Raggio di Luna

di airolgrraw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Gufo ***
Capitolo 3: *** 3.Viaggio ***
Capitolo 4: *** 4. Riflessioni ***
Capitolo 5: *** 5. I'll tell you my sins ***
Capitolo 6: *** 6. Assenza ***
Capitolo 7: *** 7. Ipotesi ***
Capitolo 8: *** 8. Foresta Proibita ***
Capitolo 9: *** 9. Gioco di squadra ***
Capitolo 10: *** 10. Scappare ***
Capitolo 11: *** 11. Ricordella ***
Capitolo 12: *** 12. Quidditch ***
Capitolo 13: *** 13. Galeotto fu il Bolide ***
Capitolo 14: *** 14. Chi non muore si rivede ***
Capitolo 15: *** 15. “Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.” ***
Capitolo 16: *** 16. Guardate le stelle e non i vostri piedi ***
Capitolo 17: *** 17. Ma in attendere è gioia più compita ***
Capitolo 18: *** 18. Venite dunque senza paura ***
Capitolo 19: *** 19. L'inizio è sempre oggi. ***
Capitolo 20: *** 20. Seguimi nella notte ***
Capitolo 21: *** 21. Perché tutto l’amore mi arriva di colpo quando mi sento triste, e ti sento lontana… ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


Prologo

"Ciò che è rimasto"

 

Era una giornata autunnale, il sole donava un tepore piacevole quando veniva a contatto con la pelle e la faceva luccicare. Ti riempiva l'anima quella luce, troppi mesi di oscurità vi erano stati e ritrovare quella pace che non si aveva dai primi anni di Hogwarts non aveva prezzo.

Le foglie scricchiolavano camminandoci sopra, sembrava che piovessero dal cielo, invece cadevano lentamente dagli altissimi alberi circostanti che si ergevano imponenti come guardiani su Hogsmeade, volteggiavano talmente piano che pareva di assistere ad un arresto momentum.

Hermione si bloccò, inspirò a pieni polmoni l'aria fresca.Tenendo gli occhi chiusi cominciò a girare su sé stessa, come se facesse una danza liberatrice, sgombrò la mente da brutti pensieri e ricordi che l'avevano accompagnata durante l'ultimo anno e purtroppo insieme alle delusioni,che erano state molte, ma lei era una Grifondoro, era forte e caparbia, non lasciava trasparire troppo ciò che provava, lo reprimeva, doveva essere controllata, era una donna ormai con responsabilità che gravavano su di lei, che certo la stancavano ma la rendevano anche orgogliosa di sé stessa. Si fermò un po' intontita dalle giravolte e volse lo sguardo verso il castello maestoso alle sue spalle. Quel castello che era e sarebbe sempre stato la sua casa, dove aveva vissuto i momenti migliori e peggiori, ma sempre al fianco dei suoi amici. Pensando ad Harry e Ron quasi le scese una lacrima, ma la ricacciò dentro, sentendo un nodo formarsi alla gola. Loro non c'erano fisicamente lì accanto a lei, ma erano sempre nel suo cuore. Certo pensava che Ron sarebbe rimasto, ma era partito chissà per dove.

 

****

-Ho bisogno di rimanere con me stesso, di trovare la libertà che non abbiamo avuto in questi anni, che ci è sempre stata negata, vieni con me!-

 

Glielo aveva detto quella mattina alla Tana. Era passato un mese dalla fine della Guerra Magica e dalla sconfitta di Voldemort, e lui già era pronto per partire, sì le aveva chiesto di andare con lui, ma avevano già discusso delle priorità che lei aveva, dei suoi progetti e avevano programmato l'anno a venire insieme e Ron se ne era saltato fuori con quella stupida proposta di andarsene.

 

-Pensavo avessimo dei programmi diversi- disse lei con voce quasi strozzata.

 

-Lo so, ma qui mi sento stretto, ci sono troppi brutti ricordi, ho bisogno di cambiare aria-

 

Hermione non capiva, credeva che ormai tra loro la cosa fosse consolidata, quel bacio nella camera dei Segreti l'aveva sconvolta, piacevolmente si intende, e credeva fosse stato lo stesso per lui. Fino al giorno prima parlava di terminare gli studi ad Hogwarts con lei e poi dedicarsi a diventare un Auror e la mattina seguente già con lo zaino in spalla come se fosse questione di vita o di morte.

 

-Sei egoista se vuoi rinunciare ai nostri progetti solo per te stesso-

 

-Non biasimarmi, ma sinceramente non credo di avere mai avuto momenti per me stesso in questi anni!- era quasi offeso, glielo poteva leggere nel volto che era ormai corrucciato.

 

Non sapeva che dire, lei lo amava, ma amava anche sé stessa e lasciare tutto dopo anni di fatiche solo per compiacere lui, no non se ne parlava proprio.

 

-Quindi?- ribadì Ron quasi impaziente.

 

-Vai se è questo che vuoi, ma tu non biasimare me se non voglio rinunciare al mio futuro- voleva sembrare secca nel modo di fare ma forse non c'era riuscita più di tanto perché il viso di Ron si distese. La abbracciò, ma lo fece in maniera molto sbrigativa, poi dandole un bacio sulla fronte uscì e si smaterializzò.

Era rimasta lì, ferma immobile, incapace di realizzare ciò che era avvenuto pochi istanti prima. Si mise una mano sul cuore che stava accelerando furioso le sue pulsazioni, quasi volesse calmarlo. Strinse a pugno l'altra mano, talmente forte che le articolazioni quasi le dolevano. Rimase in quella posizione per secondi, forse minuti prima di decidere che doveva reagire.

Ormai era fatta.

****

 

Mandando giù quel boccone amaro per l'ennesima volta pensandoci, Hermione si incamminò verso I Tre Manici di Scopa.

Entrò quasi titubante lasciandosi dietro la piccola porta che aveva varcato molte volte.

Fece qualche passo.

 

-Madama Rosmerta!?-

 

Alcuni rumori di tacchetti che avanzavano sul legno scricchiolante e poi apparve la donna.

 

-Oh! Eccoti cara, ti stavo aspettando! Siediti un attimo, prima di iniziare ti posso dare una Burrobirra?-

 

-Molto volentieri,grazie- rispose la grifona.

 

Era una strega abbastanza eccentrica quella Madama Rosmerta, i suoi ricci biondi sempre mal raccolti ed arruffati le davano un'aria quasi stralunata, ma era molto affabile, ed era stata davvero gentile con Hermione.

 

-Volevo tanto ringraziarla per avermi dato l'opportunità di lavorare qui, mi servono un po' di galeoni da mettere da parte- disse la ragazza quasi tutto d'un fiato.

 

-Ma ci mancherebbe! So che sei affidabile e farai un gran lavoro, e poi in effetti mi servivano un paio di braccia e una bacchetta in più- Le fece l'occhiolino da dietro il bancone.

 

Hermione bevve la sua Burrobirra mentre Madama Rosmerta le spiegava come comportarsi con i clienti, anche perché i frequentatori non erano solo studenti ed insegnanti di Hogwarts,qualsiasi mago e strega poteva recarvisi.

 

-Dunque guardati bene da quelli incappucciati, fatti pagare subito! Ci sono certi mascalzoni che mi devono ancora parecchi galeoni e soprattutto se vedi movimenti o facce sospetti non esitare a chiamarmi, non voglio che qualcuno si approfitti del fatto che tu sia giovane ed inesperta-

 

Era strana sì, ma di certo non l'avrebbe lasciata in balia di loschi individui, la cosa la rassicurava parecchio.

 

-Mi pare di averti detto tutto. Ah come vedi tengo tutto sotto il bancone, per sicurezza, quindi troverai tutto ciò che ti chiederanno qui. Ora al lavoro!-

 

La Grifondoro era agitata ma allo stesso tempo eccitata. Non aveva mai lavorato prima d'ora,nemmeno nel mondo babbano. I suoi genitori le avevano sempre dato l'appoggio necessario in quanto consideravano i suoi studi una priorità che non doveva essere intralciata da distrazioni, ma ora che lei aveva cancellato loro la memoria e di conseguenza aveva cancellato sé stessa doveva rimboccarsi le maniche e darsi da fare.

 

La serata passò tranquilla, aveva servito una marea di Burrobirra, altrettanto Whisky Incendiario e Vino Elfico. Non era stato nemmeno così difficile come immaginava, anzi si era pure divertita a chiacchierare con qualche strega.

Gli ultimi maghi erano già usciti dal pub da un pezzo e lei stava riordinando i tavoli e riponendo le bottiglie sotto al bancone.

 

-Sono ancora in tempo per un Whisky Incendiario?-

 

Hermione alzò lo sguardo verso la voce e vide una testa bionda sporgersi. Si lasciò sfuggire un gridolino spaventato, tanto che quasi le caddero alcuni bicchieri.

 

Il biondino sghignazzò da serpe quale era.

 

-Malfoy? Che ci fai qui? Stiamo chiudendo non vedi?- disse lei lanciandogli un'occhiata di sfida.

 

-Certo Mezzosangue, lo vedo bene ma potrei farti ragionevolmente la stessa domanda anche io, che ci fai qui?-

Con un colpo di bacchetta aveva già preso una sedia per accomodarsi ben bene vicino al camino, si era tolto il pesante mantello nero e la guardava di sottecchi con un piccolo ghigno stampato in faccia mentre lei non aveva risposto e facendo finta che non esistesse continuava il suo lavoro.

 

-Dunque? Come mai lavori da Madama Rosmerta?-

 

-Storia lunga e di sicuro non sto qui a raccontarla a te- sbottò lei senza nemmeno guardarlo.

 

-Dai portami questo Whisky e me ne vado subito-

 

-Senti furetto, arrivi qui fuori orario facendomi fare un colpo e pretendi che ti serva pure! Se vuoi il tuo maledetto Whisky vieni qui a prendertelo!-

 

Appoggiò con forza una coppa trasparente dalla quale il liquido ambrato quasi fuoriuscì.

 

-Sei strafottente Mezzosangue, hai sempre avuto un certo caratterino ribelle ma non dovresti trattarmi così,sono un cliente del pub- non sembrava affatto arrabbiato e il suo tono non era arrogante, sembrava più una sottile battuta ironica volta a strapparle un sorriso.

Ma evidentemente non funzionò, se questo era il suo intento, perché lei sbuffò seccata alzando un sopracciglio per il disappunto.

 

Draco rise e sapendo che non aveva scelta si alzò e andò verso il bancone, si appoggiò con un gomito al legno scuro per essere con il viso alla stessa altezza di quello di Hermione che era seduta su uno sgabello con le braccia incrociate mentre aspettava che lui bevesse e se ne andasse.

Prese la piccola coppa e se la portò alla bocca senza distogliere lo sguardo dalla riccia che lo guardava imbronciata.

Beveva con calma quel distillato dal sapore intenso che aveva pervaso l'aria del suo profumo pungente, quasi volesse assaporare ogni singola goccia. Poi si leccò le labbra come dulcis in fundo. Erano rosse fuoco a causa dell'effetto dell'alcool su quella pelle così delicata e risaltavano ancora di più sul suo colorito diafano.

 

Lei aveva disteso il volto e guardava ammaliata la creatura che aveva di fronte, un brividino le percorse la spina dorsale.

 

Malfoy lasciando i galeoni che tintinnarono al contatto con la superficie destò Hermione che si era imbambolata guardandolo.

-Te ne vai ora?- disse cercando di assumere un tono autorevole.

 

Lui sorrise, si infilò il mantello e uscì dal locale lasciandola lì spiazzata mentre scompariva nel buio.

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Gufo ***


 
Ecco,dopo qualche giorno di attesa ,il secondo capitolo.
Grazie a chi ha recensito a chi sta seguendo la storia e anche a chi legge silenziosamente. Spero vi piacerà.
Vi lascio al seguito.
Buona lettura. :)
Gufo

Dopo avere salutato Madama Rosmerta e averla ringraziata per l'ennesima volta, Hermione sì trovo in mezzo alla stradina buia di Hogsmeade illuminata da qualche raro lampioncino e dalla luce fioca che si espandeva nell'oscurità dalle finestre delle case circostanti.

La ragazza si strinse nelle spalle, di lì a poco tutto sarebbe calato nelle tenebre e lei non voleva assolutamente trovarsi in mezzo all'oscurità da sola.
Il buio non le era mai piaciuto, soprattutto negli ultimi mesi, durante i quali spesso si risvegliava da incubi riguardanti la Guerra Magica, imperlata di sudore e con il fiato corto.

-Lumos- e dalla punta della bacchetta uscì un'aura di luce che rischiarò il tragitto.

La Grifondoro cominciò a camminare spedita verso la staccionata poco lontana da lì, dove avrebbe potuto prendere il Nottetempo per raggiungere Londra e finalmente rintanarsi al sicuro.
L'atmosfera intorno a lei era irreale, la lieve brezza autunnale di qualche ora prima si era dileguata lasciando posto a un venticello tagliente che le pizzicava il viso e le faceva lacrimare gli occhi.
Arrivata quasi correndo e con le guance arrossate al bivio tra Hogsmeade e Hogwarts, Hermione tese la sua bacchetta in mezzo alla strada e ,senza quasi avere il tempo di ritrarre la mano, apparve un immenso autobus viola a tre piani dal quale sbucò un assonnato Stan Picchetto che offrì alla ragazza un aiuto per salire.

-Per Merlino Stan! La prossima volta siate più cauti per favore- disse lei mettendosi in ordine i capelli scompigliati.

-Signorina Granger ci sono molti maghi e streghe che attendono,ci riesce difficile essere più attenti!- rispose il bigliettaio di rimando.

Hermione in un batter d'occhio si trovò, per fortuna, ad atterrare su un cigolante letto di ottone proprio dietro di lei.
Ernie era partito in quarta e l'accelerazione l'aveva fatta cadere.
-Incorreggibili- aveva sbuffato lei, pagando la sua corsa e sistemandosi a sedere su quel polveroso giaciglio.

All'improvviso le venne in mente Malfoy.
Che accidenti gli era preso a quel presuntuoso e borioso Purosangue? Chiamarla Mezzosangue, quella ormai era un'abitudine che non la scalfiva più, ma ammiccarle sorrisetti e fare gesti sensuali? Quello mai.
Il Whisky Incendiario si sarà messo in circolo più velocemente del previsto” pensò lei scrutando fuori dal finestrino il paesaggio che scorreva veloce e lasciando che quei pensieri sulla serpe si allontanassero si preparava a scendere.

Fortunatamente l'autobus si fermò solo qualche metro più in là rispetto all'ingresso del Paiolo Magico, precisamente su Charing Cross Road. Scattante Hermione arrivò di fronte al muro che,con un colpetto di bacchetta sul giusto mattone,si aprì in un arco lasciandola entrare per poi richiudersi all'istante.
Quel posto rimaneva sempre uguale,anche dopo tutti quegli anni, sempre un po' cupo, pieno di maghi strani da cui era meglio tenersi alla larga, ma era l'unica cosa che la ragazza poteva permettersi prima di recarsi ad Hogwarts l'indomani e in fondo in fondo anche quel vecchio avvizzito di Tom non era poi così male.
“Aspetto escludendo” pensò la ragazza sorridendo.

Quella giornata pareva sarebbe stata interminabile e non vedeva l'ora di chiudersi in camera sua e sdraiarsi sul letto leggendo un buon libro.
Acciambellato vicino al suo cuscino c'era un groviglio di peli rossi che appena sentì la porta aprirsi lanciò uno sguardo quasi indispettito alla sua padroncina che aveva osato disturbarlo durante il sonno. Mentre Hermione stava per accoccolarsi accanto a Grattastinchi sentì un picchiettio al vetro della finestra.
-Un Gufo? A quest'ora, e chi sarà mai?- si alzò e andò ad aprire gli scuri e un volatile dall'aria parecchio simpatica le porse una lettera.
-Harry?- strabuzzò gli occhi al vedere che la mandava il suo migliore amico, si erano salutati appena qualche giorno prima e non pensava di ricevere una suo scritto, anzi a quell'ora proprio non si aspettava nulla.
Le parve talmente strano che subito la sua mente cominciò a fare strane supposizioni.
“E se stesse male? Se fosse successo qualcosa alla Tana, a qualcuno della famiglia Weasley, o peggio a Ron!”
presa dal panico strappò letteralmente la busta ingiallita e lesse:



 

“Cara Hermione,

mi dispiace averti disturbata a quest'ora, spero tu non stessi dormendo, in questo caso mi scuso doppiamente.
Salutandoci l'altro giorno alla Tana ho dimenticato di darti qualcosa, chiamalo regalo o come preferisci; qualcosa che sicuramente servirà più a te che sarai ad Hogwarts e non potevo aspettare che Ginny te lo desse domani.
So che ne farai buon uso.
Ti abbraccio forte augurandoti buona notte.

Harry”


Hermione si trovò in mano la Mappa del Malandrino.
Non l'aveva mai vista così da vicino, a dir la verità nemmeno da lontano. Harry la custodiva gelosamente in modo che nessuno che avesse intenzioni oscure potesse farne uso.
Era quasi emozionata al tenere quell'oggetto che all'apparenza sembrava un semplice foglio di pergamena bianco. Si disse che poteva darci un'occhiata e sfiorandola con la bacchetta pronunciò

“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”

Sotto agli occhi trepidanti della ragazza cominciarono a delinearsi i primi tratti di Hogwarts e dintorni, Hogsmeade e i vari passaggi segreti con i quali lo si poteva raggiungere.
Controllò il castello che ovviamente era ancora praticamente vuoto, vide solo Gazza che passeggiava avanti e indietro per le varie aree e la Professoressa McGranitt, che immaginava stesse dormendo.
Spostò lo sguardo su Hogsmeade che aveva lasciato da poco più di un'ora e fece una faccia incredula e sospettosa quando vide niente meno che Draco Malfoy fermo al bivio dove lei era salita sul Nottetempo.
Che cavolo ci faceva il Re delle Serpi lì e soprattutto a quell'ora della notte?
Lo sapeva bene che non erano affari suoi e anzi sarebbe stato meglio starne fuori totalmente, ma è risaputo che la curiosità è donna e che se avesse un nome di sicuro sarebbe Hermione Granger.
Doveva e voleva scoprire come mai Malfoy si aggirava ad Hogsmeade prima dell'inizio delle lezioni, ma decise che avrebbe cercato degli indizi il giorno dopo.

“Fatto il misfatto”

A quelle parole la mappa così precisa in ogni dettaglio, piena di nomi e istruzioni ritornò ad essere il vecchio pezzo di carta che nessuno avrebbe voluto, nemmeno per scriverci sopra appunti di Pozioni.
Soddisfatta di quel piccolo dono del Ragazzo Sopravvissuto, Hermione piegò con cura la pergamena e la ripose nella sua borsetta che l'aveva sempre accompagnata durante il viaggio alla ricerca degli Horcrux.
Con un gesto rapido di bacchetta si mise il pigiama scarlatto con dei ricami dorati che rappresentava in toto la sua anima da Grifondoro. Si sdraiò vicino a Grattastinchi che probabilmente era già addormentato da un pezzo, perché faceva delle fusa talmente sonore che nella stanzetta silenziosa riecheggiavano come una ninna nanna dolce con la quale la giovane strega si lasciò trasportare tra le braccia di Morfeo, godendosi quel sonno profondo che l'avrebbe riportata ad Hogwarts.

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Capitolo 3
*** 3.Viaggio ***


Cari lettori e lettrici!
Ecco il terzo capitolo. Devo dire che è stato molto difficile realizzarlo, in quanto ho cambiato idea a metà del lavoro
perché ho avuto qualche idea diversa da ciò che avevo previsto per i prossimi capitoli.
Spero vi piaccia.
Ringrazio chi ha recensito, facendomi molto piacere,
chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate,
ma anche chi legge in silenzio.
Buona lettura! :)

 

Viaggio


Dopo tanto tempo aveva dormito bene, gli incubi si erano tenuti alla larga dal suo inconscio, almeno per quella notte, e non vedeva l'ora di tornare ad Hogwarts.
Rimase qualche minuto sdraiata sul letto a baldacchino a pancia in su con le braccia incrociate dietro alla testa. Pensava a cosa avrebbe fatto quell'anno, il suo ultimo anno, senza le persone che amava di più al mondo. Non ci sarebbero stati nuovi segreti da svelare, libri del Reparto Proibito da consultare alle ore più improbabili della notte né tanto meno gite fuori porta che avrebbero potuto mettere a rischio la sua vita.
Forse avrebbe dovuto prendere le cose più alla leggera, forse aveva ragione il rosso, forse era la volta buona per recuperare tutta la libertà che per sette anni non aveva avuto; libertà di vivere a pieno quei suoi diciotto anni senza doversi guardare continuamente le spalle.

Troppe incognite si stavano accumulando nella mente di Hermione rendendola inquieta e incapace di stare immobile, così si alzò accarezzando dolcemente Grattastinchi, che ora si stiracchiava colpito dai raggi intensi del sole che la ragazza aveva fatto penetrare nella stanza aprendo la finestra.
Sorridendo al pensiero che poche ore la separavano da casa, si disse che finalmente era arrivato il giorno, avrebbe lasciato tutto nel passato preparandosi a vivere il suo futuro.

                                 ***

Armata di bagagli e il suo felino, la giovane grifona arrivò all'Espresso per Hogwarts.
Si guardò intorno estasiata, raggiante ma emozionata, anche un po' spaventata, come se fosse la prima volta.
C'era un turbinio di gente che camminava avanti e indietro per il binario: nuovi studenti spaesati accompagnati dai genitori commossi, ragazzi che aveva già visto a qualche lezione, amici di altre case, per non parlare del solito impacciato Neville che stava cercando di far passare dalla porta il grosso baule della sognante Luna Lovegood che teneva in mano più copie del Cavillo.

A passo spedito si diresse verso un vagone con poca gente. Aveva portato con sé un buon libro babbano,l'ultimo che le avevano regalato i genitori, e voleva leggere tranquillamente senza essere disturbata da giovani maghi e streghe del primo anno.
Preferiva stare un po' da sola, rintanarsi tra le pagine di altre realtà ed evadere dalla sua che in quel momento le stava stretta.

Entrata nello scompartimento aveva sistemato le sue cose e si era seduta tirando fuori il suo tomo dalla borsetta di perline immergendosi subito nel suo mondo.
Solo dopo essersi resa conto che aveva letto molti capitoli constatò che di sicuro era passato un bel po' di tempo da quando il treno era partito perché fuori il cielo stava imbrunendosi.
Hermione ,per la prima volta da quando si era accomodata sui sedili grigi ,alzò lo sguardo accorgendosi di essere sola nel vagone, o almeno così pareva.
Appoggiato ad una delle poltroncine c'era un mantello nero lucidissimo,perfettamente piegato, come se fosse appena stato comprato da Madama McClan.
Si alzò per verificare che non ci fosse effettivamente nessuno e prese in mano l'indumento scorgendo un blasone verde smeraldo in alto a sinistra, al cui centro troneggiava un serpente argentato.
La ragazza fece una smorfia ritraendo subito la mano, come se la stoffa fosse incandescente.

-Che stai facendo con il mio mantello Mezzosangue?- Draco aveva fatto il suo ingresso spalancando la porticina che confinava con il corridoio con un gesto deciso.
-Dovrei farla io quella faccia dal momento che tu lo stai toccando!-

Che insolente Purosangue”

-Senti Malfoy, di sicuro non avevo intenzione di rubartelo, non me ne farei assolutamente nulla e per di più è di un Serpeverde, per inciso tuo. Ma soprattutto non è colpa mia se semini per il treno le tue cose lasciandole incustodite! Controllavo di che casa fosse non avendo visto nessuno.-
La grifona sbuffando sonoramente e guardandolo con aria torva tornò a sedersi al suo posto.
Il Serpeverde rise -Certo che ti arrabbi per niente Granger! E poi vuoi davvero dirmi che non ti sei accorta che c'ero anche io?-
-No idiota! Come vedi ho di meglio da fare piuttosto che incrociare il tuo sguardo!- e sventolò a mezz'aria il suo libro.
Nonostante si fosse mostrata parecchio seccata dalla sua presenza, Draco continuò a punzecchiarla.
-Ti sei svegliata con la Luna e tutti i Pianeti storti per caso?-
Lei roteò gli occhi e sospirò senza rispondergli, in modo che capisse che la discussione poteva terminare lì, ma lui sembrava non demordere e si sedette di fronte ad Hermione, questa volta con aria più seria. Lei impassibile.
-Come mai una strega brillante come te lavora ai Tre Manici di Scopa? E sì ho detto brillante perché nonostante la tua origine sei intelligente, non si può negare l'evidenza -

Era sorpresa da quello strano cambio di rotta nel modo di fare e lo fissò interrogativa con un sopracciglio alzato che pareva dire “Mi stai prendendo in giro?”
-E dai Granger, sto provando a fare la persona civile! Non essere la solita orgogliosa,testarda Grifondoro-

Si certo, civile! Non lo era stato per sei anni nei confronti di nessuno, tanto meno nei confronti di una Mezzosangue come lei, e ora voleva deporre l'ascia di guerra come se niente fosse? Come se potesse cancellare con un colpo di bacchetta ciò che aveva fatto passare a lei e i suoi amici o il segno indelebile che era impresso nella sua carne con annesse torture fisiche e psicologiche. E lui ora voleva atteggiarsi da persona civile. Che falso!”

Malfoy interruppe il flusso di pensieri di Hermione.

-Pensa quello che vuoi sulla mia famiglia, non posso contestare niente di ciò che hai da dire, o meglio pensare, a riguardo, ma non credere di sapere come sono realmente io, o come veramente vorrei essere, noi non abbiamo mai parlato seriamente, quindi evita i giudizi da so-tutto-io.-
Scuro in volto si alzò di scatto e afferrò il suo mantello.
-Ma per Morgana! Che discorsi fai Malfoy?-
Il biondo non la calcolò nemmeno e con grandi falcate raggiunse Pansy Parkinson e Blaise Zabini che si stavano preparando per scendere, lasciando Hermione parecchio sbigottita da quella reazione e non meno irritata.

Quella Serpe è una prima donna e ascolterà senza fiatare quello che ho da dire, a costo di inseguirlo per tutta Hogwarts e schiantarlo!-

Proprio in quel momento stavano costeggiando il Lago Nero sul cui sfondo si stagliava il castello cosparso di fiaccole la cui luce si rifletteva nell'acqua scura e piatta, conferendogli un certo mistero.
Quella vista la calmò.
Finalmente era arrivata a casa.

 

 

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Capitolo 4
*** 4. Riflessioni ***


Cari lettori e lettrici,
mi scuso per avervi fatto aspettare qualche giorno per la pubblicazione di questo quarto capitolo.
Purtroppo lo studio e gli eami mi portano via molto tempo.
Non nascondo che sono delusa dal fatto di non ricevere alcuna recensione nonostante io veda le visite salire
e vedere che la storia è tra la preferite, ricordate e seguite da qualcuno.
Vi ringrazio infinitamente, ma mi piacerebbe sapere anche cosa ne pensate,anche per capire quanto gradite la storia.
Vi lascio al quarto capitolo.

Buona lettura! :)

Riflessioni



La Sala Grande non le era mai parsa così stupenda, sprigionava accoglienza ed eleganza da ogni parete, ogni finestra, ogni tavolo. Forse perché le era mancata.
Alzando lo sguardo si poteva ammirare il cielo scuro cosparso di stelle e insieme a lui le centinaia di candele che erano sospese a mezz'aria.
In fondo i professori avevano preso posto al loro tavolo e la direttrice di casa dei Grifoni, nonché ora preside di Hogwarts, si diresse verso il leggio di legno ai cui lati volteggiavano otto candele che bruciavano come le sorelle più in alto.
La statua imponente del gufo che si trovava davanti spiegò le sue grandi ali e la voce della professoressa McGranitt risuonò nella Sala potente, decisa, ma che tradiva leggermente un po' di emozione.
Gli ultimi ritardatari raggiunsero velocemente i compagni di Casa al proprio tavolo e il vociare che riempiva l'aria cessò.

-Benvenuti a tutti, o meglio ad alcuni di voi bentornati. Non nascondo che provo un certo sollievo nel rivedervi ad Hogwarts dopo le note vicende che hanno coinvolto e sconvolto,oserei dire, tutti noi recentemente, io ed altri professori temevamo di non riscontrare la presenza di molti.
Il mio vuole essere un augurio affinché quest'anno sia vissuto come giusto che sia, ovvero da studenti normali, impegnandosi a pieno, senza però perdere la spensieratezza della vostra età.
Mi rivolgo in particolar modo agli allievi dell'ultimo anno.
Certamente i M.A.G.O occuperanno buona parte del vostro tempo, ma non devono essere la vostra unica preoccupazione.
Il mio desiderio è che questo luogo ritrovi la pace e la tranquillità che lo ha sempre contraddistinto, e per fare ciò bisogna iniziare costruendo amicizie, ristabilendo rapporti perduti e trovandone nuovi, ma badate bene, guardate un po' più in là di quanto siete abituati.
Non voglio dilungarmi oltre, perciò vi lascio al banchetto-

 

La McGranitt alzò le mani e sui lunghi tavoli apparvero una serie di leccornie che nemmeno nei sogni più reconditi si sarebbero potuti trovare e fiumi di succo di zucca riempivano i calici dei quattro tavoli.
Hermione era seduta vicino a Neville, Dean e Seamus che parevano essere digiuni da mesi dalla foga con cui ingurgitavano cosce di pollo, zuccotti di zucca, patate al forno e altre delizie, tanto che la ragazza li guardava ridendo. In quell'istante assomigliavano tanto a Ron.

Ron”

Il viso si incupì leggermente e lo stomaco le si chiuse al punto che nemmeno il zuccotto fumante che aveva nel piatto dorato le solleticò l'appetito.

Chissà dove è Ron, cosa sta facendo, con chi è,mi avrà già dimenticata”

-Ehi Hermione!- un Seamus con la bocca piena aveva catturato la sua attenzione.
-Guarda! C'è Ginny!- e indicò una figura dai lunghi capelli rossi che correva verso i rosso-oro.
Hermione di istinto si alzò facendo quasi cadere il suo calice sul piatto di Neville che non se ne preoccupò minimamente, indaffarato come era.
Si precipitò anche lei incontro all'amica e si abbracciarono non appena furono abbastanza vicine.
-Ginny! Come mai sei qui?-
-Non sei contenta di vedermi?- disse la rossa con aria fintamente offesa.
-Certo che sono contenta, solo che pensavo volessi sfruttare il permesso che di ha dato la McGranitt per studiare a casa.
-Studiare a casa sarebbe stato impossibile- abbassò per un attimo lo sguardo pensando a come si sarebbe sentita alla Tana con i suoi genitori che avevano perso la loro grinta e con lei Fred e alla fin fine anche Ronald, certo non se ne era andato per sempre come Fred, ma la sua mancanza pesava.
Hermione la vide intristirsi e la riabbracciò. Questa volta più forte.
-Dai vieni a sederti, avrai fame e sarai stanca.- come una sorella premurosa la riccia le fece spazio sulla panca, ritrovando anche lei l'appetito.

***

-Draco, tesoro, non mangi nulla?- Pansy con la sua voce fintamente gentile e civettuola stava incoraggiando il Serpeverde seduto di fronte a lei a mettere sotto i denti qualcosa.
Lui parve non averla sentita.
Guardava tra i tavoli inquieto e poi la vide. La sfrontata Mezzosangue che credeva di avere la scienza infusa. Ma come poteva non capire che lui non era mai stato così, che non era quello che lei credeva, o meglio che lui dava a credere a tutti.
-Draco?- Pansy non demordeva e ora il biondo si era voltato a fissarla.
-Sei sempre così fastidiosa, per piacere concentrati sul tuo piatto e non infastidirmi, ma soprattutto non chiamarmi tesoro o ti trovi pietrificata.- ed effettivamente con le sue parole l'aveva pietrificata.
La mora si era irrigidita e ora teneva gli occhi puntati sul suo cibo, mentre Blaise se la rideva.
Draco tornò a guardare Hermione che pareva si stesse divertendo molto mentre discuteva con Ginny.
Era raggiante.
Un sorrisino apparve sul cipiglio serio di Malfoy. Non poteva negare che nonostante fosse una Sanguesporco, aveva molte qualità,anche più delle superficiali, adulatrici e approfittatrici Purosangue che gli giravano intorno ovunque. Pansy per esempio.
La Mezzosangue invece era decisamente molto dotata, era una potente strega abile in tutte le materie, ma non solo perché studiosa, era perspicace, intuitiva, ma anche molto bella.

Per Merlino Draco a cosa pensi?”

Si non poteva mentire a sé stesso, ai suoi amici poteva negare nel caso glielo avessero chiesto, ma tra sé lo poteva ammettere.
L'aveva osservata per la prima volta ai Tre Manici di Scopa ,quella sera che lui si era presentato oltre l'orario, non che non si fosse mai soffermato a guardarla anche gli anni prima, ma la sua immaturità e la facciata di Malfoy che doveva mantenere gli impediva di trattarla da pari come effettivamente era.
Non amava farsi notare, portava sempre la sua divisa e il mantello che non lasciavano intravedere nessuna curva del corpo. Mai un vestito o qualche maglia elegante durante le situazioni extra-scolastiche.
Solo al Ballo del Ceppo del quarto anno aveva rivelato quella grazia celata nella sua figura.
Di sicuro il suo corpo era ancora acerbo e non del tutto sviluppato, ma era già sinuoso e proporzionato, sebbene lei non fosse molto alta.
Da Madama Rosmerta ne aveva avuto la conferma e ora ,guardandola lì a qualche metro di distanza con i ricci che le cadevano morbidi sulle spalle e quel sorriso luminoso che non aveva mai notato, Draco si chiedeva perché non avesse mai provato a parlare, capire che persona fosse.

Ah già, la famiglia.”

In passato aveva sempre appoggiato le decisioni del padre, le sue idee che fin da piccolo gli ripetevano come una formula magica, fino allo sfinimento e lui sì, era sfinito da quelle chiacchiere inutili riguardo la purezza del sangue, la superiorità.
Che avevano loro Malfoy in più di qualsiasi altro mago o strega?

Nulla”

Anzi dopo aver cercato di proteggere la sua famiglia diventando un Mangiamorte era diventato ulteriormente consapevole di come il suo mondo 'perfetto' di nobile Purosangue fosse corrotto, pieno di sotterfugi e magia oscura con cui lui non avrebbe mai voluto avere a che fare.
Erano loro quelli inferiori in realtà.
Ma che ci poteva fare, ormai il danno era stato fatto, il suo braccio, come quello della Granger erano marchiati. A vita.

***

Terminato il delizioso banchetto tutti gli studenti si diressero verso i dormitori per disfare i bauli e finalmente riposare dopo il viaggio.
Hermione era a braccetto con Ginny mentre usciva dalla Sala Grande ,quando scorse vicino alle Scale Draco che stava andando nei sotterranei.

Adesso mi sente quel furetto”

-Ginny tu vai pure avanti, ti raggiungo tra poco nella Sala Comune, ho dimenticato il mio libro sul tavolo.- con una scusa liquidò la rossa che acconsentì con il capo mentre si incamminava con Seamus alla Torre Grifondoro.
Hermione aspettò che avesse girato l'angolo e con passo spedito seguì il Serpeverde.
Quel posto lo odiava, umido, tetro, pieno di fantasmi e ragnetti, d'altronde quale posto migliore se non l'oscurità per ospitare le serpi e il loro covo?
Malfoy era già di fronte alla porzione di pietra e stava per pronunciare la parola d'ordine.

-Furetto! Aspetta!-

La Grifondoro, parecchio affannata per aver raggiunto Draco, aveva praticamente urlato mentre si appoggiava vicino ad una torcia per riprendere fiato.
-Granger che ci fai qui?- Lui pareva parecchio sorpreso e dentro di sé sicuramente almeno un po' contento per quell'apparizione inaspettata.
Lei aspettò che il Barone Sanguinario passasse,poi parlò
-Abbiamo una discussione in sospeso mi pare!- l'aveva detto con tono acido,quasi offeso.

Lui aveva capito dove voleva andare a parare.
-Senti, qui non possiamo parlarne, troppe orecchie potrebbero sentirci sia qui fuori che nella Sala Comune. Di sicuro si stupirebbero tutti nel vederti entrare e poi lo sai che noi Serpeverde non siamo noti per la discrezione.- fece un sorriso beffardo al quale Hermione aggrottò la fronte.
-Ma non per questo voglio evitare la conversazione, anzi sarei venuto a cercarti domani per chiarire.-

Ora ragioniamo” pensò lei per poi rispondere
-Bene Malfoy, dunque cosa proponi di fare?-
-Direi che potremmo vederci sulla Torre di Astronomia mentre gli altri sono a colazione prima dell'inizio delle lezioni, che ne pensi?-
Lei pareva soddisfatta dalla proposta intelligente del biondo.
-Ci sto! Allora a domani!-
Aveva già girato i tacchi pronta a salire le scale senza salutarlo.

-Non pensare domattina di svignartela e non venire all'appuntamento!-

"Ma che diamine dice? Appuntamento? Pff"

-Noi non abbiamo un appuntamento Malfoy!- si era voltata rossa in viso pronta a ribattere al furetto, ma si accorse di aver parlato da sola perché lui era già sparito dietro alla pietra.
 

***

Arrivata al dormitorio le luci erano già tutte spente,Ginny già dormiva profondamente.
Avrebbe voluto raccontarle dei suoi discorsi con Draco, era confusa dal suo comportamento stranamente gentile.
Non le si era mai rivolto chiamandola Mezzosangue durante l'incontro di poco prima e le sembrava piuttosto insolito, almeno per lui.
Poco male se la cosa fosse continuata così, magari voleva sul serio appianare le divergenze.
Hermione continuava a rimurginare sulle parole di Malfoy, davvero l'aveva definito appuntamento?
Nel mondo babbano l'appuntamento aveva una connotazione positiva la maggior parte delle volte, avveniva tra persone che si conoscevano bene e che avevano un certo rapporto di amicizia o amore che fosse.
Magari lui l'aveva detto solo per canzonarla. Le sembrava la cosa più sensata da pensare, dopotutto lui era Draco Malfoy.


 

 

 

 

 

 

 

P.S. Se vi sta piacendo la storia lasciate una piccola recensione e ditemi come vi aspettate che proseguirá! :) un bacio.

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Capitolo 5
*** 5. I'll tell you my sins ***


Cari lettori e lettrici,
eccomi con il quinto capitolo.
Come noterete questa volta il titolo è in inglese. 
La scelta deriva dal fatto che ho scritto questo capitolo mentre 
ascoltavo la canzone di Hozier "Take me to church" e, se leggete il testo, noterete
che il titolo è tratto da lì, scoprirete leggendo il perché. Perciò non mi dilungo oltre!
Vorrei solo ringraziare chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate, chi legge in silenzio,
ma soprattutto chi recensisce e con le sue parole sostenitrici mi aiuta a continuare la storia.
Buona lettura!
P.S. un ringraziamento particolare a "ps il gufo morde".

 



I'll tell you my sins”

*

Un leggero profumo di rosa e un soffio caldo sul collo furono il dolce risveglio di Hermione che aprendo gli occhi e voltandosi si trovò faccia a faccia con Ginny.
La rossa l'aveva raggiunta a notte fonda, non riusciva a dormire da sola e le serviva l'affetto dell'amica, così si era infilata sotto il copriletto scarlatto trovando subito conforto.
Facevano sempre così, si cercavano a vicenda quando ne avevano bisogno, si accoccolavano una vicina all'altra e le preoccupazioni, le paure e i problemi svanivano, perfino gli incubi sembravano quietarsi quando si abbracciavano. Erano l'una per l'altra la sorella che non avevano.
Hermione sorrise e le accarezzò appena la guancia per non svegliarla.
Controllò il suo orologio sul comodino e si accorse di essere largamente in anticipo per il suo incontro con Malfoy.
Poco male,si sarebbe fatta una doccia con calma e poi sarebbe andata alla Torre di Astronomia.

