La sorella del ghiaccio

di Ozzy 99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scegli. Ora. ***
Capitolo 2: *** Sei cambiato? ***
Capitolo 3: *** La mia nuova vita ***
Capitolo 4: *** é da tanto che non sorridevo ***
Capitolo 5: *** Maschi... ***
Capitolo 6: *** L'inizio ***
Capitolo 7: *** Il primo tatuaggio ***



Capitolo 1
*** Scegli. Ora. ***


~~La sorella del ghiaccio

It's my life
It's now or never
I ain't gonna live forever
I just want to live while I'm alive
It's my life
My heart is like an open highway
Like Frankie said
I did it my way
I just wanna live while I'm alive...
It's my life
 
Bon Jovi - It's my life


Chi sono?
Non ne ho proprio idea.
Teoricamente un'erudita, tutti lo dicono: i miei genitori, i miei amici, il test..ed io che speravo in qualcosa di diverso del tipo intrepida. Io so di essere intelligente,non lo nego, ma non è questo che voglio dalla mia vita! Voglio qualcosa di emozionante! Energico!
In realtà desidererei andarmene da questa fazione, ma ho paura per i miei genitori, dopo la perdita di mio fratello Eric non so se reggerebbero un altro duro colpo, e loro non hanno fatto niente di male per meritarsi tutto questo…

Sento dei passi, probabilmente è mia madre che sta salendo le scale, mi fiondo dentro le coperte prima che apra la porta; non deve vedermi con dei coltelli in mano (già, dimenticavo che io quando sono stressata mi metto a lanciare coltelli).
_ Helena! Neanche per il giorno della scelta riesci a svegliarti dieci minuti prima! Ti aspetto di sotto e sbrigati!
_ Sì sì mmm _ Fingo la voce più assonnata che posso _Ora mmm arrivo..
Prendo il giubbotto blu con le borchie di Eric e scendo in cucina; lo uso sempre da quando se n’è andato, all’inizio era perché sentivo la sua mancanza, col passare del tempo invece mi sono resa conto che mi piaceva il suo stile, mi rappresentava e non mi faceva più sentire quella ragazzina bionda spaventata che ero una volta.
Già mio fratello Eric…quanto mi manca, forse oggi lo rivedrò, ho saputo così poco di lui in questi ultimi due anni, so solo che è diventato un pezzo grosso dagli intrepidi; chissà se rivorrà la giacca?!
_ Se magari non finisci tutti e quaranta i biscotti in una volta forse possiamo mangiare anche noi sai?
Mi giro e vedo mio padre che mi fissa ridacchiando: in effetti ho tre biscotti in bocca e due in ogni mano, rido anch’io, probabilmente è l’ultima risata che farò in questa famiglia.

Il viaggio in macchina è breve e quando arriviamo i miei genitori mi abbracciano e con un sorriso malinconico mi dicono:
_ Devi pensare alla famiglia…
Abbasso lo sguardo, sono pronta a sacrificare tutto per loro? Sono pronta a..
_ Ma devi pensare soprattutto a te stessa, è la tua vita, il tuo futuro, lotta per esso e non permettere mai che qualcuno te lo porti via!
A quel punto una lacrima mi riga la guancia, loro sanno, hanno già capito, li guardo  un’ultima volta e mi vado a sedere insieme ai ragazzi che faranno la scelta con me.
Marcus Eaton fa i suo discorso e inizia a chiamare, io non lo sento, sono persa nei miei pensieri, poi un nome mi scuote: è il mio turno.
_ Helena Black
Devo scegliere. Ora.
Mi alzo decisa e mi avvicino alle coppe, lui mi porge il coltello, lo afferro e mi faccio una piccola incisione; lascio che il sangue macchi la tovaglia bianca, non mi importa.
Chi sono? Intrepida? Erudita?
Chiudo gli occhi. È la tua vita Helena.
Sento lo sfrigolare del mio sangue sui carboni ardenti.

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Capitolo 2
*** Sei cambiato? ***


La sorella del ghiaccio

 

Better stand tall when they're calling you out
Don't bend, don't break, baby, don't back down


Meglio stare belli dritti in piedi quando ti chiamano fuori
Non mollare, non romperti, piccola non cadere

Bon Jovi – It’s my life

 

 

Un boato di applausi scoppia negli intrepidi, mi giro titubante e mi dirigo verso la mia nuova famiglia.
Un ragazzo mi viene incontro con passo sicuro, ha i capelli neri e occhi di un verde smeraldo tali da incantare una persona:
_ Tu sei Helena vero? Io sono Arkell, piacere, ma puoi chiamarmi Ark. Sai, appena ti ho vista ho pensato subito che non potevi assolutamente essere un’erudita, eri nata per diventare un’ intrepida! Infatti... eccoci qua!
Sorrido timidamente; in effetti ho una ciocca di capelli neri che si intravede nella mia chioma dorata, degli stivali attraversati da delle strisce di pelle strappate e si può scorgere il manico di un coltello dalla giacca di mio fratello: non sembro esattamente un’erudita.

_ Hai proprio ragione, volevo chiederti se per caso conosci una persona … si chiama Eric, lui è …§
Mi interrompo immediatamente perché noto che Ark ha la bocca spalancata per la sorpresa e mi guarda attonito; chi mai può essere diventato mio fratello per fare questo effetto? Di certo non è più il ragazzo iperprotettivo e dolce che conoscevo (ovviamente solo con me e i miei genitori).
Ma anche lui avrebbe avuto molte sorprese …

_ Ehi?! Sveglia dobbiamo saltare su un treno in corsa non abbiamo tempo per vaneggiare!
_ Scusa mi sono persa nei miei pensieri.. ehi aspetta, cosa hai detto?!
_ Hai capito benissimo!
Purtroppo è vero, si lancia verso l’uscita ed incomincia a correre, lo seguo ma è troppo veloce per me e dopo poco tempo lo perdo di vista; finalmente arriviamo ai binari: inspiro profondamente, è questa la libertà che ho sempre desiderato!
Ad un tratto giunge un rumore grave e due luci offuscate dal fumo mi feriscono gli occhi: il treno è arrivato; va davvero molto veloce,e se non fossi riuscita a prenderlo? A saltare? Ah Helena tu pensi troppo, salta e finiscila!

 Per una volta il mio subconscio ha ragione; così afferro la maniglia e cerco di tirarmi su, cerco … all’improvviso una mano amichevole mi afferra.
_ Ehi ma dov’eri finita? Non posso salvarti tutte le volte!
_ Ce l’avrei fatta benissimo anche da sola _ rispondo testarda, ma la sua espressione mi fa sorridere , facendoci scoppiare a ridere, non immaginavo che ambientarsi sarebbe stato così semplice.

Sento una mano sulla spalla:
_ E questa balda giovane chi è?
_ Ehi James, lei è Helena!
_ Bhe piacere, spero che ti troverai bene qui..
Mi scruta dall'alto in basso e se ne va ridacchiando.
_ Che tipo strano_ dico quando si è allontanato abbastanza in modo che non possa sentirmi _ Chi era quel tizio?
_ Fossi in te non lo chiamerei “tizio”, è un capofazione …

Tra di noi si crea un silenzio imbarazzante che viene interrotto quando noto dei movimenti al di fuori del treno: i ragazzi stanno saltando.
 Da un treno.
 In corsa.
Probabilmente devo avere gli occhi sgranati ed il viso più pallido di un cadavere perché Arkell mi dice:
_ Siamo intrepidi che ti aspettavi?_ E con un ghigno divertito in faccia si lancia e, ovviamente, essendo un figlio di intrepidi, atterra perfettamente.
Ha ragione, devo dimostrare a me stessa di essere degna di questa fazione: eseguo una piccola rincorsa e sotto lo sguardo meravigliato degli altri trasfazione mi libro nell’aria.
Sento solo delle voci in sottofondo, mi sembra di riconoscere quella di James che dice:
_ Eh sì! È proprio uguale a suo fratello!
Che voleva dire? Che cosa significa e perché conosce Eric?

