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di piumetta8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


"Amanda!"

Un urlo e poi il boato, fragoroso, paralizzante, distruttore. Le braccia di Claudia Joy non erano riuscite ad arrivare a sua figlia nell'estremo tentativo di proteggerla e quel richiamo, quasi una preghiera arrochita, era stato il suo ultimo barlume di coscienza.

Amanda aveva cercato di farsi largo nella calca, di non lasciarsi sopraffare dalla disperazione, di raggiungere sua madre mentre l'attentatore azionava la bomba che avrebbe potuto far saltare in aria tutti loro.

Per una frazione di secondo aveva pensato a suo padre, ad Emmalyn, a Jeremy e la concreta possibilità di non riabbracciarli mai più aveva annientato ogni altra forma di pensiero. Se voleva uscirne viva doveva essere forte, non doveva lasciarsi vincere dal panico.

Doveva raggiungere la mamma e stringersi a lei perché solo insieme ce l'avrebbero fatta. Lo sapevano entrambe.


Il generale Holden inarcò la schiena sulla scomoda sedia che gli aveva causato diversi fastidi e dolori alla colonna vertebrale negli ultimi cinque giorni. Lui ed Emmalyn, praticamente, non si erano mai mossi dall'ospedale nonostante Michael avesse ripetuto più volte alla ragazza di concedersi un break, l'avesse quasi implorata di tonare a casa a riposare.

Tutto inutile, lo sapeva. Emmalyn era cocciuta quanto lui e, quando si metteva in testa una cosa, fargli cambiare idea era praticamente impossibile.

A ridestarlo, in quel primo pomeriggio, era stato un lamento proveniente dal letto nel quale Claudia Joy aveva espiato la sua agonia in quei lunghissimi, interminabili, cinque giorni. Timoroso allungò una mano a sfiorare il viso tumefatto e livido della donna che amava e lacrime di sollievo, di gioia iniziarono a scolargli fin nel colletto della camicia.

"Tesoro, tesoro mio! Finalmente sei tornata. Ho avuto così tanta paura di non poterti stringere mai più a me!"

Nonostante fosse dolorante, Claudia Joy allungò una mano come a voler frenare quelle lacrime che Michael mostrava senza ritegno.

"Amanda sta bene?"

Chiese la donna con un filo di voce. Il generale Holden deglutì a vuoto e il suo pianto di sfogo si placò in singulti soffocati.

"Amanda non sta bene. Avrà bisogno di noi per farcela!"

Con uno sforzo quasi sovrumano, Claudia Joy si scoprì del lenzuolo e cercò di mettersi seduta nonostante le proteste del marito.

"Portami da lei!"

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Capitolo 2
*** 2 ***


Erano stati i quattro giorni più difficili per Michael ed Emmalin.

La piccola di casa era diventata, praticamente, donna nelle ventiquattro ore successive all'esplosione nell'Hump Bar. E benché Denise, Pamela e Roxy facessero di tutto per starle vicino, aiutandola anche nelle piccole cose come innaffiare le ortensie di Claudia Joy, arieggiare la casa e rifare i letti, assicurarsi che lei e suo padre consumassero almeno un pasto decente al giorno, Emmalin si sentiva sola.

Non si era mai permessa il lusso di piangere in quei quattro giorni ma quando quella mattina - mentre faceva l'inventario delle camicie da notte fresche per Claudia Joy e spuntava mentalmente una lista di libri che avrebbe potuto leggere per Amanda- fu colta da dolorosi crampi alla pancia si arrese. Crollò in ginocchio sul parquet della stanza matrimoniale dei genitori e singhiozzò, come una bambina, per oltre mezz'ora.

Si era completamente dimenticata di sé, del fatto che in quei giorni le sarebbe venuto il ciclo. E la consapevolezza che i massaggi alla schiena della mamma, le tisane miracolose e le borse di acqua calda che le preparava ogni mese, premurosamente, Amanda questa volta non l'avrebbero confortata l'aveva costretta a confrontarsi con quelle paure che, coraggiosamente, aveva cercato di scacciare fino ad allora.


