasciando che sia il suo inconscio a riportarle alla mente immagini di Peeta e Gale, è troppo stanca persino per quelle rievocazioni malsane.
Quando il bracciale elettronico la sveglia ricordandole gli impegni della giornata nota che Cato è probabilmente già uscito.
Sul tavolino della cucina c’è un biglietto di sua madre.
“Tesoro, ti auguro una buona giornata, il tuo amico è uscito molto presto questa mattina perché ha detto che gli hanno assegnato un incarico da bibliotecario e poi ha della fisioterapia da fare e io e Rose abbiamo un turno extra.
Mamma”
Terminata la lettura lo tira nel cestino, si veste e esce direttamente per allenarsi.
E’ preoccupata, troppe cose in Cato la inducono ad abbassare la guardia e allentare la tensione con troppa facilità: ha una missione e non può permettersi sbagli.
Eppure quando sei così giovane, quando sei in un’età così particolare, la solitudine e l’abbandono a sé stessi ogni tanto si fanno sentire.
Probabilmente il suo ex avversario è bravo a comparire in quei particolari momenti di fragilità.
Trova Haymitch che pare stranamente sobrio.
“So che han dato all’armadio biondo un lavoro”
In risposta l’ex mentore riceve solo un mugugno poco convinto.
“Dolcezza, starei parlando con te! Oggi comunque dovrai comparire come di consueto per lanciare il tuo messaggio, ma… dal tuo distretto”.
Il fiato si ferma nella gola della ragazza: tornare a casa? Nel suo distretto raso al suolo dalle bombe incendiarie?
Per rivedere i cadaveri, la polvere e le macerie?
Si fa forza e dopo un respiro profondo fa un breve cenno di conferma.
“Vado da Cinna perché mi prepari” afferma senza dare ad Abernathy il tempo di formulare una risposta.
Quando lo stilista la vede ne nota subito il cambiamento.
 

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Capitolo 3
*** Who was the ghost? ***


Ringrazio di cuore  Lele_Maino per aver aggiunto la storia fra le seguite: non so chi tu sia, ma sappi che tvb!
 

“Ehy, va tutto bene?”
“No, ma non posso permettermi di pensarlo” brontola solo la Everdeen mentre viene truccata e vestita sotto gli occhi dell’uomo dalla pelle scura.
“Dopo questa comparsa ti prenderai una pausa restando a completare il tuo addestramento presso l’esercito del distretto, così avrai tempo di riprenderti un attimo”.
La mora annuisce: sa benissimo che non sarà una vera pausa, ma avrà bisogno di pensare a qualcosa di differente dalle immagini che sa bene la tormenteranno dopo quella visita.
Ha imparato a conoscersi.
Quando arrivano ai giacimenti minerari il paesaggio è desolante: la cenere impregna l’aria ed è depositata praticamente ovunque, l’esalazione dei cadaveri si sente ancora nell’atmosfera insieme alla puzza di bruciato, quasi tutti gli edifici sono stati ridotti a cumuli di macerie e si notano tutti i segni di una fuga precipitosa: oggetti abbandonati qua e là, cibo ormai marcito per le strade, utensili agli angoli delle vie, le poche biciclette depositate dove capitava come scheletri di grossi animali anticati dalla ruggine e dal fuoco precipitato dal cielo.
La rabbia le fa contrarre una mano tanto forte che le unghie conficcate nel palmo le squarciano la pelle.
Si aggira fra le rovine a passo angosciosamente lento, scrutando ogni particolare per tentare di riportarlo alla memoria integro e pulito, per ridare vita ai morti e dignità a tutti coloro che hanno pagato il prezzo più alto della guerra.
Quelli che i generali del tredici e della Capitale si ostinano a chiamare danni collaterali.
Come sono simili in questo: l’umanità è stata rimpiazzata dalla fredda burocrazia dei numeri e delle strategie in entrambi i casi.
L’espressione della Ghiandaia si fa dura come l’acciaio e il suo sguardo diventa di fuoco, ma il suo corpo, quello fragile, umano e imperfetto, si ostina a tremare e sfuggire al suo controllo.
Si deve sedere.
Sente un braccio di Haymitch intorno alla schiena, è una percezione confortante quella del suo mentore accanto a sé.
“Dolcezza, vuoi rientrare?”
“Dobbiamo… devo mostrare questo al mondo, tutti devono sapere… non mi posso tirare indietro” mormora la ventenne con poca convinzione.
Si rialza, le telecamere la seguono mentre compie pochi passi e si ferma nella piazza centrale.
Un passo, un salto, una giravolta e si arrampica sul patibolo.
E’ da lì che vuole lanciare il suo messaggio.
Si posiziona a gambe aperte, come un pirata che comanda una ciurma e impartisce gli ordini dal ponte della nave.
“Voi verrete distrutti con lo stesso fuoco con cui pensavate di averci annientati. Non ci fermerà nulla, chi si oppone a voi muore? Non sperate nemmeno lontanamente che io risparmi anche solo uno di voi! Voi che avete giocato con la vita umana, state per precipitare nel peggiore degli incubi: la realtà.
E’ un buon giorno per morire, quando arrivo io”.
Ridiscende e a telecamere spente si rituffa fra le braccia del suo mentore, che non pronuncia una parola e le infila una mano fra i capelli, sciogliendo l’elaborata acconciatura creata da Portia.
“Torniamo indietro, uhm?”
“Sei sobrio”
“Ancora con questa storia?”
“Sei sempre sbronzo, permettermi di apprezzare le novità…”
Il biondo è visibilmente sollevato nonostante la camicia zuppa di trucco quando sente una risatina provenire dal mucchietto d’ossa rannicchiato contro il suo petto.
Quando Katniss si accascia sul suo letto la sensazione di sollievo nel vedere che mamma e Rosie sono tornate un’altra volta le fa venire voglia di piangere.
Lo fa, poi si concede una doccia e la cena.
Verso le otto Cato fa rivedere il suo bel faccino nell’appartamento: ha l’aria stanca anche lui.
“Com’è andata la fisioterapia?”
“Mi sto rimettendo, signora” mormora distrattamente mentre si lascia cadere su una sedia.
“Ti stanno facendo fare un po’ di stretching mentre ti imbottiscono di antidolorifici, lo credo bene che non è sufficiente” sibila infastidita la donna mentre si china sul ragazzo per esaminarne le condizioni fisiche.
Katniss nota la scena e se ne va di nuovo sul suo letto.
Ha poca voglia di socializzare, ultimamente, specie da quando le notizie che arrivano da Capitol sono sempre peggiori: tutti i distretti sono in rivolta e le rappresaglie di Snow sono sempre più violente, mentre Peeta recupera con una lentezza angosciante.
Non possono ancora vedersi, la vuole ancora uccidere ma la sua resistenza è migliorata.
Un passo avanti.
Tira un pugno contro il muro, si sbuccia le nocche e non ottiene alcuna soddisfazione.
“Ho visto il tuo messaggio mentre ero al lavoro” butta lì il ragazzo del due “E ti diverti a frantumarti le nocche, per caso? Non è un hobby indicato normalmente, figuriamoci poi per chi tira con l’arco”.
Ha notato la mano che viene immediatamente nascosta.
“Ti è piaciuto?”
“Come attrice fai schifo, come essere umano mi piaci un po’ di più”.
Un giudizio schietto e sintetico.
Le tira in avanti la mano e la cosparge di disinfettante strappandole un gemito di dolore.
“Dovresti dormire”
“Lo farei se ci riuscissi, il mio inconscio è ancora convinto che tu sia morto sbranato dagli ibridi e che Peeta sia ancora qui con me”.
“E l’altro ragazzo, quel Gale che ti guarda ogni tanto?”
“Come lo conosci?”
“E’ passato a chiedere un paio di libri oggi e ti ha nominata con una che dalle mostrine che sfoggiava, doveva lavorare ai piani decisamente alti di questa topaia ipertecnologica”.
“Perché ti interessa?”
“Qui c’è sempre poco da fare se non sistemare libri, inserirli in un computer e leggerne”.
“Sei un invalido, ti hanno dato un lavoro adatto a quelle che ritengono le tue capacità” spiega Katniss che non sa ancora come mai non riesce a negare una chiacchierata a quel fantasma molesto e irritante che però, quantomeno, non è mai stato diverso da sé stesso.
Il viso di Cato si rabbuia, ma è un solo istante: per la Everdeen non è difficile comprendere e ricordare quanto fossero importanti per lui le doti fisiche e i muscoli che si è costruito con fatica negli anni per rendere orgogliosa di lui la famiglia.
“Scusa”
“Niente, lascia stare” mormora “Ora dormiamo”.
 