La presenza del suolo mi riscuote e mi accorgo presto che sono atterrata in piedi, ma per mia sfortuna troppo sbilanciata in avanti …
Sto per cadere quando una presa salda mi afferra per il braccio; all’inizio penso che si tratti del mio nuovo amico, ma successivamente mi accorgo che è troppo forte per essere la sua, troppo possente …
Alzo lo sguardo ed incontro due occhi color ghiaccio, due occhi color ghiaccio come i miei.
Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra:
_ Rivoglio la mia giacca.

 

 

Angolo autrice: piaciuta??? Per chi sta leggendo non vi preoccupate se i capitoli sono troppo corti; ci sto prendendo la mano e i prossimi saranno sempre più lunghi.
Intendo pubblicare costantemente perciò…Buona lettura!!!


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Capitolo 3
*** La mia nuova vita ***


La sorella del ghiaccio


This ain't a song for the broken-hearted
No silent prayer for faith departed
And I ain't gonna be just a face in the crowd
Yoùre gonna hear my voice
When I shout it out loud

 Bon Jovi - It’s my life

 

Si allontana bruscamente da me e si dirige verso il cornicione … rimango sbigottita.
Ho immaginato milioni di volte questo momento: ma questo non era tra le opzioni.
 Sento La rabbia montarmi dentro, vorrei mettermi ad urlare e lanciargli contro  i peggiori insulti sulla famiglia che possa immaginare, vorrei farlo sentire in colpa e frustato, e dirgli che non sarà mai più mio fratello, mai più! Ma quel poco di contegno che mi rimane me lo impedisce...

Devo farmi notare, solo così attirerò la sua attenzione … ad un certo punto Ark mi da una gomitata e mi sussurra:” Ehi non è che vuoi saltare te per prima? Eheh”
Dal suo tono capisco che la frase è ironica, ma io di ironia non me ne sono mai intesa molto così con passi decisi mi faccio avanti, Eric mi guarda col suo solito sopracciglio alzato, con aria di sfida, mentre sento Ark borbottare qualcosa riguardo agli eruditi ed il loro senso dell’umorismo pari a zero.
Tengo lo sguardo basso tutto il tempo, probabilmente il mio caro fratellino si sentirà soddisfatto, per poi alzarlo e rivolgergli la mia espressione più diabolica: ora dovrai fare i conti con me.

Lo guardo spalancare la bocca ammutolito, non fa in tempo a riprendersi dallo shock che con un agile balzo mi tuffo dentro al palazzo: per un attimo sento il vuoto sotto di me, sensazione che per ogni persona mentalmente sana sarebbe spaventosa, ma sinceramente io non ho mai provato un’ emozione così forte e allo stesso tempo meravigliosa, l’aria mi avvolge totalmente e mi fa sentire così leggera, come una piuma trasportata dal vento: è indescrivibile.
Qualcosa di duro ma elastico mi toglie il fiato, è una rete: mi rabbuio, il salto è durato davvero poco e chissà quando potrò riprovare questa sensazione … e poi perché avrò per il resto dell’iniziazione dei lividi a quadretti sulle schiena, e la cosa non è il massimo.

Una mano mi afferra e mi tira via dalla rete,ed io, che sono ancora in trance per l’adrenalina, perdo l’equilibrio e mi scontro con il suo petto in maniera davvero poco aggraziata.
_ Perché  quella faccia? Tutto bene? Io sono Quattro, qual è il tuo nome?
_ Io Helena, e no sto benissimo, è solo che non vedo l’ora di rifarlo …
Dico la frase con un tono dolce e amorevole, e subito dopo finisco per arrossire, c’è un'unica spiegazione sensata per questo : il salto mi ha dato davvero alla testa.
Mi stacco da lui e noto che sta sorridendo, finalmente un ragazzo gentile in questa fazione!
_ Se ti è piaciuto il salto aspetta di vedere il Pozzo! Scommetto che non avrai difficoltà ad abituarti alla vita degli intrepidi! E se ancora non ti ho convinto magari dopo posso farti fare un tour turistico, ovviamente se vuoi altrimenti …
Lo interrompo subito, non voglio farmi sfuggire un’occasione del genere, ma non devo neanche fargli capire che la sua proposta mi alletta molto, così finisco per sbiascicare:
_ Sì penso sia una buona idea, allora a dopo …
Nel frattempo anche gli altri iniziati hanno saltato e si sono raggruppati intorno a me e Quattro, che annuncia:
_ Io ed Eric addestreremo i trasfazione, e James gli interni, perciò seguitemi!

Ark mi viene incontro con un sorriso malinconico e mi da un bacio leggero sulla guancia, non avevo pensato che lui fosse un interno, e che quindi dovesse addestrarsi separatamente da me; finora è stato il mio unico e vero amico qui, quando ero in difficoltà lui c’era sempre, senza mai chiedermi niente in cambio: per questo so che separarsi da lui non sarà facile.
_ Ehi non ti rattristare, ci vediamo alla fine dell’iniziazione!_ dice col suo solito tono ironico, anche se noto una punta di amarezza nella sua voce.
_ Pensi davvero che ce la farò?
I nostri sguardi si incontrano.
_ Ne sono sicuro

Mi separo da lui prima che possa scapparmi una lacrima e mi dirigo verso gli altri, una candida con la carnagione scura nota la mia espressione cupa e per sdrammatizzare la situazione mi dice:
_ Certo che stanno tentando in tutti i modi di ammazzarci eh ?!
Ridacchio, non è che l’accoglienza sia stata una delle migliori …
_ C’è da chiedersi quanti di noi sopravviveranno a questo punto! Che maleducata non mi sono ancora presentata, io sono Helena
_ Ginevra, che il supplizio abbia inizio!
Ci mettiamo a ridere all’unisono beccandoci un’occhiataccia di Quattro, ma non gli do molta importanza, mi sono fatta una nuova amica ed il resto può anche finire in un cassonetto.

Ad un tratto gli iniziati si fermano davanti ad una porta circolare, immagino che siano i nostri alloggi ma da questa distanza non riesco ad intravederli, così trascinandomi Ginevra dietro mi avvicino sempre di più fino a che non mi ritrovo dentro: ditemi che è uno scherzo.
Questo posto non è degno del nome “dormitorio”, i bagni sono divisi da un misero separè el’intonaco grigio decadente stona con tutto il resto della residenza degli intrepidi , io e Ginevra ci buttiamo subito sui letti vicini al bagno prima che qualcun altro possa rubarceli e lì vi troviamo degli abiti da intrepidi, appena li vedo sento l’impulso irrefrenabile di indossarli,sono neri, di pelle e con le borchie: non potevo desiderare di meglio.