Michael l'aveva trovata riversa sul pavimento, tremante e con i capelli appiccicati al viso. L'aveva presa in braccio e, dopo averle scostato una ciocca color miele ormai umida, l'aveva adagiata sul letto matrimoniale.

"Stai bene piccola?"

Emmalin aveva annuito automaticamente ma il generale Holden non si era tranquillizzato.

"Perdonaci tesoro. Stiamo pretendendo troppo da te: ti trattiamo tutti come una piccola donnina e, spesso, dimentichiamo che hai solo quindici anni. Perdonami se non ti ho nemmeno chiesto come stavi in questi giorni, Emmalin!"

"Non importa papà. Lo capisco. In fondo nemmeno io sono stata di grande conforto per te."

"Siamo stati travolti da questa tragedia, assorbiti dalla mamma e da Amanda. Facciamo una cosa: oggi andrò da solo in ospedale. Tu resta a casa, riposati."

Puntellando sui gomiti, Emmalin si era tirata su e si era seduta sul copriletto ben dritta.

"Assolutamente no, papà. Io vengo: mai più che in questo momento dobbiamo restare insieme!"

Aveva asserito, dimostrandosi testarda e matura, e poi si era aggrappata alle braccia solide di Michael per rimettersi in piedi e prepararsi ad uscire.

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Capitolo 3
*** 3 ***


"Parlate con lei. Raccontatele. Fatele capire che ci siete. Si dice che l'udito sia l'ultimo senso che si perde e io sono convinta che Amanda possa sentirvi!"

La famiglia Holden si era aggrappata a quell'incoraggiamento di Denise e, durante le ore spese al capezzale di Amanda, le storie di una vita, della loro vita insieme, erano state ripercorse in una sorta di viatico verso la speranza e di rimpianto per quei momenti semplici e felici spesi insieme in quattro.

Claudia Joy aveva sovente ricordato gli episodi dell'infanzia della sua primogenita: il giorno del battesimo, il primo giorno d'asilo...Giorni contraddistinti dalla caparbietà di Amanda nel farcela.

Quella stessa grinta che, certamente, le avrebbe spalancato anche le porte di Harvard. Perché la piccola Holden sarebbe andata all'università, avrebbe completato quei sogni che la madre aveva lasciato a metà per avere lei. Claudia Joy ne era convintissima.

Era questa fiducia che impediva alla donna di crollare eppure era ancora convalescente e, anche se Michael doveva ritrascinarla a letto quasi di peso, aveva bisogno di riposo.

E quando Claudia Joy dormiva era Emmalin a prendere il suo posto al capezzale della sorella.

A differenza di sua madre, che spesso di lasciava andare a discorsi logorroici e sconclusionati o di suo padre che rivolgeva dolci sussurri ad Amanda, Emmalin se ne restava in silenzio.

Le faceva male vedere il corpo straziato di sua sorella fasciato da bende medicanti, quelle ustioni dolorose che, probabilmente, le avrebbero lasciato il segno di cicatrici deturpanti; i lunghi capelli neri tagliati in una zazzera informe, il viso tumefatto .

Aveva persino paura di sfiorarla per timore di darle ulteriori, inutili, sofferenze.

Così stava seduta affianco della ragazza immobile, ora ascoltando il laconico bip-bip delle macchine, ora scoppiando in singhiozzi.

Quella mattina però, era passata ormai una settimana dall'esplosione che aveva stravolto le vite di tutti loro, Emmalin si fece coraggio dopo aver trovato la catenina con in ciondolo a forma di cuore sul cabinet di quella stanza d'ospedale.

Quel medaglione custodiva due foto lillipuziane, lo sapeva benissimo: una raffigurava Michael e Claudia Joy, l'altra Emmalin ed Amanda. Sua sorella lo portava sempre al collo ed era stato il padre a lasciarglielo accanto.

Come spinta da una forza nuova Emmalin allungò la sua mano verso quella della sorella e iniziò a parlare. La sua voce sembrava estranea, lontanissima, tremava un poco ma lei si sforzò di controllarla.

