Love is weakness.

di 20maggio2013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciassette. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciotto. ***
Capitolo 20: *** Capitolo diciannove. ***
Capitolo 21: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventuono. ***
Capitolo 23: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Alice Meson era una semplice ragazza di Londra. 
Non aveva amici a causa del suo carattere. Troppo timida e chiusa in se stessa. 
Frequentava uno dei college più prestigiosi della città. Aveva voti alti in tutte le materie ed era considerata la classica secchiona sfigata dalla sua classe. 
Ma nessuno aveva mai provato ad andare oltre quel pregiudizio. 
Così Alice si ritrovava a passare tutto il tempo che non era a scuola, rinchiusa in casa sui libri a studiare è una volta finiti i compiti prendeva uno dei suoi amati libri e leggeva. Oppure passava il suo tempo ad ascoltare la musica.
Quello era il suo unico modo per evadere dalla realtà. 
Ogni tanto fantasticava sul principe azzurro, ma non si considerava abbastanza all'altezza di un principe azzurro. 
"You don't know you're beautiful." 
Queste parole arrivarono dritte al cuore della ragazza. I suoi idoli erano l'unica a capirla. 
Non c'erano parole più vere di quelle. Alice non sapeva di essere bellissima. Lei ogni volta che si osservava allo specchio non faceva altro che vedere la secchiona sfigata che vedevano tutti i suoi compagni. 
Non vedeva altro che una ragazza troppo bassa per la sua età. Più in carne riparto alle altre ragazze, con qualche chilo di troppo e con una prima scarsa di seno. Portava l'apparecchio da ormai due anni e gli occhiali. 
Ma nonostante tutto Alice non si lamentava. La sua vita le andava bene. Le bastavano dei libri e un paio di cuffie per essere felice. Almeno fino alla fine del terzo anno di scuola. 
L'arrivo dell'estate avrebbe portato grandi cambiamenti nella sua vita monotona. 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


La sveglia quella mattina suonò per la prima volta dopo tre lunghi mesi.
Alice la spense prima di stendersi nuovamente.
Prima di riaddormentarsi, però si alzò. Infilò i piedi nelle sue ciabatte ed uscì di camera per andare in cucina a fare colazione.
“Buongiorno tesoro.” la salutò la madre mentre metteva a tavola i cereali.
“Buongiorno..” sussurrò debolmente mentre si versava del latte nella ciotola.
“Emozionata per il primo giorno di scuola?”
“Mamma, sono quattro anni che me lo chiedi.”
sbuffò la ragazza.
“Ma quest’anno è diverso. È il tuo ultimo anno, poi andrai al college.” le fece notare la madre.
Alice non rispose, troppo stanca per ribattere.
“Vedi di fare qualche amicizia quest’anno.” le disse dopo un po’ quando la ragazza si alzò per andare a sistemarsi.
“Sto bene così, non ho bisogno di amicizie.”
La madre vide la propria figlia andare via dalla cucina. L’osservava preoccupata. Ormai Alice era vicina ai diciassette anni e non aveva mai avuto un’amica. Era sempre stata chiusa in se stessa, chiusa nella sua camera a leggere libri o ad ascoltare musica.
 
Alice entrò in camera sua dopo essersi lavata. Aprì l’armadio cercando qualcosa da mettere.
Prese un pantalone ma lo scartò perché ormai non le andava più.
Durante quei tre mesi Alice aveva subito un cambiamento radicale per quanto riguardava il suo fisico.
La pubertà aveva ritardato ad arrivare, ma arrivando l’aveva cambiata completamente rendendola quasi irriconoscibile.
Era cresciuta di una decina di centimetri, aveva perso qualche chilo, la taglia di reggiseno era passata da una prima scarsa ad una terza. Aveva tolto l’apparecchio ai denti ed aveva fatto un intervento agli occhi e ora non doveva più portare gli occhiali. Si era fatta crescere i capelli e il sole le aveva schiarito le punte.
Dopo una decina di minuti trovò un pantalone e una maglietta che le andassero bene. Si osservò allo specchio ma, nonostante quel cambiamento, Alice si vedeva ancora come la secchiona sfigata.
Prese il suo zaino, telefono e cuffie ed uscì di casa subito dopo aver salutato la madre.
 
La classe di letteratura inglese era vuota quando Alice entrò nell’aula. Soltanto dopo circa cinque minuti dal suono della campanella iniziarono ad arrivare gli studenti.
“Ciao dolcezza, sei nuova?” un ragazzo le si avvicinò con l’intento di provarci con lei. Alice si stupì di quella cosa ma non ebbe il tempo di dire niente che entrò il professore.
“Anderson, se ha finito di provarci con la signorina Meson è pregato di andare al suo posto.”
“Certo professore.. Come ha passato le vacanze?”
domandò come suo solito il ragazzo facendo ridere l’intera classe, l’intera classe tranne Alice.
“Buongiorno professore, mi scusi il ritardo. Ma sono nuova e non sapevo dove fosse l’aula.”
Una ragazza bionda dagli occhi celesti fece irruzione in classe.
Mike Anderson fischiò appena la vide mordendosi il labbro maliziosamente.
“Non si preoccupi signorina..”
“Lewis..”
le suggerì la ragazza.
“Non si preoccupi signorina Lewis, si sieda dove vuole.” disse cordiale il professore.
La ragazza si guardò intorno.
“Vieni qui bellezza.” le fece segno Mike di sedersi davanti a lui.
La ragazza lo guardò disgustato cercando un posto più lontano possibile da quel ragazzo.
Alice sorrise divertita per l’espressione della ragazza, era la prima volta che lo faceva.
“Posso sedermi qui?” le domandò.
“È l’unico posto libero oltre a quello vicino a quell’essere.” si spiegò la ragazza.
Alice annuì togliendo lo zaino dalla sedia accanto per far sedere la ragazza.
“Io sono Abbie.” si presentò poi.
“Alice.”
 
 
La lezione di letteratura inglese passò velocemente. Non fecero molto. Parlarono per lo più delle vacanze e del programma da studiare. 
Quando la campanella suonò tutti i ragazzi si fiondarono fuori la classe. 
"Posso chiederti un favore Alice?"
Le chiese Abbie bloccandola sulla porta. 
"Certo.."
Rispose cordiale. 
"Potresti spiegarmi come funzionano le cose qui?"
"Non credo di essere la persona adatta."

Rispose timidamente Alice. 
"Perché? Mi sei sembrata l'unica ragazza affidabile in quella gabbia di matti."
"Va bene.."
Si arrese la ragazza. In quei dieci minuti di pausa Alice le fece vedere l'intero terzo piano dove si svolgevano tutte le attività dei ragazzi dell'ultimo anno. 
"Chi sono loro?"
Domandò Abbie puntando il suo sguardo su due ragazzi poggiati accanto all'aula di scienze.
"Robert Sheehan e Jamie Campbell Bower. Pivot e playmaker della squadra di basket della scuola. I ragazzi più famosi e desiderati della scuola."
"Ci hai mai parlato? Li conosci?"
Chiese maliziosa la ragazza puntando il suo sguardo sul ricciolino. 
"Parlare con loro? No.. Mai, sei l'unica ragazza con cui abbia mai parlato in questa scuola."
Rispose timidamente la ragazza. 
"Chi dei due è il moro?" Chiese Abbie senza staccare lo sguardo dalla ragazza. 
"Robert." Alice per essere una ragazza che se ne stava sempre sulle sue, sapeva tutto di quei due ragazzi. In fondo tutti li conoscevano ed era impossibile rimanere all'oscuro su qualcosa che riguardasse quei due ragazzi. 
"Io vado a parlargli." Annunciò Abbie. 
Alice provò a fermarla ma non si mosse di un passo quando vide la bionda avvicinarsi ai due ragazzi. Rimase per un po' a fissare Abbie parlare con i due ragazzi e per la prima volta si ritrovò ad essere invidiosa di qualcuno. 
Quando vide la ragazza presa dalla conversazione, voltò le spalle e andò in classe. 
 
 
“Dolcezza ti siedi con me a pranzo?” Mike spuntò alle spalle di Alice facendola sussultare.
“Cosa vuoi da me Mike?” disse scontrosa.
Non riusciva a capire cosa volesse da lei dopo che per dieci anni non l’aveva mai considerata se non per insultarla.
“Pranzare con te.” Alice lo guardò sconvolta, ci stava per caso provando con lei?
“Io non voglio.” disse prima di voltargli le spalle ed andare in mensa.
Si sedette al solito tavolo che occupava da quattro anni e iniziò a mangiare quella specie di pizza che davano alla mensa.
“Posso sedermi qui?”
La voce squillante di Abbie richiamò la sua attenzione.
“Perché non ti siedi con Robert?” disse pungente. Alice non voleva sembrare scortese, ma non era abituata ad avere attenzioni da qualcuno.
“Lui, al contrario di te, non è solo.”
“Quindi sei qui perché ti faccio pena?”
“No, sono qui perché mi sei simpatica e mi piacerebbe essere tua amica.”

Alice non seppe più cosa dire, nessuno in diciassette anni voleva essere amica sua.
“Posso?” domandò nuovamente Abbie indicando con un cenno della testa la sedia.
Alice annuì.
“Questa cosa è immangiabile.” sbuffò lasciando cadere la pizza nel piatto.
“Ne vuoi un po’?” Abbie mostrò il suo enorme panino che si era portata da casa.
“Non ti preoccupare.”
“Dico davvero, io non lo mangio tutto.”
Abbie ignorando la risposta della mora, divise il panino in due e porse una metà alla ragazza.
Vedendo l’insistenza della bionda, Alice prese la metà di panino iniziando a mangiarlo.
“So che potrei sembrare rompipalle, ma posso chiederti una cosa?” domandò Abbie dopo qualche minuto di silenzio.
“Ho saputo che te sei la migliore del corso di letteratura inglese..” iniziò Abbie dopo che la ragazza aveva annuito.
“Ti volevo chiedere se potevi darmi una mano a recuperare alcuni argomenti che nella vecchia scuola non abbiamo fatto.” chiese speranzosa la biondina.
“ok..” mormorò stupita Alice.
“Non sei una molto loquace vero?” chiese poi Abbie sorridente.
“Essendo la secchiona sfigata da quando vado a scuola, non ho mai avuto un amico.”
Abbie la guardò confusa, come se avesse detto la cosa più strana al mondo.
Per la prima volta, Alice si rattristì alla sua stessa affermazione. Aveva quasi diciassette anni e l’unica amica che aveva era sua madre.
 
 
'Rientro in tarda serata.. xxMum'
Erano queste le parole scritte sul post-it lasciato attaccato al frigorifero. 
Alice staccò il bigliettino poggiandolo sul tavolo e poi aprì l'anti del frigorifero in cerca di qualcosa da mangiare. 
"Hai fame?" Domandò Alice voltandosi verso la bionda. 
Avevano finito da poche il primo giorno di scuola ed erano andate a casa di Alice per studiare letteratura. 
Era la prima volta che la ragazza portava qualcuno a casa e si sentiva a disagio. 
"Sto bene così.. Grazie." Sorrise la bionda. 
"Ok, andiamo in camera mia a studiare.."
Disse facendo strada. 
La camera di Alice era accogliente.  Le pareti erano viola chiaro. Il letto era posto centralmente alla parete opposta. Accanto c'era un piccolo balconcino. La testiera del letto era in pelle bianca e le lenzuola raffiguravano lo skyliner di New York. Dalla parte opposta al balconcino c'era un comodino in legno bianco. Sopra c'era un libro con sopra l'iPod collegato alle casse viola. 
Vicino la porta c'era una scrivania simile al comodino e sulle mensole sopra la scrivania c'erano tutti i libri di scuola. La parete laterale era interamente occupata da un armadio bianco con due grandi specchi sulle ante. 
"Hai una bella camera.." Sorrise cordiale Abbie.
"Grazie.. Siediti dove vuoi.."
Abbie si guardò intorno sedendosi infine sul letto. 
Alice prese il libro di letteratura inglese dell'anno precedente e si mise accanto a lei. 
"Dove siete arrivati l'anno scorso?"
Abbie la informò del programma svolto all'altra scuola e poi Alice iniziò a spiegare gli ultimi argomenti. 
"Per oggi credo possa bastare.."
Affermò Alice chiudendo dopo due ore il libro. 
"Sono tutti tuoi questi cd?" Domandò Abbie osservando i cd che erano sulla scrivania della ragazza. 
Alice annuì sorridendo, la bionda stava per farle un’altra domanda quando le squillò il telefono.
“Si, mamma..ok.. arrivo.- Abbie chiuse la chiamata prima di rivolgersi ad Alice. - Io devo andare, grazie per tutto.”
Alice accompagnò la ragazza alla porta.
“Ti va di andare insieme a scuola domani? Passo da queste parti, poteremmo incontrarci alla fermata dell’autobus.” propose Abbie prima di uscire di casa.
Alice non sapeva cosa rispondere, poi alla fine decise di accettare.
“Alle sette e trenta alla fermata?” chiese quindi conferma.
“Perfetto, a domani.” la salutò Abbie prima di andare via.
 
 
Quel giorno la sveglia non aveva suonato e Alice si era svegliata a causa di un brutto sogno. Quando aveva visto l'orario sulla sveglia si era catapultata dal letto. Mancavano dieci minuti alle 7:30 e al suo appuntamento in Abbie. 
Si vestì velocemente e scese sotto in cucina a salutare la madre. 
"Non fai colazione?" Domandò lei. 
"No.. Sono in ritardo." Disse prendendo una brioche dal tavolo e lasciando un bacio sulla guancia della madre. 
Quando arrivò alla fermata dell'autobus Abbie era già li con le cuffie alle orecchie. 
"Ciao.. Scusa per il ritardo." Disse timidamente salutando la ragazza. 
"Non ti preoccupare.. Andiamo?"
Domandò Abbie sorridendo alla amica. 
"Che ascoltavi?" Chiese curiosa Alice. 
Abbie le passò una cuffia premendo play sul telefonino. 
Alice sorrise riconoscendo le note di quella canzone. 
"Ti piace Katy Perry?" Domandò poi. 
"Dire che mi piace è poco.. È la mia cantante preferita.- disse con un sorriso sul volto.- e a te?"
"Si.. Mi piace molto.." 
"E quale è il tuo cantante preferito?"
Chiese curiosa Abbie. 
"Mi piacciono davvero tanti cantanti.. Ma i One Direction sono.. Diciamo.. I miei di idoli." Rispose imbarazzata. 
"Mia sorella impazzisce per loro e devo dire che sono bravi, mi piacciono." 
Le due ragazze iniziarono a parlare di musica, argomento molto amato da entrambe le ragazze, e per la prima volta Alice non si senti come un pesce fuor d'acqua. 

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


 
"Eccoti.. Ti stavo cercando." Una Abbie tutta contenta si presentò all'armadietto di Alice. 
"Successo qualcosa?" 
"Tieni presente Robert Sheehan?"

Chiese elettrizzata. Alice annuì confusa. 
"Abbiamo due corsi insieme e ci siamo seduti insieme.. Mi ha chiesto se un giorno di questi voglio uscire con lui." 
"Wow.. Sono felice per te."
Alice era stupita, ma non più di tanto. 
Abbie era una ragazza bellissima. Qualsiasi ragazzo sarebbe stato felice di invitarla fuori a cena. 
"Ora devo scappare.. Il professor Tomson mi voleva parlare prima che iniziasse la lezione." Spiegò la moretta salutando l'altra. 
Poi si avviò all'aula di matematica dove avrebbe avuto la prossima lezione. 
"Mi voleva vedere professore?"
Chiese con il suo solito tono timido. 
La porta dell'aula si aprì subito dopo di lei facendo entrare un ragazzo biondo. 
Alice lo riconobbe subito e abbassò lo sguardo mordendosi in labbro inferiore. 
"Perfetti siete entrambi qui..- iniziò Tomson vedendo i due ragazzi in aula.- Mason so che hai bisogno di crediti per una borsa di studio..- disse riferendosi alla ragazza che annuì interessata - e Bower, so che tu hai bisogno di una media alta per poter avere una borsa di studio per il basker e con me hai delle grosse lacune.- spiegò guardando poi il ragazzo che però pensava a tutt'altro.- dato che quest'anno seguirete il mio corso insieme avevo pensato di farvi lavorare insieme." Concluse il professore. 
"Che cosa?" Chiesero in coro i due ragazzi. 
"La signorina Mason ti aiuterà con matematica essendo la migliore della classe. Vi vedrete tutti i pomeriggi possibili e in classe vi siederete accanto." Spiegò il professore. Il ragazzo provò a ribattere ma la campanella suonò e fu costretto ad accettare la richiesta del professore. 
"Spostati nana." Disse urtando la ragazza con una spalla e andando a sedersi all'ultimo banco. 
Alice sbuffò andando a sedersi vicino a lui. 
 
 
Per tutta la lezione si ignorarono proprio come quando uscirono di classe. Alice andò al suo armadietto mentre il ragazzo andò al suo. 
"Bower!" Lo richiamò il suo migliore amico raggiungendolo. 
"Sheehan." Disse dandogli una pacca sulla spalla. 
"Che fine hai fatto prima? Ti ho cercato per tutta la scuola."
"Tomson voleva parlarmi."
Disse liquidando l'argomento. 
"Stasera hai da fare?" Chiese poi. 
"A dire il vero si.." Il ragazzo sorrise. 
"Hai presente la nuova ragazza?" Aggiunse. 
Il ragazzo annuì con un sorriso malizioso al ricordo della biondina che il giorno prima si era avvicinato a loro. 
"Stasera usciamo.."  Con quell'affermazione il biondo cambiò espressione. Il suo sorriso non era più malizioso ma contento. 
Jamie Campbell Bower e Robert Sheehan erano migliori amici da sempre. Avevano sempre avuto un grande successo con le ragazze ed erano sempre stati i ragazzi più popolari e più desiderati della scuola. 
Nonostante ciò, Robert, al contrario dell'amico, non andava con tutte le ragazze che volevano uscire con lui. Lui si impegnava seriamente con tutte le ragazze con cui era stato e prendeva le relazioni seriamente. Jamie, invece, aveva la reputazione del donnaiolo. Cambiava ragazza in continuazione. Il suo obbiettivo era quello di portarsele a letto, ma al contrario di alcuni, lui prima di uscire con una ragazza le informava della sua decisione. Tutte sapevano che da lui l'unica cosa che avrebbero avuto era solo sesso, e la maggior parte delle ragazze si accontentava lo stesso pur di passare una notte di fuoco con il ragazzo più bello della scuola. 
Jamie poteva avere tutte le ragazze che voleva, ma non toccava mai le ragazze che interessavano al suo migliore amico. Era una cosa che non avrebbe mai fatto. 
 
"Ciao Carine." Jamie si poggiò accanto all'armadietto della ragazza. Se era lì era solo per un motivo. 
Carine era la ragazza che aveva avuto la fortuna di passare più volte nel letto del biondo. 
Lei voleva la stessa identica cosa che voleva lui e il loro rapporto si basava solo sul sesso. 
"Ciao Jamie." Disse maliziosamente guardando il ragazzo. Lo prese per mano e lo condusse in bagno prima di attaccarsi alle labbra del ragazzo. 
Jamie andò dritto al punto. La sbatté violentemente contro la parete chiudendo la porta dietro di se. Si avvicinò a lei facendole aprire le gambe. Una sua mano scese sotto la coscia della ragazza e con l'altra alzò la gonna. Fece alzare la gamba sinistra della ragazza facendola avvolgere al suo bacino. Con un gesto rapido, Carine sbottonò il pantalone del ragazzo abbassandolo insieme alle mutande.  
Lo strinse a se strusciando la sua intimità ricoperta dalla mutandina contro la sua nuda. 
Jamie spostò con una mano lo slip della ragazza prima di entrare violentemente dentro di lei.  Le spinte erano forti e decise, violente. Proprio come piaceva ad entrambi. 
Una volta finito, il ragazzo si rivestì uscendo dal bagno senza dire niente. 
 
 
"Sei stato con Carine?"
Il tono di Robert era divertito quando vide arrivare il suo migliore amico tutto sudato e sedersi accanto a lui. 
"Non sai cosa ti perdi amico..  Il sesso senza impegni è il migliore." Disse spostandosi i capelli che gli cadevano davanti agli occhi con un gesto della mano. 
"Non capisco cosa ci trovi di così bello. Non c'è nessun sentimento."
Ribatté sicuro il ricciolino. 
"È proprio questo il punto.. Amare significa distruggere, essere amati significa essere distrutti." 
"Non hai mai provato nessun sentimento quando uscivi con una ragazza.. Ma Jamie, quando succederà non potrai più fare a meno di provare quei sentimenti." 
"Non succederà.. Jamie Campbell Bower non si innamora mai."

Disse troppo sicuro di se il biondo. 
Non sapeva che il destino aveva in serbo qualcosa di veramente grande per lui. Qualcosa di più bello del semplice sesso senza impegni. 
 
 
"Dopo scuola vieni con me in giro per negozi?" Domandò Abbie sedendosi accanto ad Alice nell'aula di letteratura. 
Quella era l'ultima ora di lezione prima del pranzo e poi mancavano altre due ore alla fine della giornata. 
"Va bene..- Accettò Alice. Era la prima volta che qualcuno le chiedeva di andare a fare shopping insieme. - ne approfitto per comprare qualcosa anche io." Aggiunse ricordando che doveva comprare diverse cose. Ormai tutti i suoi abiti nell'armadio erano troppo grandi per lei. 
"Perfetto.. A pranzo allora ci organizziamo." 
"Torno a casa a pranzo.. Non ho lezione dopo.." 
"Ah ok...allora ci vediamo alle quattro al centro commerciale?"

Alice annuì prima di rivolgere la sua attenzione al professore che aveva iniziato a parlare. 
 
 
"Che fai tesoro?" La madre di Alice entrò in camera della figlia. 
"Pensavo di dare qualcosa alla chiesa." Spiegò continuando a prendere vestiti dall'armadio e conservandoli in una busta. 
"Ormai queste cose non mi vanno più.." Aggiunse sorridendo alla madre che si era avvicinata per aiutare la figlia. 
"Ti va se questo pomeriggio andiamo a comprare nuovi vestiti?" Le chiese poi. 
"Oh.. A dire la verità una ragazza mi ha chiesto se volevo andare con lei.." 
"Ti sei fatta una amica?"
Chiese felice la madre sorridendo. 
Alice alzò le spalle in risposta. Non sapeva se considerare Abbie una amica. Era ancora nuova a scuola, magari con il tempo avrebbe capito che in lei non c'era niente di speciale e si sarebbe allontanata. 
"Resti a cena fuori?" Chiese la madre. 
"No..per le sette rientro."
"Ok.. Allora io vado a fare la spesa. Divertiti con la tua amica."

 
 
"Ti aspetto al solito tavolo." Disse Jamie uscendo dall'aula di storia e andando in mensa. 
Si sedette al solito tavolo, un po' nascosto rispetto gli altri, e inizio a prendere il pranzo che si era portato da casa. 
"Solo soletto?" Domandò Carine avvicinandosi al tavolo. 
"Rob è con una ragazza, mi raggiunge tra un po'."
La rossa sorrise come se le avesse dato la notizia più bella al mondo. 
Si sedette accanto a lui e fece scivolare una mano sulla sua coscia. 
Lentamente sbottonò i pantaloni del ragazzo e aprì la zip. 
Infilò la mano nelle mutando del ragazzo facendolo sussultare. 
Iniziò a muovere la mano su e giù velocemente sul membro del ragazzo e quando notò la sua erezione si guardò intorno. 
Accertatasi che nessuno li vedesse, fece cadere qualcosa a terra. 
Lo sguardo si Jamie era fisso sulla ragazza. 
"Che vuoi fare Carine?" 
Le domandò quando la vide andare sotto il tavolo e mettersi tra le sue gambe. 
Un gemito di piacere uscì dalle labbra del ragazzo quando sentì la bocca di Carine posarsi sulla sua erezione. 
"Ragazzi prendetevi una stanza.. Mio dio che schifo."
Jamie puntò lo sguardo sul suo amico che era appena arrivato mentre la ragazza continuava a fare il suo piccolo lavoretto. 
"Avere finito?" Chiese guardando altrove Robert. 
"Puoi girarti Rob.." Disse tra le risate il biondo quando la ragazza uscì da sotto il tavolo con un sorriso malizioso sulle labbra. 
"Davvero Jam.. Fai schifo.." Disse disgustato il ragazzo facendo aumentare le risate di Jamie. 
"Amico non è colpa mia se tutte le ragazze sono attratte da me.. Carine ha fatto tutta sola."
Robert si fece coinvolgere e iniziò a ridere pure lui. 

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Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***


“Ciao Alice.”  Abbie salutò sorridente la sua amica abbracciandola una volta arrivata alla fermata.
“Ciao Abbie.. come è andata ieri sera?”  lo sguardo di Abbie si illuminò al ricordo della serata.
“Alla grande, Robert è fantastico.” disse emozionata.
“Che avete fatto?” domandò timidamente Alice spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Siamo andati al cinema e poi abbiamo mangiato un panino facendo una passeggiata al parco” Abbie riassunse l’uscita con il riccio.
"Sono felice per te.." 
"Che hai fatto te ieri sera, invece?" 
"Niente di che.. Il solito."

Le due ragazze continuarono a parlare finché non arrivarono a scuola e si separarono per andare al proprio armadietto. 
"Ciao bellezza." Mike si presentò al fianco della ragazza. Alice sbuffò. 
"Che vuoi Mike?" 
"Questo pomeriggio c'è la partita di basket. Vieni a fare il tifo per me?"
"Scusa ma non mi interessa."
Disse pungente prima di allontanarsi dal ragazzo. 
"Ti passo a prendere alle 6 bellezza." 
Alice sospirò prima di allontanarsi senza rispondere. 
 
 
"Non è possibile." Il tono di Jamie era fuorioso dopo che ebbe guardato la lista dei giocatori della squadra di basket. 
"Che succede Jam?"
Chiese Robert avvicinandosi all'amico. 
"Non sono in squadra." Disse cercando di mantenere la calma. 
"Cosa? Come è possibile? Ci deve essere un errore." Robert era sconvolto. Jamie era il miglior giocatore, il miglior playmaker degli ultimi dieci anni. 
"Coach Cooper..." Robert richiamò il professore entrando in palestra seguito da Jamie. 
"Ci deve essere un errore, secondo questa lista non sono in squadra."
"Nessun errore Bower. Ho deciso che i ragazzi con una media bassa non entreranno in squadra e tu hai delle grosse lacune in matematica."
"Ma non può farlo coach."
"Si che posso, ormai ho preso la mia decisione."
"Coach sa bene che senza Jamie siamo rovinati, é il miglior giocatore."
Robert appoggiò il suo migliore amico. 
"Bower, dimostrami in questo mese che ti stai impegnando anche nelle altre materie e potrei ripensarci."
"Ma non è giusto!"
Obiettò scontroso il ragazzo prima di uscire dalla palestra furioso. 

"Jamie.."
"Non ora Carine."
Disse sorpassando la ragazza. 
Il suo sguardo si illuminò quando riconobbe i lineamenti della ragazza. Superò Carine sotto lo sguardo confuso del suo migliore amico e la raggiunse. 
"Mason!" Richiamò l'attenzione della ragazza. Alice si voltò confusa. 
"Dopo scuola hai impegni?" La ragazza sgranò gli occhi. Cosa voleva? Scosse la testa ancora confusa. 
"Dopo le lezioni aspettami al cancello, vengo a casa tua per matematica." 
"Ok.."
Balbettò prima di allontanarsi e andare a lezione. 
 
"Siamo arrivati."
Annunciò timidamente al ragazzo accanto a lei.
Entrarono in casa in silenzio.
"I tuoi non ci sono?"
Domandò Jamie sentendo il silenzio in casa.
Alice scosse la testa. 
"Vado a prendere il libro." Balbettò imbarazzata la ragazza sparendo in camera.
Alice tornò poco dopo in cucina. Si sedettero al tavolo e presero libri e quaderni.
"Pagina 607 n 123." Lesse la ragazza sul diario. Prese penna e copiò l'espressione sul quaderno per poi risolverla.
Jamie guardò sul libro. Copiò anche lui l'esercizio e rimase a fissare il foglio cercando di capire come si risolvesse.
"Qualche problema?" Chiese Alice vedendo il ragazzo in difficoltà.
Posò il suo sguardo sul foglio del biondo.
Alice iniziò a spiegare come si risolvesse quel esercizio ma il ragazzo sembrava non seguirla. Per lui Alice stava parlando arabo.
"Sai fare qualcosa di goniometria?" Domandò infine. Quando vide la faccia confusa del ragazzo chiuse gli occhi mandando la testa all'indietro.
"Ci vorrà molto per farti recuperare tutto il programma dell'anno scorso."
"Beh non ho tutto questo tempo."
  Sbuffò Jamie.
"Non mi sembrava che ieri avessi tuta questa voglia di prendere ripetizioni da me"
"Se non recupero entro un mese sono fuori dalla squadra e posso dire addio alla borsa di studio."
"A cosa ti serve una borsa di studio? Tuo padre è uno dei più ricchi della città."
"Semplicemente perché non sono un figlio di papà. Forse credi che per tutti quelli che hanno soldi sia facile perché per te è così."

