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di kitsune_bianca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** "Te ne pentirai" ***
Capitolo 3: *** Di pianti e di rossori ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buondì! Scusatemi se vi rubo due minuti, ma volevo scusarmi con tutti. Ho iniziato molte ff che non ho finito, lo so, e volevo spiegarvi il perché. Avevo perso alcuni  capitoli centrali a causa della scheda madre che ha avuto un problema, nonostante avessi copiato alcuni capitoli su una chiavetta USB non ho continuato ad aggiornare. Rileggendoli mi sono accorta che il mio modo di scrivere non era quello che volevo, non sono riuscita a riconoscermi in quelle storie, perciò mi sono presa un po' di tempo e ho riniziato a scrivere, riuscendo a "sbloccarmi". Vi lascio alla storia, spero vi piaccia, sia chiaro i suggerimenti sono ben voluti, così come le critiche.
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Nonostante la tempesta fosseda poco terminata, il sole splendeva alto nel cielo in tutta la sua bellezza.
Chiunque avesse dato solo un'occhiata avrebbe visto due navi della marina inglese ancora scosse dalla potenza delle onde che precedentemente le aveva quasi ridotto ad un mucchio di assi.

Ma un occhio più esperto avrebbe notato che qualcosa non quadrava e il Capitan Helmerk stava riflettendo su quel "qualcosa" da ben ciqnue minuti. Non riusciva a allontanare il pensiero che quel silenzio fosse altro che la calma prima della tempesta, quella vera. Arrivato al porto di Clevidir si era accorto di un "qualcosa" che stonava, ma più ci pensava e meno ne capiva.
Tutto era in regola: la LittleFly sventolava con orgoglio la bandiera della marina, simile alle altre. Il capitano era un po' particolare, aveva subito notato il taglio degli occhi orientale, probabilmente era un discentente di qualche uomo asiatico.
I capelli erano legati in alto, andando a formare una piccola fontanella. Sembrava un uomo molto colto anche se aveva apperto bocca sì e no quattro volte.

La piccola nave che li scortava però era, dal punto di vista estetico, diversa dai canoni soliti.
Era fin troppo aggraziata e i suoi movimenti erano troppo fluidi e agili, facendola somigliare molto ad una volpe grazie al colore accesso. Helmerk non riusciva proprio a comprendere cosa rendesse quella nave così particolare.

Un urlo lo ridestò dai suoi pensieri.
Voltando il capo riuscì a vedere l'esatto secondo nel quale un ragazzo robusto issò una bandiera nera con un grosso teschio e due spirali al posto degli occhi. << Merda!>>  fu l'unica cosa che il capitano riuscì a dire prima che una grossa asse collegasse la loro nave alla LittleFly.

Non c'era ombra di dubbio: quella era la Kitsune, il terrore dei sette mari.

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Capitolo 2
*** "Te ne pentirai" ***


Le onde cullavano l'imbarcazione come una madre fa con il proprio piccolo.
Il sole che risplendeva rendeva quella giornata perfetta per intraprendere un viaggio.

Il moro sapeva perfettamente che doveva seguire una certa rotta, scelta esclusivamente per loro dal Commodoro inglese Helmerk, però non riuscì a far a meno di chiedere al vice ufficiale di bordo di attaccare al porto di Kaze no Kuni*.
Ci aveva passato varie estati prima di essere mandato a studiare all'occidente dai suoi genitori e tornarci significava portare a galla ricordi felici.

<< Itachi Sama! Non potete fare come volete! Mi duole ricordarle che lei in questo territorio non ha nessuna autorità, perciò volente o nolente voi non resterete a Keze no Kuni più di quattro giorni, lo stretto neccessario per fare rifornimento. >> disse un uomo che indubbiamente indossava l'uniforme della Marina inglese.
Il ragazzo moro non diede segno di aver sentito e con tutta calma si diresse verso l'asse che fungeva da ponte per la terra ferma.
Avevaperò  perfettamente capito che il Signor Mederick gli avesse concesso un favore, ma ciò non lo toccava più di tanto: in fondo era o non era il prossimo imperatore del Giappone in linea di successione?

I capelli lunghi e lisci legati con un nastro rosso in una coda bassa che gli arrivava quasi fino al bacino non facevano altro che attirare l'attenzione della plebaglia su di sè.
Gli occhi color pece scrutavano ogni oggetto che lo circondava cercando di associarlo ai suoi ricordi. Tutto purtroppo era cambiato: nella piazza del mercato ora sorgeva una grossa statua raffigurante un cavallo che stonava in maniera eclatante con il resto dell'ambiente ormai in degrado. Vari edifici erano stati sostituiti rendendo tutto irriconoscibile.
La bellezza che una volta caratterizzava quella magnifica città era ormai svanita.

