Skirk.

di someeonelikeu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just a stranger on a bus ***
Capitolo 2: *** Skrik ***
Capitolo 3: *** GHB ***
Capitolo 4: *** «Ne sono felice, Mel.» ***
Capitolo 5: *** Before the storm ***
Capitolo 6: *** All it's gonna cause is pain ***
Capitolo 7: *** I love the adrenaline in my veins ***
Capitolo 8: *** There's a war not far from here ***
Capitolo 9: *** I was dreaming about bigger things ***
Capitolo 10: *** To be a true player you have to know how to play ***



Capitolo 1
*** Just a stranger on a bus ***


Just a stranger on a bus


L’aria di Oslo era fredda, sicuramente più fredda di quella che poteva esserci in Italia il 5 di agosto. 
Cassiope si chiuse la giacca e Melissa, che era uscita con gli shorts, la invidiò per essere stata più previdente di lei; anche se era sempre così.
Quando davanti agli occhi delle due ragazze comparve la  Stazione di Oslo, allora entrambe capirono di aver sbagliato direzione.
«È la seconda volta che passiamo di qui.»  Disse Melissa, sbuffando e portandosi dietro l’orecchie un ciuffo di capelli ricci e rossi che le ricadeva davanti agli occhi.  
Cassiope estrasse dalla borsa la cartina della città e la guardò ancora una volta,  rendendosi conto di non sapere in che direzione andare.
Si strinse nelle spalle, guardando a destra, dove riconobbe  l’ “Operahuset “, il teatro del Balletto di Oslo.
Essendo figlia di due architetti, la ragazza castana aveva sempre avuto una passione per gli edifici moderni.
Senza ascoltare le lamentele dell’amica, Cassiope estrasse la macchina fotografica per  scattare una foto alla grande vetrata del teatro che dava sul mare.
Era la seconda volta che passavano per quella strada, ma non si era mai  fermata ad osservare cosa ci fosse. 
Scattò tre foto di cui una con il cellulare, pensando che l’avrebbe potuta mandare ai genitori che ne sarebbero stati felici.
Un tocco di dita sulla sua spalla destra la costrinse a girarsi.
«Ho voglia di una sigaretta, perché non ne chiediamo una a quei ragazzi in fondo?»
La bruna seguì con gli occhi il punto indicato dall’amica e riconobbe un cerchio di tre ragazzi, biondi come tutti gli abitanti della città, che stavano per accendersi una sigaretta; tutti tranne uno.
Cassiope sapeva che con il “chiediamo”, Melissa intendeva che lo chiedesse lei, dato che a differenza sua,  l’amica non aveva un inglese fluente e arrivava a dire le cose basilari, sbagliando anche, ogni tanto.
La ragazza scosse la tesa, facendo leggermente ondeggiare  i capelli castani davanti al viso.
 Fu tutto inutile, la rossa si era già diretta verso i ragazzi, con i ricci che la rimbalzavano sulle spalle.  
«Possiamo avere una sigaretta, per favore?»
Cassiope raggiunse velocemente Melissa, chiedendo al ragazzo con un tatuaggio sul braccio – quello che aveva in mano il pacchetto- una sigaretta per la sua amica usando il suo inglese fluente. 
«Prima dimmi come ti chiami.»
Il ragazzo fece per estrarre una sigaretta dal pacchetto, ma una mano lo fermò. 
Una voce maschile, con un accento norvegese ben nascosto, seguì il gesto immediatamente. 
Cassiope sbatté la palpebre, realizzando poco dopo che il ragazzo stava parlando con lei e non con la sua amica riccia.
«Cassiope.»
Il ragazzo sembrò soddisfatto della risposta- non che Cass avesse potuto rispondere in modo diverso- e allontanò la mano, lasciando che l’altro le porgesse la sigaretta.
«È per lei.»  
La bruna indicò con il mento Melissa che se ne stava zitta affianco a lei, a tremare dal freddo; eppure lei glielo aveva detto di mettere il jeans e di portarsi la giacca.
La rossa prese la sigaretta tra le mani, accendendola con l’accendino che gli porse il ragazzo.
Cassiope guardò il tatuaggio che il ragazzo aveva sul braccio destro: una specie di drago con una scritta che doveva essere in norvegese.  
«Sono Aleksander.»

