Nessuna magia è più reale dell'amore.

di ChiaraColfer95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tickets ***
Capitolo 2: *** Numbers ***
Capitolo 3: *** California Girls ***
Capitolo 4: *** Awkward ***
Capitolo 5: *** Tattoo ***
Capitolo 6: *** Instinct ***
Capitolo 7: *** Party ***
Capitolo 8: *** Sorry ***
Capitolo 9: *** Fans ***



Capitolo 1
*** Tickets ***


Osservo l’oggetto che tengo stretto tra le mani. Lo giro e lo rigiro, ancora incredula.
Proprio non riesco a convincermi del fatto che i miei genitori mi abbiano regalato il biglietto per vedere la mia band preferita. Probabilmente ciò che mi sconvolge di più è il fatto che me ne abbiano regalati ben due! Le ultime due date del tour, entrambe nella mia città: Los Angeles! Non riesco a fare a meno di sorridere rileggendo il nome sul biglietto.
Eh si, è proprio il mio nome! Chiara, stai per andare a vedere gli Emblem3!
-Ancora non ho capito come avete fatto a procurarveli con così poco anticipo- affermo stupita, rivolgendomi ai miei genitori.
-Tesoro, hai così poca fiducia nei tuoi genitori! Diciamo che te lo sei meritato, non è una cosa da tutti i giorni avere una figlia che si diploma con il massimo dei voti!- risponde mio padre, probabilmente più entusiasta di me.
Mia madre prosegue il discorso: -E poi lo sapevamo che tutte le tue amiche ci sarebbero andate e sapevamo quanto ti avrebbe fatto piacere esserci anche tu!-
-Siete i migliori genitori di sempre, lo sapete?! Vi voglio bene!- esclamo abbracciandoli di slancio.

Due giorni dopo…
-Non te li avrei presi quei biglietti se avessi saputo che saresti stata così nervosa, sei intrattabile tesoro!-
Mia madre ha ragione: nei due giorni passati sono stata lunatica e isterica, ma è tutto dovuto al fatto che non sono psicologicamente né fisicamente pronta a domani. Devo ancora decidere cosa mettere, come organizzarmi con le mie amiche e altre centinaia di cose ugualmente importanti.
-Fattelo dire, Chiara. Stai esagerando. Ricordati che porti il nome di una Santa, una donna pacata, ma allo stesso tempo forte.-
-Si, si, lo so…-
Ogni volta che ne ha occasione mia madre tira fuori la storia del mio nome e delle nostre origini italiane. Più precisamente siamo italiani al 100%: da giovani i miei genitori hanno lavorato in America e lì i sono incontrati. Dopo il matrimonio in Italia si sono stabiliti a Los Angeles. Qualche mese dopo mia madre ha saputo di essere incinta di me e, per puro caso o per colpa del destino, le si sono rotte le acque in anticipo, mentre erano in visita ai miei nonni italiani. Si può dire che l’Italia sia la mia patria spirituale, mentre l’America quella fisica. Mi hanno insegnato da subito a parlare italiano e grazie alla scuola sono diventata bilingue. Sono fiera di quello che sono, ma non è una buona scusa tirare fuori le nostre origini ogni qual volta sono in difficoltà e mia madre non sa come gestirmi.
- Adesso è meglio che finisco di preparare le ultime cose- le dico, sperando che capisca che è arrivata l’ora di allontanarsi e lasciarmi sola in camera mia a disperarmi e ad annegare nei miei pensieri.

In men che non si dica arriva la sera e dopo cena inizio a diventare sempre più nervosa.
Nella speranza di calmarmi un po’ accendo l’iPod e infilo le cuffie alle orecchie.
Cullata dalla melodia di “3000 Miles” mi addormento istantaneamente.

Quando apro gli occhi impiego qualche secondo a mettere a fuoco la mia stanza e a realizzare l’importanza del giorno appena iniziato. Il rumore di una notifica di Whatsapp mi riporta alla realtà: le mie amiche sono più eccitate di me e sono impazienti di ascoltare, ma soprattutto vedere Wesley, Keaton e Drew.
Gli Emblem3, da una bada che ascoltavo sporadicamente, sono diventati una vera e propria ossessione, una sorta di culto che coltivo teoricamente dalla prima volta che li ho visti ad XFactor. Teoricamente, perché per un po’ li ho messi da parte, solo per ritrovarli con una passione il triplo più forte di prima. Sono diventati parte della mia routine, ma soprattutto sono ciò che mi calma, che mi rasserena e che mi rende felice nelle giornate più brutte. Sono il veleno e l’antidoto, se così si può dire. Molto dicono che gli Emblem3 siano solo una moda passeggera per ragazzine che sbavano dietro un paio di addominali, ma, arrivata a diciannove anni, anche se sono pochi, posso dire che non sono solo quello. Che colpa ne hanno se Madre Natura oltre  ad una magnifica voce e un magnifico talento gli ha donato anche un aspetto altrettanto magnifico?!
Ciò che mi affascina di più, se devo essere proprio sincera, è la voce di Wesley, una voce, a mio parere, più unica che rara.

Contrariamente a quanto mi aspettavo la mattinata scorre velocemente: 7 ore in piedi per prendere i posti migliori al concerto sono spaventose, ma non sono niente se paragonate al fatto che la fatica è stata ripagata nel migliore dei modi.
Avere Wesley a circa 20 cm di distanza non è una cosa che ti capita tutti i giorni. Per non parlare delle occhiate che abbiamo ricevuto mentre cantavano. Lo so che lo dicono tutti, ma credo proprio che Wesley abbia guardato più di una volta nella mia direzione: insomma, so riconoscere uno scambio di sguardi quando mi ci trovo in mezzo. Almeno da parte mia lo sguardo era fisso su di lui. Chiaramente ho guardato e ascoltato anche Drew e Keaton, ma non posso nascondere un debole particolare per Wes.
“Non si sceglie tra gli Emblem3!” dicono tutti. Altri, invece, scherzando sostengono che “Non scegliamo, ma quando lo facciamo, scegliamo Keaton”.
Con questo non voglio dire che mi piace solo Wes. La band è formata da tre membri e li adoro tutti, ma, sapete com’è, al cuore non si comanda.
Alla fine del concerto sono devastata, ma mi sento felice come non mai. La voce è calata più o meno alla terza canzone, ma va bene così. Non posso credere che fra un paio di giorni rifarò tutto questo ad un altro concerto!
Vengo distolta dai miei pensieri dalla voce di Karen, una mia amica: -Che ne dici se andassimo ad aspettarli al bus?-
L’entusiasmo trapela dalla sua voce e io non posso fare altro che assecondarla. Una volta arrivate davanti al tour bus ci rendiamo conto l’idea geniale non è stata solo nostra: altre centinaia di ragazze sono lì per aspettare i ragazzi. Delle grida improvvise ci annunciano che sono usciti dal palazzo e solo quando vedo passare un cappello con scritto “Drew” inizio a percepire la delusione per aver perso l’opportunità di avvicinarmi. La folla di ragazze urlanti, infatti, si è schierata davanti alle transenne non permettendo a nessuno di passare. La mia amica si fa forza e, sgomitando un po’, riesce a farsi avanti.
È solo quando la sento urlare che ritorno alla realtà.
-Chiara! Afferra la mia mano e muoviti!-poi aggiunge abbassando la voce -Voleva tanto conoscerti, ma è troppo educata per farsi avanti tra la folla-.
Non riesco a capire con chi stia parlando finché sento una risata. Una risata che riconoscerei tra mille.
Il mio cuore comincia a battere all’impazzata ed è solo quando mi ritrovo davanti QUEL sorriso che riprende a battere normalmente.
Wesley allunga la sua mano verso di me.
-Piacere, tesoro, io sono…-
-Wesley- lo interrompo prima che finisca la frase -Cioè, si, lo so chi sei.-
Ride di nuovo e il mio cuore perde un battito.
Continua a stringermi la mano, osservandomi in attesa.
-Oh, si. Il mio nome è Chiara-
Sento il mio viso diventare paonazzo per l’imbarazzo.
“Bella mossa, Chiara. Hai una sola occasione, non la buttare!”
-Chiara. Un nome fantastico, ma non è americano, vero?-
-È italiano, cioè io sono italiana- rispondo sempre più rossa, tentando di abbozzare un sorriso.
In lontananza sento qualcuno chiamare Wesley, probabilmente Keaton. Lui si volta per fare cenno di si, poi si volta verso di me.
-La facciamo una foto allora?-
Sorride di nuovo e io mi sento morire.
Mi fa voltare e mi abbraccia da dietro, mentre la mia amica scatta la foto. Non sono in grado di  esprimere a parole la dolcezza di quel suo gesto, ma è stato fantastico. Mi sorride e si volta per allontanarsi.
Con tutto il coraggio che ho in corpo lo richiamo e gli domando timidamente: -È troppo chiederti il cappello?-
Il suo sorriso si allarga ancora di più e reagisce in un modo che mai mi sarei aspettata: si sfila il cappello e, dopo avermi dato un bacio leggero sulla guancia, me lo poggia sulla testa.
-Tutto tuo, babe.-
E con l’ennesimo sorriso sulle labbra se ne va. Sento ragazze intorno a me urlare, un po’ sconvolte, un po’ eccitate e in parte gelose. Io riesco  a percepire poco o niente di quello che mi sta intorno fatta eccezione per la mano di Karen, che mi afferra per portarmi lontano dalla folla. Non so come, ma mi ritrovo in un parcheggio vuoto. La voce di Karen, da fioca, diventa sempre più forte.
-Chiara!- esclama scuotendomi le spalle- Ti rendi conto di cosa è appena successo?!-
-Ho appena conosciuto Wesley Trent Stromberg!- rispondo, con un sorriso ebete stampato in faccia e con lo sguardo fisso sul cappello con una scritta inconfondibile: “WESLEY”.
 
Buon pomeriggio a tutti! Come state amabili lettori di EFP?
A Roma fa tanto caldo e la noia mi permette di avere tanto ma tanto tempo per scrivere. Stavo facendo una maratona di video degli Emblem3 su Youtube e dal nulla è arrivata l'ispirazione per questa storia. Spero che vi piaccia almeno la metà di quanto è piaciuto a me scriverla. Ho già scritto il secondo capitolo, ma la pubblicazione o meno dipende da voi, da quanto gradite la storia, perchè on ha senso aggiungere capitoli ad una storia fatta male, no?
Aspetto le vostre opinoni.
Un bacio, Chiara :D

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Capitolo 2
*** Numbers ***


I giorni successivi al concerto sono stati i più strani e allo stesso tempo i più esaltanti della mia vita. Non ho praticamente mai tolto il cappello di Wesley, fatta eccezione per lavarmi e dormire. Se avessi potuto tenerlo, però, lo avrei fatto di sicuro. Ho raccontato la storia ai miei genitori, ma loro non sembrano capire l’importanza e l’unicità di quanto mi è accaduto. Solo le mie amiche che erano al concerto con me hanno partecipato totalmente alla mia gioia, senza nascondere un pizzico di invidia.
Sono due giorni che mi sento al settimo cielo e non vedo l’ora di scoprire cosa succederà oggi, perché anche oggi sono in piedi davanti alle transenne ad aspettare di entrare e vedere quei magnifici ragazzi che sono gli Emblem3! Oggi sono pronta più che mai, più sicura di me e determinata  a trovare un’altra occasione per parlare con Wesley e, magari, anche gli altri.
Le ore di attesa passano rapidamente anche questa volta, ma l’agitazione che sentivo in precedenza è del tutto sparita lasciando il posto all’esaltazione e all’euforia.
Ascoltare di nuovo le vecchie e nuove canzoni cantate da quelle tre magnifiche voci è un’emozione indescrivibile. In poco tempo, senza neanche accorgermene, sento le lacrime bagnarmi il viso. Un pianto di gioia che è un po’ uno sfogo e una liberazione. Il posto che sono riuscita a conquistare questa volta non è proprio sotto il palco, ma riesco a vedere perfettamente tutto ciò che devo vedere. Miliardi di sensazioni mi percorrono il corpo, formando un’enorme groviglio. Brividi cominciano a percorrermi la schiena e comincia  a mancarmi l’aria. Non credo di sentirmi molto bene, perciò le mie amiche mi obbligano ad uscire fuori. Vengo scortata all’esterno con il sottofondo di “Chloe”, l’ultima canzone del concerto.
Non so precisamente quanto tempo sia passato, ma quando sento la voce di Keaton salutare il pubblico comincio a sentirmi meglio e riesco perfino a tenermi in piedi senza giramenti di testa.
-Probabilmente è meglio se andiamo a casa ora- propone Karen, che, come me, ha ricevuto in regalo entrambi i biglietti.
Io, però, non voglio andarmene, non prima di aver incontrato di nuovo Wesley.
-No, vi prego, restiamo. Voglio vederli. Andiamo alle transenne, vi prego, vi prego!-
Il mio broncio convince le ragazze ad assecondarmi. Non mi perdono di vista nemmeno un secondo, ma a me va bene così. L’importante è che io stia qui ad aspettarli. Ad aspettarlo.
Quando vedo la porta sul retro aprirsi e le ragazze urlare, capisco che è arrivato il momento. Con il mio (suo) cappello in bella vista spero di essere notata, ma Wesley cammina a passo spedito diretto verso il bus. È Keaton a fermarsi per fare le foto con le fan e quando arriva davanti a me esclama sorpreso: -Mi ricordo di te! Tu sei la ragazza di cui ci ha parlato l’altra sera Wes, dopo il concerto, quella del cappello!-
-Si- rispondo timidamente.
Wesley ha parlato di me. Di ME!
-Devo assolutamente dirgli che sei qui!- aggiunge, poi, sempre più entusiasta.
Quando sale sul bus lo sento urlare il nome di Wesley e poi qualcosa che non riesco a percepire.
All’improvviso Wesley si affaccia dal finestrino, indica un punto impreciso nella folla e sorride. Scompare dalla finestra per riapparire alla porta del bus, ma qualcuno gli impedisce di scendere. Lo vedo gesticolare animatamente, ma è costretto a rimanere sopra.
Karen mi chiama, chiedendomi di andare, perché i ragazzi stanno per andare via ed è ora di tornare casa.
Io rimango fissa a guardare Wesley, che comincia a gesticolare in direzione della folla. Non riesco a capire cosa stia dicendo né a chi, perciò, delusa, mi volto per seguire Karen e le altre.
All’improvviso sento qualcuno afferrarmi il polso: un uomo enorme mi fissa negli occhi. Credo si tratti di una delle guardie del corpo.
-Dovrebbe venire un attimo con me, signorina-. Il suo tono di voce è autoritario e severo, piuttosto spaventoso. Guardo Karen che scuote la testa: nemmeno lei ha capito cosa sta succedendo.
-Credo che dovresti andare. Io ti aspetto così e se hai problemi urla- mi dice, cercando di rassicurarmi con una pacca sulla spalla.