Quattro annuncia:
_ Cambiatevi e portate i vostri vecchi vestiti all’inceneritore, dopodiché potrete andare a cena
 La stanza viene riempita da un silenzio terrificante e poco dopo ci ritroviamo
neri come la cenere, la cenere del fuoco degli intrepidi; ma un dubbio mi assilla: che ne farò della giacca di Eric? Una cosa è sicura, di certo non gliela ridarò, però non riesco a pensare all’idea di doverla bruciare, perché rappresenta tutto ciò che mi rimane della mia famiglia, di casa. No, non posso farlo, nascondo in fretta la giacca sotto quello pseudo - letto e raggiungo Ginevra che mi sta aspettando con aria impaziente.

_ Ora capisco perché hai abbandonato gli eruditi, non riesci ad essere puntuale neanche per il tuo primo giorno nella tua nuova fazione!
_ Sì sì, proprio per quello …
Negli eruditi non ho mai avuto molte amicizie, venivo ricordata malamente o per le mie azioni definite da tutti “sconsiderate ed impulsive” o per una persona che anche in questo momento resta nei mie pensieri, e che cerca di infrangere le barriere invisibili della mia mente come una tempesta nel bel mezzo della sua potenza: mio fratello; le domande continuano ad assalirmi e non mi danno tregua , perché l’ha fatto? È possibile cancellare sedici anni della tua vita e resettare tutto come se niente fosse?

Scaccio quei pensieri dalla mia mente, guardo Ginevra, è stata un ancora di salvezza per me, lei non è come tutte le altre, è diversa, di un’onestà  genuina e un carattere profondo, tanto da leggerti l’anima con un semplice sguardo, mi rivolge un sorriso sincero, questo mi basta per mandare via gli incubi che mi assillano.
Butto i miei vecchi vestiti con disinteresse in mezzo alle fiamme vedendo bruciare la mia vita negli eruditi e tutto ciò che mi rappresentava e mi dirigo verso la mensa: la mia nuova vita sta per iniziare.

 

 

 

Angolo autrice: incontro con Quattro e Ginevra.. Che ne pensate?
Sta per iniziare la nuova vita di Helena, fatemi sapere che ve ne pare e recensite, anche perché se la storia non piace, non saprò se continuare a pubblicare o no, a presto con un nuovo capitolo!!!

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Capitolo 4
*** é da tanto che non sorridevo ***


La sorella del ghiaccio

 


Presi un respiro profondo ed aprii l’immensa porta che mi trovavo di fronte: subito un chiasso assordante si impadronì delle mie orecchie mentre ammiravo quella sala gremita di intrepidi che parlavano e si divertivano in un momento della giornata semplice ed innocuo come la cena; erano proprio questi piccoli momenti felici della vita quotidiana in cui mi rendevo conto che avevo fatto la scelta giusta
Ginevra mi prese per mano e scrutò i tavoli con lo sguardo fino a che le si illuminò il volto, così mi ritrovai seduta, senza sapere come aver fatto ad arrivare fino a lì, di fronte ad un ex-candido dalla corporatura massiccia e gli occhi grigi, ma guardandolo bene scorsi un’espressione calorosa sotto il suo sguardo gelido, poteva fingere con qualcun’altro di essere “il ragazzo duro e menefreghista”, ma con me quella corazza non funzionava, perché la possedevo anch’io …
Come ad aver inteso i miei pensieri il ragazzo alzò gli occhi e mi rivolse un sorriso abbagliante ma allo stesso tempo accogliente: Ginevra sceglieva proprio bene i suoi amici.
_ Santiago lei è Helena! Helena Santiago! Bene abbiamo finito le presentazioni, menomale non mi sono mai piaciute, fanno perdere un sacco di tempo! Domande dubbi perplessità?
Stava per riattaccare a parlare come una mitragliatrice, tipico dei candidi, quando la interruppi bruscamente perché non volevo esasperarmi già il mio primo giorno.
_ Calma, prendi fiato e spiegami tutto come farebbe un normale essere umano, okay?
Mi guardò male ma, troppo presa dall’eccitazione per aver ritrovato Santiago alla fine ripartì all’attacco col suo discorso, a pensarci bene poteva essere una strategia durante un combattimento o per distrarre l’avversario, o per fargli venire un attacco nervoso, entrambi sarebbero stati utili.
_ Lui è stato il mio migliore amico per questi sedici anni, ero convinta che volesse rimanere nei candidi, ma ora che lo vedo qui sono felicissima, e vorrei che voi due diventaste amici, perché siete le due persone che mi stanno più a cuore.
Quasi mi commossi, ma non lo diedi a vedere e risposi con un semplice per me va benissimo, con l’effetto di una faccia pietrificata di Ginevra che attendeva inutilmente scuse : chiariamo una cosa, eravamo pure amiche ma se voleva una frase sdolcinata pronunciata da me, persona considerata senza emozioni, se lo poteva assolutamente scordare.

Mi distrassi perché qualcuno aveva aperto la porta: quel qualcuno era Quattro e si stava dirigendo proprio verso il nostro tavolo, quando lo avevo incontrato per la prima volta non avevo fatto caso al suo aspetto fisico, ancora abituata alla luce della mattinata non ero riuscita a scorgere nient’altro a parte la sua mano che mi prendeva delicatamente, ma ora potevo ammirarlo veramente, un corpo atletico e muscoloso frutto di anni di allenamento ed il tutto portava a scontrarsi con i suoi occhi, ma non erano come i miei o quelli di Eric, freddi e distaccati, erano caldi, caldi come un raggio di sole sulla pelle nel bel mezzo di una bufera d’inverno.
Si sedette di fianco a me, stando ben attento a non sfiorarmi e mi salutò educatamente chiedendomi la cosa più idiota che gli potesse venire in mente: se mi piaceva il cibo. Con amarezza mi resi conto che non avevo ancora iniziato a mangiare ,e lì per lì non seppi cosa dire, così con molta non-chalance misi il gomito davanti al piatto, in modo che non si accorgesse che non avevo toccato cibo e risposi sicura di me:
_ Certo molto meglio di quello degli eruditi comunque, i pasti lì erano troppo salutari per me!
_ Mi fa piacere! Ti ricordi l’invito che ti avevo proposto prima? Se sei ancora d’accordo dopo il discorso di Max e quando hai finito di mangiare ti vorrei mostrare il Pozzo, scommetto che lo adoreresti!
_ Come posso rifiutare una proposta del genere da un ragazzo gentile come te ed anche così bello!
Quella parola mi uscì dalle labbra come burro, sperai che non se ne accorgesse, ma fu vano, lo stupore gli attraversò fugacemente gli occhi,ma fortunatamente per far posto ad un’espressione scherzosa e sincera, ringraziando dio, aveva pensato che fosse una battuta, senza accorgermene feci un sospiro di sollievo, troppo flebile perché potesse sentirlo …
Parlammo del più e del meno per il resto della cena insieme a Ginevra e Santiago, interrotti solo dal discorso di Max che, a detta di Quattro, era sempre lo stesso da almeno cinque anni.