Mentre l'acqua calda scorreva veloce sul suo corpo lei,immobile,si fissava il braccio senza battere ciglio, qualche lacrima si mischiava al getto potente che la inondava.
Forse passarono addirittura minuti prima che si muovesse.
Non riusciva ancora a “farci l'abitudine” e di sicuro non ci sarebbe mai riuscita, e come sarebbe stato possibile?
Nella sua mente riecheggiavano ancora i momenti interminabili di tortura, di lacrime, di alito putrido che a pochi centimetri dalla sua faccia le ripeteva costantemente che lei era solo una lurida Sanguesporco. A volte compariva ancora nei suoi incubi, Bellatrix, con i suoi denti storti e ingialliti, i suoi occhi sporgenti circondati da occhiaie profonde e violacee che la ispezionavano, o meglio la squadravano come fosse stata meno di un verme, che di sicuro in quel momento aveva molta più dignità.
Sgombrò la mente e lasciò che i pensieri negativi le scivolassero via con l'acqua.

Per un attimo pensò che parlare con Malfoy fosse una pessima idea che non avrebbe portato a nulla di buono se non ai soliti battibecchi, ma poi il suo orgoglio da Grifondoro ebbe la meglio.
Quell'altezzoso Serpeverde non poteva lasciarla li a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua dopo aver insinuato cose che lei non aveva detto. Certo, magari le aveva pensate, ma lui non poteva sapere e in fondo ci teneva a scoprire perché fosse così propenso alla gentilezza. Cosa insolita e sorprendente se si considerava il soggetto.
La sua piccola pausa di riflessione l'aveva motivata ancora di più e non vedeva l'ora di discutere a quattr'occhi con il furetto.
Aprì lentamente la porta e si affacciò. Ginny era ancora nel mondo dei sogni e ciò le evitò domande scomode e imbarazzanti sul perché fosse in piedi a quell'ora e già vestita. Non era in grado di mentire, non lo era mai stata e non voleva iniziare con la sua migliore amica, così si affrettò a scendere le scale fino alla Sala Comune e solo lì tirò un sospiro di sollievo.

*

Se la Grifona era riuscita a scavalcare il problema del terzo grado, lo stesso non era stato per Draco che,attraverso il grosso specchio in cui si stava ammirando,scorse una faccia molto interrogativa.
-Credo che non ci sia bisogno di molte domande.- Blaise era sempre molto diretto, esigeva una spiegazione.
-Devo parlare con la McGranitt- al contrario di Hermione il biondo era un esperto nell'arte della menzogna e la risposta uscì spontanea, probabilmente si era preparato nel caso venisse scoperto sgattaiolare fuori così presto. Ma anche Blaise era un Serpeverde, scaltro e furbo, non si lasciava di certo spiazzare al primo colpo.
-E cosa avrebbe di così importante e urgente da dirti a quest'ora? Tra l'altro è il primo giorno che siamo qui, non credo ci sia molto di cui discutere-
-Per Salazar! Zabini sono cose private, neanche fossi mia madre, anzi lei è meno impicciona di te e credimi non è facile .- Draco si sistemò gli ultimi bottoni della camicia e si infilò la giacca rigorosamente abbinata ai pantaloni.
Quel completo rispecchiava a puntino la sua appartenenza a Serpeverde, anche senza conoscerlo si poteva dedurre quale fosse la sua casa: abito grigio perla, gemelli neri lucenti con al centro un piccolo serpente verde smeraldo.
Un'ultima occhiata soddisfatta alla sua figura riflessa e poi voltandosi disse sarcastico.

-Hai altro da chiedermi, mammina?-
-No, figliolo, sei congedato- lo canzonò Blaise facendo un buffo gesto con la mano. Poi ridendo tornò nel suo letto.
Il biondo fece una smorfia e se ne andò.

*

Malfoy era appoggiato alla balaustra della Torre di Astronomia e fissava il Lago Nero.
Il sole aveva fatto la sua timida comparsa e abbagliava il suo profilo facendo splendere quei capelli talmente chiari che parevano possedere luce propria.
Hermione si era fermata sul penultimo gradino a guardarlo. Sarà stato pure Draco Malfoy, un terribile arrogante pieno di sé, ma era indiscutibilmente elegante e, doveva ammetterlo, era affascinante. Era la sua nemesi, tutto ciò che per anni aveva odiato e disprezzato, così come lei lo era per lui, ed ora si trovavano lì di comune accordo per parlare, semplicemente quello. Niente insulti, occhiatacce o colpi di bacchetta. Solo le parole.

"Merlino! Quanto è strana la vita."

Prese coraggio e fece quel passo, ora solo un paio di metri li dividevano.
Lui si girò e le sorrise.

“Malfoy può sorridere a quanto pare, non ha la mascella bloccata. Sarebbe un peccato nascondere quel sorriso, è anche bello

Lei si sorprese da sola per quel pensiero e arrossì appena, tanto che Draco nemmeno se ne accorse.

-Pensavo non venissi-
-Se vuoi torno indietro- lo provocò.
Lui roteò gli occhi facendo un sospiro.
-Granger se non ti volessi vedere non sarei qui, o no? Solo credevo che ci avessi ripensato, anche se si tratta solo di una chiacchierata.- questa volta fece un sorriso un po' sghembo, quasi imbarazzato.
-Malfoy, ho dato la mia parola che sarei venuta ed eccomi qui, anche perché non mi hai nemmeno lasciata parlare sul treno e te ne sei andato via furioso, per di più senza alcun motivo-
-Il motivo c'era eccome!- il tono un po' sulla difensiva, un po' arrogante.
-Come può esserci un motivo se non ho nemmeno aperto bocca?- Hermione aveva sgranato gli occhi e incrociato le braccia al petto.
-Bè....spero non mi ammazzerai ora-
-Che diavolo dici? Certo che no, ma che stai blaterando?- la Grifona era disposta ai chiarimenti ma non riusciva a capire.
Draco titubava, era sul punto di dire qualcosa, si toccava i capelli in maniera ossessiva, come se dalla quella rivelazione dipendesse la sua vita. Poi si decise.
-
Bè tu hai insinuato cose su di me,per esempio che sono falso...-
-Continua..- lei aveva intuito che c'era qualcosa sotto, ma non voleva scomporsi,dopotutto erano lì per chiarire ma doveva essere lui a rivelarle il misfatto.

-Per Merlino Granger! Ho usato la Legilmanzia.Scusami, lo so che non avrei dovuto, ma tu non mi rispondevi-la guardò di sottecchi per controllare la sua reazione, non aveva ancora tirato fuori la bacchetta per schiantarlo e questo era un bene.
Si tranquillizzò maggiormente quando vide lei per niente adirata, anzi tranquilla.
-Malfoy, bastava aprire bocca ed emettere qualche suono, bastava chiedere, di certo ti avrei risposto. Però non ti azzardare mai più!...Ma come hai fatto? É un'abilità magica parecchio avanzata – era incuriosita e stupita dalle doti del Serpeverde.
-Devi sapere che noi Malfoy siamo abili Legilmens, ma ci è voluta parecchia pratica, mi ha insegnato Piton ad affinare questa arte, quando i Mangiamorte si erano stabiliti al Manor, per difendermi sai, da quelle bestie- aveva fatto una faccia schifata e la ragazza si chiedeva cosa avesse provato a diventare un seguace del Lord Oscuro.
Qualche istante di silenzio, carico di parole latenti. 

-Cosa vedi se mi guardi?- lei rimase spiazzata da quella domanda insolita.
Ci pensò qualche secondo con lo sguardo abbassato, poi alzò il viso e lo guardò.
Voleva dirgli che fissandolo bene come non aveva mai fatto, un po' perché accecata dalla rabbia nei suoi confronti, un po' per la rivalità secolare che c'era tra le loro case, vedeva un ragazzo provato, stanco per l'aver combattuto in qualcosa in cui non credeva, si leggeva dai comportamenti che aveva avuto nonostante fosse stato dalla parte del Signore Oscuro, non era convinto, lei se ne era accorta fin troppo bene.

-Vedo Draco, non Malfoy,non un Mangiamorte. Vedo una persona come tante altre, che forse ha fatto delle scelte sbagliate, se vorrai sfogarti e spiegarmi io sarò contenta di ascoltarti. Sono stufa anche io di combattere Draco, di battibeccare in continuazione per cose inutili.-

E poi ci fu un abbraccio e un bacio sulla guancia al quale Hermione sussultò appena.

-Che strano essere abbracciata dal mio peggior nemico- non sapeva come comportarsi in quel momento, la testa era totalmente annebbiata e si pentì subito dopo di ciò che aveva detto, forse si era offeso, lui che non aveva mai nemmeno osato rivolgersi ad un Sanguesporco se non per sputare veleno aveva compiuto quel passo verso la riconciliazione e lei invece gli aveva risposto acida e sarcastica.
Così ricambiò l'abbraccio, lui la strinse più forte. Hermione provò una sensazione di conforto, si abbandonò a quel gesto che sapeva di perdono, dolcezza, un gesto che rompeva quelle barriere ancestrali di odio. Era un nuovo inizio.

Poi Draco si staccò. Era appagato da quella quantità di affetto. Forse solo sua madre l'aveva abbracciato in quel modo e per un lasso di tempo così prolungato.

-Ti dirò i miei peccati Granger, prometti che non mi giudicherai, ti prego.- il suo tono era notevolmente basso, sembrava quasi che si vergognasse come un ladro per ciò che avrebbe confessato.

Hermione afferrò le sue mani candide per confortarlo, era stata in qualche modo audace e si era meravigliata di sé stessa, non era portata per quel tipo di contatto confidenziale, nemmeno con i suoi migliori amici, ma ora lui ne aveva bisogno. Non le importava più chi fosse stato e cosa avesse fatto in passato

-Te lo prometto-

*

 

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Capitolo 6
*** 6. Assenza ***


 

 

Cari lettori e lettrici,
eccomi con il sesto capitolo. Forse con un'attesa più lunga del solito.
Ma questa parte è leggermente più lunga delle altre, anche perché mi era impossibile spezzarla.
Vorrei davvero ringraziare profondamente chi recensisce e mi dona un po' del proprio tempo,
ma un grazie va anche a chi inserisce questa storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Anche ai lettori silenziosi, so che ci siete. :)
Vi lascio alla lettura sperando che vi piaccia.

 

"Assenza"

Non sapeva nemmeno da dove iniziare, troppi pensieri gli affollavano la mente in quel momento e a dir la verità non sapeva come lui e la Mezzosangue fossero finiti lì, all'alba, faccia a faccia a confrontarsi, ma la cosa più sconvolgente era l'argomento di discussione. Cose così personali, fatti di cui fino a qualche mese prima non si poteva parlare senza rischiare di finire sotto qualche maledizione senza perdono.

Flashback degli ultimi due anni gli passarono davanti a raffica.

Draco era evidentemente confuso da quella situazione così intima con Hermione, la Sanguesporco, ma in qualche modo aveva deciso che doveva fidarsi, se non voleva impazzire tenendosi tutte le sofferenze dentro avrebbe dovuto sfogarsi con qualcuno e nel profondo sapeva che lei poteva ascoltarlo.
L'espressione della ragazza lo incitava a sbloccarsi e cominciare a parlare. Non gli mise fretta, gli lasciò tutto il tempo necessario, attendendo con pazienza.
Poi d'un tratto come un fiume in piena i suoi pensieri scavalcarono gli argini della mente e presero forma.

-Ok, non so nemmeno perché lo sto facendo, ma io ora mi fido di te. Salazar non avrei mai creduto di poterlo dire un giorno, ma è la verità.-
Hermione gli sorrise incoraggiandolo a continuare.
-Da quando sono diventato un Mangiamorte mi sono sempre sentito appeso ad un filo che man mano che passava il tempo si assottigliava sempre di più, non potevo sbilanciarmi in nessuna direzione o si sarebbe inevitabilmente spezzato, non aveva nessun margine di scelta.
Tutti hanno sempre creduto che io appoggiassi pienamente gli ideali che i miei genitori, il mio status sociale mi hanno inculcato da quando ero appena in fasce. Certo fino ad una certa età ero convinto di quello che mi propinavano, ma Merlino! Ero solo un ragazzino, mi lasciavo abbindolare dalle parole di mio padre, ma quello che ero ,e dico ero perché non mi ritengo più tale anche se i segni ci sono e rimarranno per sempre, mi fa rabbrividire e anche allora. Sono stato immolato ed ero una pedina coinvolta in una partita più grande di quanto tutti noi potessimo pensare. Ho fatto tutto ciò che era in mio potere, con tutte le mie forze, per cercare di non immischiarmi troppo, rimanere al di fuori di certe faccende, ma Voldemort era assolutamente un avversario troppo forte, troppo furbo, aveva troppi appoggi e seguaci ed io da parte mia non avevo nessuno. Per un attimo avevo pensato di fare il doppio gioco, credevo di riuscirci, ma la cruda verità era che se mi fossi solo anche avvicinato a voi mi avreste respinto, e non avreste avuto tutti i torti.-

La Grifondoro lesse per la prima volta la tristezza negli occhi di Draco, la disperazione,il rimorso e una tenaglia le strinse la gola. Lei che aveva sempre giudicato.

-L'unica persona che poteva capirmi era mia madre, ma anche lei era succube. Dal canto suo è stata più utile di me, ha spalleggiato Potter nella Foresta Proibita e anche se è l'unica cosa che ha potuto fare concretamente io le sarò sempre grato, forse senza la sua copertura noi non saremmo qui. -
Il biondo si fermò per qualche secondo e guardò Hermione negli occhi.

-Sai ad un certo punto mi sono chiesto se quello che stavo facendo, la perenne angoscia, gli incubi, il non poter nemmeno conversare con i miei amici e le persone che amo, arrivare ad odiare mio padre fosse il prezzo da pagare per essere un Purosangue e mi sono reso conto, anche se troppo tardi, che era veramente alto. E poi a che pro? Con che scopo? Quello di deridere, insultare e discriminare chi non ha i genitori maghi?
Ci siamo sempre ritenuti superiori vivendo nella nostra bolla di comodità superflue, quando avevamo l'esempio lampante che in realtà noi siamo inferiori a chiunque altro, nati babbani, ma a pensarci bene anche i babbani stessi hanno valori più profondi dei nostri.
Non mi sono mai sbilanciato sul serio, ora lo voglio fare. Perciò vorrei scusarmi per tutto quello che ti ho fatto passare, per le mie battute sconvenienti e le cattiverie che ti ho lanciato Granger, se te la senti di accettare le mie scuse ovviamente, ti capirei se fosse il contrario, non si possono dimenticare certe cose.-

Hermione non aveva parole, per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa rispondere e si limitò a sussurrare un “Grazie” appena strozzato, non credeva che si sarebbe commossa né tanto meno si era presentata lì con la pretesa di ricevere delle scuse.
Malfoy si accorse che era in qualche modo scossa e cercò di smorzare la tensione.

-Però non abituarti troppo a queste confessioni o discussioni profonde, qualche battutina me la devi lasciare, sono pur sempre un Serpeverde.-
-Direi che si può fare, non saresti più tu se fossi sempre così gentile e disponibile, ti toccherebbe cambiare Casa.-

Draco le porse la mano e lei la strinse. Forse era un nuovo inizio sul serio.

*

 

Dopo il loro incontro clandestino entrambi erano andati in Sala Grande, ognuno per la sua strada senza destare sospetti e per qualche giorno le loro vite si svolsero parallelamente.
Hermione non aveva mai visto Draco né in classe né per i corridoi, ma non se ne era preoccupata troppo, dopotutto non si potevano considerare amici e credeva che se ci fosse stata l'occasione si sarebbero semplicemente salutati.
Come Merlino volle arrivò anche il week-end e purtroppo anche le lezioni intensive per gli studenti del settimo anno. La McGranitt le aveva introdotte in modo che ci fosse un ripasso costante da parte degli allievi.

-Maggior apprendimento con l'impiego di meno tempo!-

Le sembrava di aver avuto l'idea del secolo da come lo aveva detto, aveva un enorme sorriso stampato sulla faccia da almeno cinque minuti e senza accennare ad un rilassamento dei muscoli aveva continuato a spiegare come si sarebbe svolta la mattinata.
La maggior parte dei ragazzi aveva un'espressione a metà tra l'assonnato e il morente, altri erano accasciati sugli scrittoi e alcuni più svegli che si lamentavano tra loro di non poter allenarsi a Quidditch.
Hermione era la strega più brillante di tutta Hogwarts, ma possedeva già una certa destrezza nell'organizzare il suo tempo per non rimanere mai indietro,lo faceva da sette anni e le scocciava essere lì ad ascoltare inutili riassunti delle lezioni già frequentate.

Strano a dirsi ma anche lei si guardava intorno annoiata picchiettando le dita sul libro di Trasfigurazione.

L'evanescenza attraverso i secoli”

La professoressa seguitava imperterrita nella sua digressione storica sull'argomento.

Draco non c'é”

Aveva controllato, nemmeno lei sapeva perché, ogni angolo della stanza alla ricerca del furetto, ma di lui nemmeno l'ombra.
Si aspettò di vederlo arrivare all'improvviso, magari perché aveva avuto un imprevisto, si era svegliato tardi, si era dimenticato. Ma nulla, mattinata piatta e lenta.

Ma che mi importa se viene o meno”

Il suo sguardo diceva esattamente il contrario di ciò che lei stessa pensava.

Non avrebbe dovuto importarle un accidente di lui, ma non lo vedeva da una settimana ormai, nemmeno in Sala Grande aveva scorto il luccichio dei suoi capelli biondi.
Il posto vicino a Zabini e la Parkinson era sempre vuoto.

-...e insomma come al solito il calderone gli è esploso in faccia.. Hermione mi stai ascoltando?-
Una Ginny perplessa e un poco stizzita scrutava l'amica che aveva lo sguardo fisso sul calice pieno di succo di zucca e lo faceva roteare come se quell'ondeggiare la calmasse.
Nessun cenno.
La rossa le schioccò le dita vicino alle orecchie e lei parve destarsi da una lunga dormita.
-Ma certo! Zabini!- le si illuminò il volto.
La giovane Weasley sgranò gli occhi allibita.
-Ok, mi stai preoccupando. Davvero. Perché te ne salti fuori con Zabini come se fosse la soluzione ai tuoi problemi?-
L'amica le strinse le spalle come a volerla scrollare e farle vedere quello che aveva sotto al naso lampante, ma lei non avrebbe capito, non poteva semplicemente. Non sapeva della conversazione tra lei e Malfoy, così come non sapeva che Hermione si crucciava da giorni nel tentativo di scoprire che fine avesse fatto Draco.

-Perché lui è la soluzione-
Si voltò verso la tavolata dei Serpeverde dove il moro leggeva assorto la prima pagina della Gazzetta del Profeta.

Come ho fatto a non pensarci prima! Chiederò a Blaise”

Giustamente una Grifondoro in mezzo alle serpi non era consuetudine, così decise che non appena lui si fosse alzato l'avrebbe seguito molto discretamente per poi fermarlo con qualche scusa.

-Mi vorresti spiegare?-

-Oh sì, ti spiegherò, ma ora non c'è tempo, controlla Blaise e dimmi quando esce dalla Sala Grande-

Ginny era più confusa di prima, ma conosceva Hermione ed era certa che se necessitava parlare con Blaise c'era un valido motivo. Così,nascosta dalla sua copia del quotidiano,monitorava anche lei le mosse del ragazzo.

Se avesse saputo cosa ronzava nella testa dell'amica.

Il momento atteso non tardò molto ad arrivare ed Hermione prontamente lo seguì a ruota quando fu sicura di non destare sospetti.
Appena uscita dalla Sala Grande cercò di raggiungerlo e tenere il suo passo cercando di non essere sentita o vista.
Erano all'esterno del castello e costeggiavano le serre della Professoressa Sprite. La ragazza intuì che si stavano dirigendo alla Guferia.

Maledizione a Zabini e al suo passo svelto”

Blaise camminava a ritmo serrato, come se fosse in ritardo per un impegno, ma Hermione non demordeva, doveva raggiungerlo, si era messa in testa di parlargli ed era quello che avrebbe fatto.
Lui aveva percorso la scalinata saltando addirittura dei gradini e si erano trovati in cima a tempo record.
Lei si appoggiò al muro dell'entrata, non voleva impicciarsi negli affari del ragazzo, quindi lo avrebbe aspettato fuori, ma le fu inevitabile ascoltare quando lui parlò.

-Mi raccomando, fai attenzione a non rompere la boccetta o dovrò prepararne un'altra. Portala a Draco il più velocemente possibile-

A quelle parole la Grifona si sporse per controllare cosa il Gufo dovesse recapitare a Draco, ma Blaise era di spalle e le copriva la visuale. Riuscì a scorgere solo di sfuggita una piccola ampolla con all'interno un liquido marroncino legata alla zampa del volatile che dopo qualche secondo si fiondò fuori dalla finestra mimetizzandosi nel cielo grigio di Hogwarts.

 

 

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Capitolo 7
*** 7. Ipotesi ***


 

Cari lettori e lettrici,
chiedo venia per l'attesa, ma gli impegni di questo periodo mi sfiniscono 
e trovo davvero poco tempo per rielaborare e aggiornare .
Ad ogni modo spero di farmi perdonare con questo  nuovo capitolo. Lo so che fino ad ora

la narrazione procede un po' lenta, ma devo darvi informazioni che sono fondamentali per il seguito.
Ringraziando chi segue,preferisce,ricorda e recensisce, vi lascio alla storia.
Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate! :)


Ipotesi

Hermione non capiva, ma qualcosa nella sua mente connetteva l'assenza prolungata di Draco con quella misteriosa pozione che Blaise aveva consegnato al gufo che per di più non era il solito che portava la posta a Zabini, era come se il Serpeverde non volesse dare troppo nell'occhio.
La Grifondoro scese velocemente lungo la scalinata. Il ragazzo non le avrebbe mai risposto a ciò che voleva domandargli e se l'avesse beccata lì ferma immobile avrebbe intuito che stava origliando. Non poteva rischiare.
E poi cosa gli avrebbe chiesto?

Ehi senti dove è Malfoy? Perché manca da una settimana?”

Hermione arricciò il naso maledicendosi da sola mentalmente per aver avuto un'idea così patetica e stupida. Solo che l'aveva fatto d'istinto, cosa le dava però adito di pretendere informazioni, forse riservate dato ciò che aveva udito e visto, sul biondo, con il quale sì, aveva avuto una conversazione delicata, ma quel fatto non li rendeva di certo grandi amici.
Era solo stata la bandiera bianca sventolata da entrambi, di comune accordo, niente più battute,minacce, fatture o schiantesimi.
Allora perché si ostinava a cercare risposte?
Si allontanò a passo di carica procedendo a ritroso lungo la strada che aveva percorso qualche minuto prima seguendo Blaise, o meglio inseguendolo, pregando di non essere vista da lui.
Senza contare che una volta tornata al castello Ginny avrebbe preteso una spiegazione sufficientemente lunga riguardo il suo comportamento, e le avrebbe di sicuro cavato le parole di bocca con un incantesimo se fosse stato necessario,perfino prodotto del Veritaserum, conosceva il carattere parecchio fumino dell'amica; accondiscendente, dolce e simpatica, ma non le si poteva mentire.
Avrebbe comunque dovuto affrontarla prima o poi ed era decisamente meglio farlo il prima possibile, almeno si sarebbe tolta un pensiero,uno dei tanti che le ingarbugliavano la mente in quei giorni.

Arrivò in prossimità del cortile interno, quando si trovò faccia a faccia, o per meglio dire faccia a pancia, con il custode delle chiavi e dei luoghi ad Hogwarts, Rubeus Hagrid.
Come sempre aveva la sua palandrana vecchia e alquanto sgualcita addosso, gli stivaloni di pelle tutti infangati con delle foglioline secche appiccicate sui lacci e al suo fianco c'era immancabilmente Thor. Hermione non lo vedeva da tempo e gli sorrise entusiasta.

-Hagrid! Sono così contenta di vederti!- lo abbracciò all'altezza dello stomaco, dove la sua nuca arrivava e cercò di cingerlo con le braccia esili, ma ovviamente la circonferenza del busto del mezzogigante glielo impediva.

-Hermione! Credevo di vederti dentro ma non c'eri, dove sei andata?- la ragazza si staccò facendo qualche passo indietro e presero a camminare insieme.

-Oh a fare una passeggiata all'aperto, sono stata in biblioteca tutta la mattina- si stupì della sua bugia sfacciata, ma ormai era fatta e Hagrid non possedeva la furia omicida di una Veela che invece aveva Ginny. - Tu che ci facevi nel castello?-

-La professoressa McGranitt mi ha chiesto se posso parlare con Fiorenzo per setacciare la Foresta Proibita , ci sono stati avvistamenti- Hermione strabuzzò gli occhi a quelle parole.

-Che tipo di avvistamenti? Creature Magiche?- era avida di notizie, era appena tornata ad Hogwarts dopo una Guerra Magica con annessa la sconfitta del Lord Oscuro e già si presentavano eventi succulenti.

-Non credo che devo dirtelo, io ti voglio bene Hermione, ma non posso rivelare nulla, poi non è sicuro che è tutto vero, devo controllare con i Centauri, però si crediamo che c'è qualche Creatura-

La Grifondoro non si arrese, il pericolo era stato il suo pane quotidiano da sempre e ora Hagrid credeva che qualche Creatura Magica classificata dal Ministero come pericolosa potesse preoccuparla.

-Dai Hagrid! Lasciami venire con te, quattro mani sono meglio che due, e due bacchette più utili che una sola,in più abbiamo Thor e i Centauri, cosa vuoi che succeda?- sapeva essere molto persuasiva se voleva, ma il mezzogigante dava alcun segno di cedimento.

-Il problema c'è, la McGranitt mi ammazza con le sue mani se scopre che non sei nel tuo dormitorio e se ti succede qualcosa? Non pensarci nemmeno! Se vuoi vieni a bere una tazza di tè, ma poi torna indietro-

Hermione accolse l'offerta anche se avrebbe voluto domandare molto di più ed avere altrettante risposte, ma si adeguò alla gentile proposta. Le piaceva stare con Hagrid parlare del più e del meno,di tutte le bestie strane che lui aveva posseduto,ricordare i primi anni di scuola. Anche se non c'erano Harry e Ron, passare il pomeriggio con l'omone le fece bene, per un po' lasciò tutti i quesiti che aveva da parte e la tensione accumulata scomparve.
Solo quando il cielo cominciò a scurirsi e un abbozzo di luna splendente apparve ,la Grifona si avviò verso il castello.

*

Nel momento esatto in cui varcò il ritratto della Signora Grassa due occhi la fulminarono assottigliandosi leggermente. Braccia conserte e un piede che tamburellava sul tappeto. Sembrava una madre apprensiva che aspetta sveglia e vigile la figlia fino al suo ritorno.
-Per Godric, dove accidenti sei stata? Mi sono preoccupata- voleva fare l'arrabbiata, ma si era già sciolta facendo un'espressione alquanto buffa, con gli occhioni spalancati e impauriti – pensavo che Blaise ti avesse fatto una fattura o chissà cosa. L'ho visto tornare ma tu non c'eri, ho controllato ovunque!- ora le aveva fatto cenno di sedersi vicino a lei sul divano della Sala Comune.
Hermione si sentiva così protetta, così amata, avrebbe potuto affrontare tutte le Creature Magiche della Foresta Proibita in una volta insieme alla rossa.
-Alla fine ho rinunciato, non era proprio un'idea brillante parlare con Zabini e così sono tornata indietro a metà strada, ma ho trovato Hagrid e ho fatto una piccola deviazione alla capanna, scusami-
Ginny le prese una mano.
-Non scusarti, hai fatto bene.- si alzò sistemandosi la camicetta spiegazzata -andiamo a cena ora? Girare per tutto il castello mi ha sfinita e ho un enorme buco nello stomaco-

Perfetto! Si era dimenticata, almeno apparentemente, della sua promessa, ma di sicuro le sarebbe tornato in mente in Sala Grande e lei non aveva nessuna voglia di raccontare o spiegare nulla quella sera.

-Ho già mangiato qualcosa da Hagrid, credo che andrò a dormire- baciò la gota dell'amica e si diresse nella loro stanza, mentre Ginevra la squadrava con aria inquisitoria. Di sicuro il comportamento della riccia la insospettiva molto, ma non proferì parola.

*

Hermione si gettò sul letto pancia all'aria rimurginando su quella misteriosa ampolla dorata che Blaise aveva preparato per Draco.

Forse potrei consultare qualche volume specializzato in biblioteca, anche se la pista è molto vaga, avere come unico indizio il colore della pozione non è un granché!”

Decise di partire dal libro di testo , ma come temeva il risultato fu deludente, c'erano un'infinità di pozioni con la cromatura vicina al marrone.
Le passò in rassegna una ad una, tentando di fare qualche ipotesi a riguardo.

Pozione Scordarella, dubito che si sia assentato per così tanto tempo per questa, e poi anche lui a quanto ne so è un bravo pozionista, è roba da primo anno! Niente”

Girò qualche pagina.

Pozione Scacciabrufoli. Ok questa la escludo a priori, non credo che Malfoy abbia problemi di acne!”

Scorse con lo sguardo il resto del tomo, quando si ricordò improvvisamente di una lezione con Piton al terzo anno. Oh le era rimasta parecchio impressa, non solo perché la preparazione della pozione che lui aveva presentato alla classe quel giorno era davvero complessa, cose che andavano ben oltre le capacità di un mago tredicenne, ma soprattutto era illegale, doveva esserci una autorizzazione del Ministero. Non poteva credere, nemmeno lontanamente sospettare che il Serpeverde avesse realizzato una pozione di così alta difficoltà, tra l'altro senza averlo dichiarato a chi di dovere. Eppure aveva un'immagine vivida di Piton che teneva in mano una boccetta con un liquido identico a quello che aveva visto qualche ora prima.
Doveva fare ulteriori ricerche, andare nel Reparto Proibito e subito, non aveva tempo di chiedere il permesso ad un docente.
Aprì la sua borsetta di perline che aveva nascosto sotto il materasso, lontano da occhi e mani indiscrete e ne tirò fuori la Mappa del Malandrino.
Pronunciò la consueta frase e, come la prima volta che l'aveva utilizzata, le apparvero Hogwarts e dintorni.
Controllare Gazza era la prima mossa e successivamente assicurarsi che fosse abbastanza lontano dalla biblioteca.

Ottimo! È nel suo ufficio”

Una ricognizione veloce anche alla Capanna di Hagrid. Giusto per curiosità.
Fortunatamente Hermione era seduta quando notò che appena fuori dall'abitazione ,proprio al limitare della Foresta Proibita, era segnalato Draco che pareva muovesi freneticamente.
Aveva rischiato di svenire. Il suo segnalino si vedeva a intermittenza, come se la mappa facesse fatica a localizzarlo, mentre poco dopo lo raggiunse Hagrid con Thor e qualche Centauro accerchiandolo.
Non sapeva quale forza ignota premeva dentro di lei, ma sentiva un impulso viscerale,una voce flebile che cercava di urlare qualcosa, le diceva di alzarsi e correre fuori, ma si sentiva come inchiodata al letto, gli occhi sbarrati.
Aveva un'ipotesi e per la prima volta sperava di sbagliarsi.

 

 

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Capitolo 8
*** 8. Foresta Proibita ***


Cari lettori e lettrici,
rieccomi con l'ottavo capitolo. Aggiorno a quest'ora perché ci tenevo a pubblicare,
in più in questi giorni non potrò essere molto presente.

Ringrazio tutti quanti ,lo faccio sempre ma è importante ringraziare i lettori,
i silenziosi, chi ricorda,segue,preferisce e recensisce.


Buona lettura!!

Foresta Proibita

Hogwarts

Quando la McGranitt lo aveva convocato nel suo studio non sapeva che aspettarsi, ma aveva intuito che non erano buone notizie a giudicare dai suoi occhi compassionevoli.
Certo si sarebbe aspettato di tutto, ma quello no, mai.
-Lei lo sa, signor Malfoy cosa significa vero?- si torturava le mani e deglutiva spesso. Era parecchio agitata, ma mai quanto Draco che annuì semplicemente mentre stava già programmando come avrebbe agito nei giorni seguenti. Avrebbe tentato di rivolgersi al padre, forse al sapere che lei era in pericolo avrebbe preso posizione, una volta tanto.
Continuò – Conosce il Codice di Condotta dei Lupi Mannari, sa cosa prevede. Dovrà essere segnalata, ho le mani legate Malfoy, mi dispiace.-
Sapeva benissimo anche quello, ed era ciò che lo preoccupava di più. Perciò doveva trovarla e riportarla a casa, dove doveva stare, prima che si trasformasse,i Centauri la catturassero e la McGranitt contattasse il Ministero. Aveva poco tempo.
Una settimana.
Mancava una settimana alla luna piena.
Si sbrigò a ringraziare la donna e uscì in fretta e furia per andare a prendere la sua roba al dormitorio.
Poi pensò alla Granger. Non poteva dirle nulla, ma si sentiva uno straccio a dover andarsene senza almeno vederla. Ora che si erano riappacificati l'aveva vista sotto una nuova luce, una luce che lo intrigava.
Draco era sicuro che con lei avrebbe risolto tutto, la sua intelligenza, la sua perspicacia il suo sangue freddo l'avevano sempre affascinato. L'ammirava.
Decise che una deviazione alla biblioteca poteva anche farla, sperando che fosse lì a studiare come al solito. Affannato raggiunse il terzo piano, si riavviò i capelli e si sistemò il colletto della camicia.

Perché lo faceva?

Entrò nell'immensa stanza tappezzata di libri, quel luogo che lei tanto amava e che era rifugio sicuro in cui evadere dalla cruda realtà. Un giorno l'avrebbe portata alla biblioteca del Manor che poteva vantare di un'ingente quantità di volumi che suo nonno Abraxas gli aveva lasciato.

Piano con le fantasie Draco”

Girovagò per qualche minuto tra le alte scaffalature, le luci fioche e gli studenti curvi sui libri, ma della Granger nemmeno l'ombra. Nessun ricciolo ribelle, nessuno sguardo concentrato su pergamene e pagine ingiallite, nessun dolce profumo né la sua pelle delicata.
Un'ultima occhiata sconsolata dietro di sé mentre si trovava sulla soglia.
Doveva andare,non poteva permettersi un secondo di più di permanenza in quel castello.

*

Malfoy Manor

-Vi prego padre- supplicava, non era da lui, assolutamente, ma le circostanze lo obbligavano e spingevano a quel comportamento -non crederò mai, nemmeno nel meandro più recondito della mia mente, che non la amiate, fa parte della vostra vita,della nostra e l'avete lasciata sola troppo a lungo.-
Lucius sembrava non preoccuparsi affatto delle parole del figlio. Gli dava le spalle fissando il crepitio del fuoco nell'imponente camino di pietra scura mentre accarezzava il lungo, aristocratico bastone da passeggio che celava l'infallibile arma recante al suo estremo una testa di serpente in argento, impreziosita ulteriormente con due piccoli smeraldi luccicanti.
L'uomo fece un sospiro profondo, quasi seccato da quella richiesta che si era già presentata in passato. Non rispose.

Ora Draco era veramente stufo, ma non aveva la forza di ribattere a dovere. Era sull'orlo di una crisi di nervi e stava per mettersi a piangere, ma non doveva mostrarsi più debole di quanto già non fosse agli occhi del padre -siete meschino, crudele – trasudava disprezzo, aveva il viso oscurato da un ghigno che esprimeva quel sentimento -come potete stare calmo alla luce di ciò che sta accadendo?- Si avvicinò di più al suo interlocutore che non accennava a muoversi o reagire – se non intervenite, lei morirà e a quel punto sarà troppo tardi. Sarete odiato anche dalla madre – glielo aveva sibilato nell'orecchio, come una profezia antica che si sarebbe compiuta a breve.

Solo nel momento in cui sua moglie Narcissa era stata presa in causa, con tono molto basso e cupo, si degnò di proferire parola – Non osare rivelare nulla a tua madre o sarai tu a lasciarci le penne – gli aveva rivolto uno sguardo che non ammetteva repliche, ma Draco conosceva ormai bene quel bastardo.

Siete così presuntuoso da non volere guardare più in là delle vostre convinzioni, non avete ancora capito che la madre lo sa già? - ora si era messo di fronte a Lucius in modo che per una volta lo guardasse dritto negli occhi – Soffre, è sempre chiusa in camera, piange, cerca di non farsi sentire,di non farsi vedere debole da voi, ha paura che la giudichiate anche se in realtà lo avete sempre fatto. Con tutti. - Lucius stringeva la mascella, era evidentemente adirato,sapeva che il figlio aveva ragione, ma non avrebbe mai ceduto ad un ragazzino.
-Questo è quello che abbiamo deciso, molti anni fa, non intendo, in alcun modo, revocare questa nostra scelta -
Suo padre aveva varcato il limite. Scoppiò in un impeto di rabbia repressa.
-Basta! Sei tu che hai deciso, non io, non la madre, tu hai deciso del suo destino. Per me questa conversazione è terminata, se non vorrai aiutarmi farò da solo. Con permesso.-
Lucius non ebbe il tempo di ribattere perché Draco era già nell'atrio del Manor. Sapeva che stava andando alla Foresta Proibita correndo un rischio enorme.
Il plop sonoro della materializzazione gli diede la conferma.

*

Draco si tastò più volte il volto e le braccia contento e rassicurato dal fatto di non essersi spaccato durante la materializzazione. Realizzarla in modo così repentino senza prefissarsi con chiarezza la destinazione era molto pericoloso, ma lui aveva confidato nelle sue doti e aveva fatto bene.
Non aveva idea di dove fosse, sapeva solo che era lì nella foresta, ingabbiata come una bestia da circo, come una bestia feroce.  

*

Era ora di cena, ma l'oscurità era già piombata su Hogwarts e i suoi confini.
La Foresta Proibita non gli era mai parsa così oscura e sentiva una sensazione perturbante addosso, come se qualcuno lo stesse fissando nascosto tra gli enormi alberi che punteggiavano la zona.
Si guardò furtivo intorno.
Da dove avrebbe potuto iniziare se non sapeva nemmeno in che punto della foresta si trovasse?

Se ci fosse la Granger”

Ma Hermione non c'era, perciò doveva togliersela dalla testa e iniziare a ragionare seriamente.
Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi sui rumori intorno a lui.
Un silenzio tombale, inquietante gli ricordò quella volta che si era addentrato lì con Lenticchia,lo Sfregiato e il Mezzogigante al secondo anno per colpa di quello stupido di Gazza, ma ora non poteva permettersi di avere paura.
Sussurrò -Lumos- avanzando di qualche passo.
Notò sul suolo fangoso dei solchi che si propagavano in una direzione, come se una persona fosse stata trascinata per le braccia, partivano da qualche metro più indietro rispetto a lui.
Si fidò ancora una volta del suo istinto e seguì la scia.
Dopo una decina di minuti gli parve di udire dei singhiozzi, ma la luce della bacchetta era troppo leggera per illuminare una porzione abbastanza ampia del percorso, così proseguì.
Le radici degli alberi erano talmente esposte che rendevano arduo il passaggio e Draco sentiva i singulti sempre più potenti, ora rimbombavano anche dentro di lui, gli pulsavano le orecchie e il cuore sembrava impazzito, doveva sbrigarsi.

