I don't like you...... I love you

di Directioner5340
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


{STILES}

Diedi un bel morso al mio sandwich e uscì fuori un po’ di mostarda, sporcandomi le dita. Posai il sandwich sbuffando e con un tovagliolo mi pulii la mano.

«Allora, che ne pensi della ragazza nuova?» chiese Scott. Distolsi lo sguardo dal sandwich ed esaminai la mensa della scuola cercando la ragazza nuova, Kira.

«Non lo so, credo che sia una ragazza a posto» dissi scrollando le spalle «Perché?» ripresi in mano il sandwich e diedi un altro morso, fortunatamente non mi sporcai di nuovo.

«Niente» rispose Scott «penso solo che sia carina.» Mi girai verso di lui guardandolo con le sopracciglia alzate.

«Davvero?» gli chiesi «credevo che fossi ancora scosso per come è finita con Allison. Non sto dicendo che dovresti esserlo.» Poggiai di nuovo il sandwich sul tavolo e rivolsi a lui la mia attenzione.


«Lo sono» sbuffò Scott «ma forse dovrei soltanto accettare il fatto che è finita.»

«Si, credo sia meglio» dissi con un’alzatina di spalle «sembra che tra Allison e Isaac ci sia qualcosa.»

«Oh Dio no» disse seccato Scott. Mi uscì una risatina per la sua reazione.

«Calmati Mr Geloso» ghignai.

«Non sono geloso» borbottò Scott mentre si rimpinzava di patatine. Notai le mani di Scott chiuse a pugno e capì che non era per niente contento per la storia di Allison e Isaac.

«Ok allora se non sei geloso, perché ti fa rabbia che stiano insieme?» gli dissi, e lui si voltò con un uno sguardo infastidito.

«Non mi fa rabbia» affermò lui rigidamente «è solo che non mi sembrano una bella coppia, tutto qui.»

«Pensavo che tu e Isaac foste amici» dissi.

«Infatti siamo amici» rispose lui.

«E pensavo anche che nonostante tu e Allison abbiate rotto, volessi che lei fosse felice» replicai.

«E’ così» insisté Scott.

«Beh, a me sembra che Allison e Isaac siano carini insieme, quindi non capisco perché tu credi che siano una coppia tanto brutta» dissi facendo spallucce.

«Io… Beh io…» borbottò lui «ti odio Stiles.»

«Avanti Scott, sappiamo entrambi che non puoi odiarmi, tu mi ami!» dissi ridendo. Scott increspò le labbra e la campanella, che segnalava la fine dell’ora di pranzo, suonò. Scott si alzò bruscamente, si mise lo zaino sulle spalle e gettò i resti del suo pranzo.

«Andiamo stupido» disse Scott con un sorriso, sorrisi anch’io, presi il mio zaino e uscimmo insieme dalla mensa diretti verso l’aula di chimica.

***

Uscito da scuola andai nel parcheggio, misi in moto la mia Jeep e mi diressi all’entrata per prendere Scott. Sbuffai non appena lo vidi parlare con Kira. Che deve fare un ragazzo per tornare presto da scuola?!

«Ehi piccioncini, se non vi dispiace, avrei un sacco di compiti da fare» Urlai dal finestrino del passeggero. Scott mi guardò sorpreso e Kira arrossì leggermente.

«Ehi, puoi andare senza di me» mi rispose Scott «penso che andrò a fare un giro con Kira, troverò un passaggio per tornare a casa.» Aggrottai le sopracciglia mentre tiravo lentamente su il finestrino. Scott di solito torna a casa con me, soprattutto dalla scorsa settimana quando la sua moto si è rotta ed è troppo costoso per lui ripararla.

Guidai verso casa in silenzio mentre guardavo soltanto la strada davanti a me. “Come ha potuto mollarmi così? Più tardi dobbiamo vederci a casa mia, ha intenzione di darmi di nuovo buca?” pensai.
Sbuffai mentre parcheggiavo la Jeep. Entrai in casa e buttai lo zaino a terra all’ingresso.

«Stiles?» chiamò mio padre curioso.

«Si papà, sono io» risposi «vado in camera mia a studiare.» Non presi neanche lo zaino, non avevo veramente intenzione di studiare.

Una volta arrivato in camera mia mi gettai sul letto, emisi un sospiro mentre mi toglievo le scarpe con i piedi e chiusi gli occhi. Mi ero appena tolto la prima scarpa e il mio cellulare iniziò improvvisamente a vibrare nella tasca, spaventandomi.

Da Scotty: ehi amico, non posso venire da te più tardi. Sono stato invitato a cena da Kira.

Lessi il messaggio più volte per essere sicuro di aver letto bene. Poggiai il cellulare sul comodino sbuffando. “Ovviamente all’improvviso cenare con Kira è diventato più importante che passare il tempo con me. Bello sapere di essere la seconda scelta.”
Non sarei infastidito da questo se lui non lo facesse troppo spesso, ma ultimamente lo fa. Dice che vuole passare del tempo con me ma poi è come se trovasse sempre qualcosa di meglio da fare.
Mi alzai dal letto e lentamente mi diressi verso il mio computer per iniziare un compito di inglese assegnato per la settimana successiva, in pratica non avevo niente di meglio da fare.
Mi sedetti e, mentre aspettavo che il computer si accendesse, aprii il cassetto e presi la mia bottiglia di Adderall, ne mandai giù un sorso scuotendo la testa leggermente. Dopo di che iniziai  il saggio di tre pagine su Shakespeare assegnato dalla prof…

***

Ero seduto davanti al computer da circa cinque ore ormai a guardare una pagina quasi completamente bianca, ascoltando mentre un po’ di musica. Erano le 8 di sera e il mio telefono squillava di continuo da almeno mezz’ora a causa dei messaggi che mi aveva inviato Scott, ma non mi scomodai a rispondere a nessuno di questi.

«Ehi Stiles, perché non rispondi ai miei messaggi?» Sentii la voce sorpresa di Scott e mi girai, lo vidi arrampicarsi sulla finestra, per poi entrare in camera.

«Non so, forse qualcuno sta cercando di fare i suoi compiti in anticipo!» sbuffai.

«Ok, tu non inizi mai i compiti in anticipo» sospirò Scott «e perché questa ostilità?»

«Non lo so, dimmelo tu Scott» dissi io seccato «perché mi hai ignorato oggi?»

«Ti ho mandato dei messaggi, non li hai letti?» chiese Scott confuso. Aprii la bocca con un aria sorpresa e un espressione un po’ infastidita.

«Non lo capisci vero?» mi lamentai «Scott mi avevi promesso che oggi avremmo passato del tempo insieme.»

«Qual è il problema? E’ solo un giorno!» Scott sospirò «stiamo sempre insieme.»

Onestamente non sapevo nemmeno io perché ne stavo facendo un questione così grande. In effetti ultimamente mi aveva dato buca qualche volta, ma non era la fine del mondo. Ma non importava quanto duramente ci provassi, non riuscivo a non arrabbiarmi.

«O mio dio!» sbuffai con tono offeso «davvero Scott? Solo un giorno? È da più di due settimane che mi dai buca.» Guardai la faccia dispiaciuta di Scott, mi rattristai nel guardarlo. Non volevo farlo sentire colpevole, volevo solo che capisse.

«Mi dispiace» dissi «non sarei dovuto esplodere così ma..»

«No Stiles hai ragione, ultimamente ti ho ignorato» sospirò lui «e mi dispiace molto. Sono stato preso un po’ troppo dagli altri e non pensavo ti importasse.»

«Certo che mi importa» replicai «ascolta, non avrei dovuto arrabbiarmi così. Non so cosa mi stia succedendo.»

«Che intendi?» chiese Scott preoccupato.

«Non lo so» dissi alzando le spalle «la mia testa, il mio umore sono un po’ in confusione. Credo che tutta questa storia dei lupi mannari e il resto mi stiano facendo impazzire.» Scott annuì con un mezzo sorriso per confortarmi.

«O è questo oppure hai il ciclo» Scott ghignò, facendo sorridere anche me.

«Sei proprio uno scemo a volte» dissi ridendo «ma forse è per questo che ti voglio bene.»

«Già, credo che anch’io ti voglio bene per questo, testa di cavolo» Scott rise e io lo guardai inarcando un sopracciglio.

«Testa di cavolo? Chi sei, mio padre?» gli chiesi sorridendo.

«Forse» ghignò Scott.

«Wow se sei mio padre allora eri un rubacuori già da bambino!» dissi ridacchiando mentre mi appoggiavo al muro.

«Forse un po’ troppo fortunato» sorrise lui mentre si avvicinava verso di me.

«Troppo fortunato?» dissi «quanto?» lo guardai mentre lentamente portava il viso vicino al mio.

«Credo che tu lo sappia» disse con un ghigno malizioso e mi bloccò a muro. Guardai le sue labbra avvicinarsi alle mie, e la cosa che mi sorprese di più è che in effetti io volevo baciarlo. Le nostre labbra erano lontane un soffio in procinto di unirsi quando improvvisamente…
 
«STILES! E’ ora di alzarsi!» disse cantilenando mio padre.

Saltai quasi in aria e caddi a terra dalla sedia della mia scrivania. Mi strofinai la fronte, l’avevo sbattuta contro il pavimento.
«Ahii» mi lamentai mentre mi alzavo in piedi. Guardai il mio computer e notai che non avevo scritto niente. «mi sono davvero addormentato sulla scrivania? Beh, questo spiegherebbe il maldischiena» sospirai e nel frattempo ripensai a quel sogno.
Sembrava così reale, Scott mi aveva quasi baciato! E io volevo che lo facesse. Scossi la testa cercando di cacciare via i pensieri. “E’ solo un sogno, non significa niente” mi ripetevo in mente, ma allora perché desideravo di non essermi svegliato?




Ciao a tutti! Ecco il primo capitolo : ) cercherò di tradurne e caricarne uno al giorno. Il secondo è già pronto, lo caricherò domani ; )

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


{STILES}
 
Appoggiai la testa contro il mio armadietto chiudendo gli occhi, mentre mi lamentavo per la stanchezza. Ero stanco da morire dopo aver dormito seduto alla mia scrivania tutta la notte e, soprattutto, non riuscivo a togliermi quello stupido sogno dalla testa.
 
«Ehi Stiles, vuoi un bacio»? Sentii la voce di Scott dietro di me.
 
«C-Cosa ha-hai…?!» farfugliai sobbalzando all’indietro e sbattendo la testa contro l’anta aperta del mio armadietto. Mi strofinai la testa dolorante con la mano. “Ha veramente detto quello che penso abbia detto?” pensai e mi voltai verso Scott con gli occhi spalancati.
 
«Amico, che hai detto?» mi domandò Scott con un’aria confusa.
 
«Cos’hai detto un attimo fa?» chiesi curioso ma serio allo stesso tempo.
 
«ti ho solo chiesto se volevi un bacio al cioccolato.. sai, le tue caramelle preferite» disse scrollando le spalle mentre mi porgeva il pacchetto di caramelle «sembri stanchissimo, pensavo che un po’ di zucchero ti avrebbe tirato su. Perché hai quest’aria sconvolta?» rilasciai un grande sospiro di sollievo. “Devo assolutamente calmarmi, era solo un sogno. Nient’altro che un sogno.”
 
«Niente, soltanto che non me l’aspettavo» risposi mentre cercavo il libro di geometria nell’armadietto «questa notte non ho dormito bene, mi sono addormentato mentre scrivevo il tema di Inglese.»
 
«Amico ti ho già detto che devi consegnarlo la prossima settimana» mi informò Scott e io finalmente trovai il mio libro. Lo presi in mano, chiusi l’armadietto e proseguii la camminata in corridoio con Scott.
«Si, lo so.. ma ho pensato di iniziarlo subito così i prossimi giorni posso riposarmi un po’» dissi con un’alzatina di spalle «ma in realtà il piano non ha funzionato» Scott fece una risatina e nel frattempo eravamo arrivati davanti la mia classe.
 
«Divertiti a Geometria, sono sicuro che Jackson sarà un ottimo compagno per il progetto» ghignò Scott. 
 
«C-Cosa.. Io..>»farfugliai con aria confusa.
 
«Ho sentito la tua insegnate parlare delle coppie per il progetto» disse ridendo «divertiti!» io sbuffai, Scott continuava a ridere mentre si dirigeva verso al sua classe. “Fantastico! Sono in coppia con Jackson, questo significa che dovrò fare io tutto il lavoro” pensai annoiato.
 
Entrai in classe e vidi tutti in piedi attorno alla cattedra per vedere la lista delle coppie per il progetto. Sbuffai e mi diressi verso la cattedra. Volevo controllare se Scott aveva ragione, ma Jackson mi tolse ogni dubbio prima che lo facessi.
 
«Davvero? Sono in coppia con Stilinski?» disse Jackson lamentandosi. «signorina Burns non può dire sul serio.»
 
«Normalmente sarei offeso, ma questa volta sono d’accordo con Jackson signorina Burns.» dissi con un sospiro.
 
La signorina Burns si voltò verso di noi increspando le labbra. I suoi occhiali erano poggiati sulla punta del naso, e i suoi capelli rossi erano molto scompigliati oggi. «Mi dispiace che non siate contenti dell’accoppiamento, ma non posso fare niente a meno che non troviate qualcuno disposto a cambiare partner» disse con un tono di rimprovero.
Mi girai attorno e vidi Danny accanto a Lydia. «Danny vuole cambiare» dissi.
 
«Non ho mai detto di volerlo fare» obbiettò  Danny e io lo guardai con uno sguardo supplicante.
 
«Andiamo Danny, chi potrebbe rinunciare ad avermi come partner?» lo pregai.
 
«Molte persone a dire la verità» affermò schietto Danny.
 
«Ok, questa non è una cosa bella da dire» sospirai, facendo il finto offeso e Danny sorrise.
 
«E va bene, prendo il posto di Jackson» disse Danny, la professoressa annuì permettendo lo scambio. Mi voltai verso Danny e sfoggiai un enorme sorriso.
 
«Sapevo di poter contare su di te Danny bello» ghignai e lui ruotò gli occhi con uno sguardo divertito, poi tutti prendemmo posto e la lezione iniziò.
 
***
 
Dopo la scuola, Danny venne a casa mia per lavorare al progetto. Io ero disteso sul mio letto, con il libro in mano, mentre Danny era seduto al computer a scrivere.
 
«Ancora non capisco perché dobbiamo iniziarlo oggi il progetto» dissi
 
«cioè, dobbiamo consegnarlo alla fine del semestre.»
 
«Sei tu che mi hai implorato di avermi come partner, quindi seguiamo le mie regole» disse Danny fermamente.
 
«Le tue regole…» dissi «e quali sarebbero?»
 
«Dobbiamo fare una piccola parte del progetto ogni settimana fino al giorno della consegna» spiegò Danny «così non finiremo per fare le cose di corsa all’ultimo secondo.»
 
«D’accordo» annuii «ma ancora non capisco perché dobbiamo iniziarlo proprio il giorno in cui è stato assegnato. Cioè, non potremmo iniziarlo domani o un altro giorno? E perché diavolo la professoressa ha assegnato un progetto di un semestre… sugli angoli?»
 
«Beh, sai come si dice, prima cominci prima finisci» rispose Danny «e per quanto riguarda l’argomento, gli angoli, non ne ho idea, ma credo che probabilmente è importante che li capiamo bene.»
 
«Ok» sospirai e decisi di non continuare a discutere. Cominciai a far girare la matita tra le dita mentre i miei occhi esaminavano tutte le parole senza senso sulla pagina del libro.
 
«Allora, come sta Scott? Ultimamente non gli ho parlato molto» disse Danny, nel tentativo di cominciare una conversazione.
 
«Perché dovrei saperlo?» borbottai.
 
«Non so, pensavo fossi il suo migliore amico» Danny fece spallucce.
 
«Certo che sono il suo migliore amico» affermai «ma sembra che ultimamente si sia dimenticato di me.» Danny improvvisamente girò sulla sedia e mi guardò.
 
«Come mai?» chiese lui curiosamente. Rivolsi lo sguardo al libro e il pensiero di Scott che mi ignorava mi infastidì.
 
«È solo che… non ci vediamo molto spesso come facevamo prima» scrollai le spalle «ma… non importa.» Gettai la matita sul libro e mi sedetti incrociando le braccia.
 
«Sei sicuro che sia solo questo che ti preoccupa Stiles?» chiese Danny.
 
«Se ne sono sicuro? Certo che lo sono Danny» dissi bruscamente «penso di conoscere le cose che mi preoccupano» Danny alzò le mani in aria in un gesto di resa.
 
«Ehi ascolta, non voglio farti arrabbiare>> disse <  
«Geloso? Credi che io sia geloso?» balbettai «è solo che… è noioso, non avere nessuno con cui passare il tempo.»
 
«Ne sei sicuro?» Danny mi punzecchiò.
 
«Si, ne sono sicuro Danny» dissi con un sospiro «ascolta, sono un po’ stanco. Magari possiamo continuarlo domani o un altro giorno il progetto.»
 
«Non c’è problema» sospirò Danny mentre prendeva la sua roba. Si diresse poi verso la porta e si fermò sull’uscio «senti Stiles, se avessi bisogno di parlare con qualcuno , io sono qui.» E con quello Danny si voltò e se ne andò.
 
 Lo fissai con un’espressione accigliata. “È pazzo se pensa che mi piace Scott.  È vero che ho fatto quel sogno, ma… era solo un sogno, niente di più. Non provo niente per Scott. Non provo niente per nessun ragazzo in generale, giusto?” pensai, confuso dai miei stessi pensieri. Chiusi il libro e lo gettai sul comodino, mi misi a letto sotto le coperte, spensi la lampada e mi addormentai. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


{STILES}

Uscì dalla mia Jeep e mi diressi verso l’entrata della scuola. Il gelo che c’era nell’aria mi colpì come un muro di mattoni e mi fece rabbrividire. Mi strinsi la felpa che avevo indosso e mi misi il cappuccio mentre mi affrettavo ad entrare a scuola per sfuggire al turbinio penetrante del vento.
 
«Ehi Stiles!» sentii chiamare, e mi voltai. Era Lydia che, notandomi, si avvicinò verso di me.
 
«Ehi ciao Lydia» dissi con uno sbadiglio, poiché non ero ancora del tutto sveglio.
 
«Allora, come va?» mi chiese.
 
«Ehm bene… bene, diciamo» l’ultima parola mi uscì come un sussurro, che probabilmente Lydia non sentì «e tu? Che mi racconti?»
 
«Sto bene, anzi benissimo!» disse allegramente Lydia «ultimamente mi sono riavvicinata a Jackson, dopo il litigio e la rottura non ci eravamo più sentiti.» mi ci volle più del solito per elaborare le parole, a causa del sonno che ancora si rifiutava di lasciarmi.
 
«Quindi suppongo che proverai a tornare insieme a lui?» sospirai nascondendo il disappunto.
 
«Certo!» disse con convinzione «è tempo che questa coppia torni a risplendere, non credi?»
 
«Si, certo» dissi scrollando le spalle. “Adesso non ho più speranze di mettermi con lei” pensai, ma questo non sembrò turbarmi molto, a differenza di quanto mi aspettassi.
 
Girammo l’angolo e i miei occhi si fermarono su Scott, poco distante da noi, che stava baciando Kira.
 
Sentii improvvisamente la rabbia accendersi e crescere ogni secondo di più. “Il ragazzo si muove in fretta, pensavo che lui e Kira si fossero conosciuti ieri o comunque da poco” pensai infastidito. Mi avvicinai a loro e mi schiarii la gola. Non appena mi sentirono si allontanarono l’uno dall’altro e le guance di Kira si tinsero di rosso.
 
«Oh, ciao Stiles» mi salutò Scott, come se non fosse successo niente.
 
