The mirror of Erised

di _sailor_slytherin_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** mum... dad... ***
Capitolo 2: *** 2° anno ***
Capitolo 3: *** 3° anno ***
Capitolo 4: *** 4° anno ***
Capitolo 5: *** 5° anno ***
Capitolo 6: *** 6° anno ***
Capitolo 7: *** 7° anno (parte 1) ***
Capitolo 8: *** 7° anno (parte 2) ***
Capitolo 9: *** The mirror of Erised ***



Capitolo 1
*** mum... dad... ***


Il cielo era limpido. La brezza leggera carezzava dolcemente il prato e le bianche margherite sparse su di esso. Il calore del sole riscaldava la tiepida pelle di Ted Lupin facendolo sorridere. Il ragazzo si guardò in giro confuso, non capendo come fosse finito in quel luogo che a prima vista non riconobbe. Scrutò meglio il paesaggio attorno a sé finché non sorrise riconoscendolo, era nella regione di Lake District. Ormai lo conosceva bene quel posto, ogni primavera e ogni estate ci andava con Draco Malfoy e i suoi due cuginetti, Scorpius e Diamon. Continuò a guardarsi attorno ammirando il suo paesaggio preferito pieno di montagne e laghi, amava quel posto.
Dopo un po' corrucciò la fronte, che ci faceva lì da solo? Non si ricordava nemmeno come fosse arrivato fin lì.
“Che strano” borbottò grattandosi la testa coperta da una particolare chioma azzurra.
A un certo punto sentì una voce e si voltò velocemente. Chi era? Forse era Draco che lo cercava perché si era perso?
“Ted!” lo chiamò ancora la voce in lontananza.
Si mise a correre seguendo la voce di quella persona. Corse velocemente continuando a sentire quella voce da uomo ripetere il suo nome. Si fermò quando vide un uomo lontano salutarlo con la mano e cercò di capire chi fosse camminando lentamente. Spalancò la bocca estasiato quando comprese chi fosse.
“Harry!” esclamò arrivandogli vicino per poi saltargli addosso facendosi prendere in braccio. Harry James Potter accarezzò la testa del figlioccio affettuosamente per poi guardarlo negli occhi.
“Che ci fai qui?” chiese Ted al padrino.
“Ero venuto a fare un giro finché non ti ho visto da solo e ti ho chiamato” rispose il bambino sopravvissuto sorridendo.
Ted ricambiò il sorriso per poi ammirare le montagne circostanti e gli uccellini che volavano liberi nel cielo seguendo la brezza primaverile. “Sei da solo? James, Albus e Lily?” domandò il quattordicenne senza togliere l'attenzione dal paesaggio.
“Sono a casa con Ginny, ma non sono da solo, purtroppo c'è anche il rompipalle” bofonchiò il mago seccato.
Il piccolo Metamorfomagus inarcò un sopracciglio non capendo di chi parlasse finché non sentì la replica all'insulto di Harry e capì a chi si riferisse.
“Che vuoi Sfregiato? Questo luogo non è solo tuo”.
Ted si voltò sorridendo entusiasta e corse verso alla persona che aveva appena parlato.
“Draco!” gridò in preda alla felicità vedendo suo zio.
“Ehi, piccolo mannaro.” lo salutò Malfoy sorridente “Tutto bene?”
Il ragazzo annuì felice. Draco fin da piccolo lo chiamava "piccolo mannaro" per le origini di suo padre, anche se lui non aveva mai ereditato la malattia dal padre. “Io sto bene! Tu che mi dici?” domandò Teddy.
“Tutto bene, poi ho visto San Potter e la giornata è peggiorata” rispose Draco.
“Va all'inferno Malferret!” sibilò Potter senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
"Sempre i soliti" pensò Ted ridendo nel vederli litigare.
“Perché qui?” domandò poi il piccolo Lupin “Voglio dire, di solito ci vieni sempre con Scorp e Diamon”
“Non sono venuto da solo” ribatté Draco ghignando.
Ted sapeva bene che il ghigno di Draco solitamente non prometteva nulla di buono, ma quella volta non fu così.
“Remus”.
Il ragazzino guardò Draco incredulo. Solo una persona lo chiamava con il suo secondo nome. “Nonna!” esclamò per l'ennesima volta il quattordicenne abbracciando sua nonna Andromeda Black Tonks. “Anche tu qui!”
“Già! Hai visto?!” sussurrò la donna baciando il nipote sulla fronte.
Era felicissimo Teddy, si trovava nel suo posto preferito con le tre persone che amava di più al mondo a guardare il paesaggio pieno di rilievi che conosceva fin da bambino. Era la prima volta che andava nel Lake District insieme a tutti e tre. Poteva andare meglio di così? La risposta gli fu data subito dopo.
“Non ci siamo solo io Draco ed Harry, Remus” lo avvisò sua nonna ridendo.
“Come no?” chiese il ragazzino.
Harry e Draco risero a loro volta facendolo infuriare. Si stavano prendendo gioco di lui? Beh, non era divertente! “Che avete da ridere?” domandò infatti irritato.
“Voltati!” gli dissero i due Auror.
Ted si volse. Un po' di vento lo fece barcollare a causa del suo fisico esile, ma quando vide le due persone che si avvicinarono a lui, rischiò di cadere completamente. Non era possibile, non potevano essere loro forse li stava solamente confondendo con altre persone. Aveva visto molte foto e altrettanti ritratti di quelle due persone, ma non poteva credere ai suoi occhi.
Remus John Lupin e Ninfadora Tonks Lupin si tenevano per mano avvicinandosi lentamente al figlio. Ted sentì le lacrime punzecchiargli gli occhi marroni dopo aver mostrato un'espressione di totale stupore. C'erano i suoi genitori davanti a lui e c'era solo un metro che separava i suoi genitori da lui... c'era solo un metro, non la morte questa volta.
“Ciao Ted” lo salutò suo padre mantenendo il metro di distanza.
Teddy non resse più. Le lacrime gli solcarono il viso, ma non se ne preoccupò e corse ad abbracciare i suoi genitori estasiato.
“Dopo quattordici anni l'unica cosa che sai dirmi è "ciao", papà?” singhiozzò il ragazzino facendo ridere tutti i presenti.
“Nostro figlio ha ragione Remus” rise Ninfadora “Non hai originalità!”
Ted rise facendosi carezzare i capelli da sua madre che diventarono velocemente rossi. “Perché siete qui?” domandò ai genitori.
“Draco ci ha detto che questo è il tuo posto preferito e volevamo vederlo anche noi” rispose Remus al figlio.
“Ci fai vedere un po' cosa ti piace di questo posto?” gli chiese sua madre sorridendo.
Il piccolo Lupin annuì entusiasta e li prese per mano entrambi portandoli accanto a sua nonna, a Harry e a Draco. Puntò un dito verso un lago molto distante da loro, che però si poté vedere benissimo poiché erano sul versante di una montagna di un'altezza poco elevata.
“Lo vedete quel lago? È l'Ullswater, il secondo lago più grande per estensione e lì c'è il mio villaggio preferito, Glenridding. È un villaggio molto vivace e ci sono sempre festival e molte bancarelle. Io e Scorp ci andiamo per rubare caramelle e biscotti al cioccolato ogni estate” raccontò Ted facendo ridere tutti gli adulti. “Mentre il mio lago preferito è quello dall'altra parte, Bassenthwaite Lake. Lo adoro perché è tranquillissimo e non c'è nessun paesino posto sulla riva. Un giorno Diamon ci è caduto dentro e non chiedetemi come abbia fato” finì ridendo al pensiero.
Raccontò di ciò che aveva combinato in quei quattordici anni con il suo padrino e con Draco, di quanto fosse affettuosa nonna Andromeda con lui e dei disastri che combinava con i suoi cuginetti.
“Sono felice che tu ti diverta, Teddy” mormorò Ninfadora felicissima “Devi divertirti sempre!”
“Senza fare troppi guai però” lo ammonì suo padre scherzosamente.
“Andiamo a fare un giro?” domandò Harry.
Tutti approvarono l'idea del salvatore dei maghi e, con qualche frecciatina di sottofondo da parte di Draco per Harry, si avviarono. Quando Ted fece un passo verso la sua famiglia sentì ancora qualcuno chiamarlo.
“Ted!” lo chiamò la voce.
Si voltò, ma non vide nessuno.
“Ted! Teddy!”
Cercò di capire da dove provenisse quella voce leggera, ma non trovò una direzione precisa, sembrò che venisse da tutte le parti.
“Piccolo mannaro, andiamo?” domandò Draco risvegliandolo dai suoi pensieri.
Ted annuì correndo verso di loro, ma si fermò a metà strada sentendo ancora la voce chiamarlo insistentemente.
“Teddy vieni” lo richiamò sua madre tendendogli la mano imitata da Remus.
Il ragazzo continuò a correre raggiungendo i suoi genitori ignorando quella voce insistente. Quando provò a prendere la mano di sua madre però successe qualcosa di strano. La sua mano passò completamente attraverso quella di sua madre, come se sua madre fosse stata un fantasma. Terrorizzato provò a fare lo stesso con suo padre, ma anche la mano di suo padre parve fatta di aria.
“Mamma, papà! Che succede?” domandò Ted agitandosi.
“Niente Teddy, cosa aspetti? Prendici per mano andiamo” lo incitò suo padre continuando a sorridere, come se non avesse notato ciò che fu appena accaduto.
Ted riprovò ancora, ancora e ancora, ma non riuscì a prendere per mano i suoi genitori.
La voce continuò ad essere più forte e udibile, mentre la sua famiglia cominciò a svanire.
“Mamma, papà! Harry! Nonna, Draco!” urlò disperato vedendoli svanire piano piano.
“Remus andiamo” lo incitò sua nonna sorridendo come sempre, spostando dietro l'orecchio una ciocca dei suoi lunghi capelli neri lucenti.
“Infatti Ted! Che aspetti?” rise Harry sistemandosi gli occhiali rotondi.
Ted cercò di correre verso la sua famiglia che stava per svanire completamente, ma non riuscì a raggiungerli.
“Teddy!” esclamava la voce insistente più forte.
Il piccolo Lupin vide le persone più importanti della sua vita sparire completamente senza nemmeno notare che lui non riusciva a raggiungerli.

“Mamma... papà...”

 

 

 

 

 

 

«C'era solo un metro... non la morte questa volta.»