Il tono di Jamie era furioso. Non gli piaceva essere chiamato figlio di papà.
Era vero, suo padre era ricco e Jamie era abituato ad avere tutto quello che voleva. Ma quando si prendeva una cosa era perché si era sempre impegnato per ottenerla. Molti al posto suo, dopo non essere stati presi nella squadra, sarebbero andati a piangere dal padre. Lui no, non era abituato a questo. Voleva dimostrare agli altri che non aveva bisogno dei soldi per ottenere quello che voleva.
"Non chiamarmi più così." Rispose duramente la ragazza.
"Perché? È la verità e sei troppo orgogliosa per ammetterlo?" Il tono di Jamie era pungente.
"Mio padre è morto quando avevo sette anni." Lo sguardo della ragazza era lucido e triste. Jamie aprì la bocca per dire qualcosa ma la richiuse senza emettere un suono.
Si morse la lingua dandosi del coglione.
"Scusa, io non lo sapevo. Mi dispiace."
 
Dopo quella litigata, se così si può definire, i due ragazzi erano tornati sui libri.
Alice spiegava freddamente le cose basilari della goniometria e Jamie la seguiva attentamente.
“Credo che per oggi possa bastare.”
Jamie annuì semplicemente senza dire altro.
“Torno subito.” mormorò Alice prima di andare ad aprire la porta dato che qualcuno aveva appena suonato.
“Ciao bambola.”
“Che vuoi Mike?”
domandò scontrosa Alice quando vide il ragazzo fuori casa sua.
“Sono passato a prenderti per andare alla partita.”
“Non ci vengo con te alla partita.”
disse con tono fermo la ragazza chiedendosi cosa fosse cambiato in lui.
Mike ed Alice si conoscevano da sempre essendo vicini di casa e lui l’aveva sempre presa in giro o l’aveva ignorata. Ora non capiva cosa fosse cambiato, perché Mike ci provava costantemente con lei?
“Perché no?”
“Anderson.”
Jamie richiamò l’attenzione del ragazzo.
“Bower, che ci fai a casa della mia ragazza?”
Jamie guardò confusa la ragazza sulla porta.
“State insieme?” chiese poi.
“Non ancora, ma presto lo sarà.” disse sicuro di sé Mike.
“Neanche nei tuoi sogni.” ribatté Alice facendo spuntare un sorriso sulle labbra di Jamie.
“Ti farò cambiare idea bambola.” disse infine prima di allontanarsi da casa.
“Vado anche io.. Ci vediamo domani a scuola, grazie di tutto Alice e scusami per prima.”
Jamie si sentiva ancora in colpa per quello che aveva detto qualche ora prima alla ragazza.
“Ciao..”
 
Alice stava per chiudere la porta quando qualcuno infilò un piede per impedire di essere chiuso fuori. La ragazza spalancò la porta convinta di trovarci Mike per convincerla ad andare alla partita ma rimase del tutto stupita quando vide Jamie.
“Hai impegni per stasera?”
“No, mia madre ha il turno di notte, perché?”
chiese confusa.
“Ti va di mangiare una pizza insieme? Stasera c’è la prima partita della stagione e Robert deve giocare e poi voglio farmi perdonare per prima.”
“Non c’è bisogno..non devi farti perdonare niente.”
  rispose duramente lei, non era abituata a tutte quelle attenzioni. Mike, Abbie e ora anche Jamie, il ragazzo più popolare della scuola.
“Insisto.”
“Non ci conosciamo nemmeno.”
“Possiamo approfittare per conoscerci.”
sorrise il biondo.
“Non mi porterai a letto.”
“Non è mia intenzione, se avessi voluto portarti a letto te l’avrei detto senza giri di parole.”
ammise senza imbarazzo.
Alice non sapeva più cosa rispondere e, sbuffando, aprì la porta per farlo rientrare.
“Vado a lasciare i libri in camera, aspettami in salotto.” disse imbarazzata la ragazza.
Jamie annuì togliendosi il giubbotto che si era messo poco prima appendendolo dove le aveva mostrato la ragazza. Lasciò la cartella lì vicino e poi si accomodò sul divano.
Poco dopo Alice fece il suo ingresso in camera trovando Jamie al telefono.
“Che pizza vuoi?” le domandò.
“Con le patatine.” Jamie annuì prima di tornare a parlare al telefono.
Alice rimase a fissarlo. Jamie era un ragazzo molto bello. Capelli biondo scuro lunghi e spettinati. Occhi di un azzurro magnetico che facevano invidia al mare e che sotto la luce del sole diventavano color ghiaccio. Lineamenti duri e spigolosi che lo rendevano perfetto. Due orecchini al lobo sinistro e un cerchietto alla narice destra che gli davano un’aria da cattivo ragazzo insieme ai tatuaggi. Labbra rosee e sottili. Era alto un metro e ottantatre. Era abbastanza magro ma non troppo. Le sue braccia erano esili, anche troppo per essere un giocatore di basket. Le dita delle mani lunghe, aveva le dita da pianista. Le gambe erano magre e slanciate. Era veramente tra i più bei ragazzi che Alice avesse mai visto e non faceva che chiedersi come mai, un ragazzo come lui le avesse appena chiesto di mangiare una pizza insieme.
“Vuoi vedere un film?” domandò imbarazzata Alice quando il ragazzo le rivolse l’attenzione.
Jamie scosse la testa facendo cadere una ciocca di capelli davanti agli occhi. Con un gesto della mano spostò la ciocca indietro prima di parlare.
“Parlami di te, poi io ti parlerò di me.”
“Non sono brava a parlare di me, non c’è molto da dire.”
“Allora ti farò delle domande e poi te ne farai a me.”
disse sorridendo, Alice annuì sempre imbarazzata.
“Quando fai gli anni?”
“Sette novembre, te?”
“Io il ventidue dello stesso mese. Sei del 96, giusto?”
“Novantasette, sono anticipataria.”
“Quindi sei due anni più piccola di me..”
sorrise il ragazzo. Continuarono a farsi qualche domanda di circostanza per i primi dieci minuti, poi Alice finalmente si sciolse e iniziarono a scherzare insieme parlando di cose stupide.
“Sono stato bene questa sera, ci vediamo domani Alice.” la salutò il ragazzo con un bacio sulla guancia.
“A domani, Jamie.” sorrise lei.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro. ***


 "Mike si può sapere cosa vuoi da me?"
Sbuffò Alice uscendo dall'aula di chimica seguita dal ragazzo.
"Voglio uscire con te."
"Beh io no."
"Perché?"
"Dovrei essere io a farti questa domanda. Per quindici anni non mi hai mai considerato e quando lo facevi mi insultavi e ora ci provi con me?"
Alice pose quella domanda che da tre giorni le girava in testa.
Il ragazzo aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse. Alice gli voltò le spalle e si diresse al suo armadietto.
"Che ti costa uscire con me? Potrei farti cambiare idea." Disse maliziosamente il ragazzo.
"Anderson, perché non lasci perdere?"
Entrambi i ragazzi si voltarono stupidi verso Jamie.
"Perché? Vi state frequentando?"
"No.."
Dissero insieme Jamie e Alice.
"Siamo solo amici.." Aggiunse Jamie. Alice guardò stupita il ragazzo. Due giorni fa l'aveva snobbata, il giorno prima l'aveva chiamata figlia di papà e ora la definiva sua amica?
Mike sbuffando si allontanò.
"Perché hai detto che siamo amici?" Alice rivolese la sua attenzione al ragazzo.
"Perché ieri sono stato bene con te e sono sicuro che potremmo essere ottimi amici."
 
 
"Che ci facevi con Jamie?" Il tono di Abbie era malizioso.
Alice si voltò verso l'amica non sapendo cosa rispondere.
"Niente.. Mi ha soltanto aiutato a mandare via Mike.." Spiegò incamminandosi con la ragazza verso l'aula di letteratura.
"Non avevi detto che non ci avevo mai parlato?"
Chiese confusa la bionda.
"Abbiamo il corso di matematica insieme e gli do ripetizioni.." Annunciò.
"Qui scatta la scintilla." Disse maliziosa Abbie prendendo posto al solito banco.
"Non sono il suo tipo.. Si stancherà presto di me. Poi Jamie non ha mai avuto una vera ragazza e di certo non sarò io la prima."
Non si dissero più niente perché il professore entrò in classe iniziando a spiegare.
"Ci vediamo a pranzo." Abbie salutò l'amica fiondandosi fuori la classe dove c'era Robert che l'aspettava.
"Meson." La richiamò Jamie che era anche lui lo fuori.
"Che hai ora?" 
"Motoria.."
"Pure io.. Andiamo insieme?"
Sorrise dolcemente lui. La ragazza annuì mordicchiando si il labbro.
"Questo pomeriggio ci possiamo vedere? Per matematica intendo."
"Non so.. Deve venire una mia amica.."

Sussurrò ricordandosi che quella mattina Abbie le aveva chiesto se dopo scuola poteva andare a casa sua per recuperare i vecchi argomenti.
"Per favore Alice, ho solo un mese per recuperare il programma di un intero anno." La supplicò quasi.
"Forse potresti venire quando finisco con lei.. Ti faccio sapere." Disse imbarazzata.
"Grazie.."
Disse euforico il ragazzo prima di schioccarle un bacio sulla guancia.
Poi infilò una mano nella tasca posteriore del jeans e sfilò il telefono. Lo sbloccò e poi lo porse alla ragazza.
"Sengami il tuo numero." Sorrise.
Alice lo prese titubante segando le dieci cifre prima di ridare il telefono al biondo.
Jamie scattò una foto alla ragazza per metterla poi come icona del contatto e salvarlo.
"Ci vediamo dopo." Disse prima di entrare nello spogliatoio maschile.
 
"Eccomi Alice.." Abbie spuntò alle spalle dell'amica e poi insieme si incamminarono verso casa di quest'ultima. 
"È un problema se per le cinque e mezzo vado via? Alle sei devo vedermi con Robert." Sorride allegra la bionda. 
"No.. Nessun problema." 
In dieci minuti le ragazze arrivarono a destinazione tra una chiacchiera e l'altra. 
"Vado un secondo in bagno." Annunciò la bionda. 
Alice approfittò di quel momento per inviare un messaggio a Jamie e avvisarlo che per le sei poteva venire a fare matematica da lei. 
Poi buttò il telefono sul letto aspettando Abbie mentre sfogliava il libro di letteratura. 
"C'è molto altro che devo recuperare?" Domandò Abbie rientrando dal bagno. 
"No.. Dobbiamo solo concludere l'autore che abbiamo iniziato la volta scorsa. Non sei rimasta molto indietro." Le sorrise Alice prima di iniziare a spiegare l'argomento. 
In un'oretta finirono tutti e rimasero mezz'ora a parlare. 
"Sei mai stata a qualche concerto?" Domandò Abbie. Alice si incupì abbassando lo sguardo. 
"No.. Mai." Ammise tristemente. 
"Te?"
"Un concerto di Katy Perry l'anno scorso. Anche se mi piacerebbe incontrarla dal vivo."
Ammise ad occhi sognanti la bionda. 
"Te hai mai incontrato i One Direction?"
Chiese poi. 
Alice scosse ancora la testa. 
"No.. Sono di Londra eppure non ho mai avuto la fortuna di incontrarli o andare a un loro concerto.." Le sarebbe veramente piaciuto assistere almeno una volta ad uno dei tanti concerti che avevamo fatto a Londra.  Li aveva seguiti sin da quando si erano presentai alle audizioni di xfactor. Ma non aveva mai avuto la possibilità di incontrarli. Da quando suo padre era morto, lo stipendio della madre, che era una semplice infermiera, non era così grande da potersi permettere una cosa così, tanto che la madre faceva, due volte a settimana, il doppio turno solo per riuscire a mantenere la casa e la figlia. 
"Ora devo andare Ali..-affermò Abbie guardando l'orario si telefono.- ci vediamo domani a scuola." Aggiunse lasciando un bacio sulla guancia dell'amica prima di uscire di casa. 
 
 
Alice osservò l'orario sul telefono. Aveva detto a Jamie che poteva andare da lei alle sei e ora si erano fatte le sei e un quarto e del ragazzo non c'era nemmeno l'ombra.
Si alzò dal divano per andare un attimo in bagno quando il campanello suonò.
Cambiò direzione andando ad aprire verso la porta.
Dietro la porta in legno si trovò Jamie. Aveva i capelli più scompigliati del solito. La maglietta al rovescio, una chiazza viola sul collo e un segno di rossetto rosso sulla guancia destra.
"Ciao.. Scusa il ritardo." Sorrise il biondino.
Alice non sapeva cosa dire. Era chiaro il motivo per cui avesse ritardato ma era completamente in imbarazzo per dire qualsiasi cosa.
"Posso andare un secondo in bagno?"
Domandò il ragazzo dopo essere entrato.
Alice annuì ricordandogli dove fosse il bagno e poi andando lei in quello della madre.
Quando tornò in cucina era sola. Poco dopo arrivò anche il biondo. Si era sistemato i capelli, aveva messo la magia nel verso giusto e si era pulito dal rossetto che qualche ragazza gli aveva lasciato sulla guancia.
"Ho portato il libro." Proferì Jamie prendendo il libro dallo zaino insieme al quaderno e l'astuccio.
I due ragazzi iniziarono a lavorare insieme. Alice gli spiegava diversi argomenti e Jamie poi svolgeva qualche esercizio senza nessun problema.
La porta all'ingresso si aprì e poco dopo la figura della madre di Alice comparve in cucina.
"Ciao mamma." La salutò la ragazza. Jamie alzò lo sguardo dal quaderno dove stava svolgendo l'esercizio poi rivolse l'attenzione alla donna appena entrata in cucina.
"Salve signora Mason." Disse gentilmente.
"Ciao ragazzi." Disse con un sorriso la donna. Non si sarebbe mai aspettata di trovare un ragazzo insieme a sua figlia. Alice era molto chiusa ed era rimasta stupita quando le aveva detto che aveva fatto amicizia, ma non pensava si trattasse di un ragazzo. La signora Mason osservò il ragazzo, doveva ammettere che fosse molto bello. Poi con un sorriso uscì dalla cucina lasciando nuovamente soli i due ragazzi.
 
"Credo sia meglio che vada." Annunciò il ragazzo osservando l'orario sul telefono. Erano passate due ore da quando era arrivato. Alice annuì chiudendo il libro. Si alzò e lo accompagnò alla porta.
"Buonasera signora Meson." Disse il ragazzo salutando la signora seduta sul divano.
"Ci vediamo domani, grazie per l'aiuto." Si rivolse poi ad Alice prima di uscire di casa.
La ragazza si morse il labbro inferiore chiudendo la porta.
"Chi era quel bel ragazzo?" Chiese con un sorriso la madre quando Alice si sedette accanto a lei.
"Un compagno."
Rispose vagamente la mora cambiando canale al televisore.
"Carino.. Non sapevo avessi un amico così carino."
"Non siamo amici. Gli do ripetizioni di matematica e basta, quando avrà recuperato tutto sparirà."
Disse sicura delle sue parole.
Alice era sicura che una volta finito il mese, una volta che avesse recuperato e fosse riuscito a rientrare in squadra, Jamie non avrebbe più avuto bisogno di lei e sarebbe sparito. In fondo lui era il ragazzo più popolare della scuola, perché si sarebbe dovuto interessare della secchiona sfigata?
"Perché ne sei così sicura tesoro?"
"È così mamma, lui è irraggiungibile per me. Come con i ragazzi"

Nel tono di Alice c'era tristezza. Non si sentiva abbastanza per qualcuno. Nel suo tono c'era rassegnazione. Ormai si era rassegnata, non avrebbe mai incontrato i suoi idoli e sarebbe rimasta da sola a vita. Jamie una volta passato quel mese sarebbe sparito ed Abbie prima o poi avrebbe capito con chi aveva a che fare e l'avrebbe abbandonata anche lei.
Alice si alzò dal divano e andò in camera sua.
Si stese sul letto, prese l'iPod, infilò le cuffie e si lasciò trasportare dalle dolci voce degli unici ragazzi che la capivano, anche se non l'avevano mai conosciuta.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque. ***


"Ciao Jamie, ieri hai dimenticato questo da me." Carine mostrò il cappellino di lana del ragazzo.
"Grazie Carine." La liquidò lui prendendo il suo cappello e conservandolo nell'armadietto.
"Non cambierai mai vero?" Il tono di Robert era divertito alle spalle del suo migliore amico.
"Perché dovrei farlo?"
Chiese retorico lui.
"Ciao Abbie." Jamie sorrise vedendo il suo migliore amico così preso dalla ragazza che era appena arrivata.
"Ciao Robert, Jamie."
"Ciao ragazze."
Disse il biodo salutano sia Abbie che Alice.
"Robert lei è Alice, una mia amica." La presentò al ricciolino Abbie.
"Piacere.." Robert strinse la mano alla ragazza sorridendole.
"Vi sedete con noi?" Domandò Jamie mentre tutti e quattro entravano in mensa.
Abbie annuì sorridendo.
Alice balbettò un semplice "va bene."
 
"Fate qualcosa stasera?" Domandò Jamie riferito alle due ragazze sedute di fronte a lui.
Abbie alzò le spalle.
"Noi andiamo al bowling, siete dei nostri?"
Domandò Robert. Lui e il suo migliore amico andavamo ogni singolo venerdì a giocare a Bowling da ormai diversi anni. Era uno dei loro passatempi preferiti.
"Per me va bene." Sorrise Abbie.
Nonostante fossero passati solo cinque giorni dall'inizio della scuola e conoscesse Robert da quattro giorni e Jamie da qualche ora, la bionda sembrava essersi integrata benissimo al contrario di Alice.
"Te Alice?" La richiamò Jamie. La ragazza sentendosi chiamare alzò lo sguardo dal suo piatto incontrando quello azzurro del ragazzo.
"Cosa?"
"Vieni al bowling con noi?"

Alice guardò i due ragazzi e poi Abbie. Non era mai uscita la sera con qualcuno, non era mai stata invitata da nessuno.
"Allora?" La richiamò.
"Okay." Balbettò.
"Allora ci vediamo alle 6 fuori il bowling e poi ci fermiamo a mangiare una pizza insieme?"
Propose Robert.
Tutti i ragazzi annuirono prima di uscire dalla mensa e andare ognuno nella propria classe.
 
 
"Allora andiamo?" Alice uscì da camera sua richiamando l'attenzione del ragazzo seduto sul suo divano. Dopo scuola, come i giorni precedenti, Jamie era andato a casa sua per fare matematica.
Jamie alzò lo sguardo puntandolo sulla ragazza.
"Vieni così?" Chiese stupito.
"Si perché? Non vado bene per il bowling?" chiese confusa Alice guardandosi. Aveva indossato un jeans chiaro, una maglietta bianca, un giubbotto di jeans chiaro con le maniche e il cappuccio felpato e un paio di Nike.
"No.. Cioè si.. Solo che.. Lascia stare." Jamie non era abituato a vedere le ragazze con vestiti sportivi, ogni volta che chiedeva a qualcuno di uscire questa si metteva tutta in tiro anche per andare a giocare al bowling.
La ragazza annuì confusa seguendo il ragazzo fuori casa.
Jamie conservò lo zaino nella moto e poi prese due caschi, uno lo porse alla ragazza.
"Dobbiamo andare in moto?" Domandò titubante. Non era mai salita su una moto.
Jamie annuì soltanto indossando il proprio casco. Salì in sella e aspettò la ragazza che però non aveva intenzione di muoversi.
"Allora? Sali?" La richiamò lui.
"Guiderò piano, giuro."
Alice si infilò il casco prima di salire impacciatamente dietro il ragazzo.
"Tieniti a me." Disse Jamie prendendo le mani della ragazza e posandole sulla sua vita prima di dare gas e partire.
 
Dopo una decina di minuti arrivarono a destinazione. Alice scese dalla moto e Jamie subito dopo di lei.
“Entriamo dentro.” sorrise Jamie. Alice seguì il ragazzo in silenzio.
“Ciao Mark.” Disse il ragazzo salutando un ragazzo qualche anno più grande di lui dietro un bancone.
“Bower.. Solita pista? E Robert dove l’hai messo?”
“Eccomi Mark, io sono sempre qui.”
Robert comparve alle spalle dei due ragazzi insieme ad Abbie.
“La solita per noi quattro.” Jamie si rivolse a Mark sorridendo.
“Quali sono i loro nomi? Così le segno sul tabellone.” disse il ragazzo mentre prendeva le scarpe per i due ragazzi.
“Alice ed Abbie.”
“Numeri delle scarpe?”
chiese ancora.
Jamie si voltò verso le due ragazze per chiede il numero e poi riferì la risposta a Mark.
Ognuno prese il proprio paio di scarpe prima di andare nella pista dove avrebbero giocato.
“Avete mai giocato?” Robert prose quella domanda alle ragazze mentre si alzava in piedi per nascondere le sue scarpe sotto la sedia. Si tolse il giubbotto rimanendo con una maglia verde scuro che gli valorizzava gli occhi.
“Quando ero a New York andavo quasi ogni giorno.” ricordò Abbie.
“Mai.” disse tristemente Alice.
“Ti piacerà, fidati.” Jamie si era avvicinato alle varie palle per cercare quella che faceva al caso suo. Quando la trovò, infilò le dita negli appositi buchi e si posizionò davanti alla pista. Osservò i birilli e poi con un rapido gesto del braccio tirò la palla facendo uno strike. Robert si alzò dalla sedia per poter fare il suo turno facendo uno spare.
“Tocca a te..” Abbie richiamò Alice sorridendole. Si alzò in piedi.
“Usa questa.” Jamie porse una palla alla ragazza che l’afferrò, si avvicinò alla pista e poi tirò la palla che finì nel canale accanto alla pista senza prendere un birillo.
“Aspetta, ti aiuto.” Jamie si avvicinò alla ragazza. Le porse la palla e la posizionò davanti la pista.
Alice arrossì quando sentì il petto del ragazzo aderire alla sua schiena e il braccio destro di Jamie avvolgere il suo.
Jamie l’aiutò a lanciare la palla accompagnandola nel movimento.
“Visto? Non è poi così difficile.” sorrise Jamie indicando i sei birilli che erano caduti.
Alice annuì con lo sguardo basso mordicchiandosi il labbro inferiore.
Abbie si alzò per tirare pure lei. Andarono avanti così per un po’. Jamie era il primo in classifica avendo fatto strike ad ogni tiro, poi c’erano a parimerito Robert ed Abbie e infine, sotto di diversi punti Alice.
Jamie approfittandosi della distrazione dei ragazzi fece segno ad Alice di spostarsi dalla pista. La ragazza lo guardò confusa facendo come gli aveva detto. Jamie prese la palla dalle mani della ragazza tirando per lei facendole fare strike.
Poi si sedette al suo posto facendo finta di niente. Alice sorrise divertita quando gli sguardi sorpresi di Robert ed Abbie si posarono su di lei.
Jamie fece la stessa cosa per gli ultimi tre turni della ragazza facendoli fare due spare e un altro strike e facendola salire con il punteggio.
A fine partita Abbie ed Alice erano arrivate terze a parimerito, Robert secondo e Jamie primo.
“Menomale che non sapevi giocare.” scherzò Abbie guardando la sua amica.
Jamie fece l’occhiolino ad Alice che sorrise divertita ed imbarazzata.
I quattro ragazzi si allontanarono dalla pista e lasciarono le scarpe da Mark.
Poi dopo aver pagato, andarono in pizzeria tutti insieme.
 
Alla fine avevano deciso di andare in un pub vicino al bowling anche quello molto frequentato dai due amici. Si sedettero ad un tavolo e ordinarono da mangiare.
Una volta finito di mangiare decisero di rimanere lì un altro po’.
Jamie si era andato a scatenare subito nell’improvvisa pista da ballo dove due ragazze l’avevano subito notato e avevano iniziato a strusciarsi su di lui. In poco tempo le due ragazze presero Jamie una per il braccio destro e l’altra per il sinistro trascinandolo nel bagno delle donne. Jamie le seguì maliziosamente senza ribattere.
Robert ed Abbie erano rimasti al tavolo a parlare con Alice che sembrava essersi aperta un po’ di più rispetto all’inizio della serata.
“Io vado a fumare.” si alzò Robert sorridendo ed incamminandosi all’uscita.
“Ti dispiace se vado anche io?” Alice annuì all’amica controllando l’orario sul telefono.
“Sola soletta?” Alice alzò lo sguardo sbuffando quando si trovò davanti Mike.
Poi spostò lo sguardo in cerca di uno dei due ragazzi o di Abbie.
“Se stai cercando Bower l’ho visto nel bagno delle femmine con due belle ragazze.” Alice alzò lo sguardo al cielo sentendo il tono malizioso del ragazzo.
“Che vuoi Mike?- chiese stanca.-E no, non uscirò con te.” aggiunse prima che il ragazzo parlasse.
“Anderson! Ancora ad infastidirla?” Il tono di Jamie fece voltare i due ragazzi verso di lui.
Con un gesto della mano portò i capelli all’indietro sorridendo alla ragazza.
Alice abbassò lo sguardo imbarazzata e guardò nuovamente l’orario sul telefono, mezzanotte.
“Io devo andare.” annunciò.
“Ma la notte è ancora giovane.” obbiettò Mike.
“Ti accompagno.” si propose Jamie sorridendo alla ragazza. Alice annuì distrattamente, salutò i due ragazzi che erano appena rientrati e seguì Jamie salendo in sella alla moto.
 
 
Qualcuno bussò alla porta della camera di Alice quel sabato mattina. La ragazza si tolse una cuffia prima di proferire un “Avanti.”
La testa bionda di Abbie fece capolinea nella sua stanza.
“Ciao.” la salutò Alice alzandosi dal letto e andandole incontro.
“Tua madre mi ha detto di dirti che usciva.” Disse la bionda dopo aver salutato la sua amica.
“È successo qualcosa ieri sera dopo che sono andata via?” domandò Alice vedendo l’amica più felice del solito.
“Io e Robert non ci siamo intrattenuti molto dopo che tu e Jamie siete andati via. Mi ha riaccompagnato a casa e quando stavo per rientrare mi ha chiamato e mi ha detto che aveva dimenticato di fare una cosa. Si è avvicinato a me e mi ha baciato.” Alice sorrise vedendo la sua amica sprizzare gioia da tutti i pori.
Per la seconda volta si ritrovò ad invidiare quella ragazza. Conosceva Robert da meno di una settimana e aveva già fatto colpo. Ma come poteva non accadere una cosa del genere? Abbie era una ragazza bellissima. Lunghi capelli mossi che cadevano morbidi sulle spalle. Grandi occhi azzurri. Labbra carnose. Curve al posto giusto. Abbie non era bella solo fisicamente ma da quel poco che aveva conosciuto Alice, aveva potuto capire che fosse una ragazza con i piedi per terra ma che sapeva divertirsi, era spensierata e viveva a pieno la vita. Abbie era un misto tra Louis Tomlinson e Niall Horan dei One Direction. Era così che l’aveva definita Alice nella sua mente.

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Capitolo 7
*** Capitolo sei. ***


“Robert è arrivato.. ci sentiamo stasera.” Abbie chiuse la chiamata. Alice sorrise buttando il telefono nella borsa e continuando a camminare. Erano passate tre settimane dall’inizio della scuola e lei e la bionda avevano legato molto. Ormai Alice si trovava a suo agio con la ragazza.
Si mordicchiò il labbro inferiore quando si ritrovò fuori una villa immensa. Controllò il cognome sul campanello e dopo aver letto Bower, suonò.
Nello stesso momento la porta di casa si aprì facendo uscire un ragazzo. Aveva i capelli rasati ai lati e lunghi sopra piegati verso il lato destro. Con una mano se li ravvivò mentre si leccava le labbra carnose. Gli occhi erano azzurro cielo. Era abbastanza altro e magro. Quando si accorse della presenza di Alice sorrise.
“Ciao, sei un’amica di Jamie?” sorrise malizioso il ragazzo avvicinandosi a lei.
“Io sono Samuel, suo fratello." Disse il ragazzo porgendo la mano con un sorriso malizioso alla ragazza.
“Non fare caso a lui, è solo un coglione.” Jamie comparve alle spalle del fratello con un sorriso divertito.
“Sempre gentile fratellone.”
“Io sono sempre gentile Sam.-
sorrise per poi rivolgere l’attenzione alla ragazza che guardava timidamente la scena tra i due fratelli.-Ciao Alice.” le sorrise. Un sorriso diverso dal fratello, un sorriso diverso da quello che rivolgeva a tutte le altre ragazze, un sorriso dolce, il solito sorriso che le aveva rivolto sin dall’inizio.
“Non fate troppo casino e soprattutto non nel mio letto.” Alice arrossì subito alle parole di Samuel sentendo improvvisamente caldo.
“Sparisci Samuel, Alice è solo un’amica.” il tono di Jamie non era più divertito ma sembrava quasi infastidito.
“E dovrei crederci?” Jamie lanciò un’occhiata di fuoco al fratello che alzò le mani in difesa.
“Okok.. vado via.” Samuel si ravvivò i capelli uscendo poi da casa salutando con un cenno della mano la ragazza che ricambiò imbarazzata.
“Scusalo, a volte è peggio di me.” Alice annuì imbarazzata seguendo il ragazzo in casa senza sapere cosa dire.
 