«Ciao» dissi digrignando i denti. Cercai poi di calmarmi e cacciare via la rabbia “devo smetterla con tutti questi stupidi sbalzi d’umore. E poi non so nemmeno perché sono arrabbiato.” “Forse perché Scott stava baciando Kira invece che te” mi disse una voce nella mia testa.
 
«Oh sta zitto» dissi, rendendomi conto solo dopo di averlo fatto ad alta voce. “Stupido cervello assonnato”. Gli occhi di Scott si spalancarono al mio commento.
 
«Come scusa?» chiese Scott con uno sguardo confuso e inarcando le sopracciglia.
 
«Niente scusa, stavo parlando da solo» sospirai e scossi la testa. Un piccolo sorriso apparve sulle labbra di Scott e vederlo mi fece sobbalzare il cuore. “Dio devo fermare quest’assurdità, e devo farlo subito.”
 
«Wow, e tu dici che io sono pazzo?» Scott rise, io ruotai gli occhi e gli diedi uno schiaffo sul braccio.
 
«Questo perché lo sei davvero» gli dissi sorridendo «pazzo». Lui cercò di schiaffeggiarmi il braccio ma mi spostai in tempo per evitarlo.
 
«Mi hai mancato» ridacchiai e lui ruotò gli occhi mentre iniziammo a camminare per il corridoio ma, sfortunatamente, Kira ci seguì. Non riuscivo proprio a capire perché non mi piacesse. Sembrava simpatica ed era carina, semplicemente non riuscivo a farmela piacere.
 
«Allora, che lezione avete voi due?» chiese Kira cercando di fare conversazione.
 
«Inglese» rispondemmo io e Scott all’unisono, scatenando una piccola risata. Mentre camminavamo vidi Danny appoggiato a un armadietto che baciava Ethan. Sentii improvvisamente il bisogno di parlargli.
 
«Senti Scott, ci vediamo tra un po’ in classe» dissi «devo fare una cosa» Scott annuì.
 
«Ehi Danny!» lentamente Danny sciolse l’abbraccio con Ethan e si voltò guardandomi con un espressione interrogativa.
 
«Mi dispiace di avervi interrotto, ma devo prendere in prestito il tuo ragazzo per un secondo» feci un sorrisetto a Ethan che mi fulminò con lo sguardo. Se gli sguardi potessero uccidere, il suo l’avrebbe fatto.
 
«Sta calmo» sussurrò Danny a Ethan, dandogli un bacio sulla guancia «ci vediamo a pranzo.» Io e Danny incominciammo a camminare lungo il corridoio fino a trovare un posto non molto affollato.
 
«Che succede?» mi chiese curioso Danny.
 
«Io…» mi fermai. Perché avevo bisogno di parlare con Danny?
 
«Tu cosa?» mi incitò lui.
 
«Oh, niente» dissi alzando le spalle «mi chiedevo solo se volevi venire da me dopo la scuola per lavorare al progetto.»
 
«Stiles, ci eravamo già messi d’accordo ieri sul fatto che oggi sarei venuto» Danny sospirò «potresti semplicemente dirmi quello che mi devi dire?»
 
«Perché pensi che debba dirti qualcosa?» gli chiesi con convinzione «non c’entra niente Scott se è questo quello che pensi.»
 
«Non ho mai detto che c’entrava Scott» Danny ridacchiò divertito, come se avesse intuito qualcosa. Io gli lanciai un’occhiata gelida.
 
«Bene, perché non c’entra» brontolai «volevo solo assicurarmi  che oggi venissi.»
 
«Oh si, certo» disse Danny con uno sguardo furbo «visto che adesso stiamo parlando di Scott, non credi che lui è Kira siano una coppia perfetta?»
 
«No!» dissi all’improvviso, senza pensarci, e la mia faccia arrossì per l’imbarazzo. “perché sto arrossendo? Aver detto di no non prova niente. Significa soltanto che non penso stiano bene insieme. Significa questo, no?” Sbuffai mentre i miei pensieri si riempivano di queste domande.
 
«Sai cosa penso Stiles? » sospirò lui «penso che tu stia negando tutto perché hai paura di quello che potrebbero pensare gli altri. Se fossi in te, smetterei di preoccuparmi e seguirei il cuore… e sappiamo entrambi cosa vuole il tuo, vuole ficcare la sua lingua dritto nella gola di un ragazzo abbronzato e muscoloso. I miei occhi si spalancarono alle parole di Danny.
 
«Non sto negando niente» contestai «e l’ultima cosa che voglio è ficcare la mia lingua nella gola di Scott.»
 
«Se lo dici tu» disse Danny con un ghigno «ma per la seconda volta, non ho mai parlato di Scott.» Danny mi lanciò un sorriso e si diresse in classe. Io ero furioso. “Danny ha seriamente bisogno di farsi un controllo. Non c’è alcuna possibilità al mondo che mi possa piacere Scott. È il mio migliore amico, fine della storia.” Pensai frustrato.
 
Emisi un lamento non appena sentii la campanella che segnalava l’inizio della prima ora. Fantastico, non solo sono arrabbiato con Danny e con me stesso, ma sono anche in ritardo per la lezione. Strinsi con le mani le cinghie dello zaino sulle mie spalle e mi diressi in classe.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


{STILES}
 
«Forse se mettiamo gli angoli acuti in alto a destra possiamo mettere quelli ottusi a sinistra» suggerii ma Danny non sembrava molto convinto.
 
«Potremmo, ma dove li mettiamo gli angoli retti?» disse Danny sospirando.
 
«Al diavolo gli angoli retti, non è che siano poi così importanti» brontolai. Dover sistemare il poster per il progetto era tremendamente seccante.
 
«Stiles sei in pensiero per qualcosa?» chiese Danny curiosamente «o per qualcuno magari?» il suo sguardo si fece malizioso.
 
«Oh sta zitto Danny, non voglio parlarne» sbuffai buttandomi indietro sul mio morbido cuscino. Presi un bel respiro e buttai tutta l’aria fuori cercando di togliermi Scott dalla testa, ma non ci riuscii.
 
«Forse non vuoi, ma ti aiuterebbe Stiles» mi fece notare Danny «è da quando sono arrivato che hai questo cattivo umore.»
 
«Ho detto che non voglio parlarne» mi lamentai «possiamo tornare al progetto?»
 
«D’accordo» disse lui in tono di arresa gettando le mani in aria e tornando davanti al computer. Io ripresi in mano il libro, sfogliai qualche pagina e restammo così in silenzio per qualche minuto.
 
«Sei sicuro di non volerne parlare?» mi chiese nuovamente Danny, spezzando il silenzio «fidati, ti farebbe sentire meglio.»
 
«No Danny non voglio parlarne» dissi con un tono frustrato «non voglio parlare di quanto mi dia fastidio che Scott inviti ogni volta Kira a sedersi con noi a pranzo. Non voglio parlare di quanto mi faccia male che Scott sembri preferire passare il tempo con Kira che con me. E di certo non voglio parlare del fatto che penso di amar… c-che penso mi piaccia Scott.» Danny spalancò la bocca e gli occhi alle mie parole.
 
«Hai appena detto che ami Sc-» Danny incominciò a parlare ma io lo interruppi.
 
«No, ho detto che potrebbe piacermi Scott, niente di più e comunque non significa niente» balbettai nervosamente «è il migliore amico e basta, forse ultimamente i miei sentimenti sono un po’ confusi ma torneranno presto alla normalità ok?» Mi strinsi le ginocchia al petto e nascosi la faccia.
 
“Ci deve essere un motivo per tutti questi inspiegabili sbalzi d’umore, no? Sono soltanto un po’ confuso al momento, giusto? Non è possibile che io abbia una cotta per Scott, o si?” pensai e strinsi ancora di più le mie ginocchia.
 
«Lo sai che non c’è niente di male se hai una cotta per Scott, vero? Danny provò a confortarmi «onestamente è carino ed è anche un bravo ragazzo.»
 
«Allora perché non esci con lui? Ti ripeto che non mi piace, sono soltanto un po’ confuso» dissi in mia difesa.
 
«Prima di tutto, ho un ragazzo. Inoltre non credo che lo vorresti veramente, sono sicuro che odi vedere Scott quando esce con qualcuno» rispose Danny.
 
«Non è vero che odio quando Scott esce con qualcuno» replicai.
 
«Oh davvero? Allora dimmi perché odi Kira così tanto, se non è perché esce con Scott ci deve essere un altro motivo» proseguì Danny «pensi che sia cattiva?»
 
«No» dissi fermamente. «anzi, è una delle persone più buone che conosco.»
 
«Allora pensi che sia brutta?» continuò lui.
 
«Certo che no, solo un idiota lo penserebbe» risposi.
 
«Allora che problema hai con Kira?» mi chiese con insistenza.
 
«Io…» mi fermai, non sapendo cosa dire. Non sapevo perché la odiavo e più ci pensavo più la teoria di Danny sembrava avere senso. E lo detestavo. Non  potevo avere una cotta per Scott, era il mio migliore amico cavolo.
 
«Ok forse ho esagerato, magari lavoriamo al progetto un altro giorno» disse Danny con un sospiro e si alzò in piedi incominciando a prendere le sue cose.
 
«Danny non posso essere gay» dissi d’impulso e lui si girò verso di me «non che io abbia qualcosa contro i gay, è solo che mi piacciono le ragazze.»
 
«Il fatto che ti piacciono le ragazze non prova niente, la prova è se ti piacciono i ragazzi.» disse Danny alzando le spalle «pensaci Stiles, potresti essere anche bisex. Ma ti vorrei far notare che non sei mai stato con una ragazza, tranne una volta quando avevi quattordici anni, ma poi lei ti ha lasciato perché non volevi baciarla.
 
«E quindi?» Dissi sulla difensiva.
 
«Quindi niente» Danny scrollò le spalle «sto solo dicendo che non sei stato con molte ragazze. Sto cercando soltanto di aiutarti ad attraversare questa cosa, ma non è semplice visto che ogni volta che esce fuori l’argomento ti innervosisci e diventi irascibile. Ascolta, adesso devo andare… Ci vediamo domani in classe»
 
Lo guardai mentre si avvicinava lentamente verso la porta della mia camera e ripensai a ciò che aveva detto “in effetti mi capita spesso di guardare Scott senza la maglietta quando ci cambiamo nello spogliatoio, più di quanto farebbe normalmente un amico, ma andiamo, quel ragazzo ha degli addominali pazzeschi. Merda, forse sono gay… e mi piace Scott".
 
«Aspetta, Danny» lo chiamai poco prima che oltrepassasse la porta «posso chiederti una cosa?»
 
«L’hai appena fatto» disse lui con un sorrisetto, io ruotai gli occhi sbuffando leggermente divertito.
 
«Ti volevo chiedere… come lo sai?» mi guardò con un’aria confusa «voglio dire, come capisci di essere… sai, gay?»
 
«Direi che è diverso per ognuno» rispose, appoggiandosi alla porta «io l’ho capito tempo fa. Ero in soggiorno con il mio migliore amico, che adesso è il mio ex ragazzo, stavamo facendo i compiti, mi voltai verso di lui per chiedergli una cosa ma lui fece lo stesso, così senza rendercene conto le nostre labbra si unirono. Una normale reazione sarebbe stata allontanarsi, ma non volevo farlo ed evidentemente non voleva nemmeno lui. Il bacio divenne passionale e mi piaceva. A quel punto mi resi conto che mi piacevano i ragazzi, avevo tredici anni.
 
«Wow» sussurrai «suppongo che se volessi potresti andare molto più in dettaglio»
 
«Certo che potrei, è stato un momento molto speciale» Danny sorrise «e per quanto riguarda la tua domanda, su come capirlo, credo che dovresti semplicemente buttarti. Sperimenta un po’.» increspai le labbra e guardai in basso, sentivo lo sguardo scrutatore di Danny su di me e mi venne in mente un idea. Non potevo crederci di averci pensato veramente.
 
«Vuoi baciarmi?» dissi improvvisamente «voglio dire, solo come esperimento, così forse, dopo, tutte queste fantasie e i sentimenti per Scott svaniranno e tornerà tutto come prima.»
 
«E se così non fosse?» domandò «se confermasse solamente i tuoi sentimenti per lui?» mi sentii impallidire, ma cos’avevo da perdere a questo punto?
 
«Troverò una soluzione immagino» feci un’alzatina di spalle e andai verso Danny.
 
«Quindi vuoi che lo faccia adesso?» mi chiese.
 
«Prima lo fai meglio è, voglio solo avere le idee chiare” sospirai e incominciai ad agitarmi un po’, sentendomi leggermente in imbarazzo. Danny scrollò le spalle e lentamente avvicinò le sue labbra alle mie, il fatto che sembrassero invitanti mi spaventò un po’. Danny era a un soffio di distanza da me quando improvvisamente sobbalzai all’indietro.
 
«Fermo» dissi, lui indietreggiò «non posso farlo, i-io… non posso.» dissi con un sospiro e lo guardai, ma lui sembrava stesse pensando ad altro.
 
«Ehi Stiles quanto fa 8 elevato a 5?» mi chiese stranamente, ma non ci feci caso.
 
«Ehm… se 8 per 8 fa 64, allora 64-» Danny mi interruppe bruscamente, baciandomi. Il bacio fu veloce, ma bastò per ottenere la risposta che cercavo. Mi era piaciuto.
 
«Ecco la tua risposta Stiles» disse con un ghigno «e comunque fa 32.768» con quello Danny si voltò e uscì dalla mia camera per andarsene, io rimasi lì impietrito. Lentamente mi portai la mano sulle labbra “ha ragione, adesso lo so. Considerando che ancora mi sento stordito e che mi batte forte il cuore… sono gay, decisamente... e ho una cotta per Scott!”

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


{STILES}
 
Sbuffai non appena sentii il mio cellulare vibrare per la milionesima volta. Lo presi e lessi il messaggio.
 
Da Scotty: Ehi amico, perché non sei a scuola? Stai male per caso?
 
Sospirai lamentandomi e poggiai il telefono di nuovo sul comodino. Finsi di essere malato con mio padre  perché non avevo assolutamente voglia di andare a scuola e affrontare Scott dopo quello che era successo, soprattutto dopo avere avuto la certezza di avere un cotta per lui. Sapevo che se Scott l’avesse scoperto ci sarebbe stato imbarazzo tra di noi.
 
Il mio telefono vibrò un’altra volta, lo presi e me lo portai davanti gli occhi. Era una chiamata da parte di Danny «ecco, adesso mi tocca la ramanzina.»
 
«Ehi Danny bello» dissi in tono scherzoso.
 
«Oh chiudi il becco Stiles, perché non sei a scuola?» domandò. Ruotai gli occhi e mi girai, mettendomi a pancia sotto.
 
«Credo di essermi preso un bel raffreddore nelle ultime ore» mentii, fingendo dei colpi di tossi «penso sia contagioso, è meglio che io resti a casa.»
 
«Sei sicuro che non ha a niente a che vedere con una certa persona?» chiese Danny, conoscendo già la risposta.
 
«Certo che no, l’ho superata» risposi, con poca convinzione nella voce.
 
«Si, ne sono sicuro, infatti è per questo che sei a letto ed eviti tutto e tutti» replicò lui sbeffeggiandomi «lo sai che prima o poi dovrai affrontare Scott, non puoi fingerti malati per il resto della tua vita.»
 
«Ti ho detto che sto bene» sbuffai «non mi sto nascondendo nel mio letto dal resto del mondo, sono in cucina a guardare la TV e a bere un po’ di te.»
 
«Oh davvero? Non mi sembra affatto che sia così» affermò e improvvisamente la porta della mia camera si aprì rivelando la figura di Danny.
 
«Che ci fai qui?» dissi con gli occhi spalancati «e, soprattutto, come sei entrato in casa?»
 
«Quando non ti ho visto a scuola sapevo che qualcosa non andava, quindi sono venuto a controllare» rispose «e dovresti chiudere a chiave la porta di casa ogni tanto» Danny entrò in camera e si sedette vicino a me.
 
«Quindi hai saltato la prima ora a scuola per venire a controllare come stavo? Sono lusingato» dissi ridacchiando, Danny mi guardò e ruotò gli occhi.
 
«Non montarti la testa Stilinski» rise «e sentiti fortunato perché sono abbastanza sicuro che Ethan sia arrabbiato per il fatto che abbia saltato la scuola per venire qui.»
 
«Ah già, mi ero quasi dimenticato degli scatti d’ira di Ethan» sorrisi «e meno male che non è Aiden. Lui ti avrebbe già staccato la testa, con me ci ha provato qualche volta.»
 
«Allora, torniamo al tuo problema. Come mai oggi non sei voluto andare a scuola?» Mi chiese Danny realmente interessato. Distolsi lo sguardo da lui e lo rivolsi verso il basso.
 
«Non posso affrontarlo, Danny» sussurrai, abbastanza sicuro che lui sapesse già di chi stavo parlando.
 
«Ma tanto lui non sa ancora niente Stiles e inoltre è il tuo migliore amico, non puoi evitarlo.»
 
«Si ma se commetto un errore? Se per sbaglio faccio o dico qualcosa di imbarazzante?» dissi con un  sospiro e mi strinsi le ginocchia al petto, cosa che ultimamente facevo spesso.
 
«E allora? Scott non è il tipo che si allontana da qualcuno per i suoi sentimenti… o “preferenze”» mi fece notare Danny «e come fai a sapere che lui non prova lo stesso per te?» Magari per tutti questi anni ha nascosto i suoi sentimenti.
 
«Si, come no» sospirai «Scott è il ragazzo più etero che conosco.»
 
«Beh, non si può mai sapere. Magari, toccando i punti giusti potresti farlo anche cedere, se sai cosa intendo…» disse Danny con un sorriso malizioso. Io mi misi a ridere e gli lanciai un cuscino in testa.
 
«Sei proprio uno scemo, lo sai?» dissi sorridendo.
 
«Ah davvero? Beh se la metti così…» Danny mi guardò con un sorrisetto furbo e poi usci il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni. Lo guardai con un’aria confusa mentre lui scorreva probabilmente un elenco sul telefono.
 
«Che stai facendo?» domandai curioso, ma lui alzò un dito come per dirmi di aspettare, sospirai e mi distesi di nuovo sul letto.
 
«Ehi Scott» disse allegramente. Non appena sentii dire ‘Scott’ mi misi immediatamente seduto e lo guardai sbalordito.»
 
«No, non farlo!» dissi piano, così da non farmi sentire da Scott, ma con tono deciso. Saltai giù dal letto ma Danny si alzò subito dalla sedia e incominciò a correre, scendendo al piano di sotto.»
 
«Perché ho chiamato? Niente mi stavo solo chiedendo se ti va di passare del tempo con me e Stiles al bowling dopo la scuola» disse, mentre girava attorno al tavolo della cucina per non farsi raggiungere da me.
 
«Danny!» ringhiai a bassa voce.
 
«Perfetto, Stiles ha già detto di si, quindi non ci sono problemi» Danny sorrise. Io sbuffai in segno di resa e mi appoggiai al frigorifero lanciandogli un’occhiataccia.
 
«Ok, a stasera Scott» Danny riattaccò e si mise il cellulare di nuovo in tasca «ecco, è così che si fa Stiles.»
 
«Danny non posso farlo. Se sbaglio a dire qualcosa?» dissi quasi piangendo «non voglio rovinare l’amicizia tra me e Scott.»
 
«Stiles non rovinerai niente» disse lui sospirando «io sarò li con voi quindi se noto che dici o fai qualcosa di strano, interverrò e ti aiuterò.»
 
«Lo sai, a scuola sembri un bravo ragazzo ma in realtà sei crudele» dissi serio, ma con un leggero sorriso.
 
«Già, ma lo sei anche tu nel profondo, lo siamo tutti un po’» replicò Danny «dai adesso sbrigati, devi prepararti per il tuo appuntamento.»
 