Non so come comportarmi, perché non so cosa vuole quest’uomo da me. Lo seguo fino all’altro lato del bus,  sgombro da transenne e fan urlanti. Gli ultimi strumenti sono poggiati sul muro, in attesa di essere caricati nel bagagliaio laterale.
-Mi dispiace, ma tutta questa discrezione è assolutamente necessaria. Il signor Stromberg le vuole parlare, ma non gli è permesso lasciare il bus-.
Il cuore comincia a battermi sempre più veloce, come durante il primo incontro. Il signor Stromberg… Wesley giusto? O anche Keaton… Mille pensieri mi affollano la mente, finché non vedo il finestrino sollevarsi  e una testa castana fare capolino.
-Hey!- dice, con il solito sorriso beffardo stampato sulla faccia.
-Hey!- rispondo io, cercando di mantenere la calma.
-Bel cappello! Mi sembra familiare, o sbaglio?-
-No, non credo, è sempre stato mio questo- rispondo sorridendo, rigirandomi il cappello tra le mani.
-Sta meglio a te che a me, comunque. Dovresti tenerlo.-
-Non avevo intenzione di ridartelo, se è per questo che mi hai fatta chiamare.-
-Sfrontata la ragazza, mi piace!-.
La sua risata echeggia nel mio cervello, non credo che se ne andrà mai.
-In realtà no, non è per questo. Ti è piaciuto il concerto?-
Sta sicuramente sviando il discorso. Tento di stare al suo gioco e senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo a flirtare con lui. Non credevo di esserne capace.
-Oh, l’ho adorato! Anche se l’altra sera è stato un po’ meglio, uno della band ha fatto lo scontroso e non si è fermato dalle fan, non so se lo conosci, si chiama Wesley.-
-Mai sentito nominare, ma magari ha avuto solo una serata no e magari, sempre magari, aveva bisogno che qualcuno arrivasse a risollevarla.-
Lo guardo dritto negli occhi e mormoro: -Mhh, magari, non potrò mai saperlo.-
-O forse si, se acconsenti a vederci ancora…-
Osservo la sua espressione divertita e sorridente. Mi sta prendendo in giro, per forza.
-Mi stai prendendo in giro?-
-Ti sembro uno che prende in giro le ragazze?-
Il suo sguardo malizioso mi fa scoppiare a ridere.
-Hey! Non ridere! La mia è un’offerta seria!-
-Signorina, la sua amica la sta cercando, mi ha detto di dirle che dovete andare-.
La guardia del corpo che mi ha accompagnato ci sta fissando in attesa di una risposta.
Wesley risponde per entrambi, dicendo di aspettare due minuti.
Mi volto a guardare in direzione del parcheggio, indecisa su cosa devo fare.
-Devi andare, lo so, non ti ruberò un secondo di più, ma mi farebbe davvero piacere rivederti. Che ne dici di scambiarci i numeri?-.
Wesley, Wesley Stromberg mi ha appena chiesto il numero. È un sogno o è la realtà?
-Non dirmi di no, ti prego- aggiunge, con l’espressione più dolce che abbia mai visto.
-Certamente!- rispondo  con un sorriso a 32 denti. Dopo aver scambiato i numeri, lo saluto con un cenno della mano e mi allontano.
-Ci sentiamo presto, Sunshine!- lo sento urlare alle mi spalle. Mi volto per sorridergli, ma è già sparito nel bus.
“Sunshine, mi ha appena chiamato Sunshine!”. Mi ritrovo a sorridere da sola come un’idiota.
Quando mi avvicino a Karen la mia espressione è più che rivelatrice.
-Voglio. Tutti. I. Dettagli!- esclama scandendo le parole per sottolinearle.

Inizio il mio racconto in macchina e quando finisco di descriverle ogni particolare siamo già arrivati davanti casa mia.
-Grazie per il passaggio!- la saluto, dandole un bacio sulla guancia.
-È un piacere fare da tassista alla ragazza più fortunata degli Stati Uniti. Tienimi aggiornata, mi raccomando!-
Continuo a salutarla con la mano finché la macchina non volta l’angolo e sparisce dalla mia vista.
Mi lancio di getto sul letto ,tutta l’adrenalina sembra sparire e mi addormento all’istante.

Nei giorni successivi la vita prosegue con la solita routine e, tra un’occhiata e l’altra al telefono, cerco di compiere tutti i miei doveri. Dovrei prepararmi per l’esame di ammissione all’università, che si terrà fra un paio di mesi, ma il pensiero del telefono mi impedisce di studiare. Non posso nascondere la delusione di non aver ricevuto nessuna notizia da Wesley dopo la sera del concerto, ma in fondo c’è ancora tempo e lo studio non è, al momento, il mio primo problema. La sera mi ritrovo a fissare il contatto salvato sul telefono e sono tentata di scrivere io, ma l’orgoglio e la paura di fare una brutta figura mi ferma ogni volta. So che mi pentirò di essermi fatta condizionare dall’orgoglio, ma siamo ragazze, siamo fatte così, aspettiamo sempre di essere cercate.

Proprio quando le mie speranze stanno per sparire una notifica mi fa saltare giù dal letto.
Non riesco nemmeno a descrivere la delusione dello scoprire che il messaggio è di Karen. Non fraintendetemi, le voglio bene ma quando aspetti un messaggio da una vita, tutto il resto sembra secondario.
Mentre le rispondo, però, il telefono inizia a vibrare avvisandomi dell’arrivo di un nuovo messaggio.
“Buongiorno raggio di sole, mi dispiace non essermi fatto vivo prima, ma la vita da rockstar è complicata e faticosa ;P Come va? Vorrei proprio rivederti :D PS. Drew e Keaton non si fanno gli affari loro e vogliono dirti ciao -Wes.”
Entro in iperventilazione e, ancora prima di visualizzare il messaggio, mi lancio verso il telefono di casa e chiamo Karen. Mi risponde al primo squillo, allarmata.
-È successo!-
-È successo?! Oh mio Dio, è successo!-
-Cosa devo fare?-
-Io inizierei con rispondere al messaggio-.
“Rispondere. Si, ce la posso fare. E adesso cosa gli rispondo?” penso tra me e me, osservando impotente lo schermo illuminato del mio cellulare.



Buonasera a tutti, spero che il vostro lunedì sia stato felice e sereno :D
Eccomi di nuovo con un nuovo capitolo! Ho deciso di pubblicarlo perchè 30 visualizzazioni e una recensione non sono affatto male. Ringrazio i lettori silenziosi e IamEmblem per aver lasciato la primissima recensione alla storia, grazie davvero!
Spero vi piaccia! Enjoy!
Baci, Chiara :D

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Capitolo 3
*** California Girls ***


“Buongiorno raggio di sole, mi dispiace non essermi fatto vivo prima, ma la vita da rockstar è complicata e faticosa ;P Come va? Vorrei proprio rivederti :D PS. Drew e Keaton non si fanno gli affari loro e vogliono dirti ciao -Wes.”

Rispondere. Ok, posso farlo. Spendo circa dieci minuti per scrivere una risposta che mi soddisfi pienamente.
“Oh Hey! La vita da studentessa è altrettanto faticosa, sai :D Adesso che il tour è finito non oso immaginare la fila di persone ad aspettarti fuori casa ;) Se trovi un po’ di tempo, possiamo rivederci :)
PS. Salutali entrambi! XX –Chiara”
La risposta non tarda ad arrivare. Sto realmente scambiando messaggi con Wesley Stromberg. Credo che dovrei iniziare ad abituarmi all’idea. Non mi sono mai considerata una vera fan girl. Ogni volta che mi trovo in una situazione simile, non che mi capiti così spesso, cerco di contenermi mentre esplodo dentro. La verità è che adesso nessuno può vedermi o giudicarmi, quindi esulto come una dodicenne alla prima cotta. In fondo è così che mi sento, una bambina in un negozio di caramelle non potrebbe essere più felice di me.
“Una fila infinita, ma per te il tempo posso trovarlo sempre ;D Mai stata ad Huntington Beach?”
“Oh si, qualche volta con degli amici, perché? C’è qualcosa di bello da andare a vedere?”
“Me?! Ci vediamo al pontile alle 4. Non è una domanda :D Non vedo l’ora!”
“Io e te al pontile?”
“Perché, non ti piace l’idea? È l’unico posto che conosco a Los Angeles in cui mi trattato come Wes e non come membro della band arrivata in semifinale ad XFactor. È il posto che preferisco in assoluto.”
“Allora, che pontile sia! :D :*”
O. Mio. Dio! Devo dirlo a qualcuno! A qualcuno discreto, però, altrimenti l’appuntamento sarà rovinato. Perché è un appuntamento, giusto?
Telefono immediatamente a Karen. Lei è decisamente la persona giusta a cui dirlo.
Mi sfogo con lei e, nel frattempo, continuo a parlare per messaggi con Wesley del  più e del meno. Più vado avanti, più comincio a sentirmi a mio agio. Wesley in fondo è solo un ragazzo di 20 anni, uno dei tanti ragazzi di Los Angeles.
Appena chiudo la chiamata controllo l’ora sul mio cellulare: 13.25:
Ok, ho più o meno due ore per pranzare e prepararmi e poi mezz’ora per arrivare al pontile. Per fortuna mia madre mi ha lasciato la macchina, altrimenti sarebbe stato un bel problema.

14.45: dovrei iniziare a prepararmi,  ma non so assolutamente cosa indossare. Tutti i vestiti del mio armadio sono sparsi sul letto, sulla sedia e sulla scrivania. Se non scelgo qualcosa il più presto possibile, rischio di fare tardi e io odio essere in ritardo.
Alla fine opto per qualcosa di semplice: pantaloncini di jeans, una canotta bianca larga e le mie amate Vans color acquamarina. Decido di indossare il costume sotto, perché in una città come Los Angeles non si sa mai e poi è tanto che non mi faccio un bel bagno nell’oceano.
Quando esco di casa sono perfettamente in orario. Solitamente le strade sono molto trafficate, ma oggi non c’è quasi nessuno in giro, perciò alle quattro meno dieci sono già al pontile. Decido di farmi due passi fino al bar alla fine del molo. Entro per chiedere un bicchiere d’acqua e sento delle ragazze al bancone parlare un po’ troppo ad alta voce.
” Queste ragazze californiane sono troppo egocentriche!” penso, cercando di sovrastare la loro voce per parlare con il barista.
-Oh, si, Wesley Stromberg ti dico! Quello di quella band, come si chiamano? Gli Emblans3 o una cosa del genere- sento una delle ragazze dire.
La seconda prosegue, rivolgendosi all’ultima del gruppo: -A quanto pare ha messo gli occhi su una delle sue fan. Ma si, te l’ho detto. Una mia amica ha sentito dalla sua amica che era ad un loro concerto che non ha fatto altro che flirtare con questa, che ha quanto pare non è neanche un gran che. Pare che lei abbia fatto tanto la smorfiosa da farsi regalare il suo cappello. Patetico, no?-.
Le altre ridacchiano, mentre la loro amica continua a dire cose poco carine su di me. Io non so cosa fare, non so se reagire o fare la superiore e fare finta di nulla. Alla fine la risposta mi arriva come un segnale dal cielo: il mio telefono inizia a vibrare, segnalando una chiamata in arrivo.
-Hey, Wes!- rispondo, alzando di un tono la voce. So giocare anche io a questo gioco, sapete?
Le ragazze smettono di parlottare tra loro e concentrano la loro attenzione su di me.
-Io sono qui dove sei?-
Distolgo l’attenzione da quelle tre per dedicarmi alla chiamata. Non si meritano tanto quelle lì!
-Al bar sul pontile-
-Non ti muovere! Ti raggiungo!-
Chiudo la chiamata e lanciò un’occhiata al gruppo al bancone. La prima del gruppo sussurra: -Ve l’avevo detto che non è un granchè!-
Scuoto la testa e decido di lasciar perdere. Ho smesso di dare importanza ai giudizi della gente: purtroppo nella vita ci sarà sempre chi spara sentenze senza motivo e chi si diverte a dire cattiverie gratuite.
Sento la porta del bar aprirsi e le campanelline attaccate alla maniglia tintinnare. Mi volto in quella direzione e osservo Wesley entrare totalmente disinvolto. È incredibile quanto possa essere affascinante in qualsiasi occasione e con qualunque vestito addosso. Indossa, infatti, un paio di jeans a vita piuttosto bassa, una canottiera larga porpora, un paio di scarpe nere e uno dei suoi soliti cappelli. Credo che il mio abbigliamento casual sia adatto, alla fine.
-Ciao, raggio di sole!- esclama appena mi vede, sorridendo allegro.
-Hey!- gli rispondo, mentre mi abbraccia e mi stampa un bacio sulla guancia.
-Sei in gran forma!- esclama ancora, squadrandomi dalla testa ai piedi.
-Grazie! Anche tu non sei niente male-
Arrossisco imbarazzata. Non credo di essere ancora pronta per i complimenti.
-Vuoi prendere qualcosa qui o magari usciamo a fare un giro?-
-Preferirei uscire, la vista è decisamente migliore- rispondo, dando un’occhiata al bancone. Le ragazze stanno osservando la scena, attente a non perdersi nessun dettaglio. Wesley si accorge del mio sguardo e capisce che c’è qualcosa che non va. Lo seguo fuori dal bar.
Continua a sorridermi.
-Che c’è?- gli chiedo, notando il suo sguardo divertito.
-Cosa è successo là dentro?-
-Oh, niente di che- gli rispondo alzando le spalle.
-Come vuoi e, per la cronaca, quelle ragazze le conosco, frequentano la mia vecchia scuola. Hanno sempre cercato di intrufolarsi in casa mia… e non solo lì, ma ho sempre rifiutato. La tipica ragazza californiana non fa per me-.
La sua risata mi contagia e mi ritrovo a ridacchiare senza motivo.
-E quale ragazza, esattamente, sarebbe il tuo tipo?-
-Boh, una semplice… una come te- afferma con una spontaneità che mi toglie il fiato.
UNA COME ME.
Non riesco a fare altro che sorridere alla sua risposta così inaspettata.