La serata era giunta al termine, quando notai due occhi che mi osservavano da lontano e che, mano a mano che passava il tempo, si avvicinavano sempre di più;
fino a che la persona in questione fu davanti la nostro tavolo e mi guardò con fare accusatorio, ma di cosa, io non ne avevo idea.
_ Ciao Quattro, e così te la spassi con gli iniziati?
Un sorriso sghembo ed arrogante aveva preso possesso del suo volto, quasi fossero vecchi nemici, come per confermare la mia teoria, lui gli rispose acido:
_ Sono meglio della tua compagnia …
Alla battuta della sua provocazione Eric fremette per una attimo di rabbia, ma successivamente, ritornando subito alla sua maschera si mise a ridacchiare, ma anche uno sconosciuto avrebbe capito che la sua era una risata nervosa, figurarsi chi lo conosceva da una vita intera …
Quattro riprese:
_ Lui è Eric, il capofazione più giovane degli intrepidi, supervisionerà i vostri addestramenti.
Non riuscii ad elaborare il resto della frase perché il mio cervello si fermò alla parola capofazione, 1, 2, 3…. riprenditi Helena! Ora si spiegavano molte cose, certo non poteva mettersi ad abbracciare sua sorella davanti a così tante persone, né mostrarsi debole di fronte a tutta la fazione; ma non erano quelli gli eventi che avevano scatenato in me una rabbia incontrollabile verso di lui, ma le espressioni furiose e di ghiaccio che mi aveva sempre rivolto da quando ero saltata da quel maledetto treno, mentre io invece, desideravo solo l’affetto di un fratello, di mio fratello.
Mentre Quattro era girato per parlare con un’ uomo sulla quarantina Eric mi mimò con le labbra: “ti devo parlare aspettami fuori” ed io, con gli occhi fiammeggianti risposi: “dopo”, lui non capì e sembrò stupito, lo sarai ancora per poco … ed un ghigno mi si disegnò in volto.
Finalmente venne il momento che stavo aspettando da tutta la serata, Quattro mi prese con dolcezza la mano, quasi potessi rompermi sotto il suo lieve tocco, come la prima volta che ci eravamo conosciuti e mi sussurrò piano: “Andiamo?”
Eric ebbe un sussulto, come se gli avessi sparato dritta al cuore, per un attimo mi sentii in colpa, ma ripensai a quanto volte oggi avevo sofferto per colpa sua , ed il pentimento scomparve così come era arrivato; annuii debolmente e mi diressi fuori dalla mensa insieme a Quattro con un sorriso appena accennato sul volto, il primo dopo moltissimi anni.




Mi dispiace se il capitolo è corto, mi rifarò col prossimo ma vi prego recensite, e spero vi sia piaciuta!!!

Ah scusatemi anche per il continuo cambio di grafica, è che ho avuto dei problemi con il formato HTML! A presto :-)

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Capitolo 5
*** Maschi... ***


La sorella del ghiaccio

 

Uscimmo fuori dalla mensa ancore mano nella mano ma prima che potessi fare qualcosa lui mi strattonó i polsi e con un movimento brusco mi mise con le spalle contro il muro,  così  finii per incrociare i suoi occhi profondi, ma in essi notai un barlume di diffidenza che non avevo mai visto prima.
_ Se sei venuta fin qui solo per avere un posto in classifica migliore puoi pure andartene, avresti dovuto provare questo trucchetto con James o   qualcun'altro, ci siamo intesi piccola trasfazione?
Indietreggiai di scatto, ma non per paura, per rabbia; che stupida! Ma certo, apri il tuo cuore alla prima persona che trovi tra gli  intrepidi, scommetto che farà lo  stesso con te! Che grande idea  hai avuto Helena, non ti sono bastate le tue esperienze passate? Le ferite che hai ricevuto?
Gli rivolsi uno sguardo agghiacciante e con un tono che non seppi riconoscere come mio, talmente era frustrato e ferito ma allo stesso tempo calmo, gli dissi:
_ Bhe, mi dispiace tanto di averti dato quest'impressione! Ma non ti preoccupare, tolgo subito il disturbo....

Abbassai lo sguardo delusa e feci per andarmene, quando Quattro parlò di nuovo, ma stavolta a parlare era stato il dolce ragazzo che mi aveva aiutata stamattina, cosí mi girai speranzosa, e la mia taciturna preghiera fu ascoltata.
_ Aspetta. Sai di questi tempi bisogna stare attenti, volevo solo assicurarmi che tu non fossi quel genere di ragazza...
_ E dimmi, hai confermato le tue teorie?
Fece un passo verso di me eliminando il poco spazio che avevo creato tra noi due, potevo sentire il suo respiro irregolare sulla mia guancia.
_Direi di sí.

Improvvisamente si distaccò da me, che diamine gli era preso stavolta? Ad un certo punto notai che aveva lo sguardo basso e si stava intrecciando le mani dietro la schiena, secondo il linguaggio del corpo quel comportamento portava ad una sola spiegazione: l'imbarazzo. Maledissi mentalmente il mio cervello da erudita, mentre nella mia mente un pensiero si stava facendo strada, e cosí il famoso Quattro era un trasfazione, e per di più un abnegante! Una piccola risata uscì dalle mie labbra, per poi tramutarsi in un'espressione di sdegno.
Nella mia vecchia fazione mi avevano  sempre insegnato ad odiare gli abneganti, anche più dei divergenti, la mia famiglia odiava gli abneganti, i miei amici odiavano gli abneganti: io odiavo gli abneganti.
Sicuramente notò la mia espressione perché pochi istanti dopo mi sussurrò:
_ Dovevo aspettarmelo da un'erudita, ma  non guardarmi con orrore, ci sarà una ragione se me ne sono andato...e poi mi ci vedi ad aiutare costantemente la gente con i miei muscoli ed i tatuaggi? Verrei scambiato per un pazzo!
Non seppi trattenere un sorriso, ed alla vista della mia reazione , gli occhi di Quattro si illuminarono.

_ Sai sei la prima persona che riesce a scoprirlo così velocemente, altri ci hanno messo anni; avevo sentito dire che eri intelligente!
Rimasi sorpresa, perché proprio io ero l'argomento delle conversazioni dei capi degli intrepidi? Dovevo scoprirne di più, la cosa non mi piaceva ed avevo anche il sospetto di chi avesse messo in giro quelle voci, soprattutto perché sapevo cose che non avrei dovuto sapere....
Nascosi la mia preoccupazione sotto uno sguardo ammiccante.
_ E... cos'altro dicono i pezzi grossi di me?
_ Attenta la curiosità non é ben vista qui...
Gli mostrai i miei occhi da cucciolo più teneri, a quelli non sapeva resistere nessuno, come a confermare il mio pensiero lo sguardo di Quattro si addolcì e cercò di guardare oltre di me per non cadere nella mia trappola: ma non aveva ancora fatto i conti con la mia testardaggine, così continuai con il mio piano.
_ Avanti… Uno strapiombo è più interessante dei miei occhi blu come il mare?
_ Non sono blu come il mare, ma come il ghiaccio…
Sicuramente stava per aggiungere qualcosa ma la sua frase gli costò caro perché bastò quell’attimo in cui mi aveva fissato per rispondermi, per rimanere incatenato nel mio sguardo penetrante; il problema, fu che cascai anch’io nella mia ragnatela.
_ I tuoi invece sembrano del colore della cioccolata calda la mattina, ma non una qualsiasi, quella che beviamo da bambini, quando crediamo che si possa aggiustare il mondo con una bevanda calda appena svegliati, quando siamo ancora nelle braccia di Morfeo… Sanno di famiglia, di pace… sanno di te.
Solo cinque minuti dopo mi resi conto di quello che avevo detto, temetti di aver fatto un passo falso ma non appena mi azzardai a scollare gli occhi dal pavimento, mi resi conto che la sua reazione era stata tutt’altro che negativa, anzi, sorrideva come un beota fissando un muro, contento lui, se non fossi stata in quella situazione avrei tirato fuori tutto il mio sarcasmo e detto un delle mie battutine velenose, ma dovevo ricordare a me stessa qual’era il mio obiettivo, e per fortuna il mio piano non proprio programmato aveva funzionato.