«Non è un appuntamento» dissi con gli occhi socchiusi e le labbra increspate.
 
«Beh, forse al momento è una semplice uscita, ma un volta che vi avrò fatti mettere insieme vi ricorderete questa serata come una delle migliori.» Danny sorrise.
 
«Tutta questa cosa del farci mettere insieme sta iniziando a spaventarmi Danny bello» dissi un po’ ridendo. Lui mi guardò con uno sguardo altrettanto divertito.
 
«Lo so» disse con un ghigno.





Eccoci al quinto capitolo : ) Come vi sembra la storia fino ad ora? E cosa pensate che succederà al "non appuntamento"?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


{STILES}
 
Mi sedetti sul divano e incominciai nervosamente a sgranocchiare un po’ di popcorn. “Perché diavolo Danny mi ha dovuto mettere in questa situazione? Cioè, io e Scott siamo usciti tante volte insieme ma questa volta è diverso. Se dico qualcosa di sbagliato potrei rovinare tutto, so che Scott non si arrabbierebbe ma probabilmente diventerebbe tutto molto strano. In che guaio mi sono cacciato?!” Pensai preoccupato per cosa sarebbe potuto accadere.
 
“Credo di starmi lentamente innamorando di lui, ma lui mi vede solo come un fratello… Se solo Danny non mi avesse baciato, a quest’ora non sarei in questo casino. Probabilmente i miei sentimenti per Scott non sarebbero cambiati ma forse non sarei così nervoso all’dea di uscire con lui. Oddio non è neanche un appuntamento ma sento che sta per venirmi un infarto.” Mi passai una mano tra i capelli sospirando profondamente.
 
«Oh rilassati Stiles» disse Danny mentre si sedeva accanto a me poggiando i piedi sul tavolino «sei troppo teso, sembra che devi fare il funambolo nel Grand Canyon.» Lo fulminai con lo sguardo e lui mi sorrise.
 
«È tutta colpa tua» borbottai.
 
«Colpa mia?» disse lui divertito.
 
«Si, colpa tua» insistetti «stavo benissimo quando uscivo con Scott ed ero soltanto il suo migliore amico, poi sei arrivato tu e hai… hai rivelato tutti questi strani sentimenti che io non ero nemmeno sicuro di avere… e adesso guardami, non riesco nemmeno ad andare a una semplice uscita con lui senza trasformarla in un casino.» Danny increspò le labbra mentre io nascosi la faccia tra le mie mani cercando di calmarmi.
 
«Ascoltami Stiles» mi poggiò una mano sulla spalla e io mi voltai verso di lui notando la sua espressione confortante «non c’è niente di diverso rispetto a prima, sei tu che lo stai rendendo diverso. Non è che ho proposto a Scott un appuntamento con te e lui non sa nemmeno di piacerti. Questa è soltanto un uscita al bowling con il tuo migliore amico.» Le parole di Danny mi calmarono un po’ ma ero ancora abbastanza nervoso.
 
«Lo so, è solo che… ho paura di rovinare tutto» l’ultima parte la sussurrai.
 
«Ascolta» mi disse con un tono rassicurante «tutti hanno paura di fallire o di mandare tutto all’aria, ma come puoi aspettarti di superare questa cosa se nemmeno ci provi? Fidati, io sarò li con te e ti aiuterò, non ti lascerò rovinare le cose con Scott.  Ti schiaffeggerò se sarà necessario, per farti tornare in te.» Ci mettemmo a ridere all’ultima parte.
 
«Grazie Danny» dissi sorridendo.
 
«Quando vuoi» rispose lui scrollando le spalle. Un attimo dopo il campanello di casa suonò e Danny andò ad aprire.
 
“Oh no forse è Scott. Ma la scuola è finita solo mezz’ora fa, non può essere già qui. Ti prego fa che non sia lui, ho bisogno ancora di tempo per calmarmi e prepararmi.” Pensai nervosamente.
 
«Ehi Lydia» sentii la voce allegra di Danny, proveniente dall’ingresso “perché Lydia è qui? Non sono esattamente in cima alla sua lista delle persone con cui passare del tempo”.
«Allora, hai detto che a Stiles serve aiuto per un trovare dei vestiti per stasera, giusto? Domandò Lydia e io spalancai gli occhi “Oh no, lui non… non ci credo gliel’ha detto.”
 
«Non puoi averlo fatto!» urlai e mi alzai immediatamente dal divano trovando Lydia all’ingresso che dava il suo cappotto a Danny in piedi accanto al lei «l’hai detto a Lydia?!» Entrambi sembravano essere divertiti dalla mia reazione, io li guardai accigliato incrociandomi le braccia al petto.
 
«Rilassati Stiles, Lydia ha promesso di tenere la bocca chiusa e ti serve il suo aiuto se vuoi conquistare Scott» Danny sospirò «ti aiuterà a scegliere i vestiti da metterti.»
 
«Fidati, il tuo segreto è al sicuro con me» promise Lydia facendo l’occhiolino, io li guardai un attimo, poi mi diressi verso le scale, sbuffando.
 
«Ok, va bene» borbottai e incominciai a salire le scale. Una volta in camera mia mi buttai sul letto con la faccia sul cuscino lamentandomi “perché Danny l’ha dovuto dire a Lydia? Cioè, io mi fido di lei, completamente, ma perché coinvolgere altri in questo casino?»
 
«Stai bene?» mi chiese Lydia entrando in camera e chiudendo la porta.
 
«Starò bene, alla fine» scrollai le spalle «suppongo.» Mi misi a sedere e guardai gli occhi confortanti di Lydia. Mi trasmettevano una certa calma ed era ciò di cui avevo bisogno in quel momento.
 
«Sai, ogni cosa ha uno strano modo di funzionare» disse mentre si sedeva accanto a me «come ad esempio i vestiti che ti farò indossare stasera faranno cadere Scott ai tuoi piedi.» Sentii il mio viso diventare rosso ma non potevo evitare di ridere al tentativo di Lydia di sollevarmi l’umore.
 
«Grazie Lydia» sorrisi e insieme ci alzammo per andare verso l’armadio.
 
«Passo… passo… passo…» ripeteva ogni volta che prendeva in mano una delle mie vecchie camice, finché non trovo qualcosa che le piaceva «questa può andare.» Mi passò una camicia blu scura e una giaccia grigia, anch’essa scura, col cappuccio.
 
«Oh questa camicia me l’ha regalata Isaac, per il mio compleanno» la informai.
 
«Meglio» disse Lydia «senza offesa, ma Isaac ha dei gusti leggermente migliori dei tuoi in fatto di moda.»
 
«Lo dici soltanto perché si veste come Jackson, con tutte le sciarpe che indossa.»
 
«Mettitela Stiles» disse ridacchiando e io con un sospiro infilai le braccia nella maniche strette della camicia ed incominciai ad abbottonarla. L’avevo abbottonata quasi tutta ma Lydia mi fermò, dicendo che con qualche bottone aperto stava meglio.
 
Dopo mi infilai la giaccia e mi ricordai perché non la indossavo più da un po’. Era troppo piccola, mi faceva quasi soffocare. Lydia sbuffò e si porto un dito al mento come se stesse pensando a qualcosa, io mi tolsi la giacca  e lanciai sul letto. Improvvisamente Lydia andò verso la porta e la aprì.
 
«Danny!» urlò «vieni qui!» sentii dei passi pesanti salire le scale e all’improvviso spuntò Danny davanti la porta. Lydia lo esaminò attentamente prima di parlare.
 
«Dai a Stiles la tua giacca» gli ordinò lei.
 
«Cosa? No» protestai «Lydia, Scott poi penserà che ho chiesto la giacca in prestito a Danny, visto che può fiutarne l’odore rimasto impresso, e che prendo questa uscita troppo seriamente, non voglio che si insospettisca.»
 
«Si hai ragione» increspò le labbra e tornò davanti l’armadio in cerca di qualcos’altro, quando improvvisamente si girò guardandomi con uno sguardo furbo, come se avesse appena avuto un’idea. Ero abbastanza sicuro che non mi sarebbe piaciuta.
 
«Ho una vecchia giacca di Jackson nella borsa, gliela dovevo restituire oggi ma, fortunatamente, l’ho dimenticato e  visto che non la mette da tanto l’odore dovrebbe essere scomparso.» Prese velocemente la sua borsa e tirò fuori la giacca, di pelle con la cerniera e il cappuccio, e me la porse. La osservai per qualche istante poi, riluttante, la presi e la indossai. Mi calzava a pennello.
 
Dopo aver insistito e pregato Lydia a lungo, mi lasciai convincere, non che avessi molta scelta, e le lasciai sistemarmi i capelli. Dopo di che scendemmo al piano di sotto. Mentre camminavamo Lydia continuava a sistemarmi la giacca finché non mi decisi a parlare.
 
«Lydia, sembri una madre che sta mandando sua figlia al suo primo appuntamento» dissi sbuffando, ma fu veloce a replicare.
 
«Beh, pensavo che fosse proprio così» scoppiò a ridere e io e Danny la imitammo.
 
«Grazie ragazzi» dissi sorridendo mentre uscivo dalla porta di casa e notai i loro sguardi soddisfatti ma anche maliziosi «che stupidi.» Mi voltai aspettando Danny e non potei fare a meno di notare il modo in cui Lydia mi guardava. Era come se sapesse qualcosa che io non sapevo. Intuii che quella sarebbe stata una serata interessante.




Ecco un altro capitolo! Non è successo niente di eclatante ma STAY TUNED perchè nel prossimo ci saranno delle svolte interessanti :P

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


{STILES}
 
Mi sedetti sul bancone accanto a Danny guardando l’entrata del Bowling in attesa che arrivasse Scott. Era in ritardo già di dieci minuti.
 
«Stiles rilassati» borbottò Danny e io mi girai a guardarlo.
 
«Chi ti dice che sono nervoso?» domandai inarcando un sopracciglio, lui rivolse lo sguardo alla mia mano. Seguii la traiettoria del suo sguardo e notai che la mano, con cui tenevo la mia Pepsi, stava tremando. Con l’altra mano presi quella tremante cercando di calmarmi.
 
«Ehi ragazzi» sentii la voce di Scott dietro di me e mi voltai. Vidi Kira dietro di lui «Spero non vi dispiaccia, ma ho invitato Kira, così magari potete conoscerla meglio visto che è nuova.» In quel momento immaginai me stesso lanciare dei pugnali contro Kira, poi, accorgendomi del mio sguardo omicida, guardai altrove. “Ovviamente Scott doveva portarsi dietro la sua nuova ragazza” pensai infastidito.
 
«Nono, va bene» Danny sorrise dandomi una gomitata nel braccio per dirmi di stare calmo.
 
«Non c’è problema» dissi digrignando i denti «Kira può unirsi a noi ogni volta che vuole.» Guardai Kira, dal suo sguardo fisso capii che era sovrappensiero.
 
«Bene, che stiamo aspettando allora?» disse Scott scrollando le spalle «iniziamo a divertirci.» Girò poi attorno al bancone e andò a prendere le scarpe da pista per lui e Kira. Presi anch’io le scarpe e mi sedetti per indossarle. Aggrottai le sopacciglia non appena vidi Kira avvicinarsi a Scott e sussurrargli qualcosa all’orecchio.
 
«è come se non esistessi» brontolai mentre mi alzavo in piedi.
 
«Stiles adesso non fare così» mi rimproverò Danny.
 
«Fare cosa?» dissi esasperato.
 
«Pensi veramente che arrabbiarti servirà a qualcosa?» mi fece notare e io sospirai abbassando le spalle. “Ha ragione, ma non posso evitarlo. Non è che odio Kira, è soltanto che non voglio vederla con Scott. lui dovrebbe stare con me… Oddio, sono proprio disperato.”
 
«Ehi» disse Scott mentre si avvicinava a me, vedendolo raddrizzai subito la postura.
 
«Ehi» risposi e automaticamente spuntò un sorriso sulle mie labbra. Guardai Scott mentre si abbassava per prendere una palla da bowling e non potei evitare di dare un’occhiata al suo didietro, evidenziato dai jeans che si erano stretti non appena Scott si era abbassato.
 
«Tu giochi con la palla da 6 giusto?» mi chiese Scott e io arrossii un po’ per il fatto che si ricordasse la palla che usavo. “Ok, calmati Stiles, sei stato al bowling con lui un sacco di volte quindi è ovvio che se lo ricorda, non significa niente.”
 
«Si» risposi prendendo un bel respiro mentre Scott veniva verso di me con due palle da bowling in mano. Mi diede quella blu, più leggera della sua verde da 9.
 
«Ehi Scott, ti dispiace prendere la palla anche per me?» gli chiese Kira «uso quella da 6.»
 
«Subito» rispose Scott e una scarica di gelosia mi travolse, tanto che sbuffai incrociando le braccia al petto. Kira si mise a ridere e avevo il presentimento che stesse ridendo di me. Sospirando mi girai e tornai alla corsia.
 
«Stupide emozioni» brontolai, lasciandomi cadere pesantemente sul sedile.
 
«Allora, ci servono le squadre» disse Danny.
 
«Ok, io sto con Sco-» Kira mi interruppe prima che potessi finire la frase.
 
«Io starò con Scott» disse lei allegramente e io mi voltai guardandola con gli occhi spalancati. “Assolutamente no, Kira non starà in squadra con Scott. Io sto in squadra con lui ogni volta che andiamo al bowling” pensai furiosamente.
 
«Ok, perfetto» Scott scrollò le spalle e sorrise. Dovetti lottare con me stesso per cercare di non spalancare la bocca per la sorpresa. “Ha veramente deciso di stare in squadra con Kira? E che ne è della squadra Sciles?”
 
«Scott?!» dissi sconvolto senza riflettere. Me ne pentii subito, sembravo così patetico.
 
«Stiles amico, è solo una partita. Credo che puoi cavartela anche in squadra con Danny.» disse Scott con un tono quasi colpevole, il che mi fece sentire ancora più stupido.
 
«Io… si, hai ragione. Giocherò con Danny.» replicai alzando le spalle e notai l’espressione un po’ delusa di Scott.
 
«Possiamo giocare insieme se vuoi» propose Scott ma io rifiutai.
 
«No amico, non importa, inoltre credo che ti servirà tutto l’aiuto possibile per vincere.» risposi, cercando di ravvivare il mio umore.
 
«Già, sicuramente tu non saresti in grado di aiutarmi» Scott rise.
 
«Staremo a vedere» sorrisi e salii sulla corsia, sentire la risata di Scott mi fece sentire meglio.
 
***
 
«E BOOM! Abbiamo vinto!» Disse Scott entusiasta, salendo su un sedile e agitando i pungi in segno di vittoria non appena fece strike all’ultimo tiro.
 
«Si, si» ridacchiai mentre lo guardavo esultare. Vederlo così felice faceva sentire felice anche me, il che mi spaventò leggermente.
 
«Amico, pensavo avresti vinto tu visto che sei stato avanti col punteggio per un bel po’» disse Scott mentre saltava giù dal sedile.
 
«Beh, non volevo dirlo ma hai ragione. In effetti ti ho lasciato vincere» dissi scherzando e sfoggiando un grande sorriso, Scott con aria divertita ruotò gli occhi e scosse la testa.
 
«Si, sicuramente» rispose Scott, e tutti incominciammo a ridere.
 
«Scott sei stato fantastico! In pratica abbiamo vinto grazie a te con tutti i tiri che ho fallito io» disse Kira con entusiasmo mentre si avvicinava a Scott e io dovetti lottare per non esplodere. Erano così intimi, io e Scott non lo eravamo mai stati così tanto, o almeno non tanto quanto avrei voluto.
 
«Vado a prendere qualcosa da sgranocchiare» dissi sospirando.
 
«Aspetta, vengo con te» mi girai e vidi Scott correre verso di me.
 
«Sicuro di non voler tornare da Kira e passare il resto della serata con lei?» brontolai, un po’ troppo aspramente. Scott si fermò un attimo e mi guardò.
 
«Ehi Stiles, qualcosa non va?» mi domandò Scott, sorpreso dal mio atteggiamento.
 
«No, non c’è niente che non va» dissi con sarcasmo «va tutto alla grande.» Con la coda dell’occhio vidi gli occhi di Scott socchiusi e la bocca leggermente aperta come se fosse confuso. “Ecco, è fatta. Lo sapevo che non sarei riuscito a controllare le mie emozioni” pensai rimproverando me stesso.
 
«Stiles cos’hai contro Kira?» mi chiese.
 
«Oh non ho niente contro di lei, Scott» dissi «Kira è fantastica.»
 
«E allora qual è il tuo problema?» mi domandò Scott afferrando il mio braccio.
 
«Il problema è che io non posso odiarla. È letteralmente l’esempio della perfezione» dissi bruscamente «penso sempre che anche lei deve avere qualche difetto ma non riesco a trovargliene.»
 
«E perché questa sarebbe una brutta cosa?» chiese Scott confuso.
 
«Perché tu stai con a lei» dissi lanciando le braccia in aria, cercando di trattenere una lacrima.
 
«E perché è un problema per te se esco con lei?» mi chiese Scott alzando la voce, ormai spazientito.
 
«Perché ti amo!» urlai.






DAN DAN DANNN
L'ha detto! Finalmente Stiles l'ha detto!
Ma... cosa succederà adesso?

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


{STILES}
 
«Perché ti amo!» Urlai e d’un tratto tutto sembrò fermarsi. “No, non l’ho detto, ti prego dimmi che non l’ho detto!” Queste erano le parole che si ripetevano nella mia testa. La parte peggiore era che Scott era rimasto lì immobile senza dire niente.
 
Con quei pensieri in testa mi girai e corsi via. Passai oltre il bancone dei biglietti, uscii dalla porta principale e corsi il più lontano possibile prima di accasciarmi al suolo, nella foresta e iniziare ad ansimare affannosamente. Mi portai le mani alla testa e cercai di controllare il mio respiro, ma non ci riuscivo. “Credo che sto per avere un attacco di panico.”
 
Mille voci e terribili pensieri cominciarono a travolgermi “Scott non ha detto niente perché era disgustato. Scott non ha detto niente perché ti odia. Scott non ha detto niente perché non ricambia i tuoi sentimenti e non lo farà mai.”
 
«Sta zitto, Sta zitto, STA ZITTO!» Gridai alle vaste file di alberi che mi circondavano. Le parole, le voci, i pensieri improvvisamente svanirono e io rimasi lì, seduto, stringendomi forte il petto. A poco a poco sentii il mio respiro tornare regolare.
 
«Oh mio Dio, ho appena detto a Scott che lo amo, adesso sarà tutto tremendamente strano e imbarazzante» mi lamentai «come ho fatto a mettermi in questa situazione? Sono un idiota. Sono un dannato idiota.»
 
“Ma perché non ha detto niente? Perché non ha fatto niente? Perché non mi ha seguito? Ho davvero rovinato tutto a tal punto che non vorrà più vedermi? Perché mi sono dovuto innamorare del mio migliore amico?!” Mille pensieri e domande tornarono ad assillarmi.
 
Inclinai la testa all’indietro sbattendola più volte sul tronco dell’albero a cui ero appoggiato. “Devo fare qualcosa, ci deve essere un modo per sistemare tutto. Non posso perdere Scott. Non posso perdere il mio migliore amico.”
 
{SCOTT}
 
«Perché ti amo!» urlò Stiles e io rimasi immobile e lo vidi diventare  pallido non appena si rese conto di cosa aveva detto. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a respirare, non riuscivo nemmeno a pensare. Aspettavo il momento in cui Stiles si sarebbe deciso ad rivelare i suoi sentimenti da molto tempo, gli stessi sentimenti che anch’io avevo cercato di nascondere a lungo. Ma adesso che finalmente il momento è arrivato, sono in shock.
 