Poi la trovò, finalmente poteva vederla, così rannicchiata su sé stessa che pareva una bambina spaventata e in effetti lo era. Era legata per i polsi con delle catene, niente lacci magici per fortuna, sarebbe stato più facile liberarla.
I suoi vestiti erano rotti e pieni di terra,i capelli erano sporchi e spettinati.
Draco poteva scorgere anche ad una certa distanza i lividi bluastri che aveva sul collo e sulle braccia fragili,come lei che non riusciva nemmeno a muoversi, rimaneva lì seduta appoggiata ad un tronco cingendosi la vita come a ripararsi da un freddo che in realtà non c'era. Ma piangeva e per lui era troppo.

Quei bastardi dei Centauri me la pagheranno, a costo di ammazzarli uno ad uno con le mie mani”

Con molta calma si avvicinò a lei, non voleva spaventarla.
-Thalestris- sussurrava, voleva farla abituare alla presenza di qualcuno. Guadagnò forse un metro e di nuovo la chiamò -Thalestris, sono io, Draco-
lei si girò con estrema lentezza, come se provasse dolore nel muoversi, e forse era così.
Quando mise a fuoco e capì chi aveva davanti un impercettibile sorriso si dipinse sul suo volto stanco, troppo affaticato per essere quello di una bambina.
-Draco, portami via- si rigirò, era troppo provata per dire altro.
Il biondo ora le era accanto e con un semplice “Evanesco” aveva fatto sparire quelle morse che la opprimevano. La prese in braccio. Pesava pochissimo, gli parve di avere tra le braccia un cumulo di stracci più che una persona.
Dalla tasca della giacca tirò fuori una piccola boccetta con un liquido marroncino con delle sfumature dorate, la agitò, poi tolse il tappino di sughero che la sigillava e con molta calma, goccia a goccia la fece bere a Thalestris.
Aveva fatto in tempo, sperava che la pozione fosse perfetta, ma Blaise era un abile pozionista tanto quanto lui e non temeva.
Si guardò intorno per decidere quale direzione prendere e cominciò a camminare.

*

Era riuscito ad arrivare appena fuori dalla foresta, riconosceva la Capanna del mezzogigante. La sua mente vagava veloce alla ricerca del prossimo movimento.
Sapeva che non poteva materializzarsi con lei,c'era un rischio troppo alto e non poteva correrlo, non ora che l'aveva trovata. Doveva riuscire a trovare un modo per portarla al Manor, se ne sarebbero occupati al meglio gli elfi, anche se la trasformazione era lenta e dolorosa, ma soprattutto era pericolosa anche per chi le stava intorno.
L'avrebbe lasciata al sicuro nel boschetto privato ma prima doveva arrivarci e non era cosa da poco.
Rimase spiazzato quando sentì abbaiare. Era quel cane bavoso di Hagrid.

Maledizione”

Si mise a correre ma non aveva visto un'orda di Centauri guidati da Fiorenzo arrivare verso di lui minacciandolo con gli archi. Lo circondarono.
-Non ci provate!- stava urlando e aveva posato una mano sulla testa della ragazzina,voleva rassicurarla – lasciatemela portare via, devo proteggerla!-
La voce profonda dell'omone si stagliò nell'oscurità – No Draco, devi proteggere te stesso, lasciala con i Centauri- si avvicinava. Di sicuro voleva farlo ragionare.
-Ma che vai dicendo, lei è mia sorella, sono io che devo curarmi di lei! Guarda come l'hanno ridotta quelle bestie!- occhiate truci alle creature che avevano ancora le armi alzate – io me ne vado, con lei, che voi vogliate o meno, è questione di minuti e si trasformerà. Perciò spostatevi-

Un'altra figura comparve nelle tenebre. Il ragazzo cercava di metterla a fuoco mentre pian piano si rivelava.
Era lei, era venuta. Ma come faceva a sapere?

Che domande lei è la Granger, sa sempre tutto”  
Draco si sentì in qualche modo sollevato dalla sua presenza, lei confabulò qualcosa con i Centauri, ma parlò a voce talmente bassa che non riuscì a captare nulla.
Le creature annuirono e abbassarono le difese.

-Da quanto sei qui Granger?-
-Sono stata qui il tempo utile per capire che ti serve una mano, avremo tempo per le spiegazioni più tardi, ora pensiamo a trasportarla- un rassicurante sorriso mentre gli offriva il suo aiuto.
-Grazie Granger-

Ho bisogno di te”

*

P.S: Come avrete capito leggendo, se siete arrivati fin qui senza addormentarvi, è un flashback in cui si vedono i momenti cruciali di quei giorni descritti nel capitolo precedente però dal punto di vista di Draco.
Ah se volete farmi un piccolo regalino, visto che oggi è il mio compleanno :D, lasciate anche una piccola recensione.
Grazie a tutti!
Un bacio

 

 

 

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Capitolo 9
*** 9. Gioco di squadra ***


Cari lettori e lettrici,
eccoci qui con un capitolo fresco fresco, il nono!
Spero, con questo nuovo aggiornamento, di non deludere
le aspettative di quanti mi hanno scritto entusiasti del colpo di scena 
dell'ottavo capitolo. Con calma si fanno largo anche sviluppi più consistenti
nel rapporto tra i due protagonisti. Insomma chi leggerà scoprirà.
Come sono solita fare, ringrazio moltissimo tutti quanti.
In modo particolare quelle persone che hanno recensito il capitolo scorso ( e qualcuno di loro anche i precedenti),
mi date una forza incredibile per continuare nella storia con maggior voglia e impegno. Tutti contribuite 
a far vivere questo racconto, anche chi preferisce, ricorda e segue, ma anche i "silenziosi", mi piace chiamarvi così.
Sono contenta che ci siate.
Mi blocco qui con l'introduzione e...
Buona lettura!!!
:)

 

Gioco di squadra


Si stava avvicinando pericolosamente la notte, il cielo era già scuro da tempo a causa della giornata nuvolosa che aveva coperto il cielo di Hogwarts già durante la giornata.
Forse con quelle condizioni atmosferiche avrebbero avuto più tempo per provare a portare Thalestris a Malfoy Manor. Un po' di nubi non avrebbero di certo ostacolato la trasformazione, la Luna campeggiava comunque minacciosa nelle tenebre, ma non vederla direttamente poteva aiutare i due giovani nella loro lotta contro il tempo.
La materializzazione era tassativamente esclusa, era troppo rischioso tentare, la piccola era estremamente debilitata, probabilmente aveva anche la febbre. Draco l'aveva avvolta nella sua pesante giacca nera che riusciva a coprirla interamente lasciandole scoperto solo il viso per farla respirare normalmente.
Hermione lo fissava compiere quei gesti mentre si allontanavano dai confini della Foresta.
Nessuno dei due parlava, sembrava quasi che trattenessero il respiro per non svegliare Thalestris che sonnecchiava più o meno tranquillamente tra le braccia del fratello.
Era così diverso, Draco.
Quelle carezze, quegli sguardi di affetto che rivolgeva a lei, Hermione non li aveva mai nemmeno scorti per sbaglio sul suo cipiglio sempre severo e spocchioso.
Durante quei sette anni ad Hogwarts i suoi dubbi che fosse una vera serpe di Casa e di fatto si erano sempre rivelati fondati.
Perché si comportava in quel modo da superiore Purosangue, da menefreghista patentato se era capace di quelle dolcezze?
La Grifondoro lo controllava ora mentre risalivano la collinetta che portava al castello.
Sguardo lievemente altero nonostante tutto, ma quello era il suo portamento da giovane rampollo cresciuto in una famiglia ricca e potente.
A lui donava in modo particolare quell'alterità, quella fierezza; a primo acchito si poteva dire che fosse un vanaglorioso senza cuore e anima.
Hermione aveva capito quella notte, e forse quel pensiero le rodeva il cervello anche qualche giorno prima, che doveva dimenticare il Malfoy che conosceva, o che pensava di conoscere.

Lui si girò e le indirizzò un mezzo sorriso sghembo. Ricambiò imbarazzata mentre le sue gote acquisivano una tonalità cremisi. Cominciò a camminare più rapida per raggiungere la cima dell'altura distogliendosi dalla visuale di Draco che parve essere divertito da quella reazione.
-Bene- esordì la Grifona girandosi e mettendosi le mani sui fianchi -ora dobbiamo portarla al più presto al Manor.- una pausa mentre aspettava che anche il Serpeverde giungesse. - niente materializzazione, nemmeno quella congiunta, sappiamo benissimo entrambi il perché- Draco annuì serio – ho ipotizzato che potremmo utilizzare la Metropolvere...-
-No Granger, accoglierei volentieri la tua idea, ma non abbiamo tempo a sufficienza per entrare nel castello e andare al camino più vicino... e poi ti ricordo che dentro nessuno è a conoscenza di Thalestris. Certo, a parte la McGranitt, ma non può aiutarci, se sapesse che l'abbiamo trovata sarebbe costretta ad avvertire il Ministero e di conseguenza mio padre e.. insomma non è sicuro per lei- aveva un'espressione alquanto frustrata.
Hermione si guardava intorno agitata come se si aspettasse di trovare la soluzione nascosta dietro qualche albero o roccia.

-Accidenti a Merlino! – non era da lei non sapere cosa fare. Si era lanciata da Draco,Morgana sola era a conoscenza del motivo,uscendo dal dormitorio in pantofole per poi accorgersene a metà scala, gli aveva offerto il suo aiuto e ora non era in grado di fare nulla di utile.
Si mordeva il labbro inferiore talmente forte che le si formò un piccolo taglietto sulla carne rossa.
Poi un lampo di genio. Gli occhi le luccicarono. Le parve di rivivere uno di qui momenti con Harry e Ronald quando si trovavano nei pasticci fino al collo e quando tutto sembrava perduto faceva capolino un'idea brillante.

-Forse ci sono!- si mise a spiegare la sua idea, forse un po' folle, ma pur sempre meno ardua in applicazione rispetto alla  materializzazione. 
Camminava in circolo, avanti e indietro sulla stessa traiettoria – Quando hai fatto entrare i Mangiamorte a Hogwarts cosa hai usato?- domanda retorica, voleva aiutarlo a capire da solo il suo piano.

Il biondo si incupì al rimembrare quel giorno nefasto, ma Hermione non era una sciocca, perciò le rispose – Con un armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità., ma Gran...-
-Lasciami finire per l'amor del cielo! Non dobbiamo usare l'armadio, anche perché il gemello si trova da Magie Sinister e non è quella la nostra meta- si era messa proprio a un palmo dal naso di Draco fermando il suo roteare incessante sull'erba fresca ,al contrario di prima nessuno dei due abbassò gli occhi – Che incantesimo hai usato quando facevi le prove?-
Il viso di Malfoy si distese assumendo un'aria stupita, illuminandosi come lei poco prima.

-Incanto di Spostamento!-
Lei sorrise. Riposta corretta.
-Granger sei un genio- le schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
Se prima era impercettibilmente a disagio, in quel momento fu peggio,si sentì avvampare.

-Ehm.. ecco come sai questo incantesimo non è particolarmente difficile, ma ci sono comunque dei rischi- giocherellava con il bordo del maglione che indossava, forse cercando di calmarsi per attenuare il rossore – quindi forse dovremmo fare qualche tentativo con un paio di oggetti-Draco era estremamente calmo, forse troppo secondo lei, le si avvicinò di nuovo.
-Non servono tentativi Granger, tu eseguirai l'incantesimo, mi fido di te-
Alcuni secondi di silenzio carichi di tensione, paura, ma anche di voglia di riuscire, di energia positiva.
Alla riccia quegli istanti parvero interminabili, ma non era in grado di staccarsi dai magneti che Draco si ritrovava come occhi, e non si capacitava del perché. Un'altra incognita che Morgana le aveva lasciato.
-Ok- fu lei a rompere quel muto scambiarsi di opinioni – e tu come farai ad arrivare? Insomma non vorrai che esegua l'incantesimo anche su di te, non credo di farcela-

Draco non prese nemmeno in considerazione la sua ultima frase -Thalestris rimarrà qui con te, io mi dirigerò ai confini di Hogwarts e mi materializzerò al Manor, nei sotterranei sarà meglio. Non credo che mio padre sia in casa e anche se lo fosse gli elfi ci proteggeranno, ma preferisco non rischiare. A quel punto potrai agire e una volta arrivata tornerò qui per prendere te- Aveva dato per scontato che lei lo seguisse, ma poi pensò che forse non era così e si affrettò ad aggiungere  -sempre che tu voglia-

-Che Grifondoro sarei se non ti aiutassi fino in fondo?- fece spallucce, era cosa ovvia per i rosso-oro impiegare tutte le energie a disposizione per perorare una causa.
-Benissimo- Malfoy appoggiò delicatamente la sorella sul prato – A tra poco- cominciò a correre e qualche momento dopo era già un minuscolo puntino all'orizzonte.

Speriamo”

 

*

Hermione serrò le palpebre. Necessitava di tutta la concentrazione che possedeva, doveva preparare ogni singola fibra del suo corpo per la buona riuscita dell'incantesimo.
Inspirò a fondo l'aria umida di quella notte che stava per inghiottirla con il suo mantello oscuro.
Espirò e studiò il corpo immobile di Thalestris che era in una sorta di dormi veglia.

Si sentiva bloccata.

E se avesse sbagliato?
Non potevavoleva deludere Draco, le aveva dato così tanta fiducia che non si meritava di trovarsi una sorella morta per di più per mano sua.
Tirò fuori tutta la sua caparbietà, il suo sangue freddo, la sua calma.
Harmonia Nectere Passus”
Lo ripeté a mente talmente tante volte che alla decima le parole le uscirono spontanee
-Harmonia Nectere Passus-
Fu decisa, non troppo rapida o lenta.
Thalestris assunse gradualmente una consistenza ineffabile finché non scomparve totalmente.
La ragazza si accasciò a terra come se avesse sostenuto una battaglia contro venti Graphorn da sola.

*

Il giovane Malfoy era giunto al Manor già da una dozzina di minuti.
Aveva chiamato con un naturale schiocco di dita tutti gli elfi che obbedivano solo a lui.
Cinque piccole creature dalle orecchie troppo grandi erano comparse vociando in coro
-Al suo servizio, Signore-
Draco impartì ordini ad ognuno di loro, raccomandò che Lucius non venisse a sapere nulla della presenza della figlia.
-Padroncina torna!- un'elfa con i piedi e le mani fasciate, senza ombra di dubbio si era punita da sola per qualche errore che non aveva commesso, saltellava in giro tra le colonne di pietra continuando a ripetere quella frase.
-Si Daisy- il biondo era calmo e la guardava quasi in modo comprensivo – la padroncina tornerà al più presto, perciò ho bisogno che voi mi aiutiate-
-Noi aiutare sempre padrone, padrone dice cosa noi fare e elfi fa subito- ora era stato Perry a confortare Draco.
-Dovrete condurla nella nostra radura privata durante la sua trasformazione, lì sarà al sicuro, assicuratevi che non si ferisca e una volta tornata alla forma umana la medicherete, ha molti lividi freschi e qualche taglio, la laverete, la nutrirete e le preparerete un letto qui mentre io cercherò di avvertire mia madre, tutto chiaro?-
Gli elfi non risposero, ma si gettarono sul corpicino della piccola.
Un macigno enorme scivolò via dal cuore di Draco, la Granger ci era riuscita, non ne aveva dubbi.
Fece un cenno con il capo agli esserini e di nuovo Thalestris fu portata via, era al sicuro.
Ora doveva tornare da Hermione, la sua Grifondoro, la sua testa calda.

*

Quando fu sulla collinetta la trovò sdraiata, come svenuta sulla coltre verde.
La sollevò tra le sue braccia.

“Chi l'avrebbe mai detto? Io che mi prendo cura della Sanguesporco, di quella che è stata la mia peggior nemica. Quanto sono stato cieco a non vedere a mezzo centimetro più in là delle malsane idee di quel pazzo di mio padre. Al diavolo lui e il sangue puro”

Le sfiorò la guancia che si era arrossata per lui e un ebbe un sussulto interiore a quel pensiero, quella famose farfalle nello stomaco che non aveva mai percepito, per nessuna. Aveva sentito parlare di quella sensazione, e ora la capiva, se non avesse conosciuto quel detto avrebbe creduto che nel suo stomaco volassero quegli insetti.
Forse anche lui aveva quell'effetto su di lei. Dentro di sé lo sperava, ci credeva anche.
Passò in rassegna i tratti delicati di Hermione.
Sentì un desiderio irrefrenabile di posare le sue labbra su quelle di lei, ma non voleva rubarle un bacio, voleva che fosse sentito, vissuto da entrambi.
L'avrebbe conquistata, con calma. Non voleva spaventarla, né voleva che pensasse che i suoi atteggiamenti fossero dovuti agli ormoni. Merlino no!
Perso tra le sue congetture , il ragazzo, ormai al di fuori delle barriere anti-materializzazione di Hogwarts, tornò al Manor con lo stesso plop con cui era arrivato qualche ora prima.

*

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Capitolo 10
*** 10. Scappare ***


Rieccomi lettori e lettrici con il decimo capitolo.
Inizio avvertendovi che è più lungo degli altri,
perciò non mi dilungo molto in introduzioni inutili.
 Ci ho lavorato molto e spero che vi piaccia. 
Vi lascio alla lettura ringraziando, ovviamente.
Grazie lettori silenziosi, lettori che preferiscono, seguono e ricordano
e un grazie caloroso a chi qualche minuto prezioso lo utilizza per dirmi cosa ne pensa.
Grazie ad ognuno di voi.
Un bacio e buona lettura!

 

Scappare

Hermione percepiva i suoni in maniera ovattata, come se fosse in una bolla di gommapiuma.
Le palpebre erano pesanti, cercava con tutti i suoi sforzi di aprire gli occhi per capire cosa stesse succedendo, ma proprio non ci riusciva.
Però non era proprio una sensazione sgradevole, anzi, le pareva di essere sdraiata su una nuvola enorme, soffice, una nuvola che si adattava sotto il peso del proprio corpo.
Qualcuno fece scivolare all'interno della sua bocca un paio di gocce che sapevano di..un sapore sgradevole, su questo non ci pioveva.
Se non fosse stato qualcosa di liquido lei avrebbe giurato di aver appena ingoiato una caramella tuttigusti +1.
A parte il gusto vomitevole, le gocce la stavano rinvigorendo, ora i suoni erano più nitidi e riuscì a socchiudere un occhio.
Constatò che non si trovava ad Hogwarts, né tanto meno sulla collinetta dove aveva praticato l'Incantesimo di Spostamento.
Si ricordò della sorella di Draco, chissà se ce l'aveva fatta ad arrivare sana e salva, chissà se si era trasformata. Hermione aveva perso la cognizione del tempo, per quanto ne sapeva potevano essere trascorse ore, magari giorni.
Troppi punti di domanda a cui rispondere e lei troppo a pezzi per impegnarsi a risolvere anche quelli.
Lasciò che la bolla la ringhiottisse e sprofondò in un quieto sonno.

*

Gli elfi avevano eseguito per filo e per segno le istruzioni impartite dal padrone.
Quando le prime luci dell'alba erano comparse tra i pini, Thalestris aveva ripreso la sua forma umana, i vestiti già rovinati erano ormai ridotti a brandelli e aveva una ferita profonda sul braccio sinistro.
Era stata portata dentro, lavata,curata e nutrita e ,allo stesso modo di Hermione, era stata adagiata sul letto. Bevve anche lei quella disgustosa pozione Cura Ferite.
Draco uscì dalla stanza non prima di averle posato le labbra sulle tempie e averle rimboccato le coperte, più che un fratello sembrava un padre. Doveva esserlo perché Lucius non si sarebbe di certo preoccupato in quel modo, anzi,se fosse stato a conoscenza della presenza della figlia al Manor l'avrebbe consegnata al Ministero che senza troppe cerimonie l'avrebbe spedita all'orfanotrofio.
Il giovane Malfoy si diresse a passo deciso verso la camera della madre, da quel momento solo lei era in grado di aiutarlo a tenere testa al padre.
Bussò un paio di volte prima che i singhiozzi cessassero e una voce flebile lo invitasse ad entrare.
La donna forte, coraggiosa e fiera che conosceva aveva fatto posto ad una Narcissa sciupata, con gli occhi gonfi e un fazzoletto sempre in mano.
Le portava i pasti regolarmente tre volte al giorno, ma quando tornava trovava sempre il vassoio ancora pieno e la madre sempre sprofondata nella poltrona di velluto rosso accanto al camino o sdraiata sul letto dando le spalle alla porta.
Non usciva nemmeno per fare una passeggiata nel giardino del Manor, non invitava più le amiche per il tè pomeridiano da almeno tre mesi.
Draco prese coraggio e si accostò a lei abbracciandola. Sentì le sue lacrime calde cadergli sul polso. La strinse più forte.

-L'ho trovata madre- Narcissa si irrigidì per un attimo e poi scrutò il figlio con aria speranzosa -sono stato nella Foresta Proibita, per fortuna la McGranitt l'ha sempre tenuta d'occhio da quando è..scappata, sai?- le rivolse uno dei suoi sorrisi abbozzati – Lucius non sa che è qui – la donna si raddrizzò sulla poltroncina – sì è proprio qui, sarà contenta di vedervi, mi ha già chiesto di voi. Ora è un po' debole, la prima trasformazione è dolorosa e faticosa, ma lei è una forte. So da chi ha preso – lei ricambiò l'abbraccio e si mostrò felice per la prima volta dopo molto tempo.
Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito.

-Grazie, Draco.- gli spostò indietro sulla nuca un ciuffo biondo ribelle che gli era ricaduto sull'occhio -come hai fatto?-

Pensò alla Granger, senza di lei di sicuro sarebbe stato più difficile e forse non ce l'avrebbe mai fatta.
-Ho avuto un aiuto speciale, diciamo così.- pausa -Se chiami Daisy lei ti porterà da Thalestris, dobbiamo tenere nascosta la faccenda al padre per un po', solo tu puoi convincerlo ora come ora, non voglio che torni da quella famiglia-
Narcissa era in piedi, Draco la studiò. Sicuramente era dimagrita di qualche chilo, aveva gli occhi affossati, ma per lui era sempre bella.
-Ci penserò io, tu sei già stato troppo assente da scuola-
Un ultimo bacio e Draco fu in corridoio.

-Per la barba di Merlino!- il biondo si guardava intorno confuso,sorpreso e anche..sì doveva ammetterlo almeno a sé stesso, alquanto dispiaciuto -dove accidenti è finita la Granger?- schioccò le dita e Daisy apparve, si inchinò, come faceva di consueto quando la chiamava
-Padrone- Fece un cenno con il capo al letto vuoto dove solo mezz'ora prima aveva lasciato Hermione.
-Oh la signorina doveva andare a...- Draco alzò il tono di voce senza che terminasse la frase -Doveva andare? Era uno straccio e hai lasciato che andasse via?- la piccola creatura prese le enormi orecchie e se le tirò davanti agli occhi come a proteggersi dall'ira crescente del giovane.
-No padrone, la signorina ha riposato un poco, io dato la pozione poi lei ha detto a Daisy che non poteva stare qui, ha usato Metropolvere per tornare a Hogwarts- l'elfa ora tremava, sapeva che avrebbe subito punizioni se il padrone non fosse stato soddisfatto del suo lavoro.
-Sempre la solita testarda Grifondoro- il Serpeverde pensava a voce alta -saremmo tornati domattina, ma vuole fare sempre di testa sua!- si passò una mano sulla faccia -Bene Daisy, vai pure- la liquidò con un gesto rapido della mano. Sparì velocemente così come era arrivata.

Draco si tuffò sull'enorme letto a baldacchino allentando il nodo della cravatta rigorosamente scura e sollevando un profumo delicato, fresco, sembrava mughetto. Era il suo. Si portò al viso le lenzuola candide e inspirò a fondo quell'aroma.
Sì era proprio quello della Granger.

Quella ragazza è un po' troppo orgogliosa, pronta a buttarsi nel fuoco per gli altri ma non si lascia mai aiutare nemmeno quando ne ha bisogno.Domani mi sentirà, volente o nolente!”

Si addormentò ancora vestito di tutto punto tra coperte al mughetto e molti pensieri, forse troppi, su Hermione.

*

Hermione era arrivata al camino del seminterrato, vicino alle cucine di Hogwarts. Decisamente lontano dalla Sala Comune della sua casa.

Oh cielo! Morgana e Merlino non sono sicuramente dalla mia in questi giorni”

Imbronciata si incamminò verso la Torre Grifondoro. Lei che aveva affrontato ogni tipo di pericolo a testa alta e senza mai scoraggiarsi, l'eroina del mondo magico, l'amica del Prescelto, aveva i battiti cardiaci al ritmo di fanfara per timore di essere scoperta a girare nel castello a quell'ora della notte.
La Signora Grassa dormiva beatamente e anche di gusto a giudicare dai suoi leggeri grugniti.
Hermione frenò a stento una risata a quella vista e si schiarì la voce per cercare di svegliare la donna.
Niente.
Un colpetto di tosse. Due colpetti.
Un occhio si aprì sbirciando la figura con la chioma indomabile e i vestiti stropicciati.

-Oh buon Godric! Signorina Granger, mi lascia allibita. A quest'ora della notte in giro per le ale del castello. Ha una faccia terribile-

Che novità!” pensò lei visibilmente irritata da quelle osservazioni “vorrei vedere te passare la notte fuori”
Senza fornirle alcuna spiegazione mormorò -Succo di zucca- il quadro rivelò così la porta che conduceva all'ampia sala circolare.

La ragazza sgusciò all'interno e si sentì confortata dalle comode poltrone e i pouf che arredavano la stanza.
Niente in contrario all'ospitalità che Malfoy le aveva riservato, ma si sentiva a disagio nella tana del suo vecchio nemico, non tanto per Draco o la madre, era il padre a metterla in soggezione. Chissà che le avrebbe fatto se avesse trovato una lurida Sanguesporco in uno dei suoi preziosi letti coperti dalle stoffe migliori. Suppose che di sicuro avrebbe bruciato sia il letto che lei stessa.
Un brivido le percorse la spina dorsale, ma allontanò quell'immagine ripugnante e salì in camera sua dove trovò Ginny addormentata, per fortuna, con il copriletto tirato fino alle orecchie.
Si cambiò rapidamente e si infilò anche lei in quel rifugio sicuro.
Non aveva per niente sonno.
L'indomani si sarebbero presentati non pochi problemi. Ginny l'avrebbe tempestata di domande e non poteva esimersi dal raccontarle tutto, in fondo aveva bisogno di sfogarsi o sarebbe scoppiata, per non parlare di Draco che di sicuro l'avrebbe cercata per farle il terzo grado sulla sua sparizione.

Non aveva via di fuga ma come al solito se la sarebbe cavata, in fondo lei era Hermione Granger.

*

Mentre a Malfoy Manor un Draco ancora in completo si rigirava tra le coperte, a Hogwarts Hermione si era alzata praticamente all'alba. Nonostante si fosse addormentata tardissimo si sentiva piena di energia, aveva perfino un sorriso che andava da un orecchio all'altro.
La Sala Grande era deserta, non c'era nemmeno il professor Lumacorno che chiamavano per ovvie ragioni “Il mattiniero di Hogwarts”. Di solito faceva una lunga camminata costeggiando tutto il Lago Nero per poi percorrere tutto il perimetro del castello, insomma si teneva in forma come sosteneva lui stesso. Hermione prese posto al lungo tavolo Grifondoro con la sua copia di Gazzetta del Profeta che cominciò a leggere addentando una fetta di pane bruciacchiata.
La luce dell'alba filtrava appena dalle imponenti vetrate.

La Grifona era così concentrata nella lettura che non fece caso al chiacchiericcio di alcuni studenti che erano scesi per la colazione e gradualmente anche altri ragazzi iniziarono ad entrare, compreso un mulinello di capelli rossi che lei aveva notato con la coda dell'occhio, ma aveva fatto finta di nulla, anche se percepiva che sarebbe stata una furia.

-Buongiorno- Ginny si accomodò di fronte alla riccia sbattendo il libro di Pozioni così energicamente che fece traballare il bicchiere di Neville seduto a un paio di metri da loro. Hermione soffocò una risatina -di grazia vuole spiegarmi gentilmente- sottolineò ironicamente quella parola -dove si è cacciata stanotte? Sono rimasta in piedi fino alle due per aspettarti!-

Alzò lo sguardo dal giornale e carezzò il dorso della mano di Ginny.

-Ho un po' di cose da spiegarti, a partire da..- la interruppe -a partire da Zabini? Sospettavo che ci fosse in mezzo lui-

-Lasciami continuare Ginevra Weasley! Blaise c'entra ben poco, o niente direi, almeno non direttamente con me, la faccenda ha inizio ancora sull'espresso per Hogwarts.- era il momento della verità, non era semplice spiegare quegli eventi che si erano susseguiti alla velocità della luce -ecco.. insomma.. c'entra Draco-
L'amica sgranò gli occhi e boccheggiò per qualche secondo

-Quel Draco?.. voglio dire.. Malfoy?- Hermione annuì e prese a narrare della conversazione avuta sul treno, quella sulla Torre di Astronomia e ,non poco titubante,anche l'avventura di quella notte, si fidava ciecamente di Ginny che promise di non farne parola con nessuno. Le raccontò della sorella di Draco, di come fosse riuscita a farla arrivare a Malfoy Manor e di come si fosse trovata nel covo della serpe, tra le sue lenzuola. L'espressione della giovane Weasley la portò a specificare
-No! Non nel suo letto! In una stanza di casa sua, in uno qualsiasi dei suoi letti, che hai capito?-
Adesso era la rossa che reprimeva a fatica una risata maliziosa
-Ho capito che ti importa di Malfoy- bevve il succo di zucca con nonchalance. Hermione invece si agitava sulla panca
-Ma che blateri?– sì, aveva ragione l'amica, le importava e forse anche più di quanto volesse ammettere a sé stessa.
-Oh si certo, però nel frattempo hai cominciato a chiamarlo Draco, sei corsa in pantofole fuori dal dormitorio, hai rischiato di beccarti l'espulsione per essere uscita di notte per aiutarlo in un'impresa, ammettiamolo, folle! E ora me la vuoi dare a bere?-
Che voleva inventarsi? Nessuna delle supposizioni di Ginny faceva una piega, ma ora era quella chiacchierata ad aver preso una piega che non le piaceva
-Come vuoi- le sorrise nascondendo il guazzabuglio di emozioni che aveva dentro, afferrò il volume di Storia della Magia e si allungò per baciare la ragazza- scappo a lezione, buona mattinata-
Sparì tra le scale mentre una Ginevra pensierosa la scrutava

Non scappare troppo Hermione”

*

Hermione si sentì leggera come una piuma dopo essersi confidata.
Non sapeva quando avrebbe rivisto Draco.
Si ritrovava troppo spesso a pensare a lui e non andava affatto bene. Scosse la testa piena di riccioli ribelli che aveva raccolto alla meno peggio con una matita, quasi a voler nascondere Malfoy in un angolino buio della sua mente.
L'aula era già mezza piena quando si sedette in una delle file centrali. Troppo distante dal professore per i suoi gusti, ma doveva accontentarsi. Prese piuma e pergamena dalla borsa di cuoio.
Giusto in tempo per l'arrivo di Rüf.

Quest'ultimo stava spiegando già da una buona mezz'ora con la sua voce monotona quando fecero la loro comparsa due studenti.
Il resto della classe fu visibilmente sollevata per l'interruzione dei ritardatari, il professor Rüf era il fantasma più noioso di tutta Hogwarts, in più la materia che spiegava non lo aiutava di certo.
-Alla buon'ora- disse seccato aleggiando a mezz'aria e toccandosi la lunga barba -mi vedo costretto a togliere dei punti alla vostra casa... 5 punti a testa, dunque 10 punti in meno a Serpeverde-
Hermione si voltò per la prima volta, impegnata come era a prendere appunti, e notò con sorpresa Draco che spintonò Nott da un lato per non farlo sedere accanto a lui.
Si accostò alla Granger, alla quale ci vollero alcuni istanti per mettere a fuoco la situazione, poi lo fissò incredula e tornò a scrivere senza dar bado al biondo.
-Buongiorno- lui parlava sottovoce, non sembrava per nulla arrabbiato.
-Malfoy- silenzio per un po'. Forse non le avrebbe domandato nulla sulla sua fuga, ma alla fine di che si preoccupava? Non doveva di certo render conto a lui.
Anche Draco prendeva appunti, o almeno così sembrava.
Le passò una pergamena,sulla quale, in una calligrafia elegante, vi era un'unica frase

Perché te ne sei andata?”

Hermione lo guardò perplessa. Lui la invitò a scrivere la risposta sullo stesso foglio.

Dobbiamo proprio scambiarci bigliettini come i dodicenni?”

Draco sorrise. Il suo sorriso sbilenco le piaceva, su di lui faceva uno strano effetto. Era sempre così impettito nei suoi abiti perfettamente ordinati, il suo portamento severo faceva credere che non fosse capace di ridere. Mai pensiero fu più sbagliato. Draco Malfoy sapeva ridere e lei aveva la prova.

No, parliamo come due adulti.
Stasera, dopo cena,Torre di Astronomia”

Una strana morsa alla bocca dello stomaco. Le mani le tremavano in modo impercettibile, non scrisse nulla per paura che lui se ne accorgesse.
Disse in un soffio

-Ok-
Draco si avvicinò a lei appoggiando il braccio a quello di Hermione che sussultò a quel contatto.
-Questa volta è un appuntamento Granger, non mancare-

-Bene, per oggi è tutto. Per la prossima lezione mi aspetto due rotoli di pergamena sulla Carta dei Diritti del Wizengamot, nessuno sarà esonerato da questo compito. Potete andare-

Gli studenti si alzarono iniziando ad uscire nel corridoio, dove anche Draco sparì senza aggiungere altro a quello scambio di battute con la Grifona.
Hermione, letteralmente impietrita da quella frase,si convinse che il furetto si fosse bevuto il cervello.
Si non poteva esserci altra spiegazione plausibile.
Arrotolò le pergamene con gli appunti, compresa quella con la stupida messa in scena di Malfoy. 
Si avviò verso la biblioteca. Un po' di studio l'avrebbe aiutata a scappare dalla presenza costante di Draco nella sua vita.



 

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Capitolo 11
*** 11. Ricordella ***


Cari lettori e lettrici,
nuovo giorno, nuovo capitolo per voi.
Non vi voglio stufare troppo, perciò ringraziandovi
per la vostra presenza, silenziosa o manifesta che sia, vi auguro buona lettura!


Ricordella


Hermione passò praticamente tutto il resto della mattinata immersa in polverosi vecchi tomi di Storia della Magia,la maggior parte dei quali realizzata da Bathilda Bath.
Per non parlare della decina di pergamene che la giovane strega aveva ormai riempito con ogni genere di informazione possibile sul Wizengamot, dalla sua nascita alle vesti color prugna indossate dai membri.
Aveva i polpastrelli impiastricciati di Inchiostro Cambiacolore. Era il suo preferito perché mutava la propria tinta ad un semplice ordine, quindi poteva scrivere le parti salienti con una tonalità che risaltasse subito. La aiutava a studiare meglio.
Storia della Magia non era prettamente la sua materia preferita, nutriva un certo interesse, ma non al punto di trascorrere più di due ore nel redigere quello che poteva definirsi un saggio.
Era più un diversivo da Malfoy.
Quell'invadente Serpeverde che prima scompariva per un'intera settimana e poi spuntava come un fulmine a ciel sereno.

Anche se, a dirla tutta ,era stata lei quella a fiondarsi fuori dal castello.

Basta Hermione! Togliti dalla testa il furetto” sbatté una mano sulla fronte a quel pensiero e nel frattempo riponeva accuratamente i libri sugli scaffali di noce.

Raccolse il suo materiale e uscì dalla biblioteca porgendo un silenzioso ed educato saluto a Madama Pince, che contraccambiò rapida per poi riprendere un ragazzetto del secondo anno che aveva nascosto sotto il mantello delle Cioccorane.
Hermione rise nel vedere quel quadretto alquanto buffo.

Entrata nella Sala Comune, la Grifona si concesse qualche minuto di pausa prendendo posto su una poltroncina scarlatta di fronte al fuoco allegro.
Seduta su un pouf c'era Demelza Robins, una ragazza dai capelli lunghi e rossicci. Era stata una delle più brave cacciatrici di Grifondoro insieme a Ginny e Katie Bell, quando Harry era Capitano.
Ron,durante un allenamento abbastanza penoso, finì per darle un pugno.
Hermione sprofondò il più possibile dentro alla stoffa della poltrona.
Se il pensiero di Draco l'aveva lasciata, finalmente, ora si stava insinuando sempre più prepotentemente quello di Ronald.
Non sentì il solito sconforto o malinconia quella volta, piuttosto il sangue le ribolliva nelle vene.

Era passata dalla fase della negazione,nella quale pensava costantemente al rosso rifiutando l'idea che se ne fosse andato, alla fase della rabbia. Se fosse stato davanti a lei, in meno di un secondo l'avrebbe schiantato così violentemente sugli arazzi della stanza da fargli mancare il fiato.
Strinse a pugno le mani sui braccioli e fece una smorfia strana senza preoccuparsi di Demelza.
Ad un tratto sentì qualcosa tra la sua spina dorsale e lo schienale. Tastò dietro di sé afferrando qualcosa di rotondo, una pallina forse.

Sì, era proprio una piccola sfera, ma non una qualunque...era una Ricordella.

Sarà quella di Neville”

Paciock era l'unico di Grifondoro a possederne una ed era famoso per perdere le sue cose, lo aveva potuto constatare già il primo giorno sull'Espresso, quando si era offerta per aiutarlo a ritrovare Oscar.
Si stupì nel vedere che il fumo bianco contenuto nell'oggetto stava assumendo colore.

Oh Merlino! Non può essere...sarà difettosa”

La scosse, ma la nuvoletta diventò di un rosso acceso.
Hermione ancora incredula si concentrò.

Impossibile che mi dimentichi qualcosa! Scrivo tutto sulla mia Strillagenda”

La Strillagenda non aveva mai fallito, al contrario! Era fin troppo fastidiosa. Molte volte sia Harry che Ron le avevano intimato di comprare un semplice diario, soprattutto quando l'odioso libriccino urlava gli impegni quotidiani dell'amica.
In preda al panico prese a rovistare nella sua borsa alla ricerca dell'agenda, poi l'aprì sul giorno corrente. Niente. Non c'era scritto niente. Voltò pagina e subito le balenò in testa ciò che tentava di ricordare.

Madama Rosmerta! Questa sera devo essere da lei...Accidenti”

Aveva chiesto persino un permesso alla McGranitt per quel lavoro, che se pur saltuario necessitava di impegno e attenzione. In più Madama Rosmerta le era andata ulteriormente incontro concedendole di scegliere i giorni che preferiva. Oltre a mancarle di rispetto, avrebbe fatto la figura dell'idiota a non presentarsi.
Come se non fosse abbastanza quella scoperta, la Strillagenda cacciò degli urletti striduli

Lezione di Pozioni! Lezione di Pozioni!”

Hermione la zittì in fretta richiudendola. Salutò la Robins, che non aveva battuto ciglio per la confusione creata dalla compagna, e varcò il Ritratto della Signora Grassa, mentre la Ricordella di Neville riacquistava il suo candore.

*

Quando giunse nei sotterranei percepì all'istante un tremendo odore di... cavolo misto a qualcosa di non identificabile. Era lo stesso strano profumino che aleggiava nel negozio di “Calderoni e Farmacia” a Diagon Alley quando vi si era recata l'ultima volta per comprare gli ingredienti del settimo anno.
Si tappò il naso con una smorfia ed entrò nell'aula di Pozioni, dove trovò gli studenti che come lei avevano deciso di ottenere un M.A.G.O nella materia di Lumacorno.
Nessuna ragazza di Grifondoro per sua sfortuna, solo... McLaggen. Quel viscidone che non perdeva mai occasione di pavoneggiarsi, in particolare con il dolce sesso.
Come sospettava, Hermione lo vide mentre raccontava storie,sicuramente inventate, a niente meno che quell'oca di Pansy Parkinson.