Melissa e Cassiope si girarono velocemente verso il ragazzo, quello che era stato in silenzio per tutto il tempo, che tendeva la mano destra verso di loro.   
Era più pienotto rispetto agli altri due e aveva i capelli e gli occhi di un colore più scuro.
Cassiope ripeté il suo nome, Melissa si presentò per la prima volta.
«Kristoffer.»
Le ragazze strinsero la mano anche al ragazzo tatuato. 
L’unico che rimase in silenzio fu quello che agli occhi di Cassiope era risultato come il più sfacciato, quello che le aveva chiesto il nome.
Se ne stava appoggiato al muro della stazione, con i capelli biondi che si scompigliavano al vento e gli occhi azzurro chiaro che fissavano la figura della bruna.  
«E tu?»  Chiese Cassiope.
«Dennis.» Il ragazzo sorrise leggermente e due fossette gli spuntarono agli angoli della bocca.  
La bruna si chiese per quale motivo lei e l’amica fossero ancora li dopo aver avuto la sigaretta, potevano benissimo salutarli e continuare per la loro strada.
Quando si girò verso Melissa, la trovò seduta sui gradini della stazione insieme agli altri ragazzi, intenta a dire qualcosa nel suo inglese poco corretto. 
«Dovevamo andare in un museo a  vedere “Il grido” o come si chiama, ma Cass non sa leggere le cartine e siamo finite qui per la terza volta.»
Melissa, che già aveva preso confidenza con Kristoffer, stava lamentando il fatto che Cassiope avesse sbagliato strada più di una volta, ma aveva tralasciato il fatto che per tutto il tempo lei non aveva dato uno sguardo alla cartina, lasciandosi trascinare dall’amica e lamentandosi che con le scarpe alte che aveva indossato, non poteva camminare così tanto. 
«”L’urlo”. È di Munch.»
Prima che potesse farlo Cassiope, Dennis corresse Melissa, che tra un tiro di sigaretta e l’altro, sembrava più interessata a parlare con Kristofffer che a sentire la correzione al suo sbaglio. 
La ragazza spalancò gli occhi, stupita da ciò che il biondo aveva detto; si sedette anche lei, stanca di stare in piedi, tanto non sarebbe stato facile staccare l’amica dal ragazzo.
«Ma qui i musei alle 18.00 chiudono, siete giusto con due ore di ritardo.»
Cass lo sapeva, aveva controllato bene gli orari, ma era stata tanto testarda da non voler chiedere informazioni a nessuno, sicura di poter trovare la strada da sola; e adesso eccole li, con tre ragazzi sconosciuti, quando i musei avevano ormai chiuso. 
«Ma voi siete italiane?» Chiese Aleksander, che intanto aveva finito la sua sigaretta e la stava schiacciando sotto la scarpa; l’unico che non aveva fumato era stato Dennis.
«Sì. Lo hai sentito dal mio accento?» Cassiope subito si preoccupò, pensando di aver perso quell’accento americano che mascherava perfettamente le sue origini, quando parlava in inglese.
«Non dal tuo, dal suo.» Rispose Aleksander, ridendo appena, divertito dal tono che aveva usato la ragazza.
La bruna si sentì sollevata, in un certo senso.
Melissa parlava davvero un inglese terribile e, infatti, continuava a chiedere se Kristoffer la stesse capendo o se la assecondava solamente.
Sia Dennis che Aleksander parlavano perfettamente l’inglese, Kristoffer meno, aveva un accento norvegese fortissimo e spesso sbagliava i tempi verbali e l’ordine dei sostantivi.
La bruna notò che Kris fece cenno a Melissa di aspettare e disse qualcosa in norvegese a Dennis.
«Chiedi se vogliono venire con noi  a BygdØy. Teniamocele strette, io la rossa me la faccio.»
Kristoffer disse qualcosa, incomprensibile per le ragazze, che fece ridere lui e Aleksander, mentre Dennis rimase impassibile.
«Zitto, din idiot.»
Il biondo rispose e Cassiope capì solo che aveva dato dell’idiota all’amico.
«Chiediglielo, io non lo so dire.»
Le ragzze si guardarono stranite, mentre cercavano di capire, senza nessun risultato, cosa stessero dicendo i tre.
Dennis guardò anche Aleksander, che annuì con il capo, prima di parlare.
«Volete venire con noi a BygdØy? È una penisola che possiamo raggiungere con il battello dal porto.» 
Agli occhi di Melissa, Dennis non sembrò troppo entusiasta. 
«Abbiamo l’alcol.» Kristoffer intervenne, indicando lo zaino nero che Aleksander portava sulle spalle.
Perfetto, penso Cassiope, adesso non c’erano speranze che Melissa avrebbe potuto rifiutare.
Lei non  riusciva a fidarsi completamente, ed era normale: andare con tre ragazzi sconosciuti su una penisola, sapendo che avevano anche dell’alcol, era da pazzi.
Eppure sapeva che, se avesse detto di no, per tutta la vacanza e anche dopo, avrebbe dovuto sopportare l’amica che si lamentava.
«Certo che veniamo!» Esordì Melissa con un sorriso sulle labbra, portandosi i ricci color rame dietro le spalle. 
Non aveva neanche chiesto cosa ne pensasse l’amica.
Finì la sigaretta, insieme a Kristoffer, e la gettò a terra, spegnendola con il tacco a zeppa della sua scarpa.
Cass si era già immaginata la fine della serata: i tre ragazzi ubriachi, compresa Melissa, e lei che doveva riportare a casa l’amica che non si reggeva in piedi. 
«Andiamo, il prossimo battello è alle 20.40» Aleksander si alzò, porgendo la mano a Cassiope, che gli sorrise gentilmente e accettò l’aiuto ad alzarsi. 
Gli altri tre si alzarono, cominciando a camminare.
Melissa parlava con Kristoffer, mentre lei se ne stava con le mani in tasca a camminare affianco a Dennis. 
«Siete qui in vacanza o che altro? Per quanto vi tratterrete?»
Il ragazzo paffutello, ormai Cassiope nella sua mente gli aveva dato questo soprannome, le si materializzò accanto. 
La ragazza non riuscì ad  evitare  di sorridere leggermente, notando che Aleksander ce la stava mettendo tutto per fare conversazione e che sembrava davvero interessato a ciò che lei avrebbe potuto rispondere. 
«Mio zio ha sposato una donna di Oslo e vivono qui, ma adesso loro sono in Italia e mi hanno offerto di venire qui in vacanza con alloggio gratis. Ci tratteniamo fino a fine mese, finchè non tornano.»
Il vento soffiava forte, facendo muovere i capelli di tutti e cinque i ragazzi.
Non camminarono per molto e, per il tragitto, Cassiope continuò a parlare con Aleksander e Melissa con il ragazzo con il tatuaggio; Dennis, che stava al centro, camminava silenzioso con le mani in tasca e lo sguardo dritto davanti a se.  
«Fate presto, è già arrivato.»
Il ragazzo, che non aveva detto una parola per tutto il tragitto, fu il primo a vedere il battello giallo con le persone che cominciavano a scendere e quelle che, in fila, aspettavano di salire.
Detto ciò aumentò la velocità dei suoi passi, facendo si che gli altri quattro gli stessero dietro. 
Entrati nel battello, che aveva i posti a sedere fatti da tre sedili, Melissa e Kristoffer – che sembravano conoscersi da anni ed essere inseparabili – andarono a sedersi in una delle file di sedili.
Dennis scelse un’altra fila, scivolando fino al posto vicino al finestrino. 
Aleksander, che era ancora in piedi con Cassiope, fece per sedersi affianco al biondo, ma la voce di Kristoffer lo fermò.
«Siediti affianco a noi, Aleks. Melissa voleva sapere qualcosa della vita notturna di Oslo e dei documenti falsi, tu sei il più esperto in questo campo.»
Cassiope non capì ciò che l’amico aveva detto al ragazzo, ma di certo qualcosa che gli fece cambiare idea, dato che immediatamente andò ad occupare l’ultimo posto libero affianco a Melissa e il suo interlocutore.  
La ragazza restò per un secondo spiazzata, ma quando sentii che il battello era ormai partito, decise di sedersi affianco a Dennis, non che avesse molta scelta. 
«Melissa.»
Cassiope chiamò l’amica che era seduta davanti a lei.
La rossa si girò con aria interrogativa, portandosi un ciuffo dietro l’orecchio.
«Ho notato tutti i sorrisi, le mani nei capelli e il modo in cui ti stringi a lui per “riscaldarti”.»
Mimò le virgolette con le mani all’ultima parola.
Dopo due o tre minuti di silenzio, la bruna che era molto loquace – a differenza di Dennis, evidentemente – decise di fare in quel momento il “discorsetto” all’amica.
«L’hai appena conosciuto, non vorrei che iniziassi già a farti film mentali, ti conosco.»
Melissa cominciò ironicamente a sbattere le palpebre dei suoi occhi azzurri, per poi sbuffare e girarsi nuovamente verso i due ragazzi; Cassiope era certa che l’amica avrebbe avuto una reazione del genere, ma ciò non le impediva di farle sapere come lei la pensava.
I tre ragazzi davanti parlavano e ridevano, a differenza di lei e il suo vicino che non si erano neanche scambiati una parola. 
Finalmente la barca attraccò e le persone, in modo ordinato, liberarono il posto ai prossimi passeggeri .
L’aria fuori era fredda, tanto che la bruna – pur avendo la giacca – rabbrividì.
Melissa e i ragazzi erano vestiti in maniera più che estiva, solo che a differenza della sua amica, loro non erano abituati ai 23° di media; infatti era l’unica ad avere freddo, si vedeva dal modo in cui rabbrividiva, anche se tra un sorriso e l’altro cercava di mascherare il disagio.
«Adesso dobbiamo camminare per un pochino, così arriviamo nell’interno e stiamo tranquilli.»
A Cassiope piaceva il modo in cui Aleks parlava, aveva un tono gentile e il sorriso sempre stampato sulle labbra.
«Guardate che io con queste scarpe non faccio neanche un passo.»
La rossa intervenì in un inglese poco corretto, indicandosi i tacchi alti che aveva ai piedi.
L’amica la guardò con una certa disapprovazione e poi lanciò uno sguardo alle sue “Converse” che le avevano permesso di camminare tutto il giorno senza soffrire.  
«Vieni sulle mie spalle, ti porto io.»
Kristoffer ebbe un’idea che alla rossa sembrò geniale, dato che cominciò a sorridere e poi, circondandogli il petto con le gambe, gli salì sulla schiena.
Dennis sembrava più che altro annoiato, dato che pronunciò a bassa voce qualcosa come “idiot”, prima di girarsi di spalle e cominciare a camminare.
La bruna scosse leggermente il capo, per poi raggiungere gli altri quattro che si erano già allontanati di poco; davanti a tutti c’erano Melissa e il biondo con il tatuaggio. 
Dopo trenta minuti di camminata, più o meno,  i ragazzi entrarono in un enorme parco, una sorta di distesa verde che si trovava sulla penisola; Cassiope, tra le prime cose che aveva visto, era stata colpita dal rapporto natura-città che c’era: era come se si completassero a vicenda.
Si inoltrarono più nell’interno, il cielo cominciava a farsi buio e la ragazza non era convintissima di quella situazione in cui erano finite; avrebbe potuto fare una passeggiata tra le vie illuminate del centro, ma non avrebbe mai lasciato l’amica con tre ragazzi sconosciuti.
«Quindi che si fa?»
La bruna alzò leggermente le spalle, per poi guardarsi intorno: tutto era silenzioso e non c’era nessuno, non aveva idea di cosa si potesse fare in un posto come quello se non rapinare due povere e ingenue turiste italiane; ma forse era un po troppo pessimista.
Kristoffer staccò per un attimo lo sguardo dagli occhi azzurri, o forse da quello che c’era un po più i basso,  di Melissa e si girò verso di lei.
Le sorrise in un modo che le diede fastidio, prima di sedersi sul prato, con la rossa che lo imitò immediatamente.
Anche Dennis e Aleksander fecero lo stesso e lei, che si era ritrovata per la terza volta ad essere l’unica in piedi, piegò le ginocchia fino ad arrivare a terra, tra il biondo silenzioso e il ragazzo moro.  
Dallo zaino nero che i ragazzi si erano portati sulle spalle per tutto il tempo, cominciarono ad uscire quattro bottiglie  di alcolici, un mazzo di carte e dei bicchieri di plastica.
La situazione non faceva che peggiorare, per Cassiope. 
Ad ognuno fu distribuito un bicchiere, mentre il mazzo di carte venne posizionato al centro del cerchio.
«Bisogna pescare una carta a testa, ogni seme indica un’azione diversa: se esce una carta di picche tutti devono bere, chi ha pescato una di cuori può scegliere quanto e a chi far bere,  se si prende quella di fiori allora beve chi l’ha pescata, una di quadri e si fa una domanda alla quale tutti devono rispondere. Chiaro?»
L’inglese di Kristoffer, condito da un fortissimo accento norvegese, infastidiva le orecchie di Cassiope, ma probabilmente era stato proprio il contenuto del discorso a farlo.
Melissa annuii con il capo e allora Aleksander cominciò a versare della vodka nel bicchiere di tutti, ma saltò quello di Dennis.
Quando arrivò a quello della ragazza, lei lo fermò con una mano sotto lo sguardo interrogativo di tutti meno che del biondo, lui sembrava stupito.
«Sono astemia.»
La bruna riuscì a percepire il suono di uno sbuffo da parte del ragazzo tatuato e dell’amica.
Quindi, per quello che era riuscita a capire,  avrebbe dovuto guardare gli altri giocare e in poco tempo sarebbe rimasta l’unica sobria insieme a Dennis, poi sarebbe tornata a casa con la rossa barcollante appoggiata alla sua spalla.  
«Inizio io!»
Kristoffer allungò il suo braccio tatuato verso il mazzo di carte, mostrando così una scritta a caratteri cubitali sul bicipite: KAD.
La carta era una di quadri: domanda.
Cassiope riuscii a leggere il sorriso malizioso che comparve sulle labbra del ragazzo e lo collegò direttamente alla domanda che egli pose; ovviamente era diretta solo alle due straniere, dato che doveva già sapere la risposta dei suoi due amici.
«A che età avete perso la verginità?»
Dennis scosse leggermente il capo in segno di approvazione, spostando lo guardo di lato; e non aveva tutti i torti, non era una domanda da porre a delle ragazze conosciute più o meno un’ora fa.
Melissa non sembrava pensarla allo stesso modo, dato che rise insieme al ragazzo che le sedeva accanto, prima di rispondere.
«Ancora vergine.»
Ammise la rossa senza troppi problemi; eppure, quando se ne discuteva con gli altri, nascondeva sempre questo dettaglio. 
Kris la guardò spalancando gli occhi, per poi sorridere dolcemente e circondarla con un braccio.
«Diciassette.»
Intervenne Alex.
«Sedici.»
Fu il turno di Cassiope.
«Tredici.»
Disse Dennis con il solito tono svogliato e privo di interesse.
La serata proseguì continuando a giocare e quando, dopo quattro bicchieri, ormai erano tutti ubriachi, la bruna si sentì terribilmente sola.  