All’improvviso, prima che potessi parlare, Stiles era corso via. Volevo seguirlo, volevo rincorrerlo per dirgli tutto ciò che volevo già dirgli da tempo ma… non potevo.
 
Ero scioccato e sentivo i miei piedi ancorati al suolo. “Stiles mi ama. Mi ama veramente, perché non andando a dirglielo?” Pensai confuso.
 
«Scott che diavolo stai facendo qui?!» domandò Kira dietro di me. Finalmente sentii la tensione e quel senso di immobilità lasciare il mio corpo non appena colei, che era mia complice da ormai due settimane, parlò. Mi aveva messo alle strette sin dal primo che l’avevo incontrata a scuola e mi aveva accusato di avere una cotta per Stiles. Non avevo idea di come avesse fatto a capirlo così in fretta.
 
Sapevo solo che mi stava dando dei consigli e che si era offerta di mettere in scena una falsa relazione con me per far ingelosire Stiles. Evidentemente il piano aveva funzionato. Improvvisamente notai che tutti mi stavano fissando e che c’era un gran silenzio.
 
«E stop!» disse Danny «Grazie Scott, questa sarà una scena perfetta per il mio progetto.» Silenziosamente ringraziai Danny per aver distolto l’attenzione da me fingendo di stare girando una scena di un film per giustificare lo scoppio emotivo di Stiles.
 
Kira mi trascinò per il braccio fuori dal bowling e Danny ci seguì.
 
«Scott perché diavolo non hai detto niente? Pensavo che Stiles ti piacesse, pensavo che fosse quello che volevi?!» disse Kira sconvolta e preoccupata per l’espressione sul volto di Stiles. Il pensiero di quel suo sguardo triste e malinconico mi stava uccidendo.
 
«Aspettate, quindi a Scott piace Stiles?» chiese Danny sorpreso, ma non poi così tanto, come se avesse avuto la conferma di qualcosa di cui già sospettava.
 
«Certo che a Scott piace Stiles!» Sentii la voce di Lydia provenire da dietro e mi voltai guardandola con un’espressione corrucciata «così come a Stiles piace Scott.»
 
«Lydia e tu quando diavolo sei arrivata? E come fai a sapere queste cose?» chiesi confuso.
 
«Mentre tu e Stiles eravate impegnati a nascondere i sentimenti che ovviamente provavate l’uno per l’altro, io ho deciso che ne avevo abbastanza e che dovevo intervenire» spiegò Lydia «quando vidi Kira la prima volta pensai che una ragazza nuova era un’occasione perfetta per prendere in mano la situazione e farvi mettere insieme.»
 
“Beh, questo spiega come ha fatto Kira a scoprire tutto così  in fretta… gliel’aveva detto Lydia” pensai.
 
«Ma cosa c’entra Danny in tutto questo?» chiesi alla fine, ricordandomi della sua presenza «senza offesa Danny» lui scrollò le spalle e Lydia continuò.
 
«Mentre avevo Kira che aiutava te, avevo anche Danny che aiutava Stiles a cercare di tirar fuori i suoi sentimenti» ci rivelò Lydia «prima che, a via di negare tutto, si autoconvincesse che non gli piacevi.»
 
«E non potevi dirmi di questo tuo piano prima? Così magari evitavo quella figuraccia» domandai, un po’ infastidito «ero talmente scioccato di sentirmi dire da Stiles che mi amava da non riuscire a muovermi o a parlare. Ero convinto che Kira mi avesse dato delle false speranze di conquistarlo per tutto questo tempo.»
 
«Sei proprio un idiota Scott» borbottò Kira, sapevo che non lo diceva seriamente. Ormai era diventata una delle mie migliori amiche.
 
«Lo so, lo so» dissi increspando le labbra «adesso devo andare a cercare Stiles. Vedermi lì immobile, senza dire niente, l’avrà sicuramente ferito.» mi rattristai non appena pronunciai quelle parole. Non sopportavo proprio l’idea di averlo ferito.
 
«E allora vai! Che aspetti?» mi intimò Danny con un sorriso confortante. Feci un lieve sorriso anch’io e poi corsi immediatamente a cercare Stiles, dopo quello che mi aveva detto non me lo sarei lasciato scappare per nessun motivo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


{SCOTT}
 
Dopo aver lasciato il bowling partii alla ricerca di Stiles seguendo il suo odore che ormai conoscevo bene. Lo segui fin dentro la foresta. Dopo qualche minuto arrivai in una radura e in lontananza vidi una figura distesa a terra vicino ad un albero, era Stiles e a giudicare dal suo respiro profondo capii che stava dormendo.
 
La scena era perfetta. Le foglie arancioni e marroni adagiate delicatamente sul terreno, gli alberi spogli che ondeggiavano col vento e l’odore della pioggia nell’aria. Ma la parte di migliore era Stiles. Raggomitolato con le braccia che stringevano le ginocchia e cullato dall’albero di quercia a cui era appoggiato, come se fosse un bambino.
 
È assurdo quanto faccia sembrare innocenti l’essere addormentati. Le guance di Stiles erano di un leggero colorito roseo per il vento e le sue labbra erano socchiuse per prendere aria. Le palpebre si muovevano velocemente, segno che stava sognando. Mi avvicinai ancora di più verso di lui e un piccolo sorriso apparve sulle mie labbra.
 
Per un attimo pensai di svegliarlo ma cambiai subito idea. Mi abbassai e gentilmente feci scivolare le braccia sotto di lui per sollevarlo da terra. I miei battiti accelerarono non appena Stiles poggiò la sua testa sul mio petto e sentii le mie guance riscaldarsi. Cacciai via i miei mille pensieri e cominciai una camminata, verso casa sua, leggera e regolare, così da non svegliarlo.
 
***
 
Adagiai delicatamente Stiles sul suo letto e indietreggiai un po’. Avevo bisogno di parlargli di tutto quello che era successo, ma dovevo aspettare, non c’era motivo di svegliarlo dal suo sonno tranquillo.
 
Non sapevo nemmeno cosa avrei dovuto dire. “Potrei raccontargli di come già da un po’ di tempo ho una cotta per lui. O potrei semplicemente dirgli che lo amo anch’io. Oppure gli dico che... uff non lo so.”
 
Con un debole sospiro mi avvicinai alla finestra “tornerò domani… si, è meglio se torno domani” cominciai ad aprire la finestra e-
 
«Dove stai andando?» disse Stiles con uno sbadiglio. Mi voltai leggermente, sorpreso di sentire la sua voce, e lo guardai negli occhi.
 
«Ti ho trovato nel bosco» dissi, grattando il retro della mia testa «non volevo lasciarti lì sotto la pioggia. Comunque, vado a casa mia prima che inizi a piovere.» Mi voltai e vidi delle gocce di pioggia scendere giù dalla finestra leggermente aperta.
 
«Oh, grazie» rispose Stiles e, dopo un lungo silenzio, mi diressi nuovamente verso la finestra per andarmene quando improvvisamente lui parlò di nuovo.
 
«Non intendevo dire quello che ho detto» disse velocemente, come se fosse spaventato che me ne fossi andato prima che lui potesse finire di parlare. Aggrottai le sopracciglia e mi voltai a guardarlo. Le sue guance si erano colorate di rosa, quasi rosso, segno che era un po’ in imbarazzo.
 
«Non intendevi dire cosa?» chiesi confuso. Stiles si morse leggermente il labbro inferiore e con gli occhi guardava ovunque tranne che me.
 
«Non intendevo dire quello che ho detto prima al Bowling. Sai quando ho detto che ti amavo? Non intendevo dirlo. Cioè in realtà si, ma nel senso che ti voglio molto bene, come un fratello» spiegò Stiles «ascolta, lo so che è stato strano ma non voglio che adesso ci sia imbarazzo tra di noi. Io… io ti voglio bene, come un fratello, tutto qui. È questo che intendevo dire.» dal modo in cui muoveva le mani, dal suono della sua voce e soprattutto dal fatto che poco prima Lydia mi aveva detto che io gli piacevo, capii che Stiles non era stato del tutto sincero. Quindi, decisi di giocare un po’.
 
«Oh» dissi con un tono deluso abbassando le spalle «beh, questo è un peccato.» Stiles si sollevò bruscamente alle mie parole e io dovetti trattenere un sorriso.
 
«In che senso è un peccato?» domandò Stiles curiosamente. Mi portai un dito sulle labbra pensando a cosa avrei dovuto rispondere.
 
«Beh, voglio dire che ero un po’ curioso di vedere come sarebbe andata, ma… se tu non vuoi…» scrollai le spalle e vidi gli occhi di Stiles spalancarsi prima di girarmi verso la finestra.
 
«Aspetta!» disse Stiles, e lo sentii saltare giù dal letto. Mi fermai e mi voltai con un piccolo sorriso, ma probabilmente Stiles l’aveva frainteso.
 
«Oh fantastico, mi stai prendendo in giro» Stiles sospirò e abbassò la testa con un’espressione imbarazzata e ferita. Mi sentii di nuovo uno schifo per averlo ferito un'altra volta. Corsi subito verso di lui e gli alzai il mento con il pollice e l’indice.
 
«Ti sembra che io ti stia prendendo in giro?» gli chiesi e, prima che potesse rispondere, appoggiai le mie labbra sulle sue, spingendolo contro il muro. Lo presi per i fianchi e non potei evitare di sorridere mentre lo baciavo, per il modo in cui metteva le sue mani tra i miei capelli. Dopo un po’ ci separammo, ansimando in cerca di aria, e io non riuscivo a togliermi quel sorriso dalla faccia.
 
Stavo per dire qualcosa quando improvvisamente il mio cellulare squillò facendoci sobbalzare. Sbuffando, presi il telefono dalla tasca e lessi il messaggio che mi era arrivato.
 
Mamma: Credevo avessi detto che saresti tornato a casa presto, dovevamo cenare insieme con tuo padre.
 
Controllai l’orario sul cellulare e sbuffai di nuovo. Erano le 7:30 e mio padre sarebbe venuto a cena per le 8.
 
«Che succede?» chiese Stiles curioso, agitandosi un po’.
 
«È mia madre, dovevo essere a casa dieci minuti fa per aiutarla a cucinare» spiegai «ha invitato mio padre a cena, hanno deciso di provare ad essere amici, per il mio bene.»
 
«Oh» Stiles annuì. Stavo per andarmene ma mi fermai. Mi voltai verso di lui, poggiai le mie mani sulle sue guance rosso fuoco e gli diedi un altro bacio, più passionale.
 
«Ti amo anch’io» dissi sorridendo, poi mi girai, raggiunsi la finestra e saltai giù, diretto verso casa mia. Ero più felice che mai.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


{SCOTT}
 
«Che significa che te ne vai di nuovo?» urlai esasperato alzandomi dalla sedia «non puoi semplicemente… ugh!»
 
«Scott» provò a dire mio padre, ma io lo interruppi.
 
«Vattene» ringhiai «visto che vuoi così tanto andartene, allora fallo e basta!» Uscii come una furia dalla stanza, ma mia madre mi seguì subito.
 
«Scott, tesoro» sospirò, preoccupata per me.
 
«No mamma, papà ritorna così dal nulla dicendo di volere una relazione padre-figlio con me e poi che cosa fa? Se ne va, senza nemmeno provarci, soltanto perché… perché…» non riuscii a continuare, ero quasi in lacrime. Mia madre si avvicinò e mi abbracciò.
 
«Lo so Scott» sussurrò nel mio orecchio «lo so». Mi aggrappai a lei come se ne dipendesse la mia vita. Come aveva potuto farlo? Era pur vero che io avevo assunto un atteggiamento distaccato nei suoi confronti da quando era venuto ma era giustificato. Mi aveva lasciato quando ero un bambino e le uniche volte che comunicava con me era quando mi inviava un biglietto di auguri per il compleanno. Ora voleva abbandonarmi di nuovo ma, per quanto odiavo dirlo, non potevo perdere mio padre un’altra volta.
 
«Mamma, devo andarmene. I-Io…» non riuscivo nemmeno a pensare o a parlare per quanto ero arrabbiato, ma mia madre sembrò capire quello che stavo cercando di dire.
 
«Ok» disse tristemente dandomi un bacio sulla guancia «mi dispiace per tutto questo. Ti chiamo quando se ne va.» Annuii e mi affrettai ad andare verso la porta. Non sapevo di preciso dove stavo andando ma sicuramente il più lontano possibile da mio padre. Avevo solo bisogno di sfogarmi.
 
***
 
Prima ancora di rendermene conto, mi trovai sul giardinetto davanti casa di Stiles. Esitai un momento, non sapevo se entrare o no, non volevo scocciarlo con tutti i miei problemi. Ma alla fine decisi di entrare. Stiles ed io andavamo sempre l’uno dall’altro per dei consigli o semplicemente per sfogarci. E questo non sarebbe cambiato anche se adesso eravamo una coppia… se ci potevamo chiamare così.
 
Dovevamo parlare di alcune cose. Io volevo chiamarlo ‘il mio ragazzo’ ma… non volevo forzarlo a fare niente che non volesse. Con quel pensiero in mente, mi avvicinai verso la casa e mi arrampicai alla finestra della camera di Stiles. Quando entrai, sbattendo rumorosamente i piedi, Stiles non ebbe nemmeno un sussulto. Non era una novità il fatto che entrassi dalla finestra e lui mi conosceva troppo bene.
 
«Ehi» Stiles si voltò verso di me e sorrise leggermente allontanandosi dal computer. Vedendo la mia espressione triste però si preoccupò «che succede?»
 
«Oh niente, va tutto alla perfezione Stiles» mi lamentai, ma mi pentii subito di averlo detto. Non avevo motivo di essere arrabbiato con lui «scusa.»
 
«Tranquillo» Stiles scrollò le spalle con un sorriso confortante e si avvicinò al letto, sul quale ero disteso «suppongo che la cena con tuo padre non sia andata tanto bene.»
 
«Già, se si può definire cena, me ne sono andato dopo essermi seduto cinque minuti nella stessa con quel…» sbuffai, e Stiles annuì.
 
«Beh, se può esserti d’aiuto, neanche a me piace tuo padre» disse sorridendo e io mi sollevai sedendomi sul letto con la schiena appoggiata al muro, lui si sedette vicino a me «allora, che ha fatto questa volta?»
 
«Se ne va, di nuovo» borbottai «e si comporta come se fosse normale, come se non gliene importasse niente. Cioè, è antipatico la maggior parte del tempo ma… è sempre mio padre.» Appoggiai delicatamente la testa sulla spalla di Stiles sospirando.
 
«Lo capisco» disse increspando le labbra «ma potrebbe ancora cambiare idea, quando ha detto parte?»
 
«Domani sera» dissi abbassando lo sguardo «però se a lui non importa, perché dovrebbe importare a me? Giusto?» Stiles si spostò in avanti facendo scivolare la mia testa dalla sua spalla e mi guardò dritto negli occhi con uno sguardo triste.
 
«Sono sicuro che invece ti importa» disse Stiles e io abbassai la testa, ma lui me la risollevò dal mento.
 
«Ti conosco Scott e so che ti importa. È parte di te preoccuparti per tutti, anche se ti trattano male» affermò lui dolcemente «so che fa male e non posso dirti che sarà facile, ma migliorerà, sia che tuo padre se ne vada o no.» le parole di Stiles mi fecero sentire subito meglio e fu in quel momento che sentii un desiderio fortissimo di baciarlo… così lo feci.
 
Portai il mio volto più vicino al suo e lui non si spostò per evitarlo, quindi premetti gentilmente le mie labbra sulle sue. Poggiai le mani ai lati della testa di Stiles e lui mi mise le braccia intorno al collo. Lo spinsi fino a farlo distendere sul letto e approfondii il bacio. Poi Stiles lo interruppe per riprendere fiato e io rimasi sopra di lui.
 
«Che cosa siamo?» sussurrò. Io mi spostai sdraiandomi accanto a lui e intrecciai le mie dita con le sue, poi mi voltai guardandolo negli occhi.
 
«Mi piacerebbe essere una coppia… mi piacerebbe che tu fossi il mio ragazzo» affermai con convinzione.
 
 
«Intendi una vera coppia in cui tutti sanno che stiamo insieme?» disse lui, e la paura nella sua voce mi ferì un po’.
 
«Non vuoi che gli altri sappiano che stiamo insieme?» chiesi con un tono un po’ triste e Stiles spalancò leggermente gli occhi.
 
«No, no, no, non è quello che intendevo» Stiles rispose subito e questo mi fece sentire un po’ meglio «è soltanto che sono nuovo a tutta questa cosa dell’essere gay e forse lo sei anche tu, quindi io… io non penso di essere pronto a farlo sapere a tutti. Non è che non voglio che sappiano che sto con te, mi spaventa solo cosa potrebbero pensare gli altri se sapessero che sono gay.»
 
Mi morsi leggermente il labbro e riflettei un attimo su tutto ciò che Stiles aveva appena detto. Alzai le nostre mani, ancora unite, portandole verso le mie labbra e posai un bacio su quella di Stiles.
 
«Allora posso aspettare» risposi «l’importante è che sto con te, non m’importa quanto tempo ti ci vorrà per essere pronto. Non voglio forzarti a fare qualcosa che ti mette a disagio.» il sorriso che si formò sulle labbra di Stiles mi riempì di gioia. Stavo per baciarlo quando improvvisamente il mio cellulare cominciò a vibrare dentro la mia tasca. Era un messaggio da mia madre, diceva che mio padre se n’era andato da casa.
 
«Mia madre ha detto che mio padre se n’è andato, è meglio se comincio a incamminarmi verso casa» dissi, ma restai lì fermo.
 
«Chi ti dice che devi andartene?» domandò Stiles con un sorriso furbo «passi spesso la notte a casa mia.» Sorrisi anch’io, presi di nuovo in mano il telefono per riferire a mia madre che sarei rimasto da Stiles, e lo abbracciai.
 
«Suppongo che questa sarà una bellissima notte allora» gli sussurrai nell’orecchio. Poi lo baciai sulla guancia, facendogli venire dei brividi.
 
«Si, suppongo di si» sbadigliò, poi poggiò la testa sul mio petto e mi abbracciò più forte, sembrava un cucciolo. Rimanendo in quella stessa posizione, dopo qualche minuto, ci addormentammo.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


{STILES}
 
Sbadigliai, con gli occhi ancora chiusi, e mi girai di lato, ma urtai una specie di muro rigido ma allo stesso tempo soffice. Contrassi le sopracciglia e cominciai a sbattere le palpebre trovandomi di fronte il petto di Scott. Quasi ansimai per la felicità non appena me ne resi conto.
 
Finalmente era successo, stavo con Scott. Non potei evitare di sorridere quando notai il braccio protettivo di Scott che mi avvolgeva. Lentamente mi voltai verso di lui, che ancora stava dormendo. Le lue labbra erano leggermente aperte e potevo sentire il delicato suono del suo respiro. Poi notai anche le sue gambe intrecciate con le mie sotto il lenzuolo e dovetti premere il viso contro il suo petto per cercare di non ridere per la troppa felicità, ma questo lo svegliò.
 
Prese un bel respiro e lentamente aprì gli occhi. Era divertente vederlo sbattere di continuo le palpebre mentre cercava di mettere a fuoco quello che lo circondava.
 
«Buongiorno bello addormentato» dissi ridacchiando e finalmente guardò verso di me, con un sorriso.
 
«Giorno» disse, sempre sorridendo «ma non credo di essere tanto bello appena sveglio.» Si alzò lentamente mettendosi a sedere e cercò di sistemarsi un po’ i capelli, che stavano diventando abbastanza lunghi.
 
«Wow, ho bisogno di tagliarmi i capelli» disse ridendo leggermente. Mi sollevai e mi sedetti vicino a lui togliendogli la mano dai capelli.
 
«Non ne hai bisogno» lo contradissi «mi piacciono così, un po’ più lunghi del solito.»
 