Ci dirigiamo verso la spiaggia, mentre chiacchieriamo tranquillamente. Wesley è proprio come sembra, un ragazzo con i piedi per terra, divertente e interessante. Esattamente il tipo di ragazzo che mi fa impazzire.
-Sai andare sul surf?- chiede all’improvviso mentre mi siedo sulla sabbia.
-Ci ho provato una volta, ma non è andata molto bene- rispondo indicando una piccola cicatrice sulla gamba destra.
Si siede accanto a me e mi sfiora delicatamente la cicatrice.
-Ne ho una anche io, sai?- aggiunge, poi, toccandosi il petto.
In realtà, conosco la storia, ma lo lascio parlare, sarebbe scortese interromperlo.
-È un po’ più brutta della tua. Il surf può essere molto pericoloso- prosegue, sollevandosi la maglietta per mostrarmi la cicatrice.
L’ho vista molte volte in foto, ma vederla dal vivo è qualcosa di indescrivibile. È lunghissima e sembra molto dolorosa.
-Ahi!- esclamo, sfiorandola –Deve aver fatto parecchio male!-
-No, sono un ragazzo forte io- risponde sorridendo –Se devo essere sincero, ha fatto un male assurdo. Avrei preferito evitare, ma sai com’è, le cicatrici rendono più sexy!-
Rido insieme a lui, anche se in fondo penso abbia ragione. Sono le piccole imperfezioni a rendere una persona perfetta.
-Adoro l’oceano, comunque- affermo io dopo un po’.
-Anche io e adoro il surf. Devo assolutamente insegnarti a surfare.-
Lo guardo di sottecchi.
-Niente più cicatrici, promesso- aggiunge, porgendomi il mignolo.
-Promesso?- ribadisco titubante.
-Assolutamente. Vorrei tanto aver portato una tavola da surf adesso. Ma potremmo sempre andare da me e prenderne una!- esclama, con il volto illuminato da un’idea brillante.
Riesco quasi a vedere una lampadina accendersi sulla sua testa.
-Oh, no, ti prego!-
-Oh, si! Casa mia è a pochi chilometri da qui. Vorresti dire di no a Wesley Stromberg?-
-Pensavo ti piacesse essere considerato un ragazzo qualunque, la fama ti sta dando alla testa Stromberg.-
-Dai, dimmi di si!- insiste porgendomi la mano. La afferro di slancio, senza pensarci e smettendo di fare resistenza. Tanto lo so che avrei ceduto lo stesso.
È passato tanto tempo dall’incidente, ma mi ero ripromessa di non farmi condizionare. Il fatto che non abbia più toccato una tavola da surf da allora è solo dovuto al fatto che non ho mai avuto l’occasione per rifarlo. È così, giusto? Comincio ad entrare nel panico, ma se Wesley è riuscito ad andare avanti dopo il suo incidente, il mio in confronto è nulla.
“Smettila di frignare, Chiara! Per piacere, fatti forza!” penso tra me e me, facendomi forza.
-Tutto bene,?- chiede all’improvviso Wesley afferrandomi la mano.
-Oh, si, alla grande!- rispondo, sorridendogli.
-Andiamo, su, prendiamo la mia macchina!-
L’auto di Wesley è molto più bella che in foto. Ho sempre voluto fare un giro su una macchina sportiva.
Questo appuntamento sta andando alla grande e può solo che migliorare! Sorrido tra me e me, mentre sciolgo i capelli per lasciarli scompigliare dal vento. Credo di adorare sempre di più questo magnifico ragazzo e la sua macchina decappottabile!
 
Dopo un periodo di pausa immenso, ecco il terzo capitolo! Spero vi piaccia :D
Ringrazio tutti coloro che leggono la storia, i lettori silenziosi e le due anime pie che hanno lasciato una recensione.
Spero di aggiornare presto, dipende tutto da voi!
Grazie per l'attenzione.
Un bacio, Chiara :*

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Awkward ***


Socchiudo gli occhi per godermi a pieno il vento tra i capelli. Sarà anche un cliché, ma una macchina decappottabile fa subito diva del cinema.
-Tutto ok? Come mai sei così silenziosa?- chiede Wes, interrompendo il silenzio e il flusso costante dei miei pensieri.
-Oh, si. Stavo solo pensando.-
-A cosa?- chiede di nuovo, voltando lo sguardo nella mia direzione.
“A te!” esclama la mia coscienza, ammettendo ciò che la mia bocca non avrà mai il coraggio di dire. Arrossisco inconsciamente.
-Deve essere un bel pensiero se ti fa reagire così!-
Il fatto che mi prenda in giro fa risvegliare in me la parte razionale.
“Comportati bene, ragazza, e tutto andrà bene!”
-In realtà stavo pensando che la tua macchina sta rovinando la mia meravigliosa acconciatura.-
-Oh!- esclama e poi allunga il braccio verso il pulsante per chiudere la capote dell’auto.
-Hey! Hey! Scherzavo, adoro la tua auto!- esclamo e contemporaneamente afferro il suo braccio per fermarlo.
-Meglio, altrimenti non avrei potuto invitarti ad un secondo appuntamento. Una ragazza che non adora “la mia ragazza” non fa per me-
La sua espressione seria mi confonde, ma il sorriso che spunta poco dopo sul suo viso rivela la sua vera intenzione. Scoppiamo a ridere contemporaneamente. La sua risata leggera riecheggia nell’aria e nel mio cervello. Sarà un suono difficile da dimenticare.
Abbasso lo sguardo sulla mia mano che è ancora aggrappata al suo braccio. Arrossisco di nuovo. Wesley afferra la mia mano e la tiene stretta poggiandosi sulla mia gamba.
Accenna un sorriso che sa di soddisfatto e malizioso. Io non posso fare altro che assecondarlo e evitare di arrossire ulteriormente. Il contatto della sua mano con la mia pelle provoca in me una reazione strana: mi sembra di andare a fuoco. Cerco di concentrarmi su qualcos’altro e decido di accendere la radio.
La voce di Wesley esce cristallina ed inconfondibile dalle casse. Canticchio timidamente seguendo la sua voce e lasciandomi trasportare dalla melodia della canzone.
-Molto poco egocentrico- affermo tra un verso e l’altro.
-Adoro la buona musica, non posso farci nulla- mi risponde alzando le spalle.
Comincio ad armeggiare con i pulsanti della radio finché non sento le prime note di “Indigo” e soddisfatta, sorrido allegra.
-Ma, tranquilla eh, tocca pure tutti i tasti-.
-Il sarcasmo non fa per te, lo sai?-
Rispondergli a tono è più difficile di quanto pensassi: questo ragazzo ci sa fare, niente in confronto agli altri ragazzi con cui sono uscita.
“È un uomo…” sussurra la vocina nella mia testa. Mi sa che questa volta ha ragione: Wesley Stromberg è decisamente uomo. Riesce a risvegliare ogni parte del mio corpo con dei semplici e innocenti gesti.
-Lo so- risponde sincero –Di solito non mi occorre il sarcasmo, il mio fascino basta e avanza, ma con te no. Mi confondi-
Le sue parole rendono me confusa.
-Ed è una cosa buona o cattiva?- chiedo timida.
Improvvisamente e senza una motivazione evidente, scoppia a ridere. Lo guardo torva.
-Ecco, questo mi confonde: non capisco come tu possa sembrare così innocente e ingenua e poi flirtare con me come se niente fosse-
Arrossisco per l’ennesima volta. Ormai ho raggiunto una gradazione di rosso che sembra non andarsene più.
-E quando arrossisci sei ancora più bella!- aggiunge come se niente fosse.
Non riesco a credere alle mie orecchie. Mi sembra di essere in una commedia romantica, una di quelle in stile “Cinderella Story”, solo che io non sono decisamente Hilary Duff e lui è molto meglio di Chad Michael Murray.
-Oh, ma falla finita!- esclamo, dandogli un colpetto sul braccio per allentare la tensione.
Cercare di dissimulare è fortunatamente ciò che mi riesce meglio in queste situazioni.
È solo quando accosta l’auto che sento la sua mano allentare la presa dalla mia.
-Siamo arrivati!- esclama sorridendo.
Mi volto in direzione dello sguardo di Wesley e quello che mi ritrovo davanti non è affatto ciò che mi aspettavo: una villetta appartata, non eccessivamente grande e decisamente accogliente è ciò che Wes chiama casa.
-Mi casa es tu casa- aggiunge invitandomi ad entrare.
-Posso farti una domanda?- chiedo timidamente.
-Tutto quello che vuoi tesoro- risponde e continua a sorridere.
-Cosa ti dice che io non sia una delle tante fan pazze il cui unico scopo è fare la stalker e scoprire dove vivi per perseguitarti tutta la vita?-
Di nuovo la sua risata, di nuovo il mio stomaco che si contorce.
-Sei fantastica!- risponde tra le risate –Tu non sei una delle tante fan, no?!-
-No?-
-Era una domanda sarcastica. Non serve un genio per capire che sei speciale-
Speciale? Io?
Sorrido in risposta, anche se ne sono poco convinta.
Entriamo in casa, non si sente nessun rumore.
-Keats sono a casa!- urla Wesley.
La sua voce riecheggia ma non riceve nessuna risposta.
-Non c’è nessuno?- chiedo più a me stessa che a lui.
-Sarà sicuramente rinchiuso in camera sua ad armeggiare con l’attrezzatura da registrazione-
Saliamo la scalinata e si ferma davanti l’ultima porta del corridoio.
-KittyKat sei vestito? Non vorrei sconvolgere la mia dama-
Comincia a bussare più forte aprendo leggermente la porta. Quando si accorge che Keaton ha le cuffie alle orecchie la apre del tutto e mi fa segno di seguirlo. Sorvolo sul fatto che mi ha definito “dama” e osservo Keaton totalmente preso da ciò che sta facendo: canticchia sotto voce e con la mano batte il ritmo sulla gamba.
-Che ti avevo detto?- si rivolge a me, mentre si avvicina al fratello.
Batte un colpo leggero sulla sua spalla spaventandolo a morte. Lancia un gridolino che fa tutto tranne che macho e si volte verso Wesley come se avesse visto un fantasma.
-Che diamine ci fai qui?- esclama ancora scosso. Quando nota la mia presenza alle spalle del fratello mi rivolge un leggero sorriso –Hey! Ci si rivede! Wes non ha fatto altro che parlare di te, pensavamo di impazzire-.
Mi sembra di vedere le guance di Wesley arrossire leggermente. Ho mai detto quanto adoro Keaton? Dalla porta accanto la scrivania di Keaton esce un altro ragazzo, anche lui mi sorride.
-È lei?- chiede allegro, provocando le risa di Keaton, mentre Wesley si passa la mano sulla fronte rassegnato.
-Si, è lei- risponde quest’ultimo dissimulando l’imbarazzo.
-Non credevo fosse possibile vedere Wesley imbarazzato, ma in fondo c’è sempre una prima volta! Io sono Tyler, comunque-.
Allunga la mano nella mia direzione aspettando che io la stringa.
-Certo, Tyler!- esclamo io, riconoscendo finalmente il ragazzo che mi sta davanti. –Io sono Chiara!-
-Ok, adesso possiamo anche andare-
Wesley mi afferra la mano e mi conduce fuori dalla stanza.
-Pensavamo di andare a fare surf- aggiunge, poi, prima di uscire –Ti dispiace se le presto la tua tavola Keats?-
-No, certo che no! Trattamela bene! E ricordati che domani dobbiamo aiutare Drew!-
Mi sorride e mi fa l’occhiolino.
Una volta usciti dalla camera di Keaton entriamo nella stanza successiva che capisco immediatamente essere di Wesley.
Se i muri potessero parlare, questi griderebbe “Wesley!” senza alcun dubbio. Un enorme letto disfatto è al centro della stanza. Sopra è poggiata una chitarra acustica e una manciata di fogli. Per il resto è tutto in ordine.
-Rifare il letto no eh?-
-È più divertente disfarlo- mi risponde malizioso.
Imbarazzata come non mai, mi siedo sul bordo del materasso . Non voglio nemmeno immaginare cosa è successo su questo letto.
“O forse si…”. Devo ricordarmi di imparare a far tacere la mia coscienza o le cose potrebbe diventare molto strane.
Osservo Wesley entrare nella cabina armadio.
-Ci metto due secondi, devo solo mettere il costume- afferma entrando in bagno.
Dopo nemmeno un secondo vedo la sua testa spuntare ed osservarmi. Lo sguardo che noto nei suoi occhi mi spaventa, sembra quasi che abbia avuto un’idea geniale, genialmente assurda.
-Non hai portato nessun giacchetto?-
-È estate, Wes, siamo a Los Angeles, cosa dovrei farci con una giacca?-
-Beh, potrebbe servirti se dovessi restare in spiaggia dopo il tramonto-.
Il suo sguardo adesso ha una spiegazione.
-Wes, non posso restare fino a tardi…-
-Non fare la guastafeste, su! Avvisa i tuoi, hai quasi vent’anni, se le pazzie non le fai adesso, quando le fai?-
-D’accordo- sospiro rassegnata. In realtà, l’idea mi elettrizza. Il tramonto e Wesley contemporaneamente potrebbero essermi fatali. Digito rapidamente un SMS per mia madre preparandomi mentalmente all’interrogatorio che riceverò una volta a casa.
-Perfetto! Vado a cambiarmi! Per il giacchetto puoi prenderne uno dall’armadio, non ti lascerò morire di ipotermia. Scegline uno, sono nel ripiano in alto!-
Scegliere un giacchetto? Sul serio? Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la cabina armadio. Mi ritrovo a sfiorare tutti le giacche appese, quasi in trance. Questo è probabilmente uno dei sogni proibiti di qualsiasi fangirl: accesso diretto all’armadio di Wesley Stromberg.  Scuoto la testa per eliminare pensieri del genere dalla mente, quando dal nulla spunta Wesley in costume e in calzini.
-Ancora non hai scelto?- esclama, prendendomi in giro. –Prendi questa, è la mia preferita-
Afferra una felpa verde chiaro e me la porge.
“La sua preferita…”
-Si abbina alle tue scarpe no? E ai tuoi occhi…- finisce la frase a bassa voce.
Inspirando lentamente afferro la felpa dalle sue mani e poi lo osservo scegliere una canottiera.
Quando se la infila sono quasi tentata a pregarlo di non indossarla mai più, ma il buon senso ha la meglio e sorrido leggermente.
-Andiamo!- esclama, afferrandomi la mano e conducendomi in corridoio.
Con la felpa ancora stretta fra le mani e con un sorriso ebete stampato in faccia, lo seguo.
Mi sembra di non sorridere così da una vita. Osservo il motivo di tanta gioia e capisco di aver ragione. Non ho mai sorriso così perché è il suo sorriso ad essere contagioso e in tutta la mia vita non ho mai visto un sorriso più meraviglioso del suo.