Strano che non si stia strusciando addosso a Draco” pensò lei mentre si accostava ad uno dei piani da lavoro.

Un paio di Corvonero chiacchieravano animatamente sfogliando qualcosa che non aveva per niente l'aria di essere un libro di scuola e poi, nell'angolo, appollaiato su un alto sgabello, un Draco dall'aria sorniona fissava Hermione, che non appena se ne accorse prese a leggere la procedura per la preparazione della Pozione Singhiozzante.
Malfoy si avvicinò al suo tavolo.

-Ci siamo scordate le buone maniere Granger? Da una ragazza come te non me lo sarei mai aspettato- la canzonò ridendo, ma lei sbottò – No, furetto! Solo...vedi che sono impegnata?-
-Ok, ammettiamo che tu stia leggendo sul serio, potresti smettere per un attimo? Lumacorno deve ancora arrivare!- chiuse il libro di Pozioni e la Grifondoro si voltò di scatto con aria truce, ma Malfoy non sembrava per niente offeso da quell'occhiataccia.
Hermione non sapeva cosa le stesse accadendo. Non era mai sgarbata se qualcuno si comportava gentilmente con lei e la rispettava.
Strano da credere, però Draco lo stava facendo, si stava impegnando a deporre le armi e lei, il più delle volte, si mostrava acida, antipatica e rispondeva in malo modo.

Aveva erto un muro tra lei e il Serpeverde da quando era fuggita dal Manor e non si era mai interrogata sul perché.
Di fronte a lei un bivio: accogliere il nuovo comportamento di Draco, coltivando magari un'amicizia , se non proprio quella, un rapporto di stima, oppure respingerlo, limitarsi a semplici convenevoli mantenendo un certo distacco.

-Granger?- le toccò una spalla -Granger tutto bene?- la linea dura che di solito marcava il suo volto si addolcì -Questa sera ti aspetto alla Torre di Astronomia, ricordi?-

Una vocina dentro di lei sussurrava “Non temere la serpe”
Un'altra aveva idee diverse “Ma sei impazzita? Mandalo via, con garbo s'intende”

Hermione non diede retta a nessuna delle due e cambiò discorso -Come sta Thalestris? È andata bene la...- lasciò la frase in sospeso, nel caso ci fosse qualche orecchio indiscreto, Malfoy avrebbe capito. -Ehm, sì. È andato tutto liscio, in buona parte anche grazie a te. Ora è al sicuro, mia madre la terrà distante da Lucius...lo sapresti già se non te ne fossi andata- pausa. La strega non si mosse né aprì bocca per ribattere, non sapeva che dire, e quello non era il luogo adatto.

-Allora, ci sarai stasera, dico bene?-

Oh no! Madama Rosmerta, devo dirglielo”

Un po' titubante, gli rispose a voce talmente bassa che si stupì del fatto che Draco l'avesse sentita -In realtà prima di cena devo essere ai Tre Manici di Scopa, ti ricordi che lavoro lì?-
Lui non si arrabbiò, né il suo volto assunse il solito cipiglio severo -Potrei venire anche io-

Basta, ormai era troppo! Ma che diamine voleva Malfoy da non poter spostare il loro appuntamento o quello che era. Era fin troppo appiccicoso.
Non che Hermione lo disprezzasse o gli desse fastidio,al contrario. Le faceva piacere scoprire quel lato inesplorato di Malfoy, ma era una ragazza indipendente, necessitava dei suoi spazi, e cosa non meno importante, non era abituata ad avere qualcuno che le ronzasse intorno così frequentemente.

-Malfoy, credimi la tua presenza non mi infastidisce, ma finirò molto tardi e non credo che la McGranitt ti conceda di allontanarti da scuola senza un motivo valido- aveva cercato di essere diplomatica, per non offenderlo, ma Draco non demordeva –Da quando credi che mi importi cosa dice una professoressa? – Hermione era basita.
Ma per Morgana! Lei era cocciuta, ma lui... lo era di più, se possibile.

-No!- Alzò la voce – non voglio che tu venga Malfoy!-

Non sei brava a mentire Hermione, non è da te, digli la verità”

Il biondo non spiaccicò parola, il suo volto diventò glaciale, nessuna espressione apparentemente riconoscibile. Si allontanò prima che la Grifona potesse aggiungere qualcosa, e si sedette vicino a Zabini e Pansy, che alla vista di Draco si drizzò sullo sgabello aggiustandosi la pettinatura mentre si specchiava in un calderone.

Il cicciottello professore era comparso sorridente nell'aula e stava già illustrando l'occorrente per realizzare la Pozione Singhiozzante.
Hermione non alzò mai la mano, per la verità non stette nemmeno attenta. Ogni tanto guardava furtivamente in direzione dei Serpeverde, sperando che Draco si voltasse. Nulla.Rimaneva di pietra.

Quella sera, prima di avviarsi ai Tre Manici di Scopa, aveva passato del tempo con Ginny, che molto euforica le stava raccontando della sua lezione di Trasfigurazione e di come fosse riuscita ad evanescere un orologio da taschino.
Hermione l'ascoltava a tratti, intervenendo di tanto in tanto per non farla insospettire.
Quando l'amica scese in Sala Grande per cena,lei indossò vestiti comodi per lavorare,forse un po' troppo babbani, e in una manciata di minuti fu all'esterno delle mura, sulla via acciottolata che conduceva a Hogsmeade.

*

Draco rimase al tavolo dei verde-argento per poco. Non toccò niente, o quasi, nonostante il banchetto fosse più invitante del solito.
Pansy gli dava sui nervi. Era sempre seduta accanto a lui, cercava di toccargli i capelli o carezzargli il braccio che aveva più a portata. La scostò più di qualche volta, ma lei imperterrita tornava a fare le fusa e a poggiare la testa sulla sua spalla.
Stufo di quella situazione si alzò, Pansy rischiò di battere la sua zucca vuota su un piatto a causa di quel movimento repentino , e senza salutare nessuno dei suoi compagni si catapultò fuori dalla sala.

Era furioso, non tanto per le parole della Granger, ma perché si sentiva uno stupido.
Sul serio aveva creduto che potessero essere amici o qualcosa di più?
Sì, ci sperava. Lui la percepiva quella chimica tra loro, quella leggera tensione palpabile, quel nervosismo che prendeva entrambi quando erano vicini.

Che idiota”

Era palese il perché non volesse nemmeno avere a che fare con lui. Probabilmente c'era di mezzo quello stupido, imbranato Weasley.
Li aveva visti, prima di lasciare Hogwarts con i genitori e mettersi al riparo da quel mentecatto di Voldemort,erano avvinghiati e lui sembrava la Piovra del Lago Nero, aveva le mani ovunque.
Doveva farsene una ragione.
Lui era il nemico. Lo era sempre stato e non c'era modo di far cambiare idea a quella testona della Granger.

La pesante pietra dell'ingresso della Sala Comune di Serpeverde si spostò quando Draco recitò
-Vaiolo di Drago-
Il biondo sgusciò dentro, dove un lucore verdastro illuminava i divani neri. Un leggero calore , che proveniva da un colossale camino in marmo addobbato con teschietti, inondava la stanza.
Camminava inquieto tra tavolini e poltrone, si sentiva soffocare. Buttò a terra il mantello, poi afferrò una delle molte statuette che arredavano l'ambiente e la scaraventò contro il muro riducendola a un mucchio di pezzettini di ceramica. Ripeté il gesto con un portacandele che galleggiava a mezz'aria vicino a lui.
Senza badare al caos salì al dormitorio.

Non molto distante da lui, una strega dalla criniera nocciola asciugava svogliatamente alcuni bicchieri di cristallo e versava Vino Elfico nei calici di un gruppo di vecchi maghi.
Più o meno le azioni che riproduceva meccanicamente da un paio d'ore con un finto sorriso stampato in faccia.
Quando la bionda Madama Rosmerta la congedò con un buffetto sulla guancia, Hermione fece ritorno al castello, dal quale ormai si intravedevano pochissime luci.
Senza sapere realmente cosa stesse facendo, presa forse dall'istinto,un impulso irrefrenabile, corse alla Torre di Astronomia.
Non era una grande atleta e, quando fu in cima, si vide costretta a sedersi per qualche minuto prima che il suo respiro si facesse nuovamente regolare.
Non c'era anima viva.

Ovvio”

Credeva forse di vedere Malfoy aspettarla come se niente fosse?
Sì, lo credeva.

Che stupida”

 

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Capitolo 12
*** 12. Quidditch ***


Cari lettori e lettrici,
arriviamo al dodicesimo capitolo.
Ringrazio chiunque sia arrivato finoa questo punto,
coloro che seguono,preferiscono, ricordano e recensiscono,
con un ringraziamento speciale ad alcune persone, che sono presenti ad ogni capitolo.
Grazie per la vostra forza di volontà!
Buona lettura.

 

Quidditch


Come Morgana volle, la notte passò e molte altre si susseguirono, quasi da copione.
Hermione cercava con lo sguardo attento ,tra gli studenti, Draco e ,quando lo trovava, lui aveva sempre quella faccia sconfitta, afflitta, ma, cadesse il cielo, non la calcolava nemmeno.
Al contrario, quando si trovavano a lezione insieme o notava la sua presenza nei corridoi, la evitava.
Ma la cosa peggiore, che fece arrabbiare, e allo stesso tempo, intristire la ragazza, fu il rifiuto di Malfoy alla carica di Caposcuola. Lei, prevedibilmente, era stata scelta per Grifondoro. Sperava nelle ronde a coppie di capitare con lui, per scusarsi di quel maledetto comportamento, per parlargli, per informarsi sulla sorella; quando scoprì che ad attenderla per il giro serale c'era Blaise Zabini, quel seppur piccolo barlume di speranza si spense.

Una sera, dopo cena, vide Draco uscire dalla Sala Grande come se avesse una gran fretta e lo seguì.
Nonostante fosse ancora inizio ottobre, l'aria, specialmente quando calava il sole, era diventata un fiato glaciale, un'arma tagliente, e lei si pentì troppo tardi di non aver indossato il mantello pesante.
Studiò intorno a sé il prato, con la bacchetta accesa, ma il biondo era...scomparso.
Nessuna luce, nessun passo, nessuna voce, niente di niente. Pensò che si fosse smaterializzato al limitare della Foresta Proibita per andare da Thalestris; anche perché ormai la seconda trasformazione era impellente. Hermione rimase accovacciata su una pietra ,vicino al Lago Nero , per più di due ore, aspettando il ritorno di Draco e solo quando Hogwarts sprofondò totalmente nell'oscurità, decise di ritornare nel castello.

Quella notte Hermione si svegliò più e più volte, disturbata da orribili incubi, nonché dall'immagine dell'inscalfibile Malfoy.
Il viso angelico, dai capelli lunari e i tratti lievi, marchiato invece da un'espressione così...indifferente, era impresso nella sua mente e non riusciva a liberarsene.
Aveva creduto di farlo respingendolo, ma aveva solamente peggiorato le cose.
Era bravissima a complicarsi la vita. Anche se non c'era Harry e il Signore Oscuro se n'era andato per sempre, Hermione aveva scovato comunque la maniera per rendere anche quell'anno scolastico turbolento come i precedenti.
Riuscì ad addormentarsi,più o meno tranquilla, solo alle 5 del mattino per poi alzarsi febbricitante e pallida come un cadavere.
Non poteva permettersi di saltare qualche lezione, soprattutto non all'inizio dell'anno; o almeno, chiunque sarebbe rimasto beatamente a letto senza porsi troppe domande, ma lei no.
Cercò di mettersi in piedi barcollando. La testa le girava vorticosamente, ma non voleva disturbare Ginny, dopotutto aveva affrontato cose peggiori di un'influenza e poteva benissimo cavarsela da sola.
Raggiunse la scrivania a piccoli e lenti passi, tenendo una mano sullo stomaco, quasi a voler bloccare quel senso di nausea crescente che la stava attanagliando.
Aprì il secondo cassetto, dove teneva delle scorte di medicine babbane e pozioni curative in caso di emergenze come quella, in modo da non dover rivolgersi a Madama Chips, che l'avrebbe sicuramente segregata in infermeria per un paio di giorni almeno.
Tirò fuori un'ampolla piccolissima, probabilmente corrispondente ad una dose, e controllò il cartellino applicato al tappo di sughero.

Potus Purgas”

 

Ne bevve il contenuto violaceo e subito il suo stomaco smise di ribellarsi. I giramenti si affievolirono e fu in grado di arrivare al bagno senza problemi.

Una lunga e rigenerante doccia calda la rimise in sesto, anche se era ancora notevolmente raffreddata.
Quando tornò in camera, una rossa ancora avvolta tra le coperte l'aspettava sveglia e sorridente.
-Buongiorno-
Hermione ricambiò affettuosamente con un bacio sulla fronte
-Non ti vedo molto in forma- la Weasley si era seduta e squadrava la riccia -ti conviene riposare oggi-
-Non posso Ginny- si soffiò sonoramente il naso e continuò -ho una lezione indispensabile di Trasfigurazione-
L'amica ridacchiò -Per te, Hermione, tutte le lezioni sono indispensabili! Copriti bene almeno!-
-Dai, vestiti che andiamo a fare colazione-

*

Il tavolo dei Grifondoro era quasi interamente occupato quando Hermione e Ginny arrivarono.
Ogni tanto qualche gufo planava su una delle quattro tavolate per portare la posta quotidiana.
A volte volavano talmente veloci che all'atterraggio non riuscivano a bloccarsi definitivamente, buttando per terra calici, fette di pane tostato, burro, marmellata e quant'altro.
Proprio mentre le due streghe stavano prendendo posto, non molto lontano da loro, un gufo grigio e nero, tra l'altro anche parecchio spelacchiato, si schiantò tubando sulla testa di Jimmy Peakes,battitore della squadra di Quidditch dei rosso-oro, suscitando una fragorosa risata generale.
Jimmy si alzò di scatto con ancora il rapace aggrappato ai capelli e scivolò all'indietro, ritrovandosi gambe all'aria. Spostò l'animale con una manata non proprio gentile.
Di fronte ai grifoni,Adrian Pucey, nuovo Capitano dei Serpeverde, commentò ad alta voce

-Se non riesce nemmeno a stare in piedi sulla terra ferma...figuriamoci su una scopa.-

Il Grifondoro si ricompose e ribatté senza mezzi termini -Oh, non ti preoccupare Pucey, avrai modo di constatare il contrario oggi pomeriggio- un'occhiata interrogativa e perplessa dai membri di entrambe le case -faremo una partita...amichevole. Vedremo chi cadrà dalla scopa!-
-Credi di farmi paura Peakes? Goditi le ultime ore con le ossa ancora intere, ci vediamo oggi in campo- la serpe si risedette cominciando a confabulare con i compagni.

Ginny tirò per il mantello Jimmy -Ma ti sei bevuto il cervello o cosa? Lo sai che ci manca un componente e dobbiamo ancora fare le selezioni per il nuovo cercatore! Nel caso non l'avessi notato...- abbassò la voce -Harry non c'è e io non posso fare entrambi i ruoli!-
Hermione non sapeva se considerare la faccenda catastrofica o divertente.
Optò per la seconda, in fondo non le importava un bel niente di quel gioco barbaro, come lei stessa lo aveva definito.
Il Capitano deglutì al prendere coscienza della situazione.

-Ehm, io non ci ho pensato...- si guardò intorno -ecco!- disse puntando Hermione con un dito -Lei sarà la nostra cercatrice. È la studentessa più brillante, saprà cavarsela anche su un manico di scopa-

La ragazza cominciò a scuotere la testa in preda al panico -No, no , no e poi no! Non se ne parla, non sono in grado di stare stabilmente su una scopa, tanto meno correre dietro ad una pallina minuscola- incrociò le braccia al petto imbronciata, quel Jimmy le stava rovinando la colazione.
-Intanto si chiama Boccino – intervenì la rossa – e poi...Jimmy, lei davvero non sa volare-
-Ehi! Sono ancora qui Ginevra!-
-Scusa Herm, però è la verità, con tutto il rispetto, sei la strega migliore e più capace, ma il Quidditch non fa per te-
Hermione si trovò ad annuire. L'amica aveva ragione, oltre al fatto che l'ultima volta che aveva volato aveva rischiato di morire tra le fiamme di un Ardemonio, aveva anche una paura tremenda.
-Il Capitano sono io e decido io, finché nessun altro si farà avanti rimane lei la Cercatrice per oggi- detto ciò, il ragazzo si avviò fuori dalla sala aprendo la lettera che il pennuto gli aveva recapitato.

Mentre Ginny si barcamenava da un'aula all'altra, dalla biblioteca alla Guferia, in cerca di un sostituto per l'amica, un'Hermione sull'orlo delle lacrime tentava di prestare attenzione alla professoressa McGranitt.
Continuava a pensare a quella stupida partita. Ora ne era sicura: anche senza Harry il suo anno si prospettava movimentato.
A fine lezione sentì qualcuno picchiettarle sulla spalla, e si voltò irritata per svelare il volto del fastidioso individuo.

Oh no! Cielo, ma cosa ho fatto di male?”

-McLaggen, qual buon vento?- lo disse nel modo più stizzito che conosceva, forse il lumacone se ne sarebbe andato.
Ma lui era famoso per essere alquanto...insistente -Suvvia Granger, togliti quel broncio, non si addice ad un visino grazioso come il tuo- Hermione si stava già spazientendo con quelle smancerie gratuite e cominciò a tamburellare con il piede per terra -Volevo solo augurarti buona fortuna per la partita di oggi, ho saputo che sarai la Cercatrice...mi raccomando guardati da Malfoy– si avvicinò a lei e parlò sottovoce ,controllando il Serpeverde in questione mentre si allontanava.
-Perché scusa?-
-Malfoy è il Cercatore di Serpeverde, lo conosci, giocherà sporco!-
In quel momento arrivò il lampo di genio e schioccò un bacio sulla guancia di Cormac, che non rimase indifferente a quello strano slancio di bontà.
-Credimi, non sono fiera nel dirlo, ma per una volta mi sei stato utile-
Raccolse rapida le sue cose e sfrecciò fuori dall'aula.

*

-Hermione – Ginny pareva non poco dispiaciuta – non ho trovato nessuno che ti possa sostituire- la Grifona la interruppe prima che potesse continuare – Non ti preoccupare, voglio giocare -
L'amica la guardava scioccata e non di meno sbigottita -Ma non stai nemmeno bene! E se poi ti prende un attacco di panico?-
-Nessun attacco di panico! So cosa faccio-
La rossa asserì ed Hermione si aprì in un largo sorriso, che nascondeva un piano preciso.
Se Draco aveva la possibilità di evitarla in qualsiasi circostanza, non avrebbe avuto alcuna via di fuga in aria. Dove sarebbe potuto scappare? Non poteva abbandonare la partita per non parlare, non avrebbe mai fatto perdere la propria squadra per quello.
Hermione era pronta a giocarsi quell'asso nella manica, a costo di rompersi un braccio.

 

Quel pomeriggio, alla luce di un debole sole autunnale, gli studenti di Serpeverde e Grifondoro si erano radunati sugli spalti delle proprie Case.
C'era chi scommetteva sull'esito della partita, chi sulla durata in campo di Hermione. Alcuni parevano essersi portati tutti i dolci di Mielandia da ingerire durante il match, altri sventolavano le proprie sciarpe cantando degli inni per riscaldare l'atmosfera.
Un ragazzo del sesto anno si era offerto per arbitrare la partita e, non appena i giocatori si schierarono, dal fischietto partì il suono che annunciava l'inizio.

Hermione si sentiva non poco a disagio con tutti quegli occhi puntati addosso, ma soprattutto con quella divisa. Era di sicuro un paio di taglie in più rispetto alla sua perché aveva dovuto arrotolarsi le maniche, e a giudicare dall'odore stantio era rimasta nello sgabuzzino per un lasso di tempo imprecisato.
I suoi occhi si mossero rapidi finché non trovarono Draco. Fece un profondo respiro cercando di non pensare troppo e lasciare che fosse il corpo a guidarla più che la mente.
Al fischio si librò in aria insieme agli altri, era già un buon inizio.

I Bolidi sfrecciavano minacciosi per tutto il campo e i battitori di Grifondoro si passavano la Pluffa, quando uno scintillio catturò l'attenzione della ragazza.
Accanto a uno degli anelli di Serpeverde, il Boccino d'Oro svolazzava indisturbato.
Hermione si precipitò alla rincorsa, e allo stesso tempo con la coda dell'occhio controllava i movimenti di Malfoy, che, vedendola partire a razzo, le stava dietro.
Draco si accostò alla Grifondoro con uno scatto deciso.
Proprio ciò che lei sperava.
Gli diede un piccolo spintone sul fianco sinistro.

-Da quando giochi sporco Granger?-

Si sentì sollevata al risentire, dopo molti giorni, la sua voce, ma mantenne un certo tono offeso.
-Da quando non mi parli più-
-Be', mi hai detto senza troppi giri di parole che non mi vuoi tra le scatole- la loro corsa verso la piccola sfera dorata continuava, ma sembravano entrambi maggiormente presi dalla conversazione del momento.
-Non ho detto questo!- si stava già adirando, ma doveva lasciare da parte il proprio orgoglio quella volta- e poi... in realtà non volevo dire ciò che ho detto...sono andata sulla Torre di Astronomia quella notte- Draco si voltò.

Lei che aveva i capelli scompigliati e quei buffi occhialetti contro il vento.
Lei che indossava una divisa decisamente troppo larga per il suo corpo esile.
Lei che stava giocando a Quidditch solo per parlargli.
Lei in quel momento, ai suoi occhi, era la creatura più bella che avesse mai visto, così coraggiosa, così caparbia, così orgogliosa, ma anche così fragile.
Il petto quasi gli scoppiava dalla gioia a quella rivelazione.
Era andata sulla torre sperando di incontrarlo.

-Granger, è per caso un trucco per farmi cadere dalla scopa?- sapeva che non lo era.
-Sei uno stupido Draco! Davvero credi che lo faccia per vincere? Non mi importa proprio un accidente. Sappi che salire su una vecchia scopa malandata ,rischiando di precipitare da questa altezza, fa parte dei gesti folli che ho fatto per te-
Volavano veloci, forse troppo.
-E, raccontami, quali sono le altre imprese eroiche, Granger?-
-Non riesci a stare serio nemmeno a trenta metri da terra tu, eh?- gli sorrise – fai bene a definirle 'imprese eroiche',una sera sono usc..-

Un bolide si schiantò sulla scopa di Hermione, spezzandone il manico e lei precipitò.
Draco aveva il cuore a mille, sentiva le urla degli studenti sugli spalti.
Per una frazione di secondo gli si annebbiò la vista, non sapeva che fare, così tentò il tutto per tutto tuffandosi in picchiata.

 

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Capitolo 13
*** 13. Galeotto fu il Bolide ***


 

Carissimi lettori e lettrici,
vi chiedo perdono per tutta questa attesa nella pubblicazione.
Purtroppo il tempo è tiranno ultimamente, in più si è aggiunto il blocco dello scrittore e 
vari altri inghippi. Non sono particolarmente soddisfatta di questo capitolo, in quanto mi sono trovata
a stravolgerlo perché non era convinta delle situazioni. Insomma...spero di non deludervi, ce l'ho messa tutta.
Buona lettura!

 


Galeotto fu il bolide


Stessa sensazione di oblio che aveva provato quando si trovava al Manor accudita da Daisy.
Solo che questa volta non era per niente piacevole. Aveva dolori ovunque, si sentiva paralizzata; percepiva dei suoni come se provenissero da molto lontano.
-Ormai è fuori pericolo. Ha passato bene la notte senza crolli ed è stabile, la vorrei tenere comunque qualche giorno in osservazione, giusto per precauzione ed accertarci che si sia ripresa completamente- era una voce maschile che non aveva mai udito.
Quella che rispose invece sì, la conosceva,e bene anche. Come al solito la McGranitt era pacata, leggermente austera, ma se il suo intento era quello di nascondere una certa preoccupazione non c'era riuscita.
-Questa è una buona notizia. Se possibile le chiedo di poter vedere anche gli altri studenti colpiti- le parole le uscirono tremolanti.

Altri studenti? Quindi non era l'unica ad essere stata ferita dal bolide.
Hermione non era in grado di aprire gli occhi. Probabilmente era sotto incantesimi sedativi pesanti, perché era consapevole della presenza di altri intorno a sé, ma né il suo corpo, né la sua mente avevano energie necessarie per reagire.

-Certo, mi segua. Posso dire con certezza che nessuno ha riportato ferite insanabili, tranne un ragazzo che ora si trova nel reparto Janus Thickey; è stato colpito violentemente al collo. I medimaghi stanno analizzando i vari esami, ma temiamo che possa rimanere paralizzato.-
Se la Grifona avesse potuto assistere alla scena che le si presentava davanti, avrebbe visto una McGranitt sconvolta, entrambe le mani posate a coppa sulla bocca, come a voler reprimere un urlo muto.
Riuscì a riconoscere i passi dei due allontanarsi e il tono farsi sempre più basso, finché non piombò il silenzio.

Subito i suoi pensieri andarono a Draco.
Se fosse stato lui quel ragazzo che rischiava la paralisi? Non poteva e non voleva nemmeno prendere in considerazione tale ipotesi.
Fu come se un enorme macigno le si fosse posato sullo stomaco. Si sentiva in colpa. Se non avesse distratto Draco con le sue chiacchiere inutili, se non avesse giocato a Quidditch, se non gli avesse risposto male quel giorno a Pozioni.
I suoi 'se' vennero interrotti da un lieve picchiettare.
Pensò che,forse,l'effetto degli incantesimi stesse scemando, perché aprì gli occhi e vide, con enorme sollievo, che Ginny era affacciata alla porta grigia. Riconobbe l'ambiente. Si trovava al San Mungo.

Per la grazia di Merlino almeno lei era ancora tutta intera.
L'amica si avvicinò e con estrema calma si sedette sul letto di Hermione, che le rivolse un enorme sorriso.
-Morgana!Non sai quanta paura ho preso- le posò una mano sul viso pieno di graffi, aveva anche un labbro lievemente gonfio.
La riccia, con uno sforzo immane, le rispose. La sua voce era incredibilmente bassa e roca, come se non parlasse da molto tempo. -Per fortuna tu stai bene, Ginny. M-ma dimmi per piacere cosa è successo e...- riprese fiato, la testa le pulsava e ad ogni respiro le costole le dolevano,come se un esercito di Troll l'avesse calpestata frantumandogli le ossa -Draco? Lui come sta?- gli occhi impauriti e apprensivi. Era certa che sarebbe scoppiata a piangere se fosse stato lui quel ragazzo.

La rossa sembrava abbastanza tranquilla. -Malfoy è ricoverato. Non sta meglio di te diciamo. Il medimago sostiene che in una settimana dovrebbe essere dimesso. Ha una gamba rotta in più punti, ma è fuori pericolo,lo scoglio maggiore sarà la riabilitazione.- Ginny asciugò le lacrime che stavano inondando le guance di Hermione, poi riprese
-Non piangere. È tutto finito, starà bene, e anche tu.- Con la dolcezza di una madre, la Weasley seguitava ad accarezzarle i capelli nocciola, cercando di tranquillizzarla. -Quel bolide era impazzito. Sia la McGranitt che Lumacorno credono sia stato stregato. Dopo aver colpito te, è tornato indietro centrando Peakes e due Serpeverde. Pucey ha cercato di fermarlo, ma il bolide ha sbattuto sul suo collo e ora...be' forse non riuscirà più ad avere una vita normale.- Ginny si fece scura in volto.

-E Malfoy non è stato colpito dal bolide?- Perché si trovava al San Mungo se non era stato ferito da quella palla impazzita?

-No. Quando tu hai cominciato a precipitare, lui si è lanciato verso di te cercando di raggiungerti. Ti posso giurare su qualsiasi cosa che non ho mai visto nessuno volare così velocemente. Pensavo fosse pazzo, perché all'improvviso si è buttato per terra e tu gli sei caduta sopra. Immaginati che impatto violento,considerata la velocità a cui andava. Però è merito suo se sei ancora viva, un po' ammaccata forse...ma hai ancora tutti gli arti al loro posto.-
Hermione era senza parole. Ora aveva un unico obiettivo,nonostante fosse dolorante: trovare Draco.
La rossa parve aver captato i pensieri dell'amica. -E non credere che ti lasci girovagare per il reparto alla ricerca del tuo bello!- la Grifona la scrutò con fare inquisitore
-Non fissarmi in quel modo, lo so bene che c'è del tenero tra voi, l'ho capito subito, d'altro canto sono la tua migliore amica e sorella acquisita. Però questo non cambia nulla. Non provare nemmeno ad alzarti da questo letto signorina Granger!- Hermione scoppiò a ridere, ma dovette bloccarsi a causa del dolore lancinante al costato.
-Ok,ok, ricevuto! Non farmi ridere però!- Ginny si alzò e afferrò la sua borsa arancione, che le donava parecchio richiamando il colore della sua chioma.

-Vuoi che vada a prenderti qualcosa da mettere sotto i denti? Sarai affamata.-
-Volentieri, preferibilmente un dolce- ammiccò.
-Agli ordini!- Dopo qualche secondo Ginny era già sparita canticchiando una canzone.

La Grifondoro,però, non riusciva a non pensare a Draco, e qualcosa dentro di sé le suggeriva che alzarsi e andare a cercarlo era la decisione migliore.
Si fece forza e trattenne il respiro per paura di sentire ancora quelle odiose fitte che laceravano la sua carne. A fatica,e con estrema cautela si mise a sedere e tirò fuori le gambe dalle pesanti coperte.
Ondeggiò per alcuni istanti prima di trovare l'equilibrio e cominciare a camminare verso il corridoio.
Si vergognava come una ladra, ma non perché stava girovagando abusivamente per l'ospedale. La sua vera preoccupazione era quella ridicola camicia da notte azzurrina, che le arrivava fino a metà polpaccio e dietro le lasciava scoperto il corpo dal bacino in giù.
Ma che le importava in fondo? Lì dentro erano tutti vestiti così, e aveva ben altro a cui pensare piuttosto che le sue natiche e i suoi slip in bella vista.

Proseguiva appoggiata al muro verdognolo, tipica tinta smorta che poteva essere adeguata solo per un ospedale pieno di persone con lo stesso colorito delle pareti.
Passò un paio di stanze, ma niente capelli biondi.
Arrivò all'atrio del reparto. Per sua fortuna c'era un certo via vai di barelle, e lei riuscì a superare le guaritrici senza dare nell'occhio. Sbirciò varie camere, finché in una di esse notò due figure inconfondibili di fronte ad un letto.

Narcissa Malfoy, elegante come sempre, teneva per mano una bimbetta magra, con una lunga treccia che le arrivava a metà schiena, e brillava di luce propria tanto era chiara.
La piccola si staccò dalla madre per dare un bacio a Draco, il quale faticava a muoversi e riuscì solo a sollevare la testa per agevolare il gesto di Thalestris.
Lo stesso fece la donna, che sussurrò qualcosa all'orecchio del figlio sorridendogli, per poi riafferrare la ragazzina e uscire.
Hermione si girò il più rapidamente possibile per non essere vista e si spalmò contro il muro.
Non sarebbe stata in grado di sostenere una conversazione con Narcissa, anche se avrebbe voluto abbracciare Thalestris. In qualche modo si era affezionata a lei, anche se le era stata accanto per poco tempo.
Quando fu sicura che fossero sufficientemente distanti, entrò nella stanzetta e si avvicinò al Serpeverde,che respirava affannosamente.

-Draco- si fermò a qualche passo da lui, indecisa sul da farsi. Era arrivata fin lì arrancando, ma dubitava di essere una visita gradita.
Il biondo si voltò,e quando mise a fuoco Hermione si illuminò.
-Granger! Ti stavo pensando, siamo telepatici- ridacchiò, ma evidentemente stava male, perché non riuscì a nascondere una smorfia di dolore.
-Be', vieni qui vicino a me.- Le fece cenno di sedersi a fianco a lui -Anche se ammetto che ti guarderei per ore mentre te ne stai lì impalata con quella camicia da notte.- Uno sguardo malandrino percorse il corpo della ragazza da capo a piedi, facendola arrossire. -Voglio dire...sei sexy anche con quel sacco di patate addosso Granger- un ghigno beffardo.

Ma come diavolo faceva a mantenere quell'ironia maliziosa e strafottente, persino dopo aver rischiato la vita, trovandosi in un letto d'ospedale con le ossa rotte?

Hermione se ne stava lì, braccia conserte, con l'aria fintamente corrucciata e allo stesso tempo divertita, consapevole di essere rossa come un pomodoro.
Draco le intimò di nuovo di raggiungerlo -Dai, siediti qui-
Lei obbedì. Si scrutarono, occhi negli occhi, per attimi infiniti, o almeno lei ebbe questa impressione.
Poi, d'un tratto, senza un apparente motivo, cominciò a piangere, con un Draco immobile a causa degli incantesimi calmanti.
Cercava le mani della Granger per poterla consolare, ma i suoi movimenti erano lenti e mal coordinati, così le parlò.
-Granger,guardami. Non riesco a muovermi, ti abbraccerei io se potessi, ma non ce la faccio, perciò mettiti sotto le coperte e fallo tu!-

Hermione, sempre tra un singulto e l'altro, si stese a fianco al ragazzo, prestando la massima attenzione, compiendo i gesti a rallentatore per evitare di fargli del male.
Gli cinse le spalle con il braccio sinistro e si appiccicò al suo torace, beandosi di quel profumo che la faceva sentire al posto giusto, a casa. Lo inspirò a pieni polmoni, così che le invadesse anche la mente.
Draco rimase in silenzio, con la faccia nascosta tra i riccioli della ragazza, lasciandole il tempo necessario affinché si calmasse.

-Finirai mai di stupirmi?-
-Non lo so Granger,tu finirai di farmi questo effetto?- Lei alzò un sopracciglio fintamente interrogativa.
-Vale a dire?- Un'espressione ben poco innocente comparve sul volto diafano del Serpeverde -E meno male che sei intelligente!- la Grifona gli rifilò un pugno di ammonimento sul petto. -Voglio dire che, ogni volta che sei così tremendamente vicina a me, provo un'irrefrenabile voglia di baciarti. Ho faticato queste due settimane a guardarti solo da lontano, a non poter parlarti.-
-Vorresti baciarmi, ora?- occhi sognanti e voce spezzata. Hermione si sentiva una bambina alle prese con la prima cotta.
-E tu?- erano pericolosamente vicini, un respiro sarebbe bastato ad unirli.

E fu in quel momento, in un letto troppo stretto per starci in due, in una stanza che aveva ben poco di romantico, che Draco si impossessò delle labbra della sua Mezzosangue.
All'inizio titubarono entrambi, in fondo si sentivano spiazzati da quel marasma di emozioni che stava uscendo così rapidamente, ed era pur sempre il loro primo bacio.
Assaporarono quel dolce momento, dimenticandosi dell'ambiente che li circondava.
Durante quell'intreccio di sensazioni, erano solo loro due, Draco ed Hermione.

*

Dopo quel pomeriggio fatto di carezze, parole sussurrate a fior di labbra e sorrisi, Hermione andò a trovare Malfoy tutti i giorni. Sgattaiolava fuori dalla propria stanza, mentre le guaritrici facevano il giro di visite,e soprattutto mentre Ginny non era nei paraggi pronta ad ammonirla,intrufolandosi in quella di Draco.
Quando lui non era troppo fiacco, giocavano a scacchi o carte magiche; nei giorni peggiori lei gli stava accanto sotto le lenzuola e lo coccolava.

Più di una volta vide Narcissa andare dal figlio,ma mai Lucius. Era noto che Malfoy senior non fosse una persona particolarmente espansiva, ma arrivare a quei livelli era troppo anche per lui. Draco però non sembrava preoccuparsene molto, anzi. Nonostante tutto era più sereno, e forse l'assenza del padre giovava.
Hermione si domandava come avesse fatto sua madre a tenere nascosta Thalestris al marito.
La curiosità la corrodeva, ma non voleva chiedere a Malfoy, più che altro per non fargli venire in mente strane idee o peggiorare il suo umore.
Quel tarlo però si faceva sempre più spazio dentro di lei. Forse c'entrava qualcosa con il bolide affatturato?
No, impossibile, non era presente alla partita, e non poteva avere accesso al materiale scolastico.

Un giorno aveva notato la madre del biondo appartata con la McGranitt,e la sua testolina perspicace collegò immediatamente il discorso tra le due donne con Lucius.
Mai come in quel momento avrebbe voluto possedere il Mantello dell'Invisibilità di Harry, o le Orecchie Oblunghe dei gemelli Weasley per carpire almeno una minima parte di quella discussione segreta. D'altro canto, perché avrebbero dovuto confabulare di nascosto se non avevano degli argomenti delicati?

-Granger tocca a te!- Draco la riportò alla loro partita di scacchi. Si era ripreso bene anche lui, il giorno seguente l'avrebbero dimesso come gli altri studenti, compresa Hermione.
-Oh si, perdonami- lui capì che qualcosa la turbava, soprattutto dal modo in cui aggrottava la fronte. Lo faceva sempre quando era agitata, e in quei giorni passati insieme l'aveva imparato.
-Cosa c'è che non va? Con me puoi parlare, ormai dovresti saperlo- le sfiorò la guancia affettuosamente. Quei piccoli gesti la quietavano come la più potente delle pozioni calmanti.
-Nulla,tutto ok. Solo...mi dispiace per te-
Draco era perplesso. -E perché mai?-
-Oh, semplicemente perché ho fatto scacco matto- la miniatura di un cavaliere in sella ad un piccolo cavallo bianco infilzò con la spada il re avversario.
-Maledizione Granger, sei tu che mi distrai-

Si sporse,posandole un bacio,che di casto aveva ben poco, ed Hermione si abbandonò, dopotutto, che importanza aveva Lucius in quel momento idilliaco?
Loro erano al sicuro, Thalestris godeva della protezione della preside di Hogwarts, che si era parecchio esposta a sanzioni,dal momento che la bambina non era stata ancora riconosciuta dal padre; ma tutto andava bene. Perché rovinarsi la giornata?

*

-Capisce bene, professoressa, che mi trovo sul ciglio di un burrone.- Narcissa si torturava le mani ed era notevolmente scossa -Lucius non si trova da nessuna parte,non è tornato a casa e non mi ha detto nulla.Ieri avrebbe dovuto presentarsi al Wizengamot per il processo e...-
La McGranitt concluse la frase al suo posto -e invece non l'ha fatto, dico bene?- la donna annuì.
-Quindi mi sta chiedendo di accogliere Thalestris ad Hogwarts. Devo dire che non ha tutti i torti, la situazione è critica e complicata all'inverosimile.- la preside era in difficoltà,ammettere la giovane Malfoy nella scuola era un rischio.
-Mi lasci un po' di tempo per riflettere. Lei comprenderà sicuramente che devo mettere sul piatto della bilancia anche gli altri studenti, non me ne voglia-
Narcissa era consapevole della richiesta che aveva fatto, ma non aveva altra scelta, doveva essere una madre coraggiosa, e in quanto tale prendere delle decisioni, talvolta difficili, ma tutto passava in secondo piano,avrebbe lottato con le unghie e con i denti se necessario,perché di mezzo c'era l'incolumità dei suoi figli.