 
“Tu sei un genio.” esclamò dopo due ore e mezzo di studio.
Alice sorrise abbassando lo sguardo. Era sempre stata chiamata secchiona, sentirsi chiamare in quel modo fu diverso. Secchiona era sempre stato un termine offensivo. Genio invece le risultava come un complimento, o almeno il tono di Jamie le l’aveva fatto percepire in quel modo.
“Senza di te non sarei mai riuscito a recuperare un programma di un anno intero in sole tre settimane.” Alice teneva lo sguardo basso imbarazzata.
“È anche merito tuo, io ti ho solo spiegato gli argomenti. Sei stato tu bravo ad apprendere un programma intero in solo tre settimane.”
“Non svalorizzarti. Hai fatto un lavoro migliore del professore. In tutti questi anni non ho mai capito molto durante le sue lezioni e non mi sono mai impegnato più di tanto per capire gli argomenti a casa. Te sei riuscita a farmi capire tutto senza bisogno di rispiegarlo una seconda volta. Hai la capacità di spiegare le cose con una facilità assurda.”

Alice continuava a tenere lo sguardo basso senza sapere cosa dire per il troppo imbarazzo.
“Ti va di rimanere per una pizza?” disse Jamie dopo aver osservato l’orario sul telefono.
“Io.. non so..cioè..” iniziò a balbettare Alice.
“Non accettò un non come risposta.”
“Okay.”
si arrese Alice.
“Vieni ti faccio fare un giro della casa.” disse infine il biondo alzandosi e uscendo dalla cucina.
 
“E questa è camera mia.” Disse infine Jamie facendo entrare la ragazza nella sua camera. Le pareti erano grigio chiaro ed erano tappezzate di poster di varie band e giocatori di basket, foto di lui con il fratello, foto di lui mentre giocava in qualche partita.
Al contrario di quanto si aspettasse Alice, la camera di Jamie era in perfetto ordine. Letto fatto, libri e cd messi in ordine alfabetico sullo scaffale accanto all’armadio. L’occhio di Alice cadde su un oggetto in particolare poggiato sullo scaffale.
“È tua?” domandò avvicinandosi e toccando delicatamente la chitarra acustica.
Jamie annuì spostandosi i capelli all’indietro con un gesto della mano.
“Sai suonarla?” poi le domandò.
Alice scosse la testa.
“No, però mi piacerebbe molto. Te, la sai suonare?” chiese con lo sguardo fisso su quello strumento.
Jamie annuì prendendo la chitarra tra le mani e sedendosi sul bordo del letto. Alice si sedette accanto a lui osservandolo mentre prendeva il plettro da un cassetto sul suo comodino.
“Questo è il Do maggiore..-disse premendo le giuste corde e facendo vibrare le altre.- Questo il Re.- fece lo stesso con il resto delle note senza smettere di sorridere.- Tieni prova tu.” disse porgendo poi la chitarra alla ragazza.
Alice la prese titubante tra le sue mani muovendo la mano destra a caso sulle corde.
“Aspetta.” Jamie si alzò da dove era seduto sistemandosi dietro la ragazza.
Portò la mano sinistra su quella della ragazza spostandola più in alto e la destra sulla destra della ragazza facendola muovere dall’alto verso il basso facendo vibrare le corde in dolce suono.
Poi spostò la mano sinistra un po’ più in basso creando un nuovo suono.
“Prova tu.” sorrise dopo che le aveva fatto vedere gli accordi più semplici.
Alice abbassò lo sguardo sulla chitarra cercando di ricordarsi dove Jamie aveva posizionato precedentemente le sue mani e sorrise quando riuscì a riprodurre gli accordi che gli aveva insegnato.
 
 
“Voglio farti sentire una cosa.” disse Jamie prendendo la sua chitarra dalle mani della ragazza.
Fu distratto dalla suoneria del telefonino. Si allungò a prenderlo facendo alzare il bordo sinistro della maglia e facendo intravedere leggermente la sua ‘v’.
Prese il telefonino e quando vide il nome sullo schermo, al contrario di ogni sua aspettativa, lasciò perdere la chiamata e la ignorò.
“Forse dovresti rispondere, potrebbe essere importante.” mormorò.
“Carine mi chiama solo per un motivo.” disse facendo intendere alla moretta a cosa si riferisse. Alice abbassò lo sguardo sorridendo. Aveva davvero rinunciato a del semplice sesso con Carine per stare con lei?
Alzò lo sguardo soltanto quando il ragazzo iniziò a suonare la chitarra. Osservò ogni singolo movimento del ragazzo studiando attentamente come le mani si spostavano sulla chitarra.
“Che ne pensi?” chiese Jamie una volta finito di suonare la chitarra spostandosi i capelli che gli erano caduti davanti con il solito gesto della mano.
“Sei molto bravo.- ammise con un sorriso.- Che canzone è? Non l’ho mai sentita.”
“È un pezzo che ho scritto io.”
“Davvero? Wow..”
Alice era rimasta senza parole.
“Oltre a essere un ottimo giocatore di basket e di bowling e a suonare la chitarra sai fare altre cose che non so?”
“So suonare il piano e canto.”
Alice sorrise. Aveva sempre pensato che Jamie fosse un ragazzo montato solo perché era un bel ragazzo e suo padre era uno dei più ricchi di tutta Londra. In quelle tre settimane aveva capito che non era così. Era un ragazzo con un grande talento e che lottava per quello che voleva. Era un ottimo amico e non aveva pregiudizi su nessuno.
“Te che sai fare? O cosa ti piace fare?”
“L’unica cosa in cui sono brava è la scuola. Nel resto sono una frana totale.”
ammise imbarazzata la ragazza.
“Perché ti svalorizzi così tanto?” le domandò Jamie.
“Non mi svalorizzo, dico solo la verità. Sono solo la brutta secchiona senza amici.”
“Non sei senza amici e soprattutto non sei brutta Alice. Ti sei vista? Sei bellissima.”
Jamie sembrò accorgersene solo in quel momento di quanto effettivamente fosse bella quella ragazza.
Gradi occhi da cerbiatto, labbra carnose, lunghi capelli color cioccolato con le punte leggermente più chiare. Non era molto alta, ma non era neanche bassa. La taglia di seno non era abbondante ma giusto. Pancia piatta e vita stretta, ma non troppo. Lunghe gambe magre che la slanciavano.
Era bellissima e il rossore sulle guance la rendeva la ragazza più dolce che Jamie avesse mai conosciuto.
Alice aveva abbassato lo sguardo imbarazzata. Nessuno, esclusa la madre, le aveva mai detto di essere bella.
Quando Alice si vedeva allo specchio vedeva ancora la ragazzina che era qualche mese prima, quella che era sempre stata derisa dagli altri. E forse proprio a causa di tutti quegli insulti Alice aveva perso la stima di se stessa.
 
 
 
“Non ora Carine.” sbuffò Jamie quando si ritrovò la ragazza attaccata a lui in mezzo al corridoio di scuola.
Dopo altri tentativi invai, Carine sbuffò allontanandosi da Jamie.
“Cosa vedono i miei occhi?"
Robert si avvicinò al suo migliore amico stuzzicandolo.
“Sei sicuro di stare bene Bower?”
“Perché non dovrei?”
chiese confuso il ragazzo.
“Perché è da una settimana che rifiuti Carine e qualunque altra ragazza ci provi con te.”
“E quindi? Ho solo altro da fare. Sono impegnato, tutto qui.”
“Jamie, eri più impegnato prima quando facevi parte della squadra di basket e trovavi comunque tempo per il sesso.”
sottolineò Robert.
“Non è che ti piace Alice?” domandò quando il suo amico rimase in silenzio.
“Cosa? No. Siamo solo amici e poi lei mi sta aiutando a recuperare in matematica.”
“Non hai mai avuto un’amica femmina Jam.. cosa ci sarebbe di male se ti piacesse? In fondo è una bella ragazza.”
“È solo un’amica.”
precisò sicuro di sé Jamie.
Robert alzò gli occhi al cielo scotendo la testa, il suo amico era più cocciuto di un mulo.
Si incamminarono in silenzio verso l’aula di inglese.
Jamie iniziò a pensare a quello che gli aveva appena detto il suo migliore amico. Alice era una ragazza molto bella, ma a lui non piaceva giusto? Allora perche stava pensando proprio a lei in questo momento?

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Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***


“Bower ?” Il coach Cooper richiamò il ragazzo verso la fine della lezione motoria. Jamie si avvicinò al coach che gli fece segno di seguirlo nel suo studio.
“Il mese a disposizione è finito.” iniziò a parlare il più grande.
“Il professor Tomnson mi ha fatto avere il tuo primo compito.”
Jamie deglutì. Entrare nella squadra di basket era la cosa a cui teneva di più e se quel compito fosse andato male e non sarebbe riuscito a rientrare non sapeva cosa avrebbe fatto.
“lo vuoi vedere?” domandò il coach porgendo il compito al ragazzo.
Jamie lo afferrò e fissò il foglio. Il suo sguardo scorreva dall’altro verso il basso stupendosi di non trovare neanche un segno rosso se non per la lettera A in stampatello scritta alla fine del foglio.
“Ben tornato in squadra Bower.” Dicendo questo il coach consegnò al ragazzo la maglia della squadra.
 
Alice era all'armadietto di Abbie insieme alla bionda e a Robert quando Jamie li raggiunse.
"Dove sei.." Robert lasciò la frase in sospeso quando vide il suo amico buttarsi sopra la mora, stringerla tra le braccia e alzarla da terra come fosse la cosa più leggera del mondo.
"Tutto bene Jamie?" Domandò imbarazzata la ragazza.
"Grazie a te ho preso A al compito di matematica e sono di nuovo in squadra." Il tono del biondo era euforico.
"Finalmente. Allora stasera si esce a festeggiare."
Esclamò Robert. Abbie sorrise felice mentre Alice stava per dire qualcosa.
"Anche tu Alice." La costrinse Jamie prima che la ragazza potesse rifiutare abbracciandola nuovamente facendo ridere il suo migliore amico ed Abbie.
 
 
"Mamma sto uscendo." Alice salutò la madre che le sorrise felice prima di uscire fuori dove trovò Abbie insieme al fratello maggiore che si era offerto di accompagnarle.
Finalmente dopo un mese Alice aveva perso la timidezza con Abbie e riusciva ad essere se stessa. In una quindicina di minuti arrivarono al locare dove Jamie aveva dato appuntamento.
"Divertitevi e state attente." Disse il fratello di Abbie prima di sparire nel traffico. Abbie prese la ragazza sottobraccio e insieme si diressero all'entrata del locale dove trovarono Jamie e Robert.
"Come facciamo ad entrare? Io non sono maggiorenne e non ho nessun documento falso."annunciò Alice vedendo la sua amica prendere un documento falso dal suo portafogli.
"Non ci sarà bisogno." Disse Jamie facendo strada.
"Come?" Chiesero stupite le due ragazze.
"Suo padre è il proprietario di questa discoteca, io e Jam entriamo qui da quando abbiamo quindici anni e non abbiamo mai avuto bisogno di documenti falsi." Spiegò Robert.
I due ragazzi entrarono tranquillamente dentro mentre le due ragazze furono bloccate dal buttafuori.
"Sono con me David." Disse Jamie indicando le due ragazze. Il buttafuori si scusò facendole passare.
 
"E così ci rivediamo." Samuel sorrise verso Alice quando la vide entrare nel privè subito dopo il fratello.
"Sam smettila." Lo rimproverò il fratello.
"E tu chi sei dolcezza?" Samuel si avvicinò ad Abbie.
"Giù le zampe Bower." Lo riprese Robert.
"Sheehan." Lo salutò il piccolo con una pacca sulla spalla.
"Vedo che hai sempre un ottimo gusto quando si tratta di ragazze."
"Vado a prendere da bere, volete qualcosa?"
Chiese Jamie. Alice scosse la testa mentre il fratello gli mostrava la bevanda tra le mani.
Abbie e Robert dissero a Jamie di scegliere lui per loro e poi il biondo si allontanò.
Abbie e Robert scesero subito in pista per ballare.
Alice rimase sola nel privè insieme al biondino.
"Così aiuti mio fratello in matematica.." Iniziò a parlare il ragazzo per fare conversazione.
Alice annuì senza guardare il ragazzo.
"Non sapevo Jamie avesse un fratello. Non ti ho mai visto a scuola."
"Oh.. Sono stato espulso il primo anno per aver provocato una rissa e ora studio privatamente."
Spiegò tranquillo il ragazzo.
Alice annuì non sapendo cosa dire.
"Dove sono quei due?" Jamie ritornò nel privè sedendosi tra il fratello e la ragazza.
"Sono andati a ballare." Spiegò il fratello.
Jamie posò i drink sul tavolino tenendo solo il suo in mano.
 
 
La serata trascorreva veloce e Jamie era riuscito a far sciogliere Alice e a farla scendere in pista a ballare. Non l’aveva mai lasciata da sola, era rimasto sempre con lei. Ora tutti e quattro i ragazzi erano nel privè a scherzare tra di loro.
“Oh adoro questa canzone.” disse ad un certo punto Abbie alzandosi di colpo dal divanetto e scendendo in pista. Robert la seguì lasciando soli Alice e Jamie.
“Vieni con me.” mormorò all’orecchio di Alice dopo qualche minuto di silenzio.
Si alzò dal divanetto porgendole la mano. Alice l’afferrò e Jamie fece incrociare le loro dita. La ragazza sorrise involontariamente a quel gesto sentendo una scarica di brividi lungo la schiena.
Lo seguì in silenzio.
Non disse nulla neanche quando lo vide aprire una porta dove c’era scritto vietato l’accesso ai non dipendenti.
Lo seguì in silenzio salendo le scale al buio illuminante dalla torcia del telefono del ragazzo.
Jamie aprì un’ultima porta, la bloccò con una pietra e fece segno alla ragazza di uscire.
Alice rabbrividì sentendo l’aria fredda di Londra.
“Hai freddo?” domandò il ragazzo vedendola riscaldarsi le braccia con le mani.
“Non tanto. Che ci facciamo qui?” chiese poi cambiando discorso.
Jamie sorrise e la prese di nuovo per mano. Tutto il freddo in quell’istante sembrò sparire.
“Ogni tanto quando voglio pensare vengo qui, o quando voglio suonare la chitarra, o quando scrivo qualche pezzo.” spiegò il ragazzo mentre Alice si guardava intorno ammirando il cielo stellato.
“Perché mi hai portato qui?” chiese confusa la ragazza.
“Non lo so. L’altro giorno ero venuto qui e ti ho pensato. Ho pensato che appena avrei avuto la possibilità ti avrei dovuto portare qui.” Jamie si avvicinò alla ragazza che abbassò lo sguardo imbarazzata.
“Hai pensato a me?” chiese timidamente.
Jamie portò una mano sotto il mento della ragazza facendo incontrare i loro sguardi.
“Non lo so come ho iniziato a pensare a te. Ogni giorno un po’ di più. Ho cominciato a immaginarci vicini e a cercare di capirti, di leggere attraverso gli sguardi i pensieri che tenevi per te, che non dicevi a nessuno, che non dicevi a me.- Alice si mordicchiava un labbro imbarazzata mentre sentiva le ginocchia tremare a quelle parole. Nessuno le aveva mai detto niente di simile. –E allora lasciami scoprire cosa si nasconde dietro quegli occhi grandi e belli, perché hanno un riflesso che mi ricorda tanto la felicità.”
Alice rimase immobile con le guance rosse senza però staccare il suo sguardo da quello del ragazzo. Il cuore le batteva a mille man mano che il ragazzo si avvicinava a lei.
Jamie sorrideva fissando quegli occhi da cerbiatto avvicinandosi di più alla ragazza. Non si era mai sentito così, non aveva mai provato niente del genere. Non era la prima volta che era così vicino ad una ragazza, eppure non aveva mai desiderato così tanto baciare qualcuno. Soltanto baciare una ragazza, senza andare in fondo, un semplice bacio sulle labbra.
I due ragazzi erano vicinissimi quando una folata di vento fece finire i capelli della ragazza sul suo volto. Lui glieli scostò accarezzandole una guancia.
“Sarà il caso di rientrare, non voglio che ti ammali per colpa mia.” sorrise lui sulle labbra della ragazza. Alice annuì distrattamente ancora scossa da quello che stava per accadere.
Jamie la prese per mano e insieme rientrarono dentro.
Lui era davanti a lei e il suo passo era più veloce di quello della ragazza. La luce del telefono era bassa e lei non vedendo l’ultimo gradino perse l’equilibrio.
Jamie l’afferrò prontamente tra le sue braccia. La distanza tra i due era minima e non riuscì a trattenersi dal baciare quella labbra all’apparenza morbidissime.
Alice rimase sorpresa da quel gesto, poi si sciolse portando le mani dietro il collo del ragazzo. Jamie sorrise sulle sue labbra prima di stingerla a sé.
La teneva stretta tra le sue braccia, come se avesse paura che potesse scappare via da un momento all’altro. La teneva come nessuno aveva mai fatto. La toccava come se fosse veramente l’unica, l’unica che davvero volesse. La baciava come non aveva baciato nessuno.
E in quel momento, Alice si sentì per la prima volta speciale.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto. ***


Quel risveglio fu diverso dal solito per Alice. Lei si sentiva diversa. Non faceva altro che pensare a quello che era successo la sera prima. Jamie Campbell Bower l’aveva baciata. Il ragazzo più desiderato dalla scuola aveva baciato lei, la brutta secchiona sfigata senza amici. Era davvero successo? O l’aveva solo sognato? Eppure sentiva ancora il sapore delle labbra del ragazzo, quel contatto era stato troppo realistico perché fosse frutto della sua immaginazione.
“Buongiorno tesoro.” La salutò con un bacio la madre.
“Buongiorno.” sorrise raggiante la ragazza.
“Svegliata di buon umore?” le domandò la madre vedendo Alice più felice del solito.
Lei sorrise soltanto prima di prendere una brioche e uscire fuori con lo zaino in spalla.
Il telefono le vibrò nella mano, si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio prima di sbloccare lo schermo e leggere il messaggio appena ricevuto.
‘Robert è venuto a prendermi. Ci vediamo a scuola.   xxAbbie’
Bloccò di nuovo il telefono per poi collegarci le cuffie e far partire la musica.
Arrivò in pochi minuti a scuola. Per tutto il tragitto aveva perso la felicità che aveva avuto appena sveglia. Aveva iniziato a farsi mille complessi. Come si sarebbe dovuta comportare ora? Cosa avrebbe fatto Jamie? Perché dopo il bacio della sera prima era sparito e non si era fatto più sentire? Neanche un semplice messaggio? Quando era uscita di casa sarebbe stata capace di trasmettere felicità a chiunque incontrasse, ora era un fascio di nervi.
Quando arrivò a scuola si diresse da sola al suo armadietto.
“Ciao splendore.” la voce di Mike arrivò alle sue spalle facendola irritare.
“Lasciami stare.” grugnì dandogli le spalle.
“Nervosa bellezza?” insistete il ragazzo.
“Ancora non hai capito che non le interessi Anderson?” la voce di Jamie fece aumentare il battito cardiaco della ragazza che però rimase di spalle.
“Si può sapere che vuoi Bower? Perché devi sempre rompermi i coglioni?”
“Sei tu che infastidisci sempre la mia ragazza.”
la mia ragazza. Queste tre parole risuonavano nella testa di Alice che sorrise automaticamente. Si voltò timidamente verso il biondo che le sorrise dolcemente appena vide le sue guance tinte di rosso.
Mike andò via lasciando i due ragazzi soli.
Jamie si avvicinò di più ad Alice sentendo la necessita di avere un minimo contatto con lei.
L’attirò tra le sue braccia facendo incontrare le loro labbra in un dolce bacio.
 
“Ho visto bene prima o mi sono immaginata Jamie che ti baciava?”
Alice arrossì quando Abbie le porse quella domanda.
“Devo andare in classe.” deviò il discorso imbarazzata quando sentì la campanella suonare.
“Solo per adesso Mason, ma non pensare di aver chiuso il discorso qui.” Alice sorrise prima di incamminarsi in classe. La figura di Jamie le venne incontro sorridente.
“Vieni con me” disse mentre passava un braccio intorno al collo della ragazza.
“Ma c’è lezione.”obbiettò lei.
“Il professore non c’è, è malato.” spiegò Jamie mentre le sorrideva.
“Che c’è? Puoi andare a controllare se non ti fidi.” il tono del ragazzo era divertito.
“Mi fido.” sussurrò imbarazzata mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Ti va di venire a vedermi mentre mi alleno? Ho perso parecchi allenamenti e non vorrei restare in panchina alla prima partita.” Alice annuì seguendo quello che era il suo ragazzo, ancora non riusciva a crederci, fuori nel campo di basket.
 
“Tutto bene?” Jamie si avvicinò alla sua ragazza che tutto ad un tratto aveva perso la felicità.
Alice all’inizio aveva rivolto la sua attenzione a Jamie mentre si riscaldava rimanendo a parlare con lui. Poi quando aveva iniziato a correre intorno al campo, lei si era seduta sulla gradinata e aveva preso il suo telefono collegandosi a twitter.
“Si, sto bene.”
“Non sembra, prima non smettevi di sorridere e ora i tuoi occhi sono spenti.”
notò Jamie sedendosi preoccupato accanto alla ragazza.
“Non è niente di importante.”
“Se non fosse niente di importante non avresti perso il sorriso. Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
domandò pensando se avesse fatto qualcosa che avrebbe potuto infastidirla. Alice scosse la testa, aveva paura di dirgli il motivo di quel cambiamento d’umore, aveva paura che l’avrebbe presa per stupida, che non l’avrebbe capita.
“È solo che…sto iniziando a pensare che non li incontrerò mai.” mormorò ripensando alle foto che aveva appena visto sulla timeline di twitter dove diverse ragazze erano riuscite ad arricciare i suoi idoli.
“Incontrare chi?” chiese confuso il ragazzo.
“I One Direction.” sussurrò così debolmente che Jamie faticò a capire cosa avesse detto.
“Perché dici così? Se lo desideri davvero non dovresti smettere di crederci.” disse al contrario di ogni aspettativa di Alice. Credeva che l’avrebbe presa in giro per quel suo desiderio, invece era riuscito a capirla.
“In questo modo finirei solo con l’illudermi. Sono quatto anni che li seguo, sono di Londra e non ho mai avuto la possibilità di incontrarli e non sono mai riuscita a vincere un concorso.”
Jamie notò gli occhi lucidi della sua ragazza e la strinse dolcemente a se. La dolcezza di Alice l’aveva colpito sin dall’inizio. La stingeva tra le sue braccia ma non troppo forte, come se si potesse rompere da un momento all’altro. Non sapeva di preciso cosa provava per lei. Alice era diversa da tutte le ragazze che aveva conosciuto prima di lei. Non si era mai sentito così vivo in presenza di una ragazza, non aveva mai provato tutto quello che provava sfiorando semplicemente Alice. L’unica cosa di cui era sicuro era che sentiva dentro di se un senso di protezione verso Alice, sentiva che era lui che doveva proteggerla da tutto e da tutti.
 
Jamie si alzò dalla gradinata dove erano seduti e porse una mano alla sua ragazza facendola alzare.
Si spostò i capelli all’indietro per poi prendere una palla arancione che aveva lasciato prima vicino il canestro.
“Tieni.” disse richiamando l’attenzione della ragazza e lanciandola.
Alice cercò di bloccarla tra le sue mani ma le scivolò. Jamie ridacchiò divertito mentre lei lo fulminò con lo sguardo.
Si piegò per prenderla e fece qualche palleggio avvicinandosi al ragazzo.
“Che devo fare?”
“Sai fare i tiri liberi?”
gli domandò lui.
Alice scosse la testa passando la palla al ragazzo che la prese prontamente tra le sue mani.
“Allora te lo insegnerò.” le sorrise prima di rivolgersi vero il canestro.
Si posizionò sulla linea per il tiro libero e fece qualche palleggio con la mano destra.
Alice studiò i suoi movimenti. Lo vide piegarsi sulle ginocchia, lo sguardo fisso verso il canestro, la palla nella mano destra. Si diede una spinta e fece un piccolo salto mentre allungava il braccio destro verso il canestro per lanciare la palla. Lo sguardo di Alice si spostò sulla palla che ruotava leggera in aria per poi finire dritta nel canestro. Jamie si avvicinò al canestro prendendo la palla prima che toccasse il pavimento.
“Mettiti li.” sorrise indicando il posto dove stava prima lui. Alice si posizionò dove le aveva detto e poi afferrò la palla che Jamie le aveva passato con un rimbalzo.
“Prova a tirare.” disse rimanendo sotto il canestro.
Alice provò ad imitare i movimenti che aveva fatto precedentemente il biondo per poi lanciare la palla che finì direttamente tra le mani di Jamie. Il ragazzo sorrise vedendo la goffaggine di Alice. Si avvicinò a lei e l’aiutò a tirare facendo canestro.
Per gli ultimi dieci minuti della lezione rimasero a fare qualche tiro libero. Jamie le fece vedere come doveva posizionarsi, dove doveva mirare, il movimento della mano.
“Dopo scuola vieni da me? Facciamo un po’ matematica e poi stiamo insieme.” le domandò Jamie quando suonò la campanella.
Alice annuì sorridente seguendo il ragazzo dentro l’edificio.
 
 
"Ciao Alice."
Samuel si sedette accanto alla ragazza.
"Ciao." Disse imbarazzata lei.
Lei e Jamie erano arrivati da qualche minuto a casa del biondo e ora lui era andato un attimo al bagno.
"E così tu e mio fratello state insieme." Sorrise il biondino alla ragazza che si spostò una ciocca dietro l'orecchio imbarazzata.
"Devi piacergli molto. Mio fratello non ha mai avuto una ragazza, ci andava solo a letto. E poi è da quando è tornato ieri sera a casa che ha un sorriso sulle labbra."
Le guance della ragazza si tinsero di rosso a quell'affermazione.
"Ciao Sam. Credevo fossi fuori." Jamie salutò il fratello con una pacca sulla schiena.
"Sono appena rientrato, ma tra poco esco di nuovo." Disse con un sorriso sulle labbra. Lo stesso sorriso di Jamie notò Alice.
"Vado a fare una doccia. Ciao Jam, Alice." Samuel si alzò dal divano e si diresse al piano superiore.
"Andiamo di la? Facciamo qualche esercizio di matematica." Sorrise Jamie indicando con un cenno della testa la cucina.
Alice si alzò prendendo lo zaino che aveva lasciato all'entrata poco prima e seguì il suo ragazzo.
Prese il quaderno e il libro di matematica e per sbaglio ne fece cadere uno rosso per terra.
Jamie si piegò per prenderlo.
"L'hai fatto tu?" Le chiese indicando il disegno che era sulla pagina. Quando il quaderno era caduto si era aperto.
"Si ma non è niente di che."
"Stai scherzando vero? Sono bellissimi questi disegni."
Esclamò Jamie sfogliando le pagine del quaderno e osservando i vari disegni.
"Grazie." Sorrise Alice con le guance rosse come il quaderno.
"Hai un grande talento Alice. I tuoi disegni sono stupendi." Le sorrise dolcemente.
E tutte le sue imperfezioni, i suoi difetti e i casini che Alice credeva di avere, non valevano nulla quando erano insieme e lei riusciva a farlo sorridere.

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Capitolo 10
*** Capitolo nove. ***


"Davvero sono il tuo primo ragazzo? Non ci credo." Il tono di Jamie era sorpreso mentre Alice si mordicchiava il labbro inferiore imbarazzata. Ormai stavano insieme da diverso tempo eppure pensare che Jamie era proprio il suo ragazzo le faceva ancora uno strano effetto.
"Anche tu fino a prova contraria non hai avuto altre ragazze prima di me." In queste tre settimane Alice aveva acquistato più sicurezza di se ma non si sentiva ancora abbastanza. Era più sciolta e meno imbarazzata, ma ancora le sembra tutto troppo bello per essere reale.
"É diverso.. Non ho mai avuto nessuna ragazza perché ero io che non volevo impegnarmi.. Tu perché? Sei stupenda Alice, non riesco a credere che non hai mai fatto colpo su qualcuno." Il tono di Jamie era incredulo. Davvero non riusciva a capire come quella ragazza così bella non avesse mai avuto un ragazzo.
"Guarda queste foto. Ero bruttissima."
Alice indicò con un gesto del braccio le varie foto nel salotto.
Jamie si alzò dal divano e prese una foto poggiata sul tavolino.
"Io vedo la stessa ragazza che sei ora, bellissima. Solo con qualche chilo in più è un paio di occhiali. Ma eri e sei bellissima."
Alice abbassò lo sguardo imbarazzata.
"Perché non mi credi quando ti dico che sei bellissima?"
"Sara perché per anni non hanno fatto altro che insultarmi convincendomi del contrario."
"Sei molto forte Alice per aver sopportato anni e anni di insulti senza avere nessuno dalla tua parte."
Sussurrò Jamie stringendo la sua ragazza a se.
"Non sono forte, non lo sono mai stata. Ma quando mi abbracci sento che niente può fermarmi." Mormorò lei imbarazzata perdendosi nell'azzurro degli occhi del suo ragazzo.
Jamie le sorrise per poi stringerla nuovamente tra le sue braccia.
 