Buonasera a tutti! Eccomi qui, una settimana dopo, con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia!
Apprezzerei molto sapere cosa ne pensate, per me  è molto importante.
A presto con un nuovo capitolo, 
Chiara :*

 

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Capitolo 5
*** Tattoo ***


Quando arriviamo in spiaggia un’ondata di emozioni mi travolge: paura, ansia e agitazione diventano indistinguibili. Improvvisamente ciò che mi sta intorno inizia a girare. Mi sento come sulle montagne russe. Devo solo capire se è una cosa positiva o meno. Mi appoggio a una delle tante palme che costeggiano il parcheggio alla ricerca di un sostegno.
-Hey!- esclama Wes, attirando la mia attenzione –Che succede?-
-Niente, niente, andiamo- rispondo, cercando di riprendermi.
Inspiro ed espiro lentamente e i battiti del cuore rallentano gradualmente.
-Sfaticata, aiutami con le tavole!-
-Pensavo che l’uomo qui fossi tu, o sbaglio? I lavori pesanti toccano a te-
Mi avvicino a Wes e gli do un leggero colpo sulla spalla. Lui mi guarda torvo e serio come non mai esclama, esibendo suoi bicipiti fiero e orgoglioso.: -Io sono un uomo!-. Non posso fare a meno di scoppiare a ridergli in faccia. Wes sembra offeso dalla mia reazione.
-Scusa, scusa!- esclamo tra una risata e l’altra.
Finisce di prendere le nostre cose in macchina e, posandomi il braccio sulle spalle, mi porta verso la spiaggia.

-Non così! Devi mantenere l’equilibrio!-
L’ennesimo rimprovero risuona per la spiaggia di Huntington Beach.
-Non sono capace, Wes. Io rinuncio-.
Sono demoralizzata: era tanto che non mi capitava di surfare e, anche se la prima e l’unica volta è stata piuttosto tragica, non pensavo di essere così male.
-No, no!- continua, nuotando nella mia direzione –Con me non esiste “non posso”!-
-Ti prego, Wes- lo supplico per cercare di convincerlo a rinunciare -Basta surf, facciamo qualcos’altro-
-Qualcos’altro, cosa?-.
Colgo immediatamente un lampo malizioso nel suo sguardo e lo osservo avvicinarsi cautamente.
-No! Non ci pensare nemmeno!-.
In men che non si dica mi afferra per i fianchi e comincia a farmi il solletico. Dio, quanto odio il solletico! A quanto pare il mio corpo è stato geneticamente programmato per avere punti sensibili praticamente ovunque.
-Tregua, ti prego!-
-Torni sulla tavola, allora?-
-No- rispondo imbronciata. Mi allontano nuotando verso il largo.
-Non serve a nulla scappare- afferma Wesley , apparendomi alle spalle.
-Mi hai spaventato, idiota!-
Questa volta è lui a scoppiare a ridere. Scuoto la testa incredula. Questo ragazzo è un mistero, è indecifrabile: proprio quando ti aspetti che faccia qualcosa, fa l’esatto opposto.
-La principessa è una rammollita, è meglio uscire-
-Come scusa? Cosa sarei?-
-Quello che ho appena detto: una femminuccia-
-Non è vero!- esclamo decisa.
-Allora dimostramelo. Sali su quella tavola e fai come ti dico!-
Colta da un lampo d’orgoglio, afferro di slancio la tavola da surf e determinata più che mai ripasso mentalmente le indicazioni di Wesley.
“Piano. Aspetta l’onda e quando sei pronta, alzati. Baricentro. Braccia. Equilibrio.”
Senza neanche capire come mi trovo in piedi sulla tavola, cavalcando l’onda.
-Wohoo!- grida Wesley dalla riva –Adesso esci!-
Le sensazioni che ho provato sono sconvolgenti: libertà, leggerezza e felicità pura. Potrei abituarmi.
-É. Stato. Fantastico!- grido in risposta e lo abbraccio di slancio. Wesley ricambia l’abbraccio, mi stringe forte e mi fa volteggiare.
-Te l’avevo detto!- Accenna un sorriso che mi fa sciogliere.
-Sono stata brava eh?-
-Merito del maestro- risponde avvolgendomi nell’asciugamano per asciugarmi.
-Quindi devo supporre che porti a surfare tutte le ragazze che inviti ad uscire?-
-Oh no! Sei la prima ragazza che ha questo onore-
Sorrido, inconsciamente soddisfatta.
-Tu invece? Devo supporre che vai a casa di tutti i ragazzi con cui esci al primo appuntamento?- continua, sedendosi sulla sabbia.
-Oh no- rispondo sedendomi accanto a lui –Solo dei ragazzi molto famosi-
Wesley mi dà una leggera spinta con la spalla. Lo guardo negli occhi, sorrido e poggio la testa sulla sua spalla.
Mi sembra quasi incredibile la semplicità con cui riesca a rapportarmi con Wesley, mi sembra davvero di conoscerlo da sempre e non perché ho seguito gli ultimi anni della sua vita come se fosse la mia. È molto più di questo: sento una connessione inspiegabile. Sembra tutto facile, tutto naturale con lui.
-Posso farti una domanda?-.
È Wesley a rompere il silenzio. Sollevo leggermente la testa e lo guardo di nuovo negli occhi.
-Certo!-
-Se non fossi Wesley Stromberg usciresti con me?- L’insicurezza che si cela dietro questa domanda mi sconvolge.
-Cosa intendi?-
-Se fossi un semplice ragazzo che hai incontrato in spiaggia, in un bar, se fossi uno qualunque…-
-Tu non sei uno qualunque, tu sei Wesley Stromberg, ma non nel senso che intendi tu. Non ha nulla a che fare con la fama, ma con quello che ho davanti e quello che ho davanti mi piace. Per quanto poco posso conoscerti so che sei così, indipendentemente da XFactor. Quindi no, se non fossi te stesso probabilmente non uscirei con te. Per il resto il tuo nome può essere quello che vuoi, non importa-
-Grazie…- Mi passa un braccio sulle spalle e mi abbraccia.
Una piccola scintilla attraversa il suo sguardo.
-Parliamo di cose più allegre- aggiunge, tornando sereno –Parlami di te-
-Cosa vuoi sapere?-
Inizio a giocherellare con il bracciale al polso di Wesley.
-Tutto. La tua famiglia, la tua vita. Sento come se ti conoscessi, ma al tempo stesso non so nulla di te. Tu, invece, sai praticamente tutto.-
-Vero. Non c’è molto da sapere: vivo a Los Angeles , ma sono nata in Italia e ho origini italiane. La mia famiglia è un meraviglioso disastro. Ho un fratello più grande e due genitori fuori di testa, ma nel senso buono del termine.-
La risata di Wesley interrompe il mio flusso di parole.
-Sembra fantastica!-
-A volte si, a volte un po’ meno, ma la famiglia è tutto. Poi, cos’altro? Ho studiato e studierò lingue straniere all’università.  Per il resto tutto normale. Ah, sono appena uscita con il ragazzo che ho sognato per mesi e devo dire che è anche meglio di quello che pensavo-
Alzo lo sguardo e sorrido. L’espressione di Wesley è impagabile.
-Il ragazzo che hai sognato per mesi? Che sogni erano?- Ecco di nuovo spuntare lo sguardo malizioso.
-Wesley Trent Stromberg sei impossibile!-. Scuoto la testa in disapprovazione e rassegnazione.
-Ma sono il ragazzo che hai sognato per mesi- ripete con espressione fiera, alzando le spalle e gonfiando il petto.
-Perchè te l’ho detto?- mi maledico, passandomi una mano sulla fronte.
-Neanche tu sei niente male, comunque.- aggiunge sussurrandomi nell’orecchio.
Lo guardo di sottecchi per capire se mi sta prendendo in giro per l’ennesima volta, ma contrariamente a quanto mi aspettavo, sembra serio. Non riuscirò mai a capirlo, mai.
Mi sdraio sul telo gustandomi gli ultimi raggi del sole. Manca poco al tramonto e questa è l’ora che preferisco per stare in spiaggia. Con la luce crepuscolare tutto ha un aspetto migliore, quasi magico.
Mi volto per controllare ciò che sta facendo Wesley, che, nel frattempo, si è alzato. È in piedi alla ricerca di qualcosa che pare non trovare.
-Hai visto le chiavi della mia auto?- chiede preoccupato.
-Le hai messe nella mia borsa quando siamo entrati in acqua. “Questioni di sicurezza” cito testualmente-
-Vero, mi ero dimenticato!-
Lo osservo frugare nella mia borsa. All’improvviso si ferma e con espressione stupita afferra un oggetto.
-E questo?-
Metto a fuoco ciò che tiene in mano: una copia di “Nothing To Lose”. Mi ero completamente dimenticata di averlo in borsa.
Viola dall’imbarazzo rispondo a bassa voce: -Non dovrebbe essere lì, di solito lo tengo in macchina. Mi fa compagnia , mi fa sentire meno sola- In questo momento vorrei seppellirmi.
-Qual è la tua canzone preferita?-
-Oh, non puoi chiedermi di scegliere- rispondo quasi sconvolta.
-Oh, si che posso. Non è difficile, la canzone che più senti tua. Deve essercene una che senti più speciale delle altre-
“Certo che c’è! Diglielo!”
-In assoluto o dell’album?-
-Ho ragione, lo sapevo! In assoluto…-
-Curious- sussurro imbarazzata.
 -Fantastico!- esclama con un sorriso enorme stampato in faccia.
La sua reazione mi fa rasserenare un po’, ma sono afflitta da un conflitto interiore.
-In realtà…- aggiungo, colta da un lampo di coraggio.
Mi pento subito del gesto e resto in silenzio.
-Cosa? Puoi dirmelo, lo sai.-
-Ecco, in realtà è un po’ più che la mia canzone preferita. Un paio di anni fa è venuta a mancare mia nonna. Da quel momento la mia vita è entrato in un tunnel senza uscita. Non la chiamerei proprio depressione, ma ho vissuto una fase molto triste. Non riuscivo ad andare avanti, non riuscivo a lasciarla andare. I miei genitori hanno cercato in tutti i modi di aiutarmi, ma non c’è stato niente da fare. Un giorno qualunque tutto è cambiato. È stato quando ho ascoltato “Curious” per la prima volta che ho capito, ho capito che lei non avrebbe mai voluto vedermi così. Una frase in particolare mi è da sempre rimasta impressa, letteralmente. C’è un motivo se ho indossato una maglia sopra il bikini per fare surf-
Gli occhi di Wesley sono leggermente lucidi, sembrano brillare.
-In effetti mi sembrava un po’ strano. Hai un corpo fantastico, perché nasconderlo?- chiede, sempre più curioso.
Sorvolo sul complimento e tento di spiegarmi: -La verità è che mi vergognavo e non perché ho insicurezze riguardo il mio corpo. Semplicemente non volevo sembrare una matta-
Wesley non riesce a capire, perciò piuttosto che parlare preferisco mostrargli ciò di cui sto parlando.
Sollevo il lembo sinistro della maglia fino all’altezza delle costole dove una scritta è impressa sulla mia pelle.
- When you lose what you love remember to stay strong, look out the window and remember life goes on- sussurra, passando un dito leggero sulla scritta.
Alza lo sguardo verso di me e sorride.
-Nascondevi questo? È meraviglioso e non perché sono parole di una mia canzone, lo dico sul serio. E non mi sembri assolutamente folle-
-Mi sembra di averla sempre con me così- aggiungo sorridendo leggermente.
-Mi piace- afferma, continuando a sfiorarlo. Mi afferra, poi, la mano e sorridendomi mi dice: - Lo sapevo che eri speciale. Ti va di sentire “Curious” dal vivo? Ho la chitarra nell’auto..-
-Si, per favore-!- esclamo entusiasta ed emozionata.
Si alza e si dirige verso la macchina. Mi sembra di essermi liberata di un enorme peso.
Improvvisamente, provo una nuova e strana sensazione all’altezza dello stomaco. Ci vogliono pochi secondi prima che riconosca di cosa si tratta: farfalle.
“Oh no!”