 

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Capitolo 14
*** 14. Chi non muore si rivede ***


Carissime lettrici,
eccoci al capitolo XIV. Ho cercato di essere più celere nella pubblicaizone.
Parto  ringraziando ognuno di voi. Chi legge in silenzio, chi preferisce, ricorda e segue.
In particolare,  ringrazio
coloro che sono ormai fedeli lettrici e non mancano di recensire ogni capitolo.
Mi date una carica infinita.
 Detto ciò, vi auguro buona lettura!


“Chi non muore si rivede”
 
La McGranitt doveva essere impazzita secondo Hermione, e forse non era l’unica che lo pensava. Tutti rimasero esterrefatti quando la preside sospese le lezioni per il giorno successivo alla dimissione degli studenti dal San Mungo. Inoltre aveva fatto imbastire un lauto banchetto con le migliori pietanze che si potessero desiderare. Fiumi di succo di zucca e Acquaviola riempirono le caraffe argentate non appena le quattro Case presero posto per la cena.

L’aria nella Sala Grande era frizzante e ricca di risate, dopotutto, nonostante l’accaduto, i feriti si erano ripresi. Pucey era ancora in ospedale, ma i medimaghi sostenevano che fosse fuori pericolo. Probabilmente la sua convalescenza sarebbe durata molto, però avrebbe camminato ancora e forse il Quidditch non era del tutto un’utopia.

Hermione addentò una Polentina, uno dei dolcetti magici che prediligeva. Amava il gusto della pasta di nocciole mescolata al cioccolato al latte. Appena ingoiato il primo boccone, sentì le gambe diventare gelatina, era come se le ossa non esistessero più. Quella sensazione assomigliava a ciò che provava quando vedeva Draco, e se lo abbracciava o lo baciava era ancora più intensa. Oltre alle gambe molli, il cuore faceva delle capriole e la testa le si annebbiava completamente. Era qualcosa di assolutamente nuovo e la intrigava parecchio. In quei momenti con lui era in un’altra dimensione. Sì, insomma Malfoy era la sua Polentina preferita.

La ragazza rise sotto i baffi, imbarazzata di se stessa per aver paragonato Draco ad un dolce. Gettò lo sguardo verso la tavolata dei Serpeverde e lo vide mentre sorseggiava del succo dal suo calice. Lui si accorse di essere osservato in lontananza dalla Grifona e, con fare a dir poco sensuale, si leccò le labbra rosse ancora umide. Ecco che le cedevano di nuovo le gambe e le si infiammavano le guance, perché sapeva che l’aveva fatto per lei. Ma come accidenti riusciva a rendere provocante persino quel gesto così naturale?
Merlino era così difficile stargli lontano in pubblico! Ma era la cosa giusta da fare, almeno per il momento. Hermione non ci teneva proprio a sbandierare a tutta la scuola che aveva un rapporto particolare con Malfoy. Certo, si stavano conoscendo, ma non potevano definirsi una coppia; il loro era un lento gioco di esplorazione reciproca, sia fisica che intellettuale. Non erano arrivati a spingersi troppo in là, anche se a volte i baci infuocati e le agili mani di Draco non aiutavano a reprimere certe pulsioni ben poco pure. Lei voleva aspettare, essere sicura di contare davvero per lui, di non essere il pupazzetto di turno; perché si sentiva talmente coinvolta che pensava valesse la pena fidarsi del biondo e fargli giocare le sue carte. Il suo istinto, in fin dei conti, non aveva mai sbagliato.
I loro occhi si incrociarono e rimasero incatenati, finché Ginny intervenne, mentre masticava un enorme Pallotto Cioccolatoso. –Allora, che programmi abbiamo per domani?- aveva la bocca contornata di cioccolato ed Hermione non riuscì a stare seria. –Oh be’, credo che mi metterò in pari con lo studio, sai dopo essere stata assente per una settimana dev…- la rossa sbuffò sonoramente con conseguente mugugno. –Che c’è?-
-Non hai fatto altro che studiare in ospedale, tenendo a mente che era più di là che di qua, e ora vuoi dirmi che non approfitterai dello stop alle lezioni? E io che volevo andare ad Hogsmeade- assunse un’espressione imbronciata, continuando a mangiare, il che la faceva sembrare una bambina capricciosa.

Se avesse saputo delle sue scorribande in camera di Draco, altro che bimba viziata, sarebbe diventata una virago. –Ok, verrò con te…- la Weasley l’abbracciò –ma al pomeriggio mi lascerai andare in biblioteca, promesso?- Hermione le porse il mignolo e lei lo afferrò –Promesso!-
*
Quella sera, la Grifondoro, aveva ricevuto il permesso dalla McGranitt per essere esonerata dalla ronda notturna del castello, ma lei aveva categoricamente rifiutato. Era intenzionata a soffermarsi nei sotterranei per vedere Draco. Stava giusto per imboccare la gigantesca scalinata che portava alla Sala Comune dei Serpeverde, quando le si parò davanti una figura dai lunghi capelli, leggermente mossi e corvini, gli occhi con un taglio a mandorla.

-Parkinson!- Hermione sussultò a quell’improvvisa apparizione. Lei, stranamente, le sorrise.
-Granger, perdonami se ti ho spaventata- Pansy, la regina delle serpi, oca giuliva viziata, e viziosa, arrogante Purosangue che si stava scusando? No, impossibile. Forse aveva mangiato troppo e ora aveva le allucinazioni. –Sono contenta che ti sia ripresa- le posò una mano sul braccio. Hermione aveva gli occhi sbarrati per lo stupore. Ok, poteva starci un saluto, passi anche la scusa…ma essere felici perché una studentessa Grifondoro, per di più Mezzosangue,era tornata viva e vegeta dopo un infortunio, mai! Non si poteva sentire!
-Be’, ora vado. Ci vediamo, buona notte!- Eh no anche la buona notte! Ma Merlino aveva per caso riassettato i pianeti e le galassie?
La ragazza cercò di non far caso a quel comportamento alquanto insolito e si appoggiò al muro in pietra del tetro corridoio dei sotterranei, sperando che prima o poi Draco uscisse.
Dopo una decina di minuti il pesante masso, che celava l’entrata della Sala Comune,si scansò rivelando il ragazzo. Hermione si gustò quella vista. Era veramente affascinante. Non indossava uno dei soliti eleganti abiti da perfetto erede Malfoy, nessuna cravatta gli fasciava il collo e non c’erano gemelli che luccicavano sui suoi polsi. I capelli erano scompigliati, aveva addirittura un po’ di barba, che lei trovava davvero eccitante. Le riservò uno dei suoi mezzi sorrisi ammiccanti, poi si avvicinò afferrandola per i fianchi. Indugiò sulle sue labbra, sapeva che lei non aspettava altro che un bacio, ma gli piaceva torturarla con l’attesa.

–Mi è nuova questa storia che vuoi farmi uscire di senno, signor Malfoy- cercò di tirar fuori la voce più lussuriosa che possedeva. Draco prese le sue mani alzandogliele sopra il capo, poi cominciò a scendere lungo le braccia, accarezzandole lentamente, troppo secondo Hermione. I suoi ormoni stavano ballando la macarena e stava per mandare a rotoli le promesse che si era fatta riguardo l’attesa. Lui, imperterrito, seguitava con quella danza tentatrice, giungendo alla schiena. Contemporaneamente le mordicchiava i lobi delle orecchie e le posava impercettibili baci sul collo, che lei aveva piegato di lato per facilitargli il compito. Risalì lungo il mento, soffermandosi sulle sue labbra ed Hermione, sentendo i suoi respiri caldi addosso, non riuscì ad essere paziente e si avventò su di lui prendendogli il volto tra le mani.
-Non ti facevo così passionale Granger- sghignazzò. Davvero non avrebbe mai creduto che lei potesse essere tanto dolce, ma allo stesso tempo maliziosa e decisa. Dopotutto, in quegli anni, mentre le altre ragazze non perdevano occasione di mettere in mostra le proprie curve e la propria sensualità, lei non aveva mai cercato di farsi notare in quel modo. In parte si sentiva lusingato ad essere il primo, forse, a cui stava donando quel genere di attenzioni.
Hermione aveva il sangue in ebollizione, un formicolio frenetico le si stava propagando dal basso ventre in tutto il corpo, procurandole ondate di piacere indescrivibile. Ogni tanto tiracchiava i ciuffi biondi di Draco. Se provava quele sensazioni solo alle carezze e i baci, non immaginava se fossero andati oltre. Proprio quando anche lei prese coraggio, insinuandosi sotto la maglia del Serpeverde, una voce beffarda eccheggiò, interrompendo le effusioni dei due giovani.
–Per fortuna che il povero Salazar è morto, ti avrebbe cacciato dalla Casa- entrambi si voltarono di scatto. Il Barone Sanguinario, con aria di sfida e scherno, si mise di fronte a Draco. –Addirittura mischiarti con una Sanguesporco, la feccia del Mondo Magico, ma non ti vergogni?-

Gli occhi di Malfoy si ridussero a due fessure, se avesse potuto strozzarlo l’avrebbe fatto, ma per suo sfortuna il Barone era già morto da un pezzo.
Gli ringhiò –Io vergognarmi? E perché mai? Piuttosto la feccia sarai tu. Come osi insultarla? Guarda alle tue azioni passate, fatti un bell’esame di coscienza, se ne hai una almeno.- Aveva toccato la nota dolente del fantasma. Infatti questo, senza proferire parola, si allontanò scuotendo le grosse catene.
La Grifona fissava Draco intenerita e orgogliosa di ciò che aveva detto per difenderla. Lo abbracciò forte, rimanendo in silenzio, lasciando che fosse quel gesto a parlare.
*
La mattinata seguente fu tutto un girovagare da un posto all’altro di Hogsmeade. Ginny aveva voluto passare da Mielandia a fare rifornimento di dolcetti di ogni genere. “Per evitare un calo di zuccheri durante lo studio” aveva detto. Con quella scusa erano rimaste nel negozio più di due ore.
Mentre la rossa si trovava nel dubbio amletico della decisione riguardante il gusto delle Api Frizzole, Hermione, che guardava con aria interessata i Fildimenta, udì un tonfo.
 
-Miseriaccia..ehm cavolo!-
Rivolse lo sguardo verso il rumore.

 “Oh no! Ancora! Ma che vuole?”

-Buongiorno- Pansy Parkinson aveva fatto capolino da un’alta pila di scatoloni conteneti delle Piperille nere.
–Ciao- la riccia non aveva la minima intenzione di conversare con lei, perciò tornò a guardare il sacchetto che aveva in mano.
Ma Pansy non sembrava aver recepito il messaggio.
–Anche voi a Hogsmeade questa mattina! Io adoro Mielandia- Lei adorava Mielandia? Ma se durante la cena a stento mangiava qualcosa perché era in perenne dieta ferrea. Hermione non si capacitava di quei strani comportamenti della Serpeverde, ma non volle indagare oltre.
–Be’, ci vediamo in giro!- le sorrise, di nuovo. Le toccò la spalla affettuosamente e uscì fischiettando.
Tutte quelle stranezze non piacevano alla Grifondoro, di sicuro c’era qualcosa sotto. Insomma era aldilà di ogni immaginazione che Pansy Parkinson rivolgesse la parola ad una Sanguesporco, per di più in modo amichevole. La faccenda le puzzava come le Pallottole puzzole, ed era decisa a scoprirne di più.


I sospetti di Hermione si infittirono il giorno seguente, durante l’ora di Trasfigurazione.  A metà lezione, Pansy, aveva cominciato ad agitarsi sulla sedia e continuava a controllare la clessidra sulla scrivania della McGranitt. Ogni tanto sbuffava e si guardava intorno. Poi, d’un tratto alzò la mano.
-Sì?- la preside le diede il consenso di parlare –Mi scusi, avrei urgenza di andare al bagno- la riccia notò che la sua voce si era abbassata, era diversa rispetto al giorno precedente. L’insegnante la guardò severa.
–Signorina Parkinson, tra dieci minuti avremo finito, le chiedo di aspettare- La Serpeverde aveva una faccia alquanto preoccupata. Forse fu solo un’impressione di Hermione, ma la sua pelle olivastra era diventata più chiara. Quando la McGranitt smise di spiegare, commissionando i compiti, Pansy corse fuori dall’aula tirandosi sulla testa il cappuccio del mantello.
La Grifondoro la seguì a ruota.

La fuggitiva si era fiondata nel bagno delle ragazze del secondo piano, nonché luogo prediletto di Mirtilla Malcontenta. Hermione si nascose dietro ad una colonna. Ciò che vide la fece quasi svenire. I lunghi capelli neri di Pansy ora erano corti e rossi fuoco; il suo colorito rasentava il pallore, e il volto era cosparso di lentiggini.

-Ronald!- la strega gli urlò contro. Il giovane Weasley si voltò, spalancando gli occhi, inizialmente intimorito,poi si rilassò e fece per abbracciarla, ma la ragazza si scostò guardandolo inorridita.

-Oh, suvvia. Ti arrabbi per un po’ di Pozione Polisucco.- la prese in giro, e ciò non fece altro che aumentare l’ira di Hermione. –Non toccarmi!- indietreggiò quando lui ritentò un contatto.               
  -L’ho fatto per starti vicino, per rivederti-
-E serviva diventare qualcun altro?- era furiosa –settimane senza nemmeno mandarmi una lettera, non ti sei mai fatto vivo. Te ne sei andato dopo tutti i progetti che avevamo fatto senza voltarti indietro…e ora vieni a dirmi questo come se fossi la persona più importante per te?- sentiva gli occhi bruciarle, ma quella volta non avrebbe pianto. Non per lui.

–Lascia che ti chieda una cosa, da quanto sei qui nel castello a spiarmi?-
Ron esitò per qualche minuto. Poi assunse un’aria offesa.         
 -Dal giorno della partita di Quidditch. Da quando poi tu e Malferret siete scomparsi dalla circolazione! Lo sapevo che c’era qualcosa tra voi, ho visto come vi parlavate- Lei era allibita da quel comportamento. –Ma sentiti! Io e Draco eravamo in ospedale! Si da il caso che un bolide affatturato ci abbia preso di mira…e non solo noi! Un ragazzo quasi ci rimetteva la pelle!- Aveva gli occhi lucidi al ricordo di quel giorno, ma era intenzionata a non cedere.- E poi…che ti importa di me e Malfoy? Non mi pare da avere nulla da spartire con te!-

Ron apriva e chiudeva la bocca, come se volesse dire qualcosa senza riuscirci, era sbiancato, sembrava uno spettro.

–Che c’è? Parla per Merlino! Non hai nulla da dire?- Hermione lo scosse energicamente urlandogli in faccia.
-Mi dispiace- si prese la testa tra le mani cominciando a girare in tondo per il bagno.

-È colpa mia, è colpa mia, è colpa mia!- ripeteva quelle parole con lo sguardo fisso nel vuoto. Hermione stava iniziando a preoccuparsi.
-Cosa dici Ron? Non è colpa tua- il Weasley si bloccò a qualche metro da lei. Deglutì il nulla, visto che aveva la bocca impastata e arida per l’agitaizone.

-Non ammazzarmi Hermione- lei lo fissò interrogativa –sono stato io ad affatturare il bolide.-
 

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Capitolo 15
*** 15. “Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.” ***


Carissime lettrici,
il XV capitolo ha tardato un po' ad arrivare, ma non volevo fare le cose di fretta
per poi offrirvi un capitolo scadente. Purtroppo, lo sapete bene tutte, il tempo è tiranno.
Con ciò non voglio giustificarmi per l'attesa. Spero vivamente vi piaccia l'impostazione che ho dato,
leggermente diversa rispetto al solito.
Il titolo questa volta si è evoluto. Quale miglior modo per rendere il concetto generale se non con una
bellissima citazione di Mark Twain?
Buona lettura e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate. :)

 
“Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.”
Mark Twain

Se ne stavano lì, sulla Torre di Astronomia, ormai diventata il loro rifugio serale preferito, lontano da occhi indiscreti e lingue lunghe. Tanti, all’apparenza piccoli, punti nel cielo rischiaravano quella notte, la luna sarebbe scomparsa di lì a poco. Era nel primo quarto.
Hermione si lasciava cullare da Draco, stretta in un abbraccio quasi soffocante, ma che allo stesso tempo le donava l’ossigeno necessario per sopravvivere alla giornata seguente, e a quelle che sarebbero venute dopo di lei.
Durante il giorno non avevano molte occasioni per vedersi, a volte nemmeno una. Capitava che si incontrassero, “per caso”, dopo pranzo vicino al dormitorio di Lumacorno, nei sotterranei. Nonostante il clima orrorifico e gli odorini non proprio gradevoli provenienti dall’aula di Pozioni, Hermione bramava quei momenti. Pensava sempre a quando avrebbe potuto vedere, abbracciare e baciare Draco.
La maggior parte delle volte, però, il loro appuntamento era solo dopo cena, quando Hermione non doveva recarsi ai Tre Manici di Scopa, sulla loro torre.
Era davvero uno strazio dover fingere indifferenza con lui. D’altronde, dopo i recenti fatti, lei non si fidava praticamente di nessuno, se non di Malfoy e Ginny, anche se non aveva ancora trovato la forza di raccontarle dell’accaduto con suo fratello.
Serrò le palpebre per cancellare dalla memoria quei ricordi spiacevoli.
 
Il Serpeverde quella volta si era premunito di portare una coperta. Non sarebbero bastati i loro mantelli e il calore che si trasmettevano a vicenda a farli resistere al freddo pungente di un novembre che faceva capolino.
Riaprì gli occhi, trovandosi naso contro naso con un Draco che ,in quel gioco di luci ed ombre della notte, pareva ancora più biondo del solito, era come avere un pezzettino di Luna sempre vicino.
Hermione gli passò una mano tra quei capelli d’angelo, perdendosi in due magneti che guizzavano a destra e a sinistra scrutando i suo lineamenti morbidi.
 
-Perché mi guardi così, Granger?- le sorrise –Lo so che sono bellissimo, ma così mi consumi- sghignazzò comprendosi il volto come a proteggersi.
-Che stupido che sei Malfoy!- aveva ragione lui, era bellissimo, non una bellezza rara, ma era affascinante, elegante. Il suo portamento slanciato gli conferiva una sorta di regalià, che nessuno possedeva.
-Be’, in realtà devo dirti una cosa- Hermione sentiva che quello era il momento giusto per raccontargli di Ron, era già passata una settimana e non ne aveva fatto parola con nessuno.
Nervosa per aver ormai lanciato l’esca, iniziò a tracciare i contorni del blasone verde-argento sul mantello di Draco, giusto per distrarsi e non dover sostenere il suo sguardo.
Forse non avrebbe dovuto rovinare l’unico attimo di quiete che si concedevano, ma era ancora sconvolta.
 
***
Il mondo mi era crollato addosso. Tutte le certezze che credevo possedere si erano in realtà rivelate niente altro che fumo tra le mie mani. In quegli anni avevo conosciuto Ron, o perlomeno credevo di averlo fatto, ero vissuta con lui, affrontato sfide impensabili e, anche se era difficile ammetterlo dopo l’accaduto, me ne ero innamorata. A dir il vero, non so se sia stato amore o una semplice attrazione. Forse perché non mi ero mai sentita coccolata e protetta fin quando Ronald non mi offrì ciò che, con il senno di poi, era una brutta copia dell’amore.
Avevo capito di non provare nulla quando, a poco a poco, quel pensiero divenne sempre più piccolo, fino ad essere accantonato in un angolino polveroso del mio subconscio.
Man mano che passavano i giorni mi ripetevo che ero abbastanza forte per stare senza di lui, che una persona così non sarebbe mai cresciuta. Mentre io sono maturata, lui è rimasto il solito bambinone, e come ragazzino non riesce e non vuole fare progetti per il futuro, non è ambizioso.
Merlino! Io invece lo sono, e non  posso annullarmi solo in nome di un sentimento, che in fondo è stato frutto di euforia momentanea.
Ronald era rimasto un adolescente, che non si cura di altri se non di se stesso. Ne avevo avuto la prova quel giorno, alla Tana, quando, con lo zaino in spalla, se ne era andato, schiaffandomi ad un palmo di naso tutta la sua indifferenza.
 
***
-Anche io ti devo parlare- il cuore della ragazza fece qualche giravolta e, forse, le si aggrovigliarono le budella, lasciandole un senso di malessere. Nel mondo dei babbani “ti devo parlare” non era mai portatore di buon auspicio; ma Draco non dava segno di essere adirato o sul punto di dare cattive notizie.
-Qualcosa di bello o di brutto?-
 
-Ad essere sinceri, entrambi.- criptico, come al solito. Usava sempre quel giochino per tenerla sulle spine, in quel caso sui rovi. Hermione non era rassicurata da quella risposta, ma colse la palla al balzo per defilarsi dal dover parlare di Weasley, che non era propriamente l’argomento preferito del Serpeverde.
-Ok, allora inizia tu, visto che prevedo lunghe spiegazioni- cercò di essere il più naturale possibile, anche se scalpitava per sapere.
 
-Perfetto. Con quale vuoi che inizi?- lei fece spallucce, in realtà preferiva cominciare con quella sgradevole. “Via il dente, via il dolore”.
- Decido io, a quanto pare. Bene, vada per la buona novella!- si mise a sedere con le gambe incrociate, schiarendosi la voce, come se stesse per pronunciare un discorso importante.
 La Grifona invece rimase stesa, mettendosi supina appoggiata al grembo di Draco, che nel frattempo le carezzava i capelli.
 
-L’ultimo giorno che siamo stati in ospedale, come hai potuto vedere anche tu, mia madre è venuta a farmi visita- iniziare parlando di Narcissa non lasciava presagire del tutto qualcosa di piacevole, ma Hermione rimase in silenzio, limitandosi ad annuire –Prima di andarsene ha parlato con la McGranitt riguardo mia sorella- lei si irrigidì. Ecco perché le due confabulavano sottovoce e appartate. L’argomento si faceva più interessante. –mia madre ha avanzato la richiesta di poter ammettere Thalestris ad Hogwarts, dopotutto abbiamo sette anni di differenza. Frequenterebbe il primo anno, come giusto che sia- La Grifondoro non riusciva più a starsene in quella posizione. Si sedette anche lei, con la schiena contro il muretto che delimitava la circonferenza della torre.
Intrecciò le sue dita con quelle affusolate di Draco.
-Quindi tua sorella ha undici anni.- era perplessa. Come poteva avere quell’età? Il suo corpicino smunto dava l’impressione di una bimba che non superava i sette anni.
 
-Posso chiederti una cosa?- lui strinse la presa intorno alla mano più piccola di lei a conferma.
-Come mai Thalestris non è vissuta con voi? Come è diventata un licantropo?-
-Granger, non che non voglia risponderti, ma non è il caso. Prometto che le tue richieste troveranno risposta al più presto. Per ora concentriamoci sul lato positivo- era molto calmo.
Continuò poi –insomma, nonostante le varie complicanze che potrebbero esserci, la McGranitt ha accettato!- Hermione fece un sorriso enorme e saltò letteralmente in braccio a Draco e gli stampò un bacio. –Semplicemente è meraviglioso. Potrai stare con lei e qui sarà al sicuro. Ovviamente anche io la aiuterò in qualsiasi cosa, se lei vorrà. Non ti preoccupare del Ministero, o di tuo padre- il biondo, solo al sentir nominare Lucius, si intristì, ma lei prontamente lo tranquillizzò –troveremo la soluzione, insieme possiamo fare tutto.- pose le sue candide mani sul collo di Draco e appoggiò la sua fronte a quella di lui, fissandolo dritto nelle iridi metalliche.
 
-Ora vai con la seconda notizia- Hermione era fiduciosa del fatto che non si trattasse di qualcosa di grave.
-Non so se considerarla veramente una brutta cosa quella che sto per dirti, in fondo io sto molto meglio, sono più sereno. Anche mia madre lo è, la vedo cambiata, è più felice, ha ripreso a vivere e questo non fa che ripercuotersi positivamente su Thalestris e me.-
 
Era vero. Anche lei aveva notato una trasformazione in Narcissa, seppure l’avesse vista poco all’ospedale. I suoi sorrisi comparivano non di rado sul suo volto segnato dalla stanchezza, era dolce e premurosa come qualsiasi altra madre con i suoi figli.
Non tutti cambiano in meglio però.
 
***
Ronald Bilius Weasley aveva cambiato faccia finita la Guerra, o, per meglio dire, aveva mostrato il lato della medaglia sepolto dentro di lui, che nessuno aveva mai conosciuto.
Non era più il ragazzino con i complessi di inferiorità, geloso dei maggiori successi che riscuotevano le persone intorno a lui. Gelosia che peraltro tentava di non far notare con il suo spiccato senso dell’umorismo. La sua goffaggine si era come dissolta, lasciando dietro di se un portamento più mascolino e fiero, anche un po’ superbo a dirla tutta.
Non c’era dubbio che il suo corpo fosse mutato in forme più spigolose. Ma più lo guardavo, più capivo che non era rimasto che il nome della persona alla quale, nonostante le liti, volevo bene. Mentre lo fissavo, non riuscivo a non provare che ribrezzo, misto a incredulità e delusione.
Cercavo di  dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma se aprivo la bocca per emettere un suono, questo rimaneva in gola, bloccato.
Avrei tanto voluto mettermi ad urlare, scagliarli contro qualche oggetto, schiantarlo.
Quando era cambiato Ron? Perché non era rimasto il mio migliore amico, perché doveva rovinare sempre tutto?
 
Lui era fermo come me, appoggiato ad un lavandino. Mi inginocchiai a terra a peso morto e cominciai a piangere, coprendomi il viso con un lembo di maglione. Mi vergognavo a mostrarmi debole, anche se quella che doveva vergognarsi non ero certo io.
Cercò di fare qualche passo nella mia direzione, ma io non lo volevo vicino. Senza accorgermente lo schiantai contro una delle porte verdi e sbilenche del bagno.
 
***
Hermione scacciò quei pensieri.
-Dunque, spara!-
Draco la fissò sconcertato. –Che hai detto? Non ti voglio mica sparare!-
Lei rise scuotendo la testa –Ma no sciocco! È un modo di dire babbano, serve per incitare qualcuno a parlare-
 
-Certo che sono strani questi babbani. Una volta mi spiegherai qualcosa su di loro. Allora sparo!- aspettò un attimo, poi riprese –Lucius non si trova più, è scomparso dalla circolazione. Il giorno prima della nostra dimissione doveva presentarsi al processo per i crimini di guerra al Wizengamot, ma non l’ha fatto-
La Grifona non si aspettava una tale notizia.  Lucius la inquietava, e non poco.Quell’uomo era troppo enigmatico, troppo opportunista. Nessuno era capace di dire fino a che punto si sarebbe spinto pur di mantenere il nome dei Malfoy.
 – Perciò tua madre ha chiesto alla McGranitt di ammettere Thalestris. Ha paura che tuo padre possa fare qualcosa contro di lei. Non ha tutti i torti, anche io mi proeoccuperei.-
 
Rimasero in silenzio. Draco alzò gli occhi verso il cielo, guardando le stelle.
Hermione si rannicchiò, portando le gambe contro il petto, accoccolandosi alla sua spalla.
Le piaceva stare così, senza dire nulla. A volte le parole erano superflue, motivo di fraintendimento.
I gesti erano, secondo lei, il miglior modo per esprimere le proprie emozioni.
 
***
-Ma sei per caso impazzita?- Ron si era rialzato a fatica, aveva il fiato corto e si tastava all’altezza dei reni. Il colpo era stato decisamente violento, ma se l’era cercata e non avevo ancora finito, riservavo una buona dose di veleno da sputargli contro.
Saltai in piedi, bacchetta alla mano, e lui tirò fuori la sua, puntandomela contro.
-Ah bene- feci uno sguardo di finto stupore. Aveva pure preparato la Pozione Polisucco, ma con gli incantesimi non era mai stato bravo.-è questo che vuoi? Uno scontro? Qualche mese fa combattevamo fianco a fianco, mi hai addirittura protetta, non ricordi? Sembrava che ti importasse qualcosa di me. Ora invece siamo nemici Ronald.-
 
Lui era paonazzo dalla rabbia, ma non aveva ancora pronunciato nessuna formula.
-Io non voglio farti del male. Tu l’hai fatto!-
-Prova a chiederti il perché. Dovevo starmene ferma dopo tutto il dolore che mi hai fatto passare? Dopo che hai tentato di uccidermi con il tuo stramaledetto bolide?- avevo gli occhi gonfi di lacrime che mi offuscavano la vista.
 
-Io non volevo farti del male! Era indirizzato a Draco- con quell’affermazione avrebbe potuto riguadagnare punti, avrebbe potuto scusarsi a dovere, invece, come al solito fece la scelta sbagliata. Aveva premuto il tasto “Draco”, ammettendo che voleva fare del male a lui.
Stupido!
 
-Stupeficium- lui non si aspettava quella mossa e pronunciò il controincatesimo troppo tardi, ritrovandosi nuovamente a gambe all’aria in mezzo ad una pozza di acqua.
 
Mi corse incontro e mi prese per le spalle. Girai la testa di lato, non volevo guardarlo.
-Guardami! Cazzo, guardami!-
-Ti odio Ronald, come posso guardarti? Hai quasi ammazzato degli studenti innocenti, solo per i tuoi capricci personali, per una gelosia che non ti spetta. E Pansy…per quanto tempo hai sfruttato la sua semplicità. Perché è per questo che hai scelto lei per il tuo sporco lavoro, è ingenua, l’avresti potuta facilmente trarre in inganno e nascondere da qualche parte. D’altro canto, il Distillato Soporifero è roba del primo anno. Qualche goccia e la Parkinson avrebbe dormito per mezza giornata. Non è così?
 
L’avevo ferito, peggio l’avevo ucciso. Le parole sono più potenti di una spada ben affilata, capaci di dare sollievo, ma al contempo possono essere armi taglienti.
Si allontanò di qualche centimetro, lasciando la presa.
 
-È per lui vero? Malfoy. Te ne sei innamorata?-
Non riuscii a fermare le gocce salate, che cosparsero il  mio viso. Mi asciugai frettolosamente con la manica del pullover.
-Vattene Ron. Non farti più vedere. Sei fortunato che sono ancora tutti vivi, o saresti già sotto processo per quanto mi riguarda.-
 
Obbedì. Bevve per l’ultima volta la Pozione Polisucco per non farsi riconoscere mentre varcava i confini del castello. A differenza di quella volta alla Tana, si voltò mentre usciva dalla stanza. Mi sorrise afflitto, aveva la disperazione negli occhi, anche se non erano i suoi.
Non mi pentii nemmeno un secondo di ciò che avevo detto e fatto. Se lo meritava. Ora era il suo turno per soffrire.
***
 
Dopo un po’ Draco riprese a parlare.
-Io lo devo trovare, capisci? Sarebbe in grado di uccidere mia madre se scoprisse che mi ha aiutato a nascondere Thalestris. Non posso permetterlo. Solo che ho bisogno del tuo aiuto, da solo non ce la farei mai e tu sei…tu semplicemente. Capirò qualsiasi decisione tu prenda, non farlo alla leggera, potrebbe essere pericoloso e…-
Lo baciò appassionatamente, cercando la sua lingua e giocherellandoci, sentendo dei gorgoglii allo stomaco. Si mise a cavalcioni su di lui, aderendo completamente al suo busto. Poteva sentire chiaramente i battiti del ragazzo che acceleravano.
Draco fu veloce, e senza che lei se ne fosse resa conto, con le mani era già a contatto con la pelle nuda della schiena, che accarezzava lievemente, provocandole dei brividi piacevoli.
Erano entrambi a corto di ossigeno.
 
-Questo equivale ad una risposta affermativa?- il biondo le respirava sulle labbra ancora bramanti di contatto.
-Sì-  cercò di riprendere quello che stavano facendo poco prima, ma lui la interruppe.
-E tu, cosa volevi dirmi prima?-
-Nulla di importante. Dove eravamo rimasti?- gli sorrise ammiccante, come non aveva mai fatto con nessun altro. Non voleva pensare ancora a Ron. Decise che sarebbe stato meglio dimenticare tutta quella faccenda, lasciarsela alle spalle e concentrarsi sul suo presente, che si chiamava Draco.
***
La mattina seguente, Hermione venne svegliata, praticamente all’alba, da un rumore contro la finestra della camera. Ci volle qualche istante prima che si riprendesse dal torpore del sonno.
Ginny, ovviamente, non si era nemmeno mossa. Era sommersa dal piumone, sul quale la signora Weasley aveva ricamato un’imponente “G”. Avrebbe voluto scrivere “Ginevra”, ma la figlia glielo aveva categoricamente vietato.
La riccia si stiracchiò e si strofinò gli occhi. Fuori, sul davanzale della finestra, un gufo grigio e malconcio, era disteso con le ali spiegate nella fitta nebbia mattutina. Probabilmente aveva sbattuto contro il vetro.
Hermione ebbe un tonfo al cuore quandò riconobbe il pennuto. Errol, il gufo dei Weasley.
Si alzò controvoglia, aveva un brutto presentimento.
 
Quando aprì il pertugio, una folata di vento gelato la fece rabbrividire. Afferrò la lettera e lanciò ad Errol un paio di biscottini gufici, che lui prese senza troppi complimenti, con foga, per poi spiccare subito il volo, anche se un po’ traballante.
 
La ragazza ritornò nel suo letto, senza aver il coraggio di leggere il destinatario.
Con estrema calma voltò la lettera e lesse
 
“Per Hermione Granger
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts
Torre Grifondoro”
 
La calligrafia era disordinata, sembrava essere stata scritta frettolosamente, alcune lettere erano più grandi di altre e le parole creavano un’onda.
 
Conosceva quella scrittura. Ruppe la ceralacca rossa e tirò fuori dalla busta un foglio mal piegato e giallastro, probabilmente il primo che il mittente aveva a portata.
Nonostante la pergamena fosse grande, su di essa non c’era altro che una frase.
 
“Ti aspetto alla Testa di Porco, oggi pomeriggio, dopo pranzo. Spero tu venga.”

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Capitolo 16
*** 16. Guardate le stelle e non i vostri piedi ***


 
Carissime lettrici,
come vedete siamo al XVI capitolo! Pian piano si procede con la storia,
e sono molto contenta di vedere quante persone l'apprezzino.
Un risultato davvero importante per me. Quindi voglio ringraziarvi moltissimo,
da chi recensisce ogni capitolo e non manca mai, quindi diciamo le "veterane", alle quali mando un bacio.
Le nuove che seguono, preferiscono e ricordano, ma anche coloro che sono presenti dall'inizio tra queste file.
So che ci siete e leggete,non mi dimentico di nessuno, non temete.
Detto ciò, questo capitolo è stato letteralmente un parto, quindi spero possa piacervi.
Buona lettura. :3

 

"Guardate le stelle e non i vostri piedi"
Stephen Hawking

Quella mattinata passò con una lentezza esorbitante, come se il tempo si divertisse a torturare Hermione con l’attesa. Nel suo cervello sempre in moto, aveva fatto mille congetture sul perché di quello strano incontro.
Non ne aveva parlato a Draco, e nemmeno a Ginny. Non voleva che il primo si preoccupasse inutilmente o desse di matto, né tanto meno desiderava che l’amica la interrogasse, letteralmente, per lunghe ore. In fondo non era una bugia, era un’omissione a fin di bene, o meglio per la sua incolumità. Se Malfoy e la rossa avessero fatto comunella per estorcerle delle informazioni, avrebbe preferito combattere contro un esercito di acromantule.
Si era rifugiata nella rimessa per le barche, e se ne stava seduta sul piccolo pontile, guardando le increspature del Lago Nero infrangersi sui muri del castello e cullare le imbarcazioni.
Quel posto era il suo. Andava lì quando doveva riflettere, piangere, o semplicemente trovare serenità, distante dal caos delle lezioni.
 
Non era nemmeno andata in Sala Grande per mangiare qualcosa, aveva lo stomaco serrato dall’agitazione e dall’ansia.
Sapeva che i due inquisitori si sarebbero insospettiti non vedendola a tavola, ma si sarebbe inventata qualcosa. In quel periodo stava imparando a fare di necessità virtù.
Il tempo non era dei migliori, abbastanza uggioso e si prospettava anche peggio, così, la Grifondoro, indossò un paio di stivali, il suo mantello impermeabile e uscì dal castello, sperando che nessuno la notasse mentre inforcava il sentiero che conduceva a Hogsmeade.
 
Il piccolo villaggio era sempre pieno a quell’ora. D’altro canto la fame cominciava a farsi sentire e i vari pub erano gremiti di maghi e streghe, che sgomitavano per riuscire ad avere un tavolo e un piatto di zuppa fumante.
La stessa cosa non si poteva dire per la “Testa di Porco”. Il suo aspetto decadente non avrebbe invogliato nessuno a ordinare il pranzo lì. La vecchia insegna, che penzolava da una staffa arrugginita, era talmente rovinata che il nome non si leggeva, facendo sembrare il pub un luogo abbandonato. Si poteva solo intravedere l’immagine sbiadita di una testa di cinghiale mozzata, che gocciolava sangue.
La ragazza arricciò le labbra in una smorfia disgustata a quella visione.
Quando fu di fronte alla porta, praticamente scardinata, ebbe quasi un ripensamento.
 
“Merlino! Ma chi me lo fa fare?”
 
Di sicuro quel posto era ottimo per degli incontri segreti, infatti, era noto per il giro di persone poco affidabili.
Varcò la soglia e un fetore di capra le invase le narici, facendole quasi mancare il respiro.
Delle candele, ormai consumate, che erano sparse in giro, rendevano quasi impossibile vedere ad un centimetro dal proprio naso, e dalle finestre sporche, piene di polvere di almeno cento anni, filtrava un’imitazione di luce.
Hermione salutò, sventolando la mano, Aberforth, che stava asciugando con un panno sudicio alcuni bicchieri, e poi si sedette accanto ad una delle finestre, in modo da controllare la strada.
Oltre a lei c’era un uomo canuto, dai capelli radi, che giocava con delle carte magiche borbottando sottovoce e sorseggiando, di tanto in tanto, una brodaglia scura.
 
Dopo non molta attesa, l’ingresso si spalancò, facendo entrare una folata di vento gelido, che fece rabbrividire i tre presenti. Una figura incappucciata, non troppo alta e dalla corporatura mingherlina, avanzò lasciando una scia di acqua dietro di sé, per poi rivelarsi con immenso stupore di Hermione.
 
***
Due perle grigie cercavano freneticamente, lungo la tavolata dei rosso-oro, una capigliatura voluminosa, ma senza successo.
Draco era più inquieto che mai e teneva d’occhio il flusso di persone, che entrava ed usciva dalla gigantesca porta.
 
“Salazar, ma dove è finita? Mi farà impazzire quella ragazza”
 
E lui, in effetti, era già pazzo di lei. Si domandava ancora come avesse fatto una nata babbana a trafiggergli il petto in quel modo. C’erano mille risposte a quel quesito.
Come era possibile rimanere indifferenti ad una strega così piena di abilità e doti, così intelligente e capace, che per di più non aveva discendenti maghi?
Era semplicemente strabiliante, lei era speciale.
Draco continuava a pensare a quanto fosse stato cretino in tutti quegli anni a considerare superiori i Purosangue. E poi che parola pomposa, Purosangue, ti riempiva la bocca e basta.
Dopo la Guerra i matrimoni misti non erano più così impensabili, anzi, ce n’erano stati parecchi, e anche nella casata di Salazar alcuni dei nuovi arrivati erano Mezzosangue o Nati babbani, e tutti, eccetto qualcuno ancora scettico dell’ultimo anno, come Nott o la Greengrass, li avevano accolti ben volentieri tra le proprie file.
 