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Capitolo 2
*** 2° anno ***


“Teddy! Teddy svegliati!”
Ted Remus Lupin alzò lentamente il capo dal banco sbadigliando silenziosamente.
“Attento!” lo avvisò il suo compagno di banco a bassa voce.
Appena Ted si volse verso la cattedra dell'aula, un gessetto venne tirato velocemente verso di lui, ma riuscì a prenderlo al volo prima che potesse arrivargli in fronte.
Il professor Fiorenzo applaudì soddisfatto dalla presa dell'alunno. “Vedo che oltre ad aver il coraggio di sonnecchiare durante le mie lezioni hai anche dei riflessi pronti Ted. Tieniteli stretti che ti serviranno negli anni prossimi quando andremo a far pratica nel Circolo dei Duellanti” disse il prof giocherellando con i gessetti che aveva preso in prestito dal professore di Babbanologia per tirarli in fronte agli studenti che non stavano attenti durante le sue lezioni.
“Scusi prof.” si scusò il Grifondoro passando il gessetto al professore.
Il Grifone si voltò verso il compagno di banco sorridendo “Grazie per avermi salvato in tempo bro”.
“Nulla Ted” ribatté il Grifondoro del secondo anno, Andrew Bowen.
Il quattordicenne appoggiò la testa sul banco cercando di non richiudere gli occhi. "Era solo un sogno..." pensò sbuffando tristemente.
Non sopportava il fatto di poter vedere i suoi genitori solo in sogno e non dal vivo, anche se aveva trovato un modo per vederli non solo nei sogni e l'avrebbe usato dopo le lezioni.
“Solo un sogno” bofonchiò tra sé e sé Ted.
“Cosa?” domandò Andrew sentendolo bofonchiare.
“Niente, cosa mi son perso?” sussurrò Lupin al compagno biondo.
“La spiegazione dell'incantesimo gonfiante, Inflatus. Il prof ha cercato di farti delle domande senza accorgersi che stavi dormendo, ma ti sei salvato un paio di volte grazie ai Corvonero, Leila Dixon ti ha salvato il culo, brother” rispose il biondo sorridendo.
“Le devo un favore, vero?” mormorò il Metamorfomagus scocciato.
“Già, quella non fa niente per niente bro, o le dai dei soldi o le dai un bacio” rispose il biondo.
“E che bacio sia! Harry non mi manderà più soldi fino a fine maggio” sbottò guardando di striscio la ragazzina dai capelli castani e dallo sguardo furbo che l'aveva salvato.
Si mise a scrutare tutti i suoi compagni di Casa e quelli di Corvonero. Non gli aveva mai dato fastidio essere più grande di due anni dei suoi compagni, anzi si sentiva parte integrante del gruppo. Andrew Bowen fu uno dei suoi migliori amici fin dal primo anno e fecero amicizia subito dopo che si sedettero per la prima volta al tavolo di Grifondoro dopo il giudizio del cappello Parlante. Dietro di lui era seduto un altro suo grande amico, Brian Russel, era statunitense, infatti Ted lo chiamava sempre Yankee.
Guardò gli studenti di Corvonero. Nel complesso gli stavano tutti simpatici a parte la Dixon e le sue amichette pettegole. Leila Dixon era una di quelle ragazzine a cui piaceva baciare il primo che capitava fin dal primo anno tanto per divertirsi e scese anche a fare patti come quello in cui era finti Ted: "Ti salvo se non stai attento durante una lezione, ma tu dopo mi dai un bacio o dieci galeoni", roba da matti.
Anche gli studenti di Tassorosso erano molto simpatici, ma quelli che proprio non sopportava erano quelli di Serpeverde. Non sopportava la loro vanità e il loro senso di autoconservazione.
Scosse la testa per non pensare a quelle serpi e si mise a guardare fuori dalla finestra vicino al suo banco. Il tempo era identico a quello del suo sogno, il cielo limpido e la brezza mattutina. Era proprio un bell'inizio maggio, pensò Ted. Un bellissimo 2 maggio. Erano passati tre giorni dal suo compleanno, il 29 aprile, e il tempo era rimasto sempre lo stesso, caldo e soleggiato, come piaceva a lui.
“Quindi ragazzi con questo incantesimo bisogna stare attenti, se si colpisce una persona essa si gonfia, ma non scoppia, mentre se si colpiscono animali o altre creature esse scoppieranno in palloncini colorati. Quindi questo incantesimo si può usare contro animali feroci come vi ho spiegato. Bene, i particolari sull'incantesimo e la pratica l'approfondirete con il professor Vitious, La lezione è finita.” concluse il professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Tutti gli studenti chiusero il tomo di Difesa correndo via dall'aula per la prossima lezione, Ted invece fece tutto molto lentamente aspettando che l'aula si svuotasse.
“Vieni Teddy?” lo chiamarono Andrew e Brian.
“Andate, io devo andare via con Harry” rispose Lupin sorridendo ai suoi compagni.
“Giusto! Allora ci vediamo questo pomeriggio” disse Brian passandosi una mano nei capelli mori.
“Ok Yankee, ciao!”
Andrew e Brian se ne andarono seguendo la massa dei loro compagni di Casa dirigendosi nell'aula di Divinazione.
Ted mise il grande libro di Difesa dentro la tracolla pronto ad andarsene, ma il professor Fiorenzo lo fermò. “Scusami Ted, volevo chiederti se Harry sta bene”.
Il Grifone annuì “Oh si, sta benone!”
L'ex centauro lo scrutò a braccia conserte cercando di sorridere “Sai oggi... è il 2 maggio” mormorò.
“Lo so.” replicò Ted pacatamente.
Già, era il 2 maggio, l'anniversario della grande battaglia di Hogwarts. Tutti gli studenti dopo le lezioni sarebbero andati a far visita alla tomba di Albus Silente per ricordare lui e tutti i caduti nella battaglia di quel doloroso giorno.
“Harry viene a prendermi per andare al cimitero più tardi, così ha possibilità di parlargli professore” lo avvisò il ragazzino mettendosi la tracolla in spalla pronto ad andarsene. “Adesso vado prof., arrivederci!”
“Ciao Ted” lo salutò Fiorenzo guardandolo uscire dall'aula.
Fuori dall'aula Teddy sbuffò vedendo la persona che lo aspettò alla porta. Leila Dixon era già pronta per il bacio tanto agognato che avrebbe messo nella lista de "I baci che ho dato ai più grandi".
“Via il dente via il dolore, Ted” borbottò il ragazzo tra sé e sé avvicinandosi alla Corvonero che sorrideva maliziosamente.
“Il mio bacetto Teddy” cinguettò Leila passandosi per l'ultima volta il lucidalabbra sulle sue sottili labbra.
L'altro alzò gli occhi al cielo guardando l'orologio da polso. Aveva solo quarantacinque minuti per fare ciò che doveva dopodiché Harry sarebbe arrivato per andare al cimitero. Si abbassò velocemente sulla ragazzina dandole un bacio a fior di labbra per poi andarsene senza nemmeno salutarla. Si passò la manica della camicia sulle labbra facendo una smorfia inorridita e diede ancora una rapida occhiata all'orologio per poi dirigersi velocemente verso la biblioteca.
Li avrebbe visti, li avrebbe visti, pensò il quattordicenne estasiato guardandosi attorno attentamente. 
Vagò per circa dieci minuti finché non si fermò a ormai pochi corridoi dalla biblioteca. Si sentì osservato, o meglio seguito. Si voltò di scatto per vedere se ci fosse qualcuno dietro di lui. Nessuna anima viva. Fece spallucce continuando a camminare, ma la sensazione di aver un paio di occhi puntati sulla schiena non volle lasciarlo in pace. Non poteva permettersi di farsi seguire da qualcuno, nessuno doveva sapere dove stesse andando. 
Alla fine di un corridoio si fermò stando appoggiato all'angolo dell'inizio del corridoio adiacente. "Vediamo un po' chi è che mi segue" pensò stando immobile.
Pochi secondi dopo sentì dei passi avvicinarsi lentamente. La persona si fermò un paio di volte come se fosse indecisa su quale corridoio prendere. Ted decise di scoprire chi fosse, così si sporse dalla parete velocemente puntando il dito in avanti. Eccola...
Una ragazzina dai lunghi capelli biondi miele mossi alle punte e con due occhioni azzurri sobbalzò quando vide il Metamorfomagus puntare un dito nella sua direzione.
“Oh bionda, puoi evitare di seguirmi?” ringhiò Lupin.
“Lo sai benissimo che ho un nome, usalo!” protestò la ragazzina.
“Vattene Victoire!” gridò Ted.
“Ecco bravo! Comunque sto andando in biblioteca, che vuoi?” domandò Victoire Isabelle Weasley irritata.
“Senti Tassorossina, non sono scemo mi stavi seguendo!” gridò il ragazzo.
Victoire lo oltrepassò con nonchalance dirigendosi verso la biblioteca senza nemmeno replicare. Quando Ted la vide allontanarsi continuò per la sua strada sospirando. Quella ragazzina era insopportabile, si credeva superiore agli altri e si comportava come tale, e lui non sopportava quella smorfiosa di un'undicenne. La conosceva da un anno e non ci aveva mai parlato molto. Sapeva che era la nipote del migliore amico di suo padre, Ron Weasley, e che i suoi genitori erano Bill Weasley e Fleur Delacour, o come la chiamava lui, la donna più bella del mondo.
Sospirò di nuovo cercando di non pensare più a quella Tassorosso trovandosi ormai vicino alla biblioteca. Si fermò davanti a un'alta armatura all'angolo di un altro corridoio e alla sinistra dell'armatura c'era una piccola porta. Si guardò a destra, a sinistra e di nuovo a destra e quando si assicurò che non ci fosse nessuno si infilò velocemente nell'aula. Si appoggiò alla parete sorridendo.
Ce l'aveva fatta, pensò chiudendosi delicatamente la porta alle spalle per poi lasciare a terra la tracolla. Studiò l'aula in disuso per poi adocchiare l'oggetto che stava cercando. Era uno specchio bellissimo, con una cornice d'oro che si reggeva su due zampe di leone anch'esse fatte d'oro. In cima c'era un'iscrizione che Ted lesse a bassa voce “Erouc li amotlov li ottelfirnon... è questo!”
Aveva scoperto l'esistenza di quel fantastico oggetto l'anno prima grazie a Harry. Non riusciva mai a dormire da piccolino e faceva molti incubi a causa della morte dei suoi genitori, così Harry gli disse dell'esistenza dello specchio delle Brame che rifletteva ciò che si desiderava davvero. All'inizio Ted aveva paura di ritrovarsi davanti allo specchio delle Brame e di scoprire che non desiderava i suoi genitori, ma altro e per questo non mise mai piede in quel posto per tutto il primo anno. Ma ormai la paura era passata ed era sicuro di ciò che sentiva e desiderava.
Si mise davanti allo specchio delle Brame sorridendo. Inizialmente vide solo sé stesso con i suoi particolari capelli azzurri, ma poco dopo alla sua destra apparve una donna poco più alta di lui. Aveva dei capelli fucsia e degli occhi scuri, marroni. Alla sua sinistra apparve un uomo molto più alto con dei capelli castani e occhi verdi e con dei baffi. I due si avvicinarono al suo riflesso.
“Mamma” mormorò contento “Papà”.
I due si limitarono a guardarlo per poi salutarlo con la mano. Finalmente riuscì a vedere i suoi genitori non solo in sogno. Cercò di allungare la mano nello specchio per stringere quella di sua madre, ma quando toccò il vetro sorrise amaramente cercando di non piangere. Si lasciò cadere in ginocchio continuando a guardare i suoi genitori, non si sarebbe mai stancato di guardarli, guardare il loro sorriso, l'avrebbe fatto all'infinito. Erano loro, Remus e Ninfadora Lupin i suoi genitori, ciò che più desiderava al mondo.
“E dove li vedi i tuoi genitori, scusa?”
Ted sussultò sentendo quella voce. Si voltò allarmato vedendola appoggiata alla porta a braccia conserte. “E tu che ci fai qui?” domandò Ted infuriato.
Victoire si allontanò dalla porta arrivandogli alle spalle e scrutando lo specchio con fare curioso. Il Grifone subito dopo la vide sorridere estasiata mettendosi le mani davanti alla bocca incredula.
“Che vedi?” le chiese calmandosi.
La Weasley continuò a guardare lo specchio stupita. “Ci sono draghi, molti draghi! Ho in mano il premio per la migliore allevatrice di draghi di tutta la Gran Bretagna! Ti rendi conto? È quello che ho sempre sognato! Mio zio Charlie sarebbe fiero di me!” esclamò felicissima.
Ted sorrise sentendo il desiderio più grande di Victoire Isabelle Weasley, che si ricompose all'istante vedendo il sorriso malizioso stampato sul viso del Grifondoro.
“Beh? Che vuoi?” domandò cercando di togliere l'attenzione dallo specchio capendo che era lo specchio delle Brame.
“Voglio sapere il motivo per cui mi hai seguito! Doveva essere un mio segreto dannazione!” sbottò l'altro in preda alla rabbia mettendosi seduto a terra.
Victoire si sedette accanto a lui facendo ondeggiare i suoi capelli biondi lungo la schiena e si mise a fissarlo. Lui ricambiò lo sguardo fissandola dall'alto al basso sempre più arrabbiato.
“Non lo dirò a nessuno” mormorò la bionda fissandolo con i suoi occhi azzurri.
“Come prego?”
“Non ne farò parola con nessuno” ripeté lei con decisione “Se ogni anno, al 2 maggio, mi permetti di venire qui con te non lo dirò a nessuno, se invece me lo impedirai in un'ora lo sapranno anche le mura di Hogwarts e gli abitanti di Hogsmeade” disse.
Ted squadrò la Tassorosso alzando un sopracciglio, ma lei rimase impassibile sostenendo il suo patto. Se ogni anno le avesse permesso di ritornare a far visita a Remus e a Ninfadora attraverso lo specchio delle Brame, lei non l'avrebbe detto a nessuno, pensò. Non era una brutta idea e preferiva farsi far compagnia da quella odiosa biondina che far sapere a tutti gli studenti dello specchio. Così annuì e la ragazzina fece un lieve sorriso ed entrambi si appoggiarono al muro davanti allo specchio. Rimasero in silenzio per ben dieci minuti senza parlarsi o nient'altro, finché la ragazzina non spezzò la quiete che si era creata.
“Perché non mi sopporti?” domandò Victoire al Metamorfomagus.
Lui la fissò stupito. Come faceva a saperlo? Cercò di non farsi notare sconvolto rispondendo “Perché sei un'undicenne smorfiosa” rispose senza peli sulla lingua.
“Dodicenne” lo corresse lei.
“Come?”
“Dodicenne, oggi è il mio compleanno”.
Ted Remus Lupin continuò a guardarla stupefatto e senza nemmeno accorgersene le diede un'affettuosa pacca sulla testolina bionda. “Auguri” mormorò cercando di essere gentile.
“Grazie” rispose lei portandosi le ginocchia al petto “Mi hanno dato il nome Victoire proprio perché sono nata questo giorno” spiegò arrossendo vagamente sentendo la mano del ragazzino accarezzarle il capo.
Wow, pensò Ted, era nata all'anniversario della vittoria della battaglia di Hogwarts. Era nata all'anniversario di morte dei suoi genitori.
“Il mio compleanno era tre giorni fa” sussurrò il Grifondoro.
“Lo so, il 29 aprile 1998, tre giorni prima della battaglia. Sei stato fortunato a nascere quel giorno, sai, non è molto bello nascere nell'anniversario del giorno in cui sono morte così tante persone. Vittoria... mica tanto” borbottò lei senza guardarlo.
Già, non poteva essere per niente bello nascere il giorno della morte di molte persone, per niente.
“Perché hai intenzione di venire qui solo una volta all'anno quando puoi venire tutti i giorni a vedere i tuoi genitori?” domandò la bionda un po' confusa.
Ted sorrise alla domanda, perché l'aveva posta anche lui ad Harry due anni prima. Aveva addirittura protestato per andare lì ogni giorno e alla fine se lo era proibito da solo. “Vedi, tutto quello che si vede riflesso lì è solo un grande desiderio. Quello specchio non ti fa vedere il futuro, ma solo un desiderio, un sogno. I sogni sono belli, ma bisogna ricordarsi anche della realtà” spiegò il Grifondoro ricordandosi delle parole del suo padrino.
Victoire annuì comprensiva studiando l'aula attentamente e così si creò ancora il silenzio che Ted spezzò immediatamente.
“Anche tu vai al cimitero più tardi?” domandò Teddy alla ragazzina.
“Si, devo andare a salutare mio zio Fred” rispose Victoire vedendo l'altro alzarsi.
“Beh, allora andiamo insieme” propose Ted porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei scrutò la sua mano con attenzione e sorridendo lievemente la strinse e si alzò arrivandogli al naso. Fu la prima volta che parlava così tanto con lui e dovette ammettere che non fu tanto male. Victoire alzò lo sguardo incontrando gli occhi marroni di Ted che la studiavano attentamente.
“Perché mi guardi così?” domandò lei.
“Sei davvero bassa, non riesci nemmeno a sfiorarmi il naso con la testa” rispose lui sogghignando.
La Weasley lo fulminò con lo sguardo continuando a guardarlo dal basso in alto con rabbia. “Io sono del primo anno e tu del secondo e hai anche degli anni in più, quindi taci!” sbottò lei furibonda.
“Ma io non ero così basso a undici...”
“DODICI!” lo interruppe Victoire quasi gridando “Ne ho dodici dannazione!”
“Che stress che sei, è uguale!” sbuffò Ted avviandosi verso la porta “E comunque io non ero così basso a DODICI anni” bofonchiò.
“E quindi?” lo incitò lei seguendolo e uscendo fuori dall'aula.
“Quindi sei una nana Victoire, una nanetta” la prese in giro Ted correndo via.
“Ti faccio vedere io chi diventa nano a suon di pugni Ted!” gridò Victoire correndo a sua volta.
Così i due studenti corsero via bisticciando come bambini con nel cuore una promessa, la promessa del 2 maggio.

 

 



«Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.»

 

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Capitolo 3
*** 3° anno ***


Victoire Isabelle Weasley alzò il capo studiando le spalle curve di Ted. Sorrise a malincuore quando lo vide allungare la mano verso lo specchio delle Brame per poi ritrarla sentendo la fredda superficie del vetro, esattamente com'era accaduto un anno prima. Si passò una mano nei lunghi capelli biondi che negli ultimi mesi erano cresciuti velocemente.
 Sentì un leggero singhiozzo e spostò totalmente l'attenzione di nuovo su Ted. Si alzò lentamente arrivandogli alle spalle e mettendosi in ginocchio. Appena allungò una mano verso la sua spalla lo vide scostarsi.
“Sto bene” mormorò il Grifone “Sto bene Victoire” ripeté senza voltarsi a guardarla.
La bionda sorrise limitandosi ad appoggiare la mano sulla sua spalla stringendola con le sue dita esili. Questa volta Ted Remus Lupin incontrò lo sguardo azzurro della ragazza carezzandole dolcemente la mano posta sulla sua spalla.
“Auguri” le sussurrò Ted distogliendo finalmente l'attenzione dallo specchio.
“Grazie piccolo mannaro” fece sarcastica la tredicenne facendolo scoppiare a ridere.
Il Grifondoro le fece posto permettendole di vedere bene la superficie dello specchio. “Vedi ancora i draghi Tassorossina?” chiese il Metamorfomagus.
Lei annuì estasiata con gli occhi che le brillavano fissando lo specchio sbalordita. Lupin sorrise vedendola così felice e con gli occhi che le si illuminavano come le stelle nel firmamento. Era proprio bella, pensò per poi scuotere la testa come per cancellare quel pensiero.
“Quando sarò al sesto anno in estate andrò in Romania da mio zio Charlie per vedere i draghi, me lo ha promesso. Non vedo l'ora!” confessò la Weasley tutta contenta.
“Sono felice per te, Tassorossina” cinguettò il ragazzo.
“Anch'io per me...” mormorò lei per poi voltarsi verso di lui e scrutarlo con sguardo truce.
Lui la guardò stranito “Che c'è?”
“Puoi evitare di chiamarmi Tassorossina?” sibilò lei irritata.
“Non te l'ho detto? Mia madre era Tassorosso e tu me la ricordi” si giustificò lui sorridendo.
“Non sono l'unica Tassorosso della scuola se è per questo” borbottò Victoire.
“Sei l'unica che sa di questo specchio, sei l'unica che mi accompagnerà qua per tutti i prossimi anni, e sei l'unica che ha preso il nome dalla vittoria della battaglia del 2 maggio contro Voldemort. Sei l'unica che me la ricorda meglio” replicò Ted, ma vedendo la sua espressione angosciata rettificò “E ne sono felice, mi ricorderai sempre mia madre e io voglio ricordarla, sarebbe un male se non me la ricordassi più, no?”
Victoire sorrise guardandolo negli occhi per poi ritornare ad ammirare i suoi draghi. Peccato che non era così, lei in realtà non avrebbe dovuto essere in Tassorosso, ma decise di tenersi il segreto godendosi ciò che Ted le aveva appena confessato.
Il quindicenne si tirò su la manica della camicia della divisa scolastica per guardare l'orologio da polso. “Andiamo a pranzare” disse il Grifondoro alzandosi imitato dalla bionda “Harry mi ha detto che andremo tutti insieme al cimitero di pomeriggio” l'avvisò sistemandosi i capelli azzurri.
Si voltò verso la bionda Weasley e pensò di aver appena monologato visto che la tredicenne stava ancora attaccata allo specchio.
“Ehi!” la richiamò Ted.
L'interpellata si voltò verso il ragazzo guardandolo con indifferenza. “Che vuoi?”
Teddy sbuffò “Dobbiamo andare, ritorneremo l'anno prossimo” le promise aspettandola.
Lei restò immobile sul posto a braccia conserte a mo' di ragazzina testarda. “Io ho detto che verrò qua una volta all'anno con te, ma da sola posso venirci quando mi pare” gli ricordò dando varie occhiate allo specchio.
Ted Remus Lupin sbuffò facendo diventare i capelli da azzurri ad arancioni. “Victoire, non farmi arrabbiare” la ammonì abbastanza irritato.
“Oppure?” rise la Tassorosso scrutandolo con scherno.
Andava bene tutto, ma farsi prendere in giro da una ragazzina no, pensò Ted, e questa volta i suoi capelli diventarono rossi fuoco. Andò a passo di carica verso Victoire che rabbrividì vedendolo così arrabbiato.
“Ted...” la tredicenne non riuscì a finire la frase che si ritrovò piegata in due sulla spalla di Lupin con il capo in giù rivolto verso la sua schiena. “Ehi! Maledetto fammi scendere!” protestò la bionda dando dei pugni alla schiena del ragazzo.
Ted uscì dall'aula con ancora la ragazza sulla spalla dirigendosi tranquillamente in Sala Grande come se fosse stato totalmente normale aggirarsi per Hogwarts con una scalciante Victoire Isabelle Weasley sulla spalla.
“Fammi scendere!” strillò la ragazza mentre Ted la ignorava totalmente tenendola bene per le gambe.
“Non gridare, spaventerai le matricole” la ammonì il Metamorfomagus cominciando fischiettare, anche se quelli del primo anno li avevano già scrutati in modo alquanto preoccupato.
La bella Tassorosso si arrese lasciandosi portare via come un sacco di patate ascoltando canticchiare quel maledetto Grifondoro.
Arrivati davanti alla Sala Grande Ted decise di liberare la povera ragazza così la prese per i fianchi mollandola a terra. Lei lo squadrò dall'alto in basso a braccia conserte con espressione furiosa. “Sei uno stupido, Ted Remus Lupin” ringhiò.
“Disse l'intelligente Victoire Isabelle Weasley” la prese in giro il ragazzo vedendola rossa per la rabbia. “Ci vediamo più tardi, ciao!” la salutò vedendola allontanarsi per raggiungere le sue amiche con aria alquanto altezzosa.
Alle spalle di Ted arrivarono Andrew, Brian e un altro suo compagno di stanza, Jack Grimble.
“Wee bro!” li salutò il Grifone.
“Ciao Teddy” ricambiarono gli altri tre ragazzini.
“Beh?” fece Andrew “Non ci dici nulla?”
Ted lo studiò confuso. Che doveva dire? Doveva far qualcosa e se n'era dimenticato?
“Si infatti! Che amico sei?” proseguì Jack.
“Ma di che diavolo parlate?” domandò Lupin confuso.
Gli altri tre risero facendolo infuriare. Voleva molto bene ai suoi tre migliori amici, ma quando facevano i cretini gli veniva sempre voglia di buttarli giù dalla torre di Astronomia. Brian Russel fece azzittire gli altri due continuando il discorso. “Parliamo della Weasley, Teddy! È da un po' di tempo che stai sempre in sua compagnia e questa mattina siete addirittura spariti” rispose.
Ted scoppiò a ridere sotto gli sguardi più che seri dei suoi migliori amici. Credevano veramente che si fosse messo con Victoire? Che pazzi! “Tu sei fuori di capoccia Yankee, anzi, tutti e tre! Ma che vi passa per la testa? È la nipote del migliore amico del mio padrino Harry, certo che la conosco, come conosco bene il resto della sua famiglia” spiegò.
“Come se questo potesse giustificare il fatto che voi due siate sempre soli” bofonchiò Andrew “Guarda che non ti devi vergognare se stai con lei, puoi dircelo!”
“Infatti!” gli diede d'accordo Jack “Dopotutto ha un ottavo di Veela nel sangue, è normale che tu la trovi carina o più che carina” borbottò concludendo.
“IO NON STO CON NESSUNO! Tanto meno con...” Ted si interruppe scrutando attentamente Jack “Che diavolo ha nel sangue Victoire?” chiese perplesso.
I tre sbuffarono per l'ottusità del loro amico.
“Veela! Se tu avessi ascoltato ciò che il professor Vitious ci ha raccontato due mesi fa, sapresti che la Veela è una creatura magica che ha la capacita di ammagliare gli uomini con la sua bellezza e solo sentendo la voce di questa creatura gli uomini farebbero qualsiasi cosa per strabiliarla” gli ricordò Brian.
“In poche parole le Veela sono incantevoli e anche le loro discendenti” ricapitolò Andrew “La nonna di Victoire è mezza Veela, sua madre è un quarto di Veela e lei è un ottavo di Veela”.
Dopo aver ascoltato le spiegazioni dei suoi amici Ted si mise a guardare Victoire da lontano. "Un ottavo di Veela..." pensò vedendola chiacchierare con le sue amiche. Allora non sbagliava a pensare che fosse così bella.
“Smettila di guardarla così! Ci manca che sbavi” lo prese in giro Jack facendo scoppiare l'ilarità di Bowen e di Russel, e la rabbia di Ted.