Buonasera a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo. Oggi avevo poco da fare e l'ispirazione era tanta perciò mi sono messa a scrivere e ho pensato: perchè non pubblicare un nuovo capitolo nel frattempo? Perciò eccolo qui! Spero vi piaccia e ringrazio davvero tanto tutti coloro che leggono, seguono, recensiscono e apprezzano la mia storia. Grazie davvero!
A presto!
Un bacio, Chiara :*

 

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Capitolo 6
*** Instinct ***


L’appuntamento prosegue meravigliosamente e l’ora di tornare a casa arriva veramente troppo presto.
-Probabilmente dovrei andare ora- affermo a malincuore, stringendomi nella felpa di Wes.
Per essere estate fa abbastanza freddo.
-E se non volessi che tu te ne vada?- chiede Wes avvicinandosi a me.
-Oh, resterei anche io, ma probabilmente i miei genitori chiamerebbero la polizia e ti accuserebbero di rapimento. Non so se farebbe bene alla tua carriera-
Continua a sorridermi e mi abbraccia.
-Va bene, ma almeno permettimi di accompagnarti alla tua auto-
Raccoglie le ultime cose sparse sulla sabbia, mi porge la mia borsa e poi mi afferra la mano.
Una volta arrivati davanti la mia auto cala un silenzio imbarazzante.
“Cosa dovrei fare a questo punto? Salutarlo? Abbracciarlo? O magari…”
-Probabilmente dovrei restituirti la felpa ora…-
-Nah! Sta meglio a te che a me-
-L’ho già sentita questa frase, mi è familiare- rispondo raggiante.
Non so se sia un cosa positiva il fatto di scambiarsi già oggetti personali, ma la semplicità con cui Wesley compie certi gesti non mi lascia altra soluzione che accettare. Probabilmente dovrei restare con i piedi per terra: è solo la prima uscita, non vuol dire nulla. La mia mente, però, non può fare a meno di fare film mentali. Più che film, telenovelas. Il fatto è che Wes mi piace, davvero. E non come può piacere a una ragazza il proprio idolo, ma come ad una ragazza piace un ragazzo. La chimica che c’è tra di noi è reale e non è possibile negarla. Almeno da parte mia.
-D’accordo: io prenderò la felpa solo se tu accetterai qualcosa da me-
-Non sei costretta a ricambiare, lo faccio perché ne ho voglia, nessuno mi obbliga-
-Lo so e per questo voglio ricambiare. Almeno avrai una scusa per rivedermi- sostengo sorridendo maliziosa e sollevando la manica della felpa.
-Non ho bisogno di scuse, fidati…-
Sfilo il bracciale che indosso al polso sinistro: un ciondolo a forma di nota musicale è legato ad una sottile catenina di metallo.
-Non è molto virile, lo so, è piuttosto “da femmina”, ma è da sempre il mio portafortuna-
-Lo adoro- mi interrompe lui, porgendomi il polso per farmelo allacciare -Adesso sarà il mio portafortuna-
Sorride riconoscente. Io arrossisco, di nuovo imbarazzata.
-È meglio che vada, altrimenti i miei penseranno davvero che sono dispersa-
-D’accordo. Ci sentiamo presto-
-Promesso?-
-Promesso- risponde serio, indicando il bracciale con un cenno della testa.
Si avvicina per abbracciarmi e mi stringe forte.
-Buonanotte- sussurro entrando nella mia auto.
Lo osservo allontanarsi e solo una volta che entra anche lui in auto sospiro profondamente.
Mi infilo la cintura di sicurezza e poggio le mani sul volante. Non so se essere felice o triste in questo momento. Felice perché è stato un appuntamento fantastico, triste perché non ho nessuna certezza che non sia il primo e l’ultimo. Lo so che Wesley ha detto che gli piaccio, che vuole rivedermi, ma non si può mai sapere. Mi aspettavo un bacio, lo confesso. Da un ragazzo intraprendente come lui non potevo non aspettarmelo.  Non sembra una persona che si fa troppi problemi a prendersi quello che vuole.
“Magari è questo il problema: magari non ti vuole abbastanza…”
Scuoto la testa per liberarmi di un’idea così pessimista. Di solito non è da me, ma se davvero dovesse andare male mi si spezzerebbe il cuore. Probabilmente mi sono fatta trasportare troppo, ma non riesco a non pensare al fatto che Wesley sembri così tanto il ragazzo adatto a me. Il suo lavoro, la sua fama non hanno nulla a vedere con tutto ciò. Era da molto che non mi capitava di incontrare un ragazzo che mi capisse così bene, che mi facesse stare così bene, con il quale mi aprissi senza troppe esitazioni. Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da una persona che fino una settimana fa nemmeno sapeva della mia esistenza.
Mentre sono completamente persa nei miei pensieri qualcuno bussa sul finestrino. Urlo spaventata.
Solo dopo qualche secondo riconosco la figura fuori dall’auto.
-Wes! Sei impazzito? Mi hai fatto morire!-
-Non pensavo di essere così brutto- ridacchia divertito.
-Idiota!- esclamo offesa, ma in fondo non riesco a reprimere una risata.
-Mi ero dimenticato una cosa importante- sostiene fissandomi dritta negli occhi.
-Cosa? Hai lasciato qualcosa nella mia borsa?-
-Si, adesso che ci penso, le chiavi di casa, ma non era quello che intendevo. Credo di aver dimenticato due cose, allora-
Non riesco a capire cosa intende dire, ma frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi, con il cuore in gola. Quando le trovo, le afferro e gliele porgo sorridendo, contenta che un imprevisto abbia prolungato la serata anche solo di qualche minuto.
-Grazie per le chiavi e grazie per questo- afferma avvicinandomisi attraverso il finestrino abbassato.
Quando le sue labbra entrano a contatto con le mie non capisco più nulla. Il cervello si appanna e tutto quello che riesco a sentire sono fuochi d’artificio. Quando riapro gli occhi, Wes mi sta fissando con uno sguardo soddisfatto.
-Buonanotte, allora- aggiunge, voltandosi ed allontanandosi.
Io non riesco a muovermi: il suo gesto mi ha paralizzato.
“Era esattamente quello che volevi! Ora fermalo, idiota!” Il rimprovero della mia coscienza mi spinge ad agire. Senza nemmeno accorgermene, afferro la maniglia della portiera e esco dalla’auto.
-Wes!- grido per essere sicura che mi senta.
Wesley si volta più entusiasta che stupito. Credo che se lo aspettasse.
L’espressione soddisfatta sul suo viso mi dà la spinta giusta e mi lascio trasportare dall’istinto.
Cammino rapidamente nella sua direzione. Gli getto le braccia al collo e, senza pensarci, lo bacio. Questa volta sono io che tengo il controllo della situazione e la cosa mi piace molto. Wesley mi stringe per i fianchi  e mi solleva da terra. Istintivamente gli circondo i fianchi con le gambe.
-Ragazza, tu mi farai impazzire!- esclama Wes, staccando le labbra dalle mie.
-È esattamente ciò che voglio fare- rispondo fiera.
-Ah Si! Attenta a non innamorarti di me, nel frattempo-
Sorrido per assecondarlo, anche se, dentro di me, sono consapevole di aver già perso.
-Adesso devo andare sul serio- sussurro mentre mi rimetto in piedi sulle mia gambe.
-Ci sentiamo domani?- domanda, stringendomi entrambe le mani.
-A domani…- confermo io.
Nessuna parola mi sembra più bella di “domani” in questo momento. È una promessa implicita che lui ci sarà, non solo oggi, non solo stasera, che non mi sono immaginata tutto. È reale ed è magnifico.

Quando rientro in casa mi aspetto un terzo grado dai miei genitori, ma niente di tutto ciò che mi aspettavo accade. Mio padre mi rivolge un saluto allegro, mentre mia madre sostiene entusiasta: -Sei raggiante, tesoro!-
Abbraccio di slancio entrambi, perché in fondo senza di loro niente di tutto ciò sarebbe accaduto.
-Grazie!-
-Di cosa?- chiede papà, perplesso.
-Di essere i migliori genitori che potessi avere-
Osservo entrambi sorridere mentre mi dirigo in camera mia.
Mi chiudo la porta alle spalle e un’ondata di emozioni mi travolge: non riesco a cancellare il sorriso che ho stampato sulle labbra.
Accendo il computer, pronta a contattare Karen per raccontarle tutto ciò che è successo. Appena il pc si connette ad Internet, una notifica di Twitter appare sullo schermo “@wesleystromberg ti segue su Twitter”.
Se solo fosse accaduto una settimana fa adesso sarei impazzita.
Clicco sul profilo di Wes. Non credo che perderò l’abitudine di controllare il suo profilo e quello degli Emblem3. Tra i vari tweet di risposta a qualche fortunata fan uno, in particolare, attira la mia attenzione: “When you lose what you love remember to stay strong, look out the windows and remember life goes on”
Non so cosa pensare: potrebbe anche non avere nulla a che fare con me, potrei solo avergli ricordato quanto gli piace quella canzone, ma è il tweet successivo a rendere chiaro il significato.
E se non volessi che tu te ne vada?”
Le parole di Wesley mi tornano in mente e rivedo la scena come in un flashback.
Un’ondata di emozioni mi travolge e non posso fare a meno di reprimere qualche lacrima di gioia.
Mi sono messa proprio in un bel guaio. Bellissimo, direi.

Nel frattempo…
-Hey Wes! Tutto bene?- mi domanda mio fratello entrando in cucina.
-Si, avevo solo voglia di uno spuntino- rispondo dandogli una pacca sulla spalla.
-Chiara?- insiste lui.
-È a casa. Credo sia appena andata a dormire-
Anche Tyler ci raggiunge in cucina, probabilmente attirato dalla luce accesa.
-Amico, ho visto il tuo tweet. C’è qualcosa che ci vorresti dire?-
-Niente che non possa tenere per me-
-Hey! Siamo amici e Keat è tuo fratello, non vorrai tenerci nascoste certe cose-
-Per adesso si, poi si vedrà-
Tyler sembra offeso. Avrebbe voluto sapere tutti i dettagli. Certe volte è proprio una pettegola, ma gli voglio bene anche per questo. Più in là sarò contento di condividere Chiara con i ragazzi, ma per ora voglio tenere la cosa per me, voglio che sia speciale.
-Wes- mi richiama Keaton. Mi volto verso di lui con un’espressione sorpresa. –Sembra una ragazza fantastica, mi piace- aggiunge sorridendo, per farmi capire che approva il mio comportamento.
Keaton è da sempre il più riflessivo della famiglia e credo abbia capito che la situazione con Chiara è diversa dal normale. Apprezzo molto il suo gesto e sorridendogli rispondo: -Anche a me, fratellino, anche a me!-



Buonasera a tutti! Scusate per l'immenso ritardo, ma questo periodo è piuttosto difficile e il tempo per scrivere e/o pubblicare è sempre di meno.
Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno letto la mia storia e chi l'ha inserita nelle varie categorie, spero vi stia piacendo!
Ecco tutto per voi il nuovo capitolo. Enjoy!
Baci, Chiara :*

 

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Capitolo 7
*** Party ***


La mattina successiva mi sveglio inevitabilmente con un enorme sorriso sulle labbra. La voglia di sentire Wesley è tanta, però non vorrei sembrare eccessiva ed opprimente. Le mie preoccupazioni sono, però, pressoché inutili. Quando afferro il cellulare, infatti, noto una notifica lampeggiare sullo schermo.
“Buongiorno raggio di sole. Qui ad Huntington Beach il sole è appena sorto e io e i ragazzi siamo già in piedi a provare. Sono stanchissimo. Il telefono non prende molto bene, perciò avrò qualche difficoltà a farmi sentire. Vorrei essere lì con te XX”
Dire che in questo momento ho gli occhi a cuoricino è dire poco.
“Il raggio di sole si è svegliato a mezzogiorno, il surf di ieri mi ha distrutto. Fatti sentire appena puoi. Non sai quanto io vorrei che tu fossi qui ora”
La risposta non tarda ad arrivare: “Sei ancora a letto? Perché in questo caso lascerei le prove e correrei da te! Più tardi ti chiamo, comportati bene nel frattempo”.
Rimango ancora circa mezz’ora nel letto per controllare le varie notifiche. Quando è più o meno l’una mi alzo. Di solito non sono una ragazza sfaticata, ma in questo momento sono su un altro pianeta.
Sul tavolo in cucina trovo un bigliettino lasciato da mia madre per avvisarmi che sono andati a trovare non so quale parente e probabilmente resteranno fuori anche per cena.
“Nota mentale: chiamare mamma più tardi” penso tra me e me, mentre controllo il frigorifero per preparare qualcosa per pranzo.

Il pomeriggio passa molto lentamente, anche troppo. Tra un messaggio sporadico di Wes e l’altro, la noia si impossessa di me. Provo a leggere qualche pagina del mio nuovo libro, ma dopo poco mi stufo. Lo stesso accade con qualsiasi cosa tenti di fare per tenermi occupata.
Sono più o meno le sei quando, mentre faccio zapping tra i canali con una tazza di the in mano, mi squilla il cellulare. Lo afferro e appena accetto la chiamata sento la risata cristallina di Wesley provenire dall’altro capo del telefono.
-Hey!- rispondo, entusiasta più che mai. Era proprio ciò di cui avevo bisogno.
-Hey, dolcezza! Disturbo?-
-Oh, si, non sai quanta gente c’è in questo momento che fa la fila per passare un po’ di tempo con me- rispondo ironica. –Sono a casa da sola, Wes, e mi sto annoiando da morire, quindi no, non disturbi affatto. Voi, che fate?-
-Mi dispiace, sarà stato un pomeriggio molto entusiasmante, immagino. Io e ragazzi ci siamo presi una piccola pausa, stiamo provando senza interruzioni da troppe ore-
-Nuove canzoni?- chiedo, notando in sottofondo il suono di una chitarra e la voce di Drew canticchiare qualche verso.
-Nuove canzoni. Nuove idee. Un sacco di cose nuove-
-Oh, non voglio sapere nulla!-
In certi momenti la mia anima da fan rispunta e prende il controllo.
-D’accordo- risponde ridendo.
-Chiedile stasera che fa!- esclama Drew.
-Oh, si. Stasera hai da fare?- aggiunge Wesley, rivolgendosi a me.
-Ho da fare?- rispondo, pronta ad accettare ogni proposta.
-Vieni alla festa a casa di Drew. La stiamo organizzando da settimane, ci siamo uccisi tra la festa e le prove. Devi venire, non accetto un no-
-Non lo so, Wes…- All’improvviso mi sento insicura, quasi intimorita. Non so se è un’ottima idea, non mi sentirei del tutto a mio agio.
-Eddai! Ho bisogno di vederti! Vuoi un invito ufficiale? Perché posso fartelo-
Solo sentendo la sua voce posso immaginare la sua espressione e tanto mi basta per accettare la proposta.
“Ha bisogno di vedermi”
-Come potrei dirti di no?-
-Esatto! Passo alle 8! Non vedo l’ora di vederti!-
-Ok, ti mando l’indirizzo per messaggio. Ah, Wes, che tipo di festa è?-
-Una festa alla Drew, questo ti dovrebbe far capire tutto-
Quando attacco il telefono inizio a guardarmi intorno: sto davvero per andare ad una vera festa californiana!