Il biondissimo Serpeverde si era addirittura alzato in piedi per vedere meglio le altre Case, urtando per sbaglio Theodore mentre stava per addentare una coscia di pollo davvero invitante.
-No, dico, amico stai bene?- Nott si pulì le mani con il tovagliolo e lo tirò per il mantello facendolo risedere sulla panca –che ti prende?-
-Nulla- disse Draco cercando con gli occhi la giovane Weasley, sapendo che dove c’era lei, di solito c’era anche la Granger. La trovò e sbuffò quando constatò che della riccia nessuna traccia.
 
-Vado in Sala Comune, ci vediamo più tardi- Malfoy se ne andò tra gli sguardi di Blaise e Theo, che se ne preoccuparono ben poco, tornando a mangiare.
 
Aveva bisogno di parlarle e subito. Di solito non l’avrebbe fatto, era la loro regola, non vedersi o cercarsi durante il giorno; ma sua madre non stava bene, perciò era suo compito portare Thalestris ad Hogwarts, e solo con lei poteva riuscirci senza rischi.
 
***
Hermione balzò in piedi cacciando un urletto stridulo –Harry!- lo abbracciò, nonostante fosse bagnato come un pulcino e gli schioccò due baci sulle guance.
-Ma…come mai sei qui? Voglio dire, la lettera è stata portata da Errol e la scrittura era quella di Ronald…-
Il Ragazzo sopravvissuto sorrise, forse un po’ malinconico ripensando ai tempi in cui quelle cose erano all’ordine del giorno.
-Calmati Caposcuola Granger! Sediamoci e risponderò a tutti i tuoi dubbi-
I due presero posto al tavolino, mentre Aberforth serviva loro due Burrobirre, che molto probabilmente avrebbero solo guardato.
-Capisco che qui non viene mai nessuno- disse Hermione sottovoce –ma, per Godric, non è certo un posto accogliente!-
Harry rise. –non hai tutti i torti, Herm, vedi l’argomento in questione è parecchio…delicato, diciamo, e non vorrei che qualcuno sentisse-
 
Lei lo guardò allarmata. –So che sei confusa, quindi inizio dal principio- si tolse gli occhiali appannati, li pulì e cominciò a parlare.
 –Sono a conoscenza del fatto che Ron sia entrato a Hogwarts sotto mentite spoglie, tramite la Pozione Polisucco, bisognava farlo-
-Tu lo sapevi?-
-Sì. Ron collabora con gli Auror per la questione di Lucius Malfoy, per..-
La Grifona non si trattenne dall’alzare il tono della voce e interrompere l’amico.
 –Sai anche questo? Come è possibile?- fortunatamente, il vecchio mago che era nel pub con loro, seguitava a parlottare da solo.
 
-Hermione, stai tranquilla. La McGranitt è stata informata da Narcissa della sparizione di Malfoy Senior. Ron ha accettato di aiutarci, in parte perché desiderava rivederti, e poi lo sai che anche lui vorrebbe far parte degli Auror-
La strega roteò gli occhi.
 
-Se avesse voluto, sarebbe venuto a trovarmi prima, mi avrebbe mandato un gufo, non se ne sarebbe stato con le mani in mano! Per l’amor del cielo.-
 
Harry, come suo solito, cercava di non inasprire le cose. –Non essere troppo arrabbiata con lui- le carezzò il dorso della mano affettuosamente e lei addolcì lo sguardo -Ad ogni modo, sospettiamo che possa essere coinvolto Draco, e che stiano cercando di ricomporre l’esercito dei Mangiamorte. Non ci sarebbe altro motivo per volatilizzarsi così nel nulla, guarda caso il giorno del processo!
Forse vogliono scatenare il panico, quindi abbiamo impedito alla Gazzetta del Profeta di far trapelare qualsiasi informazione, per non allarmare il Mondo Magico, la faccenda è top secret.-
 
Hermione era consapevole del fatto che doveva tirare fuori Draco da quell’assurdità. Ovviamente, il Ministero e gli Auror, non potevano sapere di Thalestris, non essendo stata registrata come licantropo e trovandosi al Manor.
La preside aveva mantenuto il segreto della ragazzina, ma in quel modo aveva scatenato una reazione a catena, che si sarebbe risolta con l’incarcerazione di Draco. Non poteva permetterlo, lui era innocente.
 
-Harry, non è tutto vero quello che dici- lo guardò di sfuggita e notò la sua fronte corrucciata –Draco non ha niente a che vedere con la scomparsa del padre, non so se effettivamente abbia qualche malsana idea di riunire i seguaci di Voldemort, ma ti posso assicurare la sua innocenza…- fece una pausa, era ancora indecisa per quanto riguardava Thalestris, ma di Harry si fidava ciecamente – c’è altro dietro, qualcosa che non sapete, che la McGranitt non vi ha detto per proteggere la famiglia Malfoy, o meglio Narcissa e i figli-
 
Il ragazzo strabuzzò gli occhi – Scusa ripeti…hai detto figli?-
Lei annuì con la testa. –Hai sentito perfettamente. Malfoy ha una sorella, Thalestris. Ma la parte veramente sconvolgente deve ancora arrivare… è un licantropo-
Quella volta Harry rischiò di soffocarsi con l’unico sorso di Burrobirra che aveva bevuto.
-Tu mi prendi in giro! Come diamine fai a saperlo? E poi non è stata registrata? Come ha fatto a diventare un lupo mannaro, e perché non è mai vissuta con la famiglia, dove era prima?-
 
-Ehi! Frena, frena. Non so nulla di tutto ciò, Draco non me ne ha mai parlato. Però acqua in bocca, questo ti sarà di aiuto per le indagini, ma non condividerlo con gli altri, o Thalestris sarà portata via da Narcissa, ed è quello che Lucius vuole. Allontanarla dalla famiglia. Io personalmente credo per non infangare il nome della stirpe con un licantropo, ma non ne sono certa. Fatto sta che abbiamo un ex-Mangiamorte in circolazione, che non ama particolarmente la figlia…spero non voglia ucciderla-
 
Hermione teneva a quella ragazzina, forse tanto quanto teneva a Draco. Lui ormai era nella sua vita, in un modo al quale non aveva ancora dato un nome, ma le etichette erano superflue, ciò che le importava era la consapevolezza di provare quel sentimento così potente.
Anche Thalestris le era entrata dentro, dal momento in cui l’aveva aiutata.
Harry disturbò i suoi pensieri.
 
-Credi che sarebbe in grado di farlo?-
-Harry, seriamente, c’è qualcosa che Lucius non ha fatto pur di salvare sé stesso o quella che lui crede essere una reputazione impeccabile? No, perciò dobbiamo stare all’erta.-
 
Il giovane si massaggiò il mento, fissando la migliore amica. Con ogni probabilità stava macchinando qualcosa ed elaborando le informazioni appena ricevute.
-Te la sentiresti di aiutarci?-
Hermione era titubante, doveva prima parlarne anche con Draco, non voleva perdere la sua fiducia, o peggio ancora lui.
-Non lo so Harry, dovrei sentire cosa ne pensa Malfoy-
 
-Da quando ti interessa tanto cosa pensa Malferret? O meglio, da quanto ti interessa lui?-
La punzecchiò, sapendo di aver colpito nel punto giusto.
Il viso di Hermione divenne cremisi e gli diede un pugno sulla spalla.
-Scemo!-
-Dai, ti conosco troppo bene, e con me puoi confidarti lo sai!-
 
Ginny si sarebbe arrabbiata da morire se avesse scoperto che non era stata la prima a venire a conoscenza di quella relazione, se poteva definirla così, con il Serpverde.
-Hai vinto, non perché sei il Prescelto! Sappilo. E comunque da un po’.-
Harry si mise le mani tra i capelli, fingendo un urlo di disperazione.
-Non finisci mai di stupirmi! Non sto a chiederti come diavolo sia successo, non lo capirò mai, ma mi auguro che tu non abbia perso il tuo buon senso. Sei felice?-
 
Hermione non si era mai posta quella domanda, e nel preciso istante in cui la sentì, si rispose.
“Sì”
-Sì, Harry, sono felice.-
 
***
 
Quel pomeriggio inaspettato con il suo migliore amico le aveva fatto bene. Era riuscita, stranamente, ad evitare l’uragano Ginny, che era impegnata ad una cena del Lumaclub, e non aspettava altro che la serata con Draco.
Mentre si spazzolava i capelli, un *plop* sonoro richiamò la sua attenzione.
Sul copriletto scarlatto, comparve un bigliettino candido dai bordi ondulati.
La calligrafia era completamente diversa da quella della lettera ricevuta la mattina. Era elegante e ordinata, proprio come il mittente.
 Un luminoso sorriso si disegnò su di lei quando lesse.
 
“Questa sera il tempo non ci permette di uscire. Vedremo le stelle in un altro posto.
Nei sotterranei, dopo cena.
Tuo, Draco”
 
Hermione strinse il piccolo pezzo di carta al petto.
Tuo.
Aveva veramente scritto così.
Era talmente felice che ripose tutto il resto in una scatolina, almeno per quella sera. Si era scordata di chiedere ad Harry il perché fosse venuto lui e non Ron, ma non era la priorità. Avrebbe avuto modo di saperlo, anche perché si erano ripromessi di sentirsi e vedersi più spesso.
 
Nascose il suo tesoro sotto al cuscino e, raggiante, si recò nella Sala Grande.
 
Per tutto il pasto, non fece altro che sbirciare il tavolo delle Serpeverde, con finta noncuranza, e quando incontrava gli occhi di Draco, non poteva fare a meno di sorridere e abbassare lo sguardo.
Ogni tanto annuiva, o interveniva svogliatamente mentre Neville raccontava della sua vacanza in Olanda, dove aveva potuto studiare un’infinta varietà di piante.
 
Non appena buona parte degli studenti si riversò nell’atrio e per le scale, verso i propri dormitori, la Grifondoro deviò il percorso abituale, per dirigersi nei sotterranei.
Una silhouette slanciata e alta, l’aspettava appoggiata alle pareti, vicino ad una torcia, che poteva rischiararne leggermente i contorni.
 
-Buonasera signorina- le tese il braccio, e lei cinse la sua mano, avvicinandosi.
-Buonasera signor Malfoy- intrecciarono le loro dita, e si sfiorarono appena le labbra.
-Non qui, madame, venga- camminarono per qualche metro, per poi fermarsi di fronte all’entrata della Sala Comune. Hermione era un po’ restia ad entrare lì, non ci era mai stata e non credeva di essere la benvenuta.
-Oh, dai! È la tua occasione per vedere le stelle al chiuso, l’unica- il tono implorante del ragazzo la convinse. Il covo delle serpi era un’esperienza che mai si sarebbe sognata di affrontare, ma lei non si tirava indietro di fronte a nulla. Per Merlino! Aveva superato un cane a tre teste a 11 anni, quella, in confronto, era una passeggiata.
Draco pronunciò la parola d’ordine.
-Non ti preoccupare, domani verrà cambiata, quindi non c’è nessun problema- le fece l’occhiolino e le ginocchia della Grifona cedettero.

"Maledizione"

Il biondo la condusse verso i dormitori maschili. Quando furono davanti alla porta della sua camera, le coprì la visuale con le mani.
-Pronta?-
Il cuore le palpitava nel torace, sempre più forte, lo sentiva chiaramente pulsare in tutto il suo corpo.
-Sì- voce tremante e soffocata. Era agitata come una bimba alla mattina di Natale.
Sentì i palmi del ragazzo spostarsi dal viso e raggiungere le sue braccia, mentre le sussurrava a qualche centimetro dall'orecchio -Apri gli occhi-

Tutti gli oggetti erano spariti,compreso il letto e la scrivania. C'era una coperta distesa per terra, quella che Draco aveva portato la sera prima sulla torre, i muri non c'erano, o almeno così poteva sembrare all'occhio babbano.
Con un'incantesimo erano stati resi invisibili, così da poter ammirare il panorama, che si presentava attorno al castello, e la spettacolare volta celeste.
Aveva portato il cielo in una stanza, solo per lei.

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Capitolo 17
*** 17. Ma in attendere è gioia più compita ***


Carissime lettrici,
mi scuso per questo ritardo. Nei prossimi giorni sarò più tranquilla,
perciò credo di riuscire ad aggiornare più velocemente. Spero di farmi perdonare
con questo capitolo, che è più lungo del solito.
In più, alla fine, troverete un paio di sorpresine, che spero gradirete.
Una riguarda la storia, l'altra...non è riguardante la FF.
Chiacchiere a parte,ringrazio moltissimo tutte coloro che recensiscono. Siete fantastiche.
Ovviamente anche chi legge, preferisce, ricorda e segue.
Siete in tanti, ma è come se vi ringraziassi uno ad uno!
Buona lettura.



"Ma in attendere è gioia più compita"
(Eugenio Montale)
 
Aveva trattenuto delle lacrime. Lacrime di gioia, quella gioia che ti riempie il cuore fino a fartelo scoppiare, la gioia che ti fa capire che, in fondo, per essere felici non serve avere il mondo, né ricchezze spropositate; perché quella gioia è scaturita da una piccola cosa.
Un gesto, una parola, e tutto ciò che vorresti avere ti accorgi di possederlo già.
Quale fosse stato l’attimo preciso in cui capì di desiderare Draco, e lui soltanto, non lo ricordava.
Ma che importava? Era lì, più vicino di quanto avesse mai potuto immaginare, carezzandole dolcemente la schiena e la folta chioma ambrata.
Hermione non dava cenno di reagire. Immobile spostava lo sguardo lungo le pareti della stanza.
Il Serpeverde si preoccupò quando lei si portò una mano alla bocca, tappandosela, per poi intrufolarsi con la testa tra il suo braccio e il petto.
 
In realtà non voleva farsi vedere mentre piangeva.
-Granger-  era spaventato. Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato? Cercò di sollevarle il viso, ma lei si trattenne appoggiata a lui, cercando di stringersi ancor di più nelle spalle.
-Granger, mi fai preoccupare così- manteneva il tono pacato per non agitarla ulteriormente
–Guardami, ti prego- Malfoy che implorava qualcuno? Nemmeno lui stesso avrebbe mai pensato di ritrovarsi a farlo, ma si trattava di Hermione.
 
Un sussurro provenne da sotto i ricci vaporosi.
-Non voglio che tu mi veda piangere, lo so che non ti piacciono le persone deboli-
Lui sorrise, anche se lei non poteva saperlo e la trattenne in un abbraccio deciso e rassicurante.
-Questa non è debolezza- Forse era amore. -Mi credi se ti dico che sono felice che tu pianga?-
-Perché?- anche alla strega più brillante del Mondo Magico andava in pappa il cervello ogni tanto.
-Granger- le posò le dita sotto al mento, alzandoglielo in modo da poterla guardare. Voleva conoscere tutte le sue sfaccettature, le sue espressioni. Voleva vederla quando era triste, arrabbiata, felice, quando piangeva. Hermione aveva gli occhi arrossati, qualche lacrima era ancora incastrata sotto le sue palpebre. –Non lo capisci? Tieni a me, mi fai sentire importante. Ognuno ha bisogno di qualcuno che lo faccia sentire amato- l’aveva detta sul serio.
Amato. Era una sensazione di pace interiore stupenda.
 
Prima un lieve bacio.
Draco la condusse sulla coperta a scacchi verdi e argento, che aveva accuratamente posto dove, qualche ora prima, troneggiava il letto a baldacchino.
Si sdraiarono. Hermione rimase tra le braccia del Serpeverde, raggomitolata, come faceva Grattastinchi quando sonnecchiava, contro il corpo snello del ragazzo.  Stringeva tra le mani la stoffa del suo maglioncino grigio, come se avesse paura che potesse scappare da lei.
 
Il cielo quella notte era splendido. Nonostante i nuvoloni carichi di pioggia, che si riversava sonoramente sulle mura del castello, l’incantesimo aveva riprodotto l’esterno in maniera impeccabile. L’orsa maggiore e minore erano ben visibili, e la costellazione del drago, che si trovava in mezzo ai due carri, era ancora più luminosa. Si potevano distingure  chiaramente tutti i punti luccicanti che formavano la lunga coda.
Di solito non la si cerca mai, forse perché nemmeno se ne conosce l’esistenza.
 
Hermione si girò su un fianco, guardando il ragazzo. Poi con l’indice cominciò a seguire il suo profilo.
Gli passò una mano nei capelli fini e lisci come la seta, completamente diversi dai suoi boccoli.
Il dito scivolò lungo la fronte distesa, per poi compiere una piccola salita quando arrivò al naso perfettamente diritto. Draco chiuse gli occhi e si lasciò coccolare come un bimbo.
Il percorso continuò, soffermandosi sulle labbra sottili, che si schiusero al passaggio della mano, per poterla baciare.
La Grifona sorpassò il collo, trovandosi lungo il petto. Il biondo sentiva crescere dentro di sé un formicolio, un bruciore, che altro non era che il desiderio.
Hermione lo stava seducendo, forse senza nemmeno rendersene conto; e poi quel suo sguardo innocente, senza la minima ombra di malizia, rendeva la situazione ancora più eccitante.
Mentre lei, senza dar cenno di bloccarsi, scendeva sempre più in basso, Draco serrava la mascella. In qualche modo doveva pur bloccarsi o le sarebbe saltato addosso, togliendole i vestiti senza pensarci un attimo.
 
Hermione, al contrario, eseguiva i movimenti con una tale naturalezza e disinvoltura, che il ragazzo pensò lo facesse apposta per stuzzicarlo ulteriormente.
Infatti la Grifona conosceva bene la sua serpe, sapeva come giocarsi le proprie carte.
Con una mossa rapida e inaspettata, la strega gli sollevò maglione e camicia, poggiando i polpastrelli contro la pelle calda di lui, che ebbe un sussulto.
Vide quella fiamma malandrina,che forse era solo assopita, negli occhi dolci da cerbiatto.
La Granger aveva gettato quella maschera da diligente e bacchettona studiosa, che dava a vedere al resto del mondo, trasformandosi in una sirena incantatrice; e lui era Ulisse, incatenato per terra, dalle mani non così inesperte di lei, mentre si lasciava tentare sopraffatto dall’idea del piacere.
Anche in quello era brava la signorina so-tutto-io.
Il predatore addormentato dentro Draco si destò quando Hermione piegò leggermente la gamba e la gonna nera, scostandosi a quel movimento, fece intravedere la coscia.
 
“Porco Merlino! Giochi sporco Granger, ora ti faccio vedere io”
 
Lei aveva un’arma potente, forse la più pericolosa per un uomo. Il proprio corpo.
Ma l’attesa è ancora più distruttiva e corrosiva, ti porta ad implorare per porre fine ai supplizi.
Un ghigno sardonico comparve sul volto di porcellana di Malfoy, che repentinamente afferrò il polso della riccia, prendendo in mano le sorti di quella partita.
La girò a pancia in su e si mise a cavalcioni su di lei, liberandola dalla fastidiosa stoffa, che gli impediva di accarezzarla come voleva, e guardarla, ammirare per la prima volta le curve che aveva solo toccato e ricreato nella sua testa.
Lei respirava affannosamente, mentre i suoi seni, ancora intrappolati nel reggipetto, danzavano ritmicamente ad ogni sospiro.
Draco aveva un obiettivo da raggiungere, ma era più arduo di quanto pensasse.
La magnifica visione che aveva di fronte gli suggeriva una cosa sola, così come l’amico che si trovava più in basso, e che molto probabilmente lei poteva percepire, dal momento che la sua espressione si fece alquanto provocatoria, ma la sua mente lo induceva a rimandare, a farsi desiderare, garantendogli che l’attesa sarebbe stata ancora più bella di ciò che avrebbe ottenuto.
 
Si abbassò sul petto di Hermione, ormai in fibrillazione e infuocata in viso, e lasciò piccoli baci lungo lo sterno, scendendo verso l’ombelico, e contemporaneamente suonava un pianoforte immaginario sul costato di lei, facendola impazzire.
Anche lui stava andando fuori di testa, ma non era quello il momento.
Un profumo di fiori freschi, leggermente diverso da quello che aveva sentito al Manor, lo penetrò, inebriandogli i sensi. Voleva assaggiarla.
Poggiò la lingua sulla sua pelle rosea e vellutata. Sapeva di buono, un sapore che gli ricordava il bucato appena fatto.
Le rivolse un sorrisetto colmo di sottointesi, tornando a preoccuparsi del suo ventre tremante per i tocchi languidi del biondo.
 
D’un tratto la ragazza non sentì più nulla. Nessun contatto, nessuna mano su di lei, le labbra ardenti non la assaporavano più.
Si mise a sedere spaesata e accigliata allo stesso tempo, notando un Draco che, divertito, sonnecchiava fintamente con le braccia dietro alla nuca.
Lo fissò a lungo, aspettando una qualsiasi reazione. Poi tossicchiò per richiamare la sua attenzione.
Lui aprì un occhio e rise vedendo i suoi capelli scompigliati e le gote ancora rosse.
-Granger! Hai litigato con un folletto della Cornovaglia?- voleva stuzzicarla a dovere. Un Serpeverde se fa qualcosa, si sa, lo deve fare bene.
-Che idiota che sei Malfoy!- si rivestì velocemente e si stese, mantenendosi a distanza da Draco, che sghignazzava sotto i baffi per essere riuscito nel suo intento.
Nessuno dei due parlava. Hermione cominciò a spazientirsi.
Esigeva una spiegazione per quell’interruzione improvvisa.
 
-Quindi?- prese lei la parola per prima. Lui, molto tranquillamente, seguitava a fissare le stelle.
-Cosa Granger?- come se non sapesse.
-Be’… dai hai capito a cosa mi riferisco!-
-No- bugiardo.
Voleva sentirle dire che lo desiderava, tanto quanto lui desiderava lei.
-Non aver paura Granger- Hermione era in imbarazzo, non aveva mai parlato così schiettamente di faccende di sesso con qualcuno, figurarsi un ragazzo.
-Perché…ti sei, ecco… ti sei fermato- evitò di incontrare i suoi occhi –a me piaceva-
-anche a me piaceva, e molto anche, solo che non è l’occasione giusta.
 Non consumare qualcosa di prezioso solo per la foga del momento. Goditi ogni giorno, ora, minuto e secondo di queste sensazioni e vivile gradualmente. Addentrarsi più in là sminuirebbe il significato che vogliamo dargli, o almeno che io gli attribuisco. Vorrei che fossimo più consapevoli di ciò che stiamo facendo. È tutto così nuovo, Granger, anche per me-
 
Come poteva ora, di fronte a quella che aveva tutte le fattezze di una dichiarazione d’amore implicita, rimanere imbronciata ed arrabbiata?
 
-Stringimi-
-Con molto piacere, signorina Granger-
 
***
 
-Daisy?- un leggero schiocco di dita e la piccola elfa era di fronte alla padroncina, che le rivolse un gigantesco sorriso.
-Padroncina Thalestris ha chiamato Daisy. Daisy venuta per servire- la creatura fece un profondo inchino.
-Mi porti dalla mamma?- le tese il braccio, richiedendo la sua mano con uno sguardo speranzoso.
Narcissa era stata più che eloquente a riguardo. Non voleva che la vedesse malandata, triste e spenta. Doveva mostrarsi fiera e forte, per farle capire che le sarebbe stata accanto e non avrebbe permesso di lasciarla andare via, di nuovo; ma soprattutto per acquistare la fiducia che qualsiasi figlia dovrebbe riporre nella propria madre.
-Padroncina sa che Daisy non può. Padrona Narcissa ha proibito- scosse la testa e le grandi orecchie.
-Ma mi manca moltissimo! Le farà bene un po’ di compagnia! Dai, dai, dai…ti prego!-
L’elfa non resisteva mai a quella bimba. Così mingherlina, ma allo stesso tempo talmente esuberante da sfinirti solo con la sua parlantina. Nonostante gli anni passati lontana dalla propria casa, Thalestris non perdeva mai il sorriso. Anzi, a volte era lei a consolare Narcissa, che si trovava ad infliggersi mille e più colpe che non le appartenevano, ma che l’avrebbero sempre tormentata.
Sembrava che non fosse mai stata lontana da casa. Si trovava completamente a suo agio al Manor, tra elfi domestici, che già la adoravano, e i burberi personaggi dei quadri.
 
-Andiamo allora. Piccola padrona deve seguire Daisy- l’esserino le fece un occhiolino complice, e  imboccò il corridoio con la ragazzina, praticamente attaccata alla sua vestina logora.
-Porta è aperta. Entrate in silenzio-
La biondina avanzò, spingendo la porta scura, ritrovandosi in un’ampia stanza circolare, nella quale il caminetto in marmo nero sprigionava un calore avvolgente e confortante.
Narcissa si stupì nel vedere sua figlia dirigersi verso di lei, mentre gettava un’occhiata ammonitrice a Daisy, che subito sparì.
-L’avevo detto a Daisy di non farti entrare- Thalestris si sedette sul bordo del letto, giocherellando con le lenzuola di seta.
-Non arrabbiarti con lei. L’ho forzata io, perché avevo voglia di passare del tempo con te-
Narcissa le rivolse un sorriso, anche se non troppo sereno. Nascondeva apprensione e paura.
 
-Come ti senti oggi?- La ragazzina le poggiò il dorso della mano sulla fronte per controllare che la temperatura non si fosse alzata; lo aveva imparato dalla famiglia di babbani in cui era stata.
Sembrava una piccola donna, eppure in fondo era una bambina. Non avrebbe dovuto vivere la sua infanzia nel modo che le era stato proposto, quasi brutalmente e senza rendersene conto.
Sua madre si meravigliava di quanta caparbietà, forza e coraggio ci fossero in quel corpicino.
 
“Tesoro mio, quanto ti sarai sentita sola e inadeguata, mi dispiace.”
 
-Oh, tesoro, non ti preoccupare. Oggi sto molto meglio. Anche noi maghi ci possiamo prendere una brutta influenza- le lisciava i lunghi capelli biondi, che ricadevano morbidi sulla schiena. –Però non credo di riuscire a portarti ad Hogwarts. Verrà Draco a prenderti-
La streghetta aveva gli occhi luccicanti.
-Davvero? Non vedo l’ora! Verrà anche la sua amica?-
Narcissa la guardò con aria interrogativa. Quale amica e quando l’avrebbe vista?
-Scusami tesoro, ma non credo ci siano delle amiche.-
La donna dubitava fortemente che il figlio si fosse confidato con qualcuno, e tanto meno che avesse richiesto l’aiuto di qualche sua “amica”. Per quanto ne sapeva, le uniche papabili erano Pansy Parkinson e Daphne Greengrass.
La mora, per quanto fosse brutto e cattivo da ammettere, non aveva le qualità intellettive adeguate, e forse nemmeno lo spirito di cooperazione per poter aiutare Draco.
La bionda non era del tutto stupida, anzi era molto furba, ma l’aveva vista poche volte in compagnia del giovane Malfoy.
-Mamma, ti assicuro che c’era una ragazza!- Thalestris si stava agitando. Si animava fin troppo quando doveva sostenere la propria causa. Un altro bel peperino da tenere a bada.
-Ok, ammettiamo che ci fosse stata questa fantomatica persona- la bambina roteò gli occhi mugugnando e la interruppe.
-Perché non mi credi? Ero presente-
-Ti credo, descrivimela allora, così provo a capire chi possa essere-
Thalestris si mise più comoda, rivolta verso la madre –Dunque, era riccia, i suoi capelli erano vaporosi- fece un gesto sopra la propria testa, per imitare la voluminosità della chioma –aveva degli occhi marroncini e un bel sorriso. Mi faceva sentire sicura. Sai mi ha portato lei qui, e poi, credo, Draco è andato a prendere lei-
 
Quindi era stata al Manor questa misteriosa ragazza. Eppure lei non ne sapeva nulla. Cercò di sforzarsi per cercare nella sua memoria qualcuna delle compagne di scuola del figlio che combaciasse alla descrizione.
 
-Draco non ha detto il suo nome?-  la piccola scosse la testa. Poi si fermò rimurginando per qualche istante.
-No, aspetta. Mi pare abbia detto qualcosa tipo Genger…oh no, Gragner…non ricordo! Non riuscivo a sentire bene-
Narcissa ebbe un sussulto. Possibile che fosse la Granger? Quella maga che tutti decantavano come eroina del Mondo Magico, e a dirla tutta avevano ragione.
Aveva letto qualche articolo che la Gazzetta del Profeta e il Settimanale delle Streghe le avevano dedicato, ma l’aveva anche vista, quella notte, combattere valorosamente a fianco di Potter e il figlio di Arthur.
Sì, era un’eroina. Una Sanguesporco, questo era innegabile, ma aveva salvato centinaia di maghi e streghe.
La figlia interruppe le divagazioni interiori della madre.
-Chissà se c’è domani. Spero di sì. Mi sta molto simpatica, è dolce-
Thalestris era il perfetto esempio di come l’educazione data dai genitori fosse cruciale per gli ideali su cui si sarebbero basate le idee del proprio figlio. Forse non essere cresciuta con Lucius le aveva fatto bene, avrebbe posto fine ai secolari pregiudizi sui Nati babbani?
La donna ne era convinta. Sua figlia aveva un cuore grande. Anche Draco del resto, ma lui aveva avuto la sfortuna di essere stato allevato a pane, cattiverie, disciplina e razzismo.
Non certo per volere di Narcissa, ma in casa di un Purosangue era il capofamiglia che comandava.
-Vado a finire di preparare il mio baule… e non sgridare Daisy!-
-Certo che no, ha fatto benissimo a portarti qui da me. E ora stringimi bambina mia, dammi un abbraccio forte forte-
Senza farselo ripetere due volte si gettò al collo della madre, stampandole un bacio sulla guancia.
 
***
 
I due ragazzi si svegliarono, la mattina seguente, in una comunissima camera da letto.
Il cielo stellato era scomparso, insieme alle minacciose nuvole cariche di pioggia del giorno prima.
La schiena di Hermione urlava tregua. Dormire sul pavimento duro e freddo non era stata propriamente una mossa geniale. Si alzò con calma, cercando le proprie scarpe.
Ripensò a quella notte e a quanto fosse felice che Draco non l’avesse assecondata ad arrivare in fondo. E per fortuna che era lei quella razionale. Passare buona parte del suo tempo libero con il Serpeverde stava accentuando, e facendo emergere, alcuni tratti che erano sepolti sotto una valanga di logica e serietà.
-Buongiorno Granger, sei già attiva vedo- Malfoy si stiracchiò, sgranchendosi gli arti doloranti.
-Anche tu hai dormito bene a quanto pare- la Grifondoro rise.
-La prossima volta ricordami di rimettere il letto- Draco si massaggiava un fianco intorpidito.
Lei gli si accostò, parlando sottovoce. Ci aveva fatto l’abitudine, o forse si divertiva a provocare il biondo.
-Ripeteremo l’esperienza quindi, signor Malfoy?- Hermione si alzò sulle punte, in modo da raggiungere la bocca del Serpeverde. Prima che lui potesse baciarla, si spostò e raggiunse la porticina di legno, pronta a tornare alla torre dei Grifoni.
 
-Suvvia Draco. Non fare quella faccia triste. L’attesa lo renderà più bello-
 
Il giovane la fissò a metà tra lo stupito e il compiaciuto.
“Impari in fretta, signorina Granger. Studentessa modello, come sempre.”

Care ragazze,
solo per oggi voglio aprire uno spazietto anche qui in fondo per darvi due notizie. :3
I. Ho aperto un account instagram -dramioneitaliaefp- , per condividere alcune foto create da me inerenti alla storia, ma anche prese bazzicando sul web.. Quindi per ogni capitolo c'è una sorta di copertina. Se vi va cercate e seguite, in modo da sapere anche anticipazioni e trovarvi sommerse da una marea di foto sul mondo HP.
II. Questo è un piccolo annuncio per le fans più sfegatate. Il 16 e 17 maggio ci sarà un raduno di potterheads. Non essendo questo uno spazio adeguato ve lo accenno. Se siete curiose e volete saperne di più contattatemi e vi dirò tutto. :3
Chiudo questo Author's corner e vi ringrazio se siete arrivate fin qui!

P.S.: Ah! Essendo Thalestris un personaggio inventato, non c'è un volto per lei da inserire nelle foto per i capitoli.
Perciò se avete qualche consiglio su chi scegliere come prestavolto per la sorellina di Draco...scrivete!
Un bacio.

 

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Capitolo 18
*** 18. Venite dunque senza paura ***


Care lettrici,
sto facendo notte fonda per pubblicare questo capitolo come regalo per Pasqua.
Come potrete notare, è abbastanza lungo, perciò non mi dilungo troppo.
Vorrei solo ringraziare infinitamente le mie recensitrici veterane, alle quali dedico il capitolo.
Ovviamente non posso che essere infinitamente grata anche a  tutte le persone che stanno seguendo la storia
(crescete a vista d'occhio e ne sono immensamente felice, perché vuol dire che vi ho trasmesso qualcosa), chi preferisce e ricorda, ma anche i lettori silenziosi.
A tutti voi auguro una buona Pasqua!
Buona lettura. :3
"Venite dunque senza paure"
"Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mano sicure
Perché io sono un cappello parlante!"

(Cappello Parlante, 1° Anno)
 
L’uomo era accasciato a terra, in ginocchio, le braccia legate dietro alla schiena, con delle catene che a loro volta erano appese al muro di mattoni.
Il volto emaciato, la pelle biancastra, che si poteva vedere a causa dei vestiti fatti a brandelli, era cosparsa di lividi scuri ed estesi. Non c’era alcun dubbio che su di lui fosse stata utilizzata una delle maledizioni senza perdono, la maledizione Cruciatus.
Solo qualcuno di veramente sadico e crudele avrebbe potuto scagliarla. Non per nulla, quel tipo di incantesimi, era illegale e chiunque fosse stato scoperto nel pronunciarne uno, sarebbe finito, senza troppi giri di parole, ad Azkaban a marcire per il resto dei suoi giorni.
La figura, che se ne stava in piedi di fronte al povero disgraziato, se la rideva di gusto mentre puntava nuovamente la bacchetta contro la vittima.
 
-Crucio-
 
Il condannato si contorse, invaso da atroci dolori, come se migliaia di coltelli bollenti stessero trafiggendo la sua carne. Nuove macchie violacee comparvero all’altezza dello sterno e del collo.
L’uomo si mordeva le labbra, tentando di soffocare le urla. Non avrebbe mai dato al suo carnefice quella soddisfazione, né tanto meno le informazioni che voleva. Preferiva morire o diventare pazzo in quel sudicio sotterraneo pieno di muffa, piuttosto che tradire chi amava.
Guardò l’ignobile persona, assottigliando gli occhi. I capelli erano appiccicati al viso imperlato di sudore e il naso aveva preso a sanguinargli copiosamente, creando pian piano una piccola pozza di liquido rosso sul pavimento.
 Se mai fosse riuscito a sopravvivere e liberarsi, quella bestia non l’avrebbe passata liscia.
L’altro abbassò il proprio catalizzatore. Non aveva più il ghigno sarcastico, sembrava infastidito.
 
-Non vogliamo collaborare nemmeno oggi a quanto vedo. Lo sai bene che le tue sofferenze sarebbero già terminate se tu mi avessi detto quello che voglio…-
-Uccidimi allora. Stai perdendo il tuo tempo se speri di ricavare qualcosa-
L’omone era decisamente sull’orlo di esplodere, l’ira crescente traspariva dai suoi occhi e dal modo in cui espandeva le narici mentre respirava.
Afferrò la sua vittima per il collo, costringendolo ad alzarsi. I due volti erano a pochi centimetri di distanza. Le pupille del predatore erano dilatate, e digrignava i denti come un animale, anche se, in fondo, lo era.
 
-Allora dimmi… preferisci essere trasformato come la tua dolce e indifesa bambina?-
Fenrir Greyback fremeva a quel pensiero. Il suo unico diletto, nella misera vita da licantropo al servizio di un uomo che lo disprezzava per ciò che era, ma che al contempo lo usava per i suoi scopi malvagi, era aggredire e trasformare in lupi mannari chiunque gli capitasse a tiro.
Ma aveva una predilezione particolare per i bambini.
 
L’uomo, che aveva sollevato di peso, si stava dimenando per liberarsi dalla presa, ma era troppo debole.
-Suvvia Lucius, fai il bravo. Non riusciresti nemmeno a camminare in questo stato. Non perdere energie utili per rivelarmi dove si trova quella stupida ragazzina.- lo lasciò cadere a terra – Io non ho fretta, sappilo.-
Il licantropo avrebbe preferito morderlo, ma sapeva che sarebbe morto dissanguato considerate le condizioni pietose di  Malfoy Senior, e non poteva assolutamente permetterselo.
Dopo la sconfitta definitiva dell’Oscuro Signore, molti dei Mangiamorte finiti sotto processo avevano ricevuto un biglietto di sola andata per Azkaban con una pena esemplare, o peggio assicurandosi il bacio dei Dissennatori.
I meno fedeli, tra cui spiccava anche Lucius Malfoy, avevano tentato la via della redenzione, cavandosela con non più di vent’anni in prigione e ingenti somme da versare al Ministero per risarcimento.
Dopotutto, la maggior parte dei seguaci di Tom Riddle faceva parte di famiglie facoltose e prestigiose, perciò il denaro non era un problema, quanto più il danno di immagine che ne sarebbe derivato dall’incarcerazione.
Purtroppo parte dei Ghermidori, note persone subdole, opportuniste e anche poco sveglie, riuscì a disperdersi subito dopo la caduta del loro Signore, dandosi alla clandestinità e tornando a bazzicare nell’ambiente del mercato nero per guadagnare dei soldi.
Essi, non essendo veri e propri sostenitori di Voldemort, rimasero in secondo piano secondo le priorità dettate dal Wizengamot, e così per loro fu facile restare nell’ombra senza che l’attenzione ricadesse su di loro. Greyback, che era a capo della banda dei Ghermidori, si rintanò nella contea di Wiltshire, in un vecchio maniero abbandonato, insieme a Scabior.
Entrambi sentivano la mancanza del potere che avevano acquistato in precedenza, mischiata ad una voglia insaziabile di vendetta contro i codardi, a loro parere, che avevano rinnegato il Signore Oscuro sia prima della sua rinascita, che dopo la sua morte.
I Malfoy erano sempre stati la famiglia nel mirino, anche durante gli anni di terrore, per il loro volare di fiore in fiore, senza mai prendere posizione certa, evitando di esporsi troppo, e così, spesso, avevano dovuto fronteggiare le minacce degli altri Mangiamorte.
Dopo la vittoria della resistenza, Lucius e Narcissa erano pronti a tutto: prendersi le proprie responsabilità, pagare, finire ad Azkaban, qualsiasi cosa, ma non erano preparati a perdere una figlia.
 