Victoire poté dire di trovarsi nella sua stessa situazione visto che le sue amiche continuavano a ripetere la stessa identica e stupida cosa.
“Tu e Ted stareste benissimo insieme!” cinguettò Sophie Houston, secondo anno e Tassorosso.
“Sono d'accordissimo” si accodò Alyson Grace, compagna di stanza di Sophie “Una bellissima coppia, sareste perfetti insieme”.
“Se, come sarebbero perfetti un serpente assieme ad una mangusta” ironizzò la bionda “Ragazze smettetela! È solo un amico di famiglia e con lui non ci sto!”
Alyson e Sophie si scambiarono un'occhiata per poi ritornare a dare attenzione alla loro migliore amica. Alyson andò di fronte alla sua migliore amica posandole le mani sulle spalle e fissandola attentamente. “Senti Vicky” iniziò a dire “Ted è simpatico, divertente, carino...”
“È un figo, altro che carino!” la corresse Sophie interrompendo la Grace.
“Si okay, è un figo ed è la persona adatta a te. Sareste una coppia così affiatata da fare invidia al mondo insieme” finì Alyson sorridendo.
Victoire rifletté sull'ultima frase che le aveva detto la sua amica. "Io non voglio fare invidia proprio a nessuno" pensò guardandosi attorno per poi spostare l'attenzione proprio sull'argomento di quella mattinata.
Scrutò Ted che stava entrando in Sala Grande con i suoi amici ridendo come sempre. Già, pensò, Ted rideva sempre nonostante fosse un orfano, lui rideva sempre. E forse Alyson aveva ragione, forse era veramente la persona adatta a lei. Scosse la testa scacciando quel pensiero e vedendo i capelli del Metamorfomagus ritornare azzurri come al solito.

 

 

 

 

 

 

 

«Sei l'unica che me la ricorda meglio [...] mi ricorderai sempre mia madre e io voglio ricordarla»

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Capitolo 4
*** 4° anno ***


“Ma che hanno quei due?” borbottò uno studente di Corvonero del primo anno indicando due ragazzi al suo compagno di Casa.
“Non lo so, ma si sentono le loro urla dappertutto” borbottò l'altro ragazzino allontanandosi con il compagno dopo aver guardato bene quei due studenti con espressione stranita.
Metà degli studenti e dei professori di Hogwarts continuava a chiedersi di chi fossero le grida inferocite che si sentivano già da mezz'ora per i corridoi della scuola.
“Sei insopportabile per Merlino!” gridò Victoire Weasley furiosa come non mai “Nessuno ti ha obbligato di aspettarmi fuori dalla sala comune della mia Casa!”
“Sarai tu quella insopportabile qui biondina!” ringhiò Ted Lupin facendo sussultare tre ragazzine di Grifondoro del terzo anno che passarono accanto a loro “E se non ti avessi aspettato fuori dalla sala rompendo le palle a quelli del secondo anno per farti scendere, chissà quando saresti uscita!”
Ormai i due litigavano da mezz'ora e niente e nessuno era riuscito ad ammonirli. I prefetti urlarono di stare zitti, i Capi Scuola li minacciarono con i punti, la professoressa di Astronomia, Aurora Sinistra, cercò di calmarli in tutti i modi, ma loro continuarono a battibeccare senza dar retta a nessuno.
“Ma non rompere!” sbottò la bionda scocciata.
“Non rompere? NON ROMPERE?? Ho dovuto aspettarti in quel diavolo di sotterraneo per quasi un'ora sorbendomi le occhiatacce di quei schifosi Serpeverde della malora! Non rompere un cacchio, Victoire!”
La Tassorosso lo oltrepassò standogli tre passi avanti cercando di non prenderlo a schiaffi.
“Sentimi bene maledetto Grifondoro perché lo ripeterò per l'ultima volta; dovevo togliermi il vestito nero che avevo messo per andare al cimitero stamattina, quindi sono ritornata in sala comune per cambiarmi e mettermi la divisa, ok?” spiegò la bionda cercando di calmarsi tenendo stretto il suo tomo di Astronomia tra le braccia.
“E ci si mette un'ora per togliere un vestito? Se avessi saputo che ci avresti messo così tanto sarei venuto io a togliertelo!” ringhiò lui nervoso per poi tacere quando vide Victoire fermarsi di colpo.
Quando la ragazza si voltò col viso tutto rosso per l'imbarazzo capì di aver usato le parole sbagliate, sbagliatissime.
“Cretino! Sei un cretino!” strillò la Weasley colpendolo con il libro mentre lui cercava di proteggersi in tutti i modi.
“Scusa! Non intendevo ciò che pensi tu... Ahia! Finiscila!” si scusò prendendosi Astronomia in pancia.
“Maledetto pervertito!” ringhiò lei tutta rossa continuando a colpirlo.
Continuarono così finché non arrivarono nel corridoio che portava alla biblioteca per andare nell'aula dello specchio delle Brame come ogni due maggio. Purtroppo accanto alla porta nascosta dell'aula c'erano degli studenti del sesto e del quarto anno di Serpeverde che bloccavano l'entrata senza nemmeno saperlo.
“Bene! Ci volevano anche quelle maledetti serpi” mugugnò Ted furioso “Aspetta qui, li vado a prendere a calci”.
Victoire fermò quel pazzo omicida di Lupin scrutandolo di sottecchi. “Vado io, tu sta qui buono” disse pacata prendendo dei libri dalla tracolla del Grifondoro.
“E sentiamo, che intendi fare?” domandò lui sarcastico.
“Guarda, ammira e taci” lo zittì lei tenendo stretti i libri al petto.
La bellissima quattordicenne si diresse verso i Serpeverde facendo finta di far fatica a tenere tutti i libri che aveva preso tra le braccia. A un passo dal gruppetto delle serpi Victoire fece cadere i libri a terra.
“Per Merlino!” esclamò esausta.
Si piegò a terra per raccogliere i libri, ma i Serpeverde si avvicinarono a lei preoccupati.
“Ti serve una mano?” chiese Marcus Patel, Serpeverde del quarto anno, abbassandosi accanto a lei.
Victoire alzò il capo facendo notare il più possibile i suoi occhioni lucidi chiedendo aiuto esasperatamente in completo mutismo. Marcus sgranò gli occhi. Lo stesso fecero i suoi amici che vedendo quella dea in terra si sciolsero come ghiaccioli esposti al sole. La Victoire in versione "cerbiatta indifesa" era a dir poco stupenda!
“Tranquilla, non fare quella faccia” la consolò un altro Serpeverde del sesto anno, David Price, prendendola quasi in braccio per rimetterla in piedi.
La Weasley singhiozzò per poi guardarlo negli occhi “Non volevo disturbarvi” mormorò con voce tenera che fece addolcire anche i più prepotenti.
“Non disturbi nessuno, bellezza! Stavi andando in biblioteca no?! Se vuoi te li portiamo noi i libri” l'assicurò Adam Foster, un altro Serpeverde del quarto anno, raccogliendoli.
Victoire sorrise stupita annuendo felice “Mi fareste un gran favore!” cinguettò “Voi portateli pure dentro io arrivo tra cinque minuti”.
I ragazzi annuirono felici di aver parlato con una delle ragazze più belle di Hogwarts e si diressero in biblioteca. Ted, che era stato a guardare tutta la scena, non poté credere ai suoi occhi. Victoire fu così realistica che anche lui avrebbe voluto aiutarla con i libri.
La Tassorosso ritornò da Ted e notando la sua espressione inarcò un sopracciglio. “Che c'è?” gli chiese a braccia conserte.
“Tu... prima... sei stata grande!” balbettò il Grifondoro fissandola ammagliato.
“Oh... grazie. Sai, avendo un ottavo di Veela nel sangue cerco di sfruttarlo al meglio, come puoi notare” spiegò lei ridendo e dirigendosi verso all'aula in disuso dove si trovava lo specchio delle Brame.
Si fermò quando si accorse che il Metamorfomagus rimase fermo a fissarla. “Andiamo o no?” domandò con una certa irritazione nel tono di voce.
Non ottenendo nessuna risposta fu obbligata a prenderlo per mano e trascinarlo nell'aula a forza.
Quando entrarono il Grifondoro si riprese e sorrise guardando lo specchio. Come faceva da ormai tre anni, Victoire si appoggiò al muro leggendo un libro, distante qualche metro da Ted che si sedette davanti all'oggetto continuando a ridere a fior di labbra osservando i suoi genitori salutarlo. E così passò il solito quarto d'ora in cui Lupin guardava i suoi genitori salutandoli e la Weasley leggeva.
A un certo punto il sedicenne si voltò verso la bionda concentrata a leggere il libro. Quando la Tassorosso sentì gli occhi scuri di Teddy fissarla alzò lo sguardo azzurro fissandolo a sua volta e rimasero così per una manciata di secondi. Poi il ragazzo si spostò verso sinistra lasciandole posto accanto a lui e invitandola sedersi in silenzio. Lei si alzò lasciando il libro a terra e lo raggiunse.
“Di che si parla?” borbottò Teddy.
“Boh, decidi tu” rispose la bionda ammirando, come al solito, i suoi draghi nel riflesso dello specchio.
“Apriamo lo sportello segreti e confessioni?” chiese il ragazzo con sorriso malizioso.
Victoire ricambiò il sorriso “Okay, ma inizi tu e solo un segreto o confessione a testa, non di più”.
Lupin rise annuendo. Pensò a cosa potesse confessare a quella pazza di una Weasley e dopo qualche attimo gli venne in mente un ricordo abbastanza divertente. “Allora... al primo anno, durante le vacanze di natale, sono rimasto a scuola perché sia Draco che Harry mi avevano invitato da loro per festeggiare il natale, ma naturalmente non si volevano vedere. Così decisi di fare il bambino pacioso e restare a scuola. Tutti gli studenti erano alla festa natalizia in Sala Grande, me compreso, ma dopo un po' avevo deciso di ritornare nella sala comune per giocare a scacchi con Brian. Beh, quando sono entrato ho trovato i due Capo Scuola darsi alla pazza gioia sul divano della sala comune e io per il disgusto... ho sboccato di brutto”.
Il silenzio che si era creato venne spazzato via dalla risata micidiale di Victoire che si sdraiò a terra continuando a ridere senza fermarsi. Ted la guardò ridere sorridendo. Era veramente incantevole quando rideva. Poteva illuminare i luoghi più tenebrosi con quel sorriso sulle labbra.
“Avrei voluto vedere te al mio posto. Ho avuto gli incubi per tutto l'anno, non scherzare!” bofonchiò lui sorridendo.
La Tassorosso cercò di riprendersi mettendosi seduta e provò a non ridere. “Avrei voluto vedere la faccia di quei due mentre vomitavi” rise lei.
“Ti assicuro che avevano delle espressioni così sconvolte che sembrava che avessero visto un Dissennatore” le disse ridendo “Adesso sentiamo che hai da dire tu” la incitò curioso.
La bionda si rimise a gambe incrociate sospirando. Aveva già pronto cosa dire, già da un anno. Sospirò di nuovo pronta a parlare. “Ti ricordi quando l'anno scorso mi hai detto che ti ricordavo tua madre essendo una Tassorosso?”
Lui annuì. Certo che se lo ricordava, lo pensava ancora. Lei era l'unica che potesse ricordargliela così bene. La vide portare le ginocchia al petto appoggiando il mento su di esse. Ma che aveva?
“Vedi... io... non sarei dovuta essere smistata in Tassorosso” sussurrò con un filo di voce e deglutì prima di continuare “Il cappello Parlante era indeciso se collocarmi in Corvonero o in Serpeverde, ma io decisi di andare in Tassorosso appena sentii che era più convinto in Serpeverde. Sono Tassorosso per scelta Ted, quindi non devi dirmi più che ti ricordo tua madre... in un certo senso ti ho mentito, scusa” concluse con voce spezzata.
Il silenzio dilagò a macchia d'olio nell'aula in disuso. Victoire si strinse le gambe al petto senza più fiatare. Che altro doveva dire?
Ted non spiccicò parola continuando a fissarla in silenzio e fece la prima cosa che gli passò per la testa. Stando seduto, la prese per i fianchi e se la mise tra le gambe abbracciandola di schiena e appoggiando il mento nell'incavo del suo collo. La sentì tremare tra le sue braccia, ma non la lasciò nemmeno per sogno.
“Fa niente” le disse all'orecchio “Non m'importa, tu resterai l'unica che me la ricorderà”.
Lei alzò lievemente il capo incontrando i suoi occhi marroni e si girò verso il suo torace lasciandosi abbracciare affettuosamente.
“Grazie Teddy”.
“Grazie a te Vicky”.
I due rimasero abbracciati per dei lunghi dieci minuti che furono infiniti, come il lungo silenzio che invase nuovamente l'aula.
“Tu con chi vai al ballo di fine anno?” domandò Teddy interrompendo il silenzio.
Vicky si staccò da Ted per guardarlo negli occhi con fare interrogativo. “Con Aaron Hughes, perché?”
Ted serrò la mascella irritato “Il Cacciatore di Tassorosso? Quello del quinto anno?” domandò.
“Si, Aaron Hughes. Che c'è che non va?” chiese lei confusa.
Il Grifondoro cercò di calmarsi. Se lo chiese anche lui, che c'era che non andava? “Potrebbe essere un maniaco!” buttò lì senza nemmeno pensarci.
“Ma che maniaco e maniaco! Aaron lo conosco bene, è molto simpatico e gentile” replicò lei sdegnata “E poi che te ne frega a te, avrai già un'accompagnatrice o sbaglio?” domandò.
Il ragazzo annuì “Si, ce l'ho l'accompagnatrice”.
Victoire sorrise con gran sforzo e cercò di non abbassare lo sguardo. “Visto? Siamo tutti e due occupati, quindi ognuno per sé” gli disse alzandosi e ricuperando il libro.
Ted la fissò perplesso stando a terra “Mi abbandoni?” domandò triste.
“Si cagnolino mio, devo andare da Sophie ed Alyson e anche da quei poveretti Serpeverde che ho lasciato in biblioteca” gli rispose ormai giunta alla porta “E non fare quella faccia, chioma turchina!”
La bionda uscì dall'aula lasciando Ted da solo che si mise a riflettere. Perché le aveva fatto quelle domande su Aaron? A lui che importava, dopotutto lei poteva fare ciò che voleva poiché non stava con lui. E quell'abbraccio? Perché mai l'aveva abbracciata? Il ragazzo si mise le mani tra i capelli azzurri sempre più confuso. Qualcosa stava cambiando in lui, ma cosa?
Si voltò verso i suoi genitori nel riflesso dello specchio. Se fossero stati vivi forse l'avrebbero potuto aiutare a capire cos'aveva, ma non era così.
“Che mi sta succedendo?” mormorò stringendosi le gambe al petto.
Che mi sta succedendo?

 









 

«Qualcosa stava cambiando in lui, ma cosa?»