Nel frattempo:
-Per fortuna volevi tenertela per te, fratello, stasera la conosceranno tutti!- mi fa notare Drew, entusiasta come al solito.
-A quanto pare non posso tenervi nascoste le cose per troppo tempo e poi dovrò abituarmi a dividermi tra voi e lei-
-Uhhhh! La cosa si fa seria!- mi prende in giro Drew.
-Hey! Lascialo in pace! Una volta che trova una ragazza seria non gli far passare la voglia!- mi difende Keaton anche se non sono proprio sicuro che sia un complimento nei miei confronti.
-Ragazzi, una cosa sola: giù le mani, capito?-
-
Hey, amico, mi conosci bene non lo farei mai!-
-Proprio perché ti conosco, ti avviso-
-Vero- ammette lui, dandomi una pacca sulla spalla e ridendo colpevole –Non la guarderò nemmeno, se questo ti può far stare meglio-.

19.45:
“Sono in ritardo! Maledettamente in ritardo” penso tra me e me, mentre cerco di finire di prepararmi il più velocemente possibile.
Chiamo rapidamente mia madre per dirle della festa. Dopo avermi informata che non sarebbero tornati a dormire e avermi fatto le sue solite raccomandazioni sul non dare confidenza agli sconosciuti, aggancio il telefono e corro alla finestra attirata dal suono di un clacson.
“Merda! È qui!”
Afferro la borsa e prima di uscire di casa mi controllo allo specchio. Ho cercato il più possibile di essere casual, non voglio esagerare, ma al tempo stesso ho voluto “farmi bella”. Una festa con Wes non capita tutti i giorni. “Non dare confidenza agli sconosciuti” dice sempre mia madre, ma credo sia impossibile non farla ad una festa in cui praticamente tutti sono sconosciuti. Ci sarà Wesley, però, ed è l’unica cosa che mi dovrebbe interessare.
Ad aspettarmi fuori al vialetto di casa c’è probabilmente lo spettacolo più bello mai visto, quello che ogni ragazza sogna di vedere almeno una volta nella vita: Wesley è poggiato alla sua auto e indossa un paio di jeans chiari, un paio di scarpe di camoscio beige, una polo blu e un cardigan dello stesso colore delle scarpe.
Se il principe azzurro esistesse credo che avrebbe più o meno le sue sembianze.
-Ciao splendore!- mi saluta, vedendomi arrivare.
“Ok, rilassati, va tutto bene” tento di auto convincermi.
Come mi devo comportare? Come lo devo salutare?
“Vedi cosa fa lui, se ti bacia è fatta”. In certi momenti avere una coscienza che ti aiuta è una grande cosa.
Mi avvicino lentamente, quasi intimorita. Wes mi afferra per un fianco, mi spinge verso di sé e mi stampa un bacio sulle labbra. Le mie gambe sembrano sciogliersi e non posso fare a meno di sorridere come un’ebete.
-Stai benissimo- mi dice, allontanandomi solo per squadrarmi dalla testa ai piedi.
-Anche tu non sei niente male, se devo essere sincera- rispondo, prendendo un po’ di coraggio e afferrandogli la mano.
-Signorina, se mi vuole seguire, la sua carrozza è pronta-
Mi accompagna dal lato del passeggero e mi tiene aperto lo sportello per permettermi di salire.
-Che gentiluomo!- sostengo, allacciandomi la cintura.
-Solo con donne che lo meritano davvero- mi risponde, lanciandomi uno sguardo ammiccante.
-Quindi Drew ha organizzato una festa… Come mai?-
Il mio tentativo di cambiare discorso sembra funzionare, perché Wes inizia a parlare entusiasta: -Oh, sai com’è, Drew è Drew e se non fa una festa ogni due settimane si sente male. Ama la compagnia e circondarsi di belle persone-
-Quindi conoscerò anche Drew stasera…-
-No, non ti azzardare!- mi interrompe lui.
-Cosa?- domando perplessa.
-Sono stanco delle ragazze che da me passano a Drew, la cosa è piuttosto imbarazzante-
Lo osservo dritto negli occhi e, inaspettatamente, scoppio a ridere.
-Perché ridi?- L’espressione seria di Wes provoca ancora di più le mie risa.
-Davvero mi crederesti capace di una cosa del genere?- sostengo, tentando di ricompormi.
-Troppe volte è successo: meglio prevenire che curare-
-Con tutto il rispetto per Drew, che sembra un ragazzo tanto affascinante quanto interessante, ma questa ragazza è interessata a un solo Emblem3 ed è proprio davanti a lei-
Lo fisso, sorridendo, cercando di rassicurarlo. Wes mi afferra la mano, per farmi capire che è calmato e che è tutto ok.
-Sono solo contenta di conoscere i tuoi amici- aggiungo –Non è quello che fanno tutti i ragazzi che iniziano a uscire insieme?-
-Avrei preferito tenerti un po’ più solo per me, però non credo di poterti tenere lontano dai ragazzi quando nella giornata passo 24 ore su 24 con loro-
-Mi avrai solo per te, tranquillo-
Questa volta sono io a essere maliziosa, di proposito.
-La prendo come una promessa- mi asseconda lui –e ricorda che le promesse si mantengono-.

La casa di Drew è più o meno simile a quella dei ragazzi, solo un po’ più stile Drew. Il fatto che in cucina abbia una mini statua di Buddha non mi stupisce affatto, anzi, mi conferma solo ciò che ho sempre pensato di lui.
-Benvenuti!- esclama il padrone di casa, aprendoci la porta. Saluta Wes con una stretta di mano e poi si rivolge a me: -Finalmente ci si rivede. Prego. Mi casa es tu casa-.
Il sorriso accogliente di Drew mi allenta i nervi e riesco a calmarmi un po’.
-Hai una casa stupenda!- esclamo, guardandomi intorno.
-Grazie mille! Accomodati pure e non farti problemi a girovagare un po’- aggiunge dandomi una leggera pacca sulla spalla.
-Vieni, ti porto a vedere una cosa stupenda- afferma Wes, afferrandomi dolcemente la mano.
Sorrido e mi lascio condurre da lui verso la grande finestra della sala da pranzo. Una volta all’esterno mi ritrovo davanti il panorama più bello di Los Angeles che abbia visto nella mia vita: su uno sfondo completamente nero risaltano solo le stelle e le luci lontane del centro della città.
-È meraviglioso- sussurro, sporgendomi dall’inferriata per godermi l’aria fresca.
-Vero? Non sai quanto lo invidio per avere questo paesaggio tutti i giorni-
-Io non lo invidio- affermo decisa.
-Ah, no? Perché?-
-Perché credo di aver trovato una vista migliore- continuo avvicinandomi a lui e lasciandogli un bacio leggero sulle labbra. Wesley poggia la sua fronte sulla mia e mi fissa intensamente. Il suo respiro caldo mi solletica il naso.
-Sei tutto quello di cui avevo bisogno- sussurra, senza interrompere il contatto visivo.
-Sono qui- sostengo, dandogli un altro bacio a stampo. Wesley mi afferra per i fianchi ed intensifica il bacio. Dischiudo le labbra per dare libero accesso alla sua lingua. Il leggero gemito che fuoriesce dalle mie labbra stupisce me e Wesley, che sembra apprezzare particolarmente.
-L’ho già detto che mi fai impazzire?-
La voci provenienti dall’interno della casa ci distraggono e ci fanno capire che è arrivata l’ora di entrare. Quasi tutti gli invitati sono, infatti, arrivati. Nella stanza quasi affollata riesco solo a vedere Tyler, che spicca dalla folla per la sua altezza. Anche Wesley sembra averlo notato: gli fa un cenno con la mano per farlo avvicinare. Al seguito di Tyler arriva anche Keaton, sorridente come sempre.
-Hey!- esclamano all’unisono.
-Ciao!- rispondo io, stranamente a mio agio. Con loro due le cose sembrano, inspiegabilmente,  più facili.
-Sono felice che tu sia venuta. Wes sarebbe impazzito se non ce l’avessi fatta- afferma Keaton, rivolgendosi a me.
-Oh si!- aggiunge Tyler –Non ha fatto altro che preoccuparsi tutto il giorno, pensando che gli dessi buca-
-Davvero?- chiedo a Wes, divertita.
-Ok, è arrivata l’ora di andare a prendere qualcosa da bere. Scusate ragazzi, ma me la porto via!-
Mi prende per mano e, per l’ennesima volta, mi conduce verso la cucina. Anche questa volta lo seguo, ma prima di allontanarmi mi volto verso Keaton e Tyler e, alzando le spalle in segno di resa, sorrido.
Quei due ragazzi mi piacciono, credo che potrà nascere un’interessante amicizia.
-Tutto ok, Wes?-
-Oh, si. Credo di aver semplicemente bisogno di una dose di Chiara tutta per me-
Si avvicina malizioso e la sensazione che provo quando le sue labbra entrano in contatto con le mie è la stessa della prima volta: fuochi d’artificio e farfalle nello stomaco.
Non mi interessa che ci siano sconosciuti intorno a noi intenti ad osservarci e, a quanto pare, non interessa nemmeno a Wes. In questo momento ci siamo solo io e lui e niente potrebbe essere migliore.

Buonasera a tutti! Ecco tutto pero voi il nuovo capitolo della mia storia. Come al solito ci tengo a ringraziare tutti coloro che la leggono, e in particolare Serena per essere una lettrice così presente, le tue recensioni mi fanno sempre molto piacere, lo sai :D
Spero che la storia vi stia piacendo, 
Enjoy!
Baci, Chiara :*

 

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Capitolo 8
*** Sorry ***


La festa è iniziata da un’oretta e io non posso fare a meno di provare  una strana sensazione: mi sento osservata, come se mille occhi fossero puntati su di me, pronti a studiare ogni mia piccola mossa. In breve tempo scopro che non mi stavo sbagliando: delle ragazze mi osservano e bisbigliano tra loro.
Quando Wesley torna con un bicchiere di soda per entrambi capisce che c’è qualcosa che non va e in men che non si dica capisce anche il motivo del mio repentino cambiamento di umore.
Appena le ragazze vedono Wes al mio fianco si lanciano verso di noi. Le loro espressioni fanno paura: sembrano leonesse pronte ad azzannare la preda. Si dice che a una leonessa non puoi toccare il cucciolo senza subire conseguenze. Ecco, in questo caso, penso di aver fatto anche peggio: ho superato una linea secondo loro invalicabile. “Wesley Stromberg non si tocca!” sembrano dire i loro occhi.
L’espressione che lanciano in direzione di Wes è ancora più spaventosa.
“Gatte morte” riesce solo a dire la mia coscienza e capisco che niente di buono può nascere da questo incontro.
-Wessy!- urla una di loro, lanciandosi al collo di Wesley per abbracciarlo.
“Ok, la cosa potrebbe andare anche peggio!” penso, cercando di calmarmi. Se c’è una cosa che queste ragazze non sanno è che questo gioco lo so fare anche io: non c’è solo una stronza in città, bella!
Non appena si stacca da Wes, mi avvicino di più, attenta a fare in modo che il mio fianco sia a contatto con quello di Wes.
Al contatto, lui si volta verso di me e mi sorride, probabilmente inconsapevole della guerra per marchiare il territorio che sta avvenendo davanti ai suoi occhi.
-Non credo di aver mai avuto il piacere di conoscerti, tesoro- dice, poi, la bionda siliconata, rivolta a me.
“Gatta morta e pure falsa!” Afferro la mano che mi porge e la stringo, ricambiando il suo sguardo di sfida.
-Chiara, lei è Ashley. Ashley, lei è Chiara, una mia… amica- ci interrompe Wes, per presentarci.
È incredibile come una semplice parola possa ferire così tanto. Cinque lettere, cinque coltellate.
“Amica” “Amica”
È questo che sono?
-Oh, pensavo fosse la tua nuova fiamma, ci sono un sacco di voci in giro sul tuo conto e una fan. Sapevo che non fosse possibile- insiste la bionda.
-Oh, si, la gente parla anche troppo- risponde lui, ridendo e lanciando uno sguardo nella mia direzione.
Io osservo lo scambio di battute incredula e ferita.
Lo sapevo. Stupida! Stupida! Stupida! Sul serio pensavi di poter essere importante per un ragazzo come Wes, uno che hai conosciuto da così poco tempo! Illusa!
-Scusate- dico, allontanandomi e lasciandomi alle spalle un’espressione perplessa di Wes.
-Dove vai?- sento Wes chiedere.
-Ho bisogno di un drink. Uno bello forte direi!-
-Ma non hai 21 anni!- aggiunge,  cercando di afferrarmi il polso, per fermarmi.
-Non ho paura di infrangere le regole- rispondo alzando semplicemente le spalle.
Se in questo momento fosse possibile, mi abbraccerei. Per la prima volta in vita mia mi sento fiera di me stessa, di come ho reagito, di come ho affrontato la cosa. Piangere non servirebbe a nulla, no?
Mi dirigo al bancone della cucina, dove un ragazzo mai visto sta preparando dei cocktail.
-Che ti preparo?- mi chiede sorridente.
-Un Sex On The Beach, grazie- rispondo altrettanto sorridente.
In un paio di sorsi butto giù tutto il contenuto del bicchiere.
-Ok- mi dice lui divertito –Su i bicchieri e giù i pensieri, immagino-
Mi porge un bicchiere da shot riempito fino all’orlo. Lo sollevo nella sua direzione.
-Alla felicità, agli stronzi e alle bionde siliconate!-
-Alla salute!- ride e poi beve il suo shot.
Non so quanto tempo passo al bancone, ma quando ho nel sangue un cocktail e sei shot decido che probabilmente va bene così. Tento di alzarmi, ma la stanza comincia a girare alla velocità della luce.
-Ok, non funziona. Credo che mi toccherà restare seduta-
-Sembra l’occasione giusta per un altro shot, allora- sostiene il ragazzo, che ho scoperto chiamarsi Will, porgendomi l’ennesimo bicchiere.
-Lo reggi piuttosto bene l’alcool, però. Qualsiasi altra ragazza che conosco a questo punto starebbe collassando in qualche angolo della casa o abbracciata al wc- aggiunge, quasi colpito.
Gli sorrido in risposta, incapace di esprimere un qualsiasi suono umanamente comprensibile.
In questo momento non voglio pensare a nulla, non voglio pensare al fatto che da quando mi sono allontana Wes non si è nemmeno degnato di cercarmi, che probabilmente sta ancora con quella, magari se l’è portata da qualche parte…
-Stupida!- sussurro tra me e me, scuotendo quell’immagine dalla mia mente.
“Sei riuscita a non pensarci fino ad ora, stai andando bene, non rovinare tutto!”
Quando alzo lo sguardo, i miei occhi si incatenano a quelli castano-verdi di Wesley. Distolgo immediatamente lo sguardo.
Tento di alzarmi il più velocemente possibile per allontanarmi da lì. Per allontanarmi da lui.
La testa ricomincia a girare e, senza rendermene conto, sbatto addosso a qualcosa di alto. O meglio qualcuno:
-Hey, tutto ok?- mi chiede Tyler, sinceramente preoccupato. Non devo avere un bell’aspetto ora come ora.
-Dov’è Wes?- insiste, vedendo che non accenno a rispondere.
-A farsi fottere, credo. Probabilmente anche nel senso letterale dell’espressione- rispondo, trattenendo una risatina fastidiosa, provocata non so nemmeno da che. Non c’è molto da ridere, in effetti.
-Ok, sei ubriaca. Ma questo non risponde ancora alla mia domanda: dove si è cacciato quell’idiota?- continua più rivolgendosi a se stesso che a me, perlustrando la stanza con lo sguardo.
Quando scruta Keaton nella folla, gli fa segno di avvicinarsi.
-La ragazza è andata- afferma quando quest’ultimo si avvicina.
-Andata? In che senso?-
-Nel senso di ubriaca come una spugna-
-Ubr…? Quanto hai bevuto Chiara?- mi chiede Keaton serio, fissandomi dritto negli occhi.
“Ha proprio degli occhi belli! Deve essere di famiglia!”
La mia coscienza è ufficialmente andata, così come me.
-Due cocktail e un paio di shot- rispondo con un sorriso sornione.
-Un paio, quanti esattamente?-
-Credo sette- Non riesco a fare a meno di ridacchiare, ma l’espressione seria e severa di Keaton pone immediatamente fine alla mia risata.
Credo sia sinceramente preoccupato per me, ma non capisco il perché. Da quanto mi conosce?
-Oh, ti prego! Ma dov’era mio fratello in tutto ciò? E soprattutto, perché hai bevuto così tanto?-
-Oh, questa la so!- esclamo come se all’improvviso avessi avuto un’illuminazione. –Tuo fratello è uno stronzo, ecco perché! Ma noi siamo amici, vero? Perché una ragazza la porti a fare surf, ci provi palesemente, la baci più di una volta e poi alla prima oca ossigenata che arriva la presenti come amica. Perché è questo che sono: un’amica di Wesley Stromberg, che gioia!-
Quando il mio monologo termina osservo le loro espressione e mi rendo conto che hanno capito ben poco, ma in realtà non so nemmeno io se quello che ho detto ha un senso logico. In questo momento voglio solo parlare e non credo che la mia lingua possa essere frenata.
-Un momento…- tenta di capire Keaton –Quindi tu e Wes avete litigato perché ti ha presentato come una semplice amica a un’altra ragazza-
-Per litigare c’è bisogno di comunicare, cosa che ovviamente lui non sa fare visto che non è mai riuscito a dirmi di non volere più di un’amicizia da me! Me ne sono andata e la prima cosa che ho visto è stato l’alcool-
-Non ha tutti i torti, amico- afferma Tyler, ancora sorreggendomi per il gomito.
-Facciamo una cosa- gli dice Keaton –Portala un po’ fuori a prendere una boccata d’aria e io vado a cercarlo-
-D’accordo- risponde Tyler, cercando di tenermi in piedi mentre mi dirige verso il balcone.