«Oh davvero?» disse con un sorriso malizioso, io lo guardai e ruotai gli occhi, di sfuggita vidi l’orologio appeso alla parete.
 
«Cavolo!» borbottai e saltai giù dal letto.
 
«Che c’è?» chiese Scott, ma poi guardò l’orologio anche lui «oh.» Erano già le 7:15 e la scuola sarebbe iniziata tra 15 minuti. Scott scese dal letto e prese i vestiti del giorno prima.
 
«Ehi, vado un attimo a casa mia, non voglio mettermi gli stessi vestiti di ieri per andare a scuola» Scott scrollò le spalle e si diresse verso la finestra.
 
«Se vuoi te li presto io» gli proposi, non volendo che se ne andasse.
 
«Stiles» sospirò «hai detto tu che non vuoi che gli altri sappiano di te, cosa credi che penserebbero se indossassi i tuoi vestiti?» A quella domanda increspai le labbra e abbassai le spalle.
 
«Oh» sospirai e Scott si avvicinò per darmi un piccolo bacio sulle labbra.
 
«Ci vediamo a scuola, ok?» mi chiese con un sorriso, guardandomi negli occhi, e io annuii semplicemente. Poi Scott si arrampicò sulla finestra e saltò giù. Feci un piccolo sbadiglio e presi velocemente dei vestiti dall’armadio, una felpa chiara e un paio di jeans. Scesi le scale e salii sulla mia jeep subito prima che l’orologio segnasse le 7:20.
 
***
 
Non appena arrivai a scuola, Lydia si avvicinò a me prendendomi a braccetto. Camminammo cos’ fino al suo armadietto.
 
«Allora, dimmi… cos’è successo?» domandò eccitata e io la guardai con un sopracciglio alzato. Alla mia reazione lei rispose con un sospiro.
 
«Cos’è successo ieri tra te e Scott? State insieme?» mi chiese, un po’ troppo ad alta voce. Mi voltai velocemente da ogni parte per vedere se ci fosse qualcuno nel corridoio che ci stava ascoltando.
 
«Per favore, possiamo non parlarne qui?» borbottai incrociandomi le braccia al petto.
 
«Oh andiamo Stiles» mi pregò «ho avuto una parte importante nel farvi mettere insieme, potresti semplicemente dirmi-» Scott piombò improvvisamente dietro di noi, salvandomi dalla chiacchierata imbarazzante con Lydia. Dopo averla salutata, mi trascinò via per braccio.
 
«Mi devi un favore» Scott mi fece l’occhiolino e mi lasciò il braccio. Io lo ringraziai con un sorriso.
 
«Ti devo molto di più» ridacchiai «sono sicuro che non si sarebbe fermata dopo solo una domanda.» Scott si mise a ridere e lo stesso feci io, mentre ci dirigevamo ai nostri armadietti.
 
«Allora, hai da fare dopo la scuola?» chiese Scott curiosamente prendendo dei libri dal suo armadietto. Io increspai le labbra cercando di trattenere una risata.
 
«Allora, vediamo… devo finire il test di scienze, poi devo andare da Lydia a studiare…» risposi, scrollando le spalle «sono piuttosto occupato.»
 
«Oh» Scott sospirò e notai subito la sua espressione delusa «ok.» Gli misi un braccio attorno al collo ridendo.
 
«Sto scherzando Scott, sono completamente impegnato dopo la scuola, ma non con loro» lui mi sorrise e cominciammo a camminare per il corridoio.
 
«Oh davvero?» Scott alzò un sopracciglio e io tolsi il braccio dal suo collo «e allora che piani hai?»
 
«Umm» mormorai «allora… i miei piani includono il tuo divano, un film, popcorn… e mi pare anche qualcos’altro. O qualcuno forse. Umm.» lo guardai con un grande sorriso e lui mi diede un colpetto al braccio.
 
«Credo di sapere di cosa stai parlando» Scott ghignò e io lo guardai divertito.
 
«E sarebbe?» gli chiesi.
 
«Hai dimenticato gli M&M» sorrise e mi lanciò un pacchetto di M&M. poi andò in classe.
 
“Oh Dio, se continua così, Scott sarà la mia morte… e non mi dispiacerebbe.”

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


{SCOTT}
 
Mi sedetti sul divano con le gambe incrociate mentre Stiles era disteso con la testa poggiata su di queste. Con le dita accarezzavo delicatamente i suoi capelli. Stavamo guardando il film ‘Una notte da leoni’, eravamo più o meno a metà della durata. Quel film riusciva sempre a farmi ridere.
 
Per me era un momento semplicemente perfetto. Cioè, stare sul divano con Stiles era una cosa normale, lo facevamo sempre, ma adesso era diverso. Era un momento speciale. Finalmente lo avevo, avevo Stiles. Il mio bellissimo, sarcastico e divertente migliore amico era finalmente il mio ragazzo. Il mio ragazzo segreto in realtà, ma non mi importava.
 
Tolsi le mani dai capelli di Stiles non appena sentii la porta dell’ingresso aprirsi, rivelando la figura di mia madre. Stiles rimase con la testa poggiata sulle mie gambe, stavamo sempre in quella posizione e mia madre lo sapeva.
 
«Ehi ragazzi» ci salutò sorrise e si avvicinò verso di noi porgendoci dei sacchetti del fast food. Spalancai gli occhi e mi leccai le labbra.
 
«Cibo» borbottai mentre prendevo due hamburger e due sacchetti di patatine fritte.
 
«E poi dici che non ti do mai da mangiare» mia madre ridacchiò e andò verso il tavolo per poggiare la sua borsa.
 
«Tu mi dai da mangiare» scrollai le spalle facendo un sorrise «ma di solito mi rifili le cose cucinate da te.» Lei mi guardò con gli occhi socchiusi ma con un’espressione divertita.
 
«Almeno ci provo, potresti almeno fingere che ti piacciano ogni tanto» disse ridendo.
 
«Ti voglio bene mamma» sorrisi, mordendomi le labbra intenzionalmente per fare una smorfia idiota.
 
«Ti do 5 euro se riesci a togliergli quel sorriso dalla faccia» propose mia madre a Stiles. Lui improvvisamente mi diede un bacio sulla guancia e io lo guardai scioccato, mia madre ci stava guardando.
 
«Che c’è?» disse Stiles scrollando le spalle «li voglio quei 5 euro.» io lo guardai ruotando gli occhi.
 
«Scemo» borbottai e Stiles fece una risatina mentre si alzava e si metteva seduto accanto a me per mangiare l’hamburger. Mia madre si avvicinò per dare la banconota da 5 euro a Stiles ma io l’acchiappai prima che potesse farlo lui. Lei rise e se ne andò al piano di sopra, in camera da letto.
 
«Aww, il bambino vuole i suoi soldi?» dissi con una vocina idiota , cercando di non ridere.
 
«Si» rispose Stiles mettendo il broncio. Io gli feci un sorriso.
 
«Posso darti qualcosa di meglio» dissi, e gli diedi un bacio sulle labbra pulendo quel poco di ketchup che aveva sulla bocca. Dopo il bacio mi leccai le labbra emettendo un mormorio di apprezzamento «mmm».
 
«Si, questo è decisamente meglio» Stiles sorrise. Io feci un ghigno e presi un altro morso del mio hamburger. Restammo sul divano a mangiare i nostri panini per qualche minuto, mentre io guardavo attentamente Stiles.
 
«Che c’è?» disse lui ridacchiando con un sopracciglio alzato.
 
«Voglio portarti ad un appuntamento» dissi «un vero appuntamento.» Stiles distolse lo sguardo da me e posò il suo hamburger.
 
«Scott» disse sospirando con un po’ di rimorso «ne abbiamo già parlato… non voglio che gli altri sappiano di me.»
 
«Non sto dicendo che dobbiamo restare a Beacon Hills» replicai eccitato «possiamo andare da qualche parte fuori città dove nessuno ci conosce.» Stiles increspò le labbra pensieroso.
 
«Sei sicuro di voler andare fuori città solo per avere un appuntamento con me?» mi chiese e io gli feci un sorriso.
 
«Certo! Andrei ovunque per te» risposi, scrollando le spalle. Stiles arrossì un po’ «ma ti ripeto quello che ti ho sempre detto: non voglio forzarti a fare qualcosa che non vuoi fare.»
 
«E va bene, accetto» Stiles sorrise eccitato all’idea «Wow, andrò ad un app-» Stiles smise di parlare non appena sentii mia madre scendere le scale. Quando Stiles diceva che non voleva che nessuno sapesse di lui, intendeva anche i nostri genitori.
 
«Andrai dove?» domando mia madre mentre si dirigeva in cucina con le cartacce del fast food.
 
«Ehm, andremo in un negozio di dolciumi domani e compreremo tutti i tipi di caramelle che vendono» risposi velocemente, notando che Stiles non sapeva cosa dire.
 
«Non venite a lamentarvi da me quando avrete il maldipancia» disse lei ridacchiando e Stiles, sollevato, si distese di nuovo sul divano poggiando la testa sulle mie gambe. Aspettai che mia madre salisse al piano di sopra e poi diedi a Stiles un piccolo bacio sulle labbra.
 
«Domani» sussurrai «possiamo partirci alle 4:30, dopo la scuola, e raggiungere la città vicina verso le 5.»
 
«Non vedo l’ora» disse Stiles , poi mi prese la testa fra le mani e la portò verso di se baciandomi un’altra volta. Fu un bacio più lungo e passionale. Ci distendemmo insieme sul divano uno accanto all’altro abbracciandoci e restammo così fino alla fine del film.




Ecco il 12esimo capitolo : ) siamo quasi a metà della storia (anche se l'autore non ha ancora finito di scriverla).
Per un po' purtroppo non potrò pubblicare nuovi capitoli, ho molti impegni e non ho il tempo di tradurre : (

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Finalmente ecco il capitolo 13! So che è passato mooolto tempo dalla pubblicazione del capitolo precedente ma come ho ribadito più volte ho molti impegni e sono stato costretto ad interrompere la traduzione. Adesso voglio riprendere, non potrò garantire un update al giorno ma tenterò comunque di pubblicare nuovi capitoli in tempi brevi : ) Spero che i vecchi lettori riprendano a seguire la storia e che ne se aggiungano di nuovi.
Nel frattempo sto preparando la traduzione di un'altra storia dal rating più... piccante ; ) spero di iniziarne presto la pubblicazione.
Bene, detto ciò... Buona lettura! E recensite mi raccomando :D  
 
 
 
{STILES}
 
«Non ho niente da mettermi!» Mi lamentai e mi sedetti sul letto. Diedi un’occhiata all’orologio da parete, segnava le 15:30.
 
Non pensavo che mi sarei agitato così tanto per un semplice appuntamento. Ma probabilmente tutto era cambiato quando mi ero innamorato di Scott. Avevo solo un’ora prima che mi venisse a prendere e non avevo idea di che vestiti mettermi.
 
“Non capisco proprio perché mi sto agitando così tanto, a Scott  non importa quello che indosso. Cioè, ci conosciamo da tantissimo tempo, perché non posso semplicemente mettermi una felpa e dei jeans?”
 
«Perché vuoi impressionare il tuo nuovo ragazzo al vostro primo appuntamento, ecco perché» borbottai tra me e me. Presi il mio telefono da dentro la tasca e increspai le labbra. C’era una persona che potevo chiamare, anche se non ero entusiasta all’idea di farlo. Sbuffando cominciai a cercare il numero tra l’elenco dei contatti sul telefono e inoltrai la chiamata. Non ci volle molto prima che rispondesse.
 
«Pronto?» disse.
 
«Ehi Lydia» sospirai, socchiudendo gli occhi «pensi di poter venire da me per darmi una mano a scegliere dei vestiti per un appuntamento?»
 
«Lo sapevo!» urlò Lydia al telefono ed io sussultai «sapevo che voi due vi sareste messi insieme. Perché non me ne hai parlato a scuola?»
 
“Beh probabilmente perché temevo che avresti reagito esattamente come stai facendo adesso” avrei voluto dirle questo ma alla fine decisi di no.
 
«Potresti semplicemente venire qui Lydia?» la pregai. Per quanto Lydia potesse essere fastidiosa a volte, non potevo che essere contento di avere una così buona amica come lei. Un’amica che sarebbe venuta in mio aiuto ogni volta che ne avrei avuto bisogno.
 
«D’accordo, d’accordo» disse ridacchiando «però dovrai raccontarmi ogni dettaglio!»
 
«Lydia» brontolai.
 
«Ok, magari non proprio ogni dettaglio» potevo quasi vedere il sorrisino sulla sua faccia «ci vediamo tra un po’ allora.»
 
{SCOTT}
 
Avevo appena finito di prepararmi, mi guardai allo specchio e non potei fare a meno di sorridere. Stavo proprio bene. Presi il telefono per infilarlo in tasca ma questo cominciò a squillare. Guardai lo schermo e vidi che la chiamata era da parte di Lydia. Inarcai un sopracciglio e poi risposi alla chiamata.
 
«Ehi che succede Lydia?» domandai curioso.
 
«Come sei vestito?» chiese lei bruscamente. Ero un po’ sorpreso dalla domanda e corrugai le sopracciglia.
 
«Uhm… perché?» replicai, guardandomi di nuovo allo specchio.
 
«O avanti, dimmelo e basta stupido» brontolò lei e io scossi la testa,  reprimendo una risata.
 
«Uhm allora… ho dei jeans neri, una maglietta bianca e una giacca di jeans» dissi alzando le spalle «ma, sul serio, perché vuoi saper-»
 
«Ok grazie, ciao!» rispose lei in fretta, e poi riattaccò. Fissai per qualche istante il mio telefono increspando le labbra prima di rimetterlo in tasca e scendere al piano di sotto.
 
«Dove stai andando così ben vestito?» sentii la voce di mia madre dal salotto e mi girai verso di lei, mi stava scrutando con lo sguardo.
 
«Esco con gli amici» dissi in maniera disinvolta non riuscendo a trattenere un sorriso. Mi avvicinai verso il divano e mi sedetti accanto a lei. Aveva ancora indosso l’uniforme dell’ospedale, probabilmente era appena tornata dal lavoro.
 
«Qualcuno di speciale?» mi chiese lei con un largo sorriso, e diede un’altra occhiata ai miei vestiti. Io mi morsi il labbro per non sorridere troppo e annuii.
 
«Si… qualcosa del genere» ridacchiai «Che guardi alla TV?»
 
«Niente di che, una soap opera drammatica» spiegò «a quanto pare quella donna sta tradendo il fidanzato il giorno prima del matrimonio.»
 
«Scandaloso» dissi ridendo e mi alzai dal divano per andare in cucina. Stavo rovistando in frigo in cerca di uno snack quando mia madre venne verso di me.
 
«Scott» mi disse sorridendo e io mi girai verso di lei notando che mi stava porgendo un pacchetto di orsetti gommosi.
 
«Per cosa sono?» le domandai col dito puntato alle caramelle nella sua mano.
 
«Queste» cominciò lei, sorridendo «sono per il tuo appuntamento.» Il mio cuore si fermò per un istante, ripartì quando mi resi conto che probabilmente lei non sapeva di Stiles ma aveva capito soltanto che si trattava di un appuntamento da come ero vestito.
 
«Grazie, ma non so se sono appropriate per un appuntamento» decisi  di essere sincero, ma non del tutto, dandole la conferma che l’uscita con gli amici in realtà era un appuntamento e repressi una piccola risata ricordandomi che gli orsetti gommosi erano le caramelle preferite di Stiles.
 
«Prendile e basta» ribatté lei con un sorriso.
 
«D’accordo, adesso però devo andare o farò tardi» e mi affrettai verso la porta di casa.
 
«Giusto giusto» sospirò lei sorridente mentre mi accompagnava. Stavo quasi per entrare in macchina quando sentii di nuovo la sua voce «Di’ ciao a Stiles da parte mia» disse con un sorrisetto furbo. Alle sue parole spalancai gli occhi e lei ridacchiò.
 
«Mamma, guarda che io… non-» balbettai, ancora scioccato, ma mi interruppi non sapendo come rispondere.
 
«Oh non provare a negarlo Scott, non sono cieca… riconosco i segni» replicò «ovviamente non avete ancora reso pubblica la cosa quindi non preoccupatevi, il vostro segreto è al sicuro con me. Ti voglio bene e credo tu sia fortunato a stare con un bravo ragazzo come lui» aggiunse. Mi sentii sollevato dalle sue parole.
 
«Grazie mamma» le feci un sorriso «ti voglio bene anch’io!» Con quelle parole saltai in macchina e mi diressi verso casa di Stiles.
 
***
 
Arrivato a destinazione vidi Stiles uscire dalla porta d’ingresso, grattandosi la nuca come se fosse un po’ in imbarazzo mentre veniva verso la mia macchina. Vestito in quel modo era particolarmente sexy. Indossava dei jeans scuri con una maglietta nera e un maglioncino chiaro sulle spalle con le maniche legate attorno al collo.
 
«Ehi» dissi sorridendo mentre aprivo la portiera del passeggero per farlo salire.
 
«Ehi» ricambiò il sorriso e in quel momento il mio cuore perse un battito, e un altro quando ripensai al fatto che saremmo veramente stati ad un appuntamento. Sognavo questo giorno da molto tempo.
 
«Allora, dove andiamo?» mi domando lui mentre io mettevo in moto la macchina.
 
«Mi dispiace ma dovrai aspettare e scoprirlo da solo» gli feci l’occhiolino e lui ruotò gli occhi sorridendo.
 
È qui che ha inizio quello che spero sarà l’appuntamento migliore della mia vita.
 
***
 
«Non ci credo… ditemi che è uno scherzo!» dissi lamentandomi mentre scendevo dall’auto per vedere del fumo nero che usciva dal cofano anteriore. Eravamo con la macchina in panne bloccati in mezzo al nulla. Davanti e dietro di noi c’erano solo chilometri di strada fiancheggiati da campi e alberi.
 
«Non sembra… tanto grave, no?» Stiles cercò di essere positivo. Sbuffai e aprii il cofano, dal quale uscì una fitta nube di fumo. Cominciai a tossire e mi allontanai per evitare di inalare ancora quel fumo.
 
«Doveva succedere proprio a noi, vero?!» mi lamentai appoggiandomi allo sportello della macchina «Fantastico, l’appuntamento è rovinato.»
 
«Ehi» sussurrò Stiles mentre veniva verso di me poggiandomi una mano sulla guancia «magari non andremo in un bel ristorante o in qualsiasi altro posto in cui avevi programmato di andare, ma non ne abbiamo bisogno. L’appuntamento non è rovinato finché noi due siamo insieme.» Sorrisi e lo guardai nei suoi bellissimi occhi marroni mentre ascoltavo le sue parole confortanti. Non c’era verso di rimanere arrabbiato quando lui era con me.
 
Mi staccai dalla macchina e mi avvicinai di più verso di lui. Lo avvolsi tra le mie braccia e poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue. Il bacio si fece più intenso, adesso le nostre lingue si intrecciavano ed esploravano l’una la bocca dell’altro. Ero così preso da quel bacio da non notare nemmeno la macchina che si era fermata sul ciglio della strada accanto a noi, finché non sentii una voce provenire da essa.
 
«Beh in tutti questi anni non me lo sarei mai aspettato» sentii dire da quella voce, che subito riconobbi. Una voce che non sentivo da tempo…  
 
 
 
 
A chi pensate che appartenga questa voce misteriosa? Se volete saperlo vi aspetto al prossimo capitolo ; )
P.S. Buon Anno a tutti!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


{SCOTT}
 
Mi allontanai dalle labbra di Stiles e mi voltai verso il punto da cui proveniva la voce. Un sorriso spuntò sul mio volto non appena riconobbi la figura che si prestava a scendere dall’auto.
 