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Capitolo 5
*** 5° anno ***


Ted Remus Lupin si chiuse la porta alle spalle velocemente per poi sospirare sollevato.
“Sei un idiota Ted Lupin” sibilò Victoire Isabelle Weasley accanto a lui respirando affannosamente “Come ti vengono in mente queste genialate da matricola?”.
Il Grifondoro si lasciò scivolare a terra facendo un'espressione offesa “Non darmi della matricola!” mugugnò incazzoso.
“Ti comporti come tale, quindi ti do della matricola eccome!” replicò lei a braccia conserte stando in piedi.
Ted sbuffò alzandosi per piazzarsi davanti allo specchio delle Brame. “Era solo un piccolo scherzo...” bofonchiò.
La bionda lo scrutò allibito. La stava prendendo in giro! “Un piccolo scherzo? UN PICCOLO SCHERZO?? Hai lanciato della Polvere Buiopesto nella sala di Serpeverde e metà di loro ti hanno inseguito per tutta la scuola. E come se non bastasse mi hai presa in spalla e dietro c'erano quei pazzi che lanciavano Schiantesimi a destra e a manca!” sbottò furiosa appoggiandosi al solito muro.
“Senti, tuo zio George mi ha regalato quella polvere dicendomi di usarla al meglio e io ho solamente preso in considerazione le sue parole” borbottò Ted stravaccato a terra con soddisfazione.
“Sei un essere impossibile Ted Lupin” sbuffò la ragazza sfogliando un libro pronta a leggero.
“Disse la miss Rompiballe” continuò lui annoiato.
Victoire non ribatté cimentandosi a leggere il libro che sua zia Hermione le aveva regalato tempo fa, nelle vacanze natalizie.
“Che leggi?” domandò Teddy incuriosito.
La bionda alzò lo sguardo su di lui inarcando un sopracciglio con fare interrogativo “La miss Rompiballe non ha voglia di rispondere” sibilò rimettendosi a leggere interessata.
“Ma sentila! Adesso fa l'offesa...” mormorò il Metamorfomagus per poi pentirsene visto che la Tassorosso non ci pensò due volte a lanciargli quel tomo in testa. “Merlino caro! Tu sei matta da legare!” grugnì il ragazzo massaggiandosi la nuca.
La bionda non si sprecò a replicare, così afferrò gli appunti che aveva preso nella lezione Storia della Magia e si mise a leggere quelli. Intanto il Grifondoro studiò il tomo che gli aveva lanciato Victoire. “La storia dei draghi” bofonchiò leggendo il titolo e sfogliando le pagine incuriosito. Notò che quel libro era vecchissimo e parlava addirittura del primo drago esistente sulla terra.
“È roba proibita. Infatti molte pagine sono illeggibili” lo informò la Weasley senza togliere l'attenzione dagli appunti “Non so dove l'abbia preso mia zia, ma non era sicura di regalarmelo, ma poi mi ha detto che per me poteva fare un'eccezione. Sa quanto amo i draghi e sa che tra due anni ho intenzione di andare in Romania da mio zio Charlie per vederli e dopo il M.A.G.O. per studiarli insieme a lui.” spiegò lei ancora un po' arrabbiata.
Ted continuò a sfogliare il libro incuriosito e dopo averlo chiuso scrutò Victoire concentrata a ripassare. Lei aveva già in mente ciò che voleva fare uscita da Hogwarts ed era solo al quarto anno. Draghi. Gli essere che amava più al mondo, i draghi. Quella sua passione era nata quando sua madre Fleur Delacour le aveva raccontato della prima prova del Torneo Tremaghi e quando sua madre le fece vedere un'immagine del Verde Gallese Comune, il drago che aveva sconfitto nella prima prova del torneo, Victoire cominciò ad informarsi sempre di più finché non si innamorò totalmente di quelle creature.
Lui non era molto deciso sul suo futuro dopo il M.A.G.O., ma ogni volta che gli chiedevano cosa volesse fare da grande la sua voce rispondeva da sola sempre allo stesso modo in diciassette anni. L'Auror, senza esitazioni rispondeva così, ma ogni volta che ci ripensava si chiedeva se fosse quello il suo futuro. Se lo avesse intrapreso sarebbe entrato nell'Ordine della Fenice dopo gli studi, esattamente come i suoi genitori.
Si voltò verso lo specchio delle Brame e come ogni anno loro apparvero salutandolo. E rimase a guardarli senza stancarsi mai. La sua paura più grande era quella di dimenticarsi il volto di Remus Lupin e Ninfadora Tonks. Alcune volte si svegliava di scatto per guardare una foto dei suoi, per non rischiare di dimenticarsi di loro.
Fissando i suoi genitori si accorse di una cosa. Nel riflesso dello specchio dietro ai due defunti si intravedeva la sagoma di un'altra persona. Ted si avvicinò meglio per accertarsi di ciò che aveva intravisto, ma quando si avvicinò la sagoma sparì.
"Sarà l'immaginazione" pensò per poi voltarsi verso Victoire che si mise a leggere il libro proibito sui draghi.
“Perché fai sempre l'associale?” domandò Teddy maliziosamente.
“Prego?” replicò la bionda che non aveva sentito bene.
“Ogni singolo anno ti devo far segno di venire a sederti accanto a me o ci arrivi da sola?” le ripeté lui.
La Weasley chiuse il tomo scocciata fissandolo con i suoi occhi azzurri “La miss Rompiballe preferisce star lontana dalle matricole fastidiose come te” rispose pacata.
Il Grifondoro sbuffò sonoramente mettendosi le mani nei capelli azzurri. “Smettila di far l'offesa e vieni qua” le ordinò.
“No” fu la risposta che gli arrivò.
“Eddai, vieni!”
“No, ho detto!”
“Vicky!” la implorò lui come un bambino.
L'altra scosse la testa rimettendosi a leggere il libro.
Ted ghignò tirando fuori la bacchetta dai pantaloni “Wingardium Leviosa!” Il libro che aveva in mano Victoire si mise a levitare sotto gli occhi allibiti della ragazza e arrivò direttamente tra le mani del ragazzo. “Se lo rivuoi ti devi sedere qua accanto a me” cinguettò Lupin facendole posto.
La Tassorosso alzò gli occhi al cielo e così andò a sedersi accanto alla matricola capricciosa che sorrise appena la vide a gambe incrociate di fianco a lui.
“Per il caos di prima non ho potuto dirti una cosa” mormorò il Grifondoro “Auguri quindicenne!” esclamò sorridendo.
“Grazie piccolo mannaro” lo ringraziò lei arrossendo vagamente.
I due rimasero in silenzio per dei buoni dieci minuti fissando il riflesso di quello splendido specchio, come già da quattro anni accadeva. Victoire ammirò i suoi draghi, mentre Teddy continuò a vedere quella sagoma apparire e svanire continuamente. Chi sa chi era...
“Posso farti una domanda?” domandò Victoire risvegliandolo dai suoi pensieri.
“Oh si, dimmi” rispose lui guardandola.
“Come sono i tuoi?” chiese tranquillamente “Sai, io non ho mai visto nessuna loro immagine e devo ammettere che sono un po' curiosa”.
Lupin rimase basito dalla domanda, perché mai nessuna gliela aveva mai fatta. Andrew e Brian non avevano mai osato chiedergli una cosa del genere per non rattristarlo, ma lui aveva sempre voluto che qualcuno glielo chiedesse perché non sopportava il fatto che lui dovesse chiedere dei suoi genitori. Era vero, caratterialmente non poteva conoscerli visto che erano mancati tre giorni dopo della sua nascita, ma poteva descriverli fisicamente poiché aveva la possibilità di vederli in diverse immagini e nello specchio.
“Mio padre aveva alcune cicatrici sul volto a causa della trasformazione in Lupo Mannaro. Era piuttosto alto e aveva capelli castani e portava baffi e pizzetto dello stesso colore dei capelli” raccontò guardando i suoi genitori nel riflesso dello specchio e descrivendoli.
“Mia madre aveva dei capelli folti e mossi ed Harry mi ha raccontato che amava cambiare spesso il colore dei capelli con colori particolari, un po' come faccio io” rise facendo diventare i capelli da azzurri a viola “Aveva un viso a forma di cuore e delle sopracciglia molto marcate, ma tenute bene” disse inarcando le spalle in avanti e scrutando il pavimento “Sai, Draco anni fa mi aveva raccontato che appena mio padre scoprì che mia madre rimase incinta di me scappò, perché aveva terribilmente paura che io nascessi con la sua stessa malattia” continuò ridendo amaramente “Ma poi Harry l'aveva convinto a tornare da mia madre e lei lo riaccolse a braccia aperte e gli sorrise appena lo vide alla porta. Mi disse che mia madre era anche divertente, leale e coraggiosa, ma sopratutto testarda e svampita” mormorò “La nonna dice che praticamente sono identico a lei”.
Victoire vide una lacrima scivolare dal viso di Teddy e cadere sul pavimento. Sbarrò gli occhi azzurri sentendosi in colpa e arrivandogli vicino. “Ted non sei obbligato a...”
“Per me va bene” la interruppe asciugandosi una lacrima furtiva senza incrociare lo sguardo con lei “Mi hanno detto anche che mia madre era una persona energica e riusciva a vedere sempre il lato positivo anche nelle situazione più nere. Mio padre invece era una persona più calma e gentile, ma riservata a causa della malattia. Mia nonna ha detto che amava la sua famiglia, amava mia madre... amava me”.
Ted non riuscì a trattenersi più. Il primo singhiozzo fu così spezzato e triste che Victoire cercò di non piangere a sua volta, ma quando il Metamrfomagus si voltò completamente verso di lei con le lacrime al viso non riuscì a trattenersi nemmeno lei e alcune lacrime cominciarono a rigarle il viso.
“Victoire... non piangere ti supplico” singhiozzò Ted disperato.
La Tassorosso si passò una mano sul viso per asciugarsi le lacrime, ma non servì a nulla poiché continuò a piangere. “Non dovevo farti quella domanda con così poco tatto. Non penso mai alla gente che sta attorno a me, penso solo a me stessa e guarda che ho combinato adesso! Scusami Ted” replicò lei continuando a piangere.
Ted scosse la testa ridendo con le lacrime agli occhi. La prese per i fianchi e la strinse per la vita appoggiando la fronte sulla sua spalla.
“Vicky, non è colpa tua” mormorò lui tra le lacrime “Tu non hai fatto niente, ho avuto solo uno sfogo emotivo. Cerco sempre di non mostrare la mia angoscia facendo lo sbadato o il cretino e adesso mi sono lasciato andare mettendo in mezzo anche te. Scusami tu”.
Victoire fece un gemito spezzato e gli prese il viso tra le mani mettendosi fronte a fronte con lui “Non ti devi scusare” sussurrò fissandolo negli occhi.
Ted la strinse ancora di più afferrandola per i suoi fianchi snelli “Nemmeno tu!”
La bionda scostò la testa e gli gettò le braccia al collo continuando a piangere. Lui le portò una mano tra suoi morbidi capelli biondi sentendo il suo profumo di lavanda.
“Loro non dovevano morire” mormorò lui percependo le esili dita di Victoire carezzargli i capelli.
“No, non dovevano” gli diede d'accordo la ragazza continuando ad accarezzarlo.
Lui chiuse gli occhi godendosi quell'affetto quasi materno che gli regalò quella dea in terra. Lo capì solo in quel momento, lui aveva bisogno di lei, aveva sempre avuto bisogno di qualcuno come lei. Non si sarebbe mai staccato da quell'abbraccio se fosse stato per lui, tra le braccia di quella ragazza si sentiva così bene, gli sembrava di toccare il paradiso con un dito, anzi, sembrava proprio di entrarci in paradiso. Poi quei suoi capelli biondi così morbidi, quegli occhi azzurri ammagliatori e quel sorriso così luminoso erano qualcosa di veramente incantevole.
“Penso di aver bisogno di te” le sussurrò all'orecchio.
Lei sorrise guardandolo negli occhi.
“E forse io di te”.

 

«Lui aveva bisogno di lei, aveva sempre avuto bisogno di qualcuno come lei.»

 