 
“Ciao bellissima.” Abbie salutò quella che ormai era diventata la sua migliore amica con un grande abbraccio.
“Ciao Abbs.” sorrise lei ricambiano l’abbraccio. Si era affezionata molto alla bionda in quei due mesi. Da quando l’aveva conosciuta e da quando aveva conosciuto Jamie, non passava più del tempo da sola. O era in compagnia di Abbie, o di Jamie, o di entrambi e Robert.
“Hai già in mente come vestirti domani sera?” le chiese la biondina sciogliendo l’abbraccio.
Alice scosse la testa. La sera dopo ci sarebbe stata la festa di Halloween organizzata dalla scuola e per la prima volta Alice ci avrebbe partecipato.
“Te?”
“Io e Robert avevamo pensato di vestirci da Danny e Sandy di Grease.”
“Bello.”
sorrise Alice. Aveva sempre amato quel musical.
“Io non so se mi vestirò.” aggiunse poi.
“Come? È Halloween, devi vestirti per forza, è d’obbligo.- Abbie si bloccò in mezzo alla strada posizionandosi meglio la borsa sulla spalla destra.- Jamie da cosa si sta vestendo?” le chiese poi riprendendo a camminare.
“Non lo so..- ammise in un’alzata di spalle- Vuole che sia una sorpresa.”
“Allora ora andiamo in cerca di un vestito per te.”
Sorrise la bionda prendendo la sua migliore amica sotto braccio.
 
“Prova questo.” Abbie porse un vestito ad Alice che lo afferrò prima di entrare in camerino.
Era il decimo vestito nel terzo negozio che si provava ma nessuno sembrava fare al caso suo. Erano tutti troppo banali.
Quando uscì dal camerino Abbie storse il naso in segno di disapprovazione.
“Troppo finto.” annunciò. Poi il suo sguardo sembrò illuminarsi.
“Ho un’idea. Vestiti e andiamo a casa mia.”
“Ok..”
annuì confusa Alice rientrando in camerino.
Dopo una ventina di minuti si trovarono a casa della bionda.
“Come va tra te e Rob?” le chiese Alice mentre andavano in camera della bionda.
“Alla grande, lui è fantastico.” disse con un sorriso smagliante. Buttò la borsa sul letto e si diresse all’armadio. Alice si sedette sul letto della ragazza continuando a guardarla.
“E fra te e il biondo?” aggiunse cercando qualcosa dentro il suo armadio.
“È un po’ di tempo che penso a quello che c’è tra noi due e sono giunta alla conclusione che sono innamorata. Innamorata persa. Innamorata da far schifo. Innamorata da diabete. Fottutissimamente innamorata. Sono giunta alla conclusione che sono innamorata di Jamie.” Alice fu sicura che dicendo quelle cose le sue guance fossero diventate rosso pomodoro.
Abbie si voltò verso di lei sorridendole teneramente.
“Siete così dolci voi due.” disse prima di tornare a rovistare nell’armadio.
“Eccolo.” esclamò tirando fuori un vestitino bianco un po’ rovinato.
Alice la guardò confusa prima di provarsi quel vestito.
Quando uscì dal bagno e tornò in camera di Abbie, la bionda le si avvicinò iniziando a sporcare e fare qualche tagli al vestito.
“Sei perfetta così.” Sorrise elettrizzata Abbie. Alice continuò a guardarla confusa.
“Domani sera ti metterai questo vestito, poi ti truccherò e ti sistemerò i capelli. Sarai la bambola assassina più spaventosa di sempre.”
 
 
 
“Tesoro? Sveglia.”
Alice si passò una mano sugli occhi prima di aprirli.
“Auguri piccola.” la strinse in un abbraccio la madre che quella mattina era andata svegliarla.
“Grazie.” sussurrò lei sciogliendo l’abbraccio.
“Questo è per te.” la madre le porse un pacco rosso con un fiocco dorato sopra.
Alice lo prese e lo scartò con un sorriso sulle labbra.
“Grazie mamma.” disse poi sfiorando i tre libri che aveva tra le mani.
“Erano questi che ti mancavano vero?” le chiese non sicura la madre.
Alice annuì con vigore controllando: Shadowuhunters le origini.
Dopo aver abbracciato sua madre, scese dal letto e andò a fare colazione. Poi tornò in camera si vestì, prese lo zaino in spalle, il telefono ed uscì di casa dopo aver salutato la madre.
Sorrise involontariamente quando fuori casa sua trovò il suo ragazzo poggiato sulla moto.
“Tanti auguri diciassettenne.” proferì Jamie avvicinandosi alla sua ragazza per baciarla.
“Grazie..- sorrise dolcemente.- Che ci fai qui?” gli chiese.
“Sono venuto a prenderti, ho già avvertito Abbie che saresti venuta can me.” Spiegò facendo intrecciare le loro dita.
“Ah prima che mi dimentichi, ecco il tuo regalo.” aggiunse avvicinandosi alla moto e poi porgendo una busta alla ragazza. Alice conservò il telefono nella tasca dei pantaloni.
Aprì la busta e infilò dentro una mano tirando fuori il nuovo cd dei One Direction.
Spalancò la bocca incredula.
“Come.. come hai fatto.. dove l’hai preso? ll cd esce tra dieci giorni.”
“Avere un padre così ricco aiuta, ho delle conoscenze. Aprilo.”
la incitò il ragazzo.
Alice fece come gli aveva detto. I suoi occhi si fecero lucidi e le sue mani iniziarono a tremare quando trovò quei due biglietti. Due biglietti per l’evento che si sarebbe tenuto ad Orlando per l’uscita del cd. Due biglietti per l’evento più due passi per il backstage.
“Ti piace?” gli domandò lui sorridendo. Alice alzò lo sguardo in quello del ragazzo.
Annuì e basta, le parole le morirono in gola. Non riusciva a credere che finalmente, dopo quattro anni, li avrebbe incontrati. L’emozione e la felicità erano troppe e l’unica cosa che fu in grado di fare fu quella di abbracciare il suo ragazzo, lui che aveva reso possibile che il suo desiderio si avverasse.
Poi ad un tratto la sua felicità svanì e Jamie lo capì con un solo sguardo.
“Tutto bene?” le chiese preoccupato.
“Non posso andarci. Io non posso permettermi il viaggio e alloggio.”
“È già tutto pagato, non devi preoccuparti di niente.”

La tranquillizzò lui facendole uno dei suoi sorrisi che rivolgeva solo e unicamente a lei.
 
 
Alice era appena rientrata a casa dalla sua piccola festicciola. Lei, Abbie e Robert erano andati a casa di Jamie dove c’era anche il fratello e avevano festeggiato tutti insieme il suo compleanno.
La festa era finita prima del previsto perché lei non si era sentita molto bene così Abbie l’aveva accompagnata a casa.
Era andata in camera sua, si era messa il pigiama e si stava misurando la febbre quando il suo le squillò il telefono.
Prese il telefono dalla tasca del jeans e sorrise quando vide un messaggio del suo ragazzo.
‘Sei arrivata a casa? Come stai? xxJamie’
Il bip del termometro la distrasse. Lo prese tra le mani e osservò la temperatura.
‘38,5 di febbre.. xxAlice.’ digitò prima di inviare il messaggio. Posò il termometro sul comodino prima di infilarsi sotto le coperte.
‘Guarisci in fretta. xxJamie’
‘Grazie xxAlice.’
rispose semplicemente lei.
‘Per cosa?’ rispose subito lui.
‘Per la festa a casa tua e per il regalo.’
‘Non devi ringraziarmi. Te lo meritavi, tutti meritano di essere felici e realizzare i propri sogni.’

Alice sorrise come faceva ogni volta che Jamie le inviava messaggi di quel genere.
‘Buonanotte Jay. xxAlice.’
‘Buonanotte belissima. xxJamie.' 
Alice bloccò il telefono e lo posò sul comodino. Rivolse lo sguardo sul soffitto e iniziò a pensare.
Ogni volta che riceveva quei messaggi lei scoppiava a vivere, il suo cuore si riempiva di gioia e il suo viso assumeva la tipica espressione da ebete, ma poi arrivava la sera e lei iniziava a pensare. Le veniva in mente che magari tutte quelle parole le aveva dette prima ad altre, che alla fine potevano essere semplici parole riciclate e lei non era altro che un’altra ragazza a cui incollare i pensieri di una vita. Si sforzava di pensare positivo, di pensare che lei era la prima ragazza che Jamie avesse avuto, le l’aveva confermato anche il fratello. Ma come faceva a sapere con certezza che lei era l’unica a cui aveva rivolto quelle parole?
Alice pensò che l’unica cosa che le riusciva bene era quella che distruggeva sempre tutto: le belle parole, i sorrisi spontanei e quel briciolo di felicità che nasceva in lei ogni volta che pensava o era con lui.
Quando rimaneva sola lei iniziava a pensare che un giorno tutto quello sarebbe finito, che lei non era abbastanza, che lei non si meritava un ragazzo come Jamie.
E con quei pensieri per la testa si addormentò mentre una lacrima le bagnava la guancia.
Alice era fatta così, era nata dal peggio e il peggio doveva sempre finire di pensare. Era la demolitrice dei bei momenti, la distruttrice di sorrisi, la sterminatrice di sentimenti.
Ma una ragazza che per anni era sempre stata presa di mira e insultata, come poteva non averci iniziato a crederci pure lei stessa? 

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci. ***


“Alice?”  Domandò Robert quando vide arrivare Jamie senza la moretta.
“A casa con la febbre.” spiegò Jamie spostandosi una ciocca di capelli dietro con il solito gesto della mano.
“Entriamo?” chiese dopo un po’ Abbie.
“Si congela qui fuori.”
aggiunse sfregandosi le mani per riscaldarle.
Jamie annuì e si incamminò all’interno della discoteca dove tutto era iniziato.
Tutti e tre andarono nel privè e scherzarono tra di loro.
“Fratellone, Alice?” Samuel arrivò nel privè dopo qualche oretta. Jamie l’aveva intravisto quando era arrivato in pista a ballare tra la folla.
“A casa con la febbre.” disse mentre Abbie e Robert si alzavano per andare a ballare.
Samuel annuì ravvivandosi i capelli.
“Vado a prendere da bere, vuoi qualcosa?” domandò il più piccolo. Jamie scosse la testa poggiando la schiena sul divano.
“Ciao Jamie.”
“Carine.”
disse lui in segno di saluto.
“Dove è la tua ragazza?” Carine si sedette accanto a Jamie. Lui si irrigidì e si allontanò.
“A casa.” disse semplicemente senza guardarla.
“Per quanto tempo vuoi continuare ancora con questa finzione?”
Jamie si voltò per la prima volta verso di lei guardandola confusa.
“Che intendi dire scusa?”
“Oh avanti Jamie, questo non sei tu.”
disse avvicinandosi al ragazzo con fare malizioso.
“Jamie Campbell Bower ama il sesso.” aggiunse poggiando una mano sulla coscia del ragazzo che si irrigidì.
“Jamie Campbell Bower non si innamora.” concluse salendo con la mano fino l’intimità del ragazzo.
Lui si alzò di colpo allontanandosi da Carine.
“Io non sono innamorato.” disse duramente lui.
“Da quando tempo non fai sesso eh? Se non sei innamorato perché stai con lei?” Carine si alzò e si avvicinò a lui. Jamie indietreggiava.
“Io ci tengo ad Alice, le voglio bene.”
“Perché non la lasci? Non ti manca il sesso?”
“Non voglio che lei soffra.”
si irrigidì ancora di più quando indietreggiando incontrò il muro e sentì il corpo caldo di Carine contro il suo.
“E non credi che stando con lei la illuderai soltanto? Fai la cosa giusta Jamie.” disse lasciando un bacio all’angolo della bocca a Jamie prima di andare via.
Jamie deglutì cercando di cancellare quella scena dalla sua mente.
“Tutto bene Jam?” domandò Samuel ritornando nel privè. Jamie annuì.
“Vado a casa, avvisa Robert ed Abbie che non mi sentivo molto bene.” Disse prima di prendere il giubbotto e uscire dal locale. Le parole di Carine gli martellavano in testa.
Jamie Campbell Bower non si innamora. Jamie Campbell Bower ama il sesso.
Quelle due frasi erano così vere.
Non ti manca il sesso?
Si che gli mancava, eppure in quel mese lui non ci aveva proprio pensato.
 
 
Quando Alice scese in cucina per fare colazione non trovo sua madre ma solo un bigliettino.
'C'è stata un'emergenza in ospedale. Non so quando rientro."
Alice sbuffò erano tre giorni che era chiusa in casa per la febbre e finalmente le era passata il giorno dopo sarebbe rientrata a scuola ma per quel giorno non aveva niente da fare.
Si fece una cioccolata calda, andò in salotto, si stese sul divano e passò la mattinata a guardare film.
Verso l'ora di pranzo qualcuno bussò alla porta. Spense la tv e andò ad aprire la porta. Sorrise quando si trovò il suo ragazzo fuori casa.
Si avvicinò per baciarlo ma lui si ritrasse. Quel gesto fece allarmare la ragazza.
"Tutto bene?"
"Sei sola in casa?"
Chiese lui non rispondendo alla domanda. Alice annuì confusa.
"Alice io.." Iniziò a parlare Jamie. Erano due giorni che lui non faceva altro che pensare a quello che gli aveva detto Carine ed era giunto alla conclusione che avesse ragione. Stando insieme ad Alice l'unica cosa che avrebbe fatto sarebbe stato illuderla e lei non se lo meritava. Aveva provato e riprovato il discorso da farle per tutte le ore di lezione ma ora che era davanti a lei le parole morirono in gola.
"In questi giorni ho pensato molto a noi due.."  Riprese a parlare.
"Tu sei una ragazza fantastica e non meriti di soffrire, non meriti un ragazzo come me. Io non sono questo Alice. Io non ho una ragazza, io non mi innamoro, io faccio solo sesso. Tu sei diventata importante per me, ti voglio bene, ma non possiamo continuare a stare insieme. Sono stato uno stronzo ad illuderti, non ti meritavi niente di tutto questo."
Quelle parole furono come una pugnalata al cuore per Alice. Si sentì crollare il mondo addosso ma non disse nulla. Annuì soltanto cercando di non piangere di fronte al ragazzo.
"Scusami Alice." Disse Jamie prima di uscire di casa a testa bassa.
Lo guardò andare via mentre sentiva il suo cuore rompersi in mille pezzi. Sin dall'inizio sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato, aveva sempre saputo che non sarebbe durato per sempre. Se l’era aspettato sin dalla prima volta che le sue labbra si erano posate sulle sue. Si era preparata a quello, eppure il dolore che stava provando in quel momento non era minimamente paragonabile a quello che aveva immaginato.
Sentì le sue gambe cedere al suo peso e si lasciò cadere per terra liberandosi dalle lacrime che lottavano per uscire dai suoi occhi da quando Jamie aveva iniziato a parlare.
Non seppe per quanto tempo rimase a terra accanto alla porta a piangere. L’unica cosa che sentiva era che stava crollando a pezzi, che voleva arrendersi. Si domandava a cosa servisse tutto quello, a cosa servisse la sua esistenza. Aveva pianto così tanto, aveva versato così tante lacrime che la pelle che circondava gli occhi le bruciava, aveva ormai finito le lacrime e si sentiva sospesa nel vuoto senza provare niente. Si sentiva inutile, voleva arrendersi ma l’unica cosa che doveva fare ora era rimanere forte. Rimanere forte per sua madre, rimanere forte per Abbie. Doveva rimanere forte per quelle poche persone che tenevano a lei, che le volevano bene.
Voleva poter odiare Jamie perché la cosa peggiore che un ragazzo possa fare è voltare le spalle a una ragazza che lo ama con tutto il cuore. Perché lei lo amava nonostante tutto, perché lei si era innamorata di lui nonostante tutto e lui se n’era andato. Lui le aveva voltato le spalle.
 
 
 
“Alice, non ci pensare.” Abbie non sapeva più come comportarsi. Le faceva male vedere la sua migliore amica in quelle condizioni.
“Come faccio a non pensarci? Se sono qui è solo per merito suo.” disse tra un singhiozzo e l’altro.
“Appunto Alice, siamo ad Orlando e tra poco incontrerai i tuoi idoli. Non lasciare che ti rovini questo giorno.”
“Hai ragione, infondo me l’aspettavo che sarebbe finita così prima o poi. Lo sapevo che non sarebbe durata tra di noi.”
disse mentre cercava di asciugarsi le lacrime che continuavano a scendere copiose sulle sue guance.
Era passata solo una settimana dalla loro rottura e Alice non si era ripresa per niente. Abbie le era stata sempre accanto cercando di farla stare meglio ma con scarsi risultati.
“In fondo il lupo perde il pelo ma non il vizio, giusto?”
Abbie l’abbracciò per cercare di darle tutto il conforto necessario.
 
“Il prossimo.”
Il cuore di Alice accelerò. Il suo turno era arrivato, finalmente avrebbe potuto abbracciare quei cinque ragazzi. Si voltò verso Abbie che le sorrise.
“Ti aspetto qui fuori.”
Alice annuì. Fece un lungo respiro prima di entrare nel backstage.
Aveva smesso si piangere solo un’oretta fa a causa di Jamie e si poteva notare benissimo dai suoi occhi rossi. Mentre camminava verso quei cinque ragazzi, che stavano ridendo per una battuta fatta molto probabilmente dal più grande, sentiva le sue gambe tremare e il suo cuore battere più velocemente e quando incontrò lo sguardo cristallino di Niall che le sorrise con le sue guanciotte rosse, Alice iniziò a piangere silenziosamente.
Non riusciva a crederci di avere i suoi idoli di fronte a lei.
Aprì la bocca per dire qualcosa ma la voce le morì in gola. Nessun suono uscì dalla sua bocca. Troppo emozionata per poter dire qualcosa.
Niall le si avvicinò e allargò le braccia. Alice gli si avvicinò tremante stringendolo forte a se.
Si staccò da lui con gli occhi lucidi per la felicità e andò ad abbracciare il resto della band. Per ultimo abbracciò Zayn e una volta tra le sue braccia, trovò la forza per parlare.
“Ciao.” balbettò imbarazzata con voce tremante.
Tutti e cinque le sorrisero teneramente e in quel momento, dopo una settimana, Alice si sentì bene.
“Posso avere un autografo?” domandò con il cuore che le batteva a mille mentre Liam le sorrideva e Zayn l’abbracciava di nuovo per cercare di tranquillizzarla.
“Certo.” disse Louis con il solito sorriso stampato sul volto.
“Come ti chiami?” domandò allegro Harry prendendo il cd dalle mani della ragazza per lasciare la sua firma.
“Alice.” balbettò.
I ragazzi si passarono il cd tra di loro per firmarlo. Poi si fecero una foto tutti e sei insieme.
Lei era al centro tra Liam e Niall. Zayn era dietro di lei e l’abbracciava da dietro. Louis ed Harry erano al fianco del ragazzo e lasciavano un bacio sulla guancia della ragazza, uno da un lato e l’latro dall’altro.
Dopo che ebbero fatto la foto, Alice li salutò con un abbraccio prima di andare via.
Una volta fuori il backstage, iniziò a piangere senza un motivo preciso. Pianse per la felicità, per aver realizzato il suo sogno, per aver finalmente abbracciato i suoi idoli, per aver trascorso i cinque minuti per belli della sua vita. Ma pianse anche per la tristezza, pianse perché Jamie non era più con lei, pianse perché il ragazzo che amava l’aveva lasciata, pianse perché se ora era lì e aveva appena realizzato il suo sogno era solo grazie a lui. Pianse perché era riuscita a realizzare il suo sogno, ma anche perché non era riuscita a tenere con sé l’unico ragazzo che le aveva fatto battere il cuore.

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Capitolo 12
*** Capitolo undici. ***


“Abbie lo sai che non devi stare per forza con me, vero?”
Abbie ignorò l’amica prendendo posto accanto a lei.
“Non voglio lasciarti sola Alice, posso stare dopo con Robert.”
Alice si arrese e non disse più nulla. Il suo sguardo si spostò involontariamente sul tavolo dove aveva pranzato in quei due mesi. Si rattristì all’istante quando notò Jamie in compagnia di Carine. Jamie sentendosi osservato alzò lo sguardo incontrando quello di Alice e lei abbassò lo sguardo sul piatto incapace di reggere quello del biondo. Abbie la guardò con compassione, le faceva male vedere la sua amica così triste.
“Abbs io vado a casa. Dopo non ho lezione. Ci sentiamo.”  Alice si alzò dal tavolo e le lasciò un bacio sulla guancia prima di sgattaiolare via dalla mensa sotto lo sguardo preoccupato della sua amica.
Infilò il suo giubbotto e si mise lo zaino in spalla mentre si dirigeva all’uscita dell’istituto.
Si strinse nel giubbotto quando il vento di metà novembre la colpì facendola rabbrividire. Era tornata solo ieri dal viaggio ad Orlando e non si era ancora ripresa del tutto dall’incontro con i suoi idoli, ancora faticava a crederci.
La mattina dopo l’evento era tornata a Londra e aveva dormito tutto il tempo svegliandosi quella mattina stessa per andare a scuola. Il giorno dopo sarebbe stato il compleanno del suo ormai ex ragazzo. Lui qualche giorno prima le aveva invitato un messaggio invitandola al suo compleanno. Alice non aveva risposto, non avrebbe saputo cosa dire. Ma era sicura che a quella festa non sarebbe andata.
“Alice?”
La ragazza alzò lo sguardo dal marciapiede e in quell’istante si rese conto che si era allontanata molto da scuola. Aveva camminato senza rendersi conto di dove andare.
“Stai bene?” Alice ci mise un po’ a mettere a fuoco l’immagine che aveva davanti a causa della vista appannata.
“Samuel, ciao.” rispose imbarazzata asciugandosi una lacrima scappata dai suoi occhi.
Il ragazzo si avvicinò titubante alla ragazza abbracciandola preoccupato.
Non conosceva bene quella ragazza ma quelle poche volte che erano stati insieme l'aveva vista sempre allegra.
"Che è successo? Qualcosa con mio fratello?" Domandò collegando il malumore della ragazza a quella del fratello. Erano dieci giorni, dal giorno della discoteca che aveva notato ci fosse qualcosa che non andasse in suo fratello.
"Ci siamo lasciati." Disse allontanandosi dal ragazzo.
"Come?" Samuel era stupito. In quel mese aveva visto suo fratello felice come non l'aveva mai visto.
"Lui non è tipo da relazione fissa, dovresti saperlo." Sorrise Alice. Sorriso più finto di quello non c'era. Un sorriso tirato che lo capì anche Samuel nonostante non conoscesse quella ragazza.
 
 
Dopo che aveva incontrato Samuel, erano rimasti a parlare del più e del meno come fossero due grandi amici, Alice gli fu grata per non aver cacciato l'argomento di suo fratello. Non era ancora pronta a parlarne. Per la prima volta Alice si era sentita a suo agio con una persona che conosceva a malapena. Si era sentita se stessa con Samuel senza provare imbarazzo.
Era rientrata solo in serata in casa e si era chiusa in camera a fare i compiti per il lunedì successivo.
"Io vado a letto. Sono stanchissima." Alice informò la madre. Si alzò da tavola, le lascio un bacio sulla guancia e andò in camera sua.
Prese il telefono per controllare l'orario e si ritrovò a leggere tutti i messaggi scambiati con Jamie. Gli occhi si erano fatti lucidi, lui le mancava come l'aria.
Le sue mani si mossero involontariamente sulla tastiera e iniziò a digitare un messaggio.
'Hei ciao. Ecco, volevo solo dirti che, sono qua, nel letto. Da sola, come sempre. Ho una coperta addosso che mi copre con fin sopra al viso. Credo che sto piangendo. Anzi, lo sto facendo sicuro. Aspetta forse ho sbagliato tutto. Rinizio. Ciao, come stai? Io una merda. Dove sei? Non qui. Forse con lei? E mi penserai? Bacerai le sue labbra ma ti immaginerai le mie? Oh vaffanculo, rinizio di nuovo. Ciao, ti amo e ti rivoglio.'
Quando finì di digitare quel messaggio aveva la vista appannata, le guance bagnate dalle lacrime e il cuore che le batteva forte nel petto. Il dito tremava sopra il tasto invio senza il coraggio di premerlo e inviare il messaggio.
Scosse la testa asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Cancellò il messaggio, bloccò il telefono e lo poggiò sul comodino cercando di prendere sonno.
 
Quel sabato mattina Alice si svegliò presto a casa di un brutto sogno. Provò a riaddormentarsi ma ormai aveva perso tutto il sonno.
Senza fare rumore si alzò dal letto, prese il suo quaderno rosso, una matita e tornò nel suo letto. Infilò le cuffie alle orecchie e fece partire la musica iniziando a tracciare qualche linea sul foglio bianco.
La sua mano si muoveva automaticamente sul pezzo di carta dando origina ad una figura ben precisa, Jamie.
La figura del ragazzo era ben definita nella mente di Alice e stava riuscendo a riprodurla senza la minima difficoltà.
Quel semplice disegno le fece capire quanto fosse evidente la differenza tra lei e lui. La differenza principale era che uno dei due sorrideva di com’era, l’altro piangeva quello che non era.
Da quando aveva conosciuto Jamie, qualcosa in lei era cambiato. Prima non le importava essere sola, essere ignorata da tutti, ma non era mai arrivata a sentirsi così tanto inutile.
Chiuse il quaderno di colpo, si alzò dal letto, si sistemò ed uscì di casa dopo aver lasciato un biglietto alla madre.
Camminava con una meta ben precisa in testa, non sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivata li, ma i suoi piedi si muovevano automaticamente in quella direzione.
Sospirò quando arrivò a casa Bower.
Rimase a fissare l'immensa villa. Da una parte voleva suonare quel campanello e fare gli auguri al ragazzo che amava, dall'altro lato si domandava cosa ci facesse li? Lui l'aveva lasciata.
Quella sua parte insicura le fece voltare le spalle per andare via.
"Alice? Che ci fai qui?"
La voce di Samuel arrivava alle sue spalle.
"Niente.. Non dovevo venire qui."
Disse voltandosi a guardare quel ragazzo.
Samuel le si avvicinò e la saluto con un bacio sulla guancia.
"Ti va di fare quattro passi?"
Le chiese con un sorriso.
Alice annuì e insieme a quel ragazzo si incamminò verso una meta imprecisa.
"Non dire a tuo fratello che sono passata." Disse dopo un lungo tempo di silenzio Alice.
"Sarò muto come un pesce, promesso."
"Sai cosa mi piace più di te Alice?"
Le domandò di punto in bianco Samuel. Alice scosse la testa confusa puntando i suoi occhi da cerbiatto in quelli azzurri del ragazzo.
Così simili eppure così diversi da quelli di Jamie.
"Tra tutte le anime, la tua è quella più speciale. Perché sorridi anche inseguita dal dolore."
Samuel era riuscito a capre quella ragazza come mai nessuno ci era riuscito. Gli era bastato trascorre un solo giorno per riuscire a capire tutto di lei.
"Quando io e Jamie ci siamo messi insieme, io sapevo già che non sarebbe durata. Ho provato a non innamorarmi di lui ma ora non riesco a guardare un ragazzo senza pensare inevitabilmente ai suoi stupidi modi di fare, ai suoi occhi così simili ai tuoi ma così diversi, ai suoi lineamenti duri ma perfetti. Ma avevo la certezza che lui per me non sarebbe stato altro che un sogno ad occhi aperti. Così continuo ad amarlo in silenzio, senza che lui lo saprà mai."
Era la prima volta che Alice parlava dei suoi sentimenti senza arrossire o imbarazzarsi, non sapeva perché ma con Samuel riusciva ad aprirsi senza problemi.
 