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Capitolo 4
*** A ghost that smiles ***


Ringrazio: 1)katandheremptiness {nuovi fan, wow! Sono seriamente commossa TOOOT} e 2) Lele_Maino {che segue ancora} , siete la mia gioia <3.
 
“Non voglio dormire, farei solo altri incubi” crolla lei allontanandosi improvvisamente dal letto.
“Io non faccio altro che sognare la mia famiglia, mio fratello maggiore, mia madre, mio padre, il mio gatto”
Ecco, questo è un linguaggio che può capire.
“E… com’erano?”
“Interessati unicamente a mandarmi a scuola perché imparassi ad uccidere in modo eccelso e fossi quello che avrebbe potuto vincere i suoi Giochi senza troppa fatica”.
Si vede che riconoscere una cosa simile gli costa una fatica immane.
“Di solito le madri amano i loro figli” mormora Catnip mantenendosi sempre a distanza.
“Anche la mia mi ama, o almeno ho sempre pensato così” risponde mentre si siede sul materasso.
Ha un tono amaro.
Deluso?
“Vedrai che ti starà aspettando e sarà in ansia per la tua sorte” prova a dire la giovane indossando il pigiama e lasciando cadere senza pensarci troppo l’asciugamano che ha intorno alla vita per potersi vestire.
Cato quando se ne accorge è indeciso se ridere, piangere o godersi lo spettacolo.
“Sei sempre così pudica?”
“Perché…Oh”.
Semplicemente non ci aveva pensato: riprende l’asciugamano e se lo avvolge intorno ai fianchi mentre cerca un paio di mutande.
“Scusami, non ci ho pensato: non pensavo ti desse fastidio”
“Fastidio? Ti prego, continua a irritarmi se questo lo chiami fastidio”.
La ciabatta che si prende in testa la ritiene più che meritata, ma il corpo muscoloso e tonico di Katniss è veramente bello da vedere.
“Vorrei dormire”
“Anche io, accomodati”.
La sistemazione dell’altra sera (ovvero viso contro la spalla di Cato, il suo corpo ben premuto contro quello solido dell’altro) è un’idea che non le dispiace, per quanto la disturbi la facilità con cui si lascia andare davanti a lui.
S’infila sotto le coperte appoggiando il viso contro il cuscino e celando gli occhi alla vista del coinquilino, che si limita ad abbracciarla.
“Sto male”.
E’ una rivelazione fatta a mezza voce per non svegliare nessuno, nemmeno la sua coscienza.
“Posso immaginarlo”.
“Credo di aver bisogno di compagnia”
“E’ per questo che sei senza mutande?”
Nessuna risposta, solo il rumore umido delle labbra di Katniss che gli mordicchiano la pelle della spalla, facendogli accorciare improvvisamente il fiato.
Le loro gambe si allacciano a una velocità impressionante, lei si porta sopra di lui.
“Che…”
“Non lo so, vuoi farlo?”
Sussurri nel buio, un soffio di vento che per un momento fa tremare la fiamma di una candela.
Quando le mani della mora, ormai completamente autonome rispetto al buonsenso arrivano agli indumenti di Cato e glieli sfilano senza pensarci troppo mentre le labbra sono impegnate a mordere, baciare e succhiare quelle del ragazzo, capiscono entrambi che ne hanno bisogno.
Quello che si è formato nell’animo di Cat è un insieme di sensazioni ben diverse da quelle provate con Peeta.
Non era tenerezza, quello era dannatissimo fuoco vivo che le scalda le ossa sino al midollo, le dilata le palpebre, le arrossa le labbra a forza di baci e la spinge a strappare gemiti e altri versi in ogni modo a quello che un tempo ha chiamato acerrimo nemico.
Senza alcun ritegno, nelle vene le scorre fuoco freddo: è una sensazione da donna, non adatta alla bambina che si è lanciata nell’Arena senza nemmeno riflettere.
Quando Cato ribalta seppur con fatica le posizioni cominciando a baciarle il collo e i seni per poi scendere al basso ventre, lei non sente paura o imbarazzo.
Chissà perché.
Le strappa persino un piccolo urlo subito soffocato da una mano che bacia e lecca.
Nel momento in cui la prende il dolore le fa pizzicare gli occhi, le scappa una lacrima.
E’ una lotta, una prova.
Non cede, stringe i denti e asseconda i movimenti del giovane uomo sopra di lei dopo avergli circondato la schiena con le gambe.
Deve restare lì.
E’ necessario restare uniti, è solo il primo passo per ricostruire il nuovo mondo.
Quando sono entrambi soddisfatti e stanchi si separano.
“Grazie”
Le scioglie i nodi fra i capelli, le bacia una guancia.
“Grazie a te, anche se devo dire che non sei molto leggera”
“Sono muscolosa”
“L’ho notato”.
Ha un bel po’ di lividi…
La Ghiandaia ride come non faceva da tempo, sente la testa piacevolmente leggera.
“Forse è meglio che tu vada a vestirti” suggerisce Cato in tono incolore.
Katniss recupera il pigiama e lo indossa frettolosamente, da una mano al ragazzo a rivestirsi e poi si mettono a dormire cercando di non pensare, di dimenticare, cosa che la Ghiandaia stessa si era riproposta di fare.
Fallendo miseramente.
Fortunatamente le mestruazioni arrivano pochi giorni dopo.

 

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Capitolo 5
*** Ghost under the bombs ***


Ringrazio: 1)katandheremptiness {nuovi fan, wow! Sono seriamente commossa TOOOT} e 2) Lele_Maino {che segue ancora} , 3) JackiLoveCatoniss4ever
un nuovo recensore che si aggiunge al/alla fantastico/a 
 
Siete la mia gioia <3.
 