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Capitolo 6
*** 6° anno ***


Andrew Damon Bowen sapeva bene fin da piccolo che tutte le persone avevano un carattere diverso. Questo perché sua madre era una babbana e faceva la psicologa. Abitava nel Devon in una villa enorme, poiché suo padre era un mago molto ricco, e infatti lo studio di lavoro di sua madre si trovava all'interno della villa. Così fin da piccolo, nei momenti di noia, Andrew si divertiva ad ascoltare i problemi dei pazienti di sua madre e aveva capito che ogni persona aveva, oltre diversi e strambi problemi, anche un diverso carattere. Infatti quando arrivò ad Hogwarts il primo anno non si stupì molto dell'egoismo e della vanità dei Serpeverde, dell'eccentricità di alcuni Corvonero, della pazienza e lealtà di molti Tassorosso e dell'orgoglio di altrettanti Grifondoro.
Però in quel momento rimase sconvolto scoprendo solo a sedici anni di non aver mai conosciuto una persona tonta come il suo migliore amico. Già, pensò guardando il ragazzo di fianco a lui che dimostrava sedici anni anziché diciotto, Ted Remus Lupin era proprio tonto. Capì che non era l'unico che la pensava così vedendo l'espressione dell'altro suo migliore amico che stava alla destra di Ted. Brian Russel scambiò un'occhiata con Andrew per poi sbuffare e ritornare a mangiare con disvoglia.
“Oggi è il 2 maggio, il compleanno della mia migliore amica!” cinguettò Ted Remus Lupin pensoso.
“Abbiamo capito Teddy... abbiamo capito” sbuffò Andrew scocciato.
“La tua migliore amica...” bofonchiò Brian guardandolo divertito “...solo la tua migliore amica”.
Ted ritornò dal mondo dei sogni fissando di sottecchi Brian. “Senti Yankee, non ritorniamo su questa storia” sibilò incazzoso.
“Ma Ted! È da tre anni che te lo diciamo ed è ovvio che T-I P-I-AC-E!” esclamò Bowen per l'ennesima volta. “E si vede da un miglio” continuò Russel sonnecchiando. Ted gettò malamente sul tavolo il bicchiere fissando i suoi migliori amici furioso “NO, NON MI PIACE!!!” gridò “E anche se fosse questi non sono affari vostri! E adesso vado da lei che è l'unica che mi capisce”.
Così Ted si alzò dal tavolo di Grifondoro con un diavolo per capello, facendo terrorizzare la maggior parte delle matricole che si stavano catapultando a pranzare, e uscì dalla Sala Grande. Andrew e Brian guardarono il loro migliore amico uscire dalla sala e scossero la testa divertiti.
“È proprio cotto” cinguettò Brian ridendo.
“Molto” concordò Andrew ritornando a giocherellare con l'insalata che aveva nel piatto.
Una volta fuori dalla sala Ted alzò il capo guardando il sole fuori dalla finestra vicino e si infilò le mani in tasca. No, non era arrabbiato, né con Andrew e né con Brian, solo che non voleva sentirsi dire la verità in faccia. Si, a lui piaceva Victoire ormai l'aveva capito, forse tardi ma l'aveva capito. Solo che non voleva rovinare la loro amicizia, perché a lui bastava averla accanto e sentire la sua voce, la sua presenza e il suo profumo di lavanda. A lui bastava averla tutta per sé, ad avere il suo calore, i suoi abbracci e anche le sue lacrime solo per sé e per nessun altro.
In quel momento decise di andare da lei anche se si erano accordati di vedersi solo nel pomeriggio per andare allo specchio delle Brame perché Victoire voleva studiare, ma se ne fregò altamente e si diresse nei sotterranei per raggiungere Tassorosso. Ormai mancava poco per arrivare a Tassorosso, ma non ce ne fu nemmeno bisogno. A pochi corridoi per arrivare ai sotterranei scortò un gruppo di Serpeverde del settimo anno e per evitare di far rissa decise di cambiare strada, ma cambiò idea quando nel gruppo vide una chioma color biondo miele che avrebbe potuto riconoscere tra mille.
“Senti Rowle, evapora e fammi passare” sbottò Victoire Isabelle Weasley appoggiata contro il muro, poiché era attorniata dagli studenti di Serpeverde che non la facevano passare.
“Eddai bellezza, smettila di far la difficile! Ti ho solo invitato al ballo di fine anno”.
Ted conobbe benissimo quella voce che odiava sin dal primo anno. Simon Rowle era un Serpeverde del settimo anno nonché capitano della sua squadra di Quidditch. Tutti sapevano che disprezzava i mezzosangue e che suo zio Thorfinn Rowle era un Mangiamorte r non ci voleva molto a capire che molto presto anche lui lo sarebbe diventato. Era uno dei ragazzi più popolari di Hogwarts, infatti non perdeva tempo a farsi tutte le ragazze della scuola.
“Io con te al ballo non ci vado, Rowle” sibilò Victoire al limite della pazienza.
“Perché sei già occupata, bellezza?” domandò Simon con sorriso malizioso.
“Si, ok? E non chiamarmi bellezza, è ovvio che sono bella con un ottavo di Veela che mi circola nelle vene” sbuffò la bionda irritata.
Dei fischi di ammirazione per la ragazza cominciarono a sentirsi per la semplice e pura verità che aveva detto.
“Con questa facevi prima a venire a Serpeverde con noi al primo anno” esclamò uno di loro.
“Infatti Weasley! Che ci fai a Tassorosso scusa?! Come ha fatto il cappello Parlante a metterti lì?” accodò un altro ridendo.
Da lontano Ted serrò i pugni digrignando i denti e i capelli divennero rossi fuoco come ogni volta che si infuriava. Non poteva proprio vedere l'essere che odiava di più al mondo parlare con Victoire, proprio no!
Poi vide qualcos'altro che lo fece impazzire. Le mani di Rowle afferrarono saldamente i fianchi della Weasley e si abbassò su di lei stringendosela addosso.
“Dai vieni al ballo con me” le sussurrò all'orecchio sentendola fremere tra le sue braccia.
Il Grifondoro si fiondò a passo di carica da Simon e lo spinse via da Victoire per poi afferrarla per il polso e facendole da scudo stando davanti al Serpeverde. “Ha detto che non vuole andare al ballo con te, Rowle” sibilò Ted mentre i suoi occhi diventarono blu senza il suo controllo.
Tutti i Serpeverde fissarono Ted con astio e batterono le mani con puro divertimento vendendolo fronteggiare Simon come ormai accadeva da anni.
“Beh Weasley, è lui il tuo accompagnatore? Credevo che avessi gusti migliori” fece Rowle sarcastico facendo scoppiare l'ilarità dei suoi amici.
“Taci e fatti un giro Rowle” ringhiò Lupin tirando via Victoire da quel gruppo di Serpi avviandosi verso l'aula dello specchio delle Brame.
“Che c'è Lupin?! I tuoi genitori non ti hanno insegnato a farti i cazzi tuoi? Ah no, sono morti prima che tu potessi imparare a spiccicare parola” rise Simon facendo ridere il resto degli studenti di Serpeverde.
Ted smise di camminare velocemente e lasciò un po' la presa del polso della bionda fissando il pavimento con sguardo vuoto.
“Ted, ignoralo” sussurrò Victoire mettendogli una mano sulla spalla “Ted...” lo richiamò preoccupata vedendolo serrare i pugni.
Lui la ignorò e si scostò dalla sua presa dirigendosi dal gruppetto di Serpi. Il Grifondoro non ci pensò due volte; prese Simon per la cravatta verde argento e gli tirò un pugno sullo zigomo destro colmo di rabbia. “Prova ancora a nominare i miei genitori e a toccare Victoire di nuovo e ti farò patire le pene dell'inferno” sibilò mentre i suoi occhi diventarono rossi questa volta, sempre senza il suo controllo. L'altro indietreggiò appena Ted gli lasciò la cravatta per ritornarsene da Victoire, ma decise di non farsi umiliare in quel modo. Così si avvicinò a Ted e lo fece voltare afferrandogli la spalla e gli piazzò un bel pugno in faccia soddisfatto. Così iniziò una delle loro solite risse alle quali tutti i professori erano abituati. Come al solito Victoire si mise in mezzo ai due ragazzi allontanandoli sdegnata.
“Per Tosca Tassorosso! Siete grandi e grossi e vi comportate da bambini, ma crescete!” li rimproverò, ma non riuscì a dire altro visto che Ted la prese di nuovo per il polso e la trascinò via senza fiatare e ignorandola qualvolta la sentiva urlare dicendogli di lasciarla.
“Ted Lupin lasciami immediatamente!” gli ordinò Victoire per l'ennesima mentre veniva trascinata via come se niente fosse “Teddy! Mi fai male!”
Il ragazzo non fiatò dirigendosi velocemente verso la biblioteca per raggiungere l'aula in disuso. Dopo aver attraversato mezza Hogwarts sotto gli sguardi straniti della maggior parte degli studenti arrivarono dentro l'aula in disuso.
“Possibile che ogni anno per arrivar qua succede sempre qualcosa?” chiese la bionda.
Non sentendo nessuna replica si voltò verso il suo migliore amico che stava in piedi di fronte allo specchio guardandolo deciso. Quando gli vide lo zigomo violaceo raccolse la sua tracolla e lo raggiunse velocemente prendendo qualche cerotto all'interno di essa. Ted abbassò lo sguardo vedendo Victoire maneggiare con mano poco esperta i cerotti. La Tassorosso gli arrivò a fianco e gli mise un cerotto sullo zigomo sinistro cercando di non fargli male.
“Non sono molto brava a guarire ferite o cose del genere con la bacchetta, quindi...” disse sistemandogli il cerotto per bene stando sulle punte dei piedi dato che il ragazzo la sovrastava di ben quindici centimetri “...ricorro ai metodi babbani” finì sorridendo e appoggiando la borsa a terra.
Ted si toccò lo zigomo dolorante mentre i suoi occhi ritornarono al solito marrone e i suoi capelli allo stravagante azzurro, ma molto più chiaro del solito. Non la ringraziò e nemmeno la guardò, ritornò a dare attenzione allo specchio ignorandola totalmente.
Victoire lo scrutò con fare interrogativo inclinando la testa a sinistra come una bambina “Ma che hai?” gli chiese un po' preoccupata.
Dopo qualche attimo Lupin ritornò a darle attenzione fissandola attentamente negli occhi. Il suo sguardo era così duro e freddo che la bionda sussultò per lo stupore.
“Tu non dovevi studiare?” le domandò lui con così tanta freddezza che gli occhi cambiarono ancora colore diventando azzurri.
“Si, perché?” rispose confusa.
“Che ci facevi fuori dalla sala allora?” ringhiò lui arrabbiandosi.
“Stavo andando in biblioteca!” rispose lei sbalordita e anche irritata “Adesso devi anche controllare ciò che faccio? Ma che diavolo ti prende?”
Bella domanda, pensò Ted portandosi una mano sul viso, che gli prendeva? Perché la stava trattando così? Lo aveva separato da Rowle e lo aveva aiutato con lo zigomo gonfio. E lei poteva fare ciò che voleva dopotutto, che bisogno c'era di controllarla?
“E comunque non c'era bisogno che intervenisti prima con i Serpeverde, l'avrei liquidato quell'idiota di Rowle” lo avvisò mettendosi a braccia conserte e svegliandolo dai suoi pensieri.
Riformulando la frase nella sua testa Ted strabuzzò gli occhi sconvolto e furioso “COSA?? Ti aveva messo le mani addosso quel porco!” gridò sdegnato.
“Ma non stava facendo nulla! Mi stava solo sussurrando all'orecchio Ted!” giustificò Victoire “Mi aveva chiesto ancora del ballo, non mi stava facendo niente!”.
“Quello schifoso di Simon avrebbe potuto anche fare altro” bofonchiò Lupin furioso.
Victoire gli tirò un pugno sulla spalla per la frase sconcia, però non riuscì a spostarlo nemmeno di un dito.
“Ma secondo te che avrebbe potuto farmi in mezzo a un corridoio? Sarebbe potuto passare chiunque, anche un professore. Tu ti preoccupi troppo!” replicò la Weasley.
“No, mi preoccupo in modo giusto Vicky, sei tu che ti senti troppo sicura di te, sei tu il problema qui!” ribatté Ted cercando di non gridare troppo e di controllarsi, anche perché nessuno doveva entrare e trovare lo specchio.
La bionda sfoggiò un'espressione sconvolta per poi ridere sommessamente “Adesso io sarei il problema? IO?? Sei tu il maledetto problema qui, non io Ted! È da settembre che continui a controllarmi e a preoccuparti troppo! Non sono una bambina, ho sedici anni ormai! Te lo ricordi che giorno è oggi o no?” gli ricordò lei fissandolo con i suoi occhi azzurri.
“Come posso dimenticare che giorno è oggi Vicky?” ringhiò lui furibondo facendola pentire di ciò che aveva detto. “Tu non capisci...” mormorò lui guardando verso il basso per poi scuotere la testa e sorridere amaramente.
“Cosa??” chiese lei avvicinandosi a lui e arrivandogli sotto il naso “Cosa non capisco Ted? Spiegamelo per favore perché sto impazzendo”.
“Questo”.
Victoire non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di che cosa stesse accadendo, ma quando sentì le labbra di Teddy lambire le proprie spalancò gli occhi e lasciò cadere i cerotti che aveva ancora in mano. Ted la stava baciando. Il suo migliore amico la stava baciando. No, pensò serrando gli occhi con dolore, non poteva rovinare così la loro amicizia. Appoggiò le sue mani sul petto del ragazzo e lo spinse via. Tenne lo sguardo basso portandosi una mano sulle labbra rosee e arrossendo violentemente. Il suo primo bacio l'aveva ricevuto dal suo migliore amico, che disastro.
“Che... diavolo hai fatto?” balbettò cercando di non incontrare il suo sguardo.
Ted non rispose stando fermo e continuando a fissarla. Che aveva fatto? Aveva fatto ciò che gli diceva il cuore, rifletté avvicinandosi a lei, e il cuore continuava a dirgli di non finirla lì. “Guardami” le sussurrò a un passo da lei “Victoire guardami”.
Lei alzò lo sguardo lentamente incontrando i suoi occhi che erano rimasti azzurri “Ted tu sei pazzo” mormorò cercando ancora di abbassare lo sguardo, ma il Metamorfomagus le prese il mento tra le dita obbligandola a guardarlo.
“Si Vicky, sono pazzo di te” sussurrò lui abbassandosi ancora su di lei finché lo spazio tra le loro labbra svanì di nuovo.
Questa volta il bacio fu più possessivo. Appena Ted sentì le morbide mani di Victoire sulle sue braccia pronte ad allontanarlo se la schiacciò addosso continuando a baciarla.
“Ted...” alitò lei appena riuscì a staccarsi dalle sue labbra, ma il ragazzo non le diede tregua continuando a baciarla.
Ormai si era innamorato delle sue labbra morbide, del suo bellissimo viso che arrossiva per l'emozione e dei suoi occhi azzurri. Se avesse potuto l'avrebbe baciata all'infinito. La voleva tutta per sé, voleva tutto di lei, dal suo corpo al suo amore.
“Basta...” mormorò ancora la bionda con la voce tremolante quando vide il ragazzo abbassarsi su di lei pronto a baciarla nuovamente.
Quando Ted appoggiò le braccia al muro, dov'era messa di spalle la sua dea bionda, per baciarla si ordinò di fermarsi sbarrando gli occhi. Victoire stava piangendo. Aveva le mani sul viso tutto rosso e gli occhi colmi di lacrime che le solcavano le guance. Fece due passi indietro e vedendola piangere si sentì un mostro. Non l'aveva ascoltata, aveva ascoltato solo i suoi sentimenti convinto che lei stesse provando la stessa cosa, ma evidentemente si sbagliava. La sentì singhiozzare così fece un altro passo indietro e si voltò verso la porta dalla quale si diresse. Ma prima che riuscisse ad arrivare alla porta sentì la presa di Victoire sul suo braccio. Si voltò sentendosi male a vederla in lacrime, ma prima che potesse dirle qualcosa lei lo precedette.
“No, non te ne andare Ted!” esclamò “Io... io ho pianto perché ero sconvolta, ma sono felice che tu mi abbia... tu mi abbia baciato. Penso che sia questo quello che aspetto da molto”.
Ted si voltò verso la bionda guardandola più serio che mai “Vicky, questo non è uno scherzo, non devi mentirmi. Ho sbagliato io a baciarti così senza pensare a ciò che provi tu. Quindi scusa, adesso so di aver rovinato tutto tra noi due e...”
Il ragazzo non poté finire la frase perché Victoire lo fece tacere nel miglior modo possibile. Si alzò in punta di piedi e gettò le braccia al collo di Ted baciandolo dolcemente. La Weasley si staccò per prima carezzando il viso di Ted che aveva un'espressione mista tra lo sconvolto e l'entusiasta.
Lui la prese per i fianchi baciandola ancora e dopo la guardò negli occhi.
“Ti amo Victoire Isabelle Weasley” le disse baciandola sulla guancia.
“Anch'io Ted Remus Lupin” gli sussurrò lei baciandolo a fior di labbra ed entrambi sorrisero.
Da quella confessione non riuscirono più a staccarsi l'uno dall'altra. Continuarono a baciarsi con dolcezza senza tregua. Victoire si ritrovò di nuovo con le spalle al muro e gettò braccia al collo di Ted continuando a baciarlo. Si inarcò contro il suo corpo schiacciandoglisi addosso. Voleva sentire tutto ogni cosa... ormai era suo, lo amava. Ted le cinse i fianchi abbassandosi su di lei per lambirle nuovamente le labbra con il cuore che gli galoppava. Accostò la fronte alla sua godendo delle carezze di lei tra i suoi capelli. I loro pensieri si persero e rimasero solo tatto e gusto ad unirli in ogni movimento.
Ted cominciò a sbottonare la camicia di Victoire mentre le baciava l'incavo del collo dolcemente.
“Ted...” mormorò lei socchiudendo gli occhi per il piacere. “Ted”.
Il Metamorfomagus si fermò quando sentì la presa salda delle bionda sul suo polso e il suo sguardo azzurro puntato addosso. Che cosa aveva sbagliato adesso? Forse aveva corso troppo? A lei non andava bene? Prima di riuscire a parlare lei lo zittì con un bacio veloce e si avvicinò al suo orecchio alzandosi in punta di piedi.
“Non qui” si limitò a dire carezzandogli la guancia.
“E dove vuoi andare, mia dea?” le chiese a un soffio dalle sue labbra.
La bionda ci pensò un attimo. A Tassorosso e a Grifondoro non potevano di sicuro, era pieno pomeriggio e sarebbe stato molto strano. Subito dopo le venne il lampo di genio. “Stanza delle Necessità” rispose sentendo la sue labbra lambirle l'orecchio.
Il Grifondoro si fermò annuendo e si voltò verso la porta. Prima di uscire però, si fermò un attimo a guardare lo specchio sorridendo alla terza persona che si era aggiunta ai suoi genitori. Victoire Isabelle Weasley lo stava salutando sorridendogli con affetto nel riflesso del vetro.
“Teddy, andiamo?” gli chiese la vera Victoire avvicinandosi a lui.
Lui non rispose, ma si abbassò a baciarla ancora mentre il suo cuore continuava a galoppare per la gioia.
Si diressero così nella Stanza delle Necessità e lo fecero entrambi per la prima volta, forse quella volta sarebbe stata la migliore della loro vita.

 









 

«Se avesse potuto l'avrebbe baciata all'infinito.»
 

Spazio dell'autore
Il capitolo forse è un po' lunghino, ma se l'avessi diviso in altri due capitoli sarebbero stati troppo corti. Mancherebbe solo un capitolo alla fine della Spin-off, ma sono diventati due perché il capitolo sette è molto lungo quindi l'ho diviso in prima parte e seconda parte.
Spero che questo capitolo vi piaccia, RECENSITE!

 

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Capitolo 7
*** 7° anno (parte 1) ***