 
****
 
Hermione era allegra quella mattina. Forse perché aveva passato tutta la notte con Malfoy ed era riuscita a tenergli testa in quel gioco malizioso che avevano iniziato senza rendersene realmente conto. Aveva un sorrisino ebete mentre camminava verso i dormitori, persa completamente a rivivere i ricordi di quelle ore. Si accorse a mala pena della Signora Grassa, che insistentemente le domandava la parola d’ordine.
-Oh- si sistemò alcuni ricci dietro all’orecchio –Colibrì- passò velocemente attraverso il buco per raggiungere il divano scarlatto e ci si buttò, letteralmente, sopra con un sospiro di sollievo, più che per lei, per la sua schiena. Aveva appena appellato alcuni cuscini, che erano sulle poltrone, per stare più  comoda, quando la presenza di qualcuno dietro di lei la fece trasalire.
Si portò una mano al petto, dove il cuore aveva preso a martellarle per lo spavento.
-Gin! Sei pazza?-
La Weasley la guardava torva con le braccia incrociate. Hermione temeva seriamente che le avrebbe lanciato una delle sue fatture orcovolanti.
-Dove sei stata?- scandì per bene le parole, soffermandosi su ognuna.
Era arrivato il momento. Doveva parlare con la sua migliore amica, perché intuiva che si sentiva esclusa, loro erano abituate a dirsi qualsiasi cosa e non voleva rovinare l’amicizia per un ragazzo, che tra l’altro era Malfoy. Ginny avrebbe fatto un colpo al sentire tutta la storia, ma non poteva tirarsi indietro, ancora.
-Ginny…siediti dai. Hai ragione ad essere arrabbiata con me. Sparisco, non ti do spiegazioni…-
-Mi eviti Hermione Granger!- la rossa la interruppe. Quando la chiamava così non c’era mai da aspettarsi nulla di buono.
-Mi dispiace. Tu…mi manchi in realtà. Ma questa situazione è un po’…come dire, complicata, spero che l’accetterai, perché se non fossi d’accordo mi sentirei morire.-
 
La Weasley ora aveva cambiato espressione, si era addolcita a quelle parole. Forse si sentiva un po’ in colpa per il modo scontroso con cui si era posta.
-Raccontami, sono qui per te, lo sai- le sorrise calorosamente, spazzando via l’insicurezza e il timore di Hermione, che si decise, finalmente a rivelarle di Malfoy.
Ginny aveva capito che c’era una certa simpatia tra loro, soprattutto durante il ricovero al San Mungo, ma non era a conoscenza del perché si fossero avvicinati, di Thalestris, di Lucius e dei loro incontri segreti.
Hermione si concesse un paio di minuti per decidere da dove iniziare.
Partì da principio, con la discussione avuta sul treno, la chiacchierata sulla Torre di Astronomia, la sparizione di Draco e di come lei fosse corsa dietro a Zabini per venire a capo della faccenda.
Le raccontò della loro avventura notturna nel portare Thalestris al Manor; le spiegò perché avesse voluto partecipare alla partita di Quidditch, della permanenza al San Mungo.
Mentre l’amica parlava, Ginny ascoltava pazientemente. Certo, aveva avuto un piccolo sussulto e aveva sgranato gli occhi sbalordita alle parole “sorella di Draco” e “licantropo”, ma era anche molto incuriosita. In primo luogo per il fatto che il furetto non fosse figlio unico e, scoperta incredibile, avesse un cuore pulsante sotto quella maschera da imbecille purosangue.
Ovviamente l’attenzione maggiore fu riservata a tutti i dettagli amorosi.
 La strega amava i gossip e le faccende di cuore erano il suo forte. Fremeva già al pensiero di poter dispensare consigli a raffica.
Hermione si era guardata bene dal rivelarle della visita in incognito di Ron, altrimenti non ci sarebbe stato scampo dalla furia della sorella per lui; e si riservò di accennarle solo il minimo indispensabile su Lucius.
-Be’ Herm, e lui, bacia bene?- la ragazza la fissò trepidante. La Grifona rise e le diede una gomitata.
-Gin! Ma che domande sono? In tutto questo racconto l’unica cosa che ti interessa sapere è se è bravo o meno a baciare?-
-Sì! Sono la tua migliore amica, non è molto strano. Non fraintendermi, sono ovviamente rimasta più che sbalordita dalla presenza in casa Malferret di una nanetta bionda, per di più…- si guardò in giro e abbassò la voce – un lupo mannaro, ma credimi che i dettagli piccanti mi intrigano molto di più!- le fece l’occhiolino.
-Ginevra Weasley!!- Hermione era sconcertata da tutta la malizia che possedeva la rossa – Comunque per rispondere alla tua domanda… sì bacia bene, e non ti dirò nulla su quel tipo di cosa…- arrossì lievemente ripensando a come Draco l’aveva mandata in estasi solo con i suoi sapienti tocchi –anche perché non abbiamo fatto nulla-
-Come no? E io che pensavo fosse un donnaiolo. Poco male, così è ancora più interessante-
Hermione si alzò scuotendo la testa. Ginny era veramente incorreggibile. Le porse il braccio.
-Andiamo a fare colazione signorina Weasley… ti servono un po’ di zuccheri, oltre che del sale in zucca- l’amica scoppiò a ridere, e si diressero verso la Sala Grande.
 
****
 
Draco le aveva dato appuntamento, alle sedici in punto, al camino adiacente all’ufficio della McGranitt, l’unico che era allacciato con tutti i luoghi connessi alla Metropolvere.
Hermione continuava a fissare l’orologio impaziente. Erano passati venti minuti buoni da quando era arrivata vicino al gargoyle, che portava alla stanza ovale della preside, ma del biondo nemmeno l’ombra.
La giovane era agitata. Dovevano andare a prendere Thalestris per portarla al castello e lei aveva accettato di accompagnare Draco.
 
“Perché ho accettato?”
 
Sarebbe dovuta entrare a Malfoy Manor, quel luogo in cui aveva sopportato torture, che aveva recato niente altro che sofferenze e la morte di Dobby.
Cosa avrebbe provato a rimettere piede lì?
Quando c’era stata l’ultima volta era intontita, sdraiata su un letto, e se l’era data a gambe, perciò contava ben poco.
La strega sentiva l’ansia montare dentro di sé e la gola le si faceva sempre più secca, rendendole difficile deglutire.
-Granger!- la voce squillante di Draco, che le corse incontro, ruppe il cadenzare dei suoi passi sul pavimento.
-La tua filosofia è per caso “chi va piano va sano e va lontano”?- Hermione aveva il viso corrucciato e le mani sui fianchi. Sembrava un po’ la signora Weasley quando riprendeva i figli.
-Che? Se è un altro modo di dire babbano me lo racconterai dopo. Ora sbrighiamoci che siamo in ritardo.- Lei lo fulminò con lo sguardo.
-Di certo non per colpa mia.- Draco l’aveva presa per mano e l’aveva fatta entrare nel camino.
-Oh, be’ dovevo essere presentabile per la tua prima vera volta al Manor-
La Grifona roteò gli occhi. Se quello era il suo “presentabile”, non osava immaginare al resto.
-Ora scandisci bene le parole. Ti troverai nel soggiorno.-
Hermione prese una manciata di Polvere Volante e la gettò ai propri piedi.
-Malfoy Manor!-
 
Si ritrovò in un’ampia stanza dalle pareti viola chiaro, arredata finemente. La studiò rapita. Non se la ricordava così. Quando era sotto le grinfie di Bellatrix non vedeva altro che buio. L’unica cosa che riconobbe fu il lampadario, le cui gocce di cristallo risplendevano, donando una luminosità accogliente all’ambiente.
Al contrario di ciò che si aspettava, il salone non era per niente eccessivo.
Vi era un lungo tavolo in legno intarsiato, sul quale primeggiava un bellissimo vaso colmo di fiori.
 
“Tocco femminile”
 
Sorrise andando ad annusarli.
Non c’erano troppi mobili. La vera bellezza di quel luogo era data da un enorme specchio con una cornice dorata a volute, sopra il camino in marmo.
Mentre Hermione esplorava con lo sguardo intorno a sé, una fiammata verde si accese nel focolare, e poco dopo Draco uscì.
-Ti piace?-
-Molto. Non la ricordavo così- scontato.
Il Serpeverde le si avvicinò, vedendo che si era rabbuiata.
 
-Draco!!- Una bimbetta bionda, con la treccia mezza disfatta, gli corse incontro a braccia spalancate e lo abbracciò con impeto.
-Mi sei mancato!- si voltò verso Hermione –anche tu…ehm, non ricordo il tuo nome però.- le porse la piccola mano candida con fare da adulta –io sono Thalestris Malfoy-
La ragazza stette al gioco –Piacere, mi chiamo Hermione Granger-
Il biondo rise a quel siparietto, che mai avrebbe immaginato potesse capitare.
-Bene, convenevoli a parte, hai preparato il tuo baule signorina?- le fece il solletico sul collo, sapendo che era il suo punto debole.
Hermione fu pervasa da un moto di affetto sconcertante, vedendo Malfoy così premuroso e attento.  Per un attimo si figurò un ipotetico futuro con Draco, addirittura dei bamb…
 
“Per Merlino! A cosa pensi Hermione?”
 
-Certo che ho finito di fare la valigia, e ho messo tutto! Non sono io quella sbadata- fece una linguaccia di scherno al fratello e corse su per la scalinata.
 
-Perché mi guardi così?-  il biondo si ricompose dopo la “lotta” avuta con la sorella.
-Oh nulla…solo mi è nuovo questo tipo di Draco, e mi piace.- si sedette su una poltrona in velluto nero, poggiando i gomiti sui braccioli.
-Non farti illusioni, sono così solo con lei, Granger. La serpe che c’è in me non è di certo scomparsa, se proprio si sarà assopita- si accomodò su un pouf di fronte alla ragazza e le prese le mani.
 
-Credi che ora potresti raccontarmi un po’ di più su Thalestris?- Hermione voleva veramente sapere, non tanto per curiosità, ma perché Draco si sarebbe sfogato,e di conseguenza sentito meglio, con un fardello meno pesante, e sicuramente avrebbe compreso come stargli accanto.
Lui sembrava sereno. –Non te lo posso negare. Dopo l’immenso aiuto che mi hai dato per farla tornare tra noi, te lo devo. In più lei già stravede per te.-
L’orgoglio della Grifona si fece più grande e gli occhi le si illuminarono.
 
-Visto che ci sono, faccio le cose fatte per bene. Thalestris è nata nel 1987, quando io avevo sette anni. All’inizio non volevo un altro piccolo Malfoy tra i piedi, ero talmente viziato e coccolato, specialmente da mia madre, che un fratello avrebbe rovinato tutti i miei piani.- Hermione sogghignò all’idea di un pargoletto Draco imbronciato.
-I medimaghi avevano sempre affermato fosse un maschio, poi quando l’ho vista per la prima volta sono sbiancato. Me lo ricordo ancora. Una femmina in casa Malfoy non era concepibile per me. Poi crescendo ho imparato a volerle bene. Mia madre, in fondo, non ha mai fatto alcun tipo di preferenza; inoltre mi faceva sentire importante. Mi raccomandava che avrei dovuto proteggerla, in quanto io ero il fratello maggiore, e presi alla lettera le sue parole. Eravamo diventati inseparabili, nonostante fosse molto più piccola di me e non potesse fare tanto, se non piagnucolare o gattonare per casa, mi piaceva stare con lei, anche solo guardarla mentre si metteva un dito nel naso!- Draco accennò un sorrisetto nostalgico.
 
–Quando ho iniziato Hogwarts tutto andava perfettamente, ovvio tranne Potter e Weasel che si impicciavano in qualsiasi cosa. E, mi duole dirlo Granger, ma come sai bene, nemmeno tu mi andavi particolarmente a genio-
-Scemo! Continua-
-Be’, come è noto, terminato il nostro quarto anno, nel 1995, Voldemort è tornato. Fu in quel momento che la nostra pace finì. L’Oscuro era adirato con tutti i Mangiamorte. Nessuno di loro aveva tentato di aiutarlo dopo la sua caduta, erano tornati strisciando solo quando lui era stato riportato in vita al cimitero, quella notte. Era soprattutto infuriato con mio padre, che considerava un fedelissimo, e che invece, da buon codardo quale era e rimane, l’ha prontamente abbandonato dopo che fu sconfitto da Potter ancora in fasce. Si sarebbe vendicato su mia sorella, senza ombra di dubbio, l’avrebbe uccisa. Così decidemmo che la scelta più sicura fosse mandarla nel mondo babbano. Thalestris all’inizio rimase in un orfanotrofio, al quale versavamo ingenti somme di denaro anonimamente. Non potevamo scriverle o andare a trovarla, altrimenti Voldemort l’avrebbe scoperto e la sua punizione sarebbe stata ancor peggiore. Un periodo da dimenticare.-
 
Hermione passò una mano sulla sua guancia e gli diede un lieve bacio, come per rassicurarlo.
-Un anno più tardi, venne trovata una famiglia affidataria per lei. Mi ha raccontato di quanto si sentisse esclusa. La magia aveva già  cominciato da tempo a manifestarsi involontariamente, e tutti la reputavano strana. Così fu rimandata indietro, neanche fosse un pacco! Stronzi.-
Il ragazzo battè un pugno sulla propria gamba.
La riccia sentiva tutta la frustrazione e il dolore uscire da quelle frasi. Era un bene che si aprisse e liberasse la mente da pensieri corrosivi.
Draco si fermò per qualche secondo, in modo da calmarsi.
-Ti chiederai, ora, quando e come Thalestris sia diventata quello che è.-
Lei annuì.
-Un solo nome, Greyback. Si è dato alla macchia con Scabior dopo la fine della guerra e non attendeva altro che il momento giusto per vendicarsi su mio padre. Lei era dall’ennesima famiglia, che non era in grado di  accettarla, non conoscendo la sua vera natura, e sentiva troppo la mancanza di casa. Così ha tentato di scappare, ma quel bastardo evidentemente la teneva d’occhio.-
C’erano certi passaggi del racconto, che la Grifondoro non riusciva a capire.
-Scusami, ma c’è qualcosa che non mi torna. Come faceva Greyback a sapere dell’esistenza di Thalestris?-
-Non lo so, qualche Mangiamorte deve aver spifferato la cosa. Ce n’era di gente che odiava Lucius, non mi stupisco che l’abbiano fatto.-
Hermione era ancora pensierosa e ogni tanto corrugava la fronte. Segno che stava riflettendo intensamente.
 
-Come mai si trovava nella Foresta Proibita quando l’hai trovata?-
-Ci stavo giusto arrivando. Greyback non poteva di certo attaccarla in pieno giorno e in un quartiere babbano per giunta. Ti ricordo che lui è ancora ricercato e gli Auror l’avrebbero facilmente identificato con un atto simile. Dunque ha ben deciso di portarla nella Foresta Proibita. Stupido. A pochi passi da Hogwarts e quindi da me. L’ho sempre saputo che non era dotato di particolare intelligenza, ma non lo facevo così scemo. È vero che il perimetro del castello non è sotto il controllo del Ministero, ma i Centauri sono dei controllori ben più severi e quando lui è stato colto in flagrante se l’è data a gambe. Per fortuna quelle creature l’hanno trovato prima che riuscisse ad ucciderla.-
Tutti i tasselli del puzzle, o quasi, si stavano mettendo in ordine.
-Quanto a tuo padre. Perché non ha voluto accogliere in casa Thalestris?-
-Per questione di immagine, credo. Avere un licantropo in famiglia, soprattutto per i Purosangue, non è visto di buon occhio. -
 
“Come supponevo”
 
La ragazza si alzò e prese tra le mani il volto di Draco e abbassò il proprio, premendo la fronte contro la sua.
-Grazie per esserti confidato con me- lo baciò con passione.
-Grazie a te per avermi ascoltato- la trasse a se, afferrandola per i fianchi e facendola sedere sulle ginocchia, ma il loro breve momento di intimità fu interrotto da un rumore sordo.
La biondina stava scendendo le scale, trascinandosi dietro il pesante baule, che ad ogni scalino produceva un tonfo più forte, rischiando che si rovesciasse sotto sopra.
 
-Ehi! Aiutatemi voi due invece di starvene lì impalati-
A Hermione stava simpatica quella bimba tutto pepe. Per certi versi le ricordava sé stessa da piccola.
-Subito capo! Hai salutato la mamma?- Draco andò in suo soccorso, mentre la sorella salutava affettuosamente l’elfa domestica.
-Ovviamente…si è commossa. Ma ho promesso di scriverle tutti i giorni, almeno per sapere come sta e raccontarle come va a scuola-
 
-Bravissima.- le diede un buffetto sulla guancia.
-Allora, tu ed Hermione andrete insieme con la Metropolvere.- Thalestris si aggrappò ad un braccio della Grifona, guardandola euforica.
-Mi raccomando, non sciuparla troppo-
Le due entrarono nell’incavo del camino tenendosi per mano e, presto, si dileguarono avvolte da una fiammata color smeraldo.
 
****
 
Quando arrivarono ad Hogwarts, trovarono la professoressa McGranitt ad accoglierle in modo gioviale, cosa che non era mai successa in tutti gli anni di permanenza di Hermione.
Ormai si era fatta l’ora di cena e Thalestris era parecchio in fibrillazione.
 Benché fossero passati poco più di due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, doveva essere smistata anche lei con la cerimonia formale, che tutti gli studenti del primo anno dovevano affrontare.
La ragazzina percorse l’ampio corridoio centrale della Sala Grande, formato dallo spazio creato dai tavoli, a fianco della preside, mentre tutti si giravano verso di lei, dandosi gomitate e bisbigliando.
Cercò lo sguardo della Grifondoro tra le centinaia di sconosciuti, e lei le fece un sorriso di incoraggiamento.
 
In fondo, davanti alla tavolata dei professori, c’era uno sgabello, sul quale era appoggiato il Cappello Parlante. L’anziana donna invitò la giovane Malfoy a sedersi, per poi rivolgersi ai commensali.
 
“Carissimi studenti, richiedo la vostra attenzione.
Oggi è una giornata particolare, perché assisteremo ad uno smistamento speciale.
Voi tutti sapete bene quanto sia difficile integrarsi all’inizio,
perciò vi chiedo di coinvolgere e di accogliere la nostra
nuova studentessa: Thalestris Malfoy”
 
Nell’ampio salone risuonarono gli applausi, mentre il vociare si era fatto più fitto e molti occhi puntavano Draco.
Nessuno sapeva che avesse una sorella minore, perciò lo stupore generale era palpabile. Solamente Blaise, Hermione e Ginny ne erano a conoscenza, ma finsero incredulità come il resto dei presenti.
Dopo aver richiamato il silenzio, la strega, pose sulla testa della neo arrivata il copricapo logoro, e questo prese vita, intimorendo la bimba.
 
“Bene bene…una giovane Malfoy a quanto pare. Vediamo, in te leggo creatività e molta saggezza, rispetto all’età che possiedi, ma non di meno posso riscontrare audacia e lealtà, accompagnate ad una buona dose di furbizia.
Mmmm… un soggetto difficile, dove ti colloco?”
 
***
Dunque ragazze, so che vi lascio con una piccola incognita. Dove sarà smistata Thalestris?
Sono molto curiosa di leggere le vostre ipotesi. :3
Vi auguro nuovamente una buona Pasqua.
Al prossimo capitolo!
Un bacio.

 
 
 

 
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Capitolo 19
*** 19. L'inizio è sempre oggi. ***


Carissime mie lettrici,
potrete mai perdonarmi per questa lunghissima
attesa?
Sono estremamente affranta. Spero possiate perdonarmi. Sono stata due settimane a Londra
e purtroppo la connessione mancava, in più si è aggiunto il blocco dello scrittore e le mie idee sono sfumate
nel cielo grigio londinese. Spero che questo capitolo vi piaccia. Non è consistente dal punto di vista degli eventi, a parte
la scoperta della casa di Thalestris. Grazie a quelle persone dolcissime, che mi hanno scritto
chiedendomi che fine avessi fatto. Vi ringrazio, perché ho sentito voi lettrici più vicine.
Vorrei fare un appello anche alle scrittrici delle storie che seguo: Non mi sono dimenticata di voi.
L'inizio è sempre oggi, come diceva Mary Shelley, è il momento di recuperare il tempo perso!
Un grande bacio a voi tutte. :3

"L'inizio è oggi"
Mary Shelley

-Grifondoro!-
 Il Cappello Parlante aveva decretato la Casa di Thalestris. Un boato si levò dal tavolo dei rosso-oro, che cominciarono ad applaudire all’unisono.
La piccola si alzò con aria gioiosa, dirigendosi  verso la sua nuova famiglia. Nessuno si preoccupò del fatto che fosse una Malfoy, in fondo, il Cappello  non aveva mai sbagliato uno smistamento.
Hermione sorrideva raggiante. Le fece cenno di prendere posto accanto a lei e la strinse in un affettuoso abbraccio.
-Ti troverai bene tra i Grifoni- le carezzò la treccia biondissima –Be’, ora che è passata l’agitazione, mangia, sarai affamata!-
La ragazzina sgranò gli occhi appena notò che ,sulla lunga tavola, era apparsa ogni genere di prelibatezza.
Non se lo fece ripetere due volte, e agguantò una coscia di pollo.
 
Dal tavolo delle serpi, due occhi color metallo fuso studiavano quella scena.
-Draco, è una disgrazia questa! Tua sorella è tra la feccia! Sai cosa significa?- Nott , che era seduto a fianco al biondo, aveva un’espressione a metà tra il disgusto e l’orrore.
Pansy  fece  finta di vomitare nel proprio piatto, e scoppiò a ridere, troppo sguaiatamente secondo i gusti di Draco, con Theo.
La Parkinson era così grezza, così poco femminile ed educata per essere cresciuta nell’ambiente Purosangue.  Troppo frequentemente utilizzava dei termini volgari e offensivi, neanche fosse un ghermidore.
 
-Siete solo degli imbecilli!- il biondo scosse la testa , privo di speranza, non sarebbe mai riuscito a far capire a quelle due zucche vuote ciò che lui aveva compreso solo dopo  diciotto  anni.
Mentre  i  suoi  “amici” avevano cominciato a fare battutine abbastanza pesanti sui Grifondoro, Draco fissava sua sorella con la sua Hermione, dalla  quale  si  scopriva ogni giorno più attratto.
Non solo  fisicamente, ma per il modo con cui si approcciava a Thalestris. Era riuscita ad acquistare subito la sua fiducia, i suoi sguardi e i suoi sorrisi. Come il fratello, era una ragazzina molto diffidente e tendeva a non dare confidenza a nessuno così su due piedi.
Invece con Hermione era espansiva, rideva sempre e parlava senza sosta.
Quella scena gli fece pensare che forse era lei la donna della sua vita.
 
“Non essere avventato, fai le cose con calma, come hai fatto  fino ad ora”
 
La riccia si voltò verso di lui e gli sorrise, inarcando il sopracciglio destro in quel modo che lo faceva impazzire e lui ricambiò con uno sguardo ammiccante.
Hermione abbassò la testa imbarazzata e scostò una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
-Herm, placa gli ormoni. Se non vuoi che si sappia in giro di te e il furetto non è il caso che vi guardiate così!- le parole di Ginny, che si era alzata dal suo posto per fare scorta di dolci, la fecero sussultare e arrossire violentemente. La rossa ridacchiò. Era proprio sorella di Fred e George. Maliziosa e, a volte, persino impertinente.
-Così…come?- la ragazza fece finta di niente riprendendo a mangiare e cercò di cambiare discorso, perché sapeva che se avesse dato corda alla rossa , la faccenda avrebbe preso una piega poco piacevole.
-Thalestris, qui ho il tuo orario- Hermione tirò fuori dalla tasca del mantello un cartoncino bianco con una tabella settimanale di tutte le lezioni.
La bambina la scrutò con attenzione, passando una gamma di espressioni indecifrabili, fino a che non esordì –Ma la prima lezione è alle otto di mattina! All’alba praticamente!!-
-Benvenuta ad Hogwarts piccola  Malfoy-
 
  ****
                                                                                              
Un fiume di studenti si riversò nell’ingresso, disperdendosi per le scale e i sotterranei, non appena la cena terminò.
Hermione, nonostante non fosse Prefetto, decise di accompagnare personalmente Thalestris nel dormitorio femminile e farle conoscere le sue compagne.
Cinse le spalle della ragazzina e la condusse alla prima rampa in granito.
-Oh! Draco mi ha raccontato delle scale. Si spostano quando vogliono! Vero?-
-Esatto. Guarda là- le indicò un’altra rampa, che giusto in quel momento si stava muovendo con sopra alcuni studenti del primo anno che lanciarono dei gridolini impauriti.
-Ecco, aggrappati bene quando sali, mi raccomando!- la grifoncina sorrise e si attaccò al corrimano di pietra.
-Non so se Draco te l’ha detto, ma ogni Casa, per entrare nella propria Sala Comune, possiede una parola d’ordine che varia ogni due settimane, per impedire agli altri studenti di accedervi.-  la bimba negò con il capo –i Prefetti l’hanno cambiata ieri.- si abbassò verso di lei e le sussurrò  –mandragola-
Thalestris si mise a ridere. –Ma che accidenti di parola è? Merlino è così assurda!-
-Avrai modo di scoprire molte altre parole assurde, soprattutto durante le lezioni di Erbologia con la professoressa Sprite.-
Le due giunsero dinanzi al ritratto della Signora Grassa e la strega incitò la giovane, con una lieve gomitata, a farsi avanti e parlare con la donnona, che beatamente stava fissando la sua immagine in uno specchio.
Quest’ultima guardò di sottecchi la neo arrivata –Oh! Per Godric! Scusate, non vi ho notate… non trovate anche voi che questa nuova pettinatura mi doni particolarmente?- si aggiustò i capelli con la sua solita aria altezzosa.
-Ehm, sì, però noi vorremmo entrare- uno sguardo alla piccola, che si fece coraggio e pronunciò
 –mandragola-
Il quadrò si spostò, mentre la Signora Grassa continuava a parlottare della sua capigliatura.
-È leggermente petulante quella donna, ma non farci caso. Basta assecondarla- sgusciarono dentro velocemente.
 
Hermione le mostrò il cuore della Torre Grifondoro: la saletta circolare era arredata con stupendi mobili in noce, che rendevano l’ambiente familiare e accogliente. Il caminetto era acceso e disperdeva nell’aria un tiepido e confortante calore. Due studenti stavano giocando a scacchi magici e le salutarono in modo gioviale. Si respirava profumo di casa, nessuno si sarebbe mai potuto sentire inadeguato o escluso.
Mentre la riccia raccontava a Thalestris come era organizzata la giornata lì ad Hogwarts, qualcosa, o meglio qualcuno, la urtò. Si girò, trovandosi a pochi centimetri da una nuvola di lentiggini.
-Ginny! Cosa succede?-
-Herm! Ho una riunione con la squadra di Quidditch… e ovviamente me ne ero dimenticata, perciò sono in ritardo…- la rossa si accorse della presenza della piccola bionda.
-Oh ciao! Tu sei Thalestris? La giovane Malfoy- le pizzicò una guancia –sono contenta che tu sia tra di noi, però scusate, ora devo scappare o Jimmy mi affattura- Ginny si fiondò verso la porta, facendo cadere nel tragitto la sua piuma e il quadernino degli schemi di gioco, per poi scomparire sotto lo sguardo divertito delle due.
-Lei è Ginevra Weasley, per noi solo Ginny. È una molto dinamica e vivace. Può sembrare invadente talvolta, ma  ti piacerà.-
 
Arrivarono ai dormitori del primo anno. La Caposcuola bussò per annunciare il suo arrivo  e subito dopo infilò la testa nel  piccolo spiraglio.
-Si può? Sono in compagnia-
Le ragazzine si illuminarono alla vista di Hermione.
La adoravano. D’altronde era inevitabile. Lei era sempre così gentile, disponibile e materna con loro, tanto che lei stessa ogni tanto si stupiva di tutto l’affetto che dispensava per le sue piccole adepte.
 
-Certo!- una bimbetta dai capelli pece  rispose prima delle altre.
La coppia avanzò nella camera.  Thalestris  era leggermente titubante, ma si riprese non appena la streghetta mora si alzò porgendole la mano.
-Ciao, io sono Ludmilla Feror.-
-Io sono Thalestris Malfoy-
La Granger  guardò quello scambio di battute con nostalgia, ripensando al suo primo incontro con Harry e Ron sull’Espresso. Il momento più magico che avesse mai passato. Il momento che aveva sancito l’inizio della loro amicizia e di tutte le avventure passate insieme durante quegli anni.
 
“Il ragazzo che aveva perso il rospo era tornato, ma questa volta con lui c'era una ragazzina che indossava la sua uniforme di Hogwarts nuova fiammante.  
‘Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo’ disse. Aveva un tono autoritario, folti capelli bruni e i denti davanti piuttosto grandi.  
‘Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto’ disse Ron, ma la ragazza non ascoltava; stava guardando la bacchetta che lui teneva in mano.
‘State facendo una magia? Vediamo!’
Si sedette. Ron stava lì, tra il sorpreso e il confuso. ‘Ehm... va bene’.
 
Si schiarì la gola.
‘Per il sole splendente, per il fior di corallo stupido topo, diventa giallo!’
Agitò la bacchetta ma non accadde nulla. Crosta era sempre grigio e continuava imperterrito a dormire.
 
‘Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?’ chiese la ragazza. ‘Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire... Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente, spero proprio che basti... E... a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?’”*
 
 
Hermione si ridestò dai ricordi. Sapeva che era il caso  di andare, lasciando i propri spazi alle ragazze e il tempo per conoscersi meglio.
-Credo di aver fatto abbastanza qui, buona notte, e mi raccomando… candele spente tra dieci minuti!- uscendo azzardò un occhiolino; non riusciva mai ad essere troppo seria e severa con le sue piccole.
 
Richiuse la porta, lasciandosi scivolare via tutta la tensione accumulata durante il pomeriggio. Era stato un vero e proprio stress psicologico dover rimanere al Manor, nello stesso salone in cui si era trovata sotto la bacchetta di Bellatrix. Per non parlare dell’incontro ufficiale con Thalestris e lo sfogo di Draco riguardante la sorella. Poteva finalmente coronare quella faticosa giornata piena di impegni tra le braccia confortatrici di Malfoy e il suo profumo pungente.
Hermione entrò nella propria stanza, giusto per darsi una rinfrescata, e trovò sul cuscino un piccolo bigliettino, sul quale campeggiavano delle scritte verdi. Calligrafia elegante, ordinata e impeccabile. In una parola: Draco.
Si sarebbero trovati di fronte all’entrata della Sala Comune delle serpi, subito dopo lo scoccare del coprifuoco.
La Grifona riempì rapidamente la vasca e si fiondò in un batter d’occhio nell’acqua fumante, senza preoccuparsi del bruciore che percepiva sulla pelle.
 
Aveva ancora i capelli umidi quando fu nei corridoi bui del castello. Asciugarseli significava perdere tempo prezioso da poter trascorrere con Draco.
Hermione si ritrovò a riflettere su quanto, nell’ultimo periodo, pensasse spesso al biondo, ai suoi baci, alle sue carezze e a quanto si sentisse attratta da lui, come se fosse una calamita. Era come se avesse risvegliato una leonessa assopita dentro di lei, e che, dopo quei giochi di seduzione, era più affamata che mai.
La ragazza si sorprese dei propri pensieri poco casti su Malfoy, ma ci si arrivava spontaneamente.
In più, la bimba con i grandi incisivi e della ferraglia poco attraente in bocca, si era trasformata giorno dopo giorno, diventando slanciata, aggraziata nei movimenti, se pur questi fossero celati sotto strati e strati di stoffa. Aveva scoperto che non solo i libri sono un’ottima fonte di apprendimento, ma anche le amiche. Ginny le aveva insegnato a rendere i propri capelli meno cespugliosi con delle pettinature semplici ma graziose.
Proprio per quella serata aveva realizzato una treccia a spina di pesce, che le ricadeva sulla spalla, arrivandole sotto la clavicola.
Niente divisa scura, nessun blasone rosso-oro. Indossava un vestito verde a maniche lunghe. Era un regalo di Natale dell’anno precedente, fattole da sua nonna, ma non aveva mai osato metterlo. Un po’ perché, provandoselo, aveva ritenuto che non le donasse molto, e un po’ perché si trattava del colore dei Serpeverde.
Quella sera, invece, rovistando nell’armadio, l’aveva trovato spiegazzato in un angolino e, guardandosi allo specchio, constatò che invece aveva ragione sua nonna quando le diceva che era perfetto per lei.
 
Quando si trovò nell’atrio del castello, il cuore cominciò a pulsare frenetico nel petto.
Non era di certo la prima volta che vedeva Draco, ma vestita in quel modo, anche se molto semplice, si sentiva nuda, scoperta, a disagio.
Deglutì un paio di volte e poi raggiunse la scalinata che portava ai sotterranei.
 
***
 Ero appoggiato, come al solito, al muro dei sotterranei, ma non riuscivo a stare tranquillo.
 Ero inquieto come non mai, solo  Salazar poteva sapere il perché.
Lei era in ritardo, Hermione Granger in ritardo! Già un secondo dopo dello scatto del coprifuoco, io mi trovavo al nostro punto di incontro e invece della Granger nemmeno l’ombra.
Pensai a mille cose assurde sul perché non si fosse fatta ancora viva.
Si era stufata di me? Si era fatta male mentre mi raggiungeva? Aveva incontrato qualche professore per le scale che l’aveva rimandata indietro? Pensava ancora a Lenticchia?
Tutte cose veramente prive di capo e di coda, se solo ci avessi pensato bene in quel momento.
Ma l’agitazione mi aveva mandato in panne il cervello e continuavo a camminare avanti e indietro senza sosta, immerso in stupide congetture sulla mia Granger con Weasel. Immagini che cercavo di scacciare insistentemente dalla mia testa, ma che seguitavano a punzecchiarmi e tormentarmi.
 
D’un tratto sentii dei passi in lontananza, probabilmente all’inizio della scalinata.
Mi bloccai, rimanendo in ascolto.
Alcuni passi veloci. Quella persona si stava avvicinando a me, perché il suono si faceva più nitido.
Poi cessarono per qualche istante, che mi parve infinito e ripresero, però allontanandosi.
E se fosse stata la Granger? Dovevo andare a controllare.
Quando fui all’inizio della scalinata, ebbi la conferma che si trattava di lei.
Se ne stava ferma immobile, braccia conserte sotto il petto, e viso corrucciato.
La conoscevo abbastanza per dire che era pensierosa.
 
-Che ci fai li?- si voltò di scatto, quasi impaurita, portandosi le mani sul volto.
-Draco! Mi hai fatto prendere un colpo! Perché sei lì?-
- Ti ho sentita mentre andavi su e giù per le scale, e sono venuto a controllare. Perché?-
Nonostante fossi piuttosto distante da lei, riuscì a notare il rossore che si faceva largo sul suo viso.
-Ecco… io… volevo tornare al dormitorio per cambiarmi- non mi guardò nemmeno, chiaro segno che era imbarazzata.
Con le altre ragazze, molto probabilmente, sarei scoppiato a ridere per questa tipica insicurezza riguardo l’apparenza, ma lei non era un’altra. Lei era la mia Granger, e mi scoprii lusingato e intenerito dal fatto che si preoccupasse tanto di come si presentava a miei occhi.
Anche perché non era da lei.
Salii e mi fermai un paio di gradini più in basso, e la guardai attentamente, o meglio, la stavo contemplando.
Solo in quella posizione, illuminata dal bagliore delle fiaccole vicine, riuscii a notare il colore del vestito che portava. Era verde, abbastanza attillato sui fianchi e sul petto, con uno scollo a barca, che lasciava leggermente scoperte le spalle chiare.
Pur essendo estremamente semplice, quel vestito la rendeva seducente a tal punto che la salivazione mi si era bloccata e lo stesso le mie gambe, che parevano aver messo le radici per terra.
-Granger, fosse per me, potresti rimanere con questo abito per tutta la vita-
Avrei potuto dirle mille altre cose più romantiche di quelle parole, farle centinaia di complimenti, che solo ad una persona come lei potevano essere rivolti, ma in quel momento, con i neuroni sconnessi e Merlino che non accennava a venirmi in aiuto, pronunciai quella semplice frase.
 
Fu lei ad azzerare quella piccola distanza che ci separava.
La presi per i fianchi e la attirai maggiormente a me, baciandola delicatamente, ma con passione, seguendo la sua spina dorsale dal collo fino ad arrivare in basso, dove mi fermai.
La sentivo fremere, ma volevo tenerla sulle spine, almeno fino a che non fossimo tranquilli, in un luogo appartato, così mi balenò una pazza idea.
Mi staccai dalle sue labbra, le sorrisi e le afferrai saldamente la mano.
-Vieni con me signorina Granger- invece di raggiungere la Sala Comune, arrivai in cima alle scale.
-Bene, ora chiudi gli occhi- lei mi guardava confusa, ma fece comunque ciò che le avevo detto.
Per realizzare  il mio “piano” non avevo altra scelta al di fuori della materializzazione congiunta.
Usare un camino a quell’ora e con Gazza, che girovagava per le ale del castello, non era cosa saggia, perciò dovevamo dirigerci fuori dai confini di Hogwarts.
-Granger, preparati, sentirai un po’ di freddo…- Mi tolsi la giacca e gliela feci indossare. 
Le strinsi la mano più forte e la condussi  velocemente fino al punto in cui ci eravamo smaterializzati insieme per la prima volta.
 
-Ok, non posso ancora rivelarti dove stiamo andando, ma devo avvertirti che utilizzeremo la materializzazione-
Lei sembrava calma, addirittura divertita da quella situazione.
-Pronta?- Annuì, rimanendo sempre ad occhi chiusi.
Mi concentrai sulla destinazione, facendo un profondo respiro.
 
In meno di qualche secondo ci ritrovammo al Manor. Entrambi spettinati, ma ancora perfettamente integri.
La Granger aveva aperto gli occhi e si guardava intorno sbalordita.
-Questa è… camera tua?- si aggirava per la stanza fissando con attenzione ogni piccolo particolare, come se stesse studiando uno dei suoi libri preziosi.
-Oltre ad essere immensa, è veramente bella. Anche se un po’ austera per i miei gusti… forse avrei messo un bel tappeto morbido davanti al camino- si avvicinò al focolare spento e fece un ampio gesto con le braccia per indicarmi il punto esatto.
-Poi… avrei attaccato qualche foto sulle pareti e messo qualche candela profumata sul comò…-  si guardò intorno –ehi, ma tu non hai un mobile dove riporre le tue cose? Nemmeno un armadio?-
Risi sotto i baffi vedendola così confusa.
-Granger, apri quella porta- le indicai un uscio bianco accanto al bagno.
-Oh Merlino, avrei dovuto immaginarlo che un Purosangue come te avesse una stanza dove riporre i vestiti… io non avrei nemmeno abbastanza capi da metterci dentro!-
-In realtà, è piuttosto scomodo avere i vestiti lì dentro… ad ogni modo, stavi rimodernando la mia camera, dove eri rimasta?- mi portai una mano al mento, assumendo una finta aria aria attenta.
-Mmmm… be’, accenderei il camino, senza dubbio!-
-Per questo non c’è nessun problema- agitai la bacchetta verso il caminetto –Incendio- e una fiamma rossa prese vita.
-Facciamo che le candele profumate le lasciamo a voi ragazze- mi diede una piccola spinta.
-Sei sempre il solito Malfoy-
Si sedette imbronciata sul letto a baldacchino. Anche con la fronte corrugata rimaneva bellissima.
Rimasi lì in piedi, a qualche passo da lei, mettendo il muso per prenderla in giro. Quando se ne accorse mi fece una linguaccia poco convincente e io iniziai a fare facce buffe per farla ridere.
Eravamo entrambi due teste calde, qualcuno l'avrebbe spuntata a breve.
Infatti dopo qualche minuto di silenzio ,ed espressioni che avevo visto solo sui fratelli Weasley, lei scoppiò a ridere, regalandomi il più bel sorriso che avessi visto in vita mia.

 
*"Harry Potter e la Pietra Filosofale"- Capitolo 6 "Il binario nove e tre quarti".
Ragazze, come vi è sembrato il capitolo?
Come avete notato è un capitolo di passaggio.
Ho introdotto un nuovo personaggio, una coetanea di Thalestris, Ludmilla.
Credo avrà un ruolo importante nella storia.
Posso accennarvi che nel prossimo aggiornamento ci saranno novità e sorprese.
Un bacio e a presto. (questa volta sul serio!!)

P.S.: Se ci sono "orrori" grammaticali fatemelo notare. Ho riservato poco tempo alla rilettura perché ero ansiosa di pubblicare.