-Allontanarti un po’ dalla confusione ti farà bene- mi dice, chiudendosi la finestra alle spalle.
-Non credo che mi servirà a molto, dato che la confusione ce l’ho qui- sostengo indicando la testa –e qui- sposto la mano verso il cuore.
-So che potrà esserti di poco aiuto, ma io Wes l’ho visto seriamente preso da te-
Mi siedo sul pavimento freddo del balcone.
-Sinceramente, Tyler, tu faresti di tutto per uscire con una ragazza, le dici che ti piace, che è diversa, che per te è importante e alla prima festa a cui la inviti la presenti come amica a una super top model, chiaramente rifatta e chiaramente attratta da te? Siete davvero così stupidi, voi maschi?-
Tyler non risponde, ma il suo sguardo mi fa capire che ho ragione io, che è un comportamento che non avrebbe mai.
Si siede accanto a me e sussurra: -Mi dispiace-
-Anche a me. Mi dispiace anche di non poter avere più la possibilità di conoscere meglio te e Keaton. Wesley ha rovinato tutto-
-Non è vero! Noi possiamo essere amici, e lo dico nel senso buono del termine!-
-Grazie- rispondo, sorridendogli e poggiando la testa sulla sua spalla.
Mi sembra una vita che non interagivo così con qualcuno, una vita che non avevo un amico vero, in realtà. Le amicizie che ho creato durante la mia vita si sono rivelate, nella maggior parte dei casi, finte o destinate a finire nel nulla. Tyler sembra davvero un ragazzo dal cuore d’oro. Socchiudo gli occhi.
Sono talmente immersa nei miei pensieri da non accorgermi che la porta-finestra si è aperta e che Keaton è ora in piedi accanto a Wesley.
È solo quando sento Tyler muoversi che riapro gli occhi. La testa mi pulsa tantissimo, l’alcool sta decisamente facendo effetto. Forse dovrei restare qui seduta a smaltirlo.
Volgo lo sguardo verso Tyler e me lo ritrovo davanti, con il solito sorriso sghembo.
Eh, no! Questa volta non ci casco.
-Lasciami in pace!- esclamo semplicemente, voltando lo sguardo nella direzione opposta, ad osservare il cielo stellato.
“Sei tutto quello di cui avevo bisogno”
Le sue parole mi ritornano alla mente e mi colpiscono come frecce dritte allo stomaco.
-Ti prego, ascoltami- insiste lui.
-Voglio andare a casa- affermo, alzandomi di scatto. Probabilmente non una grande idea, considerata la mia attuale stabilità.
-Lasciati almeno accompagnare a casa-
La tentazione di dirgli di no è alta, ma poi penso a come sono ridotta e al fatto che non ho nessun mezzo di trasporto e sono costretta a dirgli di si.
-Ci possiamo fidare?- domanda Keaton, preoccupato più per l’incolumità del fratello che della mia.
-Tranquillo- gli sorrido e, mentre lo abbraccio, lo ringrazio. Non penso che in molti avrebbero fatto quello che lui ha fatto per me, in fondo sono un’estranea.
Abbraccio anche Tyler e lo stringo forte, per fargli capire di aver davvero apprezzato anche il suo gesto.
-Voglio salutare anche Drew, prima di andare-
-Tranquilla, gli spiegherò io la situazione appena lo vedo, è meglio che vai a casa- mi rassicura Keaton.

Nel tragitto verso l’auto di Wes sento la sua presenza alle spalle. Non dice una parola, non tenta nemmeno di farsi ascoltare.
“Ok, se questa era la tua ultima chance te la sei giocata molto male Mr Stromberg!”
La mia testa continua  ripetere di non volerlo più vedere, mentre il mio cuore dice tutto il contrario.
Arrivati al parcheggio, noto una serie di piccoli legnetti sparsi a terra. Sto quasi per allontanarmi, non dandogli troppa importanza, quando lo vedo. I rametti non sono sparsi in ordine casuale, ma formano una scritta ben precisa: scusa.
Mi volto verso Wes e osservo il suo sorriso accennato.
-Avevo pensato alla possibilità in cui non volessi ascoltarmi, perciò ho scritto-
Scuoto la testa rassegnata, rassegnata al fatto che nonostante tutto, il sorriso di quel maledetto ragazzo riesce sempre a farmi venire le farfalle nello stomaco.
-D’accordo, hai cinque minuti, vedi di farne buon uso- affermo, poggiandomi alla sua auto, a causa di un altro giramento di testa.
-Non avresti dovuto bere così tanto- mi dice, cercando di afferrarmi un braccio per sorreggermi, ma mi sposto rapidamente.
-E tu non avresti dovuto fare lo stronzo, abbiamo sbagliato entrambi, ma niente rimproveri. I cinque minuti passano- rispondo, spazientita. Sul serio aveva intenzione di farmi una ramanzina?!
-È vero, sono stato uno stronzo, ma mi sono bloccato. Quelle ragazze sanno essere diaboliche quando vogliono e non volevo se la prendessero con te. Lo so quanto sono ossessionate da me, lo so eccome! La cosa era anche piacevole all’inizio, ma so che non si farebbero scrupoli se qualcuno si mettesse in mezzo e, essendo tu quel qualcuno, non volevo si mettessero contro di te.-
-Perché hai negato la storia della fan? Perché hai negato di me, davanti ai miei occhi?-
-Perché mi sembrava la cosa più giusta da fare, ma ovviamente sbagliavo. Volevo venire a cercarti, ma non sapevo cosa dirti, mi sentivo uno stronzo. Poi ti ho visto bere e mi sono detto di dover fare qualcosa, ma ho visto Tyler e allora ho pensato che fossi in mani sicure-
-Non pensavi che magari le mani sicure in cui volevo stare erano le tue? Che il giorno dopo averti spiegato tutte le mie insicurezze, sentirti sminuire tutto è stato una maledetta pugnalata alle spalle! Lo so che non mi conosci, Wes, Dio, lo so! Ci conosciamo da così poco, ma pensavo mi avessi capito!-
-Ma io ti conosco! So più cose di te che di molti miei amici! In questo breve periodo ci siamo raccontati così tanto che mi sembra di conoscerti da una vita!-
-Non mi conosci, Wes…- proseguo, rassegnata.
-Invece si! Cosa vuoi sapere?-
-Fai sul serio?- chiedo osservando la sua espressione. Oh si, è assolutamente serio!
-Ok, potrei cominciare con una lista di cose che odi: odi la sabbia tra i capelli, ma comunque adori stare in spiaggia; odi le persone che non riescono ad ammettere di avere sbagliato; odi essere permalosa; odi restare da sola quando fuori c’è un temporale; odi non essere in grado di aiutare tutti. Mi fermo qui o vuoi la top ten?-
Non posso fare a meno di sorridere. Mi ha davvero ascoltata in questi giorni e lo sguardo determinato che noto nei suoi occhi non fa che rendere la scena ancora più adorabile.
-Vuoi sapere anche la lista di cose che ami? Ami l’inverno, il Natale e la neve, per questo sei triste che a Los Angeles nevichi raramente; ami l’Italia e Roma, la tua città; ami la musica; ami stare accoccolata sotto le coperte quando fuori fa freddo e, credimi, non vedo l’ora di soddisfare questo tuo desiderio; ami ridere; ami…-
Prima che finisca la frase lo interrompo poggiandogli una mano sul petto. Sto praticamente tremando, un po’ per effetto dell’alcool, un po’ per effetto delle sue parole così dolci.
-Può bastare. Non avevo il diritto di fare una scenata, né di reagire così, non sono la tua ragazza, avevi ragione!-
-No! Non avevo ragione! Tu sei la mia ragazza! O almeno voglio che tu lo sia, sempre che tu voglia- si rivolge, sorridendo a me.
-A patto che tu la smetta di frequentare finte bionde, lampadate e siliconate-
-Affare fatto, signorina-
Il tragitto verso casa prosegue nel silenzio, credo che tutte le parole siano state ormai dette.
-Mi dispiace- affermo quando Wesley accosta nel vialetto di casa mia.
-Non devi dispiacerti, non è successo niente di irrisolvibile, con un po’ di buona volontà tutto si aggiusta-
Il suo sorriso ampio mi rasserena un po’. Non riesco a credere che la mia bolla di sapone si sia ricomposta e che tutto sia andato per il meglio.
Credo di aver ormai smaltito tutto l’alcool che avevo in corpo. Sarà stato a causa dell’adrenalina provocata dalla discussione con Wes, ma sono contenta di riuscire a stare in piedi senza barcollare. Bere non è mai la soluzione.
Wesley scende dall’auto per raggiungermi sotto al portico.
-Beh, buonanotte raggio di sole-
-Buonanotte a te- rispondo, finalmente sorridente anche io. Prima di rientrare in auto, mi stampa un leggero bacio sulle labbra, un bacio che sa di promessa, che sa di pentimento, che sa del mio Wesley. Mio.
Con un unico pensiero fisso mi dirigo in camera mia. La pesantezza della giornata si fa subito sentire e non ci vuole molto prima che cada, esausta,  tra le braccia di Morfeo.