_ Sai all’inizio non ci volevo credere, ma ora, dopo quel che mi hai detto, so che non è così.
_ Non fare il tipo enigmatico, cosa c’è di tanto importante?
_ Sai si dice che qualcun altro della tua famiglia sia già tra gli intrepidi, e che questo qualcun altro sia anche molto importante…
_ E tu sai chi sia questo qualcun altro?
_ Dimmelo tu.
Ero combattuta, una parte di me avrebbe volto rivelargli tutto, di Eric, di quello che stava succedendo tra le fazioni e di come lui avesse distrutto la nostra famiglia, ma d’ altronde anch’io avevo fatto la mia scelta, ed era stata uguale alla sua, non potevo incolparlo di questo. Feci un respiro profondo, dovevo prendere una decisione: lasciarsi tutto alle spalle, diventare una vera intrepida e troncare ogni legame passato o continuare ad essere divisa tra due fazioni?
No, almeno qua devi essere te stessa al cento per cento Helena e non devi dipendere da nessuno: perché non puoi più tornare indietro, non ci sarà un altro giorno della scelta per te.
In un attimo di lucidità mi rivolsi a lui con sicurezza e gli dissi:
_ Io, appartenente ad una delle famiglie più prestigiose degli eruditi, avrei un parente molto importante fra gli intrepidi?! Mio caro menomale che per la testa non ti è passata l’idea di diventare un erudito perché ti saresti trovato davvero molto male credimi!
Scoppiammo a ridere entrambi, anche se la mia risata non era delle più sincere…
_ Senti Helena, io ora devo andare ho una riunione, mi dispiace davvero molto di non averti neanche fatto fare un giro per il Pozzo e..
_ Ehi calma, tranquillo! Ho tutta la vita per visitare questo posto, ricorda che ora è anche casa mia!
Un sorriso comparve sul suo volto e lo vidi allontanarsi con un’andatura incerta per un ragazzo con la sua corporatura, questo fece sorridere anche me, le abitudini delle vecchie fazioni non si perdono mai…

Qualcuno applaudì dal fondo della sala, mi girai di scatto, anche se sapevo già chi avrei visto; o meglio scorso tra le ombre, perché era posizionato a braccia incrociate sul fondo di un muro cavo ed il suo corpo era interamente coperto dall’ombra del palazzo sovrastante, tant’è che da fuori si potevano intravedere solo i capelli non troppo biondi e lo scintillio dei suoi piercing.
_ Immagino che il sorrisetto che hai stampato sulla faccia come una stupida sia dovuto al fatto che hai ottenuto ciò che vuoi.
_ Sai un: “sono contento che tu sia felice!” sarebbe bastato.
_ Non mi hai risposto.
Aveva un’espressione seria dipinta in volto, mi accigliai e decisi di non rispondergli, cosa stava cercando di fare?
_ Vedo che farmi prendere un mezzo infarto uscendo con il rigido non ti è bastata come vendetta; ah non ti ho ancora fatto i complimenti per il discorso sdolcinato che gli hai fatto poco prima, anche se non ne ho capito il vero motivo, quelle cose potevi chiederle direttamente a me.. Ma dimmi, lui l’ha capito che era tutta una finzione e che non c’è niente tra voi due?

Spalancai gli occhi attonita, mi ricomposi subito, da piccoli io lo seguivo ovunque ed ogni volta che ci cacciavamo in un guaio scampavo sempre alle punizioni perché ero in grado di formulare discorsi e scuse tanto profonde da far commuovere i miei genitori, addirittura a volte si scusavano loro con me, ed ovviamente ogni volta che succedeva correvo subito a rinfacciarlo a Eric; era il mio dono.
_ Per caso sei diventata muta?!
_ Hai spiato tutta la conversazione, come ti permetti! E poi non ti è mai passato per la mente che possa essere stato tutto “vero”?
Finalmente si decise a staccarsi dal muro ed in sole tre falcate mi fu davanti, mi scrutò con attenzione, probabilmente per vedere se c’era qualche cambiamento in me e si soffermò un attimo sulla mia giacca.
_ Chiariamo una cosa sorellina, già è sconcertante e inappropriato che tu possa avere in un futuro lontano un ragazzo,ma il rigido NO. Posso accettare Arkell, ma…
_ E tu come lo sai! Mi stai per caso sorvegliando?
_ Che magnifica intuizione! Ovvio che ti sto sorvegliando, sai qui c’è un sacco di brutta gente… fra cui James che non sta mai zitto…
_ O mio dio pensavo che fra gli intrepidi tutti avessero una corona di fiori in testa e cantassero canzoni allegre! Hai sconvolto il mio mondo.
_ Vedo che sei sarcastica come sempre..
_ Sai è un difetto di famiglia.

All’inizio della lite ero sconvolta ed arrabbiata ma ora facevo fatica a trattenere le risate, perché quella era il genere di discussione che facevamo dalla mattina alla sera quando eravamo ancora negli eruditi, era il nostro modo di comunicare e nessun’altro ci poteva capire. Vidi la mia stessa espressione sul suo volto, non era cambiato niente, ma ancora una vota mi sbagliavo su di lui.
_ Ti consiglio di andare a riposarti ti garantisco che domani sarà una giornata piuttosto pesante, poi vedremo come agire...
Si mise a ridacchiare e sul suo viso comparve un sorrisetto maligno, perfetto, di bene in meglio Helena.Come agire? Rimasi un attimo perplessa ma, sapendo con chi avevo a che fare rinunciai a capire cosa avesse in mente e feci per andarmene, ma di nuovo mi afferrò per il braccio.
 _ Ah un’ultima cosa, guardati le spalle e sta lontana dal rigido!

Mi divincolai dalla sua presa infastidita e mi diressi verso la mensa ormai pressoché vuota; e ad aspettarmi c’era Ginevra con un’espressione disegnata in volto non proprio gradevole.
_ Dire che hai fatto tardi è un eufemismo e un insulto ai ritardatari.
_ Scusa, colpa dei maschi.
_ A proposito di maschi, lo sai che mi hai lasciato sola con Eric?
Mi bloccai di colpo e impallidii, forse gli aveva detto qualcosa.
_ Maschi..._ ripetè lei con voce rassegnata, trassi un sospiro di sollievo, anche se sapevo che prima o poi gliel’avrei dovuto dire.
_ Ah, non tentare di nascondermi niente, mi devi raccontare com’è andata, voglio i dettagli!
_ Spiacente Gin ma i dettagli sono impossibili da raccontare perché inesistenti.
Mi guardò con aria perplessa, di risposta gli rivolsi uno dei miei sorrisi ironici.
_ Ex abnegante..
Fece un’espressione di chi aveva già capito come stavano le cose
Arrivammo alla camerata dopo qualche minuto, ad attenderci c’erano quegli pseudo-bagni e le pareti incrostate, insomma, riposo garantito per il primo giorno dell’iniziazione.

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Capitolo 6
*** L'inizio ***


La sorella del ghiaccio

 



 


Mi svegliai di soprassalto ancora col fiatone, vidi distrattamente l’orologio, 3:08. Un altro incubo. Guardai gli altri iniziati dormire serenamente, perché dovevo essere diversa anche in questo? Svogliata ed esausta mi sedetti sul letto con le spalle appoggiate al muro gelido, ormai avevo rinunciato all’idea di riaddormentarmi e la voglia di alzarmi subito scarseggiava, così come tante altre notti alzai la testa verso il soffitto ed aspettai che sopraggiungesse l’alba.