«Non ti piace questo gioco, vero?»
Dopo circa  una ventina di minuti di silezio, il biondo si avvicinò alla ragazza, mentre gli altri tre – molto più che semplicemente brilli – parlavano in maniera poco comprensibile tra di loro. 
«Neanche a me, fa proprio schifo.»
Non le diede neanche il tempo di rispondere, ma ciò che disse provocò la nascita inevitabile di un sorriso sulle labbra della ragazza. 
«Ai tuoi amici piace, però.»
Cassiope si circondò le ginocchia con le braccia, stringendosele verso il petto in modo da avere meno freddo. 
«Anche a Melania, da quel che vedo.»
«Melissa.»
Lo corresse la bruna, ridacchiando leggermente.
La rossa si alzò per avvicinarsi all’amica e, con un tono divertito, si avvicinò al suo orecchio.
«Devo fare pipì.»
Cassiope non lo trovava particolarmente divertente, o almeno non quanto Melissa che, tra una risata e l’altra, le aveva sussurrato all’orecchio il suo “bisogno”.
Si alzò, sotto lo sguardo curioso di Dennis, e entrambe si diressero dietro un albero.  
Non fu facile arrivare, però, dato che spesso la rossa inciampava sui tacchi, barcollante come era.
Quando finalmente le due furono coperte dallo sguardo dei ragazzi, il corpo della ragazza ubriaca decise di far uscire l’alcol in eccesso.
La bruna si girò dall’altro lato, presa di sorpresa.
«Non devo più fare pipì!» Esclamò Melissa ridendo. 
Cass prese dei fazzoletti dalla borsa e li passò all’amica, per poi ritornare dove i tre ragazzi erano rimasti per tutto il tempo. 
«È ora di tornare, per noi.»
Cassiope si rivolse a Dennis e, quasi immediatamente, il ragazzo si alzò.
«Vi accompagniamo a casa.»
 

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Capitolo 2
*** Skrik ***


Skrik


L’ultima volta che Cassiope aveva controllato l’ora, la sera precedente,  aveva constatato che erano le cinque del mattino, poi era corsa a mantenere i capelli dell’amica che, per la quarta o quinta volta, era in bagno a liberarsi di tutto l’alcol bevuto. 
Melissa, come se non ci fosse l’amica che dormiva, parlava e rideva ad alta voce al telefono, in una lingua che poteva sembrare inglese.
Quando la bruna aprì gli occhi, costretta dal troppo rumore e dalla luce solare che invadeva la stanza – eppure, era sicura che una volta tornata a casa, la prima cosa che aveva fatto era stata appunto quella di chiudere le tende – davanti a lei c’era l’amica che sembrava arzilla come se avesse dormito per due giorni interi.
Cassiope allungò una mano verso il cellulare che aveva lasciato sul comodino: erano le 10.30.
La ragazza non sapeva a che ora si era definitivamente addormentata – anche perché non ricordava il momento in cui si era infilata il pigiama e stesa sul materasso – ma di certo sentiva che aveva un gran bisogno di richiudere gli occhi e riposare e, se fosse stato possibile, lo avrebbe fatto.; ma alla rossa non era venuto in mente che potesse andare in una delle tante stanze della casa a fare conversazione al telefono, al posto di svegliare l’amica che era stata in piedi  tutta la sera a causa sua.
 I capelli bruni della ragazza si mossero sul cuscino quando questa decise di alzarsi e andarsi a fare la doccia per svegliarsi completamente. 
«Grazie per essere stata molto silenziosa.» 
Disse con tono ironico e la voce ancora impastata dal sonno, ma Melissa non sembrò prestarle troppa attenzione. 
Quando uscii dalla doccia, la ragazza vide l’amica che cercava freneticamente dei vestiti nella valigia, gettandosi alle spalle magliette e pantaloncini.
La bruna finii di asciugarsi il corpo con l’asciugamano che la circondava, per poi indossare tutto ciò che le serviva. 
«Abbiamo appuntamento tra quaranta minuti con Kristoffer e gli altri al porto e io non so cosa mettermi!»
La rossa sembrava sul punto di impazzire.
«Niente appuntamento tra quaranta minuti, dobbiamo andare al museo Munch.»
Cassiope, questa volta, non avrebbe assecondato il volere dell’amica, ne era certa.
«Non essere noiosa! Il quadro lo puoi vedere in qualsiasi momento, su internet. Kristoffer invece no e se non me lo lavoro per bene, poi non ci finirò mai a letto.»
Rispose Melissa all’amica, infilando la maglietta che aveva scelto, per poi cominciare a truccarsi.
«Sei disgustosa, Mel. Io non vengo, avevamo deciso che saremmo andate al museo e io ci vado.»
Adesso la bruna era piuttosto stanca del modo di fare dell’amica che sembrava avere interesse solo per ciò che le interessava, senza mettere in conto anche i desideri dell’altra.
«Non venire, ci vediamo dopo, ciao!»
La rossa finii di sistemarsi i capelli e poi, presa la borsa, uscii dalla casa.  
Cassiope rimase impassibile, sorpresa dalla reazione dell’amica, poi andò anche lei a prepararsi, cercando di coprire al meglio i cerchi viola che le circondavano gli occhi verdi.


«Kris!»
Melissa, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, alzò la mano per farsi notare dal ragazzo che, seduto con i due amici su un muretto, stava per accendersi una sigaretta.
Al suono di una voce femminile, Kristoffer alzò lo sguardo e, alla vista della rossa, le sue labbra si alzarono in un sorriso.
Automaticamente si girarono anche Aleksander e Dennis.
La ragazza si avvicinò velocemente al gruppetto, per poi gettarsi tra le braccia di quello che sembrava l’unico ad attirare la sua attenzione.
«Cassiope non c’è?»
Chiese il biodo che aveva il palmo di entrambe le mani appoggiato sul muretto.
«Doveva per forza andare a vedere “L’urlo”, non sono riuscita a farle cambiare idea.»
Melissa, allontanandosi di poco da Kris, rispose.


Dopo aver controllato la linea giusta della metropolitana, Cassiope si infilò in uno dei vagoni.
Contò le stazioni: la terza sarebbe stata la sua.
La ragazza si guardò un po in giro: c’era gente di tutta l’età e un silenzio quasi rilassante.
Arrivata a destinazione, uscì velocemente dalla stazione, per poi seguire le indicazioni per il “Munch-Museet”.
Entrò velocemente nel museo e, dopo aver fatto la fila per il biglietto, si ritrovò finalmente immersa nei colori e nella genialità di quello che lei poteva definire il suo pittore preferito.
Camminò lentamente per i corridoi  del museo, prestando attenzione ad ogni quadro, soprattutto a quelli che non conosceva; le era sempre piaciuto conoscere cose nuove.
I corridoi le sembravano quasi infiniti, ma quando si ritrovò in una stanza più ampia, i suoi occhi furono inevitabilmente attratti da un quadro dalle forme morbide e tondeggianti: “L’urlo”. I suoi piedi si mossero in direzione del dipinto che tanto aveva aspettato di ammirare dal vivo. 
«Amo la morbidezza delle linee di questo quadro.»
Una voce maschile interruppe il silenzio: Dennis.
Cassiope si girò verso il ragazzo che intanto le si era  affiancato e che aveva gli occhi puntati sul capolavoro di Munch.
«Lo sguardo dell’uomo rappresenta perfettamente il senso di disperazione che si prova a vivere in questa città. Certo, ora Oslo ti sembra meravigliosa, con i suoi parchi e le sue architetture, ma d’inverno, quando è tutto ghiacciato e la mattina si esce che è ancora buio, puoi sentirti abbastanza depresso.»
Le parole del ragazzo erano tinte di armonia e realismo. 
«Cosa ci fai qui? Melissa mi ha detto che aveva un appuntamento con voi al porto.»
Cassiope non si mosse, girò solo il viso verso Dennis che, adesso, la stava guardando negli occhi.
«A proposito di quello: è stato piuttosto scortese da parte tua non presentarti. Non mi è mai capitato che una ragazza preferisse una giornata con Munch ad una con me.»
La ragazza, scosse leggermente il capo, non riuscendo a non farsi scappare una leggera risatina: il Dennis con cui stava parlando in questo momento – pensò -  non sembrava lo stesso Dennis dello scorso pomeriggio.  
I due ricominciarono a camminare direttamente verso l’uscita, senza soffermarsi a guardare gli altri quadri esposti.
«Ieri mi sembravi molto più silenzioso e chiuso. È successo qualcosa che ti ha fatto cambiare idea?»
Non appena uscirono dal museo, i capelli castani di Cassiope si mossero al vento.
«Forse volevo vedere come sei da sola, come sei quando non devi fare da baby-sitter a Melissa.» Rispose il biondo con la sua solita disinvoltura.



Melissa se ne stava seduta sotto un albero tra le braccia di Kristoffer che, a sua volta, aveva la schiena  appoggiata contro il tronco.
Aleksander, seduto di fronte ai due, non la smetteva di sbuffare. 
«Ho chiamato Helga e Grethe, stanno arrivando.»
Intervenne il bruno. Melissa si girò verso di lui, come per chiedere spiegazioni.  
«Sono due nostre amiche.»
Prima che Aleks potesse aggiungere altro, Dennis e Cassiope si sedettero affianco ai tre, formando un piccolo cerchio. 
«Hei» Cassiope salutò in norvegese – che non era poi tanto diverso da un qualsiasi saluto in italiano – muovendo la mano e sorridendo.  
La rossa si avvicinò all’amica appena arrivata, stampandole un bacio sulla guancia per poi ritornare da Kris. 
«Rimasta soddisfatta da “Skrik”?»
Aleksander era il più gentile dei tre – pensò la bruna dopo la domande.
Sorrise, annuendo con il capo.
«Dal vivo è qualcosa di spettacolare. Munch era davvero un genio.»
Detto questo, la ragazza si stese sull’erba, lo sguardo rivolto verso il cielo sereno e le immagini del quadro che ancora le attraversavano la mente.