Da quel rapporto, da quell’attimo forse di debolezza, non si sono più rivolti la parola per una settimana.
Lavoro, stanchezza, tensione, guerra senza contare che i rapporti col resto del mondo di Katniss sono notevolmente peggiorati.
Katniss prosegue instancabile il suo compito, senza parlare con nessuno, si limita ormai a pregare in silenzio e a rannicchiarsi contro Cato quando si svegliano, entrambi preda dello stesso incubo, sudati e tremanti nel mezzo della notte.
Non si dicono una parola, nessuno in realtà ne ha mai sentito il bisogno.
Ogni tanto compare solo Ranuncolo a tener loro compagnia, quella maledetta bestiaccia si acciambella in fondo al letto e poi resta a vegliare i due finché non si addormentano o si svegliano a seconda del momento della giornata.
E’ una routine rassicurante, anche se sanno entrambi che non durerà per sempre.
Ogni tanto scambiano due parole, mangiano insieme quando possono e questo però non fa che peggiorare le cose, soprattutto perché, in modo lento e inesorabile, la fine dei giochi si avvicina.
E’ tempo di rivolta.
E Peeta è finalmente in grado di sostenere una conversazione con la Ghiandaia che sia più lunga di un minuto.
Sono cinque, ma sono preziosi.
Il suo amico sta tornando.
Piano, piano, piano ma ce la sta facendo.
Sono giorni faticosi, in cui si aggrappa persino a quella bestiaccia malefica e spelacchiata di Ranuncolo.
E a Cato, che nel frattempo sfoga le sue frustrazioni chiacchierando, in palestra e provando a dare il meglio di sé per quel poco che ha da fare.
Ogni mattina alzarsi dal letto è una fatica, ma ci prova sempre.
Gli capita persino di preparare il caffè per la madre di Katniss, ogni tanto aiuta Prim a sistemare gli strumenti da lavoro e le spiega esattamente su quali testi studiare.
Tanto in quel posto ha un sacco di tempo.
E’ capitato persino che chiamasse la signora Everdeen “mamma”, ma non l’hai mai rivelato alla sua compagna di tragiche nottate.
Un po’ per vergogna, un po’ per paura di un altro tipo di reazione della ragazza.
Temeva un crollo per un episodio apparentemente insignificante, però ha imparato quanto sia territoriale la Ghiandaia.
Territoriale e fiera nel difendere ciò che ritiene suo.
Non vuole farsi vedere debole o frustrato da colei che gli capita sempre più di frequente di chiamare, almeno nella sua testa, “compagna”.
Un giorno come tanti si ritrova in casa con una Prim in lacrime.
“Cos’è successo?”
“E’ morto…” la sente balbettare fra i singhiozzi mentre studia circospetto i vestiti sporchi di sangue di colei che dovrebbe essere poco più di una bambina e ha ormai l’arduo compito di tentare di salvare più vite possibili.
“E’ andato male un intervento?” chiede tentando di suonare il più gentile possibile.
La paperella annuisce e si rifugia fra le sue braccia.
Non c’è la mamma, non c’è mai nessuno…Poi se la sua sorellona si fida di quello strano fantasma allora lo può fare anche lei senza incertezze.
Cato le passa una mano sulla schiena sino a quando la sente calmarsi.
“E’ la prima volta che lo vedi succedere?”
Cenno di diniego.
“Conoscevi la persona morta?”
Le lacrime si fanno sentire inzuppando la sua maglietta e il tremare di PrimRose contro il petto del ragazzo è una conferma più che sufficiente .
“Fatti una doccia mentre io porto in lavanderia i tuoi vestiti, ok? Nel frattempo dovrebbe arrivare anche Katniss…”
A quel nome sul viso della ragazzina ricompare un poco di colore.
“Vi piacete tanto…”mormora.
“Fidati, infilati sotto la doccia e per la cronaca… non so come definire il rapporto fra me e tua sorella, ok?”
“A me pare proprio sia amore, vi ho sentito mentre beh…” a quattordici anni si sente un po’ in imbarazzo a nominare il sesso, è normale.
“Non è solo quello, l’amore”.
“Tu quando dormite insieme le accarezzi i capelli, nascondi le tue lacrime perché scorrano prima le sue, celi la tua rabbia perché si sfoghi prima quella che sente lei, le tieni la mano quando urla nel sonno e quando ti vede sorride con gli occhi: se non è amore…”
“Non può esistere un amore a senso unico, ti pare?”cerca di farla riflettere il biondo che non aveva mai inquadrato il rapporto con la Ghiandaia come qualcosa di tale importanza.
“Non è a senso unico, Katniss è… ecco…”
“Impacciata?” domanda il ventenne.
“No, assolutamente! Ecco, il vostro rapporto e la nostra sicurezza sono le uniche cose che la tengono in piedi! Ormai hai il suo cuore in mano” prosegue l’infermierina fissando dritta negli occhi il ragazzo:”Continua a starle vicino”.
“Lo f…Ciao.”
“Primrose, vai a farti una doccia, io ho bisogno di dormire”.
E’ coperta di sangue da capo a piedi, è ferita e sembra che abbia avuto a che fare con del gas lacrimogeno, a giudicare dal gonfiore degli occhi.
“Ti conviene lavarti, mangiare qualcosa e poi, dopo che tua madre ti avrà medicata, dormire” propone Cato studiando le condizioni della ragazza che inizia a cercare un cambio di vestiti e si lava sotto la doccia, con sua sorella: è troppo stanca per aspettare che la piccola si tolga dalle scatole.
Si mette in pigiama e si butta sul materasso.
Il parlare con le mani del biondo fra i capelli è diventata una situazione consolidata.
Gli parla sussurrando e tentando di ignorare il dolore delle ferite ancora aperte, si sente molto debole eppure ha bisogno di sfogarsi.
Quando conclude il discorso lo sguardo dell’ex-tributo è fosco.
La situazione è difficile.
“Andrà bene, ormai manca poco, giusto?”
Le accarezza un fianco.
“Non voglio morire”
“Non succederà”
“Mi leggi un libro?”
Il primo che gli capita sotto mano dalla sua mensola è un manuale illustrato degli animali marini.
“Sei davvero interessata a sapere quanti tipi di plancton ci sono al mondo?”chiede Cato sorridendo.
“Non ho mai visto il mare”.
Katniss si porta vicino a Cato e tenendo la testa appoggiata su un suo braccio, possono sfogliare il libro insieme.
“Il mare è un bel posto, sai?”butta lì il biondo.
"Mi piacerebbe andarci, un giorno, quando tutto sarà finito".
"Con Mellark?"
"Con Mellark..."
Con te, ma dirlo non è facile, non ancora.
C'è troppa confusione nella testa della Ghiandaia, che , abbandonata a sè stessa ha solo Cato e sua madre su cui contare.
E con la voce del biondo in sottofondo, così simile al risucchio del mare quando ritorna indietro sulla sabbia, si addormenta.
Quando Katniss riapre gli occhi le pareti dell’alloggio tremano.

 

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Capitolo 6
*** Circus Ghost ***