"Ti ricordi quella gita che facemmo tutta la scuola a Capo Cod tanti anni fa? Eravamo bambine: io non avrò avuto più di otto anni ed ero così entusiasta all'idea di vedere le foche ma, soprattutto, di poter correre e giocare con te su quella spiaggia. Sapevo che senza di te non mi sarei divertita così pregai mamma e papà di lasciar venire anche te e mi impuntai dicendo che o saremmo andate insieme o nessuna delle due. E tutte le volte che mi hai portata con te alle feste, al cinema, tutte le notti che abbiamo passato sveglie a raccontarci i nostri piccoli, grandi segreti...Non posso rinunciare a tutto questo. Non ancora. Non posso rinunciare a te. Perciò se sei davvero testarda come dice la mamma, devi svegliarti Amanda . Devi farlo per mamma e per papà...Devi farlo per me..."

Si era curvata sul lenzuolo inondandolo di lacrime finché una mano gentile le aveva accarezzato le spalle scosse dai singulti.

Emmalin si era raddrizzata lentamente finché i suoi occhi umidi e sorpresi avevano incontrato quelli increduli e mortificati di un ragazzo in divisa militare.

"Jeremy..."

Aveva articolato soltanto, poi una stretta flebile, appena percettibile, le aveva riscaldato la mano. Amanda gliel'aveva cinta e ora si guardava intorno con espressione confusa.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Quell'ultimo scampolo d'estate regalava giornate ancora lunghe giornate assolate e dal cielo terso. Con un tempo così bello Michael avrebbe solo voluto caricare le sue donne in auto e portarle al mare.

Come quado le sue figlie erano piccole e si divertivano a costruire castelli di sabbia insieme a lui o a sguazzare, instancabili, in acqua assieme alla loro mamma. Poi, con i loro lunghi capelli ancora bagnati e con la sabbia che si appiccicava ai vestiti, le bambine saltellavano sul lungomare con i loro coni a tre gusti mentre lui e Claudia Joy si scambiavano, furtivi, un bacio mentre i loro gelati si scioglievano sulle dita.

Erano ricordi di giorni di vacanza perfetti, giorni di cui il generale Holden sentiva una tremenda nostalgia.

Nella normalità, in un universo alternativo, a quest'ora sarebbe stato alla Base Militare, magari attaccato al telefono a parlare con Claudia Joy, a pianificare l'iscrizione di Amanda ad Harvard, a gestire insieme la sindrome del nido vuoto che avrebbe lasciato quella figlia maggiore che andava a studiare lontano; ad organizzare gli incontri di hockey di Emmalin...

Invece si trovava seduto su una panchina del giardino dell'ospedale, con le maniche della camicia rimboccate sopra i gomiti per combattere la calura, a chiedersi cosa sarebbe successo ora.

Amanda, finalmente, si era svegliata ma non aveva ancora parlato. Nonostante ciò i medici si dicevano fiduciosi circa un completo recupero fisico della ragazza.

Michael, però, temeva che la figlia non si sarebbe mai ripresa dallo shock di quell'attentato. Dall'essersi salvata dalla morte per un pelo.

Era impegnato in questi torbidi pensieri quando un'ombra si avvicinò. Levò gli occhi per incrociare quelli di Jeremy Sherwood.

Il realtà il sottoposto tendeva a tenere lo sguardo basso ma se aveva avvicinato il generale era perché voleva dirgli qualcosa di davvero importante.

"Soldato Sherwood quando riparte l'Iraq?"

Chiese Michael con quel tono professionale che, in qualche modo, faceva sentire Jeremy grande e rispettato.

"Volevo parlarle giusto di questo signore. Vorrei prendermi un periodo di pausa, un congedo."

"Perché se mi è lecito chiedere?"

Jeremy indicò lo spazio vuoto accanto al generale Holden e questi lo invitò a sederglisi accanto.

"Generale Holden lei ha fatto le veci di mio padre quando lui era lontano. So di aver avuto un comportamento deplorevole quando ho scaricato le mie frustrazioni su mia madre e il fatto di averla picchiata è qualcosa di cui mi vergognerò per il resto della mia vita. Capisco anche che lei e la signora Holden non vedeste di buon occhio la tenera amicizia che era nata tra me e Amanda..."