- Terzultimo capitolo -


Era una serena serata primaverile d'inizio maggio, precisamente del 2 maggio. Ormai buona parte degli studenti si era recata in Sala Grande per l'onorata cena.
Nel terzo piano, in un aula sconosciuta a quasi l'intera scuola, due studenti non avevano per niente voglia di mangiare. Ted Remus Lupin e Victoire Isabelle Weasley erano abbracciati davanti all'oggetto che li aveva accompagnati nel corso degli anni e che forse li aveva anche uniti.
“È tardi” disse di punto in bianco Victoire accoccolata al petto di Ted “Vuoi andare?”
Ted abbassò lo sguardo per guardare la bellissima bionda negli occhi e sogghignare “Questa è l'ultima volta che posso vedere lo specchio delle Brame ed è il mio ultimo anno! Fammelo godere, su!” rise passandole una mano nella chioma color miele e baciandola su una tempia.
“Come vuoi, piccolo mannaro” gli rispose la Tassorosso scoccandogli un sorriso pieno di affetto.
Ted si abbassò su di lei baciandola sulle sue labbra così morbide e carnose delle quali si era innamorato sempre di più nell'ultimo anno. Infatti aveva passato l'anno più bello della sua vita, era esattamente un anno che lui e Vicky stavano insieme, esattamente un anno che aveva dedicato tutto il suo amore ad una persona. Si, amava Victoire con tutto se stesso e gli bastava vederla sorridere e la sua giornata cambiava totalmente in meglio. Infatti lei era ciò che più desiderava e lo specchio delle Brame gli dava la conferma. Dall'anno prima nel riflesso dello specchio non apparvero solo i suoi genitori, ma anche lei, la sua Victoire. Lui desiderava qualcosa che già possedeva in un certo senso.
“Come ti senti?” gli chiese la sua ragazza risvegliandolo dai suoi pensieri.
Ted inarcò un sopracciglio non capendo a cosa si riferisse.
“Tra un mese inizierai gli esami del M.A.G.O.” rettificò Victoire.
“Oh si, io sto benone e sono tranquillissimo!” rispose il ragazzo pacioso.
“Devi studiare Ted” gli ricordò la Weasley.
“Ma io studio! È vero, faccio sempre cretinate, faccio scoppiare risse nei corridoi e finisco continuamente in punizione, ma non puoi dire che non vado bene in tutte le materie” cinguettò il Metamorfomagus.
Victoire lo guardò negli occhi senza replicare. Era vero ciò che aveva detto Teddy, non c'era una materia in cui non andasse bene, era un asso in tutto! L'unico problema era la sua condotta scolastica, ma per il resto era un buono studente e Vicky ne era felice.
“Devi prendere almeno tutte O per diventare Auror” continuò lei guardando nel riflesso dello specchio.
Ted sorrise annuendo. Ormai aveva deciso, sarebbe diventato un Auror. Quello era il lavoro dei suoi sogni e niente e nessuno avrebbe potuto impedirgli di raggiungere il suo obbiettivo.
“Si, lo so. Un gioco da ragazzi” disse sorridendo per poi tornare ad ammirarla “E tu che mi dici? Manca poco alle vacanze e finalmente potrai andare in Romania!”
La bionda sorrise allegra. Finalmente era arrivato l'anno in cui avrebbe potuto andare da suo zio Charlie in Romania per ben due mesi a vedere i draghi.
“Non vedo l'ora!” cinguettò Victoire ammirando lo specchio.
Era questione di giorni e i suoi adorati draghi non li avrebbe più visti solo nello specchio delle Brame, ma dal vivo. Il suo sogno si stava per avverare. Si mise a scrutare Ted che fissava lo specchio sorridendo come a suo solito. Lui non avrebbe mai potuto avere ciò che più desiderava, mai. Ted incrociò lo sguardo con lei sentendosi osservato e quando la vide sorridergli il suo cuore cominciò a battere a mille. Per evitare gli occhi azzurri della sua ragazza si voltò cercando qualcosa nella tracolla per poi lasciarle tra le mani un piccolo pacco regalo.
A Victoire le si illuminarono gli occhi come stelle e con calma afferrò il pacchetto sbalordita. In tutti quegli anni Ted non le aveva mai fatto un regalo e adesso si ritrovava un pacco tra le sue mani. Si dette della stupida poiché tre giorni prima per festeggiare il compleanno di Ted si era limitata a chiedere alla preside un permesso di uscita e così erano stati tutta la giornata a Londra e anche a casa sua, a Villa Conchiglia.
“Eddai! Aprilo senza fare quella faccia” la incitò Teddy.
Lei ubbidì e scartò il pacchetto. Quando lo aprì rimase ancora più basita, tra le mani si ritrovò una collana con una perla color cobalto all'interno delle fauci di un piccolo drago fatto di platino.
“Spero che ti piaccia” bofonchiò il Grifondoro un po' imbarazzato.
Victoire gli gettò le braccia al collo baciandolo con dolcezza sulle labbra e lo guardò negli occhi. “È magnifica Ted!” esclamò la Tassorosso ammirando la collana per poi porgerla al suo ragazzo sorridendo “Hai voglia di mettermela?”
Lupin sorrise prendendo l'oggetto tra le mani “Certo, amore”.
La Weasley si voltò dando le spalle a Ted che le spostò i capelli tutti su una spalla e gliela accarezzò. Con delicatezza le mise il suo regalo di compleanno al collo e le sistemò i capelli. La ragazza si voltò di nuovo guardando Ted con estrema felicità.
“Auguri” le sussurrò lui a un soffio dalle labbra.
“Grazie” lo ringraziò lei baciandolo.
Ad un certo punto però Victoire si staccò subito da Ted portandosi una mano al petto e serrando gli occhi, ma appena Ted le fu vicino la bionda si sentì già meglio.
“Stai bene?” le chiese Lupin preoccupato.
“Si, scusami” rispose la Tassorosso regalandogli un altro sorriso.
Era già accaduta una cosa del genere durante l'anno, ma Victoire aveva sempre detto di stare bene e Teddy si fidava, perché sapeva che la sua ragazza era abbastanza intelligente per chiedergli aiuto nei momenti del bisogno.
Ted si alzò da terra sospirando e fissando lo specchio per l'ultima volta “Specchio delle Brame, ti ringrazio” disse prima di prendere per mano Victoire che lo imitò divertita. “Specchio delle Brame, ti ringrazio”.
Entrambi uscirono mano per mano dall'aula stando attenti a non farsi vedere da nessuno e raggiungendo le scale.
“Io raggiungo Andrew, Brian e Jack. Ci vediamo domani diciassettenne!” la salutò Ted dandole un bacio a fior di labbra.
“A domani piccolo mannaro” lo salutò a sua volta Victoire vedendolo raggiungere il primo piano.
Appena lo vide lontano si lasciò scivolare a terra portandosi una mano al cuore e serrando i denti. Sentiva un dolore lancinante al petto che non le dava tregua e stava tremando come una foglia. Non sapeva che diavolo le stava succedendo, ma il dolore aumentava sempre di più come se le stesse per scoppiare il petto. Le era successo altre volte di ritrovarsi con dei dolori nella parte sinistra del torace, ma mai come li sentiva in quel momento. Doveva raggiungere Tassorosso al più presto, non poteva stare tutta sola al terzo piano.
Così con tutta la forza che le rimaneva si mise in piedi e continuando a tremare. Per miracolo raggiunse le scale e cominciò a sentirsi girare la testa. Stava andando di male in peggio. Si portò una mano sulla testa strappando un gemito addolorato per la fitta che sentiva sul petto. Provò a scendere ogni scalino passo dopo passo sempre più lentamente, ma purtroppo la scala cominciò a cambiare all'improvviso. Non trovò nemmeno la forza per imprecare, ma la usò cercando di continuare a scendere le scale.
Ad un certo punto il dolore al petto si fece ancora più doloroso e la vista di Victoire si offuscò. Mentre cercava di scendere un altro scalino appoggiò malamente il piede spostando troppo peso in avanti e accadde qualcosa di veramente spiacevole.
Victoire scivolò dal gradino sbattendo forte la testa sulla ringhiera. Cadde nel vuoto per tre metri e mezzo e piombò dal terzo al secondo piano sbattendo di nuovo la testa sul pavimento.
La ragazza non si mosse. Aveva gli occhi chiusi e il capo rivolto contro il freddo pavimento del secondo piano che purtroppo era deserto. Victoire Weasley continuò a non muoversi.


Passarono dieci minuti e finalmente la Sala Grande cominciò a svuotarsi. Tre studenti del quinto anno, due Grifondoro e un Corvonero, presero le scale per raggiungere il secondo piano dal pianterreno.
“Domani vengo a vedere la partita Tassorosso contro Corvonero! Sei pronto Jonas? Quest'anno i Tassi non scherzano” disse un Grifondoro rivolto al Corvonero.
“Tranquillo Timmy, abbiamo una preparazione perfetta” replicò il Corvonero orgoglioso “Vieni anche tu Michael?”
L'altro Grifondoro annuì sorridente “Certo, non vedo l'ora di vederti Jonas! E poi voglio vedere...” Il ragazzo di nome Michael si azzittì fissando il secondo piano.
“Ehi Mike! Che c'è?” chiese il Grifondoro di nome Timmy al compagno di Casa.
“Guardate lì!”
Jonas e Timmy guardarono nella direzione indicata dall'amico. C'era qualcuno disteso a terra, una ragazza!
“Andiamo a vedere!” disse Jonas correndo le scale e raggiungendo velocemente il secondo piano seguito dai suoi due amici.
A terra c'era il corpo di una ragazza bionda con lo sguardo rivolto verso l'alto e gli occhi chiusi. I tre studenti si abbassarono su di lei preoccupati. Timmy le tolse delicatamente i capelli dal viso per capire chi fosse, ma quando la vide in faccia non ne ebbe idea, nonostante avesse indosso la divisa scolastica.
“Sapete benissimo che io non ricordo mai i volti degli studenti di questa scuola, chi è questa?” chiese Timmy.
Gli altri due la scrutarono per un po' finché non la riconobbero subito, data la sua bellezza.
“Oddio... ma è Victoire Weasley! Quella col sangue di Veela!” gridò Jonas allibito “Svegliamola!”
I tre ragazzi cominciarono a scuoterla per le spalle senza alzarle il capo e continuarono a ripetere il suo nome nel tentativo di svegliarla, ma la Weasley non ne volle sapere di aprire quegli occhi azzurri.
Quando Michael le mise una mano dietro la testa per sorreggerla deglutì guardando il pavimento e sentendosi la mano bagnata “Ragazzi...” mormorò sgomento.
“Che c'è?” chiese Timmy intento a scuoterla con decisione.
Michael deglutì di nuovo “Dobbiamo chiamare assolutamente gli insegnanti”.
“Pensa a svegliarla invece di parlare e...” anche Jonas tacque insieme all'amico Tim.
“Oh cazzo”.
Sul pavimento c'era una macchia di sangue grande quanto la testa della ragazza e la mano sinistra di Michael era coperta di sangue. Quando i tre studenti osarono esaminare il capo della ragazza gridarono aiuto. I capelli biondi di Victoire Isabelle Weasley erano tutti bagnati di sangue, il suo sangue.


“Per le vacanze estive la Costa Azzurra è perfetta!” esclamò Jack Grimble sorridente.
Ted Lupin, Jack Grimble, Andrew Bowen e Brian Russel erano appena usciti dalla Sala Grande dopo aver cenato abbondantemente.
“Sono d'accordo con Jack” disse Brian con il suo accento statunitense.
“Si dai, è un bel posto e io ho una casa lì, quindi è perfetto” si accodò Andrew.
I quattro Grifondoro stavano discutendo sull'argomento vacanze estive che avevano deciso di passare insieme dopo l'esame del M.A.G.O. Inizialmente Andrew aveva optato per passare le vacanze in Italia, ma subito i suoi amici respinsero l'idea. Brian aveva proposto di andare ad Amsterdam poiché i suoi zii abitavano lì e avrebbero potuto ospitarli, ma anche quella scelta fu respinta, perché gli altri tre volevano assolutamente andare al mare. Il grande Ted se ne uscì di andare in Australia, ma Jack gli disse che allora avrebbe pagato lui il viaggio per tutti e si misero a ridere scartando anche quell'idea.
“Quindi a luglio tutti in Francia!” esclamò Ted felice.
“Oui!” ribatté Jack “La France c'est...” pensò a come si dicesse bella in francese, ma lasciò perdere facendo ridere gli altri Grifoni.
“Fai prima a prendere lezioni da Victoire, Jack” gli consigliò Brian.
“Già, dopotutto Ted non avrà nulla in contrario se tu e Victoire vi incontraste tutti i giorni nella sua camera a parlare francese, solo a parlare...” bofonchiò Andrew sarcastico.
“Vaffanculo Andrew!” sibilò Ted facendoli ridere.
Pochi attimi dopo due ragazzini del primo anno investirono il Metamorfomagus in pieno e continuarono a correre davanti a lui senza fermarsi a chiedere scusa, come se ci fosse qualcosa di importante da vedere chissà dove.
“Ma guarda un po'” sbuffò il Metamorfomagus di cattivo umore per la battuta del suo migliore amico “Ma che diavolo hanno quelli?”
“Non hai sentito in giro?”
Lupin sobbalzò sentendo quella domanda rivolta a lui e si voltò trovandosi davanti Sean Patterson, Corvonero del quinto anno, proclamato anche come lo studente più pettegolo di Hogwarts.
“Patterson, ci stavi per ammazzare Teddy per infarto!” gli disse Jack.
“Oh, non volevo, ma ho sentito delle voci in giro” sussurrò il Corvonero.
“Tu senti sempre voci in giro” sbottò Brian “Muoviti e dicci che succede”.
Sean si sistemò la cravatta e cominciò a parlare “Dicono che al secondo piano c'è una ragazza che sta male, l'hanno trovata svenuta e le è uscito molto sangue dalla testa. Il professor Fiorenzo e il professor Longbottom sono già lì”.
I quattro amici si scambiarono uno sguardo e nello stesso momento si misero a correre al secondo piano come stavano già facendo molti studenti e lasciando da solo Patterson in mezzo al corridoio. Quando arrivarono al secondo piano videro tanti studenti attorniati alle scale. I quattro Grifondoro si avvicinarono agli altri studenti e sentirono le grida del professor Longbottom che ordinava a tutti di fare largo.
“Ragazzi spostatevi!” gridò allarmato.
Ted, Andrew, Brian e Jack decisero di aiutarlo cercando il più possibile di far allontanare gli studenti. Con un po' di fatica riuscirono a far aprire un corridoio e finalmente videro il professor Fiorenzo con in braccio la ragazza correre via seguito dal professore di Erbologia. Quando l'ex centauro passò davanti a Ted con la ragazza tra le braccia il Grifondoro divenne cadaverico. Quella ragazza era... Victoire!
Senza pensarci lasciò i suoi tre migliori amici con gli altri studenti e decise di raggiungere i professori correndo come un matto. La sua Victoire stava male. La sua Victoire era svenuta. La sua Victoire stava sanguinando. Com'era possibile, com'era successo?, si chiese continuando a correre senza fermarsi.
Riuscì a scorgere i due professori che si trovavano all'entrata con la preside McGranitt che stava dicendo qualcosa sul San Mungo e poi i due uscirono. Lupin andò incontro alla preside con il cuore in mano.
“Preside! Preside!”
La professoressa si fermò incontrando lo sguardo del Metamorfomagus che la raggiunse. “Cos'ha Victoire? Dove la stanno portando i professori?” chiese frettolosamente.
La McGranitt lo guardò con espressione triste e decise di dire al suo alunno tutto ciò che sapeva “Il professor Fiorenzo e il professor Longbottom stanno portando la signorina Weasley al San Mungo, signor Lupin. Secondo il professor Fiorenzo la signorina Weasley è caduta dalle scale ed ha battuto la testa” spiegò la preside.
Ted cominciò a respirare affannosamente. Non sapeva cos'era potuto accadere, ma doveva raggiungerla, doveva starle vicino, assolutamente.
Il Grifondoro era già pronto a chiedere il permesso alla preside, ma fu anticipato. “Se riesce a raggiungere la Foresta Proibita in fretta riuscirà a smaterializzarsi in tempo per andare all'ospedale. E adesso vada, devo chiamare i genitori della signorina”.
Ted la ringraziò di cuore e fece come disse la preside.
Pochi minuti dopo si materializzò in un uno dei corridoi del San Mungo e si scrutò in giro velocemente. Riuscì ad adocchiare alla fine del corridoio il professor Longbottom e lo raggiunse in fretta vedendo di fianco a lui anche il professor Fiorenzo.
“Professori!” esclamò facendo voltare i due che lo fissarono perplessi “Dov'è Victoire?”
I due uomini non si sognarono nemmeno di chiedergli cosa ci facesse lì sapendo quanto gli stesse al cuore quella ragazza.
“I Medimaghi la devono ricoverare e dovrebbe passare tra poco per andare in sala” rispose Neville “Eccola!”
Ted si voltò vedendo una ragazza adagiata su una barella che veniva spinta dai Medimaghi velocemente. La sua Victoire, pensò correndo verso il suo unico amore, seguito dai professori. Le prese la mano stando al passo con i Medimaghi e guardandola con estrema tristezza.
“Vicky son qui con te!” le disse “So che non mi abbandoneresti senza prima avvisarmi! Vicky...”
“Signori dovete allontanarvi” ordinò un Medimago ai professori e al Grifondoro.
“Vicky...”
“Ragazzo! Allontanati!” disse un altro a ormai un passo dalla sala.
“Vicky io ti...”
“Ted vieni qui!” lo chiamò Fiorenzo prendendolo per le spalle.
Il ragazzo lasciò la mano di Victoire con le lacrime agli occhi lasciandosi trascinare via dall'ex centauro e guardò le porte di quella maledetta sala chiudersi. Si portò le mani al viso disperato.

Io ti amo.

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Capitolo 8
*** 7° anno (parte 2) ***


Nota: ho fatto un errore nel primo capitolo. Draco non è lo zio di Ted, ma il cugino. Scusatemi per aver usato il termine sbagliato. Buona lettura!

 

- Penultimo capitolo -




Passò un'ora da quando Victoire fu portata in sala operatoria. I suoi genitori erano arrivati poco dopo sconvolti, ma per lo più preoccupati ed erano andati dai Medimaghi insieme al professor Longbottom e il professor Fiorenzo. Teddy era rimasto in sala d'attesa seduto per tutto il tempo, senza cambiare posizione nemmeno per un attimo. 
Era colpa sua, pensò tenendosi la testa tra le mani, l'aveva lasciata sola al terzo piano e se n'era andato in Sala Grande senza di lei. Aveva ignorato lo scatto repentino con cui Victoire si era allontanato da lui mentre la stava baciando per portarsi una mano al petto. Aveva ignorato totalmente il suo stato fisico essendo sicuro che qualsiasi cosa le fosse successo lei glielo avrebbe detto.
Si era sbagliato di grosso.
Se le fosse stata più accanto e se le avesse dato più attenzioni in quel momento non si sarebbe trovato al San Mungo a piangere per lei.
Scosse la testa per scacciare il brutto pensiero e ritornando a darsi la colpa di tutto.