“Tanti auguri Jamie.” Carine passò accanto al ragazzo salutandolo con la sua solito aria maliziosa.
“Lo vuoi il mio regalo?”
“Non ora Carine, magari più tardi.”
Rispose vagamente lui capendo quale fosse il suo regalo.
Lo sguardo di Jamie si spostava per tutto il salone. Era pieno di gente, c’era quasi tutta la scuola in giro per il piano terra di casa Bower.
Il suo sguardo si posò su Abbie e Robert che litigavano per qualcosa a lui sconosciuto. Poi continuò a guardarsi introno.
“Non verrà Jamie.”
Samuel comparve davanti a Jamie. Lui era così preso a cercare la presenza della sua ex ragazza da non essersi accorto di suo fratello.
“Davvero pensavi che sarebbe venuta? Dopo che l’hai lasciata?”
Suo fratello non aveva tutti i torti. Perché si sarebbe dovuta presentare al suo compleanno? Lui l’aveva lasciata per il sesso. Aveva lasciato la cosa più pura che avesse mai avuto per del semplice sesso.
Non rispose a suo fratello, andò in cucina, si prese una birra e la bevve tutta d’un sorso.
Non hai mai provato nessun sentimento quando uscivi con una ragazza.. Ma Jamie, quando succederà non potrai più fare a meno di provare quei sentimenti. 
La voce di Robert gli martellava in testa. Scosse la testa prendendo un’altra birra.
Jamie Campbell Bower non si innamora, lui non era innamorato di Alice. Sin da piccolo suo padre gli aveva insegnato che l’amore era debolezza. Amare significava distruggere ed essere amati significava essere distrutti. L’amore ti rovinava la vita, lui non credeva all’amore. Per lui l’amore era soltanto un sentimento inventato dai poeti, qualcosa che non esisteva, era solo una scusa. L’amore era una bugia, era finzione. E allora perché non riusciva a togliersi dalla testa i grandi occhi da cerbiatto di Alice? Perché aveva sperato di trovarla lì alla sua festa?
La figura di Carine gli passò davanti con un sorriso malizioso.
Jamie si alzò di scatto e si avvicinò alla rossa sbattendola sul muro.
Io non sono innamorato, io non mi innamoro. L’amore non esiste.
Si ripeteva queste semplici parole mentre baciava la ragazza e la portava in camera sua. Si ripeteva queste parole cercando di cancellare dalla sua mente le labbra soffici di Alice mentre si posavano dolcemente sulle sue.
Con Carine e tutte le altre ragazze non ci metteva dolcezza e passione come con Alice, a lui era sempre piaciuta la violenza. Eppure un semplice bacio con Alice gli aveva fatto provare più cose che del sesso con la rossa.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici. ***


“Perché avete litigato questa volta?”
Alice si spostò una ciocca di capelli mentre teneva il telefono incastrato tra la spalla sinistra e la testa.
“Per le solite cose..” sbuffò Abbie dall’altra parte del telefono. Alice sospirò. Lasciò il quadernetto sul letto e decise di finire il disegno in un altro momento portando la sua totale attenzione sulla sua amica.
“Quando la smetterete di litigare per cose che non vi riguardano? Io e Jamie ci siamo lasciati, punto. Non risolverete niente continuando a litigare per questo motivo.”
Alice si alzò dal letto e si avvicinò vedendo la neve scendere dal cielo. Dicembre era arrivato e il Natale era vicino. Erano ormai due settimane che la sua migliore amica litigava con Robert e questo la faceva sentire in colpa.
“Litigo con Robert perché lui prende sempre le difese del suo amico quando è per colpa sua se il nostro gruppo non è più unito come prima.” Spiegò semplicemente Abbie.
“Non è colpa di Jamie se lui non provava niente per me mentre io mi sono innamorata di lui.” Lo difese Alice mordicchiandosi il labbro inferiore. Lei continuava a dare la colpa a se stessa se tra loro due era finita.
Ci aveva provato ad odiarlo, ma non ci era riuscita. Era complicato farlo, nessuno al mondo poteva negarlo. E doveva ammettere Alice, che era complicato amarla. Né lei né lui ci riuscivano, lei da sempre, lui per niente.
“Quando smetterai di darti la colpa per quello che è successo Ali? È lui la testa di cazzo a non aver capito cosa ha perso.” il tono di Abbie era infastidito. Non riusciva davvero a capire come Alice non riuscisse a vedere quanto fosse bella.
“Possiamo non parlare di me e Jamie per favore?”
Abbie acconsentì e iniziò a parlare di tutt’altro con la sua amica. Rimasero a parlare per un’oretta senza accorgersene.
“Stasera vieni da me?” le chiese infine Abbie.
“Devo vedermi con Sam.”
“Ultimamente passate molto tempo insieme, non è che mi nascondi qualcosa?”
il tono di Abbie era malizioso ed Alice lo capì subito.
“Abbie..” la rimproverò facendola ridere.
“È solo un amico e poi sai cosa provo per il fratello. Ora ti lascio, devo prepararmi che sono già in ritardo.” e così dicendo chiuse la telefonata dopo aver ricevuto la risposta dell’amica.
 
“Ciao Sam.” Alice salutò con un abbraccio il biondino che la stava aspettando ad una delle entrate del parco del loro quartiere.
“Ciao Ali..” ricambiò l’abbracciò.
“Hai fame?” le chiese sciogliendo l’abbraccio ma mantenendo un braccio intorno al collo della ragazza.
“Un po’.” Alice si strinse nel giubbotto per sentire più caldo. Quel pomeriggio aveva nevicato e l’aria era più fredda del solito.
“Crapes?” le chiese sorridendo lui sistemandosi meglio il cappello in testa con la mano libera.
Alice annuì e insieme si incamminarono alla creperia più vicina.
“Due alla nutella.” Ordinò il ragazzo. Alice stava prendendo i soldi dalla tasca per pagare ma Samuel fu più veloce e pagò per entrambi.
“Perché non mi hai lasciato pagare?”
“Volevo offrirtela io come un gentil uomo.”
sorrise lui prendendo le due crapes in mano e porgendone una alla ragazza.
Uscirono fuori e tornarono al parco dove si sedettero su una panchina a parlare.
“Perché stai ridendo?” chiese confuso il ragazzo vedendo Alice ridere divertita.
“Ti sei sporcato di nutella.” Il ragazzo le fece la linguaccia prima di pulirsi con il fazzoletto.
“Il fazzoletto è più sporco di te. Stai peggiorando solo le cose.” disse ridacchiando.
Poi aprì la sua borsa porgendo un fazzoletto pulito al ragazzo.
“Grazie.” disse lui prendendolo e pulendosi dalla nutella.
Finito di mangiare i due ragazzi ripresero a camminare e a chiacchierare. Si trovavano in perfetta sintonia ed andavano entrambi molto d’accordo.
Camminarono fino ad arrivare al piccolo laghetto del parco poi si fermarono lì a osservare le anatre.
Erano entrambi appoggiati alla ringhiera quando Samuel girò la ragazza verso di se baciandola.
Alice rimase immobile, non si staccò dal ragazzo per la troppa sorpresa.
 
"Sam.."
Mormorò Alice quando il ragazzo si allontanò dalle sue labbra ma non continuo perché qualcuno tirò un pungo al ragazzo.
Alice spalancò gli occhi portando una mano sulla bocca quando riconobbe il ragazzo che aveva colpito Samuel.
Jamie, il ragazzo che amava, stava tirando pugni al fratello più piccolo.
"Che cazzo ti prende Jamie?" Urlò Samuel rispondendo ai pugni.
Alice notò i muscoli di Jamie contratti e nei suoi occhi vide solo rabbia.
Jamie continuava a tirare pungi al fratello che cercava di scansarli. Alice poté notare che Jamie era molto più forte di Samuel.
Ora il fratello maggiore aveva sbattuto il piccolo contro il tronco di un albero. Samuel chiuse gli occhi per il dolore e si piegò quando il fratello gli lasciò un pugno nello stomaco. In un momento di distrazione del maggiore, Samuel riuscì a colpirlo sullo zigomo e sul labbro facendolo indietreggiare.
Alice si mise in mezzo quando vide Jamie tornare all'attacco.
"Lascialo stare." Disse con voce tremante.
Jamie incontrò lo sguardo di Alice. Era pieno di terrore e delusione. Guardò il fratello alle spalle della ragazza che si toccava la bocca da dove gli usciva del sangue. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. Poi riporto lo sguardo sulla ragazza e, così come era venuto, se ne andò senza dire una parola.
 
"Che ti è successo?"
Domandò Robert quando incontrò Jamie al parco. Aveva il labbro inferiore gonfio, lo zigomo destro nero e qualche taglio sulla guancia.
"Ho fatto a pugni con mio fratello." Il tono di Jamie era duro.
"Perché?"
"L'ho visto con Alice.."
"Non è la prima volta che escono insieme e lo sai. Perché l'hai picchiato?"
"Si stavano baciando."
"E ti sembra un buon motivo? Cazzo Jamie, è tuo fratello."

Robert era sconvolto. Aveva visto Jamie fare a pugni con qualcuno ma non avrebbe mai immaginato che avrebbe alzato le mani su suo fratello.
"Non la dove a baciare."
"Perché? Non state più insieme, l'hai lasciata o te ne sei dimenticato?"
"Non per quello. Sam è come me, lui la farà solo soffrire e lei non se lo merita."
"Se tieni così tanto ad Alice perché l'hai lasciata?"
"Perché io amo il sesso senza sentimenti. Alice è una bella ragazza. Ma ce ne sono tante altre belle come lei che non si vogliono impennare in una storia con me. Lei troverà il ragazzo adatto a lei e io continuerò la mia vita."
"Non potrai sfuggire sempre all'amore Jamie. E tu.."
"Io non sono innamorato di Alice."

Lo interruppe Jamie alzando il passo e andando a casa sua lasciando il suo migliore amico guardarlo andare via preoccupato.
Robert aveva notato che da quando era arrivata Alice, lui era cambiato.
 
 
 
 
"Sam tutto bene?" Alice si avvicinò preoccupata al ragazzo quando Jamie si allontanò.
"Fa vedere." Disse spostando la mano del ragazzo dal labbro spaccato. La sua mano era sporca di sangue che usciva ancora dal labbro.
Aveva un occhio gonfio e nero che riusciva a malapena a tenere aperto. Anche lo zigomo era gonfio e c'era un piccolo taglio vicino l'occhio.
"Vieni.." Alice fece segno al ragazzo di seguirla e dopo cinque minuti erano a casa sua.
La madre di Alice doveva essere a lavoro dato il silenzio che regnava in casa.
"Aspettami qui."  Disse indicando il salotto e correndo in bagno.
Tornò poco dopo con del ghiaccio, del disinfettante e del cotone.
Porse il ghiaccio al ragazzo che lo mise subito sullo zigomo colpito mentre Alice lo puliva dal sangue che si era incrostato vicino al naso.
"Stai fermo." Disse quando il ragazzo si allontanò dal suo tocco delicato mentre provava a disintegrargli il labbro.
Una volta disinfettate tutte le ferite Alice andò a conservare tutto lasciando il ghiaccio al ragazzo.
"Perché mi hai baciato Samuel?" decise di chiedergli.
"Dovevo capire una cosa. Non sapevo che mio fratello fosse nelle vicinanze, non l'avrei mai fatto se l'avessi saputo. So cosa provi per lui."
"Cosa?"
"Io e mio fratello non siamo molto diversi. Anche io come lui cambiavo spesso ragazza, solo che con me le relazioni duravano un po' di più. Ma non sono riuscito a capire fino in fondo cosa piacesse veramente a mio fratello del sesso.."
Alice capì che quello che le stava per dire non era molto semplice per Sam, lo capì dal suo sguardo e dalle continue pause che faceva.
"Ho pensato che non mi piaceva più di tanto perché non c'era alcun sentimento. Le ragazze le conoscevo a malapena. Però è da una settimana che non penso sia più quello il motivo. Per questo ti ho baciato, volevo vedere se con te provavo qualcosa. Tu sei una ragazza bellissima e in questi giorni mi sono affezionato come se fossi una sorella. Ti voglio un bene immenso... E.."
"Hai provato qualcosa?"
Gli domandò lei quando il ragazzo si bloccò.
Samuel scosse la testa sospirando.
"Mi dispiace averti usato ma avevo bisogno di capire." Si scusò il ragazzo. Alice gli sorrise.
"Sei riuscito a capire quello che volevi capire?"
"Solo una volta ho provato qualcosa per un semplice bacio."

Alice gli fece segno di continuare.
"Ho sempre creduto ci fosse qualcosa che non andasse in me e ora ne ho la conferma."
Alice capì quello che stava provando Samuel, per anni si era sentita in quel modo.
"Non c'è niente che non va in te Sam.."
"Mi piacciono i ragazzi."
Deglutì abbassando lo sguardo.
"Non vedo quale sia il problema Sam.. Sei un ragazzo fantastico, la tua sessualità non è un problema."
"Forse non lo è per te, ma mio fratello e mio padre non capirebbero."

Il tono del ragazzo era triste.
"Vedrai che si sistemerà tutto Sam, capiranno."
"No..tu non conosci mio padre.. Lui.."

Il tono del ragazzo di spezzò.
Alice si avvicinò e lo abbraccio facendolo genere per il dolore a causa dei pugni del fratello.
"Scusa." Disse staccandosi ma Samuel l'avvicinò a se affondando la testa nei capelli della ragazza.
"Sam, per qualunque cosa io ci sono."

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici. ***


“Sei sicura che non hai provato niente quando Sam ti ha baciato?”
Alice sbuffò facendo ridere la sua amica.
“Si, ne sono sicura. Ne io ne lui abbiamo provato niente, siamo solo amici.” le disse per l’ennesima volta Alice.
Erano passati cinque giorni da quel bacio e Abbie ogni volta che si vedevano le ripeteva sempre la stessa domanda.
“Ma sei sicura che lui non provi niente per te?”
Alice alzò gli occhi al cielo.
“Sicurissima.” è gay. Avrebbe voluto aggiungere, ma aveva promesso a Samuel che non avrebbe detto niente a nessuno.
“Se lo dici tu.”
“Tra te e Robert? Come va?”
cambiò discorso lei stendendosi sul letto in camera di Abbie.
“Abbiamo chiarito. Abbiamo deciso di non metterci più in mezzo a voi due.”
“Finalmente.”
Alice alzò le braccia in segno di vittoria.
“Ah, a proposito.. tra poco arriva qui. Non vorrei cacciarti di casa, ma per la prima volta i miei sono fuori e anche mio fratello e..”
“Abbie risparmiami i dettagli di quello che farete.”
disse disgustata la ragazza alzandosi di colpo dal letto provocando le risate della bionda.
“Vado via prima che arrivi, tanto tra poco mi sarei dovuta vedere con Sam.”
Disse prendendo la sua borsa e sistemandosi i capelli che si erano scompigliati.
“Lo sai che ti adoro vero?” Abbia abbracciò euforica Alice.
“E secondo me, mi nascondi qualcosa su Sam.. passate troppo tempo insieme.”
“Siamo solo amici.”
sbuffò Alice prima di uscire da casa della sua amica.
“Poi ti chiamo e ti faccio sapere come sono andate le cose.” disse maliziosamente Abbie.
“No grazie, preferisco rimanere all’oscuro di certe cose.”
 
“Mio dio Jamie mi hai spaventato.”
Samuel sussultò quando rientrando in casa in tardo pomeriggio trovò suo fratello ad aspettarlo. In casa regnava come al solito il silenzio, non c’era quasi mai nessuno. Il padre e la madre erano sempre in giro per lavoro e non erano mai presenti in casa.
“Eri con Alice?” Il tono del fratello maggiore era duro ma ciò non fece spaventare il minore.
“Non sono fatti tuoi.”
“Devi lasciarla stare, la farai solo soffrire.”
“L’unico ad averla fatta soffrire sei tu, mio caro fratello. Non commetterei mai il tuo errore.”
Ora anche il tono di Sam era duro. In quel mese si era affezionato molto a quella ragazza e non riusciva a capire come Jamie avesse potuto abbandonarla.
“Non sei tanto diverso da me fratellino, prima o poi la lascerai e lei soffrirà. Non si merita questo.”
“Io non sono come te Jamie. Io ci tengo veramente ad Alice ma non nel modo in cui credi te. Non potrei mai farle del male.”
“Io credevo la stessa cosa, invece l’ho illusa e ha sofferto per colpa mia. Non merita di essere tratta di nuovo così e se non la lascerai stare, lei soffrirà a causa tua.”
Jamie aveva alzato la voce.
“Non ti devi immischiare nei miei affari.” cercò di mantenere la calma Samuel.
“Tu vuoi portartela solo a letto.”
“Tu non sai quello che voglio io.”
“Sei come me Sam, sei mio fratello e so che è così.”
“Non è così.”
Sam aveva perso la pazienza e aveva alzato anche lui il tono della voce.
“Te la sei già portata a letto?” domandò Jamie con la rabbia che lo possedeva. I suoi occhi erano blu scuro e il cuore batteva velocemente nel suo petto.
“No.”
“Perché dovrei crederti?”

Samuel scosse la testa, si voltò cercando di andare in camera sua ma Jamie fu più veloce di lui e gli bloccò la strada.
“Rispondimi.”
Samuel fisso suo fratello negli occhi senza dire nulla.
“Ho detto di rispondermi. Te la sei portata a letto?” urlò infuriato Jamie.
“NO!” urlò a sua volta Samuel.
“Dammi una buona ragione per crederti.”
“Sono gay Jamie. Sono gay.”
Samuel si liberò da quel peso che gli opprimeva il petto da diversi giorni. Il suo sguardo era fisso in quello del fratello. Il suo cuore martellava nel suo petto spaventato da una possibile reazione del fratello.
 
“Che vuol dire che sei gay?” Jamie si era allontanato dal fratello e sembrava essere spaesato.
“Gay, omosessuale. Mi piacciono i ragazzi, non le ragazze.” Samuel sentiva il cuore battere velocemente nel suo petto.
“Tu non sei gay.” Jamie sembrava respingere quella verità. Samuel abbassò lo sguardo ferito. Anche se lui e Jamie litigavano spesso, erano molto legati. Per Sam l’appoggio di Jamie contava più di qualunque altra cosa e sapere che ora lui lo stava respingendo perché era diverso, lo ferì.
“Tranquillo, non mi aspettavo che capissi.” Il più piccolo abbassò lo sguardo, superò il fratello e si rifugiò in camera sua.
“Sam..” sussurrò debolmente Jamie che faticò lui stesso a sentirsi. Guardò suo fratello salire le scale in silenzio. Si portò una mano in faccia facendo cadere i capelli avanti al volto. Sospirò e poi con il solito gesto della mano spostò i capelli indietro.
Andò in salotto e il suo sguardo fu catturato da una foto sopra il camino. Si avvicinò e la prese tra le mani.
Era stata scattata nove anni prima, quando lui aveva dieci anni e suo fratello nove. Ricordava ancora quel giorno, erano nella piscina di casa e lui stava insegnando a nuotare al suo fratellino.
La posò da dove l’aveva presa e osservò quella accanto. Era di un anno prima, al suo diciottesimo compleanno. Era stata scattata da Robert senza nessun preavviso. Lui guardava suo fratello ridendo ad una battuta che aveva fatto, Sam invece si era accorto del moro e aveva sorriso alla fotocamera.
Lui e suo fratello erano cresciuti da soli, senza una vera presenza dei genitori.
Erano stati loro due contro il mondo intero.
Posò la foto da dove l’aveva presa mentre gli tornò in mente lo sguardo ferito e deluso di Samuel quando lui aveva respinto la sua sessualità. Si ravvivò i capelli sospirando.
Gay o non gay, Samuel rimaneva sempre suo fratello, sempre lo stesso ragazzo con cui era cresciuto. Gli importava davvero se gli piacessero i ragazzi?
No, non gli importava. Sam era il suo fratellino e lui sarebbe sempre stato dalla sua parte.
Salì frettolosamente le scale e bussò alla porta del fratello.
“Vattene Jamie.” il tono era duro e ferito. Jamie se ne infischiò di quello che gli aveva detto, entrò in camera del fratello e si stese accanto a lui abbracciandolo.
“Scusami, lo sai che ti voglio bene Sam. Non mi importa se sei gay o etero.” Sorrise quando il piccolo ricambiò l’abbraccio.
“Ti voglio bene anche io Jam.”
 
 
"Mi dispiace per prima... E anche per l'altro giorno." Jamie fissava il soffitto steso accanto a Samuel come quando erano piccoli e il suo fratellino aveva avuto un incubo.
"È tutto ok.."
"No, non lo è.. Non avrei mai dovuto picchiarti.. Ma.."

Jamie si bloccò, il suo petto si muoveva in altro e in basso velocemente.
"Non avrei mai dovuto baciare Alice..so che provi qualcosa per lei."
"Io non provo niente per Alice."
Disse in tono fermo.
Samuel si alzò per osservare il fratello.
"Non c'è niente di male se provi qualcosa per lei Jam.. È una ragazza fantastica e lo sai anche te."
"Ma io non provo niente per nessuno.. Tra noi due è finita ed è meglio così."
"Quando una storia finisce, uno dei due soffre. Se non soffre nessuno allora non è mai iniziata. Se soffrono entrambi non è mai finita. E Jamie state soffrendo entrambi."

Anche Jamie si mise seduto puntando il suo sguardo cristallino in quello del fratello.
"Io non sto soffrendo. L'amore è debolezza e lo sai. Papà ce l'ha ripetuto tante volte."
"Papà si sbagliava, l'amore non rende deboli. L'amore è l'unica cosa in questo mondo che copre il dolore e ci fa sentire ancora meravigliosi."

Jamie si stese nuovamente tornando a fissare il soffitto.
"Lo so cosa ci ha insegnato papà ma se si sbagliasse? Lui non è mai stato presente nelle nostre vite Jam."
Jamie sospirò mentre un ricordo gli tornò in mente.
 
"Un giorno tutto questo sarà tuo.." Disse il padre di Jamie al piccolo.
"Io non so come.."
"Imparerai crescendo Jamie, l'unica cosa che devi sapere è che l'amore è debolezza. Amare significa distruggere ed essere amati significa essere distrutti."

Jamie annuì ascoltando il padre.
"Perché? Tu e la mamma non vi amate?"
Domandò con l'ingenuità di un bambino, in fondo era solo un bambino.
"Io ho amato una sola persona, per lei stavo rinunciando all'eredità di mio padre. Se non fosse stato per lui ora non avremmo tutto questo. Mi ha fatto aprire gli occhi e capire che l'amore è solo una debolezza. Grazie a lui ho lasciato quella ragazza è ho sposato tua madre fondendo le nostre società." Spiegò il padre. Jamie sorrise troppo piccolo per capire cosa significasse veramente quello che gli aveva detto il padre.
"Ricordati che l'amore è debolezza e potrai diventare ancora più ricco di ora."
 
"È un po' di tempo che ho capito di essere gay, ma non volevo ammetterlo perché nostro padre ci ha insegnato che essere omosessuali è sbagliato. Eppure grazie ad Alice l'ho accettato e l'hai accettato anche te."
Jamie continuava a fissare il soffitto. Per anni aveva creduto a quello che gli aveva insegnato il padre, era l'unica cosa che aveva fatto. Per il resto aveva dovuto cavarsela sempre da solo. I suoi genitori non erano mai stati presenti, erano cresciuti con la tata e quando erano diventati abbastanza grandi se l'erano dovuta cavare da soli.
Jamie aveva un carattere difficile e con dei precisi ideali. Distruggere gli ideali in cui aveva creduto per diciannove anni era difficile, ma non impossibile.
"Qualunque cosa sceglierai Jam, io ci sarò.."

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici. ***


"Non mi hai mai nascosto niente Jamie, perché ora lo stai facendo?"
"Te l'ho già detto Rob... Non riguarda me."
Jamie si passò una mano tra i capelli. Odiava litigare con il suo migliore amico.
"É una cosa che riguarda mio fratello, domani tornano mio padre e mia madre e ha bisogno del mio supporto."
"Non potete evitarli come avete sempre fatto negli ultimi anni."
"No, non possiamo."
"Ma perché?"
"Ti ho già detto perché.. Se riguardasse me non mi sarei fatto problemi a spiegartelo.. quando Sam sarà pronto te lo dirà lui, io non ho alcun diritto a dire cose che lo riguardano."

Robert stava per voltare le spalle al suo migliore amico quando Jamie lo richiamò.
"Non mi va di litigare con te.. Per favore, non mi fare tradire mio fratello."
"Odio quando ti comporti da fratello protettivo."

Jamie sorrise entrando insieme al suo amico nel locale dove avrebbero dovuto passare la serata.
 
“Come mai non ti sei vista con Robert?” Domandò Alice.
“Volevo passare del tempo con te, mi è vietato?”
“No.. solo che mi sembra strano. È venerdì sera e hai casa libera..”
“Nessuno ha detto che dopo lui non verrà da me.”
disse con un sorriso malizioso Abbie.
Alice scosse la testa prendendo il cellulare per rispondere al messaggio che aveva ricevuto.
‘Vedrai che andrà tutto bene, se vuoi posso venire a farti da sostegno morale.’
Scrisse prima di riportare l’attenzione alla sua amica.
“Quindi tra te e il riccio tutto bene..” affermò Alice.
“Credo di essermi innamorata.” ammise Abbie e per la prima volta Alice la vide arrossire.
Le sorrise prima di prendere il telefono che aveva vibrato sopra il tavolo.
‘Non ti preoccupare, c’è mio fratello.’
‘In bocca al lupo.. xxAli.’
digitò velocemente e attese la risposta che arrivò subito.
‘Crepi.. xxSam’ Bloccò il telefono portando la sua attenzione alla sua amica.
“Da cosa l’hai capito?”
“Non so.. So solo che più passa il tempo, più forti sono i sentimenti per lui.”

Alice sorrise insieme alla sua amica ma quel sorriso si spense non appena vide entrare Jamie e Robert nel locale. Lo sguardo del biondo si posò su di loro e Alice sentì contorcersi lo stomaco quando Jamie la fissò.
“Ali, io non sapevo sarebbero venuti anche loro.” disse dispiaciuta Abbie quando, guardandosi alle spalle, si accorse dei due ragazzi.
Alice cercò di ignorare la presenza dei due ragazzi che si erano seduti non molto lontani da loro, ma più passava il tempo più le risultava difficile.
“Io vado a casa Abbs, ci sentiamo.” Alice si alzò dal tavolo per tornare a casa, fece un cenno di saluto a Robert e poi uscì dal locale.
 
 
Alice ci mise una decina di minuti a realizzare che qualcuno stava bussando alla porta di casa troppo assonnata per arrivarci subito.
Guardò l'orario sul telefono, le 7:30 di mattina. Chi era a quell'ora del ventitré dicembre? Forse era la madre che era uscita per andare a lavoro e aveva scordato le chiavi a casa. Si, doveva essere sicuramente lei.
Si stiracchiò e infilò le ciabatte prima di correre verso la porta.
"Mamm.." Si bloccò quando notò la figura fuori casa sua.
Non era sua madre.
"Che ci fai qui Jamie?" Domandò mentre il cuore le martellava nel petto.
"Non riuscivo a prendere sonno e sono uscito a fare quattro passi. Volevo andare in un posto ma continuavo a sentirmi trascinato qui. Non riuscivo a smettere di camminare, non riuscivo a smettere di pensarti."
"Jamie.."
Balbettò Alice non sapendo cosa dire. Il cuore le martellava nel petto e le gambe le tremavano.
"No.. Fa parlare me." La interruppe lui. Alice annuì fissando quel ragazzo. Notò che indossava ancora i vestiti della sera precedente. Sotto i suoi occhi azzurri c'erano due occhiaie, segno che non aveva dormito quella notte.
Le guance erano rosse per il freddo e i capelli scompigliati a causa del vento.
"Entra." Balbettò soltanto.
"Alice io.. Mio dio.. Io non mi sono mai sentito così..so di essere stato io a lasciarti ma..- Jamie sospirò, tutto il coraggio che aveva trovato prima di bussare alla porta sembrava esser sparito.- Io e Samuel siamo cresciuti senza una vera figura dei nostri genitori. Loro erano sempre in giro e fino ai miei tredici anni ci ha cresciuto una tata. Poi i miei hanno pensato fossi abbastanza grande e ho dovuto crescere io mio fratello. L'unica cosa che mi abbia insegnato mio padre è che l'amore è debolezza. Per questo ti ho lasciato Alice. Tu stavi diventando troppo importante per me e... Quando Sam mi ha confessato di essere gay mi ha fatto capire che non c'è niente di male nell'essere diversi. Che l'amore non è debolezza. Sono qui solo perché avevo il bisogno di dirti che non ti ho lasciato perché tu non eri abbastanza.. Anzi tu eri troppo per me.. E io nonostante tutto, nonostante abbia fatto di tutto per allontanarti da me, credo di essermi innamorato. Non mi aspetto che tu mi perdoni, ma volevo solo che lo sapessi." Jamie riuscì a concludere quel monologo a fatica. Sentiva il suo cure battere velocemente e si sentiva più leggero. Alice lo guardava con occhi lucidi mentre si torturava il labbro inferiore. Le gambe le tremavano per la felicità e  cuore batteva velocemente.
"Sai quegli abbracci che vorresti durassero per sempre? Quelli che ti tolgono quasi il fiato? Ecco, ne avrei davvero bisogno." Disse con voce tremante mentre fece incontrare i loro sguardi. Jamie sorrise e abbracciò la ragazza senza farselo ripetere due volte.
"Mi sei mancata Alice, non ti lascerò più andare via."
Sussurrò all'orecchio della ragazza che arrossì violentemente. Gli sorrise prima di alzarsi sulle punte dei piedi per baciarlo.
E quando lo baciò, il cuore di Jamie rallentò e ogni muscolo del suo corpo si rilassò. L'estremo bisogno che aveva di lei lo spaventava a morte. Non riusciva a credere che l'amore avesse quell'effetto.
Robert aveva ragione, ora che stava provando tutto questo, non sarebbe più riuscito a farne a meno. Suo fratello aveva ragione, non c’era niente di sbagliato nell’innamorarsi.
Jamie si staccò di colpo e di malavoglia dalla ragazza.
Alice lo guardò confusa e spaventata con il cuore che batteva a mille. Lui prese il telefono dalla tasca dei jeans controllando l’orario sul telefono.
“Sam.. tra dieci minuti arrivano i nostri genitori. Gli avevo promesso che sarei stato con lui.” Spiegò ricordandosi solo in quel momento del fratello. Per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare ad Alice comminando senza una meta precisa e ritrovandosi sempre sotto casa della ragazza.
“Forse è il caso che tu vada.”
“Vieni con me..”
sussurrò guardandola negli occhi.
“Sono in pigiama, ti farei solo perdere tempo. Sam ha bisogno di te..”
Jamie esitò qualche secondo prima di annuire. Baciò nuovamente le labbra della ragazza sentendola sorridere.
“Ci sentiamo dopo..” annunciò prima di uscire. Quando la porta si chiuse, Alice si poggiò sul muro incredula per quello che era appena successo. Si mordicchiò il labbro inferiore mentre pensava al biondo con occhi sognanti. Tornò in camera e decise di farsi una doccia, tanto non sarebbe riuscita a riprendere sonno, non dopo quello che era successo.
 