Michael ascoltava senza interrompere. In fondo solo poche settimane prima Amanda era scappata di nascosto proprio per incontrare Jeremy un'ultima volta, per dirgli addio.

"Probabilmente lei non mi vorrà accanto a sua figlia, generale Holden, ma sarò costretto a disobbedire a quest'ordine. Io amo ancora sua figlia e le resterò accanto, che lei e la signora Holden vogliate o meno!"

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Capitolo 5
*** 5 ***


Per giorni Amanda era rimasta in quella sorta di pozzo senza fondo, con lo sguardo assente e un'espressione vuota sul viso.

I suoi genitori ed Emmalyn ne erano stati allarmati, intristiti, delusi ma non avevano mollato. Con tenacia avevano continuato a starle accanto, a ripetere, con metodico scrupolo, le terapie indicate dai medici, a parlare con lei, a leggere con lei, a sfiorarla appena (quando avrebbero voluto stringerla forte, forte, se solo il suo corpo non fosse stato sofferente) per farle capire che loro c'erano. Che non l'avrebbero lasciata.

Amanda mandava loro lievi segnali d'intesa. Un'occhiata appena accennata, un vago sorriso che non raggiungeva gli occhi, un sussurro incomprensibile che la sua famiglia cercava di farsi bastare.

Jeremy, però, non era disposto ad accontentarsi. Sapeva benissimo che Amanda poteva dare di più e, dopo lo stringato consenso ottenuto da Michael, nel tempo che gli era concesso di passare al capezzale della ragazza che aveva amato, e che amava ancora, le parlava, insisteva, la accarezzava e la spronava.

"Questa non sei tu Amanda. La mia Amanda non si sarebbe mai lasciata andare a questo modo, non si sarebbe arresa senza lottare!"


Due lacrime tonde avevano pizzicato gli occhi della ragazza per poi scivolare sul viso escoriato e lasciare una bruciante scia di dolore.

"Portami davanti allo specchio, Jeremy!"

Erano le sue prime parole di senso compiuto. Il primo cenno di ritorno alla vita da parte di Amanda.

Jeremy cercò la sua vestaglia e l'aiutò ad infilarsela sopra l'ampio camicione, nonostante le smorfie di dolore di lei.

Le porse la mano e, cingendole la vita, l'aiutò a mettersi in piedi. La testa le girava e, per non cadere, Amanda si aggrappò a Jeremy facendosi trascinare da lui, praticamente a peso morto.

Quando furono vicinissimi al bagno interno, il ragazzo si fermò.

"Sei sicura?"

Un fiotto di sconcerto e terrore per quello che avrebbe potuto veder riflesso bloccò Amanda. Poteva ancora tornarsene a letto ed evitarsi quell'ulteriore sofferenza.

Con le mani lese si arpionò al petto ampio e solido di Jeremy.

"Andiamo avanti!"

Nemmeno nei suoi incubi peggiori sarebbe stata preparata a quell'immagine spettrale e deturpata. A quei segni che l'abbruttivano e che le avrebbero lasciato cicatrici indelebili.

Vacillò, staccandosi da Jeremy, e prima che potesse crollare tra il pavimento lui la riprese tra le sue braccia forti e sicure.

"Quella non sono io Jeremy. Non sono io!"

Ripeteva con il corpo stravolto dai singhiozzi. Jeremy le passò una mano fredda sulla gota.

"Sei tu Amanda. E sei bellissima!"

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Capitolo 6
*** 6 ***


Si erano date tutte un gran daffare a rendere accogliente casa Holden per il ritorno di Amanda: Claudia Joy aveva dato carta libera a Denise e la signora Sharwood, insieme alle altre mogli, non avevano trascurato nulla.

C'era uno striscione di ben tornato a casa per la ragazza, deliziosi manicaretti che Roxi e Pamela avevano cucinato per tutto il giorno prima, peluche e morbidi plaid per conciliare i riposi di Amanda.