~~Ringrazio: 1)katandheremptiness {nuovi fan, wow! Sono seriamente commossa TOOOT} e 2) Lele_Maino {che segue ancora} , 3) JackiLoveCatoniss4ever
 un nuovo recensore che si aggiunge al/alla fantastico/a 
Ali_Wizard_Tribute
~~Scuote l’amico con violenza sino a quando si sveglia.
“Siamo sotto attacco! Muoviti!Ti prego, dobbiamo andarcene!”
Bastano arco, frecce e vedere il biondo superare la porta e seguire la calca per sentirsi più tranquilla e recuperare immediatamente la lucidità.
Nota Prim e la mamma, si accoda a loro.
Pare ci siano tutti quanti.
Rischiano di restare bloccati in una zona poco sicura dei cunicoli sotterranei quando fortunatamente Gale riesce a spostare dei massi che ostruiscono la strada con l’aiuto di Haymitch.
Si fiondano tutti oltre la soglia del rifugio antiatomico.
La confusione regna sovrana: il terreno continua a rombare come il motore di una motocicletta, il fischio delle bombe prosegue impassibile, la gente si affolla in numero sempre maggiore.
Gale e la Ghiandaia ancora in pigiama restano vicini, hanno mamma e Prim.
“Gale…”comincia lei.
“Mi sei mancata in questi giorni, non riusciamo mai a vederci e durante l’addestramento non abbiamo occasioni per parlare…”fa il moro aiutandola ad accomodarsi sul letto uno dei letti a castello assegnati alla famiglia Everdeen.
“Tu stai bene?”domanda la ragazza senza celare la preoccupazione e studiando ogni centimetro del corpo dell’amico in cerca di lesioni.
Gale annuisce rapidamente.
“Sei ferita?”
La ventenne fa un cenno di diniego.
“Tua madre? Devi andare da lei, vi avranno di sicuro assegnato una postazione…” dice la Everdeen con concitazione e torcendosi le maniche del pigiama.
“Sta bene, abbiamo già trovato il nostro posto qui, non preoccuparti! Piuttosto… tu cosa mi racconti?”
“Mia sorella è diventata infermiera come mia madre e poi c’è …”
CATO!DOVE DIAVOLO E’ FINITO?!
Deve fare un respiro profondo e si fa violenza nell’imporsi di star seduta e nell’ordinarsi di guardarsi intorno.
Solo quell’idiota è in grado di farle perdere il controllo a quel modo.
Non può dirglielo.
Se non ne è stato informato non può comunicarglielo.
Il suo sguardo saetta da una parte all’altra del rifugio.
“Sai, i generali continuano a dire che sei migliorata tantissimo…”
“Mi fa piacere, ne va della mia sopravvivenza e della riuscita della missione” riesce a balbettare la mora con scarsa convinzione.
Dov’è?
“Già: ah, ecco! Senti, domani abbiamo tutti una giornata libera, perché non la passiamo insieme come ai vecchi tempi del Prato?” propone Hawthorne.
“C’è… qualcosa…”
E’ soprappensiero, il suo migliore amico lo ha capito subito.
Le sembra di notare una testa bionda e delle orecchie leggermente a sventola.
“Comunque ci vediamo domani, no? Peeta…”
“Peeta ormai è arrivato al massimo di quello che possono fare i medici per lui, gli servono le medicine di Capitol City se vogliamo che ritorni, almeno in parte, fra noi”.
“Grazie… Tu sei diventato un soldato provetto, invece: una macchina da guerra…”
“Mi dispiace per la…”
“Lo so, non ti preoccupare, Gale…”
La testa bionda sta per scomparire nella folla.
“Posso immaginare quale…”
“CATO! CATO, SONO QUI!” lo chiama sbraitando slanciandosi verso di lui.
“Katniss, ma dove stai andando?”
Lo afferra per il polso, il sollievo nel rivederla da parte dell’ex tributo è palese.
Si abbracciano.
“Sei stato assegnato al nostro stesso complesso…”
“Immagino che questi burocrati da quattro soldi si siano di nuovo dimenticati un letto per me…” commenta lui per spezzare la tensione.
La Ghiandaia sorride.
“E anche un pigiama, dovrai continuare a indossare i due che ti ha cucito mia madre…”
“Sono dei meravigliosi tendoni da circo…”
“Cos’è un circo?”domanda la bruna scatenando l’ilarità del ragazzo.
“Beh, è un posto pieno di animali addestrati e acrobati…”
Sotto lo sguardo attonito di Gale si sono rimessi vicino a lui chiacchierando come se nulla fosse.
“Kantip, questo è uno di quelli che han cercato di ucciderti?”
L’interpellata replica:”E’ quasi due anni fa, non è …”
Il pugno che Cato riceve in faccia è veramente ben portato, gli spacca un labbro.
La ventenne si mette fra i due.
“Gale, seriamente! Va tutto bene! Non è ostile ed è sopravvissuto per caso”.
“Lo vedo come ti guarda, Katnip”.
Il biondo nel frattempo si pulisce il sangue con una manica del pigiama.
“Mi stai facendo incazzare, Hawthorne” lo avverte l’altro ragazzo.
“GALE, per favore…”
“Da quanto tu e lui…”
“Non abbiamo una relazione!” nega Katniss.
Poco distante, Primrose distrugge la menzogna che avrebbe potuto evitare il degenero della situazione.
“Mamma… sai che Cato ama Katniss, secondo me? Insomma, sono sempre a letto insieme, lui l’aspetta alzato tutte le sere, lei si confida con lui, si tengono per mano quando hanno gli incubi…”
“Tu… lo ami, Cat?”
“Non conta, voglio che tu eviti di pestarlo e che lui eviti di pestare te!”grida lei.
“Lo ami?”
“Vuoi capire che non importa?”
“Lo ami? Rispondimi, Katniss! Non sei al sicuro con lui!” la scuote per le spalle.
Il calcio che gli centra i testicoli è piuttosto forte, lo costringe ad accasciarsi.
“NON toccarmi!”
“Lui può?”
Una domanda soffocata quando si rialza.
“Tu sei innamorata di …”
“AVRO’ DIRITTO DI FARE LE MIE SCELTE? AMO CATO, CON TUTTA ME STESSA!LASCIATEMI IN PACE, LASCIATEMI LUI!AVRO’ LA POSSIBILTA’ DI AVERE QUALCOSA DI SEMPLICEMENTE MIO, DI PRIVATO DA VIVERE? SONO KATNISS EVERDEEN E AMO UN RAGAZZO! SPARISCI DALLA MIA VISTA!”
Quando Gale si allontana il cuore della giovane è letteralmente in fiamme, gli occhi stanno stillando lacrime su lacrime, ha il fiato corto. Non pensava che avrebbe mai potuto ringhiare contro Gale come uno degli ibridi ha fatto contro Cato.
“Discorso ammirevole, Katniss”
Il pianto della Everdeen contro il petto di Cato, sdraiato sul letto, che la sente tremare contro di lui è qualcosa di straziante.
Le scioglie i nodi fra i capelli usando le mani, le dà un bacio sulle labbra.
Piccolo, indeciso.
E la mora continua a piangere contro il suo petto, sembra che il suono dei suoi singhiozzi possa coprire le bombe che fan tremare la terra.
Si calma, ma ci mette diverso tempo: il suo respiro si fa sempre più regolare, il tremito cessa lentamente mentre l’ex tributo le mormora fra i capelli che va tutto bene, che sarebbe andato tutto bene.
“Tornerò e mi porterai al circo, vero?”sussurra lei ad un certo punto ignorando gli sguardi di sua madre e sua sorella.
Probabilmente sono combattute fra il bisogno di sonno e la preoccupazione.
“Certo che ti porto al circo, poi ti porto anche al mare” risponde lui ignorando la vocina che gli strilla in testa di piantarla di fare lo smielato a quel modo.
Il Cato dell’Arena è morto.
Le accarezza la schiena con una mano, sente i suoi muscoli rilassarsi.
“Quel calcio è stato epico”.
“Di sicuro è stato soddisfacente” conclude la mora non volendo rievocare il grave dolore procurato al suo migliore amico.
Chiaramente il dolore fisico è secondario, lo ha ferito molto profondamente.
“Domani compio ventuno anni e mia madre pensa che io sia morto”.
“Domani vieni ad allenarti con me” propone la ragazza.
“Mi piacerebbe, ma temo i rompipalle di questa topaia non me lo permetterebbero! E poi dove vuoi andare? Han detto che continueranno a bombardarci per giorni…”
“Lo faremo qui” decide improvvisamente la rappresentante dei distretti.
“D’accordo, ora però ci conviene dormire”.
A Katniss piace la bolla che cala intorno quando è con quello strano e lunatico ragazzo: sono solo lui e lei, il mondo si ferma per un minuto.
Si rende conto improvvisamente che sarà da quel minuto che dopo la guerra dovrà ricostruire la sua vita.
Di nuovo.
Eppure non ha paura, stavolta.
Cato le allaccia una fascia di stoffa rossa al polso.
“E’ il regalo di mia sorella quando sono partito per i Giochi, l’ho usata per anni quando avevo bisogno di ricordarmi le cose”.
Una spiegazione credibile, persino dolce a modo suo.
Lo bacia, lo bacia con foga e con bisogno.
Cato risponde e glielo ripete a fior di labbra.
Ti amo.
Ti amo.
Ti amo.
Mentre le divora le labbra, mentre le infila una mano sotto il pigiama ad accarezzarle la schiena e lei si spinge contro di lui strusciando i loro nasi l’uno con l’altro.
Sorride, Katniss.
“Ora so dove voglio tornare”
Di nuovo baci, una carezza e le loro mani che si uniscono.
“Ora so di chi ho bisogno per stare al mondo”
“Ti aspetterò per sempre”
“Per sempre è tanto tempo”
“I fantasmi possono viverlo tutto. Sarò qui” promette Cato.
E Katniss sa che è vero.

 

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Capitolo 7
*** Ghost changes ***



Ringrazio: 
Quelli che hanno aggiunto la mia storia fra i preferiti: 1 - Danilaisapenguin 
2 - JackiLoveCatoniss4ever 
3 - patry88 
Quelli che l'hanno aggiunta alle storie seguite:
1 - BlackandLupin 
2 - katandheremptiness 
3 - Lele_Maino 
4 - Phoenix_aureus 
Per tutti voi ho inserito un po' più carne al fuoco, per ringraziarvi e perché a Natale siamo tutti più buoni e voi siete i miei piccoli speciali tesorini.