In dieci minuti Jamie era riuscito ad arrivare a casa, cambiarsi maglietta e rinfrescarsi un po’ per non far notare che fosse stato sveglio tutta la notte.
Quando tornò in salotto trovò suo fratello seduto sul divano. Si leggeva nei suoi occhi quanto fosse preoccupato.
“Ehi..” Jamie posò una mano sulla spalla del fratello per cercare di rassicurarlo.
“Dove sei stato questa notte?”
Jamie sorrise involontariamente ma non fece in tempo a rispondere che la porta principale si aprì.
“Ci siamo.” Jamie diede una pacca al fratello per dargli il coraggio necessario.
Samuel si alzò dal divano e si mise accanto a Jamie.
“Mamma, papà.” disse con voce tremante. Jamie poggiò una mano sulla sua spalla e Samuel si sentì più sicuro.
“Ciao ragazzi, non credevamo di trovarvi a casa.” Nel tono della madre non c’era alcun segno di affetto, non c’era mai stato.
“Devo..-iniziò a parlare il più piccolo.- parlarvi.” disse puntando il suo sguardo sui suoi genitori.
“Ti hanno espulso da scuola?” chiese il padre senza un minimo interesse.
“No, ho finito la scuola l’anno scorso e ho studiato privatamente.” disse abbassando lo sguardo. Jamie era sempre stato il preferito tra i due perché era il più grande e quindi ereditario della grande azienda di famiglia.
“Cosa devi dirci allora?” chiese con tono annoiato la madre.
“Io..- si voltò verso il fratello in assenza di coraggio. Jamie fissava i suoi genitori con occhi di ghiaccio, privi di emozione.-sono gay.” disse in un sussurro.
“Credo di non aver capito bene.” infierì il padre avendo capito benissimo cosa gli avesse detto il figlio.
“Hai capito benissimo. Sono gay.” ripeté con il cuore che batteva velocemente.
“Mio figlio non è gay.” disse la madre.
“So benissimo cosa sono. Non mi piacciono le ragazze. Mi piacciono i ragazzi.” Jamie stava dietro al fratello senza dire niente.
“Jamie tu non dici niente?” domandò la madre ignorando la risposta del più piccolo.
“Non sai cosa dici. I non ho figli omosessuali.” il padre impedì a Jamie di parlare guardando il più piccolo.
“Beh ma io lo sono.”
“Allora non sei mio figlio.”
Lo sguardo del padre era severo e Samuel sentì il suo cuore fermarsi un secondo.
Il legame genitore figlio non era mai stato un granché in quella casa, ma essere disconosciuto come figlio ferì ugualmente Samuel. Erano pur sempre i suoi genitori, anche se non erano mai stati presenti nella sua vita.
“Fuori di casa, non voglio avere sconosciuti in casa mia.” disse severamente il padre.
Samuel abbassò lo sguardo sulle sue scarpe.
“Va via lui, vado via anche io.” si intromise per la prima volta Jamie.
“Jam, no. Lascia stare.” Ma Jamie non ascoltò il fratello e si mise tra lui e i genitori.
“Sta a te decidere.”

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici. ***


“Sam mi dispiace davvero.” Alice abbracciò il ragazzo quando suonò alla sua porta.
Il biondo le aveva accennato qualcosa per messaggio e poi aveva chiesto se si potevano vedere. Alice aveva acconsentito quando aveva ricevuto un messaggio da Jamie che gli diceva che nonostante il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di natale aveva l’ultimo allenante dell’anno.
“Non mi aspettavo che mi capissero e mi accettassero, ma non pensavo neanche che mi avrebbero sbattuto fuori di casa.”
Alice abbracciò il suo amico dispiaciuta per l’accaduto.
“E ora? Che farai?” gli chiese preoccupata.
“Jamie si è messo in mezzo dicendo che se avessero cacciato me, lui mi avrebbe seguito.”
“Quindi ora siete..”
“È riuscito a raggiungere un accordo con mio padre, mettendosi in mezzo ha perso tutto quello che gli spettava. Però ci hanno lasciato la casa e dei soldi.”
spiegò Samuel. Alice annuì tristemente poggiando la testa su quello che era diventato il suo migliore amico.
“Ma non mi va di parlare dei miei genitori. La mia famiglia è solo Jamie ed è sempre stato così e mi basta.” sorrise tristemente il ragazzo.
“A proposito di mio fratello, mi ha raccontato quello che è successo questa mattina.”
Alice arrossì di colpo sprofondando la testa nella spalla di Samuel.
Ridacchiò divertito per la reazione della ragazza, non la vedeva imbarazzata da tempo.
“Sono sempre stato sicuro che fossi importante per mio fratello, soprattutto dopo che mi ha picchiato perché ti avevo baciato.” Disse stringendo a sé la ragazza.
“Non avete fatto niente stamattina vero?” disse maliziosamente.
“Smettila Bower.” lo riprese lei rossa come un peperone.
“Sei così tenera quando sei in imbarazzo.” la prese in giro lui.
“Oh vaffanculo.” scherzò alzandosi dal divano e andando in cucina facendo ridere il ragazzo.
 
 
"Ciao." Jamie baciò subito la ragazza appena aprì la porta di casa senza rispondere.
Quando si allontanò le sorrise come solo lui faceva, le prese la mano facendola rabbrividire.
"Pensavo stessi con mio fratello."
Disse entrando in casa e non trovandolo.
"È andato via poco fa." Disse mordendosi il labbro mentre fissava il ragazzo.
"Mi ha detto quello che hai fatto oggi, hai avuto molto coraggio a rinunciare a tutto."
"Sam è mio fratello, lui è più importante di una stupida società."
"Andiamo in camera?"
Domandò imbarazzata la ragazza cambiando argomento.
"Lo so che sono irresistibile ma non ti sembra troppo presto?" Ovviamente non poté mancare una sua battuta che fece arrossire Alice.
"Fanculo Bower." Disse per la seconda vita nella giornata.
Jamie la seguì in camera e si stese accanto a lei abbracciandola. Sentiva la necessità di avere un minimo contatto con lei.
"In questi giorni non ho fatto altro che pensare ai miei errori. Ne ho fatto davvero tanti e ce n'è solo una che risalta sulla lista delle cose che ho fatto. Tutto il resto non si avvicina neppure allo sguardo che avevi quando ti ho lasciato. Se potessi tornare indietro non commetterei questo errore."
"Ora sei qui.. Hai rimediato.."

Sussurrò sprofondando tra le braccia del ragazzo.
"Io non sono alla tua altezza. Non sono un ragazzo romantico, sono solo un stronzo che si è innamorato di una ragazza troppo dolce per lui."
"Tu non devi essere un moderno Shakespare, non devi essere niente di ciò che non sei, non devi darmi diamanti per sorprendermi. Dammi soltanto il tuo cuore, fammi sentire bellissima, fammi sentire amata, fammi credere che sono tutto ciò di cui avrai bisogno. Abbracciami e fammi sentire sensazioni meravigliose."

Jamie la strinse maggiormente a se lasciando un bacio tra i capelli della ragazza.
"Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno Alice."
Sussurrò.
"Io credo in te."
Sussurrò chiudendo gli occhi e ascoltando il cuore di Jamie che batteva velocemente proprio come il suo. Jamie le accarezzava dolcemente i capelli respirando il suo dolce profumo.
 
 
"Alice? Alice sei a casa?"
Alice si svegliò sentendosi chiamare ma troppo intontita per capire che la stesse chiamando.
Sorrise sentendo sotto di se un corpo caldo.
La porta di camera sua si aprì e lei si alzò dal letto spaventata.
"Mamma." Disse imbarazzata alzandosi e correndo verso la porta per non far notare il ragazzo alle sue spalle steso sul suo letto.
"Credevo fossi uscita."
Alice scosse la testa sbadigliando.
"Mi ero addormentata."
"Stasera devi uscire?"

Le chiese la madre sorridendole.
Lo sguardo di Alice si illuminò ricordandosi in quel momento che Abbie sarebbe arrivata a casa sua a momenti.
"Non so.. Ma Abbie dovrebbe arrivare a.." Non terminò la frase che il campanello di casa suonò.
"Puoi andare ad aprire te? Io mi sistemo un secondo. Falla venire in camera." Disse rientrando in camera sua e chiudendosi la porta alle spalle.
"Jamie?" Provò a svegliarlo ma il ragazzo si girò di lato mugugnando qualcosa di incomprensibile.
"Ciao bell.. Mi sono persa qualcosa?" Il tono di Abbie era divertito alle spalle di Alice.
La ragazza non le rispose e andò a chiudere la porta alle sue spalle.
"Potevi dirmelo che c'era Bower.. Mi sarei vista con Rob.. E poi tu scusa non ti sentivi con Bower piccolo?"
Disse divertita sedendosi sulla sedia della scrivania. Alice si mise seduta sul letto accanto a Jamie stando attenta a non svegliarlo.
"Io e Sam siamo solo amici."
"Che è successo con Jamie?"
Domandò curiosa Abbie. Alice iniziò a raccontarle quello che era successo quella mattina e cosa gli aveva detto il biondo che ora stava dormendo.
 
 
“Cosa farete domani?” domandò Alice al suo ragazzo.
Dopo che Alice aveva raccontato ad Abbie cosa fosse successo tra lei e Jamie, Robert era arrivato a casa sua e Jamie si era svegliato. Avevano passato del tempo tutti e quattro insieme come ai vecchi tempi. Poco fa erano andati via lasciando Jamie ed Alice da soli.
“Credo andremo in qualche locale.” pronunciò mentre si spostava i capelli con il solito gesto della mano.
“Perché non venite qui? Io e mia madre siamo sole..”
“Non vorremmo disturbare.”
“Mia madre sarà fuori tutta la giornata per lavoro e rientrerà per le sette. Cucinerò io e non mi create nessun disturbo.”
“Motivo in più per non venire, potresti avvelenarci.”
Alice tirò un pugno sul petto del ragazzo che ridacchiò.
“Se non è un problema ci farebbe piacere.” disse poi sorridendole.
“Jamie resti a cena?” la madre di Alice entrò in camera della figlia sorridendo.
“No, grazie. Mio fratello mi sta aspettando.” sorrise cordiale.
“Non è un problema se vengono da noi domani sera vero?” domandò Alice alla madre.
“Certo che no, ci faranno un po’ di compagnia.” sorrise alla figlia.
“Forse è il caso che vada, ci vediamo domani.” Jamie si alzò dal letto della sua ragazza stampandole un bacio sulle labbra.
Alice si alzò per accompagnarlo alla porta.
“Arrivederci signora Mason.”
Quando il ragazzo uscì di casa Alice andò in cucina a prendere un bicchiere d’acqua.
“Che c’è?” domandò sentendo lo sguardo indagatore della madre su di lei.
“Non sapevo steste insieme.” le sorrise la madre tornando ai fornelli.
“È successo tutto oggi..” ammise imbarazzata Alice.
“L’ho sempre saputo che gli piacevi. Sembra un bravo ragazzo.”
“Lo è..”
mormorò Alice giocando con il bordo della tavola.
“Ti piace molto vero?”
Alice annuì.
“Mamma, c’è una cosa che non ti ho detto.” parlò Alice mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Ti ascolto.”
“Ti ricordi che avevo fatto domanda per entrare a Yale?”

La madre annuì sedendosi di fronte alla ragazza.
“Sono stata presa..” La madre si alzò dalla sedia abbracciando la figlia.
“Sono felice per te.” Le sorrise felice.
“C’è qualcosa che non va?” chiese successivamente notando l’espressione della figlia.
“Non so più se è quello che voglio.”
“Tesoro, se è per Jamie o per i tuoi amici, lo so che può essere difficile. Ma avete ancora tanto tempo per stare insieme.”
“Non è per loro mamma.. in questi mesi ho scoperto quanto mi piaccia l’arte. Avevo sempre amato disegnare, ma è cambiato qualcosa nell’ultimo periodo. Ho iniziato a disegnare sempre più spesso e ad appassionarmi all’arte. Così ho fatto domanda all’accademia delle belle arti e sono stata presa.”
“Se è quello che vuoi lo sai che a me non fa differenza. È la tua vita e devi decidere te cosa fare.”

“È questo il problema, io non so cosa fare. Yale è sempre stato il mio sogno, ma ora non sono più così sicura.”

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici. ***


Quella mattina del ventiquattro dicembre, Alice la passò chiusa in camera ad ascoltare musica e disegnare. Era talmente presa da quello che stava facendo che non rispose alle varie chiamate e ai vari messaggi che aveva ricevuto pur di finire quel disegno.
Interruppe la sua attività soltanto quando suonarono il campanello. Posò matite e colori sulla scrivania e andò ad aprire la porta.
“Ciao ragazzi.” sorrise trovandosi davanti i due fratelli Bower.
“Ciao Alice.” Sam abbracciò la ragazza scompigliandole i capelli con un gesto della mano.
Jamie le sorrise per poi lasciarle un semplice bacio a stampo.
“Come mai siete già qui? Sono le quattro.”
“Siamo venuti a darti una mano.”
le sorrise gentilmente Sam.
“Lui è venuto per darti una mano, io per assicurarmi che non mettiate del veleno nel mio piatto.”
Sam alzò gli occhi al cielo facendo ridere Alice.
“Non c’era bisogno.”
“Lo facciamo volentieri, vero Jam?”
“Eh? Cosa?”
domandò distogliendo lo sguardo dalla sua ragazza.
“Lascia perdere.”
“Ok, allora abbiamo tre ore per cucinare tutto.”
annunciò Alice.
“Da dove cominciamo?” domandò Sam sfregandosi le mani e andando in cucina seguito da uno sbuffo di Jamie.
Alice andò in camera sua, prese lo stereo e un cd di canzoni natalizie e tornò in cucina.
“Ora possiamo iniziare.” sorrise facendo partire il cd.
Passarono le successive tre ore a cucinare tra battute maliziose dei due fratelli che mettevano in imbarazzo la ragazza e a cantare le canzoni natalizie.
“Abbiamo portato dei ricambi. Dove possiamo cambiarci?”
“Venite.”
Alice fece andare in camera di sua madre i ragazzi e poi lei andò nella sua per vestirsi anche lei.
 
 
"Avanti." Urlò Alice quando bussarono alla porta di camera sua.
Si stava spostando i lunghi capelli di lato per riuscire a chiudere il vestito.
"Aspetta ti aiuto." Disse Jamie vedendola in difficoltà.
Alice rabbrividì sentendo le dita fredde del ragazzo a contatto con la sua schiena calda.
"Fatto."
Annunciò spostando i capelli della ragazza dietro le spalle.
"Grazie." Sorrise imbarazzata quando si girò verso di lui.
Aveva indossato una camicia nera lasciando i primi bottoni aperti. Sopra una giacca nera e un paio di pantaloni neri.
"Sei bellissima." Disse incantato Jamie fissando la sua ragazza.
Alice aveva indossato un abito rosso senza maniche. Era stretto sul petto mettendo in evidenza il suo seno e scendeva largo dalla vita fino a poco sopra il ginocchio.
Ai piedi aveva degli anfibi neri e stava indossando una giacca dello stesso colore.
"Grazie.."
Jamie sorrise avvicinandosi alla scrivania dove c'era ancora il disegno di Alice lasciato in sospeso.
La ragazza si avvicinò alla scrivania e prendendo i disegni per non farli vedere al ragazzo.
"Volevo vederli." Esclamò Jamie fingendosi offeso.
"Niente da fare Bower."
Disse conservandoli in un cassetto. Jamie le si avvicinò e quando Alice si voltò per allontanarsi, lui la incastrò tra il suo corpo e la scrivania.
Alice arrossì per la situazione e distolse lo sguardo.
Jamie sorrise dolcemente e le fece voltare la testa con la mano.
Incastrò il suo sguardo con quello di Alice e si avvicinò a baciarla. Lei ricambiò il dolce bacio allacciando le braccia al collo di Jamie. Si lasciarono trasportare un po' troppo da quel bacio.
"Dovremmo andare di là. A momenti arriverà mia madre e poi c'è tuo fratello." Sussurrò sulle labbra del ragazzo. Jamie annuì prima di lasciare un veloce bacio sulle labbra della ragazza.
 
I due ragazzi uscirono dalla camera e si diressero verso il salotto da dove proveniva una delle canoni natalizie. Alice le riconobbe subito, I’m dreaming of a white Christmas.
Non sentiva quella canzone da ben dieci anni. Era l’ultimo ricordo che Alice aveva con suo padre.
Ricordava che era la vigilia di Natale ed era a casa a festeggiare solo con i suoi genitori. Avevano appena finito di mangiare e erano andati in salotto a sentire qualche canzone e il padre aveva invitato Alice a ballare con lui. Era salta sui suoi piedi e avevano ballato tra le risate. Qualche giorno dopo il padre aveva avuto un incidente ed era morto sul colpo.
Alice ricordava quel giorno cose se fosse ieri, ricordava di indossare un vestito rosso simile a quello che indossava ora, si ricordava come il padre cantava quella canzone mentre ballava con lei.
Se avesse chiuso gli occhi, Alice avrebbe immaginato suo padre qui con lei rivivendo quel momento. Sarebbe durato poco quel ricordò, finché non si sarebbe disperso tra gli altri ricordi che conservava nella sua mente. Così Alice chiuse gli occhi, perché l’unica cosa che temeva  era svegliarsi e dimenticarsi che lui era stato qui.
“Alice?” Jamie la risvegliò da quel suo stato di trans quando vide che si era bloccata sulla porta.
Alice aprì i suoi grandi occhioni e Jamie si allarmò quando li vide lucidi.
“Tutto bene?” le si avvicinò preoccupato.
Alice annuì abbracciando il ragazzo.
“Stavo solo pensando a mio padre.” sussurrò stringendo a sé il ragazzo.
“Ti manca molto?” le domandò asciugando una lacrima sfuggita ai suoi occhi con il pollice.
“Ogni giorno di più.”
 
Quel Natale fu diverso dal solito, per la prima volta dopo dieci anni, Alice e sua madre non passarono la vigilia da sole. Jamie e Samuel erano stati subito ben accettati dalla madre di Alice che li tratto come due figli, soprattutto dopo che aveva saputo cosa fosse successo il giorno prima ai due ragazzi. La signora Mason si era affezionata subito ai due fratelli e non riusciva a concepire come i loro genitori non riuscissero ad accettarli per come erano.
Quando finirono di cenare rimasero a parlare di tutto ciò li passava per la mente fino a mezzanotte inoltrata.
“Cosa fate domani ragazzi?” domandò la madre di Alice.
Samuel alzò le spalle.
“Quello che abbiamo fatto ogni anno, rimarremo a casa o andremo in qualche ristorante.” rispose Jamie con un sorriso spento.
“Perché non venite qui? Non è un problema se vengono anche loro vero?” chiese Alice rivolge dosi prima ai ragazzi e poi a sua madre.
“Non vorremmo disturbare.” si intromise Sam.
“Nessun disturbo, ormai siete di famiglia. Ora vado a dormire che sono stanca. Vi aspetto domani per pranzo.” sorrise la donna prima di andare in camera sua.
“Andiamo anche noi.” Jamie si alzò dal divano e suo fratello lo imitò.
“Sicura che per domani non ci siano problemi?” domandò Jamie.
“Se ci fossero stati problemi non vi avrei invitai.”
“Grazie Alice, stai facendo molto per noi.”
Samuel abbracciò la ragazza prima di uscire fuori di casa.
“Non ho fatto niente di che.” sussurrò imbarazzata la ragazza.
“Invece ci hai impedito di passare l’ennesimo Natale da soli.” le sorrise dolcemente Jamie prima di posare le sue labbra su quelle delle ragazza.
“Ci vediamo domani.” sorrise Alice.
“A domani.” dissero i due fratelli chiudendosi la porta alle spalle.
 
 
"Tesoro vai ad aprire la porta. Deve essere la zia."
Alice si sistemò meglio il vestito appena indossato e andò ad aprire la porta trovando un cucciolo di cane con un fiocco in testa.
Si chinò per accarezzarlo mentre il cucciolo abbaiava.
"Vedo che ti piace." Alice alzò la testa trovando il suo ragazzo.
"Cosa?"
"È il nostro regalo per Natale."
Sam si abbassò accarezzando anche lui il cucciolo. "Io non so se posso tenerlo."
Sussurrò Alice.
"L'abbiamo già detto a tua madre. Non ci sono problemi."
Spiegò Sam alzandosi. Alice lo imitò prendendo il cucciolo in braccio.
"Grazie." Disse togliendo il fiocco dal collare del cane e abbracciando i due ragazzi.
"Entrate." Alice si spostò per far entrare i due ragazzi. Lasciò il cucciolo il soggiorno e si rivolse ai ragazzi.
"Torno subito."
Alice andò in camera sua e tornò poco dopo con un pacchetto in mano e dei fogli.
Porse il pacchetto a Samuel che la ringraziò.
"Non sono riuscita a farti un vero regalo, spero che ti piaccia." Jamie sorrise prendendo il foglio che le stava porgendo tra le mani.
Jamie osservò il disegno. Raffigurava lui insieme a lei. I due ragazzi erano seduti sul letto di lui e lui la stava aiutando a suonare la chitarra. Jamie ricordava bene quel giorno, era la prima volta che si era accorto di quanto Alice fosse effettivamente bella.
"È stupendo Alice." Proferì abbracciando la ragazza e lasciandole un bacio sulla guancia.
"È questo che stavi nascondendo ieri?"
Le domandò tornando ad osservare il foglio stupito. Era un disegno stupendo, sembrava una fotografia.
Alice annui imbarazzata.
Jamie non fece in tempo a parlare che suonò il campanello.
"Deve essere mia zia."
Alice andò ad aprire la porta dopo aver sorriso ai due ragazzi. Jamie fissava ancora il foglio che le aveva dato e Sam giocava con il cucciolo.
"Ciao cuginetta."
"Ciao Samara, zia."
Alice salutò cordialmente le uniche parenti rimaste in vita. I suoi nonni erano morti quando lei non era ancora nata e suo padre era figlio unico. Sua madre aveva una sorella e si vedevano solo due volte l'anno, a Natale e Capodanno.
Samara era l'esatto opposto della cugina. Bionda, occhi chiari, altra e magra. Non erano mai andate d'accordo, anzi anche Samara l'aveva sempre presa in giro.
"Sempre nel paese delle meraviglie?" Le chiese la bionda superandola e andando in salotto.
"Scusala." Sua zia l'abbracciò.
"Ti sei fatta proprio bella sai?"
Alice arrossì ringraziando la zia.
Poi andò in salotto quando sua madre scese.
"Cuginetta e chi sono questi due bei ragazzi?"
Chiese senza staccare lo sguardo dai due ragazzi.
"Sono.."
"Piacere Samuel il suo migliore amico e lui è mio fratello Jamie."

La interruppe Sam.
"Il suo ragazzo." Aggiunse orgoglioso Jamie.
"Facciamo progressi Alice, non sei più nel mondo delle meraviglie a quanto pare." La ragazza alzò gli occhi al cielo. Jamie l'attirò a se facendola sedere accanto a lui. Samara si avvicinò a Samuel iniziando a flirtare con lui provocando le risate di Jamie.
Samuel era divertito dall'atteggiamento di Samara e Alice era annoiata.
"Perché non lo lasci stare? Non sei il suo tipo." Disse Alice stanca del comportamento di sua cugina.
Samara però fece finta di non sentire quello che le aveva appena detto e tornò a provarsi con il ragazzo.
"Sai Samara, forse è il caso che lasci perdere. Non avrai mai niente da lui."
Si intromise Jamie divertito.
"Perché sei fidanzato?"
"No.. Sono gay."
Ammise Samuel prima di scoppiare a ridere, trascinando con se gli altri ragazzi, per l'espressione della ragazza.

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Capitolo 18
*** Capitolo diciassette. ***


 “Dobbiamo fare per forza matematica?” sbuffò Jamie facendo una faccia da cucciolo.
“Se non vuoi essere cacciato dalla squadra si.” ribatté Alice prendendo il suo libro di matematica e salendo in camera del ragazzo. Ultimamente passavano la maggior parte del tempo a casa di Jamie. Era metà febbraio e ogni giorno Jamie, Alice, Abbie, Robert e Samuel si riunivano sempre a casa Bower e passavano il tempo a scherzare. In quei mesi erano diventati un gruppo molto unito e Samuel aveva detto anche agli altri due ragazzi di essere omosessuale. Abbie e Robert l’avevano presa bene e avevano accettato subito la sessualità del ragazzo senza alcun problema.
“Voglio passare un po’ di tempo con te.” mormorò Jamie strusciando la testa sulla guancia sinistra della ragazza.
“Stiamo sempre insieme Jay.” Sorrise Alice cercando di non cedere al ragazzo.
“Ti prego, solo dieci minuti e poi studiamo.”
“Ti odio.”
sbuffò Alice arrendendosi.
Jamie sorrise vittorioso.
"Voglio farti sentire una cosa." Sussurrò per la prima volta leggermente imbarazzato. Prese la chitarra iniziando a suonare. Alice riconobbe subito quel pezzo. Era quello che le aveva suonato la prima volta che era stata a casa sua. Sorrise quando lui iniziò a cantare.
"Lights go down You try to not make a sound Hearts collide We still have plenty of time I'm like a child, a boy young man of 23 And I believe in us cause you believe in me believe in me And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But I'll wait for you come this summer And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But I'll wait for you come this summer Lights go down  We try to not make a sound Hearts collide I'm like a child, a boy, young man of 23 And I believe in us cause you believe in me, believe in me And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But I'll wait for you come this summer And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But I'll wait for you come this summer So come close, and ill scream Oh just let me be me And I fail to see The dark skies are all that's well inside me And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But I'll wait for you come this summer And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But I'll wait for come this summer And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But I'll wait for come this summer And I'll wait for you in the dark Arms outstretched comforting lover My bones may be falling apart But you'll help put me back together"
“L’hai scritta te?” domandò con occhi sognanti Alice quando Jamie concluse la canzone.
“L’ho scritta pensando a te, a noi.” mormorò imbarazzato Jamie. Alice sorrise vedendo il suo ragazzo per la prima volta a disagio e d’impulso l’abbracciò.
“Ti piace?” chiese titubante Jamie mentre stringeva a se Alice.
“È stupenda..” Alice affondò la testa nel petto del suo ragazzo sentendo il suo cuore battere velocemente proprio come il suo.
Alzò lo sguardo incontrando quello cristallino del ragazzo. Si perse in quelle pozze azzurre e le mancò il fiato quando Jamie azzerò la distanza tra di loro. Alice si aggrappò al ragazzo che poggiò la chitarra a terra prima di stringere meglio a sé la sua ragazza.
Alice si mise a cavalcioni su di lui senza smettere di baciarlo. Jamie la stringeva a se come se fosse la cosa più preziosa al mondo mentre indietreggiava e si stendeva sul letto con lei di sopra.
Ribaltò la situazione. Ora lei si trovava sotto di lui. Jamie era poggiato sui gomiti per non pesarle.
La osservò e la prima cosa che pensò fu quanto fosse bella la sua ragazza. Gli occhi lucidi per l’emozione persi nei suoi occhi azzurri. Le labbra rosse e gonfie a causa dei baci. I lunghi capelli sparsi per il suo cuscino. Il suo profumo a riempirgli i polmoni.
Tornò sulle labbra della ragazza mentre con la mano sinistra incontrava la sua. Fece intrecciare le loro dita prima di percorre con l’altra mano tutto il suo corpo provocandole brividi.
Non aveva mai desiderato così tanto una ragazza e questo desiderio lo stava facendo impazzire.
“Fermai se non vuoi.” sussurrò a fatica sulle labbra di lei. Se si fosse spinto oltre non sapeva se sarebbe riuscito a controllarsi.
Alice tentennò prima di posare un semplice bacio sulle labbra del ragazzo per poi distogliere lo sguardo dal suo.
Jamie sospirò allontanandosi da lei ma senza lasciare la sua mano. Si spostò i capelli all’indietro con il solito gesto della mano.
“Io.. scusa, io non mi sento pronta.” balbettò Alice senza guardarlo.
“Non ti preoccupare, non ti voglio mettere fretta.” Jamie sorrise dolcemente prima di attirarla a se. Si poggiò allo schienale del letto e fece aderire il suo petto con la schiena della ragazza.
Alice fece intrecciare le loro gambe e posò le sue mani su quelle del ragazzo che le stringevano la vita.
Prese una mano del ragazzo e la portò alla bocca lasciandoli un bacio prima di giocherellare con le sue dita. Jamie sorrise a quel gesto e con la mano libera iniziò a disegnare dei piccoli cerchi sul ventre della ragazza. Dopo una decina di minuti il respiro di Alice era più leggero e aveva smesso di giocare con le sue dita. Capì che si era addormentata tra le sue braccia quando la richiamò ma lei non rispose. Le spostò una ciocca che le copriva il viso prima di accarezzarle la guancia e addormentarsi anche lui, con tutto ciò che desiderava tra le sue braccia.
 