«Hei!»
Dopo qualche minuto di silenzio, Cassiope sentii delle voci femminili.
Raddrizzò la sua schiena e si trovò davanti agli occhi due meravigliose ragazze bionde che stavano posando le loro labbra sulle guance di Dennis, per poi passare ad Aleks e Kristoffer.
«Queste sono le vostre amiche italiane?»
La bruna non capì cosa aveva detto una delle due “Barbie”, ma dal modo in cui aveva indicato lei e Melissa, era chiaro che stesse parlando di loro due.
Lanciò uno sguardo interrogativo a Dennis, che intanto era concentrato a esaminare il fondoschiena di entrambe le nuove arrivate.
«Helga, Grethe, lei e Cassiope e lei è Melissa.»
Il biondo presentò le due “straniere” in inglese, ovviamente.
Quando Cassiope si trovò a stringere la mano di Helga e Grethe, forzò un sorriso – anche solo il modo in cui camminavano le dava fastidio.
Entrambe si sedettero ai lati di Dennis.
«Allora, stasera c’è una festa a casa di Konstantin, venite?»
Helga aveva un sorriso così bello da risultare fastidioso.
«Certo!»
Era sempre Kristoffer a rispondere, ma mai si preoccupava di ciò che pensavano gli altri.
Aleksander annuii con il capo, mentre Dennis rimase in silenzio.
«Ci divertiremo.» Helga si avvicinò all’orecchio di Dennis, sussurrandogli qualcosa che Melissa e Cassiope non riuscirono mai a sapere.
«Ovviamente potete venire anche voi due!» Il sorriso di Grethe era sempre bellissimo, ma era vuoto di perfidia e pieno di ingenuità, a differenza di quello dell’amica.


 

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Capitolo 3
*** GHB ***


GHB 


Questa volta non era stata Melissa a dover insistere per convincere Cassiope ad andare alla festa, entrambe avevano acconsentito non appena glielo avevano proposto.
Mentre la rossa occupava il bagno, Cassie cercava nell’armadio qualcosa da mettersi.
Melissa uscì dal bagno con le labbra rosso fuoco e i ricci ramati che le ricadevano sulle spalle; si infilò il vestito che aveva lasciato sul letto prima di andare a preparasi e si ammirò allo specchio.
«Sei ancora a zero? Guarda che tra poco ci passano a prendere. Vuoi che ti aiuto a scegliere?»
Chiese la rossa.
Cassiope annuì con il capo, sapendo che però i gusti delle due non coincidevano e che non sarebbero riuscite immediatamente a risolvere il “problema”. 
Diversamente dalle sue aspettative, invece, alla bruna piacque subito ciò che l’amica le propose di indossare.
Quando il citofono della casa suonò, Melissa si alzò immediatamente dal divano, andando a rispondere e facendo cenno all’amica di darsi una mossa.
Cassiope finì di pettinarsi e, velocemente, si infilò la giacca, diretta verso l’uscita. 
Sotto il loro portone, c’era Kristoffer ad aspettarle , o meglio, ad aspettare Melissa: il ragazzo strinse tra le sue braccia la rossa, non considerando assolutamente la bruna che, avendo intravisto la figura di Aleks in una macchina nera parcheggiata a pochi metri, si era diretta lì.
«Stai benissimo.»
Esordì Aleks, non appena Cassie ebbe fatto il suo ingresso in macchina.
Sorrise per ringraziarlo.
Dennis, che era seduto dall’altro lato della macchina, si limitò a scrutarla per bene – senza preoccuparsi di essere discreto – ma non disse una parola.
Poco dopo, Melissa e Kristoffer entrarono, sedendosi avanti.
«Mi ha detto Kris che questa festa ce la ricorderemo per il resto della nostra vita, o meglio, ha detto che tu la ricorderai, poiché io a causa dell’alcol domani mattina non avrò nessun ricordo.»
La rossa si girò verso l’amica, pronunciando queste parole con entusiasmo per poi girarsi verso il biondo che sedeva a fianco a lei, cominciando a fare conversazione in un inglese strano.
« ikke gjør dumme ting, Kristoffer.»
Disse Dennis, per poi rimanere in silenzio per il resto del tragitto in macchina.
Non appena scesero dalla macchina, davanti ai loro occhi arrivarono ragazze dalle gambe lunghissime che, seppure con tacchi alti sembravano volare quando camminavano: Cassiope si guardò i suoi piedi e i suoi stivaletti con un minimo di tacco.
Loro cinque, più le altre ragazze e ragazzi che arrivavano, entrarono nel portone e subito  i rumori della strada si allontanarono per dar spazio alla musica e alle voci dei partecipanti alla serata.
Si fecero spazio tra la folla e, dopo poco, Cassiope vide Helga e Grethe correre verso di loro. 
Helga, senza salutare il gruppo, prese la mano di Dennis, trascinandolo su per le scale, per poi sparire.
Cassiope, intanto, era rimasta con Aleksander e Grethe, mentre Melissa e Kristoffer avevano deciso di andare verso gli alcolici. 
Si guardò intorno: c’erano centinaia di persone, chi già ubriaco e chi no. 
Grethe le sembrava molto dolce e simpatica, per quel poco che l’aveva conosciuta, oltre che bella e, dal modo in cui la guardava Aleks, aveva capito che anche lui la pensava allo stesso modo.
«Vi lascio soli.»
Sussurrò all’orecchio del ragazzo, per poi, velocemente, cominciare a camminare  nel  corridoio, facendosi spazio tra la folla di ubriachi e cercando di evitare le mani dei ragazzi che andavano dritte sulla sua schiena o un po più in basso.  
Al piano terra non c’era nulla: era un lungo corridoio che si apriva su un soggiorno abbastanza grande che, però, doveva essere stato svuotato: c’erano solo dei divanetti.
Cassiope tirò un sospiro di sollievo quando individuò la chioma rossa dell’amica, ma fermò il suo istinto di avvicinarsi a lei quando la vide andare a sedersi sulle ginocchia di Kristoffer, per poi baciarlo.
«Hei.»
La bruna si sentì toccare una spalla e, quando si girò, vide un ragazzo - piacevole d’aspetto -porgerle un bicchiere.
«Non bevo.»
Disse lei, alzando leggermente il tono della voce per sovrastare il volume della musica.
«Neanche io.»
Rispose il ragazzo.
«Ti ho vista un po’ spaesata e ho pensato che potevi avere sete e che, di sicuro, non sapevi dove trovare le bevande analcoliche.»
Aggiunse lui, sorridendo e facendo sorrise la bruna a sua volta.
«Tieni, è coca-cola.»
Le porse il bicchiere.
Cassiope sorrise, per poi cominciare a bere. 
«Piacere, Elias.»
Il ragazzo le porse la mano e, nel momento esatto in cui la bruna stava per stringergliela, si sentì la testa girare e la vista cominciò ad annebbiarsi.
«Non mi sento bene.»
Riuscì a dire, per poi perdere forza e farsi trascinare su per le scale – senza capire quello che stava succedendo – dal ragazzo.
Il suo ultimo ricordo fu quello di vedere, una volta aperta una porta al piano superiore della casa, Dennis ed Helga attaccati alle pareti, in intimo.
Poi, i ricordi si interruppero.  
 

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Capitolo 4
*** «Ne sono felice, Mel.» ***


«Ne sono felice, Mel.»



Non era la prima volta che Melissa era ubriaca, dopo svariate esperienze, conosceva i suoi limiti e sapeva quando fermarsi.
Si trovava sulle gambe di Kristoffer, su un divano, con le labbra attaccate a quelle del ragazzo e le mani di lui che vagavano per tutto il suo corpo.
Melissa avvicinò la bocca all’orecchio del biondo.
«Andiamo a casa tua?»
Sussurrò, facendo comparire un sorriso malizioso sul suo volto.
Kristoffer la guardò negli occhi, spostandole un ciuffo di capelli rossi dal viso.
«No, Melissa. Non voglio che tu faccia cose di cui poi potresti perntirti.»
La rossa rimase sorpresa per un attimo: quale ragazzo avrebbe rifiutato una proposta come la sua? 
Non fu seccata dalla sua risposta, ma ne rimase stupita in positivo.
Sorrise un’ultima volta, per poi tornare sulle sua labbra.