 

Mezz'ora più tardi due Auror entrarono nell'Ospedale dei Maghi. Al loro passaggio la maggior parte delle Medimaghe si voltarono adoranti. Harry James Potter e Draco Lucius Malfoy passarono per i corridoi dell'ospedale per raggiungere Bill e Fleur, ma sopratutto il loro amato Teddy.
“Sfregiato stammi lontano” sibilò Draco senza guardarlo.
“Senti Malferret, non iniziare! Pensa alla salute di Victoire e a come starà tuo cugino in questa situazione” lo ammonì Harry cercando di essere paziente.
“Posso pensarci meglio se evapori, Potter” replicò l'altro serafico.
“Oh, ma vaffanculo!” fu la raffinata replica del bambino sopravvissuto.
I due adulti continuarono a bisticciare come bambini per tutto il tempo e si acquietarono solo quando raggiunsero il reparto di terapia intensiva, in cui si trovava Ted. I due si scambiarono un'occhiata e rimasero in silenzio percorrendo il corridoio per arrivare alla sala di attesa.
Quando entrarono la trovarono praticamente vuota, c'era solo un ragazzo dagli inconfondibili capelli azzurri che si teneva il viso tra le mani. Harry e Draco sorrisero malinconicamente e quando si avvicinarono al Metamorfomagus lui alzò finalmente lo sguardo per guardarli negli occhi. Non sorrise e non li abbracciò come al solito e un'espressione triste e colpevole rimase impressa sul suo volto.
“È colpa mia” si limitò a dire guardando il padrino e il cugino.
Draco fu il primo a sedersi al suo fianco passandogli un braccio sulle spalle e stringendolo forte “Non è colpa tua piccolo mannaro” gli disse il biondo a bassa voce come per non disturbare lo stato di angoscia di suo cugino “Abbiamo parlato con quella vecchia della tua preside e ci ha detto che secondo Fiorenzo è stato uno sfortunato infortunio. Tu non hai colpe Ted”.
Ted Lupin alzò il capo sbarrando gli occhi e fissando Malfoy incredulo “Uno sfortunato infortunio?? Tu non l'hai vista Draco!” gridò il Grifondoro ormai al colmo della disperazione “Tu non l'hai vista! Non hai visto tutto il sangue che le bagnava i capelli!” disse abbassando la voce sempre di più “Non l'hai vista su quel lettino ad occhi chiusi” continuò quasi sussurrando “Se avessi fatto attenzione, se le avessi dato più attenzioni...” non finì la frase rimettendosi nella stessa posizione di prima e asciugandosi qualche lacrima furtiva.
Harry s'inginocchiò davanti al figlioccio mettendogli una mano sulla spalla. Non poteva dirgli bugie, non poteva illuderlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene, non era sicuro che Victoire si sarebbe rimessa. Era andato ad Hogwarts aveva visto quell'enorme macchia di sangue sul pavimento del secondo piano.
“Vediamo cosa hanno da dirci i Medimaghi, Teddy” mormorò Potter “Aspettiamo”.
Una decina di minuti più tardi si sentì bussare allo stipite della porta della sala d'attesa. I tre presenti alzarono lo sguardo vedendo una giovane donna con un camice bianco. Era una Medimaga e stava in piedi davanti all'entrata con una cartelletta in mano.
“Siete gli amici della famiglia Weasley?” chiese la giovane con voce leggera.
Harry, Ted e Draco annuirono in sincrono.
“I signori Weasley mi hanno chiesto di informarvi sullo stato di Victoire Weasley” disse allora la donna scostandosi i capelli castani dietro l'orecchio.
I tre presenti scattarono in piedi facendo sussultare la Medimaga che si avvicinò verso di loro con passo cauto.
Quando si mise davanti a quei tre, Teddy la prese per le spalle guardandola dritta negli occhi “Cos'ha Victoire??” le chiese ad alta voce.
“Ehi piccolo mannaro, mollala” gli ordinò Draco con serietà.
La Medimaga fremette e quando Ted la lasciò scusandosi, lei sospirò.
“Bene” disse la donna sistemandosi gli occhiali e scrutando con attenzione la cartelletta che aveva in mano “Allora, Victoire ha un'aritmia cardiaca, cioè un’irregolarità del battito del cuore. Stiamo ancora capendo da quanto va avanti questa aritmia, ma siamo quasi certi che abbia questa patologia da poco più di un anno”.
Ted sbiancò letteralmente. Victoire aveva problemi al cuore già da più di un anno!
“Com'è possibile?” chiese Harry precedendo il figlioccio.
“Parlando con i coniugi Weasley pare che la ragazza sia nata con un ritmo cardiaco irregolare che poi è guarito, ma questa può essere una delle cause. I sintomi dell'aritmia cardiaca sono le palpitazioni, dolori lancinanti al petto, sentire come se il cuore non battesse e il tremolio. Forse è per questo ultimo sintomo che cadendo la ragazza ha acquisito un trauma cranico”.
Ted, Harry e Draco sbarrarono gli occhi in sincrono “Victoire ha un TRAUMA CRANICO?” esclamarono i tre sbiancando.
La Medimaga deglutì cercando di continuare “È un trauma lieve, non è troppo grave signori”.
Ted si tranquillizzò un pochino sospirando “Posso vederla adesso?” chiese con il cuore in mano al solo pensiero di rivedere la sua dea.
“Mi dispiace, ma al momento non è possibile” rispose la donna.
“E più tardi?” domandò allora il Grifondoro.
“Non sarà possibile nemmeno più tardi” mormorò la Medimaga con voce triste.
“Mi scusi signorina, ma per quale motivo?” chiese allora Draco.
“Victoire è in coma”.
In quell'esatto momento il mondo crollò addosso a Ted Remus Lupin che si lasciò andare sulla sedia in cui era seduto prima. Il suo sguardo era vuoto, spento, esattamente come il suo cuore in quell'istante.
Victoire, la sua Victoire era in coma. La sua Victoire rischiava di morire.
Rischiava di perderla, rischiava di perdere anche lei.
Udì dei singhiozzi fuori dalla sala d'attesa. Fleur Delacour Weasley stava piangendo a dirotto insieme ai suoi due figli minori, Dominique e Louis, mentre Bill cercava di non cedere abbracciando stretta la moglie e i due figlioletti. Era tutta colpa sua se una famiglia aveva nel cuore il rischio di perdere la loro figlia, pensò Ted a malincuore.
Senza spiccicare parola si alzò dalla sedia in cui si era lasciato andare e si diresse fuori dalla porta ignorando il richiamo di suo cugino e del suo padrino. Una volta fuori da quella sala ignorò totalmente anche i richiami di Bill Weasley.
Allentò il nodo della cravatta rossa e oro, l'aria stava diventando così densa e soffocante che era da tagliare con il coltello. Percorse velocemente per i corridoi del San Mungo e una volta all'uscita si smaterializzò via, lontano dal suo peggior incubo, il rischio di perderla.

 

 

 

 

Passò un mese da quando Victoire Isabelle Weasley cadette in un limbo fra la vita e la morte e purtroppo era ancora tra quel rischioso bilico. Ted Remus Lupin non era più tornato all'ospedale, nemmeno una volta. Era stato costretto da Harry e Draco a finire assolutamente l'anno scolastico per poi fare il M.A.G.O., ma subito dopo la cerimonia della Coppa delle Case, che quell'anno aveva vinto Serpeverde, Ted si segregò nella Potter House a Godric's Hollow senza più uscirne.
Per tutto il mese di maggio aveva cercato di avere meno contatti possibili con tutti e nemmeno Andrew, Brian e Jack erano riusciti a farlo sorridere almeno una volta durante quell'ultimo mese.
Dal 2 maggio di quell'anno Ted Lupin si era completamente spento momentaneamente, esattamente come il suo amore Victoire.
La stoccata più grande che aveva sconvolto tutti era il fatto che il Grifondoro si era totalmente rifiutato di eseguire l'esame dell'ultimo anno e ancora nessuno era riuscito a fargli cambiare idea. Draco era furioso per la scelta del cugino, ma non aveva ottenuto nessun cambiamento d'idee da parte del ragazzo. Harry non era stato da meno confronto a Draco, ma aveva deciso di lasciar perdere quell'argomento, per il momento.
Dalla fine dell'anno scolastico quasi nessuno riusciva a dialogare con il ragazzo che si era chiuso nella sua camera da letto a Potter House. La dolcezza materna di Ginny Weasley Potter non era servita a granché e nemmeno i suoi tre fratellini James, Albus e Lily erano riusciti a parlargli. Alcune volte Harry riusciva a strappargli il permesso di entrare nella sua camera a consolarlo e a portargli del cibo, che quasi sempre si ostinava a non toccare. Altre volte spariva da Godric's Hollow e si materializzava a Wiltshire, nella sua camera da letto a Malfoy Manor. Nemmeno in quella casa nessuno riusciva a strappargli un sorriso.
“Come biasimarlo” aveva detto Astoria Greengass Malfoy uno di quei giorni in cui suo marito era sceso in soggiorno imprecando, perché non riusciva a dialogare con il cugino. Anche Scorpius e Diamon, i cuginetti di Ted, erano tristi per lui.
Ormai nessuno sapeva più come comportarsi con lui. Un ragazzo che aveva perso i suoi genitori e rischiava di perdere anche il suo unico amore.
Harry e Draco si chiedevano sempre se un giorno Ted sarebbe almeno uscito da Potter House o da Malfoy Manor, anche se la risposta sembrava abbastanza ovvia.
Ma quel giorno arrivò.

Era il 10 giugno e ormai l'anno scolastico alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era terminato, ma non per gli studenti del quinto anno che dovevano eseguire il G.U.F.O. e quelli del settimo anno che dovevano affrontare l'ultimo esame per poi dire addio agli studi ad Hogwarts. Il M.A.G.O. era già iniziato da due giorni e tutti gli studenti studiavano come matti per superare al meglio ogni prova. Tutti a parte uno.
Quella mattina del 10 giugno Ted Remus Lupin si svegliò sentendo i raggi del sole disturbare il suo sonno. Saltò giù dal letto a baldacchino della sua camera da letto a Malfoy Manor e stiracchiò scrutando l'orologio da polso. Erano appena le sette e mezza del mattino. Si fiondò in bagno per lavarsi e quando ebbe finito indossò dei vestiti babbani pronto ad uscire.
Si, quel giorno sarebbe uscito per vedere una persona. Aprì le tremila serrature poste sulla porta della sua stanza e scese nel soggiorno in punta di piedi per non svegliare nessuno lasciando un breve bigliettino a Draco e Astoria con scritto che sarebbe andato a farsi un giro nei dintorni.
Mentiva. Infatti una volta fuori di casa si smaterializzò trovandosi davanti ai cancelli di Hogwarts. Non aveva nessuna intenzione di iniziare l'esame, ma doveva andare assolutamente al terzo piano e non aveva idea di come arrivarci senza finire sotto le grinfie della McGranitt che gli avrebbe fatto il terzo grado.
Proprio in quel momento dall'altra parte del cancello passò un uomo alto con capelli lunghi scuri raccolti in una coda alta che si stava dirigendo verso la Foresta Proibita.
“Professor Fiorenzo!” lo chiamò Ted riconoscendolo.
L'ex centauro si voltò verso il suo alunno con fare interrogativo per poi sorridere lievemente. “Ti sei deciso a far gli esami?” chiese evitando di domandargli se stava meglio sapendo perfettamente la risposta.
“No, no, no!” disse subito il ragazzo “Ma devo entrare a scuola prof! Mi può far entrare senza portarmi dalla preside? La scongiuro!”
Fiorenzo scrutò il ragazzo dall'alto in basso. Quando Harry gli aveva detto che Teddy non aveva intenzione di affrontare gli esami l'ex centauro non ne era rimasto particolarmente sconvolto, conoscendo bene il motivo di quella decisione.
“Ok, va bene” rispose facendo sorridere Lupin “Sai che poi dovrai rifare l'anno, vero?”
Ted annuì a capo chino. Lo sapeva benissimo ed era conscio anche che in questo modo metteva repentaglio il suo sogno di diventare Auror che probabilmente non si sarebbe avverato nemmeno l'anno dopo, dato che per essere un Auror non erano quasi mai accettati gli alunni rimandati.
“Bene, in questo momento Minerva è al Ministero e ritornerà tra due ore quindi usale bene” lo avvisò il professore facendolo entrare.
Ted lo ringraziò e sfrecciò via sperando di non incontrare nessuno. Fiorenzo sorrise malinconicamente vedendolo correre via e si inoltrò nella foresta.
Dopo un quarto d'ora Ted Lupin riuscì a raggiungere il terzo piano senza incontrare nessuno e come aveva fatto per bene sette anni aprì la porta dell'aula in disuso intrufolandosi dentro. Si appoggiò di schiena alla porta sospirando leggermente e adocchiando lo specchio delle Brame. Si allontanò dalla porta mettendosi davanti allo specchio e scrutandolo con inquietudine quando accanto al suo riflesso apparve una ragazza bionda, Victoire Isabelle Weasley.
Aveva fatto di tutto per evitare di guardare ogni sua foto e di pensare a lei, ma era più forte di lui e pensare alle sue condizioni lo uccideva.
Si lasciò cadere in ginocchio davanti al riflesso della sua dea. Quanto avrebbe voluto averla accanto in quel momento e invece si ritrovava a contemplarla davanti a uno specchio come aveva fatto per ben sette anni con i suoi genitori.
“Victoire” mormorò malinconicamente “Non puoi capire quanto mi manchi” confessò mettendosi a gambe incrociate “Quando ti ho vista su quel lettino pensavo di morire, sul serio. Mi sono sentito malissimo e mi sento in colpa. Non ti ho dato abbastanza attenzioni e adesso...” stette in silenzio poiché faceva troppo male dire ad alta voce lo stato della sua ragazza in quel periodo.
“Comunque ho deciso di non fare gli esami, perché così avrei realizzato il mio sogno, diventare un Auror. No, non posso realizzarlo mentre tu non puoi realizzare il tuo. In questo momento avresti dovuto far le valige per andare in Romania, ricordi? Per andare da tuo zio Charlie per vedere le tue amate bestie” rise sommessamente asciugandosi una lacrima furtiva “Ma adesso non puoi. Quindi io ti aspetto e sarò con te quando il tuo sogno si realizzerà, perché so che si realizzerà e darò il mio contributo per questo”.
Si asciugò le guance fissando gli occhi azzurri del riflesso della sua Victoire “Tu non morirai” sussurrò piano “Tu non puoi morire senza dirmi niente! So che non lo farai! Quindi io aspetto”.

Io ti aspetto.

 

Passò un altro mese senza nessuna notizia positiva da parte delle bionda Weasley. Ted cominciò a dialogare un po' di più e a uscire di casa. Dopo l'ultima prova del M.A.G.O., l'esame orale, si presentò ad Hogwarts per salutare i suoi compagni facendo scoppiare di felicità Andrew, Brian e Jack che non osarono nemmeno iniziare l'argomento Victoire. Ted si fece coraggio e disse alla preside che avrebbe ripetuto l'anno senza problemi.
Harry e Draco si erano risollevati un po' nel vedere il loro piccolo mannaro sorridere ogni tanto anche se sapevano che il suo stato d'animo era sempre lo stesso, come le condizioni di Victoire.
Ma un giorno accadde il miracolo.


Era il 12 luglio e ormai era tarda notte e al San Mungo i Medimaghi giravano per i corridoi dell'ospedale stando sempre attenti ai loro pazienti, sopratutto nel reparto di terapia intensiva dove molti pazienti avevano bisogno di controlli ogni due per tre o erano in coma. Ma quel giorno uno di quei pazienti decise di sbilanciare quel bilico tra la vita e la morte scacciando l'ultima e dicendole che non era il suo momento.
Quella notte del 12 luglio Victoire Isabelle Weasley aprì i suoi occhi azzurri e sorrise, come da ben due mesi non aveva più fatto.

 






 

«Tu non morirai, quindi io ti aspetto.»
«Aspettami, sto arrivando
»

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Capitolo 9
*** The mirror of Erised ***