Si accoccola contro il suo petto.
Non contano le cicatrici che uno sfoggia, non contano gli arti mancanti o gli organi meccanizzati.
Non importa che qualcuno abbia un compito apparentemente più importante dell’altro, che qualcuno sia un simbolo di una rivoluzione imminente.
Per Cato Katniss è solo Katniss e viceversa, ormai.
S’addormentano per riaprire gli occhi alcune ore più tardi, disturbati dal tremare della terra.
Due giorni dopo i bombardamenti cessano, la Ghiandaia deve partire per la sua ultima missione.
Salutare Gale che l’abbraccia.
Salutare sua madre che sorride tentando di celare le lacrime.
Salutare sua sorella che le promette che non ci sarà ferita che non potrà guarirle.
Il ragazzo biondo dorme ancora sul letto.
Gli regala un bacio a fior di labbra e indossa la sua fascia intorno al braccio.
Pensa che se aprisse gli occhi probabilmente non se ne andrà mai.
Scappa, scappa più rapidamente che può da Haymitch e nel dolce abbraccio della possibilità di morire.
Quando il biondo riapre gli occhi sente sulle labbra il sapore di Catniss e si gira verso sua madre, che annuisce semplicemente.
“Ti ama, ragazzo: non se ne sarebbe mai andata se ti avesse visto sveglio”.
Il ventunenne fa un respiro profondo.
“Possiamo tornare ai livelli superiori, vero?”
“Stanno smistando prima quelli più vicini all’ingresso del rifugio” spiega brevemente la donna “Abbiamo ancora una manciata di minuti prima di dover risalire… C’è qualcosa che vuoi dirmi, immagino”.
“Dobbiamo essere forti per lei, vero? Lei distruggerà Capitol City”.
Quell’abbraccio, quelle labbra secche appoggiate per un secondo sulla fronte, quelle mani forti da lavoratrice.
“Aspettala al dodici, aspettala al villaggio dei vincitori, sappiamo tutti che tornerà lì senza di noi e desidererà solo di ricominciare una nuova vita, conosco la mia bambina”.
“Senza…?”
“Senza me e Prim: non siamo più deboli , da proteggere: le rimani tu, anche se Peeta recuperasse le sue facoltà resterà per sempre chiuso in un istituto e Katniss lo sa bene! Le restate tu e Ranuncolo da amare, siete le uniche cose al mondo che smuovono ancora qualcosa in lei”.
Il commento della cinquantenne davanti a lei è dannatamente esatto.
“Come faremo a sapere quando…”
“Oh, immagino che questi idioti saranno abbastanza narcisisti da trasmettere passo per passo, sino a quando possibile, le mosse della mia bambina: saprai senza dubbio cosa succederà, lo sapremo tutti cosa accadrà con questa maledettissima guerra”.
I commenti di qualcuno che di fame, morte, dolore e lacrime ne hanno visti da sempre.
Parole dure, sincere, schiette.
“Signora? Posso aiutarla a rifare i letti?”
“Non lo sai fare”
“Devo imparare, quando Katniss tornerà non avrà la forza di muovere un muscolo per molto tempo”.
“Sei un ragazzo strano”.
“Sono cambiato”.
“Portala al mare, le piacerà”.
La cosa che addolora una madre significa nuova vita per sua figlia.
Il biondo si ritrova a cercare la mano di quella signora stringendola fra le proprie.
“Aspettiamo, poi tornerò nel dodici e vedremo come … com’è andata”.
“Mamma, ho bisogno di ago e filo chirurgico, in reparto sono finiti”.
“Sai dove cercare, Prim! Comunque fra poco sarà il nostro turno, saprai dove trovarci una volta ricucito quello sfortunato”.
Senza dire altro, la Paperella scompare e i due si ritrovano costretti a percorrere a ritroso il percorso fatto lungo i tunnel sino a risalire al loro vecchio alloggio.
“ATTENZIONE, ATTENZIONE! TUTTI COLORO CONSIDERATI ABILI AL LAVORO DI FATICA SARANNO ASSEGNATI ALLA RICOSTRUZIONE DI QUANTO E’ CROLLATO! TUTTI GLI ALTRI DA DOMANI RIPRENDERANNO I LORO IMPIEGHI CONSUETI. GUARDATE I VOSTRI BRACCIALETTI PER AVERE PIU’ INFORMAZIONI E PER VEDERE ENTRO QUANTO SARA’ DISPONIBILE IL VOSTRO PRECEDENTE ALLOGGIO”.
Una voce sterile ed elettronica che diffonde i comunicati, un po’ come nell’Arena.
La tristezza adombra il viso di Cato, che si rischiara quando vede comparire Prim sporca di sangue.
“Fila in doccia, Jack Lo Squartatore!” le ordina in tono bonario e scherzoso.
Il braccialetto del ventunenne si illumina, sul quadrante compaiono poche righe.
“BIBLIOTECA INAGIBILE, RIASSEGNATO AL REPARTO OSPEDALE, RECUPERO PAZIENTI”.
“Ah, Prim!”
La quindicenne si gira.
“Cosa vuol dire questa scritta?”
La piccola Everdeen studia il quadrante.
“Pare ci sia bisogno di qualcuno che si occupi dei bambini ricoverati, qualcuno deve stargli vicino, aiutarli nel mangiare, nel vestirsi, nel cambiarsi, farli giocare… Queste cose, insomma” spiega sbrigativa l’infermiera mentre si spoglia degli abiti imbrattati di sangue.
“Quando…”
“Subito, ovviamente: mia madre ti farà vedere dov’è l’ospedale del distretto, io vado a fare una doccia”.
Cato resta di nuovo solo.
Lui non ci sa fare coi bambini, specie se piccoli.
Specie se spaventati, soli e affranti quanto lui.
La lontananza da casa, da Katniss, gli trafigge il petto come una freccia di fuoco mozzandogli il fiato.
Quando entra nel reparto si trova davanti uno scenario desolante.
Un bambino di più o meno otto anni si alza dal letto notandolo.
“Ehy, è arrivato un signore! Resti con noi…”
“Sono qui apposta…” spiega Cato accomodandosi sul lettino del piccolo.
“Mi chiamo Cato”.
“Io sono Josh!”strilla entusiasta la creatura nonostante il sondino infilato nel naso.
“Vedrai che uscirai presto di qui, Josh!”tenta di essere incoraggiante.
“Sai, sono giorni che non vedo la mia mamma…”
Il ragazzo si fa attento.
“E… come mai?”
“Hanno detto che è rimasta schiacciata dai grossi sassi caduti dal soffitto e non tornerà mai, ma io l’aspetterò”risponde sorridendo.
Probabilmente s’aspetta d’essere incoraggiato in quel suo comportamento.
“Anche io ho una persona da aspettare, sai?”
Il piccolino lo guarda, curioso.
“La tua mamma?”
“No, la ragazza che salverà questo mondo!”
“Ma allora non è una ragazza, è Superman!”
Il biondo ride contagiando gli altri bambini.
Una piccoletta mingherlina sui dodici anni e dai capelli rossi scatta giù dal suo letto e lo osserva con attenzione.
“Hai le orecchie a sventola!”esclama tirandogliene uno, felice come una pasqua e provocando l’ilarità degli altri.
Cato ride tentando di scrollarselo di dosso.
“Allora, fra poco è ora di pranzo, per cui direi che possiamo metterci comodi e attendere le cuoche “ propone il ventunenne sedendosi di fianco a Josh.
Quando la cuoca entra scodellando minestra, pane integrale e frutta per tutti i demonietti del reparto si fiondano sul pasto senza mostrare la minima esitazione.
Solo un ragazzino sui quindici pare poco interessato al pasto.
Il Fantasma del tredici gli si avvicina.
“Non hai fame?”
Quando il giovane tira fuori le braccia da sotto il lenzuolo nota che gliene manca una.
Si vergogna della sua mutilazione, la cui origine non gli è stata spiegata da nessuno e nessuno si è sprecato a seguirlo nel recupero se non per somministrargli antidolorifici.
Cato sa come ci si sente.
“Ehy…Sei Samuel?” domanda studiando la cartella clinica appesa al letto.
L’interpellato annuisce.
“Io sono Cato: hai visto? Mi hanno messo una mano nuova”
“E perché a me no?”
“I tuoi genitori ne hanno fatto richiesta ai medici?”
“Non… non so dove siano” mormora Sam abbassando lo sguardo.
Il ventunenne si passa le mani fra i capelli respirando forte.
“Facciamo così, provo a parlare con i chirurghi e vediamo cosa riescono a fare, ok? Altrimenti ti insegno io stesso a usare l’altra mano” promette lui.
Il ragazzo pare un po’ rincuorato e decide di cominciare a impugnare il cucchiaio con la sinistra mentre Cato sbuccia la frutta.
Sarebbe stata una giornata piuttosto lunga e deve trovare alla svelta un modo per far trascorrere il pomeriggio ai bambini.
La sua unica fortuna è che in quel reparto hanno tutti quantomeno abbandonato il bavaglino.
Dopo pranzo un riccio coetaneo di Sam propone:” Ci racconti come ti sei fatto quelle cicatrici?”
Le bambine si spaventano subito, ovviamente.
“Ehy. Ehy! EHY!” Lo strillo del biondo riporta l’ordine in reparto, infatti tutte le bambine smettono di piagnucolare per la macabra proposta appena udita.
“Vi racconto io una storia: la storia di una ragazza che non ha mai visto il mare.”
Ecco, ora è sicuro di avere l’attenzione di tutti.
“Le femmine sono noiose, sanno solo farsi salvare!” protesta vivacemente Josh, subito sostenuto da qualche ragazzo un po’ più grande.
“Vedrete che questa storia vi piacerà, ma dovete lasciarmela raccontare! Poi se non vi piace cambieremo racconto” propone Cato tentando di non perdere la pazienza troppo in fretta dato che da qualche parte una ragazzina ha protestato vibratamente dicendo che i maschi sanno solo chiamare la mamma o qualcosa del genere.
“Dicevo, stiamo parlando di una ragazza che non ha mai visto il mare: questa ragazza si chiama Jennifer e viene da un posto in cui il cielo è sempre grigio…”
“Anche quando c’è il sole?”
“Anche quando c’è il sole” quando qualcuno gli domanderà se desidera un figlio, Cato dovrà premurarsi di negare e sottolineare la negazione con un no secco e deciso.
La storia fluisce per almeno dieci minuti grazie alle interruzioni continue dei piccoli ospiti del reparto e qualcuna operata dalle infermiere venute a somministrare pastiglie, cambiare bende e praticare iniezioni.
Quando il ventunenne ha occasione di rientrare presso il suo alloggio è ormai tarda sera, o almeno così dice il suo orologio, dato che la luce del sole non arriva sotto terra e men che meno a un livello così basso.
Prim è ancora in ospedale in pediatria e la madre di Katniss è in infermeria a curare i feriti di guerra.
LA RIVOLUZIONE!
Cato accende la tv con una mossa felina.
 