Erano le 6:02 quando sentii dei passi da fuori la camerata, a giudicare dalle due andature, una piuttosto decisa e l’altra lieve ma veloce, dovevano essere Eric e Quattro che venivano a darci una sveglia degna del primo giorno dell’iniziazione: facendoci prendere un infarto.
Avevo dormito circa tre ore e la mia pazienza non si decideva a farsi vedere, così non avendo la benché minima intenzione di affrontare nessun dei due, decisi di chiudermi in bagno  nonostante fossi già preparata e aspettare ad uscire finchè non se ne fossero andati; ad un tratto il mio cervello, malgrado le poche ore di sonno magicamente funzionò e mi ritrovai a constatare che eravamo nove ragazzi con un solo bagno, così senza perdere tempo tirai una cuscinata a Ginevra che si lamentò mugolando piano, presi la sua roba e la trascinai in bagno insieme a me.

Non appena il separè del bagno si chiuse la porta della camerata si spalancò con un tonfo rivelando un Eric incavolato e un Quattro assonnato.
_ Tra mezzora vi voglio tutti nella sala per gli allenamenti e fate in fretta! Non mi importa se mangiate o meno basta siate puntuali, qui stiamo facendo un addestramento non un corso di danza!_ chiuse la porta con un calcio il quale provocò una crepa nel legno scuro e se ne andò via a passo spedito.

Io e Gin uscimmo dal bagno sconvolte tanta era la gente che si era accalcata per entrare a lavarsi e ci mettemmo vicino a Santiago, che era ancora seduto sul suo letto a gambe incrociate con la faccia mezza addormentata, così Ginevra  per tirarci su di morale disse:
_ Il buon giorno si vede dal mattino eh?
_ Bhe di certo il nostro capo-fazione scorbutico ha avuto una notte peggiore della nostra, anche se dati questi materassi sarà stato piuttosto difficile… _ Disse dando un pugno al suo letto e facendosi male alle nocche, ma di risposta ebbe solo le nostre occhiate perplesse che pretendevano spiegazioni.
_ Aveva certe occhiaie sembrava un cadavere!
_ Brutta bestia l’insonnia… _ affermai sbadigliando.

Ci dirigemmo nella palestra, ma nonostante fossimo in orario, Eric aveva già cominciato a parlare.
_ L’addestramento è diviso in due moduli, il primo è fisico, il secondo invece è mentale; durante i vostri allenamenti sarà presente una classifica che determinerà il lavoro che svolgerete all’interno della fazione e chi verrà espulso.
Un abnegante, di certo un tipo non molto sveglio, restò sbigottito dalla sua affermazione e con un tono preoccupato e sopra la norma domandò scioccato come mai nessuno li avesse informati, ma prima che Quattro potesse rispondergli gli dissi sarcastica:
_ Siamo negli intrepidi che ti aspettavi? Pensavi che tutti passassero l’iniziazione allegramente e continuassero con la loro vita felici e contenti?

Quattro sembrò essere contrariato, ma quando finii la frase stava ridacchiando come la maggior parte dei ragazzi, perfino Eric aveva un sorriso sghembo nello sguardo; ma non era quello che mi preoccupava, così chiesi l’unica cosa che mi inquietava veramente.
_ Quando hai parlato di “modulo mentale” che intendevi con esattezza?
_ Affronterete le vostre più grandi paure, e non sto parlando metaforicamente, perché lo farete attraverso una simulazione creata dagli eruditi.
Sentii il sangue nelle vene raggelarsi, sapevo cosa erano in grado di fare quei sieri perché avevo contribuito a crearli ed alcuni potevano addirittura uccidere,  non avrei voluto assolutamente sperimentarli sulla mia pelle.

Nella stanza si creò un silenzio terrificante che fu interrotto solo dall’affermazione di Quattro
_ Si comincia con le armi da fuoco.
Dieci minuti dopo avevo una pistola tra le mani, faceva un effetto strano avere un’arma così letale a disposizione, mi sentivo potente; insomma avevo tenuto più volte un coltello, ma non era minimamente paragonabile a quello che avrei potuto fare adesso. Però al tempo stesso rimasi spaesata, fra gli eruditi e gli intrepidi c’era stato sempre molto contatto ed ogni fazione sapeva molti metodi dell’altra, ma che ricordassi non avevano mai dato vere armi a degli iniziati, anzi ora che ci ragionavo a fondo l’eliminazione era stata introdotta da pochi anni e le regole dei combattimenti erano divenute molto più severe da qualche tempo; che cosa stava succedendo?

Scacciai via quei pensieri, dovevo concentrarmi sulla mia iniziazione e scalare la classifica, non potevo sprecare del tempo a rimurginare sui fatti come un’erudita, così presi la pistola ed inserii il caricatore.
Già dal primo colpo mi resi conto che non sarebbe stato facile come immaginavo, io ero piccola e magra, e non avendo abbastanza muscoli, il contraccolpo dello sparo mandava fuori asse la mia mira che, essendo abituata a lanciare coltelli era piuttosto buona, quindi il proiettile si conficcava quasi sempre nel manichino: ma mai dove avrei voluto.

_ Fai abbastanza schifo. E credimi, è un complimento.
Mi girai di scatto e gli rivolsi un sorriso più falso che mai:
_ Ma dai Eric non l’avevo notato! Ma tu che ci fai qui?
_ Sono sempre un capo-fazione, non rivolgerti a me in questa maniera! E poi lo sai che non posso consigliarti, altrimenti non impareresti mai.
_ Io non ti ho chiesto aiuto_ risposi gelida.
_ Lo so, non lo faresti sei troppo orgogliosa, ma se sei venuta qui per sparare indecentemente avresti fatto meglio a rimanere nella tua vecchia fazione, di certo lì saresti stata migliore! Comunque visto che eri così intelligente tra gli eruditi, perché non provi a fare qualche esperimento?_ e finita la frase se ne andò via divertito.

Certe volte non lo capivo, gli sembrava questo il momento di scherzare? Ovvio, ogni occasione era buona per rinfacciarmi quanto lui fosse più bravo di me in qualsiasi cosa fra gli intrepidi; all’improvviso ebbi un’intuizione, potevo benissimo fare degli esperimenti sulla mia postura per vedere come reagiva il mio corpo all’impatto dello sparo, e se fossi stata più stabile avrei mantenuto quella modifica alla mia posizione.
Mi misi subito al lavoro e decisi di iniziare con gli arti inferiori: distanziai di più le gambe, così avrei avuto maggiore equilibrio e sparai, sì, decisamente meglio. Poi provai a piegare leggermente il ginocchio del piede posteriore, errore fatale perché quando il colpo partì mi sbilanciai all’indietro tanto da dover fare qualche passo per non cadere; così mi misi nella stessa posizione ma stavolta piegai l’altra gamba e cercai di tenere più rigide le braccia e non troppo vicine al mio corpo, soprattutto quella che premeva il grilletto, dopo qualche istante sparai: il proiettile si conficcò vicino al bollino rosso, sorrisi soddisfatta.