Quando Cassiope aprì gli occhi, capì di essere nel suo appartamento, ma non riusciva minimamente a ricordarsi il modo in cui ci era arrivata, pur sforzandosi.
Si stropicciò gli occhi e, alzandosi dal letto, notò la figura di Dennis che, rannicchiato, dormiva sulla poltrona presente nella stanza.
Le spuntò istintivamente un piccolo sorriso e cercò, mentre si dirigeva verso il bagno per farsi un doccia, di fare il più piano possibile per evitare di svegliare il ragazzo.
Si sentiva la testa girare e aveva la nausea che – a quanto le avevano raccontato – erano i tipici sintomi che si provavano dopo una nottata di bevute, eppure lei non aveva toccato un goccio d’alcol; anche il fatto che non riuscisse a ricordarsi parte della serata le sembrava piuttosto strano.
Quando uscì dal bagno,  il biondo ancora dormiva.
Decise di andare in cucina a preparare la macchinetta del caffè, sperando di poter avere un aiuto per il fastidioso mal di testa.
«Non c’è niente di meglio di svegliarsi con l’odore del caffè appena fatto.»
Il suono della voce di Dennis arrivò in cucina qualche secondo prima della sua figura, nel momento in cui Cassiope stava versando il caffè nella sua tazzina; pensò fosse giusto preparare una tazzina anche per lui.
«Come stai?»
Domandò il biondo, sedenosi su una sedia e appoggiando gli avambracci sul tavolo.
«Ho la testa che mi gira e la nausea. In più non mi ricordo gran parte della serata di ieri.»
Lei si sedette di fronte a lui, porgendogli una delle due tazzine.
«Elias di ha dato un po di GHB. Nulla di  grave, ma ti fa perdere la consapevolezza di quello che sta succedendo e la memoria a breve termine. Nulla di grave perché sfortunatamente per lui ha beccato la camera da letto occupata da me e ti ho potuta “salvare”, altrimenti ti saresti risvegliata nella casa di ieri, credimi.»
Cassiope, in silenzio,  ascoltò le parole di lui, incredula: quanto era stata ingenua ad accettare da bere da parte di uno sconosciuto? Solitamente non lo avrebbe fatto, ma si trovava a disagio e le sembrava scortese rifiutare l’unico ragazzo, per altro carino, che aveva cercato di farla ambientare quella sera.
Non potè evitare di notare il piccolo sorrisino che comparve sulle labbra del ragazzo alla frase “ti ho potuta salvare”.
«Si è avvicinato a te perché ha capito che non eri di Oslo. Lo sanno tutti che tipo di persona è, nessuna ragazza del posto gli avrebbe rivolto la parola.  L’importante è che stai bene. Se vuoi essere sicura che non ci siano problemi puoi fare delle analisi del sangue, ma non credo siano necessarie.»
Continuò il ragazzo, finendo di bere il suo caffè.
Cassiope scosse la testa, di fare le analisi non se ne parlava, lei aveva paura degli aghi.
«Sai per caso che fine ha fatto Melissa?»
Chiede, dopo aver preso l’ultimo sorso di caffè.
Prende entrambe le tazzine e si alza per andare a lavarle.
«Mi ha detto Kristoffer che stanno bene, che se ne sono andati tardi dalla festa, sono andati a fare colazione e ora sono a Gressholmen, un’isola dove non c’è praticamente nulla se non i prati. Mi ha chiesto se abbiamo voglia di raggiungerli, stanno andando anche Aleksander e Grethe.»
Cassiope annuì con il capo in risposta alla domanda di lui.
Quando arrivarono a Gressholmen, la bruna constatò che – davvero – non c’era altro se non un enorme prato.
Dopo aver camminato per un po, video le figure dei quattro amici seduti: Melissa era tra le gambe di Kristoffer che le cingeva le spalle con le braccia, sembravano una coppia.
La prima a vedere Dennis e Cassiope fu Grethe, seduta accanto ad Aleks, che li salutò con un gesto della mano, facendo girare anche gli altri tre.
Prima che la bruna potesse sedersi, Melissa scattò in piedi, trascinando l’amica un po distante dal gruppo.
«Ieri sera io e Kristoffer ci siamo baciati.»
Un sorriso comparve sulla bocca della rossa.
«Poi gli ho chiesto se voleva portarmi a casa sua e lui ha detto di no. Capisci? Ha detto di no.
Mi ha detto che non voleva che io facessi cose di cui poi mi sarei pentita. Lo so che è presto e ci conosciamo da pochissimo, ma mi piace davvero tanto, Cassie.»
Cassiope dovette ammettere, dentro di se, che era rimasta abbastanza stupita dal racconto dell’amica e, soprattutto, del modo di fare di Kristoffer.
«Ne sono felice, Mel.»
Anche lei sorrise all’amica a sua volta, abbracciandola velocemente, per poi tornare  dagli altri.
Melissa tornò nella sua posizione di prima, mentre lei si sedette tra Kristoff e Grethe.
“Grazie” mimò con le labbra a Kristoffer che, fortunatamente, capì al volo ciò che la ragazza intendeva dirgli e – dopo averle sorriso leggermente – strinse la rossa tra le braccia, lasciandole un bacio a stampo sulle labbra.
«E se ci facessimo un bagno?»
Esordì Grethe, rompendo il piccolo silenzio che si era creato.
La bruna alzò gli occhi al cielo: certo, c’era il sole, ma non faceva molto caldo.
Probabilmente, però, per loro quella era una delle poche giornate estive in ci potevano davvero buttarsi in acqua senza morire di freddo e a Cassiope non andava di distruggere l’entusiasmo generale che si era creato tra i ragazzi.
Certo, nessuno aveva portato il costume, ma non esitarono a levarsi i vestiti e correre verso l’acqua in intimo.
Sull’isola rimasero solo Dennis e Cassiope.
«Cosa ti ha detto Melissa?»
Chiese lui, alzandosi in piedi e porgendo alla ragazza una mano per alzarsi anche lei.
«Cose tra ragazze.»
Rispose lei, prendendo la mano di lui e sorridendo leggermente.
«Bagno?»
Domandò Dennis, sfilandosi la maglietta.
La bruna non riuscì ad evitare, almeno per qualche secondo, di far cadere il suo sguardo sugli addominali scolpiti del ragazzo. 
«Bagno.»
Annuì, sfilandosi velocemente la maglietta e il pantalone anche lei, per poi correre verso l’acqua gelida, raggiungendo gli amici.
 

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Capitolo 5
*** Before the storm ***


[ Faccio una piccola premessa: a distanza di 2 anni e mezzo ho deciso di ricominciare a scrivere e pubblicare questa storia alla quale sono molto legata. Questo è un capitolo di "transizione", breve e leggero dove succede poco ma serve per introdurre i prossimi capitoli; come suggerisce il titolo, viene "prima della tempesta". Spero che i miei lettori affezionati possano continuare a seguire le avventure di Cassiope e Melissa a Oslo e , sopratutto, spero di trovare dei nuovi lettori. Un bacioe buona lettura. 
Vostra, G. ]


 Before the storm

«Come sto?»
Poiché avevano passato la giornata a fare ciò che voleva Cassiope, la bruna aveva acconsentito ad aiutare l’amica a prepararsi per il suo appuntamento serale con Kristoffer.
Melissa si presentò davanti a Cassiope con i capelli ricci che le ricadevano sulle spalle, un tubino nero che cingeva perfettamente le sue curve e un paio di tacchi vertiginosi.
«Ma Kristoffer ti ha detto dove andate? Se è un ristorante di lusso sei perfetta, se vai in un pub non tanto. Secondo me metti gli stivaletti al posto dei tacchi.»
Affermò la bruna che, intanto, se ne stava stesa sul letto, stremata dalla passeggiata fatta durante il pomeriggio.
«Ha detto di vestirmi elegante, ma forse hai ragione, metto gli stivaletti.»
Replicò Melissa, sfilandosi le scarpe.
«Tu che fai stasera?»
Chiese la rossa alla bruna.
«Mi viene a prendere Aleks per andare a bere qualcosa, ha detto che vuole dei consigli femminili.»
Rispose Cassiope, scendendo dal letto.
In quel momento suonò il citofono e, dallo sguardo dell’amica che stava finendo di truccarsi, la bruna capì che doveva andare lei ad aprire: era Kristoffer.
La rossa stampò un bacio sulla guancia dell’altra, per poi correre fuori dall’appartamento.
Rimasta sola, Cassie decise di farsi una doccia e cominciare a prepararsi, anche Aleksander sarebbe arrivato a momenti.

«Dove mi stai portando?»
Chiese Melissa che, intanto, aveva gli occhi coperti dalle mani di Kristoffer  il quale, ridacchiando, sembrava non volerle dare una risposta. 
«Arrivati!»
Esclamò il ragazzo dopo poco, scoprendole gli occhi e mostrandole su un prato una coperta e un cestino di quelli da pic-nic
Gli occhi della ragazza cominciarono a brillare e si girò verso il viso del ragazzo, dandogli un bacio, per poi farsi trascinare e andarsi a sedere sulla coperta.


«Hei!»
Esclamò Cassiope chiudendosi il portone alle spalle e salutando l’amico con un bacio sulla guancia.
«Grazie per aver accettato l’invito davvero.»
Rispose Aleks, sorridendole.
«Ma scherzi? Mi fa piacere!»
Sorrise lei, incamminandosi, seguendo semplicemente i passi di lui, non sapendo dove stavano andando.
«Hai fame o va bene bere qualcosa?»
Domandò il bruno.
«Ho mangiato tardi, una birra va benissimo.»
Replicò Cassiope.


«Non sono un esperto di vini, ma mi hanno detto che questo è particolarmente buono.»
Affermò Kristoffer prima di portare il calice alla bocca.
In effetti, il vino era veramente buono.
Melissa non riusciva a smettere di sorridere, era estremamente felice.
«Grazie per tutto questo, davvero, deve essere stata una fatica organizzare tutto.»
Disse lei, prendendo l’ultimo morso del suo tramezzino.
«L’ho fatto con il sorriso sulle labbra e poi da qui si vedono delle stelle meravigliose.»
Replicò il biondo, sorridendole e, una volta che entrambi ebbero finito di mangiare, rimettere tutto dentro il cestino e stendersi accanto alla rossa, cingendola con le braccia e lasciandole posare il capo sul suo petto.

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Capitolo 6
*** All it's gonna cause is pain ***


ALL IT'S GONNA CAUSE IS PAIN

 

“Nessuna delle due sa cucinare, mi spieghi come ti è venuto in mente di invitarli a cena?”
 Cassiope era intenta prendere tutti gli ingredienti che le servivano per preparare una cena italiana basilare, mentre Melissa non faceva altro che saltellare per la casa, raccontando di quanto fosse stato bello il suo appuntamento della sera precedente. 

“…e poi Kristoffer ha detto che non aveva mai mangiato del vero cibo italiano, quindi ho pensato di invitarli. Ma basterà fare una cosa semplice, una lasagna.”
Queste erano state le parole dell'amica rossa, quando - rientrata a casa con delle buste della spesa - aveva avvertito la bruna dell'invito a cena che aveva fatto a cinque persone: Kristoffer, Aleksander e Grethe, Dennis ed Helga.
”Cassie non cominciare a preoccuparti, ho stampato la ricetta e sembra semplice.” Affermò Melissa con convinzione prima di affiancare l'amica ai fornelli. 

Quando il citofono suonò, le due avevano finito di prepararsi e la lasagna era già pronta nel forno: avevano fatto prima del previsto. Melissa corse ad aprire e dopo poco ritornò in soggiorno abbracciata a Kristoffer, che era seguito dai quattro amici; si salutarono tutti, eccezione fatta per Helga e Cassiope, che non ricevette neanche uno sguardo dalla bionda.
 “Le ho fatto qualcosa?”
Chiese la bruna, sussurrando all'orecchio di Dennis.
“Diciamo che ci hai interrotti alla festa.”
Rispose lui ridacchiando, per poi andarsi a sedere su una poltrona.
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
“È pronto!”
Esclamò Melissa dalla cucina, per poi presentarsi con la teglia di lasagna tra le mani: Cassiope non l'aveva mai vista cosí - insomma, mai si sarebbe sognata di vedere l'amica che serviva a tavola - e ne rimase piacevolmente sorpresa. Si sedettero tutti e cominciarono a mangiare: da quello che sembrava alla ragazza, stava piacendo a tutti e anche lei doveva ammettere che la lasagna che avevano preparato non era niente male.

“No, grazie” sussurrò Dennis a Helga che gli stava versando del vino.