Il moro non poté evitare si sentire una sorta di delusione mista all'amarezza.
In soli dieci anni di lontananza la realtà era cambiata e in parte era colpa sua.

Era scesa la sera e il moro stava tornando a bordo della nave conscio del fatto che un personaggio del suo spessore non potesse girare da solo in città, inoltre voleva evitare di lasciare da solo il suo tesoro.
Al solo pensiero abbassò velocemente gli occhi tastandosi il petto.
Il medaglione era al proprio posto e il Principe trasse un sospiro si sollievo.  
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Helmerk si svegliò con un potente senso di nausea causato dall'odore del sangue che alleggiava nell'aria, probabilmente proveniente dalla sua uniforme.
Ci mise qualche minuto a mettere a fuoco l'ambiente circondante.
Sentiva la testa pulsare a causa del dolore e delle domande a cui non sapeva porre risposta.
Inoltre si sentiva addosso il peso della morte che aveva colto il suo equipaggio.  

Guardandosi attorno riuscì a distinguere delle casse di legno accostate contro una parete, dei barili dalla parte opposta e dei cesti contenenti patate di fianco a lui.
Helmerk non capiva però come fosse arrivato nella stiva.
Si ricordava le urla di dolore dei suoi uomini, il sangue che schizzava a fiotti e le risate dei pirati. Ma il percorso dalla Grace alla Kitsune proprio non gli tornava alla mente, ma in fin dei conti non cambiava certo la sua posizione: era in mano ai pirati e ciò voleva dire solo morte certa.
Non aveva via di fuga e non sapeva neanche il motivo della sua prigionia.
Il tintinnio di alcune chiavi riscosse il Capitano Helmerk dai suoi pensieri Il capitano della LittleFly si avvicinò al prigioniero.
Helmerk si domandò se quel ragazzo fosse davvero il comandante della Kitsune e al solo pensiero un brivido gli attraversò la schiena.
Aveva sentito molte storie riguardo a quella ciurma e al suo capitano, però non ci aveva mai dato peso ovviamente: erano solo voci! O almeno così pensava fino a poche ore prima. Era impensabile per chiunque riuscire a raggruppare un tale insieme di scarti della società e comandarli a soli diciannove anni, ma lui stesso ora si ritrovava a bordo di quella famigerata nave e conosciuto il capitano.
Non capiva neanche come fosse riuscito a metterlo nel sacco.

Erano al porto di Kaze no Kuni per fare rifornimento e per incontrare l'equipaggio della LittleFly, una nave della marina che era stata affidata ad un giovane luogotenente di Konoha. Insieme avrebbero dovuto successivamente salpare per avviarsi al porto di Hana dove avrebbero dovuto incontrare l'ufficiale Mederick e assisterlo fino al porto di Lyderman, dove li aspettava Re Giorgio I.

Il ragazzo moro si era presentato come Nara Shikamaru, indossando l'uniforme azzurra che spettava a qualunque sottoposto inglese, e adesso invece indossava con disinvoltura una camicia verde abbinati a dei pantaloni neri.
Insomma, come era riuscito a farsi imbrogliare? Da un moccioso per di più.  