Dell'acquisto di romanzi da leggere, di cd nuovi e di rendere confortevole la sua stanza si era voluta occupare, personalmente, Emmalin.


Claudia Joy non aveva resistito ed era corsa ad acquistare un vestitino nuovo per la sua bambina. Per farla sentire speciale.

Aveva aiutato Amanda ad indossarlo, cercando di ignorare le smorfie di dolore della ragazza ad ogni movimento e quell'espressione contrita e di disappunto quando si era resa conto che il vestitino non le copriva appieno le braccia e il collo dove erano ancora visibili i segni delle bruciature.

Amanda aveva afferrato una grande stola e se l'era avvolta attorno al busto.

"Sono pronta!"

Aveva detto con un sorriso falso, uscendo dalla clinica a braccetto dei suoi genitori.


Si era sforzata di essere la solita Amanda, la ragazza espansiva e cordiale di sempre durante la piccola festa che avevano organizzato per lei. In realtà non vedeva l'ora di mettere fine a quella pantomima, di restarsene sola e di sfogare ciò che aveva davvero nel cuore.

Quando aveva detto di essere troppo stanca, Claudia Joy e Michael non si erano opposti al suo proposito di andare a stendersi un attimo.

Era stata Emmalin a trovarla e a restare basita: Amanda aveva rovesciato sul pavimento tutto l'interno del suo armadio, gli abitini corti, le canottiere, gli shorts e afferrava quegli indumenti con rabbia per poi scaraventarli dappertutto.

"Puoi prenderli tu. A me non servono più...Sono marchiata a vita. Non avrò più la mia vita!"

Si era sfogata, urlando contro la sorella.

Emmalin, aveva varcato di corsa la porta, ritrovandosi accovacciata accanto ad Amanda e aveva lasciato che l'altra vincesse la resistenza e che si abbandonasse al suo abbraccio.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Anche nei momenti insieme, in sprazzi di serenità ritrovata a fatica, la famiglia Holden percepiva di non potersi crogiolarsi appieno.

C'era sempre un'ombra, anche nelle cose belle, un fantasma che impediva soprattutto a Claudia Joy e ad Amanda di tornare ad essere quelle di un tempo.

I progetti di università della ragazza erano stati messi in standby e quell'estate, senza dirlo esplicitamente, tutti i componenti della famiglia avevano deciso di dedicarla al completo recupero di un benessere ancora lontano.


Jeremy passava tutti i pomeriggi. Lui e Amanda si sedevano sul dondolo, in giardino, e tante volte non avevano bisogno di parlare. A lei bastavano quelle braccia forti, annidarsi contro il petto di Jeremy come in un bozzolo protettivo.

Più i giorni passavano, però, più Amanda si sentiva un'egoista a volere il ragazzo tutto per sé. Jeremy aveva ambizioni, aveva una carriera militare da portare avanti e, per quanto doloroso fosse il distacco, doveva convincerlo a ripartire per l'Iraq.

Il solo pensiero che laggiù, tra l'orrore e la guerra, Jeremy andasse a rischiare la vita la faceva impazzire eppure doveva fare un passo indietro, non poteva vincolare per sempre Jeremy a sé.

Un pomeriggio di metà estate era entrata nello studio di Michael fasciata in una larga camiciona ma con l'espressione determinata che aveva rinvigorito il cuore del generale Holden.

"Devi capire cosa vuole davvero Jeremy. Se non riparte soltanto a causa mia allora tu devi fare qualcosa, anche obbligarlo ad adempiere i suoi doveri di soldato, se necessario!"

Amanda aveva snocciolato la sua arringa con determinazione, con le lacrime impigliate tra le ciglia. Suo padre si era alzato dalla scrivania e l'aveva stretta a lungo, sollevato e preoccupato per la caparbia piccola donna che stava tornando.


Era uscita più leggera ma dalla cucina aveva sentito voci sommesse: sua madre, Denise e Roxi stavano parlottando con circospezione.

L'ingresso improvviso di Amanda le aveva fatte sussultare e le tre donne si erano zittite di colpo.