“Non bevo, Helga.” Replicó lui, mentre la ragazza insisteva.
“Ma dai, almeno un po, così poi dopo ci divertiamo di piú”
Continuó lei, con il solito sorriso malizio sulle labbra.
“Ho detto di no, faenza!” Questa volta il biondo non si preoccupó di mantenere il tono della voce basso, diede un pugno sul tavolo e si alzò, dirigendosi verso la porta d'uscita e sbattendosela alle spalle; fu seguito da Helga. Cassiope e Melissa guardarono i tre amici che, come se non fosse successo niente, alzarono le spalle e continuarono a mangiare. “È veramente buonissima, ragazze” affermó Grethe con la sua voce squillante.
I ragazzi continuarono a mangiare, ma Cassiopea non riusciva a smettere di pensare a quello che era successo fino al punto che , passata all'incirca una mezz'ora, la giovane si alzó da tavola per andare a vedere dove fossero i due e cosa stesse succedendo.
“Non sai che ragazza ti perdi, idiota!” “Vaffanculo.”
Mentre Cassiope aprí la porta, sentí i due esclamare con tono arrabbiato qualcosa in norvegese, prima di vedere Helga scendere le scale del palazzo, dirigendosi verso l'uscita.
Dennis si giró verso la bruna, sentendo la porta della casa chiudersi alle sue spalle. “Scusami” Disse dopo poco, per poi distogliere lo sguardo da Cassiope e sedersi su un gradino; la ragazza fece lo stesso, affiancandosi a lui. Non gli rispose verbalmente, gli sorrise solamente.
“Mio padre era un alcolista violento, una notte ha picchiato mia madre fino ad ucciderla, poi si è impiccato in prigione.” La bruna sgranò gli occhi, sorpresa dalla storia che gli stava raccontando il ragazzo; non riuscì a non notare il contrasto tra il tono freddo e distaccato con cui raccontava quella parte della sua vita e gli occhi che si stavano facendo lucidi, per poi ritornare subito di ghiaccio, però.
“È per questo che non bevo.”
Affermò il ragazzo subito dopo, con lo sguardo dritto davanti a se. La bruna deglutì, senza sapere cosa dire: un 'mi dispiace' non sarebbe bastato e, soprattutto, sapeva che non era ciò che Dennis voleva sentirsi dire.
“Mio fratello è morto in un incidente: aveva bevuto e guidava la moto.”
Non c'era bisogno di sottolineare che quello era il motivo per cui non beveva. A differenza di Dennis, Cassiope parlò con un tono ancora pieno di dolore.
Neanche lui le disse che le dispiaceva, si limitò a cercare la sua mano e a stringerla con le sue dita fredde e a fissarla con gli occhi chiari. 

 

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Capitolo 7
*** I love the adrenaline in my veins ***


I LOVE THE ADRENALINE IN MY VEINS 


“Non voglio che Grethe mi veda ballare, possiamo cambiare programma?”
 Chiese Aleksander ai sue due amici che, però, non sembravano intenzionati a rinunciare ai loro programmi.
“Ma state insieme?” Domandò Kristoffer, infilandosi una maglietta.
“Sì, ieri mi ha presentato ad una sua amica come 'il suo ragazzo’"
 Affermò fiero l'altro.
 “La smetti di sorridere? Sembri una ragazzina” Disse Dennis ridacchiando, passandogli accanto.
“Lascialo stare, lui non capisce, io si.”
 Replicò Kristoffer, sorridendo e aggiustandosi i capelli.
“Melissa?” Chiese il bruno, l’amico annuì. 

“Io vado a prendere Mel e Cassiope e casa, ci vediamo la fuori”
 Disse Kristoffer uscendo dal palazzo, allontanandosi da i due amici che, vista la vicinanza della casa di Dennis alla discoteca, avevano deciso di avviarsi a piedi. Quando i tre scesero dalla macchina, non ci misero molto a individuare il gruppetto fatto da Dennis, Aleksander e Grethe che li aveva raggiunti. La bionda, come sempre, fu felice di vedere le due ragazze italiane e le salutò affettuosamente.
“Sei un bravo ballerino?” Domandò Cassiope a Dennis, che era rimasto indietro con lei, avendoli le due coppie superati.
“Immaginati un bravo ballerino, io sono meglio.”
Le rispose lui con un tono quasi serio, per poi fare ingresso nel locale. La discoteca era spaziosa e quasi piena, doveva esserci davvero tanta gente. Melissa prese l'amica per un braccio, trascinandola al centro della pista a ballare. Aleksander, un po impacciato, ballava con Grethe che sembrava non fare caso alle mosse del ragazzo, essendo semplicemente felice di stare con lui.
“Vado a ballare con la mia ragazza, Den.”
 Disse Kristoffer all'amico, allontanandosi da lui che, non appena fu solo, fu accerchiato da un gruppo di ragazze bellissime. Il biondo andò dalla rossa per ballare con lei e Cassiope, rimasta ‘sola’, si guardò intorno per cercare qualcuno con cui ballare, ma tutti i suoi amici erano ‘occupati’. Individuò dei divanetti liberi e decise di andarsi a sedere, sperando che dopo poco Melissa sarebbe andata a chiamarla per farla nuovamente ballare con lei, ma così non fu. Al posto dell'amica, si affiancarono a Cassiope due ragazzi sconosciuti, sedendosi uno alla destra e uno alla sinistra della ragazza. La bruna rifiutò il drink che gli stavano offrendo e gli chiese di alzarsi, poichè stava aspettando degli amici; non era vero, ma sperava che presto sarebbe arrivato qualcuno. I due sembravano non voler cambiare idea e, quando uno dei due si avvicinò fin troppo alle labbra della ragazza, Cassiope fece per alzarsi, ma venne bloccata dalle mani dell'altro che, velocemente, cominciavano ad insinuarsi tra le gambe di lei. Istintivamente Cassiope tirò uno schiaffo al ragazzo rosso che la stava toccando fin troppo, ma sentì l'amico di quello spingerle la schiena sullo schienale del divanetto, quasi immobilizzandola. Intanto intorno a loro tutto sembrava continuare normalmente: i ragazzi continuavano a ballare a ritmo di musica e nessuno sembrava accorgersi della situazione. La bruna cominciò a scalciare e a dimenarsi, ma ogni sul sforzo sembrava inutile. Solo l'arrivo di Dennis, dopo poco, fece in modo da far staccare le mani dei ragazzi dal corpo di Cassiope che, dopo aver urlato qualcosa verso il biondo, si alzarono con uno sguardo di sfida. “Stai bene?” Chiese il ragazzo che questa volta non riuscì a nascondere il velo di preoccupazione presente nel suo tono. Cassiope annuì.
“Non mi seguire.” Disse poi lui, facendosi spazio velocemente tra la folla. La ragazza ovviamente non ascoltò le sue parole e riuscì a vedere dove stava  andando il ragazzo che, essendo più veloce, l'aveva superata. Dopo poco la bruna arrivò davanti alla stessa porta dalla quale aveva visto l'amico uscire: sembrava una di quelle porte delle uscite di sicurezza. Spinse la maniglia con forza e si ritrovò in uno spiazzo che doveva essere l'uscita di sicurezza del locale; fu un verso di dolore che le fece rendere conto dello spettacolo che si ritrovava davanti.
 “Dennis!” urlò lei, vedendo il ragazzo piegato in due, mentre il ragazzo rosso di prima, seguito dall'amico, gli si avvicinava per dargli un pugno.
Cassiope si sentì inutile, aveva le gambe che tremavano e non sapeva come intervenire.
“Chiamo la polizia!” Urlò, portandosi il telefono, senza aver composto nessun numero, all'orecchio. I due ragazzi, di cui non conosceva il nome, si guardarono. “Andiamocene, lo abbiamo conciato abbastanza bene”
 Disse il rosso, guardando l'amico e poi Dennis. L'altro sputò a terra, per poi rientrare all'interno del locale. La ragazza corse verso l'amico, che era rimasto fermo a terra.
“Stai bene?” Chiese preoccupata, aiutandolo ad alzarsi. Lui annuì, facendosi aiutare, per poi rimetterei in piedi. “Ma che è successo? Che vi siete detti dentro al locale?” Domandò lei, cominciando a camminare verso casa del biondo.
“Cose tra ragazzi.” Rispose lui ironicamente, per poi tossire. Fortunatamente casa di Dennis non distava molto.
Per tutto il tragitto Cassiope - forse esagerando - aveva insistito per portarlo in ospedale, ma lui aveva rifiutato dicendo di stare bene. Arrivati nell' appartamento, la ragazza lo fece sedere sul letto e andò a prendere in cucina del ghiaccio che, arrotolato in un panno, posò sull'occhio destro del ragazzo che stava cominciando a farsi viola.
“Sta sanguinando di nuovo” Affermò Cassiope alla vista del labbro roseo di Dennis che nuovamente si tingeva di rosso scuro.
 “Non saresti una buona infermiera, sai? Hai messo troppo poco ghiaccio, il freddo neanche si sente.” Disse lui con tono leggermente sprezzante, levandosi il panno dall'occhio.
“E tu non sei tanto forte come credi di essere, visto come ti sei fatto conciare in questo modo.” Replicò lei, scocciata dal tono del ragazzo. Sapeva che, andando a toccare la sua virilità, avrebbe premuto un tasto debole di lui. Lo sguardo della giovane era fisso sulle labbra carnose del ragazzo mentre le ripuliva  dal sangue rosso intenso che "sporcava" il loro chiarore naturale. Dennis le spostò una ciocca di capelli dal viso, portandogliela dietro l'orecchio. Lei alzò lo sguardo su di lui e incontrò i suoi occhi color ghiaccio, che intanto si erano persi in quelli verdi di lei. Dopo poco sentì le labbra umide di lui sulle sue e le sue braccia furono dietro al suo collo: Dennis l'attirò a se e lei non riuscì a resistere, finendo sopra di lui, con le mani che scoprivano tutto il suo corpo. Intanto le mani di lui facevano lo stesso su di lei, modellando ogni parte del suo corpo, ogni sua curva. Le posizioni si ribaltarono velocemente e in poco tempo Cassiope si ritrovò sotto il giovane biondo, le sue gambe strette intorno alla vita di lui, le sue labbra che mordevano e assaporavano quelle del giovane norvegese. Niente parole, solo azioni che sembravano dire tutto quello che i due pensavano. 