Finiti gli allenamenti eravamo tutti e tre talmente esausti e senza forze, che addentare la mela che avevo davanti mi sembrava un’ardua impresa.
_ La mangi quella?_ mi chiese Santiago impaziente.
_ Ma quanto sarai ingordo!_ gli risposi ridendo e subito dopo l’addentai schizzando tutto il succo sulla sua giacca.

Santiago stava per protestare quando una voce melodiosa ci distrasse:
_ Ciao Helena ti ricordi di me vero? Eravamo compagne di corso!
Davanti a noi si era presentata una ragazza snella e con la pelle chiara e perfetta che risaltava ancora di più suoi occhi azzurri  limpidi ed gli zigomi marcati, i quali a loro volta venivano incorniciati da dei lisci capelli scuri raccolti in una treccia che, in quell’occasione, le ricadeva morbida sulla spalla destra. Dei ricordi riaffiorarono nella mia mente: mi potevo fidare di lei.
_ Ciao Elizabeth! Non mi ero resa conto che anche tu avessi scelto gli intrepidi!
_ Già, tra una cosa e l’altra neanch’io ti avevo vista, comunque mi chiamo solo Elise ora, ed i tuoi nuovi amici chi sono?
_ Bel nome! Io sono Ginevra_ aspettò che anche il ragazzo si presentasse ma questo non avvenne perché il sottoscritto era immobile e fissava la nuova arrivata sconvolto, così finì per aggiungere_ e lui è Santiago, piacere di conoscerti!

Elise ricambiò il sorriso che tutti e tre gli rivolgevamo e si sedette vicino a noi, chiacchierammo spensieratamente per alcuni minuti prima di andare nei nostri alloggi provvisori, ma proprio quando stavamo per varcare la soglia dell’uscita della mensa riconobbi un volto familiare che cercava di farsi un varco tra la folla.
_ Ehi, chi non muore si rivede!
_ Devo ancora abituarmi a questi detti un po’ “bruschi” degli intrepidi Ark vacci piano!_ gli risposi tra una risata e l’altra.

Fatte le dovute presentazioni, per la seconda volta quella sera  il giovane ragazzo rivelò il motivo della sua comparsa.
_ Domani sera James da una festa al pozzo perché non ci fate un salto? _ si avvicino al mio orecchio e sussurrò _ Ti svelo un segreto: puoi farti un tatuaggio gratis se vieni…
Prima che gli altri valutassero minimamente l’idea, ansiosa di fare qualcosa da vera intrepida affermai con sicurezza:
_ Ci saremo.
_ Perfetto! Allora a presto!_ esclamò euforico mentre mi gettava le braccia al collo e mi dava un bacio sulla guancia.

Si allontanò velocemente e raggiunse i suoi amici mentre noi ci dirigemmo fuori dalla sala, mi stavo praticamente addormentando in piedi e continuavo a camminare unicamente per inerzia, quando Ginevra con un tono più acuto del solito disse:
_ Ragazze domani shopping!
Io e Elise ci scambiammo un’occhiata di intesa, se c’era una cosa che entrambe detestavamo era vestirci e truccarci come delle Barbie solo per qualche stupido ragazzo ma, nonostante le nostre continue proteste Gin fu irremovibile: cominciavo a pentirmi della mia decisione.

 

 

 

 

Ciao a tutti sono tornata!!!
Innanzi tutto voglio ringraziare chi mi ha aggiunto alle sue storie e tutti quelli che hanno recensito! Fatemi sapere presto se il capitolo vi è piaciuto please anche se è un po’ più corto del precedente,  e quale coppia shippate di più
J!
Baci Ozzy 99    :-P

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Capitolo 7
*** Il primo tatuaggio ***


La sorella del ghiaccio

 

 

Mi alzai controvoglia, due notti di insonnia durante l’iniziazione degli intrepidi non erano il massimo, mi prepari in fretta e furia e raggiunsi i miei amici che mi aspettavano vicino allo strapiombo
_ Ehi oggi ci prendiamo a coltellate!_ mi informò Gin con una nota di sarcasmo nella voce
Ringraziai mentalmente il cielo, non avrei potuto sopportare un combattimento dopo la “corsetta” di riscaldamento lunga 9 km di ieri, i miei muscoli stavano implorando pietà.

Presi i primi quattro coltelli che mi ritrovai e mi posizionai davanti a quei maledetti manichini che ultimamente, stavano diventando sempre più parte dei miei incubi. Presi le misure: la linea rossa da cui dovevamo lanciare era posta più o meno a due metri e mezzo dal bersaglio, tirai un coltello non mirando veramente ad un punto e questo si piantò perpendicolare al piano, perfetto, non avrei dovuto allontanarmi o avvicinarmi per conficcare meglio il coltello nel bersaglio.
Una vocina nella mia testa mi sussurrò:” Hanno già pensato a tutto loro perché tu non dovresti fare calcoli, ma agire e basta”

La scacciai con un cenno della testa, intanto non mi ero accorta che Elise mi aveva raggiunto nella postazione accanto alla mia, passavano i minuti quando un sorriso furbo le si aprì in volto, le rivolsi un’occhiata perplessa, all’improvviso mi disse:
_ Pensavo… Immagina se i nostri parenti ci vedessero in queste condizioni, vestiti di nero come dei teppisti mentre lanciamo coltelli!
Risi di gusto, me l’immaginavo proprio i nostri genitori insieme all’allegra combriccola della capo-fazione con un’espressione di scandalo sul volto.
_ Chissà magari potremmo riuscire a far comparire un’emozione sul viso di Jeanine!
_ Mi dispiace Helena ma non possiamo sconfiggere le leggi della natura!_ mi rispose a mo di battuta, ma vedevo che faticava a trattenere le risate anche lei.

Intanto non mi ero accorta di aver finito i coltelli e tutti, ovviamente, avevano raggiunto il centro del bersaglio tranne uno, probabilmente frutto della stanchezza.
_ Ma come fai?_ mi chiese Santiago indispettito e, vedendo il suo manichino dove solo due coltelli erano andati a segno capii anche il perché.
_ Mistero._ gli risposi con un ghigno maligno.

Mi girai per prenderne altri ma una figura possente mi si parò davanti e mi disse con arroganza:
_ Meglio che con le pistole lo devo ammettere…_ rimasi perplessa _ Anche se fare peggio era quasi impossibile_ completò sogghignando, sì questo era mio fratello ora lo riconoscevo, ma nonostante questo vidi una scintilla di orgoglio nei suoi occhi, sicuramente un’altra conseguenza dell’insonnia, ma anche se forse me l’ero immaginato ne fui felice lo stesso.

Gli allenamenti erano finiti ed ero stata maleficamente arpionata da Ginevra ed Elise ad una sessione obbligata di shopping, rivolsi un’espressione falsamente offesa a quest’ultima:
_ Traditrice! Credevo che la pensassi come me!
Inarcò le sopracciglia ed incrociò le braccia in un sorriso malvagio:
_ Se patisco io, patirai anche tu!
Dopo una buona mezzora, spesa a farci cacciare dai vari negozi, perché secondo Gin “non erano all’altezza delle sue aspettative”, finalmente ne trovammo uno che la soddisfaceva , o che comunque non le faceva venire un attacco isterico, e questo a noi andava più che bene. Con passo sicuro si diresse verso i vari vestiti e, dopo averli scrutati attentamente,ne prese una decina e ce ne porse due decisamente troppo scollati e corti, tanto che Elise era convinta che fossero delle magliette.
Entrai in camerino sconfitta e mi provai quella specie di indumento: era un vestito interamente nero attillato, sulla spalla destra si posavano tre spalline mentre la parte sinistra non ne aveva e dietro, era presente uno squarcio a V che mostrava quasi tutta la schiena tranne che per le strisce di raso nero che la attraversavano, rimasi stupita, l’immagine che rifletteva lo specchio non assomigliava affatto a quella che io ricordavo: non c’era nessuna maschera apatica a ricoprire il mio volto, i miei capelli ricadevano sciolti sulle spalle e si poteva intravedere un inizio di muscolatura sulle gambe snelle:finalmente ero me stessa.