Buonasera a tutti! Ecco un nuovo capitolo tutto per voi, spero vi piaccia. Ho già in mente una direzione più o meno precisa per la storia, ma mi farebbe molto piacere ricevere delle vostre opinioni o suggerimenti, lo apprezzerei molto!
Buona lettura! Baci,
Chiara :*

 

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Capitolo 9
*** Fans ***


Sono passate due settimane da quella sera, dalla sera in cui io e Wesley abbiamo litigato per la prima volta, dalla sera da cui ci stiamo ufficialmente frequentando. Le cose vanno per il meglio, le discussioni ci sono ogni tanto, ma in genere per cose stupide e durano molto poco. Con un ragazzo come Wes è impossibile tenere il muso.
I miei genitori mi vedono sempre meno, ma per adesso non hanno protestato. Tra le canzoni da scrivere, i dettagli di un futuro tour e le decisioni da prendere per la nuova merce, i ragazzi sono riusciti raramente a lasciare la loro casa, perciò mi ritrovo più tempo a casa loro che nella mia, ma la cosa non mi disturba.
La situazione era molto imbarazzante, ma con il passare dei giorni lo è diventata molto meno, sembra quasi una sorta di routine ormai: la mattina mi alzo, studio in preparazione del test per l’università e il pomeriggio vado dai ragazzi. Quando comincerò le lezioni la mia routine sarà stravolta, ma sono sicura che troverò una soluzione.
-Ragazzi!- esclamo entrando in casa –Vi siete accorti che la porta era aperta?-
Cammino piano piano, quasi intimorita.
-Hey, babe! Ti abbiamo vista arrivare dal vialetto e ti abbiamo aperto- risponde Wes, venendomi incontro e stampandomi un bacio sulle labbra.
-Che ci hai portato?- chiede poi, notando che ho una busta con me.
-Oh, Starbucks- rispondo sorridente –Pensavo aveste bisogno di un po’ di energia extra-
-Te l’ho mai detto che ti adoro?- afferma, afferrando il bicchiere con il suo nome.
-Si, ma mai abbastanza. Continua a ripeterlo-
Mi dirigo verso la sala che utilizzano per le prove e busso leggermente alla porta.
-Hey! Ci chiedevamo dove eri!- mi accoglie Drew.
-A prendervi un po’ di rifornimenti- rispondo porgendo i bicchieri.
-Dov’è Ty?- chiedo, poi, guardandomi intorno e notando la sua assenza.
-È dovuto tornare a casa per una questione di famiglia, qualcosa che ha a che fare con la sorella, credo. Torna fra poco- risponde Keaton.
-Va bene, niente di grave no?-
-No, tranquilla-
-Ti ho mai detto che hai una ragazza fantastica?- esclama Drew, rivolgendosi a Wesley.
-Lo so…- risponde lui, osservandomi fiero e passandomi un braccio intorno alla vita. Mi tira verso di sé e mi sorride.
-Smettetela!- esclamo sorridendo e arrossendo un po’. –La ragazza fantastica vi prepara la cena, che dite?-
-Oh, si, ti prego! Mi sembra una vita che non mangiamo un pasto fatto in casa da una donna- afferma Keaton, entusiasta.
-Avrò addosso una pressione enorme, allora- rispondo ridendo –Avete del cibo in casa o mangiate cartone normalmente?-
-C’è molto poco, credo che toccherà andare a fare la spesa- risponde.
-Ok, ragazzi, mezz’ora di pausa. Io vado con lei a fare la spesa, voi rilassatevi e non fate casino- propone Wesley.
-Resti anche tu a cena, ovviamente- mi rivolgo a Drew –E non è una domanda-
-D’accordo- mi risponde, ridendo.
-Andiamo a fare la spesa?- chiedo a Wes, una volta che siamo soli in salone, e lui annuisce.
-Come una vecchia coppia sposata?- insisto.
-No, come una coppia di innamorati che si procura il cibo per una fantastica cena in famiglia.
-Una coppia di innamorati?-
Annuisce di nuovo e poi esclama: -Quante domande!-
-Credevo che per Wesley Stromberg non innamorarsi fosse una regola-
-Che ci posso fare, non ho paura di infrangere le regole-
Il riferimento alla frase che gli avevo detto due settimane prima mi ritorna subito in mente e non posso fare altro che sorridere.
-Quali altre regole hai che possiamo infrangere?- chiedo, maliziosa.
-Oh, le scoprirai- mi risponde, dandomi una pacca sul sedere per spingermi fuori dalla porta di casa.
Andare a fare la spesa con una macchina sportiva è una delle esperienze che mi mancavano nella vita. Un’altra cosa da aggiungere alla lista dei motivi per cui ringraziare Wesley.
-Quindi puoi anche andare al supermercato? Pensavo che avessi fan impazzite ovunque-
-Non succede spesso in realtà, le cose sono più tranquille di quello che sembrano, non ti preoccupare-
Annuisco in risposta, ma non riesco a pensare che oggi rappresenta teoricamente la prima vera uscita pubblica da quando stiamo insieme. Siamo stati quasi sempre in casa, prima di oggi.
“Non c’è motivo per essere nervosa. Devi abituarti a cose così semplici, in fin dei conti”.
Inspiro ed espiro lentamente per calmarmi.
Wes parcheggia l’auto nel retro del supermercato. Scendo e mi dirigo subito verso i carrelli.
-Questa potrebbe essere la nostra vita un giorno, sai- afferma dal nulla.
Lo guardo stupita: non immaginavo stesse pensando così avanti nel tempo.
-Una cosa alla volta, ok?- rispondo, dandogli un colpetto sul braccio.
Spero davvero che la mia risposta non lo turbi, ma il suo sorriso mi tranquillizza. Non voglio correre, ma non voglio nemmeno che pensi che non me ne importi nulla e che per me non sia una storia seria.
Quello che deve capire, però, è che per me tutto ciò è ancora piuttosto assurdo: anche se mi sono abituata all’idea di Wesley come mio ragazzo e non come volto appeso sulle pareti della mia stanza, la situazione è ancora strana. Probabilmente sembra ancora più surreale perché quei poster sono ancora appesi sulle mi pareti. Nota a me stessa: stacca quelle foto! Sono piuttosto inquietanti, ad essere sincera, perché le stesse persone che vedo appese sono quelle che frequento tutti i giorni.
Magari potrei scattare delle foto con loro per sostituire i poster standard che migliaia di persone sparse nel mondo possiedono.
“Buona idea!” annoto mentalmente.
-Hai deciso che entriamo o aspettiamo che il cibo venga da noi?- chiede Wes, distogliendo dallo stato di trance in cui mi trovo.
Dopo nemmeno dieci minuti, ci perdiamo letteralmente tra gli scaffali. Non riesco, infatti, a trovare Wesley e il carrello.
-Dove sarà finito?- chiedo tra me e me, percorrendo tutti gli scaffali.
Una minifolla che blocca il passaggio tra lo scaffale nove e il dieci mi fornisce la risposta. Ecco dov’è!
-Scusate, scusate!-
Cerco di farmi largo, ma l’impresa è più difficile del previsto. Un paio di settimane fa, probabilmente, sarei nella stessa posizione di queste ragazze, perciò la situazione non mi infastidisce, anzi mi fa sorridere.
Fortunatamente Wes mi nota nel mezzo della confusione e, afferrandomi per un polso, mi tira a sé.
-Scusate, fatela passare- afferma, senza smettere di sorridere.
Sento tutti i loro occhi puntati su di me.
“Merda!”
Non mi sono sentita mai giudicata tanto in vita mia come ora. Mi sembra di essere a un test e quelle ragazze sono giudici più severi di Simon Cowell a XFactor.
-E lei è?- chiede una ragazza, più intraprendente delle altre.
-Lei è Chiara, è una Emblem e, attualmente, la mia…-
“Se dice amica lo strangolo! Lo giuro! Questa volta lo faccio!”
-…ragazza- finisce lui, sorridente e quasi orgoglioso.
Sentirglielo dire ad alta voce rende tutto ancora più surreale.
Mi aspettavo uno sguardo deluso delle ragazze, ma in realtà sono tutte sorridenti. Hanno qualche anno in meno di me, non più di tre.
-Davvero sei una Emblem?- mi chiede la stessa ragazza –Quindi è vero quello che si dice? Tu sei quella del cappello?-
-SI!- esclama Wes, mentre io arrossisco imbarazzata.
-Oh, siete troppo carini!- esclama un’altra in risposta.
Questa reazione non me la a spettavo proprio: per esperienza personale, so cosa vuol dire quando il cantante che adori si fidanza con qualcuno. Non è una bella sensazione.
-Possiamo fare una foto?- chiede, poi, gentilmente.
Un’uscita al supermercato diventa improvvisamente una maratona di selfie, ma queste ragazze sono troppo dolci, è impossibile dire di no.
Chi l’avrebbe detto che un gruppo di fan, tra cui avrei potuto esserci anche io in teoria, chiedono di fare una foto con me e Wes?! La mia vita sta diventando sempre più strana, in positivo, ma strana.
-Sei consapevole che da adesso quelle foto faranno il giro del mondo?- gli chiedo una volta che rimaniamo soli tra gli scaffali del supermercato.
-Meglio, almeno adesso sapranno tutti che sei mia!- esclama, dandomi un bacio sulla guancia, afferrando con un braccio il carrello e passandomi l’altro attorno ai fianchi.
Quando torniamo a casa i ragazzi sono tutti intenti a giocare a Call of Duty. Anche Tyler adesso è a casa.
-Hey TyTy, tutto ok con tua sorella?- gli chiedo, sedendomi sul bracciolo del divano accanto a lui.
-Si, si, c’è stata una riunione di famiglia, tutto qui- risponde sorridendo.
-Torniamo alle prove, ragazzi?- afferma Wesley, cercando di convincere Drew e Keaton ad abbandonare la console.
-Non possiamo prenderci una tregua, solo per oggi?- chiede Drew, facendo gli occhi dolci. La sua espressione da cucciolo bastonato provoca le risate di tutti.
-D’accordo, amico, una serata ce la possiamo prendere- gli risponde dandogli una pacca sulla spalla e sedendosi sulla poltrona accanto al divano.
-No, no, no- lo rimprovero –Non dovrai provare, ma devi aiutare me in cucina. Non accetto un no-
-Sei convinta di quello che fai? Io non vorrei morire così giovane!- esclama Tyler, prendendolo in giro.
-Convintissima! Vi ricrederete delle capacità culinarie del mio ragazzo!- affermo convinta, sollevando Wes dalla sedia per un braccio.
L’espressione scocciata di Wesley nasconde, in realtà, un’espressione divertita. Lo so che adora fare queste cose, è inutile che finge.
-Se questa deve essere la nostra vita, non ho intenzione di cucinare sempre e solo io, sappilo-
-Oh, no, ma io cucinerò, nelle occasioni speciali però, così sarà ancora meglio- mi risponde, con gli occhi che gli brillano.
Questo ragazzo mi stupisce sempre. Da ciò che mi hanno raccontato i ragazzi, non è mai stato un ragazzo insensibile, però gli piaceva divertirsi, questo si, e il suo tipo di divertimento era molto particolare. Mi hanno detto anche che era tanto che non lo vedevano così preso e non so se la cosa mi rende fiera o mi spaventa. Probabilmente entrambe. Ho paura di deluderlo: molte volte non so come comportarmi. La storia con Wes è la prima vera importante della mia vita e ho ancora tanto da imparare.
-Cosa devo fare?- mi chiede mentre si lava le mani nel lavandino in cucina.
Allora sa cucinare davvero.
-Resta con me- gli dico, intendevo più della semplice compagnia mentre cucino.
-Sempre- mi risponde lui, comprendendo il vero significato delle parole. Mi abbraccia da dietro e mi lascia un bacio leggero sul collo.
Un brivido mi corre lungo la schiena. Da quando sto con Wes ho iniziato a provare sensazioni che non avevo mai provato prima d’ora. Se solo un bacio mi fa questo effetto, non voglio immaginare quando andremo oltre.
Nonostante stiamo insieme da un po’, infatti, stiamo prendendo le cose con calma. Non perché sia la mia prima volta, né la sua, ma credo che ogni prima volta debba essere speciale e deve portare il rapporto su un altro livello. Non so se siamo ancora pronti a un passo così. In realtà, il mio corpo è più che pronto, il problema è che la mente a volte ragiona troppo.
So che anche Wesley vorrebbe, lo sento, letteralmente, per questo ho evitato di restare a dormire da lui quelle poche volte in cui me l’ha chiesto. So che non resisterebbe e così nemmeno lui. Non dico che non voglia andare oltre, solo che la paura prevale. La paura che dopo tutto cambi, che tutto quello che c’è tra noi svanisca nel nulla.
-Hey, posso vedere le rotelle del tuo cervello girare impazzite, rallenta- mi sussurra Wes nell’orecchio.
-Si, scusa-
-Non devi scusarti. A cosa pensavi?-
-A noi-
Wes mi guarda perplesso.
-Al fatto che magari un giorno tutto questo possa finire, che magari potresti stancarti di me. O magari è solo una attrazione fisica, che una volta soddisfatta svanisce nel nulla-
-Dici sul serio? Per te è solo un’attrazione fisica?- domanda, quasi offeso.
-No! Non sto dicendo questo! Ma i ragazzi mi hanno detto che hai sempre evitato legami a causa della tua carriera, quindi…-
-Tesoro, non sono un supereroe: è vero, il mio mestiere potrebbe rendere un po’ più difficili le cose, ma niente di impossibile. Ce la possiamo fare, ce la voglio fare. Lo so quello che dicono su di me e so anche che è una frase che dicono in molti, ma sono cambiato. Sono sempre io, in realtà, però ho capito l’importanza di ciò che è vero nella mia vita. E probabilmente sono arrivato a certe conclusioni proprio grazie alla mia musica. Stare mesi in tour ti permette di riflettere molto. Sai cosa ho capito?-
Lo osservo, attenta ad ogni sua singola parola.
-Ho capito che mi mancava qualcosa. Che tornare a casa da qualcuno che ti aspetta ha tutto un altro significato. Volevo qualcuno che mi aspettasse, qualcuno che fosse la mia casa-
Una lacrima mi riga la guancia, subito asciugata da una sua carezza.
-Credo di aver trovato la mia casa- conclude, fissandomi dritta negli occhi.
-Casa è dove si trova il tuo cuore- sussurro, posandogli una mano sul petto.
-Esatto-  sorride e mi afferra la mano.
-Sbaglio o hai parlato di desiderio fisico insoddisfatto?- aggiunge poi, sorridendo malizioso.
-Si- rispondo ridacchiando.
-Wesley Stromberg non lascia nessun desiderio insoddisfatto. Più tardi vedremo di rimediare- aggiunge, iniziando a sistemare la spesa in frigo.
Non posso fare altro che sorridere: come posso dubitare di un ragazzo così?!
La sua testa fa capolino da dietro lo sportello del frigo, la solita espressione genialmente perversa sul suo viso.
-Stasera resti qui. Non accetto obiezioni, sono stanco dei tuoi rifiuti- aggiunge, fingendosi offeso.
-Va bene- rispondo, dandogli un colpetto sul braccio.
“Stasera resti da lui. Da stasera le cose si faranno ancora più serie.”


Buonasera a tutti! So che dopo essere sparita per così tanto tempo dovrei sotterrarmi e vi chiedo umilmente scusa, ma sono tornata con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! Mi farebbe molto piacere, inoltre, sapere cosa ne pensate :D Devo, infine, ringraziare Serena, che come sempre mi supporta e mi sopporta e che non perde mai un capitolo della mia storia, grazie! <3
Buona lettura,
Chiara :*

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