Amanda aveva lanciato loro occhiate interrogative poi, quasi come lo sentisse un compito suo, Roxi le si era avvicinata e le aveva poggiato le mani sulle spalle, studiandola con cautela prima di sganciare la bomba.

"Vogliono riaprire l'hump bar!"

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Capitolo 8
*** 8 ***


Era stato come entrare in un labirinto. Nonostante tutti gli amici avessero fatto quadrato attorno a Claudia Joy e ad Amanda, riaffrontare i fantasmi di quel giorno non era stato facile. Per nessuna delle due.

La mamma aveva poggiato una mano sulla spalla della ragazza ed erano entrate insieme, procedendo a tentoni, convinte che, questa volta, una via di uscita l'avrebbero trovata.

"Vuoi che torniamo indietro?"

Aveva chiosato Michael preoccupatissimo rivolgendosi ad Amanda: bisognava essere cauti, avere molta pazienza, fare un passo alla volta. E di fronte a quel bivio, se la sua bambina non era ancora pronta a rischiare, poteva sempre tornare indietro.


Amanda aveva però dimostrato di aver ereditato la testardaggine autentica di Claudia Joy e stampandosi sul viso un sorriso tremulo aveva scosso la testa imperterrita.

"Entriamo!"

Aveva asserito mentre Emmalyn restava un passo indietro.

L'Hump Bar ormai aveva riaperto da qualche mese e non c'erano più tracce della follia di quella giornata che aveva stravolto molte vite. Roxy aveva operato una radicale ristrutturazione e l'arredamento era ora più moderno, allegro, completamente rivoluzionato rispetto a quello vintage che gli abitanti di Chester ricordavano da sempre.

Questo aveva semplificato un po' le cose ma Amanda aveva comunque dovuto affrontare quei mostri che vivevano dentro di lei da mesi.

Aveva chiuso per un momento gli occhi e quel rumore dinamitardo, cupo, le era rimbombato nelle orecchie come un eco sordo. Poi, quasi per magia, era stato sostituito dalla musica country che diffondeva il jubox. Quella musica tradizionale, da ballata popolare, l'aveva fatta risentire al sicuro. Protetta.

Era un suono di casa.


Roxy, visti gli amici, aveva lasciato il bancone senza esitazioni ed era corsa ad abbracciare Amanda.

"Sono contenta di vederti tesoro! Sei stata molto coraggiosa a venire qui!"

Amanda aveva abbozzato un mezzo sorriso e si era sistemata una ciocca di capelli come a voler coprire una cicatrice indelebile che le era rimasta sulla guancia destra.

"Beviamo qualcosa?"

La ragazza si era rivolta ai genitori e ad Emmalyn e, ancora una volta, era stata anticipata dall'accoglienza calorosa ed amica di Roxy.

"Ordinate pure: questa sera le consumazioni le offre la casa!"

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Capitolo 9
*** 9 ***


Era stato difficilissimo rialzarsi dopo quella caduta, ritrovare la forza per ripartire da zero, inseguire i propri obiettivi con rinnovata forza di volontà.

Jeremy ed Amanda avevano ripreso in mano le redini delle loro vite: lui accettando di prender parte ad una nuova missione lontano da casa e la coraggiosa ragazza, sorprendendo tutti, iscrivendosi all'università.

Queste scelte avevano richiesto nuovi sacrifici ma nessuno dei due se n'era pentito. Per Amanda allontanarsi da Charleston, conoscere gente nuova, aveva significato uscire allo scoperto, liberarsi di quell'involucro di giudizi e paure che l'avevano ostacolata in tutti quei mesi.

Era rinata.


Charleston, vestita a festa con le luminarie a tema invernale, che un po' stonavano con i trecento kilometri di spiagge bianche e i dieci mesi all'anno di clima mite della Carolina del Sud, aveva riaccolto i nativi e i fuori sede a ridosso delle festività.

Amanda Holden era tornata a casa l'antivigilia di Natale. Poche ore prima del suo ormai ufficiale fidanzato.