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Capitolo 8
*** There's a war not far from here ***


THERE'S A WAR NOT FAR FROM HERE


Quando Cassiope si svegliò, il suo corpo nudo era avvolto nelle lenzuola blu del letto di Dennis. Stropicciò gli occhi prima di aprirli; non sapeva quanto aveva dormito, ma la luce che entrava dalla finestra sembrava già abbastanza forte. Si girò dall’altra parte del letto, convinta di trovare il giovane norvegese, ma invece trovò solo delle lenzuola stropicciate. Nessun odore di caffè proveniente dalla cucina, nessun rumore in casa. Sul pavimento non c’erano altri vestiti oltre a quelli di lei. Cassiope controllò il cellulare, l’ora di pranzo era passata da un po e il suo cellulare era pieno di messaggi e chiamate da parte di una Melissa piuttosto preoccupata.
“ Pronto, Mel! ” con la voce ancora impastata di sonno, Cassiope pensò che fosse il caso di richiamare la sua amica.
“ Cassiope, ma dove sei?! Mi hai fatto spaventare, sei scomparsa! ”
“ Sì hai ragione, perdonami, storia lunga poi ti racconto…hai sentito Dennis? ”
“ No, io sono con Kristoffer e Aleks al parco, pensavamo che Dennis fosse con te”
“ Sì, lo era, ma poi è scomparso…comunque adesso mi vesto e vi raggiungo, aspettatemi al parco. ”  E così dicendo, Cassiope chiuse la telefonata e si alzò dal letto; provò a chiamare Dennis varie volte, ma non ottenne mai risposta.
Arrivata al parco, quando intravide i tre ragazzi seduti sul prato, si avviò velocemente verso di loro.
“Ciao Cass! “
“ Ciao ragazzi, avete sentito Dennis? “
“ No Cassiope, te l’ho già detto…ma che sta succedendo? “
“ Non lo so, ieri sera abbiamo dormito a casa sua e stamattina quando mi sono svegliata era sparito! ”  Affermò la bruna, rendendosi conto solo in quel momento di essere stata lasciata in una casa che non era neanche la sua.
“ Quindi avete dormito insieme, eh? E bravo Dennis! ”
“ Senti Kristoffer stai zitto, non mi risponde neanche al cellulare. ”
“ Non ti preoccupare, Dennis è fatto così, vedi che tra poco si farà vivo. ” Cercò di rassicurarla Aleks. In effetti, non dopo molti minuti, Dennis arrivò accompagnato da Helga, mano nella mano.
“ Buongiorno a tutti! ” Esclamò la giovane norvegese, sorridendo in maniera
/ estremamente / fastidiosa agli occhi di Cassiope che, intanto, cercava di incontrare lo sguardo di Dennis – confusa da quanto appena successo – che però cercava di evitare quello di lei in qualsiasi modo.
“ Helga, non porti le mutandine ”
 Fece notare Kristoffer alla giovane, intravedendo la sua nudità da sotto la mini-mini gonna. 
“ Ops, che sbadata! Ma sai, è più comodo così…almeno sono sempre pronta, non è vero Dennis? E poi chissà dove le abbiamo lasciate, lo abbiamo fatto ovunque stamattina! ”
 Esclamo lei, ridendo, mentre lasciava dei baci sulle labbra e sul collo di Dennis che però non sembrava assolutamente preso da quella situazione.
Cassiope sgranò gli occhi, sentì lo stomaco chiuso e una sensazione di nausea e giramento di testa colpirla improvvisamente; sentì il bisogno di andarsene da quel posto.
“ Scusatemi, io devo andare ” affermò lei a bassa voce, alzandosi e allontanandosi velocemente sotto lo sguardo di tutti tranne che quelli di Dennis che era rivolto verso il basso; anche Melissa si alzò per seguirla.
“ Cass, fermati, fermati! ” Esclamò la rossa fino a quando, abbastanza lontane dal gruppo, Cassiope si fermò appoggiando la schiena contro un albero e lasciò andarsi ad un pianto.
“ Cass, ma che è successo? ”
“ Io non è che pensavo che dopo ieri sera saremmo stati insieme, Mel, non è che pensavo questo, però…” cominciò a borbottare Cassiope, mischiando le parole e i singhiozzi di pianto.
“ Cass calmati, ti prego, così non riesco a capire niente…cosa è successo ieri sera? ”
“ Eravamo in discoteca, dei ragazzi mi davano fastidio, lui è intervenuto , sono usciti fuori e hanno fatto a botte, l’ho portato a casa, l’ho curato, poi mi ha baciata e siamo andati a letto e stamattina non c’era e io non capivo perché, ma adesso lo so, è andato da quella zoccola bionda! Ma perché? Perché?! E io che pensavo potesse piacermi davvero, ma quanto sono stupida! ”
Dopo aver riassunto, ancora presa dalle lacrime, Cassiope si lasciò andare, fino a sedersi sull’erba, stretta tra le braccia di Melissa che l’aveva avvolta in un abbraccio. 

 

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Capitolo 9
*** I was dreaming about bigger things ***


I was dreaming about bigger things 
 

«Cass, per favore, calmati! Stai esagerando.»

Era la prima volta che Melissa vedeva la sua amica in stato di agitazione, Cassiopea sembrava fuori di testa, sembrava aver completamente perso tutta la razionalità e la freddezza che solitamente la caratterizzavano.

«Non lo voglio più vedere, ce ne dobbiamo andare da qui, voglio tornare in Italia.»

Dopo il traumatico pomeriggio al parco, Cassiope era corsa a casa e aveva cominciato ad infilare i suoi vestiti in maniera confusionaria nella valigia.
Melissa si trovava scomoda in quella posizione che non le apparteneva, solitamente era lei a fare scenate irrazionali riguardo ai ragazzi, ad avere reazioni teatrali e spropositate che puntualmente la sua amica bruna riusciva a tenere sotto controllo ed era proprio per quel motivo che non sapeva bene cosa fare, si sentiva quasi paralizzata.
Fu il suono del citofono a salvarla, si precipitò a rispondere e tirò un sospiro di sollievo quando sentì le voci familiari di Aleksander e Kristoffer avvicinarsi alla porta.
La rossa salutò i due affettuosamente e si sbrigò a riassumere la situazione mentre in sottofondo si sentivano le urla di Cassiope che imprecava contro Dennis, Oslo, la Norvegia e le vacanze estive in generale.
Fu Aleksander a prendere il controllo della situazione mentre Kristoffer se ne stava appoggiato allo stipite della porta della camera abbracciando Melissa da dietro.

«Cass, adesso fermati, guardami!»

Esclamò Aleksander, fermando Cassiope per le spalle e costringendola a girarsi verso di lui, incontrando i suoi occhi rossi per il pianto ed il viso rigato da lacrime asciutte e non.
Il cuore del giovane norvegese si strinse alla vista di una Cassiope così distrutta, una ragazza che conosceva da poco ma alla quale si era sentito subito legato; vederla così debole, lei che si era sempre dimostrata dura, gli aveva stretto un nodo in gola. Le accarezzò i capelli e le portò una ciocca di capelli dietro le orecchie prima di stringerla in un abbraccio.
Il ragazzo conosceva Dennis da tempo, erano praticamente cresciuti insieme e sapeva come l’amico era solito comportarsi con le ragazze, ne aveva viste di milioni in lacrime, le aveva viste arrabbiate, le aveva viste violente, aveva perso il conto di quante volte i ragazzi erano andati insieme e far aggiustare i finestrini della macchina di Dennis o avevano cambiato le ruote che avevano ritrovato sgonfie dopo qualche vendetta di una ragazza con il cuore infranto. Non aveva mai condiviso l’atteggiamento dell’amico, non lo aveva mai capito ma mai lo aveva giudicato, ognuno era fatto a proprio modo e lui si sentiva un pesce fuor d’acqua quando si trattava di ragazze visto che sia Dennis che Kristoffer erano soliti trattarle come oggetti da una notte e via e lui, invece, era sempre stato quello buono e sensibile tra i tre. Si era accorto di come Dennis aveva guardato Cassiope fin dal primo istante, di come si era rivolto a lei tutto quel tempo ed era sicuro che quella volta era diversa, che il suo amico aveva visto nella giovane italiana qualcosa di diverso, che il suo cuore glaciale avesse cominciato a battere di nuovo, dopo tutte le delusioni e le sofferenze che aveva passato. Aleks non si sbagliava mai, era un grande osservatore e conosceva i suoi amici meglio di come si conoscevano loro stessi, per quel motivo ancora, dopo aver saputo come si era comportato Dennis e dopo aver incontrato una Cassiope distrutta, ancora era sicuro che Cassiope non fosse una delle tante per il suo amico, ma che anzi, Dennis aveva avuto paura di come Cassiope lo aveva fatto sentire.

«Sono una cretina, me ne devo andare. Ora io e Melissa andiamo in aeroporto e compriamo i primi biglietti di ritorno. Mel, li pago io, mi dispiace.»

Cominciò a farfugliare Cassiope sciogliendosi dall’abbraccio di Aleksander.
Si asciugò gli occhi, tirò su con il naso e respirò profondamente prima di riprendere a fare la valigia. Ci fu un attimo di silenzio, Melissa e i due ragazzi si guardarono incerti su cosa fare, su come intervenire per far tornare normale la situazione.

«Adesso basta Cassiope, fermati e smettila di dire stronzate.»

Con sorpresa di tutti, fu proprio Kristoffer ad intervenire, si allontanò da Melissa per avvicinarsi alla ragazza bruna e con la durezza delle sue parole la obbligò a fermarsi e girarsi verso di lui guardandolo con occhi spalancati per la sorpresa; tra tutti, mai si sarebbe aspettata che sarebbe stato Kristoffer a farla ritornare in se.