Il moro si schiarì la voce due volte rivolgendosi successivamente al ragazzo al suo fianco << Riferisci a Naruto che me ne occupo io e di non scendere per nessun motivo >>. Il ragazzo annuì e consegnandoli le chiavi che teneva legate alla braghe se ne andò.
Rimasi ormai soli, si inginocchiò e liberò un polso dalle catene che lo tenevano legato alla parete.
Sorrise e rialzandosi disse solamente << Siamo uomini rispettabili noi, non trattiamo le persone come animali, almeno non quelli utili. >>
Rispettabilissimi, soprattutto dopo le gesta di poche ore prima pensò con disprezzo il più grande.
Il moro sembrava perfettamente a suo agio e il solo fissare senza iniziare l'interrogatorio che da lì a poco sarebbe dovuto iniziare non facevano altro che far crescere la tensione nel Commodoro.
Nonostante la penombra Helmerk riuscì perfettamente a notare lo sguardo dell'altro. Lo sguardo di un uomo che sapeva di aver vinto e di avere l'avversario in pugno. Helmerk si ripromise di non aprir bocca.
Non voleva assolutamente dar soddisfazione ad un ragazzetto del genere.
<< Allora Signor Helmerk, da dove vuole iniziare? - domandò il moro e senza dargli tempo di rispondere continuò - Si starà chiedendo che fine abbia fatto la sua ciurma, ebbene sono tutti morti. Ma non ne faccia una questione personale, lei è ancora vivo e se ci aiuterà lo resterà ancora per un bel po'. > > finì grattandosi il capo.
 Un rumore catturò nuovamente l'attenzione del Commodoro che alzando il capo fece in tempo a veder entrare un ragazzo biondo sorridente.
<< Allora Signori, vedo che state gentilmente conversando, e che lei è stato già liberato dalle catene. Ovviamente avrà notato che non c'è via di fuga nonostante lei sia libero. >> disse alternando parole a risate.
<< Shikamaru mi sono sentito ferito nell'orgoglio appena ho saputo da Kiba che non mi volevi tra i piedi, non ci si comporta così con il proprio amore, ne conferisci? >> piagnucolò quest'ultimo verso il moro.
<< Naruto per una buona volta non potevi rispettare un mio ordine? >> gli rispose massaggiandosi le tempie e borbottando un "che seccatura".
Helmerk non sapeva cosa pensare: chi erano quei due mocciosi che si atteggiavano da adulti?
<< Ti ricordo che qua il Capitano sono io, perciò posso fare ciò che mi aggrada, tzè. >> rispose il biondo spiccato.
Il Commodoro era sempre più dubbioso, davvero quel ragazzino era il famoso Kyuubi?
<< Non so chi voi siate ma non dirò mai nulla a degli sporchi pirati come voi, neanche sotto tortura. Che Dio mi sia testimone! >> e detto questo il Capitano fisso negli occhi il ragazzo che intuì chiamarsi Naruto.
<< L'unico Dio che conosco si dia il caso che sia dalla mia parte e si chiama Mare. Voglio sentire la tua voce gridare pietà e rivelarmi tutto ciò che voglio sapere. Era da un po' che i miei uomini non mi lasciavano divertire ! >> rispose il Capitano sorridendo sereno. Il moro sbuffò e continuando a parlare tra se si allontanò.
Alle orecchie dell'inglese arrivò qualcosa che somigliava vagamente ad un "te ne pentirai".
Si accorse distrattamente del colore degli occhi del biondino. Possibile che esistessero degli occhi di tal colore?
Sembravano color sangue e si domandò se fosse a causa loro che si diffusero tanti voci sulla sete di sangue del Capitano della Kitsune.
Osservandoli meglio il Commodoro iniziò a spaventarsi e un forte senso di paura partì dal petto e si diffuse nel resto del corpo.
E fu quando il biondo ghignò che Helmerk si rese conto che quello che si diceva sul Kyuubi era reale.


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Le urla di dolore che quel giorno si alzarono ebbero il potere di far ammutolire persino la ciurma stessa della Kitsune e Shikamaru seppe con certezza che il Commodoro fosse andato incontro alla morte nel modo più dolorosa che la mente umana avesse mai potuto escogitare.


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* Kaze no Kuni = Paese del Vento.

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Capitolo 3
*** Di pianti e di rossori ***



Continò a guardare l'orizzonte fino a quando il colore del cielo non si fuse con quello delle sue iridi.
Sorto il sole e sicuro di non essere visto da nessuno si avvicinò lentamente e con molta più prudenza del dovuto al grosso tomo poggiato sul tavolo.
Lo osservò da qualunque angolazione e l'unica informazione che ne ricavò fu "questo libro pesa per davvero!". Si diede dello stupido per quella sciocca considerazione ma continuò lo stesso ad osservarlo per tutta la notte .

Solo qualche ora prima, subito dopo l'assalto alla Grace, Kiba gli aveva consegnato quel volume dicendogli di averlo trovato nella cabina di Helmerk e che stranamente possedeva il suo odore. Naruto era certo di non aver mai avuto contatti precedenti con quell'uomo, allora come faceva a possedere un oggetto che odorava come lui?
Un'idea fin da subito iniziò a ballenargli in testa assieme alla voglia di farsi rivelare ogni singola cosa da quel piccolo verme.

Aveva passato la notte insonne a pensare se leggerlo oppure lasciarlo così come Kiba l'avesse trovato. Alla fine giunse alla conclusione di non leggerlo.