 
Dei rumori provenienti dal piano inferiore fecero svegliare i due ragazzi che erano ancora stretti l'uno all'altro.
Jamie si stiracchiò mentre Alice prendeva il suo telefono dal comodino.
Spalancò gli occhi quando vide che ora si era fatta.
"Avevi detto solo dieci minuti Jamie."
"Non è colpa mia se ti sei addormentata."
Il tono di Jamie era divertito. Alice lo fulminò con lo sguardo.
"Dai non succederà niente se non facciamo matematica per una volta." Sorrise felice Jamie.
"Lunedì abbiamo un test e i tuoi voti sono calati ultimamente."

Jamie capì che Alice fosse preoccupata per lui, sapeva che se la sua media si fosse abbassata avrebbe rischiato di ripetere di nuovo l'anno e avrebbe detto addio alla borsa di studio per il basket.
"Ti prometto che domani faremo tutto il tempo matematica." Sorrise avvicinandosi alla ragazza. Alice lo guardava ancora seriamente mentre Jamie aveva ancora lo sguardo divertito.
"No Jay.. No.." Disse cercando di rimanere seria Alice quando Jamie iniziò a farle il solletico.
"Ti prego.. Basta.." Disse scoppiando a ridere.
Jamie sentì qualcosa vibrare nello stomaco quando sentì la dolce risata della sua ragazza e continuò a farle il solletico.
"Fammi un bel sorriso." Disse Jamie fermando per un momento le sue dita sulla pancia della ragazza per farle riprendere fiato. Alice era stesa sotto di lui, le guance rosse e gli occhi lucidi per il solletico.
Jamie guardò la sua ragazza negli occhi prima di posare un semplice bacio a stampo sulle sue labbra aperte in un sorriso divertito.
"Jam?"
La voce di Samuel arrivava dal piano inferiore. Jamie sorrise nuovamente alla ragazza prima di spostarsi da sopra di lei e aiutarla ad alzare.
"Sono in camera Sam." Urlò in risposta Jamie mentre Alice si sistemava i vestiti sgualciti.
 
"Sam tutto bene? Sei strano.."
Quella sera, proprio come la maggior parte delle serate, Alice era rimasta a casa Bower insieme ad Abbie e Robert che li avevano raggiunti non molto tempo fa.
Alice aveva notato che ci fosse qualcosa che non andava in Sam. Era silenzioso e lui non era mai silenzioso.
L'attenzione di tutti si spostò sul ragazzo che sospirò.
"Mi sono licenziato." Sussurrò Sam.
"Come? Perché?" Chiese Jamie.
"Avevo fatto domanda per andare a lavorare in ambasciata. Stamattina ho ricevuto la risposta."
Jamie lo guardava ansioso di ricevere una risposta.
"Mi hanno preso. Sarò il segretario."
"È stupendo Sam."
Abbie e Robert si alzarono per abbracciare e congratularsi con il ragazzo ma Alice e Jamie capirono che ci fosse un problema.
"Ma?" Domandò il fratello.
"È a New Haven, in America."
"Quando devi partire?"
Chiese tristemente Alice.
"Tra una settimana." Jamie abbracciò suo fratello.
"Mi mancherai Sam." Alice sprofondò tra le braccia del suo migliore amico.
"Anche tu Ali... Mi mancherete tutti voi."
 
 
“L’imbarco per il volo diretto a New Heavn chiuderà tra cinque minuti.” Samuel sospirò prendendo la sua valigia in mano. Alice si allontanò dalla preda di Jamie e strinse a sé il suo migliore amico.
“Ti voglio bene Sam.” sussurrò con le lacrime agli occhi.
“Ti voglio bene anche io Ali.”  sussurrò lui stringendo a sé quella ragazza.
“Non ti scordare di noi.” Jamie diede una pacca al fratello prima di stringerlo tra le braccia anche lui.
“Non lo farò ragazzi.” sorrise Sam sciogliendo la presa con suo fratello.
“Non sparire.” sorrise Alice mentre si asciugava una lacrima sfuggita ai suoi occhi.
“Devo andare.” disse prima di abbracciare nuovamente suo fratello.
“Non commettere stupidi errori, non farti scappare Alice.” sussurrò al suo orecchio senza farsi sentire da nessun altro.
“Tuo fratello saprò cavarsela.” Robert poggiò una mano sulla spalla di Jamie che annuì.
“Andiamo a casa.” annunciò quando suo fratello sparì dalla loro visuale.
Alice si fece stringere tra le braccia del suo ragazzo e si fece cullare dal suo battito mentre si incamminavano verso la macchina di Jamie.

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Capitolo 19
*** Capitolo diciotto. ***


 “Deve venire per forza Anderson qui?” Sbuffò Jamie spostandosi i capelli all’indietro.
“Si Jamie..” Alice si alzò dal letto per sistemarsi e prendere il necessario per lo studio.
“Ma perché?” domandò Jamie seguendola.
“Te l’ho già detto, dobbiamo fare questo progetto insieme.” disse Alice ricordandosi che qualche giorno prima il suo insegnante di letteratura aveva deciso di far fare un lavoro in coppie.
“Ma perché proprio con Anderson?” chiese ancora Jamie.
“Se avessi potuto scegliere io il mio compagno non l’avrei scelto Jay, sai benissimo che non lo sopporto.”
Jamie sbuffò abbracciando la sua ragazza da dietro.
“Non sarai mica geloso?” domandò Alice piegano la testa di lato per poter guardare Jamie.
“Ho già perso Sam, non voglio perdere pure te.” mormorò Jamie ammettendo di essere geloso indirettamente.
“Non hai perso Sam..è solo partito ma sarete sempre fratelli.- Alice si voltò a guardare il suo ragazzo. Erano passati due mesi da quando Sam era partito e ogni giorni si faceva sempre sentire.- E non mi perderai Jamie.” aggiunse poggiandosi al petto del ragazzo.
Jamie la strinse a sé respirando il suo profumo.
“Ti..-amo avrebbe voluto dire. Ma il campanello lo interruppe.- chiamo più tardi.” concluse lasciandole un bacio sulle labbra. Si maledisse per non aver avuto il coraggio di dirle quello che provava, ma aveva paura. Aveva paura di spaventarla e perderla. Aveva paura e aveva bisogno di suo fratello, ma lui era dall’altra parte dell’oceano.
Alice annuì accompagnandolo alla porta e facendo entrare Mike che era appena arrivato.
 
 
Lavorare insieme a Mike era risultato meno tremendo di quanto immaginasse Alice. Sembrava essersi arreso all’idea di provarci da ormai due mesi.
Alice continuava a trovarlo ancora infantile ma il fatto che non ci avesse provato con lei la fece rassicurare.
“Questo testo è troppo sdolcinato.”  obbiettò Mike facendo alzare gli occhi al cielo ad Alice.
Il professore aveva chiesto ad ogni coppia di scrivere un testo, quale poteva essere una canzone, una poesia, su un qualsiasi tema.
“Intanto io sono riuscita a concludere qualcosa. Tu l’unica cosa che hai fatto è stato disapprovare tutto quello che facevo.” disse scontrosa la ragazza.
Fu distratta dal suono del telefono di casa. Rispose e Mike si preoccupò quando la vide sbiancare e il suo sguardo passare dall’infastidito al preoccupato.
“Arrivo subito.”
“Tutto bene?”
“Devo andare in ospedale.”
disse senza rispondere al ragazzo.
“Che è successo?” ma Alice non rispose. Le mani le tremavano e il cuore le batteva velocemente mentre gli occhi si facevano sempre più lucidi.
 “Ti accompagno.” disse Mike preoccupandosi anche lui. Alice annuì non avendo le forze per ribattere. Uscì di casa prendendo chiavi e telefono e andò in macchina del ragazzo che partì verso l’ospedale.
 
 
Una volta arrivata in ospedale, il telefono di Alice iniziò a squillare. La ragazza rispose tremante mentre con l’altra mano si asciugava le lacrime che erano scappate dai suoi occhi.
“Pronto?” disse tra un singhiozzo e l’altro.
“Ali? Tutto ok?” Alice riconobbe il tono allarmato di Samuel.
“È successo qualcosa con Jam?” chiese il ragazzo quando Alice non rispose.
“No.. io..lui.. sono in ospedale.” balbettò ricominciando a piangere.
“È successo qualcosa? Mio fratello sta bene?” si allarmò subito Samuel preoccupato per suo fratello.
“Jamie sta bene..” Samuel si tranquillizzò ma era comunque preoccupato per la sua amica che non smetteva di piangere.
“Che è successo Ali?” chiese nuovamente.
“Mia madre..ha avuto un incidente..ora è in sala operatoria.” mormorò Alice.
“Vedrai che andrà tutto bene Ali..” cercò di tranquillizzarla lui prima di chiudere la chiamata perché qualcuno l’aveva chiamato. Alice conservò il telefono nella tasca del giubbotto prima di nascondere la testa tra le mani. I capelli le caddero davanti coprendole completamente il volto.
Qualcuno l'abbracciò. Ad Alice, in quel momento, non importò se il ragazzo che la stava abbracciando fosse Mike. Non le importava che fosse quel ragazzo che per mesi ci aveva provato con lei dopo che per anni l'aveva sempre ignorata se non insultata.
L'unica cosa di cui aveva bisogno in quel momento era un abbraccio, così si lasciò consolare da quel ragazzo che non sopportava.
 
 
"Voi due messi insieme siete odiosi." Abbie si allontanò dai due ragazzi che ridevano per una battuta fatta sulla ragazza.
"Dai tesoro lo sai che ti amo." Disse Robert seguendola. Jamie scosse divertito la testa pensando a quando anche lui sarebbe riuscito a dire quello che provava ad Alice.
I suoi pensieri furono distratti dal suo cellulare.
"Hey fratellino."
"Come sta Alice? Ci sono novità su sua madre?"
Jamie si preoccupò sentendo il tono ansioso e preoccupato del fratello.
"Che stai dicendo Sam?"
"Non sei con lei? L'ho chiamata un quarto d'ora fa ma poi ho dovuto chiudere, ho provato a chiamarla ma non risponde."

Spiegò Sam.
"Io non sapevo niente. Appena ho qualche notizia ti faccio sapere." Jamie chiude la chiamata preoccupato.
"Io vado ragazzi."
"Dove?"
Chiese Robert.
"In ospedale, la mamma di Alice ha avuto un incidente."
"Veniamo anche noi."
Disse Abbie diventando seria. Jamie annuì, poi tutti e tre salirono in macchina diretti all'ospedale.
 
Quando Jamie arrivò in ospedale, trovo Alice vicino la sala operatoria. Lei era seduta per terra con le gambe strette al suo petto, la testa poggiata sulle ginocchia e i capelli che le cadevano davanti. A Jamie gli si strinse in cuore a vederla così sofferente. Notò che poco più in là c'era la zia che parlava con qualche medico e difronte c'era la cucina che flirtava con Mike.
"Alice.." La richiamò lui andandole incontro. Alice alzò la testa e le si illuminò lo sguardo quando lo vide. Si alzò e si fece stringere dalle braccia del ragazzo ricominciando a piangere. Jamie la stinse a se accarezzandole la schiena.
"Hei andrà tutto bene ok?" Alice annuì aggrappandosi al suo ragazzo.
"Vado a prendere un caffè dalla macchinetta, vuoi qualcosa tesoro?" La zia di Alice interruppe i due ragazzi.
Alice alzò la testa dal petto del ragazzo per guardare sua zia.
"No grazie.." Sussurrò prima di posare nuovamente il capo sul petto del ragazzo.
"Come mai sei qui?"
"Mi ha chiamato Sam, mi ha detto tutto lui.. Perché non mi hai chiamato Alice? Sarei venuto subito."
"Ho fatto in tempo a chiamare mia zia che poi è morto il telefono.. Scusami."
"Non ti preoccupare.. Non sono arrabbiato."
Sussurrò lasciandole un bacio tra i capelli.
Alice chiuse gli occhi. Tra quelle braccia si trovava così bene, si sentiva protetta, si sentiva a casa.
 
Jamie era riuscita a calmare un po' Alice.
Ora lui era poggiato al muro con Alice tra le sue braccia. Il suo petto aderiva perfettamente con la schiena della ragazza.
Accanto a loro c'erano Abbie e Robert e stavano parlando tutti e quattro insieme quando un medico uscì dalla sala operatoria.
Alice si staccò dalla presa del suo ragazzo che la seguì preoccupato.
"Come è andato l'intervento?"
"Lei è una parente?"
"Sono sua figlia.."
"È io sua sorella."
La zia di Alice la affiancò.
"Stiamo portando la signora Mason in rianimazione. È stata fortunata, ha avuto un brutto incidente ma siamo riusciti a salvarla. Ora è fuori pericolo."
Alice annuì sollevata stringendo la mano del ragazzo alla sua destra.
"Possiamo vederla?"
"Mi dispiace ma ora la signora deve riposare, potete andare a trovarla domani."

Disse il medico prima di allontanarsi.
"Tesoro, vai a casa. Ci penso io a tua madre, se c'è qualche problema ti chiamo, ok?"
Sua zia dovette insistere per riuscire a convincere Alice a tornare a casa e riposare ma alla fine ci riuscì.
Jamie l'accompagnò a casa dopo aver accompagnato i due ragazzi.
"Jay.. Resti con me questa sera?" Chiese titubante la ragazza.
"Certo Alice.. Sono qui con te, non me ne andrò." Le sorrise dolcemente lui spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
 
"Cos'è?" Il tono di Jamie era curioso mentre osservava il foglio scritto con la grafia di Alice.
"É il compito che dovevamo fare io e Mike.. Siamo riusciti a finirlo in tempo."
Spiegò mentre prendeva i libri che stavano sul tavolo.
"Posso?" Alice prese il foglio dalle mani del ragazzo e iniziò a leggere la canzone che aveva scritto.
"I'm that girl you think that's got it figured out. But I walk around, with a head full of doubt. The cruelest words about me, come from my own mouth - la da de, la de da. Yeah I'm that girl, who wants what I ain't got who looks in the mirror, and sees all that I'm not. Wish I could jump off that reckless train of thought - la da de, la de da. Well it's a cruel, cruel world. For Collie and her golden, home-coming crown. For Penny's dirty secret getting spread all over town. For Hanna and her skinny jeans, so damn scared to eat. Well the DJ haunts the halls, And the boys they never call, And I guess we're all the same after all. Nervous girls. Well I'm that girl who gave my heart up, Got close to picture perfect, or at least close enough to watch the pieces scatter, them pick 'em all up. La da de, la de da. Oh but I still believe in love. For Heather waiting tables, tryna pick up from the past. For Jenny with that diamond ring and a vow that didn't last. For Alice turning thirty, lookin through that lookin glass. Well the DJ haunts the halls, And the boys they never call, And I guess we're all the same after all. Nervous girls. I'm scared and I'm brave, or somewhere between the two. I'm beautifully strong, and tragically confused. Yeah I'm that girl, that's just like you. Well the DJ haunts the halls, And when the boys finally call... We're not sure that we want 'em after all. Nervous girls, nervous girls, nervous girls, nervous girls."
Jamie sentiva la voce di Alice tremava mentre leggeva il testo. Notò quanto quella canzone rispecchiasse la vita di Alice.
Jamie le si avvicinò, le spostò i capelli che le ricoprivano il volto e con una mano sotto il mento fece incontrare i loro sguardi.
"Sei bellissima Alice" fu l'unica cosa che fu in grado di dire prima di baciarla.

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Capitolo 20
*** Capitolo diciannove. ***


“Allora come l’ha presa Jamie?” Abbie si stese sul letto della sua migliore amica mentre Alice sistemava il suo armadio.
“Emmh.”
“Non gli hai ancora detto niente Alice?”
la rimproverò la bionda mettendosi seduta sul letto per poterla guardare.
“Non ci riesco Abs.. ci ho provato..”
“Sono due settimane che hai preso questa decisone Ali.. lui deve saperlo..”

Alice sospirò spaventata sedendosi accanto alla sua amica.
“Lo so Abbie.. lo so.” sussurrò con lo sguardo fisso sulle sue scarpe.
“Vedrai che capirà..” cercò di incoraggiarla la bionda sfregando una mano sulla spalla desta della ragazza.
“Rimani a mangiare qui Abbie?” la madre di Alice entrò in camera della ragazza con un sorriso.
Una settimana prima l’avevano dimessa dall’ospedale e sembrava essersi ripresa del tutto dall’incidente. Da lunedì avrebbe anche ripreso a lavorare.
“Se non disturbo mi farebbe piacere.” sorrise cordialmente Abbie.
 
 
La campanello che segnava l’inizio della pausa pranzo, fece rallegrare tutti gli alunni che uscirono velocemente di classe. Alice prese un grande sospiro, doveva dire tutto a Jamie.
Lo bloccò prima di uscire dall’aula di matematica.
“Devo parlarti.” sussurrò mordicchiandosi il labbro.
Jamie annuì prendendola per mano e rientrando in aula per poter parlare tranquillamente.
“Che devi dirmi?” domandò cercando di mettere a proprio agio la ragazza.
Alice abbassò lo sguardo incapace di reggere quello di Jamie.
“Quando mia madre ha avuto l’incidente, ho capito una cosa. Sin da piccola ho desiderato diventare un medico e quando mia madre è stata operata ho capito che è quello che voglio fare da grande. Alla fine dell’anno scorso avevo fatto domanda per entrare a Yale, sono stata presa.” Per tutto il tempo Alice aveva tenuto lo sguardo basso sulle sue scarpe. In quelle due settimane aveva pensato molto a quale college andare e a malincuore aveva scelto Yale. Lei amava disegnare, ma quello l’avrebbe potuto fare come hobby.
“Perché a Yale? Abbiamo ottime università di medicina anche qui in Inghilterra.” deglutì Jamie.
“Sogno di entrare a Yale da quando avevo sette anni. I miei si sono conosciuti li e ho sempre desiderato poterci andare anche io.”
“Ma è in America!”
esclamò Jamie lasciando la mano della ragazza, Alice alzò solo in quel momento lo sguardo incontrando quello ferito di Jamie.
“Lo so… ma per me è importante.”
“Non puoi andartene anche te.. non.. mi l’avevi promesso..”
“Jamie..”
sussurrò Alice vedendo il suo ragazzo uscire dall’aula senza dire niente.
Jamie non si era mai sentito più solo di così.
Suo fratello se n’era andato. Robert sarebbe andato a New York insieme ad Abbie terminato il liceo.
Ora anche Alice lo stava abbandonando. Prese le sue cose dal’armadietto.
“Jamie dove vai?” domandò Robert quando vide il suo amico.
Jamie lo evitò e a testa bassa uscì da scuola mentre dentro si sentiva morire.
 
 
“Grazie per aver viaggiato con noi. Vi auguriamo un buon rientro o una buona permanenza.”
Alice si alzò dal sedile stiracchiandosi, il viaggio era stato molto pesante. Prese la sua borsa e la valigia a mano e scese dall’aereo.
Era passata una settimana da quando aveva detto a Jamie che sarebbe andata a studiare a Yale ed erano da quel giorno che lui la evitava. Aveva deciso di partecipare ad un seminario organizzato dall’università dove ti avrebbero fatto vedere come si svolgeva la vita nel college. Era partita quella mattina presto da Londra ed era appena atterrata all’aeroporto.
In silenzio si diresse all’uscita e sorrise quando vide un ragazzo biondo ad aspettarla.
Gli corse incontro e una volta che gli fu vicino lasciò la valigia per poterlo abbracciare.
“Mio dio Sam.. quanto mi sei mancato.”
Samuel la strinse tra le sue braccia, erano tre mesi che non si vedevano.
“Non ci posso credere che sei qui. Quando l’altro giorno mi avevi detto che saresti venuta qui non ci potevo credere.” sorrise felice Sam prendendo la valigia della ragazza.
“E invece eccomi qui.” sorrise lei.
“Quanto ti fermi?” domandò Sam fermando un taxi fuori l’aeroporto.
Fece salire Alice e poi salì anche lui.
“Il seminario dura una settimana, poi torno a Londra.”
“Quindi è sicuro? Verrai a Yale?”
Alice annuì poggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
“Che succede Ali?” domandò Sam accarezzandole i capelli.
“Credo che tuo fratello mi odi..”
“Perché dici così?”
“Da quando gli ho detto che verrò a Yale mi evita.”
“Jamie non ti odia, non riuscirebbe mai a farlo. È solo ferito, vedrai che sistemerete tutto.”
“Come fai a dirlo?”
“Perché è mio fratello.”
disse sicuro Sam.
“Mi sei mancato.”
“Anche tu.. dai ancora qualche mese e poi saremo di nuovo insieme.”
Alice sorrise, Yale e l’ambasciata dove lavorava Samuel erano nella stessa città.
 
 
“Dai Alice.. esci con me.” la supplicò Samuel. Erano arrivati da poco a casa del ragazzo e l’aveva fatta sistemare nella stanza degli ospiti.
“Sam sono stanca..”
“Io mi sono preso una giornata libera per poter stare con te..non mi dare buca.”

Alice sbuffò per poi accontentare il ragazzo.
“Ti odio.”
“Ti voglio bene anche io..”
scherzò lui abbracciando la ragazza.
“Vado a sistemarmi..” sbuffò alzandosi dal divano.
Dopo una ventina di minuti i due amici erano già fuori casa e si stavano incamminando verso il parco.
“Come vanno le cose?”
“Essendo il segretario più giovane ho meno cose da fare e quindi più tempo libero. Lo stipendio è ottimo. Che altro?”
Alice sorrise, Sam le era mancato più di quanto avesse immaginato. Passare del tempo con lui dopo tre lunghi mesi le fece capire quanto effettivamente avesse sentito la sua mancanza.
“Vieni, voglio farti conoscere una persona.” Sam prese per mano la ragazza e andò incontro ad un ragazzo seduto su una panchina distante qualche metro da loro.
“Ciao Sam.” Un ragazzo poco più alto di Sam si avvicinò a loro. Alice doveva ammettere che fosse molto bello. Aveva gli occhi blu oceano e Alice non riuscì a non trovare delle differenze con quelli di Jamie.
“Lei è la mia migliore amica, Alice.”
“Piacere, sono Alec.”
sorrise il ragazzo porgendo la sua mano.
“Piacere.” e la vecchia Alice, quella timida e sempre in imbarazzo uscì fuori.
 
Quella mattina Alice si svegliò presto, fece colazione insieme al suo migliore amico e poi andò all’università.
Salutò Sam che l’aveva accompagnata e poi si diresse in segreteria. Quella settimana c’era solo un piccolo gruppo di ragazzi, erano più o meno una decina.
“Alice?” la ragazza si sentì chiamare. Alzò lo sguardo incontrando quello oceano di Alec.
“Ciao..” sussurrò imbarazzata.
“Non sapevo venissi a Yale.”
“Oh.. io non vengo qui. Non ancora, sono qui per il seminario.”
Alec annuì sorridendo alla ragazza.
“Loro sono Paul Harrison e Alexander Wilson, saranno le vostre guide per questa settimana.” Tutti i ragazzi annuirono poi Paul iniziò a parlare.
Alec si avvicinò ad Alice e iniziò a parlare con lei mentre lei si sentiva a disagio.
“Sai se a Sam piace qualcuno?” le domandò Alec. Alice guardò il ragazzo negli occhi e capì che c’era un certo interesse verso il suo amico.
Alice tornò a guardare davanti a se e seguire il gruppo. Alzò le spalle non sapendo cosa rispondere.
“No..non credo.” disse infine. Non voleva dirgli che Sam fosse gay, se lui non l’aveva fatto ci doveva essere un motivo e non sarebbe stata lei a dirlo ad Alec.
“Credi.. credi potrei interessarli?” domandò.
“Dovresti parlarne con lui..” rispose vagamente Alice guardandosi le scarpe. Alec annuì per poi prendere parola e aiutare il suo compagno.

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Capitolo 21
*** Capitolo venti. ***


Quella settimana era passata velocemente tra college e pomeriggi con Sam. Samuel quel pomeriggio l’aveva accompagnata in aeroporto e si erano salutati, questa volta era stato più facile perché entrambi avevano la consapevolezza che presto si sarebbero rivisti.
Alice si alzò dal sedile quando il segnale luminoso delle cinture si spense. Prese le sue cose e scese dall’aero, all’uscita trovò sua madre che l’abbracciò subito.
Quando arrivò a casa, la prima cose che fece fu andare a dormire svegliandosi solo la mattina dopo.
Fu svegliata dallo squillo del suo telefono. Aprì il messaggio che le era appena arrivato.
‘Ho bisogno di parlarti, vieni a casa mia. xxJamie.’
Il cuore di Alice iniziò a battere velocemente, erano due settimane che non si faceva sentire e quella frase la fece spaventare. Solitamente non c’era mai niente di buono quando qualcuno diceva che dovevano parlare.
'Tra mezzoretta sono lì.' scrisse velocemente prima di andarsi a fare una doccia.
Anche quella domenica mattina sua madre era andata in ospedale per lavorare quindi Alice fu costretta ad andare a piedi a casa del ragazzo.
Rimase senza fiato quando Jamie le aprì la porta, era troppo tempo che non lo vedeva.
“Ciao.” sussurrò.
“Entra..” disse Jamie facendole segno di andare in salone.
“Mi dispiace essere sparito in queste due settimane-iniziò a parlare.- Solo che ero ferito, mi sono sentito abbandonato Alice.”
La ragazza abbassò lo sguardo sentendosi in colpa.
“Mi dispiace.” balbettò.
“Ho capito quanto è importante per te entrare a Yale così ho fatto domanda anche io.. dall’anno prossimo giocherò nella squadra del college.”
Alice alzò la testa incontrando lo sguardo del ragazzo.
“Cosa? Ma.. e gli NBE? È la migliore squadra dell’Inghilterra.”
“La squadra di basket di Yale non sarà la migliore, ma non mi interessa. Giocherò in una squadra importante e starò nello stesso college con te.”
disse in un alzata di spalle Jamie.
“Perché fai tutto questo Jamie?” domandò Alice con gli occhi lucidi.
“Perché ti amo e non voglio perderti.” Il cuore di Alice si fermò a quelle parole.
“Tu mi ami?” Jamie annuì avvicinandosi a lui.
“Si, Alice. Io ti amo e..” La ragazza non lo fece finire di parlare che lo baciò. Un bacio dolce e pieno d’amore.
“Ti amo anche io.” sussurrò leggermente imbarazzata prima di buttarsi tra le braccia del ragazzo.
 
Jamie non si era mai sentito così leggero. Finalmente era riuscito ad aprirsi con Alice. Finalmente era riuscito a dire quello che provava ad Alice. E aveva scoperto anche che ricambiava. Non si era mai sentito così libero e felice in vita sua.
"Che succede?" Si preoccupò quando vide Alice in lacrime.
La ragazza scosse la testa abbracciando nuovamente il ragazzo.
"Niente, sono solo felice."
Jamie sorrise per poi baciarla come mai aveva fatto. La baciò trasmettendole tutto il suo amore.
Non si dissero altro, non c'era bisogno di dire niente. Jamie si stese sul divano e lei si mise accanto a lui tra le sue braccia. Nella camera si sentivano i loro respiri regolari finché Jamie non decise di parlare.
"E se andassimo a vivere insieme? Intendo quando andremo al college."
"Non so Jamie. Non mi posso permettere di prendere un appartamento."
"Potrei vendere questa casa, guadagneremo abbastanza e staremo bene per i primi mesi."
"Non posso chiederti anche questo Jamie."
"Questa casa non mi servirebbe più.. Mio fratello ha un suo appartamento a New Heavn e non me ne farei niente di questa casa."