«Dennis è un deficiente, un immaturo e non si merita questo, non si merita le tue lacrime.»

Continuò, mentre tutta la stanza era in silenzio con l’attenzione concentrata su di lui. Lo stesso Kristoffer si meravigliò di se stesso in quel momento, era sempre stato il ragazzino del gruppo, quello spericolato, quello senza limiti, quello irresponsabile, mai si sarebbe immaginato di fare un discorso del genere su quella tematica, specialmente ad una ragazza, lui che delle ragazze con cui era stato aveva perso il conto e non si ricordava neanche i nomi.

«Conosco il mio amico e ho visto come ti guardava in questi giorni, tu per lui non sei stata una delle tante, tu gli hai fatto paura perchè lui per te ha sentito qualcosa dentro quel suo corpo muscoloso e freddo. Ha sentito lo stomaco chiudersi in tua presenza, aveva sempre voglia di vederti, si è reso conto che i suoi pensieri si indirizzavano sempre verso di te e per questo quando ha provato tutte queste sensazioni anche sulla sua pelle e si è accorto di essere andato troppo oltre, che ormai di te era cotto, è scappato a gambe levate e ha provato ad allontanarti.»

Kristoffer era sicuro delle sue parole, non che ne avesse mai parlato con Dennis, ma lo aveva osservato in quei giorni e soprattutto, lui che grazie a Melissa si era reso conto di essere cambiato almeno in parte, aveva notato quel cambiamento anche nell’amico, ma ovviamente l’altro era stato molto più bravo a mascherarlo e a cercare di reprimerlo a tutti i costi.
Aleksander annuì convinto e Melissa si avvicinò agli altri tre sedendosi insieme a loro sul letto di Cassiope ricoperto di vestiti.

«Anche io la penso così Cass e potrò sembrarti anche egoista ma io non voglio tornare a casa. Abbiamo ancora dei giorni di vacanze davanti a noi e io voglio passarli qui con te, con Kris e con Aleks e so che anche tu lo vuoi, non ti vedevo così contenta e spensierata da anni, so che adesso può sembrare strano, ma penso che  anche Dennis abbia contribuito a farti stare bene e penso che possa anche continuare a farlo.»

Cassiope era senza parole, più ricominciava a calmarsi più si rendeva conto di quanto aveva dato di matto, di come fosse bastato un ragazzo a farla comportare in modo totalmente distante dal suo solito essere. Era anche stupita della maturità che avevano dimostrato Melissa e Kristoffer e se prima il ragazzo non le era mai andato particolarmente a genio, adesso cominciava ad apprezzarlo ed era felice che la sua amica avesse trovato una persona che la facesse stare bene.
Respirò profondamente e sorrise.

«Avete ragione, perdonatemi. Sono stata io l’egoista, Mel, non avrei mai dovuto neanche pensare di trascinarti a casa e lontano da questi due.»

Sorrise ancora, prima di avvicinarsi ai tre amici e abbracciarli.

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Capitolo 10
*** To be a true player you have to know how to play ***


To be a true player you have to know how to play 
 

Quando quella mattina si era svegliato nel suo letto, abbracciato a Cassiope e aveva inalato l’odore della ragazza prima di aprire gli occhi e osservarla, Dennis aveva capito che la giovane italiana stava cominciando a significare qualcosa per lui. Aveva studiato i lineamenti delicati del suo viso, l’aveva guardata dormire placidamente e aveva sorriso a vederla così tranquilla quando invece solitamente era una trottola energetica. Subito aveva represso quel sorriso e aveva cercato di scacciare dalla sua mente le immagini della sera precedente, gli occhi verdi della ragazza, le sue labbra carnose che esploravano interamente il suo corpo, le sue curve che aveva baciato e accarezzato per tutta la notte. Si era spaventato a quel pensiero ed era scappato, infilandosi velocemente i vestiti ed uscendo senza far rumore. In un’altra occasione, a “cosa” finita, avrebbe congedato la ragazza cordialmente prima di salutarla con un bacio sulla guancia, ma invece si era addormentato con Cassiope tra le sue braccia e quella mattina non aveva avuto l’istinto di svegliarla e cacciarla via di casa, avrebbe voluto rimanere con lei tra le lenzuola, osservarla, baciarla, non alzarsi mai da quel letto, ma invece aveva avuto paura di quei pensieri, di quei sentimenti, ed era scappato a gambe levate da Helga, cercando di eliminare l’odore dell’italiana, di cancellare dal suo corpo le tracce di lei. Sapeva di aver fatto soffrire la ragazza con quel suo comportamento, che non si sarebbe dovuto presentare il giorno dopo in compagnia della norvegese, ma aveva pensato che era la cosa migliore da fare, cercare di allontanarla da lui.

Dennis ed Helga erano a casa di lui, stesi sul suo letto, in una situazione che non era nuova per i due. Le mani di lui erano serrate sul corpo della giovane norvegese mentre la ragazza era impegnata a sfilare i vestiti da dosso al ragazzo che però, diversamente dal solito, sembrava completamente assente.

«Dennis io così non ce la faccio, ma ci sei? Mi sembra di essere da sola qui.»

Domandò la ragazza con tono annoiato mentre sfilava i jeans dalle gambe del ragazzo. 

«Sta zitta dai.»

Affermò subito lui, rivoltando le loro posizioni con forza e finendo sopra di lei.
Dennis sapeva che Helga aveva ragione, era assente, non riusciva a concentrarsi, non riusciva a non pensare a Cassiope, la loro notte passata insieme in quel letto, i suoi occhi delusi quando si erano rivisti la mattina dopo. Si stava sforzando di non pensarci, di ritornare quello di sempre, ma gli sembrava di sentire l’odore di lei tra le lenzuola e mai come quella volta avrebbe preferito essere in qualsiasi luogo piuttosto che lì.

«No, basta così, mi stai prendendo in giro. Ma che problemi hai?»

Continuò lei, allontanando il ragazzo e costringendolo a guardarla.
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Dennis scese dal letto e raccolse i vestiti di Helga dal pavimento prima di lanciarglieli addosso.

«Vattene subito.»

Ordinò il ragazzo in maniera arrabbiata, fredda, indicando la porta di casa.
La ragazza lo guardò sgranando gli occhi, si sentì una nullità, non le era mai capitato di essere trattata così e sapeva di non meritarselo.
Preferì però non fare polemica, in quel momento non voleva stare in quel luogo, si vestì velocemente ed uscì dalla porta in silenzio, senza dire nulla.
Dennis aspettò che la ragazza fosse andata via prima di prendere il posacenere dal suo comodino e lanciarlo contro il muro, urlando, per poi accasciarsi sul letto.


Dopo la scenata del giorno prima, Cassiope era tornata la solita o almeno ci stava provando. Il resto della giornata lo aveva passato con Melissa a fare shopping e la sera le due si erano concesse una cena elegante al The Thief, uno dei più lussosi alberghi della città. La giornata era stata terapeutica per la ragazza che, anche se non amava fare shopping, quella volta si era fatta trasportare dalla sua amica rossa e si era divertita a provarsi vestiti insieme a Melissa, per poi tornare a casa piena di buste di acquisti. Il mattino dopo le due ragazze si erano svegliate con calma, avevano fatto colazione e poi Melissa era uscita con Kristoffer mentre Cassiope aveva dato appuntamento a Aleksander e Grethe per il pranzo. 

«Ho incontrato Helga mentre venivo qui, era molto nervosa, le ho chiesto se voleva venire a pranzo con noi ma mi ha praticamente riso in faccia, dice che non vuole vederti…io non la capisco, sei così simpatica.»

Esordì Grethe, riferendosi a Cassiope. La giovane italiana portò alla bocca la forchetta con il pezzo di salmone e masticò il boccone prima di fare spallucce e rimanere in silenzio.
L’innocenza di Grethe certe volte la sorprendeva, era così dolce e ingenua eppure aveva tutta l’apparenza di essere la tipica stronza da telefilm: gambe lunghe e longilinee, addome piatto e seno abbondante, due fanali azzurri al posto degli occhi, labbra carnose e lunghi capelli biondi; lei e Helga sembravano praticamente gemelle, eppure erano talmente diverse caratterialmente.
Di fronte all’affermazione della ragazza Cassiope rimase in silenzio, non sapeva bene come rispondere, dal primo momento le due non erano andate d’accordo e, con il tempo, aveva capito che la causa principale era Dennis.

«Lascia stare Helga, lo sai quanto è gelosa. Molto probabilmente non è riuscita ad accettare che Cassiope e Melissa ci stanno simpatiche.»

Rispose Aleksander, sorridendo e portando un braccio dietro le spalle di Grethe, prima di stamparle un bacio sulle labbra.

«A proposito di Helga, mi ha raccontato che l'altra mattina al parco quando è arrivata con Dennis sei scappata in lacrime, cosa è successo? Se posso chiedertelo.»

Di nuovo, Grethe fece quella domanda in maniera totalmente innocente, lo si poteva capire dal tono, eppure quelle parole non riuscirono a lasciare Cassiope del tutto indifferente. La giovane deglutì, prese un sorso d’acqua e contò fino a dieci prima di rispondere in maniera “sbagliata” o fare una scenata, si sforzò anche di sorridere.

«Non sono scappata in lacrime e anzi, neanche mi sono accorta che erano arrivati lei e Dennis. Non mi sono sentita molto bene, probabilmente avevo bevuto troppo quella sera in discoteca.»

Fece una piccola pausa, rivolgendo per qualche secondo lo sguardo verso Aleks che le sorrise come in segno di approvazione; entrambi sapevano la verità ma non c'era bisogno di ricordare quel momento o di parlare di Dennis, il ragazzo aveva avuto fin troppe attenzioni che non si meritava. Cassiope si rivolse nuovamente ad Helga e le sorrise, sviando del tutto il discorso con Melissa le aveva insegnato a fare varie volte per uscire dalle difficoltà.

«E comunque quella sera avevi un vestito meraviglioso, lo hai preso qui? Devi assolutamente portarmi a fare shopping, adoro il tuo stile.»

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