«Erik!» esclamai, quasi piangendo, e corsi subito verso di lui per abbracciarlo. Lui sorrise e ricambiò l’abbraccio, restammo qualche secondo così finché non sentii Stiles schiarirsi la gola, per attirare la nostra attenzione. In quel momento mi ricordai che Stiles non aveva mai realmente incontrato Erik, tranne da piccolo, ma probabilmente non si ricordava.
 
Mi voltai quindi subito verso Stiles col sorriso ancora stampato sulla faccia, e andai verso di lui. Dall’espressione che aveva sul volto sembrava estremamente geloso per via dell’abbraccio tra me ed Erik, questo mi fece ridere un po’.
 
«Stiles» dissi «questo è mio fratello maggiore, Erik.» Stiles inarcò le sopracciglia in segno di grande sorpresa e aprì la bocca come se stesse per dire qualcosa, ma Erik parlò prima di lui.
 
«Stiles?!» disse lui scioccato «wow, non ti vedo da quando avevi cinque anni! A quanto pare la ciccia è sparita» continuò lui sorridendo e pizzicando il braccio magro di Stiles, il quale esclamo un «Ahi!» Io mi avvicinai a lui e gli accarezzai il braccio e notai che la sua espressione era cambiata, come se adesso finalmente si ricordasse di mio fratello.
 
«Oddio sei tu!» affermò sbalordito «cavolo Scott, mi ero quasi dimenticato che avessi un fratello, non ne parli mai. Vive con tuo padre no?»
 
«Vivevo con mio padre, poi mi sono trasferito in un altro stato per frequentare l’accademia militare» asserì Erik «lo scorso anno mi sono diplomato e adesso ho deciso di venire a far visita a te e alla mamma e farvi una sorpresa» aggiunse rivolgendosi a Scott, sempre con un sorriso.
 
«Beh, sono ufficialmente sorpreso!» esclamai, dandogli una pacca sulla spalla. Ero così felice in quel momento. L’ultima volta che l’avevo visto era stato tre natali fa, anche se ogni tanto ci sentivamo per telefono.
 
«Allora, che novità mi racconti fratellino?» mi chiese.
 
«A parte le cose ovvie?» replicai, poggiando la testa sulla spalla di Stiles e intrecciando le dita della mano con le sue. Erik sorrise ad entrambi.
 
«Si, a parte le cose ovvie» rispose lui, con un espressione divertita «il che in realtà mi porta a chiedere, quando vi siete messi insieme? Non avrei mai pensato che succedesse… ma a volte le persone ti sorprendono.»
 
«Quindi mi stai dicendo che non ti da fastidio?» domandai curiosamente, sperando vivamente che non trovasse la mia relazione con Stiles strana o disgustosa.
 
«Fastidio? Scott trovo che sia fantastico che voi due stiate insieme, non conosco Stiles benissimo ma sembra che sia un bravo ragazzo» alle ultime parole rivolse un sorriso a Stiles. «Sei il mio fratellino, sai che sono sempre dalla tua parte» aggiunse, rivolgendosi adesso nuovamente a Scott.
 
«Fantastico!» dissi con entusiasmo dando a Stiles un bacio sulla guancia e lui brontolò, ma in realtà sapevo che anche lui era contento del fatto che mio fratello fosse felice per noi.
 
«Andiamo, vi riporto a Beacon Hills» propose Erik «chiameremo un carroattrezzi per prendere la tua macchina.»
 
«D’accordo, ma solo se lo paghi tu» gli dissi ridacchiando.
 
«Ti piacerebbe» ribatté lui e tutti e tre iniziammo a ridere per poi entrare in macchina di Erik. Io mi sedetti dietro insieme a Stiles, mentre Erik ovviamente prese il posto di guida.
 
«Sai che mi devi ancora un biscotto vero?» chiese bruscamente Stiles avvicinandosi allo spazio tra i due sedili anteriori.
 
«Davvero?» replicò Erik curioso.
 
«Già» affermò Stiles in modo fiero «qualche mese prima che tu lasciassi Beacon Hills avevamo fatto una scommessa. Se io riuscivo a completare il gioco della campana senza cadere tu mi avresti dato un grosso biscotto. Potevo anche avere cinque anni, ma quella è stata una delle scommesse più importanti della mia vita!» continuò Stiles ridendo.
 
«E se ti dicessi che ho un bel biscotto qui in questo momento?» lo punzecchio Erik.
 
«Davvero? Dove?» chiese Stiles, felice come un bambino.
 
«Nel mio stomaco» rispose l’altro sghignazzando «L’ho mangiato a pranzo.» Stiles con un’aria un po’ delusa, ma anche leggermente divertita, si rimise di nuovo composto sul sedile posteriore. Io ed Erik ci mettemmo a ridere e poi avvolsi Stiles in un tenero abbraccio.
 
«Ecco, prendi. Pace fatta?» disse Erik prendendo una barretta Twix al cioccolato da dentro il suo zainetto. Stiles si morse il labbro per reprimere un sorriso.
 
«Pace fatta!» Esclamò Stiles che subito afferrò la barretta al cioccolato con aria golosa. Io scossi la testa  e sorrisi a quei due idioti a cui volevo un mondo di bene. Con la loro compagnia, durante  il viaggio in macchina non ci sarebbe sicuramente stato tempo per annoiarsi.
 
 
 
 
Bene ecco un altro capitolo per voi : ) Vi è piaciuta l’introduzione di questo nuovo personaggio? Ve lo sareste aspettato? ; )

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


15esimo capitolo! Più lungo e più ricco di emozioni del precedente ; ) Se vi piace non dimenticate di recensire! E ricordate anche di dare un’occhiata alla mia nuova FanFiction Sciles: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2974271&i=1 Bene, adesso vi lascio al nuovo capitolo : )
 
 
 
{SCOTT}
 
Mi sporsi oltre lo schermo del mio portatile per guardare Stiles, la scena mi fece sorridere. Era disteso sul mio letto con una gamba che penzolava fuori, il naso su un libro di scuola, gli occhi e la bocca socchiusi come se stesse per addormentarsi. Non riuscii a trattenere una piccola risata e lui la notò.
 
«Che c’è?» mi chiese curioso.
 
«Niente» sorrisi di nuovo, poi chiusi il portatile e mi alzai dalla scrivania per andare verso di lui.
 
«No davvero, ho per caso qualcosa tra i denti?» mi domandò mentre si specchiava sullo schermo del cellulare per controllare se  avesse effettivamente qualcosa tra i denti. Mi sedetti sul letto accanto a lui e gli presi la mano.
 
«Non hai niente tra i denti Stiles» gli sorrisi «sei soltanto adorabile… tutto qui» gli diedi un piccolo bacio sulle labbra e lui mi guardò inarcando un sopracciglio con l’accenno di un sorriso sul volto.
 
«Ne dubito fortemente» mi informò.
 
«Oh davvero?» gli chiesi sopprimendo una risata.
 
«Certo, se vuoi puoi dire che sono irresistibile... o meglio, estremamente sexy» replicò lui sfrontatamente. Io non riuscivo a smettere di sorridere, era proprio adorabile.
 
Erano passate due settimane dal nostro ultimo appuntamento (fallito). Trovo curioso come il passare del tempo porti via con se tutto l’imbarazzo o la goffaggine che possono esserci in una relazione col tuo migliore amico. Mi morsi le labbra mentre riflettevo su tutto ciò.
 
«Sai, quello non dovresti proprio farlo» affermò Stiles sorridendo.
 
«Fare cosa?» chiesi curiosamente.
 
«Morderti le labbra in quel modo» rispose lui con un sorrisino diabolico.
 
«E cosa hai intenzione di fare a riguardo?» gli chiesi mordendomi nuovamente le labbra, questa volta in modo più sexy.
 
«Beh, potrei fare questo» con un ghigno mi spinse, poggiandomi le mani sul petto, facendomi distendere e premette le sue labbra contro le mie. Io risposi al bacio e gli poggiai le mani sulle guance premendolo maggiormente verso di me.
 
«Questo non mi sembra esattamente ‘studiare’» sentii la voce di Erik provenire dall’entrata della mia camera. Mi girai e lo vidi in piedi appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate e un sorrisetto furbo sul volto.
 
«Eh già» brontolai sorridendo mentre prendevo un cuscino che poi gli tirai addosso, e che lui afferrò facilmente.
 
«La mamma voleva che vi informassi che la cena è pronta» disse «ma mi sembrati un po’ troppo impegnati per pensare al cibo in questo momento» aggiunse ridacchiando, e se ne andò.
 
«Sei uno scemo!» gli dissi ridendo e saltai poi giù dal letto, prendendo Stiles per mano. Era una bella sensazione poter stare a casa mia con lui, coccolarci, baciarlo, senza dovermi preoccupare che qualcuno ci vedesse, dal momento che mia madre e mio fratello sapevano già tutto.  “Sarebbe bello se potesse essere così anche a scuola” pensai.
 
Stavamo scendendo le scale, sempre tenendoci per mano, ed eravamo quasi arrivati al piano di sotto quando improvvisamente spunto mia madre e ci fermò.
 
«Scott…» sospirò lei tristemente «tuo padre è qui.» A quelle parole sentii immediatamente il mio umore inacidirsi. Non pensavo che mio padre fosse in città, ma a quanto pare mi sbagliavo. Stiles mi strinse forte la mano e poi me la lasciò. Per quanto volessi rendere la cosa pubblica, mio padre era l’ultima persona a cui volevo dirgli di me e Stiles. Sapevo che aveva una mentalità molto ristretta, soprattutto riguardo una cosa del genere.
 
Diedi a Stiles a un ultimo piccolo bacio sulla guancia e, con un sospiro, mi diressi verso la sala da pranzo.
 
«Ehi… Scott» sussurrò lui.
 
«Ciao» dissi freddamente evitando il contatto visivo. Mi sedetti poi al tavolo, dalla parte opposta alla sua. Stiles prese posto vicino a me, lo stesso Erik. La cena fu molto tranquilla e silenziosa, tranne per qualche sporadico tentativo di conversazione.
 
Non appena finii il pasto mi prestai ad alzarmi per andare di sopra, ma mio padre mi fermò.
 
«Ascolta Scott» cominciò lui, con una faccia leggermente perplessa «ho pensato alle cose che mi hai detto l’altra volta prima che partissi, e avevi ragione. Non sono stato un buon padre per te e mi dispiace. Ti meriti di meglio Scott e io voglio provare a migliorare. Voglio costruire un rapporto con te, non voglio che tu senta più il bisogno di allontanarmi.» A quelle parole le mani mi si chiusero automaticamente a pugno, sentii un senso di rabbia crescermi dentro.
 
«E come faccio a credere a tutto questo? Eh? Come puoi aspettarti che io creda a quello che hai detto?» Urlai «Per anni ho aspettato il momento in cui tu ti saresti deciso a tornare e riprovarci, a darmi un segno che mi facesse capire che ti importava qualcosa di me! Ma non l’hai mai fatto! E ti aspetti che adesso io dimentichi tutto e ti perdoni soltanto perché ti dispiace? No, non posso farlo.» Mi morsi così forte il labbro che quasi lo feci sanguinare, ero furioso.
 
«Scott» sospirò lui con voce tremolante «ti voglio bene.»
 
«Papà, sono gay!» gridai, e mi uccise il modo in cui mi guardò con quell’espressione sconvolta «proprio così, sono gay.» Mio padre rimase seduto, fermo, senza dire una parola. Questo mi fece più male di ogni altra cosa. Avrei preferito che si fosse arrabbiato, che mi avesse urlato contro, mostrandomi almeno delle emozioni, invece di stare in silenzio. Scossi lievemente la testa e mi morsi nuovamente il labbro cercando di trattenere una lacrima.
 
«Ecco, come pensavo… nessuna risposta» sospirai e poi  decisi di correre via dalla stanza e uscii di casa come un tornado. Non avevo idea di dove stessi andando, ma qualunque posto sarebbe stato meglio di casa mia.
 
***
 
Mi sedetti per terra con la schiena poggiata contro un albero di quercia e mi portai le ginocchia al petto. La mia mente vagava in mezzo a mille pensieri diversi, il che aveva quasi un effetto calmante su di me perché non riuscivo a concentrarmi abbastanza a lungo su un unico pensiero che potesse essere fonte di rabbia. D’un tratto sentii un rumore, un ramo spezzato, alzai lo sguardo e vidi Stiles in piedi a qualche metro da me.
 
 «Come facevi a sapere che ero qui?» sospirai, poi gli feci segno con la mano di avvicinarsi e così fece. Si sedette accanto a me.
 
«Non lo so, avevo soltanto una sensazione» disse facendo spallucce. Eravamo in un campo, circondati da alberi e alberi. Questo era uno di quei posti in cui io e Stiles andavamo sempre da piccoli, fingevamo di essere supereroi arrampicandoci sugli alberi e scorrazzando di qua e di là.
 
«Cos’è successo dopo che me ne sono andato?» Gli chiesi, poggiando la testa sulla sua spalla.
 
«Soltanto silenzio imbarazzante… a proposito, grazie» disse ridacchiando cercando di farmi sorridere, e ci riuscì «ecco bravo, adesso va meglio» aggiunse.
 
«Già» dissi, sempre sorridendo «non è divertente rimuginare nell’autocommiserazione.»
 
«Ascolta, non dico che sia giusto il modo in cui ti tratta tuo padre, ma…» Stiles sospirò «ho come la sensazione che se non provi adesso a costruire un qualche rapporto con tuo padre, poi te ne pentirai. Potrà anche dire o fare cose stupide Scott… ma è comunque tuo padre e penso che ti voglia bene.»
 
«Si, lo so» sbuffai «ma ho paura che se ci avviciniamo e formiamo un legame poi lui possa decidere di andarsene un’altra volta.»
 
«Beh se lo fa, allora suppongo dovresti trasformarti in un supereroe e prenderlo a calci nel didietro» ridacchiò «e ti prometto che ti aiuterò… cos’è un supereroe senza il suo aiutante?!»
 
«Sono già un licantropo e non ho bisogno di essere un supereroe per prenderlo a calci» replicai ridacchiando «ma se vuoi che lo sia allora tu sarai il mio Robin» aggiunsi,  guardandolo dritto negli occhi.
 
«Ok Batman» disse lui con un sorrisetto, io lo spinsi giù sul prato e mi appoggiai su di lui.
 
«Pensi davvero che sia il tuo Batman?» Ad ogni parola mi avvicinavo sempre di più verso le sue labbra, fino a sfiorarle. Sentii che lui ebbe un brivido, il che mi fece sorridere.
 
«Si, tu sei il mio Batman» disse con convinzione. A quel punto mi avvicinai ancora di più verso di lui in modo da colmare quei pochi millimetri che prima ci separavano e lo baciai dolcemente. Poi mi distesi di fianco a lui alzandomi leggermente su un gomito per poterlo guardare.
 
«Ti amo Stiles» dissi, senza interrompere il contatto visivo.
 
«Anch’io ti amo Scott» rispose lui, sorridendo. Intrecciai le mie mani con le sue e mi distesi nuovamente per guardare il cielo stellato sopra di noi.
 
Quel momento era perfetto… semplicemente perfetto, e nessuno ce lo avrebbe mai portato via.





Bene, come vi è sembrato il finale? *-* Adesso che anche il padre di Scott sa di loro, pensate che si decideranno a dirlo a tutti? Per scoprirlo vi aspetto al prossimo capitolo ; ) 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


{STILES}
 
Presi posto accanto a Scott a pranzo nel tavolo al quale erano seduti i pochi amici che sapevano di noi, cioè Danny, Lydia, Allison, Kira ed Isaac. Lydia parlava senza sosta dei saldi del weekend al centro commerciale con Allison e Kira, Danny parlava dei compiti di inglese con Isaac. Io e Scott stavamo mangiando i nostri sandwich e mentre ci stringevamo con discrezione la mano sotto al tavolo.
 
Era in momenti come questi che capivo perché Scott volesse rendere la cosa pubblica e odiavo il fatto che io avessi troppa paura per farlo. Il pensiero di quello che gli altri ragazzi della scuola avrebbero potuto farmi mi spaventava a morte. Ammiravo Danny per il suo coraggio, non avevo idea di come facesse lui ad essere così tranquillo.
 
«Il ballo si avvicina» mi sussurrò Scott all’orecchio, io sospirai e increspai le labbra sapendo già a cosa mirava. Sapevo che lui non mi avrebbe mai forzato a dichiararmi, ma sapevo anche che lo stava uccidendo il fatto di doverlo nascondere.
 
«Scott…» dissi, con un tono leggermente colpevole e lui sospirò tristemente.
 
«Si lo so. Scusa, lascia perdere.» rispose lui scrollando le spalle mentre si apprestava a mangiare le sue patatine. Mi morsi le labbra assumendo un’espressione accigliata, odiavo vedere Scott triste. Stavo per tornare a mangiare il mio panino quando improvvisamente il mio telefono vibrò. Lo tirai fuori dalla tasca e lessi il messaggio.
 
Da Danny: Col tempo diventa più facile, dopo un po’ le persone non ci fanno più caso.
 
Alzai gli occhi e vidi Danny che mi guardava con uno sguardo di conforto, probabilmente aveva intuito tutto. Provai a fargli un sorriso, ma non mi riuscii molto bene. Scott sembrava essere abbastanza preso dalla conversazione con Isaac quindi colsi l’occasione per parlare direttamente con Danny.
 
«Che intendi?» gli chiesi curioso.
 
«Quello che voglio dire è che si, all’inizio è difficile, ma poi le cose migliorano. Le persone si stancano di prendere in giro e incominciano a chiacchierare di qualcos’altro.»
 
Danny aveva ragione e mancava poco al ballo, quale migliore occasione quindi per uscire allo scoperto? Avrei finalmente potuto camminare mano nella mano per i corridoi con Scott, sarei potuto andare al ballo con lui come appuntamento invece di fingere di essere solo amici. Ormai avevo deciso, feci un sorriso a Danny come per ringraziarlo e mi avvicinai di più a Scott.
 
«Verrò al ballo con te» gli sussurrai all’orecchio sopprimendo una piccola risata. Gli diedi poi un bacio veloce sulla guancia che nessuno sembrò notare, per fortuna. Piccoli passi. Scott mi guardò con gli occhi spalancati ed un’espressione che emanava gioia e io scoppiai quasi a ridere guardandolo. Quasi. Infatti la campanella proprio in quel momento suonò, facendomi sussultare.
 
«Ci vediamo dopo, Batman» gli dissi sorridendo per poi uscire dalla mensa. Mi diressi velocemente al bagno prima di andare in classe. Quando uscii notai che i corridoi erano già quasi vuoti e, mentre camminavo, un ragazzo mi urtò la spalla.
 
«Ho visto cos’hai fatto prima in mensa» disse il ragazzo con un ghigno «stai attento, frocio.» Mi bloccai di colpo non appena sentii quelle parole uscire dalla sua bocca. Avevo sentito quella parola parecchie volte, ma adesso che qualcuno l’aveva detta a me sembrava molto peggio. Mi ferì… mi ferì molto.
 
Continuai a camminare per i corridoi, a passo lento e con uno sguardo fisso nel vuoto, finché non arrivai in classe. L’insegnante mi rimproverò per il ritardo, ma non ci feci molto caso. Andai in fondo all’aula e mi sedetti vicino a Danny, il quale mi guardò con uno sguardo preoccupato.
 
«Va tutto bene?» mi chiese. Lo guardai distrattamente e dissi semplicemente la prima cosa che mi venne in mente.
 
«Non lo so» sussurrai, e poi mi voltai a guardare il mio banco. Era la verità, non sapevo se stavo bene. Se sentirmi chiamare una volta in quel modo mi faceva sentire così come sarei riuscito ad andare al ballo insieme a Scott?!
 