 

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Capitolo 20
*** 20. Seguimi nella notte ***






 

Carissime mie lettrici,
questa volta sono stata di parola e ho aggiornato in tempi più brevi. :3
Ringrazio dal profondo del cuore tutti voi lettori. Chi mi dedica un po' di tempo con una recensione (le mie veterane!!),
chi segue, preferisce, ricorda la storia e, ovviamente, chi legge per il piacere di farlo, sperando che possa apprezzare ciò che legge. Questo capitolo è stata una sfida per me, perché mi sono cimentata nella scrittura di qualcosa di nuovo.
Spero apprezziate. Un bacio.

"Seguimi nella notte"

Draco rimase praticamente impietrito di fronte a quella risata spensierata e così cristallina.
Hermione ormai si tratteneva il ventre da quanto le faceva male ad ogni risata. Più rideva, e più le pareva di non poter fermarsi mai.
Fece cenno al biondo, intimandolo a sedersi accanto a lei sulle morbide coperte candide.
Lui eseguì,  sistemandosi su un fianco, rivolto verso la sua musa, appoggiato sul gomito destro, e la studiava.
Lei pian piano riprese a respirare regolarmente, asciugandosi delle piccole lacrime ai bordi degli occhi.  Poi si voltò – Che c’è?-
-Granger, rimani così per sempre.- il viso di lui era indecifrabile,  un miscuglio di tenerezza e desiderio. Poteva  fare un effetto strano vedere quell’espressione su Malfoy.
La ragazza gli posò una mano sulla  guancia, carezzandola lievemente con il pollice, mentre lui cercava di premere ancora di più  la sua pelle contro il palmo di lei,  come se volesse fondere la propria carne con la sua.
 
-Aspettami qui.-  d’un tratto Draco si alzò, interrompendo quel piacevole contatto, sotto lo sguardo stordito di Hermione.  –Ma che…Ehi, dove stai and…- Il Serpeverde era già scomparso dietro la porta che dava, presumibilmente,  sul corridoio.
La grifona si sentiva non poco a disagio e intimorita dal fatto di trovarsi da sola, al buio, nel silenzio glaciale di Malfoy Manor. Si sfregava freneticamente gli avambracci, come se avesse freddo. Sperava che Draco tornasse il più presto possibile. L’attesa fu breve,  perché dopo appena qualche minuto, il giovane riapparse,  ma non era solo, in mano aveva…
 
-Per Godric! Mi prendi in giro? Mi hai lasciata qui, da sola, per tornartene con una macchina fotografica malconcia?-
Draco roteò gli occhi – Suvvia Granger, non è una macchina fotografica qualunque, tipo quella dei tuoi amati babbani.-
Hermione assunse nuovamente il broncio. Non tollerava che Malfoy scherzasse ancora sulla sua provenienza.
-Scherzo! Però,  seriamente,  ne hai mai vista una di questo tipo? Una magica intendo.-
Scosse il capo negativamente. In effetti era curiosa come macchina fotografica. Non era un macchinario ingombrante come quello di Colin,  che per di più ci metteva una vita per sviluppare una semplice diapositiva.  Assomigliava molto ad una Polaroid babbana,  semplicemente era più grande,  e aveva un tubicino che partiva dal centro della fotocamera e si poteva regolare in altezza e angolazione, alla cui sommità era fissata una specie di lampadina. Era una sorta di flash insomma.
-È praticamente nuova, nessuno l’ha mai usata. Direi che è ora di inaugurarla.- si posizionò di fronte ad Hermione,  ad un paio di metri di distanza.
-Ok rimani così.- quando capì che Draco le stava per scattare una foto, tentò di nascondersi la faccia con le mani, ma il biondo fu più veloce e riuscì ad immortalarla prima che si coprisse.
Da una fessura,  che si trovava all’estremità dell’oggetto, uscì un foglietto.
Era totalmente bianco. Draco prese la bacchetta, chiuse gli occhi,  e dopo picchiettò sulla superficie un paio di volte.
Su di essa comparve l’immagine di Hermione mentre rideva.
-Ma, non è il momento in cui hai scattato la foto.- la ragazza si alzò per controllare più da vicino.
-No, infatti. È una macchina Reverso Momento, ce ne sono pochissimi esemplari. Ti permette di imprimere una scena che hai perso,  una scena del passato recente però. Il limite sta proprio in questo. Non posso mettere sulla carta una cosa che ho visto a cinque anni per esempio, ma nemmeno l’anno scorso. L’importante è che nel mirino ci sia esattamente ciò a cui stai pensando. In questo caso tu, nel tuo adorabile vestito verde, sul mio letto a baldacchino-
-Questa proprio non la sapevo- la Grifondoro prese l’oggetto, scrutandolo attentamente.
-Granger, non puoi sapere sempre tutto.-
Le diede un bacio a fior di labbra, sventolando la foto, sulla quale la figura di Hermione era ormai ben nitida.
-Devo documentarmi meglio allora.-
-Non intenderai ora spero!- Draco la guardò allarmato.
-Ma no, Merlino,  che dici.- appoggiò la macchina fotografica sul pouf in pelle vicino al caminetto, poi, con aria sorniona, prese le estremità del colletto della camicia del biondo.

Il primo bottone lasciò la sua asola.
Il cuore di Draco era già in fibrillazione per quei pochi contatti, ma cercò di trattenere i propri impulsi, lasciando che fosse lei a condurre il gioco. Voleva vedere fin dove si sarebbe spinta.
L’afferrò per i fianchi, mentre lei continuava a sbottonare la camicia.
Il ragazzo era teso come una corda di violino, i muscoli contratti, gli occhi persi  su Hermione.
Nella sua semplicità era così perfetta e attraente.
Non era una persona appariscente, come buona parte delle sue coetanee, né una giovinetta scialba. Lei era l’equilibrio perfetto,  nessun eccesso.
Non aveva un filo di trucco,  eppure la sua pelle era liscissima e luminosa.
 
“Anche la pelle del suo corpo sarà così?”
 
Non usava essenze dolciastre, di quelle  che si comprano per pochi galeoni e che lasciano un odore persistente nell’aria.  Lei sapeva di mughetto. Il suo profumo era fresco e leggero, faceva venire voglia di affondare il naso in quei capelli vaporosi per poter inspirarne quanto più possibile.
 
“Anche la pelle del suo corpo avrà questo profumo?”
 
 Draco sarebbe potuto andare avanti per ore, facendo mille considerazioni su quanto Hermione fosse bella, speciale; ma si accorse di avere la camicia aperta, e le mani della Granger che sfioravano il suo addome, lasciando piccole scosse,  che percorrevano la spina dorsale.
Cercò le sue labbra con bramosia, ma lei si scostò, andando a posare piccoli  baci  sul collo, scendendo verso il petto diafano del ragazzo. Lo liberò completamente dalla camicia, diventata ormai un ingombrante pezzo di stoffa, che cadde a terra.
Draco sentiva la testa esplodere, il respiro aveva iniziato ad essere più affannato.
Non era abituato a non possedere il totale controllo della situazione.
 
“Basta”
 
Hermione si era fatta più audace, aveva raggiunto il basso ventre, e solleticava con la punta delle dita la schiena di Draco.
 
“Fermati Granger”
 
Il biondo non riusciva a reagire,  semplicemente  si  stava lasciando andare a quella sensazione magnifica ed indescrivibile.
Non avrebbe mai immaginato, nemmeno nei sogni più proibiti, che l’insopportabile so-tutto-io, che era abituato a punzecchiare, fosse tuttaltro che frigida.
 
Quando Hermione si accinse a sfiorare il bordo dei pantaloni, Draco ribaltò la situazione.
Non voleva essere rude, o sembrare avventato, ma gli faceva quell’effetto.
Era colpa sua. Di quella sua grazia in tutti i movimenti, della carica erotica che sprigionava pur non essendo mai volgare.
 
La tirò su, dolcemente, ma con vigore al tempo stesso, e senza troppi complimenti le sfilò quel perfetto vestito verde con un unico gesto.
Lei stette al gioco, anche se il suo colorito stava prendendo diverse sfumature di rosso. Certo, era imbarazzata, non si era mai trovata in una situazione di initmità tale, ma l’aveva aspettata così tanto che non si sarebbe lasciata sopraffarre  troppo dall’emozione.
Il ragazzo la fissò per qualche secondo, con l’indumento tra le mani, che presto fu gettato in un angolo della stanza.
Non gli pareva nemmeno vero.  La avvolse con le braccia, appoggiando il viso nell’incavo del collo per poter bearsi del suo profumo, assaggiò la sua pelle con un piccolo bacio carico di passione.
Era proprio come se l’era immaginata. Anzi, meglio.
Lei lo abbracciò di rimando, inarcando la schiena e gettando all’indietro la testa.
 
Draco la spinse verso il letto. Un’occhiata maliziosa. Lei rise complice, coprendosi il viso e parte del corpo con le lenzuola.
-Non coprirti!- si adagiò su di lei cominciando ad esplorare ogni centimetro del suo corpo.  Ad ogni carezza con le labbra, le sussurrava quanto fosse bella.
 
Presto, il reggiseno  di Hermione raggiunse per terra  gli altri capi, che erano sparpagliati in giro per la stanza.
Istintivamente lei nascose i seni con le mani, non guardava nemmeno Draco per il troppo imbarazzo di essere così esposta.
-P-possiamo spegnere la luce?-
Lui prese a disegnarle arabeschi immaginari sulla pelle rosea e fresca.
-Perché Granger? Non ti senti a tuo agio?-
Non voleva rovinare quella situazione così carica di elettricità e desiderio, ma, almeno per iniziare, voleva che la cosa fosse più intima.
-In realtà ho solo paura del mio corpo. Non sei tu che mi metti a disagio… mi sento, ecco … troppo nuda.-
Draco sorrise comprensivo, continuando la danza sul corpo di Hermione con le sue dita affusolate – Be’, diciamo che bisogna essere, sì insomma, nudi in questa circostanza, ma farò tutto quello che desideri affinché tu ti senta tranquilla.-
Era ancora titubante, si era adombrata. –E poi… non voglio che tu veda questo- sollevò l’arto su cui, ancora rossa, risaltava quella scritta, ma senza mostrare l’avambraccio.
-Posso?- lei cominciò ad agitarsi e strinse maggiormente le braccia, in modo che lui non potesse scostarle.
-Granger, fidati di me.- una piccola lacrima solitaria le rigò la guancia. Draco la asciugò con il pollice, poi, con estrema delicatezza, le prese la mano, rivelando quella parola, sulla quale posò le proprie labbra, lasciando con esse, più volte, piccoli segni umidi.
 
Lei, ancora con i palmi sul petto, si avvicinò, anche se un po’ goffamente, a Malfoy, ringraziandolo con un bacio.
-Quindi spegnerai la luce?-
-Oh, Granger, farò di meglio.- Le rivolse un’occhiata criptica.
Con un colpo di bacchetta il buio avvolse la camera, subito dopo, il biondo, si pose a cavalcioni sopra Hermione  e si abbassò su di lei tirandosi dietro la coperta.
-Ora si sente abbastanza nascosta, signorina Granger? Anche se, ammetto, io ci terrei a far vedere le mie curve se fossi in te.-
Lui non lo notò, ma forse riuscì a sentirla mentre rideva appoggiata alla sua spalla.
 
Senza rendersene conto, in quei pochi istanti che li separavano dalla loro prima volta, che attanagliavano le loro membra con una miscela infinta di sensazioni e la paura di essere rifiutati, Hermione si abbandonò completamente a Draco, accantonando, saggiamente, la razionalità che per anni era stata la sua fedele compagna.
Allo stesso modo, il giovane Serpeverde, si liberò degli ultimi strati di stoffa, che impedivano un contatto diretto con il corpo di lei.
La ragazza poteva percepire chiaramente l’eccitazione di Draco che premeva sulle proprie cosce, mentre lui si dedicava, senza prendere praticamente mai fiato, ai suoi seni sodi, facendola sospirare sempre più sonoramente.
Insinuò le mani dietro la sua schiena, all’altezza delle scapole, e la strinse a sé.
I loro respiri erano mescolati e rimbombavano insieme nel silenzio della notte, per poi fondersi complici nelle loro bocche.
Con tenerezza e una calma che non credeva di possedere, Draco scivolò in lei,  che gemette e tese i muscoli per un attimo.
Appoggiò la propria fronte sulla sua, lievemente imperlata di sudore.
-Draco, io… scusami..-
-Shh. Non scusarti.-
Le lasciò il tempo necessario affinché si abituasse alla sua presenza, aspettandola con pazienza, senza muoversi.
-Granger, sei la mia prima donna e spero che tu sia anche l’unica.-
Hermione intrecciò le mani dietro il collo del ragazzo, cercando di avvicinarsi a lui.
Aveva capito. Sapeva che aveva aspettato il momento giusto, con la persona alla quale non aveva mai pensato, ma che ora custodiva una preziosa parte del suo cuore e della sua mente.
Il dolore iniziale si affievolì e fu una piccola goccia in mezzo al mare rispetto alle innumerevoli scosse e ondate di piacere, che la percorrevano lungo tutto il corpo, mentre Draco ondeggiava ritmicamente verso il suo bacino.
 
Quando spinse più violentemente e velocemente, la Grifona fu attraversata da un terremoto interiore, del quale era impossibile trovare il punto di partenza, tanto l’aveva invasa mentalmente e fisicamente.
Si vide costretta ad aggrapparsi alla schiena del ragazzo e soffocare un piccolo urlo contro il suo collo.
Tremante, Hermione, circondò il busto di Draco con le gambe e anche lui si lasciò andare non appena raggiunse l’apice del piacere subito dopo di lei.
Rimasero fermi in quella posizione per qualche minuto, con il battito che a poco a poco si affievoliva, tornando al proprio ritmo.
Il ragazzo le posò dolcemente un bacio sulla fronte e sulle labbra, che in quel momento sentiva sue come non mai. Avrebbe voluto rimanere appiccicato a lei per tutta la notte, ma si staccò dal suo corpo, rimanendole accanto e afferrandole la mano.
-Buona notte Draco-
-Buona notte Hermione-
 
Non dissero più nulla. Lasciarono semplicemente che il sonno li cogliesse e li cullasse lì, in quel letto a baldacchino, che nessuno mai avrebbe immaginato potesse essere teatro di un amore quanto meno inaspettato.
 
***
 
 Il mattino seguente Hermione fu la prima a svegliarsi. Ci volle qualche istante per mettere a fuoco la situazione. Si trovava a Malfoy Manor, nel letto di un Serpeverde, che era  ancora totalmente immerso nel mondo dei sogni.
Si scoprì sorridere tra sé e sé mentre lo guardava, voltato verso di lei, mentre le cingeva un fianco con il braccio sinistro, e i capelli lunari che quasi si confondevano con il cuscino bianco.
I suoi lineamenti sempre duri si erano distesi e mostravano la dolcezza che si racchiudeva in essi.
Le vennero in mente le parole che le aveva detto quella notte.
 
“Granger, sei la mia prima donna e spero che tu sia anche l’unica.”
 
Lì per lì non aveva soppesato troppo il significato di quella frase, ma in quel momento, a mente più o meno lucida, si rese conto che Draco non era il ragazzo bello e dannato pieno di ragazzine adoranti intorno.
Certo, era attraente, elegante, affascinante e molte  delle studentesse di Hogwarts avrebbero pagato galeoni per stare con lui. Ma Hermione si era accorta che, nonostante facesse  vedere il contrario, in realtà non aveva mai dato corda a nessuna.
Lei era la sua prima volta.
 
“Per Godric, il mondo può essere davvero pieno di sorprese”
 
Lo fissò di nuovo portandosi una mano alla bocca, quasi non credesse a ciò che le era capitato.
Cercò di alzarsi, ma non voleva svegliare Draco. Tentò di scostare il suo braccio e lo vide.
Il marchio nero occupava quasi interamente l’avambraccio del Serpeverde.
Hermione lo toccò, accarezzandolo e seguì il tracciato di quello strano inchiostro nero sulla pelle del ragazzo.
Provò ad immaginare cosa avesse sentito Draco, quando il Signore Oscuro glielo aveva impresso. Si diceva che venisse fatto per “premiare” i fedelissimi, ma lei sapeva nel suo cuore, da sempre, che lui non era un Mangiamorte. Forse in apparenza, ma di certo non considerava un premio l’aver dovuto sopportare tutte le sofferenze arrecategli dal marchio. Avrebbe voluto chiedergli di sfogarsi con lei a riguardo, di farla entrare nel suo stato d’animo per poterlo aiutare. Voleva sapere cosa frullava nella testa di quel cocciuto Serpeverde. Allo stesso tempo non voleva forzarlo, perché vedeva palesemente quanto fosse restio ad affrontare i temi del passato.
 
-Non è una bella cosa da guardare, Granger.- la voce assonnata di Draco colse di sorpresa la Grifona, che sobbalzò appena.
-Da quanto sei sveglio?-
-Pochi minuti. Giusto il tempo di vederti fissare quello.- fece un cenno con il capo verso il marchio, per poi ritirare velocemente il braccio sotto le coperte.
Era scuro in volto, aveva richiuso gli occhi e i tratti erano tornati quelli marcati e arroganti che aveva sempre mostrato. Era palesemente irritato.
-S-scusami… io, non volevo…-  
-Però l’hai fatto.- si era girato dandole le spalle.
 
Hermione ribolliva di rabbia. Perché doveva essere così sgarbato? Anche lei non voleva che le si guardasse quella scritta, ma non l’aveva fatto intenzionalmente per dargli fastidio o rivangare vecchi ricordi.
Voleva capire. Lei si era fidata.
Respirò, contando fino a dieci per non sembrare la solita saccente. –Non l’ho fatto apposta. Se solo tu mi parlassi di quello che provi, forse…-
-Forse cosa?- si era alzato con un tale impeto che aveva rovesciato le cose sul comodino. –Vorresti tentare di capire cosa significa essere un Mangiamorte? Cosa significa aver passato l’adolescenza senza poter essere veramente adolescente? Non puoi sapere!-
 
-Oh, invece so benissimo cosa significa vedersi privati della spensieratezza. C’ero anche io quando Voldemort è tornato, quando Hogwarts non era più un posto sicuro. Quando mi sono messa in prima fila per combatterlo.- la grifona sentiva un nodo alla gola che le rendeva difficile parlare.
 
-Ti ho raccontato di mia sorella. Non ti è bastato vedermi soffrire così? Vuoi che stia male,  ancora? È una specie di vendetta per tutto quello che ti ho fatto passare?- il tono si era fatto di sfida ed Hermione non poteva tollerarlo. Non dopo quello che si erano detti e la notte appena trascorsa.
-Ma ti senti? Cosa stai blaterando? Non voglio mettere di certo il dito nella piaga… voglio aiutarti. Sono qui per questo. Ti vedo a volte come diventi triste e assente quando si sfiora quel tasto. Perché non ti sfoghi con me?-
-Non puoi capire, tu…non sei come me. Lascia stare.-
-Io cosa? Sono una lurida Sanguesporco che non è in grado di capire la vostra elevata mentalità Purosangue? È questo che pensi, davvero?- le lacrime premevano prepotenti per uscire, ma non poteva lasciarsele sfuggire.
Draco si era sfilato la maglietta, senza rispondere.
-Vado a farmi la doccia. Non aspettarmi.- non l’aveva nemmeno guardata mentre lo diceva. Poi era scomparso nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
 
Hermione era basita. Cosa significava quella mancata risposta? Nel mondo dei babbani si dice “silenzio assenso”. Era davvero così per lui? Le aveva raccontato mille fandonie sul fatto di essere cambiato e rispettare tutti alla pari solo per portarsela a letto?
Aveva la vista offuscata da un velo di goccioline, che le rendevano gli occhi lucidi, ma non voleva piangere. Non lì. Doveva sfogarsi in un posto in cui si sarebbe sentita protetta e capita.
Raccolse i propri vestiti, infilandoseli velocemente.
Guardò tristemente il mucchio di cose che Draco aveva fatto cadere per terra.
Un’Hermione sorridente la fissava, ma era una Hermione che in quel momento non riconosceva.
 
****
Appena tornata ad Hogwarts aveva cercato di evitare qualsiasi persona avesse avuto intenzione di parlarle. Ginny compresa. Sapeva bene che, non avendola vista tornare a letto, le avrebbe fatto una miriade di domande, alle quali lei non voleva rispondere.
Non era andata nemmeno a fare colazione.  Era curiosa di vedere se Thalestris si fosse ambientata bene in mezzo alle nuove compagne, ma non voleva . I suoi capelli le avrebbero ricordato quelli di Draco.
Per non parlare del suo sorriso sghembo, dei suoi occhi…

“Basta Hermione”
 
Percorse velocemente l’ultimo tratto di corridoio che portava al ritratto della Signora Grassa.
Gli occhi le stavano per scoppiare, li sentiva bruciare e non vedeva l’ora di potersi sfogare da sola, nel proprio letto.
 
Anche durante le lezioni aveva cercato di essere il più discreta possibile, utilizzando, nel limite della sua stretta osservanza delle regole, i passaggi segnalati dalla Mappa del Malandrino.
Strano a dirsi, ma anche Hermione Granger stava imparando ad apprezzare  quel curioso e proibito manufatto.
Si era rintanata in biblioteca nei momenti di pausa, barricata tra i libri di Storia della Magia eTrasfigurazione, sui quali si era letteralmente immersa.
Ormai si era fatto buio e, controllando l’orologio, Hermione si decise ad arrotolare le decine di pergamene che aveva sparso sul tavolo ed avviarsi verso i Tre Manici di Scopa.
Quasi tutte le postazioni erano vuote e gli ultimi studenti stavano sgomberando la propria.
Madama Pince si avvicinò, con il  solito cipiglio severo,  alla Grifona.
-Signorina Granger, sarebbe così gentile da andare a richiamare le ultime persone là in fondo?-
-Certo, vado subito.-
 
Raggiunse l’altro capo della biblioteca. Uno studente se ne stava ricurvo su un pezzo di pergamena e scribacchiava, cancellando spesso e correggendo. Il cappuccio del mantello era  tirato su e dava le spalle ad Hermione, perciò non riuscì a vederlo in faccia.
Aveva parecchi manuali di pozioni avanzate, che di sicuro non erano stati richiesti come libri di testo.
-Scusami… mi dispiace disturbarti, ma la biblioteca sta chiudendo.-
Il ragazzo misterioso non rispose, si limitò ad annuire ed iniziare a raccogliere le proprie cose.
La Caposcuola non se ne curò nemmeno. Lo salutò cortesemente e uscì.
Lui attese fino a che si fosse allontanata abbastanza e la seguì.
 

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Capitolo 21
*** 21. Perché tutto l’amore mi arriva di colpo quando mi sento triste, e ti sento lontana… ***


Carissime e bellissime lettrici,
lo so che sono scandalosa, ben due settimane per aggiornare. Cruciatemi, ne avete il diritto.
Ad ogni modo posso discolparmi dicendo che è periodo esami e sono sfinita.
In più questo capitolo è un po' la svolta, diciamo. Ho rivoluzionato la mia storia in corsa, perciò ho dovuto mettere giù nuove idee e svilupparle.
Prima di lasciarvi alla lettura, ringrazio le mie dolci veterane che mi seguono sempre e mi lasciano le loro opinioni.
Ovviamente grazie anche a chi legge per il gusto di farlo, sperando che vi piaccia la storia, chi preferisce, segue e ricorda.
Buona lettura! :3

“Perché tutto l’amore mi arriva di colpo quando mi sento triste, e ti sento lontana…”
Pablo Neruda
Buio. Il rumore di un pesante cancello in ferro che veniva chiuso violentemente, vetro che si infrangeva nell’impatto con il suolo e risa sguaiate. Un penetrante odore di muffa. Ecco ciò che i suoi sensi potevano percepire. Era parecchio stordito, faticava a mettere a fuoco la situazione, ma, ci vollero pochi secondi per capire che si ritrovava con un sacco in testa, legato all’altezza del collo, che non era più ad Hogwarts, o meglio, ad Hogsmeade, e che stava scendendo una scala, spintonato malamente da qualcuno.
 
-E muoviti, idiota!- un calcio all’altezza dei reni  gli fece mancare il fiato, tanto che dovette appoggiarsi alla parete per tentare di rimanere in piedi.
-Non ho tutto il giorno per te.- un altro calcio, più forte, lo fece cadere.
Una mano gli afferrò il braccio e lo tirò su con vigore, trascinandoselo dietro.
L’umidità era talmente tanta che l’aria si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Una chiave veniva girata nella toppa, una porta in ferro veniva aperta e lui strattonato dentro a quelle che avrebbe scoperto essere delle segrete.
Andò a finire con un piede dentro ad una bacinella colma d’acqua stagnante, rovesciando il liquido sul pavimento.
-Quella era l’ultima dose d’acqua della giornata.- Scabior sghignazzò, mostrando i suoi denti ingialliti. Poi prese un coltello dall’interno dei propri stivali e tagliò la corda arrotolata intorno al capo della vittima. –Ringrazia tuo figlio Lucius.- il ghermidore richiuse le inferiate e se ne andò fischiettando.
Draco si massaggiò il collo e si sedette per terra, a debita distanza dal padre, cercando di riprendere confidenza con quella parvenza di luce, che gli colpiva gli occhi.
Si ricordava a stento cosa fosse successo nelle ore precedenti.
 
“Mezzosangue, tu che sai sempre tutto, dimmi, cosa c’è che non va in me?
Perché riesco sempre ad allontanare le persone a cui tengo con il mio carattere difficile?
Che colpa nei hai tu se sono stato marchiato con un simbolo ignobile?
Ma diciamocelo Granger, io sono un essere ignobile. Non so nemmeno se potermi ritenere un uomo dopo tutte le angherie che hai dovuto subire per colpa mia e della mia lingua affilata.
Tu sei stata l’unica che ha sempre saputo tenermi testa, e questo mi faceva saltare i nervi.
Te, figlia di due babbani, senza alcuna nobile stirpe magica, sei stata, e sarai sempre, la strega più brillante, sveglia, abile e nonostante questo rimarrai la solita caparbia e generosa Grifondoro.
Non ti merito Mezzosangue, questa è la verità. Sei troppo per una piccola stupida serpe come me.
Inutile che io cerchi di nascondermi dietro a mille scuse. Ero solo un ragazzino quando mi hanno impresso il marchio, poche le possibilità a mio vantaggio, ma anche Potter lo era, e lui ha deciso di combattere fino alla fine per ciò in cui credeva realmente.
Io che ho fatto? Mi sono limitato a stare in silenzio, ascoltare ed eseguire ordini.
Ma lasciami dire una cosa: io non avevo te, Granger, al mio fianco. Tutto sarebbe stato più facile”
 
Lucius guardò Draco, assorto nei suoi pensieri. Tentò un approccio non verbale, e si trascinò, rimanendo appoggiato al muro, più vicino al giovane, che non mosse alcun muscolo.
Fissava imperterrito un punto imprecisato di fronte a sé.
Il padre si schiarì la voce, tossicchiando. Si percepiva il suo nervosismo.
-C-come sta?-
Il figlio sembrava essere in una bolla, che impediva l’accesso al mondo esterno, perché non rispose.
-Intendo tua…insomma Thalestris. Sta bene?- Lucius faticava a parlare, aveva la bocca impastata per l’agitazione e un labbro gonfio, probabilmente per le torture dei  ghermidori.
-Ora che è lontano da te, te ne preoccupi?- non si degnò nemmeno di voltarsi verso l’uomo. Rispose glaciale. L’altro deglutì a forza.
-Sai perché sono qui?-
-Illuminami.-
Lucius si rannicchiò come un bimbo, abbracciandosi le  gambe e poggiando la testa su di esse. Era stanco, debilitato, malnutrito. Occhiaie profonde e violacee contornavano i suoi occhi polari. Il suo viso sempre così curato, era circondato da un’ispida barba bionda. L’avevano rasato e ora, della sua folta chioma, non rimaneva che un velo di capelli cortissimi, che facevano risaltare gli zigomi ossuti.
-Cercano Thalestris. La vogliono uccidere, Draco. Per vendicarsi della nostra famiglia.-
Scrutava impaziente gli occhi del figlio, un moto di affetto, se mai ne avesse avuto uno nei suoi confronti.
-Non sono stato un buon padre. Lo so.- il ragazzo alzò le sopracciglia, accennando un sorriso di scherno, ma rimase in silenzio.
 
–Loro hanno qualcosa di più grande in mente. Saranno anche ghermidori, un po’ sciocchi, ma sono più che temibili. Sono riusciti a catturarci e credo che noi saremo solo i primi di una lunga lista.- Solo a quelle parole Draco sembrò interessarsi realmente alla discussione, il cuore prese a martellargli furioso nel petto e mille pensieri si fecero largo nella sua mente.
-Continua.-
-Spero di sbagliarmi, ma vogliono radunare i superstiti seguaci dell’Oscuro.- per la prima volta, dopo la discussione avuta al Manor, si stavano guardando negli occhi.
-E cosa credi che abbiano progettato?-
Lucius sospirò. –Non lo so. Quello che possiamo fare è cercare di scoprirlo prima che la cosa diventi reale… ma per ora siamo qui e dobbiamo restarci.-
-E tu credi che io me ne stia con le mani in mano aspettando che Merlino venga in nostro soccorso?-  si alzò da terra e prese a camminare in tondo. –Ci sarà pure un modo per uscire!-
-Pensi che non ci abbia già provato? Lasciami dire che senza bacchetta è ancora più difficile. Nella migliore delle ipotesi le nostre le avranno già spezzate.-
 
Ci  furono dei minuti di silenzio interminabili. Draco sapeva che il padre aveva ragione quella volta. Uscire senza l’aiuto di qualcuno era pressocchè impossibile. Ma lui non poteva stare lì. Doveva tornare ad Hogwarts, proteggere Thalestris e la Granger, quella era la sua casa.
 
-Come hanno fatto a prenderti?- Lucius ruppe il silenzio –non eri ad Hogwarts?-
 
“Non so ancora perché sto facendo questa cosa stupida. Ti ho seguita tutto il giorno. So che mi evitavi, non ti biasimo per questo, sono uno stronzo di prima categoria e non ti meritavi un trattamento simile. Mi sento uno scarafaggio, qui nascosto nella penombra della biblioteca. Che dico? Io sono uno scarafaggio. Me l’hai detto anche tu al terzo anno, quando mi hai tirato quel pugno magistrale in pieno viso. Con il senno di poi confermo che hai fatto bene.
Studio pozioni, cerco di distrarmi e non pensarti, ma è più forte di me. Appena chiudo gli occhi per scacciare i miei pensieri, il tuo viso mi si piazza davanti e il tuo profumo mi riempie i polmoni.
 Poi ti avvicini e mi parli cortesemente, come solo tu sai fare. La tua voce mi accarezza, mi è mancata in questa giornata. Tu mi sei mancata. Vorrei non darti le spalle per guardarti negli occhi, ma non posso. Tu scapperesti.
Esci. Ti seguo, ancora. So che lavori da Madama Rosmerta stasera, così ti aspetto pazientemente nell’atrio. Mentre sono qui, in piedi, a fissare, senza realmente guardare, le persone che passano, penso a noi due. Penso a quanto velocemente si siano sviluppate le cose tra noi, a come sei entrata nella mia vita. Spero che non ne uscirai altrettanto veloce, anzi spero non te ne andrai mai.
Sai che ho fatto un sogno stanotte? Non mi capitava da una vita. 
Eravamo in una bellissima casa, non era il Manor, era una casetta in un quartiere babbano, bianca all’esterno, su due piani e un piccolo giardinetto sia davanti che sul retro. C’eri tu che preparavi la cena e canticchiavi felice una canzone.
 
Eri così bella con i cappelli tenuti su  malamente da una matita.
 
Apparecchiai la tavola e feci comparire una rosa rossa nel mezzo e un paio di candele, non so come, ma sapevo che ti dava fastidio usare la magia nel quartiere babbano, ma io lo feci comunque. Poi ti voltasti e mi regalasti uno dei tuoi luminosi sorrisi. Ricordo ancora le parole.
-Tesoro, devi aggiungere un posto.-
-Abbiamo ospiti? Non lo sapevo.- Tu ti avvicinasti e posasti la mia mano sopra il tuo grembo.
-Presto saremo in tre.-
A quel punto mi svegliai. Ho tentato in tutti i modi di riaddormentarmi per poter urlare a tutto il mondo quanto fossi felice. E invece… invece mi sono comportato come uno scemo.
 
Ecco che arrivi. Saluti un paio di amiche, ma io ti vedo scura in volto. Lo so che hai pianto, e il fatto che sia colpa mia mi corrode.
Usciamo nel vialetto che porta ad Hogsmeade, si sta facendo buio e tu cammini a passo spedito fino a raggiungere il pub. Scompari dietro alla porta. Mi siedo su una panchina lì vicino. Aspetterò finché non finirai di lavorare, devo scusarmi, devo chiarire con te, dirti…”
 
-Draco? Ehi mi senti?- Lucius  scosse il figlio, che sembrava essere piombato in uno stato di catalessi.
-Che c’è?-
-Nulla, solo che non mi rispondevi più, sembravi imbambolato. Ti ho chiesto come hanno fatto a catturarti.-
-Non mi ricordo.- Bugiardo. Si ricordava perfettamente.
Si ricordava di aver seguito Hermione fino ai Tre Manici di Scopa, di essere rimasto  sulla panchina, di essere stato colpito da qualcuno, che avrebbe scoperto essere Scabior.
 
-Padre- parlare con lui sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento. Voleva solo abbracciare la sua Mezzosangue, ma era bloccato lì, tanto valeva provare a capire meglio la situazione. –Perché proprio noi? Insomma, non siamo mai stati  fedeli a Voldemort, lo abbiamo tradito, ma ormai è finita. Perché si ostinano a cercare Thalestris?  Che colpa ne ha lei? Che uccidano me piuttosto.-
-Cercano di sicuro il potere che non hanno potuto avere mentre c’era Lui. Li aveva sottoposti a feccia, infimi servitori che dovevano soltanto eseguire gli ordini. Ci odiano perché, nonostante fossimo dei traditori, abbiamo avuto più campo d’azione di loro, venivamo comunque considerati dal Signore Oscuro.  Se noi eravamo marionette nelle mani del Lord, be’ loro erano imprigionati con catene indissolubili. Ora che il Ministero nemmeno li calcola più, credono di essere invincibili. Ma non siamo l’unico obiettivo. Come ti ho già accennato, l’altra sera,  Scabior e un altro di cui non ricordo il nome, erano qui fuori a controllarmi. Io ho finto di dormire e, da bravi scemi, si sono messi a discutere delle loro intenzioni. Hanno in mente di raccogliere i seguaci che non sono ad Azkaban, scovare e far fuori i traditori.-
Draco ascoltava con attenzione ogni virgola del discorso.
-Credono di riuscirci, a quanto pare. – Lucius  cercò qualcosa nella tasca del mantello e ne estrasse un piccolo fagotto. C’era del pane dentro. Lo offrì al figlio. Per un po’  mangiarono senza proferire parola.
-Sono degli stupidi.- esordì Draco. –vogliono ucciderci solo per il gusto di farlo. Ammazzerebbero  la propria madre se se la trovassero davanti. Io so che ci verranno a cercare. La  McGranitt  non se ne starà con le mani in mano.-
-Non farti troppe illusioni. Io non li sottovaluterei più di tanto. Sono riusciti a catturare noi. Greyback sarà anche una zucca vuota, ma Scabior è astuto, è abile e non si fa scrupolo di fronte a nulla.-
Non aveva tutti i torti.
 
****
                                                                       
Hermione tentava con tutte le proprie forze di finire il compito di Aritmanzia, ma c’era troppa confusione. Nella sua testa soprattutto.
-Ragazze, ve lo dico per l’ultima volta. O vi mettete di impegno per fare i compiti, o vi spedisco dalla preside.-
La guardarono tutte attonite. Non si era mai comportata così, in particolare con le sue piccole studentesse. Negli ultimi giorni era sempre scontrosa, parlava poco, e se lo faceva non diceva mai nulla di carino. Aveva gli occhi gonfi a giorni alterni, si vedeva che piangeva spesso.
La Grifona prese la testa tra le mani e strizzò gli occhi, come se volesse svegliarsi da un incubo.
Seduta più in là al tavolo rosso-oro, una testolina bionda si sporse per guardarla. Thalestris prese le sue cose e si spostò accanto alla riccia.
-Ti faccio compagnia? Io li ho già finiti i compiti.-
La Caposcuola la guardò abbozzando un sorriso. Non riusciva a stare lontana da lei, nonostante le ricordasse tremendamente Draco, procurandole una strana sensazione di smarrimento e tristezza.
In fondo lei non aveva fatto nulla di male. Assomigliava solo in maniera impressionante al fratello, ma non poteva non volerle bene per questo.
-Certo che puoi.- La avvolse in un abbraccio materno, un abbraccio che le portò una sorta di consolazione.
 
Passarono un paio di settimane e, se da un lato, il rapporto con Thalestris cresceva e si rafforzava sempre di più, dall’altro quello con Draco era inesistente.
Non l’aveva più visto da quella mattina al Manor. Sembrava essersi dileguato. All’inizio Hermione non provava altro che tristezza, ma ora cominciava ad arrabbiarsi. Possibile che si comportasse come un bambino di dieci anni? Se ne era andato solo per non affrontare l’argomento? Certo lui era Draco Malfoy, poteva permettersi di studiare a casa solo perché non voleva vedere una stupida Sanguesporco che si era fidata di lui.
La situazione cominciava a mandare su tutte le furie anche la povera Ginny, che tutte le mattine, puntualmente, sentiva gli improperi di Hermione contro il furetto.
 
-Herm, lo so, ho capito che sei arrabbiata, delusa e tutto il resto… ne abbiamo già parlato centoventiquattro volte.- la rossa si stava vestendo ancora con gli occhi praticamente chiusi, mentre l’amica stava già parlando come una macchinetta da dieci minuti buoni.
-Che fai, le conti pure?- -Per Morgana, no!! Mi manca solo quello, era per farti capire che ormai saprei ripetere le stesse cose da quanto le ho sentite. Non per cattiveria...- si avvicinò ad Hermione mettendole una mano sulla spalla – ma possiamo parlare dopo aver fatto colazione? Non posso sostenere la conversazione se non ingerisco almeno una quantità soddisfacente di calorie, lo sai!-
La riccia rise, forse per la prima volta in quelle settimane buie e le schioccò un bacio sulla fronte.
 
In Sala Grande quella mattina c’era gran fermento. Un continuo via vai di gufi che planavano sui tavoli delle quattro case. Anche i professori avevano un’aria strana e continuavano a bisbigliare tra loro senza sosta, scambiandosi sguardi di assenso.
La McGranitt pareva scombussolata. Sembrava che volesse fare mille cose, ma che non sapesse da dove iniziare.
Hermione e Ginny si sedettero con i loro compagni.
La Weasley afferrò una fetta di pane tostato e iniziò ad imburrarlo.
-Nev, ma che succede?-
Il ragazzo le posò di fronte La Gazzetta del Profeta.
 
Allarme nel Mondo Magico.
Sacche di resistenza minacciano il Ministero.
 
-Herm! Hai letto?- l’amica annuì.
-Qui si sostiene che alcuni ex-seguaci di Voldemort abbiano creato una sorta di esercito, che ora si trova nascosto fuori da Londra, nella campagna. Si teme un colpo al Ministero per prendere il potere.- Le due ragazze scorsero velocemente l’articolo, in cui si parlava di come il Primo Ministro stesse cercando fronteggiare il pericolo e mettere al sicuro la popolazione.
-Oh oh, leggi qui! C’è scritto che risultano già delle persone scomparse e che molto probabilmente possa essere opera di questo esercito. Tra i nomi spiccano quelli di Lucius Malfoy e…-
Hermione sentì una morsa attanagliarle la gola e lo stomaco, le gambe diventarono gelatina e si sentì andare in mille pezzi.
-Draco-

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