Mi riscossi dai miei pensieri quando sentii Gin che ci stava richiamando piuttosto insistentemente, guardai Elise, a lei non era andata meglio: indossava degli shorts a vita alta neri strappati e sopra un top con delle paillettes, ci scambiammo uno sguardo d’intesa, ormai non c’era più traccia delle ragazze erudite che eravamo una volta.
Intanto non ci eravamo accorte che la nostra amica stava impazientemente attendendo che prendessimo le “scarpe delle torture”, sarebbe a dire dei vertiginosi tacchi e ce le provassimo, ma la mia dose di pazienza giornaliera era agli sgoccioli e non avrei di certo sopportato un altro suo capriccio, così con un gesto brutale presi le scarpe e le scaraventai dall’altra parte della stanza, la donna al bancone mi squadrò un attimo dubbiosa, ma dopo pochi istanti si ricompose e riprese a fare quello che stava facendo prima che la interrompessimo; forse scenate di questo genere erano normali fra gli intrepidi.
Avanzai sicura verso le vetrine, presi due paia di stivaletti neri e mi diressi a pagare il tutto ignorando beatamente Gin, che fu bandita dall’ennesimo negozio: sì, forse lì ci sarei ritornata più spesso.

Erano le dieci quando finalmente fummo pronte e, per quanto volessi bene a Ginevra dovetti ammettere che avrei preferito un’intera sessione di allenamento piuttosto che rivivere quel pomeriggio, ma ormai l’incubo era finito, e se ero riuscita a superare questo avrei potuto affrontare qualsiasi cosa.
Uscii dal dormitorio dove ci eravamo preparate fiera di aver resistito tanto a lungo e sganciai la bomba:
_ Chi vuole farsi un tatuaggio?
Ginevra spalancò la bocca e sgranò gli occhi sorpresa, mentre l’altra assottigliò lo sguardo e mi rivolse un’espressione gelida.
_ Non oseresti_ disse quest’ultima con voce neutra, anche se per chi la conosceva bene sapeva che dietro quel suo sorriso tirato si nascondeva un’espressione rabbiosa, ma soprattutto di sfida.
_ Mettimi alla prova_ Infastidita me ne andai prima che una delle due potesse ribattere, non lo dava a vedere ma Elise era ancora attaccata fermamente alle sue vecchie abitudini, non aveva capito che ormai facevamo parte di un altro mondo,e che non dovevamo cambiare il nostro aspetto o le nostre tradizioni, ma noi stessi.

Ero talmente immersa nei miei pensieri, da non accorgermi di essermi scontrata con qualcuno, per la seconda volta, persi l’equilibrio ma una mano salda mi afferrò in tempo:
_ Vedo che sta diventando un’abitudine, dimmi ti piace proprio andare a sbattere contro il mio petto?
Sorrisi imbarazzata
_ Quattro io ecco… Stavo andando ad una festa.. ma a pensarci bene non ho la minima idea di dove sia… Potresti…
Il ragazzo mi guardò divertito, era una situazione comica quella, le posizioni sembravano invertite: io, la ragazza sicura di me e spavalda, stavo impacciata di fronte ad un qualsiasi diciottenne, e lui, un abnegante che a malapena sfiorava le persone per paura di arrossire, se la stava ridendo tranquillamente per il mio imbarazzo.
Gli diedi un pugno amichevole sul braccio, per poi aggiungere:
_ Ridi, ridi, che avrai poche occasioni per farlo se continui così!

Dopo qualche minuto arrivammo a destinazione e Quattro, che fino ad ora non aveva potuto guardarmi veramente per colpa delle flebili luci dei tunnel, si pietrificò all’istante non appena posò gli occhi sul vestito.
_ Be..Bel vestito.._ balbettò sconcertato, sì, era tornato quello di sempre, feci una giravolta veloce facendo scompigliare i capelli.
_ Sono felice che ti piaccia, ma ora devi andare a vestirti decentemente, non posso uscire con uno che indossa la tuta anche di sera!
Le sue labbra si schiusero lievemente quando pronunciai la parola “uscire”, ma d’altronde anche lui doveva averlo capito, infatti si avvicinò e mi accarezzò la guancia, un fremito mi attraversò tutta la schiena, mi piaceva stare vicino a lui, mi piaceva essere toccata da lui; e, prima di andare via mi sussurrò piano “a dopo”, più vicino però alle labbra che all’orecchio.

Mi diressi verso la festa ancora estasiata fino a che Arkell non mi vide e preso da un momento di follia, mi mise un braccio dietro le spalle e l’altro sotto la piega del ginocchio, e con uno scatto improvviso mi sollevò letteralmente da terra e mi portò dai suoi amici.
Lì per lì rimasi interdetta, ma subito dopo scoppiai in una risata fragorosa, probabilmente aveva bevuto, o molto peggio, era semplicemente se stesso, lo guardai male in cerca di spiegazioni, e lui mi rispose con un tono un po’ folle mentre mi guardava  attentamente:
_ La mia compagnia ha detto che voleva conoscerti e io ti sto portando da loro.
_ Sai Ark, ho la vaga impressione che loro non intendessero in questo senso!
Sogghignò.
_Dici?

Finalmente il mio amico mi poggiò non proprio delicatamente a terra, subito mi aggiustai il vestito temendo che qualcosa potesse essere andato fuori posto ma fortunatamente non era accaduto, il primo che prese parola era un ragazzo alto biondo con gli zigomi marcati, aveva gli occhi terribilmente scuri rispetto ai capelli e magnetici, era inquietante, ma allo stesso tempo affascinante.
_ Kevin. Tu sei Helena vero? Arkell ci ha parlato così tanto di te!
Il sottoscritto si beccò all’istante una gomitata nelle costole dal ragazzo dai capelli e le lentiggini rosse accanto.
_ Scusalo, certe volte non sa proprio tenere la bocca chiusa! Io sono Andrea_ mi rassicurò sorridendo.
_ Comunque sì sono io_ risposi timidamente, dopo qualche secondo dissi:
_ So cosa voglio!_ esclamai questa volta a voce più alta
I tre mi puntarono gli occhi addosso all’unisono, insieme a mezza fazione presente alla festa
_ So cosa voglio tatuarmi_ Ripetei stavolta terminando la frase.
Gli occhi di Arkell si illuminarono.
_Beh allora cosa aspettiamo.

 

 

 

 

Ciao mondo!
Rieccomi qui con un altro capitolo che devo ammettere non è stato un granchè, purtroppo non posso fare altrimenti non posso saltare metà storia! Inoltre non so davvero come ho fatto a finire il capitolo perché circa a metà ho avuto il cosiddetto blocco dello scrittore, vi anticipo che nel prossimo i ragazzi saranno moooooolto più protagonisti di come lo sono in questo!!! Soprattutto uno che si chiama come un numero! Comunque ora basta spoilerare, alla prossima!
Bacioni Ozzy 99

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