Quell'anno il classico cenone natalizio si sarebbe consumato a casa Holden e Claudia Joy aveva cucinato per l'intero pomeriggio cimentandosi nelle sue specialità: la Lumberjack pie e dei brownies a forma di alberelli natalizi.

A tavola regnava un'atmosfera conviviale, allegra, scanzonata.

TJ e Finn, dopo cena, avevano proposto una tradizionale tombolata e mentre Emmalyn si proponeva per estrarre i numeri, Michael e Frank avevano intuito che qualcosa di straordinario e sconvolgente stava per accadere.

C'era una strana aria di attesa, un stare sulle spine, che avrebbe rivoluzionato le vite degli Holden e degli Sherwood.

I due padri si erano voltati all'unisono verso i fidanzati ritrovati che erano restati taciturni ed insolitamente allegri per tutta la serata.

Da vero uomo, era stato Jeremy ad alzarsi e a sorprendere Michael. Aveva preso la mano di Amanda e l'aveva condotta vicino al posto da capotavola dove sedeva il padrone di casa.

"Generale Holden stasera voglio chiederle di consegnarmi il suo bene più prezioso: la mano di sua figlia!"

Aveva avvertito addosso le occhiate sbalordite, incredule, di tutti i commensali puntati addosso ma non aveva vacillato, forte della presenza della donna che amava al suo fianco.

"Io e Amanda vogliamo sposarci!"

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Capitolo 10
*** 10 ***


Jeremy temeva che la sua fine sarebbe giunta in maniera davvero ingloriosa per un gesto sì ardito ma certo non glorioso: se non l'aveva ucciso una granata in Afghanistan, ci avrebbe pensato ora l'uomo, che aveva fantasticato potesse diventare suo suocero, a torcergli il collo.

Le mani del generale Holden, in verità, prudevano e il suo primo pensiero non si era discostato troppo dalle paure di Jeremy. Rammentava il suo dissenso quando aveva scoperto che la sua primogenita amava il figlio degli Sherwood ma, questa volta, la mano ferma di Claudia Joy gli aveva impedito di lasciarsi andare a scenate eclatanti.

Dall'altro lato della stanza Frank e Denise erano rimasti ammutoliti con il capofamiglia che avrebbe mollato volentieri uno scappellotto a quel figlio avventato e l'infermiera che lanciava occhiate di scuse verso la sua amica CJ.

"Wahoo vi sposate?"

Era stata Emmalin, estasiata e sbalordita, a correre ad abbracciare per prima la sorella e a prenderle la mano dove faceva bella mostra un solitario che le aveva regalato Jeremy.

"Ovviamente io vorrò essere la tua damigella d'onore!"


Amanda aveva sorriso e, forte, di quell'appoggio si era rivolta con più decisione ai genitori.

"Lo abbiamo deciso insieme!"

"Siete ancora così giovani..."

Aveva commentato Roxy, forte dell'esperienza di relazioni finite male.

"Ma se si amano...L'amore vince sempre su tutto!"

Aveva concluso Trevor, prendendo la moglie per mano.

"Vero: l'amore è questa forza universale che fa muovere il mondo!"

Aveva detto anche la sua Roland, poggiando il suo bicchiere di eggnog per abbracciare Joan e la piccola Sarah.


"E i tuoi studi?"

Aveva chiesto Claudia Joy alla figlia, ben consapevole di quali rinunce e rimpianti si provassero a privilegiare la vita da madre e moglie.

Amanda, però, sorrideva tranquilla.

"Non ci sposeremo subito mamma! Abbiamo deciso che prima devo finire il college!"

Quella proiezione nel futuro, a quando le cose sarebbero state più stabili, aveva tranquillizzato un po' le due famiglie e Michael, superata la tensione iniziale, aveva addirittura abbracciato Jeremy.

Per poi avvertirlo, immediatamente dopo con tono minatorio, di non far soffrire la sua bambina...Altrimenti se la sarebbe dovuta vedere con lui!

Erano tutti scoppiati a ridere difronte al vistoso imbarazzo del giovane Jeremy e poi i calici si erano levati per un brindisi ai futuri signori Sherwood.

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