- Ultimo capitolo -

"Teddy!"
Ted Remus Lupin si mise a sedere sul letto sobbalzando. Che sogno strano, pensò passandosi una mano tra i capelli turchini. Chi diavolo lo stava chiamando?
Si alzò dal letto guardando fuori dalla finestra il cielo sereno.
“Un'altra pallosa giornata” sbuffò sbadigliando e chiudendosi in bagno.
Dieci minuti più tardi uscì dal bagno con un asciugamano sui capelli continuando a sbadigliare a più senza sosta. Subito dopo sussultò sentendo qualcuno bussare alla sua porta insistentemente.
“Ted!”
Il Metamorfomagus riconobbe la voce di Harry e si avvicinò appoggiando l'orecchio alla porta.
“Che c'è?” bofonchiò assonnato.
“Muoviti e fammi entrare! Maledetto tu, le tue serrature e i tuoi diavolo di lucchetti!” gridò Harry James Potter dando dei calci alla porta.
“Ma che hai Harry? Prenditi un calmante” gli consigliò Lupin.
“Aprì o la sfondo con un Bombarda!” tuonò il suo padrino.
“Per Merlino! Ma che mi devi dire di così importante?”
“Si tratta di Victoire!”
Nemmeno un secondo dopo il ragazzo stava facendo saltare tutte le serrature e i lucchetti che aveva messo alla porta dopo la fine della scuola, esattamente come aveva fatto nella sua camera da letto a Malfoy Manor.
Pochi attimi dopo il suo padrino piombò nella stanza e vedendo l'espressione del ragazzo decise di non fare troppi giri di parole.
“Stanotte, verso l'una e mezza, Victoire ha aperto gli occhi. È fuori dal coma Ted. È salva!”
Harry aveva visto solo una volta gli occhi di Ted illuminarsi come in quel momento. Molti anni prima, quando Ted aveva a malapena tre anni ed era andato per la prima volta insieme a lui, Draco e sua nonna Andromeda Black Tonks a Lake District, la regione preferita di Ted. Forse il Metamorfomagus non se lo ricordava nemmeno, ma era stata la prima volta che aveva visto i suoi occhi marroni, così simili a quelli del padre, illuminarsi in quel modo.
Senza nemmeno accorgersene il suo figlioccio si gettò ad abbracciarlo entusiasta stringendolo forte. Harry ricambiò l'abbraccio sorridendo e accarezzandogli la chioma azzurra.
“Possiamo... andare da lei?” chiese Ted a bassa voce.
“Certo che possiamo. Dai su, vestiti in fretta che ti aspetto giù” rispose l'Auror uscendo dalla stanza.
Lupin annuì chiudendo la porta della sua stanza e lasciandosi cadere a terra. Victoire stava bene... era uscita dal coma... era salva!
Il ragazzo si rimise subito in piedi con un sorriso stampato sul volto e si cambiò come una furia. Dopo aver rimesso le scarpe per la seconda volta, dato che per l'eccitazione aveva infilato il piede sinistro nella scarpa destra e viceversa, scese in soggiorno saltellando su ogni scalino. Salutò Ginny stringendola in un abbraccio affettuoso e uscì di casa di volata raggiungendo Harry fuori dai cancelli.
“Andiamo?” gli chiese Harry.
“Certo!” rispose Lupin tutto allegro.
Così entrambi si smaterializzarono via diretti al San Mungo.
Una volta materializzati davanti all'ospedale dei maghi, frenare Ted era praticamente impossibile. Harry arrancava per stare dietro al figlioccio che correva come un matto per i corridoi e investiva Medimaghi e pazienti senza nemmeno rendersene conto.
“Ted! Cazzo rallenta!” gli gridò Potter a pochi metri dalla sala d'attesa del reparto di terapia intensiva.
Ted non lo ascoltò e una volta arrivato si fermò a guardare il corridoio. A pochi metri da lui c'era Victoire, si era risvegliata finalmente. Ma che avrebbe fatto una volta davanti a lei? Avrebbe dovuto chiederle scusa, pensò aspettando Harry, e poi avrebbe voluto strangolarla per averlo fatto morire di paura e angoscia per due lunghissimi mesi.
Quando Harry gli arrivò accanto serrandogli la spalla, gli sorrise e così Ted fece un passo avanti pronto a cercare la stanza di Victoire, ma l'Auror lo fermò.
“Tu adesso te ne stai buono, buono nella sala d'attesa” gli sibilò fissandolo con i suoi occhi smeraldini.
“Ma... ma Harry!” protestò Lupin sconvolto.
“Ma un corno! Prima vado io a vedere se sta bene, anche perché i Medimaghi non vorranno tanta gente nella sua stanza” lo zittì Harry “Se non ti ritrovo qui ti giuro che questa volta ti ci chiudo io nella tua stanza da letto e non ti lascerò andare da Malferret”.
Teddy sbuffò, ma non osò replicare. Così, mentre il suo padrino se ne andava dalla sua ragazza, lui restò seduto su una delle sedie della sala d'attesa. Continuava a muoversi freneticamente, ma doveva stare calmo, si disse continuando a picchiettare il ginocchio con la mano, in fondo aveva aspettato due mesi poteva resistere ancora per due minuti.
Abbassò lo sguardo sulla tasca della felpa sorridendo leggermente. Nella sua tasca c'era una busta, una busta che avrebbe consegnato a Victoire appena possibile.
Qualche attimo dopo, attimi in cui Ted stava per impazzire, davanti all'entrata della sala passò una ragazzina dai capelli biondi e gli occhi azzurri. Era una copia di Victoire in versione ridotta, si trovò a pensare il Metamorfomagus fissandola attentamente, finché non la riconobbe. Dominique Gabrielle Weasley stava passando di lì con in mano un pacchetto di gelatine tutti i gusti +1, ma ritornò indietro quando notò l'inconfondibile chioma azzurra del Grifondoro.
“Ciao Teddy!” lo salutò la dodicenne sorridente avvicinandosi a lui.
Ted la conosceva bene, era la sorellina di Victoire, aveva dodici anni ed era una Corvonero del secondo anno.
“Ciao Dom, tutto bene?” le chiese lui sorridendole.
“Certo! E si, anche Vicky sta bene” lo assicurò notando la sua espressione preoccupata “E adesso corro da lei a dirle che sei qui” cinguettò la bionda facendolo arrossire vagamente. E prima che Lupin riuscisse a ringraziarla Dominique era già corsa via per raggiungere la stanza della sorella.
La piccola Corvonero entrò lentamente vedendo che ai suoi genitori e a suo zio Ron si era aggiunto suo zio Harry, che era in piedi dietro a sua madre, che era seduta su uno sgabello accanto al letto.
Raggiunse il suo fratellino di undici anni, Louis, che era accomodato sulla sponda del letto a parlare con la sorella maggiore. Quando Dominique la vide sorrise. Victoire Isabelle Weasley era seduta sul suo letto d'ospedale e rideva alle battute di Ron come se non fosse mai caduta in coma per due mesi. Alla fine la bionda Tassorosso era riuscita a vincere contro la morte anche se purtroppo era costretta restare in ospedale per un'altra settimana, perché i Medimaghi dovevano controllare lo stato del suo cuore che andava mano mano guarendo.
Dominique lasciò il pacchetto di gelatine a suo fratello e si avvicinò alla sorella maggiore abbassandosi al suo orecchio “C'è Ted nella sala d'attesa” le sussurrò lentamente.
Victoire sbarrò gli occhi stupita e diede un leggero pugno sulla spalla di Harry scrutandolo con aria furiosa, ma anche divertita.
“Quando aspettavi di dirmi che il tuo figlioccio è a pochi metri da qui, zio?” domandò la bionda indignata.
Potter rise passandosi una mano nei capelli color inchiostro “Mi sarà passato di mente” bofonchiò facendosi guardare male dalla nipote, che gettò le gambe snelle fuori dal letto.
“Bene, io vado da lui” disse allora Victoire stiracchiandosi.
“No Victoire, i Medimaghi hanno detto che devi riposarti” le ricordò sua madre Fleur.
“Ecco signorina, ritorna a letto! Adesso lo vado a chiamare io il piccolo mannaro” le disse il bambino sopravvissuto affettuosamente.
“Ma voglio fargli una sorpresa! Per favore, è qua vicino!” li implorò la diciassettenne.
Bill, Fleur, Ron ad Harry si scambiarono delle occhiate per poi sorridere divertiti.
“Ok principessa, ma dopo te ne starai chiusa tutto il giorno in camera” l'avvisò suo padre Bill.
Victoire gli saltò in braccio cingendogli il collo e scoccandogli un bacio sulla guancia.
“Grazie! Torno subito!” li assicurò la bionda dirigendosi fuori dalla sua stanza.
Stava per rivederlo dopo così tanto, anche se a lei sembrò passata solo una notte. Avrebbe dovuto chiedergli scusa, pensò attraversando il corridoio, lui si fidava di lei mentre lei gli aveva nascosto quel problema che non sapeva neppure di avere. Scosse la testa dandosi della stupida finché non raggiunse lo stipite della porta sospirando e socchiudendo gli occhi.
Poi lo vide.
I suoi soliti capelli azzurri erano inconfondibili e magnifici come i suoi occhi marroni che chissà in quale pensiero erano persi. Si, era lui, il suo Ted.
Teddy si sentì uno sguardo puntato addosso così si voltò verso l'entrata della sala d'attesa e sbarrò gli occhi.
Finalmente la vide.
Anche con la vestaglia bianca dell'ospedale e i capelli tutti spettinati, la sua Victoire sembrava un angelo, un incantevole angelo. I suoi occhi così azzurri lo guardavano con così tanta dolcezza che si sentì sciogliere. Si, era lei, la sua Victoire.
Quando la bionda diciassettenne cominciò ad avvicinarsi, Ted scattò in piedi rigidamente, non sapendo come agire e cosa dire. Tutto il discorso che si era preparato mentalmente si cancellò nella sua testa e apparve solo lei.
Victoire gli arrivò quasi sotto il naso e lo fissò dritto negli occhi, esattamente come stava facendo lui e restarono così per dei lunghi attimi, finché la Weasley non ruppe il ghiaccio.
“Ciao” si limitò a dire.
Lui non rispose.
Lei si diede della scema, ma prima che potesse aggiungere altro si ritrovò stretta in un dolce abbraccio. Ted la strinse forte e affondò il viso nei suoi profumati capelli color miele. Lavanda... pensò stringendola forte, quanto gli era mancato quel profumo. Victoire ricambiò l'abbraccio appoggiando la fronte sulla spalla del suo ragazzo che cercava di non piangere.
“Dopo tutto questo tempo tu vieni a dirmi ciao? Ti strangolerei” mugugnò il ragazzo facendola sorridere.
“Se proprio lo vuoi sapere lo stai già facendo” replicò lei sorridendo.
La Weasley fece per allontanarsi in modo da poterlo guardare ancora, ma Teddy la strinse ancora di più. Non voleva allontanarsi da lei, era stato troppo tempo distante da lei e le era mancata così tanto...
“Mi sei mancata” mormorò il Metamorfomagus continuando ad abbracciarla.
Victoire affondò il viso sul suo torace “Scusami... non volevo farti preoccupare, non credevo che la situazione fosse... così grave” disse facendo fatica a trovare le parole adatte per esprimersi senza far soffrire Ted.
“No, non è colpa tua” sussurrò Lupin “Avrei dovuto stare più attento quel giorno! Se fossi stato con te... se ti avessi portato con me in Sala Grande... tu non...” non riuscì a finire la frase che una lacrima furtiva gli rigò la guancia.
Victoire lo sentì tirare su col naso così gli prese il viso dalle mani asciugandogli la lacrima con affetto, passandogli il pollice sulla guancia. “Non potevi saperlo, tu ti fidavi di me” mormorò appoggiando la fronte contro quella del ragazzo mentre una lacrima le bagnava la gota destra.
“Dovevo stare più attento” ripeté il Grifondoro più a sé stesso che a lei.
Con le lacrime agli occhi la bionda Tassorosso si alzò sulle punte baciandogli la fronte e dopo le labbra con frustrazione e tristezza per poi abbassare lo sguardo sul pavimento.
“Ti supplico, cambiamo argomento” bisbigliò la ragazza.
Ted annuì conscio che quell'argomento faceva troppo male ad entrambi e così si sedettero asciugandosi rapidamente le lacrime e un lieve sorriso ritornò sul viso di entrambi.
“Beh? Te lo devo chiedere?” domandò la ragazza dopo qualche minuto, con sarcasmo.
“Di cosa parli?” le chiese il Grifone ancora un po' scosso.
“Parlo del M.A.G.O. ovviamente” rispose la ragazza un po' più allegra.
Merda!, pensò il ragazzo stando muto. Se le avesse detto che non aveva eseguito gli esami lo avrebbe trucidato seduta stante!
Come se gli avesse letto nella mente, uno schiaffo arrivò sulla guancia del Metamorfomagus che rimase sconvolto.
“Ma che...” alitò portandosi una mano sulla gota.
“SEI UN IDIOTA TED LUPIN!” gridò la ragazza furibonda “Ecco perché Harry ha cercato di evitare in tutti i modi di parlare dei tuoi risultati, ecco perché! Che cazzo ti passa per la testa, eh Ted?? Non hai fatto l'esame solo perché io ero chiusa qui? Tu sei fuori!”
“Solo?” soffiò Ted qualche secondo più tardi, dopo essersi ripreso dal manrovescio della sua ragazza “Io ero preoccupato per te!” esplose il ragazzo.
“Questo non giustifica nulla! Il tuo desiderio era diventare Auror, dannazione! Ed era l'unico tuo desiderio che avrebbe potuto avverarsi...” replicò così tanto a bassa voce che Ted non riuscì a capire l'ultima frase, ma lui non se ne curò.
“No, perché tu non hai potuto realizzare il tuo di desiderio, quindi ho pensato che fosse giusto aspettarti” ribatté Lupin con decisione.
Victoire sorrise senza alcun divertimento. L'aveva aspettata, si disse la bionda con malinconia, e se non fosse mai tornata?
“Adesso è troppo tardi per il mio desiderio e tu hai perso la possibilità di realizzare il tuo” disse la Weasley sospirando. Ted scrutò l'espressione della ragazza. Sembrava quasi che lei tenesse molto al desiderio del suo ragazzo.
Lupin decise che era il momento di darle ciò che doveva. Dalla tasca della felpa che indossava tirò fuori una lettera che lasciò nelle mani di Victoire.
“Che cos'è?” domandò la bionda stranita.
“Tu aprila” replicò l'altro sorridendole con dolcezza e sconforto.
Victoire lo fissò con sguardo truce “Non guardarmi così! Sto bene!” sibilò la bionda.
“Non ho mai detto nulla di tutto questo” cinguettò il ragazzo.
“I tuoi occhi lo dicono”.
“Invece di leggermi gli occhi apri quella busta!”
Dopo aver esaminato meglio il suo ragazzo, la Weasley si decise ad aprire la busta. Quando la aprì ne tirò fuori una lettera e si mise a leggerla con calma.

 

Mia cara Victoire,

io lo so che leggerai questa lettera, ne sono sicuro, indipendentemente da quello che dicono i Medimaghi, perché i Weasley sono forti, ma sopratutto tu sei forte, piccola mia.
Mi dispiace che tu non sia potuta venire qui dopo la scuola, mi dispiace davvero, perché il mio periodo di visita è solo per i mesi estivi e questo vale anche per i parenti, e tu lo sai.
Ma c'è un ma. Quello squinternato di Ted è venuto qui da me poche settimane fa implorando quasi in ginocchio il mio capo per darmi un'altra settimana di visita ed è andato anche al Ministero della Magia rumeno e non so come abbia fatto, ma ha convinto i ministri a darmi un altro periodo di visita a Natale. Non so come abbia fatto Ted, forse per sfinimento, ma ci è riuscito. Forse sarà per il suo sangue mezzo Black, ma si da il caso che tu e lui il 20 dicembre prenderete l'aereo per la Romania.
Non vedo l'ora di vederti piccola! Riprenditi in fretta!

Baci, tuo zio Charles Weasley

 

Victoire ripiegò la lettera restando a fissare il pavimento con gli occhi sbarrati. Ted la scrutò preoccupato. Ma che aveva, si chiese studiandola dall'alto in basso, lui non l'aveva letta quella lettera, ma Charlie gli aveva assicurato che aveva scritto che per le vacanze di Natale sarebbero partiti. Ted aveva già preparato tutto perché lui sapeva, sapeva che Victoire non l'avrebbe lasciato così.
Vedendola così sconvolta Lupin cominciò a preoccuparsi “Ehi Vicky... che c'è?” le domandò cauto.
La ragazza non emise nemmeno un suono. Il Grifone allora le se avvicinò sfiorandole la testa con delicatezza e un attimo dopo se la ritrovò in braccio stretta a lui. Il ragazzo si riprese dalla velocità che aveva avuto la ragazza a saltargli addosso e con tenerezza la strinse a sé a sua volta.
“Te l'ho già detto che sei un'idiota?” bofonchiò la bionda con il viso appoggiato nell'incavo del collo di Ted.
“Molte volte, amore” le rispose il Metamorfomagus ridendo.
Victoire si scostò per guardarlo bene negli occhi continuando a stargli in braccio, poi sorrise.
“Te l'ho già detto che ti amo?” chiese Victoire.
“Oh si, ma ti assicuro che non mi stancherò mai di sentirtelo dire” rispose Ted sorridendo.
I due ragazzi si avvicinarono così tanto che i loro nasi si sfioravano a malapena e senza una parola si baciarono con passione, come da tempo non facevano più.
La prima scostarsi fu Victoire che accarezzò una gota al ragazzo ammirando quei suoi occhi marroni. Quanto erano belli, pensò la bionda.
“Quindi tu sei andato in Romania, al Ministero della Magia, a convincere i ministri di allungare il periodo di visita per vedere mio zio Charlie?” domandò la Tassorosso passando le mani nei capelli azzurri di Lupin.
“Già, Draco mi ha coperto da Harry, ma penso che lo scoprirà prima o poi. Devo dire che la Romania non è male e tuo zio è un grande” bofonchiò Ted tutto tranquillo.
Victoire scosse la testa ridendo e ritornò a scrutarlo intensamente.
“Tu sei pazzo” rise lei.
“Lo sono” rispose lui sorridendo al pensiero di aver vissuto già una scena del genere. E infatti si fissarono negli occhi dicendo all'unisono: “Sono pazzo di te!”
Scoppiarono a ridere. La Weasley ritornò ad abbracciarlo accoccolandosi sul suo petto.
Non lo dirò a nessuno” mormorò la bionda.
“Cosa?”
“Non ne farò parola con nessuno” ripeté lei “Se ogni anno, al 2 maggio, mi permetti di venire qui con te non lo dirò a nessuno, se invece me lo impedirai in un'ora lo sapranno anche le mura di Hogwarts e gli abitanti di Hogsmeade” disse con un sorriso a fior di labbra.
Ted strabuzzò gli occhi, se lo ricordava ancora! Anche lui non si era mai scordato quelle parole, perché in fondo era proprio quella sorta di minaccia che gli aveva uniti.
“Sono queste le parole che ci hanno unito” disse infatti Victoire qualche attimo dopo.
“Già, lo Specchio delle Brame...” mormorò Teddy pensoso “...e forse il tuo ricatto è stato il più bello della mia vita” replicò Teddy pensoso.
“Oh, che tenero” rise la bionda.
“Ma grazie, mia dea” fece sarcastico l'altro.
Victoire lo osservò per alcuni secondi per poi alzarsi e far alzare lui a sua volta.
“Che vuoi fare?” le chiese stando attento ad ogni movimento della ragazza.
“Pensi che ti lasci proprio ora? Dopo due mesi? Proprio no!” cinguettò la ragazza soavemente.
“Ma Vicky... devi riposarti” l'ammonì Ted carezzandole la mano.
“Ho tutte l'estate per riposare, dato che i miei non mi faranno uscire dalla villa” borbottò la bionda “Quindi non fare storie e andiamo”.
Ted scosse la testa divertito, ma non se lo fece ripetere due volte e si lasciò trascinare via dalla sua ragazza.
Così i due ragazzi se ne andarono. La ragazza con la promessa nel cuore di non lasciarlo più solo e il ragazzo con la promessa nel cuore di non rischiare più di perderla.
Mai più.

 

 

«Così i due studenti corsero via bisticciando come bambini con nel cuore una promessa, la promessa del 2 maggio.»

 

 

 


The Mirror of Erised


 






Spazio dell'autore
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito, preferito e ricordato la mia spin-off. Spero vivamente che vi sia piaciuto e che continuiate a leggere "The New Generation, il ritorno dell'ombra" dato che ho visto che la leggete in molti.
Alla prossima!

 

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