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Capitolo 8
*** Ghost twice ***



Ringrazio: 
Quelli che hanno aggiunto la mia storia fra i preferiti: 
1 - Danilaisapenguin 
2 - JackiLoveCatoniss4ever 
3 - patry88 
Quelli che l'hanno aggiunta alle storie seguite:
1 - BlackandLupin 
2 - katandheremptiness 
3 - Lele_Maino 
4 - Phoenix_aureus 

 
Le immagini mostrano uno scenario agghiacciante: sangue, fumo, gente che scappa senza una direzione precisa, bombe che cadono dal cielo, PRIMROSE E’ MORTA! Devono averle spostato il turno chiamandola per un’emergenza nella piazza centrale… E Quello cos’è? Un discorso pubblico di Snow, che sputa sangue.
Una freccia, il caos di nuovo e la donna con le mostrine si accascia al suolo.
Punta il telecomando contro lo schermo che si oscura subito e lascia che le sue palpebre calino pesanti a preservarlo dalle atrocità del mondo esterno.
Quando riapre gli occhi scopre che la terza settimana di guerra è iniziata e qualcuno sussurra che siano ormai agli sgoccioli del Regime di Panem.
Una persona che non riconosce benissimo gli dice che Peeta sta cercando qualcuno che gli dia notizie di Katniss.
Si precipita nella zona in cui il ragazzo è recluso tentando di ignorare il mal di testa che gli sfascia le tempie con metodica precisione.
“Mellark…”
Lo spettacolo è desolante.
Il figlio del fornaio ha perso diversi chili, ha una leggera e ispida barba a coprirgli le guance e sembra che non dorma da diversi giorni.
“Cato?”
“Mellark, sì: Katniss è ancora in guerra”.
“Tornerà?”
“Lo sappiamo entrambi che ci riuscirà!” afferma convinto il ventunenne.
“Voglio ancora ucciderla”.
“E’ comprensibile, è una stronza” asserisce l’ex del due.
“Siamo solo amici, immagino”
“ Sei il suo amico più caro, impegnati a tornare anche tu” brontola Cato allontanandosi.
Non gli piacciono i matti.
Non gli piace Mellark da lucido, in quelle condizioni è il fantasma di sé nell’Arena: era un ragazzo molto sveglio, affabile, indubbiamente intelligente e un discreto osservatore.
Si rifugia presso la biblioteca sperando che il lavoro possa aiutarlo a sciogliere la tensione.
Quando si addormenta e poche ore dopo si sveglia scopre che qualcuno gli ha buttato addosso una coperta e gli ha lasciato un pasto caldo sul tavolo.
Si alza di malavoglia e studia il suo braccialetto notando che per una volta dall’ospedale non arrivano segnali e la tele è spenta.
La porta scorrevole si apre e nella stanza si fionda qualcuno che riconosce solo per la puzza di alcool che emana mentre lo afferra per una spalla e lo trascina via con ben poca grazia.
Tenta di ribellarsi a quella presa ferrea agitandosi e mordendo con ben poco risultato.
Viene sbattuto contro un muro e si sente ringhiare:” DOV’è KATNISS?”
Come fa a saperlo lui?
“Cosa dovrei saperne io?”
“Nessuno sa dov’è e tu sei l’ultima persona che l’ha vista prima che sparisse dal tredici da dopo la vittoria.”
Il biondo fa due conti ed effettivamente è il principale sospettato.
“Non ho idea di dove possa essere, Haymitch”.
Deve tentare di calmarlo altrimenti rischia grosso.
“NON SO NULLA DI … AVETE VINTO?!”strilla stupefatto.
“Qui non arrivava la tv, per caso?”
“Siam rimasti al buio per cinque giorni a causa di alcune scosse telluriche… Ma non so quanto sia conveniente cercare Katniss ora: sarà scossa, vulnerabile e avrà bisogno di stare da sola.”
L’uomo respira forte e si passa una mano fra i capelli.
“Ci sono alcune decisioni da prendere, come il ruolo di Katniss in questa vicenda e cosa farà dopo”.
“Posso dirti io che cercherà solo di scomparire: siamo stati tutti sotto i riflettori e vogliamo la pace e la solitudine.”
“Trovala, ragazzo e sparite. Dopo mi prenderò una ciucca colossale”.
“Saluta la signora Everdeen da parte mia e di Katniss.”mormora scomparendo più veloce che gli riesce.
Come eludere le guardie? Come si scappa da una pr… lui non esiste!
Prende un respiro profondo e guardandosi intorno cerca un posto dove togliersi il braccialetto elettronico senza che nessuno possa poi ritrovarlo.
Quel posto è un maledetto labirinto! Gira diversi minuti per assicurarsi di non essere seguito da nessuno e di scegliere un posto in cui nessuno possa recuperare quel dannato oggetto.
Di quanti livelli è già sceso? Si ripete che non importa, ormai lo staranno cercando ( o almeno così immagina data la frequenza con cui il maledetto congegno rumoreggia) per il turno in ospedale, deve muoversi con cautela per celare l’agitazione e il nervosismo che lo spingono a comportarsi in modo innaturale.
Butta il bracciale sotto il getto d’acqua d’un lavandino di un bagno sperando che sia sufficiente per farlo andare in cortocircuito: dai primi crepitii dell’apparecchio avrebbe avuto veramente una quantità esigua di tempo per trovare un ascensore che lo portasse ai piani superiori e quindi al sole.
Durante la corsa continua a guardarsi alle spalle tentando di calmare il proprio respiro.
Svolta diverse volte e prende una qualunque cosa possa portarlo a un livello superiore che sia tunnel, scala, un mezzo meccanico o una parete che può scalare.
E’ tanto che non fa attività fisica se non per fisioterapia, quindi le forze lo abbandonano presto e si trova costretto a fermarsi proprio di fianco al vano di un ascensore in un corridoio vuoto: conta di essere salito di sei/sette livelli, quindi gli resta un bel pezzo di strada da fare.
Si accascia in un angolo per rialzarsi poco dopo, ben deciso a non farsi interrompere da nulla e nessuno.
Durante la risalita cerca di ignorare la fatica e di concentrarsi su dove si può essere rifugiata Katniss e ragiona sulle condizioni in cui potrebbe essere.
Respira profondamente: mancano quattro livelli e poi ci sarà l’aria aperta, forza Cato!
Quello è Mellark? Lo ha seguito? Da quando? Si è perso e per caso è passato davanti al manicomio e dunque si è fatto scoprire? E’ da escludere, perché altrimenti qualcun altro avrebbe notato la sua presenza e lo avrebbe richiamato all’ordine.
Si ferma e si nasconde nell’imboccatura di un corridoio laterale.
Quando Peeta gli passa a fianco lo tira per il bavero della camicia contro il solido muro.
“DA QUANTO MI SEGUI?! TI HA NOTATO QUALCUNO?!” ringhia il biondo tenendo un gomito ben saldo sotto la gola del figlio del fornaio che deglutisce rumorosamente.
“Non… non ci ha notato nessuno” mugola Mellark.
“Sei inaffidabile, Mellark: non posso prendere con me qualcuno soggetto a improvvisi scoppi di violenza”.
“E se continui ad aspettare ti troveranno! Muoviamoci!” strepita Peeta scrollandoselo di dosso.
“Cosa mi garantisce che non tenterai di uccidere Katniss?”
“La tua presenza, ora andiamo”.
Effettivamente poco lontano da loro si sentono dei passi marziali.
Si gettano nell’ascensore sperando di non essere visti e fanno così gli ultimi tre livelli.
La luce solare è accecante, ma il primo a riprendere il controllo è Cato, che trascina Peeta in una forsennata corsa lontano dal luogo da cui sono emersi.
Inizia la corsa contro il tempo e contro gli abissi di solitudine e terrore che potrebbero divorare l'unica persona importante per cui tutti stanno combattendo.
E' ora di salvare Katniss da sè stessa.