La porta della cabina si aprì rivelando un Shikamaru devastato. Una smorfia provocata dalla stanchezza si disegnò appena varcò l'uscio. Il biondo notò vagamente anche l'aria divertita che l'amico aveva, chiedendosi perchè lui non fosse andato sotto coperta nella cucina assieme agli altri.
Senza degnarlo di uno sguardo camminò fino al letto, buttandosi a capofitto ed emettendo un gemito di piacere.

<< Neji e Kiba mi hanno teso un agguato e mi hanno portato nella loro stanza! Volevano farmi provare il vestito che hanno trovato il mese scorso a Mihaji! >>. Disse dopo quasi cinque minuti di silenzio il moro.
<< E tutto ciò solo perché secondo loro avrei i capelli lunghi come quelli di una fanciulla! Comprendi?? >> continuò sempre più allarmato. Naruto dal canto suo non poté trattenere una risata al pensiero di Shikamaru in una nube di tulle color pesca.
<< E non ridere! Non sai qual è la parte peggiore - disse alzando la parte superiore del busto - loro volevano truccarmi! >>  ormai la sua voce trasudava agitazione. Con gli occhi sgranati, le gote rosse a causa della corsa appena terminata per scappare da quei due pazzi e i capelli sciolti Naruto non riuscì a dar torto ai suoi uomini: Shikamaru sembrava davvero una donna. Pensò anche che questo commento fosse meglio tenerlo per sè.
Con un elegante movimento si alzo dalla scrivania e silenziosamente si avvicinò al letto, poggiando le ginocchia ai lati delle gambe dell'amico bloccandolo.
Lo fissò seriamente negli occhi e dopo pochi secondi scese su di lui, poggiando la testa sulla spalla del moro.
A Shikamaru non era sfuggita certamente la mancanza di loquacità del Capitano e intuendo i suoi pensieri gli andò a cingerlo tra le braccia tenendolo al suo petto.
<< So a cosa stai pensando - gli sussurrò all'orecchio - e ti assicuro che se ci fosse anche la minima possibilità che la Marina Inglese c'entri giuro che darò fuoco a ciascun di essi a costo di allearmi con gli Olandesi. >>

Nonostante fosse raffigurato da tutti come un uomo spietato e sanguinario Naruto pensò che non ci fosse niente di male a lasciarsi andare a un pianto liberatorio di quando in quando e mentre le calde lacrime cadevano sulla camicia di Shika il Capitano ringraziò il cielo di aver trovato tali amici.

<< Grazie >> fu l'unica cosa che riuscì a dire in quell' istante. Il moro l'abbracciò più stretto ancora cercando di non far vedere la tristezza che colmava anche i suoi occhi.

Era passato poco più di dieci minuti quando Naruto con suo sommo dispiacere si era scostato da quel caldo abbraccio e asciugandosi le lacrime aveva ordinato al moro di seguirlo.
Shikamaru nonostante lo sottile strato di lacrime che ancora si vedeva negli occhi del biondo fu felice di scorgere quel bagliore di determinazione che lo caratterizzava.

L'aria fresca solita della mattina gli sfiorò il volto e Naruto, quasi del tutto ripreso convocò tutti i suoi Uomini.

<< Ragazzi, abbiamo avuto un'informazione da un amico, in realtà penso che lo abbiate sentito anche voi, ma rendiamolo ufficiale: i principini stanno andando dal nostro caro amico Giorgio per cercare di trovare un accordo che permetta il libero commercio tra l'Inghilterra e il Giappone, ma provate a indovinare chi li fermerà? >> finì di domandare il biondo sorridendo. Un braccio alzato attirò l'attenzione del biondo. << Sì Kiba, Akamaru può restare con noi >> disse il Capitano anticipando la domanda di Kiba.
Avevano trovato Akamaru - un grosso cane bianco - il mese precedente sulla nave di una ricca donna aristocratica e il castano se n'era subito innamorato, un po' come tutti su quella Kitsune.
A differenza di quel che si diceva l'equipaggio della sua nave era formato da brave persone e Naruto ormai le considerava la sua famiglia a tutti gli effetti.

<< Capitano, possiamo sistemare Akamaru nella stanza dello stupido e spostare lui nella mia? Ormai tutti sanno che stiamo assieme. >> chiese un ragazzo dai lunghi capelli scuri e gli occhi color indaco.

Naruto di fronte all'espressione dello "stupido in questione" e al rossore che si diffuse su tutto il viso a velocità record riuscì solo a piegarsi in due dalle risate come del resto tutti.

Naruto era decisamente felice della sua nuova famiglia.

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