Alice si lasciò convincere non tanto facilmente, non le piaceva l'idea di essere mantenuta dal suo ragazzo ma Jamie sembrava essere così felice di andare a vivere insieme e infondo neanche a lei dispiaceva l'idea.
 


 
“Jamie? Che ci fai qui? Stai partendo?” Robert era confuso quando vide il suo migliore amico fuori casa sua con due grandi valigie.
“No.. non devo partire.”
“Perché hai quelle valigie?”
“Posso stare da te fino il diploma?”
domandò Jamie grattandosi la testa.
“Si, certo.. ma che è successo?” Robert si spostò facendo entrare il suo migliore amico.
 
Quella mattina, quando Jamie si era svegliato aveva avuto una spiacevole sorpresa.
I suoi genitori erano andati a casa sua facendolo alzare presto dal letto anche se fosse sabato.
“Perché hai messo la casa in vendita?” disse il padre senza neanche salutare.
“E tuo fratello dove si è cacciato?”
“È a New Heavn.” disse semplicemente Jamie.
“Sarebbe la città dei gay?” Jamie si innervosì stringendo le mani a pugno facendo diventare le ciocche bianche.
“È andato lì per lavorare, è uno dei segretari dell’ambasciata inglese.” lo difese.
La madre alzò le spalle indifferente a quella notizia.
“Allora, perché hai venduto la casa?” ripeté non curante il padre.
“L’ho solo messa in vendita.. la venderò dopo il diploma, poi non ne avrò bisogno. Andrò in America.” rispose freddo Jamie.
“Veramente la casa non è più tua, io e tua madre l’abbiamo comprata.”
“Non..”
“Abbiamo offerto di più all'agenzia, non ci è voluto molto a convincerli per firmare il contratto.”

Sorrise soddisfatta la madre mostrando il contratto al figlio dove mancava la sua firma.
“Ora puoi decidere se lasciare stare tuo fratello e non andare al college per poter ereditare..”
“Non tradirò mai mio fratello e io andò al college.” Jamie interruppe il padre.
“Allora sai quale è la porta.”
“Non potete cacciarmi fuori.”
“Si che possiamo.. questa è casa nostra, tu non hai più alcun diritto a rimanere qui.. ti abbiamo dato l’ultima possibilità.”

Jamie respirava pesantemente, il petto si alzava e si abbassava velocemente e le nocche delle mani erano ormai bianche, nel palmo della mano erano rimasti i segni delle unghie. La mascella era serrata e gli occhi pieni di rabbia.
Tiro un pugno al muro facendosi male.
“Non ti permettere a interrompere le persone e porta rispetto a chi è più grande di te.” disse duramente la madre facendo scoppiare il ragazzo. Per troppo tempo aveva tenuto per sé quelle cose.
“Voi mi parlate di rispetto? Voi che avete cacciato vostro figlio di casa solo perché è gay? Voi che avete cacciato me di casa solo perché ho difeso mio fratello rinunciando ad una stupida eredità? Io non potrei rispettare due persone come voi che dicono di essere genitori. Dove eravate quando Sam ha imparato a camminare? Quando ha detto la sua prima parola? Dove eravate a tutti i nostri compleanni? Voi non c’eravate mai e avete cercato di colmare questa assenza con soldi e videogiochi quando l’unica cosa che io e Sam desideravamo era ricevere l’amore di un padre e una madre, l’unica cosa che volevamo erano due genitori presenti.”
Jamie si sfogò con quelli che dovevano essere i suoi genitori. Sentiva il suo cuore battere velocemente dentro il suo petto e la rabbia ribollirli nelle vene.
“Non ti rivolgere mai più così a tua madre.” disse freddamente il padre tirando uno schiaffo al ragazzo. Jamie non rispose.
Uscì dal salotto, andò in camera sua e fece le valige prendendo tutto quello di cui avrebbe avuto bisogno: libri, cd, chitarra, vestiti e foto.
Poi senza dire una parola, firmò il contratto che era sul tavolino in vetro ed uscì di casa prendendo la sua macchina. Sarebbe tornato dopo a prendere la sua moto.
 
 
"Hai una benda e del disinfettante?" Domandò Jamie una volta che fu in camera del suo amico.
"Che hai fatto alla mano Jamie?" Chiese spaventato il suo amico per poi andare a prendere quello che gli aveva chiesto.
Jamie sospirò raccontandogli quello che era successo con i suoi genitori. Il suo tono era pieno di rabbia. Robert posò una mano sulla spalla del ragazzo prima di abbracciarlo. Jamie rimase immobile ancora scosso e arrabbiato per l'episodio con i suoi genitori.
 
 
Alice stava per suonare il campanello di casa del suo ragazzo quando lo vide arrivare. Indossava un giubbotto di pelle nera con un cappuccio felpato che gli copriva il volto. Aveva le mani nelle tasche della giacca e i muscoli delle braccia erano contratti. Camminava verso di lei a sguardo basso. Dalla camminata veloce e dalla contrazione dei muscoli, Alice poté capire che il ragazzo era arrabbiato. Rimase immobile ad osservarlo avvicinarsi al cancello e una volta raggiunta la moto alzò lo sguardo che si addolcì alla vista della sua ragazza.
"Tutto bene?"
Jamie prese il casco e salì in sella alla moto.
"Andiamo a casa tua." Disse porgendole il casco e facendole segno di salire dietro di lui.
Alice fece come gli aveva detto senza dire niente. Rimasero in silenzio per tutto il tempo finché, una volta a casa, Jamie non iniziò a raccontare quello che era successo. Erano seduti entrambi sul divano. Jamie aveva le gambe leggermente divaricate ed era poggiato con i gomiti su di esse. Il volto era coperto dal cappuccio e dai capelli che cadevano e lo sguardo era basso, sulle sue scarpe.
Alice lo ascoltava attentamente e gli aveva preso una mano. Aveva sentito tutti i muscoli del ragazzo rilassarsi al suo tocco. Il tono di voce diventava sempre più debole mentre parlava.
Quando finì di raccontare quello che era successo alzò lo sguardo incornando quello preoccupato di Alice. La ragazza senti una morsa allo stomaco quando vide gli occhi lucidi di Jamie. Abbracciò subito il ragazzo stringendolo maggiormente a sé quando lo sentì singhiozzare. In quel momento capì quanto fosse forte Jamie, ma anche lui era crollato come era normale che fosse. Era lei quella fragile della coppia, Jamie era quello forte, quello che la proteggeva. Ma in quel caso toccava a lei essere forte, doveva essere forte per il suo ragazzo. Dovevano essere forti insieme.
 
 
Jamie aveva pianto per quasi un'ora tra le braccia della sua ragazza. Alice non l'aveva mai visto così fragile e riusciva a capire quello che stesse provando. O almeno in parte.
Per la prima volta si sentì fortunata perché, nonostante suo padre fosse morto quando lei era piccola, per sette anni aveva ricevuto tutto il suo amore e tutt'ora riceveva l'amore di sua madre. Lui invece non aveva mai ricevuto quest'amore che sarebbe essere dovuto naturale. Jamie era cresciuto da solo e aveva dovuto crescere suo fratello.
"Mi dispiace così tanto Jamie.." Sussurrò con ancora il ragazzo tra le braccia. Aveva smesso di piangere da poco e lei gli stava accarezzando i capelli. Jamie si allontanò quel poco per poter guardare la sua ragazza.
Le guance erano rigate dalle lacrime, gli occhi rossi e gonfi.
"Loro non sono mai stati presenti, la mia famiglia sono sempre stati Sam e Robert.. E ora anche te..sei diventata così importante per me e se dovessi perderti.." Jamie trattene un sospiro, la sua voce era ancora scossa dai singhiozzi. Alice gli sorrise accarezzandogli una guancia.
"Non mi perderai Jamie, io ho bisogno di te tanto quanto tu ne hai di me." Sussurrò sulle sue labbra. Jamie ricambiò il bacio, aveva bisogno di quel contatto.
Quel bacio da dolce e casto si trasformò in passionale e pieno di desiderio.
Jamie si stese sopra la ragazza che si lasciò trasportare. Si bloccò soltanto quando sentì la mano di Jamie entrare sotto la sua maglietta.
"No Jay.. Non.."
Jamie si alzò deluso sospirando. Alice si sistemò la maglietta e gli si avvicinò.
"Jamie io ti voglio, davvero.." Mormorò imbarazzata.
"E perché non.." Lasciò la frase in sospeso. Lui non la voleva costringere, ma aveva paura che lei non lo volesse.
"Ho le mie cose Jamie.. Ma ti giuro, non ti ho mai desiderato così tanto.." Disse in un sorriso imbarazzato mentre sentiva le guance accaldarsi. Jamie le sorrise lasciandole un veloce bacio sulle labbra prima di posare la sua testa sulla spalla della ragazza.
Chiuse gli occhi mentre il profumo di cioccolato gli riempiva i polmoni.
"Lo sai che ti amo vero?" Sussurrò sul suo collo sentendola rabbrividire.
"Anche io Jamie, tanto." Rispose semplicemente poggiando la sua testa su quella del ragazzo.

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Capitolo 22
*** Capitolo ventuono. ***


 "Ancora non mi sembra vero che ci stiamo per diplomare." Il tono stupito di Jamie fece ridere Alice e i suoi due amici.
"Dopo aver ripetuto l'anno per due volte, sei riuscito anche te a superarlo." Lo prese in giro Robert.
"Anche te hai dovuto ripetere l'ultimo anno."
"Si, ma io perché sono stati tre mesi a casa a causa dell'incidente."
"E secondo te io mi diplomavo senza il mio migliore amico?"

Alice scosse la testa divertita prima di essere trascinata via da Abbie.
"Stasera dormi da me? Poi andiamo insieme a scuola." Sorrise felice Abbie spostandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio.
"Va bene.."
"Ok ragazzi, noi andiamo.."
"Ma.."
Alice non fece in tempo a ribattere che  Abbie la trascinò fuori sotto gli occhi confusi dei due ragazzi.
"Perché mi hai trascinato via senza farmi salutare Jamie?" Domandò confusa una volta lontane dal locale.
"Perché la notte é ancora giovane ed è l'ultima notte a disposizione per stare insieme. Poi te andrai a New Heavn e io a New York.” sorrise malinconica Abbie.
“Non saremo tanto lontane.. non cambierà nulla tra di noi.” disse non molto sicura delle sue parole.
“Oh, lo so.. Durante quest’anno ho mantenuto i contatti con i miei vecchi amici.. Solo che mi mancherai Ali, non passere più tanto tempo insieme.”
Alice abbracciò la sua amica, anche a lei sarebbe mancata molto.
“Ti voglio bene Abbs e mi mancherai tanto anche te.” disse bloccandosi e abbracciando l’amica.
“Ti voglio bene anche io, ho legato più con te che con gli i miei vecchi amici.”
 
“Tesoro, sono così orgogliosa di te.” La madre di Alice abbracciò la ragazza appena scese dal palco improvvisato nel giardino della scuola.
Alice si era appena diplomata con il massimo dei voti, indossava una lunga tunica blu e tra le mani teneva il diploma e il cappellino dello stesso colore.
“Salve signora Mason.” sorrise Jamie abbracciando la ragazza.
“Auguri Jamie.” disse la donna abbracciando il ragazzo. Jamie ricambiò l’abbraccio sentendo per la prima volta l’amore di una madre.
“Grazie signora Mason.”
“Jamie ormai sei di famiglia, quando ti deciderai a chiamarmi Rose?”
Jamie sorrise alla donna promettendole che avrebbe iniziato a chiamarla per nome.
“Finalmente ce l’hai fatta fratellone.” disse Samuel spuntando tra la folla.
“Sam.. che ci fai qui?” Jamie abbracciò suo fratello che ormai non vedeva da mesi.
“Secondo te potevo perdermi il tuo diploma?”  Domandò retoricamente mentre abbracciava la sua migliore amica.
Intanto vennero raggiunti da Abbie e Robert e le loro famiglie.
“Questa è l’ultima sera che siamo tutti insieme, bisogna uscire a festeggiare.” Annunciò Robert con l’appoggio di Abbie e Jamie.
“Potremmo andate tutti insieme da qualche parte?” propose il fratello di Abbie rivolgendosi anche ai genitori.
E così fecero. Passarono quell’ultima serata tutti insieme con le loro famiglie, dopo cena Alice, Abbie, Jamie, Robert e Samuel uscirono insieme per festeggiare il loro diploma rientrando in casa solo in tarda nottata.
 
Era passato un mese dal diploma dei ragazzi, un mese dall'ultima volta che Jamie e Alice avevano passato del tempo con Robert ed Abbie. Era arrivato anche il giorno della partenza di loro due. Quella mattina avevano preso l'aereo per New Haven. Avevano passato il tempo a vedere un film e a chiacchierare finché non si erano addormentai. Lui poggiato al finestrino e lei tra le sue braccia.
"Alice?" Jamie si era svegliato da qualche a causa di un'hostess che era passato vicino a loro facendo cadere a terra un vassoio.
"Alice?" Riprovò quando la ragazza mugugnò qualcosa di incomprensibile.
"Stiamo per atterrare." Sussurrò all'orecchio della ragazza prima di lasciare una scia di baci sulla sua guancia.
La ragazza sorrise senza aprire i suoi grandi occhioni.
"Smettila di fissarmi." Sussurrò con la voce impastata dal sonno.
Poi saltò per lo spavento staccandosi dal ragazzo quando l'aereo atterrò.
Jamie ridacchiò divertito prendendosi un'occhiataccia da parte della sua ragazza. Rimasero seduti per altri cinque minuti, poi si alzarono prendendo le loro valigie e scesero dall'aereo.
Andarono a ritirare il resto dei bagagli e poi si diressero all'uscita.
"Ciao Alice." Il tono squillante di Alec richiamò i due ragazzi.
Il moro abbracciò la ragazza sotto lo sguardo geloso di Jamie.
"Ciao Alec." Sussurrò imbarazzata lei.
"Che ci fai qui?" Chiese poi.
"Sam mi ha chiesto di venirvi a prendervi che aveva avuto un problema al lavoro." Spiegò Alec prendendo una valigia della ragazza.
"Piacere Alec, tu devi essere il fratello di Sam." Si rivolse a Jamie.
"Si. Sono Jamie, il suo ragazzo." Tenne a precisare. Ma il moro non sembro farci molto caso.
Il viaggio dall'aeroporto a casa di Samuel fu silenzioso. Alec era al posto di guida e Jamie e Alice si erano seduti dietro e lui si era addormenta nuovamente con la testa poggiata sulla spalla del ragazzo.
"Ciao Jam." Salutò felice Sameul alla vista del fratello che era appena sceso dall'auto.
Sam salutò con un abbraccio il fratello e la ragazza.
"Mi dispiace non essere riuscito a venire all'aeroporto." Si scusò Sam prima di sorridere al ragazzo moro che gli si avvicinava.
"Non gli hai detto niente vero?" Gli chiese Sam.
"Detto cosa?" Domandò curiosa Alice.
"Io e Alec stiamo insieme." Sorrise felice il biondino.
"Oh.." Sussurrò soltanto Jamie prima di sorridere felice al fratello e porgere un'occhiata di scuse al moro che sorrise divertito.
Alice invece abbracciò felice il suo migliore amico.
 
Dopo aver salutato il fratello e la sua amica, Samuel era rientrato in casa prendendo le chiavi dell'appartamento del fratello. Era andato a ritirare lui le chiavi quando il proprietario di casa era partito qualche giorno prima. Accompagnò i due ragazzi al loro appartamento che era qualche casa più in là rispetto a quella sua. Alec gli scortava con una valigia in mano mentre il suo sguardo era fisso sul suo ragazzo.
"Noi dobbiamo uscire.. Ci vediamo più tardi." Si dileguò Sam una volta arrivati all'appartamento e aver lasciato tutte le valigie.
Jamie sorrise felice alla sua ragazza per poi fare un giro per l'appartamento.
Aveva fatto tutto suo fratello quindi loro due erano all'oscuro di tutto.
Era piccolo ma accogliente.
C'era una cucina, un bagno, un soggiorno e due camere da letto, entrambe matrimoniali.
Alice prese le sue valigie e si diresse in una camera, Jamie nell'altra.
Alice stava sistemando qualcosa nei cassetti quando si sentì stringere da dietro. Il suo cuore accelerò riconoscendo l'odore del suo ragazzo.
"Mi mancavi." Sussurrò sul suo collo facendola sorridere.
"Ma se siamo stati insieme fino a cinque minuti fa."
"Si ma non potevo fare questo."
Sussurrò voltando la ragazza verso di se e baciandola. Alice si sciolse come un gelato al sole facendo cadere la maglia che aveva in mano. Circondò il collo del ragazzo avvicinandolo maggiormente a se. Jamie indietreggiò fino a cadere sul letto con la ragazza sopra di lui.
Alice soffocò una risata mentre lui si stendeva meglio e lei si sistemava a cavalcioni sul suo bacino per stare più comoda.
Jamie la strinse a se facendo scorre una sua mano per tutta la schiena fino al sedere. Alice arrossì quando, strusciandosi su di lui, sentì l'erezione del ragazzo. Sentì il suo cuore accelerare quando la mano del ragazzo si infilò sotto la sua maglietta. Continuò a baciarlo anche quando le mani del ragazzo iniziarono a giocare con il gancetto del reggiseno.
Si staccò da lui solo per farsi togliere la sua maglietta rimanendo nuda per la prima volta davanti a lui. Jamie riprese a baciarla prima di togliersi anche lui la maglia e stendersi sul letto con lei di sopra. Alice, con le mani tremanti, provò a sbottonare il pantalone del ragazzo e lui vendendola in difficoltà l'aiutò.
Ora lui era nudo, ad eccezione dei boxer, ed era steso sotto di lui.
Era perfetto, il petto muscoloso ma non troppo, con qualche tatuaggio, addominali accennati e la V all'altezza del bacino. Jamie le sorrise prima di attirarla nuovamente a se e baciarla. Capovolse la situazione per poi sfilarle i jeans.
"Sei sicura?" Domandò con il fiato corto guardandola negli occhi.
Alice annuì alzando la nuca per far combaciare le loro labbra.
Jamie gemette quando Alice fece scontrare le loro intimità. Con un rapido gesto della mano liberò entrambi dell'unico indumento prima di tornare a baciarla.
"Aspetta." Sussurrò alzandosi dal letto e sparendo fuori dalla camera.
Alice si mise seduta confusa, poco dopo il ragazzo tornò con un preservativo in mano.
Sorrise ad Alice prima di baciarla per poi fare per la prima volta l'amore con lei.
Jamie aveva fatto tante volte sesso, troppe volte che ormai aveva perso il conto. Aveva sempre pensato che fosse la cosa più bella solo perché non aveva mai fatto l'amore. Non si era mai sentito così vivo, così libero, leggero, felice ed amato come si sentì con Alice. Con lei tutto era più bello e più dolce.
"Ti amo così tanto Alice." Disse stringendo la ragazza al suo petto e coprendo i loro corpi con il lenzuolo.
Anche per Alice era stato bellissimo. Era stata la sua prima volta ed era stata perfetta, Jamie era stato perfetto. Si era sempre domandata come sarebbe stato e finalmente aveva avuto una risposta. Era stato molto più bello di come aveva immaginato.
"Ti amo Jamie." Sussurrò chiudendo gli occhi mentre il ragazzo le accarezzava i capelli.

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Capitolo 23
*** Epilogo. ***


“Perché zio Alec ti stava antipatico all’inizio?” domandò ingenuamente una bambina di quattro anni. Aveva la carnagione chiara, lunghi capelli castani e mossi e gli occhi azzurri azzurri. Il padre aveva passato le ultime due ore a rispondere alla domanda ‘come vi siete conosciuti te e la mamma?’ della piccola.
“Perché credevo gli piacesse la mamma ed ero geloso.” spiego con un sorriso il ragazzo alla bambina seduta sulle sue gambe.
“E poi hai fatto l’amore con la mamma? Che vuol dire?”
“Quando due persone si amano tanto fanno l’amore, lo capirai quando sarai più grande. Quella fu la terza giornata più bella di tutta la mia vita.”
Jamie sorrise ricordando quel giorno, non aveva mai smesso di amare Alice.
“E quali sono stati i primi due?” chiese curiosa la bambina sorridendo.
“Il primo quando sei nata te..- sorrise sfiorando il naso alla piccola facendola ridere.- Il secondo quando ho sposato la mamma.”
“Come hai chiesto alla mamma di sposarti?”
chiese ancora più curiosa la piccola sulle gambe del padre.
“Questa è un’altra storia. Te la racconterò un’altra volta. Ora è tardi..” sorrise Jamie quando vide il fratello entrare nella stanza.
La piccola saltò dalle gambe del padre e corse verso il ragazzo che la prese tra le sue braccia.
“Zio Sammm.” urlò felice la piccola.
“Forza andiamo a casa.”
“Io non voglio andare a casa. Voglio rimanere con mamma e papà.”
sbuffò la piccola incrociando le braccia.
“Vuoi venire da me Belle? C’è anche Tomas.” Abbie arrivò alle spalle di Sam sorridendo alla piccola.
“Ok..” si arrese abbassando lo sguardo.
“Voglio salutare mamma.” disse facendosi lasciare da Sam e correndo verso la madre.
“Si risveglierà la mamma, vero?” domandò al padre dopo aver lasciato un bacio sulla guancia della madre immobile sul lettino.
“Si risveglierà, vedrai. Tua madre è forte.” sorrise tristemente Abbie quando Jamie non rispose.
“Ciao papà.” sussurrò la piccola Belle lasciando un bacio al padre prima di andare da Abbie.
“Jamie, vedrai che Alice si sveglierà.” Samuel si era avvicinato al fratello poggiando una mano sulla sua spalla.
“Sono tre mesi che è stabile Sam, tre mesi che non è cambiato niente.” il tono di Jamie era pieno di dolore. Tre mesi prima Alice era stata investita, era stata portata d’urgenza in ospedale e l’avevano portata subito in sala operatoria. Erano ormai tre mesi che Alice era in coma e non c’era nessun miglioramento.
“Resta solo una settimana Sam, se non si risveglierà staccheranno la spina. Come farò se lei muore? Come lo dirò a Belle?”
Sam abbracciò il fratello.
“Perché non vai a casa a riposare? Resto io.”
Jamie scosse la testa. Rose, la madre di Alice, ed Abbie gli avevano detto la stessa cosa, ma lui non aveva accettato. Voleva rimanere al fianco dell’unica ragazza che avesse amato.
Ricordava ancora benissimo il giorni in cui, dieci anni prima, si erano conosciuti.
Molte cose erano successe da quando si erano trasferiti in America. Avevano mantenuto i contatti con Robert ed Alice e si vedevano almeno una volta al mese.
Samuel ed Alec erano stati i primi a sposarsi, seguiti da Abbie e Robert ed infine loro. Poco dopo il matrimonio era nato il piccolo Tomas, figlio di Abbie e Robert, e ad un anno di distanza era nata anche Belle.
Da quando c’era stato l’incidente, Abbie e Robert si erano fermati momentaneamente a New Hevan e anche Rose aveva preso il primo aereo per stare accanto alla sua famiglia.
“Sei sicuro?” Jamie annuì. Poi Samuel uscì dalla stanza.
Jamie avvicinò la sedia al letto dove era stesa la ragazza e le prese la mano.
“Dio Alice, non immagini quanto mi manchi.” singhiozzò lasciando un bacio sulla mano della ragazza.
“Svegliati, apri quei tuoi occhioni che tanto amo. Per favore.” il suo tono era supplichevole.
“Fallo per me, fallo per Belle. Noi abbiamo bisogno di te.”
Jamie incrociò le braccia sul letto e ci affondò la testa.
Alzò di colpo la testa quando sentì qualcosa di caldo toccare la sua mano.
“Alice?”  il suo tono era un misto di stupore e felicità quando vide la mano della ragazza stringere la sua. Alzò il suo sguardo lucido e incontrò quello debole della ragazza.
“So..” provò a parlare la ragazza ma sembrava che la voce le morisse in gola.
Jamie si alzò dalla sedia abbracciandola.
“Sssh non parlare.” sussurrò singhiozzando il ragazzo. Lasciò un bacio sulla guancia della ragazza mentre lei portava le sue mani dietro la schiena del ragazzo.
“Sono qui Jamie.” mormorò a fatica Alice chiudendo di nuovo gli occhi.
“Alice?” la richiamò preoccupato lui prima di uscire dalla camera e chiamare un medico.
Rimase fuori, seduto su una sedia per minuti, forse addirittura un ora. 
Il cuore gli martellava nel petto e stava giocherellando nervosamente con le sue dita per non pensare al peggio.
Aveva paura che quello fosse stato un addio. Che Alice avesse chiuso i suoi occhi per sempre.
Quando il medico uscì dalla camera Jamie si alzò per andarli incontro.
“Quello che è successo prima è un miracolo.” iniziò a parlare il medico facendo spaventare il ragazzo.
“Ormai non c’erano più speranze che la ragazza si svegliasse. Ma ora, per fortuna, Alice è del tutto fuori pericolo, ha solo bisogno di riposo. È una ragazza molto forte.”
Jamie si accorse solo in quel momento di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo. Chiuse gli occhi portando la testa all’indietro sollevato.
“Grazie dottore.” sorrise Jamie, per la prima volta in tre mesi un sorriso felice, per poi entrare in camera. Molti macchinari erano stati scollegati. Era rimasta solo qualche flebo e il catetere.
Jamie si sentì il cuore più leggero, perché ora Alice stava solo dormendo, la mattina dopo avrebbe riaperto gli occhi.
Si sedette sulla sedia e poggiò la testa sul letto cadendo in un sonno tranquillo dopo tutti quei mesi.
 
 
Alice si svegliò poco prima che la porta della stanza si aprisse.
“Mammaaa.” urlò una bambina entrando felice in camera. Alice sorrise dolcemente alla piccola.
“Fai silenzio piccola, papà dorme.” Belle annuì avvicinandosi alla madre e sorridendole.
Alice allungò una mano per accarezzare la bambina quando entrò Robert in camera.
Robert sorrise felice andando a salutare la ragazza per poi abbracciarla. In poco tempo arrivarono gli altri che salutarono felici Alice. Jamie dormiva ancora al suo fianco. In quei mesi aveva dormito poco troppo preoccupato per Alice.
Si svegliò solo in tarda mattinata. Sam ed Alec erano andati al lavoro, sua madre era uscita con Abbie, Robert e Tomas a mangiare qualcosa. Belle aveva insistito per rimanere con la madre e Alice l’aveva accontentata.
“Buongiorno.” sorrise Alice.
La prima cosa che fece Jamie fu abbracciare sua moglie e baciarla come non faceva da tempo.
Una smorfia di disgusto fece allontanare i due ragazzi che sorrisero quando videro la figlia coprirsi il volto.
“Vieni qui…” Jamie indicò le sue gambe con una mano mentre con l’altra stingeva la mano di Alice.
“Dovevo raccontarti come ho chiesto a tua madre di sposarmi, giusto?” Belle annuì felice, scese giù dalla sedia e corse verso il padre che la fece sedere sulle sue gambe. Alice sorrise come sua figlia mentre Jamie raccontava come avesse chiesto la mano.
“Dovevi vedere come era spaventato il giorno del matrimonio.” lo prese in giro quando finì il suo racconto.
“Non me la ricordo questa cosa. Ricordo che eri tu ad essere terrorizzata.” Belle spostava lo sguardo divertita dal padre alla madre mentre si prendevano in giro.
“Tu chi credi abbia ragione?” domandò poi Jamie alla figlia.
“La mamma.” Alice rise divertita all’espressione sconvolta del ragazzo. Poi fissò Jamie fare il solletico a Belle che rideva divertita e felice. Erano passati dieci anni da quando aveva conosciuto Jamie. Erano passati dieci anni da quando la sua vita era cambiata. Ora non era più la ragazza chiusa, timida e insicura di un tempo. Jamie le aveva fatto capire quanto valesse, le aveva fatto capire che aveva delle grandi capacità. Jamie le aveva insegnato ad amare e le aveva fatto capire cosa significasse essere amati. Con lui aveva creato una famiglia e non poteva chiedere di meglio nella vita. Dieci anni prima Alice aveva iniziato a smettere di credere nel principe azzurro, aveva smesso di credere che anche lei un giorno avrebbe avuto una sua famiglia. E proprio quando aveva smesso di crederci, era arrivato Jamie. L’amore aveva bussato alla sua porta. Perché l’amore arriva quando meno te l’aspetti.

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