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Capitolo 9
*** Ghost become a man ***


A questo capitolo, in teoria ultimo, ho deciso di aggiungere un piccolo bonus che spero vi piacerà come è piaciuto a me scriverlo.
Quelli che hanno aggiunto la mia storia fra i preferiti: 

1 - Danilaisapenguin 
2 - JackiLoveCatoniss4ever 
3 - patry88 
Quelli che l'hanno aggiunta alle storie seguite:
1 - BlackandLupin 
2 - katandheremptiness 
3 - Lele_Maino 
4 - Phoenix_aureus 
Il primo posto di blocco è un angoscia, Mellark comincia a dare segni di nervosismo e bisogna mantenere la calma se si vuole passare dal 13 al 12.
Due giorni di viaggio in mezzo al nulla con l’acqua che scarseggia e arrivano all’undici dove si presentano come amici di Katniss, qualcuno riconosce Cato e vorrebbe aggredirlo, fanno in tempo ad aprirgli un taglio sulla fronte prima che la madre di Rue si faccia avanti e li conduca a casa sua.
Pochi cereali e poca acqua sporca.
Ripartono sotto nubi di cenere.
E’ un pomeriggio di pioggia quello in cui tagliando per il cinque riescono finalmente ad arrivare al primo posto dove potrebbe esserci Katniss: un circo del due.
Un manifesto pubblicizza un esibizione di acrobati, un luna park e una serie di spettacoli con animali provenienti dalla Capitale.
S’infilano sotto il tendone a strisce colorate e attendono che calino le luci e la pista si illumini.
Un trapezista vola nell’aria facendo restare Mellark col fiato sospeso per un secondo, tanto che Cato deve riportarlo alla realtà indicandogli una ragazza dalla lunga treccia fra il pubblico.
Si spostano di un paio di file.
No, è uno sbaglio.
La ragazza è biondissima, lo notano quando si accendono le luci e riprendono ad analizzare gli spettatori in modo febbrile.
Peeta sfila un portafoglio dalla tasca di una signora sin troppo vestita per lo scarno e spigoloso corpo che la natura e il vomito le hanno dato in dono.
Ne estrae un fascio di banconote:”Ne abbiamo bisogno per sopravvivere, sai?”
Riescono a comprarsi dei vestiti puliti e qualcosa da mangiare.
Di dormire non se ne parla proprio sino a quando non propone di seguire la ferrovia fino al quattro.
Ovviamente devono limitarsi a seguire quel percorso e non possono salire sui treni perché sarebbero immediatamente identificati come disertori, ribelli e non supererebbero nessun tipo di controllo effettuato da quel poco che è rimasto delle autorità di frontiera.
Il cinque dicembre Cato e Peeta hanno una barba discretamente lunga e incolta, ma sono nel quattro.
Si sbarbano e ripuliscono come meglio possono e si pagano del pesce di pessima qualità ma innocuo con gli ultimi spiccioli rimasti.
“Questo è l’ultimo posto che possiamo permetterci di visitare”.
“Io torno nel Dodici, grazie per avermi concesso la tua fiducia” mormora Mellark studiando una lunghissima spiaggia riparata in parte da una scogliera.
Sulla sabbia una figura dai lunghi capelli scuri e crespi sta cucinando del pesce su un bel fuocherello senza fumo.
“Torna alla Capitale, quando si sarà ricostruito tutto ti aiuteranno”.
Il biondo annuisce senza però riuscire a nascondere il tremito che lo scuote.
“E’ stato un bel viaggio, ma non mi sento ancora pronto a rivedere Katniss, mi serve tempo”.
“Non ce l’avrei fatta senza di te” gli riconosce il biondo con sincerità.
“E io senza Katniss e lei senza di te: un bel circolo vizioso, eh?” commenta infilandosi le mani nelle tasche e avviandosi nella stessa direzione da cui sono venuti: ha sentito la collera scuoterlo al solo sapere così vicina la Ghiandaia e preferisce starle ancora lontano.
Il suo modo di proteggerla.
Si allontana sotto lo sguardo chiaro di Cato, che nel frattempo si incammina silenziosamente verso la ragazza, che si gira e gli punta contro una freccia.
“Mai prendermi alle spalle. Perché ci hai messo tanto? Alla fine al mare ci sono dovuta andare da sola” brontola lei con tono offeso, risentito e stanco.
“Ho dovuto imparare a rifare i letti, fare fisioterapia, far evadere Peeta, chiedere a un chirurgo di impiantare una mano meccanica a un bambino, raccontare storie di una ragazza che non ha mai visto il mare, consolare tua sorella, salutare tua madre, leggere Platone e Socrate, evadere dal tredici, giocare all’Arena e fare da balia a un’orda di mocciosi.”
La mora alimenta il fuoco senza dire nulla per qualche istante, poi posa gli occhi color del mare sul ragazzo:”Sembra interessante, perché non me lo racconti?” propone Katniss indicando la sabbia al biondo per invitarlo a sedersi.
“Cosa?”
“Chi è Platone”.
“Platone era un filosofo greco che…” attacca il ventunenne accarezzando piano la spalla della ragazza che si assopisce fra il suono dolce delle onde e il respiro del compagno che le accarezza l’orecchio mormorandole sciocchezze su un tizio con la barba e una tunica.
Si svegliano poche ore dopo pieni di sabbia e col fuoco spento.
“Ora dove andremo? Perché sei qui per riportarmi da qualche parte” dice immediatamente la Everdeen aiutando il compagno a rialzarsi.
“Immagino che il Villaggio dei Vincitori del tuo distretto sia il posto più indicato, se desideri ritornare a casa”.
“Solo se ci verrai anche tu!” ribatte immediatamente la mora.
Il biondo annuisce:” E secondo te per quale assurdo motivo sono venuto a cercarti evadendo dal distretto, rubando e barattando insieme a Peeta Mellark?”
A quelle parole Catnip trasalisce:”Peeta è qui?”
“Stava per avere un attacco e ha preferito non salutarti, ma mi ha accompagnato fino a questa spiaggia e ora ha deciso di andare a Capitol per curarsi”.
Lo sguardo di Katniss si spegne improvvisamente, non c’è più nulla di gioioso nei suoi occhi.
“Non lo rivedrò mai più” mormora distrattamente, ora apatica e distante dal mondo“Non rivedrò mai più il mio migliore amico, Gale si sarà rifatto una vita, ho letto di Primrose e… Haymitch?”
Il ragazzo si prende un attimo per riflettere.
“Allora, ricapitoliamo: di Hawthorne non ho notizie, per Primorse non ha potuto fare niente nessuno, le bombe l’hanno presa in pieno e Abernathy è vivo, sbronzo e depresso al tuo Villaggio dopo essere stato assunto dalla Capitale per selezionare i Tributi di un’ultima edizione dei Giochi, l’ho letto su un giornale che ho trovato per strada”.
tenuto compagnia a tutti sino all’ultimo giorno disponibile, sino all’ultimo respiro con cui si era impegnata a dare tutta sé stessa per gli altri ed è stata ripagata nel modo peggiore da un sistema crudele.
Alla ventenne serve qualche minuto per assimilare le informazioni e produrre una reazione emotiva che si sviluppasse oltre lo scoppiare in singhiozzi isterici contro la spalla dell’altro.
Del suo compagno.
Di Cato.
Trema visibilmente e i singulti le squassano il petto, non si era concessa di piangere sino a quel momento, per nulla e per nessuno durante la ribellione, e così il suo coetaneo, che sfoga senza troppi timori le sue angosce nelle lacrime che finiscono per inumidire i capelli della Ghiandaia, che ha la testa appoggiata contro il suo petto e seduta fra le sue gambe aperte, stretta nel suo abbraccio sincero.
Per qualche minuto nessuno sente il bisogno di dire o fare nulla di diverso mentre i raggi del sole iniziano a elargire tepore alla loro pelle.
Katniss lo bacia e gli lega al polso la fascia rosso fiamma che gli ha regalato.
E’ bello sentire che le labbra di Cato, seppur screpolate, piene di tagli e con la cicatrice del pugno di Gale sono lì per lei.
E’ bello, per il ragazzo fantasma, sapere che la Ragazza in Fiamme è solo Katniss, che lo ama, che non è morta (ma lui lo sapeva, lo SAPEVA!) e che le sue mani rovinate dal tiro con l’arco siano fra i suoi capelli e i suoi occhi brillino per lui, seppur di quello che ora è solo un fuocherello.
E’ fondamentale per entrambi scoprire che alla fine non sono mai stati tanto lontani e che forse, da quel momento, possono ricominciare a vivere.
Insieme.
In pace.
Per sempre, da quel momento.