 
 
 
Povero Stiles : ( Pensate che alla fine andrà veramente al ballo con Scott? O si tirerà indietro? Fatemelo sapere nelle recensioni! E se volete date anche dei feedback sulla traduzione, se pensate che sia buona o meno : )

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


{STILES}
 
«Certo che mia madre è felice per il ballo» disse Scott ridendo, mentre parlavamo a telefono «non mi ha lasciato un attimo da quando mi sono svegliato. Dice che sarò perfetto per stasera. Credo mi abbia scambiato per la figlia che non ha mai avuto.» Risi anch’io all’ultima parte.
 
«Bene, almeno non mi farai fare brutta figura» disse scherzando. Andai verso lo specchio e guardai per qualche istante la mia immagine riflessa, stavo quasi tremando. Era il pensiero del ballo a farmi questo effetto, mi ispirava eccitazione e paura allo stesso tempo.
 
«Al massimo sarai tu a farmi fare brutta figura» ribatté lui, sempre ridendo «Comunque… passo a prenderti alle-» si interruppe «ahi mamma! Hai spinto troppo in dentro quella spilla.» Sentii Melissa scusarsi dall’altro capo del telefono. Dovetti sopprimere una risata.
 
«Spilla? Stai sistemando l’abito? Wow ti stai dando davvero da fare eh?» ridacchiai, mordendomi il labbro.
 
«Più che altro mia madre lo sta facendo» sospirò Scott «e, se ti fa stare meglio, tutto questo è per te.»
 
«Non ce n’era bisogno» dissi sorridendo.
 
«Questo ed altro per te» replicò lui in modo sdolcinato «Ehi mia madre dice che adesso devo riattaccare, purtroppo… ti prego salvami. Non ce la faccio più» brontolò. A quelle parole scoppiai a ridere mentre Scott emise un lamento, dopo ci fu qualche secondo di silenzio.
 
«Ehm Stiles?» era la voce di Melissa «mi dispiace ma mio figlio dovrà richiamarti più tardi. Lo sto rendendo più bello per te.» Riuscii a fatica a trattenermi dal ridere.
 
«D’accordo… ma, ad essere onesti» mormorai «Scott non ha bisogno di niente. È già bellissimo così com’è.»
 
Le guance mi arrossirono un po’, soprattutto dopo che sentii Melissa emettere un forte «Awwww!»
 
«Sei adorabile Stiles, ma mi dispiace devo comunque riattaccare. Quelle sopracciglia non si sistemeranno da sole» disse ridacchiando «passerà da te alle 6 e non un minuto più tardi. Ciao tesoro.» Detto ciò chiuse la telefonata e io gettai il telefono sul letto.
 
L’orologio segnava già le 4:30, andai in bagno e saltai subito dentro la doccia, lasciando che l’acqua calda mi calmasse un po’ i nervi. Non ero mai stato così nervoso per un ballo scolastico in tutta la mia vita.
 
Quando uscii dalla doccia si erano fatte già le 5:15. Mi asciugai leggermente i capelli con una tovaglia e poi passai ai vestiti. Mi misi dei pantaloni neri e una camicia elegante blu, i quali risultarono subito insignificanti paragonati all’abito di Scott. Cominciai a mordicchiarmi nervosamente le unghie e mi guardai per qualche istante allo specchio.
 
«Wow Stiles!» Sentii la voce di mio padre provenire da dietro «stai andando ad un appuntamento per caso?» Mi grattai la nuca nervosamente  e pensai al fatto che mio padre non sapesse ancora nulla. Non potevo dichiararmi di fronte a tutta la scuola senza prima farlo almeno con lui.
 
«Qualcosa del genere» borbottai con una risatina tremolante e incominciai a camminare avanti e indietro per tutta la stanza «in realtà vado al ballo con qualcuno.»
 
«È fantastico, ma mi sembri molto agitato» mi fece notare mio padre e venne a sedersi sul mio letto «deve essere qualcuno di importante.» Increspai le labbra e poi mi voltai verso di lui.
 
«Beh… si in effetti» dissi, prendendo poi un bel respiro «È Scott papà… io lo amo.» Abbassai lo sguardo verso il pavimento, temevo la sua reazione. Sapevo che mio padre non avrebbe mai potuto odiarmi ma sapevo anche che avrebbe voluto dei nipoti.
 
«Beh era ora che lo ammettessi» disse sospirando ed io lo guardai con gli occhi spalancati «sono felice per te Stiles» aggiunse sorridendo.
 
«Davvero? Come facevi a saperlo?» gli chiesi curioso.
 
«Sei mio figlio Stiles. So il tuo colore preferito, il tuo cibo preferito, so anche che quando mangi i Lucky Charms prima mangi tutti i pezzettini di marshmallow e poi i cereali» sospirò «Stiles, probabilmente sapevo che eri innamorato di Scott prima ancora che lo sapessi tu.» Emisi un sospiro di sollievo e mio padre mi strinse in un abbraccio.
 
«E visto che stai andando al ballo con Scott, essendo il migliore padre che avrai mai-» incominciò.
 
«Tu sarai l’unico padre che avrò mai» lo interruppi ridendo.
 
«Appunto, ecco perché sono il migliore» sorrise «ed essendo il migliore non posso farti presentare con dei vestiti ordinari. Vieni con me.» detto ciò si alzò in piedi e andò nella sua camera da letto. Io lo seguii. Arrivato lì aprì l’armadio e incominciò a cercare… dopo un po’ sembrò aver trovato quello che stava cercando infatti uscì fuori una vecchia borsa porta abiti.
 
Inarcai un sopracciglio assumendo un’espressione un po’ confusa, seppur curiosa, e cominciai ad aprire la cerniera rivelando un abito nero all’interno. Lo guardai a bocca aperta, prima di rivolgere uno sguardo di stupore a mio padre.
 
«So che non siamo esattamente una famiglia ricca, ma questa non è una scusa per non farti indossare un bell’abito stasera al ballo» mi disse sorridendo «questo è l’abito che ho indossato quando ho sposato tua madre. Lo conservavo per ricordo ma… tu meriti di indossarlo.» Mi morsi il labbro, cercando di trattenere una lacrima. Sapevo quanto mio padre ci tenesse a conservare i ricordi che gli erano rimasti della mamma.
 
«Non so cosa dire papà» alzai lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi.
 
«Di’ semplicemente che lo indosserai e che ti divertirai stasera» mi suggerì lui alzando le spalle. Scossi la testa ancora incredulo e gettai le mie braccia attorno a lui.
 
«Ti voglio bene papà» sussurrai.
 
«Ti voglio bene anch’io Stiles» mormorò prima di farsi indietro. Presi l’abito e corsi in camera mia per indossarlo. Calzava a pennello. Stetti un po’ di fronte allo specchio ad ammirarmi col sorriso sulle labbra. Forse quella serata non sarebbe stata poi tanto male come pensavo.
 
«Ti sta benissimo Stiles» disse mio padre con un barlume di felicità negli occhi «se questo non impressiona Scott, allora non so cosa lo farà.» A proposito di Scott, guardai l’orologio. Segnava già le 5:45 il che voleva dire che sarebbe arrivato a momenti. Mi apprestai quindi a scendere di sotto, quando mio padre parlò di nuovo.
 
«Divertiti Stiles!» disse con un sorriso.
 
«Non preoccuparti, lo farò» ricambiai il sorriso e scesi per le scale. Uscii di casa e aspettai Scott vicino alla porta di ingresso. Non mi fece aspettare molto e quando arrivò scese dalla macchina e mi guardò a bocca aperta.
 
«Wow» esclamò mentre mi scrutava dalla testa ai piedi «sei fantastico!»
 
«Potrei dire lo stesso di te» risposi, facendogli l’occhiolino. Poi andai verso l’auto e montai sul lato passeggero. Scott si mise al posto di guida e mise in moto l’auto. Così ci partimmo per andare a cena fuori in un ristorante, come fanno tutte le coppie prima di andare al ballo.
 
***
 
Ero un po’ agitato a cena. Sapevo che in questo posto venivano spesso dei ragazzi della nostra scuola e gli insulti cominciavano già a vagare nella mia mente.
 
«Stiles? È tutto ok?» Mi chiese Scott preoccupato stringendomi la mano sul tavolo. Lo guardai negli occhi e, all’improvviso, tutte le mie paure sembrarono svanire.
 
«Si, sto bene» sorrisi «anzi sto alla grande.» Scott ridacchiò di fronte al ritrovato entusiasmo delle mie parole.
 
«Ecco i vostri Cheeseburger al bacon e le vostre patatine» disse il cameriere poggiando i piatti sul tavolo. Non riuscii a trattenere un sorriso, la maggior parte delle coppie che avevo visto avevano ordinato dei piatti raffinati, mentre io e Scott dei classici e grassi hamburger.
 
«Perché quel sorriso?» mi chiese Scott divertito.
 
«Niente»  dissi alzando le spalle «amo la nostra originalità.»
 
«Oh davvero?» mi chiese sorridendo. Sorrisi anch’io e annuii. Sentii dei mormorii e mi voltai attorno. Vidi una coppia della nostra scuola a un tavolo vicino che puntava il dito verso di noi e sussurrava. Assunsi un’espressione accigliata e Scott mi diede una forte stretta alla mano.
 
«Ignorali» mi disse con uno sguardo confortante «non ne valgono la pena.» Sorrisi e presi una patatina, la immersi nel ketchup e le diedi un morso. Scott aveva ragione, non dovevo permettergli di rovinarmi la serata. Era la sera del ballo e avevo intenzione di divertirmi.
 
 


Ecco il 17esimo capitolo : ) A quanto pare Scott e Stiles andranno veramente al ballo insieme ; ) Pensate che filerà tutto liscio? Speriamo di si!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


{SCOTT}
 
Aspettavo da molto tempo questo momento ma adesso che ero davanti la scuola in macchina con Stiles ero nervoso. Lo stesso si poteva dire di Stiles, non smetteva di muoversi e di agitarsi sul sedile dell’auto. Nessuno di noi due diceva una parola.
 
Una coppia ci aveva visti al ristorante e probabilmente aveva già diffuso la notizia, ma adesso arrivava il gran momento. Io e Stiles saremmo andati al ballo mano nella mano e tutti ci avrebbero visti. Non era una situazione facile quindi uno di noi doveva essere quello forte.
 
«Forza Stiles, andiamo» gli dissi sorridendo. Entrambi scendemmo dall’auto e ci dirigemmo verso la palestra della scuola, dove si sarebbe tenuta la serata. Arrivati di fronte all’entrata consegnammo i biglietti alla ragazza della bancarella.
 
«Bene, sei pronto?» gli sussurrai all’orecchio.
 
«Si… credo di si» mi guardò e sorrise. Ci prendemmo di nuovo per mano ed entrammo nella palestra. Nessuno fece molto caso a noi inizialmente.
Continuammo a camminare in cerca dei nostri amici e cominciai a sentire dei mormorii, ma decisi di ignorarli.
 
«Scott, alcuni ci fissano» mi sussurrò Stiles. Increspai le labbra pensando a cosa potessi dire per tranquillizzarlo.
 
«Lascia che ci fissino» dissi alzando le spalle «loro non ci capiscono e probabilmente non gli succederà mai la meravigliosa cosa che è successa a me.»
 
«Che sarebbe?» mi chiese curioso, inarcando un sopracciglio con un mezzo sorriso.
 
«Innamorarmi del mio migliore amico» gli dissi ridacchiando. Poi lui si staccò da me e io lo guardai un po’ confuso.
 
«Già, hai ragione» rispose, con uno sguardo furbo «ma questo non significa che li lascerò fissarci per tutta la sera.» Detto ciò Stiles si avvicinò alla postazione del DJ e sussurrò qualcosa a quest’ultimo. Subito dopo la musica si fermò.
 
«Ascoltare ragazzi, forse pensate di parlare con discrezione e che io non vi senta… ma non è così. Sento tutte le cose volgari e meschine che dite. Credete davvero di essere migliori di noi? Beh sapete che vi dico? Sono stronzate. Io sono innamorato… e non parlo solo di aspetto fisico, ma anche di tutte le altre cose, delle piccole cose. Quindi continuate pure, giudicate... non m’importa, perché sono innamorato… sono innamorato del mio migliore amico.» Detto ciò Stiles, camminando a testa alta tornò verso di me.
 
Io ero senza parole, non avrei mai pensato che Stiles avrebbe trovato il coraggio per un discorso del genere che, a proposito, funzionò, tanto che tutti i mormori e i sussurri si fermarono e la musica riprese.
 
«Wow! Sei stato grande!» esclami con orgoglio.
 
«Beh, faccio del mio meglio» disse ridendo. Ci avvicinammo e io lo guardai dritto negli occhi.
 
«Stiles?» sussurrai.
 
«Si?»
 
«Non cambiare mai, d’accordo?» gli dissi sorridendo.
 
«Tranquillo, non lo farò» sorrise anche lui e io non riuscii a trattenermi dal dargli un bacio sulle labbra. Nessuno disse niente, non un commento, non uno sguardo, non un sussurro. Esattamente come doveva essere. Esattamente come avevo immaginato la sera del ballo.
 
Improvvisamente il DJ cambiò canzone, mise un lento. Io presi Stiles per i fianchi e lui portò le braccia attorno al mio collo. Ondeggiammo lentamente seguendo la musica, non smettendo nemmeno per un secondo di sorridere. Quando la canzone  terminò ci allontanammo, le mie mani però indugiarono sui suoi fianchi un po’ più del necessario, finché i miei occhi non si poggiarono sulla ciotola del punch.
 
«Ehi, vado a prendere del punch. Ne vuoi un po’?» Gli chiesi dolcemente, lui scosse semplicemente la testa.
 
«Io vado a vedere dove sono Lydia e gli altri» disse dandomi un piccolo bacio sulla guancia prima di andare.
 
«D’accordo» gli risposi e mi diressi verso la ciotola del punch. Presi un bicchiere e cominciai a versarmi un po’ di quella delizia rossa, prendendone un sorso non appena il bicchiere fu pieno. Delizioso. Mi voltai per andarmene quando improvvisamente urtai qualcuno. Il liquido volò in parte su di me, in parte sul vestito della ragazza che avevo colpito.
 
«Scusa! Non ti avevo vista. Avrei dovuto essere più…» le parole si arrestarono di colpo non appena incontrai con lo sguardo il volto della ragazza. Era splendida. Aveva dei lunghi capelli mossi color castano, occhi di un fievole verde ambrato e pelle liscia di un colorito radioso.
 
«No tranquillo, è colpa mia» disse lei con un leggero sorriso «sono un po’ impacciata.» Non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso… finché non sentii la voce di Stiles.
 
«Ehi Scott, puoi venire un attimo?» Mi voltai verso Stiles che era insieme a Lydia e Danny, con aria distratta. Mi avvicinai lentamente verso di lui, ma prima diedi un'altra occhiata alla ragazza di prima, intenta a pulirsi il vestito.
 
“Anima gemella” ringhiò il mio lupo.
 
 
 
 
Eccoci al capitolo 18! Finale inatteso eh? Chi è quella ragazza? E cosa ne sarà di Scott e Stiles adesso? Se volete scoprirlo STAY TUNED ; )

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


{SCOTT}
 
Non riuscivo a smettere di fare avanti e indietro davanti a Derek per tutta casa sua. Dopo quella che era successo la scorsa notte al ballo ero continuamente agitato. Stiles era preoccupato ma gli dissi che non era niente. Non potevo di certo lanciargli una bomba del genere, l’avrebbe ucciso. Prima avevo bisogno di riflettere e di capire.
 
«Derek, non è giusto» mi lamentai gettando le mani in aria frustrato «pensavo che questa cosa del compagno, dell’anima gemella, valesse solo per chi è già nato licantropo, non per chi è stato morso come me.» Gli rivolsi uno sguardo disperato e lui increspò le labbra come se ste pensando.
 
«Non so che dirti Scott. Non ho idea del perché il tuo lupo abbia reclamato un compagno, anzi una compagna in questo caso» Derek alzò le spalle «forse per te è diverso perché sei un vero alfa.» Sapevo che Derek ne sapesse tanto quanto me su questa storia, cioè praticamente nulla, ma non riuscivo a smettere di fargli domande.
 
«Oh andiamo Derek, sappiamo entrambi che questa tua teoria è una stronzata» sospirai «tu non vuoi aiutarmi perché non te ne frega niente.»
 
«Beh Scott, magari non è poi così male. In effetti non ce lo vedevo molto Stiles come ragazzo di un alfa.» Disse lui noncurante. Io lo guardai a bocca aperta inarcando le sopracciglia.
 
«Come scusa? Sei serio? Io amo Stiles, anzi, lo amavo… credo. Oh Dio è uno schifo Derek!» Esclamai.
 
 «Mi ricordo tutto quello che abbiamo passato insieme, quello che provavo per lui… adesso invece è come se i miei sentimenti fossero spariti.» Mi gettai sul divano dietro di me e nascosi il volto fra le mani. Derek si sedette vicino a me.
 
«Ascolta Scott, sarò onesto con te. Per quanto odi dirlo, quella ragazza è la tua anima gemella adesso. E più cercherai di starle lontano più ti sentirai attratto verso lei. Dimenticati di te e Stiles. E faresti meglio a metterlo presto al corrente perché se aspetti fino all’ultimo, quando non riuscirai più a stare lontano da lei, sarà più doloroso per lui venirlo a sapere.» Derek increspò le labbra ed emise un sospiro.
 
«Ma io non voglio dimenticarmi di tutto quello che c’è stato tra me e Stiles! Stavamo bene insieme, come può scomparire tutto così, in un lampo? Non può» dissi con aria confusa, nel tentativo di convincere me stesso più che Derek « anche se è come se lo fosse.»
 
«Ascolta, adesso devo andare da Deaton, ha detto di dovermi parlare. Tu prenditi un po’ di tempo per pensare e riflettere, d’accordo?» Detto ciò Derek lasciò l’abitazione, lasciandomi lì, da solo, a fissare il vuoto.
 
Sospirai e mi alzai dal divano. Presi un vaso poggiato su un tavolino e ne studiai attentamente il disegno impresso passandoci su il dito, prima di scaraventarlo a muro per la rabbia. Emisi un forte ringhio e mi appoggiai poi al muro vicino. Improvvisamente il mio telefono cominciò a squillare, lo presi dalla tasca e me lo portai all’orecchio.
 
«Pronto?»
 
«Scott sono io» era la voce di Stiles «è tutto ok? Ieri sera mi sembravi un po’ agitato.» Presi un bel respiro, dovevo cercare di apparire normale, e risposi.
 
«Si si, sto bene» mentii, non stavo per niente bene ma non potevo dirglielo, almeno non per telefono.
 
«D’accordo. Allora… mi chiedevo se stasera ti andava di vedere un film insieme, ho sentito che è uscito il nuovo film dei transformers. Danny l’ha già visto e ha detto che era bello.» Chiusi per un attimo gli occhi ed emisi un sospiro prima di rispondere.
 
«Si mi sembra fantastico. Ci vediamo alle 7, ok?»
 
«Perfetto!» esclamo eccitato «Ti amo Scott.» A quelle parole dovetti allontanare per un attimo il telefono. Non era come prima, non sentivo più il cuore battermi forte quando Stiles diceva di amarmi.
 
«Già…» sussurrai ed incapace di dire le stesse parole che lui aveva detto a me optai per un «anch’io.»
 
«Ci vediamo dopo allora» disse lui con entusiasmo e poi riattaccò. Io strinsi forte in mano il telefono e poi lo lanciai dall’altra parte della stanza.
 
Guardai l’orologio sulla parete, erano già le 5 del pomeriggio. Presi quindi la mia giacca e me ne andai. Dovevo andare a casa a prepararmi.
 
 

19esimo capitolo gente :D Che ne pensate? Scott rivelerà a Stiles come stanno le cose? Se si, come reagirà lui? Vi aspetto al prossimo capitolo ; )

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


{SCOTT}
 
Mi distesi frustrato sul mio letto. Avevo ancora un’ora prima di dovermi incontrare con Stiles e non riuscivo a smettere di pensare a tutto il casino che era successo. In pratica non riuscivo a togliermi quella ragazza dalla testa.
 