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Capitolo 10
*** Ghost with flowers ***


Voglio innanzitutto ringraziarvi per essere arrivati alla conclusione di questa travagliata avventura nel violento e distopico mondo di Panem che ha visto per protagonisti i due personaggi più improbabili della storia ma secondo me i più meritevoli.
Voglio ringraziarvi per il vostro sostegno, la Catniss finisce qui ma non finisce qui, ho in lavorazione una nuova longfic su questa coppia che parte però da un what if diverso e spero gradirete.
Grazie a tutti, di cuore, per aver amato questa storia che pensavo non sarebbe mai stata considerata neppure di striscio e voglio lasciarvi con questo microscopico bonus che ricalca un poco il finale del libro .
*Alza le tre dita della mano sinistra*.
Al prossimo giro nell'Arena, tributi di Panem.

E’ fondamentale per entrambi scoprire che alla fine non sono mai stati tanto lontani e che forse, da quel momento, possono ricominciare a vivere.
Insieme.
In pace.
Per sempre, da quel momento.




“Ehy, Sam!” strilla una donna bruna di ormai trent’anni “Dì ai tuoi fratelli che il pranzo è pronto!”
Un ragazzino allegrissimo, biondo e sporco di terra rientra in casa con un sorriso a trentadue denti.
“EHY! JOSH! MADGE, MAGS! MUOVETE IL CULO O VI MANGIO IO LA PASTA AL SUGO!”
Dal giardino si sente un trapestio, seguito a mugolii di protesta, tonfi e risate.
“No, in doccia ci arrivo prima io!”
“E allora io faccio il bagno!”
“Scordatelo, io sono tuo fratello maggiore e passo prima io!”.
“Mamma, Sam mi ha fregato la vasca!” strilla Madge.
“E io cosa dovrei fare? Su, tiralo fuori se vuoi farti il bagno per prima, sei decisamente abbastanza forte da farlo risponde la donna bruna dal viso ora pieno e il corpo ora senza cicatrici.
“Dovremmo ricordare quello che abbiamo passato” mormora distrattamente Cato abbracciando da dietro la sua compagna e dandole un bacio sul collo.
“Lo facciamo tutti i giorni quando guardiamo negli occhi i nostri figli sapendo che cresceranno liberi di non giocare al nostro stesso gioco” sussurra lei guardando il Prato brillare nei colori del tramonto.
“Penso che questa sia l’unica vita che non merito e che ho la fortuna di avere”
Katniss si volta e gli mette le mani a coppa sulle guance.
“E’ vero, non la meriti, ti spetta di diritto per essere tutto ciò che io non so essere, la meriti, molto semplicemente, per essere venuto a cercarmi sempre e comunque, anche quando nemmeno io mi cercavo più”.
Gli stringe le mani con delicatezza.
“Abbiamo vinto la nostra partita, eh?”
“Sì, decisamente: e domani i bambini aspettano il circo, lo sai!” esclama allegra Catnip baciandolo “E anche io! Mi devi insegnare cosa sono gli elefanti, non ho ancora guardato un libro per saperlo da te” afferma suscitando le risa dell’altro.
“Ovviamente, Ragazza in Fiamme, domani lo scoprirai” mormora sorridendo intrigante “Tanto adesso abbiamo tutti i domani del mondo”.
Katniss vorrebbe piangere, ma per una volta le sue lacrime sarebbero di gioia.
Non avevano avuto più di due figli, si erano presi cura degli orfani rimasti nell'ospedale del tredici con cui Cato aveva lavorato e stavano provando a ricostruire un nuovo futuro e un presente migliore.
Forse come gioco è un po' noioso, ma ci sono giochi molto peggiori a cui giocare.

Grazie a quelli che hanno aggiunto la mia storia fra i preferiti: 
1 - Danilaisapenguin 
2 - JackiLoveCatoniss4ever (a cui va uno speciale abbraccio per il sostegno meraviglioso e il suo calore).
3 - patry88 
Quelli che l'hanno aggiunta alle storie seguite:
1 - BlackandLupin 
2 - katandheremptiness 
3 - Lele_Maino 
4 - Phoenix_aureus 




 

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