«È carina» sussurrai tra me e me «e per quello che so potrebbe anche essere simpatica… o potrebbe essere una stronza.»
 
“Ok basta, non dovrei pensare a tutto questo per ora, visto soprattutto che tra un po’ devo andare ad un appuntamento col mio ragazzo” pensai mentre scendevo dal letto passandomi una mano tra i capelli.
 
“Inoltre Stiles è carino, simpatico, divertente…” sbuffai e diedi un calcio al comodino vicino al letto. La lampada sopra di esso cadde a terra andando in mille pezzi «dannazione!» esclamai abbassandomi per raccogliere i pezzi.
 
«Ehi Scott, che succede?!» Chiese Erik con preoccupazione entrando bruscamente nella mia stanza.
 
«Niente» dissi furioso «niente…» Andai in bagno e presi un sacchetto e una scopa per raccogliere il vetro. Senza nemmeno accorgermene mi tagliai alla mano con un pezzo di vetro. «Ahi! Cavolo…» ringhiai stringendomi la mano tagliata con l’altra.
 
«Ehi ehi, calma Scott, fammi vedere» insistette Erik. Mi venne il panico non appena mi resi conto che il taglio sarebbe guarito da solo in un minuto.
 
«No tranquillo, sto bene. È solo un graffio» dissi alzandomi velocemente da terra e precipitandomi in bagno per frugare nell’armadietto dei medicinali.
 
«Scott è tutto ok?» Chiese Erik preoccupato.
 
«Ti ho già detto che sto bene, è solo un graffio» dissi sospirando un po’ spazientito mentre prendevo il pacchetto con le bende.
 
«Non mi riferivo al graffio, intendevo dire se stai veramente bene. So che le cose non sono state facili dopo avere detto di te a papà. E sai che prima o poi lui tornerà di nuovo» disse con apprensione.
 
«Non ha niente a che fare con papà!» urlai, sfogando, senza volere, tutta la mia rabbia su di lui.
 
«D’accordo, pensavo solo che avessi voglia di parlarne con qualcuno. Tolgo il disturbo» disse lui alzando le braccia in segno di resa e dirigendosi poi verso la porta. Sospirai increspando le labbra, non avrei dovuto prendermela con lui, non aveva nessuna colpa.
 
«Ehi aspetta. Ascolta, non è niente. Troverò un modo per risolvere tutto, alla fine lo faccio sempre» ammisi alzando le spalle. «Inoltre non capiresti» questa parte la sussurrai, sperando che lui non sentisse.
 
«Perché non dovrei capire? So che da quando mamma e papà si sono lasciati non ci siamo visti molto ma sono sempre tuo fratello e sono qui per qualsiasi cosa tu abbia bisogno.»  Sentii di nuovo la mia rabbia crescere, non per le parole di Erik ma perché sapevo di essere da solo in tutto questo, nessuno poteva aiutarmi. Gettai il pacchetto delle bende sulla scrivania non curandomi del fatto che il mio graffio era visibilmente guarito.
 
«Credi di poter capire? TU credi di potermi capire? Beh non puoi!» urlai «NESSUNO capirà mai com’è essere innamorati di qualcuno e vedere i tuoi sentimenti sparire all’improvviso solo a causa di una ragazza. NESSUNO capirà mai com’è dover cercare di mantenere costantemente il controllo per paura di poter ferire qualcuno per il “semplice” fatto che sono un licantropo!» Alle ultime parole mi bloccai, non riuscivo a credere di aver detto veramente quello che avevo detto, ma ciò che mi stupì veramente fu che Erik non era affatto sorpreso.
 
I miei occhi si voltarono subito verso lo specchio vicino l’armadio. Mi erano spuntati gli artigli e le zanne e sentivo che stavo per trasformarmi completamente. C’era la luna piena quella sera e con tutto quello che era successo non ero sorpreso del fatto di non riuscire ad avere molto controllo sulla trasformazione.
 
Mi venne  il panico visto che Erik era li davanti a me ed aveva visto tutto. Ma lui stranamente mi guardò sorridendo. Io inarcai un sopracciglio rivolgendogli uno sguardo incuriosito, confuso e preoccupato allo stesso tempo.
 
«Scott so che sei un lupo mannaro dal giorno in cui sei stato morso» sospirò. Io aprii e chiusi la bocca diverse volte nel tentativo di dire qualcosa, ma ero senza parole.
 
«C-come?» balbettai.
 
«Beh, diciamo solo che non sei l’unica creatura soprannaturale in questa stanza al momento» spiegò lui ridacchiando.
 
«C-cosa stai cercando di dire? Tu sei u-un-» fui interrotto dalla suoneria del mio cellulare.
 
«Ehi Scott dove sei? Dovevamo incontrarci quindici minuti fa» era la voce di Stiles.
 
«Si scusa, stavo quasi per uscire di casa. Arrivo subito» chiusi la chiamata, riposi il cellulare in tasca, presi una giacca e mi affrettai ad uscire dalla stanza sorpassando Erik.
 
«Scott aspetta» disse lui, trattenendomi per il braccio.
 
«Scusa Erik ma in questo momento non penso di essere  in grado di affrontare una discussione del genere e devo vedermi con Stiles» sospirai. Detto ciò mi liberai dalla sua presa e mi apprestai a uscire di casa.
 
 
 
 
Ecco il capitolo 20 :D Scott sembra molto confuso e irascibile riguardo tutta la faccenda, pensate che sarà in grado di gestire le cose quando sarà insieme a Stiles?

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


{SCOTT}
 
Mancavano circa venti minuti alla fine del film, ma io non l avevo seguito neanche per un secondo. La mia mente era troppo impegnata a pensare a qualcos’altro per concentrarsi su uno stupido film.
 
“Erik… un essere soprannaturale?” Questa era una delle tante domande che avevo in testa. Ero confuso e preoccupato per tutto quello che era accaduto negli ultimi giorni ma non lo davo a vedere, non volevo che Stiles si preoccupasse.
 
Mi voltai verso di lui, stava immergendo la mano nel sacchetto dei popcorn, ne prese qualcuno e se lo lanciò in bocca. Almeno potevo contare sul fatto che qualcosa sarebbe sempre rimasta normale, anzi… qualcuno. In realtà cominciavo ad avere dubbi anche su questo, non sapevo come avrebbe reagito Stiles non appena sarebbe venuto a conoscenza della ragazza.
 
Scossi la testa cercando di scacciare via i pensieri e provai a guardare il film quado all’improvviso lo sentii. Il profumo della ragazza del ballo. Sentivo come la sensazione di non riuscire a resistergli, dovevo trovarla. Mi alzai quindi dalla poltrona per seguire l’odore ma Stiles mi trattenne per il polso.
 
«Ehi Scott, c’è qualcosa che non va?» mi chiese curioso.
 
«Ehm, devo andare in bagno, torno subito» gli sussurrai alzando le spalle. Gli feci poi un piccolo sorriso e mi diressi verso l’uscito della sala. Mi voltai a destra e sinistra, cercando di fiutare il profumo. Sentii poi il mio telefono squillare e lo presi, senza nemmeno vedere il nome di chi mi stava chiamando.
 
«Pronto?» dissi, senza smettere di fiutare la traccia.
 
«Scott» era Lydia «devo parlarti!»
 
«Non può aspettare? Sono un po’ impegnato» replicai sbuffando.
 
«No Scott, devo parlarti adesso! Devi sapere che-» la interruppi.
 
«Scusa Lydia adesso non posso, ne parliamo domani a scuola» detto ciò riattaccai la chiamata gettando il telefono in tasca ed improvvisamente la vidi.
 
{LYDIA}
 
Ero seduta sul mio letto a sfogliare vecchie foto del primo anno di liceo sul cellulare quando improvvisamente le sentii. Sentii le voci che sussurravano. Mi alzai lentamente in piedi corrucciando la fronte. Andai verso la scrivania dov’era poggiata una foto. C’eravamo io, Allison, Stiles e Scott, era quest’ultimo ad attirarmi maggiormente. Più mi avvicinavo e più le voci diventavano forti e comprensibili.
 
«Scott…» dissero sibilando come il vento «Ninfa… Morte…» Stetti  lì in piedi immobile per un tempo che sembrò infinito ad ascoltare queste tre parole che si ripetevano incessantemente.
 
«No… no…» sussurrai. Mi allontanai poi dalla foto, presi una giacca e uscii dalla mia camera di corsa.
 
«Lydia, tesoro, dove stai andando?» era la voce di mia madre, ma io semplicemente la ignorai. Dovevo raggiungere Scott prima che succedesse qualcosa di brutto, ed ero sicura che qualcosa sarebbe successo. Non volevo trovare un altro cadavere, soprattutto non quello di Scott.
 
Saltai in macchina e la misi in moto mentre digitavo il numero di Scott sul cellulare.
 
«Andiamo, rispondi!» mormorai «RISPONDI!»
 
«Pronto?» disse con voce distratta.
 
«Scott» esclamai «devo parlarti!»
 
«Non può aspettare? Sono un po’ impegnato» replicò sbuffando.
 
«No Scott, devo parlarti adesso! Devi sapere che-» mi interruppe.
 
«Scusa Lydia adesso non posso, ne parliamo domani a scuola» detto ciò riattaccò la chiamata.
 
«Diamine Scott, devo per forza fare tutto da sola» mi lamentai, presi poi un bel respiro e premetti il piede sull’acceleratore. Non avevo idea di dove fosse Scott, non avevo nemmeno avuto il tempo di chiederglielo, ma in qualche modo era come se sapessi esattamente dove andare.
 
Mi ritrovai senza nemmeno accorgermene nel parcheggiò del cinema, scesi quindi dalla macchina ed entrai dentro. Vidi subito Stiles, che stava uscendo da una delle sale di proiezione.
 
«Scott?» disse lui, probabilmente lo stava cercando «Lydia? Che ci fai qui?»
 
«Stiles, vieni con me» gli afferrai la mano e lo trascinai con me fuori dalla struttura.
 
«Che diavolo sta succedendo Lydia? Dov’è Scott?» mi domando con aria confusa. Lo ignorai e continuammo a camminare finché, girato l’angolo, non vidimo Scott con le labbra incollate a quelle della ragazza del ballo. Qualcosa dentro di me mi disse che era lei la ninfa di cui parlavano le voci. La cosa che mi fece allarmare, a parte il bacio, fu che Scott stava diventando di un pallido cadaverico.
 
Mi voltai a guardare Stiles. Aveva la faccia di uno col cuore spezzato e sembrava che stesse per perdere il controllo di sé. Corsi verso la ragazza e la allontanai da Scott colpendola in faccia e facendola cadere. Anche Scott cadde a terra ed iniziò ad ansimare in cerca d’aria. La sua faccia era quasi scheletrica, come se fosse stata risucchiata. In realtà tutto il suo corpo non sembrava normale. Appariva molto fragile.
 
Ero così preoccupata dallo stato di Scott che non mi accorsi nemmeno che la ragazza che avevo mandato al tappeto si era alzata dandomi un calcio sul fianco.
 
«Stronza di una banshee» disse lei con voce stridula avventandomi su di me «credi davvero di potermi battere?» La sua faccia assunse uno strano colorito verdastro e la sua pelle cominciò a scrostarsi. I capelli le caddero e gli occhi si trasformarono in due buchi neri pieni di oscurità.
 
«Beh magari lei non può batterti, ma tu hai baciato il mio ragazzo e io morirò provandoci» con questo Stiles le tirò un calcio sullo stomaco facendola barcollare di lato. Io ebbi il tempo per riprendermi e rialzarmi.
 
«Stiles dobbiamo portare Scott da Deaton» urlai con fervore. Stiles stava ancora prendendo a calcio quel mostro, dopo qualche istante si voltò verso di me con un sguardo che emanava rabbia e frustrazione. Poi si allontanò da quella creatura e accorse verso il corpo Scott.
 
La ninfa si ricompose e fuggì via lasciandosi dietro una nube di oscurità. Sapevo che quella non sarebbe stata l’ultima volta che l’avremmo vista. Sospirai e accorsi verso Scott, Stiles lo stava alzando prendendolo tra le braccia. «Forza, portiamolo alla clinica» esclamai.
 
 
 
Capitolo 21 gente! Molto intenso, eh?  :O Finalmente abbiamo scoperto qualcosa su questa misteriosa ragazza, se così possiamo chiamarla xD questo grazie alla nostra banshee, Lydia :P A questo punto speriamo solo che per Scott non sia troppo tardi... Per scoprirlo, vi aspetto al prossimo capitolo :D e ricordatevi sempre di recensire ; )

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


{LYDIA}
 
«Grace!» urlò Scott piagnucolando e dimenandosi, cercando di rompere le catene che lo avvolgevano. Grace era sicuramente il nome della ninfa che aveva stregato Scott, mandandolo in una sorta di trance. Non riusciva a smettere di gridare il suo nome, dicendo che doveva assolutamente vederla.
 
Queste creature, le ninfe, attiravano gli uomini mostrandosi loro come delle donne irresistibili. Deaton aveva detto che il loro potere era tale che neanche un lupo mannaro poteva sottrarsene.
 
Stiles aveva un’espressione impassibile  e controllata, ma sapevo che il pensiero del desiderio che Scott aveva di stare con un’altra ragazza lo stava uccidendo. Sapevo che in questo momento avrebbe soltanto voluto piangere e che si stava trattenendo dal farlo solo perché c’eravamo anche noi nella stanza.
 
«Stiles, sai che quella ninfa non è veramente l’anima gemella di Scott. Lui è soltanto sotto l’effetto di uno stupido incantesimo» cercai di confortarlo poggiandogli una mano sulla spalla.
 
«Graaaaceeee» Stiles sussultò all’urlo Scott.
 
«Lo so Lydia, è solo che… cosa succederebbe se un giorno trovasse veramente l’anima gemella? Non vorrà più stare con me» sospirò Stiles.
 
«Scott ti ama e questo non cambierà mai» dissi con convinzione.
 
«Inoltre Stiles» aggiunse Deaton «coloro che sono diventati licantropi con un morso non hanno l’anima gemella, questo è solo per quelli che sono già nati lupi. Io mi  preoccuperei di più di chi ha mandato questa ninfa a Scott. Queste creature non hanno volontà propria, sono sempre controllate da qualcuno.»
 
Stiles si sentii un po’ sollevato per quello che Deaton aveva detto, ma allo stesso tempo preoccupato perché sapeva che se anche avessero sconfitto quella ninfa, probabilmente colui che la controllava avrebbe continuato a perseguitare Scott.
 
«In questo credo di potervi aiutare» sentii la voce di un ragazzo alle nostre spalle.
 
«Erik?» chiese Stiles «che ci fai qui?»
 
«Chi è Erik?» domandai io confusa.
 
«Io, sono il fratello maggiore di Scott» affermò Erik.
 
«Beh allora? Per caso sai chi comanda la ninfa?» domandò Stiles agitato.
 
«Mio padre» disse Erik sospirando.
 
«L’agente McCall?» gli chiesi io con gli occhi e la bocca spalancati.
 
«Esatto. Scott non l’ha mai saputo, ma lui non è mai stato completamente umano. prima che diventasse un licantropo era una sorta di stregone, come me e nostro padre» non appena Erik finì la frase, aprì la mano e una piccola fiamma comparì sul suo palmo.
 
«Cavolo!» sussurrò Stiles sbalordito.
 
«Ho bisogno di Grace!» Gridò nuovamente Scott, ma con un tono più alto tanto che tutti dovemmo coprirci le orecchie con le mani.
 
«Ok qualcuno può farlo stare zitto per favore!» dissi quasi urlando.
 
Deaton prese un rotolo di scotch nero da uno stipetto e ne mise una striscia sulla bocca di Scott «ecco fatto.»
 
«Ok quindi se sei sicuro che il colpevole sia tuo padre basterà dirgli di richiamare indietro la ninfa e Scott tornerà normale, giusto?» chiese Stiles disperato, rivolgendosi verso Erik.
 
«In teoria si, ma non credo che sarà così semplice come credi» sospirò Erik.
 
«Aspetta, ma poi per quale assurdo motivo vostro padre avrebbe fatto questo a Scott?» continuò Stiles.
 
«È una lunga storia… tutto ebbe inizio quando i nostri genitori divorziarono. Scott rimase con nostra madre mentre io andai con nostro padre. Per un po’ le cose andarono bene, poi lui mi parlò della nostra famiglia, di cosa eravamo e mi insegnò a controllare la magia. Dopo un po’ di tempo lui incominciò ad avvicinarsi alla magia nera, e dopo che si sceglie quella strada non si torna più indietro, ti consuma» ci fu una lunga pausa, poi Erik pese un bel respiro e continuò.
 
«Non sto dicendo che da quel momento mio padre è diventato malvagio… ha comunque continuato a comportarsi da padre con me. Ma col tempo questo tipo di magia si è aggrappata alle sue emozioni, alla sua umanità, si è insinuata inesorabilmente dentro di lui. Riesce comunque ad essere una brava persona, ma quando succede qualcosa di particolare, qualcosa che infierisce col suo umore allora l’oscurità prende il sopravvento. Come quando Scott gli ha detto di essere gay e che stava insieme a te Stiles. È stato in quella notte che mio padre ha richiamato quella ninfa e l’ha indirizzata verso Scott.
 
«Quindi mi stai dicendo che la mentalità tremendamente ristretta di tuo padre potrebbe essere la causa della morte di Scott?» chiese Stiles furioso con le lacrime agli occhi.
 
«Ascolta Stiles, non permetterò che mio padre faccia questo a mio fratello. Te lo prometto!» Le parole di Erik ispiravano sicurezza «adesso dobbiamo solo farlo calmare e fargli accettare Scott per com’è. Solo allora potrà ritrovare la sua lucidità e liberarsi di quella ninfa. Se non ci riusciremo allora temo che dovremo ricorrere ad altro…» sentii il mio cuore perdere un battito non appena capii cosa intendesse Erik con l’espressione “ricorrere ad altro.”
 
«Stai dicendo che ucciderai tuo padre?!» chiesi sconvolta.
 
«Non vorrei dover scegliere tra mio padre e mio fratello, ma se proprio devo farlo allora scelgo Scott. Sceglierò sempre Scott» affermò Erik con voce ferma ma un po’ tetra.
 
«Mmmmm!» mormorò Scott agitandosi. E, anche se non poteva parlare per via dello scotch sulla bocca, sapevamo tutti che voleva solo urlare un nome.
 
«In effetti non abbiamo altra scelta…» sospirò Deaton. Poi tutti ci voltammo verso Stiles, in attesa che esprimesse la sua opinione.
 
«D’accordo, sarei disposto a tutto per salvare Scott!» disse con convinzione.
 
«Bene, allora siamo tutti d’accordo. Fermiamo quella ninfa!» esclamò Erik» Lydia e Deaton voi restate qui a controllare che quel mostro non ritorni per finire quello che ha incominciato con Scott, io e Stiles andremo da mio padre!» E con questo entrambi corsero via.
 
Io fissavo il vuoto, ancora sconvolta per tutto quello che era successo, per tutto quello che avevo ascoltato. Volevo soltanto che tutto questo finisse e che tornasse come prima ed Erik e Stiles a quanto pare erano la nostra unica speranza.
 
 
 
Scusate se vi ho fatto aspettare molto ma in questi giorni non ho proprio avuto tempo di tradurre… comunque, questo è il capitolo 22 :D finalmente tutto ha un senso, tutto viene spiegato. Adesso quello che ci chiediamo tutti e se Erik e Stiles riusciranno a persuadere l’agente McCall e salvare Scott. Per scoprirlo, vi aspetto al prossimo capitolo ; )

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